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SERIE SECONDA
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Libraio della R. Accademia delle Scienze
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PROPRIETÀ LETTERARIA
Torino — Stamperia Reale G. B. Paravia e Comp.
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TRASCRIZIONE
CON TRADUZIONE ITALIANA DI UN TESTO COPTO
del Museo Egizio di Torino
DEL
Prof. F. ROSSI.
Memoria approvata nell'Adunanza del 18 maggio 1890.
A compiere la pubblicazione dei Papiri Copti del Museo Egizio di Torino riman-
gono ancora due testi, che nella classificazione fatta dall'abate Peyron de’ nostri papiri,
sono registrati nel quarto codice, e designati solamente col nome di discorsi morali
(sermones morales).
Il primo di questi due testi, che forma oggi materia della mia lettura, com-
prende novanta fogli di papiro, e questi sono di tutta la collezione quelli, che presentano
maggiori difficoltà ad essere decifrati, anneriti e corrosi come sono dal tempo, e più
ancora dalla vernice, con cui vennero improvvidamente spalmati.
Fortunatamente la maggior parte di essi porta in testa ancora abbastanza distinto
il numero di pagina, cosicchè sono riuscito con un attento studio a toglierli dalla
confusione, nella quale erano stati gettati ed a riordinarli, nel modo, in cui ora li
presento alla stampa.
Questo testo è, nello stato attuale, mancante del principio e della fine, comincia
cioè colla pagina 19 (10) e va sino a pagina 198 (p<r), senza quasi altre interruzioni
che quelle prodotte dal cattivo stato del papiro ; imperocchè alcune delle sue pagine
sono ora ‘talmente annerite da non lasciar quasi più scorgere in esse tracce di scrittura.
La letteratura copta, come già ebbi a notare, è nei documenti, che sono pervenuti
sino a noi, essenzialmente religiosa, ed anche in queste pagine troviamo trattato un
argomento del tutto sacro.
È questo un discorso che versa specialmente sulla necessità (c:v27%n) della morte,
e sul giudizio finale, ove ciascuno, secondo le sue opere, dice il testo, riceverà od
un premio nel riposo dei cieli, od una punizione nelle torture della geenna. Ma il
suo vero titolo col nome dell’autore è andato perduto nella rovina delle prime pagine.
Tuttavia le numerose parole greche, sparse per tutto il testo, non ci lasciano meno-
mamente dubitare che esso sia la traduzione di un sermone pronunziato da qualche
Padre della Chiesa orientale. Se poi consideriamo, che i nostri papiri costituivano,
secondo la saggia osservazione di un dotto coptologo francese (1), tutta una biblioteca,
una nella sua origine, ed una nella data de’ suoi documenti, possiamo senza tema di
errore, affermare essere stato questo sermone pronunziato da uno di quei santi Padri
(4) V.E.ReviLLOUT, Le Concile de Nicée, d’apròs les textes coptes, pag.8, Paris, 1873.
SERIE II. Tom. XLI. 1
2 PAPIRI COPTI DEL MUSEO TORINESE
che vissero tra il quarto e il quinto secolo dopo Cristo, o per meglio dire, fra i
pontificati di quei due grandi arcivescovi di Alessandria, che furono Sant’Atanasio e
San Cirillo, e probabilmente da uno di quelli i cui nomi si trovano registrati nei
nostri papiri (1).
Questo testo, quindi, anche nello stato incompleto in cui si trova, gioverà, non
meno di quelli che sono venuto sin qui pubblicando, allo studio della lingua e lette-
ratura copta, ed alla conoscenza della storia ecclesiastica di quei remoti tempi.
Ma prima di por fine a queste pubblicazioni, io debbo rilevare alcune inesattezze,
in cui cadde l'illustre abate Peyron nella descrizione, che egli fece di questi nostri
papiri nella prefazione del suo rinomato lessico copto.
Incaricato, come già si disse, dal Governo del riordinamento di questi papiri,
egli dopo averli con somma cura tolti dalla cassa, in cui erano stati con grande loro
jattura nella spedizione dall'Egitto, malamente ammucchiati e confusi, li distribuì per
materia, formandone sette distinti codici, che egli designò semplicemente col nome di
Papyrus. Ma mentre di alcuni di questi codici fa un’ampia e minuta descrizione, dando
col numero dei fogli talvolta anche il suo giudizio sul valore dei testi; di altri
invece dice solo vagamente il contenuto, senza nè anco indicare il numero dei fogli Così,
per esempio, dopo aver detto che il primo codice o papiro, che consta di sessantatre
fogli, ne fa in questa maniera la descrizione: Zenet I Martyrium S. Ignatii An-
tiochiae episcopi, spurium et fabellis scatens; praeter cetera absurda refert longos
sermones qui Ignatium inter et Traianum Romae intercesserunt, tum varia tormen-
forum genera, quibus Tmperator Martyris constantiam vincere ante extremum sup-
plicium confidebat. Nihil tale habent eius acta sincera a Cottelerio (patres apostolici)
edita; constat enim Traianum post Parthicam expeditionem numquam Romam
rediisse. — II. Martyrium S. Gioore, pastoris ovium ex vico Gingeb, die xv Choiac.
— IMl. Historiam, seu potius fabulam, virginis Eudoxiae Imperatoris Constantini
sororis, quae post Persas a fratre devictos Hierosolymam contendit ad sacra loca
instauranda simulque ornanda; ibi fratrem suasit ut persecutionem in Judaeos
moveret, nisi baptismum susciperent: haec vero contigerunt anno 365° post Christi
resurrectionem.
Del papiro sesto invece non da il numero dei fogli, e lo descrive con queste parole:
tenet sermones morales, tum Martyrium S. Ptolomei ad diem x1 Choiak, passus
hic est anno 20 Dioclesiani. Ora io debbo far osservare, che del martirio di San
Tolomeo noi possediamo solo sette sciupate pagine: nella prima delle quali si leggono
appunto le parole ripetute dal Peyron.
In quanto poi ai testi designati così vagamente, sia in questo, sia nel quarto
codice, colle parole sermones morales, nel rimescolamento avvenuto di tutti questi
papiri, io non ho avuto altra guida a classificarli che quelle voci e modi di dire
che trovai citati nel suo lessico, come tolti dall’uno o dall’altro di questi due codici.
(4) I nomi citati nei papiri sono: Atanasio, Teofilo e Cirillo, arcivescovi di Alessandria, Giovanni
areivescovo di Costantinopoli, Proclo, vescovo di Cizico e Sabino vescovo di Schm:in, la Panopoli dei
Greci. Di Cirillo però e di Sabino, ho trovato i nomi solo in due piccolissimi frammenti; in uno dei
quali si leggo: OTETKWILIOM STYTAVOY MOI Ana caBimoc ITEMICROMOC STURCIn
EIT@AMIOC MAIOCTOAOC IETPOC AVW IMILAPTYVPOC Tex panegirico di S. Pietro, apo-
stolo e marlire di Cristo, pronunziato da Apa Sabino, vescovo di Schmin. L'altro frammento ridotto
dal tarlo in pessimo stato, contiene il titolo di un discorso di Cirillo, del quale non sono rimaste che
queste) poche] parole: VANO WOCCM SN SIR PIACE CRO RA
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TRASCRITTI E TRADOTTI DA F. ROSSI 3
Ma dove debbo più specialmente chiamare l’attenzione dei lettori è nella descri-
zione che fa del papiro terzo; poichè senza segnalare anche qui il numero dei suoi
fogli dice: Papyrus tertius Taurinensis. Tenet sermonem in Johannem Baptistam
cujus res gestae fuse narrantur — Vitam Apae Aphu, Anachoreta et episcopi urbis
Pemge ad diem xx1 mensis Thoth — Martyrium Sanctae Heraei — Historiam
de Archiepiscopo Apa Theophilo-aliaque.
Stando quindi a questa descrizione parrebbe che il nostro Museo dovesse pos-
sedere un testo speciale col titolo: Historiam de Archiepiscopo Apa Theophilo. Ma
così non è, poichè in tutta la nostra collezione, non ho trovato il più piccolo fram-
mento che accenni a questa storia di Apa Teofilo, tranne due episodi nella vita
dell’anacoreta Aphu, che fu dall’abate Peyron registrata appunto in questo terzo
codice. L'autore di questa vita infatti ci narra come quel santo anacoreta, recatosi un
giorno ad udire la predicazione della Pasqua, fosse colpito da una espressione che
non concordava colla conoscenza dello Spirito Santo. Di modo che si conturbò molto
per quella parola, e con lui furono conturbati ed afflitti tutti quelli che Vudirono.
Egli quindi ispirato dall’Angelo del Signore, si portò in Alessandria per conferire
con Apa Teofilo, arcivescovo di quella città. Ma dovette stare tre giorni alla porta
del vescovado, perchè essendo tenuto per un idiota, a causa della sua logora veste,
nessuno osava introdurlo presso l’arcivescovo.
Finalmente uno del clero, vedendo tanta costanza, comprese che era un uomo
di Dio, e l’annunciò all’arcivescovo, dicendo: Ecco è un povero uomo alla porta, che
chiede di essere presentato a te. Noi non osiamo condurtelo, perchè non ha veste
decente. Ma egli, come fosse spinto da Dio, ordinò che fosse tosto introdotto. Ebbe
quindi luogo un’animata discussione fra Apa Teofilo ed il pio anacoreta, in fine della
quale, l’arcivescovo, riconoscendo il suo errore, scrisse al clero di tutta la contrada
condannando quella espressione, perchè erronea, e stata irreflessivamente enunciata.
Nel secondo episodio è narrato il modo con cui tre anni dopo -quest’ avvenimento,
l’arcivescovo Teofilo, riuscisse a fare accettare dal Santo anacoreta il vescovado di Pemge.
A questi due episodi adunque, parmi volesse alludere l’abate Peyron con quelle
parole: Historiam de Archiepiseopo Apa Theophilo; e l'errore sarebbe solo d’aver
intercalato tra la vita di ApAu e la storia di Apa Teofilo, il martirio di S. Heraei.
In fme, col dire che il codice o papiro settimo contiene solo lacinias papy-
rorum varii generis, ex quibus unus complectebatur librum proverbiorum, cuius
pauca fragmenta supersunt farebbe supporre che il nostro Museo non avesso dei
Proverbi di Salomone che un piccolissimo brano, mentre invece possediamo tre interi
capitoli, che sono i tre ultimi di quel libro, oltre a parecchi altri frammenti di esso,
che pubblicai in una precedente memoria.
Ma ciò nulla toglie ai meriti dell'abate Peyron, alla cui sapiente cura noi dob-
biamo la conservazione di questa così ricca collezione di papiri.
SERMONE SULLA NECESSITÀ DELLA MORTE
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(4) La prima pagina di questo foglio, di cui non sono rimasti nell’originale ehe pochissime tracce
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A questo testo appartengono ancora sei fogli di papiro, mancanti del numero di pagina, guasti per
molte rotture e ridotti in pessimo stato. Saranno questi dati con altri frammenti in un prossimo fascicolo,
col quale terminerò la pubblicazione dei papiri copti del Museo d'Antichità di Torino.
TRADUZIONE LETTERALE DEL TESTO COPTO”
(Fol. I) (2). . . . entriin te stesso e mediti dicendo: perchè non ho pianto i miei
peccati nel digiuno e nell’orazione? perchè ho dato le mie ricchezze alle donne ed i
miei beni alle contenzioni? perchè non ho dato il mio pane a chi aveva fame ed ho.
distolta la mia faccia dall’indigente? ed ho obbliato ogni opera buona? Ora non mi
è possibile di sorgere .
(Fol. II). ... . quanto avete esportato? O quanto avete importato? (?). Chi
di quelli, nelle cui mani sei venuto, non gemerà . . . . . forse non sono queste le
parole dell’impotenza . . . . . perchè non rispondi oggi? perchè ti abbandoni al do-
lore ed al pianto? perchè non comunichi a noi le cose tue che hai affidato agli uomini
di fuori? o quelle che tu . . . . . 0 t. duranno il riposo nel regno dei cieli per le
tue opere di giustizia e di verità, o ti precipiteranno nell’inferno per le tue opere
di ingiustizia e di falsità. Imperocchè io pure dico affliggendomi al modo di . . .
qual è la maniera con cui hanno chiuso le tue vie ed hanno chiuso . . .... chi
sono quelli che hanno acceso un fuoco nel tuo seno a guisa di carboni, soffiandovi
sopra? Dov'è la.tua forza ed il tuo grido? perchè si affievoli la tua voce? perchè
taci e non rispondi alle . . .
(Fol. II). Qual è la maniera, che tenne per non lasciare alcun cibo portare a
lui? Perchè la faccia mesta e l’occhio piangente? . . . . . Se è un uomo giusto che
c . si rallegreranno con lui, perchè sarà ricevuto nel seno di Abramo, come è
scritto. Se poi è un peccatore . . . . . pieni di collera lo getteranno nell’inferno
. Perchè non entri in te stesso per vedere che non potrai liberarti dalla morte
. Perchè non hai combattuto il calore della febbre, che ti bruciava inte-
riormente ed esteriormente? perchè non . . . . . tu non vorresti lasciare il tuo padre
(L) Per le frequenti lacune e scorrezioni nel testo non riuscendo sempre a ben comprendere il pen-
siero dell'autore copto, ho notato col segno (?) i passi per me dubbiosi.
(2) Nella 12 pagina di questo foglio non vi sono che poche frasi sconnesse, comprese tra le linee 26
e 34, la cui traduzione letterale suona: ..... molti per invidia. Ora pure vuoi ricevere alcuna di quelle
cose, che sono a te offerte, e che non puoi ricevere perchè non ti è possibile. . .... Così nella 12 linea
della seconda pagina, per rottura avvenuta del papiro, andarono perdute due lettere, la seconda delle quali
doveva certamente essere un’ €, mentre le poche tracce, che sono rimaste della prima lettera, mi fanno
incerto tra una G ed una C; in questo secondo caso si avrebbe il verbo RMOC, al quale il Peyron, ci-
tando questo codice, dà il significato di putrescere foetere......
992 PAPIRI COPTI DEL MUSEO TORINESE
e la tua madre, la tua moglie ed i tuoi figliuoli, i tuoi fratelli ed i tuoi amici; non
vorresti lasciare il tuo oro ed il tuo argento ed ituoi granai pieni? perchè non .
col separarti da quelli che ti appartengono, coll’andare in paesi lontani forse
eviterai la morte? Forse che te ne andrai e lascierai i tuoi granai ad altri prima della
tua morte? Perchè non ti nascondi ne’ tuoi magazzini? o perchè altri non ti nasconde,
e mentendo per te, dice che tu non vi sei? Perchè tu non dài tutte le tue sostanze
per salvarti? Forse non hai fatto questo molte volte per vincere quelli che conten-
devano con te? Quelli che sono venuti a te, non sono poveri, nè ingiusti, perchè tu
li solleciti con ricchi doni a risparmiarti ed a non rapire la tua anima
(Fol. IV) all’ora della morte. Quelli, che sono mandati a te, non hanno bisogno
nè di oro nè di argento, poichè prenderanno e non daranno, ovvero . . . . . Quelli
che sono venuti a te, non . . . . . perchè tu ti prostri ad essi, e li adori e li preghi
a liberarti dalla necessità, che verrà su te all’ora in cui . . . .. nella tribolazione
in cui verrai, quando renderai il tuo spirito. Se terribile è il pensiero dell’ora della
morte, e dell’ora in cui sentiraî mancarti la vita (lett. verrai meno), e sarai tolto
dal tuo letto, certo quanto più terribile è il pensiero dell’inferno, se tu ci andrai,
o uomo! Grande sarà il travaglio della necessità, che colpirà l’uomo nell’ora, in cui ren-
derà il suo spirito, ma più grande sarà il travaglio . . . ... che lo colpirà nell’inferno
col suo fuoco, se verrà a cadere in esso. Gli uomini tutti poi, o vecchi 0 giovani, por-
teranno la necessità della morte, fmchè avranno reso il loro spirito. Poichè qual uomo,
sia pur valente per la sua forza, potrà reggere ad un fuoco . . . . . se viene su lui.
L’uomo, che giace nel suo letto, non mancherà di pane e di acqua, se potrà digerirli.
È consolato un poco dalla luce del giorno che vede; guarda la luce ed il pianto che
: . il padre o la madre, il fratello, o la sorella, o l’amico, od i servi o gli
altri che .
(Fol. V) . .... o portargli refrigerio, o versargli dell’acqua, od ungerlo con
olio, e fargli tutto ciò che desidera. Lo pregano poi anche di prendere alcuni cibi
preparatigli con tutte le cure . . . . . . cercano confortarlo con tutte queste cose
quelli che gli stanno attorno. Ma egli pensa ad altro. La morte comincia a signo-
reggiare in lui, il timore dei mali che ha fatto lo tormenta, egli guarda nel suo
cuore, è nell’anima irrequieto, è ne’ suoi pensieri conturbato. Il suo spirito s’affievo-
lisce poco a poco; vede che non vi è modo di rivolgersi da quel momento a pentirsi.
