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Full text of "Memorie della Reale Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna, Classe di Scienze Fisiche"

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^. //^3-2.Jc^- 


MEMORIE 


BELLA 


ACCADEMIA  DELLE  SCIENZE 


DELL'  ISTITUTO  DI  BOLOGNA 


TOMO  VIII. 


BOLOGNA  MDCCCLVII. 
TIPOGRAFIA   A   SAN   TOMMASO   D' AQUINO 

COM  APPROVAZIONE 


kUNk   MOMAMBI   MAMZ©! 


ILJil^  Ji 


Li:-.  Ancr-tifii 


s:(Di;a:^vH"  K&Mi^um 


ELOGIO 

DI  GIOVANNI,  E  DI ANM  MOMNDI 
CONIIGI  MAlVZOimi 

SCRITTO 

DAL 

PROF.  CAV.  MICHELE  MEDICI 

( l.clto  nella  Sessionc  dei  C  Novemlire  tSJG. ) 


s. 


'e  fra'  benemeriti  della  scoltura  anatomica  ha  meritato 
luogo  Ercole  Lelli ,  del  quale  vi  ho,  o  collegia  dottissimi , 
tenuto  r  anno  scoiso  parole ,  e  pur  degno  d'  esservi  anno- 
verato  Giovanni  Blanzolini.  E  poiche  in  quest'  arte  instrui 
egli  la  sua  consorte,  la  quale  dall'  istruzione  dal  marito 
ricevuta  trasse  tanto  profitto  da  divenh'e  essa  medesima 
famosa  ,  ed  operarono  poscia  entrambi  molte  cose  in  co- 
mune ,  11  parlare  dell'  uno  mi  gnida  a  favellare  quasi  ne- 
cessariamente  anco  dell'  altra  :  e  diro  innanzi  di  lui. 

L'  anno  1700  nacque  Giovanni  Blanzolini  in  Bologna  da 
un  Francesco ,  e  da  una  Alessandra  Marzocchi.  Imbevuto 
appena  delle  nozioni  elementari  solite  ad  insegnarsi  nelle 
prime  scuole  a'  giovinetti  di  bassa  condizione ,  il  padre  lo 
trasse  al  medesimo  mestier  suo ,  che  alcuni  hanno  scritto 
fosse    di    calzolaio  (1).  Fatica ,  alia    quale    il    garzonetto  di 


(1)  V.  Salmrdi  Nalalc.   Almanacco  slatistico  bolognese  per  V  anno   1S36. 
pag.  126. 


i  Mu^iiLi.F.   Mr.nici 

gracilc,  e  dcbolc  complessione  iioii  potcnJo  resistcre ,  e 
senleiidosi  cliianiato  a  tiitt'  altio  geiiere  d'  occupazloni ,  ii 
padre  acconsenti ,  die  si  dedicasse  alia  pittura,  nella  qua- 
le braniava  instriiiisl.  Aiizi  fii  il  jiadre  stcsso  ,  che  lo  com- 
riiise,  e  raccoinaiido  ad  uii  Giuseppe  Pcdretti  pittore  iiou 
aflatto  incelehre ,  e  sno  amico. 

II  quale  poi  da  Bologna  dipartitosi  per  girsene  in  Poio- 
iiia,  pass6  il  3lanzolinl  nclla  scuola  di  Francesco  Monti 
dipiiitorc  di  niolta  rinonianza  per  tutta  Italia  ,  dagli  am- 
inaestramenti  del  quale  non  comune  profitto  ricavo,  e  chia- 
niato  auche  questi  fuori  di  patria ,  coniincio  il  3IanzoHni 
ad  esercitarsi  da  se  raedesitno  negli  studi,  che  condur  lo 
potessero  a  diveniie  huon  disegnatore;  e  con  tutta  1'  at- 
tenzione  si  rivolse  a  copiare  le  piii  insigui  nostre  pitture  , 
infra  le  quali  la  Santa  Cecilia  del  Saiizlo ,  ed  il  claustro 
di  S.  Micliele  in  bosco  (  capo  d'  opera ,  pur  troppo !  piii 
che  dall'  ingiurie  del  tempo,  da  quelle  degli  uoniiui  mal- 
trattato,  e  quasi  perduto  )  primeggiarono.  Dopo  di  che 
pinse  egli  niedesimo  varie  tele  sopra  diversi  subietti  per 
lo  pill  sacri,  dalle  quali  riscosse  premio  di  lode.  Ed  il 
premio  di  lode  e  certamente  desiderabile ,  e  fregia  di  mol- 
to  onore  chi  se  ne  rende  nieritevole.  Ma  la  vita  dell'  uo- 
mo  abbisogna  d'  altre  risorse,  e  d'  altro  pascolo.  Ondecche 
per  procacciarsi  men  tenue  lucro  applicossi  all'  Aritraeti- 
ca,  ed  alia  Geometria ,  nelle  quali  tanto  avanzo,  che  fu 
reputato  degno  d'  esscrne  eletto  precettore  nel  CoUegio 
Montalto. 

Nulladimeno  ravvolgea  egli  sempre  in  sua  mente  I'idea, 
e  la  speranza  ,  che  ampliando  ,  e  perfezionando  i  suoi  stu- 
di intoruo  la  pittura ,  fosse  questa  per  divenirgli  sorgente 
di  piu  dicevole ,  e  consolante  guadagno  ;  e  reputo  maniera 
a  conseguire  tal  fine  opportuna  quella  di  consacrarsi  al- 
io studio  delia  Notomia,  e  specialmente  della  Miologia , 
e  della  Osteologia :  perciocche  era  egli  pittore  figurista. 
Per  la  qual  cosa  entro  nella  scuola  d'  Ercole  Lelli  anato- 
mico  espertissimo,  e  di  anatomiche  sciilture  egregio  ope- 
ratore,  eve  apprese  a  modellare  figure  anatomiche  in  ce- 
ra.  Ed  eccolo  di  pittore  divenuto  scultore. 


ElOCIO    DEI    CONIUGI    MaNZOLINI  5 

Pervenuto  al  qnarantesim'  anno  di  sua  eta  condusse  a 
moglie  Anna  3Iorandi,  della  quale  in  appresso  favellero. 
Ma  voleaci  un'  occasionc ,  clie  csercitasse  vieppiii  il  3Ian- 
zolini  neir  arte  ultimamente  abbracciata  ,  e  conoscer  Aices- 
se  come,  e  quaiito  in  essa  fosse  per  riescire:  occasione , 
che  gli  si  presento  1'  anno  1742,  quando  Benedetto  quar- 
to decimo  P.  O.  31.  commise  al  prelodato  Ercole  Le/li  le 
molte  sculture,  che  voile  poi  generosamente  destinate  alia 
forrnazione  del  nostro  museo  anatoniico.  Nella  quale  circo- 
stanza  abbisognando  il  Lelll  d' un  compagno,  che  lo  aiutasse 
in  tanta  opera,  elesse  dappria  a  tale  ulTicio  Domenico  Fid; 
ufficio  nel  quale  non  avendo  questi  lunganiente  durato,il  Le/- 
li  chiamo  a  se  Giovanni  Manzolini ,  il  quale  poscia  per  tre 
anni  circa  in  compagnia  dello  stesso  Lelli  oper6  con  tanta 
industria,  e  bravura,  che  non  manco  chi  fortemente  so- 
stenne  (credo  pero  piii  a  torto,  che  a  ragione  )  ,  il  mag- 
giore,  e  principal  merito  delle  statue,  e  dell' altre  prepa- 
razioni  anatomiche  in  cera  al  Lel/i  tribuite  doversi  al  3Ian- 
zolini :  qucstione,  sopra  la  quale  io  ora  non  riedo,  aven- 
dola  ventilata  nel  mio  discorso  intorno  al  Lelli. 

Spirato  il  triennio ,  il  Blanzolini  cesso  dall'  essere  com- 
pagno del  Lelli,  e  ritirossi  alle  propria  case,  ove  prosegui 
i  suoi  lavori  con  incredibile  assiduita,  rendendoli  in  certe 
particolarita  anco  piii  pregevoli  di  quelli  del  Lelli,  in  quan- 
to  che  sapea  con  certi  suoi  artificii  mescolare  colla  cera 
alcune  materie,  che  rendeanla  piu  duratura,  e  piu  vivaci 
faceano  i  colori  delle  parti  imitate.  Nelle  quali  arti  instrui 
la  propria  consorte ,  dalla  quale  in  compenso  riscuotea, 
come  consolazioni ,  e  pace  alle  tristezze  dell'  animo  suo, 
cagionate  dalla  sua  separazione  dal  Lelli,  cosi  comodita, 
ed  aiuti  ne'  suoi  lavori  percepiva. 

E  molti ,  e  diversi,  e  famosi  ne  condusse  egli  a  fine. 
Esegui  nove  non  mai  innanzi  tentate  preparazioni  anato- 
miche in  cera,  e  le  invio  alia  chiedente  Maesta  del  Re 
Subalpino  (1)  e    simihnente    trasraise    alia  Societa   Reale  di 


(1)  V.  Crespi.  Fehina  PiUrice  ec.  Roma  1796.  pag.  303. 


6  MicHELE  Medici 

Loiulra  cinque  cassette  coiitenenti  gli  organici  apparecclii 
i\e\V  occhio,  dell'  orccchio,  del  naso,  della  lingua,  del  tat- 
to,  e  della  laringe,  le  quail  ripete  per  conto  del  Procuiatore 
Mocenigo  di  Venezia ,  poscia  Doge  Serenissii.io  di  quella 
un  tempo  fiimosa,  e  temuta  Rcpubblica ,  Siguore  dottissi- 
nio ,  bramosissimo  di  possedeile  (1). 

Quelle  poi  dell'  orecchio  furono  da  Uii  altra  volta  ese- 
guile  ad  istatiza  di  Pier  Paolo  MoimeUi ,  che  teneale  in 
gelosa  custodia,  ed  erangli  carissinie :  il  quale  in  tanta 
estimazione  avea  il  Manzolini^  che  posseder  voile  altro  ar- 
gomeuto  della  perizia  di  lui  in  cosi  fatto  magisterio.  Mori 
una  donna  sei  ore  dopo  il  parto.  Affermava  il  Bloliiielli, 
niun  anatoniico,  ed  ostetricante  aver  dato  alia  luce  figura 
esatta  dell'  utero  muliebre  iiello  state,  in  che  trovasi,  ap- 
pena  avvenuto  il  parto  ,  non  escludendo  il  Weibrodilo  ,  ed 
il  Rocdercro  avvcgnache  scrittori  lodatissimi  di  quel  tempo. 
Per  la  qual  cosa  supplir  volendo  a  tale  difetto ,  si  rivolse 
al  ManzoUni ,  raccomandandogli  di  modellare  in  creta  1'  u- 
tero  di  quella  donna  con  tutte  le  particolarita ,  dalle  quali 
lo  stato  transitorio  di  quel  viscere  e  accompagnato  :  lavoro 
eseguito  con  tanta  precisione,  a  verita,  e  del  quale  il 
Molindli  fu  tanto  soddlsfatto ,  che  ne  fece  fare  il  disegno, 
cui,  unitamcnte  all'  utero  stesso,  espose  alia  vista  della 
sua  sciiola  in  una  prelezlone  al  corso  di  operazioni  chirur- 
giche  sopra  i  cadaveri :  utero  dalla  sullodata  consorte  di 
lui  Anna  Morandi  copiato  in  cera ,  ed  anco  a  maggior  per- 
fezione  condotto. 

Ma  che  dice  io  un  utero,  quando  dir  potea  molte  altre 
parti  deir  apparecchio  uterino  ?  E  qui  cade  in  acconcio 
toccare  d'  un  punto  storico,  di  molto  onore  alia  scuola 
anatomica  di  Bologna.  Una  nobile  schiera  di  valenti  anato- 
mic!, coltivatori  specialmente  della  parte  di  Notomia  ,  che 
somministra  le  fondamenta  all'Ostetricia ,  un  Roederero ,  ui\ 
Moricean^  un  Deventer ^  un  Fiardel,  un  3fesnard,  per  ta- 
cer  d'  altri,  aveano  dato  fuori  libri    eccellenti    corredati  di 


(1)  V.  Crespi.  I  c. 


ElOCIO    DEI    CONIUGI    MaNZOLINI  7 

figure  nlutatrici  all'  intelligenza ,  ed  alia  pratica  applicazio- 
ne  delle  dottriiie  in  quelii  irisegnate.  Niiiiio  pero  avea  pen- 
sato  (o  sc  pensato  1'  avea,  noii  avea  rivolto  al  ben  pub- 
Llico  il  suo  pensaniento  )  di  rendere  piii  sensibili,  palpa- 
bili,  e  mancggiabili  gli  obbietti ,  che  fin  a  quel  tempo 
non  eransi  veduti ,  che  disegnati ,  od  incisi  sopra  la  carta. 
Venne  questo  nuovo ,  ed  utile  pensiero  alia  mente  del 
nostro  Gian  Atitonio  Galli  medico,  anatomico,  ed  ostetri- 
cante  dottissimo,  di  cui  dovro  tencre  altrove  discorso.  Fe- 
ce  egli  csegLiire  in  diverse  niaterie  numerosa  copia  d'  ute- 
ri gravidi  della  naturale  grandezza ,  e  del  naturale  colorito 
con  entro  i  feti  giacenti  in  diverse  posizioni  ed  ordinarie, 
e  straordinarie ,  onde  agevolare  per  tal  mode  a' cliiruigbi, 
ed  alle  levatrici  1'  arte  d'  operare  sopra  i  corpi  de'  feti ,  e 
compiere  tutti  gli  atti,  secondo  le  varie  emergenze  neces- 
sari  ad  ottenerne  il  nieglio  possibile  1'  estrazione  :  suppel- 
lettile  di  novella  invenzione,  e  di  molta  utilita ,  ammirata 
da  un  Giuseppe  II.  Imperatore  di  passaggio  allora  per  Bo- 
logna, e  da  tutti  coloro,  che  traevano  [alia  nostra  citta 
bramosi  di  vederla,  ed  esaminarla,  acquistata  dal  non  niai 
abbastanza  laudato ,  e  riverito  Pontefice  Benedetto  A'/F,  e 
da  lui  porta  in  dono  al  nostro  Instituto ,  principal  fonda- 
mento  del  nostro  Museo  d'  Ostetricia. 

Sopra  di  che  pero  sebbene  alcuni ,  ed  infra  gli  altri  il  Fan- 
tuzzi  (1),  abbiano  scritto ,  che  degli  uteri  artefatti  compo- 
nenti  cotesta  suppellettile  d'  Ostetricia  (  de'  quali  uteri  il 
numero  si  fa  ascendere  fino  a  dugento  )  fosse  autore  il 
solo  ManzoUni,  pure  piu  esatte  ,  e  circostanziate  notizie , 
e  di  niaggior  fede  meritevoli  discoprono  la  verita ,  e  con- 
ducono  a  credere,  altri  scultori,  oltre  il  Blanzolini ,  avere 
in  quelle  preparazioni  operate.  Lo  che  e  comprovato  da 
una  Risposta  inedita  del  dottissimo  Carlo  Bianconi  alle  co- 
se scritte  nel  terzo  tomo  della  Felsina  pittrice  del  Maha- 
sia :  il  quale ,  siccome  e  noto ,  fu  tanto  tenero  della  fama 
del  Manzoliiii  da  offendere    la    storica  veritu    a   pregiudizio 


(1)  V.  Fanluzzi.  Aotizie  degli  icritlori  bolognai.  T.  4.  pag.  31. 


8  MiGHELE  Medici 

d'  altrl ,    e    segnatamente    d'  Ercole   LcUi.    Ecco    le    parole 
stesse  del  Bianconi. 

Faho  e,  che  il  Galli  commettesse  V  impresa  dell'  ideata 
sua  opera  al  solo  ManzoUni.  Falso ,  che  il  Matizolini  in 
cento,  e  pin  tavole  ne  ahbia  poi  espresse  le  idee  in  crcta. 
Falso ,  die  I'  altre  cose  ahbia  esegi/ife  in  cera  la  di  lid  mo- 
glie.  Scrivendo  per  la  verita ,  quest  a  si  e ,  die  qiiando  il 
Galli  si  detcrmino  di  fare  eseguire  il  lavoro  dell'  opera  ,  che 
aveva  ideata^  commise  prima  al  ManzoUni  di  esprimere  in 
cera  due  placente ,  una  colle  membrane ,  e  colla  dirainazio- 
ne  de'  siioi  vasi  sanguiferi,  e  vediita  dalla  parte  ^  in  cui  gli 
e  attaccnto  il  fitnicolo ,  e  /'  nUra  vediUa  qnaV  e  strnttnrata 
nelhi  parte ,  con  cui  resta  all'  utero  attaccata.  Contento  il 
Gain  di  queste  due  tavole^fece  parimenti  in  cera  lavorarne 
altre  al  ManzoUni  fino  al  nurnero  di  venti ,  prestandogli  pe- 
ro  sempre  1%  sua  direzione ,  ed  a^sistenza  ,  accio  nel  forinar- 
le  non  si  scostasse  dalV  espritneiv'  quanta  era  di  piacere  ,  e 
di  volere  del  Galli.  Che  nella  forinazioiie  di  queste  tavole  in 
cera  la  moglie  del  ManzoUni  desse  mano  al  marito  non  e 
improbabile ,  ma  che  ella  sola  le  eseguisse ,  come  il  Signor 
Crespi  vorrebbe  far  credere,  non  e  da  accordarsi ,  poiche  il 
Galli  asserisce  d'  avere  piii  volte  veduto  in  tale  lavoro  occu- 
pato  il  marito.  Compiacciiitosi  il  Galli  del  lavoro ,  che  in 
dette  tavole  avea  esegidto  il  IManzoUni ,  avrebbegli  connnes- 
so  di  lavorare  in  cera  V  altre  tutte ,  che  avea  ideate ,  e  se- 
gnatamente gli  uteri  con  entro  i  feti ,  ma ,  secondo  le  pre- 
tensioni  del  ManzoUni  per  un  tale  lavoro,  computando  it 
Galli ,  che  la  spesa  sarebbe  stata  esorbitante ,  e  non  da  per- 
sona privata,  e  di  piii,  prevedendo  dal  tempo  impiegatosi 
dal  Dlanzolini  pel  lavoro  delle  predette  venti  tavole ,  che  sa- 
rebbero  stati  spesi  pin  anni  pel  compimcnto  dell'  ideato  la- 
voro ,  egli  che  ne  voleva  sollecitare  questu  compimento ,  de- 
terminossi  di  fare  eseguire  il  restante  in  creta.  E  per  avere 
chi  fosse  idoneo  a  tale  lavoro ,  e  stesse  di  continuo  presso 
del  medesimo  ,  ricorse  al  Sig.  Ercole  Lelli ,  il  quale  gli  pro- 
pose Gio.  Battista  Sandi  scultorc  bologncse  tutt'  ora  viven- 
te ;  e  questo  fa  il  soggetto  ,  che  da  se  solo  colla  scorta 
de' feti  naturali   sotto  la  direzione,  ed   assistenza  del   Galli 


ElOCIO    DEI    CONIUGl    MaNZOLINI  9 

esegui ,  e  lavoro  quel  tutto ,  che  nella  camera  ostetricia  tro- 
vasi  scolpito  in  creta.  Qualche  hacino ,  ed  altro  difficile  la- 
voro fu  cseguito  dal  Sig.  Antonio  Cartolari  holognese  indu- 
strioso  intagliatore  in  legno.  Alcuna  tiwola  in  cera  e  statu 
pur  anche  ma  gist  raiment  e  eseguita  dai  due  fratelli  Ottavio , 
e  Niccola  Toselli  scultori,  ed  intagliatori  bolognesi  tanto  in 
legno ,  quanto  in  viarmo.  Dalla  quale  Risposta  diligente- 
mente  circostanziata ,  e  scritta  con  tutta  1'  ingenuita ,  die 
desideraie  si  possa ,  io  Iio  avuto  notizia ,  ed  agio  per  leg- 
gerla  dalla  singolare  cortesia  usatanii  dal  non  niai  abba- 
stanza  da  me  ringraziato  cbiarissinio  collega  nostro  Signer 
Prof.  G.  Giuseppe  Bianconi ,  il  quale,  oltre  questa  scrittu- 
ra  ,  altre  molte  ne  possiede  inedite  ,  uscite  dall'  eruditissi- 
ma  penna  di  quell'  illustre  suo  antenato. 

Determinata  per  tal  niodo  la  parte ,  ch'  ebbe  il  Manzo- 
lini  ne'  lavori  deila  suppelletile  anatomico-ostetrica  del  Gal- 
lic vengo  soggiugnendo  cli'  egli  (  lasciate  stare  altre,  e  di- 
verse sculture  anatomiclie  ,  le  quali  usava  per  la  sua  scuola ) 
scolpl  in  legno  una  statua  d'  uomo  in  piedi  sopra  un  pie- 
distallo  ,  la  quale  niostra  al  naturale  1'  andamento  de'  vasi 
sanguiferi  superficiali  del  corpo ,  data  poscia  in  dono  dalla 
mogiie  di  lui  morto  al  nostro  Senato ,  clie  la  colloco  nel- 
r  Istituto ,  e  la  niemoria  del  beneficio  perpetuo  con  iscri- 
zione   apposta   a'  piedi  del  dono   (1). 


(1)  L'  isciizione  6  la  segticnie 

OPUS 

JOANNIS  MANZOLINI  BONONIEN. 

QLOD 

ANNA  MOHAN  DI  A  UXOR  SUPEP>STES 

SEiNATLI  DE  SE  OPT.  MER. 

D.  D. 

ANNO  MDCCLVIir. 

V.  Notizie  (kW  orifjine ,  c  proi/refsi   dell'  Jsiitiilo   dcUe  Sciense  di  Bologna  t 

sue  Accademie  cc.  In  linlogna  1780. 

II  Crespi  nella  sua  Fclsina  PiUvice  cc.  pag.  307  scrisfe  =  Fecc  in  ollre  il 
Manzniini  una  stalua  di  cera  al  nalurale  analnmica  cogl'  inlegumenli ,  die  poi 
dopo  la  .M((i  moric  fu  ncl  1754  rjenerofamcntc  do7mla  dalla  mogiie  all'  Jnfli- 
tulo  =  Vcramenle  in  non  so  quanta  I'ede  accoidar  si  possa  a  tale  racconlo ,  per- 
ciocchJ  egli  siesso ,  il  Crcfpi,  siibilo  dopo  soggiiigne ,  die  11  SJanzolini  mori 
d'  idropisia  di  pello ,  e  d'  inlarco  di  fegatn  /'  anno  1755  li  7  d'  Aprile  ,  vale  a 
dire  un  anno  circa  dp]io  il  dono  fatio  dalla  mogiie. 

T.   viu.  2 


10  MicHELE  Medici 

Oltre  che  non  fu  solamente  il  Blanzolini  anatomico  in 
qnanto  clic  seppe  egrepiamcnte  inodcllare  in  cera ,  cd  in 
altie  niatcrie  le  parti  del  corpo  umaiio  esterne ,  ed  inter- 
ne ,  ma  fu  anatomico  eziandio  uel  senso  ordinario,  e  rigo- 
roso  della  paiola.  Conciossiache  mediante  gli  studi  suoi  so- 
pra  i  cadavcri  corresse  alcune  osservazioni  da  altri  pubbli- 
catc ,  cd  altie  ne  fece  del  propiio  dal  Crespl ,  e  da  Fran- 
cesco Maria  Zanotti  rimembrate ,  ed  inedite ,  circa  le  qnali 
il  nostro  storico  Fantuzzi ,  dopo  avere  afTcrmato  col  Crespi^ 
che  il  Dfanzolini  fece  con  meraviglia  de'  pin  csperti  anato- 
niici  nuove  scoperte ,  mnove  lamento  ninno  scrittore  ab- 
biale  al  pubblico  notificate,  come  sarebhe  stato  (  die' egli ) 
molto  oppnrtuno  (1).  Difetto  pero ,  al  tjnale  posso  io  ora  , 
in  parte  almeno  ,  provvedere  dandovi  contezza  di  due  au- 
tografi  del  Blanzolini  da  me  posseduti,  ne'  qnali  sono  re- 
gistrate  alcune  sue  ricercbe  anatomiche  comunicate  da  lui 
a  quest' Accademia  negli  anni  1750-1751,  ad  istanza  del- 
la  quale  aveale  egli   intrapreso. 

Quelle  del  1750  partecipate  a  questa  Accademia  il  16 
Aprile  risguardauo  la  struttura  dell'  oreccliio. 

Nolle  due  ossa  temporali  (die'  egli)  contenenti  1'  organo 
deir  udito  veggonsi  cose  niirabili  :  una  delle  quali  e  un 
cospicuo  foro  nella  loro  apofisi  petrosa  scolpito,  ricevente 
in  se  i  nervi  del  settimo  paio ,  od  acustici,  del  nome  di 
foro  uditivo  interno  appellato  ,  e,  mediante  im  osseo  tra- 
verse, terminante  in  due  fossette  1' una  dall' altra  distinta: 
delle  quali  una  coutiene  la  base  della  cbiocciola,  denomi- 
nata  fossetta  grande ,  1'  altra  (  di  questa  a!([uanto  minore  ) 
chiamata  fossetta  piccola.  La  porzione  moUe ,  e  la  dura  del 
nervo  acustico,  dal  foro  uditivo  interno  capite ,  corrono  , 
insiemc  conginnte ,  lino  al  predetto  traverso  osseo,  ove  se- 
paransi  di  guisa  die  la  porzione  moUe  va  ad  occupare  la 
maggiore  fossetta,  incontrando  in  essa  la  base  della  cliioc- 
ciola.  E  posciache  la  trova  cribrosa  ,  la  penetra,  e  nelle 
pill  riposte    parti   della    cbiocciola  stessa  s'  insinua  ,  tranne 


(J)  V.  Fanluzzi.  T.  G.  p.  114.  Nota  9. 


ElOGIO    DEI    CONIUGI     MaNZOLINI  11 

alcuiii  filetti ,  i  quali  luiigo  il  lembo  della  predetta  base 
vaniio  al  vcstibolo.  La  porzion  dura  poi  diiiggesi  alia  fos- 
setta  minore  ,  e  partesi  in  due  rami  entrant!  in  due  parti- 
colari  fori  in  essa  aperti  :  uno  de'  quali  c  principio  d'  un 
canaletto  speciale  nominato  acquedotto  del  Falloppio  ,  nel 
quale  scorre  il  ramo  maggiore  della  porzion  dura ,  proce- 
dendo verso  altre  parti ,  aile  quali  suoi  rami  dispensa. 
L'  altro  foro  fa  capo  al  vestibolo ,  ed  in  so  riceve  della 
mcdesima  porzion  dura  il  minore  filetto.  Si  e  sempre  cre- 
duto  (  soggiugne  egli  ) ,  chc  questo  filetto  abbia  termine 
nel  lembo  circolare  del  predetto  foro.  Ma  ,  giusta  le  osser- 
vazioni  di  lui,  esso  procede  piu  oltre,  ed  entra  nel  vesti- 
bolo per  niodo  che  diviene  nervo  d'  un  fascetto  di  fibre 
carnee  aventi  il  loro  punto  fisso  in  un  notevole  proccsso 
locato  nella  parte  interna  del  vestibolo  a  lato  della  finestra 
ovale ,  ed  il  punto  moljile  alia  base  della  staffa  per  1'  una 
parte ,  ed  alia  membrana  ,  clie  naturaltnente  chiude  la  fine- 
stra rotonda  per  1'  altra  :  fascetto  ,  cbe  varia  di  mole ,  e 
di  colore  ne'  diversi  individui  ,  del  quale  ,  a  giudizio  del 
Manzolini ,  niun   anatoniico  avea  fatto  parola. 

Esposta  questa  sua  osservazione ,  passa  egli  ad  esaniina- 
re  le  tavole  anatomiclie  date  fuori  dal  Valsalva  nel  suo 
Trattato  De  aure  humana,  e  ne  propone  le  seguenti  cor- 
rezioni. 

Nella  Tav.  I.  Fig.  III.  il  Valsalva  nota  nell'  oreccbio 
esterno  tre  muscoli  posteriori  segnati  c  c  c  :  ed  il  Blanzo- 
lini  afferma ,  non  trovarsene  cbe  un  solo ,  qualcbe  volta 
due  ,  e  non  mai  tre  quando  non  se  ne  faccia  tal  numero 
coll'  aiuto   del   coltello   anatomico. 

Nella  Tav.  VII.  Fig.  IV.  indica  il  Valsalva  due  canali 
insieme  riuniti  per  mezzo  d'  un  terzo  piii  breve :  cosa  , 
cbe  pel  3Ia?izolini  non  si  verifica  in  questa  maniera ,  co- 
me non  si  verifica  nella  Fig.  V.  della  stessa  Tavola ,  ove 
que'  canali  sono   indicati   nel  loro  luogo   naturale. 

Nella  Tav.  VIII.  Fig.  I.  veggonsi  i  tre  canali  semlcirco- 
lari  a  b  d;  ed  i\  Valsalva  della  parte  estrema  del  canale 
fl ,  e  di  quella  del  canale  b,  forma  altro  canale  c,  il 
quale  ,    secondo   il    Manzolini    non    ha    verity  j    perciocche 


12  MrcHELE  Medici 

dair  incontro  delle  due  estremita  de'  stuUletti  canali  nasce  un 
orilicio  coinune  ,  die  immediatainente  niette  al  vestiholo. 

Vciiminsi  nella  Fip;.  II.  dell'  oia  detta  Tav.  VIII.  cinque 
foraini  g  nell'  esterior  parte  del  vestibolo  ,  l'  iiso  de'cjuali, 
a  sentimento  del  Valsalva,  e  di  serviie  all'  ingresso  della 
porzione  niolle  del  nervo  lulitiso ,  onde  s'  iiitenii  nel  labe- 
rinto.  iMa  il  i\fanzoliiii  airernia ,  que'  forami  nou  rlnvenir- 
si  a  riserva  di  qualche  individuo,  in  cui  solarnente  uno  se 
ne  vede.  In  questa  stessa  Fig.  II.  e  rappresentata  la  chioc- 
ciola  h  nella  sua  esterior  parte  traforata ,  e  piana  ,  come 
vedesi  eziandio  nelle  Fig.  IV.,  e  V.  deila  stessa  Tav.  ,  e 
nelle  Fig.  I. ,  e  II.  della  Tav.  X.  Intonio  a  die  il  3Ian- 
zoUni  asserisce ,  clie,  secondo  il  vero,  le  circomvoUizioni 
della  cliiocciola  non  sono  ne  traforate ,  ne  plane,  ma  chiu- 
se,  ed  elevate  1'  una   sopra   1'  altra. 

Nella  Fig.  VII.  di  questa  medesima  Tav.  VIII.  e  espres- 
sa  la  lamina  spirale  ossea  della  parte  interna  della  cliioc- 
ciola in  piano,  mentre ,  pel  3Ianzolini ,  va  essa  alzandosi 
alia  foggia  di  pirainide,  dividendosi  in  tre  piani,  l'  uno 
sopra  r  altro,   mediante  ossei  tramezzi. 

Similmente  nella  Fig.  VIII.  della  Tavola  stessa  sono  dal 
Valsalva  indicate  certe  zone,  le  quali  pero ,  per  quanto  fa 
stima  il  JSIanzolini,  non  si  trovano  in  modo  alcuno ,  ed  in 
vece  loro  il  periostio  circoscrive  tutte  le  interne  parti  del 
laherinto:  ed  in  questa  figura  medesima  vedesi  la  porzion 
molle  del  nervo  acustico  c  insinuarsi  nelle  parti  interne  del 
laherinto  specialmente  mediante  i  cinque  fori  dal  Valsalva 
presupposti.  Ma  il  Manzolini  non  dubita  d'  afliermare,  che 
r  ora  nomata  porzion  molle ,  merce  del  foro  uditivo  inter- 
no ,  recasi  alia  base  della  cliiocciola,  e  per  essa,  e  pel 
suo  leinbo  si  fa  strada  ad  entrare  nelle  interne  parti  del 
laberinto. 

Similmente  la  Tav.  X.  Fig.  II.  mostra  1'  acquedotto  del 
Falloppio  a  distantissimo  dal  canale  semicircolare  minirno  3, 
mentre  e  questo  si  aderente  a  quello  da  averc  entranibi  le 
pareti  coinuni. 

Termina  poi  il  BTanzolini  il  suo  scrltto  ,  dicendo  essere 
nelle    tavole   del  Valsalva  certe  (  siccome  egli   le  chiama  ) 


ElOCIO    DEI    CONIUGI     MaNLOLINI  13 

cosette ,  die  non  istarino  del  tutto  a  dovere,  ma  che  pon- 
no  attiibuirsi  ad  imperizia  del  disegnatore  senza  colpa  del- 
r  autore,  e  dichiaraiido ,  ch'  egli  a  suo  tempo  ponu  in 
pleno  lume  niediatite  disegni ,  e  preparazioni  desunti  dal 
vero  tutto  che  lia  afTerniato :  cosa  poi ,  la  quale  se  slasi 
per  liii  I'atta  ,  1'  ignoro.  Del  rimanente  lascio  a  clii  e  piu 
di  me  addomesticato  in  qi.esto  genere  d'  atiatomiclie  inda- 
gini  giiidicare  della  validita  di  si  fatte  osservazioni  criti- 
che  del  Manzolini ,  contento  ad  averne  dato  al  pubblico 
contezza. 

Vengo  invece  alio  sponimento  d'  un' Importante  osserva- 
zione  propria  del  Dlanzolini  comunicata  da  lui  a  qiiesta 
Accademia  il  3  Marzo  del  1751,  e  risguardante  vari  inve- 
stigamcnti  sopra  gli  orecclii ,  e  le  parti  ministre  della  vo- 
ce ,  e  della  loquela ,  iiistituiti  in  un  cadavero,  che  ,  viven- 
te,  era  muto,  e  sordo  dalla  nascita. 

Avea  sostenuto  la  pubblica  Anatomia  il  Galcazzi ,  e  per 
servizio  di  essa  eransi  notomizzate  diverse  membra  di  ca- 
daveri ,  infra  le  quali  erano  la  testa,  ed  il  collo  d'  un  in- 
dividuo  di  35  anni  circa,  nato ,  e  vissuto  sordo-niuto. 
Vennero  essi  diligentemente  osservati,  e  vidersi  i  muscoli , 
i  nervi,  e  tutti  gli  altri  ingegni,  pe' quali  si  ha  voce,  e 
loquela,  in  istato  d'  integrita.  Per  la  qual  cosa  accreditossi 
r  opinione,  i  sordo-muti  dalla  nascita  essere  tali  non  per 
vizio  degli  organi  delta  voce ,  e  delta  loquela ,  ma  per  (piel- 
lo  degli  strumenti  dell'  udito. 

Bramoso  infrattanto  il  3fanzolini  di  porre  ulteriore  stu- 
dio in  questa  sentenza ,  scuopri  dappria  tanto  nell'  una 
quanto  ncll'  altra  orecchia  otturato  il  nieato  uditivo  ester- 
no  dal  cosi  detto  cerume  aureo :  fatto  pero ,  che  accade 
similmente  in  tutti  cotoro ,  die  muoiono  di  tunga  ,  e  pe- 
nosa  infermita  conservando  nulladimeno  V  udito.  ]Ma  prose- 
guendo  le  sue  ricerche,  vide,  che  uella  parte  interna  del- 
la chiocciola  d'  uno  de'  due  orecclii  mancavano  nelta  soni- 
taitk  di  essa  le  spire,  ed  il  nocciuolo ,  rimanendovi  sola- 
men  te  una  semplice  cavita. 

L'  altra  orecchia  non  solo  ofFeriva  alio  sguardo  lo  stesso 
difetto,    ma    quello    eziandio    dell'  ora    nomata    cavita,    di 


14  MlCIIEI.E    ]MeDICI 

guisa  clie  della  chlocciola  non  preseiitava  clie  1'  inferior 
parte,  la  quale  nc  tonna  esternamciite  la  base,  e  die  in- 
ternanieiite  colla  sua  lamina  spirale  fa  capo  alia  scala  del 
timpano,  montie  tutto  cio  clie  tanto  iiell'  esterno,  quanto 
neir  interno  all'  era  detta  inferior  parte  s'  appartiene  era 
del  doppio  maggiore  del  naturale  :  particolarita  ad  entram- 
Li  gli  orecclii  comune.  I  quattro  ossetti  poi,  avvegnaclie 
serbassero  le  loro  naturali  forme,  e  guerniti  fossero  de'lo- 
ro  muscoli,  erano  talmente  conglntinati  insieme  da  sem- 
l)rarc  un  osso  solo,  e  cosi  fitti  nci  loro  posti  da  non  po- 
ter  godere  d'  alcun  movimento ,  o  se  pure  concepir  ne  po- 
teano  alcuno,  essere  non  potea,  die  debole ,  e  confnso, 
non  essendo  il  martollo  coll'  aiuto  de'  suoi  muscoli  abile  a 
tendere ,  ed  a  rilassare  la  niembrana  del  timpano  senza  che 
nello  stesso  tempo  non  obbligasse  1'  incudine  a  muoversi  di- 
versamente  da  qucllo ,  che  dee,  e  puo  fare  naturalmente. 
Per  le  quali  osservazioni  egli  reputo  vera  la  sentenza  che 
i  sordi  nati  dalla  nascita  sono  anclie  muti  per  vizi  delle 
parti  componenti  1'  apparecchio  uditivo,  Osservazioni  tanto 
pill  pregevoli ,  e  da  aversi  in  conto  quanto  che  a  que' 
tempi  erano  assai  poche  ,  ed  anzi  che  dirette  a  conoscere 
lo  stato  degli  organi  piii  interni  dell'  orecchio  ,  limitavansi 
air  orecchietta,  al  meato  uditivo,  ed  al  timpano  :  manie- 
ra  d'  investigamenti,  a'  quali  poscia  pose  mano  Carlo  Mon- 
dini ,  siccome  io  scrissi  nella  Vita  di  lui.  Osservazioni  pe- 
lo  alle  quali  il  Blanzolini  poco  sopravisse ,  avendogli  affret- 
tato  il  termine  di  sua  rnortale  carriera  varie  afflizioni  del- 
r  animo ,  ed  il  suo  naturale  temperamento  melanconico. 
Mori  d'  idropisia  di  petto,  e  di  vizio  al  fegato  li  7  Apri- 
le  del  1755  nella  fresca  eta  d'  anni  55,  e  fu  sotterrato  nel 
tempio  metropolitano  di  S.  Pietro  (1).  Ma  veramente  gli 
uomiiii  che  hanno  speso  la  vita  loro  a  beneficio  dell'  uma- 
nita  .  non  inuoiono.  Vive  egli  ancora,  e  vivru  nellc  egre- 
gie  sue  opere  di  scnltura  anatomica  ,  le  quali  sono  di  tan- 
to onore  alia  scuola  di  Bologna.  Vive ,  e  vivra  nella  memoria 


(1)  V.  Sahara  Nalale.  Almanacco  ec.  1.  o. 


ElOCIO    DEI    CONIUCI    MaNZOLINI  15 

di  tuttl  colore  ,  i  quali  non  ignorano  doversi  agli  insegna- 
menti  di  lui  la  celebre  scultrice  anatomica  sua  consorte 
Anna  Morandi. 

La  quale  sorti  i  natali  in  Bologna  sotto  la  parocchia  di 
S.  Niccol6  degli  Albari  in  una  casa  vicina  all'  oia  distrut- 
ta  chiesa  di  S.  Gabriele  1' anno  1717  giusta  il  Crespi^&^ 
per  quanto  avvisa  il  Fantuzzi  ^  il  1716.  Le  fu  padre  uii 
Carlo:  madre  una  Rosa  Giovamiini.  Ebbe  cducazione  con- 
venevole  alia  civilti  di  sua  stirpe :  ornossi  degli  studi  del 
disegno  ,  e  della  scultura :  e  fu  d'  indole  virtuosa,  e  soavis- 
sinia.  Neir  eta  d'  anni  2-4  ,  o  25  si  strinse  in  conjugal  no- 
do  col  sullodato  Giovanni  ManzoUni  gia  esperto  disegnato- 
re  ,  e  pittore ,  e  nelle  anatomiche  discipline  instruito.  II 
quale,  due  anni  appresso,  siccome  davauti  e  detto ,  diven- 
ne  per  tre  anni  circa  compagno  d'  Ercole  Lelli  lie'  lavori 
di  scultura  anatomica  in  cera  ordinatigll  da  Benedetto  XIV: 
passati  i  quali  ,  rotto  ogni  consorzio  col  Lelli ,  ritirossi  ad 
operare  nella  propria  abitazione.  Ma  essendo  egli  d'  umor 
tristo  ,  e  di  aninio  dimesso ,  trovo  nella  donna  sua  pronto, 
ed  opportuno  sollevamento.  La  quale  teneramente  ainan- 
dolo ,  siccome  facea,e  temendo  potesse  egli  desistere  dal- 
le sue  pregiate  opere,  od  in  esse  con  sempre  minore  ala- 
crita  di  animo  proseguire,  diedesi  tutta  a  confortarlo  non 
solo  con  dolci ,  e  soavi  parole ,  ma  col  divenire  ella  stes- 
sa  scultrice  anatomica  rinfrancandosi  nello  studio  del  dise- 
gno ,  leggeiido  libri  di  Notomia  ,  consultando  tavole ,  e 
preparazioni  anatomiche ,  ricevendo  lezioni  teoriche ,  e  pra- 
tiche  dal  marlto,  compiendo  seco  lui  varie  opere  di  scul- 
tura, e,  cio  che  reca  meraviglia,  accostandosi  clla  stessa 
a' cadaveri,  e  con  virile,  e  forte  animo ,  e  con  incredibile 
costanza  notomizzandoli ,  e  scrutandone  le  parti  piu  segrete. 

Troppo  lunga  sarebbe ,  ed  al  solo  ascoltnrla  noiosa  la 
descrizione  di  tutte  le  sculture  anatomiche  in  cera  escite 
dalle  industri  mani  di  questa  celebre  donna.  Per  la  qual 
cosa  mi  basti  darne  brevi  cenni  tanto  piii  che  da  alcuni 
scrittori  vennero  esse  partitamente   narrate. 

Furono  esse ,  come  fra  poco  diro ,  collocate  nel  nostro 
Museo  anatomico ,  e  distribuite  in  cinque  eleganti  armari. 


1 6  MicHKLE  Medici 

iiel  primo  dc'  quail  crano  le  sculture  spettanti  all'  Osteolo- 
gia  con  le  ossa  parte  disgiunte,  ed  isolate,  onde  cliiaia- 
inente  vcderle  in  tutta  quant'  e  la  esterior  superficie ,  e 
parte  insieme  congiuute  con  una  esattczza  da  mentiie  uno 
sclieletro  naturale.  Amniiravansi  nel  secondo  le  pieparazio- 
ni  appartenenti  all'  Osteogenia ,  e  dimostranti  1'  origine, 
ed  i  progressi  dcU'  ossificazione  dal  cominciainento  della 
vita  fino  alia  pnherti :  preparazioni  di  piu  difficile  indagi- 
iie,  clie  le  sopracccnnate.  Presentava  il  terzo  la  Notomia 
delle  articolazioni  superiori,  ed  infcriori  del  corpo  lunano , 
divisa  questa  pure  in  piii  tavole,  alcune  delle  quali  oiTe- 
rivano  alio  sguardo  le  ora  dette  membra  coperte  de'  lore 
tegumenti,  altre  di  essi  dis|iogliate ,  altre  iudicanti  i  vari 
strati  succcssivi  de'  niuscoli  lino  alle  ossa,  le  quali  pero , 
mentre  tntto  il  resto  era  di  cera ,  erano  vere  ,  e  naturali. 
Contenea  il  quarto  delicate ,  e  fine  manifatture  di  tutte  le 
parti  componenti  gli  apparecchi  dell'  odorato,  dell'  udito  , 
della  vista,  del  gusto,  e  del  tatto :  lavori  egregi ,  ne' qua- 
li lascio  dietro  se  il  marito ,  e  lo  stesso  Ercole  Lelli.  E 
nel  quinto,  ed  ultimo  armario  raccliiudeansi  bellamente 
effigiati  gli  organi  generativi,  ed  oriuari  tanto  separati, 
quanto  riuniti  ne'  rispettivi  organici  apparecchi.  Oltre  clie 
nel  bel  mezzo  della  camera ,  ove  questi  pregiati  lavori  cu- 
stodivansi ,  era  locata  sopra  elegante  piedistallo  ,  e  da  cri- 
stalli  difesa  un'  orecchia  umana  di  cera  di  grandezza  su- 
perante  di  gran  lunga  1'  ordinaria,  onde  piu  agevolraente 
discnoprirne  la   mirabile   costruzionc. 

Per  non  breve  tempo  serbu  Ella  questa  suppelletile  nel- 
la  propria  casa ,  ed  ognor  piii  la  veniva  ampliando,  tanto 
che ,  diffusa  anche  per  lontane  regioni  la  fama  di  opere 
cosi  illustri ,  non  era  personaggio  alquanto  dotto,  e  cospi- 
cuo  ,  it  quale  per  Bologna  passando,  non  si  rendesse  sol- 
lecito  di  visitarle,  e  personalmente  conoscerne  1'  autrice. 
La  quale  poi  con  graziosi  modi ,  e  con  erudite,  ed  elegan- 
ti  spiegazioni  alia  brama  di  tutti  appieno  soddisfacea.  In- 
fra i  quali  personaggi  vuolsi  nominare  il  sopra  rnenzionato 
Giuseppe  II.  inq^eratore,  il  quale  li  14  Maggio  del  1769 
vedute    che    le    ebbe,    e    uditi    que'  sermoni,   rimase    cosi 


ElOGIO    DEI     CONIUGI     MaNZOI.INI  17 

peiietrato  dagli  straordlnari  merit!  di  questa  doiiiia ,  clie 
non  pote  acconiiatarsi  da  lei  senza  averia  riverita ,  e  di 
soinme  landi  ,  e  di  ricchi  doni  ricolma.  Ne  solamente  co- 
loro,  die  per  Bologna  passavano,  ma  non  poclii  a  hello 
studio  dalle  patrie  loro  di[)artivansi  al  solo  fine  di  vedere, 
ed  ammirare  \a  Manzollrn ,  e  la  sua  anatomica  suppelletile. 
Ma  jiel  1755  Dio  le  tolse  1'  amato,  e  dolce  compagno  di 
sua  vita:  jattura  amarissima,  cui  Ella  con  cristiana ,  ed 
eroica  rassegnazione  seppe  sofFiire. 

Alquanti  anni  appresso  un  Girolamo  Ranuzzi  Conte ,  e 
Senatoie  bolognese  temendo ,  che ,  dopo  la  morte  di  lei  , 
lavoii  tanto  pregevoli  sen  gisseio  dispersi ,  o  fossero ,  sic- 
come  correa  allora  la  voce ,  acquistati  ,  e  condotti  fuori 
della  citt^  ,  ov'  erano  nati ,  propose  a  lei  la  vendita  come 
di  tutte  le  sculture,  cosi  degli  strumenti  ,  e  de'  libri  aua- 
tomici ,  de'  quali  era  in  possesso.  Alia  quale  proposta  aven- 
do  Ella  acconsentito  ,  1'  ora  nominato  Signore  fece  traspor- 
tare  il  tutto  nel  proprlo  palagio  ,  ofFerendole  in  esso  nobi- 
le  appartamento ,  acciocche  1'  abitasse,  e  fosse  sempre  in 
mezzo  a  queste  sue  dilette  creature ,  e  le  custodisse ,  e 
sempre  piu  abbellisse,e  perfezionasse.  Nella  quale  novella, 
e  piu  decorosa  sede  il  numero  de'  viaggiatori ,  che  accor- 
reano  a  vederle  era  parimenti  frequentissimo. 

Cosi  durarono  le  cose  fino  all'  anno  1774  :  anno  fune- 
stissimo ,  in  cui  passo  Ella  al  numero  de'  piu.  E  volendo 
pure  i  Senatori  Prefetti  al  pubblico  Studio  rendere  la  Man- 
zoliniana  suppelletile  monumento  d'  istruzione ,  e  di  gloria 
patria,  due  anni  appresso,  ne  fecero  I'acquisto,  e  nel 
museo  anatomico  dell'  Instituto  accanto  alle  egregie  opera 
d'  Ercole  Lelli  collocaronla  apponendovi  questa  onorevole 
memoria 

HUMANI  CORPORIS  ANATOMEN 

ANN/E  MORANDI.-E  MANZOLIiNiE 

OPUS  CELEBERRIMUM 

QUOD 

SENATOR  HIERONIMUS  COMES  RANUTIUS 

JAMPRIDEM  SIBl  COMPARAVERAT 

T.    VIII.  3 


18  MiCHELE   Medici 

DUM  An  EXTERIS   EXPETRnETUR 

PATRI/E  UTILITAII,  ATQUE  OIUNAMENTO 

CONSULEM'ES 

ULISSES  GOZZADIINI  -  10.  FHANCISCUS  ALMOVANDI 

PVniTEUS    M\LVEZ/1  -  JOANNES  LAMBEUTIiNl 

JOSEl'll  ANGELEl.LI  -  UJDOVICUS  SAVIOLI 

ANTOMUS  nOVlO 

SENATORES  INSTITIIII  PR\EFECTI 

UUiNC  IN  LOCUM  TUANSl'ERRI 

CURAHUNT 

ANNO  R.  S.  CIDI'JCCLXXVI. 

Snppelletile  riconoscinta  dl  tanta  importanza ,  ed  uti- 
lity,  die  iiel  1777  die'  sopra  di  essa  ,  quasi  come  so- 
pra  veri  cadaveii,  uii  corso  di  lezioni  un  Luigi  Galvani, 
alle  quali  precede  con  dotta,  ed  erudita  Orazione  De  Alan- 
zoUmana  suppellcctili ,  nella  quale  iinprese  a  spiegare  qnan- 
to  vantaggio  da  quelle  prepaiazioiii  piovenga  alia  studiosa 
gioventu,  onde  conoscere  la  positura,  la  forma,  il  proce- 
dimento  ,  e  la  direzione  de'  vari  organi :  cose  tntte,  che 
non  iscorgonsi  bene ,  ed  interamente  nel  corpo  stesso  dei 
morti  se  non  a'  sensi  di  chi  e  colle  sezioni  anatomiclie 
addomesticato.  Oltre  die  (  omesso  che  le  membra  de'  ca- 
daveii presto  passano ,  e  si  disfanno  )  que'  preparati  lungi 
dair  essere  sozzi,  e  ributtanti ,  hanno  tale  apparenza  di 
venustd  da  attirare  a  se  gli  sguardi  ,6  1'  attenzione  di  chic- 
cliessia.  I  quali  pregi  avvegnaoclie  confessi  il  Galvani  non 
essere  cosi  propii  delle  Maiizoliniane  prepaiazioni ,  che  non 
lodinsi  eziandio  in  altre  anteriormente  fatte ,  pure  in  quel- 
le riconosce  maggiore  accuratezza,  e  veriti\ ,  e  le  gludica 
meritevoli  di  moltissitne  laudi  conducendo  quell'  arte  verso 
il  perfezionainento.  Conciossiache  sogliono  gli  iiomini  (die'  e- 
gli  )  reputarsi  piu  presto  debitori  a  colui ,  che  perfeziona 
una  cosa  anzi  che  a  chi  la  scopii ,  ed  anco,  senza  cerca- 
re  pill  oltre ,  concedergll  il  mcrito  dell'  invenzione.  Laotide  , 
r  cagion  d'  esempio ,  vengono  onorati  come  scuopritori 
Gi/gliclmo  IJarvcjo  della  circolazione  del  sangue  ,  ed  Alber- 
to Ilaller  dell'  irritabilita  ,  quantunque  prima  d'  essi  Paolo 
Sarpi ,  e  piu  poi  Andrea  Cesalpino  avessero  Fatto  nienzione 
dell'  una,  e  Francesco  Glisson  {  e  potea  anco  aggiugnere 
Tommaso   CorncUo   da    Cosenza  )  dell'  altra.  Innanzi  Fidia, 


ElOGIO    DEI    CONIUCI    MaNZOMNI  19 

ed  Apelle  (  cosi  prosegue  il  Calvani  )  vissero  altrl  diplnto- 
ri,  e  scultori,  cui  e  dovuta  la  prima  lode  dell' invenzione. 
E  nondimeno,  obbliati  quasi  quegli  antichissimi ,  e  statue, 
e  pittuie  di  cento,  e  cent'  altri  artisti  de'  tempi  posterio- 
ri si  ammirano,  si  ceicano,  ed  a  prezzo  di  molt'  oro  si 
comprano.  Di  simil  guisa  i  Moderatori  dello  Studio  bolo- 
gnese  sapientemente  intesero  a  rendeie  il  nostro  Museo 
anatomico  piu  pregevole ,  e  piii  hello  ,  volendo  die  alle 
preparazioni  ivi  esistenti  quelle  delia  ManzoUni  si  aggiu- 
gnessero  (1).  E  queste  Manzoliniaiie  ,  e  quelle  del  Lelli  fe- 
cersi  in  Bologna  innanzi  die  per  le  cure  di  Felice  Fontana  il 
Museo  anatomico  di  Firenze  abbellissero  i  commendati  lavori 
di  Clemente  Sitsini.  La  quale  arte,  la  Dio  merce  ,  appo  noi 
non  fini  col  LcUi ,  e  co'  BlanzoUni.  Conclossiache  al  dichi- 
iiare  dello  scorso  secolo  Carlo  MonJini  diresse  i  lavori  de- 
gli  abili  scultori  Giamhattista  Manfredini ,  ed  Alessandro 
Barhieri  a  cosi  buon  fine ,  die  non  solo  piu  doviziose  di 
preparati  anatomici  in  cera  rendette  la  suppelletile  Lellia- 
rza,  e  la  ManzoUniana ,  ma  fece  nascere  in  altri  brama  di 
possederne ,  e  di  tanti  fece  inchiesta  la  cittu  di  Mantova , 
quanti  per  un  completo  corso  di  lezioni  d'  Ostetricia  ab- 
bisognassero ,  e  tanti  ne  domando  l'  Emo  Zelada  a  vantag- 
gio  deir  Universita  di  Roma  ,  quanti  1'  insegnamento  della 
Notomla  esigesse.  Ed  anco  a'  giorni  nostri  sotto  la  direzio- 
ne  degli  anatomici  valentissimi ,  de'  quali  il  nostro  pubbli- 
co  Studio  si  gloria,  l'  abilissimo  modellatore  anatomico  in 
cera  Giuseppe  yistorri  lia  compiuto  opere  da  moke  parti 
d'  Italia,  non  che  da  Bologna,  ricercate,  ed  ammirate , 
suUe  tracce  de'  quali  animosamente  cammina,  e  s'  avvan- 
za  r  attuale  modellatore  anatomico  Cesare  Bettini,  di  gui- 
sa che,  anco  per  questo  solo  motivo,  la  scuola  anatomi- 
ca  di  Bologna  occupa  posto  primario  nella  storia  de'  pro- 
gress! della  Notomia. 


(t)  Gahani.  De  Maiizniiniana  suppelleclili  Oraiio  etc.  V.  Opere  edite ,  ed 
inediie  del  P.  L.  Gahani  raeeolle ,  e  jmhblkalc  per  cura  deW  Aecadtmia  delle 
Scienze  dell'  Instiluto  1841  pag.  45  e  seg. 


20  MicHKLE  Medici 

Ma  alia  MiinzoUni  ritoiiiando,  altre  speciali  osservazloni 
pratic6,  cni  Ella  iion  diessi  ciira  di  pone  in  luce,  con- 
tenta  al  sodisfacimento  d'  averle  fatte.  Cosi ,  per  cagione 
d'  esemplo ,  a  Lei  e  trihuita  la  scoperta ,  clie  il  muscolo 
obliquo  inferiore  dell'  occliio ,  aiizi  die  arrestarsi  all'  apofi- 
si  nasalc ,  come  generalmente  opuiavasi ,  procede ,  e  si  di- 
stende  terminaudo  nel  sacco  lagrimale.  Ed  a  lei  similmen- 
te  e  dovuta  altra  osscrvazione  al  pubblico  notificata  daU 
r  illustre  niio  antecessore  Germano  Azzoguidi^  per  la  quale 
divcnnero  insussistenti  le  appendici  venose  dell'  utero  in 
pr6  delle  quali  tanto  avea  scritto  1'  Astriic.  E  poiche  le 
parole  dell'  ora  mentovato  anatomico ,  e  fisiologo  bologne- 
se ,  oltre  1' annunzio  dalle  ricerche  della  3IanzoIini,  rac- 
cbiudono  1'  elogio  di  questa  celebre  donna,  mi  gode  1'  a- 
nimo  di  qui  riportarle.  Novum  apud  anatomicos ,  vel  etiam 
apiid  non  vulgares  homines  Annae  ManzoUnae  nomen  non 
est.  Celebritatem  enim  tantam  sihi  com.paravit  ob  incredibi- 
lem  in  cadaveribiis  incidendis  peritiam ,  obque  artem  praepa- 
rationes  anatomicas  cera  exacte  representandi ,  ut  ad  Mo- 
scoviam  usque  quum  fama  advenerit  ejus  nominis ,  Impera- 
trix  Augustissima ,  quae  a  Magno  Petro  ,  viro ,  in  quo  na- 
tura  quid  efficere  potuisset  videtur  experta ,  acceptam  gloriam 
multis  auget  virtutibus ,  atque  lionorijicentissimis  conditioni- 
bus  scientiarum,  artiumrjue  custodes  suas  advocat  in  regiones, 
Ea ,  inquam ,  Imperatrix  munificentissima  Annum  Manzoli- 
nam  semel,  iterumque  ad  suum  Archi gymnasium  invitavit. 
3faluit  ea  ipsa  imparem  se  tanto  honori  judicare  quam , 
Regiis  incitamentis  obsequendo  ,  cives  suos  ,  academiamque 
nostrum  in  sui  desiderio  relinquere.  Haec  ipsa  mulier  pluries 
occasioneni  nacta  est  intuendarum  appendicum  venosarum : 
de  iis  saepius  cum  eadem  sum  loquutus :  fassa  est  numquam 
id  genus  observationes  potuisse  confirmare,  idque  pro  sum- 
ma  qua  est  in  me  humanitate ,  ut  publicum  facerem  conces- 
sit (1). 


(t)  V.  Azzo(juidi.  Observationes  ad   uteri   conslructioricm  pertinenles.  Bono- 
niae.  1773.  pag.  36,  37. 


ElOGIO    DEI     CONIUGI     MaNZOLINI  21 

Per  le  quali  tutte  cose  furono  premi,  ed  onori  da  lei 
giustamente  meritati  se  in  patria  venne  accolta  in  quest' Ac- 
cademia  dell"  Istituto  delle  Scienze,  e  nella  Clementina  di 
arti  belle ,  se  le  venne  decrctata  una  pubhlica  cattedra  di 
Notomia ,  se  fuori  di  patria  fu  ascritta  all'  Accademia  del 
disegno  di  Firenze ,  ed  alia  Societa  lettcraria  di  Foligno  , 
se  bramarono  di  possederla  Milano  ,  Londra  ,  Pietrobur- 
go  offerendole  amplissime,e  nobilissime  ricompense.  Ma 
vinse  in  lei  1'  amore  alia  patria  :  quell'  amore ,  che  in  ogni 
tempo  ha  potuto  tanto  sopra  1'  anitno  de'  bolognesi  da  pre- 
ferire  il  poco  ne'  patrii  lari  al  molto  in  lontane  regioni : 
ed  invece  di  s6  inviava  ella  altrove  le  sue  preparazioni 
anatomiche,  quasi  volesse  con  ci6  significare ,  non  essersi 
poi  ingannato  chi  avea  concepito  di  lei  cosl  alta  riputa- 
zione  ,   e  cosi  vivo  desiderio   d'  annoverarla  fra'  suoi. 

Ma  in  questa  sua  patria,  cui  Ella  tanto  amo,  ed  ono- 
r6  depose,  pur  troppo  !  la  vita  il  9  Luglio  dell'  anno  1774- 
cinquantesimo  settimo,  od  ottavo  di  sua  vita.  Abit6  nella 
contrada  detta  Case  Nuove  di  S.  Martino ,  e  lasci6  due 
figli  :  Giuseppe  1'  uno  gli  accolto  nell'  Orfanotrofio  di  San 
Bartolommeo  di  Reno  ,  cui  tocco  in  sorte  la  pingue  credi- 
ts d'  un  Solimei ,  del  quale  prese  il  nome :  Carlo  V  altro 
eletto  Ganonico  della  perinsigne  Basilica  Petroniana.  I  qua- 
li in  argomento  di  figliale  rispetto,  ed  amore  a  tanta  Ma- 
dre  r  onorarono  di  solenni  esequie  nel  tempio  di  S.  Pro- 
colo ,  ove  le  consacrarono  un  sepolcro ,  nell'  esterior  mar- 
mo  del  quale  scolpito  vollero  questo  onorevolissirao  epi- 
tafio 


A 


f  n 


ANN/E  MANZOLINI 

IN  PATRIO  GYMNASIO  ANATOMIC/F. 

IN  FLOREMiSSIMAS  ITALI.f;  ACADEMIAS  COOPTAT.E 

AMPLIFICATRICIS  FAfAJLTATIS  SU.F, 

IN  FINGENDIS  E  CERA  IIUMANI  CORPORIS  PARTIBUS 

SUPRA  OMNES  RETRO  ARTIFICES 

PR/ESTANTISSIM.E 

IN  EISDEM  EXPLICANDIS  DISERTISSIM/E 


22  MiciiKLE  Medici 

TANTA  rFJ.F.RRITATE  !•  AM.r, ,  UT  EAM 
JOSLl'IILS  11  ALGUSTL'S 

oi!ii:niT 

TANTA  IN    PAIHIAM  CIIARITATE 

UT    COMHTIONIIUIS    AMI'LISSIMIS 

S.Kl'h;    llKl'LDIATIS 

CIVIUM  Sl'OllUM  CAUSA 

IN  MRl)10LA!^E^SIllM,  L0^D1^■ENSIUM 

l>LTr,Ori)LirANOI\UM  ACADEMIAS 

IJLTRO  AUClvSSI  I'A 

VEMaE  NOl.L'EniT. 

Ql.E  VIMT  AN.  lAir. 

OmiT  VII   1I>.  JUL.  ANN.  iMDCCIA'MV. 

JOSEPHUS  SOLIMEIL'S,  ET  CAROLUS  MANZOLINUS 

FII.II 

MATRI  CARISSIM/E  INCOMPARARIU  BENEMERENTI 

^LES^1SS1MI  I'ObUEllUNT. 

E  siccome  nell'  odierno  mio  favellare  ho  compreso  en- 
traniLi  i  coiiiugi  Nanzolini,  bene  sta ,  o  Accademici ,  che 
io  da  ultimo  richiami  alia  memoria  vostra  cio  che  ha  la- 
sciato  scritto  di  qnesto  anche  scientifico  coniugio  France- 
sco Maria  Zanotti.  Non  est  hoc  loco  de  Joanne  ManzoVmo 
egregio  mehercule  artifice,  defjue  Anna  Moranda  iixore  ejus 
praeterniittenduin :  de  qnibus  si  pauca  dixcro ,  non  me  poe- 
nitehit  digressuni  esse  longius ,  ut  meoriim  civiiim  glorias 
consulam.  31anzolini  opera  in  condendis  iis ,  qiias  si/pra  dixi, 
imaginibiis  ( 1 ) ,  magni  Gallo  fiiit ,  neque  ea  maxima  laus 
est  honiinis :  illiid  praecipuum  quod  anatomes  studium  pictor 
ingressus ,  brevi  tempore  tantos  progressus  fecit ,  iit  partes  ali- 
qiias  novis  inventis  aiixerit ,  omnes  (quasi  id  unum  in  vita 
egerit )  mirifice  calleat.  Qiiin  etiam  illas  e  cera  pulcherrime 
fingit  ,  cui  res  alias  admiscens  ,  praeterquam  quod  colores 
veros  perbelle  imitatur,  mirani  etiam  duritiem  comparat ,  et 
posteritati  consulit.  Quod  autem  fidem  vix  capit ,  Annam  iixO' 
rem  cadem  arte  imbuit ,  fecitque  anatomicam-,  et  humana- 
rum  partium  fictricem  praestantissimam.  Cadavera  enim ,  et 
tabescentia  jam  membra  pulchra  mulier,  atque  ingeniosa^ 
novo    quodam    exemplo  ,    tractat ,    neque    ut  ficta    posteris 


(1)  Qucsle  immagini   sono  le  sopramentovate  preparazioni  die  il  ManzoUni 
coslrui  a  ricbiesta  del  GaUi. 


ElOGIO    DEr    GONIUCI    Manzolini  23 

mandet,  ahliorret  a  veris.  Haec  ergo  domiim  hwnani  corpo- 
ris partihus  sibi  ornavit  mira  arte  perfectis ,  elegantissimeque 
disposiiis,  quas  concurrentihus  ( concursus  enim.  fiunt  ad  il- 
larn  maximi )  disertissime  explicat ,  ct  in  hoc  etiam  excel- 
lit.  Nitidissimo  sermone  utitur  nativo,  et  puro  in  quo  nihil 
quaesituni  apparent ,  perspicuitate  tanta  quantum  in  anatomi- 
co  vix  ullo  repcrias.  Cum  hac ,  et  Galli  domo ,  si  Institu- 
ti  aedes  et  Lelliunas  exceperis  ,  quam  comparem  non  ha* 
beo   (1). 

Del  rimanente  molte  virtuose  donne    ed    antiche,  e  mo- 
derne    puo    giustamente    varitare    Bologna ,  e    forse    quante 
niun'  altra    cittA    pu6    enumerare ,    una    Bitisia    Gozzadini , 
una  Bettina,  ed  una  Novella  Calderini,  una    Gioi>an7ia,  ed 
una  31addalena  Bianchetti,  una    Dorotea    Bocchi ,  una   Vir- 
ginia Mabezzi ,   una  Properzia  de'  Bossi  ,  un'  Elisahetta  Si- 
rani ,  una  Lavinia  F ant  ana ,  una  Jppolita   Grassi,  una  Ma- 
ria  Vittoria  Delfiiii  Dosi ,   una  Laura  Maria   Catterina   Bas- 
si,  una    Clotilde    Tamhroni  per  tacer  d'  altre  di  minore  ce- 
lebrita.   Se  non   che  1'  acquisto  delia  virtu  e  tanto  piu  dif- 
ficile ,  e    stimabile    quanto    maggiori  ,   e  piu    forti   sono  gli 
ostacoii,   che  superare  bisogna  per  arrivarla.   E    certamente 
anche  gli  studi  delle  lettere,  dell'  arti  belle,  e  delle  scien- 
ze  fisiche  ,  nelle  quali  le   snllodate  donne  riescirono  faniose 
(  avvegnacche  abbiano  in  se  certe  quali ta  cbe  rendonli   gra- 
ziosi,  ed  amaliili  )  esigono  pazienza^  e    faticlie.   JIa    niuno 
studio  esige  piii    pazienza  ,  niuno    studio    costa  piu  fatica , 
niuno  studio  e  piu  lontano  dall'  ofTerire  grazie,   ed  amabi- 
lita,  niuno  studio  e  piu  fastidioso,  piu  tristo,  piu  ributtan- 
te ,   niuno  studio    in    somma    comancla  anche   al   viril  sesso 
pill  sagrifici  di  quello    della    Notomia.   Ora  che  in   esso   sia 
divenuta  dottissima,   ed  espertissima  una  gentile,   e  leggia- 
dra  donna ,  un'  Anna    Morandi    Manzolini  ,  ([uesta    e  vera- 
mente  gran  cosa,  ed  innanzi  Lei  inaudita  (2). 


(1)  V.  De  Bon.   Scient.  et   Art.   Insiit.   alque  .4cad.    Commcul.   etc.    T.    3. 
pag.  88. 

(2)  Alciini    critic! ,  come  scrissi   allrove ,  diibilano  di    qiianio  luiiii   Aletsan- 
dro  31acchiaveUi  nelle  sue  Effemcridi  sacro-civili  pcrpeiuc  bolorjncsi  cc. ,  cbe , 


2-1  MiciiF.Ln  Medici 

vivcnie  il  famoso  Mondino  de'  Lu3zi ,  vale  a  dire  fra  il  13.°,  ed  il  H.°  secolo 
do|)o  CiiMo,  fosse  in  Bologna  ceria  Alcs^amlra  Gujliani  da  Persicelo ,  ponla 
detla  Noiomia,  e  mollo  ben  accella  al  Momlino  niedesiiuo  peixhi^  sapea  npm-- 
"are  Ic  vene ,  e  le  ailcric  anco  pin  sollili ,  ed  iniellaric  di  vaiia  adallala  ma- 
rc'ria  clio  siibito  si  ciindensava  ,  e  indniiva  senza  conoinpersi ,  dando  ad  esse. 
e  ad'allie  paili  del  coipo  il  nalnrale  coloiito.  Ma  se  ciu  t^  dubbio  ,  della  verilii 
della  siiaordi  laiia  d.illrina,  e  pcrizia  nella  Nolomia  i.V  Anna  Murandi  Manzo- 
lini  non  piit'i  esser  lecilo  a  vcriino  diibilare.  E  poi,  presnpposli  anco  veri  i  det- 
ti  del  Maahiavclli ,  sarebbe  la  Cifiliam  iin  cliiaro  noma  da  aggiugnere  a  fiiiel- 
li  dell"  allre  illiisiri  dnnne  bologiiesi. 

Olire  le  sopra  discorse  sciillure  analomiclie  altre  molte  in  conipagnia  del 
mariio  lie  condiisse  a  compinienlo  la  Maiizolini.  Lo  cbe  per  me  si  anemia  in 
qtianio  cbe  in  una  casa  nobile  di  quesla  cilia  se  ne  H  iccenlenienie  rinvcnula 
raggnaidevole  copia  iiinanzi  ignorala.  Sono  3-2  tavcdc  ,  a  ciascnna  delle  (piali 
affidale  sono  piii ,  e  piu  preparazioni  di  varie  parti  del  coipo  uniano  ,  la  niassi- 
nia  parte  lavoiate  in  cera ,  alcune  sul  veio :  tutte ,  avuto  riguardamenlo  al 
tempo  in  cui  fiiion  falte ,  pregevoli ,  alcune  pregevolissime ,  coll' aggiunla  di 
pareccbic  allre  isolate,  e  diverse  di  guisa  cbe  e  di  quelle,  e  di  quesle  dir  qua- 
si si  potria,  formare  esse  un  rausco  anatomico  :  nolizia,  di  cui  vado  debitore 
alia  genlilezza  del  Cb.  Collega  nostro  Sig.  I'rof.  Francesco  Rizzoti ,  da  ine 
ora  rinTaziato,  il  quale  non  pago  d' avermela  coraunicata  mi  permise  ch' io 
polessi  "averle  sou'  occhio  in  casa  sua  ,  perciocch^  vennero  porte  a  lui  in  do- 
no  dalla  N.  D.  Signora  Contessa  Paolina  Pepoli  Zucchini ,  cbe  le  eredild  in 
quanto  cbe  contrasse  matrimonio  con  un  discendente  da  Giiiseppe  figlio  d' Anna 
Morandi ,  il  quale  ,  siccorae  S  delto ,  and6  in  possesso  e  del  nome ,  e  dell'  ere- 
dili  Solimci.  Eccone  la  Nota. 


ElOCIO    DEI     CONIUGI     MaNZOLINI 


25 


NOTA  delle  preparazinni  di  Annlomia  IJmana  model/ale  in  cera  dai  volen- 
ti Arlefici  GIOVAy.M  MA\ZOUM,  fd  AN.\A  ilORANDI  MANZOUM, 
conCenule   in  un  annario   chc   era   prmsn    la   Aobile    Famiglia    SOLIMEl 

di    Bulorjna. 


Tavola 

1 

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3 

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4 

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6 

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17 

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18. 

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23. 

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24. 

M 
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U 
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M 
» 


26. 
27. 

28. 
29. 
30. 
31. 
32. 


Torace  apcrlo  anieriormente,  che  lascia  vedere  le  pleure,  il  media- 

siino  aiileiiore,  cd  il  pericaidio. 
Maiio  desira  ,  e  siniilra. 
Mtiscoli  della  faccia. 
Appareccliio  ciilaneo. 
Ciiore  avvollo  dal  peiicardio. 

Cuori  aperli  per  far  veileie  le  cavii;\  (feslre  ,  e  sinistre. 
Aspera  arleria  co'  poliiinni,  ed  il  ciioie. 
Poliiione    desiio   con    la  tracliea  ,  ed  a   sinistra   di  questa  11  bronco 

corrispondeiilc  colle  sue  diianuizioni. 
Felo  a   lerinine   colla    placenia ;  T  addorae   i   aperto,  in   cui  dislin- 

gtionsi  i  visceri  adilominali. 
Lingda  co'  suni  nuiscoli. 
Oreccliiclla  desira  del  ciiore. 
Lingna  co'  nervi  ,  e  nuiscoli  lingnali. 
Appareccliio  respiralorio ^  e  cenlro  circolalorio. 
Caviia  della  bocca. 

Mascella  inleriore  porlanle  la  lingua  fornila  de'  propri   muscoli. 
Valvole  del  cuore  tanio  venlricolari ,  clie  auricolari. 
Vollo  di  una  donna. 
Ossa  della  t'aceia  iinile  fra  di  loro. 
Lingua  ,  e  parlicolarila  cbe  ha  sul  dorso. 
Due  reni  unili  in  un  solo,  e  disposizioni  de'  vasi  emaigenti. 
I'alpebre,  glanddia  lagriniale,  e  sacco  lagrimale. 
Muscoli  della  faccia,  e  caviia  del  naso. 
Occliii)  fornilo  de"  niuscnii   propri. 
Vari  buibi  dell'  otcliio  forniii   de'  muscoli    propri,  e   de'  nervi ^  che 

vanno  a'  muscdli. 
Vari  biiibi  dell'  occbio  ,  ne'  quail  scorgesl  la  coslruzione  inlerna  del 

bulbo. 
Regione  del  nienlo. 
Mano  privala   della    cute    ove    vedonsi  1  tendini  de*  muscoli  flessorl , 

ed  1  nervi ,  che  Irovansi  sollo  la  cute  nclla  palma  della  mano. 
Ulero  nelle  dimensioni ,  che  ha  quando  si  6   sgravato  da  pocbe  ore. 
Vene  del  collo.  —  Carlllagini  della  laringe. 
Larlnge ,  sue  cariilaginl,  ed  i  muscoli,  cbe  spettano  all'  osso  joide. 
Vari  bulbi  dell'  occbio. 
Farioge, 

T.    VIII.  4 


26  MiCHELE  Medici 


Preparazioni  in  cera  non  numerate, 

Mascdla  infeiiore  porlante  la  lingua,  la   faringe    aperta,  ed  in    fondo  a  quesla 

si  vede  1'  cpislolidc. 
Regionc  della  faccia  co'  muscoli  facciali- 
Cuore  co'  suoi  muscoli. 
Faringe  ,  laringe ,  lingua  ,  cd  ugola. 
Nervi  clie  vanno  a'  muscoli  dell"  occliio. 
Vasi ,  e  nervi,  clic  dislribuisconsi  cniro  1'  orbila. 
Orcccliio  porlalo  ad  una  grandczza,  die  passa  le  naturali  diracnsioni. 
Vaso  di  veiro  contenente  un  I'elo  in  cera. 
Vaso  di  vetro  contenente  ua  caso  di  gravidanza  gemella. 


SUNTO 

DI  OSSERVAZIOiM  SPETTANTI 

ALL'  ANATOMLV  DEL  PECARI 

DICOTILES  TORQUATUS  CIT.  --  SUS  TAJASSD  Lll. 

ME-lJOfilA 

DEL  PROFESSORE  CAVALIERE 

AIVTOIVIO  ALESSAIVDRINI 

(  LcUa  ncllj  Scssione  del  20  Novcmlire  ISiG.  ) 


XJ  America  merirlionale  possiede  un  animale  assai  co- 
mmie ed  utile  die,  per  la  siiigolare  sua  rassomiglianza  col 
cignale  divenne  scopo  di  studiate  indagini  per  Coloro  clie 
priini  visitarono  quella  parte  del  Nuovo  Mondo,  o  clie  si 
occuparono  della  classificazione  e  descrizione  degli  oggetti 
cola  veduti  e  raccolti ,  intendo  dire  del  Pecari :  cosi  e  che 
ne  parlarono  piu  o  meno  estesamente  e  veridicamente 
Desmarches,  Cereal,  Oviedo,  Marcgrave  e  nioltissimi  al- 
tri,  copiati  poi  e  cotnentati  da  tutti  i  Zoologi  clie  venne- 
ro  in  seguito ,  ancorclie  non  avessero  avuto  occasione  di 
osservare  cogli  occhi  proprii  il  nuovo  animale.  Lo  stesso 
nostro  celebratissimo  Aldrovandi  nel  trattato  =  De  qua- 
drupedibus  bisulcis,  pag.  9.39  =  parlando  dei  porci  ri* 
corda  il  Pecari  sotto  la  denominazione  di  =  Sus  umbili- 
cum  in  dorso  liabens  =.  Ma  per  quanto  i  citati  Natura- 
list! fossero  solleciti  nel  descrivere  e  rappresentare  ancora 
grossolanamente    le    esteriori    forme ,    ne    trascurarono    del 


28  Antonio  Alessandrini 

tutto  r  anatomia.  Nel  Catalogo  del  Museo  Wormiano  piib- 
blicato  in  Leida  del  IG").")  vien  detto,  che  nel  1637  nella 
niedesiiua  Citta  piaticossi  piil)l)licamoiite  la  sezioiie  del  ci- 
gnale  indiaiio  (  il  pecaii),  ed  a!  Wonnio  vennero  da  En- 
rico Fiiiren  rifeiiti  i  lisultati  di  una  tale  sezione,  che  ri- 
duconsi  a  poclii  ceniii  <ieneiali  siii  visceri  del  torace  e 
dell'  addotnc.  Poscia  il  celebre  Zootomo  inglese  Tyson  ,  ben 
noto  per  nioUi-  altri  lavori  spettanti  all'  anatomia  compa- 
rata  ,  ne  descrisse  diverse  parti  nelle  Transazioni  della  R. 
Societa  di  Londra  del  lf)8,'{,  per  cni  fa  dnopo  discendere 
all'  epoca  taiito  ilUistrata  dal  BiiflTon  per  rinvenire  non  so- 
lo una  pill  estesa  e  veridica  descrizione  zoologica  dell'  ani- 
niale  in  discorso,  ma  piir  anclie  la  cjuasi  conipleta  anato- 
mia del  medesimo,  eseguita  dall'  industre  abilissimo  di  lui 
Collahoratore   il   Daubenton. 

Nella  splendida  opera  iconografica  sni  Mammiferi  pub- 
blicata  da  Feilerico  Cnvier  e  GeofiVoy  Saint-Hilaire  e  pure 
rappresentato  il  pecari  compreso  nel  sottogenere  Dicotyles: 
il  breve  articolo  che  spetta  al  medesimo  porta  la  data  del- 
r  aprile  1819,  descrive  un  individuo  vissuto  nel  Parco  del 
INIuseo  di  Parigi  ,  ricordando  soltanto  parecchie  abitudi- 
iii  deir  animalc ,  acquistate  probabilraenle  col  vivere  in 
schiavitu. 

Nel  tomo  V.  della  seconda  serie  degli  Annali  di  Storia 
Naturale  di  Londra  (  pag.  iOO-iO.").  2.°  semestrc  1840  )  e 
inserito  un  interessante  articolo  dello  Scliombnrg  tolto  dal- 
la  =  Relazione  di  un  viaggio  recente  fatto  nella  Gujana  = 
nella  quale  il  Pecari  dal  coliare ,  die  nell' America  meridio- 
nalc  tierie  il  posto  del  cinghiale ,  e  descritto  consideran- 
dolo  nello  stato  di  selvatichezza,  semprc  pero  zoologica- 
mente  e  senza  discendere  a  minute  indagini  anatomiche. 

Nel  quaderno  ventesimosecondo  della  osteogralia  del  De 
Blainville  (20  Novembre  18i2.  Gen.  Sus  pag.  105-232) 
trattando  del  gen.  Sus  parla  estesamente  delle  ossa  e  dei 
denti  del  pecari  ,  confronta  tali  parti  con  quelle  delle  spe- 
cie congencri ,  il  cignale ,  il  babirnssa  ,  rendendone  cosi 
per  questa  parte  quasi  completa  1'  anatomia ,  come  me- 
glio    dimostrero    nella    particolare    descrizione  degli  oggetti 


_  Del   Pecari  29 

spettanti  al  pecari  conservati  in  questo  Gabinetto  d'  Ana- 
tomia  Comparata ,  ricordando  ancora  nei  sin<^oli  aiticoli 
i  lavori  analoghi  massime  del  Fiiiren ,  del  Tyson  e  del 
Danbenton. 

Fu  nel  18ii  die  mi  si  presento  1'  opportunita.  dl  fare 
acquisto  pel  Museo ,  dall'  altre  volte  ricordato  Corrispon- 
dente  natiiralista  di  Amsterdam  Sig.  G.  A.  Frank,  di  un 
pecari  femmina  adulta,  e  di  un  feto  del  scsso  niedesimo 
conservati  nello  spirito  :  il  primo  molto  deperito,  massime 
nella  pelle  e  nella  muscolatnra  ,  di  guisa  che  si  e  potuto 
conservare  soltanto  porzione  di  cute  della  regione  della  te- 
sta (  N.  3888),  dove  al  vertice  e  sulle  ganascie  esistono 
lunghi  peli  o  setole  di  color  nero ,  con  largo  anello  bian- 
co presso  la  radice ,  e  verso  l'  estremita.  I  piu  lunghi  pe- 
li del  ciuffb  al  vertice  della  testa  arrivano  agli  otto  centi- 
metri ,  sono  compressi,  coUa  punta  or  bifida  or  trifida, 
generalmente  nerastri.  Abbenclie  le  setole  situate  presso  il 
canto  esterno  dell'  apertura  interpalpebrale  superiormente  , 
e  sulle  guancie  arrivino  ad  eguagliare  la  mole  e  la  lun- 
ghezza  dei  peli  descritti  ,  sono  pero  di  forma  conica ,  in- 
teramente  neri ,  e  terminati  in  acutissima  punta  semplice. 
Null'  altro  aggiugnero  sulle  forme  esteriori  dell'  animale, 
come  diss!  alterate  ,  e  perche  d'  altronde  con  niaggior  fon- 
damento  ne  favellarono  i  Naturalisti  che  lo  videro  vivente, 
od  intero  e  di  recente  ucciso ,  per  occuparmi  senz'  altro 
delle  ricerche  anatomiche. 

Articolo   1.°  Ststeina  osseo. 

Abbenche  le  ossa  sieno  le  parti  degli  animali  che  meglio 
e  piu  a  lungo  si  conservano  ,  fino  a  presentarci  nei  terre- 
ni  formanti  la  superficie  del  Globe  le  spoglie  di  specie  da 
secoli  e  secoli  perdute  ,  tuttavia  lo  scheletro  del  pecari , 
come  vien  detto  anche  nell'  opera  recentissima  del  De  Blain- 
ville ,  e  stato  osservato  da  piccol  numero  di  anatomici. 
Dopo  il  Tvson  che  pel  primo  ne  parlo  nelie  citate  Tran- 
sazioni  anglicane,il  Danbenton  ne  diede  minuta  descrizio- 
ne,  corredandola    pero    di    una   figura  che,  a  motive  della 


30  Antonio  Alessandrini 

plccola  dlinensione ,  rinsciva  del  tutto  insufficlente.  II  lo- 
dato  De  Blainville  riinedio  al  difetto  pubblicando  nel  ven- 
tesimosecoiulo  qiiadenio  dell'  osteografia  (  Tav.  3  )  lo  sche- 
letro  dcila  ripctuta  specie  ad  un  quarto  della  naturale 
graiulczza;  lio  cieduto  quindi  supcrfluo  riprodurre  in  una 
tavola  lo  scliolntro  dfl  Miiseo,  anche  perche  si  tratta  di 
iudivitluo  niolto  {iiovitin  ,  e  iicl  «jiiale  percio  le  ossa  non 
Iianno  ancora  acqnistato  1'  intern  sviluppo  e  consistenza : 
infatti  la  lnnghezza  dello  sclieletio  da  me  posseduto,  dal- 
r  apice  del  tmiso  ail'  estremita  del  tubercolo  caudale,  e  di 
soli  sessaiilailue  centimetri,  qiiando  qnello  figiirato  dal  De 
Blainville  arriva  agli  ottantotto ;  si  verifica  pero  anche  nel- 
r  eta  poco  inoltrata  la  circostanza  della  quasi  totale  scom- 
paisa  dellc  suture  nelle  ossa  del  cranio ,  niassiine  della  re- 
gione  superiore. 

II  numero  complessivo  delle  vertebre  e  molto  minore  di 
qnello  clie  s'  incontra  nelle  specie  congeneri ,  per  la  nian- 
canza  della  coda,  arrivando  alle  -41  vale  a  dire  quattro 
cefaliclie,  sette  cervicali  ,  quattordici  dorsali,  cinque  lom- 
bari ,  una  del  sacro ,  dieci  caudali  o  cocigee ,  nientre  nel 
ciiinale  se  ne  enunierano  52  (  4  cef.  —  7  c.  --  14  d.  —  7 
1.  -.  2  s.  --  18  c.  )  ,  e  nel  babirussa  hno  a  cinquantasei 
(  -i  cef.  -  7  c.  -  13  d.  --  5  1.  --  2  s.  -  25  c.  ).  Delle 
quattordici  coste  sette  sono  sternali,  ed  altrettante  aster- 
nali  ,  ma  qui  pure  1'  ossificazione  ha  proceduto  celeremen- 
te,  giacclie  tiitle  le  cartilagini  si  mostrano  gremite  di  pun- 
ti  solidi ,  cd  anche  nell'  essicarsi  poco  lianno  perduto  nella 
mole,  conservando  quasi  interamente  la   naturale  direzione. 

Rclativauiente  alle  ossa  delle  estreniiti  vi  si  mostra  no- 
tabile  tendenza  a  semplificarsi ,  avvicinandosi  per  tal  modo 
piuttosto  al  tipo  dei  runiinanti  ,  del  die  ne  troveremo  pu- 
re indizii ,  anclie  piij  patenti ,  nclia  singolare  complicazio- 
ne  dello  stomaco.  Abbenche  negli  arti  anteriorl  ben  svilup- 
pate  sieno  ancora  le  quattro  dila  costituenti  la  nota  ca- 
rattcristica  del  genere ,  la  saldatura  dei  due  mctacarpi  prin- 
cipali  iieir  estremita  superiore  incomincia  per  cosl  dire  la 
metamorfosi ,  die  assai  pin  oltre  procede  nei  posteriori : 
quivi    trovasi    un    solo    metatarso    principale ,    che    appena 


Del  Pecari  31 

mostra  inferiormente ,  come  nei  rnminanti,  la  doppia  testa 
articolare  per  le  dita  medic;  dci  lateiali  csiste  soltanto 
r  interno  notabilinente  impiccolito,  iion  trovandosi  dell'  e- 
sterrio  veiuna  traccia  ,  abljciiclie  le  region!  siiperiori  degli 
arti  stessi  sieno  ben  robnste ,  e  molto  piu  cbe  le  analo- 
ghe  delle  estreinitu  anteriori.  Anclie  in  queste  region!  !l 
consolidamento  e  j  ^rfezionamento  delle  ossa  emula  quelle 
d!  gia  avvertito  nella  testa  ,  perclie  le  epifisi  quasi  dovun- 
que  sonos!  saldate  al  corpo,  vedendosene  appena  un  indi- 
zio  nelle  ossa  dell'  antibraccio. 

Articolo  2,°  Apparecchio    dig^erente. 

Essendo ,  come  dissi,  il  pecari  die  descrivo  molto  gio- 
vine,  mi  ofFre  1'  opportunita  d!  osservare  e  descrivere  si 
la  prima  die  la  seconda  dentizione.  II  De  Blainville  (  pag. 
161  )  asserisce  d!  aver  trovato  soltanto  quattro  incisivi  di 
latte  si  nella  mascella  superiore  che  nella  inferiore  ,  il  niio 
esemplare  (  Tav.  1.  fig.  3.  )  ne  mostra  evidentemente  sei 
in  quest'  ultima,  quattro  dei  quali  (a,  a),  situati  nel 
centro ,  robust!,  cilindrici,  a  corona  leggermente  piatta,  e 
due  lateral!  [b,  b)  piu  deboli,  la  corona  dei  qual! ,  me- 
glio  distinta  dalla  radice  cilindrica ,  e  di  figura  romboida- 
le  e  compressa;  separati  da  quell!  del  centro  mediante  bre- 
vissimo  spazio ,  die  s!  fa  maggiore  tra  gl!  stessi  denti  ed 
i  canini.  Nella  mascella  superiore  (Tav.  1.  fig.  1.)  quat- 
tro sono  gli  incisivi,  i  due  del  centro  (a)  piu  robust!  e 
strettamente  unit!  ,  i  lateral!  sono  impiantati  a  qualche  di- 
stanza  [b,  b).  Ma  cio  che  maggiormente  interessa,  e  si 
e  avuto  cura  d!  fare  cliiaramente  risaltare  nelle  tre  figu- 
re della  tavola ,  s!  e  il  numero  e  grado  di  sviluppo  dei 
denti  di  successione. 

La  dentatura  completa  nell'  adulto  si  compone  di  dieci 
incisivi  ,  quattro  canini  e  ventiquattro  molar! ,  in  tutto 
trentotto ,  ventisei  dei  quali  vanno  soggett!  a  cambiamen- 
to,  e  sono  gl!  incisivi,  i  canini  e  dodici  dei  molari.  Que- 
st! denti  vedons!  tuttora  fermi  negli  alveoli,  per  cui,  on- 
de  mettere  alio  scoperto  quelli  di  successione ,  si  e  dovuto 


32  Antonio  Alessandrini 

aspoitare  in  diverso  modo  la  parete  ossea  esterna :  cosi 
nella  figiira  prima  della  citata  tavola ,  tolta  la  lamina  pa- 
latina  del  niascellare  destro,  ed  aperti  gli  alveoli  dei  pri- 
mi  tie  niolari,  superioiniente  vedonsi  qLielli  di  latte,  la 
corona  dei  (jiiali  e  ben  poco  logorata ,  e  fra  le  loro  radici 
i  gerini  degli  analoghi  dcnti  di  sncccssionc  (  c,  f/ ,  e  ). 
Nella  tnascella  snperiore  i  denti  clie  niostransi  di  piii  inol- 
trati  nello  sviliippo  sono  i  canini ;  esiste  di  fatti  in  luogo, 
e  ben  robnsto,  il  canino  di  latte  (/),e  di  gii\  la  corona 
del  permanente  (  g  )  e  nscita  dall'  alveolo  per  cinque  mil- 
limetri.  Gli  incisivi  permanenti  sono,  come  i  molari  di  gii 
descritti,  ben  poco  inoltrati  nella  loro  formazione;  conti- 
nuando  sempre  nella  descrizione  della  mascella  snperiore, 
tolta  dal  lato  sinistro  la  parete  esterna  dell'  iiiterniascella- 
re,  e  manifesta  la  grossa  corona  [a,  fig.  i.  Tav.  1.  )  del- 
r  incisive  medio  permanente  dello  stesso  lato,  non  essen- 
do   ancora   formata  queiia  del   dente   esteriore. 

Ma  passando  a  dire  dello  stato  della  dentizione  nella 
mascella  infcriore ,  aperti  gli  alveoli  profundi  dogli  incisivi 
e  del  canino  del  sinistro  lato  nella  regione  snperiore  (  fig. 
3.  Tav.  cit.  ),  e  ben  manifesta  porzione  dell'  incisivo  me- 
dio permanente  (c),  e  del  canino  (<r/),  qnesto  pero  ad 
im  grado  di  sviluppo  molto  minora  di  qnello  avvertito  nel- 
la mascella  snperiore  ,  a  dilTerenza  di  quaiito  snole  per  lo 
pill  avvenire  in  altre  specie  di  mamniileri  nelle  quali  la 
dentizione  piocede  piii  sollecita  nella  mascella  inferiore.  In 
quanto  ai  molari  (Tav.  1.  fig.  2.  a,  b,  c  ) ,  le  corone  dei 
primi  tre  permanenti,  collocate  profondamente  entro  distin- 
ti  alveoli  al  disotto  di  qnelli  di  latte,  hanno  all'  incirca 
lo  stesso  grado  di  svikippo  descritto  nella  mascella  snpe- 
riore. Al  qual  proposito  della  dentizione  notero  altresi  es- 
sere  inesatto  qnanto  asserisce  il  De  Blainville,  vale  a  di- 
re die  Oken  j)el  primo  abbia  distrutto  1'  errore ,  da  Ari- 
stotile  pervennto  fino  ai  nostri  tempi,  die  cioe  i  porci 
masclii  abbiano  niairsior  nnmero  di  denti  delle  fismmine, 
e  la  specie  manchi  della  prima  dentizione  :  molto  tempo 
prima  Home,  ed  il  nostro  Prof,  Gandolfi  avevano,  median- 
te  appropriati  stndi  anatomici,  distrutto  1'  errore,  studiando 


Del   Pecari  33 

contemporaneamente    sifllilto    argomento,  il  primo  nel  cin- 
gliiale,   ncl   poico   domestico   il   secondo. 

Pel  ririiaiieiilo  del  cauale  alirnentare  esofago,  stomaco 
ed  iiitestiiii  nulla  potrei  aggimigere  alle  esatte  e  niinute 
descrizioiii  del  Tyson  e  del  DaulieiUon  ,  e  massime  di  que- 
st' ultimo  ,  soltaiito  diro  die  avendo  aperto  pel  lungo  1' in- 
testino  tciiue ,  ed  osseivatolo  colla  leiite,  1'  interna  di  lui 
niernhiana  nelle  diverse  regioni  mi  ha  olTcrto  le  modifica- 
zioni  seguenti.  II  digiuno  in  prossimitu  del  duodeno  ha  pa- 
reti  niolto  sottili  ,  nell'  interno  leggermente  veliutate,  e 
corrispondentemeiite  all'  inserzione  del  mesereo  si  vede  una 
striscia  della  lunghezza  di  dodici  centimetri  ,  larga  tre  mil- 
limetri  di  giandolette  miliari,  appianate,  e  di  color  giallo- 
gnolo;  perdendosi  la  quale  slrattnra  i  villi  si  fanno  piu 
evidenti  e  coaq)licati.  NelT  ileo  le  pareti,  alquanto  piu  ro- 
l)iiste,  mostrano  neil'  interno  struttura  vellutata  assai  piu 
complicata  e  tomcntosa  ,  e  di  tratto  in  tratto  delle  piccole 
cliiazze  orbicolari  dipendenti  dal  coadunamento  di  cripte 
mucipare. 

Le  pareti  degji  intestini  crassi ,  assai  piii  consistent!, 
perdono  nell'  interno  la  struttura  villosa,  e  si  fa  evidentis- 
sima  la  disposizione  glandolare  a  chiazze  e  striscie  assai 
frequenti.  L'  intestino  cieco  non  ha  che  nove  centimetri 
di  lungiiezza,  e  quasi  altrettauto  di  larghezza  nella  regio- 
ne  pill  rigonfia,  dal  centro  della  quale  sorge  un  piccolo 
cono  cieco  avente  la  base  di  due  centimetri,  e  1'  asse  di 
tre,  complicazione  che  ,  variamente  modificandosi  in  diver- 
si  generi  di  niammiferi,  arriva  poi  a  forme  colossali  nel 
cavallo.  II  colon  molto  esteso  forma  conqalicate  inflessioni 
e  ravvolgimenti ,  ed  e  assai  ricco  di  concamerazioni  e  par- 
ziali   sepimenti. 

I  visceri  accessorii  del  canale  digerente ,  fegato,  pan- 
creas e  niilza  ,  sono  descritti  con  sufficiente  precisione  dal- 
r  encomiato  Daubenton  ,  che  unisce  alia  descrizione  anche  la 
figura  della  milza  e  del  fegato  ,  coll'  avvertenza  essere  que- 
st© mancante  della  vescichetta  del  fiele ,  singolariti  tanto 
piu  meritevole  di  rimarco  in  quanto  che  ne  vanno  fornite 
le  specie  congeneri,  il  cinghiale  cioe ,  ed  il  porco  di  Siam. 
T.  viir.  5 


34  Antonio   Alessandrinc 

Articolo   3."  Apparecchio  respirator  to. 

Abbenchc  il  polmone  sia  stato  descritto  dal  Daubenton, 
lo  fii  per6  in  nioJo  troppo  conciso,  e  la  figura  che  ac- 
compagna  una  tale  descrizione  e  inesatta,  giacche  spinta 
con  troppa  forza  1'  aria  nel  viscere  per  la  trachea ,  si  fece 
strada  nella  faccia  superiore  al  dissotto  della  pleura ,  che 
si  vede  sollevata  in  forma  di  due  atnpie  vesciche  elittiche, 
iniproprianiente  considerate  quale  condizione  normale  di 
questa  specie.  Ho  quindi  rappresentato  nella  Tav.  2.  fig.  1. 
il  viscere  veduto  dalla  faccia  inferiore  in  uno  col  canale 
tracheale,  la  laringe,  e  1'  osso  joide.  Quest'  ultimo,  colle 
ossa  stiloidee  molto  lunghe  [a,  a,  fig.  1.  Tav.  2.),  ascen- 
de  per  congiungersi  all'  osso  petroso ,  mentre  inferiormen- 
te  tende  al  corpo  dell'  osso  joide  mediante  due  porzioni 
{a',  a'),disposte  lateralmente  in  semicircolo  ,  e  terminan- 
ti  coli  dove  al  corpo  stesso  si  uniscono  le  corna  tiroidee 
(d,  d).  Lo  spazio  non  breve,  che  si  interpone  all'  osso 
joide  ed  al  lembo  superiore  della  cartilagine  tiroide  ,  e 
chiuso  da  robusta  membrana  (  c  )  formata  da  tessuto  ela- 
stico,  e  limitata  ai  lati  dai  processi  ascendenti  (  i,  i  )  del- 
la  cartilagine  tiroide. 

Siccoine  la  laringe  ofFre  una  struttura  singolare  rispetto 
alia  forma  ed  alia  mole  delle  cartilagini  che  la  compougo- 
no,  cosi  ho  creduto  opportuno  di  rappresentaria  in  tre 
aspetti  diversi  nella  citata  tavola  seconda.  Nella  figura  pri- 
ma r  organo  e  veduto  dalla  faccia  inferiore,  riferendo  sem- 
pre  le  parti  alia  naturale  loro  posizione  nel  corpo  dell'  a- 
nimale.  La  cartilagine  tiroide  (e)  e  voluminosa  e  robusta, 
estendendosi  verso  la  regione  superiore  in  modo  da  copri- 
re  quasi  interamente  la  cricoide  (  a  ,  a  ,  Tav.  2.  fig.  2  ) : 
esistono  in  essa  ai  lati  due  ampii  fori  elittici  (  b,  b  )  che 
r  attraversano  del  tutto,  e  sono  ben  distinti  i  processi 
ascendenti  (c,c),  che  la  uniscono,  mediante  tessuto  ela- 
stico  brevissimo,  alle  corrispondenti  corna  dell' osso  joide; 
non  che  i   processi  discendenti  {d,  d)  pei  quali  la  tiroide 


Del   Pecari  35 

poggia  sui  lati  della  cricoide,  e  fermamente  vi  aJerisce  per 
opportuni  legamenti. 

La  seconda  cartilagine  la  cricoide  (  Tav.  2.  fig.  \.f,f  — 
fig.  2.  e  —  fig.  3.  y,  f)  nella  regione  superiore,  corri- 
spondente  al  disco  o  gemma  dell'  anello,  mostra  nel  centro 
una  legger  spina  [e),  die  la  rende  alquanto  incavata  ai 
lati  :  essa  pure  e  assai  grossa  e  robusta  (  a,  a,  fig.  3  ),  e 
per  mezzo  di  legamento  denticolato  esterno  si  congiunge 
al  primo  largo  anello  della  trachea;  cio  per6  che  la  fa  appa- 
lire  piu  singolare  uella  forma  si  e  1'  allungamento  inferiore 
(/,/",  fig.  l.)clie,  attraversando  il  primo  e  secondo  anello 
traclieale,  passa  ad  unirsi  col  terzo ,  lasciaiido  nel  centro 
al  davatiti ,  per  quattro  qninti  di  sua  estensione  ,  un'  am- 
pia   fenditura   [f  )  chiusa  da   seinplice  tessuto   fibroso. 

Le  aritnoidi  (Z*,  c,  tav.  2,  fig.  3.  )  poco  si  allontanano 
dair  ordinaria  forma,  soltanto  il  loro  processo  discendente 
(  d ,  fig.  cit.  )  e  ben  patente  e  terminate  in  punta  mol- 
to  acuta. 

L'  epiglotide  (fig.  2.g  —  fig.  3.  e)  non  e  proporzionatamen- 
te  molto  estesa ,  di  figura  quasi  semicircolare  ,  con  legge- 
ra  prominenza  nel  margine  libero ,  a  tale  che  non  si  po- 
trebbe  chiudere  esattamente  1'  ampia  glotide  se,  all'  atto 
dell'abbassamento  della  epiglotide,  non  accadesse  altresi  I'ad- 
duzione  delle  aritnoidi  ,  per  la  quale  vien  chiuso  lo  spazio 
interposto   alle    medesime. 

Aperta  pel  lungo  la  laringe  nella  regione  snperiore,  tron- 
cando  nel  centro  la  cricoide  (  fig.  3.  Tav.  2.  ) ,  sono  ben  ma- 
nifeste  due  robuste  pieghe  lateral!  della  mucosa  (/,  /) , 
indicate  comunemente  col  nome  di  corde  sonore,  senza 
per6  che,  posteriormente  ad  esse,  vi  sia  indizio  di  cavita, 
cioe  dei  cosi  detti  ventricoli  laringei.  Ampia  cavita  invece, 
quasi  ventricolo  medio  snperiore  della  laringe,  esiste  al  di- 
sotto  dell'  inserzione  dell'  epiglotide  all'  angolo  anteriore  del- 
la tiroide  (g,  fig.  3.  Tav.  2.  ),  che  produce  la  notabile 
prominenza  all'  infuori  della  cartilagine  stessa. 

La  trachea  (g,  fig.  1.  Tav.  2.  )  si  compone  di  ventisei 
anelli,  i  primi  due,  come  dissi ,  sono  interrotti  dal  pro- 
lungarsi  della    cricoide  ,   quelli  che  seguono ,  fino   al    di  li 


36  Antonio  Alessandrini 

tlella  nieti  del  canalc,  sono  robusti  ed  interi ;  riell'  ultima 
poizione  ,  oltrecche  si  restringe  alquanto  il  canale  stesso, 
i  suoi  aiielli  sono  piii  deboli ,  e  mancanti  al  solito  di  un 
segmento   nella   faccia   superiore. 

Delle  due  masse  polmonari  la  destra ,  alquanto  maggio- 
re ,  si  compone  di  quattro  lobi  {k,  I ,  m ,  n ,  fig.  1.  Tav.  2.), 
il  maggiore  dei  quali  c  il  posteiiore  (m)  ,  ed  il  miniino  [n), 
situato  verso  il  centro  del  toiace  ,  applicasi  in  parte  sul- 
r  esterna  faccia  del  pericardio.  La  sinistra  massa  e  divisa 
in  tre  lobi  princlpali  (o,  p,  q,  fig.  cit.  )  :  seinbra  per6 
die  questo  mode  di  separazione  possa  andar  soggetto  a 
variazioni  nei  diversi  individui  ,  giacche  il  Daubenton  la 
dice  composta  di  due  soltanto,  ed  anzi  riflette  a  tal  pro- 
posito  cbe  il  Falcobiu-gio  aveva  fatto  menzione  di  un  ter- 
zo  lobo,  come  pure  si  osserva  nell'  eseniplare  die  de- 
scrivo. 

Articolo  4-.°   Del  cuore  e  del  tronco  dcW  aorta. 

II  cuore  (/z,  fig.  1.  Tav.  2.)  essendo  nella  figura  ri- 
mosso  dalla  naturale  posizioiie ,  e  piesentando  di  fronte 
r  apice ,  non  puo  dare  esatta  idea  della  sua  conformazio- 
ne ,  essa  dire  si  deve  pcro  del  tutto  somigliante  a  tpiella 
di  iiiolti  altri  mammiferi,  rappresentnndo  un  coiio  di  for- 
ma alhingata,  ad  apice  acnto,  1'  asse  del  quale  arriva  ai 
sei  centimetri  e  mezzo,  e  la  base  ne  ba  (juattro  e  sette 
millimetri.  Ma  ci6  die  per  me  riusciva  piu  interessante  era 
r  esame  del  tronco  aortico,  avendo  diversi  Autori  descrit- 
ta  come  normale  una  conforrnazione  cbe,  a  mio  credere, 
e  piuttosto  il  prodotto  di  malattia,  costituente  percio  un 
vizio  strumentale  od  anomalia  patologica.  II  piii  volte  ci- 
tato medico  inglese  Tyson  avverti,  cbe  il  tronco  discenden- 
te  dell' aorta ,  tra  il  cuore  e  la  biforcazione  iliaca,  offriva 
tre  dilataziuni ,  a  parete  interna  rugosa  le  prime  due,  pic- 
cola  la  terza  ,  situata  presso  la  detta  biforcazione,  non  fu 
aperta.  L'  Antore  domanda  a  se  stesso  se  questi  aneurismi 
riguardar  si  debbano  come  morbosi ,  o  non  piuttosto  quale 
naturale  conforrnazione ,  propendendo  per  T  ultima  ipotesi. 


Del  Pecari  37 

e  paragonando  questa  aorta  al  vaso  dorsale  delle  larve  de- 
gli  iiisetti  come  lo  descrive  il  Malpighi.  Avendo  il  Dauben- 
ton  trovato  un  ampio  sacco  aneiuismatico  semplice  nel- 
r  aorta  di  altro  iudividuo,  a  quattro  pollici  dall'  arco  ,  ne 
conchludeva ,  clie  la  dilatazione  non  fosse  struttura  acci- 
dentale  e  particolare  a  quell'  individuo ,  ma  esservi  invece 
fondato  motivo  per  dubitare  di  dovere  in  tutti  riscontrar- 
la.  Proposizione  veramente  arrischiata  essendoccbe  due  soli 
esempi,  e  non  conforrni ,  non  possono  prestare  fondamen- 
to  sufficiente  a  generale  dednzione  di  tanta  importanza  ,  e 
che  rappresenterebbe  un  tipo  di  costruzione  nuovo  non 
solo  pei  mammiferi,  ma  puossi  dire  per  tutti  i  vertebrati. 
Le  laminette  ossee  delle  pareti  del  sacco,  la  loro  grossez- 
za  ,  gli  interni  strati  di  pseudo-membrane ,  il  denso  gru- 
nio  fibrlnoso  contenuto  ,  confermano  sempre  piii  1'  asserto 
trattarsi  cioe  di  vera  degenerazione  niorbosa  del  tronco 
aortico.  Infatti  in  tiitto  il  tronco  nominato  ,  gran  parte  del 
quale  e  rappresentata  nella  figura  prima  delia  seconda  ta- 
vola  (r),  ed  il  rimanente  si  trova  unito  all'  apparecchio  geni- 
tale,  nulla  mi  si  e  offerto  che  paragonare  si  possa  a  dila- 
tazioni  sia  natural!  ,  sia  morbose.  L'  aspetto  stesso  dell'  in- 
terna parete  di  tutto  il  tratto  dell'  aorta  per  nulla  si  sco- 
sta  dalla  condizione  la  piii  comune  e  naturale.  Trattandosi 
di  animale  sul  quale  si  puo  facilmente  esercitare  lo  scal- 
pello  degli  Anatomici  ,  mi  lusingo  che  sia  per  essere  facil- 
mente confermato  quanto  venne  da  me  asserito ,  onde  non 
sia  contro  di  me  ritorto  1'  argomento  teste  esposto ,  che 
cioe  poche  osservazioni  non  ])astino  a  stabilire  norme  e 
principii  generali ,  massime  trattandosi  della  struttura  tan- 
to  varia  e  complicata  degli  animali. 

Articolo  5.°  Apparecchio    geniiale  ed  uropojetico. 

Gli  organi  destinati  alia  propagazione  della  specie  sono 
stati  descritti  e  rappreseiitati  con  appropriate  figure  solo 
nel  maschio ;  di  quelle  della  femmina  lo  stesso  Tyson  non 
ne  fa  parola  ,  riferendosi  a  tal  proposito  soltanto  a  quanto 
asserisce  di  avere  osservato  occupandosi  dell'  anatomia  del 


38  Antonio  Alessandrini 

porco  spino  ,  animale  di  tntt'  altio  genere  :  il  Daubenton 
poi  dice  genericamcnte,  die  il  pecari  ha  per  la  generazione 
le  stesse  parti  clie  il  cinghiale,  il  vcrro  ed  il  porco  di  Siam, 
la  quale  ultima  proposizione  non  e  al  certo  esatta ,  massi- 
me  rispetto  all'  utero,  deducendolo  auclie  soltanto  dal  nu- 
niero  dei  piccoli  clie  le  diverse  specie  portauo  abitualmen- 
te  iu  ciascuna  gravidauza,  nieutre  cpiaudo  il  cinghiale  ed 
il  pecari  non  portano  die  tre  o  qiiattro  piccoli ,  la  fem- 
niina  del  porco  domestico  quasi  sempre  ne  da  otto  a 
dieci  :  l'  utero  quindi  deve  addattare  le  proprie  forine  a 
questa  copiosa  portata,  alluogando  le  sue  produzioni  late- 
rall,  ossiauo  le  corna,  a  modo  quasi  di  piccolo  intestl- 
no ,  die  ha  pure  i  legamenti  lati  estesi  iu  proporzione, 
e    foggiati    a    guisa    di    largo    niesenterio. 

Nella  femmina  che   descrivo    molto   giovane ,   e   die    noa 

era    per    anche    stata    fecondata,   1'  utero    difatti   non    pre- 

senta    proporzioni    molto    estese ,   la  vagina    invece    e    lun- 

ga    e  complicata ,    perche    dall'  esterna  apertura  alia  bocca 

deir  utero    misuransi    nove    centimetrl ,    avendone    soltanto 

sette    il    corpo    di    quest'  ultimo.    Subito   al   di  dentro    del- 

r  angolo    superiore    della    vulva    la    clitoride    protubera     in 

forma    di   couica    appendice    ricurva ,  ad  apice    acutissimo, 

prolungantesi    libera    per    sei    niillimetri.    Da   questo    puuto 

alio    sbocco    deir  uretra    evvi    1'  iutervallo    di    due   decime- 

tri    e    quattro    millimetri,   spazio    di  vagina    a    pareti   mus- 

colose ,    assai    robuste ,    ricchissimo    di    vasi    sanguiferi  ,    e 

r  interna    parete    del    quale    e    sparsa    di    copiose     nigoslti 

lon^itudinali.   Presso    lo    sbocco    dell'  uretra  evvi    nella    va- 

gina    un'  altro  angustissimo  foro,   reso   tale  si  per  lo  strin- 

gersi    del    canale  ,    che    per    una    specie    di    piega    anulare 

franglata    die,   quasi    a    guisa    di   imene,  ne    ottura   per  la 

massima  parte   lo    sbocco.  Al    di    hi    dell'  imene    la    vagina 

s'  allarga   notabilmente ,  le   sue   pareti    si   fanno    levigate    e 

sottili ,  mantenendosi   tali    fino   al  collo    dell' utero  ,  intorno 

al    quale  aderisce  la  vagina  stessa.   Questa  seconda  regione 

dd  canale,  che  pu6  denominarsi  ad  utero,  e  quindi  della 

lungbezza   di  sei  decimetri  e  sei   millimetri. 

La  bocca  dell'  utero,  di   forma  circolare,  6  limitata  da 


Del  Pecari  39 

labbro  sottile  ,  trasversalmente  rugoso  nel  lembo  rivolto 
verso  I'  iritestino  retto:  il  di  lui  corpo  lungo  sei  centiine- 
tri  e  mezzo,  foriiito  di  pareti  non  molto  robuste,  mostra 
da  prima  nell'  interno  delle  grosse  pieghe  anulari ,  tras- 
versalmente solcate,che  lie  restringono  grandemente  la  ca- 
vita ;  nell'  estensione  di  quattro  centimetri  e  mezzo  se  ne 
contano  otto  :  a!  di  la  di  (jueste  sorge  tosto  altra  piega 
semilunare  semplice ,  in  direzione  trasversa  d'  alto  in  bas- 
so ,  per  la  quale  il  cavo  dell'  estremiti  del  corpo  dell'  ute- 
ro  viene  separate  in  due  spazi  uguali ,  che  riguardar  si 
possono  come  1'  incominciamento  della  caviti  delle  produ- 
zioni  laterali,  ossia  delle  corna  uterine.  Queste  ,  dirigendo- 
si  spiralmente  ai  lati ,  percorrono  lo  spazio  di  sei  centime- 
tri ,  hanno  pareti  deboli ,  facilmente  dilatabili  ,  terminate 
al  solito  in  ampio  imbuto  che  abbraccia  le  ovaje :  sono 
queste  ultime  di  forma  ovoide ,  compianate,  a  superficie 
imita  e  levigata ,  e  giungono  appena  ai  sette  millimetri , 
misurate  nel  maggior  diametro.  In  queste  appendici  del- 
r  utero  s'  incontra  la  maggior  dilFerenza  confrontate  colle 
analoghe  del  porco  domestico ,  giacche  in  questo  le  dette 
corna ,  anche  nelle  femmine  che  non  subirono  1'  accosta- 
mento  del  maschio,  hanno  una  estensione  almeno  tripla , 
e  le  ovaje  ,  a  superficie  irregoiare ,  sembrano  composte  di 
parecchie  glebe,  o  masse  sferiche,  distinte  e  separate  da 
profondi  solchi. 

L' apparccchio  uropojetico,  in  quanto  ai  reni,  non  mo- 
stra quelle  difFerenze  nella  mole  e  figura  che  furono  nota- 
te  dal  Daubenton,  solo  il  destro  e  alcun  poco  piu  piccolo 
del  sinistro,  e  da  ambe  le  parti,  sui  vasi  diretti  ai  reni, 
spiccano  i  reni  succenturiati,  di  forma  allungata  e  piutto- 
sto  voluminosi ,  come  e  ampia  ed  in  forma  di  ovoide  al- 
lungato  la  vescica  delle  orine. 

Articolo  6.°  Descrizione  di  un  feto  della  stessa  specie. 

Unito  al  pecari  adulto  trovai,  conservato  nello  spiri- 
to ,  ancbe  un  feto ,  pure  di  sesso  femrainino ,  che  pas- 
80  a   descrivere   breveraente ,   occupandomi    principalmente 


iO  Antonio  Alessandrini 

di  quelle  parti ,  clic  trovai  del  tiitto  giiaste  o  mancanti  nel 
prime  esemplare.  II  peso  anivava  alio  oncie  dieci  della  lib- 
bra  mercantile  bolognese ;  delle  dimeiisioni  non  ne  parlero 
perclio  abbastanza  maiilfeste  dalla  figiira  1.  tav.  3.,  cbe 
rappresenta  raiiimale  di  uatiuale  grandezza  ,  e  giacente 
sill   sinistro   lato. 

Dallo  state  di  frescbezza  in  cui  si  trova  il  funlcolo  om- 
belicale  (a)  sembrerebbe  cbe  il  feto  fosse  stato  estratto  dal- 
1'  iitero  ,  pero  essendo  non  molto  lontana  1'  epoca  del  par- 
te,  come  appare  ancbe  dalla  mole  del  corpo,  e  molto  piu 
dallo  stato  dei  visceri.  La  peile  e  seminata  di  i-adi  peli  , 
i  quali  non  mestraiio  tinta  rossigiia  unilbrme,  come  asse- 
riscono  Federico  Cuvier  e  Geoffioy  Saiiit-Hilaire  addot- 
tando  il  parere  del  D'  Azara.  L'  individuo  die  lie  sett'ec- 
cbio,  lungo  la  liiica  media  del  dorse,  e  sul  vertice  della 
testa,  li  mostra  per  la  massima  parte  di  color  fosco  ten- 
dente  al  nere,  ma  senza  le  biancbe  zone  proprie  dell'adul- 
to ;  sui  fiancbi  il  colore  diviene  rossigno  dilavato  ,  i  peli 
seno  pill  radi  e  deboli,  finclie  nell' addome  ,  e  nella  re- 
gione  iiiferiore  delle  zampe  ,  somigliano  piuttosto  a  tenuis- 
sima  laniigine  ,  della  quale  sono  poi  del  tutto  prive  le 
piante  dei  piedi.  Nella  faccia  esistono  dei  fioccbi  di  robu- 
sti  peli  nericci ,  massime  presse  il  cello,  e  corrispondente- 
mente  ai  margini  orbitali  superiore  ed  inferiore  {b,c,d, 
fig.  1.  Tav.  3.),  abliencbe  le  oreccliiette  esterne  ,  e  I'estre- 
mitu  del  muse  superiormente  sieno  quasi  del  tutto  nude. 
Sul  dorse  ,  alia  distanza  di  quattre  ceiitimetri  dall' apice  del 
tubercolo  caudale ,  e  visibilissimo  une  spazio  circolare  ,  del 
diametro  di  quasi  nn  centimetro  ,  cerrispondente  alia  po- 
sizione  della  glandola  cbe  prepara  1'  umor  fetide  {a,  fig. 
2.  Tav.  3.),  cbe  esce  poi  dal  torellino  centrale  {b^  fig.  cit.), 
disposizione  per  la  quale  1'  Aldrovandi  defini  la  specie  col- 
la  fiase  =  Sus  umbilicum  in  dorse  babens  = ,  e  piii  giu- 
stamente  Linneo  lo  disse  =  Sus  ecaudatus,  folliculum  icbor- 
suin  in  dorse  gerens  = ,  del  quale  appareccbio  nel  feto 
ne  esiste  appena  la  traccia  ,  ma  che  nell'  adulto  fu  egre- 
giamente  descritto  e  rappresentato  dal  piu  volte  encomia- 
to  Daubenton. 


Dei.   Pecari  41 

Noil  avcii(]o  potato,  come  dissi,  esamiiiare  i  visceri  clel- 
le  tie  cavita  iiella  posizionc  naturalo  nell'  adulto ,  lio  pro- 
curato  (li  suppliro  in  parte  ad  una  tale  rnancaiiza  rappre- 
sentaiuJo  aperte  lateialmeiite  le  cavita  del  toiace  e  dell'ad- 
douie  di  tpjesto  stesso  foto,  giacente  sul  sinistio  lato,  co- 
me si  puo  vedere  nella  Tav.  4.  fig.  1.  II  dostio  polmone 
(a,  Z*,  c)  appare  diviso  in  tie  soli  lohi,  giacclie  del  quar- 
to, disteso  sul  cuoie  nell'  adulto,  («,  Tav.  2.  fig.  1.)  ap- 
pena  se  ne  scorge  i'  indizio  di  separazione  nel  leggier  solco 
(  Z* ,  Tav.  4.  fig.  1.)  esistente  presso  il  lembo  anteriore  del 
lol)0  medio.  Non  aveudo  respirato  il  viscere  e  pesante,  com- 
patto ,  e  non  riempie  la  cavita  nella  f[uale  e  contenuto, 
per  cui  resta  in  gran  parte  scoperto  it  cnore  {d,  Tav.  4. 
fig.  1.)..  il  troiico  della  cava  posteriore  (e,  fig.  cit.),  supe- 
rato  il  diaframma  (h)  ,  ed  anteriormente  un  grosso  fascio 
{/)  composto  dai  vasi  e  nervi  che,al  disopra  della  prima 
costa  (g),  lasciata  intera  ed  aderente  alio  sterno  (c) ,  dal 
torace  ascendono  pel  cello,  o  da  questo  discendono  entro 
il   petto. 

Tolta  anche  la  sinistra  parete  toracica,  quivi  il  polmone 
h  del  tutto  siniigliante  a  quello  dell'  adulto  ,  soltanto  il 
solco  interposto  al  loho  anteriore  e  medio  non  e  per  an- 
che ben  manifesto.  Da  questo  lato  e  pur  anche  visibile  la 
grossa  massa  del  timo ,  poggiante  sul  pericardio  alia  base 
del    cuore. 

Nell'  addome  il  fegato  {k,  I,  Tav.  4.  fig.  1.),  assai  vo- 
luminoso,  riempie  tutta  la  zona  anteriore^  vale  a  dire  I'epi- 
gastrio  e  li  ippocondrii.  La  figura  dimostra  soltanto  la  parte 
destra  e  media  del  viscere,  divisa  mediante  profoudo  solco 
in  due  lol)i,dal  qual  solco  veramente  non  si  vede  ascen- 
dere,  come  ordinariamente  accade  nella  maggior  parte  de- 
gli  altri  mauimiferi  ,  un  legamento  falciforme,  per  cui  fu 
detto  dal  Fnireii  die  il  pecari  ue  mancava.  Siccorne  pero 
questo  primo  solco  si  estende  ad  occupare  appeua  la  ter- 
za  parte  della  faccia  convessa  del  viscere ,  cosi  1'  analogo 
del  legamento  sospensorio  si  trova  piuttosto  alia  estremita 
della  piu  estesa  e  profonda  solcatura,  insinuantesi  fra  il  se- 
condo  e  terzo  lobo ,  particolarita  di  gia  avvertita  anche  dal 

T.    VIII.  6 


42  Antonio   ALErSANORiNi 

Daubenton  :  al  prime  solco  pero  corrisponde  1'  inserzione 
della  vena  onibelicale  (m,  Tav.  A.  fig.  1.),  evidentissima 
iiella  figiira,  porclie  inviliippata  da  copiosa  cellnlare.  Abben- 
cbe  It)  stomaco  (//)  imiti  le  forme  di  quello  deH'adiilto, 
tiittavia  non  sono  ancora  bene  evident!  i  profondi  solchi, 
cbe  in  se^'uito  lo  divideranno  in  tie  saccbi  distinti.  L'omen- 
to  (o)  si  estende  di  pk  a  coprire  l)uona  parte  dei  tenui , 
e   niostra   evidentissirne   le   reti   vascolari. 

La  niilza  (/?,  Tav.  i .  fij;.  1.)  e  pnre  notabilmente  svi- 
hippata,  arrivando  alia  Inugliezza  di  quasi  qnattro  centime- 
tri  ,  e  misiirandone  luio  e  tre  millimetri  nella  massima  sua 
largbezza  verso  il  centro  :  abbenche  la  piii  gran  parte  di 
essa  si  approfondi  iiel  sinistro  ippocondrio  ,  tuttavia  lungo 
la  grande  curvatura  dello  stomaco,  ed  aderente  all' omen- 
to,  oltrepassa  il  centro  dell'addome,  toccaudo  al  destro 
ippocondrio  ;  sulla  sua  faccia  concava  percio  applicasi  la 
pill   gran   parte   del   pancreas,   esso  pure  di  mole  notabile. 

In  quanto  al  tubo  intestinale  i  complicatissimi  ravvolgi- 
menti  del  tenne  (q,  q,  Tav.  4,  fig.  1.)  riempiono  il  cen- 
tra dell'  addome ,  coperti  in  parte  dall'  omento,  estenden- 
dosi  a  notabile  Inngliezza  ,  abbenche  contratti  per  I'  im- 
mersione  nello  spirito,  e  contenenti  pochissima  materia:  i 
crassi  invece  sono  alquanto  piu  distesi  dal  meconio  coa- 
gnlnto,  ed  il  cieco  presenta  esattamente  la  forma  propria 
deir  adulto. 

Rispetto  air  apparecchio  uropojetico-genitale  ,  i  reni  (r, 
Tav.  4.  fig.  1.)  hanno  1'  esterna  superficie  levigata  ,  e  mo- 
strano  appena  T  apparenza  lobulare ,  tanto  manifesta  nel 
feto  delle  altre  specie  di  mammiferi  a  reni  semplici,  com- 
preso  r  uomo  medesimo.  I  reui  succenturiati ,  die  pure 
durante  la  vita  entrouterina  banno  comunemente  notabil 
grado  di  sviluppo ,  nel  pecari  sono  piuttosto  piccfili :  in- 
vece la  vescica  delle  orine,  che  sporge  tutta  inters  fuori 
della  peivi,  ( v,  ,?,  Tav.  4.  fig.  1.)  in  forma  di  cono  allungatis- 
simo ,  coll'  apic(!  continuantesi  nell'  uraco ,  e  piuttosto  am- 
pia ,  e  quantunque  del  tutto  vuota  e  contratta  ,  si  esten- 
de in  limgbezza  a  tre  centimetri  e  mezzo,  avendone  alia 
base  uno   e  tre  millimetri    di    diametro ;    ai    lati  di    questa 


Del   Pecari  43 

lunga  vescica  sono  bene   evideiiti  le  grosse  arterle  oinbeli- 
cali,   diiette  al   fuiiicolo. 

Gli  organi  inservieiiti  alia  propagazione  della  specie  si 
dimostrano  per  la  massiina  parte  tiella  piu  volte  citala 
Tav.  i.  fig.  '  •,  respiiiti  alipiaiito  avaiiti  i  giri  degli  inte- 
Stini  ,  ed  imitatio  perfettaineiitc:  le  foniie  di  (pielli  di  gii 
descritti  dell'  individuo  adiilto.  Stirato  iti  alto  il  destro  coriio 
deir  utcro  si  lende  riiaiiilesto  il  padiglioiie  disteso  della  trum- 
ba  Falloppiatia  (//,  Tav.  i.  fig.  1.),  iion  die  la  coriispoiiden- 
te  ovaja  {v):  nella  distaiiza  poi  clie  [>a!?sa  dal  foodo  del- 
1'  utero  alia  vulva,  distanza  clie  airiva  a  piii  di  qiiattro 
centiiiietii ,  si  trova  la  ragioiie  del  notabile  alliiiigaiucuto 
della   vagina. 

Le  glandole  mammarie  {z  ,  z ,  Tav.  -i.  fig.  1.  )  ,  situa- 
te sulla  regione  posteriore  della  parete  itiferiore  addomina- 
le ,  colla  breve  lore  estensioue,  ed  il  piccol  nunieio  di  ca- 
pezzoli ,  diniostratio  pure  uon  potere  questo  auiuiale,  per 
legge  generale ,  dare  pid  di  quattro  piccoli  in  ciascuna 
portata. 

Non  trovando  che  da  Colore  i  quali  fitio  al  presente  sonosi 
occupati  dell'anatomia  del  pecari  ,  siasi  tenuto  discorso  del- 
r  orgaiio  centrale  del  sistema  nervoso  I'asse  cerebro-spinale, 
notando  soltanto  il  diligentissimo  Daubenton  =  clie  le  sinuo- 
sita  del  cervello  e  del  cervelletto  non  erano  figurate  come 
quelle  del  porco  =  bo  creduto  utile  rappresentare  quest'or- 
gano  nella  naturale  posizione  nel  feto  ,  non  essendo  quello 
deir  adulto  in  utio  stato  di  sufficiente  conservazione.  In 
questo  mi  fu  dato  soltanto  di  potere  esaminare,  non  per 
ancbe  interamente  scomposto  massime  nelle  membrane,  il 
bulbo  detr  occhio  :  era  esse  piuttosto  piccolo ,  di  forma 
quasi  sferica  ,  se  si  eccettui  la  prominenza  prodotta  dalla 
cornea  lucida  ;  1'  iride  strisciata  di  color  rosso  fosco  e  ne- 
rastro  con  larga  pupilla  circolare.  La  coroide  nella  faccia 
rivolta  verso  la  retina  offriva  un  elegautissimo  tappeto,  este- 
so  fino  al  contorno  dell'  uvea  ,  di  unifonne  colore  verde-az- 
zurrognolo  cbiaro ,  imitante  quello  dei  Ruminaiiti  :  partico- 
larita  tanto  piii  meritevole  di  rimarco  in  quanto  cbe  nei 
Principii    d'  Anatomia    Comparata  del  de   Blainville  (1822. 


44  Antonio    At.essandrini 

pag.  396  )  si  logge  die  le  specie  del  Cen.  Sus  noii  mo- 
stiaiio  tracria  di  tappeto.  ]\Ia  ritoniando  al  discorso  sal  fe- 
to,  la  tavola  cpiarta  fig.  2.  rappreseiita  1'  orgaiio  cefalo-spF- 
iiale,  vediito  dal  lato  superiore  nella  natmale  posizione, 
spogliato  \l  cervelio  aiiclie  della  dura  niadie  ,  e  diligente- 
mente  scoperta  da  anibi  i  lali  la  liiiiga  serie  dei  nervi  spi- 
nali.  Cli  emisferi  cerehrali  listictti  aiileriorinente,  molto 
piu  vasti  nella  regione  [)osteriore  ,  smio  ioriiiti  di  iiiiimte  cir- 
convolnzioiii  {a,  h,  fig.  cit.  ),  alle  qnali  perciu  si  iiiter- 
pongono  complicatissime  solcature  od  iiitercapedini ,  e  rasso- 
uiigliano  piiittosto  alia  complicata  stnittiira  del  cervelio  dei 
Cetacei  ,  od  aiiclie  a  qnello  della  OiialFa ,  giusta  le  figure 
datetie  dall'  Owen  (  Transactions  of  the  Zoological  Society 
torn.  II.  J8'(l.  pag.  217.),  di  qiiello  clie  alia  piu  sempli- 
ce  di  molte  altro  specie,  collocate  nei  qnadri  zoologici  in 
maggiore  prossimita  dei  pacliidenni;  ad  onta  di  cio  la  no- 
tata  disposizione  e  quasi  completainente  simmetrica  a  de- 
stia  ed  a  sinistra  ,  massime  al  lembo  interno  degli  emisfe- 
ri, e  nel  lato  posteriore  ,  il  quale,  troncato  quasi  trasvcr- 
salniente,  lascia  alio  scoperto  \\  cervelletto  (  c  ).  E  qnesto 
di  piccola  mole  rispetto  al  cervelio,  ma  ben  distinto  in  tre 
lobi ,  il  medio  dei  quali ,  molto  promincnte  ,  si  vede  tras- 
versalmente  solcato  ,  laddove  i  laterali,  piu  depressi,  fiiruiti 
sono  alia  superficie  di  solcature  contorte,,  clie  emulano 
quelle  del  cervelio. 

La  midolla  spinale,  abbenche  coperta  ancora  dalla  dura 
madre,  dalla  quale  non  si  sarebbe  potato  spogliaria  senza 
malajnente  scoinporne  la  forma  e  struttura,  non  ha  dovun- 
que  lo  stesso  diainetro,  seguendo  la  regola  comune  di  in- 
grossare  di  piu  corrispondeiiteinente  alia  inserzione  dei  piu 
gross!  tronchi  nervosi  :  cosi  degli  otto  cervicali  [d]  i  mag- 
giori  essendo  i  quattro  posteriori ,  e  dei  dorsali  i  tre  an- 
terior!, qnivi  il  ciliudro  midollare  notabilmente  ingrossa , 
dovendo  fiirmarsi  a  spese  dei  nervi  stessi  1'  insigne  plesso 
bracchiale  per  gli  arti  anterior!;  il  rinianente  della  regione 
dorsale  fin  presso  ai  lombi  [c,  fig.  2.)  notabilmente  si 
assottiglia,  in  forza  della  debolezza  dei  tronchi  comunican- 
ti ,  ingrossandosi  d!  nuovo  alquanto  posteriormente  fino  oltre 


Del    Pecari  45 

la  metu  della  regione  lomhare,  corrisponJentemeiite  all' iri- 
serzione  dei  piii  gross!  tronciii  del  plesso  dello  stesso  nome 
destinato  per  gli  aiti  poslerioii.  Giusta  la  gii  fatta  eiiume- 
razioiie  delle  veitebre  cinque  troriclii  nervosi  assegiiaiisi  al- 
ia regione  lombare ,  e  gli  altri  clie  rimangono,  in  numero 
di  sette,  appartengono  alia  regione  sacro-caudale.  Percid  a 
trentaquattro  paia  ascendono  i  nervi  spinali,  distinti  in  ot- 
to cervicali ,  rpiattordlci  dnrsali ,  cinque  lomhari ,  sette  sa- 
cro-caudali  ;  quindi  la  priiicipale  diHerenza  ,  confrontando 
questo  sisteina  con  qnello  del  cingliiale  e  del  porco  dome- 
stico ,  riferire  si  deve  all'  ultima  regione,  la  sacro-caudale 
(g"),  svilnppatissinia  nelle  nominate  specie,  del  tntto  ru- 
dimentaria  nel  pecari,  stante  la  quasi  totale  mancanza  del- 
la  coda,  per  cui  le  ultinie  due  paia  dei  nervi  caudali  esi- 
lisslmi  sono  da  ciascun  lato  contenute  in  una  comune  va- 
gina ,  di  modo  clie  a  prima  vista  questa  estrema  regione 
apparirebhe  composta  di   soli  sei  tronchi   nervosi. 

Le  poclie  cose  esposte  ad  aiiipliazione  dell'anatomia  del 
pecari  fornir  possono  argomento  sufficiente  a  due  serie  di 
deduzioni  di  non  poca  importan7;a  ,  1' una  risguardante  1' ap- 
parecchio  digerente,  spettante  1'  altra  alia  piu  evidente  di- 
mostrazione  del  posto  clie  meglio  compete  a  questo  ani- 
male  nella  zoologica  distribuzione  della  classe  dei  mamnii- 
feri.  Rapporto  all'  appareccbio  digerente  viene  ad  evidenza 
dimostrato  clie ,  a  guisa  delle  altre  specie  congeneri ,  la 
dentizione  proccde  nelle  regole  coniuni  ,  percbe  esistono 
veri  denti  di  latte  si  nella  serie  degli  incisivi ,  che  in  quel- 
la  dei  canini,  e  dei  primi  molari ,  e  cbe  del  tutto  erronea 
si  e  r  opinione,  pure  per  lungo  tempo  da  Scrittori  auto- 
revoli  sostenuta  ,  clie  cioe,  in  quanto  al  numero  dei  denti, 
siavi  difFerenza  tra  il  mascliio  e  la  femmina.  Come  e  pure 
eccezione  singolarissima  la  mancanza  della  vescichetta  del 
fiele  :  parve  infatti  di  taiita  importanza  una  tale  anomalia 
al  Tyson  che  suppose,  poter  essa  esistere  nascosta  entro 
la  sostanza  del  viscere ,   il  che  certamente   non  si   verifica. 

Per  ultimo  molti  sono  i  caratteri  pei  quali  sembra  che 
il  pecari  collocar  si  debba  in  prossimita  dei  Ruminanti, 
tali  sono ,  citando  solo    i    principali ,  la  semplilicazione  del 


46  Antonio  Alessandiiini 

piede ,  e  massime  del  posteiiore ,  in  cui  il  metatarso  ofTre 
soltanto  la  doppia  testa  articolare  iiiferiore  per  le  due  dita 
medie ,  essendo  il  dito  laterale  estenio  del  tutto  scompar- 
so ,  e  lidotto  ad  esilissinio  rudiniento  l'  interno,  quasi  a 
fojTiiia  del  cosi  detto  sperone  del  ruminanti.  La  qualiti 
delio  stomaco ,  diviso  non  solo  in  quattio  distinte  conca- 
nieiazioni,  ma  avente  ancora  nel  piimo  sacco  epitelio  aspro, 
rugoso ,  soiido,  ad  itnitazione  di  quello  del  luniine  ,  e  par- 
te del  colon  ripiegato  spiralmente,  quasi  a  foggia  di  quel- 
lo del  vitello:  I'  esistenza  di  ampio  tappeto  neirocchio,e 
la  conformazione  della  raassa  encefalica,  che  molto  rassomi- 
glia  a  quella  della  Giraffa.  Dunque  ad  ottenere  una  piu 
naturale  successione  di  specie,  desunta  dalia  loro  organiz- 
zazione,  si  colloclu  il  genere  Sus  all'  estremo  limite  dei 
Pacliidermi ,  e  la  specie  del  Pecari  li  congiunga  ai  Ru- 
minanti. 


SPIEGAZIONE  DELLE  TAVOLE 


TAVOLA  1. 

CoDtiene  trc  figure  spellanii  alia  icsla  dcllo  schelctro.  Gli  oggetii  sono  rappre- 

senlali  di   naliiialc  giMtidezza. 
Fig.  1.  II  lescliio  vediilo  per  la  base,  lolla  la  raandibola,  e  collocalo  obbliqua- 

mente  u\\  sinislro  lato. 
a,  incisivi  medii. 
b  ,  b  ,  incisivi  lateral). 

e,  d,  e,  i  tre  prinii  molari  permaDCDti  in   formazione. 

f,  canino  di  lalle. 

g,  canino  permanenle. 

Fig-  2.  La  mandibula  dal  sinislro  lato. 

a,  b,  c,  la  corona  dei  ire  molari  permanenii  anterior!. 

Fig.  3.  L'  es.tren)ili  della  slessa  mandibola  dal  lato  stiperiore. 

a,  a,  t  qnallro  denii  incisivi  del  centro  spellanii  alia  prima  denlizione. 

b ,  b ,  \  due  lalerali. 

c,  gernie  dell'  incisivo  medio  permanenle. 

d,  idem  del  dente  canino. 

Fig.  4.  L'  eslreniiia  della  mascella  superiore ,  vedula  dal  lato  sinislro. 
a,  la  corona  dell'  incisivo  permanenle  medio. 

TAVOLA  2. 

Fig.  1.  II  poloione  ed    il   cuore    veduii  dalla  faccia  inferiore,  di  grandczza  na- 
tnrale. 

a ,  a  ,  le  ossa  siiloidee. 

a',  a',  corna  stilnidee  dell'  osso  joide. 

b,  il  di  Ini  corpo. 

c,  spazio  menibrannso  inlerpnsto  alia  laringe  ed  ail'  osso  joide. 

d,  d,  le  corna  liroidee  di  quest'  ultimo. 

e ,  r  ampia  cariilagme  liniide. 

^,  singolari  pmihizioni  discendenli  della  cricoide. 

f ,  fendilura  cenlralc  delle  raedesime. 

g,  la  trachea. 

ft ,  il  cuore  sollevalo  in  alio. 

i  ,  i ,  process!  ascendent!  o  joide!  della  carlilagine  liroide. 

A,  t,  t/i,  !  ire  lob!  principal!  della  desira   massa  polmonare. 

n ,  piccolo  lobo  appartencnte  alia  massa  slessa ,  e  poggiante  sul  pericardio. 

0,  p,  9,  !  trc  lob!  principal!  della  sinistra  massa. 

r  ,  1'  aorta  posteriore. 

s ,  r  estremiia  della  cava  posteriore  slirata  verso  il  destro  lato. 

Fig.  '2.   Laringe  vednlj  dalla  faccia  snperinre  ,  spngliala  dei  moscoli. 

a,  Q,  regioni  laterali  della  grande  cariilagioe  liroide. 


i8  Antonio   Alessandrini 

b,  b,  nalurale  |icrforamcnlo  della  medesiiiia. 
c  ,  c  ,  process!  siiloiilei. 

d,  d,  pi'occssi  cricoidci. 

e,  la  cricoidc  \ediita  dalla  faccia  siiperifrc. 

f,  prodiizinne  lesamoDiosa  dcnliculala  ilie   imisce    il    lerabo  posteriore  della  cri- 

coids a!  piiciio  aiii'llo  della  Irachea. 

g ,  r  epii;l(ilide. 

h  ,  feiidilma  iiiterpnsia  alio  arilnoidi. 

Fig.  3.  Laiinj,'e  apeiia  pel  liiii!;i)  nella  resione  snpeiiore  ,  Ironcando    la  gemma 
della  cricdide,  cd   i   priini  due  anelii  della  Iracliea. 

a,  a,  la  cricoide  lioncala  iiel  ceiilio. 

b ,  V  arilnoidc  sinistra. 
c  ,  la  desira. 

d ,  il  processo  discendenle  della  medesiraa. 

e ,  r  epigloiide. 

f,  f,  le  conle  sonnrc ,  o  picglie  lalerali  della  mucosa  inlerna. 

g,  ventiicolo  lariugeo  medio. 

TAVOLA  3. 

Fig.  1.  Un  felo  di  sessn  femminino ,  vedulo   giacenle   sul    lato  siiiistro,  e  rap- 

preseiilalo  di  naliiiale  grandezza. 
a,  il  fiinicolo  ombelicale  reciso. 
b  ,  c ,  d  ,  (ii)cclii  di  giossi  peli ,  quasi  setole. 
Fig.  2.  L'  csirema  regione  doisalc  dello  stesso  felo. 
a,  il  I'lidimenio  di  cnda. 
I,  spazio  piivo  di  peli,  clie  cnprc  la  glandola  seccniente  1'  iimor  felido. 

c,  forellino  centrale  coirispoadeule   a    piccola   vascliella  nella  ([iialc  si  accuraula 

r  umore  predello. 

TAVOL\  4. 

Fig.  1.  Lo  slesso  feto  vediilo  giacenle  sul  sinistro  lato,  telle  in  gran  parte  le 
pareti  dell'  aildome  e  del  lurace ,  onde  rappresenlare  i  visceri  contenuli  nel- 
la posizione  nalurale. 

a,  6,  c,  i  Ire  lobi  principali  del  destio  polmone. 

d,  il  CHore. 

e,  il  tronco  della  cava  addominale  dirclto  alia  desira  oreccliietta. 

f,  fascio  di    vasi    e    nervi   die    vanno ,    o   parlono  dal    cuore ,    e    passando  al 

dissnpra  della  prima  cosia  (g),  conservata  intera,  ascendono  pel  coUo. 
h,  il  diatraiuma  staccato  del  liilto  dalle  cosle. 
t,  lo  slerno. 
k,  I,   il  fegato. 
m  ,  la  vena  ombelicale. 
n ,  In  slomaco. 

0 ,  r  omenlo. 
p,  la  milza. 

q,  q,  complicali  rawolgimenli  dell'  intestine  teniie. 

r,  il  renc  deslro. 

s ,  s,  la  vescica  i  rinaria. 

1 ,  il  funiccdo  ombelicale  Ironcaio. 

14,  il  padiglioue  de^Iro  disteso  della  tuba  falloppiana. 


Del  Pecari  49 

V ,  r  ovaia  corrispondcnle. 

X,  la  vulva. 

y ,  V  ano. 

z,  z,  le  glandole  mammarie. 

a',  r  osso  sliloidco  deslro. 

h',  la  glandola  sottomascellare. 

c,  la  lingua  rovesciala  in  basso. 

Fig.  2.  Lo  stesso  feto  vednto  pel  dorso,  aperta  1'  ossea   teca  del  cranio  e  delia 

spina,  onde   dimosirare   nella   posizione   naturale  1' asse    cerebro-spinale , 

tolla  ancora  la  dura  madre  nella  regione  encefalica. 
a,  h,  il  ccrvcllo. 

c,  il  ccrvellello. 

d,  gli  olto  nervi  cervicali. 

e ,  i  qualtordici  nervi  dorsali. 

f,  i  cinque  lombari. 

g,  i  selle  sacro-caudali. 

h,  esile  filamento  centrale  composlo  di  cellulare  proluDgantesi  dagli  inviluppi. 


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LI  UNA 

AIRISU  COIfiillTA  Dill'  m 

IN  UNA  FANCIULLA 

COA'  ISBOCCO  DELI'  LMESTIXO  RETTO  NELLA  YL'LVA. 

PROCESSO  OPERATOrxIO 
POSTO  m  PRATICA  OXDE  KIUEDIARTI. 

MEMORIA 

DEL 

PROF.  CAV.  FRAIVCESCO  RIZZOLI 

(Lelta  ntlla  Sessiooe  dteli  >1  Deccmbre  t8J6' ) 


XJ  atresia  congenita  dell'  ano  costituisce  una  organica 
innormalita  degna  di  merltaie  la  piii  attenta  considerazione 
degli  anatomici,  a  dei  cliirurghi,  conciossiache,  sebbene 
in  alcuni  casi ,  1'  anatomica  disposizione  delle  parti  sia  ta- 
le, da  potere  permettere  di  togliere  questa  atresia,  con 
mezzi  assai  facili,  e  sicuri,  in  altri  invece  o  non  e  possi- 
bile  il  ripararvi ,  o  non  vi  si  riesce  se  non  che  mediante 
operazioni  cliirurgiclie  difficili ,  assai  delicate,  od  ardite. 

E  di  vero  (juando  la  cUiusura  dell'  ano  e  soltanto  pro- 
dotta  da  una  sottile  organica  membrana,  o  dal  derma, 
con  una  semplice  incisione  si  potri  senza  stento  ,  e  stabil- 
mente  togliere  1'  atresia,  e  dar  canipo  alia  facile  evacua- 
zione  delle  feci  per  la  via  normale.  Ma  quando  invece  al- 
ia chiusura  dell'  ano  si  associeranno  la  completa  oblitera- 
zione  del  retto  intestino,  la  di  lui  parziale  o  totale  man- 
canza,  il  di  lui  sbocco  neU'urctra,  nella  vescica  urinaria, 


TiZ  Francesco  Rizzoli 

iiella  repione  dci  lC5ticoii,o  qnalciino  del  molii  altrl  o  ri- 
levanti  deviatiionti  di  s-triittiira  nelle  parti  ad  csso  aiio 
adiacenti,  clie  i  piii  celehri  scrittori  di  anatoniia  patologi- 
ca  ci  disvelaiono  ,  in  allora  per  quatito  1'  ingogiio  del  rhi- 
rnrgo  sia  posto  a  tortura  ,  o  non  giimgerassi  a  trovar  nio- 
do  clie  valga  a  forinar  quella  via  uonnale,  clie  iiatiira  non 
opeio,  o  spesso  non  vi  si  ginngera,  clie  con  cliirnrgiclie 
operazioni   picne  di  diflicolta,   e  di  lischi. 

Di  qneste  atresie  per  altro  non  intendo  oggi  occuparmi, 
proponendonii  soltanto  di  trattonermi  su  qnella  in  cni  il 
retto  intestino  sbocca  nella  vagina,  o  nella  vnlva  ,  e  della 
quale  gia  fecero  menzione  Moebio,  Mercuriale ,  Benivieni , 
Morgagni ,  Daniele  Senneit,  Tommaso  Bartolino ,  Giovan- 
ni  Radio,  Isacco  Contarino  e  vaiii   moderni. 

Fra  questi  autori ,  ritennero  alcuni,  clie  chi  aveva  la  sven- 
tnra  di  nasceie  con  tale  atresia,  non  poteva  vivere  lungamen- 
te,  altrl  si  mostrarono  persuasi  clie  la  incontinenza  delle  feci 
lie  fosse  una  necessaria  conseguenza ,  altri  infine  dicliiara- 
rono,  clie  non  essendovi  fondata  speranza  di  poterla  toglie- 
re,  nulla  si  avesse  a  tentare,  e  clie  I' opera  del  cliirur- 
go  tutt'  al  piu  dovesse  liniitarsi  ad  allargare  alquanto  1'  a- 
pertura  di  sbocco  del  retto  intestino,  se  fosse  cosl  ristret- 
ta  ,  da  impedire  che  le  grosse ,  e  dure  scibale  venissero  e- 
vacuate. 

]\Ia  oltrecbe  non  ripugna  alia  ragione  il  pensare ,  che 
ad  onta  di  questa  atresia ,  possa  la  vita  lungamente  pro- 
trarsi,  ce  lo  confernia  poi  fra  le  altre,  una  osservazione 
di  Mercuriale,  per  la  quale  sianio  rassicurati,  clie  una  ebrea 
di  Padova  nata  cosl,  pote  giungere  fino  a  100  anni ;  mo- 
strandoci  pure  non  pochi  fatti,  avere  errato  coloro  i  quali 
ritennero  la  incontinenza  delle  feci  nei  suindicati  casi  es- 
sere  inevitabile  ,  errore  che  io  stesso  ho  potuto  di  recente 
constatare. 

Che  poi  sia  sano  consiglio,  pel  solo  timore  di  incerta 
riescita,  il  non  pensare  a  togliere  una  tale  schifezza ,  cui 
ponno  succedere  non  pochi  gravi  incomodi,  e  mali ,  clie 
sia  miglior  partito ,  pel  solo  dubbio  di  non  raggiungere  lo 
scopo  bramato,  1' abbandonare  alia    sua    triste  sorte ,  ed  il 


Dt  UNA  Atresia  congenita  ec.  53 

lasclare  per  seinpio  in  uno  stato  cosi  ril)nttante  nn  essere, 
die  posto  in  coiulizioni  nonnali,  potrehbe  fruire  di  molti 
beni ,  formare  la  delizia  di  adorato  marito,  la  consolazio- 
ne,  la  felicita  di  uii'  amorosa  famiglia ,  non  saravvi  per 
certo  ai  gioriii  nostri  alcuno  che  lo  dicliiarl  ,  ed  aiizi  i 
cliiiurglii  presi  dal  desiderio  vivissimo  di  riparare  a  tanto 
])isogno ,  con  nuovi  studii ,  ed  osservazioni  sorgendo,  rie- 
scirauiio  a  far  brillare  di  viva  luce  quella  densa ,  e  ciipa 
caligine  ,  die  tuttoia  ottenebra  questa  parte  di  chirurgia 
assai  importante. 

Intaiito,  io  vi  diro  quel  poco  che  ho  fatto ,  e  vl  espor- 
ro  con  veriti  il  risultato  ,  che  con  cio  mi  riesci  di  ot- 
tenere. 

Nel  giorno  13  Maggio  dell'  andante  anno  (  185G  )  mi 
veniva  presentata  dalla  propria  madre  un'  avvenente  fan- 
cinlla  di  Massa  Lonibarda,  di  moltisslma  intelligenza ,  dcl- 
r  eta  di  nove  anni ,  abbastanza  robusta  ,  e  mi  si  faceva 
preghiera,  acciocche  1'  accogliessi  in  Clinica ,  per  fare  in  lei 
quei  tentativi,  die  avessi  creduti  convenienti  a  liberarla  da 
una  assai  affliggente  iniperfezione  con  cui  era  nata ,  e  che 
consisteva  appunto  in  un'  atresia  dell'  ano  con  isbocco  del- 
r  intestino  retto   nella   regione  vulvare. 

Non  mi  rifiutai  all'  inchiesta,  e  postomi  all'  attento  esa- 
me  delle  parti  ove  esisteva  la  innormalita  ,  rilevai  difatti 
la  mancanza  dell'  apertura  dell'  ano  nella  regione  naturale, 
ove  invece  il  derma  mostravasi  alquanto  infossato.  Ivi  pre- 
mendo  col  dito  ,  non  si  sentivano  che  tessuti  piuttosto 
resistenti.  Dall'  indicata  infossatura  diriggendosi  anterior- 
mente  verso  la  commessura  posteriore  della  vulva,  appari- 
va  la  regione  perineale ,  la  quale  era  alquanto  promincn- 
te,  e  della  lunghezza  di  quattro  linee  circa  (1),  sporgen- 
za  che  mediante  un  diligente  esame  pareva  potesse  in 
ispecial  mode  ripetersi  dalla  presenza  di  alcuni  dei  mu- 
scoli  proprii  di  detta  regione ,  e  rnolto  probabilniente  dal 
trasversi.  Limitava    poi    la    parte    posteriore  della    descritta 


(1)  Tav.  5.  fig.   1.  a. 


54-  Francesco  Rizzoli 

iiifossatura    la    regione    del    cocige,  clie  mantenevasi    nello 
stato  fisiologico. 

Rivolte  da  ultimo  le  mle  indagini  all' apparecchio  genito- 
-urinario  esterno  notai,  clie  il  Motite  di  Venere,  la  Clitori- 
de,  il  vestlbolo,  il  nieato  utiiiario  esterno,  erano  in  istato 
iiormale ,  le  grandi  labbra  invece ,  e  le  ninfe  erano  a  da- 
stra  pill  sviliippate  clie  a  sinistra,  aumento  di  volume, 
die  non  mancava  pure  di  verificarsi  nella  natica  corrispon- 
dente,  e  clie  riscontravasi  ancora  piuttosto  marcato  nel  sot- 
tostante  arto  pelviano. 

Scostate  fra  loro  le  grandi  e  piccole  labbra  ,  la  di  cui 
interna  superficie  trovavasi  molto  sensibile,  ed  in  uno  stato 
di  irritative  turgore ,  si  vedeva  V  imene  esso  pure  alquan- 
to  ingorgato  e  sensibile,  di  figura  circolare,  forato  nel  suo 
centro,  ed   occupante  il  posto  ordinario. 

Nella  regione  della  fossetta  navicolai'e  rinvenivasi  im'  a- 
pertura  di  figura  circolare,  del  diametro  poco  piii  di  due 
linee ,  increspata  nel  suo  contorno,  ricoperta  all'  interne  da 
una  niembrana  mucosa  di  color  piuttosto  pallido ,  la  qua- 
le apertura  per  le  materie  che  ne  venivauo  espulse ,  fa- 
cevasi  riconoscere  per  lo  sbocco  del  retto  intestino  (1). 
Questa  apertura  iiell'  atto  della  defecazione  si  potcva  pre- 
stare  a  tale  allargamento  da  permettere  la  escita  a  scibale 
anche  grosse.  Introdotto  in  essa  apertura  vino  specillo,  si 
poteva  con  facilita  penetrare  nel  retto  intestino,  cbe  era 
alcjuanto  incurvato  nella  sua  regione  anteriore,  per  cui  ele- 
vando  verso  la  sinfisi  del  pube  1'  estremita  esterna  libera 
dello  specillo  stesso,  introdotto  per  piix  di  un  pollice  nel 
retto ,  si  giungeva  a  sentlrne  alquanto  profondamente  la 
punta  in  corrispondenza  alia  regione  mancante  dell'  ano. 

L'  innormale  apertura  era  limitata  anteriormente  dalla 
porzlone  inferlore  della  grande  circonferenza  dell'  imene  (2), 
clie  si  continuava  con  un  tessuto  resistente,  teso ,  dell' al- 
tezza  di  una  linea   circa  (3) ;  ai  lati ,  dall'  estremo  inferiore 


(1)  Tav.  5.  fig.  1.  b. 

(2)  Tav,  5.  fig,  1.  d. 

(3)  Tav.  5,  fig.  1.  c. 


Dl    UNA    AtAESIA    congenita     EC.  55 

delle  grandi  laltbra,  posterlorniente  dalla  commessura,  cue 
ivi  le  grandi  labhra  stesse  riunisce. 

L'  ano  preternaturale  congeiiito  descritto  presentava  pol 
questo  dl  notevole,  e  cioe  die  esso  serviva  molto  bene 
ad  impedire  la  incontinenza  delle  feci ,  il  die  mi  fece  cre- 
de(^,  die  i  contorni  deir  innormale  apertura  fossero  provve- 
duti  d' lino  sfintere  pioprio ,  di  cui  mi  confermai  mediante 
r  applicazione  di  corpi  freddi  fatti  sull' apertura  medesima, 
nel  quale  modo  mi  fu  facile  l'  osservare  in  essa  delle  ma- 
nifeste  contrazioni. 

Le  feci  nell' attraversarla,  se  pluttosto  dure,  si  dirigge- 
vano  in  avanti ,  ed  in  alto  fra  la  vulva  initandola  ,  ed  im- 
brattandola  ancoia,  se  sciolte  spruzzando  pure  in  alto,  ed 
in  avanti :  agli  indicati  inconvenienti  aggiungevasi  quello 
di  non  poterle  raccogliere  con  facility  nei  vasi  di  cui  Aissi 
uso  comune  ,  per  cui  spesso  lordavano  i  panni  della  fanciulla. 

Gosl  csscndo  le  cose,  pareva  a  me  sano  consiglio  il 
pensare ,  se  eravi  modo  di  migliorare  la  condizione  infelice 
in  cui  ([uest'  essere  disgraziato  per  sua  sventura  trovavasi, 
e  specialnicnte  se  la  cliirurgia  operatoria  era  posseditrice 
di  qualche  particolare  risorsa  ,  della  quale  io  avessi  potato 
con    molta    speranza    approfittare. 

E  in  realta  i  cbirurghi  aveano  a  do,  gii\  dato  mano. 
Consiglia  diffatto  il  Velpeau  in  siniili  casi  di  incidere  con 
un  bisturi  retto  condotto  su  di  una  tenta  scannellata  dalla 
fistola  fino  entro  lo  iutestino,  e  ricondotto  dall' avanti  al- 
1'  indietro,  o  dal  perineo  verso  il  cocige,  dall' alto  al  basso, 
tutti  i  tessuti  che  separano  l'  ano  anormale  dalla  situazio- 
ne  ordinaria  del  vero  ano.  Vuole  die  dipoi  una  cannuccia 
sia  fissata  entro  il  retto  intestino,  e  discenda  fino  all'  an- 
golo  posteriore  della  ferita ,  onde  permettere  ai  tessuti  di 
riunirsi  anteriormente ,  ed  alle  materia  di  riprendere  il  lo- 
ro  corso  naturale  (1). 

Bradiet  segui  in  un  caso  la  proposta  di  Velpeau,  facou- 
do  pero  una  modificazlone    non    sostanziale   al  processo  di 


(1)  Vcdi  Malgaigne.   Manuale   di  Medicina  Opcraloria.  Milano  1835.  Vol.  2. 
pag.  635. 


56  Francesco   Rizzoli 

qiiesto  ilhistre  chirurfjo.  Introdiisse  egli  ,  il  Biachet ,  una 
soiula  scaiHiellata  per  1' apertina  anorinale  nell'  iiitestiiio  ,  e 
divise  colla  scorta  della  sonda  mcdiaule  lui  l)istari  tutti  i 
tessuti  del  periiieo,  nel  modo  cl»<3  d'  ordiiiaiio  si  usa  ope- 
lando  la  fistola  ail'  ano.-  In  seguito  insinuo  egli  pure  una 
cannula  nell'  intestine,  colle  norme  descritte  ,  la  piaga  s^ci- 
catrizzo  ,  e   la  operazioiie  eld)e   il   siio   intento   (1). 

II  Martin  per  altro  temendo,  che  quando  1'  ano  innor- 
male  e  situate  alquanto  piu  in  alto  nella  vagina ,  la  cicatrice 
uon  possa  nell'  indicata  guisa  ottenersi ;  senza  scostarsi  dai 
succiiati  autori  nei  prinii  tempi  dcU'  operazione ,  consiglia , 
dopo  avere  applicata  la  cannula,  di  riunire  su  questa  la  su- 
perlicie  anteriore  della  ferita,  mediante  la  sutura  cruenta  (2), 
il  die  non  persuade  il  Velpeau,  ritenendo  egli  tale  sutu- 
ra di  assai  difficile  esecuzione,  e  credendo  egli  pure,  che 
ogniqualvolta  la  cannula  sia  convenientemente  applicata  e 
serva  a  condurre  fuori  a  dovere  le  materie  fecali,  la  riunio- 
ne  della  vagina ,  e  del  perineo  si  possa  operare  su  questa 
cannula  stessa,  senza  che  vi  sia  bisogno  di  ricorrere  a  mez- 
zi   unitivi  (3). 

II  IMalgaigne  poi  per  non  comprendere  nell'  incisione  il 
perineo,  propone  di  introdurre  per  l'  ano  anormale  una 
sonda  scannellata,  onde  fare  sporgere  nel  perineo  la  parete 
posteriore  del  retto,  di  incidere  sopra  questa  prominenza 
senza  dividere  la  forchetta,  e  dopo  avere  ristabilito  cosi 
r  ano  naturale ,  di  trattare  l'  apertura  innormale  come  una 
fistola  retto-vaginale  (4).  Vidal  da  Cassis  e  dell'  avviso  me- 
desimo  del  Malgaigne,  se  non  che  invece  della  scorta  del- 
la sonda  per  eseguire  la  incisione  al  perineo,  raccomanda 
di  servirsi  di  un  uncino,  la  di  cui  estremita  smussata  e  con- 
dotta  in  corrispondenza  del  luogo  su  cui  si  apre  ordinaria- 
mente  K  ano,  ove  si  forma  un'  apertura ,  da  mantenersi 
pervia  mediante  una  cannula.  Una  volta  che  1'  ano  anormale 


(1)  Sedillot.  Traill'  de  MiVlecine  Opcraloire  Tom.  2.  pag.  3'23. 

(2)  Malqaifine  Opera  cilala. 

(3)  Vidal  Traliaio  di  Medicina  Opcraloria  Tom.  2.  pag.  1247.  Firenze. 

(4)  Malgaigne  Opera  cilala. 


Di  UNA  Atresia  congenita    eg.  57 

fosse   stabilito,  non  sarebbe  secondo  il  Vidal,  difficile  il  fa- 
re sparire  1'  a  no  innormale  (1). 

Ma  nel  caso  che  a  me  si  offeriva ,  doveva  io  valer- 
mi  di  uno  degli  or  ora  descritti  processi  ?  E  fra  (jiiesti  a 
quale  era  piii  convenieiite  dare  la  preferenza  ?  Era  forse 
meglio  fatto  il  trarre  profitto  da  uno  di  quelli ,  con  cui 
illeso  mantiensi  il  perineo ,  od  era  invece  pin  saggio  parti- 
to  r  anteporvene  uno  die  obbligasse  a  comprenderlo  nella 
incisione  ? 

I  primi  processi,  da  quanto  ci  viene  narrato  (2)  non  so- 
no  stati  per  anco  posti  al  cimento  ,  e  quindi  riguardo  ai 
niedesinii  1'  esperienza  non  poteva  alcnn  lume  sommini- 
strarmi.  Fra  i  secondi,  null'  altro  ci  e  detto ,  che  il  solo 
Bracliet  avendo  tentato  il  suo  processo ,  in  un  caso  otten- 
ne  r  intento  (3).  Ma  questa  nuda,  e  non  circostanziata 
dicliiarazione ,  era  per  me  troppo  poco ,  per  indurmi  ad 
adottarlo  senza  esitanza.  E  di  vero  come  avrei  mai  pota- 
to per  esso  decidermi,  pensando  che  debitamente  studiati 
il  processo  operatorio  del  Brachet  e  suoi  analoglii ,  chiaro 
apparisce ,  non  potersi  con  essi  sperare  quel  complete  ri- 
sultato  che  si  annunzia  avere  il  Brachet  stesso  ottenuto. 
Col  processo  del  Bracliet  infatti  1'  incisione  che  si  va  a  for- 
mare  nel  bordo  inferiore  dell'  ano  innormale,  comprenden- 
do  in  se  soltanto  le  parti  sottoposte  ad  esso  bordo ,  ed  in- 
tegra  lasclando  tutta  quanta  la  restante  circonferenza  del- 
1'  ano  istesso ,  ne  deve  in  seguito  di  cio  risultare ,  che 
non  essendo  cruentata  I'  abnorme  apertura  dell'  ano  in 
tutta  la  sua  circonferenza ,  non  potra  per  questo  1'  aper- 
tura medesima  obliterarsi,  e  coUa  operazione  non  solo  non 
raggiungersi  lo  scope  che  si  desidera ,  ma  correrassi  pur 
anco  il  rischio  gravissinio ,  che  formate  il  nnovo  ano ,  riu- 
nitasi  la  ferita  esistente  fra  questo  e  l'  ano  innormale  non 
cruentato,  rimarra  percio  quest'  ultimo  superstite  ,    e    per- 


(1)  Vidal  Opera  cilat.i. 

(2)  Malgaigne  Manuale  di  Mpdicina  Operatoria  Part.  2.  pag.  609.  Pisa  1853. 

(3)  Sedilloi.  Trailt^  de  Mcdi-cine  Operaloire  Tom.  2.  pag.  323. 

T.    viu.  8 


58  FUANCESCO     RlZZOLI 


o 


vio  qnello  die  si  e  coll'  arte  formato  ,  e  1'  operata  sa.vk 
qiiiudi  costretta  di  evacuare  le  feci  non  piu  per  una  sola, 
ma  invece   per  due  aperture. 

E  se  per  evitare  tanto  riscliio  allontanandosi  dai  precet- 
tl  del  Bracliet  ,  tiitta  quanta  la  indicata  anale  circonrerenza 
venisse  cruentata ,  non  scansere])bersi  per  questo  altri  incon- 
venlenti,  clie  a  niio  avviso  sono  di  assai  importanza.  Av- 
vc^uaclie  in  codesta  guisa  operaiido,  essendo  nccessario  di 
niantenere  nella  regione  dell'  auo  una  cannula  che  serva 
all'  einissioiio  delle  materie  fccali ,  la  presenza  della  mede- 
siiua  non  solo  saru  causa  continua  di  temibilc  irritazione, 
ma  spesso  non  potr^  neppure  servire  alio  scopo  pel  quale 
venne  collocata  ,  giacchc,  se  di  piccolo  calibro,  le  materie 
fecali  alqnanto  cornpatte  non  csciratmo  per  essa  che  assai 
dillicilinonte  e  si  diriggeranno  invecc,  almeno  in  parte, 
per  qnella  via  die  vorrebbesi  obliterare;  se  molto  sciolte, 
trapelcranno  tanto  piii  facilniente  tra  essa  cannula  ed  i  tes- 
suli  cruentati  ,  e  ne  impediranno  nei  desiati  luoghi  la  unio- 
iie.  Se  poi  la  cannula  sara  piuttosto  grossa  ,  in  allora  rie- 
scira  tanto  piu  difficile  1'  ottenere  1'  accostainento  di  quel 
tessnti ,  dal  cui  stretto  contatto  dipendo  il  buon  esito  della 
operazione. 

Ne  sorgere  potea  in  me  la  speranza  di  fortuna  migliore, 
appigliandomi  ad  imo  di  quel  processi  con  cui  risparmiasi 
la  incisione  del  perineo,  e  die  vi  dissi  non  essere  per  an- 
co  stati  posti  alia  prova ,  giaccbe  neppure  con  qnesti  avrei 
potnto  ottenere  1'  obliterazione  dell'  ano  anormale  nel  pri- 
me atto  opcratorio ,  o  non  vi  saiei  forse  di  poi  riesclto , 
mostrando  la  giornaliera  esperienza ,  quanto  sia  difficile  il 
chiudere  stabilmente  le  fistole  retto-vaginali  quantunqne 
assai  piccole ,  per  cui  anche  in  cotale  guisa  comportando- 
si,  potevano  rimanere  snperstiti  due  anali  aperture,  ed  ag- 
gravarsi   del  pari   cosi  le  triste   condizioni  delF  operata. 

Ed  oltre  a  quanto  ho  detto,  era  poi  a  riflettersi,  che  qua- 
lunque  dei  descritti  processi  venisse  adottato ,  1'  apertnra 
anale  die  si  andava  a  Ibrmare  coU'  arte ,  sprovvista  essen- 
do dello  sfintere ,  di  uno  dei  piu  potenti  mezzi  cioe ,  che 
servono  ad  impedire    la    incontinenza  delle  materie   fecali, 


V  Di  UMA   Atresia  congenita  ec.  59 

ne  potca  per  questa  niancanza  la  incontinenza  di  esse  ma- 
terie  con  assai  proljabilitu  derivare. 

Nc  a  mio  avviso  vi  era  ragioiie  tli  sperare  ,  che  la  ho- 
iicfica  natura  avesse  potato  siipplire  a  cpiella  maiicaiiza , 
datido  luogo  a  qualche  particolare  lavoro ,  che  si  accostas- 
se  a  qiiello  che  il  Valsalva  osservo  nei  cani,  e  nell' uonio  , 
quando  iiei  medesimi  per  varie  cagioni  crario  stati  dislnit- 
ti  gli  sfuiteri,  e  che  scrvisse  qiiiiidi  a  prndiiire  miovi 
tessuti  ,  capaci  di  fame  le  veci.  Iniperocche  il  Valsalva 
osservo  questo  gran  fatto,  lu  dove  in  antecedenza  gli  sfin- 
teri  esistevano,  ove  cioe  la  disposizione  anatoinica  delle 
parti  ad  essi  adiacenti,  la  loro  organizzazione,  e  la  partico- 
lare forza  plastica  di  cui  sono  dotate,  mostrasi  tale,  da 
potere  dar  liiogo  a  qnclle  successive  evoluzioni  di  tessuti, 
che  possano,  giiinti  che  siano  al  loro  complete  sviluppo, 
presentare  quella  struttura,  che  li  renda  capaci  di  supplire 
a  quelli  che  niancaiio. 

Le  quali  favorevoli  circostanze  nel  caso  mio  non  ve- 
rificandosi,  doveva  percio  temersi ,  che  in  causa  di  avere 
la  natura  e  nella  disposizione  anatomica  ,  e  nclia  struttura 
delle  parti  costituenti  la  regione  ano  perineale,  deviato  dal- 
le normali  leggi ,  la  regione  anale  stessa  presentasse  per- 
cio elementi  del  tutto  incapaci  di  fornire  il  nuovo  ano  di 
tessuti  analoghi  alio  siintere  mancante. 

Ad  evitare  per  altro  la  maggior  parte  almeno  degli  in- 
convenienti  descrittl  la  chirurgia  operatoria  mi  ofFerrva  un 
processo,  che  il  Dieflenbach  pel  primo  aveva  con  buon  esi- 
to,  non  e  molto,  eseguito.  Una  infante  di  tre  mesi  era  ve- 
nuta  alia  luce  col  retto  aperto  alia  parete  posteriore  della 
vagina  senza  traccia  dell'  ano  all'  esternor  Dieffenbach  vl 
rimedio  con  due  operazioni  fatte  ad  epoche  differenti.  Si 
occupo  dapprima  a  sitnare  1'  orifizio  del  retto  nella  sua 
naturale  posizione.  A  tale  effetto  una  sonda  scannellata  fu 
introdotta  nell' ano  vaginale,  1' operatore  in  seguito  con 
uno  scalpello,  mediante  la  scorta  della  scanncllatura  di  que- 
sta sonda,  divise  il  perineo  dalla  vulva  sin  verso  il  cocige, 
usando  la  |)recanzione  di  non  aprire  il  retto  intestino.  Di 
poi  disseco  il  tessuto  cellnlare,  che  circondava  1'  estremita 


60  FllANCESCO      RlZZOLI 

di  questd  stesso  intestino ,  lo  mise  alio  scoperto ,  lo  iso- 
16  un  poco  dalla  vagina  nella  sua  circonferenza  anterio- 
re,  ed  aveiido  fenduto  il  lembo  clie  ne  risult6  in  una  plc- 
cola  estensione ,  fissi  le  due  meta  di  questo  lembo  con 
due  piHiti  di  sutura  alia  estremiti  posteriore  della  ferita 
del   perineo. 

Qiiando  la  riunione  fu  compita ,  1'  operatore  pass6  alle 
seconda  operazione.  Incomincio  dal  terininare  col  histuri  la 
separaziono  della  parete  di  retto  che  inferiormente  si  riuni- 
va  colla  vagina ,  ed  ivi  lesolo  libero,  1'  intestino  potc  ri- 
tirarsi  da  nove  a  dieci  millinietri  all'  indietro,  per  cui  lav- 
vivate  le  parti  inferior!  ed  anteriori  della  divisione  del  pe- 
rineo ,  non  rcstarono  che  a  riunlrsi  i  margini  della  divi- 
sione della  vagina  col  mezzo  di  punti  di  sutura  interrotta, 
e  la  ferita  del  perineo  (  eccettuata  la  porzione  posteriore 
destinata  all'  ano),  con  due  punti  di  sutura  attorcigliata,  e 
cosi  ebbe  fine  1'  operazione. 

Che  il  processo  del  DiefFenbach  abbia  tali  pregi  da  ren- 
derlo  jireferibile  agli  altri  processi  operatorii  che  vi  ho  in- 
dicati ,  mi  sembra  fuor  di  ogni  dubbio,  evitandosi  con  es- 
so  tutti  gli  incomodi  che  derivar  possano  dalla  introduzio- 
ne  della  cannula  nel  retto  intestino ,  e  facilitandosi  la  emis- 
sione  delle  feci  per  la  nuova  strada ,  in  causa  di  essere  la 
medesima  in  parte  tappezzata  dalla  parete  posteriore  del  sud- 
detto  intestino. 

Ma  se  operando  alia  Dieffenbach  si  ottengono  gli  indica- 
ti  compensi ,  si  ha  pero  lo  svantaggio  ,  di  dovere  col  pro- 
cesso di  questo  illustre  chirurgo  eseguire  non  una  sola , 
nia  due  operazioni  cruente  ad  epoche  difFerenti ,  la  prima 
delle  quali  produce  un'  apertura  di  communicazione  fra 
r  estremita  posteriore  ed  inferiore  del  retto  e  la  vagina  di 
tale  ampiezza,  da  non  potere  poi  sperare  di  obliterare ,  me- 
diante  la  sutura  cruenta  che  vassi  ad  efFettuare,  con  quel- 
la  facilita  che  alcuni  supporre  potrebbero. 

Ad  evitare  pertanto  anche  ([uesti  diiTetti,  e  ad  ottenere  con 
maggiore  sicurezza  un  completo  risultato ,  bisognava  quindi 
battere  vie  alquanto  diverse.  Bisognava  secondo  me  per  rag- 
giungere  questo  scopo ,  pensare  a  trovar  modo  di  condurre 


Dr  UNA  Atresia  congenita  ec.  61 

nella  normale  posizione  tutto  1'  estremo  inferiore  del  retto 
intestine,  in  un  coUa  sua  apertura  di  sbocco  iiella  vulva, 
affine  di  obbligare  cosi  immediatarnente  ,  e  stahilmente  le 
feci  a  prendere  senz'  altro  aiuto  nn  lihero  corso  per  la  via 
normale;  bisognava  rnantenere  provvediita  1'  indicata  porzio- 
ne  di  retto  intestine  del  suo  sfintere ,  per  iion  avere  a 
deplorare,  una  volta  clie  formato  fosse  il  nuovo  ano,  la  in- 
continenza  delle  feci;  ed  era  opportuno  il  cercare  di  con- 
servare  debitamente  i  muscoli  perineali ,  per  poterli  rnan- 
tenere nei  rapporti  anatomici  che  lore  sono  propri.  Tutto 
questo  pertanto  potei  ottenere  nella  fanciulla  cbe  venne  a 
me  affidata ,  seguendo  le  norme  die  passo  ad  indicarvi. 

Postala  sulla  sponda  di  un  letto  alquanto  duro,  in  posi- 
zione orizzontale  supina,  coUe  natiche  alquanto  sporgenti 
in  fuori,  ed  usato  il  cloroformio  per  mantenerla  almeno 
nei  primi  tempi  dell'  operazione  in  uno  stato  di  anaste- 
sia ,  dopo  averle  fatte  da  degli  assistenti  divaricare  e  tener 
ferme  le  coscie ,  con  un  piccolo  bisturi  panciuto  jjraticai 
nella  regione  ano-perineale  una  incisione  paralella  al  rafe  , 
incominciandola  nei  mezzo  della  forchetta,  e  prolungando- 
la  fino  verso  la  punta  del  cocige.  Questo  primo  taglio  non 
interess6  che  la  cute  ed  il  tessuto  cellulare  sottoposto ,  in 
pari  modo  mi  condussi  nei  dividere  la  fascia  superficiale , 
1'  aponeurosi  esterna  del  perineo,  e  cosi  mi  si  presento 
manifestaraente  tessuto  musculare,  che  stando  alia  direzio- 
ne  delle  fibre,  lo  ritenni  appartenere    ai    muscoli  trasversi. 

Nella  linea  mediana  cellulosa  che  separava  i  detti  muscoli 
approfondai  cautamente  l'  incisione,  e  poscia  col  medesimo 
bisturi  distaccai  dal  cellulare  sottostante  le  dette  porzioni 
musculari,  mantenendole  pero  aderenti  ai  sovrapposti  tes- 
suti  (1).  Cosi  furono  formati  due  lembi,  divaricati  i  quali, 
insinuai  dolcemente  un  dito  nell'  apertura  vulvare  del  ret- 
to intestine  e  lo  internal  in  modo  d'  assicurarmi  con  faci- 
lity, che  la  direzione  della  porzlone  inferiore  di  esso  in- 
testine era  alquanto  ricurva  antei'iermente.  Allora  mi  accinsi 


(1)  Tar.  6.  fig.  1.  d,  d,  d,  d. 

I 


62  Francesco  Rizzoli 

colla  scorta  di  quel  dito  ad  isolare  tutto  all'  intorno  la  por- 
zione  deviata  dell'  inteslino ,  non  clie  la  sua  apeitura  este- 
riore,  o  vulvare ,  avendo  la  niassirna  cura  di  non  ledere  le 
fibre  musculari  che  ne  costltuivano  lo  sHntere ,  il  che  ot- 
tciiui  niediante  piccoli ,   e  cauti   tiatti   di   bisturi. 

Separata  pertanto  dai  circonviciui  tessuti ,  e  dalla  parte 
posteriore  tlelia  vagina  pel  tratto  di  circa  un  pollice ,  la 
porzione  inferlore  del  retto,  questo  tratto  di  intestino  cadde 
quasi  spontaiieamente  verso  la  regione  cocigea  (1).  E  quan- 
tunque  nell'  cseguire  questo  distacco  il  tagliente  del  bisturi 
fosse  stato  portato  a  poca  distanza  della  grande  circonfe- 
renza  dell'  imene,  su  quello  stretto  cordone  che  superior- 
niente  notai  (2),  e  fosse  cnndotto  rasente  alia  parte  piu 
bassa  della  parete  posteriore  della  vagina  ,  ove  questa  ave- 
va  aderenze  col  retto,  ed  ove  era  assai  difficile  il  ricono- 
scere  se  eravi  tessuto  cellulare  intermedio,  tuttavia  usan- 
do  la  conveniente  diligenza,  e  pazienza  mi  riesci  a  conser- 
vare   tutte  le  indicate  parti  completamente  illese. 

Mantenuta  con  dolcezza  la  porzione  isolata  di  retto  in- 
testino verso  la  regione  cocigea  in  modo  che  la  di  lui 
apertura  inferiore  corrispondesse  alia  regione  cocigea  stes- 
sa  (3) ,  fra  1'  orlo  anteriore  dell'  apertura  anale ,  e  1'  orlo 
che  osservasi  nella  regione  posteriore  della  imboccatura  del- 
la vagina  rimaneva  luio  spazio  che  presentava  le  ordinarie 
dimensioni  della  regione  perineale  (4),  il  quale  assai  bene 
poteasi  riempire  e  fare  scomparire  totahnente,  insinuando- 
vi  e  fra  loro  riunendo  le  rispettive  porzioni  de'  lembi  mu- 
scolo-cutanei  del  perineo ,  formate  nei  primi  tempi  dell'  ope- 
razlone  (5). 

In  seguito  di  che  onde  conservare  tutte  le  anzidette 
parti,  intestino  retto  cioe ,  perineo,  e  sessuali  organi  nei 
rapporti   anatomici    naturali ,    mi    prevalsi    della    sutura ;    e 


(1)  Tav.  C.  Og.  1.  a. 

(•2)  Tav.  6.  (is-  1.  c.  Tav.  6.  fig.  1.  c. 

(3)  Tav.  (i.  fig.   1.  b. 

(1)  Tav.  6.  fix-  1-  b,  c. 

(o)  Tav.  6.  fig.  h  (1,  d,  d,  d. 


Di  UNA  Atresia  congenita  ec.  63 

quindi  con  un  pimto  di  sutura  Interrotta  fissai  verso  la  re- 
gione  cocigea  1'  estremo  inferiore  della  parete  posteriore 
del  retto  (1).  Con  due  punti  laterali,  uno  destro,  I'  altro 
sinistro  assicuiai  nella  regione  dell'  ano  il  corrispondente 
boido  di  retto  intestine  (2),  con  un  quarto  puiito  riunii 
anteriormente  ed  in  alto  i  lembi  muscolo-cutanei  perinea- 
li  (3) ,  con  un  qniiito  conipiesi  anteriormente  ed  un  poco 
pill  in  basso  i  lembi  medesimi  (4) ,  e  con  un  sesto  li  riu- 
nii inferiormente  in  un  col  bordo  superiore  di  retto  in- 
testino  (5). 

Cio  fatto  mi  fu  piacevole  1'  osservare  ,  cbe  difesa  ante- 
riormente dal  perineo  1'  apertura  del  nuovo  ano,  e  retrat- 
tosi  il  retto  intestino  che  io  aveva  in  antecedenza  alquan- 
to  allungato  onde  riunirlo  alia  nuova  anale  apertura,  erasi 
questa  in  causa  di  cio  infossata  ed  increspata  in  modo  da 
non  distinguersi  da  quella  d'  un  ano  normale  (6). 

Applicato  un  semplice  appareccbio  di  medicatura,  fu  ri- 
posta  la  fanciulla  nel  proprio  letto  consigliandola  a  tenere 
le  cosoie ,  e  le  gambe  in  adduzione,  percbe  non  avesse  a 
soffiire  molesti  stiramenti  nella  regione  operata  ,  ed  a  ri- 
manere  in  dieta  severa. 

Passo  essa  il  restante  della  giornata  in  sufficiente  calma, 
e  COS!  pregredi  per  altri  tre  giorni ,  sul  terminare  dei  qua- 
li  fu  soggetta  ad  una  piccola  perdita  di  sangue  venoso 
dalla  fcrita  pcrineale,  cbe  si  arresto  applicandovi  sopra  alcu- 
ni  globi  di  fila,  imbevuti  nell'  acqua  emostatica  del  Pagliani. 

Nella  snccessiva  giornata  la  fanciulla  non  avendo  anco- 
ra  scaricato  il  ventre,  le  prescrissi  due  dramme  e  mezza 
d'  olio  di  ricino,  con  cbe  si  ebbe  una  abbondante  alvina 
evacuazione ,  cbe  si  ripete  nella  successiva  giornata,  senza 
che  avvenisse    il    pin    cbe    piccolo  sconcerto   nella    operata 


(1)  Tav.  6.  fig.  1.,  e  fig.  2.  a. 

(2)  Tav.  6.  fig.  1.  f,  f,  f,  r,  e  fig.  2.  b,  b. 

(3)  Tav.  6.  fig.  1.  3,  9,  e  fig.  2.  c. 

(4)  Tav.  C.  fig.  1.  A,  ft,  e  fig.  2.  d. 

(5)  Tav.  6.  fig.  ^.  I,  I,  e  fig.  2.  c. 

(6)  Tav.  6.,  e  Tav.  5.  fig.  2.  a. 


64  Francesco  Rizzoli 

Ioca1it£l.  Fino  al  giorno  22  Maggio,  settimo  dall' operazione, 
non  ebbe  hiogo  alcun'altia  particolarita,  ma  nclla  sera  di  quel 
giorno,  tentando  nuovameiite  la  f'anciulla  di  evacuare  I'al- 
vo  ,  non  pote  riescirvi ,  presentandosi  all'  ano  delle  scibale 
dure,  ed  assai  grosse.  Le  ruppi  col  dito  e  se  ne  ottenne  la 
espulsione.  Dopo  di  die  mostrandosi  abbastaiiza  resistente 
il  perineo,  ed  inutili  riesceiido  i  gia  vacillanti  punti  di  su- 
tura  posti  onde  rianirlo,  poclie  goccie  di  marcia  soltanto 
scaturendo  dalT  esterna  perineale  ferita ,  del  tutto  li  estras- 
si.  E  sebbene  1'  estremita  del  retto  intestine  sembrasse  aver 
presi  sodi  attacchi  coi  contorni  della  nuova  anale  apertu- 
ra  ,  e  caduto  fosse  senza  danno  il  laccio,  che  a  questa  lo 
tenova  posteriormente  legato ,  pure  per  maggiore  sicurezza 
lasciai  ancora  in  sito  i  due  punti  lateral!,  mantenendosi  i 
medesimi  abbastanza  serrati,  e  non  li  levai  che  dopo  altri 
tre  giorni,  essendosi  in  allora  resi  vacillanti,  e  quindi  del 
tutto  inutili.  In  seguito  mentre  non  si  ometteva  di  som- 
ministrare  all'  occorrenza  alia  fanciulla  piccole  dosi  d'  olio 
di  ricino ,  non  si  trascurava  neppure  di  introdurre  degli 
stuelli  di  fila  nell'  ano,  acciocche  i  di  lui  margini  con 
maggiore  regolaritu  del  tutto  cicatrizzassero.  E  cosi  perve- 
nuti  alia  45  giornata  dall'  operazione,  la  guarigione  era  com- 
pleta ,  e  la  fanciulla  esternando  nei  piu  afFettuosi  modi  che 
per  lei  si  potevano  la  sua  riconoscenza   esci  dalla   Clinica. 

Rimase  pero  in  Bologna  altri  quattro  mesi ,  e  prima  di 
partire  per  Massa  Lombarda  sua  patria,  ebbi  cura  di  fare 
modellare  in  cera  la  parte  operata,  incaricandone  il  Signer 
Bettini,  distintissimo  modellatore  in  plastica  in  questa  Pon- 
tificia  Universita.  La  preparazione  fu  fatta  con  quella  ve- 
rity ed  esattezza  che  tanto  mi  interessava ,  e  che  servira  a 
farvi  formare  un'  idea  precisa  dello  stato  finale  della  parte 
operata,  la   quale  presenta  le  seguenti  particolarita  (1). 

Ncl  mezzo  della  regione  dell'  ano  si  trova  un'  apertura 
infossata  che  perinette  d'  introdurre  nel  suo  interno  1'  estre- 
mita del  dito  mignolo,  essa  e  dilatabile ,  di  figura  anulare, 


(1)  JSola.  Qiicsle  preparazioni  in    cera    vcnnoro   prescntate  all'  Accadcmia  nel 
giorno  in  cui  reoae  letta  questa  roemoria. 


Di  UNA.  Atresia   congenita   ec.  65 

manifestamentc  contiattile,  citcondata  da  tessuto  cicatrizio 
di  consistenza  alquanto  niolle,  ed  increspato  (1).  Per  qucsta 
apertura  anale  si  penetra  ncll'  intestino  retto,  il  quale  Iia 
assunto  una  direzione  uii  poco  obliqiia  dal  basso  all'  alto, 
e  dall'  indietro  all'  avanti.  I  due  lembi  muscolo-cutanei  peri- 
neali  in  parte  iluniti  per  adcsione,  in  parte  per  tessuto  inodu- 
lare  cicatrizio  formano  un  perineo  alto  quattro  buone  linee(2). 
Divaricate  le  grandi,  e  piccole  labbra,  iiella  regione  della 
forclietta  ,  eve  esisteva  1'  innormale  apertura  dell'  ano  ,  si 
scorge  invece  lui  setto  dell'  altezza  di  due  linee  circa,  ri- 
coperto  da  una  membrana  mucosa  di  nuova  formazione  che 
continuasi  col  piccolo,  e  teso  cordone  die  si  unisce  alia 
porzione  inferiore  della  grande  circonfereiiza  dell'  imene  (3) 
il  quale  presentasi  intatto  ed  un  pochino  stirato  all'  indie- 
tro (4).  La  fanciulla  ritiene  gli  escrenienti ,  qualunque  ne  sia 
la  lore  consistenza ,  avverte  il  bisogno  di  espellerli ,  e  pu6 
ancora  quando  il  voglla  favorirne,  o  ritardarne  la  escita. 

Ma  se  da  quanto  ho  esposto  e  palesamente  dirnostrato, 
che  fortuna  niaggiore  io  non  poteva  sperare  di  quella  ,  che 
in  questa  cura  mi  arrise  ,  non  meravigliate  per  altro ,  se  era 
vi  dico ,  die  ad  oiita  di  cio ,  essendorni  stata  presentata, 
non  molto  dopo  la  descritta  ottenuta  gnarigione,  una  bara- 
bina  di  pochi  mesi  ,  affetta  dalla  medesima  innormalita, 
non  mi  piegai  in  ailora  ad  operarla ,  e  me  ne  scuserete, 
io  spero,  sapendo  ,  che  in  questa  bambina ,  oltrecche  le  fe- 
ci passavano  per  1'  abnorme  apertura  liberamente  e  senza 
dar  luogo  a  molto  temibili  irritazioni  nelle  parti  esterne 
generative,  niun  altro  fenomeno  di  rilievo  in  cssa  mostra- 
vasi  riferibile  al  vizio  di  conforiuazione  cui  soggiacea ,  che 
obbligasse  a  sollecitaniente  provvedervi.  Per  questi  moti- 
vi  ritenni  migliore  partito  il  temporeggiare,  e  Io  ritenni 
ancora  perche  la  vita  di  cosi  tenere  creature ,  andando 
soggetta  a  gravi  morbose  eventualita,  poteva  per  la  opera- 


(1)  Tav.  6.  Rs;.  2.  a. 

