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>1 E M O R I E
I S T O R I e H E
DI PIÙ UOMINI ILLUSTRI
P I SAN I
TOMO HI.
PISA MDCCXCII.
PRESSO RANIERI PROSPERI
Con Afprovaxàone .
!iS'
S^
V.3
]•• .
Ili
PREFAZIONE
CHianque, leggendo con qualche attenzione 1* Isto-
ria, vorrà diligentemente osservare come dopo
il secolo decimo risorsero , e appoco appoco presero
nuovamente vigore in Italia le belle .Arti e le Let-
tere ^ dovrà confessare y che fra quelli, i quali più
prontamente si mossero a coltivarle, e proseguirono
dipoi a farlo con maggior impegno^ costanza, e fe-
licità, in modo particolare senza dubbio si distinsero
i Pisani . Non si è scorso peranche tutto il rozzo
e tenebroso undecimo secolo, e già si vede in Pisa
una certa cultura, e un certo lume di sapere, me-
diocre in vero, bastante però a farla conoscere supe-
riore in questo e alle vicine, e alla maggior parte an-
cora delle più lontane Città* E' questa come T auro-
ra, a cui succede ben tosto un chiaro e lieto gior-
no. Poiché, entrato appena il secolo duodecimo, si
osserva non senza maraviglia, che, oltre alle belle
Arti , già sono universalmente in Pisa conosciute e
stimate molto, e perciò promosse ancora e studiate
con gran fervore tutte le pregevoli , ed importanti
Facoltà , delle quali altrove si abbia qualche notizia ;
che rapidi sono, e maravigliosi i progressi, che in
* 2
IV
esse fanno i Pisani, i quali, perchè periti nelle dot-
te lingue^ giungono fino a richiamare agli ottinii fon-
ti Greci, e gli Stud| sacri, e la Scienza Legale, e
la Filosofia e Medicina, portandole cosi a un grado
di nobiltà, e di perfezione in que' tempi straordina-
rio ; e che perciò poco dopo la metà del secolo i
Pisani e sono già realmente, e vengono di più cpr
mnnementc considerati come uno de* pochissimi più
culti, e più illuminati Popoli d'Italia, Condottisi fi-
no a quel punto, non lasciano più di battere collo
stesso ardore V onorata carriera; e gareggiando poi
sempre gloriosamente con que* Popoli, che vanno sue»
cessivamentc illuminandosi e perfezionandosi, costante-
mente si mantengono i Pisani nel decoroso loro po-
sto; e seguitano ad essere nella riputa?:io<ie e con-
Gttto medesimo fintantoché possono conservare la lo-
ro potenza e libertà .
Non si vuol già negare, che a questi felici Lette-
rarj successi non contribuissero alcune di quelle fiivo-
revoli circostanze , che fortunatamente si combinarono
allora in Pisa; potente in que* tempi, ricca ^ frequentata
da moltissimi stranieri di tutte Je diverse Na/Jonì ,
ed i cui Cittadini spesso navigavano in var; molto
fontani Paesi quando per mercatura, e quando per
militari spedizioni e conquiste . Convicn però confcs*
sare , che neppure in quelle circostanze sarebbe segui-
to un così felice e grandioso effetto, se in Pisa non
fossero stati , anche in copia notabile , e talenti ca*
ìY
paci, e animi disposti in maoiera da potersene tam
to bene approfittare. Di certi mezzi ed ajuti ^i^che
oflrc talvolta la sorte propizia^ non conosce bene i^
valore e 1* opportunità , e non sa y o non può fare
l'uso conveniente t -se I non chi è a ciò dispósto > e
portato quasi dalla "Natura : nn ise.^ ( come apparisce
dallo straordinario successo ^ peV Letterari vantnggj io*
¥ò ' tanto eccellentemente seppero V c^ vollero prevaler-
sene i Pisani, cibi fii^senza dubbio perchè erano per
le Lt^tterC in singolare ed cc<:cllcnte maniera natutalr
mtnte disposti i Sc^'^ad una gran parte: di loro non
avesse idàto ^ la ! Natura 'un icanirao sensibile in .modo
particolare <ir "\^ero^ bello e nelle Arti |bcj nelle varie
facoltà Letterarie e scientifiche, non avrebbero conce-
pita subitó^ ile conservata pc0 esse tanta isstimai^ tan-
%a premura i tanto ardore ed impegno, come in fat*
/ri 'non riebbero alcuni altri Popoli d* Italia, i quali
^ riguardo al Commercio, alla Navigazione e alla Por
tenza erano pure allora in circostanze uguali, e for-
se ancora più felici, che i Pisani. .Et. sé là Natura
non avesse loro dato^ insieme con tma certa pro-
pensione alle Lettere e alle Scienze, un complesso
anche part'icolare di qualità e forze di spirito per
poterla secondare con facilità, e perciò con piacere*,
né con tanta celerità avrebbero potuto fare così gran-
di progressi , come in fatti non così rapidamente li
fecero que*, che aveano sotto gli occhj l'esempio
loro , e cercavano pure d' imitarlo ; né avrebbero
Vi
tardato moltp a disgustarsi di tina laboriosa occupa-
zione^ nella quale pare ^ perchè ann riusciva loro
piacevole, costantemente perseverarono pel non inter-
rotto corso di tre secoli incirca.
Ed è per questo ^ che trasportandosi col pen-
siero a que' tempi tanto gloriosi per la Pisana Let-
teratura un ragionatore anche il « più indifferente ^npq
può in quelle circostanze non riconoscere ne' Pisani
un Popolo, per le cose relative al gqsto e all' in-
gegno,: favorito dalla Natura con una certa parziali*
tà? e non può quindi non riconoscerli per quelli,
che con tutia ragione si gloriano di essere, cioè[>
pc* discendenti fortunati di que* celebri ed ingegnosi
Greci, i quali dal Peloponneso vennero in antico a
popolare r Kttusca Pisa. Poiché non degenerò cer-
tamente quella Colonia illustre pel suo passaggio
dalia Grccra ih queste nostre Contrade • ^Che anzi
fermatasi in un Paese, il quale trovò per più ri-,
flessi non molto dissimile dal suo nativo; stabilitasi
^cl Siioh Etf'usco ^ non infecondo esso pure di bei
talenti , e sotto un Ciclo non punto contrario o
nocivo al!c belle Arri, alle Lettere, e alle Scienze^
essa , come naturalmente dovca seguire , insieme col-
le massime e costumanze sue, conservò anche le
native sik qualità le ;inclina:EÌoui ; e si trovò in me^
20 ai nuovi suoi vicini, con tutto il vantaggio e
«tiperiorità propria de' Greci « coofronto deljc al-
tre Nazioni • Ella mantenne cosi ^ e tf aoia^dò sue-
HIV
ccssivamente ne' Posteri V indole nobile e genero-
sa de' suoi Maggiori ; cioè , di quella veramenW;
privilegiata Nazione , che fatta dalla Natura fmr,
desinia per conoscere, distinguere, sentire^ e gusta-^
re in maniera singolarissima il vero bello , e V ot^
timo, dovunque può aver luogo il buon gusto, e
il giusto e retto uso del raziocinio , di ciò si pre^»
già sempre, questo sempre cerca, a questo è costan-
temente portata da un interno impulso ,* e con una
forza, il cui efiètto non resta sospeso, o diminuito,
se non a proporzione di quegli ostacoli, che al di
fuori si oppongono, e sono gravi tanto, che riesco*
no a lei pure insuperabili, E convien dire per certo,
che i Romani , allorché furono divenuti più intelli-
genti ammiratori ed estimatori più capaci e più giu-
sti delle cose de* Greci , ne vedessero chiaramente ,
e ne riconoscessero con certezza le principali e di-
stintive proprietà nel Popolo di Pisj; giacche, anche
quando confessavano di non poterne fissare né il tem-
po, né il modo, non messero in dubbio, anzi rap-
presentarono come certo il passaggio di quella Colo-
nia Greca in questa parte di Toscana; e con tutta
1' aria della maggior sicurezza dichiararono Pisa Gre-
ca di Origine^ quanti di loro ne scrissero dall' Aureo
Secolo di Augusto finché vi restò qualche abile Scrit*
tote, che ne potesse parlare . Se fra quelle tenebre
foltissime , che tutto involsero dal sesto z\ decimo
secolo fosse ora possìbile aprirci qualche più sicuro
viti
sentiero, meglio conosceremmo senza dubbio quanto sia
presentemente giusto il . presumere^ che in questo re-
moto angolo della Toscana, esente sempre da quellei
invasioni grandi, le quali potessero a mi tratta fen*
der troppo diversa^ e veramente nuova la popolazio-
ne,-^ i Pisani, che. restarono sempre il Popolo mede-
simo, sempre ancora fossero dalla Natura colla, beni-
gnità medesima favoriti; e dotati perciò-di, quelle par-
ticolari qualità, delle qaali troppo era difficile il far*
uso allora, E forse troveremmo, che in mezzo an-
che alla dominante barbarie ne fecero uso più assai
di quello y che dica espressamente T Istoria; che pu-
re in quegli oscurissimi secoli ancora ci fa conosce-
re in Pisa alcuni Uomini dì' vera, e per que* tem-
pi^ singolarissima abilità; così che più a questa^ che, a
molte altre Città può con fondamento appoggiarsi chi
pretende, che non mai le Lettercr.e. le Arri Liberali
mancassero, e si , estinguessero del tutto in Italia- Ma
da tali astruse, lunghe, e forse inutili, ricerche cre-
de già di potersi dispensare chi, leggendo con animo
non avverso a Pisa la Storia di que' tempi, dei qua-
li parliamo, quanto più si fissa nel considerare quel-
la singoiar felicità della Pisana Letteratura, tanto più
si trova libero da qualunque dubbio riguardo al pas-
sato, e da qualunque timore insieme riguardo all' av-
venire . Dalla vivacità, energia, e costanza, con cui,
dopo il corso e le vicende di tanti secoli , alla pri-
ma favorevole occasione presentatasele^ tanto lumino-
saihenfft SI e fatta siibito* cdftftsèé^ef It'ptrticofare di*
sposmone felicissima de' Pisani per le Lettere, e le
Arti, ci la ravvisa tosto per quella che essa è ori-
ginariamente; e sa perciò, che tale si conserverà in
qualunque combinazione di contrarie circostanze , tale
si manifesterà sempre , qualora sia possibile; e che' tanto
più sicuramente lo farà in avvenire, quanto maggio*
re è il numero de* mezzi ed ajuti, che le SQno pre-
parati . Le tante Opere loro , le tante Memorie , chtì
lasciano , di se gì' illustri Pisani di que* fclipì tem-
pi , le quali anche non ricercate, si * presenteranno
spesso agli occhi , e perciò alla considerazione de*
Posteri; e la gloriosa fama delle loro azioni, la qua-
le si conserverà sempre, e nelle Patrie tradizioni, e
più esattamente nelle Opere degli Storici, che non
taceranno giammai; questo è, che in tutta la Poste-
rità desterà sempre una giusta ammirazione; ne* Pi-
sani poi desterà inoltre una compiacenza, un rosso-
re, una speranza, ed un* emulazione, da cui forte-
mente stimolati più si sforzeranno di fare, e perciò
più anche realmente faranno, di quello che farebbe-
ro bl^-n in pari circostanze. A giustificare tali pen-
sieri, sentimenti, e speranze, appunto perchè appar-
tenenti a tre distinte, e fra loro molto differenti
Epoche, servono in niaravigliosa maniera quei XVL
Elogi dì Uomini illustri Pisani, che sono compresi
in questo [IL Foltime.
Dì queir Epoca gloriosa, la quale corrisponde
Tom. III. ^ >i<
if
r
9 tcnspi della 'grandezza e potenza de^ Fisani , ba*
stano senza dubbia a dare t^i sufficiente sag^o i
primi sei Personaggj» di ciascuno die* quali il nomo
e la fama> non solo in Pisai ma in qualunque al-
tro Paese è, e sarà sempre immortale, l Daìberto ,
eUe eletto per loro Pastore dai Pisani nel 1088.;
perche a non mediocre dottrioa unì animo grande ,
e singoiar destrezza, e attività nel maneggio e nell*
esecuzione de* più grandi aiftri, perciò fa stimato e
favorito molto dal Sommo Pontefice Urbano IL, che
*
del consiglio^ e deir opera di lui si prevalse nelle
più ardue imprese. In lui rispetta la Patria il suo
primo Arcivescovo^ e la Chiesa Latifia il primo suo
legittimo Patrutrca di Gerusalemme: e lui rappreseli te*
rà sempre , come un Uomo di grande abilità , la
Storia quando parlerà j e ne dovrà parlar sempre, delle
celebri Crociate , nella prima delle quali tanta parte
ebbe Daiberto e come Condottiere dell' Armata Pi-
sana 1 e come Legato Apostolico, il Villana Cardina-
le, e poi Arcivescovo y che alla metà del secolo duo*
decimo sommamente rispettabile e per la dottrina , e
per le virtù convenienti a un S, Pastore, attirò a se,
C alla sua Chiesa la venerazione e le beneficenze an-
che degli Stranieri. Egli sarà sempre glorioso nella
Storia J^cclesiastica per quella costanza, con cui voi*
le soffrir qualunque grave danno e incomodo , piutto^
sto che secondare le stravaganze dell* armata Prepo*
tenza 1 e distaccare se e la miglior parte del suo
Clero da! seno della Chiesa Cattolica riconoscendo Io
Scismatico Pasqtìftle III irt luogo del vero e legitti-
mo Pontefice Alessandro, m. Bandino Familiari, che
sul finire del secolo duodècimo fu two de' più ec-
cellenti Professori di Gius CivHe^ e per tale fu te-
nuto dalla dotta Bologna ; là* cui Università quanto
più nella Storia sua ricorda e loda come uno de*
suoi pritwipali ornamenti questo illustre Figlio di Pi-
sai tanto più f^cndc glorioso il nome di Bandino, e
della Patria del medesimo, tv* Il B; Giordano da
Rivalto, di cui non taceranno mai nella Chiesa Cat-
tolica i Fasti degli Uomini illustri per Santità; i
quali avvertiranno insieme, che egli fu uno de^ più
raaravigliosi Oratori sacri de' tempi suoi, e che di
più fi DO dagli ultimi anni del secolo decimoterzcT^
egli seppe già, parlando in pubblico, fare un lode-
vol' uso della nostra Volgare favella • v. Barrolom-
raeo da S. Concordìo, dì cui, come dì un ottimo
esemplare e maestro parleranno sempre con sommo
rispetto, finché vi saranno, gli amarori del terso e
culto nostro linguaggio; i quali faranno intanto mert-
zione delle molte Opere di ogni genere , che egli
scrisse , e per cagion delle, quali fu giustamente ri-
putato uno de' più dotti Uòmini che vivessero alla
metà del secolo decimoquarto - vi. Pietro del Lantc
finalmente, che sul finir del secolo decimoquarto, do-
po essersi mbstt'ato Uomo egualmente grande e nel-
la Letteratura , e nella Politica saviezza , tanto in Pa*
cria 5 che in alcune altre Città , lo fece in ultimo
nel gran Teatro di Roma ^ dove anche mancò di
vita; e dove nella tanto illustre di lui Prosapia re-
sta un Monumento .il più glorioso e al rispettabile
Progenitore^ e alla comune antica Patria. -Ma poco
dopo la morte di Pietro cadde anche la Repubblica
di Pisa i e ai miseri jCittadini convenne soffrire tut-
to quel più , che la sorte fieramente avversa può
far provare ad una vinta e oppressa Nazione . In
quest* Epoca luttuosa non occor cercare se sicno col-
tivati gli studj in Pisa, dove chi de* Cittadini si è
trattenuto , privo di tutti i comodi , non di altro
può né parlar^ né pensare, se non delle sue proprie,
c^ delle comuni miserie . Ma sottrattisi al peso di
tante calamità, abbandonano molti la Patria; ,e tro-
vato in altro Paese qualche asilo , benché dolenti ,
pur vi respirano alquanto; e tanto basta, perchè se-
condando F inclinazione e genio loro , e seguitando
le traccie de* loro Maggiori ^ si dieno con fervore
agli studj . Così fuori ddl* oppressa loro Patria si
formano molti Uomini insigni nelle Lettere, e nelle
Scienze i i quali colla virtù e celebrità loro fanno ,
che non lasci Pisa di essere rispettabile anche fra le
sue rovine . Quattro sono gì' illustri Pisani apparte-
nenti a questa Classe^ de' quali si danno qui gli
Elogi- \, Pietro Balbi, e n, Mattia Palmie/i, Uomini
periti molto ambcduCg, nelle dotte lingue Latina e
Greca > e che molto si fecero ambedue stimare in
xni
Roma intorno alla metà del secolo decimoquinto * Il
Balbi , ad imitazione dell' antico Pisano Burgondio ,
molto si occjopò nel tradurre diverse Opere de' SS^.
Padri Greci y per fare specialmente comodo agli stu-
diosi delle sacre Dottrine; e stimato assai per le sue
Cristiane ed Ecclesiastiche virtù , fu promosso prima
al Fescovado di Nicotera , poi a quello di Tropea . lì
Palmieri fece le Traduzioni di Aristea ^ e di Erodoto ;
scrisse in elegante Latino alcuni Liòri d* Istoria ; e
se non fosse mancato così presto di vita > sarebbe
probabilmente stato promosso a dignità e cariche anche
maggiori nella Corte Romana . Mentre che questi lo fa-
cevano in Roma > incominciava già a sostenere , e a
promuovere il decoro del nome Pisano in Lombar-
dia ni. Buono Accorso, Uomo egli pure perito a^
sai e tìel Greco > e nel Latino > vcrsatissimo nella let-
tura degli antichi Autori, che in qualche Città fu
Professore di Belle Lettere , e che in Milano special-
mente si acquistò grande stima ed insegnando , e il-
lustrando qualche Classico , e di molti altri promo-
vendo migliori e più esatte Edizioni con tutto queir
uso di una giusta Critica , e con tutta qucIF atten-
zione, che poteva desiderarsi- E forse in Lombar-
dia , dove poi occupò le primarie Cattedre , negli
ultimi anni del decimoquinto , e ne* primi del deci-
mosesto secolo si andava formando anche iv. Batto-
lommeo Spina; il quale se nelle molte Opere Teo-
logiche, le quali pubblicò colle stampe, seppe adat-
law
tarsi al gusto de* tempi suoi, seppe anche mostrarsi
dotato di un' abilità e ài un sapere ^periore a quo'
tempi j onde non è poi maraviglia se cfe Paolo IH. ,
gran discernitore degli Uomini di vero merito^ egli
fa in Roma e promosso ad una delle più importan-
ti Cariche, e prescelto con altri pochi per V adem-
pimento di una delle piiì dilli cili e gelose incum*
benze ,
Ma cessa finalmente V ostile oppressione, ed in^*
cominciano i Pisani a sperare una miglior sorte dal
giusto e moderato governo di un comun Padre e
Sovrano , E ben procura egli di porger loro diversi
ajuti, onde sì riabbiano dall' infelice stato, a cui li
vede ridotti . Ma troppo è abbattuto questo Corpo,
tròppo è languido , per poter prontamente riacquista-
re il necessario vigore. Appena basterà qualche se-
colo a togliere le triste conseguenze di tanti mali
soflerti, e a rimetterlo in quel florido stato di sa-
lute, e di felicità, senza di cui troppo è difficile
che possano ì Cittadini rivolgersi agli studj, e tran-*
quillamente consecrarsi ai medesimi . Sono lontane
ancora le circostanze veramente favorevoli ; eppure
stimolati dagli csempj altrui , e avvalorati dal natu-
rai genio e propensione loro, molti de' Pisani si-
danno prontamente agli studj; e^ passata di poco la
metà del secolo decimosesto , già si vede fra i più il-
lustri Professori nella Patria Università l Girolamo
Papponi , il quale v' insegna con sommo credito il
ȴ
Gius Civile fino al principia del seguente secolo >
pubblicando anche alcune Opere s;ue^ che tuttavia so*
no apprezzate dai Legali. Poco dopo con ugual ere*
dito è Professore di Canon t neir Università medesima
IL il celebre Giuliano Vivìani, noto abbastanza per
li classica Opera sua Praxif Jurispatronatus , più vol-
te ristampata: Uomo e pel suo non ordinario sape-
re » e per le sue morali virtù stimato molto e dai
Principi suoi ^ e dai Romani Pontefici j e promosso
perciò prima ad un Vescovado in partibus » quindi al
Vescovado deli* Isola y e dipoi nominato anche- all' Ar-
iivescffvado di Cosenza. Si fa intanto ammirare fra i
più spiritosi ed eleganti Poeti deli*^ età sua tir Bo-
navita Cajìe/zali ; tra le Poesie di cui^ pubblicate già
colle stampe, è notabile quel Ditirambo y da cui par^
che il Redi sceglìesse alcune cose per convertirle con
mano maestra in ornamento maggiore del suo tanto
celebre Bacco in Toscana. E^ passata di poco la metà
del secolo dccimosetrìmo , e già fa concepire di se
grandi speranze per Ja sua erudizione e perizia sin-
golare ncir Antiquaria iv. Giovanni Pagni Pttbblico Pro*
jtssore d i Ale diciua n el 1* Università ^ e A ut o r e di un
esatta e copiosissimo Contento sopra i famosi Cenotafj
Pisani^ che si legge tuttavia manoscritto; e che mol*
ti vorrebbero fosse stato dato alle stampe mentre vi*
ircva ancora F.Autore, e non aveva peranche il gran
Noris prese ad illustrare quelle pregevolissime Iscri^
zieni . Appena sul finir del secolo passato , e sul prin*
cipio del presente, per mezzo AtW Arcadia Romana^ ven-
gono in tanto credito i buoni Poeti Toscani, di due
fra gli altri, può subito gloriarsi anche Pisa; cioè»
dello spiritoso e culto v. Brandaligio Ventxdfèi, e deir
ammirabile vi. Selvaggia Borghini . DelT ottimo gusto
delia Borghini nel poetare e della moka e giustissi-
ma dottrina mostrata da lei nella sua Versione ed il-
lustrazione delle Opere di Tertulliano , hanno tanto
concordemente parlato con somma lode tutte le pivi
intelligenti persone, che nulla può desiderarsi di più
per poter francamente dichiarare la Borghini uno de'
più grandi ornamenti, che abbia avuti Pisa in que-
sti ultimi tempi -
Che agli Amatori dell* Istoria , specialmente Let-
teraria , negli Elogj degl* illustri Pisani più antichi
sia piaciuto, e debba piacere ancora il vedervi con
maggior chiarezza dimostrato in qual parte veramen-
te del bel Paese Toscano fosse prima strappato il
denso velo della barbarie, e d'onde perciò nascesse
quel sole, che ne illuminò^ e ne riscaldò poi le al-
tre parti, non possiamo più dubitarne. E che i Pi-
sani nel vedersi ricordato ed esposto quel molto, che
gì* illustri loro Maggiori seppero fare in circostanze
ancora .le più contrarie, persuasi con tutta ragione
di non aver degenerato dai medesimi, abbiano con-
cepita una giustissima confidenza di . potersi eglino
pure distinguere al pari di quelli , specialmente in
questi tempi e circostanze tanto più favorevoli , ci
Éfa
«v^
par gìl^ di flono^Io chiyiment^ . SU sforzeranno
questi adunque di ricuperare la preminenza goduta
4tti Jfr. ;M#^^0ri) ^gU ta^KÌ d» mante^erd quella,, aht
dopo jsi acquisiiarQOO ;^ s «di 9)iestà lod^volissioia gara»
come desidera e -spera il saggio Filopatrida, t* utili»*
Simo frutto sai^à, che gli uni e gli^tri contribuii
ranno ugualmente a qtièll* àccrescimeiitò di cognizio-
ni e di sapere > che è per tutti ugualmente di. co-
jnun YAof^r^ ^ decoro.
«k.
spnn
lÈ MEMORIE hf qVÈSTO T^Zt) TOMO,
♦
Daiberto Arcivescovo di Pisa, P PaWivttè
di Gerusalemme. pag. i«
VìHano Gaetani Cardinale Arciv. di Pisa. 53.
Bandi no Familiati. 73.
B. Giordano da Rivalto Domenicano. 89.
Bartolommeo da S. Concordia Domenicane. 109.
Pietro del tante. 147.
Pietro Balbi Vescovo di Tropea. 205.
Mattia Palmieri. 225.
Buona Accorso. zsì.
•
Bartolommeo della Spina Domenicano. 2^9.
Girolamo Papponi, 289.
Bonavita Capezzali. 309.
'Giuliano Fiviani Arcivescovo. 33 1-
Giovanni Pagnì . 347.
Brandaliffo Venerosi. 16 1.
Maria Selvaggia Borgbini. 373.
X.
DAIBERTO ARCIVESCOVO DI PISA
PATRIARCA DI GERUSALEMME
^a
ù*^
EDaiberto ha nobil dritto alle Iodi della tarda po-
sterità , e deve a ragione il suo annoverarsi fra
i chiari nomi, cui Pisa rintracciar tenta fra i laceri avan-
zi delle sue rovine e degli anni . Chi non apprezza una
virtù I considerata da lungi fra i soli rapporti suoi , ne-
ghi a queste carte un guardo ancor passeggiero, e quei
suffragi, che pure sono il sincero voto della sensibilità e
della ragione . Austera Filosofia meditatrice formi a suo ta-
lento 1' eroe di tutti i tempi, luminoso fantasma, che si
celebra, e non si trova; raa 1* Uomo, che lotta e vince
fra le vicende infelici dei giorni suoi per cercare la vir-
tù e la gloria , paragonato a se stesso , ed osservato al
confronto dei suoi simili, che lo circondano, sarà sempre
un genio del secolo suo, T Uom religioso, il benemerito
Cittadino , Tale Sulla sera caliginosa delF undecimo secolo
Daiberto a noi %ì presenta ( i ) •
Io non mi arresto su Io splendore della sua cuna (2):
questa gloria quasi non sua servir potrebbe a nobilitare
un' anima debole; paiberto basta a se stesso. Su quella
Cattedra luminosa , che aveva occupata gloriosamente il ce-
lebrato Gerardo (3) , condurre non poterono Daiberto se
non se magnanima indole generosa e consumata virtù, di
Tom. ni. A
D A I B E RTO
c;ui k voce utiammc della sua Patria , che i* Invitava a
quella Sede onorata (4)* era 1' interprete più fedele, ed
a cui 1' invidia istessa , uscita dallo squallare dei Chiostri
per esserne la persecutrice * dovè suo malgrado umiliarsi
e divenirne amica ossequiosa, e testimone (5). SI; Daiber*
to era degno di quella Tiara famosa , dacché egli solo
potè cingerla di nuovo onore, oh quanto maggior di quel-
lo , che ottenne in prima da lei !
Più non era la Corsica in preda del feroce AiTrica-
no, e gli arbitri del Tirreno ne avean pocanzi valorosa-
mente spezzato il barbaro giogo, Daiberto ne diviene il
Principe ed il Pastore, e il doppio onore è dono del
Vaiicano ; ove forse più , che il sagace pensiero di assi-
curare un antico dritto geloso in mano ossequiosa e po-
tente, e più che i voti della magnanima e pia Matilde,
prevalse la nobil cura di premiare nel virtuoso Daiberto
la di lui fedele e benemerita Patria . Ma se egli potè
così splendidamente rappresentarla, era dunque fornito d*
alto valore per corrispondere al sublime grado , cui si
volle innalzarlo (6). Non fia perciò maraviglia, se ali*
esperto zelo di lui quasi nel tempo istesso affidasi un
novello incarico, ugualmente luminoso e difìicile . La Sar-
degna , ove Pisa
. • . , jeo del tiranni acerbo scempio ,
E distruno il profano
RitOj gli Altari al vero Nume eresse (7),
gemeva a fronte dell* Eresìa, protetta ed armata dal pre-
potente Giudice di Gallura, ed implorava soccorso ai ma-
li, ond' era minacciata. Il vigile Successor di Pietro non
D A 1 a E RTO ^
esfta néììa sceìta , ed a validamente ripararli destini
il prode Daiberto , Ed egli a stabilir la, speranza p che
s' era di lui formata > mostra > che meritevole dei nuovi
fregj sa gloriosamente adempirne i doveri* Corre » quell*
Isola* ne raccoglie i Pastori, rassicura il vacillante * sostie-
ne il debole, avvalora il fedele; ed invano richiamato io
seti del vero quel traviato Principe sventurato > intrepida-
mente il rigetta, lo separa, V abbandona a se stesso, e
rende a quei Popoli smarriti 1' antica pace (8).