Gridano quelli che lo piangono invano; lo supplicano a rispondere a loro quelli presso
ai quali è venuto, e dovrà lasciare. Lo consigliano a non parlare; egli non guarda i
suoi fratelli, non si cura dei granai pieni, piange i suoi peccati, si affligge di non
aver fatto il bene, il pianto . . . + . Non sono venuti a lui esseri, che gli somigliano,
per condurlo innanzi ad un giudice compiacente, ma angeli dall’ aspetto terribile e
spaventevole son quelli venuti a lui per condurlo innanzi a Dio che lo giudicherà .
(fol. VI) . . . . . per fuggire alle sue mani . . . . . insidia, mentisce, s’adira,
spergiura, ricorre ai retori, fa doni ai giudici . . . . . Chi potrà apprendere vera-
mente a scrivere, non cominciando prima dalle sillabe e dalle regole tutte, che sono
insegnate dal maestro? Chi potrà sfuggire all'inferno ed al suo fuoco non educandosi
al timore dei castighi, ed ai precetti che ci diede il maestro di verità? Un uomo che
TRASCRITTI E TRADOTTI DA F. ROSSI 93
perdura ne’ suoi peccati, non li lascia repentinamente, nè apprende a fare il bene, se
non si educa nel pensiero del timore della morte, o nel timore di Dio, istruendosi
alle sacre scritture per sfuggire il male e fare il hene. Un uomo, che risparmia
le sue ricchezze e le sue sostanze per non soccorrere i poveri e gli indigenti, non ac-
coglie in sè il timore del pensiero del suo ultimo respiro. Un uomo che sta con quelli,
che raccolgono il morto, e ne fanno il lamento o ne curano la sepoltura pensando
. . . . inganna la sua anima, volendo sorgere per andarsene tosto, non si educa
nel timore del Signore. Un uomo che si fa nemico del suo prossimo . . . . . . che
fa violenza ad un povero, od affligge un orfano od una vedova, o torce il giudizio
con doni . . . . . il suo servo o la sua serva
(Fol. VII) con burbanza per non attendere ad essi che sono nudi e mancanti di
pane e di ogni cosa, e non usa cogli altri la maniera, che vuole che sia a lui usata;
specialmente poi la nazione che non si volse a Dio, od il mago, od il maliardo, o
l’adultero, od il lascivo, o chi si giace con maschio, o chi si corrompe con animali od
in altro modo si contamina, o chi mentisce, o chi spergiura, o chi proferisce colla
sua bocca e colle sue labbra delle empietà, e tutti quelli che in qualunque maniera
peccano, non cessano dai loro peccati per fare il bene, non temono l’ora della loro
morte, o non temono Dio (1). Forse che avranno su questa terra una pena, o forse
saranno consumati dalle maledizioni ricordate nelle Scritture? Poichè queste cose so-
vrastanno a tutti gli uomini che peccano, ed appena se ci allontaniamo dai nostri
peccati, saranno tolte da noi quelle maledizioni. 0 non temono il giorno dell’ira e
della presentazione al tribunale del Signore Gesù Cristo? O non temono l’inferno e le
pene che sono in esso? Qual uomo, curante della sua anima (?) conoscerà mai l’ora,
in cui lascierà questo mondo per andar innanzi a Dio? Quegli che non prega, che
il Signore lo degni di una malattia, potrà sopportarla nel giorno della sua morte? se
veemente è la malattia, gli chiederà il mezzo di sopportarla, poichè la volontà del Si-
gnore è ciò che giova. Noi non siamo . . ..... noi cerchiamo il nostro riposo;
(Fol. VIII) ma il Signore cerca il nostro vantaggio. Poichè sono molte cose, che
reputiamo ci siano utili, le quali sono a noi dannose. Imperocchè come per un uomo
robusto di corpo, il quale pecca, perchè immune di malattia, è una carità, che Dio
l’afflisga nel corpo, piuttosto che egli pecchi contro di Lui; così per un ricco, il quale
inganna la sua anima, è un bene che Dio l’affligga colla povertà, anzichè egli si
rallegri in una vana speranza e non in Dio al modo di tutti i santi. Similmente al-
lorchè {ddio manda a tempo sulla terra alcune tribolazioni, noi crediamo che queste
siano un danno, mentre sono per noi piuttosto un vantaggio, stantechè siamo per esse
scampati da mali maggiori. Poichè il buon Gesù ci insegna, che se non faremo come
(1) Così pure S. Grisostomo, nella sua egloga del Giudizio futuro, parlando dei malvagi che non te-
. mono i castighi dice: 6 pév do pù mpocdoxby dvaotiosalat pndè edbbvas ddoey mov évradda Terpapevoy
alto dIMA piéypr Tod mapovtos Picv TÈ ‘iuétepa otmocolat vopitov, xai mepartipw padiy eivar TAÉoy, GUTE dipettig îmi-
padicetar, dite maxiag dpéberar © GN Emdoic Eautèv tolis dtomoe éxbupiaie, o eidos ereAevaeta movapias.
Imperocchè chi non spera nella risurrezione, nè crede d'avere a render conto delle sue azioni a Lui
(Dio), riputando tutto finire colla presente vita, ed al di là di essa non esservi più nulla, non col-
tiverà la virtù, nè si asterrà dal vizio, ma si abbandonerà alle turpi cupidigie, e tenterà ogni genere
di nequizie. É
Y4 PAPIRI COPTI DEL MUSEO TORINESE
lo stolto . . . . . ma beato ancor più sarà colui, che sopporterà con rassegnazione
una malattia rendendo grazie al Signore ... . . . .
(Fol. IX) . . . . . un povero giusto che un ricco ingiusto. Imperocchè il grande
ed ultimo agone contro il diavolo sta nel sopportare la malattia e la povertà, come
fece il giusto Giobbe, il quale non si perdette d’animo nelle due aspre battaglie, che
Satana gli diede, quando il Signore per una prova lo abbandonò nelle mani di lui.
Imperocchè il diavolo sapeva che non vi era a cercare per la lotta altra cosa più
possente delle due, che egli chiese al Signore, per combattere il padre dei miseri e
di tutti i travagliati, quando disse colla sua bocca degna . . . . . ma stendi la tua
mano e tocca (1) le sue ossa e la sua carne, e vedra? se ti benedirà in faccia? Ed in
simil modo il giusto perseverò nella sua costanza, sopportò . . . . . . . il Signore
sedente sul trono della sua gloria, scrutando ciascun uomo in tutte le sue azioni. Noi
non temiamo la morte, ma temiamo la nostra infermità; conosciamo che non è possibile
a noi di sopportare alcuna cosa, e temiamo, perchè non abbiamo preparato bene le cose
nostre per la nostra venuta innanzi al Signore. Imperocchè Dio . . . . . i peccati che
stanno innanzi a noi . . . . . a guisa di reti tese
(Fol. X) sulla via per la quale ogni uomo andrà a Dio. Molti saranno quelli,
che converranno al tribunale del Signore, molti quelli, ai quali dirà: io non vi conosco,
perchè io abbia pietà di voi! Per le vostre cattive opere siate nella geenna con costui,
che avete amato. Pochi saranno quelli a cui dirà: non temete, io sarò con voi per
le vostre buone opere. Io avrò pietà di voi, volendo che siate con me nella mia
gloria per sempre, ed in una vita eterna. Gli uomini tutti morranno, secondo quello
che fu stabilito da Dio, o peccatori, o giusti. Per questo è dato all’uomo ricevere
conforto, e rassegnarsi a sopportare tranquillamente la necessità della morte, perchè
è il destino di tutti gli uomini . . . . . mentre molti saranno dati in balia del fuoco,
molti anche lo eviteranno, entrando nel luogo di riposo che è nei cieli. Ora, come
potranno quelli che saranno nell’inferno, ricevere un conforto, o rassegnarsi a stare in
mezzo alle fiamme del fuoco, vedendo i meritevoli entrare nei padiglioni, che sono nei
cieli? Basta a te, o Verbo di Dio . . . ... molto più, perchè costui ha trasgre-
dito le tue parole . . . . . piangendo, la sua anima è conturbata dalle sue ingiu-
stizie; perchè se questa è la maniera, con cui sarà castigato nell’inferno, meglio era
per lui, che non fosse stato generato. Inoltre ancora
(Fol. XI) non occultare le cose utili a chi desidera di ascoltare le tue parole;
poichè se questa è la maniera di coloro, che si riposeranno nel regno dei cieli, saranno
beati di essere stati generati in questo mondo. Imperocchè per le opere e per le pa-
role dell’uomo peccatore Dio lo condannerà, e per le parole e per le opere dell’uomo
giusto Dio lo giustificherà. Se Dio ponesse ora sulla terra innanzi a noi l’inferno col
suo fuoco, ed il regno de’ cieli co’ suoi luoghi di riposo, forse che noi vorremo
scendere nell’inferno, o vorremo salire al regno dei cieli? Noz cercheremo di tenerci
lontani dall’inferno, e ci affretteremo al regno dei cieli. Si! chiudiamo la porta a tutti
i mali che facevamo, ed educhiamoci a pregare il Signore, acciocchè ci apra la porta
{1) Nella mia trascrizione copta alla linea 54 del fol. IX leggasi NiTWE.
TRASCRITTI E TRADOTTI DA F. ROSSI 95
a tutti i beni che vorremo fare, e così fuggiremo il fuoco della geenna, e consegui-
remo il riposo nel regno dei cieli. Se il peccato è dolce momentaneamente per colui
che lo commette, amaro invece è il fuoco, con cui sarà punito eternamente. Se è op-
presso, od è afflitto chi fa il bene, il luogo per contro preparatogli è un riposo ed -
una felicità eterna. Se è una felicità per l’uomo entrare nel regno dei cieli, è neces-
sario che egli cammini con tutta alacrità per le sue vie. Queste vie sono tutti i pre-
cetti di Dio registrati nelle scritture, e la fede e tutte le sue opere di giustizia. Se
è un dolore pel peccatore scendere giù
(Fol. XII) nell'inferno, gli è tanto più necessario riprovare tutte le vie che
conducono ad esso; e queste vie sono l’incredulità . . .. . . GIA) o o o
Quali saranno i felici e gl’infelici in quel luogo ed in quel giorno? Quelli, che nel gaudio
del regno dei cieli, salmeggieranno benedicendo Dio pei beni dati in premio delle loro
buone opere? O quelli che piangeranno, gridando nella desolazione del loro spirito
nell’ inferno fra le tribolazioni . . . . . Chi saranno i felici o chi gli infelici nel
giorno della morte? Felici saranno tutti i giusti, che vedranno con gioia gli angeli
mandati da Dio, stare sopra di loro per riceverli nel seno della Gerusalemme ce-
leste, loro madre veramente eterna, in premio delle loro buone opere. Infelici sa-
ranno i peccatori, che vedranno gli angeli mandati da Dio, stare sopra di loro per
cacciarli giù nell’inferno in punizione delle malvagie loro vpere. Il loro luogo di
riposo è come fu scritto: riposeranno nell’inferno. Quale sarà il riposo di costoro alla
morte? saranno condannati al fuoco e ad ogni sorta di tribolazioni . . . . . Quali
saranno i felici, o quali gl’infelici? Saranno felici i giusti, che verranno separati dai
malvagi nel giorno del giudizio, per essere accolti dagli angeli nel regno dei cieli.
Saranno infelici i peccatori che verranno divisi dai giusti, come fa il pastore che
(Fol. XIII) separa le agnelle dai caproni, e saranno cacciati dagli angeli con isdegno
nella geenna di fuoco secondo il loro merito. Oh! questa grande ignoranza e questo
grande errore! O l’uomo, sia oppresso ed afflitto, sia felice, fa il bene nei pochi
giorni che vive sulla terra, riceverà una benedizione da Dio nella sua vita presente,
e lo benedirà nel luogo, in cui andrà, e sarà da Lui accolto nel suo regno per
sempre; 0 l’uomo fa il male godendo nei pochi giorni che vive sulla terra, riceverà
una maledizione da Dio in questa vita, e sarà maledetto nel luogo ove andrà, e sarà
condannato all’inferno per sempre. Chi sono quelli, che diranno in quel luogo ed in
quel giorno, che Dio li degni di risposta, se non coloro che lo avranno ubbidito
sulla terra, allontanandosi dal male per fare il bene, ascoltando i suoi precetti?
chi sono quelli, che grideranno in quel giorno, perchè Dio non ha posto per nulla
attenzione al loro grido, se non coloro che l’hanno disubbidito sulla terra, non hanno
voluto abbandonare il male per fare il bene, e non hanno dato ascolto a’ suoi pre-
cetti? Se è un’infelicità pell’uomo cadere nella malattia, che mena alla morte, de-
cretata per tutti, certo è un’infelicità pell’uomo cadere nella malattia crudele che
lo conduce all’inferno, alle pene del fuoco e del serpente. La morte poi fa felici i
giusti, perchè lasciano il dolore e la tristezza di questa dimora per andare con Dio
che li accorrà a sè ne’ cieli e darà loro il riposo da ogni male. La morte per contro
fa infelici i peccatori, perchè lasciano il gaudio e la quiete di questa dimora per
andare a Dio, che dirà loro: io non vi conosco, allontanatevi da me, non ardite di
96 PAPIRI COPTI DEL MUSEO TORINESE
pregare alla mia presenza; . . . . . Non mi avete pregato quando era tempo; ora
pregate, ora supplicate, ora piangete, ora amaramente gemete, ora chiedete umilmente,
che io mi mova a pietà di voi! Ma non è l’ora questa; il fuoco sarà la vostra eredità.
Dio non decretò che l’inferno fosse per tutti gli uomini, ma decretò che tutti gli
uomini provassero (letteral. gustassero) la necessità della morte. L'inferno fu da Lui
preparato per Satana e pe’ suoi demoni. L’uomo, che colle sue opere malvagie sceglie
per sè l'inferno, nel mentre che scende in questo, si fa servo della malattia delle
tenebre in cambio della servitù dei peccati che ha commesso. Qual uomo, se non un
perverso, preferirà la morte del peccato alla vita della giustizia? L’uomo perverso
preferisce la malattia del peccato che lo da in balìa del diavolo, ed odia la malat-
tia che reca la morte, stabilita da Dio, ed odia i patimenti transitori, e si sceglie colle
opere sue malvagie i patimenti dell'inferno che dureranno eternamente. Non vuole
uscire da questa dimora, lasciare le sue cupidigie del mangiare e del bere e di tutte
le altre cose . . . .. che passano come ombre . . . . .
(Biol EX) RE mancante di pane, di acqua e di vesti ardi tra la fame e
la sete nel mezzo del fuoco, sei nudo nel mezzo del gelo, è punita la tua anima ed
il tuo corpo per tutta l’eternità in quel luogo . . . . . nessuna consolazione nell’in-
ferno che è divenuto la tua casa in eterno per le ingiustizie, che hai commesso in
ogni cosa, e pel sangue innocente che hai versato e per tutti gli altri peccati che
hai fatto senza pentirti prima di morire . . . . signoreggia il tuo corpo . . . . membri
dita sono membri del Cristo. Il violento pure
(Fol. XVI) signoreggia colui al quale fa violenza. Oh! uomo non abbandonare
il povero, che il Signore ti comandò di amare, come è scritto; perchè . . ....
nella tua jattanza, e nella tua incredulità . . . . . verranno su ciascuno di noi nel
giorno del giudizio a causa dei mali che abbiamo fatto senza pentirci. Tu sei caduto in
mali molto maggiori, poichè le polluzioni e le ingiustizie ti hanno condotto all’inferno.
Tu tisei dato alla polluzione, all’ingiustizia e ad ogni sorta di peccati, per cui cadesti nel-
l’inferno, e ti sei serbata una fornace di fuoco ardente; fosti preso dall’incredulità, per cui
non conoscesti il Dio che ti ha creato . . . . . l'inferno ti riceverà nel tormento
del fuoco che è in esso; ed il Signore Gesù non ti conoscerà, e non avrà pietà di
te in quel giorno, come è scritto; perchè hai cercato le vanità nella tua vita per
servire a queste piuttosto che al Dio della verità. Il peccato non ti ha lasciato,
non hai fuggito dal peccato, e perchè non hai voluto. pentirti, il fuoco della geenna
non ti lascierà, nè da questo ti libererai in eterno. Non hai voluto . . . . . ammi
rerai i beni che il Signore ti darà in quel giorno. Ti sei associato . . . . .
(Fol. XVII) ai loro peccati, alle loro profanazioni ai loro vituperi, e per le in-
giustizie, che hanno commesso, Dio disse loro: maledetti, maledizione su maledizione!