(2)  Tav.  5.  fig.  2.  6. 

(3)  Tav.  5.  n-.  1.  c,  e  Tav.  5.  fig.  2.  c. 

(4)  Tav.  5.  Dg.  2.  d. 

T.    VIII. 


66  Francesco  Rizzoli 

zione  essere  tanto  piu  facilmente  compromessa,  perche  in 
esse  le  parti  su  cui  deve  cadere  il  coltello  chirurgico  non 
ponno  essere  dominate  con  quella  sicurezza ,  che  e  neces- 
saria  ad  impedire  conseguenze  temibilissime;  e  perche  i 
tessuti  compresi  nelle  cruente  suture,  non  prestano  in  si- 
mili  casi  quella  resistenza ,  die  serve  a  rassicurare  di  po- 
terne  evitare  anclie  per  piccolo  sforzo  lo  squarcio. 

Snpposte  perc)  fanciuUe  di  tale  eta ,  e  robustezza  da  pre- 
sentare  le  condizioni  piu  favorevoli  onde  essere  operate, 
potro  io  lusingarmi  che  il  processo  operatorlo  da  me  adot- 
tato  sla  per  soddisfare  sempre  al  bisogno  ?  Forse  questo  non 
e  sperabile ,  giacche  indipendentemente  dalle  indicate  cir- 
costanze  molte,  e  varie  innormalita  anatomiche  alia  descrlt- 
ta  potrebbero  aggingnersi  ,  o  complicarsi  da  costringere  a 
variare,  od  a  cambiare  affatto  il  processo.  Perche  adunque 
la  pratica  chirurgica  possa  in  cio  ritrarre  il  maggiore  pos- 
sibile  vantaggio,  prego  voi,  o  Anatomici  celebri ,  che  qui 
sedete,  di  interrogare  nuovamente  a  quest'  nopo  la  oatura, 
di  sorprenderia  nelle  sue  evoluzioni ,  di  indagare  le  cagio- 
ni  piu  probabili  di  tali  suoi  deviamenti,  e  di  somministra- 
re  cosi  al  chirurgo  quella  copia  di  material! ,  che  serva  a 
condurlo  alle  pratiche  apphcazioni  piu  razlonali ;  e  raentre 
anslosaniente  cio  aspetto  da  voi  e  vivo  nella  speranza  di 
udirne  nuovi ,  e  brillanti  risultati ,  per  ora  mi  basta  di  ave- 
re  potuto  alia  mia  volta ,  ed  in  propizia  circostanza ,  costrin- 
gere la  natura  a  diriggersi  per  quella  via  da  cui  aberro , 
e  di  averla  suo  maigrado  obbligata ,  cedendo  all'  arte ,  di 
modellarsi  con  quella  simmetria ,  che  da  alia  macchina  u- 
mana  le  impronte  di  tale  perfezione ,  e  bellezza ,  da  ren- 
derla  opera  veramente  subhrae ,  e  degna  della  mano  del 
Creatore. 


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V 


SULLE 

BORSE  MUCOSE  SOTTOCUTANEE 

DEL  CORPO  UMANO 

AK^OTAZIONI  ANATOMICUE 

DEL 

PROFESSORE  CAV.  LUIGI  CALORI 


(  l,clt(  nella  Sessionc  dci  22  Gcnnaio  1807. ) 


D= 


'appoiclie  i  Patologi  Cliirurghi  in  suldeclinare  dello  scor- 
so  secolo  ebbero  dimostrata  1'  importanza  dello  studio  delle 
borse  mucose  sottocutanee  del  corpo  umano  descrivendo  i 
morbi,  e  soprattutto  le  idropisie  delle  medeslme,  molti  Anato- 
mici  e  Chirurghi ,  fra  i  quali  meritano  particolaie  menzio- 
ne  Camper  (1),  Beclard  (2),  Velpeau  (3),  a  specialmente 
Schreger  (4) ,  dieronsi  ad  esplorare  con  maggiore  accura- 
tezza  la  superficie  interna  del  derma ,  a  la  cellulare  die  lo 
unisce  alia  parti  sottoposte  tanto  per  conoscere  il  sito  pre- 
cise e  la  vera  disposizione  di  tali  borse  ,  quanto  per  isco- 
prire,  se  oltre  le  conosciute  ,  altre  ve  ne  avessero,  e  scorti 


(1)  P.  Camper.  De  fractura  patellae  IlaRae.  Coinit.  1789. 

(2)  Elem.  J'  Anat.  gi'ner.  par  1*.  A.  Ileclard.  Rriixcl.  1825.  Veil!  pure  le  ag- 
giiinlc  ili  Heclard  all'  Anat.  gener.  de  Ilicliat ,  e  il  Diction,  dc  MM. 

(3)  Trallato  conipl.  di  Anat.  Cliiriir.  ec.  per  A,  Velpeau.  Venezia  1835,  non 
che  Reclierches  anat.  pliysiol.  ct  palliol.  sur  les  cavites  closes  natur.  el  accid. 
de  r  economic  anini.  Paris  18'i.3. 

(4)  T.  Sclircgcr.  De  Imrsis  mncosis  snhciitaneis  cum  Tab.  IX.  Erlang.  18'25  — 
Forse  coi  citati  autori  dee  pure  andare  Rielkiewiez ,  che  lia  una  memoria  allresi 
intitolata  =  de  bur.sis  mncosis  snbcutancis  rz  inserita  in  Collect,  rai'dico-cliirurg. 
cacs.  acad.  med.  chir.  T.  1.  Viluae  1838,  ma  io  oon  bo  poluto  coQSuUarla. 


68  Luici  Calori 

dagli  usi  loro  non  trascurarono  veruna  circostanza  di  rlpe- 
teie  Ic  investigaziorii  in  indiviclui  ed  in  condizioni  attevoli 
ad  agevolare  lo  svilnppamento  di  esse.  Dal  quale  studio 
conseguiiono,  come  ognun  sa,  ben  larga  e  proiita  licompen- 
sa;cliein  assai  breve  tempo  le  boise  mucose  sottocntanee 
tanto  moltipllcarono  da  enuilar  quasi  il  novero  delle  profonde 
cos'i  bene  illustrate  da  Jaucke  (1),  Fourcroy  (2),  A.  Mon- 
ro, e  Rosenmiilier  (3),  Koch  (4),  Gerlach  (5).  Di  die  ab- 
biamo  prova  ne'  moderni  trattati  di  Anatomia  e  di  Patolo- 
gia  Chirurglca,  e  soprattutto  nell'  elenco  clie  sen  legge  al- 
ia pag.  77  del  secondo  Volume  delia  stupenda  Opera  Clii- 
rurgica  de'  Chiarissimi  Professori  G.  Regnoli  e  A.  Ranzi 
stampato  a  Firenze  nel  18i7.  Questo  elenco  o  quadro  die 
voglia  appellarsi  ,  appartiene  al  Padieu ,  ed  e  verameute 
insigne  per  ricchezza ,  ne  solo  comprende  le  borse  mucose 
sottocntanee  normali  o  naturali,  ma  eziandio  le  anormali 
od  accidentali ,  e  32  sono  le  prime,  19  le  second  e  •,  intor- 
no  alle  quali  ultimo  i  lodati  Professori  poi  avvertono  non 
potersene  ben  precisare  il  nuraero ,  conciossiache  ovunque 
sorgono  stabilmente  accidentali  protuberanze,  e  ovunque  la 
pelle  scivola  spessamente  sulle  parti  sottoposte ,  svolgonsi 
pure  borse  mucose  accidentali,  come  gla  Velpeau ,  e  spe- 
cialmente  J.  Guerin  aveano  dimostrato  (6) ,  ed  altri  simil- 
mente  prima  di  loro  :  avvertenza  ,  die  quantunque  sembri 
avere  tutta  la  sanzione  dei  fatti,  incontra  tuttavia  eccezio- 
iii,  come  apparir^  piu  innanzi.  Intanto  per  cio  che  mi  so- 
no proposto  ,  converrebbe ,  die  io  ora  vi  riportassi  il  quadro 
anzidetto;    ma    poiche    la  sullodata    opera    cbirurgica    corre 

(1)  Dc  capsniis  lendiniiin  arlicnlaribiis.  Lipsiae  1 753. 

(2)  Hist.  <le  r  Acail.  \\.  iles  Sciniices.  Paris,  1785-88.  Six  Mem.  pour  servir 
a  r  hist,  des  tendons,  dans  les  quels  on  s'  occiipe  specialment  de  leurs  capsules 
muqueuses. 

(3)  A.  Mnnro.  Description  of  all  tlie  bursae  mucosae  of  Ihe  liumaa  body. 
Edimb.  1788.  — Vedine  la  trad,  di  liDsenmiiller  con  aggiunte,  e  Icones  el  de- 
scriptiones  biirsaruui  mueos.  corp.  bum.  Lipsiae  1799. 

(4)  De  bursis  leiuliiiiiiii   mucosis.   Lipsiae   1789, 

(5)  De  bursis  (emlinuui  mucosis  in  capite  et  collo  rcperiundis,  cam  tabulis 
aencis.  Viltemberg   1792. 

(6)  Gaz/t!iie  uied.  de  Paris  Deiixi(>me  serie  Tome  onzieme  an.  1843  pag.  138. 
—  Vedi  pure  Mem.  Sur  I'  unite  et  la  solidaril6  de  I'  aoalomie  etc. 


SULLE    BORSE    MUCOSE    EC.  69 

bmal  per  le  mani  di  tutti  ,  e  questo  quadro  e  ben  cono- 
sciuto ,  cosi  per  aljhreviarvi  la  noia  voloiitieri  tralascio , 
molto  pill  che  verr6  considerando  ad  una  ad  una  le  bor- 
se,  die  in  esso  figiirano,  ed  esaminando  se  veianiente  ap- 
partengano  alia  categoria  ,  in  cui  vennero  collocate;  die 
per  qiiaiito  1'  osservazione  mi  lia  appreso,  necessario  e,  se 
non  pei  cliirnrglii  ,  si  certainento  per  gli  aiiatoinici  rifarne 
la  distribnzione ,  ed  aggiugiiere  quelle  die  esso  uon  coni- 
prende,  osservate  da  me  o  da  altri. 

E  cominciando  dalle  normali ,  dice  die  la  prima  situata 
dietro  1'  angolo  della  mascella  inferiare  ,  ed  attribuita  a 
Beclard,  e  liingi  dal  meritare  il  posto  assegnatole  in  quel 
quadro;  imperocclie  se  e  vero  rispetto  al  proposito  nostro 
die  normalita  impliclii  I'idea,  cbe  un  organo  fisiologioamen- 
te  coslituito  esista  se  non  sempre,  almeno  per  le  piii  volte, 
o  sopra  la  meta  de'  casi  ne'  quali  si  ricerca,  ed  acciden- 
talita  sol  qualche  volta  e  in  date  circostanze ,  certamente 
questa  borsa  non  e  a  collocarsi  fra  le  normali.  Diffatto  in 
venti  cadaveri  di  adulti  di  varia  eta  e  di  diverso  sesso ,  tut- 
ti spettanti  a  persone  del  basso  ceto ,  appositamente  esa- 
minati  per  rinveniria,  non  contando  i  molti  altri  tagliati 
ed  esplorati  nella  regione,  in  cui  il  Beclard  la  ripose,  sen- 
za  intcndirnento  di  ricercarla,  in  uno  solo  mi  apparve  da 
ambo  i  lati  ,  ed  esso  era  di  un  uomo  cinquantenne  cane- 
pino  morto  di  acuta  peripneumonia.  Questa  borsa  rappre- 
sentava  un  sacclietto  semplice  a  destra,  doppio  a  sinistra, 
e  questi  due  sacclietti  erano  1'  un  presso  T  altro ,  e  quasi 
toccavansi,  ed  insiem  presi  formavano  la  grandezza  di  una 
nocciuola  ,  mentre  a  destra  1'  unica  borsa  sorpassava  di  po- 
co  la  mole  di  un  pisello.  Giu  Beclard  aveva  notato ,  cb'es- 
sa  esisteva  solo  qualclie  volta  ;  alia  quale  avvertenza  se  si 
fosse  atteso ,  tengo  per  fcrmo ,  die  non  sarebbesi  posta  a 
capo  delle  normali.  Aggiugnero,  cbe  la  trovai  in  un  mostro 
iimano  paracefalico  ed  anasarcatico  enormemente  dilatata 
in  ambidue  i  lati,  si  die  eccedeva  il  volume  di  un  novo 
gallinaceo  ,  ed  estendcvasi  al  davanti  dell'  oreccbio  fino  al- 
ia regione  delle  tempia  ,  alia  spalla ,  alia  regione  posteriore 
del  coUo  e  snperiore  del  dorso  ,  ove  le  due  borse  idropi- 
cbe  si  addossavano. 


70  LuiGi  Calori 

La  seconda ,  di  ciii  e  inventore  Velpeau,  corrisponde  al 
bordo  inferioie  della  sinfisi  del  mento.  Debbo  confessare 
cbe  mi  sono  sempre  liuscite  vane  le  licerche  fatte  per  isco- 
piirla.  Con  tutto  cio  iiotomizzai  ,  aviu  intoino  a  died  an- 
iii,  an  tumoretto  cistico  svoltosi  in  detta  regione,del  vo- 
hiine  di  nn'  a\  ellana ,  a  pareti  rol)uste,  stratificate,  ed  in- 
ternamente  liscio  ,  sieroso,  pieno  di  un  umore  torbo,  spes- 
so,  e  carico  di  albumina.  Osservando  questo  tumoretto  ven- 
nemi  naturalmente  il  pensieio,  ch'  esso  altro  non  fosse, 
clie  la  borsa  mucosa  sottocutanea  ,  ivi  ammessa  dal  Vel- 
peau, fattasi  niorbosa  e  idropica.  Dietro  la  quale  opinione 
datomi  a  nuove  e  piu  moltiplicate  ricerclie  che  per  innan- 
zi,  non  riuscii  a  meta  piu  fortunata;  onde  ritengo,  die  la 
pretesa  borsa  mucosa  sottocutanea  del  bordo  inferiore  della 
sinfisi  del  mento  non  sia  che  una  cisti  di  nuova  formazio- 
ne.  Non  pero  di  nieno ,  se  alcuno  volesse  pur  ivi  porre 
r  esistenza  di  una  borsa  mucosa  sottocutanea,  io  non  vor- 
ro  contraddire,  ma  si  veramente,  che  solo  vi  si  ponga  co- 
me  rarissima,  ed   afFatto   accidentale. 

La  terza  sta  suU' angolo  della  cartilagine  tiroide ,  ed  e 
stata  pur  essa  accennata  da  Beclard.  ]Mi  sia  lecito  avverti- 
re,  che  questa  borsa  vuol  essere  bene  distinta  dalla  sotto- 
joidea  o  tirojoidea  di  Malgaigne  (1),  la  quale  e  profonda  j 
e  situata  tra  il  legamento  tiro-joideo  per  una  parte,  1'  os- 
so  joide  ed  il  muscolo  tiro-joideo  dall'  altra ;  borsa  per  Io 
pill  a  cavita  unica ,  e  talora  a  due,  a  quattro ,  a  cinque 
celle  distinte  fra  loro  per  sepimenti  quando  completi ,  quan- 
do  incompleti.  Mi  sono  permessa  quest'  avvertenza ,  peroc- 
die  ho  udito  piii  volte  chirurghi  anche  niolto  istruiti  con- 
iondere  questa  borsa  colla  sottocutanea  di  Beclard.  Abuse- 
rei  della  vostra  sofFerenza ,  oltre  1'  escire  dal  niio  proposito, 
se  io  qui  mi  facessi  a  discorrere  i  vantaggi ,  che  nella  pra- 
tica  possono  venire  da  cosi  fatta  distinzione.  Diro  intanto, 
che  la  borsa  tiroidea  di  Beclard    giace  nella  lassa  cellulare 


(1)  Trait<5  d'  Anat.  Chiriir.   et  de  Cliirur.   expdr.   par  I.  F.  Malgaigne.  Brn- 
\el.  1838.  pag.  240. 


Sui.LE    BORSE    MUG09E    EC.  71 

sottocutanea ,  clie  conispontle  al  jiorno  di  Adamo ;  clie  di 
rado  occorre ;  clie  sol  sette  voltt?  1'  ho  veduta  in  cinquan- 
totto  cadaveii  di  adidti  di  vaiio  sesso  ed  eti,  e  tie  volte 
assai  distiiita  e  sviliippata,  niassimameiite  in  tin  uorno, 
dov'essa  era  pur  anco  in  contatto  colla  tiro-joidea  o  sottojoi- 
dea  di  Malgaigne,  con  la  quale  pero  non  comunicava.  For- 
se  tra  queste  due  l)orse  esiste  taloia  una  cotnunicazioue, 
la  quale  amniessa  spiegherebbe  ceite  difFeienze  che  corro- 
no  fra  gli  x\utori  iiel  descriverne  1'  estensione;  che  alcuni 
fanno  discendere  la  borsa  sotto-joidea  di  Malgaigne  sull'an- 
golo  dclla  cartilagine  tiroide  ,  o  sul  porno  di  Adamo ,  men- 
tre  altri  1'  hanno  per  estranea  a  questo  punto.  Vidi  qnesta 
borsa  sotto-joidea  enormemente  dilatata  in  nn  feto  settl- 
mestre,  e  suddivisa  in  molte  cellule  piene  di  sangue  gru- 
niato  :  fu  presa  per  nn  gozzo  congenito ;  ma  un  piu  atten- 
to  esame  istituito  posteriormente  mi  disvelo  la  glandula 
tiroide  nella  sua  propria  sede ,  e  solo  atrofizzata  per  la 
compressione  fattale  dalla  gran  mole  di  tale  borsa  einulau- 
te  quasi  il  pugno  di   un  adulto. 

Figura  come  quarta  nel  quadro  in  esame  la  borsa  mu- 
cosa sottocutanea  acromiale,  di  cui  pure  scopritore  si  fa  il 
Beclaid.  E  opinione  generalmente  ricevuta,  che  questa  bor- 
sa per  solito  esista  ,  e  che  mai  non  manchi  in  coloro  che 
usano  portar  pesi  suUe  spalle,  o  mediante  larghe  cinghie 
sul  dorso.  Sembra  che  i  brodoni  dello  imbusto  nelle  donne 
e  gli  straccali  negli  uoinini  ne  abbiano  altresi  a  favorire  lo 
svolgimento.  Con  tutto  cio  essa  non  mi  e  occorsa  si  di  fre- 
quente  com'  e  stato  detto;  clie  in  cinquantasette  cadaveri  di 
adulti,  parte  uomini  ,  parte  donne  ,  di  varia  eta  e  condizio- 
ne ,  non  la  riiivenni  che  in  diciannove  ,  sette  dei  quali  era- 
no  di  portatori,  due  di  militari  ,  quattro  di  muratori ,  il  re- 
stante  di  uomini  e  donne  di  cui  non  seppi  il  mestiere.  L'ho 
poi  veduta  mancare  in  questi  diecisette  cadaveri  tre  volte 
a  destra ;  e  due  volte  da  questo  lato  la  incontrai  doppia  , 
una  tripla,  mentre  sei  volte  mi  si  offerse  molteplice  a  sinistra. 
Schreger  ha  similmente  trovata   molteplice  questa  borsa. 

La  quinta  e  la  sesta  delle  borse  mucose  sottocutanee  di 
questo  quadro  corrispondono  una  alia  epitroclea ,  e  1'  altra 


72  LUIGI   Calori 

air  epicondilo.  Parl6  Boclard  dclla  prima,  Vclpeau  dell'  ul- 
tima, e  Schreger ,  parmi ,  innanzi  Velpeau.  Stando  alle  mie 
proprie  osservazioni  diio,  chc  tali  horse  in  sessanta  cadave- 
ri  di  adiilti  non  mi  apparvero  clie  sette  volte  in  ambo  i  la- 
ti ,  e  due  solo  a  destra ;  e  fn  quella  che  giace  siiU'  epi- 
condilo ;  perche  sembra  essere  alquanto  piii  frequente  del- 
r  altra  ciii  non  rinvciini  clio  otto  volte  a  dostra  similmente. 
Trovai  quella  dell'  epicondilo  idro[)ica  ,  ed  estesa  in  al- 
to sul  braccio  sinistro  di  una  fanciulla  morta  di  tisi  pol- 
nionale. 

La  settima  e  la  borsa  mucosa  sottocutauea  dell'  olecra- 
110,  o  retro-olecranica ,  la  quale  viene  attribuita  a  Camper. 
Neppure  una  volta  bo  veduto  in  sessantasette  cadaveri  di 
adulti  di  varia  eta,  sesso ,  e  mestiere  fallare  questa  borsa , 
che  secondo  1'  osservazione  degli  anatomici  inglesi  sarebbe 
sviluppatissima ,  e  soggiacerebbe  di  frequente  alio  igroma 
ne'  lavoratori  alle  miniere  di  carbon  fossile. 

L'  ottava  e  la  iiona  situate  una  suU'  apofisi  stiloide  del- 
r  ulna,  altra  sulT  apofisi  stiloide  del  radio,  diconsi  scoperte 
da  Bourgery,  ma  erano  per  innanzi  state  descritte  e  deli- 
neate da  Schreger.  Incostanti  sono  quests  horse,  ed  in  qua- 
rantadne  cadaveri  di  adulti  solo  in  quiudici  le  rinvenni , 
dieci  volte  tutte  due  in  ambo  i  lati :  quattordici  volte  si- 
milmente in  ambidue  i  lati  quella  dell'  ulna,  ed  una  solo 
a  sinistra.  Vidi  tre  volte  maucare  a  destra,  e  cinque  a 
sinistra  quella  del  radio ,  la  quale  percio  sembra  essere  me- 
no   frequente  dell'  altra. 

Raro  e,  che  si  offrano  ben  distinte  le  horse  mucose  sot- 
tocutanee  aiumesse  da  Beclard  sulla  faccia  dorsale  delle  ar- 
ticolazioui  metacarpo  e  metatarso-falangee ,  non  che  delle 
articolazioni  delle  prime  falaiigi  delle  dita  coUe  seconde , 
ed  aggiugnero  quelle,  che  Velpeau  dice  di  aver  ritrovate 
sulla  faccia  palmare  di  queste  ultimo  articolazioni;  horse 
tutte  indicate  e  in  parte  delineate  da  Schreger,  e  die  non 
mi  venne  mai  fatto  d'  incontrare  ,  quantunque  non  abbia 
risparmiato  di  moltiplicarne  le  ricerche.  E  rispetto  alle  ac- 
cennate  da  Beclard  diro,  che  quasi  sempre  sono  rappresen- 
tate    da    una    sottile    cellulosa  laminare,  rarissimaraente    in 


SULLE    BORSE    MUCOSE    EC.  -         73 

corrispondenza  di  alcuna  tlelle  nominate  articolazioni  confor- 
mata  in  apparenza  di  borsa  mai  bene  distinta.  E  gii  Beclard 
stesso  aveva  notato  ,  cho  tali  borse  erano  per  solito  con- 
fuse con  quelle  dei  tendini  vicini  :  lo  cbe ,  se  nial  non  mi 
appongo  ,  significa,  cb'  esse  per  le  piu  volte  non  esistono , 
come  in  realta.  Nel  novero  del  quadro  figurano  come  de- 
cima,  undecitna,  duodecima   e   decimaterza. 

La  quarta  decima  e  quella,  cbe  Bourgery  delinea  sulla  spi- 
na anteriore  superiore  di  ciascun'  ileo.  lo  tengo  questa  bor- 
sa per  assai  rara,  non  avendola  in  cinquanta  cadaveri  di 
adulti  veduta  cbe  in  cinque,  due  volte  in  ambidue  i  lati, 
una  solo  a  destra ,  e  due  solo  a  sinistra.  Gunter  pero  I'avreb- 
be  di  frequente  osservata  a  destra  nei  tessitori ,  siccome 
quelli  cbe  sostengono  in  quel  punto  una  pressione  quasi 
continua  legata  con  1'  esercizio  del  loro   mestiere. 

La  quinta  decima  posta  in  corrispondenza  della  punta  del 
gran  troncantere  e  stata  indlcata  da  Beclard.  Alcuni  I'am- 
mettono  se  non  costante,  frequentissima.  A  me  non  e  riu- 
scito  vederla ,  cbe  cinque  volte  in  ambidue  i  lati ,  tre  solo 
a  sinistra,  due  solo  a  destra  in  cinquantotto  cadaveri  di 
adulti ,   uomini  e  donne. 

La  sesta  decima  accennata  da  Velpeau,  ma  descritta  pri- 
ma e  delineata  da  Scbreger,  si  trova  sulla  tuberosity  iscbia- 
tica.  Nessuno  dubiteri,  cbe  questa  borsa  non  debba  essere 
costante,  sendo  cbe  corrisponde  ad  una  sporgenza,  e  non 
manca  ivi  ne  pressione,  ne  attrito ;  condizioni  cbe  favoreg- 
giano  lo  sviluppo  delle  borse  mucose ;  ma  in  onta  di  cio 
essa  di  frequente  ricercasi  in  vano ;  e  per  verita  in  settan- 
ta  cadaveri  di  adulti  non  mi  occorse  cbe  diciasette  volte. 
E  pensando ,  die  le  donne  per  la  vita  piii  sedentaria,  cbe 
elle  conducono,  fossero  piii  acconcie  a  dimostrarmela  ,  pre- 
scieglieva  i  loro  cadaveri  per  la  ricerca,  ma  in  quaran- 
tatre  non  la  rinvenni  cbe  in  otto :  lo  cbe  prova  cbe  quan- 
do  noi  imponiamo  fini  e  condizioni  alia  natura ,  corriam  pe- 
ricolo  ,  cbe  il  fatto  non  torni  vere  le  nostre  conclrtsioni  ,  e 
cio  sia  detto  a  conferma  della  proposizione  superiormente 
enunciata.  Non  pertanto  Scbreger  vuole ,  che  questa  bor- 
sa mai  sempre  esista  ,   e  cbe  apparente  siane  la  mancanza, 

T.    VIII.  10 


Ti  Lmci  Calori 

asseveraiido,  clie  spesso  riempiesi  di  plnguedine  (1).  Lo 
clie  vorrebbe  dire,  cb'  ella  spesso  non  ci  ha  ,  e  che  in  suo 
luogo  tiovasi  im  amrnasso  pingiiediiioso,  com' c  veramente. 
Noil  men  curioso  che  utile  sarebbe  investigare ,  se  nelle 
donne  de'  Boschimani  il  mostruoso  sviluppo  delle  natiche 
dipenda  soniplicemente  da  Iiissureggiante  pinguedine,  op- 
pure  vi  abbia  ancbe  parte,  e  come  nel  caso  ve  l'  abbia, 
la  borsa   mucosa  sottocutanea  di  detta   regione. 

La  decima  settima  giace  suUa  faccia  antcriore  della  ro- 
tula ,  e  ne  e  attribuito  a  Camper  il  discoprimento,  quan- 
tunqiie  fosse  gia  per  innanzi  conosciuta  (2).  Questa  borsa 
h  quasi  costante,  non  avendola  veduta  in  ottantauno  ca- 
daver! di  adulti  fallare,  che  in  quello  di  un  giovane  tisico 
di  26  anni ,  da  ambidue  i  lati.  Dicesi  sviluppatissima  in  co- 
loro  che  costumano  di  stare  a  lungo  in  ginocchio.  Ha  di- 
versa  sede,  poiche  trovasi  quando  nella  cellulare  subito  sot- 
to  ai  comuni  integumenti,  quando  tra  due  lamine  dell'apo- 
neurosi  fascialata ,  la  quale  ,  come  ha  scritto  Petrequin  al- 
ia pag.  725  del  suo  Trattato  di  anatomia  medico-chirurgica 
stampato  a  Parigi  nel  1844  =  se  dedouble  pour  loger  une 
bourse  muqueuse  etendue  sur  toute  la  iace  anterieure  de 
cat  OS,  et  destinee  a  favoriser  le  glissement  de  la  peau  = 
Ella  ha  questa  estensione ,  ma  talvolta  e  assai  piu'  ridotta  , 
e  suol  essere  cellulosa  ,  e  non  infrequentemente  divisa  in  ca- 
vita  aiTatto  separate  e  talor  addossate  ,  e  tre  volte  mi  occorse 
doppia,  due  a  sinistra,  una  a  destra,  delle  quali  due  hor- 
se una  giaceva  subito  sotto  i  tegumenti ,  e  1'  altra  fra  le  due 
suddette  lamine  della  fascialata.  Schreger  la  vide  triparti- 
ta. Soventemente  in  cadaveri  di  uomini  vecchi ,  che  a  piu 
di  un  terzo  giovarono  delle  mie  ricerche  ,  la  trovai  a  pa- 
reti  grosse  e  robuste,  con  I'apparenza,  nello  interno,  di  mem- 
brana  mucosa ,  e  con  sepimenti  incompleti  e  briglie ,  e  si 
spinta  contro  la  rotula  da  aderirne  strettaraente  al  periostio. 


(1)  Qiiesia  maniera  di  vcdere  i  legala  alia  leoria  di  Schreger  stesso  ,  che 
i  lipomi  cisiici  altro  in  molti  casi  noo  siaao  clie  borse  mucose  enormemente  di- 
suse e  piene  di  grasso. 

(2)  Yedi  Jancke  e  Koch  sucitali. 


SULLE    BORSE    MUCOSE    EC.  75 

Sotto  dl  essa  ve  ne  ha  altra ,  cliiamata  da  Lusclika ,  che 
ne  h  salntato  inventore,  borsa  patellare  profonda ,  posta  tra 
la  fascialata  ed  il  periostio  della  rotula ;  borsa  pur  essa  tal- 
volta  scompartita  ,  e  spessissimo  in  comunicazione  coUa  sot- 
tociitanea,  e  di  una  esistenza  quasi  costante  ( Arcli.  di  Mul- 
ler  1850).  Avendo  istituite  osservazioni  in  proposito  ho  ri- 
trovato  in  trentadue  cadaveri  di  adiilti,  parte  uoniini,  parte 
donne,  undici  sole  volte  questa  l)orsa ,  otto  in  ambidue  i 
lati,  una  soltanto  a  destra,  e  due  soltanto  a  sinistra,  e 
nove  in  comunicazione  colla  sottocutanea.  Questo  ragguaglio 
numerico  diversifica  molto  da  quello  del  lodato  autore,  il  qua- 
le ha  ammesso  trovarsi  questa  borsa  profonda  dieci  volte 
in  dodici  cadaveri  ,  ed  esserne  come  eccezionale  la  man- 
canza.  NcUa  quale  senteiiza  non  saprei  convenire ,  poich^ 
il  numero  delle  volte  die  mi  e  occorsa  ,  non  solo  non  giu- 
gne  alia  meta  del  numero  dei  cadaveri ,  ne'  quail  1'  ho  ri- 
cercata ,  ma  ne  e  anche  riuscito  molto  al  disotto :  perch6 
tengo  ,  che  tale  borsa  dcbba  noverarsi  fra  le  accidentali.  Ci6 
posto  ,  e  considerato  ,  che  assai  di  frequente  comunica  colla 
sottocutanea ,  e  a  credere,  che  ella  sia  stata  pur  veduta  da- 
gli  anatomici  anteriori  al  Luschka  ,  ma  conlusa  colla  sot- 
tocutanea medesima  (1). 


(3)  lo  aveva  consegnala  questa  Mcmoria,  e  ne  era  prossima  la  stampa,  qnan- 
do  fra  i  varii  libri  vemili  in  dono  alia  nosira  Accademia  eravi  il  BiiIIciId  pliysi- 
co-malheniatiqiie  de  I'Acadeinie  de  Sainl-T'i'lersboiirt;  Tiiiii.  XV  (l8o7) ,  nel  qua- 
le alia  paj,'.  ISO  leggevasi  una  Meinoria  del  Duit.  Mi'd.,  el  cliir.  Wenzel  Giuber 
inlitolala  —  die  IJiir<ae  mucosae  pracpatcllares  =:  lella  il  10  Ollobre  1856  alia 
sicssa  Arcadeniia  di  Pielrolinrgo.  L'  lllusiie  Aiiloi'c  ammetle  Ire  borse  mncose  an- 
tirotidiane ,  una  snpcificlale  o  solliicnlanea  ,  una  media  o  snttnapnneurnlica  si- 
tuala  fia  la  faseialala  c  I'  espaiisiime  tendinea  del  niuscolo  qnadricipile  cru- 
ral e ,  cd  una  profonda,  o  snblendinnsa  posia  soiio  1' e«pansione  tendinea  del 
muscolo  pirfdto.  Dice  le  ti'e  boise  gia  conosriulc  da  Inngo  tempo  ,  ma  con- 
fuse dagli  anloii  colla  snpeiliciale.  Toniniaso  Laulli  di^linse  la  profonda  o  sub- 
Icndinosa  come  tale  gia  tin  dal  1 7i)8  ,  ondu  il  Lusclika  non  aviebbe  fatlo ,  cbe 
rilornarc  alia  nienioria  degli  anatomici  questa  borsa  mucosa.  Allrilmisce  la  bor- 
sa mucosa  antiroluliana  media  a  Rosenmuller,  Scliiegcr  e  CiiMeilliicr,  i  quali 
per6  1' avevano  confiisa  colla  sottocutanea,  e  denon)inata  sottocutanea  o  super- 
Cciale  del  ginorcliio,  perclii^  al  Giuber  apparlcrrebbe  1' aveila  distinla.  Le  tre 
borse  non  si  trovano  costanteinente  ;  e  rarissinia  i^  la  subtendinosa  o  profonda, 
non  avendola  egli  incontrata  in  •JOO  cadavpii  che  Ifi  volte.  Lo  die  consente  con 
la  mia  opinionc,  cbe  questa  borsa  t>ia  accideotale.  Nelle  oiie  osservazioni  non  ho 


76  LuiGi  Calo»i 

La  decima  ottava  spetta  all'  autore  del  quadro  in  esame, 
ed  e  da  lui  ammessa  suU'  angolo  superiore  esterno  della  ro- 
tiila.  lo  lion  rui  sono  niai  incontrato  in  questa  boisa ,  ma 
ho  soventi  volte  veduta  fiiio  al  detto  angolo  estesa  la  bor- 
sa  antirotnliana  sottocutanea,  di  cui  quella  e  probabilmen- 
te  una  pertinenza,  raro  non  essendo  ,  clie  1'  antirotnliana 
predetta  sia  divisa  in  piu  celhile  ,  fra  le  quali  ne  hanno 
talora  alcnne  affatto  distinte,  non  comunicanti  cioe  colle  al- 
tre,  come  dissi  poco  sopra  ;  particolarita  ,  die  mi  e  venuto 
di  osservare  anche  pochi  giorni  sono,  nel  cadavere  di  im 
vecchio. 

La  decimanona  e  la  ventesima  rispondono  ai  condlli  fe- 
morali,  e  fuiono  indicate  da  Velpeau.  Anche  queste  borse 
non  mi  si  sono   mai  presentate. 

La  ventunesima  posta  suUa  tuberosity  della  tibia,  ed  ac- 
cennata  essa  pure  da  Velpeau  esiste  frequentemente ,  avendo- 
la  trovata  trentauna  volte  in  cinquantadue  cadaveri  di  adul- 
ti  piu  o  meno  sviluppata ,  fra  le  quali  cinque  solo  nel  la- 
to  destro.  Due  anni  sono  mi  si  oiferse  doppla  sul  cadave- 
re di  un  decollate ,  duplicita  perfettamente  simile  si  a  de- 
stra,comea  sinistra.  Trovavasi  una  borsa  niaggiore  sulla 
tuberosita ,  ed  altra  piu  piccola  superiormente,  distante  dal- 
la  prima  intorno  a  due  linee.  In  un  muratore  ,  die  aveva 
la  pelle  callosa  in  corrispondenza  del  legamento  rotuliano 
sinistro ,  non  solo  era  doppia  ,  ma  le  due  borse  erano  an- 
che ingrossate  ed  ampliate  e  idropiche,  e  la  superiore  esten- 
devasi  fin  presso  1'  angolo  inferiore  della  rotula,  Una  con- 
simile  osservazione  fu  da  me  fatta  in  una  vecchia  accatto- 
na  ,  con  questa  difFerenza,  che  le  due  borse  si  erano  fatte 
innormali  in  ainbo  i  lati.  Qnesti  due  casi  ricordano  1'  igro- 
ma  del  capo  della  tibia  ammesso  da  Cooper. 

La  ventesima  seconda    e    la   ventesima  terza  situate  una 


dislinia  la  media  ,  ccrtamenie  p«rclift  avendola  sempre  vcdiila  in  comiinicazio- 
ne  cnlla  profunda  ,  ho  prese  le  due  borse  per  una  sola ,  e  per  verili  Gniber  non 
ha  trovata  disiinta  la  profonda  clie  due  volte,  raa  per  solito  unita  alia  media, 
od  alia  superficiale ,  ovvero  perchi  le  tre  borse,  come  non  di  rado  avviene,  non 
formano  veramente  che  una  borsa  sola. 


SULLE    BORSE    MUC08E    EC.  77 

sul  malleolo  esterno  ,  altra  sul  malleolo  Interne ,  delle  qua- 
li  si  fa  scoprltore  il  Velpeaii ,  ma  che  Schreger  gi^  aveva 
conosclute,  s' incontrano  assai  di  rado;  perocche  in  sessan- 
taotto  cadaverl  quasi  tutti  di  uomini  adulti  non  rinvenni 
qiiella  del  malleolo  esterno  che  nove  volte ,  cinque  solo  a 
destra  e  quattro  in  ambidue  i  lati ,  sette  quelia  del  mal- 
leolo interno,  sei  a  destra  ed  a  sinistra,  ed  una  solo  da 
questo  lato.  Dicesi,  che  quelia  del  malleolo  esterno  acqui- 
sti  un  ragguardevole  sviluppo,  od  anche  sol  si  sviluppi  nei 
sartori :  io  ho  quest'  asserzione  per  gratuita  ;  imperocche , 
posta  la  mentovata  condizione,  non  mi  e  venuto  fatto  di 
incontrarla. 

Le  tre  ultime  del  quadro ,  la  ventesima  quarta  cioe ,  la  vi- 
gesima  quinta  e  la  vigesima  sesta  appartengono  tutte  alia 
pianta  del  piede ,  e  furono  indicate  da  Lenoir  intorno  a  venti 
anni  fa.  Una  di  esse  corrisponde  alia  tuberosity  del  calcagno , 
e  le  altre  due  giacciono  sotto  le  teste  del  priaio  e  del  quinto 
metatarso.  In  sessantasette  cadaveri  di  adulti ,  ed  in  undici  di 
bambini,  ho  quasi  sempre  ritrovate  queste  borse  piu  o  meno 
sviluppate,  e  chiare,  e  sempre  distintissima  e  chiarissima  quel- 
ia in  corrispondenza  della  tuberosity  del  calcagno.  SI  disse 
dapprima,  che  la  pressione  e  1'  attrito  erano  causa  dello  svi- 
luppo di  tali  borse,  ma  in  appresso  essendosi  osservate  an- 
che in  feti  ed  in  bambinelli ,  che  non  si  erano  per  anco- 
ra  retti  su'  piedi ,  si  abbandono  quelia  spiegazione  ,  e  sem- 
brava,  che  gli  anatomici  piu  moderni  1'  avessero  dovuta 
unanimamente  sbandire  dalle  loro  scritture;  ma  la  cosa  non 
e  andata  cosi  ;  che  anche  recentemente  il  Jarjavay  nel  Tom. 
Sec.  pag.  74^8  della  sua  Anatoinia  chirurgica  stampata  a 
Parigi  nel  185-1  segue  la  prima  maniera  di  considerare.  Io 
posso  accertare  di  avere  in  undici  neonati  vedute  cotali 
borse  ,  e  specialmente  quelia  che  trovasi  in  corrispondenza 
della  tuberosity  del  calcagno ;  perche  tengo  ,  che  la  pres- 
sione e  r  attrito  non  abbiano  parte  nel  loro  sviluppamento , 
o  per  dir  piu  esatto,  nella  loro  formazione. 

Lo  Schreger  nella  citata  dissertazione  de  bursis  mucosis 
subcutaneis  etc.  descrisse  altre  borse  mucose  sottocutanee 
pretermesse  dal  Padieu  nel  suo  quadro.  Io  verro  brevemen- 
te  enuraerando  queste  borse. 


78  LuiGi  Galori 

Ammette  egll  alcune  piccole  borse  mucose  sottocutanee 
nella  regione  occipitale  e  nelle  palpel)rali,  le  quali  tutte  bor- 
se, conl'orme  si  rilcva  dalle  parole  tlello  Schreger  stesso ,  altro 
non  sono  die  tumoretti  cistici. 

Pone  una  boisa  mucosa  sottocutanea  tra  la  mascella  su- 
perioie  e  I'  inferiore,  la  quale  liorsa  si  riempie  di  pingue- 
dine,  e  die,  sccondo  ho  potuto  arguire ,  corrisponde  al 
lobo  od  ainmasso  pinguedinoso,  die  trovasi  costantemente 
presso  il  massetere  nella  regione  intermascellare  o  genale,  e 
die  costituisce  ne'  ben  nutriti  la  pienezza,  o  rotondita  del- 
la  guancia. 

Indica  una  borsa  mucosa  sottocutanea  ascellare  o  mam- 
maria ,  una  alia  base  del  torace  sui  lati :  borse  tutte  an- 
ch'  esse  piene  di  grasso. 

Delinea  e  descrive  alcune  borse  mucose  ipogastriche  ed 
inguinali  rappresentate ,  come  le  precedenti  ,  da  lobetti 
pinguedinosi. 

Vede  una  borsa  mucosa  nel  cuscinetto  adiposo  del  monte 
di  venere  nella  donna ,  ed  altre  due  ai  lati  del  legamento 
sospensorio  dell'  asta  virile. 

Parla  ilnalmente  di  una  borsa  mucosa  sottocutanea  po- 
pli tea,  essa  pure  convertita  in  un  sacco  pinguedinoso,  e  di 
un'  altra  borsa  in  corrispondenza  del  capitello  della  fibola. 
Di  tutte  queste  borse  mucose  sottocutanee  io  non  mi  so- 
no incontrato  die  una  sola  volta  in  quest'  ultima  nell'  ar- 
to  inferiore  sinistro  del  cadavere  di  un  uomo  di  40  an- 
ni  circa. 

Per  le  quali  tutte  osservazioni  cliiaro  apparisce,  die  le 
borse  mucose  sottocutanee  normali  sono  ben  poche  in  con- 
fronto  del  gran  novero  datone  dal  Padieu ,  e  credo  deb- 
bansi  ridurre  solo  alle  seguenti. 

1.°  Borsa  mucosa  sottocutanea  olecranica.  Camper. 

2.°  Borsa  mucosa  sottocutanea  antirotuliana  pur  essa  a 
Camper  attribuita. 

3."  Borsa  mucosa  sottocutanea  sulla  tuberositil  della  ti- 
bia. Velpeau. 

4..°  Borsa  mucosa  sottocutanea  in  corrispondenza  della 
tuberosita  del  calcagno.  Lenoir. 


SULLE    BORSE    MUCOSE    EC.  79 

5.**  Borse  mucose  sottocutanee  corrlspondenti  alia  faccia 
plantare  della  testa  dei  metatarsi  primo  e  quirito.  Lenoir. 

La  altre  tutte  die  ho  discorse,  vanno,  secondo  me ,  ad 
ampliare  il  quadro  gia  molto  esteso  delle  accideiitali.  Con- 
siderando,  clie  un  dato  numero  di  queste  Lorse  si  trova  su 
parti  fisiologicamente  costituite,  e  nulla  offre  di  morboso, 
e  die  altre  corrispondoiio  a  parti,  die  per  vizio  o  mala 
disposizione  congenita ,  od  avventizia ,  o  per  altro  sono  de- 
formi,  manche,  deturpate  ec,  presentino  esse  o  no  morbo- 
siti ,  parrni,  che  sen  possa  stabilire  la  distinzione  in  fisio- 
logidie  ed  in  patologiclie.  Le  borse  mucose  sottocutanee 
accidentali  fisiologiche  o  sono  legate,  in  quanto  alia  loro  esi- 
stenza  e  sviluppo,  alia  frequente  ripetizione  di  certi  atti , 
air  esercizio  di  alcun  mestiere  ec,  quasi  che  una  parte  abi- 
tualmente  operante  si  crei  1'  organo  ,  che  ne  agevola  o  ne 
rende  possibilmente  innocua  1'  azione ,  e  la  fa  durare  contro 
la  poteiiza  die  la  spinge  ad  agire;  oppure  tali  borse  non  of- 
frono  questa  correlazione:  donde  la  possibilita  di  distinguerle 
in  due  serie  ,  le  quali  peio  non  possono  avere  limiti  ben 
precisi  per  ragioni  che  appariranno  piu  avanti ,  ma  che  non 
ostante  voglionsi  ammettere  ,  si  perche  in  fondo  ne  e  sostan- 
ziale  la  differenza ,  si  perche  piii  ordinata  ne  torna  1'  espo- 
sizlone. 

Serie  I.*  Borse  mucose  sottocutanee  accidentali  fisiologi- 
che corrlspondenti  alia  frequente  ripetizione  di  certi  atti , 
alio  esercizio  di  alcun  mestiere  ec. 

Fra  queste  borse  si  para  innanzi  come  prima  quella  che 
talora  svolgesi  in  corrispondenza  dell'  apice  dell'  apofisi  spi- 
nosa  della  settima  vertebra  cervicale  o  vertebra  prominen- 
te,  e  che  trovasi  in  quel  che  sono  usi  portar  gravi  cari- 
chi  sul  dorso.  Beclard  ,  e  Schreger  sembrano  essere  stati  i 
primi  a  descriverla.  lo  ho  veduta  questa  borsa  in  tre  ca- 
daveri  di  portatori,  o  faccliini  che  si  chiamino,  non  pe- 
ro  semplicemeute  limitata  all'  anzidetta  apofisi  spinosa.  In 
uno  estendevasi  in  alto  fino  all'  apofisi  spinosa  della  se» 
Sta  vertebra  cervicale;  in  altro  fino  all'  apofisi  spinosa  del- 
la prima  vertebra  dorsale  ;  in  un  terzo  aveva  questa  estensio- 
ne  5  ma  era  doppia ,  una  borsa  cioe  corrispondeva  alFapice 


80  LuiGi    Calori 

dell'  apofisi  spinosa  della  proniinente,  e  1'  altra  a  quella  del- 
la  prima  dorsale :  le  due  borse  erano  addossate.  Lo  Schieger 
in  oltre  aiiimette  due  altre  borse  miicose  sottocntaiiee,  che 
nel  qiiadro  ilcl  Padien  non  veggoiisi  iscritte  ,  una  delle  qua- 
il corrispondc  al  processo  spinoso  della  sesta  vertebra  cer- 
vicale ,  ed  un' altra  al  medesimo  processo  della  quinta.  Giam- 
niai  queste  borse   mi   occorsero, 

Vengono  in  secondo  luogo  quelle  borse  mncose  sottoca- 
tanee  rispondenti  agli  apici  dei  processi  spinosi  delle  ver- 
tebre  di  altre  regioni,  e  specialinente  della  lombare.  Anche 
queste  borse  sono  state  indicate  da  Sclireger,  ma  preter- 
messe  dal  Padieu.  Troverebbonsi  queste  borse  pur  esse  di 
preferenza  ne' portatori?  lo  confesso  di  non  averle  mai  pO" 
tuto  vedere. 

Annovero  come  terza  quella  borsa  mucosa  sottocutanea , 
clie  Beclard  ,  ed  in  seguito  Cruveilhier  e  Velpeau  ,  afFerma- 
no  di  avere  osservata  sulla  faccia  esterna  del  m.  gran  dor- 
sale  ai  lati  della  colonna  vertebrale  ne'  portatori„  Mai  mi 
e  venuto  d'  incontrare  questa  borsa. 

Segue  come  quarta  una  borsa  mucosa ,  che  rinvenni  sul- 
la meta  circa  della  spina  di  amendue  le  scapole  in  iin  por- 
tatore ,  e  che  era  partita  in  tre  cavita  a  sinistra ,  e  sem- 
plice  a  destra ,  a  piu  piccola ;  poiche  quella  emulava  un 
uovo  di  piccione,  e  si  estendeva  in  basso  sull'  aponeurosi 
che  copre  il  muscolo  sottospinoso ,  1'  altra  non  giugneva  ad 
eguagliare  il  volume  di  una  nocciuola,  e  di  poco  eccedeva 
la  larghezza  del  dosso  della  suddetta  spina. 

La  quinta  e  la  borsa  mucosa  sottocutanea  acromlale,  di 
cui  ho  ragionato   sopra. 

La  sesta  appartiene  al  Velpeau,  che  la  rinvenne  sulla  fac- 
cia anteriore  dello  steruo  de'  legnaiuoli  o  falegnami,  e  che 
io  vidi  una  sola  volta  in  un  calzolaio,  che  aveva  lo  sterno 
oltremodo  infossato. 

La  settima ,  1'  ottava  e  la  nona  situate  sulla  parte  po- 
steriore  del  cubito  sinistro,  sulla  faccia  dorsale  del  secon- 
do e  quinto  metacarpo  destri  furono  dal  Padieu  ritrovate 
negli  operai  in  carte  dipinte. 

La  decima  s'  incontra  sulla  spina  anteriore  superlore  de- 
gli  ilei ,  e  di  questa  borsa  ho  gii  parlato  superiormente. 


SULLE    BORSE    MUCOSE    EC.  81 

L'undecinia  e  la  dnodecima  corrispondono  alia  faccia  an- 
teriore  ed  esterna  deila  regione  femoiale,  e  veggoiisi  tal- 
volta   ne' calzolai.   Sclireger,   e  Velpeaii. 

Dicesi,  clie  qiiella  situata  sid  rnalleolo  estenio  occona 
ne'  sartori.  Notai  gia  di  noti  averia  riiivenuta,  qtiaiitiinque 
non  mancasse  una  tale  cotidizione,  e  di  aveila  incoiitrata 
senza  di  qnesta.  Cosi  forse  alcune  volte  si  compoitaiio  pu- 
re, aiineno  in  parte,  la  Jjorsa  mucosa  sottocutaiiea  acro- 
miale,  quella  della  spina  anterior  superiore  degli  ilei  ec. 
Dissi  almeno  in  parte,  poiclie  non  mi  consta  clie  esse  non 
siansi  rinvenute  nello  esercizio  di  quel  niestieri  ,  ne'  quail 
nianifestansi,  ed  ottengono  il  niaggiore  svilnppo;  avvegna- 
che  siansi  talvolta  incontrate  senza  quella  circostanza  :  ecco 
perclie  di  sopra  avvertii  nello  stabilire  le  due  serie  di  que- 
ste  borse  mucose ,  che  i  lirniti  non  ne  potevano  essere  ben 
definiti  ,  benche  sia  piu  che  sufficiente  e  plausibilissimo  il 
motivo  della   proposta  e  da   me  seguita  distinzione. 

Serie  II.  Borse  mucose  sottocutanee  accideutali  fisiologi- 
che  ,  nelle  quali  non  puo  verificarsi ,  quanto  alia  loro  esi- 
stenza  ed  al  loro  sviluppo ,  la  condizione  notata  nelle  pre- 
cedents 

La  prima  e  quella  che  B(^clard  aramise  sull'  angolo  del- 
la  mascella  inferiore. 

La  seconda  rinviensi  sul  bordo  inferiore  della  sinfisi  del 
mento.  Velpeau. 

La  terza  trovasi  suU'  angolo  della  cartilagine  tiroide. 
Beclard. 

La  quarta  e  la  quinta  corrispondono  alia  epitroclea  ed 
air  epicondilo.   Schreger  e   Velpeau. 

La  quinta  e  la  sesta  hanno  sede  all'  apofisi  stiioide  del 
radio   e  dell'  ulna.   Schreger  e   Bourgery. 

Come  settima,  ottava  e  nona  riguarderemo  tutte  quel- 
le, che  talvolta  occorrono  sulla  faccia  dorsale  delle  articola- 
zioni  metacarpo-falangee,  e  falangee,  non  che  quelle  sulla 
faccia  palmare  delle  articolazioni  falangee.  Beclard,  Schre- 
ger, e  Velpeau. 

La  decima  corrisponde  alia  tuberosita  ischiatica.  Schre- 
ger, e  Velpeau. 

T.  viir.  11 


S2.  Lurci  Calori 

L'  undecima  all'  angolo  superiore  esterno  della  rotula., 
Pail  i  en. 

La  deciina  terza  e  quarta  a  ciascuna  tuberosity  condiloi- 
dea  de'  feniori.   Velpeaii. 

La  decima  quinta  al  capitello  della  fibola.   Schreger. 

La  deciina  sesta  al  malleolo  iiiteino.  Sclireger,  e  Velpeau. 

La  decima  scttitna  alia  fiiccia  dorsale  dello  scaioide. Velpeau. 

La  decima  ottava  alia  faccia  plantare  del  medesimo  os- 
so.  Velpeau. 

La  deciina  nona  all'  articolazione  tarso-metatarsea.  Brodle. 

La  ventesima  e  la  ventnnesima  ai  lati  esterno,  ed  in- 
terno  della  testa  del  primo  metatarso.   Brodie ,  e  Velpeau. 

La  ventesima  seconda  e  la  ventesima  terza  al  lato  ester- 
no  delle  estremitii  anteriore  e  posteriore  del  quinto  meta- 
tarso. Velpeau. 

Sotto  la  ventesima  quarta  e  la  ventesima  quinta  com- 
prendo  quelle  die  Beclard  e  Schreger  pongono  sulla  faccia 
dorsale  delle  artlcolazioni  metatarso-falangee   e   falangee. 

Ora  delle  borse  mucose  sottocutanee  accidental!  patologich©. 

Fra  queste  noverera  primamente  una  borsa  mucosa  sot- 
tocutauea  nucale,  cite  rinvenni  idropica  in  due  feti  emiace- 
falici  ed  anasarcatici,  si  che  sendjrava  un  tumore  avvenuto 
per  spina  bifida  cervicale,  od  occipitale.  In  uno  di  quei 
feti  enudava  essa  il  volume  di  nu  ovo  gallinaceo  ,  e  si 
estendeva  in  alto  fin  presso  l'  angolo  lambdoideo  ,  in  basso 
verso  la  base  del  collo  ,  e  sui  lati  alle  regioni  mastoidee. 
Nell'  altro  era  piii  piccola  ed  aveva  il  volume  di  una  gros- 
sa  noce  :  ascendeva  fino  alia  meta  circa  della  faccia  ester- 
na  della  porzione  lambdoidea  dell'  occipite,  ne  eccedeva 
inferiormente  la  seconda  vertebra  cervicale,  A  primo  aspetto 
io  ed  altri  creileinn>o  si  trattasse  di  spina  bifida,  o  anche 
di  ernia  cerebellosa  congiunta  ad  idrocefalo ;  credenza  che 
ben  presto  svani  completamente  mediante  la  dissezione. 

La  seconda  h  quella  che  Brodie  riscontro  sulla  parte  piu 
eminente  di   una   gibbositA  della  colonna  vertebrale. 

Indichero  come  terza  e  quarta  due  borse  mucose  sotto- 
cutanee, che  ritrovai  nel  feto  paracefalico ,  di  cui  feci  men- 
zione    trattando    delle    borse    mucose    che    Beclard    osserv6 


SULLE    BORSE    MUCOSE     EC.  89 

dietro  gli  angoli  della  mascella  inferlore ,  ed  erano  esse 
altresi  idropiclie.  Una  di  tali  borse  presentavasi  a  ciascun 
lato  del  toiace ,  ed  aveva  il  volume  di  un  ovo  di  piccio- 
ne  :  dopo  un  tratto  di  tie  in  quattro  linee  se  ne  offcriva 
un'  altra  presso  a  poco  della  medesrma  grandezza ,  bor- 
sa  clie  era  similmente  da  ogni  lato,  e  copriva  le  regioni 
ipocondriache ,  ed  in  parte  le  epicoliclie.  Corrispondeieb- 
bero  mai  queste  borse  a  quelle  clie  Sclireger  amniise  nel- 
le  regioni  ascellare  e  mammaria ,  ed  ai  lati  della  base  del 
petto  ? 

La  quinta  e  quella  che  talvolta  esiste  sul  moncone  de- 
gli  amputati  ,  e  fu   indicata  da  Beclard. 

La  sesta  e  la  settima  si  rinvennero  da  Beclard  e  da  Bro- 
die  sui  kti  del  piede  nei  vari  e  nei  valgi. 

Nunierero  come  noiia  una  borsa  mucosa  sottocutanea 
compartita  in  cellule  di  diversa  grandezza,  da  me  osserva- 
ta  lungo  quasi  tutto  il  lato  esterno  del  quinto  me*^^atarso 
di  ciascun  piede  in  una  donna,  cbe  portava  nella  pelle  di 
quel   lato  un   callo  enorme. 

Ammetto  per  decima  una  serie  di  borse  mucose  che  vi- 
di  fra  le  teste  dei  metatarsi  in  una  giovane  donna,  ed 
erano  patentissime  alia  regione  dorsale  del  piede  destro.  Le 
dita  erano  deviate  e  assai  raccolte  ed  in  parte  soprappo- 
ste  ,  e  tutto  cio  sembrava  fosse  avvenuto  per  troppo  stretta 
calzatura.  Di  queste  borse  feci  gia  pubbiica  dimostrazione 
neir  aprile   dell'  anno   scorso. 

Menzionero  finalmente  due  borse  mucose  sottocutanee 
occorsemi  una  al  lato  esterno,  1' altra  alio  interno  dell' arti- 
colazione  falangea  del  pollice  in  un  individuo  che  portava 
una  curiosa  deformita  della  regione  digitale  di  anibo  i  pie- 
di,  deformita  che  consisteva  nell'  essere  assai  corte  le  quat- 
tro ultime  dita,  ed  il  pollice  proporzionatamente  assai  lun- 
go, il  quale  piegava  alio  esterno  sotto  le  altre  dita  facen- 
do  un  angolo  quasi  retto  col  suo  rnetatarso ,  e  volgeva  il 
suo  margine  esterno  posteriormente ,  ed  alquanto  in  alto, 
ricevuto  nei  soico  cutaneo  corrispondente  alia  faccia  plan- 
tare  delle  articolazioni  metatarso-falangee  delle  dita  sud- 
dette,  ed  il  margine  interno  in  basso    ed   in  avanti.  Oltre 


84  Ldici  Calori 

te  due  borse  menzionate,  tie  me  ne  apparvero  alia  testa 
del  metalarso  pur  del  pollice  ,  una  interna,  1' altra  esterna 
che  proliinsravasi  aiiclie  nil'  articolazione  metatarso-falangea 
e  siipeiavala ;  la  teiza  inlVrlore  o  piantare  ,  tie  horse  che 
pia  iiulicni  nclla  minierazione  tlelle  uonnali  e  delle  acci- 
deiilali   fisioloiiiclie. 

Tale  e  il  novero  e  la  distribiizioiie  die  ho  creduto  do- 
ver  fare  delle  horse  inncose  sottociitanee.  Se  qiiesta  niiova 
distrihiizione  sia  veraineiite  natiirale,  e  consegua  i  vantag- 
gi  c!ie  dalla  sistcmnzione  dei  latti  g(Mieralinente  s'  iiiipro- 
mettono ,  a  Voi ,  Signori ,  il  giiidizio.  E  qui  dovrei  per 
fine  a  questa  iioiosa  diceria;  tna  permetteteuii  ancora  al- 
qnante  parole  intorno  ad  alcune  lioise  mucose  profonde, 
ed  a  quelle  sotto  la  lingua  che  da  Fleischinann ,  sedici  ati- 
ni   or  sono,   si   descrissero. 

Theile  nel  Tomo  III.  della  Enciclopedia  Anatomica  pone 
una  borsa  mucosa  fra  i  due  strati  del  nuiscolo  massetere, 
ed  e  proclive  ad  ammetterne  altre  fra  le  carni  del  musco- 
lo  quadricipite  crurale,  e  precisamente  di  quella  porzione 
che  ha  nonie  di  crureo.  Ho  sempre  cercate  inutilmente 
queste  borse;  perche  tengo  siano  purarnente  accidentali , 
e  le   ultiine  Tors'  anche   patoiogiche. 

Credo  altresi  accidentali  le  borse  mucose  ammesse  alia 
estremita  terminale  dei  teiidini  d'  inserzione  de'  muscoli 
radiali,  e  del  pari  (juella  veduta  da  Isenflamm  (  Enciclop. 
Anat.  Tom.  cit.  )  tra  la  linguetta  esterna  del  tendine  di 
origine  del  muscolo  retto  anteriore  del  femore  e  il  bordo 
superiore  dell'  acetabolo,  perocche  in  qnarantadue  cadaveri 
di  adulti,  le  prime  iion  mi  apparvero  che  tredici  volte, 
Hon  sempre  da  ambo  i  lati,  ne  sempre  in  ambidue  i  ten- 
dini  del  medesimo  lato ,  e  la  seconda  dieci  volte,  sette  a 
destra  ,   e   tre   a   sinistra. 

Non  e  a  mia  notizia  clie  alcuno  abbia  parlato  di  una 
borsa  mucosa  fra  il  legamento  laterale  interno  dell'  artico- 
lazione  del  ginocchio  e  la  tibia.  Nel  1810  trovai  questa 
borsa  in  due  cadaveri  di  iiomini  adulti;  la  prima  volta  in 
ambidue  i  lati,  la  seconda  solo  a  destra;  e  la  feci  fonna- 
re  in  cera  dall'  espertissimo  modellatore  anatomico  Giuseppe 


SULLE    BORSE    MUCOSE    EC.  85 

Astorri  ,  e  si  conserva  tuttora  iiel  Miiseo  di  anatomia 
uniana  alle  mie  cure  affiJato.  Era  tale  borsa  lunga  circa 
un  centinietro,  eJ  a  caviti  lineare.  D'  allora  in  pol  cer- 
cata  e  ricercata  iion  mi  e  mai  piii  apparsa  questa  borsa 
mucosa. 

Parmi  che  qui  abbia  naturalniente  suo  kiogo  una  osser- 
vazione  fatta  nel  1839  insieme  coll'  Ilbjstre  e  venerato  mio 
Maestro  e  Predecessore ,  Prof.  Francesco  Mondini  sopra  il 
cadavere  di  un  uomo  cinquantenne  ascitico  ed  anasarcati- 
00.  Trovanimo  in  amendue  le  gambe  tra  il  muscolo  ge- 
mello  ed  il  soleo  una  vescica  piena  di  liquido  sieroso ,  la 
quale  non  tardo  a  metterci  in  sospetto ,  cbe  ivi  potesse 
normalmente  esistere  una  borsa  mucosa.  Ma  le  ricerche 
istituite  dippoi  per  convertirlo  in  certezza,  ne  fecero  cono- 
scere  trattarsi  di  una  cisti  di   nuova  forniazione. 

Finalmente  la  borsa  mucosa  sublinguale  di  Fleischemann 
data  generalmente  dagli  anatomici  per  costante,  ed  anche, 
non  ha  molto  ,  dal  Jarjavay  nel  Tom.  sec.  delia  succitata 
opera  pag.  146,  6,  secondo  me,  affatto  accidentale  ,  se 
pur  non  appartiene  alia  categoria  delle  cisti  di  formazion 
patologica.  Nel  1812,  un  anno  dopo  la  pubblicazione  del- 
la  Memoria  del  Fleischemann  intitolata  =  De  novis  sub  lin- 
gua bursis.  Norimb.  1841  =,  mi  die  occasione  di  occu- 
parmene  un  caso  di  pretesa  ranula  inviatomi  dall'  Illustre 
Collega  Cav.  Prof.  Francesco  Ptizzoli.  Avendo  iiella  disse- 
zione  trovati  intatti  i  condotti  Warthoniani,  e  veduto  che 
]a  ranula  consisteva  in  un  tumore  cistico,  della  mole  qua- 
si di  un  ovo  di  gallina  ,  pieno  di  iln  umore  giallognolo 
assai  denso;  tumore  cho  distendeva  enormemente  la  muco- 
sa in  corrispondenza  del  frenulo  e  delle  sue  adiacenze,  e 
spingeva  in  alto  e  in  addietro  la  lingua,  e  discendeva  tra 
i  muscoli  genio-glossi  e  genio-joidei  oltremodo  divaricati, 
ed  aveva  grandemente  avaliato,  disteso,  ed  assottigliato  il 
muscolo  miio-joideo  ec;  pensai  che  questo  tumore  altro  non 
fosse  che  la  borsa  mucosa  sottolinguale  posta  a'  lati  del 
frenulo  enormemente  dilatata  per  inalattia.  Allora  comin- 
ciai  le  mie  ricerche  per  vedere  questa  borsa  ,  e  fame  pub- 
blica    ostensione ;    le    ho    proseguite    fino    al  presente,  ma 


86  LuiGi  Calohi 

fortuna  non  mi  c  stata  arnica.  Cercata  c  ricercata  sotto 
il  frcimlo ,  al  lati  di  esso ,  tra  i  muscoli  genio-glossi ,  io 
non  ho  niai  rinvenuta  clie  una  lassa  e  fma  cellulare  ,  la 
quale  stiiata,  sembrava  conformaisi  in  cellule  o  piuttosto 
lacune ,  ma  mai  e  poi  mai  non  ho  veduta  una  vera  borsa 
mucosa  distinta. 

Ed  eccomi  al  line  di  qneste  anatomiche  annotazioni , 
le  quali  mi  sono  determinato  di  sporre  al  pubblico  non 
pel"  erigermi  a  censore  degli  altii ,  ma  per  solo  amor  di 
esattezza  nell'  Anatomia   Normale  che  professo. 


1)1  UNA 

PELVI  OBBLIOUA-OVALE 

ESISTENTE  NEL  MUSEO  ANATOMICO 
DELLi  POMIFlCli  UAlTERSITi  DI  CiMRINO 

RELAZIONE 

DEL  DOTT.  GIAMBATTISTA  FABBRI 

PROFESSORE  D'  ISTITUZIOM  CHIRURGICHE  E  DI  OSTETRICIA 
KELLA  PO.MIFICIA  UNIVERSITA  DI  BOLOGNA 

( Letla  DcIIa  Sessioae  del  16  Aprile  1857.  ) 


A 


Vol  e  noto ,  Accademici  Collegia  rlspettabilissimi, 
come ,  prima  che  alia  nostra  di  Bologna ,  io  m'  avessi 
r  onore  di  appartenere  per  nove  anni  alia  P.  Universita 
di  Canierino.  Ora  nel  ]\Iuseo  Anatomico  di  quella  Univer- 
sity primeggia  tra  le  altie  preparazioni  una  pelvi  di  donna 
che  offre  1' esempio  di  deformita,  rare  ad  incontrarsi  se- 
parate ,  rarissime  ad  incontrarsi  congiuiite ,  e  forse  accu- 
mulate questa  per  la  prima  volta  in  una  medesima  perso- 
na. Durante  la  mia  dimora  in  quella  Citta,  io  non  ebbi 
agio ,  benche  ne  avessi  desiderio ,  di  pubblicarne  la  descri- 
zione  corredata  delle  necessarie  figure  copiate  con  esattez- 
za  dal  vero ;  ma  dopo  il  mio  ritorno  in  patria,  questo  mio 
desiderio  voUi  porre  ad  effetto. 

Dalla  singolare  cortesia  del  Sig.  Cav.  Tommaso  Batti- 
bocca  Rettore  dell'  Universita  Camerte  ottenni  d'  avere  per 
qualclie  tempo  qui  in  Bologna  il  pezzo  originale,  si  die 
mi  fu  dato  presentarlo  e  descriverlo  nelle  pubbliciie  lezio- 
ni   di  Ostetricia ;  ed   ebbi  pure   la    soddisfazione   di    averlo 


V  - 


88  ClAMBATTISTA     FaBBRI 

disegnato  con  tntta  precisioiie  rial  valeiite  artlsta  Sig.  Ono- 
frio  Nannini  ,  nolo  ?o[)raUutto  pel  disegni  litojiial"ioi  del- 
r  Atlaute  dc\  cclebro  iiostio  Aiiatoniico  Sig.  Prof.  Luigi 
Calori.  II  quale  ilaiido  opera  perclie  colla  bcUezza  degli  og- 
getti  da  se  preparati  e  desoritti  ,  gareggiasse  in  Tavole  di 
assai  comode  tnisnre,  la  piu  scriipolosa  rappresentazione 
del  vero  ,  nieglio  di  cjiialuiKpie  altro^  Iia  ragginnto  lo  scopo 
di  offeriie  alia  Gioveiitu  studiosa  un  Atlante  anatomico 
rlcchissimo  di  limpidissime  figure  e  clie ,  pel  inodico  prez- 
zo,  puo  cssere  posseduto  da'  meiio   facoltosi. 

Oltre  ai  disegiii  del  Nauuiiii,  io  noii  volli  preteriie  di 
valermi  ancora  dell'  opera  di  cpiell'  egregio  nostro  Scultore 
anatomico  Signor  Cesare  Bettini,  al  quale,  or  sono  poclii 
niesi  ,  in  questa  stessa  Accademia  la  grave  autoritu  del 
Medici  ,  nostro  venerato  Maestro  ,  larglva  conforto  di  lodi. 
Questi,  cavata  con  tntta  diligenza  la  forma  delia  Pelvi 
Camerinese,  ne  trasse  un  getto  in  cera  che  fu  collocato 
nel  nostro  Museo  di  Ostetricia  ,  e  che  oggi  (1)  in  uno  coi 
disegni  dianzi  ricordati  e  qui  esposto  alia  vostra  osser- 
vazione. 

Ne  tacero  che,  animato  da  un  sentimento,  cui  spero 
non  vorrete  biasimare ,  io  adoperai  ogni  rnaniera  di  pre- 
murose  diniande  e  di  convenienti  offerte  afEnclie  la  nostra 
Universitii  potesse  pure  arrivare  a  possedere  la  preparazio- 
ne  originale.  Ma  la  niia  brama  e  la  conceputa  speranza 
furono  in  questa  parte  deluse ',  e  tra  i  segnalati  favori  con- 
cessimi  da'  Camerinesi  io  non  potei  quest'  uno  annoverare. 
Non  e  pero  nienomata  punto  la  stima  e  la  riconoscenza , 
delle  quali  mi  gode  1'  animo  conoscermi  e  confessarrai  ad 
Essi   pubblicamente  e  perennemente  debitore. 

La  descrizione  di  questo  nobilisslmo  pezzo  patologico 
sara  dunque  1'  argomento  delle  mie  parole;  al  quale  parti- 
to  tanto  piix  volentieri  mi  risolvo  ,  in  quanto  che,  per  le 
ricerche  da  me  fattene,  non  bo  potuto  scoprire  che  altri 
fra'  nostri  CoUeghi  d'  Italia  siasi  occupato  nel  dare  contezza 


(1)  16  Aprile  1857. 


Dl    UNA    PeLVI    OBBLIQUA-OVALE  89 

d' alcuna  Pelvi  afFetta  tla  deforniita  della  specie  di  rjnclla, 
iotorjio  a  cui  souo   in   procinto  di   teueivi  discorso. 

Una  prima  occliiata  ciie  diasi  alia  preparazione  dianzi 
accennata  ,  basta  per  giudicare  clie  qui  trattasi  della  =  Pel- 
vis oblique  ovata  =  del  Naegele.  La  composizione  del  Ba- 
citio  ol)l)li<pio-ovalo  c  in  ogiii  caso  cosi  parlaiite,  clie  noii 
lascia  liiogo  ad  iiicertezza  di  gindizio.  CliiuiKpie  rivolga  la 
sua  attenzione  alia  parte  anteriore  e  superiore  di  questa 
pcivi  ,  s'  accorge  subito  quanto  sia  giusta  1'  idea  del  I'anrio- 
so  Ostetrico  di  Heidelberg,  il  quale  prima  d'  ogni  altro  il- 
lusUo  questa  specie  di  deforniita  e  le  diede  il  nome  clie 
porta.  Pare ,  inlatti ,  clie  la  meti  destra  e  anteriore  abbia 
dovuto  cedere  ad  una  lorza  die  1'  abbIa  spinta  in  dlrezio- 
ne  obbliqua  dair  avanti  all'  iudietro  e  da  destra  a  sinistra; 
nel  nientre  die  un'  altra  forza  applicata  alia  metu  sinistra 
e  posteriore  ha  tenuto  colpo. 

E  peio  la  nieta  destra  iiella  faccia  interna  e  particolar- 
mente  nell'  orlo  dello  stretto  superiore  ,  lia  tanto  perduto 
di  sua  naturale  concavitu  ,  die  1'  orlo  stesso  corre  in  una 
direzlone,  la  quale  molto  s'  avvicina  alia  direzione  rettili- 
nea  ;  nel  nientre  die  1'  opposta  nieta  sinistra  serba  a  un 
dipresso  la  curvita  sua  naturale ;  tranne  che  posteriormen- 
te  e  pill  aperta  che  non  porta  lo  stato  veramente  norma- 
le  ;  e  nel  davanti  e  piu  risentita.  In  altri  termini;  lo  stretto 
superiore  presenta  la  figura  di  un  ovoide,  die  ba  la  sua 
estremita  piii  aguzza  nel  luogo  dove  la  base  dell'  osso  sa- 
cro  si  congiunge  coll'  ileo  destro ;  mentre  1'  altra  estre- 
mita tondeggiante  risponde  al  ramo  orizzontale  del  pube 
sinistro.- 

Ma,  affinche  la  speclale  deformit;\  di  questo  pezzo  pato- 
logico  pongasi  in  maggiore  evidenza,  concedetemi  die  io 
annoveri  in  succinto  alquante  cose  riferite  dal  Naegele  co- 
me appartenenti  alia  sua  pelvi  obbliqua-ovale  (1).  In  questa 


(t)  Des  principanx    vices   de    conformation    dn    Bassin  par  le    Docl.    Fr.    Ch. 

Naef;cle,  etc.  trad,  de  I'alleuiaDd  et  augment^  de  Doles  par  A.  C.  Danyau.  I^a- 
ris  1840. 

T.  vni.  12       , 


90  GlAMBATTISTA     FaBDRI 

enumerazione  io  non  serberA  V  ordine  seguito  dall'  Autore , 
ma  prociuero  di  non  omniettere  quello  clie  toiiia  bene  di 
aveie  presente. 

Un  primo  carattere  (  come  accennava  poc'  aiizi  )  consl- 
ste  nella  costante  alterazione  di  forma  dalle  due  ossa  inno- 
minate. Uno  di  essi  piu  manifcstamente  sformato ,  nella 
snperlicie  interna  ,  lia  perdnto  in  sonimo  gnido  la  concavi- 
ta  die  di  sna  natura  possiede  nel  senso  trasversgle.  Nel- 
I'altro,  la  concavita  si  tnantiene;  ma  posteriormente ,  e 
minore;  anterionnente ,  e  maggiore  di  quello  che  compor- 
ta  una  regolare  configurazione. 

L*  osso  innominato  piu  deforme  e  anche  nieno  alto  del 
sno  compagno ;  ma  nello  stesso  tempo  e  piii  largo  di  esso  : 
due  cose  clie  ben  si  dimostrano  misurandoli  col  compasso, 
prima  dalla  bozza  dell'  ischio  alia  cresta ,  oppure  alle  due 
spine  superiori  dell'  ileo ;  poscia  dalla  spina  postero-supe- 
liore  dell'  ileo  alia  faccia  articolare  del  pube.  Un  secondo 
carattere  trovasi  nell'  osso  sacro,  il  quale  non  e  piii  sime- 
trico.  Quella  sna  meta  che  guarda  il  piu  deforme  lato  del 
catino  e  piu  stretta  e  assai  meno  cresciuta  dell'  altra  meta 
opposta.  Parimenti ,  da  quel  medesimo  lato  ,  rninore  e  1' al- 
tezza  della  sua  giuntura  coll'  ileo,  perche  il  sacro  non  vi 
prende  parte  altro  die  coUa  sua  prima  vertebra  spuria.  I 
I'ori  sacri  anteriori  della  meta  meno  sviluppata  sono  piu 
piccoli,   pill  tondi ,  con   niargine   piu  ottuso. 

Un  carattere  pregiato  assai  dal  nostro  Autore  e  la  sino- 
stosi  o  anchilosi  perfetta  di  quella  sinfisi  sacro-iliaca  che 
unisce  la  meti  deforme  del  sacro  coll'  ileo  contiguo.  Tale 
anchilosi  alle  volte  e  perfetta  al  segno  che  non  rimane 
traccia  di  preesistente  giuntura  ,  ne  alia  superficie ,  ne  den- 
tro  la  grossezza  dell'  osso.  Di  che  puo  dirsi  con  veriti  che 
r  ileo  e  il  sacro  sono  fusi  1'  uno  coll'  altro  in  un  pezzo 
unico.  Altre  volte,  nella  consueta  sede  della  sinfisi,  nota- 
si  una  traccia  parziale  e  appena  discernibile ,  che  sembra 
indizio  di  articolazione  clie  eslstesse  prima  che  la  sinostosi 
venisse  a  confonderc  itisieme  le  due  ossa. 

Intorno  a  questo  carattere  non  possiamo  astenerci  dal 
dire  che  sebbene  la  detta  anchilosi  sia  il  fatto  piu  costante. 


Di  UNA  Pelvi  obbuqua-ovale  91 

nondlmeno  il  Naegele ,  eJ  altri  ancora  dopo  dl  liii  (1),  si 
sono  inibattnti  a  vedere  alcune  pelvi  fornite  di  tutti  i  ca- 
ratteri  dell'  ohliqiia-ovale  ,  eccctto  la  siiiostosi  dclla  [jiolata 
sinfisi  sacro-iliaca.  Ond'  e  clie  la  presenza  o  1'  asscnza  dcl- 
r  ancliilosi  peil'etta  non  puo  aversi  in  conto  di  carattere 
essenziale.  Potia  al  piu  serviie  come  nota  distintiva  di  due 
varieta  :  dilifjenza  lodevole  per  1'  aiiatoino-patologo;  ma  di 
valore   secoiidario  pel  pratico. 

Egli  e  in  conseguenza  delle  prefate  deformita  dalle  os- 
sa  ond'  e  composto,  die  il  l)acino  ofTre  poi  nel  siio  com- 
plesso  quella  peciiliare  alterazione  di  cui  si  e  toccato  da 
Lei  principio.  Anzi  per  rendere  meiio  iniperfetta  1'  irnma- 
gine  di  siiVatta  alterazione,  non  possiamo  dispensarci  dal 
notare  quello  clie   segue. 

II  promontorio  del  sacro  e  tratto  dal  lato  della  sinosto- 
si,  anzi  trovasi  vicinissimo  all'  ileo  del  lato  piu  defonne. 
La  sinfisi  del  pube  e  spostata  in  senso  contrario.  II  per- 
clie ,  sinfisi  e  promontorio  non  rispondono  piu  direttamen- 
te  r  uno  all'  altro.  Avvi  di  piu.  La  faccia  anteriore  del 
promontorio  e  volta  qiialclie  poco  al  lato  dell'  anchilosi; 
e  i  corpi  delle  vertebre  lombari  lo  sono  similmente.  —  La 
colonna  lombare  pochissime  volte  lia  serbato  la  sua  dire- 
zione  vertieale :  per  lo  piu  si  e  veduta  inclinata  verso  il 
lato  meno  deforme  della  pelvi  (2).  —  Nella  sinfisi  del  pube 
le  due  fiicce  articolari  non  si  raffrontano  esattamente :  che 
il  pube  deir  osso  innomiiiato  piii  deforme  e  spinto  inden- 
tro  piu  dell'  altro.  —  Finalmente  ,  il  Naegele  lia  osservato 
che   r  angolo  del    pube  c   meno    aperto    e    che  per  la  sua 


(1)  V.  Cazeaiix.  Op.  cit.  nella  Nola  die  segue. 

(2)  Nella  Iraduzione  del  Danyaii  si  le^se :  il  ij  a  incIinaiMn  den  verlibrcs  de 
la  n'fjion  lombaire  rem  le  colv  anhilnn'.  Qiiesta  asseizione  i  smenlila  dalle  Ta- 
volc  3.",  4.",  C",  e  7."  die  cnrredano  1'  opera,  e  pero  si  vede  die  i  tin  crrn- 

■re  lipografico.  Tiillavia  il  Jaqiiemicr  nel  siio  =  Manuel  des  Accouehement  =: 
siampalo  in  Paiigi  nel  1Si6,  T.  !.  pag.  36.  ha  riprodolto  senz' allro  1'  errnre. 
Ma  il  r.azeatix  ,  die  sino  dalla  l.""  Edizione  del  stio  =  Traile  Iheorique  el  pra- 
tique de  r  art  des  Aeeouchemenia  =  diede  nn  snnio  della  dollrina  del  Naegele, 
c  a  qnesto  fine  si  scivi  di  una  parlicniare  Iraduzione   del  Dr-Steege  ,  nol(^  die : 

la  cinonne  verlibrale datn  la  n'-yion  lombaire  ....  esi  inclinee  du  cvie 

exempt  rf'  ankilofe  (V.  op.  cil.  Paris  1840.  pag.  455). 


92  GlAMBATTISTA     FaBBRI 

confignrazione  soiniglia  a  qnello  del  baciiio  maschile  (1); 
ed  ha  pure  notato  che  1'  incisura  iscliiatica  del  lato  mag- 
giormente  aftetto  e  piii  angusta  dell'  altra  incisura  con- 
geuere. 

Dalla  predetta  maniera  di  essere ,  e  dalle  mutate  rela- 
zioni  delle  ossa  del  catino  si  gcrierano  mutameiui  assai 
strani  uella  direzione  e  nella  lungliezza  sia  dei  diametri 
comiinemcnte  studiati ,  sia  dclle  altre  inisiire  che  possa  ta- 
lentare  di  prendere.  —  Perci6  il  diametro  sacro-pubiale  dei- 
lo  stretto  superiore ,  die  nella  pelvi  ben  formata  e  il  dia- 
metro rettO;,  in  rpieste  obblinue-ovali ,  ha  una  direzione 
obliqua  dair  avanti  all'  indietro  :  e  una  linea  dal  mezzo  del 
promontorio  del  sacro  tirata  direttainente  alia  meta  ante- 
riore  del  catino,  incontra  il  pube  tra  la  sinfisi  e  1'  eminen- 
za  ileo-pettinca  ,  in  lui  punto  die  varia  a  seconda  del  va- 
rio  grado  delia  deformita.  —  II  diametro  trasverso  e  rreces- 
sariamente  piu  corto.  —  I  due  diametri  obbliqni  hanno  di- 
versa  lungliezza.  Quello  che  anteriormente  comincia  dal  la- 
to pill  deforme,  e  piii  corto;  1'  altro  e  assai  plii  esteso, 
anzi  e  il  piu  lungo  di  tutti.  —  Le  due  distanze  sacro-pet- 
tinee   sono   pure   fra   se  diverse   in   hinghezza. 

Quando  il  Naegele  nel  decembre  del  1 837  pubbiico  il 
suo  lavoro,  erano  'il  i  bacini  obbliqiio-ovali  che,  a  sua  co- 
gnizione,  si  conservavano  ne' musei  o  pubblici  o  privati  di 
Europa  :  38  erano  muliebri,  tre  virill ;  e  tra  i  niuliebri, 
uno ,  esistente  nel  museo  d' anatomla  comparata  del  Giar- 
dino  del  Re  in  Parigi,  apj^arteneva  alio  scheletro  anticbis- 


(t)  L'  Aiilore  riferisce  la  lungliezza  da  lui  Irnvala  nel  diametro  trasverso  dello 
sirello  inft'iiore  in  14  delle  pelvi  oblique-ovali  die  ha  descrille.  In  breve  si  pu6 
dire  die  il  delto  diamclro , 

V2  volte  nnn  ha  snperato  i  pol.  3,variando  dai  2  ai  3 

2  volte  ^  slato  di pnl.  3.  lin.   G. 

ft  poi  da  nntarsi  die  iiella  dcscrizinne  del  bacino  N.  I  alia  pap;.  72  trnvasi  as- 
segnato  al  dello  diamclro  7  sole  linee  ;  la  qnal  cosa  d  nn  manifesto  errore  li- 
pografico.  Infalti ,  nella  pagina  die  precede,  parlando  di  qiicsio  slesso  bacino, 
r  Atitore  ne  fa  sapere  die  il  vizio  era  tale  ,  die  non  avreblie  recalo  diflicolii  al 
compimenio  del  parlo.  E  diinf|iie  cliiaro  che  si  6  ommesso  per  errore  la  cifra 
dei  poliici ,  che  dal  conleslo  s'  inlcnde  dovessero  essere  3  almcno;  cgsicchfi  il. 
diametro  avrebbe  avulo  in  luUo  pol.  3  lin.  7. 


Di  UNA  Pelvi  obbuqua-ovale  93 

filmo  di  una  mumniia  egiziana  —  Di  tutto  qiiesto  nume- 
ro ,  quattio  solamentc  non  ofFerivano  I'esempio  clella  sino- 
etosi  clella  sinfisi  sacio-illaca. 

In  nessuno  dei  -41  appaiivaiio  note  caratteristiclie  o  di 
racliitide  o  di  osteomalacia.  —  Non  si  aveva  contezza  in 
gcncre  clie  avessero  avufo  liiogo  o  violenze  traumatiche  o 
malattie  costituzionali  dalle  qiiali  fosse  lecito  derivare  la 
deforniita.  Clie  anzi  1' Autore ,  intoino  a  parecchie  di  rpiel- 
le  persona ,  possedeva  dati  positivi  che  deponevano  in  fa- 
voie  della  bnona  salute  godnta  per  esse.  Per  queste  ragio- 
ni,e  per  altri  giudiziosi  argornenti ,  die  non  reputo  dove- 
re  rammentare,  1'  illustre  Antore,  quanto  alia  generazione 
della  deforniita  in  discorso  ,  piega  a  questa  sentenza^  clie 
il  partito  piu  savio  sia  quello  di  considerarla  come  una  = 
Anoinalia  di  sviluppo  =. 

Rispetto  air  inflnenza  che  tale  deforniita  puo  avere  iiel- 
la  fnnzione  del  parto ,  Naegele  racconta,  clie  le  donne, 
nelle  quali  l'  angustia  del  bacino  ha  fatto  impedimento  al 
passaggio  del  feto  ,  sono  roorte  tutte  in  uno  colla  prole, 
benche  fossero  state  assistite  da  prudenti  e  valorosi  oste- 
tricanti. 

In  alcune  fu  applicato  il  forcipe;  in  altre  s'  ebbe  ricor- 
so  alia  craniotoniia  :  e  fu  talvolta  impossibile  compiere 
r  estrazione  del  feto.  Una  sola,  nella  citta  di  Gissen  ,  par- 
tori  sei  volte  felicemente  ;  se  non  che  nel  penultimo  par- 
to, causa  r  insufficienza  delle  doglie,  fu  necessita  por  ma- 
no  al  forcipe.  In  questa  donna  era  pero  tale  la  pelvi,  che, 
non  ostante  la  deforniita,  presentava  dimeiisioni  assal  van- 
taggiose  ,  ed  insolite  (I).  Ora,  considerata  la  soninia  gra- 
vezza  di  questa  deforniita;  e  considerato  ,  che  prima  del- 
1'  atto  del  parto  non  si  e  mai  aviito  alcun  sospetto  della 
sua  presenza  ( imperocche  ncssun  carattere  esteriore  alquan- 
to  manifesto  ,  e  neppure  un  qiialclie  grado  di  zoppicarnen- 
to ,  se    si    eccettui    forse    un    caso  solo ,  ne    avevano    dato 


(I)  Ycdi :  NacgcIc  op.  cii.  pag.  43.  e  alia  pag.  90.  e  scg.  le  cinque  labelle , 
al  N.   H. 


9t  ClAMB.VmSTA    FaBBRIi 

indlzio)  il  cli.  Antore  si  e  adoperato  con  ogni  dlligcnza  per 
ofl'rrire  ai  pratici,  con  una  peivimetria  al  tiitto  nuova,  cri- 
teri  sufllcienti  a  stabilirne  la  diagnosi  —  A  qnesto  fine  Egli 
SPgna  nel  bacino  i  dieci  punti  seguenti.  Lc  dne  spine  an- 
tero-snperiori,  e  le  dne  spine  postero-superiori  dell'  ileo ; 
le  due  bozze  iscliiatiche ;  i  dne  granlrocanterl;  1' apofisi  spi- 
nosa  deir  ultima  vertebra  lombare;  il  margine  inferiore  del- 
la  sinfisi  del  pube.  Dai  piefati  punti  egli  prende  col  com- 
passo  e  a  destra  e  a  sinistra,  le  seguenti  doppie  misnie, 
die  a  due  a  due  contVonta  insieme. 

1."  Dalla  bozza  iscliiatica  d' ua  lato  alia  spina  iliaca  po- 
stero-superiore  dell'  altro. 

2.°  Dalla  spina  antero-superiore  di  un  Ileo ,  alia  spina 
postero-superiore  dell'  ileo   opposto. 

3.°  Dair  apofisi  spinosa  dell'  ultima  vertebra  dei  lombi , 
alia  spina  iliaca  antero-superiore  destra  e  sinistra. 

i.°  Dal  gran  troncantere  destro  alia  spina  iliaca  poste- 
ro-superiore sinistra;  e  viceversa. 

5."  Per  ultimo,  dal  raargine  infigriore  della  sinfisi  pubia- 
le  alle   stesse  spine  iliacbe  posteriori  destra   e   sinistra. 

Tutte  le  accennate  doppie  misure  ,  confrontate  a  due  a 
due  diversificano  piu  o  meno  I'  una  dall'altra.  La  difFeren- 
za  verificata  dall'  Autore  sopra  8  bacini  obliquo-ovali  ha 
variato  dalle  linee  7.  ai  pollici  2. ;  nel  nientre  che  le  stes- 
se misure  prese  dal  Naegele  sopra  i2  donne  dal  bacino 
non  defornie  ,  e  ripetute  dal  Danyau  sopra  altre  80.,  o  fu- 
rono  a  due  a  due  eguali,  o  la  differenza  fu  minima;  e  que- 
sta  minima  differenza  non  fu  mai  trovata  contemporanea- 
mente  in  tutte  e  cinqne  le  doppie  misure  prese  nella  per* 
sona  medesima.  Non  trascura  I'  Autore  di  accennare  che  si 
possono  prendere ,  oltre  le  prefate,  altre  misure  di  confron- 
to   in   ambo  i  lati   della   pelvi. 

Affine  poi  di  precisare  lo  spostamento  laterale  della  sin* 
fisi   puliica ,   Naegele   propone   il   mezzo  che  ora   diro. 

Collocata;  la^  donna  con  ambedne  le  spalle  e  colla  som- 
miti  delle  natiche  applicate  ad  una  parete  plana ,  si  fac- 
cia  calarc  un  filo  col  piombo  appesovi  dalla  spina  dell' ul- 
tima vertebra  lombare.  Un  altro  filo  somigliante  scenda  dalla 


Dx    UNA    PeLVI    OBBinjUA-OVALE  95 

siiifisi  del  pube.  Questi  due  fili ,  traguardati  perpendico- 
larmente  alia  parete ,  si  cuoproiio  I'  un  1'  altro  nella  don- 
na rego'.arniente  confonnata  iiel  suo  bacino ;  ma,  quando 
si  ha  che  fare  colla  deformitu  cbe  ci  occiipa,  rimaiigono 
r  uno  dall'  altro  distaiiti.  La  quaiitita  del  loro  spostainento 
reciproco  ,  rappresenta  la  reciproca  deviazione  del  pronion- 
torio  del  sacro  e  della  sinfisi  del  pube.  Di  piu ;  con  que- 
to  mezzo  si  avra  certezza  nel  detenninare  quale  dei  due 
lati  del  bacino  esplorato  sia  il  piii  deforme,  essendb  note 
che  la  sinfisi  pubiale  c  deviata  verso  quello  che  si  allonta- 
na   meno   dallo  stato   normale. 

In  questa  guisa ,  premesso  un  cenno  della  dottrina  del 
Naegele  ,  piu  facile  e  spedita  mi  riescira  la  descrizione  pro- 
messavi  del    pezzo    patologico    sottoposto    al   vosl^'o    esame. 

La  Pelvi  obliqua-ovale  die  Vol  vedete ,  Accademici  uma- 
nissimi,  e  rappresentata  nelle  annesse  sei  figure,  grandi  al 
vero ,  e   accoppiate   in    tre   tavole  distinte. 

Nella  Tav.  7.,  apparisce  la  parte  superiore  fig.  1.;  e  la 
parte  infv.i7ore  fig.  2.  Nella  Tav.  8.,  la  faccia  anteriore  fig.  1., 
e  la  faccia  posteriore  fig.  2.  Nella  Tav.  9.,  le  due  facce  la- 
terali,  destra  fig.    1.,  e  sinistra  fig.  2. 

Questa  pelvi  appartenne  giii  a  Maria  Pesci  camerinese  , 
da  sani  genitori  nata ,  e  cresciuta  lontano  due  miglia  dalla 
Citta  verso  settentrione  nel  piccolo  e  delizioso  villaggio  di 
Mergnano  S.  Savino.  Pervenuta  all'  eti  dl  10,  o  12  anni, 
vegeta,  robusta,  e  con  tutte  le  apparenze  di  regolare  strut- 
tura,  recavasi  un  giorno  a  lavare  il  bucato  nel  Pallente  che 
scoire  al  piede  della  collinetta  di  Mergnano.  Camniinando 
suUe  grosse  pietre  del  letto  del  rio ,  sdrucciolo  ,  cadde ,  e 
pati  grave  offesa  nella  regione  della  giuntura  cosso-femora- 
le  destra.  Nessun  chirurgo  venne  chiamato  a  curarla.  Per 
alqnante  settimane  giacque  in  letto ;  ne  si  giovo  d'  altra 
niedicatura  oltre  la  volgarissima  delle  chiarate.  Quando  la 
cessazione  del  dolore  glielo  concesse ,  si  alzo ;  ma  i  movi- 
nienti  dell'  articolazione  eiano  perduti  e  la  coscia  riniase 
piegata  per  sempre.  Ond'  e  che  ,  volendo  pur  toccare  il 
suolo  col  piede,  fu  costretta  snpplire  alia  brevita  dell'  arto 
col  curvare  il  tronco.  Nei  primi  tempi  die  seguirono  il  suo 


96  GlAMBATTISTA    FaBBRI 

docubito  ,  el)be  necessita  di  reggersi  appogglata  ad  un  ba- 
stone ;  ma  non  varco  gran  tempo,  che  pote  fame  a  meiio. 
Vi^se  poscia  vaiii  aiini  in  Caineiiiio,  faiitesca  della  famiglia 
Niccolai,  siiio  a  che  di  2i  aiini  (coiitro  1'  avviso  del  rnio 
aiitecessore  Prof.  Toininaso  Casali )  aiiJo  a  marito ,  sposan- 
dosi  a  certo  Gicgorio  Spmi.  Rimase  iiiciiita  ,  airivo  al  ter- 
nunc  della  gravidaiiza ,  e  stette  in  soprapparto  non  pochi 
gioini,  fernia  nel  rifinto  di  qnalsiasi  operazione.  Tre  gior- 
iii  dopo  la  rottnra  delle  membrane  venne  a  morte.  Narra- 
si  dalle  persone  clie  la  conobbero ,  die  1'  infelice  prcsaga 
della  prossima  sua  fine ,  cnci  colle  sne  niani  nel  tenipo  del 
soprapparto  la  sua  veste  funebre;  e  prepare  ancora  la  pic- 
cola  cuffia  per  la  sua  creatura ,  lusiugata  sempre  daila  spc- 
ranza  di  \t,uv  metterla  alia  luce  prima  di  cliiudere  gli  oc- 
elli —  II  feto  ,  per  vero,  nsci  senza  1' aiuto  dell' arte  poco 
dopo  estinta  la  niadre;  ma  raccontasi  clio  fosse  rammoUito 
dalla  putrefizione,  e  portasse  nel  capo  i  segni  nianifesti 
dello   stentato  passaggio  per  1'  angusta  trafila   attraversata. 

II  benemerito  Professore  Casali ,  di  questa  povera  donna 
conserve  la  pelvi  coi  due  feniori,  e  di  piii,  unite  al  sa- 
cro,  le  sette  vertebre  inferiori.  II  coccige  mauca,  se  si 
eccettui  il  priino  pezzo,  la  cui  articolazione  e  ossificata. 
Meno  il  femore  sinistro  die  e  separato,  e  meno  alcune 
ossa  unite  insieme  per  ancbilosi  (  come  fra  poco  diro  ) 
tutte  le  altre  sono  insieme  congiunte  per  legamenti  na- 
turali. 

In  questa  pelvi  esiste  1'  ancbilosi  perfetta  di  una  sinfisi 
sacro-iliaca,  ed  e  la  destra.  Ci6  nondimeno,  alia  destra  del 
promontorio  del  sacro  ,  e  lontano  da  esso  due  o  tre  linee 
meno  di  quelle  che  dall'  altro  lato  ne  sia  distante  la  sinfi- 
si sacro-iliaca  sinistra,  a  cbi  ben  guardi  si  fa  manifesta, 
nell'  orlo  dello  stretto  superiore  ,  una  lievissima  traccia,  che, 
quasi  a  modo  di  superficiale  sutura,  senibra  essere  indizio 
di  antica  sinfisi  abolita  in  appresso  ( Tav.  7.  fig.  1.  a.).  II 
perche  nel  caso  nostro  ,  l)enche  a  prima  giunta  scmbri  che 
il  sacro  manclii  di  quasi  tutta  l' ala  destra^  meglio  osser- 
vando  ,  si  scorge  che  la  detta  ala  esiste  realmente,  ed  e 
solo  piegata  in  modo  strano  all'  innanzi ,   lu  dove    si  stacca 


Di    UNA    Pelvi    OBBLIQUA-OVALE  97 

dal  promoiitoiio.  Di  qiiesta  disposizioiie  all'  occhio  niio  fa 
fede  eziandio  quell' ainpio  f'oranio  ,  di  forma  ovale  (Tav.  7. 
fig  i.  c.)  clie  pare  a|)erto  iiella  parte  j)OSteriore  dell' ileo 
dcstro ,  ma  clie  e  in  gran  parte  iiii  avaiizo  di  qnello  spa- 
zio  vnoto  ,  clie  dall'  altro  lato  vedesi  chiaramente  tra  la  par- 
te pill  alta  deir  ala  del  sacro  e  la  tuberositu  dell'  ileo. 

La  sinfisi  del  pube  trasportata  alia  parte  sinistra,  in  H- 
iiea  retta  dall' avanti  all'  indietro,  risponde  alia  nieta  della 
larghezza  dell'  ala  sinistra  del  sacro.  Un'  altra  linea,  dal 
mezzo  del  promontorio ,  condotta  direttamente  all'innanzi, 
incontra  il  ranio  orizzontale  del  pube  nella  metu  circa  del- 
la   sua  lungbezza. 

E  da  notarsi  che  le  due  incisure  iscliiatiche  differiscono 
appena  1'  una  dall'  altra ;  cosa  che  dipende  dall'  essere  il 
sacro,  non  posto  verticalrnente ,  rna  inclinato  alqnanto  dal- 
la  base  all'  apice  verso  1' osso  iiinominato  sinistro.  Disposi- 
zione  che  d'  altronde  e  stata  osservata  qualclie  volta  dal 
Naegele,  ed  e  rappresentata   in  piii  d' una  delle   sue  tavole. 

Merita  pure  menzione  1'  angolo  del  pube  non  fatto  an- 
gusto,  non  somigliante  a  quello  della  pelvi  maschile.  II 
mantenimento  dell'  ampiezza  di  quest' angolo  e  prodotto  in 
gran  parte  dalla  circostanza  ,  che  1'  estremita  inferiore  del- 
r  ischio  destro  non  e  spinta  in  dentro  e  a  sinistra,  come 
mostrerebbe  volerlo  r  appiaiiamento  trasversale  dell' osso  in- 
nominato;   ma  e  invece   rovesciata  all'  esterno. 

Tra  le  bozze  degl'  ischi  vi  e  dislivello  ,  postoche  la  de- 
stra  rimane  sette  linee  piii  alta  della  sinistra ,  mentre  le 
due  creste  degl'  ilei   sono  orizzontali. 

Guardando  il  bacino  dalla  sua  faccia  posteriore ,  ognun 
s'  accorge  che  la  spina  lombare  e  la  spina  del  sacro,  nella 
loro  iinione,  formano  un  angolo  ottuso  aperto  a  sinistra, 
e  valutabile  a  circa  100  gradi ;  e  la  distanza  che  in  sense 
trasversale  passa  dalla  spina  del  sacro  alia  spina  posteriore 
e  superiore  dell'  ileo,  e  minima  a  destra  (linee  3);  e,  a 
sinistra,  e  cinque  volte  pin  lunga  ( pol.  1,  lin.  i. ).  Le  set- 
te vertebre  nominate,  oltrecche  costituiscono  un  pezzo  di 
colonna  inclinato  a  sinistra,  formano  tutte  insieme  un  arco 
grandemente  curvato  all'  indietro.  La  concavitu  di  questo 
T.  via.  13 


98  GlAMBATTISTA     FaBDRI 

arco  ,  nel  punto  clie  lisponde  all'  articolazione  del  cor- 
j)o  dclla  2.*  con  qiiello  della  3^  vertebra  loinl)are  ,  ha 
la  profonditil  inass'uiia  ,  la  quale  e  di  pollici  2.  Questa 
disposizione  s'  alloiitana  forte  dalla  iiormale  ;  impcrocche 
nello  stato  normaie,  comiiiciando  dalla  seconda  o  terza 
vertehra  dei  ioinbi  e  ascendeiido  siiio  alia  settima  o  se- 
sta  cervicale  ,  la  colonna  uella  sua  laccia  aiiteriore  e  con- 
cava.  Tale  disposizione  ad  arco  e  all'  indietro  della  predet- 
ta  porzione  della  colonna  vertebrale,  doveva  di  necessita 
aver  prodotto  1'  effetto  ciie  in  questa  donna  la  pelvi  pre- 
sentasse  un'  inclinaziono  fuori  dell'  iisato  eccessiva  —  Ma 
la  cosa  die  colpisce  maggiormente  in  questa  porzione  di 
colonna ,  e  la  sinostosi  die  oonfonde  in  un  pezzo  solo  i 
corpi  di  due  vertebio  ,  1'  ultima  del  dorso  e  la  prima  lotn- 
bare  (Tav.  7.   fig.    1.   </. ). 

Un'  altra  particolarita  del  pezzo  patologico  in  discorso , 
e  la  sinostosi  dell'  estremitu  superiore  del  femore  destro  colla 
cavita  cotiloidea.  La  quale  e  accaduta  per  la  produzione  di 
un  grosso  ed  abbondante  strato  di  sostanza  ossea  che  for- 
ma un  pezzo  solo,  continao ,  indistinto  del  collo  del  femo- 
re e  deir  osso  innominato.  Nella  corrispondente  fossa  iliaca 
interna  si  osservano  alcune  rilevanti  scabrezze  clie  deriva- 
no  da  nuove  formazioni  di  sostanza  ossea.  E  sembra  do- 
versi  attribuire  alia  stessa  causa  la  protuberanza  della  sot- 
toposta  parete  cotiloidea,  la  quale  e  niolto  sensibile  nel  sen- 
se verticale  ;  ma  non  lo  e  nel  senso  trasversale.  Sono  pu- 
re da  ricordarsi  due  tubercoli  ossei  die  sorgono  dalla  fac- 
cia  interna  dei  due  pubi,  ai  lati  della  sinfisi  die  li  con- 
giunge  (Tav.  T.  fig.  1.  b.).  Del  resto ,  nessun  carattere  sia 
di   radiitide,   sia   di  osteomalacia. 

Ora  ,  la  sinostosi  cosso-femorale ,  la  sinostosi  delle  due 
vertehre  ,  e  la  conformazlone  della  colonna  rendono  la 
preparazione  del  Museo  Camerinese  singolarissima  e  mol- 
to  pregevole.  L'  egregio  Signor  Dott.  Lambl  ,  professore 
d'  Anatomia  patologica  in  Praga ,  die  io  nomino  per  ca- 
gione  di  onore  e  die  sui  primi  del  corrente  anno  1857  vi- 
sito  i  nostri  musei,  mi  assicurava  di  non  avere  trovato  una 
preparazione  somigliante  in  quelli  di    Alemagna  ,  d'  Ingliii- 


Dl    UNA    PeLVI     OBDLIQUA-OVALE  09 

terra  e  di  Francia  da  se  esaminati  prima  di  recarsi  in  Ita- 
lia. Delia  prima  sinostosi  si  puo  atVerniare  clie  fu  conse- 
giienza  dell'  ofTesa  riportata  riella  cadiita;  e  intorno  alia 
causa  immediata  della  sua  produzioue,  noii  si  va  di  sicu- 
ro  lontani  dal  vero  riconoscendola  in  un  lavoro  flogistico 
al  quale  I'  osso  innomiiiato   ha   preso   grandissima   parte. 

Rispetto  alia  sinostosi  vertehrale  ,  reputo  che  noii  si  pos- 
sa  ammettere  come  lavoro  di  prirnitiva  formazione  anor- 
male.  La  colonna  che  in  quel  luogo  ,  in  chi  b  sane ,  e  con- 
cava ,  qui  e  convessa  ;  e  questa  convessita  non  esisteva 
certainente  prima  della  nialattia  patita  dall'  articolazione 
dell'anca;  giacche  si  sa  che,  prima  che  la  fanciulla  ca- 
desse  in  Pallente,  era  formata  della  persona  in  quella  gui- 
sa  che  lo  sono  le  persone  ben  conformate.  Che  se  consi- 
dero  lo  sforzo  per  luugo  tempo  sopportato  in  quel  luogo 
dair  apparato  fibroso  e  legamentoso  delle  vertebre  ,  confes- 
so  di  sentirmi  proclive  assai  al  riconoscere  ,.  anche  in  que- 
sta seconda  sinostosi ,  la  derivazione  da  processo  flogistico 
appigliatosi  al  tessuto  tanto  de'  legamenti ,  quanto  delle 
ossa.  Parmi  contuttoci6  che  sia  forza  ammettere  in  questo 
individuo  una  peculiare  facilita  alle  produzioni  ossee  di 
nuova  formazione. 

Quanto  alia  deformita  dell'  osso  innominate  destro ,  e 
quanto  a  quella  del  sacro;  come  ancora,  riguardo  all'  an- 
chilosi  vera  della  sinfisi  sacro-iliaca  destra ,  lasciero  che  al- 
tri  giudichi  ,  se  in  questo  caso  speciale  sia  lecito  escludere 
afFatto  dal  novero  delle  loro  cause  quella  flogosi  che  ha 
dominato  in  modo  non  dubbio  nei  contorni  della  cavlta 
cotiloidea.  Qualunque  sia  per  essere  1'  altrui  sentenza,  not 
potremo  ahneno  asserire  che  questo  caso  si  toglie  dall'  or- 
dine  consueto  anche  per  .  riguardo  all'  anamnesi ;  imperoc- 
ch6 ,  a  detto  del  Naegele,  le  violcnze  traumatiche  non 
figurarono  sino  ad  ora  nella  storia  dei  fatti  che  pervenne- 
ro  a  sua  cognizione. 

lo  intanto  dar6  complmento  alia  mia  descrizlone  col 
notare  le  diverse  dimension!  che  questa  pelvi  presenta  e 
le  valutero  col  piede  di  Parigi  che  e  la  misura  adoperata 
anche  dal  Naegele. 


100  GlAMBATTISTA     FaBBRI 

GRAN  BACINO 

Pol.  Lin. 

Diametro  ])is-iIiaco  niisurato  tra  i  puntl  piu  lon- 

tani   della  cresta   degl'  ilei »      8.      3 

Dalla    spina    della   3.*  vertebra  lombare  all'  estre- 

mita  sinistra   del   diametro   precedente .      .      .      »      5.      8 

dalla  stessa  spina  all'  estremita  destra  dello  stes- 

so   diametro »      3.      9 

Piccolo  Bacino.   —  Stretto  superiohe 

Diametro   sacro-puLiale »  3.  3 

»          bis-iliaco »  3.  1 

»          oblicpio  destro »  2.  9 

»                »         sinistro      ........  4.  2 

Distanza  sacro-pettinea  destra »  1.  6 

»                    »                 sinistra »  3.  9 

Tra   il  diametro  sacro-pubiale   e  1'  orlo  dello  stret- 
to ,   trasversalmente ,  a  destra »  — .  9 

»                a  sinistra »  2.  4. 

Stretto   inferiore 

Diametro  sacro-pubiale,  non   compreso  il  1.°  pez- 

zo  del  coccige »      4-.     — 

»                            »                compreso    .      .      .      »      3.      6 
»  bis-iscliiatico »3.6 

SCAVAZIONE 

Diametro  sacro-pubiale »     4.     1 

»            tra  le  due  spine  isclilatiche  (  bis-ischiati- 
00  della  scavazione ) »      2.      6 


Di  UNA  Pblvi  odbliqua-ovale  101 


ALTRE  MISURE 

Angolo   del  pnbe   alia   sommita,  largo       ...»  1.3 

»            »           alia  base »  3.  — 

Siiifisi  del  piibe,   alta »  1.  2 

»  »  grossa ,   compresi    i    2   tubercoli 

ossei »  --.  10 

Piofondita  del  piccolo  catino  presa  dal  mezzo  del- 
lo  stretto    siiperiore    all'  estremita    del    cocige , 

come   esiste »  3.  — 

Lungliezza  del  sacro  edel  1 ."  pezzo  coccig.  unitovi      »  3.  7 

Profondita  della  concavita  del  sacro     .      .      .      .      »  1.  — 


Tra  le  due  spiiie  iliache  siiperiori  destre     ...»      5.     ~ 
»  »  »  sinistra  .      .      .      » 

Dal  promontorio  alia  spina  iliaca  snperiore  destra      » 
»  »  »  »  sinistra    » 

Dalla  punta  del  coccige  alia  spina  iscli.  destra      .      » 
))  ))  »  »  sinistra    ,      » 

Dalla  bozza  isch.  destra  alia  spin,  iliac,  ant.  sup. destra  » 
))  »  »  »     post. sup. destra  » 

»  sinistra  »     ant.sup.sinis.     » 

»  »  »  »     post.  sup.       .      » 

Dalla  bozza  isch.  destra  alia  cresta  dell'ileo  destro    » 
»  sinistra  »  sinistro  » 

Dalla  spina  sacrale  alia  spin,  iliac,  post.  sup.  destra   » 
»  »  »  »  sinist.   £ 


PELVIMETRIA  DEL  NAEGELE 

Dalla  spina  iliaca  ant.  sup.  destra  alia  post.  sup.  sinls.  » 
»  »  sinistra  »  destra    » 

Dalla  bozza  iscluat.dest.  alia  spin,  iliac. post.  sup.  si uis.  » 
»  sinistra  »  dest. » 


5. 

6 

3. 

.- 

.5. 

i 

1. 

8 

1. 

8 

5. 

.. 

k. 

2 

5. 

5 

h. 

8 

5. 

10 

G. 

5 

3 

1. 

i 

5. 

9 

7. 

— 

-i. 

10 

5. 

8 

102  GlAMBATTISTA     FaBBRT 

Dall'apof.  spin.  nit.  lonib.  alia  spin,  iliac,  ant.  sup.  dest.  »  4.  8 

»              »              »              »              »        siiiis. »  G.  3 

Dalla  sinlisi  del  ]HiI)e  alia  spin,  iliac,  post.  sup.  dostra    »  !").  11 

»               »               »               »                    sinistra  »  5.  7 

Dal  gran  trocant.destro  alia  spin,  iliac. post.  sup.  sinis.  »  5.  9 

»                sinistro              »               »        destra »  G.  8 


Dalle  cose  superlormente  riferite  si  rileva ,  che  mentre 
in  tutti  i  casi  noti  al  Naegele  iion  fa  inai  dato  sospetta- 
re  per  tempo  della  defortnita  esistente,  in  questa  Maria 
Pesci  5  per  la  memoria  della  cadnta  fatta,  e  per  le  forme 
alterate  della  persona  clie  ne  furono  tarda  consegenza ,  si 
ebhe  rairionevole  motivo  di  temere  che  il  catino  ne  aves- 
se  patito  al  segno  di  fare  ostucolo  al  comj)imento  spoiita- 
neo  del  parto.  E  se  all'  epoca  nella  quale  accadde  questo 
fatto  si  avesse  avuto  notizia  di  cio  che  1'  illustre  Ciinico 
alemanno  pnbblico  nel  1837,  sarebbe  stato  facile  deter- 
minare  anticipatamente  il  genere  della  defontiita.  Sarebbe 
pero  stato  impossibile  fissare  con  qtialclie  esattezza  il  gra- 
de di  angnstia  della  pelvi;  e  forse  non  sara  facile  che  si 
arrivi   iin   giorno  a   toccare  questa   perfezione   di  diagnosi. 

Le  quali  cose,  ove  si  rimangano  a  questi  termini,  tut- 
ti gli  studi  fatti  intorno  al  bacino  obbliquo-ovale  riusciran- 
no  a  poco  nieno  die  a  lusso  di  scienza  poco  profittevole 
per  r  arte.  Ora ,  io  sono  d'  avvlso  ,  e  lo  sarete  voi  pure, 
Accademici  valentissimi,  che  ben  rare  volte  incontri  che  le 
indagini  accurate  de'  fenomeni  naturali  non  siano  o  presto 
o  tardi  compensate  dal  conseguimento  di  un  qualche  ntile 
frutto.  Forse  il  momento  di  coglierlo  e  ancora  lontano  ,  ne 
io  presumo  accorciarne  la  distanza.  Concedetemi  nondime- 
no  di  palesarvi  un  mio  pensiero.  Nella  pelvi  della  Pesci, 
tra  i  diametri  piu  importanti ,  il  piu  corto  e  cpiello  che 
corre    dall'  una    all'  altra    spina    dell'  ischio   (1).   Infatti    non 


(I)  Io  lio  indicato  qnesto  diametro  col   nome   di   bis-ischialico  delta  seavazio- 
ne.  Forse  con  tal  nome,  a  parere  di  moUi,deve  piulloslo  chiamarsi  il  diametro 


Di   UNA  Pelvi   obbliqua-ovale  103 

lia  clie  pol.  2  e  liii.  G.  Nelle  altre  10  pelvi  descritfe  dal 
Naegele  senza  ommettere  1'  indicazione  del  prefato  diame- 
tro  ,  8  volte  varia  dai  pol.  2  e  lin.  3,  ai  pol.  2  e  lin.  11; 
duo  sole  volte  siipcra  i  pol.  3  ,  e  una  di  queste  pelvi  e 
quella  della  donna  di  Gissen  clie  paitori  sei  volte  felice- 
mente  (I).  La  conseguenza  pii'i  giiista  di  questa  osserva- 
zione  mi  pare  (juella  di  ceicaie  ,  se  e  possibile ,  il  modo 
di  rilevare  dnraiitc  la  vita  la  vera  lungliezza  del  diametio 
bis-ischiatico  della  scavazione.  —  Che  se  la  dilTicoIta  non 
vi  sembra  facile  a  superarsi ,  allora  io  aggiungeio  qiiello 
die  segue. 

Noi  conosciamo  due  fatti.  Uno  e  la  quasi  costante  cor- 
tezza  eccessiva  del  diametro  bis-ischiatico  della  scavazione; 
r  altio  e  la  fimesta  riiiscita  clie  hanno  avuti  i  parti  in 
circostanza  di  distocia  dipendeiite  da  bacino  obbliquo-ovale. 
Cio  posto ,  qualora  1'  ostetrico ,  dopo  paticata  in  una  gra- 
vida la  pelviinetria  di  Naegele,  avesse  fatto  la  diagiiosi  ge- 
Jierica  della  deformitd  obbliqua-ovale  ;  questa  sola  diaijnosi 
mi  parrebbe  sufficieiite  per  aiitorizzarlo  a  proniuovere  il 
parto  prematuro ,  prima  almeno  della  fine  dell'  ottavo  me- 
se   di   gravidanza   (2). 


clie  va  dall"  una  all'  allra  parole  coliloiJea.  A  niia  difesa,  preglieio  i  icfjgitori 
di  osscrvuie  die,  iiiollo  ficcnipnlpiuenle,  il  diamelrn  die  Irovasi  Ira  ic  due  spi- 
ne divide  la  scavaziiine  per  iiiela  can  siiflicienle  e'^allezza.  Del  reslo  ,  qiiosli)  slcs- 
So  diameiro  ,  nelle  pelvi  hen  cnnrniraate  e  di  yinsia  t;iandezza  ,  ^  ben  difTicile 
clie  arrivi  a  '5  pcdiici  :  coninnemeiile  ,  a  qnesia  limtjliezza  niancann  3,  o  4  li- 
nee.  Qiiesl'  nllima  niisura  i  qnella  die  io  ho  rilevala  ne'  bacini  normali  da  me 
osservati  o  piiss^ediili ;  e  non  varia  sensibilnienle  t\as,\\  nni  af,'li  allri ,  bendift  al- 
cuni ,  anthe  a  tolpo  d'  occliio,  net  lore  coniplesso  appariscano  piu  grandi,  ed 
ailri   pill  piccoli. 

(1)  In  qnesia  pclvi  il  dello  diameiro  f  di  pol.  3  ,  e  lin.   7  1/2. 

(2)  Oggiginrno  ,  dopo  mollissime  diligcnli  e  niinnle  riceichc  ,  si  ammelle  co- 
me regcda  generate,  die  nclla  lesla  del  felo  il  diameiro  bi-parielale  ,  cni  iin- 
porla  specialiueiile  conoscere,  ha  la  lungliezza  media  che  segue,  nelle  cpoche 
di  gravidanza  notalc  qui  appresso 

poll.      lin.  Scltimana  Mosi        giomi         Mesi         giorni 

2       6     »     dalla  32.»  alia  33."  ossia  da7eHa7e2l  circa 

2  11     »        ))     34."     »     3.1."         »  7     »     28     »     8     M       5    « 

3  1     »        u      36."     »     37."        u         8     »     12     «     8     i»     19     » 
V.  Silberl  op.  cit.  pag.  33. 


lOi  GlAMDATTISTA    FAnnRI 

Dalla  quale  regola  rion  snroube  per  avventura  prudente 
cosa  alloutanarsi,  altro  die  quando  tutte  le  parti  e  il  com- 
plosso  del  bacino,  nonostaiite  la  dcforniita,  presentassero 
svilnppo   e   graiidezza   non   comune. 

I   dnti    statistic!  ,  dai    quali    ho   dedotto    le    conseguenze 
clie   precodoiio  ,   se   vcnpaiio   stimati    in    orditie   a   niero   va- 
lore    nunierico  ,   per  verita   soiio   scarsi  assai.  E  pero  mi  per- 
suado  die   iion   pochi    coiicorreraniio  iiel  desiderio,   die   in 
iin    majTiiior   iminero  di   l)aciiii    obbliquo-ovali    sia   riscontra- 
ta  la   media   lungliezza   del   diainetro   bis-isdiiatico  delia  sca- 
vazione;   e   clie   lo    sia    almeno   in  qnei    28,   nel   descrivere 
i  quali  1'  Autore  ha  ommesso   significarci  quale   ne   fosse  la 
hiiiiiliczza.  Tuttavia,  anche   nell'  aspettazione   di   sotniglianti 
ulteriori   docunienti,    non   e  Torse   al    tutto   iinpossibile    pre- 
vedere  ragionando  la  risposta  delle  desiderate  ricerche.  —  Ec- 
co   in   breve   il   tenore    delle    mie    riflessioni.   II    di.    Naege- 
le  (1)    mette   chiaraiuente   sott'  occhio   die   la   deformita  ob- 
bliqua-ovale   puo   combiiiarsi   tanto   con   un    bacino    natural- 
mente   grande ,   quanto   con   un   altro   naturalmente   piccolo. 
Nel    primo   caso  ,  una   deibrmita  anche  vistosa  puo  non  im- 
pedire   il   parto  (e   questo,   non   v'  ha    dubbio  ,   era   il   caso 
della   donna    di   Gissen  );    mentre   nell'  altro    caso,   una   de- 
formita.  anche   mediocre   saru   cagione  d'  ostacolo  non   lieve. 
Quindi   Egli   conchiude    die    il  graclo  pecuUare    di    angustia 
non  dipenJe  solo  dal  grado  della  deformita,  ma  dipende  inoltre 
dalle  dimensioni   originarie  della  pelvi  (2).  Ora  ,  i  bacini  gran- 
di   fnor  dell'  usato ,  sa  ognuno   come   s'  incontrino   di   rado. 
La  cosa    piu   consueta   e  ,  o  che   la   pelvl   sia   di   una    coniu- 
nale  grandezza,  o  che  pecchi  piuttosto  verso  il  piccolo  che 
verso  il   grande,  —  Quando   si  avveri  la  congiuntura   di   un 
bacino   che  soverchi  sensibilmente  le  consuete  inisure  (quan- 
d'  anche    trovisi    affetto    dalla    deformita    in    discorso  ) ,   un 
esanie   diligente  potra   scoprire  come   le  cose  di  fatto  si  tro- 
vino.   Allora  sarebbe  intempestivo  e  riprovevole   indursi  ad 


(1)  Op.  cit.  pag.  88. 

(2)  loc.  cit. 


Di  UNA  Pelvi   obbliqua-ovale  105 

opera  die  interrompesse  il  coiso  iiatuiale  della  gravidan- 
za.  —  Ma ,  quando  la  pelvi  ol)l)li(|ua-ovale  niostri  di  ap- 
partenere  origiiiariamente  al  uoveio  o  dei  bacini  di  media 
giandezza,  o  di  quelli  che  peccano  per  difetto,  e  molto 
facile  che  la  deforinita  abhia  (  troppo  piu  del  bisogno  )  ri- 
stretto  il  vano  della  scavazione  ed  accorciato  il  suo  dia- 
metro  trasverso  o  bis-iscliiatioo.  —  Ne  si  dimentichi ,  che, 
sebbene  il  famoso  Alematino  abbia  parlato  di  lestriiigimen- 
to  deir  angolo  del  pube  (  dato  prezioso  per  la  diagnosi  e 
per  la  prognosi ,  quando  esiste  (1)),  nel  catino  della  Pe- 
sci  il  detto  angolo  non  era  ristretto,  e  cio  nondimeno  II 
diametro  bis-ischiatico  suaccennato  contava  soli  pol.  2  e 
lin.  6.  Egli  e  pertanto  nella  circostanza  o  di  pelvi  d'  usua- 
le  grandezza  o  di  pelvi  tendente  al  piccolo,  e  nello  stes- 
so  tempo  obbliqua-ovale,  che  io  propongo  il  parto  preraa- 
turo  come  ho  detto  poco  sopra. 

Lontano  dal  chiedere  pronta  e  definitiva  decisione,  che 
mal  converrebbe  colla  gravezza  dell'  argomento,  io  chieg- 
go  soltanto  che  la  mia  proposizione  sia  esaminata  e  discus- 
sa  con  severita  riposata  ed  iraparziale. 

Accogliete,  ve  ne  prego ,  Colleghi  prestautissimi ,  colla 
vostra  consueta  benignity  il  tenue  tributo  per  me  offerto 
alia  nostra  Accadeniia.  La  singolarita  del  fatto  tenga  luo- 
go  dell'  abbondanza ;  e  il  vostro  ingegno  supplisca  alia 
manchevolezza  delie   mie  considerazioni. 


(1)  11  D'  Onircpont  ha  provocato  una  volla  il  parlo  prcmalnro  a  cagione  dcl- 
r  angnsiia  dello  sliello  inferiore.  (  Vedi  Traile  pialifitie  de  1' Accouchement  pre- 
malurd-  arliQciel  par  P.  Silbert  ( D*  Aix ).  Paris  1855.  pag.  36. 

T.    VIII.  14 


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CO^SIDEUAZIO.M  CRITICHE 

SOPRA 

UN  NUOVO  MEZZO  PROFILATTICO 

CONTRO  IL  COLERA 

E 

CENNI 

INTORNO  LA  TOPOGRAFIA  MEDICA  DELLA  PORRETTA 

MEMORIA 

DEL 

PROF.  CAV.  MARCO  PAOLINI 

( LcUa  nclla  Scssionc  dell'  8  Gcnnaio  1857.  ) 


s. 


'e  mediante  iin  esame  piu  filosofico  dei  fatti,  ed  i 
notevoli  avanzamenti  delle  natural!  discipline ,  1'  odierna 
Medicina  assai  piu  dell'  antica  puo  a  buon  diiitto  vantare 
validi  e  sicuri  presidii  contio  diverse  generazioni  di  morbi, 
ella  e  poi  una  veiita  ,  di  cui  purtroppo  fanno  anipia  fede 
le  istorie  di  tutti  i  tempi ,  riescire  quella  il  piu  delle  vol- 
te inefficace  nella  cura  delle  contagiose  infermita;  se  pure 
alcune  di  queste  non  sono  di  si  maligna  natura  da  resiste- 
re  pertiiiaci  a  qualsivoglia  piii  energico  medicamcnto.  On- 
de  r  ufficio  del  medico  in  questo  solo  e  riposto,  di  giova- 
re  con  opportuni  espedienti  i  poteri  fisiologici  superstiti, 
e  favoreggiando  i  provvidi  conati  della  natura  ,  aiutare  il 
compiinento  delle  crisi,  per  le  quali  ,  cacciato  ruori  del 
corpo  il  pestilero  principio ,  venga  restituita  la  perdnta  sa- 
nita.  E  diffatti,  se  ne  eccettui  due  contagi  cosi  detti  fissi 
di  cronico  andaniento  il  venereo  cioe  e  lo  scabbioso ,  1' uno 


108  Marco  Paolini 

de'  qnali  nel  meicurio ,  e  1'  altro  nello    zolfo  lianno  i  rlmedi 
specifici   idonei   a   tlirettamente   dcbellarli,  clii  e  quel  medi- 
co  veranieiite   saggio  ed  onorato ,   il  quale  possa  con  ragio- 
ne  gloriarsi  di  avere   guaiito    iiu  infermo  di   tilo   peteccliia- 
le ,  di   vaiuolo,  di   peste  bubonica  ?  Se    al(|iianti   di  costoro 
ebbero  ed  banno   la    belia    sorte  di    conseguire  la   guarigio- 
re  ,  non  se  ne    deve    per    avventura  assai    piii  presto  asse- 
gnare  la  ragione   alia    resistenza    dell'  oiganisino ,   alia   forza 
di   una   rol)usta   e    gagliarda   natura  ,  di  quello  cbe   alia   vir- 
tu  del   medico   od   alia  possanza   delle  medicine?   In    confer- 
nia   di  die   io   potrei  recare  innanzi  la  concorde  autoriti  di 
medici   pieclarissimi  di   ogni  tempo  e  di   diverse   nazioni ,  e 
fare   appello  alie   istorie  delle    epidemic    contagiose  cbe  nel 
volgere  de'  secoli   ed   in   Italia  e    fuori    banno   tatto   crudele 
strazio  delle    mnane    generazioni  ,  se  in  questa    stessa   citti 
e  sotto  i   nostri    occbi    nell'  andato    anno    1855    non    ci    si 
fosse   porta    la    mal'  augurata    occasione   di  confermare  una 
tale  verita,  quando   irnperversando  fra   noi  il   pestifero  con- 
tagio  del  colera  ,  avemmo,  diro  cosi ,   a   toccare  con   mano 
qnanto  1'  arte  nostra   fosse  contro  di  esso   mancbevole ,  per 
non  dire  affatto  impotente.  Impercioccbe  io  non   tenio   pun- 
to  di  affermare,  e   meco  del  pari  io   penso    non  esiteranno 
di  confessarlo  i   medici   niiei  collegbi   imparziali   e  conscien- 
ziosi ,  die  se  alcuni  pochi   scamparono  alia  ferocia  del  mor- 
bo ,  cio  s'  abbia  con  assai  pin  di  ragione  a  risgnardare  co- 
me un   trionfo  della  natura,   di  quello   cbe   dell'  arte   medi- 
cinale.   Alia   quale   conclusione  non   potri  a   meno  di   essere 
condotto  cbiunque    si    faccia    meco    a    considerare,   cbe  un 
eguale  numero  di   morti  e  di  guarigioni  conseguit6    ai   me- 
todi  di  cura  i   piii  disparati ,   e  fra    loro    ripugnanti ;   sicco- 
me  presso  a  poco  in   eguali   proporzioni  morirono  e  risana- 
rono  que'  niiseri ,  cbe   per  nianco  d'  ogni  soccorso    igienico 
e  terapeutico ,  furono  in  alcuni    luoghi    alpestri    lasciati    in 
plena  balia  del    terribile    nialore.   Io   stesso    bo  inteso  dalla 
bocca  di  due    montagnuoli    della   Parroccbia    di   Capugnano 
essersi  riavuti  di  gravissimo  colera  ,  cbe  li  avea  tratti  amen- 
due  suir  Olio  del  sepolcro,  })evendo    in    larga    copia  acqna 
fredda  di  quelle  limpide    fonti ,  essendo    cessato  il  vomito , 


CONSIDERAZIONI    CrITICHE    EC.  109 

la  diarrca  ,  i  crampi ,  e  1'  algore  alloiqnanclo  1'  acqna  be- 
vuta  si  apri  un  lihero  varco  pel  retto  intestino.  Nell'  udi- 
10  i  quali  lacconti  tornavanii  alia  memoria  qiianto  iin  di 
mi  nariava  1'  illustie  e  venerato  niio  maestro  Jacopo  Tom- 
masini ,  risultare  dalle  statisticlie  degli  infeimi  di  tifo  pe- 
teccliiale ,  11  (piale  domino  in  queste  nostre  contrade  negli 
anni  1816  c  1S17,  clie  se  non  maggiore  certo  egiiale  fu 
il  nnmero  dei  giiariti  in  qiiei  luoglii  dell'  alto  AppcMnino, 
ove  mancando  i  medici  all'  uopo  necessari ,  gli  ammalati 
ad  altio  limedlo  non  ricorsero  che  alia  semplice  acqua , 
cni  avidamentc  bevevano  da  natnrale  istinto  stininlati.  I 
fatti  pill  volgari  adunque  ,  e  le  piii  ovvie  osservazioni  fan- 
no  aperta  testimoniaiiza  ,  come  i  poteri  delta  medicina  con- 
tro  i  morbi  contagiosi  sieno  racchinsi  entro  ristretti  confi- 
ni,  e  quanto  poca  fiducia  possiamo  in  essa  riporre  quando 
da  codesti  flagelli  sia  colpita  1'  umanita.  Di  che  e  a  rlco- 
noscere  la  cagione  nella  oscurita ,  in  clie  tuttora  ci  trovia- 
nio  intoino  alia  natiira  dei  principii  contagiosi ,  alle  cause 
che  ne  operano  lo  svolgimento,  al  niodo  col  quale  diffon- 
donsi ,  e  dagli  ammalati  ai  sani  trapassano,  e  finalinente 
circa  ai  sistemi  organici  cbe  specialmente  prediliggono,  e 
circa  la  qualita  delle  alterazioni  da  essi  nel  corpo  vivo  ge- 
nerate. Laonde  se  intorno  questa  gravissima  parte  della 
Patologia  lia  si  corte  1'  ali  la  ragione  che  non  somministra 
alcun  appoggio ,  ne  lume  veruno  alia  Terapeutica,  fa  di 
riecessita  rivolgere  ogni  nostra  speranza  nell'  enqjirica  os- 
servazione  ,  la  quale  come  snggeri  al  genio  benefico  di  un 
Fracastoro  il  mercurio  per  combattere  la  celtica  lue ,  cosi 
quando  che  sia  per  benignita  di  cielo  potrebbe  similmente 
ad  altri  offerire  inaspettatamente  i  mezzi  acconci  per  vin- 
cere  e  debellare  altre  contagiose  infermita. 

Ma  intanto  nella  triste  condizione  in  cui  siamo  di  atte- 
nerci ,  per  ci6  che  riguarda  il  trattamento  di  cotesti  mor- 
bi ,  alle  norme  ed  ai  dettati  della  Medicina  semplicemente 
aspettativa,  uoi  potremmo  egualmente  giovare  al  bene  dei 
simili  ponendo  ogni  studio  nell'  indagare  i  modi  e  le  vie 
di  preservarli  dall'  azione  dei  principii  morbiferi  de'  conta- 
gj  medesimi.   Giu  sino  dagli  antichi  tempi  alia  profilassi  di 


110  Mauco  Paoiini 

tali  rnalattie  diedero  opera  con  instancabile  zelo ,  e  calda 
sollecitiuliiic  niedici  reputatissin)i ;  e  a  dir  vero  quanto  po- 
cn ,  o  niun  friitto  ricavassero  dalle  loio  ricerche,  e  dalle 
loro  iiivestigazioni ,  iioii  liavvi  chi  iiol  sappia.  Iinpercioccht;, 
ove  si  eccettui  lo  stupendo  trovato  dell'  irnmottale  Jenner 
contro  la  pestilenza  vaiuolosa,  io  credo  che  ,  in  (juaiito  al- 
le  altre  infermita.  da  contagio,  si  possa  a  huon  diritto  af- 
fermare  ,  noii  essersi  fin  qui  rinveiuito  un  mezzo  sicuro  per 
coiisegiiire  l'  intento  desiderato.  Molte  piante  aromatiche, 
balsamiclie,  e  resinose ,  diverse  miscele  chimiche,  fumiga- 
zioni  o  vapoii  ricavati  da  sostanze  si  minerali  clie  vegeta- 
bili  fiu'ouo  ,  uelle  varie  epiJeniie  di  peste  die  travagliarono 
diverse  nazioni,  proposti  quali  espediciiti  forniti  della  pro- 
digiosa  viitii  di  neutralizzare ,  o  di  distruggere  comunque 
i  gernii ,  e  le  semenze  dei  contagi.  I  quali  mezzi  suggeriti 
da  medici  filautropi,  e  da  operosi  e  provvidi  Magistrati 
posti  in  eflPetto  per  lunghi  tratti  di  paesi  e  colla  massima 
profusione,  valsero  tutt' al  piu  a  rassicurare  gli  spaventi , 
e  le  esaltate  fantasie ,  di  quello  che  a  procacciare  ai  po- 
poli  salvezza  ed  iinmunita  dal  male.  Basta  leggere  1'  aureo 
libro  del  celebre  Muratori  sul  Goveriio  della  peste  per  ave- 
re  una  plena  conoscenza  della  faraggine  delle  sostanze  sup- 
poste  preservatrici  contro  la  medesima ,  sia  prese  per  boc- 
ca ,  sia  usate  esternamente  sotto  forma  di  effluvi ,  di  ])ro- 
funii ,  di  lavacri.  Ma  per  nostra  mala  fortuna  le  decantate 
attivita  di  quelle  sostanze  vennero  meno  nella  pratica  ap- 
plicazioue,  in  guisa  che  perdendo  a  poco  a  poco  col  vol- 
gere  del  tempo  il  credito  e  la  riputazione ,  sono  cadute 
oggidl  in  totale  dimenticanza.  Oggi  invece  ,  merce  gli  a- 
vanzamenti  fatti  dalla  Chimica,  credesi  avere  rinvenuto  un 
nuovo  agente  assai  piu  operativo  di  quelli  predicati  dagli 
antichi ,  e  dotato  del  potere  singolarissimo  di  purificare 
r  aria  infetta  da  esalazioni  pntride ,  mefitiche  e  contagio- 
se ;  e  con  queste  parole  intetulo  di  accennare  al  gaz  clo- 
ro,  dal  quale  molti  e  sagaci  investigatori  di  cose  naturali 
pretendono  avere  ottenuti  efTotti  incontrastablli  intorno  quel- 
la  sua  maravigliosa  virtu ;  onde  Fourcroy ,  Guyton-Mor- 
veau ,  Masuyer  ,  Labarraque ,   Payen  ,   Chevallier ,    ed    altri 


CONSIDERAZIONI    CrITICHE    EC.  Ill 

illnstri  iiomini  si  mostrano    inclinati   a   credere  clie  la  Po- 
lizia  Medica   ahbia    acquistato   nel   cloro   un  mezzo  prezioso 
jior  ovviare  a  inolti  niali  ,  la  di  cui  propagazione  e  un  ter- 
liliile  flagello   per  I'  luuanita.  Ma  cotesta   proprieta  anticon- 
lagiosa  del   cloro  e   poi   veramente    appopgiata    dai    fatti,  e 
conferniata  da  esperienze  irrefragabili  ?  E  dessa  conuine  ed 
estesa  a  tutti  i  contagi  acuti  volatili  (e  dice  volatili ,  giac- 
clio    r    impotenza    sua    coiitro    de'  fissi ,  come    il    venereo , 
r  idrofobico,   lo  scabbioso  e  pur    troppo    una    veritii  ) ,   op- 
pure  solamente  contro   alcuni  dei    medesimi  ?  E    facendomi 
pill    particolarmente    ad    esaminare    gll    effetti    di    cpiel  gaz 
iielle  ultinie  epidemie  di  colera,  io  non   rinvengo  prove  di 
s\  grande  saldezza,  clie  valgano  ad  attestarne  indubitatamcn- 
te  e  positivamente  la  sua   possanza.    Imperciocche    un    esa- 
me  imparziale    ed    accurate    di    una    serie  innumerevole  di 
fatti,  de'  quali   noi    tutti    fummo    testimoni ,  ci    costringe, 
nostro  malgrado,  a  porre  in  grande  dubbio  la  sua    niagni- 
ficata    virtii.  E  noto    die,  mentre    non    pochi    di    coloro  i 
quali  assoggettavansi  di  continuo  all'  azione    del    cloro,  sia 
csponeiidosi  ripetute  volte  nel  corso  del  di  ai  suoi  vapori , 
sia  portando    indosso    la   boccetta    disinfettante ,  o  lavando 
con    cloruro    di    calce    le    niani,  ed    altre    parti  del  corpo , 
furono  vittime  del  male,  cosi    ne    andarono    altri    inununi, 
i  quali  per  natura,  o  per  incredulita  abborrivano  quelle  fe- 
tide  esalazioni.  Io  non  so  se  altrove  medici  attenti  ed  im- 
parziali  abbiano  raccolto ,  in  sostegno    delia    facoltu  preser- 
vativa  del  cloro,  osservazioni  piii  favorevoli    e  conc'.udenti. 
Questo  so  bene  che  alquanti  IVa  noi  i  quali    presi    da    so- 
vercbio   sbigottimento  posero  ogni    loro    fiducia  in  quell'  a- 
gente  cbimico ,   stando  ,  si  puo  dire,  di    continuo    immersi 
in   un'  atmosfera  vaporosa  di  cloro  ,  se  fortunatarnente  scam- 
parono  all'  azione    deleteria    del    contagio ,  incontrarouo    in 
appresso  gravi  malattie  dell'  appareccliio  respiratorio,  o  del- 
la  crasi  del  sangue,  o  del  sistema  nervoso;  onde    ad  alcu- 
ni cio ,  cbe  dovea  salvare  la  vita ,  fu  cagione  di  piu  o  mo- 
no presta  morte.  Ne    maggiore    efficacia    del    cloro ,  come- 
che  assai  meno  di  questo  nocivi,  addimostrarono    in   Bolo- 
gna ed  in  altri  luoghi    non    pochi    preservativi ,  quali  sono 


112  Marco  Paolini 

a  inodo  d'  esempio  gli  accti ,  le  tinture   aromaticlie  e  can- 
forate,  1'  iiso  quot'uliano  di  una  piccola  dose    di  solfato,   o 
citrate  di  cliiiiiiia ,  di  alcuiie  goccie  di  laudano   ec,  lasciaii- 
do  poi  di  parlare  delle  piastre    di    raine    o  di  mercurio  da 
portarsi   sull'  epigastrio,   e  di    altri    amuieti    o    specilici   mi- 
steiiosi  dalla  ciuimeria  e  dalla   snperstiziotie  decantati.  Non 
essendo  ailutiqiie   per  ie  cose  dette  fin   qui  l)etie  coinprova- 
ta  la  virtu    anticontagiosa    del    cloro,  e  di    altri    niczzi  co- 
munemente  adoperati  niassiriie    contro    il    principio  genera- 
tore  del  colera,  ne    essendovi    disavveuturatamente  ragione 
veruna  per    dissipare    affatto    dai    nostri    animi    i  timori  di 
nuove  invasion! ,   io    dico    fare    opera    cominendevolissima  e 
sommamente  benemerita  della   societu  colui ,  il   quale,   sor- 
retto  dalla  forza  dei  ragionamenti  e  delle  osservazioni  ,   in- 
tenda  a  proporre  ed  a  sperimentare    qualche    nuovo  mezzo 
acconcio  a  premunire    i    corpi   umani    dall'  asiatico    rnorbo. 
Oh  volesse    pure    Iddio    concedere    un    si   grande  segnalato 
beneficio !   Ma  innanzi  di  prestare  plena  credenza  a  novelli 
preservativi ,   innanzi  di    abbandonare    il   cloro,  la  canfora , 
r  aceto   ed    altre    sostanze    die    lianno  in  appoggio  almeno 
r  autorita    gravissinia    di    uoinini    per    altezza  d'  ingegno  e 
copia   di   dottrina  tenuti  in  generale  estimazione,  fa  di   me- 
stieri   clie  i   nuovi   mezzi    proposti    siano    il  frutto  di  molte 
iterate  e  reiterate    esperienze ,  di    qiiello    clie    suggcriti  da 
opiniotil   preconcette ,  o  da   immaginose  teorie.   Clie  se  1' er- 
rore  in   medicina  e,   e    sara    seinpre    grave    falio    di   grande 
pregindizio   ail'  uinanita ,  di    quale    irreparabile    danno    sara 
poi   cagione,  quando   per  esso  sia  posta   in   pericolo  la  vita 
di  iiitere  popolazioni?  Laonde    io    mi   sono    posto  in  cuore 
di  venire   in   oggi   esaminando  se  un   nuovo   rimedio    propo- 
sto    come    profilattico    contro    il    colera    abbia    in    se  tutto 
quel   corredo  di   prove  clie  Io  lenda  preferibile  a  qualiinqiie 
altro ,  e   meriti    quindi    di    essere    annoverato  fra  i  presidii 
della    Pnbblica    Igiene.   Nello    stesso    tempo,  poiclie    mi    si 
porge   il  destro ,   mi  faro  a  discorrere  di    una   maniera   spe- 
ciale  di  industria  agricola  delle  nostre  piauure  ,  la  quale  e 
paruta  a  me  avere  1'  efficacia    se    non  di  togliere  ,  almeno 
di  sminuire  la  suscettivita    a    contrarre    il  suddetto  malore. 


CONSIDERAZIONI     CrITICIIE    EC.  113 

Dal  che  per  avventura  se    ne    potiebWro    ricavare  avveiti- 
menti  idonei  a  giovare  la  profilassi  contro  il  colera. 

Afforma  il  prelodato  Mmatorl  (1)  die  di  nn  universale 
ed  incredibilo  aiiito  a  preseivaisi  dal  contagio  delia  peste  , 
e  ad  espurgaie  le  robe,  ed  a  profmiiaitt  le  abitazioni  sia 
lo  zolfo  ,  di  cui  percio  egli  raccomaiula  di  fare  buona  prov- 
visione,  e  fidarsi  non  poco  in  tempo  di  pestilenza.  Delia 
(inale  sostanza  miiieiale  anclie  k'i  aiiticlii ,  e"li  soimiufine , 
ne  conobbero  la  forza  antipestilenziale,  essendo  ginnti  coi 
profumi  di  esso  a  liberare  rnolte  citta  da  si  crudele  nemi- 
00  ,  e  insino  1'  anticliissimo  Omero  nel  libio  XXII.  del- 
r  Odissea  finge  die  Ulisse  chiegga  ad  Euriclea  sua  nutri- 
ce  fiioco  e  zolfo  ,  che  egli  chiama  niedicina  de'  mali ,  per 
purgare  le  stanze  della  casa : 

Portami,  o  vecdiia, 
II  zolfo   salutifero ,  ed   il  fiioco 
Percbe  1'  albergo  vaporare  io  possa   (2). 

Malgrado  peio  i  molt!  encomi  tributati  dagli  antichi  ad 
un  tale  rimedio,  essendo  verosimilmente  in  progresso  di 
tempo  riescito  di  poca  o  niuna  utilitu  in  altre  epidemic 
contagiose,  era  caduto  affatto  in  disuso,  quando  il  chiaris- 
simo  Professore  Francesclii ,  medico  non  ha  guari  in  An- 
cona  ,  neir  agosto  doll' anno  1855  propose  per  esperienza 
lo  zolfo  come  argomento  capace  di  respingere  il  principio 
colerico.  Al  che  era  in  parte  condotto  da  dirette  osserva- 
zioni ,  ed  in  parte ,  e  per  avventura  con  forza  maggiore , 
da  una  nuova  ipotesi  da  hii  immaginata  intorno  al  modo 
di  svolgersi  e  di  diffondersi  del  principio  generatore  del 
colera,  cui  piacesi  appellare  col  nome  di  miasma.  Circa 
le  prime,  dice  i  fabbricanti  di  fosfori  andare  esenti  piu 
specialmeute  dal  male  ,  averlo  suggerito  a  parecchi,  e  nes- 
suno   essere    state    tocco    dalla    piii   lieve    ininaccia;  ed  in 


(1)  Del  Governo  della  Peste.  Modena  1714.  pag.  89. 

(2)  Vcrsione  di  Ippolito  Pindemonle. 

T.    VIII.  15 


1 1  i  Marco   Paolini 

line  nclla  villa  d'  Acqua  Santa  ,  ove  scaturlscono  acque 
terniali  solforose  ,  avvegnache  tutto  intorno  ciicuita  da  fie- 
rissimo  contairio,  cio  nulla  meno,  sicconie  nanano  ancoia 
i  signori  Dottori  Coisini  e  Baroni  nella  relazione  da  loro 
scritta  sul  coleia  di  Ascoli,  otto  peisone  soltanto  (  tutte 
provenienti  da'  vicini  luoglii  infctti  )  esserne  state  colpite, 
sei  delle  quali  inoiirono ,  e  due  ricuperarono  la  sanita, 
senza  die  perci6  11  niorbo  si  allargasse  piu  oltre  nei  po- 
polani  di  quella  villa.  In  quanto  poi  al  piincipio ,  da  cui 
ricav6  1'  indicazione  dello  zolfo ,  e  a  sapere  die  accoppian- 
do  egli  I'  ipotesi  del  fermento  professata  da  Fracastoro  e 
da  Rosa  intorno  alia  moltiplicazione  e  diffuslone  dei  con- 
tagi  all'  altia  della  putiedine  aniuiata  sostenuta  da  quel 
rnaraviglioso  ingegno  del  Padre  Atanasio  Kircher,  ne  edi- 
fice per  quel  connubio  una  propria  ingegnosa  teoria ,  se- 
condo  la  quale  le  raaterie  o  gli  effluvi  dell'  infermo  per 
via  di  fermentazione  o  per  via  di  animalcolizzazione  comu- 
nicano  una  medesima  fermentazione  ,  o  una  medesima  ani- 
malcolizzazione air  atmosfera  putrescente  del  luogo  abita- 
to ,  nella  quale  1'  individuo  sta  subendo  la  malattia ,  sic- 
che  quella  piu  o  meno  presto  si  oonverte  tutta  quanta  in 
atmosfera  colerosa.  Ed  ecco  la  ragione  per  la  quale ,  sog- 
giugne  il  prelodato  autore ,  come  lo  zolfo  combatte  la 
scabbia ,  uccide  gli  entozoi ,  e  riesce  purificante  contro  di- 
verse impetigini  probabilmente  niantenute  da  invisibile  pa- 
rassitismo,  cosi  distrugge  ed  annienta  il  principio  produt- 
tore  del   colera   (1). 

Non  e  mia  intenzione,  ne  e  opera  proporzionata  alia 
possanza  del  mio  ingegno  di  decidere  se  1'  esposta  ipotesi, 
che  valentissimi  scrittori ,  tra  i  quali  Betti ,  ed  Alessandro 
Orsi,  hanno  nobilmente  confutata  e  con  sodezza  di  ragio- 
ni ,  meriti  di  essere  tenuta  in  concetto  di  vera,  e  come 
tale  accolta  ed  abbracciata.  E  bensi  mio  intendimento  di 
investigare  se  regga    al    confronto  de'  fatti    la  virtu  presei'- 


(1)  Del  Colera,  donJe  nasca   e   come   si  propaghi  ec.  Raccngliiore  Medico  di 
Fano.  —  Giornale  di  Medicina  ec.  Serie  II.  Vol.  12,  Faco  1855, 


CONSIDERAZIONI     CrITICHE     EC.  115 

vativa  dello  zolfo  contro  il  colera :  poiche  ove  da  una  si- 
migliante  investigazione  fosse  quella  virtu  posta  in  chiara 
luce ,  non  solo  sarebbe  conferniata  in  parte  la  verita  di 
quella  ipotesi ,  ma  soprattutto  noi  avremmo  forte  motivo 
di  rallegrarci  di  avere  rinvenuto  nello  zolfo  I'  ancora  di  sal- 
vezza  contro  I'  asiatico  morbo.  Diro  adunqne  die  non  ap- 
pena  diffusa  la  fama  del  nuovo  profilattico  insorsero  in  di- 
versi  luoghi  osservatori  ,  i  quali  intesero  con  nuove  testi- 
monianze  di  corroborarne  1'  asserta  efficacia.  Se  la  Terra 
di  Fontana  nel  Regno  delle  due  Sicilie ,  la  quale  confina 
all'  ovest  collo  Stato  Pontificio,  non  ebbe  a  deplorare  che 
due  sole  vittime  del  colera  nelle  diverse  epidemic  che  in- 
fierirono  nelle  contigue  comuni  ,  si  penso  di  assegnarne  la 
causa  all'  atmosfera  carica  di  gaz  idrogeno  solforato  pro- 
ronipente  da  una  fonte  d'  acqua  minerale  detta  solfatara , 
che  scorre  alle  radici  del  colle  sul  quale  quella  Terra  e  si- 
tuata.  Ai  vapori  solforosi  parimenti  di  una  vicina  sorgente 
si  credette  attribuire  1'  incolumita  del  Comune  dei  Colli 
posto  alia  destra  del  fiume  Liri ;  siccome  pure  in  que'  va- 
pori si  riconobbe  la  ragione  perche  nella  citta  di  Ferenti- 
no  ne  fossero  soltanto  colpite  poche  persone ,  e  tutte  pro- 
venienti  da  paesi  circostanti  in  cui  infieriva  la  colerosa 
pestilenza.  Finalmente  affermasi  da  certuno ,  che  neppur 
uno  di  que'  tanti  individui  che  avevano  preso  bagno  nelle 
acque  solforose  cosi  dette  Albule  di  Tivoli  incorse  nel  fa- 
tal morbo ,  che  per  due  volte  ebbe  ad  imperversare  in  det- 
ta citta  :  la  qual  cosa  havvi  pure  chi  sostiene  di  avere  os- 
servato  nella  Terra  di  Mogliano  posta  nella  Delegazione  di 
Fermo.  Perciocche  dicesi  che  1'  uso  dello  zolfo  ed  in  ispe- 
cie  deir  acqua  solforosa  del  torrente  Cremone  in  bevanda 
ed  in  bagno,  allorche  regnava  cola  il  morbo  asiatico,  fece 
ottimo  effetto  per  averne  troncato  il  corso  alio  sviluppo ; 
onde  i  Moglianesi ,  ed  i  villlci  abitanti  nei  dintorni  di  quel- 
la prodigiosa  sorgente  andarono  immuni  dal  flagello  (1).  I 
quali  singolarissimi  effetti ,  ove  veramente  fossero  stati  opera 


(1)  Giornalc  cit.  Serie  II.  Vol.  12.  pag.   296.  Vol.  !3.  pag.  9i,  e  pag.  373. 


1 1 6  Marco  Paolini 

della  sttipenda  virtu  del  gaz  idrogeno  solforato  nel  distrug- 
gcre  la  cosi  detta  da  alcuiii  atmosfera  colerosa ,  ben  da 
seimo  si  potrebhe  dire  di  quelle  sorgenti  cio  clie  poetica- 
nieiite  ^cherzando  fcrisse  della  celebie  acqiia  di  Nocera  il 
iiostro    Redi   uell'  Aiianna   iiii'enna: 

L'  appigionasi   appicca   al   cataletto 
Ed    in   ozio   fa   star  tutti   i   beccliini. 

Comecbe  io  ritenga  i  fatti  narrati  fin  qui  veri ,  verissi- 
nii,e  degni  di  tutta  la  fede,  cio  nondimeno  per  ossequio 
alia  verita  e  forza  di  ingeiuiamente  confessare,  clie  sotto- 
posti  al  crogiuolo  della  critica ,  ntdla  provano  in  favore 
della  virtu  profilattica  dello  zolfo.  Iiiipcrciocche  nello  studio 
delle  cose  iiaturali  voleiido  ben  dirigere  le  nostre  ricerche 
nello  stabilire  le  cause  di  un  fatto  o  fenoineno  qualun- 
que ,  e  indispensabile  clie  quella  causa  abbia  una  connes- 
sione  cosi  intima  ed  lui'  antecedenza  cosi  invariabile  col- 
r  efletto-,  clie  questo  abbia  necessariamente  luogo  ove  la 
prima  eserciti  la  sua  influenza ,  siccome  parimenti  debba 
r  effetto  invariabilmente  mancare  quando  sia  assente  la  cau- 
sa,  salvo  che  qualclie  altra  cagione  evidentemente  cono- 
sciuta  sia  capace  di  produrre  il  nicdesimo  elTetto.  Oltre  a 
cio  giova  avvertire,  esservi  in  natuia  fenorneni  cosi  com- 
plicati,  nei  quali  nella  prodiizioiie  dell'  effetto  composto 
operano  ad  un  tempo  pareccliie  cause  le  tante  volte  affat- 
to  indipendenti  1'  una  dall'  altra  ,  in  guisa  die  mancando 
una  sola  di  esse  nianca  egnalmeiite  1'  effetto ,  avvegnache 
agiscano  complessivamente  le  altre  cagioni.  In  conferuia  di 
die  valga  il  segnente  esempio  assai  acconcio  a  cbiarire  la 
materia  ,  di  cui  vengo  ragionando.  E  noto  all'  universale 
de'  medici  die  alio  svolgimento  di  una  epidemia  contagio- 
sa non  basta  il  solo  germe  o  la  sola  semenza  del  conta- 
gio ,  nia  vi  si  ricbieggono  diverse  altre  condizioni  speciali 
deir  atmosfera  e  del  suolo  in  cui  viviamo,  die  si  appella- 
no  col  nome  coliettivo  di  costituzione  nieteorico-tellurica , 
oltre  il  debito  conto  in  cui  hanno  a  tenersi  certi  particola- 
ri  stati  o  modi  di  essere  de'  corpi  umani  cbe  si  distinguono 


CONSrDERAZIONI    CrITICHE    EG.  117 

col  nome  di  predisposlzioni  individiiali.  Onde  ne  consegue, 
che  pel  difetto  di  entraml)e  coteste  condizioiii  od  atiche 
di  una  sola,  il  piincipio  contagioso  riesca  afl'atto  inerte  o 
pocliissimo  operativo.  Ora  applicatido  coteste  regole,  che 
sono  dettate  dalla  piii  semplice  naturale  filosofia ,  al  nostro 
caso  particolare ,  io  penso  di  non  andar  lungi  dal  vero 
airermando  ,  clie  se  andaiono  iinmuui  dal  colera  gli  abi- 
tanti  dei  villaggi,  e  dalle  castella  di  sopra  indicate,  poste 
in  prossimita  di  sorgenti  soU'orose,  e  se  ne  scamparono 
coloro  che  ricorsero  alio  zolfo,  od  alia  bevanda  delle  sor- 
genti stesse,  ci6  debbasi  assai  piu  presto  attribuire  all' as- 
senza  delle  sopradette  condizioni  predlsponenti  o  coopera- 
tive ,  di  quello  che  ad  una  speciale  possanza  di  quel  mi- 
nerale  nel  distruggere  o  neutralizzare,  come  dice  taluno, 
r  atmosfera  miasmatica  colerosa.  Primieramente,  perclie  co- 
me in  appresso  mi  faro  a  dimostrare,  sonovi  osservazioni 
comprovanti  avere  imperversato  il  morbo  coUa  stessa  in- 
tensita  tanto  in  coloro  che ,  per  le  loro  condizioni  topo- 
grafiche  ed  industriali,  respiravano  un  aere  oltre  modo  ric- 
co  di  vapori  solforosi ,  quanto  in  quelli  che  per  provvedere 
alia  propria  sanita  avevano  usato  per  non  breve  spazio 
acqne  minerali  sulfuree  in  lavacro  ed  in  bevanda.  Secon- 
dariamente,  perche  qua  e  la  senza  alcuna  regola  od  appa- 
rente  ragione  andarono  immuni  dal  colera  terre  ,  ville, 
campagne  circuite  dovunque  da  fierissimo  contagio,  avve- 
gnaclie  ne  nel  suolo ,  ne  nell'  atmosfera  ,  ne  entro  i  cor- 
pi   di   (|iiegli   abitanti  fosse  traccia   alcuna   di   zolfo. 

E  iiiiiaiizi  tratto  vuolsi  notare  come  sino  dal  novembre 
dell'  anno  1855  un  egregio  medico  non  mancasse  di  far 
conoscere  ai  propugnatori  della  virtu  profilattica  dei  vapori 
sulfurei ,  due  osservazioni  idonee  ad  appoggiare  le  propo- 
sizioni  snperiormente  stabilite  ,  vale  a  dire,  essere  stata  due 
inesi  iiiiKiiizi  attaccata  dall'  asiatico  morbo  la  citta  di  Vi- 
terbo  s('hl)pne  abbia  a  poca  distanza  un'  acqna  termale 
fornita  a  dovizia  di  gaz  idrogeno  solforato ;  e  per  lo  con- 
trario  esserne  rimasta  esente  la  citta  di  Orvieto  che  non 
ha  entro  se ,  ne  nelle  vicinanze  sorgente  veruna  di  zolfo, 
quantuuipie   ne  fossero    infetti  quasi   tutti   i  paesi   limitrofi 


118  Marco  Paolinx 

e  niantenesse  continue  ed  intime  relazioni  coll'  ammorbata 
Viterbo   (1).   Premessa   la   quale    attestazione ,  che   a  me  pa- 
re di  non  piccolo   valore ,  mi   terrei  in   grave  colpa  se  non 
soddisfacessi   all'  obbligo   che   mi  corre  come   medico  ,  e  piii 
poi   come  Dirottoie   dei   bagni   termali    solforosi  di  Porretta, 
di   narrare  quanto   cogli    occhi    miei    propri    ebbi    il   dolore 
di   osservare   in   quella   Terra    circa    1'   impotenza ,   e   1'  inu- 
tilita    dello    zolfo    nel    dlstrnggere    od    almeno    sminuire    la 
potenza   del  principio   contagioso   probabilmente  volatile  del 
colera.   E   grave  assai    all'  animo   mio    rammemorare   la   sto- 
ria  lacrimevole    di    un'  epidemia,   clie  fa   cagione    di   tante 
morti ,   di    lutto   imiversale,  e    di    gravissimo   danno   a  quel 
terrazzani,  i  qiiali   dalle   predette  sorgenti  si  frequentate  nel- 
la  state  da  nostrani    e    forestieri,  ritraggono    per   la    mag- 
glor   parte   i   mezzi   per  provvedere   al  proprio  sostentainen- 
to.   Ma   se   io   mi  fossi  taciuto   sopra    un   argomento   che   si 
da  vicino  interessa  la  vita   degli  uomini,  ben  a  ragione  il 
mio   silenzio    sarebbe    stato    giudicato    riprovevole    per   non 
dire  vergognoso.  Laonde  io  esporro  brevemente  I'  orlgine , 
1'  andamento,  e  il  numero  delle  vittiine   del   colera   in  quel- 
la terra   e   nelle   vicinanze   facendo   particolare   attenzione   a 
quel   fatti   piu   direttamente    risgnardanti    la   materia   di   cui 
mi   sono   proposto    di    brevemente    ragionare.   E    qui,   giac- 
che   mi  si   ofFre   1'  opportunita,   credo  di    fare   opera   ne  su- 
perflua   ne   vana  premettendo  alcune   notizle   intorno    la   to- 
pografia  e   la   meteorologia  di   Porretta  durante  T  estiva  sta- 
gione,  le   quali   mi   sono    ingegnato   di  raccogliere   alia   me- 
glio  dalle  osservazioni  fatte  co\k  nel   corso   di  sedici  anni, 
aggiugnendo   in   fine   poche  parole  circa  le  principali  malat- 
tie  che  d'  ordinario  sogliono  predominare  in  quella  Terra. 
La  Porretta  e    situata    non    lungi    dalle   radici    degli    al- 
ti  appennini    che    separano    1'  agro   bolognese    dal  pistoiese 
alia    distanza    di    32    miglla    da    Bologna    verso    il    sud-o- 
vest,  e    di    18    circa    dalla    cittd    di    Pistoia.    Essa    trovasi 
a    U°    9.'    58."   lat. ,    e    8."    37.'    ^6."   long.,    e    la    sua 


(I)  Giornale  ci[.  Vol,   12.  pag.  463. 


CONSIDERAZIONI    CaiTICIIE    EC.  .  119 

elevazione  sul  llvello  del  mediterraneo  si  e ,  dietro  gli  stu- 
di  pill  recent! ,  di  metri  375.  II  paese  e  baf^nato  a  levan- 
te  dal  fiume  Reno,  circondato  ai  fianclii  nella  sua  origine 
da  due  giogaie  di  montagne  clie  a  giiisa  di  aico  lo  circon- 
dano ,  ed  e  dimezzato  per  lo  lungo  da  un  precipitoso  tor- 
rente  detto  Rio  Maggiore  che  divalia  dai  soprastanti  bal- 
zi.  II  monte  Porrettano  si  compone  di  quattro  poggi  o  se- 
zioni  denominate  Sasso  Gardo ,  la  Croce ,  la  Rocchetta, 
ed  il  Cereto  o  Monte  della  Madonna  essendovi  al  pie  di 
quest'  ultimo  una  cappelia  a  Nostra  Donna  dedicata.  Per  le 
quali  condizioni  topografiche  ne  segue ,  che  la  stagione  esti- 
va in  Porretta  non  solo  per  1'  ordinario  non  sia  raolto  ca- 
lorosa ,  atteso  che  il  rapido  corso  del  fiume  e  del  torrente 
quanto  rende  salubre  quell'  aria  ,  altrettanto  la  rende  fresca 
e  ventilata ,  ma  eziandio  per  gli  erti  poggi  che  la  circon- 
dano  viene  difesa  dal  silocco ,  dall'  ostro ,  ed  ancora  in 
parte  dagli  impetuosi  venti  boreali  che  sogliono  imperver- 
sare  negli  alti  appennini.  Vuolsi  per6  avvertire  che  1'  aria 
iiotturna  talvolta  si  fa  alquanto  rigida  si  per  1'  incostanza 
de'  venti ,  come  per  le  pioggie  non  infrequenti  in  quelle 
regioni  troppo  esposte  a  provare  gli  efFetti  delle  rivoluzio- 
ni  cosmiche  delle  vicine  alpestri  montagne. 

Dalle  osservazioni  meteorologiche  fatte  nella  residenza 
medica  annessa  alio  stabilimento  balneare  del  Leone ,  e  dei 
Bovi,  la  quale  e  posta  al  Nord-Est ,  risulta  che  la  media 
pressione  atmosferica  e  di  pol.  27,  5,  27.  Accadono  per6 
sovente  variazioni  nel  grado  di  quella  pressione  in  causa 
di  pioggie  o  di  temporali ,  e  qualche  volta  eziandio  per  ef- 
fetto  dei  venti  che  soffiano  cola  gagiiardi  ed  impetuosi.  De- 
gno  si  e  di  particolare  menzione  che  le  niinime  pressioni 
dell' atmosfera ,  le  quali  osservansi  in  quel  monte  al  minac- 
ciare  dei  temporali ,  sono  indicate  da  un  altro  segno ,  al- 
r  infuori  della  colonna  Torricelliana,  vale  a  dire  da  un  in- 
solito  forte  rumore  o  gorgolio  che  mandano  le  acque  ter- 
mali  nel  percorrere  i  tubi  entro  i  quali  sono  imprigionate,  e 
massime  nell'atto  in  cui  con  impeto  maggiore  dell'usato  esco- 
no  fuori  dei  medesimi.  Del  quale  fatto  narratomi  da  chi 
tiene  da  molti  anni  in  custodia  gli  stabilimenti   de'  bagni , 


120  Marco  Paolini 

ed    ha    stabile    dimora    al    disopra    de'  medesimi ,   io    stesso 
ne    ho    pill    volte    coiifeiniata    la   realta.    Ma    iioii    piocedo- 
no  ugualmente    le    cose    quaiido    imperversano   furiosi    ven- 
ti ,    forse    perche    in    tale    circostaiiza,    come    ha    notato  il 
chiarissimo  collega  Dottoie  A.  Pahijii ,  noii  e  rostante  1' ab- 
bassamento    della    coloiina    barometrica  ,     inaiiteiieiidosi     le 
acque     termali     presso    a     poco    iioH'  ordinaria    tranqiiillita. 
Maiidaiio  cioe  quelle  acqiie  grida  di   spavento    quaiido  stri- 
sciano  i   lampi,    nimoreggia    il    tuoiio,    sco|)pia   la   folgore, 
cade  dirotta  la   pioggia  a  la  grandine    devastatrice  ;    ma   si 
riinangono    quasi    impassibili    allorclie    1'  acre   e    agitato    da 
poderosi    venti,    ])erche    nascoste    iiei    cupi    ricettacoli    del- 
le  caverne   sembrano   sfidarne   la  forza.  Ai  qiiali   fatti   daiido 
la  debita  atteiizioiie  pare  a  me  si  potesse  con  qualche  ap- 
parenza  di  verita   congettiirare ,  che  se  quelle  acque  al   mi- 
nacciare   de'  temporali  fermentano  e   romoreggiano ,   qnesto 
fatto    s'  abbia   verosimilmente  a   considerare    originato    non 
solo  dalla   streniata  pressione   dell'atmosfera  ,  n-a  ancora  da 
un   contrasto,  da   una  lotta  fra  1' elettricita  atntosferica  e  la 
tei'restre.  Che  che   ne   sia  di  cio,  ella  e,  ripeto  ,  osservazione 
quasi  costante   che  scemando  la  detta  pressione,  offrono  le 
acque   termali  le  due  seguenti  particolariti  :  escono  cioe  dal- 
le  viscere   della   terra   in   maggior  copia  trascinando  con   se 
copia  ancora   maggiore   di   gaz  idrogeno   solforato ,  e  carbo- 
nato ,   e  manifestano  (ccrnforme  ho  io  medesimo  esperimen- 
tato )   un    piccolo    aumento   di  temperatura   di   un   grado  ad 
un   grado  e   mezzo  circa.  Per  la   qual  cosa   queste  niie    os- 
servazioni  servono  a  corroborare  vieppiu  quelle  raccolte  con 
molta  accuratezza ,   e  con   stupenda   maestria    ordinate    daU 
r  illustre   nostro  collega  Prof.   Cav.  'Gio.  Giuseppe  Bianconi 
intorno  alle  singolarita  dei  fenomeni    delle    sorgenti  di  gaz 
idrogeno,  tra  le  quali  havvi  quella  di  predire  i  cambiamen- 
ti  delle  stagioni,  e  i  mutamenti  atmosferici.  Oltre  a  cio  gli 
esposti  fatti  potrebbero  ad   un  tempo  prestare    un    qualche 
appoggio  alia  ingegnosa  teoria  adottata  dal  prelodato  Bian- 
coni intorno  il  calore  delle  acqne  termali ,  secondo  la  qua- 
le I'attrito,  cui  soggiacciono    quelle    acque  entro    i    meati 
della  terra,  sarebbe  una  delle  cagioni  del  calore  delle  me- 


CoMSIDERAZIONI     CrITICHE    EC.  121 

desime,  poiclie  facendosi  magglore  I'  impeto  e  la  forza  di 
esse,  rie  cresoe  aiicora   akpianto   il   calore   (1). 

La  temperatiira  iiicilia  cicU'  aria  iiell'  epoca  estiva  si  e 
gr.  -»-  1  i) ,  .J.  II  caklo  inaggiore  per  lo  pin  si  fa  sentire 
in  sul  cadere  della  prima  decade  di  liiglio  sino  verso  a  mez- 
zo agosto  ,  e  le  massime  temperature  sonosi  osservate  nel- 
r  8  luglio  18i5,  e  nel  5  agosto  1816,  in  cui  il  termome- 
tro  R.  segno  gr.  -t-  28.  Confrontate  le  mie  osservazioni 
meteorologiclie  con  fpielle  della  Spccola  di  Bologna  ,  la  tem- 
peratura  dell'  aria  di  Porretta  risnlta  quasi  costantemente 
minore  di  un  grado  circa  di  quella  della  predetta  citta.  Le 
minime  temperature  si  presentano  per  lo  piii  nell'  ultima 
decade  di  giiigno,  e  nel  settembre,  in  cui  il  terrnomelro  R. 
discende  talvolta  a  gr.  -i-  10.  In  seguito  pero  di  tempora- 
li  ed  in  Ispecie  accompagnati  da  grandine  e  disceso  anclie 
nel  luglio,  c  nei   prinii  d' agosto  a  gr.  -+-  9. 

La  media  indicazione  dell'  Igrometro  si  e  di  29."  3.  Ge- 
neralmente  il  maggior  numero  di  giorni  sereni  si  osserva 
dall'  8  luglio  alia  meti  di  agosto.  Dalla  nieta  circa  d'  ago- 
sto al  20  settembre  predoniiuano  i  giorni  piovosi.  Venti  di 
Ovcst ,  e  Sud-Ovest  soffiano  a  preferenza  impetuosi  ai  pri- 
nii di  luglio  continuando  piii  o  meno  per  lo  spazio  di  un 
niese  all'  incirca. 

La  popolazione  della  Porretta  cresce  di  anno  in  anno  gra- 
datamentc.  Venti  anni  sono  era  di  920,  ora  dicesi  di  1020 
persone  ripartite  in  200  famiglie.  Avvegnacbe  la  costituzio- 
ne  degli  abltanti  non  abbia  robustezza  eguale  a  quella  dei 
confinanti  alpigiani,  pure  alcuni  raggiungono  una  tarda  vec- 
chiezza  annoverandosi  oggidi  5  o  6  ottuagenari.  Le  malat- 
tie  dominanti  cola  nell'  inverno  e  nella  primavera  sono  per 
lo  pill  d' indole  flogistica  come  pleuriti,  pneumoniti ,  ed  af- 
fezioni  reumaticlie:  nella  state  fcl)bri  infiammatorie,  a!cu- 
ne  rare  tifoidee  ,  ed  esantemi ;  sul  finire  della  state ,  e  al 
con)inciare  dell'  autunno  havvi  talora  1'  influenza  di  fcbbri 


(I)  Dei  fenomeni  geologic!  operali  dal  gas  idrogene.  Bologna   1840. 
Kovi  Coranienlarii  Acad.  Sclent.  Inslil.  Bonon.  T.  6.  pag.   103. 
T.   via.  16 


1  22  Marco  Paolini 

])erIodiclic  inteimittenti.  Fra  le  nialattie  croniclie  tengono 
nil  posto  principale  la  sciofola  ,  1'  emottisi,  e  la  tubercolo- 
si  pulnionare.  Tali  sono  le  maiattie  clie  d'  ordinario  afflig- 
goiio   qiiei    tenazzani. 

Lascio  di  disconeie  dell' iniportanza  cbe  ha  in  se  lo  stu- 
dio della  meteoiologia  di  Porretta  coiisiderata  in  relazione 
agli  elTetti  clie  ne  conseguitano  in  coloio  soggetti  alia  cii- 
ra  di  quelle  acque  termali ,  sia  circa  I'andameuto  delle  ma- 
iattie croniclie,  sia  nell'  agevolare  od  impedire  le  ordina- 
lie  crisi  clie  ne  provengono  ,  in  una  paiola  sul  buono  o 
cattivo  esito  della  cura ,  avendone  altra  volta  tenuto  discor- 
so  in  due  scritture  gia  per  le  stampe  piibblicate  (1).  Sti- 
mo  invece  utile  proponimento  indicate  la  qualita  delle  ma- 
iattie predoininanti  negli  infermi  sottoposti  alia  bevanda  ed 
ai  bagni  delle  acque  Porrettane  durante  l'  estiva  stagione. 
Dalla  meta  circa  di  luglio  sino  alia  meta  dell'  agosta  so- 
gliono  manifestarsi  alcune  poche  dissenterie,  e  piii  special- 
niente  diarree  di  materie  ora  semplicetnente  biliose ,  ora 
niucosc ,  accompagnate  da'  dolori  alia  regione  ombellicale, 
da  nausea,  e  da  inappetenza;  durano,  ove  siano  opportii- 
namente  medicate,  4  o  5  giorni ,  e  cedono  con  molta  fa- 
cility alia  dieta  rigorosa ,  all'  acqua  del  Tetuccio ,  massime 
preparata  sotto  forma  di  brodo,  al  decotto  di  riso  ,  o  di 
altea ,  giovando  in  ispecie  la  magnesia  col  magistero  di 
bistnuto  a  riordinare  le  funzioni  gastro-intestinali.  Qualche 
volta  la  diarrea  nel  primo  giorno  fn  accompagnata  da  feb- 
bre  effimera ,  clie  scioglievasi  merce  la  crisi  di  profuso 
sudore.  Ricordo  clie  nell' anno  1841  le  diarree,  siccome 
fu  gia  da  me  pubblicato ,  vestirono  apparenze  particolari 
piuttosto  imponenti,  molto  simiglianti  a  quelle  proprie  del- 
la colerina  osservata  nel  passato  anno  185S,  sicche  fu  di 
necessita  ricorrere  per  frenarle  all'  uso  dell'  oppio  e  degli 
astringenti.  La  quale  particolarita  fu  parimenti  osservata 
nelle  diarree  che  si  manifestarono  in  quella  state  anche  in 


(1)  V.  Bnlleitino  delle   Scieozc   Mediche.   Serie   III.  Vol.    1.   pag.    221.,  e 
Vol.  7.  pag.  209. 


CONSIDERAZIONI    CrITIGHE     EC.'  123 

Bologna.  Nel  1816  ehbi  a  curare  4  o  5  infermi  di  angina 
tonsillare  poco  dopo  la  meta  di  IngHo ,  e  presso  a  poco 
uno  stesso  numero  nella  prima  decade  di  agosto  dell' anno 
susseguente.  A  mezzo  agosto  del  1849,  del  185i,  e  del 
185()  vi  furono  alcuni  pochi  casi  di  febbri  periodichc  iti- 
termittenti   qiiotidiane  ,  e   terzane. 

Le  malattie  popolari  piu  estese  e  difFiise ,  cbe  lo  abbia 
osservato  negli  abitanti  di  Porretta,  sono  state  il  colcra  dcl- 
r  anno  1855,  e  I'  ipertosse  o  coqueluche  nell'  andato  an- 
no ,  onde  sel  bambini  ne  furono  vittime.  Cessata  od  a!me- 
no  grandemente  diminuita  la  summentovata  epidemia  d'  i- 
pertosse  nella  terra  e  nelle  vicine  montagne  ,  ai  primi  di 
settembre  sussegui  a  quella  un  frequente  infermare  di  feb- 
bri periodicbe ,  per  la  cura  delle  quali  vendettero  gli  spe- 
ziali  SI  grande  quantita  di  solfato  di  chinina  cbe  non  ri- 
cordano  in  altri  tempi  1'  eguale. 

La  Porretta,  come  a  tutti  e  noto,  e  ricca  di  diverse 
sorgenti  di  acqiie  termali,  tutte  jiiu  o  meno  abbondevoli 
di  gaz  idrogeno  zolforato  ,  onde  per  la  celebrita  cbe  godo- 
no  in  forza  di  cotesta  prerogativa ,  aflerma  un  dottissimo 
medico  svizzero  il  Dott.  Roberto  Maunoir,  potersi  appel- 
lare  le  Bareges  de  V  Italie.  Le  une  sgorgano  sopra  il  tor- 
rente  dalla  ripa  diritta,  ed  altre  dalla  manca  nella  parte 
piu  elevata  del  paese.  Le  prime  diconsi  del  Leone ,  e  de'  Bo- 
vi ;  le  seconde  banno  i  nomi  delle  Donzelle  ,  di  Marte, 
Reale  ,  e  Tromba.  Okie  la  non  piccola  copia  del  predetto 
gaz  cbe  esalano  queste  sorgenti ,  havvene  altra  non  meno 
abbondevole  ed  incessante  dal  vulcano  cosi  detto  di  Sasso 
Cardo ,  cbe  e  un  alto  poggio  composto  di  grossi  macigni, 
il  quale  diritto  sovrasta  alio  stabilimento  del  Leone.  Im- 
perciocche  dalle  fenditure  della  vetta  e  dclla  base  di  quel 
poggio  prorompe  di  continuo  insieme  a  molta  quantita  di 
idrogeno  carbonato,  un  vapore  sulfureo,  siccome  ne  fan- 
no  fede  anticbe  e  moderne  esperienze  senza  nitmero.  Del- 
la  quale  inesauribile  sorgente  di  gaz,  cbe  la  provvida  na- 
tura  ba  cola  discbiuso ,  1'  umana  industria  ancora  non  ba 
tratto  alcun  partito  sia  come  mezzo  ad  illuminare  nel- 
la   notte    il    paese,  sia    applicandolo   come    combustibile    a 


12i  Marco  Paolini 

diverse  maiiiere  dl  opifizi  o  di  manifatture.  Fnori  della 
Ponetta  poi  liuif;o  la  via  maestia  die  meiia  in  Toscaiia  ,  e 
costesffia  la  riviera  del  Reno  havvi  alia  distanza  di  uiio 
scarso  miglio  due  altre  fonti  d'  ac(fue,  assai  piii  cariclie 
di  zolfo  dellc  altre,  ie  qnali  diconsi  delta  Puzzola,  e  della 
Ponetta  Vecchia.  Qiiaiito  per  si  moltiplici  enianazioni  , 
1'  attnosfeia  sovrastante  al  paese  ed  alle  limitrofe  monta- 
gne  deliha  liescire  oltre  ogni  dire  satura  di  vapori  sulfu- 
rei,  ognuno  di  leggieri  il  comprende  ;  e  tra  per  qiiesta  ra- 
gione,  e  perclie  nella  state  non  solo  i  forestieri,  ma  la 
massima  parte  degli  abitanti  costuma  di  bere  alcune  di 
quelle  acqne,  o  di  bagnarsi  in  altre,  cosi  ,  direi  quasi 
per  iin  iiiterno  istiiito,  era  prcsso  che  in  tiitti  invalsa  la 
fiducia  clie  il  colera  asiatico,  il  quale  gia  sul  finire  di  giu- 
gno  imperversava  in  Bologna  ed  era  gia  penetrato  in  Ver- 
gato  (  terra  a  12  miglia  da  Porretta  lungo  la  via  maestra 
clie  conduce  a  Bologna  ),  non  avesse  panto  ad  insinuarsi 
entro  il  paese.  Alle  quali  confortanti  supposizioni  s'  aggiu- 
gneva  iin  fatto  degno  di  speciale  attenzione,  e  valevole  ad 
amincttere  cola  una  costituzione  atniosferica  se  non  con- 
traria,  almeno  non  idonea  a  favorirne  la  predisposizione, 
ed  e ,  che  essendosi  rifuggiti  a  quelle  terme  alquanti  bo- 
lognesi  pallidi  ,  sparuti  nell'  aspetto  ,  ed  attaccati  dalla  diar- 
rea,  infra  pochi  di  i  loro  volti  acquistarono  le  naturali  ap- 
parenze  cessando  ad  un  tempo  quel  profluvio  senza  1'  aiu- 
to  di  limedio  veruno.  Oltre  a  cio ,  ingagliardiva  le  nostre 
speranze  il  considerare,  che  malgrado  le  incessanti  imme- 
diate relazioni ,  e  comunicazioni  di  persone  e  di  robe  con 
Vergato  e  Bologna ,  a  malgrado  l'  essere  stati  assaliti  il  9 
luglio  da  grave  colera  sul  limitare  di  Porretta  due  vettu- 
rali ,  onde  caricati  su  di  un  biroccio  furono  trasportati  al 
lazzaretto  di  "Vergato ,  cionullameno  la  pubblica  sanita  noa 
poteva  desiderarsi  migliore.  Fuvvi  chi  nel  giorno  lOdidet- 
to  mese  noto  una  fitta  nebbia  coprire  le  vette  dei  monti 
di  Bombiana  posta  al  nord  ,  e  presso  a  poco  in  quel  tem- 
po persona  abitante  in  Lizzano  ,  spregiudicata ,  e  di  qual- 
clie  coltura,  mi  significava  ,  essersi  manifestata  anche  cola 
di  buon'  ora  la  stessa  nebbia    accompagnata  di  piii  da  im 


CONSIDERAZIONI     CrITICIIE     EC.  12.") 

odore  fnstidioso  simigliante  a  quello  della  polvere  da  fuci- 
le.  Dal  canto  mio  altro  noii  mi  fu  dato  osservare  in  quel 
tempo  J  clie  una  temperatura  alquanto  inferlore  a  quella 
•legli  anni  nudati  fjiugnendo  la  niassima  a  giadi  -+-  22 
Ter.  R.°,  ed  un  abbassamento  nel  barometro  di  4  a  G  li- 
nee ,  soffiando  poi  come  al  solito  nel  giorni  9,  10,  11 
luglio   un   forte   vento   Nord-Ovest. 

Ma  era  scritto  nei  decreti  della  Divina  Provvidenza  che 
quella  Terra  in  si  amena  postura,  sotto  im  cielo  cosi  sa- 
lubie ,  bagnata  da  acque  limpidissime  ,  e  circondata  in  par- 
te da  fertili  campi ,  ed  in  parte  da  ombrose  selve  di  an- 
nosi  castagni ,  e  si  impregnata  di  vapori  solforosi  dovesse 
soggiacere  al  dnro  flagello  del  terribile  mostro  del  Gange. 
Sul  cadere  del  giorno  15  di  detto  mese  nna  donna  di  fie- 
sca  eti,  dedita  ad  ogni  sorta  d'  intemperanze,  di  mestiere 
lavandaia ,  ed  abitante  a  pochi  passi  dagli  stabilimenti  bal- 
neari  posti  entro  il  paese,  ne  fu  per  la  prima  colpita.  lo 
la  vidi ,  r  esaminai  accuratamente  ,  e  riconobbi  in  quella 
infelice  tutto  il  complesso  dei  sintomi  proprii  del  colera,di 
cui  io  avea  letta  nei  libri  la  descrizione.  Per  quante  inda- 
gini  io  facessi  ai  parenti  dell'  inferma ,  non  potei  racco- 
gliere  alcun  dato  circa  il  modo  col  quale  questa  donna 
avesse  contratta  1'  infezione;  e  siccome  essa  trattenevasi  di 
notte  nelle  taverne  coi  vetturali  provenienti  da  luoghi  in- 
fetti,e  massime  dal  Vergato,  ove  dal  28  giugno  al  15  lu- 
glio erano  avvenuti  casi  6i ,  e  morti  31;  cosi  pare  che 
da  quelli ,  o  da  robe  infette  a  lei  consegnate  da  lavarsi , 
ella  ne  contraesse  il  contagio.  Passate  ventiquattr'  ore  quella 
donna  passo  nel  numero  dei  piu.  Nel  giorno  18  avvennero 
altri  due  casi,  nno  dei  quali  seguito  da  morte ,  ed  in  ap- 
presso  presentandosi  uno ,  o  due  casi  per  giorno ,  e  nel- 
1'  interno  del  paese  e  nelle  adiacenze,  arrivammo  al  gior- 
no 24-  in  cui  gi^  deploravansi  otto  Porrettani  vittime  del 
colera.  Gome  era  d'  aspettarsi ,  appena  sviluppato  il  fatale 
morbo ,  la  niassima  parte  de'  forestieri  penso  colla  fuga  di 
porre  in  salvo  la  propria  vita,  anzi  che  a  curarsi  dellc  ma- 
lattie  croniche,  dalle  quali  erano  piu  o  meno  tribolati.  Per 
la  qual  cosa  la  Porretta,  che  d'  ordinario   nella  state  e  nu 


126  Marco   Paoiini 

lieto  soggiorno  per  la  frequenza  tie'  forestieri,  I  qnali ,  sic- 
come  dice   un  moderno  elegantissimo  sciittore,  volgono  quel 
pacsello  in   un    luogo    di    lasso ,  di   giocoudita ,   e  di   passa- 
tempo  ,  si  trasfornio  in   pochissimi  di   in   un   asilo  di  liitto, 
di   squallore ,  di  pianto.   Rifugge  V  animo    mio    di   avvolger- 
mi  fra  tante  disavvcnture-,   onde   mi   limitero  a  dire   clie  la 
forza  del  contagio  giunse    al  suo    colmo    nel  giorno  29   lu- 
glio,  in   cui   peidettero  la  vita  dodici   persone.   In  appresso 
and6  gradatamente  scemaudo  di  estensione,  e  di  gravezza, 
e  dopo  avere  durato  circa  i5  giorni ,  in  sul  cadere  dell'  a- 
gosto  interamente  cesso.  Ad  80  giunse  il  nuniero  dei  mor- 
ti ,  cosi  clie  ragguagliato  al  numero  totale  della   popolazio- 
ne,  si    ebbe    una    mortalita    dell'  8    per    cento.   No    furono 
risparmiati  coloro  ,  che    hanno    1'  uflicio  di  assistere  gl'  in- 
fermi  durante    1'  uso    de'  bagni ;   giacche    di  20    inservienti 
6   ne  furono  attaccati ,  e  quattro  dovettero  soccornbere.  Ne 
inori  il   facchino  ,   che  avendo  V  incarico  di    riempiere  ogni 
di  bottiglie  con  acque  solforose  ,  le  quali  si  trasportano  in 
luogbi  lontani,   era  obbligato    ad    inspirare  il    gaz  idrogeno 
solforato    prorompente    dalle    medesime ;  ne    morirono    due 
l)agnaiuoli ,    una    donna ,  ed    un    uomo ,  che    per  un  mese 
intero  innanzi   l'  invasione    erano    vissuti    per   18  ore  circa 
del    giorno    immersi    in    un'   atmosfera    di    zolfo;    ne    mori 
r  acquaiuola  della  fonte  della  Puzzola,  che    per    altrettanto 
tempo  durante  6  ore  del  mattino  seduta  accanto  della  pre- 
detta  sorgente,  piu  delle  altre  carica  di   gaz  idrogeno  solfo- 
rato, riempiva  di  quell'  acqua   i  bicchieri   porgendoli  ai  ])e- 
vitori.  Finalmente  di  20  persone  rimaste  impavide  alle  ter- 
nie  il  30   luglio,  le  quali  tutte  bagnavansi  in  quelle  acque, 
ed  alcune  ancora  fedeli   a'  miei  consigli ,  lasciando  le  acque 
salate    purgative    (  che    io    aveva    riconosciute    in    generale 
molto  dannose,  ed    a    chi    poi    era  attaccato  dalla  diarrea, 
cagione  di  grande    irreparabile    ruina  ) ,  beveano    esclusiva- 
mente  in  parca  dose  1'  acqua    solforosa   della  Puzzola ,  due 
ne  infermarono ,  ma ,  la  Dio  merce  ,  non    gravemente ,  sic- 
che  ebbero  la  sorte  di  ricuperare  la  sanita. 