Ricco di tanta gloria non potea Daiberto non desta*
re di se nobile desiderio fra ì sette Colli. Urbano, quel
sapiente e religioso Pastore , che fra le gare fatali delle
due Potestà unir seppe con rar#* esemplo intrepidezza e
moderazione , vuol Daiberto dappresso , e vuol seco divì-
dere le gravi cure dell* augusto suo Ministero (9)- Ma
Daiberto fra i nuovi onori non oblia la diletta sua Sede.
Sorgeva allora quel Tempio sontuoso, che dall' antica not-
te in più vaga e nobile aspettcv riconduceva le Arti - Ei
le invita , le avvalora , facendo lor parte dei celesti do-
ni ; e contribuisce anch* esso così ad ornare compitamente
quella sua celebre sposa (10).
Ma egli dee dividersi novellamente da essar e la diu-
turna sua lontananza è il preludio di dovere un giorno
abbandonarla per sempre* Già l'Augusto Enrico avea la-
sciata r Italia: ed essa respirar sembrava diill' odio e dal
timore, ond* era stata per lunga stagione agitata a vi-
cenda fra i dissldj implacabili della Reggia e del Tem-
pio . Ed Urbano , impaziente d^ ispirare colla sua presen-
za anche nel cuore dei suoi stessi nemici 1* amor della
pace, erasi tolto all' istabil Roma. La fida e valorosa Ma-
A 2
D A J B E R Tu
tilde ne precede ed assicura il tragitto; Pisa lietamente
r accoglie; e Daiberto, intento ad onorare il Principe dei
Pastori > destinasi generoso compagno dell' Apostolico pel-
legrinaggio (il)- Quindi fra i Padri illustri della -Sacra
Adunanza di Piacenza il veggio al fianco d' Urbano ge-
mere sulle sventure dell* infelice Adelaide, fulminar gli
errori di Berengario, detestar le violenze dell* usurpatore
Guiberto (12)* Il veggio oltre 1' Alpi nel solitario Clu^
gnì (13), e nel celebre Consesso di Chiaramonte e di Nimes
V odo risvegliare, il valor Francese, ed accenderlo di sa-
cro entusiasmo „i7 gran Sepolcro a. liberar di Cristo^, (h)»
Freme ancora 1* Europa sul pensiero d' una passeggìc-
iia e sanguinosa conquista > di cui non resta che il no-
me : e ricorda con orrore le belle sue contrade desolate,
i cui abitatori caddero in Asia vittime sventurate del fa-
uatismo, della cupidigia, dell' ambizione J Ma per mirare
quelle celebri spedizioni in aspetto sì svantaggioso, abbi-
sognò uno spirito, formato pel corso di sei interi secoli
dai lumi delia più severa Filosofia; spirito, troppo diver-
so da quello d'una ferrea età tumultuosa e feroce, i cui
disegni negli avidi e impetuosi seguaci suoi troppo di-
venner degeneri da quei, che animarono il pietoso . Urba-
no • Gemeva l'Asia fra i duri ceppi del crudo Trace •
Invasore dell' Affrica e dell* Isole Tirrene, terrore del Con-
finente vicino, minacciava novelli okraggj, ed cran misu-
ja di sue conquiste 1' insolenza e T audacia. Ben ne avea
la guerriera Pisa vendicati i barbari insulti e sulle Cor-
dicane , e sulle Sarde , e sulle Sicule spiagge , ed offerte
aveva h ricche spoglie in tributo al Donatore delle vit-
torie; ma psr dipuggere queir infesto nemico, o ridurlo
h A [BERTO
al gelato Suo Caucaso , armar conveniva 1* Europa intera •
Essa non poteva unirsi in amica alleanza ^ se non se da
una cagione interessante ed universale; e questa non pò-
tea nascere che da un intimo impulso di Kelìgìone ; né
più opportuno in quel secolo intraprendente esser poteva
ì9 vasto campo , cui facean lusinghiero invito la gloria e
V interesse; né meno richiedevasi in quei dì funesti per
richiamare in rimota parte, e sopir così gli acerbi inter-
minabili sdegni , che macchiavano di sangue cittadino la
Germania tumultuante , e la misera Italia.
Tali esser dovettero i grandi rapporti , cui mirarono
le paterne cure del sollecito Urbano • Né dissimiH esser
potevano quelle del saggio Daiberto> per invitare i suoi
Concittadini alla fervida impresa. Egli ritorna a loro (15).
Pieno di quell'ardore, che in Chiaramome apparve cosa
più che mortale, n'accende i suoi. Già sfavilla nei loro
petti r ispirato coraggio- Si apprestano centoventi Navi-
gli: e Daiberto istesso n* è il solo Duce e Signore (16) •
Cosi egli serve alla Religione, alla Patria, Se per esse
incanutir vide il suo crine sotto la Tiara, vuole ad es-
se sacrificare ancor sotto V elmo 1* avanzo illustre dei ge-
nerosi suoi giorni. Tenero e caro oggetto il richiama, e
quasi indebolisce e sospende la sua magnanima risoluziorie.
Questi e il suo Gregge . L' incertezza e la diuturnità de-
gli eventi, cui egli si espone, dipingono all' agitata di
lui mente forse V ultimo addio , eh* ei proferisce . Ma
che mai può sgomentare un' anima forte, mossa dalla vir-
tù ? Oh mie dolci cure! io vi lascio per ritornare di voi
più degno, per ridurre una smarrita porzione illustre all'
Ovil di Cristo , per coprire la Patria di nuova gloria :
D A [ B E RTO
geme in cosi dire dal seii profondo > alza la tremante
destra benefica sul Popol suo, .e s' invola da Jui (17).
Spieganst ai venti i purpurei vessilli , ed il mar cur-
vasi sotto r incarco di quella Squadra guerriera. Desio dì
gloria, che l'anima e la conduce, voti ed augurj> che
r accompagnano, e l'ardir del noccKiero nel corso ua^
affrettar sembrano il gran tragitto . Ma vi si oppone un
nemico destina. Sedeva Alessio sul Trono di Costantino*
Valoroso, attivo, simulatore, e geloso delibarmi dell'Oc-
cidente, come tentato aveva trattenerne le forze terrestri,
dividerle, insultarle, osò non meno di contrastare il passag-
gio a quelle del mare , ed inutile render cosi un pode-
roso e necessario soccorso, il cui grido non poteva non
destare nel^ sospettoso di lui cuore nuovi tintori . Già i
legni tutti della Greca marina cuopron V acque di Samo,
Ma il Pisano stuolo è trascorso oltre Coo , ed oltre Gni*
do, lasciando ovunque i segni trionfali dell' invitto suo
corso • Corfù, Ccfalonla , S, Maura, Zante sono già presi-
diate dair armi del vincitore; così egli ne vendica l'ol-
traggio e declina insieme le Greche frodi con uri guer-
resco imponente disprezzo, che atterrisce e non cura, sen-
za ricusare, se fia d' uopo trarsi d' impaccio, ed aprir
col ferro il varco contrastato, e delude così qucH' insi-
dioso Monarca, Ma il cìtnento è già inevitabile: Patara
n' è da lungi la spettatrice . Schlcransi in ordine di bar-
taglia i Pisani Navigli , e coir usata intrepidezza feroce
attendono gli aggressori, che ìnordinati rapidamente s'avan-
zano . Torrenti d* insolita fiamma distruggitrice scagliansi
dalle prore ostili per le infocate gole d'orridi mostri....
non temasi per la gloria di Daiberto e dei suoi. Improv-
Ù A I B E R TO
[viso tttrbine procellosa sconvolge io un momefttd ed inor*
gogUa i sonori flutti, apre spaventevoli abissi» mugghia,
minaccia , e sottrae così la nemica Flotta ad una memo-
rabil vendetta, per serbarla ad un destino ancor più mi-
iSerabile • Già superarono i nostri le alture di Creta , e
corsero a spargere il terrore su i lidi di Cipro (18)* Te*
[masi piuttosto d* un ardire intempestivo e soverchio, in-
[tollerante , eh* altri il preceda , e seco divida la palma •
La Veneta formidabil Flotta è sul mare: Rodi 1* ac-
[coglie i ne giunge al Pisano stuolo la fama. Emula gara
[antica , onde aspirano al dominio dei mari , repente in-
(fiamma queir anime impetuose, e 1* istiga a dar prova ai
rivali di magnanimo ardimento. Rivolgonsl all' Occaso V
agili prore, cui muove in un solo istante universal grido
|Concorde; s* apprestan macchine ed armi; dai lampeggian-
ti acciari il mar percosso risplende, ed al clangor delle
trombe eccitatrici risponde il rimoto lido. Ma nelP im-
provviso tumulto veglia il provido e generoso Daiberto ,
e, dove, grida, dove, o sconsigliati? Voi correte a cuck
prirvi d' un* onta eterna. Quei valprosi, che destano il vo-
stro sdegno, non sono forse i compagni amici della co-
mune vittoria ? Ed osereste macchiar di sangue fedele quel-
le spade , che , sacre a Cristo , solo impugnaronsi a versar
torrenti di sangue barbaro , e che dcggionsi in voto ap-
pendere alla gran Tomba? E mentre Urbano veglia a pie
dcir Altare per implorare dal Dio degli Eserciti invincibil
valore al nostro braccio; e mentre i magnanimi Franchi
forse in questo istante medesimo grondanti di sudore apro-
no fra le stragi il sentiero al trionfo, voi .... ah ! pe-
ra V ingiusto disegno e reo, depongansi V anni e V ire:
D A I B E RTO
e ttoa sia vero, che, tradite per voi le speraMe della
Fé, della Patria, si ricuopra d* ignomima il nostro Bome.
AH' autorevol voce, al temuto cenno del gran Pastore,
torna V osata calma nei cuori, ed anche il men saggio
arrossisce d* un' insano trasporto.
Ma Daiberto non ottiene interamente il frutto dell' eroica
suo zelo. Una divisione, forse perchè troppo lungi tra-
scorsa , o non ode , o non cura i rimproveri del magna-
nimo Condottiero* Cinquanta Vascelli sul rapido aleggiar
dei remi volano a Rodi, ed invano trattengonsi dai paci-
fici messi , che loro muovono incontro gli Adriaci guer-
rieri (ip)* Giungere, precipitar sul nemico, investirlo fie-
nosa mente con orrida tempesta di pietre e dardi è V opra
audace d* uno stesso momento, I forti Veneti^ prima as-
saliti che minacciati , si accingono inordinati a mal sicu-
ra difesa; e se non piegano all' urto ostile, è un dispe-
rato coraggio, che gli sostiene; ultima risorsa deli' anime
valorose . Bcral clamore d' intorno orribilmente risuona •
Cresce il tumulto; combattesi da ogni lato- Alle scarchc
faretre succede l* avido ferro* Berve la mischia: s' urtano
le prore, e si premono insieme, e come nel campo di
battaglia, si combatte sull' onde, ed intanto regna la stra-
ge , e il mar rosseggia di sangue .
Se qui rammento una giornata infelice , che ti fune-
sta e ti oltraggia, perdona, o mia Patria, all' amor del
vero - Forse emendo così una culpa non tua , e nel più
sincero aspetto dipingo un tuo pregio illustre , di cui vol-
lero altri soverchio ornarti, ed altri adombrar tentarono
interamente (20)* Cedono gli assalitori, e T orror nottur-
no assicura ad essi Io scampo presso i compagni . Intanto
D A I B E RTO
^' error di pochi diviene universale, e tutti loro malgra-
do dcggiono asserirlo e difenderlo* Freme il Veneto irato i
ed anela vendetta • Daiberto senza viltà , e senz* audacia ,
ne declina gli attacchi, ed osa di stargli a fronte; ed a
gran pena trattiene temporeggiando , e serba a miglior
uopo I ' irritato valor dei suoi .
Deh! quai giorni preziosi sacrificate ad un folle tra-
sporto , o valorosi ! Voi contrastate una vittoria luttuosa
e meschina : e mentre , immemori dei vostri generosi im-
pegni ignobir ira v' occupa e vi trattiene, ecco suU' espu-
gnate mura di Solima fortunata già trionfa la Croce (21);
ed il pio Vincitore
// gran Sepolcro adora, e scioglie il voto*
Se ne divolga la fama e giunge alla Flotta . AI
chiaro grido improvviso scuotesi ogni core: e, come ad
urto lieve divampar veggonsi di repente I* elettriche fa-
ville, rimorso, emulazione, pia tenerezza, desio d'onore
punge ed infiamma ad un tempo * iscesso queir anime
sensibili e feroci. Chiedesi ad alta voce, che là si corra
a cercar nemici, a combatterli: perdita stimasi un pili
tardo trionfo, e si vuole, a costo ancor della vita, espiar
r oltraggio recato alla propria gloria. Gode a queir intol-
lerante novello ardore Daiberto, e ne profitta. Lasciansi
alfine le odiose acque Anatoliche , e già dai veloci legni è
coperto il mar Palcstino. All' apparir di quei venerati Li-
di s' alza un grido misto di tenero pianto; ciascuno pro-
strasi umilmente e V adora, ed a vicenda confortasi di
porvi tra poco il divota pie vittorioso. Ma qual prin^jr
ro s' apre campo di gloria al feroce desio 1 che accende
quei forti petci? Essa è Laodicea.
Titm, ni. B
9a
A I B E R T O
Boe mondo ^ quel Principe audace ed intollerante, che
al valore^i ereditato dal prode Roberto, aggiunse insazìabil
sete di farsi ognor più grande, non pago di signoreggia-
re suir espugnata Antiochia , premeva di stretto assedio
Laodicea, i cui fedeli abitatori volea colpevoli dei disa-
stri sofferti dalle armi alleate. Giungere non potevano ai
di lui disegni più opportune le navali forze Toscane (22).
Ei le previene, le istiga* L'odioso Greco nome, desio
di vendetta, ardore impaziente di segnalarsi sprone aggiun-
gono air irritato valore di quei forti Guerrieri . Né si
frappone dimora, né si dubita sulla scelta dell' off*esa ;
1* urto primiero colà dee dirigersi ov* è 1* assalta più dif-
ficile e periglioso. Due munitìssime torri difendono V in^
gresso del Porto , e presentano una formidabil barriera ,
I più vicini Vascelli le circondano in un momento . On-
deggiano l'eccelse gabbie, gravi dei più validi arcieri;
grandine orribile di giavellotti e di pietre enormi sgomen-
ta ed opprime i difensori sbigottiti ; e già dai vibrati
ponti piombano loro sopra i rapidi assalitori , Grondano
r oppugnate mura di sangue; inesorabile spada quasi in-
crudelisce su i vinti: ne ingoja Tonda i miserabili avan-
•ri^'e la candida Croce dalle inalberate bandiere segna
r improvviso trionfo (23).
Ma nuovi oggetti richiamano lo sguardo del vincitori.
Folte schiere d* armati occupano le campagne di Gabu-
lon. E' questa una gran parte del Cristiano esercito vit-
torioso, che adempito il fortunato pellegrinaggio fa ritor-
Italia Patria (24). Daiberto n'ode appena T arrivo,
che, unito ai suoi più illustri compagni, corre a quelle
tende trionfali , ed alla vista di tanti invitti campioni
D A I B E RT
il
[trattiene invano un dolce fremito , che tutto agita e com-
muove il suo gran cuore- Tenerissimo pianto gli cuopre
il volto . Il Principe , il Soldato non sfugge ai di lui af-
fettuosi abbracciamenti, agli ardenti suoi baci (25)*. Oh
magnanimi, esclama, oh valorosi! Ed è pur vero, che
ritolta ai barbari tiranni respira la Città Santa , e libero
è il varco al Sepolcro adorato del Redentore ! Oh mani
invitte, che ne apriste gloriosamente il sentiero! Oh ci-
catrici onorate , testimoni benemerite del grande acquisto !
Voi vivrete nella benedizione dei secoli, né potrà ram-
mentarvi la più tarda posterità senza lacrime di gratitu-
dine . Deh perchè non fu dato ai miei sotto le sacrate
mura essere a parte di quell'agone di gloria! Ma indar-
no e r invidia , ed una folle emulazione trattennero il
nostro zelo . Ciò , che conquistarono le vostre armi , fia.
dalle nostre assicurato e difeso : voi incominciaste , noi
compiremo la gran vittoria (26). Furono già per noi ven-
dicati i vostri oltraggi , e ad un mio cenno V infedel
Laodicea . . • . Confuso uni versai mormorio insorse a lai pa-
role, ed apparvcr sulla fronte di quei guerrieri il disde-
gno e r orrore • Ma istrutto appena del vero, Daiberto
ritorna ai suoi, e, svelato T inganno, dolenti del sorpre-
so loro valore, gli ritrae dalF offesa di queir oppressa Cit-
tà. Quindi ai rimproveri ed ai consigli del provido Pasto*
re , abbandona Boemondo istesso V ingiusta impresa , e
Laodicea fra lieti applausi apre le porte all' esercito vin-
citore (27).
Il saggio Ademaro più non viveva; ed Urbano solle-
citato dai conquistatori d* Antiochia ad animare colla sua
presenza quella spedizione benaugurata, affidate aveva al be-
B a
D A J B E R T
nemerito e fedel Daibcrto le cure dell' Apostolico Mini-
stero (28). Già le desolate Chiese d' Oriente ne richie-
devano il più sollecito esercizio, ed egli medesimo il vi-
gilante Legato desiderava adempirlo, Aggiangevasi l'arden-
te brama dei suoi di segnalare il loro coraggio su quella
Terra beata, ed un impaziente divoto affetto di onorare V
augusta meta del guerriero pellegrinaggio • L* Istesso reli-
gioso pensiero aveva già mossi il Principe Antiocheno/ ed
il Conte di Edessa • Daiberto si congiunge ad essi presso
Valania, ed un pio esercito poderoso s' incammina a Ge-
rusalemme (29),
Essa onorava Goffredo il suo novello Signore - Pietà
insigne , valor senza pari , alco senno , prudenza moderatri-
ce , magnanimo e docil cuore, onde immortai vive il di
lui nome, meritarono a ragione, eh' ei fosse prescelto a
salir su quel Trono, che era V opera avventurosa del sud
candido zelo, e dell* invitta sua mano. Al grato annun*
zio, che si appressa alle sacre mura quella turba fedele,
fra i ministri del Santuario e V affollato Popolo, muovcsi
il pio Monarca a felicitarne V ingresso . Qual tenero spct-
tacolo si presenta ! Tenaci amplessi scambievoli , voci af*
fcttuose e tremanti interrotte da folce lacrime , gridi lieti
di gioja , caldi voti ed augurj , onde a vicenda commo-
vuonsi queir anime generose, sono i pegni sinceri dell*
amistà, che le unisce, e i preludj di quell' intima effusio-
ne , che alla Cuna , alla Tomba di Cristo , ed al Monte
dei suoi dolori tutto occupa il cuor pietoso di quei fer-
vidi Pellegrini (30).
Ma già s' apre a Daiberto carriera luminosa di nuovi
onori , ed insieme ardua palestra alla combattuta di lui
'D'A^I "B "E R T
n
vìrtiV . A ravvivar le speranze dell' Occidente, ed a con-
fortarne la pieià, esposti avea, giunto appena, i vani ca-
si e le portentose vittorie dell* armi Cristiane al Succes-
sore d' Urbano, cui non fu dato mirare i frutti dell'
operoso suo zelo (31). Le cure del Tempio indi occu-
parono i suoi pensieri . Piangeva ancora la Città santa il
suo virtuoso Simone , e su quella Cattedra venerata sde-
gnava mirare Arnolfo, cui favoriva un artifizio fallace, e
cui rigettava il voto universale (32). Raccoglie Daibcrto
i Pastori ed il Gregge: ricompone quella fedele Adunanza,
ed a lei rende e calma, e libertà a provvedersi d* un
Padre . Ma già ti è stabilita la scelta . Egli è Daiberto
istesso» Il di lui nome suona in un momento su cento
lingue d' una sola voce concorde. Invano ei ricusa e si
oppone, e quasi sdegnasi d' esser sorpreso da meditato di-
segno . Alti applausi ne confondono le scuse , e ne vin-
cono alfine le modeste repulse; ed i Principi istessi il
traggono quasi in trionfo alla Sede augusta (33): ove e
Goffredo e Boemondo veggio umili prostrarsi, e riconoscere
i sacri dritti del Regno dalla mano paterna del novello
Pastore (34).
Non mai più concordi si videro 'ed il Tempio, ed il
Trono • Una è Ja voce , che ne detta le Leggi , una è
la mente , onde e Goffredo regna , e veglia Daiberto alla
pubblica felicità. La mano istessa piomba suU' Usurpatore
Saraceno , i confini estende del nuovo Impero , ed erge
Chiostri ed Altari, e chiama nuovi cultori a lodare il Dio
della pace (35). S'armano invano livor maligno ed invi*
dia nemica a disciogliere si bei nodi- Se Daiberto, rigo*
roso custode dei doni del Santuario, ne asserisce V antico
14
D A I B E R TO
dritto t e pensa, che quelle venerabili mura, un tempo
albergo della Divinità , deggiano tributarsi in oniaggio alla
Religione ed al Tempio; non ode il pio Goffredo il su-
surrar velenoso di turba aduiatrice, e al Datore della vit-
toria zC offre generoso una cara parte preziosa, contento
della speranza di ricovrarne la perdita nei trionfi , che
medita il suo valore (36). Ma a lui se ne destina il
maggiore sulU celeste Gerusalemme, e la terrena piange
anzi tempo rapito il' suo magnammo liberatore .
Implacabile invidia, terribil mostro! Ecco 1* istesso gior*
no funesto, in cui osasti senza ritegno insultare al. virtuO'
so Daiberto* Per te scosse alfine J' orrenda face discordia
rea , e chiamare ar^i la • fortuna a lottare colla costanza .
Mira Daiberto involate da mano armata la dote illustre,
onde ornar si volle la di lui sposa dal gran Goffredo: e
invano egli ne reclama i sacri dritti (37); e invano a so-
stenerli frappor tenta la mano amica del fido Boemondo ,
che troppo lungi s* adira e geme fra le catene d* un Bar-
baro (3H) * Già Garnicro corre ad occupare la rocca di
Pavid: s* arma, minaccia, e Balduino, il Successor di Gof-
/redo , s' affretta a Gerusalemme (39). Ma più non è Dai*
berto fra quelle mura. Io lo veggio sul Monte di Sion,
esule volontario sacrificare ali* amor della pace la sua gran*
dezza ; e lungi dal fasto e dal tumulca, in quello stato
di tranquilla semplicità, che forma nelle sventure il carat-
tere dell' anime grandi , cercare la verità nella solitudine e
nel silenzio, ed umiliare ali* Arbitro eterno le sue speran-
2e (40). Venite, già si adempirono, venite, generoso Pa-
store : voi attende 1' amoroso vostro Popolo impaziente;
Balduino vi appella ed onora : e la fortunata Betlemme il
i) A l'È E R Tìf
vedrà fra poca einto per voi di novella regal corona (41 )*^
Rcnctesi Daiberco al desiderio universale; e fra le ac*
ckmazioni , onde onorasi il suo ritorno, impallidisce la
bieca invidia, e si nasconde. Sfavilla intanto V operosa di
lui pietà : sapienza direttrice , zelo animatore veglia n per
esso a render degna della sua dolce sorte quella parte il-
lustre dell' Ovile Cristiano (42). Ne sfuggono fra tante
cure al di lui sagace pensiero i suoi valorosi Concittadi*
ni. Dal vicino lido di Joppe ei gì* invita ad onorare il
gran Sepolcro nel più lieto e solenne dei sacri giorni (43)1
ed il solo aspetto del magnanimo loro Duce basta a ri-
svegliare in quei forti nuovo coraggio . Chieggono impa-
zienti un cimento; ed Assur è loro destinata da Balduino.
Vi atxorrono rapidamente: appressano a quelle Spiagge in*
fedeli i rostrati Vascelli assalitori. Le nemiche mura, stret-
te già da ogni parte, vacillano all'urto delle Toschc mac-
chine cspugnatrici : e quella Città feroce , che ben tre fia-
te potè resistere all' imitto Goffredo , cede in brev' ora
agi' Itali vincitori (44) ,
Al primo trionfo succede senza dimora il secondo. La
forte e popolosa Cesarea è V oggetto importante e diffici-
le, a cui gli chiama la gloria. Ma: quale nell'ardua im-
presa novello campione s* aggiunge a Balduino? Ai maesto-
so portamento, al crin bianco, al nobile ardire, che a
lui balena sul volto, ben ciascuno il ravvisa: egli è Dai-
berto. Dolce entusiasmo di Religione e di Patria ansiosa-
mente il conduce ; e se alle tarde annose membra essere
ormai non possono elmo, e lorica lieve peso onorato, a
lui servono le candide vesti Sacerdotali d* impenetrabile
;cudo * S' avanza , precede i suoi : ed affrettando improvvì-
i6
D A I B E RTO
so il passo alle mura nemiche, alza alla vista delP atto*
nito esercito V ztugusta Croce, e, seguiterai, grida, com-
pagni invitti; ecco il segno, ch€ vi guida alla vittoria (45)*
Al grand' esempio , al misterioso atto inaspettato, a quel-
la voce , che sembra più che terrena , vivo insolito ardore
agita e trasporta le prqpte e fervide schiere . Cesarea è
circondata, è assalita, è in preda, ed i! crede appena,
del rapido conquistatore (46) •
Ma che ? Coperto di tanta gloria e nel Tempio, e fra
r armi , dovrà forse Daiberco attendere acclamazioni ed
omaggi ? Persecuzioni , calamità : ecco la mercede dell' Uo-
mo , che s' innalza sopra i suoi simili- Una raffinata virtù
non e sovente se non se V arte infelice di fabbricarsi
delle sventure, di spiacere agli Uomini, d'averli nemici*
Io veggio, oh Dio! dal sacro asilo istesso la sediziosa ca-
lunnia levarsi ferocemente , seminar sospetti , fingere accu*
se, e il medesimo Balduino, avvolto nella seduzion men-
zognera» armarsi ai danni del Pastor benemerito (47). Il
nuovo Signor d'Edessa, i due Guglielmi, e il formidabil
Tancredi accorrono a salvare 1' innocenza oltraggiata ; ed
al nero turbine minaccioso succede un tranquillo sereno (48).
Ma esso è volubile e passeggiero- L' inesorabile odio perse-
cutore, invocando a clamor fanatico la Religione, che of-
fende , giunge ad irritare i furori del Sacerdozio ; e Dai-
Berto , oh destini nascosi della virtù ! Daiberto è perduto
senzE riparo (49) Illustre sventurato, partite. Che dico?
no : voi non siete infelice . L' augusta verità , che parla
sul vostro cuore , vi rassicura , , e compensa abbastanza i
vostri lunghi travagli. L'onta ignominiosa, onde si vuole
oscurare il vostro nome, piomba su i vostri persecutori, e
solo essi ricuopre d' infamia eterna (50).
D jì t B B RTO
it
Giangc Daibereo in Antiochia col generoso Tancredi :
e Boemondo, sciolto dalle catene, pietosamente raccoglie^
ed e seco fedel compagno fino alle spiagge Italiane (51)*
Venite, esule virtuoso; Roma vi conosce, e vi onora; fre-
ine ai vostri funesti casi , ed è prodiga con voi di quella
dolce e rispettosa accoglienza, che esigono V anime grandi
nelle sventure* Già in mezzo alla luce del Vaticano pura
ed intatta appare la vostra fé benemerita, la vostra virtù
costante, ne resta che vendicarne la sacrilega offesa (52)*
Ma Daibcrto non dee sopravvivere al suo trionfo (53)-
I giorni suoi giunsero alla meta più luminosa. Eroe benefi-
co della Religione e della Patria, e sul non trito sentiero
delle avversità, fra i tormenti dell* invidia e i furori della
calunnia, libero e vincitore, cede al comun destino j e la-
scia sopra la terra un nome invitto , che trascorso tra i
sufFragj della fama e dei secoli , vola immortale al più
[tardi nipoti, e gode dell' ammirazione e della tenera rico-
tioscenza dei suoi Concictadini .