Imperocchè se l'uomo si fa uguale agli angeli colla purità e con tutte le buone opere,
che compie nel tempo della sua vita, sarà eguale agli angeli nel regno de’ cieli coi
diritti degli angeli alle dignità degli angeli. Ma l’uomo, che si fa compagno del dia-
volo nel libertinaggio e nei peccati tutti, che commette sulla terra, sarà eguale al
diavolo nell'inferno, e colle profanazioni di Satana dividerà con lui il vitupero. Se un
povero fedele è ora trattato con disprezzo dai ricchi, in luogo del disprezzo avrà gloria
in quel giorno: ma il ricco ingiusto, onorato sulla terra, da molti riceverà én' quel
TRASCRITTI E TRADOTTI DA F. ROSSI 97
giorno vitupero invece di onore. Quelli che sono stati giusti, e per le loro buone opere
onorati dagli uomini, riceveranno per la loro giustizia in quel giorno gloria dal Si-
inoma olo slot Il peccatore disprezzato ora pe’ suoi peccati, riceverà vitupero da Dio.
Il sacerdote ed il monaco, che hanno peccato, se anco siano onorati ora dagli uo-
mini, riceveranno vitupero da Dio in quel giorno. Lo sposo, il quale profanò il suo
letto, e trasgredì i precetti che doveva adempiere, riceverà una maledizione da Dio in
quel giorno. Se conservò il suo letto incontaminato ed i precetti . . . . .
(Col @SEVIsi Mia. se della disciplina, dell’ubbidienza al vero, e dell’innocenza
sit USA gt Oh! uomo! se tu primieramente accogli in te il pensiero buono,
che ti consiglia tutte le purificazioni che Dio desidera che tu faccia, tu accogli in te
il Signore, tu chiami su di te una benedizione sopra la terra in tutti i giorni della tua
vita, e.ti prepari un luogo di riposo nel regno dei cieli per sempre. Se tu accogli in
te il pensiero cattivo, che t% consiglia tutte le polluzioni e tutti i peccati che Satana
desidera che tu faccia, tu accogli in te il nemico (Satana), chiami sopra di te una
maledizione sulla terra in tutti i giorni della tua vita, e ti prepari un fuoco . . .
(Pol eno ariozooie Tu hai consigliato, od hai meditato nel tuo letto ingiu-
stizie per compierle, come è scritto; tu te le sei stabilite, o proposte colle tue opere
malvagie nelle vie che conducono all'inferno. Tu ti sei afflitto nel tuo letto, delle tue
parole, come è scritto, ti sei allontanato dal male, che facevi, o meditavi di fare; tu
bai allontanato da te l’ira del Signore; hai spento così la fiamma del fuoco, che tu
ti avevi acceso nell'inferno. Tu hai contaminato il tempio di Dio con adulteri od altre
simili sozzure, e specialmente con lascivie, con concubiti con maschi, tu hai sacrato la
tua anima ed il tuo corpo stesso in quel giorno all'inferno, secondo la sentenza dell’apo-
stolo, che disse: Iddio perderà tutti coloro che profaneranno il suo tempio. Tu bai
fatto ingiustizia al povero, hai afflitto l’orfano e la vedova ed il pellegrino, od hai com-
messo verso di te ingiustizie col non conoscere te stesso, e ti sei fatto straniero alla mise-
ticordia di Dio sulla terra ora, e ti sei condannato da te stesso in quel giorno . . . . .
l’ira del Signore, rinforzando la fiamma del fuoco. Tu hai rapito ad un uomo i beni
e l’eredità; tu gli hai rapito il servo, il bestiame e tutte le altre cose; e quello che
non vuoi che sia fatto a te, tu l'hai fatto agli altri... ... hai rovinato tu stesso la
tua vita, e ti sei fabbricato una casa nell’inferno, e tu stesso hai preferito di essere
trattato da Dio nella geenna nel modo che tu non desideri . . . . . .
(Bol. XX) . . . tu hai scelto la fiamma del fuoco che s’impadronirà della tua
anima e del tuo corpo, in luogo delle cose che hai rapito, e delle quali ti sei im-
padronito, che tue non erano. Tu hai pervertito il giudizio, hai conculcato il vero ed
il giusto, hai frodato al povero la mercede, hai fatto doni ad un giudice, perchè
mettesse a morte un innocente, hai portato la tua mano su esso come tiranno, ti
sei rivolto a retore iniquo . . . . . . perchè parlasse secondo la tua volontà, per
uccidere senza motivo colui, col quale tu contendevi, o farlo partire da te confuso;
perchè bai avuto . . ...... Ed hai privato la tua vita di tutti i beni che
sono nei cieli, promessi da Dio a tutti quelli che lo avranno amato e custodito le
sue parole; ed hai preparato la tua anima ed il tuo corpo . . . . . in quel giorno;
ed hai procacciato a te un biasimo amaro, uscendo vergognoso dal tribunnale di Gesù.
Serie II. Tom. XLI. 13
98 PAPIRI COPTI DEL MUSEO TORINESE
Sarai poi anche cacciato non solo dagli angeli, che stanno innanzi a Lui, ma anche
dalla parola della sentenza di Dio, correndo tu stesso tutto conturbato all’inferno, per
ricevere ivi nel fuoco in cambio dei peccati che hai fatto . ........... le
sue lacrime, cacciato dai soldati. . . . . . . sono in questo tribunale .
Tu pure partirai dal Signore Gesù, piangendo nel giorno del giudizio verace di Dio,
cacciato dagli angeli, soldati dell’ordine . i
(Fol. XXI) . . . . . . il Signore nei pochi giorni della sua vita, sarai con Lui
in tutta pace, nel regno dei cieli. Tu hai salmeggiato, hai benedetto il Signore nei
giorni della tua vita innanzi a’ suoi angeli, come è scritto, tu lo benedirai e sal-
meggierai con essi nei cieli, tu li vedrai faccia a faccia, tu risponderai e parlerai
con loro bocca a bocca. Se furono afflitti nei cieli pe’ tuoi peccati sulla terra e per
le empietà da te commesse ogni giorno, sarai afflitto tu pure per le tribolazioni tutte
che Dio manderà su te in quel giorno. Tu ti sei associato a Satana nelle passioni
e nei peccati, durante i pochi giorni della tua vita, sarai con lui in tutte le pene
eternamente. Hai bestemmiato con la tua bocca parole di empietà, lodando con esse
Satana ed i suoi demoni nei giorni tutti della tua vita, lo maledirai nell’inferno coi
suoi demoni. Quell’angelo apostata e demente cadde dal cielo come un fulmine. Dov'è
ora l’utilità del peccato? perchè lo faremo? 0 per contro, avendolo noi fatto. nella
nostra ignoranza, perchè non ci allontaneremo da esso? Queste sono le retribuzioni
dei peccatori: ira, furore, maledizione, e molte altre tribolazioni, mandate dal Signore
sulla terra, e tutte registrate nelle scritture, e nel luogo ove andremo: tenebre, gelo,
fame, sete, fuoco inestinguibile e molte altre tribulazioni che manderà Dio. Qual’è anche
Fol. XXII) il procedimento (1) del bene? perchè indugieremo per non farlo? O se
lo facciamo, perchè non lo ameremo maggiormente? Ecco queste sono le cose, che sono
evitate o fuggite da chi fa il bene: prostituzione, polluzione, menzogna, ingiustizia,
ira, furore, e tutti gli altri mali; si libererà poi anche dall’ira futura e dagli sdegni
e dalle maledizioni e da tante altre tribolazioni. Riceverà poi anche da Dio gloria
e benedizione e molto onore, ed eviterà eziandio la fornace di fuoco ardente, ed il
serpente che non mai riposa, e l'inferno colle sue tenebre e tante altre pene, ed
erediterà il regno dei cieli, secondo le cose tutte dette nelle scritture. Basta dunque
che tu dica queste cose, o Verbo vero di Dio! E veramente se fummo ridotti in nulla
innanzi a’ tuoi consigli, questo non sarà sempre. Ma tu prosegui a testimoniare per
quelli che stanno in questo luogo, ed ascoltano il re infedele e peccatore. Chi potrà
regnare con violenza, con tirannia ‘nei cieli, come si usa su questa, terra, in cui in-
sorgono gli uni contro gli altri, e si uccidono a vicenda per torsi il regno? Qual
uomo, sia anche un governatore, od un’altra autorità qualunque, potrà dare oro ed
argento per trovare nel regno dei. cieli un riposo, come fa sulla terra? Qual superbo
o vanitoso interprete di sogni potrà dare oro ed argento per procacciarsi riposo nei
cieli, al modo usato sulla terra per divenire sacerdote nella casa di Dio? .
(Fol. XXIII) . ...... tale liturgia con argento ed oro. Sopratutto guai, se
costoro non operano secondo il grado (cyà4) ed il nome, che. si sono procacciati con
(1) I segni del gruppo M1€ge€, nel principio di questa pagina, sono rel papiro molto sbiaditi, per cui
non son certo della loro trascrizione.
TRASCRITTI E TRADOTTI DA F. ROSSI 99
doni... .... da molta polvere, mentre un uomo riempie la sua mano di pol-
vere e se la getta negli occhi. Imperocchè i doni, come è scritto, chiudono gli occhi
di quelli che. vedono. Imperocchè il Verbo di Dio potè dire, che come Giuda consegnò
il Signore . . ........ ora di quelli che ricevono e di quelli che fanno doni,
affine di divenire sacerdoti nella casa di Dio pei ‘loro doni e non per la loro giu-
stizia. Se poi vi abbia uno, che avendo dato dell’oro per procacciarsi .
. questi avrà perduto il suo oro ed il suo argento e si sarà procacciato una
punizione eterna . . . . . . sino a che dunque . .... . noi ci prepariamo
(Fol. XXIV) il fuoco della geenna. Oh! quelli che fanno questi mali! Poichè il,
Signore Gesù fu stimato allora dai figliuoli . . . ....... +. danno argento .
. ricevono mercedi, ricevono argento, cercando al modo che è scritto nei profeti.
Altri ora ardono nei desideri del loro cuore, amanti sempre del potere, pronti a.
dare ogni cosa, che loro appartenga, per ottenere il nome delle dignità di Dio (1)
PRI: . dicendo: che cosa volete darci, perchè noi facciamo che il
nome di questa dignità vi appartenga? Come allora stabilirono i grandi sacerdoti con
Giuda di dargli dei denari, allorchè questi disse loro: che cosa mi darete, se io vi
consegno il Signore? E come quei grandi sacerdoti peccatori non . REMOTO
tutti gli altri, e sopratutto Giuda, non ebbero alcun utile in tutto suna che fu
fatto, e costui portò anche detrimento alla sua vita, poichè egli si appiccò. Questa
è anche la maniera di quelli che commettono questi empi mercimonii, comprando da
quelli che vendono loro per doni il nome delle dignità di Dio, poichè nessun utile
verrà loro da quello che fanno, ma si preparano per contro ancora una condanna
da Dio... ....- . . quelli che fanno doni. Poichè se noi ci procacciamo una
autorità con doni e non do santità, colla giustizia, avremo . Miao
(Fol. XXV) .... mentre s’istradano essi pure a vendere a quelli che e
rano con oro comprare dalle loro mani il nome onorato, al modo di quelli che
fanno doni per avere un’ autorità a fine di opprimere, sperando .
Ciascuno poi di quelli che fanno queste cose, si compra con oro. e con argento una
ingiustizia ed il nome delle dignità che un Dio lasciò sulla terra; poichè non vi è
autorità, fuorchè da Lui, e costoro se la cedono vicendevolmente col dare e ricevere
doni molti, i quali sono di numerose forme. E non ci contentiamo dei peccati che
abbiamo commesso innanzi a Dio, aggiungiamo ancora sopra di noi altri pesi con sif-
fatti mali per un giorno vano, che passerà repentinamente , come è scritto, e non
facendo cose giuste e giudizi veri ci procacceremo il nome delle dignità di Dio? .
Chi potrà dare oro ed argento, o fare alcun altro dono per fuggire il tribunale del
Signore Gesù Cristo, ed evitare, nel giorno dell’ira, il fuoco che è nell’ inferno, ed
entrare nei luoghi di riposo che sono nei cieli? . . . . . . . . . . forse non lascierai
le ricchezze nel giorno . . ......... gemendo su quelli, piangendo, battendo le
tue mani l’una contro l’altra
(Fol. XXVI) con istupore . . . . . . e tu non potrai fare di più. Imperocchè
(1) Col vocabolo TeanTMO6 seonmorte (letteral. — grandezza di Dio) parmi l’autore copto abbia
voluto designare quei gradi o quelle dignità ecclesiastiche a cui è annessa qualche parte di giurisdizione,
qualche preminenza. ....
100 PAPIRI COPII DEL MUSEO TORINESE
altri... ....... secondo le scritture . . . . . . mon darai ciò che ti sopra-
vanza, ai poveri ed ai bisognosi, o uomo insaziabile ? Colui che non si sazia solo di
pane e di acqua e di molti altri cibi, . . . . . non ha mai oro ed argento a suffi-
cienza, non è mai pago, per quante ricchezze egli abbia, ed intanto l’amore di queste lo
conduce alla perdizione, secondo che è scritto: quelli che vogliono arricchire, andranno
incontro. a tentazioni, ad insidie, a desideri molti. Tu camminerai nudo per la via,
nella quale entrerai il giorno della morte, ed altri si divideranno le cose tue. Tu
starai nelle angustie e con rossore innanzi a Dio. Tu vuoi saziarti de’ tuoi beni
.. + « + = trasportare le tue ricchezze da questa dimora di breve durata al luogo
che sarà tua dimora eterna ... . . . . e fuggire come il nemico la contrada in cui
questi si trova, e possibile . . . . ....... mandare prima innanzi a sè le sue
ricchezze alla contrada . . . . . . . . per riposarsi in essa, e saziarsi de’ suoi beni.
Parimenti anche tu rivolgendo il pensiero al giorno in cui sarai incalzato da triste
morte, e scacciato da questa dimora, abbiti
(Fol. XXVII) i poveri ed i miseri a fratelli ed amici, e ti manderai per mezzo
di essi nei cieli le ricchezze che ti sopravanzano, col vestirli e nutrirli; poichè se
viene il giorno della morte, non ti è possibile di portare allora alcuna di quelle cose
che sono tue. Come pure tu sai di uscire da questa dimora e di riposarti nel regno
dei cieli, e saziarti veramente de’ tuoi beni. Ma la morte, che abbiamo chiamata triste,
non è tale pel giusto. Imperocchè Ja morte dei santi del Signore è preziosa al suo
cospetto; ma diciamo che è triste pel peccatore. Breve è il tempo, che tu passerai
nutrendo il povero di quelle cose che tue non sono, poichè te ne andrai e le la-
scierai, ma . . . . . . dei beni che sono eterni nel regno dei cieli. Tu hai vestito
il povero, e gli hai dato da mangiare, tu hai vestito il Signore Gesù, e gli hai dato
da mangiare. Egli pure il Signore vestirà te, e ti darà riposo eterno nel suo regno.
Tu hai visitato gli infermi, credendo in Dio, tu hai accolto il pellegrino, ed hai sen-
tito pietà per chi era in carcere, e lo hai visitato, tu hai visitato il Signore, ed hai
accolto il Signore. Il Signore non: solo visiterà te, ma ti sanerà anche dal male
di tutti i tuoi peccati, e ti accorrà presso di sè, al modo che ha detto: accogli
presso di te
(Fol. XXVIII) il tuo servo . . ........ sulla terra e nel regno de’ cieli.