Dalle    cose    narrate    sin  qui  chiaro  si  raccoglie,  come  il 
colera  abbia    imperversato    in  Porretta    con  assai  maggiore 


CONSIDERAZIONI     CRinCHE     EC.  127 

intensita  dl  qnello  abbia  fatto  nella  bassa  pianura,  ed  in 
altri  luoghi  della  nostra  Provliicia ,  avvegnacbe  raccliiiula 
nel  suo  seiio  abbondanti  eiuanazioiii  sulluree  ,  siccome  del 
pari  imperverso  nei  popolani  della  vicina  Panocehia  di  Ca- 
pugnano ,  la  di  cui  atinosfera  deve  indubitatamcnte  rite- 
nersi  impiegiiata  del  gaz  idiogeno  solforato  die  svolgesi 
dal  contiguo  vulcaiio  di  Sasso  Cardo.  E  cpiando  io  rifletto 
cbe  sulla  popolazione  di  Capugnano ,  e  di  altre  Parroccbie 
limitrofe  iie  niori  il  12  per  cento,  cbe  su  cjuella  di  Mon- 
te acuto  della  Alpi ,  situate  in  luogo  elevatissimo ,  la  mor- 
talitu  giunse  per  sine  al  16  per  cento,  ancorcbe  que' mon- 
tagnuoli  per  la  salubritu  dell' acre,  e  de'  terreni ,  per  la 
qualita  delle  industrie,  delle  abitudini,  e  dei  loro  modi 
temperati  di  vJvere  trovinsi  in  condizioni  le  piu  favorevoli 
per  resistere  ali'  azione  delle  potenze  rnorbifere,  io  non  sa- 
prei  quale  altra  caglone  abbia  piu  specialmente  influito  a 
predisporre  piu  cbe  mai  i  loro  corpi  a  contrarre  il  conta- 
gio,  di  quello  clie  1' insufficiente  e  cattivo  alimento,  cui 
erano  stati  obbligati  nell'  anno  innanzi ,  in  causa  della  som- 
ma  penuria  de'  raccolti  dell' anno  1853.  Ed  e  in  questo 
senso ,  a  mio  credere ,  cbe  debbonsi  accettare  le  idee  pa- 
tologiche  deir  illustre  Bufalini  circa  il  valore  da  lui  asse- 
gnato  al  predominio  del  processo  dissolutivo  nelle  ultinie 
epidemic  di  colera.  Cbe  se  poi  rivolgo  1'  attenzione  alia 
maniera  colla  quale  nelle  su  indicate  popolazioni  si  svolse 
e  propag6  il  contagio,  mi  si  offiono  al  pensiero  gravissimi 
dubbi  contro  la  teoria  della  miasmizzazione.  Impercioccbe 
accadde  talora  ,  cbe  dopo  essere  stati  colpiti  dal  morbo  tre 
o  quattro  individui  abitanti  in  casolari  niolto  discosti  fra 
loro,  r  uno  per  esempio  posto  alle  radici  di  alta  monta- 
gna  lungo  il  torrente  Sela ,  I'  altro  al  pie  del  versante  op- 
posto  lungo  la  ripa  sinistra  del  Reno,  infra  pocbissimi  di 
il  colera  si  difibndesse  e  propagasso  con  molta  ferocia  nel- 
le regioni  intermedie  a  quel  due  punti ,  non  eccettuata 
r  estrema  sommita  della  montagna.  Ora ,  e  come  mai  le 
pocbe  materie  eiette  e  reiette  dai  priori  colerosi  potevano 
avere  tanta  efficacia ,  agendo  come  fermento  sulle  scarse 
esalazioni  aniraali  di   due   o    tre   abituri  isolati,  ed  esposti 


128  Marco    Paolini 

a  correnti   pereunl  ill  aria,  ne    aventl    cloache  ,  latrine    oti 
altii  giaiuli   ilepositi  o   serbatoi  tli   materie   putiescenti ,    co- 
me potevano,  dico,  aveie  taiita  efficacia  di  convertiie  quel- 
le poclie  esalazioni  in   si  ampia   atmosfera   colerica  da  iiiva- 
dere  sul)itamente   per  liingo   tratto  quelle  montuose  regioni  ? 
E  supposto    aiicora    per    vero    clie    quelle    speciaie    miasma 
colerico    si    generassc,  e    come    mai    diffondendosi,    e    spa- 
ziando  per  1'  aere  si  agitato  nelle  alte  vette  di  que'  irionti 
da    gagliardi    venti    clie    di    continue    fremono    e   ruggono  , 
lion  fu  molto  niolto  lungi  di  la  trasportato,  od  almeno  di- 
luito,  o   tnodificato  in    guisa    da    riescire  pocliissimo  opera- 
tivo  ?  Per  lo  contrario  a  ine    pare    die    considerando  1'  im- 
portazione ,  e  la  successiva  propagazione  del  contagio  daglL 
infermi  ai  sani  per  la  via  del  contatto  immediato  o  media- 
to   sia  delle   persone ,   die  delle  robe  o  delle  cose ,   si    trovi 
una  ragione   assai   piu  piausibile  dei   fatti  superiormente  in- 
dicati.  E  veramente  1'  osservazione  diede  a  divedere,  essersi 
soltanto  manifestato  il  morbo  negli  abitanti  delle  montagne 
prossime    a    Porretta ,  quando ,  essendo    questa   giu  invasa, 
coloro  vi  si  recavano   nei  giorni  di  mercato  pel  traffico  del 
fieno ,  del  carbone,  e  di  iitensili,  od  altri  attrezzi    lavorati 
coir  acero,   o    per    la    compra    de'  commestibili.    Onde    die 
non  poclii  di  quegli  infelici,   massinie   in  seguito   dell'  abu- 
se dei  liquori  spiritosi  fatto  in  Porretta,  appena    giunti    ai 
patrii  focolari   ne  cadevano   ammorbati. 

Ma  ritornando  cola  dove  mi  sono  per  alquanto  dipartito, 
giova  rammemorare,  die  lurono  similmente  invasi  dal  cole- 
ra  altri  paesi  e  citta  delle  Romagne  a  poca  distanza  da 
Bologna  all' Est  lungo  la  via  Emilia,  ])enclie  posseggano 
sorgenti  di  acque  solforose ,  quali  sono  Castel  S.  Pietro , 
Imola ,  e  Riolo.  E  noto  dalle  analisi  cliimiche  del  diiaris- 
sinio  nostro  collega  Professore  Gav.  Sgarzi  ,  che  il  gaz  idro- 
geno  solforato  trovasi  nelle  acque  di  Riolo  nella  quantita 
di  poUici  cubici  4  p&r  ogni  once  100;  in  quelle  d'  Imo- 
la di  pol.  cub.  19  e  1/2,  ed  in  quelle  di  Castel  S.  Pietro 
di  pol.  cub.   6   5/10  (1).  Anclie  nella  Valle  di  S.  Atanasio, 


(I)  V.  Gambcrini.  Idrologia  Minerale  Medica  dello  Stato  Romano.  Bologna  1860. 


CONSIDERAZIONI     ClUTlCIIE     EC.  129 

a  poca  distanza  dalla  Rcpubblica  di  Sainniailiio,  ove  sono 
copiose  soipeiiti  d'  acqiic  solforose ,  dette  aiiche  volgarmen- 
te  acque  di  Sammarino,  1'  epideniia  colcrosa,  al  dire  dol 
valcntissimo  Dottore  Angeloni ,  dmo  grave  ed  imponenle 
per  ])en  due  mesi  (1).  Ne  aiidarouo  nemineno  salvi  coloro 
clie  delle  sopradette  acque  avevano  usato  per  non  l>reve 
tempo,  tra  i  quali  mi  basti  accennare  certo  Emidio  Monti, 
il  quale  dopo  averc  per  15  di  bevuto  in  convenieute  mi- 
snra  1' ac(pia  solforosa  di  Riolo ,  appena  arrivato  in  Bolo- 
gna, colpito  dal   male,   infra   poclie  ore   ne  mori. 

E  pure  una  verita  dimostrata  dalle  osservazioni  che  i 
fabbrieanti  di  zolfanelli  e  di  fosfori ,  nel  corpo  de'  quali 
per  ie  vie  della  pelle  e  della  mucosa  interna  e  a  supporre 
s'  introduca  quotidianamente  una  certa  dose  di  zolfo,  ban- 
no  soggiacinto  al  mortifero  contagio.  Al  quale  proposito 
sarebbe  stato  mio  dcsiderio  di  rifeiire  1'  esatto  numero  di 
costoro  attaccati  dal  morbo  in  Bologna;  la  qual  cosa  non 
mi  e  stata  conceduta ,  dappoiche  fra  qnelli  cbe  avevano  il 
modo  ed  il  potere  di  appagnre  quel  giusto  mio  desiderio , 
solamente  si  piacque  soddisfarlo  1'  egregio  e  benenierito 
nostro  collega  Dottore  Caetano  Scaudellari  Medico  del  Laz- 
zaretto  del  Ricovero,  siguificandorni  cbe  in  esso  Lazzaret- 
to  erano  stati  accoiti  tre  fabbricanti  di  zolfanelli  die  ne 
niorirono,  e  tre  ragazzetti  impiegati  nella  preparazione  dei 
fosfori,  due  de' quali  perdettero  la  vita,  ed  nno  ne  usci 
guarito.  E  se  non  bastassero  ad  infirmare  la  facolta  anti- 
colerica  dello  zolfo  le  n)olte  prove  addotte ,  aggiugnero  cbe 
ancbe  negli  abitauti  de' lorreni  zolforosi ,  o  zolfatare  situate 
nelle  Romagne;  che  ancbe  in  coloro  i  quali  lavorano  col4 
nclle  uiiniere,e  faticano  nelle  diverse  iMcparazioni  di  quel 
niinerale,  il  colera  si  allargo ,  ed  infieri  oltre  misura.  Per- 
sone  autorevoli  di  quei  luoglii  da  me  interrogate  su  tale 
avvenimeuto  mi  banno  graziosamente  partecipato,  che  nella 
vallata  del  Savio  ,  nel  quale  influiscono  i  torrenti  cbe  scen- 
dono  dalla  Perticara  ,  e  da  S,  Pietro  di   Baguo,  ove  scatu- 


(I)  Cenni  siill'  etiologia  del  Colera.  Fano  1856. 

T.    VJII.  17 


130  Marco  Paouni 

riscono  Ic  acqne  solforose  delle  Terme  tli  S.  Agnese ,  H 
niorbo  ha  fatto  di  lante  vittlme  quante  In  quelle  contrade 
dove  ha  magglormente  iinperversato ;  clie  le  Parrocchie  di 
S.  Donato,  e  di  Savigiiano  di  Rigo,i  di  cui  abitauti  usa- 
iio  alia  minieia  della  Perticara  e  della  Marazzana,  ne  sono 
state  pill  afflitte  d'  allre  circostaiiti ,  le  quali  e  per  la  po- 
stura  ,  e  per  la  iniseria  trovavausi  a  peggiori  condizioni  di 
quelle;  die  anche  a  Forniigiiano  ,  che  e  una  miiiiera  di 
zolfo  nolle  montagne  soprastaiiti  a  Cesena,  il  coicra  ha 
fatto  egnali  stragi,  e  specialmente  nei  miuatori,  in  guisa  che 
havvi  clii  si  mostra  inclinato  a  credere,  che  il  lavorare  in 
quelle  niiniere  predisponga  grandemente  i  corpi  a  contrar- 
re  la  nialattia.  Da  altra  lettera  inviatami  di  cola  si  raeco- 
glie  che  in  Perticara  e  ne'  limitrofi  luoghi  moltissiini  fiiro- 
no  g!i  attaccati ,  e  ha  qnesli  parecchi  i  quali  lavoravano 
nelle  cave  od  avevano  1'  ufficio  di  atteiidere  alle  caldaie , 
ed  anche  alcuni,  che  come  soprastanti^  vivevano  coiitinna- 
inente  f'ra  le  solforose  esalazioiii.  Nel  villaggio  poi  di  San 
Donato  vicinissima  a  Perticara,  il  quale  somministra  la 
jnaggior  parte  degli  operai  alia  niiniera,  infurio  si  orri])il- 
mente  il  colera,  che  stremo  quasi  della  nieta  quella  popo- 
Idzione.  Oltre  le  esposte  generichc  notizie ,  altre  io  ne  ho 
ricevute  ,  non  ha  guari ,  piii  esatte  e  precise  da  un  egre- 
gio  medico  di  S.  Agata  Feltria  ,  nn  di  mio  aiTezionato  di- 
scepolo ,  il  Dottore  Girolamo  Bucci,che  con  indefessa  sol- 
lecitudine  assistette  gran  parte  dei  colerosi  di  que'  luoghi, 
le  quali  notizie  per  la  loro  importanza  sono  degne  di  es- 
sere  brevemente  ricordate.  Nelle  miniere  sulfuree  di  Ma- 
razzana e  Perticara  discoste  fra  loro  breve  tratto,  e  divise 
da  nn  fossato,  lavorano  giornalmente  30ft  operai,  tutta 
gente  avventiccia  che  va  e  viene ,  gli  uni  surrogando  gli 
altri  dopo  tante  ore  di  lavoro.  Sul  luogo  accaddero  nella 
state  deir  anno  1855  8  casi  di  colera,  e  3  morirono  in 
meno  di  8  ore,  dei  quali  lui  cavatore,  e  due  addetti  ai 
doppioni  ove  si  distilla  lo  zolfo.  Altri  ancora  furono  colti 
dal  morbo  nientre  stavano  intenti  al  lavoro  ,  d'  onde  reca- 
ronsi  o  furono  portati  ai  castclli  vicini,  c  morirono  nelle 
proprie    case.  II    Castcllo   di  Perticara,  che    giace  all'  Est, 


COKSIDEKAZIONI    CbITICHE    EC.  131 

discosto  dalle  miniere  circa  un  quarto  di  migllo  quasi  sul- 
la  sommita  del  nionte  ,  nelle  cui  viscere  si  scava  lo  zolfo , 
e  foruiscc  moiti  operai,  ebhe  molti  casi  e  molti  morti. 
Anclie  ii  castello  di  Ugriguo  a  mezzo  miglio  circa  al  SuJ 
delle  solfatare ,  clie  da  parecclii  lavoranti  ne'  zolfi ,  ebbe  a 
perdere  non  pochi  individui,  ad  orita  clie  questo  come  il 
castello  di  Perticara  sieno  esposti  a  deuse  esalazioui  solfo- 
rose  di  dieci  calderoni,  che  come  densa  nebbia  invadono 
tutta  la  vallata.  Ancbe  Maiano  sulla  cima  del  monte  al 
Nord-Ovest  di  Marazzana,  e  da  questa  distante  breve  trat- 
to,  ebbe  simibneiite  alquanti  casi.  In  S.  Doiiato  poi ,  ca- 
stello a  due  miglia  circa  all'  Ovest  delle  solfatare  e  poco 
discosto  da  Maiatio,  non  havvi  famiglia,la  quale  non  som- 
ministri  uno  o  piu  lavoranti  in  quelle  miniere,  onde  av- 
viene  che  le  persone  e  le  case  mandano  grave  odore  di 
zolfo  ,  del  quale  pure  sono  imbrattate  le  vestlmonta.  Cio 
nulla  meno  fu  la  dove  maggiormente  infieri  il  morbo  ,  e  si 
videro  colpiti  e  morti  quegli  stessi  che  vivevano  le  intere 
giornate  o  le  notti  in  uu'  atmosfera  estremamente  satura 
di  molecole  snlfuree,  come  quelli  clie  addetti  agli  scavi 
del  mincrale  o  ai  calderoni  avevano  sull'  epidermide  e  sul- 
le  vestimenta  un  velo  assai  denso  di  particelle  di  zolfo. 
Dalla  Tabella  posta  in  fine  si  puo  rilevare  la  popolazione  ,  i 
casi,  ed  i  morti  di  questo  castello,  siccome  pure  il  nu- 
niero  de'  colerosi  di  altri  piccoli  paesi  che  fanno  corona 
alle   miniere,  e  che  danno  tutti  lavoratori   nelle   medesime. 

Per  le  qtiali  cose  tutte  io  non  saprei  q>;ale  maggiore 
evidenza  di  I'atti,  quale  copia  maggiore  di  prove  si  potes- 
eero  recare  iimanzi  contro  la  supposta  virtu  dello  zolfo  ; 
onde  e  dura  necessity  di  chiudere  1'  animo  nostro  alle  bel- 
le sjieranze,  che  taluni  ci  avevano  fatto  concepire  in  quel 
presidio  per  preservarsi  da  una  si  grande  calamita.  In  pa- 
ri tempo  dalle  esposte  osservazioni  pare  a  :ne  se  ne  possa 
ricavare  un  argomento  di  non  lieve  valore  per  dimostrare 
I'  invcrosimigliaiiza  dcH'  ipotesi  della  miasmizzazione ,  od 
animalcolizzazione.  Imperciocche  a  rendere  salda  una  ipotesi 
non  basta  II  nietodo  sintetico  che  e  frutto  della  semplice 
intuizioiie,  ma  fa  d'  uopo  che    queila    regga  ad   un' analisi 


132  Marco  Paolinx 

acciirnta  de'  fattl,  eJ  abhia  una  coiitroprova  dalla  pratica 
applicazione.  Laoiule  io  credo  di  non  andare  lungi  dal  ve- 
ro  affermaiido,  che  se  alcuni  de'  paesi  giacenti  iti  vicinan- 
za  di  sorgetitl  niinerali  solfoiose  furono  salvi  dal  morbo  od 
ebbero  a  deploranie  pochissimo  vittimc,  c\6  s'  abbia  con 
niolto  fondameiito  a  credere  dipendente  da  ben  altre  ca- 
gioni  di  qnello  sia  dalla  virtu  dello  zolfo.  Ad  entrare  nella 
quale  opinione,  oltrc  i  fatti  superiormento  riferiti  ,  mi  vi 
costringe  aiicora  il  riflettere ,  clie  se  nel  Granducato  di  To- 
scana  il  morbo  asiatico  non  si  dilFnse  in  luogbi  ove  scatu- 
riscono  accjne  snlfiu-ee,  come  per  esempio  Rapolano,  cio 
avvcnnc  nel  CoiiipartimeiUo  di  Siena,  cbe  ebbe  moiti  vil- 
laggi  e  castella  immuni,  ed  altri  appena  toccbi  dal  con- 
tagio   (1). 

In  quanto  alia  seconda  proposizione  sin  da  princlpio  sta- 
bilita,  vale  a  dire  ,  essere  andati  esenti  dal  colera  borgate, 
villaggi ,  castella  qua  e  la ,  e  nella  nostra  Provincia  e  fuo- 
ri ,  avvegnacbe  in  que'  luogbi  niancasse  qnalsivoglia  vesti- 
gio  di  zolfo  ,  troppo  a  Inngo  porterei  il  mio  ragionamento 
se  volessi  tutti  qne'  luogbi  soltanto  enumerare.  E  come 
nelle  diverse  pestilenze  die  afflissero  l'  Italia,  narrate  dal 
Mnratori  ,  alcuna  volta  qualcbe  citta  o  castello  seppero  pre- 
servarsi  in  mezzo  ad  una  quasi  universale  difFusione,  me- 
diante  1'  attivita,  la  filantropia  ,  il  coraggio  de'  loro  magi- 
strati  cbe  troncarono  a  qualunque  costo  ogni  comunicazio- 
iie  coi  paesi  iiifetti ,  cosi  non  mancarono  eziandio  di  re- 
startie  altra  volta  illese  altre  citta,  come  per  modo  d' e- 
sempio  Milano  e  certi  paesi  vicini  alle  Alpi  nella  peste 
cbe  ncir  anno  13i8  giunse  ad  infettare  tutta  Italia,  seb- 
bene  l'  incontrata  salvezza  non  s'  avesse  punto  ad  attribui- 
re  a  saggi  e  providi  ordinamenti  di  pubblica  Igiene.  E 
il  simigliaute  accadde  eziandio  nelle  nltime  epidemie  di  co- 
lera, cbe  banno  qua  e  la  infierito  in  diverse  contrade  del- 
la  nostra  Penisola  ,  e  fra  gli  altri  antorl  1'  illustre  De-llen- 
zi  dicbiara   esserne    alcuna  volta  andati    immuni    paesi    po- 


(1)  V.  Monilore  Toscano  2  Kovembre  1855. 


CONSIDERAZIONI    CrITICIIE     EC.  133 

polosi    lungliesso  le  vie  del    commeicio    da  ogni  parte  clr- 
condntl  dal  morbo ,  e  dove  il  germe  del  inorbo  stesso   era 
siipponibile  per  le  libere  comiuiicazioiii    di   robe   e  di  per- 
sone  vi  fosse  state    introdotto  (1).  II    quale  fatto  aiizi  che 
opporsi  alia  natura  contagiosa  del  coiera   porge   invece  una 
prova   a    favore    della    medesima;  poicbe   gli    stessi   capricci 
teste   indicati  accadono  in  altri  evidenti   contagi ,  come   per 
esempio  nel  vaiuoioso,  nei  quali  questa  variabilita  e  queste 
anomalie    osservansi    giornalmente  da  tutti.    E    quantunque 
non  sia    cosa  molto    agevole    date  delle    indicate   anotnalie 
intera  spiegazione ,   pure    in    qualche  modo  si  potra  inten- 
dere  quel  fenomeno  ,  ove    si    ponga  mente,  che  a  rendere 
popolare  un  morbo  contagioso  in   un   paese  non  basta  1'  ar- 
rivo   di  una   cosa,  o   di    un    infermo   clie  contenga  il    ger- 
me  del   morbo ,  ma    si  ricliiede    a    cio    il   concorso   di  altre 
condizioni  ,  di    cui    le    principali    e    piu  conosciute  sono  la 
disposizione  meteorico-teilnrica ,  e    la    predisposizione    degli 
uomini.   Onde    avviene    talvolta    che    per    non  compresi ,    o 
non   bene  osservati  ostacoli,  aicune  potentissime  cagioni  non 
possoiio   produrre  i   soliti   loro   efFetti  :  e   percio  e  a   suppor- 
re ,   die   nel   caso   in  discorso   il  germe  niorbifero   giunto   in 
un   hiogo   vi    si   estingua   senza   riprodursi  e   difFondersi.   Ma 
lasciando  ad  altri   piu   capace  di   me  1'  occuparsi  di  tali  im- 
portantissinie   disquisizioni ,  io   mi  faro  solamente   ad  espor- 
re   due    osservazioni,   delle  quali    ebbi    plena    contezza    per 
jjropria   testimonianza.   La  Parroccliia  delle  Capanne  situata 
al  Sud-Ovest    di    Porretta,   che    conta    una    popolazione    di 
950   aniine,  uell'  agosto  deli'  anno    1855   ebbe    a   deplorare 
numerose  vittime  dell'  asiatico    morbo.  La    borgata    di  Lu- 
Strola   pero  di   iS   foclii,  compresa  in  quella  Parroccliia,  di 
cui  ha    una    chiesa    sussidiale,    essendo    dovunque    circuita 
dall' iiifezione  .  ne    ando  salva,    sebbene    un    paesano  colpi- 
tone  in  Porretta  a  tutta  forza  volesse    essere  trasportato  a 
Lnstrola    suo    luogo  natlo,  ove    pervenuto    cesso  di  vivere. 
Ne  nieno    importante,    ne    meno    singolare    si    e   la    storia 


(I)  lolorno  al  Col^ra  di  Napoli  dell' anno  1&54.  Rtlazioae  ec.  pa^.  148. 


13t  Marco  Paolini 

deir  epldeiuia  osservata  nella  Parmcchia  di  S.  Cecilia  della 
Coivara  ,  o  Croara  nolla  state  del  predetto  anno.  Quella 
Panocchia,  a  tie  migiia  di  distanza  dalla  citta  fiiori  Porta 
S.  Stefaiio ,  si  conipoiie  di  due  sezioni,  1'  una  detta  di 
Miserazzano  ,  1'  altra  detta  di  Corvara.  Quest'  ultima  situa- 
ta  air  Est  b  formata  da  una  catena  di  aineni  colli  di  ter- 
ra fertilissima ,  mentre  la  prima  posta  all'  Ovest  giace  so- 
pra  un  teireno  gessoso ,  alle  di  cui  radici  c  la  vallata  del 
Savena.  Nella  Gioaia  proptiamente  detta  non  ammalo  nep- 
pure  un  solo  individno  anche  leggermente  di  colera :  per 
lo  contrario  nella  sezione  di  Miserazzano  il  morbo  di  noa 
poco  si  estese ,  giacche  di  li  attaccati  8  ne  morirono , 
senza  poi  contare  18  colerine  e  diarree  senza  numero.  In 
appoggio  della  verita  di  quanto  ho  esposto,  io  posso  addur- 
re  eziandio  1'  antorita  di  quel  reverendo  Parroco  D.  Luigi 
Fame  dei  Canonici  Lateranensi,  die  mi  fn  cortese  delle 
notizie  suiiidicate.  Al  quale  degnissimo  sacerdote  mentre 
io  rendo  [)ul)l)liclie  grazie  della  gentilezza  usatami  ,  e  mio 
debito  ancora  di  tributare  sincerissime  lodi  per  lo  zelo  ,  e 
la  cristiana  carita  di  cui  egli  fu  esempio  ammirabile  ,  per- 
che  non  perdonando  a  faticlie,  di  giorno  e  di  notte  norx 
solo  soccorreva  i  miseri  colerosi  dei  conforti  della  religio- 
ne ,  ma  eziandio  dei  presidii  iglenici  e  terapeutici  de'  qua- 
li  avessero  abbisognato.  Considerando  attentamente  le  con- 
dizioni  topogi'aliche,  cosmico-telluriche ,  igieniche,  eJ  in- 
dustriali  degli  abitanti  della  Ciovara  e  di  Miserazzano  ,  io 
non  saprei  a  quali  speciali  cagioni  assegnare  i'  incoUiraitu 
dei  pritni ,  e  la  grave  invasione  dei  secondi ;  ove  pero  io 
mi  dilettassi  di  creare  fantastiche  ipotesi  iion  me  ne  man- 
clierebbe  1'  opportuiiila ,  avuto  riguaido  alia  natura  del  ter- 
reno  gessoso ,  pel  quale  il  morbo  apparentemente  sembro 
avere  particolare  predilezione.  Ne  mancherebbero  all'  uopo 
osservazioni  valevoli  ad  appoggiare  un  tale  concetto  ,  dap- 
poicbe  in  altre  colline  parimeuti  gessose,  quali  sono,  per 
esempio,  Monte  Donato,  Gesso,  e  Gastel  de'  Britti ,  do- 
mino il  colera  presso  a  poco  nelle  stesse  proporzioni.  Se 
non  die  la  geologia  ,  che  fu  audi'  essa  invocata  dagli  stu- 
diosi  per  investigare  le  ragioni  delle  vie  percorse  dal  morbo, 


CONSIDERAZIOKI     CrITICIIE     EC.  135 

Tie  mos(rerel)l)e  ben  presto  la  falsitii  avendo  incgolarineii- 
to  scrpcggiato  per  tcvrerii  di  qualuiique  indole  e  coniposi- 
zione. 

Questi  fatti  mentre  per  1'  una  parte  concorrono  ad  esclii- 
dere  la  S[>ecifica  virtu  dello  zoifo,  del)bono  per  1'  altra  ec- 
citare  i  cultori  dell'  arte  medicinale  a  porre  ognl  studio  nel 
meditarli  ;  poiche  da  un  esatto  confronto  di  tutti  gli  ele- 
meriti ,  o  le  condizioni  relative  de'  paesi  in  cul  Iia  o  non 
ha  fatto  comparsa  il  colcra ,  io  stimo  con  assai  di  ragione 
si  possa  discliiudere  una  via  per  trovare  i  modi  acconci 
onde  preservarsene.  Al  qual  fine  appunto  credetti  prezzo 
deir  opera  di  fare  iiuove  ricerche  ed  indagini  intorno  1' in- 
fluenza di  certe  arti  od  industrie,  i  di  cui  risultati  io  bre- 
vemente  esporro ,  ponendo  cosi  un  termine  a  questo  trop- 
po   lungo  e  fors'  anclie   noioso  ragionamento, 

»  Stimano  alcuni ,  dice  il  piu  volte  citato  celebratissi- 
mo  Muratori ,  die  sia  giovevole  preservative  in  tempi  di 
Peste  r  odore  ossia  il  puzzo ,  clie  esala  dalle  Concie  ,  e 
fabbriche  de'  Corami,  Cordovani  ec,  siccome  ancora  dai 
Maceratori  delle  canape;  ma  vien  posta  in  dubbio  una  ta- 
le opinione  da  altre  esperienze,  e  da  accreditati  Autori , 
essendosi  veduto  entrar  molto  bene  in  que'  luoglii  o  stra- 
de  il  contagio ,  e  farvi  forse  piu  strage  die  altrove  (1)  ». 
La  lettura  di  queste  parole  fece  nasceie  in  me  il  desiderio 
di  indagare,  se  durante  1'  imperversare  del  colera  nella  cit- 
ta  e  provincia  di  Bologna,  i  Conciapelli ,  ed  i  contadini 
impiegati  nei  lavori  delle  canape  clie  si  eseguiscono  nel- 
r  agosto ,  fossero  stati  colpiti ,  o  preservati  dal  morbo  ; 
tanto  piu  clie  taluno  afferma  d'  avere  osservato  in  alcuni 
luoglii  r  immunitu  dei  Conciapelli  all'  azione  del  principio 
colerico.  Circa  questi  ultimi,  le  mie  ricerche  hanno  addi- 
mostrato,  che  gli  esercenti  1'  arte  predetta  non  ne  sono 
stati  eccettuati ,  siccome  non  Io  furono  in  Napoli  nell'  e- 
pidemia  dell'  anno  ISoi.  Imperciocche  di  8  persone  la- 
voranti  in    una    concia    di   proprieta    del  Sig.   Minardi  due 


(t)  Opera  cit.  pag.  88^ 


1  36  Marco  Paoltnh 

ne  fiiiono  colpite ,  ed  una  di  esse  ne  movi.  In  altra  con- 
cia  del  prelodato  sIj!;nore  situata  in  S.  Giovanni  in  Persi- 
ceto,  ove  lavoravano  7  individiii  noii  penctrtN  piuito  il  male. 
Da  altie  iiiJagiiii  praticate  piesso  i  IIR.  Parroclii  di  tre 
Parrocchie  in  cui  specialmente  abitano  coloro  ,  die  danno 
opera  alle  diverse  piepaiazioiii  de'corami,  ne  ricavai  le 
secneiiti  notizie.  In  6  faini"lie  domiciliate  sotto  la  Parroc- 
chia  di  S.  Bencdelto  non  si  ebbe  nessun  animalato.  In  10 
faniij;lie  della  Parioccliia  dei  SS.  Fibppo  e  Giaconio  si  eb- 
l)ero  due  niorti  di  colera,  iino  de'  qiiali  pero  per  veccbiez- 
za  avea  lasciato  da  aloun  tempo  1'  esercizio  dell'  arte.  Fi- 
jialmente  in  3  f'amiglie  abitanti  sotto  la  Parroccbia  di  San 
Martino  ne  ammalarono  due  tintori  di  pelli,  i  quali  ricu- 
perarono  la  sanita.  Laonde  dalle  cose  esposte  mi  pare  se 
i)e  possa  ricavare  cbe  1'  arte  del  Conciapelli  tutt'  al  piii 
lion  sia  fni  quelle,  cbe  a  preferenza  predispongono  a  con- 
trarre  la   colerica  lu(^ 

In  quanto  all'  iiitlueuza  esercitata  sulla  pubblica  incolu- 
rnita  dalle  esalazioni  dei  maceratoi  in  seguito  della  mace- 
lazione  e  lavatura  delle  canape  ,  e  in  quanto  ancora  al- 
r  influenza  delle  laboriose  faticbe  ,  cui  sono  astretti  i  nostri 
contadiui  per  le  diverse  preparazioui  alle  quali  si  sottopone 
la  canapa  per  estrarne  la  tiglia ,  a  me  pare  di  avere  rac- 
colto  abbastanza  di  prove  per  dedurne,  che  se  le  sopradet- 
te  condizioni  non  valgono  assobitamente  a  preservare  gli 
uomini  dal  colera,  certo  non  ne  favoreggiano  la  predispo- 
sizione.  E  veramente  e  cosa  cbe  genera  maraviglia  a  me- 
rita  ad  un  tempo  ogni  nostro  studio  il  considerare  ,  cbe 
mentre  nell'  agosto  dell'  anno  1855  infieriva  piu  cbe  niai 
il  morbo  nell'  alto  Appennino,  cbe  presenta  sotto  ogni  ri- 
spetto  le  pill  desiderabili  condizioni  di  salubrita,  nella  bas- 
sa  pianura  invece  in  quel  tempo  fosse  ridotto  a  minime 
proporzioni ,  malgrado  le  fetide  esalazioni  prorompenti  dai 
maceratoi,  e  malgrado  le  aspre  durissime  fatiche  cui  sono 
condannati  i  coloni.  Impercioccbe  i  lavori  indispensabili  al- 
ia estrazione  della  tiglia,  e  sopratutto  la  lavatura  delta  ca- 
napa obbligano  il  contadino  a  gravissimi  patimenti  del  cor- 
po ,  ai    quali    solo    puo  reggere  una  gagliarda  robustissima 


CONSIDERAZIONI    CaiTICHE    EC.  1  37 

iiatura;  in  guisa  che  ognuno  vede  come  per  quelli  afTie- 
volciidosi  r  organismo  avesse  ad  atteggiarsi  maggiormente 
a  sentire  1'  azioiie  del  contagio.  Eppure  clii  il  crederebbc  ? 
Malgrado  que'  patiinenti  ,  resi  ancoia  vieppiu  acerbi  dn'.la 
inancaiiza  del  vino,  niuuo  de'  contadini  dediti  a  que'  la- 
vori ,  lie  alcnno  iia  cjueiii  che  abitavano  in  vicinanza  dei 
niaceiatoi  solliirono  il  colera ,  come  io  stcsso  ho  potuto 
sincerarmi  mediante  esatte  informazioni  attinte  da  ricchi 
proprietaii  di  fertili  e  vaste  campagne  delta  nostra  piaiiu- 
ra.  Nella  Parrocchia  per  esempio  di  S.  Antonio  di  Savena 
fuori  di  porta  S.  Vitale  furono  colpiti  nell'  agosto  solamen- 
te  pochissimi  pigionanti  esercenti  arte  o  mestiere  ben  di- 
verso  da  qnello  dell'  agricoltore.  Nel  tenimento  del  Cav. 
Minghetti  in  Cadriano  morirono  3  pigionali ,  due  donne  ed 
un  uomo  nel  giugno ,  ed  un  solo  contadino  alia  fine  del 
settembre;  ma  nell'  agosto  non  si  presento  neppure  un 
anuiialato  di  sempllce  diarrea.  Nel  tenimento  di  S.  Marti- 
no  in  Soverzano  a  miglia  una  e  mezzo  all'  Est  di  ]\Iiner- 
bio  di  propriety  del  N.  U.  Sig.  Conte  Carlo  Marsili  due 
sole  famiglie  coloniche  ne  furono  colpite  nel  settembre, 
in  una  dclle  quali  il  morbo  infieri,  e  fu  quella  clic  fra 
tutte  ha  piii  distanti  i  maceratoi  dalla  propria  abitazione. 
Nel  tempo  poi  della  lavatura  della  canapa  nella  predetta 
tenuta ,  niuno  di  quelli  che  esercitavano  tale  operazione 
ne  fu  preso ,  mentre  ne  furono  attaccati  un  pastore  avvcn- 
tizio,  ed  alcuni  braccianti,  i  quali  niuna  opera  davano  al- 
ia macerazione ,  lavatura ,  o  ad  altri  lavori  di  quella  pre- 
gevolissima  pianta.  Parimenti  da  accurate  osservazioni  a 
me  partecipate  da  Giovanni  Donati  agente  dell'  Illustrissi- 
mo  Sig.  Raffaele  Bassi ,  che  ognuno  di  noi  sa  di  quanti 
poderi  sia  possessore  nella  nostra  pianura ,  evidentemente 
risulta ,  che  neppure  uno  solo  de'  contadini  occiipati  in 
agosto  nei  lavori  delle  canape  od  abitanti  in  vicinanza  di 
niaceratoi  ebbe  a  patire  il  morbo  dominante.  Dai  quali  fat- 
tijove  sieno  attentamente  ponderati,  sembra  a  me  si  pos- 
sa  primieramente    ricavare    con    Parent-Duchatelet    (1)    che 


(1)  V.  Nuovo  Giornale  de'  Lellerali.  Pisa  1833.  T.  2G  par;.  60. 
T,    viii.  1  S 


138  Marco  Paolini 

tutto  ci^  fclie  e  stato  detto  sui  pretest  danni  arrecati  alia 
salute  degli  uoniini  dai  niaccratoi  della  canapa  non  e  pro- 
l)al>ilmente  altro  che  un  effetto  di  alterata  immagiiiazione, 
aiizi  che  il  frutto  della  vera  osservazione.  In  secondo  luo- 
go,  che  le  emanazioni  provenienti  dalle  canape  macerate  , 
ed  i  lavori  necessari  per  estrarre  da  esse  la  tiglia  non  so- 
lo non  hanno  reso  piu  attivo  il  contagio  colerico  ,  ma  piut- 
tosto  pare  ne  ahhiano  arrestato  la  dilTiisione  (1).  Forse  ta- 
luno  potrebl)e  iiisorgere  contro  quest'  ultima  conclusione 
dicendo,  che  nelT  agosto  trovandosi  1'  epidemia  nel  periodo 
di  decrescimento,  il  contagio  avesse  perduto  molto  della 
sua  forza.  Al  che  si  puo  rispondere ,  che  se  clo  avverava- 
si  in  certi  luoghi  delle  nostre  campagne,  non  accadeva 
altrettanto  in  altri  specialmente  della  montagna,  in  cui 
grandemente  infieriva.  Ad  ogni  modo  egli  e  un  fatto  ab- 
bastanza  manifesto,  che  mentre  nell'  alto  Appennino  la 
trebbiatura  del  grano  era  ai  contadini  cagione  assai  idonea 
a  contrarre  il  colera,  i  lavori  della  canapa  per  lo  contra- 
rio ,  che  si  eseguiscono  nello  stesso  tempo  nella  pianura, 
furono  ai  coloni,  per  quanto  ne  apparij  un  espediente  op- 
portuno  per  preservarsi  dal  morbo. 

Non  avrei  ardito  certamente  di  sottoporre  in  oggi  al 
vostro  savio  giudizio  ,  o  Accademici ,  questa  mia  rozza  Scrlt- 
tura  risguardante  1'  istoria  di  semplici  fatti  ,  se  non  cono- 
scessi    per    prova   quanto    nella    contemplazione    delle    cose 


(1)  t,  nolo  (la  tempo  immeraorabile  di  (;nali  energiclie  propriela  incbrianli  sia 
fornila  la  canapa  delle  liitlie,  Caimabis  Indica ,  die  vep;ela  in  quelle  conlrade 
e  ncir  Asia  meiidionale.  Secondo  Lietitand  molli  espciiinenli  falli  nell'  nspiiale 
di  Calciilla  cM' hafchisch  ,  che  t>  un  farmaco  picparalo  colle  fot;lie  o  Ic  sonimi- 
\k  della  predella  piania  provano  di  una  nianicra  evideiile  i  biioni  cU'elli  die  si 
possono  olleneie  dalT  iinpiegn  di  questa  soslanza  in  diverse  nialallie ,  e  iiiassi- 
iiiamenlc  nel  colera  asialico.  Ora  la  nostra  canapa  ordinaria,  Cannabis  falira, 
die  l)onavan  asserisce  essere  della  mcdesinia  specie  dell'  Indira,  gode  secondo 
lialier  ,  di  un'  azione  analnga  snll'  economia  aniniale  doviila  per  qnanto  sembra 
ad  nn  olio  volatile  esislenle  nellc  sommilJi  della  pianta  fresca  le  qnali  snno  odo- 
raiilissinie  ed  atlivissimc.  (  Vedi  Rnspini  Mamiale  liclellico  di  I'liniedii  nnovi. 
Sesia  Edizione  pag.  605  ).  Supposto  lulto  cio  per  vero  ,  c  chi  oserebbe  niegare 
agli  cllliivi  pioronipenti  dalla  nostra  canapa  inacerata  un'  attivila  spcciale  di  ncn- 
iializzare  il  contagio  colerico  o  di  ciodificare  in  guisa  1'  uiuano  organisiuo  da 
rcudcrlo  incolumc  dal  mcdcsiiuo? 


CoNSIDERAZIONI     CrITICHE-    EC.  139 

naturali  grandelaente  apprezziate  i  frutti  dell'  osservazione 
e  deir  esperieiiza.  So  die  da  taliino  cotesti  nmili  studi  so- 
110  teiiuti  in  dispregio  ,  dappoichc,  come  afTerma  Bacone , 
per  una  sovercliia  riverenza  e  quasi  adorazione  dell'  uma- 
no  intelletto  pietendono  spiegare  i  fenomeni  della  natura , 
e  stabilirne  le  leggi  mediante  la  foiza  dell'  interna  intui- 
zione :.  ma  so  aucora  clie  Voi  siete  al  pari  di  me  persuasi 
della  verita  della  sentenza  del  prelodato  Filosofo,  la  quale 
dice  »  Causa  vero  et  radix  fere  omnium  malorum  in  scien- 
tiis  ea  una  est,  quod  dum  mentis  humanae  vires  false  mi- 
raniur  et  extoUimus,  vera  ejus  auxilia  non  quaeranius  «. 
Laonde  mi  giova  sperare  che  questa  mia  debolissima  fati- 
ca  sara  da  Voi  accolta  colla  solita  benignita  ponendo  men- 
te  in  ispecial  modo  alia  purita  del  vero ,  che  senzui  pas- 
sione  alcuna  ho  preteso  di  raccontare. 


140  Marco   Paolini 

NUI\rERO  ED  ESITO  DEI  COLEROSI 


Nella  I'arroccliia  di  rciticai-a  tU  CGi  abitaiUi 
nell'  anno  1855. 

JNeiia  Puiroccbia  di  TaUnioUo  di  900 
abitanti. 

CASI              GUARITI 

MORTI 

CASI 

GUARITI 

MORTI 

Ma- 
schi 

Fern-       Ma- 
miue       schi 

Fem- 
miiie 

Ma- 
schi 

Fem- 
inine 

Ma- 
schi 

Fern- 
mine 

Ma- 
scbi 

Fcm- 
mine 

Ma- 
schi 

Fem- 
mine 

3G 

22          20 

1 
9 

16 

13 

3G 

38 

17 

16 

19 

22 

Ugrigno  di  211   abitanti. 

Mercatino  di   521    abitanti.                  1 

CASI 

GUARITI 

MORTI 

CASI 

GUARITI 

MORTI 

M. 

F.          M. 

F. 

M. 

F. 

M. 

F. 

M. 

F. 

M. 

F. 

20 

13 

10 

5 

10 

8 

32 

29 

17 

11 

15 

18 

Maiaiio  di  304  abitanti. 

Torricella  di   406  abitanti.                   | 

CASI 

GUARITI 

MORTI 

CASI 

GUARITI 

MORTI 

M. 

F. 

M. 

F. 

M. 

F. 

M. 

F. 

M. 

F.          M. 

F. 

5 

2 

4 

1            1 

1 

21 

27 

14 

18           7 

9 

S.  Donato  di   434   abitanti. 

Sai'tiano  di  369  abitanti. 

CASI 

GUARITI 

MORTI 

CASI 

GUARITI 

MORTI 

M. 

F. 

M. 

F. 

M. 

F. 

M. 

F. 

M. 

F. 

M. 

F. 

49 

35 

20 

15 

29 

20 

5 

6 

3 

2 

2 

3 

S.  Agata  Feltria  di   1200  abitanti. 

Savignano  d'  Enrico  di  380  abitanti. 

CASI 

GUARITI 

MORTI 

CASI 

GUARITI 

MORTI 

M.         F. 

M. 

F. 

M. 

F. 

M. 

F. 

M. 

F. 

M. 

F. 

20 

17 

11 

8 

9 

9 

13 

17 

8 

7 

5 

10 

DEIiLA 

ATROFIA  CONTAGIOSA 

MALATTIA  DEL  FILIGELLO  DEL  MOUO 

LA  I'RIMV  VOLTA  COMPARSA    IN  ALCUNE  COLTIVAZIOM 
DELLA  PROVINCIA  DI  BOLOGNA 

ycc/^  Qiz/a^Mo  Clef  / S3  (f 

MEMORIA 

DEL  PROF.  GILSEPPE  BERTOLONl 


(  Lotla  nella  ScssiODC  dci  27  Nortmjire  1856  ) 


E 


el  passato  anno  vi  descrissi  ,  Colleglu  UmanlssimI, 
le  nostre  coltivazioni  del  baco  da  seta  del  Moro,  a  vl  fe- 
ci note  le  principali  vaiieta  e  razze  del  Bolognese ,  nou 
clie  i  loro  pregi ,  la  loro  utilita ,  a  la  ciescente  industria 
serica  della  provincia. 

In  quest'  anno  non  saiei  tomato  sulla  stessa  materia  se 
Vina  circostanza  sfavorevola  della  coltlvazione  ultima  passata 
di  questo  fra  i  lepidotteri  utilissimo  non  mi  avesse  presen- 
tato  fatti  degni  di  essere  ricordati,  tanto  sotto  il  rappoito 
della  loro  novitu,  quanto  pel  buon  effetto  e  pel  moltissi- 
nio  vantaggio  clie  da  questo  malanno ,  cosi  infesto  e  nocivo 
a  quasi  tutte  le  altre  coltivazioni  dell'Europa,  e  riesclto 
alia  bolognese  provincia;  utilita,  come  piii  sotto  sentirete, 
veramenlc  singolare,  e  per  cosi  dire  favolosa. 

La  malattia  appellata  Atrofia  contagiosa  del  baco  del 
Moro,  alia  quale  alcuno  di  1'  epiteto  ancora  di  maligna, 
e  di  peteccliiale,  e  nuova  all'  Europa,  nuovissima  all'  Ita- 
lia e  certamente  al  Bolognese  ed  alle  provincie  piu  meri- 
dional! della   penisola.  Cotal    morbo   da    sei    anni  a  questa 


1-12  Giuseppe  Bertoloni 

parte  cornparve  in  Europa,  e  secondo  alcuni  si  mostro  di 
tale  intensiti  da  essere  distinto  dall'  antica  Atrofia ,  che  e 
pure  malattia  prodotta  da  cause  non  ben  determinate ,  ma 
lion  contagiosa. 

Anche  se  si  ammette  questo  ultimo  modo  di  pensa- 
le  intorno  all'  origlne  del  morbo,  sotto  il  grado  maligno 
contagioso  esso  attacca  l'  anlmale  in  tutte  le  sue  eta ,  e  nelle 
dilferenti  sue  forme  di  bruco ,  di  crisallde  ,  e  di  farfalla. 
lo  oplno  per6  che  il  novello  malanno  non  sia  una  derivazio- 
rie  o  modificazione  in  grado  maligno  e  contagioso  dell'  an- 
tico,  il  quale  non  attacca  che  il  baco  nel  suo  primo  na- 
scere,  e  to  ainiienta  atrolizzandolo ,  mentre  la  malattia  mo- 
derna  ha  caratteri  speciali  suoi  propri  non  comuni  con 
r  altro  morbo ;  che  anzi  giudico  che  malamente  sia  stata 
appellata  Atrofia  contagiosa,  perche  cotale  denominazione 
ci  richiama  nell'  idea  che  sia  un  grado  maggiore  dell'  an- 
tica atrofia  non  contagiosa.  II  novello  morbo  non  ci  lascia 
travedere  la  sua  causa,  ha  sintomi  certi  e  distintissimi,  e 
a  differenza  dell'  altro  riesce  moltissimo  dannoso  pei  suoi 
effetti.  Di  recente  ne  hanno  parlato  alcuni  giornali,  ma  in 
Italia  a  tutto  l'  anno  passato  non  era  stato  ancora  descrit- 
to  da  alcun  autore ,  lo  che  mi  fu  accertato  anche  dagli 
espertissimi  coltivatori  Veronesi,  e  di  fatti  nemmeno  si  da 
la  descrizione  del  medesimo  nella  Monografia  del  Bombi- 
ce  del  Gelso ,  che  e  opera  grandiosa  venuta  in  luce  in 
questo  stesso  anno  1856  in  Milano  per  cura  del  Sig.  Prof. 
Emilio  Cornalia ,  il  quale  ne  ritrasse  condegno  premio  dal- 
r  Istituto  I.  e  R.  Lombardo  di  Scienze  ,  Lettere  ,  ed  Artl. 
In  quest'  opera  si  descrive  pero  fra  le  altre  malattie  V  atro- 
fia non  contagiosa  a  pag.   352  art.  IV. 

Per  progredlre  con  regolarita  e  brevita  nel  narrare  le 
circostanze  tutte  che  mi  fecero  avere  notizia  del  morbo 
suddetto  prima  di  vederlo ,  sebbene  non  si  trovasse  descrit- 
to  negli  autori ,  conviene  che  io  premetta  fatti  die  ac- 
compagnano  la  storia  del  medesimo.  Dissi  di  sopra  che  gia 
da  sei  anni  comparve  in  Europa,  e  primamente  si  dilhise 
e  devasto  le  coltivazioni  delta  Francia  meridioualc,  della 
Spagna,  della    Svizzera    meridionale,    discendendo    da    due 


Detj,' Atbofia  contagiosa  del  Filugello  1  i3 

aniii    a   questa    parte   nella  Lombardia   e    nel  Veronese ,  e 
gino  al  Gingno  passato  non  era  ancora  penetrate  al  di  qua 
del  P6.  Per  cagione  di  qnesto  malaiino  le    coltlvazioni  tut- 
te  del  mentovati  paesi  appena  nel  totale  rendevano  la  me- 
ta  del    consueto    prodotto    di    seta,  e  qualclie  localita  spe- 
ciale  deir  Italia,  come  accadde  nel  Veronese,  perdeva  qua- 
si tutta    r  annuale    ricchissima  entrata.  Per    la  qual  cosa  I 
coltivatori  francesi  pei  primi    e  poi    tutti  gli  altri  successi- 
vamente  facevano  ogni  sforzo  ,  onde  trovare  un  preservati- 
vo  contro  tanto  disastro.  Finche  la  Lombardia   ed  il  Vero- 
nese furono  sani,  la  Francia  ritraeva  dall' alta   Italia  le  uo- 
va    pagandole    a    carissimo    prezzo    anche    di  un  napoleone 
d'  ore  r  oncia ,  e    bene    andava    contenta    di  cio  ,  come  si 
impara  dai  giprnali  di  sericoltura    francesi,  i  quali    ci  assl- 
curano  che  le  coltlvazioni  fatte  colle  uova  itallane  avevano 
tin  eslto   felicissimo  in  Francia    in   confronto  delle  coltlva- 
zioni fatte  colle    uova    francesi   di    generazioni  infette.   Ma 
da  due  anni  a  questa    parte  si    cangio    la  scena  ,  e    quella 
Brianza  tanto  ferace  delle  migliori  razze  cadde  malata  sot- 
to  la   stessa  epidemia.   Siccome  poi  la   Brianza  annualmen- 
te    somininistrava    uova    al    Veronese   e   ad  altri    paesi    non 
escluso  il  nostro,   cosi   le  uova  di  Brianza  furono  mlcidiali 
e  pel  Veronese  ,  e  probablimente   lo   sono  state  e  lo  saran- 
110   anche  per  noi ,  e  per  tutti  que'  paesi  che  di  la  ritrassero 
le  uova  infette  da  alcuni   spacclatori,  che  loro  poco  cale  di 
diffondere  il  male  ,  purche  sla    per    essi    il    guadagno.   Ben 
presto  gli  esperti  coltivatori  conobbero  che  le  uova  di  Brian- 
za   riescivano    malisslmo ,  ed    erano    pei    paesi   sani ,  come 
fu  il   nostro  sino  al    1856,  massimamente  pericolose ,    e  se 
vi  fu  persona  che  voile,  secondo  V  usato  e    contro   il    nilo 
suggerimento  dichiarato  pubblicamente  per  le  stampe  onde 
evitare,   non   qnesto  contaglo  ,  ma  quello   della  Muscardlna, 
servirsi  di   cotali    uova,  I'esperlmento    riesci    nocevolissiino 
e  contrario  alio  scopo,  siccome  io  avevo  asserito,  che  po- 
teva  accadere. 

Frattanto  i  coltivatori  delle  provincie  europee  infette  dal 
contagio  richledevano  uova  nella  primavera  di  questo  stes- 
so  anno  1856  dalle    provincie    tuttora    immuni  dal  morbo. 


1  i  i  Giuseppe  Behtoloni 

Fra  qiieste  si  distlngueva  la  bolognese,  la  ciu  seta  gode 
in  Eiiropa  di  buona  fama  per  la  tenacitii  e  lucentezza.  In 
quest'  anno  tale  circostanza  ha  portato  un  sommo  vantag- 
gio  a!  nostro  paese  ,  dal  quale  si  domandava  copiosisslma 
quantitu  dl  uova  nel  princlpio  dl  priniavera  tanto  dalla 
Francia,  cbe  da  quella  Loinbardia,  la  quale  pochi  anni 
avanti ,  per  non  dire  un  solo  anno  prima  ci  sommlnistrava 
abbondanza  dl  uova  delle  migliorl  varleta,  e  qui  e  nella 
vicina  Romagna  si  sono  vendute  le  uova  sino  quattro  scu- 
di  r  oncia. 

Nel  mentre  che  dal  difuori  venivano  fattele  prime  richleste 
nel  Bolognese  durante  11  principio  di  primavera,  le  nostre  col- 
tlvazioni  progredivano  colla  staglone  nel  generale  prospero- 
se  e  sane.  Ma  le  gazzette  e  le  lettere  commerciali  dl  Fran- 
cia,  di  Spagna,  delia  Lombardia,  e  del  Veronese  princl- 
palmente  annunziavano  che  1' epidemia  distruggeva  le  coltiva- 
zioni  intiere  di  que'  paesi.  Questo  disastro  viepplu  infervoro  i 
forestleri  ad  acquistare  da  nol  le  uova  da  far  nascere  nel- 
la futura  primavera  del  1857,  e  qui  si  apri  un  novello 
ramo  d'  industria  lucroslsslmo  ed  utilissinio;  di  fatto  molti 
filatori  della  citti  per  non  dire  tutti  ebbero  ordinazioni 
grandl  di  uova  dal  di  fuori  d'  Italia  e  dall'  alta  Italia.  So 
per  certo  che  una  sola  casa  di  conimercio  dl  Bologna  eb- 
lic  commisslone  di  venti  mila  e  piu  once  di  uova  anche 
prima  che  cominciasse  la  fiera  de'  bozzoli  nolle  varie  citta 
dello  Stato  Pontificio ;  durante  poi  le  fiere  e  nel  finire  del- 
le medesime  giornalmente  alia  stessa  Casa  pervenlvano  let- 
tere ,  colle  quail  le  erano  richieste  da  vari  luoghi  altre 
cento  ed  anche  dnecento  once  per  giorno.  Inoltre  molti 
de'  nostrl  maggiori  proprietarl  diedero  ordine  ai  loro  fatto- 
rl  di  preparare  uova  nioltissime  per  gh  amici  ,  e  conoscen- 
ti  Lombardi,e  delle  provlncie  Venete ;  che  piii  ?  alcunl  fo- 
rcstieri  vennero  a  Bologna  appositamente  per  acquistare  in 
grande  le  migliorl  qualitii  di  bozzoli  sempre  alio  scopo  dl 
ottenerne  le  uova,  ed  luia  speculazione  di  questo  genere 
fii  staliilita  entro  i  molti  e  vasti  ambienti  del  palazzo  Ben- 
tivoglio,non  clic  negli  ambienti  di  altro  grande  fabbricato 
dal  francese  Sig.  Poidebard,  il  quale  sotto  ua'  abile  direttrlce 


DeLl'AtROFIA  contagiosa  del  FlLUCELLO  14.5 

teneva  un  centinaio  e  piu  di  donne  all'  opera  di  raccoglle- 
re  dai  Ijozzoli  le  farfalle  appena  nate ,  porle  sopra  un  pia- 
no orizzontale  alio  accoppiamento,  e  poi  dopo  es&ersi  accop- 
piatc  attaccarle  sulle  tele  veiticali ,  affinche  deponesseio  le 
uova.  Difettosa  e  la  prima  operazione  di  staccarle  dalla  po- 
sizione  verticale  appena  nate  per  ragioni  lisiologiclie  ben 
note  e  die  sarebbe  luiigo  qui  ripetere.  Anche  la  Dita 
Trouve  e  Compagno  di  qui  adoper6  pure  in  grande  le  stes- 
se  praticlie ,  e  1'  Illustre  Societa  d'  AgricoUura  e  Conimer- 
cio  di  Verona  faceva  amichevole  invito  alia  nostra  Societi 
Agraria,  ed  alia  Camera  di  Commercio  di  Bologna,  perche 
aiubedtie  si  volessero  interessare  di  fare  ottenere  alia  citta 
di  Verona  alcune  migliaia  di  once  di  uova  sane,  ed  aff'at- 
to  immuni  dal  benche  minimo  sospetto  di  niorbo.  A  que- 
sto  scopo  qui  mandava  distintissimo  ed  esperto  Signore 
accompagnato  da  persone  dell'  arte  sericola  per  impiantare 
secondo  1'  uso  di  quel  paese  le  cosi  dette  arpe  onde  otte- 
nere la  piu  facile,  a  conveniente  nascita  delle  farfalle,  a 
la  piu  vantaggiosa  deposizione  delle  uova.  Ma  nel  bel  nien- 
tre  clie  nella  prima  meta  di  Giugno  si  disponevano  all'  o- 
pera,  a  si  era  gia  ritrovato  ampissimo  ed  adattato  locale, 
la  notizia ,  die  primo  di  tutti  io  ebbi ,  die  il  contagio 
compariva  nelle  nostre  coltivazioni  dalla  parte  Ijassa  della 
provincia,  e  veloce  si  innoltrava  oltre  il  Ducato  di  Gallie- 
ra  a  San  Benedetto  ,  del  che  quegli  espertissimi  stavano 
gia  in  tiinore  avendo  per  cosi  dire  odorati  i  primi  sinto- 
nii  del  rninacciante  morbo  nelle  coltivazioni ,  die  avevano 
visitate  nel  Ferrarese,  soUeciti  si  partirono  da  Bologna  per 
raggiugnere  in  Romagna  paese  immune  affatto  da  qualiin- 
que  sospetto  di  morbo,  a  posero  le  loro  arpe  entro  un  am- 
pio  e  novello  palazzo  sopra  un  colle  vicinissinio  a  Savigna- 
no,  e  die  soprasta  alia  strada  di  Cesena,  colle  che  io  va- 
rii  anni  sono  esplorai,  ed  erborizzai ,  ed  e  da  questo  stes- 
so  colle  die  il  forestiero  si  diletta  osservare  il  corso  di 
quel  Ridjicone ,  che  Cesare  con  deterininazione  piii  che 
iimana  trapassava. 

Frattanto     il    morbo    si    difFnse    vieppiii    nella    bolognese 
Provincia  ed    anche    oltre    qnesta  ,  perche    io    ebbi   notizie 
T.  vni.  19 


Ii6  CiusErpE  BeRTor.oNi 

certe  Ja  alcmil  Signorl  Hi  Rimino,  che  etanziavano  in  Bo- 
logna ,  che  in  quel  paese ,  come  pure  nella  Marca  Anco- 
netana  a  lesi  si  era  sviliippata  la  maligniti ,  e  percio  ave- 
va  veloce  oltrepassato  i  premiirosi  e  diligentissimi  Verone» 
si ,  che  ogni  sforzo  fecero  per  restare  lontani  ed  immiini 
dal  contagio. 

Ci6  premesso,  passo  a  dire  come  io  ebbi  precise  notizie 
dei  sintomi  e  dei  caratteri  di  questo  morbo ,  e  come  po- 
chi  giorni  dopo  comparve  nella  niia  coltivazione  che  ali- 
mentavo  entro  la  casa  dell'  Orto  botanico  da  me  abitata.  II 
distintissimo  Sig.  Conte  Antonio  Sparavleri  di  Verona,  col 
quale  ebbi  1'  onore  di  tenere  lunghi  discorsi  intorno  a  tan- 
to  nialanno,  instrnivami  che  il  primo  sintomo  che  compari- 
sce  del  male  e  1'  inappetenza  de'  bachi ,  il  secondo  Io  scom- 
pagnarsi  che  i  bachi  fanno  nelle  dormite  ,  e  la  difficolta  di 
nuovamente  appastarsi  dopo  la  levata ;  il  primo  sintomo 
deir  inappetenza  si  scorge  anche  prima  della  prima  levata ; 
onde  r  occhio  pratico ,  che  tutto  bene  osserva  ed  a  cui 
nulla  sfugge  ,  anche  prima  della  dormita  puo  travedere 
da  questo  segnale  se  i  bachi  saranno  attaccati  dopo  la  le- 
vata :  per  terzo  sintomo  comparisce  sul  corpo  da  prima  una 
macchia  rossastra  tendente  al  nero  ,  vagante,  poi  si  fa  fo- 
6ca  o  del  tutto  nera  la  punta  dell'  appendice  o  cornetto 
caudale ,  od  anche  annerisce  tutta  quanta  la  detta  appen- 
dice. Contemporaneamente  il  baco  irapicciolisce  un  poco , 
affievolisce ,  e  flacido  presto  si  muore ,  come  se  restasse 
quasi  vuoto  nel  suo  interno ,  mostrandosi  i  cadaveri  anco- 
ra  freschi  sempre  di  pelle  bianca,  soltanto  coUe  stome  ai 
lati  divenute  piu  fosche ,  ed  il  cornetto  caudale  pure  od 
annerito  nel  solo  suo  apice ,  o  per  tutta  la  sua  lunghezza, 
II  cadavere  non  tramanda  puzzo  nel  decomporsi,  e  nel  di- 
vidersi  de' suoi  anelli,  come  invece  tramanda  nel  Negrone, 
perche  nel  novello  morbo  gli  umori  ed  i  visceri  si  annien- 
tano  a  poco  a  poco  durante  il  corso  della  malattia,  e  si 
prosciuga  o  dissecca  I'animale  acquistando  una  tinta  piu  o 
meno  fosca  od  anche  oscura  a  guisa  di  mummia.  DicevamI 
che  il  baco  attaccato  da  picciolo  grado  di  questa  malattia 
puo  filare  abbastanza   bene   il   3110    bozzolo ,  e    puo  anclio 


Dbll'Atrofia  contagiosa  del  Filugello         147 

dare  nasclta  alia  farfalla ,  che  mostrasi  segnata  da  striscle 
e  niacchie  nere ,  ed  anclie  con  tutto  T  addome  nerastro , 
e  colle  ale  strisciate  di  scuro  ,  oppure  quasi  mancante  di 
ale,  od  appena  coi  rudimenti  di  queste,  inerte ,  immobi- 
le ,  di  difficile  accoppiamento,  e  di  facile  disunione.  Quati- 
do  poi  la  malattia  attacca  1'  animale  a  preferenza  nello 
stato  di  crisalide,  questa  diventa  nera  lungo  le  stome , 
e  si  fende  come  se  fosse  tutta  tagliuzzata  negli  anelii,  che 
sono  ristretti  in  vicinanza  della  testa ,  ed  anclie  annerisce 
sul  dorse  nella  linea  longitudinale.  Innoltre  aggiungeva  die 
pure  alcuni  coltivatori  Veronesi  credono  che  questa  malattia 
sia  T  atrofia  antica  resasi  maligna ,  e  petecchiale  per  ra- 
gione  delle  macchie  fosche,  e  contagiosa  perche  si  propa* 
ga  come  i  contagi :  di  mode  che  quando  anche  una  gian- 
de  coltivazione  e  minimamente  attaccata  dal  morbo,  nemme- 
no  le  uova  partorite  dalle  farfalle  sane  pioducono  bachi 
immuni  dal  male  ,  per  la  qual  ragione  e  Veronesi ,  e  Lom- 
bardi,  e  Francesi  oggi  sono  ricorsi  ai  paesi,  che  hanno 
cicduti  assolutamente  sani,  per  lo  acquisto  delle  uova. 

Tutlo  questo  mi  era  riferito  verbalmente  il  giorno  sesto 
di  Giugno ,  quando  la  mattina  del  giorno  appresso  si  reca- 
va  da  me  un  fattore  di  egregio  proprietario ,  che  primeg- 
gia  fra  i  coltivatori  dell'  industre  filugello,  non  che  per 
molte  perfezionate  pratiche  agricole  bolognesi ,  il  qual  pro- 
prietario aveva  in  una  sola  tenuta  cinquanta  once  di  nova 
in  coltivazione ,  e  portavami  alquanti  bachi  morti  accotn- 
pagnati  da  una  lettera  dello  stesso  proprietario,  nella  qua- 
le mi  diceva  che  in  San  Benedetto  si  era  sviluppata  una 
malattia  sino  ad  ora  sconosciuta ,  che  non  trovava  descrit- 
ta  in  alcun  autore,  e  che  gli  distruggeva  le  bigattiere , 
per  cui  gli  sapessi  dire  qualche  cosa  iiitorno  a  tanto  ma- 
lanno.  Appena  aprii  1' involto  contenente  que'cadaveri,  I'oc- 
chio  mio  ed  una  sollecita  ispezione  riscontro  subito  i  sud- 
descritti  segtii  ,  e  ben  gravi  dichiaratimi  il  giorno  avanti 
dal  Sig.  Coute  Sparavieri,  perche  ogui  individuo  aveva  1' ap- 
pendice  caudale  non  solo  nell'  apice,  ma  tutta  quanta  ne- 
ra, il  corpo  flacido  e  come  vuotato  nello  interne,  la  pelle 
bianca  con  segni  scuri  e  le  stome  fosche,  innoltre  non  tra- 


148  Giuseppe  Behtoloni 

mandavano  alcuno  fetore.  Allora  dissl  al  fattore ,  che  pre- 
sto fuggisse  meco  da  qiiella  sala  dove  eravamo ,  perche  vi 
stavaiio  collocati  60[)ra  due  castelli  dieci  arelloiii  comutiL 
lipieni  di  baclu  clie  avevaiio  gia  doiniito  per  la  teiza  vol- 
ta ,  ed  erano  sanissimi,  della  mia  razza  di  brianza  biaiica, 
die  I'anno  passato  mi  aveva  dato  le  160  libl)re  di  bozzo- 
li  per  oiicia  di  setnente.  lo  discesi  con  lui  in  fretta  nel 
giardino  ,  dove  nell'  apeita  aria  osservavo  con  maggiore  agio 
e  diligenza  que'  cadaveri,  e  confermavo  la  natura  del  mor- 
bo,  indi  subito  feci  gettare  que'  baclu  nel  canale,  perche 
la  corrente  li  trasportasse  lontani,  e  li  distruggesse.  Col 
mezzo  dcUo  stesso  fattore  mandai  la  risposta  alia  lettera  col- 
le  dovute  informazioni,  e  presto  partecipai  il  fatto  al  Sig. 
Conte  Sparavieri  ,  anclie  perche  ne'  giorni  antecedenti  a  me 
faceva  varie  coscienziose  interrogazioui  per  vieppiii  garan- 
tirsi  della  sanitA  delle  uova  verso  i  suoi  concittadini,  il 
quale  prestamente  si  allonlano  co'  suoi,  come  dissi  di  so- 
pra  ,  daila  nostra  citta. 

L'  epidemia  vieppiu  si  diffondeva  dalla  bassa  pianura  si- 
uo  alle  colline,  ed  i  miei  bachi  seguitavano  prosperissimi 
a  crescere  ,  quando  il  sabbato  prossimo ,  giorno  quattordi- 
cesimo  di  giugno  venne  da  me  il  suliodato  proprietario  ac- 
compagnato  dallo  stesso  suo  fattore  per  chiedermi  se  vo- 
levo  dargli  i  miei  bozzoli  di  quella  piccola  coltivazione  di 
casa,  perche  li  conosceva  di  belia  qnalita  ,  e  perche.  li  ve- 
deva  sani.  Nella  stessa  giornata  li  osservava  sanissimi  ,  ed 
avevano  cominciato  appena  a  salire  al  bosco ,  anche  l'  II- 
lustre  Sig.  Cavaliere  G.  Giuseppe  Bianconi  :  che  anzi  il  sul- 
iodato proprietario  si  espriraeva  cosi  mentre  si  parlava  del- 
r  epidemia  ,  e  de'  suoi  danni  :  i  vostri  come  mangiano  be- 
nd i  miei  non  facevano  sentire  questo  squasso ,  che  in  bo- 
lognese  idioma  esprime  rumore  di  pioggia  dirotta  ,  perche 
tale  od  analogo  e  quello,  che  fanuo  i  bachi  riuniti  in  mol- 
ta  society  ^  quando  si  cibano  con  appetito.  Questa  asserzio- 
ne  fatta  da  chi  nulla  sapeva  teoreticamente  dei  sintomi 
precursor!  della  malattia  faceva  sperare  a  me  di  andarne 
esente.  lo  I'isposi  che  avrei  dato  volenti«ri  tutti  i  bozzoli 
che  braraava ,  e  che  il  veuerdi  prossimo  sarebbero  stati  ca- 


Deix' AraoriA  coNTACtosA  del  Filucello         149 

vati  (lal  bosco.  Dopo  il  mezzodi  non  voltai  piu  roccliio  al 
haclii ,  nulla  mi  fii  detto  intorno  ai  medesimi  dalle  doiinn, 
die  li  goveriiavano  durante  tutto  il  sabbato,  quando  il  gior- 
no  appresso  di  buon'  ora  mi  accorsi  che  erano  sui  letti 
alcuni  baclii  l)iancbi ,  flacidi ,  moiti ,  die  subito  esaminai 
con  pill  diligenza  e  vi  scoisi  1'  apice  soltanto  del  cornetto 
caudale  annerito ,  e  rese  plu  scure  le  stome  dei  lati  del 
corpo.  Questi  segni  mi  destavaiio  subito  il  sospctto  dell'  in- 
vaslone  del  contagio  atrofico ,  e  di  fatto  esaminando  i  ba- 
clii vivi,  scorgevo  quasi  tutti  col  solo  apice  del  cornetto 
caudale  annerito,  e  svogliati  di  mangiare,  la  qual  cosa  le 
donne  crodevano  dipendere  dall'  essere  vicini  a  salire  tutti 
al  bosco.  Feci  sui  medesimi  scrupolose  osservazioni  col  mi- 
croscopio  assieme  a  mio  Padre  ,  ma  suUa  nelle  niuna  alte- 
razione  si  osservava  fuori  di  quella  dell'  appendice  caudale 
annerita  nell' apice,  e  delle  stome  appena  piu  fosclie  del 
consueto ;  a  me  innoltre  parve  di  vedere  sopra  alcuni  in- 
dividui  la  maccliia  rosso-fosca  instabile.  Ordinal  subito  die 
fossero  cangiati  di  letto  con  molta  prestezza  ,  nella  quale 
operazione  si  trovarono  circa  trecento  morti,  tutti  cogli  stes- 
si  caratteri,  ma  nessuno  mostro  mai  1'  appendice  caudale 
tutta  quanta  nera  ,  come  in  quelli ,  che  otto  o  nove  gior- 
iii  innanzi  mi  erano  stati  mandati  dal  comune  di  San  Be- 
nedetto; innoltre  mutai  lore  qualita  di  cibo  presentando- 
misi  il  destro  di  somministrarli  foglia  di  coUina  invece  di 
quella  del  giardino  botanico.  Cio  fatto  i  bachi  proseguiro- 
no  a  salire  al  bosco.  II  di  dopo  non  si  trovarono  sui  letti 
die  una  cinquantina  o  poco  piu  di  morti  ,  sempre  cogli 
stessi  caratteri  della  contagione,  ed  una  tale  mortalita  si 
ripeteva  nella  medesima  proporzione  ad  un  dipresso  nei 
successivi  giorni.  Quelli  andati  al  bosco  lavorarono  abba- 
stanza  bene  i  loro  bozzoli ,  il  silirvi  pero  fu  assai  lungo  e 
protratto ,  ed  una  settima  od  ottava  parte  si  trovarono  mor- 
ti senza  avere  tessuto,  od  imperfettamente  tessuto  il  filu- 
gello.  II  bosco  con  tutto  cio  puzzava  pochissimo,  e  non  in 
proporzione  della  mortal! ta,  trovandosi  fra  i  morti  pocliissi- 
mi  col  carattere  del  Negrone.  I  bozzoli  erano  abbastanza 
ben  compiti  di  seta  ,  nitidi  alio  esterno,    abbastanza    resi- 


150  GiUSErrE  Beutoloni 

stent! ,  assai  durl  sotto  la  presslone  della  mano,  ma  legge- 
ri  abbisognandone  un  niolto  maggior  numero  del  consueto 
degli  altri  anni  per  faro  la  libbia ,  e  furono  smerciati  al 
prezzo  di  trentotto  baiocclii  la  libbra  nella  fdanda  del  Sig. 
Guccinl.  Dai  medesimi  sciclsi  poco  piii  di  una  libbra  del 
niigliori  per  ottenerne  la  nascita  delle  farfalle,  e  delle  uova. 
Nella  stessa  niia  abitazione  avevo  coltivato  ancora  altre  raz- 
ze  in  im  anibiente  ben  lontano  dal  ]niino  ,  e  fra  queste 
quella  bellissima  del  Sig.  Principe  Don  Rinaldo  Simonetti , 
quella  del  Sig.  Conte  Don  Giovanni  Gozzadini  ,  e  la  no- 
strana  carnea  del  Sig.  Conte  Emanuele  De  Bianclii.  Mini- 
mamcnte  ne'  bacbi  di  queste  coltivazioni  piii  ristrette  si  eb- 
bero  indizi  dell'  epidemia ,  pero  vi  trovai  malati,  e  morti 
con  certi  caratteri  della  niedesima.  Scielsi  pure  un'  altra 
libbra  ricca  di  bozzoli  della  razza  Simonetti  alio  scopo  di 
ottenerne  le  uova,unaterza  libbra  della  razza  San  Martina  del- 
le tenute  del  Sig.  Duca  De  Ferrari ,  che  avevo  fatta  coltivare 
da  un  mio  amico  alia  Stellata  Pepoli,  ed  una  quarta  libbra  pu- 
re scielsi  di  bozzoli  della  mia  brianza  bianca  coltivata  nei 
colli  di  Zola  ;  e  tutti  questi  diversi  bozzoli  collocai  a  nascere 
in  luoglii  separati  per  ottenere  le  uova,  e  per  osservare 
gli  effetti  del  contagio  nelle  crisalidi ,  e  nelle  farfalle^  seb- 
bene  il  coltivatore  della  Stellata ,  ed  i  miei  contadini  di 
Zola  asserivano  clie  non  avevano  osseryato  alcuna  rnalattia 
uuova  ,  per  cui  i  medesimi  sostenevano  di  esserne  andati 
salvi,  come  forse  lo  furono  molti  altri,  oppure  ne  furono 
appena  attaccati;  e  non  osscrvando  con  quella  diligenza  che 
si  richiedeva  non  riconobbcro  il  morbo ,  anche  perche  non 
sapevano  i  caratteri  e  segni  esterni  del  medesimo ;  ed  in 
fatti,  se  non  se  quelli,  che  ebbero  la  massima  mortalita,  non 
si  accorsero  che  le  loro  coltivazioni  furono  invase  da  tan- 
to  malanno  ,  sebbene  in  quasi  tutte  le  coltivazioni  da 
me  visitate  sotto  qualsivoglia  delle  tre  metamorfosi  segni 
certi  deir  epidemia  io  abbia  coiistatati  ;  ad  esempio  ini 
giorno  parlavo  con  certa  persona  che  non  credeva  ave- 
re  avuta  la  rnalattia  ,  perche  diceva  che  le  sue  non  pic- 
colo coltivazioni  avevano  dato  molto  guadagno  in  quest' an- 
no ,  sebbene  i  bozzoli   fossero    molto  leggeri.  Per  la  quale 


DeLl'AtrOPIA   OOTTTAGIOSA  pel  Fif.UGELLO  151 

asserzione  io  le  dissi :  flunque  non  nel  baco  ma  nella  cri- 
salide  soltanto ,  e  per  consegnenza  anclie  nelle  farfalle  si 
8vilu[»p6  il  morbo;  etl  inteirogatala  se  dai  bozzoli  rniglioii 
lasciati  per  ottenere  le  uova  aveva  niolta  nascita  di  far- 
falle e  percio  inolta  semente ,  mi  rispose  negativamente  , 
per  cui  io  le  ripctci  die  mi  facesse  portare  alqnanti  bozzo- 
li dei  lion  nati,  assieme  ad  nn  paio  di  forbici.  Qnesti  boz- 
zoli ai  caratteri  estenii  erano  perfettissimi ,  duri ,  e  resi- 
stenti  nelle  pareti  sotto  la  pressione  delle  dita ,  nitidi,  sen- 
za  mostrare  alcuna  maccliia  esterna.  Appena  li  ebbi  in  ma- 
uo  le  confermai  cbe  qnesti  non  nascevano  piii  perclie  la  ma- 
lattia  colpi  la  crisalide ,  la  quale  o  si  essicco  annerendo 
un  poco,  o  si  squaglid ,  evaporizzandosi  tutti  gli  nmori  sen- 
za  tramandare  puzzo,  ma  appena  odore  come  di  farina  di 
grano,  e  macchiando  pochissimo  1' interne  del  filugello.  Di 
fatto  aperti  colle  forbici  que' bozzoli  persuasero  subito  tut- 
ti i  presenti  che  1'  epideniia    aveva  invase  quelle  sale. 

Ma  ritorniarno  al  fatto  nostro  dopo  questa  digressione,  per 
la  quale  viene  provato  ,  che  non  per  malizia,  ma  pel  nou 
avere  osservato,  dalla  maggior  parte  dei  coltivatori  si  asse- 
riva  cbe  le  rispettive  coltivazioni  erano  riescite  immuni 
dalla  malattia,  anche  percbe  ne  avevano  ritratto  molto  pro- 
fitto  e  forse  piu  degli  anni  passati ,  mentre  tutti  si  lamen- 
tavano  del  poco  peso  dei  bozzoli.  Da  ognuna  delle  quattro 
mie  diverse  razze  di  bozzoli  nacquero  per  la  massima  par- 
te farfalle  sane,  insieme  ad  alquante  malate  e  coi  caratte- 
ri deir  epidemia  dominante;  ma  dai  bozzoli  di  ogniuia  del- 
le quattro  razze  non  nascevano  tutte  le  farfalle.  Alcuni  di 
questi  mostravano  appena  un  segno  alio  esterno  di  maccbia 
derivante  da  umore  che  si  era  sparse  internamente  suUe 
pareti  dei  filugelli  stessi,  altri  poi ,  e  questi  erano  la  mag- 
gior parte,  mostravansi  nitidi  ,  come  quelli  che  sviliippa- 
vano  farfalle  sane ,  ed  i  macchiati  ed  i  non  macchiati  rie- 
scivano  leggerissimi.  Aperti  colle  forbici  questi  bozzoli  non 
nati,  alcuni  si  scorgevano  non  macchiati  nemmeno  sulla  pa- 
rete  interna,  sebbene  il  baco  dopo  avere  bene  e  perfetta- 
mente  filato  il  bozzolo  fosse  morto  la  dentro  rinchiuso  sen- 
za  poter  passare  in  crisalide,  restando  come  quasi  annientato 


152  Giuseppe  Bertoloi«i 

e  mummificato  per  la  ragione  die  si  erano  volatillzzati  I  suoJ 
iimori  tiitti  senza  punto  imputiidire ,  ne  tramandare  puz- 
zo ,  acquistando  il  colore  di  manone  alia  superficie  ,  o  qua- 
si nero ;  altri  bozzoli  non  macchiati  alio  esterno  e  non  na- 
ti  contenevano  nello  interno  loro  la  farfalla  morta  e  dissec- 
cata  perfettamente,  ma  che  visse  e  persino  depose  le  uo- 
va  non  fecondate  per  cntro  la  cavita,  a  mostrante  i  ca- 
ratteri  della  niaiattia ,  la  qual  cosa  ci  fa  conoscere  che  non 
pote  aprirsi  il  varco  a  traverso  le  paretl,  perche  il  morbo 
la  colpi  fieramente  e  con  maggiore  intensita  di  quelle , 
die  lianno  le  forze  di  nascere ,  sebbene  sieno  malate, 
insporcando  anzi  piu  delle  sane  il  follicelo  ,  ed  il  loro  ad- 
donie,  e  parzialmente  le  ale  di  un  umore  giallo  fosco.  I 
bozzoli  poi  che  dissi  non  nati  e  sui  quali  appena  si  scor- 
ge  alio  esterno  un  qualche  indizio  di  inacchia  ,  aperti  si 
trovano  colla  crisalide  affatto  vuotata  dei  visceri  tutti  ,  e 
quasi  squagliata :  i  quali  visceri  si  direbbe  si  fossero  come 
liqucfatti  e  consumati  in  quell'  umore  ,  che  si  e  espanso 
sulla  parete  interna  del  bozzolo,  dando  appena  indizio  alio 
esterno  di  ci6  e  per  conseguenza  insporcando  limitatlssi- 
mamente  la  seta.  In  questo  caso  si  scorge  che  il  morbo 
lia  colpito  r  animale  sotto  lo  stato  di  crisalide.  Tutte  que- 
ste  tre  sorta  di  bozzoli  ,  da'  quali  non  venne  alia  luce  la 
farfalla  per  cagione  della  contagione  atrofica  cosi  detta,fu- 
rono  perfettamente  tessuti  dal  rispettivo  baco  ,  come  ne 
accertano  la  spessezza ,  la  durezza  e  la  I'esistenza  delle  loro 
pareti ,  per  cui  riescirono  nutriti  di  tutta  quella  niaggior 
quantita  di  seta,  come  i  piu  perfetti  bozzoli,  da' quali  si 
svilnpparono  le  farfalle  sane.  E  conseguenza  dl  queste  osser- 
zioni  lo  stai)ilire  che  il  morbo  non  attacco  I'  animale  se 
non  se  dopo  die  il  bruco  ebbe  ultimato  [>erfettamente  il 
suo  bozzolo,  e  lo  ammalo  la  dentro  chiuso  o  sotto  lo  stato 
tiittora  di  bruco,  o  di  crisalide  ,  o  di  farfalla,  come  ve  lo 
dimostraiio  le   preparazioni  che   avete   sott'  occhio. 

I  bozzoli  dai  quali  sebbene  conipitissimi  di  seta  non  isvi- 
liipparono  le  farfalle,  e  che  dissi  contenere  nell' interno  od 
)\  bruco  muuiificato,  o  la  crisalide  squagliata,  o  la  farfalla 
disseccata ,  pesano  molto  meno  dei  bozzoU  vivi  e  sani ,  nei 


Dell' xVtrofia  contagiosa  del  Filugello  153 

quail  sono  tutti  gll  umori  dell'  animale ,  che  dee  perveni- 
re  all'  ultima  inetainorfosi,  e  percio  da  uno  stesso  peso  di 
bozzoli  vivi  ,  e  niorti  si  ottiene  molta  piii  seta  da  questi 
ultimi,  ne'  quali  gli  umori  volatilizzatisi  vengono  sostituiti 
da  altrettanto  peso  di  seta.  Nelle  bigattiere  del  Sig.  Cava- 
liere  Marco  Minghetti  si  sviluppo  la  malattia  non  durante 
lo  stato  di  bruco,  ma  ne'  bozzoli.  Egli  mi  fece  l'  onore  di 
consultarmi  intorno  a  ci6  col  mezzo  di  lettera ,  clie  ac- 
compagnava  le  farfalle  malate.  Allora  tutto  cio  che  io  ave- 
vo  osservato  intorno  ai  miei  bozzoli  nialati  a  Lui  parteci- 
pavo ,  ed  egli  mi  rispondeva  con  lettera  ,  e  piu  tardi  mi 
confermava  a  voce  di  avere  precisamente  vedute  tutte  le 
stesse  circostanze  da  me  riferitegli.  Ai  pin  soUeciti  colti- 
vatori  de'  bachi  sotto  lo  stato  di  bruco  1'  animale  non  am- 
malo,  perche  1'  epidemia  comparve  in  provincia  soltanto 
nella  prima  metu  di  Giugno  ,  e  vi  si  diffuse  passata  la 
meta  dello  stesso  mese.  II  Signer  Principe  Don  Rinaldo 
Simonetti,  che  per  consuetndine  colle  sue  cure  e  prati- 
che  una  settimana  almeno  prima  degU  altri  coltivatori  to- 
glie  dal  bosco  i  bozzoli,  non  ebbe  certamente  malattia  nei 
bachi ,  ma  non  e  andato  del  tutto  esente  quando  l'  ani- 
male stava  racchiuso  nel  bozzolo,  e  nella  nascita  delle  far- 
falle; perche  quasi  tutte  le  grandi  intraprese  che  si  sono 
fatte  in  quest'  anno  per  ottenerne  uova  da  commerciare  , 
al  quale  scopo  si  acquistavano  i  migliori  bozzoli  del  mer- 
cato,  tutte  ebbero  qualche  indizio  di  morbo  nelle  farfalle, 
inorbo  che  io  vi  constatai  colle  mie  proprie  osservazioni  ; 
e  quello  che  mi  certifica  che  il  contagio  fu  generale,  e  la 
circostanza  che  i  bozzoli  perfetti  e  riccbi  di  seta  rlesciva- 
no  di  poco  peso  per  detto  dei  maggiori  coltivatori ,  la  qual 
cosa  ])er  me  esprime  la  morte  dell'  animale  per  entro  ai 
bozzoli,  e  la  disseccazione  del  medesimoje  tutti  I  coltiva- 
tori converranno  meco  che  nello  sviluppo  delle  farfalle  mol- 
te  di  queste  nascevano  coi  caratteri  sopra  descritti  della 
contagiosa  malattia,  e  conveniva  gettarle  onde  non  parto- 
rissero;  per  la  qual  cosa  questa  eliminazione  fatta  dalle 
persone  che  avevano  la  mira  di  ottenere,  se  sara  possibi- 
le  ,  Sana  generazione  nell'  anno  avvenirej  dava  per  risulta- 
T.  vin.  20 


1  5  i  Giuseppe  Eeetoi.osc 

to  die  da  una  libbra  di   bozzoU    si  ricavavano  appena  due 
teizi  di  oncia  di  nova  paitoiite    da    feinmlne,  clie  presen- 
tavajio  r  aspetto    di    sanita ,  e    fecoudato    da    masclii    pari- 
nieiite    dollo    stesso    aspetto.  Se    poi    i    nascituri  di  qiieste 
uova  nel    venturo    anno    audranno    esenti    dal  morbo  nella 
nostra  provincia,  non  abbiamo  alcun  dato  da  poterlo  argiii- 
re.  Cbe  se    dobbiamo    prognosticare    da    quello    che    e    ac- 
caduto   neir  alta    Italia,    e    da    (juanto    mi    baniio    riferito , 
ed  hanno  confeimato    successivamente    in    questi    due  ulti- 
mi    anni    i    Veronesi,  diio   cbe    siamo    minacciati    da  niag- 
gior    male,    peiclie    il    seme    del    contagio    e    giu    tra  noi , 
mentre  in    quest'  anno  vi  e  peivenuto    assai   taidi,  e    pu6 
diisi ,  quando    i  bachi  erano   nel   generale    per    andare    sul 
bosco.   Tuttavia   non    debbo  tacervi   lui   fatto  avveuuto    nel 
nostro    paese ,    e    che    sarebbe    contraiio    per    Jniona  sorte 
al  sinistro    prognostico.   Vi    dissi   di    sopra   che    nella  Lom- 
bardia    e     nel     Veronese    principalmente     il    danno     cagio- 
nato    dal  nuovo  contagio    de'  bachi    ha    tolto    a    que'    pro- 
prietari  le   maggiori  loro   entrate,   la  qual  circostanza   com- 
binatasi  con  quella    della    mancanza    delle    uve    in    un   ter- 
litorio    dove    queste    con    quelli    erano    quasi    gli    esclusivi 
jjrodotti    per  la    sussistenza  della  popolazione ,  il  proprieta- 
rio  dovette  soccombere ,    e    privarsi  delle   maggiori  agiatez- 
ze  della    vita.   Frattanto    da    que'  paesi    si    chiedevano    con 
tutto  r  impegno  le  nova  delle  nostre    generazioni  sane  per 
tentare    di    ritornare  il   piii  presto    possibile   ad  ottenore  le 
necessarie  entrate.  La  Signora  Contessa  Anna   Teresa  Goz- 
zadini  Sencgo  AUighieri ,  per  provvedere    alia  ricliiesta    del 
proprio  tVatello,  che  da  due    anni  a  questa   parte   perdeva 
le  sue  maggiori  entrate ,  aveva  ordinato   al  Signor  Carboni 
uno  de'  fattori  espertissimo    di  sua  casa,   che  provvedesse 
una  data  quantitu  de'  migliori   e   piu  belli  bozzoli  per  far- 
li  iiascere  ed  ottenerne  le  uova   necessarie  alle  non   picco- 
lo   coltivazioni    del  fratello.    II    Carboni    adopero    i    bozzoli 
di  bella ,   e  sanissima  razza ;    ma    durante    la  nascita    delle 
liirfalle    il    contagio    penetro  ad   ammalaria ,    e    gettate    via 
scropulosamente    tutte    le    fartallc    non     sane  ,    come    furo- 
no    costretti    di    fare    i    coltivatori    tutti    della    provincia , 


DeLl'AtROFIA  contagiosa  del  FlLUGELLO  EC.         155 

COS!  quel  fattore  ottenne  le  uova  da  quella  razza.  Ma  al- 
cune  cli  queste  nel  liiglio  piesentarono  il  bivoltismo  ilando 
sviliippamento  ai  hruclii.  Partecipata  subito  dal  Garl>oni  la 
iiotizia  alia  suliodata  Signora,  Ella  ordiiio  die  fossero  al- 
levati  que' baclii  con  tutta  diligenza  e  massima  cura,  lo 
che  fattosi ,  non  ammalarono  di  sorta  alcuna  nello  stato 
di  bruco  ,  diedero  de'  bozzoli  perfettissimi  sotto  tutti  i  rap- 
port!,  da  quest!  nacqueio  perfette  faifalle,  clie  si  accop- 
piarono  eneigicamente,  e  partorirono  uova  d!  una  gene- 
lazione  sana ,  die  derlvava  pero  da  una  generazlone  che 
nello  stato  d!  farfalla  presentava  individui  attaccati  dal 
contagio  ,  i  quali  tutt!  pero  eiano  stati  esclusi  dal  genera- 
re,  selibene  fossero  vissut!  a  contatto  dcgli  apparentemente 
sani.  Questa  esperienza  fatta  nel  cuore  della  state  ci  du 
belle  speranze,  e  c!  lasda  nella  lusinga  di  andare  esenti 
dal  morbo  nell'  anno  venture.  M!  venne  pure  riferito 
che  !l  Signer  Cane  da  una  coltivazlone  bivoltina  ebbe  lo 
stesso  risultato. 

La  vera  cagione  d!  tanto  malanno  a  me  e  tuttora  see- 
nosciuta,  come  e  sconosciuta  ai  piu  espert!  coltivatori  Lom- 
bard! e  Veronesi.  Alcun!  ne  hanno  incolpato  le  foglie  od 
il  cibo  non  perfetto,  ma  questa  non  e  che  una  mera  sup- 
posizione.  E  certo  che  il  microscopio  non  iscorge  sopra 
r  animale  alcun  indizio  d!  mufFe,  come  invece  scuopre  nel 
Calcino  sulla  pelle  ,  ed  io  non  vi  ho  osservato  che  la  li- 
vidura  delle  stome  ,  e  1'  apice  annerito  dell'  appendice 
caudale ,  o  tutta  intiera  questa  annerita,  il  totale  della 
pelle  si  rimane  naturale  anche  per  qualclie  tempo  dopo  la 
morte,  e  per  me  quest!  poch!  scgni  estern!  non  sono  al- 
tro  che  effetto  delle  alterazion!  interne ;  poiche  il  male  co- 
mincia  dall'  inappetenza,  e  da  una  inazione  del  tubo  ga- 
stio-enterico  per  cui  viene  a  mancare  la  nutrizione ,  e  si 
impiccioliscono  percio ,  e  si  atrofizzano  tutti  i  visceri  ri- 
manendo  la  pelle  inalterata  quasi  vuota,  e  per  necessaria 
conseguenza  il  verme  nell'  ultimo  stadio  della  malattia ,  e 
dopo  la  morte  riesce  flacidissimo,  privo  d'  umori,  e  di  vi- 
sceri ristrettissimi  ,  non  avendo  la  tendenza  di  impuU"idi- 
re ,   ma  di   sciugarsi. 


156  Ciusitrrn  nutiToi.ont 

L'umoro  nutritivo  non  si  pu6  supporrc  sortlto  cogll  escra- 
mer.ti ,  come  accade  in  altre  inalattie  dello  stesso  animale  , 
perche  i  lettl  non  restano  inaggiormente  inumiditi  del  con- 
sneto ,  ma  e  venuto  nieno  a  poco  a  poco,  perche  il  ver- 
nie  non  mangia  per  del  tempo,  e  la  traspiiazione  piutto- 
sto  lo  dec  avere  consumato,  e  fatto  volatilizzare,  per  cui 
r  animale  sembra  morire  come  di  inedia.  Qneste  sono  le 
poclie  cose  che  mi  somministro  l'  osservazione  accompagna- 
ta  dal  raziocinio.  Per  lo  contrario  le  farfalle  malate  a  me 
nacqnero  nel  generale  col  ventre  tiimido ,  molto  bagnato  , 
colle  ale  alcune  volte  imperfette,  od  appena  rndimentate, 
od  anche  perfette,  come  vedete  nelle  preparazioni ,  cogU 
anelli  posteriori  dell'  addome  di  colore  giallo  fosco  pin  o 
meno  intense,  e  pin  o  meno  esteso  sngli  anelli  anteriori ; 
innoltre  erano  torpide ,  si  staccavano  facilmente  dalle  pez- 
ze  cadendo  a  terra,  si  accoppiavano  con  difficolta,  e  molte 
emettevano  le  viova  con  assai  facility.  Feci  scrupolosa- 
mente  gettare  via  tntte  le  farfalle  malate  delle  quattro 
razze  appena  venivano  alia  luce,  alcune  pero  le  ho  con- 
servate  e  separate  subito  dalle  sane  accoppiandole  a'  ma- 
schi  malati,  ed  anche  a'  maschi  sani  in  una  camera  Ion- 
tana  dalle  generazioni  sane,  per  ottenerne  le  uova  ,  onde 
sperimentare  se  i  baclii  nascituri  saranno  maggiormente 
infetti  dal  contagio ,  di  quelli  che  nascono  dalle  genera- 
zioni fatte  coll'accoppiamento  di  individui  denotanti  la  mi- 
gliore   sanita. 

L'  effetto  del  morbo  suUa  crisalide  gia  vl  indlcai  supe- 
riormente  e  lo  potete  osservare  nelle  preparazioni ,  colle 
quali  constaterete  che  piu  spesso  dessa  si  squaglia  e  si  con- 
suma  quasi  tutta  nella  sostanza  interna ,  restando  entro  il 
bozzolo  appena  il  solo  guscio ,  altre  volte  non  si  squaglia , 
ma  il  guscio  intatto  e  perfettaraente  chiuso  evaporizzo  tut- 
ti  gli  umori  intern!  con  impicciolimento  massimo  Je'  vi- 
sceri  non  cagionando  la  benche  minima  efFusione  di  liqui- 
do  5  e  perci6  il  benche  minimo  insudiciamento  della  seta. 
E  degno  pure  di  registrarsi  che  nelle  due  coltivazioni  di 
casa  niia  furono  pivi  attaccati  i  bachi  di  brianza  blanca 
dal  morbo ,  e  meno  le  farfalle  della  stessa  razza ,  nientre  i 


Dcll'  Athofia  contagiosa  del  Filugello  1 57 

hachi  della  razza  Simonetti  appena  diedero  indizl  del  mor- 
bo  ,  e  le  farfalle  di  questi  invece  riesclrono  molto  piu  ma- 
late  di  quelle  di  hiianza  l)ianca.  In  minor  niimero  fiirono 
le  farfalle  nialate  e  nate  dai  bozzoli  derivati  dalla  mia  col- 
tivazione  del  colli  di  Zola ,  e  niente  da  quella  della  Stel- 
lata  Pepoli.  Tale  e  la  storia  del  morbo  comparso  per  la 
prima  volta  in  quest'  anno  nella  provincia  Bolognese ;  e 
dove  in  realtu  ha  danneggiato  non  poco  il  prodotto  senza 
die  i  proprietarii  abbiano  risentito  il  danno^  che  anzi  van- 
taggio,  attese  certe  circostanze,  delle  quali  per  ultimo  pas- 
so  a  parlarvi. 

II  prodotto  della  seta  appo  noi  ,  come  vi  dissi  1'  anno 
passato,  e  in  molto  aumento  per  le  niigliorate  e  sempre 
crescenti  piantagloni  del  Moro ,  per  cui  naturalmente  la 
quantita  della  merce  cresce  anno  per  anno.  Per  tale  ca- 
gione  ancbe  quest'  anno  1856  il  prodotto  ha  sorpassato 
in  quantita  quello  dell'  anno  antecedente  ad  onta  della  mor- 
tality de'  bachi  avvenuta  in  alcune  eomuni  della  montagna 
pel  freddo ,  quando  i  piccoli  bruchi  si  schiusero  dalle  uo- 
va ,  e  ad  onta  della  mortalita  e  del  poco  peso  de'  bozzoli 
prodotto  dal  contagio  atrofico;  e  se  queste  due  sfavorevo- 
li  circostanze  non  fossero  state  ,  di  necessita  piu  grande  sa- 
rebbe  riescito  1'  annuale  aumento  della  seta  :  dunque  in 
sostanza  per  questa  parte  vi  e  stato  un  danno  reale ,  ma 
che  non  viene  sentito  ancbe  per  cagione  del  caro  prezzo  , 
al  quale  sali  la  merce:  ed  il  massimo  vantaggio  di  questo 
prodotto  sta  nelle  seguenti  circostanze.  Da  pochi  anni  nian- 
ca  una  meta  della  seta  alle  entrate  della  Francia ,  della  Spa- 
gna  ,  e  piu  che  meta  ancora  del  Regno  Lombardo  Veneto. 
I  giornali  forestieri  annunziavano  nella  primavera  scorsa  , 
che  le  fabbriche  non  avevano  genere  greggio  bastante  per 
soddisfare  alle  commissioni  ,  perche  anche  le  coltivazioni 
asiaticlie  avevano  somministrato  poco  prodotto ,  tutto  cio 
fece  alzare  moltissimo  i  prezzi  nei  listini  di  Milano^  che 
regolano  il  commercio  della  seta  d'  Italia ;  per  tal  ragione 
anche  da  noi  si  parlava  di  prezzi  favolosi,  e  si  comiiiciava 
il  mercato  pagando  sino  i  treiitotto  e  quaranta  baiocchi  la 
libbra  i  bozzoli  di  bella    qualitu.   Frattanto  confermatasi  la 


158  Giuseppe  Bertoloni 

notizia  clie  quasi  tuttc  le  coltivazioni  d'  Europa  erano  de- 
cimate dal  contagio  ,  ciedendosi  dai  ibrestieri  clie  qui  non 
fosse  pervenuto,  si  cominettevaiio  migliaia  e  migliaia  di 
oncia  di  uova  ai  nostri  speculatori  ,  come  dissi  di  so- 
pra ,  i  quali  percio  facevano  sempie  piu  aumentarne  il 
piezzo  di  guisa ,  clie  nel  finire  del  mercato  fu  spinto  al 
segno  di  pagare  piu  di  cinque  paoli  la  libbra,  qualsia&i  va- 
rietii  di  bozzoli  clie  1'  anno  innanzi  si  vendevano  due 
paoli  o  poco  piu  j  per  la  qual  cosa  i  proprietari  incassaro- 
no  le  stesse  somme ,  ed  alcuni  anche  maggiori  dell'  anno 
avanti  ,  e  la  cosa  riesci  di  moltissimo  vantaggio  ai  coni- 
pratoii  sia  clie  ne  ricavassero  le  itova ,  le  quali  si  sono 
vendute  per  ogni  oncia  anche  piu  del  triplo  del  costo 
de'  bozzoli ,  clie  occorrono  per  ottenerle,  oltre  che  si  sono 
venduti  con  bellissimo  sinercio  i  bozzoli  sfarfailati ,  sia  che 
si  adoperassero  per  trarne  la  seta ,  perche  il  bozzolo  ren- 
deva  moltissimo  al  trattore  essendovi  sotto  lo  stesso  peso 
sostanzialmente  piu  seta  del  consueto  degli  anni  passati 
di  non  epidemia,  poiclie  questa  non  aveva  disturbato  nel 
gencrale  la  tessitura  del  bozzolo ,  ma  aveva  piuttosto  at- 
taccato  ed  annientato  i'  animale  dopo  che  ebl>e  ben  tes- 
suto  il  proprio  recinto  come  dissi  di  sopra. 

La  circostanza  dell"  essere  le  nostre  coltivazioni  de'  ])a- 
chi  colpite  per  la  prima  volta  in  quest'  anno  dalla  micidia- 
le  atrofia  contagiosa  piuttosto  quando  1'  animale  era  nello 
stato  di  crisalide ,  che  di  bruco ,  ha  prodotto  un  grandis- 
sinio  vantaggio  pel  nostro  paese,  mentre  la  stessa  cagione 
e  riescita  di  danno  gravissimo  ai  maggiori  coltivatori  della 
vicina  Lombardia ,  e  del  Veronese  per  non  dire  di  tutti 
gli  altri  clie  stanno  oltre  monti  ,  poiche  da  varii  anni  col- 
pisce  le  loro  coltivazioni  assai  presto  e  sotto  lo  stato  di 
bruco  principalmente. 

Qui  nietto  fine  al  mio  dire  ,  col  quale  ho  preteso  di 
farvi  conoscere  le  circostanze  die  lianno  accompagnato  lo 
svihippo  di  una  novella  iiialattia  del  baco  da  seta  ,  coni- 
parsa  tra  noi  ,  senza  sapervene  dire  la  cagione,  la  qua- 
le si  esprime  soltanto  tlagli  efletti  coile  parole  di  atro- 
fia  contagiosa  da  chi    primo    cosi    1'  appello ,    e    senza    sa- 


Dell' Atrofia  contagiosa  del  Filugello         159 

pervl  indicare  ii  mode  di  evitaila ,  di  prevenirla ,  e  svl- 
luppatasi  di  guariila.  Colle  ipotesi  avrei  potuto  vieppiu  le- 
car  noia  a  Voi  clie  coitesementc  mi  ascoltate  e  per  fj[ue- 
sto  appunto  mi  taccio,  anche  perchc  il  natmalista  di  og- 
gidl  lion  dee  basaie  le  propiie  dottrine  .  die  sui  fatti 
ceiti  e  positivi. 


SULLO  SCHELETRO 

immis  mm\  m. 

(  VARANUS  ARENARIUS  DUMERIL  E  BIBRON ) 

I\OTA 

DEL  PROFESSORE  CAV.  LUIGI  CALORI 


(  LcUa  nclla  Sesjioue  del  31  GeDnaiO  I8S7. ) 


Ge 


[eoffroy  Saint-Hilaire  nella  grande  opera  suU'  Egltto 
da  una  Leila  figura  del  Monitor  Terrestris  ^gypti  Guv.,  e 
ne  rappresenta  il  teschio  osseo  dalla  faccia  superlore  (1). 
G.  Cuvler  (2),  lo  stesso  GeofFroy  Saint-Hilaire  (3),  Gam- 
per  (4),  Spix  (5),  Meckel  (6),  Eichwald  (7),  Gorski  (8) 
hanno  istituite  ricerche  diligentissime  tanto  suUa  osteologia 
intera  di  altri  Monitori ,  che  su  diverse  parti  di  essa,  ma 
poco  hanno  atteso  a  quella  del  terrestre  suddetto ;  perclie 
fattami    opportunita   dall'  Illustre    nostro    Gollega  e    Preside 


(1)  Descriplion  de  1' Egypte  etc.  Tom.  Vint-qnalrifme ,  Hist,  naliir.  Zoologie. 
Paris  1829.  pag.  18.  Planche  HI.  des  reptiles  lig.  -i.  Planciie  IV.  fig.  14. 

(2)  Recherches  sur   les   ossein,   foss.    Tom.    cinqui^me  l\.  partie.    Paris  1824 
pag.  UK 

(3)  Op.  cit.  Tom.  cit.  Vcdl  pure  Philosnphle  anatomique  Tom.  prem.  pag.  111. 

(4)  Annal.  dii  Miis.  Tom.  XIX.  pag.  215.  Mi^in.  sur   qiielqiies    parties  raoins 
conniies  du  squelclte  des  Saiiriens  fossilcs  de  Alueslriclit.  Piancbe  11  fig.  5. 

(5)  Ceplialogenesis   etc.    Monaciiii  1815.    pag.  27.  §  10-  e  pag.  75.  non  die 
Tab.  V.  fig.  HI-IV-V. 

(6)  Traiie  d'  Anat.  compar.  Tom.  deiixifSme. 

(7)  Fauna  Caspio-Caticasica  ec.  Pelropoii   1841. 

(8)  Ueber  das  Cecken  der  Saarier.  EIne  Vergleichende  anat.  Abandlung     mit 
2  lithogr  Taf.  Dorpart  1862. 

T.    VIII.  21 


162  Luici  Galori 

Cav.  Prof.  Antonio  Alessandrini  di  notomizzaie  un  tal  Mo- 
nitore,  ed  essendomi  posto  principalrnente  alia  osteologia 
del  medesimo,  ne  conoscendo  che  alcuno  1'  avesse  per  an- 
cora  ritratta  interamente ,  erami  ingegiiato  supplire  a  que- 
sto  difetto  con  una  figura  dello  sclieletro,  e  con  altre  che 
meglio  ne  mettessero  in  vista  i  particolari  piu  notabili ,  e  ne 
aveva  in  oltie  scritte  varie  annotazloni  con  I'intendimento  di 
leggerle  innanzi  al  cospetto  di  cpiesto  veneiato  Consesso. 
E  gia  si  appressava  il  tempo  di  qiiesta  mia  lettura,  quando 
pochi  giorni  sono  ci  peivenlva  il  fascicolo  17(6  dei  ret- 
tili  )  della  grandiosa  opera  ,  clie  il  Sig.  Emilio  Bhinchard 
sta  pubblicando  =  1'  Organisation  du  regne  animal  =  , 
nel  quale  fascicolo  trovava  (  Reptiles-Sauriens  PL.  10  ) 
delineate  in  profilo  lo  sclieletro  di  questo  Monitore.  Con- 
templatolo  alquanto  ,  tale  rinscivami  che  anziche  tornii  dal 
mio  proposito  ,  mi  confermava  nel  medesimo;  perocche^  di- 
rollo  francamente  ,  qiiello  sclieletro  delineato  dallo  stesso 
Sig.  Blancard  non  e  di  quella  bonta ,  o  veritil  anatomi- 
ca ,  quale  si  converrebbe  ad  un'  opera  destinata  dal  sue 
autore  a  far  testo. 

Lo  scheletro  che  ho  fatto  delineare ,  appartiene  ad  un 
individuo  maschio^  e  mostra  una  certa  grandiosita  e  robu- 
stezza ,  qnali  non  si  avvisano  in  quello  del  Sig.  Blanchard. 
Vero  e  ch'  egli  per  adattarlo  al  formato  della  sua  opera , 
r  ha  ridotto  a  dimensioni  minori  ,  e  che  il  mio  e  grande 
al  vero;  ma  cio  non  dovrebbe  togliere  quelle  caratteristi- 
che.  Ho  poi  fuggito  quel  perfetto  profilo,  che  niente  sod- 
disfacevami  1'  occhio^e  troppo  sottile  e  scarsa  rendeva  la  figu- 
ra, presentandosi  il  rettilc  vivo,  quale  io  lo  vidi,  ben  altrimen- 
ti ;  e  1'  ho  fatto  ritrarre  in  un' attitudine  abituale  ad  esso , 
contemplandolo  di  fianco ,  ed  in  parte  come  a  volo  di  uc- 
cello ;  perocche  cosi  appariva  con  tutta  cliinrezza  un  mag- 
gior  numero  di  parti  ,  donde  a  prima  vista  una  idea 
pill  intera  di  questo  scheletro.  So  che  sono  voluti  dai  Na- 
turalisti  e  dagii  Anatomici  que'  perfetti  profili  ,  e  sono 
altresi  comandate  altre  vedute  degli  oggetti  per  render- 
ne  pill  piena  ed  esalta  1'  iinmagine,  ma  cio  vuol  riferirsi 
piuttosto  a  particolari  piu    important!    di    un  tutto ,  die  al 


Del  Monitor  terrest^is  er.  16  3 

tutto  niedesimo ,  niassime  nel  caso  nostro ;  e  quando  con 
una  vetluta  sola  ben  divisata  si  possa  conseguiie  1'  iu- 
tento,  io  non  duhito  piuito  clie  ognuno  noii  sia  del  iiiio 
pareie ,  die  (juesta  maniera  di  adopeiare  non  torni ,  senza 
fallo,  niigliore. 

La  fig.  1.  Tav.  10.  niostia  questo  sclieletro.  Condotta 
una  linea  dalla  punta  del  muso  alia  estieoiitu  delia  coda 
niisura  101  centirnetri,  48  dei  quali  appartengono  al  tron- 
CO ,  e  53  alia  coda;  lungliezza  di  corpo  conscntanea  alia 
notata  da  Geoffroy  Salut-Hilaiie  nel  siio  Tupinaiidjis  arenas 
rius  di  Egitto ,  die  e  appunto  questo  nostro  Monitor  (1), 
La  colonna  vertebrale  si  compone  di  119  vertebre  cosl  ri- 
partite  nelle  difTerenti  regioni :  6  nella  cervicale ,  22  nella 
dorsale ,  1  nella  lombare,  2  nella  sacrale ,  e  88  nella  cau- 
dale.  H  numero  delle  cervicali  corrisponderebbe  a  quello 
ddle  stesse  vertebre  nel  Monitore  di  Giava  stando  alia 
Tavola  inserita  nella  nuova  edizione  delle  lezioni  di  Anat. 
Compar.  di  G.  Cuvier  (2) ,  ma  stando  a  quella  die  trova- 
si  nell'  opera  sulle  ossa  fossili ,  questa  identita  scomparireb- 
be,  poiclie  sette  ne  vengono  assegnate  al  citato  Monitore, 
ed  alia  settima  sola  costole  cervicali  (3).  A  quale  credere 
delle  due  tavole  non  saprei,  mancando  del  confronto  col 
vero.  Le  sei  vertebre  cervicali  segnate  da  a  ad  a  fig.  cit. 
Tav.  cit.  distinguonsi  perfettamente  come  di  solito  dalle 
dorsali  per  le  spine  o  creste  inferiori  prodotte  dalla  parte 
posteriore  delle  faccie  inferiori  de'  lore  corpi  ,  le  quali  cre- 
ste portano  nell' apice  una  epifisi,  die  il  Sig.  Blancbard  lia  di- 
nienticato  di  dilineare  nella  cit.  fig.  della  sua  Tav.  lOde'Retti- 
li-Saurii;  creste  piii  lunghe  nella  seconda  ,  tcrza  e  quarta 
vertebra  die  nelle  altre,  ne  mica  a  punta  acuta  come  nella 
predetta  figura,  ma  ad  ottusa  e  direi  quasi  bitubercolata. 
L'  atlante  fig.  2,  3  Tav.  11.  (i),  die  non  diversifica   punto 


(1)  Description  de  1'  Egypie.  Tom.  ci[.  p.  c. 

(2)  Lerons  d"  Anat.  Couip.  Tuni.  piem.  Bi'uxel.  1836.  p.  88. 

(3)  Osseni.  Foss.  Tom.  cit.  pag.  "288. 

(4)  La  fig.  2.  rapprcsenta   1'  atlante   dalla    faccia   anteriarc,  la    fig.    3.  dalla 
posteriore. 


16i  LuiGi  Galori 

da  quello  di  altri  Monitor! ,  come  del  Nilotico  e  del  Ca- 
spio,  pur  non  ne  nianca,  ma  quella,  che  vien  definita  per 
qnesta  spina  o  cresta  inferiore  ,  non  senibrami  tale ;  e  sa- 
rei  inclinato  ad  amuiettere,  die  la  cresta  infeilore  anterio- 
re  deir  asse  fosse  veramente  la  cresta  inferior  postcriore 
dcir  atlante,  sicconie  quella  che  qui  si  attiene  all'  apofisi 
odontoide ,  la  quale  omologicaniente  consiclerata  altro  non 
e  die  il  corpo  dell'  atlante  medesinio.  Questa  vertebra  con- 
»ta  dei  tre  soliti  pezzi  ossei ,  uno  inferiore  nilnore,  che 
con  quasi  tutta  la  sua  faccia  esterna  degenera  nella  cresta 
inferiore  degli  autori ,  a  due  laterali ,  che  sono  gli  archi 
riuniti  superiormente  sulla  linea  media  e  non  proUingati, 
come  di  regola  ,  in  un  processo  spinoso.  L'  anello ,  che  ri- 
sulta  dalla  unione  di  questi  tre  pezzi,  resta  diviso  nel  suo 
vano  da  un  largo  legamento  trasverso  a  in  due  fori ,  uno 
superiore  minore  che  contiene  il  principio  della  midolla 
spinale,  altro  inferiore  maggiore,  che  posteriormente  ricet- 
ta  il  processo  odontoideo  ,  ed  anteriorniente  il  coiidilo  oc- 
cipitale  articolantesi  a  con  la  cavita  glenoidea  anteriore 
della  faccia  interna  o  superiore  del  pezzo  medio  dell'  atlan- 
te, e  colle  due  cavita  glenoidee  attigue  dei  rudimenti  di 
processi  articolari  anteriori  degli  archi :  particolarita  assai 
bene  in  accordo  con  la  composizione  dell'  anzidetto  condi- 
lo.  Sopra  (juesti  processi  articolari ,  o  1'  iiiserzione  del  le- 
gamento trasverso  ,trovasi  in  ciascun  arco  una  incisura  ner- 
vosa ,  data  cioe  alia  formazione  del  primo  foro  di  coniuga- 
zione  :  analoga  incisura  osservasi  posteriormente  negli  archi 
intesa  a  scopo  eguale,  sotto  la  quale  appaiono  in  rudimen- 
to  i  processi  articolari  posteriori.  Questi  ofFiono  una  pic- 
colissima  superficie  articolare  piana  un  po'  obbliqua  dallo 
avanti  alio  indietro  a  dallo  interno  alio  esterno,  la  quale 
corrisponde  ad  altra  consimile  posta  sui  lati  della  faccia 
anteriore  del  corpo  dell'  asse,  che  a  propriamente  parlare 
manca  di  processi  articolari  anteriori  distiiiti  e  prodotti  da- 
gli  archi.  Ma  com'  a  piccola  questa  superficie  articolare 
dell'  atlante,  estesissima  per  converso  e  quella  che  vi  sta 
al  di  sotto,  a  corrisponde  alia  parte  posteriore  della  faccia 
interna  del  semianello  inferiore  di  questa  vertebra,  perocche 


Del  Monitor  terrestris  ec.  165 

misura  il  tratto  di  arco  situate  sotto  il  descritto  processo 
articolaie  posteriore  ed  il  pezzo  medio  infcriore  della  ver- 
tebra medesima.  Questa  si  estesa  faccia  articolare  e  leg- 
germente  concava ,  e  si  articola  colla  forte  prominenza  se- 
inicircolare  convessa  dell'  apofisi  odontoide.  Finalmente  so- 
pra  r  incisura  inferiore  sorge  una  piccola  apofisi  clie  la  li- 
mita  ,  situata  nclla  linea  dei  processi  articolari  dclle  altre 
vertehre. 

L'  asse  fig.  4,5,6  Tav.  11.  (1)  merita  altresi  una  spe- 
ciale  descrizione.  Questa  vertebra ,  gia  niolto  piu  colossale 
deir  atlante,  ha  il  corpo  lateralmente  compresso  nella  par- 
te media,  ed  ingrossato  nelle  due  estremita  ,  ciascuna  delle 
quali  sostiene  una  spina  o  cresta  inferiore.  L'  anteriore  di 
queste  spine  e  conformata  ad  uncino  o  a  becco  piegato 
posteriormente  :  e  una  vera  apofisi  coracoide  o  piuttosto 
epifisi ,  poiche  non  e  saldata  al  corpo,  ed  appartiene  alia 
prominenza  anteriore  di  questo  similmente  epifisaria  a*  co- 
stituente  1'  apofisi  odontoide.  Cotale  epifisi  non  fu  descrit- 
ta  ne  delineata  da  G.  Cuvier  (2) ,  ne  da  Eichwald  (3) ; 
Mecliel  pero  1'  ebbe  notata  generalmente  ne'  Saurii  ,  scri- 
vendo  die  il  processo  odontoideo  suol  essere  in  questi  ret- 
tili  un  punto  di  ossificazione  distinto  (4).  Nella  figura  del- 
la  Tav.  cit.  del  Sig.  Blanchard  la  cosa  e  assai  curiosa,  pe- 
rocche  la  cresta  posteriore  dell'  asse  rappresenta  evidente- 
mente  luia  epifisi ,  mentre  1'  anteriore  si  vede  perfettamen- 
te  saldata  col  corpo  di  detta  vertebra:  insomma  la  dispo- 
sizione  e  inversa,  ne  si  puo  a  meno  di  averla  per  molto 
sospetta.  Levando  quella  epifisi  odontoidea  si  avrebbe  nel- 
la faccia  anteriore  del  corpo  dell'  asse  in  luogo  di  una 
prominenza  una  cavita ,  a'  cui  lati  rimarrebbero  due  piccole 
apofisi  fornite  di  faccette  articolari ,  e  con  cio  si  ridurrebbe 


(1)  La  fig.   4    rappresenta  1'  asse  di  latn ,  la    5  dalla    parte  anteriore,  la   6 
dalla    I'aric    posleiJDre. 

(2)  Oss.   loss.  Tom.   cil.   pag.   283.  Art.  V.  Osserva  allresi  la  PI.  XYII.  fig. 
13.   IG. 

(3)  0|).  cit.  pag.  68 ,  e  Tav.  Vill.  fig.  5  a  8. 
(i)  Op.  cit.  Tom.  cil.  pag.  602. 


166  LuiGi  Caloiji 

questa  vertebra  alia  forma  delle  retroposte,  E  per  veritii 
uessiino  oggigiorrio  piu  dubita  ,  che  il  procegso  odoiitoldeo 
lion  appartciiga  di  ])roprio  all'  asse ,  ma  bensi  all'  atlaiite , 
al  quale  concedendolo  le  due  prime  vertebre  cervical!  sono 
condotte  al  tipo  delle  altre  vertebre  della  regione.  La  spi- 
na posteriore  del  corpo  dell'  asse  e ,  come  l'  anteriore , 
volta  in  addietro  ,  ma  non  ha  I'  apice  rotondato  e  come 
bitubercolato  posteriormente  a  somiglianza  di  qiiello  della 
spina  inferiore  delle  vertebre  seguenti,  bensl  piatto  trasver- 
salmente,  e  come  lanceolato.  La  Aiccia  anteriore  del  corpo 
Dotabilmente  rigonfiata  e  costituita  per  la  massima  parte 
dalla  grossa  epifisi  del  processo  odontoide;  perocche  da  cia- 
scun  lato  vi  ba  un  piccolo  spazio  triangolare  estraneo  alia 
epifisi  ed  appartcnente  al  corpo  dell'  asse ;  spazio  fornito 
di  superficie  articolare  plana  leggiermente  obbliqua  dallo 
interno  alio  esterno  e  corrispondente  all'  analoga  superficie 
di  ciascun  processo  articolare  posteriore  dell'  atlante.  II 
processo  odontoideo  assai  largo  e  corto  e  trasversalraentc 
depresso  od  infossato  nella  parte  media ,  e  rilevato  supe- 
riormente  ed  inferiormente  si  che  ne  di  la  figura  di  una 
sella  da  cavalcare.  La  rilevatezza  inferiore  e  semicircolare  , 
tondeggiante  ,  fornita  di  superficie  articolare  convessa  arti- 
colantesi  con  la  cavita.  glenoide  della  parte  posteriore  del 
semicerchio  inferiore  dell'  atlante.  La  rilevatezza  superiore 
niolto  me  no  estesa  della  inferiore  ed  in  contatto  col  lega- 
niento  trasverso  sorge  a  modo  di  apofisi  larga  nella  base 
a  stretta  nell'  apice ,  che  e  ottuso  ed  insignito  di  piccola 
fossetta  ;  apofisi  plana  in  corrispondenza  del  legamento  pre- 
detto  e  convessa  verso  la  rilevatezza  inferiore.  La  depres- 
sione  trasversa  che  separa  queste  due  rllevatezze  ,  ricorda 
quella  die  vegglamo  riempiuta  di  cartilagine  all'  apice  del- 
r  apofisi  odontoide  del  feto  umano  e  del  mammiferi  e  che 
scompare  per  la  formazione  di  nuclei  ossei  costituenti  la 
parte  superiore  od  anteriore  di  tale  apofisi.  Nel  Monitor 
questi  nuclei  non  si  sono  formati ,  oppure  sono  rimasti 
piccollssimi,  affatto  rudimentarli ,  ed  hanno  probabllmente 
abbandonata  1'  apofisi  odontoide  per  recarsi,  come  vedre- 
mo  5  alia   porzione   basilare   dell'  occipite    fra   i  condlli  alia 


Del  Monitor  terrestris  eg.  167 

coinposlzione  di  un  condilo  solo.  La  faccia  posteriore  del 
coipo  [nil  giossa  dell'  anteriore  porta  una  testa  o  condilo 
articolare  a  superficie  convesso-semilunare  ricevuto  nella 
cavit^  articolare  profonda  della  faccia  anteriore  del  corpo 
ddlla  terza  vertebra,  con  la  quale  si  articola  per  enartro- 
si.  La  porzione  anulare  dell'  asse  e  composta  di  due  ar- 
clii  comprcssi  come  il  corpo,  piu  larglii  clie  alti,  mostran- 
ti  una  incisura  anteriore  ed  una  posteriore  per  la  forma- 
zioiie  dei  corrispondenti  fori  di  coniugazione,  i  quali  ar- 
clii  ascendono  e  riunisconsi  in  una  grande  cresta  longitu- 
diiiale,  qnadrilatera,  ad  angoli  aciiti  superiori ,  nel  poste- 
riore dei  quali  esiste  una  epifisi,  che  il  Signor  Blancliard 
non  ha  delineata.  In  qnanto  ai  processi  articolari,  io  non 
ho  veduto  die  gli  archi  ne  portino  anteriorineute  veruno , 
giacche  i  piccoli  rudimenti  di  processi  articolari  posteriori 
deir  atlante  si  articolano  coUe  due  piccole  superficie  arti- 
colari triangolari  della  faccia  anteriore  del  corpo  dell'  as- 
se,  situate  ai  lati  della  grossa  epifisi,  che  forma  il  pro- 
cesso  odoutoideo.  I  processi  articolari  posteriori  sono  assai 
bene  sviluppati,  ed  oflVono  una  larga  superficie  articolare 
ovale  articola  11  tesi  col  process©  articolare  anteriore  della 
terza  vertebra. 

Le  vertebre  cervicali  che  seguono  fig.  1.  Tavola  10., 
sono  di  mole  presso  che  simili  all'  asse,  dal  quale  poi  si 
dillereiiziaiio  iu  quanto  die  esse  hanno  la  faccia  anteriore 
del  corpo  profondamente  cava  per  ricevere  la  testa  o  con- 
dilo articolare  convesso-semilunare  della  faccia  posteriore 
del  corpo  della  vertebra  che  vi  sta  dinanzi;  in  quanto  che 
vanno  fornite  di  processi  articolari  anteriorij  assai  svilup- 
pati ,  ovali ,  con  laccetta  articolare  superiore  ed  un  po'  obli- 
([ua  verso  1'  interne ;  in  quanto  die  sono  provvedute  di 
processi  trasversi  distintissimi ,  triangolari,  compressi  dal- 
r  alto  al  basso  ,  tanto  piii  robusti  quanto  piu  posteriori,  e 
senza  faccia  articolare  per  1'  unione  con  la  costola  cervi- 
cale ,  tranne  pero  quello  dell'  ultima  che  sola  sostiene  da 
ciascun  lato  una  di  tali  costole.  In  tutte  maiica  la  cresta 
anteriore  del  corpo  notata  nell'  asse,  e  vi  ha  solo  la  posterio- 
re.    La    cresta    superiore    e    molto    meno    lunga    di    quella 


168  LUIGI     GaLOIII 

dell'  asse,  soprattutto  poi  nelKi  terza,  quasi  clie  natura  ali- 
bia  alia  cresta  di  qiiesta  vertebra  del  pari  die  agli  arcUi 
deir  atlaiite  tolto ,  qiianto  lia  dato  alia  cresta  supcriore 
della  secoiula,  j)er  si  fattaineute  allungarla ,  come  appaii- 
see,  sopra  qnella  dcUe  altre. 

La  regioiie  dorsale  della  colonna  vertebrale  e  soprammo- 
do  difettosa  nella  figiira  della  Tav.  cit.  del  SIg.  Bianchard, 
primamente  perclie  olFre  una  certa  arcuazione  die  non  e 
uaturale,  e  che  il  rettile  vivo  non  mostra;  secondamente, 
perche  apparisce  composta  di  sole  21  vertebre ,  mentre  do- 
vrebbe  essere  di  22,  e  qnesta  mancanza  trovasi  nella  par- 
te anteriore,  dove  si  veggono  due  vertebre  sopportare  tre 
costole ,  cbe  sono  le  tie  asternali  situate  subito  al  davan- 
ti  delle  tre  vertebro-sternali  uniche,  e  al  di  dietro  del- 
r  unica  cervicale;  terzamente  perche  i  fori  di  coniugazione 
sono  troppo  artati,  passando  per  essi  indistintamente  la 
luce,  quasi  vi  fosse  una  sola  meti  di  colonna;  errore  ri- 
petuto  nella  regione  lonibare  e  nella  sacrale.  Le  vertebre 
dorsali  comprese  tra  J ,  e  Z>  fig.  1.  Tav.  10.  forraano  un' a- 
sta,  o  colonna  orizzontale,  in  cui  i  fori  di  coniugazione 
non  si  possono ,  come  dicono  i  disegnatori ,  cavar  che  per 
scuro.  Hanno  esse  in  generale  il  corpo  un  po'  piu  corto 
di  quello  delle  cervicali ,  ma  piii  grosso  e  robusto  ,  piano 
jnferiormente  e  senza  cresta  inferiore  di  sorta.  La  faccia 
anteriore  de'  loro  corpi  e  cava  ,  reni forme ,  pur  cosi  la  po- 
steriore,  ma  prominente  e  convessa.  Gli  archi  audi'  essi 
assai  robusti  e  quasi  orizzontali  si  riuniscono  sulla  linea 
media,  eve  prolungansi  in  una  cresta  superiore  molto  me- 
no  lunga  e  meno  alta  di  quella  delle  vertebre  cervicali  e 
quadrata.  I  processi  articolari  partecipano  della  notata  ro- 
bustezza  e  sono  orizzontali :  gli  anteriori  hanno  la  faccia 
articolare  volta  in  alto,  i  posteriori  in  basso.  I  processi 
trasversi  sono  cortissimi  e  robustissimi ,  e  tanto  piu  corti 
e  men  robusti  quanto  piu  posteriori :  vanno  forniti  di  una 
faccia  ai'ticolare  plana  che  per  una  depressione  orizzonta- 
le o  leggermente  obliqua  e  come  distinta  in  due,  e  per 
mezzo  di  questa  faccia  tali  processi  si  articolano  con  le 
costole. 


DbL     MoNITOn    TEHRESTIIIS    EC.  169 

La  prima  vertehra  dorsale  presenta ,  quanto  a  forma  ge- 
nerale,  i  caratteri  delle  cervicali ,  se  non  che  va  senza  la 
cresta  ,  die  discetule  dalla  parte  posteriore  della  faccia  in- 
feriore  del  loro  corpo  :  in  luogo  di  questa  cresta  il  corpo  e 
alqiianto  rigonfiato  e  prominente  in  corrispotidenza  del  pun- 
to  doiid'  essa   in  quelle   producesi. 

Le  costole  sono  23   per    ciascun  lato ,    compresa    altresi 
quella  che  appartieiie  alia  sesta  vertebra  cervicale.   Questa 
costola  c  fig.    1.  Tav.    10.  e  corta  ,  piatta ,  robusta,  molto 
piu  larga  nella  estreniita  interna  congiunta  al  processo  tras- 
verso    robustissimo    della    vertebra    anzidetta ,  e  coperta  in 
parte  dalla  scapola.   Seguono  da  ogni   lato  altre   tre  costole 
da  d  a  d,  clie   nella  fig.   della  Tav.   X.   dei    rettili    del    Sig. 
Blanchard  non  sono   sostenute  die  da  due  vertebre  ;  costole 
aventi  i  caratteri  della  precedente ,  la    prima  delle  quali  h 
alquanto   piii  lunga  di  questa  stessa ,  e  le    altre  due   si   al- 
lungano   vie[)piu  gradataniente  si  che   la  terza   ha  il  doppio 
della  prima   in  Innghezza.  Queste  costole  hanno  la  loro  car- 
tilaginc  di  prolungamento,  ma  corta;  onde  non  raggiungono 
r  apparecchio   sternale  ,  e  restano   in   parte  ascose  dalle  os- 
sa  della  s[)alla.  Per  tale   inancanza  di   articolazione   col  det- 
to  apparecchio  vengono  esse  chiamate  costole  collari  o  cer- 
vicali ,  e  le  vertebre  che  le  sostengono  ,    sono    pure  nove- 
rate  fra  le  cervicali ,  onde    queste    aumenterebbero    di  tre. 
Ma  siccome  queste  vertebre   mancano  del  carattere    distin- 
tivo  delle  cervicali,  e  la  costola  e  qui  un  accessorio ,  cosi 
considerar  voglionsi  le    tre  costole  descritte,    come  costole 
toraciche    anteriori    libere.   Vengono    poi    da  e  ad  e  le   tre 
costole    vertebro-sternali    di    ciascun  lato  articolate    con    la 
quarta,  quinta  ,  e  sesta  vertebra  dorsale,  le    quali   costole 
hanno  la   loro  cartilagine  di   prolungamento  si  lunga  ,  quan- 
to la  costola    cui    spetta,    ed    anche  piu,  e    per  mezzo  di 
questa  connettonsi    coi    pezzi  sternali  posteriori.  La  prima 
di  queste  costole  e  robustissima ,   piatta,  e    piii  corta  non 
solo  delle  altre  due,  ma  di  quella  eziandio  che  le  sta  dinauzi  : 
le   altre   sono   men   robuste ,   piii  lunghe,  piu  gracili   e   ton- 
deggianti  :  le  cartilngini  per  le  quali  prolungansi  ad  artico- 
larsi  coi  detti  pezzi  sternali,  sono  nn  po'  piii  sottili  di  esse, 
T.  VIII.  22 


170  Luici  Calori 

c  vanno  crescendo  in  lunghezza  dalla  prima  all' ultima , 
la  quale  supera  la  lungliezza  della  costola  da  cui  procede, 
e  conviene  anteiiortnente  con  quella  del  lato  opposto :  le 
cartilaiiini  /",  y,  delle  due  prime  costole  vertehro-sternali  si 
articolano  coi  margini  laterali  posteriori  della  cartilagine 
romboidale  i,e  la  cartilagine  g  coi  pezzi  h  considerati  dd 
Geoflroy  Saint-Hilaire  aualoghi  all'  ap|)eiHlice  xifoide  (1). 
La  natura  di  queste  cartilagiiii  e  simile  a  tpiella  della  rom- 
boidale, cio  e  dire  non  verainente  di  cartilagine,  ma  di 
particolare  osso  granuloso.  Non  e  d'  uopo  notare  che  le  tre 
costole  descritte  uiiitamente  ai  pezzi  sternali  ,  piu  le  co- 
stole  toraciclie  anterior!  lihere  e  i  larglil  sciidi  onde  si  con- 
forinano   le  ossa  della  spalla,  cotnpongono  la  cavita  toracica. 

Le  16  costole  retropiste  indicate  da  /  a  /  sono  costole 
addominali  tutte  libere.  Le  prime  cinque  si  allungaiio  viep- 
piu,  e  sono  meno  arcuate  delle  precedenti,  e  piu  ingraci- 
liscono  e  tondeggiano:  le  undici  die  seguono  ,  trovansi  nol- 
le niedesime  coudizioni ,  ma  si  vanno  via  via  accorciando 
ed  assottigliando,  finclie  1'  ultima  e  si  piccola  da  appena 
scernersi.  La  cartilagine  di  prolungamento  di  tutte  queste 
costole  e  assai   corta  ,  e  tanto   piu  ,    quanto  piu  posteriore. 

L'  unica  vertebra  londiare  m  non  si  distingue  dalle  dor- 
sali  se  non  perclie  manca  di  costole,  ed  lia  i  suoi  proces- 
si   trasversi  piccolissimi,   e   gia  senza   faccia   articolare. 

Le  due  verlebre  sacrali  n,  o,  sono  un  po'  piii  piccole 
della  unica  vertebra  lombare  ,  niassinianiente  poi  la  secon- 
da;  ma  nella  forn)a  del  corpo,  della  cresta  ,  e  de' process! 
articolari  a  quella  perfettamente  somigliano.  Non  cosi  ne' 
process!  trasversi,  che  oltremodo  s'  ingrossano  ed  allunga- 
no  ,  e  rigonfiano  nella  estiemita  ,  e  col  rigoiifiamento  si  toc- 
cano  ed  uniscono ,  come  assai  bene  apparisce  dalla  parte 
inferiore ,  si  clie  ha  luogo  da  clascun  lato  un  fore ,  che 
altro  non  e  die  un  foro  sacrale ,  ed  una  sola  superficie  ar- 
ticolantesi  coll'  ileo.  I  processi    trasversi  della  vertebra    sa- 


(1)  Phi'.osnphie  anat.  Tom.  cit.  1.  c,  non  die  Tav.   II.  Gg.  'JO.  p,  p. 


Del  Monitor  TEnansTnis  ec.  171 

era  anteriore  sono  nella  parte  media  tiella  faccia  suporiore 
un  po'  coiitratti ,  ed  ingrossano  in  corrispondenza  della  ra- 
dice  e  dclla  estiemita  estcrna  ;  nella  faccia  iiiferiore  appa- 
riscono  convessi  e  presso  die  uniformi  tranne  alio  esterno. 
Sono  piu  grossi  di  qiielli  della  posteriore  ,  e  si  estendono 
col  rigonfiatnento  della  estremitii  piu  in  alto  ,  e  portano 
nella  parte  [)Osterioie  del  rigonfiamento  una  incisura.  I  pro- 
cessi  trasversi  della  secotida  vertebra  saorale  sono  piu  gra- 
cili,  piani  snperiormente  ,  come  nolle  vertehre  candali,  con- 
vessi inferiorinente ,  ed  hanno  un  rigonfiamento  esterno 
molto  piu  piccolo ,  che  non  si  estende  in  alto  ,  ne  e  visi- 
bile  dalla   parte  siiperiore. 

Viene  la  Innga  serie  delle  vertebre  caudali  da  p  ^  q  a  q, 
le  quali  facilmente  rafiignransi  alia  lungliezza  e  gracilita 
dei  processi  spinosi  tanto  snperiori  che  inferiori,  alia  lun- 
gliezza e  compianameiito  orizzontale  dei  processi  trasversi, 
ai  due  tubcrcoli  della  parte  posteriore  della  faccia  inferio- 
re  de'  loro  corpi  ,  tubercoli  destinati  ad  articolarsi  colle 
due  branclie  o  processi  spinosi  inferiori  bicruri  od  ossetti 
a  mo'  di  Y  ,  alia  maggiore  robustezza  e  Innghezza  dei  pro- 
cessi articolari  anteriori  ,  i  quali  dapprima  obliqui  in  avanti 
vanno  via  via  raddrizzandosi,  finche  alia  decimasettima  ver- 
tebra sono  quasi  verticali.  La  prima  caudale  p  somiglia 
molto  all'  ultima  sacrale ,  e  va  senza  il  processo  spinoso 
inferiore  ,  e  senza  quiiidi  i  tubercoli ,  coi  quali  esso  si  ar- 
ticola.  II  processo  spinoso  siiperiore  ritiene  ancora  del  cre- 
stifurmCj  ed  e  un  po'  piu  liingo  di  quello  della  seconda 
sacrale,  e  tende  ad  obliquare  in  addietro.  I  process!  tras- 
versi sono  liinglii  ,  orizzontalmente  compiaiiati,  alqnanto 
piegati  alio  indietro  :  sono  piu  larghi  nella  base,  ed  offro- 
no  nel  margine  anteriore  di  qiiesta  una  incisura  semiluna- 
re  ,  dal  coriio  esterno  di  cui  comincia  il  processo  a  restrin- 
gersi,  si  che  va  nella  estiemita  posteriore  come  in  punta 
smussata.  La  seconda  caudale  ha  gia  i  caratteri  divisati 
superiorinente.  II  processo  spinoso  superiore  ha  perduto  an- 
che  di  piu  della  forma  di  quello  dell'  ultima  sacrale,  ed 
e  piu  luiigo  di  quello  della  precedente ;  vi  hanno  i  tuber- 
coli posteriori  della   faccia  inferiore  del  corpo    e  1'  ossetto 


172  LUIGI  Calori 

a  mo'  di  Y,  o  bicrure  :  questo  e  in  un  qucUo  della  seguente 
sono  i  piu  liinghi :  la  loro  direzione  c  quasi  verticale ,  od  un 
po'  obliqua  alio  indietro  :  il  trentesimo  settimo  lia  le  sue  gam- 
J)e  gii  disunite  e  scostate ,  le  quali  ganibe  nelle  seguenti 
vertebre  sempre  piii  fra  loro  si  allontanano  ed  impiccoli- 
scono.  I  process!  trasversi  della  seconda  caudale  sono  piat- 
ti,  quasi  orizzontali ,  e  piii  lunghi  di  quelli  delle  altre  ver- 
tebre che  vengono  dopo.  Questi  processi  tanto  piu  si  ab- 
breviano,  quaiito  piu  sono  posteriori,  finclie  riduconsi  ad 
un  minimo  vestigio.  Alia  terza  caudale  il  processo  spinoso 
superiore  si  e  gia  ristretto  ed  allungato  anclie  piu,  ed  lia 
quindi  assunto  i  caratteri  che  presenta  nelle  maggiori  ver- 
tebre della  regione :  questi  processi  vanno  via  via  allun- 
gandosi ,  ed  i  piu  lunghi  sono  1'  ottavo  e  il  nono  senza 
pero  essere  i  piu  stretti  ,  che  tali  si  offiono  piuttosto  i 
tre  che  vengono  appresso  :  dopo  di  che  si  allargano  di 
nuovo.  Non  e  d'  uopo  dire,  che  a  partir  dal  nono  si  ac- 
corciano  e  riprendono  una  forma  quadrata  ,  od  a  cresta. 
Rispetto  ai  corpi  di  queste  vertebre,  s' impiccoliscono  tan- 
to  piu  quanto  piii  si  accostano  alia  estreniita  caudale  , 
eve  sono  minimi.  Tali  corpi  mostrano  la  faccia  anterio- 
re  concava  ,  e  la  pnsteriore  convessa  come  nelle  verte- 
bre delle  altre  regioni.  Conteniplando  la  descrltta  region 
caudale  nella  fi<r.  della  Tav.  citata  del  Sig.  Blanchard  mi 
e  parso  che  qnesta  regione  sia  un  po'  tro|)po  luiiga.  Sen- 
za die  le  undici  vertebre  anteriori  non  othono  i  loro  ca- 
ratteri distintivi  ,  e  specialniente  1'  ossetto  ad  Y.  Vero  e 
che  la  coda  qui  piega  ed  arena  per  addattaria  al  formato 
dell'opera  ,  ma  cio  parmi  non  debha  togliere  che  in  un  per- 
felto  profile  non  si  possano  con  buon  accorgimento,  senza  in 
nulla  tradir  la  cosa ,  pur  diiuostrare  i  caratteri  di  queste  ver- 
tebre. Non  si  sa  poi  intendere,  perche  non  si  vegga  che  un 
processo  trasverso,  se  non  apparisce  1' ossetto  ad  Y  nelle  piu 
anteriori.  I  processi  spinosi  semljranmi  troppo  poco  sviluppati. 
II  teschio  fig.  1.  Tav.  10.  fig.  7,  8,  9,  Tav.  11.  fig.  10. 
Tav.    12.    (1)  e   come   iiegli    altri   Monitori   dell'  antico   con- 

(1)  La  fif?.  1.  Tav.  10.  rappresenia  il  lescliio  in  tie  qiiarii ,  la  fig.  7.  Tav.  tl. 
(lalla  parle  pnsierioip ,  la  8  dalla  regione  snpeiiore,  la  9  cli  prolilo,  la  10  Tav. 
lii.  (IjIIj  parte  infeiioie. 


Del  Monitor  terrestris  eg.  173 

tinente ,  allungato ,  depresso,  acuminato ,  ed  ha  le  regionl 
frontale  e  parietale  plane ;  il  inuso  stretto ,  aguzzo ;  le  na- 
ri  ampie  a  larga  base  inferiore ,  e  ristrctte  ed  alquanto 
acute  via  via  clie  ascendono  e  si  portano  in  addietro,  e 
si  apprcssano  al  livello  della  parte  anterioro  delle  orl)ite  re- 
troposte;  le  orbite,  grandi,  ovali.  Si  e  stabilito  come  di  re- 
gola  che  ne'  Moiiitori  dell'  antico  continente  il  cerchio  os- 
seo  dell'  orbita  sia  aperto  a  diflTerenza  del  Monitore  di  Ame- 
rica, come  degli  altii  Saurii,  e  le  figure  di  GeofTioy  Saint- 
-Hilaire  (1),  di  G.  Cuvier  (2),  di  Eichwaid  (3),  di  Blan- 
chard  (i)  lo  confermano.  A.  Campor  per6  delineando  il  te- 
schio  di  un  Monitore,  che  Cuvier  crede  essere  il  Niloti- 
00  (5),  e  Spix  cjuelio  del  Tupinambis  Bengalensis  (6  )  fanno 
quel  cerchio  osseo  completo  e  chinso.  Nell' esemplare,  che 
ho  sotto  gli  occhi  e  che  ho  fatto  delineare,  si  avrebbe  una 
comprova  di  cjnanto  dicono  Ic  figure  dateci  da  questi  due 
ultimi  Autori  ;  se  iion  clie  il  jugale  di  Cuvier,  quantunque 
raggiunga  il  frontale  posteriore  del  iijedesimo  autore ,  non 
contrae  tuttavia  con  questo  osso  veramente  articolazione ; 
perche  1'  apparenza  indicata  non  fii  eccezione  alia  regola 
ammessa  ,  e  solo  ci  addita  a  questo  riguardo  la  transizio- 
ne  de'  Monitori  dell'  antico  continente  a  quello  del  nuo- 
vo,ed  alia   niaggior  parte  degli   altri   Saiuii. 

L'  osso  occipitale  fig.  7.  Tav.  11.  fig.  10.  Tav.  12.  e  for- 
niato  dei  soliti  quattro  pezzi  ossei ,  i  quali  riuniti  compon- 
gono  una  vera  vertebra,  la  prima  vertebra  craniale  o  ver- 
tebra occipitale,  da  alcuni  denominata  acustica  a  motive 
che  gli  occipitali  laterali  e  il  pezzo  l)asilare  concorrono  al- 
ia coniposizione  dell'  otoscheletro.  Difiatto  nella  porzione 
bisilare  a   si   ravvisa  il  corpo  o  centre  della  vertebra,  nelle 


(1)  Description  de  I'  Egvple  cc.  Planche  IV.  des  reptiles. 

(2)  Oss.  fns.  Tom.  cit.  part.  cil.  Tav.   XVI. 

(3)  Op.  cil.  Tav.  VU. 

(I)  Or^anisaliiin  ihi  refine  animal  ( Roplilef-saiiripns  Plan.  10.). 

(.4)  Annal  ilii  Mii'^onm  Turn.  ,\IX.  pag.  2lo.  Plan.  XI.  fig.  a.  —  Vide  pure 
Cu\iei'  0<s.   loss.  Tom.   cit.   p.   cit.  pag.   260. 

(6;  Op.  cit  Tav.  V.  fis-  Ill-lV.  Caput  osfcum  liipinambis  benga'fnsis  inte- 
grum a  latere  et  a  basi  rxliibilum  etc. 


171  Luici  Caloei 

condiloidee  b,  b,   {;li   archi  e   nella  sopraoccipitaK;  d  Tapo- 
fisi   spinosa.  lo   iion   mi    perdero   a   fai'e   speciale   desciiziono? 
di   quest!    singoli   pezzi   ossei ,    siccome    qiielli   clie   perfVtta- 
mente  ripetouo  quelli  di  altri  Monitori  alfini,  come    il   Ni- 
lotico ,  il   Giavano,    il   Bengaloiise,    il   Gaspio   ec. ,  ne  ricor- 
dero   come   tutti  ahbiauo  parte  uella  composiziorie  del    gran- 
de    foio   ocripitale  ,    iie    come    gli  occipitali   iateiaii    si    pro- 
liHighiiio   esternameiite    in   una   grande   apofisi    paragoiiabile 
al   piocesso    trasverso    della   vertebra ,    ne    come    il    basilare 
soverclii   in  estensione   il  corpo  dello  sfenoide  ec;  che   tut- 
tocit^  e   ben   conosciuto,    e  a   prima   vista    rilevasi   dalle  ci- 
tate   fi";nre.    Restriniiero   il  mio    discorso   all'  uiiico    coiidilo 
occipitale.   Nella  niiova  edizione  delle  Lezioni  di  Anatomia 
Comparata   di  G.   Cnvier  si   legge  a   pag.  357   del  Tom,    1. 
(ediz.   di  Bruxelles  )  die   qiiesto   condilo  e   formato    per   la 
massima   parte   dal   basilare  —  le   basilaire  ,    on    1'  inferieur 
fournit   la    presque   totalite   du  condyle   articnlaire  — ■  vale  a 
dire  cbe   quel   poco  che   non   e   formato  dal   basilare  ,   vien 
contribnito  dagli    occipitali    laterali.   Nel   Mannale    di   Anat. 
compar.   di    Siebold    e    Stannius  e   notato    in  generate,  che 
nella    magglor    parte    de'  Sanrii   il    condilo  e   composto  dai 
tre  pezzi   indicati ,  ed   ofFre   tre  tubercoli ,  uno    medio  e  due 
laterali   (1).   lo  trovo   in  qnesto  Monitore   le   segnenti  diflPe- 
lenze.   II   condilo    occipitale   fig.  cit.   Tav.    cit.     rappresenta 
un   semicercbio,  nel  quale  bensi  entrano   gli   occipitali  late- 
rali  ed    il   basilare,   ma   i   primi  somministrano    alia   costru- 
zione   di  quello  quasi   il  doppio   del   secondo.  Arroge   che  a 
comporre  qnesto  condilo  coucorrono  pure   i  due  nuclei   c,  c, 
ibid,   situati  fra  quanto  contribuiscono  gli   occipitali    latera- 
li ,  e  quel   tanto  ,    che    presta   il    basilare ;   nuclei   che    non 
trovo  menzionati  da  chicchessia,  e  che   sembrannii  di    molta 
importanza,  siccome  quelli  che,  a  mio  credere,    non   sono 
una   vera    pertinenza    dell'  occipitale,    ma     un    prestito   del 
processo    odontoideo.   Vedemmo  gia    questo    processo    assai 


(1)  Nouveaii  Manuel  d'  Anat.  compar.  par  M.  M.  Tli.  de  Siebold  et  11.  Stan- 
nius clc.  Tom.  dedi^ieuie  Paris  1850  pag.  161>. 


Del  Monitor  terrestris  eg.  175 

eccezionalmente  conforinato  per  essere  quasi  in  due  parti- 
to  iiiediante  una  ragf^uardevole  depressione  trasversale  av- 
venuta  pel  difetto  o  rnaucamento  del  nuclei  ossei  della  cre- 
Sta  del  processo  medesimo.  Ora  questo  e  rimasto  frammen- 
tario,  ed  i  framnieuti  disgiuiiti  si  sono  ailontaiiati  :  una 
parte  di  essi  si  e  unita  al  corpo  dell'  asse ,  nieiitre  Taltra 
si  e  associata  agli  elementi  che  costituiscono  il  condilo  oc- 
cipitale  ,  od  alia  faccia  posteriore  del  corpo  della  prima 
vertebra  craniale,  la  quale  f'acria  riunisce,  couie  i' anterio- 
re  del  corpo  dell'  asse,  la  superlicie  articolare,  qui  poste- 
riore, del  corpo  vertebrale,  e  quelle  dei  processi  articola- 
ri  posteriori.  Questa  porzione  aggiuuta  al  condilo  gli  toglie 
r  apparenza  di  tre  tidjercoli ,  e  ne  fa  una  prominenza  se- 
niicircolare  a  superficie  articolare  convessa  tutta  unita.  Fi- 
naluieute  ai  lati  del  grande  foro  occipitale  trovasi  da  cia- 
scuii  lato  un  forame  nervoso  scolpito  negli  occipital!  late- 
rali,  pel  quale  forame  passa  altresi  un'  arteriuzza  analoga 
ad   una    spinale. 

La  seconda  vertebra  craniale  e  costituita  dal  corpo  del- 
lo  sfenoide  posteriore,  dalle  grandi  ale ,  e  dal  parietale.  II 
corpo  dello  sfenoide  e  fig.  10.  Tav.  11,  fonna  il  cor- 
po o  centro  della  vertebra  ,  ed  e  congiunto  al  basilare  di- 
rei  quasi  per  combaciaineuto ,  si  sottile  e  addivenuta  la 
cartilagine  intermedia.  OtFie  cinque  processi,  quattro  late- 
rali ,  ed  uno  imparl  medio  che  e  anteriore.  Questo  segna- 
to /"  fig.  cit.  e  assai  grosso  nel  suo  ceppo,  ma  dippoi  si 
assoltiglia,  e  degenera  nella  lunga  apofisi  g,  ibid,  g ,  g  ■> 
fig.  9.  Tav.  11.,  gracilissima  e  sliliforme,  la  quale  si  pro- 
lunira  in  avanti  correndo  tra  le  orbite  sulla  linea  media  so- 
pra  il  livello  del  gran  vano  circoscritto  dagli  ossi  pterigoi- 
dei  e  palatini  ,  e  sostiene  il  setto  intraorbitale  A,  ed  in 
parte  anche  la  cartilagine  priiuordiale  i,  che  chiude  il  cra- 
nio anteriormente,  e  comprende  V  ossetto  sigmoideo  /  fig. 
9.  Tav.  11.  /,  /,  fig.  10.  Tav.  12.,  preso  da  Cuvier  per 
un  rudimento  di  ala  orbitale  e  temporale  dello  sfenoide  (1). 


(I)  Oss.  fos.  Torn.  cil.  part.  cil.  pjg.  2o9.  e  I.crons  clc.  Tom.  cit.  pag.  35S. 


176  LutGi  Calori 

La  descrltta  produzione    stiliforme  g-g ,  g.  fig.  cit.  e  stafa 
paragotiata  al  rostro  sfeiioidale  qui  sviluppatissimo   (t)  ,  rner>- 
tre   il  ceppo  deila   medesitna   altro   iion  e  die   un    nulimen- 
to  di  corpo  sfeiioidale  auteiiore ,  e    qiiindi    estraiieo   in   iiu 
coll'apofisi   in  cui   degenera,  alia  seconda  vertebra   craiiiale. 
Rispetto    ai    qiiattro     processi    iaterali  ,  due    soiio    anteriori 
pill   liinglii  e  robusti ,  e  due   posteriori.   Questi   si   uniscoiio 
ai  due  ossetti  e*  iig.  9.  Tav.    11.  e*,  e*  ilg.    10.   Tav.    12., 
i  quali  dalla  parte  esterna  si  portano  alio  indietro    corren- 
do  prima   tra  il   corpo  dello    sfenoide  ed   il  basilare,  poi  tra 
la  rocca  di  Guvier  e  1'  occipital    laterale ,  e  cessano  di  es- 
sere  visibili  sotto  la  fenestra  ovale  :   circoscrivono  superior- 
mente  la   fessura   liinitata   in   basso     dall'  occipital   laterale, 
e   die  rappresenta  la  fenestra  rotonda,  sopra  cui  sta   1' altra 
ovale   gia.  cliinsa  dulia  sua  stafFa  columellarc ,  deila  quale   ul- 
tima fenestra  forinano   tali   ossetti   il   bordo  inferiore ,  man- 
tra  il   superiore    e    costituito   dalla    rocca   di   Guvier,    a    in 
piccola   parte   dall'  occipitale   laterale  :    in   una  parola    i  de- 
scritti  ossetti  sono  intercalati   fra  le  due  fenestra  (2).  Qua- 
le  significanza  abbiano   questi   due  ossetti  ,  e*,  e*   parmi  non 
difficile  argomentare.    Gonsiderato   cli'  essi   fanno   parte  del- 
r  otoscheletro ;  considerate   le  loro   connessioni  con   le   ossa 
suddette ,    sembrami    cli'  esser  debbano    le  vera   rocche ,    i 
veri  ossi   petrosi ,   e  non  quelli ,  die  per  tali  defini  il  Gu- 
vier.  Nel  qual  parere   mi   raflferma   il   pensare   die   i  petro- 
si   ne'  Saurii ,  come   negli    altri   rettili,  sono   assai   ridotti  e 
generalmanta    parlando    esclusi    dalia    cavitu    del  cranio ,    e 
che    per    quasta    loro    poverti    ed    esclusione     non   possono 
piu  valere     ad  avviluppara  e   proteggere    il    labirinto,    on- 
de    assumono    questo  uffizio    gli    ossi    circonvicini  ,    a    spe- 
cialmente    gU    archi    deila    prima    e    seconda    vertebra    cra- 
niale.    Men    convince    poi    V  osservazione     fatta    da    Owen 


(1)  Eicbiwald  op.  cit.  pag.  52.  scrive  che  nel  Psammosauro  giigio  il  rosiro 
sfcnoidale  non  i  sviliippato  —  minime  evolutum  —  lo  die  non  concorda  col  ca- 
so  presenle. 

(2)  Ncfjii  anlori,  che  ho  potuto  consiillare,  non  trovo  fatta  raenzione  di  que- 
sti due  ossetti. 


Del  MoNiTon  TEiiREsrnis  En.  177 

8ui  crocodilli  ,  e  da  nie  noii  ha  guari  veiificata  sul  croco- 
dillo  volgaie ,  di  due  ossetti  apparent!  sui  lati  della  cavita 
del  ciatiio  tea  gli  occi[)itali  lateral!  e  le  rocclie  di  Giivier 
da  iui  rettatnente  sigtiilicati  come  ossi  petrosi  rndiinenta- 
rii ,  o  per  denoniinarli  colla  sua  nomenclatiira  ,  petrosal}  (1). 
Ma  ritornaiido  ai  processi  lateral!  dello  sfenoide  dico ,  che 
gli  anteriori  piii  rohusti  e  liinghi  dei  posteriori  si  prolun- 
gano  obliquamente  alio  esteriio  ed  inferiormente,  e  rigon- 
fiano  nella  estremita,  per  la  quale  congiuiigonsi  cogli  ossi 
pterigoidei  wz,  to\  w,  to',  fig.  7,  9.  Tav.  11.  fig.  10.  Tav.  12. 
vicino  air  unione  delle  columelle  con  quest!  ossi  niede- 
simi.  Al  loro  pnnto  di  origine  in  corrispondenza  del  lato 
esterno  del  corpo  sfenoidale  apparisce  un  foro  vascolare,  die 
Cuvier  disse  condurre  nella  fiissa  pituitaria  ,  e  che  Corti  ha 
riconoscinto  come  apertura  esterna  del  canale  carotico  da 
Iui  esattamente  descritto  (2).  Quanto  alle  altre  parti  del 
corpo  sleiioidale  ed  alia  fossa  predetta,  nulla  trovo  di  dif- 
ferente  da  quanto   presentano   gli  altri   Monitori. 

Non  poca  contesa  e  fra  gli  autori  nello  stabilire  quali 
parti  ossee  presentino  ne'  Monitori  le  grandi  ale  dello  sfe- 
noide ,  o  gli  arclii  della  seconda  vertebra  craniale.  Vedeni- 
mo  gii,  che  Cuvier  considerava  1' ossetto  /  fig.  9,  Tav.  11. 
Z,  I  fig.  10.  Tav.  12.  come  una  grande  ala  ruditneiitaria  ; 
interpretazione  contraddetta  da  GeofFroy  Saint-Hilaire  e  da 
Meckel  (1),  i  quali  meritaniente  hanno  giudicato  quell' osset- 
to r  ala  minore  o  processo  ingrassiale  si  pel  suo  sito  come 
per  le  connessioui  che  ha  con  il  corpo  sfenoidale  anterio- 
re  e  coi  frontali  ,  e  molto  piu  per  il  rapporto  che  ha  col 
forame  ottico ,  di  cui  forma  I'  orlo  esterno  o  posteriore. 
Lo  stesso  Meckel  (2)  e  Eichwald  (3)  pensano,  che  la  gran- 


(I)  Principes  d' Osl6ol.  corapar.  par  Richard  Owen  Paris  1865,  pag.  59. 
60.  Vcdl  pure  la  Tav.  IV.  (1^.   2.  N.  16. 

(i)  De  sysicmale  vasoriira  Psaminosauri  grisei  Auct.  Alph.  Corli  Vindobonae 
1847.  pag.  26. 

(3)  Trdii6  d' anal,  cnnipar.  Torn.  cit.  pag.  7?9. 

(i)  Op.  cit.  Tom.  cit.  pag.   715. 

(5)  Op.  cit.  I.  c. 

T.  viii.  23 


178  LuiGi  Calori 

de  ala  sia  1' ossetto  n  n  fig.  7,  n  fig.  9.  Tav.  11,  clie  Cuvier 
appello  columella,  e  non  determino  diceiidolo  osso  nuo- 
vo  sol  proprio  ai  lacertiiii  (1)  :  parere  da  non  accoglier- 
si  ;  perocche  la  columella  non  ha  veruno  del  caratteri 
della  grande  ala.  Owen  avendo  tiovato  nel  teschio  del 
crocodilli  il  vero  osso  petroso  ,  o  petrosale,  si  aporse  e 
spiano  la  via  die  doveva  conduilo  ad  avvisaie  la  vera 
grande  ala  sfenoidale,  da  lui  cliiamata  alisfenoideo  ,  e  la 
riconobbe  nell'  osso  die  Cuvier  difini  come  rocca  (2)  Es- 
sendomi  pur  io  incontrato  negli  ossetti  suddescritti  da  me 
significati  come  petrosali  ,  per  me  altresi  diventeranno 
grandi  ale  le  ossa  /? ,  fig.  9.  Tav.  11.  le  quali  ne  han- 
no  bene  i  caratteri  ,  sendo  che  chiudono  il  cranio  la- 
teralmente  ,  e  insieme  cogli  occipitali  laterali  concorro- 
no  alia  composizione  di  gran  parte  dell'  otoscheletro  com- 
pletato  poi  dai  petrosali  :  colla  loro  incisura  anteriore  for- 
mano  in  un  colla  cartilagine  primordiale  il  foro  per  il  pas- 
saggio  del  quinto  :  connettonsi  col  corpo  dello  sfeuoide, 
coi  petrosi  ,  cogli  occipitali  laterali,  col  sopraoccipitale,  col 
parietale  e  con  le  columelle,  le  quali  colle  loro  estremita  su- 
periori  poggiano  contro  il  margine  superiore  di  (jueste 
grandi  ale,  e  se  vi  ha  difFerenza  coi  crocodilli,  questa 
consiste  nella  mancanza  di  artlcolazione  con  le  piccole  ale  , 
o  processi  dell'  Ingrassias  per  essere  questi  nel  Monitor 
affatto  rudimentarii,  mentre  nei  crocodilli  sono  sviluppatis- 
sinii  e   pin  estesi  delle  grandi    ale. 

Avute  le  rocche  di  Cuvier  come  le  grandi  ale,  o  gli  ar- 
chi  della  seconda  vertebra  craniale  ,  parmi  si  possa  tentar 
di  determinare  con  qualche  probabiliti  di  successo  le  co- 
lumelle. Siccome  le  vertebre  possono  avere  processi  trasver- 
si  moventi  e  dal  corpo  e  dagli  archi  vertebrali,  e  siccome 
alle  parti  dello  sfenoide  descritte  costituenti  il  corpo  e  gli 
archi  della  vertebra  craniale  in  esame  appartengono  i  pro- 
cessi pterigoidei,  cosi  sembrami  che  le  columelle  altro  non 


(t)  Oss.  fnss.  Tom.  cil.  part.  cit.  pag.  2i2.  non  die  Logons   etc    Tom.  cit. 
(2)  Op.  cil.   I.  c. 


Del  Monitor  terrestris   ec.  170 

eiano  die  processi  trasveisi  degli  arclii  della  seconda  ver- 
tebra cranial(!,  o  le  radici  esterne  dei  processi  pterigoidei, 
sicconie  (jiielle  die  tnuovoiio  dal  lemho  siiperiore  ddle  graii- 
di  ale,  e  discendono  un  po'  ohiiquarnetite  in  avanti  per  an- 
dare  ad  articolarsi  cogli  ossi  pterigoidei ,  meiitre  poi  i  pro- 
cessi trasveisi  del  corpo  veriel)l)ero  rappreseiitati  dai  pro- 
cessi laterali  ariteriori  del  corpo  dello  sfenoide  posteriore,  e 
fornierebbero  le  radici  interne  de'  processi  pterigoidei  me- 
desiiiii  audi'  esse  articolate  cogli  ossi  pterigoidei  ,  i  quali 
altro  non  sarebbero  die  1'  epifiisi  delle  indicate  radici  enor- 
memente  allungata  anteriormente  e  posteriormente  per  con- 
giugnersi  col  palatino,  col  trasverso  e  con  l'  osso  timpani- 
co.  II  foro  esternaniente  ed  inferiormente  circoscritto  dalle 
due  descritte  radici,  o  dalla  columella,  e  dal  processo  la- 
terale  anteriore  del  corpo  dello  sfenoide ,  e  cliiuso  interna- 
mente  da  questo  corpo  e  dalla  grande  ala,  acquisterebbe  la 
significazione  di  foro  vidiano  ,  foro  ad  un  tempo  vascolare 
e  nervoso  ,  come  quello  de'  processi  trasversi  delle  vertebie 
cervicali  di  moiti  animali.  So  die  a  questa  maniera  di  con- 
siderare  si  obbiettera,  die  il  processo  trasverso  della  secon- 
da vertebra  craniale  e  costituito  dal  mastoideo ;  ma  qui  il 
mastoideo  e,  come  veggiam  non  di  rado,  incorporato  nel- 
r  occipitale  laterale ,  cioe  in  quella  sua  lunga  apofisi 
prolungata  all'  osso  timpanico  e  die  entra  nella  composi- 
zione  dell'  otoscheletro ,  apofisi  che  qui  non  puo  essere 
significata  che  come  processo  trasverso  della  vertebra  oc- 
cipitale. Le  grandi  opere  osteologiclie  di  Cuvier  e  di  Blain- 
ville  dimostrano  in  piix  figure  all'  evidenza  questa  fusione 
del  mastoideo   nell'  occipitale  laterale. 

II  parietale  uiiico  o  fig.  7,  8,  9.  Tav.  11.  forma  il  pro- 
cesso spinoso  della  seconda  vertebra  craniale.  Quest'  osso 
confrontato  con  quello  die  Cuvier  delinea  nei  Mouitori 
Nilotico  e  Giavano ,  riesce  piu  largo  ,  ma  un  po'  piu  cor- 
to    (1).    Gonsente    nieglio    con    la    larghezza    di    quello  del 


(1)  Oss.  foss.  Tom.  cil.  part.  cit.  Tav.  XVI.  fig.  1.  2.  7. 


180  LuiGi  Calori 

Monitore  Casplo ,  la  quale  poi  e  superiore  (!)•  E  piano  nella 
faccia  superiore,  ed  offre  snlla  linea  media  a  poca  distan- 
za  dalla  sutura  fronto-parietale  il  solito  foro  ,  unico  avaiizo 
della  primitiva  paitizione  dell'  osso  in  due.  Porta  sui  lati 
una  incisnra  semiliuiare  teriniuata  anteriormente  e  poste- 
riormente  in  apofisi ,  e  sotto  1'  incisura  le  faccie  lateiali 
pur  esse  semilnnari  e  concave:  incisura  e  faccie,  clie  in- 
ternaniente  circoscrivono  l'  anipia  fossa  teinporaie  ,  alia  cui 
formazione  concorrono.  Le  apolisi  anteriori  sono  piccole, 
angolose  ,  e  si  articolano  col  frontale  principale  e  col  fron- 
tale  posteriore  di  Cuvier.  Le  posteriori  sono  molto  pin 
robuste  e  lunglie ,  piatte  ,  a  faccie  un  po'  oblique  dall'  al- 
to al  basso  e  dall'  interuo  alio  esterno,  e  piu  presto  pro- 
duzioni  delle  parti  laterali  die  della  superiore  dell'  osso , 
le  quali  si  divaricano  portandosi  alio  indietro  ed  alio  ester- 
no  ,  e  si  applicano  alia  faccia  interna  delle  ossa  mastoidee 
di  Cuvier ,  colle  quali  si  articolano  prolungandosi  fin  pres- 
80  r  estremita  esterna  rigonfiata  dell'  apofisi  degli  occipi- 
tali  laterali.  Per  questo  divaricamento  la  porzione  plana  o 
superiore  del  parietale  riesce  largamente  incavata  nel  mar- 
gine  posteriore.  Queste  apofisi  poi  in  un  co'  mastoidei  di 
Cuvier  liniitano  superiormente  da  ciascun  lato  un'  ampia 
apertura  cbiusa  in  basso  dall'  occipitale  laterale,  ed  alio 
interno  dall'  occipitale  superiore,  la  quale  mette  nella  fos- 
sa temporale  e  al  timpano  ,  ed  e  occupata  da  muscoli.  II 
margine  anteriore  del  parietale  e  retto  ondulato,  e  si  arti- 
cola  coi  frontali  principali  di  Cuvier.  L'  articolazione  col- 
r  occipitale  superiore  e  ,  speciahuente  nel  mezzo  ,  per 
sostanza  cartilaginca  intermedia,  residue  della  cartilagine 
primordiale.  II  parietale  in  un  coU'  occipitale  superiore  corn- 
pone  la  maggior  parte  della  celata  craniale,  e  copre  anche 
un  poco  il  detto  occipitale,  e  le  grandi  ale  dello  sfenoi- 
de ,  con  cui  si  articola  mediante  le  sue  porzioui  la- 
terali. 


(1)  Ed.  Eicliwald  Op.  cil.  Tav.  cit    fig.  2. 


Del  Monitor  teruestris  eg.  181 

Fra  la  vertebra  descritta  che  chiameremo  parietale ,  e 
la  vertebra  occipitale  trovasi  il  temporale  in  un  con  V  o- 
toscheletro  che  fa  parte  di  esse ,  e  che  secondo  Garus  co- 
stituisce  1'  intervertehra  uditiva  (1).  Vedemmo  superiormen- 
te  I'  osso  che  veramente  rappresenta  la  rocca ,  od  il  petro- 
so  o  petrosale  che  voglia  chiamarsi  ,  non  die  la  porzione 
inastoidea  incorporata  alia  apofisi  degli  occipitali  lateral!  , 
che  perci6  entrano  nella  composiziorie  dell'  otoscheletro. 
Restano  a  trovarsi  gli  altri  pezzi  del  temporale,  lo  squa- 
moso  cioe,  1'  apofisi  zigoinatica ,  e  cjuella  che  costituisce 
il  quadro  del  timpano,  od  il   meato  uditivo  esterno. 

L'  osso  q  ,  <7,  fig.  7,8,^  fig.  9.  Tav.  11.,  che  Cuvier  defini- 
sce  come  mastoideo ,  io  non  son  di  parere  che  sia  tale ; 
perocche  il  mastoideo  ha  rapporto  con  1'  otoscheletro  ,  cui 
in  parte  compone ,  ed  e,  come  dissi ,  incorporato  nella 
lunga  apofisi  dell'  occipitale  laterale,  come  avviene  frequen- 
temente.  L'  osso  q ,  q  ,  non  ha  1'  indicate  carattere  oto- 
scheletrale,  e  percio  non  piio  essere  il  mastoideo.  Sembra- 
mi  piuttosto  la  squama  temporale  affatto  estranea ,  come 
suol  negli  ovipari  ,  alia  composizione  delie  pareti  del  cra- 
nio ,  coiisiderato  die  quest'  osso  q ,  q  s\  articola  col  parie- 
tale ,  colla  pill  volte  menzionata  apofisi  degii  occipitali  la- 
terali ,  col  sottil  osso  r,r,  ed  in  fine  col  timpanico  od 
articolare  s,  s.  Attenendoci  a  questa  significazione,  1'  osso 
r,  r,  che  Cuvier  chiama  temporale,  diverrebbe  T  apofisi 
zigomatica ,  la  quale  congiunta  col  frontale  posteriore  o 
postfrontale  costituisce  1'  areata  zigomatica;  e  ne  ha,  se 
nial  non  mi  appongo  ,  le  caratteristiche  nell'  uffizio  che 
detto  osso  r,  r,  adempie,  e  nelle  connessioni  tanto  con 
lo  squamoso  e  V  osso  timpanico,  quanto  col  postfrontale 
predetto. 

Lo  squamoso  q^  q,  V  apofisi  zigomatica  r ,  r ,  e  quella 
degli  occiptali  laterali,  piu  1' epifisi  t  fig.  9.  T.  11.  che  sem- 
bra  apparteiiere  al  timpanico,  formano  una  specie  di  peduii- 
colo ,  a    cui    quest'  osso   e    appeso    non    gia    perpendicolar- 


(1)  Trailtr  elomeiit.  d"  anat.  coropar.  Tom.   Irois.  Paris  1835  pag.  27o-279  ec. 


182  Luict  Calohi 

inente ,  ma  in  direzione  alquanto  obliqua  in  avaiiti.  Quo- 
sto  tiinpanico  e  osso  piatto,  robusto  ,  uii  po'  piii  liiiigo 
clie  laro;o  ,  qiiadrilatero,  doppiamente  scanalato  od  incavato 
iiella  faccia  posteriore ,  e  semplicernente  nella  aiiteriore , 
couforinato  nel  inargiue  inferioie  a  troclea  articolaie  t'',  Z*  fig. 
10.  Tav.  12.,  mediante  la  quale  si  articola  per  ginglimo  aii^ 
golaie  colla  mandibola  ,  o  mascella  inferioie.  Qual  parte  di 
teinporale  rappresenti  quest"  osso,  e  stato  lungamente  qui- 
stionato  dagli  aiiatomici,  e  diverse  ne  sono  state  le  sen- 
tenze.  Chi  ha  voluto  Fosse  la  porzione  ascendente  della 
mascella  anzidetta^  porzione  rimasta  distaccata  e  hbera ; 
donde  al  tiinpanico  ii  nome  d'  intermascellare;  chi  1'  incix- 
dine;  chi  il  cercliietto  osseo,  che  sostiene  la  niembrana 
del  timpano,  per  la  ragione,  che  tale  inembrana  si  an- 
iiette  al  tiinpanico  medesimo ;  chi  il  cerchietto  indicate 
e  r  apofisi  stiloide  insieme ,  e  chi  infine  la  porzione  arti- 
colare  del  temporale  dei  mammiferi  (1).  Quest'  ultima  opi- 
nione ,  di  cui  e  autore  Tiedemann  e  di  ciu  si  e  fatto, 
non  ha  guari,  propngnatore  Garbiglietti  {2),  ha,  a  mio 
parere  ,  molta  probabilita,  considerato  che  1'  osso  timpani- 
co  si  articola  costantemente  colla  mascella  inferiore :  ma 
accogliendo  questa  opinione ,  non  tengo  pero  che  1'  osso 
timpanico  presenti  tutta  T  anzidetta  porzione  articolare , 
ma  semplicernente  quel  tanto,  che  a  questa  porzione  som- 
niinistra  la  radice  trasversa  dell' apofisi  zigomatica  ,  persua- 
dendolo  la  maniera  della  sua  superficie  articolare  ,  la  poca 
estensione  di  questa,  il  genere  dell'  articolazione  cui  ap- 
appartiene ,  ed  il  mancare  di  radice  trasversa  la  suddetta 
apofisi.  Ne  solo  credo  che  il  timpanico  rappresenti  questa 
radice  dell'  apofisi  zigomatica ,  ma  quel  ramo  ancora  della 
radice  superiore,  longitudinale  od  antero-posteriore  dell'  a- 
pofisi  medesima  si  bene  descritta  da  Cruveilhier  ,  ramo  che 
passa  fra  il  condotto    uditivo    e    la   cavita  glenoide ,  e  che 


(1)  Per  tulle  queste  opinion!  vedi  Traill  g^ner.  d'  Anat.  comp.  par.  I.  F.  Me- 
ckel Tom.  III.   I.«  Pallia  pag.  256.  a  2U.5. 

(2)  Ricerclie  zootomichc  fisiologiclie  sopra  1'  osso  timpanico  ossia  quadralo  de- 
gli  uccelli  Dcl  Vol.  IV.  degli  atti  dcUa  reale  Accad.  medico-cliirnrgica  di  Tonoo. 


Del  Monitor  terrestris  eg.  183 

forma  un  tutto  contlnuo  con  questo  condotto ,  o  col  qua- 
dro  del  timpano  (1).  Alia  quale  significazione  mi  conduce 
r  osservare  ,  clie  il  titnpanico  non  solo  si  articoia  con  la 
mascella  inferiore ,  ma  presta  eziandio  attacco  alia  mem- 
brana  del  timpano  :  onde  per  me  quest'  osso  rappresenta 
insieme  fuse  e  la  radice  trasversa  e  la  Ijianca  timpanica 
della  radice  antero-posteriore  dell'  apofisi  zigomatica  ,  ed  il 
quadro  del   timpano. 

Le  tre  ossa  descritte  nnitamente  alia  mascella  inferiore 
di  cui  in  appresso ,  piuttosto  clie  appartenere  alia  verte- 
bra parietale  o  seconda  craniale  ap|)artengono  alia  terza 
ossia  Irontale ,  colla  quale  sono  congiunte  mediante  il  fron- 
tale  posteriore ,  mentre  alia  seconda  vertebra  sembra  spet- 
ti  r  osso  joide,  come  Owen  opina  (2).  La  vertebra  fron- 
tale  poi  si  compone  come  di  solito,  dalla  porzione  o  pro- 
cesso  y  fig.  10.  Tav.  12.  in  un  con  l'  apofisi  g,  parti  che 
definimmo  superiormente  come  corpo  sfeuoidale  anteriore, 
e  rostro  sfeuoidale;  degli  ossetti  Z,  I  ibid.  /,  fig.  9.  Tav.  11., 
che  considerammo  con  Geoffrey  Saint-Hilaire  e  INIeckcl  ale 
minori  ,  o  processi  ingrassiali ,  e  dei  frontali  u,  u  fig.  8. 
Tav.  11.  fig.  10.  Tav.  12.  Le  indicate  parti  ossee  f  ■>  g  ^  co- 
stituiscono  il  corpo,  o  centro  della  vertebra  saldato  col 
corpo  della  vertebra  parietale,  mentre  gU  ossetti  /,  /,  ne 
rappresentano  gli  arcbi  assai  gracili  a  vero  dire,  ma  am- 
pliati  dalla  cartilagine  primordiale,  die  hanno  al  di  dietro, 
e  che  per  una  sinimesi  li  congiugne  agli  archi  della  se- 
conda vertebra  od  alle  grandi  ale.  Tali  ossetti  cominciano 
presso  la  base  del  processo  f ,  e  si  elevano  descrivendo  un 
arco  concavo  anteriormente,  e  dippoi  biforcansi  in  due  ra- 
mi ,  uno  dei  quali  si  porta  in  avanti  lungo  la  parte  poste- 
riore del  setto  intraorbitale,  e  termina  al  frontale ,  l'  altro 
assai  corto  dirigesi  similniente  in  alto ,  ma  alio  esterno  : 
la  porzione  concava  e  in  relazion  coi  nervi  ottici  circnscri- 
veutlone  il  foro  di  egresso.  Questi    archi    sostengono  in  un 


(t )  Anal,  dcsnipt.    par   I.    Ciuveilliier  Tora.   prcra.   Bnixcl.    1837.   pag.   66. 
(2)    Op.    cit.    in    piu    liioghi. 


185  Luicr  Cai-ori 

colla  porzione  anteiiorc  della  cartilagine  primordiale  1   fnin- 
tali  u,  u  fig.   8.   Tav.  11.   fig.  10.  Tav.  12.  clie   conipletaiio 
superionneiite    la    vertebra.    Qiiesti   froiitali    soiio  allmigati  , 
piani ,  triangolari ,  riimiti   iiisieine  colla   base  sulla   linea   me- 
dia   per    sutuia  :    arcuati    esteriortnente    circoscrivorio    dalla 
parte  superiore  ed  interna  le  orbite,  e  sembrano  corne  ri- 
piegarsi   sotto   loro   stessl  forniando  le   porzioiii   orbitali  ,  clie 
vauno  r  una   verso  1'  altra  rjnasi  a  toccarsi   sulla    linea   me- 
dia ,  e  compongono   lui  canale  percorso  dai  nervi  olfattorii ; 
canale  cliinso   in  alto  dalla  parte  superiore  dei  frontali   istes- 
si ,  ed    inreriorniente    dal    margiue    superiore    allargato    del 
setto  intraorbitale  h  fig.   9.   Tav.    II.   nel    quale    in    avanti 
scorgonsi  alcune  grannlazioni  ossee ,  che    dagli  Autori   sono 
considerate  come    rndimenti    di    lamina   perpendicolare  del- 
r  etmoi  Je ,  della    cpiale    il    setto    rappresenterebbe    la    base 
cartilaginea.  In  avanti    i    frontali  si  vanno  grado  grade  re- 
stringendo,  e    si    prolungano    in    sottili    apofisi    nasali  insi- 
nuate tra  i  frontali  anteriori  di  Cuvier  c' ,  v  fig.  8.  Tav.  II., 
ed  il  nasale  unico  y    compreso    nella    incisura    formata    da 
ciascuna  delle    apofisi    nasali    niedesime.    Posteriormente  ed 
esteriormente  in  fine  i   frontali   terminano  in  un'  apofisi   an- 
golosa  articolata  col    parietale  o ,  e    col    frontale  posteriore 
di  Cuvier,    o    postfrontale    x,  a;,   il    quale    forma  l'  apofisi 
trasversa  della  vertebra ,  ed  e  definito  come  processo  orbir 
tale  esterno  o  zigomatico  sviluppatosi   per  un    distinto  ger- 
nie  di  ossificazione,  e  riraasto  distinto.  Geofifroy  Saint-Hilai- 
re  pero  lo  ha  diversamente  considerate  dicendolo  ora  tem- 
porale ,  ora  jugale   (1).   Questa    ultima    determinazione   par- 
mi  che  non  possa  rifiutarsi  affatto  pel    motivo,  clie  1'  osso 
X  si  articola  con   l'  osso  r,  che  significammo  per  apofisi   zi- 
gomatica  del  tetnporale,  e  concorre  a  formare  1'  areata  zi- 
gomatica ,  mentre  1'  apofisi  orbitale  esterna  del  frontale  non 
ha  quest'  uffizio  :  avvalorerebbe    poi    tale  determinazione   il 
vedere  che    1'  osso    x    6    in    connessione    con   la   cartilagine 
primordiale,  connessione  che  rammenta  quella  che    il  zigo- 


(I)  Annal.  clu  Museum  d'  hist,  natur.  Toiu.  dixiime  pag.  249. 


Del  Monitor  tkhrbstris  kc.  185 

matico  ha  con  la  grande  ala  dello  sfenoide.  Non  bisogna 
per6  (Jissimulaie  die  questo  argomeiito  favoreggia  del  pari 
la  significazione  ,  che  sia  1' apolisi  orbitale  predetta,  molto 
pill  che  r  osso  x  e  pure  articolato  col  parietale. 

L'  ultima  vertebra  del  teschio  e  la  nasale  od  olfattiva 
da  Carus  indicata  come  una  intervertebra  (1),  ed  ofFre  il 
suo  corpo  o  centre  nelle  due  ossa  8,  8  fig.  10.  Tav.  12. 
situate  per  una  parte  tra  i  palatini,  i  mascellari  superiori, 
e  r  intermascellare,  e  per  1' altra  coperte  dai  turbinati  in- 
feriori  e  dai  mascellari  superiori  non  che  dai  frontali  an- 
teriorl  di  Cuvier,  o  prefrontali.  Le  quali  ossa  8,  8,  sono 
i  vomeri ,  conforrnati  a  modo  di  due  lamine  divaricate  po- 
steriormente,  insiem  riunite  per  sutura  in  avanti  ove  sono 
alquanto  piu  strette.  Nella  loro  faccia  inferiore  offrono  antc- 
riormente  una  doccia  limitata  da  due  creste  longitudinali 
esternamente  concave  ,  nella  parte  anteriore  della  quale 
doccia  vi  hanno  due  forellini  per  il  passaggio  di  nervic- 
ciuoli :  sempre  in  avanti,  ed  ai  lati  appariscono  due  altri 
fori  esternamente  completati  dai  mascellari  superiori,  i  qua- 
li fori  conducono  alia  faccia  concava  dei  turbinati  infe- 
riori  s ,  z. 

Gli  archi  della  vertebra  olfattiva  vengono  costituiti  dai 
frontali  anteriori  di  Cuvier,  o  prefrontali  p,  c  fig.  8.  Tav.  1 1, 
che  Geoffroy  Saint-Hilaire  defini  come  turbinati  etmoidali 
da  lui  chiamati  etmofisali  (2)  e  che  Oken  (3)  con  mol- 
ta  piu  ragione  disse  ossa  plana ,  o  come  si  esprime  Bo- 
janus,  etmoidei  laterali,  poich6  i  turbinati  superiori  sono 
rappresentati  da  pieghe  della  membrana  pituitaria  a  quel- 
li  annesse ,  e  separate  da  una  produzione  del  setto  intraor- 
bitale  prolungantesi  fino  ai  turbinati  inferiori  od  anterio- 
ri, ed  al  lungo  process©  dell'  intermascellare,  conciossiache 
quel  setto  medesimo  resosi  oltremodo  sottlle  si  attacca  al 
marglne  inferiore  di  detto  process© ,  e  s'  insinua  nella  rima 


(1)  Op.  cit.  I.  c. 

(S)  Annal.  dii  Miiseum  etc.  Tcic.  cit.  1.  c. 

(3)  Isis  1828  pag.  2!j2. 

T.     VIIl. 


186  LuiGi  Calori 

che  trovasi  fra  i  turbinati  infeiiori  indicati.  La  quale  de- 
terniiiiazione  degli  ossi  v,  v,  viene  convalidata  dallu  loro 
giacitura  e  dai  loro  uffizi ,  perocche  sono  incastrati  tra  il 
froiitale  ,  il  mascellar  siiperiore,  1' osso  lagrimale,  il  so- 
piaciliaie  ed  il  palatino  ,  e  formano  non  piccola  parte 
del  tetto  o  parete  superiore  delle  fosse  nasali ,  completata 
poi  ncl  mezzo  dalle  estremit;\  anteriori  assottigliate  dei  fron- 
tali  e  dair  unico  osso  iiasale  fra  esse  compreso,  e  con  esse 
articolato  per  sutura :  completano  in  oltre  il  canale  che 
racchiude  le  espansioni  dei  nervi  olfattorii,  limitano  in 
avanti  1'  areata  orbitale  superiore  od  interna,  e  separano 
r  orbita  dalle  fosse  nasali^  delle  quali  formano  quasi  tutta 
la  parete  posteriore :  da  ultimo  insiem  col  lagrimale  con- 
corrono  a  comporre  il  canal  nasale.  I  quali  tutti  argomen- 
ti  sembranmi  superare  di  gran  lunga  1'  unico  addotto  in 
contrario  dal  Cuvier,  che  le  ossa  j/lana  non  si  mostrano 
mai  suUe  guancie  (1). 

La  vertebra  olfattoria  e  completata  superlormente  dal 
nasale  unico  /  fig.  8.  Tav.  11.,  il  quale  e  incastrato  ,  co- 
me dicemmo  ,  tra  le  apofisi  nasali  dei  frontali ,  ed  e  nella 
estremita  anteriore  fesso  in  due  lamine  ,  le  quali  si  appli- 
cano  ai  lati  del  lungo  processo  dell'  intermascellare  ,  e  lo 
comprendono.  Questa  divisione  anteriore  del  nasale  e  un 
indizio  della  sua  primitiva  duplicita ,  come  lo  e  del  pari 
un'  ultra  incisura  niolto  piu  piccola,  ch'  esso  mostra  nella 
parte  media  del  suo  margine  posteriore,  e  che  riceve  una 
piccola  spina  dei  frontali ;  le  quali  due  incisure  conducono 
per  transizione  alia  scission  permanente  di  esso  in  due 
presentata  dal  Monitore  Cloro-Stigma,  da  quel  di  Ameri- 
ca ec.  Finalmente  la  parte  media  inferiore  del  nasale  pre- 
sta  attacco  alia  produzione  suddiscorsa  del  setto  intraor- 
bitale. 

Pertinenze  di  questa  vertebra  sono  i  palatini ,  I  trasver- 
si,  i  mascellari  superiori,  l'  intermascellare  o  premascella- 
re ,  i  jugali    di  Cuvier,  i  turbinati    anteriori  e  le  ossa    la- 


(1)  Oss.  fos.  Tom.  cU.  part.  cil.  pag.  73. 


DtiL   Monitor  TitanEETjiis  ec.  187 

gi'imali  col  sopraciliare.  I  ])alatini  7,7,  fig.  10.  Tav.  12. 
molto  fra  loro  allontaiiati  posterionnente ,  e  assai  ravvici- 
nati  anteriormente  coiistaiio  di  una  porzione  interna  piat- 
ta,  longitiulinnle  ed  obliqua  dallo  interno  alio  esterno,  la 
quale  in  avanti  si  aiticola  con  i  vomeri  8  ,  8  ed  in  addie- 
tro  co'  pterigoidei  7/2 ,  /ra ,  w* ,  11^  gia  descritti  ,  e  cliiudo- 
no  anteriormente  1'  ampia  apertura  periforme  mediana  del- 
la  faccia  inferiore  del  teschio  ;  apertura  limitata  lateralmen- 
te  da'  pterigoidei  prefati  ,  e  posterionnente  dal  corpo  dello 
sfenoide ,  e  da'  suoi  processi  lateral!  anteriori.  L'altra  por- 
zione de'  palatini,  die  e  esterna ,  e  molto  piu  piccola  e 
breve ,  c  si  dirige  ai  mascellari  superlori  ed  ai  trasversi , 
con  le  quali  ossa  si  articola.  Questa  porzione  e  come  mez- 
zo di  separazione  di  due  aperture  ,  una  anteriore  ed  altra 
posteriore  ;  la  prima  circoscritta  dai  palatini,  dai  vomeri,  e 
dai  mascellari  superiori  presenta  le  narici  posteriori;  la  se- 
conda  limitata  dai  palatini  stessi ,  dagli  ossi  trasversi  ,  e  dai 
pterigoidei  rimane  chiusa  da  una  membrana  otturatoria  fi- 
bro-cartllaginea. 