D^ R. T.
ANNOTAZIONI.
{ 1 ) Fra le varie denominazioni di Dagoberto , Daimberta ,
DaiabertOr ElaibertOy Vamberto ^ e Lamberto ^ con le quali V Ar-
civescovo I di cui parliamo , diversamente appellasi dagli Scrit-
tori, si presceglie quella di Daiberto^ usata da tutti i nostri
antichi Cronisti y nei patrii Monumenti pubblicati dal Muratori
y. R. L Tom. UL e FL, e nelle Balte d' Urbino IL, edite
dal Tronci, dal Cav. dal Borgo, e dal eli, P. Mattei EccL Pi^an,
Hìsi, Tom. L in Append.
Tom, ni C
fB
D A J B E R T O
^
{*!) X\ Caii. Ottavio d' Abramo nota, che Daiberto ab it^
lustri Lanfrancùrum prosapia ie Rubeis nuncupata ortum hahuit , ^^
Pis. Primat. Dignis, ac Pra^b, Descript, pag. iod. , MS. n^W ArcK
Ca^t. Pis.
., (3) Il prelodato P, M. Mattei , tanto benemerito dell' Istoria
Pisana^ ha, dimostrato evidentemente, che fra. Gerardo e Dai-
berto non può collocarsi un altro Vescovo anonimo , come
parve sti dotti Compi tal ori degli Annali Camaldolesi . Daiberto
successe -à Gerardo nell'anno 1088;, /or* r;V, pag, 1*4. e segg.
(4) Il voto concorde del Clero e Popolo Pisano nella ca-
nonica, elezione di Daiberto, resulta dalla Bolla d* Urbano li,
Cum cmnesy pubblicata da molti: loc. ih. Appena. Monum. num, 6*
^ (5) Poco dopo 1' elezione di Daiberto 1 Monaci Valtombro^
sani e Camaldolesi si separarono dalla di lui comunione, ac-
cusandolo come Simoniaco ed Eretico, e reclamarono ad Ur-
bano IL Ma il Papa con una Balla del dì 12. Luglio io8p, ,
diretta a Rustico e Martino , Priori dei medesimi , comandò
loro di comunicare senza esitazione col nuovo Vescovo, e di
prestargli, la dovuta obbedienza » aggiungendo , che" perdonava
quel trascorso alla loro semplicità , tanto più , che essi ne
rifondevano in altri 1* accusa . Die motivo alle loro querele il
«apersi, che Gueaclone, Vescovo di Magonza^ Eretico e Simo-
niaco , aveva ordinato Diacono Daiberto , sema che fosse a
notizia dei Monaci^ che dipoi egli era stato reintegrato nell'
Ordine dair istesso Urbano: los. $i$^ p»g, 175. % jegg. Appenda
fng, li- e segg,
(6) La Donazione dell' Isola di Corsica, fatt» a Daiberto
ed alla Chiesa Pisana da Urbano IL, è contenuta nella citata
fiolla ^ Cum omnes ^ ^^^ dì S3. Maggio icpi.: e 1* erezione di
lessa Chiesa in Arcivesfovado e Metropoli dell' Isola predetta si
ha dall' altra Bo///?^Crw irfx/r^/j/V ,5 del medeiimo Urbano, data nel
di 31* Aptile 10^2.^ pubblicara 4ài Lujiiij, Uglieiii, Tronci, ev
B A I B È ÈTO
E' not9.biIe ciò, che vi si legge in elogio di Daiberto. Ivi: Tum
quoque Fraternitiis divinae charitatis ardore succensa^ ùb ejusdem
San&ae Romanaf Ecclesine lihertatemy non solum impendit ^ sed &
snperimpendi parata est , & nostris laborthus cooperata , muUìsque
modis trìbuUtionum partì ceps effe&a ec. Crede il eh. P. Mattei»
che Daiberto andasse in Spagna begato Apostolico al Re Alfon-
so precedentemente all' epoche mentovate, e forse nell* anno
primo del suo Vescovado, « non prima, come vorrebbe il
Derapstero; e il deduce dalle parole istesse d* Urbano, riferi-
te nel Decreto di Graziano Part. IL Causa I. Qmaest. 2- ^^P^ ^4»
{ w ) Venerosi , Imprese Militari pag. 48.
( 8 ) L' epoca della Legazione perpetua nell* Isola di Sarde-
gna, concessa a Daiberto dal predetto Urbano IL» appartiene^
secondo il P. Mattei, al detto anno 1092., ovvero al seguen*»
•te. Non può determinarsi precisamente, perchè manca la Boh
la d* Urbano • Che peraltro una tale onorificenza fosse da lui
concessa ja Daiberto, e contemporaneamente air onore Metro-
politico della Corsica , non può dubitarsene , rilevandosi ciò
chiaramente dalle seguenti Bolle d'Innocenzo IL del 1138.»
d'Alessandro TU. del 11^6., d'Innocenzo IIL del 1 197. , e d*
Onorio IIL del 121 8. Mattei Append, pag, 33. e segg.
Non è noto qual fosse 1' eresia, di cui era infetto Tor-
chitore Giudice di Gallura , scomunicato perciò dal Legato
Daiberto nel Concilio di Torri ^ avendosene soltanto una gene-
rili notizia dalla Lettera tV un Monaco ^ pubblicata dal Martene
Veter. Monum. Tom, L col. 522, Ivi Torchitore diccsi maledìBus
Ó* impurissimns Tyrannns , obduratus s'tcut lapis adamantinus , nt
nullui ferrey neque accedere in eum poteste
(9) Nel dì 17, di Febbraio del 1094. Daiberto era in
Roma, ove fu incaricato da Urbano di alloggiar seco Lamber-
to Vescovo di Arras ^ ed i suoi. Quindi intervenne alla di lui
Consacrazione, occorsa nel dì 19. di Marzo, Dachery SprciL
Tom. HL^ pag, 24i./Fleurjr Istor, Ucci. Lib. LXIF, ann. sudd. Nel
C.2 '
«e>
D A I B E R T
dì 5. Aprile Daiberto soscrisse al Giudizio proferito dal Papa
per la precedenza di Raulo Vescovo di Tours e di quella sua
Chiesa sopra Rolando Vescovi^ ài DqI ^ ^à altri Bretoni, Martene
he. Cit. Tom. liL coL 880., Fleury he. cit. 11 motivo della
lunga dimora in Roma del nostro Daiberto non è giunto &
nostra notizia: ma certamenee esser dovè molto più interessan-
te delle ingerenze occasionali» che ci hanno conservata la mer
moria della di lui permanenza* Era gran tempo» che egli» per
testimonianza del medesimo Urbano, BoUa cit.^^uilluatibus Ecclesia
fra viribus insudabat ; ed il vedremo in seguito per più anni
unirsi intimamente air istesso Pontefice per il bene della Chiesa ,
(io) t) Ego Daibertus gratia Dei Metropolis Pisanae Givi-
)) tatis Archiepiscopus una cum meis Fratribus Santflae Mariae
^ Dei Genitricis Canonicis, iterum atque iterum Fabrorum hu-
« millimis supplicationibus impugnatus atque dcvi«flus, quia spon»
93 te se nobis obligaverunt daturas Mlsso Sanclae Mariae ad
j) Opera m solidos viginti per unumquemque annum ^^ • . con-
yy cessi atque disposui, uc corum nominibus in Libro Missa-
I) rum nostrae Matris Ecclesiae Sanilae Mariae conscriptis» sem-
^ per intcr ipsa sacra Mi&sarum solemnia ipsorum memoria
^ ficrct a Sacerdotibus prò salute animarum & corporum» quara-
1^ diu suae promissionis vellent serTare in nullo imrainutum
^propositum. Item concessimus et disposuimus eadem de caus-
19 sa » ut si quid in divinis oflìciis & ministcriis intcrmissis of-
^ fcnderint , inlirmitate » vel alia necessitate impediti , nostris
yj orationibus adjuventur. Haec eadem certis etiam omnibus Fa-
„ bris concedere sumus parati» qui se nobis, «icut designatum
j> est» obligabunt atque persolvcnt, Quod fi spontanee fecerint»
D ut de Dei Misericordia speramus atque confidimus » orani
^ tempore , Sandae Mariae patrociniis muniti , nostris etiam
jy adjuti orationibua se promisisse U persolTisse gratulabun-
yy tur ec. ^, Questa Documento ^ conservato nell' Arch^ Anivesc.
Prsano\ e pubblicata dal Muratori nel Tum^ /IL Antiquh, Mid^
Mw. f«/. iop9-» ha la data dei 5. Otcobr<£ 1094
D A*J B E R T O
SI
(n) Urtano celebrò in Pisa la solennità del Natalt àcVC
anno 1094.; e Daiberto ei studiosissime servivi t% come si espri-
me Bertoldo di Costanza in Chron. Germ. Hi si. Uh ai ann. 1095.
pa^. 3^2. Il Barouio assegna L* arrivo d* Urbano air anno sus-
seguente 1095.; ma il P. Mattai notò col Pagi, che V illustre
Compilatore de^li Annali Ecclesiastici conta gli a\ini a Nativitate
Domini i toc* cit. pag. 182*
-t« (lÉì) Il Concilio di Piacenza si tenne nei primi giorni di
Marzo del 1095, : e Daiberto vedesi annoverato tra i Padri di
quella sacra Adunanza pressa il Baluzio Tarn. VL MiscelL pag.
(13) Fleury Lik LXtF. $. 27.
"- 1.(14) Il Concilio di Clermont ebbe principio nel di 18. No-
irembre 1095*, he. tit. num. aS. Trovasi dipoi Daiberto nomi-
nato nella Consacrazione della Chiesa di S. Marziale di Limoges^
celebrata nel giorno ultimo del predetto anno 1095,» come pu-
re ad altre Dedicazioni ^ di cui presso il Alartene he. cit^ Tom*
L coL ^l'2.% ed il Fleury loc, eie. num. 36., e 58. E finalmen-
te vedesi Daiberto soscritto fra i Padani del Concilio di Nimcs ^
convocato sul principio di Luglio dell* anno 1096., Dachery
loc. cit. Tom, ir, pag, 234., e nel dì ir. di Settembre a Ta*
rascon sul Rodano soscritto parimente in favore d* una Dona-
zione fatta al Monastero di S. Vittore di Marsilia , Martene ioc.
€it. coL 55^.
(15) Daiberto * che in tutto il viaggio non s* era mai
disgiunto dal Papa Urbano , vcrisimilmente ritornò in Italia
con esso. Bertoldo di Costanza in Cliron.^ e Fukhero di Char*
tres» Gesta Peregrinantium Francorum Cap, 2* pag. 388. -nel Tom. L
della Raccolta del Bongarsio» scrivono > che il predetto Ponte*
fice celebrò la festa deir Esaltazione della Croce pressa Pavia nel
di 14. di Settembre del mentovato anno 1096. Ma se. egli, pel
sicuro Documento sopraccitato , era a Tarascon sul Rodano il
di li* dell' istesso mese, come nel 14. esser pote^n in Pavia?
ss
I> A I B E RT
A ragione percIS crede il Pagi in Crhic. , che Urbano passtt-i
se più tardi dell' epoca pretesa in Lombardia ; ed è molto
probabile, che egli nel suddetto giorno arrivasse piuttosto in
Pisa ( forse negli Apografi di quelli antichi Scrittori per errore
cambiata in Pavia ) donde passato a Lucca, incontrasse pre^
so quella Città una truppa di Croceslgnati Francesi, condotti
da Roberto Duca di Normandia^ e da Stefano Conte di Blois^
come racconta il cit. Fukhero* Sembra pertanto, che il ritor-
no in Patria del nostro Daiberto possa assegnarsi alla metà
di Settembre del 1096.
(ló) ^) Anno Domiuicae Incarnat. millesimo nonagesinio no-
„ no, Ecclesiae Romanae praesidente D. Papa Urbano IL, Pi-
^ sanus Populus in navibus centumvigintì ad liberandam Jeru-
,^ salem de manibus Paganorum profccìus est, quorum redor &
„ Duftor Daibertus Pisanae Urbis Archiepiscopus extitit ,, . Gest.
Trhunph, per Pis. faB, S. R. L Tom, VL cui 100. ,^ Stolus Pi-
55 sanus in Hierusalem ivit cum navibus centum viginti ec* ^
Fragmcnt, Aulhr. incerta loc. cìt. coL icp. ,, Jussu Papae Urbani
,j secundi Daibertus Pisanae Urbis Episcopus , deinde Archiepi-
,) scopus , extitit DomJnator & Redor cxercitus Pisanorum sci*-
9, licet CXX. navium . Qui Daibertus jam declaratus Pisanui
,3 Archiepiscopus , faflus deinde Patriarcha in Hxerosolima re-
9} mansit „. Breviar, Pisan, Histor, loc. cif, col. 168.
(17) Se la Flotta Pisana giunse nella Palestina solamente
nell'Agosto 1099., come sarà dimostrato in appresso, sembra
potersi congetturare, essere ella partita poco prima del princi-
pio di Primavera dell' anno istesso. Il 1099. indicato dai ci-
taci Cronisti, ancoichc ivi enunziato secondo V antico stile Pi-
sano ^ non deve retrotraersi al 1098. comune ^ come parve al Mu-
ratori AnnaL d* ItaL ann* sudd.; poiché se la squadra per avven-
tura partì prima deludi 25. di Alarzo, è chiaro, che V anno
Pisano in questo caso coincide coli' anno comune. Or che vera-
mente così accadesse, pare doversi inferire per le due seguenti
DA I B E RTO
*3
osserrazloni * Daiberto era tuttora in Pisa sul fine di Luglio
1098., come si ha da due Carte ^ una di conferma àéi Muna-
itero Ai S. Lussorio^ e l'altra di elezione di Ugone in Abate
^Aéi medesimo, edite dal Muratori Antiq. Ital Med. Acv^ Tom.
Ili, coK HOT. o sfgg. Secondo una tale epoca il convoglio non
li)otè partire che nell' Agosto seguente, o nell' Autunno; onde
ine se»uirebhe, che avesse impiegato in quel viaggio quasi un
^anno , ciò , che riguardo ai Pisani , espertissimi in queir etk
imella navigazione , pare affatto incredibile . E' certo inoltre,,
[che la Flotta Greca, allestita diill' Imperatore Alessio per op-
re© rsi , come vedremo nella seguente Nuta^ al passaggio àc\,
[Pisani, parti da Costantinopoli nel mese di Aprile 1099. Ecco-,
[ne la tcsrimofiianza oculare d* Anna Comnena : ^^^XÒivrH ov>
\t^^ {i€y ettaro ^i(i)Q fJ^tìì^U TSpiTirsvQkTos A's-psÀ/n'au* w Alexìad. Lib, XI.
P*^S* '-<55 » Etifz, Venet. 17-29. Se dunque i Pisani fossero partiti nell'
Autunno 1098,, inutilmente sarebbe loro uscita incontro la Flot-
ta Greca nelT Aprile 1099. Sembra dunque, che la partenza dei
[primi deva assegnarsi al Marzo del medesimo anno 1099,
(18) Ecco come dalla predetta Cojnijena distintamente s^.
Idescriva il preparamento dell' Armata navale Greca, e V in-
[contro di essa colla Flotta Pisana. ^ Galli, qui belli Jerosoly-
|ii mitani graiia in Asiam veni^rant, cum circumspedo rerum
■^ statu necessariam putarcnt tum ad tuenda jam quaesita,, tum
^ ad caetera expeditionis susceptae Consilia patranda , occupa-
7) tioneui reliquarum urbium Syria-C, quam ad rem sine auxi-
5j Iris novis & validis Occidentalium suorum ^^^% iinpares cer-
)^p nebant, egerunt per Legatos promissione praemiorum ingen-
^,j tium cuai Episcopo Pisano, ut h commodare sibi opes &
Yf operam ea in re rellet. Annuk ille, aliis quoque duobus
„ eamdem macis oram accolentibus in eamdem secum auxilii
„ Jerosoly mitani adomandi curam ac sententiam pertraftis, Nec
yy mora communi tres conatu incumbentes in opus congregando-
30 rum undique bireijùum, tnremiumque^dromonmii, caetcrarumque
14
D A l B E RT
fj id genw feloclum navium, tantum brevi perfecere, ut nongen-
^ taruni omnis formae parata classis staret: quam conscendens
^y ipse Pisanus Syriam versus ad eos, qui se vocaverant, intendit
,5 cursam , Verum ia itinere non modicam istius numeri partem re-
^5 liquit ad tutelam Corcyrensis Arcis Coryphus , Cephalcniae >
f) Leucadis, & ZacyntKi. His auditis Imperator in cunjlis Romanac
jy ditionis navalibus 4c portubus aedificari naves jussit . Ipseque
^ quod praecipiebat prlmus exequens» Constantinopoli ubi lunc
,^ erat, multas locavit fabrlcandas. Nec imperasse sati$ habens,
,) aderat, praeeratque operi, Oc sublnde, monere conscensa , clrcu-
,) mlens, visebat monebatque fabros, qua forma, quaque arte
^j naves oporreret construi . Etentm exploratura habens quam
,5 experientes Pisani essent navalium bellorum, verensque, ne
,) quam ab iis majorem cladem sua classis acciperct, ita naves
„ curabat adornari , ut cujusque in prora longe extantia emi-
„ nerent ex aere ferrove simulata capita Leonum aliarumque
^y ferarum bestiarum, diduflis lateque hiantibus riLlibos . Quas
yy etiam tetras facies ad majorem cerrorem tum auro & pigmen-
fy tìs jubebat colorari; tum vero etiam ita intus per arcano^
,^meatus, concoTtosque duflus aptari , ut per eas fauces sic
yy apertas cjaculari flammas in hostem Romani possente non
,) tam pernicie ipsorum , quam admiratione & metu majori;
yy quod tanta vis inopinati ac novi mali ex formidolosissimis vel
9, ad aspeflum monstrorum horrendorum buccis erudaretur. Has
„ ralì artificio paratas naves Taticio nuper ab Antiochia re-
,5 duci siraul tradidit ; simul eidem illi viro probatissimae vir-
,5 tutis, quo alacrius novum hoc bellum capesseret , amplam
,5 in primis appellationem indidic Illustrissimi Capitis . Caeterae
^ classi unlversae titulo & pò testate Uucis Magni Lanrulphum
fy praefecit qulppe vi rum navalis puG:nac peritissimum . Solve-
yy runt hi Constantinopoli mense Aprili cum classe Romana
,j universa: & Samo, proximo cursu obitcr perstriila, navibus
^ adverso licori applicitis, in continentem exscenderunc , navi*
D A I B E R T
*5
fy già recenter aedificata, asphaltis illic abundantld iitimftione
^y multa firmatori. Certiores ibi fiunt praeteriisse Pisanam Clas-
,) sem, Quare solventes ipsi post eos currunt, versus Coam
„ insulam . Pervenerant eo Pisani mane diei eins, cuius sub
„ vesperam Romani eodem appulere . Ergo sic opportunitate
,) exclusi rei gerendae, quippe Pisanis» qui longo intervallo praecu-
9, currerant, non inventi* , Gnidum abeunt, insulam prope Con-
ry tinentem Orienti» sitam . Ibi deprehensuros se rati Pisanos,
1^ spe quidem excidetunt praedae totius , rbpererunt tamen re-
„ liaos Pisanorum allquos, a quibus interrogati^ quo ivisset
' 99 Pisana Classis » Rhodum versus navigasse iilam audiverunc .
,j Nulla mora inseqiiendi fa£la . Inscant solutis admissisque post
5, Pisanos navibus ; brerique eos assequuntur inter Pattara &
^Rhodum. Eos Pisani conspicati* Classe cito disposita apte ad
,j navale praellum , 6c tela & animos ad pugnam acuebant <
^ Admovetur interim propius Romana Classis: & quidam Co-^
9, mes Peloponnesius Perichytanes vocatus , sclentlssimus artif
fy navigandi , toto remigto suae moneris incitato, velocissimo
9, impetu Pisanos petit , perque ipsos medios flammea rapiditate
,5 pervolans ad Classem rursus se Romanam retulit. Caeterum
y, nostrae Naves haud satis ordinatae , satisque Jun£lae, sed tu-
jy multuario quodam impetu pugnam cum Pisanis capessebant.
^) Quin Lantulphus ipse, ubi se admovit primus Navigiis Iiosti-
jy libus» ignem intempestive jaculatus, ideo temerei & sine ho-
^y stium damno dispersum , fructum inventi novi nullum ha-
,5 buit- Felicior fuit Comes Eleemon didus . Is magnani auda*
9, fler aggressus Pisanam Navem , cum incidisset in ejus gu*
yy bernaculum, itaque se implicuisset, ut retro inde cedere ne-*
^5 quiret, captus esset utique, nisi praesentem in tali perìcu^
,5 lo animum ad paratara appulisset machinam evomendae flam-
^ mae per fauces aeneas, ut diximus- Ergo id agere adorsus,
,5 cum magna pernicie Navis hostilis, cui adhaeserat, tres quo*
,j que inde alias maximas sese strenue circumagens eadem pe-
7m. Ili D
p^^
D A I B E RTO
^ %m incendii sparsUis afflavit & absumpslt . Inter haec re-
^ pentii mutato vento turbar! mare, mugire flucìiars , concnti
9) mtìtuo coUisu Naves , stridere antennarum cornua, frangi ac
fj discerpi. vela, denique ia praesenti demersionis periculo ac
99 metu Naves esse j communis hic erat ambanim partiun* ter-
^ ror. j^ Alexiad, he. eh. ex interprete Possinii . Credè il me-
desimo dotto Traduttore ^ che il Vescovo Pisano qui nominato
fosse Pietro, cioè Pietro Moriconi , Successore di Daiberto nel-
la Cattedra Pisofìa Tanno 1104. Sul qual fondamento il Signor
le Beau assegnò il fatto d' arme descritto dalla Comnena ali*
anno 1103., Histoir. des Emper. Rom. Liv, LXXX/l^. Ma è fuor
d' ogni dubbio , che quel Vescovo Pisano altri esser non potè
che il nostro Daiberto, come rilevò ancora il Du-Frcsne, cor-
leggendo il Possino: Dagoàerta risano Episcopo ^ qni postmodum,
4aptis Hierosoìymis in Patriarckam eleéfas est. f^ Not, Histor. &
Phiiolùg. ifì Alexiad, pag. ga. ; e che perciò il fatto suddetto
accadde fra V Aprile e 1* Agosto dell' anno 1099., come chia-
lamcnte enuncia 1* Autrice , che lo riferisce simultaneamente
alla pre^^a di Gerusalemme: notando inoltre precisamente, che
la Flotta^ Pisana, dopo la sofferta tempesta , 4?i/ imulas deprae-
dandas ^ praesertim Cyprum ^ adjcctrunt animus ^ donde soh-erunt Lao-
diceam versus ad Baimundum^ cui se suajue , libenter siiiicet ac-
cipienti ^ à* mutua spandenti ^ detulerunt : loc. iit. Il quale arrivo
a Laodicea delle Navi Pisane appartiene ali* Agosto 1099. » co-
me inferiormente sarà dimostrato per incontrastabili temmo-
nia nze .
Anche V Autore delle Croniche Pisane^ attribuite al Ma-
>angone, ove parla della spedizione dei Pisani ali* impresa di
Gerusalemme» aggiunge^ che essendo i Pisani giunti in nelle terr-
ee d* Alessio^ quel veleno, die era nascoso t pansh mandarlo fuori r
§ così nel passare dei nostri Pisani » gli fece assalire di sorta ,
che e bisognò condf attere ; e valentemente f con^ tutti i sua hìgan-
m ^ falsità » tssendià ajutati dalV Altissimo p passarono con poom
D A I B E R T
lenm^^riservàn^ù il vendiearìen^ a i^mpo piti Cùmodo . ^ Contl^
muaz. degli Scrin, ItaL Tarn. L tuL 333* Non fu però d* uopa
di tancD^ poiché la Florca Greca nel fitoritare a Costantiìio-
poli, «orprcssL da' una violenta burrasca. <juasi presso del Por*
xot^' naufragò , ed appena potè salvarsi la sola Divisione co^
mandaca in persona da Taticio , Alex. he. cit.
Quanto al numero di novecento Navi, delle quali Anna
Cbmncna a-sserisce essere stata composta la Flotta Pi^Una: i^x*
axepj^ùfiiVQi y hc^ti^fag* 365: ^: bisogna <iul rammentarsi del giu-
dizio, proferito sul merito di quella dotta Principessa, dal Voi-
sin, De Hf storia. Graec. Lih. IL Cap. 28. Poiché quando anco-
ra si aggiungessero ai Pisani erifHt 9vo j che non i« Fiorenti*
nii come ce«z* alcun fondamento spiega le 9stiu he* cit:^ ma
bcnsV' deggiono siippo'fsi i Veneziani ed i Geno^vesi ^ ^mbra
nondimeno quel numero eccedente ed esagerato; mentre le Cro-
nache Pisane concordemente assegnano soli centoventi vascelli
della loro Nazione: il Dandolo, annoverandovi anche quelle
dei loro Alleici , conta quasi dugento Navi Venete » in Chronic.
^Mib. IX. Citp. \or ^L 256. T(?»f. XIL S. S, l; ed il Caf-
faro fii 'consistere *t*' àrmamente Genovese in soli trentaquattro
legni, Annat. Genuen. Lio, L, €oL 248, Tom. V, he. eit. On-
[ile volendosi anche cumulare il numero di tutte le suddette
;i»iaiFÌ, che altronde non poterono essere insieme, come si dirà
elicila Nota «eguentc, ne risulterebbe il numero di sole trecen-
i£0 cinquantaquattro Navi.
(ip)^5 Veneti Crucefn assumentes , subsidlum in acquisi'*^
^ tione Terrae San^flae mittere decreverunt, & per Lega tos suos
„ Baduarium de Spinale & Phaledrum Stornato Dalmatinos, ut
^^' cbnferant, requirunt. llli autem fidei zelo, & proWiissae fide-
.rittatis assentiunc. Con^rregata itaque* concione in' Capella San-
ai Marci, Hearicum Contareno Episcopum in suum Rcdorein,
D iì •
ie8
D'A I B E R T
^ Joarmem vero Michaelem Ducis genitum in Ducem exercitus
5) elegerunt : & ducentorum fere navigiorum parato stelo » a
^ Porto secedentes, in Dalmatiam venlunt, & ab eis sumta
9, fidelitate, ex ipsis secum assumimt» & RhoJum navigant, ubi
,^ hyeraare coguntur. Suadente igitur Alexio Augusto reditum^
55 Episcopus eos ad perseverantiam aniiuat; alias incurrere eos
93 ass.erit cum hominum infamia iram Dei , illud allegans,
^ nemo mittens manum ad aratrum ec. Omnibus autem in Do-
55 mino confortatis annunciatur Pisa^os contra se cum quinqua*
,5 ginta advenisse galéis , & Iniperialia assumpsisse Insignia .
,j Miitunt ergo Veneti prius Legatos, & quiescere monent . IIU
j^ Portum sibi vendicare minantur . Itaque miitunt Veneti na-
,5 ves viginti bene mimitas, quae Pisanorum exturbent exerci-
^3 tum ; 'S^ tandem supcrvcnienta no£>e viginti diiae galéae vix
^ ex omnibus evasere ,5 . Dandolo Chron. S. R. L Tarn, XII, Lib*
IX. Cùp. 10, col 25Ó. Ved. anche il Muratori AnnaL 4" Ital^
air anno 105^9.