A chi aveva fame, non hai dato da mangiare, ed a chi aveva sete, non hai dato da
bere, e non hai vestito chi era nudo. Il Signore aveva fame, e tu non gli hai dato
da mangiare; aveva sete, e tu non gli hai dato da bere; era nudo, e tu non l'hai
vestito. Neppure il Signore visiterà te per usarti misericordia nel giorno dell’ira, se
tu morrai ne’ tuoi peccati . . ... . . . ..‘. nè ti accorrà presso di sè nel regno
dei cieli, nè alcuno farà memoria di te nell’inferno . ... . ... Tu non hai dato al-
l’affamato una minima parte (lett. un grano) dei beni che possedevi . . . . . . chi
anche darà a te da mangiare, o da here, o prenderà cura di te . . . . .. per
darti riposo nella fornace di fuoco ardente, quando nel giorno dell’ ira. ti abbando-
nerà a quel luogo? Qual re
(Fol. XXIX) ingiusto e peccatore potrà portare aiuto . . . . . . a combattere
col fuoco, col serpente e con tutte le torture, che sono nell'inferno, onde liberarsi da
esse? . ..... potrà dar soccorso ad altro re, riunendo tutte le loro forze per
TRASCRITTI E TRADOTTI DA F. ROSSI 101
combattere, finchè si siano impadroniti dei luoghi di riposo nel regno dei cieli, al
modo con cui i prepotenti s’ impadroniscono di una contrada? Qual ricco potrà far
povero . . . . . . il servo in quel luogo, mangiando, bevendo e scialando nell’ ab-
bondanza di tutte le cose, mentre faticano moltitudini di miseri, mancanti di pane,
di vesti e di tutte le cose necessarie al corpo? Qual peccatore potrà ancora confi-
dare nel magistrato od in alcun principe, perchè lo protegga nelle tribolazioni tutte
che verranno sopra di lui nel giorno dell’ira? Tu, uomo forte nella malvagità, hai
cacciato il povero dalla tua casa, non gli hai permesso che vi stesse, Dio caccerà
te da’ suoi luoghi di riposo che sono nei cieli, e non lascierai vestigia di piede
nella Gerusalemme celeste. Tu hai rapito il campo e gli armenti e le masserizie a
colui che hai oppresso, la tua: vita sarà anche privata dei beni tutti che sono nel
regno dei cieli, e sarai cacciato dall’angelo dell’ira nel luogo ove è pianto e stridore
di denti, per fare che tu nulla vegga di Dio da quell’ora. Tu hai nascosto le tue
ricchezze nel tuo ripostiglio, per non usare misericordia all’orfano ed alla vedova, tu
pure sarai nascosto nella casa dell’ inferno, nel ripostiglio della morte. Questi, pei
qualugdisse Reno Es ssice
(RINO NERA i. mel regno? diyDio
.. come è scritto, non ri-
sparmierà, per un nome o per un grado, alcuno di noi, se moriamo nei nostri pec-
cati, sia . . . . . . sia sacerdote di Dio . . . ... e tutti gli uomini che si danno.
solo vanamente il nome di Cristiano, e tutti quelli che sono nelle dignità. Ma per
questo risparmierà tutti parimenti, se ci allontaniamo dai nostri peccati e facciamo
il bene. Chi potrà confidare nel Signore ,in quel giorno? . . . . . . nel giorno del
giudizio, in cui ci giudicherà, come è scritto. Noi ora sulla terra ci gudagniamo con
doni giudici ipocriti, perchè pervertino il giudizio a danno del povero e del misero;
ma in quel giorno . ......... del servo che ha cura del suo PIRRINT O
come il Signore dei servi. Questa è anche la maniera dei servi, come del ricco,
questa è la maniera del povero, come del potente, questa è la maniera di colui che
è governato, come del sacerdote, questa è la maniera del . . .. .. in una parola,
ciascuno . . . . . +. . + . . Il giudizio di Dio sarà più grave [Atri nas
(Fol. XXXI)... ... imperocchè li giudicherà pei loro peccati solamente.
Ma quelli, che sono nelle dignità, li giudicherà non solo pei loro peccati, ma per le
opere tutte . . . . ...... Dio sommerse Faraone con tutte le sue schiere nel
Mar Rosso, perchè aveva afflitto i popolo di Israele, . . . . . . perche si fece
costrurre città fra travagli molti, opprimendo la loro vita, e negando loro la mer-
cede . . . . . . nelle tribolazioni tutte che sono nell’inferno, . . . . . . o maestro,
o sorvegliante od agrimensore . . . . . . . il servo ed il manuale, venienti con essi
nell’oppressione dei poveri, costringendoli a fare . . . . . . . sino a refrigerarli (?)
con vino cattivo, che è versato a loro, richiedendone un grande prezzo, ed ogni cosa
bia Imperocchè Dio benedisse Giuseppe, che nutrì i suoi fratelli
nel tempo della carestia, avendo dato riposo
(Fol. XXXII) nel luogo eccelso . . . . . ... .. . .. tu pure in, qual modo
fuggirai dal Signore ‘nel giorno, in cui . . . . . . . < . . 0 dove fuggirai nell'inferno
per iscansare le pene tutte della gecnna ? Che cosa diremo, se moriamo nei nostri
peccati e non ci siamo pentiti in quel giorno, quando il Signore seruterà il giusto e
102 PAPIRI COPTI DEL MUSEO TORINESE
l’ingiusto, e giudicherà tra pecora e pecora, tra pecora forte e pecora debole e tra
ariete ed ariete secondo la scrittura? In quel luogo ed in quel giorno molti ricchi
peccatori arrossiranno innanzi a molti ricchi giusti; molti magistrati peccatori arrossi-
ranno innanzi a molti magistrati giusti; . . . . . . molti re peccatori arrossiranno
innanzi a molti re giusti, molti soldati peccatori arrossiranno
(Fol. XXXIII) innanzi a molti soldati giusti. . ........ molti poveri
peccatori arrossiranno innanzi a molti poveri giusti. Imperocchè saranno molti giova»
netti peccatori che arrossiranno innanzi a molti giovanetti giusti . . . . . . empi e
peccatori, fermi nella loro incredulità , e nella loro bestemmia contro il Signore
Gesù, arrossiranno innanzi a molti giudei buoni, molti cristiani, molti eretici
TAGE peccatori, ciascuno secondo è loro peccati, arrossiranno innanzi @
molti uomini giusti, che praticarono la giustizia, nel giorno in cui il Signore giudi-
cherà il mondo intero. Imperocchè al modo che è scritto: beati i poveri di Dio,
perchè risorgeranno nel regno dei cieli, così anche guai ai ricchi che furono senza
pietà . SIAE A ERO
(Fol. XXXIV) . ..... dalla fame e la sete. Come guai ai poveri peccatori,
perchè saranno infelici nell’ inferno. Questa è anche la maniera
che sono i giusti antichi ; erediteranno con essi il regno di Dio per sempre. Come
pure guai ai re che hanno prevaricato, i quali si sono allontanati dalla fede, perchè
obliarono la giustizia e le cose tutte che Dio vuole, al modo di Jeroboamo, figlio
di Nabath e dei re antichi, che hanno traviato ; sopratutto guai ai re degli Amorrei
ed alle nazioni tutte, perchè saranno involti in questa stessa condanna in quel giorno.
Così anche beati tutti i re fedeli come Davide e Salomone ed Ezechia ed Isaia e
tutti questi uomini giusti e
(Fol. XXXV) entrerà nei IDE di riposo che sono nei cieli, inzio
L'uomo giusto, che ha cercato in ogni cosa di fare la volontà del Padre suo, che è
nei cieli, avrà riposo nel regno dei cieli eternamente. L’uomo peccatore, che nelle sue
opere si è abbandonato al peccato, si preparò un fuoco eterno . ROB 0
Piangono quelli che sono nell’inferno, e piangeranno anche quelli che in ogni tempo
verranno in esso, ma più ancora piangeranno quelli che ci verranno alla fine dei
secoli, nel giorno in cui il Signore ammucchierà fieno su fieno, cioè quelli che hanno:
peccato prima con quelli che peccano ora . . . .......
(Hol MSOXVI) ....... È dil'bene poi tanche ua sua carita per tutti gli uo-
mini dell’Egitto, benedicendo i magistrati ed i ricchi tutti . . ......... . . . e colui
che disse: io sono stato il padre dei deboli, l’occhio dei ciechi, il protettore degli
orfani e delle vedove . . . . . . Dio percosse Adamo ed . ..... Egli percoterà
anche in quel giorno tutti quelli che si sono portati (?) all'altare con rilassatezza e
con incredulità. E non li risparmierà per un nome e per un grado ti
ARRE Dio perdette il figlidivElii N RM. 0... (a ‘causa \dei
peccati che hanno commesso innanzi al tempio di Dio, che era in Silo, come hanno
fornicato colle donne altrui, e disprezzato le offerte (1) del Signore... .....
(1) Nella trascrizione copta (Fol. XXXVI, lin. 65) invece di TEOTCIC. si legga TEOTCIA,
TRASCRITTI E TRADOTTI DA F. ROSSI 103.
: . per le impurità, a cui Dio li abbandonò (?), perchè essi le vollero, al modo
che è scritto,
(Fol. XXXVII) Dio nei desideri del loro cuore li abbandonò ad un’ impurità,
lasciando che in essi vituperassero i loro corpi. Ma in quel giorno li abbandonerà
nella mano di Satana con tutte le torture che sono nell’ Inferno , peggiori di ogni
nemico; e non li risparmierà per un nome o per un grado, come è scritto . . . .
. « « - Dio benedisse allora i sacerdoti che lo temevano, e li liberò da ogni tribola-
zione. Egli benedirà anche in quel giorno i sacerdoti, fedeli custodi delle sue parole,
e li accorrà nel regno dei cieli... .... se non porteremo il nome ed il grado
ai ale ragista sie innanzi a Dio, ma se saremo puri e giusti innanzi a Dio. 11 Signore non
stabili un patto coi patriarchi Abramo ed Isacco e Giacobbe per un nome o per un
grado, ma per la loro purità e giustizia, al modo che parlò con Abramo . . . .
CIVOUESIRRIT GOTI non fu attestato di lui, dicendo fu un giusto per un nome e per un
grado, ma peri suoi doni, che passarono ad Enoch, non per un nome e per un grado,
ma fu attestato di lui, dicendo piacque a Dio. Il Signore non parlò con Noè, dicendo;
tu solo sei, che ho trovato giusto innanzi . . .... per un nome e per un grado,
ma per la sua giustizia. Ed i santi tutti furono onorati presso
(Fol. XXXVIII) Dio per la loro giustizia, non per un nome . . . ., . perchè
Abramo non fu fatto compagno a Dio per un nome e per un grado, ma i giusti
tutti furono fatti amici e compagni . . .... ma i nostri desideri di cuore perverso
ci impediscono di seguire la maniera dei Santi nella loro ospitalità, in tutte le loro
opere di giustizia e di rettitudine, puri di ogni violenza, e di ogni male, per farci
meritevoli della vita . . ......... Vedono una speranza, che speranza non è ;
perchè hanno un nome ed un grado, hanno oro o argento, e tutte le altre vanità della
terra, ma non una speranza, od hanno una speranza vana . . . . . Quelli che hanno
custodito il giudizio . . . . . di giustizia in ogni tempo, come è scritto... ...
Il Signore non dirà in quel giorno: Venite, benedetti del padre mio, ad ereditare il
regno dei cieli, preparato a voi sin dal principio del mondo; perchè avevamo un nome
ed un grado ed una ricchezza, e non abbiamo fatto giustizia. Ma dirà a quelli che
sono degni : venite, o benedetti -
(Fol. XXXIX) del padre mio, ad ereditare il regno, che fu preparato a voi sin
dal principio del mondo, ed a fruire la vita eterna. Imperocchè io aveva fame, e voi mi
avete dato da mangiare, io aveva sete, e voi mi avete dato da bere; avete abbondato
in tutte le cose buone che vi furono date . . . . . Anche il Signore Gesù non dirà
in quel giorno a quelli che furono disubbidienti e dimentichi de’ suoi precetti: sco-
statevi da me, maledetti al fuoco eterno, perchè non ebbero un nome ed un grado
ed una ricchezza; ma dirà loro: scostatevi da me, o maledetti al fuoco eterno! Im-
perocchè io aveva fame, e voi non mi avete dato da mangiare, io aveva sete, e voi
non mi avete dato da bere. Quali mali non avete commesso innanzi a me? Io non ho
veduto nessuna opera di giustizia che sia stata fatta da voi . . . . . Perchè il miseri-
cordioso Gesù dirà a quelli che sono alla sua destra, benedetti; ed a quelli che sono
alla sua sinistra, maledetti? Qual è l’opera buona, che i giusti hanno fatto in quel
luogo? Forse fecero atti di misericordia ? o compirono ogni sorta di opere buone in
quel luogo? Che cosa assolutamente li fece beati? Per le opere loro buone, che prima
104 PAPIRI COPTI DEL MUSEO TORINESE
compirono, per la loro purità . . . . . € pe loro giudizi di verità, e per le loro ele-
mosine e per tutte le altre loro opere di giustizia, disse loro: benedetti, benedizione sopra
benedizione! Quale poi è il male che gli altri poterono fare in quel luogo, perchè tosto
si dicesse loro: maledetti! Forse vi fornicarono, o fecero ivi violenza ad un uomo? Ma
maledetto fin da prima . . .. . .
(Fol. XL) . ..... contaminati nella casa di Dio, le loro speranze saranno
vane. l titoli e le vane glorie confermate su loro, non li salveranno. Imperocchè di-
ranno forse tutti: Signore! Signore! chi entrerà nel regno dei cieli? Come ora non
sarete (1) infelici, tu ricco e tu povero, che morrete nei vostri peccati? O misero non
è veramente un povero, che passa di povertà in povertà, di miseria in miseria, di nu-
dità in nudità, di privazione in privazione, di travagli in travagli sempre maggiori ?
O più misero non è un ricco, che passa dalla ricchezza alla povertà, da tutte le agia-
tezze a grandi afflizioni ed a grandi pene? Un ricco, che abita in belle case, splendenti
di fregi, vuoi in città, vuoi in ville, si troverà egli pure tra i tormenti nell'inferno
per le sue ingiustizie e per la sua durezza di cuore. Guai, se un tale invidia lo splen-
dore (2) del ricco; poichè questa è la sorte che gli toccherà, secondo le scritture. Non
cesserò di piangere su te! . . . . . . Un ricco, che possiede molte variate vesti, le
une per l’estate, le altre per l’inverno, si troverà poi nudo in mezzo al grande gelo,
nel luogo del quale il Signore disse: vi sarà pianto e stridore di denti. Un ricco che
ha ora sulla terra molti variati alloggi, gli uni che gli danno frescura nell’estate, gli
altri che lo riscaldano nell’inverno, troverai esso pure punito da Dio con fuoco e con
gelo, perchè non gli fu d’aiuto, ma sperò nelle sue molte ricchezze. Un ricco al quale
molti
(Fol. XLI) stanno innanzi per servirlo ora sulla terra, si troverà poi anch’ esso
nella dimora dell’eternità senza considerazione, avvilito, invocante tutti gli aiuti, poichè
non credette a Dio, nè lo temette per osservare la sua legge. Un ricco che riposa,
secondo che è scritto, sopra letti d’avorio, deliziandosi di molli e variate copertine fra
piumacci (8) e guanciali sarà intaccato dal tarlo e coperto di vermi nell’inferno con
Satana che lo indurò a non credere a Dio che l’ha creato. Queste cose tutte che io
dissi, sono adatte e convenienti ai ricchi tutti senza pietà, ma sopratutto proprie a quel-
l’empio ed a quegli che gli assomigliano, costui che io sorpresi nel tempio di Athribi
(Crocodilopoli) ad adorare Satana, ed a fargli delle libazioni, avendo gittate rose e palme
e foglie di viti ed altre erbe odorose in quel luogo . . . . . Incendiato che avemmo
i luoghi degli idoli . . . ....... Queste cose in fatto io non dico di nascosto. ma
desidero veramente, se taluno lo gusta tra voi, chè lo palesi (?), io parlo spessissimo a
moltitudini che lo maledicono (?) con parole . .'. . . dall’indignazione dell’ira di Dio
Gesù, a cui quel perverso sputò . . . . . . Avendo detto, bestemmiando, che i pro-.
digi che fece il Signore dell’universo Gesù, Apollonio Tianeo e... .......
(Fol. XLII) . .... che deve fare, riceverà una benedizione da Dio. In una
(1) Nella trascrizione copta Fol. XL lin. 17 invece di metmacywne leggasi TETMALWWNE.
(2) La traduz. letterale del testo copto, OMOÎ EWwWXE ONTISEIME Me meoor dITper ea 40"
sarebbe: guai se tale non fu la gloria del ricco (2).
(8) Traduco congetturalmente il vocabolo CumwtwTe per il latino pulvinar.
TRASCRITTI E TRADOTTI DA YF. ROSSI 105
parola, i cristiani tutti che sono i luoghi di luce di Dio, ove danno frutti in ogni
opera buona, si sazieranno nella ricchezza delle loro opere di giustizia. Ma per contro
tutti gli empi eretici, che sono stati i luoghi di campagna di Satana in tutti i pec-
cati d’ingiustizia, riceveranno il rimprovero e proveranno l’indignazione di Dio in quel
giorno per la loro empietà . . . . . . In questo luogo poi molti sono che hanno onori
e benedizioni, i quali meritano vituperio e maledizione, ma anche molti sono vituperati
e maledetti, i quali sono degni di onore e di benedizione. Certuni, che meritano ogni
sorta di pene, vivono tranquillamente, certuni sono nella gioia, i quali meritano es-
sere nel pianto, ed altri piangono che non dovrebbero. Ma in quel luogo il peccato di
ciascuno col suo vituperio, colla sua maledizione, col suo disprezzo e con tutte le pene
cadrà su lui; per contro la giustizia di ciascuno colla lode, colla gloria, colla gioia,
colla benedizione e con ogni sorta di consolazione verrà a lui nel giorno, in cui cia-
scuno di noi riceverà da Dio, secondo le sue opere, o bene o male. Guai! a quelli ai
quali la gioia diventerà pianto in quel giorno; ai quali sarà strappata la veste di gioia,
e cangiata in un sacco, saranno gettati nel lutto e nel pianto. Beati quelli il cui lutto si
cangierà in gioia, ed il Signore squarcierà il loro sacco, e li riempirà di gioia. In quel
giorno, la vanagloria, i titoli ed ogni fantasia con cui il ricco ingiusto od il . . . . .