I  trasversi  6,  fig.  9.  Tav.  1 1.  6  ,  6,  fig.  10.  Tav.  12.  situa- 
ti  tra  i  mascellari  superiori ,  i  palatini ,  i  pterigoidei  ed  i 
jugali  di  Cuvier  ,  coi  quali  tutti  ossi  si  articolano  ,  vengo- 
no  diversamente  definiti.  Nella  nuova  edizione  delle  lezioni 
di  Anat.  Compar.  di  G.  Cuvier  Tom.  1.  pag.  358  1'  anno- 
tatore  inclina  a  credere  ,  die  il  trasverso  possa  essere  pa- 
ragonabile  alia  porzione  pterigoidea  de'  palatini  ,  la  quale 
ne'  cetacei  erbivori  apparisce  gia  distinta.  Altri  anatomici 
lo  chiamano  pterigoideo,  e  V  hanno  come  simile  all'  aletta 
interna  de'  processi  pterigoidei  de'  Mammiferi,  raentre  poi 
serbano  la  denominazione  di  processi  pterigoidei  a  quelli  , 
che  descrissi  sotto  il  nome  di  ossi  pterigoidei ,  i  quali  son 
per  essi  i  processi  pterigoidei  esterni  del  mammiferi  mede- 
simi.  Vero  e  che  1'  indicata  aletta  forma  un  osso  distinto 
anche  nell'  embrione  umano,  ma  le  counessioui  del  trasver- 
so sono  tali  da  favorire  piuttosto  la  prima  che  1'  ultima 
opiiiione. 

I  mascellari  superiori  2,  2  fig.  8.  2 ,  fig.  9.  Tav.  11. 
2,2,  fig.    10.   Tav.    12.   situati    gia    conic    di   solito    ai   iati 


1 88  Luici  Calori 

del'muso,  sono  assal  robust!,  compianati  ,  eccetto  nella 
parte  posteriore,  che  ne  forma  come  il  corpo  ,  e  si  eleva- 
no  colle  apofisi  montati  fine  al  livello  della  estremita  an- 
teriore  delle  apofisi  nasali  dei  frontali  con  le  quali  pero 
non  si  articolano,  impedendolo  gli  etmoidei  laterali  inter- 
posti.  Le  apofisi  montanti  neppure  si  articolano  col  nasale 
unico,  ma  solo  hanno  connessione  coi  due  pezzi  dei  la- 
grimali  e  coi  detti  etmoidei.  Essi  mascellari  tondeggiano 
alquanto  sui  lati  in  corrispondenza  del  processo  alveolare, 
e  presentano  una  sei'ie  di  forellini  al  iiumero  di  sette  od 
otto  da  ciascun  lato ,  oltre  qualche  altro  fuori  di  serie  ,  e 
pill  superiore.  Un  po'  infossati  nella  faccia  superiore  sono 
impediti  dallo  articolarsi  insieme  anteriormente  dalla  por- 
zione  allargata  e  dalla  base  del  processo  dell'  intermascel- 
lare,  in  addietro  dai  turblnati  inferior! :  veduti  inferiormen- 
te  appariscono  del  pari  disgiunti  ed  allontanati  piii  che 
nella  faccia  superiore  per  1'  interposizione  dell'  intermascel- 
lare  5  dei  vomeri ,  e  dei  palatini.  I  process!  alveolar!  non  so- 
no cavat!  a  doccia  che  anteriormente ,  o  al  davanti  del- 
le aperture  posteriori  od  inferiori  delle  fosse  nasali ;  doccia 
molto  allargata  e  coperta  da  una  lamina  fibro—cartilaginea 
pertugiata  per  1'  uscita  dei  denti.  Non  mancano  gli  indizi 
dei  sepimenti  alveolar!  osservabili  nella  lamina  esterna  del 
processo  alveolare,  e  rappresentati  da  piccoli  riaiti  della  fac- 
cia interna  della  lamina  medesima  susseguiti  tosto  da  car- 
tilagine.  I  denti  si  attengono  alia  parte  esterna  della  doc- 
cia alveolare ,  o  alia  detta  lamina ,  e  sono  fissati  dalla  fi- 
bro-cartilagine  di  copertura,  e  dalla  mucosa  orale.  Hannov! 
due  serie  di  denti  una  esterna,  1'  altra  interna.  La  seiie  ester- 
na e  formata  di  denti  Innghi ,  alcuni  dei  quali  sono  tron- 
cati  ,  altri  perduti :  la  serie  interna  ofFre  denti  molto  corti 
e  piccoli,  sorgenti  subito  dalla  parte  interna  della  base 
de'  lunghi  ed  accolti  in  fori  distinti.  Nel  processo  alveola- 
re destro  veggonsi  cinque  denti  lunghi,  e  dieci  corti  (Ve- 
di  fig.  10.  Tav.  12.);  nel  sinistro  tie  lunghi,  ed  un  egua- 
le  numero  di  corti  ibid.  Non  e  d'  uopo  dire  ,  die  i  corti 
sono  denti  giovani  di  sostituzione  ai  lunghi  logorati,  o  per- 
duti.  Quest!    denti    sono    lateralmente    coinpressi ,    uncinati 


Del  Monitor  tehrkstris  kg.  189 

colla  cusplde  volta  alio  indietro,  taglianti  a  doppio  taglio  , 
antcriore  coiivcsso,  posteriore  concave;  la  loro  sezione  tras- 
versa ,  o  la  loro  base  e  romboidale.  I  denti  giovani  sono 
pin  dritti,  ed  ofTiono  quelle  miiiime  differenze  si  bene  trat- 
teggiate  da  G.  Ciivier  nell' opera  suUe  ossa  fossili  nel  par- 
lare  appunto  clie  fa  della  dentatura  dei  Monitor!. 

L' osso  interniasceliare  1  fig.  8,  9,  Tav.  11.  fig.  10.t 
Tav.  12.  costituente  la  punta  del  muso  apparisce  unico 
come  negli  altri  Monitor! ,  ed  e  unito  per  sutura  ai  ma- 
scellari  superior!  fra  i  qual!  e  incastrato.  Consta  d!  una 
porzione  allungata ,  e  di  altra  ristretta  a  modo  di  lungo 
processo  laminare.  Nella  faccia  inferiore  della  porzione  al- 
largata  veggonsi  anteriormente  quattro  denti  intatt!  sulla 
parte  media  ,  ed  a  sinistra  due  fori  o  alveoli  del  tessuto 
gengivale  che  appartengono  a  due  denti  caduti;  senza  che 
appariscono  quell!  d!  sostituzione ,  e  due  altri  denti ,  uno 
per  lato  in  corrispondenza  della  sutura  predetta.  Quest! 
denti  sono  evidentemente  piu  piccoli  di  quell!  onde  vanno 
armati  i  mascellari.  Nella  parte  media  d!  questa  faccia  in- 
feriore deir  intermascellare  al  di  dietro  dei  denti  prefati 
sorge  una  cresta ,  che  ofFre  nel  mezzo  ima  rima,  traccia 
della  primitiva  partizione  dell"  intermascellare  in  due ,  al 
termine  posteriore  della  quale  cresta  ha  una  incisura  limi- 
tata  ai  lati  da  due  apofis!  articolantisi  coi  vomeri;  cresta 
ed  apoBsi  che  sembrano  quasi  un'  addizione ,  poiche  ai  la- 
ti della  base  della  cresta  apparisce  una  traccia  di  sutura 
che  termina  ai  due  fori  incisivi.  Nella  faccia  superiore  del- 
la porzione  allargata  dell'  intermascellare  trovasi  un  rilievo 
medio  ,  e  due  piani  lateral!  triangolar!  e  convessi ,  nei  qua- 
li  veggonsi  due  forellin!  simili  a  quell!  che  incontrammo 
nella  faccia  esterna  dei  process!  alveolar!  de!  mascellari.  II 
rilievo  segna  1'  origine  del  lungo  processo  laminare ,  che 
si  prolunga  in  addietro  sulla  linea  media  al  di  sopra  della 
luiione  dei  turbinati  inferior!  oil  anterior!,  e  non  discende 
fra  quest!  ,   come   nel    Mouitore    Caspio  ,    separandol!   (1)  ; 


(1)  Ed.  Eichwald  op.  cit.  p.  r,3. 


1\)0  Luic.i   Calori 

die  fra  la  detta  nnione  ed  il  maigine  inferiore  del  pro- 
cesso  rimane  uivo  spazio  lineare  lieinpiuto  ,  come  vedem- 
ino,  da  an  proliiiigatueiito  della  cartilagine  o  setto  intiaor- 
hitale  :  liiialiiiente  ([uesto  piocesso  raggingiie  il  nasale  iiiii- 
co  y ,  che  colla  sua  incisura  anteriore  lo   ahbraccia. 

Fra  1  mascellari  siiperiori  veggonsi  i  turbiuati  inferioi-i 
od  anterior!  z,  z  fig.  8 ,  z  fig.  9.  Tav.  11.  clie  dalla  parte  su- 
perioro  appariscono  per  intero ,  mentre  dalla  inferiore  solo 
in  piccola  parte  per  ritnanere  coperti  dai  vomeri-  Qnesti 
turbinati  insiem  rinniti  suUa  linea  media  mediante  1'  in- 
terposizione  di  una  sottil  produzione  del  setto  intraorbita- 
le  non  sono  gia  ex  toto  convessi  nella  faccia  superiore , 
come  scrive  Eickwald  essere  nel  Psaminosauro  grigio  (1)  , 
ma  dalla  parte  interna  sono  concavi,  ed  offrono  un  rigon- 
fiamento  anteriore  esterno,  dietro  cuL  sta  una  depressione, 
ed  un  coarctamento  corrispondente  circa  alia  loro  parte 
media,  e  posteriorniente  a  questo  tornano  a  farsi  pin  ele- 
vati  e  convessi ,  salvo  pero  sempre  alia  parte  interna.  So- 
pra  questa  convessita  corre  un  solco  in  avanti.  Nella  par- 
te posteriore  della  loro  sutura  coi  mascellari  notasi  un 
piccolo  foro.  La  loro  faccia  inferiore  e  concava ,  e  guarda 
i   vomeri,    sui   quali   poggia ,  e  coi  quali   congingnesi. 

I  mascellari  snperiori  portano  nella  parte  posteriore  ester- 
na  i  jngali  di  Guvier  3,  3  fig.  8.  3  fig.  9.  Tav.  11.  i  quali  dai 
detti  mascellari  si  estendono  all'apofisi  anterior  inferiore  dei 
frontali  posteriori ,  e  chiudono  esternamente  il  cerchio ,  o 
la  base  dell'  orbita  senza  pero  contrarre  veramente  artico- 
lazione  colla  indicata  apofisi.  Alcuni  anatomici  tedeschi', 
che  dietro  Oken  ammettono  piu  jngali,  pensano,  die  il  ju- 
gale  di  Guvier  altro  non  sia  che  la  porzione  anteriore  del 
vero  jugale,  e  di  tale  parere  e  altresi  Eichwald  (2).  Con- 
siderate le  connessioni  del  jugale  coll'  unguis ,  col  ma- 
scellar  superiore  e  con  1'  osso  trasverso ,  io  propendo  a 
crederlo  non  il  vero  jugale  ,   ne    una    porzione   di    questo  , 


(1)  Op.  cit.  I.  c. 

(2)  Op.  cit.  pag.  65. 


Del  Monitor  terrestris  ec.  191 

ma  la  porzione  jiigale  o  zigomatica  del  mascellare  supe- 
riore,  e  lanto  piu  mi  conferino  in  quest' analogia  in  quan- 
to  che  Delia  genesi  del  mascellare  medesimo  quella  por- 
zione e  distinta ,  ed  in  qnanto  clie  in  allri  rettili  si  tro- 
va  gii   iiicorporata  col   mascellare  superiore  medesimo. 

Restano  l'  unguis  ed  il  sopraciliare  applicati  alia  parte 
superiore  e  poslcriore  dei  mascellari  superiori.  Intorno  al- 
r  unguis  5  fig.  9.  Tav.  11.  parrebbe  clie  non  ci  avesse  ad 
essere  nulla  a  ridire,  peroccli6  esso  insiem  con  la  parte 
posteriore  dell'  etmoideo  laterale  o  frontale  anteriore  di 
Cuvier  compone  un  ampio  foro  clie  corrisponde  al  canal 
nasale  ,  sotto  cui  altro  sen  vede  piu  piccolo  clie  e  scolpi- 
to  nell'  unguis  stesso ,  e  mette  similniente  nelle  fosse  na- 
sali  ;  foro  che  mal  prenderebbesi  per  1'  infraorbitale ;  che 
questo  e  situato  piu  sotto ,  e  sopra  la  porzione  esterna 
dei  palatini.  Oltre  che  esso  in  un  con  la  parte  posteriore 
ed  inferiore  dell'  etmoideo  laterale  cliiude  posteriormente 
le  prefate  fosse ,  e  si  articola  finalmente  col  corpo  e  con 
r  apofisi  niontante  del  mascellare  superiore  ,  col  detto  et- 
moideo ec.  Ma  coututtocio  1'  Eichwald  ispiratosi  nella  Ce- 
phalogenesis  di  Splx  (1)  crede  1'  unguis  un  frammento  del 
jugale,  quasi  niente  sia  il  carattere  di  concorrere  1'  osso 
alia  composlzione  del  canale  nasale.  Credo  bene  con  Uii 
che  quest'  osso  sia  analogo  a  quelli  che  ne'  pesci  appellansi 
ossi  dei  canali  mucosi,  un  osso  estraneo  alio  scheletro  in- 
terno,  un  osso,  come  dicono ,  muco-dermale,  ma  non  per- 
cid  posso  disconoscerne  la  vera  significanza  di  osso  la- 
grimale. 

Fra  1'  unguis  e  1'  etmoideo  laterale  trovasi  il  sopraciliare 
4,  4  fig.  8,  ^  fig.  9.  Tav.  11.  assai  sviluppato  a  confronto  di 
quello  degli  altri  Monitori,  e  prolungato  colla  puuta  fino  al 
terzo  posteriore  dell'  apertura  orbitale.  Quest'  osso  e  piat- 
to ,  triangolare,  piu  robusto  in  avanti.  Col  lato  minore  si 
articola  coll'  etmoidec  laterale  :  ha  il   suo   lato   interno   che 


(1)  Op.  cit.  pag.  85. 


192  LoiGi  Calori 

e  arcuato    nella    parte  anteriore    e    quasi   dritto    posteiior- 
luente  :  1'  esterno  pur  quasi  dritto.  Gli  angoli  formano   tre 
apofisi,  due  interne,  delle  quali  una  e  anteriore  e  1' altra 
posteriore  ,  amendue   cortissime ,  ed   una  esterna  assai  lun- 
ga  e   puntata  clie   tende   alia   parte    posteriore    od    esterna 
del    cerchio    orhitale  e   precisamente   al  frontale    posteriore 
di   Cuvier  ,  con  il   qual  frontale    si  congiugne  per  legaiuen- 
to ,   e  divide  cosi  il  cerchio  predetto   in   due  aperture.  Col- 
r  apofisi  interna  anteriore  e  con    parte    della    faccia   infe- 
riore  poggia  sull'  apofisi  montante  del   mascellar  superiore  e 
sul   lagrimale  ,  colla   interna   posteriore  forma  In  avanti  una 
porzioncella  del  cerchio   orhitale.   Nella    faccia   inferiore    fi- 
nalmente  otfre  una    incavatura   rhe  completa  superiormen- 
te  la  doccia  che  contiene   il  sacco  lagrimale.  Cuvier   para- 
gona  quest'  osso  ad  uii  coiisimile  che  rinvlensi  nel   cranio 
degli  ucceUi  (1)   e  rappresenta  un  distlnto   osso    lagrimale. 
lo   per   me   tengo    che   sia   una    porzione    di   lagrimale  ,    il 
quale  talora  trovasi  similmente  partlto  In  due    anche    nel 
mammiferi    e    nell'  uomo  j    porzione  oltremodo    sviluppata  , 
come  in  certi  uccelli,  p.  e.   nel  papagallo  ,  in  cui  il   lagri- 
male e  si  lungo    da    attignere    quasi    il    frontal    posteriore. 
Nella  significazione  poi  di  questo  sopracillare    seguo    I'  av- 
viso  di  quegli  anatomici,  i  quali  lo  considerano  osso  estra- 
neo  alio   scheletro    interno,    e   lo  paragonano    alia  squama 
sopraorhltale   dei   peiici. 

Finalinente  la  mascella  inferiore  fig.  9.  Tav.  11.  fig.  11. 
Tav.  12.  (Vedi  anche  Tav.  10.  fig.  1.)  gia  formata  di  due 
ineta  laterali  mohilmente  riunite  in  avanti  sulla  linea  me- 
dia e  pur  sempre  assai  notahile  per  la  moltltudlne  dei  pez- 
zi  ossei  che  ne  compongono  ciascuna  delle  indicate  meta. 
II  pezzo  anteriore  9,  fig.  9.  Tav.  11.  9,  9  fig.  11.  Tav.  12. 
chiamato  dentario  od  alveolare,  6  complanato ,  piii  stret- 
to  anteriormente ,  piu  largo  posteriormente ,  e  forma  con 
il  congenere  l'  anzidetta  unione  :  ofFre  nella  faccia  esterna 
quattro  o  cinque  forelllni,  e   nella  interna  porta  dei    denti 


(I)  Oss.  foss.  Tom.  cit.  part.  cit.  pag.  267. 


Del   Monitor  terkkstris  eg.  19.? 

logori,  troncati,  e  un  po'  piu  corti  dei  superiorl ,  e  molto 
distant!  fra  lore  ,  i  quali  denti  sono  lateralmente  compres- 
si ,  lanceolati ,  pieni  di  solclietti  e  rllievi  linear!  longitudi- 
nali ,  ed  hanno  una  base  assai  estesa,  eccetto  pero  i  due 
anteriori,  che  sono  piu  stretti,  curvati  posteriormente ,  ed 
acutissimi ,  sicche  rassembrano  due  uncini.  G.  Cuvler  dice 
che  questi  denti  aderiscono  alia  faccia  interna  del  denta- 
rio,  ne  sono,  come  quei  de' crocodilli,  impiantati  negli 
alveoli  (t);  e  veri  alveoli  per  verita  non  esistono.  Ci6  non 
pertanto  parmi  non  possa  negarsi  un  vestigio ,  o  rudimen- 
to  di  essi.  Nell'  esemplare  che  mi  ha  servito  per  questa 
descrizione,  ciascun  osso  dentario  ha  perduto  con  regolari- 
ta  alterna  quattro  denti,  motivo  per  cui  i  denti  rimasti 
trovansi  tanto  distant!  come  ho  gia  notato ,  e  negli  inter- 
valli  di  separazione  veggonsi  le  fossette  10,  10,  10  ec. 
fig.  11  Tav.  12,  a  vero  dire  poco  profonde  ,  le  quali  ri- 
cevevano  la  base  dei  denti  gia  caduti :  ne!  denti  rimasti 
si  osserva  che  la  sostanza  del  dentario  si  eleva  un  poco 
ad  attorniare  la  loro  base,  cosi  che  credo  di  non  dllungar- 
ml  dal  vero  ammettendo  un  rudimento  di  alveoli.  Non  mi 
e  poi  apparsa  veruna  traccia  di  denti  di  sostituzione  :  os- 
servazione  fatta  altresi  dal  Cuvier.  II  dentario,  presane  la 
misura  dalla  parte  esterna ,  riesce  quasi  altrettanto  lun- 
go,  quanto  la  restante  met^  niascellare  che  vi  sta  al  di 
dietro,  come  generalmente  negli  uccelll.  Nel  Monitore  Ni- 
lotico  e  in  quel  di  Giava,  stando  alle  figure  del  Cuvier  (2), 
sarebbe  molto  piii  lungo;  nel  Caspio,  secondo  le  figure 
datene  dall'  Eichwald  (3)  riuscirebbe  piu  corto.  Alia  parte 
inferiore  interna  del  dentario  si  vede  1' opercolare  11,  11, 
fig.  1 1  ,  chiamato  splenium  da  Owen  (4) ,  il  quale  operco- 
lare e  angoloso,  e  degenera  in  una  lunghissima  apofisi  an- 
teriore  applicata  alia  faccia  interna  del  dentario ,  e  in  due 


(1)  Oss.  foss.  Tom.  cil.  part.  cit.  pag.  274.  e  seg. 
(i)  Oss.  foss.  Tom.  cit.  pari.  cit.  Tav.  XVI.  fig.  A.  .t.  8. 
(5)  Op.  cil.  Tav.  VII.  fig.   I.  6. 
(4)  Op.  cil.  pag.  46. 

T.    VHI.  25 


194  Luici  Calori 

posteriori  molto  piii  corte  articolatc  coll'  angofaie  12,  12, 
col  soprangolare  13,  13,  coU' articolare  15,  15,  e  col  com- 
plementario,  o  coronoideo  14,  14.  Questo  ibid,  e  14  fig.  9. 
Tav.  11.  circoscrive  il  rnargine  superiore  della  mascella  alio 
indietro,  e  comparato  a  quello  de'  Monitoii  Nilotico  e  Gia- 
vano  si  trova  piu  luiigo,  e  conviene  con  la  lunghezza  di 
quello  della  inandibola  del  Moiiitore  Caspio.  Dalla  parte  po- 
steriore  del  suo  margine  superiore  ,  e  nou  dal  mezzo,  co- 
me scrive  Eichwald  (1),  si  prokuiga  1'  apofisi  coronoide, 
che  e  triangolare ,  cava  posteriormente  ed  internamente  , 
dal  cui  angolo  posterlore  nasce  un  processo  ,  die  si  porta 
obliquamente  in  addietro  sulia  faccia  interna  del  soprangola- 
re, e  prenie  suU'  articolare.  Sotto  il  coronoideo  apparisce  il 
soprangolare  13,  fig.9.Tav.  11.  13,  13  fig.  11.  Tav.  12.,  as- 
sai  lungo  e  robusto,  esteso  dal  dentario  alia  cavita  glenoi- 
dea  della  mascella  inferiore ,  cavit^  cui  esso  limita  in  avan- 
ti :  sotto  poi  il  soprangolare  eta  1'  angolare  12,  12,  clie 
e  il  piu  piccolo  degli  ossi  componenti  la  detta  mascella , 
di  cui  si  attiene  al  margine  inferiore.  Finalmente  1' artico- 
lare 15,  15,  apparisce  al  di  dietro  ed  alia  parte  interna 
di  questi  ossi ,  ed  e  molto  allungato  giugnendo  fino  al 
coronoideo:  manca  di  condilo,  in  luogo  di  cui  si  nota 
la  cavita  glenoidea  16,  16,  un  po'  rilevata  nel  mez- 
zo, la  quale  riceve  1'  estremita  inferiore  dell'  osso  timpa- 
nico  fornita  di  una  faccetta  articolare  trocleare  :  la  porzio- 
fie  di  articolare,  cbe  rimane  al  di  dietro  dell*  anzidetta  ca- 
vita glenoide,  ingracilisce  alquanto,  e  piega  alio  indentro 
terminando  in  punta  ottusa  ,  sulla  quale  vi  ha ,  come  di 
sobto,  una  piccola  epifisi.  Notero  ad  ultimo,  cbe  riella 
faccia  interna  di  ciascuna  metk  della  mascella  inferiore  ap- 
parisce un  foro  tra  il  coronoideo  e  il  dentario ,  il  quale 
foro  si  prolunga  in  un  solco  anteriore,  che  asseconda  I'unio- 
ne  della  lunga  apofisi  del  coronoideo  col  dentario  stesso, 
e  che  al  davanti  della  faccia  glenoidea  suddescritta  vi  ha 
una  fossa  allungata  circoscritta  dall' articolare ,  dal  sopran- 


(I)  Op.  cit.  pag.  55. 


Del  Monitor  terhestris  ec.  195 

golarc  ,  c  (lal  processo  posterioio  clie  cliscoiide  dalla  basn 
deir  apofisi  coronoide ,  lossa  die  accoglie  im  vase  sangui- 
fero  dirainato  entro  1'  ossa. 

Ora  degli  arti  ,  e  prima  degli  anteriori ,  i  quali ,  secondo 
Owen,  sono  una  pertinenza  del  cranio,  e  specialmente  del 
la  vertebra  occipitale  ,  i  cui  arclii  costali  vengono  costitui- 
ti  dal  prime  segmento  di  questi  arti  stessi  (1).  Compongon- 
si  delle  qnattro  solite  regioni ,  della  spalla ,  del  braccio , 
deir  avanbraccio  e  della  mano.  La  spalla  fig.  l.Tav.  10. 
fig.  12.  Tav.  12.  (2)  viiol'  essere  descritta  collo  sterno, 
siccomc  quella  obe  insiem  con  quest'  osso  forma ,  per  va- 
lermi  delle  parole  di  G.  Cuvier ,  una  s[>ecie  di  corazza  al 
cuore  ed  ai  gro&si  vasi.  Lo  sterno  consta,  come  negli  altri 
Monitori  piii  volte  ricordati,  di  una  parte  media  k  fig.  cit. 
Tav.  cit.,  allungata,  stretta  e  piana,  terminata  anteriormente 
in  due  branclie  laterali,  si  die  rassembra  la  lettera  T,  e  po- 
steriormente  in  punta  :  questa  parte  media  e  applicata  ed 
unita  alia  faccia  inferiore  di  altia  assai  larga  i,  che  ap- 
pellasi  dalla  figura  cartilagine  trapezoidale  o  romboidale, 
qui  divisa  in  due  meta  per  una  rima  o  solco  antero-poste- 
riore  medio,  divisione  che  non  fu  deUneata  da!  Sig.  Blan- 
cbard  nella  figura  della  sua  Tav.  10.  Reptiles-Sauriens.  Que- 
sta cartilagine  non  e  veramente  tale,  ma  ossificata,  e  di  luia 
speciale  ossificazione  ad  aspetto  granuloso,  come  noto  Cu- 
vier. Seguono  le  due  sottili  appendici  h  della  stessa  natu- 
ra  della  cartilagine  descritta,  le  quali  da  GeofFroy  Saint-Hi- 
laire  vengono  con  molta  verosimiglianza  paragonate  al  pro- 
cesso xifoideo  (3).  La  spalla  e  unita  al  descritto  apparec- 
chio  sternale  per  mezzo  della  sottile  clavicola  acromiale  v, 
e  della  coracoidea  r,  o  per  meglio  dire  della  cartilagine 
epicoracoidea  5,  5,  attaccata  ai  lati  anteriori  della  cartilagine 
romboidale,  e  soprapposta  la  destra  alia  sinistra  sulla  parte 


(1)  Op.  cit.  passim. 

(2)  La  fiR.  1.  Tav.  10.  rappresenta  1'  apparecchio  sternale  e  la  regione  delta 
spalla  laleralnienle  ed  in  rapporto  collo  sclicletro  ;  la  12  Tar.  12.  dalla  faccia 
infi'riore. 

(.'i)  Anat.  Pbilos.  Tom.  1.  $  IV.  os  de  1'  epaiilc  cliez  Ics  o\ipares. 


196  LUIGI     CaLORI 

superlore  anterlore  della  medesima.  La  sottile  clavicola  acro- 
iiiiale  V  e  co'  suoi  due  terzi  ititerni  circa  unita  alle  braii- 
clie  laterali  del  pezzo  sternale  k,  le  quali  vi  sono  paralle- 
le  e  posteriori ,  ma  alia  estremita  libera  di  queste  si  ri- 
piega  ed  ascende  arcuando  fino  alia  unione  della  scapola 
con  la  piastra  soprascapolare  cui  si  congingne.  La  scapola 
offre  tre  pezzi  distinti :  due  esterni  e  superior!  ?,  m  ,  ed 
uuo  inferiore  r.  II  pezzo  ^  e  la  scapola  propriamente  del- 
ta ,  che  ha  ordinarie  dimensioni ,  ed  e  collocata  a  lato  del 
torace  e  verso  il  dorso  :  e  arcuata ,  triangolare  ,  e  nel  suo 
angolo  inferior  posteriore  porta  una  caviti  articolare ,  che 
insieni  con  altra  simile  della  clavicola  coracoidca  coinpone 
la  cavitu  glenoide :  la  base  della  scapola  sostiene  1' enorme 
piastra  u,  detta  cartilagine  soprascapolare,  gid  ossefatta , 
ed  estesa  dalla  costola  della  sesta  vertebra  cervicale  fin  die- 
tro  a  quella  della  terza  vertebra  dorsale  :  quantunque  ossi- 
ficata  questa  cartilagine ,  non  si  e  pero  incorporata  colla 
scapola ,  ma  e  rimasta  distinta  :  lo  che  e ,  come  scrive  Cu- 
vier,  di  norma.  L'  osso  o  clavicola  coracoldea  r  h,  giusta 
il  solito  ,  costituito  di  una  parte  principale  posteriore,  trian- 
golare a  lati  concavi  ed  a  base  convessa ,  congiunta  ai 
margini  laterali  anterior!  incavati  della  cartilagine  romboi- 
dale  mediante  la  parte  posteriore  della  cartilagine  epicora- 
coidea  s,  s,  gii  in  gran  parte  ossificata,  e  faciente  come 
da  epifisi.  Questa  parte  principale  porta  nel  margine  ante- 
riore  due  appendici  od  apofisi  r*  fig.  12.  Tav.  12.,  una 
interna  allungata  e  stretta ,  1'  altra  esterna  larga  e  corta 
articolata  con  la  scapola.  Ambedue  queste  apofisi  uniscon- 
s!  a  due  corrispondenti  appendici  gia  ossee  della  cartilagi- 
ne epicoracoidea,  colla  quale  e  in  un  col  margine  anteriore 
della  parte  principale,  circoscrivono  due  aperture  ovali 
chiuse  da  membrane  otturatorie.  Fra  le  radio!  delle  de- 
scritte  apofisi  vi  lia  un  fiaro  nutrizio.  Ad  ultimo  la  cla- 
vicola coracoide  fijrma  la  meta  inferiore  posteriore  circa 
della  cavita  glenoide,  nientre  1'  altra  e  contribuita  dalla 
scapola. 

La  caviti  glenoide  allungata  trasversalmente  e  stretta  si 
articola  con  la  testa  dell'  omero  v  fig.  1.  Tav.  10.,  !1  quale 


Del  MoifiTOR  TERRESmis  EC.  197 

e  men  robusto  dl  quello  del  Monitore  Caspio  (1),  a  con- 
viene  piuttosto  con  quello  del  Nilotico  (2).  La  sua  testa  e 
piatta ,  ed  a  mode  di  stretto  e  lungo  condilo  articolare 
costituito  da  un'  epifisi  piu  larga  nel  mezzo  che  nelle  estre- 
miti ,  e  piu  estesa  della  cavita  glenoide.  Nel  margine  e- 
sterno  lia  un'  apofisi  contorta ,  assai  robusta  e  sporgente , 
che  guarda  in  avanti  ,  e  sostiene  i  due  nuclei  x  corrispon- 
denti  ai  tubercoli.  L'  estremiti  inferiore  e  pur  essa  com- 
pianata ,  ed  offie  il  condilo  interno  piu  sviluppato  e  gros- 
so  dell'esterno,  davanti  il  quale  sorge  una  piccola  testa. 
Questa  estremita  presenta  pur  essa  una  epifisi  conformata 
a  troclea  in  corrispondenza  dell'  ulna ,  a  capitello  in  corri- 
spondenza  del  radio.  Sopra  questa  epifisi  non  vi  lia  alcuna 
fossa  dalla  parte  della  estensione ,  ma  da  quella  della  fles- 
sione  una  ve  ne  ha  piuttosto  profonda  e  larga. 

Le  ossa  dell'  avanbraccio  z,  y  fig.  1.  Tav.  10.  sono  piu  lun- 
ghe  delle  omonime  del  Monitore  Nilotico  (3)  ed  alquanto 
piu  corte  di  quelle  del  Caspio  (4).  L'  ulna  y  e  compiana- 
ta ,  piu  stretta  nelia  parte  media ,  che  nelle  estremita,  ed 
ofFre  il  margine  posteriore  tondeggiante ,  1'  anteriore  acu- 
to ,  che  ioYvna.  una  cresta  longitudinale  per  1'  attacco  del 
legamento  interosseo:  nella  fiiccia  inferiore  presso  1'  estre- 
mita superiore  porta  una  fossa  profonda.  Questa  estremita 
gii  epifisaria  presenta  1'  olecrano  non  molto  sviluppato; 
piu  sviluppato  il  processo  coronoideo.  La  cavita  sigmoide 
e  ovale.  L'  estremiti  inferiore  e  rigonfiata  in  grossa  testa 
articolare  epifisaria  ricevuta  dal  pisiforme  e  dal  cuboide. 
II  radio  z  e  piu  piccolo;  sottile  e  tondeggiante  nel  corpo 
s'  ingrossa  nelle  estremita:  la  superiore  o  testa  e  ovale, 
concava  ,  formata  da  epifisi:  1' estremita  inferiore  e  pur  es- 
sa in  tal  caso  ed  alquanto  rigonfiata,  e  triangolare  :  presen- 
ta un  rudiment©  di  apofisi  stiloide  ,  che  nianca  affatto  nel- 


(1)  Ell.  Eichwalii  op.  cil.  Tav.  IX.  fig.  2. 

(■->)  0<s.  foss.  Tav.  cil.  fig.  \B. 

(3)  Kd  Eichwald  Tav.  cil.  fig.  6. 

(4)  Oss.  foss.  fig.  cit. 


198  Lujci    Calori 

la  estremita  inferiore  dell'  ulna.  OlHe  una  faccia  articolaie 
concava ,  die  riceve  1'  osso  radiale  o   primo   del  carpo. 

La  mano  o  piede  anteriore  non  oflTre  nelle  diinensioni 
quasi  alcnna  dirterenza  da  quello  del  Moiiitore  Nilotico  (1) 
ma  e  piii  piccolo  di  quello  del  Gaspio  (2);  riel  nuinero  poi 
e  nella  disposizione  delle  ossa  e  identico.  II  caipo  ha  le 
solite  nove  ossa  disposte  in  dxie  serie,  nella  prima  delle 
quali  si  novera  il  radiale  1.  fig.  cit.  Tav.  cit.,  1'  ulnare  2, 
ed  il  pi&iforme  3.  L'  ulnare  e  il  piu  grosso  :  gli  altri  due 
sono  presso  che  eguali.  Fra  l'  ulnare  ed  il  radiale  ed  i 
quattro  primi  ossetti  della  seconda  serie  ne  giace  uno  in- 
termedio  -4.  La  seconda  serie  o  serie  inferiore  ne  presen- 
ta  cinque  segnati  5,  6,  7,  8,9  i  quali  si  articolano  coi 
metacarpi.  Se  ben  ho  compreso,  il  numero  degli  ossetti 
carpici ,  e  superiore  di  due  nella  figura  della  Tav.  10.  del 
Sig.  Blanchard ,  ed  e  probabile  siavi  sbaglio.  I  metacarpi 
hanno  diversa  lunghezza  :  quello  del  pollice  e  del  quinto 
dito  sono  i  piu  corti.  II  numero  delle  falangi  varia  ,  e  va 
aumentando  dal  pollice  all' anulare  :  due  ne  ha  il  pollice, 
tre  V  indice ,  quattro  il  medio ,  cinque  1'  anulare  e  tre  il 
niinimo ;  cio  che  non  toglie  una  certa  rotondita  della  ma- 
no: le  idtime  falangi  sono  compresse,  curve,  uncinate, 
bitaglienti  e  vestite  d'  ugne.  Queste  falangi  nella  cit.  fig. 
del  Sig.  Blanchard  sono  enormemente  lunghe,  ed  un  ter- 
zo  di  piu  die  nel  nostro  esemplare,  e  cio  non  puo  esse- 
re,  poiche  la  natura  e  le  abitudini  di  questo  Monitore 
depongono  in   contrario. 

Gli  arti  posteriori  sono  come  di  solito  composti  dell'  os- 
so innominato,  del  femore,  della  gamba  e  del  piede.  Gli 
ossi  innominati  in  un  colle  vertebre  sacrali ,  alle  quali  so- 
no articolati  mediante  la  faccia  interna  della  porzion  su- 
periore degli  ilei ,  costituiscono  la  pelvi  largamente  aperta 
nella  parte  inferiore  per  due  ampiissimi  forami  ovali  sepa- 
rati  fra  loro  dall'  osso   15  fig.   13.  Tav.  12.  (2)  e  dd  lega- 


(1)  Oss.  foss.  fig.  eit. 

(2)  Ed.  Eicliwald.  fig.  cil. 

(3)  Questa  Ggura  rapprescnta  la  pclvi  dalla  faccia  inferiore. 


Del  Monitor  terrestris  ec.  199 

mento  16  fig.  1.  Tav.  10.  fig.  13.  Tav.  12.  Ciascuno  degli  os- 
si  innoniiiiati  consta  dei  soliti  pezzi,  dell' ileo  10,  dell' ischio 
12  e  del  piibe  17,  e  concorre  con  tutti  tre  a  formare  la 
cavita  cotiloide  21,  che  non  sernbrami  si  poco  profonda  e 
tendente  a  farsi  plana  com'  e  stato  detto ,  nia  abl)astanza 
capace ,  e  bastevole  a  contenere  la  testa  del  femore  ;  della 
quale  cavita  poi  gli  ilei  costituiscono  la  meta  superiore. 
Quest!  ossi  10,  10  fig.  cit.  Tav.  cit.  sono  allungati  e  di- 
stinti  come  in  due  poizioni ,  una  superiore  che  si  articola 
coUe  vcitobie  sacrali,  puntuta  posteriormente ,  ossia  nella 
cresta  fornita  dell'  e[)ifisi  11,  11,  e  piu  grossa  anterionnen- 
te,  dove  porta  tui  tubercolo ,  che  segna  il  principio  dell'al- 
tra  che  e  inferioie  ed  anterioie,  e  discende  all'  ischio  ed 
al  pube ,  coi  quali  articolandosi  va  a  comporre  la  cavita 
cotiloide.  II  pube  17,  17,  e  compiauato ,  piu  largo  del- 
r  ileo ,  convesso  in  avanti  e  superiormente  ,  concavo  infe- 
riormente.  Appressandosi  all'  acetabolo  ingrossa ,  e  degene- 
ra  in  un'  apofisi  piegata  in  basso  ed  alio  esterno ,  la  quale 
offre  I'epifisi  19,  19,  e  non  lunge  dalla  cavita  cotiloide  pre- 
senta  un  foro  cospicuo.  Alia  sua  unione  coll'  ileo  vi  ha  ante- 
riorniente  il  grosso  nucleo  osseo  20,  20.  Riunendosi  con  il 
congenere  comprende  anteriorniente  la  cartilagine  18,  che 
per  certo  tratto  prolungasi  al  davanti  della  sinfisi.  II  pube  va 
senza  la  branca  discendente,  ne  ha  quindi  connessione  im- 
mediata  coll'  ischio  sulla  linea  media  inferiore.  L'  ischio 
12,  12,  anch' esso  compianato,  ma  molto  piii  corto  del 
pube,  si  restringe  ed  ingrossa  esternamente ,  ove  accede 
alia  cavita  cotiloidea,  ch'  esso  chiude  dalla  parte  interna 
inferiore.  Mano  mano  che  si  accosta  al  congenere,  si  allarga 
degenerando  anteriormente  in  un' apofisi  angolosa ,  rudimen- 
to  di  branca  ascendente.  I  due  ischii  riunisconsi  insieme 
sulla  linea  media  coll'  intervento  dell'  ossetto  allungato  15 
contiuuo  al  legamento  16,  che  separa  insiem  con  esso  i 
due  forami  ovali  :  alia  parte  posteriore  di  quest'  ossetto  tro- 
vansi  due  altri  piccoli  nuclei  ossei  14.,  1  i  ,  dietro  i  quali 
sta  la  cartilagine  puntuta  13,  e  tnolio  dura  per  ossea  so- 
stauza  che  vi  si  e  depositata  dentro.  Eichwald  non  nota 
che  r  ossetto  allungato  e  la  cartilagine ,  ossetto  cli'  egli  ha 


200  LuiGi  Calort 

veduto  enonnemeiite  rigoiifiato,  e  clie  giudi  a  morboso  :  lo 
dice  poi  analogo  ad  un  osso  marsupiale  posteriore  (1) ;  ana- 
logia  che  non  mi  quadra  punto.  A  me  sembra  piu  verosi- 
mile  ,  che  quell'  ossetto  e  i  due  nuclei  da  me  osservati  al- 
tro  non  siano  che  le  epifisi  dei  rudimenti  di  branche  ascen- 
denti  indicate  poco  sopra ,  e  fors'  anche  delle  tuberosita 
ischiatiche ,  epifisi  rimaste  doppie  posteriormente  e  confuse 
insieme  in  avanti  ed  atrofizzate  in  causa  del  convegno  me- 
diano  dei  due  ischii.  Quando  poi  si  volessero  vedere  dei 
rudimenti  di  ossa  marsupiali ,  queste  per  fermo  non  potreb- 
bero  essere  rappresentate  che  dalle  epifisi  19 ,  20,  e  mas- 
simamente  dalle  prime.  lo  non  saprei  dire  se  queste  mie 
osservazioni  consentano  con  quelle  di  Gorski ,  il  quale  in 
una  particolare  memoria  ha  esposte  le  analogic  della  pelvl 
dei  rettili  con  quella  de'  mammiferi  (2)  ;  perocch6  non  ho 
notizia  del  suo  lavoro  che  per  un  breve  estratto  ,  che  non 
si  presta  ad  un  confronto  tra  le  mie  e  le  sue  osservazioni. 
Notero  in  fine  che  il  Sig.  Btanchard  neppur  una  delinea 
delle  descritte  epifisi  e  nuclei  ossei  nella  sua  figura  dello 
scheletro  del  Monitore  terrestre  di  Egitto,  e  si  che  in  un 
perfetto  profilo  qualcuna  di  esse  dovea  pure  mostrarsi. 

II  femore  21  fig.  1.  Tav.  10,  qui  anche  il  piu  lungo  e 
il  piu  grosso  degli  ossi  tubolati ,  tiene,  quanto  a  robustez- 
za  ,  un  intermedio  fia  quello  del  Monitore  Caspio  (3)  e 
quelle  del  Nilotico  (4),  ed  in  quanto  a  lunghezza,  consente 
col  femore  di  quest'  ultimo.  Vedutone  il  corpo  anteriormen- 
te  sembra  cilindrico,  ma  osservato  dalla  parte  superiore  o 
posteriore  si  trova  alquanto  compresso.  La  direzione  ne  e 
tale  da  riuscir  concavo  nella  meta  interna  circa  della  fac- 
cia  anteriore ,  convesso  nella  esterna :  assai  pronunziata  ne 
e  la  convessita  posteriore  estesa  dal  piccolo  trocantere  ol- 
tre  la  meta  del  corpo.  II  trocantere  maggiore  e  inferiore , 
il  minore ,  appena  indicate,  superiore:  da  questi  trocante- 


(1)  Op.  cit.  pag.  61. 

(2)  Op.  cil. 

(3)  Ed.  Eichwald  op.  cit.  Tar.  cit.  fig.  6.  7. 

(4)  Oss.  foss.  Tom.  cil.  part.  cit.  Tav.  XVII.  fig.  4C.  47. 


Del  Monitor  terrestris  ec.  201 

ri  paitoiio  due  linee  salient!  ,  quasi  origini  cli  spina  aspera 
clie  manca  ,  fra  le  quali  linee  lia  una  fossa  o  doccia  che 
guarda  posterioimente.  La  testa  dell'  osso  e  compressa ,  for- 
mata  da  una  epifisi  semilunare  piu  lunga  che  larga,  curva 
in  avanti ,  e  ricevuta  nell'  acetabulo.  L'  estiemltii  inferiore 
od  esterna  del  femore ,  gia  piu  grossa  della  descritta,  of- 
fre  posterioimente  la  fossa  poplitea,  e  porta  una  grande 
epifisi  che  lateralmente  rigonfia  in  due  condili ,  1'  interne 
dei  quali  appartiene  tutto  alia  tibia  ed  b  ua  po'piiilungo, 
ed  alquanto  piii  discendente  dell'  altro  che  d  piu  grosso  , 
e  corrisponde  alia  fibola ,  e  porta  un  incavo  per  1'  articola- 
zione  con  quest'  osso  :  fra  i  due  condili  vi  ha  la  fossa  lon- 
gitudinale  anteriore,  che  riceve  la  rotula  22  piuttosto  pic- 
cola. 

Le  due  ossa  della  gamha,  la  tibia  23,  e  la  fibola  24,  so- 
no  pill  lunghe  di  quelle  del  Monitore  Nilotico  (1),  e  piu  cor- 
te  di  quelle  del  Caspio  (2).  La  tibia  un  po'  compressa ,  e 
pill  gracile  nella  parte  media,  ingrossa  nelle  estremita,  e 
vieppiu  nella  interna ,  o  femorale ,  che  e  triangolare ,  ed 
ofFre  la  sua  tuberosita,  cui  s'  inseriva  un  robusto  legamen- 
to  I'otuliano,  e  porta  una  epifisi  similmente  triangolare  op- 
posta  ai  suddetti  condili.  L'  estremita  esterna  o  tarsea  e 
altresi  ingrossata  ,  ma  molto  meno ;  ed  alquanto  compressa 
lateralmente,  e  fornita  di  epifisi.  OfFre  nel  lato  interno  un 
rudimento  di  malleolo.  La  fibola  piu  gracile  gii  della  tibia, 
e  molto  piia  nella  sua  parte  media,  ha  pur  essa  naturalmen- 
te  le  sue  estremita  piu  grosse.  L'  estremita  anteriore  o  te- 
sta si  articola  con  il  condilo  esterno  del  femore,  ed  ha 
al  davanti  di  se  1'  ossetto  sesamoideo  25.  L'  estremita  infe- 
riore e  molto  piia  allungata,  e  si  produce  esternamente  o 
superiormente  nel  malleolo.  Ambedue  le  estremita  sono  epi- 
fisarie. 

II  tarso  e  formate  dalle  quattro  solite  ossa ,  piu  un  os- 
setto sopranumerario ,    le    quali  ossa    sono    disposte   in  due 


(t)  Oss.  foss.  Tom.  cit.  part.  cit.  Tav.  cil.  fig.  60. 
(2)  Ed  Eichwald  Op.  cil.  Tav.  cil.  fig.  10. 

T.    viii.  26 


202  LuiGi  Calori 

serie.  Nella  seile  superiore  trovasi  piimamente  il  tlbiale  2G, 
che  si  articola  coUa  tibia ,  ed  in  parte  anclie  colla  fibola , 
poi  il  peioneo  27  fornito  della  epifisi  28  cbe  non  trovo 
da  altri  delineata,  ed  articolato  colla  fibola.  Vicne  la  serie 
inferiore ,  o  seconda,  che  offre  prima  un  osso  29,  triangolare 
nella  sua  faccia  anteriore  ,  piu  grosso  posteriormente  ,  arti- 
colato col  tibiale  e  col  fibolare  non  che  coi  metatarsi  quar- 
to e  quinto.  Segue  un  altro  piu  piccolo  30  posto  fra  i  me- 
tatarsi del  secondo  e  terzo  dito  e  1'  osso  precedente  :  final- 
mente  il  sopranumerario  31  situato  fra  il  secoudo  osso,  il 
primo  e  il  secondo  nietatarso   ed  il  tibiale. 

I  metatarsi  come  i  metacarpi  hanno  varia  lunghezza.  I 
tre  di  rnezzo  sono  i  piu  lunghi :  quello  dell'  alluce  ,  e  del 
quinto  dito  i  piu  corti.  Notabile  e  il  quinto  metatarso  per 
lo  ripiegarsi  ch'  esso  fa  colla  estremita  esterna  o  posterio- 
re  affin  di  raggiugnere  il  primo  osso  della  seconda  serie , 
con  il  quale  si  articola.  Trovo  le  dita  piu  corte  di  quelle 
del  Monitore  Nilotico  (1)  e  molto  piu  di  quelle  del  Moni- 
tore  Caspio  (2).  II  numero  pero  e  la  disposizione  delle  fa- 
langi  e  il  medesimo:  due  all'  alluce,  tre  al  secondo  dito, 
quattro  al  terzo,  cinque  al  quarto,  e  quattro  al  quinto, 
Le  falangi  ungueali  offrono  la  stessa  configurazione  e  dis- 
posizione come  nel  piede  anteriore.  Nella  fig.  della  Tav.  X. 
dei  llettili-Saurii  del  SIg.  Blanchard  queste  falangi  hanno  i\ 
medesimo  diffetto  di  quelle  del  piede  anteriore. 


(t)  Oss.  foss.  Tom,  cit.  part.  cit.  Tav;  cit.  fig.  cit. 
(2)  Ed.  Eichwald.  Op.  cit.  Tav.  cit.  fig.  cit. 


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NEURALGIA  INTERCOSTALE 

SEGUITA  DA  BILHIIA 

E   STORIA   DI   UN    SUDOR   NERO 

MEMORIA 

DEL  DOTTOR 

FERDINAIVDO   VERARDIIVI 

(Ulla  oclla  Scssioae  del  IS  Dicembre  18se.) 


I 


Ll  mio  pratico  eserclzio  ml  ha  offeito  clue  casi  che  stl- 
merei  meritevoli  di  nota  ne'  fasti  della  medicina ,  sicche 
mi  par  bene  di  narrarli ,  a  massime  in  questo  luogo  si  no- 
bilmente  e  con  tanto  utile  dato  alle  scienze  ;  quindi  li  sot- 
topongo  al  savio  e  prudente  vostro  giudizio ,  o  Accademici 
ch.  affinche  se  veramente  avessero  quel  merito  che  vi  tro- 
verebbe  la  pochezza  del  mio  ingegno,  Voi  slate  cortesi  di 
accoglierli  con  l)onta ,  e  di  accettarli  quale  sincera  dimo- 
strazione  di  quella  stima,  o  meglio  veneiazione  che  le  vli- 
tu  e  la  scienza  di  Voi  seppero  mai  sempre  inspirarmi. 

La  Signora  N.  N.,  ora  in  eta  d'  anni  23  circa,  di  tem- 
peramento  nervoso ,  di  assai  dilicata  costituzione  ,  non  eb- 
be  a  sofferire  in  tutta  la  sua  vita  che  il  vaiuolo  spon- 
taneo  ,  mitissimo  pero ,  ed  una  grave  rislpola  alia  faccia 
poco  dopo  dalla  menstruazione',  la  quale  si  mostro  in  lei 
all'  eta  di  quattordici  anni ,  e  fu  poscia  non  sempre  rego- 
lare ,  ed  a  poco  a  poco  termino  col  cessare  del  tutto  or 
sono  circa  tre  anni ,  come  diro  seguitando. 


20  i  Ferdinando  Verardini 

SI  vuole  avvertire  clie  in  seguita  alia  grave  sofferta  ri- 
sipola,  questa  giovane  di  allegra  e  giovialissima  che  era, 
si  face  melancoiiica  ,  e  meno  socievole ;  ne  and6  guari  che 
per  essersi  indotta  a  credere  d'  inclinar  poi,  e  piu  col  cre- 
scere  dell' eti,  a  pinguedine,  ed  anche  percio  temendo 
inoltre  la  rinnovazione  delia  risipola,  ferm6  il  proponimento 
di  mangiare  minor  quantity  di  ciba  di  quella  a  cui  era 
abitnata ,  ne  valsero  a  distorla  da  questo  sue  strano  pro- 
ponimento le  vive  soUecitazioni  di  tutti  di  sua  famiglia ,  a 
giunse  a  tale  che  di  mala  voglia  ed  appena  appena,  e  male 
clbavasi.  Perci6  non  istando  in  porporzione  delle  perdite 
che  adduce  1'  esercizio  delle  funzioni,  i  materiali  riparato- 
ri ,  necessariamente  dimagrava  ,  e  perdeva  quelle  tinte  del 
volto ,  contrassegni  di  buona  salute. 

Giunta  intanto  all'  eta  di  anni  diciannove  fu  chlesta  ia 
moglie  da  ricco  e  savio  negoziante  di  questa  nostra  citti, 
e  tutto  fu  combinato  per  il  matrimonio  che  efFettuossi  po- 
co  stante^  benche  in  antecedenza  degli  sponsali  fosse  avver- 
tito  il  promesso  dello  strano  capriccio  della  giovane,  laon- 
de  dicevano  i  parenti  di  lei ,  se  in  allora  vedevasi  si  min- 
gherlina  e  debole  ,  ne  era  colpa  la  quality  e  la  scarsezza 
del  pasto  giornaliero  da  essa  prescelto.  Cui  il  giovane  :  sen- 
tirsi  nella  persuasione  che  l'  atnore  avrebbe  posto  riparo 
alio  strano  divisamento,  e  ne  avrebbe  fatto  cessare  le  pra- 
ve  abitudini.  Diffatto  le  tenere  cure  del  consorte  indusse- 
ro  dapprima  alcun  cambiamenta  nel  modo  di  vivere  della 
sua  compagna ;  ma  lo  stomaco  indebolitosi  in  questo  lasso 
di  tempo,  non  riesciva  a  bene  digerire  le  sostanze  alimen- 
tari  e  ne  conseguivano  strane  innormalita  che  valsero  a 
farla  ricadere  nelle  interrotte  consuetudini  ,  e  tanto  da 
essersi  ridotta  a  nutrirsi  solo  di  poca  nunestra  in  brodo. 
Ne  tardo  a  risentirne  gran  noia,  per  cui  si  diede  a  pa- 
scersi  solamente  di  poche  foglie  d'insalata,  o  di  qualche 
altro  erbaggio  ;  abborriva  dalla  carne,  e  cosi  duro  la  bi- 
sogna  per  il  non  breve  periodo  di  anni  tre. 

In  sulle  primizie  del  matrimonio  scomparve  la  menstrua- 
zione  affatto ,  onde  a  poco  a  poco  divenne  clorotica  ed  an- 
cora  ebbe  a  patire  ben  di  frequente  una  molestissima  sen- 


Neuralgia    Intercostalk  205 

sazlone  al  costato  sinistro  die  pareva  aumentasse  d'  inten- 
sity dopo  lo  scarso  cibo. 

Non  so  quale  diagnosi  fosse  fatta  da  quel  inedico  die 
in  allora  le  prest6  assistenza,  ne  so  tampoco  quali  fossero 
le  amministrate  medicine ;  solo  diro  che  mi  pare  si  abu- 
sasse  delle  sottrazioni  sanguigne  generali ,  dopo  delle  quali 
trovandosi  un  passeggiero  alleviamento  del  male,  queste  si 
andavano  ripetendo,  sebbene  quel  sangue  inosti-asse  anclie 
ai  meno  veggenti  la  scarsezza  de'  propri  materiali ,  ritna- 
nendo  a  mala  pena  in  fondo  del  vase  un  piccolo  grumo 
natante  in  molto  siero,  come  a  me  andava  nairando  la 
medesima  inferma ,  quando  ne  intrapresi  la  cura.  Gonse- 
guenza  quindi  di  tale  trattamento  si  fu  di  rendere  in  uno 
stato  di  sfinirr.ento  di  forze  la  Signora ,  la  quale  si  ridusse 
di  maniera  da  non  potere  neppure  pin  escire  di  casa  ,  e 
tutto  giorno  era  costretta  di  tenersi  o  seduta,  o  sdraiata, 
facendosi  delle  mani  puntello  al  capo  per  sostenerlo.  In 
queste  tristi  circostanze  fui  pregato  dai  parenti  di  lei  ad 
assumerne  la  cura ,  ed  ecco  che  verro  in  breve  sponendo 
d6  che  riscontrai  circa  corre  T  anno. 

Pallidissimo  e  quasi  cereo  il  viso  j  occhio  mesto;  labbra 
biancastre ;  capelli  incolti,  e  che  si  strappavano  facilmen- 
te ;  mani  pur  esse  bianchissime  5  poca  la  calorificazione  cu- 
tanea; debole  il  battito  alle  radiali ,  regolare  il  ritmo;  fre- 
quente  e  rumoroso  il  pulsare  cardiaco;  alle  carotidi  rumo- 
re  di  soffietto  pronunciatissimo.  La  respirazione  era  come 
die  naturale ,  e  se  pure  si  avesse  voluto  cennare  a  qual- 
che  pecca ,  la  si  sarebbe  detta  un  poco  frequente ;  alia  som- 
mita  per6  d'  ambidue  i  polmoni  s'  avvertiva  quaiche  lieve 
soffiegamento  che  pareva  dare  indizio  che  quaiche  tuber- 
coletto  avesse  la  dentro  stanza.  Basso  ventre  avvallato  as- 
sai ,  e  con  un  leggiero  rialzo  alia  parte  destra  corrispon- 
denteniente  all'  ovaio,  come  fu  in  seguito  osservato  anche 
dal  ch.  Rizzoli.  Non  tosse  ,  non  sudori  notturni  ne  mattu- 
tini ;  facile  il  decubito  sopra  ad  ambidue  i  fiaiichi;  quan- 
do pero  il  dolore  al  costato  sinistro  era  piu  vivo,  obbliga- 
va  r  inferma  a  giacere  sul  sinistro  lato. 

Tra  i  sintomi  descritti  quali  di  maggiore  diagnostica  im- 


206  Ferdinando  VEttAnniNi 

jjortanza?  1'  anemia,  ed  il  dolore  al  costato  il  "quale  oc- 
cupava .  come  dissi ,  il  torace  sinistro  ,  fra  la  cjuinta  e  se- 
sta  costola ,  ptecisamente  alia  parte  anterior'C  ,  che  qualche 
volta  si  estendeva  siiio  alio  scrobicolo  del  cuore  ,  peid  as- 
sai  di  lado.  Toccata  questa  parte,  1'  inferma  ne  lisentiva 
dolore ,  ed  a  poca  distanza  dal  punto  dolente  si  poteva 
pigiare    aiiclie  con   forza  che  rimaneva  insensibile  affatto. 

Ben  esaminate  tutte  queste  peculiari  circostanze  mi  de- 
terminai  ad  istituire  il  diagnostico  di  Neuralgia  intercosta- 
le  in  iin'  anemica ,  in  grazia  e  della  poca  alimentazione 
a  cui  erasi  abituata ,  ed  in  vseguito  per  il  trattameato  cu- 
rative usato  ,  con  sospetto  di  minaccia  di  tisi ,  avuto  ri- 
guardo  speciahnente  alle  dubbieta  che  inspirava  1'  ascolta- 
zione,  ed  alia  neuralgia  stessa  intercostale  che,  siccome  os- 
serva  Valle'ix^  suole  essere  di  comune  evenienza  nel  corso 
di  quella^  e  nel  caso  nostro  metteva  bene  che  il  medico 
valutasse  anche  tale  circostanza  nell'  addottare  il  regime 
curativo. 

Ed  a  veio  dire  con  quale  altra  alterazione  morbosa  po- 
tevasi  confondere  il  dolore  che  la  Signora  percepiva  al  co- 
stato?... non  con  una  pleurodinia  ,  la  quale  si  manifesta 
con  un  forte  dolore  lancinante,  spesso  maggiore  di  quello 
della  pleurite ,  e  la  di  cui  seJe  suole  essere  vicina  al  ca- 
pezzolo ,  che  si  esacerba  sotto  1'  inspirazione  e  la  tosse  , 
che  imbarazza,ed  alcune  volte  impedisce  i  moti  del  brac- 
cio  corrispondeate  J  che  non  si  diffonde  in  vari  centri ,  ma 
circoscritto  rimane  ad  un  dato  punto  dell'  ambito  toracico. 
Meno  poteva  dubitarsi  di  pleurite  acuta  ,  non  fosse  altro 
che  per  il  tenipo  in  cui  datava  il  male ;  non  di  cronica , 
giacchc  quando  si  e  dato  luogo  a  questa  forma  di  malat- 
tia  vi  sono  tali  esiti  dell'  infiammazione  pregressa  da  non 
lasciare  dubbio  all'  ascoltazione  di  rilevarli;  non  coll'  angi- 
na di  petto  o  neuralgia  del  cuore  1."  per  la  giovane  eta, 
per  la  sede  del  dolore  che  in  questa  e  sempre  nella  parte 
inferiore  dello  sterno ,  che  si  estende  verso  il  coUo,  ac- 
compagnato  da  smania ,  da  difficolt^  di  respirare ,  da  sen- 
so  di  costringimento  alia  gola,  da  inefFabile  angoscia  per 
r  assoluta  mancanza  di  sudori,  che  poi  nell' a/2gma  pectoris 


Neuralgia  Intercostai.e  ec.  207 

sono  freddi ,  e  per  non  avere  ofieito  nessun  modo  di  sin- 
cope;  2."  per  la  maniera  d'attacco  che  e  senipre  ad  accessi 
inarcatissiini ,  all' opposto  del  sofTcrenti  per  neuralgia,  nei 
quali  il  dolore  e  or  piii  or  meno  grave  ,  ma  pero  questo  si 
fa  sentire  quasi  di  continuo;  3."  finalmente  per  la  dilTeren- 
za  dei  rami  nervosi  investiti,  rnentre  per  1'  ordiuario  in 
questa  grave,  neurosi  sono  presi  di  inira  i  nervi  cardiaci , 
i  toracici ,  i  rami  provenienti  dai  plessi  cervicali  e  bracliia- 
li  (e  da  cio  il  dolore  alia  regione  del  collo  e  cervicale  po- 
steriore  e  del  braccio  die  si  estende  per  lo  piu  sino  al 
cubito  )  ed  anclie  lombare  e  sacrale.  Non  rimaneva  ([uindi 
che  la  neuralgia  intercostale ,  e  ci6  per  la  sede  del  dolo- 
re ,  pel  trasporto  irregolare  del  medesimo  al  plesso  solare , 
per  non  essere  legato  ad  alcuna  condizione  organica,  inli- 
ne per  sapersi  che  questa  neuralgia  per  lo  piu  suole  ac- 
compagnare  le  afFezioni  clorotiche. 

Forniulato  adunque  tale  criterio  diagnostico  ne  venlva 
per  conseguenza  naturale  che  il  metodo  curativo  doveva 
essere  diretto  a  sedare  lo  spasmo  nervoso,  ed  a  soccorrere 
con  molta  cautela  la  nutrizione  affine  di  ricostituire  que- 
st' organismo  di  migliori  e  piu  atti  materiali,  ed  ottenere 
cosi  il  ripristino  delle  funzioni  principali ,  in  particolar  mo- 
do della  menstruazione,  norma  ordinariamente  sicura  di 
bene  stare  nelle  donne  in  cui  si  compie  regolarmente.  E 
siccome  in  vari  incontri  di  simil  genera  di  mali  mi  era 
trovato  molto  soddisfatto  dall'  applicazione  dei  vescicanti , 
e  pill  dei  caustici  sul  luogo  dolente  ,  cosi  stimai  bene  di 
ricorrervi  anche  in  questa  circostanza,  corainciando  prima 
dai  rivellenti  (  che  medical  con  attivi  nervini ,  servendomi 
all'  uopo  e  dell'  acetato  ,  e  poscia  del  solfato  di  morfina ) 
e  quindi  passando  ai  caustici.  Per  uso  interno,  avuto  ri- 
guardo  al  temperamento  della  Signora ,  ai  sospetti  di  tu- 
bercolosi ,  infine  alia  grave  denutrizione  in  cui  trovavasi , 
credetti  che  nessun  rimedio  piu  acconcio  vi  fosse  dell'  olio 
di  fegato  di  merluzzo,  c  lo  somministrai  a  principio  di  niia 
cura  ,  vale  a  dire  al  cominciare  del  settembre  1855.  Pas- 
sai  poscia  ad  altri  rimedi  a  norma  dei  bisogni,  e  delle 
evenienze  particolavi  morbose  ,  come  diro  fra  breve. 


208  Ferdinasdo  Vkrardini 

Essendo  toUeratissiuio  dallo  stomaco  quel  formaco,  lo  man- 
tenni  ,  diio  cosi ,  a  base  di  cura,  e  scorso  alcun  mese  ve- 
dendo  die  erasi  ottenuto  un  qualche  miglioramento ,  cre- 
detti  ben  fatto  di  diriggere  il  mio  pensiero  a  lidonare  al 
sangue  quel  piincipi  cbe  parevacni  a  buon  fondaniento  do- 
vessero  mancargli  e  perei6  m'aflidai  ai  marziali,  giacche 
sappiamo,  da  Sydenham  a  noi,  che  il  ferro  e  iiiuedio  clie 
opera  piu  prontamente  quale  agente  ricostituente ,  e  fra  le 
moltissime  preparazioni  scelsi  quella  che  generalmente  suo- 
le  essere  piu  assimilabile  all'  organismo ,  il  lattato  di  fer- 
ro ,  il  quale  venuto  a  contatto  degli  umori  anitnali,  e  con- 
vertito  in  quella  combinazione  salina ,  come  afFerma  il  Rus- 
pini,  pill  omogenea  alio  stomaco.  Cercai  poscia  di  persuadere 
alia  Signora  di  procuiare  di  far  uso  di  carni ,  per  concor- 
rere  anche  con  cio  alio  scopo  d'  aumentare  la  cifra  dei 
globetti  rossi ,  e  procacciare  cosi  che  quell'  infermo  corpo 
rinvigorisse.  Questo  trattamerito  curativo  coutinuato  per 
vari  mesi ,  non  produceva  in  apparenza  gran  frutto ,  per- 
suaso  per6  siccome  era  che  i  marziali  fossero  indispensabi- 
li  in  questa  morbosa  emergenza ,  ne  andava  tentando  or 
un  preparato  or  1'  altro,  a  seconda  che  ne  insegnano  i 
piu  avveduti  pratici ,  ne  trascurava  di  unire  a  quando  a 
quando  ad  essi  qualche  sostanza  emenagoga,  sul  convinci- 
mento  che  determinatosi  una  volta  il  fliisso  menstruo,  fos- 
sero per  tacere  le  varie  accidentalit^  morbose. 

Ma  pur  troppo  ogni  tentativo  falllva,  ed  a  nulla  giova- 
vano  per  sedare  il  dolore ,  e  le  misture  calmanti ,  e  1'  uso 
dell'oppio,  del  chinino,del  valerianato  di  chinina  ,  dell'os- 
sido  di  bismuto,del  cloroformio  si  internamente  come  per 
uso  esterno,  dello  innesto  praticato  sul  punto  dolente  con 
una  soluzione  satura  di  solfato  di  chinina,  che  arrive  tem- 
po che  il  dolore  alia  parte  laterale  sinistra  del  petto  si  cen- 
tralizzo  ancora  alio  scrobicolo  del  cuore  ,  ed  allora  la  Si- 
gnora cominci6  a  provare  tale  un  bisogno  di  cibarsi  da 
giungere  al  segno  di  dar  luogo  alia  piii  marcata  bulimia^  la 
quale  divenne  pena  quasi  insopportabile,  e  forse  voi  mede- 
simi  o  Accademici  ch.  rimarrete  sorpresi  dalla  quantita 
d'  alimentazione  glornalmente  consumata  dall'  inferma  ,   che 


Neuralgia  Intercostale   ec.  209 

poco  prima  dell'  albeggiare  coininciava  a  manglare ,  e  du- 
rava  non  inteirottamente  sino  alia  tarda  sera  ,  e  dietro  uno 
sforzo  non  comutie,  faceva  tacere  questo  bisogno  imperio- 
so  di  cibarsi  per  alcun'  ora  della  notte  in  cui  prendeva  iin 
sonno  che  appena   appena  la  ristorava. 

Le  aliinentari  sostanze  prescelte  da  lei  erano  le  seguenti  : 
semolino  ,  di  cui  consumava  glornalmente  due  libbre  a 
forza  di  ripetute  minestre,  a  brevi  distanze  1'  una  dall'  al- 
tra  apprestate ,  e  pagnottine  che  mangiava  in  numero  di 
sette,  ed  otto,  tagliate  in  piecoli  pezzi ;  due  o  tre  pani 
inzuppati  o  nel  brodo ,  o  nel  caffe  e  latte;  molte  poma 
cotte;  doici,  confetture,  e  qualche  volta  abbondante  quan- 
tity d'  insalata. 

Alia  neuralgia  intercostale  adunque  si  era  aggiunta  altra 
neurosi  la  bulimia  ,  locche  era  tormento  senza  fine  per  la 
Signora ,  ad  onta  pero  che  ella  potesse  assai  bene  digerire 
la  grande  quantita  del  cibo  divorato.  Ne  molto  tempo  scor- 
se,  che  di  magra  che  era  ingrasso ,  sebbene  la  pinguedine 
avesse  meglio  1'  apparenza  d'  enfiagione  per  la  poca  sodez- 
za  delle  carni.  Tuttavia  il  mal  essere,  ed  il  languore  del- 
le  forze  duravano  ,  ed  era  obbligata  a  stare  quasi  sempre 
giacente,   ed  a   mangiare  quasi  di  continue. 

Nei  momenti  piii  gravi  della  descritta  infermita  fui  lie- 
to  d'  essere  confortato  pei  consigli  dei  ch.  nostri  Alessan- 
drini  e  Rizzoli ,  i  quali  mi  persuadevano  ad  insistere  nei 
mezzi  adottati  si  internamente ,  che  esternamente  ,  alia 
mira  di  modificare  le  condizioni  dell'  organismo ,  giacche 
solo  con  questa  vista  si  avrebbe  potuto  per  terniine  pur 
una  volta  ai  patimenti  ai  quali  era  in  preda  la  nostra 
cliente.  E  siccome  il  ch,  Rizzoli  valutava  a  buona  ragione 
il  riaizo  ovarico  destro,  gi£l  innanzi  accennato,ed  innoltre 
tenea  in  gran  conto  d'  analogia  questo  caso  con  altro  di 
una  Signora  che  fu  affetta  da  bulimia  gravissima  nei  pri- 
mi  niesi  di  gestazione;  cosi  tanto  piu  vedeva  facile  una 
certa  corrispondenza  fra  questa  neurosi  e  1'  apparato  ute- 
rino ,  quindi  stimava  molto  profittevole  ricorrere  ad  un  ri- 
medio  che  avesse  ancora  per  iscopo  di  fondere  questo  in- 
grossamento ,  il  quale  poteva  concorrere  se  non  altro  a 
T.  vni.  27 


210  Ferdinando  Vkrardini 

mantenere  i  fenonieni  morbosi  descrltti.  Fu  scelto  il  iodu- 
ro  di  feno ,  die  si  uso  per  piu  di  un  mese ,  non  senza 
persuadeie  alia  Signora  d'  insistere ,  e  di  pazientaie,  men- 
tie  che  paieva  a  iioi  tutti,  che  il  piano  curativo  posto  in 
opera  sarehbe  poi  finalmeiite  coronato  da  prospero  successo. 
Ma  il  desiderio  di  trovar  pure  un  qualche  mezzo  che 
prestamente  la  liberasse  dalle  sue  penose  condizioni ,  i  ma- 
li  consigli  che  di  continuo  si  sussurravano  alle  orecchie  di 
lei  che  sofferiva ,  infine  la  smania  che  per  lo  piu  nasce 
liingo  le  protratte  rnalattie  di  teiitar  cose  nuove ,  la  fece- 
10  abbracciare  la  determinazione  di  commettersi  a  cerre- 
tani ,  i  quali  al  solito  anche  a  lei  promettevano  e  mari  e 
monti.  Ne  fu  scelto  uno  che  di  punto  in  bianco  giudica 
la  malattia  della  Signora  prodotta  dal  verme  solitario ;  che 
al  medesimo  si  dovessero  riferire  tutti  i  patimenti,  e  quin- 
di  assicuro  che  avrebbe  somministrate  le  medele  necessa- 
rie  per  liberarla  dall'  ospite  tormentoso.  Pochi  giorni  dip- 
poi ,  non  paga  V  inferma  del  metodo  posto  in  uso ,  ed  es- 
sendole  parlottato  che  tale  vi  era  medico  fra  rioi,  che  po- 
neva  di  subito  in  fuga  la  tenia,  anche  questo  si  voile  chia- 
raato ;  ed  entro  in  iscena  novello  paladino,  il  quale  con 
destrezza  lusingando  la  Signora,  e  facendole  conoscere  che 
se  non  era  persuaso  die  si  avesse  a  die  fare  total mente 
di  male  verminoso ,  pur  tuttavolta  ci6  poteva  se  non  altro 
complicare  la  di  lei  malattia  ,  ne  assunse  la  cura.  Ma  sic- 
come  ne'ssun'  altra  strada  poteva  essere  ragionevohnente 
battuta,  da  quella  infuori  tracciata  da  noi ,  cosi ,  fatto  mi- 
glior  senno ,  ad  essa  si  attenne ,  come  diligentemente  ve- 
rificava  io  medesimo  alia  Farmacia  tenendo  nota  dei  me- 
dicamenti  usati  ;  e  voile  fortuna  che  dopo  pochissimo 
tempo  la  ridonasse  a  sanita.  Furono  applicati  altri  vesci- 
canti  al  costato,  furono  medicati  colla  morfina ,  si  usaro- 
no  gli  emenagoghi  insieme  ai  marziali ,  e  finalmente  risen- 
tendosi  la  fibra  dell'  azione  dei  rimedi  da  tanti  mesi  po- 
sti  in  uso  apparve  la  menstruazione ,  e  quindi  cessarono 
e  la  neuralgia  e  la  bulimia.  A  questo  fu  riserbata  la  pal- 
ma  che  era  dovuta  alle  nostre  fatiche ;  e  volendosi  pur 
dare  un  nome  alia  malattia  vinta ,    si  ricorse  ^    quello    di 


Neuhalcia    Intercostale  EC.  211 

corclalgia   (  nome   clie  nulla    significa  )   e  pubbliche  lodi  si 
resero  al  valoroso  salvatore. 

Dato  cosi  un  succinto  raggiiaglio  di  questo  fatto  clie 
per  se  mi  sembra  pur  degno  di  ricordo,  spero  che  Voi , 
Accademici  ch.,  siate  per  trovarlo  di  qualche  efficacia  agli 
studi  patologici.  E  tanto  piii  ora  che  i  medici  sia  Italia- 
ni,  che  stranieri ,  si  volgono  alia  ricerca  della  patogenesi 
di  coiisimih  maiattie.  E  Voi  ben  sapete ,  per  la  lettura 
de'  giornali  scientifici,  ed  in  ispecie  di  quelli  che  manda 
in  luce  la  Society  Reale  di  Svezia,  come  si  confermi  og- 
gi  frequente  la  neuralgia  intercostale  ,  e  come  si  tenga 
accompagnata  e  susseguita  da  varie  alterazioni  dei  nervi 
che  si  diramano  alio  stomaco  ,  e  dalla  cardialgia.  Sapete 
che  il  Sig.  Bonsdorf  comunico  alia  Societa  stessa  d'  avere 
osservato  che  qualora  si  faccia  luogo  a  questo  passaggio 
incontrasi  uno  sviluppo  rimarchevole  della  milza  ed  un'  e- 
strema  sensibiliti  della  spina  allorache  si  eserciti  sopra  di 
questa  parte  la  piii  leggiera  compressione ,  od  anche  solo 
86  sulla  medesima  si  passi  una  spugna  imbevuta  nell'  ac- 
qua  calda  ;  e  sapete  che  il  Sig.  Malmstein  pensa  che  gli 
attacchi  di  gastrodinia  sono  spesso  complicati  a  neuralgia 
intercostale ,  e  che  queste  affezioni  trovansi  sovente  as- 
sieme  ad  ingrossamento  della  milza ,  per  cui  ha  verificato 
pur  esso  che  in  allora  il  solfato  di  chinino  ed  il  ioduro 
di  potassa  sono  mezzi  valentissimi  a  vincere  cotali  morbo- 
pita.  Dopo  queste  avvertenze  spero  quindi  siate  per  trova- 
re  che  non  disdicesse  por  mente  a  tale  specie  di  neuro- 
si ,  ne  sgradirete  Vi  dichiari  d'  aver  pure  verificata  la  fa- 
cility con  cui  trapassa  ad  assalire  i  nervi  dello  stomaco , 
di  che  ho  veduto  prevalere  alcuni  fenomeni  morbosi  del- 
1'  apparato  digerente ,  senza  che  mi  sia  occorso  mai  di 
riscontrare  ipertrofia  dello  splene. 

II  caso  narratovi  non  e  poi  il  solo  in  cui  mi  sia  imbat- 
tuto  nel  mio  pratico  esercizio ,  ma  varie  volte  ho  rlscon- 
trato  che  la  neuralgia  intercostale  s'  accompagna  a  distur- 
bi  piu  or  nieno  gravi  del  tubo  digerente;  e  potrei  accen- 
narvi  che  una  graziosa  e  delicatissima  giovanetta  da  me 
per    lunghissimo    tempo    curata  per    un'  ostinata    neuralgia 


212  Fkrdinando  Verardini 

intercostale  sinistra  ,  nella  quale  si  formarono  due  centri 
Circoscritti  di  manifestazione  dolorosa ,  prima  nel  mezzo  del- 
le  costole,  fra  la  quinta  e  la  sesta,  poscia  alio  scrobicolo 
del  cuore,  in  allora  qui  pure  apparve  un'  alterazione  del- 
la  digestione ,  manifestantesi  con  fenomeni  ora  di  pirosi ,  ora 
di  cardialgia,  e  di  sviluppo  non  comune  di  gas,  ed  in  questa 
peculiare  circostanza  osservata  con  me  ancora  dall'  egregio 
amico  Prof.  Brugnoli,  si  e  cominciato  ora  a  ricavarne  qualche 
buon  frutto  in  seguito  e  dei  marziali ,  e  dell'  acqua  secan- 
da  di  calce,  contemporaneamente  adoperati.  Quest' ultimo 
rimedio  fu  scelto  riflettendosi  al  senso  di  bruciore  pati- 
to  dalla  giovinetta  alio  stomaco  poco  dopo  aver  preso  ci- 
bo,  per  cui  era  a  supporsi  che  1'  umore  die  nell' atto  del- 
la  digestione  trovavasi  in  rapporto  coUo  stomaco  peccasse 
d'  acidit4,  e  quindi  che  1'  azione  irritante  su  di  esso  spie- 
gata  fosse  atta  a  produrre  il  dolore ,  la  gastralgia ,  e  tur- 
bare  la  chimificazione.  Gorreggere  pertanto  questa  soprab- 
bondanza  d'acidi  portandovi  una  saturazione  con  un  qual- 
che alcalino,  sembr6  al  Brugnoli  opportuna  indicazione  da 
soddisfare ,  e  fu  prescelta  1' acqua  di  calce  gia  da  lui  espe- 
rimentata  in  analoghe  circostanze  in  una  scala  anche  este- 
sa,  sia  nella  sua  pratica  particolare  che  nello  spedale  mag- 
giore,  e  sempre  con  buoni  effetti ;  locche  meritava  fosse 
pur  detto. 

Dopo  di  che  rifacendomi  al  discorso  della  neuralgia  in- 
tercostale diro  che  io  pure  ho  verificato  che  questa  e  di 
una  certa  frequenza  anche  fra  di  noi ,  e  che  per  lo  piu 
ha  due  punti  particolari  di  manifestazione  dolorosa ,  a  me- 
ta  costola  cioe  fra  la  quinta  e  la  sesta ,  V  altro  alio  scro- 
bicolo del  cuore,  e  qualora  si  faccia  luogo  a  questa  suc- 
cessione  morbosa,  che  parmi  venga  prodotta  per  la  relazio- 
ne  e  continuity  dei  nervi  intercostali  con  rami  del  gran 
simpatico  e  del  plesso  solare ,  in  allora  si  producono,  co- 
me dissi,  varie  modalltii  morbose  dell'  apparato  digerente, 
e  piu  difficile  assai  e  complicata   ne  addiviene  la  cura. 

Non  mi  sono  mai  incontrato  nella  circostanza  che  la  neu- 
ralgia intercostale  si  manifesti  ancora  verso  la  spina  ,  o  qua- 
si nel  punto   dell'  inserzione    delle    costole  alle  apofisi   spi- 


Neuralgia   Intercostale  ec.  213 

nose  delle  vertebre  ,  locche  per6  6  ammesso  da  tutti  gli 
autori  clie  hatino  particolarmerite  fatto  soggetto  di  loro  stu- 
di  questa  determinata  neurosi,  e  che  costituisce  il  terzo 
punto  in  cui  appare  il  dolore  ai  nervi  intercostali ,  ed  in 
allora  ci  si  nana  clie  faciltnente  si  manifestano  particolari 
sconcerti  clie  a  chi  ben  non  giudicasse  si  potrebbero  di 
leggieri  attribuire  a  lesioni  funzionali  del  midollo  medesimo. 

E  necessario  quindi  che  questa  infermita  sia  diligente- 
mente  diagnosticata  dai  medici  per  contrapporvi  quella  ciira 
che  meglio  si  conviene,  la  quale  a  parer  mio  deve  quasi 
esclusivamente  fondaisi  sopra  i  calmanti  nervini  sia  per  uso 
interno  che  esterno,  ai  vescicanti  ed  in  ispecie  ai  caustici 
applicati  sui  punti  dolenti ,  e  ripetuti  varie  volte.  Siccome 
poi  sono  d'  avviso  che  questa  neurosi  sia  spesso  una  con- 
seguenza  della  scarsezza  dei  inateriali  che  sono  necessari 
per  costituire  il  sangue  in  istato  di  buona  vitalita ,  e  quin- 
di non  vada  disgiunta  o  meglio  sia  un  effetto  di  cacochi- 
mia,  cosi  sara  indispensabile  di  procurare  con  tutti  i  raez- 
zi  che  ci  fornisce  la  terapia ,  aiutata  da  giudiziosa  igiene  , 
di  ridonare  al  sistema  irrigatore  rosso  quei  materiali  neces- 
sari per  costituirlo  in  istato  fisiologico  ,  tanto  piii  essendo 
ben  nolo  che  alia  salute  occorre  una  certa  proporzione  tra 
gli  elementi  del  sistema  sanguigno  col  nervoso,  e  vicever- 
sa.  D'  altra  parte  siccome  e  pur  noto  quanta  sia  1'  effica- 
ce  influenza  del  morale  sm  nervi ,  e  in  tutte  le  malattie 
dei  medesimi  da  non  trascurarsi  mai  anche  1'  opportune 
aiuto  morale ,  perche  di  questo  modo  pure  s'  abbia  un'  uti- 
le cooperazione  terapeutica. 

Le  cose  poi   esposte    pare  a  me   che    port!  no    ancora    a 
questa  importantissinia    conseguenza  e  cioe    che    il  medico 
filosofo,  mentre  cerca  di  ovviare  ai  vari    sconcerti    nervosi 
che  gli  si  parano  innanzi  ,  deve    sempre    aver  di  mira    da 
quali    peculiari    condizioni    sono    mantenuti,    per    diriggere 
scientemente    le    vedute    della  cura  a  quegli  apparati  ,  or 
gani ,  o  sistemi  che  sono  la  causa   primaria  per  cui  ne  de 
rivano   gli  svariati  efFetti,    senza    di  che  non  si  potra  ma 
essere  felici    nel  pratico  esercizio ,    e  si    moltiplicheranno 
dissapori ,   anzi  le  pene  che  pur  troppo  non  sono  quasi  ma 


2Ii  Fbrdinando   Vkrardini 

scompagnate  alia  vita  triste  ,  affatlcata ,  e  mal  compensata 
del  medico. 

Mette  bene  finalmente  dl  concludere  rlepilogando  la  sto- 
rJa  narrata  dapprinia ,  die  retto  ed  esatto  ne  pare  fosse 
il  giudizio  formulato  da  noi  sino  dal  principio  in  cui  ci 
si  offerse  a  curare  l'  accennata  neurosi ,  e  cioe  che  in  gra- 
zia  della  scarsa  alimentazione  cominciarono  a  renders!  de- 
ficienti  i  poteri  vitali,  e  primo  a  lisentirne  il  malefico  in- 
flusso  si  fu  il  sisteina  sanguifero,  e  di  qui  la  scarsa  men- 
struazione ,  poscia  la  totale  di  lei  scomparsa ;  la  quale  ces- 
sazione,  come  nota  recentemente  Racihorski  (1)  induce  impo- 
verimento  dei  globuli  del  sangue  ,  e  fa  nascere  dei  feno- 
meni  nervosi  che  appartengono  alle  forme  di  neurosi  de- 
scritte  sotto  del  nome  di  neuropatie  proteiformi ;  di  fatto 
nel  caso  nostro  si  mostrarono  e  la  spasmodia  degU  inter- 
costali,  indi  la  difFusione  al  plesso  cardiaco  ed  ai  nervi 
dello  stomaco ,  per  cui  si  presento  la  bulimia ,  la  quale  fu 
in  uno  e  malattia  e  rimedio ,  mentre  pare  a  noi  che  me- 
diante  la  grande  copia  degli  alimenti  presi  si  desse  luo- 
go  a  rifondere  nell'  organismo  quel  principi  necessari  a  dar- 
gli  maggior  tono,  e  cosi  riparare  alia  debolezza  estrema  in 
cui  era  caduta  la  nostra  Signora  in  grazia  della  bizzarria 
da  tanti  anni  adottata  come  norma  di  sua  vita ,  voglio  di- 
re il  cibo  searsisslmo  e  mal  nutritlvo  che  giornalmente 
prendeva;  giacche  se  la  vita  dura,  dietro  prolungata  asti- 
iienza  di  cibi  e  di  bevande,  come  osservo  il  ch.  Beccari, 
(2)  la  perfezione  della  sanita  durare  non  puote.  E  di  re- 
cente  il  Dott.  Federico  Duriau  (3)  in  una  sua  memoria 
premiata  colla  medaglia  d'  oro  dalla  facolta.  medica  di  Pa- 
ligi ,  bellamente  passa  a  rassegna  le  molteplici  e  varie  al- 
terazioni  che  nascono  per  1'  astinenza  del  cibo  ,  e  fa  cono- 
scere  la  necessita  che  i  medici  ben  valutino  questo  ar- 
gomento. 


(1)  Archives  generales  de  Medecine  Dccembre  1866  pag.  721. 
(0)  Comment,  de  Bonon.  Islit.  Scient.  T.  2.  P."  I.''  pag.  221. 
(3)  Inlorno  gli  effelli  dell"  aslinenza  del  nulrimenlo.  Parigi  1855. 


Neuralgia   Intercostale  eg.  21  li" 

Percio  ancora  parmi  molto  interessante  il  racconto  sto- 
rico  che  Vi  ho  nanato,  o  Accademici  ch.,  che  le  varie  ri- 
SLiltanze  niorbose  discorsevi,  sono  state  a  parer  mio  un  ef- 
fetto  della  scarsissima  alimentazione,  per  cui  Vi  parra  onesto 
se  alia  scienza  di  Vol  lo  volli  consacrato  in  uno  al  raiis- 
simo  fenomeno  dl  cui  vado  a  favellarvi ,  se  mi  siete  coi- 
tesi  anche  per  poco  d'  attenzione. 

Fu  sempre  importantissimo  studio  in  ogni  tempo  la 
traspirazione  cutanea  sla  per  lo  stato  fisiologico  die  pato- 
logico  dell'  uomo,  ed  in  vero  ne  abbondano  le  storie  negli 
annali  della  medicina  ,  e  relative  tanto  pel  rispetto  slnto- 
matologico,  quanto  per  l'  altro  di  cliimiche  investigazioni. 
Di  guisa  che  corporazioni  scientifiche  diedero  per  tema 
d'  esporre  con  analisi  chimica  la  natura  dell'  alito  della 
cute  e  del  sudore  quando  il  corpo  e  sano ,  non  che  Tin- 
dole  d'  ambedue  quei  prodotti  alterati  dalle  malattie ,  dai 
cibi ,  dalle  bevande ,  dalle  medicine,  con  esperimenti  di  va- 
rio  genere;  e  qui  lungo  sarebbe  se  volessi  enumerare  la 
schiera  di  quei  valorosi  che  si  diedero  a  si  noblle  cimento 
e  riportarono  meritata  gloria  dalle  loro  fatiche.  Pur  tutta- 
volta  credo  che  non  riescira  discaro  se  in  grazia  delT  op- 
portunity Vi  porr6  sott'  occhio ,  o  Accad.  ch.  i  piu  rag- 
guardevoli  fenomeni  del  sudore,  sia  per  rapporto  all'  odo- 
re  di  esso ,  al  suo  sapore ,  infine  al  colore. 

Ci  narra  il  Prof.  Speranza  di  Parma  (1)  una  graziosa  sto- 
ria  di  un  giovine  di  35  anni ,  di  temperamento  sanguigno, 
robusto ,  di  pronunciata  muscolatura ,  e  di  forma  espressi- 
va  del  volto,  il  quale  dopo  avere  un  certo  giorno  affatica- 
to  piu  deir  ordinario  la  mente  ed  il  corpo ,  avverti  nello 
spogliarsi  dei  propri  abiti ,  che  dalla  parte  interna  del- 
1'  avambraccio  sinistro  in  prossimita  del  carpo  corrispon- 
dente  sino  quasi  alia  radice  del  dito  pollice ,  esalava  un  odo- 
re  particolare  soave  e  fragrante  che  rassomigliava  in  certo 
modo  a  quelle  del  balsamo  del  Peru,  o  del  succino,  o  del 


(1)  Vedi  Memorie   diverse  di   medicina   N.  27  ,    delta  Societa  Med.  Ctiir.  di 
Bologna. 


216  Fkrdinando  Verardini 

benzoino  allorche  vengano  questi  abbruclati ,  e  fu  scosso 
a  tale  avvenimento  per  non  avere  presso  di  se  alcuna  so- 
stanza  odorosa ,  e  molto  meno  mangiato  della  medesima 
nei  giorni  anterior!.  II  Prof.  Speranza  tent6  con  tutti  i 
uiezzi  piu  giudiziosi  d'  assicurarsi  che  non  esistesse  arte 
od  inganno,  e  dovette  persuadersi  della  veriti  del  fenome- 
no  ,  che  riesciva  a  maggiore  entita  se  la  parte  veniva  con- 
fricata  in  ispecie  dalla  nxano  dello  stesso  individuo,  ne  va- 
levano  a  togUere  questa  proprietii  le  diverse  lavande  capa- 
ci  d'  inipedire  od  elidere  la  sensibile  esalazione,  la  quale 
non  alteravasi  d'  alcun  modo ,  ed  era  persistente  ad  ogni 
era  del  giorno,  solo  piu  grata  e  piii  sensibile  nel  mattino 
alio  svegliarsi  del  giovine  ,  per  cui  nelia  stanza  non  tanto 
piccola  in  cui  dormiva  facevasi  sentire  il  grato  olezzo.  Que- 
st© fenomeno  diu-o  di  continuo  per  lo  spazio  di  due  me- 
si ,  alloraquando  V  individuo  che  ne  formava  il  soggetto  , 
venne  assalito  da  valida  febbre  avente  sede  specialmente 
nel  sisteraa  vascolare  sanguigno  e  biliare,  ed  ai  primi  scon- 
certi,  alle  prime  morbose  alterazioni ,  scomparve  il  feno- 
meno, ne  pill  mai  fece  mostra  di  se  anche  ricuperata  la 
primiera  salute ,  e  visse  dopo  sanissinio ,  e  del  fenomeno 
che  il  giovane  ansioso  aspettava  non  rimase  ,  dice  lo  SpC' 
ranza,  che  la  memoria ,  ed  il  desiderio  di  tramandarne  ai 
posteri  la  sincera  descrizione^ 

Fenomeni  consimili  e  sempre  rarissimi  furono  osservati 
nella  remota  antichita,  e  sappiamo  da  Plutarco  che  Ales- 
sandro  il  grande  spirava  di  se  gratissimo  odore ,  quasi  che 
le  vesti  di  lui  fossero  state  profumate ;  ne  diversamente 
accadeva  a  Leonardo  Donato  Principe  de'  Veneziani,  a  Ce- 
sare  Augusto ,  a  Cardano ,  alia  vivace  giovane  di  cui  par- 
16  Orteschi  nel  Giorncde  Veneto.  Sappiamo  altrettanto  an- 
che di  alcuni  animali  ,  ed  in  ispecie  per  le  storie  di  Hahn 
di  una  volpe  dalle  cui  coda  esalava  naturalmente  odo- 
re di  viola  e  mosco ;  e  da  Stenone  intorno  ad  un  orso 
che  raandava  particolare  fragranza  dai  peli  anterior!  dei 
piedi ,  e  che  sottoposta  1'  una  e  I'  altra  parte  del  corpo 
di  questi  animali  al  coltello  anatomico  da  Gaspare  Barto- 
lino  e  da  Stenone   medesimo,  si  rilevarono    licche    di  vasi 


Neuralgia   Intergostale    eg.  217 

sangnigni ,  e  di  glandole  spirant!  uguale  odore.  Fatti  spe- 
cial! clie  coincidorio  cogli  altri  generali  e  propii  ad  alcu- 
ni  hruti  ,  non  pochi  de' quali,  siccome  iiisegtia  la  Zoolo- 
gia,  emanano  natiiralmente  odori  dal  loro  corpo  ,  tanto  gra- 
devoli  clie  fetenti.  Cio  pure  avvieiie  in  alcimi  nomini  sic- 
come  parte  e  detto  ,  e   massime   in   morbose  condizioni. 

A  quelli  che  gia  la  scienza  possiede,  e  che  a  me  basta 
avere  cosi  in  genere  indicati,  piacemi  aggiugnerne  uno 
non  ha  guarl  descritto  dall'  egregio,  ed  amico  carissimo 
Dott.  Cav.  Gamber'nii  (1)  di  un  singolare  fetoie  prorom- 
pente  da  tutto  il  corpo  di  un  giovine  infermo  ,  il  quale 
era  vissuto  sanissimo  e  robusto  sino  all' anno  1844  epoca 
in  cui  contrasse  una  blennoraggia,  della  quale  guar!,  e  a 
cui  di  nuovo  soggiacque  nel  1846,  duratagli  per  ben  due 
anni  e  seguita  da  adenite  costituzionale.  Riparo  a  questo 
spedale  di  S.  Orsola  e  ne  esci  perfettamente  sano  dope 
conveniente  regime  curativo. 

Innamorossi  poi  cestui  perdutamente  d'  una  giovane  per  la 
quale  cadde  in  si  forte  e  tale  gelosia  che  commise  le  piu 
strane  e  pericolose  azioni.  A  tanto  patire  anche  dell'  ani- 
mo  doveva  conseguitare  necessariamente  pur  qualche  disor- 
dine  fisico ,  e  di  fatto  sul  finire  del  giugno  1 850  apparve 
un'  eruzione  ai  contorni  del  naso  che  cedette  a  pochi  mez- 
zi  terapeutici,  ed  alia  quale  tuttavia  successe  una  singo- 
lare puzzolente  esalazione ,  di  guisa  che  1'  infermo  veniva 
a  noia  a  se  ed  agli  altri ,  ed  era  astretto  a  vivere  nel- 
1'  isolamento.  E  questo  mal'  odore  era  di  tanta  intensita  e 
durata,  che  inoitre  non  solo  rimaneva  aderente  a  tutto  che 
toccava ,  ma  ne  le  lavande  persino  col  cloruro  di  calce,  ne  il 
bucato  erano  sufficienti  a  mondarne    gli   usati    pannilini. 

Fiiialmente  sul  proposito  dell'  odore  che  manda  la  per- 
spirazione  cutanea  accennero  che  pochi  mesi  or  sono  il  cli. 
nostro  Prof.  Belletti  ebbe  nelle  sue  sale  cliniche  un  infer- 
mo di  terzane,    il    quale  mandava  un    puzzo  si  spiacevole 


(1)  Discorso  letto  il  3  aprile  1853  in  una  sednia  della  Sociela  Med.  Cliir. 
di  Bologna ,  e  stampato  nel  Vol.  24.  pag.  5.  del  Bullellino. 

T.  vni.  28 


218  Ferdinando  Verardini 

d'  urina  di  gatto  da  tornare  insopportabile  agli  altri  mala- 
ti  ed  a  chiunque  gli  si  appressasse.  Per6  si  raccolse  esser- 
gli  questa  nauseosa  emanazione  connaturale. 

Di  die ,  Voi  Sapientissimi ,  non  meraviglierete  ben  do- 
vendo  certamente  non  ignorare  come  altri  individui  abbia- 
no  pure  naturalmente  patito  di  fetidissime  traspirazioni  e 
di  uguali  siidori  in  piena  salute;  come  perdeiulola  cessas- 
se  ne'  medesimi  un  si  sgradevole  cutaneo  prodotto ;  e  che 
non  riescissero  a  riacquistarla  perfettamente  che  dopo  il 
ritorno  delle  consuete  fetide  traspirazioni ,  e  de'  consue- 
ti  fetidi  sudori. 

II  sapore  poi  de'  sudori  ora  6  stato  riscontrato  acido , 
specialtnente  nelle  puerpere  ed  in  quegli  infermi  a  cui  sta 
per  escire  la  migliare;  insipido,  salso ,  dolciastro,  e  del 
sapore  del  mele ,  e  ci6  per  lo  pivi  nei  tisici ;  ed  e  notato 
nelle  efFemeridi  dei  Guriosi  della  natura  che  forse  si  e  per 
questa  circostanza  che  le  mosche  accorrono  al  sudore  di 
questi  infermi. 

Quanto  al  colore  nota  Acoluzio  (1)  d' essergli  occorso  il 
caso  di  un  sudore  a  colore  giallo  pallido ,  o  di  zafferano 
che  fu  la  crisi  d'  una  febbre  acuta;  e  cosi  pure  Shuz  (2) 
descrive  un  sudore  color  di  zafferano  che  tingeva  i  vestiti 
in  giallo ;  verde  lo  osservd  il  PaulUni  (3) ;  ed  il  Borelli  (4) 
descrive  un  giovine  in  cui  il  sudore  non  solo ,  ma  ben  an- 
co  i  capegli  presentavano  un  bel  color  verde.  Lemery  (5) 
in  una  sua  storia  recitata  all'  accademia  di  Parigi,  narra 
un  curioso  fatto  di  sudore  azzurro  che  tutti  i  panni  tin- 
geva in  bleu.  Rosso  lo  osserv6  Fourcroy  (6)  ;  Hoffmann  co- 
lor di   minio ,   sotto  le  ascella ;    Winder  (7)   fosforico. 

Aristotile  aveva  parlato  di  sudore  di  sangue ,  ed  un  esem- 


(1)  Eph.  nat.  cur.  dec.  II.  An.  IV.  oss.  69, 

(2)  Idem  An.  HI.  oss.  170. 

(3)  Idem  cent.  I.  oss.  38. 

(4)  Idem  An.   VIII. 

(.5)  Hist,  sur  nne  sueiir  bleu  ec.  Paris  1701. 

(6)  Fourcroy  T.  I.  pag.  365. 

(7)  Collect.  Acad.  T.  III.  pag.  266. 


Neuralgia  Intercostalb  eg.  219 

plo  eguale  si  legge  nelle  effemeridi  dei  Curiosi  della  natu- 
la  (dec.  II.  An.  I.°  os.  179.)  d'  un  giovine  che  sudava 
sangue;  e  leggesi  ivi  inoltre  che  Schilling  vide  ci6  stesso 
accadeie  dopo  gravi  convulsioni.  Un  sudore  rubicondo  sot- 
to  r  azione  del  coito  in  un  uomo ,  lo  abbiamo  pure  da 
Ledelius ,  il  quale  sudore  tingeva  i  panni  di  sua  moglie. 
Un  sudore  di  sangue  per  tacere  di  altri  1'  osservo  e  lo 
descrisse  Sedillot  (1). 

Piu  raro  assai  e  da  pochissimi  osservato  e  il  sudor  ne- 
ro,  e  per  quanto  mi  sia  dato  premura  di  trovarne  delle 
indicazioni,  non  mi  h  venuto  fatto  che  d'  imbattermi  nel- 
le seguenti  :  Hodges  descrive  un  sudor  nero  riscontrato  du- 
rante la  peste  di  Londr^.  Aitro  esempio  fu  riferito  da  Olao 
Borrichio  (2) ,  dal  loung ,  da  Langelot  (3) ,  e  da  Zacuto 
Lusitano  (4). 

Finalmente  una  descrizione  di  sudor  nero  fu  letta  gia 
in  questa  nostra  Accademia  dal  Galeazzi  (5)  circa  fa  un 
secolo ,  e  Voi,  pochi  anni  or  sono,  udiste,  dalla  viva  voce 
deir  illustre  nostro  Medici  (6)  1'  elogio  storico  tessuto  al 
medesinio  in  cui  al  sohto  con  lucido  ordine  di  idee,  con 
profonditi  di  sapere  ,  con  ricchezza  d'  erudizione,  e  con 
quella  proprieta  di  lingua  e  forza  di  stile  che  tanto  lo  di- 
stinguono ,  e  lo  onorano  tanto  da  raeritargli  luminoso  seg- 
gio  non  solo  fra  i  piu  chiari  cultori  delle  scienze ,  ma  an- 
cora  fra  i  piii  lodevoli  letterati  viventi  d'  Italia ,  cosi  ne 
ragiona.  «  L'  ultima  osservazione  del  Galeazzi  e  rara :  sudo- 
re ed  orina  neri.  Lasciati  i  diversi  malori  che  travagliava- 
no  la  vergine  inferma  ,  la  nerezza  apparve  dapprima  alle 
palpebre ,  e  poco  dopo  nella  faccia ;  poscia  s'  estese  a  tut- 
to  il  corpo  si  che  la  camicia  ne  rimanea  tinta ,  e  mag- 
giormente  ne'  luoghi  di  essa  corrispondenti  alle  regioni  del 


(1)  Rec.  period,  de  la  Soc.  de  Med.  de  Paris  T.  52.  p.  96. 

(2)  Eph.  cur.  nat.  dec  I.  An.  6.  os.  10. 

(3)  Idem. 

(4)  Idem  pag.  III.  oss.  75. 

(5)  Com.  Bonon.  V.  VI.  pag.  69. 

<6)  Memorie  dell'  Islituio  di  Bologna  T.  I.  pag.  33. 


220  Fkrdinando    Verardini 

corpo,  nelle  quail  II  sudore  era  piu  copioso.  Duro  10  glor- 
ni ,  e  cessati  gli  altri  fenomeni  morbosi,  1' inferma  parve 
guarita.  Ma  fra  breve  accadde,  che  la  nerezza  la  quale  da 
principio  erasi  manifestata  nel  sudore ,  comincio  a  corripa- 
rire  tratto  tratto  nell'  orina  :  e  quando  compariva ,  lo  sta- 
to  della  inferma  migliorava ,  talclie  quella  inaniera  di  se- 
grezlone  fu  creduta  critica.  Ed  avvenne  eziaiidio ,  che , 
oltre  le  orine,  per  due  o  tre  giorni  ricomparvero  trasuda- 
menti  neri  sopra  le  palpebre  e  sotto  gli  occhi.  Dopo  di 
che  gli  altri  malori  persistevano  ancora  allorche  il  Galeaz- 
zi  nel  1765  nella  nostra  Accademla  comunico  questa  sua 
osservazione ,  meno  soUecito  dell'  esito  della  nialattia  di 
quello  che  di  partecipare  a'  suo^  dotti  colleghi  la  rarita 
del  fenomeno  che  1'  accompagnava   ». 

Fin  qui  il  3Iedici ;  giova  per6  d' aggiungere  che  1' inte- 
ressantissima  istoria  fu  proseguita  poscia  dal  Laghi  il  quale 
nel  10  febb.  1785  recitava  una  dissertazione  latina  sopra 
la  natura  di  quella  materia  che  tingeva  le  orine  ed  il  su- 
dore della  monaca;  ed  altra  pure  latina  il  2  aprlle  1789 
sopra  r  ultima  malattia  della  stessa  monaca ;  e  finalmente 
neir  anno  1805  il  15  giugno  leggeva  all' Istituto  Nazio- 
nale  qui  residente  una  sua  dotta  memoria  in  lingua  italla- 
na  a  complmento  di  tutto  che  era  riferibile  alio  strano  e 
rarisslmo  caso  narrato  dal  Galeazzi.  Le  due  prime  memorie 
erano  perdute,  pero  si  ricuperarono  pel  dono  fattone  dal- 
r  illustre  Medici  da  me  commendato  poc'  anzi ,  ( e  sol  dopo 
che  io  aveva  distesa  questa  memoria )  le  quali  sono  tutta- 
vla  inedite.  Qneste  particolarlta  le  ho  attinte  mediante  la 
gentilezza  del  ch.  nostro  Segretario  che  mi  compiaccio  di 
nominare  a  caglone  d'  onoranza. 

Dopo  di  che  tutto,  spero  vorrete  fare  buon  viso  oggi 
a  me^,  o  Accad.  ch.,  se  do  termlne  a  questo  mio  dire, 
sponendovi  in  poche  e  disadorne  parole  un  fatto  occorso- 
mi  nella  state  ora  scorsa  di  un  sudor  nero,  il  quale  fu  in- 
sieme  con  me  osservato  dal  Sig.  Dott.  Manferrari  Luigi , 
ed  accettatelo  ,  se  non  altro ,  almeno  per  la  rarita  del- 
1'  evento. 

Un  giovine  bolognese ,  di  temperamento  sanguigno  ner- 


Neuralgia  Intercostalb  eg.  221 

voso,  molto  irritabile ,  appartenente  a  ricca  ed  onestissima 
famiglia  ,  visse  senipie  sano  e  robusto  si  no  al  siio  vente- 
simo  primo  anno  di  vita,  epoca  in  cui  dietro  coito  im- 
pure contrasse  alcune  ulceri  veneree  delle  quali  gnari  con 
la  sola  cnra  locale,  essendogli  stato  insegnato  da  un  sue 
conoscente  ,  d'  applicare  sulle  iilcerazioni  sfilaccia  iinbevu- 
te  in  una  solnzione  di  deuto-cloruro  di  niercurio.  Poco  dip- 
poi  questo  individuo  rivolse  interissimo  1' amor  sue  ad  una 
graziosa  e  virtuosissima  giovinetta  che  ottenne  in  isposa 
al  cominciare  del  luglio  prossimo  scorso ,  un  anno  e  qual- 
che  mese  dopo  dalla  ricuperata  salute,  non  senza  pero 
aver  dovuto  superare  vari  ostacoli ,  i  quali  furono  motivo 
in  esso  lui  d'  agitazione  e  disturbo  violentissimo  di  animo 
prima  di  venire  in  possesso  della  persona  amata.  Per  cui 
con  tutto  lo  slancio  della  passione  si  diede  in  braccio  al- 
1'  amore  alloraqnando  ne  pote  gustare  legittimamente  le 
delizie.  La  mattina  successiva  alia  prima  notte  in  cui  si 
era  coricato  coUa  sua  compagna  ,  osserv6  che  1'  origliere 
ove  aveva  posato  il  suo  capo  era  qua  e  ]k  tinto  a  mac- 
chie  ed  a  linee  nere ,  ed  altrettanto  pure  nelle  lenzuola; 
la  camicia  di  lui  poi  conservava  sul  petto,  e  corrisponden- 
temente  alle  ascella  moltissime  macchie  nere  ,  e  piii  pro- 
nunciate  di  quelle  che  osservavansi  negli  altri  menzionati 
pannilini. 

Venni  chiamato  dalla  famiglia  per  osservare  il  fenome- 
no  intorno  al  quale  correvano  le  piu  strane  spiegazioni  e 
le  piu  ridicole,  e  cercai  quant' era  in  me  di  persuadere 
che  la  rarita  del  caso  doveva  unicamente  attribuirsi  al  su- 
dore  separate  dal  giovane  nella  notte  ,  e  posi  in  calma  I'ani- 
mo  di  tutti  ,  in  particolare  quello  dello  sposo  che  s'  allie- 
t6 ,  tranquillatosi  nella  convinzione  di  non  andare  incontro 
a  pericolo  d'  infermita,  e  lo  pregai  caldamente  a  procura- 
re  di  raccogliere  anche  una  piccola  quantita  del  suo  su- 
dore,  che  desiderava  assai  di  sottoporlo  a  chimica  analisi. 
Di  ci6  per6  non  fui  appagato  e  non  so  dire  per  quale 
motive;  forse  per  trascuraggine,  forse  per  timidezza;  laon- 
de  non  rimanendomi  altra  via  che  quella  di  tentare  i  pan- 
nilini imbrattati ,  assistito  dalla  perizia  e  dalla  cortesia  soin- 


222  Ferdinando  Verardini 

ma  del  distinto  chiinico-farmacista  SIg.   Francesco  Bersani , 
Vi  espongo  il  risultato  delle  osservazioni  fatte. 

Nella  camicia  iiidossata  dal  giovine,  e  nelle  varie  parti 
tinte  in  iiero  sovrappostovi  dell'  acido  espresso  da  un  frut- 
to  di  litnone  ,  e  fatte  delle  confricazioni  ,  il  color  nero  si 
cambio  in  giallo.  Esperimentato  1' acido  osallico,  la  tinta 
iiera  scoinpariva  quasi  del  tutto ;  e  tentato  il  prussiato,  od 
idrocianato  di  potassa ,  le  macchie  nere  acquistavano  un 
colore  tendente  al  bleu. 

Per  le  quali  esperimentazioni  si  fece  la  congettura  che 
il  sudore  dal  giovine  separato  contenesse  una  sovrabbon- 
danza  di  ferro  ,  e  credettesi  che  coll'  acido  osallico  si  for- 
masse  un  ossalato  di  ferro  insolubile  ed  incoloro;  e  che 
col  prussiato  di  potassa ,  il  quale  dava  un  prodotto  bleu , 
si  desse  luogo  alia  formazione  del  prussiato  di  ferro,  od 
azzurro  di  Berlino. 

Se  la  congettura  siasl  ragionevole,  a  Voi  ch.  Accad.  ne 
lascio  il  giudizio  ,  facendomi  sol  debito  di  comunicarvi  che 
il  fenomeno  descrittovi  del  sudor  nero  seguito  per  otto  gior- 
ni  successivi,  e  che  anche  la  camicia  che  il  giovane  indos- 
sava  nel  corso  della  giornata  era  tinta  di  nero  al  collo , 
nel  petto,  e  piii  d'  ogni  altro  luogo  in  quella  parte  che 
toccava  le  ascella.  Gradatamente  and6  diminuendo  ,  sino  a 
che  del  tutto  scomparve  entro  dell'  accennatovi  periodo  di 
tempo,  senza  che  la  salute  del  giovane  si  mostrasse  mini- 
mamente  alterata  sia  prima  dell'  apparire  del  particolare 
sudore  ,  che  dopo  la  cessazione  di  lui. 

Uniche  prescrizioni  che  credetti  di  dovere  addottare  nel- 
I'attuale  circostanza,  si  furono  bibite  rinfrescative  e  bagni 
generali  in  acqua  tepida. 

Per  darvi  poi  intera  contezza  di  cid  che  e  relative  al 
soggetto  in  discorso ,  e  porvi  innanzi  tutte  le  particolarita 
che  lo  riguardano  ,  dirovvi  che  due  mesi  dopo  la  cessazio- 
ne del  meraviglioso  fenomeno ,  questo  giovine  Signore  fu 
attaccato  da  papule  mucose  agglomerate  al  contorno  del- 
1'  ano,  conseguenza  dell'  antecedente  infezione  venerea  di 
cui  vi  tenni  parola,  e  che  assoggettato  ad  acconcia  medi- 
catura ,  all'  idrargirosi ,  vale  a  dire ,  ai  bagni  a  vapore,  ad 


Neuralgia  Intercostalb  £c.  223 

un*  adattata  dieta  ,  scomparve  del  tutto  la  malattia ,  ed 
anche  al  presente  il  giovine  e  perfettamente  sano  ,  vegeto, 
e  robusto. 

Ora  che  si  potrebbe  rispondere  a  cui  chiedesse  da  qua- 
le causa  sari  stato  prodotto  quel  nero  sudore  ?  Innanzl 
tutto  stimerei  conveniente  cosa  d'  allontanare  dall'  animo 
del  chiedente  il  dubbio  cbe  alia  produzlone  del  fenomeno 
potesse  avere  in  qualche  modo  contribuito  un  elemento 
idrargirico  ,  e  cio  per  due  ragioni ,  la  prima  delle  quali  si 
e  che  il  soggetto  di  nostra  istoria  non  fu  sottoposto  in  an- 
tecedenza  dello  avvenimento  descritto  a  cura  mercuriale , 
e  la  piccola  quantita  del  deuto-cloruro  d'  idrargirio  appli- 
cato  suUe  locality  affette,  e  tanto  tempo  prima  ^  non  mi 
pare  sia  sufficiente  a  spiegare  il  fatto;  secondariamente  poi 
allontanerei  quest'  idea  anche  in  grazia  delle  risultanze  ot- 
tenute  coi  mezzi  esplorativi  posti  in  opera  sopra  i  pannili- 
ni  tinti  in  nero;  dopo  di  che  mi  sentirei  fors'  anche  in- 
clinato  a  concludere  che  il  case  straordinario  potesse  attri- 
buirsi  al  nervoso  esaltamento  in  cui  trovavasi  1'  individuo, 
pel  possesso  della  donna  del  suo  cuore ,  e  troverei  analo- 
gia  somma  fra  questo  fatto,  e  le  istorie  che  ci  vengono 
narrate  di  istantanea  perdita  del  colorito  dei  peli  in  grazia 
di  gravi  perturbazioni  d'  animo.  Ed  in  vero  raccontaci  Zim- 
mermann  (1)  che  Pechin  riferisce  la  storia  d'  un  uomo  che 
spaventato  dal  naufragio  sofferto  poco  lungi  da  Livorno,  si 
fece  all'  improviso  canuto,  e  tale  si  mantenne  sino  al  40 
anno  del  viver  suo;  1'  amabile  Osorio  carcerato  per  sover- 
chio  amore  verso  la  sua  amante,  vide  nella  prima  notte 
cangiarsi  in  bianchi  i  suol  biondi  capegli ;  ed  all'  inaspet- 
tata  notizia  della  morte  del  padre  divenne  subito  canuta 
r  affettnosa  figlia  ,  come  abbiamo  da   BTarcello  Donato. 

Una  femmina  rinchiusa  in  questi  ultimi  tempi  nelle  car- 
ceri  di  Parigi ,  iniplicata  nel  famoso  processo  contro  Lovel, 
tutta  s'  incanuti  nella  prima  notte  di  sua  detenzione ,  per 
quanto  ne  osserva   Cassan. 


(1)  Esper,  ia  Medic.  L.  X.  C.  II. 


224  Ferdinando  Verardini 

Se  quindi  questi  fatti  di  subitanea  alterazione  nel  colo- 
re dei  peli  sono  efFetto  di  patemi  deprimenti ,  come  non 
vi  e  dubbio  alcniio,  e  se  non  ebbero  conseguenze  patolo- 
giche,  percbe  non  si  potrebbe  riteneie  che  il  fatto  del 
canibiato  colore  del  sudore  nel  caso  narrato ,  non  potesse 
dipendere,  come  dissi,  da  esaltato  eccitamento  nervoso  in 
grazia  di  passione  amorosa ,  il  quale  eccita?nento  avesse 
dato  causa  ad  una  specie  d'  alterazione  del  sangue,  per  cui 
i  globuli  di  esso  contenessero  maggior  quantity  di  ferro 
dell'ordinario  ? 

E  questa  supposizione  acquisterebbe  tanto  maggior  peso, 
qualora  si  riflettesse  che  nelP  organo  cute  trovansi ,  come 
avverte  De-Renzi  (1)  due  ordini  di  glandole  destinate  alcune 
alia  secrezione  del  sudore ,  altre  a  quella  della  sostanza 
sebacea ;  le  prime  sparse  abbondevolmente  in  tutto  il  tes- 
suto  adiposo  della  cute  stessa  a  forma  di  otricelli  che  per 
mezzo  d'  vin  piccolo  condotto  spirale  si  fanno  strada  negli 
strati  interni  della  epidermide  ,  dalla  quale  trasuda  all'ester- 
no  il  sudore  sia  per  endosmosi,  sia  per  interstizi  orizzon- 
tali  delle  squame  epiteliche  disposte  ad  embrice  ;  le  altre 
che  non  sono  che  ammassi  lobulati  di  cellule  adipose  poste 
alio  strato  superiore  della  cute ,  che  aprono  i  loro  duttoli- 
ni  sia  presso  il  bulbo  de'  peli ,  sia  nello  strato  interno  del- 
r  epidermide. 

Ma  non  voglio  piii  oltre  stancare  la  vostra  pazienza ,  o 
Accad.  ch.,  con  supposizioni  per  tentare  di  spiegare  un 
fenomeno  si  straordinario  ,  e  qui  do  fine ,  chiamandomi  ab- 
bastanza  pago  d'  avere  potuto  sottoporvi  1'  esposizione  del 
fatto  ,  ritenendo  che  sia  per  se  stesso  abbastanza  importan- 
te  da  meritare  che  non  andasse  perduto. 


(1)  De-Renzi  Lez.  di  Patologia  Generale  anno  1866  pag.  304. 


ANTONII   BERTOLONII 

EQ.  COMMEND.  MED.  DOCT. 
MISCELLAINEA  BOTANICA  XVIII. 


(  Lecta  in  conventu  Academiae  scientiarum  Instiliiti  Bononiensis 
habito  Quart.  Kal.  Mart,  anni  MDCCCLVII.  ) 


M: 


Liscellanea  botanica  decimaoctava  vobis  exhibeo,  Col- 
legae  praeclarissimi,  quae  more  reliquorum  in  duas  par- 
tes divide.  Loquor  in  prima  de  Malogranato  sub  ani- 
madversione  philologica,  geoponica,  et  botanica;  describe 
in  secunda  nonnullas  plantarum  species  novas,  quas  in- 
ter est  Filix  pulcberrima  nuperius  in  montibus  Foro- 
corneliensibus  detecta. 
Notitiae,  quas  babemus  de  Malogranato,  antiquissimae  sunt, 
cum  Sacrae  Litterae ,  quae  Hber  antiquior  nobis  sunt , 
pluries  de  illo  loquantur  nunc  veluti  de  ornamento, 
nunc  veluti  de  planta.  Ut  ornamentum  repetito  praescri- 
bitur  pro  tunica  Summi  Sacerdotis :  »  Deorsuin  vero  ad 
»  pedes  ejusdem  tunicae ,  per  circuitum ,  quasi  mala 
»  punica  facies ,  ex  hyacintho,  et  purpura,  et  cocco  bis 
»  tincto,  mixtis  in  medio  tintinnabulis  »  Exod.  cap.  28. 
»  vers.  33.  »  Deorsum  ad  pedes,  mala  punica  ex  hya- 
»  cintbo ,  purpura ,  vermiculo ,  et  bysso  contorta  »  Exod. 
»  cap.  39.  vers.  22.  Et  tintinnabula  de  auro  purissimo, 
»  quae  posuerunt  inter  malogranata  in  extrema  parte 
»  tunicae  per  gyrum  »  Exod.  1.  c.  v.  23.  Tintinnabu- 
»  lum  autem  aureum ,  et  malum  punicum ,  quibus  or- 
»  natus  incedebat  Pontifex,  quando  niinisterio  fungeba- 
»  tur  »  Exod.  1.  c.  vers.   24. 

T.  VIII.  29 


226  Antonii  Bertolonii 

Lancius  putavit  (1)  haec  nialogranata,  et  tintinnabula  nou 
fuisse  per  se  vera,  sed  opere  phrygio  texta  circa  oram 
tunicae  Summi  Sacerdotis ,  scilicet  malogranata  ex  bys- 
so,  tintinnabula  ex  filis  aureis;  sed  res  ita  profecto  non 
est.  Divinae  Litterae  ,  cum  loquuntur  de  telis  opere 
pbrygio  ornatis,  dicunt  eas  variatas  opere  plumario  (2), 
quae  verba  in  descriptioue  tunicae  tarn  splendidae  Sum- 
mi  Sacerdotis  profecto  non  omisissent.  Quare  malogra- 
nata erant  globi  fructum  mali  punici  referentes,  »  qua- 
»  si  mala  punica  »  Exod.  cap.  28.  vers.  33. ,  et  de  iis 
»  agitur  quoque  in  aliis  ornamentis  veluti  in  columnis 
»  templi :  »  Et  perfecit  columnas ,  et  duos  ordines  per 
»  circuitum  retiaculorum  singulorum ,  ut  tegerent  capi- 
»  tella,  quae  erant  super  summitatem  malogranatorum  : 
»  eodem  modo  fecit  et  capitello  secundo  »  Reg.  lib.  3. 
»  cap.  7.  vers.  18.  Et  rursum  alia  capitella  in  summi- 
»  tate  columnarum  desuper  juxta  mensuram  columnae 
»  contra  retinacula:  malogranatorum  autem  ducenti  oi'- 
»  dines  erant  in  circuitu  capitelli  secundi  »  Reg.  1.  c. 
»  vers.  20.  Quod  autem  tintinnabula  essent  vera,  et 
»  sonantia ,  eaedem  Sacrae  Litterae  duobus  locis  demon- 
»  strant:  »  Et  vestitur  ea  (  ea  tunica  )  Aaron  in  officio 
»  ministerii ,  ut  audiatur  sonitus  quando  ingreditur ,  et 
»  egreditur  Sanctuarium  »  Exod.  cap.  28.  vei's.  35.  »  Cir- 
»  cumpedes,  et  femoralia,  et  humerale  posuit  ei  (Aaro- 
»  ni  ) ;  et  cinxit  ilium  tintinnabulis  aureis  plurimis  in 
»  gyrum.  Dare  sonitum  in  incessu  suo,  auditum  facere 
»  sonitum  in  templo  in  memoriam  filiis  gentis  suae  »  Ec- 
clesiast.  cap.  45.  vers.  10.  11.  Praeterea  vox  Hebraea 
Pamganunim  profecta  a  radice  Pagm,  quae  significat 
frequentibus  ictibus  contundere,  est  substantivum  plu- 
rale ,  quod  tintinnabula  inanifestat.  Si  autem  auctori- 
tati  inconcussae  Divinarum  Scripturarum  auctoritatem  hi- 
storicorum  profanorum  addere  volumus ,  earn    luculenter 


(1)  Land.  La  Sacra  Scriltura  illus'raia.  Roma  1827.  p.  161. 

(2)  Exod.  cap.  26.  vers,  i.,  et  Exod.  cap.  36.  vers.  37. 


Miscellanea  Botanica  xviii.  227 

habeimis    in    Flavio    Josepho,  qui    Hierosolymae  habita- 
bat,   antequain   Vespasianus  Judaeam  invaderet,  et  Titus 
Hierosolymain   expugiiaret,   ideo  testis  de  visu,   et  audi- 
tu  de  caeremoniis,  quae  fiebant    in    teinplo.  Is  vero  ita 
vestein    Siuumi    Sacerdotis    describit :   »   Ima  vestis  orna- 
»  batur  bnibo    effigie    malorum    punicorum    distincto,    a 
»  quo  tintinnabula    aurea    sic  dependebant,   ut    medium 
»  esset  quodque  mabmi  punicum  inter  duo  tintinnabula 
»  situm ,  et  tintinnabulum   inter  duo  mala    punica    »   et 
paulo   post  addit :   »   Pontificis   tunica  .  .  .   per  mala  puni- 
»  ca  fulgetra  referens,  sicut  tonitrua  per  tintinnabulorum 
»  strepitum  »   (1).    Quibus    sententiam    Lancii    de    malo- 
granatis,  et    tintinnabulis    opere  phrygio  textis  cogimur 
rejicere. 
Venio    nunc    ad    malogranatum  ,    quod    in    Sacris    Litteris 
afFertur  veluti    planta.    Hebraei ,  cum    essent   in  deserto 
Sin ,  in  Moysen ,  et  Aaronem    insurrexerunt    ita  eos  in- 
crepantes :  »  Quare    nos    fecistis    ascendere    de    Egypto , 
»  et  adduxistis  in  locum  istum  pessimum,  qui  seri  non 
»  potest,  qui  nee  ficum  gignit,  nee    vineas,  nee  malo- 
»  granata?  Numer.  cap.   20.  vers.   5.,  et   in  Deuterono- 
»  mio  cap.   8.    vers.    7.    8.    habetur:  »  Dominus    autein 
»  Deus  introducet    te    in    terram    bonam .  .  .  terram  fru- 
»  menti ,   hordei ,   et    vinearum ,  in    qua    ficus ,   malogra- 
»   nata ,   et  oliveta    nascuntur ,  »  atque    in    utroque  loco 
agitur  de  planta  in  genere.   In  Sacris   Canticis  vero  alia 
loca  occurrunt    ad    florem,  et  fructum  malogranati  allu- 
dentia :  »  Sicut  fragmen  mali   punici ,  ita   genae  tuae.   » 
»  Cant.  Gantic.  cap.  4.    vers.   3.  Emissiones    tuae  para- 
»  disus    malorum    punicorum    »    1.   c.    cap.   4.    vers.    13. 
»  Descendi    in    bortuin    nucum,  ut   viderem    ponia  con- 
»  vallium,  et    inspicerem    si    floruisset    vinea,  si  germi- 
»  nassent  mala  punica  »  1.  c.   cap.   6.  vers.    10.  »  Mane 


(1)  Flavii  Josephi  Hierosolymitani  Sacerdotis  Opera  quae  extant  etc.  Grace, 
et  Lat.  Aureliae  AUobrogtim.  Excudebat  Petrus  de  la  Routre  CD  DC 
XI.  lib.  3.  cap.  8.  p.  85.  A.,  et  p.  87.  B. 


228  Antonii  Bertolonii 

»  surganius  ad  vineas,  videamus  si  floruerit  vinea,  si 
»  flores  tVuctus  parturiunt ,  si  floruerunt  mala  punica  » 
1.   c.  cap.   7.  vers.    12. 

Hebraei,  antequain  terrain  promissionis  ingrederentur,  sci- 
re iiequibant ,  si  malogranatum  ibi  nasceretur ;  quare 
in  deserto  Sin  loquuti  sunt  de  illo,  veluti  de  plau- 
ta  ^gypti.  Re  qiiidem  vera  vocabulum  Rimmon ,  quo 
malogranatum  appellabant ,  proficiscebatur  a  vocabulo 
Ramman  yEgyptiorum,  quo  iEgyptii  hactenus  utuntur, 
ut  habemus  a  Forskolio  (1).  Facile  autem  dignoscimus 
lioc  esse  nonien  proprium  malogranati,  ita  ut  futile  sit 
trahere  significationem  ejus  a  radice,  quam  interpretes 
exponunt  pro  alto  ,  elato  ,  excelluit ,  extulit  se ,  ebidlit , 
efferbidt ,  decepit ,  fefelUt.  Ego,  si  amplecti  vellem  adje- 
ctiva  ab  ilia  radice  desumpta ,  praeferrem  excellens ,  pul- 
chrum ,  p  r actio  sum ,  prout  interpretatur  CI.  D.  Petrus 
Trombettus  Sacrae  Scripturae  in  Archigymnasio  nostro 
Professor  insignis,  quippequae  haec  malogranato  magis 
conveniant. 

Sed  satis  de  Hebraeis;  nunc  transeamus  ad  Graecos.  Ho- 
merus  poetarum  antiquissimus ,  imo  alter  ex  antiquiori- 
bus  poetis  Graecis ,  hortuni  Alcinoi  pulcherrimum ,  et 
deliciis  plenum  describens  in  libro  septimo  Odissaaeae  (2) 
ita  habet : 

Alte  vi  crescon  verdeggianti  piante 
II  pero  e  H  melagrano. 

Sed  qui  inter  Graecos  uberius  de  malogranato  pertracta- 
vit ,  fuit  Tbeopbrastus ,  qui  in  Historia  sua  plantarum 
pluries    de    illo    meminit    (3) :  w    Nam    in   ramis  quidem 


(1)  Forskdl.  Flora  Egyptiaca  p.  LXVIf. 

(2)  Odissea  di  Omero  tradotta  da  Ippolilo  Pindemonte  Veronese.  Livorno  Dai 
Torchj  di  Glauco  Masi   1822.  vol.   1.  p.   170. 

(3)  Theophrasli  Erem  De  Imtoria  plantarum  libri  decern  Graecc  et  Laline. 
Illustravil  Bodaeus  a  Slapel  etc.  Amstelodami  Apud  Uenricum  Laurentiuin 
anno  1644. 


Miscellanea  Botanica  xviu.  229 

»  quae  acnleum  gerunt  vel  inter  arbores  fruticesqiie 
>;  inulta  reperire  possis :  nt  pyiiim  sylvestrem,  malum 
>)  puuicam  »  Hist.  pi.  lib.  i.  cap.  6.  p.  .3G8.  column.  2.  » 
)i»  Tinoius,  Olympusque  Mysius  nucem  et  castaneam  plu- 

»  vimam   ferunt :   item  vitem ,  malum    puuicam In 

»  Pouto  Fici  multae  magnaeque,  et  puuicae  amplae  opa- 
»  citatis,  habentur  »  Theopbr.  I.  c.  Bodaeus  in  com- 
))  mento  suo  observavit:  Mirandum  scribere  Tbeopbra- 
»  stum ,  quod  in  Ponto  Punica  etiam  locum  vicinimi 
»  opacans  ramorum  luxuiia  reperiatur  »  Tbeopbr.  lust, 
p.  394.  column.  1.;  sed  cur  mirandum,  cum  in  Ponto 
juxta  Asiam  miuorem  praesertim  in  Bithynia  sit  caelum 
mite  ,  sub  quo  malogranatum  et  nasci  ,  et  luxuriare 
potest  ? 

Dioscorides  post  Theopbrastum  agit  de  malogranato  in  Li- 
bris  de  Materia  medica  (1),  sed  ea  tantum  perstringit, 
quae  ad  morborum  remedium  valent.  At  Matthiolus  in 
commentario  suo  supplevit ,  imo  sat  bonam  figuram  bu- 
jus  plantae  exbibuit   (2). 

Tertius  Graecorum ,  de  quo  dicere  juvat  ,  est  Aretaeus 
Cappadox,  qui  in  libro  decimoquarto  Deipnosopbista- 
i-um  (3)  ita  babet  de  malogranato :  »  Ex  Punicis  grana 
»  aliis  sunt  dura ,  aliis  tenella ,  et  inolliuscula  »  Exhibet 
locum  Aristopbanis  in  Boeotia:  »  Afer  ex  agro  mihi  pu- 
»  nica,  quibus  granum  durius  est  »,  narratque  Atbe- 
nienses  cum  litigarent  de  finibus  cum  Boeotiis,  Epami- 
nondas  malogranatum  eduxit,  quod  sub  veste  celave- 
rat ,  et  petiit  ab  Atbeniensibu? ,  quomodo  appellarent , 
qui  responderunt  poa^i, ,    at    nos ,   inquit ,  longe  ante  vos 


(1)  Pedacii  Dioscoridia  Anazarbei ,  De  Medica  Materia  Libri  sex  Joanne  Hiiel- 
lio  Suessioneufi  interprele.  Venedis.  Dominicus  Lilius  Exciidebal.  looO. 
lib.   1.  cap.   127.  p.  49. 

(2)  Dei  Difcorai  di  M.  Pieiro  Andrea  MatlhioH  Sanesc  ec.  \elli  set  libri  di 
Pedacio  Dioscoride  Atiazarbeo  Delia  Materia  Medlcinale.  1.585.  In  Vcnetia 
Appresso  Felice   Yalfirisio  lorn.    1.  lib.   1.  cap.    128.  p.   245. 

(3)  Athenaei  Neucratitis  Deipnosophiflarum  libri  ijuindecim  etc.  in  latinum 
sermonem  versi  a  Jacobo  Dalechampio  Cadomensi.  Lugduni.  Apud  .intonium 
De  llarsy.   1583.  lib.   14.  p.  484. 


230  Antonii  Bertolonii 

Sidoii  diciniiis,  et  in  finibus,  de  quibus  disputatur,  » 
»  pliuiuiae  sunt  inalipuiiicae,  indeque  principio  nomen 
»  est  indituin  »  1.  c. ,  qua  re  prioratuin  Boeotioruni 
super  loca  controversa  deuionstravit ,  et  causam  vicit 
I.  c. 

Si  ab  Hebraeis,  ab  ^gyptiis,  a  Graecis  non  multa  didi- 
cinius  de  structura  plautae ,  noviinus  tamen  eos ,  inio 
etiam  Assyrios  religiosuin  ali(juid  malogranato  attribuis- 
se.  Ergo  ad  religiones  pertinebant  malogranata,  et  tiii- 
tinnabula ,  quae  Moyses  praescripserat  in  limbo  tunicae 
Sunimi  Sacerdotis.  Pertinebant  ad  religiones,  quae  Lan- 
cius  viderat  picta  in  scuto  sacerdotis  super  arcain  ca- 
daveris  medicati  (I).  Pertinebant  ad  religiones  restes 
malogranatoruiu  in  utraque  manu  bominum,  qui  in  sup- 
plicationem  incedebant ,  quos  Lyardus  detexit  in  pictu- 
ra  palatii  Nembrot  apud  Ninivites  (2).  Quare  Lancius 
putabat  flores  modo  tintinnabuli  in  pallio  sacerdotis  si- 
gnificare  odorem  sanctitatis  in  ministerio  ejus,  melius 
dicemus  sonum  laudum  sacrarum ,  malogranata  vero  in 
candelabris  ^gyptiorum  ad  emblema  solis  trahebat,  quia 
et  color  pomi ,  et  corona  in  apice ,  et  rubor  granorum 
erant  attributiones  solis ,  aut  etiam  oblatitium  panem  ad 
symbolum  Divinitatis  significabant   (3). 

Sed  et  Gentiles  ad  Divinitates  suas  malum  punicum  refe- 
rebant.  »  Fabulantur,  inquit  Dolaeus  (4),  in  Heraeo 
»  templo  Eubaeae  memorabile  fuisse  Palladis  simulacrum 
»  ex  ebore  et  auro  factum  opera  Polycletis,  quod  alte- 
»  ra  manu  punicum  gestabat  malum  ;  altera  sceptrum  « , 
addiditque ,  »  Appollonium  Tyanaeum  malum  punicum 
»  in  honorem  Palladis  plantari  memoriae  prodidisse  » 
1.  c. ,  sed  »  cur  malum  Punicum ,  Pausanias  secretins 
»  esse  ait  ,  quam  ut  aliquo  sermone  eloqui  possit  w 
1.  c.  Veneri    vero    idem    malum   attribuebant,  quia  cre- 


(1)  Land.  La  Sacra  Scrillura  ilhistrala  p.  162. 

(2)  Lyard.  Discoveries  in  the  ruins  of  Nineveh  and  Babylon  p.  338. 

(3)  Land.  La  Sacra  Scrillura  illuslrata  p.   I6'i. ,  et  p.  67. 

(4)  Dolaeus  in  Commenlario  ad  Tlieophrastum  edit.  cit.  p.  390. 


Miscellanea  Botanica  xviii.  231 

debatur,  earn  in  Cy|)ruin  iiitrodiixisse,  ut  liabet  Eriphus 
in  Melibaea  apud  Atlienaeuni   (1) : 

Haec  vero  mala  punica 
Qiiam  generosa!  in  Cypro  namipie   Venerem 
Arboreni  hanc  sevisse  fama  est. 

Luculentissimum  insiiper  documentiim  possidemus  de  hoc 
nialo  Veneii  dicato  in  Patera  Cospiana,  quae  antiquis- 
sima,  et  ab  Etruscis  profecta  nunc  pietiosum  ornamen- 
tum  est  Musaei  antiquitatuni  in  Archigymnasio  nostro. 
In  ea  exsculptum  est  malum  punicum  cum  fiuctibus,  et 
coluniba  in  ramo  sita  positum  juxta  effigiem  Veneris, 
quae  Palladi  e  capite  Jovis  egiedienti  assistit.  Qui  for- 
mam  hujus  paterae  videre  cupit ,  adeat  Dendrologiam 
Aldrovandi  p.  61.  post  mortem  auctoris  ab  Ovidio  Mon- 
talbano  editani,  adeat  Musaeum  Cospianum  p.  313.,  adeat 
Disertationem  de  Patera  Cospiana  collegae  nostri  insignis 
Philippi  Schiassii  Bononiae  impressam  ab  Annesio  Nobili 
anno  1818.  Crediderunt  quoque  Gentiles,  malum  punicum 
Proserpinae  nocuisse ;  nam  cum  a  Plutone  rapta  esset , 
et  in  Erebum  ducta ,  Jupiter  Cereri  concessit  reditum 
filiae,  si  nihil  in  Erebo  gustasset.  Sed  Mercurius  ab 
inferis  redux  patefecit ,  tria  grana  niali  punici  comedisse : 

Rapta  tribus ,   dixit ,  solvit  jejunia  granis 
Punica  quae  lento  cortice  poma  tegunt. 

Ovid.  Fast.  lib.  i.  v.  607-608. 

et  idem  Ovidius  alibi  tradidit  gustasse  grana  septem  : 

jejunia  virgo 
Soherat ,  et  cultis  dum  simplex  errat  in  hortis 
Puniceum  curva  decerpserat  arhore  pomum , 
Sumptaque  pallenti  septem  de  cortice  grana 
Presserat  ore  suo. 

Ovid.  Metam.  lib.  5.  v.  53i-538. 


(1)  Alhenaeus  in  Deipnos.  edil.  cil.  p.  64. 


232  Antonu  Bertolonii 

Quidquid  sit  Proserpina  contumax  ab  Erebo  redire  iion 
potuit. 

M.  Porciiis  Cato  Inter  geoponicos  latinos  primus  est,  qui 
loquitur  de  nialogranato ,  et  niali  Puuici  nomine  distin- 
guit ,  et  quod  observatione  dignum  est ,  laudat  ut  re- 
medium  ad  lumbricos,  et  taenias :  »  Ad  tormina,  et  si 
»  alvus  non  cousistat,  et  si  teniae  et  lumbrici  molesti 
»  erunt  XXX.  mala  punica  acerba  sumito,  contundito, 
»  indito  in  urceum,  et  vini  nigri  austeri  congios  tres , 
»  vas  oblinito,  post  dies  XXX.  aperito,  et  utito :  jeju- 
»  nus  hemiuam  bibat  »  (1),  et  paulo  post  repetit :  »  Ad 
»  dispepsiam ,  et  stranguriam  Malum  Punicum ,  ut  flo- 
»  rebit  coUigito.  Ties  miuas  in  amplioram  infundito, 
»  vini  Q.  I.  veteris  .  . .  addito . .  .  Id  vinum  tenias  per- 
»  purgat,  et  lumbricos.  »  1.  c.  A.  Cornelius  Celsus  po- 
stea  extendit  virtutem  Mali  Punici  contra  tenias  de  radici- 
bus  ejus  inquiens :  »  Mali  Punici  tenues  radiculas  colli- 
»  gat,  decoquat,  donee  tertia  pars  supersit,  huic  adji- 
»  ciat  nitri  paulum ,  et  jejunus  bibat  »  (2).  A  quibus 
omnibus  facile  colligitur,  usum  Mali  Punici  contra  taenias 
esse  antiquissimum ,  et  injuria  a  recentioribus  sibi  vin- 
dicatum ;  quamvis  liodie  potiora  remedia  contra  illas  ha- 
beamus  in  Abyssinia  reperta,  quorum  alterum  sub  no- 
mine Brayerae  anthelminticae  notum  ,  alterum  longe 
praestantius ,  et  ibidem  a  Schimpero  detectum ,  neque 
hactenus  a  botanicis  denominatum,  quod  ab  incolis  vo- 
catur  Rasenna.  Extat  exemplar  ejus  in  herbario  centra- 
li  Musaei  Florentini  ab  ipso  Schimpero  missum.  Filius 
mens  obtinuit  folium  ejus  ,  et  pauculas  notas  ab  eo 
eduxit ,  quae  ita  sunt:  »  Folia  bipinnata,  foliolis  obo- 
»  vatis,  basi  obliquis.  Petioli  glandulosi.  Cortex  albus. 
»  Nascitur  In  montibus  secus  flumen  Fucage  ad  Die- 
»  scheb  ads  die  ratine.  » 

M.    Terentius    Varro    post    Catonem    de    Malo  Punico  eglt 


(t)  Scriplores  rei    rusticae   edit.    Pombae   1828.  lorn.   1.  §   1"26.  p.   122.  ^  cl 

§   128.  p.    199. 
(2)  Cels.  De  medicina  edit.  Palav.   1750.  cap.   17.  p.  227. 


Miscellanea  Botanica   xviii.  233 

monens,  quod  si  in  inserenda  vite  opportet  earn  prius 
incidere,  ut  humor  superfluus  decidat,  id  necessarium 
uon  esse  in  Fico,  et  in  Malo  Punica:  »  Contra  in  fico, 
»  et  in  malo  Punica  »,  et  de  fructihus  servandis  ita 
»  docet:  Punica  mala  et  in  arena  jam  decerpta,  ac  ma- 
»  tura,  et  etiam  imniatura,  quum  haerent  in  virga  sua, 
»  si  demiserls  in  ollam  sine  fundo,  eamque  si  conjece- 
»  ris  in  terram,  et  obteris  ramum,  ne  extrinsecus  spi- 
»  ritus  afflet  »  (1). 
L.  Junius  Moderatus  Columella  tertius  <!;eoponicorum  ve- 
terum  est,  qui  de  malo  Punico  ait:  »  Malum  punicum 
»  a  Maitio  usque  in  Cal.  Aprilis  recte  seritur  »,  et  do- 
cet, quomodo  obtineri  possit  fructus  minus  acidus,  vel 
saporis  vinosi ,  aut  dulcis ,  et  seminibus  orbatus ,  eun- 
demque  in  arbore  relinquendum  esse,  donee  non  rum- 
patur  (2).  Denique  in  fine  libri  De  cultura  hortorum 
colorem  florum ,  et  fructuum  liis  versibus  pulchre  de- 
scribit : 

Mox  uhi  sanguineis  se  floribus  indidt  arbos 
Punica,  quae  rutilo  nitescit  tegmine  grani 
Tempus  aris  satio  (3). 

Denique  Palladius  Rutilius  Mali  Punici  serendi  tempus,  et 
locum  diligentius  indicat :  »  Locis  temperatis  mense  Mar- 
»  tio,  et  Aprili  mala  punica  seremus ;  calidis  vero  et 
»  siccis  Novembri  »  (4),  deinde  fuse  loquitur  de  fru- 
ctibus  acidls  corrigendis ,  de  plantis  citius  florentibus 
obtinendis,  de  fructibus,  ne  disrumpantur,  impedien- 
dis,  de  eisdem  conservandis,  de  arbore  supra  semetipsam 
inserenda,  de  vino  a  fructibus  obtinendo,  ne  dicam  de 
reliquis  (5). 


(1)  Scri]pt.  rei  rust.  ed.  Pombae  1828.  torn.  1.  cap.  41.  p.  463., el  p.  489.  490. 

(2)  Script,  rei  rust.  ed.  cil.  torn.  3.  p.  97.   98. 

(3)  Script,  rei  rust.  I.  c.  p.  505.  vers.  24'2-244. 

(4)  Script,  rei  rusl.  edit.   Pombae  torn.   4.  lib.   4.  til.    10.  p.   242. 
(6)  Script,  rei  rust.  I.  c.  p.  242-251. 

T.    VIII.  30 


23-i  Antonii  Bertolonii 

Post  Geoponicos  veniuut  scriptores  rerum  naturaliuin ,  et 
in  priinis  C.  Plinius  Secunchis  magnus  ille  rerum  omnium 
collector,  quae  antea  scripta  fuerant.  Is  de   malo  Puni- 

co  observat :  »  Africa circa   Cartliaiitnem  Punicum 

»  malum  cognomine  sihi  vindicat  »  (1),  de  qua  re  alii 
dissentiunt,  ut  liabemus  a  Bodaeo :  »  Malunt  alii  non 
»  a  Poeuis,  sed  a  colore  puniceo,  quo  fructus,  et  flos 
»  praeditus,  Punicam  vocari  »  (2).  Ego  vero  sententiam 
Plinii  praeferendam  esse  duco ,  nam  puniceum ,  non  Pu- 
nicum dixisset  hoc  malum ,  si  nomen  a  colore  petere 
voluisset.  Praetcrea  (ful  primus  Mali  Punici  nomine  usus 
est,  fnit  M.  Porcius  Gato,  qui  fuerat  Quaestor  in  Afri- 
ca in  primo  bello  Punico,  et  nomen  plantae  ab  ipsa 
regione  desunipsit.  Snpervacanenm  autem  duco  vos  mo- 
rari  de  novem  Mali  Punici  generibus  a  Plinio  indicatis , 
cum  lusus  unius  ejusdemque  speciei  haec  sint. 

Renatis  post  barbariem  litteris  Petrus  Crescentius  noster 
ante  alios  omnes  prodiit  inter  Geoponicos,  et  in  Tra- 
ctatu  suo  de  agricultura  cuncta,  quae  ab  antiquis  de 
malogranato  dicta  fuerant,  non  solum  retulit,  sed  etiam 
quae  utiliora  ad  culturam  ,  et  perfectionem  fructuum 
ejus  putavit,  perspicue  exliibuit  (3),  nulla  tamen  addi- 
ta  descriptione,  vel  figura  plantae.  Hae  primo  habentur 
in  Horto  sanitatis  Cubae,  qui  auctor  decimo  quinto  se- 
culo  floruit;  at  quam   incomplete,   quam  ruditer!   (i). 

Decimo  sexto  autem  seculo  fuerunt  botanici ,  commenta- 
tores  dicti ,  quia  Graecos ,  et  Arabes  de  plantis  agen- 
tes  interpretati  sunt,  atque  declararunt.  Ruellius  prae- 
cessit  omnes ,  qui  erudite ,  et  fuse  de  malogranato  per- 
tractavit  (5) ,  sed  figuram   ejus   non   dedit.  Mox  sat  bonam 


(1)  Plin.  Hist.  nat.  ed.  Pombae  torn.  6.  §  34.  p.  226. 

(2)  Bod.  in  Theophr.  edit.  cit.  p.  390.  column.  2. 

(3)  L'lnr  editione  Bononiensi  anni  1784.  lorn.   1.  lib.  6.  cap.   13.  p.  320. 

(4)  Cum  primam  eililionom  liiijiis  opeiis ,  (jiiae  prodiil  iMosniiliae  anno  1485., 
non  vidoiim  ,  nior  cdilioiic  Vent'la  Per  Bernardinum  licnalium ,  et  Joannem 
de  Cerelo  de  Tridino ,  alias  Tacniniim  ann.   1611.  capit.  212. 

(5)  Ruellim.  De  natura  fltrpium.  Basileae  in  officina  Frobenidna  1537.  lib.  1. 
cap.  22.  p.  239. 


Miscellanea  Botanica  xviii.  235 

dederunt  Hyeronynuis  Tragus  (I),  et  Valerius  Coidiis  (2). 
Sed  louguin  I'oret ,  si  reterre  veiiem  auctores  oinues , 
qui  a  deciino  sexto  seculo  ad  nostra  usque  teinpora  de 
inalograuato  disseruerunt.  Non  sileain  tamen  de  Bodaeo, 
qui  priinus  diligeiitissime  descripsit ,  et  nieliore  figura 
saiicivit  (3).  Dixit  (juoque  regnuin  Graiiatae  in  Hispaiiia 
quoruindani  sententia  nomen  a  inalogranato  sumpsisse, 
quia  ibi  magna  copia  nascitur,  atque  hoc  piobahile  qui- 
deni  est ,  sed  veruui  non  est ,  malum  granatum  nomen 
a  Gianatensi  regno  duxisse.  Neque  sileam  de  Ulysse 
Aldrovando,  et  de  Ovidio  Montalbano,  qui  Dendrolo- 
giam  Aldrovandi  in  luccm  edens,  et  quae  Aldrovandus 
reliquerat  longe  ampiificans  rem  exhaurivit,  ut  ad  mi- 
nima etiam,  risu  magis ,  quam  fide  digna,  descenderet, 
veluti  cum  dixit:  »  Sunt  etiam  Vici,  Villaeque  Givita- 
»  tum  variarum ,  quibus  ab  bis  fructibus  nomen  iamdu- 
»  dum  fluxit ,  et  signanter  in  Comitatu  Bononiensi  locis 
»  in  montanis  quaedam  agri  pars  appellata  est  Grana- 
»  glione ,  et  alia  in  planis  vocata  Granarolo  »  (i).  Nam 
quae  dicitur  Grana glione  ,  est  pars  Apcnnini  Bononiensis, 
ubi  Malum  granatum  non  reperitur,  neque  ibi  ob  rigi- 
dum  frigus  hyamale  vivere  potest ;  quae  Granarolo  vo- 
cata, est  planlties  agri  Bononiensis  frumenti  maxima 
ferax,  et  ita  appellata  veluti  granarium  Bononiensium. 
Aldrovando,  et  Montalbano  addere  quoque  juvat  Jose- 
phum  Puteum ,  qui  anatomen  fructus ,  et  prasertim  or- 
ganorum  genitalium  malogranati  primus  minute,  et  di- 
ligenter  perquisivit ,  et  declaravit  (5) ,  quo  pacto  novam 
viam  ad  naturae  arcana  de  generatione,  et  foecundatio- 
ne  assequenda  physiologis  aperuit. 


(1)  Tragus.  De  slirpium  hisloria  commenlarii.  Argenlorali  Excudebat  Veende- 
linus  Jiibelius  antio   1511.  lib.   3.  p.   1036.    1037. 

(2)  Cordus.  Iliatoria  de  planiis.   Tiguri  1561.  lib.  3.  cap.  15.  p.  182.  versa. 

(3)  Bodaeus.  In  Comment.   Tlicnphr.   edit.  cit.  p.  393. 

(4)  rVi/ssis  Aldrovatidi  Dendrologiae  Libri  duo  etc.  Ovidius  Montalbanus  Opus 
summo  labore  collegit ,  Digessit ,  Concinnavit.  Bononiac  Typis  Jo.  Baptistae 
Ferronii  Anno  Domini  1668.  p.  581. 

(5)  I'ulens.  In  Comment.  Instil.  Bonon.  lom.  2.  part.  2.  p.  39. 


236  Antonii  Bertolonii 

Demum  breviter  dicam,  quod,  cum  Linnaeus  summus  sy- 
stema  sexuale  detexisset,  et  edidisset,  malum  granatum 
nomine  Punicae  Granad  distinxit,  quod  nomen  postea 
a  Botanicis  omnibus  receptum.  Non  addam  descriptio- 
nem,  et  synonyma  praestantiora  ejus,  cum  passim  ha- 
beantur  in  Floris ,  et  jam  a  me  exliibita  sint  in  Fl. 
Ital.  vol.  5.  p.    122. 

Venio  nunc  ad  partem  secundam  dissertationis  meae,  in 
qua  describam ,  et  figuris  sancibo  novas  sex  plantarum 
species,  quarum  duae  genere  quoque  sunt  novae.  Ha- 
rum  autem  tres  pertinent  ad  Italiam ,  tres  aliae  sunt 
exoticae. 


Miscellanea  Botanica  xviii.  237 

CLASS.  PENTANDRIA.  ORDO  MONOGYNIA. 

Orel.   nat.  Myrsinaceae  Alph.  De  Cand. 

SCLEROXYLON. 

Character    generis. 

Calyx  sexfidus,  laciniis  tribus  internis ,  alternis.  Corolla 
sexpartita,  calyce  brevior.  Stamina  sex,  sita  contra  se- 
ginenta  coroUae.  Drupa  cbaitacea,  amygdala  drupam  im- 
plente. 

Habitus.  Arbor  grandis.  Folia  sparsa,  coriacea.  Floras  par- 
vi ,  fasciculati. 

Observ.  Quamvis  planta  sit  hexandra,  tamen  ob  affinitatem 
cum  Myrsinaceis  ad  pentandriam  transferenda.  Nomen 
genericum  a  duritie  ligni  petitum.  Willdeno\vius  in  En.  1. 
p.  249.  jam  instituerat  genus  Scleroxylon ,  quod  postea 
abolitum,  et  species  ejus  ad  Myrsinem  translatae  sunt. 
Igitur  novum,  diversumque  genus  Sclerox/lori  hie  ex- 
hibeo. 

1.   Scleroxylon  edule  Tab.    13. 
Nueve   Caffris. 

Arb.  Habui  ex  Inhambane  Mozambici  ab    Eq.  Fornasinio. 

Arbor  ingens  ex  litteris  Fornasinii.  Caudex,  et  rami  tera- 
tes ,  glabri ,  cortice  cinereo ,  ligno  albo ,  duro.  Rami 
sparsi,  juniores  tantum  puberuli,  et  veluti  pulveracei. 
Folia  sparsa,  coriacea,  mediocriter  petiolata,  oblongo- 
-obovata,  alia  obtusa,  alia  emarginata,  basi  angustiora, 
margine  Integra,  et  subrevoluta,  supra  glabra,  pallide 
viridia,  subtus  tomentosulo-argentina ,  uninei-via,  venis 
numerosis,  tenuibus,  obliquis,  simplicibus,  parallelis. 
Petioli  tres-quatuor  lineas  longi,  supra  canaliculati,  junio- 
res furfuracei.  Flores  axillares,  fasciculato-subseni ,  pe- 
dicellati ,  in  eodem  fasciculo  alii  cernui ,  vel  retroflexi , 
alii  erecti.  Fasciculi  prodeunt  e  squamis  gemmaceis, 
parvis,  subrotundis,  concavis,  deciduis ;  saepe   videntur 


238  Antonii  Bertolonii 

extrafoliacei  ob  folium  delapsum.  Pedicelli  sesqui-bilinea- 
res, pubesceutes,flore  longiores, supeine  sensim  seiisimque 
crassiores.  Flores  parvi,vix  ultra  lineam  longi.  Calyx  sexfi- 
dus,  piibescens,  lacinis  ovatis,  obtusis ,  rarius  acutis, 
tribus  interioribus  paulo  iniiioiibus ,  alteiiiis.  Oinnes  la- 
ciniae  primo  connivent  in  clavam,  et  tres  externae  in- 
cuinl)unt  divisionibus  interiorum  ,  postea  patent,  et  per- 
sistunt.  Corolla  alba,  calyce  paulo  brevior,  sexpartita, 
segmentis  linearibus,  apice  subspatbulatis ,  et  incurvis, 
appendicibus  lateralibus  nullis.  Stamina  sex,  corolla  pau- 
lo breviora,  sita  contra  segmenta  corollae,  filainentis  te- 
nuibus,  liliforniibus,  glabris.  Ovarium  liberum ,  exiguum , 
ovale,  hirsutum  villo  canescente,  sursum  verso.  Stilus 
crassus,  longitudine  ovarii,  rubescens.  Stigma  simplex, 
truncatum ,  obtusum.  Drupa  tecta  cortice  chartaceo,  te- 
nui,  pubescente,  demuni  glabrato,  et  sicco  facile  sece- 
dente ,  ovalis ,  matura  calyce  quinquies ,  et  sexies  lon- 
gior ,  terminata  stilo  attenuato ,  din  persistente ,  postea 
deciduo.  Amygdala  drupam  implens ,  substantiae  compa- 
ctae,  dulcissima,  et  grate  edulis,  sicca  rufescens,  et 
rugulosa. 

ExpUcatio  tabulae   13. 

Fig.  a.  Planta  in   satu   naturali. 

b.  Calyx  auctus. 

c.  Segmentum  corollae  cum  filamento  auctum. 

d.  Amygdala. 

e.  Amygdala  sicca  ad  medium  facile  secedens. 

CLASS.  DIDYNAMIA.ORDO  ANGIOSPERMIA. 

Ord.  nat.  Verbenaceae   R.  Brown. 

BauscHiA. 

Character   generis. 

Calyx  compressus,  cuneiformis,  superne  truncatus.  Corol- 
la bilabiata,  tubo  cylindraceo,  aequali ,  labio  superiore 
bifido ,  inferiore  trilido.  Stamina  inclusa  in  fauce  corollae. 


Miscellanea   Botanica  xviii.  239 

Capsula  (licocca,   valde   compnssa,   orl)icularis ,   rostella- 
ta.   Cocci   nioiiospciinii.   Scnicii    orhiculare ,   compiessuin. 

Genus  coUocandum  post  Lippiam.  Dixi  in  honorem  CI. 
Doniinici  Brnsclii  in  Licaeo  magno  Perusino  Botanices, 
et  Matcrici  nindicao,  Professoris ,  Auctoiis  operis  perin- 
siguis,  cui  tituliiin  fecit  Institiizioni  di  Materia  medica 
di  Domenico  Bruschi.  Perugia.  Presso  i  Socii  Bartelli  e 
Costantini.    1828. 

Habitus.  Caulis,  et  rami  tctrai;;oni.  Folia  grandia,  ovata, 
subintegia.  Flores  parvi ,  fasciculati  in  apice  pedunculi, 
involucrati  bracteis  commnniljus,   propriis  nullis. 

2.   Brusciifa  macrocarpa  Tab.    li. 
Gogona   Caffris. 

Frut.   Habui   ex  Inhanibane  Mozambici  ab  Eq.   Fornasinio. 

Caulis,  ramique  acute  tetragoni.  Rami  oppositi.  Folia  gran- 
dia ,  tres  poUices  longa ,  duos ,  vel  pauIo  ultra  lata , 
ovata,  acuta,  aut  acuminata,  breviter  petiolata,  Inte- 
gra, vel  uno,  alterove  dente  insculpta,  pallide  viridia, 
uninervia,  venis  ramosis,  adscendentibus ,  venulis  con- 
flucntibus.  Racenii  terniinalis,  et  laterales,  opposite  ra- 
mosi ,  et  in  ramificationibus  inferioribus  foliosi ,  foliis 
caulino  similibus  ,  sed  minoribus  ,  longe  pedunculati, 
laterales  axillares;  ludunt  simplices.  Flores  fasciculato- 
-quaterni,  foscicnlis  in  apice  pedunculi  mode  solitariis, 
modo  duobus-tribus  coadunatis.  Bracteae  fasciculum  in- 
volucrantes  quatuor,  cruciatae,  foliaceae,  late  ovatae, 
acutae,  vel  acuminatae,  subinde  ovato-lanceolatae,  duae 
externae  majores.  Flores  parvi,  bracteolis  propriis  desti- 
tute Calyx  monopbyllus,  corolla  brevier,  compressus, 
cuneiformis,  superne  truncatus ,  et  integer,  ora  densius 
bispidula.  Corolla  in  sicco  videtur  crocea.  Ejus  tubus 
aequaliter  cylindraceus ,  fauce  non  inflata ,  calyce  lon- 
gior;  linibus  bilabiatus,  labio  superiore  biiido,  inferiore 
trifido;  num  laciniae  sint  integrae,  vel  dentatae  in  sic- 
co determinare  non  potui,  licet  potius  integrae  niibi 
visae  sint.  Stamina  inclusa  in  fauce  coroUae.  Ovarium 
lil)erum ,  sessile.  Stilus  fdiforuiis ,  corolla  ]>aulo  brevior, 
nj)ice    iucurvus.    Stigma    breve,  crassiusculum ,    bitidum. 


240  Antonii  Bertolonii 

Capsula  lata,  conipressa,  orbicularis,  in  utroque  diame- 
tro  qiiinque-sexlinearis,  rostello  brevi  mucronata  ,  di- 
cocca ,  coccis  valvaeformibus  ,  connatis ,  parallelis ,  are- 
cendo  secedentibus,  unilocularibus,  monospenniis ,  extus 
viridibus ,  scabridis ,  nervulisque  pluribus  striatis ,  qui 
superne  abeurit  iu  raniulos  reticulato-confluentes,  in  fa- 
cie interna  pallenti-albidis,  et  rachide  media,  quae  con- 
tinuatio  stili,  conjiuictis.  Semen  orbiculare,  compressuin  , 
multam  partem  loculi  occupans.  Tota  planta  sursum 
hispidulo-scabra. 
Caffri  utuntur  floribus  hujiis  plantae  ad  oryzam  bullitam , 
quam  Pulao  vocant,  colore  croceo  tingendam. 

ExpUcatio  tabulae   14. 

Fig.   a.   Planta  in  statu  naturali. 

b.  Fasciculus    florum    corollis  adhuc  clausis. 

c.  Calyx  auctus. 

d.  Corolla  ex  sicco. 

e.  Capsula  dicocca  in  statu  naturali. 

f.  Coccus  ostendens  semen. 

g.  Coccus  auctus,  a  facie  interna  visus. 

CLASS.  DIADELPHIA.  ORDO  DECANDRIA. 

Orel.  nat.  Leguminosae  Juss. 

3.   Tephrosia  icthyneca :  ca\\\e  striate ;  foliis   abrupte  pinna- 
tis,  subseptemjugis,  foliolis    ovato-lanceolatis ,    acumina- 
tis  ;  stipulis    lanceolatis  ;  pedunculis    brevibus ,    sulcatis ; 
racemis  multifloris  Tab.   15. 
Mzagabaga   Caffris. 

Perenn.  Habui    ex    Inhambane    Mozambici    ab    Eq.  Forna- 

SINIO. 

Caulis  teres,  striatus,  alterne,  et  valde  ramosus,  puberu- 
lus,  plusquam  ])ipedalis.  Folia  alterna,  breviter  petio- 
lata,  abrupte  piniiata,  subseptemjuga,  foliolis  ovato-lan- 
ceolatis ,    acuminatis ,  vel    inferioribus    in    pinna    acutis , 


Miscellanea  Botanica  xviii.  241 

intefierrimis ,  plerumque  oppositis,  junioiihus  multo  mi- 
noiibus,  et  adpresse  canesceuti-villosis.  Stipulae  lanceo- 
latae,  deciduae.  Racemi  oppositifolii,  bieviter  pediincu- 
lati,  simplices,  nmltiflori,  pubescentes,  folio  subaerjiiales. 
Bracteae  parvae ,  ovato-lauceolatae ,  aciiuiinatae.  Pedun- 
culi  sulcati.  Pedicelli  tenues,  quiiique-sexliueares ,  flore 
paulo  breviores.  Calyx  tubo  brevi ,  subcampanulato ,  lim- 
bo bilabiate,  labio  superioie  bifido ,  iiif'eiiore  tritldo, 
laciniis  apice  lineari-subuiatis.  Corolla  calyce  niulto  lon- 
gior,  extus  pubescens.  Vexilluia  obloriguni,  obtusum. 
Alae  voxillo,  ct  carina  paulo  breviores.  Carina  obtusa , 
vexillo  subaequalis.  Stamina  diadelpha.  Legumen  in  sta- 
tu ovarii  lineare,  compressum,  villosum ,  perfectum  non 
vidi.   Stilus  glaber.   Stigma  exiguuni,   obtusum. 

Caffri  utuntur  iiac  planta  ad  pultem  conticiendam,  quam 
conjiciunt  in  flumina,  et  lacus  ad  pisces  ita  necatos  si- 
bi  comparandos. 

Profecto  non  est  Tephrosia  piscatoria  Pers.  Syn.  pi.  2. 
p.  329.  n.  26.,  quae  differt  foliolis  obiongis,  obtusis, 
stipulis  subulatis. 

Explicatio  tabulae   15. 

Fig.   a.    Planta  in  statu  naturali. 

b.  Flos  adhuc  clausus. 

c.  Flos  evolutus,  et  auctus. 

d.  Calyx  auctus. 

CLASSIS  CRYPTOGAMIA. 
Ord.   nat.   Filices  Linn. ,  et   fVilld. 

i.  AcRosTicHUM  microphyllnm :  fronde  longe  stipitata,  cir- 
cumscriptione  lanceolata,  iiiferne  tripinuata,  superne  bi- 
pinnata,  toliolis  exiguis  ellipticis,  rotundisve ,  integris, 
convexis,  supra    glabris,  subtus  dense   villosis   Tab.    16. 

Ital.   Acrostico  rninuto. 

Perenn.  Habui  ex  rnpestribus  mentis  Maiiro ,  vel  Mavore  in 
districtu  Forocorneliensi  a  Tassinario.  Fructilicat  aestate. 
T.   vui.  31 


242  Antonii  Bertolonii 

Rhizoma  oblongum  ,  crassnin  ,  Joiise  fibrosum  ,  nigrum. 
Frondes  e  rliizomate  plures,  caespitosae,  uni-quinquepol- 
licares ,  rigidae,  circninscriptione  lauceolatae,  acumina- 
tae,  inferne  tripinnatae,  superne  bipinnatae.  Stipes  te- 
res, tenuis,  fusee  purpureus,  parte  frondosa  bingior, 
vel  subaequalis ,  adspersus  ]>aleis  scariosis,  lanceoiato-li- 
nearibus ,  aut  linearibus,  valde  acuniinato-attenuatis,  ful- 
vis,  deciduis,  reinanente  stipite  scabro.  Pinnae,  et  pin- 
nulae  oppositae  ,  vel  alternae,  praesertim  superiores. 
Racbides  more  stipitis  paleaceae.  Foliola  nnmerosa,  du- 
riuscula,  exigua,  elbptica,  aut  rotunda,  obtusa ,  inte- 
tegerrima,  vel  tantum  juniora  veluti  lobulata,  quia  non- 
dum  bene  evoluta,  convexa,  supra  saturate  viridia,  gla- 
bra, subtus  dense  tecta  villo  fulvo-ferrugineo.  Concepta- 
cula  exigua,  gyrata,  sparsa  inter  villos.  Elegantissima 
Filicum  Italicarum. 

Repertor  ejus  fuit  Tassinarius ,  qui  misit  sub  nomine  ge- 
nerico  Acrosticlii ,  nullo  nomine  specitico. 

Explicatio  tabulae   16. 

Fig.  a.  Planta  in  statu  naturali. 

b.  Pinnula  cum  foliolis  aucta,  et  visa  a  facie  superiore. 

c.  Pinnula  cum  foliolis  aucta ,  et  visa  a  facie  inferiore. 

5.  ScoLOPENDRiUM  brcvc :  pygmaeum;  stipite  superne  undo; 
fronde  subrotunda,  oblongave,  crenata,  basi  cordata, 
auriculis  rotundatis ,  deorsum  versis   Tab.    17. 

Ital.   Scolopandria  raccorciata. 

Perenn.  Habui  plura  exemplaria  ejus  ex  insula  Caprearum 
a  Prof.  GiRALDio,  qui  reperit  in  cella  juxta  liortum  do- 
mi  suae.  Fructificat  Augusto,  Septembri. 

Planta  pygmaea.  Rbizoma  exiguum ,  saltem  in  individuis 
minoribus.  Stipes  tenuis ,  basi  paleaceus ,  reliqua  parte 
nudus,  frondi  aequalis,  aut  paulo  longior.  Frons  junior 
tenuis,  flexilis,  adulta  crassior,  et  firmior,  saturate  vi- 
ridis,  ab  ungue  dimidio  ad  duos  pollices  longa,  mi- 
nor  cordato-subrotunda,  obtusa,  vel    acutiuscula,  major 


Miscellanea  Botanica  xviii.  243 

cordato-ovata ,  vel  cordato-oblonga ,  et  acuta,  utraqiie 
niargine  leviter  creiiata,  auriciilis  baseos  ut  pluriniuin 
parum  profuiide  excavatis ,  rotuiidatis ,  deorsum  versis. 
Crura  veuarum  a[)ic(!  sirn])licia,  vel  hrevissime  hifurca, 
infra  niargiucm  fVoudis  desinentia.  Nervus  dorsalis  nudus. 
Sori  alii  breves,  ovali-oblougi ,  alii  longiusculi,  lineares; 
subinde  desunt. 
Nullain  bonain  figuram,  vel  descriptionem  ejus  habemus. 
Taiiieu  Ileinionitis  she  sterilis  Lob.  Adv.  p.  3.59.  fig. 
frondibus  integris  earn  appropincjuat  parvitate  sua,  dif- 
fert  vero  fronde  superne  angustata,  exclusa  figura  fron- 
dibus argute  serrulatis.  Non  contendam  nieana  esse  spe- 
ciem  certani,  forte  erit  varietas  singularis  hactenus  igno- 
ta  Scolopendrii  offic'inaruni ,  aut  Scolopendrii  Hemioniti- 
dis.   Ulterius  examinetm-  in  loco  natali. 

Explicatio  tabulae   17. 

Fig.  a.  Frons  naturalis  grandior. 

b.  Frons   natvualis  minor. 

c.  Frons   naturalis   minima. 

(».   Pteris  vulcania:  Fronde  pinnata,  pinnulis  lanceolato-linea- 
ribus ,    linearibusve ,    margine    planis ,    integrisque ,    basi 
leviter  oblique  cordatis,  auriculis  parvis,  nullisve. 
Pt.   longifolia   Ten.  Cenn.  sulla  Geogr.  Fis.  e  Dot.  del  Regn. 
di   Nap.  p.   80.*,  et  FL  Nap.   5.  p.   307.  *  non    Linn. 
Guss.  Syn.  2.  part.  2.  p.  657.  *,  et  En.  pi.  Inar.  p.  398.* 
Schk.   Crypt.   Gew.  p.   81.  tab.   88.   excL  syn. 
Ital.   Felce  de'  fiimaroli. 

Perenn.  Habui  ex  regno  Neapolitano  a  Viatri  ab  Eq.  Bor- 
gia, ex  spiraculis  vulcaniis  insulae  Inarimes  ab  Eq.  Prof. 
Tf.norio,  et  ab  Eq.  Gussonio  ,  et  ex  eadem  insula  alia 
Stujfa  del  Cacciuto  prope  Casamicciola  ab  Orangero,  ex 
Sicilia  a  Itala  ab  Eq.  Gussonio,  et  in  viciniis  Taurome- 
ni  a  Brunnero.  Fructificat  ab  aestate  in  serum  autumnum. 
Colitur  in  borto  bot.  Bononiensi. 
Rbizoina    sat    crassum ,    ramosum ,  repens ,  nigrum ,    dense 


2  i  i  Antonh  Bertolonii 

tectum  fibris  lougis ,  ramulosis ,  ex  apice  i-amoruin  fe- 
rens  caespitem  fiondiuin  in  orbeiii  pateiitiuin.  Frondes 
primordiales  brevissiinae ,  circiiiatae,  veluti  birsutae  pa- 
kn)b.s  angiistissiniis  ,  bneari-altciuiatis  ,  caiiescentibus. 
Frondes  plene  evoUitae  pedales-sesquipedales,  macriores 
tantuin  seiiiipedales.  Sti[)es  brevis ,  bine  canabcidatus , 
nudiis,  vel  paleis  raris  adspersus.  Pars  fobacea  longa, 
circumscriptione  oblongo-lanceolata  ,  pnuiata  ,  pin  nubs 
numerosis ,  brevissime  petiolulatis ,  lanceolato-bnearibus, 
subinde  Unearibns,  acuniinatis,  gUibris,  niargine  inte- 
gris ,  et  planis ,  ora  revolnta,  basi  leviter,  et  oblique 
cordatis,  exauriculatis ,  aut  vix  auricnlatis,  oppositis, 
vel  alternis,  inter  se  pavuin,  et  aequabter  distantibus, 
disticbis,  saturate  viridibus,  crebre  venosis,  venis  bi- 
partitis,  aut  sinipbcibus,  obbquis,  parallebs.  Longitudo 
pinnularum  varia  ab  uno  ad  quatuor  polbces ,  impari 
nunc  prae  laterabbus  longissima,  nunc  laterabbus  sub- 
aequab.  In  niacrioribus  individuis  pinnulae  inferiores  bre- 
ves, et  latiores,  imae  interdum  ovatae,  et  unguiculares. 
Racbis  nuda,  vel  parce,  et  remote  paleacea.  Sorus  in 
jMunuHs  continuns  sub  earum  margine  revoluto.  Indusium 
album,  ad  interiora  menibranaceum.  Conceptacula  nu- 
merosa,  gyrata,  demum  ferruginea.  Sapor  berbae  leviter 
stipticus,  nuUimode  in  ore  excalfaciens. 
Sunt,  qui  babeant  banc  pro  Pteride  longifolia  L.,sed  ab 
ea  evidenter  differt,  si  compai'emus  cum  planta  Plu- 
mierii,  quam  Linnaeus  attribuit  plantae  suae,  et  quae  est 
Filix  non  ramosa ,  longissimis ,  angustis ,  et  ad  basim 
auriculatis  foliis  Plum.  Descr.  des  pi.  de  V  Amer. 
p.  12.  tab.  18. 
Loncbitis  non  ramosa,  longissimis,  angustis,  et  ad  ba- 
sim auriculatis  foliis  Plum.  Trait,  des  Foug.  de  l'  A- 
mer.  p.  52.  tab.  69. 
Hae  Plumierii  figurae  ostendunt  frondem  nostra  multo 
grandiorem ,  jiiunulas  semipedales,  subsessiles ,  margine 
repando-nndulatas,  basi  exquisite  cordatas ,  et  insigniter 
auriculato-dilatatas.  Copiose  nascitur  in  insula  S.  Domin- 
go secus  rivulos ,  et  ideo  in  regione  aequatoriali  aquosa 


Miscellanea  Botanica  xvni.  245 

Ainerlcae.  Nostra  vero  incolit  saxa  vulcania  Euiopae  tem- 
peratae. 

Alii  ad  ostendendam  Pteridem  viilcaniam  utuntur  figura 
Phyllitidis  raniosae  Alp.  Exot.  p.  G6. 
sed  haec  fert  piunulas  basi  subsagittatas ,  longius  petiolu- 
latas ,  et  Alpinus  dicit  de  ea :  »  Tota  planta  est  auste- 
»  ri  gustus ,  et  excalfacientis ,  quae  excalfactio  tarde  in 
»  lingua  sentitur,  tardeque  resolvitur  »,  quod  in  plan- 
ta nostra  noii  habetur.  Haec  planta  Alpini  hactenus  ob- 
scura.  Linnaeus  in  Mant.  1.  p.  130.  perperam  retulit 
ad  Pteridem  creticarn  suam.  Vivianius  in  Annal.  bot.  vol.1, 
part.  2.  p.  188.  instituit  ex  ea  novam  Pteridem  creti- 
carn a  Linnaeana  diversani  Alpini  figurae  tantum  innixus 
non  plantae ,  quam  non  vidit ;  ideo  haec  quoque  est 
species   nondum   certa. 

Denique 

Polypodium  mains  acutiorib.  foliis  Cordubiense  Barrel. 
Ic.  nil.  Bocc.  Mas.  di  piant.  p.  59.  tab.  46. 
ab  Eq.  Gussonio  Pteridi  vulcaniae  nostrae  applicitum  si- 
stit  plantain  in  regione  Boetica  Hispaniae  nascentem , 
quae  fert  radicem  longam,  horizontalem,  crassitiae  cala- 
mi scriptorii  minoris,  statis  intervallis  sursum  emitten- 
tem  frondes  solitarias,  praeditas  pinnulis  quam  in  nostra 
angustioribus ,  basi  cuneatis ,  non  cordatis ,  neque  auii- 
culatis.  Species  hactenus  obscura,  magis  Polypodium., 
quam  Pteridem  referens. 


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MCERCHE 

ANATOMICO-FISIOLOGICUE 

SOPRA 

L^A  MA^O  MOSTRUOSA 

MEMORIA 

DEL 

DOTTOR  CARLO  SOVERINI 

(Letta  nella  Sessione  dell' 8  Maggio  1856.  ) 


N, 


lella  sera  delli  5  genuaio  1839,  dopo  12  gioini  di 
decubito  nel  letto  N.  10,  moriva  nello  Spedale  Maggiore 
di  questa  cittk  per  acuta  pneumonite  complicata  da  con- 
trazioni  tetaniche  la  bolognese  Rosa  Mignatti  d'  anni  58. 
Era  questa  di  mediocre  statura,  simmetrica  e  ben  confor- 
mata  della  persona,  all'  infuori  dell'  arto  superiore  destro, 
che  invece  della  mano,  presentava  un  moncone  fornito  di 
una  sola  piccola  falange  ungueale  nel  luogo  del  pollice. 
Ad  onta  di  tale  congenito  difetto,  questa  donna  fin  dalla 
sua  prima  giovanezza  aveva  esercitato  il  mestiere  di  Cuci- 
trice  e  Stiratrice  nella  Sartoria  da  Teatri  del  Sig.  Antonio 
Ghelli,  servendosi,  come  asseriva,  del  moncone  alia  ma- 
niera  di  luia  mano  perfetta :  dal  quale  mestiere  unicamen- 
te  aveva  saputo  trarre  i  mezzi  alia  propria  esistenza.  Pas- 
sate  le  2i  ore  dall'  accaduta  morte,  si  procedeva  all'  au- 
topsia  del  cadavere,  siccome  e  d'  uso  in  quello  Stabili- 
inento,  tanto  piu  interessante  nel  case  presente,  in  quanto 
cbe  era  mancata  a  priori  la  ragion  sufficiente  per  ispiega- 
re  le  contrazioni  tetaniche  comparse  nei  due  ultimi  giorni 


248  Carlo    Soverini 

della  vita  dell'  Inferma,  per  le  quali  ne  era  stata  ac- 
celerata  seiiza  diibbio  la  morte.  Si  aprirono  le  tre  cavita 
splancniche,  si  dischiuse  il  canale  rachidiano.  --  Nulla 
di  abnorine  e  di  inorboso  nella  massa  encefalica  e  nei 
siioi  iuvolucri.  --  Preso  dalla  cosl  detta  epatizzazione  gri- 
gia  il  polmone  destro  in  tutta  la  sua  estensione ;  infiam- 
mate  e  adese,  mediantc  robusti  imbrigliamenti,  le  due 
pleure  tanto  iiel  destro  che  nel  sinistro  torace.  --  Polipi 
alquanto  organizzati  nelle  destre  cavita  del  cuore  e  nel 
tronco  dell'  arteria  polmonare:  ristringiuieuto  del  foro  ven- 
tricolo-aortico  e  rigidezza  delle  sue  tre  valvole  semiluna- 
ri.  —  Norniali  e  saui  gli  appareccbi  cbilopojetico,  uropoje- 
tico  e  generative.  —  Injettati  finissimamente  gl'  involucri 
piu  profondi  dello  spinale  midollo,  dalla  nieta  circa  della 
i-egione  ccrvicale  fine  alia  seconda  vertebra  lonibare ,  sano 
e  normale  poi  essendo  in  ogni  sua  parte  il  midollo  stes- 
so  :  tale  in  breve  ei'a  lo  stato  dei  visceri  di  questo  cada- 
vere  e  tali  ne  erano  le  patologiche  alterazioni.  --  Esauri- 
te  per  tal  modo  le  indagini  anatomo-patologicbe  tendeuti 
a  scoprire  la  sede  e  causa  del  male  che  aveva  fatto  perire 
r  inferma,  avvisai  che  non  affatto  inutile  fosse  per  riescire 
alia  Scienza  il  ricercare  1'  anatomica  struttura  del  prefato 
moucone ,  c  stabilire  per  questa  via  se  poteva  prestarsi 
fede  air  inferma ,  la  quale ,  come  dicemmo ,  asseriva  di 
avere  esercitato  con  esso  il  mestiere  di  Cucitrice  e  Stira- 
trice.  Ed  e  appunto  il  risultamento  di  queste  ricercbe ,  o 
Accademici  Prestantissimi ,  che  intendo  ora  di  sottoporre 
al  savio  vostro  c;i"dizio. 

II  moncone  adunque  [b  Tav.  18.  Fig.  1.  e  2.)  aveva  una 
figura  triangolare  coll'  apice  troncato  (c)  in  alto  concor- 
reva  a  formare  1'  articolazione  radio-carpiana ,  e  colla  ba- 
se [d)  in  basso  libera:  la  quale,  nell'  unirsi  ai  due  lati, 
ulnare  cioe  (e)  e  radiale  {/)■,  si  piegava  un  po'  iuferior- 
mente  per  dar  luogo  a  due  prominenze  coniche  (^,  A), 
simili  ciascuna  al  capezzolo  di  una  mammella,  all'  esterna 
delle  quali  o  radiale  era  di  piu  congiunta  una  piccolis- 
sima  liilange  [i)  fornita  di  proporzionata  unghia.  E  ([uesta 
falange   (  che  altro    non    era  che    la    falange    ungueale  del 


Soi'IlA    UNA    Mano     MOSTRUOSA  249 

pollice  pochissimo  sviluppata  )  si  uiiiva  alia  detta  proml- 
ucnza,  noil  inediante  articolazione ,  ma  si  bene  con  uii 
coUetto  (k)  formato  da  sole  parti  molli.  II  moncone  inol- 
tre  presentava  due  supeilicie,  una  palmare,  dorsale  1'  al- 
tra.  La  palmare  (  Z»  Fijr.  1.  )  era  in  genere  convessa  ma 
pill  superiormente  clie  interiormente ,  meno  nei  mezzo  che 
iielle  parti  laterali ,  delle  quali  1'  interna  o  ulnare  (/) 
aveva  la  figura  in  piccolo  dell'  eminenza  ipotenare.  La 
pelle  poi  che  copriva  questa  superticie  era  callosa,  al- 
quanto  grossa  e  strettamente  aderente  alii  sottoposti  tes- 
suti.  La  superficie  dorsale  {b  Fig.  2.)  era  parimente  con- 
vessa pill  in  alto  die  in  basso,  e  piu  nel  centro  ciie  nei 
suoi  lati ,  ed  era  ricoperta  da  una  pelle  sottile,  morbida, 
elastica  e  leggiermente  aderente  alle  parti  sottogiacenti. 
La  lungliezza  di  qiiesto  moncone,  presa  dalla  sua  faccia 
palmare  con  un  filo  condotto  dal  punto  di  mezzo  dell'  api- 
ce  a  quello  della  base,  risultava  di  55  millimetri ;  quella 
del  lato  cubitale,compresa  la  eminenza  mastoidea,era  ugual- 
mcnte  di  55  millimetri;  quella  infine  del  lato  radiale , 
esclusa  la  piccola  llilange  iingueale  e  siio  coUetto,  non 
oltrepassava  i   50   millimetri. 

Undici  pezzi  ossei  forinavano  lo  scheletro  di  questa  mo- 
stniosita,  dei  quali  sette  {c ,  d,  e ,  f,  g,  h,  i  Tav.  19.  Fig. 
3.  e  A.  )  appartenevano  principalmente  alia  regione  del 
carpo ;  due  {k,  I)  erano  il  quarto  e  quinto  metacarpo  in 
istato  rndimeutario ;  e  gli  ultimi  {m ,  n)  erano  le  due  fa- 
langi  del  pollice  pure  in  ritardo  di  sviluppo.  Tutte  que- 
ste  ossa,  meno  le  due  falangi,  erano  disposte  in  tie  ran- 
ghi :  il  priino  superiore  corrispondente  all'  apice  troncato 
del  moncone ,  il  secondo  medio ,  il  terzo  inferiore ,  for- 
mante  la  base  e  le  appeudici  mastoidee  del  moncone  me- 
desimo.  Dal  lato  radiale  o  esterno  contribuiva  alia  forma- 
zione  di  tutti  e  tre  i  ranglii  1'  osso,  die  chiameremo  in- 
nominato ,  (c  Fig.  3.,y'Fig.  4-.  )  c  die  aveva  la  figura  a 
un  dipresso  della  lettera  /,  il  quale,  ben  considerato,  al- 
tro  non  era  die  il  risultamento  della  fusione  di  tre  ossa 
distinte :  dello  scafoide  cioe  { 1 )  die  corrispondeva  al  ran- 
go  superiore,  del   trapezio  (2)   die  risguardava  il   rango  di 

T.     Mil.  32 


i.jO  Carlo   Soverini 

mezzo,  e  del  rudiineiito  del  metacarpo  del  poUice  (3)  che 
stava  dicontro  al  rango  inferiore.  Alia  parte  superiore  del- 
i'  osso  inaominato   foniiata  dallo   scafoide  (  1  ) ,  succedevaiio 
nel   prinio    rango    il    seiuilunare   (  il  Fig.   3.   e  Fig.    i.  )   al- 
ciin   poco  atrofizzato,   e   il  piramldale   (  e  Fig.  3.  d  Fig.  i  ) 
.sulla  ciii  faccia  anteriore  poggiava  il    [)isilofme  [f  Fig.   3. 
c  Fig.  4-.)   sviluppato   piii   dell'  ordinario.   Nel   secondo   ran- 
go,   alia    parte    media    dell'   osso    inaominato    formata    dal 
trapezio   (2)   teneva    dietro    inferionnente  il   trapezoide   (g 
Fig.   3.   i  Fig.   -i.  ),  il   quale,   oltre  aver  presa   la   figiira   di 
una  zeppa,   era  atrofico  e  I'uso  col   rudiiuento  del  secondo 
metacarpo   (4),   che  a  Ini    si    unlva    a  gnisa  del  mauubrio 
di    una    pistola ;  superiormente    poi    veniva    il   capitato   [h 
Fig.   3.   e   4.  ) ,   il   quale,   perduta    la    naturale    sua  confor- 
mazione,   ed  avendo  la  testa  piu   larga  del  solito  riempiva 
con   essa    il    vnoto    veinito    in  seguito  dell'  atrofia  del  tra- 
pezoide.  Quest'  osso  poi   piu  corto  dell'  ordinario    era  fuso 
col  rndimeuto  del    terzo    metacarpo   (  5   Fig.   3.   e   4.  ).  Fi- 
nalmeiite    compiva    questo    secondo  rango   1'  osso  uncinate 
(/  Fig.   3.  g  Fig.   4.  ),   nel    quale    e    da    notare    lo  scarso 
sviluppo    del    suo    uncino.   Al    rango    inferiore    da    ultimo, 
oltre    i    tre    rudimenti   metacarpiani   (3,  4,  .5  Fig.  3,  e  4.) 
lusi  col  trapezio ,  trapezoide  e  grand'  osso ,  appartenevano 
ancora  i  due  rudimenti  metacarpiani   (X;,   /  Fig.   3.,   e   4.) 
rispondenti   alle  dita  annlare   e  minimo,  1'  ultimo  dei   qua- 
li   era  il    piu    sviluppato    di    tutti ,   avendo    oltrepassato    la 
meti    della    naturale    lunghezza,  sebbene    nella  grossezza, 
ad  eccezione  della   base ,   non  giungesse  al  terzo  di  quella 
che  aveva  il   suo  analogo   nella   mauo  sinistra.  L'  estremita 
inferiore  di  quest'  osso  formava  il    nucleo    della  prominen- 
za    mastoidea    (  g-  Fig.    1 .   e   2.  )   che    abbiamo    notata  nel- 
r  annrolo   cubitale    della    base    del   moucone.   Delle  due  fa- 
langi   del   poUice,  che  sono  le  ultime  ossa  di   questo  mon- 
cone,  la    prima    [m  Fig.   3.   e  4.  ),  che  non  giungeva  al- 
ia  meta  della  naturale  grandezza,  aveva  una  figura  conica, 
la  cui  base   leggiermente  concava  si  articolava  colla  faccia 
convessa  del  rudimento  del  metacarpo  corrispettivo  ( 3  Fig. 
3.  e  4.  ) ,    e    I'  apice    un    po'  ingrossato    a    mo'  di  piccola 


SoPRA    UNA     MaNO    MOSTRUOSA  251 

testa  si  continuava  nel  Icgamento  (o)  di  7  in  8  millimc- 
tri  di  inngliezza,  e  che  iiiiiva  per  inseiirsi  alia  l)ase  del- 
la  seconda  falange  («).  Questa,  conservando  la  naturalc 
figuia,  non  aveva  conseguito  die  il  terzo  circa  dello  svi- 
luppo  a  lei  proprio,  e  la  sua  base  si  continuava  in  una 
piccola  appendice  ossea  di  Ibrnia  conica,  per  1'  inserzione 
deir  ora  noniinato  legamento  (o).  11  primo  poi  di  questi 
due  ultimi  pezzi  ossei  formava  il  nucleo  della  prominenza 
mastoidea  (  h  Tav.  18.  Fig.  K  e  2.  )  accennata  nell'  angolo 
radiale  della  l)ase  del  moncone :  il  secondo  f[uelIo  della 
piccola  falange  ungueale  (  i  Fig.  1 .  e  2.  )  luiita  alia  pro- 
minenza medesima  ;  nientre  il  Lreve  legamento  (o  Fig.  3. 
e  K.)  formava  il  nucleo  molle  del  colietto  [k  Fig.  1. 
e  2.  ). 