(20) Sebbene da ciò, che abbiamo sopra indicato > sia in-
y^ negabile, che i Pisani partissero tanto anticipatamente da pò-
tersi unire all' esercito dei Franchi Crùiesignati ^ ed essere a par-
te della vittoria di Gerusalemme^ il vero è, che trattenuti
dalle descritte ostilità dei Greci e dei Veneziani, non giunse--
ro in Terra Santa se non se quasi un mese dopo la conqui-
sta di Gerusalemme, il che osserveremo a suo luogo. Alcuni
dei nostri antichi Cronisti y in questa parte soverchiamente filo-
patridi y confondendo i fatti d* armi e le loro epoche , hanno
attribuito, anche principalmente , ai Pisani 1* acquisto della
Santa Città, cumulando 1' impresa iu genere colla presa spe-
ciale della stessa Città. Eccone le loro intralciate testimonian-
ze . „ Pisanus exercitus Maidana urbem fortissimam ccpit , &
^ Laudociam cum Boamundo, & Gibellum cum ipso, & Ray-
55 mundo Cornice S* Aegidii obsedit . Inde igitur digressi vene-
^ rune JerosoUmam^ quae anno mllbsimo centesimo a Christia-
D A 1 B E R T O
29
nis capta 6c retenta fuit i ibique Pisani morantes per ah-
„ quantum tempods, 6c inopem urbeni reaedi ficantes ad propria
regressi sunt „. Gest. TriumphaL toc, dt. ^y Hierusalem ac Cae-
sarea a Chrlscianis capta est decimo oftavo Calendas Augu-
\v sti, cujus vidoriae Pisanus Populus fuit & caput & causa ,5.
iBrfiiar. Pis. Hisf, he, eh. y^ Fu presa la Città di Jerusalem» e
79 la prima laude, e meritamente, fu data a Gottifredo, il qua-
le fu quello, che dalla sua parte entrò il primo in la Cit-
Uj tà; la seconda gloria fu data a i Pisani, i quali furono
^9) quelli, che cntrorono i secondi dalla loro parte ,, • Cronie^
lattrlb. al Marangone, /or. cit. eoL 536. A queste si aggiungo-
ino le indigeste Memorie riportate dall' Abate Costantino Gaeta-
ini in Not. ad Panduìph. Pisan. R. L S". Tom, IH, Part. L pag.
^400. > e le rcpetizioni di alcuni nostri moderni Anmìlisù ed Au-
^tori j che con poca diversità hanno copiato dagli antichi, ag-
giungendovi ancora qualche cosa di proprio . Ma tutti questi
racconti divengono sospetti a fronte dei molti Scrittori oculari
e sincroni della Raccolta Bongarsiana •^ dei quali si farà in se-
guito distinta menzione, e si riporteranno opportunamente le
autorità; ed i quali, come nota il mio eh. Amico Mariti, si
^Kirovarcno presenti alle cose stesse ^ che scrissero y e da quei y che
i fatti medesimi avevano uditi dalla stessa gente , che personal-
mente si era trovata nelle imprese fatte dai Cristiani nella pri-
Pia Crociata , come ancora da altri Autori poto lontani a quei
tempi ^^, iTaggJ Tom* VL Cap. ir. pag, 42. Bernardo di Guido
nella Vita di Pasquale IL , nominando distintamente i Popoli
ed i Personaggi, che ebbero parte nell* acquisto di Gerusalem-
me, non parla affatto dei Pisani. E V xstesso Pandolfo Pisa-
no, elle nella Vita del medesimo Pasquale con trasporto d*
amor patrio parla della vittoria riportata dai Pisani sulle Ba-
leari, come poi nella Vita istessa del predetto Pontefice^ e in
quella di Urbano ILy parlando della presa della santa Citta,
nulla avrebbe detto dei suoi Concittadini ? Ne a provare il
s^
D A 1 B E RTO
eontrario possono In modo alcuno eulTfagare ne la Luterà^ che
unitamente a Goffredo e Raimondo scrisse il nostro Daiberto a
Pasquale IL per partecipargli la conquista di Gerusalemme, e la
varia sorte dell' armi Cristiane in Oriente, nfc V Epistola dell*
istesso Papa* ai Cmsalì Pisani ^ pubblicate la prima dal Baro-
nio, e la seconda dal nostro Martini, ed ambedue , inserite dal
Cav. dal Borgo fra i Diplomi Pisani num. 21 • pag. 80. o
segg. Poiché quanto alla Lettera di Daiberto essa non potè
essere scritta, che fra il ar., e il ad Dicembre 1099, e co-
sì cinque mesi dopo la presa di Gerusalemme, ved, la iVar. 51.
Rilevandosi anzi chiaramente da essa Lettera , che i Pisani
giunsero dopo la liberazione della Città, Ecco come leggesi
sul fine della medesima Xettera : ^j Celebrata itaqtte vifforia ( di
Gerusalemme ) reversus 0/ eMerùtus Jtrusalem , relilfo ibi Gode-
fri ilo Duce. Cmnes S: Aegidii y à' Ruben us Comes Northomannìae t
if Robert US Comes Flandriae Laodiciam re veni sunt : ibi Classem
Pisanorum & Boamt^ndi invenerunt . L* appulso dei quali a Lao-
dijcca appartenere al mese di Agosto 1099. , dimostrasi alla
Noi. 22. Quanto poi all' Epistola di Pasquale II., essendo
segnata coli' anr.o secondo del di lui Pontificato, e parlandoci
in essa di Goffì-edo come allora vivente, ed insieme d' Arnolfo
persecutore di Daiberto, appella senza dubbio a due epoche
differenti e contradittorie, cioè del iioo. , e del 1104., come
osserveremo in prot^resso ; onde a ragione vuoisi credere sup-
posta , come per altro motivo ne dubitò il eh. P. Mattei toc.
kit. pag. ì^z. in AV. Ma quando ancora essa Lettera fosse
sfutentica , altro finalmente non dice , se non che ì Pisani
vpfri tam praeclaro , tantoque illustri favÌHori mantts edjutrices
à^ strenuas apponcre prò fosse studuerunt ; qhe è quanto dire,
che essi cooperarono in geipcre alla conquista ^ella- Terra San^
fa* Vanta, che alcuni male informati imputjnano alla Na^io-
0e Pisana, volendo, che essa né punto né poco ìnfloisse nel-
la l^rinja spedi^io^e, di cui parIian;io . Strano pensi; ro; ckc
D^A I S E RTO
3^
0011 marita confutazione e per i fatti da noi sopra allegati,
e per ciò, che siamo per aggiungere in seguito, e per le tp-
itimomanze dei più antichi e recenti Scrittori ^ di cui eccone
alcune , ìl?neti quoque » & Pisani » & Jenuani navìbus onunis
armis & hominibus , maikinis & viélaalibus , mare sutcantes Qpe^
Tuertmt . Baldrico Arciv, di Dol Hist, Jerosoiymit. pag, 89. pres-
so il > Bongarsio , cui concordano tutti gli Autori contempcra^
nei , in detta Raccolta ,
Pisani , ac Veneti propuhant aequora remis
'Folco presso il Du-Chesne Rer. Frane, Tom. IV. ,^ Sembra a me
[19 verisimile, che prima della conquista di Gerusalemme i Pi-
sani , i Veneziani , e i Genovesi , cadaun Popolo colla sua
v^ Flotta, si movessero verso quelle parti, quantunque vi arri*
95 vassero solamente dopo la presa d' essa Città- 9, Muratori
Ann. il^ ItaL ann. 1099., ed altri ec.
(21), 5 Fu presa la Città di Gerusalemme il di r^ di Lu-
99 glia dell* anno 1099., in giorno di Venerdì, circa 1* ora
9) luina, 1' anno terzo, da che i Cristiani Occidentali si erano
r.^ messi in viaggio per la conquista di essa ,9 . Mariti he, cit^
Cap. t. pa^, ì^. Benché sia certo, che la Flotta Pisana non
fosse ancor giunta a quei giorni alle spiagge d*^ Oriente , non
vuol già negarsi ostinatamente, che a quella vittoria non po-
tesse esservi qualche Pisano particolare , giuntovi precedente-
mente con alcuno dei legni mercantili Toscani, che sappiamo^
^da Guglielmo Ardvesc, di 3»a , Hisr\ JerosoL Lib. IVI. Cap,
tr. presso il Bongarsio, che costeggiando seguitavano 1' Armata
fai Goffredo, oppure unitosi presso Lucca colle truppe del Du-
ca di Normandia e del Conte di Blois , Fulehero ìoc^ àtr^ onde
forse debbano rispettarsi i nomi di Primo di Primo, e di Coscetto
da Colle, che ci ha conservati una patria tradizione antichis-
sima come i primi, che salirono sulle .oppugnate mura di Ge-
lusalemme; quantunque i prciudaù Aotori Bongaiiiani attribuì-
39 D A I B E RT
icano un tale onore principalmente a Goffredo, e ad Eusta-
chio di lui fratello, e quindi ai due fratelli Ludolfo, o Le-
tolde, e Gisleberto . L* Abate Gaetani, he. cit. dice, che alla
presa delia Santa Città, ex Pisana Cajetana domQ ( navibus ali-
quot propriis ejusdem impensis munitis ) tres magni nominis in^
ter ali&s interfuisse vìros , Geiasii IL gentiles , Joannem videli-
Cit^ HugonerHy & Gerardufn ^ ex perantiquis ipsis Pisanorum An^
nalibus tradunt Josephus Castalionìus , ir Fabricius Matthaejns^
Scriptores tétìque eruditissimi . Et quidem Castalionius inter cc^
ter a laudum praeconia de eadem Domo haec adjecit .
Hinc data opibus magnis , acerrima bello ^
Rcgnu Saceriotum lutata est fortibus annis ,
Romanae Ecclesiae , Solio ó* Jjdissima Pctri .
Vos ego praetcream aeternae notissima famae
Nomina , Joanncs , Hugo , Gerardc ? Syrorum
Jmb^llcs nirmae vestris cecidere sub armis ,
Cum sacriim asseruit pietas armata Scpitlcrumi
Sanctaque Idumacas retulit vi&oria palmas . •
Kè deve tacersi , che ove il Tasso dice alla Sta^, LV. del
Canto L della sua Gerusalemme liberata
Non fiat cK Obizo il Tosco aggravi al fondo
Chi fa delle memorie avare pr^de ^
si vuole, che ivi parli d* un Guerriero della celebre Casa Lan-
franchi, nominato dal gran Torquato anche , per rimproverare
ai Pisani d* averli 'negate le notizie, che aveva loro richieste
pel sue Poema .
(22) Guglielmo di Tiro, tac. tir. Lib, IX, Cap. 14. pag.
1^1, t dopo d* aver raccontati alcuni fatti , che appartengono
al mese d* Agosto dell' anno 1099,, appUcuerunt -^ segue a di-
re , per iosdem dies apud La^di^iam Syrìae Homines de Italia :
D A I B E R T
3S
inier quoi erat vir iheratus & prudens ^ relrgiosus quoque va!*
, & hone stati i am/cus , Dominus Daimbcrtus ^ .Piianorum Ar-
chiepiscopus , Alberto Aquense, altro Scrittart presso il Bongar-
sio, Hhtor, Hierosolym, Lib, VIL num. 6, pag. 296*» aggiunge^'
che Dagohcrtus Pisanus Episcopus cum omni suo Comìtatu , /(/n-
go tempore^ trium mensium^ tommoratus Laodiceae, nunc in via
hac adjt$nSm est^ per aadare, cioè, in Gerusalemme insieme
eoa Boeraondo e Baldovino* E quando Daiberto con la sua
gente parti da Laodlcea , nota Falcherò he. cit. Cap, 20. , che
rune mensis €rat Nt/vttmbris . Dalle quali, ed altre non dissi-
mili autorità degli Scrittori Bongnrsiani , è manifesto » che 1*
arrivo dello stuolo Pisano sotto Laodicea deve assegnarsi al
mese di Agosto deli' anno 1099, La predetta Flotta, secon-
do Alberto Aquense ioc. cit, Lib. VL num, 55*, era composta.**
di dugento Navi, per essersi tra via aggiunte alla squadra dei
Pisani quella dei Genovesi , i quali dipoi agirono di concer-
to nei farti d' arme susseguenti. Il totale loro numero si fa
ascendere a venticinque mila persone dallo Scrittore Anonimo
Secund. Part. Hist. Hierosol. presso il Bongarsio; Applicuerunt in
Portu Laodi censi Archiepiscopus quidam Pisanus nomine Daimbertus^
^ & cum eo Itali piures atque Tusciani , Hi omnes ad viginti quin-
que mìllia tam eqnitum quam peditnin poterant aestimari •
Per altro i Genovesi non giunsero in Siria se non un
anno dopo V arrivo dei Pisani, come chiaramente nota il
Caffaro, uno dei Campioni di quella spedizione, AmwL Gcn.
Lib, I. cpi 248. Tom, 11, S, R. I. ^ Anno MC. GaUae XXVIÌL,
Navef yf.Jtf Kalend. Augusti a Januensi Urbe recedentes Hicro-
sùiymam perrex*erunt , à' ad Portum Laodìceae cum exercitu vene-
runt , ibique per hyemem totam steterunt , cT Orientales partes
Hierosoiymitano Rege ^ & Antiocheno Principe cnrentes invenerunt\
\J istessa epoca st. ha da Anna Comnena , la quale^ dopo d*
aver descritte le ostilità sopra indicate» fra i Greci. ^ i Pi--
%ini, dice, ch>i evolutp hinc annOf e perciò' iiol iioa^^i^certior
Tom. III. E
3*
D A I B E RTO
fatiiu tsi Imperator parati Gennensem Classem in auxìlìum Fran^
corHfU: sensit itatim non mediocris pcriculi rem ease t nec ab Gè-
nu^nslbui minora Romana Imperia damna quam a Pìsanis esse ti-
menda ^ Akxiad. Lib. XL pag. 26^* E detta epoca rendesi sem"-
pre più sicura dall* osservare presso gli Scrittori Bongarsiani ,
che i Geaovesi noa trovansi nominati insieme con i Pisani
nelle azioni militari prima dell'Aprile dell* anno noi.
(23) Duas turret vailaverunt t. Ù^ matÌF Navium procera - Ìon-
gì t tedine nnbeì tangenùbus^ & sport as vimineas in su mn ita te >/-
fixas continentibus^ , tustades graviter oppressemnt > creberrimis la-
pidum & sagìttarum iilibus a supervenietste arbore turres Ù vi-
ros impugnante . Alberto Aq. loc. cit. pag, 290. Vero è , che
in questo primo assalto i Pisani usarono qualche atto di straor-
dinaria ferocia : ,j Ma non bisogna qui troppo condannare i Pi-
,^ sani , né gli altri Italiani di quanto operarono contro i Cat-
^> tolicl di Laodicea y mentre tutto ciò lo fecero^ ad insinuazio*
jjj ne di Boemondo, da cui erano stati informati dell* affare
,j molto differentemente, mentre egli dette loro ad intendere,.
^,^he_i Cristiani di Laodicea fossero colpevoli di molti disa-
^istfltv, dhe avevano patiti le truppe Crociate andando a Ge-
^ TU sa lemme ,3 , Maritr he. cit. Cap* 2. pag^ 30. 31.
(24) Quella parte dell* esercito vincitore era composta di
circa ventimila persone, ed era condotta dai Conti di Nor-
mandia^ di Fiandra, e di Tolosa,, e da altri Principi, Alber-
to Aq. Joc^ §it^ Mariti loc^ cit. pag, 27.
. ( 25 ) Asstwìptis Dagobertus aliquibus virit de Comiratà su0
egregi ir , andè -ov^ erano accampati i Crocesignati \ ,^ qui bus inven^
ik,^,, Hit Ilo modo a fietu prae^ gaudio se continere^ potuit ; sei m
nmnìtém majorrtm atque tninorum colla ruenr^ coepit cum lacrymh
mniuersos deosculare. Alberto Aq, loc^ cit, Cap. g6.
t^ó) Questo è il merito, che si compete ai Pisani nella
pnma. Ooéiata ^ rt Se i Pisani non trovaronsi ptesenri alla lì»
^ bcrazigae della Cittk di Gerusalemme , non. lasci^irorro per
D A l B E RTO
3S
^ questo di aver molto contribuito ad estendere iti appresso le
^ conquiste dei Princìpi Cristiani nella Palestina, ed alla con-
^5 servazione di quelle Provincie ,, . Mariti loc. eh, pag, 46. In
fatti non solamente la conquista di Assur e di Cesarea nel
noi., di che parleremo fra poco, ma di Laodicea nel 1102.»
di Gabulon , oggi Gibelet , e di Tolemaida , o sia Acri nel
1104., di Seida, l'antica Sidone, nel iro8*, di Tripoli nel
itop. , di Baruti nel ini,, ed altre in seguito segnalatissime
vittorie, annoverate dagli Autori Bongarsiani ^ furono T opera
principalmente del valore dei Pisani . I quali perciò dai Re
di Gerusalemme, e dagli altri Dinasti Cristiani ottennero in
diversi tempi Stabili, privilegi, ed esenzioni, che resultano
dai Pairii Monumenti ^ molti dei 4juali ha pubblicati il nostro
Cav. dal Borgo Dipi* Pis\ fag, 85. e segg. Sapendosi inoltre
anche dalla moderna oculare ispezione del prelodato Mariti ^
che // nof»e di Strada Pisana trovasi per diversa di quelle Città ^
ed anche la Fortezza stessa di Gerusalemfne fino ai nostri giorni
ritiene il nome dì Castello dei Pisani : he* dt, pag. 46.
(2';) P%ltornato Daiberto a Laodicea, ed unitamente ai
Nunzj dcir esercito di Gabulon avendo tentato invano di ri-
muover Boemondo dall' assedio dell* afflitta Città » comandò ai
SUOI di ritirarsi, inspirando in essi un giusto rincrescimento di
ciò ,• che avcvan fatto contro di essa , 9, Boemondo vedutosi
,, senza ajuto, e sentendo, che i Principi e T esercito loro
,) da Gabulon avanzavansi verso Laodicea, egli di notte tem-
,^ pò si levò dair assedio, e si ritirò colle sue poche truppe
9) non molto lontano da quella Città , Intanto 1* armata venne
^ da Gabulon in Laodicea, e non trovata resistenza alcuna,
,^ entrarono nella Città, ove furono bene accolti • Era allora
t, il mese di Settembre dell' anno 1099. -,, Mariti loc. eit, pag*
33, e iegg. Quindi i Principi e Boemondo ritornarono fra lo-
xo in pace per T opera del nostro Daiberto, come si ha dal-
Ja citata Lettera scritta a Pasquale IL, in fine. Cnmque Archie-
E 2
8<J
D A I B E R T
piScapMs Pisanus Boamundum & Dominor ncstros cùncordare fecisset , ec.
(38) Ademaro, Vescovo dì Puy nella Linguadoca> il qoale
era stato dichiarato Legato Apostolico e Capo delia Crociata nel
Concilio di Clermofìt » morì in Antiochia d* infermità contagiosa
nel primo giorno d* Agosto dell' anno 1098. Una tal epoca,
oltre la rispettabile testimonianza di Guglielmo di Tiro, he, cit.
Lib. VII, Cap. I,, viene autenticata incontrastabilmente dalla
lettera, scritta in data del dì il. di Settembre del medesi-
mo anno I098. , dai Principi Crocesignati al Pontefice Urbana
II., più di tre mesi dopo la presa d* Antiochia, Lettera pub-
blicata dal Baluzio Misceli. Tom. /. pag. 415. Onde a ciò, che
Guibcrto nota indefinitamente , cioè , che Papa Paschalis post
obitum Podiensis Episcopi , vicem super Dominici exercitus €uré$
suam Archi f pi scopo Daiberto Pisano mandavi t y qui jam capta Jhe-
rusalem , ^ege promoto , cum plurima Classe advenit ,5 : Gesta Dei
per Francos Lib. VIL. Cap. 13. pag. 539. presso il Bongarsio,
sembra doversi preferire V autorità di Bertoldo di Costanza,
che asserisce conferita al nostro Daiberto la Dignità di Le-
gato in luogo del defunto Ademaro dal Papa Urbano IL
neir anno 1098. ioc. cit, ad ann. 1098. pag. 3-;^,
(29) Valania y o Balneis e Balanea^ oggidì detta Baneas ^ è
posta sul mare fra Gibelet e Tortosa , che restali a Mezzo-
giorno in distanza di sedici miglia. Mariti he, àt. Tom, V
pag. 294, Ivi, sciolto r assedio di Assur , Balduino Conte di
Edessa» e Boemondo si unirono a Daiberto, ed ai suoi Pisa-
ni per passare a Gerusalemme. Abbiamo da Alberto Aq , che
quando eglino partirono da Valania , erano già tre mesi , che
colla loro Flotta erano arrivati a Laodicea , he. cit, Lib. F//.
num. 6, pag. 1295*: da Fulchero, che tunc mensis erat Novem-
bri s ^ he. €Ìt. Cap. 20.; e da Guglielmo di Tiro, che com-
prese anche le genti di' Boemondo , e di Baldovino , tam
eqnititm quam pediium dioeretur esse multitstdo ad viginti quin-
fue minia: toc. cip. Lib^ IX, Cap, 14. pag, ';';t.
D A I B E 11 T
37
(30) Natali Domini cum ingenti hmore & comiiatu Christia-
norum sunt ingressi , Duce Gode/rido gloriose eis occurrente , Ù
pia eh oscula /adente prae gaudio , summoque desiderio eos vi-
dendi . Alberto Aquense loc, cit. Falcherò , il quale era uno
della Comitiva , notò anche il giorno preciso del loro arrivo ;
Die autem Uh , quo tunc Hierusalem introivimus ^ Sol retrogradus ,
descensu Hyemali peraSo , cursum resumpsit aseensibilem : loc. cit^
(31) Questa è la Lettera ^ di cui abbiamo parlato sopra.
Not* 20. , la data della quale sembra doversi collocare fra il
£11. e il 26, Dicembre 1099. Non prima del 21, , perchè Dai-
berto, per le citate testimonianze d* Alberto e di Fulchero >
non giunse in Gerusalemme e in conseguenza non potè co-
noscere personalmente Goffredo, e seco lui conferire come Le-
gato Apostolico ^ se non dopo quel giorno medesimo. Non dopo
il aó, , perchè in esso giorno Daiberto era gik Patriarca di
Gerusalemme i come vedreiao nella seguente Nota; e perciò nel-
la predetta Lettera a Pasquale IL non si sarebbe nominato
Arcivescovo di Pisa ^ e Legato della Sede Apostolica*
(32) I più illustri Scrittori della Raccolta Bongarsiana^ ed
altri antichi mentovati dal eh. P, Mattei, loc. dt. pag. 190.
Not, 2. , ci dipingono Arnolfo Normanno come un uomo sen-
za nome, simulatore ed ambizioso, che si umilia per innal-
zarsi: la cui mediocrità da tutto ciò, che è grande, s* irri-
ta, e dtvien gelosa; che, nato all' odio e alla sedizione, trop-
po debole per osare apertamente un delitto, arma di nascosto
colla calunnia la Religione e 1* autorità contro V innocenza e
la virtù . Ecco qual fu il persecutore fanatico del nostro vir-
tuoso Dai berrò .
Simone, ultimo Patriarca Greco di Gerusalemme^ era mor-
to neir Isola di Cipro in tempo dell' assedio della Santa Cit-
tà . Arnolfo voleva ad ogni conto esserne il primo Successore
Latino. Otto giorni dopo V acquisto di essa egli si adoperò
presso alcuni del Clero , i quali , come di loro parla Gugliel-
»8
D A I B E RTÙ
mo di Tiro, tpìrìtu superbiat tumidi^ quaenntH quue sua sunt,
non quae Christi Jesu^ he. eh. Lib. IX. Cap, i.» pretendevano,
che si eleggesse il Patriarca prima del Re^ ma inutilmente.
Andato invano il primo disegno, trovò Arnolfo poco dopo un
protettore nel Vescova di Marinrano in Calabria, chiamato dal
medesimo Tirio» vir subdolus ir nequam, ioc. clt. Cap. 4. Co-
stui moka si affitticb, perchè cadesse /* elezione sopra di Arnolfo^
il quale contro il sentimento ed il volere dei pia fu messQ nel-
la Sede Patriarcale; ma ben presto dovette dimettersi dalla sua
Dignità . Mariti Ioc, cit. pag. 20.
(33) Visitati i santi luoghi di Gerusalemme, passò Dai-
berto, insieme co' Principi e gli altri Pellegrini, alla Città di
Bettelemme^ ove, celebrata la solennità del Natale^ fecer ri-
torno a Gerusalemme nel giorno istesso , hora diei tertia ^
Mìssa quoque tertia cantata, Fulchero he, cit, Cap, 20. Quindi
ù tenne un Concilio ^j nel quale esarfiinata f elezione del Patriar-
ca Arnolfo , e trovato , che non era stata canonica , fu dimesso
da quella Dignità , ed in suo luogo restò eletto concordemente
/* altrove nominato Daimberto Arcivescovo della Città di fisa in
Toscana^ il quale fu consacrato da Roberto Vescovo della Città di
Rama y e questo fu il primo Patriarca Latino^ che avesse Geru-
salemme. Mariti he. cit. Cap, 3. pag, 67. IL predetto Concilio
e r elezione del Patriarca caddero sicuramente tra il di 25.
Dicembre 1099., e il 6. Genoa jo iioo, : perchè Boemondo, il
quale, come si osservò, intervenne ed ebbe parte nella prò-
mozione di Daiberto, partì da Gerusalemme nelT istesso di 6.
ài Genna}o iioo, , accompagnato fino al Giordano da Goffre-
do, e dal nuovo Patriarca., he. cit, pag. ;;o. , e Cap. 4. pag,
%2' N<>^' I- Che poi Daiberto fosse eletto Patriarca invitus &
ignorans y si ha dalla stessa Lettera di lui a Boemondo, della
quale parleremo. Ciò ripetono anche i prelodati Scrittori Bon*
garsìanì ^ fra i quali Guiberro ajgiunje : Raptumque Archiepisco^
tum , vix ejus conniventia requisita , //; ipsa , qua sedebat Cathe^
DAT BERTO
Z9;
ira r per seipsos iidem Primi pes in EccUsiam e vederi: he. dt^
Lib. VIL Cap. 13. pag^ 539. L' Autore poi dell' Opuscolo Gesta
Francorum expitgfrantium Hierusalem nella predetta Raccolta^ no-
ta il luogo del congresso, ed i motivi r a- Daiberto somma-
mente onorevoli ^ che influirono alla di lui scelta . Gddcfrida
& Clera in Tempio Sahmonis Ortigregato , die quadam de statu
Regni Ù Ecctesiae Hierasofymitanae traiiantes ^ Daimbertum illum
Pisantimy annuente Boiatmindo ^ in Patrìarcham elegerunt , if Eccle-
siae Sepukri ^ Emulpho deposito^ Otstodem praefecerunt t astrueni,^
te$^ ìiium Daimbertum exceliere^ & tati regntì magnopere projii-'
turum r tum quia doUus & literis apprime esset eruditus ^ tum
quia praeesse & prodesse domi & Ecclesiae jam din di di asseta,
E rat & aiiudf. qua eum magìs reiinuerunt . Pisanos enim & Ja-rii
nnenseSy €Hm quibm ipse venerata Daimbertus in sua quasi po^j
testate habebat , ur quìdquid ìj^se vellet r, ipsi vellent & facerent ,
Ideoque necessarium & valde opportunam Reip.. suae duxemnfy si
talem virum haBerent ^ cujus industria & solertia Civitates super
mare sitas navigio caperent , Cap, 33. pag, 5^8,
(34) Praediffo Viro Dei in Sede collocato y. tam Dominus Co-
defridus ^ qfram^ Dsminus Prrnteps Boentundus , hi e Regni , ille
Principatus , humiliter ab eo slisceperunt investituram , Gugliel-
mo di Tiro^ loc. cit. Lib. IX, Cap. 16. L' istcsso racconta
Bernardo Tcsor. De Acquisi t. Ter. Sancì. S. R. L Tom. VIL coh
^28. Né qui deve tacersi, che agli applausi dell' elezione di
Daiberto si aggiunsero le congratulazioni d' Ivone di Cbartresr
che si leggono in una delle di lui Lettere ^ num. 93. pag. 45,
Edit. i6^Z' nientovate ancora dal eh. F. Mattei he, clt, pag^
187^.,, e dalle quali rilevasi» che Daiberto godeva la stima e
r intima amicizia di quel celebre Prelato Francese *
(35) ^^ eh' Mariti he, cit.^ seguendo la Cronografia di Ste-
fana Lusìgnano, dimostra, che dentro gli undici giorni sopra
indicati come epoca del Concilio Gerosolimitano , si pubblicassero»
te Assise p cioè le Leggi di quel nuovo Regno, d' uà Codice
40
D A I B E RTO
delle qnali, irapresso in Venezia nel 1535., e conservato nella
Magtiabechiana y Class, XXIX. ^ ha parlato il eh. Dott. Targioni nel
Tvm. II. dei suoi Viaggj pag, 192, e segg. Ma quel Libro
non è veramente» come credè il medesimo Targionl, V istes-
so Codice delle Assise ^ fatte compilare da Goffredo. Poiché es-
se originalmente scritte in Latino, e pubblicate nella suddetta
congiumuta ^ si smarrirono nel 118^. con la perdita della San-
ta Città . Qaindi trasferita la Corte di Gerusalemme nella Cit-
tà di Acri, consultando le Scritture^ che erano restate in ma-
no dei Cristiani, qualche persona ancor vivente, la tradizione,
e quella pratica, che poteva fino a quel tempo essersi conser-
vata nel Governo del Regno, ne fu compilato un nuovo Corpo
in lingua Cauhise da Giovanni d* Ibelino, Conte di Giaffa,
verso la metà del secolo declmoterzo, che fu in seguito con-
siderato come le Assise istesse di Goffredo, ed osservato per il
restante del tempo , in cui i Latini regnarono in Soria ; e ser-
vi dipoi^ unitamente ad altri scritti, a comporre una terza
riforma in barbaro idioma Italiano, fatta stampare nel 1535/
dalla Repubblica di Venezia per uso del Regno di Cipro, ove
il Codice Ganloise di Giovanni d* Ibelino aveva forza di legge
fino dair anno 1291*, in cui gli avanzi del Reame di Geru-
salemme, scacciati da tutta la Sorìa, passarono in Cipro. Ma-
riti toc, cit. Cap, 4, Ora che nella Assise Originali avesse par-
te il nostro Daiberto, sembra non potersene dubitare, non so-
lo perchè anche nel mentovato Codice Magliabechiano^ derivato
da quello del Conte di Giaffa , come questo ebbe origine dal-
le medesime Assise di Goffredo, esse si dicono, ivi, ordinate
& messe in Scriptum per ordine del Patriarchi de Hierusalenty
che allora fn prima eletto & sacrato ; ma molto più per ciò
che ne ha scritto il Tirio tib. XV. XVL e XVII , ed al-
trove , e dai fatti , di cui si farà menzione , chiaramente
apparisce , che ai tempi di Goffredo e di Daiberto doveva
esservi in Gerusalemme un misto Imparo.