(Fol. XLIII) . ...... Ma questo è quello che a voi piace di non dirgli, come
avete risposto per irritare quel peccatore (?). Poichè volesse Iddio che noi fossimo
d’ accordo con quel peccatore in alcuna di quelle cose (?). Poichè se siamo stolti ,
Og sTheRi diraciviniticni.0) Del resto, saremo noi forse deficienti o non saremo prolissi di
parole? ma dirò nuovamente le tribolazioni e le pene tutte, che gia adducemmo, le quali
avverranno ai ricchi . . . .. . Un ricco senza pietà, che vive nelle mollezze e gode
a saziarsi di pane e di cibi di molte specie e di vini svariati, sarà indigente . . .
RUPICREOO . 0. +. + + 1 poveri fedeli ed i ricchi giusti nel regno dei cieli saranno a lui
un eterno rimprovero. Chi si stima perchè ha grande potenza, perchè comanda a molti
servi, ed a turbe di poveri infelici, tutto perderà e diverrà impotente col cadere sotto
il dominio del fuoco e del serpente e delle necessità tutte che sono nell’inferno. Quegli
che tiene sotto la sferza molti servi e turbe di poveri, si troverà negli infiniti tormenti
dell’inferno, tra fame e sete. A colui che tiene legati molti servi e turbe di poveri
saranno pure legate le mani ed i piedi per essere gettato nel luogo del pianto e dello
stridore di denti. Colui che non trovava cibi abbastanza squisiti per mangiare, nè
vini abbastanza buoni per bere, dai vini dell'Egitto a quelli
(Fol. XLIV) che gli erano portati da lontane contrade e vini mescolati con pro-
OLI DUCATO sarà pure esso incalzato dall’angelo dell’ira tra fame e sete eterna-
mente e non per giorni, od anni e mesì . . . . ..... . Quegli che si compiace di
vomitare molte volte le cose che ha mangiato per mangiare ancora; quegli che au-
MENtA MC esUENCUCIREReE. de PS e Quegli che si unge di unguenti eletti,
quegli che si fa lavare nei bagni da servi, quegli che si fa spargere le vesti di un-
guenti scelti e molto costosi, quegli che ha servi a porgergli le vesti ed i calzari,
quegli del quale molti attendono la parola, pronti a fare tutto ciò che loro comanda
sino a prostituirsegli corporalmente . . . .......
(MAG Saw) e ronnie agio LAI Quegli che vuole che gli si portino molti
doni, ma nulla vuole egli dare delle cose sue; -quegli che ha una turba di servi per
Serie II. Tom. XLI. 14
106 PAPIRI COPTI DEL MUSEO TORINESE
‘compiere tutti i suoi desideri . . . . + . . Quegli che fa molti doni, oro e argento
e vino e grano e tori ed altre simili cose ai magistrati a lui superiori negando poi di
stendere la mano al povero, all’orfano, alla vedova . . . . . . . poichè le cose che
egli diede per farsi con doni amico il potente, moltissime volte le avrà tolte ai po-
veri infelici, ed anche per poter ottenere queste cose egli fa dei doni, purchè gli lascino
commettere ingiustizie per tutti i giorni della sua vita. Quegli che nel suo orgoglio è
pronto a dare tutte le sue ricchezze affine di vincere i suoi nemici, che contendono con
lui, è vinto esso pure con tutti gli inganni escogitati per opprimere (?). Chi si fa
con doni -amico grande del re, si fa colle ingiustizie nemico ai profeti di Dio ed ai
suoi apostoli . . . . . . . . nè Ra un angelo che lo salvi da Satana. Chi odia .
rata . chi non vuole che altri gli dia molestia, non molesti egli una
Ade di poveri, eccitando lo sdegno di Dio colle sue ingiustizie. Chi si vale di
una sì fatta sottomissione, mostrandosi poi nella sua insensibilità .
(Fol. XLVI)... ....... +. i mali che non potremo dire. Qual è la
maniera con cui fu a te chiusa da Dio la via (1) ad essi tutti in una volta? Non
sei forse tu che chiami un servo solo di molti (?) a rispondere dello sdegno della tua
ira? Come ora gridi nella contrizione del tuo spirito, non essendo chi ti ascolta,
non un angelo, nè un profeta solo, nè un apostolo? Forse non sei tu, a cui si pro-
strava una moltitudine d’uomini gridando, pregando, che tu avessi pietà di loro nelle
tante tue ingiustizie? Ma tu non li hai ascoltato, perchè erano poveri e spregevoli ai
tuoi occhi, poichè tu avevi oro ed argento. Ora ricevi secondo le tue opere malvagie,
dirà l’angelo del Signore, che con disdegno ti punirà, col non lasciarti neppure aprire
la bocca a pregare nella geenna, per dire: pietà di me! Tu non hai avuto pietà,
perchè ne avranno per te? Nè questo è il luogo di invocare il nome del Signore .
Has . imperocchè era tua cura fuggire quelle tenebre; avevi a. porre la tua
attenzione alle parole della Scrittura, che dicono: chi ti confesserà nell’Inferno? Non
sei tu che obbligavi i poveri a portar carne e latte ai tuoi cani? Non sei tu che bat-
tevi il pescatore, del quale molti attestavano la povertà, per essere mancante di pani
e di vesti, acciocchè ti portasse dei pesci senza spesa, « finchè ne volevi», o... . . il
povero senza pietà? Non sei tu che davi pane e carne a’ tuoi cani, finchè ne erano
sazii . +. . . . i poveri nella carestia mancanti di pani e di vesti, non li hai fatti degni
di uno sguardo, od hai tenuti gli animali irragionevoli in maggior conto degli uomini?
Avendo preferito (2) . .
(1) La lacuna prodotta da rottura del papiro, nella prima linea di questa pagina rende oscuro il senso
delle frasi che seguono. La traduzione letterale della frase: O(T) TE 0E MTAT(TWL) Epwr
agrg00Y THpor sarebbe qual è la maniera con cui hanno chiuso la tua bocca a quelli tutti.
(2) Un errore, probabilmente nel testo, mi lascia dubbioso sull’ interpretazione a darsi alle parole:
etpe s6aA omo ftre zHMA Gw gi mnoGne6 Merst4R; poichè sia che si prenda la voce GAÀ,
non usata nel dialetto tebano, nel significato che ha nel dialetto basmurico, sia che la si consideri come
variante di GeÀ, non si possono collegare nè con ciò che precede, nò con ciò che segue; imperocchè nel
1° caso si avrebbe a tradurre: che è mendaci si stimassero, ed i pellegrini stessero con vitupero con te,
e nel 2° caso che è violenti si stimassero ed i pellegrini ecc..... Ma forse l’autore avrà voluto in questo
passo alludere ad animali fatti venire da lontane contrade per passatempo dei ricchi, poichè le parole che
seguono: ETPERZIEPAR SMILRLAY ELOVO EYNETHK ed MQ HKE si possono anche tradurre:
per sollazzarti con essi piuttosto che avere compassione dei povere.
TRASCRITTI E TRADOTTI DA F. ROSSI 107
(Rolex VI) ARSA una moltitudine di volte per prenderti cura di essi piut-
tosto che aver pietà dei poveri che Dio ama e dei quali ascolta le preghiere, le grida
e le supplicazioni, secondo la Scrittura che dice: questi è il povero, che Dio si scelse
e lo liberò da tutte le tribolazioni. Ricevi ora secondo i tuoi peccati, dirà l’angelo del
Signore, che verrà a te in quel giorno (1) per comando di Dio e ti arrecherà ogni sorta di
tribolazioni in luogo dei poveri, che tu hai afflitto. Molte volte hai fatto che il loro cuore
si allontanasse da Dio per le usurpazioni e per i molti travagli che cagionavi loro.
Per le tue ingiustizie bagnavano di pianto il letto, e le loro lacrime si mescolarono con
la loro preghiera. La cura delle cose tue divenne giorno e notte il pensiero dei poveri,
invece dei salmi, per evitare il grande sdegno della tua ira. Molti servi e turbe di
codardi poveri temettero più te, che Dio che li ha creati, a causa del peso delle opere
tue, gravi a loro come quelle del Faraone di una volta, per cui cessarono dai loro
digiuni. Accadde a loro di avere più cura della tua casa che della chiesa. Tu ti sei
dimenticato di essi, tu li bai cacciati dinnanzi alla tua casa per non pensare a loro,
o per non averne pietà. Essi stettero attenti alle tue parole per eseguirle più celeremente
che i precetti di vita che Dio ha loro comandato. Appresero sotto di te a tollerare,
stando innanzi a te, tu non... ....... più che starsi alla presenza di Dio
per pregarlo a ricompensarli della vita passata nella povertà, e rimettere anche i
peccati che avessero commessi
(Fol. XLVIII) nella loro ignoranza. Il pensiero delle usure, che tu accumulavi su
essi, e quello dei danni tutti che loro arrecavi ebbero maggior potere nel loro cuore che
il pensiero ed il timore che il Signore rompesse il chirografo dei loro debiti e del debito
di tutti. Hanno parlato nelle loro case più delle ingiustizie tue, che delle grandezze di
Dio; gemettero su te più che avvertire (xto9avopa:) le grandezze di Dio (?) Tu non ti sei
curato di fare alcuna cosa buona per evitare il giudizio di Dio. Chi potrà tenere il
Verbo di Dio che non dica apertamente: come colui che ucciderà un uomo, sarà a suo
luogo ucciso secondo la legge di Dio, così pure . . . . . Come Iddio Padre disse ad Isaia
Sn darò il perverso alla sua sepoltura ed il ricco alla sua morte (2) . . . . .
Questa è anche la maniera con cui in quel giorno il Signore giudicherà i ricchi perversi
ed ingiusti in luogo dei poveri, che furono oppressi sulla terra. E come saranno puniti
quelli che hanno crocifisso il Signore, al quale avendo fame non hanno dato da mangiare o
da bere, ma l’hanno ancora molestato, perchè nella sua sete bevesse dell’aceto, come
dice la Scrittura: mi diedero aceto a bere nella mia sete; così eziandio il Signore
punirà tutti i ricchi che sono ora sulla terra ingiusti e senza pietà. Quelli cui dove-
vano dare da mangiare, e vestire, perchè nudi, afflissero maggiormente. Come poi il
Signore si fece povero per noi, e dopo la povertà regnò, egli che è ricco, è re fin dal
principio, ed è il Salvatore prima che preparasse
(Fol. XLIX) i cieli e ponesse le fondamenta della terra, prima che creasse i
suoi angeli; egli dice: ecco il nostro Dio, ecco il nostro Signore viene palesemente;
(1) Nel testo copto al fol, XLVII, lin. 23, sono i segni talmente sbiaditi, che ci lascia incerti se abbia
a leggersi MideI(M)e MARK o MAEI(p)e Mak, in questo secondo caso sarebbe a tradursi: farà @ te,
cioè ti tratterà secondo il comando di Dio.
(2) V. Isaia, LIII, 9
108 PAPIRI COPTI DEL MUSEO TORINESE
il suo braccio è forte e potente: ed ancora: non temere, o figliuola di Sion, ecco
il tuo re viene a te; egli è un mansueto; così anche il povero in quel giorno regnerà
nella vita eterna dopo la povertà. Ma come la legge di Dio dice e comanda di dare
mano per mano, occhio per occhio, dente per dente; così avverrà pure nel giorno
del giudizio. Dio punirà il peccatore povero, che ha fatto ingiuria al suo prossimo
e l’ha afflitto, o si umiliò al ricco ingiusto. Come il pastore non risparmia il leone
od il lupo, che minaccia le pecore, così il Signore e pastore vero, Gesù, non rispar-
mierà il ricco che fa ingiuria al povero, come dice col profeta: io giudicherò fra la
pecora forte, che è il ricco ingiusto, e la pecora debole, che è il povero fedele; dice
ancora: io giudicherò tra pecora e pecora, che sono i poveri tra loro, ed i ricchi
vicendevolmente eguali nella ricchezza, facendosi ciascuno ingiuria tra loro sulla terra.
Il Signore vendicherà colui al quale fu fatta ingiuria, sopratutto il ‘povero giusto e
fedele, secondo la parola della Scrittura: il Signore farà vendetta del povero, e giu-
dizio del misero. Imperocchè un agnello ed un caprone, od una pecora forte ed una
pecora debole, quando muoiono, o sono uccise da fiere, il pastore non le lascia nel
mezzo dell’ovile, ma le porta lungi, e le abbandona alle fiere, acciocchè siano loro
di cibo; così pure
(Fol. L) un magistrato peccatore, un ricco senza pietà, che affligge i poveri, un
sacerdote del Signore che contamina il suo corpo, e si macchia di ogni peccato, un
monaco, che profana il tempio di Dio con peccati abbominevoli, un povero che
pecca, e tutti quelli, che non lasciano il peccato, e non si pentono tosto, il Signore
Gesù, il pastore buono non li risparmierà, ma li torrà dal mezzo dell’ovile per sepa-
rarli dai giusti e precipitarli nel luogo delle tenebre e dello stridore di denti, ove
cadranno nella bocca del serpente fra il fuoco, la fame, la sete e le necessità tutte.
Imperocchè mirabile è Dio pel modo, con cui ora tollera nella sua longanimità i sacer-
doti e ed i monaci, che si corrompono e fornicano sulla terra, col nome onorato e col
grado di cui sono rivestiti, e gli ingiusti ad un tempo e tutti quelli, che fruiscono
delle loro opere malvagie. Mirabile è pure Dio nel giorno dell’ira, quando prenderà
vendetta di questi sì fatti uomini, se morranno nei loro peccati, sopratutto dei giudei
che lo hanno bestemmiato, e degli eretici tutti che non l’hanno riconosciuto. Di questi
poi io dico . . . . . . . Imperocchè non v'ha autorità fuorchè da Dio, come è scritto:
buona cosa è la grandezza, se è congiunta colle opere, ma colui che si gloria di essa
senza fare opere, si rende spregevole. Imperocchè, come è scritto che la fede è pas-
siva, o si uccide, se è sola, se non è accompagnata dalle opere, così le grandezze
sono passive, o si uccidono da loro, se sono sole e non unite alle opere di giustizia ed a
(Hol. LI) giudizi di verità. Una volontà ‘vana è . . ...... e per non fare
opere buone saranno morti per Dio. Quegli che disse: chi vuole essere vescovo, aspira
ad una cosa buona, ma disse ancora: è necessario che il vescovo operi în ogni cosa
come l’economo di Dio. Non sia orgoglioso, nè pigro, nè vinolento, nè irascibile,
nè litigioso, nè amante del denaro e dei guadagni illeciti, ma sia ospitale, amante
del bene, sobrio, giusto, puro, attivo, prudente, maestro per sciogliere è dubbi o per
allontanarli. Imperocchè disse il profeta : il condottiero contaminato, contamina se stesso;
e disprezzando il nome ed il grado che è in lui, rimane esso solo disprezzato; poichè
il nome santo delle dignità rimane ancora lo stesso e non muta. Sappi inoltre questo:
TRASCRITTI E TRADOTTI DA F. ROSSI 109
l’uomo, che abbia non solo l’egemonia, od altra autorità, o sacerdozio nella casa di
Dio, ma ancora un'autorità superiore a tutte queste, e sia anche signore di tutta la
terra, se non troverà misericordia innanzi a Dio nel giorno della sua visita, è un in-
felice, e vani sono i giorni tutti che visse nella sua potenza. La grandezza, maggiore
d’ogni grandezza, è che l’uomo preghi nella innocenza e purezza del suo cuore per vedere
Dio e trovare misericordia innanzi al Signore nel giorno del giudizio. La povertà poi,
che è al disotto di ogni povertà e di ogni servità, è che l’uomo non trovi miseri-
cordia innanzi
(Fol. LII) al Signore in quel giorno. Meglio sarebbe per un tale uomo, che non
fosse stato generato. Imperocchè per questo la Scrittura disse: è venuto con vanità,
se ne andrà con vanità, ed il suo nome sarà coperto dalle tenebre. Imperocchè dice
in altro luogo, consigliando uomo ad operare il bene, perchè le sue opere lo seguano
al modo che tu avrai fatto seguendo il mietitore; perchè la virtù così si palesa dal
luogo in cui i frutti sono molti. Questo poi dice: si palesa la virtù della città che
custodisce i comandamenti del Signore, e la virtù della Sinagoga, che si comporta
con purità, e l’anima forte del ricco giusto, e la virtù di ogni anima temente il Si-
gnore, si palesa in tutte queste, se si moltiplicano le opere della loro pietà con giudizi
di verità, colla pnrità, colla misericordia, colla carità, colla longanimità, colla pre-
ghiera, col digiuno, colla fede e con ogni opera di giustizia. Ma ritorniamo a ciò
che si disse del ricco senza pietà, che fu paragonato ai giumenti senza ragione . . . . .
nulla rimarrà nelle sue mani impudiche ed effeminate, ed a cli giace con maschio ed
& ..... . + ed ai traditori ed a tutti gli uomini impuri, o maschi o femmine; e
a quelli che stanno con quell’infedele, e mangiando e bevendo la scialano con tutte le
cose da lui raccolte con rapine, con ingiustizie, che gli procaccieranno condanna e ca-
stigo eterno. Apprendiamo anche noi che sediamo
(Fol. LIII) parimenti in luogo eccelso, a tenerci lontani da ogni contaminazione,
da ogni peccato, acciocchè le nostre fatiche non siano vane. Non fare, che noi ono-
riamo il nemico, perchè distrugga il nostro bene con tutte le sue perversità. Ma quelli
che hanno potuto veramente . . . . . . soldati di Cristo si serbino le loro fatiche.