Malgrado  le  anomalie  notate  nelle  ossa  del  primo  rango, 
lo    scafoide  ,    il    seniilunare    e    il    piramidale   riuniti    insie- 
me,   costituivano  coUa  loro  faccia  superiore  una  superficie 
articolare  un  po'  inclinata  dall'  avanti  all'  indietro,  la  qua- 
le, leggiermente  convessa  ed  ellittica  trasversalmente,  ve- 
niva  ricevuta  in   un'  analoga  cavita  glenoidea,  formata  dal- 
r  estremita  inferiore  del  radio  e  dalla  fibro-cartilagine  trian- 
golare  che  unisce  quest'  osso   al   cubito ,   articolandosi   cosi 
il   moncone    coll'  antibraccio    per    quella    maniera  di    diar- 
trosi    chiamata    dagli    anatomici    artrodia^    siccome    accade 
nello  state  normale.  Rivestite  le  rispettive    superficie  arti- 
colari  delle    solite    cartilagini,  lo   scafoide  e  il  seniilunare 
corrispondevano  all'  estremita  del  radio,  mentre  il  pirami- 
dale guardava  la    nominata    caitilagine  triangolare.   Diversi 
legamenti  ed  una  membrana  sinoviale,  erano  le   parti  an- 
nesse  a    quest'  aiticolazione.  Uno    di    siffatti  legamenti,  il 
laterale    interno    (/Fig.  5.  d  Fig.   6.  Tav.  20.  ),  alquanto 
robusto    ed    espanso ,    dal    processo    stiloideo    dell'  ulna    si 
portava  al  piramidale  ed  al  pisiforme.  Un    altro,  il  latera- 
le esterno  [i  Fig.   5.  /"Fig.   6.  ) ,  si  stendeva    dall'  apofisi 
stiloidea  del  radio  alio  scafoide  e  al  trapezio  insieme  fusi. 
Un    terzo,  1'  anteriore   (g,  g',  g^  Fig.   5.  ),  era   diviso    in 
tre  fasci  separati ,  che  nascevano  tutti  e  tre  dall'  estremita 
carpica  del  radio,  ad   una  ceita  distanza  1'  uno  dall' altro, 


252  Carlo  Soverini 

e  si  portavano  all'  osso  capitato  (  fascio  g  ),  al  lunato  (  fo- 
scio  g'  ),  al  piramidale  (fascio  g^).  II  quarto  cd  ultimo, 
il  posteriore  o  romboidea  (  e  Fii;.  6.  ),  dall'  estremita  in- 
foriore  del  radio  si  portava  obliquameute  al  lunato  e  al 
piramidale.  In  qnanto  alia  membrana  sinoviale,  rivestiva 
essa  r  una  e  1'  altra  superficie  articolare,  e  presentava  nel 
suo  interno  pareccliie  piccole  duplicature  ,  chiamate  da 
taluni  ligarnenta  mucosa^  e  che  furono  ritenute  un  tem- 
po quali   glandole  sinoviali. 

Le  ossa  poi  di  questo  stesso  primo  rango  si  articolava- 
no  fra  loro  ugnalmente  per  artrodia  come  nello  stato  nor- 
male,  e  le  parti  connettenti  le  loro  tre  articolazioni  non 
si  scostavano  punto  dalla  regola  ordinaria ;  una  borsa  nni- 
cosa  cioe,  in  comune  con  quella  delle  residue  articolazio- 
ni inferiori  da  descriversi,  ad  eccezione  del  pisiforme  che 
ne  aveva  una  propria ;  due  legamenti  interossei ,  uno  fra 
lo  scafoide  e  il  semilunare ,  1'  altro  fra  il  semilunare  e  il 
piramidale ;  ti'e  legamenti  palmari ,  stendentisi  dall'  uno 
air  altro  osso ;  due  dorsali  alle  tre   prime  ossa  limitati. 

Le  tre  prime  ossa  del  primo  rango  si  articolavano  mo- 
bilmente ,  anziche  con  tutte  e  quattro ,  coUe  sole  due 
ultime  ossa  del  secondo  (Tav.  19.  e  20.  Fig.  3.  4.  .5.  e  6.), 
stante  che  il  trapezio,  come  e  stato  detto ,  era  fuso  colic 
scafoide,  e  il  tiapezoi^e,  atrofico  e  sormontato  dal  capita- 
to ,  non  poteva  prender  parte  a  questa  articolazione.  Lo  sca- 
foide adunque  e  il  semilunare  si  articolavano  col  capitato  e 
coir  uncinate ,  non  per  enartrosi  siccome  accade  nella  mano 
ben  conformata,  ma  per  artrodia,  quasi  piane  essendo  le  su- 
perficie loro  articolari.  Nello  stesso  modo  il  piramidale  si  ar- 
ticolava  coll'  uncinato.  I  vincoli  di  queste  articolazioni  erano 
i  seguenti :  la  borsa  sinoviale  delle  tre  prime  ossa  del  ran- 
go superiore  si  stendeva  eziandio  sulle  due  ultime  del 
rango  medio;  tre  legamenti  palmari  (/,  t ,  1}  Fig.  5.)  che 
dal  lunato,  piramidale  e  pisiforme  si  portavano  al  capita- 
to e  uncinato,  oltre  al  fascio  g  (Fig.  5.  )  del  legamento 
anteriore ,  che  sul  capitato  stesso  si  inseriva ;  finalmente 
quattro  legamenti  dorsali  {^i ,  k ,  Z,  m  Fig.  6.  ),  che  dalle 
tre  prime  ossa  del  rango  superiore  alle  due  ultime  del 
medio  si  recavano. 


Soi'IlA   UNA   Mano    mostruosa  253 

Due  legamenti  palniari  [k,  k^  Fig.  5.  )  e  tre  doisali 
(h ,  h,  h  Fi^.  6.),  sconeuti  pressoclie  trasversalinente  dal- 
1'  imo  all'  altro  osso,  oltie  la  boisa  sinoviale  in  comune 
colle  ora  descritte  articolazioni ,  servivano  per  le  tre  ar- 
trodie  risultaiiti   dall'  unioiie   delle   ossa  del   rangd   medio. 

Nel   terzo    rango    delle    ossa    del    moncone,   forinato  dai 
cinque  metacarpi  in  istato  piu  o  meno   rudiinentario,  sic- 
come  i   tre  primi   erano   fusi    rispcttivamente    col   trapezio, 
trapezoide    e    capitato,   cosi  il  quarto  e  il   quinto  soltanto 
si   articolavano  e  coll'  unciuato    e    fra    loro    per  artrodia.   I 
rapporti   di   ([ueste  tre  articolazioni  erano  mantenuti  :  l.^da 
un  prolungamento  della  borsa  sinoviale    spettaute    alle   os- 
sa dei   due  ranglii   superiori ;   2.°  da    due    legamenti   carpo- 
-metacarpiani    palmari    {  m,   m^    Fig.   5.  ),  e  da    altri    due 
dorsali  ( /z,  n  Fig.   6.  );  3.°  da  un  legamento    laterale  (A 
Fig.  .5.  q  Fig.  6.  ),  die  dal  pisiforme  si  recava  al  rudimen- 
to  del    metacarpo    del    quinto    dito.   Tutti    e    cinque  i   ru- 
dinienti    mctacarpiani    poi    erano    uniti    fra    loro    mediante 
quattro    legamenti    palmari   (  o^  n,  n,  n  Fig.   5.  )    ed    al- 
trettanti   dorsali   [o,  o,  o^/jFig.   6.),   che  trasversalmen- 
te  passavano  dall'  uno  all'  altro,  non  che  da  alcune    libre 
interossee,  limitate  pero  ai    soli   quattro   ultimi   rudimenti. 
Infine ,    delle    due    falangi    del    poUice ,    la    prima    colla 
sua  base,  mediante    una    borsa    sinoviale  ed  un  solo  lega- 
mento capsulare  {/?  Fig.  5.   r  Fig.   6.  ),  si    articolava    per 
artrodia    col    rudimento    del    primo    metacarpo ;  e    col  suo 
apice  si  xmiva  alia  seconda  mediante  un  semplice  legamen- 
to rotondo   [q  Fig.   5.  s  Fig.   6.  ),   lungo   7   in   8   millime- 
tri ,  che  continuava  1'  asse  di  entrambe. 

I  muscoli ,  die  piu  direttamente  operavano  i  movimen- 
ti  di  questo  moncone,  o  di  tutto  intero  o  delle  sue  parti, 
erano  quelli  dell' antibraccio,  e  alcuni  altri  situati  nella 
palma  del  moncone  medesimo.  Prima  pero  di  esaminarli , 
ci  e  d'  uopo  notare  alcune  cose  lisguardanti  1'  aponeurosi 
palmare.  Questa  forte  aponeurosi  adunque  (/Fig.  7.  Tav.  21 .) 
ricopriva  la  maggior  parte  della  palma  del  moncone,  ed 
aveva  una  figura  irregolarinente  triangolare ,  1' apice  della 
quale  corrispondeva  all' estremita  inferiore  dell' antibraccio, 


254  Carlo   Soverini 

e  si  continnava  col  tendine  (2)  del  muscolo  palmar  gra- 
cile  (c).  Appena  1'  aponeurosi  palmare  aveva  superato  il 
legameiito  aiiulare  proprio  del  carpo ,  sul  quale  scorreva , 
si  biforcava  al  lato  radiale ,  dando  luogo  ad  uii'  apertm'a 
piuttosto  ainpia,  di  figiira  ovale,  pel  passaggio  del  tendi- 
ne del  flessor  lungo  proprio  del  poUice  (  clie  quivi  era 
molto  sviluppato  )  ravvolto  nella  sua  capsula  sinoviale.  In- 
di  la  porzione  estenia  o  radiale  assai  piccola,  restriiigen- 
dosi  sempre  piu  mano  mano  che  discendeva  e  ridotta  qua- 
si ad  un  filamento,  s'  impiantava  al  lato  esterno  (6)  della 
prima  falange  del  pollice  poco  sviluppata;  1'  altra  porzio- 
ne invece  assai  piii  ampia  discendeiido  s'  allargava  a  mo- 
do  da  formare  un'  estesa  base,  la  quale  s'  inseriva  1."  al 
lato  interno  (7)  della  prima  falange  del  pollice  ora  ac- 
cennata;  2."  all'  apice  dei  tre  rudimenti  metacarpiani  (8, 
9 ,  10)  corrispondenti  all'  indice ,  medio  e  anulare ,  dove 
mescolava  e  continuava  le  sue  fibre  con  quelle  dei  tre  primi 
tendini  dell'  estensor  comune  (  d ,  d  Fig.  8.  )  che  agli  an- 
zidetti  rudimenti  si  recavano ;  3.°  infine  al  lato  esterno 
(11  Fig.  7.  )  del  radiinento  metacarpiano  del  mignolo  piu 
degli  altri  sviluppato.  Lateralmente  1'  aponeurosi  palmare 
si  continuava  con  altra  aponeurosi  sottilissima ,  che  si  por- 
tava  fino  al  dorso  del  moncone,  ricoprendo  al  lato  cubi- 
tale  i  muscoletti  della  piccola  eminenza  ipotenare,  e  ri- 
cevendo  ancora  in  questo  medesimo  lato  (  piu  in  alto 
pero  del  consueto  )  1'  inserzione  del  muscolo  palmare 
cutaneo  (/w),  che  scorreva  obliquamente  dall' interno  all' e- 
sterno  e  dall'  alto  al  basso,  e  si  mostrava  sviluppato  piu 
deir  ordinario. 

Queste  cose  premesse,  veniamo  all'  esame  dei  muscoli 
incominciando  da  quelli  dell'  antibraccio.  Dei  venti  muscoli 
proprii  di  questa  regione  otto  si  allontanavano  dalla  regola 
ordinaria  e  questi  erano  :  il  radiale  anteriore ,  il  flessor  super- 
ficiale  e  profondo  delle  dita,  fusi  in  un  muscolo  e  tendine  so- 
lo, 1'  estensor  comune  delle'  dita,  V  estensor  proprio  del  migno- 
lo ,  r  indicatore  ^  V  ahduttor  lungo  del  pollice  ■,  e  il  radiale  po- 
steriore  lungo;  i  quali,  per  la  mancanza  totale  delle  dodici 
falangi  delle  ultima  quattro  dita,  e  per  la  condizione  piii 


SOPRA   UNA   Mano    mostruosa  255 

o  nieno  riulimentaria  dei  cinque  metacarpi  non  clie  clelle 
due  falaiigi  del  pollice ,  non  avevano  potuto  inserire  i  lo- 
10  tendiui  inferiori  nei  soliti  luoglii.  E  percio  il  Radiale 
anteriore  (  h  Fig.  7.  Tav.  21.  )  impiantava  il  suo  tendi- 
ne  (1)  uella  parte  media  dell'  osso  da  iioi  detto  innomi- 
nato  ^  la  quale  era  forniata  dal  trapczio  (2  Fig.  3.  Tav.  19.); 
la  Massa  muscolare  risultante  dal  la  fusione  dei  due  Mu- 
scoli  flessori  comuni  delle  dita  (  e  Fig.  7.  Tav.  21.  )  inseri- 
va  il  suo  largo  e  robusto  tendine  nella  faccia  anteriore 
dei  rudinienti  metacarpiani  spettanti  alle  tre  dita  di  mez- 
zo (  i,  5,  A  Fig.  3.  Tav.  19  ) ;  1'  Estensor  comune  delle  di- 
ta (  d^  <^/ Fig.  8.  Tav.  21.  )  intiggeva  i  cinque  tendiui  nei 
quaii  si  divideva  (2,  2,  2,  2,  2)  nella  faccia  posteriore 
dei  quattro  ultimi  rudimenti  metacarpiani  (4,  5,  /,  A  Fig. 
-i.  Tav.  19.  ),  dandone  due  a  quello  del  mignolo;  V  Esten- 
sor propria  del  ?iiignolo,  e  1'  Indicatore  (  e,  /  Fig.  8.  Tav. 
2 1. )  attaccavauo  il  rispettivo  loro  tendine  nella  faccia  pur 
posteriore,  questo  del  secondo,  quello  del  quinto  rudi- 
mento  metacarpiano  {i^k  Fig.  4.  Tav.  19.  );  I'  Ahduttor 
limgo  del  pollice  (ZtFig.  8.  Tav.  21.)  aderiva  col  suo  ten- 
dine inferiore  (5)  al  lato  esterno  della  base  della  prima 
tklange  di  questo  dito  iniperfettamente  sviluppato ;  final- 
mente  il  Radiale  posteriore  lungo  (  h  Fig.  9.  )  ,  immedesi- 
mata  la  parte  inferiore  del  proprio  tendine  (  1  )  con  quel- 
la  del  radiale  posteriore  corto  (  l*),andava  ad  appiccarne 
la  estremita  alia  faccia  posteriore  del  terzo  rudimento  me- 
tacarpiano fuso  coir  osso  capitato. 

I  muscoli  poi  della  palma  del  moncone  erano  otto : 
quattro  dei  quali,  situati  al  lato  cubitale  della  medesima, 
costituivano  la  gia  notata  piccola  eminenza  ipotenare  (  / 
Fig.  1.  ):  e  questi ,  oltre  il  palmar  cutaneo  di  sopra  de- 
scritto,  erano  1'  ahduttore ,  il  corto  flessore  e  1'  opponente 
del  mignolo  {n, p,  q  Fig.  7.  Tav.  21 ).  I  quali  tre  ultimi  mu- 
scoli, assai  piu  brevi  dell' ordinario,  nascevano  dai  consueti 
luoghi,  ma  finivano  coi  loro  tendinetti  1'  un  piesso  1' altro  al- 
ia meti  circa  del  lato  interno  e  dell' anterior  faccia  del  quin- 
to rudimento  metacarpiano  piu  degli  altri  svilup])ato.  Gli  al- 
tri  ([uattro  situati  nei  mezzo  della  palma  del  moncone  (Fig. 9. 


256  Carlo    Soveri 


NI 


Tav.  22.  )  erano  i  loinbricali ,  i  quali,  mediante  un  solo 
tendine  (  x  Fig.  7.  Tav.  21.  ),  nascevano  dalla  meta  circa 
deir  aiitibraccio,  e  precisainente  dall'  aponeurosi  che  co- 
piivii  r  oiigiiie  radiale  dei  due  flessoii  insiemc  anialga- 
niati :  poscia,  riuniti  insieme,  discendevano  o])liquaineiite 
verso  r  ulna  (/Fig.  7.)  per  passare  sotto  il  legamento 
anuUuo  proprio  del  carpo  e  guadagnare  cosi  la  palrna  del 
moncoiio  (  Fig.  9.  Tav.  22.  ),  dove  si  distinguevano  i  loro 
quattro  piccoli  veiitri ;  due  dei  quali  biforcati  s'  inseriva- 
no  in  ambi  i  lati  del  secondo  e  terzo  rudimento  del  me- 
tacarpo ,  e  gli  altri  due  s'  attaccavano  al  solo  lato  radia- 
le ,  tauto  del  quarto  che  del  quinto  rudimento  del  nieta- 
carpo  medesimo. 

Fin  qui  dei  muscoli ;  ora  delle  arterie.  Le  arterie  del 
nioncone ,  siccome  quelle  della  mano  ben  conformata  pro- 
venivano  dalla  radiale  e  dall'  ulnare.  —  La  radiale  (a Fig. 
9.  Tav.  22.  ) ,  giunta  in  prossimita  dell'  apotisi  stiloidea 
del  radio  si  divideva  in  ramo  palmare  [e)  e  in  ramo  dor- 
sale  {d).  II  ramo  palmare  (e)  discendeva  nella  palma  del 
moncone  sotto  1'  aponeurosi  palmare ,  e ,  dati  dei  ramet- 
ti  [m,  r)  al  legamento  anulare  proprio  del  carpo,  si 
anastomizzava  con  un  ramo  (/)  della  cubitale  per  compiere 
r  arco  palmare  siiperjiciale  (/).  II  ramo  dorsale  (d)  pas- 
sando  sotto  i  tendini  dell' abduttor  lungo,  e  degli  estensori 
del  poUice,  si  portava  sid  dorso  del  moncone  (/"Fig.  11.), 
dove  sotto  r  unico  tendine  dei  due  radiali  posteriori  si 
divideva  in  parecchi  rami  superficiali  ed  in  un  ramo  pro- 
fondo.  Dei  superficiali,  due  (i,  h  Fig.  11  )  camminavano 
lungo  il  lato  esterno  e  interno  della  prima  falange  del 
pollice,  distribuendosi  tanto  alia  faccia  anteriore  che  alia 
posteriore  della  medesima;  un  altro  (g)  si  portava  sulla  fac- 
cia dorsale  del  moncone  e  anastomizzavasi  con  rami  del- 
r  interossea  e  col  ramo  dorsale  della  cubitale,  formandosi 
percio  1'  areata  e  rete  arteriosa  dorsale  [c).  Fra  i  rami, 
che  partivano  dall'  areata  e  rete  dorsale,  e  che  si  distri- 
buivano  sul  dorso  del  moncone,  tre  specialmente  erano 
degni  di  rimarco  (/,  wz ,  n) ,  dacclie  perforando  essi  gl' in- 
terstizi  degli  ultimi    quattro    rudimenti  metacarpiani,  pas- 


SOPUA    UNA    Mano    mostruosa  257 

savano  nella  palina  del  moncone  (7,  8,  9  Fig.  10.)  ove 
si  auastoinizzavaiio  coi  rami  (  i ,  .5  ,  6  )  dell'  areata  palma- 
re profonda.  II  ramo  profondo  della  radiale  dorsale  (  k 
Fig.  11.)  passava  fra  la  parte  media  dell'  osso  iniiomina- 
to  (  formata  dal  trapezio  )  e  il  trapczoide ,  c  per  questa  via 
guadagiiava  la  rcgioiie  piii  profonda  della  palma  del  mon- 
cone {  d^  Fig.  10.);  (juivi ,  dopo  aver  dato  il  ramo  (/), 
staccava  da  se  un  ramo  (e'),  che  si  partiva  in  due  (y, 
g)  i  quali  correvano  lungo  i  lati  del  pollice  rudimentario, 
per  finire  al  polpastrello  del  medesimo,  dove  si  anasto- 
mizzavano  fra  loro.  Indi  il  ramo  profondo  della  radiale  si 
anastomizzava  col  ramo  pure  profondo  (1)  della  cuhitaie 
e  con  un  ramo  {x)  dell'  interossea  in  modo  da  formare 
r  arco  palmare  profondo  o  radiale  (2),  situate  sotto  il 
largo  e  robusto  tendine  dei  flessori  comuni  delle  dita  in- 
sieme  fusi.  Da  quest'  arco  partivano  tre  rami  (4,  5,  6  ), 
i  quali  si  anastoniizzavano  coi  rami  (7,  8,  9)  provenien- 
ti  dalla  *!rete   e  arco   dorsale. 

\J  Arleria  ciihitale,  somministrata  poco  dopo  la  sua  en- 
gine la  ricorrente  cuhitale ,  forniva  tosto  dalla  sua  faccia 
posteriore  1'  arteria  interossea  ^  die  immediatamente  si  di- 
videva  in  due ,  anteriore  e  posteriore.  L'  interossea  an- 
teriore  (  k  Fig.  10.  Tav.  22.  )  discendeva  sulla  faccia  an- 
teriore del  legamento  interosseo,  e  giiuita  al  terzo  inferio- 
re  deir  antibraccio  si  divideva  essa  pure  in  ramo  anterio- 
re {m)  e  posteriore  {n)\  1'  anteriore  (w),  passando  sotto 
il  muscolo  pronatore  quadrate,  compariva  nella  faccia  pal- 
mare del  moncone  per  anastemizzarsi  in  [x)  coll'  arco  pal- 
mare profondo  (2);  il  posteriore  («.)  traversava  il  lega- 
mento interosseo,  e  anastomizzatosi  in  a'  (Fig.  11.)  col- 
r  interossea  posteriore  [b]  diriggeva  i  suoi  rami  sul  dorse 
del  moncone  per  anastemizzarli  con  quelli  dell'  ulnare  e 
radiale  [d ,  d^  )  e  concorrere  cosi  alia  fermazione  dell'  ar- 
co e  rete  dorsale  (e).  L'  arteria  cuhitale  (/Fig.  10),  for- 
nita  r  interossea,  discendeva  lino  all'  estremita  inferiere 
dell'  antibraccio,  ove  si  divideva  in  ramo  dorsale  e  in  ra- 
mo palmare.  II  dorsale  (  c  Fig.  11-  )  passando  sotto  il 
tendine  del  cubitale  anteriore  discendeva  sul  dorse  del 
T.  VIII.  33 


258  Carlo    Soverini 

moncone  per  concorrere  a  formate  1'  aico  e  rete  dorsale 
del  inedesimo  (e  Fig.  II.  ).  11  palmare  discendeva  nella 
palina  del  inoucone  stesso  per  suddividersi  in  raino  super- 
ticiale  e  in  ramo  profondo  (  s,  1  Fig.  10  ).  II  siiperficia- 
le  {z)  maggiore  di  calibro  si  piegava  sotto  I'  aponeurosi 
palmare  davanti  ai  muscoli  lombricali ,  per  formare  1'  arco 
palmare  superficiale  o  culntale  (yFig.  9  ),  anastomizzando- 
si  col  ramo  palmare  (e)  dell'  arteria  radiale.  Dalla  conca- 
vita  di  quest'  arco  partivano  dei  piccoli  rametti  per  il  le- 
gamento  auulare  e  per  i  muscoli  lombricali.  Dalla  conves- 
sita  si  staccavano  ({uattro  rami  [n,  o,  p,  q  Fig.  9.), 
ciascun  dei  quali  si  divideva  in  due,  die  discendevano 
lino  alia  base  del  moncone  dove  finivano.  Fra  questi  il 
ramo  />,  e  il  ramo  q  si  anastoinizzavano  (  ciascuno  con  uno 
dei  suoi  sottorami  )  colle  diramazioiii  dell'  arteria  t^  pro- 
veniente  dall'  arco  pabnare  profondo,  mettendo  in  questo 
modo  in  comunicazione  i  due  archi  palmari  fra  loro.  II 
ramo  profondo  della  cubitale  palmare  (1  Fig.  10.),  infossa- 
tosi  dietro  1'  origine  dell'  opponente  del  mignolo,  correva 
trasversabnente  la  regione  profonda  della  palma  del  mon- 
cone per  contribuire  alia  formazione  dell'  arco  palmare 
profondo  (2). 

Non  posso  infine  passare  sotto  silenzio  alcune  particola- 
rita  risguardanti  il  modo  di  terminazione  dei  principali 
nervi ,  che  dal  mediano  e  cubitale  provenendo ,  si  distri- 
buivano  sulla  palma  del  moncone. 

II  nervo  mediano  (  1  Fig.  9.Tav.  22.)  in  prossimita  dell' ar- 
ticolazione  radio-carpiana  si  divideva  in  due  brancbe,  ra- 
diale e  cubitale  (2,  3  ).  Dalla  branca  radiale  (2)  partiva- 
no due  rami  (12,  13),  1' esterno  dei  quali  (12),  scorrendo 
il  lato  radiale  del  pollice  rudimentai'io ,  finiva  alia  sua  ul- 
tima falange :  1'  interno  (13),  dopo  un  certo  cammino, 
si  partiva  in  due  (li,  15),  1'  uno  (li)  andava  pel  lato 
cubitale  del  pollice  e  finiva  alia  sua  prima  falange ,  1'  al- 
tro  (15)  seguendo  il  lato  radialp  del  secondo  rudimento 
metacarpiano ,  arrivava  fino  alia  base  del  moncone  per  ri- 
volgersi  sul  suo  dorso,  e  anastomizzai'si  con  un  ramo  di 
questa  regione  formando    cosi  un'  ansa  nervosa  (16)   nella 


SOPRA    UNA     MaNO     MOSTRUOSA  259 

base  del  moncone  medesiino.  —  La  branca  cubit  ale  (3)  del 
mediano  appeiia  iiata  si  f'eiideva  in  due  tronclii  (17,  18), 
dai  quali  dcrivavano  cjuattro  rami  (  19,  20,  21,  22  ),  due 
da  ciascun  tronco.  Questi  disceudendo  scorrevano  liingo  il 
lato  ulnare  (  ramo  19)  del  secoiido,  radiale  (  raino  20) 
e  ulnare  (  ramo  21  )  del  terzo ,  radiale  (ramo  22)  del  quar- 
to rudimento  metacarpiano :  e  arrivati  alia  base  del  mon- 
cone si  piegavano  essi  pure  sul  suo  dorso ,  ove  si  anasto- 
mizzavano  con  altrettanti  rami ,  dando  luogo  cost  ad  al- 
tre  quattro  anse  nervosa  (  23 ,  2i ,  25 ,  26  )  nella  base 
del  moncone  stesso. 

II  nervo  cubitale  (  -i  Fig.  9  )  si  divideva  al  solito  luogo 
in  branca  dorsale  (5)  e  in  branca  palmare  (G).  La  bran- 
ca palmare  ( (i )  giunta  in  prossimita  dell'  articolazione  ra- 
dio-carpiana  si  divideva  in  due  rami ,  profondo  ( 7 )  e  su- 
pcrficiale  (8).  Quest'  ultimo  poco  dopo  la  sua  origine  si 
scioglieva  in  tre  filamenti  (9,  10,  1  1  ).  II  primo  di  que- 
sti tre  filamenti  ( 9 )  discendendo  si  anastomizzava  col  ra- 
mo (22)  provenieiite  dal  mediano.  II  secondo  filamento  (10) 
si  suddivideva  in  due  (27,  28),  1'  uno  (27)  scorreva  per 
il  lato  cubitale  del  quarto  rudimento  metacarpiauo,  e  arri- 
vato  alia  base  del  moncone  si  piegava  sul  suo  dorso  per 
anastomizzai'si  con  altro  ramo  di  questa  regione,  formando 
COS!  la  sesta  ansa  nervosa  (29)  della  base  del  piii  volte  nomi- 
nato  moncone:  1' altro  (28),  camminando  lungo  il  lato  radiale 
del  cpiinto  rudimento  metacarpiano ,  giungeva  fino  al  suo 
apice  dando  dei  rametti  palmari  e  dorsali  a  quest'  osso. 
II  terzo  filamento  (11)  da  ultimo,  dati  alcuni  piccoli  ra- 
mi ai  muscoli  dell'  eminenza  ipotenare,  si  teneva  al  lato 
cubitale  dell'  ora  nominate  quinto  rudimento,  e  dando  es- 
so  pure  dei  ramuscelli  alle  due  faccie  di  quest' osso,  giun- 
geva air  apice  del   medesimo,  dove  finiva. 

La  ora  esposta  descrizione  anatomica  porge  per  awen- 
tura  occasione  a  diverse  considerazioni ,  all'  intendimento 
di  spiegare  il  modo  con  cui  ba  potuto  effettuarsi  una  mo- 
struosita  cosi  fatta,  cbe  secondo  il  Geoffroy  Saint-Hilaire 
apparterrebbe  al  genere  degli  Emimeli.  lo  non  intendo  di 
estendermi  nelle  diverse  teorie  messe  innanzi  per  1'  inter- 


2 GO  Carlo   Soverini 

pretazione  di  cotali  coiigenite  auonialie.  Notcio  soltauto 
clie ,  dalUi  contemplazioiie  di  qiianto  e  veiiuto  scoprendo 
r  anatomia,  spontanee  nacquero  nella  mia  mente  le  se- 
jiuonti  litlessioni.  Nel  descritto  moiicone  sono  parecchio 
aiicliilosi  per  i'usiono  congenita  con  atrofia  e  difetto  totale 
di  parti;  nientre  il  sistema  arterioso  c  nervoso ,  sia  per 
la  distrihiizione  clie  [)el  nuinero  dei  rami  ,  presentano 
quella  nornialc  integrita  die  alluderebbe  ad  un  regolare 
svilnppo,  e  ad  nna  condizione  organica  evolutiva  pure  re- 
golare. Questo  fatto  verrebbe  in  contrario  alle  dottrine  di 
(juelli  cho  credono ,  che  la  causa  delle  alterazioni  organi- 
clie  priniordiali  dipenda  ,  nelle  parti  in  cui  risiedono, 
da  corrispondenti  alterazioni  delle  arterie  e  dei  nervi.  E 
per  altro  verso,  la  forma  tutt'  aflfatto  particolare  della 
mostruosita,  anche  considerata  nelle  sue  parti  costituenti, 
escluderebbe,  per  quanto  sembra,  1'  opinione  che  un  ta- 
le vizio  di  conformazione  si  potesse  riferire  al  cosi  detto 
arresto  o  ritardamento   di  svilnppo. 

E  pero  inclinerei  a  ritenere  die  questa  alterazione  in- 
teramente  locale  in  una  donna  d'  altronde,  come  dicem- 
mo,  simmetrica  e  ben  conforinata,  appartenente  ad  una 
famiglia  che  non  ofFriva  sospetto  da  cio,  non  trovi  ragio- 
ue  di  sua  effettuazione  nell'  individuo,  e  percio  costringa 
la  mente  a  ricercarla  altrove.  Quindi,  considerate  che  le 
circostanze  della  gravidanza  e  del  parto ,  pel  quale  venne 
alia  luce  la  Mignatti,  ricercate  da  me  con  tutta  diligenza 
escludono  ogrii  dubbio  di  niorbosa  influenza  sulla  enuiicia- 
ta  alterazione :  considerato  che  la  forma  della  mostruositi 
di  primo  tratto  ricorda  il  risultamento  delle  perdite  e  le- 
sioni  da  causa  meccanica  (  motivo  per  cni  1'  abbiaino  di- 
stinta  col  nome  di  moncone  ) ,  e  che  1'  assettamento  del- 
le sue  parti  interne  anziche  contraddirvi  concorrerebbe  ad 
appoggiare  una  tale  opinione:  considerato  che  la  immobi- 
lita.  e  la  pressione  delle  superficie  articolari  sono  dopo  la 
nascita  una  causa  validissiina  di  anchilosi  e  di  atrofia  a 
segno  tale  che  veggonsi  talvolta  scomparire  perfino  quat- 
tro  o  cinque  corpi  vertebrali  senza  che  verun  vestigio  di 
essi  rimanga :  considerato  dissi  tutto  cid ,  crederei  non  del 


SopRA  UNA  Mano  mostruosa  261 

tutto  iiiverosimile  il  riteneie  che  da  causa  estrinseca,  niec- 
caiiica,  e  probahilineute  da  pressione,  dipenduta  sia  la 
congenita  oiganica  aUcraziouc  da  nie  descritta. 

Ma  coinunque  sia  di  tpiesta  generica  opinione,  che  co- 
me scniplice  ipotesi  viene  da  uie  annunziata,  flitto  e  che 
dalla  suesposta  narrazione  cliiaraniente  si  rileva,  come  na- 
tura  con  provvidenza  innarrivabile  abbia  disposte  le  parti 
costitiienti  questo  moncone  a  modo  da  renderlo  atto,  piii 
di  quollo  che  esterioimente  appariva,  al  disimpegno  de- 
gli  iillizi  pioprii  di  una  mano  ben  conformata.  La  qual 
cosa  rifulge  specialmente  e  nel  modo  uniforme  e  semplice 
con  cui  si  articolano  le  sue  ossa,  e  nella  nuova  inserzione 
presa  dai  teudini  appartenenti  a  non  pochi  dei  ixiuscoli  de- 
stinati  ad  eseguiine  i  movimenti.  Ed  e  appunto  da  queste  due 
circostanze  principalmente  che  emerge  verosimile  1'  asserto 
dell'  infenna,  di  servirsi  cioe  di  questa  parte  mostruosa 
alia  maniera  di  una  mano  perfetta,  esercitando  con  essa 
il  mestiere  di  cucitrice  e  stiratrice.  E  tanto  piu  verosimi- 
le diventa  tale  asserto,  se  si  richiamino  alia  memoria  i 
prodigi  operati  in  simili  casi  dall'  abitudine,  dalla  diutur- 
nita  dell'  esercizio  massime  se  motivata  e  stimolata  quoti- 
dianamente  dall'  urgente  bisogno  anzi  dall'  istinto  della 
propria  conservazione.  A  contoito  di  clie  potrei  addurre 
non  pochi  luminosi  esempi  che  si  trovano  registrati  negli 
annali  della  Scicnza ,  se  le  cose  fin  qui  dette  non  fossero 
gia  sufficienti  a  far  conoscere  per  la  via  positiva  e  sicura 
deir  anatomia ,  per  1'  una  parte  che  il  moncone ,  di  cui 
fin'  era  ci  siamo  occupati  poteva  fiiio  a  un  certo  segno 
supplire  agli  usi  della  mano  ben  conformata  (  il  che  mi 
era  proposto  d'  indagare  ) ,  e  per  1'  altra ,  che  la  natura 
sorprendente  e  misteriosa  ancora  nei  suoi  errori ,  se  pure 
errori  della  natura  si  poinio  chiamare  le  organiche  ano- 
malie  ,  e  per  il  medico  filosofo  subbietto  di  utilissimo  stu- 
dio e  di  grandissinia  anniiirazione.  ~  »  Inest,  lascio  scrit- 
to  r  iminortale  Morgagni,  si  modo  res  pcnitus  introspice- 
»  re  nitamur,  ut  in  sunimorum  ingeniorum,  ita  in  naturae 
»  ipsius  erroribus  semper  quiddam ,  quod  discamus,  quo 
»  proficianuis,   quod  admirciiuu'  ». 


SPIEGAZIONE  DELLE  TAVOLE 


■-^*«g>»*^ 


•    TAVOL\   18. 

Figiira  I. 

Moncone ,  che  tien  liiogo  dclla  mano  destra ,  iinilo  alia  poizione  infcriore  M- 
1'  aniibraccio ,  vcdiilo  dalla  faccia  antciiore  o  palmare. 

a,  faccia  anlciioie  della  porzionc  infcriore  doll' aniibraccio. 

b,  faccia  anleriore  o  palmare 

c ,  apice  troncato 

d,  base  libera  \  del  moncone. 

e ,  lato  ulnare  o  interne 

f,  lato  radiale  o  esterno 

g,  proraincnza  conica  ulnare  o  interna  corrispondente  al  dilo  mignolo. 
h,  proniinenza  conica  radiale  o  esterna  corrispondente  al  pollice. 

t^  falange  ungneale. 

k,  colletto  che  nnisce  la  falange  ungneale  alia  prominenza  conica  radiale. 
L,  convessita  interna  o  ulnare    avcnte   la   fignra  in  piccolo  dell'  eminenza  ipo- 
tenare. 

Figtira  II. 

Moncone,  clic  tien  luogo  della  mano  destra,  unite  alia  porzione  dell' antibrac- 
cio  ,  veduto  dalla  faccia  posteriore  o  dorsale. 

a,  faccia  posteriore  della  porzione  infcriore  dell'  aniibraccio. 

b ,  faccia  posteriore  o  dorsale 

c,  apice  troncato 

d,  base  libera  \  del  moncone. 

e,  lato  ulnare  o  interne 

f,  lalo  radiale  o  esterno 

g,  prominenza  conica  ulnare  o  interna  corrispondente  al  dito  mignolo. 
i^,  prominenza  conica  radiale  o  esterna  corrispondente  al  pollice. 
t 


falange  ungneale. 


k,  colletto  die  unisce  la  falange  ungneale  alia  prominenza  conica  radiale. 

TAVOLA.  19. 

Figura  III. 

Ossa  del  Moncone  colla    porzione    infcriore    di  qnelle  dell'  aniibraccio  nci  na- 

turali  loro  rapporii ,  vedute  dalla  faccia  anteriore  o  palmare. 
a,  porzione  infcriore  del  radio. 


SOPRA    UNA    MaNO    MOSTRUOSA  263 

b,  porzionc  inferinre  deli'  ulna. 

c,  osso  «Hriom(«(j/o,  lisiilianif  dalla  fusione  dcllo  scafoide  ( 1 ) ,  trapezio  (2), 

c  rndinienlo  del  priiiio   iiielacarpo  (3). 
1  ,  scafoide  o  parte  siipcrioie  dell'  osso  innominalo  (c). 

d,  semiliiiiare. 

e ,  piramidale. 

f,  pisiroime ,  ossia  osso  fuori  di  rango ,  ehe  in  qiiesto   caso  i  sviluppaio  piQ 

dcir  oidinario. 

2,  trapezio,  o  parte  media  dcir  osso  innominalo  (c). 

g,  irapczoide,  clic ,  ollre    aver    a'ssnnta    la    figiira    di    una  zeppa^  S  fiiso  coi 

rndiiuento  del  sccondo  melacarpo  (4). 
h ,  capitato  o  grand'  osso  fiiso  col  rtidimento  del  terzo  metacarpo  ( 5  ). 
i,  iincinatn. 

3,  riidiinenlo  del  primo  metacarpo  o  parte  inferiore  dell' osso  innominaio  (c). 

4,  nidiiiicnio  del  secondo  melacarpo,  fiiso  col  trapczoide   {g). 

5,  riidiinento  del   lerzo  metacarpo.  fiiso  col  capitato  (/»). 
Ic ,  nidijncnto  del  (jiiarto  metacarpo. 

/,  qiiinto  metacarpo  iniperfettamente  sviluppato. 
m,  prima  talange   del  pollice. 
n,  seconda  falange  del  pollice. 

0,  Icgamcnto  die  imiscc  le  due  falangi  del  pollice  fra  loro. 

Figura  IV. 

Ossa  del  Moncone  colla  porzione  inferiore  di  quelle  dell'  anlibraccio  nei  natu- 
rali  loro  rapporii  vediile  dalla  faccia  posteriore  o  dorsale. 

a ,  porzione  inferiore  dell'  ulna. 

b,  porzione  inferiore  del  radio. 

c ,  pi>il'orme  ossia  osso  fuori  di  rango. 

d,  piramidale. 

e,  scmihmare. 

1,  scafoide  o  parte  snperiore  dell' osso  innominalo  (f). 

f,  osso  innominalo  risiillante  dalla  fiisione  dello  scafoide  (1 ),  del  trapezio  (2), 

e  del  rudimento  del  primo  melacarpo  ( 3 ). 

g,  uneinato. 

h^  ca|)iiato  o  grand' osso  fnso  col  rndinienlo  del  terzo  metacarpo  (5). 

1,  trapczoide,  die,  ollre    aver    assunia    la    ligiira    di    una    zeppa ,  i  fuso  col 

rndinienlo  del  second©  melacarpo  (4). 

2,  trapezio  o  parte  media  dell' osso  innominalo  (f). 

k,  metacarpo  del  qiiinio  dito  iniperfettamente  sviluppato. 

/,  rndinienlo  del  quarto  metacarpo. 

5,  rudimento  del  terzo  metacarpo,  fnso  coll' osso  capitato  (A). 

4,  rudimento  del  secondo  metacarpo  _,  fuso  col  trapczoide  (i). 

3,  rndinienlo    del    primo    melacarpo,  o    parte    inferiore    dell' osso    innomina- 

lo {f). 
m ,  prima  falange  del  pollice. 
n,  seconda  falange  del  pollice. 
0,  legamento  clie  nnisce  fra  loro  le  due  falangi  del  pollice. 


'264-  Caiu.o   So\eiuni 

TAVOLA  20. 

Fig  lira  V. 

Arlicoluziuni    del   Moncoiic,  e    della    porziono    infciioie    di'lP  antibraccio    con  i 
rispellivi  Icganieiiti  ,  vediite  dalla  faccia  anlcriore  o  palinaie. 
,  porzioiie  infciiore    del  radio. 
a  ,   porzioiK'  irifiMiore  dclT  ulna. 

f,c ,  porzione  infcriore  della  menibrana  o  sctlo  longitiidinale  interosseo  dcil'  an- 
(ibraccio. 

d ,  leganienlo  sacriformc  dclP  arlirolazionc  radio-cubilale  infcriore. 

e,  fibi'o-carlilagine  intcrarlicolarc  delT  arlicolazione  radio-carpiana. 

f,  leganienlo  la(cralc    intcrno,  che    dal    processo  stiloidco  dcir  ulna  va  al  pi- 

raiiiidale  cd  al  pisif(Mnic. 

51  _,  j',  g'-.  Ire  I'asci  legaincnlosi  separali ,  clie  sono  V  analogo  del  Icgainenlo 
anlcriore  dello  stato  nornialc.  Le  libic  di  qucsli  ire  fasci  nascono  tutte 
dalla  faccia  anlcriore  dclT  cslrcmilii  infcriore  del  radio,  e  vaiiuo  ad  im- 
pianlarsi:  quelle  del  fascio  g  al  grand'  osso,  quelle  del  fascio  g*  al 
lunato ,  quelle  del  fascio  g^  al  piraniidale. 

h,  leganienlo  die  dal  pisifornie  si  porta  al  quinto  mclacarpo  iniperfetlamente 
sviliippalo. 

i,  leganienlo  lalerale  esterno,  che  dall' apofisi  stiloidea  del  radio  va  alia  par- 
te siiperiore  (  scafoide  )  e  media  (trapezio)  dell' osso  innominalo  (c  Fig. 
3.  f  Fig.  4.  Tav.   19.  ). 

A-^  A-',  due  leganienli  palinari  dclle  ossa  del  secondo  rango :  il  primo  (A-)  dal- 
la parte  media  (  forniala  dal  trapezio  )  dell'  osso  innominato  passando 
sopra  al  trapezoide  va  a  finire  sul  capilalo ;  il  secondo  (A')  dal  capita- 
te va  air  uncinato. 

1,1',  /'-,  tie  Icgamenti  die  dalle  tre  ullime  ossa  del  primo  rango  passano  al- 
le  due  ullime  del  secondo.  II  primo  (/)  dal  lunato  va  al  capilato  e  un- 
cinato ;  il  secondo  (i')  parte  dal  piraniidale,  passa  sopra  1' uncinato  ciii 
aderisce  colle  fibre  pii'i  profonde,e  va  a  linire  al  capilato  ;il  lerzo  (l'^) 
dal  pisifornie  va  all'  uncinato. 

m,  m*,  due  leganienti  carpo-metacarpiani  palmari,  che  dall' uncinato  vanno 
al  quarto  c  qiiinio  rudiinento  metacarpiano ,  i  soli  die  non  siano  fnsi 
colle  ossa  del  carpo. 

n,  n^  n,  0,  quattro  Icgamenti  metacarpiani  palmari. 

p,  leganienlo  capsulare  nielacarpo-falangeo  del  pollice. 

q,  leganienlo  rotondo  die  uniscc  le  due  falangi  del  pollice  fra  loro. 

r,  legamento  che  unisce  il  pisiforme  al  piramidale. 

Fignra  VI. 

Articolazioni  del  Moncone  e  della  porzione  inferiore  dell'  antibraccio  coi  ri- 
spellivi Icgamenti ,  vedule  dalla  faccia  posleriore  0  dorsalc. 

a ,  porzione  inferiore  della  menibrana  0  setlo  longitiidinale  interosseo  dell'  an- 
tibraccio. 

6,  legamento  sacciforme  dell' arlicolazione  radio-cubilale  infcriore. 

c ,  libro-cartilagine  intcrarlicolarc  dell'  arlicolazione  radio-carpiana. 


SoPllA    UNA    Mano    MOSTRUOSA  265 

d ,  Icgaiiicnin  laterale  iiilerno. 

e,  Ic'gaineiitu    posicriurn    di'll' arlicolazionc    radio-carpiana  ^  che    dull' estremila 

iiireriui'u  del   radio  si   porta  al  liiiialo  c  al  piramidale. 

f,  IcgaiUL'iUo  latcrale  csleiiio. 

g,  uno  dci    Icgaincnti    dorsali    delle    ossa    del    primo  rango ,  qiicllo  die  dallo 

scafoidc  va  al   Iiinalo. 
h,  h,  li,  legaiiienti    dorsali    dellc    os.<a    del    secondo  rango  ^  dei  <|iiali  iino  va 

dall' iiiii'iiialo  al  capilato:   allro  va  da  iiiiest' osso  al   liape/.oide :   il  teizo 

dal  liapczoide  va  alia  parte  media  dell' osso  jnnomiHa/o  (  2  Fig.  4.1"av.  19) 

foi'iiiala  dal   trapc/io. 
i,  k,  I,  m,  quatlio    Icgamenti    dorsali,  che    imiscono    le  Ire  prime  ossa  del 

primo,  colle   trc  nllime  del  secondo  rango. 
n,  n,  due    legaiiiiMili    dorsali    delle    articolazioni    carpo-iiielacarpiane ;  partono 

entrambi  dalP  nncinalo  e  si  porlano,imo  al  qiiinto  n)elacai|)0  imperfelta- 

menle  sviliippalo,  P  altro  al  quarto  riidimenlo  melacarpiano. 
0,  0,  0,  p,  (|nattro   Icgamenti  metacarpiani  dorsali. 
q,  iegamento  die  dal   pisifornie  si  reca  al  metacarpo  del  qiiinio  dito. 
r^  Iegamento  capsiilarc  luetacarpo-falangeo  del   pollicc. 
s,  Iegamento  rotondo  che  imisce  le  due  falangi  del  pollice  fra  loro. 

TAVOL.\    21. 

Figiira  VI F. 

Miiscoli  e  lendini  della  faccia  anieriore-inferiore  dell'  antibraccio  e  della  pal- 
ma  del   Moncone. 

a ,  porzione  ini'criore  del  muscolo  pronatore  rotondo ,  che  inserisce  il  sue  ten- 
dine  alia  mctii  circa  della  faccia  posteriore  del   radio. 

6,  porzione  interioie  del  mnscolo  radiale  anteriore  o  palmar  limgo ,  il  ctii 
tcndine  (  1 ) ,  invece  d' inserirsi  alia  base  del  secondo  e  lerzo  metacarpo, 
che  qui  sono  rndimenlari  e  fusi  col  trapezoide  e  capilato^  s'  impianta 
nella  parte  media  dell'  osso  innotninalo  formala  dal  trapezio  (  2  Fig.  3. 
Tar.   19  ). 

c,  porzione  infcriore  del  nniscolo  palmar  gracile ,  il  cui  tcndine  (2)  si  conli- 

nna  coll' aponenrosi  palmare  (I). 

d,  porzione  inferiore  del  mnscolo  CNbitale  anteriore  rivolta  all' inlerno,  il  cui 

lendine  ( 3  )  va  ad  inserirsi  nell'  osso  pisiforme. 

e,  porzione  inferiore    della   massa    niiiscolare    risultanle    dalla   fusione  dei  due 

mnscoli  flessori  comuni  dellc  dila,  siiperficiale  cioi  e  profondo,  il  cni 
largo  e  robusto  tendine  passa  sollo  il  Iegamento  aniilare  proprio  del  car- 
po  per  andare  ad  inserirsi  nelP  estreniila  anteriore  dei  rndimenli  meta- 
carpiani spetlanti  all'  indice ,  medio  e  annlare   (4,  5^  k  Fig.  3.  Tav.  19). 

f,  strato  niiiscolare  di  (igiira   Iriaiigolare    risiillantc  dalla    riunione    dei  qiiattro 

mnscoli  lonibricali.  Qiiesto  strato  mnscolare,  mediante  il  tendine  x,  na- 
sce  alia  meti  circa  dell'  antibraccio ,  e  precisamentc  dall'  aponenrosi  che 
cuopre  1'  origine  radiale  della  massa  mnscolare  proveniente  dalla  fusione 
dei  due  mnscoli  Dessori  comuni  delle  dila:  poscia  discendendo  obhliqna- 
mente  dall'  esterno  all'  intcrno    passa    solto    il  Iegamento   anulare  proprio 

T.     VIII.  3i 


2GG  Carlo   Soverini 

del  carpi)  per  compaiiic  nella  palnia  del  moncone  (Fig.  9.Tav.22).  Qiiivi  si 
disliiigiiono  i  iiiiatlio  sollili  iiiiiscoli  di  ciii  lo  slralo  sicsso  si  conipone  : 
due  del  (jiiali  bil'orcali  s''  insciiscono  in  aiiibo  i  lali  del  sccondo  c  terzo 
nidiiiienlo  del  inetacarpo ,  e  gli  allri  due  s'  atlaccano  al  solo  lato  radia- 
le  lanlo  del  qiiai'lo  riidinienio  iiiclacarpiano  ,  qiianio  del  ([iiiiUo  inelacar- 
[10  iiiipoirellamenle  sviliippalo   (  I'"!;,'.   9  ). 

g ,  poi'zione  infeiioi'c  del  niiiscoio  (lessor  liingo  proprio  del  pniliee ,  il  ciii 
leiidine  ( A )  va  ad  impianlaisi  all'  eslreiiiila  della  secoiida  falaiige  del 
pollice. 

h  ,  iiiser/ione  del  miiscolo  pioiialore  qiiadialo  iiel  radio. 

I,  porzione  inferiore  del  miiscolo  radialc  posieriorc  liingo  o  priiiio  (6  Fig.  8). 

k,  porzione  inferiore  del  supinator  linigo  rivolla  all' cslerno ,  il  ciii  Icndine  (5) 
s'  inscrisce  nell'  apofisi  sliloidea  del  radio. 

I,  aponeiirosi  palmare  di  forma  inei^olaiiiienlc  Iriangolare,  il  eiii  apice  eorri- 
spoiidenle  alia  estremili  infeiioie  dell'  anlibraccio  si  ((iiiliniia  col  lendi- 
ne  ( 2 )  del  palmar  graeile  (c).  Siiperalo  appena  il  legamenlo  aniilare 
proprio  del  car|)o ,  (|iiesl'  aponeiirosi  si  biforca  al  lalo  radiale  per  dar 
liiogo  al  passaggio  del  lendine  del  flcssor  liingo  proprio  del  pollice :  in- 
di  la  porzione  cslerna  mollo  piccola  reslringendosi  inano  inano  die  di- 
sccnde  va  ad  inserirsi  soiio  forma  di  iilamento  al  lato  esterno  (6)  della 
prima  falange  del  pollice;  la  porzione  interna  assai  pii'i  ampia  allargan- 
dosi  invece  scmpre  piii  a  misiira  ehc  discende  va  ad  altaccarsi  1."  al 
lato  interno  (7)  della  stessa  prima  falange  del  pollice;  2."  all' apice 
dei  Ire  nidimcnti  nietacarpiani  (8,  9,  10)  corrispondenli  alle  tre  dita 
di  mezzo;  3."  infine  al  lato  cslerno  (11)  del  tpiinto  inetacarpo  imper- 
feltamente  svilnppato. 

»«_,  nuiscoio  palmare  cnlaneo,o  carne  qiiadrala  dell' eminenza  ipolenare.  Que- 
sto  miiscolo  assai  svilnppato  ?  sitiialo  piu  in  alto  dell'  ordinario. 

Hj  miiscolo  abdnllore  del  piccol  dito.  Qiiesio  miiscolo  nascc  dall' osso  pisi- 
forme  e  dal  legamenlo  proprio  del  earpo  e  va  ad  inserirsi  alia  nieli  cir- 
ca del  lato  inlerno  del  metacarpo  imperfellamente  svihippalo  del  qninto 
dilo. 

Oj,  lendine  dell' estensor  liingo  proprio  del  pollice   (k  Fig.   8). 

p,  mnscolo  flessor  corlo  del  mignolo.  Nascc  dal  legamenlo  annlare  proprio 
del  caipo  e  dall'  imcinato  e  va  ad  inserirsi  alia  meti  circa  del  lalo  in- 
lerno del  inetacarpo  del  qninto  dito  in  unione  al  lendine  del  piccolo 
abdullorc. 

q,  nuiscoio  addnltore  od  opponente  del  mignolo.  Nasce  dal  legamenlo  proprio 
del  carpo  c  dall'  nncinato  e  va  ad  inserirsi  alia  mel^  circa  del  lato  in- 
lerno del  metacarpo  del  qninto  dito  in  prossimilA  all'  inserzionc  dell'  ab- 
dnllore c  corlo  (lessore. 

r^  quarto  mnscolo  lombricale  die  s' inseriscc  al  lato  cslerno  del  qninto  me- 
lacar|)0  iniperfetlamenle  sviliijipalo. 

s,  legamenlo  annlare  anteriore  pioprio  del  carpo,  il  (|iiale  al  lato  radiale 
s'  altacca  all'  apolisi  sliloidea  del  radio  e  alia  prominenza  elevanlesi  dal- 
lo  scafoidc,  menire  ([iiella  del  Irapezio  inanra  ;  e  al  lalo  ciibitale  s' ap- 
jioggia  alle  solile  due  proiniiienze  formate  dal  pisiforme  e  dall'  uncinato. 

tj  lendini  dei  nuiscoli  abdiitlor  lungo  e  corlo  eslensore  del  pollice. 


SOPRA   UNA    Mano    mostruosa  2(57 

Figiiia  VIII. 
Muscoli  e  tcndini  della  faccia  posteiiorc-iiifciioic   dell'  antibraccio  c  del  dorso 
del  Monconc. 

a,  poizioiie    iiifeiioic    del    miiscolo    supinator    liingo    rivolto    all' cstcrno  come 

lii'lla  (igiiia   preccdeiile. 

b,  porzidiie  iiileriorc    del    mnsrolo    radiale    pnsleriorc    Iiingo    o    prinio ,  il  ciii 

leiidiiie  (1  )  solto  il  legaiiienlo  antilaic  del  carpo  si  iinisee  al  teiidine  (1') 
del  iiiiiscnio  radiale  posteriore  corlo  o  secondo  per  rormare  con  csso  iin 
tciidiiic  solo  clie  va  ad  inserirsi  nel  nidiiiienlo  del  iiietacarpo  spcllaiile 
al  dilo  medio ;  nidiuicnlo  clic  e  fiiso  coll'  osso  capitato  ( 5  Fig.  A.  Tav.  19 ). 

c,  porzione  iiiferiore  del    nuiscolo    radiale    posteriore    corto  o    secondo,  il  ciii 

tcndine  (1')  corre  rasentc  al  tcndine  (1)  del  radiale  Inngo  fin  sollo  il 
legainenlo  antdare  del  carpo.  Onivi  come  abbiamo  detio  i  due  Icndini 
riiniisconsi  in  nn  solo  per  andare  ad  inserirsi  nel  riidimento  del  lerzo 
metaearpo  fnso  coll'  osso  capitato. 

d,  d ,  porzione  inferiore  del    ranscolo    eslcnsor    coninnc    delle    dita;    alle    ciii 

libre  rarnee  succedono  robuste  fibre  lendinee  die  dividonsi  in  cinijue 
lendini  (  2  ^  2  ,  2  ,  2  ,  2  )  ,  invece  di  qnattro  come  snol  accadere  ordi- 
nariamcnte,  dne  dei  qnali  si  porlano  all' apice  del  metaearpo  iruperfetta- 
nienle  sviliippato  del  niignolo,  c  gli  allri  tre  s' inseriscono  nelT  apice 
dei  riidiiiienti  nielacari)iani  spettanii  alle  Ire  dita  di  mezzo  ^  qnivi  cnn- 
fondendo  le  loro  fibre  con  quelle  dell'  aponeiirosi  palmare.  SnI  dorso  del 
inoncone  quatiro  dei  snddciti  lendini  sono  iiiiniti  fra  loro  mediante  le 
libre  2'  2i  clie  scorrono  obliqnauicnte  dall' inlerno  all' esterno  c  daU 
r  alto  al  basso. 

e ,  porzione  inferiore  del  mnscolo  cslensor    proprio  del  mignolo ,  il    cni  lendi- 

ne  ( 3  )  va  ad  inserirsi  all'  estreniita  del  quinto  met^icarpo  impeifeltamen- 
le  svibippato.  Oiiesto  lendinc,  dopo  aver  passalo  il  leganienlo  anulare  po- 
steriore proprio  del  carpo,  stacca  da  se  il  piccolo  tendinetio  (3'),  che 
s'  attacca  alia  base  del  snddetio  metaearpo  vicino  all'  inserzione  del  cu- 
bitaie  posteriore. 

/',  porzione  inferiore  del  nuiscolo  cnbilale  posteriore ,  il  cni  tcndine  (A)  va 
ad  impiantarsi  alia  base  del  metaearpo  del  qninto  dito. 

g ,  porzione  inferiore  del  muscolo  cnbitale  anteriore. 

h,  jiorzionc  inferiore  del  mnscolo  liingo  abdnttore  del  pollicc,  il  cni  tcndi- 
ne (6)  invece  d' inserirsi  al  lalo  cstcrno  dell' cslreinilti  snperiore  del 
prime  metaearpo  ( che  qui  J  riidimentario  e  forma  la  parte  inferiore  del- 
I'  osso  innominato  )  s'  iinpianla  al  lato  esterno  della  base  della  prima 
falange  del  pollice  in  prossimitii  del  tcndine  del  corto  cstcusorc  di  qnc- 
slo  niedesiiiio  dito. 

t\,  porzion  inferiore  del  mnscolo  estensor  corto  del  pollice,  il  cni  tendine  (6) 
va  ad  inserirsi  alia  faccia  posteriore  della  base  della  prima  falange  del 
pollicc  stcsso. 

/.•  _,  tendine  del  mnscolo  estensor  Iiingo  projjrio  del  pollice,  che,  presa  ade- 
renza  all'  apice  della  prima ,  va  ad  inserirsi  diffinitivamcnle  alia  faccia 
posteriore  della  seconda  falange  di  <piesto  slesso  dito. 

I,  porzione  inferiore  del  mnscolo  estensor  proprio  deirindice^  che  mediante 
nn  proprio  tendine  va  ad  attaccarsi  come  pnnio  eslrerao  nel  rudimenlo 
del  secondo  metaearpo  solto  il  tendine  dell'  estensor  comiine. 


268  Carlo    Sovruini 

m,  legameiito  amilare  posleiiorc  proprio  del  carpo. 
n  ,  porzione  d'  ulna. 
0  ,  porzione  di  radio. 

TA.VOLA   22. 

Figma  IX. 

.\i'lcrie  6  Nervi    snppificiali    drlla    faccia   aiiteriore-inferioi'e  dell'  antibraccio  e 

della  i)alma  del  iMoiicone. 
a  ,  arteria  radiate. 

b  ,  ranio  al  supinator  Inngo  rivolto  alT  esterno. 

c,  divisione  della  radiate  in  ramo  dorsale  (d)  o  in  raino  palmare  (e). 
d  ,  ramo  dorsale    o    conliniiazione    del  Ironco    delta  radiale,  clie  si  piega  per 

recarsi  snl  dorso  del  moncone. 

e,  ramo  palmare  della    radiate    etic    discendc    nctla    palnia  del  moncone,  e  si 

anasiomizza    col    ramo    siipeiliciale  (/)  dell' arleria    palmare  cnbitale  per 
formare  1'  arco  palmare  snperficiale. 

f,  arco  palmare  snperficiale  o  ctibilalc. 

g ,  arleria  cul)ilale. 

A ,  ramo  della  enbilale  alia  massa  mnscoio-lendinea  risnitanle  dalla  ftisione  dei 
dne  flessori  comniii  dclle  dita. 

i,  arleria  palmare  della  enbilale. 

Ic ,  ramo  di  qnest' arleria  chc  va  ai  mnscoli  dell' cminenza  ipolenare^  e  che 
si  prolnnga  fino  all'  apice  del  metacarpo  imperfeltamenle  svilnppalo  del 
mignolo  (  potrebbe  considerarsi  come  1'  analogo  del  ramo  digiiale  enbila- 
le del  qninio  dilo  dello  slalo  normale  ).  Sollo  T  origine  di  (jneslo  ramo, 
1' arleria  palmare  enbilale  si  divide  in  snperficiale  (I)  e  profonda  (  1 
Fig.   10). 

/,  ramo  snperficiale  della  cnbitale  palmare  che  s' incnrva  nella  palraa  del 
moncone  e  si  anasiomizza  cot  ramo  palmare  (e)  della  radiale  per  for- 
mare I'  arco  snperficiale  o  cnbitale  (/"). 

m  ^  prirao  dei  qnatlro  rametti  che  nascono  dalla  conoaviti  dell' arco  {[)  dne 
dei  qirali  si  portano  al  legamcnlo  annlare  proprio  del  carpo  e  gli  attri 
dne  ai  mnscoli  lonibricati. 

Uj  0,  p,  q,  qnatlro  arlerie  che  partono  dalla  convessita  dell' arco  (/")  ^  ognu- 
na  delle  qnali  dopo  nn  cerlo  camraino  si  divide  in  dne  rami  che  discen- 
dono  fino  alia  base  del  moncone.  La  prima  arteria  ( n )  manda  i  suoi 
dne  rami ,  nno  al  lato  radiale  del  qninto  inelacarpo  imperfcttaniente  svi- 
liippaio  ,  e  r  allro  al  lato  enbilale  del  rndimento  del  quarto  melacarpo : 
la  seconda  (o)  al  lalo  radiale  del  (piarlo  e  al  cnbitale  del  lerzo  rndi- 
mento melacarpiano  :  la  terza  (p)  al  lalo  radiale  del  terzo  e  al  enbilale 
del  secondo  rndimenlo  melacarpiano  ^  e  qnesto  si  anasiomizza  con  nn 
ramo  dell'  arteria  ( / )  provenienle  dall'  arco  palmare  prolbndo :  infine  la 
qnarta  arleria  ( q )  manda  i  snoi  due  rami ,  nno  al  lalo  radiale  del  se- 
condo rndimento  melacarpiano,  e  qnesto  si  anasiomizza  con  allro  ramo 
della  stessa  arleria  (l) ,  I' allro  segncndo  il  lalo  enbilale  del  pollice  si 
anasiomizza  col  ramo  («)   provenienle  dall' arco  palmare  profondo. 

r,  s,  rami  che  nascono  dal  lato  esterno  dell' arco  {f}  c  che  si  distribnisco- 
no  allc  parti  vicine. 


SoPRA    UNA    Mano    MOSTKUOSA  2G9 

t,  arleiia  dell' arco  palmare  profondo  («  Fig.   10.)   die  si   anastoraizza  coUe 

arlerio  p  ,  q. 
u,  V,  arlerie  collatcrali  paiinari    del    pollice,  the  dniivano  mcdiante  un   (ron- 

co  coiminc  (  e'   Fig.    10.  )   dall'  aico  palmare  piofoiido. 

1  ,  nervo  mediano. 

2  ,  branoa  radiale  del  nervo  mediano. 

3  ,  branca  iiinare  del  nervo  mediano. 

4  ,  nei'vo  cui)ila!c.  , 
6  ,   branca  dorsaie  del  nervo  cubitale. 

6  5  branca  palmare  del  nervo  ciibilale. 

1  ,  ramo   profondo  della  branca  |)aliiiare   (6)  del  nervo  cnbitale. 

8,  ramo  superlicialc  della  branca  palmare   (6)   del  nervo  cnbilale. 

9,  10,  11  ,  tre  filamenli  del  ramo  snperficiale   (8)  della  branca  palmare  del 

nervo  cnbilale. 
12,   13,  due  rami  della  branca  radiale  (2)   del  nervo  mediano. 
14,   15,  doc  rami  nei  qiiali  si  siiddivide  il  ramo  (13)   della    branca    radiale 

del  nervo  mediano. 

16,  prima  ansa  nervosa  della  base  del  moncone,  risnltanle  dall' anastomosi 
del  ramo  (  15  )  del  nervo  mediano  con  altro  nerro  del  dorso  del  mon- 
cone mcdesimo. 

17,  18,  due  Ironclii  nei  qnali  si  fende  la  branca  ulnare  ( 3 )  del  nerro  me- 
diano. 

19,  20,  21,  22,  qiiattro  rami  derivanii  dai  due  troncbi  (17,  18)  della 
branca  cnbilale  del  nervo  mediano,  due  da  ciascnn  Ironco. 

23,  24,  25,  26,  altre  qiialiro  ansc  nervosa  della  base  del  moncone,  risiil- 
tanii  dair  anasiomosi  dei  rami  (19,  20,  21,  22)  con  altrettaali  ra- 
mi del  dorso  dello  stesso  moncone. 

27,  28,  due  propagini,  nelle  qnali  si  divide  il  (ilamento  (10)  del  ramo  sn- 
perficiale della  branca  palmare  del  nervo  cnbitale. 

29,  sesta  ansa  nervosa  della  base  del  moncone^  risidlante  dall' anastomosi 
del  ramnscello  (  27  )  del  nervo  cubitale  con  nn  ramo  del  dorso  del 
medesimo  moncone. 

Fignra  X. 

Arteric  profonde  della    faccia  anteriore-infcriore   dell'  antibraccio,  e  della  pal- 
ma  del  M'Micone. 
a,  arlcria  radiale. 
6,  ramo  al  muscolo  supinator  lungo  rivolto  all' eslerno. 

c,  divisione  della  radiale  in  ramo  dorsaie   (rf),  e  in  ramo  palmare   (e). 

d,  ramo  dorsaie    o    continuazione    del    Ironco    della    radiale    che  si  piega  per 

recarsi  sid  dorso  del  moncone. 
d'j  ramo  dorsaie  della  radiale  che  passando  fra  il  Irapezio  e  trapezoide  com- 
parisce  nclla    palma  del  moncone.  Queslo  ramo  anaslomizzandosi   col  ra- 
mo (  1  )  della    cubitale    e    col    ramo    (x)    dell' interossea    forma   F  arco 
palmare  profondo  o  radiale. 

e,  ramo  palmare  della  radiale  tagliato. 


270  Carlo    Soverini 

«',  aileria  die  iiascc  dal  raiiio  dorsalc  profondo  della  radiale  poco  dopo  il 
siio  passagi^io  nella  paliua  dol  moncone^  e  clie  va  a  distribiiirsi  al  pol- 
lii-e  impel  I'ellamciile  sviliippalo. 

/■_,  Qj,  due  laiui  dell' ora  iioiiiiiiata  arleria  ( e' ) ,  ciie ,  giiinti  al  polpastrello 
del  pollice,  si  aiiastoiiiizzaiio  fra  loro  tonieiido  i!  polpastrello  slesso  di 
piccoli  rainetti  teriuinali. 

h^  raiiio  ciibilale  taglialo  delP  arlciia  q  (Fig.  9.)  provenicnle  dall' arco  pal- 
mare siipeifieiale,  die  si  anaslomizza  coll' arleria  digilale  collalcrale  g 
del  polliee. 

ij  origiue  dell' arleria  I  (Fig.  9.)  die  qui  ^  tagliata.  Qiiesta  arleria  (  che 
polrebbe  considerarsi  come  1'  analogo  della  |)riiiia  iiilerossea  palmare  del- 
lo  slalo  noriiiale  )  sormonlaiulo  il  tendine  dei  flessori  corauni  delle  dila, 
e  i  nuiscoli  lombricali  si  fa  snperliciale,  per  dividersi  in  due  rami,  dei 
qiiali  lino  si  anastomizza  col  ramo  cnhilale  dell'  arleria  p  (  Fig.  9.  ) , 
r  allro  col  ramo  radiale  dell' arleria  q  (Fig.  9)^  provenienli  entrambi 
dalla  convessiti  dell'  arco  palmare  siiperficiale. 

k,  arleria  inlerossea  aiileriore. 

/,  divisione  di  quest' arleria  in  due  rami,  iino  anleriore  (m)  1' altro  posle- 
riore  (n). 

m ,  ramo  anleriore  dell'  arleria  interossea  anleriore ,  che  discende  sotto  il  mu- 
scolo  qnadrato  pronalore,  apposilamenle  taglialo,  ed  arriva  fine  alia  pal- 
ma  del  moncone ,  dove  in  x  si  anasioiiiizza  coll'  arco  palmare  profondo. 

n ,  ramo  posleriore  dell'  inlerossea  anleriore. 

0,  Pj  q,  rami  al  miiscolo  quadralo  pronalore. 

r ,  anasloraosi  fra  I'  interossea  anleriore  e  la  radiale  raedianle  piccoli  rami. 

Sj  anaslomosi  fra  l'  interossea  anleriore  c  la  cnbilale. 

t,  ramo  all' articolazione    radio-carpiana    e    all' origine    dei   muscoli  dell' emi- 

nenza  ipolenare. 
u,  V,  due  ramctli  al  lessiilo  cellulare  die  ricopre  le  ossa  del  moncone. 
Xj  anaslomosi  del  ramo  anleriore    dell' interossea   anleriore  coll' arco  palmare 

profondo. 
y,  arleria  cnbilale. 
z,  ramo  palmare  siiperficiale  della  cnbilale  taglialo. 

1,  ramo  palmare  profondo  della  cnbilale,  il  quale  col  ramo  dorsale  profondo 

della  radiale  (</')   concorre  alia    forraazione    dell' arco   palmare  profondo 
0  radiale   (  2  ). 

2  ,  arco  palmare  profondo  o  radiale. 

3  ,  ramo  che  si  disiribiiisce   ai    nuiscoli    dell'  eminenza  ipolenare  ed  al  perio- 

slio  del  qiiinlo  melacarpo  imperfellamenle  sviltippalo. 

4 ,  5  ,  6  ,  tic  rami  dell'  arco  palmare  profondo  2  ,  che ,  col  ramo  taglialo  ( i ) 
possono  considerarsi  come  gli  analoglii  delle  qnallro  arteric  inlerossee  pal- 
mari  dello  slalo  normale.  Qiiesli  Ire  rami  si  anaslomizzano  con  i  rami  7 , 
8j  9   che  derivano  dail' arco  c  rele  dorsalc  del  moncone. 

7  ,  8  ,  9  ,  Ire  rami  della  rele  e  arco  dorsale  del  moncone  ,  i  quali ,  perforati 
gli  spazi  iiiterposli  ai  rndimenti  degli  ullimi  qiialtro  metacarpi ,  si  ana- 
slomizzano coi  rami  4,5,6  dell'  arco  palmare  profondo. 


SOPUA    UNA    Mano    MOSTRUOSA  271 

Figura  XF. 

Ailerie  profonde  della  faccia  posteriore-inferiore  dell'  antibraccio  ,  c  del  dorso 
del  Moncone. 

a,  arleria  pcrforanle  inferiore  o  ramo    posteriore    dell'  inlerossea  anleriore  ta- 

glialo ,  il  quale  in  a'  si  anastoniizza  col  ramo  ( ft )  dell'  interossea  poste- 
riore pure  lagliato :  poscia  disccndcndo  siil  dorso  del  raoncone  finisce  per 
anastoniizzarsi  coi  rami  dorsali  (d ,  d' )  dell' arteria  iilnare  e  radiale. 

b,  ramo  tagliato  dell' interossea  posteriore  che  si  anastomizza  in  (a')  col  ra- 

mo posteriore  dell'  interossea  anteriore. 
6',  rete  anastomolica  che  la    perforante    inferiore  forma  siilla  faccia  posteriore 
dell'  articolazione  radio-carpiana. 

c,  ramo  dorsale  dell' arleria    ulnare ,  il    quale    corre    sulla    faccia  dorsale  del 

raoncone  e  concorre  alia  forniazione  dell'  areata  e  rete  dorsale  del  me- 
desimo. 

d,  anastoniosi  di  qnesto  ramo  colla  perforante  inferiore. 

d',  anastomosi  dclla  perforante  inferiore  colla  radiale  dorsale. 

e,  areata  e  rete  dorsale  del  moncone. 

f ,  ramo  dorsale  dell'  arteria  radiale. 

g,  ramo  della  radiale  dorsale  che  correndo  trasversalmente  contribuisce  a  for- 

mare  1'  areata  e  rete  ora  dette. 

h,  arteria  dorsale  esterna  del  pollice. 

i,  idem  interna. 

k,  ramo  profondo  della  radiale  dorsale,  il  quale  passa  nella  palma  del  mon- 
cone tra  la  parte  media  dell'  osso  innominato ,  formata  dal  trapezio ,  e 
il  Irapezoide. 

/,  m,  n,  tre  rami  dell' areata  e  rete  dorsale  (e),  cbe  perforando  gl' inter- 
stizi  degli  ullimi  qualtro  riidimenti  melacarpiani  passano  nella  palma  del 
moncone ;  merci  qncsti  rami  perforanti  V  areata  e  rete  dorsale  comuni- 
cano  coir  areata  palmare  profonda  del  raoncone  medesimo. 

0;  arteria  dorsale  interna  del  quinto  raetacarpo  imperfettamente  sviliippato. 


[em   Tom  :  VIII 


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Mem  Tom  Vlll. 


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W-m.  Tom:  VIII 


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Mem  Tom  VIII 


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V, 


ESAME  CIIIMICO 

DI  MACCIIIE  PAIITICOIAKI 

DI  APPARENZA  SANGUIGNA 

E  DELLE 

MACCHIE  m  GEIVERALE 

PRODOTTE  DA  VERO  SANGUE 

MEMORIA 

DEL  PROF.  CiV.  GAETAIVO  SGARZI 

(LetU  nella  Sessione  del  12  Febbraio  I8S7.  ) 


L 


„  V  esaminazione  delle  cos*  non  solo  non  deye  es- 
„  seresfugsita  ,  ma  sempre  mai  desiderata;  perciocche 
„  il  vero ,  conforme  e  sua  propriela,  allora  apparira 
„  piii  cerlo ,  qiiando  sara  miralo  con  occliio  piii  fit- 
„  to,  e  piii  perspicace.  Vallisnieri. 

V 
egregio  e  distinto  Medico  Sig.  Dott.  Cesare  Taruffi, 
mio  Collega  arnatissimo,  pailavanii  tempo  fa  del  fenomeno 
di  macchie  paiticolari  die  si  osservano  nelle  pezze,  a 
mezzo  delle  qiiali  si  applica  agl'  ipocondrii  un  cataplasma 
preparato  con  Verbena  fresca,  albiime  d'  novo,  farina  di 
fava ,  e  farina  d'  orzo ;  maccliie  clie  somigliando  moltissi- 
mo  quelle  da  trasudamento  di  sangue ,  mantengono  tutto- 
ra  r  idea  antica,  che  realinente  da  questo  provengano,  e 
che  da  questo  tutta  1'  attivita  risulti  del  cataplasma  me- 
desimo ;  macchie  inoltre  die,  appiinto  perche  riputate  san- 
guigne,  ridiiamano  qualclie  attenzione,  possono  meritare 
delle  considerazioni,  non  deggiono  rimanere  del  tutto  ne- 
glette  e  trascurate. 

Ne  e  gia  che  1'  esimio   nostro  Dott.  Taruffi  avesse  intor- 
no  a  cio  fissata  una  massima,  alcuna  credenza  determinata ; 
T.  viii.  35 


27-i  Gaetano  Sgarzi 

ma  il  moveva  soltanto  certu  tal  qnal  curiosita  d'  esamina- 
re  chiinicamente  il  fenoineno  suddetto,  e  di  voderlo  iiella 
sua  eutita  e  verita  di  causa ;  oude  cosi  distruggere  pur 
uno  alineno  dei  tanti  pregiudizii  chc  1'  iguorauza  conserva 
nell'  Arte  Salutare  ancora ,  ovverosia  disvelare  un  fatto  da 
cui  potrebbero  venirne  delle  utili  ed  interessantissime  con- 
segueuze;  onde  cosi  giustificare  una  piatica  che  fin  qui 
e  a  liteuersi  enipirica,  ovverosia  disiugaunaie  coll'  eviden- 
za  di  falsa  crisi ,  1'  illusa  credulita  sull'  eflicacia  di  una 
cura ;  onde  togliere  cosi  un  errore  popolare  non  meno 
clic  medico,  a  vantaggio  della  scienza  e  della  sofFeren- 
te  unianita ,  ovverosia  rischiarare  colla  fiaccola  del  vero 
una  nuova  via  forse  di  risoluzione,  aperta  dalla  natura  per 
malattie  difficili,  in  quantoche  lente,  croniclie,  ed  ostinate. 

E  diffatto,  il  pregiudizio  che  Cochin  dipinge  sotto  1' eni- 
blenia  di  un  uomo  circondato  da  nubi ,  nientre  sta  guar- 
dando  gli  oggetti  attraverso  d'  un  vetro  colorato  che  ne 
muta  il  veritiero  aspetto ;  il  pregiudizio  che  e  il  piu  te- 
nace  inciampo  della  pratica  salutare,  che  dispregia  i  piu 
sani  consigli  per  accarezzare  le  ridicolezze  piu  insulse , 
che  s'  insinua  non  meno  nelle  chiare  menti ,  che  nelle 
stupide  ed  abbiette;il  pregiudizio  infine  che  piu  di  spes- 
so  nuoce  di  quello  che  giova  od  e  utile,  quegli  per  cer- 
to  si  fu  che  il  Cataplasma  di  Verbena  trasse  lino  a  noi ,  o  lo 
ricondusse  da  Formularii  vetusti,  da  quello  segnatamente  che 
s  intitola  :  Nuovo  Tesoro  degli  Arcani  Farmacologici  di  Pra- 
te Felice  Passera  da  Bergamo  pubblicato  nel  1688  j  essendo- 
che  sperimentalmente  non  e  peranco  provato  il  suo  preteso 
valore  di  spremere  del  sangue  dalla  cute;  da  questa  spremi- 
tura  non  e  peranco  fondatamente  a  dedursene  la  decantata 
sua  facolta  risolutiva;  razionalmente  non  e  peranco  da  am- 
mettersi   1'  indicazione  sua  negl'  ingorghi ,   e   nelle   fisconie. 

La  Verbena  d'  altronde ;  dalle  Are  di  Giove ,  cui  servi- 
va  a  ripulimento;  dalle  Corone  divote  che  s'  intessevano 
a  titolo  d'  olocausto  per  placare  1'  ira  de'  Numi ;  dalla  su- 
perstizione  dei  Druidi  che  la  tenevano  a  propiziazione  di 
grazie  e  favori ,  a  panacea  contro  le  malattie ,  a  concilia- 
trice  d'  affetto  e  d'  allegria ;  dalla  mano  degli  Ambasciatori 


ESAME    GhIMIGO    EC.  275 

Romani ,  quale  segno  di  trattative  c  di  pace ;  passata  la 
Verbena  a  quelle  dei  Medici  e  Natnndisti  del  primi  tem- 
pi, avvegnaciie  ne  paiiano  Galeno  ,  Dioscoride ,  Plinio  {\); 
passata  nella  Materia  Medica  antica,  dove  se  ne  veggono 
decantati  gli  usi  »  in  dolore ,  aliisque  affectihiis  capitis  (a 
r)  frijriflis  hiimorihus )  ,  in  affectibus  Oculorum ,  Pectoris, 
»  in  Tnssi  inveterata ,  in  ohstritctionibas  Epulis  ac  Lienis , 
»  Ictero ,  Torminihiis  ventris ,  Dyssenteria  ,  in  primis  atterit 
»  ac  expelUt  Calniliun  ,  Libidirieni  coercet ,  Fehrim  tertia- 
»  nam  fitgat,  Arthritidcni  rnitigat ,  Vulnera  sanat ,  Partum 
n  facilitat  »  (2);  passata  conseguenteniente,  e  successiva- 
niente  ad  essere  riconosciuta  siccome  calmante ,  deostriien- 
te,  astringente,  non  meno  clie  disseccante,  antisettica, 
vulneraria;  non  e  meraviglia  che  giugnesse  a  servire  perfi- 
no  da  amuleto,  che  se  ne  fanatizzassero  le  virtu,  che  ve- 
nisse  decorata  col   noine  di  Erha  Sacra. 

Perche  poi  pvoveniva  la  Verbena  dagli  Altari,  e  da  sa- 
cre  funzioni ;  perche  la  predicavano  mirabile  i  Sacerdoti 
insieme  ed  i  Medici ;  perche  nelle  tante  e  svariate  appli- 
cazioni  doveva  pnre  darsi  1'  apparenza  o  la  realta  di  qual- 
che  beneficio  o  vantaggio  recato  \  chiara  a  sufficienza  ne 
serge  la  ragione ,  non  solamente  della  specie  di  culto  che 
si  ebbe  in  antico,  e  dell'  essersi  stabilita  una  fama,  ma 
benanco  dell'  essere  perdurato  fino  a  noi  qualche  uso  del- 
la  medesima.  E  sebbene  Multa  renascentiir  quae  jam  ce- 
cidere .  .  .  .  (3),  credo  pero  nel  caso,  che  non  si  tratti , 
circa  la  Verbena ,  che  di  una  continuazione  di  pratica , 
che  possa  avervi  niolto  contribuito  la  manifestazione  delle 
accennate  niacchie  dalla  sua  applicazione  esterna  in  forma 
di  cataplasina,  che  sopratutto  all'  inveterato  pregiudizio, 
anziche  al  sano  criterio  medico,  alia  ragion  patologica, 
si  debba  non  gia  il  repristinarsi ,  bensi  il  continuarsi ,  e 
lo   indicarsi   oggigiorno   questo  rimedio. 


(1)  MatlioU.  Discorsi  nelli  sei  Libri  di  Dioscoride.  Pag.   1106  e  seg. 

(2)  Passera.  Opera  citala.  Lib.  2  pag.  613. 

(3)  Hor.  De  Art.  poet.  Verso  70. 


27 G  Gaetano  Sgarzi 

Checche  ne  sia,  tuttavolta  nou  sara  giudicato  di  lieve 
inomento  1'  esame  di  un  fenomeno  che  e  anche  singolare 
per  se,  prescindendo  dai  fiiii  utilissimi  consecutivi  e  d' im- 
mediato  risultaiuento  uotati  disopra,  il  distruggere  cioe 
un  eiTore  di  piegiudizio,  di  pratica,  di  ciedulita  se  il 
trasudamento  sangnigno  e  flilso,  ovverosia  il  sanzionare  un 
rimedio,  un  deiivativo ,  lui  enuuitorio  se  il  trasudamento 
avviene  in  realta ;  ed  i  quali  lini  ci  avvisammo  col  sullo- 
dato  CoUega  che  si  dovevano  raggiugnere  naturalmente, 
ed  agevolmente,  colla  sola  inspezione  analitica  delle  inac- 
cliit"  pur  soj)ra  nominate.  Concorrendovi  poi  la  circostan- 
za  (Icir  apparenza  di  sangue,  ciie  di  necessita  porta  ad 
indagini  comparative  sopra  macchie  effettivamente  prodot- 
te  da  sangiie ;  questo  lavoro  di  confionto  insieme  e  di 
scrutinio  analitico  essendo  stato  alia  nieglio  per  nie  ese- 
guito ;  ed  avendone  ritratto,  oltreche  un  risultato  di  ve- 
I'ita  intorno  al  fenomeno  in  discorso ,  un  risultato  di  mo- 
dificazione  processuale  intorno  alia  discriminazione  del  san- 
gue ,  sembrami  die  s'  aunienti  a  sufficienza  1'  interesse 
dell'  argornento ;  il  quale  subito  che  tocca  dei  rapporti 
terapeutici,  e  dei  rapporti  chimico-legali ,  egli  e  d'  assai 
presumibile ,  Accadeniici  Prestantissimi ,  che  vi  debba  es- 
sere  in  pregio  e  favore ,  che  vi  possa  giugnere  nuovo  ed 
accetto,  che  la  di  lui  qualsiasi  esposizione  non  vi  abbia 
alnieno  ad  arrecare  noia  e  disniacere.  Cosicche  da  tanta 
confidenza  rafForzato,  ogni  altro  pensiero  lasciato  a  parte, 
ed  alia  benignita  vostra  tutto  abbandonato ,  senza  piii  ven- 
go  a  raccontarvi  quanto  ho  fatto ,  quanto  ho  ottenuto , 
quanto  ho  dedotto. 

Premettero ,  o  Signori ,  che  le  macchie  indotte  dal  ca- 
taplasma  di  Verbena  e  sottoposte  all'  esame,  non  erano 
distinte  1'  una  dall'  altra  od  isolate ,  ma  una  sola  ne  ap- 
pariva  in  ogni  pezza,  continua,  ed  in  grande  dimensione ; 
il  di  loro  colore  decisamente  rossigno,  era  carico  ai  bor- 
di  pill  che  nel  mezzo,  senza  alcuna  sorta  di  lucidezza  o 
di  rilievo ;  sembravano  realmente  come  da  slavatura  di 
sangue.  Guardate  con  una  lente,  vi  si  scorgeva  quasi  un 
velo  di  spessore ,  il    tessuto    nel    luogo    macchiato  era  piii 


ESAME    ChIMICO    EC.  277 

consistente,  era  tolta  la  traspareiiza.  Esposte  all'  aria  per 
lungo  tempo,  il  di  loro  colore  piuttostoche  dirninuire  era 
reso  piu  intense ;  lavaiulole  seinpiicemente  con  acqua  sten- 
tavano  assai  a  sconiparire,  rimaneva  anzi  una  visibile  ini- 
pronta  di  esse,  e  solo  il  liscivio  poteva  dissiparle.  Un  pez- 
zetto  del  tessuto  niaccliiato,  nei  bruciarlo  in  capsuletta 
di  platino  colla  lanipada  ad  alcool,  manifesto  annerimento, 
gontiamento,   odore  enipireiimatico  animale. 

Fin  qui  probabilita  di  sangue  se  riel  cataplasma  non 
entrasse  1'  albuiue  d'  novo,  non  vi  fossero  le  farine  di  fa- 
v^a  e  d'  orzo ,  non  vi  si  potesse  sospettare  qualche  altro 
juincipio  animale  [)er  tiasudatnento  e  pel  contatto  avntu 
coir  econoniia  vivente  nella  parte  ammalata.  Passando  quin- 
di  a  prove  piii  dirette ,  sottoposi  le  macchie  agli  speri- 
menti  indicati  da  Orfila ,  da  Lassaigne  j)articolarmente , 
da  Chevallier,  della  macerazione  cioe  in  acqua  distillata, 
dello  sbattiinento ,  e  del  riscaldamento  di  parte  del  liqui- 
do,  deir  azion  successiva  e  distinta  in  altre  parti  del  me- 
desiino,  dell'  acqua  clorata,  degli  acidi  nitrico  e  tannico, 
della  potassa ;  ma  il  coloramento  rossastro ,  lo  spumeggia- 
re,  il  coagularsi  del  liquido  pei  primi  tentativi,  lo  scolo- 
rarsi  dello  stesso ,  il  precipitare  specie  di  fiocchi ,  ed  il 
ridisciogliersi  di  questo  precipitate  pei  secondi  tentativi, 
non  fece  che  mantenere  il  sospetto  che  si  trattasse  di  san- 
gue ;  mentre  lo  scoloramento  dal  cloro  liquido  ne  sembro 
preceduto  da  qualclie  sorta  di  inverdimento,  e  la  soluzio- 
ne  potassica  olfriva  alcuna  giiisa  di  dicromatismo  per  ri- 
flessione  e  per  trasmissione.  Quello  poi  clie  spinse  al  mas- 
simo  r  illusione  si  fu  1'  osservazione  microscopica,  e  i  da- 
ti  deir  esistenza  del  ferro;  avvegnache  tanto  il  liquido  di 
macerazione  suddetto ,  quanto  la  leggerissima  raschiatura 
del  tessuto  macchiato  e  macerato,  presentarono  del  glo- 
betti  moltissimo  somiglianti  quelli  del  sangue,  e  diseccato 
il  liquido  stesso,  quindi  inceneritone  il  residue  in  un  col- 
la rascbiatura  suddetta ,  poscia  trattata  la  cenere  coll'  aci- 
do  idroclorico,  cacciato  1'  eccesso  di  quest'  acido,  e  spe- 
rimentatovi  il  ferrocianuro  di  potassio,  se  ii'  ebbe  formato 
del  bill  di  Prussia. 


278  Gaetano  Sgarzi 

Colpito  veramente  ila  consimile  analogia  di  risultati  , 
voUi  rivederli  al  paragone  con  quelli  die  mi  avessero  pre- 
seiitato  delle  inacchie  di  vero  sangue  clie  tengo  seinpre 
nel  laboratorio  per  lo  stesso  titolo  di  confionto,  nei  caso 
di  perizia  chimico-legale ;  e  tale  una  idenlita  di  fenomeni 
ne  venne,  da  rendere  perfetta  1'  illusione,  e  da  spingere 
alia  credenza ,  clie  le  niaccliie  da  Verbena  procedessero 
etlettivainente  da  trasudamento  sanguigno.  Se  non  ciie  in 
ricerche  di  tal  fatta  ognuno  dovra  convenire  cpiante  false 
apparenze,  quaiite  sorgenti  d'  errore,  quanti  inganni  si 
possono  incontrare  da  indiuie  un  convincimento  clie  dopo 
poi  si  e  torzati  d'  abhandonare,  pel  sopravvenire  di  risul- 
tati contrarii ,  per  ragioni  superiori,  per  opposti  fatti  che 
non  ammettono  eccezioiie.  D'  altronde  sono  da  ricordare 
le  giuste  riflessioni  d'  Orfila  all'  asserto  di  Dulong  circa  i 
globetti  caratteristici  e  distintivi  del  sangue  diseccato,  e 
le  esperienze  fatte  in  compagnia  di  Lebaille  che  vi  con- 
trappose  (1);  sono  da  considerare  le  assolute  affinita  di 
caratteri  fra  gli  albuminoidi  ed  altre  materie  organiche ,  e 
la  facilita  puranco  a  presentarsi  sotto  forme  globulari ;  so- 
no da  esaminare  le  circostanze  di  trovarsi  il  ferro  in  una 
iniinita  di  corpi ,  e  del  non  aversi  poi  sempre  alio  scru- 
polo  e  nella  maggiore  evidenza  tutti  li  dati  delle  esperien- 
ze. Troppa  infine  e  la  singolarita  del  trasudamento  san- 
guigno di  cui  si  va  in  traccia ;  troppa  la  delicatezza  dei 
chimici  artificii  dei  quali  e  d'  uopo  servirsi  nella  ricerca; 
ti'oppa  r  indecisione  in  che  lasciano  pur  nullameno  dei 
risultati,  in  sulle  prime  ottenuti ,  quand'  anche  favorevoli 
alio  scope  desiderate  ! 

Egli  e  percio  che  credetti  di  ritentare  gli  esperimenti ; 
seguendo  il  processo  di  Brame  (2) ,  onde  avere  la  verifi- 
cazione  di  un  insieme  di  caratteri ;  amtnettendo  1'  un  do- 
po r  altro  i  metodi  di  Zollikofer  e  di  Hoff  per  contrasse- 
gnare  1'  albumina    1'  ematina    il  ferro ,  i   metodi   di  Rose  e 


(1)  Giornale  di  Farmacia-Chiniica  ec.  dpi  Dnit.  Callanco.  Vol.  6  pag.  320. 

(2)  Annali  di  Cliimica  applicata  alia  Medicina  del  Dot).  I'olli.  Vol.  3  pag.  22. 


EsAME  Ghimico  eg.  279 

di  Moride  per  constatare  particolarmente  la  fibrina  gli  al- 
buminoidi  la  materia  colorante,  i  inetodi  di  Braconnot  e 
di  Piria  per  avere  anclie  piii  evidente  la  presenza  della 
fibrina,  del  pari  clie  il  proporzionale  della  globulina  col 
reageiite  di  Dertazzi,  e  la  qiialita  perfino  in  genere  di 
materia  organica  fibrinoide  disciolta,  niediante  1'  osserva- 
zione  alio  stato  sferoidale  di  Boutigny;  e  non  lasciando  in 
tutto  questo,  d'  adoperare  1'  aiuto  del  confronto,  di  ripe- 
tere  pazientemente  ciascuna  esperienza  suUe  macchie  da 
sangue  siccome  sii  quelle  da  Verbena,  di  livellare  con 
tutta  la  circostanza  i  moltiplici  risultati  clie  fossero  per 
ottenersi ,  a  dissipaniento  delle  apprensioni,  a  schiarimeii- 
to  d'  ogni  dubbio,  ed  a  maggiore  convincimento  della  ve- 
rita,   di   qualsiasi   modo ,   che  avesse  a  risultarne. 

Le  quali  cose  per  certo  non  occorrevano  in  siffatta 
estensione,  quando  che  date  a  quest'  unico  scopo  soltanto, 
di  svelare  la  natura  delle  niaccbie  di  Verbena;  ne  sareb- 
be  stato  ragionevole  un  cosi  lungo  lavoro,  e  tanto  ripete- 
re  di  indagini,  senza  1'  intendimento,  che  io  mi  era  nello 
stesso  tempo  prefisso,  di  valutare  cioe  la  portata  di  con- 
siniili  mezzi  nel  diretto  esame  di  Jnaccbie  sospette  di  san- 
gue in  rapporti  chimico-legali.  Ella  e  si  grave  1'  idea  di 
concorrere  coi  Tribunali  ad  un  giudizio  di  vita  o  di  mor- 
te,  che  qualsiasi  sforzo  si  dia  per  sorreggerlo  e  drizzarlo 
al  vero,  sara  sempre  da  commendare  da  benedire.  Che  se 
poi  inoltre  nell'  atto  di  farsi  capace ,  niediante  1'  esperien- 
za, di  ricalcare  le  orme  da  altri  segnate ,  si  ha  in  mira 
di  pure  agevolare  in  alcuna  guisa  1'  aspro  cammino  che  si 
deve  percorrere,  e  di  alleviare  la  penosa  fatica  che  si 
soffre  per  la  contenzionc  dello  spirito  e  per  la  preoccupa- 
zione  dell'  aninio  in  consiniili  frangenti ;  non  vi  ha  cred' io 
chi  possa  condannare  d'  inntilitii,  o  chi  non  debba  trova- 
re  invece  giustificato  ogni  lavoro  suddetto,  egualmenteche 
ogni   modo  di   pensiero,   e  di  studio  relativo. 

II  perche  mi  feci  adunque  a  seguire  Brame  nel  sotto- 
porre  del  liquido  avuto  dalla  macei'azione  d'  ambedue  le 
([ualita  di  macchie,  alia  spontanea  evaporazione,  indi  al 
discccamento  sopra  lastre  di  vetro ,   quindi  al   microscopio; 


280  Gaetano  Sgarzi 

nonche  altre  porzioni  del  liquido  stesso  al  calore ,  al  clo- 
10,  alia  potassa,  all'  acido  nitrico,  all'  acido  acetico,  alia 
tintnra  di  galla;  e  debbo  confessare  d'  averne  tratfi  de- 
g['  indizi  pressoclie  egiiali,  consistendo  le  varieta  in  diver- 
se piccolo  apparenze,  di  colore,  d'  inalbamento,  di  coa- 
gulo,  di  piecipitato  pocliissinio  rilevanti.  A  tal  die  volli 
aggiugriervi  la  calcinazioiie,  e  la  ricerca  del  feno  per  coni- 
pletaie  le  indagiiii,  e  in  un  conferinare  senipre  piii  1'  aiia- 
logia  risiiltante,  che  n'  ebbi  di  fatto.  Tuttavolta  degl'  in- 
dizi d'  albuiiiina ,  di  fibrina,  di  colorainento  rossigno  non 
bastano  a  caratterizzaie  delle  inacchie  di  saugiie  clie  allo- 
ra  quaiido  le  prime  sono  constatate  seiiza  eccezione  ed  il 
terzo  sperinieiitato  pioveniente  dall'  einatosina  ;  lo  che  non 
essendolo  fin  qni  nel  caso  nostro,  e  dai  tentativi  eseguiti, 
ne  essendolo  con  quella  precisione  se  non  altro  e  qiiella 
cliiarezza  che  sono  necessaries  mi  determinai  a  trattare  al- 
tro liquido  di  macerazione ,  da  macchie  sempre  da  sangue 
e  da  Verbena,  e  ad  esempio  di  ZoUikofer  (1);  prima  col 
calore,  e  a  facilitare  poscia  il  coagulo  con  goccie  d'  acido 
acetico ;  separato  detto  coagulo ,  ridiscioglierlo  colla  potas- 
sa caustica;  e  taiito  su  questa  soluzione,  quanto  sul  liqui- 
do lasciato  dal  coagulo  medesimo ,  versarvi  dell'  acqua  clo- 
rata  per  ottenerne  precipitati  albuminoidi.  I  qiiali  non 
tardarono  a  manifestarsi ;  ma  come  si  ebbero  questi  preci- 
pitati pressoche  eguali  da  entranibe  le  qualita  di  macchie; 
dalla  parte  di  quelle  da  Verbena  non  si  dimostro  la  solu- 
zione potassica  perfettamente  dicromatica,  quale  dalla  par- 
te delle  macchie  di  sangue.  E  comeche  questo  fenomeno 
e  dei  piii  importanti  per  1'  ematosina ;  e  comeche  dessa  e 
la  sola  materia  colorante  rossa  organica  che  contiene  del 
ferro ;  cosi  mi  diedi  a  scuoprirlo  nei  liquidi  sopranuotanti 
li  precipitati  albuminoidi  dopo  il  trattamento  coll'  acqua 
clorata ,  mediante  il  solfocianuro  di  potassio.  Ne  poco  me- 
ravigliai  in  vedendo  comparirne  il  bel  color  rosso  caratte- 
ristico  solamente  dal  lato  della  macchia  di  sangue,  doveche 


(t)  Jour,  de  Chim.  Med.  etc.  Tom.  I.  Ser.  IV.  pag.  699. 


ESAME    ChISIICO    EC.  281 

nulla  dair  altro  lato,  o    dalle    macchie   di  Vei'bena,    cora- 
parvo   di   simile  coloraniento. 

Maiiili'sto  seinl)iava  fjiiiudi  die  il  non  esservi  ferro  nel- 
le  macchie  da  Veilieua  decidesse  la  quistione  in  esame, 
se  non  fossevi  la  circostanza  clie  nelle  sopracceiinate  espe- 
rienze,  ed  in  quelle  a  seguito  del  piocesso  di  Brame,  ne 
erano  soititi  indizii  chiaii  abliastanza  ed  assoluti.  L'  assi- 
curarsi  bene  adiinque  di  cio  divenne  una  necessita ,  e 
trascelsi  a  tale  effetto  1'  artificio  di  Hoff  (I)  il  (juale  dal- 
r  avere  piovati  gli  albuminoidi  in  macchie  sospette  col 
mezzo  coinune  della  macerazione ,  e  coi  reagenti  die  sono 
atti  a  precipitarli ,  e  piu  coll'  esplorarvi  la  suscettivita 
della  putrefazione  all'  aria ;  rispetto  alia  materia  coloran- 
te,  passa  a  trattare  porzione  delle  macchie  con  alcool 
contenente  acido  solforico,  ad  evaporarne  a  secco  il  li- 
quido  otteuuto,  indi  ad  incenerirne  il  residuo,  die  disciol- 
to  poi  coir  acido  nitrico  lo  sperimenta,  rispetto  alia  pre- 
senza  del  ferro  ,  a  mezzo  del  ferrocianuro  di  potassio. 
Tutto  die  infatti  mi  fu  dato  verificare  nelle  macchie  si 
deir  una,  die  dell'  altra  specie,  financo  alle  stesse  trac- 
cie  del  ferro.  Ma  nuUanieno  essere  poteva  forse  die  que- 
sto  ferro,  ora  manifestatosi  dove  altra  volta  non  erasi  ve- 
duto,  nelle  macchie  cioe  di  Verbena,  fosse  proveniente 
dall'  erba  medesima  o  dalle  pezze  su  cui  poggiata  in  for- 
ma di  cataplasma ,  estrattovi  dalla  forza  del  solvente  ado- 
perato.  Al  die  scliiarire,  non  tardai  a  ripetere,  egualmen- 
te  sopra  porzioni  di  tessuti  non  macchiati ,  1'  azione  del- 
r  alcool  con  acido  solforico,  il  diseccamento  dei  li([uidi, 
e  r  inceueriinento  dei  di  loro  residui,  nonche  1'  inceneri- 
mento  di  porzione  di  Verbena;  ma  non  fu  tardo  neppure 
lo  accerlarmi,  dappertutto  in  egualc  maniera,  della  esi- 
stenza  sempre  del  ferro.  Che  fare  quindi  neU'  incertezza 
die  ne  conseguiva  e  rimaneva;  molto  piu  die  un  dato  so- 
lo si  aveva  escludente  il  sangue  nelle  macchie  di  Verbena, 


(t)   Anmi.uin  (li-llo    Srionze    Cliim.    Fann.  c  Medico-Legali    di  G.  B.  Sem- 
beniiii.  Amio  18i6  pag.  3i8. 

T.    VIII.  36 


282  Gaetano  ScAnzi 

e  quelle  pei'tanto  era  il  ferro ;  molto  piu  che  il  medesi- 
mo  ferro  era  risultato  da  tutti  gli  antecedenti  fatti  in 
tutte  le  macchie  egualmente,  in  traccie  se  iiou  altro ; 
molto  pill  clie  in  questo  caso  unico  era  avvenuto  di  os- 
servare  tale  dilTerente  risultanieiito? 

A  giiista  ragioiie  parve,  nella  contingenza,  il  dovere 
esperini(Mitaie  degU  altii  niezzi  che  sono  proposti  per  I'in- 
vestigazione  delle  niaccliie  di  saiigiie.  E  per  questo  si  fu 
che  lion  rispariniai  con  Rose  (1),  dopo  la  inacerazione 
delle  macchie,  il  coagiilaniento  del  liquido,  e  lo  scioglie- 
re  il  coagulo  collf^  potassa  caiistica,  in  conformita  degli 
antecedenti,  di  adoperare  sopra  detta  soluzioue  il  cloro 
liquido ,  e  1'  acido  nitrico  per  gli  albuminoidi ;  non  rispar- 
miai  con  3IoricIe  (2) ,  oltreche  la  potassa  caustica  hoUente 
e  direttamente  siille  macchie,  per  distingueile  dallo  sco- 
lorarsi  o  dall'  annerire ,  il  trattaniento  in  un  tuho  affila- 
to  con  misciiglio  di  soda  e  di  calce  per  averne  reazione 
alcalina  su  cartine  blu  arrossate  da  un  acido,  e  senqire 
per  rigiiardo  agli  albuniinoidi ;  non  risparmiai ,  segnata- 
mente  per  lo  stesso  rigiiardo  delia  fibrina,  con  Bracon- 
not  (3)  r  immergere  in  acqua  alcalizzata  con  ammoniaca 
dei  pezzi  di  tessuti  macchiati ,  ed  altri  pezzi  di  tessiiti 
pure  macchiati  ma  dilavati  innanzi ,  ed  anco  lisciviati ,  e 
sul  liquido  otteniito  lo  sperimentarvi  1'  azione  dell'  acido 
acetico,  e  dell'  acido  nitrico;  del  pari  clie  con  Piria  (4-) 
la  distriizione  del  legnoso  mediante  1'  acido  soUorico  con- 
centrato ,  onde  osservarne  1'  avanzo  fibrinoso  per  lo  piu 
costante  nei  tessuti  stati  macchiati  quantunque  lisciviati, 
e  la  reticella  gelatinosa  superstite  al  caustico ,  che  ne  puo 
essere  1'  indizio ;  non  rispariniai  in  fine  col  Prof.  Bertaz- 
zi  (5)  r  acqua  jodata,  a  goccie  nel  liquido  di  inacerazione 


(1)  Aiinali  di  Cliimica  siiddelli  del  Doll.  Polli.  Vol.  22  pag.  129. 

(2)  Jour,  de  Chiin.  Med.  sudd.  Tom.  IV  Ser.  Ill  pag.  615. 

(3)  Gioiiuile  Callaneo  siiddcllo.  Vol.   41    pag.   133. 

(4)  Jotir.  de  Cliini.   Med.  siidd.  T.  IV  Ser.   Ill   pag.    163. 

(5)  Anniiar.  delle  Scieiize  Cliiiii.  Farm,  di  Seuibetiini  siiddello.  Anno  1841 
pag.  201. 


ESAME     ChIMICO    EC.  283 

delle  macchie ,  per  vederne  il  coloramento  rossastro  e 
senza  sollecito  precipitate,  ovverosia  di  qualche  giiisa  al- 
triinenti  per  1'  uno  e  per  I'altro,  a  seconda  della  pre- 
senza  od  assenza,  della  maggioranza  o  ininoranza  della 
globuliiia;  e  con  Bout'igny  (1)  di  ridurre  il  solito  lifjuido 
di  inacerazione  delle  niacchie  a  sferette  in  una  capsula 
d'  argento  riscaldata  a  rosso,  c  di  togliervi  e  ripristinarvi 
interpolatamente  colla  potassa  e  coU'  acido  idroclorico,  e 
viceversa  la  trasparenza  e  1'  opacita ;  lo  che  e  distintivo 
di  albuminoidi   disciolti. 

Una  tanta  moltiplicit^  di  tentativi  non  basto  tuttavia  a 
fare  conseguire  I'  intento  di  conoscere  1'  intinio  delle  mac- 
clue  del  cataplasma  di  Verbena,  il  quale,  intimo  quasi 
fosse  il  nodo  gordiano,  o  uti  enimma  della  Sfinge  di  Te- 
be ,  niantenevasi  indisciolto  tuttora  ed  inesplicato ;  ne  aven- 
dosi  in  aiuto  la  spada  d'  vVlessandro,  ne  il  senno  di  Edi- 
po ,  minacciava  il  riscbio  di  doversi  abbandonare  1'  iinpre- 
sa  qual  cosa  di  esito  inattendibile  sperimentata,  e  di  do- 
versi incontrare  cosi  in  una  dispiacenza  sensibilissima,  sebbe- 
ne  non  si  trattasse  dell'  inipero  dell'  Asia ,  come  pel  nodo 
gordiano,  o  di  rimanere  Irucidato,  come  per  1'  enimma 
della  Sfinge  Tebana.  Pero  sopravenne  un  fatto,  di  piccola 
entita  per  se,  e  tale  nullostante  che  come  la  colonna  di 
fuoco  per  gli  Ebrei  al  passaggio  del  mar  rosso,  servi  per 
me  di  luce  a  dissipare  1'  oscurita,  e  togliere  il  mistero  del- 
le macchie  di  cui  ci  occupiamo ;  ed  ecco  come  ando  la 
bisogna. 

Fermo  che  gli  albuminoidi  appartengono  ad  alfri  umori , 
oltreche  al  sangue ;  fermo  che  1'  ematosina,  piu  ancora 
della  fibrina,  ne  costituisce  1'  essenzialita  distintiva;  fermo 
che  le  iiubigini  sopra  descritte,  concludenti  per  esito  ot- 
tenuto  in  qnanto  agli  albuminoidi,  non  lo  erano  state  in 
quanto  alia  materia  colorante,  ed  al  ferro ;  volli  ripeterle 
per  r  uno  e  per  1'  altro  insieme,  col  solito  confronto  fra 
il  sangue    e    la  Verbena    rispettivamente    alle    macchie    da 


(1)  Annuario  siiddelto  Anno  \%Ai  pag.  510. 


28i  Gaetano  Sgarzi 

entrainbi ,  ed  esclusivamente  colla  sempUce  sospensione 
neir  acqiia  distillata  per  osservarne  il  colorainento ,  col 
trattarne  il  liquido  coll'  acido  nitrico  per  disceruerne  il 
precipitato  od  il  coagulo,  e  coll'  iiicenerire  poscia  il  tut- 
to  onde  nel  residiio  esplorarne  la  piesenza  del  ftnio.  Per 
tal  modo,  noil  essendovi  possibile  altra  giiisa  d'  estrazione 
di  essa  materia  coiorante,  ebbi  una  non  molto  sensibile 
differenza,  di  grado  piuttostoche  di  qualita,  nei  colori  dei 
liqnidi,  e  nelli  precipitati,  bensi  assoluta  1'  esclusiva  del 
ferro  nelle  ceneri  delle  niacchie  da  Verbena  j  questo  peral- 
tro  se  adoperavo,  dopo  1'  acido  idroclorico  e  dopo  il  cac- 
ciarne  1'  cccesso,  il  sollociannro  e  non  gia  il  ferrocianuro 
di  potassio  \  iinperocche  ogni  volta  che  di  questo  mi  ser- 
vivo  a  reagente,  ottenevo  il  segnale  del  ferro,  ogni  volta 
che  deir  altro,  niun  indizio  di  ferro  mi  era  dato  avere. 
E  tale  siiigolarita  di  fatto  appunto  che  conciliava  la  ra- 
gione  deir  esito  contrario  nelle  esperienze  disopra  accen- 
nate  dove  lo  stesso  ferrocianuro  di  potassio  aveva  agito, 
e  deir  esito  eguale  dove  invece  era  concorso  il  solfocianu- 
ro ;  tale  fatto  che  -assicurava  bene  dell'  esito  delle  espe- 
rienze, mentre  toglieva  un  errore  di  osservazione,  e  diffi- 
dava  la  porfettibilita  di  lui  reagente  finora  riputatissimo; 
tale  fatto  clio  puo  dirsi  inaspettato,  quello  fu  linalmente 
che  decidendo  della  mancanza  del  ferro  nelle  niacchie 
prodotte  nelle  pezze  dal  cataplasma  di  Verbena,  sonnnini- 
stro  il  dato  nnico  e  positivo  invano  fin  qui  ricercato ,  on- 
de poter  giudicare  die  le  medesinie  non  provengono  al- 
trimenti  da  sangue. 

Perclie  poi  a  simile  giudicato  non  mancasse  estremo 
alcuno ,  e  fosse  in  tutto  e  per  tutto  ridotto  a  verita;  pro- 
curai  asgiugnervi  pure  dei  dati  di  controprova.  Infatti  pre- 
parato  il  cataplasma  suddetto  di  Verbena,  e  niantenuto 
fra  pezze  per  alciin  tempo  in  una  stufa  a  tepido  calore, 
macciiio  le  dette  pezze  siccome  fosse  stato  applicato  sulle 
parti  affette  da  malattia.  Dietro  una  pratica  indicata  da 
Raspail  {\) ,  fatto  impasto  colla  Verbena  e  1'  albume  d' no- 
li) Gioniale  Caltaneo  suJilelto   Vol.   7  pag.  301.  Vol.  8  pag.   63. 


ESAME     ChIMICO    EC.  285 

vo,  e  costituitone  una  specie  di  cataplasma,  che  tenni 
fra  pozze  per  lo  stesso  spazio  di  lempo,  ed  alio  stesso 
grado  di  temperatuia,  ne  risidto  una  iiiaeeliia  rossastra 
eguale,  tanto  a  quella  del  vero  cataplasma  di  Verbena  gia 
Stato  al  contatto  dell'  ecoiioniia  aniiiiale,  qiianto  a  qiiella 
dello  stesso  che  era  stato  solainciite  esposto  alia  stufa. 
Altro  impasto  fatto  ad  uso  di  cataplasma;  egiialmente  col- 
r  albume  e  le  farine  d'  orzo  e  di  lava ;  egualmente  man- 
teniito  ill  stufa;  e  coiulizionato  egualmente  fra  pezze,  non 
somministro  per  avventura  una  maccliia  che  potesse  dirsi 
eguale  alle  altre.  Assoggettando  di  cotali  macchie,  che 
diremnio  artificiali ,  a  moiti  degli  esperimenti  di  confron- 
to  disopra  discorsi ,  ed  al  paragone  inassime  colle  macchie 
del  cataplasma  di  Verbena  stato  in  contatto  dell'  econo- 
mia  vivente,  se  ne  sono  ottenuti  degli  analoghi  risulta- 
menti.  Che  cercare  di  piu  conseguentemente,  onde  af- 
francare  delle  deduzioni,  che  di  per  se  stesse  da  cio  di- 
sceudono !  Da  tutto  il  sin  qui  detto  adunque  egli  e  da 
concluderne  : 

Che  le  macchie  che  veggonsi  formate  dall'  applicazione 
del  cataplasma  deostruente  risolvente  ec.  di  Verbena ,  non 
sono  da  trasudamento  sanguigno ,  bensi  da  un  principio 
colorantc  della  Verbena  stessa. 

Che  questo  principio  colorante  differisce  dall'  ematosina, 
ancora   perclie  non   contienc  ferro  fra  i   suoi   elementi. 

Che  r  analogia  osservata  in  diversi  rapporti  fra  tali 
macchie  e  quelle  da  vero  sangue ,  e  da  attribuire  se  non 
alia  detta  materia  colorante  per  la  sua  parte,  per  tutto 
il  resto  certamente ,  ai  materiali  albuminoidi ,  feculenti  ec. 
che  entrano  nella  composizione  del  cataplasma  medesimo. 

Che  r  ap])licazionc  di  esso  cata|)lasma  e  totalmente  a 
dichiararsi  empirica  e  da  abbandonare ,  quando  da  altra 
attivitii,  fuorche  dal  presupposto  trasudamento  sanguigno, 
non  possa  esserne  giustificata  1'  indicazione. 

Che  se,  in  fatto  di  medicamenti,  e  a  dirsi  un  acquisto 
utile  il  trovarne  dei  nuovi,  qnante  volte  pero  corrispon- 
dano  neir  esito  favorevole ;  non  e  da  altra  parte  a  rite- 
nersi  del  tutto  privo  d'  interesse  il  disvelare  falsa  la  facolti 


286  Gaetano  Sgarzi 

di  alcuni  anclie  in  uso  giaiulissiino,  quandoche,  se  non 
altro,  quest' uso  inefficace  toglie  1'  opj)ortuiiit;V  spesso  del- 
1'  uso  di  quelli  clie  sono  dotati  di  assoluta  virtu ,  e  di 
provata  utilit;\. 

Se  non  die  a  cio  limltato  non  intendo ,  lo  sapete  o 
Signori,  pur  solaniente  il  mio  dire,  e  questo  mio  qualsia- 
si  lavoro ;  clie  anzi  aspiro  innalzarlo  a  qualclie  niiglior 
punto  d'  interesse,  rivolgendolo  di  subito  al  lato  del  la  di- 
scriniinazione  delle  maccliie  da  sangue ,  e  piegandolo  verso 
i  rapporti  chimico-legali ,  in  cui  nulla  puo  avervi  tl'  cqui- 
valente  ])er  esse  macchie,  nel  grado  d'  iniportanza,  e  nel- 
r  alto  valore. 

Dappoiche  alia  disamina  di  maccliie  d'  apparenza  san- 
guigna,  che  era  per  me  a  farsi,  conseguitava  indispensa- 
bile  la  pratica  dei  mezzi  valevoli  per  quelle  sospette  di 
crimine ,  e  come  vi  esposi ,  adoperai  appunto  i  piii  rino- 
mati  e  sanzionati  da  insigni  Periti  Chimici ;  ne  risulto  di 
conserva,  che  di  nuovo,  ed  in  maggiore  estensione  mi  si 
schierarono  innanzi  le  difficolta  di  travaglio  immense  che 
vi  si  daniio ,  le  incertezze  gravissime  fra  le  quali  e  d'  uo- 
po  aggirarsi ,  le  estreme  necessita  che  per  tutto  occorro- 
no  di  premunirsi  da  illusioni  da  errori  facili  ad  un  tem- 
po ed  assai  fatali.  Purtroppo  mi  e  avvenuto  nel  lungo 
sperimentare  in  passato ,  prescindendo  dal  presente  che 
non  e  stato  breve ,  di  rimarcare  :  quanto  sono  rari  i  casi 
nei  quali  le  macchie  di  sangue  da  esaminaie  si  presenta- 
no  coi  loro  caratteristici  bene  distiiiti  e  marcati :  quanto 
piu  spesso  le  si  vedono  slavate  e  con  ogni  sorta  d'  artifi- 
cii  distriitte  o  quasi  distrutte:  quante  le  volte  nelle  qua- 
li rinveugonsi  confuse  da  loidure  o  da  macchie  d'  altra 
natura.  Egli  e  quasi  impossibile  1'  averle  sott'  occhio  re- 
cent! e  tali  cui  1'  aria,  se  non  altro,  ed  i  comuni  eleinen- 
ti  stessi  non  abbiano  prodotto  del  cambiamento  ed  intrin- 
seco  ed  estrinseco.  Egli  e  ovvio,  secondo  che  deducono 
parimenti  per  le  pioprie  esperienze,  ChevalUer ,  e  Dal- 
piaz ;  »  che  si  possono  distrnggere  le  macchie  di  sangue 
»  col  liscivio,  e  colla  semplice  lavatura  ancora  all'  acqua; 
»  che  cio  e  piu  facile  quanto  piii  le  macchie  sono  recenti; 


EsAME    ChIMICO    EC.  287 

»  che  qiiand'  anclie  non  le  si  distruggano  interamente, 
»  seiiiprc  pero  se  ne  toglie  tale  quaiitita  da  rendere  im- 
»  possibile  il  giudizio  su  di  esse  »  (1).  Egli  e  istinto  del 
reo  il  procuiaie  di  nascondere  per  ogni  guisa  queste  par- 
laiiti   tiaccie  del  suo   delitto. 

Olid'  e  che  le  risorse  recate  sognatamente ,  dall'  acqua 
aninioiiiacale  di  Braconnot,  dall'  alcool  con  acido  solforico 
di  Ilojf,  dair  acqua  clorata  di  Zollikoffer ,  cui  si  puo  ag- 
giugiieie,  qiiella  dell'  acido  ipocloroso  di  Persoz  (2),  qiiel- 
la  deir  acido  idroclorico  di  Moriri  (3) ,  e  quella  del  mi- 
scuglio  di  soda  e  di  calce  di  Moride ;  sono  lontane  dal 
prestare  1'  aiuto  che  la  di  loro  aggiustatezza  senibrerebbe 
dovere  riproniettere  ;  sono  soggctte  alia  vaiiabilita,  ed  in- 
costanza  di  effetti  che  consegnitano  tutti  gli  altri  mezzi 
di  scrutinio  e  di  I'icerca  in  ogni  tempo  proposti;  sono  ta- 
li che  riescono  il  piii  di  frequente  inutili,  e  solo  qualche 
volta  giovano ,  in  cumulo  poi  anclie  riunlte,  anziche  se- 
paratauicnte  adoperate;di  guisa  die  egli  e  forza  conchiu- 
dere  con  Favrot:  Que,  dans  nn  cas  de  medecine  legale, 
il  faiit ,  pour  aff^rincr ,  que  toutes  les  reactions  conniies  vien- 
nent  s'  oppnyer  mutitellement ,  et  que  ce  n  est  que  de  leur 
reunion  que  pent  resulter  la  preuve  que  les  taclies  exami- 
nees sont  hien  des  taches  de  sang  (i). 

Essendoche  d'  altronde  e  provato  ;  che  non  si  puo  di- 
partire  dagli  allmnoidi  o  protcici ,  dall'  ematosina,  e  dal 
feno  nella  disquisizione  dcUe  macchie  da  sangue;che  fra 
gli  albiuninoidi  la  fibiina  segnatamente  e  quella  cui  si  de- 
ve  diiiggere  inaggioie  1'  attenzione  ;  che  questa  fibiina 
sopiatutto  e  la  piii  persistente  ai  tentativi  avvanzati  per 
distiuggere  le  macchie  medesime.  E  provato  parimenti ; 
che  dove  la  materia  colorante  del  sangue  puo  venire  fa- 
cilmente  tolta  e  separata ;  il  ferro  iiivece  puo  anche  esi- 
stere  per  parte  degli  stessi  tessuti  niacchiati,  contenutovi 


(1)  .lour.  (le  Cliim.  Med.  siuld.  Tom.   V  Scr.  Ill  pag.  661. 

(2)  Ji.iir.  de  Cliiiii.   Med.  siidd.  Tom.   1  Ser.   Ill   pa^.   186. 

(3)  Gioinale  sudd.  'I'oni.   IX  Ser.   Ill   pag.   744. 

(4)  Jour,  dc  Cliim.   Med.  sudd.  Tom.  I  Ser.  IV  pag.   702. 


288  Gaetano  Sgarzi 

fra  i  di  loro  elemcnti;  clie  altrc  materie  od  allro  cause 
possono  poitare  del  coloiamento  in  rosso ,  senza  che  il 
ferro,  per  la  ragione  suddetta,  garantisca  senipre  della 
presenza  del  saiigue ;  che  lahilissinio  e  il  coloraiiieuto  in 
verde  che  produce  il  cloro  nell'  einatosina  prima  di  sco- 
lorarla,  siccoine  ilhisorio  facilmente  il  dicromatismo  che 
ne  acquista  la  soluzione  potassica.  E  provato  inoltre;  che 
la  stessa  tihrina  piio  cangiare  di  solubilita  in  certi  suoi 
solventi  dall'  esserc  di  fresca  o  di  antica  data  e  lo  cspe- 
rimento  Draconnot  pure  (1);  clie  non  diversamente  si  di- 
mostra  costaute  nel  niodo  caratteristico  di  suo  precipitato 
pei  reagenti  niedesiini ;  die  le  altre  distinte  sue  proprie- 
ta  diff'erenziali  fra  gli  albuininoidi,  sono  facilmente  con- 
fondibili,   e  in  un  discernibili   con   altrettanta  diflficolta. 

Per  lo  che  non  e  giammai  soddisfatto  il  sentito  bisogno 
di  un  mezzo  migliore  per  la  verilica  delle  macchie  di 
sangue ,  non  e  tranquIUo  1'  animo  giammai  nel  fare  iiso 
di  quelli  clie  vi  sono,  non  e  riposata  giammai  conseguen- 
temente  la  smania  di  fame  ricerca  di  nuovi.  E  se  questo 
e  in  chimici  espertissimi,  di  dovizie  pieni  per  essere  giu- 
dici ,  per  rispondere  ai  quesiti  del  foro  criminale,  e  lo 
dimostrano  le  incessanti  proposte,  i  recenti  processi  che 
ne  vengono  tuttogiorno ;  come  non  deve  esserlo  in  me 
meschinissimo  di  scienza  e  d'  arte ,  di  valevoli  forze  po- 
verissimo ,  e  che  pur  di  spesso  richiesto ,  debbo  azzardare 
a  farla  da  perito  ?  Puo  dirsi  invero  che  la  necessita  so- 
spinge  al  coraggio ,  che  V  opportunita  ([nasi  inspira,  che 
r  esercizio  addestra  d'  alcuna  maniera  tutti,  quando  io  ho 
posta  mano  ad  esperimentare  ulteriori  mezzi  d'  investiga- 
zione  delle  macchie  sanguigne,  quando  io  le  ho  assogget- 
tate  a  tentativi  od  inusitati  o  modificati,  quaudo  io  mi 
sono  dato  all'  intendimento  di  raggiugnere  qualche  scopo 
in  si  delicato  ed  arduo  rapporto;  ed  il  poco  frutto  che 
tuttavia  ne  ho  colto,  che  poco  esscr  doveva  veramente 
nelle  mie  circostanze,  in  poche  parole  eccovelo  esposto. 


(1)  Join-,  (le  Cliim.  .Med.   siidtl.  Tom.  X  Ser.  II  pag.   704. 


EsAME    ChIMICO    EC.  289 

Riflettendo  clie  le  macchie  da  sarifjue  o  mantengono 
alcuu  die  del  proprio  colore ,  o  sono  state  cancellate  per 
mode  da  non  rimanerne  che  delle  traccie  od  una  sempli- 
ce  inipronta;  riflettendo  che  i  tessnti  sii  cui  poggiano  ta- 
li maccliie,  ([iiantuiique  bianchi  alcniia  voita,  sono  piii 
di  sovente  colorati  od  inibrattati  da  lordure,  per  cui  fa- 
cilmente  riniangono  velate  e  nascoste;  riflettendo  che  le 
stesse  macchie  possono  essere  state  prodotte  da  tutt'  altro 
die  da  sangiie.  Da  altra  parte ;  consideraiido  che  il  cloro 
non  distrugge  gli  alhuminoidi  o  la  fibrina  siccome  certe 
materie  coloranti  organiche ;  considerando  che  il  cloro  per 
questo  designa ,  ove  pur  siavi ,  la  (jiialita  della  materia 
colorante,  meiitre  non  pregiudica  quelle  degli  altri  de- 
menti costitutivi  delle  macchie  di  sangue ;  considerando 
che  il  cloro  coll'  imbiancare  i  tessuti ,  in  qualche  guisa 
sbarazza  1'  impronta  anche  pur  sola  che  vi  possono  avere 
lasciata  le  macchie  medesime ;  riflettendo  e  considerando 
in  fine  tutto  cio,  dopo  1'  inutilita  sperimentata  di  presso- 
che  infiniti  sfoizi  adoperati,  esposi  entro  vasi  a  tappo 
smerigliato  ripieni  di  gas  cloro ;  dei  tessuti  di  tela ,  di  la- 
na,  di  cotone,  di  seta,  colorati  e  non  colorati ,  macchia- 
ti  pill  o  nieiio  da  sangue ;  dei  tessuti  stati  macchiati  pur 
da  sangue,  poscia  dilavati  con  acqua,  con  sapone,  con 
liscivio ;  e  dei  tessuti  medesimi  d'  ogni  genere  non  mac- 
chiati afFatto  a  termine  di  confronto,  e  tiitti  quanti  ba- 
gnati  od  inumiditi.  Scorse  alcune  ore  di  esposizione ;  esa- 
minati  un  per  iino  i  singoli  suddetti  tessuti,  potei  rileva- 
re :  Che  tutti  quanti  erano ,  per  cosi  dire ,  scolorati  di 
qualche  guisa  o  del  tutto ,  owerossia  imbiancati  a  grado 
superiore  di  quello  di  prima :  Che  tutti  avevano  acquista- 
ta  certa  tal  qual  maggiore  consistenza :  Che  questa  consi- 
stenza  era  per6  oltremodo  piu  sensibile,  e  giunta  perfino 
a  tale  da  somministrare  dell'  dasticita  al  tessiito  nei  ri- 
spettivi  luoghi  delle  macchie ,  di  quelle  ancora  che  crano 
state  slavate  in  antecedenza,  siccome  di  quelle  divenute 
scolorate  nell'  esposizione  al  cloro ,  e  di  quelle  rimaste , 
anche  dopo  la  detta  esposizione ,  colorate :  Che  il  colore 
appunto  di  queste  ultime  erasi  fatto  bruno  e  quasi  nero; 
T.  VIII.  37 


290  Gaetano   Sgarzi 

del  pari  die  erasi  reso  piu  ciipo,  relativamente  nelle  al- 
tre  inacchie ,  disgradate  in  qualclie  guisa  di  colore  dal 
cloro   medesitno. 

Di  piu;  ad  esenipio  di  inacchie  supposte  solaniente  da 
sangne,  e  prodotte  da  altre  materie,  ho  tentato  il  cloro 
sotto  forma  di  gas;  tanto  nelle  inacchie,  di  cui  si  e  di- 
sopra  parlato ,  indotte  cioe  dal  cataplasnia  di  Verbena  che 
lu  applicato  alT  ecoiioinia  aniniale ,  quauto  in  quelle  dal 
medesinio  cataplasnia,  die  pero  non  aveva  avuto  alcun 
contatto;  tanto  su  inacchie  da  robbia,  coccinigiia,  rihes, 
quanto  da  lordure  di  vaiio  genere ;  tanto  in  tessuti  di  di- 
versa  qualita ,  quanto  sul  legno ,  sul  terreno ,  sul  ferro. 
E  comeclie  sul  ferro  segnatamente  e  frequent issimo  il  do- 
vere  esaniinare  delle  inacchie  da  sangne,  ed  iinporta  estre- 
mamente  distinguerle  da  quelle  di  rnggine,  o  da  sali  di 
ferro.  Cosi  sopra  lamina  di  ferro  con  macchie  di  vero 
sangue  ancora  esplorai  1'  azione  del  gas  cloro ;  per  con- 
fronto,  se  non  altro ,  dei  metodi  e  processi  d'  investiga- 
zione  relativa  fin  qui  conosciuti  e  praticati ;  e  per  ccm- 
ferma  della  preferenza  di  questo  espediente,  che  dagli 
ottenuti   effetti   or  ora  specificati ,   sembrava  risultare. 

E  cosa  naturale  invero  si  era  che  io  avessi  ad  osservarne 
dello  scoloramento  universale ,  e  totale  insieme ,  con  quel- 
la  specie  d'  indurimento  delle  fibbre  dei  tessuti  notato 
disopra ;  del  pari  die  naturale  il  distruggersi  sollecito  di 
ogni  macchia  qualunque,  che  mi  fu  dato  vedere;  siccome 
ancora  naturale  1'  analogo  mutamento  di  colore  nel  legno, 
nel  terriccio  esposti  al  cloro,  che  egualmente  ne  venue; 
ma  sul  ferro  il  rilevare  invece ,  rapido  1'  irruginirsi  di  tut- 
ta  la  superficie,  lo  scomparire  delle  macchie  varie  non 
provenienti  dal  sangue ,  e  per  lo  contrario  farsi  piu  inten- 
se ed  annerire  le  sanguigne ,  indurire  inoltre ,  e  rendersi 
facili  a  staccarsi ;  ne  parve  cosa  rimarchevole  e  che  tor- 
nasse  assai  a  conforto  del  process©  del  gas  cloro  nelT  e- 
splorazione  delle  macchie  di  sangue ,  che  io  ero  sul  pun- 
to  di  determinare,  e  per  le  antecedenti  esperienze ,  sic- 
come  per  queste  ultime,  di  dichiararlo  non  di  poco  uti- 
le,   e    preferibile    forse,    perclie    di    facile    esecuzione,    di 


ESAME    ChIMICO    EC.  291 

effetto  abbastanza  sicuro,  e  valido  si  j)ei  tessuti  d'  ogiii 
geiiere ,  clie  pci  corpi  duri  aventi  di  tali  macclue,  e  pei 
ferri  egualmente  maccbiati. 

Iiifatti  in  disarninando  i  processi  particobiri  per  le  mac- 
ciiie  di  sangne  sopra  coltclli,  strumenti  di  feiro ,  aimi  ec. 
di  Lassdigne  (1),  Clievallier  (2),  Rose  (3),  Persoz  (-4); 
quaiituiique  non  si  possa  negare  cbe  i  mezzi:  della  mace- 
lazione  prohingata,  pure  in  cjnesto  caso,  nell'  acqua  di- 
stillata  coll'  artificio  di  un  cercbietto  di  cera :  dell'  acqua 
l>ullente:  dell'  acido  idroclorico  diliiito:  della  soluzione  di 
potassa :  del  trattamento  a  forte  calore  in  un  tube  d'  as- 
saggio  con  cartine  reattive  sospese :  della  tusione  in  esse 
tubo  con  parti  eguali  di  soda  caustica :  della  niiscela  di 
cloride-idrico,  e  di  cloruro  stannoso  ec. ,  cbe  sono  i  mez- 
zi per  essi  complessivamente  in  parte  ed  in  parte  separa- 
tamente  proposti,  sia  poi  sulla  rascbiatura,  o  direttainen- 
te  sulle  niaccliie  eseguiti ,  e  per  ine  tedebnente,  ed  esat- 
taniete  rifatti  e  verificati ;  quantunque  non  si  possa  negare, 
dissi ,  cbe  tali  niezzi  riescono  ntilissimi,  cbe  in  nnione 
almeno,  se  non  isolati,  sono  di  nioltissimo  scbiarimento , 
cbe  costituiscono  in  fine  un  criterio  preziosissimo  di  ra- 
gione  e  di  fatto  per  1'  incbiesto  criminale  giudizio;  nulla- 
nieno  soffrono  delle  eccezioni,  banno  delle  lacune,  lascia- 
no  alcun  cbe  a  desiderare ;  percbe  il  composto ,  per  esem- 
pio ,  cbe  spesso  si  forma  fra  1'  albuminoide  e  1'  ossido  di 
ferro  nella  stessa  niaccbia,  niassime  col  tempo,  si  rimane 
ad  ogni  modo  insolubile  nell'  acqua;  percbe  se  d'  ordina- 
rio  1'  acido  idroclorico  discioglie  la  ruggine ,  del  pari  cbe 
la  potassa  i  materiali  proteici  solamente ,  per  cui  si  ba 
una  necessaria  distinzione  nella  perizia  di  maccbie  sospet- 
te ,  non  e  sempre  escluso  il  caso  cbe  un  velo  segnata- 
mente  di  materiali  proteici  possa  pure  venire  disciolto 
dair  acido    idroclorico,    siccome    alcun  cbe    dalla    potassa. 


(1)  Gioinalc  Callunen  siitld.   Vol.  2   pag.  286. 

(2)  .lotir.  di'  Cliini.   Meil.  Tom.   V  Ser.   II   pag.  5  41. 

(3)  Aniiali  ili  Cliini.  smid.  del  Dolt.   Polli.   Vol.  e  pag.  cilati. 
(A)  Jonr.  de  Qiiiii.  Med.  sudd.  Tom.  1  Ser.  Ill   pag.   191. 


292  Gaetano   Sgarzi 

se  non  di  ferro,  d'  altra  materia  venire  trasportato,  da 
mentire  una  Jissoluzione  del  proteici  suddetti  ,  trattandosi 
massiinainonte  di  minime  quaiitita  ;  perclie  lo  sviluppo 
d'  ainnioniaca  per  forte  calore,  puo  essere  insensibile  per 
la  stessa  ragione  della  poca  quantita,  e  di  sovente  le  trac- 
cie  che  se  ne  ottengono  potrelibero  provenire ,  non  diro 
dalla  rngginc  niedesiina,  l)ensi  da  tntt'  altra  materia  azota- 
ta  clie  dai  materiali  albumiiioidi  del  sangue ;  cosi  il  for- 
marsi  del  cianogene  per  la  reazione  della  soda  nell'  atto 
della  fusione  accennata ;  e  perche  finalmente  1'  imbianchi- 
mento  delle  macchie  per  I'  azione  del  misto  d'  acido  idro- 
clorico ,  e  di  cloruro  di  stagno ,  che  vuolsi  caratteristico 
della  ruggine,  egli  e  dilTicilissimo  clie  lo  sia,  quando  le 
maccliie  non  sono  bene  marcate,  e  la  ruggine  rispettiva- 
mente  in  poca  quantita. 

L'  avere  adunque  un  processo  per  le  macchie  di  san- 
gue ;  tanto  su  di  un  tessuto  qualunque,  clie  sul  legno, 
sul  ferro ;  tanto  se  recenti  o  d'  antica  data ,  se  visibili  o 
appena  tracciate ,  se  integre  o  dihivate;  tanto  di  realta, 
o  da  vero  sangue,  che  di  apparenza,  o  da  materie  colo- 
ranti  diverse ;  il  quale  processo  consiste  unicamente  in 
esporre  al  gas  cloro  gli  oggetti  macchiati,  inumiditi  in- 
nanzi ,  e  per  lo  spazio  di  poche  ore ;  e  dal  quale  proces- 
so si  ha  un  indurimento  notevolissimo  nel  corpo  della 
macchia,  fosse  pure  scolorata  e  slavata,  oppiire  si  ha  del- 
r  annerimento  od  imbrunimento  di  colore  sensibilissimo, 
distintivi  li  due  principali  elementi  del  sangue,  la  fibrina 
cioe,  e  1'  ematosina,  e  tali  che  a  nessuu  altro  dato  dai 
reagenti  fin  qui  posti  in  uso  stanno  al  disotto.  Simile  pro- 
cesso non  meritera  egli  qualclie  considerazione,  non  sara 
egli  almeno  provato,  non  potra  egli  fra  i  tanti,  che  gii 
si   hanno,   venire  benignamente  accolto   e  ricevuto? 

Si  potra  opporre,  che  non  e  applicabile  in  tutti  i  luo- 
ghi  dove  possono  essere  macchie  sospette  di  sangue,  sic- 
come  nei  muri,  nelle  armi  ^  in  oggetti  di  grande  mole, 
e  da  dove  non  si  possono  le  dette  macchie  intatte  espor- 
re ai  cloro ,  come  porta  il  processo  medesimo.  Al  che  e 
facile  rispondere  che  puo  supplirvisi ,  col  sostituire  al  cloro 


ESAME     ChIMICO    EC.  293 

in  forma  di  gas  1'  acqua  clorata,  da  bagnarne  di  frequen- 
te  le  rnaccliie  per  un  date  tempo ,  o  da  soprapporne  iino 
strato  siiUe  macchie  mediante  im  cerchietto  di  cera  for- 
mantevi  una  specie  di  capsula. 

Si  potra  opporre  che  1'  indurimento  che  vuolsi  caratte- 
ristico  in  questo  processo,  trattandosi  di  esili  macchie, 
si  rimarri  facilmente  confuso  col  rassodamento  che  in  cer- 
to  modo  acquistano  tutti  i  tessuti  stati  esposti  al  cloro 
fino  ad  un  tal  date  punto ;  che  dove  non  trattasi  di  tes- 
suti, ma  di  corpi  diui  per  se,  sara  difficilissimo  lo  scor- 
gerlo  quest'  indurimento,  e  lo  assicurarsene ;  ed  egualmen- 
te  sara  del  farsi  piu  scuro  il  color  delle  macchie  pel  clo- 
ro, che  sara  notahile  solamente  quando  le  sono  intense, 
mentre  quando  le  fossero  appena  discernihili  pel  colore, 
tutto  scomparirii  invece ,  e  nulla  si  otterra  di  distintivo. 
Al  che  e  da  rispondere  :  che  1'  indurimento  della  macchia 
nei  corpi  solidi  e  duri ,  lo  si  puo  conoscere  ahbastanza 
ancora  col  procurare  di  raschiarla,  e  coU'  osservarvi  as- 
sunto  r  aspetto  di  una  vernice;  che  riguardo  ai  tessuti, 
la  diligenza  del  tatto ,  oltre  il  confronto  con  altri  non 
macchiati  e  sottoposti  al  medesimo  trattaniento,  puo  ba- 
stantemente  giovare ;  e  che  pel  resto  non  si  da  miglior 
fortuna  d'  esito  in  tutti  i  fenomeni  che  vengono  dagli  al- 
tri processi ,  per  cui  tutt'  al  piu  questo  va  del  pari  con 
quelli,  e  soltanto  puo  esservi  di  risorsa,  siccome  la  e  per 
tutti  i  processi  egualmente,  il  cumulare  i  fenomeni  rispet- 
tivi  che  si  possono  ottenere  dalla  varieta  dei  processi  me- 
desimi  evocati  in  soccorso  ed  aiuto. 

Si  potra  opporre ;  che  il  cloro  non  e  nuovo  nelle  ricer- 
che  di  simil  genere;  che  1'  acqua  clorata  poi  figura  anzi 
di  frequente  negli  autecedenti  metodi  proposti ;  che  faci- 
lins  est  irwentis  adilere  ha  detto  QiiintUiaiio  nella  sua  Ret- 
torica.  Al  che  e  da  rispondere;  non  convenire  il  cloro, 
nel  processo  per  me  indicato,  con  andainento  eguale,  ma 
ben  diverso  assai ,  del  pari  che  e  diversa  la  forma  gasosa 
dalla  liquida ,  lo  inverdire  ini  colore  rossigno  dal  render- 
lo  piu  intenso  e  fosco,  la  mira  di  scolorare  da  quella  di 
produrre  un   indurimento  ;  che  la  stess'  acqua  clorata ,  dove 


294  Gaetano  Sgarzi 

e  come  io  la  iiupiego,  ha  tutt'  altio  line  die  quello  di 
precipitare  i  niateriali  proteici  die  adeinpie  ii(>gli  altnii 
nietodi;  die  iion  ebbi  neppur  1'  oiiibra  del  pciisiero  dl 
una  invenzione  o  scoperta,  aspiiaudo  soltauto,  iiel  presce- 
gliere  la  seniplice  esposizione  al  gas  cloro,  ad  una  sem- 
plicissima  nioditicazione,  ad  una  lacilitazione  assoluta  di 
procodere   e  di  operare   nellc   ricerclie  in   discorso. 

Che  se  non  fosse  per  avventura  raggiiuito  questo  scopo, 
di  cui  da  lunga  pezza  correvo  in  traccia,  ed  a  ciii  vorrei 
lusiniiaiini  tuttavia  d'  essere  anivato,  di  anevolare  cioe  al- 
quanto  le  difficoltu  immense  delle  discriminazioni  del  san- 
gue.  Che  se  col  propone  il  gas  cloro  a  valido  mezzo  di 
scorta  in  tanta  asprezza  di  cammino,  non  ho  designato 
nei  I'enomeni  die  ne  vengono,  di  indurimento,  e  di  co- 
loramento  delle  macchie  relative ,  viu  vero  vessillo  di  si- 
curo  appoggio ,  un  aiuto  vero  per  bene  percorrerlo.  Che 
se  nelle  incertezze  in  che  purtroppo  di  sovente  lasciano 
le  risultanze  di  una  infinita  di  tentativi ,  quantunque  sag- 
gi  e  profondi ,  dettati  dai  sommi  nell'  arte;  questo  mio 
non  vale  ad  alcun  migliore  effetto ,  a  somministrare  un 
fondamento  migliore,  una  migliore  via  ad  aprire  per  si 
grave  giudizio ;  in  allora  a  rassegnazione  e  difesa  mi  faro 
manto  della  coniune  sorte,  che  innanzi  a  me  tocco  a  tut- 
ti  quelli  che  ebbero  Io  stesso  pensiero ,  il  desiderio  stes- 
so,  Io  stesso  intendimento ;  mi  confortero  in  allora  col- 
r  idea  che  ad  un  grande  edificio  di  puliblica  utilita  il  re- 
care  anche  una  sola  pietra  non  e  poco ,  quand'  anche  ad 
un  servigio  di  puro  sussidio,  a  coadiuvare  solamente,  ad 
essere  di  concorso  coi  fatti  degli  altri  si  riducesse  il  fatto 
mio;  mi  sara  in  allora  di  lieto  augurio  almeno ,  e  di  co- 
raggio  per  gli  sforzi  avvenire ,  anche  1'  avere  ottenuto  in- 
veceche  piena  la  vittoria ,  d'  avvanzare  d'  vui  passo  nondi- 
meno  verso  quella.  Imperocche  a  fornire  d'  altronde  tutto 
r  occorrente  al  delicatissimo  impegno  di  una  decisione 
chimico-legale  nel  nostro  rapporto  di  macchie  di  sangue, 
pervenuto  che  io  fossi  pure  al  massimo  intento ,  che  e 
quanto  dire,  a  fissare  un  criterio  di  verita  circa  la  causa 
delle  medesinie,  mancherebbc  nuUostante  1' altro  criterio. 


ESAME     ChIMICO     EC.  295 

di  conserva  ricercato  tlai  Tribnnali,  e  per  cui  afferma- 
re  se  trattasi  di  saiigiie  uiiiauo  ,  o  di  sangue  d'  altro 
aniniale. 

Ill  (juosto,  clie  tanto  occupo  per  rapporti  fisiologici  co- 
me per  ra[)porti  legal!,  1'  ingegno  di  Malj/iglii  e  di  Leuwe- 
noeck ,  di  Prevost  e  di  Dumas,  d'  Hewson  e  d'  Eller ,  co- 
me di  Barruel  e  di  Taddei ,  segnatamente  circa  la  fi^rma 
e  la  grojisezza  dei  glohidi,  I'  aroma  particolare,  la  coaliz- 
zaljiiiui  e  la  fluidilicabilita  del  saiigue  iielle  varie  specie 
d' aniinali ;  nulla  per  ora  posso  venirvi  esponendo,  o  Si- 
gnori,  attesa  1'  iiiiitilita  di  qualclie  tentative  praticato, 
trasportandoini  ai  casi ,  non  di  sangue  fresco  ed  in  mas- 
sa,  hensi  ad  impressioni  anticlie  od  a  macchie  semplici 
di  sangue;  ne  forse  il  potro  in  seguito,  stante  1'  esser  que- 
sta  opera  d'  altra  forza  clie  la  mia.  Frattanto  il  sin  qui 
detto ,  die  riguarda  lo  stabilire  se  trattasi  di  sangue  o  no 
in  macchie  sospette,  egli  e  tutto  quelle  che  ha  determi- 
nato  il  hniite  delle  risposte  al  fisco  fiiiora  date,  egli  e 
tutto  quello  che  c  stato  elaborato  dai  Periti  Cliiinici  fino 
al  giorno  d'  oggi,  egli  e  tutto  quello  die  nello  stato  at- 
tuale  della  scienza  pud  dai  medesimi  richiedersi.  Udiste,  o 
Signori,  che  molto  e  stato  fatto  in  tanto  argoniento,  ma 
che  molto  nuUostante  rimane  a  fare ;  che  poi  sgraziata- 
merite  non  molto  possa  influirvi  a  vantaggio  il  niio  sugge- 
rimento,  lo  avrete  senza  dubbio,  in  onta  al  mio  deside- 
rio,  ed  all'  animo  vostro  a  comprendere  e  riconoscere.  Co- 
sicclie  cio  che  uiiicatuente  vi  ha  di  fisso  e  determinato 
nella  chimica  giudiziaria,  e  di  piii  importante  veramente 
stabilito,  egli  e;  doversi  andare  con  somnia  cautela  e  pru- 
denza  al  Tribunale  \  doversi  attenere  piiittosto  a  giudizii 
dubitativi  di  ([uello  che  affermativi;  doversi  ascoltar  seni- 
pre,  pill  clie  la  voce  della  giustizia,  la  voce  della  coscien- 
za ,  che  grida  con  S.  Ambrogio  :  E  cosa  peggiore  condan- 
nare  un  innocente ,  che  assoL'ere  iin  colpeifole. 


ILLUSTRAZIONE 

DEI 


Lil. 


DISSERTAZIONE  VI. 

INTORNO 

AD  I]\SETTI  COLEOTTERI 

DEL 

PROF.  GIUSEPPE  BERTOLOIVI 

(Letta  nella  Sessione  del  7  Maggio  1857.) 


s, 


lin  dal  bel  principio,  che  io  intrapresi  1'  illustrazione 
dei  vegetabili ,  e  degli  insetti  del  Mozaiabico,  fu  mio  de- 
siderio,  Golleghi  Umanissinii,  di  portare  al  suo  termine  il 
pill  presto  che  fosse  possibile  la  ricognizione  di  tutte  le 
specie,  che  negli  anui  ultiniamente  trascorsi  incomincian- 
do  dal  1842  in  diverse  spedizioni  mi  furono  mandate 
dal  benemerito  Signer  Cavaliere  Carlo  Fornasini ,  come  Voi 
ben  sapete ,  onde  rendere  di  pubblico  diritto  le  novitu  in 
Europa  sconosciute ;  ma  le  molte ,  e  svariate  mie  occupa- 
zioni  ed  incombenze  me  lo  impedirono  di  fare,  tanto  piu 
perche  conoscevo  il  bisogno  per  facilitate,  e  ben  condur- 
re  a  termine  il  lavoro  di  visitare  antecedentemente  le 
maggiori  coUezioni  delle  grandi  capitali  d'  Europa,  per 
cui  tanto  ritardo  derivo  non  dalla  mia  volonta  di  non  fa- 
re, bensi  da  necessita  che  mi  costringeva  a  non  fare.  In 
frattanto  il  lavoro  delle  piante ,  per  la  massima  parte  da 
me  gia  pubblicato  in  quattro  dissertazioni,  onde  solleci- 
tarlo  alia  completazione ,  affidai  in  jiarte  a  mio  padre ,  il 
quale  anche  in  quest'  anno  Vi  fece  conoscere  generi  e 
T.  VIII.  38 


298  Giuseppe  Bertoloni 

• 

specie  novelle  di  vegetabili  utili  nell'  econoniia   domestica 
di  quel   paese.   Sono    pero    da    dvie    anni    o    poco    piu  die 
niente    io    pubblicavo    intorno    agli    insetti,    sebbene    fossi  * 
spesso  soUccitato  di   failo  da  illustri  Entoinologi   oltranion- 
taui   niiei  coirispoiulenti ,   alcuni  de'  quail  avevauo   visitato 
le  nostre  coUezioui ,  ammirando  con  massima  compiacenza, 
e    desiderando    di    possedere    le    rarita   aflTricane    di   qucUa 
pocliissinio  couosciuta ,   e  per   gli   Euiopei   difficile   provin- 
cia,  ed    alcune    di    queste    rarita    sono    tuttora    uniclie    in 
Europa  del    nostro    gabinetto.  Siccome    poi  i  diversi  indi- 
vidui   di  luia  specie   dope  e  non   prima,  clie  sia  stata   pub- 
blicata  e   descritta,  per  costuuianza  si   dispensano    onde   ar- 
riccbire  le  altre  coUezioni ,  cosi  i  proprietarii  di  queste  e 
per  lo  amore  e  progrcsso    della    scienza,  e  per  accrescere 
le   loro  raccolte  si  facevano  i  miei    sollecitatori.   Percio  ri- 
prendo  oggi  il    lavoro    di   descrJvere    alcuni  Goleotteri  no- 
velli ;  ma  prima  di  farlo  credo  opportune  manifestarvi  bre- 
vemente  lo  stato  dell'  Entoniolo^ia  in   Italia    e    fuori    d'  I- 
talia,    ed    il    pregio    della    Bolognese    collezione.    Sappiate 
pertanto  che  il    numero    degli    studiosi    degli    insetti  fra  i 
Zoologi   e  grandissimo  in  Europa,  e   fuori  d'  Europa,  e  di 
necessita  moltissime    sono    le   collezioni   dei   privati  ,   e  dei 
governi ,    alia    maggior    parte    delle    quali    mancano    molte 
delle   nostre  rarita  mozambicesi.   Questa    e  la  cagione   per- 
cbe    dagli  Entomologi    Prussiani ,   Frances! ,    ed    American! 
non   die  da  altri  miei   corrispondenti  sono  state  fatte  a  me 
ed  al  nostro  gabinetto  offerte  riccbissime,  e  die  si  direb- 
bero  favolose  per  chi  non  conosce  quanto  sia  forte  e  gran- 
de  la  passione  pel  dilettevolissimo  studio    di    questa  parte 
della  Zoologia,   ed  e   per  la  grande  estensione  e   trasporto 
alio  studio    di    questa    scienza,  che  le    citta   oltramontane 
posseggono  Societa ,   ed   Accademie  Entoniologicbe ,  e  gior- 
nali   Entomologici ,  mentre   non   esistono   Society  e  giornali 
special!   per  gl!  altri   singoli  rami  della  Zoologia.   In   Italia 
poi  non  e  alcuna  Societa ,  e  giornale  Entomologico  nenime- 
no    nelle    principal!    capital!  ,    sebbene    in    queste    ed    an- 
cbe    in    citta    minor!    si    conservino    ricche   collezioni  prin- 
cipalmente  di  Goleotteri,  e    di    qualche    altro    ordine,  od 


Degli  insetti   Coleotteri  299 

anche  di  tntti  gli  ordini  depli  insetti,  come  e  quella  di  Bolo- 
gna ,  e  vi  esistoiio  Eutoniologi  di  niolta  rinoniaiiza  per  opera 
da  loro  pubblicate ,  perche  vi  possiamo  annoverare  un 
Marchese  Massimiliano  Spinola  di  Geneva,  che  e  il  Ne- 
store  degli  Insettologi  Europei,  il  Cliiarissiino  Ditterologo 
Parniigiano  Prof.  Caiuillo  Rondani ,  il  Marciiese  di  Brt^iiie 
di  Torino,  il  Dottore  Gliiliani  della  stessa  citta,  il  Com- 
moiidatore  Carlo  Passerini  di  Firenze,  il  Professore  Costa 
di  Napoli,  ed  alcuni  altri.  Ma  il  nuniero  degli  Entoniolo- 
gi  Italiani  e  sempre  scarso  in  confrouto  di  quello  delle 
grandi  capitali  dell'  Europa,  e  percio  nelle  citta  d'  Italia 
anche  le  piu  grandi  non  ponno  crearsi  oggi  le  Socie- 
ta  Entoniologiche ,  ne  conipilarvisi  un  giornale  di  questa 
scienza. 

Le  pill  ricche  e  pregevoli  collezioni  Italiane  sono  a 
Torino  dove  quella  sola  regalata  al  Museo  del  Governo 
dal  Marchese  di  Breme  possiede  22,000  specie  di  Coleot- 
teri, a  Milano,  a  Geneva,  a  Firenze,  a  Bologna,  a  Napoli, 
a  Parma,  ed  anche  in  Imola,  se  non  taiito  ricca,  che  le 
altre,  pero  pregevolissima  perche  e  tutta  europea,  e  ben  or- 
dinata  dal  Sig.  Dott.  Odoardo  Pirazzoli  Entomologo  distintis- 
simo  di  quel  paese.  La  nostra  collezione  del  Museo  Zoologico 
di  questa  Universita ,  come  dissi ,  e  generale ,  ed  estesa  a 
tutti  gli  ordini  d'  insetti,  ed  in  tutti,  ma  principalmente 
nei  Coleotteri,  Ortotteri,  Emitteri,  Lepidotteri,  ed  Ime- 
notteri,  possiede  specie,  che  tuttora  raancano  alle  altre 
anche  primarie  collezioni  Europee,  e  per  questo  solo  il 
gabinetto  zoologico  bolognese  e  superiore  agli  altri  delle 
maggiori  capitali  europee  perche  le  specie  mozambicesi  si 
trovano  soltanto  diffuse  in  Europa  per  quel  poco  di  du- 
plicati  che  io  diedi  ai  miei  corrispondeuti  dietro  le  loro 
soUecitazioni ,  e  siccome  quella  provincia  alFricana  ed  ino- 
spite  non  e  stata  visitata  siuo  ad  ora  che  in  qualche  parte 
della  costa  marittima  dal  Sig.  Cav.  Carlo  Fornasini,  e  nella 
stessa  costa,  non  che  per  trecento  miglia  eutro  terra  lun- 
ge il  fiume  Zambese  sine  a  Tete  dal  coraggioso  Sig.  Det- 
tore  Peters,  il  quale  poi  nel  trasportare  in  Europa  le  sue 
raccelte    incontro    avaria    negli    insetti    da   una   fortuna  di 


300  Giuseppe  Bertoloni 

mare,  cosi  pregievolissimi  e  rari  nel  generale  si  manten- 
gono  tuttora  le  specie  di  quel  paese,  ed  e  per  la  stessa 
cai^ione  che  varii  Eutoniologi  forestieri,  come  dissi,  si  re- 
carono  in  Bologna  ad  osservare,  e  studiare  queste  nostre 
novita  iiegli  anni  andati,  ed  aiiclie  in  quest'  anno,  ritor- 
nandosene  contentissimi  di  aver  veduto  le  specie  non  an- 
cora  descritte ,  e  le  autenticlie  da  me  descritte  e  figurate 
in  cinque  dissertazioni,  clie  Voi  conoscete,  non  che  di 
riportarsi  individui  nella  loro  patria  di  quelle  ,  che  io 
possedevo  in  molto  numero ;  tutti  poi  volontieri  esibironsi 
e  principalmente  il  Sig.  Dohrn  di  Stettino  di  mandarmi 
per  lettera  gli  schiarimenti  e  le  notizie,  che  mi  facessero 
a  proposito  nella  illustrazione  da  farsi  delle  specie  tuttora 
ignote  coir  aiuto  delle  proprie  coUezioni,  e  delle  piu  ric- 
che  oltramontane  di  Londra,  di  Parigi ,  e  di  Berlino,  che 
presentemente  egli  visitava,  e  da  me  non  ancora  visitate. 
Dietro  tante  premure  usatemi  riserbandomi  la  proprieta 
scientifica  non  fui  dubhioso  nel  dare  all'  lUustre  Signer 
Dohrn  Presidente  della  Societa  Entomologica  di  Stettino , 
ed-  al  Signor  Thomson  distmtissimo  entomologo  americano 
individui  di  alcune  di  quelle  stesse  specie ,  che  oggi  sono 
per  farvi  conoscere,  e  descrivervi,  e  Loro  le  diedi  col 
nome  specifico  appropriate ,  col  quale  a  Voi  qui  le  faro 
note.  A  confermai'e  vieppiu  il  molto  pregio  della  bolo- 
gnese  collezione  entomologica  permettetemi  per  ultimo  che 
vi  riferisca  un  brano  di  una  lettera  scrittami  il  1 .°  Di- 
cembre  1856  di  Stettino  dall'  lUustre  Signor  Presiden- 
te Dohrn  nell'  occasione  che  mi  mandava  vma  preziosa 
spedizione  di  centocinquanta  specie  di  coleotteri  di  mol- 
tissima  rarita ,  ed  indigene  delle  provincie  diverse  dei  va- 
rii continenti  del  globo  Z3  et  j'  y  joindrai  d'  abord  deux 
»  diplomes  de  la  Societe  de  Stettin,  1'  un  poiu"  Votre 
»  Seigneurie  ,  1'  autre  pour  M/  le  Directeur  Bianconi,  que 
»  je  vous  prie  de  lui  presenter  de  ma  part  comme  hom- 
»  mage  a  ses  merites  distingues  pour  1'  histoire  naturelle. 
»  A  r  exception  du  Musee  de  Turin  les  autres  Musees 
»  Zoologiques  en  Italic,  que  j'  ai  vus ,  sont  presque  tons 
»  si  negliges  quant  a  la  partie  entomologique,  que   c'  est 


Degli   insetti   Coleotteri  301 

»  avec  plaisir,  que  je  rends  la  justice  a  M/  Bianconi 
»  come  clief  du  Musee  de  Bologue ,  qu'  il  a  reconnu,  que 
»  la  section  entoniologique  est  aussi  digne  de  sa  prote- 
»  ction  que  les  autres  sections.  Puisque  Vous  le  secondez 
»  dans  ses  id^es ,  j'  espeie  que  la  partie  entoniologique 
»  ne  tombera    chez    vous   jamais  dans  1'  etat  neglig6  .   .    . 

» 

Cio  premesso  passo  a  descrivervi  sette  specie  novelle 
di  Carabici ,  che  tutte  rif'erisco  a  generi  gia  fondati  da- 
gli  autori. 

1.  0n6NT0CHELiA  B'lancoTii :  supra  nigro-cuprea ,  subtus  vio- 
lacea;  capite,  thoraceque  cupreis,  subtiliter  rugosis ,  an- 
tennarum  articulo  sexto,  septimo,  et  octavo  compressor 
mandibulis  nigris ,  labro  superior!  albo,  palpis  pelluci- 
dis  vix  rubris,  postremo  articulo  nigro ;  elytris  opacis, 
nigris ,  subtiliter  punctulatis ,  in  mare  ad  basim  lineolis 
lutescentibus  duabus ,  interiore  longiore ,  suturae  proxi- 
ma  et  parallela,  exteriore  brevissima,  divergente,  pun- 
cto  lutescente  prope  suturam  ultra  medietatem  longitu- 
dinis,  macula  triangulari  apicali  albescente  ;  in  foemina 
puncto  tantum  lutescente  prope  suturam. 

Long.    16  ad    17,   lat.  5  ad  6  mill. 

Tab.   23.    Fig.    1. 

Reperta  est  ab  Equite  Karolo  Fornasinio  in  ripis  lluniinis 
Magnarra  provinciae  Inbambanensis  Mozambici,  et  Bo- 
noniae  ego  obtinui  anno    1848. 

Questo  raro  insetto  al  primo  osservarlo  e  studiarlo  cre- 
detti  potesse  costituire  un  genere  novello,  poi  cereal  di 
riferirlo  a  qualcbe  genere  vicino  a  Cicindcla  se  pure 
convenisse  ne'  caratteri,  e  percio  lo  ho  riferito  al  no- 
minato  genere  Od6ntochelia  perche  vi  sta  meglio  che  al- 
trove  pei  proprii  caratteri ,  e  perche  anche  i  maggiori 
Entomologi  da  me  consultati  se    cpnvenga  erigerlo    ad  un 


302  Giuseppe   Bertoloni 

genere  novello  non  hanno  risposto  con  certezza  intorno  ai 
miei  dubbi.  Oggi  presso  gli  studiosi  di  tutte  sorta  di  esseri 
natiirali  e  invaisa  la  usanza  di  creare  generi  nuovi  anche 
suUe  specie  antiche  per  piccole  difFereiize  che  presentino, 
e  che  da  loro  veiigoiio  considerate  d'  iniportanza  piu  che 
specifica ,  per  cui  con  grave  danno  della  scienza  il  nome 
geneiico  si  canibia  e  nioltiplica  tutto  giorno,  e  sentesi 
grave  lamento  dei  scienziati  provetti  per  hi  smodata  sino- 
nimia,  e  perche  il  nonie  generico  delle  specie  anclie  le 
piu  note  debba  essere  mal  fermo ,  moderno  e  non  1'  antico , 
col  quale  sono  conosciute  da  chichessia.  Trattandosi  poi  di 
una  specie  novella,  come  questa,  non  ho  creduto  hen 
fatto  erigerla  in  un  genere  novello  per  caratteri  non  ab- 
bastanza  decisi  e  certi ,  essendo  poi  nel  totale  dei  carat- 
teri una  vera  Odontochelia.  Altra  fiata  adoperai  cosi  e  ue 
fui  contento  intorno  al  Goliathns  Fornasini,  perche  con- 
servo  lettere  scrittemi  da  chiari  Entomologi ,  che  mi  di- 
cono  giusto ,   e   conscienzioso   quel   mio  lavoro. 

II  maschio  e  appena  un  millimetro  piii  corto  della  fe- 
mina ;  ed  un  poco  meno  largo.  L'  uno  e  1'  altra  superior- 
mente  sono  neri  con  riflessione  cuprea  nella  testa  e  nel 
coi'saletto ,  ed  inferiormente  nel  totale  mostransi  violetti 
e  splcndenti.  La  testa  di  audio  i  sessi  nella  faccia  supe- 
riore  fra  gli  occhi  coUa  lente  si  vede  tutta  scolpita  di 
rughe  spesse,  paralelle,  dirette  in  linea  curva  dall' avanti 
air  indietro  attorno  alle  orhite  degli  occhi,  e  nella  por- 
zione  posteriore  della  stessa  faccia  le  rughe  si  fanno  tra- 
sversali  sino  alia  articolazione  del  corsaletto.  Gli  occhi 
grandi  protuberano  ai  lati  del  di  sopra  anteriore  della  te- 
sta ,  come  e  proprio  di  questo  genere ;  colla  lente  si 
scorgono  sagrinati ,  splendenti ,  di  color  nero  nel  centro , 
fosco  appena  giallastro  verso  il  contorno.  Le  antenne  han- 
no la  lunghezza  di  due  terzi  del  corpo,  presentano  la 
particolarita  non  comune  alle  altre  specie  del  genere  tan- 
to  nel  maschio  che  nella  femmina  del  sesto,  settimo,  ed 
ottavo  articolo  compressi  ai  lati,  ed  allargati  a  foggia  di 
logliette  con  decrescimento  fra  di  loro  di  estensioue  an- 
dando  dalla  base   verso    I'  apice    delle    medesime ,    il    qual 


Degli  insetti  Coleotteri  303 

carattcre  non  esteso  ad  altra  specie,  del  genere  concilia 
una  lisononiia  a  qnesto  insetto  da  escludeilo  a  prima  giun- 
ta  dal  genere  stesso ;  suU'  articolo  quarto  e  quinto  si  scor- 
ge  colla  lente  qualche  spina.  II  labbro  supcriore  e  spor- 
gente  all'  avaiiti,  grande,  rotondato,  convesso,  bianco 
giallognoio,  coll'orlo  Iosco,  di  aspetto  spugnoso  nel  maschio, 
di  superticie  liscia  e  lucida,  coine  di  smalto,  nella  femi- 
na ;  le  niaiidilxjle  sono  nere;  ed  i  palpi  hianclii  appena 
rossastri ,  pellucidi,  nell' apice  neri ;  alcune  setole  bian- 
che,  opache,  rigidc  scorge  la  lente  sui  palpi,  ed  attorno 
alia  bocca.  La  superficie  inferiore  della  testa  e  violetta, 
con  ruglie  seniicircolari  attornianti  1'  orlo  inferiore  delle 
orbite  degli  occlii ,  ruglie  die  sono  il  seguito  delle  supe- 
riori :  nel  resto  della  faccia  inferiore  niostransi  strie  e  pun- 
teggiature  minute. 

II  corsaletto  e  cilindrico  fiuamente  rugoso  grinzoso ;  nel- 
la faccia  superiore  lia  una  dcmarcazione  mediana  poco 
sentita,  e  lungo  la  quale  nel  maschio  si  osserva  da  ambe 
le  parti  una  serie  di  setole  bianclie  dirette  trasversalmen- 
te :  uella  vicinanza  dell'  orlo  anteriore  del  medesiino  si 
veggono  setole  analoghe  poste  in  direzione  longitudinale ; 
ai  lati  poi  a  traverso  la  rugosita  e  la  deinarcazione  sigmoi- 
dea ,  clie  si  parte  dall' orlo  superiore  e  posteriore  ed  at- 
traversaudo  ol>li([uamente  la  kuigiiezza  del  rispettivo  lato 
fiuisce  neir  orlo  anteriore  ed  inferiore  dello  stesso  corsa- 
letto, il  quale  ai  lati  ed  inferiormente  e  puuteggiato ,  ri- 
spleudente  piu  clie  altrove,  di  color  violetto  luetallico , 
eccettuato  alio  esterno  nella  vicinanza  dell'  inserzione  del- 
le zampe  anteriori ,  dove  e  guernito  di  molte  setole  corte , 
bianche,  spesse,  appressate,  clie  si  estendono  sulla  artico- 
lazione.  Le  zampe  anteriori  siccome  le  altre  liaiino  la  strut- 
tura  propria  del  genere  Od6ntoclielia:  sono  fosco-violette, 
eccettuato  il  primo  terzo  delle  tibie,  che  e  un  poco  ros- 
sastro,  iuoltre  rade  setole  bianche  discernibili  colla  len- 
te, ed  alcune  spine  delle  articolazioni  le  guerniscono. 
L'  addome  e  coperto  superiormente  da  elitre  scure,  opa- 
che, che  colla  lente  scopronsi  fuiissimanieute  ])unteggiate, 
limitate  nel    loro    contorno    da    un    orletto    poco    rilevato, 


304-  Giuseppe  Bertoloni 

insieme  unite  riescono  piuttosto  convesse,  ed  hanno  una 
tonna  ovata  assai  allungata,  pero  nella  femmina  sono  un 
poco   piu  assottigliate   posteriormente. 

II  rnaschio  nella  base  di  ogni  elitra  e  segnato  da  due 
lineette  giallastre,  la  piu  interna  delle  quali ,  interrotta 
verso  r  estremitd  posteriore,  riesce  paralella  e  vicina  alia 
sutura  mediana,  ed  e  niolto  piu  Innga  deH'altra,  perche 
si  estende  circa  sino  al  piimo  terzo  della  lungliezza  dell' 
elitra  stessa,  mentie  la  piu  corta  tiene  direzione  divarica- 
ta,  ed  ha  quasi  la  figura  ovata;  ai  due  terzi  della  lun- 
gliezza di  ogni  elitra  vicino  alia  sutura  e  un  punto  gial- 
lastro,  di  contorno  irregolare,  qualora  si  osserva  colla  len- 
te ;  ed  una  niacchia  biancastra ,  ossia  meno  giallastra  del- 
le due  lineette,  e  del  punto  descritti,  triangolare  piutto- 
sto die  di  forma  lunulata  sta  vicina  all'  apice  dell' elitra, 
avente  il  contorno  esterno  convesso ,  come  e  convesso 
r  orletto  nero  posteriore  dell'  elitra  stessa ,  il  quale  confi- 
na  con  detta  maccliia  avente  gli  altri  due  lati  retti.  L'  ad- 
dome  nella  faccia  inferiore  e  violetto ,  splendente ,  con 
spessa  peluria  setolosa  ai  lati  fra  1'  inserzione  delle  due 
paia  di  zainpe ,  e  meno  spessa  su  1'  altra  porzione  dei  la- 
ti stessi ,  ma  nudo  affatto  in  tutto  il  resto  della  parte  me- 
diana longitudinale.  Anche  i  trocanteri  delle  zampe  di 
mezzo  sono  un  poco  setolosi ,  quelli  delle  posteriori  inve- 
ce  sono  nudi ,  reuiformi ,  e  di  color  castaneo.  Auche  que- 
ste  zampe  addominali  risplendono  di  violetto,  esseudo 
cosperse  tutte  quante  di  setole  bianche  e  rade ,  e  con 
acute  spine  nelle  articolazioni  dei  tarsi. 

I  due  perfettissimi  individui  die  avete  sott'  occhio  di 
cotale  specie,  e  che  appartengono  ai  due  sessi,  mostrano 
protuberante  posteriormente  dall'  apice  dell'  addome  1'  e- 
stremita  posteriore  del  tubo  alimentare  colla  parte  estre- 
ma  degli  organi  genitali ,  perche  forse  sotto  lo  spasimo  di 
morire  infilzati  dallo  spillo  si  spinsero  in  fuori  questi  organi, 
e  sortirono  restando  spalancati  alio  esterno,  mentre  altri 
individui,  che  furouo  gettati  vivi  nell'alcool  ed  in  questo 
conservati ,   nulla  di   somigliante  mostravano. 

Alcune    femmine     di    questa    specie    per    cagione     delle 


Degli   insetti   Coleotteri  305 

premurose  richieste  fattemi  dall'  illustre  Entomologo  Ame- 
ricano il  Sig.  Thomson,  il  quale  stava  per  pubblicare  un 
lavoro  intoino  alia  famiglia  delle  Cicindeliti,  a  lui  mandai 
sino  dair  estate  passato,  piu  tardi  mandai  altri  individui 
della  stessa  al  Sig.  Presidente  Doliru  ,  per  cui  oggi  questo 
novello  e  raro  insetto  in  Europa  si  conserva  con  individui 
intatti  appartenenti  ad  ambo  i  sessi  nella  collezione  Bolo- 
gnese ,  e  col  sesso  femminino  in  quella  riccliissima  di  Ci- 
cindeliti  del  Sig.  Thomson,  che  esiste  in  Parigi,  ed  in 
quella  di  Stettino  del  Sig.   Presidente  Dohrn. 

Un  mio  corrispondente ,  entomologo  illustre,  mi  scrive- 
va  di  recente  cho  il  Sig.  Thomson  negli  Annales  do  la 
Societ.  Entom.  de  Franc.  18.56.  IV.  2.  ha  formate  un  ge- 
nere  nuovo  di  questa  mia  OdontocJielia  Dianconi  chiaman- 
dola  Bostrythoplioriis  Bianconi  Bertol.  lo  non  ho  di  quel- 
r  opera  periodica  ancora  avuto  il  fascicolo  die  contiene  que- 
sto lavoro ;  frattanto  lasciando  da  parte  la  questione  del 
genere ,  poiche  i  generi  sono  I'  effetto  qualche  volta  del 
diverso  modo  di  sentire  e  vedere  delli  studiosi ,  sebbene 
spero  che  di  molta  importanza  sieno  i  caratteri  di  questo 
novello  genere ,  io  vi  ho  descritto  ambo  i  sessi  della  pri- 
ma specie,  che  lo  costituirebbe. 

2.  Dromica  rugosa:  oblonga,  tota  nigra,  subnitida ;  man- 
dibulis,  palpisque  flavis ,  apicibus  nigris ,  labio  superio- 
re  nigro  lateribus  flavis;  thorace  subquadrato,  supra 
transversim  rugoso;  elytris  antice  flexuoso-costatis,  ru- 
goso-scrobiculatis,  postice  ad  apicem  scrobiculatis ;  ti- 
biis  posticis  fusco-rubris. 

Long.  23.  lat.   6.  mill. 

Tab.   23.  Fig.   2. 

Reperit  Eq.  Fornasinius  in  ripis  fluminis  Magnarra  pro- 
vinciae  Inhambanensis  Mosambici ,  et  ego  obtinui  Bono- 
ni£e    1848. 

Quest' insetto  e  tutto  quanto  nero,   poco  splendente,  di 
forma  allungata,   e  la    sua    maggior    larghezza    corrisponde 
T.  VIII.  39 


306  Giuseppe  Bertoloni 

al  terzo  posteriore  dell'  addome ,    il  quale  poi    si    ristringe 
neir  apice. 

La  sua  testa  superionneute  e  segnata  da  rughe  curve , 
clie  si  succedouo  paiaiellc  le  una  dopo  le  altre.  Qneste 
rughe  neir  elevazione  o  rialzo,  che  resta  fra  1' inserzione 
delle  autenue,  sono  piegate  a  ferro  di  cavallo  attorno  al- 
ia parte  posteriore  della  niedesiina,  rette  mostransi  ante^ 
rioriiiente,  ed  il  ceulro  della  detta  elevazione  e  come  pun- 
teggiato  in  senso  trasversale.  Le  rughe  del  contorno  degli 
occhi  seguitano  curvaniente  1'  andaniento  delle  orhite ,  e 
nella  parte  posteriore  si  fanno  piii  sottili,  e  trasversali 
alia  testa,  cancellandosi  vicino  alT  articolazione  del  corsa- 
letto,  dove  questo  ha  come  un  rialzamento  rigato  da  ru- 
ghe trasversali.  Gli  occhi  sono  s|)lendenti,  giallastri  e  la 
lente  vi  scuopre  niacchie  nore  disposte  a  foggia  di  quelle 
della  pelle  di  pantera,  ed  una  finissima  sagrinatura.  Le 
antenne  hauno  la  lunghezza  di  circa  la  meta  del  corpo : 
i  primi  cinque  articoli  rotondo-cilindrici ,  gli  altri  succes- 
sivi  sino  all'  ultimo  compressi  ai  lati ,  a  foggia  di  fogliet- 
te.  II  lahhro  superiore  e  grande,  nero,  liscio,  sporgente, 
convesso ,  spleudente ,  col  margine  anteriore  subtriloho ,  e 
col  lobo  di  mezzo  maggiore  allungato  all'  avanti  con  tre 
punte  ed  un  incavo  per  parte  tra  la  punta  maggiore  cen- 
trale,  e  le  laterali ,  i  lati  dello  stesso  lahbro  sono  gialli  , 
e  col  margine  orlato  di  nero.  Le  mandibole  ed  i  palpi 
mostransi  jDure  gialli,  le  prime  coll' apice  nero,  i  secondi 
coll'  ultimo  articolo  nero ;  i  palpi  innoltre  nel  loro  late 
interiore  sono  tutti  spinosi  di  setole  rigide ,  le  inferior! 
gialle,  quelle  vicine  all'  apice  fosche;  la  faccia  inferiore 
della  testa  risplende  di  color  cupreo-fosco-metallico,  dessa 
e  pure  segnata  da  rughe  trasversali  curve,  che  attorniano 
le  orhite  prendendo  1'  andaniento  circolare  di  queste ,  e 
si   continuano  colle  ruglie  superiori. 

II  corsaletto  e  quasi  quadrilatero  cilindraceo;  nella  fac- 
cia superiore  mostrasi  longitudinalmente  segnato  da  un 
solco ;  questa  faccia  superiormente  finisce  come  in  due 
lobi  elevati  sopra  la  restrizione  posteriore,  colla  quale  si 
articola    il    corsaletto    coll'  addome,    dessa    colla    lente    si 


Degli   insetti   Goleotteri  307 

scorge  tiitta  quanta  segnata  da  rughe  trasveisali,  clie  non 
oltrepassano  i  liiniti  lat(;rali  cic^lla  iiicdcsiiiia ,  iiei  quali  si 
eleva  in  un  orletto.  I  lati  del  corsaletto  lisci  e  splenden- 
ti ,  come  pure  la  farcia  infcriore  liscia  dello  stesso,  pre- 
sentano  discernihili  colla  lente  qualclie  punteggiatura,  ed 
anteriormente  all'  inserzione  delle  zanipe  alcune  setole  ra- 
de,  e  giallastre.  Le  zainpe  anteriori  liantio  i  femori  lisci, 
spleiidenti,  e  la  lente  vi  scorge  rade  spine  neie  inferior- 
niente;  e  setole  nieiio  rade,  corte  e  hiancastre  superior- 
mente.  Le  corte  tibie,  die  tali  sono  proprie  del  genera, 
mostransi  pure  radaniente  spinose  e  setolose ,  e  due  spine 
maggiori  si  osservano  uell' artioolazione  della  tibia  col  pri- 
me tarso;  anclie  le  altre  articolazioni  dei  tarsi  sono  spi- 
nose, e  setolose.  Le  ungbiette  si  scorgono  sottili  ed 
adnncbe. 

L'  addome  ba  la  forma  quasi  di  niostacciuolo ,  percbe 
e  ristretto  nella  base  quanto  il  corsaletto,  a  poco  a  poco 
si  allarga  fin  verso  i  due  terzi  di  sua  lungbezza,  indi  si 
ristringe  sino  ail'  apice,  cbe  e  assottigliato  ed  un  poco 
sporgcnte  dalle  elitre.  Queste  prese  insieme  banno  la  stes- 
sa  forma  dell' addome,  cbe  superiormente  ricuoprono.  So- 
no porcio  convesse ,  anteriormente  costate,  rugose,  scro- 
bicolate  sino  oltre  la  meta  della  loro  lungbezza,  ed  atte- 
sa  la  molta  rugosita  1'  occbio  dell'  Entomologo  solamente 
discerne  dette  cinque  coste.  Dalla  ([iiinta  costa  esterna 
r  elitra  si  ripiega  sino  al  margine  sue  sotto  ai  lati  del- 
r  addome ,  abbracciandolo.  Posteriormente  verso  i  due  terzi 
scarsi  della  lungbezza  dell'  eliti-e  le  coste  vengono  meno, 
e  le  elitre  mostransi  quivi  soltanto  scrobicolate  ed  appena 
rugose;  e  nella  porzione  poi  ultima  sono  soltanto  finamente 
scrobicolate,  siccome  lo  sono  per  tutta  la  lungbezza  in 
vicinanza  della  sutura  mediana  delle  stesse.  Questa  sutu- 
ra  e  limitata  da  ini  orletto  pocliissimo  prominente,  men- 
tre  pill  largo,  prominente,  e  rosso  fosco  mostrasi  colla 
lente  1'  orletto,  cbe  mette  limite  ai  lati  esterni  delle  elitre 
stesse.  L' addome  nella  faccia  inferiore  e  tutto  quanto  nero, 
liscio,  e  spb'udente  ;  qualcbc  punteggiatura  rada ,  e  ])ocbe 
corte    setole     stanno     vicino     all'  inserzione    delle     zampe. 


308  Giuseppe  Bertoloni 

Queste  pure  sono  nere ,  splendenti ,  cosperse  di  qualclie 
setole  rade ,  seriate ,  biancastre  nei  femori ,  e  setole  con 
spine  nere  veggonsi  nelle  tibie,  e  nelle  articolazioni  dei 
tarsi. 

Pochi  individui  mi  sono  stati  mandati  della  descritta 
specie,  la  quale  perci6  si  conserva  sino  ad  ora  nelle  sole 
tre  collezioni   europee  sunnominate. 

3.  Dromiga  lirnhata:  oblonga,  obscure  cuprea,  subopaca ; 
labro  superiore  maris  albo,  foeminae  nigro,  splendenti- 
bus;  capitc,  tlioraceque  rugosis;  elytris  regulariter  scro- 
biculatis ;  lateribus   externis   albo-marginatis. 

Tab.    23. 

Fig.   4.  Mas.  long.    15.    lat.   mill.    3    1/2. 
Fig.   3.   Foem.  long.    18.  lat.   mill.   5. 

Legit  Eq.  Karolus  Fornasinins  in  ripis  fluminis  Magnarra 
provinciae  Inhambanensis  Mozambici ,  et  Bononiae  ego 
obtinui  anno    1848. 

Questa  specie  ha  un  colore  fondamentale  fosco  terreo, 
tendente  al  metallico,  quasi  opaco  nella  parte  superiore 
del  corpo,  nero  blu  splendente  nell' inferiore  :  il  suo  cor- 
po  massime  nel  maschio  e  molto  allungato  e  snello ,  prov- 
veduto  di  zampe  assai  sviluppate  e  lunghe. 

La  testa  superiormente  e  rugosa ,  con  rughe  semicirco- 
lari ,  ma  anteriormente  longitudinali  attorno  e  sopra  al- 
r  elevazione  che  sta  collocata  fra  gli  occhi.  Questi  sono 
pure  circondati  da  rughe  incurvate  e  fra  di  loro  paralelle, 
che  seguitano  1'  andamento  delle  orbite,  e  rughe  trasver- 
sali  si  scorgono  nella  parte  posteriore  di  questa  superficie. 
Gli  occhi  sono  sporgenti,  giallastri,  e  la  leiite  vi  scuopre 
una  fina  sagrinatura  con  qualche  macciiiuzza  nera.  Le  an- 
tenne  nere  hanno  circa  la  meta  delia  limghezza  del  cor- 
po; il  terzo  ed  il  quarto  articolo  principaliiiente  nella 
femmina    risplendono    metallicamente     e     sono     radamente 


Degli  insetti    Coleotteri  309 

spinosi  in  tntta  la  loro  liuighezza,  f^li  altri  soltanto  lo  sono 
neile  articolaziuiii ;  iiioltre  iiella  leininiiia  priiicipalmente 
gli  articoli  quinto,  sesto,  settimo,  ed  ottavo  mostransi 
compressi,  appianati  ,  e  larghi.  II  labbro  superiorc  del 
mascliio  anteriorniente  triloho  e  fosco,  nella  base,  e  in 
tutto  il  resto  della  sua  snperficie  uii  poco  convessa,  bian- 
co giallognolo,  splendente  come  uno  smalto ;  nella  fem- 
mina  invece  e  tiitto  <[uaiito  nero ,  splendente,  appeiia  con 
una  sfiuuatuia  bianco-giallastra  ai  lati.  Le  niandibole  , 
ed  i  palpi  mostransi  pure  bianco-giallognoli,  splendenti , 
le  prime  coll'  apice  nero,  i  second!  coll'  ultimo  articolo 
nero;  inoltre  i  palpi  sono  nel  lato  intcrno  gucrniti  di  se- 
tole  o  spine  bianclie.  Nella  feininina  i  palpi  sono  un  po- 
co piu  foschi  che  nel  maschio.  La  faccia  inferiore  della 
testa  risplende  del  colore  verde  metallico,  ed  e  tutta  fina- 
mente  e  trasversalmente    rujjoso-nunteiiiriata.    II    corsaletto 

O  1  ~~ 

subcilindrico  presenta  la  sua  costrlzione  anteriore,  e  po- 
steriore ,  colle  quali  si  articola  colla  testa,  e  coll'  addo- 
me,  e  la  sua  faccia  siiperiore  fuiamente  striata  di  traver- 
so  con  molta  regolarita  analogamente  alia  striatura  della 
parte  posteriore  della  testa :  ai  lati  e  splendentissimo ,  ed 
appena  striato  scorgesi  colla  lente  nel  mascliio ,  piu  mar- 
catamente  striato  nella  femmina ;  la  faccia  sua  interiore  e 
pure  striata,  ed  assieme  ai  lati  risplende  nel  mascbio  di 
un  bel  lucido  color  verde  piu  metallico ,  mentre  nella 
femmina  e  meno  splendente.  Anche  i  troncanteri  delle 
zampe  auteriori  risplendono  dcllo  stesso  color  verde-blu 
metallico,  e  nella  faccia  anteriore  portono  un  gruppo  di 
setole  biancbe  nel  maschio,  mentre  poclie  e  rade  setole 
sono  in  rpiella  della  femmina.  Setole  biancbe  rade  e  se- 
riate guerniscono  gli  oscuri  femori ,  le  rossastre  tibie ,  ed 
i  tarsi ,  le  quali  parti  al  diverse  percuotere  della  luce 
banno  riflessioni  metallicbe. 

L'  addome  e  molto  allungato,  ristretto  nella  base  come 
il  corsaletto,  gradatainente  dalla  base  si  allarga  un  poco 
sino  oltre  i  due  terzi  di  sua  lungbezza,  e  poi  si  ristringe 
neir  apice,  il  quale  e  sporgente ,  e  giallastro.  Le  elitre, 
che  lo  cuoprono,  unite  assieme  prendono  la    stessa  forma 


310  Giuseppe  Bertoloni 

convessa,  alliingata,  amigdaloide  di  esso.  Sono  tutte  quan- 
te  regolannetite  e  finamente  scrobicolate,  e  posteriormen- 
te  ogiuuia  linisce  in  piuita  acuminata,  e  piotratta  all'  in- 
dietro,  un  poco  scostata  dalia  vicina  nel  mascliio,  inentre 
nella  feinniina  e  breve  e  non  protratta  all'  indietro.  Ad 
occhio  nudo  le  elitre  danno  appena  indizio  di  litlessione 
metallica,  ma  colla  lento  questa  si  scorge  bene  nell'  in- 
teiiio  tlegli  spessi  scrobicoli,  ogni  elitra  inoltre  vicino  al- 
r  orlo  del  lato  estcrno  e  posteriore  nmstra  nna  i'ascia 
bianca  per  tutta  la  sua  lunghczza,  die  ai  due  terzi  d(;lla 
medesima  manda  un  piccolo  segno  dello  stesso  bianco  colo- 
re,  diretto  a  guisa  di  nn  dente  verso  1'  interne  dell'  e- 
litra.  Questa  fascia  bianca  osservata  colla  lente  direste 
fatta  di  una  vernice  di  biacca ,  sulla  quale  si  scorgono 
tutti  i  fori  degli  scrobicoli,  cbe  ricuopre.  Inoltre  sullc  eli- 
tre longitudinalmente  alia  sutura  mediana ,  poco  distante 
e  paralella  a  questa  si  vede  una  fila  di  punti  larghi,  de- 
pressi ,  radi,  piu  graudi  degli  scrobicoli  in  mezzo  ai  quali 
stanno,  e  cbe  colla  lente  si  veggono  nel  mascliio  e  nella 
femmina  risplendere  appena  metallicamente.  La  faccia  in- 
feriore  dell'  addome  del  mascliio  e  liscia,  splendentissiina, 
di  color  nero  tendente  al  blii,  nella  femmina  nerastra. 
Le  zampe  sono  assai  sviluppate,  i  femori  di  esse  risplen- 
dono ,  come  1'  addome ,  sul  quale  esse  sono  impiantate ; 
le  tibie  ed  i  tarsi  guardati  coiitro  luce  mostransi  rossastri 
tendenti  al  metallico.  Tutte  le  articolazioni  delle  zampe 
sono  guernite  di  setole,  e  di  spine  rade. 

II  niaschio  di  questa  specie  e  piii  piccolo  della  femmina. 
Pocbi  individui,  e  quasi  tutti  imperfetti  della  medesima 
furonmi  mandati  dall'  Affrica,  per  cui  nelle  coUezioni  eu- 
ropee  non  esiste  se  si  eccettuino  le  due  sunnominate. 