D A l B E RTO 41
Air epoca istessa, cioè a! primi sei mesi dell* anno iioo.»
deggiono riferirsi V unione dei Canonici e Cavalieri del Santo
Sepolcro^ V istituzione dei Canonici del Tempio del Signore^ la
fabbrica del Monastero della Valle di Giosafat per i Monaci
Benedettini^ ed altri pii stabilimenti, descritti dal eh. Mariti
rrclodato, lo$. cit. Cap. 3., nei quali ugualmente concorsero e
la pietà di Goffredo , e la provvidenza del Patriarca .
(3^) j^ Interea Hierosolymis , studio & opera quoruindam
y^ malignorum , quibus semper cordi est scandalum serere , & alio-
,5 rum invidere tranquillitati , suscitata est quaestio inter Domi-
^ num Patriarcham & Dominuni Ducem, Domino Patriarcha ab
,, co reposcente Civitatem Sanftam Deo ascriptam & e)usdem.
,^ Civitatis praesidium, simulque urbem Joppensem .... Cumque
,5 aliquandiu agitata esset praesens quaestio , Dux, sicuti vir
,5 humilis erat & mansuetus , ac timens sermones Domini , in
,9 die Purificationis B. Mariae, praesente Clero & Populo uni-
,5 verso in Ecclesia Sanftae Resurreftionis, quartara partem Jop-
,, pe resignavit; postea die sanflo subsequentis Paschae in prac-
r^ sentia Cleri & Populi, qui ad diem festum convcnerant, Ur-
p bem Hierosolymam cum turri David & universis eius perti-
,5 nentiis in manu Domini Patriarchac resignavit , ea tamen
,) conditione , ut praediQis urbibus cuni territoriis suis ipse in-
„ terim frueretur, utereturque quousque captis ex aliis urbibus
,5 una vel duabus , Regnum Dominus permitteret ampliali . Quod
^, si medio tempore Dux absque legitimo defunftus esset haere-
,) de, praedifla omnia absque diflicultate , omni contradiflione
y^ remota, in ditionem Domino ccderent Patriarchae . ,5 Gugliel-
mo di Tiro loc. cit. Cap. 16. Benché i fatti esposti da que-
sto insigne Autore giustifichijio pienamente la condotta del Pa^
trìarca, vi sarli nondimeno chi lievemente considerandola sul
finire del secolo decimo ottavo, giudicherà forse il nostro Dai-
berto qual' Uomo arbitrario, prepotente, ed ambizioso, e pen*
fera, che la connivenza di Goffredo, anziché dimostrar legittime
Tom. III. F
A J B E R TO
le pretensloai del Patriarca ^ , soxv^ soltanto a palesar T animo
generoso di quel Princìpi soverchiamente divoto ed amante
della pace . Per altro i dritti reclamati dal nostro Dail>erto
non potranno sembrare né ingiusti ne stravaganti, se pongasi
mente al fatto, ed alla maniera di pensare di quei tempi*
Primamente è da sapersi , che quOrtam partem Chitatis a mul*
tìs retro temporibus Hierosolymorum Patriéinham tertum est tam^
quam prvprìam possedisse^ loc. dt. Céìp. i8, Onde a buona equi-
tà lagnavasi Daiberto nella citata. Lettera a Boemondo, che si
contrastasse dai Cristiani alla Chiesa di Gerusalemme ciù, che
i di lei Patriarchi avevano liberamente goduto sotto il domi-
nio dei Turchi. Le ragioni d' un tal possesso, e dei reclami
di Daiberto sono latamente esposte dal medesimo Tlrio It/c,
€it. Cap. 17. e 18. Dal che rendesi manifèsto , che essi in
gran )mrte erano giusti , Quanto poi al di più , che Daiberto
chiedeva, non dee sembrare stravagante, perchè derivato dalla
scuola di quel secolo. Daiberto era stato in essa educato, ed
al fianco d* Urbano IL n* era stato zelante fautore: e pcrcià
egli con tutta la buona fede credevasi in dovere indispensa*
bile di operare secondo le norme di quella scuola medesima »
che erano, per dir cosi, i Canoni di quell'età; sulla suppo-
sizione di trattare la causa della Religione, quando si tratta*
va d'una Città tutta sacra e misteriosa, che credevasi per
questo non poter dipendere e reggersi per altro ministero, clic
per quello della Chiesa . Non i ragiùncvoi $osa 4ver soff^erti
muti travagli e tanti peritoli per giungere a liberare questa Chìe^
itf, per doverla dipoi ridurre^ §ùm9 or si vorrebbe, in serviti^
di coloro^ ai quali deve iomandare come loro Madre. Cosi Dai-
berto istesso scriveva a Boemondo nella Lettera mentovata .
Per osservare inoltre, che le pretensioni di Daiberto non era-
no in quella stagione né eccedenti, ne irraglonevoU, basti il
«apere» che 1' istesso Re Balduino, il quale tanto contrastò
con Daiberto per V oggetto medesimo , un anno dopo la di
D A I B E RTO 43
Ini morte mandò a Roma Deputati per chiedere al Papa ,
che si compiacesse approvare, ut quascumque urbes ^ quamcumque
provinciam sudorìbus belli cis & Regìa solUcitudine ^ anSore Domino',
sibi fosset vendicare^ & de poustate hostinm violenter eri per e .
omnes ditìoni & regiminì Hierosolymìtanae Ecclesiae subjacerent •
Super quo rescriptum a Sede Apostoliea impetravit. Tirio Lib. XL
nuw. 28., Fleury ann. 1108. num. 58.
(3^) ^> Morto che fu il Re Goffredo, venne chiamato al
^ Regno Gerosolimitano Balduino Conte d^ Edessa^ fratello di
'^ esso; e« ciò per secondare le ultime disposizioni del Re me-
I, desimo , o siwero per consiglio di quei pochi Generali delle
,) Milizie Cristiane , che erano restati in Gerusalemme ,, .
9^ Intanto il Conte Garaiero di Grez, parente dello stessa
9) Balduino, prese il possesso della Rocca della Città a nome
19 del nuovo Re; ma questi essendo morto in capo ^, cinque
y^ giorni^ ne sostennero il possesso le guardie , alle quali era
x^ stata affidata dallo stesso Conte Garniero y,.
^ Il Patriarca Daiberto^ sentendo le disposizioni prese per
^ r elezione del nuovo Re, e vedendo, che la Rocca era te-
,9 nuta a- nome del medesimo, pretese, che Goffredo avesse fat-
^ ta erede del Regno la Chiesa di Gerusalemme, e perciò do-
^, mandò non solo la restituzione della suddetta Rocca, come
^ anche T investitura della stessa Santa Città con tutte le
^ sue appartenenze ,5. Mariti he. cit. Cap. 5. pag. 104. e 105.
E per verità sembra, che Daiberto non pretendesse senza ra-
gione, poiché in fatti Goffredo, come osservammo nella Nota
precedènte per la testimonianza gravissima del Tirio , urbem
Hierosolymam cum tur ri Davida & universi s eius pertinenti! s in
mauu Domini Patriarchée resignaifit^ colla condizione, quod si
Dux abjque legUiwo defunffus esset haerede^ praedìSa omnia absque
Jifficuttate^ omni contradiffione remota ^ in dititme Domino cederent
Patriarchae; avendosi di - più nella ckatd, ' Lettera scritta da
Daiberto a fioeniondo, che^ Goffircdo ratificò la predetta dona*
Fa
44 D A 1 B E RTO
zione , e ne ordinò V esecuzione in punto di morte . Il mede-
simo Tirio, raccontando la morte del Conte Garniero, accidit
su:em^ scrive» qséod infra quinque dics ( dalla morte di Goffre-
do accaduta nel di i8. di Luglio iioo. ) idem Comes ^ casu vi-
ta decessiti omnibus ducentibus fro miraculo, & Domini Patriarchae
mentis ascribentibus j quod hostis & persecutor Ecclesiae ita subito
morte defecerat: he. cit. Lib. X. Cap. ili. pag. ^'jS.
(o^) n Vedendo, Daiberto ^ la pertinacia di quei, che cu-
^ stodivano la Fortezza , pensò di scrivere a Boemondo Prlnci-
,j pe d' Antiochia una pressante Lettera» riferitaci dal Tirio*
^y nel Lib. X. Cap. 4., colla quale gli adduce le sue ragioni,
,) chiedendoli nel tempo istesso la di lui assistenza; sebbene
,j non si sa , che tal Lettera pervenisse mai al Principe Boe-
yy mondo, giacché in quel tempo era appunto stato fatto pri-
^ gionicre presso Melotenia , Città della Mesopotamia da un
9, Signore Turco, chiamato Danismano ^. Mariti he. cit. Forse
non può negarsi, che la predetta Lettera ^ sovente da noi ram-
mentata, non risenta dello stile medesimo, che usava allora
la Curia Romana: ma non per questo da essa Lettera si vede ^
come parve al Fleury, Lib. LXV. ann. iioo., the non manco
dalla parte del Patriarca rf' eccitarsi una guerra civile tra ì Prin-
cipi Crociati .
,) Scrivete a Balduino i>er impedire eh' ci venga senza la
,) nostra permissione ,, questa è la principale istanza, che fa
Daiberto in essa Lettera al Principe d' Antiochia, e che au*
. tentica i mezzi adoperati prudentemente dal Patriarca ^ per ri-
cuperare ciò, che violentemente veniva tolto alla sua Chiesa,
Se egli avesse voluto usar la forza, non avrebbe forse potuto
avere al suo cenno i suoi Concittadini, che colla loro Flotta
erano tuttora nel Porto di Laodicea^ ed i quali, come notò
il citato Anonimo Bongarsiauo >^ in sua quasi potestate habehat^
ut quidqnid ipse vellet , ipsi vellent & facerent ? Eppure , per
npn aggiungere neppure colU sua pr^^senza fomento alle turbo»
D AI B E RTO 45
lenze, egli volle piuttosto rinunziar generosamente alla sua Di*
gnità, ritirarsi solo ed inonorato in lontana parte, ed aspet-
tare dal tempo un pacifico rimedio , il che è certo da ciò ,
che riferiremo tra poco.
(39) Balduino, avendo ceduta la Contea d* Edessa a Bai-
duino del Borgo di lui parente, parti il dì 3. di Ottobre del
UGO. per Gerusalemme, ove giunse il dì 11. di Novembre.
Mariti he. cit.
(40) Daiberto non si trovò presente ali* ingresso del nuo-
vo Re, essendosi ritirato prima del di lui arrivo nella Chiesa
del Monte Sion : ,, ibique scandala fugiens , privatus legioni & ora-
tioni vacabat , Tirio Lib. X. Cap. 7. pag. 780.
(41) ,) Era disdicevol cosa, che il Capo della Chiesa Gè-
9) rosolimi tana dovesse restar così diviso col Re: perciò coli'
,, opera di alcuni illustri Personagg] furono riconciliati gli ani-
93 mi; ed il giorno di Natale del iioo. tutti i Grandi del
,^ Regno, e molto Popolo essendo concorso alla celebrazione di
.5 quella solennità in Betlemme, ivi dal Patriarca Daimberto fu
55 consacrato ed incoronato Balduino L per Re di Gerusalcm-
55 me. Tal funzione seguì nella Basilica di S. Maria di Be-
55 tlemme. 9^ Mariti loc, cit. Il medesimo eh. Autore nota, ivi ^
che sebbene Fulchero ponga la coronazione di Balduino ali*
anno noi., ed altri Scrittori sulla di lui scorta abbino con-
tinuato ad assegnar quel fatto al detto anno, è cerco nondi-
meno, che esso accadde neir anno comune iioo. , perchè Ful-
chero, come anche il Tirio, principiano a contare gli anni a
Nativitate Domini .
(42) Mattei Iq€. $it. pag. 189. Caffaro loc. cit. Lib, I. col,
250. , ove anche raccontasi , che il fuoco sacro , solito accen-
dersi , dentro al Santo Sepolcro annualmente nel Sàbato Santo
in queir anno noi. mancò; e che il Patriarca Daiberto, fat-
to al Popolo un dotto e lungo discorso, in cui fra le altre
cose disse» dome Civitas itta sani/a ia potestatc lufidelium erat ^
4<5 D A I B E RTÙ
honum & Miquum fult^ ut Dtminus mìracuU fachnJot ifureiutot
ad fidem revocaret ; nunc ergo, quoniam in potestate Fidelìum est ^
miracula non sunt necessaria^ dopo una divota processione, in
iomuncula Sepulcri lumen invenit , & de foris Sepulcri in lampadi^
bus lumen coram multis ardere incoepìt . L* istesso si lia dall* Ano-
nimo Bongarsianoy Gest. Fr ancor. Expugn. Hierus. num. 38. e segg»
(43) Eodem tempore mensis Martii ( dell' anno 1.10 1. ) Clas-
ses Pisanorum & Genuensinm navigfo appulsae Joppen anchoras fi-
xerunty & Ulte Pascha Domini oper lente s , tandem Jerusalem ve-
nerunt ad celebrandam ipsam diem ResurreSionis Dominitae . Alber-
to Aqucnsc Lib. VII. Cap. 54, )Le dette .Flotte avevano sver-
nato nel Porto di Laodicea , ove la squadra Genovese era
giunta solamente sul fi|ie deU* anno precedente iioo. , come
si è osservato alla Nota 23.
(44) Qj*^^ die ResurreSionis Domini cae ^ cum omni devoti ont
celebrata j Regem adierunt^ summopere deprecantes ^ ut quam vellet
civitatem GentiUum {(occupare & expugnare eis Hceret . Rex igitur
,(tesic(erium Ulorum intelligens,, Ajssur ob side re per mare if aridam
Sonstituì^t . Alberto Aq, loc. cit. ^ Ad Azotum perrexerunt , ó* eum
bellando per tres dìes xeperunt . Caf&ro loc. cit. col. 250. 9, Cum
Oppidum iS' obsidiofte , & assalti^ mirabili aréfassent .<, tandem Oppi-
datti diffiòi viri bus, personis & rebus immunita te concessa. Regi
dederunt . Bernard. Tesor. loc. ci4. Cap. 88. coi 733. Quella Cit-
<^> oggi detta Arsurji a^ediata già invano nel 1099. dal Con*
te di Tolosa, e per tre volte dall* istesso Goffredo, che ap-
pena potè ottenere la promessa d* un tributo , cadde libera-
mente i:n potere dei nostri poco dopo la Pasqua dell* anno
noi. Mariti loc. cit. pag. i-fs.
( 45 ) Eodem die Dominus Patriareha Crucem Dominicam prae-
tulerat ad proteSionem & defensionem Gentis Cathoficae, Stol» san^
(la & candida prò thorace indutus , quem usque ad muros tota
manus pugnatorum sequi non dubitavit . Alberto Aq. loc. citj. Lib.
VfL nt^m. yg(S. Si avrebbero per avventura in questo faxto le
D A 1 B E RTO 4X
tracce dell* antichissima tradizione , che tuttora; vige fra noi ,
di cui parla difFusamente il Martini, Theatr. Basii. Pisan. Cap,
it. pag, 86, e seqq^.^ e dalla quale, Daiberto in- Patriarchali
Jerosolymitano Throno sedente j originem traxìt mas Pisani Cleri ^
totiusque Pìsanae- Dioesesis r in omnibus supplicationrbus publicis &
priva ti Sy gestandae Crucis erga Cltrum & Populum sequentem?
Rita osservato religiosamente fino ai dì nostri nella Diogesi
di Genova,' i di cui Cittadini furono a parte^ della vittoria
di Cesarea, e perciò presenti al citato fatto, conservatoci dall'
Aquense? lo xton ardirei di anteporre una lieve congettura
ad una tradizione, cui rende a noi venerabile il corso di
ben sette secoli , e cui autenticano segni e monumenti fra.
noi permanenti e notissimi . Ma siccome il fatto prodigioso,
su cui fondasi la predetta tradizione , non potè certamente
accadere nella presa di Gerusalemme, per le incontrastabili
prove da noi sopra recate: così forse la Croce di bronzo ^ che
si conserva nella nostra Chiesa Primaziale^ potè: benissimo es-
sere stata collocata sulta cima S uno stendardo Pisano nell'
assalto di Cesarea ; e riportata in Patria ,. esser dipoi venerata
in memoria di quella insigne vittoria,, e del fatto mentova-
to del Patriarca Daiberto . Che la presa di Cesarea sia stat?ì
cumulata e confusa colla presa di Gerusalemme dai nostri
antichi Cronisti , T indica il citato Passo di Michel da Vico :
Hierusalem oc Caesarea a Chris ti ani s cxkpta est decima oSavo^ Ca-
lendas Augusti y cujus vìiioriae Pisanns Populus fuìt & caputa &
causa ^^ loc. cit, ; onde non sarebbe difficile, che il volgo, sem-
pre dedito al maraviglioso , e specialmente in quella guerra^
di cui gridavasi ovunque ad alte voci. Iddio la ly^ole ^ avesse
cambiata, e dipoi creduta, V ostensione fatta da Daiberto ali*
esercito della vera Croce in una miracolosa parlata del Sal-
vatore ai Pisani, rivolto verso di loro dalT immagine d* un
Crocifisso posto suU* asta d' una bandiera , e così la voce
istessa di Daiberto reputata voce Divina*. La Croce ^ che il
48 D A I B E RTO
Patriarca portò nel campo, era una porzione del sacro Le-
gno, che r Imperatore Eraclio lasciò ai Cristiani di Gerusa-
lemme, quando neir anno 6^6. trasportò a Costantinopoli queir
augusta Reliquia. Daiberto fu il primo, che die T esempio
di portarla nelle battaglie per animare le Milizie Cristiane,
come già fra V armi Isdraelitiche conducevasi V Arca: esempio,
che in seguito fu molte volte imitato , come si ha da Ful-
chero toc. eh. Cap. 46., e dal Tirio loc. ctt. Lib. X. Caf, 17.
e Lth. XXL Cap. 22.
(46) Cesarea fu presa d* assalto verso la Festa della^ Ven-
tecoste deir anno noi.: duro & gravi assulto cives ' disturbatos
a tnoenibus repulerunt : ac sic subito scalis muro applicitis urbi
ntediae vi intromissi sunt . Alberto Aq. he. cit.
(47 L' inimicizia, che nuovamente si suscitò fra il Re
Balduino ed il Patriarca Daiberto nell' anno noi.. Mariti loc.
cit. pag. 108., fu r opera detestabile di Arnolfo. Costui, chia-
mato da Guglielmo di. Tiro, primogenitus Sathanae & fiUus per-
di ti onis ^ Lib. X. Cap. 7. pag. 790., more suo ^ Regem inter &
Patriarcham scandala saevit ^ & Clerum eontra cum suscitavit ^ pag,
cit. Onde , abbandonata Gerusalemme , si ritirò Daiberto in
Antiochia , ove Tancredi , che era ali* amministrazione di quel
Principato per la prigionia di Boemondo, advenientem honeste
suscipiens . ... ne apud se aliter , quam tantum virum haberi
opvrtebatf moram faceret ^ Ecclesiam S. Georgii ^ quae infra Antio^
chenam urbem sita est y cum ingentibus praediis & multi s reddi^
tibus, consentiente Domino Bernardo j ejusdem loci Patri archa ^ libe^
raliter assignavit . Tirio he. eit.
( 48 ) ^^9- S^^ Scrittori bongarsiani il solo Alberto Aquense
racconta , che della nuova riconciliazione fra il Patriarca e il
Re Balduino furono mediatori Tankradus^ & Dalduv^inus de Burg^
Willehelmus quoque Comes Piffaviij pariterque Wìllehelmus Carpen-
tarius . Lib. LX. num. 14. fag. 331. Quando ciò accadesse, e
Daiberto fosse restituito 'alla sua wSsde, rilevasi dall' Autore
2> A J B E RTO
medesima, ove nota, che quei Principi Regi legatìonem dìrexerunt^
vuklicef , ut Patriarcham in suam Sedem rclocaret , aiioqui nequa^
quam . eoi in ultimem smrum Ascalmem posse discendere ; e che
Baldo ino Consilio suorum viQus concessi t magnifici s illis intercessa-
ribus y ut prìmum Ascahnem descendant adversus arma iy milites
Regis Babiloniae^ dehinc. se omnia de Patriarcha aequo judicio &
Consilio ipsornm a&urttm „: he. €Ìt. Ora essendo certo, che Bai-
duino, verso la solennità di Pentecoste dell' anno 1102., supe*
rato nelle campagne dì Rama dai Saraceni dell* Egitto, uniti
a quei d* Ascalona, riunite dipoi in. Giaffa le genti del suo
Regno e dei suoi alleati, tornò poco dopo ad attaccare il
nemico, e ne riportò la vittoria. Mariti loc. cit. pag. 118.,
sembra potersi «dire, che la mediazione dei predetti Principi
ebbe luogo dopo la disfatta di Balduìno, ed il ritorno di
Daiberto in Gerusalemme dopo la mentovata vittoria , e cosi
presso la metà dcIT indicato anno 1102.
(49) Dopo la morte del Legsto Maurizio, sostituito a Dai-
berto nel UGO. da Pasquale IL, Fleury all' <j«». sttdd, num. 2,,
fa dal medesimo papa destinato col carattere istesso il Cardi-
nal Rohefto^ di. Parigi, il quale nel 1103. giunse in Gerusa-
lemme , e tenne un Concilio Jtella Chiesa del Santo Sepolcro^
ove il Patriarca Daiberto fu accusato e deposto. Alberto Aquen-
se^ ne descrive le accuse ex Simonia ^ ex homicidio Graecorum
eJHS instinllu perpetrato ^ ex traditione* Regis Baldevvìni ^ & ex
oblatiom &. pecunia Fidelimn suhtcrrnta^ per le quali Patriarcha
viffus & conftfsus ab idonei s restibus ^ ohmutuit . ^^ Lib. IX, Gap, 14,
P'^S* 332. Ma questi idonei testimonj altri non furono che
Arnolfo ed i suoi partigiani, uno dei quali era senza dub-
bio r istesso Alberto, il solo fra gli Scrittori Bongarsiani ^ che
esalti con somme lodi queli' implacabile -ed accorto persecuto-
re del nostro Patriarca. Sebbene 1' istesso Alberto, il quale
compilò la sua Storia dall' altrui- racconto , sia convinto dai
fatti, che riporteremo fra poco, si osserva nondimeno in qual
Tom. IIL G
DAÌBERTO
maniera dagli altri Autori della Guerra sacra, oculari testimo-
ni di ciò che scrissero i si parli della deposizione di Daiber-^
to . Jnimicus humani generis inter Patriarcham Daimbertum ir Ec-
ilesiam sibi cotnmhsam distentUnem tantam immisi t^ odiumque se^
minavitt ut ueque a Clero ^ neque fi Rege^ neque a Populo amare^
turi & tanta Persona ^ tanta Ecclesiae c^lamna^ tam pius Pastor
& egregius DoSor^ ab omnibus^ froh dohr ! ceu lupus invisus est ^
& ab Ecclesiae liminibus ejeUus ^ sub velamine quasi Romanae dì-
stria ioni s ^ praesidenie Rodbert§ Cardinali , & Arnulpho Sanffi Se-
fulcri Archidiacùno cum aliis complicibus suis annitente d* accusan*
te. Itaque P^ir ìllustris & gmni bonitare cosphuus ^ eorum non fé-
rens violentiam , Romanam appellavit Sedem , arque Romam mox
profeffuf est. L* Anonim. cit, Cap, $i, pag. 59#. : T istesso kg-
gesi presso il Tirio, ed altri,
(50) Dopo la partenza di Daiberto, Arnolfo col suo par-
tito fece eleggere Patriarca Ebremaro. Hoc totum^ segue a dire
r Autore prelodato, fallum est in praesentia Rodberti Cardiualis,
qui & ipse, ut a quibusdam ferrar ^ ad honorem hunc aspirabat $
Rege ium Optimatibus suis annuente. Cap. 53. pag. 591, Ma que-
sta vergognosa catena di cabale e d' artifizj ebbe fine colla
morte del virtuoso Daiberto nell* anno iro^.» nel quale ^ si
9, mandò da Roma Gibelino Arcivescovo d* Ari!» il quale arri-
,) varo in Gerusalemme» vi raccolse un Concilio di Vescovi
,} del Regno, e fu pienamente ivi esaminata la causa d' Ebre-
n maro. Seppe allora per mezio di testimonj maggiori d* ogni
,} eccezione» che Daimberto era stato discacciato senza legitti-
fy ma cagione dalla fazione d'Arnolfo, e dalla violenza del Rej
rt e che Ebremaro aveva usurpata la Sede di un Vescovo vi-
^) vente , e unito nella comunione della Chiesa . Perciò coir
7) autorità del Papa lo depose dal Patriarcato: ma in consi-
j5 derazione della sua pietà e della sua semplicità, gli donò
5) la Chiesa di Cesarea, che era vacante. Indi essendo dal Cle-
97 ro e d^l Popolo contrastata V elezione del Patriarca » si de*
D^AiR S R ra
5t
I, putò una giornata per trattarne fecondo il costume^ e dopo
^ lunga deliberazione , tutti convennero d' eleggere il Legato
yy Gibelino» e T innalzarono alla Sede Patriarcale* Si volle, che
^ ancor questo fosse un artifiaùo d* Arnolfo ♦ di porre in quel-
99 la Sede un vecchio, che per la sua età soverchia noa pote-
ri va vivere lungamente^. Fin qui il Fleury Lib. LXV. ann, iio^,
num. 5^, dal Tirio» ed altri. Vnde poster ^ soggiunge l* Anonì*
lino mentovato^ Ecclesia Jhcrosolymorum multa incommoda ^ aHver^
\shates fmltas^ multa detrimenta passa €St^ nec immerito. Quoniam
^Daimbertum^ gregis Pastorcm vigilantissimum, & totius patriae tu-
\ iarem , orphanorum & pupiltorum susceptorem , omniumque desperantium
uomQlatQrem ^ img^ ut verum fatiar ^ iuctnam ad instar Solis rddian'
Vìem^ spontt sua extinserant ^ & tenebri! ra^ taiumqae ovile obduxerant ^
\ade9 ut totuf mundus tis inde ùbstreperet oìque detraheret : y^ he. ctt.