Sì, io vi supplico, o fratelli, questa è la grande ricchezza, questa della quale nes-
suno fra quelli che se l’hanno radunata nei tesori, che sono nei cieli, sarà privato
mai, come non sarà privato nè abbandonerà mai questa siffata ricchezza, al modo che
avviene di quelle che si sono procacciate sulla terra, le quali lascierà ad altri, ma
li troverà . ..... . invece di quelle che sono distrutte dal tarlo, o dalla tignuola,
o dalla ruggine, come è scritto. Forse che un povero compera un agnello, od una
pecora, od altro animale difettoso od un toro, del quale non trova il prezzo (2) 0. ....
voi ricchi, che siete in questo luogo, non vedete le lacrime, che scorrono sulle loro
guancie? o ecco voi piangete nella vostra misericordia. Me pure vedete come mi af-
fliggo! Considerateli dunque nella vostra carità, o ricchi, abbiate cura di loro in ogni
cosa giusta, in ogni giudizio di verità. Guardatevi dal fare loro ingiuria, al modo di
chi guarda la pupilla del suo occhio, acciocchè la parola scritta vi faccia felici, la
quale dice: beato l’uomo, che avrà cura di un povero e di un infelice,
(Fol. LIV) il Signore lo salverà in un giorno cattivo. Imperocchè non oro, od
argento o denaro ed altri suppellettili fallaci ci procacceremo, se troveremo misericordia
110 PAPIRI COPTI DEL MUSEO TORINESE
pressoma,t Dio; tinte Ma una ricchezza è nei digiuni, nelle preghiere, nei giu-
dizi di ‘verità, nella purità, nella mansuetudine, nella umiltà, nella misericordia, ed
anche nella remissione dei debiti ai poveri non aventi mezzi a soddisfarli, ed in ogni
cosa sì fatta l’uomo potrà radunare a sè una ricchezza eletta, stabile, che gli durerà
eternamente. Molti si costruiscono case belle, molti... ...... molti raccolgono nei
loro magazzini grano e vino ed altre molte cose buone, altri accumulano grandi ric-
chezze, molti riempiono di vesti e d’ogni altro oggetto di vestiario i cofani, molti
RO IA Imperocchè come è dell’uomo che trasporta le sue ricchezze e le
cose tutte che gli appartengono, da un luogo che l’acqua minaccia di invadere ed
abbattere, in un luogo sicuro, ove nessun fiume possa danneggiarle, così è del ricco
misericordioso che fa carità al povero ed al bisognoso: egli trasporta le sue ricchezze
da un albergo non sicuro nella dimora dei santi prima che venga il giorno
(Fol. LV) della morte, ove i travagli e le malattie sono più terribili dell’acqua
e delle onde del fiume. Imperocchè se gli uomini non fossero di natura loro invidiosi,
o non invidiassero ora le abbondanti ricchezze, non si sarebbe detto in molti luoghi
della Scrittura: non invidiare quelli che sono fortunati nella loro vita. Ma per questo
io dico a te, o povero, che non devi mormorare, nè invidiare il ricco ingiusto, for-
tunato nella vita di questo mondo, il quale è povero più di tutti i poveri nella vita
dei cieli: ma devi zelare quelli che sono retti nella fede, che han fame e sete di
giustizia, come è scritto, sia i santi antichi, sia quelli che vedi ora, amanti Dio in
ogni tempo e in ogni luogo, e tu ti sazierai con essi nel regno di Dio. Non zelare
quell’ingiusto; egli non ti darà nulla a mangiare, perchè è womo senza pietà. Prega
che non ti faccia ingiuria . . . . .. non ascoltare Lazzaro . . . . . ti meravigli e
credi che vi abbia una grande ricchezza? Sono questi vasi di terra che si rompono
e diventano inutili, se cade su essi dall’alto una pietra, questa è l’ora della morte.
Quando sarà rapita l’anima a quello stolto, le ricchezze, che ha radunato con cru-
deltà, spariranno tutte innanzi a lui, perchè se ne andrà e le lascierà. Ed egli .
secondo quello che di lui si disse: cadrà tosto come erba e fiore,
(Fol LVI) e gli altri suoi pensieri tenebrosi e tutte le sue speranze periranno,
come è scritto: la speranza degli empi perirà; ed ancora: in quel giorno tutti i loro
pensieri periranno; ed un’altra volta è detto: Gesù è il nostro re sino dall’eternità,
secondo che il Santo attesta questo fin da principio, dicendo: Dio dà il tuo giudizio:
di re, e la tua giustizia di figlio del re. Ma come il Signore regnò dal legno (croce)
secondo quello che è scritto; a noi tutti pure, a tutti parimenti sarà dato regnare
colle buone opere, che per fatiche ci abbiamo radunate nei tesori che sono nel cielo;
poichè è scritto, che per molte tribolazioni entrerémo nel regno di Dio; e di più soffri (1)
ed evangelizza, ed ancora . . .. . . . Che è questo che il Signore regnò dal legno?
Consideriamolo . . ...... dal sangue del legno (croce) saremo purificati. Io pure
sarò purificato e diverrò più bianco della neve . . . . . . . qual uomo mai regnò
dal legno? . ..... . . la croce, che gli stolti giudei e tutti gli eretici corruttori (2)
(1) Nella mia trascrizione (fol. LVI, lin. 44, invece di Xe WNRXICE leggasi X€ Wngrce.
(2) Ho considerata la forma ETUWWej, non segnalata nei lessici, como identico verbo COO%. cor--
rompere, contaminare, ecc.
TRASCRITTI E TRADOTTI DA F. ROSSI t11
hanno disprezzato, perchè non conobbero la sua virtù, e la salute che venne da essa,
come quest'uomo, indegno di Dio, del quale ho per la terza volta pronunziato il nome,
che disse a me con impudenza bestemmiando: forsechè fu crocifisso un Dio? Sono le
sue parole simili a quelle che i giudei dissero
(Fol. LVII) al Signore sulla croce: scendi giù e noi crederemo a te. Onde la
rovina che venne su loro, verrà anche sulla sinagoga sciagurata, che . . . ... . ©
sui giudei e su tutti quelli che non credono in Lui. Imperocchè la parola della croce è
una stoltezza per quelli che . ...... maè salvezza, è virtù di Dio, è sapienza
di Dio. Vediamo ora qual legno è quello, del quale parlò Davide, dicendo: dal
sangue del legno noi saremo purificati, cioè a dire col sangue di (Gesù, nostro Sal-
vatore. Questo purificherà i nostri cuori ed anche le nostre coscienze dalle opere
morte, acciocchè noi viviamo, e ci laverà col suo sangue, acciocchè ci purghiamo dei
nostri peccati e diveniamo più bianchi della neve, come disse l’apostolo: Gesù morì
per purificare il popolo col suo proprio sangue. Ed è anche (1) di Lui che la Scrit-
tura disse: se il legno cade dalla parte del Sud o dalla parte del Nord, in quel
luogo in cui il legno si troverà, Egli (Gesù) sarà. Veramente. . a e Della
parte adunque del Sud e della parte del Nord non è qui il tempo di parlare, perchè
troppo divagheremo (2), e diremo così: una città od una sinagoga o ciascun uomo in
cui Dio si ponga e vi cammini, mostra colle sue buone opere che Egli è in ciascuno
d’essi. Imperocchè il luogo in cui si fanno giudizi di verità ed opere tutte di giu-
stizia, ivi è il Signore Gesù. Si pone anche in ogni uomo, come è scritto; il Signore
(Fol. LVIII) è nel luogo in cui si parla della sua signoria. E quelli che furono
purificati dal sangue di Gesù, si manifestano per la loro continenza, per la loro ver-
ginità, per la loro castità e per la purità dei loro letti, e per ogni cosa di cui Dio
si compiace. Procacciamoci adunque quest'altra testimonianza, e la stessa parola ci
spiegherà che il legno è Gesù. Questi, che purificò noi tutti col suo sangue, secondo
che è scritto: Il Signore ha rimesso a te la verga forte di Sion. Forsechè la verga
non è legno? Parimenti un legno non è, od una verga non è il Signore, ma è Dio
vero. Questi, il cui fianco fu trafitto dalla punta di una lancia, versò sangue con acqua
affinchè noi fossimo salvi per esso, come disse il Signore sul calice: questo è il sangue
mio che sarà versato per molti . . . . . . ... Abbiamo dunque appreso che il Si-
gnore ha regnato dal legno; Egli stesso è il re (3) ed il figlio del re, il Dio che
è e che sarà sino alla fine dei secoli, Amen. Ora dunque non siamo pigri a regnare
con opere buone. Chi lavora la sua terra, si sazierà di pane, e vincerà la sua ignavia,
come è scritto. In simile modo ognuno che coltiva il suo corpo, vincerà la sua pi-
grizia con preghiere, con digiuni, con atti di misericordia e con ogni sorta di giu-
stizie, e si sazierà del pane di verità, che è Gesù Cristo. Se molti si saziano di tutti
(1) La prima linea della seconda pagina del foglio LVII cominciava colle lettere Tu, e terminava
con un’&; ma poscia fu incollata una striscia di papiro tra la Ly e A, portante le lettere EETEPTETP,
coll’aggiunta, dopo l'&, delle lettere PH, che occupano anche parte del margine, cosicchè abbiamo ora per
questa linea il gruppo TWEETEp TETPAPA, di cui non sono riuscito ad intendere il significato.
(2) e&oAze enmaparTa ereca, letteralmente perchè ci piegheremo ad altra parte.
(3) Invece di mme mppo, lo scriba copto scrisse me ME Mpppo.
112 PAPIRI COPTI DEL MUSEO TORINESE
i cibi, che sono nelle case dei ricchi, affrettiamoci noi pure a saziarci dei beni, che
sono nella casa del ricco nello spirito di Gesù, di cui noi siamo la casa, acciocchè
ci prepariamo con fiducia a saziarci dei beni che sono in essa (°). Il tuo tempio santo
è ammirabile per giustizia, poichè noi siamo la sua casa e la chiesa (?) da una estre-
mità all’altra della terra; e beati
(Fol. LIX) tutti quelli che si sazieranno dei suoi beni, che sono le parole tutte
delle scritture sante di Dio. Se ammiriamo le suppellettili d'oro e d’argento, che ve-
diamo nei tesori del ricco, noi pure prepariamoci cose simili, acciocchè gli angeli, che
vedono la: nostra condotta, ammirino ognuna delle nostre virtù. Facciamo quelle cose,
che essi hanno scelto, per portare la loro croce e servire il Signore. Imperocchè come
al povero è difficile procacciarsi i tesori del ricco, la stessa cosa è del ricco, il quale
è povero delle ricchezze della giustizia, che sono la misericordia, la fede, la carità,
la continenza, la purità, la giustizia, sopratutto la preghiera, ed il digiuno, ricchezze
di cui il ricco si priva per risparmiare la mollezza e delicatezza del suo corpo. Come
ancora al povero, che si fa ricco di opere buone, sarà facile entrare nel regno de’ cieli,
così un ricco, che pone le sue cure nelle cose di questo secolo, nei piaceri della vita
e nelle seduzioni della ricchezza, aggravando il suo cuore di peccati di varie sorta,
non potrà passare dalle opere cattive alle opere buone per sottrarsi all’ira futura.
Imperocchè per questo disse il Signore: vedete come è difficile che quelli che hanno
ricchezze entrino nel regno di Dio. Chi può impedire un uomo leggiero, che non ha;
alcun peso o carico sulle spalle, di andare dove vuole? Così il povero che non ha
alcuna ricchezza nè seduzione d’oro, o di argento, nè di vanagloria nella sua vita
oscura, da che cosa è tenuto, da quali desideri è legato,
(Fol. LX) perchè non abbia a fuggire dalla bruttura del male, al bene? Io ti
domando, parla e dimmi . . ..... se a te povero fosse aperta repentinamente
innanzi alla tua casa una porta d’oro e di argento con tutti i beni, saresti pigro
a prenderli e portarli dentro la tua casa? E perchè sarai pigro a pregare senza
interruzione secondo il precetto, ed a fare digiuni e tutte opere buone? La porta
della giustizia è aperta a te più che quella delle cose della vita, che tu immagini
aperta al ricco , . ..... i poveri ed infelici, non ci vergogniamo; la coscienza ed
il senso, che ci conserva, secondo la Scrittura, ci rimproverano; non ci vergogniamo,
la parola scritta ci rinfaccia, dicendo: come la porta si volge sopra il suo cardine,
così si volge il pigro sopra il suo letto. E... ... perchè il pigro piega le sue
mani sopra il suo seno; ed ancora perchè non arrossisce al biasimo. Noi dunque
ascoltiamo tutte queste cose dalle scritture (1), e non arrossiamo. Non ha detto che
una ricchezza stimata sia quella di colui ché ha oro ed argento (2) onde il ricco si
gloria, . . . . . . . ma una ricchezza stimata è un uomo santo. Un tesoro migliore
dell’oro e delle pietre preziose.
(Fol. LXI) fu dato a tutti senza invidia, acciocchè tutti ci facessimo ricchi con esso.
(1) Lo seriba copto invece di ner papH scrisse solo nepH (fol. LX. linea 88).
(2) Nella trascrizione copta (fol. LX, lin. 91) invece di MOYIMOT ES .. OT... 2€ si legga
SMOTMOTE 28(M) OT(SAT) Ze.
TRASCRITTI E TRADOTTI DA F. ROSSI 113
Imperocchè questa cosa, un uomo santo, è una ricchezza colla quale non potrai paragonare
alcun’altra. Imperocchè è meglio un buon nome che molte ricchezze. Il Signore non si fece
povero per fare noi ricchi con oro e con argento, ma per fare che tutti insieme e ricchi e
poveri ci facessimo ricchi di opere buone; cioè a dire, come il Signore si fece povero
per noi, è necessario eziandio che quelli che hanno le ricchezze del mondo, facciano
similmente *. . . . . . che è il Signore universale, del cielo e della terra e di tutte
le cose che sono in essi. Nella stessa maniera, che quei ricchi nella malvagità, non
hanno dato a bere a Lui che aveva sete ed era appeso al legno (croce); così pure
ora . . . . . . . ma Dio dà ogni cosa, e l’invidioso per non dare al povero . . ,
ingoia disse il Signore istruendo tutti . . . . . . + imperocchè le loro case (degli
uomini ingiusti e senza pietà) sono piene del sangue dei poveri. Il ricco infedele e
misantropo che sopporta . da,
(Fol. LXII) Salomone nei proverbi; affinchè il Signore abbia misericordia di te
in quel luogo; imperocchè la misura che tu hai usato, è usata anche con te. La rug-
gine ha consumato il tuo oro, la tignuola (1) ha distrutto il grano, i peccati hanno squar-
ciato le tue vesti . . . . . . . il fuoco pure che non si estingue, ed il serpente che
non muore, come è scritto, distruggerà la tua anima ed il tuo corpo nell’inferno, e
tu invecchierai in mezzo a tutte le tribolazioni in quel luogo eternamente. Tu ti sei
obliato del povero che . ........ nel tribunale del Signore Gesù, ti terranno
in variate tribolazioni, perchè ha comandato che quelli, che hanno due vesti, ne diano
una a colui che non ne ha. Ma tu non solo avevi due vesti e non ne hai data una,
od avevi del pane e non ne hai dato, ma avendo . . ..... e molti altri beni, ti
sei‘crucciato per essi, portandoli da un luogo ad un altro; tu non hai voluto venire
in soccorso al povero con tutti questi, o coi pani che divennero vecchi, e preda del
tarlo (2), per l’invidia della tua anima e per l’insaziabilità de’ tuoi occhi. Dio pure,
che ha dato questo precetto . . . . . non sentirà pietà di te, non ti conoscerà, nè
ti darà i beni che sono nei cieli preparati per quelli che amano la sua parola ed i
suoi precetti. Tu hai chiuso le tue orecchie per non ascoltare il povero, od hai rivolti. . . . .