Un  individuo  mascliio  piii  piccolo,  somigliantissimo  nel 
totale  alia  descrittavi  specie  ,  presenta  la  differenza  di 
avei-e  la  zona  bianca  dell'  orlo  esterno  delle  elitre  inter- 
rotta  corninciando  dal  punto,  dove  si  rivolta  all'  indentro 
a  guisa  di  un  dente  sino  quasi  alia  base  dell' elitra,  dove 
scorgesi  un  indizio  o  principio  bianco  della  zona  stessa; 
inoltre  ha  gli  articoli  quinto,  sesto,  e  settimo  compressi , 


Decli   insetti   Coleotteri  311 

come  nella  descrittavi  femmina,  ed  anclie  qualche  picco- 
la  diftbrenza  nel  labbro  superiore,  con  la  inaiicanza  del- 
la  fila  di  puiiti  larglii  iiicavati  paralelli  alia  siitura  di 
mezzo  deir  elitre.  lo  per  ora  coiisidero  qiiesto  solo  indi- 
viduo  come  una  distinta  vaiieta :  die  se  si  avessero  altri 
individui  colla  costanza  di  questi  caratteri ,  dimensione  del 
corpo,  ed  abito  suoi  proprii,  forse  se  ne  potrebbe  fare  una 
specie   chiainaiidola   Droniira  consimilis. 

4-.  Anthia  rniit'illoides :  oblonga,  convexa ,  nifrra,  pilosa ; 
capite  ,  thorace  punctatis  ;  la])io  ,  mandibulis  ,  palpis 
splendentissiinis ;  aiticulo  secundo,  tertio,  quarto  an- 
tennarurn  pilosis,  reliquis  nudis;  scutello,  basi  elytra- 
rum  tomento  albescenti  tectis  ;  elytris  apice  oblique 
truncato,  incavato,  costato-sulcatis ,  maculis  duabus  al- 
bis  transvcrsalibus. 


Long.   22.   lat.   6    1/2    mill. 


Tab.   23.   Fig.   .5. 


Pieperta  est  ab  Eq.  Karolo  Fornasinio  in  ripis  fluminis 
Magnarra  provinciae  Inliambanensis  Mozambici;  et  indi- 
viduuin   unicum   ego  obtinui  Bononiae  anno    1848. 

Di  quest'  insetto  rarissimo  pertanto  in  Europa  non  esi- 
ste  che  1'  individuo  che  avete  sott'  occhio,  perche  un 
solo  esemplare  io  ne  ebbi  dal  Fornasini ,  e  sul  quale  di- 
stinguo  e  descrivo  la  specie.  Dessa  e  nera ,  ])elosa  princi- 
palmente  nella  testa,  nel  corsaletto,  nelle  zampe  piii  che 
neir  addome  e  nelle  elitre. 

La  sua  testa,  un  poco  depressa,  e  grossamente,  e  di- 
sugualmente  punteggiata,  non  die  radamente  cospersa  di 
peli  biandii  corti,  e  di  setole  nere  piu  lunglie.  Nella 
faccia  superiore  fra  gli  occlii  sta  una  jiiccola  elevazione. 
Gli  occlii    sono    grigiastri,  lucidi,  sporgcnti,  e  la  lente  li 


312  Giuseppe  Bertoloni 

vede  finamente  sagrinati.  Le  antenne  misurano  la  lunghez- 
za  di  circa  la  ineta  del  corpo;  hanno  gli  ai'ticoli  secondo, 
terzo,  e  quarto  peloso-setolosi ,  gli  altri  quasi  uudi  sc  si 
eccettuauo  le  piccole  spiue,  clie  souo  nelle  unioni  delle 
articolazioni.  Gli  articoli  nudi  mostransi  compressi  princi- 
palinente  verso  le  estieiuit;\.  Gli  altri  peloso-setolosi  por- 
tauo  peli  corti  bianclii  non  inolto  spessi ,  e  setole  rade , 
luuglu»  e  ucre.  II  labhro  superiore  e  rotoudato  uel  mezzo 
e  inostra  coUa  lente  una  depressione  per  parte  nella  sua 
convessitii.  Le  niaudibole  coi  palpi,  e  coUe  parti  adiacen- 
ti  della  testa  sono  assai  lucide  e  splendenti.  Splendeutis- 
sima  e  ancora  tutta  quanta  la  faccia  inferiore  della  testa, 
la  quale  comparisce  punteggiata,  non  clie  guernita  late- 
ralniente  e  posteriorniente   di   peli   bianclii,   radi. 

II  corsaletto  ba  f'lgura  subglobosa,  poco  allungata,  al- 
largata  nel  mezzo  di  sua  lungliezza  quasi  a  guisa  di  corto 
mustacciuolo.  Esso  e  tutto  quauto  e  superiormente ,  ed  ai 
lati,  ed  inferiormente  scolpito  di  grossi  punti  fra  di  loro 
eguali ,  come  mostrasi  la  testa.  Nella  sua  faccia  superiore 
assai  convessa  comparisce  cosperso  di  peli  neri  irti,  mentre 
che  vicino  all'  articolazione  colla  testa,  e  coll'  addome, 
siccome  nella  faccia  inferiore ,  i  peli  sono  biancastri  e  piu 
spessi ;  inoltre  nelld  faccia  superiore  assai  convessa  e  scol- 
pita  una  linea  mediana  longitudinale  appena  discernibile 
a  vista  nuda ,  che  la  divide  nel  mezzo ;  ne'  lati  poi  osser- 
vasi  r  orletto  sigmoideo ,  clie  e  il  liinite  di  questa  faccia 
superiore.  I  troncateri  delle  zampe  anterior!,  siccome  i  fe- 
mori,  sono  di  superficie  punteggiata,  e  guernita  di  peli 
bianchi  radi,  dritti,  e  di  setole  nere  piu  lunglie  e  piii 
rade.  Ancbe  le  tibie,  e  le  articolazioni  dei  tarsi  anteriori 
sono  provvedute  degli  stessi  peli  piii  corti  bianclii ,  e  di- 
stesi  sulla  superficie  della  loro  inserzione  nella  direzione 
dal  di  dietro  all'  avanti ,  e  dalle  spine  nere  proprie  di 
queste  parti. 

L'  addome  e  convesso,  un  poco  piu  lungo  delle  elitre, 
che  lo  cuoprono,  e  lo  abbracciano  ai  lati.  Queste  consi- 
derate iHiite  assieme  sono  molto  convesse,  e  mostransi  un 
poco  piu  allaigate  posteriormente  che  nella  base,   mentre 


Degu   insetti   Coleotteri  313 

neir  apice  sono  troncate  obblirjiiamente,  ed  un  poco  in- 
cavate  nell'  orlo  di  tale  troiicatura;  lianno  percio  una  forma 
obovata  alliuigata.  La  base  loro,  siccome  lo  scudetto,  ed 
una  corta  porzione  della  sutura  mediana  ,  e  coperta  della 
solita  peluria  bianco-siidicia  piii  fitta  che  altiove.  L'  eli- 
tra  nella  faccia  sua  superiore  e  solcato-costata,  punteggia- 
ta,  e  cospersa  di  qualclie  pclo  nero,  rado  assai,  ed  irto, 
inoltre  vi  si  osservano  due  macchie  grandi,  l)iancbe,  tra- 
sversab ,  costituite  da  una  peluria  assai  fitta,  e  corta; 
1'  anteriore  cbe  e  quasi  nel  mezzo  della  lunghezza  del- 
r  elitra,  si  estende  trasversalmeute  dalla  costa  terza  all'ot- 
tava,  la  posteriore  die  sta  vicino  alia  estremita  dell'  elitra, 
dove  finiscono  le  nove  coste  che  la  guerniscono ,  resta 
compresa  fra  la  costa  seconda  e  la  nona,  perche  e  piii 
grande  dell'  altra,  ma  e  trasversale  come  questa,  ed  un 
poco  obliqua.  La  corta  porzione  dell'  elitra,  la  quale  re- 
sta fra  questa  macchia  bianca,  e  1'  apice  troncato  dell'  e- 
litra  stessa,  non  essendo  guernita  da  coste,  riesce  piii 
splendente,  punteggiata,  e  porta  qualcbe  rada  setola  ne- 
ra.  La  disposizione  di  queste  quattro  macchie  bianche  e 
molto  analoga  a  quella  delle  macchie  che  hanno  varie 
specie  di  Mutille  snlla  faccia  superiore  dell'  addome,  lo 
che  mi  suggeri  di  cliiamare  la  specie  mutilloides.  La  super- 
ficie  inferiore  dell'  addome  e  splendente,  radamente  pun- 
teggiata ,  oltre  che  scorgesi  coll'  occhio  armato  di  lente 
consi)ersa  di  corta  e  rada  peluria  bianca  sdraiata,  e  nella 
direzione  dall'  avanti  all'  indietro,  anche  gli  ultinii  anelli 
sono  cospersi  di  qnalclie  setola  nera,  assai  rada,  e  lunga. 
Le  zampe  addoniinali  sono  parimente  punteggiate  e  guernita 
di  peli  bianchi,  dritti ,  spessi ,  e  corti,  e  di  setole  nere 
rade  nei  femori,  non  che  di  soli  peli  bianchi  distesi,  e 
di  spine  nere  nelle  tibie  e  nei  tarsi. 

Quest'  insetto  e  della   massima  rarita,  non   conservandosi 
oggi  in  altra  collezione  europea  che  nella  Bolognese. 

5.  Anthia  minima:  elongata,  nigra,  nitida;  capite  elonga- 
te, splendentissimo,  postice  supra  punctato;  thorace  ob- 
longo ,    obovato ,    punctate  ,    supra    costato ;    elytris    vix 

T.    VIII.  40 


314  Giuseppe  Bertoloni 

truncatis,  sulcato-costatis,  punctatis ,  maculis  duabus  al- 
bis,  inarginibus  externis  vix  tomentosis. 

Long.    12.   lat.   3.  mill. 

Tab.   23.  Fig.   6. 

Karoliis  Eq.  Fornasinius  legit  in  ripis  fluminis  Magniirra 
provinciae  Inhambanensis  Mozanibici,  et  ego  obtinui  Bo- 
noniae  anno    18-48. 

Fra  le  specie  di  Antliia,  che  io  mi  conosco,  od  ho 
studiato  negli  autoii ,  questa  e  la  piii  piccola.  Dessa  e 
nera,  di  forma  molto  alhingata  e  sottile  anteriormente, 
allargata  posteriormente  massime  nella  femmina,  la  quale 
e  un  poco  piu  grande  del  maschio. 

La  testa  di  cotale  specie  e  depressa  assai ,  allungata 
principalmente  in  tutta  la  porzione,  che  e  anteriore  agli 
occhi ;  essa  risplende  nella  faccia  supeiiore  piu  die  in 
tutte  le  altre  parti  superiori  del  corpo.  In  questa  stessa 
posteriormente  e  fra  gli  occhi  e  punteggiata,  mentre  an- 
teriormente a  questi  e  liscia ,  con  due  depression!  longi- 
tudinali,  che  dagli  occhi  si  estendono  quasi  sino  alia  ba- 
se del  labbro  superiore.  Gli  occhi  sono  allungati  nel  sen- 
so  della  lunghezza  della  testa,  fosco  giallastri,  e  finamen- 
te  sagrinati.  Le  antenne  mostransi  huighe  come  la  meta 
del  corpo ,  cogli  articoli  della  base  piu  sottili ,  e  gli  altri 
successivamente  piii  compressi  ed  allargati.  I  primi  cinque 
coir  aiuto  della  lente  si  scorgono  coperti  di  corta  peluria, 
gli  altri  sembrano  di  snperficie  sagrinata.  II  labbro  supe- 
riore e  convesso,  levigatissimo ,  e  nella  sua  liase  ha  un 
solco  trasversale.  Le  niaudibole  ed  i  palpi  sono  di  color 
di  castagno.  La  faccia  iuferiore  della  testa  e  levigatissima, 
e  la  lente  vi  scorge  appena  qualclie  punteggiatura.  II  cor- 
saletto  ha  una  forma  obovata,  cioe  mostrasi  molto  ristretto 
nel  davanti,  ed  ingrossato  posteriormente.  E  tutto  quanto 
punteggiato,  e  nella  faccia  posterioie  inoltre  porta  sei  co-  ) 
ste  longitudinali    rilevate,  considerando    fra    queste  le  due 


Degli   insetti   Coleotteri  315 

che  ai  lati  mettono  limite  alia  stessa  faccia,  e  si  esten- 
dono  dalla  costrizione  anterioie  alia  posteiiore,  coUe  cjua- 
li  costrizioni  si  articola  il  corsaletto  stesso,  inoltre  ai  lat 
ed  inferiormente  e  guernito  di  peli  bianchi  coiti,  e  rad 
disceriiihili  colla  leiite.  Lo  zampe  anteriori  sono  pure  guer 
iiite  degli  stessi  peli  corti  biaiiclii  e  radi ,  e  le  elitre  co 
tarsi  inostransi  di  color  castaneo.  L'  addome  e  convesso 
-depresso  superiormeiite,  di  figura  pure  obovata,  perche 
e  pill  largo  molto  verso  1'  apice  cbe  nella  base;  esso  e 
coperto  dalle  elitre,  che  considerate  prese  insieme  haiino 
del  medesinio  la  figura.  Mostransi  queste  un  poco  tronca- 
te  air  apice,  costato-solcate,  puuteggiate.  Sette  sono  le 
coste,  che  si  elcvauo  sopra  ogni  elitra,  e  tutte  dalla  ba- 
se pervengono  quasi  fino  all'  apice.  Sopra  ogni  elitra  inol- 
tre sono  due  macchie  bianche  rotonde  non  niolto  intense, 
che  anzi  sbiadite ,  la  prima  si  scorge  un  poco  oltrepassato 
il  priino  terzo  dell'  elitra  stessa,  la  seconda  un  poco  piu 
oltrepassato  il  secondo  terzo;  la  prima  resta  compresa  fra 
la  quarta  e  la  sesta  costa ,  la  seconda  fra  la  seconda  e  la 
sesta  costa,  perche  e  un  poco  piu  grande  dell'  altra ,  e 
direi  quasi  un  poco  allungata  tiasversalmente.  Lo  spazio 
che  rimane  fra  la  settima  costa  e  1'  oilo  esterno  dell'  eli- 
tra, P  piuttosto  largo,  e  guernito  di  corti  peli  bianchi,  ra- 
di, sdraiali,  ed  a[)pressati.  La  siiperficie  inferiore  dell' addo- 
me splende,  ed  e  provveduta  di  qualchc  rado  e  corto  pelo;  i 
femori  e  le  tibie  delle  zampe  addominali  hanno  gli  stessi 
caratteri  ,  ma  questc  ultime  coi  tarsi  compariscono  di  co- 
lor di   castagno  scuro  osservate  ad  occhio  armato. 

Di  qiiesta  specie  ricevei  ahjuanti  esemplari,  per  la  qual 
cosa  ne  dispensai  alia  collozione  del  Sig.  Presidente  Dohrn 
di  Stettino,  e  se  ben  ricordo  anche  a  quella  del  Signor 
Thomson  di  Parigi. 

6.  Tefflus  Thomsonn:  niger,  vix  splendens ;  thorace  supra 
rugoso-punctato ,  subtiis  parum  punctato ,  lateribus  me- 
dio angulatis;  elytris  costato-sulcatis,  sulcis  tubercolatis , 
tuberculis   rotundis,   triseriatis,   alternantibus. 

Long.   3    1/2.   lat.    1    1/2.   centim. 
Tab.  23.  Fig.  7. 


316  Giuseppe  Bertoloni 

Misit    ex    Inhambane    Mozambici    Eques   Fornasinius  anno 

18i8. 

Questa  specie  e  assai  vicina  al  Tefflus  Delegorguei  Gu6r. 
Menevill.,  col  quale  e  facile  coiifonderla  in  una  superfi- 
ciale  osservazione.  lo  lo  ho  ricevuto  frammisto  al  T.  De- 
legorguei, ed  a  prima  giunta  non  lo  avevo  distinto  da  qiie- 
sto.  La  niia  specie  e  tutta  nera  come  1'  altra,  ma  molto 
meno  splendente,  e  piu  piccola.  La  sua  testa  nel  mezzo 
della  faccia  superiore  mostrasi  trasversalmente  rugosa,  e 
punteggiata  posteriormente  ;  gli  ocelli  sono  giallastri  come 
r  esticmita  dei  palpi,  e  le  antenne  lunghe  come  la  meta 
della  lunghezza  del   corpo. 

II  corsaletto  nel  ceritro  dei  latl  suoi  piotubera  in  un 
angolo  piu  sentito ,  e  meno  rotondato  di  quello  del  T.  De- 
legorguei, per  lo  che  la  figura  della  faccia  superiore  di 
esso  ha  la  forma  di  largo  e  corto  mostacciuolo  coll'  estre- 
mita  anteriore  e  posteriore  troncate,  inoltre  e  piu  grossa- 
mente  rugoso-punteggiata,  o  meglio  direbbesi  irregolarmen- 
te  scrobiculata,  e  mostra  un  orletto  rialzato  piu  ai  lati  e 
posteriormente  die  anteriormente.  La  faccia  inferiore  e  piu 
radamente  punteggiata.  Le  zampe  anteriori  sono  liscie, 
splendenti,   e  conformate   come  quelle  del   T.  Delegorguei. 

L'  addome  e  ricoperto  da  elitre  molto  convesse,  costa- 
to-solcate,  coUe  coste  liscie  ed  i  solchi  larghi.  Nel  fondo 
di  questi  V  occliio  nudo  sembra  scuoprire  tante  lineette 
ti'asversali ,  paralelle ,  rialzate ,  ma  coll'  occhio  armato  di 
lente  si  distinguono  tre  serie  longitudinali  di  tubercoli  ro- 
tondi ,  alteriiantisi.  La  faccia  inferiore  dell'  addome  e  po- 
00  convessa ,  liscia,  e  splendente,  siccome  sono  i  trocan- 
teri  e  le  zampe.  Vicino  al  margine  posteriore  del  mezzo 
deir  ultimo  anello  mostrasi  una  fila  di  punti  discernibili 
ad  occhio  nudo,  ma  meglio  se  e  armato.  Questa  faccia  in- 
feriore deir  addome  e  le  zampe  addominali  pochissimo  dif- 
feriscono  da  quelle  del   T.   Delegorguei. 

II  T.  Delegorguei  Guer.  abita  i  iiionti  Makkalensi  della 
CafFreria,  dove  probabilmente  fu  trovato  per  la  prima  vol- 
ta    dair   instancabile    e    coraggioso    cacciatore    di    elefanti 


DeCLI     1N3ETTI     CoLEOTTERI  317 

e  di  leoni  Delcgorgiie  francese,  del  quale  mi  ricordo  di 
aver  letto  poclii  auni  sono  la  desciizione  del  viaggio,  del- 
le  cacciagioni  fatte,  non  che  delle  raccolte  anche  d'  in- 
setti,  che  pubblico  accompagnata  da  un  catalogo  di  pa- 
role o  vocaboli  cafTri.  II  iiiio  T.  Thomsonii  ricevei ,  come 
dissi  sopra,  fiainmisto  al  T.  Delegorguei ,  il  quale  percio 
trovasi  pure  ad  Iiiliambane  del  Mozanibico ,  e  siccome  si 
sa  die  neir  AffVica  il  T.  Megerlei  abita  i  bosclii  annosi  e 
vive  framezzo  ai  legni  in  conuzione,  cosi  e  probabile  che 
le  due  specie  del  Mozambico  abitino  le  selve  ed  i  tron- 
chi  in  decomposizione. 

7.  Rembus  Dohrnil :  niger,  splendens ,  oblongo-ovalis:  ca- 
pite  punctulato;  thorace  supra  grosse  punctato  ad  ba- 
sim  impresso ,  subtus  vix  punctato;  elytris  sulcato-co- 
statis,  costis  obtusis,  levibus,  sulcis  minutissime  pun- 
ctulatis. 

Long.  cent.   2.   et  mill.   8.  lat.   cent.    1. 

Tab.   23.  Fig.   8. 

Misit     Eq.     Foruasinius     ex     Inhambane     Mozambici    anno 

1818. 

Neir  Affrica  1'  Egitto  ed  il  Senegal  presentano  una 
specie  propria  di  Rembus ,  che  gli  autori  distinsero  dei 
nomi  del  paesc ,  nel  quale  ognuna  vive  spontanea.  La 
nostra  collezione  nianca  di  queste,  che  volentieri  avrei 
confi-ontate  colla  mia,  die  percio  ho  distinta  col  mezzo 
delle  descrizioiii   ddle   inedesime  date  dagli   autori. 

II  mio  Rembus  Dohrnii  e  tutto  quanto  nero ,  splenden- 
te,  di  figura  obovale  allungata,  perclie  mostrasi  un  poco 
piu  largo  posteriorniente  die  anteriormente,  nella  faccia 
superiore  dcpresso  appena  convesso,  nell'  inferiore  con- 
vesso. 

La  sua  testa  e  proporzionata  al  corpo.  La  faccia  supe- 
riore   della    medesima ,  che    resta    compresa    fra    gli  occhi 


318  Giuseppe  Behtoloni 

comparisce  quadrilatera,  uii  poco  allungata  dal  di  dietro 
all'  avanti,  limitata  ai  lati  da  uii  orletto  poco  prominente, 
ed  anteiiormeiite  inostra  due  depressioni ,  clie  restano  col- 
locate fra  r  iiiserzioiie  delle  anteiine,  visibili  anclie  ad 
occhio  undo,  inentre  la  niinutissiina  e  rada  punteggiatura 
di  tiitta  la  sua  sii[)erricie  iion  e  discernibile  che  coll'  oc- 
chio annato;  e  inostra  la  doinarcazione  trasversale  dell' al- 
tra  porzione  auteiiore  di  cpicsta  stessa  faccia  die  la  divi- 
de dalla  posteriore.  La  porzione  anteiiore  e  pure  quadri- 
latera allungata  in  senso  trasversale,  piii  spleudente  del- 
1'  altra ,  nou  mostrasi  piinteggiata ,  e  sebbene  sia  di  su- 
perficie  disuguale  e  piu  liscia  dell' altra  ;ai  lati  e  limitata 
da  nil  orletto,  viciiio  al  quale  uno  per  parte  sta  uno 
scrobicolo. 

Gli  ocelli  sono  piiittosto  larglu,  e  sporgenti;  coUa  vista 
non  armata  od  anclie  armata  di  lente  debole  sembrano 
lisci ,  ina  con  lente  acutissima  si  scorgono  finissiiiiainente 
sagrinati,  sono  nel  loro  contorno  giallastri,  e  nel  inezzo 
si  direbbero  quasi  pupillati  di  nero.  Le  antenne  misurano  la 
lunghezza  della  nieta  del  corpo ;  gli  articoli  inferiori  di  esse 
colla  lente  si  scorgono  radaiiiente  spinosi  e  setolosi ,  quel- 
li  deir  apice  invece  mostraiisi  coperti  di  un  toinento  di 
color  della  ruggine.  II  labbro  superiore  si  articola  col  da- 
vanti  della  descritta  porzione  quadrilatera,  ha  forma  esso 
ancora  quadrilatera  allungata  trasversalmente  ,  ed  e  diviso 
nel  inezzo  da  un  solco  longitudinale ,  per  cui  lo  direste 
costituito  di  due  quadrati  uniti  assienie.  Colla  lente  acuta 
vi  si  scorge  qualche  flna  punteggiatura,  e  sei  punti  maggio- 
ri  vicino  all'  orlo  anteriore,  il  quale  e  guernito  di  radi 
peli  rossastri.  Le  mandibole  sono  nere  sicconie  i  palpi, 
che  le  accompagnano,  ma  1'  ultima  articolazione  di  questi 
lia  il  suo  apice  troncato  di  color  rosso  giallastro,  iiioltre 
il  lato  interno  di  loro  e  guernito  di  poclie  setole  rade, 
corte,  e  dritte.  I  palpi  linguali  invece  sono  ottusamente 
appuntati,  e  di  color  rosso  scuro  marrone.  II  labbro  iiife- 
riore  presenta  una  prominenza  mediana  quasi  ceiitrale  iiel- 
la  sua  superficie  coinpresa  fra  due  depressioni  larghe, 
collocate    una    per    parte ,  e    che    continuansi  col  margine 


Degli   insetti   Coleotteri  319 

laterale,  die  termina  in  un  orlo  rotondato.  II  restante 
del  la  faccia  inf'eriore  della  testa  anteriorinente  presenta 
qualche  indizio  di  ruglie  trasversali ,  e  posteriormente  , 
dove  si  articola  col  corsaletto,  protubera  come  in  una 
larga  quarta  parte  di  sfera  ,  liscia,  e  spiendentissima,  sul- 
la  quale  1'  occhio  arniato  di  acuta  lente  scorge  una  insol- 
catura  corta  longitudinale  nel  mezzo  del  davanti ,  e  due 
altre  linee  ini|)re,sse  longitudinali  piu  verso  i  lati ,  e  die 
si  divaricano  Ira  di  loro ,  ijuanto  piu  sono  vicine  alia  ar- 
ticolazione  del   corsaletto. 

Questo  superiormente  e  di  superficie  quasi  piana,  di 
figura  quasi  (juadrilatera,  uu  poco  j)iu  ristretto  anterior- 
inente, cogli  angoli  rotondati,  ed  i  lati  col  margine  ap- 
pena  convesso  all'  esterno,  e  limitato  da  un  orletto  liscio, 
podiissinio  rialzato,  il  (|uale  orletto  manca  nel  margine 
anteriore,  die  contina  colla  testa,  e  nel  posteriore  die  si 
articola  coll'  addome.  Tutta  questa  faccia  e  cospersa  irre- 
golarinente  di  punti  grandi  visibili  ad  occhio  nudo ,  un 
poco  pill  spessi  e  piu  jiiccoli  j^osteriorniente ,  inoltre  e 
divisa  pel  mezzo  della  sua  lungliezza  da  una  liiiea  o  solco 
sottile ,  e  presenta  nella  base  una  per  parte  due  grandi 
depressioni,  poste  di  mezzo  fra  la  detta  liuea,  e  1'  angolo 
posteriore  die  e  un  poco  alluugato  all'  indietro,  troncato,  e 
rotondato  iiell'  apice ,  per  cui  la  parte  centrale  del  margine 
posteriore  resta  come  incavata  entro  e  frammezzo  a  questi 
due  angoli.  Ndia  faccia  inferiore  il  corsaletto  ad  occhio 
non  armato  seaibra  liscio,  ma  coll'  aiuto  della  lente  scor- 
gesi  radamente  punteggiato,  eccettuate  le  vicinanze  del 
margine  elevato  in  orlo  molto  sporgente  dei  lati.  Lo  ster- 
uo  protubera  all'  indietro  a  forma  di  lancia:  desso  pure  e 
radamente  punteggiato,  e  guernito  di  (jualche  pelo  rado , 
come  il  resto  di  questa  faccia  inferiore.  I  trocanteri  delle 
zampe  anteriori  sono  suliglobosi ,  e  lisci,  ma  nella  loro 
base  si  mostrano  colla  lente  guerniti  di  pochi  peli  corti. 
I  fetnori  piuttosto  rigonfiati  e  le  tibie  sono  pure  di  super- 
ficie liscia,  e  splendente,  sebbene  sopra  di  loro  sia  un 
qualche  punto  iinpresso,  e  qualche  piccolo  pelo  rado,  ol- 
tre  le  frange  e  spine  degli  angoli.  I  tarsi  anteriori    larglii 


320  Giuseppe  Bertoloni 

ed  appianati  inferiormente  nelle  loro  tre  prime  articolazioni 
mostransi  nel  disopra  assieme  agli  altii  due  couvessi  e  colle 
ungliie  splendenti  e  nere,  come  le  altre  parti  delle  zaiii- 
pe,  ma  la  faccia  inferiore  delle  dette  tre  prime  artico- 
lazioni e  coperta  di  spessa  peluria  di  color  giallo  rug- 
ginoso. 

Lo  scudetto  e  triaiigolaie,  diviso  pel  lungo  da  una  li- 
nea  impressa ,  die  e  il  seguito  di  quella ,  che  divide  la 
faccia  superiore  del  corsaletto. 

L'  addome  e  coperto  da  elitre,  che  considerate  unite 
assieme  sono  a[)pena  posteriormente  un  poco  piii  larghe , 
che  anteriormente  vicino  alia  base.  Ognuna  di  esse  e  se- 
gnata  da  solclii  longitudiiiali  che  si  alternano  con  sei  co- 
ste  rotondate,  e  liscie.  Neila  vicinanza  dello  scudetto  e  il 
principio  di  un'  altra  costa,  che  termina  e  si  unisce  al- 
r  orlo  della  sutura  interna,  e  che  nasce  assieme  alia  pri- 
ma costa  dalla  base  dell'  elitra,  anzi  si  direbbe  che  e  un 
certo  ramo  di  questa  prima  costa.  Le  sei  coste  quasi  per- 
vengono  sino  al  margine  posteriore  dell'  elitra,  ma  in  vi- 
cinanza di  questo  1'  una  rientra  nell'  altra  piegandosi  verso 
r  angolo  interno  dell'  apice,  vicino  al  quale  la  loro  unio- 
ne  seinbra  una  costa  trasversale.  II  fondo  dei  solchi  e  pun- 
teggiato,  ed  ogni  punto  con  un'  acuta  lente  vedesi  guer- 
nito  di  un  pelo  cortissimo,  nero,  dritto.  Lo  spazio  piut- 
tosto  largo ,  che  resta  fra  la  sesta  costa  liscia  e  1'  orlo 
rialzato  del  margine  esterno  dell'  elitra,  e  tutto  quanto 
cosperso  degli  stessi  punti  e  peluzzi  anche  nella  parte  po- 
steriore e  sino  all'  apice  dell'  elitra  stessa  ,  il  quale  non 
e  acuto ,  ma  ottuso.  Lo  stesso  spazio  poi  per  tutta  la  sua 
lunghezza  del  lato  esterno  mostra  1'  indizio  di  un  rialza- 
mento  longitudinale ,  non  mai  elevato  come  le  coste ,  tut- 
to  quanto  punteggiato.  Le  elitre  inoltre  cominciando  dal- 
la loro  base  sino  alia  meta  della  propria  lunghezza  nel 
lato  esterno  si  ripiegano  inferiormente  abbracciando  1'  ad- 
dome per  un  quarto  circa  di  sua  lunghezza ,  e  la  super- 
ficie  esterna  di  questa  ripiegatura  vedesi  liscia  come  1'  in- 
feriore superficie  del  corpo  di  questo  animale.  L'  addome 
e  un  poco  piii    stretto    delle   elitre,    principalmente    dove 


Degli   insetti   Coleotteri  321 

qucste  si  allaigano  postoriorinente  ,  e  percio  dove  iion 
giuiigoiio  pill  ad  abbracciurlo.  II  inedesiino  inferiorineutc 
a  vista  niida  seinhra  liscio,  e  splendeiite  in  un  colle  zam- 
pe  adtlomiiiali ,  lua  coll'  occliio  armato  di  lente  si  scoige 
finainente  puntciigiato.  Piu  spesse  mostransi  le  punteggia- 
ture  ai  lati  dci  piiiiii  aiielli ,  meiitrc  gli  ultiini  anelli  scor- 
gonsi  colla  Icnte  molto  piix  levigati,  sii  tutti  pero  vedesi 
qualclie  piccolo  pelo  rado.  La  siiperficie  dei  trocanteii  e 
dci  I'emori  delle  zampe  addoiniiiali  si  mostra  simile  a  quel- 
la  degli  ultiini  anelli.  Le  tibie  spinose,  e  setolose  delle 
zampe  di  mezzo  vicino  all'  apice  od  articolazione  coi  tar- 
si nclla  parte  esterna ,  ed  in  minor  ijuantita  anche  ncl- 
r  interna  sono  provvednte  di  nna  ciocca  di  peli  color  di 
cannella ,  e  dello  stesso  grado  di  tinta ,  die  hanno  le  se- 
tole  seriate  dei  margini  nella  faccia  inferiore  dei  tarsi.  Le 
tibie  ed  i  tarsi  delle  gambe  posteriori  invece  sono  guerni- 
ti   di   spine  e   peli   neri. 

Di  questa  specie  ricevei  varii  individni  clie  dispensai  al 
Sig.  Dohrn,  al  (piale  la  dedicai ,  al  Sig.  Tbomson,  ed  a 
(pialclie   altro   entoniologo. 

Colla  descrizione  di  cotali  sette  specie  novelle  ho  quasi 
finito  di  trattare  dei  Carabici ,  eccettuate  poche  altre  spe- 
cie intorno  alle  quali  lio  ancora  dnbbiezza  di  novita,  che 
mi  pervonnero  dal  Mozambico  sino  al  di  d'  oggi.  In  se- 
guito  vi   parlero  di   quelle  di  altre  famiglie. 

Bene  mi  anenro  di  avere  novelle  del  Sic;.  Cavaliere  For- 
nasini ,  le  quali  mi  certiticliino  della  sua  ristabilita  salute, 
e  robnstezza  ingenita,  che  nelle  lettere  ultime  di  due  an- 
ni  addietro  Egli  diceva  di  aver  perduto,  poiche  la  sua 
prosperity,  da  tutti  noi  tanto  desiderata  anche  sotto  il 
rapporto  di  essere  Egli  il  maggiore  benemerito  delle  col- 
lezioni  Bolognesi,  darebbe  a  sperare  di  ottenere  novelle 
spedizioni  da  quel  paese,  e  probabilmente  novelle  specie 
di  questa  lamiglia  de'  Carabici,  che  e  forse  fra  i  Coleot- 
teri la  maggiormente  studiata  e  conosciuta  ,  per  cui  le  no- 
vita  di  essa  riescono  sempre  piii  pregevoli,  e  graditissime 
a  tutti   gli   Entomoloai. 


T.     VIII. 


41 


AU'iiiTom    Vlll. 


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J^I^-. 


1,1    Sufiri- 


STUDIO  STORICO  COIIPARATIVO 

INTORNO 

AL  COIVSOIO  DELLE  CAR^l 

NELLA  CITTA  1)1  J{OLO(ii\A 
MEMORIA 

DEL 
CAV.   DOTT.    PAOLO   PREDIEBI 

(Li'tta  nclla  Sessioiic  del  26  Marzo  I8S7.) 


A, 


ultie  volte  vi  tenni  parola  ,  Accademici  Prestantissimi, 
suUa  quantita  dei  cereali  clie  occoiTono ,  e  si  consumano 
nella  nostra  Provincia ,  e  vi  dissi  del  modo  migliore  di 
evitare  le  carestie;  avvegnaclie  i  cereali  essendo  quelle 
derrate  che  servono  a  comporre  i  principali  alimenti  del 
popolo,  sono  pure  qnei  coininestibili  siii  qiiall  niaggior- 
mente  cader  deve  1'  attenzione  del  medico  politico  pre- 
vidente,  e  delle  autorita  aininiiiistiative  e  sanitaria.  Quel- 
rargomento,  e  quel  inio  lavoro  ebbe  1'  onore  di  essere 
gradito  e  da  Voi  pubblicato ;  sicche  per  quella  giiisa  mo- 
straste  di  volerlo  proseguito  con  ulteriori  studi ,  e  con 
relativi  confronti ,  risguardanti  quelle  altre  sostanze  che 
servono  per  1'  alimentazione.  Diro  aduncjue  in  prinio  luo- 
go  essere  bensi  vero,  che  dall'  uso  abbondante  del  pane 
e  degli  altri  cibi  confezionati  coi  cereali,  trova  la  popo- 
lazione  motivo  di  sanit^  e  robustezza  ,  ma  pure  qnan- 
do  fosse    costretta  di  questi    soli    usare    per  lungo  tempo. 


32i  PAOLO     PREDIERI 

oltreclie  il  consume  lore  diverrcbbe  maggiore ,  ed  insuffi- 
cienti  si  farebbero  le  quantitA.  attuali  cbe  si  raccolgono , 
non  potrebbe  poi  la  popolazionc  preseiilare  (juelle  con- 
dizioni  di  sanita.  e  robiistezza  che  abbisognano ,  perclie 
gli  operai  ed  i  biaccianti  possano  resistere  ai  faticosi  la- 
vori ,  i  quali  quasi  ogiii  gioino  per  necessita  di  giiadagno 
debbono  eseguire  nclle  aiti  diverse;  qnindi  la  forza  mu- 
scolare  dei  iiieelesimi  vedre!)besi  diiiiiuuila,  e  la  sanita  e 
robustezza  lore  ben  presto  affievolirsi,  e  volgere  il  corpo 
al  marasMio  ed  a  nialattia.  Conviene  j)ertanto  che  in  que- 
sli  nostri  climi,  oltre  del  pane,  1'  uonio  faccia  uso  in  pa- 
ri tempo  di  cibi  animali ,  o  come  suol  dirsi  adoperi  dei 
cibi  azotati  in  copia  sufficiente  ;  cioe  usi  di  carne  di  anima- 
le  o  di  pesce ,  di  nova,  di  latticini,  essendo  essi  qnei  cibi 
che  souuninistrano  al  corpo  uniano  dei  luateriali  adatti  a 
riparare  le  continue  perdite  alle  quali  e  soggetto,  perche 
molto  confacenti  a'  principii  che  gli  abbisognano.  Ora  si  e 
appnnto  del  consume  deile  carni  diverse ,  e  di  quelle  che 
occorrono  fra  noi ,  che  ame  tenervi  oggi  parela ,  pero  do- 
pe che  nc  avro  premesse  alcune  nozioni  generali ,  che 
questo   mio   argouiento   risguardano. 

Le  diverse  intluenze  o  gli  effetti  speciali  dei  cibi  ani- 
mali erane  ben  cenesciuti  dagli  antichi  e  moderni  filosofi, 
i  quali  ritenevane  perfine  che  la  indole  morale  di  un  pe- 
polo,  quando  sia  differente  da  altri ,  provenga  almeno  in 
parte ,  dagli  usi  dietetici.  Fra  gli  antichi  filosofi  puo  an- 
noverarsi  Apollonio  Tianee  ,  il  quale  esagerando  la  in- 
fluenza dei  cibi  animali,  consigliava  gli  altri  ad  astener- 
sene,siccome  egli  faceva,  perche  li  reputava  propriamen- 
te  adatti  ad  impedire  nell'  uomo  le  sublimi  eperazioni 
dello  spirite.  Ed  il  celebre  Pitagora  in  proposito  di  que- 
sti  alimenti  fece ,  come  e  ben  neto ,  una  legge  ai  suoi 
discepoli ,  onde  si  cibassere  per  la  rnaggior  parte  di  ve- 
getabili;  ma,  per  quel  che  seiid)ra,  a  tale  uso  hi  indotte  dal- 
la  influenza  del  clima  della  Magna  Grecia,  eve  anche  eg- 
gidi  seno  questi  per  il  popole  i  cibi  piii  opportuni  a  vi- 
vere  sani  di  corpo,  e  ad  avere  1'  animo  piu  disposto  al- 
le  filosofiche    meditazioni.   Pure    fia    gli    antichi,  il    greco 


Del  consumo   delle  Garni  325 

Teopompo  asseriva,  che  il  soverchio  manglare  carne  op- 
prinie  I'  intelletto,  e  rende  1'  aniino  piii  iracondo,  piii 
pigro,  pill  feroce  e  piii  stolto ;  quasi  che  per  propria  in- 
dole (juci  greci  ariticlii,  die  taiito  si  segnalarouo ,  fossero 
alcun  poco  pigri ,  un  pocliino  t'eroci ,  ed  uii  tautino  stol- 
ti  per  loro  natura.  In  meno  antichi  tempi  altro  dotto 
scrittore,  il  rabbino  Maimoiiide,  ci  racconta,  che  i  sacer- 
doti  degli  ebrei  antichi  erauo  soggetti  a  molte  inalattie 
esantematiclie ,  in  quanto  che  vivevano  delle  niohe  vitti- 
nie  offerte  nel  Teinpio,  le  quali  d'  ordinario  consisteva- 
no  in  niontoni  ed  altri  aniniali  ingrassati  con  particolare 
studio. 

Ne  solamente  ci6  asserivano  filosofi  antichi  osservatori, 
avvegnache  nei  decorsi  ultimi  secoli,  questa  opinione  sugli 
efFetti  speciali  dei  cibi  aniiiiali  o  vegetabili,  riconoscevano 
uoniini  per  ogni  titolo  celebratissiini.  L'  illustre  fisiologo 
Haller  in  proposito  degli  efl'etti  prodotti  suU'  uomo  dalla 
qualita  dei  cibi  scriveva  »  Mihi  iibique  videtur  qneinque 
»  popuhnn  aratorein  mitiorem  esse;  deinde  pastoreni ;  fe- 
»  rocissinios  populos  venatores ,  qui  solis  fere  carnibus  vi- 
»  vunt  (1)  ».  Ancora  il  celebre  naturalista  Pallas  osservo 
nei  suoi  viaggi  in  Siberia,  che  i  Bureti,  il  di  cui  vitto 
principalniente  consiste  in  carni ,  sono  d'  ordinario  di  sta- 
tura  piccola ,  e  si  deboli ,  che  cinque  o  sei  di  essi  usan- 
do  di  ogni  loro  forza  non  sono  capaci  di  fare  altrettanto 
che  nn  solo  russo ;  ed  e  pur  noto  ai  viaggiatori ,  che  tut- 
ti  i  popoli  noinadi  della  Siberia,  siccorne  ogni  altro  po- 
polo,  che  vive  quasi  di  sole  carni,  hanno  il  corpo  molto 
leggiero,  se  paragonare  lo  si  voglia  colla  sua  grandezza : 
Fanciulli  di  una  etii  in  cui  a  grandissimo  stcnto  potreb- 
besi  con  ambe  le  mani  alzare  il  figlio  di  un  contadino 
russo,  si  possono,  dice  Pietro  Frank,  presso  queste  nazio- 
ni  prendere  alia  cintola ,  e  ciondolare  con  una  sola  niano, 
come  agnelli,  e  senza  fatica  veruna.  Anche  i  Lapponi, 
che  pel    loro    modo    di    vivere  e  di    nutrirsi  si  presentano 


(1)  Tom.  6.  Lib.  19.  Sec.  3. 


326  PAOLO     PREDIERI 

molto  siniili  ai  nomadi  asiatici,  soiio  pure,  dietro  le  re- 
lazioni  dei  viaggiatori,  inolto  leggieri  in  proporzione  della 
loro  grandezza.  Sebbeue  questa  lore  qualita  ascrivere  si 
possa  ancora  alia  forma  speciale  della  razza,  ed  al  modo 
di  vivere  della  stessa,  egli  e  pero  osservazioiie  coninne, 
che  in  generale  le  persone  die  niaiigiaiio  inolta  carne, 
giungano  a  rassoniigliare  nel  fisico  gl'  iiidividiii  dotati  di 
teinperatnento  colerico.  II  predetto  Pallas,  ed  il  celebre 
Hmnboldt  ci  dicono  ignoranti ,  rozzi  e  feroci  i  Tartari , 
perclie  niangiano  carni  quasi  crude ;  ed  a  questa  indole 
pill  o  nu'uo,  al  dire  di  Frank  e  di  Morgan,  sono  disposti 
quegli  altri  popoli,  clie  in  gran  paite  fonno  nso  di  carni. 
Gli  Indian!  invece  ed  i  Cinesi  sono  per  contrarlo  cosi 
umani,  cosi  niiti,  civili,  e  docili,  perclie  vivono  di  riso, 
di  latte,   e  di  frutta  diverse. 

Ne  io  vorro  dinienticare  il  divieto  assoluto,  che  leggesi 
nelle  sacre  carte  per  1'  uso  del  sangue  di  maiale,  e  di 
bue  come  cibo  dell'  uomo ;  il  quale  antico  uso  in  quel 
caldi  climi  orientali,  forse  aveva  un  reale  motivo  di  insa- 
lubrita  e  di  danno,  mentre  in  oggi  tale  non  si  osserva  in 
qnesti  nostri  temperati  paesi.  A  questa  credenza,  non  be- 
ne fondata  dai  fatti,  ed  anzi  erronea  per  i  popoli  euro- 
pei,  si  debbono  probabilmente  attribuire  i  tristi  effetti 
avvenuti  a  colore  die  si  cibano  di  sangue,  ora  di  questo, 
ora  di  quell'  animale ;  dal  quale  cibo  credesi  risentirne 
molestia  il  morale  in  modo  afFatto  speciale,  ed  anche,  a 
quanto  si  crede ,  in  ragione  delle  teudenze  insite  nell'  a- 
niniale  del  cui  sangue  fecero  uso.  Ne  certamente  io  vorro 
dar  fede  eiaminai  ai  racconti  riferiti  da  certo  Weinricchio , 
il  quale  in  prova  della  cattiva  influenza  del  sangue  ado- 
perato  come  cibo ,  lascio  scritto  die  una  giovinetta ,  a  cui 
uno  spavento  aveva  accagionata  1'  epilessia,  poiche  fu  con- 
sigliata  di  bere  del  sangue  di  gatto,  e  ne  fece  replicato 
uso ,  si  sent!  voglia  fra  pochi  giorni  di  miagolare ,  e  videsi 
saltare  qua  e  la  per  la  casa ,  andando  in  cerca  dei  sorci , 
siccoine  appunto   praticano  i  gatti   istruiti   (1). 

(1)  Comraentariiim  De  Monslris  Cap.  XV. 


Del  consumo   delle  Carni  327 

Ma  lasciando  in  disparte  (jiieste  amene  fole,  in  oggi  e 
pero  l)cne  diinostrato ,  clie  la  niescolanza  dei  cibi  animali 
e  vegetabili  si  e  quella  maiiiera  di  cibo,  colia  quale  noi 
favoiiaiiio  quella  tempcranza  di  forze  e  moderazione  di  spi- 
lito ,  die  a  mala  pena  saprernino  contenere ,  se  di  soli 
cihi  animali  e  stimolanti  facessimo  uso.  Qnindi  c  che  oggidi 
dobl)iamo  ripetere  qnello  die  V  illustre  Haller  scriveva  nel 
decorso  secolo  »  Quare  natura  nos  ipsa  in  viam  reducit ; 
»  sola  vegetabilia  debilitant,  nisi  multus  labor  copiae  ac- 
»  cesserit,  solisque  ardor;  sola  anirnalia  putrefaciunt;  utrum- 
»  que  ergo  victum  oportet  commiscere,  ut  et  vires  a  car- 
»  nibus  suflRciautur,  et  putredo  per  vegetabilem  victum 
»  avertatur   (1)   ». 

E  per  vero  dire  le  giornaliere  osservazioni  dimostrano, 
clie  le  sostanze  destinate  per  cibo  all'  uomo,  non  possono 
esseie  in  pari  tempo  salubri,  e  formare  una  buona  alimen- 
tazione ,  sc  esse  non  coutengono  in  una  giusta  misura  del- 
la  fecola ,  dello  zuccliero  e  del  grasso ,  owero  sia ,  quel 
materiali  organici  clie  esistono  nelle  diverse  carni  e  so- 
stanze animali,  cd  anclie  in  alcuni  prodotti  vegetali.  Egli 
e  pero  vero  d'  altra  parte ,  clie  gli  eccessi  notevoli ,  e 
prolungati  dell'  uso  delle  carni ,  e  dei  vegetabili  apporta- 
no  essi  ancora  tristissime  conseguenze ,  anzi  danno  reale  alia 
salute  e  robustezza  di  coloro  clie  ne  fecero  uso ;  talche 
dopo  non  pochi  studi  ed  esperienze  a  cio  relative^  onde 
conoscere  i  limiti ,  o  stabilire  le  qualita  e  le  dosi  degli 
alimenti,  trovansi  da  poclii  aiini  gia  compilate  e  pubbli- 
cate  in  IngbiUerra,  in  Germania  ,  ed  in  Francia  delle 
opere  scritte,  nelle  quali  all'  appoggio  di  molti  special! 
studi,  onde  riunire  1'  cconomia  della  spesa  coi  maggiori 
effetti  di  nutri/ione  o  di  torza ,  sonovi  pcrfino  ril'erite  nor- 
ine  utili  per  1'  alimontazione  particolare  degli  individui,a 
seconda  della  eta,  del  sesso,  e  delle  classi  sociali,  od 
operarie  cui  appartengono  (2).  Quei  medici  cbe  trattarono 


(1)  Thysiol.  Tom.  6.   pns-  '2 12. 

(2)  Gasparin.  Cours    d'  AgriniliinT.    Tom.    V.    —   Boiissingaiill.  Economie 
Riirale.  Tom.  2.  —  Paven.  Des  siihslances  alimcnlaires  pag.  339. 


328  Paolo    Puedikri 

del  la   influenza  dcgli    alimenti    siil  fisico  e  sul  morale  dcl- 
r  iionio,   nuali  sono    a    cagion    di    esenipio  Olivier,   e  Col- 
lard  du   Martigny,  conobbero  come  si  riesca  a  modificarne 
le   parti  a  seconda    della    S])ecialita    dei    cibi    adopcrati.   E 
omai   conosciuta  universahnente  quella  preparazione   e   qua- 
lita  di   cibi  clie  gl'  Inglesi    fanno    subire    agii    atleti   e  pu- 
gillatori ,  ovvero  agli    uoniini    dediti    ai  giuochi  di    forza  e 
destrezza;  ed  aiiclie  quel   cibi  clie  si  danno  ai   cavalli  dediti 
alle  corse  od  alia  cavalcatura,  jnuftostocbe  al  leggiere  o   pe- 
sante  attiraglio ;  cibi  e  metodi  che  gl'  Inglesi  sanno  pure  ap- 
plicare  differentemente   anclie  ai  Bovi,  ai  Maiali ,  alle  Pe- 
core,   ai  Volatili   diversi ,  e    perfino    ai    Cani,    otteuendone 
dei  sorprendenti   cand)ianienti ,  tanto  sul  fisico,   come  suUa 
indole  di  quegli    animali;   e  tutto    cio,   a  quel    clie  pare, 
mediante    la    formazione    delle    razze    particolari,   ottenute 
con   una  variata    crasi    del    sangue ,    promossa    da    alimenti 
di    qualita    speciale ,    introdotti    in    date    pi'oporzioni ,    per 
lungo  tempo ,  e  mediante  ancora  lo  accrescimento  di   cer- 
te    secrezioni    ottenute    abbondantemente  ,  e    di    altre  che 
rimangono  o  diminuite  o   soppresse.   Gli  stessi  Inglesi,  co- 
si  speculatori   ed    esatti    in    tali    emergenze,   onde  rendere 
pin   robnsti  al   lavoro   i  loro   operai  e  braccianti ,  conobbero 
quanto  valga    per    questi    un'  alimentazione    animale   mista 
in  niodo  particolare,   al   confronto    delle  altre    fatte  a  caso 
in  proporzioni  inadatte  o  disordinate.  Ed  a  questa  opinione 
generalmente  ricevuta,   debbesi    il    costume    di    quella  na- 
zione,   molto    piu    proclive    delle    altre  al    consumo   ed   al- 
r  uso    delle    carni ,   e  debbesi    pure    la   quantita    maggiore 
di  lavoro ,   clie    praticano    i    loro    operai ,   e  braccianti ,   al- 
lorche    siano    posti    al    confronto    degli    uomini    di    queste 
nostre   contrade. 

D'  altra  pai'te,  qualora  si  vogliano  prendere  in  esame 
quelle  particolari  classi  sociali,  le  quali  abbenche  sieno 
in  piccol  numero ,  pure  si  cibano  per  cosl  dire  lautamen- 
te,  si  scorgeranno  colle  classi  operarie  differenze  notevoli 
nel  morale  e  nel  fisico ,  quantunque  di  spesso  non  vi  sia 
negl'  individui  difFerenza  alcuna  di  eta ,  o  di  condizione. 
D'  onde  si  fa  manifesta    la    convenienza    ed    il   bisogno  di 


Del  consumo   delle   Garni  329 

temperare  1'  alimeiitazione  del  popolo  colle  leggi  ed  esern- 
pi,  clie  a  questo  fine  conducoiio.  E  ditatti  coiiosciuto  da 
ognuno  quanto  la  temperanza  nei  cibi  serva  utilmente  a 
conscrvare  la  forza  morale  nell'  uomo,  ed  a  moderarne 
le  passioni  istintive;  come  invece  1'  abbondanza  degli  ali- 
menti,  e  specialmente  di  quelli  che  dal  regno  animale  si 
ottengono ,  sia  favorevole  alio  accrescimento  di  istinti  smo- 
derati,  ed  alia  procreazione  della  specie;  talche  quest' ul- 
tima osservazione  fece  anco  dire  al  Montesquieu ,  che 
r  alimento  del  pesce  si  e  la  precipua  cagione  dell'  ab- 
bondanza dei  fanciulli  presso  quelle  popolazioni,  che  ahi- 
tando  in  luoghi  o  spiagge  marittime  e  salubri,  molto  si 
cibano  di  questo  ahmento  animale.  Altri  fisiologi  perfino 
credettero ,  che  per  lo  speciale  uso  abbondante  di  cibo 
animale ,  fossero  oggidi  maggiormente  feconde  di  figli  le 
nazioni  inglesi  e  russe,  in  quanto  che  la  osservazione  sul- 
le  nascite  fa  ivi  conoscere,  che  quelle  famiglie  presenta- 
no  una  proporzione  di  4  o  5  figli  per  ciascheduna ;  men- 
tre  air  opposto  di  queste,  sono  meno  provviste  di  figli  le 
famiglie  indiane  e  maomettane  ,  ovvero  altre  di  popoli 
meridionali ,  le  quali  di  cibi  vegetabili  fanno  un  uso  qua- 
si esclusivo. 

Ma  se  giovano  le  osservazioni  degli  anticlii  filosofi  sulla 
influenza  speciale  fisica  e  morale  dei  cibi  a  seconda  delle 
loro  qualita, ;  se  giovano  pure  le  osservazioni  dai  viaggia- 
tori  predetti,  fatte  intorno  la  indole  di  certi  popoli  per  la 
qualita  dei  cibi  dei  quali  fanno  uso;  se  le  esperienze  an- 
zidette  praticate  in  questo  secolo  sugli  animali ,  e  suU'  uo- 
mo ne  persuadono  maggiormente  di  questi  diversi  efFetti , 
non  e  a  dirsi  di  quanta  utilita  riescano  gli  studi ,  che  i 
chimici  ed  i  fisiologi  moderni  praticarono  sulla  composi- 
zione  chimica,  e  sugli  equivalenti  nutritivi  degli  alimenti, 
tanto  in  riguardo  all'  uso  che  debbe  fame  1'  uomo,  quan- 
to gli  animali  domestici.  »  AUora  quando  la  Chimica  fisio- 
»  logica  (  dice  in  proposito  il  Sig.  Tholozan  )  sara  giunta 
»  a  fornirci  dati  analitici  sufficienti  e  paragonabili  fi-a  lo- 
»  ro,  circa  il  valore  nutritivo  degli  alimenti,  la  Igiene  e 
»  la  Economia  politica  possederanno  elementi  indispensabili 

T.    VIII.  42 


330  Paolo   Predieri 

»  per  la  soluzione  della  qiiestione,  die  Interessa  niaggior- 
»  inente  i  Governi  ed  i  Popoli,  quella  dell'  alimenta- 
»   zione  ». 

Volgono  tempi,  o  Sioiiori ,  iiei  quali  per  il  notevole 
auniento  delle  popolazioni,  e  per  un  tal  quale  disequili- 
brio  clie  potrebbe  presentarsi  fra  il  quantitative  del  pro- 
dotti  della  pastorizia,  e  gli  oggetti  principali  di  consumo 
clie  ne  abbisogiiano ,  potrebbero  avverarsi  difficolta  gran- 
di  sociali ,  riferibili  non  tanto  al  buon  volere  di  alcuni , 
quanto  agli  imbarazzi  economici  del  inaggior  nuinero  delle 
fainiglie  j  e  forse  anclie  dovrebbe  attribuirsi  alle  deficieuze, 
clie  potessero  nascere  in  causa  di  annate  poco  fertili,  ovvero 
ancbe  in  causa  di  gravi  epizoozie  clie  si  potessero  presenta- 
re  di  nuovo,  e  ripetersi  assai  d'  appresso,  siccouie  nei  de- 
corsi  secoli  si  ebbero  ad  osservare.  Lo  studio  quiiidi  di 
questo  argoniento  dell'  alimentazione  considerate  anche  da 
questo  lato  del  cibo  animale ,  la  cognizione  risguaidante 
il  consumo  delle  carni  ,  cioe  delle  varie  sue  qualita  e 
quantita ,  non  puo  clie  riescire  utile  e  gradito  ad  ognuno 
cui  stia  a  cuore  la  pubblica  Igiene  ed  il  bene  della  po- 
polazione.  Ed  io  leggo  sempre  con  deciso  piacere,  ne 
mancbero  di  lodarne  a  dovere  le  indagini  e  le  esperienze 
die  a  questo  proposito  praticarono  i  francesi  Dumas,  Bous- 
singault ,  Payen ,  Boucbardat ,  Persoz  e  Bernard ;  i  tede- 
sclii  Liebig  e  Berzelius ,  e  gl'  italiani  Malaguti ,  Piria,  Tad- 
dei  ,  Polli  e  Poggiale  ,  intorno  la  composizione  dei  prin- 
cipali alimenti ,  in  riguardo  alia  maniera  di  trasformare  1'  u- 
no  di  questi  in  altro  ,  e  per  quelle  cbe  si  riferisce  alia  scala 
di  nutriziene  rdativa  ai  medesimi :  dai  quali  utili  studi, 
sembra  in  oggi  esserne  almene  risultate  due  cegnizioni  di 
molte  pregie ,  dalle  quali  poi  si  potranno  in  appresso  ri- 
cavarne  altre  di  non  lievi  vantaggi  ripiene.  La  prima  si  e 
die  le  sestanze  azetate  servone  alia  nutriziene  dei  nostri 
organi ,  mentre  le  nen  azetate  sono  bruciate  nella  econe- 
niia,  si  trasformane  in  acqua,  ed  in  acide  carbenico,  pro- 
ducendo  il  calore  animale.  La  secenda  cognizione  si  rife- 
risce alia  misura  del  valore  nuti'itivo  degli  alimenti,  il 
quale  valore  e  in  oggi  ammesse  non  doversi  seltante  cercare 


Del  consuaio   delle   Garni  33  J 

nella    proporzlone    dell'  :izoto    ch'  essi  contengono;   poiche 
se  le  sustanze    piive    di   questo    principio    sono    inette  alia 
nutrizione ,  quelle  azotate  non  possono  bastare  sole  a  qiie- 
sta  i'unzione ,  ahhisogiiaiido  esse  del   concorso    di  elernenti 
respiratoii ,   e    di    sali    ininerali.   A  cio  anzi   pu6  servire  di 
esempio    la    gelatina    allorclie    sia    data    per   unico   cibo  ai 
cani,  i    qiiali    muoiono    dopo    poche    settimane    di    questo 
regime    esclusivo ;   ineutre    colla    sola    came,   che    e  ineno 
azotata  della  gelatina,  vivono    piu   lungo  tempo.   Una  ter- 
za  cognizione  si  riferisce  al  potere  nutiiente  delle   sostan- 
ze  alimentari,  il  quale  e  stabilito   dipendere    ancoia  dalia 
lore   forma,   dalla    loro    coesione ,    dalla    loro    digestibilita ; 
iuqjerocche  di    spesso    una    sostanza    ricca    di   princlpi  ali- 
mentari, ma  di    difficile    digestione ,  nutrisce  meno,  e  da 
minor  forza  di  altra  materia,  la  quale  sia  facilmente  disciol- 
ta  dai  sughi  gastrici.  E  per  nominarne  alcuna  fra  le  sostan- 
ze  animali    ricordero    a    cagion    di    esempio ,   che    la  carne 
nutrisce  molto  meglio  del  bianco  od  albume  di   uova  cot- 
te ,   abbencbe    quelle    due    sostanze    presentino    all'  analisi 
chimica  gli  stessi   princlpi  di    composizione.   La    stessa    so- 
miglianza  puo  dirsi  esistere    quando  si   confrontino  i   prin- 
cipi    componenti    il    pane ,   con    quegli    altri    che    esistono 
nella  farina  niista    ad    acqua,   i  quali    principi    sono  simili 
ai  primi,  e  cio  nulla  ostante  dei  secondi  molto  meno  nu- 
trienti.  Quindi  per  le  osservazioni  e  per  gli  studi  anzidet- 
ti    e    ora    stabilito,   che    se    la  facolta    nutriente  degli  ali- 
menti  generalmente  cresce  in   proporzione  dello  azoto  che 
questi  contengono,  pure  non  tutte  le  sostanze  azotate  debbo- 
no  essere  considerate  eguahnente  nutritive  per  I'uomo,  es- 
sendo  per  tale  fine  necessario,  che  esse  siano  assorbite  sotto 
la  forma  proteica.   Inoltre   a   giovare   alia   buona    alimenta- 
zione  dell'uomo,  e  noto  convenirsi  una  proporzione  ed  una 
miscela  variabile  a    seconda»di  circostanze  individual!,   ri- 
feribili  queste  alio  stato  fisico    precedente  degl'  individui , 
alia  loro  eta  e  sesso,  al  tenore  di  vita,  e  alia  durata   del 
tempo  di  amministrazione  degli    alimenti  stessi.  Con  tutto 
cio  stabilire  le  proporzioni,   e  la  qualita  degli   elernenti  o 
sostanze  che  costituire  debbono  un  pasto  norraale  all'  uomo 


332  Paolo  Predieri 

adulto,  al  fanciuUo,  ed  al  veccliio ,  fu  sempre  creduta 
utile  cosa,  e  per  tale  riconosciuta  dai  predetti  scrittori, 
dalle  opere  dei  qnali  tolsi  le  seguenti  notizie,  le  cfuali  in 
oggi  sono  pur  niolto  apprezzate  c  conosciutc  le  piii  pros- 
siine  al  vero.  E  per  indicare  una  dose  fra  tante  stabilite 
a  seconda  della  classe  a  cui  un  iiomo  apparti(nie,  dirovvi, 
o  Signori ,  die  gli  studi  teorici ,  e  la  pratica  esperi(Miza 
ha  dimostrato  al  Payen  (1)  che  il  cibo  di  un  uomo  carce- 
rato  deve  contenere  circa  due  grammi  di  azote,  e  i2 
grammi  e  due  centigrainini  di  carbonio  per  ogni  dieci  chi- 
logrammi  del  peso  dell'  individuo.  D'  onde  si  conosce  die 
la  razione  di  vitto  per  un  uonio  adulto ,  ozioso ,  del  peso 
medio  di  62  cliilogramnii,  deve  contenere  12  granuni  e 
mezzo  di  azoto,  e  26  i  grammi  di  carbonio.  Quelle  cspe- 
rienze  fecero  pure  conoscere  die  1'  uomo  adulto  operaio, 
a  differenza  del  sedentario  ed  ozioso,  ed  anclie  del  fan- 
ciullo,  o  del  vecchio,  deve  raddoppiare  la  quantita  del- 
r  azoto  nel  cibo ,  ed  accrescere  di  un  quinto  ancora  la 
quantita  del  carbonio  (2).  Ma  queste  speciali  ed  appro- 
priate alimentazioni,  lodevoli  perche  economiche  e  saluta- 
ri  ove  sieno  praticate  a  dovere ,  sono  fra  noi  sconosciute 
in  teorica,  e  trascurate  quasi  sempre  nella  pratica,  in 
causa  dei  costumi  antidii  delle  nostra  popolazioni  cittadi- 
ne  e  campestri,  e  fors'  anclie  per  le  condizioni  economi- 
che degli  individui,  e  delle  nostre  famiglie,  le  quali  in 
proporzione  dello  aumento  grande  avvenuto  anche  nella 
popolazione  della  nostra  provincia,  ed  in  causa  dello  sta- 
te attuale  della  lore  intelligenza ,  econemia,  e  preduzio- 
ne,  nen  ponno  sempre  ne  tutte  trovare  i  giusti  mezzi 
di  possedere  e  di  usare  della  regolare  e  properzionata  me- 
scelanza  voluta  dei  cibi  vegetabili  cogli  animali  ,  almene 
nella  proporzione  die  lore  si  converrebbe  :  locclie  porta  poi 
daiino  piu  di  altri  agli  individui  miserabili ,  i  quali  sof- 
frendo  di  tale  penuria,  dimostrano  specialmente  negli  anni 


(1)  Op.   nil.  pag.   367.   1854. 

(2)  Vedi  Gasparin.  Cours  d'  Agriculture.  Tom.  V.  Op.  ci(.  pag.  368. 


Del  consumo    delle  Carni  333 

carestiosi,  reale  decadenza  nel  fisico,  tendenza  alio  srro- 
fole,  alia  rachitide,  alia  pellagra,  e  quindi  aiiclie  avviii- 
mento  nel  morale  per  le  afllizioni  e  sofferenze,  che  di 
continuo  con  tale  deficienza  sono  ohbligati  di  risentire. 

Qiieste  idee  generali  sngli  efFetti  dclla  diversa  alinien- 
tazione,  e  questo  utili  cognizioiii  snile  qualita  del  cihi 
e  delle  dosi  appropriate  alle  specialita  o  classi  degl'  indi- 
vidiii  volgevo  nella  mia  niente  ,  allorche  mi  venne  in 
peiisiero  di  apprcndere  alcune  notizie  clie  piu  d'  appresso 
risguardano  la  nostra  popolazione ,  perclie  ci  rischiarano 
11  consumo  attuale  di  sostanze  animali ,  dimostrandone  per 
qualche  guisa  cio  clie  sia  per  avveniro  in  appresso ;  mi 
posi  cioe  a  praticare  delle  ricerclie  per  conoscere  quale 
sia  il  consumo  attuale  di  carni,  ed  altri  cibi  animali  che 
si  pratica  dagli  abitanti  in  generale  della  nostra  citta, 
confiontando  tale  consumo  con  quello  dei  trascorsi  tempi; 
e  ad  nn  tempo  divisai  di  fame  un  qualche  studio  e  con- 
fronto  con»il  consumo  attuale  di  alcune  altre  citta  italia- 
ne  e  stranierc.  Ma  poiche  queste  notizie  da  sole  a  po- 
co  gioverebbero ,  mi  venne  pur  anche  il  pensiere  di  co- 
noscere la  quantita  degli  animali  diversi  che  noi  possedia- 
mo,  e  quella  pur  anche  che  posseggono  altri  Stati  ita- 
liani  e  stranieri :  credei  quindi  utile  cosa  il  conoscere  la 
provenienza  delle  carni  che  quivi  si  consumano ,  e  lo  sta- 
to  attuale  in  cui  trovasi  presso  di  noi  questo  ramo  di  pa- 
storizia;  se  cioe  per  gli  anni  avvenire  noi  abbiamo  moti- 
vo  di  temere  qualche  deficienza  di  animali  bovini  e  caro 
prezzo  di  questi  e  delle  altre  carni ,  ovvero  se  non  dob- 
l)iamo  temere  ne  1'  uno,  ne  1'  altro  dei  due  gravissimi  in- 
convenienti.  Questo  studio  politico-medico,  che  di  presen- 
te  si  eseguisce  presso  le  coke  nazioni ,  e  per  ordine  stes- 
so  dei  loro  Governi  <la  uomini  assai  riputati,  meriterebbe 
egli  e  vero  molti  materiali  o  dafi  positivi  e  sicuri  per 
bene  eseguirlo,  e  vorrebbe  ancora  assai  piu  tempo  che 
non  mi  e  concesso  di  presente ;  avvegnache  occorrerebbe 
una  serie  di  ricerche  nuove  per  noi ,  ed  alcuni  esatti  con- 
fronti  fotti  sopra  giuste  basi  ;  le  quali  notizie  forse  ci 
mancano    nei    libri    antichi,  ed    anche    usando   ogni  fatica 


33i  Paolo   Preuieri 

lion  si  otterrebbero  si  facllmente  in  quella  copia  ed  esat- 
tezza  sufficiente  a  porgerne  poi  qnelle  giuste  deduzioni 
die  si  (.'oiivengono  in  questo  speciale  argoinento.  Tutta- 
volta  seguiie  la  via  di  queste  ricerche,  e  curare  di  prati- 
care  degli  studi  e  dei  confronti,  al  solo  fine  di  conoscere 
([uali  difrerenze  sieno  fra  i  iioslri  consumi  di  aniinali  e 
delle  carni,  e  qiielli  di  altri  paesi,  qiiindi  ricsciic  ad  una 
miglioie  e  piii  estesa  pastorizia  od  allevainoiito  dei  nostri 
bestiauii ,  per  averne  poscia  maggior  copia  di  produzione , 
o  di  alimeiito  aiiimale,  onde  la  popolazione  operaia  possa 
trarne  profitto,  non  puo,  cred'  io  (  e  Voi  pure,  o  Sigiio- 
ri,  ne  dovrete  convenire  )  che  riescire  giovevole  ai  nostri 
concittadini,  i  quali  dalle  inie  ricercbe  ed  osservazioni ,  e 
dai  timori  di  future  deficienze  di  carni  die  mi  sembras- 
sero  derivarne,  sarebbero  istruiti  ed  avvantaggiati  per  una 
maggiore  industria  risvegliata  ancbe  prima  del  sentito  bi- 
sogno ;  ne  mai  sarebbero  per  certo  danneggiati.  Siccome 
appunto  traggono  vantaggio  gli  inesperti  figli  dj  un  padre 
affettuoso  e  ad  un  tempo  molto  avveduto  e  prudente,  al- 
loraquando  mette  innanzi  agli  occbi  loro,  i  danni  ed  i 
pericoli  di  una  vita  imprevidente ,  e  disoccupata ,  di  uno 
sciupio  sregolato ,  di  un  lavoro  scarso^  di  una  produzio- 
ne insufficiente  e  casuale ,  non  corretta ,  non  studiata , 
non  appropriata  ai  bisogni  della  famiglia;  e  tutto  questo 
col  solo  fine  di  attivare  la  industria  loro  e  di  giovare 
all'  economia  interna  di  quella ,  e  al  bene  della  medesi- 
ma.  Quindi  e  che  le  mie  ricercbe  ed  i  miei  esami  e  con- 
fronti sonosi  praticati  sopra  le  tabelle  seguenti,  compilate 
a  tal  uopo  sopra  le  cifre  che  sono  inserite  nelle  statisti- 
che  ufficiali  pubblicate  in  Inghilterra ,  in  Francia ,  ed  al- 
cune  di  queste  inserite  ndla  Revue  des  deux  Mondes  o 
nella  recente  opera  del  Payen  che  tratta  delle  sostanze 
aUmentari.  In  quanto  risguarda  gli  altri  dementi,  dei  qua- 
li mi  sono  prevalso  nel  mio  lavoro,  dovetti  toglierli  dalla 
statistica  del  Barone  Hdin  pubblicata  per  gli  Stati  Austria- 
ci ,  e  per  il  regno  Lombardo-Veneto ;  da  quella  di  Du- 
pectieux  pel  regno  del  Belgio ;  da  quello  ddlo  Stefani  pel 
Piemonte  \  e  dal  Consigliere  RoncagUa  per  quanto  risguarda 


Dei.  consumo   delle   Caiini  335 

II  Ducato  di  Modena;  dai  qnali  esami,  e  dai  relativi  con- 
froiiti  mi  sembra  di  avere  ottenuta  quella  maggior  luce, 
e  raccolle  tjuellc  nolizie  positive  die  giovar  possono  agli 
stiidiosi  dclla  cconoinia  e  medicina  politica;  i  cjuali  ogui 
giorno  piu  si  accrebijero  in  questi  iiltinii  aniii,  daccbe  gli 
stiidi  del  Maltlius,  e  1'  attenzioiie  dei  illosofi  e  degli  uo- 
mini  esperti  ha  fatto  conoscere  la  difficile  via  in  cui  so- 
no  eutiato  le  preseiiti  geneiazioiii ,  in  quanto  ai  consumi 
ed  alia  ({ualita  degli  alimenti  ed  oggetti  dei  quali  abbi- 
sognano. 

Pcrtanto  io  vi  presento  prima  di  ogni  altio  compute , 
la  distinta  clie  si  rifeiisce  al  quantitativo  dei  bestiami  del- 
le diverse  specie  da  niacello  che  esistono  in  ogni  Comune 
della  nostra  Provincia,  nella  quale  ho  pure  posto  al  con- 
fronto  le  quantity  attuali  con  quelle  che  furono  denun- 
ziate  neir  anno  1828,  e  poscia  con  quelle  che  si  avevano 
uell'anno  1810  (V.  Tav.  in  fine  N.  1  ).  Egli  e  pero  vero  che 
se  il  quantitativo  dei  bestiami  desunto  dalle  denunzie,  quan- 
tunque  rettificato  dai  Consigli  Comunali,  si  debbe  credere 
molto  prossimo  al  vero  numero  esistente,  pure  e  a  rite- 
nersi,  che  il  desiderio  del  maggior  numero  dei  coloni  e 
proprietari ,  di  evitare  porzione  della  tassa  bestiame ,  ab- 
bia  inevitabilmente  prodotto  una  cifra  inferiore  al  vero ; 
talche,  se  male  non  si  appongono  i  pratici  in  queste  fac- 
cende  da  me  consultati ,  puo  ritenersi  fondatamente  che 
sette  bovini  almeno  per  ogni  cento  siano  stati  diminuiti, 
e  che  poi  in  maggior  numero  sia  stato  diminuito  il  be- 
stiame pecorino  e  suino.  D'  onde  si  conosce  che  volendo 
stabilire  un  confronto  colle  quantita  che  esistono  in  altri 
stati  e  provincia,  si  hanno  i  seguenti  risultamenti,  sia  in 
rapporto  al  numero  dei  bestiami  colla  popolazione  dei  det- 
ti  paesi,  sia  in  rapporto  colla  quantita  degli  ettari  o  del- 
la superficie  dei  medesimi.  La  ispezione  pertanto  delle 
Tabelle  segnate  coi  numeri  2 ,  3 ,  e  4 ,  le  quali  ho  pure 
stimato  bene  di  presentarvi ,  ne  dimostrano  con  ogni  pos- 
sibile  chiarezza,  i  rapporti  degli  stati  fra  loro ,  e  quclli 
che  essi  presentano  nel  quantitativo  dei  bestiami  notati 
per  la  nostra    provincia  bolognese.   E  vaglia  il  vero;  se  il 


336  Paolo   Predieri 

quantitativo  tlei  bestiami  die  una  provincia  possiede,  al- 
lorche  sia  posto  in  proporzione  del  niiniero  degli  abitanti, 
put)  ritenersi  con  fondarntMito  un  dato  favoievole  a  teuer- 
nc  mite  il  prczzo  dei  medesinii,  c  quindi  anco  giovevole 
alia  niiglioie  e  piu  abbondante  alimentazlouc  del  popolo, 
speciahnente  quando  sia  note  die  la  espoilazione  dei  be- 
stiami lion  esiste ,  o  se  esiste ,  die  essa  e  int'eriore  alia 
importazione  ;  noi  bolognesi  possiaino  certainente  esserne 
contenti  in  quanto  die  le  cifre  ottenute  dal  coufrouto  dei 
bestiami  diveisi  esistenti  fia  noi,  col  nuniero  della  nostra  po- 
polazione ,  e  col  quantitativo  degli  ettaii  di  snperficie,  ne 
dimostrano  pienauiente,  che  in  quanto  al  nuinero  dei  bovi- 
ni  siamo  infeiiori  a  poclii ,  e  superiori  a  molti  paesi,  e 
speciabnente  agli  stati  dell'  Italia  settentrionale ,  avendo- 
ne  noi  in  complesso  297  bovini  di  ogni  eta  per  ogni  mil- 
le  abitanti,  e  326  per  ogni  mille  ettaii  di  superficie.  Egli 
e  bensi  vero  die  1'  Inghilterra ,  1'  Austria  ed  il  Belgio 
possiedono  in  molto  maggior  copia  di  noi  i  bestiami  pe- 
corini;  ma  non  pertanto  vorremmo  noi  diinenticare,  che 
il  peso  medio  di  carne  di  un  animale  bovino  si  e  died, 
e  dodici  volte  superiore  al  peso  di  una  pecora  o  monto- 
ne ;  mentre  poi  i  piincipi  nutrizi  di  quella  sono  molto  su- 
periori a  questi  ultimi,  essendo  poi  il  cibo  delle  carni  bui- 
ne  molto   piu  salubre  e  gradito. 

Potrebbe  peio  taluno  scliifiltoso  non  prestar  fede  alle 
cifre  da  me  riportate  in  prova  del  mio  assunto,  e  pormi 
innanzi  la  convenienza  di  conoscere  piuttosto  la  quantita 
delle  carni  diverse  che  si  consuinano  da  varie  nazioni,  e 
da  alcune  citta  straniere  ed  italiane,  onde  cosi  fame  un 
ragguaglio  coi  nostri  consumi.  Ne  io  certaraente  potrei 
opporre  a  quel  giusto  desiderio  alcuna  osservazione  in  con- 
trario ;  imperocche  se  giovano  le  predette  notizie  sui  be- 
stiami a  conoscere  la  buona  alimentazione  di  sostanze  ani- 
mali  in  un  dato  paese,  ben  piu  sono  utili  e  necessai'ie 
quelle  notizie  che  si  riferiscono  ai  reali  consumi  interni 
delle  carni  e  delle  altre  sostanze  animali  che  si  praticano 
dalle  popolazioni  delle  diverse  citta  e  paesi.  Per  la  qual 
cosa ,  volendo  pure   esaurire   questo    mio  debito ,  mi  diedi 


Del  consumo  delle  Carni  337 

cura  di  riiinire  i  materiali  adatti  alia  compilazione  delle 
tabelle,  die  ne  abbisognaiio  per  dar  luce  all'importante  que- 
sito  del  consumo  delle  carni  fra  noi  cd  altrove.  Se  non 
die  per  ora  le  niie  ricerdie  si  liniitarono  al  consumo  del- 
la  nostra  citta,  riferibili  appunto  alle  diverse  qualita  di 
animali  per  un  lungo  periodo,  ed  a  quello  di  pocbe  altre 
citta,  die  potei  conoscere  dalle  mie  ricerche ,  in  modo  pe- 
ro  complessivo,  e  non  sempre  egnale  nelle  epodie  di  con- 
fronto.  Ho  quindi  il  piacere  di  presentarvi  nella  Tavola 
quinta  il  quantitativo  dei  bestiami  macellati  in  ogni  anno  in 
Bologna,  cominciando  dall'  anno  1819  lino  al  presente;  dal 
quale  computo  si  conosce  die  per  media  quantita  in  questa 
citta  si  consumano  ogni  anno  Bovi  4430,  Vaccine  2680, 
e  Vitelli  4050.  Ponendo  poi  niente  al  numero  dei  Maiali 
uccisi  e  consumati  nella  nostra  citta  nel  tempo  decorso 
dopo  r  anno  1819,  si  comprende,  die  per  termine  medio 
quel  consumo  e  stato  ogni  anno  di  7028  con  un  peso 
medio  di  Libb.  350  per  ciascbeduno  niaiale,  ai  quali  se 
si  aggiunga  quella  parte  degli  animali  stessi  uccisi  negli 
Appodiati  vicini  (  avvegnaclie  le  carni  di  questi  vengono 
introdotte  o  clandestinainente,  o  regolarmente  in  Citta, 
siccome  da  varie  pratiche  bo  potuto  conoscere  ),  quel  nu- 
mero predetto  si  accrescerebbe  di  circa  2000  maiali,  com- 
prese  pero  le  salumerie  diverse  die  in  tutto  1'  anno  si 
ricevono ;  quindi  la  quantita  totale  di  carne ,  lardo  e  strut- 
to,  ottenuti  dalli  predetti  9,000  animali  introdotti  ogni 
anno  in  cittil,  pu6  valutarsi  certamente  di  Libb.  3,15O,O0o. 

In  quanto  poi  si  riferisce  agli  animali  lanuti  intro- 
dotti e  consumati  ogni  anno  nella  citta  di  Bologna ,  le  ri- 
cerdie fatte,  e  le  informazioni  raccolte  dai  pratici  di  que- 
sto  commercio ,  mi  accertarono ,  che  la  quantita  totale  di 
queste  carni  inservienti  all'  alimentazione  pu6  essere  valu- 
tata  di  Libb.  321,000  per  media  niisura  ricavata  ogni  an- 
no nel  decorso  trentennio. 

Ma  il  conoscere  la  quantita  media  dei  bovini  dl  ogni 
eta,  e  degli  altri  bestiami  da  maccllo  consumati  nella  cit- 
ta nostra,  non  basterebbe  per  conoscere  quanto  mi  propo- 
si ;  mi  e  quindi  convenuto  stabilirne  il  peso  medio  dei 
T,  viii.  43 


338  Paolo  Predieri 

niedesimi,  onde  conoscere  per  questo  mezzo  la  quanti- 
ta  dalle  carni  clie  da  quelli  in  totale  si  ottiene.  Intorno 
a  questo  argoniento  dirovvi,  clic  le  costiiinanze  dei  nostri 
esercenti  e  delle  nostre  leggi  annonarie  provvedono  ba- 
stantemente ,  talche  non  mi  e  stato  difficile  ottenerne  quel- 
le cifre  che  io  desiderava  di  conoscere.  Con  tali  informa- 
zioni  raccolte  ho  potuto  apprendere ,  die  anche  fra  noi 
si  veritica  quello  die  il  Bizet  ha  conosciuto  presentarsi  nei 
bestiami  che  si  uccidono  a  Paiigi,  vale  a  dire  che  nei 
Biioi  di  prima  qiialita  vi  e  soltanto  il  57  per  cento  di 
carne,  ed  il  iS  di  cascami,  ed  oggetti  non  insei'vienti  a 
cibo  \  mentre  nei  Buoi  di  seconda  qualita,  quella  prima  cifra 
giunge  soltanto  a  5  4,  ed  a  51  in  quelli  molto  inferiori. 
Nelle  Vaccine  poi  lattaiole,  dice  il  Bizet,  la  proporzione 
della  carne  giunge  solamente  al  40  per  cento.  Non  cosi 
awiene  dei  Vitelli ,  nei  quali  si  ottiene  un  60  per  cento 
di  carne,  e  solamente  il  50  per  cento  nei  Montoni.  Cio 
ammesso,  e  dietro  i  coinputi  preaccennati  ho  potuto  stabi- 
lire ,  che  il  peso  medio  della  carne  di  ciaschedun  anima- 
le  bovino  ncciso  in  Bologna,  devesi  valutare  di  Libb.  900 
per  ogni  Bue;  di  Libb.  650  quello  delle  Vaccine;  e  di 
Libb.  120  il  peso  medio  dei  Vitelli  che  fra  noi  si  ucci- 
dono sempre  lattaioli  di  circa  un  mese  di  eta.  Quindi  e 
che  moltiplicando  il  peso  medio  di  tali  animali  col  nume- 
ro  medio  degli  uccisi  e  consumati ,  ho  potuto  conoscere 
che  nella  nostra  citta  in  un  anno  si  consumano  di  carne 
buina  Libb.  3,987,000;  di  carne  vaccina  Libb.  I,7i2,000; 
di  carne  di  vitello  Libb.  -486,000;  di  carne  suina  Lib- 
bre  3,150,000;  di  carne  di  montone,  pecora  ed  agnello 
Libb.  324,000.  Si  consumano  poi  di  pesce  fresco  introdot- 
to  in  pescheria  Libb.  414,000;  di  pesce  salato  Libb.  60,000; 
di  volatili,  di  formaggi,  uova,  ed  altre  sostanze  animali  un 
equivalente    a    Libb.    1,000,000    di    carne    (1);    quindi    un 


(1)  In  mancanza  di  dati  positivi ,  mi  sono  prevalso  della  proporzione  adot- 
tala  dal  Payen  per  gli  abilanti  di  Parigi,  fatta  perft  la  diminiizione  di  una 
terza  parte,  e  cio  per  Ic  ragioni  infradicende. 


Del  consumo   delle  Garni  339 

totale  di  Libl).  11,163,000;  il  quale  consumo  diviso  pel 
numero  della  popolazioiie,  e  dei  giorni  dell'  anno,  sicco- 
me  praticarono  altiove  i  predetti  scrittori,  ci  fa  sapere  clie 
si  consuinano  Libb.  139  per  ogni  iiulividiio  oyni  anno, 
cioe  chilograinmi  50  6/11,  la  qual  cifra  dimostra  che  in 
ogni  gioino  si  consumano  oncie  4  4/7  per  ogni  abitante 
di  Bologna. 

II  consumo  che  di  presente  abbiamo  fra  noi,  quantun- 
que  grande ,  e  tuttavia  inferiore  a  quello  che  si  aveva  nei 
decorsi  due  secoli  ultinii.  E  per  vero  dire  leggendo  le  sto- 
rie,  e  le  cronache  diverse  si  conosce,  che  verso  il  1665 
il  consumo  medio  era  cosi  stabilito  nella  citta  nostra  che 
in  quel  tempo  conteneva  70,000. 

—  Bovi,  Vaccine  e  Vitelli  .   .   .  N.   20,000 

—  Castrati  e  Pecore »   13,000 

—  Agnelli  e  Capretti »   14,000 

—  Maiali »   12,000 


-,\ 


Quantita  che  a  dir  vero  considerate  nel  loro  insieme  e 
paragonate  all' attuale  consumo,  dimostrano  essere  molto 
lauto  il  cibo  di  quei  nostri  avi ,  ed  accertano  1'  abbon- 
danza  degli  stranieri  e  scuolari  i  quali  vi  abitavano  per  ri- 
cevere  istruzione  nel  nostro  celebratissimo  studio. 

In  altro  luogo  parlando  poi  delle  sole  carni  suine ,  lo 
storlco  Masina  ne  porge  le  seguenti  notizie  risguardanti  il 
pubblico  smercio,  che  a  quel  tempo  si  praticava  alia  Pa- 
squa  nella  citta  di  Bologna. 

—  Carni    suine    salate   circa  Libb.  270,000 

—  Lardi »  120,000 

—  Strutto »  140,000 

—  Songia • »  70,000 

—  Salumi  diversi »  200,000 


Totale  Libb.  800,000 
Le  quali    cifre    poiche    sono    assai    elevate ,  accertano  che 


310  Paolo  Piiedieri 

anche  le  carni  suine  erano  consumate  in  proporzione  mag- 
giore  di  quanto  oggidi  si  osservi. 

Nel  secolo  a  quello  posteriore,  anzi  verso  V  anno  1781 
ho  potato  conoscere,  leggendo  il  soinmario  delle  ritlessio- 
ni  sul  Gliirografo  di  Pio  VI,  esaminato  per  ordine  del  Se- 
nato  di  Bologna,  che  il  consumo  delle  carni  bovine,  cre- 
devasi  liniitato  a  sole  18,000  libbre  per  giorno ;  la  qnale 
notizia  ci  mostrerebbe  un  consnmo  niolto  minora  di  qnan- 
to  nel  secolo  a  qnello  precedente  siasi  verificato.  Ma  poi- 
che  tali  notizie  non  si  ponno  dare  per  esatte ,  anzi  per 
qnanto  e  detto  nello  stesso  Gliirografo  vi  e  luogo  di  cre- 
derle  assai  inferiori  al  vero  consnmo  di  quei  tempi  (il 
quale  invece  per  le  carni  bovine  ritenevasi  da  altri  piu 
avvednti  di  Libb.  2G,333  per  giorno)  qnesto  lascio  intan- 
to  in   disparte ,   onde   proscguire  il  propostomi   assnnto. 

Se  poi  la  detta  porzione  di  vitto  animale  (calcolata  per 
ogni  nostro  concittadino)  sia  superiore  od  inferiore  a  quel- 
la  che  usano  altre  citta  e  popolazioni,  cercai  di  conoscer- 
lo  mediante  un  computo  inserito  in  una  tabella  da  me 
compilata  sni  predetti  autori ,  e  sopra  altri  libri  stranieri 
tennti  in  conto  di  esatti  e  precisi  (V.  Tav.  N.  6).  Dal  qual 
computo  sono  riescito  a  conoscere  e  paragonare  il  quan- 
titativo  medio  dei  bestiami  che  si  macellano  in  diverse 
grandi  citta  ogni  anno,  ed  anche  la  quantita  di  vitto  ani- 
male che  diverse  nazioni  annualmente  consumano  per  ogni 
individuo.  Questo  compnto  diniostra  pnre  come  l'  Inghil- 
terra  snperi  la  Francia  nel  consumo  delle  carni  ed  altri 
cibi  aniniali ,  e  come  questa  sorpassi  nel  predetto  consu- 
mo la  popolazione  Belgica,  ove  in  alcune  provincie  la  pia- 
ga  del  pauperismo  ogni  giorno  piii  cresce ,  e  si  dilata ; 
cio  dimostrandolo  con  prove  irrefragabili  il  Dujjectieux  nel 
suo  recente  libro  premiato,  Sul  Pauperismo  delle  Fiandre: 
per  guisa  che  se  ogni  Inglese  consuma  ogni  anno  28  chilo- 
grammi  di  carne  o  pesce  od  altri  cibi  animali ;  e  se  25 
chilogrammi  soltanto  vengano  consumati  da  ciascun  fran- 
cese ;  nel  Belgio  invece ,  ove  in  alcune  provincie  molto 
abbonda  il  pauperismo ,  si  consumano  soltanto  in  un  anno 
7  od  8  chilog.  di  cibo  animale  per  ogni  individuo. 


Del  consumo  dellh:   Garni  341 

Ma,oSignori,  conviene  die  io  vi  avverta  essere  necessaria 
una  distiiizione  allorche  si  tratta  di  coiifrontare  il  consumo 
di  carne  o  d' altri  cil)i  animali,  dci;!!  abitanli  di  una  graude 
nazione,  con  cjuello  di  una  citta  di  piovincia  ,  ed  anche  di 
paragonare  il  consumo  di  una  citta  capitale ,  con  queilo  che 
pu6  avvenire  nclla  nostra  di  Bologna,  ove  non  concorro- 
no,  come  neile  Metropoli,  taiiti  eiementi  di  consumo.  Nel- 
le  prime,  e  specialmente  nolle  due  Metropoli  di  Londra 
e  Parigi,  esistono  in  copia  due  eiementi  di  maggiore  con- 
sumo che  noi  non  abbiamo  :  una  grande  po])olazione 
di  forestieri  ricclii  per  la  maggior  parte  e  aduiti;  una 
grande  guarnigione  militare,  che  notevolmente  modifica  le 
proporzioni  delle  varie  eta.  e  sesso  di  quelle  popolazioni , 
e  Ic  rende  necessariamente  suscettibili  di  maggiore  consu- 
mo di  alimenti  di  ogni  specie,  e  specialmente  di  cihi  ani- 
mali diversi. 

Per  contrario  se  il  computo  ed  il  confronto  si  volesse 
stabilire  fra  il  consumo  di  luia  nazione  e  queilo  di  una  sola 
citta,  vedrebbesi  una  notevole  differenza  proveniente  dal- 
la  qualita  differente  dei  cibi  die  ovunque  usano  i  campa- 
gnoli  al  confronto  dei  cittadini ,  non  che  dalla  quantita 
minore  di  questi  al  paragone  degli  altri.  Laonde  varra  me- 
glio  attenersi  alio  esame  dei  consumi  di  altre  citta  capi- 
tali  italiano,  e  di  altre  di  piovincia,  per  conoscere  in  qua- 
le coiidizione  noi  ci  troviamo,  poucndoci  al  loro  confronto. 
La  Tabella  da  me  compilata,  e  segnata  N.  6  dimostra  ap- 
punto  tali  consumi,  sia  nel  quantitativo  annuo  dei  bestiami 
diversi  per  ogni  mille  abitanti ,  come  dei  consumi  di  carne 
che  in   ogni  anno   e   per  ogni   individiio  si   ottiene. 

Conobbi  per  questo  semplicissimo  mezzo,  che  Bologna 
e  fra  le  citta  che  meglio,  e  piii  abbondantemente  consu- 
mano  cibo  animale,  essendo  beiisi  sorpassata  dalle  grandi 
cittii  capitali ;  ma  vidi  die  essa  poi  sta  molto  al  disojira  di 
altre  citta  di  popolazione  inferiore  a  quella  che  noi  pos- 
sediamo. 

Se  dallo  attento  esame  delle  cifre  riportate  risultano 
conseguenze  lodevoli  per  noi ,  e  delle  quali  dobbiamo  es- 
serne  grati  alia  industria  dei  nostri  agronomi  ed  agricoltori 


312  Paolo  Predieri 

in  quanto  al  bestiame  buino  e  suino,si  manlfestano  pero  del- 
le  deticieiize  nelle  qualitd  e  quantita  del  l)estiame  lannto , 
le  quali  e  necessario  cuoprire  con  nuovi  sforzi  e  con  piii 
attive  industrie.  E  prima  di  ogni  altra  cosa  addiviene  oppor- 
tuiio  lo  stabilire,  se  in  genere  le  nostre  attuali  produzioni  od 
allevainenti,  ci  possano  bastaie  ai  consumi  dei  bestiaini,  cbe 
in  generale  ne  abbisognano  per  cibo ;  e  se  occorrendone , 
ci  riesca  facile  e  di  2:)OCO  dispendio  ricevere  dai  paesi  vi- 
cini  gli  aniniali  a  noi  mancanti.  Questo  esanie  pero  non 
si  puo  praticare  a  dovere  e  per  via  diretta,  nello  state 
attuale  delle  nostre  leggi  e  denunzie ,  ed  anclie  per  la 
qualita  dei  confini  coi  paesi  limitrofi.  Ammesso  pure  di 
poco  moniento  il  contrabbando  coi  tre  paesi  esteri  che  ci 
toccano ,  e  cioe  coUa  Toscana  dal  lato  di  mezzodi ,  col 
Ducato  di  Modena  dal  lato  di  ponente,  col  Veneziano  dal 
lato  di  settentrione  (e  questo  mediante  la  provincia  fer- 
rarese)  non  possiamo  conoscere  il  quantitativo  dei  liberi 
cambi  e  commerci  clie  il  Bolognese  pratica  nella  vicina 
Ptomagna  e  col  Ferrarese,  siccbe  val  meglio  limitarci  ad 
osservare  una  cosa  positiva  ed  importante  sotto  vari  rap- 
porti ,  cioe  die  la  nostra  provincia  ottenne  bensl  in  que- 
sto secolo  un  deciso  e  notevole  aumento  di  bestlami  bo- 
vini ,  nia  che  pero  in  causa  dell'  aumentata  popolazione 
non  sono  questi  sufficienti  a  conservare  quella  proporzione 
larga  in  allora  esistente,  e  tendono  a  rendersi  scarsi  e  piii 
costosi  con  danno  delle  classi  inferiori. 

La  Roinagiia  poi  ed  il  Ferrarese  potranno  somministrarci 
in  qualche  proporzione,  siccorae  gia  praticano  di  presen- 
te,  dei  bovini ,  maiali ,  e  montoni  in  buon  numero,  e 
specialmente  vaccine  di  belle  forme ,  e  bovi  di  moli  straor- 
dinarie,  ma  questi  vicini  paesi  pero,  bisogna  avvertire, 
non  si  trovano  in  condizioni  agrarie  si  fattamente  lodevoli, 
ed  in  progresso  cosi  manifesto,  da  trovarle  sempre  pronte  a 
darci  tutto  il  bestiame  occorrente  per  sopperire  ai  crescenti 
biso^ni  della  nostra  alimentazione.  Ed  invero  osservando  le 
tabelle  dei  bestiami  che  esistono  in  quelle  provincie,  si  scor- 
ge  essere  il  loro  numei'o  molto  inferiore  a  quello  che  noi 
presentianio,    ed    essere    pure    inferiore    nella    proporzione 


Del  consumo  delle  Carni  343 

con  quelle  delle  popolazioni  che  vi  abitano,  talche  sono 
esse  costrette  a  soppei-ire  alle  dimande  die  loro  facciamo 
di  aniinali  adultl,  cdH'  ac<juistarc  nei  nostri  mercati  degli 
aniniali  giovaiii,  e  dell'  eta  di  pochi  rnesi ,  onde  allevarli 
e  iiutrirli,  col  line  di  ottenere  dal  loro  accrescimento  di 
mole  quel  lucro  che  meritamente  e  loro  dovuto. 

Mi  riinane  infine  a  dirvi  alcune  parole  sopra,  gli  au- 
menti  die  ci  coiivieiie  di  praticare  in  tutti  i  nostri  bestia- 
mi  in  generale ,  onde  sopperire  almeno  in  parte  ai  biso- 
gni  sentiti  fino  di  presente,  per  1'  aumento  dei  prezzi  che 
da  qualche  anno  si  viene  osservando  nei  nostri  mercati,  sia 
per  causa  dd  maggiore  consumo  attuale,come  anche  per  (juel 
ribasso  che  ha  subito  la  moneta  al  confronto  degli  alinien- 
ti  in  generale:  questi  tendendo  a  diininuire  nei  quantita- 
tivo  proporzionale  si  accrebbero  nei  valore;  la  moneta  in- 
vece  accrescendosi  ogni  anno  di  quantita  per  le  importa- 
zioni  di  oro,  e  per  i  biglietti  di  credito  o  di  banca,  si 
rende  meno  difficile  al  confronto  delle  prime,  peio  con  danno 
della  povera  popolazione  ,  che  si  trova  in  suUe  prime  scom- 
posta  e  depauperata,  lintantoche  siasi  formato  un  livello 
e  venga  rinnovata  la  proporzioiie  priniicra  e  stabile ,  col- 
r  aumento  normale  dd  prezzo  delle  opere. 

E  di  vero ,  o  Signori ,  se  sono  utili  alle  scienze  natura- 
li,  ed  alle  matematiche  le  investigazioni,  e  le  scritture 
che  Voi  qui  loggete  ogni  anno,  e  che  poscia  vengono  favo- 
rite al  piiblilico  per  le  stainpe,  noii  meno  utili  e  lodevo- 
li  dei  Vostri  studi  sarebbero  pure  quelle  fatiche,  e  quegli 
eccitamenti  che  foste  per  dare  ai  nostri  proprietari  e  campa- 
gnoli,  per  un  ulteriore  e  piii  notevole  accrescimento  dei  loro 
bestiami,  sia  coUo  aumentare  di  tale  guisa  i  concimi,  e  la 
fertiliti  dei  terreni,  come  per  non  vedersi  con  grave  dan- 
no  del  popolo  aumentati  i  prezzi  delle  carni  e  delle  altre 
sostanze  aniniali.  Ad  ottenere  questo  fine  lodevole ,  anzi 
necessario  bisogna ,  a  mio  avviso ,  avere  in  vista  i  due 
principali  motori  di  tutte  le  buone  riforme  ,  cioe  una 
maggiore  e  pin  diffusa  istruzione  nd  campagnoli  in  gene- 
rale,  ed  un  maggiore  capitate  dispoiiibile,  oltre  una  mag- 
giore   attenzione    nei    proprietari    dei    poderi.    Pouetevi    in 


3-i4  Paolo   Predieri 

mente,  che  il  vostro  senno,  il  vostro  esernpio,  i  consi- 
gli  vostri  ed  eccitamenti  riescano  a  persuadere  ai  canipa- 
onoli  di  estendere  maggiorinente  la  coltiira  dei  foraggi, 
dei  tuberi ,  e  delle  radici,  onde  peter  niitrirc  un  inaggior 
miinero  di  aniinali  di  ogiii  specie,  sorvegliando  con  piu 
attenzione  gli  afFari  campestri,  e  voi  vediete  in  pochi  an- 
ni  novelli  accrescinienti  nelle  greggie  del  nionte,  ed  in 
quelle  del  piano ;  novelle  razze  nei  nostri  diversi  bestiami, 
e  decisi  miglioramenti  in  tutti  quelli  che  noi  oggi  posse- 
dianio.  E  se  io  non  avessi  gia  esteimato  il  inio  parere  in 
appositi  lavori  pubblicati  dalla  nostra  Societa  Agraria,  ove 
diedi  con  varie  stampe  quel  migliori  inipulsi,  che  per  me 
si  potevano,  potrei  oggi  allungare  il  niio  dire  piu  di  quan- 
to  ho  creduto  di  fame  al  presente,  a  Voi  che  gia  siete 
capaci  di   comprenderne  di  subito  la  verita  ed  importanza. 

E  qui  fa  d'  uopo,  o  Accademici  Prestantissimi ,  vi  ac- 
certi  che  la  raccolta  delle  nuove  cifre  da  me  presentate 
e  quivi  riunite  insieme,  in  modo  da  presentare  cognizioni 
utili  a  noi ,  ed  a  qnanti  amano  il  nostro  paese ,  mi  per- 
suadono ,  che  senza  novelli  accrescimenti  nel  numero  dei 
nostri  animali,  ed  anche  nella  loro  mole,  mediante  un 
migliorainento  di  razza,  di  qualita,  e  di  nutrizione,  1'  au- 
mento  gia  avvenuto  nel  prezzo  loro  potrebbe  divenire 
maggiore,  e  potremmo  trovarci  ben  presto  in  gravi  imba- 
razzi  intorno  a  qnesta  qualita  di  alimento  cosi  necessario 
alia  popolazione.  Ai  quali  se  potrebbero  ripararvi  gli  agia- 
ti  cittadini,  non  lo  potrebbero  per  certo  i  nostri  operai 
poveri,  che  pur  sono  il  nerbo  e  la  massima  parte  della 
popolazione,  e  che  noi  tutti  siamo  in  dovere  di  educare , 
istruire,   ed  assistere. 

Rinfranchiamoci  adunque,  Accademici  Prestantissimi,  con 
quanto  apprendemmo  dalle  osservazioni  ,  e  dai  computi 
da  me  praticati  ed  a  Voi  presentati  !  Cerchiamo ,  poiche 
Iddio  ci  porge  svegliatezza  di  mente ,  e  robustezza  di  cor- 
po,  di  non  essere  inferiori  ad  altri  popoli  che  ogni  gior- 
no  piu  accrescono  le  loro  industrie,  i  loro  bestiami.  Ne  le 
opere  degli  Inglesi  Young,  Tonkin  e  Bakewel;dei  france- 
si    Daubenton,    Moll    e    Dombasle,    le    quali    io   ricordero 


Del  consumo    delle   Cakni  345 

sempre  con  moltissimo  piacere  (  quantunque  alcune  siano 
scritte  gik  da  lunglii  anui,  e  presso  quelle  iiazioni  abbia- 
no  prodotto  cosi  abboiidevoli  friitti  )  vorreinmo  noi  lascia- 
re  in  obblio,  quasi  che  la  scintilla  del  genio,  se  non  sor- 
te  fra  noi ,  debba  obbliarsi  come  inutile  luce ,  owero 
escludersi  dal  nostro  consorzio  civile ,  dai  lavori  delle  no- 
stre  campagne?  Maino !  che  il  paese  nostro  che  primo 
diede  un  Crescenzio  col  risorgere  della  civilta ;  che  altri 
grandi  Agrononii  e  naturalisti  pote  annoverare  nei  decorsi 
secoli  ,  non  vorra  ristarsi  e  indietreggiare  !  E  ben  mi  con- 
sola  il  conoscere  che  i  nostri  campagnuoli  d'  oggidi  sono 
pill  attivi  e  intelligenti ;  che  la  illustre  Societa  Agiaria 
con  ogni  mezzo  dirigge  al  bene  la  cultura  dei  nostri  terreni; 
die  infine  un  nostro  concittadino,  che  un  nostro  collega, 
dal  Piemonte  ove  abita,  ci  onori  colla  stanipa  di  un' Ope- 
ra Agraria,  atta  a  risvegliare  in  noi  e  negli  altri  italiani 
quel  solo ,  quel  grande  elemento  di  progresso  nella  Pasto- 
rizia ,  die  in  oggi  dorme ,  la  volonta  del  bene  e  meglio 
fare  di  quanto  siasi  fin  qui  praticato. 


T.     VIll. 


U 


Del  consumo    delle   Garni 


347 


TAVOLA  I. 

BESTI.\MI  da  Macello  tassati   nclle  varie  Coniuni  della  Provincia 
di  Bologna  nell'  Anno   1855. 


COMUNI 


Bovi 

Vacche 

Soprani 

Anifflali 

c 

c 

e 

I'c- 

Capre 

Manzi 

Manze 

Vilelli 

corini 

Maiali 


I 
2 
3 
4 
5 
C 
7 
8 
9 

to 

11 
12 
13 
14 
15 
IG 
17 
18 
10 
20 
21 
22 
23 
24 
25 
26 
27 
28 
29 


Dologna 

Anzola 

Zola  Predosa 

Borgo  Panigalc 

Calderara 

Praduio  e  Sasso 

Capiara  sopra  Panico  .  . 

Casaleccliio 

Castenaso 

Piaiioro 

Musiano 

S.  Lazzaro 

Ozzano  

Bazzano 

Castelfranco 

Crcspellano 

Slonle  S.  Piclro 

Monlevcglio 

Savigno 

Seravallc 

Biidrio 

IMiiieihio 

naricella 

Molinella 

Castcl  Maggiorc 

Viadagola 

Argile 

Argelalo 

IMalalbcrgo 

Somma  e  segue 


916 

3,772 

518 

375 

693 

508 

471 

471 

7G4 

537 

970 

911 

r>r,  1 

501 

244 

2.57 

G32 

68 1 

582 

336 

451 

299 

617 

833 

678 

527 

302 

171 

2,129 

l,21j 

800 

392 

650 

540 

436 

331 

210 

600 

413 

313 

1,623 

1,920 

659 

607 

397 

462 

971 

1,147 

623 

5G7 

591 

695 

557 

432 

716 

533 

774 

681 

20,001 

20,713 

1,722 
520 
430 
515 
703 
439 
191 
225 
976 
167 
140 
602 
662 
275 

1,403 
449 
312 
204 
277 
157 

1,632 
601 
421 
880 
597 
756 
414 
720 
782 


54G 

3) 

?) 

5> 

63 

3> 

3 

J) 

5> 

)? 

1,980 

J5 

2,560 

3) 

)) 

)? 

)) 

55 

3,019 

3) 

1,245 

33 

264 

3) 

977 

33 

112 

33 

152 

53 

234 

53 

1,301 

55 

660 

:, 

1,235 

3 

970 

2 

16 

53 

)) 

53 

)) 

55 

24 

53 

j> 

5S 

» 

55 

17,172 


33 


15,397 


2,100 
427 
661 
525 
566 

1,071 
527 
338 
679 
468 
401 
791 
676 
294 

1,767 
654 
610 
371 
520 
422 

1,318 
457 
279 
500 
532 
642 
285 
514 
435 


18,890 


348 


Paolo   Puedieri 


s 

=    IX 

Z   9 


COMUNI 


ISovi 

Vaccine 

Soprani 

Anininli 

c 
Maiui 

c 

Maiize 

e 
Viiclli 

Pc- 
corini 

Cajne 

Maiali 


Riporlo 

30  S.  Giorgio 

31  S.  Maria  in  Duno  .  .  .  . 

32  Castcl  S.  Pielro 

33  Casal  Fiuminese 

34  Castiglione 

35  Camiignano 

36  Piano 

37  Loiano 

38  Monghidoro 

39  Monlcrcnzo 

40  Monziino 

41  Medicina 

42  Castcl   Guelfo 

43  Poggio  Renalico 

44  Galliera 

45  S.  Pietro  in  Casalc  .  .  . 

46  S.  Agoslino 

47  Porrclla 

48  Belvedere 

49  Casio  e  Casola 

50  Gaggio  Monlano 

51  Granaglione 

52  S.  Giovanni 

53  Crevalcorc 

51      S.  Agala 

55  Sala 

56  Vergato 

57  Castcl  d'Ajano 

58  Tavcrnola 

Toiale 


20,001 
476 

757 

1,986 

809 

373 

525 

424 

401 

258 

581 

432 

1,370  I 

456  ' 

569  I 

730  ' 

701 

1,023 

132 

159 

264 

387 

32 

1,602 

1,570 

535 

636 

268 

170 

446 


38,139 


20,713 
433 
592 
1,267 
213 
315 
248 
299 
131 
326 
»76 
140 
1,478 
424 
663 
744 
677 
918 

92 
301 

97 
444 

43 
1,173 
788 
349 
381 
482 
593 
262 


34,692 


7,172 

15,397 

480 

5, 

920 

,, 

1,534 

3,100 

223 

5,188 

93 

2,CI0 

21 

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1,140 
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412 
417 
351 
422 

31,016 


Del  consumo    delle  Cauni 


3i9 


HIASSUNTO  (lella  qiuiiiiiia   dei  Bcstiami  da  Macelln  deniinziali 
nella  Frovincia  di  Bologna. 


ANNI 

1828 

1840 

18S5 

Bovi  c  Manzi 

Vacche  e  Manze 

Soprani  e  Vilelli 

Monioni  e  Pecore 

Maiali 

Capre 

37,540 
32,943 
28,359 
92,471 
38,526 
1,642 

41,211 
33,684 
30,339 
98,785 
40,066 
1,706 

38,139 
34,692 
30,013 
70,328 
31,046 
1,365 

350 


Paolo    Pjiedieri 


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N.  5. 

TABELLA  dclle  Bestie  macellate  nella  Ciil^  di  Bologna  dal  1819  al  1856. 


Pccorc  Capre 

ANNATE 

liovi 

Vacchc 

Vilclli 

Maiali 

MontoniCastrati 
c   Agnelli 

1819 

N.   4,609 

N.    2,203 

N.    4,254 

N.   8,554 

N.  23,224 

1820 

4,751 

2,001 

5,134 

8,944 

27,520 

1821 

6,517 

2,698 

5,173 

9,828 

24,780 

1822 

4,847 

2,413 

5,579 

8,199 

28,630 

1823 

5,03 1 

3,296 

6,68 1 

8,162 

30,015 

1821 

4,969 

3,190 

5,066 

7,671 

32,714 

1825 

4,875 

3,215 

5,946 

8,301 

31,813 

1826 

5,289 

3,108 

5,121 

7,453 

29,987 

1827 

5,319 

2,707 

5,012 

7,550 

32,122 

1828 

5,737 

2.791 

4,419 

7,113 

36,217 

1829 

5,653 

2.517 

3,796 

7,618 

27,279 

1 830 

5,552 

2,317 

3,877 

6,814 

23,139 

1831 

5,301 

1,874 

2,151 

6,472 

35,37  1 

1832 

5,798 

1,582 

1,774 

5,819 

41,459 

1833 

5,387 

1,915 

2,809 

7,550 

41,110 

1834 

5,329 

2,467 

3,615 

6,935 

48,630 

1835 

6,159 

2,798 

4,029 

8,203 

43,813 

1836 

4,519 

3,333 

3,541 

6,978 

46,376 

1837 

4,855 

3,436 

3,001 

7,510 

41,150 

1838 

4,468 

2,994 

2,773 

7,136 

41,723 

1839 

4,144 

3,334 

2,566 

7,289 

43,117 

1840 

4,137 

3,408 

2,2-.3 

7,202 

44,686 

18il 

3,831 

3, 1 56 

3,645 

7,318 

45,053 

1812 

3,896 

2,998 

3,57  1 

6,731 

25,405 

1813 

4,134 

2,591 

4,210 

7,197 

33,819 

1814 

4,436 

2,607 

4,912 

7,867 

28,976 

1815 

4,201 

2,528 

4,326 

7,107 

27,930 

184fi 

3,858 

2,439 

3,901 

7,131 

26,227 

1817 

4,070 

2,365 

4,756 

7,618 

26,662 

1848 

3,881 

2,542 

4,188 

7,428 

21,989 

1849 

4,262 

2,812 

3,921 

7,801 

17,530 

1850 

4,688 

3,761 

3,570 

7,135 

25,047 

1851 

4,812 

3,298 

3,386 

8,312 

23,546 

1852 

4,391 

3,474 

4,203 

7,754 

20,813 

1853 

4,110 

3,658 

4,650 

8,072 

21,041 

1854 

4,394 

3,491 

4,291 

6,789 

12,735 

1855 

5,190 

3,678 

4,885 

6,915 

21,051 

1856 

4,907 

3,067 

4,066 

6,448 

30,361 

T.    VIII. 


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354 


Paolo   Predieri 


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SULL'  ACCOJIODAIIEMO 

DELL'OCCHIOUMANO 

PER  LA  VISIONE  DISTI1\TA 

ALLE  DIVERSE  DISTANZE 


DEL  PROF.   LOREI\ZO   RESPIGIII 

(Lelta  nella  Sessiooe  del  4  Oicembrc  1856.) 


0. 


^uantunque  1'  uomo  possa  gloriarsi  di  avere  conseguito 
nello  studio  dell'  organo  della  vista  dei  success!  uiolto  pita 
felici  di  quelli  conseguiti  nello  studio  degli  altri  organ! 
della  sua  inacchina  animale,  avendo  potuto  in  esso  defi- 
nire  con  tutta  la  desiderabile  certezza  I'  ufficio  delle  sue 
principal i  parti,  in  modo  da  carat terizzare  il  meccanismo 
della  visione  come  un  semplicissimo  risultato  delle  ottiche 
leggi ,  jiure  e  costretto  di  confessare ,  che  anche  sopra 
questo  mirabilissinio  oigano  gli  restano  tuttora  alcuni  se- 
greti  a  svelare ,  specialmente  per  rapporto  a  certe  prero- 
gative ,  delle  quali  1'  esperienza  ci  mostra  essere  il  mede- 
siino  fornito,  senza  che  si  possa  riconoscere,  per  mezzo 
dei  dati  sperinientali  finora  raccolti ,  il  come  vengano  es- 
se a  quello  procurate. 

Fra  tali  prerogative  merita  speciale  considerazione  quel- 
la  in  forza  della  quale  puo  il  nostro  occhio  acconiodarsi 
alia  visione  distinta  degli  oggetti  posti  a  diversissime  di- 
stanze ;  prerogativa    constatata    dal    fatto ,  ma    non    ancora 


356  Lorenzo   Respighi 

dalla  teoria  dedotta  come  legittima  conseguenza  del  mec- 
canismo  della  visione,  deterininato  secondo  i  dati  finora 
stabiliti. 

Esaminando  attentamente  le  diverse  parti  che  costitui- 
scono  il  sistema  rifraiigente  dell'  occliio  umano,  si  ricono- 
scono  tutte  mirabilmente  disposte  a  inodificare  la  direzione 
dei  raooi  luininosi,  da  cui  sono  attraversate,  in  modo  da 
formare  sulla  retina,  o  vicino  alia  medesima,  una  iinma- 
gine  distinta  e  fedele  del  corpo  da  cui  provengono ;  e  da 
cio  appunto  si  e  dedotto,  essere  condizione  indispensabile 
alia  visione  distinta  degli  oggetti  la  forinazione  delle  lore 
regolari  immagini  sulla  retina,  che  costituisce  la  parte  sen- 
sibile  di  questo  mirabilissinio  organo. 

Cosicclie  si  e  dedotto,  che  1'  occhio  fisicamente  consi- 
derate pno  ritenersi  come  un  sistema  di  lenti ,  od  una 
lente  composta  destinata  a  formare  sulla  retina  le  immagi- 
ni degli  oggetti  esterni ,  nella  stessa  guisa  che  gli  obbiet- 
tivi  degli  stromenti  ottici  le  formano  nei  rispettivi  fuochi; 
e  con  cio  il  meccanismo  della  visione,  considerato  sotto 
r  aspetto  fisico ,  puo  ritenersi  come  un  risultato  sempli- 
cissimo  delle  leggi  generali  secondo  le  quali  viene  modi- 
ficata  la  luce  nel  suo  passaggio  attraverso  ai  sistemi  ri- 
frangenti. 

Se  non  che  potendosi  coll'  occhio  ben  conformato  ot- 
tenere  la  visione  distinta  degli  oggetti  posti  alia  distanza 
di  pochi  centimetri ,  non  meno  die  alia  distanza  di  molti 
metri  e  molte  miglia,  e  necessario  di  ammettere  che  per 
tutte  queste  distanze  degli  oggetti  venga  sempre  verifica- 
ta  questa  condizione,  che  la  loro  immagine  si  formi  sulla 
retina. 

Evidentemente  questa  condizione  non  potrebbe  verifi- 
carsi  qualora  la  struttura  dell'  occhio  si  mantenesse  asso- 
lutamente  invariabile,  e  non  fosse  questo  dotato  di  ima 
forza  regolatrice ,  per  mezzo  della  quale  con  apposito  mec- 
canismo venga  modificata  la  conformazione  o  distribnzio- 
ne  delle  sue  parti,  in  modo  da  portare  per  qualunque 
distanza  degli  oggetti  le  loro  immagini  sulla  membrana 
sensibile. 


Sull'  accomod.    dell'  OCCHIO   UMANO  357 

Le  modificazioni  nella  struttura  dell'  occhio,  che  dalla 
teoria  vengono  suggeiite  come  atte  a  produrre  qucsto  ef- 
fetto ,   sono   le  segiienti  : 

1."  Una  vaiiahilita  nella  lunghezza  del  gloho  oculare , 
in  forza  della  quale  venga  la  retina  convenientenieute  av- 
vicinata,  od  alioiitniiata  dalla  Icnte  cristallina,  in  modo  da 
essere  poitata  dove  si  Ibrniano  le  inmiagini  degli  oggetti , 
corrispondentemente  alle   loro  distanze  dall'  occhio. 

2."  Una  niohilita  della  lente  cristallina  lungo  1'  asse 
deir  occhio ,  tai<^  da  perinettere  a  questa  di  avvicinarsi ,  od 
alloiitauarsi  dalla  retina,  in  modo  da  portare  sempre  su 
di  essa  le  immagini  deeli  oggetti. 

3.°  Una  variahilita  nella  curvatura  delle  superficie  della 
lente  cristallina,  atta  ad  aumentare  o  diminuire  la  con- 
vergenza  dei  raggi  in  confonnita  della  distanza  degli  og- 
getti ,  di  maniera  che  la  posizione  della  imniagine  si  man- 
tenga  invariahile   e  sempre  coincidente  sulla   retina. 

4."  Un  camhiamento  nella  curvatura  della  cornea,  per 
mezzo  del  quale  venga  moderata  la  sua  forza  di  conver- 
genza  in  conl'ormita  delle  diverse  distanze  degli  oggetti, 
di  guisa  die  le  loro  innnagiui  si  formino  sempre  alia  stes- 
sa  distanza,   e  precisainente  sulla  retina. 

I  fisici  ed  i  fisiologi  attentamente  esaminando  le  circo- 
stanze  e  le  condizioni,  secondo  le  quali  si  ottiene  la  vi- 
sione  distinta  degli  oggetti  alle  varie  distanze,  hanno  cer- 
cato  di  provare  per  mezzo  della  esperienza ,  quale  di  que- 
sta modiHcazioni  realinente  possa  produrre  1'  accomoda- 
mento  nella  distanza  focale  del!'  occhio,  e  in  relazione  a 
ci6  hanno  proposto  diverse  ipotesi  relatlvainejite  al  mec- 
canismo  col  quale  pu6  ritenersi  procurata'  all'organo  que- 
sta singolarissima  prerogativa.  Malgrado  per6  gl'  impor- 
tanti  lavori  dei  qnali  la  scienza  e  stata  in  questo  soggetto 
arricchita,  e  forza  il  confessare,  che  Hnora  nessuna  di  qne- 
3te  ipotesi  si  trova  abhastanza  concordante  coi  dati  am- 
missibili  sulla  struttura  dell'  occhio,  da  poterla  accettare 
come  soddisfacente  spiegazione  del   fenomeno  in   discorso. 

L'  importanza  della  presente  questione  e  il  desiderio  di 
arrecare  alia  medesima  qualche    ulteriore  schiarimento  mi 


358  Lorenzo   Respighi 

hanno  iinpegnato  ad  instituire  su  di  esso  un  accurate  e 
minute  esaine ;  e  siccome  i  risultati  che  ie  he  potute  ri- 
cavarne  non  mi  sembrano  del  tutto  indegni  della  consi- 
derazioue  di  questo  Corpo  Accademico ,  cosi  mi  faccio 
aniine  a  sottoporli  ai   suoi  saggissimi  giudizi. 

Priinieianiente  mi  sono  proposto  di  piecisare  le  princi- 
pali  condizioni  uelle  quali  si  opera  1' accomodamento  nella 
distauza  focaie  dell'  occhio,  e  da  queste  mi  e  risultate,  che 
esso  deve  considerarsi  come  un  cambiamento  fisico  della 
parte   centrale  del  sisteina  rifraiigente  dell'  occhio  stesso. 

Discutendo  poscia  i  diversi  cambiamenti  ammissibili  sul- 
la  struttura  dell'  occhio,  per  ottenere  le  richieste  variazio- 
ni  nella  sua  distauza  focaie ,  trove  molto  improbabile  lo 
spostamento  del  cristalline  e  il  cambiamento  di  curvatura 
delle  sue  superficie ,  mentre  trove  molto  ragionevolmente 
ammissibile  il  cambiamento  nella  curvatura  della  cornea, 
perche  i  ristretti  limlti  assegnati  a  questo  dalla  teoria  so- 
no i  piu  compatibili  colla  struttura  e  costituzione  dell'  oc- 
chio, e  perche  1'  esperienza  mestra  che  la  curvatura  del- 
la cornea  ha  una  reale  e  grandissima  influenza  suUa  fa- 
colta  deir  accomodamento. 

Per  rispetto  poi  al  meccanismo,  col  quale  si  pu6  rite- 
nere  prodotto  il  cambiamento  nella  curvatura  della  cornea, 
anziche  ricercarlo  nelle  pressioni  esercitate  esternamente 
sul  globe  oculare  dai  muscoli  destinati  a  predurre  in  que- 
sto i  necessari  movimenti,  ie  trove  doversi  il  medesimo 
ricercare  nell'  interne  dell' occhio,  e  ritenersi  come  atto 
a  predurre  una  aziene  immediata  sulla  parte  centrale  del- 
la cornea.  Consideraudo  poi  che  1'  atto  dell'  accomoda- 
mento e  sempre  accompagnate  da  cambiamenti  nella  cen- 
fermazione  dell'  iride ,  in  mode  che  esse  sembra  a  questi 
necessariamente  subordinate,  cosi  se  ne  deduce  essere  con- 
forme  ragiene  il  supporre  in  questi  cambiamenti  e  movi- 
menti deir  iride  la  causa  immediata  delle  variazieni  di 
curvatura  nella  cornea ;  e  ridotta  la  questione  a  questi 
termini,  si  conchiude  mostrando  il  mode  secondo  il  qua- 
le pue  ragionevolmente  ritenersi  che  1'  iride  ne'  suoi  mo- 
vimenti agisca    meccanicamente    sulla   parte  centrale  della 


Soll'  accomod.  dell'  occhio  umano  359 

cornea,  per  determinare  nella  medesima  i  vari  gradl  di 
curvatura  necessari  per  la  visione  distinta  alle  diverse 
distanze. 

Condiziom  secondo  le  quali  si  opera  V  accomodamento 

deir  occhio. 

1.°  Neir  atto  deir  accomodamento  dell'  occhio  alia  vi- 
sione distinta  a  diverse  distanze  avviene  un  cambiamento 
o  alterazione  fisica  nel  sisteina  ottico  del  medesimo,  in 
forza  del  la  quale  secondo  la  determinata  distanza  dell'  og- 
getto  osservato  il  sistema  stesso  entro  certi  liniiti  prende 
una  particolare  costituzione ,  atta  a  produrre  sulla  retina 
la  formazione  della  immagine  distinta  di   quell'  oggetto. 

Cio  risulta  dal  veriticarsi  costanteniente  die  guaidando 
o  ad  occhio  nudo ,  o  ad  occhio  armato  di  un  diafiamma 
minore  della  pupilla,  oggetti  posti  a  distanze  diverse,  e 
situati  prossimamente  nella  stessa  direzione,  non  si  puo 
contemporaneamente  ottenere  la  visione  distinta  di  tutti 
questi  oggetti ;  ma  invece  rendendo  distinta  la  visione  di 
uno  di  essi  gli  altri  ci  appariscono  indistinti  e  diffusi  , 
presentando  delle  apparenze  del  tiitto  simili  a  quelle  che 
si  ottengono  nelle  immagini  formate  coUe  ordinarie  com- 
binazioni  di  lenti. 

2.°  Nell'  accomodamento  dell'  occhio  per  le  diverse  di- 
stanze la  posizione  relativa  del  ceiitro  ottico  del  siste- 
ma rifrangente  oculare  coUa  retina  e  alterata,  e  cioe  il 
centro  ottico  si  accosta  alia  retina  quando  osserviamo  og- 
getti vicini,  e  viceversa  se  ne  allontana  quando  osservia- 
mo oggetti  lontani. 

Cio  si  deduce  dai  seguenti  esperimenti.  Si  gnardi  un 
oggetto  distante  dall'  occhio  di  O^jSO  circa  e  disposto  in 
modo  da  presentarsi  fra  due  altri  oggetti  molto  luminosi, 
p.  e.  due  piccole  fiamme  molto  lontane  dall'  occhio,  e  si 
fissi  la  distanza  angolare  o  apparente  dei  centri  delle  im- 
magini diffuse  di  questi  due  oggetti.  Cio  posto  si  passi 
dalla  visione  distinta  dell'  oggetto  vicino  a  quella  dei 
due  lontani,  e  si  trovera    notevolmente  aumentata  la  lore 


360  Lorenzo  Respighi 

distanza  apparente.  Viceversa  accomodate  prima  V  occhio 
alia  visione  distinta  dei  due  oggetti  lontani ,  e  fissata  la 
loro  distanza  ajjparente ,  passaudo  iminediatamente  a  guar- 
dare  1'  oggftto  vicino  si  osserveiu  una  sensihile  diminu- 
zione  nella  distanza  apparente  dei  centri  deiie  immagini 
diffuse  dei  due  oggetti  lontani. 

Questi  fatti  provano  evidentemente  che  passando  dalla 
visione  distinta  a  piccole  distanze  a  quella  delle  distanze 
maggiori,  le  immagini  degli  oggetti  suUa  retina  si  allon- 
tanano ;  e  che  viceversa  passando  dalla  visione  distinta  a 
grandi  distanze  a  quella  delle  distanze  minori  le  immagi- 
ni degli  oggetti  suUa  retina  si  avvicinano ;  e  percio  ne 
conseguita  che  nel  primo  caso  il  centro  ottico  del  siste- 
ma  ritVangente  si  allontana  dalla  retina,  e  nel  secondo 
caso  invece   le  si  avvicina. 

3.°  La  facolta  deli'  accomodamento  dell'  occhio  trovasi 
ristretta  nella  parte  centrale  del  sistema  rifrangente,  men- 
tre  le  parti  eccentriche  presentano  sempre  aberrazione  di 
sfericita  e  di  rehangibilita,  producendo  nella  massima  par- 
te i  conosciuti  fenomeni   di  irradiazione. 

Infatti  guardando  oggetti  tanto  lontani  quanto  vicini  at- 
traverso  un  diaframma,  portante  un  foro  circolare  minore 
della  pupilla,  appariscono  questi  molto  piii  distinti  che 
all'  occhio  nudo,  quando  il  diaframma  corrisponde  alia  par- 
te centrale  della  piipilla,  presentandosi  allora  i  medesi- 
mi,  quantunque  nieno  splendenti,  pure  meglio  definiti  al 
loro  contorno  e  nei  loro  dettagli  corrispondentemente  alia 
loro  reali  forme  e  diniensioni,  e  quasi  del  tutto  spogli 
da"li  effetti  di  irradiazione.  Mentre  llicendo  coincidere  il 
diaframma  colle  parti  eccentriche  alia  pupilla  ,  gli  oggetti 
appariscono  indistinti  e  diffusi ,  presentando  inoltre  al  lo- 
ro hordo   pill   o  meno  decisi  i  colori   dell'  iride. 

Questo  feiiomeno  si  osserva  nella  sua  massima  estensio- 
ne  esperimentando  colla  pupilla  molto  dilatata  o  artificial- 
mente  coi  mezzi  a  cio  opportuni ,  o  naturalmente  nella 
oscurita  della  notte,  e  guardando  oggetti  piccoli  e  molto 
luminosi,  come  sono  le  primarie  stelle,  i  pianeti  principa- 
li,  la  luna,  le  fiamme  a  gaz  ec. 


Sull'  acgomod.   dell*  ocghio  umano  361 

i.°  La  parte  eccentrica  del  sistema  rifrangente  dell'  oc- 
cliio  neir  atto  dell'  accoinodaniento  rimane  invariabile. 

Durante  iiiui  notte  serena  si  rivolga  lo  sguardo  ad  una 
Stella,  nou  niolto  lontano  dalla  (juale  si  trovi  uii' altra 
Stella  niolto  splendente,  p.  e.  di  prima  grandezza,  e  si 
collochi  davanti  all'  occhio  an  diafranima  in  modo  da  per- 
mettere  ai  raggi  luininosi  della  prima  Stella  1'  ingresso  per 
la  parte  centrale  dell'  occhio  e  nella  direzione  del  suo 
asse,  costringendo  i  raggi  luminosi  della  seconda  ad  en- 
trare  nell'  occhio  per  una  parte  eccentrica.  Cio  posto ,  sen- 
za  camhiare  la  direzione  dell'  asse  ottico  dell'  occhio,  si 
procurino  a  questo  diversi  gradi  di  accomodamento  fissan- 
do  successivamente  lo  sguardo  a  distanze  minori ,  e  si  os- 
servera,  che  mentre  la  Stella  vista  per  la  parte  centrale 
deir  occhio  va  preudendo  successivamente  una  forma  od 
apparenza  tanto  piu  dilFusa,  quanto  minore  e  la  distanza 
per  la  quale  si  accomoda  la  visione,  1' altra  stella  invece, 
vista  per  la  parte  eccentrica  dell'  occhio ,  ci  presenta  sem- 
pre  la  stessa  a[)parenza  e  figura.  Invece  di  due  stelle  si 
possono  usare  in  questo  esperimento  due  altri  oggetti  qua- 
lunque,  purche  siano  sufficientemente  lontani,  molto  pic- 
coli  e  niolto  spleiidenti ,  e  purche  la  pupilla  si  trovi  per 
oscurita  abbastaiiza  dilatata.  E  da  avvertire  che  per  que- 
sti  esperimenti  bisogna  procurarsi  la  facolti  di  percepire 
simultaneaniente  e  con  sufficiente  distiiizione  1'  aspetto  o 
forma  apparente  dei  due  oggetti  luminosi,  cio  che  facil- 
mente  si  ottiene  coll'  opportune  esercizio. 

5.°  Nell'  accomodamento  dell'  occhio  alle  diverse  distan- 
ze avviene  costantemente  una  variazione  nel  diainetro  del- 
la pupilla;  e  cioe  la  pupilla  si  dilata,  quando  si  passa 
dalla  visione  di  uii  oggetto  vicino  a  quella  di  un  lontano, 
e  viceversa  si  restringe  quando  si  passa  dalla  visione  di 
un  oggetto  lontano  a  quella  di  un  vicino. 

Cio  puossi  facilmente  verificare  osservando  attentamente 
1'  occhio  di  un  individuo  qualunque  nell'  atto  die  esse  si 
va  accomodando  per  la  visione  distinta  di  oggetti  posti  a 
distanze  diverse ,  poiclie  costantemente  si  osserva ,  che  la 
pupilla  si  va  successivamente  dilatando,  quando  1'  occhio 
T.  viii.  46 


362  Lorenzo   Respighi 

trasporta  successivamoute  lo  sguardo  dagli  oggetti  viciiii  ai 
lontani,  e  viceversa  si  restringe  quando  lo  sguardo  passa 
dagli   oggetti   lontani  ai  viciiii. 

6."  Le  variazioni  nel  diametro  della  piipilla  iiell'  atto 
dell'  acconiodaiiuMito  si  piesciitaiio  eguahncule,  taiito  nel 
guardare  gli  oggetti  coll'  occhio  nudo  o  libero,  qiianto  nel 
giuuilare  i  niedesinii  attraveiso  a  diaframmi  di  aperture 
minori  di  quella   della   pupilla. 

Infatti  si  osservi  attentamente  1'  occhio  di  un  individuo, 
quando  senza  diafrainma  si  accomoda  alia  visione  distinta 
a  diverse  distanze,  e  si  deterniiiiino  le  corrispondenti  va- 
riazioni nel  diametro  della  pupilla;  poscia  si  osservi  1'  oc- 
chio stesso  quando,  guardando  attraverso  al  diaframma,  si 
accomoda  alle  stcsse  distanze,  e  si  rileveranno  costante- 
mente  le  stesse  variazioni   osservate  nel   caso  antecedente. 

7.°  L'  occhio  a  pupilla  o  artificialniente ,  o  naturahnen- 
te  dilatata  si  mantiene  piu  facihnente  e  lungamente  ac- 
coniodato  alle  grandi  clie  alle  piccole  distanze  ;  e  vicever- 
sa r  occhio  a  pupilla  niolto  ristretta,  per  efFetto  di  viva 
impressione  di  luce ,  si  mantiene  piii  facilmente  e  lunga- 
mente acconiodato  alle  distanze  minori,  che  alle  maggiori. 

Si  osserviuo  durante  la  notte  oggetti  lontani,  e  si  tro- 
vera,  che  1'  occhio  senza  sensibile  sforzo  si  mantiene  per 
qp^ialunque  tempo  acconiodato  alia  loro  distanza  in  modo 
che  essi  ci  appariscouo  sempre  egualmeute  distinti  ;  si 
osserviuo  invece  oggetti  vicini  e  si  trovera,  che  la  loro  vi- 
sione distinta  non  puo  prolungarsi  senza  un  sensibilissimo 
e  spiacevole  sforzo. 

Al  contrario  osservando  colla  pupilla  ristretta  per  efFet- 
to di  una  viva  luce  oggetti  vicini,  si  potranuo  questi  per 
lungo  tempo,  e  quasi  senza  sensibile  sforzo  vedere  distin- 
tamente  ,  mentre  guardando  oggetti  lontani  non  potra 
questo  ottenersi  senza  un  continuo  e  doloroso  sforzo. 

8.°  L'  occhio  nello  stato  di  pupilla  molto  dilatata  e 
presbita  relativamente  alio  stato  di  pupilla  molto  ristretta. 

Sotto  una  forte  impressione  di  luce,  e  quindi  coll'  oc- 
chio a  pupilla  molto  ristretta,  si  determini  la  minima  di- 
stanza, alia  quale    puo    vedersi    distintamente    un    piccolo 


Sull'  accomod.    dell'  occhio   umano  363 

oggetto ;  qiiindi  lendendo  la  piipilla  inolto  dilatata  sot- 
traendola  alia  viva  luce,  guardaiido  1'  oggetto  si  trove- 
ra,  die  per  vederlo  distiiito  e  uecessario  di  collocailo  ad 
una  distanza  maggiore  di  (juella  ora  detenninata.  Ripe- 
tendo  r  esperiineuto  in  modo  inverso  si  troveia  un  lisulta- 
to  opposto. 

Lo  .stesso  intento  si  ragglunge  eziandio  col  dilatare  ar- 
tificiahnente  coll'  uso  dc^H'  atropina,  o  con  allio  simile 
mezzo,  una  delle  due  pupille,  procurando  che  1'  altra  re- 
sti  nel  suo  stato  noiniale,  poiche  allora  si  trova,  die  lo 
stesso  oggetto,  per  essere  visto  distintamente  coll'  occhio 
a  pupilla  dilatata,  deve  collocarsi  ad  una  distanza  niaggio- 
re  di  quella  richiesta  per  1'  occhio  colla  pupilla   norinale. 

Mezzi  pel  quali  deve  ritenersi  prodotto  V  accomodamento 

deir  occhio. 

In  conformita  alle  condizioni,  secondo  le  quali  si  e  ora 
provato  operarsi  lo  stato  di  acconiodaniento  dell'  occiiio, 
possiaino  iiii  da  questo  momento  stabilire,  che  esso  risulta 
da  una  reale  alterazione  o  modificazione  prodotta  nel  siste- 
ma  ottico  dell'  occhio  stesso ;  e  che  appunto  per  effetto  di 
questa  si  ottengono  suUa  retina  distinte  e  precise  le  im- 
magini  degli  oggetti  posti  a  diverse  distanze;  e  non  gii 
per  elFctto  di  proprieta  gcometriche  appartenenti  alia  strut- 
tura  del  sisteina  oculare ,  per  mezzo  delle  quali  alcuni 
fisici  e  geometri  hanno  ainmesso  potersi  ottenere  sulla  re- 
tina distinte  le  immagini  degli  oggetti  posti  a  qualunque 
distanza,  senza  il  concorso  di  alcuna  variazioiie  nella  strut- 
tura  suildetta.  Senza  movere  dubhio  sulla  verita  delle  teo- 
rie  da  cui  si  e  dedotta  questa  conseguenza,  si  puo  asseri- 
re  die  essa  non  e  applicahile  al  caso  nostro,  perche  1'  e- 
sperienza  prova  nel  modo  il  piii  incontestabile  che  nel- 
r  atto  dell'  accomodamento  avviene  un  caiubiamento  fisico 
nel  sisteina  oculare. 

Considerando  j)oi  che  la  facolta  dell'  accomodamento 
persiste  nell'  occhio  andie  (juando  viene  al  medesimo  pro- 
curata  una  pupilla  artificiale  invariabile,  per  mezzo  di  un 


364  Lorenzo   Respighi 

diatVainma  di  apertura  minore  di  quella  della  pupilla  stes- 
sa,  possiaino  stabilire  che  la  modificazione  o  alteiazione 
nel  sistema  oculare ,  alia  quale  deve  attribuirsi  1'  accomo- 
damento,  non  consiste  seinplicemente  nella  variazione  del 
diamctro  della  pupilla  cousiderata  coine  diaframma ;  poi- 
chc  in  (|uesto  case  venendo  annuUata  1'  influenza  di  que- 
sto  diafrannna,  dovrebbe  annnllarsi  ancora  la  facolta  del- 
r  acconiodaniento.  Questa  conclusione  ci  autorizza  lin  d'ora 
a  rinunziare  alle  teorie,  secondo  le  quali  Pouillet,  Miles 
ed  altri  hanno  cercato  di  spiegare  1'  accomodainento  del- 
r  occbio  come  semplice  efFetto  delle  variazioni  del  diame- 
tro  della  pupilla ,  dispensandoci  dal  ricoirere  per  questo 
alle  incite  altre  difficolta  opponibili  alle  teorie  medesime. 

Con  questo  non  si  intende  pero  di  stabilire  in  mode 
assoluto  die  le  variazioni  del  diametro  della  pupilla  non 
contribuiscano  ancb'  esse  alia  visione  distinta  ,  cbe  an- 
zi  si  riconosce  nelle  medesime  iin  mezzo  mirabilissimo  ed 
efficacissimo  per  moderare  i  sinistri  effetti  delle  aberrazio- 
ni  del  sistema  rifrangente  dell'  occbio  ;  ma  soltanto  si 
vuole  stabilire  che  indipendentemente  da  esse  1'  occbio 
possiede  entro  certi  limiti  la  facolta  di  far  coincidere  sul- 
la  iTtina  le  immagini  degli  oggetti,  qualunque  siasi  la  lo- 
ro  distanza. 

Essendosi  mostrato  cbe  nell'  atto  dell'  accomodamento 
il  centro  ottico  del  sistema  rifrangente  dell'  occbio  si  spo- 
sta  relativamente  alia  retina,  e  cbe  cioe  esso  si  allontana 
da  questa,  quarido  si  passa  dalla  visione  a  piccole  distan- 
ze  alle  distanze  maooiori ,  e  cbe  viceversa  le  si  avvicina , 
quando  si  |>assa  dalla  visione  a  grandi  distanze  a  quella 
delle  distanze  minori,  cosi  si  puo  stabilire  cbe  F  accomoda- 
mento deir  occbio  non  e  prodotto  da  un  semplice  sposta- 
mento  della  retina,  ma  bensi  da  una  variazione  nella  for- 
za  di  convergenza  del  sistema  rifrangente  dell'  occbio. 

Infatti  se  nell'  atto  dell'  accomodamento  dell'  occbio  il 
sistema  rifrangente  rimanesse  invariabile ,  le  immagini  de- 
gli oggetti  lontani  si  formerebbero  piu  vicine  alia  lente 
cristallina,  e  le  immagini  dei  vicini  si  formerebbero  ad 
una  maggiore  distanza  dalla  lente  stessa;  e  secondo  la  teoria 


Sui.l'  accomod.    dell'  OCCHIO    UMANO  365 

si  puo  stabilire  die  la  difFerenza  delle  lunghezze  focali 
corrispondenti  alia  massima  ed  alia  minima  distanza  della 
visione  distinta,  ammonterebhe  nell'  occhio  ben  conforma- 
to  a  non  mono  di  2""".  Percio  nel  passaggio  della  visione 
distinta  dalle  minime  alle  massime  distanze,  se  la  retina 
si  trasportasse  nel  piano  focale  per  raccogliere  le  imma- 
gini  degli  oggetti ,  dovrebbe  avvicinarsi  al  cristallino  di 
girnn  circa ,  e  perci6  dovrebbe  avvicinarsi  d'  altrettanto  al 
centre  ottico  del  sistema  rifraiigente ;  mentre  nel  passag- 
gio inverse,  cioe  della  visione  alle  massime  distanze  a  qnel- 
la  delle  mininie,  dovrebbe  la  retina  allontanarsi  dal  cristal- 
lino, e  qnindi  dal  centro  ottico  di  2™™  circa.  Mostrando 
invece  1'  esperienza  die  nel  primo  caso  il  centro  ottico 
si  allontana  dalla  retina ,  e  cbe  nel  secondo  caso  le  si  av- 
vicina ,  dobbiaino  necessariamente  concbiudere  cbe  1'  ac- 
comodamento  dell'  occbio  non  piio  consistere  nel  supposto 
spostamento  della  retina. 

Qiiesto  argomento  pno  esprimersi  ancora  nei  seguenti 
termini :  se  1'  accomodamento  dell'  occbio  nel  passaggio 
dalla  visione  distinta  degli  oggetti  vicini  a  quella  dei  lon- 
tani  si  ottenesse  per  1'  avvicinamento  della  retina  al  cri- 
stallino, le  inimagini  degli  oggetti  sulla  retina  dovrebbero 
avvicinarsi  fra  di  loro ;  nel  passaggio  poi  dalla  visione  del- 
le grandi  a  quella  delle  minori  distanze,  se  1'  accomoda- 
mento deir  occbio  si  ottenesse  per  1'  allontanamento  del- 
la retina  al  cristallino ,  le  immagini  degli  oggetti  dovreb- 
bero fra  di  loro  allontanarsi;  ma  essendo  cio  in  decisa  op- 
posizione  coi  risultati  della  esperienza,  ne  dobbiamo  con- 
cbiudere cbe  r  accomodamento  non  dipende  dal  supposto 
movimento  della  retina. 

Dietro  questa  conclusione  possiamo  stabilire,  cbe  non 
sono  ammissibili  le  teorie  suH'  accomodamento  dell' occhio 
appoggiate  da  Keplero,  Descartes  e  molti  altri  sulla  sup- 
posizione  dello  spostamento  della  retina  prodotto  dall'  al- 
lungamento  e  sdiiacciainento  del  globo  oculare  nella  di- 
rezione  del  suo  asse  longitudinale ,  senza  avere  bisogno 
di  mostrare  1'  insussistenza  di  qneste  teorie  ricorrendo 
ad    argomenti    indiretti,    dedotti    dalla    incompatibilita    di 


366  Lorenzo    Respighi 

qiiesti  luoviinenti  colla  stiuttura  e  costituzioue  del  bul- 
bo  oculare. 

Escluso  lo  spostamento  della  retina,  per  ispiegare  1'  ac- 
comodainento  dell'  occliio  iion  ci  resta  clie  di  ricorrere  ad 
iin  caiuliiaiiieiito  tlsico  nel  sisteina  ritVaiigente  di  questo, 
consideraiulo  V  accomodaiuciito  stesso  coine  un  risultato 
imiuediato  di  una  altorazioiie  nella  forma  o  dis()()8izione 
delle  parti  inte{;ranti  del  sistenia  suddetto ,  iu  torza  della 
quale  alterazione  viene,  in  relazione  alle  diverse  distaiize 
degli  oggetti,  nioditicata  la  sua  forza  di  convergenza  in 
mode,  clie  Ic  ininiagini  di  questi  vengono  seinpre  formate 
suUa  retina. 

Cio  ne  obbliga  a  considerare  la  parte  centrale  del  si- 
stenia rifiangente  dell'  occliio  come  una  leiite  composta 
di  luniibezza  focale  variabile,  e  soiiiietta  ad  una  forza  re- 
golatrice ,  die  corrispondenteinente  alle  diverse  distanze 
degli  oggetti  procura  ad  esso  quel  diversi  gradi  di  con- 
vere;enza ,  clie  sono  necessari  per  mantenere  costantemen- 
te  suUa  retina  le  immagini  degli  oggetti  niedesimi  indi- 
pendentemente  dalla  loro  distanza   dall'  occhio. 

II  grado  di  convergenza  del  sistema  rifiangente  oculare, 
supposti  invariabili  gli  indici  di  rifiazione  dei  mezzi  dia- 
fani  clie  lo  compongono ,  non  potendo  dipendere  clie  dal- 
la distanza  del  cristallino  alia  cornea,  dalla  curvatura  del- 
la superficie  anteriore  e  posteriore  del  cristallino  mede- 
simo  ,  e  final  mente  dalla  curvatura  della  cornea  ,  dob- 
biaino  concliiudcie  clie  1'  acconiodamento  dell'  occbio  non 
puo  essere  prodotto  se  non  clie  da  convenienti  niodifica- 
zioni  o  variazioni  sopravenienti  in  qualcuno  di  questi  ele- 
menti. 

Prima  di  indagare  se  1'  accomodamento  possa  plu  ragio- 
nevolmente  attribuirsi  alio  spostamento  del  cristallino,  o 
alle  variazioni  dei  raggi  di  curvatura  delle  sue  superficie, 
o  alia  variazionc  del  raggio  di  curvatura  della  cornea , 
torna  opportuno  di  determinare  i  liniiti  di  distanza  entro 
i  quali  si  ottiene  la  visione  distinta ;  poiclie  egli  e  per 
mezzo  di  questi,  clie  si  potnY  poi  calcolare  la  quantita  o 
giandezza  di  quelle  variazioni,  per  vedere  quindi  quali  di 


Sull'  acco.mod.    ijkll'  occiiio   umano  367 

esse  siano  piii  consentanee  alia  struttura  e  costituzione  del 
gloho  oculare. 

La  detcriiiiiiazioiie  precisa  dei  liiniti  di  distanza,  entro 
i  quali  j)u6  utilineiite  operaisi  1'  accomodaineiito  dell'  oc- 
ciiio, prcsenta  graiidissiiiie  dilficoita,  non  solo  perche  essi 
variaiio  du  iiii  individuo  alTaltio,  ma  eziandio  perche 
variano  secoudo  le  diverse  circostanzo  aiiclie  iicllo  stesso 
occliio,  e  perche  non  e  possibile  di  stahilire  an  grade 
assoliito  di  distinzione  nella  visione  degli  oggetti,  dipen- 
dendo  in  parte  qiiesta  distinzione  da  elementi  estranei  a 
quelli   del   sistema   fisico. 

Qiiaiitunqiie  pero  non  si  possano  in  modo  generale  sta- 
hilire con  precisione  questi  limiti,  pure  non  e  difficile  il 
determinarli  in  modo  ahhastanza  approssimativo,  per  poter- 
li  stahilire  come  hase  del  calcolo  approssimato  delle  va- 
riazioni  necessarie  all'  accomodamento  dell'  occhio. 

Per  determinare  la  minima  distanza  della  visione  distin- 
ta  ho  preferito  1'  osservazione  di  piccole  immagini  lumi- 
nosc  ottenute  dalla  luce  di  un  liime  rillessa  da  superlicie 
sferiche  convesse  ,  perche  nella  visione  di  queste  immagi- 
ni si  possono  facilmente  rilevare  le  minime  deformazioni 
o  dilTusioni  prodotte  da  un  non  perfetto  aggiustamento 
della  di-;tanza  locale  del  sistema  rifransrente  dell'  occhio. 
Avvicinate  queste  iminagini  a  pochi  centimetri  dalT  oc- 
chio ci  presentano  vnia  figura  simmetrica  irradiata,  assai 
diffusa  cd  oscura  nella  sua  parte  centrale;  allontanando 
poscia  continuamente  1'  occhio  dalle  medesime,  si  vede  la 
loro  figura  restringersi  ed  aumentarsi  di  lucentezza ,  finche 
raggiunta  una  certa  distanza  ci  si  presentano  nitidissime, 
e  delineate  con  una  precisione  quasi  geometrica.  Procu- 
rando  allora  di  accomodare  la  vista  ad  una  minore  distan- 
za, sforzandosi  di  guardare  un  oggetto  piii  vicino,  posto 
sulla  direzionedi  quelle  immagini,  ogni  sforzo  riesce  inef- 
ficace ,  restando  totalmente  invariahile  1' aspetto  di  queste 
immagini.  Si  puo  quindi  ritenere  di  avere  determinata  dalla 
distanza  di  ([ueste  immagini  dall'  occhio  la  minima  distan- 
za, alia  ([uale  piio  utilmente  esercitarsi  la  facolta  dell'  ac- 
comodamento. Questo  intento  pu6  raggiungersi  ancora  col 


368  Lorenzo   Respighi 

segiiente  processo:  nella  direzione  di  un  lume  molto  lontauo 
o  di  una  Stella  inolto  luininosa  collocato  un  piccolo  oggetto, 
e  iue:;li()  luia  iinmagine  luininosa  ottenuta  per  riflessione, 
come  neir  esperiinento  antecedente ,  si  avvicini  questa  suc- 
cessivamente  all'  occhio  procuraudo  sempre  di  ottenerne 
la  visione  distinta,  e  si  vedra  die  il  lunie  lontano  o  la 
Stella  va  piendendo  coutlnuameute  una  forma  stellare  ogno- 
ra  piu  dirt'usa  ed  oscura  al  suo  centre :  tinclie  portato  il 
piccolo  oggetto  o  1'  inimagine  riflessa  alia  minima  distanza 
della  visione  distinta,  1'  aspetto  del  lume  o  della  Stella, 
raggiunto  lui  massimo  di  diffusione  o  di  dilatazione,  si 
niantiene  invariabile  sotto  qualunque  sforzo  da  noi  eserci- 
tato  per  vedere  distintamente  l'  oggetto  vicino  nell'  atto 
che  esso  si   va  ulteriormente  avvicinaudo  all'  occhio. 

Misurando  la  minima  distauza  della  visione  distinta  cosi 
determinata,  in  ripetuti  esperimenti  ho  trovato  che  sotto 
una  mediocre  impressione  di  luce ,  essa  corrisponde  molto 
prossimamente  a  0'",20 ;  misurandola  poi  sotto  una  forte 
impressione  di  luce  riesciva  minore  di  un  centimetro  circa, 
menti'e  nella  oscurita  della  notte  mi  e  riescita  di  0"",  22 
circa.  Da  cio  possiamo  conchiudere  che  nelle  circostanze 
ordinarie  la  forza  di  convergenza  del  sistema  rifrangente 
deir  occhio  puo  aumentare  fino  al  punto  di  far  converge- 
re  sulla  retina  i  raggi  divergenti  da  un  punto  luminoso 
posto  alia  distanza  di  O^jSO  dall'  occhio  stesso. 

Per  determinare  1'  altro  limite,  ossia  la  massima  distan- 
za, alia  quale  puo  ottenersi  la  visione  distinta,  io  osser- 
vava  contemporaneamente  due  oggetti  posti  prossimamen- 
te nella  stessa  direzione,  uno  lontanissimo  e  molto  splen- 
dente  come  un  lume,  od  una  delle  principali  stelle  o  pia- 
neti,  r  altro  vicino  e  anch'  esso  molto  luminoso  e  spe- 
cialmcnte  V  inimagine  di  un  lume  ottenuta  per  riflessione 
da  una  superficie  convessa.  Rivolgendo  lo  sguardo  sul- 
r  oggetto  vicino,  il  lume  lontano  o  1'  astro  si  presentano 
dapprima  molto  diflfusi ;  ma  allontanando  successivamen- 
te  r  oggetto  vicino ,  direttamente  osservato ,  si  presenta- 
no quelli  successivainente  meno  difFusi  ,  finclie  giunto 
questo  alia  distanza    di  8""  circa,  gli    oggetti    lontani  ci  si 


/ 


Sull'  accomod.   dell'  occhio  umano  369 

presentano  sotto  una  ligiua  identica  a  qiiella  che  si  ottie- 
ne  rivolgendo  direttainente  lo  sguardo  sui  medesiini.  Cio 
prova  die  1'  acconiodamento  dell'  occhio  alle  distaiize  mag- 
giori  di  8™  e  quello  stesso  die  serve  per  le  distanze  niag- 
giori ,  per  le  quali  e  quiiidi  a  riteiiersi  che  le  variaziuiii 
nella  distanza  f'ocaie  liescano  oltre  questo  liniite  insensibili. 

Possiamo  pcrtanto  stahiiire  che  le  distanze,  per  le  t[iia- 
li  si  puo  ottenere  l'  acconiodamento  per  la  visione  distin- 
ta,  souo  comprese  da  0™,  20  ad  8";  considerando  pero  che 
per  cagionc  del  fortissimo  grado  di  convergenza  del  sistema 
rifrangente  dell'  occhio  la  sua  distanza  focale  per  gli  og- 
getti,  posti  a  tutte  le  distanze  superiori  ad  8™,  e  sensibil- 
mente  costante ,  cosi  possiamo  ammettere  che  i  limiti  di 
distanza  nella  visione  distinta  sono  :  distanza  minima  0",  20, 
distanza  massima  co ,   infniito. 

Appartenendo  il  mio  occhio  alia  classe  dei  ben  confor- 
mati ,  si  possono  considerare  questi  limiti  come  quelli 
entro  i  cpiali  prossimamente  si  esercita  1'  accoinodamento 
deir  occhio  normale ,  e  corrispondentemente  a  questi  de- 
terminare  le  variazioni  che  si  dovrebbero  efFettuare  nei 
diversi  dementi  del  sistema  rifrangente  dell'  occhio,  per 
mantenere  costantemente  sulla  retina  1'  immagine  degli  og- 
getti   posti  a  qualunque   distanza  dell'  occhio  stesso. 

Per  valutare  converiientemente  queste  variazioni,  suppo- 
sta  dapprima  invariabile  la  struttura  dell'  occhio,  propo- 
niamoci  di  determinare  relativamentc  al  cristallino  la  po- 
sizione  delle  immagini  di  due  oggetti  luminosi,  uno  dei 
quali  si  trovi  alia  massima  distanza  della  visione  distinta, 
cioe  ad  luia  distanza  infinita;  1'  altro  alia  minima,  cioe 
a  0'",2(». 

Bastando  al  nostro  intento  di  determinare  approssimati- 
vamente  queste  posizioni,  potremo  fare  le  seguenti  suppo- 
sizioni,  che  molto  si  accostano  al  vero,  e  cioe  die  la 
cornea  sia  una  superficie  sferica  rifrangente  convessa,  aven- 
te  un  raggio  di  curvatura  r=7""",5,  e  die  il  cristallino 
sia  una  lente  sferica  biconvessa,  aveiite  il  raggio  di  curva- 
tura della  superficie  anteriore  /il  =  8""",5,  e  quello  ddla 
posteriore  R'  =  5""°,5,  con  una  grossezza  2k  =  5""".  Si 
T.  VIII.  47 


370  Lorenzo   Respichi 

supponga  inoltre  chc  1'  iiidice  di  rifrazione  nel  passaggio 
della  luce  dalP  aria  all'  uinore  acqueo,  attraverso  alia  cor- 
nea, sia  n=:  1,337;  e  che  1'  indice  di  rifrazione  nel  pas- 
saggio della  luce  dall'  umore  acqueo,  o  dall'  uinore  vitreo 
al   cristallino  sia  //=l,Oi(». 

Cio  posto  immaginando  sull'  asse  ottico  dell'  occhio,  o 
vicino  ad  esso,  collocato  un  punlo  lutninoso  alia  distanza  a 
dalla  cornea,  i  raggi  luniinosi,  da  esso  trasmessi  sulla  par- 
te centrale  di  questa ,  rifrangendosi  attraverso  ad  essa , 
convergeranno  in  un  fnoco  coniune,  ad  una  distanza  D 
dalla  cornea,   deterniinata  dalla   nota  formola 

nar 

a{n  —  1  )  —  r 
Sostituiti   in  questa  formola  per  «  ed   r  i  valori   superior- 
mente  indicati,  e  facendo   prima   a=:co,  poscia  a=:0'",20, 
si  trovera  pel   primo   caso 

£>  =  29""»,75, 
e  pel  secondo 

D  =33'""',92: 
il  che  significa  che  i  raggi  provenienti  sulla  cornea  pa- 
ralelli,  o  divergenti  da  punto  lontanissimo  dall'  occhio  ,  ri- 
fratti  neir  umore  acqueo,  convergono  in  un  punto  distan- 
te  dalla  superficie  anteriore  della  cornea  di  29""", 75;  e 
che  i  raggi  provenienti  sulla  cornea  da  un  punto  distan- 
te  da  essa  di  0"',20  convergono  invece  ad  una  distanza 
di  33"'™,92. 

Volendo  ora  determinare  il  punto,  in  cui  i  raggi  lumi- 
nosi  gla  rifratti  dalla  cornea  convergeranno ,  dopo  la  se- 
conda  rifrazione  ricevuta  attraverso  al  cristallino,  si  sup- 
ponga la  superficie  anteriore  di  questo  distante  da  quel- 
la  della  cornea  di  i""™,  e  si  cliiami  A  la  distanza  di  quel 
punto  o  fnoco  dalla  superficie  posteriore  del  cristallino  me- 
desimo ;  e  si  potra  ricavare  il  suo  valore  dalla  nota  for- 
mola 

1 

A= ■ — , 

n—\       n—\        1        2rt'M 


R  K  h        K 


2 


Sull'  accomod.   dell'  occhio   umano  371 

sostituendo  in  essa  alle  qiiaiilita  R,  W ,  n  ed  u  i  valori 
superiormente  stabiliti ,  e  per  K  il  suo  valore  ricavato  dal- 
la  equazione 

n'hR 

facendo  pel  priino  caso,  cioe  pei  raggi  provenienti  dalT  og- 
getto  loiitanissinio,  /i  =  — (  29""",75  — "4""",00)  =  — 2r)'""',75, 
e  pel  secondo  caso,  ossia  per  i  raggi  provenienti  dall'og- 
getto  posto  alia  distaiiza  di  0"',20,  A  =  — (  33'""',92  — i"""00) 
=  _2<)"'"',;)2. 

Con  queste  sostituzioni  si  ottena  pel  primo  caso 

A=  15""»,53 
e  pel  secondo 

A=  17""", 63. 
Da  cio  risulta  che,  supposto  iiivariabile  il  sistema  rifran- 
gente  dell'  occhio,  il  t'lioco  dei  raggi  che  pervengono  ad 
esso  paralclli,  o  divergenti  da  nn  puuto  lontanissitno,  si 
troverchhc  posterioniiciite  al  cristaliiiio  di  1. ")""",. ')3  ;  e  che 
il  fiioco  dei  raggi  divergenti  alia  distanza  di  0",20  si  tro- 
verebbe  invece  posterionncnte  al  cristallino  di  17""", 63, 
e  percio  distante   dal   prinio   iiioco  di   2"'"',  10   circa. 

In  relazione  a  cio  si  puo  conchiudere  che  le  immagini 
di  tiitti  gli  oggetti,  posti  entro  i  limiti  di  distanza  nei 
qnali  d'  onlinario  si  ottiene  la  visione  distinta,  si  forrae- 
rebbcro  liitte  entro  lo  spazio  di  2"'"',I0  circa ,  qualora  re- 
stasse  invariabile  la  Ibrza  di  conver<ienza  del  sistema  ri- 
frangente  dell'  occhio.  Per  ottenere  la  visione  distinta  se- 
condo questa  ipotesi  dovrebbe  necessariamente  annnettersi 
che  la  retina  potesse  variare  la  sua  distanza  dal  cristalli- 
no di  2""™,  10  circa,  per  portarsi  nei  piani  focali  su  cui  si 
formano  le  inunagini  degli  oggetti  posti  alle  diverse  di- 
stanze.  Questo  spostaniento  della  retina  e  enornie,  consi- 
derato  relativamente  alle  piccole  dimension!  dell'  occhio  e 
alia  sua  forma  molto  consistente  e  quasi  invariabile  an- 
clie  sotto  forti  prcssioni;  e  percio  basterebbe  questo  solo 
risultato  per  farci  abbandonare  le  teorie  dell'  accomoda- 
mento   dell'  occhio  appoggiate  sulla  mobilita  della  retina, 


372  Lorenzo   Respighi 

qualoia  iion  avessimo  ^'ik  direttamente  riconosciuta  la  in- 
sussistenza  delle  medesime. 

Vcdianio  era  quali  dovrebbero  essere  gli  spostameiiti  del 
cristalliiio  per  far  coincideie  sulla  retina  taiito  le  iinmagi- 
ni  dogU  oggetti  posti  ad  una  distanza  infiiiita,  quaiito  quel- 
le degli  oggetti  posti  dall'  occbio  alia  distanza  di  0™,20. 
Supponianio  cbe  il  cristallino,  posto  alia  distanza  di  i"""  dal- 
la  cornea,  corrisponda  a  quella  posizione  die  si  ricbiede 
per  far  coincidere  sulla  retina  1'  ininiagine  di  un  oggetto 
collocato  ad  una  distanza  infinita,  dimodocbe  la  distanza 
del  cristalbno  alia  retina  sia  eguale  a  15""", 53  distanza 
focale   per  questo   case  deterniinata. 

Ci6  posto  siccome,  supponendo  in  questa  posizione  im- 
mobile il  cristallino,  si  e  trovato  per  un  oggetto  posto  al- 
ia distanza  di  0"',20  dall'  occbio  la  distanza  focale  rispet- 
to  al  cristallino  stesso  di  17™, 63,  cosi  non  si  potra  otte- 
nere  in  questo  caso  1'  immagine  dell'  oggetto  sulla  retina, 
se  non  col  trasportare  il  cristallino  verso  la  cornea  per 
av\'icinare  il  suo  fuoco  alia  retina  stessa.  Se  non  die  av- 
vicinando  il  cristallino  alia  cornea,  siccome  esso  si  allon- 
tana  dal  punto  di  convergenza  dei  raggi  rifratti  da  questa, 
cosi  la  sua  distanza  focale  aumenta,  e  percio  e  necessa- 
rio ,  per  trasportare  1'  immagine  sulla  retina,  uno  sposta- 
mento  maggiore  di  2""",10;  e  il  calcolo  mostra  die  per 
raggiugnere  questo  scopo  sarebbe  necessario  di  trasportare 
il  cristallino  verso  la  cornea  di  uno  spazio  maggiore  4""",  e 
dovrebbesi  percio  spingerlo  fuori  dell'  occbio.  Questo  ri- 
sultato  mostra  evidentemente  die  la  teoria  dell'  accomo- 
damento  appoggiata  sullo  spostamento  del  cristallino,  non 
solamente  e  improbabile,  ma  eziandio  assurda,  ricbieden- 
do  essa  nella  struttura  dell'  occbio  una  modificazione  as- 
solutamente  impossibile. 

Escluso  lo  spostamento  della  retina  e  quello  del  cristal- 
lino, per  ispiegare  1'  accomodamento  dell'  occbio  non  ci 
resta  die  di  ricorrere  o  ai  cambiamenti  dei  raggi  di  cur- 
vatura  del  cristallino,  o  a  quelli  del  raggio  di  curvatura 
della  cornea ,  e  indagare  per  mezzo  della  teoria  e  della 
esperienza  a  quali  delle  due  spiegazioni  debbasi  dare  la 
preferenza. 


Sull'  accomod.  dell'  occhio  umano  373 

Essendo  il  cristallino  imnierso  nei  due  uinoii  1'  acqueo 
ed  il  vitreo,  che  haiino  uii  potere  lifrangente  di  poco 
infcriore  al  suo,  ne  cousegiiita  clie  esso  possiede  una  for- 
za  di  convergenza  assai  liiiiitata,  e  non  puo  quiiidi  pro- 
curarsi  delle  variazioni  sensihili  nella  sua  lunghezza  focale, 
senza  subire  dclle  nolovoli  variazioni  nei  raggi  di  curva- 
tura  deila  sua  superficie,  e  percio  fin  d'  ora  possianio  pre- 
vedere  die  l'  acconiodamcnto  dell'  occhio  per  mezzo  del 
cristallino  ricliiedera  in  qncsto  dei  cand)iauienti  di  forma 
niolto   energici   e   pronunciati. 

Supponiamo  die  nella  visione  degli  oggetti  lontani  il 
raggio  di  curvatura  della  superficie  anteriore  del  cristalli- 
no sia  i?=8""",5,  e  qucllo  della  posteriore  7?' =  5""°, 5,  e 
che  di  pill  la  distanza  della  superficie  posteriore  al  fondo 
deir  occhio  od  alia  retina  sia  di  IS""", 53,  dimodoche  il 
cristallino  in  questo  caso  faccia  convergere  suUa  retina  i 
raggi  paralelli   gia  rifratti   dalla  cornea. 

Nella  visione  di  un  oggetto  distante  dall'  occhio  0",20 
i  raggi  divergenti  trasmessi  da  un  punto  qualunque  di 
questo  oggetto  sulla  cornea,  rifrangendosi  in  qiiesta,  sono 
resi  convergenti  in  un  punto  che  dista  da  essa  -i""  circa 
di  pill  che  iiel  caso  antecedente  dei  raggi  paralelli ;  e  per- 
ci6,  se  il  cristallino  dovra  farli  convergei'e  anche  in  questo 
caso  sulla  retina,  si  ricliiedera  che  esso  si  renda  piii  con- 
vergente,  e  in  modo  die  la  distanza  focale  risulti  come 
prima  di  15""", 53.  In  relazione  a  cio  possianio  stabilire 
che  i  raggi  di  curvatura  R  ed  R'  dovranno  variare  in  mo- 
do da  rendere  soddisfatta  1'  equazione 

1 


A  =  15""", 53  =  - 


n 


'—  1       n—  1         1        -Inn 


R  R  h        K" 

nella  quale  deve  porsi 

nhR 
K— u 

i^n—\)h—R 

ed 

/i  =  — 29"'"',92. 


37i  Lorenzo  Respighi 

Avendosi  una  sola  equazioiie  fra  le  due  incognite  R  ed 
K,  possiamo  stabilire  die  con  infinite  combinazioni  di  di- 
versi  raggi  di  curvatura  si  puo  soddisfare  alia  condizione 
deir  accoinodanuMito. 

Per  rendere  deteiininati  i  valori  di  R  ed  R' ,  supponia- 
mo  fra  di  essi  un  rapporto  eguale  a  quello  tra  loro  esi- 
stente  nella  visione  degli   oggetti  viciiii ,  per  ciii  si  abbia 

/{        8,5 

—  =     '     =1,545, 
R'        5,5 

e  con   cio  si   puo   nella    riferita    equazione  eliminare  il  va- 

lore  di  R' ,  e  si  ottiene  una    equazione  in  R,  die  risoluta 

per  approssiniazione  ci   sounninistra 

R=(i""",30,  da  cui  si  lia  R'='3'""',d. 

In  questa  ipotesi  adunque,  per  ottenere  1' accomodamen- 
to  dell'  ocdiio  alia  minima  distanza,  dovrebbe  il  cristaliino 
presentare  un  canibiainento  di  forma  notevolissuno,  doven- 
dosi  i  raggi  di  curvatura  delle  sue  superficie  diminuire  di 
oltre  un  i  della  lunghezza  die  loro  corrisponde  nella  visio- 
ne a  grandi   distanze. 

Nella  maggior  parte  delle  teorie  dell'  accomodamento, 
appoggiate  sulla  ipotesi  della  deformazione  del  cristaliino, 
si  ammette  die  il  canibiamento  di  curvatura  sia  ristretto 
quasi  osclusivamente  alia  superficie  anteriore,  restando  to- 
talmente  invariabiie  la  superficie  posteriore.  Dietro  questa 
supposizione  determinando  quel  raggio  di  curvatura  della 
superficie  anteriore  del  cristaliino  che  si  richiede  per  por- 
tare  le  iinma"iui  decli  oiisretti  vicini  sulla  retina,  si  trova 
il  niedesimo  di  ■i""",45 ,  e  cioe  quasi  la  meta  del  raggio 
di  curvatura  necessario  per  la  visione  degli  oggetti  lonta- 
ni ;  e  percio  anclie  in  questo  caso  si  trova  per  1'  accomo- 
damento necessaria  una  enorme  alterazione  nella  forma  del 
cristaliino. 

Questi  risultati  quantunque  corrispondenti  a  casi  parti- 
colari ,  pure  sono  sufficienti  a  farci  conoscere  almcMio  ap- 
prossimativamente  i  limiti  estesissimi,  entro  i  quali  do- 
vrebbe variare  la  conformazione  del  cristaliino  per  otte- 
nere   la    visione    distinta    alle    diverse    distanze.   Cio    posto 


Sull'  accomod.    dell'  occhio  umano  375 

considerando  clic  il  ciistalliiio  e  di  una  striittura  niolto 
consistente,  ammetteiido  aiiclic,  come  pretende  Young  con- 
tro  r  opinione  della  nuijigior  parte  dej^li  anatoniisti,  clie 
questo  cor[)o  sia  miiscolarc ,  siaino  costietti  ad  aimnettere 
che  questi  eiiornii  caniLiaiiienti  riella  sua  Ibnua  uon  si 
possano  ottenere  senza  uii  grandissimo  sforzo ,  niolto  su- 
periore  a  quello  da  noi  appena  avvertito  nell'  atto  del- 
r  accomodamento.  Qualora  poi  si  osservi  die  noi  possiamo 
con  tutta  facilita  iion  solanicnte  passaie  dalla  visions  de- 
gli  oggetti  lontani  ai  vicini  e  viceversa ,  ma  ancora  nian- 
tenere  i'  occhio  per  lungo  tempo  accoinodato  a  qualun- 
que  distanza,  senza  quasi  avvertiie  la  minima  reazione, 
troveremo  improhabilissimi  questi  canibiamenti  lisici  nel- 
r  occliio,  die  richiederebbero  una  continua  azione  mec- 
caiiica  sproporzionata  al  consumo  di  forza  da  noi  avverti- 
to ,  ed  agli  dTetti  ripetibili  dei  sistemi  meccanici ,  cui  do- 
viebbe  attribuirsi. 

Un  altro  argomento  e  piii  diretto  si  puo  opporre  ai 
cambiamenti  di  forma  nel  cristallino,  ed  e  il  seguente : 
nell'  atto  dell'  accomodamento  essendosi  provato  che  la 
parte  eccentrica  dei  sistema  rifrangente  si  niantiene  inva- 
riabile,  e  di  piii  1'  esperienza  mostrando  die  il  campo  vi- 
suale  non  e  sensibilmente  alterato ,  cosi  dovremmo  am- 
mettere  che  nei  cambiamenti  della  conformazione  del  cri- 
stallino venissero  costantemente  verificate  queste  condizio- 
ni ,  che  sono  in  aperta  contraddizione  coi  principi  della 
diottrica. 

In  favore  di  questa  teoria ,  viene  da  Cramer  e  da  altri 
riferito  un  esperimento,  dal  quale  si  vorrebbe  dedurre 
una  prova  di  fiitto  della  esistenza  dei  cambiamenti  di  cur- 
vatuia  iK^lla  superlicie  anterioie  del  cristallino ,  ed  e  que- 
sto ;  collocata  davanti  e  presso  all'  occhio  di  una  persona 
la  fiamina  di  una  caiidda  ,  guardando  un  poco  obbli- 
quameiite  nella  direzioue  della  pu[)illa,  si  possono  osser- 
vare  tie  immagini  della  fiamma  prodotte  per  la  rifles- 
sione  della  luce,  una  dalla  superficie  anteriore  della  cor- 
nea, la  seconda  dalla  superficie  anteriore  del  cristallino  e 
la  terza  dalla  superlicie  posteriore  del  cristallino  medesimo. 


376  Lorenzo   Respighi 

Facendo  dap{Miina  accoinodare  1'  occliio  alia  visione  di- 
stinta  di  tin  o^getto  loiitaiio  si  detennina  la  grandezza  e 
la  posizioiie  relativa  di  queste  iinmagini ;  facendo  poscia 
accoinodare  1'  occliio  alia  visione  distinta  di  un  oggctto 
vicino,  e  deterininando  come  sopra  la  grandezza  c  posi- 
zione  relativa  delle  tre  imniagini,  si  trova  die,  restando 
pressoche  invariabili  la  prima  e  la  terza  inmiagine,  tanto 
per  rapporto  alia  grandezza  clie  alia  posizioiie,  la  secon- 
da,  ossia  quella  foriuata  per  la  ridcssioiie  siiHa  superlicie 
anteriore  del  cristallino,  si  presenta  piu  piccola,  piii  di- 
stinta e  pin  vicina  alia  cornea  che  nel  caso  antecedente; 
e  da  cio  se  ne  deduce  che  nel  passaggio  della  visione 
distinta  dalle  grandi  alle  piccole  distanze  la  faccia  ante- 
riore del  cristallino  si  rende  piii  cnrva  e  pin  sporgente 
verso  la  cornea. 

L'  importanza  pero  di  questo  argoineiito  puo  notevol- 
mente  indebolirsi  col  considerare  che  esso  e  appoggiato  so- 
pra misure  di  quantita  difficilmente  e  quasi  impossihilmen- 
te  misurabili  colla  dovnta  precisione ,  quali  sono  appnnto 
le  grandezze  e  distanze  relative  delle  iinmagini  formate 
per  riflessione  dalle  superlicie  della  cornea  e  del  cristalli- 
no, le  quali  attesa  la  somma  mobilita  e  sensibilita  del- 
r  occhio  variano  continuainente  le  circostanze  o  condizio- 
ni  degli  esperimenti,  e  rendono  percio  inolto  dubbi  i  ri- 
sultati  di  questi.  Di  piii  le  variazioni  che,  nel  passaggio 
della  visione  dalla  massima  alia  minima  distanza ,  si  pre- 
tende  siano  state  osservate  uella  grandezza  e  distinzione 
della  inimagine  ,  prodotta  dalla  superlicie  anteriore  del 
cristallino,  possiamo  considerarle  come  semplici  effetti  del 
corrispondente  restringiniento  della  pnpilla;  poiche  in  for- 
za  di  questo  liducendosi  la  riflessione  vicinissima  alia  par- 
te centrale  del  cristallino,  e  in  un  cono  di  luce  pin  ri- 
stretto,  deve  necessariamente  presentarsi  una  immagine 
piu  regolare  e  qnindi  piii  piccola;  mentre  poi  diminuen- 
do il  grado  d'  illuminazione  del  canipo  su  cui  si  proietta 
r  inimagine,  e  ben  natiuale  che  ne  conseguiti  1'  apparen- 
za  di  maggiore  distinzione  e  splendore.  Rispetto  poi  alio 
spostamento  di    questa    immagine    relativamente    alle  altre 


Sull'  accomod.   dell'  occhio    umano  377 

due,  si  pu6  ragionevolinente  ritenere  ,  che  esso  dipencla 
unicaineiite  da  una  piccola  ed  inavvertita  variazione  nella 
direzione  dell'  asse  ottico  dell'  occhio,  avvenuta  nel  tra- 
sportare  lo  sguardo  dall'  oggetto  lontano  al  vicino ;  poiche 
iu  questo  caso ,  vaiiando  rispetto  all'  osservatore  la  dire- 
zione dclla  linea  che  unisce  le  due  iminagini,  la  loro  di- 
stanza  a|)paiente  deve   nccessarianiente  alterarsi. 

Altri  argonienti  potrebhero  mettersi  in  campo  contro 
questa  teoria  dell'  acconiodamento ,  ma  i  gii  riferiti  sem- 
brannii  sufficienti  per  mostrare  la  medesima,  se  non  falsa, 
almeno   inolto   iinprobabile. 

Resta  ora  vedersi  se  nei  cambiamenti  di  curvatura  nel- 
la cornea  si  possa  piu  facihnente  e  agevolmente  ritrovare 
la  spiegazione  dell'  accomodamento. 

Suppongasi  che  la  visione  degli  oggetti  lontani  si  ot- 
tenga  distinta ,  quando  sia  il  raggio  di  curvatura  della 
cornea  r=7""°,5,  e  proponiamoci  di  trovare  il  raggio  di 
curvatura  necessario  per  ottenere  la  visione  distinta  di  un 
oggetto   posto  alia  distanza  di   0'",20. 

Essendosi  di  gii  trovato  che  i  raggi  paralelli,  rifrangen- 
dosi  attraverso  alia  cornea,  sono  resi  conveigenti  verso  un 
fuoco  comune,  che  dista  da  questa  di  29""", 75,  quando  sia 
il  raggio  di  curvatura  r=7""",5,  e  siccome  in  questo  caso  si 
e  supposto  di  ottenere  la  visione  distinta ;  cosi  conchiu- 
derenio  che  per  ottenere  la  visione  distinta  a  qualunque 
distanza  bisognera  che  il  raggio  di  curvatura  prenda  tale 
lunghezza,  da  dare  ai  raggi  rifratti  questo  stesso  grado  di 
convergenza  ,  facendoli  quindi  concorrere  alia  stessa  di- 
stanza 29""°, 75. 

Percio,  se  supporremo  un  oggetto  alia  distanza  di  0"',20 

dair  occhio,  potrerao  per  mezzo  della  formola 

_  nar 

D  = , 

a{n  —  1  )  —  T 

ricavare   il    valore    di  r^    necessario    alia    visione    distinta, 
ponendo 

Z)  =  29""»,75;  a  =  0"',20  =  200"""  ed  re=  1,337, 
e  si  trovera  /-^G"""  74. 

T.     VIII.  48 


378  Lorenzo   Respighi 

Questo  risiiltato  ci  dice  clie  per  ottenere  la  visione  di- 
Stinta  alia  minima  distanza  biso<;na  che  il  rasgio  di  cur- 
vatura  della  cornea  si  riduca  dai  7""", 5  a  6""",7i;  biso- 
gna  cioe  die,  nel  passaggio  della  visione  dagli  oggetti  piu 
lontani  ai  piu  vicini,  il  raggio  di  curvatura  della  cornea 
si  accorci  di  0'"'",76 ,  cioe  di  -^  circa  della  sua  lunghezza. 

Considerando  ora  che  la  parte  eccentrica  del  sisterna 
rifrangente  dell'  occhio  non  varia  sensibilmente  nell'  atto 
deir  accomodamento,  possiamo  ritenere  che  i  cambiamenti 
di  curvatina  nella  cornea  siano  ristretti  alia  parte  cen- 
trale ;  e  facendo  la  probabile  supposizione  che  essi  si  esten- 
dano  soltanto  ad  una  calotta  di  5"""  di  corda,  si  puo  fa- 
cilmente  calcolare  la  sporgenza  che  deve  presentare  la 
cornea  nei  lirniti  di  accomodamento,  e  si  trova  del  picco- 
lo valore  di  0""",07  circa.  In  conseguenza  di  questa  juodi- 
ficazione  della  cornea  avviene  un  piccolissinio  cambiamen- 
to  nella  capacita  della  camera  anteriore  dell'  occhio,  e 
cioe  un  aumento  di  circa    1""",3   cubici. 

Ristretti  in  questi  limiti  i  cambiamenti  di  curvatura 
nella  cornea,  e  le  alterazioni  da  essi  derivanti  nella  strut- 
tura  del  globo  oculare,  dobbiamo  senza  dubbio  in  essi 
ravvisare  un  mezzo  mirabilmente  semplice  ed  economico, 
con  cui  la  natura  avrebbe  potuto  provvedere  1'  occhio 
della  singolarissima  prerogativa  dell'  accomodamento  ;  e  non 
dobbiamo  percio  nienomamente  esitare  nel  preferire  que- 
sta spiegazione,  che  non  richiede  nel  sistema  oculare  che 
variazioni  o  modificazioni  quasi  totalmente  trascurabili,  in 
confronto  alle  sue  dimensioni,  alle  altre  spiegazioni  per 
le  quali  si  richieggono  nel  sistema  oculare  variazioni  o 
modificazioni,  se  non  impossibili,  almeno  molto  improbabili. 

Quantunque  coi  cambiamenti  di  curvatura  nella  cornea 
si  spieghi  tanto  facilmente  1'  accomodamento  dell'  occhio, 
pure  dovrenimo  rinunziare  a  questa  spiegazione ,  qualora 
non  si  potesse  efficacemente  combattere  due  gravissime  dif- 
ficolta  opposte  alia  medesima. 

Gli  oppositori  di  questa  teoria  hanno  cercato  di  abbat- 
terla  direttamente,  mostrando  che  nell'  atto  dell'  accomo- 
damento la  curvatura  della  cornea  si  mantiene  invariabile, 


Sull'  accomod.   dell'  occhio  umano  379 

e  che  la  facoltu  dell'  accoinodamento  e    totalmente  da  es- 
sa  indipeiuleiite. 

Collocaiido  davanti  all' occhio  due  lumi,  si  ottengono  per 
riflessiono  sulla  cdiiiea  due   iuuuagini,   la   distariza    relativa 
delle   quali   dipeude,   coiue    e    noto ,    dalla    curvatuia    della 
coruea ,  ed    essa    diniinuisce    se    il    raggio    di    ciirvatura  si 
accoicia,  aunienta  invece  se  questo  si  allunga.   Cio  posto, 
misuraudo   le  distauze  di   queste    iniinagiui    sull'  occhio  ac- 
coniodato   per    la    visioue    di   uu   oggetto   loutauo,   e   poscia 
misuraudola  suUo  stesso  occhio  accomodato  alia  visioue  di 
un  oggetto    vicino,    dovrenuno,    nell'  ipotesi    dell'  accoiuo- 
daniento  prodotto  dai  caudjiameuti  di   curvatura  nella  cor- 
nea ,  trovare  queste  due  distauze  diverse ;  e  cioe  la  prima 
uiaggiore  della  seconda,  perche  nel  primo  caso  abbiamo  il 
raggio  di   curvatura  inaggiore.   Young  e   con   lui   molti  altri 
asseriscouo  di  avere  trovate    queste    distauze    eguali,   e  da 
cio    ne    inferiscono    che    nell'  atto    dell'  accomodainento    il 
raggio  di  curvatura    della    cornea    riinaue  invariabile ;   altri 
iuvece  asseriscouo    di    avere    ottenuto    risultati    opposti ,   e 
quiudi  ne  ricavano  una    contraria    conseguenza.  Ma  accor- 
dando  pure  agli  oppositori    che    la   distanza  delle  due  im- 
magiui  risulti  negli    espcrinienti    iuvariahile ,   si    puo  facil- 
niente   mostrare   che  non   ne  deriva  legittimamente  la  con- 
seguenza   della    invariabilita    nella    curvatura   della  cornea. 
Infatti   se    si    fanno    cadere    le    due    immagini    sulla    parte 
centrale  della  cornea ,   le  loro  distanze    riescono   piccolissi- 
nie,  e  quindi  difficilmeute  si  possono  rilevare  le  piccolissi- 
me  diff'erenze  in    esse  risultanti  per  i  cambiamenti  di  cur- 
vatura  nella  superficie    rifletteute;   tanto   piii  che  si  tratta 
di  niisurarle    sopra    un    oggetto    niobilissimo  come  e  l'  oc- 
chio, e  si  richiederebbero    percio    dei    processi  molto  piu 
precisi  e  sensibili  di  quelli  finora  applicati.  Che  se  le  due 
immagini  si  fanno    cadere    sulla    cornea    molto  distanti  fra 
di  loro ,  siccome  i  cambiamenti  di  curvatura  sono  ristretti 
alia  parte   centrale,  cosi  avverra  che  esse  o   cadranno  en- 
trambe  sulle    parti  della  coi'uea,   che  durante  l'  accomoda- 
mento     restano    invariabili ,     e    allora    evideutemente    sot- 
to    qualunque    aggiustamento    dell'  occhio  si  manterranno 


380  Lorenzo   Respighi 

equidlstanti ;  oppiue  una  di  esse  cadri  suUa  parte  centra- 
le  della  cornea  e  1'  altra  sopra  una  parte  eccentrica,  e 
aliora  nei  diversi  accomodamenti  dell'  occhio  la  distanza 
delle  due  iinniagini  o  si  manterra  invariahile,  o  le  varia- 
zioni  riesciranno  cstrematnente  piccolo  e  quindi   insensibili. 

Young  per  mostrare  che  la  focoltd  dell'  accomodainento 
non  dipende  dalla  curvatnra  della  cornea,  ha  ideato  un 
esperiniento ,  nel  quale  viene  procurata  all'  occhio  una 
specie  di  cornea  artificiale  invariahile,  alio  scopo  di  rende- 
re  nulla  1'  influenza  che  essa  potrcbhe  produrre  nell'  ac- 
comodamento.  E  evidente  che  se  i'  acconiodamento  del- 
r  occhio  e  prodotto  dai  catnhiamenti  di  curvatura  nella 
cornea,  rendendo  la  cornea  invariahile,  si  distruggera  la 
facoltii  deir  acconiodamento ,  e  non  si  potra  vedere  distin- 
tamente  un  oggetto  se  non  collocandolo  ad  una  determi- 
nata  distanza.  L'  esperiniento  di  Young  consiste  nel  porre 
la  cornea  a  contatto  dell'  acqua  contenuta  in  un  piccolo 
vaso ,  avente  il  fondo  formato  da  una  lente  bi-convessa 
o  piano-convessa  a  corto  foco ,  per  osservare  attraverso  a 
questa  gli  oggetti  sottoposti.  Costituita  la  cornea  in  que- 
sto  stato ,  siccome  essa  trovasi  fra  due  liquidi ,  acqua  ed 
umore  acqueo,  che  sono  presso  a  poco  egualinente  ri- 
frangenti,  cosi  non  puo  sensibilmente  deviare  i  raggi  gia 
rifratti  che  1'  attraversano ,  e  non  puo  quindi  influire  sul- 
la  posizione  delle  iinmagini ,  che  i  medesimi  vanno  a  for- 
mare  nell'  interno  dell'  occhio. 

Afferma  Young  che,  coll'  occhio  cosi  preparato,  osservan- 
do  gli  oggetti  sottoposti,  si  possono  i  medesimi  vedere  di- 
stintamente  a  qualunque  distanza,  come  se  venissero  osserva- 
ti  ad  occhio  nudo,e  ne  deduce  quindi  die  la  facolta  dell'ac- 
comodamento  non  dipende  dalla  curvatura  della  cornea, 
perche  essa  persiste  anche  quando  1'  ufficio  della  cornea 
e  distrutto. 

Ripetendo  per  molte  volte,  e  con  tutte  le  necessarie 
cautele ,  questo  esperimento,  ho  trovato  invece  che  la  fa- 
colta dell'  acconiodamento  e  sensibilmente  distrutta ,  non 
potendosi  avere  la  visione  distinta  che  per  una  data  di- 
stanza, riescendo  vani  tutti  gli  sforzi  esercitati  per  otte- 
nerla  a  distanze  diverse. 


Sull'  accomod.    dell'  OCCHIO   UMANO  381 

Probal)iImente  i  risiiltati  contrari  ottenuti  da  Young  so- 
no  dovuti  al  non  avere  egli,  in  queste  inconiode  e  doloio- 
se  esperienze,  mantenuto  1'  occhio  sulla  stessa  diiezione  e 
ad  una  costante  distanza  dal  fondo  del  vaso,  per  cui  av- 
veniva  che  per  ottenere  la  visione  distinta,  insensibilmen- 
te  allontanava  od  avvicinava  la  cornea  al  fondo  del  vaso, 
per  accorciare  od  allungare  secondo  il  bisogno  la  distan- 
za focale  del  sistema  rifiaiigente. 

Questo  esperiniento  pertanto,  anziche  abbattere  la  teoria 
deir  accomodamento  appoggiata  sulle  variazioni  di  curva- 
tura  nella  cornea,  viene  anzi  a  confernuirla ,  col  mostrare 
clie  la  lacolt^  dell'  accomodamento  di|iende  esclusivamen- 
te,  o  quasi  .esclusivamente  dalle  variazioni  di  cmvatura 
del  la  cornea. 