(51) Per testimonianza del citato Anonimo, Daiberto partì
da Gerusalemme immediatamente dopo la sua deposizione » e»
[Secondo Alberto Aquense , loctit,^ parti insieme col Principe
LTancredi. Giunto in Antiochia, dice V Anonimo suddetto» che
pivi trovò Boemondo, già liberato dalla sua schiavitù, al quale
tum Patri archa Daimhertus causam sui itineris exposuìsset ^ pio af-
feBn ab eo susceptus est i atque sui itineris faltus Sùcius y in Apu*
Uam sìmul transvcOi sunt : ^^ he, cit. Semhra perciò , che Daiberto
non sì trattenesse lungo tempo in Antiochia, poiché, se il
Congresso, in cui fu deposto > fu convocato nel 1103. , ed
egli con Boemondo senz* altra dimora giunsero in Italia nel
I104. , ciò dovè accadere tra il fine del 1105*, ed il princi-
pio del seguente anno ;, ed a questo computo corrispondono
gli anni ^ che assegna il Tirio al Patriarcato di Daiberto »
attribuendogli quattro solidi anni > nei quali sedit in pace »
in exilio vero trihus , „ Lik XL Cap. 4. pag. ^97. Onde non
so con quanto fondamento si ponga la partenza di Daiberto
e Boemondo da Antiochia nell' Autunno del 1104. dal Fleu-
ry, Lib. IXV. ann. iìo6. num. 47.
G 2
53
B A IBE RTO
(^2) Daiberto e Boemondo Romam profeti ^ uterque de injurìa^
sibi tam ab ipso Cardinali Rodbnto , quam a Rege , & Clero Jhe-
rosolymitano irrogata proclamationem factcm . Quorum quaerimonias
atque injurias Papa Paschalis , vir summai discretionis & inda-
strine y patema suscipieus compassione ^ utrique ^ prout tempus & cau-
sae modus exigebat , rationabiUier comuluit . Daiffibertnm enim
Patriarchali suo loto restituita Anoti* loc. cit. Aggiunge il Tino,
che il Papa scrisse immediatamente al Clero di Gerusalemme ,
ordinaTidogli > che mandassero a Roma le prove delle accuse
imputate al Patriarca ^ e le gmitificazìonì , o almeno nn ra-
gionevol motivo del loro operato: e che dopo due e più anni,
non essendo comparso alcuna né in scritto, né 'in voce a ren-
derne ragione, e non trovandosi cosa riprensibile nel Patriarca ^^
se non che era stato discacciato per la sola violenza del Re ,
fu rimandato alla sua Sede con lettere del Papa , che autenti-
cavano r innocenza di Daiberto, e lo riponevano nei suoi drit-
ti, Lib. IL Cap. 4,, Fleury he. cit. ann. rio^. num. 57,, Mariti
ht. €it, Cap. 5, pag, no.
(53) Partitosi Daiberto da Roma per ritornare in Gerusa-
lemme, e fermatosi in Messina per attendere Y incontro delle
Navi per quella volta, gravi iorreptus aegrìtudiney decimo sexto
cahndas Julii viam unì ver sae carni s ingressus est , Ti rio Lib. JfA
Cap, 4 pag. ^97, II eh. P. Mattel coir autorità degli antichi
e moderni Autori ha dimostrato, che Daiberto veramente man-
cò nel 1107.; ed a ragione ha creduto apocrifo un Elogio Se-
polcrale^ riportato dal Can. d* Abramo he, W#-, di cui invano è
stata cercata qualche autentica memoria nella Città di Messi-
na , e clte per se stesso si annunzia lavoro di mano moderna,
ed inesperta nei fatti , che appartengono all' età del nostro
Paiberto: he. tit. pag. 195. e 196., N9t. 5.
VILLANO GAETANI CARDINALE
ARCIVESCOVO DI PISA
TRa le Famiglie , che a Pisa recarono somma glo-
ria , sì dee contar quella de' Gaetani, alla quale
appartengono in larga copia Personaggj famosi per armi^
per Lettere , e per dignità le più sublimi . Né già nei
racconti di Genealogisti famelici , ma negli antichi auten-
tici Monumenti si fondano le glorie di questa Famiglia
Pisana (i). Essa per valor militare si distinise nelle guer-
re dì Oriente , nelle conquiste delle Baleari e della Sar-
degna , nella giornata della Meloria , ed in altre memo-
rabili azioni (2). Da essa si propagarono le nobilissime
Case e dei Conti di Fondi Duchi di Sermoneta , e dei
Signori di Valdagno Baroni di Cilenza , e dei Duchi e
Marchesi della Cisterna. Dalla Famiglia stessa discesero i
due Sommi Pontefici Gelasio IL, e Bonifazio VIIL , oltre
moltissimi Cardinali della S. Chiesa Romana (3); ed in
fine le illustri alleanze con le Case di Svevia , di Ara-
gona , ed altre Sovrane la sollevarono al più eminente
grado di onore , a cui qualunque altra potesse pervenire *
Da Gherardo pertanto di questi Gactani ^(4) , che
illustrano ancora la Città di Pisa, nacque. Villano per
testimonianza di Costantino Gaetani , e di Pietro Tarul-
li (5)* ^ ^^^^ testimonianza fu di unto peso presso il
VILLANO GAETANI
eh. Ughellì , che egli non esitò a ritogliere alla Città
di Pistoia r onore di aver prodotto questo grand* Uomo t
a cui egli lo aveva attribuito con troppo precipitoso giu-
dizio (d) .
Gli Scrittori più accurati delle -cose Pisane , tra ì
quali merita un luogo distinto V eruditissimo Padre Anton
Felice Mattei (7), nulla ci dicono della vita privata del
nostro Villano, né dei mezzi impiegati da esso per con-
seguire le dignità della Chiesa. Certo si è, che egli suc-
cesse neir Arcivcs^covado di Pisa a Balduino morto in
grande opinione di Santità il dì 4, di Ottobre dell' anno
1145. Le Lettere dì Eugenio IIL , colle quali si conferma-
rono a Villano tutti i privilegi concessi dai precedenti
Sommi Pontefici alla Sede Pisana (8), dimostrano ad evi-
denza , che Villano era già in possesso della medesima
nel mese di Maggio dell' anno 1146. , essendo esse colla
data /r. Kalcnd. Junii dell'anno stesso* Ma per la glo-
ria dì Villano basta ciò che ne scrisse uno de' più ri-
nomati Pontefici , qual fu Innocenzo IIL , facendo sue le
parole di Ubaldo Lanfranchi, il quale succedette al no-
stro .Arcivescovo nella Sede Pisana (9): ,* Super alio vero
,, articulo taljter respondisti , quod ab eo tempore, quo
„ fuìsti assumptus ad Pracsulatus officium , juramentum fi-
5, dclitatis prò Sede Apostolica ab ipsis Judicibus ( Sar*
fi diniae ) recepisti, scìcns , Archi episcopum Villanum Prae-
„ decessorem tuum virum magnae aucloritatrs & honestatis ,
„ qui longo tempore in Curia Romana extitit Cardinali»
,* ipso quoque plenius novit consuetudines & statata &c. „
Ecco pertanto in Villano un Cardinale della Cìiicsa
Jtpmana » ceco un Uomo peritissimo delle Costi cuz Ioni e
VILLANO GAETAUl
SS-
costumanze di essa> ed Juisieme autorevolissimo j e di sin-
golare onestà, Tuttavolta> avendo l'espressione qui in Cu-
ria Romana extidt CardinaUs qualche cosa d' inusitata, un
Critico animoso potrebbe credersi in diritto d/ interpretarla
per principal Ministro ed Ufiziale della Curia, suH' auto-
rità del Du-Cange (io): interpretazione, che a prima vi»
sta sembra ancor più conforme al contesto ipsiusque pie*
nius novit consaetudines & Stamta . In conferma di ciò il
medesimo farebbe avvertire, che un Cardinale, qui longo
tempore in Curia Romana extim , dovrebbe trovarsi soscritto
a molte Costituzioni Pontificie , le quali in quel tempo
furono frequentissime : laddove pochissime soscrizionì , e
tutte anteriori all'anno I147** si trovano di uà Cardinale
per nome Villano, Ma questi come può mai essere il
Gaetani , mentre non si trova soscritto tra i Cardinali
alle Lettere date /K. Id. Novemb, an. 1 149. in Pisa , ove
allora ci risedeva , dal Sommo Pontefice Eugenio IIL a
Mosè Arcivescovo dì Ravenna, ? Alla quale obiezione , sog-
giunge il soprallodato Storico della Chiesa Pisana, io di-^
vengo
Personae mutae , truncoque simillimus Hermae^
A ciò aggiunge Y Ughclli, non ritrovarsi monumento veru-
no, in cui Villano si veda intitolato insieme ed Arcivesco-
vo, e Cardinale ; ed osserva , che il Tiro/o dì J, Stefano
nel Monte Celio, di cui fu investito da Lucio li. nell* an-
no II 44- quel Cardinal Villano, che si legge soscritto nel
1145. ^''^ Lettere dirette da Eugenio IIL a Teobaldo Ve-
:fcovo di Verona, era il medesimo 7 itolo, il quale, viven-
te il nostro Arcivescovo, riteneva nel 1151., nel 1155., nel
g<f VILLAHO GAETAm
1158. > ed in akri seguenti un ajpro Cardinale per nome
Gerardo. Igitur „ ( così conchiude il eh. Padre Mattei )
f^ Tìtulum illum numquam consequutum esse Villanum Pi-
ft sanum dicamus necesse est: nisi asserere velimus^ Cardi-
>»*nalem nostrum eo relido alium sumpsisse, quod ìllorum
j^ teiQporum consuetudini repugnat , teste eruditissimo Panvi-
„ nio de Septctn Urbis Ecdosiis in fin. Cap. 3. „
Con tuttociò, non avendo V Ughelli veduta intiera la
Decretale d* Innocenzo III. rammentata di sopra, possiamo
lusingarci, chie siccome egli fu tanto ingenuo ed onesto
da renderjC a Pisa Villano Arcivescovo^ creduto prima da
lui Pisto)esc , così or lo sarebbe in vista di sì luminosi^
testimonianza neir accordare ^1 medesimo Villano la Digni-
tà Cardinalizia , ^ che gli negò sul debole fondamento del*
le sue congetture. Ma prescindendo ancora dall' autorità d*
Innocenzo III., le ragioni da* lui addotte non erano tali
certamei\te da potere asserir , come ei fece , con tanta
franchezza, che il nostro Villano non fu giammai Cardi-
nale , scrivjcndo : Ulud certo co/wrar , PUlaniim Archiepiscopum
numquam Cardinalitios apices attigisse .
La debolezza della prima è stata ^ià •rilevata maestre-
volmente dal prclodato Scrittore della Storia della Chiesa
Pisana (11). Egli è cer^o, che la Dignità di Cardinale
n jn era ^ giunta in quel secolo alla eminenza » a cui per-
venne np* susseguenti. Sia pur falsa, o almen dubbia, co-
me pretende il celebre Critico Francesco Pagi (J2), T as-
serzione del Cohelio ; di Barbosa , e di altri molti , cioè
che fino ai tempi di Clemente V., e di Giovanni XXII.
non si trovasse alcun Vescovo, che volesse divenir Cardi-
nale della Chiesa Romana „ q^uia putabani non licere descen-
VILLANO GAETAm
S7
dere a majari dignkate ad minorcm . Le pròve peraltro,
che adduce il Pagi per dimostrare che nel secolo undeci-
mo , e perfino net nono la dignità Cardinalizia non era
riputata inferiore alla Episcopale , per quanto siano inge-
gnose, non persuaderanno giammai chiunque di proposito
le sottoponga ad esame colla scorta del Tommasino, dotto
del pari , ed aficzionatissimo alla Capitale del Mondo Cat-
tolico (13).
Ella e oramai costante opinione degli Eruditi , che
Ja dignità Cardinalizia non giunse al segno di superare 1*
Episcopale se non per gradi , e singolarmente dopo il Dc^
creta del terzo Concilio Latcranesc dell'anno ii75*f ^^ ^^^
si scabill esser bastanti due terzi de* voti del sacro Col*
legio dei Cardinali , di qualunque Ordine essi fossero , per
relezione canonica del Romano Pontefice (14)* Onde non dee
recar maraviglia, se Villano, il quale non sopravvisse a
quella sacra Adunanza , fu sempre contento del solo titolo
di Arcivescovo Pisano, titolo, che comprendeva non sola*
mente la sublime dignità Episcopale , ma quella eziandio
di AdetropoUtano , e di Legato della S. Sede Apostolica .
Conviene inoltre avvertire , come intorno appunto a
quei tempi incominciò a riunirsi nella stessa persona il
titolo di Cardinale col tìtolo ed il governo di un' altra
Chiesa (15). H ritenere due Chiese fu inibito costante*
mente da tutti i Canoni . Ben è vero , che la necessità
di quei tempi calamitosi potè render lecite le dispense
per tali unioni . Prescindendo adunque dal caso di una
dispensa, che di rado si accordò in quei principi; egli
è fuor di dubbio , che per la promozione di un Cardi-
nale Prete all' Episcopato, naturalmente scioglicvasi il vin-
Tom. IIL H
58
WTLLANO CAETANl
colo, che lo teneva astretto a quel Titolo, o a quella
Chiesa , in cui esso era incardinato •
Ciò presupposto, come coerente alla più sana Giu-
risprudenza Canonica, tutte Je difficoltà, si dileguano, Pt)i*
che non dovendosi presumere una dispensa dai Sacri Ca-
noni , non v' è repugnanza veruna, che il nostro ArcivC"
scovo sia queir istesso Villano Gactani creato Cardinale
del Titolo di S, Stefano nel Manie Cello nell'anno 1144.,
ed indi promosso a\V Arcivescovado di Pisa nel ii^d* Ri-
pugnante sarebbe , che in questo intervallo di tempo o sì
vedesse investito del Titolo di S. Stefano un altro sogget-
to, o non si rinvenisse soscrizione veruna di Villano Car-
dinale. Ma e falsa sì V una che T altra supposizione.
Come apparisce da ciò, che si e detto; ed è conforme
a tutte le sacre Regole , L che Villano non si trovi giam-
Énai intitolato insieme Arcivescovo e Cardinale ; IL che
mentre si vede soscritto alle Lettere di Eugenio HI. deli'
anno 1145., non si legga la soscrizione di lui tra i
CaTd4nali a quelle del 1 149. , benché date in Pisa , per-
chè posteriori alla sua consccrazione : IIL finalmente , che
negli anni 1151*, H55-* ^^5^* ^^ ^^ *^'^^' s'incontri Ge-
rardo Cardinale di S. Stefano in Monte Celio, Titolo già
lasciato da Villano nel 1146*, senza imaginare alcun cam-
biamento di Titolo Cardinalizio, e così senza opporsi aU
la giusta osservazione del Panvinio .
Ne vuoisi dissimulare T obiezione , che presenta il
Testo della Decretale Jnnocenziana contro ciò, che si è sta-
bilito. Se quel Villano creato Cardinale del Jìtolo dì S*
Stefano fosse il nostro Arcivescovo , come mai poteva dir-
si di lui qui longo tempore in Romana Curia cxtiiit Cardi-
VILLANO GAETANI
B9
nalis t mentre appena per due anni avrebbe ritenuto quel
Titolo? Cade però V obieziome, qualora la lunghezza del
tempo indicaca ne! Testo sì riferisca al servizio prestato
alla Curia Romana nelle varie cariche * le quali condusser
Villano al Cardinalato , e non precisamente al possesso
del Titolo Cardinalizio • Quel 7>5ra* dovette essere ne* Co-
dici mss. alquanto scorretto o corroso. Antonio Agostino,
come notammo, lesse Cardinalis^ ipsiusquc &c* , i Picei adot-
tarono la lezione Cardinalis ifse quoque &c. : ed il mede-
simo e tuttora in qualsivoglia esemplare mancante di or-
tografia . Una virgola , che si ponga avanti la voce Car^
dinalis , o h particella &" , che si supplisca, la quale,
come ognun sa, esprimcvasi con un sempHcissimo segno,
fìiranno sì# che si legga qui hngo tempore^ in i?. Caria exd-
tu 3 Cardinalis ipse quoque plcnius Scc, ovvero, qui longo tem-
pore in a. Curia cxtitit , & Cardinalis , ipsiusquc pUnius &c.
Cosi, senza ingolfarsi in un inestricabile laberinto , viene
ad assicurarsi al nostro Villano la dignità Cardinalizia,
attribuitagli chiaramente da tutti i Testi della Decretale
d* Innocenzo 111*
Quanto poi fosse Villano autorevol Prelato, e gran
conoscitore del Dritto , lo dichiararono ed Eugenio IIL
nell' affidargli la decisione della lite nuovamente insorta
tra i Canonici Pisani , ed i Monaci di S. ÌAi$soria intorno
al bosco di Tombolo, ed Anastasio IV* Successore di Eu-
genio neir accordare alla sentenza dell* Arcivescovo una
piena conferma . Per delegazione dello stesso Eugenio ei
compose la controversia tra Aimone Vescovo ^ulciense e
Rainaldo Abate Cassinese , tra 1' Arciprete Turritano ed il
Monastero di Santa, ^arix de Tergo in Sardegna . Né in
H 2
(<o
VILLANO GAETANI
minore stima Io ebbe uno de* più dotti Pontefici nella
scienza del Dritto positivo , qua! fu Alessandro III. , aven-
dolo deputato Giudice tra il Monascero di S. Saturnino in
queir Isola stessa, ove forse trova vasi allora Villano, e
Bonito Vescovo di Cagliari . E per verità ei meritavasi una
tale stima , non solo per il suo sapere , ma ancora per-
chè nelle sue decisioni si ravvisa quella prudenza, quella
equità, e queir impegno per la concordia, e la riunione
aincera degli animi de* litiganti , che resero un tempo
agi' Imperatori Cristiani sì rispettabili i Giudizj Ecclesiasti-
ci . Infani mentre da Villano furono aggiudicati al Mo-
nastero di S. Saturnino i fondi in questione, che il Vesco-
vo Bonito non poteva ritener giustamente , esso insieme
ordina a quei Monaci di aver per lui la venerazione , e
la deferenza, che da tutti è dovuta all'Episcopato, Così,
litigando del Giuspadronato sulla Chiesa di S. Cristo/ano di
Colignola r Abate di S. Michele in Borgo ( ora Prioria
secolare ) e il Pievano di Santa Giulia dì Caprona , Vil-
lano nel 1155. definì per tal modo:„Abbas S. Michae*
,^ lis Capellanum cum in illa Ecclesia de Coloniola intromit-
„ tendus est , inveniat , & cum Plebano repraesentet , Ple-
„ banus vero, si eum canonice lecusare non poterit, Pa-
„ rochiae curam cum Abbatis Consilio illi Sacerdoti com-
„ mittat ; & Saccrdos ipse de temporallbus ad Monaste-
,, rium specialiter pertinentibus respondeat Abbati > Pleba-
^, no vero de spiritualibos respondeat „.
Tale essendo Villano , egli è facile a comprendersi ,
che esso medesimo non s' impegnasse in litigj, se non se
per la necessità di difendere i più evidenti diritti della
sua Sede« Ciò avvenne nelF anno 1151*1 in cui dal Cut-
VILLANO CASTANI
6i
dinal Gtuido dimorante in Siena fu a lui aggiudicato ii
possesso di Monte- Vasi, contrastatogli fieramente da Gal-
gano Vescovo di Volterra; e parimente nell* anno n57'» ^^
cui i publici Giudici della Repubblica Pisana decretarono,
,1 ut praediftus Donnus Archiepiscopus mittatur in posses-
„ sionem totius juris suprascripti Placiti de Vico, & sit in
„ ea possessione, ut homincs de Vico sub Donno Archle-
„ piscopo placitari debeant, & nostro jure civili in pos-
o sessorio iudicio semper ad versus eos potior existat „ : giu-
risdizione, che al nostro Arcivescovo negavano Ì Consoli e
il Popolo di quella Terra , contro il tenore delle Conces-
sioni Imperiali (i6).
A queir altissima estimazione , a cui per si rare doti
era giunto Villano presso di ogni ordine di persone, deb-
bono ancora attribuirsi le molte liberalità usate alla Chie-
sa Pisana sì dai privati , che dai personaggj più illustri
di quella età. Per tal modo si accrebbe alla Cattedrale,
air Arcivescovado j ed al Comune Pisano il Castello ed il
poggio di Pianezzoli (17), come pure tutta la giurisdizio*
ne, di cui Calcesana Moglie di Alberto Marchese di Cor-
sica , e le figlie di lei godevano nel Castello di Piombi-
no, già in parte donato dall' Abate di Falesia ad Uberto
Antecessore di Villano (18). E' altresì verisimile, che al
credito di questo Arcivescovo dovessero i Canonici Pisani
la conferma , che ottennero da Corrado IL di tutti i di-
ritti e privilegi impetrati dai defonti Cesari (19): sebbe-
ne , attesa forse la separazione delle Mense già introdot-
ta , Villano non Sia rammentato nel Diploma Imperiale,
Certo si è, che al merito, ed all'autorità di lui il eh,
Ughelli attribuisce quella di Anastasio IV. , e tre anni
ià
VILLANO CASTANI
dopo r altra di Adriano IV. rispetto ai privilegi, ed alF
amplissima, donazione fatta ai medesimi Canomd da Euge-
nio Uh I Monaci stessi a riguardo di lui gareggiarow
in certo modo coi Grandi nelF arricchire la Chiesa Pisa^
na. Poiché Uberto Abate di S\ MiJide cede al nostro
Arcivescovo quella Chiesa di S. Cristofano di Colignola, so-
pra la quale tre anni addietro era insorta lite tra quel
A4onastcro ed il Pievano di Santa Giulia di Caprona ; e
nell' anno medesimo 1158. Guido Abate di Santa A4aria
de Serena gli fu liberale di moke castella , e di altri
fondi considerabili (20) . E siccome la fama dei meriti
di VHlano era passata oltre mare, così i Signori d* Orien-
te non meno che gV Italiani vollero dimostrare la loro
stima per esso. Quindi la Cattedrale ed il Comune di
Pisa nel 1154- da Rainaldo Principe d* Antiochia ebbero
case ed in questa Città j e in Laodicea di Soria ; e da
Almerico Come di Ascalona , coli' assenso del Re Baldui*
no, ottennero nella Citcà di Joppe tanta estensione di
suolo da fabbricarvi abitazioni e Chiesa , e farvi una co-
moda piazza , oltre la metà dei pubblici dazi , che egli
esigeva nella stessa Città . Tali acquisti per donazione ne
traevano altri per compra , come furono quelle terre ven-
dute a Villano da Giacomo Abaie del Aìonasiero di S*
Maria di Mai tona , esistenti nel Castello e distretto di
Monte -Vaso, come pure le Castella e Corti venduteli neir
anno 1156. da Gualfrcdi Suddiacono della S. Chiesa Ro-
mana (21).
Non rivolse adunque Villano il suo credito a proprio
vantaggio ; ma con un esempio di virtù molto rara , sin-
golarmente in quei tempi , lo fece unicamente servire al
VILLANO GAETANi
vantaggio , ed allo splendore della sua Chiesa , e dei suoi
concittadini , accoppiando così , come leggesi nella mento-
vata Decretale d' Innocenzo IIL, ad una grande autorità
una eguale onestà .
Era pertanto ben ragionevole, che ad un tal Uomo
si affidassero in ispecial modo le più importanti Legazio-
ni , tra le quali si conta quella a Guelfo Duca di Spo-
leto e Marchese di Toscana , quando egli venne al ce-
lebre Castello di S. Gcncsio , e V altra > tanto più certa
quanto più riguardevole , ad Alessandro III. nella occasio-
ne del suo viaggio nelle Gallie,
Questo Pontefice non trovando in Roma , ove si era
restituito dopo il Concilio tenuto a Tolosa in opposizio-
ne a quei di Pavia , se non se pericoli e molestie con-
tinue a cagione delle segrete macchinazioni dei Romani ,
e della potenza dell' Antipapa Ottaviano , V idolo di Fe-
derigo ; e vedendosi ancora mal sicuro nel Patrimonio di
S. Pietro , per la massima parte occupato dagli Scismati-
ci e dalle truppe Imperiali, risolvette di portarsi nel Re-
gno di Francia, usato refugio dei Papi perseguitati (22).
Essendosi egli pertanto trasferito a Terracina per imbar-
carsi, la Repubblica Pisana si volle distinguere colle sue
dimostrazioni di venerazione e di attaccamento al Som-
mo Pastor della Chiesa , operando pero in modo da non
irritare il formidabile Barbarossa • Fu adunque sopra una
Nave fornita con quella magnificenza , che conveniva ad
una potente Repubblica e a sì gran Pontefice, colà invia-
to Villano , il quale ebbe 1* onore di essergli compagno*,
senza dubbio , perfino a Genova , e per asserzione del
Marangone perfino in Francia .
64
VILLANO GAETANI
Se non che ha sparso qualche dubbiezza sopra la
realtà di queste due Legazioni ciò, che di Villano si leg-
ge negli Atti di S. Ranieri glorioso Cittadino e Protet-
tore di Pisa presso i Bollandisti (23) , ed è, che nel
giorno dei funerali fatti a queir illustre Penitente, Villa-
no ad celebranddm Missam vena , quam ncc priiis per mul-
iitm cantaverat , nec posica per midtum tcmpus camavit suae
causa infrmitatis . Che anzi la prima Legazione non
può sostenersi senza manifesta contradizionc nella Crono-
logia adottata dal Tronci ; mentre egli ponendola nelF an-
no lido., poche pagine dopo scrive cosi; „ L' Arcivescovo
„ ViJJaao uomo di eingoiar bontà , che due anni conti-
„ nui era stato grandemente infermo, né poteva moversi
„ di Ietto , nel dì che passò S. Raniero di questa vita
„ restò affatto libero. „ Ora essendo certissimo, che il bea-
to passaggio del nostro Santo avvenne il dì 17, di Giu-
gno deiranno 1161,; com'è possibile, che Villano fos*
se alla testa della Legazione spedita a Guelfo , se , con^e
scrive il iBcdesimo Tronci , egli era in qtiel tempo gran-
demente infermo , ed incapace di moversi di letto?
Ma se, come ragion vuole, si preferisca 1* autorità
degli antichi Ani sopraccitati a quella di un moderno Scrit-
tore , quale si è il Tronci , ogni ombra di contradizìone
^ulJe due riferite Legazioni svanisce* Ed in primo luogo non
è già necessario il supporre senza prove col Tronci , che
Villano per due anni continui fosse stato gravemente infermo
prima del Giugno dell'anno ii6i., affinchè si verifichi, che
egli non avesse celebrato il S- Sacrifizio già molto prima , né
lo celebrasse per lungo tempo dipoi attesa la sua infermità .
Riflettendo lo Scrittore di quegli Atti, che tra i princi-
VILLANO CASTANI
Ss
pali doveri dei Vescovi quello vi è, secondo V Apostolo,
di olFerire a Dio su ir altare V Unigenito suo vittima di
propiziazione per i proprj loro falli, e per quelli del Po-
polo ; dovette giudicar senza dubbio > che parecchi mesi
trascorsi senza poter celebrare la S. Messa , fossero per
Villano un lungo tempo , Onde supponendo , ancora , che
la Legazione spedita a Guelfo dalla Repubblica di Pisa
cadesse sul finire dell' anno ii6o-, abbiamo ciò non ostan-
te un lungo tempo , cioè sci mesi d' intervallo tra essa
e la morte di S. Ranieri,
Egli è poi dimostrato dal Pagi (24), che Alessan-
dro IIL non giunse a Genova prima del dì 21. di Gen-
naio dell'anno 1162., dopo tina interrotta navigazione di
venticinque giorni . E perciò il tempo intermedio tra la
morte di S. Ranieri , e là partenza di quel Pontefice da Ter-
racina non essendo minore del già divisato , facilmente
s' intende , come Villano , benché attese le sue indisposi-
zioni non celebrasse per molto tempo, tanto prima che
dopo 1* esequie fatte a S. Ranieri , pure ei potesse tro*
varsi alla testa degli Oratori spediti a Guelfo, ed accom-
pagnare Alessandro III. nel suo tragitto per la Gallia.