(Fol. LXIII) perchè divenissero stranieri al Dio che li ha creati. Per questo
ancora sono nelle case di siffatti uomini canti vani, tripudii e tutte le opere dell’in-
continenza. Ma nella tua casa, o uomo stimato per pietà, siano i salmi e le pre-
ghiere ed i rendimenti di grazia e tutte le opere buone. Non affliggerti per povertà, non
cercare vesti per coprirti, copriti col Signore, come è scritto : vestitevi del nostro
Signore Gesù Cristo. Vestiti poi anche dei precetti santi in luogo di pepli; non cercare
pani a saziarti, saziati del pane di verità, che è Gesù, il quale fu spogliato dagli
empi giudei e da tutti gli eretici. Non cercare vino a bere o... .... saziati
(1) Nel papiro non sono rimaste quasi più tracce delle tre prime lettere del gruppo da me trascritto
(a m2)Oc€; ond’io lo tradussi congetturalmente per tignuola. Se poi si pon mente che la radice e&pa
(plur. eGprHre) significa più propriamente il grano da sementa, è molto probabile che l’autore copto l'abbia
qui usata per la pianta stessa del grano; quindi la voce (n2)oce, per noi dubbia, significherebbe qualche
malattia del frumento, come ad es. il giaZlore; cosicchè la frase intera: i (M2)OoCE TARO MimeGpure
sarebbe a tradursi: #7 giallore ha distrutto il frumento.
(2) ser Mceene mMeoode . . letteralmente: e residui del tarlo.
SerIE II. Tom. XLI. 15***
114 PAPIRI COPTI DEL MUSEO TORINESE
dell’ istruzione delle scritture, e rallegrati di tutte le loro parole, non avendo nulla
che ti impedisca . . . ........ sul suo letto; perchè non può dimenticare i molti
cibi che ha mangiato. In niun modo adunque ora . . . .. .. ti giustifichi innanzi
a Lui. Questo poi disse: non desiderare di vivere secondo la carne, perchè è scritto:
se vivete secondo la carne, morrete. Ma per quanto pensi teco stesso, che non hai
aullaisca Seget.aia .
(Fol. LXIV) che questo è l’amore di Dio . ....... come è scritto, e tendi
ad ogni bene; digiuni e preghiere saranno la tua eredità a signoreggiare ogni giu-
stizia. . - . . . . sui peccati della tua ignoranza, invece delle cure del ricco senza
pietà che si priva della parola della dottrina santa per i piaceri. Tu poi, o povero (1),
non meravigliarti della gloria del ricco sopra la terra, che sparirà tosto. Si meravigli
SPIA NRE di Dio, la tua gloria durerà eternamente. Breve è il tempo . . . . .
ma un tempo senza fine è quello che ti attenderà nel regno de’ cieli . . . . . se
teco stesso ti meravigli al vedere il colore del suo corpo e la robustezza della sua carne
per la quantità di cibi e di bevande . . . . . sei servo a lui in ogni cosa. . . . ..
nel caldo e nel freddo a guisa di un porco. E per la moltitudine delle fatiche durate
(Fol. LXV) la tua pelle si è attaccata alle tue ossa, essendo tu divenuto secco
come legno; ti ha cinto, ti ha lasciato arido come carni che si staccano dai loro
denti, ti ha rigettato per non essere utile da quel momento a lavorare per la tua
vita e per quella de’ tuoi figliuoli. Sarà pure conturbato nell’inferno tra fantasmi di
terrore, marcendo nella sozzura de’ suoi peccati e delle sue ingiustizie, per cui è bru-
ciato nella geenna di fuoco, perchè ha irritato Dio col deridere la tua povertà. Im-
perocchè è scritto, che quegli che odia il povero, irrita Dio che l’ha creato. Fisserà
il suo sguardo su te, vedendo la beltà del tuo corpo, splendente a guisa di sole nel
mezzo del cielo . . . .. somiglianti al corpo del Signore Gesù, secondo quello che
Crdettor i) e ed ancora: i giusti splenderanno come il sole nel regno del
loro padre. Non il povero, mancante di pane e di vesti, troverà misericordia innanzi
al Signore in quel giorno, ma chi praticò la giustizia troverà grazia innanzi al Si-
gnore. Imperocchè si raddoppia alla morte l’afflizione del peccatore povero, perchè
passerà di pene in pene maggiori. La gioia si raddoppierà, al pensiero della morte,
pel povero giusto, perchè passerà da una pena ad una gioia eterna; e così pure sarà
dei ricchi peccatori e dei ricchi giusti. Il Signore darà a ciascuno quello che gli spetta.
Imperocchè Dio non dimenticherà le opere dei peccatori, nè le cose buone che hanno
fatto i giusti. Egli disse: la pietà è giovevole in ogni tempo, poichè ha con sè la
promessa della vita, quella di qua e quella di la. Se il povero che nulla possiede
delle cose della terra, o che nulla vede di lieto,
(Fol. LXVI) ma si trova fra grandi stenti, non desidera egli di uscire da questa
dimora? Quanto, certamente, ti affliggerai, o ricco senza pietà, ad abbandonare, contro
tua volontà, i tuoi piaceri e le tue ricchezze? Tu potevi farti ricco con la pietà, con
ogni opera buona. Non te ne sei dato alcuna cura. Guai al tuo servo, se egli non
abbia conservato con fedeltà il pegno, che tu gli hai affidato, ma l’abbia gettato
via malamente! Certamente quanto più guai a te in faccia a Dio, il giorno in cui
(1) Nella trascrizione copta (fol. LXIV, lin. 87) invece di strTeHRe leggasi dù M@HKE.
TRASCRITTI E TRADOTTI DA F. ROSSI 115
ti interrogherà! Perchè egli ti diede un tesoro; tu l’hai con orgoglio rigettato, e l’hai
nascosto nella terra, nei magazzini, e sei andato a lui colle mani vuote, l’hai abban-
donato, cosicchè egli ti nasconderà innanzi a sè, per non ascoltarti, 0 per non avere
pietà di te in quel giorno. Perchè tu pure hai nascosto il tuo tesoro per non ascol-
tare il povero ed avere pietà di lui sulla terra. Sì, tu non hai ascoltato la voce delle
SbLure i DORIA Dio ha dato il figliuol suo Gesù per la salvezza di
tutto il mondo, volendo che tutti fossimo salvi; ma tu non hai voluto avere pietà
del povero ......... acciocchè tu ubbidissi a Dio ed a’ suoi precetti, che dicono:
non fare che la pietà ti abbandoni,
(Fol. LXVII) e la fede e la giustizia. Così appunto i profeti e gli apostoli sî
consacrarono alla morte per noi tutti; non furono deboli affatto per il loro amore
verso Dio e per tutti quelli che credono a Lui. Ma tu risparmi suppellettili peri-
ture, non volendo ascoltare colui che dice: non lasciar di fare il bene a chi è nel-
l’indigenza, quando puoi soccorrerlo (lett. avendo la tua mano a soccorrere). Impe-
rocchè se tu sei signore di tutta la terra, fanne parte con tutti quelli che sono in
essa, e donala ai poveri ed agli indigenti secondo il precetto che dice: chi ha pietà
di un povero, dà ad usura il denaro a Dio. Tutte le cose che tu darai, non sono
degne di una stilla sola del sangue del nostro Signore Gesù e dell’oltraggio che hanno
i santi ricevuto; nè sono degne di una piccola scodella d’acqua che il Signore Gesù
ti dia in quel giorno per rinfrescare la tua lingua ed il tuo petto. "lu non hai ascol-
tato costui che dice: manda Lazzaro ad intingere il suo dito nell'acqua, per rinfre-
scare la mia lingua (1), perchè mi afflisgo molto in questo fuoco. Forse non è un uomo
come tu? Forse non siamo noi tutti tenuti ad istruirci a queste parole di miseria che
disse quell’infelice? Se fosse ora signore di tutta la terra, o se tutte le cose ivi raccolte
fossero per lui, e se... ..... non darebbe tutto sino ad un denaro per trovare
misericordia nel fnoco che lo brucia? A te poi, o ricco ingiusto, di tutte le tue cose rac-
colte e poste sotto il tuo dominio nulla rimarrà. Nè alcuno guarderà la tua alacrità se tu
dai, e tutte le cose che darai, entreranno nei tesori del cielo (2)... ... .
(Fol. LXVIII) nel regno de’ cieli. Tu ti dimentichi di nutrire colui che ha
fame. Il povero piange e si affligge, perchè manca di cibo e di veste. Dio si affligge
della sua povertà. Ma tu sei lieto e. ......... tu lo deridi, la sapienza di
Dio deride te pure dicendo: dopo che vi ho invitati, o ricchi ingiusti, a far giustizia
albi aio adi coi perchè abbiate compassione per la povertà . . . . . . guardatevi
dalle ire e da tutti i mali che lasciate. . . . . . ai vostri servi e poveri non avrete
posto attenzione? Per questo io pure riderò della vostra perdita; ma mi rallegrerò
quando la rovina cadrà su voi. Oh! l’anima disubbidiente e rallegrantesi ne’ suoi
peccati! Tu sai sceglierti ciò che tu desideri a soddisfare tutti gli appetiti carnali.
Tu hai respinto le parole tutte della scrittura di Dio nella sua disubbidienza, nella tua
prevaricazione; tu hai sprezzato i precetti di Dio nella tua ingratitudine, e nella tua
impudenza; tu hai preso cura del tuo corpo, tu l’hai servito nella tua servitù, come
cosa divina; tu hai disprezzato anche l’angelo di Dio, non curando le cose che ti
erano utili, per le quali egli discese dal cielo. Tu non hai dato all’ angelo ciò che
(1) V. Ev. di S. Luca, XVI, 24.
116 PAPIRI COPTI DEL MUSEO TORINESE
gli era dovuto, cioè la verità e la purità e la continenza e tutte le cose buone. Tu
poi hai dato a Satana la menzogna e la polluzione e la incontinenza e tutte le cose
cattive; tu non ti sei sottomessa
(Fol. LXIX) all'angelo di Dio con verità, ma ti sei pure sottomessa a Satana
in ogni peccato ed in ogni frode, o anima infelice! Non ti sei sottomessa alla giu-
stizia di Dio con verità e con rettitudine, e ti sei sottomessa con tutto il tuo cuore
e con tutta la tua forza alle iniquità del diavolo contaminato e contaminante gli
altri. Non hai ascoltato Dio Gesù, che ti ha dato il precetto di non fare alcun male;
e non sei tu che ti privasti di alcuna cosa che desideravi? Tu hai ascoltato anche
il malvagio demone, finchè ti sei contaminato con tutti i tuoi peccati, e non ti fu
più. possibile di fare alcuna opera buona. E se... ........ Esamina chi parla
con te, e saprai che cosa è quello che tu hai fatto. Se una stolta non sei, dà il tuo
cuore a ciò che ascolti, e comprenderai che ti sei allontanata da Dio colle tue opere
malvagie, e non ti sei avvicinata a Lui con alcuna opera buona. Ed anche il Signore
si ricorderà di te non con pietà e con benedizione, ma con maledizione e con indi-
gnazione, che manderà a te sopra la terra. Nè anche nel giorno dell’ira potrai evi-
tarle, se tosto non ti penti, o anima infelice! Sorgi tosto, affliggiti con travagli vari, con
penitenze grandi e con opere buone. Imperocchè come hai peccato col rallegrarti di
mali vari, e non ti sei pentita affatto, ed hai profanato il tempio di Dio e lo Spi-
rito Santo, respingendo il Signore dalla casa per non lasciargli trovare in essa una
piccola parte d’abitazione, avendo . . . ...
(I 01M ED 0: N, CASTONAE To poi avendo ascoltato, compresi che dicendo al de-
monio: è il padre mio cioè è Satana, che egli viene adorandolo in ogni luogo (?).
Come anche molti eretici avendo pensato ciò che questi pensa, compiendo le loro
testimonianze di bestemmia, dicendo . . . .. . sono di Satana. Forse anche gli ere-
tici ed i pagani lo adorano per ciò, e gli fanno libazioni . . . . . . nei campi ed
in ogni luogo, ove il loro cuore li consiglia credendo d'esser fatti ricchi da esso.
IN che nulla ha . . .... Imperocchè questa è la ricchezza che egli loro
procaccia, col farli ricchi nella malvagità . . ........ Ma beati sono i ricchi pii,
che credono a Dio che loro ha dato le cose tutte che hanno, che loro proprie non
sono; nutrendo poi anche i poveri ed i figliuoli loro, e tutta la loro casa, pren-
dendosi cura di tutti. Ma infelici sono tutti i ricchi senza pietà e tristi tutti gli
UOMIDINGHERLE PIO A N non hanno conosciuto Dio che diede loro
queste cose, come quello stolto che io sorpresi nel tempio . . . . . . avendogli detto
rimproverandolo : Dio ha dato a te una ricchezza, tu l’hai disprezzata. Tu hai risposto
a me colla tua lingua (1) degna d'essere strappata dalla tua gola, che Dio non...
(Fol. LXXI) Si rivolse a te come alla colomba ubbidiente, che tiene nelle sue
zampe il segno della cosa che le fu comandata (?). Forse non ti rallegrerai con colui
che si sottomise veramente a te, o non ti irriterai con quest’ altro? (?). Come Dio non
si irriterà con te che hai fatto questi mali? Ti sei poi anche dimenticata della giu-
stizia, per la quale fosti creata. O che Dio non si rallegrerà per quelli che hanno
(1) .Nel testo copto abbiamo: &g® neyAae fiyorTOoRRREY eaepai am Tequorwée ,
colla sua lingua degna d'essere strappata dalla sua gola.
TRASCRITTI E TRADOTTI DA F. ROSSI 117
fatto il bene? Questi che hanno fatto tutte le cose che Dio desidera, per ricevere
da lui una benedizione. Ma tu hai fatto tutte le cose che Dio odia, per ricevere da
lui una maledizione. Forse ci fu creato questo mondo, perchè ricevessimo una puni-
zione eterna? e non forse perchè noi facessimo il bene e ci procacciassimo una vita
eterna? E come preferimmo di camminare nella via del peccatore e dell’omicida Sa-
tana e non preferimmo di camminare nella via del ricco e giusto nostro Salvatore ?
Forse non è preferibile, che l’uomo giusto perseveri molti anni nella condizione degli
angeli, servendo il Signore in ogni verità, anzichè il peccatore sia in un’ora sola nella
condizione dei demoni, servendo Satana in ogni menzogna? Forse vi sono altri beni
maggiori di questo, per cui l’uomo viene annoverato nell’esercito degli angeli, e vive
benedicendo con essi il Sisnore in ogni tempo, più che sia il peccatore annoverato
nella schiera dei demoni, sottomettendosi a Satana in ogni peccato? Forse non ha
peccato l’uomo nella sua ignoranza, finchè si è fatto nemico a Dio? Essendo ritor-
nato in sè un’altra volta, si penti
(Fol. LXXII) veramente . . . . . . gli fu perdonato. E perchè tu non cessi da
questi peccati, e non ti converti, e non ti riconcilii con Dio con opere buone, come
ti sei fatto nemico a Dio con opere malvagie? Preparati ora a combattere contro
Satana, fatti nemico di lui e delle sue opere malvagie, e troverai misericordia da Dio,
mentre aumenterai la tua umiltà come è scritto: il tuo peccato sarà rimesso
vedi la mia umiltà e la mia afflizione, e rimetti tutti i miei peccati. Se tu sei
stato giusto, o uomo, e la tua carne non ha avuto alcuna requie, ma hai sostenuti
molti travagli e malattie e non ti perdesti d'animo per l’amore di Dio, come disse
l’apostolo: io compio nella mia carne ciò che resta delle tribolazioni di Cristo, per
il suo corpo (1). E perchè la nostra carne non ha avuto alcuna requie; ma tu ti
sei governato così, o uomo giusto, non avrai alcuna tribolazione o travaglio nel regno
de’ cieli. Se non hai avuto alcuna tribolazione nel tuo corpo, o peccatore, nè hai
sofferta alcuna malattia. . . . . . perchè buono è il riposo dopo il travaglio . . . .
ma hai passato tutta la tua vita in grande pace, stando anche fermo nelle tue in-
giustizie; non avrai alcuna pace, non troverai alcun riposo nell'inferno. Se tu non
ti sei saziato di amare Dio in tutto il tuo cuore, o uomo giusto e santo, il Signore
Gesù conserverà anche te fermo nella gloria della sua benedizione. Di quali beni
sarà egli privato nel regno de’ cieli? Egli è col Signore per sempre e co’ suoi an-
geli. Lo splendore lo circonda, il regno è preparato
(Fol. LXXIII) fin dal principio del mondo; la pace, il gaudio, la gloria e la
benedizione, i troni e le corone della sua costanza, la letizia ed il sodimento dei beni
eterni, queste ed altre cose sono . . . . . . Quali sono le tribolazioni che il pecca-
tore non troverà nell’ inferno, se egli muore ne’ suoi peccati? Egli è con Satana e
co’ suoi demoni nella fornace di fuoco ardente fra il gelo, e la nudità, ed il pianto,
ed il lutto, ed il vitupero, ed il rossore. Queste ed altre . . . . . . nel regno di
Dio non fame, non sete, non pene, non digiuni, non gemiti; d’or innanzi nessun lutto,
nessuna tristezza, nessun dolore. Quale è poi la speranza del peccatore? Nessuna
(1) Epist. di S. Paolo ai Colossesi, I, 24.