Meccanismi  per  mezzo  del   quail  possono  fitenersi  prodotte 
le  variazioni  di  curvatura  nella  cornea. 

Dopo  di  avere  mostrato,  secondo  i  dati  della  teoria  e 
della  esperienza,  che  la  visione  distinta  alle  diverse  di- 
stanze  non  pud  ragionevolmente  ripetersi  che  dalle  varia- 
zioni nel  raggio  di  curvatura  della  cornea ,  ci  resta  ora , 
per  completare  la  teoria  dell'  accomodamento,  di  far  co- 
noscere  quali  siano  i  meccanismi  ciie  possono  ritenersi  atti 
a  produrre  queste  variazioni. 

CoUa  massima  prontezza  e  con  uno  sforzo  appena  per- 
cettibile  noi  passiamo  dalla  visione  distinta  degli  oggetti 
pill  vicini  a  quella  dei  piu  lontani,  e  possiamo  con  tutta 
facility,  nelle  condizioni  ordinarie,  mantenere  lungamente 
accomodata  la  vista  per  qualunque  distanza,  compresa  en- 
tro  i  limiti  di  accomodamento.  In  relazione  a  ci6  dobbia- 
mo  fin  d'  ora  ritenere  che  i  cambiamenti  di  curvatura 
nella  cornea  siano  il  risultato  di  una  debole  azione  mec- 
canica  da  noi  esercitata  nell'  atto  dell'  accomodamento. 

Questa  azione  non  puo  consistere  nelle  pressioni  eserci- 
tate  esternamente  sul  globo  oculare  dai  muscoli  retti  o 
dagli  obliqui,  poiche ,  prescindendo  ancbe  dalle  difficolta 
che  si  potrebbero    opporre    alia    correlazione   del  modo  di 


382  Lorenzo  Respighi 

agire  di  questi  muscoli  cogli  efFetti ,  die  essi  dovrebbero 
piodiine  sulla  cornea  per  otteiiere  l'  accoinodainento,  e 
voleiido  pure  ammettere  che  qiieste  pressioni  tendano  a 
produrre  il  desiderate  effetto,  cionullameiio  non  possiamo 
ritenerle  come  cause  sulHcienti  dell'  accoiuodaineuto.  In- 
fatti  a  canibiare  convenientemente  la  cornea  si  ricliiede- 
rebbeio  per  parte  di  questi  muscoli  delle  pressioni  graudis- 
sime,  e  troppo  sproporziouate  a  quella  reaziouc  appena 
sensibile,  che  noi  avvertiamo  nell'  atto  dell'  accomoda- 
mento ;  e  ci6  in  forza  della  grande  consistenza  che  il  glo- 
ho  oculare  presenta  nelle  parti  su  cui  agiscouo  questi  mu- 
scoli,  e  nelle  quali  ci  si  mostra  come  un  sisteina  di  forma 
quasi  invariabile.  Di  piu  1'  esperienza  prova  in  modo  diretto 
che  le  pressioni  esercitate  sulle  parti  equatoriali  dell'  oc- 
chio,  o  sulle  parti  vicine,  non  influiscono  sensibilmente 
sullo  stato  di  accomodamento ;  poiche  esercitando  sul  bul- 
bo  oculare,  nelle  parti  lontane  dalla  cornea,  delle  pressioni 
anche  molto  sensibili  e  dolorose ,  non  si  giimge  ad  alte- 
rare  sensibihnente  lo  stato  di  accomodamento ,  potendosi 
anche  sotto  queste  azioni  ottenere  la  visione  distinta  alle 
diverse  distanze. 

Mentre  la  facolta  dell'  accomodamento  si  mostra  quasi 
del  tutto  indipendente  dalle  pressioni  esercitate  in  vici- 
nanza  alle  parti  equatoriali  del  globo  oculare  ,  essa  ci  si 
presenta  molto  variabile  sotto  le  pressioni,  anche  debolis- 
sime,  esercitate  direttamente  sulla  cornea;  poiche  pre- 
mendo  anche  molto  leggiermente  la  cornea  in  vicinanza 
alia  sua  parte  centrale,  vediamo  tosto  alterato  lo  stato  di 
accomodamento;  il  che  mostra  che  la  parte  anteriore  del- 
r  occhio  e  molto  cedevole  e  suscettibile  di  prendere  di- 
versi  gradi  di  curvatura  sotto  1'  influenza  delle  miniine 
pressioni  o  sforzi,  su  di  essa  direttamente  esercitati;  re- 
stando  invece  invariabile  sotto  le  pressioni  prodotte  ester- 
namente  sulle  parti  posteriori  del  globo  oculare.  Sembra 
potersi  da  cio  dedurre  die  i  cambiamenti  di  curvatura 
nella  cornea  siano  a  rififuardarsi  come  risultanti  dall'  azio- 
ne  immediata  di  un  meccanismo  esistente  nell'  interno 
deir  occhio,  e    precisamente    nella    capacita    anteriore    al 


Sull'  accomod.    dell'  OCCHIO    UMANO  383 

cristallino.  Vediamo  ora  in  che  possa  consistere  questo 
meccanismo. 

La  curvatura  della  parte  centrale  della  cornea  e  pro- 
dotta  e  mantenuta  dalla  pressioiie  contro  di  essa  interna- 
mente  esercitata  dali'  umore  acqueo,  in  opposizione  alia 
pressione  esterna  deli'  atmosfera ;  percio  e  a  ritenersi  che 
variaudo  quella  pressione  debba  variare  ancora  il  grado  di 
curvatura  della  superficie  su  cui  e  esercitata. 

Supponiamo  di  avere  un  vaso  di  qualunque  forma  a 
pareti  invariabili  o  quasi  invariabili,  cliiuso  da  una  mem- 
brana  flessibile ,  ma  non  dilatabile,  avente  la  figura  di 
segmcnto  sinunetrico  di  un  ellissoide,  generate  dalla  rivo- 
luzione  di  una  ellisse  attorno  al  suo  asse  minore.  Sup- 
pongasi  completamente  riempita  la  capacita  di  questo  va- 
so da  un  liquido  unitamente  ad  un  corpo  di  volume  va- 
riabile. 

E  evidente  che,  se  il  corpo  andri  aumentando  di  volu- 
me, la  parete  flessibile  dovra  coiiforniarsi  in  modo  da  au- 
mentare  la  capacita  dell'  ambiente,  per  adattarla  al  volu- 
me crescente  del  corpo ;  e  perci6  il  segmento  schiacciato 
di  ellissoide  si  trasformera  successivamente  in  quelle  figu- 
re, che  sotto  la  stessa  superficie  racchiudono  un  maggiore 
volume;  e  in  queste  trasformazioni  la  parete  flessibile  si 
rendera.  ognora  piii  curva,  tendendo  ad  assumere  la  figura 
di  una  calotta  sferica,  che  sotto  la  stessa  superficie  rac- 
chiude  il  niassimo  di  volume. 

La  capacita  anteriore  dell'  occhio  puo  essere  assomigliata 
a  questo  sistema,  sostituendo  alle  pareti  invariabili  del 
vaso  il  cristallino  e  la  sclerotica,  al  segmento  flessibile  di 
ellissoide  la  cornea ,  al  liquido  1'  umore  acqueo ,  e  final- 
mente  al  corpo  di  volume  variabile  1'  iride. 

Alia  verita  di  questa  similitudine  sembrami  non  si  pos- 
sa opporre  altra  difficolta  che  quella  di  avere  supposto 
r  iride  come  un  corpo  di  volume  variabile ,  ma  cio  par- 
mi  non  difficile  a  dimostrarsi.  Nell'  atto  dell'  accomoda- 
mento,  come  gia  si  e  osservato,  si  verifica  costantemen- 
te  una  variazione  nel  diametro  della  pupilla,  e  cioe  essa 
si  dilata  per  la  visione  degli  oggetti  lontani,  e  si  contrae 


384  Lorenzo   Respighi 

invece  per  la  visione  degli  oggetti  vicini ;  e  siccome  que- 
ste  variazioni  nella  pu[)illa  corrispoudono  necessanainente 
a  tante  diverse  contoniiazioni  nell'  iride ,  dobbiaino  con- 
chiudere  che  nelT  atto  dell'  accoinodamento  avvieiie  co- 
stanteniente  iin  cambiameiito  nella  forma  dell'  iride. 

Coiisideraiulo  ora  che  il  volume  dell'  iride  e  in  non 
piccola  parte  formato  di  vasi  sangiiigni ,  alcuni  dei  quali 
hanno  sufficiente  capacita ,  e  souo  raggianti  verso  il  cen- 
tro  della  pupilla,  presentando  nello  stato  di  restringimento 
di  questa  la  forma  di  canali  quasi  rettiliiiei;  mentrc  poi  nel- 
lo stato  di  pupilla  molto  dilatata,  ripiegatisi  irregolannen- 
te  sopra  se  stessi  in  forma  di  zic-zac ,  presentano  una 
figura  molto  irregolare,  interrotta  da  strozzature  o  restrin- 
ginienti ;  sembraini  molto  ragionevole  1'  ammettere  clie  in 
questi  cambiamenti  di  forma  vari  la  capaciti  di  questi 
vasi,  e  quindi  la  massa  sanguigna  in  essi  circolante,  e  che 
da  cio  appunto  derivi  una  qualche  variazione  nel  volume 
deir  iride. 

Quando  la  pupilla  e  molto  dilatata ,  avendo  questi  vasi 
una  figura  molto  irregolare  e  interrotta  da  strozzature ,  la 
loro  capacita  dovra  essere  minore  che  nei  casi  di  pupilla 
molto  ristretta,  nei  quali  la  figura  dei  vasi  e  molto  piii 
regolare  e  molto  meno  afFetta  da  simili  strozzature ;  per 
conseijuenza  il  volume  dell'  iride  dimiuuira  coll'  aumen- 
tarsi  del  foro  pupillare ,  aumentera  invece  col  diminuire 
di  questo. 

Ammettendo  che  il  volume  complessivo  dell'  iride  nelle 
diverse  conformazioui ,  che  essa  va  prendendo  sotto  1'  a- 
zione  combinata  del  duplice  sistema  di  muscoli  di  cui  e 
fornita,  sia  soggetto  a  variazioni  anche  piccolissime ,  si 
puo  facilmente  mostrare  come  da  esse  ne  debbano  conse- 
guitare  quel  cambiamenti  di  curvatura  nella  cornea,  che 
si  richieggono  per  accomodare  la  distanza  focale  del  siste- 
ma rifrangente  dell'  occhio  per  la  visione  distinta  alle  di- 
verse distanze. 

II  volume  deir  iride  unitamente  a  quelle  dell'  umore  ac- 
queo,  riempiendo  la  capacita  anteriore  dell'occhio,  mantengo- 
no  nella  cornea  una  determinata  curvatma,  contrabilanciando 


Sull'  accomod.   dell'  occhio  umano  385 

la  pressione  atmosferica  esternamente  esercitata;  se  ora  il 
volume   tlrir  iride    va    aumentando,  1'  uinore    acqueo    pre- 
meii.lo    coutro    le    pareti    dell' amhiente,  per    adattarle   al 
volume    crescente    dell'  iride,  tendera  o    a    dilatare  (jueste 
parefi  ,    o    a    dare    alle    medesime    una    couformazione    di 
maggiore  capaciti.  Essendo  molto  improbabiie  che  le  limi- 
tate  pressioni,  in  questo  modo  prodotte  contio  la  superficie 
anteriore  del  cristallino,  che  forma  il  foudo  dell' aiidjien- 
te,  e  contro  quella    parte    della    sclerotica    che    ne  forma 
la  parete  laterale,  siano  sufficienti    ad    alterare  la  posizio- 
ne,  o  la  forma,  o  la  costituzione  di  queste  pareti,  possia- 
mo    ntenere  le  medesime    come    iuvariabili  ,    e    attribuire 
quindi  r  aumento  di  capacita  alia  cornea,  la  quale  e    per 
la   sua    costituzione    e  per    la   sua    forma    pu6    fine   ad  un 
certo  hmite  molto  utilmente  prestarsi  a  questo  ufficio. 

E  in  vero  la  cornea,  specialmente  nella  sua  parte  cen- 
trale,  essendo  molto  cedevole  e  suscettibile  a  prendere 
diverse  conformazioni  anche  sotto  limitatissiine  pressioni, 
e  di  pui  avendo  essa  nella  stessa  parte  piuttosto  la  forma 
di  un  segmento  di  ellissoide  leggiermente  schiacciato,  che 
quella  di  una  calotta  sferica ;  all'  aumentare  del  volume 
deir  aide  preudera  successivamente  diverse  forme,  le  qua- 
li  ognora  piii  si  accosteranno  a  quella  della  inaggiore  ca- 
pacita, ossia  alia  sferica ,  assumendo  poi  in  queste  trasfor- 
mazioni  un  grado  di  curvatura  ognora  piu  forte. 

Supponendo  invece  che  il  volume  dell'  iride  diminuisca, 
la  pressione  esterna  dell'  atmosfera,  reagendo  sulhi  cornea,' 
andra  successivamente  deprimendola,  specialmente  nella  sua 
parte  centrale,  perclie  piu  cedevole,  e  determinera  quindi 
m  essa  dei  gradi  decrescenti  di  curvatura;  cosicche  nel 
primo  caso  si  diminuiri  la  distanza  locale  del  sistema  ri- 
frangente  dell'  occhio ,  nel  secondo  invece  verra  questa 
aumentata. 

Questi  risultati  sono  in  perfetto  accordo  colle  condizio- 
ni  nelle  quali  si  opera  1'  accomodamento  dell'  occhio.  fn- 
fatti  quaiido  si  passa  dalla  visione  a  grandi  distanze  a 
quella  delle  distanze  minori,  verificandosi  costantemente  un 
restringimento  nella  pupilla,  dovra  conseguitarne,  secondo 
T.  vni.  49 


386  Lorenzo  Respighi 

quelle  clie  superiormente  si  e  stabilito,  un  aumento  nel 
volume  dell'  iride,  e  perci6  un  maggior  grade  di  cuivatu- 
ra  nella  cornea,  come  appnnto  in  (juesto  case  si  richiede 
per  diminuire  la  distanza  focalc  del  sistema  rifrangente 
dell'  occliie;  passando  invece  dalla  visione  degli  oggetti 
vicini  a  quella  dei  lontani,  siccome  si  verifica  costante- 
mente  una  dilatazione  nella  pupilla,  cosi  ne  dovra  conse- 
guitare  una  diniinnzione  nel  volume  dell'  iride,  e  perci6 
un  minor  grado  di  curvatura  nella  cornea,  condizione  in 
questo  case  necessaria  per  ottenere  il  dovute  aumento  nel- 
la  lunghezza  focale  del   sistema   ritVangente. 

Nel  determinare  le  variazioni  del  raggio  di  curvatura 
della  cornea  necessaria  per  la  visione  distinta  alle  diverse 
distaiize,  si  e  calcolate  di  quanto  debl)a  elevarsi  la  parte 
centrale  della  cornea  nel  passaggio  della  visione  dalla  mi- 
nima alia  massima  distanza,  e  si  e  trovata  necessaria  una 
elevazione  o  sporgenza  di  0""°,07,  alia  quale  corrisponde 
poi  un  aumento  nella  capacita  interna  dell'  occhio  di  1™'",3 
cubici ;  possiamo  pertanto  stabilire  che  ad  ottenere  I'  ac- 
comodamento  dell'  occhio  a  tutte  le  distanze  della  visione 
distinta,  basta  che  il  volume  dell'  iride  sia  suscettibile  di 
aumentarsi  o  diminuirsi  della  piccolissima  quantita  di  1""",3 
cubici ;  poiche  questa  variazione  di  volume  e  sufficiente 
a  determinare  nel  raggio  di  curvatura  della  cornea  gli 
estremi  richiesti  per  la  visione  a  qualunque  distanza. 

Seconde  questo  mode  di  vedere,  F  accomodamento  del- 
1'  occhio  consiste  in  una  variazione  nella  lunghezza  focale 
del  sue  sistema  rifrangente,  cerrispendentemente  ad  un 
cambiamento  di  curvatura  nella  cornea,  prodotte  da  una 
piccolissima  variazione  che  avviene  nel  volume  dell'  iride 
neir  atto  che  questa,  seconde  le  diverse  distanze  degli 
oggetti  ossei-vati ,  restringe  o  dilata  il  fore  pupillare. 

In  questa  spiegazione  dell'  accomodamento ,  non  sola- 
mente  viene  attribuito  all'  iride  1'  importante  ufficio  di 
fornire  al  sistema  rifrangente  dell'  occhio ,  colle  diverse 
aperture  della  pupilla,  dei  diaframmi  destinati  a  modera- 
re  lo  splendore  delle  immagini  sulla  retina,  e  a  diminuire 
i  sinistri    effetti    delle    aberrazioni :  ma    viene    ancera    alia 


Sull'  accomod.   dell'  OCCHIO    UMANO  387 

medesima  attiihuito  un  altro  ufficio  noii  meno  importaiite, 
e  pill  direttameiite  coliegato  colla  facolta  dell'  accomoda- 
mento,  quale  e  (juello  di  agire  meccanicamente  sul  sistema 
rifrangente  dell'  occliio  per  variare  la  sua  lunghezza  foeale. 

Questa  supposizione  iion  e  per  altro  a  ritenersi  arbitra- 
ria  in  quanto  che  I'esperienza  mostra  che  le  variazioni  nel 
dianietro  della  piipilla  concorroiio  in  modo  diretto  a  pro- 
durre  1'  acconiodamento  dell'  oceliio  ;  poiclie  essendosi  gii 
provato  che  nell'  atto  dell'  acconiodamento  si  producono 
queste  variazioni ,  anclie  quando  viene  per  mezzo  di  un 
diatVannna  minore  della  pu|)illa  deterniinata  la  quantita  di 
luce  clie  deve  entrare  nell'  occliio,  cioe  anclie  quando 
r  inlluenza  della  j)upilla  come  diaframma  e  totalniente  ele- 
minata;  dobhianio  evidentemente  ritenere  die  esse  siano 
in  questo  caso  dovute  ad  una  causa  indipendente  dal- 
lo  stiuiolo  luininoso,  e  siano  destlnate  ad  iin  ufficio  to- 
talniente distinto  da  quello  di  seinplice  moderatore  della 
quantita  di  luce  trasmessa  sulla  retina. 

Che  esista  poi  una  relazione  fra  le  variazioni  nella  pii- 
pilla e  il  volume  dell'  iride  sembrami  confermato  dal  fatto 
seguente :  che  preinendo  la  cornea  presso  la  sua  parte  cen- 
trale ,  la  pupilla  si  dilata ,  anche  quando  1'  occliio  sia  e- 
sposto  ad  una  viva  luce.  Cio  prova ,  a  quanto  sembrami , 
che  diminuendo  per  mezzo  di  questa  pressione  la  capacita 
anteriore  dell'  occhio,  1' iride  col  dilatare  la  pupilla  dinii- 
nuisce  il  suo  volume,  per  adattarlo  alia  nuova  capacita 
dell'  ambiente  in  cui  e  contenuta. 

La  principale  difficolta  che  a  niio  parere  possa  opporsi 
a  questa  spiegazione  dell'  acconiodamento  e  la  seguente : 
e  cioe  che  le  diverse  aperture  della  pupilla,  e  percio  le 
corrispondenti  conforniazioni  dell'  iride  non  hanno  una  de- 
terniinata relazione  coi  diversi  gradi  di  acconiodamento ; 
poiche  si  puo  ottenere  la  visione  distinta  alia  stessa  di- 
stanza  colla  pupilla  inolto  ristretta,  sotto  una  forte  inipres- 
sione  di  luce ,  e  colla  pupilla  molto  dilatata,  sotto  una 
impressione  luminosa  molto  debole. 

Rispetto  a  questa  difficolta  e  primieramente  da  os- 
servarsi ,  che  quantunque    la    facolta    dell' acconiodamento 


388  Lorenzo   Respighi 

persista  neirocchio  a  papilla  luolto  ristretta,  e  a  pupilla  mol- 
to  dilatata,  pure  essa  e  ristretta  in  limiti  piii  angusti  di 
quelli  corrispondenti  airocchio  esposto  ad  una  nioderata  im- 
pressione  di  luce,  e  quindi  alia  pupilla  di  media  dilatazione  j 
esseudosi  gia  mostrato  clie  1'  occhio  a  pupilla  uiolto  ristret- 
ta e  piuttosto  miope ,  nientre  a  pupilla  molto  dilatata  e  piut- 
tosto  presbita.  Secondariainente  e  da  osservarsi  clie  men- 
tre  sotto  una  mediocre  impressione  di  luce,  coUa  pupilla 
mediocramente  dilatata,  possiamo  con  tutta  facilita  e  quasi 
senza  seusibile  sforzo  accomodare,  e  mantenei'e  lungameute 
accomodato  1' occhio  per  qualunque  distanza,  invece  nei  casi 
ecceziouali  di  forti  inq)ressioni  luminose,  e  quiudi  colla 
pupilla  molto  ristretta,  piu  difficilmente  accomodiamo  1'  oc- 
chio alia  visione  degli  oggetti  lontani ,  e  non  possiamo 
lungamente  manteueria  che  per  mezzo  di  sensibilissimi 
sforzi ;  cosi  colla  pupilla  molto  dilatata  per  difetto  di  luce 
piu  difficilmente  otteniamo  la  visione  distinta  degli  oggetti 
vicini  ,  e  non  possiamo  mantenerla  per  lungo  tempo,  senza 
il   concorso  di   particolari  sforzi. 

Mentre  con  queste  considerazioni  si  indebolisce  1'  impor- 
tanza  della  opposta  difficolti ,  si  pud  questa  totalmente 
distruggere  colla  probabilissinia  supposizione  che  1'  azione 
del  duplice  sistema  muscolare  dell'  iride  sia  subordinata 
alia  seusibilita  della  retina ,  non  solamente  alio  scopo  di 
moderare  colla  maggiore  o  minore  apertura  della  pupilla 
le  impressioni  luminose,  ma  eziandio  alio  scopo  di  procu- 
rare  alia  medesima  delle  sensazioui  piu  distinte  e  piace- 
voli,  moderando  convenientemente  il  volume  dell'  iride  per 
ottenere  suUa  retina  le  immagini  degli  oggetti  piii  precise 
e  distinte. 

Si  puo  ammettere  cioe  che  sotto  particolari  sforzi  dei 
muscoli  dell'  iride  si  possa  ottenere  in  questa  lo  stesso  vo- 
lume, anche  sotto  apertura  di  pupille  diversissime ,  e  quin- 
di  procurare  all'  occhio  lo  stesso  grado  di  accomodamento. 

A  questa  spiegazione  si  potrebbe  ancora  opporre,  che 
la  facoltii  deir  accomodamento  si  trova  eziandio  ne£;li  oc- 
chi  affetti  da  mancanza  congenita  dell'  iride ;  dal  che 
sembra  provato  che  essa  non  dipende  almeno  direttamente 
dall'  azione  di  questa. 


Sull'  accomod.    dell'  OGCHIO    UMANO  389 

A  ci6  pud  rispondersi  primieramente  che  1'  accomoda- 
mento  in  questi  casi  e  seinpre  imperfetto,  e  che  perci6 
si  ha  in  questo  fatto  una  prova  della  grande  influenza 
deir  iride  sulla  produzione  di  quello ;  e  secondariainente 
che  questo  imperfetto  accomodaniento  puo  in  questi  casi 
eccezionaH  attribuirsi  ad  una  particolare  conforinazione  del- 
1'  occhio,  per  la  quale  possa  ottenersi  una  piccola  varia- 
zione  nel  volume  dei  processi  ciliari,  o  un  piccolissimo 
spostamento  del  cristallino,  alio  scopo  di  reagire  per  mezzo 
dell'  umore  acqueo  sulla  cornea  e  di  determinare  in  essa 
dei  piccoli  cambiamenti  di  curvatura. 

La  sempliciti  di  questa  spiegazione  dell'  accomodamento 
dell'  occhio,  e  il  suo  accordo  coi  dati  teorici  ed  esperi- 
mentali  mi  fanno  sperare  che  essa  non  sia  per  riescire  del 
tutto  indegna  della  considerazione  dei  dotti ,  e  che  non 
sia  per  mancarle  un  qualche  posto  fra  le  molte  altre  sullo 
stesso  soggetto  proposte. 


ROTTURA 


PER  ACCAVALLAMEATO  DEI  FRAMUEATl 

COMPLICATO 

A  LISSAZIOKE  SCAPLLO-OMERALE 

ED  OSSERVIZIOXI  IN  PROPOSITO 

lISlOiRIIii 

DEL  DOTT.  CARLO  MASSAREMI 

(Lctta  nella  Sessione  del  S  Febbraio  1SS7.  ) 


L 


a  frattura  di  un  osso    mal    consolidato ,  allorche  non 
altera  in  modo  sensibile  la  direzioue  e  la  lunghezza  natu- 
rale    di    un    membro ,   ne    1'  esercizio    delle    sue    funzioni , 
non  e  cosa  che  meriti  1'  attenzione  del  chirurgo,  ma  quan- 
do  invece    verificasi    il    caso    opposto,  vale    a    dire  ciie  il 
membro  abbia  perduto    la    lungliezza    e    direzione    che  gli 
sono  proprie,  e    la    liberta    de'  suoi    movimenti,  allora   la 
viziata  consolidazione  dell'  osso  fratturato  acquista  una  gra- 
ve importanza,  e  da  luogo    a   quell'  alterazione  che  pren- 
de  il  nome  di  callo  deforme ;  intorno  al  quale  dai  chirur- 
ghi  si  e  molto  studiato    e    quistionato    tanto    sulla    conve- 
nienza  o  no  di  agire  contro  la  deforinita ,  per  ridurre  1'  ar- 
to  nelle    sue    normali    condizioni ,   quanto    per    istabilire  i 
niezzi  ed  il  tempo  in  cui  questi  possono    essere  adoperati 
con  utilita    e    senza    grave    pericolo.   Oggi  pei'6   merce  gli 
studi   di    patologi    distinti ,  fra  i  quali   meritano  onorevole 


392  Carlo  Massarenti 

ricordanza  Dupuytren,  Criivellier,  Villerme,  Flourens,  Mal- 
gaigiie  ed  altri  molti  ,  essendo  la  patologia  chirurgica 
in  questo  ramo  di  scienza  giunta,  si  puo  dire,  all' apice 
del  suo  peifezionameuto ,  non  e  piii  questione  sull'  oppor- 
tunita  di  curare  il  callo,  ed  e  stabilito  che  qiiando  il 
difetto  che  emerge  dal  callo  viziato  e  tale  da  addiiiianda- 
re  un  provvedimento ,  e  die  esso  sia  dotato  ancora  di 
qualche  mollezza,  1'  arte  debba  senipre  intervenire  iisan- 
do  dei  mezzi  che  sono  in  di  lei  potere.  Ma  quando  il 
callo  ofFre  un  forte  consolidamento  per  ossificazione  coni- 
patta,  od  e  assai  antico,  fa  d'  uopo  l'  essere  molto  circo- 
spetti,  e  non  acclngersi  percio  alia  sua  rottiu-a,  od  a  qua- 
lunque  altra  operazioue  diretta  a  togliere  la  defonnita ,  a 
meno  che  il  difetto ,  che  da  essa  ne  risulta ,  non  sia  tale 
da  rendere  all'  infermo  penosa  e  pressoche  insopportabi- 
le  la  esistenza ;  e  cio  perche  non  avessero  a  rinnovellarsi 
troppo  di  frequente,  e  senza  grave  motivo  i  casi  di  mor- 
te  che  pill  volte  hanno  susseguito  si  fatti  tentativi,  come 
ce  ne  avvertono  Laugier,  Morgagni ,  ed  altri. 

Quando  per6  il  chirurgo,  mediante  la  rottura  di  un 
callo  deforme  consolidato,  perviene  a  ridonare  al  membro 
le  facolta  che  aveva  pei'dute,  mi  pare  che  il  fatto  acqui- 
sti  per  se  medesimo  non  lieve  importanza ,  sia  perche  con 
esso  viene  a  diminuirsi  il  niimero  degl'  infelici ,  che  la 
mala  sorte  aveva  resi  impotenti  e  deformi ,  sia  perche  con 
esso  si  vengono  ad  accrescere  i  trionfi  della  medicina  ope- 
ratoria.  Per  la  qual  cosa  se  io,  o  Accademici  Prestantissi- 
mi,  oggi  v'  intratterro  su  di  un  caso  di  questo  genere, 
reso  ancora  di  maggiore  momento  per  essere  complicato 
a  lussazione ,  spero  che  non  isdegnerete  di  porgermi  be- 
nigno  r  orecchio :  e  se  mai  per  avventura  la  condotta  da 
me  tenuta  nel  trattamento  curativo  fosse  per  riscuotere  la 
vostra  approvazione,  sarebbe  questa  la  maggiore  delle  com- 
piacenze   che  ne   potrei   provare. 

Carlotta  Zarri  d'  anni  13,  contadina  d'  Altedo  essendo 
salita  su  di  un  pero  per  raccoglierne  i  frutti,  cadde  dal- 
1'  albero  percuotendo  colla  spalla  sinistra  sul  suolo  ripor- 
tando  una    concussione    cerebrale    da    rimanere    tramoi'tita 


ROTTURA   DI    UN   CALLO   DEFORME   EC.  393 

8ul  terreno  per  lo  spazio  circa  di  un'  ora.  RiavulasI  dalla 
commozioae  comincio  a  mandare  {^rida  che  fecero  accor- 
rere  alcuni  della  raniiglia,  i  quali  fiirotKj  nella  necessita  di 
trasportarla  alia  propria  abitazione,  non  avendo  essa  la 
forza  di  reggersi  sulle  gambe.  Trascorso  qualche  tempo 
venne  visitata  dai  medico  coadotto  di  quel  Comune  Si- 
gner Dott.  Querze,  il  quale  riscontrd  una  considerevole 
tumefazione  alia  spalla  sinistra,  che  si  estendeva  alquanto 
sul  braccio,  non  che  i  fenomeni  sensibili  di  una  frattura 
deir  omero  in  vicinanza  del  suo  cello.  Non  gli  fu  possi- 
bile  di  ricomporre  la  parte  sconnessa,  ne  di  applicarvi 
alcuu  apparecchio,  atteso  1'  enorine  tumefazione,  ed  il  vi- 
vo dolore  risentito  dall'  inferma  sotto  il  piix  lieve  movi- 
mento  del  braccio  ,  per  cui  si  limito  a  situare  1'  arte  nel- 
la posizione  piii  confacente,  trattando  la  tumefazione  col- 
r  uso  dei  ripercussivi.  Non  tardo  guari  ad  insorgere  1'  in- 
fiammazione  accompagnata  da  febbre,  la  quale  venne  to- 
sto  curata  con  adattato  metodo  autiflogistico  generale  , 
con  applicazioni  ripetute  di  mignatte  sulla  parte,  e  cogli 
emollienti.  Dopo  un  si  fatto  trattamcnto,  che  duro  piu 
di  venti  giorni,  i  fenomeni  infianimatorii  si  dileguarono, 
e  la  tumefazione  avendo  essa  pure  ceduto  in  gran  parte, 
il  chirnrgo  pote  osservare  in  allora  una  sporgenza  dura  e 
resistonte  al  di  sotto  della  porzione  omerale  della  clavico- 
la,  die  inferiormente  prolungavasi  nel  braccio,  e  supe- 
riormente  confondevasi  colla  clavicola  stessa.  L'  ammalata 
da  se  sola  non  poteva  muovere  il  braccio,  e  qualunque 
movimento  impresso  al  medesimo  risvegliava  dolore.  In 
questo  stato  di  cose  fu  applicato  un  apparecchio  comune, 
non  trascurando  di  soprapporre  alia  sporgenza  riscontrata 
al  di  sotto  della  clavicola  alcune  compresse  alio  scopo  di 
deprimerla.  Trascorsi  alquauti  giorni,  il  suddetto  medico 
curante  vedendo  la  persistenza  dei  medesimi  fenomeni  ed 
attribuendola  a  viziata  consolidazione  dei  frammenti  del- 
r  omero  (  e  ci6  perche  la  gonfiezza  iuHainmatoria,  e  il 
vivo  dolore  risentito  dall'  inferma  avevano  reso  impossibi- 
le  il  piu  piccolo  tentative  di  riduzlone  ) ,  si  decise  di  sen- 
tire  il  mio  parere  sui  provvedimeuti  da  mettersi  in  opera; 

T.    VIII.  50 


394  Carlo   Massarenti 

la  cjiial  cosa  avvenne  il    18  di  Sottembre    dell'  anno  anda- 
to,   cioe  circa   40   gioriii   dalla  caduta. 

Dair  esanie  die  io  instituii  sul  membro  ofFeso,  liscontrai 
i  segnenti    caratteii :   gnardata    la    spalla    dalla   parte    ante- 
riore,  si  rilevava  clie   l'  estreniita  di    essa    lorniata  dall'  ar- 
ticolazione  scapolo-omerale ,  invece  di  essere  tondeggiante, 
era  puntnta  :  al  di  sotto    della    clavicola  verso    la  sua  me- 
ta  esterna  esisteva    una    considerevole  proniinenza,  che  al 
tatto  veniva    riconosciuta    per    1'  estremitu    del    frammento 
inferiore    dell'  omero,  il    quale    non    era    piu    in    rapporto 
con   quella    del    frammento    superiore.   Osservata    la    spalla 
stessa  posteriormente ,  1'  estremita  puntuta  di  essa    era  da 
questa  parte  anche  piu  sensibile ,  e  vi  niancava  al  di  sot- 
to    quella    rotondit^    rappresentata    dal    capo    dell'  omero , 
per  modo    clie    non    eravi    alcun    dubbio  sull'  esistenza  di 
una  lussazione  scapolo-omerale.  Veduta  in   line  la  parte  di 
fianco,  apparivano  contemporaneamente  i   suddescritti  cam- 
biamenti.   Posta  indi    la  mano  sotto  1'  ascella,  si  rinveniva 
il  Irammento  superiore,  di  cui    faceva    parte  il  capo  stes- 
so  deir  omei'o,  che  innalzavasi  con  facilita  coUa  mano  me- 
desima ,   e    si    riponeva    nella    cavita    glenoidea    gia    da  lui 
abbandonata ;  ma  tosto  die   lasciavasi  di  sostenerlo ,  si  slo- 
gava  di  nuovo  nascondendosi    nel    cavo   ascellare.  Nell'  at- 
to  poi  che  spingevasi  in    alto  il   frammento  superiore,  ve- 
devasi  pure  innalzare  il  cubito ,  cio  che  provava  avere  quel- 
lo    uno    stretto    rapporto    di    adesione    col    suo   compagno. 
Difatti  preso  il  cubito  ed  impressivi  alcuni   moti  di    abdu- 
zione,    questi    comunicavansi   al    capo   dell'  omero,  e  con- 
validavano   sempre  piii  la  diagnosi  di  un'  unione  anormale 
dei  due  frammenti  fra  loro.  L'  inferma  da  se  sola  non  po- 
teva    muovere    il    braccio,  e    qualunque    movimento    fosse 
state  comunicato    al    medesimo    risvegliava   una  sensazione 
dolorosa,    specialmente    poi    se    veniva  portato    in  avanti , 
in  causa  che    1'  estremita    del    frammento    inferiore    s'  im- 
puntava    sotto    la    clavicola.    Quando    pero    il    braccio    era 
esteso  ed    accostato    al    tronco ,  1'  ammalata    non    risentiva 
alcuna  inolestia,  ed  in  tale  posizione  poteva  eziandio  flet- 
tere    I'  avambraccio,  fino    al    punto    da    formare    quasi  un 


ROTTURA   DI   UN   CALLO   DEFORME    EC.  395 

angolo  retto  coll'  omero  e  nulla  piii.  I  movimenti  della 
niaiu)  suir  aiticolazioiio  radio-carpiaiia  si  coinpivano  iiiala- 
mente ;  le  dita  rimanevano  leggierinente  piegate ,  ne  po- 
tevansi  in  esse  eseguire  i  moti  di  flessione  in  modo  pro- 
nunziato,  per  guisa  clie  non  erano  atte  a  striiigere  al- 
cun  coipo. 

Dall'  esplorazione  eseguita  potevasi  adunque  conchiude- 
re  clie  la  lesioue  offerta  dall'  iiifcnna  coiisisteva  in  una 
frattura  deil'  omero  nel  suo  collo  chirurgico,  con  sposta- 
mento  in  dentro,  in  avanti,  ed  in  alto  del  framniento 
inff'riore,  e  spostamento  in  basso  del  superiore  per  segni- 
ta  lussazione  del  capo  dell'  omero ,  ove  ebhe  luogo  la 
consolidazione  viziata  dei  framinenti  per  accavallamento  dei 
medesimi;  e  che  percio  avevasi  a  curare  una  di  quel- 
le alterazioni  che  in  patologia  appellasi  Callo  deforme 
complicato. 

Terminata  per  tal  modo  1'  esposizione  dei  criteri  che 
mi  condussero  a  formulare  la  suddetta  diagnosi,  vengo  ora 
a  tener  parola  della  parte  etiologica  risguardante  1'  altera- 
zione  in  discorso.  Le  quante  volte  io  ritletteva  che  dessa 
fu  la  conseguenza  di  una  violenza  diretta,  non  me  ne  ma- 
ravigliava ,  imperocche  altre  volte  mi  fu  dato  di  osservare 
casi  simili ,  i  quali  erano  stati  cagionati  da  cause  analoghe. 
Anche  gli  Autori  clie  trattano  di  queste  lesioni  si  trovano 
d'  accordo  in  quanto  all'  assegnare  per  causa  delle  mede- 
sime  un  urto  diretto,  ma  non  so  clie  alcuno  di  essi  abbia 
mai  spitrgato  il  meccanismo  che  subisce  1'  omero  nel  mo- 
mento  che  accadono  in  esso  la  lussazione  e  la  frattura 
contemporaneamente ;  il  qual  difetto  di  spiegazione  e  for- 
se  motivo  perclie  taluno  dubiti  ancora  della  contempora- 
nea  esistenza  di  queste  due  lesioni  come  proveiiienti  dalla 
medesima  causa :  laonde  trovo  qui  molto  acconcio ,  senza 
pretendere  di  dame  una  sicura  ed  esatta  spiegazione ,  di 
dire  brevemente  cio  che  sembrami  piii  consentaneo  alia 
ragione  ed  al  fatto. 

Supposto  pertanto  che  il  braccio  si  trovi  appoggiato  al 
torace  nel  meiitre  che  im  urto  violento,  comimicato  al- 
ia   sua    paite    esterna    e    superiore,    abbia    tanta    foraa  da 


396  Carlo   Massarenti 

obbligare  1' omero  ad  infossarsi,  |)er  cosi  dire,nel  torace  stes- 
so ,  piio  accadere  clie  V  omero  o  si  frattuii  ,  o  si  sloglii 
separatainente ,  o  die  avvenga  in  esso  in  pari  tempo  liis- 
sazionc  e  frattura.  ImpercioccUe  sebbene  il  biaccio  sia  ap- 
poggiato  al  torace,  pure  la  porzione  superiore  di  esso  vi 
dista  assai,  in  causa  che  la  sua  congiunzione  colla  scapola 
e  portata  moUo  in  fnori;  e  forma  percio  una  specie  di 
arco  aventc  1'  appoggio  superiore  nella  cavita  glenoide 
della  scapola ,  e  1'  interiore  contro  il  torace.  Se  dunque 
una  massa  qualunque  di  un  corpo  viene  ad  urtare  1'  omero 
nella  sua  parte  esterna  e  superiore,  e  lo  sforzi  a  portarsi 
in  dentro,  succede  clie  non  avendo  esso  da  questa  parte 
alcun  appoggio ,  sosterra  tutta  la  forza  dell'  urto  e  si  rom- 
pera.  Oppure  comunicatosi  1'  urto  a  tutto  1'  osso,  pu6  ac- 
cadere clie  il  di  lui  capo  respinga  da  prima  in  seuso  op- 
posto  ed  innalzi  la  mobile  cavita  glenoide,  sconnetta  la 
capsula  che  ad  essa  lo  lega  ,  e  per  tal  modo  si  sloghi. 
Ma  con  questa  sconnessione  articolare  non  giunge  ancoi'a 
il  capo  deir  omero  contro  il  torace,  essendoglielo  tutt'  ora 
impedito  dalla  porzione  esterna  della  capsula  che  rimase 
superstite,  e  dai  tendini  dei  muscoli  sopra  e  sotto  spino- 
si  e  piccolo  rotondo ,  i  quali  rimanendo  fortemente  in 
tensione,  per  trovarsi  il  braccio  avvicinato  al  tronco,  trat- 
tengono  colla  loro  valida  robustezza  ed  inserzione  il  capo 
deir  omero  sotto  1'  orlo  della  sua  cavita  articolare.  Da  cio 
ne  deriva  che  essendo  la  resistenza  di  tali  legami,  general- 
mente  parlando,  maggiore  di  quella  che  rappresenta  1'  osso, 
questo  si  rompera  dopo  di  essersi  slogato,  e  prima  di  giun- 
gere  contro  il  torace ;  ecco  come  contemporaneamente  e 
per  la  medesiina  causa  si  puo  avere  nell'  omero  lussazione 
e  frattura.  Che  se  poi  la  resistenza  dei  legami  summenzio- 
nati  fosse  piii  debole  di  quella  rappresentata  dall'  omero, 
o  che  r  urto  avesse  agito  piu  direttamente  suUa  punta 
della  spalla,  in  tempo  che  il  cubito  non  fosse  obbligato 
al  tronco ,  in  allora  accadrebbe  soltanto  la  sua  lussazione. 
Una  volta  poi  accaduta  nell'  omero  la  lussazione  e  la  frat- 
tura insieme,  succede  che  il  frammento  inferiore  rima- 
nendo   subordinato    all'  azione    dei    muscoli    elevatori ,    ed 


RoTTURA   DI   UN   CALLO    DEFORME   EG.  397 

addnttori,  e  trascinato  in  alto  e  in  dentro  e  si  sovrappone 
all'  altro  suo  compajfuo,  ii  quale  tiovasi  di  gia  molto  ab- 
bassato,  e  portato  esso  pure  in  dentro  per  la  suhita  lus- 
sazione.  Questa  disposizione  di  parti  e  quella  die  comu- 
neniente  si  osserva  in  qucste  Icsioni,  ed  e  quella  ap- 
punto  che  ho  riscontrata  nell'  inrernia  affidatami,  nella 
quale  di  poi  nacque  la  viziata  consolidazione  dei  frammen- 
ti   cosi  accavallati. 

Non  tralascioro  inoltre  di  fare  osservare  che  per    niolti 
la   lussazione    dell'  omero    sembra,   nella    frattura    di    que- 
st'osso,  una  complicanza  gravissiina  ;  ed  ho  inteso  dire   piii 
di  una  volta    che    nel  case  che  non    si  possa    riniettere  il 
capo    deir  oniero    lussato    nella    propria   cavita    articolare, 
bisogna  aspettare  il  consolidamento  della  frattura  e  quindi 
allora  soltanto    passare    a   riniettere    la    lussazione.   Questo 
precetto  in  tali  evenienze    non  mi    pare    consentaneo  alle 
cognizioni  anatomiche  della  parte ,   ne  all'  esperienza ;  iin- 
perocclie    per    poco    che  si  rifletta  vediaino  che  le  cause, 
per  cui  riesce  difficile  la    riposizione    della  lussazione  del- 
r  omero,  consistono  nell' azione  dei  muscoli,  i  quali    colla 
loro  valida    contrazione    e    resistenza  rendono    tante    volte 
vani  gli  sforzi  di  chi  la  vuole  riniettere.  Ma  quando  I'  osso 
slogato  e  eziandio  rotto ,  in  questo  caso  mancando   affatto 
r  azione  muscolare  nel  frammento  superiore  di  cui  fa  par- 
te il  capo    deir  oniero ,  per    la    ragione  che   non  s'  inseri- 
scono  in  esso  frammento  muscoli  capaci  di  fare  ostacolo  alia 
riposizione,  ne  consegue  che,  nell'  esposto  caso  di  frattura 
insieme    e   slogamento,  non  si  possa    incontrare  resistenza 
alcuna  a  riniettere  il   capo  dell'  omero  nella  propria   cavi- 
ta :  che  anzi  rimanendo  il  frammento  stesso  sotto  1'  azione 
dei  muscoli  elevatori  ed  abduttori,  questi   non    serviranno 
che  a  fivorire  la    sua    riposizione.  E    appunto    per   questo 
che  il  chirurgo  giunge  da  se  solo  e  pel  semplice  inipulso 
delle  sue  niani  a  riniettere  il  capo  dell'  omero  nella    pro- 
pria cavita ;  ed    io    ho    veduto    alcune    volte  nello  Spedal 
Maggiore  di  questi  fatti,  e  mi    ricordo  fra  gli    altri  di  un 
uomo  che  in  seguito  di  caduta  suUa  spalla ,  aveva  riportato 
una  lussazione  dell'  oniero  con  frattura  in  vicinanza  del  suo 


398  Carlo   Massarenti 

collo,  ove  un  chinirgo,  si  piio  dire  apprendista ,  liosci 
colle  inani  poste  sotto  1'  ascella  a  rimcttere  il  capo  del- 
r  oinero  nella  sua  cavita  articolare. 

Ed  anclie  ncUa  giovinetta  clie  forma  il  soggctto  di  que- 
ste  mie  osservazioni,  era  assai  flicile  il  far  rientrare  il  ca- 
po deir  omero  a  suo  posto ,  sebbene  i  frammenti  dell'  os- 
80  si  fossero  fra  loro  consolidati ;  ma  cio  devc  ripetersi 
dal  lion  avere  per  qiiesto  il  franiinento  superiore  canibiati 
i  siioi  primitivi  rapporti  di  contiguitiX  colla  superficie  gle- 
noidea,  per  la  ragione  appunto  che  la  frattura  si  consoli- 
do  con  accavallamento  dei  frammenti ,  ed  anclie  perche 
r  osso  esscndo  divenuto  assai  piu  corto,  non  potevasi  per- 
cio  nel  rimetter  la  lussazione  incontrare  veruna  resistenza. 
Una  volta  per6  che  il  capo,  come  ho  fatto  osservare,  ve- 
iiiva  abbandonato  a  se  stesso  ,  quivi  non  rimaneva,.  come 
in  frattura  lecente ,  ma  tornava  tosto  a  slogarsi ,  in  causa 
che  il  frammento  inferiore,  a  cui  era  iinito,  lo  trascinava 
in  basso  ed  in   dentro. 

Egli  e  in  tal  inodo  che  io  intenderei  il  meccanismo 
solito  a  succedere  nell'  atto  che  avvengono  contempora- 
neainente  nell'  omero  la  lussazione  e  la  frattura  per  cau- 
sa diretta.  Convinto  poi,  merce  i  lumi  e  dell'  anatomia  e 
deir  esperienza,  che  la  lussazione  del  capo  dell'  omero, 
in  casi  di  frattura  di  quest'  osso,  non  e  grave  complican- 
za,  cio  non  poteva  essere  per  me  un  ostacolo,  per  im- 
prendere  a  trattare  la  viziata  consolidazione  dell'  omero. 
Ma  nel  memento  stesso  che  mi  decisi  d'  intraprenderne 
la  cura  mi  si  afFacciarono  diverse  difficolta  non  scevre  da 
pericolo. 

La  prima  di  esse  era  di  rompere  il  callo  deforme  :  per 
questa  parte  vedeva  di  potervi  riescire  qualunque  volta 
avessi  posto  in  uso  forze  meccaniche  maggiori  della  resi- 
stenza che  presentava  la  consolidazione  anormale  dei  fram- 
menti non  solo,  ma  ben  anche  di  quella  offerta  dai  mu- 
scoli  die  attaccansi  al  frammento  inferiore,  i  quali  come 
osservano  i  pratici  essendosi  retratti  ed  accorciati,  in  cau- 
sa deir  accavallamento  delle  estremita  rotte  dell' omero,  a 
gran  fatica  si  sarebbero  prestati  al  necessario  allungamento. 


ROTTURA    DI   UN   CALLO    DEFORME   EC.  399 

Uii'  altia  difficolta  consisteva  nel  inantenere  i  frammeiiti 
al  loro  posto,  una  volta  che  vi  fossero  stati  comlotti;  dif- 
ficolta risultante  in  parte  dalla  picciolezza  del  fraaimento 
superiore ,  il  quale  non  offriva  estensione  sufficicnte,  ne 
una  localita  libera  e  adatta  a  tenerlo  obhligato  in  un  ap- 
paieccliio  contentivo,  e  in  parte  dalla  valida  contrazione 
dei  inuscoli  gran  pettorale ,  gran  rotondo ,  e  gran  dorsale 
che  attaccansi  al  framniento  inferioxe.  Infine  io  temeva 
die  invece  di  ottenere  la  riiniione  ricercata,  non  avesse 
avuto  a  risultarne  una  pseudo-artrosi ,  o  falsa  articolazione , 
in  causa  che  gli  estremi  dei  franiinenti  essendo  rimasti 
fra  loro  tanto  tempo  separati  non  fossero  piii  atti  a  tra- 
sniettere  il  trasudamento  necessario  alia   loro   riunione. 

E  un  tal  timore  nel  caso  nostro  non  era  fuori  di  pro- 
posito,  in  quanto  clie  in  circostanze  analoghe  e  preveduto 
ancora  dal  Vidal ,  ed  in  quanto  che  la  frattura  dell'  onie- 
ro  era  al  dissopra  del  suo  condotto  nutritivo ,  il  (|aale  na- 
sce  verso  la  meta  della  lungliezza  di  quest' osso;  condi- 
zione  questa  di  grande  valore  per  dubitare  che  ne  conse- 
guisse  una  pseudo-artrosi ,  come  ce  ne  rendono  consape- 
voli  i  risultati  degli  studi  fatti  dal  Berard  a  tale  riguardo, 
e  poscia  dal  Guerentin ,  con  cui  veniamo  instruiti  che  la 
riunione  della  frattura  dell'  omero  ha  luogo  piii  facilmen- 
te  verso  la  sua  estremita  inferiore,  perche  il  suo  condot- 
to nutritivo  si  diriffe  in  basso :  anzi  dalle  ricerche  esegui- 
te  da  quest'  ultimo  si  rileva  che  di  tredioi  fratture  non 
consolidate  dell'  omero,  nove  appartenevano  alia  sua  par- 
te superiore.  Ma  considerando  tuttavia  che  le  risorse  del- 
la natura  e  dell'  arte  non  potevano  essere  esattamente 
misurate  a  priori ,  e  che  percio  doveva  azzardarsi  1'  espe- 
rimento ,  il  quale  quand'  anche  non  avesse  ottenuto  il 
pieno  desiderato  successo,  era  pero  richiesto  dall'  insisten- 
za  dei  parenti  e  dal  dovere  di  tentar  pure  coi  mezzi  che 
suggerisce  1'  arte  di  ridonare  all'  ammalata  1'  uso  dell'  ar- 
te che  aveva  per  intero  perduto ,  cosi  mi  decisi  d'  in- 
traprenderne  la  cura,  tanto  piu  che  alle  difficolta  che 
mi  si  presentavano  ed  al  pericolo  in  cui  potevasi  incor- 
rere ,  si  opponevano  delle  considerazioni,  che  mi  davano 
lusinga  di  ottenerne  un  buon  risultato. 


•iOO  Carlo   Massarenti 

In  quaiito  al  superare  la  prima  dlfficolt^,  cioe  quella 
di  sconnettere  il  callo  die  univa  le  estremita  dell'  osso 
fratturato  in  modo  vizioso,  mi  era  proposto  di  iisare  da 
principio  1'  estensione  e  controestensione  con  forza  gra- 
diiata  e  leggermente  crescente ;  e  se  con  qnesto  mezzo 
non  se  ne  fosse  otteunta  la  disiinione,  in  allora  avrei  in- 
stituito  coir  omero  nna  leva  di  primo  gcnere,  eseguendola 
colle  mie  maui  imitamente  a  quelle  di  qualche  aiuto, 
avente  il  punto  d'  appoggio  suU'  accavallamento  dei  fram- 
menti ,  la  resistenza  all'  articolazione  scapulo-omerale ,  in 
cui  doveva  essere  impegnata  la  testa  dell'  omero,  e  la 
potenza  al  cubito ;  e  per  mezzo  di  essa  posta  in  azione 
ottenere  la  rottura  del  callo,  nella  guisa  stessa  che  si  ot- 
terrebbe  quella  di  un  osso  lungo  qualunque  sottoposto  al- 
r  azione  di  una  macchina  a  quest'  uso  diretta. 

Alia  seconda  difficolta,  quella  cioe  di  mantenere  i  due 
estremi  dell'  osso  nei  loro  naturali  rapporti,  onde  impedi- 
re  che  di  nuovo  si  scomponessero ,  vi  avrei  rimediato  con 
un  apparecchio  resistente  ed  inamovibile  che  racchiudes- 
se  entro  di  se  esattamente  i  frammenti,  per  modo  che 
riuscisse  impossibile  la  loro  remozione,  quand'anche  aves- 
se  potuto  agire  su  di  essi  la  potenza  dei  muscoli  o  qua- 
lunque altra  causa.  Al  che  fare  ideava  una  specie  d'  astuc- 
cio  di  legno  che  vestisse  esattamente  la  spalla  e  che  si 
prolungasse  fin  verso  il  cubito.  La  parte  superiore  di  es- 
se che  era  destinata  a  comprendere  entro  di  se  1'  acro- 
mio,  la  testa  dell'  omero,  in  una  parola  tutta  la  rotondi- 
ta  della  spalla ,  doveva  essere  di  un  sol  pezzo ;  prolun- 
gandosi  poi  in  basso  nel  braccio  fin  verso  il  gomito,  di- 
visa  in  modo  da  rappresentare  tre  ferule,  una  delle  quali 
anteriore  ,  1'  altra  laterale  ed  esterna,  e  la  terza  posterio- 
re.  Un'  altra  ferula  staccata  doveva  essere  situata  alia  par- 
te interna  ed  anteriore  del  braccio  lasciando  libero  il  tra- 
gitto  dei  vasi ,  e  per  tal  modo  veniva  a  compiersi  con 
essa  la  specie  d'  astuccio  solido  e  resistente  che  doveva 
essere  applicato  sul  braccio  previamente  coperto  di  uno 
strato  di  lino  cardato  imbevuto  nell' albume  d'uovo;  il 
quale  oltre  la  propriety  di  prevenire  1'  ingorgo  della  parte. 


RoTTUriA   DI   UN   CALLO   DEFORME   EC.  H-Ol 

aveva  anche  quella  di  piestarsi  all'  adattaniento  dell'  a- 
stuccio  di  legiio ,  occupaiido  per  cosi  dire  tutti  quel  vani 
che  r  astuccio  naedesiino  avrebbe  potuto  lasciare ,  di  di- 
fendere  la  parte  stessa  dall'  impressioiie  molesta  clic  vi 
avrebbe  arrecato  1'  astuccio,  e  di  assodarsi  finalmeiite  in 
modo  da  rappresentare  per  se  solo  una  specie  d'  apparec- 
cliio  inamovibile. 

In  qiianto  poi  al  timore  di  non  ottenere  1'  adesione  de- 
gli  estreini  dei  fraininenti  fra  di  lore,  nella  supposizione 
che  essendo  rimasti  lungo  tempo  isolati  si  fossero  separa- 
tamente  cicatrizzati ,  rilletteva  fra  me  stesso  die  in  for- 
za  della  rottura  del  callo  abnorme  era  a  sperarsi  si  fos- 
se potuto  stabilire  nelle  esti'emita  istesse  dell'  osso  die 
veuiva  troncato  un  processo  atto  a  dare  un  trasudamento 
valevole  per  1'  unione  di  essa,  e  a  cosi  sperare  mi  con- 
fortava  1'  eta  giovanile  dell'  inferma.  E  qiland'  anche  1'  u- 
nione  dei  frammenti  non  si  fosse  potuta  ottenere ,  deri- 
vandone  invece  la  temuta  pseudo-artiosi,  pure  a  mio  cre- 
dere non  si  doveva  tralasciare  d'  intraprendere  la  rottura 
del  callo  deforme ;  e  cio  non  in  vista  soltanto  di  mettere 
alia  prova  le  forze  riparatrici  della  natura,  ed  il  pote- 
re  deir  arte,  come  di  sopra  accennai,  ma  sibbene  per- 
che  abbandonato  a  se  stesso,  rimaneva  assolutamente  im- 
pedita  ogni  azione  del  inembro,  mentre  che  coUa  pseu- 
do-artrosi  il  membro  avrebbe  servito  a  qualdie  uso.  Egli 
e  vero  che  in  molti  casi  e  da  preferirsi  il  callo  deforme 
alia  pseudo-artrosi ,  cioe  quando  questa  dovesse  accadere 
su  di  un  arto  inferiore  e  a  molta  distanza  dalle  congiun- 
zioni  delle  ossa ;  ma  allorche  avvenga  in  un  membro  su- 
periore ,  ed  in  vicinanza  di  un'  articolazione,  come  sareb- 
be  accaduto  nel  nostro  caso,  in  allora  il  difetto  risultan- 
te  dalla  pseudo-artrosi  sarebbe  assai  minore  di  quello  che 
potrebbe  oflferire  un  callo  deforme.  Imperocche  attaccan- 
dosi  in  questo  caso  la  maggior  parte  dei  muscoli  al  fram- 
mento  inferiore,  e  questo  trovando  appoggio  nel  superio- 
re  congiuntovi  per  quella  sorte  di  legamento  che  vi  co- 
stituiscono  le  parti  intorno,  si  presterebbe  percio  a  tutti 
que'  movimenti  che  i  muscoli  stessi  vi  possono  imprimere. 

T.    VIII.  51 


-i02  Carlo  Massarenti 

Per  la  qual  cosa  essendo  provato  die  nelle  suindicate  cir- 
costanze  era  da  preferirsi  la  pseiido-artrosi  al  callo  defor- 
me ,  mi  decisi  con  piu  fraiichezza  di  passare  all'  operazio- 
ne,  la  quale  vcnrie  da  me  stesso  eseguita,  coadiuvato  da- 
gli  Egregi  miei  CoUeglu  signori  dottori  Bertolazzi,  Cavallina 
e  Querze. 

Adagiata  pertaiito  1'  inferma  in  un  letto  alqnanto  basso 
con  robuste  testate  di  legno,  incominciai  coUo  stabilire  la 
controestensione  passando  sotto  1'  ascella  una  fascia  da 
neonato  raddoppiata  piii  volte ,  la  quale  avvolgendo  la  te- 
sta deir  oniero,  cioe  il  frammeuto  superiore,  venne  fer- 
mata  solidamcnte  alia  testata  del  letto,  verso  cui  1'  infer- 
ma aveva  il  capo.  Qnindi  dato  a  tenere  il  braccio  a  due 
dei  menzionati  assistenti ,  1'  uno  dei  quali  iinpugnava  1' e- 
streniita  inferiore  di  esso ,  e  F  altro  1'  antibraccio  al  dis- 
sopra  deir  articolazione  della  mano  ,  feci  loro  eseguire 
r  estensione,  affine  di  sconnettere  i  frammenti  male  uniti. 
Ma  per  quanta  fosse  la  forza  da  essi  iisata  non  fu  possi- 
bile  far  cedere  di  una  linea  il  callo;  per  cui  quando  vidi 
che  era  assai  piu  probabile  di  apportare  lacerazioni  sulle 
parti  moUi  di  quelle  che  rompei'e  1'  unione  viziata  del- 
r  osso,  stimai  conveniente  di  desistere  dalle  praticate  vio- 
lenze,  per  quindi  passare  all'  uso  della  leva,  come  gia 
aveva  divisato  di  fare  nel  case  che  le  forze  impiegate  per 
eseguire  1'  estensione  e  contro-estensione  fossei'o  tornate 
frustranee.  In  allora  passato  uno  degli  aiuti  dietro  la  te- 
sta dell'  ammalata  incaricato  a  tener  fermi  i  capi  della 
fascia  die  aveva  servito  alia  contro-estensione,  onde  dare 
alia  spalla  uno  state  d'  imniobilita  ed  ai  legamenti  dell' ar- 
ticolazione del  braccio  quella  resistenza  di  cui  mancavano, 
venni  per  tal  guisa  ad  assicurare  il  punto  che  rappresen- 
tar  doveva  la  resistenza  della  leva.  Applicai  inoltre  la  po- 
tenza  all'  estremita  inferiore  dell'  oniero ,  servendomi  del- 
la mani  degli  assistenti  medesimi,  che  avevano  praticata 
1'  estensione,  e  poscia  portai  il  punto  d'  appoggio  sul  cal- 
lo abnorme  stabilendolo  colla  mia  mano  destra ,  la  quale 
venne  applicata  in  niodo  da  afFerrar  1'  osso  fra  1'  indice  e 
il    pollice    gravitandovi    sopra    a    braccio    disteso    col    peso 


ROTTURA   DI    UN   CALLO   DEFORME   EC.  i  03 

del  tronco,  affine  di  evitare  che  il  piinto  d'  appoggio 
stesso  veiiisse  innalzato  nel  tempo  in  cui  la  poteiiza  era 
messa  in  azione.  In  pari  tempo  da  qiielli  che  avevano  af- 
ferrato  il  braccio  lo  feci  spingere  dal  basso  all'  alto  nel 
mentre  die  io  reagiva  sul  punto  d'  appoggio  in  senso  op- 
posto,  e  sotto  tale  movimento  si  udi  uno  scroscio  che 
annunzio  la  rottura  dell'  osso  nel  punto  istesso  di  sua  vi- 
ziata  consolidazione.  Ottenuta  per  tal  modo  la  separazione 
dei  frammenti ,  passai  di  nuovo  a  praticare  I'  estensione  e 
contro-estensione  per  portare  all'  istesso  livello  i  lore  estre- 
mi ,  i  quali  alia  perfine  obbedirono  alle  trazioni  usate ,  e 
mediante  la  coattazione  contemporanca  da  me  eseguita  non 
senza  violenza  giunsi  a  mettere  i  frammenti  nei  loro  na- 
tural! rapporti. 

Superata  per  tal  modo  la  prima  difficolta  ,  rimaneva 
r  altra  non  meno  importante ,  quella  cioe  di  mantenere  i 
frammenti  dell'  osso  in  buona  direzione.  Per  far  questo 
inculcai  agli  assistenti  che  praticavano  1'  estensione  di  con- 
tinuare  a  mantenere  il  braccio  esteso ,  e  all'  altro  degli 
aiuti  che  teneva  assicurato  il  punto  della  resistenza  di 
stringere  i  capi  della  fascia  posta  sotto  1'  ascella  tlrandoli 
contro  se ,  ovvero  sia  in  senso  opposto  dcila  forza  esten- 
siva,  onde  evitare  che  i  frammenti  si  tornassero  a  scom- 
porre  nel  momento  che  si  volevano  slacciare  i  capi  della 
fascia,  assicurati  come  dissi  alia  testata  del  letto.  In  allo- 
ra  prima  di  applicare  1'  ideato  apparecchio,  misi  1'  amma- 
lata  seduta  sul  letto  per  averla  piu  comoda ;  e  perche 
neir  applicazione  del  medesimo  non  accadesse  lo  scompo- 
nimento  temuto,  feci  montare  sulle  materazza  1'  aiuto  che 
teneva  stretta  la  fascia,  il  quale  postosi  dietro  il  dorso 
deir  inferma,  tirava  in  su  i  capi  della  medesima,  in  modo 
cioe  da  innalzare  il  frammento  superiore  e  da  tenere  il 
capo  ridotto  nella  propria  cavita,  mentre  il  frammento  in- 
feriore  era  tirato  in  senso  opposto  dagli  altri  due  aiuti 
che  tenevano  il  braccio.  Da  questo  punto  levai  le  mie 
mani  che  avevano  servito  alia  coattazione ,  e  che  stavano 
ancora  ajiplicate  sul  braccio  per  impedire  uno  scomponi- 
niento  della  parte,  e  venni  tosto  ad  applicare  1' apparecchio. 


404  Carlo   Massarenti 

Preparato  del  lino  caidato ,  ne  intrisi  del  pezzi  nell'  al- 
bume  d'  uovo  dibattuto  e  1'  applicai  sulla  parte  offesa 
esteiidendolo  a  luodo  da  vestire  la  spalla  e  il  braccio  fino 
al  cubito.  Difese  in  tal  manieia  le  parti  da  ogni  molesta 
iiupressioiie  che  vi  avrebbe  potato  arrecare  F  astuccio, 
questo  fu  tosto  applicato ;  e  i  vani  che  rimanevano  fra 
una  ferula  e  1'  altra  furono  empiti  da  altro  lino,  esso  pure 
iuzuppato  neir  albume  d'  uovo.  Posta  allora  la  ferula  li- 
bera al  lato  interno  ed  anteriore  del  braccio,  e  situato 
nel  cavo  ascellare  un  globo  di  lino  cardato  asciutto ,  il 
tutto  assicurai  mediante  fisciatura  estesa  dal  cubito  alia 
soniniita  del  braccio.  Finalinente  per  compiere  1'  apparec- 
chio  instituii  un'  altra  fasciatura ,  la  quale  incominciava 
dalla  mano  e  si  estendeva  fino  alia  spalla  ;  da  qui  la 
feci  passare  ripetute  volte  dietro  il  dorso,  davanti  al  petto, 
e  sopra  la  spalla  medesima,  in  modo  da  formare  una  spica, 
che  dal  capo  dell'  omero  prolungavasi  fino  alia  base  del 
collo.  Allora  feci  rallentare  a  grado  a  grado  1'  estensione 
pernianente ,  in  cui  era  ancora  tenuto  il  menribro :  dopo 
di  che  posi  in  flessione  1'  antibraccio  portandone  sul  ven- 
tre la  mano ;  indi  situai  1'  inferma  in  posizione  supina , 
niettendo  sotto  il  braccio  alcuni  cuscinetti  per  mantener- 
lo  in  un  piano  naturale.  Da  questo  inomento  la  giovinet- 
ta  accuso  un  miglioramento  sensibile  su  tutta  la  parte, 
potendo  articolare  con  pii^i  facilita  le  dita;  e  diceami  di 
eseguire  coUe  medesime  certe  mosse  che  prima  le  ei'ano 
impossibili. 

Air  operazione  non  segui  nel  membro  operato  ne  in- 
gorgo  infiaminatorio,  ne  alcuna  molesta  sensazione ,  che 
obbligasse  a  rimuovere  1'  appareccliio.  Al  quindicesimo  gior- 
no  pero  sapendo  che  1'  inferma  non  poteva  piii  rimanere 
a  Bologna  per  mancanza  di  mezzi,  e  sottraendosi  per  tal 
guisa  alia  mia  quotidiana  osservazione ,  la  curiosita,  o  piut- 
tosto  la  prudenza  mi  fecero  nascere  il  desiderio  di  rivisi- 
tare  la  parte  per  assicurarmi  se  realmente  le  estremiti 
deir  osso  si  mantenevano  in  sito :  e  prescelsi  appunto  que- 
st' epoca,  non  tanto  perche  1'  ammalata  s'  allontanava  dal- 
la mia  vista,  quanto  perche  si  sarebbe  state  in  tempo  di 


RoTTUItA   DI   UN    CALI.O    UEFORME   EC.  405 

apportaie  ancora  un  qualclie  riparo ,  nel  caso  che  gli  estrc- 
mi  dei  fraiiiinenti  non  si  I'ossero  trovati  in  quei  rappoiti 
natuiali  in  cui  fiuono  situati.  Tolto  percio  di  mezzo  1'  ap- 
parecchio,  potei  allontanaie  ogni  dubhio  sulla  Ijiiona  dire- 
zione  dei  niedesiini  non  solo,  ma  ben  anche  cbe  la  parte 
aff'etta  non  era  sottoposta  a  vcrnn  ingorgo.  Per  la  qual 
cosa  riapplicai  sul  braccio  gli  stessi  mezzi  contentlvi,  rac- 
coniandando  ai  parenti  di  essa  di  eseguire  qualche  movi- 
mento  sul  cubito  dall'  avanti  all'  indietro,  e  viceversa, 
affine  di  prevenire  un'  anchilosi.  Verso  il  ([uarantesimo 
giorno  rividi  la  giovinetta,  ed  ebbi  la  eompiacenza  di  os- 
servare  cbe  dessa  servivasi  gia  del  menibro  con  molta 
faciliti,  e  cbe  i  niovimenti  della  mano  erano  resi  del 
tutto  liberi  ;  e  rimosso  1'  appareccliio ,  ebbi  campo  di 
accertarmi  che  i  frammenti  si  mantenevano  tuttavia  in 
buona  direzione  ,  ed  avevano  preso  fra  loro  adesione , 
come  ne  avvertivano  i  nioti  impressi  al  cubito,  i  qua- 
li  si  facevano  sentire  suU'  articolazione  della  spalla,  e  non 
pill  suU'  unione  dei  frammenti,  come  sarebbe  accaduto  se 
questi  non  si  fossero  uniti ;  laonde  svani  in  nie  ogni  dub- 
bio  di  pseudo-artrosi.  Rinnovai  cio  non  ostante  1'  applica- 
zione  del  lino  intriso  nell'  albume  d'  novo ,  ed  invece  di 
applicarvi  1'  astuccio  di  legno ,  mi  servii  di  ferule  leggie- 
re  e  flessibili ,  cfie  dal  capo  dell'  omero  giungevano  tin 
verso  il  gomito ,  ed  il  tutto  fu  tenuto  a  site  da  fascia- 
tura,  che  estendevasi  dal  cubito  alia  spalla,  non  trala- 
sciando  di  eseguire  alcuni  giri  a  spica  sulla  medesima 
per  assicurar  bene  le  estremita  delle  ferule  die  contor- 
navano  il  capo  dell'  omero.  Non  rimanendo  con  (jiiesto 
appareccliio  la  spalla  cosi  imprigionata  ,  come  quando  era 
vestita  strettamente  dall'  astuccio  di  leguo,  potevansi  per- 
cio far  eseguire  all'  omero  dei  movimenti  piii  estesi,  sen- 
za  che  questi  si  potessero  far  sentire  siiU'  unione  novella 
dei  frammenti,  rimanendo  questi  tutt'  ora  garantiti  dalla 
presenza  delle  ferule.  Riveduta  la  giovinetta  dopo  non 
breve  tempo,  la  trovai  priva  di  ogni  mezzo  contentivo, 
e  si  serviva  del  membro  a  tutti  gli  usi :  ella  era  gia  ca- 
pace    di    portare    il    braccio    in    tutte    le    direzioni    le  piu 


■40G  Carlo   Massarenti- 

difficili,  e  colla  uiano  stessa  del  braccio  operate  slaccia- 
va  cil  allacciava  il  biisto  infilandone  coU' a^o  gli  uncinelli 
situati  lungo  il  dorso. 

Dal  fatto  teste  nanato  si  ricavano  i  seguenti  corollari : 

1 ."  Che  in  casi  di  frattura  lual  consolidata ,  con  acca- 
vallaniento  dei  franinienti ,  die  conti  un'  epoca  non  molto 
recente,  da  ritenere  percio  che  le  estremiti  di  essi  si  tro- 
vino  in  circostanze  da  non  potersi  piii  fra  loro  riiuiire, 
r  unione  puo  accadere  egualmente  come  quella  di  due 
frammenti  accavallati  che  non  si  toccano  pin  colle  loro 
superficie  rotte ;  e  nel  nostro  caso  cio  e  riescito  anclie 
piu  facilmente  per  ragioni  anatomico-fisiologiche  riferibili 
alle  ossa  stesse  della  nostra  inferma ,  in  quanto  die  per 
r  eta  giovanile  eraiio  dotate  di  pronta  ed  energica  forza 
riproduttiva. 

Da  questo  fatto  troverei  motivo  di  arguire,  checclie  ne 
dicano  altri  in  contrario,  die  la  consolidazione  delle  su- 
perficie dei  franunenti  fra  loro  potesse  sperarsi  ancoia  in 
casi  di  rottura  di  callo  antico  deforme  per  sovrapposizione 
delle  ossa ,  sempreche  peio  1'  apparecchio  contentivo  sia 
bene  impiegato,  e  die  1'  arto  sia  situato  nella  posizlone 
richiesta  dalla  qualita  della  frattura.  E  cosi  per  fatti  os- 
servati  nella  niia  pratica  inclinerei  a  ritenere  die  le  cau- 
se, le  quali  possono  dar  luogo  alia  pseudo-artrosi,  siaiio 
per  lo  piu  insite  piuttosto  nell'  organismo ,  e  die  poche 
volte  soltanto  la  impedita  riunione  dei  frammenti  abbia 
la  sua  ragione  in  circostanze  a  quello  estrinseche,  quali 
sarebbero  un  male  ideato  apparecchio ,  vina  inoportuna 
posizione  dell'  arto  fratturato. 

2."  Che  in  casi  di  viziata  consolidazione  dell'  oniero 
avvenuta  nel  suo  collo  clururgico,  e  alia  quale  vogliasi 
riparare,  la  lussazione  del  suo  capo  e  complicanza  di  po- 
co  momento ,  potendo  il  cliirurgo  colle  sole  sue  niani  ri- 
mettere  1'  osso  slogato  nella  propria  cavita  articolare. 

3.°  Che  quando  un  apparecchio  e  costruito  a  modo  da 
render  vana  1'  azione  di  qualunque  forza  che  tenda  a  di- 
struggere  quanto  coll'  uso  di  lui  si  vuol  conseguire ,  e  un 
mezzo  potentissinio  per  il  buon  esito  dell'  operazione. 


ROTTURA   DI   UN    GALLO   DEFORME   EC.  107 

i.°  Fiiialmente  che  quando  il  chirurgo  applica  delle 
forze  sul  corpo  vivente  dirette  da  leggi  meccaniche,  pu6 
ottenere  colle  propiie  mani,  o  sussidiate  ancora  da  quel- 
le degli  assistenti,  i  risultati  stessi  che  si  ottengono  col- 
le maccliiiie ;  colla  differenza  die  colle  mani  si  puo  misu- 
lare  la  lorza  della  resistenza  incontrata,  e  a  questa  pro- 
porzionare  la  potenza ,  portando  anche  delle  modificazioni 
nel  metodo  a  seconda  delle  eventuality  che  possono  in- 
sorgeie ;  cio  che  non  puo  essere  seinpre  perniesso  dal- 
r  uso  delle  macchine.  Se  colle  mani  si  possano  fare  gran- 
di  violenze  senza  arrecare  inconvenienti,  ve  lo  provi  non 
solo  il  fatto  che  in  oggi  vi  ho  esposto  (  in  cui  ottenni  di 
fratturaie  di  nuovo  1'  omero  gia  consolidato,  e  di  una 
consolidazione ,  avuto  riguardo  all'  eta  fresca  dell'  inferma, 
da  ofFerire  una  resistenza  non  minore  di  quella  che  avreb- 
be  presentato  1'  omero  stesso  ,  se  fosse  stato  sano  ) ,  ma 
ben  anche  i  due  casi  di  lussazione  traumatica  del  femore, 
che  col  solo  aiuto  delle  mie  mani  potei  rimettere,  sebbe- 
ne  uno  di  essi  datasse  da  trentasette  giorni ,  come  gia 
trovasi  notato  in  una  memoria  che  altra  volta  ebbi  1'  ono- 
re  di  leggere  alia  vostra  presenza. 


SOPRA  m  NUOV'O  SE6N0 

DIAGNOSTICO  DIFFERENZIALE 

FRA 

L'  EMORRAGIA  CEREBRALE 

ED 

IL  RAMMOLLINE^TO 

^^'^^ 
DEL  DOTTORE  CESARE   DELLUZZI 


(Lett.i  nella  Sessipne  del  12,Marzo  18S7. ) 


s, 


*e  egli  e  vero  che  malattie  del  tutto  difFerenti  possano 
ben  di  sovente  con  somlglianza  di  forme  i-appresentaisi , 
sicche  un  tale  accidente  abbia  a  riguardai-si  cagione  per 
cui  alcuni  morbi  non  furono  prima  di  noi  conosciuti,  qiian- 
tunque  non  mancasse  negli  antichi  Maestri  il  genio  per 
osservare  e  per  indurre,  cio  si  verifica  manifestamente  nel 
rammollimento  cerebrale.  Questa  malattia  scoperta  recente- 
mente,  e  stata  innalzata,  come  e  noto,  ad  entitu  morbosa  e 
riconosciuta  malattia  a  se,  non  il  seguito  o  il  fine  di  altra  af- 
fezione.  Essendosi  fatto  capo  dall'  anatomia  patologica,  col 
mettere  in  rapporto  i  svioi  referti  coUe  manifestazioni  morbo- 
se  e  coUe  cause,  sonosi  determinati  i  sintomi  del  rammolli- 
mento, corrispondenti  alle  sue  varie  fasi,  mentre  dagli 
antichi  venivano  essi  compresi  tutti  nel  quadro  sintomati- 
co  della  apoplessia,  e  riguardo  agli  altri  e  cioe  ai  trova- 
ti  cadaverici ,  o  correvano  inosservati ,  o  venivano  descrit- 
ti  come  alterazioni  secondarie ,  dipendenti  dalla  azione 
meccanica  del  sangue  stravasato. 


T.   vni. 


52 


410  Cesare  Belluzzi 

Cogli  stuJi  noil  interrotti  dei  niodenii  si  e  giunti  a 
potere  stahilire  iiella  generalita  dei  casi  il  gludizio  quan- 
do  avvenga  l'  eniorragia  cerebrale,  e  quando  il  ramniolli- 
inento ,  quaiitunqne  si  mostrino  con  somiglianza  di  sintomi 
paralitici.  Tale  j)erfezionaineiito  di  diaguosi  non  va  disgiuu- 
to  da  corrispondente  utilita  nella  pratica;  poiclie  se  nella 
eniorragia  cerebrale  le  sottrazioni  sanguigne  forinaiio  il 
miglior  soccorso  curative ,  e  nel  rainniollimento  esse  so- 
no  per  lo  piii  danuosissiine ;  e  se  i  riinedi  clie  convengono 
nella  prima  non  sono  quelli  die  giovano  nell'  altra,  rinia- 
ne  dimostrato  quanto  sia  utile  il  potere  stahilire  quale  del- 
le  due  inalattie  si  abbia  a  coinbattere.  Cosi  potesse  siffatta 
diagnosi  essere  senipre  possibile  con  qualche  sicurezza,  e 
non  si  fosse  costretti  alcuna  volta  a  contentarsi  solo  della 
probabilita ! 

Per  la  qual  cosa  non  e  a  meravigliare  se  all'  apparire 
nei  giornali  di  mediciiia  delle  consideiazioni  del  Tiousseau 
sopra  un  nuovo  segno  diagnostico  distintivo  fra  il  rammol- 
limento  cerebrale  acuto  e  1'  eniorragia ,  siasi  eccitata  la 
generale  attenzione ,  e  quasi  non  siavi  state  periodico , 
clie  non  abbia  riportato  quell'  Articolo.  Annunziava  in  bre- 
ve il  Trousseau  (1),  richiamando  a  vita  un' idea  del  Re- 
cainier,  avere  veriiicato  clie  quando  1'  intelligenza,  il  mo- 
to  e  la  sensibilita  (  poiclie  in  questi  tre  ordini  classifica 
Egli  le  manifestazioni  funzioiiali  del  cervelle)  sono  simul- 
taneaniente  e  profondameute  alterate,  vi  e  sicuraniente  e- 
merragia  cerebrale,  e  clie  quando  insieme  ad  abolizione 
pill  e  ineno  conipleta  del  mote  vi  e  conservaziene  ed  in- 
tegrita  della  intelligenza  e  della  sensibilita,  allora  si  trat- 
ta  di  un  ramniolliinento ,  in  una  parola  come  lo  disse  il 
Recamier  ,  die  vi  e  nclV  emorragia  consonanza  fra  i  sin- 
tomi ,  nel  rammolVunento  dissonanza. 

Ognun  vede  quanto  sarebbe  agevole  istituire  la  diagnosi 
differenziale  delle  due  affezioni   nominate   con  tale  criterie 


(1)  Vedi   Gaz.    des   Hopitanx   N.  47.  21  Aprile  1856    e    del    Bull,  delle 
Scicnze  Mediche  fasc.  di  Maggio  dell'  anno  sudd.  pag.  378  ec. 


SOPRA   UN   NUOVO   SEGNO  DIAGNOSTICO  EC.  4-11 

analitico ,  espresso  con  una  formola  tanto  seinplice,  e 
quindi  cjuaiito  sia  interessante  l'  esaininare  se  tale  faciiita 
sia  veramente  realizzabile  nella  pratica.  Per  cui  invogliatomi 
deirargomeiito,  ricliiamai  alia  meinoria  i  ricordi  in  propo- 
sito,  e  ritornai  sulle  annotazioni  che  conservava  degli  am- 
nialati  veduti  nell'  Ospedale  Maggiore,  ove  fra  gli  stiidi 
favoriti ,  sotto  la  direzione  di  celehri  maestri ,  tenni  pur 
quello  del  ranimollimento  cerebrale.  II  che  facendo  mi 
parve  quel  criterio  diagnostico  troppo  esclusivo  e  non  poter 
sussistere  al  paragone  dei  f'atti  clinici.  Tuttavia  onde  sta- 
bilir  meglio  il  suo  valore  dccisi  appigliarmi  a  due  gene- 
ri  di  ricerche,  che  mi  avrebbero  condotto  alia  medesima 
meta.  Osservare  cioe  negli  Autori  classici  di  medicina  che 
riportano  fatti  da  Essi  veduti  di  apoplessia  sanguigna  e 
terniinati  coUa  morte,  se  vi  e  tracciata  la  consonanza  dei 
sintomi  indicata,  poi  se  fu  sempre  trovata  la  dissonanza 
da  altri  che  presentarono  storie  di  rainniolliniento  cerebra- 
le;  e  vedere  in  secondo  luogo  nei  casi  di  apoplessia  che 
avrei  potuto  osservare  io  stesso  specialmente  negli  Spedali, 
nei  quali  fosse  praticata  la  necroscopia  ,  se  alle  due  alte- 
razioni  diverse  di  emorragia  e  di  rammollimento  avessero 
corrisposto  sempre  le  manifestazioni  indicate  dal  Trousseau. 
Prima  pero  di  procedere  oltre,  siccome  non  tutti  dopo 
il  Lacnnec  son  d'  accordo  sul  valore  d'  assegnare  al  voca- 
bolo  apoplessia ,  non  sara  inutile  cred'  io  dichiarare  quale 
significato  io  vi  annetta.  Intorno  a  che  diro  adottare  il  sen- 
so  che  gli  venne  consacrato  da  una  non  mai  interrotta 
tradizione,  da  Ipocrate  cioe  fino  a  noi,  che  percio  potrebbe 
dirsi  classico,  e  che  viene  ancora  seguito  da  qualcuno  fra 
i  moderni  (1).  Secondo  il  quale  concetto  sta  appunto  il 
nome  di  apoplessia  per  esprimere  una  malattia  caratteriz- 
zata  da  improvvisa  perdita  di  sense  e  di  moto,  e  talora  an- 
che    della    intelligenza    piu    o    meno  estesa ,  piii    o    meno 


(1)  Vedi  G.  Frank.  Trattato  di  Medic.  Prat,  nnivers.  Vol.  2  pag.  160. 
.Milano  1846  ec.  Copland.  Annali  Universal!  di  Medicina.  Milano  1853  fasc. 
di  Oil.,  Nov.  e  Dec.  pag.  534. 


•412  Cesake  Belluzzi 

coinpleta,  piii  o  ineno  diirevole  prodotta  nel  maffglor  nume- 
ro  dei  casi  da  uno  spaiidimento  sanguigno  nelle  membra- 
ne cerebrali,  nei  ventricoli  o  nella  sostanza  dell'  encefalo. 
Mentre  alcuni  moderni  caiiil)iaiido  il  concetto  fenomenolo- 
gico  con  qiiello  della  lesione  materiale,  intesero  col  no- 
me  di  apoplessia  significare  lo  sti'avaso  di  sangue  nel  cei- 
vello,  e  non  paghi  di  tale  cambiamento,  mutarono  anche 
di  piu  il  significato  di  questo  termine,  e  apoplessia  per 
essi  porta  il  concetto  di  stravaso  di  sangue  entro  la  tra- 
ma  di  un  organo,  di  lui  parenchima  qualsiasi,  e  quindi 
ammisero  1'  apoplessia  pulmonare,  la  muscolare,  quella  del- 
la  milza,  del  cuore  ec.  Colla  quale  innovazione  banno 
essi  ingenerata  confusione  alterando  il  significato  ad  un  ter- 
mine altrimenti  inteso  e  ricevuto  nella  scienza ,  e  cliia- 
mando  collo  stesso  nome  afFezioni  molto  differenti  di  en- 
tita,  quale  si  e  la  grave  emorragia  cerebrale  e  1'  ecbimosi 
cutanea  di  poco  momento.  Di  piu  il  nome  apoplessia  in- 
dicando  per  essi,  come  si  e  detto,  emorragia,  allorcbe 
ammettono  1'  apoplessia  nervosa  si  trovano  in  una  perfet- 
ta  contraddizione  di  termini  (1).  Quando  invece  intenden- 
do  per  apoplessia  il  quadro  fenomenologico ,  si  possono 
adoperare  gli  aggiiniti  di  sanguigna,  scierosa,  nei'vosa  ec. 
a  seconda  che  la  qualita  dei  sintomi  consiglia  ammettere 
1'  una  o  1'  altra  di  queste  diverse  alterazioni. 

Ora  tornando  al  mio  assunto  diro  cbe  intanto  die  io 
mi  stava  occupando  di  tale  ricerca,  compariva  nel  Racco- 
glitore  Med.  Cliir.  di  Napoli  (2)  un  articolo  del  Sig.  Dot- 
tor  Alberinto  Baccari,  nel  quale  cbiamandosi  degno  di 
molto  studio  1'  argomento  e  tale  da  dover  fissare  1'  esame 


(1)  V.  del  Tardieii  Manuel  de  Pathologic  et  de  Cliniqiie.  Paris  1857 
pag.  269.  =:  /  si)Uomi  piu  costanti  deW emorragia  cerebrate...  apparlengono 
ugualmenle  a  eerie  sincopi  delle  apoplessie  nervose  dipendenti  in  alcuni  casi 
da  slalo  anemico  del  cervello. 

(2)  V.  Fascicolo  di  Febhraio  1856  pag.  187.  Nello  stesso  Giornale  nel 
fasc.  di  Maggio  e  Giiigno  del  tnedcsinio  anno  pag.  341  trovasi  un  altro  ar- 
ticolo del  Dottor  Monticclli  che  ik  alia  forraola  del  Recamier  una  nuova  in- 
teipretazione ,  deila  qnale  non  i  mio  assunto  intrattenernii. 


SOPRA  UN  NUOVO  SEGNO   DIAGNOSTICO  EC.  413 

(lei  medici  per  stabilirne  il  vero  valore ,  mi  confermava 
iiell'  opiuione  clie  io  pure  ne  aveva  concepita.  Eiitrato 
poi  il  Baccari  neli'  esame  critico  dei  pensainenti  del  Trous- 
seau, avverte  priniierainente  clie  distingucndo  come  si  fa 
da  Esso  le  funzioni  dei  cerveilo  in  tre  categoric,  cioe  in- 
teliigenza,  sensibilita  e  movimenti,  non  si  riesce  a  compiere 
un'analisi  completa  perche  si  trascurano  i  fenomeni  della  vi- 
ta organica.  Indi  dalla  stessa  distinzione  del  Trousseau  della 
triplice  manit'estazione  funzionale  del  cerveilo,  parendo  al 
Baccari  poterue  dedurre,  clie  il  suddetto  Autore  avesse 
del  cerveilo  idea  come  di  un  organo  complesso,  il  quale 
appalesa  distinte  le  sue  parti  in  ciascun  ordine  di  fatti  fun- 
zionali,  entra  a  parlare  nel  modo  seguente  »  Se  e  cosi  non  sara 
»  mai  permesso  confondere  le  parti  componenti  del  cerveilo 
»  fra  loro,  cioe  riferire  un  dato  ordine  di  funzioni  ad  altre 
»  parti  clie  a  quella  da  cui  procedono ,  e  la  sensibilita,  i 
»  movimenti,  la  vita  organica  e  1' intelligenza  debbono  tutti 
»  quattro  avere  di  ragione  il  lor  punto  genetico  in  altret- 
»  tante  parti  distinte  dell'  organo  cerebrate,  clie  la  fisio- 
»  logia  va  riconoscendo  e  scrupolosamente  segnando  ».  11 
che  posto,  prosegue,  quando  vi  ha  concordanza  di  sintomi 
vorrebbe  dire  clie  sono  affette  tutte  le  parti  del  cerveilo 
che  ad  esse  attribuzioni  sono  destinate ,  e  che  quando  vi 
ha  dissonanza,  solo  minori  parti  del  cerveilo  sono  amma- 
late ,  talche  i  dati  del  Trousseau  non  potrebbero  condurre 
a  diagnosi  differenziale  delle  due  nominate  malattie ,  ma 
solo  della  estensione  del  processo  morboso.  11  die,  Egli  ag- 
giunge,  viene  contradetto  dalla  anatomia  patologica ,  che 
trova  tanto  1'  una  che  1'  altra  alterazione  estesa  o  limita- 
ta  egualmente.  E  termina  concludendo  che  non  potendosi 
giungere  alia  diagnosi  differenziale  delle  due  nominate  ma- 
lattie per  via  diretta,  non  rimane  che  I'  indiretta  dalla 
quale  si  avra  piii  o  meno  probabilitu. 

A  queste  sottili  obbiezioni  del  Baccari  potrebbe  forse 
rispondersi  che,  ammettendosi  ancora  col  suddetto  Autore 
la  triplice  manifestazioue  sintomatica  nomiuata,  e  la  plu- 
rality degli  organi  del  cerveilo  (  non  perche  discenda  ue- 
cessariamente  da  essa,  ma  per  essere  consigliata  da  molti 


Hi  Cesare  Belluzzi 

argonienti  ed  autorita  ) ,  si  puo  bene  intendere  come  in- 
teressato  il  cervello  da  una  emorragia  od  invece  da  un 
raniniollimento,  quantunque  la  sede  e  1'  estensione  del- 
r  oigano  alTetto  sia  la  stessa  nei  due  casi ,  si  possono  tut- 
tavia  avere  varietii  nei  sintomi,  poiclie  il  niodo  di  coinpor- 
tarsi  deir  uno  e  bene  spesso  diffeiente  dall'  agire  dell'  al- 
tra ,  considerati  aucora  soltanto  sotto  1'  aspetto  meccanico. 
Nei  lanuuolliniento  le  parti  ad  esso  adiacenti  nou  soffVono 
distrazione  o  spostamento,perclie  elementi  accresciuti  o  nuo- 
vi  non  sono  veramente  venuti  entro  il  cranio,  mentre  nel- 
r  emorragia  il  sangue  versato  viene  ad  occupare  uno  spazio 
dal  quale  sono  allontauate  parti  del  cervello  clie  lo  occupa- 
vano,  le  quali  alia  lor  volta  comprimono  altre  parti  piu 
lontane.  Ed  oltre  le  difFerenze  che  risultano  dal  vario  mo- 
do  di  agire  del  rammollimento  e  della  emorragia  cerebra- 
le ,  allorclie  essi  si  trovano  nei  medesimo  punto  del  cer- 
vello ,  ne  possono  esistere  altre  derivanti  da  circostanze 
clie  non  sono  loro  comuni ,  fra  le  quali  nominero  questa , 
che  il  rammollimento  non  puo  avvenire  che  nella  sostan- 
za  del  viscere,  mentre  1'  emorragia  puo  succedere  entro 
le  sue  cavita,  senza  ledere  quasi  punto  il  cervello. 

Ma  non  istaro  piu  a  lungo  a  difendere  dalle  altrui  ob- 
biezioni  un  concetto,  che  in  seguito  tentero  io  pure  di 
combattere.  Nei  che  fare  lasciando  il  lato  speculative  e  gli 
argomenti  a  priori,  mi  faro  ad  esaminare  la  {[uestione  pra- 
ticamente;  nei  qual  campo  esistono  minori  difficolta,  e  si 
rinvengono,  io  credo,  argomenti  abbastanza  concludenti  per 
lo  scopo  che  mi  sono  prefisso.  Guardando  io  adnnque 
primieramente  se  nei  classici  Autori  sieno  registrati  casi 
di  emorragia  di  cervello  hniti  colla  morte ,  nei  quali  siasi 
praticata  la  necroscopia,  e  che  non  abbiano  durante  la  vi- 
ta manifestato  la  consonanza  dei  sintomi  ammessa  dal 
Trousseau  ,  trovo  fra  gli  altri  nei  Morgagni  alia  lette- 
ra  3*  §   1 1°  il  seguente  fatto  assai  rimarchcvole. 

Un  certo  Antonio  Tita,  botanico  di  Padova  sui  73  an- 
ni ,  vigoroso ,  di  corporatura  quadrata  e  piuttosto  pingue, 
che  stava  solitamente  es])osto  al  sole,  e  faceva  uso  di  vi- 
ni  generosi    fino    al    grado    di    ebbrieta,  nei  maggio   1729 


SoPRA  UN  NUOVO  SEGNO  DIACNOSTICO    EC.  415 

fu  preso  una  sera  cenando  da  emiplegia  sinistra  e  da  glos- 
soplegia.  Accorso  il  Morgagni,  die  abitava  a  lui  d'  appres- 
so,  trovo  =  clie  alia  cliiarezza  delle  idee,  sono  sue  pa- 
»  role,  univasi  lo  state  naturale  del  calore  del  corpo  ,  cs- 
»  seudo  il  polso  vigoroso  e  vibrato  =.  Prescritto  Egli  un 
salasso  ed  ordinati  altri  presidi,  lasci6  1'  infermo  aHidato 
alle  cure  del  sue  medico,  ma  aggravatosi  nella  notte,  nel 
seguente  mattino  era  gia  morto. 

La  sezione  cadaverica,  clie  fu  praticata  in  presenza  del 
Morgagni ,  trovo  nel  ventricolo  destro  del  cervello  special- 
mente,  emorragia  sanguigna,  tale  da  riempiere  un  novo 
di  gallina,  parte  del  rjual  sangue  era  aggrumato;  il  cer- 
vello era  sano  e  intatta   la  sostaiiza  de'  suoi   lobi. 

In  questo  fatto  clii  non  vede  chiaro  clie  secondo  gli 
insegnamenti  dell'  Autore  francese  si  sarebbe  instituita  la 
diagnosi  di  un  raiuinollimento,  perclie  non  vi  era  con- 
sonanza  di  sintorni  ,  essendo  intatta  1'  intelligenza ;  men- 
tre  colla  scorta  delle  cognizioni  possedute  oggidi  sul 
diagnostico  diflPerenziale  nominato ,  quello  della  emorra- 
gia, come  mi  faro  in  seguito  a  dimostrare,  era  facile  e 
naturale ! 

Ma  vediamo  ora  se  presso  Autori  di  vaglia  si  trovino 
descritti  casi  di  rammollimento  clie  avessero  in  vita  pre- 
sentati  i  sintomi  dell'  emorragia  come  vengono  esposti  dal 
Trousseau.  La  qual  cosa  io  non  potrei  fare  abbastanza  si- 
curamente  all'  appoggio  degli  scrittori  anticlii ,  poiche  il 
rammollimento  del  cervello ,  siccome  dissi ,  o  non  cono- 
scevano,  o  descrivendolo  ancora  alcuni  fra  loro  senza  co- 
noscerlo ,  vi  ammettevano  poca  importanza  ,  ritenendolo  al- 
lora  secondario  della  emorragia. 

Mi  faro  quindi  a  ricercarii  in  quei  moderni  clie  ne  ri- 
portano  storie,  scegliendo  1'  alemanno  Fuchs.  L' opera  del 
quale  e  uno  di  quei  libri  clie  non  divengono  anticlii  mai 
per  cangiar  di  sistemi ,  perclie  essendo  composta  una  par- 
te di  essa  di  fatti  clinici  dettagliati  e  bene  osservali,  quan- 
tunque  possa  subire  cangiamenti  1'  altra  clie  e  dottrinale, 
rimane  sempre  intatta  la  prima,  atta  a  licevere  interpre- 
tazioni  diverse  da  quelle  dell'  Autore. 


4-16  Cesare  Belluzzi 

Se  io  adiinque  esamino  le  sei  stoiie  tU  mininolliniento 
seinplicc  da  Esso  narrate,  scorgo  iiella  prima  siibito  es- 
servi  abolizione  di  coscienza,  con  perdita  di  senso  e  di 
nioto  agli  arti  dolla  sinistra  parte,  alterazioni  tutte  trovate 
conteniporaneanionte  e  della  inedesinia  gravezza.  Trattavasi 
di  nna  donna  di  71  anni,  mendicante,  di  debole  e  magra 
complessione,raccolta  im  mattino  nella  strada  priva  di  sensi. 
Aveva  il  volto  pallido,  mancavano  tutti  i  segni  di  congestio- 
ne  al  capo,  la  respirazione  non  era  rumorosa,  il  ])olso  era 
ineno  frequente  del  normale ,  debole  e  piccolo.  Nella  ter- 
za  storia  la  niorte  si  dice  avvenuta  cosi  repentinaniente 
come  in  ima  apoplessia  sangnigna;  sicclie  il  criterio  della 
consonanza  del  Trousseau  avrebbe  condotto  in  ambedue  i 
casi  ad  errore  di  diagnosi. 

Dopo  avere  riteriti  fatti  di  autorevoli  Autori  die  stanno 
ad  infermare  i  dettati  assoluti  del  Clinico  f'rancese,  ripor- 
tero  ora  in  seconda  linea  cio  che  io  pure  ho  potuto  os- 
servave,  dopo  la  pubblicazione  del  Trousseau,  e  cioe  nel 
corso  dell'  anno  1856  fra  i  malati  che  con  tale  intento 
andava  esaminando  nello  Spedale  Maggiore,  e  che  si  op- 
pone  alia  sicurezza  delle  sue  asserzioni. 

Veniva  accolto  al  letto  138  un  giovine  di  34  anni, 
im  tempo  cocchiere,  il  quale  avendo  subito  non  so  per 
quanto  tempo  ma  certamente  non  breve,  una  punitiva 
reclusione  nelle  prigioni  di  Forte  Urbano,  restituitosi  nel- 
1'  Aprile  1856  in  propria  casa,  rimase  colpito  da  improv- 
viso  e  profondo  patema  nel  sapere  essere  la  di  lui  moglie 
gia  morta  fino  dall'  estate  scorso  di  colera.  Preso  poco  dopo 
da  istantanea  diminuzione  di  vista,  in  due  giorni  divenne 
amaurotico  e  per  soprappiu  nel  di  seguente  venne  colpito 
da  apoplessia.  Fu  accolto  nello  stesso  giorno  nello  Speda- 
le ove  mostro  i  seguenti  sintomi :  perdita  completa  della 
conoscenza,  con  sopore  continuo  e  profondo,  emiplegia 
sinistra  tanto  di  moto ,  quanto  del  senso ,  le  pnpille  dila- 
tate ,  i  polsi  piccoli ,  la  calorificazione  naturale  ed  eguale 
per  tutto  il  corpo;  il  volto  era  pallido  tendente  al  gial- 
liccio ,  e  quantunqne  1'  individuo  fosse  abbastanza  nutrito , 
mostrava  pero  un  malus  habitus  dovuto  probabilmente  alia 


SoPRA   UN   NUOVO    SEGNO   DIACNOSTICO   EC.  417 

reccntn  prii^ionia  sofFerta.  Nci  cinque  oiorni  clu;  visse  nel- 
lo  SpcdaU;,  null  mostro  iiiai  di  iiiteiKleie  ,  lie  proferi  al- 
cuiia  (listiiita  paiola ,  e  peggioraiido  sempre  si  maiiife- 
starono  prima  dcUa  iiioite  i  fenomeni  delle  piu  giavi  apo- 
plessie. 

Qui  noil  niancava  ceitamente  la  consonanza  del  Trous- 
seau, per  cui  seguendo  la  foiniola  da  esso  proposta  si  sa- 
iel)l)e  diagnosticato  tiattaisi  di  cinunagia  cercbrale.  Fa- 
cendo  invece  il  dcbito  calcolo  di  tutte  ie  circostanze  etio- 
logiclie  e  sintoniatiche ,  si  doveva  inclinare  con  molta 
prohabilita  al  raininollimento.  Ed  invero  le  apparenze  ca- 
clieticlie  del  soggetto  e  la  rcclusione  patita ,  in  quanto 
alle  cause;  la  qualita  dei  polsi  che  crano  deboli ,  e  la 
mancanza  di  segui  di  congestione  fra  i  sintomi  stavano 
piuttosto  per  quest'  ultimo  giudizio. 

Air  autopsia  (  alia  quale  erano  preseiiti  il  chiarissimo 
Sig.  Professore  Fabbri ,  e  1'  egregio  giovine  mio  amico 
Dott.  Giovanni  Puglioli  )  si  trovo  rammollimento  cerebrale 
al  lobo  anteriore  destro,  di  color  ])ianco,  cbe  si  estendeva 
dalla  parte  anteriore  e  superiore  fino  alia  sua  parte  media. 
II  diametro  niaggiore  del  tratto  rammollito  che  era  dall'  alto 
al  basso ,  corrispondeva  ad  un  poUice  circa.  I  limiti  di  esso 
non  si  potevano  bene  detenninare  giacclie  finiva  insensi- 
bilmente.  Le  membrane  erano  ingorgate  solamente  in  cor- 
rispondenza  del  rammollimento  indicato,  nessuna  punteg- 
giatura  eravi  nel  cervello  ed  il  resto  dell'  organo  fu  tro- 
vato  normale. 

La  incertezza  poi  ed  erroneita  di  diagnosi  cui  conduce  il 
criterio  del  Recamier  die  il  Trousseau  ha  tentato  ricliia- 
mare  in  onore,  diviene  anche  maggiore  se  1'  emorragia  ed 
il  rammollimento  non  si  presentano  cosi  Isolati  come  fino 
ad  ora  li  ho  considerati ,  ma  1'  uno  complichi  1'  altro ,  ora 
il  rammollimento  precedendo  1'  emorragia  ed  ora  essendo 
ad  essa  secondario ;  come  pure  se  questi  due  stati  del  cer- 
vello siano  complicati  con  altri  elementi  morbosi,  per  cui 
non  puo  tale  criterio  ceitamente  sostituirsi  con  vantaggio  al- 
ia probalita  talora  molto  grande  per  non  dire  certezza  offer- 
ta  dai  sintomi  difFerenziali  che  gia  si  possedevano,  e  die 
T.   VIII.  53 


418  Cesaue   Belluzzi 

voiioono  I'm  iili  altii  dcsciitti  con  inolta  nitidezza  dal  Fuclis 
noiiiinato.  Srcondo  il  quale  Autore  infatti  si  piopeudeni 
per  il  raniinollimento  se  siavi  la  inaggior  parte  dei  seguen- 
ti  siiitonii ,  oli(>  iiidico  solo  soniinariamcnte ;  e  cioe  la  pre- 
cedenza  di  prodioiiii,  fra  i  quali  meiitano  inolta  attenzione 
la  passaggcra  perdita  di  t'orze  agli  arti  specialmente  infe- 
riori,  la  mancanza  di  segui  conslderevoli  di  congestione, 
la  costituzione  debole  o  indebolita ,  l'  avvenimento  dcU'  in- 
sulto  apopletico  non  dopo  il  cibo  o  sotto  1'  influenza  di 
circostanze  determinanti  inia  congestione  verso  il  capo, 
ma  per  lo  piii  nelle  ore  mattntine ;  la  pallidezza  del  volto, 
il  calore  come  del  capo  cosi  di  tutto  il  corpo  non  snpe- 
riore  al  normale ,  le  jugnlari  non  turgide ,  1'  occhio  lan- 
guido  e  infossato ,  il  respiro  non  stertoroso  nia  leggero  e 
senza  runiori ,  il  polso  piccolo  e  debole ,  ed  addoloramento 
o  contratture  negli  arti  paralizzati.  Ai  qnali  dati  aggiunge 
ancora  clie  la  conoscenza  spesso  non  e  subito  perduta  e 
la  paralisi  non  snbito  perfetta.  Una  serie  opposta  di  feno- 
meni  appartiene  all'  emorragia  cerebrale:  ed  allorche  am- 
bidue  le  alterazioni  sono  unite  nel  cervello,  ancbe  il  qua- 
dro  dei  sintomi  e  composto,  prevalendo  o  precedendo 
quelli  della  alterazione  maggiore  e  primieramente  stabili- 
ta.  Sopra  di  clie  non  mi  intrattero,  percbe  non  avendo 
cose  da  aggiungere  al  conosciuto ,  non  credo  farmi  espo- 
sitore  dello  stato  della  scienza  in  faccia  ad  uomini  tanto 
sapienti.  Piuttosto  restingendomi  alia  mia  tesi  cerchero  far 
vedere  che,  esaminate  le  storie  del  Morgagni  e  del  Fuchs 
coi  dati  che  oggi  si  posseggono,  la  diagnosi  non  si  sareb- 
be  errata,  come  la  non  si  erro  dai  succitati  Autori,  all' in- 
contro  di  quanto  sarebbe  avvenuto  cogli  insegnamenti  del 
Trousseau.  Ed  in  vero  nell'  uomo  veduto  dal  Morgagni , 
alia  costituzione  di  corpo  che  dispone  all'  apoplessia  san- 
guigna,  si  nniva  1'  abitudine  del  here  smodato,  che  dove- 
va  far  propendere  per  il  carattere  piuttosto  sanguigno  del- 
r  attacco ;  e  1'  essere  avvenuto  dopo  il  cibo ,  e  la  qualita 
del  polso  duro  e  vibrato  non  sono  fra  le  circostanze  e  fra 
i  sintomi  veramente  opposti  a  quelli  notati  nel  rammolli- 
mento?  Sul   quale    avverte  il  Fuchs  fra    gli  altri  dati   che 


SoPRA   UN   NUOVO   SEGNO   DIAONOSTICO   EC.  419 

il  polso  e  debole,  e  1'  individuo  viene  colto  dal  male  in 
prcifcrenza  uellc  ore  mattiittiiie.  E  nella  prima  delle  due 
interme ,  la  storia  della  cjuale  ho  riportato  dal  Fuchs,  la 
costituzione  debole  della  donna  e  la  mancanza  di  ogni  se- 
{jjno  di  coiigestione  e  la  debolezza  del  polso  ed  il  pallore 
del  volto  non  sono  dati  per  riconoscere  il  ramniollimento? 

Da  quanto  ho  esposto  superiormente  rilevasi  adunque 
essere  troppo  vero ,  che  quando  da  un  sintomo  o  da  pochi 
soltanto  si  voile  arrivare  alia  determinazione  di  una  ma- 
lattia,  r  esito  non  corrispose  per  lo  piii  alle  promcsse ,  e 
si  sconto  la  prestezza  e  la  facilita  della  diagnosi  colla  in- 
certezza  e  coll'  errore  del  giudizio. 

Anche  altra  volta  infatti  fu  proposto  un  segno  differen- 
ziale  fra  le  due  malattie  nominate  di  altrettanta  facilita  , 
ma  falli  il  tentativo.  Veggasi  il  Raccoglitore  Medico  di 
Fano  (I)  ove  nel  1847  sono  registrate  aicune  osservazioni 
del  Chomel  dirette  a  far  conoscere  la  fallacia  del  criterio 
sul  quale  allora  si  contava  assai  nel  diagnostico  in  discor- 
so.  Si  diceva  cioe  clie  quando  1'  emiplegia  invade  sollecita- 
mente  si  pu6  riportarla  ad  emorragia  cerebrale,  e  quando 
si  manifesta  lenta  e  graduata  indica  ramniollimento.  Or 
bene  da  due  fatti  raccolti  all'  Hotel-Dieu  dal  Clinico  no- 
minate ,  risulta  essere  in  un  individuo  comparsi  i  fenome- 
ni  paralitici  con  andamento  lento,  ed  essersi  trovato  in 
quello  emorragia  cerebrale;  mentre  un  altro  infermo  fu 
improvvisamente  colto  da  perdita  della  conoscenza,  non 
che  del  senso  e  del  moto,  come  semhra  esser  proprio 
della  apoplessia  fulminante,  e  alia  sezione  mostro  ram- 
niollimento. 

Dei  quali  due  fatti  non  sara  senza  frutto  il  riportare 
la  storia  meglio  descritta  alio  scopo  di  aggiungere  una  nuo- 
va  prova  anche  con  essa  al  poco  valore  della  formola  del 
Trousseau.  II  quale  esame  sara  tanto  piii  concludente  in 
quanto    che    servi    quell'  osservazione   per  tutt'  altro    fine, 


(t)  Vedi  Vol.  XX.  pag.  121. 


120  Cesaue  Belluzzi 

e  viene    esclusa    in    chi    la    scrisse  ,  9   aniii  or  sono,  qiia- 
liiiu|ue  preveiizione  contro  la  medesiina. 

Si  trattava  ili  iin  giovine  il  quale  Irovandosi  suUa  piaz- 
za di  Greve  per  farsi  arriiolare,  seiiti  ad  iiii  Iratto  tor- 
pore  ad  un  braccio  die  nioveva  a  stento ,  11  qual  sin- 
tomo  aggravandosi  lo  costrinse  a  ritornarsene  a  casa  e  po- 
te  fare  la  strada  a  piedi.  La  dfficoltiY  dei  movimenti  si 
ando  pero  aunieiitando  nelle  2i  ore,  ed  il  malato  recossi  alio 
Hotel-Dien.  Le  olFese  del  moto  e  della  scnsihilita  si  ac- 
crebbero  allora  rapidamente,  si  altero  1'  iiitelligeuza,  e 
r  iiidividuo  nou  tardo  a  soccombere  in  uno  state  coma- 
toso.  Durante  la  iiialattia  si  era  diagnosticato,  come  bo 
detto ,  di  un  rannnoUimento  percbe  i  sintomi  erano  com- 
parsi  gradataniente ,  e  alia  autopsia  si  rinveune  che  trat- 
tavasi  di  un'  emorragia.  Ora  esainiiiato  questo  fatto  col 
Trousseau  si  sarebbe  venuti  erroueaniente  alia  medesima 
diagnosi  di  rammolliniento,  poiche  1'  intelligenza ,  il  mo- 
to ,  ed  il  senso  non  erano  stati  profondamente  e  simul- 
taneamente  alterati ,  in  una  pai'ola  non  vi  era  stata  con- 
sonauza  dei  sintomi. 

Do  quindi  termine  a  questo  scritto  nella  lusinga  di 
avere  provato  cbe  si  possono  dare  casi  di  emorragia  cere- 
brale  senza  die  e  senso  e  moto  ed  intelligenza  sieno  tut- 
ti  alterati,  meno  poi  che  lo  sieno  profondamente  e  con- 
temporaneamente ,  come  possono  queste  tre  manifestazioni 
morbose  trovarsi  tutte  nel  rainmollimento.  E  cio  con  fatti 
osservati  da  rinomati  Autori  come  un  Morgagni ,  un  Fucbs 
ed  un  Chomel,  e  con  una  osservazione  pure  da  me  rac- 
colta  recentemente.  Dal  cbe  ne  deriva  che  il  nuovo  se- 
cno  diaenostico  della  consonanza  e  dissonanza  dei  sintomi 
nel  differenziare  1'  emorragia  cerebi-ale  dal  rammolliniento , 
tanto  encomiato  dal  Trousseau,  puo  ben  essere  tenuto  a 
calcolo  come  segno  probabile  e  in  concorso  di  tutte  le 
altre  cognizioni  possedute  dalla  scieiiza,  ma  non  ha  quel 
valore  assoluto  che  vorrebbe  Egli  attribuirgli.  E  se  non 
lo  ha  riguardo  al  rammollimento  acuto,  tanto  meno  poi 
puo  valere  per  il  cronico ,  intorno  al  quale  ne  io  ebbi  in 
animo  di  occuparmi,  ne    a    cio   mirava  la  stessa  legge  del 


SOPIIA   UN   NUOVO    SEGNO    DIAGNOSTICO   EC.  421 

Trousseau.  Intorno  alia  quale  le  istituite  ricerche  credo 
stimerete  coJi  me  fornite  di  importanza,  se  molti  giornali 
medici  hanno  chiamato  quest'  argomeuto  interessante  ed 
haniio  eccitato  altrui  di  farlo  oggetto  di  studio  e  di  os- 
servazioue.  Che  se  il  risultato  cui  mi  lianuo  condotto  que- 
ste  ricerche,  e  quasi  affatto  negativo  ,  non  cessera  per 
questo  la  sua  utiliti,  poiche  se  il  Galileo  disse :  che  nul- 
»  la  tanto  contribuisce  a  diminuire  i  falsi ,  quanto  il  sol- 
»  lecitamente,  e  senza  altra  mira  aumentare  il  numero 
»  dei  veri;  aggiungeva  egregiamente  il  celehre  Prof.  Mi- 
»  chele  Medici,  che  si  giova  anche  molto  al  vero  dimi- 
»  nuendo  il  numero  dei  falsi  o  degli  inverosimili  ». 


S  ,  A       .SJJLJLJ: 


CBeACi,: 


Lih  uak'pan 


GLOGIO 

DI 


GIAN-ANTONIO  GALLI 

SCRITTO 

DAL 

PROFESSORE  CAV.  MICIIELE  MEDICI 


(  Leitn  nella  Srssiooc  del  12  Novcmbre  1857.) 


D. 


'i  somnia  laude  onoro  la  Medicina  Marco  Tullio  quando 
sapientemente  scrisse:  homines  ad  Deos  nulla  in  re  propius 
accedunt ,  quam  salutem  hominibus  dando.  E  come  che  le 
varie  parti  di  quelia  scieiiza  mirino  tutte  al  consegiiimen- 
to  di  si  nobile,  ed  alto  fine,  alciine  di  esse  nulladimeno 
per  la  maggiore,  ed  immediata  utilita  di  cui  sono  appor- 
tatrici,  vogliono  essere  all'  altre  preferite,  e  viemaggior- 
meiite  commendate ;  prima  delle  quali  e  1'  Ostetricia ,  sic- 
come  qiiella,  la  quale,  mentre  l'  ordinaiia  Gliuica  medica, 
e  chirurgica  ne'  singoli  casi  provede  alia  salute  d'  un  solo 
individuo,  1' Ostetricia  si  adopera  a  salvare  la  vita  di  due, 
e  tal  fiata  anche  di  piii.  Per  la  qual  cosa  meritano  gran- 
demente  d'  essere  ricordati,  e  lodati,  colore,  che  partico- 
larmente  alio  studio  ,  ed  all'  avvanzamento  di  essa  si  con- 
sacrarono.  Infra  i  quali  Bologna  ricorda  con  onore  Gian- 
Antonio  Galli ,  della  vita,  e  degli  scritti  del  quale  vengo 
ora,  o  Accademici  dottissimi,  a  favellarvi. 

Apri    egli    gli  occhi    alia    luce    del    giorno    il    2  Dicem- 
bre  del    1708,  generato  da  Camillo ,  e  da   Maria   Caterina 


^2*4  MicHELE  Medici 

AndrioU.  Conipiti  <!;li  stiuli  elemeiitaii ,  applico  1'  aniino 
suo  alia  filosofia,  ed  alia  mediciiia,  ainmaestrato  in  que- 
st' ultiiiia  dallo  Stancari,  e  dal  Trombelli ,  nella  quale  fece 
taiito  proiilto,  (lie  luerito  d'  esserc  prescelto  a  medico-as- 
sisteiite  ncllo  Spedale  di  S.  Maria  della  Morte.  Dopo  di 
die  venne  con  molto  plauso  decorato  della  laurea  lilosofi- 
ca,  e  della  inedica  il  20  Dicembre  1731.  Passati  poi  anni 
cinque,  videsi  innalzato  ad  una  cattedra  di  Logica  nel- 
r  Universita,  dalla  quale,  1'  anno  vegnente  apprcsso ,  pas- 
s6  a  quella  di  Chirurgia ,  con  sommo  onore  occupata  fino 
alia  sua  niorte.  Nel  1750  fra'  suoi  annovcrollo  il  Medico 
CoUegio,  e  nel  1757  sail  la  cattedra  d'  Ostetricia  nel- 
r  Instituto,  nella  quale,  morto  lui,  sedette  Luigi  Galvani: 
frutto  questo  di  lunghi  studi ,  e  d'  assidue  fatiche ,  cui  il 
Gain  con  tutto  il  fervore ,  e  con  tutta  la  costanza,  di  che 
era  capace,   pel   corso  di   20   anni  continui  si  dedico. 

E  veraniente  fece  egli  le  piu  minute,  e  delicate  osser- 
vazioni  anatomiche  sopra  gli  organi  generativi  della  donna, 
onde  conoscere,  e  scandagliare  le  apparenze  accompagnan- 
ti  la  gravidanza,  e  de'  necessari  aiuti  sovvenire  le  gravide 
nelle  circostanze  non  radamente  difficili,  e  perigliose  del 
parto.  A'  quali  studi  propri  aggiunti  voile  quelli ,  die  ac- 
curatamente  institui  sopra  i  libri  de'  piu  celebri  ostetri- 
canti,  d'  un  Roederer ,  d'  un  Moriceaii ,  d'  un  D ev enter , 
d'  un  Viardel,  d'  un  Mesnard ,  non  che  d'  altri  venuti 
fino  a'  suoi  tempi  alia  pubblica  luce,  e  corredati  di  figu- 
re aiutatrici  all'  intelligenza,  ed  alia  pratica  applicazlone 
delle  dottrine  in  quelli  insegnate.  Intorno  a  che  nacque 
nella  niente  di  lui  la  nuova,  ed  originale  idea,  die  rie- 
scirebbe  di  maggior  pratica  utilita  rendere  piii  sensibili , 
palpabili,  e  maneggiabili  quegli  obietti,  che  fino  a  quel 
tempo  non  eransi  veduti  che  disegnati,  od  incisi  in  carta. 
E  gia,  tenendovi  io  parole  di  Giovanni  Manzolini  ,  vi 
dissi,  come  da  questo,  e  da  altri  valenti  scultori  facesse 
il  Gain  eseguire  in  creta,  ed  in  altre  materie  molte  e 
varie  preparazioni,  per  lo  piu  della  naturale  grandezza,  e 
del  naturale  colorito,  infia  le  quali  era  numerosa  fcopia 
d' uteri  con  entro  feti  artificiali  giacenti  in  diverse  posizioni, 


Elogio   del  Galu  425 

ed  ordinarie,  ed  insolite,  onde  agevolare  per  tal  modo 
a'  cliinirghi,  ed  alle  levatrici  1'  arte  d'  operarc  sopra  ii 
corpo  del  feto,  e  compiere  tutti  gli  atti  secondo  le  va- 
rie  emergenze  necessarii  ad  ottenerne  il  meglio  possibile 
r  estrazione. 

Ma  per  (juanto  utile  sia  vedere,  e  contemplare  a  suo 
beir  agio  la  posizione  d'  un  feto  qualunque  essa  sia,  entro 
r  utero,  giudico  egli  in  sua  mente,  che  ricscireljbe  d'  uti- 
lita  ancor  uiaggiore,  se  in  luogo  di  feti ,  come  quelli  di 
creta  o  di  cera  sono,  duri,  ed  iminobili,  impiegassersi 
air  uopo  feti  artificiali  bensi ,  ma  pieghevoli ,  od  articola- 
ti,  i  quali,  alia  mano  cedendo  dell'  ostetricantc,  ricever 
potessero  svariati  movimenti ,  ed  essere  in  vario  posizioni 
condotti.  Per  la  qual  cosa  raffin6  egli  la  sua  invenzione , 
e  la  rendette,  per  cosi  dire,  elegante,  e  dilettevole,  fa- 
cendo  costruire,  e  credo  pel  primo  ,  alcuni  uteri  di  tra- 
sparente  cristallo,  e  cosi  artificiosamente  lavorati  da  po- 
tersi  e  aprire ,  e  chiudere  a  piacimento ,  ne'  quali ,  dopo 
avere  allontanato  da  se  i  discepoli,  introducea  un  feto 
neir  ora  detto  modo  preparato,  e  poscia,  bcndati  loro  gli 
occhi ,  cliiamavali  all'  opra ,  potendo  poi  egli  per  tal  gui- 
sa  stare  osservando ,  se  portavano  a  dovere  la  mano  nella 
vagina,  se  a  dovere  inoltravanla  nell'  utero,  se  le  faceano 
operare  i  movimenti  opportnni  ad  afferrare  il  feto,  o  le 
parti  di  esso,  che  si  presentavauo,  se  a  dovere  compiva- 
no  i  diversi  rivolgimenti,  se  a  dovere  traevanlo  verso  la 
bocca  deli'  utero.  E  quando  si  fatti  mancggiamenti  non 
erano  convenevolmente  eseguiti ,  ne  ammoniva  i  discepo- 
li, ed  insegnava  loro.  come  doveano  praticarsi,  per  forma 
clie  avea  egli  piacevolmente  convcrtito  la  sua  privata  abi- 
tazione  in  una  specie  di  clinica  ostetrica :  intorno  la  qua- 
le F.  M.  Zanotti  scrisse.  Sic  ludum  domi  habet  par'iendi 
pulclicrr'unum ,  e  quo  chin/rgi ,  obstetricesrjiie  experient'issi- 
mae  prodierunt  (1):  suppellettile ,  della  quale  avea  egli  fat- 
to  ornamento ,  e  delizia    della    sua    privata  casa.  La  quale 


(1)   N.  De  Bon.  Scienl.  el  Ail.  Imt.  atque  Acad.  CommciU.  elc.  T.  3.  p.  88. 
T.    VIII.  .3  i 


.126  MiCHELE   Medici 

manicia  iF  instruiie  la  giovoiitu  nell'  ostetricia  pratica  me- 
diante  T  uso  di  feti  pieghevoli,  od  articolati  fu  adottata 
anco  da'  cluriu<i,lil  tVancesi ,  corretta  poscia,  ed  a  iniglio- 
ri,  e  pill  iitili  lisiiltameiiti  condotta  dal  3fonteggia ,  dal 
Baroni ,  dal  Rizzoll ,  dal  Fabbri ,  c  da  altii  illiistii  italia- 
ni.  Se  noil  che,  ditFusa  per  tiitta  la  citta  di  Bologna,  e 
per  Italia  tutta  la  fama  di  questo  nuovo  ti'ovato  del  Gal- 
li ,  s'  accese  in  tutti  il  desidcrio  di  vederlo ,  ed  anco  da 
inolte  lontane  regioni  accorreaiio  medici ,  e  cliirurghi ,  ed 
altri  ragguardevoli  personaggi  per  osservarlo ,  e  stndiarlo : 
iania,  che  sail  agli  orecclii  di  Benedetto  XIV.  P.  M.  di 
santa,  ed  imniortale  memoria,  il  quale  sempre  liberale 
protettore  delle  soienze,  e  delle  lettere ,  e  di  coloro,  che 
neir  illustrarle  la  vita  loro  consumano,  e  sempre  verso  la 
sua  patria  benefico  voile  a  sue  proprie  spese  fame  1'  acqui- 
sto  (1),  biainando,  che  cosi  prezioso  monunieiito  scienti- 
fico  nel  Marsigliano  Instituto  si  collocasse ,  ed  una  cattedra 
vi  si  eiigesse  d'  Ostetricia,  dalla  quale  il  Galli  i  suoi  insegna- 
rnenti  pubblicamente  dettasse.  E  potea  il  bolognese  Senato 
noil  mostrarsi  vivainente  grato  a  tanto  dono  ?  Potea  non  ac- 
cogliere  con  lieto  animo ,  e  riverente  i  desideri  di  cosi  ma- 
gnanimo  donatore ,  e  non  averli  in  conto  di  comandi  ? 
Laonde  il  Galli  hi  dichiarato  Prof.  P.  d'Ostetricia ,  ed  i 
lavori  di  lui  posti  nelle  stanze  dell'  Instituto :  origine ,  e 
fondamento  dell'  attuale  museo  d'  Ostetricia  della  nostra 
Universita,  nelle  cui  pareti  ad  eterna  memoria  de'  posteri 
hi  apposta  la  tuttora  esistente  iscrizione  (2). 


(1)  Dal  earleggio  del  Galli  possediilo  dall'  EcciTio  Sig.  Dolt.  Canulo  Canu- 
li ,  per  cortesia  di  liii  da  me  consiiltalo,  apparisce,  che  la  siippellettile  nste- 
tiica  del  Galli  fu   coinprala  al   pi-czzo  di  luille  scudi  roinani. 

(2)  SUL'PELLEX  OBSTETRICIA 

AINNO  MDCCL 

PRhMUM  IINVENTA 

SCIENT.  ET  ART.  INSTITUTO  ADDITA 

ANNO   MDCCLVIII. 

BENEDICTI  XIV  PONT.  MAX. 

BENKFICIO,  ET   MUNERE. 

Pailano  di  essa  la  Sloria  Lclleraria  d'  Italia  del  P.  Zaccaria.  Vol.  5."  p.  725, 

ed  altre  recenli  Biouralie  d''  illiintri  italiani. 


Elogio   del  Galii  427 

E  se  d'  altro  non  fosse  autore,  nieriterebbe  nulladimeno 
il  Gain  onorevole  mcnzione  iiegli  Aiuiali  della  Medicina , 
e  piu  specialmcnte  iiella  storia  della  scuola  mcdico-chinir- 
gica  di  Bologna.  Ma,  non  contcnto  a  cio,  spese  i  suoi 
giorni  nel  contribuire  in  altre  guise  a'  progressi  dell'  Oste- 
tricia,  che  era  pure  1'  argomento  precipuo  do'  suoi  studi. 
Imperciocche  compose  moltissiini  scritti ,  cui  lesse  in  que- 
sta  Accademia,  parte  esciti  alia  pubblica  luce,  parte  no, 
de'  quali   reputo  obbligo  mio  darvi  alcuna  contezza. 

Li  4  Novembre  del  1745  ne  recito  uno  intorno  un  feto 
noiiimestre  cresciuto,  e  morto  fuori  dell'  utero,  ed  estrat- 
to  niediante  la  sezione  dell'  addome  della  vivente  ina- 
dre  (1). 

Divise  quello  scritto  in  due  parti,  nella  prima  delle 
quali  viene  sponendo  la  storia  della  gravidanza,  dell' estra- 
zione  del  feto,  e  della  placenta,  ed  alcune  osservazioni 
anatomico-patologicbe  fatte  dopo  la  morte  della  madre  cir- 
ca il  sacco,  r  utero,  le  tube  falloppiane,  e  le  ovaje :  nel- 
r  altra  parte  aggiunge  alcune  considerazioni  fisiologiche, 
ed  altre  spettanti  alia  pratica. 

Ridotta  adunque  quell'  infelice  madre  {  donna  di  32 
anni ,  dopo  10  anni  di  matrinionio  con  giovine,  e  robu- 
sto  marito  rimasta  incinta ,  e ,  dopo  molestissima  gravidan- 
za, felicemente  quella  volta  sola  disgravatasi  del  parto  ) 
ridotta ,  dissi ,  quell'  infelice  madre  per  questa  nuova  gia- 
vidanza  ad  estremo  periglio  della  vita,  ed  in  cosi  ardua 
emergenza  consultato  P.  P.  MolinelU ,  s'  accinse  il  Galli 
a  questa  maniera  di  sezione  cesariana.  Fece  il  taglio  nel- 
la regione  sinistra  dell'  addome  (  dalle  apparenze  dalla  ma- 
dre presentate,  luogo  indicate  come  sede  del  malore  ),  ed 
incontr6  un  sacco ,  entro  il  quale  ei  si  credea  di  dover 
trovare  il  feto,  e  ve  lo  trovo.  Tagliare  il  sacco,  e  suJji- 
tamente    sgorgarne  gran    copia    di  siero    putrido,  sanioso. 


(1)  De  nontme$tri  foetu  extra  itterttm  aucto ,  et  morltio  per  abdomen  vivae 
matris  extracto.  V.  De  Bon.  Scienl.  et  Art.  Inn.  atque  Acad.  Comment,  etc. 
T.  2.  Pan.  3.  p.  251. 


128  MiciiELE   Mkdici 

tiiito  d'  atro  colore  sangiiigno  ,  e  fetentissiino  ,  fii  una  nie- 
desiiiui  cosa ,  col  quale  uuiore  niun  meiiibro  del  teto  era 
coiniuisto  ,  tranne  poclii  capegli:  lascio  esciiiie  fino  a  due 
libbie  circa  con  luolto  sollievo  di  quella  misera,  e  spe- 
cial uiente  della  sua  rcspirazione  iino  a  quel  nioinento  an- 
gustiatissinia.  E  riiuancndo  tuttavia  il  ventre  tumido ,  e 
per  le  percussion!  sentendosi  ancora  oadeggiare  entr'  esso 
liquida  materia,  avrebbe  egli  lasciato  escirne  anco  di  piii, 
se  non  avesse  reputato  piu  prudente  consiglio  cliiudere  la 
ferita ,  e  coUocare  supiua  1'  inferaia ,  minacciata,  com' era, 
da  forte  sincope.  La  notte  pass6  abbastanza  tranquilla.  La 
iiiattina  vegnente  appresso,  scoperta  la  ferita,  escirono 
piu  clic  due  libbre  d'  un  siero  uguale  al  predetto,  il  qua- 
le tratto  tratto  cessava  dal  far  mostra  di  se  a  motivo  di 
un  ostacolo  intermittente  che  si  frapponea  all'  artificiale 
apertura  dal  feto.  II  quale  sconcio  onde  evitare,  dilato 
(  le  forze  dell'  inferma  permettendolo  )  la  ferita.  Dopo  di 
die  volgendo  alquanto  l'  inferma  il  proprio  corpo  sopra  la 
ferita,  altra  porzione  dello  stesso  siero  piii  liberamente 
scaturi ,  e  pote  egli  coUe  proprie  dita  nella  ferita  intro- 
messe  toccare  un  braccio  del  feto,  ed  accorgersi,  che  il 
sacco ,  il  quale  lo  contenea ,  strettamente  al  peritoneo 
aderiva.  E  che  altro  rimanea ,  se  non  venire  all'  estrazio- 
ne  del  feto?  E  1'  inferma  stessa,  ristorata  che  fu  alquan- 
to merce  di  rimedi  cardiaci ,  d'  opportuno  cibo ,  e  di  pla- 
cido  sonno ,  la  desidero ,  e  voile ,  e  nel  settimo  giorno 
dopo   il  taglio  dell'  addome  fu  eseguita. 

II  feto  venue  estratto  a  pezzi ,  ed  intera  la  placenta 
per  vasi  sanguiferi  rigonfia,  e  nereggiante :  circa  poi  le 
secondine  couoscere  non  pote  se  fossero  consunte ,  o  col 
sacco  immedesiraate.  Fatto  cio,  diedesi  a  medicare  la  fei'i- 
ta ,  ed  osservo  ,  che  1'  umore  ,  il  quale  proseguiva  ad  escire , 
avea  perduto  il  cattivo  suo  odore ,  ed  era  somigliante  ad 
una  sanie  nericcia:  tinta,  che  apparve  poscia  negli  orli 
della  ferita.  Ma  niun  dolore,  niuna  tensione  del  ventre, 
niuna  maggior  prostrazione  di  forze,  placido  il  sonno,  tol- 
leranza  degli  alimenti ,  per  forma  che ,  rispetto  a  que'  gior- 
ni ,   parea  desiderar    non    potessesi  d'  avantaggio.  Speranze 


Elogio  del  Galli  429 

peio  ahime !  presto    distnitte    da    nuovo  umore  die  dilato 
il  sacco ,   da   proiita  einaciazione ,   da  febbre    violentissima , 
alia  quale  subitamente  succedettero  ansia  del   respiro ,  in- 
tolleranza  de'  cibi ,   prostrazione  di   forze  ,  convulsioni ,   de- 
liqui ,  die  trasserla  al  sepolcro :  e  la  sezione  del  cadavero 
mostr6,  che    il    sacco,  il    quale    diarizi    coiitenea    il    feto, 
serbava  ancora    tanta    distensione    da    occupare  presso  che 
tutta    r  addoiniuale    caviti :    aderiva    alle    circostanti    parti 
cosi    iiitiniamente ,  die    il    coltello    anatomico    tagliar    non 
potea  poizione  veruna  di  quello,  senza  recare  anco  a  que- 
ste  lesione :  nereggiava  la  sua  interna  superficie :  e  la  gros- 
sezza  sua  era  queila  d'  un  intestine  tenue,  tranne  la  par- 
te   di    esso ,  cui    era    attaccata    la    placenta ,  ove    era    piii 
denso,  e  piu  grosso.  Delia    tuba,  e   dell'  ovaia  destre  ap- 
parivano    abbastanza    manifeste    le    vestigia:    non    cosi    nel 
lato  sinistro.   Conciossiache ,  sebbene  1'  estremita   della  tu- 
ba fosse  aperta    entro    1'  utero,  pure   uno   specillo  in  essa 
introdotto    spigner    non    poteasi    oltre    una  o  due  linee  al 
pill ,  mentre  per  ulteriori  esplorazioni  trovossi  la  tuba  stes- 
sa,  nel  tragitto    suo    per    la    sostanza    dell'  utero,  in  gran 
parte  impedita.  Della  quale  sinistra  tuba  poi,  egualmente 
die  della    corrispondente    ovaia   non  iscorgeasi  all'  esterno 
alcuu  indicio,  ed  in  loro  vece  veggeansi  grosse,  e  toiluo- 
se  le  pareti  del  sacco.  L'  utero  finalmente  era  come  nelle 
non  gravide,  con  questo  per6,  che  sopra  la   sinistra  tuba 
dalla  sostanza  di  esso    sorgea   un  tumoretto  nella  grandez- 
za,  nel    colore,    e    nella    materia    contenutavi    analogo    ad 
una  sorba,  e  comprimente  la  tuba   medesima.  L'  altre  vi- 
scere    dell'  addome    eiano    attenuate,  ed    ingracilite   come 
in   chi   muore  da  tabe   consunto. 

Assoluta  la  prima  parte,  passa  alia  seconda,  ove,  sicco- 
me  e  detto ,  spone  alcune  considerazioni  fisiologiche ,  e 
vari  argomenti  adduce,  merce  de'  quali  conducesi  a  cre- 
dere, questa  gravidanza  extrauterina  (  da  lui,  vivente  an- 
cora la  madre,  sospettata  )  aver  avuto  luogo  nella  tuba 
falloppiana  sinistra,  lasciando  poi  ad  altri  giudicare,  se 
il  meraorato  tumoretto  giacente  sopra  la  sinistra  tuba  ne 
sia  stato    esso    la  cagione,  e  cioe  se    abbia    esso  impedito 


430  MiCHELE  Medici 

air  novo  nolla  corrispoiidente  ovaia  fecoiidato  di  scendere 
ueir  utero,  ovvero  se  fosse  desso  effetto  dell'  iinpedito 
passaggio  dell'  uovo  fecondato:  impedimento  nato  da  altre 
cagioni.  E  pone  da  ultimo  per  avvertenza  piatica,  due 
essere  i  segni  ceiti  di  gravidanza  in  prossimita  al  parto : 
i  nioti  del  feto,  e  l'  aperta  bocca  dell'  utero.  Se  entrarn- 
bi  niancano  affatto,  avvisa  egli,  non  darsi  ne  vera,  ne 
falsa  gravidanza  sia  dentro ,  o  fuori  dell'  utero :  se  inanca 
il  priuio ,  essere  la  gravidanza  falsa ,  o  se  vera ,  essere  il 
feto  vicino  a  morire:  e  se  manca  il  secondo,  e  nulladi- 
meno  i  moti  del  feto  facciansi  chiaramente  sentire,  do- 
versi  giudicare  di  gravidanza  extrauterina. 

Ne  importante  meno ,  e  men  degno  di  studio  e  il  se- 
guente  caso  di  gravidanza  extrauterina  durata  20  mesi  , 
dal  Gain  comunicato  a  quest'  Accadeniia  li  3  Febbraio 
del  1757  (1).  Delia  quale  gravidanza  il  subietto  fu  una 
donna  Mirandolana,  che  visse  sempre  sana ,  non  solo  fin- 
che  fu  gelosa  del  candore  di  sua  verginita ,  ma  eziandio 
dopo  essersi  accoppiata  con  giovine  ,  e  ben  complesso  ma- 
rito,  e  cbe,  giunta  poscia  all'  eta  d'  anni  25,  ebbe  sei 
gravidanze  di  parti  felicissimi  coronate.  Dopo  di  che  seb- 
bene  per  12  anni  i  suoi  mensuali  ripurghi  regolarniente 
procedessero ,  nulladimeno  fu  quello  per  lei  un  lungo  pe- 
riodo  di  sterilita.  Se  non  che  li  10  Agosto  del  1754, 
preceduti  alcuni  forti  patemi  dell'  animo,  il  corso  lunare 
con  meraviglia  di  lei  si  arresto.  E  tra  per  questa  novita, 
e  per  l'  inappetenza  de'  cibi  e  per  la  ripugnanza  all'  uso 
delle  carni ,  che  ne  seguirono,  avrebbe  potuto  nascere  in 
alcuni  il  dubbio  di  gravidanza,  se  la  donna  stessa ,  con- 
sapevole  d'  avere  nelle  passate  gravidanze,  fossero  di  ma- 
schio,  o  di  femmina,  sempre  usato  i  consueti  cibi,  non 
avesse  dileguato  ogni  dubbio ,  e  non  avesse  invece  tribui- 
to  le  ora  dette  apparenze  a'  sofFerti  turbamenti  dell'  ani- 
mo.  Eppure,  trascorsi  i  mesi  di  Settembre,  e  di  Ottobre, 


(1)   La  disserlazione  del  Galli  snpra    qiieslo    argoraento  i  iiiedita ,  e  scritta 
in  forma  di  letlera  a  Francesco  Ciardi  dotlo  medico  alia  Mirandola. 


Elogio  del  Galli  ^3 1 

il  medesimo  stato  cli  cose  contiiiuando,  e  ad  esse  turgen- 
za  insolita  delle    niaininelie    aggiugneiidosi,  la    donna   nie- 
desiina  paleso  il  suo  sospetto  d'  essere  incinta.  E  gia  con- 
tava   ella  il   terzo  niese  di  gravidanza,  quando,  senza  cli' al- 
tra  cagione    incolpar    si    potesse,  sentisai    punta    da  acuto 
dolore  all'  addoine,  il  quale  tanta  inole  acquisto,  di  quan- 
ta   nel    fine    delle    ordinarie    gestazioni,  e    poco    pria    del 
parto  suole  far  mostra :   e  nello  stesso    tempo  niolta  copia 
di  sincero  sangue,   senza  gruini,   e  senza  parti   menibrano- 
se  esci    dagli    organi    inuliebri.   Una    flehotomia    arresto    il 
corso  del  sangue ,   e    mitigo    il    dolore ;   ma    il   volume  del 
ventre   non   diminui.   II   quale  dolore    poi ,   avvegnache  per 
15   giorni    scemato,   prosegui    ad    eguali    intervalli    per  tre 
inesi :  e  finalmente ,  divenuto  per  molti    giorni  quasi  con- 
tinuo,   fecesi    anco    piu    grave    da    molesto    senso    di    peso 
verso   la   pelvi,   principalmente  sotto  la  regione  iliaca  sini- 
stra.  Appressavasi  intanto  al  suo  termine  il  mese  di  Gen- 
naio  del   1755,  e    parea    gia    oltrepassato   il  mezzo  di  na- 
turale  gravidanza,  renduta  anco  piu   verosiinile  da  effusio- 
ne  di  siero   latticinoso  dalle  mammelle,   e  da    certo  senso 
d'  interrotti  moti  sotto    la    regione    epigastrica.    Ma ,  dope 
non    molto  ,    rinovossi    il    dolore    in    tutto    1'  addome    pid 
lungamente  del  consueto,  e  piii  fiero,  massinie  sotto  1'  ora 
nomata  regione,  e  la  mole,  e  la  tensione  del  ventre  fuor 
di  modo ,  e    di    misura    s'  accrebbero.    E ,    come    se    tutto 
cio  non  bastasse    a    rendere    quella   donna  molto  infelice , 
sopravenne    molesta    tosse    catarrale,   e    poscia  ricomparve 
nelle  pudende   il    sangue    da    insigne  porzione  di  meml)ra- 
na    accompagnato;  escita    la    quale,   non    piu    apparizione 
di  sangue;  e  dolore    cosi    prolungato    come  pria  non   piii. 
Ma  il  volume  dell'  addome  ben  lungi  dallo  scemare,  ogni 
di  veniva  crescendo ,  tanto  che  verso  il  fine  d'  Aprile  pa- 
reggiava  qnello    di    donna    gravida  di   piii    feti   nonimestri , 
e  compiuti.  Per  lo  che  poi  le  articolazioni  inferiori  divcn- 
nero  edematose ,  e    difficile    la    giacitura    in    letto    supina. 
Morbose  apparenze,  le  quali  avvegnache  dalla    mente   del 
medico  escludessero  V  idea  di  gravidanza,  e  quella  d' idro- 
pisia  vi  sostituissero ,  I' inferma  persiste  nel  credersi  incinta. 


4-32  MicHELE   Medici 

sperando ,  clie  il  parto  da  si  lunglii ,  e  fieri  travagli  sa- 
rebbe  per  liberarla.  Ma  la  misera  ingannossi.  Perciocche 
li  10  Maggio  (  giorno,  in  cui,  dopo  il  primo  sospetto  di 
gravidanza,  ella  tenea  d'  avere  coinpiuto  il  iiono  mese  ) 
di  iiuovo  r  assalirono  dolori  accoinpagnati  da  copiosi  vo- 
miti,  e  da  frequenti  evacuazioni  alvine  seguite  da  stran- 
guria ,  e  da  pill  del  solito  penosa  tensione  del  ventre ,  la 
quale  peio  alquanto  cedea  ogni  volta  die  poteano  aver 
luogo  aeree  espulsioni ,  rendendo  poi  senipre  peggiore  lo 
stato  deir  inferma  accessi  febbrili ,  la  tosse ,  e  la  diarrea : 
inalori,  a'  quali  i  medici  curanti  opposero  vari  medica- 
inenti,  ed  in  ispecie  la  peruviana  corteccia :  ma  1' infer- 
ma non  li  toUerava :  affermava  anzi,  trarre  da  essi  piu 
presto  danno,  che  giovamento. 

Pervenute  le  cose  a  tal  segno ,  la  scena  cangio.  La  don- 
na   non    senti    piu    alcun    moto    nel    suo    basso  ventre ,  il 
quale ,  insieme    colle    articolazioni    inferiori ,    comincio    al- 
quanto a  sgonfiarsi,  siccome  cominciarono  ad  avvizzire  an- 
00    le    mammelle,  dalle    quali    non    piu    sugo    latteo,   ma 
semplice    siero    stillava,    mentre    dall'  utero    mucosita    ora 
sanguigne ,  ed  ora  puriformi ,  imrauni  quasi  da  fetore ,  ge- 
meano  ogni  di.  Tutto   ci6    ne'  mesi    di  Maggio,  e  di  Giu- 
gnOj  durando  1'  inappetenza,  e  1' abborrimento  alle  carni : 
ed  in  sul  cominciamento    del  Luglio,  1'  addome   era  tanto 
disceso,  che  sarebbesi  detto,  essere  la  donna   prossima  al 
parto    d'  un    feto    solo :   ne    d'  altro    ella    querelavasi ,  che 
d'  un  peso  verso  la  pelvi  segnatameute  alia    regione  iliaca 
sinistra.  Alio  scadere  del  Luglio  consult6  ella  il  Qalli  bra- 
mosa  di  sapere  da  lui  se  era  gravida,  ed  acconsenti,  che 
egli    venisse    all'  esplorazione    dell'  addome.  Trovollo    dove 
molle ,  dove  renitente  :  ira  1'  ombellico,  e  le   costole  spu- 
rie    verso    il    destro    lato    dava    indici    di    se   un  corpo ,  il 
quale ,  rispetto  alia  sua  grossezza ,  e  densita ,  parea  la  te- 
sta d'  un  feto :   e  cosi  nel  lato  sinistro.  I  quali    due  corpi 
per  quanto  egli  premesse,  e    palpeggiasse ,  non    pote  mai 
capacitarsi,  se  uniti    fossero,  o    disgiunti,  se   in  particolar 
sacco  racchiusi ,  se    nell'  utero ,  o    fuori  di   esso  collocati : 
la  bocca  poi    dell'  utero   chiusa    come    nelle  non  gravide : 


Elogio  del  Galli  433 

e  circa  il  rimanente  facili  le  evacuazioni  dell'  oriiia,  e 
della  feccia ;  articolazioni  superior!  emaciate;  cute  giallo- 
gnola ;  sguardo  languido  ;  faccia  dimcssa  ;  ftato  fetido ;  main- 
nielle  floscie;  polsi  deboH,  e  piccoli,  ed  all'  appressarsi 
deir  ore  vespertine,  piii  del  naturale  frequenti  :  poco,  e 
male  cibavasi,  e  se  non  col  tronco  eretto  potea  lunga- 
inente  giacere.  Ed  alia  vista  di  tanti ,  e  cosi  svariati ,  e 
cosi  confusi  segni  quale  raggio  di  luce  potea  essere  scorta 
al  Galli  per  conoscere  il  vero  stato  di  quella  pazicnte , 
ed  apprestarvi  i  necessari  soccorsi? 

Era  essa    gravida ,  o  n6  ?  E  se    era ,  di    quale  maniera . 
o    qualita    di    gravidanza    trattavasi?   Ed    eccovi    le    parole 
istesse  di  lui  circa  questo  proposito :  In  re  adhuc  mihi  ob- 
scura ,  et  incerta  noliii  qu'idquam  proferre ,  nisi  post  novas 
indagines ,  inter  quas  saepe  mente    revolvl   sterilitatem  qua- 
tuordecim   annorum ,  sanguinern    a  primo    menstruorum   de- 
fectu    bis    dispart    intervallo  e  muliebribns    copiose  Jluxnm , 
membranae  exitum  ab  utero ,   repentinos ,  et  irregulares  ab- 
dominis dolores  cum  tanta ,  et  inopportiina  ejus  mole ,  tem- 
pus  pariendi  jam  praeteritum    ullo    absque  partus  motu  ,  et 
impulsu,  uteri  osculum    quale   in   non  gravidis ,  corpora  in 
abdomine  contenta  fere  immobilia:  particolarita  ,  che,  schie- 
ratesi  tutte  innanzi  la  memoria  di  lui,  induceanlo  a  sban- 
deggiare  dalla  sua  mente  ogni  pensiero  di  gravidanza.  Ma 
d'  altra    parte  (  soggiugn'  egli  )  fastidium    camium   tamdiu 
constans,  turgentia  mammarum .,  atque  perennis  per  m,ultos 
dies  seri  primo ,  deinde    lactis ,  demwn    seri  ab   ipsis  excre- 
tio,  motus  sub  hypogastrio  acuti  per  gradus    usque   ad  epi- 
gastrium,  et  tandem  sensibiles  tum  ipsi  mulieri,  turn    medi- 
cis ,  et  obstetricibus ,  me    tandem    in    opinionem  graviditatis 
adduxerunt,  cui  tamen  (  e  qui  riposta  e  tutta  1'  importan- 
za ,  e  la  difficolta  della  diagnosi  )  cui  tamen   non  assentie- 
bar  quin  foetum    extra    uterum    esse   suspicarer.  La   povera 
madre  intanto    volgeasi    al   Galli ,  e  di   conforto,  e  d'  aita 
teneramente  pregavalo :  a'  quali  pietosi  accenti    con  dolci, 
e    soavi    modi    ei    rispondea ,    non    sembrargli    per    ancora 
giunto  il    momento    d'  appigliarsi    a    forte   espediente :  pa- 
zientasse  :    nel    tempo,    e    nelle    risoi-se ,    di    cui    e    ricca 
T.   VIII.  55 


434  MiciiELE   Medici 

sigiiora  la  natina  sperasse :  con  oleosi  liuiiiionti  il  ventre 
blanJisse  :  a'  clisteri,  per  tener  docile  il  ventre,  ricoires- 
se  :  il  meglio  die  per  lei  si  potesse  cihassesi :  assaggiasse 
alquaiito  lii  vino,  e  per  quanto  le  forze  avessero  consen- 
tito ,  dal  letto  sorgesse ,  e  camrninasse.  Avidanicnte  ab- 
bracci6  ella  questi  consigli,  da'  quali  non  lievi  vantaggi 
riporto.  Che  anzi  1'  addoine  era  divenuto  cosi  depresso  da 
perinettere  al  Galli  di  conoscere,  que'  due  corpi  coiitenu- 
tivi ,  non  essere  altrinienti  due,  siccome  innanzi  senibra- 
vano,  ma  uno  solo,  di  superficie  disuguale,  dove  piu , 
dove  nieno  duro ;  piii  mobile  verso  1'  ipocondrio  destro  di 
quello  fosse  verso  il  sinistro,  al  quale  parea  fosse  aderen- 
te,  e  la  sua  origine,  o  radice  dovesse ,  e  clie  sarebbesi 
quasi  detto  uii  tumore  o  carnoso,  o  scirroso,  o  cistico : 
ondecche ,  avendo  egli  innanzi  sospettato  di  gravidanza, 
lo  giudico  un  feto  morto.  Voile  peio  assicurarsene  median- 
te  due  altre  esplorazioni,  per  la  prima  delle  quali  rico- 
nobbe  quel  corpo  rimpicciolito ,  e  come  contratto,  divenu- 
to men  mobile  ,  e  piu  duro  specialraente  sotto  1'  ombelli- 
co :  siccome  trovo  1'  utero  nello  stato  di  pria ;  e  merce 
della  seconda  (  praticata  un  mese  dopo  )  pote  finalmente 
compiacersi  d'  avere  colto  nel  segno.  Conciossiache,  pre- 
mendo  colle  mani  1'  addome ,  senti  un  manifesto  scricchio- 
lare  dell'  ossa  del  cranio ,  indizio  sicuro  della  presenza 
della  testa  del  feto  sotto  1'  ombellico :  fatto  di  cui  altri 
accertaronsi.  Per  la  qual  cosa  si  venue  alia  deliberazione 
di  dar  mano  all'  estrazione  del  feto  mediante  il  taglio  del- 
r  addome  :  e  forse  avrebbe  la  povera  madre  ceduto  a  qiie- 
sta  fatale  necessita.  Ma  ostacolo  fu  il  marito ,  il  quale  cosi 
risolutamente  si  oppose ,  clie,  per  ischivare  ogni  istanza 
per  parte  del  Galli,  tutto  ad  un  tratto  insieme  coUa  mo- 
glie  da  Bologna  si  diparti  sotto  colore  d'  andare  a  respi- 
rare  V  aria  natia  della  Mirandola.  Sembrava  buona  Ventu- 
ra, die  fosse  cola  medico  un  Francesco  Ciardi ,  uomo  assai 
dotto ,  amico  al  Galli  j,  a.  F.  M.  Zanotti  ^  e  ad  altri  illustri 
bolognesi,  co'  quali  tenea  carteggio,  ed  autore  d' alcune 
dissertazioni  inviate  da  lui  a  questa  Accademia.  E  ben  e 
a  credere,  come  il  Galli  niun  indugio  frapponesse  a  scrivere 


Elocio  del  Galli  435 

air  arnico,  caldaineiite  sollecitandolo,  e  pregandolo  a  ren- 
derlo  consapevole  di   ([uaiito  fosse  avveiiuto ,  o  sarebbe  per 
avvenire.  Ma,  pur  troppo  !  1'  aniico  rispose ,  avere  la  don- 
na deposta  la  travagliata  sua  vita,  ed  entro  di   essa  esser- 
si  trovato    un    foto;   e  di    piii    non    disse.   Ma    a  saziare  la 
scieiitilica    ciuiosita    del   Galli    ben    aitri    particolari    si    ri- 
chiedeano :  se  il  feto  era  veramente  entro  i'  utero ,  oppur 
fuori :  se  fiiori,   fossesi   per  rottura  di    quel    viscere   traslo- 
cato  neir  addoininale  cavita,  o  se  invece  avesse  avuto  ni- 
do    in    una  delle    tube    falloppiane,    siccome    veduto    avea 
nell'  altra  piu  sopra  da  me  esposta  osservazione.  AUe  qua- 
li  doinande,  per  le  quali  avrebbesi   potuto  apporro   il  sug- 
gello  della  verita  alle   conghietture  del   Galli,  non   fu  data 
risposta  ,  o  se  data,  non  emmi  riescito  possibile   rinvenir- 
la  ne  impressa,  ne    manoscrltta.  A    malgrado    di    cio,  che 
la  gravidanza  di   20   inesi   finora  ragionata    fosse  extrauteri- 
na  a  me  pare  opiiiione  molto  verosimile.  Ne  perclie  man- 
ca  la  controprova ,  che  la  verosimiglianza  converta  in  cer- 
tezza,   e  verita,   ho    io    teinenza  d'  averne    inutilmente    fa- 
vellato.   Conciossiache    quaiito    per    me    si   e    detto  fa  fede 
dello  studio,   e  della    perspicacia    del   Galli,  il  quale  sep- 
pe  cosi  bene  condurre    le    sue    osservazioni,  ed   i  suoi  ra- 
gionamenti ,  che  ad  onta  di  tante  svariate  novita ,  e    stra- 
vaganze ,   che  d'  ogni   intorno  insorgeano ,  e  circondavanlo , 
pote    venire    ad    una    diagnosi    ragionata,  e    giudiziosa,  e, 
secondo    ogni    prohabilita,    al    vero    conforme.    E    d'   altra 
parte  il  fatto  avvenuto  una  volta  al   Galli ,  potendo  simil- 
mentc  avvenire  ad  altri  una  seconda,   puo,  in    tanta  con- 
fusione  di  preternaturali    apparenze,   porgere    altrui    alcun 
lume,  ed  aiuto. 

E ,  seguitando ,  non  sono  per  buona  ventura  frequenti 
le  occasioni  di  notomizzare  donne  gravide.  NuUadimeno 
quando  si  presentino ,  sovvengono  esse  gli  anatomici  d'  ar- 
gonienti  molto  acconci  ad  illustrare  ccrte  parti  della  No- 
tomia,  che  dalle  sezioni  d'  altri  cadaveri  non  ponno  veni- 
re somministrati.  Tale  occasione  offerissi  al  Galli  ,  cui 
tocc6  in  sorte  di  potere  rivolgere  le  sue  indagini  ad  una 
donna  morta  compiuto  1'  ottavo  mese  di  gestazione ,  tratta 


\ 


i36  MiciiELE  Medici 

al  sepolcio  Ja  febbre  acutissima  nello  spazio  di  due  gior- 
iii ,  e  portante  nell'  utero  il  propiio  figlio  |sinulmente  pe- 
rito.  E  molte ,  e  varie  furono  le  cose ,  ch'  egli  osserv6 : 
la  dilatazione  dell'  iitei'o :  la  grossezza  delle  siie  pared :  il 
luogo,  e  la  maniera  d'  aderimento  della  placenta  all'  in- 
terna uterina  cavita:  1'  origine  delle  tube  falloppiane,  e 
de'  liganienti  rotondi  dell'  utero:  il  collocainento  del  feto, 
e  del  tralcio  ombellicale :  e  lo  stato  della  bocca  dell' utero, 
cose  tutte  ,  delle  quali  egli  tratto  in  una  sua  dissertazione 
detta  in  quest' accadeinia  li  25  Gennaio  del  1735,  inedita,ed 
intitolata  Sectio  uteri  niidiebris  ah  octo  menslhus  gravidae. 
Delle  quali  tutte  cose  per  altro  io  non  terrovvi  discorso, 
non  dovendo  io  spinger  le  rnie  parole  oltre  i  confini  d'  una 
dicevole  brevita,  si  che  in'  arresto  alia  grossezza  delle 
pareti  dell'  utei'o  gravido,  punto  da  moiti  anatomici  ed 
ostetricanti  discusso,  i  quali  poi  se  ne  sono  iti  in  diverse, 
ed  anco  opposte  sentenze.  Perciocche,  siccome  e  noto, 
Galeno ,  e  dopo  lui  il  Vesalio,  il  Moriceau ,  ed  altri  so- 
stennero ,  le  pareti  uterine  nella  gravidanza  assottigliarsi , 
e  distendersi  come  tenue  meinbrana  alia  foggia  della  ve- 
scica  orinaria  turgida  per  orina.  Altri  per  1'  opposite  (  ed 
infra  questi  tiene  il  primo  luogo  1'  Aranzio  )  affermarono , 
le  pareti  dell'  utero  gravido  ingrossare :  opinione  abbrac- 
ciata  dair  Higmor,  e  dal  Graaf,  e  recentemente  accarez- 
zata  dair  Hunter,  e  da  altri  scrittori  de'  nostri  di ,  a' qua- 
li e  in  piacere  di  ravvisare  in  tutto  quant'  e  1'  apparec- 
chio  uterino  nel  tempo  della  gravidanza  un  turgore  flogi- 
stico ,  per  non  dire  ( eppure  alcuni  ban  voluto  dirlo  )  una 
flogosi  fisiologica  ,  come  se  il  nome  d'  uno  stato  patologi- 
co  potesse  seiisatamente  ad  uno  stato  fisiologico  convenire. 
Ed  altri  finalmente  ban  creduto  le  pareti  uterine  egual- 
mente  grosse  sia  1'  utero  gravido ,  o  no ,  infra'  quali  pri- 
meggio  il  Malp'tghi :  opinioni  tutte ,  le  quali  coiidurrebbo- 
no  a  pensare ,  die  le  pareti  dell'  utero  gravido  sieno  per 
tutto  egualmentc  grosse,  lo  sieno  poi  come  quando  1'  ute- 
ro gravido  non  e  ,  o  per  tutto  piii  grosse ,  o  piii  tenui 
quando  e  gravido.  E  nondimeno  il  Galli  in  quella  sua 
donna  vide  un  fatto  da  altri  non  narrato :  vide  cioe  nelle 


Elogio   pel  GaM.1  437 

diverse  parti,  o  legioiii  della  pare.to  iitoiina  seu^ibili  dif- 
terenze  di  grossezza.  Percioccln'. ,  fatto  uii  laglio  perpciidi- 
colare  nell'  anterior  faccia  dal  f'oudo  dell'  utero  al  suo  col- 
lojosservo  altr'  essere  la  grossezza  della  parete  nel  collo, 
altra  iifd  fondo,  altra  iiollo  spazio  a  (|ue'  due  liioglii  in- 
terniedio :  maggiore  nel  tondo ,  e  specialnieiite  nella  piu 
elevata,  ed  anterior  parte  di  esso,  molto  niinore  presso 
il  collo,  e  la  ])occa  dell'  utero,  dalla  rpiale,  a  niisura  che 
stendeasi  verso  il  fondo ,  veniva  crescendo.  E  non  soddi- 
sJatto  di  cio,  ])raticando  altro  simile  taglio  (  merce  del 
quale  dalle  parti  circostanti  separo  tutta  la  parete  ante- 
riore  dcU'  utero  )  trovo  le  stesse  differenze  ,  che  il  priino 
taglio  aveagli  diniostrate. 

Oltre  che  rammeinor6  agli  Accadeniici  altro  utero  1'  an- 
no innanzi  ad  essi  presentato  da  lui ,  nel  quale  pariinenti 
maggior  grossezza  nel  fondo,  niinore  nel  collo  nianifesta- 
vasi.  Con  tutto  cio  gnidato  dalla  prudenza,  che  da  chi  sen 
va  in  traccia  del  vero  non  dee  inai  scompagnarsi,  conchiu- 
de,  che  quand'  anche  altre  osservazioni  alle  precedenti 
consimili  possedcsse,  non  per  questo  ei  si  torrebhe  di  so- 
stenere  ,  in  qualsivoglia  utero  gravido  le  pareti  essere  sem- 
pre  pill  ingrossate  nel  fondo  che  nel  collo  di  quel  protei- 
fornie ,  e  hizzarro  viscere.  E  fra  1'  altre  pregevoli  osserva- 
zioni sopra  quel  niedesinio  utero  intraprese,  merita  eziandio 
speciale  cornmeniorazione,  ch'  egli  per  quanti  investiga- 
inenti  cogli  occhi  anco  armati  d'  acute  lenti  praticasse 
(  investigamenti  seco  lui  ripetuti  dall' espertissiino  scultore 
anatoinico  Ciovanni  Manzolini  )  non  pote  niai  otfendere 
nel  nuiscolo  cosl  detto  Ruischiano,  cui  il  preteso  suo  scuo- 
j^ritore  pose  nel  fondo  dell'  utero,  giudicandolo  operatore 
del  distaccamento  della  placenta  ,  giunto  il  tempo  del 
parto,  siccome  vedere  non  pole  la  jnend)rana,  della  qua- 
le lo  stesso  Ruischio ,  e  V  Astruc  reputarono  l'  utero  inter- 
nampute  vestito :  osservazioni  con  somma  diligenza,  e  sa- 
gacita  conferniate,  e  puhhlicate  in  lui  dottissimo,  ed  eru- 
ditissimo  suo  opuscolo  dall'  illustre  mio  antecessore  Ger- 
mano  Azzoguidi  (I). 


(1)  V.  Ob%ervicuiones  ad  uteri  comtruclioiwn  ferlinenUi.  Bononiae  17  73. 


438  MiCHELE    MeDJCI 

Dotto,  ed  csperto  com'  era  il  Galli  in  tut  to  che  all'  O- 
stetricia  s'  appartiene,  e  come  tale  per  tutla  Italia  rico- 
nosciuto,  ed  onorato,  gli  venne  da  un  chiriirgo  Lucchese 
comunicato  un  caso  funestissimo  avvenuto  ad  una  nobile 
primipara  della  citta  di  Lucca,  ne'  prinii  dolori  del  parto 
assalita  da  violentissima  epilessia,  die  in  tre  ore  tolse  la 
vita  a  lei,  ed  al  figlio,  che  portava  ncl  seno ;  fatto  che 
sparse  largo  rumore  di  se ,  e  die  canipo  a  divcrsi  parlari  , 
dicendo  alcuni,  che  ad  ogni  coslo  doveasi  procacciare  il 
parto ,  e  sostenendo  altri ,  giovar  meglio  dall'  estrazione 
del  feto  astenersi :  fatto ,  dal  quale  fu  condotto  il  GalU  a 
fame  argomento  d'  una  dissertazione ,  cui  lesse  in  quest'  Ac- 
cademia  li  9  Aprile  del  1761  intitolandola  De  epilepsia 
sub  partu ,  essa  pure  inedita  :  nella  quale  discorre  di  due 
casi  soli  avvenutigli  uel  lungo  corso  di  quasi  30  anni  di  pra- 
tica  (  perciocche  avvcnturataniente  sono  essi  radi  anzi  che 
no  ) :  r  uno  d'  estrema  gravita ,  1'  altro  men  grave :  en- 
trambi  riesciti  col  serbare  la  vita  e  della  madre ,  e  del 
figlio :  ove  pero  egli  dichiara,  che  cotesta  gravita  non  na- 
scea  da  cause ,  o  circostanze ,  che  rendessero  il  parto  dif- 
ficile, o  comunque  non  naturale,  ma  dalla  sola  sopravve- 
nuta  epilessia,  la  quale  poi  assalir  puote  similmente  uei 
parti  facili,   e  naturali. 

E  rispetto  al  caso  piu  grave  io  vi  narrerei  distesamente 
la  storia  di  quella  infermita  se  non  fosse  che  perdermi 
dovrci  in  soverchia  lunghezza  di  parole.  Dico  solo,  che 
quella  epilessia  fu  delle  piii  violenti,  e  bizzarre,  che  sian- 
si  vedute ,  e  che  piu ,  e  piu  fiate  rinnovo  i  suoi  assalti 
cosi  furiosamente  da  ridurre  ogni  volta  quell'  infelice  ma- 
dre air  orlo  del  sepolcro.  Replicavansi  essi  a  certi  inter- 
valli,  e,  dopo  cinque,  altro  non  ebbesi  guadagno  che 
renderli  in  appresso  alquanto  mansuefatti  nierce  della  fle- 
botomia.  Ritornati  altre  due  volte  ,  dilatossi  la  bocca  del- 
r  utero,  e  videsi  il  capo  del  feto  prossimo  ad  escire.  Esci 
il  feto,  ma  semivivo,  e  senza  che  la  madre,  quasi  in  pre- 
da  di  morte,  se  ne  avvedesse;  e  dopo  sei  ore  escirono  le 
secondine.  Ma,  purtroppo!  quella  sventurata  donna  altre 
sei  volte  fu  flagcllata    dal    pavcntato    orrendo  malore,  per 


Elocio   del   Gaj.li  .i39 

forma  che ,  perduta  ogni  spenie  di  salvarla ,  il  Gulli  seco 
medesimo  cosi  ragiono,  e  poscia  adopeio  cosi.  Costei  (dis- 
s'  egli  )  perveiiuta  al  termine  della  gravidanza,  sentendosi 
esacerbare  i  dolori,  ha  abusato  di  tuttc  le  sue  forze  per 
concitarli  vicppiu,  e  reiidcrli  piii  coiicludeiiti,  pe'  quali 
protratti  sforzi,  i  pulmoiii  costiiguendosi ,  iion  potea  il  suo 
sangue  da'  vasi  cerebrali  liberamente  discendere:  ed  il  ri- 
gonfianiento,  e  la  rossezza  del  suo  volto,  e  la  turgenza 
delle  vene  della  fronte,  c  del  collo,  ch'  ora  io  veggio, 
testificano  tl'  un  ingorgamento  sanguigrio  al  suo  cervello : 
e  d'  altra  parte  trovo  normale  lo  stato  dell'  appareccliio 
uterino,  ne  posso  uudrir  dubbi,  che  1'  epilessia  da  esse 
provcnga,  e  sia  simpatica.  Dunque  esser  non  puote,  che 
idiopatica ,  e  prossimamente  derivare  da  esuberante  afflus- 
so  di  sangue  al  cervello :  uopo  e  adunque  alleviar  questo 
viscere  dal  troppo  sangue,  che  lo  ingombra,  e  coiiturba : 
e  adunque  mestieri  ricorrere  seuza  iiidugi  alia  flcbotomia. 
E  posciache  (  siccome  e  detto  )  1'  avea  veduta  di  qualche 
utilittl  bensi,  ma  insufficiente  a  troncare  i  parosismi  pra- 
ticata  al  braccio  ,  la  voile  razionalmcnte  instituita  alia 
jugularc :  e  la  ragione  venne  dal  fatto  convalidata :  per- 
ciocche  1'  epilessia  non  comparve  mai  piii ,  e  la  donna 
che  quasi  per  un  intero  giorno  giacea  priva  de'  sensi , 
come  da  profondo  letargo  risvegliata,  comincio  ad  aprir 
gli  occhi ,  mirare  i  circostanti,  e  dalle  bocche  loro  udire 
le  congratulazioni  della  prole  maschile  da  lei  data  alia 
luce :  del  che  oltremodo  lieto  il  Galli  soggiunse.  Revulsi- 
va  haec  e  Jugularibiis  phlebotomia  sanguinis  fluxum  e  mu- 
liebribus  non  intercepit:  imposterum ,  rite  fluentibus  lochiis, 
puerpera  in  dies  melius  se  liabuit:  tandem  convahiit.  Filius 
de  ilia  natus  sexdecim  modo  complevit  annos  optima  fruens 
valetudine ,  et  dum  primae  aetatis  morbos  siistinuit ,  nihil 
adjunctum  est,  quod  saperet  epilepsiam.  Mater  ejus  super- 
vixit  per  aliquot  annos  incolumis :  solo  angebatur  metu  ne 
iterum  gravida  extremum  diem  sub  partu  cpileptica  subiret. 
At  metuendi  occasionem ,  hen  nimis!  sustulit  phtysis ,  pro- 
pter quam  maximum  sui  desiderium  ob  raras  animi  dotes 
nobis  reliquit. 


iiO  MiCHEi.E  MEnin 

L'  altio  cast),  di  clio  Tavella  il  GalU ,  e  il  nieiio  grave, 
e  risguaida  una  donna  pletorlca,  olif  nel  teMijio  special- 
iiiente  di  sua  gravidanza  avca  posto  in  ol)l)li()  la  niodeia- 
zione  nel  ciharsi.  Da  tie  insuiti  e[)il('tici  era  stata  sorpje- 
sa,  contro  i  qnali  non  valse  ne.  feco  protitto  la  flehotoniia 
al  piede :  giovo  per  altro,  ed  inipedi  il  ritorno  del  male 
instituita  alia  jugulare.  Go'  qnali  due  fatti  rannoda  egli 
r  altro  da  nie  piu  sopra  connncinorato  di  ([uella  nobiie 
priniipara  Luccliese,  la  (piale,  insietne  col  teto  clu^  jin- 
serrava  iiell'  utero,  cadde  vittiina  d'epiletiche  convulsioni. 
E  poiche  dalla  relazione  avuta  da  quel  Ghirnrgo  av(;a 
ap])reso ,  nel  cadavero  di  (juella  sventurata  non  essersi 
veduto  verun  indizio  additante,  derivare  1'  epilessia  da  ca- 
gioni  inerenti  all'  appaieccliio  uterino,  ed  essersi  trovati 
nel  cervello  versamento,  e  congestione  di  sangue,  sensa- 
tamente  reputo  quel  caso  analogo  ai  due,  de'  quali  era 
stato  egli  medesimo  testinionio.  Non  dice  egli  verainente, 
die  la  flebotomia  alia  jugulare  avrebbe  salvata  quell'  in- 
fe.rnia.  Che  sentenze  cosi  assolute  non  si  ponno  da  medi- 
co dotto ,  e  piudente  proferire.  Dice  pero,  che  in  <[uel 
caso  la  flebotomia  al  braccio  nulla  giovo,  e  che  iic'  due 
casi  osservati  da  se  la  vide  trionfare  fatta  ceneiosainente 
alia  jugulare ;  ed  ove  da  questa  vena  trarre  non  si  possa 
sangue,  1'  arteria  temporale  s'  incida.  Ripeto  poi  non  par- 
lare  il  Galli  di  quegli  eveuti,  ne'  quali  il  parto  e  piii,  o 
meno  difficile,  e  non  naturale,  ma  di  quelli,  in  cui  e 
facile,  e  naturale,  e  1' epilessia  e  da  esso  independetite. 
Rispetto  pero  alia  prima  maniera  di  parti,  di  parti  cioe  non 
natiuali,  e  piii  o  meno  difficili,  avvegnache  racconuuidi  egli 
di  teinporeggiare  nell'  estrazione  del  feto ,  ed  art'ermi,  tari- 
te  volte  la  natuia,  aiutata  alquanto  dall'  arte  piii  sicura- 
mente ,  ed  utilmente  condurre  a  biion  termine  iin  parto 
quasi  disperato,  nuUadinieno  imj>onc  fiu(;  alia  sua  diss(;r- 
tazione  colle  segueiiti  parole:  Uhi  vera  suriiiiia  difficuUas, 
ant  impossibiUtas  eo  peweniant ,  nt  sola  possint  cxtractione 
toll]  ,  tunc  tandem,  etiamsi  conjuncta  sit  epilepsia,  in  voto 
essem  extractionis.  Quae  enini  rat/ones  ejus  necessitateui  //ro- 
bant  extra  epilepsiam ,  eaedeui  multo  r/iagis  s//b  ilia  probn- 
re   videntur. 


Ei.ocio  jiiiL  (^ALii  44-1 

Arjioinento  p.ravissimo  d'  Ostctricia  foiense  tratto  il  Gal- 
li  ill  una  sua  <liss(!rtazioue  JJe  tempore  sec/ionis  rnulierutn, 
quae  gravidae  moriuntur ,  lit  foetus  poisit  vivus  baptizari , 
et  extrahi  per  (ihdoineii  coinuuicata  a  quest'  Accadeinia 
li   28   Novenihie  del    1771,  cd   iiiedita. 

Intonio  a  die  e  a  preiuettere  ,  clie  il  Ma{;istrato  d'  una 
citta  illustie  d'  Italia  avea  proposto  a'  niedici  di  essa  il 
segueiite  (juesito.  Se  una  donna  gravida,  ove  niuoia  di 
morte  improvvisa,  e  subitanea,  non  deggia  sottoporsi  alia 
sezione  adilominale  se  non  dopo  lo  spazio  di  40  ore :  ov- 
vero  deggiasi  a  ([uesta  operazione  por  mano  tosto  che  ap- 
paiono  indicii  di  niorte  anco  apparente  della  inadre,  ac- 
ciocclie  non  si  ritardi  un'  opera ,  che  provede  alia  salute 
etenia  del  t'eto :  quesito ,  cui  date  avea  risposta  un  medi- 
co di  (juel  luogo  rnedesinio  diciiiarando,  doversi  differire 
r  operazione,  tintanto  che  conipariscano  i  segni  di  morte 
certa  della  niadre,  i  quali  egli  riduce  a  due:  la  rigidita 
delle  membra ,  e  1'  opacita ,  od  offuscamento  degli  occhi , 
reputando  tutti  gli  altri  dubbii,  ed  incerti.  I  quali  due 
segui  di  morte  certa  afferma  egli  tar  niostra  di  se  f[uaiido 
dopo  ore  quattro ,  quando  dopo  cinque,  e  quando  dopo 
sei  dal  momento  della  morte  apparente  della  jnadre :  al- 
ferniazione  eh'  egli  conforta  colle  quattro  scrguenti  consi- 
derazioni.  La  prima  e,  die,  godendo  il  teto  d'  una  circo- 
lazione  del  sangue  sua  pro[)ria ,  vano  e  il  timore ,  die 
tosto  dopo  la  morte  delJa  niadie,  esso  pure  perisca.  La 
seconda ,  die  la  sezione  del  ventre  in  una  donna ,  la  qua- 
le non  sia  die  apparentemcnte  inorta,  e  operazione  em- 
dele,  e  letale.  La  terza,  che  la  mano  dell'  ostetricante 
puo  coll'  uso  ac(fuistare  tauta  iudiistria,  ed  abilita  da  sa- 
per  procacciare  per  le  strade  natiiiali  1'  escita  del  feto.  E 
circa  la  quarta  invoca  la  veneranda  autorita  delle  leggi 
risguardanti  il  notomizzare,  e  sepellire  i  cadaveri,  alle  qua- 
li egli  ricone ,  c  da  taiito  peso  conic  st;  (-oinaiidassero  an- 
co rispetto  alle  doiiiie  gravide  di  non  intiaprenderne  la 
sezione  se  non  quando  abbiansi  i  segnali  della  certa  mor- 
te della  niadre. 

Considerazioiii,  alle  (piali  il  (7a//; ,  iuvitato  a  pronunciarne 

T.     VIIJ.  .">() 


112  MiGHELE  Medici 

giudizio,  contrappone  i  segiienti  argoiiiouti.  Ed  anzi  trat- 
to,  die'  egli,  la  ricerca,  se  il  tcto  abbia  iiii  circolo  del 
saiigue  suo  proprio,  ovvero  comune  con  quelle  della  ma- 
dre,  pel  fine  da  quel  Magistrate  richiesto,  e  supeiflua. 
Perciocclie,  presupposto  eziandio,  quel  circolo  nulla  at- 
tenenza  avere  con  quello  della  niadre,  clii  puo  afferma- 
re  che  esso  durera ,  ed  il  feto  vivra  fin  tanto  che  faranno 
coniparsa  i  segnali  di  ccrta  niorte ,  e  che  morire  non  pos- 
sa  innanzi  la  loro  apparizione.  Secondamcnte  il  Galli  e 
bensi  favorevole  al  taglio  dell'  addome ,  ma  non  propVia- 
niente  a  quello  stesso ,  che  nella  sezione  cesariana  suolsi 
praticare.  Ed  ecco  come  egli  lo  raccomanda.  U/iico  viilne- 
re  penetretur  in  abdomen ,  atque  etiani  uternm  usque  dum 
detegatiir  pars  aliqua  foetus ,  quod  vjdnus  inflictum  non 
plus  haheat  dtmensionis ,  quani  quae  pernultat  perfundere 
aquani  pro  baptisrnatis  administratione :  con  che  poi  vien 
concesso  adito  all'  esterno  aere  promotore  della  respirazio- 
ne,  c  della  vita  del  feto.  Terzamente  reca  in  mezzo  varie 
ragioni  per  provare,  che  la  mano  dell'  ostetricante ,  per 
quanto  sia  pronta,  ed  esercitata,  non  puo,  le  tante  vol- 
te, introdursi  nell'iitero,  ed  estrarre  il  feto  tanto  che 
basti  per  aspergerlo  della  sacr'  onda  battesimale ,  ed  estrar- 
lo  per  intero  per  le  vie  naturali.  Ed  in  quarto,  ed  estre- 
mo  luogo  dichiara ,  che ,  tralasciati  i  generali  ordinamenti 
circa  il  tempo ,  in  cui  fare  si  deggiono  le  sezioni  de'  ca- 
daveri  e  di  uomini ,  e  di  donne ,  e  limitata  la  questione 
al  caso  speciale,  di  cui  si  favella,  egli  non  conosce  leg- 
ge  veruna,  in  forza  della  quale  in  una  gravida  prossima 
a  morire,  o  di  gia  morta  sia  l'  ostetricante  obbligato  a 
lasciar  passare  2i,  meno  poi  -40  ore,  o  ad  aspettare  la  ri- 
gidity delle  membra ,  o  1'  opacita ,  o  1'  offuscamento  degli 
occhi  innanzi  di  venire  alia  sezione  del  ventre  della  madre. 
E  poscia  che  ho  teste  toccato  il  punto  se  fra  madre, 
e  feto  sia  comune  la  circolazione  del  sangue ,  mi  cade  in 
acconcio  memorare  alcune  esperienze  cui  anco  intorno  que- 
sto  argomento  intraprese  il  Galli  ,  notificate  al  pubbli- 
co  dal  suUodato  Jzzoguidi  ,  le  cui  stesse  parole  tanto 
plu  volontieri  voglio    qui    ripetute    quanto  che  la  dottrina 


i 


Elocio  del  Galm  443 

confei  mano  ,  e  la  celebrita  ili  colui ,  sopra  gll  scritti  del 
quale  ora  vi  trattengo.  Premesso  clie  le  osservazioni  dello 
Smellie ,  del  Vast,  e  d'  altri  escludono  un  commercio  di- 
retto  di  sangue  fra  madre ,  e  feto ,  1'  Azzoguidi  soggiugne. 
Et  quod  quidcm  rei  caput  est  ,  quodqiic  ad  quacstioneni 
omnino  dirimetidam  conduc'it ,  unum ,  idenique  coiivincunt 
observationes  medici  doctissimi  Joannis  Galli ,  ohstetr'icantis 
grai'issimi ,  cui  tantum  debet  ci vitas  haec  nostra,  quantum 
homini ,  qui  obstetriciam  provinciam  ad  principia  ,  ad  ar- 
tem  apud  nos  evexit ,  quique  suinma  doctrina  eamdem  su- 
stinet,  illustrat ,  edocet ,  felicissimeque  exercet.  Nonimestris 
foetus  sub  partus  hihoribus  uteritm  laceraverat ,  atque  per 
vulnus  ipsuni  crurihus  jam  patebat  in  abdominis  capitate : 
placenta  utero  adhaerebat :  ob  hujus  lacerationem  sanguis 
abnnde  per  vaginam  effluxerat ,  ill/usque  plurimum  in  abdo- 
minis cavitatem  percolaverat.  Mater  ob  tantam  sanguinis 
jacturam  viribus  jacebat  prostratis.  Accedit  interea  vir  sa- 
pientissimus ,  atque  cum  in  extremis  momentis  videat  mulie- 
rem  versari  ,  tentat  foetus  extractionem  ex  pedum  parte, 
quam  perfecit  felicissime.  Foetus  mortuus  quidem  erat ,  at 
sanguine  plenus  non  secus  ac  si  a  matre  non  exangui  fuis- 
set  extractus.  Similis  fere  casus  contigit  eidem  celeberrimo 
Professori  dum  fuerit  advocatus ,  ut  opem  ferret  mulieri 
cuidam,  quae  d/fficili  partu  laborabat  ob  foetus  brachium, 
quod  extra  uterum  prostabat.  Tentaverat  obstetrix  foetus 
extractionem  ex  pedum  parte ,  quod  opus  ruditer  adeo  pro- 
secuta  fuit ,  ut  et  uterum ,  et  vaginam  laceraverit.  Placen- 
tae adhaesio ,  sanguinis  jactura ,  interitus  mulicris ,  extra- 
ctio  foetus ,  quantitas  sanguinis  ad  liunc  ipsum  pertinentis 
plane  convenerunt  cum  iis  praecedentis  observationis  (1). 

Non  ignore,  che  a' giorni  nostri  il  Lauth ,  il  Williams, 
il  Biancini,  il  Rigacci ,  il  Prevost ,  gA  il  Dumas  non  sono 
d'  accordo  circa  questo  pnnto  di  Notoniia  fisiologica.  Ne 
questo  e  il  Inogo  d'  entrare  nell'  esanie  di  tale  controversia. 
Dico   pero,   die   il  veder    inoriro  d'  emorragia   una  madre. 


(1)  V.  Azzogttidi.  Observationes  cic.  siiperiormente  citate.  pag.  72. 


i  I  i  MiGHiiLE   Medici 

riiiiaii(Mi<lo  tuttavia  congiuiita  at  suo  uteni  la  placenta,  ed 
il  trovare  i  vasi  del  f'eto  pieiii  di  sangue ,  parini  iioii  lie- 
v<'  argomeiito  per  escludeie  un  coiuinercio ,  alineno  diret- 
to,   di   saiiguo   tia   la   luadre,   ed   il   feto. 

Altri  stiuli  consacro  il  Galli  ai  iiiostri.  E  gia  fu  mi 
tempo  generale  seiitenza,  cotali  singolarita  dciivaie  dal- 
l'  iminaginazioiie  dello  donne  gravide  atteirita ,  o  comun- 
([ue  conlinbata:  senttniza  da  alciiiii  ritornata  oggidi  in 
onore.  Circa  la  mcta  peio  del  passato  secolo  1'  inglese 
Jacopo  Blondel  aflVonto  1'  opinioiie  comiine  con  nn  lihro, 
])Cr  virtu  del  ([uale  (piella  dottrina  coinincio  a  cadere  in 
discredito  (1)  :  ed  intra  coloro,  clie  le  nuove  idee  abbrac- 
ciarono,  merita  speciale  menzione  1'  erudito  Dott.  Ignazio 
Vari  P.  Prof,  nell'  University  di  Ferrara,  it  quale  per  al- 
cuu  tempo  le  insegno,  ed  a'  suoi  discepoli  raccomando. 
Ma  non  duro  egti  Inugamente  in  cpiel  proposito.  Coucios- 
siacbe  avendo  co'  projni  occhi  veduto  un  mostro  simile  a 
que'  tanti  ,  de'  quali  faceansi  forti  gli  antichi  per  puntel- 
lare  la  loro  "opiuione  ,  bisogna  l)en  dire,  cbe  I  sensi  pre- 
valessero  in  lui  alia  ragioiie  :  e ,  posta  in  non  cale  la  dot- 
trina novella,  e  divenuto  infedele  al  Blondel,  arrnolossi 
di   nuovo  sotto  la  bandiera  de'  cosi  detti  immaginarj   (2). 

Al  Galli  inlVattauta  s'  offersero  alcuni  fatti,  pe'  quali 
credette  di  peter  giustificare  il  mutamento  del  pensare  del 
Prof.  Ferrarese,  ed  i  quali  avrebbe  comunicato  a  lui  me- 
desimo ,  se  non  fosse  questi  stato  da  morte  rapito :  comu- 
nicolli  invece  a  quest' Accadeniia  inediante  sua  dissertazio- 
ne   inedita   li    10   Maggio  del    ITGi.   I   casi  furono  due. 

Da'  ])iu  ardui  nostri  inonti  discese  in  questa  citta  una 
(lonnicciuola  per  buscare  la  vita.  E  come  cbe  niuna  peri- 
zia  avesse  di  cucinare  le  vivande ,  pure ,  in  qualita  di  ser- 
vente  ,    trovo    accoglienza    presso    un    pasticciere ,    che    le 


(1)  V.  Disserlazione  del  Sig.  G'lacomo  Blnndcl  inglese  tradolla  in  italiano. 
I'errara  17  CO. 

(2)  V.  liagionamcntn  del  Sig-  Dott.   Ignazio   Vari  j  poslo  in  fine  ul  sopra- 
cilalo  libro  del  Blondel. 


Elogio  del  Galli  445 

die'  siibito  da  scorticare  al([uante  rane.  Go'  quali  animali 
ijon  avendo  ella  dinicsticliezza,  ed  aiizi  avendoli  per  io 
addietro  solainente  di  lontaao  vediiti,  di  nial  in  cuore,  e 
con  molto  peritoso  animo  s'  accinsc  a  <jiiel  ininistero.  Man- 
cava  ella  de'  suoi  mensnali  ripurglii  da  due  niesi;  ma  tri- 
buivalo  al  cangiamento  dell'  aria,  e  non  mai  a  gravidanza. 
Dopo  di  che  ogni  volta  che  rieder  dovea  a  quell'  ufficio, 
ne  concepiva  orrore,  e  tremava.  Trascorso  alcun  tempo, 
conobbesi  essere  veramente  gravida ,  si  che  partori  un  fe- 
te ottimestre  e  nel  capo,  e  nel  dorso  mostruoso.  Mancava 
11  cranio  del  suo  vertice  ,  e  parea  d'  ogni  intorno  reciso, 
come  fare  sogliamo  quando  vogliamo  estrarre  per  intero 
il  cervello.  Mancava  eziandio  il  cervello,  ed  in  luogo  di 
esso  era  un  corpo  da  tenuissima  membrana  ricoperto,  e 
composto  di  mollissima  sostanza  di  colore  sanguigno,  e  che 
anco  lievemeute  nianeggiata  squagliavasi  fra  le  dita:  e  nel 
dorso  scorgeansi  vestigia  di  cruenta  ferita  in  linea  retta 
scorrenti  dalla  base  del  cranio  alle  vertebre  del  torace. 
Mostruosita  tutte ,  le  quali  tenendo  analogia  di  forme  col- 
le  cose,  che  recate  aveano  insolita,  e  gagliarda  impres- 
sione  sopra  1'  immaginazione  della  madre,  furon  credute 
effetti  dcir  azione  di  quelle  cose  medesime.  Perciocche  la 
testa  di  quel  feto,  risguardata  specialmente  dalla  sua  po- 
sterior parte  sembrava  una  testa  di  rana.  E  poiche  la  ma- 
dre nel  preparare  le  rane  troncava  prima  la  testa,  e  po- 
scia  facea  un  taglio  longitudinale  sul  loro  dorso  per  dispo- 
gliarle  della  pelle ,  cosi  e  che  il  cranio  del  feto  mancava 
del  vertice ,  ed  il  dorso  mostrava  tracce  di  longitudinale 
ferita.  Ed  alle  viscere,  che  escivano  dal  corpo  della  rana 
a  misura  che  la  donna  venivale  scorticando ,  si  fece  equi- 
valere  quella  sostanza  mollemente  polposa ,  e  sanguigna , 
la  quale,  siccome  e  detto,  tenea  luogo  di  cervello.  Ag- 
giunta  poi  alia  mancanza  del  vertice  del  capo,  e  della 
fronte  quella  del  coUo,  e  l'  insigne  protuberanza  degli 
occhi,  pill  agevolmente  si  persuadevano  della  somiglianza 
del  corpo  di  quel  feto  con  quello  della  rana.  E  da  ultimo 
fu  quel  parto  preceduto  da  abbondevolissimo  scolo  d'  acqua; 
fu  agrippino,  ed  il  feto,  venuto  appena  alia  luce,  cominciA 


Ii6  MicHELE  Medici 

a  gracidare  alia  tbggia  delle  raiie :  straiia  cosa  in  vero, 
circa  la  quale  voglio  qui  citate  le  parole  stesse  del  Galli. 
Turn  demum  natus  (foetus )  fere  nsshlue  coaxaiis  ranarum 
more  intra  quatuor  horas  e  vita  decessit:  del  clu^  resti  pu- 
re la  fede  della  verita  presso  lui ,  die  lo  racconta. 