Né di quest* ossequio tributato a quel Pontefice da Vil-
lano può dubitarsi in verun conto; mentre ne fa testimo-
nianza uno Scrittore contemporaneo e bene informato dei
fotti , qual* è Romualdo Salernitano (25) . Non sembra
però bastevole 1' asserzione del Marangone per assicurarci ,
che Villano proseguisse fino in Francia la navigazione
intrapresa . Certo è , che Alessandro III. , qualunque siane
la cagione , numerando i Vescovi p i quali nel Concilio di
Monpellieri , celebrato nel Maggio deir anno 11Ò2*, soscris*
Tgm. UL 1
66
VILLANO GAETANI
stto la condanna dell* Antipapa Ottaviano sotto il nome
di Vittore IV., non rammenta it nostro Arcivescovo (26) >
Id cui virtù risplendette singolarmente nclT occasione dì
quello scisma .
Morto in Lucca nel mese di Febbraro dell^ anno iid4*
r Antipapa Vittore ^ i Cardinali del suo partito alle istan-
ze deir Imperacor Federigo gli sostituirono Guido Vescovo
di Crema ^ che prese il nome di Pasquale IlL I Pisani ,
essendosi dichiarati per Cesare , si trovarono involti nello
scisma i e riconobbero ancor essi per Sommo Gerarca Pa-
squale , che giunse in Pisa nel Novembre dell'anno 11 67.
insieme con Cristiano Arcivescovo di Magoaza% t Cancelliere
dell' Impero» Tentato Villano ad aderire a Pasquale/ ed
avendolo ricusata con fermezza Apostolica > non lascib già
spontaneamente la sua greggia ^ come scrisse T Ughelli ,
ma per la confessione dell' unità della Sposa di G* C. fu
cacciato in esilia . Ciò atteeca chiaramente Oberto CanceU
ìkn M scrivendo: „ Pisanae urbis Villanus Archiepiscopus ,
„ quem Pisani illorum eallidìtate prò Imperatore de Civitate
„ in Monte- Christo fugaverant Sic^^ié vìen confermato dagli
Atti, che si conservano nell* Archivio Areivescovik , leggen-
dovisi : ,* In Brevi enim Consultim concinetur omnes senten-
cias contuoiaciae a tempore expidsionis Dni Villani Archie-
,s piscopi , quae contra Archrepiscopatmn datae sunc„(27).
Si erano i Consoli della Kepubblica Pisana obbligati
con giuramento solenne a rigettare Villano > qualora egli
persistesse in non aderire a Pasquale ed a Cesare • Quin-
di è, che aggiungendo scisma a scisma 1 -fu eletto il dì 25.
di Mafóo dell' anno 1168* per nuovo Arcivescovo il Cùno^
nÌM Bcnincasa , il quale in Lucca ordinato Sacerdote duU*
11
VILLANO CAETANt
^
Antipapa nel Sabato Santo , e consecrato con pompa nel lu-
nedi di Pasqua , dopo aver ottenuto molti privilegj , e giu-
risdizione Metropolitica sul Vescovado di Luni, si rese a
Pisa , ove si fecero molte feste da quei dd Clero e del
Popolo , che affascinati da Federigo avevan p^rso il cervd^
lo (28).
Intanto da questa testimonianza medesima si deduce #
che una parte del Clero e del Popolo Pisano disapprovò
l'attentato sacrilego. Alcuni di ogni ordine rimasero at*
taccati e per dovere, e per genio alla persona del legic*
timo Pontefice Alessandro, e a Villano: altri sì scossero
in vista delle calamità , alle quali sc^giacquc la Provìncia
Pisana dopo V esilio di un sì degno Concittadino e Pa-
store. Le dirotte piogge, che caddero dal mese di Set-
tembre iino alla metà di Novembre, fecero che l' Arno,
ove sormontate, ove rotte le sponde, ricuoprisse per nove
volte questa feconda pianura , ed atterrasse non pochi
ediiizj . Successe alle inondazioni un freddo sì rigido , per
cui „ tam fortissime fuit glaciatus Arnus , quod per duo-
„ deci in dies super glaciem a Carraria Gondulae usquc ad
„ Sanclum Masseum mulieres , equi , cquites , currus , &
„ boves secure transìbant & commeabant ; & quando di-
„ glaciari incoepit , fuit Pisis ubique auditus tonitruus fbr-
,1 tis & tremendus maximo cum mugitu „•
Ma sopra tutti gli altri si adoperarono per 1* estin-
zione di uno scisma sì luttuoso i Canonici : onde merita-
rono gli clogj ed i ringraziamenti di Alessandro IIL, già
loro Collega (2S>)» E benché sia un sogno del Demste-
ro, che il Benincasa restasse in possesso della mal con-
seguita dignità fino ai tempi d' Innocenzo IH. } tutta-
1 2
<8
VILLANO GAETANÌl
volta Villano dal 1168. fino al 1171. dovete viver lon-
tano dalia sua cara Patria , e dalla sua Sede , e aridar ra-
mingo qua e là * Per lo che è avvenuto , che alcuni ìo ab-
biao creduto continuamente rilegato nella Gorgona , altri
nella Capra ja , ed altri neir Isola di Monte-Cristo.
Non fecero però vacillare la virtù di Villano ne 1'
atroce ingiustizia , ne la nera ingratitudine del suo Popo-
lo . Predicazione , colloqu j , lettere , messaggeri , e viaggj
dì non lieix incomodo per un Como oramai molto avan-
zato in età non si risparmiarono da lui, perchè i Geno-
vesi collegaci con Lucca desistessero da una guerra , hi
quale aveva recato non lievi danni alla sua Patria , che
amava tuttora con cuor tenero e generoso. Che se le sue
cure per essa furono vane , ciò avvenne , perchè ciascuna
Repubblica ne' trattati ebbe in mira piuttosto il particola-
re , che i! comun bene *
Sia poi , che in questo tempo il Benincasa morisse,
sin che deponesse T usurpata dignità, io che sembra più
conforme alle Lettere dì Alessandro tanto onorifiche per
il Capiioh deUa Chiesa Pisana ; egli è manifesto da un
Istjwnmta del dì 9^ Marzo del 1171., cl^c Villano aveva
già ricuperato il possesso della sua Cattedra • Sarebbe as-
surdo r immaginarsi, che un Uomo ^ il quale aveva di-
mostrato un cuor sì benefico per i suoi Concittadini fin
neir esilio > a cui essi lo avevano condannato , cessasse
di beneficarli dopo V emenda del loro fallo. Di questa
beneficenza di lui si ha un Monumento (30) dell' anno
I172, nella Donazione, che egli fece allo Spedale di S.
Lcomirio p situato presso il luogo ancora detto Stagno , dì
una parte del bosco di Tombolo , e di altri beni ; Da-^
VILLANO GAETANI
69
nazione , ohe trovasi dal medesimo confermata in un Isiru^
^memo colla data X. KaL Novembris a/i. 1175* (3O » ^^^
^ual' anno, e non prima sicuramente, i Pisani nella mor-
te di Villano fecero la perdita di un ottimo ed illustre
loro Concittadino , e Pastore •
D. A* B,
ANNOTAZIONI
(i) Ved, Costantino Gaetanl nelle N(fte alla Vita di Gela*
sto IL , scritta da Pandolfo Pisano , presso il eh. Muratori
Tvm. IILj pag, 3^2. ec, Rer. hai, Scr. , ed inoltre Ìl Fami-
li , benché non »enipre accurato , nella Cronologia della Fa-
mìglia Gaetam di Pisa . Sopra gli altri merita di esser ve-
duto quanto ne scrisse il Canonico Raffi Rondoni nelle
Metfior. mss, pag. 34. e scg.y ove, allegajido sempre sicuri do-
coinenci, parla di Ranieri di Mazzucco ^ che fu Console di Pi-
sa negli anni l\6$. y ilZ3-> 1191. , e andò Ambasciadore a
Federigo nel 1165», di PaneporrOy di Gherardo y Andrea Cava-
liere y Filippa ed altri , de' quali dà contezza secondo le no-
tizie , che di essi ricavava dalle Pergamene del sno Archivio,
Nel 129&, Gaetano di Giov. vendè al Comime di Volterra
la quarta parte della Giurisdizione e dominio dèi Castello
di Agnano, che egli aveva comprato dai Cavalieri Templa-
ri , Ved. Cecina Nnsiz. ài Volterra pug. *j8.
(2) Nel detto Archivio ile* Rondoni di Pisa tra le Carta*
pecore delle Famiglie vi è la Classe de* Gaetani ^ oltre molte
Pergamene spettanti a Gherardo del 1118. , a Mazzucco del
116^. , a Guelfo del 126^. , e a molti altri celebri Ucnnini
di tal Famiglia ,
(3) GregorÌQ Pr, Card, di SS. Apostoli creato da Pasqua*
fò
VILLANO G A ET ANI
le II. , Gherardo X>, Card, di S. Mar, in Via lata da Euge-
nio IIL , Pietro Card, di S, M, in Acquiro da Alessandro
IIL, Soffr^di Card, di 5. M, iti Vìa lata da Lucio IIL, Già--
(omo ài S. Giorgio in Velabro da Bonifaz/o VIIL, da cui pa^-
rimente Francesco fu creato Card. Diac. di S. M. in Cosmc-
diny e Benedetto Card, Diac. de* SS. Cosma e Dam, Ved. Cia-
con, Vit> & res gestae Pont. i?. , & S, R, E. Cardinal.
(4) Cartapec, delf Archivio Rondoni di num. 807. dell' anno
II 18, Il nome di Gerardo Gaetanì si trova tra t testimon}
soscritti alla Carta ^ che ha per titolo ,9 Venditlo Castelli Libur-
ni falla Attoni Archiep, Pis. ah Hildehrando Cons^ Pisanorum
ProcnrAtore hac in re Operae Pis, Etclesiae ann. 11*21, ,> Mura-
tori Excerpta Arclu Pis, Tom, IX. Antiq. MeiL Aei\ Ed. Ar-
rét. 1*1X6. col. 44T. ec. 11 medesimo si legge soscritto come
testimone insieme con altri Gaetani in altra Carta dell' anno
Il 09. coL 40-^. ivi» ed in altro del iiai- coL 454., e del
II 39. col. 480.
(5) Ved. Muratori Tom. III. Scr. R. Ital pag. 372. Fa-
rulli Cronologia deli* antichissima e nobilissima Famiglia de^ Gai"
tani di Pisa pag. 26* Oldoin, Tom, L Op. €oL 1025.
(6) UghcL Tom. X. tol. 119.
(I) Ecclesiae Pis^nae Hist. Tom. /. in Vii. Villani Cajeta-
fip PH^ 223. e seg.
(8) Ved. Disserta Proem. ad Histor. EccL Pis. Cap. 2.
(9) L^ Decretale d* Innocenzo IIL vien riportata al Cap.
1^, Df Praescript. in parte decisa nella Collezione di Gregorio
IX. ^ e nel Cap, ^j. al medesimo Tit. nella terza Compilazione
di Ant. Agostino : ma questi lesse Cardinalis tpsiusque pie-
nius ec , laddove i Pitei lessero Cardinalis ipst quoque ec.
(io) Ved. Du-Cange alla V. Cardinalis.
(II) In Vita Vberti Rubei .
(12) Praef. in Breviar. Pontìficum Rom. num. 11.
(13) Ved. Ludovic. Thomassin. Vetus & Nova EccL Di-
PILLANO CAETANI
1»
uipliné €ir(4 hnef. ec. Pari, L tik IL Cap, 113. e seg.
{14) Thoniassln. he* cit. num, 6.
(15) Il medesimo ivi Cap. 114^ ec-, e nella Par. IL Lib*
Uh Cap, g., ove cita e spiega il Cap. B&iaae memoria^ Ext>
de PostuL Praelat. i...
(16) Tutte queste notizie sono state diligentemente rac»
colte dair eruditissimo P, Mattei nel he. eh.
(17) Muratori Tom. IX. Antiq. Med. Aevi Ed. Atret, a^L 496-
(i8) Il medesimo ivi coi. 488.
{19) Il med. AfUij. Med. Aev. Tom, IK eoL 158.
(20) Il med. Antìq. Med. Aev. Tom. IX. coL 500., e seg.
A quest' anno appartiene la seguente Iscrizione ^ di cui fe-
cero menzione gli eruditi Scrittori delie NoveiL Lei ter. di Fi*
renze nel 1^86. nnm. 41.
IN NOMINE DNI NRl IHV X DEI ETERNI ANNO DO-
AUNICE INCARNATIONIS , MILLESIMO. CENTESIMO. QVIN-
QVAGEStMO . OCTAVO INDICTIONE SEXTA . SEXTO IDVS
NOVEMBRIS. EGO VILLANVS DEI GRATI A PISANORVM AR*
CHIEPISCOPVS COLLOCAVI HIC CVM ABBATI BVS CANONI-
CIS ET PRIORIBVS ET CAFPELLANIS PISANE CIVITATIS
CORPORA SANCTORVM MARTIRVM RVXORII ET CAMERINI.
(21) Il m^A, ivi coL 453. e ^49T.
(22) Il raed. Armai d* ItaL Tom. X. dell'' Ed. di Milana
1253* ^//* anufk 1161,
(23) Tom. Ili lun. 17. Cap. m.^pag. 453.
(24) Brevìar. Gest. Ponti/. Rem. Alex, IIL §. 27. e seg.
(25) Chron. presso il Murat. Tom. FIL Scr. Rer. ItaL
€oL 203.
(26) Ved, Epist. Alex. IIL ad Omnibonum Veron. Epum,
Harduin. Tom. VL Condì. Par. IL col 1545,
(2^) Tom, IL num. 438.
tu VILLAìfO GAETANI
(2%) Il Tronci presso il lopraL P. Matte! in Vip. Vih
{ani Cajet.
(29) U med. F. Matt. 7 01». /. Appenda Monumentar, num. 13.
(30) U med. ivi num. \6. Da questo *si rileva, che Vil-
lano aveva già fatta un* altra Donazione al medesimo Spe^
iUU: poiché nella descrizione de' confini si dice: latus vf-
ro unum adhaeret terrae ejusdem hospitalis a me tibi olim
OATAE *
(31) Ivi num. 19,
Ì3
BANDINO FAMILIATI
^ ^ ^ ^^ ^ E^
QUale e quanta fosse la potenza di Pisa , non so-
lamente nel quartodeciino secolo, in cui dovè ri-
conoscerla il Pontefice Clemente V. ( i ) , ma ne' secoli
ancor precedenti , ben si ravvisa al riflettere , che fino
del secolo decimo era essa giunta a farsi distinguere
qual Metropoli della Toscana (2), due secoli dopo si era
meritata la solenne conferma di questo autorevol carat-
tere dall' Imperiai Trono (3)1 e nelT undecime e nel
dodicesimo secolo facevasi rispettare qual Signora del Ma-
re (4) t e come una delle Nazioni più commercianti e
più ricche (5)-
Or se d^ altronde pur troppo è vero , che in un
florido Stato commercio , potenza , ingegno vanno sempre con
ugual passo (6); non dee quindi recar meraviglia, che
fin dallo stesso dodicesimo secolo , allorché o rinacque ,
o prese maggior piede in Italia lo studio della Legai
Facoltà , si distinguessero nella Giurisprudenza tanti Figli
di Pisa, da non aver* essa che invidiare neppure in que*
sta parte alle Cittì le più illustri , e che infra molti
altri Giureconsulti sorgessero allora in Pisa , e celebri si
rendessero anche fuori della Patria, un Burgundione, un
Bulgaro , un Uguccione , ed un Bandino *
Dopo che già da altre più felici ed erudite penne
sono stati posti in bella e luminosa vista i pregj di
Burgundione , di Bulgaro , e d' Uguccione (t) j nostro
Tm. IIL K
;j4 BANDINO FAMILIATI
scopo si è di rilevare adesso quei di Bandino » di cui
sebben ci abbia involate non poche memorie il tempo
rapace > tante però anch' oggi ne restano > da dover in
lui riconoscere un Giureconsulto Pisano di merito ben
chiaro e distinto •
Non altra Patria « se non V inclita Città di Pisa,
assegnano al nostro Bandino gli Scrittori « che il ram-
mentano (8); e ne haa ben ragione^ sempre che da
autentici Monumenti si ricava, esser luì stato del cognome
Familiati (p), che sappiamo essere stato proprio d'una
Famiglia Pisana (io),, e molta più quando nell' ^pz^rofe
posta al Sepolcro del nostro Bandino , conservataci da
molti eruditi Scrittori (ii)» si legge:
•
BANDINVS . THVSCVS . LEGVM . SPLENDORE . CORVSCVS .
IN . PISA . NATVS . lACET . HOC . TVMVLO . TVMVLATVS .
Ci è ignoto ove il nostro Bandino s' applicasse allo
studio della Legai Facoltà^ perchè sebbene qualche Sto-?
rico rifonder voglia nel Liceo di Bologna il merito di
aver' erudito questo Giureconsulto (12), non ce ne reca
però veruna prova ; e d' altronde non è né impossibile ,
né inverisimile , che Pisa, come già ebbe 1' onore d' esser
Patria a Bandino, cosi avesse pur quello d/ essergli Mae-
stra, sapendosi, che in Pisa fin dal decimo secolo non
mancavano pubbliche Scuole e Maestri (13), e che preci-
samente nello stesso secolo dodicesimo, poco innanzi che
fiorisse Bandino, erano ivi Dottori ^ che è quanto dire»
Professori o Maestri di Legge , un Opitone , ed un Sige-
rio (14).
Ma se non sappiamo ove apprendesse il nostro Ban-
BANDINO FAMIIIATÌ
1S
dino la Giurisprudenza , sappiam però , che dopo essersi
meritaci in Pisa sua Patria i primi Onori , giunse a far-
si distinguere nella Scienza Legale fino al segno di con-
ciliarsi la stima della dotta Bologna , che sul cader del
secolo dodicesimo il volle Professore nel suo celebracissimo
Ateneo (15), abbenchè ivi fiorissero in quei tempi e un
Azone , e un Bagarotto , e un Balduino , Giureconsulti
tutti di chiaro nome (16).
Una maggior riprova della fama , che si acquistò in
quella dotta Città il nostro Bandino , si raccoglie dair
aver egli continuata ad insegnar le Leggi nel suo illustre
Ucea per ben quattro lustri (17)» e dalle varie onore*
voli incumbenze anch' estranee dalla Cattedra , eh* egli
ebbe in tutto quel tempo e dai Privati , e dal Pubbli-
co , sapendosi eh* ei proferì Sentenza in certa Causa de*
Canonici di S, Giovanni in Monte (18), ebbe mano in al*
tra Causa di Confini agitata fra i Comuni di Ri mini e
di Cesena (19), ed intervenne con altri Dottori alla De-
dizione dei Comuni dì Medicina e d* Argelata , e del
Contado d' Imola (-0).
E sempre più si conosce quanto fosse in pregio pres-
so i Eologi esi il nostro Bandino , se s^ abbia presente ,
che dcpo la dì lui morte furono Esecutori dell* ultime
sue Difiposizioni due rispettabilissimi Soggetti , cioè , il Ve-
scovo di Bologna , ed il Priore degli Eremiti Camaldolesi
di quella Cittì (21)» e nel di lui Sepolcrale Elogio, che
abbiam già riferito , non si dubitò d^ onorarlo col glorio-
so titolo Legitm splendore corusais .
Altra luminosa prova del merito del nostro Bandino
ce la somministrerebbero le di lui Opere, se queste fos-
K 2
t6 BAND INO F AMILI ATI
sero a noi pervenute, e non ce le avesse rapite il tem*
pò divoratore > o per meglio dire» 1' accortezza di chi
s' applicò dopo lui a spiegare ed illustrare il Corpo di
Ragion Civile, avvisandoci autorevoli Scrittori, che il Fio-
rentino Accursio, di cui anch' oggi si leggon le Chiose,
s' usurpò in queste V altrui fatiche, particolarmente ancor
quelle del nostro Bandino (22).
Ma se non possiam' oggi scorgere tutte le fatiche
del nostro Giureconsulto , né . distinguerle fra le Chiose
deir Accursio , ove rimasero assorbite , ed ove solo una
volta ci si serbò la memoria di Bandino cpn dire: Sed
Bandinus contra 8ic. (23), per buona sorte le troviamo
almen rammentate e commendate da altri Scrittori «
In fatti, oltre a darcene cont.ezza ne' moderni tempi
il Cinelli ed il eh. Sarti, e più secoli indietro il Pa-
strengo (24), non ci mancano altre antiche, e perciò ve-
nerabili testimonianze , quelle , cioè , del Cardinal Ostiense ,
che nella sua Somma allegò Bandino (25), di Gino da
Pistoia, che scrisse: Et ideo teneas opinionem Bandirli, qiii
fuit Pisanus , & traSojDit aliquas iitiles quaestiones (26),
lo che ripetè .quasi con le stesse parole Alberico di Ro-
sata (27), di Bartolo, quale pure nominò il nostro Ban-
dino come antico Chiosatore , e prese per scorta il di
lui sentimento , dicendolo ancora universalmente ricevuto ,
là dove s' espresse : Glo. format hanc qoncm in L. hac
consiiltissima • m vcrh. oHaviim . C qui testa, fac. pos. &
ibi recitat opi. Bandini antiqui Doc. & glossatoris , quac
est 'vera, & tenctur ab oibus (28), e del Saliceto, che
ci confermò esser quel sentimento di Bandino comune-
mente approvato (29).
BANDÌNO FAMILIATl
rt
Che se è così, ebbe ragione qualche Erudito di ma-
"favigliarsi , e noi pure con lui giustamente ci maravi-
gliamo ^ che del nostro Bandìno non facesser menzione ,
o ne parlassero molto confusamente alcuni degli Scrit^
tori anche i più accurati , che s* accinsero a darci la
distinta ed esatta serie degl* illustri Giureconsulti (30)»
fra i quali non è da porsi in dubbio , che meriti la
sua sede il nostro Bandino , e questa distinta da altri
Cittadini Pisani dello stesso nome , che vissero al pari
di lui ne* secoli * dodicesimo e tredicesimo , ed alcuni de*
quali nella Giurisprudenza ugualmente fiorirono (31)»
G. V.
ANNOTAZIONI,
(1) Vegg, la Clementìn. Pastaralis. de Sentent. à^ Re juàUat.f
ove il Pontefice Clemente V. nel §. Notarium^ e nel §. Esto
igitur y parlando della Città di Pisa, dice: In hco admodutn
fopuhso , multum potenti .
(2) L' antico Scrittore Luitprando , riferito dal eh. Ta*
nucci nella Difesa Seconda dell* UiO antico delle Pandette &c,
Lfb. IL Cap. 5. pag, 180., narrando 1* arrivo in Pisa d'Ugo-
ne Conte di Provenza nel secolo decimo, s' espresse: Dens ita--
que t qui hunc in Italia regnare cupiebat , prosperis eam fiatibus
Alpheam , hoc est Pisam^ quae est Thusciae Provinciae caput,
duxerat * E* vero» che V eruditissimo Dott. Pizzetti nel T<^m. IL
delle Antichità Toscane Cap. 3, pag. 19. Cap. 11. pag. 5^83, e
pag, 295., ed altrove, asserisce essere stata Lucca la Capitale
d'un Ducato comprendente Lucca stessa, Luni , Pisa, e Pi-
58 BANjymo FAMlLIATl
«tòja , rei* irespettivi loro Territori ; ma non resta per qnesto
smentita la testimonianza di Luitprando, che percuote il se-
colo decimo, parlando il fizzetti del secolo ottavo, e non
'giungendo perciò ad escludere, che Pisa fosse Thusciae Pro-
vinciae Caput nel tempo da Luitprando segnatoci. Anzi, am-
mettendo lo stesso Pizzetti ^ che ancor Pisa già fosse stata
Città Capitale d' un Ducato, e ^he tal onore le venisse tolto
e trasferito nella Città di Xucca, ciò sempre più dimostra
r antica potenza di Pisa , e rende sommamente verisimile,
che fra il secolo ottavo e il decimo riacquistasse T onor
primiero.
Xs) Nella Cronica Intitolata Breviarium Pisanae Historiae ^
Inserita dal eh. Muratori nel Tom. VI. Rer. Ital. Script, col.
t23., si legge t Anno 1163. Lambertus Consul^ Villanus Ri cucchi^
Bocciata Henri€us Frederici ^ Opitho^ & Sigerius Legis DoOores t
Ambjtsciatores Pisani Community ab Imperatore Freierico Vexillum
receperunt ., & Spatam prò Investiiione Imperatoria supek omnes
Cjvjtates Thusciae .
(4) L' Ab, Costantino Caetani né* Commentar] alla Vita di
Celasij} IL_^ riferito ancora dal eh. Vàlsecchi in F,pist. Je Vet.
Pìt. dv. Consttt. pag. ^4. , scrisse-, che i Pisani ne* secoli nude-*
cimo .e duodecimo si dicevano Maris Domini^ e tali si diceva-
no Imperjit.orum privi Jegiis , & Popuiorum .acclamationibus . Tale
pure fu il sentimento degli altri Scrittori citati dall' erudito
Autore dell* Oraziane Accademica sulC Istoria Militare Pisana
Hot. 17- pag. 29. e seg.
^5) Basta -vedere ciò^ che del commercio e ricchezza de*
Pisani dissero specialmente Donizone ed HariuTfo-, che fiorirono
sul xader dell* undecrmo e sul principiar del dodicesimo seco-
lo, ambidue citati dal dotto Autore del Discorso Accademico
sull^ Istoria Letteraria Pisana Not. 7. e Not. 9., e riportati
ancora dal lodato Vàlsecchi d. Epist. de Vet. Pis. Civ. Constit.
fag. a^.^ dal celebre Muratori Antìquit^ Med. Aev. Dissert.
fiANDlNO FAMILIATI
19
30. secondo 1' Ediz. d' Arezzo Tom, VL ioL a2$. e S26., e
dair ecudito Autore dell' Opera intitolata Memorias Hhtoricas
sotre la Marina , Cornerete ,; y Aries de la antigua Ciudad dr
Barcelona j stampata in Madrid V anno 1779., Tom. L Par. IL
Lik L pag, 13., che in conferma del sentimento di quegli
antichi Scrittori con ragione soggiunge: ^^ En efedo quando por
»5, los annos de 11 14* saliò de Pisa el armamento de los Gru-
,, zados contra los Moros de Mallorca, el qual constaba de*
)5 mas de trescientas velas» quieti dada que el poder y las
9) riquezas de aquella Ciudad no eclipsasen a las demas Ciu*
I) dades comerciantes ? ,9
(6) Giustissima riflessione del lodato Autore del Discorso
Accademico su 11^ Istoria Letteraria Pisana alla pag. 17,, a cui
fanno eco Gaspero Klock nel Trattato De Aerarlo Lib, IL Cap*
2S- ntim. I. e nuw. 4., ed ivi Cristoforo Pellero nella Noe. I. »
ed il eh. Bettinelli , che nel Tom. IIL delle sue Opere alla
pag. 85*, dopo aver preso in considerazione il florido e poten-
te stato di Pisa ne' secoli», de* quali parliamo, soggiunse: E
non farà maraviglia /' incontrar che facciamo fin da quei <empi
tanti illustri Pisani^ i quali univano gli studj alla navigazione
piò che non fecero 1 Genovesi e Veneziani .
(Z) Vegg, le Notìzie, che di quei tre insigni Giurecou-
sulci Pisani si danno nel Tom. L delle presenti Memorie.