118 PAPIRI COPTI DEL MUSEO TORINESE
gioia o consolazione gli rimane, nè pane, nè acqua, specialmente molti altri cibi che
Oli CHA DONI RR ARIE ombra, nè saliva nella sua bocca, nè una stilla di
acqua, che gli irrori la lingua nel fuoco, nè alcuna sorta di riposo. Quelli che sono
stati... .... ..... . perchè non vi sarà chi lo aiuti, perchè i cani ed i porci
nell’acqua, sulla terra, e riposano in essa senza invidia. Forse Abramo non
comparve a lui nel regno di Dio
(Fol. LXXIV) come un angelo della luce? Avendo costui levato in alto gli occhi,
vide Abramo da lungi e Lazzaro nel seno di lui (1). Gridò, riconoscendo Gesù per
esso ed i suoi fratelli. Ed Abramo non disse a lui alcuna parola nuova. Ma Questi
è che disse: avevano Mosè ed i profeti e non li hanno ascoltati. A noi poi furono
aggiunti coll’ antico testamento le parole degli evangeli del nostro Signore e degli
apostoli, e quelle di altri pastori e quelle di molti altri maestri. Che cosa diremo
noi innanzi a costoro, quando andremo al Signore, o quand’egli verrà? Forse non
dirà a noi con rimprovero: perchè non avete letto la legge ed i profeti? Se voi non
aveste conosciuto (lett. letto) il nuovo patto, se io non fossi venuto a parlare con voi, se
non avessi fatto innanzi a voi le opere che altri non ha fatto, nessun peccato sarebbe
in voi. Ma ora non avete alcuna scusa a dire. Ricevete la punizione (let. biasimo)
delle vostre ingiustizie, o peccatori, che non vi siete pentiti, da quelli che furono sa-
cerdoti nella mia casa, e monaci . . . . . . e magistrati ingiusti sino ai pagani ed
agli eretici. Allontanatevi da me, operatori di ingiustizie e di polluzioni e di sozzure
e di adulteri, autor? di menzogne, di giuramenti falsi, di furti, di rapine, di errori,
atei, superbi e bestemmiatori, operatori di magie, di malefizi, di crudeltà, orgogliosi,
amanti del danaro
(Fol. LXXV) e dei fraudolenti mercati, avidi di avere la maggior parte, specu-
latori di malizie e di perversità e di contenzioni, invidiosi, disubbidienti, e fautori di
ogni sorta di mali: avete camminato verso il fuoco che vi siete apparecchiato colle
vostre empietà. Sappiate, o infelici, le cose che gridate ogni giorno a convito (?): i
pesci cattivi saranno gettati via ed i capri maledetti saranno gettati alla geenna, le
erbe... ..... . . . 2 grano è raccolto nel magazzino, ed i pesci buoni sono
messi nei loro vasi, e le pecore sono riunite nel loro ovile. Forse che, o uomini, non
conosciamo qual è il magazzino, qual è il grano, e quali sono i vasi, o quali sono i pesci
buoni, o qual’è l’ovile, o quali sono le pecore ed anche qual’è il seguito (@%A0v50v)
ed il luogo ove sono gettati? Oh! madre nostra di noi tutti, Chiesa cattolica, sorgi
e piangi sui sacerdoti che peccano nel tuo seno, e sui magistrati prevaricatori della
legge, e sui ricchi ingiusti, e su quelli che si allontanano da te; sorgi e piangi sui
monaci e su tutti i loro compagni, perchè nel luogo della purità ti hanno contami-
nato, e saranno in quel giorno come vergini stolte, che si gettano con Satana nel
fuoco che non si spegne mai. Ascoltano poi anche
(Fol. LXXVI) . .. ... dai Santi. Imperocchè noi pure abbiamo ricevuto entro
il nostro cuore parole di morte e consigli di demoni, che chiusero gli occhi del nostro
cuore, come a chi il drago abbia soffiato negli occhi il veleno. Timore e spavento sono in
noi, se vediamo il serpente affascinatore che vuole ingoiarci, così pure siano timore e
(1) V. Ev. S. Luca, XVI, 23.
TRASCRITTI E TRADOTTI DA F. ROSSI 119
tremore che ci facciano venire in aiuto della nostra propria anima, allorchè vediamo
il demonio stare innanzi a noi e voler distruggere nel nostro cuore i pensieri buoni coi
suoi pensieri peggiori del veleno del serpente . . . . . . Che cosa fa adunque l’uomo
se un serpente lo punge? Forse . ......... Altri lo prendono e gli lavano
la ferita con sale ed aceto finchè tutto il veleno sia distrutto (lett. lavato), ed egli viva.
Se anche avesse soffiato ne’ suoi occhi, gli danno sale per distruggere il veleno . -
In questo modo eziandio è necessario che l’uomo, cui il drago velenoso, il perverso Sa-
tana versò nel cuore la sua malizia, sia preso dal timore del Signore si
sia portato da’ suoi compagni (?) sotto la cura del medico vero che conserva la salute delle
nostre anime, il misericordioso Dio Gesù . . .... da tutte le sue parole che usci-
rono da... ..... rivolgendoci alla penitenza con pianti e gemiti. Se vogliamo
liberarci da tutte queste cose’ ed entrare nella vita, convertiamoci
(Fol. LXXVII) e custodiamo i comandamenti del Signore e le sue leggi, e la-
viamoci in esse, non temiamo, o nessun tremore ci prenda in quel luogo. Se noi di-
ciamo che i pensieri cattivi . . . ..< ... . tutte le cose di Dio, che diede a noi
per aiutarci a camminare nel bene. Un uomo che si trovi tra la luce e le tenebre e
sia tratto da ambe le parti da uomini tra loro discordi, vorrà seguirli tutti? Forse
non seguirà la luce, e la onorerà . ......... perchè la stoltezza ci tragga al
male? Volendo, noi possiamo farci nuovi, come ci fu proposto da Dio, col penti-
mento. Chi potrà discendere nell'inferno, e ritornare un’altra volta nel mondo, ed
attendere all’opera buona che prima trascurò® . . . ......... le parole di Dio
nelle scritture ed i suoi comandamenti, acciocchè li mediti, e si penta de’ suoi pec-
cati, affinchè gli siano perdonati. Ma nell’ultimo giorno sarà punita l’anima del ricco
peccatore. Chi piangerà con me sulla mia malvagità e sul peccato della mia anima?
Poichè tutti quelli che morranno nei loro peccati . . . . . . nel tuo grande amore
degli uomini, o Verbo vero di Dio, hai attestato a noi le punizioni.
(Fol. LXXVIII) Zu hai chiuso i tuoi occhi per non avere pietà di lui, o per
non giudicarlo con giustizia, Iddio pure chiuderà le sue orecchie per non ascoltare te
che lo invochi nella tua vita sopra la terra, come è scritto: Chi chiude le sue orec-
chie per non ascoltare il povero, invocherà Dio, ma non sarà ascoltato. Tu hai man-
giato, o ricco ingiusto, le carni del povero popolo di Dio, hai lacerata la sua pelle,
ed infrante le sue ossa e le hai triturate a guisa di carni in caldaie e come carni
in un’ olla secondo le scritture . . ....... la tua animae il tuo corpo nell’in-
ferno ove la tua carne sarà fatta a brani nella bocca del serpente che non mai riposa, e,
come è scritto nello stesso luogo, tu griderai al Signore, ma egli non ti ascolterà e
volterà la sua faccia, per non sentire pietà di te in quel giorno. Tu hai mangiato le
carni del popolo di Dio in un cibo , . . . . . ed ogni tuo consiglio sarà a te di
vitupero. Tu hai disprezzato il povero e colla derisione lo irritasti: Dio pure ti di-
sprezzerà e ti deriderà, e le tue lacrime si convertiranno per te in vitupero. Tu hai
afflitto l’operaio col negargli la mercede; tu pure avrai da Dio vitupero
perchè chi fonda la sua casa sull’ingiustizia e non sulla giustizia, e. ......
(Fol. LXXIX) di chi si corrompe; e come è del leone, così è . . . . . . del
diavolo, come di quelli che lasciano Dio per volgersi di nuovo al peccato. Accadrà
poi che noi pentendoci dei nostri peccati ci renderemo meritevoli di essere chiamati
120 PAPIRI COPTI DEL MUSEO ‘TORINESE
figliuoli di Dio; poichè è scritto, che i figliuoli, che si contaminano, non sono suoi.
Ma come è dell’acqua del mare e delle sue sozzure, così è dei pensieri dell'anima amante
le passioni, che consigliano polluzioni e furti e giuramenti falsi, queste che somigliano
ai flutti del mare. Imperocchè di fetore in fetore . . . . . ...... sì distruggono
i flutti del mare, così i consigli dell’anima malvagia saranno distrutti nella geenna.
Imperocchè il mare ubbidisce a Dio, che gli pose delle toppe e delle porte, ed esso
non le violò. Dio poi stabili dei limiti e gli disse: tu giungerai sino a questo luogo e
non lo oltrepasserai, ma le tue onde si distruggeranno entro di te e si sperderanno.
Ma l’anima malvagia è disubbidiente, ed abbandona il timore di Dio, e lascia il bene
per seguire il male, e come Dio l’ha chiamata, essa non l’ha ascoltato, così
... + + + ed essa verrà, dopo che sarà uscita dal corpo in tormenti
secondo la misura con cui io lo misurai, Dio misurerà me, e come Egli ha chiamato,
io non l’ho ascoltato:
(Fol. LXXX) così io ‘chiamai ed egli non mi ascoltò, e come ho avuto lr men-
dace speranza di occultarmi a Lui, così ora nella stessa maniera sono occultato al
serpente, e tenebre sono stese sopra di me, e come ho amato la polluzione, ho
. . Guai a me! perchè non mi sono pentito prima di venire in questi travagli
senza salvezza. Guai a me! perchè non curai di pentirmi prima che cadessi in queste
grandi tenebre, da cui non v'è modo di uscire. Guai a me! perchè fui disubbidiente
al precetto di Dio, e l’ho obliato; come mi sono dimenticato, così
Guai a me! perchè non ho pensato che se io discendeva nell'inferno
Guai.a me! perchè non ho ubbidito a te che gridavi a me: cessate È act:
... «Guai a mel perchè il tuo tempio, che tu hai dato a me per tua abitazione,
io ho fatto luogo di punizione. Ho afflitto il tuo Spirito Santo nel mio cuore, per
questo sono giustamente punito da un angelo senza pietà; imperocchè nel tuo tempio,
nell’ abitazione del tuo Spirito Santo io ho commesso (lett. acceso) ogni iniquità,
come BOS . Io poi non l’ho ascoltato TO Nn
(Fol. LXXXI) ....... Come disse il profeta: se il giusto cessa dalla sua
giustizia, e fa una cosa ingiusta, conforme a tutte le ingiustizie commesse dall’in-
giusto, tutte le giustizie da lui fatte non saranno ricordate nel giorno che ha com-
messo la sua prevaricazione, e morrà nei peccati che ha fatto. Ma accogli noi presso
di te al modo dell’ingiusto, che tu hai accolto presso di te, perchè cessò da tutte le
sue ingiustizie e custodì tutti i tuoi precetti, e fu giusto e misericordioso. Tutte lc
ingiustizie da lui commesse non saranno ricordate, e vivrà la giustizia che ha fatto..
Rendiamoci adunque degni del Signore ed il giusto . . . . . . . . . acciocchè la tua
volontà si compia in noi fin da oggi, e voglia tu amarci in luogo dei giorni nei
quali ci hai odiato, perchè non abbiamo fatto la tua volontà e noi peccammo alla
tua presenza. Se poi abbiamo scosso il giogo, e lacerate le funi in quel giorno per
non custodire i tuoi precetti | . . . . . . . . . facciamo i nostri giorni nuovi per ab-
battere il giogo di tutte le ingiustizie, e sciogliere i loro vincoli colla tua virtù,
perchè tu rompendo la verga del peccatore e prevaricatore Satana
sciogliamo i loro vincoli, gettiamo lungi da noi il loro giogo . . . . .
(Pol. LXXXII) . ..... quelli che non si sono pentiti, e quelli che sono ri-
tornati al peccato dopo il pentimento. Poichè il Signore della gloria ci annunziò
TRASCRITTI E TRADOTTI DA F. ROSSI 121
n: . non potrà salvarsi nel giorno în cui travia . . ... . +... disse poi
Doe il giusto non potrà salvarsi nel giorno in cui peccherà. Mentre dico al giusto:
questi ha creduto alla sua giustizia, e . . . . . . tutte le sue giustizie non saranno
ricordate; morrà nell’ingiustizia che ha commesso. . . ..... . . cesserà da’ suoi
peccati e farà giudizio e giustizia. Dopo altre parole dice. . . . . . i peccati tutti,
che ba fatto, non saranno ricordati, perchè fece giudizio e giustizia . . . . . . cessò
dalle sue giustizie, e morrà nelle ingiustizie che ha fatto. E mentre il peccatore si
AONTANALIANAE STAMI SEZ AE o AI ABI II IO el
(Fol. LXXXIIIT) Per questo adunque ora sono oppresso da angustie e da grandi
dolori e dalla fiamma di fuoco che è in esso (nell’inferno). Io poi sono morto nel
corpo, ma non sono morto ai tormenti; io vivo nell’inferno ai tormenti ed al fuoco
che ivi mi brucia. Io sopravvivo ad una strage, ad un fuoco (?) . .........
ma vivo ai tormenti. Il mio occhio piange lacrime di fuoco, la mia lingua parla
parole d’infelicità. Un fantasma terribile che nessuno immagina . ..........
Guai a me! perchè come ho afflitto lo Spirito Santo di Dio, così sarò afflitto con
ogni tribolazione; come ho afflitto lui, così sarò io afflitto. Molte volte tu mi hai
consigliato dicendo: che cosa è questo che fai? ‘erribile cosa è cadere nelle mani
del Dio vivente! Ed egli pensò a me, ma io non curava i suoi rimproveri. Per questo
ora la mia insipienza m'insegna nel fuoco . .. ....... Egli poi si affliggeva
conoscendo le cose che erano per accadere a me, le pene, che mi attendevano. Ma io
mi rallegrava delle menzogne, io viveva nella mollezza ostinato in tutti i miei appetiti.
Ma lo Spirito Santo non aveva luogo ove posare in me il suo capo (°). Per questo
(Fol. LXXXIV) il santo uomo verace (Giobbe) dice: io vedo il mio cibo putrido,
come i fetori del leone (1). La purità e l’umiltà e tutte le opere della pietà sono il
cibo dello Spirito Santo. Quando poi noi profaniamo la nostra purità e la bellezza
della nostra giustizia col peccato, allora lo Spirito Santo ci dice: io vedo il mio cibo
putrido come i fetori del leone. Il leone poi è il diavolo secondo la Scrittura, ed il
suo fetore sono tutte le ingiustizie. Come adunque è di Satana, così è del suo fetore;
come è del fetore dell’ingiustizia e della polluzione, così è di chi profana . . . .
E come è del fetore della carogna, così è della fiera che la mangia. Come adunque è
del fetore dell’impurità, così è del cattivo odore delle cose che sono nell’inferno, le quali
verranno sopra i figliuoli degli uomini (2). . . . . . . . . Come è del mare, così è del
fetore delle sue acque. Come è del leone, così è anche del suo fetore. Il nutrimento del-
l’uomo è pane, acqua ed altri cibi. Quando poi questi si corrompono, il loro gusto
sì cangia, divengono putridi e l’uomo non può più mangiarli. Così pure è di noi
innanzi a Dio; noi diveniamo putridi pei nostri peccati. Quale è adunque il vantaggio
dell’ uomo, se Dio lo ripudia? Dopo avere poi parlato del leone e del suo fetore il
Signore grida . . . .
(1) Così nel libro di Giobbe, cap. VI, vers. 7, è detto: Bpopov ap ipo tà cità puov Wotep dopniv Afovros:
imperocchè vedo putrido il mio cibo, come il fetore del leone.
(2) Il passo che segue è per me del tuttò oscuro, ne do quindi solo in nota la traduzione letterale:
Inoltre ben poco è secondo la Scrittura che ci stabiliscano a parlare di Cristo in ogni cosa a fare (?);
e come noi siamo sopra la terra, così noi riveleremo Dio (2). ...
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