Ne  meno  specioso  e  1'  altro  fatto.  Una  donna  di  spirito 
vivace,  e  di  squisito  sentire,  incerta  di  sua  gravidanza  , 
passeggiando  un  di  fuori  di  citta ,  si  abbatte  in  uii  con- 
tadino  da  lei  conosciuto ,  assiso  sopra  un  giumento  con  in 
mano  un  canestro  di  pescbe,  e  con  due  lepri  uccise  da 
lui  cadenti  penzolone  dalle  spalle  del  somiere.  Appressos- 
si  la  donna  a  parlare  seco  lui  ,  ed  intanto  tratto  Iratto 
fissava  avidamente  lo  sguardo  sopra  quelle  frutta,  e  que- 
gli  aniniali,  concependo  vivo  desiderio  di  gustarli,  senza 
poter  soddisfarc  alia  sua  brania.  Se  non  clie  dal  tempo, 
in  cui  poscia  partori ,  avea  acquistato  certezza ,  che  in 
quella  fatale  giornata  era  gia  incinta.  E  qual  feto  die'  al- 
ia luce?  Un  feto  deturpato  dal  lahhro  leporino ,  non  solo 
doppio ,  ma  complicato ,  nella  cui  porzione  di  mezzo  ,  clie 
rende  quella  deformita  doppia,  sporgea  un  corpo  carnoso, 
che  rispetto  alia  forma ,  ed  al  colore  avresti  detto  una  pesca. 

Sono  queste  le  due  storie,  dalle  quali  il  Galli  conchiu- 
de  cosi :  Porro  utraque  videtur  mild  monumentuni  singula- 
rs ,  atque  admirahile  impressionum. ,  quae  a  mulieris  gravi- 
das imaginations  inferri  possunt  foetui  in  utero :  e  soggiu- 
gne ,  che  de  hac  ipsa  vi  Varus  cum  suam  historiam  protu- 
lit^  sermonem  adjunxit  adeo  doctum,  et  eruditum ,  ut  quae 
de  suo  casu  excogitavit ,  vel  de  meis  omnino  congruat  ea 
ipsa  conjectari.  E  certamente  ,  rispetto  a  quest'  ultima 
proposizione ,  se  il  fatto  veduto  dal  Vari  (  e  cio  che  dico 
di  questo,  dire  si  puo  similmente,  e  con  molto  maggior 
ragione  d'  altri  moltissimi  assai  piii  speciosi ,  ed  imponi- 
tori  di  questi  )  esser  potesse  di  conforto  all'  opinione  de- 
gl'  immaginarj ,  anco  i  due  osservati  dal  Galli  potrebbono 
confortarla.  Ma  il  nodo  della  questione  e ,  se  da  tutti  que- 
sti fatti  trar  si  possano  sensati  argomenti  in  pro  di  quella 
seducente  opinione :  sopra  di  che  non  sono  ora  a  stende- 
re  le  parole. 


Elogio    del   Gaij  I  ill 

Ne  solaincnte  illustro  ej^li  ([luisti,  cJ  altri  puiiti  spe- 
cial! d'  Ostetricia,  ma  compose  un'  opera  intorno  le  ge- 
neral! flottriiie  ris<;uarclauti  cotesta  parte  iriiportaiitissima 
della  Mcd!ciiia,  la  ijualc  sveiilurataiiieiite ,  ne  so  per  qua- 
le ra^ioiie,  nou  vide  la  pubhlica  luce;  notizia  per  mo  ri- 
cavata  da  una  lettera  scritta  al  Galli  dal  dottissimo  M. 
Ant.  Laurenti ,  Archiatro  di  Benedetto  XIV.  P.  M.,  e  clie 
io  riporto  per  intero  qui  in  nota  anclie  perche ,  oltre  il 
far  nienziune  di  quest'  opera  del  Galli,  da  altri  non  ri- 
cordata,  contiene  un  suggeriniento  letterario  sensatissimo 
datogli  da  quel  Pontefice,  per  averla  1'  autore  scritta  ia 
dialoglu.  Perciocclie  Benedetto  XI F.  fu  uomo  di  tanta,  c 
si  diversa  sapienza,  che  io  mi  piaccio  di  ripetere  con  un 
celeLre  storico:  nihil  est  in  eloquentia  magnificum ,  nihil  in 
pliilosophia  suhtilc ,  nihil  in  sacra  profanaque  historia  re- 
conditinn ,  non  denique  rerum ,  non  vcrhorum ,  non  homi- 
num ,  non  temporum  notitia  ulla  est,  quam  non  Benedictus 
Decimusquartus  investigarit ,  scicrit ,  illustrarit  (1). 


(1)  V.  Castrucci  Bonamici  De  rebus  ail  Velitras  ge$tis  An.  1764.  Com- 
mentarius.  Praef. 

La  lettera  poi  del  Laurenli  e  la  segiienle: 

V.  S.  Illma  non  ha  bisogno  di  aulenliclie  del  propria  valor e ,  e  di  sua 
virlu:  pure  debbo  consolarla,  anzi  confortarla,  e  sollecilarla  al  compimenlo 
della  Sim  bell'  opera  sopra  V  Osletricia ,  menlre  in  una  di  queste  ultime  se- 
re J  essendomi  venulo  il  (aglio  di  parlare  nella  conversazione  solita  di  N.  S. 
della  slessa  sua  opera ,  prodttssi  la  di  lei  pulila ,  e  compila  lettera ,  con  cui 
m'  aveva  favorito ,  ed  il  Papa  la  prese  in  mono ,  e  da  capo  a  fondo  la  les- 
se  ad  alia  voce,  ed  indi  non  le  so  dire  abbastanza  quanto  la  commendb,  e 
quanta  similmente  fecero  plauso  gli  altri  Signori ,  che  erano  allora  alia  di 
Lui  presenza :  onde  ne  rilrassi  a  di  lei  canto  un  contento  indicibile ,  e  seco 
di  nuovo  mi  cangratulo  deW  ottima  sua  gusto  in  meditare ,  e  poi  nella  spie- 
gare  chiaramente  le  sue  dotle  pensate  intorno  al  detio  argomento.  Una  sol 
cosa  in  fine  mi  soggiunse  N.  S- ,  che  ( benche  pub  essere  superflua )  gliela 
voglio  scrivere:  mi  disse:  dilegli,  die  allenda  bene  a  qiiella  parte  di  qiiesta 
sua  opera,  che  H  lavorala  per  interrogazioni ,  e  per  risposte ,  che  i  Io  slesso 
die  dire  in  dialogo :  dilegli,  die  qiiesla  moda  di  coniporre  ^  la  pii'i  difRcile 
di  qiialiinqiie  alira  nelle  composizioni ,  cioi^  difTicilmenle  riesce  a  doverf.  Io 
non  esitai  a  rispondergli ,  che  il  Sig-  Galli  era  un  uomo  di  buon  gusto  in 
lutto :  e  pero  scusi ,  se ,  come  sopra  ,  le  dico  cosa ,  che  troppo  lei  conosre ,  e 
superfluamentc.  Ma  I'  autorcvole  parlare  del  Papa  pub  salvarmi  presso   di  lei 


4-48  MicHELE   Medici 

Ma  come  che  i  lavori  del  Galli  finora  discorsi  sieno  piii 
clie  surtlcienti  a  giudicailo  meritevole  di  laudazione ,  nulla- 
dimono  altri  ne  intraprese,  acciocche ,  siccoine  egli  ine- 
desinio  lascio  sciitto,  non  sembii,  che  m'occnpi  solainente 
di  Ostetricia.  Laonde  s'  accinse  alia  trattazione  di  vaiie 
nialattie  cliirurgiclie,  intorno  le  quali  compose  una  disser- 
tazione  De  morhis  chirurgicis  historiae  ,  et  animadversiones 
comunicata  da  liii  a  quest'  Accademia  li  30  Apiile  del 
1767  ed  inedita.  Nella  quale  comincia  da'  morbi  della  te- 
sta, narrando  in  ispecie  due  storie  di  malattia  scrofolosa 
avente  sua  radice  nell'  inferiore  mascella,  e  corredandole 
di  teorico-praticlie  considerazioni.  La  quale  pero  non  es- 
sendo  die  un  esordio  della  trattazione  d'  altri  argomenti , 
de'  quali  promette  tenere  in  appresso  parole  (  cosa  poi, 
la  quale,  per  quanto  io  ne  sappia,  non  fece  )  non  repu- 
to  necessario  discorrerla  d'  avvantaggio. 

Ben  diro  ,  che  ,  vivente  il  Galli ,  i  medici  bolognesi 
adoperaronsi  a  curare  le  cangrene  mediante  1'  uso  interno 
della  Peruviana  corteccia  :  pi'imo  infra  i  quali ,  siccoine 
altrove  dissi ,  fu  Gian-Antonio  Stancari.  Parecchi  infermi 
quel  rimedio  non  toUerarono:  altri  si,  e  di  questi  guari- 
rono  alcuni,  altri  non  ne  trassero  alcun  giovamento :  ed 
uno  di  questi  casi  infausti  presentossi  anche  al  Galli,  e 
fu  d'  una  vecchia  piu  che  settuagenaria ,  robusta  pero ,  e 
vivace  assalita  da  febbi'e  terzana  perniciosa  algida  seguita 
da  larga  cangrena  al  sinistro  piede.  In  breve  tempo  in- 
ghiotti  r  inferma  aniinosamente  due  oncie  del  rimedio. 
Troncossi  la  febbre,  ma  la  cangrena,  stendendosi  ognor 
piu ,  tolse  air  inferma  la  vita.  Osservazione  comunicata  da 
lui  a  Pier  Paolo  MolineUi ,  che  stavasi  allora  occupan- 
do  di    osservazioni    cliniche    onde  verificare  la  virtu    della 


della  taccia  di  ardito.  Mi  conservi  in   sua   biiona  graziOj  ed  amicizia,  certo 
che  riverentemente ,  e  cordialissimamenle  sono 
Di  V.  S.  Illma 
Roma  10  Novembre  1751. 

Devotiss."'"  Obbligatiss.""'  Servit.^  Amico  Affez.'"" 
Marco  Ant."  Laurenti. 


Elogio  del  Galli  449 

chiiiacliina  da  alcuni  vantata  contro  le  cangrene  effica- 
cissiina. 

Ed  in  estremo  luogo  estese  il  Galli  i  suoi  stiidi  anco 
alle  scienze  accessorie ,  od  ausiliarie  della  Medicina,  insti- 
tuendo  mold ,  ed  accurati  esperiinoiiti  fisico-chirnici  intor- 
no  le  famose  acque  medicinali  di  Recoaro  (1),  do'  tjuali 
fece  partecipe  quest'  Accademia  pregandola  di  far  si  che 
altri  compiesse  un  lavoro,  cui  egli  per  sua  modestia  dicea 
di  non  sapere  a  conqiiinento  condurre  :  modestia  ,  che 
r  Accademia  voile  rispettata.  Per  la  qual  cosa  si  rivolse 
essa  al  Beccari  dottissimo  chimico  ,  ed  espertissimo :  il 
quale  per  altro  non  accetto  1'  incarico  raccomandatogli  se 
non  a  patto  di  seguire  il  piano  delle  operazioni  dallo  stes- 
so  Qalli  innanzi  divisato,  e  di  averlo  a  compagno  nelle 
esperienze  che  a  fare  rimaneano:  ed  il  Galli  con  disposto 
aninio  entro  in  questa  societa,  alia  quale  si  aggiunse  lo 
Zanoni  d'  ogni  artificio  chimico  peritissimo.  Triuiiivirato, 
al  quale  la  Gliimica,  e  la  Medicina  vanno  dehitrici  di 
utili  cognizioni.  E  veramente,  mutato  il  linguaggio  chimi- 
co di  quel  tempo  (  d'  un  secolo  circa  addietro  )  nel  piu 
sensato,  e  filosofico  de'  tempi  nostri,  e  aperto,  avere  quel 
triumvirato  conosciuto  nelle  acque  di  Recoaro  i  materiali 
gazosi ,  ferruginosi ,  salini ,  e  terrei  dalle  moderne  analisi 
pill  chiaramente  dimostrati.  Oltre  che  a  si  gravi  studi  ac- 
coppiar  seppe  il  Galli  lodevolmente  la  sopraintendenza  alio 
Spedale  di  5.  Giobbe ,  ed  a  quello  degli  incurabili  di 
5.  Orsola ,  e  la  cura  degl'  infermi  in  essi  ricoverati :  nel 
quale  ultimo  ospizio  fu  degno  successore  del    Valsaha. 

Ma  di  G.  Ant.  Galli  non  piu,  e  ricordo  solamente,  che 
nella  giovanile  eta  d'  anni  17  era  gia  alunno  in  quest' Ac- 
cademia, e  die  nel  tempo  del  suo  alunnato  distese,  e 
lesse  a  quest'  Accademia  una  dissertazione  sopra  1'  acqua 
di  Sperticano,  materia  suggeritagli  dall' Accademico  Trom- 
helli,  che  per  indisposizione    di    salute    ne  pote  scriverla, 


(1)  V.  De  Bon.  Scient.  et  Art.  Instil,  atque  Acad.  Comment,  etc.  T.  III. 
pag.  52. 

T.   vin.  57 


450  Mhicele  Medici 

ne  intervenire  alia  ragunanza :  alunno  assegnato  alio  Za- 
notti.  Imperciocche  allora  appo  noi,  la  costumanza  seguen- 
do  deir  Accadcmia  Reale  delle  scienze  di  Parigi ,  ad  ogni 
accademico  era  addetto  un  aggiunto,  che  coltivare  solea 
gli  studi  di  lui ,  e  potea  eziandio  venirgli  soslituito.  Nel 
1738  poi  passo  all'  ordine  degli  Onorarii ;  nel  1745  Be- 
nedetto XIV.  P.  M.  di  moto  proprio  lo  creo  Accademico 
Benedettino ,  e  nel  1755,  e  nel  1771  ne  fu  eletto  a  Pre- 
sidente.  Mori  li  13  Febbraio  del  1782  nell'  eta  d'  an- 
ni  74,  e  mesi  9,  e  da  tiitti  desiderato ,  e  compianto 
ebbe  onorato  sepolcro  nella  sua  Chiesa  Parroccliiale  di 
S.   Biagio. 

E  dopo  tutto  cl6 ,  io  spero ,  o  AccademicI ,  cbe  voi 
pure  vorrete  audar  meco  persuasi  die  Q.  Ant.  Galli  fu 
benemerito  delle  niedicbe,  e  delle  chirurgiche  discipline, 
ornamento  di  questa  Citta ,  di  que'sto  pubblico  Studio ,  di 
questa  Accademia,  la  quale  cosi  spesso  suoi  dotti  sermoni 
ascolto.  E  ben  era  egli  degno,  che  gli  sparsi  frutti  delle 
sue  fatiche  raccogliessersi ,  ed  alia  meditazione  dei  dotti 
esponessersi ,  e  raccomandassersi.  Ed  era  poi  cosa  degnis- 
sima  che  la  voce  del  suo  lodatore  da  questa  inedesima 
Accademia  sorgesse,  nella  quale  lunghi  anni  egli  s'  assise, 
ed  al  cui  splendore  cotanto  contribui.  Ma  a  degnamente 
laudarlo,  anzi  che  la  rozza,  ed  ignobile  mia  lingua,  assai 
piu  convenivasi  quella  di  qualsivoglia  de'  chiari  ingegni , 
che  mi  fanno  onorata  corona.  Gli  basti  peio  il  niio  buon 
volere.  Conciossiache  anco  la  semplice,  e  nuda  narrazione 
delle  opera  sue,  siccome  si  e  per  me  fatto,  otterra,  spe- 
ro, i  fini,  ch'  oggi  mi  ho  proposto  di  conseguire,  pagar- 
gli  giusto  tributo  d*  onore ,  e  di  gratitudine ,  riconferniare 
vieppiii  nel  loro  nobile  proposito  i  gi4  provetti  ne'  buoni 
studi ,  ed  invogliare  i  giovani  ad  imitarne  gl'  illustri  esem- 
pi  intraprendendo  animosamente  il  cammino  della  sapien- 
za,  e  della  virtu. 


J.  JOS.  BIA^COM 

SPECIMINA  ZOOLOGICA  JIOSAJIBICAXA 
FASCICULUS  X.  n 


De  Piscihus. 


J 


am  de  Piscibus  quibusdam  in  inari  oras  Mosambici  al- 
luente  viventibus  dictum  est  Fasciculis  antcactis.  De 
aliis ,  (fui  supersunt ,  modo  dicendum  est. 

Primus  quidem  qui  describendus  est,  longe  aliis  praestan- 
tior  quia  ad  novum  genus  pertinet ;  quod  genus  Mega- 
lepis  dicam  propter  amplitudinem  squamarum,  quae  ma- 
jores  sunt  quam  in  caeteris  Piscibus  Familiae  ad  quam 
noster  bic  spectat. 

Qui  valde  accedit  ad  illos,  quos  genus  Lahrax  complecti- 
tur.  Praesefert  igitur  characteres  proprios  Familiae  Per- 
coideorum,  id  est,  spinam  depressam  in  operculo,  dentes 
in  fornice  palatino ,  et  septem  aculeos  ad  primam  pin- 
nam  dorsalem.  Ad  priorem  autem  sectionem  Percoideo- 
rum  spectat,  quoniam  Pinnae  ejus  ventrales  sub  pecto- 
ralibus  sistunt  ;  et  quoniam  quinqne  molles  radii  in 
ventralibus  numerantur,  et  duae  dorsales  valde  remotae 
sunt  inter  se.  Sunt  ei  etiam  dentes  minimi  et  stipati 
in  Maxillis  absque  ullo  dente  majori,  vel  caeteris  altio- 
ri.  In  liac  Sectione  Dumerilius  (  Ic/ifhiologie  analytique 
Paris  1856  pag.  272  )  Percoides  lingua  levi  distinguit 
ab  iis,  quae  rugosam,  vel  denticulis  bispidam  (  limae 
instar  )  babent:  horum  vero  species  quaedam  denticulis 
praeditae  sunt  per  totam  linguae  longitudineni,  et  genus 

(*)  Sermo  Iiabitus  iii  conTenlii  Acaderaiae  die  28  Maji  1857. 


452  J.    J.     BlANGONI 

Bar  sive  Labrax  Guvierii  statuunt;  aliae  species  taiitiun 
in  postica  parte  tenent,  et  ad  genus  Enoplosus  Lacep. 
pertinent.  Piscis  vero  de  quo  hie  sermo  est ,  linguam 
liispidam  tantuni  in  basi  habet :  ac  proinde  non  est  de 
generc  Labrax ;  et  si  propter  hunc  characterem  ad  gen. 
Enoplosum  accedit,  summopere  vero  distat  ab  eo  pro- 
pter formam  corporis ,  et  propter  spinas  ad  operculi 
anguluin  sistentes. 

Insuper  generis  Labrax  cbaracter  est  etiam  duas  spinas 
depressas  in  operculo  habere.  Verumtamen  inter  species 
in  hoc  genere  percensitas,  atque  descriptas  in  Iclithio- 
logia  Guvierii  ac  Valencienncsii ,  et  Labrax  Waigiensis 
adscribitur,  de  quo  narratur,  unam  tantum  spinam,  fere 
inter  nienibranas  absconditam ,  in  operculo  conspici ;  et 
acideos  linguae  in  disco  ad  basim  ejus  sitos  esse.  Girca 
quod  haec  adnotari  per  me  licebit,  Speciem  hanc,  quae 
Labr.  Waigiensis  dicitur,  perperam  ad  genus  Labrax 
adscribi ,  et  ideo  sane  expungendam  esse ;  vel  contra 
ejus  causa  phrasim  generis  hujus,  ut  ajunt,  iinmutari  de- 
beret.  Secundo  autem  loco ,  licet  haec  species  (  Labr. 
Waig. )  proxima  sit  ex  dictis  ad  Percoidem  quern  ex  Mo- 
sanibico  accepinius,  nequaquam  congeneres  sunt.  Etenim 
Labrax  Waigiensis  subtiliter  denticulatum  marginem 
praeoperculi  ascendentem  habet,  in  cujus  angulo  spina 
est  fortis  valde ;  et  insuper  quinque  vel  sex  parvi  den- 
ticuli  sunt  ad  os  suprascapulare;  et  duo  in  angulo  ossis 
hunieralis ;  qui  characteres  desunt  in  Pisce  mosambicano. 

Hi  igitur,  qui  sequuntur,  sunt  characteres  hujusce  novi 
generis  in  compendium  redacti. 

Genus    MEGALEPIS  (1).   Nob. 

Operculo  unispinoso.  Praeoperculo ,  suboperculo ,  et  intero- 
perculo  inermibus.  Lingua  postrema  parte  denticulis  hispi- 
da ,  antice    rugosa ,  apice    levi ,    naribus    remotis.    Pinnis 


(1)  ."«7^>'i  magna,  et  X«fi«  squama. 


Specimina  Zoologica   Mosambicana  453 

dorsalibus  disjunctis.  Capitis  latera  squamis  tecta ,  sub- 
operculo  excepto.  Linea  laterali  ramulosa  dorso  parallela. 
Squamae  corporis  magnae. 
Speciein  dico  GoUej^ao  nostro  Antonio  Alessandrlni ,  cui 
tantuni  tleb«;nt  et  Scientia  propter  ejus  Anatoniiae  ope- 
ra, et  Uiiiversitas  haec  nostra  propter  magnum  Musaeum, 
et  ego  ipse ,  quern  in  studiis  Magister  direxit. 

MEGALEPIS  ALESSANDRINI.  Nob. 

Tab.   2i. 

M.  Capite  decUvi,  obtuse,  maxilla  inferiori  breviore ,  gents 
undique  squamosis ,  suboperculo  excepto. 

Linea  quae  ex  vertice  rostri  per  dorsum  ad  caudam  usque 
excurrit,  linea  est  quasi  aequaliter  et  leviter  convexa , 
dempto  tractu  inter  primam  et  secundam  pinnam  dor- 
saleni ,  qui  planior  et  quasi  concavus  est.  Linea  vero 
ad  ventrem  excurrens  prope  recta  est.  Nuca  ,  et  capitis 
vertex  lati ,  et  plani  sunt ;  caeterum  corpus  mediocriter 
compressum.  Altitudo  cum  longitudine  comparata  sunt 
inter  se  quemadmodum  5  ad  .30,  sive  quemadmodum   1:6. 

Caput  valde  declive  ex  vertice  ad  apicem  maxillae  supe- 
rioi'is ,  quae  tantum  descendit  ut  proxima  ac  parallela 
sit  lineae  jugulari  quae  recte  antrorsum  discurrit.  Infe- 
rior maxilla  vix  altera  brevior;  et  utraque  labro  carno- 
so  circumdatur.  Oculus  medlocris  prope  marginem  su- 
periorem  capitis  positus  ,  non  tamem  ipsum  attingit. 
Nares  inter  se  dissitae ;  superior  prope  in  vertice  est 
supra  anguium  anteorbitalem ,  inferior  media  est  inter 
orbitam ,   et  rostri  apicem. 

Os  in  maxillis  denticulis  perexiguis  armatum  ,  omnibus 
aequalibus,  approximatis,  quasi  subulae  densissimae.  Lin- 
guae quidem  ad  basim  adbaerent  denticuli,  duplici  fa- 
scia longitudinali ;  at  apex  linguae  rugosus  ac  mollis  est. 

Genas  magnae  squamae  tegunt ,  item  ac  partes  opercula- 
res ,  excepto  suboperculo  quod  nudum  est ;  nee  vestigia 
uUa  conspiciuntur  squamarum  deciduarum. 


-ISi  J.    J.     BlANGONI 

Praeoperculi  inediocris  margo  ascendens  rectilineus  ac  ver- 
ticalis  est,  et  angulo  rotundato  conjungitur  cum  margi- 
ne  iiircrno,  qui  subjugularis  est,  et  longitudinalis.  Un- 
dique  ineriue  taiituinodo  carie  (  ut  ita  dicani  )  erosum 
est  prope  margines.  Operculi  inargines  postici  versus 
angulum  spiuiferum  convergunt ;  et  Spina  haec  sive  acu- 
leus  depressus  sane  et  parum  ex  mollibus  membranis 
eductus ,  usque  supra  insertioueni  Pinnae  pectoralis  pro- 
ducitur.  Rudimentum  secundi  aculei  supra  praecedentem 
conspici  videtur,  quod  tamen  inter  molles  niembranas  oc- 
cluderetur.  Caeterum  margines  operculi  inerines  sunt.Sub- 
operculum  angustum  atque  elongatum,  item  inerme  est. 

Pinna  dorsalis  anterior  aliquantulum  post  pectorales  inser- 
ta ,  septem  spinis  fulcitur  decrescentibus ,  quaruin  tres 
anteriores  majores  sunt :  levi  dorsi  sulco  occiuditur.  Po- 
sterior vero  ab  altera  distat,  quantum  circiter  a  cauda; 
octo  radii  in  ipsa  numerantur,  quorum  primus  spino- 
sus  ,  aliquantisper  tribus  aliis  minor,  qui  tres  omnes 
alios  excedunt ;  et  ipsa  quidem  in  levi  sulco  occiu- 
ditur. 

Pectoralis  pinna  altitudinem  corporis  aequat  si  quintam 
hujus  partem  demas;  angusta  est,  et  undecim  radiis 
fulcitur,  quorum  prior  spinosus ,  perbrevis,  sequentium 
primi  quinque  longiores  subequales,  caeteris  decrescen- 
tibus; inserta  est  infra  medium  altitudlnis  latenmi.  Ven- 
trales  vix  secus  pectorales  sitae,  quinque  radiis  articu- 
latis,  et  uno  spinoso  tenui  ac  mediocri  constant.  Hae 
longitudine  pectorales  aequant,  aliquantulum  falcatae , 
et  at  basim  inter  se  dissitae.  Analis  paulo  post  secun- 
dam  dorsalem  inseritur,  et  sex  radiis  mollibus,  unoque 
spinoso  tenui  ac  mediocri  fulcitur. 

Gaudalis  pinna  valde  furcata  ,  lobis  mediocriter  longis  , 
quorum  inferior  aliquantisper  obtusus :  sexdecim  radiis 
ramosis  constat,  et  uno  alterove  simplici  utroque  late- 
re ;  priorum  secundus  major.  Pinna  haec  ad  basim  ob- 
ducitur  magnis  regionis  caudal  is  squamis ,  quae  obtegunt 
pinnam  per  quintam  partem  ejus  longitudinis ;  at  ejus- 
deni  caetera  pars,  apicem  prope  tonus,  exiguis  squamis 


Specimina  Zoologica   Mosamdicana  iSS 

olxlucitur,  per  liiieas  (Hsliihutis  secundum  radios  decur- 
reutes.  Siuiilibus  stjuaiiudis  vestiuutur  secuuda  Pinna 
dorsalis  et  analis ,  caeterae  vero  inembranani  liabent 
detectam. 

Squamae  corpus  tegcntes  magnae  sunt  suhqnadrilateiae, 
et  novem  decemve  numerantur  in  linea  verticali,  et  vi- 
gintiseptem  circiter  in  linea  longitndinali.  Marge  earum 
qua  lilxn-  est  aliqnid  convexus  sive  undulatus,  liispidus 
vel  ciiiatus  tot  perexiguis,  et  acutis  sj)inulis.  Pars  vero 
qua  cuti  liaerent,  sive  pars  radicalis  rectilinea  est,  ve- 
rumtamen  septem  digitationes  in  ea  sunt  latae,  quarum 
duae  extremae  majores  sunt.  Harum  vestigia  in  facie 
squamae  dilatantur,  et  ad  extus  tendunt,  obviamque 
currunt  tot  lineis,  quae  in  externa  facie  squamaruni 
conspiciuntur.  Squamae  cujusvis  diameter  major  quinque 
linearum  est. 

Linea  lateralis  exorditur  supra  angulum  hiatus  branchialis, 
semper  parallela  excurrit  dorso,  et  sine  nlla  interru- 
ptione  proccdit  usque  ad  finerii  in  medio  pinnae  canda- 
lis.  Simplex  est  quatenus  spectat  ad  stelum  praecipuum, 
sed  pluribus  trunculis  in  parte  siqjeriori  divergentibus 
ornatur.   (  Tab.   24  ). 

Color  piscis  in  alcoliole  servati  obscure  brunneus  in  par- 
te superior!  corpj)ris  ab  apice  rostri  ad  caudam  usque  ; 
pars  inferior  dilute  lutescens.  Pinnae  albescentes  zonis 
transversis  distinctae. 

Longitudo  tota  poll.  5.  lin.  10.  Altitudo  maxima  poll.  1. 
lin.  2.  Altitudo  capitis  in  regione  oculi  lin.  9.  Longi- 
tudo capitis  ab  apice  rostri  ad  extremum  apicem  usque 
aculei  opercularis  poll.    1.  lin.  4. 

Grammistes  orientalis.  Bloc. 

Cuv.  Val.  T.  2.  pag.  205  pi.  27.  Guerin  Icon.  pi.  1. 
fig.  2.  --  Peters  (1)   Catalog.  n.°  6. 


(1)  Uebersicht  der  in  Mossambique  beobachteten  Seefische  1866. 


•i56  J.    J.     BlANGONI 

Septeni  zonae  laterales  conspiciuntur ,  et  insuper  altera 
impar  in  ventre.  Ubi  color  niger,  ibi  et  obscure  ru- 
bescere  videtur ;  zonae  quidem  violaceo  variae  conspi- 
ciuntur. 

P elates  quinquelineatus.  Cuv. 

(Val.  T.  3.  pag.  U8.  -  Peters  Catal.  n.°  32.) 
Macula  brunnescens  ac  subrotunda  secus  caput,  ac  prope 
dorsum  est,  quaeque  minima  in  Tab.  .5.5.  Cuv.  Val. 
(  Atlas  )  videtur.  Macula  haec  bene  conspicua  in  Pisce 
adulto,  qui  quinque  zonis  ornatur,  et  cujus  longitudo 
est  pollicum  quattuor;  minus  conspicua  in  alio  minoris 
dimensionis  in  quo  quinta  linea  vix  obumbrata  est.  Tres 
juniores  tandem  sunt ,  quorum  duo  vestigia  exhibent 
quintae  lineae,  alter  vero  quatuor  tantum. 

Plotosus  lineatus.  Cuv. 

(Valenc.   T.    15.  pag.   412.  -  Peters  Catal.   n.°   157.) 

Platycephalus  insidiator  Bl.   var.  aspera.  Nob. 

(Peters  Catal.  n.°  47.  Cuv.  Val.  T.  4.  pag.  227.) 
Lineae  partis  superioris  capitis  quin  simplices  lineae  vel 
rugae  sint,  saepe  saepius  verae  cristae  in  obtusos  acu- 
leos  retroversos  elevantur,  quae  posticam  partem  capi- 
tis serrulis  obtusiusculis  hirtam  faciunt.  Ideo  transitio- 
nem  quamdam  ad  alias  species  sistere  videtur ,  et  in 
primis  ad  Platyceph.  asperum;  aut  verius  utraque  una 
tantum  species  sunt,  in  qua  vai'ietates  distinguere  quis 
posset ,  quasque  aliquis  prout  species  affines  considera- 
re  malit.  Quis  tamen  putet  cristam  plus  minusve  ela- 
tam ,  vel  spinarum  numerum  una  auctum  vel  imminu- 
tum  characteres  specificos ,  potius  quam  varietates  con- 
stituant  ? 


Specimina  Zoologica  Mosambigana  457 

Trigla  Uneata.  Linn,  varietas. 

Unicum  exemplar  quod  e  Mosambico  accepimus,  diffcrt  a 
specie  jam  descripta  a  sciiptoribus  naturalis  historiae, 
propter  amliitnni  anteriorem  capitis ,  qui  declivior  est , 
at  quasi  concavus ,  et  propter  aj)icem  rostri,  qui  apex 
porrigitur  in  hoc  Pisce  Mosanibici;  at  in  Tr.  Uneata 
conimuni  ambitus  hie  lineTi  descendit  aequaH  ab  ocuhs 
ad  apicem  rostri.  Scutuin  praeorbitale  cristam  habet 
elatiorem,  et  acrioribus  aculeis  praeditam.  Item  hispidis- 
sima  spinuhs  est  series  squamarum ,  quae  pinnis  dorsa- 
libus  accedunt,  ([uaeque  in  Tr.  Uneata  comuni  margi- 
nes  utplurinuim  iutegros  liabent ,  demptis  tantum  squa- 
mis  anterioribus ,  quarum  margo  est  bidentatus.  Oculus 
insuper  ampUor  in  mosambicana  est. 

Nomen  Triglae  Uneatae  factum  est  ex  eo  quod  latera  hu- 
jusce  Piscis  Hneis  crebris  verticahbus  paralellis  insigniun- 
tur.  Turn  in  nostra  Tr.  Uneata,  cum  in  ilia  quam  a 
Mosambico  accepimus ,  lineae  hujusmodi  perconspicuae 
sunt ,  atque  prominulae.  De  qua  Trigla  in  mari  Mcdi- 
terraneo  expiscata  verba  faciens  Princeps  Gar.  Bona- 
parte in  magno  opere  cui  titulus  Fauna  itaUca ,  haec 
ait  =.  iinicuique  squamae  Uneae  lateraUs  una  respondet 
ex  Uneis  prominuUs  paralleUs ,  quae  cum  ab  ipsa  proce- 
dant  angulo  prope  recto ,  superne  cristam  dorsalem.  attin- 
gunt ,  inferne  ad  carinam  ventralem  usque  perveniunt , 
ita  ut  integrum,  corpus  Uneae  circumeant.  Tantummodo 
iisdem  caret  pars  ventris ,  quae  viscera  abdominaUa  ob- 
tegit  =. 

Ego  in  Trigla  e  Mosambico  accepta  nactus  sum ,  in  regio- 
ne  ventrali  reapse  minime  deesse  praedictas  lineas;  sed 
tantummodo  in  varias  desinere  circumvolutiones ,  quae 
serpunt  in  parte  postica ,  et  laterali  regionis  ventralis : 
ita  ut  tantum  careat  pars  media,  et  anterior  ubi  ossa 
pelvina  finem  habent. 

Cuvierius  autem  sermonem  faciens  de  hac  singulari  partium 
dispositione ,  haec    ait,  ubi    loquitur    de   Trigla    cuculo , 
quae    quidem    lineas    illas    verticales    praesefert ,     licet 
T.  viii.  58 


458  J.  J.  BiANcoNi 

minores  (I).  =  In.  Jiujus  generis  fronte perccnsehimus  duas 
species  nostri  maris ,  quaruni  corpus  circumamhitur  par- 
tint  vel  undique  lineis  quae  consurgunt  ex  squamarum 
dispositione ,  seu  ah  eo  quod  Naturalis  Historiae  Cultores 
appellant  squamas  verticillatas  =. 

Pagina  vero  31  ejusdein  operis  ait  =  Lineae  quae  latera 
cingunt  hiij'us  Triglae ,  ex  cutis  dupUcaturis  consurgunt , 
quae  supra  squamas  extolluntur ,  et  lineas  prominulas  ef- 
ficiunt,  inter  se  parallelas ,  et  quae  lineam  lateralem  an- 
gulo  recto  secant.  Quoad  usqu6  Piscis  hie  sit  recens  mor- 
tuus ,  plicae  hujusmodi  non  valde  prominent;  at  cum 
aliquanto  maceratus  sit ,  unamquamque  lineam  includere 
parvulam  laminam  cartilagineam  ejusdem  figurae  ac  pli- 
ca ipsa,  conspicuum  est  =. 

Cum  vero  ipse  Cuvierius  ad  describendam  Triglam  linea- 
tam  accedit  (2) ,  adnotat  =  lineas ,  quae  corpus  in- 
tegrum hujusce  Piscis  circumdant ,  excepto  pectore ,  et 
abdomine ,  eodem  esse  numero  quo  squamae  lineae  late- 
ralis; et  esse  duplicaturas  cutis,  ac  in  unoquoque  spatio 
inter  ipsas  interposito  duas  series  haberi  transversas  squa- 
marum regulariter  dispositarum ;  est  autem  numerus  se- 
rierum   130.  Squamae  vero  parvulae  sunt  etc.   =. 

Ex  quibus  Cuvierii  verbis  arguendum  esse  videreturp  li- 
neas quae  corpus  ambiunt  horum  Piscium ,  simplicem 
plicam ,  sive  cutis  duplicaturam  esse ,  uec  scriptores  alios 
inveni,  qui  hisce  a  Cuvierio  traditis  quid  addant  circa 
organuni  hoc.  Et  fortasse  hoc  modo  res  perspecta  vide- 
batui-  non  pluris  facienda,  ut  praetium  operis  esset  de 
ea  plura  inquirere. 

Mihi  vero  res  non  taliter  sese  exhibuit.  Etenim ,  sive  quod 
Piscis  mosarnbicanus  meliori  modo  servatus  esset,  sive 
quod  majori  quadam  attentione  rem  perscrutatus  sim , 
ego  vidi  lineas  verticales ,  quae  sicuti  tot  fila  latera  si- 
gnant,  vasa  esse,  quae  plus    minusve    parallela  serpunt 


(t)  Ciivier  Valenc.  Hisl.  nat.  des  Poissons.  T.  4.  pag.  23. 
(2J  Pag.  35. 


Specimina  Zoologica    Mosambicana  459 

super  latera ,  et  reflectuiitur  turn  cum  accedunt  ad  li- 
iieam  dorsi,  et  prope  liueain  inediatn  ventris.  E  quuvis 
hujusinodi  vase  identideni  oriuntur'  parvuli  trunci ,  vel 
tubuli  apice  pertusi,  ac  letroversi ,  f[U()rutn  quisque  si- 
stit  ac  jacet  supra  squaniain.  Atque  hi  tubuli  tain  fre- 
quentes  sunt,  ut  supra  singulas  squamas  unus  appareat; 
ita  ut  unaqnaeque  squama  proprium  tubulum  ore  hiante 
habere  videatur. 

Quae  partium  structura  niihi  visa  est  similis  quodammodo 
lineae  laterali  Piscium  ,  quae  est  organum  secernens 
quod  summopere  a  natura  variuin  factum  est  in  variis 
speciebus,  atque  familiis.  Et  re  quidem  vera  linea  late- 
ralis constituta  est  caule  quodam  principali,  cui  junguntur 
ramuli  et  trunci  secundarii  majori  vel  minori  numero, 
quique  finiuntur  truncatura  quadam ,  sive  sectione  in  qua 
oscuhun  est.  Veruntamen  ramificationes  difFusae  sunt  su- 
pra unani  tantum  ex  iis  squaniis,  quae  lineam  latera- 
lem  faciunt.  In  Trigla  autem  Mosambici  organum  hoc 
omnes  corporis  squamas  attingeret. 

Attamen  ad  bene  noscendum  atque  statuendum  quid  hoc 
sit  ,  oportet  penitus  rem  observationibus  perpendere  ; 
quod  quidem  non  adhuc  niilii  cencessum  est  perficere , 
quodque  in  aliam,  favente  Deo,  diem  remitto. 

Periophtalmus  Koelreuteri.    Pall.   var.   argentilineata. 
Nob. 

(Cuv.  Val.  T.    12.   pag.    181.  ) 

Pinnae  ventrales  quodammodo  ab  ipsa  basi  divisae  sunt ; 
etenim  postice  conjunctio  earum  incipit  tantummodo  ubi 
illae  inseruntur  in  corpore  Piscis ;  et  inde,  iis  receden- 
tibus  ab  invicem,  pars  thoracica  plana  restat,  veluti 
discus  incompletus  interceptus  inter  utrasquo.  Formam 
hanc  bene  representat  Tab.  1-i.  Bloch  Schneid.  in  qua 
Perioph.  papiUonaceum  pingit. 

Altitudo  Pinnarum  pectoralium  circiter  est  sexta  pars  lon- 
gitudinls  totius  earundem.  Oculi  aliquantisper  distant 
inter  se. 


-460  J.  J.    BiANCONi 

Quod  ad  colorem  spectat,  Periophtalmus  noster  mosambi- 
canus  intermedins  est  inter  Per.  Koelreuteri  Pallas  et 
Per.  argentilineatum  Valenc.  quia  plurimae  lineolae  ver- 
ticales  argentei  coloris  exornant  pinnas  quasi  tot  fra- 
gnienta  linearum ,  quarum  nunierus  ad  viginti  circiter 
ascenderet.  Differt  insuper  a  Per.  Koelreuteri,  ex  eo 
quod  pars  superior  capitis,  et  anterior  carent  quovis 
punctulo ;  item  facies  superior  P.  ventralis  grisea  est, 
sed  punctulis  albis  minime  distinguitur.  Dorsalis  prior 
frequentibus  punctis  a  basi  ad  medietatem  et  ultra  or- 
nata  est;  quibus  accedit  linea  alba,  et  inde  zona  nigri 
coloris  brunneique  splendentis ,  quae  antice  aliquantu- 
lum  elata  est,  et  fascia  alba  inaequali  marginata.  Dor- 
salis secunda  tribus ,  ut  ita  dicam ,  zonis  pingitur ,  qua- 
rum  una  brunnea  punctulis  albis  ad  basim  notata ,  alia 
media  nigra  undique  aequalis ,  lineola  albidula  inferne 
subsecuta,  et  demum  tertia  ampla  fascia  alba  marginali 
vix  ofFuscata  clausa. 

Ruppel  Piscem  hujusmodi  in  mari  Erithraeo  expiscavit ; 
Peters  autem  non  babuit  ex  aquis  Mosambici.  At  For- 
nasinius  reperiri  in  aquis  dulcibus  bujus  regionis  ani- 
madvertit,  et  insuper  exire  ab  aqua  et  per  herbas  circum- 
vagare  tradit.  Singularis  hie  vivendi  modus  communis  est 
cunctis  speciebus  bujus  generis ,  ad  banc  usque  diem 
cognitis.  Addit  etiam  Fornasinius ,  sibi  visum  esse  et  in 
Flumine  Goa  hunc  Piscem  inhabitare. 

CHEILIO  BICOLOR.  Nobis. 

Tab.  25. 

Ch.  operculi  angulo  ultra  radicem  pinnae  pectoralis  produ- 
cto,  corpore  supra  ab  apice  rostri  ad  medium  pinnae 
caudalis  fusco ,  subtus  ex  flavo  argenteo. 

Color  omnino  distinctus  latera  pingit.  Dimidia  pars  lateris 
superior  ex  apice  rostri  in  labio  superiori ,  ad  medium 
usque  pinnae  caudalis  fusca  est;  pars  inferior  ex  flave- 
scente  alba.  Linea,  secundum  quam  fit   colorum  distin- 


Specimina   Zoologica  Mosambicana  461 

ctio,  nigrescit;  atque  vix  supra  radicem  Pinnae  pecto- 
ralis  discurrit.  Quamrnaxime  vero  notatione  dignus  est 
apex  posticus  operculi  qui  fjuammaxime  retro  protendi- 
tur,  ita  ut  usque  post  radiceni  praedictae  Pinnae  pecto- 
ralis  producatur  per  quartam  hujusce  circiter  partem. 
Apex  autem  de  quo  hie  sermo  est,  cartilagineus  et  ob- 
tusus  est. 

D.  23.  C.   U.  A.   15.  P.   11.  V.  6. 

Altitude  maxima    poll.    1:1.   -  Longitude   tota  poll.  -J  :  2. 

Species  ad  quam  hie  noster  magis  accedere  videtur,  est 
Cheilio  auratus.  Quoy  (1)  {  Ch.  hemichrysos  Val.  )  (2), 
quam  speciem  in  Catalogo  suo  percensuit  Peters  nu- 
mero  129  una  cum  alio  Cheilio  ex  aquis  Mosambici 
educto,  nenipe  Ch.  cyanodoris.  Phrasis,  ut  ajunt,  re- 
vera  quam  Quoy  exhibet,  bene  cadit  Pisci  nostro,  sed 
cum  sit  ipsa  incompleta,  descriptio  et  icon  quae  a  Quoy 
traduntur,  differentias  non  pauci  momenti  interesse  in- 
ter Ch.  auratum  et  nostrum  indicant.  Etenim  Figura 
apicem  operculi  ad  radicem  P.  pectoralis  non  pervenire 
ostendit;  et  circa  hoc  descriptio  tantum  innuit  =  oper- 
culum in  apicem  valde  productum  obtusumque  finem 
habere  =.  Insuper  Figura  eadem  duos  colores  et  in  la- 
teribus  capitis  divisos  non  representat ,  uti  divisos  prae- 
bet  per  totum  reliquum  corpus.  E  contra  caput  undique 
coloris  albescentis  pingitur. 

Similis  etiam  est  Cheil.  Forskalii  Val.  (  Labrus  fusiformis. 
Rupp.  )  (3).  Differt  autem  ab  eo  propter  divisionem  et 
distinctionem  tam  conspicuam  colorum  in  mosambica- 
no ,  et  propter  longitudinem  apicis  operculi ,  et  am- 
phtudinem  oculi.  Insuper  caput  et  rostrum  in  praecita- 
ta  icone  breviora  sunt  si  cum  altitudine  corporis  ad  ra- 
dicem ventralium  Pinnarum  comparentur. 


(1)  Quoy.  Voyage  de  1'  Uranie  pag.  274.  pi.  64.  fig.  2. 

(2)  Valenc.  Iclilh.  T.   13.  p.  351. 

(3)  Ruppel  N.  Wirb.  pi.  1.  fig.  4. 


462  J.    J.     BlANCONI 


Scams sp?  n.''   1.   (  Tab.   26.  ) 

Duos  Pisces  e  genere  Scaro  misit  ad  nos  Fornasinlus ,  di- 
versos  sane  uniim  ab  alio,  et  ideo  ad  dims  species  di- 
stinctas  j)ertinentes.  Attanien  nee  nlla,  si  recte  novi , 
ex  tantis  descriptionibiis  specierinn  bujus  generis  nostris 
Piscibus  convenit. 

Quod  tamen  non  sufficit  ut  novae  species  illae  dicantur; 
tantum  enim  imperfecta  est  liaec  pars  Ichtbyologiae  Va- 
lenciennesii ,  ut  nullo  niodo  species  distiiiguere  datum 
sit.  Et  re  vera,  descriptiones  quaedam  specierum  Scaro- 
rum  minutissimae  sunt,  et  difFusae,  abac  paucis  verbis 
expediuntur.  Quaedam  characteribus  e  forma  corporis 
eductis  innituntur,  abas  vero,  bisce  omnino  omissis, 
colores  tanturamodo  distinguunt :  qui ,  ut  Hquet ,  citis- 
sime  in  mortuo  pisce  immutantur,  et  in  alcobole  im- 
merso  larvantur  vel  evanescunt.  Malus  etiam  descri- 
bendi  modus  est  ille ,  cum  res  aliqua  comparatione  al- 
terius  designatur ;  etenim  si  ille  qui  rem  perscrutatur 
careat  re  cum  qua  fit  comparatio  (  quis  autem  cuncta 
naturalia  objecta  prae  oculis  babere  potest  ?  )  incogni- 
tum  incognito  ei  declaratur.  Illud  tandem  prope  incre- 
dibile  est,  cum  ut  designetur  pars  aliqua  Piscis,  as- 
sumitur  comparatio  ejusdem  partis  alterius  speciei ,  in 
cujus  desci'iptione  ne  verbum  quidem  est  de  parte  sive 
organo  illo.  Cujus  rei  exemplum  nimis  sane  perspicuum 
exbibent  descriptiones  specierum  Scarus  Bottae  et  Sc. 
cyanurus.  Quum  igitur  in  bac  incertitudine  versemur , 
abstineo  me  ab  institutione  duarum  specierum  ex  Pi- 
scibus mosambicanis ,  et  tantum  eorum  descriptionem 
tradam. 

Prior  autem  (n°.  1.  Tab.  26.  )  corpore  suboblongo  gaudet, 
ita  ut  altitude  ejus  quater  ferme  in  longitudine  coin- 
prebendatur.  Versus  rostri  apicem ,  ut  et  postica  corpo- 
ris parte,  attenuatus  ;  ibiqiie  margo  corporis  declivis 
valde  ante  pinnam  caudalem.  Oculus  mediocris  magni- 
tudinis,  marginem  superiorem  capitis  orbita  sua  attingit. 


Specimina  Zoologica  Mosambicana  i&3 

Maxillae  denticulatae ;  quivis  denticulus  tubeiculiformis, 
a  proxiniis  suis  distinguitiir  ope  siilcoiiiiii  qui  per  qnai- 
tani  circiter  partem  faciei  maxillae  superioris  extend uii- 
tur ;  in  inferiori  autem  sunt  vestigia  denticulorum  in 
zonas  secundarias  disposita. 

Linea  lateralis  perdistincta,  perramosa ,  usque  ad  extremani 
squamam  caudalem  producta.  Corporis  squamae  magnae 
granuloso-striatae ;  maximae  vero  postremae  illae  quae 
piiniani  caudalem  partim  obtegunt.  Harum  vero  major 
media  est,  quae  et  membraniformis ,  magna  parte  li- 
bera ,  et  Pinnam  ipsam ,  usque  versus  apicem ,  obtegens. 

Pinna  caudalis  obtruncata ,  vix  rotundata  in  angulis. 

Color  Piscis ,  in  alcohole  servati ,  brunneus ,  dilutior  ad  la- 
tera  ventris ;  macula  fusca  ad  ladicem  P.  pectoralis , 
et  supra  oculos.  Nulla  macula  distincta ,  sive  zona  su- 
pra pinnas  est. 

Mensurae.  Longitudo  tota  poll.  5  cum  dimidio.  Altitude 
maxima  post  finem  pinnae  pectoralis  poll.  1.  et  lineae 
quatuor. 

Scams  .   .   .   .  sp?  n°  2.    (Tab.  27). 

Ambitus  corporis  bujus  piscis  ellipticus ;  et  ad  ambitum 
Scams  cretensis  accedit  si  figuram400a  Valenciennes  alla- 
tam  respiciamus.  Altitudinem  ter,  tertiaque  addita  parte, 
longitudo  comprehendit.  Oculus  parvus ;  sistit  ad  se- 
cundam  ex  tertiis  partibus  altitudinis  capitis.  Capitis 
ambitus  obtusus  per  lineam  aequaliter  curvam  descen- 
dit  a  nuca  ad  apicem  lostri ;  et  consimilis  linea  inferne 
describitur. 

Linea  lateralis  simplex;  caulis  ejus  baud  raro  solus,  vei 
etiam  duo  et  ad  summum  tres  ramuli  adduntur.  Ramo- 
sior  aliquantulum  est  in  squama  extrema  quae  caudam 
tegit. 

Tres  squamae  caudam  et  Pinnam  caudalem  obtegunt  ad 
apicem  usque ,  pauca  parte  extrema  excepta  :  harum 
media  quae  lineam  lateralem  gerit,  minor  est  superiore, 
(juae  omnibus  maxima.  Omnes  magna  ex  parte  liberae 
ac  membranaceae. 


i6i  J.  J.   BiANcoNi 

Maxillae  similes  illis  quae  in  5c.  cretensi  repraesentaiitur 
a  Cuv.  Val.  Atl.  fig.  -100;  denticuli  vero  vix  distincti  li- 
neis  griseis.  NuUus  dens  ab  aliis  distinctus  in  angulo 
maxillarum. 

Color  hujus  piscis  in  alcoliole  seivati  brunneo-violaceus 
in  dorso ,  et  ad  latera :  violaceo  pallente  in  regione 
operculari  pingitur ;  et  albo  roseo  in  gula ,  et  ventre. 
Series  inacularum  albescentium  ad  radicem  Pinnae  dorsa- 
lis  esse  videtur.  Pinnae  ceterae  nullo  deciso  colore  pin- 
guntur. 

Cauda  subquadrata ,  vix  in  agulis  rotundata. 

Mensurae.  Longitudo  tota  poll,  quinque  et  linea  una.  Al- 
titude maxima  in  medio  corpoi-e  poUex  unus  cum  di- 
midio. 


EXPLICATIO  TABULARUM. 


Tab.  34.  Megalgpis  Alessahdrini.  Nobis. 

Tab.  25.  CiiEiLio  bicoloh.  Nobis. 

Tab.  26.  Scams (  n."   1 .  ) 

Tab.  27.  Scams (  n."  2.  ) 


T.     VIII. 


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OPERAZIONI  CIimURGICIIE 

ESEGUITE  I^  DIVERSI  CASI 

ONDE  TOGLIERE 

l\  milOBILITi  DELIA  IIASCEILA INFERIORE 

DEL 
PROF.  CAV.  FRANCESCO  RIZZOLI 

(Leila  nella  Scssione  del  19  ^ovcInbre  1857.) 


L 


ia  Cliirurgia  moderna  ,  sebbene  con  orgoglio  possa 
vantare  progress!  della  piu  grande  utilita  e  rilevanza ,  pur 
tuttavia  e  indubitato,  che  in  alcune  sue  parti  difetta  an- 
cora  di  quel  grade  di  perfezione ,  clie  puo  soddisfare  a 
molti  bisogni  dell'  uomo. 

Egli  h  percio  che  vol ,  o  Accadeinici  Prestantissimi ,  e 
specialmente  voi  che  qui  sedete  espertissiini  in  Chirurgia, 
e  che  trovativi  al  cospetto  di  infermi  posti  in  condizioni 
difficilissime ,  doveste  in  non  pochi  iiicontri  dar  prove  del 
genio  vostro  ,  onde  sopperire  appunto  all'  insufficienza  dei 
mezzi ,  che  vi  offeriva  quell'  arte ,  che  con  tanto  onore 
professate ,  spero  non  isdegnerete ,  se  io  rammentandovi 
lo  stento  che  incontra  la  parola,  i  danni  e  pericoli  che 
susseguono  alia  difficilissima  alimentazione  pel  serramen- 
to  stabile  delle  mascelle,  e  la  inefficacia ,  in  molti  ca- 
si  di  questo  genere,  degli  espedienti  niessi  dai  Chirur- 
ghi  alia  prova,  mi  faro  a  narrarvi  la  storia  delle  operazio- 
ni  da  me  eseguite,  per  togliere  in  alcuni  casi  la   indicata 


168  Francesco   Rizzoli 

iniioinialita ,  la  quale  presentavasi  tale    da  richiedere   par- 
ticolari  provvedimenti. 

STORIA  PRIMA. 

Nel  giorno  16  Febbraio  1853  veniva  accolta  in  Rico- 
vero  la  fanciulla  sctteniie  Enrica  Vciituri ,  onde  rimediare 
al  senaniento  delle  mascellc  in  essa  indotto  da  tessuto 
fibrose  innodulaie  retrattile,  formatosi  nelle  parti  raolli 
della  regione  intra-buccale  adiacenti  all'angolo  destro  del- 
le labbra.  L'  indicato  inodnlare  tessuto  avea  la  forma  di 
un  paralellograniiuo ,  i  di  cui  due  maggiori  margini  luughi 
un  poUice,  erano  paralelli  alia  linea  longitudinale,  che 
divide  la  faccia  in  due  nieta ,  i  due  minori ,  trasversali , 
niisuravano  mezzo  pollice,  la  loro  spessezza  era  di  tre  li- 
nee ;  il  nuovo  organico  prodotto  Fortemente  teso ,  e  resi- 
stente,  aderiva  alia  superficie  anteriore  delle  due  mascel- 
le ,  e  le  obbligava  a  rimanere  in  una  perenne  e  forzata 
abduzione.  Le  aderenze  al  mascellare  superiore  corrispon- 
devano  alia  regione  anteriore  e  superiore  degli  alveoli  del 
primo  e  secondo  molare ,  ed  estendevansi  fin  presso  la 
fossa  canina  ,  non  aveano  attacchi  col  la  porzione  piu  bas- 
sa  della  regione  alveolare  suddetta,  perche  ivi  il  mascel- 
lare era  completamente  necrosato ',  nella  mascella  inferiore 
pure,  il  nuovo  aderente  tessuto  sorgeva  dalla  parete  an- 
tei'iore  alveolare  del   1.°  e  2."  molare. 

Cotale  alterazione  patologica  era  stata  1'  immedlata  con- 
seguenza  della  cicatrizzazione  di  un'  idcera  cancrenosa  , 
formatasi  nei  tessnti  della  notata  regione,  otto  mesi  prima 
deir  ingresso  della  fanciulla  nello  Spedale,  e  mentre  la 
medesima  trovavasi  oppressa  da  gravissima  febbre  tifoidea. 

Col  fine  pertanto  di  rimediare  a  questa  patologica  in- 
normalita,  in  seguito  della  quale  avveravansi  le  penose 
inevitabili  successioni  clie  dcnivano  dalla  permanente  ab- 
duzione delle  mandibole,  mi  decisi  dapprima  di  tentare 
lo  sbrigliamento  degli  aderenti  tessuti ,  col  quale  diffatto 
ottenni  la  immediata  apeitura  della  bocca.  Avvenimento 
felice ,  che  mi  rese  agevole  lo  asportare  1'  alveolare  porzione 


Oi'ERAZioNi   CmnunoicHE  -469 

necrosata,  ed  i  Jik;  tlenti  vacillanti  clie  vi  corrisponJeva- 
no.  Ma  (iuantuiu[iie  si  usassero  dipoi  le  maj^jriori  diligen- 
ze,  e  non  si  ohhiiassero  quei  piu  energici  mezzi  niecca- 
nici,  die  vengono  dai  Cliiruighi  laccomandati ,  onde  pre- 
veiiire  la  recidlva,  non  fn  possil)ile  1'  evitarla,  e  dopo  due 
mesi  dair  esegiiita  operazioiic,  la  Venturi  trovavasi  di  nuo- 
vo  coUe  mascelle  permanentemente  serrate. 

Desioso  io  pertanto  di  iniglioie  fortuiia,  sperai  Incon- 
traila  candjiando  i  rapporti  •anatoniici  esistenti  fra  le  parti 
adese ,  e  mi  decisi  per  questo  a  mettere  in  atto  il  pro- 
cesso  operatorio  seguente. 

Posta  a  sedere  convenientemente  la  fanclulla,  mediante 
un  Listuri  panciuto  a  lama  stretta  ,  feci  una  incisione,  die 
partendo  dall'  angolo  labiale  destro,  si  dirigeva  perpendi- 
colannente  in  alto,  comprendendo  in  tntta  la  spessezza  il 
labbro  supcriore ,  e  costeggiando  il  niargine  interno  del 
tessuto  fibrose  di  nuova  formazione  (I);  fatto  cio  collo 
stesso  bisturi  staccai  le  aderenze,  che  il  morboso  pro- 
dotto  avea  colla  mascella  superiore  ,  e  giunsi  cosi  sui 
tessnti  sani  interni  della  guancia ;  in  allora  in  qucsti  me- 
desimi  tessuti  sani,  e  nella  sovrastante  cute,  feci  a  tut- 
ta  spessezza  una  incisione  della  lungliezza  di  circa  un 
poUice ,  che  conilnciando  dalla  estreniita  superiore  del- 
la incisione  longitudinale  gla  fatta  nel  labbro  superiore, 
si  dirigeva  a  destra  in  linea  quasi  orizzontale,  o  diro  me- 
glio  alquanto  incliiiata  dal  basso  in  alto  (2),  per  dare  co- 
si  origine  ad  im  terzo  taglio ,  il  quale  discendeva  a  tut- 
ta  spessezza  nella  guancia  paralellamente  alia  prima  inci- 
sione ,  e  ripiegandosi  verso  1'  orecchio  nella  sua  inferio- 
re  estreniita ,  ivi  formava  come  suol  dirsi  dai  Cliirurglii 
una  coda  (3). 

Per  tale  guisa  ne  risulto  un  lembo  quadrangolare  la  di 
cui    superficie    interna,  per    una    sua    meta    circa,  e    cioe 


(1)  Tav.  28.  Fig.  1.  a,  b. 

(2)  Fig.  1.  b,c. 

(3)  Fig.  I.  c,  d. 


470  Francesco  Rizzoli 

verso  r  angolo  labiale,  era  costituita  dallo  staccato  tessuto 
fibroso  patologico,  per  1'  altra  metk  invece  era  ricoperta 
dalla  membrana  mucosa  intrabuccale  in  istato   fisiologico. 

Qiiesto  leinbo  quadrangolare  avea  tre  niargiui  e  due 
augoli  liberi ,  di  questi  i  due  superior!  (1),  di  quelli  il 
superiore,  1'  interiio,  e  1'  esterno;  nieiitre  1'  inferior  mar- 
gine  era  continuo  coi  tessuti  moUi ,  che  foi'mavano  la 
parte  bassa  della  gota  (2). 

Reclinando  questo  lembo  a  sinistra  dell'  infernia,  e  cioe 
verso  la  bocca  (3),  poteva  essere  posto  in  tali  relazioni  coi 
tessuti  adiaccnti ,  da  togliere  i  rapporti  anatomici  che  dap- 
prima  avea  coUe  parti  sottostanti,  da  impedirgli  quindi  di 
riprendere  gli  antichi  attacchi ,  ed  obbligarlo  invece  ad 
atteggiarsi  in  modo  da  lasciare  debitamente  funzionare  le 
mascelle. 

Per  la  inclinazione  infatti  che  io  diedi  all'  indicato  lem- 
bo, ne  risulto,  che  il  suo  margine  superiore  libero  (4) 
pote  essere  posto  stabilraente  merce  la  sutui'a  attorcigliata 
a  contatto  col  bordo  cruento  del  labbro  superiore  (5),  che 
il  margine  interno  di  esso  lembo  (6)  pote  farsi  continuo 
col  bordo  libero  del  labbro  superiore  stesso ,  ed  ingrandi- 
re  la  bocca  (7) ,  e  che  il  margine  esterno  del  lembo  stes- 
so ripiegato  in  alto  (8)  pote  essere  riunito,  merce  la  sutu- 
x"a  attorcigliata,  cogli  adiacenti  tratti  di  gota,  in  istato  di 
cruentazione,  e  disposti  a  guisa  di  piccolo  triangolo  (9). 

In  seguito  di  che  la  porzione  di  superficie  interna  del 
formato  lendso,  alia  quale  corrispondeva  il  tessuto  fibroso 
cicatrizio  staccato  dal  mascellare  superiore,  andando  a  fis- 
sare  i  suoi  attacchi  non  piu  snl  mascellare  superiore  stesso. 


(1)  Fig. 

1. 

b,  c. 

(2)  FiR. 

1. 

e. 

(3)  Fig. 

2. 

a. 

(4)  Fig. 

2. 

a. 

(5)  Fig. 

2. 

a,  b. 

(6)  Fig. 

2. 

c. 

(7)   Fig. 

2. 

c,d. 

(8)  Fig. 

2. 

e. 

(9)  Fig. 

2. 

e.  f,  /: 

OpeRazioni   Giiirurgiche  471 

ma  invece  suUa  porzione  inferiore  del  labbro  superlore, 
e  coutinuandosi  col  bordo  libero  di  esso  labbro  (1),  la 
striscia  inodulare  fibrosa,  gii  staccata  dal  mascellare  su- 
periore,  veniva  perci6  a  poggiare  sulla  corrispondente  sotto- 
p'osta  regione  dentaria,  e  poteva  per  questo  debitamente 
medicata,  ed  isolata  dalle  vicine  parti  cicatrizzare.  E  cosi 
pure  era  permesso  di  isolatamente  ricuoprirsi  di  cicatrice, 
alia  cruentazione  fatta  nel  mascellare  superiore  pel  distac- 
co  di  quel  tratto  di  tessuto  fibrose  che  vi  era  in  antece- 
denza  aderente,  in  causa  di  rimanere  la  cruentazione  stes- 
sa  non  piu  in  rapporto  coll'  indicato  tessuto  fibroso,  ma 
bensi  con  quel  tratto  della  superficie  interna  del  formato 
lembo  ,  che  era  ricoperto  dalla  mucosa  intrabuccale  in 
istato  fisiologico.  Per  tal  guisa  restando  stabilmente  im- 
pedita  la  rinnovazione  di  quegli  attacchi  die  avevano 
cagionata  1'  immobilita  della  inferiore  mascella,  pote  que- 
sta  trovarsi  in  condizioni  molto  acconcie  a  debitamente 
funzionare. 

La  cura  successiva  all'  operazione  non  richiese  clie  sem- 
plici  prowedimenti ,  e  dopo  28  giornate  la  cicatrizzazione 
della  ferita  era  completa.  Ritenuta  pero  la  fanciuUa  pa- 
recchi  mesi  nello  Spedale,  onde  assicurarsi  della  stabile 
riescita  della  operazione ,  e  poscia  rinviata  alia  propria 
famiglia,  rimasero,  come  piu  volte  ho  di  poi  potuto  con- 
statare ,  in  lei  permanenti  i  benefici  ,  e  rilevantissimi 
risultati  di  gia  ottenuti. 

STORIA  SECONDA. 

Un  contadinello  d'  anni  10,  di  costituzione  gracile,  nel 
Novembre  del  1853  fu  esso  pure  preso  da  febbre  tifoidea 
assai  grave.  Lotto  con  molti  pericoli,  ai  quali  un  ultimo 
se  ne  aggiunse,  che  credutosi  dal  medico  curante  foriere 
di  prossima  ed  inevitabile  morte,  lo  trattenne  dal  conti- 
nnare    a    visitare    1'  infermo.  Una    vasta    cancrena    avea  in 


(1)  Fig.  2.  c,  d. 


472  Francesco  Rizzoli 

esso  invasa  a  tutta  spessezza  la  meta  del  labbro  siipeiiore 
nel  lato  dcstro,  porzione  della  corrispondente  giiancia, 
del  sottoposto  0S80  niascellare  supeiiore,  iion  clie  uu  trat- 
to  del  labbro  inferiore.  Ma  pure  ad  oiita  dl  tauto  {;iiasto, 
iorluuataineute  aiiclie  in  questo  caso  avvenue  cio,  die  in 
vaiic  altre  circostanze  per  somma  ventura  e  dato  al  Cliirurgo 
di  osscrvare ,  e  cioe  clie  sebbene  alcuni  infermi  si  tiovino  in 
condizioui  appaienteinente  le  piu  dispeiatc,  sorge  beuefi- 
ca  la  uatuia ,  e  reude  palese ,  cbe  quei  poteri  di  conser- 
vazione  che  sembravano  annientati ,  o  soffocati  dalla  violen- 
za  del  male,  lianno  invece  aiicora  taiita  possanza,  da  lie- 
scire  a  superare  quei  pericoli ,  che  minacciavano  da  vici- 
no  degli  infermi  la  vita.  E  cosi  difFatto  fu  nel  gioviiietto, 
di  cui  ora  parlo ;  imperocche  la  inortifera  cancrciia  lungi 
dallo  estendersi ,  o  dall'  influcnzare  in  niodo  micidialissimo 
suir  organismo,  comincio  a  dare  indizii  di  tendenza  ad  iso- 
larsij  ed  anzi  dopo  alquanti  giorni,  la  vasta  escara  can- 
crenosa  occupante  le  indicate  parti  moUi ,  si  distacco  la- 
sciando  una  piaga  ampiissiina,  ed  irregolare  in  cui  era 
compresa  la  sottostante  porzione  di  niascellare  superiore 
necrosata.  Mentre  pero  la  natura  era  riescita  ad  eliniinare 
dal  corpo  dell'  infermo  quei  materiali  morbosi ,  clie  cotan- 
to  intluivano  a  niinacciarne  la  esistenza ,  quella  stessa  na- 
tiua  affievolita,  e  non  soccorsa  debitamente  dava  percio 
soltanto  luogo  ad  una  parziale  ed  irregolare  cicatrizza- 
zione  dei  superstiti  tessuti  ,  la  quale  lasciava  il  ragaz- 
zetto  in  uno  stato  ributtante,  e  niostruoso.  Costretta  era 
quindi  essa  natura  di  rivolgersi  all'  arte,  e  cliiederle  con 
fei'vore,  che  in  tanto  bisogno  le  fosse  generosa  di  quel 
benevolo  aiuto,  clie  le  era  indispensabile ,  e  senza  del 
quale  nulla  piu  potea  da  se  sola  operare ,  e  1'  arte  in  ri- 
cambio  de'  beneficii  che  da  essa  natura  continuamente  ri- 
ceve,  e  pei  quali  tanti  e  tanti  prodigi  puo  vantare,  con 
compiacenza  la  mano  stendeale,  e  seco  lei  all'  ardua  im- 
presa  accingendosi ,  largheggiava  di  quei  sussidii ,  che  al- 
r  uopo  potevano  soddisfare. 

Onde    per    altro    possiate    formarvi    un'   idea    abbastan- 
za    esatta    di    quanto    dovette    V  arte    stessa    occuparsi,    e 


OpEKAZIONI     GmilURCICHE  173 

indispeiisabile  che  colla  niaggior  possibile  esattezza  coiio- 
sciate  quale  fosse  1'  aiiatoinica  iiiiiormaliti  di  (juelle  parti, 
alia  quale  era  desiderahile  il  ripaiare.  Dal  mezzo  del  lab- 
bro  superiore  in  conispoiideuza  del  setto  delle  naiici,  e 
del  filtro  dello  stesso  labbro  progiedeudo  a  destra  era  in 
tntta  la  sua  spessezza  quel  labbro  distrutto  in  un  colla 
adiacente  gengiva,  la  quale  veniva  in  parte  sostituita  da 
un  tessuto  cicatrizio  aderente  tenacemente  al  sottoposto 
osso  mascellare  superiore,  e  prccisaniente  a  quella  porzio- 
ne  di  esso  osso ,  clie  forma  la  parete  auteriore  degli  alveoli 
eve  si  impiantano  le  radici  dei  denti  secondo  incisivo ,  cani- 
ne, primo  e  secondo  molare  (1),  i  quali  denti  privi  di  quei 
naturali  presidii  clie  li  sottraggono  alle  maleficbe  influen- 
ze  degli  agenti  esterni,  avevano  perduto  il  loro  naturale 
colore,  la  loro  brillantezza,  e  si  erano  fatti  seccbi,  neri ,  e 
vacillanti.  Cosi  pure  mostravansi  il  canino  ed  il  primo  molare 
destro  della  mascella  inferiore,  in  causa  di  essere  rimasta 
preda  dello  stesso  cancrenoso  processo  disorganizzatore  pai-te 
del  sovrapposto  labbro.  Mancava  1'  angolo  cbe  riunir  dovea  a 
destra  le  labbra ,  e  la  guancia ,  la  quale  era  pure  per  non 
piccolo  tratto  distrutta,  e  in  quella  regione  soltanto  nota- 
vasi  una  cicatrice  di  figura  semi-elittica  a  margine  assot- 
tigliato  quasi  scindente,  che  sorgendo  dalla  mascella  infe- 
rioi'e ,  e  continuandosi  coi  superstiti  tessuti  della  destra 
guancia,  andava  a  prendere  aderenza  assai  forte  col  ma- 
scellare superiore ,  in  prossimita  della  fossa  canina  (2) ,  il 
che  facea  si ,  cbe  all'  orrida  deformita ,  cbe  disgraziatamen- 
te  affliggeva  il  contadinello,  si  aggiungesse  ben  auco  la 
impossibilita  di  abdurre  le  mascella.  Anzi  tale  era  la  for- 
za  con  cui  le  medesime  stavano  fra  loro  serrate,  da  ob- 
bligare  i  denti  della  mandibola  superiore  a  sormontare 
quelli  della  inferiore,  inceppando  cosi  1'  emissione  della 
voce,  r  articolazione  della  parola,  e  rendendo  possibile 
r  alimentazione  merce  soltanto  liquide  sostanze.  Oltredich^ 


(1)  Fig.  3.  a,  a. 

(2)  Fig.  3.  b,  b. 

T.  Via.  60 


474  Francesco   Rizzou 

le  stipate  parti  nou  permettendo  di  dominare  l'  interno 
del  la  bocca,  era  per  questo  impedito  a  quelle  porzioni 
dl  inasccUare  superiore ,  che  erano  rimaste  necrosate,  di 
essere  eliminate,  e  rimanendo  iiivecc  dai  suddetti  inorbo- 
si  tessiiti  strette,  ed  imprigioiiate ,  tale  irritazione  induce- 
vano  nella  guancia  corrispondente ,  da  crearvi  profonde 
ulcerazioni,  determinanti  un  continuo  scolo  dalla  bocca  di 
saliva  cominista  a  sordida  marcia. 

Da  tiitto  cio  rendesi  quindi  palese,  che  per  soccorrere 
in  mode  opportune  1'  infermo,  dovea  I'  arte  non  solo  ri- 
pristinare  i  movimenti  proprii  delle  mascelle,  ma  dovea 
ben  anco  riparare  alle  perdite  fatte  dal  labbro  superiore, 
dair  inferiore ,  e  dalla  guancia ,  favorire  il  distacco  coni- 
pleto,  e  la  eliminazione  delle  parti  dure  vacillanti,  e  ne- 
crosate ,  e  sollecitare  la  cieatrizzazione  delle  ulcerazioni 
dei  molli  tessuti. 

Lungi  pero  dal  pretendere  di  porre  riparo  a  tutti  que- 
sti  mali  nel  medesimo  tempo,  e  specialmente  ben  lungi 
dair  indurre  in  tessuti  cosi  malconci,  merce  varii  contem- 
poranei  operatori  processi ,  tali  irritazioni ,  cosi  estese  ana- 
tomiche  lesioni  e  gravezze  da  rendersi  capaci  non  solo  di 
irapedire  il  risultato  felice  che  cotanto  braniavasi ,  ma  da 
compromettere  ben  anco  la  vita  dell'  individuo,  doveva  io 
invece  pensare  (  come  in  altre  analoghe  circostanze  ho 
fortunataniente  fatto  )  di  provvedere  a  ciascun  bisogno  se- 
paratamente,  e  di  tenere  in  cio  quell'  ordine  che  piia  ra- 
zionalmente  servir  potea  alio  scopo. 

Per  questo  prima  di  tutto  mi  proposi  di  procui-are  , 
temporariamente  almeno,  1' abduzione  delle  mascelle,  on- 
de  potere  in  modo  opportune  nutrire  1'  infermo,  flivorire 
la  eliminazione  delle  laniine  ossee,  e  dei  denti  necrosati  , 
e  sollecitare  la  cieatrizzazione  delle  piaghe  formatesi  nel- 
r  interno  della  bocca. 

A  questo  scopo  insinuata  colle  dovute  cautele,  e  gra- 
datamente  una  stretta  leva  di  duro  legno  fra  le  mascelle, 
ottenni  diffatti  dopo  parecchi  giorni  d'  allontare  le  ma- 
scelle stesse  in  modo,  da  permettere  con  qualche  facilita 
la    necessaria    alimentazione    dell'  infermo ,  e    di  dominare 


Ol'EIlAZIONI     ClIlHURGICUE  475 

pur  anco  il  cavo  della  hocca  qiiaiito  conveiiiva  onde  faci- 
litare  il  distacco  delle  parti  nccrosate ,  e  la  cicatrice  del- 
le  supcrstiti  piaghe. 

Avuti  questi  vantaggi ,  potei  allora  decidermi  con  mag- 
gior  fiducia  a  rifare  la  porzione  di  lahhro  iiiferiorc  nian- 
cante,  la  buoiia  riiiscita  dclla  quale  operazione  nii  avrebbe 
poi  dato  piu  facile  adito  a  rifar  pure  il  labbro  superiore , 
ed  a  togliere  stabilmente  il  serrainento  dellc  mascelle,  il 
quale  gia  minacciava  di  riunovarsi ,  in  causa  di  non  esse- 
re  la  leva  piu  tollerata. 

Per  eseguire  aduuquc  la  indicata  operazione  dopo  avere 
cruentati  i  bordi  ricoperti  di  cicatrice  della  discontiuuita 
di  esso  labbro  infcriore,  e  dopo  averne  staccati  alquanto 
i  lenibi  dalle  vicine  parti,  posi  i  bordi  cruenti  a  mutuo 
contatto,  e  li  fissai  mediante  sutura  attorcigliata  (1).  Scor- 
se  alcuue  giornate,  la  cicatrice  non  essendo  abbastanza  so- 
da, e  gli  aglii,  ed  i  fili  cbe  avevano  servito  alia  sutura 
mostrandosi  vacillanti,  onde  non  perdere  il  frutto  della 
eseguita  operazione ,  segueudo  le  regole  da  me  in  analo- 
ghe  circostauze  adottate,  irapiantai  altri  due  aglii,  e  li 
fermai  coi  rispettivi  fili  nei  tratti  intermedii  a  quelli  in 
cui  ven^nero  i  primi  aghi  applicati,  i  quali  percio  potero- 
no  essere  tolti,  e  lasciare  le  parti  in  condizioni  piu  ac- 
concie  alia  loro  reciproca  e  stabile  uiiione. 

Formatasi  cosi  una  robusta  cicatrice,  io  non  avrei  per 
certo  diiazionato  di  niolto  quell'  ultimo  atto  operatorio 
che  servir  dovea  a  completare  la  cura,  se  una  nialaugura- 
ta  circostanza  non  me  ne  avesse  ragiouevolmente  distolto. 
Sorsero  infatti  nel  nostro  infermo  disturbi  addomiuali  as- 
sai  temibili  da  ricliiedere  speciali  provvedimenti ,  e  quel 
che  e  piu ,  vennero  i  medesimi  ben  presto  susseguiti  da 
grave  affezione  scorbutica  che  si  rese  di  assai  difficile  gua- 
rigione ,  e  per  la  quale  essendo  stato  impedito  l'  uso  di 
qualsiasi  mezzo  meccanico,  capace  di  mantenere  le  ma- 
scelle allontanate,  si  rinnovo  il  serramento  completo  del- 
le medesime. 

(1)  Fig.  3.  c,  c. 


476  Francesco   Rizzor.r 

Mu  appeiia  il  coutadinello  fu  giiarito  dallo  scorbuto ,  e 
non  I'livvi  piii  controinclicazione  alciina  ad  operare ,  non 
mi  ristetti  in  allora  dal  ricorrere  a  quell'  ultimo  tentativo 
die  mi  rimaneva  ancora  a  sperimciitare,  e  che  avea  per 
iscopo  di  ricostruiie  la  metii  del  labbro  superiore  inanca ri- 
te, e  corrispondente  porzioiie  di  giiancia,  e  di  togliere 
nel  tempo  stesso  stabilmente  quella  meccanica  cagione 
che  iinpediva  1'  abduzione  delle  mascelle. 

Ap|)iofittaiido  pertanto  della  cedevolezza  della  rimasta 
porzione  di  labbro  superiore ,  dopo  averla  staccata  con  un 
bistuil  panciuto  nel  suo  interno  dal  sottoposto  masccUare  , 
e  dopo  averla  resa  totalmente  libera  da  esso,  merce  una 
incisione  trasversale  fatta  alia  base  del  labbro,  subito  sot- 
to  il  naso,  paralella  al  bordo  libero  del  labbx-o  stesso,  pro- 
lungantesi  orizzontalmente  nel  tessuto  cicatrizio  stipato  for- 
matosi  sul  mascellare  superiore  destro  in  sostituzione  del- 
la distrutta  gengiva  (1),  stirai  la  poi-zione  istessa  di  lab- 
bro a  destra  verso  la  guancia  per  lissarla  poscia  coi  bordi 
della  incisione  fatta  sul  cicatrizio  tessuto  sopramascella- 
re  (2),  e  formare  cosi  nel  miglior  modo  una  porzione  del 
labbro  mancante  (3).  Dopo  di  che  col  fine  di  completare 
la  genio-cheiloplastica  mi  prevalsi  di  un  lembo  rjuadran- 
golare  tolto  dai  tegumenti  della  stessa  destra  guancia  me- 
diante  tre  incisioni ,  la  prima  delle  quali  molto  piccola  si 
continuava  a  perpendicolo  col  bordo  della  striscia  di  tes- 
suto inodulare ,  che  pei  suoi  attacchi  cagionava  1'  immo- 
bilita  delle  mascelle  (i) ,  la  seconda  era  a  questa  paralel- 
la (5) ,  e  da  essa  distante  quasi  un  pollice ,  la  terza  aven- 
te  ima  direzione  alquanto  obbliqua  da  destra  a  sinistra, 
e  dair  alto  al  basso  superiormente  le  riuniva  (6).  Isolato 
questo  lembo  dai  sottoposti  tessuti  ed  inclinatolo  a  sinistra 


(1)  Fig.  3.  e,  e,  e,  e. 

(2)  Fig.  4.  o,  a. 

(3)  Fig.  4.  6. 

(4)  Fig.  3.  d. 

(5)  Fig.  3.  f,  f. 
(C)  Fig.  3.  f,  d. 


Operazioni  Chirurciche  477 

ill  niodo  die  1'  ultima  descritta  incisione  si  ponesse  ad 
imiiu'Jiato  coiitatto  colla  estremita  liln-ia  di  moncone  foi- 
niato  dalla  porzione  superstite  di  labbro  superiore,  resa 
essa  pure  cruenta  (1),  ne  risulto  che  il  bordo  esterno 
del  nuovo  forniato  lembo  (2)  si  rese  continue  coll'  inci- 
sione orizzontale  fatta  nella  porzione  superstite  di  lab- 
bro  superiore ,  e  pote  cosi  con  una  sua  parte  riunirsi 
colla  incisione  pariinenti  orizzontale ,  praticata  nel  tessu- 
to  cicatrizio  che  sostituiva  a  destra  estesa  porzione  della 
superiore  gengiva  e  parte  della  guancia  (3).  Per  tal  ino- 
do  gli  anticlii  attacclii  contratti  superiormente  dalla  striscia 
inodulare  fibrosa  col  mascellare  (i)  andando  a  porsi  in 
relazione  col  bordo  libero  del  labbro  superiore  (5),  con- 
corsero  a  formare  la  porzione  inancante  dal  labbro  stcs- 
so  ,  ed  in  seguito  di  ci6  rimasero  stabilmente  tolti  quei 
rapporti  anatoinici,  e  quegli  attacchi  die  impedivano  alle 
mascclle  di  divaricarsi,  e  delle  medesirne  si  resero  liberi 
i  movimenti.  Usata  la  sutura  attorcigliata  nella  maniera 
che  era  piu  acconcio,  onde  tenere  insieme  riunite  negli 
indicati  anatomici  rapporti  le  indicate  parti  cruente  (6) , 
in  breve  se  ne  ottenne  la  desiata  cicatrice  ,  per  cui  il 
contadinello  pote  fra  non  molto  abbandonare  la  Clinica, 
ove  era  rimasto   i  mesi  interi. 

Rivedutolo  esso  pure  piu  volte,  ho  col  massimo  piace- 
re  constatato  che  non  solo  mantengonsi  in  lui  liberi  e 
facili  i  movimenti  delle  mascelle,  ma  che  il  suo  volto  per 
r  attivo  procedere  delle  fiiiizioni  nutritive  ha  riprese  nel 
miglior  modo  quelle  simmetriche  forme,  che  1'  anteceden- 
te  sofferta  distruggitrice  malattia  avea  in  lui  rese  orride, 
e  ributtanti   (7). 


(1)  Fig. 

4. 

c. 

b. 

(2)  Fig. 

3. 

A 

f.  Fig. 

4. 

i,  a. 

(3)  Fig. 

4. 

f. 

(4)  Fig. 

3. 

h. 

(6)  Fig. 

4. 

e  , 

b,  t, 

c. 

(6)  Fig. 

4. 

c. 

b. 

(7)  La  Fig.  6  rappresenia  il  risiiltato  finale  di  qnesia  operazione. 


^78  Francesco   Rizzoli 


STORIA  TERZA. 


Carlo  Carpep:giani ,  giiinto  all'  eta  di  sei  anni ,  fu  sog- 
getto  ad  una  allczione  tubcrcolare,  clie  comprese  non  solo 
quella  porzione  di  branca  orizzontale  del  mascellare  infe- 
liore,  che  dal  terzo  dente  molare  si  estende  fino  all'  an- 
golo  posteriore  di  essa  mascella,  ina  ben  anco  tutto  inte- 
ro  questo  medesinio  angolo,  porzione  della  corrispondente 
branca  ascendente,  e  buon  tratto  della  parete  anteiiore 
del  mascellare  superiore  nella  regione  sopra-alveolare  del 
3."  e  i."  dente  molare  vero.  Questa  tubercolare  afFezione 
nel  corso  di  alcuni  mesi,  diede  luogo  a  tali  succession!, 
da  produrre  la  necrosi  delle  porzioni  ossee  ammorbate. 
Eliminati  natnralmente  i  sequestri ,  la  supcrstite  vasta  di- 
scontinuita  venne  rimpiazzata  da  un  masso  osseo  fibrose, 
il  quale  a  gradi  strettamente  ,  ed  organicamente  riunendo 
nelle  indicate  regioni  il  mascellare  inferiore  col  superiore , 
rese  percio  impossibile  il  benclie  minimo  divaricamento 
delle   mascelle. 

Scorsi  cinque  anni  in  questo  triste  stato ,  il  Carpeggiani 
venne  accolto  in  Clinica ,  e  cio  fu  nel  giorno  6  del  Mag- 
gio    1857. 

Mostravasi  allora  il  ragazzetto  debole  assai ,  molto  gra- 
cile,  e  smunto;  pallido  era  il  suo  volto,  e  come  pu6  ben 
figurarsi ,   marcatamente  deforme. 

Questa  deforniita  era  infatti  costituita  da  una  rilevatezza 
assai  notevole,  ricoperta  dalla  cute  in  istato  fisiologico,occu- 
pante  i  due  terzi  superiori  della  regione  masseterica  destra , 
e  formata  da  parte  di  quel  tessuto  osseo  fibrose  cbe  cola 
per  le  cagioni  morbose  anzidette  erasi  sviluppato.  Da  que- 
sta regione  procedendo  in  basso  verso  la  mandibola  infe- 
riore,  rilevavasi  invece  un  marcatissimo  avvallamento,  con- 
seguenza  dello  scarso  sviluppo  di  qucllo  stesso  osseo  fibro- 
se tessute,  die  ivi  sostituiva  la  perduta  porzione  di  infe- 
riore mascella,  e  pel  quale  difetto,  oltreche  la  mascella 
stessa  mostravasi  piu  piccola,  il  mento  era  portato  indie- 
tro,  a  destra,  ed  in  alto  ;  le  labbra  protuberavane  alquanto , 


Opi:razioni   Chirurciche  4-T9 

Ic  clue  commissure  di  esse  labbia  non  crano  piu  paralelle  fra 
loro,  inostraiulosi  la  destra  piu  bassa  della  sinistra.  Divaricati 
i  labbri  fra  di  loro  nei  dovuti  modi,  osservavasi ,  che  i  den- 
ti  iiicisivi,  dei  mascellari  superiori,  cuoprivano  e  nascon- 
devauo  diotro  di  se  qiielli  clie  appartenevauo  alia  iiiferio- 
re  mascella,  i  quali  eraiio  portati  cosi  -in  alto,  da  pog- 
giare  col  bordo  superiore  delle  loro  corona  contro  il  palato 
osseo.  Sufficientemente  sviluppati  mostravansi  i  denti  ca- 
nino,  e  molari  del  iiiascellare  snj)eriore  siuistro;  mancava- 
no  invece  nella  porzione  corrispoiidcute  di  mascellare  in- 
feriore  il  cauino,  ed  il  primo  molaro.  Diretti  gli  esami  a 
destra,  ed  iiisinnato  pcrcio  il  polpastrello  dell'  indice  di 
una  delle  mie  mani  all'  interuo  del  vestibolo  orale,  esso 
dito  mezzo  poUice  circa  al  di  la  dell'  angolo  laiiiale  de- 
stro,  incontrava  quell'  ossea  fibrosa  innormale  produzione 
che  mcntre  serviva  a  rimpiazzare  le  porzioni  di  mascella 
iuferiore  e  superiore,  die  si  erano  necrosate  e  stacca- 
te,  era  poi  causa  della  deformity  esistente  nella  destra 
guancia ,  e  cosi  strettamente  ed  organicamente  riuniva 
le  due  mascelle  fra  loro,  da  formarne  una  sola,  e  da 
renderne  impossibili  i  piii  che  piccoli  movimenti.  In  cau- 
sa quindi  di  questa  completa  anchilosi  veniva  impedito  al 
Carpcggiani  di  do])itanieiite  alimcntarsi,  sorbiva  egli  sol- 
tanto  con  istento  i  li(iuidi,  e  tutto  al  piii  riesciva  ad  in- 
sinuare  qualche  piccola  porzioncella  di  trito  solido  alimen- 
to  neir  interno  della  bocca,  merce  lo  stretto  spiraglio  la- 
sciato  nel  siuistro  lato  dal  dente  canino,  e  molare  die 
dissi  mancanti ;  le  parole  non  potevano  debitamente  esse- 
re  articolate,  e  non  facile  la  deglutizione  rendevasi. 

Affine  pertanto  di  togliere  questo  misero  ragezzetto  dal 
deplorabile  stato  in  cui  si  trovava ,  1'  arte  dovea  una 
nuova  risorsa  cercare.  Quel  pochi  •  mezzi  die  la  Chirur- 
gia  lia  proposti  in  varii  casi  di  anchilosi  vere,  o  fal- 
se, complete,  od  incomplete  della  mascella  iuferiore, 
attesa  la  siiigolarita  della  alterazione  anatomica  avvenu- 
ta  nel  Carpeggiani ,  erano  in  lui  inaplicabili.  E  neppure 
r  asportazione  della  porzione  superiore  del  mento  osseo , 
integro  lasciando  il  di  lui  orlo  inieriore ,  che  a  tutta  prima 


•480  Fhancesco    RlZZOI.t 

io  vaghc<;;giava ,  fatta  collo  scopo  di  formare  una  nuova 
apertura  piu  o  meno  ainpia,  per  la  quale  introdurre  i  ci- 
Li  nel  cavo  orale ,  ini  si  ofteriva  presaga  di  felice  ri- 
sultato. 

Iinperocche  la  indicata  parziale  demolizione  di  nieiitu , 
oltreche  uon  avi'ebbe  servito  a  ristabilire  i  moviinend  di 
mastlcazioue,  immobili  rimanendo  le  mascelle,  oltreclie 
avrcbbe  cagioiiata  la  jjerenne  peidita  di  alcuui  denti  ,  ed 
oltrecbe  si  sarebbe  resa  di  assai  difficile  esecuzionc,  per  la 
innoruiale  attitudine  presa  dalla  regione  mentale  delia  ma- 
scella  ,  poteva  pin-  anco  permettcre,  ad  onta  delle  niaggio- 
ri  previdenze,  attesa  la  freschissima  eta  del  ragazzetto,  la 
produzione  di  una  nuova  ossea ,  o  fibrosa  sostanza ,  che  fa- 
talmeute  servisse  a  ricbiudere  quella  via  ,  attraverso  la  qua- 
le si  sarebbe  volute  far  penetrare ,  abneno  con  niinore 
difficolta  ,   r  aliniento. 

E  se  asportando  del  tutto  il  mento  osseo ,  e  regolando 
di  poi  debitameute  la  cura,  questo  pericolo  potevasi  men 
paventaie  ,  rimaneva  pero  la  certezza,  cbe  aggiungen- 
do  con  tale  operazione  una  nuova  perdita  di  sostanza  a 
quella  che  la  mascella  avea  gia  fatta,  si  sai-ebbe  accre- 
sciuta  la  esistente  deformita,  e  tolti  essendo  colla  ope- 
razione istessa  quei  naturali  attaccbi  niuscolari,  che  legano 
la  lingua  alia  parte  media  della  mandibola  ,  e  questa  al- 
r  osso  joide  ,  si  sarebbe  indotto  pur  anco  in  causa  di  cio 
notevole  disequilibrio  nell'  adempimento  di  quelle  funzioni  , 
air  esercizio  delle  quali  essi  muscoli  prendono  parte. 

Invece  quindi  di  prevalermi  delle  indicate  chirurgiche 
risorse,  clie  forse  in  alcuni  casi  diversi  da  questo  sarebbe 
sanzionabile  lo  sperimentare ,  mi  attenni  ad  un  altro  par- 
tito  proraettitore  di  piu  rilevanti  vantaggi. 

Fatto  invero  riflesso ,  che  nel  mio  infermo  la  immobi- 
lity della  mascella  inferiore  era  conseguenza  di  un'  anchi- 
losi  insuperabile  dipendente  da  un  masso  oi'ganico  osseo 
fibrose,  che  riuniva  estesa  parte  del  lato  destro  della  ma- 
scella inferiore  al  corrispondente  mascellare  superiore  in 
modo  da  formare  dei  due  ossi  un  osso  solo,  e  che  quin- 
di   resa    in    modo    opportuno    libera  ,     ed    indipendente 


Operazioni  Chirurciche  481 

dagli  indicati  attacchi  tutta  quanta  la  porzione  anterio- 
re ,  e  laterale  sinistra  delia  inferiore  mascella  che  inte- 
gra  mantenevasi ,  in  un  coi  muscoli  che  nella  medesiina 
infiggonsi ,  avrei  potuto  perniettere  alia  stessa  estesa  por- 
zione di  mascella  di  funzionare  in  modo  quasi  norinale , 
mi  determinai  percio  pel  processo  operatorio  seguente  , 
come  quello  che  secondo  me,  molto  opportunamente  parea 
potesse  servire  alio  scopo. 

Preparato  in  antecedenza  I'infermo,  la  mattina  del  gior- 
no  14  Maggio  1857  postolo  a  sedere  in  una  seggiola  ,  colla 
testa  appoggiata  contro  il  petto  di  un  assistente,  onde  ri- 
sparmiare  1'  incisione  di  esterne  parti  ed  evitare  un'  appari- 
scente  cicatrice,  arrovesciai  il  bordo  del  labbro  inferiore 
deir  infermo  e  la  sua  porzione  libera  in  basso ,  procurando 
nel  tempo  istesso,  che  1'  angolo  labiale  destro  fosse  por- 
tato  posteriormente  per  quanto  era  possibile  (1).  Tenute 
queste  parti  nell'  indicata  posizione  da  un  assistente,  potei 
io  cosi  dominare  assai  bene  quel  tratto  anteriore  di  ma- 
scella inferiore  sana ,  che  confinava  colla  porzione  innorma- 
le,  ed  incidere  con  un  bistori  panciuto  per  alcune  linee 
la  mucosa  intravestibolare ,  ove  si  ripiega  sulla  faccia  in- 
terna deir  osso  mascellare  inferiore  per  formare  la  gengiva , 
e  precisamente  in  quel  tratto  che  corrisponde  alio  spazio 
intermedio  esistente  fra  la  regione  alveolare  del  2.°  e  3.° 
molare,  cjoe  a  pochissirna  distanza  dal  nuovo  tessuto  osseo 
libroso,  che  cagionava  1'  anchilosi.  Non  limitai  per6  il  ta- 
glio  alia  sola  mucosa ,  ma  lo  estesi  ben  anco  agli  altri  tes- 
suti  moUi,  che  aderivano  nell'  indicata  localita  alia  por- 
zione anteriore,  ed  all'  orlo  inferiore  di  essa  mascella,  at- 
torno  il  quale  orlo,  scorrendo  colla  punta  del  bistori,  potei 
giungere  lungo  la  faccia  interna  della  mascella  in  direzio- 
ne  paralalia  alia  ferita  fatta  nella  anteriore  faccia  della 
mascella  medesima,  ed  incidere  cosi  i  tessuti  molli  che 
la  ricuoprivano ,  quanto  era  sufficiente  a  permettermi  di 
insinuare   al    di    sotto    dell'  orlo    inferiore    della    mascella. 


(1)  Fig.  6.  a. 

T.    VIII.  61 


482  Francesco   Rizzoli 

per  la  apertura  ivi  formata,  la  porzione  ristretta ,  e  non 
tagliente  della  niia  cesoia  osteotoma  (1)  ,  abbracciarne 
r  interna  niascellare  parete  di  contro  ai  moUi  tessuti  da 
me  divisi,  e  coUa  lama  tagliente  della  cesoia  appoggiata 
contro  il  sovrapposto  tratto  di  parete  anteriore  di  essa 
mascella  incidere  longitudinalmente  in  un  attimo  dall'  a- 
vanti  air  indietro  completamente ,  ed  a  tutta  spessezza  la 
mascella  (2). 

Non  avevo  appena  ritirata  la  osteotoma  cesoia  dalla 
bocca  del  Carpeggiani  ,  che  allontanatisi  fra  loro  i  due 
frainmenti  derivanti  dall'  artificiale  frattura,  per  quasi  mez- 
zo pollice,  pote.  il  ragazzo  spontaneamente  ed  ampiamente 
porre  in  abduzione  le  mascelle.  Ma  questo  brillante  im- 
mediate risultamento  sarebbe  stato  ben  poco,  se  io  non 
avessi  avuto  motivo  di  sperarlo  duraturo.  Nel  che  mi  con- 
fortava  il  riflesso  che  tenuti  i  due  estremi  dell'  osso  tron- 
cato  debitamente  allontanati  fra  lore,  si  sarebbe  formata 
una  pseudo-artrosi  la  quale  avrebbe  assicurato  il  perma- 
nente  felice  esito  della  operazione. 

Onde  mantenere  pertanto  nel  modo  piii  acconcio  disgiun- 
ti  i  due  ossei  monconi ,  intromisi  fra  loro  alcune  filaccie , 
che  valsero  pure  ad  arrestare  un  lieve  gemitio  di  sangue 
derivante  dai  tessuti  cruentati.  Nel  seguito  della  cura  che 
duro  38  giorni  le  fila  furono  all'  opportunita  cambiate,  e 
quando  i  bottoni  carnei  cominciarono  a  spuntare  dal  gia 
inciso  mascellare  tessuto,  e  dalle  parti  molli  adiacenti  pur 
cruentate,  non  si  omise  in  allora  di  intromettere  fra  le 
arcate  dentarie  un  cono  di  sughero ,  per  mantenerle  con 
maggior  sicurezza  divaricate ,  e  far  si  che  il  moncone  mo- 
bile della  mascella  di  tanto  si  abbassasse,  e  si  allontanas- 
se  dair  altro  (  che  per  le  contratte  aderenze  mantenevasi 
fisso)  da  permettere  con  molta  maggiore  sicurezza  quelle 
salutari  evoluzioni  che  dovevano  servire  alia  formazione 
della  pseudo-artrosi ,  che  nel  caso  nostro  rendevasi  neces- 
saria,  onde  raggiungere  lo  scopo  che  ci  avevamo  proposto. 


(1)  Fig.  6.  c. 

(2)  Fig.  6.  d. 


Operazioni  Ciururciche  -483 

Ed  ill  vero,  cosl  bene  oper6  natura,  da  non  tardar 
molto  a  prodiure  iiel  tiatto  fratturato  della  mascella  una 
falsa  articolazione,  capace  di  concederle  nel  niiglior  modo 
gli  uffici,  che  le  son  proprii,  e  render  cosi  sicuro  il  fe- 
licc  e  stabile  esito  della  operazione. 

Ricopeitisi  infatti  isolatainente  i  due  ossei  monconi  di 
cicatrice,  rimaugono  ora  i  inedesimi  in  iscanibievol  rapporto 
mediante  un  tessuto  mucoso  di  nuova  formazione  assai  di- 
stendibile,  soito  non  gia  dai  tessuti  ossci  fibrosi  innormali, 
che  insieme  riunivano  le  due  inascelle ,  ma  bensi  da  (|uel 
tessuto  mucoso  fisiologico  che  riveste  internamente ,  ed 
esternamente  la  inferiore  mascella  dell'operato,  nei  tratti 
adiacenti  al  luogo  ove  questa  venne  appositainente  divisa, 
il  (piale  nuovo  tessuto  pel  divaricamento  piocuiato  nel- 
I'  anzidetto  modo  negli  ossei  monconi ,  e  cosi  esteso  da 
permettere  a  tutta  quanta  la  porzione  di  mascella  resa  li- 
bera di  agire  con  quella  facilita  che  e  propria  dello  stato 
normal  e  (1). 

In  seguito  di  che  potendo  il  Carpeggiani  nella  maniera 
ordinaria  alimentarsi,  ne  e  risultato,  che  la  nutrizione , 
e  la  forza  hanno  prese  in  lui  il  massimo  del  vigore,  che 
non  piix  scarna  essendone  la  faccia  il  di  lui  volto  ha  per- 
duta  quasi  del  tutto  quella  assimetria  che  lo  deforma- 
va,  e  pel  funzionare  delle  mascelle  ne  e  pure  deriva- 
to,  che  sciolta  e  libera  essendosi  in  lui  resa  la  parola , 
non  gli  e  piu  preclusa  la  via  di  trarre  profitto  dei  molti 
ed  indescrivibili  beni ,  die  derivar  ponno  dal  conferire  con 
uomini ,  capaci  di  convenientemente  educare ,  e  diriggere 
la  mente ,  ed  il  cuore. 

Dei  quali  rilevantissimi  beni  godra  pure  fra  non  molto 
il  fanciullo  Enrico  Guberti ,  da  pochi  giorni  accolto  in 
Clinica,  affetto  anche  esso  da  immobilita  delle  mascelle, 
e  dipendente  dalla  liunione  ossea  fibrosa  della  porzione  po- 
steriore  sinistra  della  mascella  inferiore  colla  superiore  cor- 
rispondente,  susseguita  ad  una  morbosita  analoga  a  quella 


(1)  Fig.  7.  Questa  figura  rappresenta  il  risultato  finale  dell'  operazione. 


484  Francesco  Rizzoli 

die  afflisse  il  Carpeggiani ,  nel  quale  sunnominato  fanciul- 
lo,  aviito  riguardo  al  permanente  felicissiino  I'isultato  ot- 
tenuto  in  quest' ultimo,  non  esitai  a  poire  in  opera  il  mio 
processo ,  col  quale  divisa  a  sinistra  la  mascella  inferiore 
al  di  qua  della  inorbosa  ossea  fibrosa  riunione,  se  ne  ot- 
tennero  pure  quegli  immediati  brillanti  risultati,  pei  qua- 
li  natura  debitamente  regolata  dall'  arte  avrh  campo  di 
svolgere  nell'  artificiale  discontinuity  quella  nuova  artico- 
lazione  che  varrA  a  surrogare  quella,  alia  quale  per  le 
indicate  innormali  aderenze  non  e  piu  permesso  di  fun- 
zionare  (1). 

Se  pertanto  e  fuori  di  dubbio  clie  in  niolte  contingen- 
ze  morbose ,  e  prudente  e  sano  consiglio ,  il  far  di  tutto 
onde  lisparmiare  le  chirurgiche  cruente  operazioni ,  non  e 
pero  meno  certo  essere  grandemente  desiderabile ,  che  il 
chirurgo ,  per  quanto  le  forze  del  suo  ingegno  potranno 
permettergli ,  faccia  ogni  studio,  onde  trovar  nuovi  modi 
operatori  (  quantunque  difficili ,  dolorosi ,  e  diro  anclie 
arditi  )  coi  quali,  morbosita  ritenute  insanabili  affrontan- 
do,  si  renda  palese,  che  ove  serabravano  imposti  limiti 
all'  arte ,  sorge  essa  invece  apportatrice  di  nuovi  ed  in- 
sperati  trionfi,  e  dominatrice  potente,  minora  cosi  la  schie- 
ra  di  quel  mali,  pei  quali  una  risorsa  veramente  efficace 
sembrava  non  potersi  in  alcuna  guisa  sperare. 


(1)  Le  particolariti  relative  alia  ciira  successiva,  ed  all'esito  finale  di 
quest'  ultima  operazione ,  non  avendo  potuto  far  parte  della  presente  memoria , 
attesoch^  la  medesima  fu  letta  dall'autore  ail' Accademia  un  mese  prima  del 
completo  e  fortunato  successo  della  operazione,  vennero  perci5  separatamenle 
fatte  conoscere  nel  fascicolo  di  Febbraio  1868  del  Bullettino  delle  Scienze 
Mediche,  che  si  pubblica  dalla  Society  Medico-Chirurgica  di  Bologna. 


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SULLA 


DEL 
PROF.  CAV.  MAI  RIZIO  BRIGIIENTI 

(LetU  nella  Setsiooe  del  26  NoTembre  1857.) 


1.   Jja 


ia.  corrente  litorale  dell'  Adriatico,  e  il  dibosca- 
meiito  delle  montagne  sono  stati  a'  di  nostri  due  solenni 
argomenti  molto  discussi  dagl'  Idraulici ;  rispetto  al  primo  , 
specialmente  per  ci6  die  riguarda  la  disposizione  delle 
foci  navigabili  e  il  mantenimento  de'  porti ;  rispetto  all'  al- 
tro ,  il   governo  de'  fiumi. 

Nell'  uno  e  nell'  altro  argomento  ho  messo  voce  talvol- 
ta  anch'  io,  sebbene  per  incidenza,  con  opinioni  alquan- 
to  diverse  dalle  piii  generalrnente  ricevute,  secondo  le 
occasioni  della  lunga  mia  pratica ,  e  de'  miei  poverissi- 
mi  studi. 

Ora  rn'  invita  a  tornarvi,  alquanto  piu  di  proposito,  il 
ch.  Paleocapa  col  suo  magistrale  scritto  sul  protendiniento 
delle  spiaggie  Adriatiche,  pubblicato  1'  anno  scorso,  e  di 
nuovo  recentemente  con  iinportantissime  note,  ed  aggiun- 
te  anche  sul  diboscainento  dei  monti  (  Milano  tipi  di  Do- 
menico  Salvi  e  Coinp."    1857  ). 

E  perche  la  doppia  materia  e  ampia  e  difficile,  strin- 
gero  ora  le  niie  considerazioni  sulla  corrente  litorale,  con 
animo  di  seguitarle  un'  altra  volta,  indagando  I'  effetto 
dell'  atterramento  delle  selve  sul  corso  de'  fiumi. 


486  Maurizio  Brighenti 

2.  Fin  dal  1829  (1)  notava  che  i  canali  marittimi ,  da 
Rimini  a  Senigallia ,  hanno  1'  altezza  del  fondo  navigabile 
alio  sbocco  dipendente  dalla  qualiti,  e  dal  numero  delle 
piene  annuali  de'  torrenti  che  li  alimentano,  il  protendi- 
mento  della  spiaggia  aderente  ,  piu  o  meno  esteso  secon- 
do  la  portata  loro ,  e  la  direzione  delle  foci  soggetta  a 
niutai-e  secondo  la  direzione  delle  burrasche,  e  anclie  per 
lo  sbocco  prossimo  di  acque  torbide. 

Ripeteva  nel  1832  (2)  questi  pensieri,  esaminando  il 
concetto  del  Tadini  sulla  direzione  delle  foci  d'  acqua  sal- 
sa o  dolce,  diretto  a  modificare  la  teoria  del  Montanari 
da  solenni  maestri  ricevuta ;  e  fermai  che  mi  pareva  do- 
versi  guardare  alia  direzione  del  moto  burrascoso  del  ma- 
re, pinttostoche  alia  corrente  del  Montanari,  e  alle  restri- 
zioni  del  Tadini,  per  intendere  la  direzione  delle  foci, 
sian  esse  d'  acqua  dolce ,  o  salata. 

Piu  particolarmente  insistetti  d'  ufficio  (3)  negli  anni 
1834,  1835  sul  dover  riconoscere  la  direzione  del  moto 
ondoso  delle  burrasche  come  cagione ,  forse  unica ,  della 
disposizione  delle  foci,  di  qualunque  natura  siano  le  acque 
che  tributano  al  mare.  E  vi  fui  stimolato  dal  dovere  di 
render  ragione  della  ostruzione  alia  imboccatura  del  canale 
di  Cesenatico  avvenuta  due  volte  in  un  mese,  e  tre  in 
un  anno ,  la  quale  io  trovava  evidente  nel  corso  delle 
burrasche  avverate  di  quell'  intervallo  di  tempo,  e  di  quel- 
le annate,  e  impossibile  a  derivarsi  dal  moto  radente.  II 
qual  modo  di  vedere  era  per  me  divenuto  tanto  sicuro, 
che  in  42  anni  quasi  continui ,  ne'  quali  ho  praticato  le 
coste  Pontificie  da  Goro  a  Senigallia,  vi  sono  tornato  ogni 
volta,  che  ho  dovuto  propor  lavori  alle  nostre  foci,  e  an- 
che  nel  Meditei'raneo  alia  foce  del  Tevere. 

Cio  feci  ancora  di  nuovo  pubblicamente  allorche  nel  1846 
usci  il  trattato  d'  Idrometria  del  ch.  Prof.  Turazza ,  sot- 
toponendo  a  Lui  le  raie  antiche  e  costanti  difficolta.  In 
quella  occasione  (4)  espressi  la  mia  opinione  con  queste 
parole. 

»  Geminiano  Montanari  fece  1'  ingegnosissima  ipotesi  che 
))  per    r  effetto    del    moto    radente ,    sboccando    un    fiume 


Sulla  corrente  litoralb  dell*  Adriatico         487 

»  sulla  spiajr^ia  occidentale  dell'  Adriatico,  si  crei  uno 
»  stagno  alia  destia,  ivi  si  deponf^an  le  torhicle ,  e  s'  in- 
»  grossi  la  spiaggia  a  inodo,  che  sia  foiza  al  Hume  di  ri- 
»  piegarsi  sulla  sinistra. 

»  Ma  ognuno  si  accorge ,  come  questa  teorica  vacilli , 
»  consideraudo  che  il  fiume  nell'  eritrare  in  mare  conser- 
»  va  per  qualclie  tempo  la  direzione  del  corso  precedente ; 
»  non  ha  ragione  di  spandersi ,  come  fa  in  forma  di  veri' 
»  taglio  ,  pill  da  una  parte  che  dall'  altra ;  onde  il  moto 
»  radeute  che  viene  dalla  sinistra,  potrebbe  tutto  al  piii 
»  impedire  la  espansione  da  questa  parte  lasciandone  li- 
»  hero  il  corso  alia  destra ;  il  deposito  dovrebbe  allora 
»  succedere  alia  sinistra;  e  quindi  parrebbe  che  dovesse 
»  il  fiume  incliiiare  piuttosto  alia  destra   (5). 

»  Senonche  il  fatto  mostra  che  quando  le  foci  non  sono 
»  in  direzione  del  corso  precedente,  ubbidiscono  all'  im- 
»  peto  delle  burrasche  prevalenti  piegando  sopra-vento ; 
»  onde  la  forma  dell'  ultimo  tronco  del  vaso,  e  la  dire-. 
»  zione  dolle  traversie  dominanti  rendono  facile  e  natu- 
»  ral  ragione  della  direzione  delle  foci  in  mare ;  le  quali 
»  appunto  per  la  varia  direzione  delle  burrasche,  massime 
»  nelle  spiagge  sottili ,  mutano  bene  spesso  la  direzione 
»  ed  il  sito  ». 

3.  Se  si  apre  1'  Atlante  unito  al  portulano  dell'  Adria- 
tico (  insigne  e  benefica  opera  pubblicata  dal  Marieni  ) , 
e  si  guarda  alle  foci  della  spiaggia,  doici  o  salate,  chiare 
o  torbide  dalla  punta  di  Sdobba  a  Senigallia,  si  vede  pun- 
tualmente  corrispondere  la  loro  inclinazione  alia  direzione 
delle  burrasche  dominanti ,  sia  che  questa  cospiri  colla 
corrente  litorale,  o  sia  che  ])roceda  in  senso  opposto;  il 
che  a  me  pare  tanto  manifesto  da  non  lasciar  dubbio 
alcuno. 

4.  E  la  ragione  ci  soccorre  abbastanza.  Che  e  mai  la 
corrente  litorale  ne'  lidi  Veneti  e  Pontificii ,  di  M.'  0,  0.5  , 
o  al  piu  di  M.'  0, 06  per  1",  a  petto  dell'  impeto  della 
bora ,  e  delle  levantare  ,  e  per  Venezia  sopratutto  dei  ma- 
ri  di  scirocco ,  che  battono  il  lido  e  le  scogliere  quasi  di- 
rettamente?  E  qual  effetto  poteva  mai  fare  quella  corrente 


488  Mauuizio  Brighenti 

lentissima  contro  la  bocca  di  Malamocco  disarmata ,  e  pe- 
10  piej;ata  paralellainente  al  lido,  la  quale  il  Tadini  cal- 
colava  della  poitata  di  M.'  C.i  2777  per  1"  in  riflusso  ;  il 
che  vuol  dire  non  minore  della  portata  del  Po  niezzano, 
e  colla  velocita  da  doversi  stimare  almeno  di  M.'  1,0 
per  1" ? 

Venendo  ad  altri  fatti  speciali ,  chi  saprebbe  intendere 
come  possa  niantenersi  il  porto  d'  Ancona  per  opera  di 
annuali  spurgainenti ,  coll'  Esio  si  prossimo,  una  spiag- 
gia  sabbiosa  sottile  innanzi,  e  la  corrente  litorale  che  lo 
imbocca  ? 

Senonclie  essendo  esso  volto  a  Ponente  (  che  ivi  e  un 
vento  di  terra  d'  onde  non  precede  mai  la  burrasca  ),  e 
coperto  non  solo  dalle  levantare,  ma  anche  dalla  bora 
per  la  sporgenza  del  Conero,  mantiene  da  secoli  il  fondo 
naturale,  non  soggetto  a  riempirsi  che  per  le  cagioni  len- 
tissime ,  per  le  quali  si  alzano  i  piani  aderenti  alle  colli- 
ne ,  specialmente  se  coltivati  e  abitati ;  o  dal  finissimo  li- 
mo  che  si  deposita  al  largo,  e  ne'  fondi  alti  massime  se 
riparati  dalle  violente  agitazioni  del  mare.  Questo  fatto 
che  a  me  parve  sempre  capitale ,  e  spesse  volte  ho  ripe- 
tuto  d'  ufficio,  e  nelle  conversazioni  cogli  aniatori  di  que- 
sti  studi ,  riceve  conferma  da  tutti  gli  altri  della  costa 
Pontiiicia  dal  Po  in  Ancona. 

5.  Guardianio  1'  antico  ramo  di  Levante  del  Po  di  Ve- 
nezia ,  fatto  al  presente  ricettacolo  di  copiose  acque  chia- 
re  di  scolo  della  sinistra.  Avea  poc'  anzi  la  foce  disarmata 
bruscamente  rivolta  alia  destra ,  ivi  riparata  per  la  punta 
della  Maestra  dai  venti  meridionali ,  ed  esposta  principal- 
mente  alia  bora. 

La  corrente  litorale  portata  al  largo  dal  Re  de'  Fiumi 
non  vi  era  sensibile.  Onde  quella  brusca  curvatura,  se  non 
la  derivi  dalle  burrasche  della  bora,  che  la  spingono  dal- 
la sinistra  alia  destra?  (6). 

Un  altro  cospicuo  ricettacolo  di  acque  chiare  di  scolo 
e  oggi  il  Volano  ,  antichissimo  ramo  dello  stesso  Po  gran- 
de  alia  destra.  Ha  1'  ultimo  tronco  rivolto  a  Levante,  e 
appena  tocca  I'  acqua  del  mare ,  rivolge  la  foce  alia  sinistra 


Sulla  coriiente  litorale  deli*  Adriatico         ^89 

paralellamente  al  lido  con  una  piegatura  assai  risentita, 
creaudo  uno  scanno  lungo,  largo  e  piii  alto  del  pelo  co- 
jniine  inarino,  il  ([uale  si  attacca  sulla  dc^tra  alia  terra 
ferina  in  forma  di  falce,  e  pero  ha  nome  di  scanno  della 
falce.  Anclie  qui  non  vi  ha  potcre  la  corrente  litorale, 
die  avrebhe  dovuto  far  volgere  la  foce ,  e  la  fossa  alia 
destra,  essendo  chiare  le  acque,  e  soggette  al  flusso  e 
riflusso  del  mare.  Si  dira  che  la  grande  sporgenza  del 
delta  di  Po  svia,  e  allontana  dal  lido  quella  corrente, 
onde  ivi  mancano  i  suoi  effetti.  Restano  bene ,  e  assai  po- 
tenti  quelli  del  moto  burrascoso  dei  venti  dominanti  da 
Greco  a  Scirocco ,  i  quali  investendo  con  urto  (juasi  di- 
retto  quel  corso  d'  acque,  lo  sforzano  a  piegare  la  foce 
dalla   parte  opposta ,   e  quasi   paralellamente  al   lido. 

Tutte  le  foci  armate,  o  disarmate  della  costa  Pontificia 
piegano  ordinariamente  alia  sinistra  per  la  stessa  iagione 
dello  burrasche  prevalenti  dalla  parte  opposta.  Ne  occorre 
di  ricordare  qui  il  Lamone  che  piegava  alia  destra,  spin- 
tovi  dagl'  interramenti  del  Primaro-Reno ,  come  tutti  co- 
nobbero. 

6.  Le  foci  Pontificie  ,  se  armate  di  moli ,  hanno  la 
spiaggia  aderente  alia  destra  piu  protratta  della  sinistra, 
e  per  dire  delle  principali ,  come  a  Ravenna,  al  Cesena- 
tico ,  a  Rimini,  a  Pesaro,sian   chiare  o  torbide  le  acque. 

Se  disarmate,  come  la  Gonca,  il  Metauro,  il  Gesano  ec, 
hanno  l'  aggestione  ghiarosa  sempre  piii  estesa  alia  sini- 
stra ,  e  per  lo  piii  la  foce ,  o  la  fossa  piegata  alia  sinistra. 

Anche  i  moli ,  o  guardiani  che  si  pongono  isolati  alia 
destra,  mostrano  le  aggestioni  sempre  piu  protratte  da  que- 
sta  parte,  e  da  questa  parte  appunto  sono  collocati  per 
arrestare  i  materiali  trascinati  lungo  il  lido  dalle  burrasche 
prevalenti  del  1."  quadrante,  come  alia  Gattolica,  a  Pe- 
saro ,  a  Fano  ec. 

7.  Vi  e  questo  di  notabile  lungo  la  costa  Pontificia, 
che  le  ghiaie  portate  dai  torrenti  si  spandono  a  molta  di- 
stanza  dalla  foce  sul  lido  sinistro ,  e  se  le  foci  sono  ar- 
mate ,  non  ne  trovi  che  rarissimi  segni  alia  destra ;  se 
disarmate,    1'  aggestione    a    destra,    siccome    notaramo,    h 

T.  viii.  62 


190  Maurizio  Brighenti 

molto  pill  contratta  die  alia  sinistra.  Avviene  unicamente 
a  Senigallia,  ciie  la  grossa  ed  ampia  aggestione  ghiarosa 
sulla  sinistra  supera  quella  tiitta  sabbiosa  della  destra. 
II  che  vuol  dire,  die  i  materiali  portati  annualmente  dal 
torrente  Misa,  dal  quale  e  aliinentata  quella  foce ,  son 
piu  copiosi  delle  sabbie  convogliate  dal  moto  burrascoso 
del  mare  della  parte  opposta.  Gi6  probabilmente,  perch6 
quella  foce  volta  a  Tramontana,  e  nioUo  guardata  dal  cor- 
so  dei  niari  di  Levante  per  la  grande  sporgenza  del  pros- 
simo  capo  d'  Ancona.  Onde  questa  eccezione  torna  in  aiu- 
to  alle  osservazioni  dei  fatti  precedenti ,  cbe  non  possono 
ricevere  spiegazione  dalla  corrente  litorale,  e  la  ricevono 
pianamente  dal  moto  ondoso  del  mare  nel  senso  della  tra- 
versia  dominante. 

8.  Questo  moto  ondoso  consiste  esso  in  una  corrente 
continua ,  o  intermittente?  E  come  agisce  a  far  piegare 
il  corse  de'  fiumi  alia  foce,  e  a  distendere  lungo  le  spiag- 
ge  i  materiali  sollevati  dai  flutti ,  o  convogliati  dalle  acque 
mediterranee? 

II  Commendator  Cialdi,  capitano  di  mare,  ha  raccolte 
ultimamente ,  con  indefessa  e  benernerita  diligenza  ,  le 
opinioni  di  molti ,  e  molti  scrittori ,  i  quali  sia  ex  prof  es- 
so,  sia  per  incidenza  hanno  trattata,  o  toccata  questa 
difficile  materia.  Ma  non  ne  cavi  concetto  che  ti  assi- 
curi   (7). 

9.  I  nostri  naviganti  piu,  e  piu  volte  da  me  interroga- 
ti,  asseriscono  che  in  tempo  di  forte  burrasca  le  onde  si 
muovono  nel  senso  del  vento  dominante,  e  son  trasporta- 
ti  parte  dal  vento  stesso,  e  parte  dalla  corrente  del  ma- 
re che  ne  nasce.  I  quali  due  efFetti,  a  me  sembra,  dover 
essere  immancabili. 

Non  puo  fare  secondo  me,  che  una  nave,  anche  senza 
vele,  non  dia  presa  al  vento  colla  parte,  sia  pur  piccola, 
sporgente  dal   pelo  d'  acqua. 

Anco  mi  pare  che  una  massa  fluida  investita  dal  vento, 
non  possa  rimanersi  senza  concepire  un  moto  continuo  o 
discontinuo,  attuale  o  virtuale  nella  direzione  del  vento 
medesimo,  e  dipendente  dalla  forma  del  vaso. 


Sulla  coRRENTE  LiTORALE  dell' Adriatico         i9\ 

La  fluidita  quasi  perfetta  dell'  acqua,  e  la  sperimenta- 
ta  pioj)iiet;i  di  trasmettere  la  pressione  p«;r  of;;ni  verso, 
generano  siil)ito  il  concetto  clie  le  inolecole  fluide  dcbba- 
uo  muoversi  nella  direzione  dell'  impulse ,  ova  non  siano 
impedite. 

Se  la  giande  massa  liquida  del  mare,  die  nello  stato 
d'  equilibrio  ha  la  superlicie  curva,  e  investita  a  Levante 
da  un  vento  furioso,  die  corra  10  ,  o  15  metri  al  1", 
sara  forzata  di  avvallarsi  dalla  parte  dell'  iiiipulso ,  e  di 
goiifiarsi  dalla  parte  opposta,  inutando  la  forma  della  su- 
perficie  sferoidica  equilibrata  in  un'  altra  sinuosa ,  finche 
sia  ristabilito  1'  equilibrio  fra  la  forza  aggiunta,  e  le  forze 
intrinseche  primitive. 

Quale  sara  la  forma  di  questa  nuova  superficie ,  e  fino 
a  die  limite  sari  possibile  1'  equilibrio,  senza  rottura  del- 
la  continuita  della  massa? 

So  bene  die  questi  sono  fin  qui  problemi  insoluti ,  ne 
io  mi  vi  arrischierei.  Senonche  parmi ,  che  la  esperienza 
ci  dia  qualclie  lume  per  guardarne  i  limiti   probabili. 

Ne'  grandi  fondi  del  mare ,  la  continuita  della  superficie 
si  mantiene  con  sinuosita  profonde  8,  10,  12  e  piu  me- 
tri; ne'  fondi  sottili  questa  profondita  si  raccorciano,  a 
presso  al  lido,  da  pochi  centimetri  a  uno,  o  due  metri  al 
piu.  Ivi  r  apice  della  sinuosita  si  frange,  pcrche  lo  sfor- 
zo  dair  interno  all'  esterno  supera  la  pressione  atmosferi- 
ca  circostante. 

II  moto  ondoso  senza  rottura  della  continuita  puo  in- 
tendersi  col  semplice  concetto  di  uno  spostamento  limita- 
to  air  ampiezza  dell'  onda;  l'  altro  ova  succede  la  rottura 
non  puo ,  perclie  le  molecole  fluide  staccata  tendono  a 
spargersi  altrove. 

Seguitando  piii  dappresso  questi  fatti ,  sembra  potersi 
dire ,  che  il  rigonfiamento  delle  acque  prodotto  dai  venti 
ha  certamente  un  limite ,  oltre  il  quale ,  rotta  la  conti- 
nuita della  massa,  succeda  un  movimento  delle  molecole 
poste  alia  superficie  nella  direzione  dell'  impulso  ricevuto; 
a  succede  lungo  la  verticale  fino  al  fondo .  se  la  rottura 
della  continuita  seguita  fino  al  fondo. 


4^92  Maukizio  Brighenti 

II  clie  io  penso  dover  accadere  facilmente,  perche  ivi 
il  movimento  oscillatorio  verticale  si  converte  necessaria- 
mente  in  percossa,  nel  modo  stesso  che  si  converte  in 
percossa  il  moto  oscillatorio  orizzontale  contro  un  ostacolo 
verticale ,   o  anche  obbliquo. 

Ond'  e  che  la  somma  di  queste  percosse,  siano  succes- 
sive, siano  a  brevissinii  intervalli,  o  si  estingue  sul  fondo , 
e  ai  lati ,  o  cagiona  correnti  continue  o  intermittenti :  e 
puo  anche  generare  i  singolari  spi'azzi ,  e  rinihalzi  d'  acque, 
lo  spostamento  e  il  trasporto  di  enormi  pesi,  come  si  os- 
serva  nelle  burrasche ,  secondo  il  momento  delle  oscilla- 
zioni,  e  la  qualiti  dell'  ostacolo  soffice,  come  il  fango  e 
le  arene  mobili ,  o  invincibile  come  la  dura  cervice  de- 
gli  scogli. 

10.  Con  queste  considerazioni  si  concilierebbero  abba- 
stanza  le  opinioni  di  quelli,  che  tengono  non  esservi  mo- 
to di  traslazione  nel  moto  ondoso  del  mare,  e  degli  altri 
che  assumono  per  fatto  certo  questa  traslazione ,  questo 
movimento  in   massa,   progressivo,   o  intermittente. 

Stimo  per  altro  che  in  cosi  grave,  e  intricato  argomen- 
to  sia  per  ora  piu  prudente  partito  1'  attenersi  ai  fatti  co- 
stanti ,   e  alle  discrete  induzioni  da  essi. 

11.  Quando  il  gonfiamento  del  mare  lungo  i  lidi  sottili 
e  giunto  al  limite  della  rottura  della  continuita,  le  acque 
prendono  di  necessita  un  corso  diretto  che  invade  il  lido 
entro  terra  fin  dove  puo  montare ,  e  si  spande  ai  lati , 
attesa  l'  amplissima  estensione  del  vaso  che  ha  i  labri  a 
fior  d'  acqua  ,  onde  ne  seguono  correnti  dirette ,  e  latera- 
li  continue  o  intermittenti,  secondo  che  il  vento  e  conti- 
nuo  o  intermittente. 

Questi  efFetti  mi  e  accaduto  di  vedere  cogli  occhi  miei 
nel  7  Dicembre  1839,  nel  quale  il  pelo  d'  acqua  del  ma- 
re tocco  la  meinorabile  altezza  di  M.' 3,131  sopra  la  ma- 
gra ,  e  furono  invasi  dalle  acque  i  magazzini  del  canale 
di  Cesenatico ,  e  la  darsena  del  porto  di  Rimini ,  e  rima- 
sero  sul  lido  sabbioso  a  destra  e  a  sinistra  le  tracce  del 
corso  laterale. 

Consistono    queste    tracce    nelle  fosse ,  che  sono ,  lungo 


Sulla  corkente  litorale  dell' Adriatico         i9;j 

la  nostra  costa  sabbiosa,  cavita  irrenjolari  per  lo  piii  pa- 
ralelle  al  lido,  le  quali  si  niaiiteiigono  «iscavate  aiiclie  do- 
pe la  burrasca,  e  sono  piu  d'  una.  In  cento  metri  del  li- 
do dcstro  trovate  due,  ogni  volta  clie  mi  sono  bajinato 
nelle  acque  marine  della  mia  patria  llimino.  Le  praticano 
i  pescatori  del  luogo  per  la  maggior  accjiia,  e  il  maggior 
concorso  del  pesce :  le  fuggono  i  naviganti,  percbe  irre- 
golarmente   interrotte  dopo  iin   corso  piu  o   meno   lungo. 

Potrebbero  forse  queste  fosse  spiegarsi  col  moto  oudoso 
oscillatorio;  ma  troppo  confusamente  a  me  pare,  o  con 
ipotesi  non  bene  soddisfacenti  ,  mentre  sembraiio  ,  per 
le  cose  di  sopra  notate,  un  effetto  evidente  di  conenti 
progressive  o  intermittenti  a  traverso  gli  ondeggiamenti 
del   mare. 

12.  Sono  fatti  non  meno  certi  quelli  che  bo  prima 
narrati,  impossibili  a  intendersi  colla  correute  litorale  aiu- 
tata  dal  moto  solamente  oudoso  del  mare.  I  flutti  del 
fondo  a  me  sembran  dovuti  alia  conversione  delle  oscilla- 
zioni  in  percosse,  le  quali  cagionano  la  rottura  della  con- 
tinuity impetuosamente  sul  fondo ,  e  ai  lati ,  e  generano 
urti  fortissimi  sui  materiali  cbe  vi  sono,  e  li  mescolano 
colle  acque.  Ma,  cessata  la  burrasca,  1'  agitazione  die  ri- 
mane  non  e  sufficiente  a  sostenere  lungamente  i  materia- 
li anclie  i  piu  leggieri,  dandoli  a  portare  alia  corrente 
litorale,  la  quale  nelle  nostre  spiagge  e  appena  sensibile. 
Insensibile  poi  afFatto  e  traslocata  al  largo,  ove  sboccano 
le  acque  correnti ,  specialmente  se  di  grossa  portata ,  co- 
me r  Adige  ,  il  Po,  il  Priniaro-Reno,  e  in  tempo  di  pie- 
ne  anclie  i  nostri  torrent i.  Di  ({uesti  notero  cbe  corrono 
tor])i(li  allora,  e  convogliano  tene  e  gbiaie,  otto  o  dieci 
volte  r  anno  per  pocbe  ore,  nel  resto  o  asciutti .  o  con 
pocbe  acque  cbiare. 

Come  rendere  ragione  delle  punte  flu\  iaii  piu  o  meno 
estese,  e  di  rapido  incremento  intorno  alle  foci,  e  al  di 
qua  e  al  di  li  di  esse  trovarsi  il  lido  sottoposto  al  pin 
lento,  ma  generale  protendimento  die  tutti  conoscono? 

1.3.  Osserviamo  la  Mareccliia,  la  Foglia ,  il  Misa  a  Ri- 
mini, a  Pesaro,  a  Senigallia  ,  dopo  una  grossa  e  impetuosa 


494  Maurizio  Brighenti 

pieiia  lasciare  siilla  sinistra  depositi  isolati  di  ghiaie  piu 
o  meno  lontani  dalla  foce,  sporgenti  sopra  il  comune  pelo 
niarino,  ivi  duiare  molti  niesi ,  talvolta  iiiio  o  due  anni ;  poi 
dai  luaii  doininaiiti,  clie  sono  Ic  levantare  fra  noi ,  por- 
tarsi  a  poco  a  poco  in  terra,  e  distendersi  largamente  per 
lunga  tratta  del  lido  sinistro ,  riinanendo  tutto  sabbioso 
il  destro. 

Qui  non  opera  del  certo  la  corrente  litorale  impotente 
a  traslocare  le  ghiaie ;  operano  i  rnari  di  levante  con  im- 
pulsi  intermittent!,  finclie  1'  effetto  finale  e  la  legge  im- 
mutabile  di  continuita,  che  pareggia  i  lidi  di  la,  e  di 
qua  delle  punte  fluviali,  e  degli  ostacoli  artificiali. 

Ebbinio  di  questa  legge  una  conferma  sott'  occhi  nel 
passato  secolo,  (juando  il  Montone  fu  portato  a  conflluire 
col  Ronco  ravignano  all'  attual  foce  dei  fiunii  uniti.  II  ma- 
re distrusse ,  e  pareggio  al  lido  1'  antica  punta  del  Mon- 
tone, e  si  diceva,  non  avvertendo  bene  al  fatto,  clie  il 
mare  guadagnava  entro  terra ,  mentre  se  ne  discostava  al- 
lora,   e  se  ne  discosta  ora  di  circa  tre  metri  1'  anno. 

14.  Credo  che  il  somigliante  avverrebbe  al  delta  del 
Po,  e  a  tutte  le  altre  punte  fluviali,  se  fosse  possibile 
divertire  il  loro  sbocco  altrove :  e  che  la  linea  generale 
sarebbe  una  curva  continua  rappresentante  il  luogo  geo- 
metrico,  ove  si  elide  la  risultante  di  tutti  i  movimenti 
del   mare. 

Non  dubito  poi  clie  da  questa  verita,  sentita  universal- 
mente ,  sia  nata  la  regola  di  tenere  le  armature  delle  no- 
stre  foci  normali  al  lido,  onde  guardarle,  quanto  e  pos- 
sibile ,  dagl'  interramenti  ,  e  renderne  meno  pericoloso 
r  ingresso. 

E  finalmente  mi  pare  che ,  quando  la  corrente  litorale 
cospira  colla  direzione  delle  burrasclie  domlnanti ,  la  spie- 
gazione  dell'  andamento  subacqueo  delle  foci ,  e  degl'  in- 
sabbiamenti  laterali  sia  la  medcsima;  e  quando  quelle  di- 
rezioni  sono  opposte,  le  une  e  gli  altri  non  si  possano  in- 
tendcre  che  dall'  effetto  della  burrasca  domlnante,  non 
impedito  mai ,  e  neppure  attenuato  dalla  troppo  debole 
forza  della  contraria  corrente   litorale. 


Sui-LA    CORRENTE   LITORALE    DELl'  AoRIATICO  495 

15.  Aggiiingo  die  le  punte  fluviali  hauno  una  estensio- 
ne  proporzionale  alia  portata,  e  alle  iiiat(Mie  convogliate, 
la  quale  potrebbe  detenninarsi  con  diligenti  scandagli  : 
oltre  i  coiifini  di  essa  la  liuea  generale  del  lido  si  tro- 
verebbe  unicamente  dipendere  da  I  inoto  burrascoso  del 
mare. 

Difatti  come  si  spiegberebbe  la  spiaggia  gViiarosa  unica- 
mente alia  sinistra  dei  nostri  toncnti  colla  foce  armata , 
e  tutta  sabbiosa  alia  destra?  Come  nelle  foci  disarmate, 
o  naturali  la  spiaggia  ghiarosa  principalmente  alia  sinistra , 
per  pill  breve  tratto  alia  destra,  e  sabbiosa  in  seguito 
fino  air  incontro  delle  gbiaie  di  qualche  altro  torrente  da 
questa  parte  ? 

Dire  che  le  lame  di  fondo  vagliano  le  ghiaie,  e  che 
la  sabliia  vagliata  |piii  fma  resta  in  balia  della  corrente 
litorale ,  sta  bene ,  ma  cessata  l'  agitazione  del  mare  do- 
vrebbe  la  sabbia  ricoprire  le  gbiaie  tanto  a  destra  che  a 
sinistra.  E  la  spiaggia  si  trova  sabbiosa  costantemente  al- 
ia destra ,  ne  solo  alia  superHcie ,  ma  scandagliata  a  quat- 
tro  o  cinque  metri  di  profondit^k  con  pocbissinie  o  rare 
ghiaie ,  a  petto  alia  sinistra  tutta  ghiarosa  alia  superficie , 
e  neir  interno  mescolata  con   pocbissima  sabbia. 

16.  Le  minutissime  arene,  che  si  suppongono  convo- 
gliate da  lontano  dalla  corrente  litorale,  e  quasi  chimica- 
mente  coerenti  all'  acqua  marina ,  piuttostocbe  in  essa 
sospcse,  dovrebbero  deporsi  indifferenteinente  da  ambe  le 
parti;  ed  anzi  piii  alia  sinistra  die  alia  destra  de'  guar- 
diani  die  intersecano  il  moto  litorale  normalmente,  come 
sempre  accade  ne'  peiiiidii  pii'i  alti  della  piena,  e  norina- 
li  al  filone  de'  fiiimi  torbidi ,  die  corrono  dalla  sinistra 
alia  destra. 

Cosi  accade  difatto  lungo  le  scogliere  delle  lagune  ve- 
nete ;  ma  lungo  la  costa  pontificia  accade  il  contrario, 
mentre  il  moto  litorale  procede  sempre  dalla  sinistra  alia 
destra.  Abbiamo  gia  notato,  che  lo  stesso  efFetto  accade 
alle  foci  de'  nostri  fiunii  e  tonenti  armati,  o  disannati 
che  siano,   i  quali  fanno  1'  uflficio  di   moli  o  guardiani. 

Onde  questi  effetti  opposti  dalla  cagione  medesima? 


496  Maurizio  Brighenti 

Luiigo  il  lido  dalla  punta  di  Sdobba  a  Venezia  il  inoto 
burrascoso  cospira  colla  corrente  del  Montanari ,  e  per6 
le  foci  piegano  alia  destra,  e  gl'  insabbiamenti  sono  alia 
sinistra ;  luiigo  la  costa  pontificia  le  burrascbe  pievalenti 
sono  in  direzione  opposta  alia  ripetuta  corrente,  e  pero 
le  foci  piegano  alia  sinistra ,  e  gl'  insabbiamenti  maggiori 
sono  alia  destra.  Tanto  e  per  Innghissima  esperienza  cio 
accertato ,  che  il  braccio  destro  per  guardare  le  imboc- 
cature  de'  canali  pontifici  e  sempre  piu  protratto  del  si- 
nistro ,   e  ne'  lidi  veneti  succede  il   contrario. 

17.  Confesso  die  dopo  queste  considerazioni  mi  riesce 
impossibile  di  persuadermi ,  che  il  proteiidiniento  del  lito- 
rale  dal  Timavo  a  Ravenna,  a  Rimini,  e  pin  innanzi ,  sia 
cagionato  dalla  corrente  circolare  del  Montanari.  E  vado 
pensando,  che  la  grande  autoiita  di  questo  faiuoso  Mate- 
matico  e  Idraiilico,  maestro  del  Guglielmini,  abbia  fatto 
accogliere  con  fiducia  la  sua  teoria  da  molti  maesti'i  non 
meno  insigni  che  gli  succedettero ;  e  cio  principalmente 
per  la  mancata  cognizione  dei  fatti  sparsi  sopra  troppo 
grande  spazio ,  e  non  osservabili  da  essi  medesimi.  Forse 
lo  stesso  Montanari  non  n'  ei'a  abbastanza  convinto ,  aven- 
dola  scritta  tre  anni  prima  di  morire  (  come  il  CIi.  Prof. 
Gherardi  mi  avvertiva  ) ,  e  lasciatala  inedita  fra  le  sne 
carte,   quantun([iie  importantissima. 

18.  Dico  seguitando  che  il  suolo  delle  pianure  creato 
dalle  alluvioni  de'  nostri  fiumi  tributari  dell'  Adriatico , 
cresce  annualmente  sia  dentro  terra,  sia  alia  riva  del  ma- 
re per  la  incessante  cagione  dei  depositi ;  ivi  e  piu  rapi- 
do  ov'  e  maggiore  la  quantita  delle  torbide ;  e  sul  lido 
le  punte  fluviali  piu  o  meno  inoltrate  secondo  il  mo- 
dulo e  la  torbidezza  loro,  e  fino  al  limite,  ove  si  estin- 
guono  le  forze  del  corso  interno  nel  contrasto  con  quelle 
del  mare. 

Queste  punte  fluviali  rendono  discontinua  la  curva  del 
lido,  come  i  promontorii  scogliosi  non  soggetti  ad  essere 
smantellati,  o  corrosi  dai  flutti  marini.  Con  questa  difFe- 
renza  per6 ,  che  le  punte  fluviali  si  avanzano  sempre  piii , 
e  i  promontorii  scogliosi  stanno. 


Sulla  gorrente  litorale  dell'  Aduiatico  i!)T 

Di  che  deriva,  die  la  linea  coiitinua  del  lido  cresce 
colli!  loci  tanto  a  destra  che  a  sinistra,  ed  e  di  sua  na- 
tura  vaiiahile;  Iiingo  i  lidi  scogliosi  e  generalmente  iin- 
inutahile. 

Osscivando  la  carta  dell'  Adriatico  si  veggouo  difatti, 
al  di  qua  c  al  di  la  delle  punte  fluviali ,  le  liiiee  gene- 
rali  della  costa  disposte  in  una  cuiva  continua  interrotta 
hniscameiite  da  cpiestc  punte,  e  tanto,  da  conosccre  a 
colpo  d'  occliio  il  doniiiiio  circoscritto  del  linine ;  ove  la 
Costa  c  di  scogli,  seguire  il  naturale  andaniento  regolare 
o  irregolare  di  essi. 

Peio  crescono  i  lidi  della  spiaggia  bassa  occidentale,  e 
si  inantengono  pressoche  invariati  quelli  lungo  le  rocce 
orientali  del  nostio   Golfo. 

19.  Osservo  ancora  die  rjueste  punte  fluviali  cosi  visihili, 
e  ciicosciitte  lendoiio  incredibile  la  lenta,  regolare, continua 
distribuzione  delle  minute  sabbie  per  opera  della  corrente 
litorale,  la  quale  tenderebbe  a  pareggiarle  al  lido:  e  mol- 
to  piu  per  intendere  le  protrazioni  de'  nostri  lidi,  ovun- 
que  propoizionali  al  tributo  delle  torbide  dei  fiumi,  e 
air  azione  del  moto  burrascoso  sul  fondo  naturale  del  mare. 

20.  Abbiaino  avvertito  (  §  2.  Nota  3  )  il  tatto  die  le 
nostie  spiagge  sottili  dal  Cesenatico  a  Senigallia,  ove  so- 
no  di  mobilissime  sabbie,  s'  accorciano  nell'  inverno,  e 
crescono  verso  mare  nella  state;  il  die  probabilmente  fe- 
ce  dire  al  celebre  Jano  Planco,  che  a  Rimini  il  pelo  del 
mare  era  nell'  inverno  M.'  0.  55  piii  alto  che  nella  state; 
sebbene  aggiunga  di  aver  cio  notato  ne'  segni  fatti  in  al- 
cuni   pali  de'  guardiani,  e  delle  rive  inurate   del   canale  (8). 

Rilerimmo  ancora  che  per  eccezionale  dominio  de'  tra- 
montanesi  la  spiaggia'  sinistra  della  foce  crebbe  a  vi- 
sta d'  occhio  rapidamente  nell'  inverno  del  183i  al  Ce- 
senatico. 

Che  parte  puo  prendere  in  questi  effetti  contrari  la 
corrente  litorale?  E  quando  il  moto  burrascoso  del  mare 
basta  ad   Intenderli ,   perche   ricorrere  ad  altre  cagioni  ? 

Questi  parziali  protendimenti  o  raccorcianienti  del  lido 
sono  della  stessa  natura  dei  generali  annui,  ai  quali  la 
T.  VIII.  63 


198  MaUHIZIO    BlUGUENTI 

nostra    costa    e    continuamente    soggetta,  e    perci  derivano 
dalla  stessa  cagione. 

21.   Seinbra   fiiialmente   potersi   conchiudere  : 

1."  Glie  le  basse  pianuve  dalla  piinta  di  Sdobba  a 
Senigallia  siano  state  coll'  andaie  de'  secoli  ricoline  dalle 
alluvion  i  de'  fiumi,  che  le  traversano,  e  venute  inano  ma- 
no  crescendo  verso  il  mare ,  tanto  da  lasciare  piii  o  meno 
lontane  dal   lido   le   citta  die  in  antico  vi  eraii   prossime. 

2.°  Che  le  terre  alluviali  atte  alia  coltnra  sono  ve- 
nute difendcndole  dalle  nuove  espansioiii  delle  acque  tor- 
bide  col  prolungar  1'  argiuaniento  superiore  de'  fiuini  qua- 
si fine  alia  foce.  II  che  ha  generato  le  punte  fluviali  piu 
o  meno  protratte  in  mare  secondo  il  modulo,  e  la  torbi- 
dezza  del  fiuine. 

Prima  dell'  arginamento ,  piuttostoche  punte  erano  lar- 
ghe  prominenze  in  mare ,  come  quelle  che  si  veggono 
de'  nostri  torrenti  disarginati ,  la  Gonca,  il  Metauro,  il 
Gesano,  l'  Esio  ec,  e  come  oggi  si  vede  del  Nilo.  Imagi- 
niamo  arginati  i  rami  del  Nilo  nel  basso  Egitto  fin  presso 
alle  foci ,  e  ne  sorgera  tosto  un  grandioso  delta  sporgente 
dal  lido  ,  e  simigliante  a  quello  del   Po. 

3."  Ghe  ad  accresceie  il  protendimento  delle  spiagge 
sottili  attraversate  dalle  acque  torbide  coopera  1'  azione 
del  moto  ondoso ,  la  quale  ributta  verso  terra ,  con  movi- 
mento  di  va  e  vieni,  tanto  le  materie  tributate  da'  fiumi, 
quanto  quelle  del  fondo  naturale  del  mare,  e  le  distende 
con  moto  progressivo  o  intermittente  in  una  curva  con- 
tinua  che  ha  in  ogni  punto  la  tangente  normale  alia  ri- 
sultante  del   moto  medesimo. 

Onde  avviene  che  piu  rapido  e  il  protendimento  delle 
punte  fluviali  e  del  lido,  ov'  e  specialmente  maggiore  il 
tributo  delle  acque  torbide ;  e  va  decrescendo ,  come  si 
osserva ,  dalle  lagune  venete  al  ravignano ,  tanto  che  ivi 
la  protrazione  annua  ragguagliata  del  delta  del  Po  si  sti- 
ma  di  M.'  60,  o  M.'  70,  quella  del  Primaro-Reno  di 
M.'  40,  mentre  la  protrazione  generale  del  lido  si  rag- 
guaglia  a  tre  metri  l'  anno :  e  da  Ravenna  a  Rimini  que- 
sta  protrazione  generale  si  restringe  a  M.'  1.  0,  e  seguitando 


SUIJ.A   CORRENTE    LITORALE    DELl'  AdrIATICO  499 

a  Pesaro  a  Senigallia  puo  presumersi  di  M.'  0.  20,  o 
M.'  0.  .'JO  ;  e  in  quest'  ultima  tratta  ,  nou  molto  piu  quel- 
la  delle   punte  fluviali  generata  da  toirenti   temporanei. 

4-.°  Clic  prescindendo  dai  soUevainenti ,  e  dagli  av- 
vallainouti  contineiitali  osscivati  dai  Geologi ,  c  anclie  dal- 
la  considtMazioiu;  al  uioto  iu(('stiiio  inolectjlarc  della  mate- 
ria, il  lento  ciesceie  del  livello  delle  pianure  prossime 
alle  collino  e  un  fatto  clie  in  parte  si  spiega  (  anclie  ove 
sono  poclie,  o  mancano  alTatto  le  alluvioni  de'  grossi  cor- 
si  d'  accjua  ),  per  l'  opera  1."  delle  piogge  le  cjuali  discen- 
dendo  anclie  spagliate  trascinano  le  piii  mobili  e  minute 
parlicelle  della  siiperficie  jmu  elevata,  2."  de'  venti  clie 
soUevaiu)  il  polverio  coiitiiuio  massime  nelle  stagioni  sec- 
clie ,  e  lo  lascian  cadere  sui  Inoglii  bassi  ad  aria  tran- 
quilla,  3.°  delle  cohivazioni  clie  nelle  periodiclie  ripro- 
dnzioni  lasciano  un  caput  inortuum ,  oltre  sciogliere  col 
lavoro  la  tenacita  delle  terre,  e  dar  presa  alle  piogge  di 
trasportarle  dall'  alto  al  basso:  e  nella  pianura  abitata,  a 
quest  o  increment o  contribuiscono  ancora  i  materiali  delle 
deiiioliziuiii  e  delle  ricostruzioni ,  e  i  quotidiani  consumi 
degli  abitatori. 

Tutte  qucste  cagioni  continue,  sebbene  tenuissime,  son 
atte  coir  andare  dei  secoli  a  cooperare  all'  alzamento  del 
livello  delle  dette  pianure,  e  anche  a  scemare  per  mio 
avviso  la  maraviglia  di  trovare  i  piani  delle  strade,  e  del- 
le fabbriclie  anticliissime  piii  depressi  dei  presenti ;  e  ci6 
taiito  piu  nei  terreni  maiiitestamente  di  alluvione  ,  i  (juali 
essendo  di  natura  assai  molle,  e  soffici,  scemano  col  tem- 
po di  altezza  sotto  il  proprio  peso,  e  maggiormente  si  co- 
stipano,  ed  infittiscono  se  siano  sopracaricati  uniformemen- 
te  da  quello  delle  fabbriche  sovrapposte ,  ordinariamente 
regolari  e  simmetriclie. 

5."  Clie  il  livello  di  queste  pianure  non  puo  alterarsi 
in  verun  modo  presso  al  lido  per  opera  del  marc  di  li- 
vello sensibilmente  immutabile ;  e  le  sue  maree,  o  le  bur- 
rasclie  possono  creare  unicamente  delle  dune,  le  quali  se- 
gnano   1'  altezza  massima  degli  ondeggiamenti. 

L'  opera  del  mare  puo  ben  far  crescere,  come  notammo. 


500  Maurizio  Brighenti 

il  loro  protendiinento,  secondo  die  Ic  acque  marine  soiio 
pill  o  nieno  pregne  di  torbide,  siano  queste  de'  liiuni  ,  o 
del  proprio  fondo,  a  misura  che  le  correnti  continue  o 
intermittenti  che  si  generano  dai  venti  buirascosi  le  por- 
tano  da  una  parte  o  dall'  altra,  e  le  depongono  al  cessa- 
re  del  moto  ondoso. 

E  perclie  la  legge  della  continuita,  e  dello  stato  per- 
manente  iion  puo  essere  negli  effetti  generali  tuii)ata ,  ne 
segue  che,  tolte  le  cause  di  eccezione,  il  protendiinento, 
di  cui  si  tratta,  ha  una  media  misura  periodica  determi- 
nabile  coUe  osservazioni. 

22.  Laonde ;  ove  affatto  mancasse  la  corrente  litorale 
in  un  Golfo  posto  in  condizioni  pari  a  quelle  dell'  Adria- 
tic©, seguirebbero  per  le  indicate  cagioni  i  protendiinenti 
piu  o  meno  estesi,  e  piu  o  meno  regolari  che  si  veggono 
dalia    punta    di    Sdobba    a  Senigallia. 

In  questa  parte  di  costa  mano  mano  che  la  pianura 
contigua  al  lido  si  accorcia ,  e  diviene  piu  asciutta,  si 
vede  la  protrazione  della  spiaggia  marina  accorciarsi ,  non 
meno  che  quella  delle  punte  fluviali. 

Se  questi  mutamenti  del  lido  fossero  cagionati  da  una 
corrente  torbida,  continna,  sebbene  lentissima  come  quel- 
la dell'  Adriatico,  dovrebbe  la  spiaggia  subacquea  dispor- 
si ,  come  il  letto  di  un  fiume ,  con  pendenze  sempre  mi- 
nori ,  e  diverrebbe  orizzontale  solamente  nell'  ultimo  tron- 
co,  ove  non  seguirebbe  mai  deposito  d'  interramenti ;  ed 
ivi  il  fondo  e  il  lido  rimarrebbe  immutabile  per  lunghis- 
simo  tempo.  Or  come  avviene  che  la  costa  di  cui  si  tratta 
non  ammette  in  generale  alle  foci  che  navi  della  stessa 
iinniersione,  o  in  altri  termini,  che  il  fondo  d'  acqua  e 
prossimamente  dappertutto  il  medesimo?  Essendo  il  pe- 
lo  del  mare  orizzontale,  sara  dunque  orizzontale  anche  il 
fondo  ?  Quella  corrente  non  vi  produrra  quiiuli  interra- 
menti, e  non  potra  mai  pi-ender  parte  nei  protendimenti 
del   lido. 

2.3.  Nella  dottissima  relazione  della  Commissione  Inter- 
nazionale  per  1'  apertura  dell'  Istmo  di  Suez  si  legge,  che 
fra  la  foce  del  ramo  di  Damietta  e  Pelusio,   non  esiste  la 


Sulla  corrente  litorale  dell' Adriatico         501 

corrente  litorale  lungo  la  spiaggia  sottile,  e  die  questa 
e  ivi  soggetta  a  correnti  coiitrarie  secondo  i  venti  burra- 
scosi  die  spirano,  i  qiiali  sono  prevalenti  dall'  Est:  e  vi 
si   nota  essere  lentissimo  V  ingrossainento  del   lido. 

I  bogaz  o  le  foci  aperte  del  Nilo  disarginato  portano 
principalmente  limo  finissinio,  die  riinanendo  lungameiite 
sospeso  nelle  acque  va  a  perdersi  al  largo  negli  aiti  tondi 
del  mare:  le  poche  arene,  che  vi  sono  mescolate,  si  va- 
gliano  col  moto  oiidoso,  e  cadendo  siil  prossimo  lido  sot- 
tile  sono  distese  dalle  dette  correnti  lungo  il  lido,  il  quale 
ingrossa  percio  lentissimamente.  L'  effetto  siniigliante  suc- 
cede  sotto  i  nostri  occhi  nella  parte  piii  asciutta  della 
costa  ])ontificia,  ove  la  protrazione  piio  stimarsi  di  M.'  20, 
o  M.'  30  al  secolo,  misura  della  quale  non  si  accorgono 
le  generazioni  present! ,  se  non  dopo  che  sia  gi4  rag- 
giunta. 

Non  dubito  punto  die  ove  fossero  arginati  fin  presso 
alia  foce  i  rami  del  Nilo  nel  basso  Egitto,  si  vedrebbero 
rapidissime  protrazioni  alle  foci,  come  abbiamo  avvertito, 
e  niolto  pill  rapida  della  presente  la  protrazione  generale 
fra  una  foce  e  1'  altra  in  tutto  quel  litorale  ,  come  acca- 
de  fra  noi. 

Quindi  a  me  pare  che  sara  molto  piu  lento  che  a  Ma- 
lamocco,  1'  accumulamento  delle  sabbie  a  ridosso  del  molo 
sinistro  del  nuovo  Canale,  che  la  Commissione  ha  con 
tanto  studio  e  sapere  proposto  per  attraversare  da  Suez 
r  istmo,  e  condurre  per  la  piii  breve  direttatnente  le  acque 
del  Mar  Rosso  nel  Mediterraneo. 

Questa  iinmensa  opera  dara  nome  al  secolo,  e  grande 
incremento  di  gloria  agl'  insigni  ingegneri  che  la  imiiuigi- 
narono ,  e  designarono  il  inodo  di  eseguirla.  Fra  i  <{uali 
splendono  due  Italiani  (9),  V  uno  per  averla  fin  dal  1847 
immaginata,  e  studiata  sul  luogo,  1'  altro  per  averla  pro- 
pugnata  con  profonde  ragioni  dell'  arte,  e  della  propria 
esperienza.  E  voi,  Colleghi  Onorevoli,  congratulando  loro 
con  me ,  non  mi  farete  fallo  della  nazionale  ambizione  che 
mi  mosse  a  tornarveli  a  mente  con  affetto  di  tacita  am- 
mirazione. 


502  MaURIZIO    BniGHENTI 


I\OTE 


(1)  Esercitazioni  dell' Accadeinia  Agraria  di  Pcsaro  Anno  1.°  Senieslre  1." 
(  Memoria  lelta  nell' adunanza  del  di  30  Gennaio  1829)  Pesaro  Tipografia 
Nobili. 

(2)  Di  varie  cose  ail'  idraulica  scienza  appartenenti  ec.  Opera  posluma  di 
Antonio  Tadini. 

Daiia  Biblioleca  Ilaliana  di  Milano,  fascicolo  di  Febbraio  1832. 

(3)  Vedasi  in  fine  V  Estratio  dei  due  Rappoili  N.  330  del  22  Aprile  1834, 
N.   315  del  13  Gingno  1835,  a  S.  E.  il  Sig.  Pro-Legato  di  Foili. 

L'  originale  di  niia  mano  di  qnesti  due  Rapporti  i  nell'archivio  delP  Officio 
degl'  lugegneri  di  Forli ;  fnrono  spedili  in  copia  a  Roma  alia  Prefettura  Ge- 
nerale,  ora  Minislero  dei  Lavori  Piibblici. 

(4)  Nuovi  Annali  di  Scienze  Naturali,  fascicolo  di  Marzo  1846.  Bologna 
al  Sassi. 

(5)  Giiglielmini  siilla  nalnra  de'  Fiiirai.  Cap.  VIII.  Corol.  VII.  della  Prop.  IV. 

(6)  Si  nola  che  la  foce  del  Po  di  LevantCj  ora  del  Canal  bianco,  S  stata 
recenteniente  mnnita  di  due  grandiosi  moli,  o  palafitte  di  legname,  siccome 
propose  la  Conimissione  Inlernazionale  per  la  libera  navigazione  del  Po.  Voi- 
le quesia  Commissione  fare  la  prova  delle  palafitte  a  giorno  con  un  lume  di 
M.i  0,  80  fra  un  palo  e  1'  altro;  vide  subito  che  le  sabbie  della  sinistra  col- 
le  burrascbe  della  bora  penetravano  nel  canale :  onde  fece  rierapirle  (  come 
aveva  indicato  nel  caso  che  lo  sperimenio  fallisse  )  con  iscaglia  di  sasso  d'  I- 
stria  fin  sopra  il  coraune  marino ,  e  cosl  rimase  intcrceltato  il  passaggio  del- 
la sabbia ,  come  avviene  in  tiitli  i  raoli  di  legno  similmenle  riempiti  della  co- 
sta  pontificia,  ne' quali  non  si  verifica  raai. 

(7)  Cenni  sul  molo  ondoso  del  mare,  e  sulle  correnti  di  esso,  Memoria 
inserita  negli  Atti  dell' Accademia  Pontificia  de' Nuovi  Lincei,  Tomo  VI. 

(8)  De  conchis  minus  notis  etc.  Romae  1760. 

(9)  I  Signori  Negrelli  di  Moldelbe  Ispettor  generale  delle  strade  di  ferro 
dell' Impero  Auslriaco,  a  Vienna ,  Paleocapa  Minislro  dei  Lavori  Pubblici  del 
Regno  di  Sardegna ,  a  Torino. 


Sulla  corrente  litorale  dell' Adriatico         503 


Estratto  del  Rapporti ,  come  alia  Nota  (3). 

1.°  Rapp.°  Mi  recai  il  giorno  21  Marzo  a  verificare  so- 
pra  luogo  r  improvvisa  invasione  della  sabbia  alia  bocca 
del  Porto,  e  la  trovai  disposta  come  si  vede  itidicato  nel- 
r  unita  pianta,  e  iiella  Sezione  1."  Un  varco  di  tie  metri 
a  ridosso  alia  palata  di  Ponente  lasciava  nella  magra  di 
qiKd  giorno  il  passaggio  ai  battelli  per  uscire  dal  Ganale 
graude  attorno  al  puntirolo  da  questo  lato,  e  cosi  per 
entrarvi.  Due  barche  cariche  erano  sequestrate  nel  Porto, 
altre  due  all'  ancora  nella  rada  per  la  impossibility  di  sor- 
tire  ed  entrare,  ed  era  ancbe  impossibiie  I'  opera  dei 
libbi  troppo  grandi ,   e  bisognosi  di   piii  acqna. 

Sotto  alia  palafitta  di  ponente  ed  a  prossimita  dell'  imboc- 
catnra  trovai  in  acqua  mezzana  M.*  1.  15  di  fondo  come 
Hno  ad  oggi  si  mantiene,  il  quale  innnediatamente  sce- 
mava  ,  elevandosi  per  un  piano  inclinato  fino  a  sormonta- 
re  di  M.'  0,  60  il  detto  pelo  d'  acqua  sotto  alia  palafitta 
di  levante,  Sez.  1  .*  In  istato  di  acqua  magra  il  porto  si 
attraversava  a  piedi  asciutti ,  eccetto  il  detto  piccolissimo 
salto  sotto  la  palata  di  ponente. 

Queste  sabbie  si  dilatavano  entro  il  Ganale  per  ]\I.'  50, 
e  fuori  in  arco  volgendosi  a  tramontana  per  70  in  80  Me- 
tri ,  piendendo  la  forma  che  bo  accennata  nel  tipo  ese- 
guito  sopra  luogo  il   i   Aprile  successivo. 

La  determinazione  presa  di  attivare  due  zattere,  e  de- 
gli  operai  colle  vanghe  per  mettere  in  mote  le  sabbie 
neir  atto  di  dar  corso  alle  acque  della  colma  raccolte  so- 
pra il  jioute  delle  bote,  produssero  dnpo  due  o  tre  gior- 
ni  di  lavoro  1'  ottimo  etletto  di  liberare  la  bocca  del  por- 
to da  quell'  ingombro  per  una  larghezza  sufficiente  a  ria- 
bilitarla.  Nella  seconda  mia  visita  tatta  nel  giorno  1.°  cor- 
rente trovai  aperta  una  fossa  di  Metri  1  i  ,  con  fondo 
andante  sotto  la  colraa  di  M.'  1,  25  in  ragguaglio.  Questo 
stato  del  Ganale  alia  bocca  si  miglioro  in  seguito  coi  cor- 
si  del  Ganale,  dati  ancbe  in  tempo  delle  quadrature  di 
giorno  e  di  notte.  Ma    sopravenne    la   notte  dal   15  al    16 


504  Maurizio  Brighenti 

corrente  un  secondo  accidente  che  di  nuovo  interruppe 
la  navigazione.  Dopo  una  fiera  burrasca  di  Tramontana* 
-Greco ,  venue  lungo  la  spiaggia  di  ponente ,  attraverso  la 
bocca  del  porto ,  e  al  di  Ik  per  la  spiaggia  di  levante 
soUevata  dal  fondo ,  trasportata  ed  ammuccfiiata  una  pro- 
digiosa  quantita  di  golmazze ,  rusca  e  niondiglia  vegetale 
di  mare,  la  quale  fece  argine  tra  le  due  palafitte  nell' im- 
boccatura  alle  acque  del  Canale  e  del  Mare ,  non  che  a 
qualunque  legno.  Nello  stesso  giorno  16  fu  coHo  stesso 
mezzo  d'  una  zattera  e  una  bottana  e  dieci  operai  tolta 
una  parte  di  quella  leggerissima ,  ma  alta  ed  impermea- 
bile  deposizione,  e  fu  sbracciata  sulle  rive,  e  parte  sol- 
levata  colle  zappe  dal  fondo,  e  dal  corso  del  flusso  riget- 
tata  in  mare.  L'  opera  riusci  breve  per  riaprire  il  Canale, 
ma  rimane  tuttavia  molta  di  quella  mondiglia  sul  fondo 
del  Canale,  moltissima  lungo  le  due  spiagge.  II  giorno  18 
feci  raccogliere  le  scarsissime  acque  del  flusso  in  quadra- 
tura ,  e  liberarle  sotto  i  miei  occhi  e ,  rimesso  in  moto  il 
fondo  dagli  uomini  come  nei  precedenti  giorni ,  le  vidi 
correre  al  mare  nerastre  e  fitte  per  la  mondiglia  che  con- 
vogliavano.  Ordinai  che  nella  giornata  d'  oggi  si  fosse  si- 
milmente  opcrato,  e  non  posso  dubitare  che  dopo  i  corsi 
di  questi  giorni  debba  affatto  sgombrarsi  dal  nuovo  impe- 
dimento,  ed  assottigliarsi  affatto  il  deposito  delle  sabbie 
della  prima  invasione  che  tuttavia  trovai  sussistere  sotto 
la  palata  di  Levante  come  alia  Sez.  2.*  Scandagliai  1'  in- 
terno  del  Canale ,  e  le  acque  del  Mare  intorno  alia  boc- 
ca, e  vi  trovai  in  colma  mezzana  Metri  1.  30  di  fondo, 
il  che  mi  tranquillo  sulla  plena  restituzione  dello  stato 
ordinario 

Resta  ora  che  io  esterrii  il  mio  umile  parere  sulle  ca- 
gioni  dalle  quali  probabilmente  derivo  1'  insabbiamento 
del  19  al  20  Marzo,  e  1'  ingombro  successivo  della  mon- 
diglia del    15   al    16   Aprile  corrente. 

L'  argomento  gravissimo  degl'  insabbiamenti  dei  porti 
che  diede  occasione  di  tante  belle  dissertazioni  ai  nostri 
Classici  Scrittori  d'  acqua,  e  tuttavia  una  matei'ia  incerta 
e  disputabile. 


Sulla  corrente  litorale  dell'  Adriatico        505 

Geminiano  Moiitanari  colle  sue  osservazioni  sul  iiioto 
litorale  dell'  Adriatico  fjitto  una  luce  nuova  intoruo  alia 
fonnazione  dei  banclii  dclle  vencte  lagune  e  de'  porti  di 
acqua  salsa,  o  dolce  della  costa  pontiHcia.  Egli  pose  per 
immancabile  verita ,  die  la  corrente  marina  la  quale  va 
da  ])oiientc  a  levante  lungo  la  nostra  costa,  generi  i  ban- 
clii a  destra  nelle  foci  di  acqua  dolce,  a  sinistra  in  quel- 
le d'  acqua  salata  ;  e  clie  in  questi  la  fossa  attraversante 
lo  scanno  o  il  banco  sia  seinpre  volta  a  destra  di  clii 
guarda   la  bocca ,   e  il  contrario  nelle  foci    d'  acqua  dolce. 

Seguirono  1'  opinione  del  Montanari  i  Manfredi ,  i  Za- 
notti ,  e  tanti  altri  somini  idraulici  italiani :  la  seguirono 
i  francesi  coronando  di  premio  1'  opera  di  Bremontier, 
che  eccetto  la  composizione  delle  correnti ,  non  ba  altro 
fondamento  che  1'  osservazione  del  corso  litorale  annun- 
ciata  la  prima  volta  dal  Montanari.  Ultimamente  il  Ch. 
Tadini  voile  modificarne  1'  applicazione,  facendo  entrare 
come  principalissimo  elemento  della  spiegazione  dei  ban- 
clii e  delle  fosse  la  salsezza  dell'  acqua  del  mare ,  atta  a 
sciogliere  i  depositi  terrosi  cbe  nascono  alle  foci  d'  acqua 
dolce.  Ond'  egli  sentenzio  che  dove  corre  un  torrente 
d'  acqua  dolce,  attenuando  questo  la  salsedine  dell'  acqua 
marina  alio  sbocco,  lo  scanno  che  ivi  si  crea,  e  tenace, 
e  poco  alterabile  dal  Mare ,  pero  la  fossa  si  apre  nella 
direzione  dell'  asse  dell'  ultimo  tronco  del  Canale.  Che  se 
nel  Canale  1'  acqua  fosse  salata ,  come  al  Cesenatico ,  la 
salsezza  dell'  acqua  marina  sciogliendo  il  banco  terroso  il 
renderebbe  abbastanza  mobile ,  e  nel  corso  del  riflusso 
sarebbe  aperto  a  destra  secondando  le  acque  del  Canale 
la  corrente  da  sinistra  a  destra  osservata  dal  Montanari. 
Se  poi  il  banco  fosse  sabbioso,  come  al  Cesenatico,  1' in- 
clinazione  a  destra  sarebbe  anche  piii  sensibile  per  la 
maeaiore  mobilita  del  fondo.  Cosi  tutta  la  jriunta  del  Ta- 
dini  consiste  a  dire  che  sugli  scanni  terrosi  innaffiati  dal- 
r  acqua  dolce  la  fossa  e  nella  direzione  dell'  ultimo  tron- 
co del  Canale  e  non  a  sinistra,  come  fermarono  il  Mon- 
tanari,  e  i  dotti  che  lo  segnltarono. 

II  caso  recentemente  accaduto  di  ripetuto  impedimento 
T.  vm.  6i 


506  Maurizio   BniGHENTr 

della  bocca  del  Cesenatico,  iion  puo  del  ceito  riceve- 
re  spiegazione  dalla  teoria  del  Montanari  e  del  Tadini. 
Qui  r  insabbianiento  succeduto  e  1'  iiigombro  della  mon- 
diglia  occupo  tutta  la  ]>atte  destra  dell'  imboccatura ,  e 
lo  scanno  rimase  sottilissiinainente  aperto  alia  sinistra. 
Convien  dire  quindi  che  questa  eccezione  sia  derivata  da 
cagioni  straordiiiarie.  Straordinaria  veramente  e  stata  la 
stagione  iiivernale  asciutissima,  e  con  dominio  costante  di 
vento  tra  Greco  e  Maestro.  Ne  mi  e  accaduto  mai  in  13 
anni  dacche  osservo  la  costa  pontificia  di  vedere  le  sec- 
clie  di  Febbraio  e  Marzo  si  grandi  e  permanenti  come 
neir  anno  presente.  Cio  deve  forse  attribuirsi  al  prevalen- 
te  insolito  dominio  dei  mari  di  tramontana  cbe  hanno  im- 
pedito  in  parte  1'  ingresso  delle  acqiie  del  Mediterraneo 
nel  Golfo  dell'  Adriatico ,  solite  ad  essei'vi  ordinariajnente 
portate  dalle  Levantare. 

Ne  11  dominio  dei  mari  di  Tramontana  ba  solamente 
tenute  piii  basse  le  acqne,  ma  ha  senza  dubbio  cagionati 
o-r  insombri  al  Canale  di  Cesenatico,  e  a  tutti  i  Porti-Ga- 
nali  di  la  fino  a  Senigallia,  eccetto  quello  di  Rimini  per 
la  potente  Marecchia  che  lo  ha  liberato. 

U  mare  di  Maestro-Tramontana  mettendo  in  moto  le 
sabbie  a  sinistra  del  Ganale  di  Cesenatico  le  ha  recate 
con  forte  inclinazione  di  circa  60°  contro  le  due  palafitte 
della  bocca ;  ivi  hanno  trovato  un  impedimento  al  loro 
corso  massime  dalla  sporgenza  del  braccio  di  levante  che 
non  hanno  potato  superare,  e  sonosi  spagliate  a  ridosso 
di  questo  braccio  come  si  nota  nel  disegno.  A  rendere  piu 
evidente  la  spiegazione  di  questo  fatto  mirabilmente  con- 
corre  il  corso  dei  venti  e  delle  burrasche  dell'  Anno,  le 
quali  mossero  prima  da  Greco  girando  rapidamente  nello 
stesso  giorno  a  Maestro,  dove  piu  lungamente  durarono, 
poiche  r  impressione  residua  del  mare  di  Greco  fece  for- 
se impedimento  al  corso  del  mare  di  Tramontana,  e  rese 
meno  veloci  le  sabbie  mosse  in  questa  direzione,  talvolta 
ingrossandole  contro  1'  imboccatura. 

Concorre  poi  forse  inevitabilmente  il  rapido  allunga- 
mento  della    spiaggia   di  ponente,  che  io  con  somma  mia 


Sulla  corhente  utorale  dell' Adriatico         507 

meraviglia  ho  osservato  nelle  ripetute  mie  visite  degli  scor- 
si  giorni.  E  qiiesto  domiiiio  dei  tiatiioiitanesi  come  spiega 
r  invasione  delle  sahhie ,  cosl  quello  delle  moiidiglie ,  le 
quali  stando  naturalrnente  sepolte  sotto  la  sahbia  doveva- 
no  venire  dopo  queste  per  necessitu,  essendo  state  sco- 
peichiate  dalle  precedenti  burrasclie. 

Resa  in  tal  niodo ,  per  mio  riverente  avviso ,  una  ma- 
nifesta  spiegazione  dell'  avvenimento  degl'  ingombri  della 
bocca  di  Cesenatico,  non  e  qui  luogo  a  soggiuiigere  che 
la  forniazione  de'  banclii  sabbiosi  e  la  direzione  delle  tbci 
prende  forse  costantemente  origine  dalla  composizione  del 
moto  del  Canale  coUa  direzione  del  inoto  burrascoso  do- 
minante.  Che  quindi  la  spiegazione  del  Montanari  pu6 
aversi  per  sicura  in  quel  luoghi  solaniente  ove  non  ha  do- 
ininio  di  traversia.  Che  lungo  la  nostra  costa  a  stagione 
ordinaria  le  foci  d'  inverno  sono  volte  a  sinistra  pel  do- 
uiinio  costante  delle  Levantare,  nelle  bonaccie  estive  pie- 
gano  a  destra,  e  dove  uii  torrente  corra  la  inaggior  parte 
dell'anno,  il  tenuissinio  nioto  radente  non  ne  altera  il 
corso  sensibilniente. 

Onde  mi  e  sembrato  di  poter  conchiudere  che  il  moto 
composto  del  Canale  e  del  moto  burrascoso  dia  spiegazio- 
ne alia  mutabilita  delle  foci  e  dei  banchi  che  continua- 
niente  ho  notata  da  Senigallia  al  Cesenatico. 

Estratto  del  2."   Rapporto. 

Questo  Canale  (  di  Cesenatico  )  posto  nel  vertice  del- 
1'  ampio  seno  della  spiaggia  occidentale  Adriatica  fra  la 
punta  di  Primaro  e  Rimini  e;  il  niiglior  ricovero  delle  pic- 
cole  bardie  dal  Cesenatico  alia  rada  di  Goro ;  forse  mi- 
gliore  anche  dei  ricoveri  fra  Cesenatico  e  Ancona ,  se  si 
guardi  non  al  fondo,  ma  alia  quiete  che  vi  godono  allor- 
che  possono  superarnc  I'  imboccatura.  Non  e  piccola  feli- 
cita  di  sito  1'  esser  posto  nel  vertice  di  quel  seno  comun- 
que  assai  disteso,  perche  cio  mostra  che  la  linea  media 
permanente  del  lido  vi  risente  meno  che  altrove  1'  effetto 
dei  deposit!  de'  fiumi  posti  sopra  e  sotto  veiito.  Nondimeno 


508  Maurizio  Brighenti 

la  generale  natiua  della  spiaggia  non  inuta.  Le  acque  tor- 
bide  di  una  grand issiina  porzioiie  d'  Italia  vengoiio  tutte 
a  versarsi  nell'  intervallo  fra  le  Lagune  Venete  e  Cesena- 
tico :  onde  troviaiiio  i  fondi  o  sabbiosi  o  faiigosi ,  e  lo 
scandaglio  non  segna  20  piedi  d'  acqua  (  Metri  7,  0  )  che 
un  miglio  e  mezzo  dalla  riva.  Di  qui  deriva  che  tutte  le 
bocche  naturali  o  artificiali  di  questa  costa  sottilissima 
sono  atte  ad  accogliere  legni  che  peschino  quattro  o  cin- 
que piedi  veneti  al  piu  (Metri  1,  40;  1,75  );  deriva  la 
frequenza  e  la  instabilita  de'  banclii  che  impediscono  or 
pill  or  nieno  1'  entrata ,  e  assottigliano  le  acque;  deriva 
finalniente  1'  inquietiidine  dei  locali  Marinari  che  sentono 
il  danno,  e  corrono  i  pericoli  dei  fondi  troppo  scarsi  ed 
irregolari.  Quantunque  da  Cesenatico  verso  Ancona  lo  scan- 
daglio trovi  la  detta  profondita  d'  acqua  a  un  miglio  solo 
di  lontananza  dalla  spiaggia  per  la  diminuita  copia  delle 
torbide  cagionata  dall'  avvicinamento  delle  falde  degli  Ap- 
pennini  al  mare  verso  Rimini ,  e  nondimeno  troppo  scarso 
r  ingrossamento  del  lido ,  perche  siano  in  questa  parte 
di  costa  sensibilniente  diminuite  le  pessime  condizioni  del- 
la  parte  precedente.  Per  le  quali  osservazioni  si  fa  mani- 
festo come  i  voti  di  tutte  le  nostre  Citta  marittime,  salvo 
Ancona  ,  siano  necessariamente  disperati ,  e  non  possa  1'  ar- 
te vincere ,  e  ne  forse  mitigare  le  naturali  difficolti.  I 
limiti  del  fondo  piu  costanti  in  tutte  le  bocche  della  co- 
sta sottile  dalla  Brenta  a  Fiumesino  sono  i  sopraindicati 
di  4-  in  5  piedi  veneti  in  colma  mezzana.  Cio  si  rileva 
dagli  antichi  e  nuovi  portolani,  dalle  tradizioni  locali,  e 
dalla    qualita    dei    Legni    che    praticano    quelle  bocche  da 

tempo   immemorabile 

Parlando  ora  delle  spiagge  a  destra  e  a  sinistra  del 
Porto ,  ho  indicato  nel  disegno  lo  stato  loro  da  me  rile- 
vato  neir  Aprile  dell'  anno  scorso  e  nel  Gennaio  e  Giu- 
gno  del  corrente.  Vi  ho  aggiunto  quello  del  22  Dicem- 
bre  1802  come  appare  da  un'  antica  pianta  del  Caporali 
che  ho  negli  Atti :  non  e  notato  in  questa  pianta  lo  sta- 
to delle  acque ,  ne  1'  ora  del  rilievo  dalla  quale  si  sareb- 
be  facilmente  ricavato.  Finalmente  vi  ho    segnata  la  linea 


Sulla  gorrente  litorale  dell' Adrhtico         309 

della  spiaggia  di  levante  dello  stesso  anno  1802  come  si 
trova  In  una  copia  fninata  dall'  Ingegnere  Sig.  Perscgniti , 
ove  si  dicliiaia  esseie  stata  cosi  deterniinata  dall'  Ispetto- 
re  Generale  Sig.  Brandolini.  Se  si  guarda  alle  dette  linee 
delle  spiagge,  si  rileva  t."  Che  quella  di  ponente  e  al- 
quanto  accoiciata  dall'  anno  scorso  a  tutt'  oggi.  2."  Che 
in  questo  tempo  quella  di  levante  tia  1'  Apiile  1831  ed 
il  Giugno  1835  si  e  allungata  metri  1-i.  70,  e  Metri  36 
fia  Geunaio  e  Giugno  1835.  Qnesti  nKJvimenti  nell'  Anno 
sono  oidinaiii,  attesi  i  venti  Sciroccali  |)eiiodici  di  Mag- 
gio,  e  la  difFerenza  fra  1'  Aprile  183i  ed  il  Giugno  1835 
e  insignificante  per  la  stessa  cagione.  3."  Che  fra  la  spiag- 
gia di  levante  di  Caporali  nel  22  Dicembre  1802  e  <[uel- 
la  da  me  osservata  nel  Giugno  1835  cone  una  difFerenza 
di  M.'  60.  20.  DifFerenza  molto  rilevante.,  ma  incerta  at- 
teso  r  indicazione  mancante  del  pelo  d'acqua.  Mentre  fra 
la  spiaggia  Brandolini  dello  stesso  anno  1802  e  quella  del 
Geunaio  1835,  la  difFerenza  si  stringe  a  M.'  40  nello  stes- 
so stato  deir  acqua.  La  precisione  somma  del  Ch.  Ispet- 
tore  die  h  citato  nel  rilievo ,  da  certo  molta  confidenza 
a  questa  seconda  indicazione,  ed  io  la  terro  per  questa 
ragione,  e  per  essere  riferita  ally  stesso  pelo  d'acqua, 
come  la  piii  verisimile.  Anzi  la  terrei  per  induhitahile, 
ove  la  stagione  del  rilievo  fosse  soritta ,  poiche  ahhiamo 
visto  le  dilFerenze  enormi  tra  la  spiaggia  estiva  e  1' inver- 
nale,  e  sono  in  tutti  i  nostri  Canali.  Qnantunque  pero 
manchi  questa  notazione,  sembra  potersi  indiure  dovere 
appartenere  alio  stesso  Dicembre  1802,  o  alia  stagione 
d'  inverno.  Nel  1822  io  fortificai  la  diga  di  levante  che 
in  una  grossa  ])urrasca  fu  battuta  in  testa ,  e  tenni  la  ba- 
se della  palaHtta  di  fortificazione  8  in  10  metri  lontana 
dal  pelo  medio.  Questa  testa  se  ne  allontanava  metri  20 
nel  Geunaio  1835,  e  pero  nel  1822  questo  pelo  trovava- 
si    1 2   in    1  i   metri  piu  avanti. 

II  che  in  13  anni  di  tempo  produce  un  annuo  avanza- 
mento  di  circa  un  metro  dalla  spiaggia  da  questa  parte. 
Poco  maggiore  risulterebbe  il  prolungamento  conteggiando 
Io    spazio    e    gli    aani    tra    la    linea    Brandolini    e    la   mia. 


510  Maurizio  Brighenti 

Questo  progresso  del  lido  iiella  parte  di  costa  che  discor- 
riamo,  altra  volta  da  me  pubblicato,  e  con  piu  rigore  da 
stabili  del  porto  di  Rimino,  senibra  non  potersi  contrad- 
dire.  E  la  quasi  insensibile  piinta  larga  Metri  130,  che 
le  sabbie  mobilissime  fanno  alia  nostra  palata,  lascia  cre- 
dere che  anche  inferiormente  1'  avanzamento  del  lido  se- 
gua  una  misura  eguale  o  di  pochissimo  minore.  Ho  qui 
limitato  le  osservazioni  alia  palata  di  levante ,  perche  il 
rilievo  Caporali  non  ha  1'  indicazione  del  pelo  d'  acqua , 
e  nella  Copia  citata  manca  la  spiaggia  Brandolini  da  que- 
sta  parte. 

Precisato  colle  precedent!  osservazioni  lo  stato  attuale 
del  porto  e  delle  spiagge ,  e  circoscritto  ad  un  metro  cir- 
ca r  avanzamento  del  lido ,  resta  ora  a  guardare  alia  dif- 
ferenza  che  passa  fra  la  spiaggia  di  ponente  e  quella  di 
levante. 

Le  due  spiagge  Caporali  1802  differiscono  Metri  75. 
Le  due  spiagge  dell'  Aprile  1834-  Metri  80.  Le  due  del 
Giugno    1835  Metri  98. 

Le  dette  tre  difFerenze  segnano  la  sporgenza  della  spiag- 
gia di  levante  sopra  quella  di  ponente.  Alia  quale  spor- 
genza sembra  doversi  proporzionare  anche  quella  delle  due 
palate ,  come  piii  sotto  vedremo  trattando  delle  piu  utiii 
riparazioni  da  farsi  al  nostro   Canale 

Accennai  e  furono  benignamente  accolte  le  cagioni  che 
generarono  il  piu  forte  e  nocivo  di  questi  banchi  nell'  A- 
prile   1834 ,  coir  ossequioso  Rapporto  che  unisco  in  copia. 

Neir  annata  scorsa  quel  banco  si  mantenne ,  sebbene  piu 
depresso ,  e  si  mantiene  tuttavia  come  mostra  il  disegno , 
lasciando  aperta  la  foce  a  sinistra  come  1'  anno  scorso.  La 
stagione  della  scorsa  invernata  e  stata  simile  alia  prece- 
dente  avendo  dominate  i  mari  boreali  con  tempo  asciutto, 
ma  vi  si  sono  associati  i  Grecali ,  le  Levantare  con  impe- 
to  molto  maggiore ,  ed  hanno  spazzato  1'  ingombro  recato 
dai  Tramontanesi ,  il  che  non  accadde  nel  1834.  Sonomi 
trovato  al  Cesenatico  per  attivare  le  zattere,  come  1'  an- 
no scorso  a  deprimere  il  banco ,  e  una  fiera  burrasca  di 
levante  fece  1'  opera  mia,  e  cosi  e  intervenuto  piu  volte. 


Sulla  corrente  litorale  dell'  Adriatico         511 

Le  quali  cose  sempre  piu  mi  conferniano  a  credere  che 
in  fjueste  coste  sottili  torni  di  poco  o  di  niuno  ainto  la  ve- 
rissima  considerazione  siilla  corrente  litorale  dell'  Adriati- 
co ;  e  fors'  anco  nei  porti  di  Lido ,  di  Malamocco ,  e  di 
Chiozza  soccorre  piu  1'  effetto  delle  bocclie  a  destra  la 
forma  del  vaso,  e  la  obliqua  linea  da  tramontana  ad  ostro 
de'  murazzi ,  che  la  troppo  tenue  inclinazione  generale 
delle  acque.  Si  calcola  a  M.'  C.'  2777  per  1"  la  portata 
della  bocca  di  Malamocco  in  riflusso ,  e  si  appoggia  alia 
meravigliosa  opera  delle  scogli^re  che  la  diriggono  a  de- 
stra ,  e  sebbene  patisca ,  pure  supera  1'  effetto  dei  mari 
opposti.  Queste  osservazioni  ho  fatte  perche  suUa  direzio- 
ne  da  darsi  al  prolungamento  opinerei  doversi  ritenere  la 
presente,  non  trovando  cagione  di  doverla  mutare. 


ERRATA 


CORRIGE 


pag.     79  lin.     9  prescntino  esse    . 
„     81      „  30  la  qiiinta  e  la  sesta 


300 


1  Riiidi  a    niorboso 


presentino  esse  horse 

la  sesia    e    la    seltinia    (  e  leggi  ili  se- 

gtiito  crescendo  iin   mimero   fino  alia 

decimaterza  ). 
giiidica  niorboso 


TNDICE 


MrciiELE  Medici.  Elogio  dei  Coniugi  ManzoUni.  Cot  Ritralli  .  .  pag.  3 
Antonio  Alessandrini.  Sunto  di  ossermzioni  spellanti  aW  Anatomia  del 

Pecari.  Tav.  1 ,  2  ,  3  ,  4 „     27 

Fharcesco  Rizzoli.  Di  una  Atresia  congenita  dell'  ana.  Tav.  6  ,  6.    .     »     61 

LuiGi  Calobi.  Sulle  Borse  mucose  solloctilanee »     67 

GiAjiBATTisTA  Fabbri.  Di  wm  Pelvi  ohbliqua-omle.  Tav.  7,8,9  .  »  87 
Marco  Faoiini.  Considerazioni    criiiche    sopra  un  nuovo  mezzo  propla- 

lico  contro  il  CoUra »  107 

Giuseppe  Bertoloni.  Delia    Atrofia   contagiosa,  Malattia   del    Filugello 

del  Mora »   111 

LiiGi  Calori.    Sidlo    Schelelro    del    Monitor    Terrestris    /Egijpti     Cuv. 

Tav.  10,  U,  12 „  161 

Ferdinand^  Verardini.  Neuralgia  intercostale  seguita  da  Bulimia ,  e  Sto- 

ria  di  un  sudor  nero »  '>0^ 

ApiTOHio  Bertoioni.  Miscellanea    Botanica   XVIII.  Tav.  13,   14_,  la_, 

•6'   1^ ),  226 

Carlo  Soverini.  Ricerche  anatomico-ftsiologiche  sopra  una  Mano  moslruo- 

sa.  Tav.   18,  19,  20 ,  21  ,  22 „  047 

Gabtano  Sgarzi.  Esame   Chimico   di   Macchie  parlicolari   di  apparenza 

sanguigna ,,373 

Giuseppe  Bertoloni.   Illustrazione  dei  prodotti  naturali  del  Mozambico. 

Dissertazione   VI.  Tav.  23 „  097 

Paoio  Pbedieri.  Studio   slorico   comparativo   del   consumo   delle    Carni 

nella  Citta  di  Bologna »  323 

i-ORENzo  Bespioiii.  Sutl"  accomodumento  dell' occhio  umano  per  la  visio- 

ne  dislinia  alle  diverse  dislanze »  355 

T.     VIM.  65 


Carlo  Massarejiti.  Rollura  di  un  Callo  deforme  deW  omero  per  acca- 
vallamenlo  dei  frammenli ,  complicalo  a  lussazione  scapulo-omera- 
le     .     .     . pag.  391 

Cesare  Belli'zzi.  Sopra    un    nuovo    fegno   diagnostico   differenziale  fra 

I'  emorragia  cerebrate  ed  il  rammollimento »  ■109 

AlicHELE  Medici.  Elogio  di  Gian-Antonio  Galli.  Col  Rilratlo  ...»  423 

Gio.  Giuseppe  Bianconi.  Specivuna  zoologica  Slosambicana.  Fasciculus  X. 

Jau.  24,  26,  26,  27 »  451 

Francesco   Rizzoii.  Operazioni  Chirurgiche  eseguite  in  diversi  casi,  on- 

dc  togliere  la  immobilita  della  mascella  inferiore.  Tav.  28  .     .     »  467 

Maurizio  Brighknti.  Sulla  corrente  litorale  dell'  Adriatico  .     .     .     .     »  486 


IMPRIMATUR 
Fr.    P.   Caj.    Feletti  O.   P.   Inq.   Gen.  S.   O. 

IMPRIMATUR 

Caniillus  Elmius  Gens.   Eccl. 


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