(8) Gino da Pistoja, ed Alberico di Rosata, nei loro re-r
spettivi Conienti alla L. Hac consultissima . Cod. qui testam, fae*
poss.i nominando il nostro Bandìno, non dubitaron di soggiun-
gere: Qui fuit Pisanus . E similmente Pisano lo denominarono^
il Pancirolo De Clar. Leg. Interpr. Lib, IL Cap. 16., il Cinel-
li nella Storia degli Scrittori Toscani ms. nella Libreria Ma-
gli abc chiana alla pag, 219. , il Grandi in Epist. de Pandeff.
Hot, 28, pag. 88, t il Valsecchi in Epist, de Vet. Pis. Civ* Con'-
stit, pag. 40. Not, I., il Fabbrucci nella Diisert, i. sopra V
Università Pisana fra, gli Opuscoli Scientifici e Filologici raccol-
«b
SANDINO FAMILIATT
ti dal Calogeri della prima Edizione Tom, XXL pagi 5. , il
Cet. Flaminio dal Borgo nella Dìssert, sull* Orig. dell* Univ.
Piì. §. 58. e 64., il già citato Discarso Accademico sull' Isto-
ria Letteraria Pisana Not. fSp. , il dottissimo Lami nella Chro-
notogin Pìrorum Erudii ione Praestantium pag. l6\, , V eruditis-
simo Mazzucchelli nella Storia degli Scrittori d* Italia VoL IL
Par. /. pag. 228.» il eh. Sarti De Clar. Archigymn. Bonon, Pro-
fessa Tom, I. Par, L De Jur. Civ, Profess. Cap. 26. pag. 89. »
che di lui parlando, così s' espresse: ,> Patria Pisanus fuit, ex
yy gente Familiata , etti agnomen fecisse videtur aliquts , qui Fa-
„ miliatus diceretur . Muratorius ergo Bandinum Familiarem
yy non refte appellat : Famlliacus enim dicitur in certisslmis
,, elas acvi , quo vixit , monumentis . Vulgo tamen Batidinus
,, Pisanus dicebatur^i ed il celebre Sig/ Tiraboschi nella Sto-
ria delta Letteratura Italiana ^ secondo V Ediz. di Firenze del
IJJ7. Tom. IX. Lik IL Cap. 4, §. 14. pag. 33.
(9) Dal Sarti nel luogo citato nella precedente Nat* 8. »
non solamente si denomina il nostro Giureconsulto Bandinus
faniìéiatus ^ ma si recano ancora gì' irrefragabili Monumenti ^ ne'
quali si vede a lui attribuito il cognome Famitiati , cioè *
gli Atti di certa Causa de* Canonici di S. Giovanni in Monte
di Bologna decisa dal nostro Bandino» ove, al dire dello stes-
so Sarti nel luogo predetto, non alio nomine appellatur^ quam
Bandinus Fa miliatus Legum DoSor , e il giuramento , che pre-
stò Brindino in conseguenza d* essere stato eletto Professore
neir Università di Bologna y riferito dallo stesso Sarti in Append.
Monum. Ut, F, pag. 33., ove si legge: Dominns Bandinus Fa-
miliatus &c< Questo medesimo giuramento di Bandino lo ripor-
ta ( e convien dire erroneamente ) anche il Muratori Antiq,
Med. Aev. Dìssert, 44. secondo V Ediz. d* Arezzo Tom, IX*
eoi 49. t leggendosi presso di lui Domìnus Bandinus Familia-
ris &c. Ed il eh* Tiraboschi nel luogo citato nell' antecedente
Not. S, non dubita egli pure di denominare il nostro Giu-
reconsulto Bandino Fami Hata Pisano .
BANDINO FAMILIATI
81
(io) Che in Pisa già fosse Eaa Famiglia col cognome
|Familiati, non può negarsi , perchè» oltre a darcene notizia i
XtubbUci Libri di quella Città, varj Soggetti con tal cognome si
[accennano dal Sarti nel luogo citata nelle precedenti Note 8,
e 9. » dal eh. Grandi in Append. Vet, Monum. ad Epist. de
Pande&. num. a6. 32. e 4*7, , ed in una Carta dell* Archivia
Arcivescovile Pisano dell' anno ii'^S.» che secondo certa Trascri^
zione modernamente fattane si trova nel Tom* IL num. 444,
Troviamo di più ne* Frammenti di Storia Pisana pubblicati dal
Muratori Rer, ìtaL Script. Tom. XXIV, col 660. nominata la.
Torre de Famìglitti da Domo ; In altra Carta del mentovato
Archivio Arcivescovile Pisano dell* anno i Tpo. » secondo la citata
Trascrizione Tom. IL n^m. 498. , leggiamo : Aflum Pisis in Por*
tìctt Turrìs lUlebrandi Familiati Jurisperiti = Ego Uguccio Familia^
tus Judex Ordinarius 1^ ; e secondo gli Storici» fra i quali posson
vedersi il Tronci Ann ai Pis. pag* 3^6. , ed il Fabbrucci ap-
presso il Calogeri d. Tom, XXL pag, 25. , il celebre Bartolo
insegnò in Pisa la Giurisprudenza abitando in domo conduffa s
Familiatis , divenuta in appresso il Collegio oggi denominato
Ferdinando y come apparisce dall' Iscrizione ^ che tuttora si leg-
ge sopra la Porta di quel Collegio j riportata dal Brancaccini
nel Trattato De Jure DoBoretus Lib. L Cap. 6,
(ti) Fu scolpita questa Epigrafe sul Sepolcro di Bandi*
no nella Chiesa di S. Maria del Reno^ dipoi denominata S, Sai*
vadore di Bologna^ come ci avvisarono, nell* atto di trascri-
verla» il Mabillon nel Museo Italica pag. 299., il Grandi in
Epist, de Pandeff, Not. 28. pag. 88. , il Mazzucchelli nella
Storia degli Scrittori d^ Italia Tom. IL Par. L pag. 228. » il
Sarti De Clar, Archigymn. Bonon. Profess. Tom, L Par. L d^
Jur. Civ. Profess. Cap. 26. , il Cav, dal Borgo nella Dissert.
stèli' Orig. dell* Univ. Pis. §. 58. , e V Autore del già lodato
Discorso Accademico sali* Istoria Letteraria Pisana nella Not. 29*
La stessa Epigrafe^ anche prescindendo dagli altri Monumenti
Tom. III. L
82 SANDINO FAMÌLJATl
e dagli antichi Scrittori da riferirsi . in appresso , ci accerta ,
che Bandino era realmente il nome del nostro Giureconsulto,
e cosi dilegua i dubbj , che su di ciò mostraron d* avere »
non solo il Pancirolo, il Brencmanno, e il Cinelli, come ve-
dremo altrove , ma ancora nei moderni tempi il eh. Leo-
poldo Guadagni , che nella sua Dissertazione de Fior. PandeS.
Exempl. Cap. 19. pag. 135. lo chiamò Bandinum seu Gandinum
Pisanutn .
(12) V Ab. Sarti nel luogo citato disse: Eruditus in Scho-
lis nostris Bandinus ^ in iisdem Professoris locum din cum laude
fenuit . Queir erudito ed accurato Scrittore ci recò bensì , co-
me vedremo più sotto , le incontrastabili prove , additateci
ancor da altri , d* essere stato Professore neir Università di
Bologna il nostro Bandino, ma niun Monumento seppe indicar*
ci onde ricavar si possa , che nella stessa Università avesse
Bandino appresa la Giurisprudenza . Si ha dunque luogo di
credere, che manchino su di ciò le autentiche Memorie, qua-
li non sarebbero sfuggite alla diligenza del Sarti : e quindi
si ha tutto il diritto di congetturare, che Bandino acquistasse
in Patria le nozioni Legali, come In fatti andò congetturan-
do il Cav. dal Borgo nella Dissert. suir Orig. dell' Univ. Pis.
$. 64. pag. 120.', tanto più che in Pisa, come vedremo nella
Not. 15., dimAava Bandino già adulto, in età, cioè, capace
di godervi i Primi Onori , e d' intervenire a stipulare una
pace.
(13) Basta vedere le prove, che se ne recano nella Not^
53, al prelodato Disborso Aicademìco sulC Istoria Letterari^ Pi-
sana ^ e quel più che su tal proposito era stato già ampia-
iì:ente scritto dal Cav. dal Borgo nella Dissertazione ivi iitata.
(14) Tanto Opitone, quanto Sigerio, nella Cfonica intito-
lata Breviarium Pisanac Hìstorìae , di cui abbiam trascritte le
parole nella Nat, 3., si veggon denominati Legis DoBores^ ti"
tolo, con cui si distinguevano in i^uei tempi ^ Pr^essorì o
SALDINO FAMILJATI
h
Maesirl di Legge ^ come anche senza ricorrere alle prove, che
se ne sono già addotte nella Not. 78. alle Memorie di Fran-
cesco Tigrlni, e nella Not. 15. alle Memorie di Giovanni Fa-
gioli, abbastanza si raccoglie dagli Atti della Causa de* Cano^
nici di S. Giovanni in Monte di Bologna , che abbiam riferiti
nella Noi. 9., essendo ivi denominato Legttm Doffor il nostro
Bandino Familiati, che nel Pubblico Bolognese Liceo era Profes^
sor (ti Leggi . Ed è da osservarsi, che queir Opitone» e quel
Sigerio^ secondo la citata Cronica^ fiorivano dopo la metà del
dodicesimo secolo » e cosi in tempo appunto molto opportuna
per erudire il nostro Bandino, che poco dopo quell* epoca si
fece conoscere , come passiamo a dimostrare .
(15) Nel Lib. VIL delle Istorie Pisane mst. di Raffaello
Roncioni si legge, che Bandino FamiJIati era uno de* Consoli
in Pisa r anno r 16^. ; e nel pregevolissimo /strumento della
Pace stipulata fra Pisa e Genova 1* anno 1188. , in cui son
registrati i respettivi nomi e cognomi di mille Cittadini di
ciascuna Nazione intervenuti a giurar 1* osservanza di quella
Pace , fra i Pisani si scorge Bandinut Familiatus . Parlando poi
del nostro Baildino il più volte citato Sarti * cosi scrisse: Hi e
mino MCIIC. Bononiae docere coepit ^ aut certe eo anno solemni
Sacramento se obstrìnxit y quod Bononienses per illud tempus a no*
vis Legum Professoribus vel ' invifis & repugnantibus exigebant , de
quo in Pi Ilio y & alibi diximuf . E Io stesso Sarti, ugualmente
che il eh. Muratori, come si è detto nella Not, 9., pubbli*
carono la formula del giuramento prestato 1* anno 1198* da
Bandino nel carattere appunto di Professore nelT Università di
Bologna t carattere, che in rapporto a Bandino resta pur con-
fermato da un Atto t che riporteremo in appresso, degli Ese-
tutori della di lui ultima Volontà^ in cui essi si dissero Com^
mìssarii dn. Bandini Professoris Legum .
(i6) Ecco come su di ciò s'espresse il eh. Sarti nel cit,
luogo : |> Itaque vixit ( Bandinus ) in Civitate nostra cum Azone ^
L 2
;84 BAND ma FA Min ATI
Bsgarotto , Jacobo Balduina , aliìsque multis Scholarum nostrarum
Professori bus . Se il Bolognese Liceo era allora fornito di tutti
quest* insigni Professori , e pur nuUadiineno fu ivi chiamato
a legger Bandino , ben chiaro si scorge qual conto di lui e
della sua Scienza Legale faceva quella dotta Città.
(17) Lo stesso Sarti più' volte citato, oltre ad avere
scritto, come già si è veduto nella Not. 12., che Bandino nel-
le Scuole di Bologna ,> Professoris locum diu cum laude tenuità
.poco dopo con maggior precisione soggiunse: Docuit autem an^
nis viginti , scilicet usque ad annum MCCXVIII. , quo humanis
gxemptus est; ed in appresso, additando ancora le prove già
recate dall' Ab. Trombelli nelle Memorie Istoriche di S. Salva-
tore di Bologna y tornò a dire: Anno MCCXFIIL finem vivendi
fecìt , & tumulatus èst apud Canonìcos Eegulares S. Salvatori s ;
lo che $ulla scorta del Mabillon dissero . pure il Grandi /»
Not. ad Epist. de PandeS. pag. 88., il Valsecchi in Epist. de
Vet. Pis. Civ, Constitut. pag. 40. Not. I., e V Autore del Di-
scorso Accademico sull* /storia Letteraria Pisana nella Not. 29.
Ebber dunque ragione tanto il Sarti , quanto V Autore del
citato Discorso Accademico , d' avvertire e correggere V abbaglio
preso dall' eruditissimo Mazzucchelli , che suppose aver fiorito
Bandino verso la metà del secolo duodecimo .
(18) Siamo debitori di questa notizia al lodato Sarti ,
avendo egli scritto: 99 Habemus Innocentii III. Epistolam ad
99 Praepositum S. Prosperi datam, qua jubetur Causam quam-
^ dam Canonicorum S. Joannls in Monte cognoscere, qui ap-
99 pellaverant a Bandini Sententia ,5; ed ivi nella Not. (e)
avendo soggiunto 99 In ea Epistola dicitur mag. Baldinus de-
,9 cretista. Sed erravit Scriba Pontificius ita appellans Bandi-
99 num , qui erat Doclor Legum , non Decretorum , & sane in
.) veteri Charta Archivii Canonicorum S. Joannis in Monte ,
?9 quo ejus Causae Afta continentur » non alio nomine . appel-
«9 latur , quam Bandinus Familiatus Legum Oodor ^.
SASfD INO FA MI UÀ Ti
85
(19) Questa notizia pure la dobbiamo alla diligenza ed
erudizione del eh. Sarti , che ragionando di Bandino si espres-
se: Inteyfuìt etiam quibusdaffi Affis Obcrti Vìcecomith Bononien^
sium Praetoris , qui Arbiter dele&us fuerat in Causa fininm inter
Ariminenses & Cacsenates ; e ne additò 1* autentico Monttmenta .
(20) Notizia ancor questa tramandataci dal lodato Sarti,
che accennandone similmente V autentica Memoria y disse: Anno
MCCIX. Bandinui interfmìì d^di troni Medicinae, Argelatae^ ir Co-
mi tatus Imolae cum aliif DaCIoribus .
(ai) Anche su di ciò serve a noi di scorta il eh. Sar*
ti, che in rapporto al nostra Bandino lasciò scritto: Ejus
Testamenti Curatores fuere Henrìcus EpisCQpus Bononiensis y if Prior
CamalJulensium Bononiensis Eremi ; ex quo de hu/us Viri dignl-
tate judtcare Ucet : nam homo ignobilis , & cui carta supetlex
fui s set y non et sei ansas ejusmodi Cura t ore s. elicere , Ed ivi nella
Nvt. (i) soggiunse: An. MCCXIX, die XII. intrant. Mens, Mar-
tiì dn. Henriais Bp. Bonon. & Prior CfimalJnien. Bonon. Coni-
missarii dn, Baldini Professoris Le^um &c. in Charta Archivii S.
Stepkanì nttnc Senàtus ISonon.
(22) Che r Accursio, nel compilar le Glosse al Corpo di
Ragion Civile , s' usurpasse le fatiche de' Giureconsulti che 1*
avevan preceduto» T osservò infra gli altri il dottissima Ja-
copo Gotofredo Histor. seu Progress. Jur, Civ. Rom. Cap, 9, de
Fat. Justinian, Jurisprtid. , e che specialmente s' appropriasse
quelle del nostro Bandino, onde per tal cagione venisse qua-
si a perdersene la memoria , lo disse il Pastrengo De Orig.
Rer, pag, 15. t. , ove si espresse: Bandinus Legum Professor t
prof$(iìdi:atibus Legum immetsus pHrìma s:ripsit , quae Accnrsii
pelago abscrta snnt i e 3o ripetè il più volte lodato Sarti y
dicendo ; Scripsit Bandinus Glossas in Libro Legum , quae ante
Accursium ejus famam atuerunt , Post autemy ium Auurstus^ ex*
pilaf is sttperiorum Interpretum Glossis , unus omnium instar esse
coepit , Bandini memoria i*rvpcmndum extinUa est . Anche Gio-
85 MANDINO FAMIUATI
»
vanni Clnelli nella Storia degli Scrittori Toscani^ che ms. si
conserva nella Libreria Magliabechiana di Firenze^ alla pag.
ft 19. accennò le fatiche Legali del nostro Giureconsulto, seb-
ben si mo5t;rasse dubbioso quant* al di lui nome ^ e pren-
desse abbaglio neir indicar T epoca» in cui fiori , avendo
scritto: Bandino Gandino Pisano Legista celebre j il quale in-
sieme con Jacopo Bolognese molto ancK esso nella Leggi esperto
compi Ih e messe insieme C anno 11501 yy Glossas Juris Civilisj^
inoltre interpetrh ancora y^ Codicem ^»
(23). Cosi si legge nella Gloss, alla L. Hac cons altissima
8. Cod. qui testam. fac. poss. in verb. Otiavum.
(24) Si son già riportate nella Not. 22. le testimonicn-
Ee del Fastrengo, del CinelU, e del Sfuti^ riguardanti le fa-
tiche Legali del nostro. Bandino.
(25) Lo avvertì il eh- Sar^i , scrivendo : Sed tamen in
Summa Ostìensìs Bandini nomen servatum est , ut dubitare non
liceat , quin etiam Ostiensis aetate » qui cum Accursio vixit^
aliquanto tamen junior » Bandini scripta a Jurisprudentiae stu^
diosis legerentur. In fatti, scorrendo la Somma del Card. Ostien-
se deir Ediz. di Venezia del 1574., nel Ub. L Tit. de Pro-
curatoribus sotto il num. 15. coL 39$. si trova chiaramente .
espresso: Hoc indis. sensit Bandinus . E forse s* intese di cita-
re il medesimo Bandino anche in alcuno dei tanti altri luO'-
ghi della Somma dell' Ostiense^ nei quali sì vede allegato un
Dottore con la sola, iniziale B.
(26) Così lasciò scritto il celebre Cino nel Comento al-
la Z. Hac consultissìma . Cod. qui testami fac. poss.
(27) Nel Comento alla stessa L. Hac consultissima . Cod.
qui testam. fac. poss. 9 ove disse: Et ideo teneas opinionem Ba.^
qui fuit Pìsanusj & hra&avit plures utiles qu.
(28) Così si espresse l'insigne Bartolo, spiegando la L. Do-
mìtius 27. ff. de testam. & qui testam. fac. poss. sotto il num. 3*
(29) Nella Nota marginale a quelle parole sed Bandinus
BANDINO FAMTLTATl
Sf
€ontra^ che si leggono nella Gloss,^ alla £. Hm ioniulùssima.
Cùd* qui testam. fac. poss, in verb. Offavum^ si trova scritto:
Isra est vera ^ & communiter tenerur . Sai, '.
(30) L* eruditissimo Sarti pose fine alle Memorie^ che di-
ligentissiraamente raccolse del nostro Bandino, con dire: ,> Eum
99 omnino ignoravit Dìplovatacius , caeteroqui felicissimus in ex-
95 piscandis antiquorum temporum Jurlsconsultis . Pancirolus ve-
55 ro non illuni prorsus ignoravit, $ed in paucis, quae de ilio
9^ habet» multis se erroribos implicar. Eadem aerate, inquit,
,5 Jacobi nimìrum, eie quo antea dixerat» Bandinus Pisanus ,
99 quem nlii Gandinum vocant , Codicem interpretatus esse vi-
9, detur , etsi hunc Bartolus mendose Btilgarum nominet , ex
99 quo Jacobus junior natus c$iù ereditar . Alii eum Bergun-
99 cioiiem esse rolunt, qui Graeca jura in Latiauni vertit. Vi-
99 des hic Pancirolum , utique nutabundum , locum non habere
5) ubi pedem figat . Sed ejus aberrationes ita sunt manifestai
9, ut confaratione non egeant 93 , Abbiam già veduto nelle Not^
12. e 22,, che sul nome del nostro Giureconsulto rimasero
dubbiosi il CineUi e il eh. Guadagni , avendolo denominato
Bandino o Gandìno . Ed il Brencmanno nella sua Mister. Pand^B*
Llb. L Gip. 9. pag. 61. parlò egli pure del nostro Giurecon»
sulto con la medesima incertezza, con cui ne aveva già par-
lato il Pancirolo , mentre rammentando la Versione in Latina
delle Leggi Greche^ da molti attribuita, e con ragione, a Ber-
gunzionc o sia Burgundione Pisano, soggiunse: Alii tamen id
Bulgaro tribuunt ^ alti Bandino cnidam Pisano ^ seu Gandino. An-
%ì fino il Baldo ed Angiolo suo Fratello, almeno i Copisti
o Stampatori delle loro Opere ^ pare che non conoscessero il
nostro Bandino, giacché nel Comento di Baldo alla L. Domi-
fìtts . ff. de testam. & qui testam, fat. psss, sotto il isum* ì. sì
legge: Et ista fuit antiqua opimo And. de Pi., quam tefert Cy*
hìc à" L. Htic consuUissima . e* L* fi. Cod, qui testam. fac, poss* f
e nel Comtnto di Angiolo alla stessa L. Domiti us . sotto il
83
BAND INO FAMI LI ATI
mum. i* si trova scritto: Et fiéh opinio Balduini gì. antiqui^
0t L, Hac consultissima . in fin. Cod. qui tnta. fa. poss. Crediamo
ancor noi quanto dice il Sarti nel luoga spesso citato , cioè ,
Valuit autcm plurìmum ad ejus ( Bandini ) memorìam obiiteran'
dam librar iorum institi a , qui Bandini nomen ex Accursii Commen-
tariis ì^xtruserunt ; ma nulladimeno ci fa maraviglia > che tan-
ti Scrittori non ben conoscessero il nostro Bandino, che potevan
veder chiaramente ed onorevolmente nominato in tanti luoghi,
specialmente nella Glossa alla cit. i. Hac consultissima ec, , e
nelle Opere dell' Ostiense, di Cino, di Bartolo ec.
(31) Che altri Cittadini Pisani ^ oltre quello di cui abbia-
mo fin qui ragionato, con Io stesso nome di Blindino fiorisse-
ro ne* secoli duodecimo e decimoterzo, ed alcuni fossero si-
milmente Giureconsulti, V osservò prima di tutti il eh. Gran*
di in Epìst, de PandeB. Nat, 28. pag. 88, e 89. , e dipoi V av-
vertirono ancora il MazzucchelU nella Storia degli Scrittori rf*
Italia fW, //. Par. L pag, 228., e il dotto Autore del Dìscor*
so Accademico sul!' Istoria Letteraria Pisana nella Not, 29. Que-
sti pure fann' onore alla Patria, ma particolarmente dee Pisa
gloriarsi d* aver prodotto quel Bandino Familiati, di cui ab-
biam quivi raccolte, guidati specialmente dall' eruditissimo Sar-
ti, non poche notizie > e che fu detto Legum splendore coruscus
nella Sepokrat Epigrafe postagli nella dotta Bologna , fu carat-
terizato per Legista celebre dal CincIH già citato nella Not.
as., fu annoverato fra i celebri Giureconsulti^ che versa il fine
del secoh duodecimo al principio del decimoterza fiorirono im
Bologna dal eh. Tiraboschi nel luogo citato nella Not, 8., e
meritò d* aver luogo nella Chronologia Virorum Eruditione Prae^
stantium a Mundi ortu ad Annum 1600., compilata dal dottis-
simo Lami, e stampata in Firenze V anno 1^70., ove a car.
161 • quel celebre Autore scrisse Bandinns Pisanus Jurisconsultus:
sebbene, tenendo forse dietro al Cinelli ed al Mazzucchelli,
soggiungesse eh* ei fioriva nell* anno 1150,, opinione, di cui
abbiam dimostrato 1* errore neUa Nat. 1%
ì
8»
BEATO GIORDANO DA RIVALTO
DOMENICANO
-4^3
c:*^^
UN Uomo , che , come ci attestano antichi e fé-»
deli Monumenti , risplendè come Sole nella cele-
bratissima Congregiizione Domenicana (i) per santità di co-
stumi, per eminenza di sapere, e per eloquenza ed eie-
ganza di dire , ben meritava di avere un onoratissima
luogo in queste Memorie; e la dolcissima nostra favella
Toscana, che tanto fu promossa ed arricchita dal P. Do-
menico Cavalca, e dal P. Bartolommeo da S. Concordio,
illustri Cittadini Pisani , dee saperci buon grado , che si
prenda a ragionare aachc del B- Giordano da Rivalto,
che prima di essi la coltivò, componendo Prediche piene ^
come disse il Cavaliere Lionardo Salviati , di purità e di ^
semplice leggiadria fino a rasentare il primo segno , per
quanto la materia il comportava (2). E' Rivalto un Ca-
stello nelle Colline di Pisa, lontano dalla Capitale, a cui
una volta fu sottoposto, venti miglia incirca (3); ed in
esso ebbe il suo nascimento il nostro Giordano verso gli
anni 1260. Credesi per alcuni, eh' ei fosse consanguineo
di quel Fra Ranieri, che 'si suppone essere stato della no-
bilissima Famiglia Pisana de' Granchi (4); e come Pisa-
no egli è nominato negli zinnali del Convento di S* Cate^
Tina scritti nel secolo decimosesco , ed il Tronci nella
Storia ms. . delle Chiese di Pisa Io fa della Famiglia degli
Tom, ///. M
98
BEATO GIORDANO DA RIVALTO
Orsini, nel che concorda altra anonimo Scrittore, che esi*
stc presso il Sig. Abate Zucche Hi , diligente raccoglitore
delle Antichità ?isane , Cucitamente che; fi<i dai principio
del secolo decimoquarto si trova fatta menzione, come dì
Cittadini Pisani , di Bonaggiunta da Rivalto Dottore di
Filosofia e di Medicina, e di Puccio di BonaggÌLmta ,
che sostenne la primaria Magistratura di Anziano nclF
armo 1324.; aggiungendosi, che questa Famiglia da Rivai-
tQ ^veva la sua abitazione nelk Parrocchia dii S. Paolo a
Ripa d' Arno. Ma non rileviamo con più prove nel no-
stra Giordano quella nobiltà e gloria di natali , eh' ei
disprezzo, e cklla quale solea dire, che è così vana,
quanto la ricompensa che gli Uomini del secolo le ac-
cordano • Educato santamente, e compassionanda la condi-
zioii^ dis quelli , che abbandonati al peccato , e 'Sèrvi del-
le leggi della carne, passano Li loro vita di cattività in
canlvità di sensi e di piaceri, senza conoscere il giogOi
vergognoso, che gli opprime, pensò nell' anno iiaSo. di
vestir r Abito Domcnuano nel Contvmc di iSl: Caterina di
Pisa, iioritissimo per Uoiaini di santa vita, e di consu-
mata dottrina , Si credè allora in istato di ascoltare lo
paroleì della Divina Sapienza , che 1^ chiamavano ali* al-
Trul istruzione in un secolo pieno d'orgoglio, d' od> , di
dispute, di gelosia, di libertinaggio, e di tutti i mali,
che queste malnate passioni strascinano seco. Per eserci-
tare degnamente 1' augusto e santo ministero della Predi-
cazione ebbe cura di arricchire la sua mente delle Divir-
BC Scienze, e di riempire il suo cuore delle più sublimi
virtù ^ e mentre studiò le prime nMt Università di Bolù-
gna e di Perugia senza perder dì vista le belle Lettere j.
{:SSATO CIO^RDANO' DA RtVALTO
V
non già per andare in cerca di vani ornamenti » ma per
dare più ordine, più chiarezza > e più forza ai suoi det-
ti > passava molt' ore del giorno in pie meditazioni , «
»eir esercizio di queli' opere, che Iddio prescrisse a co-
loro^ che destinò ad annunziare le meraviglie della Reli-
gione Cristiana. L' Ist^xia della Chiesa, che propriamente
può dirsi la storia della verità , i santi dommi o coi"at-
tuti , o abbandonati , i grandi esempi praticati in ogni
maniera di virtù , le profezie , i miracoli , e le akre pro-
ve di nostra Religione # ia cogaizione di quelle cose ^
che e' insegnano a vivere secondo Dio ^ e che fanno la
vera e V unica importante scienza, nutrivano anche più
il suo cuore , che il suo spirito . Impercqchè il cuore ha
le sue riigioni, che la ragione non conosce, sentendo egli
solo Iddio , e in lui solo risedendo la fede perfetta * As-
seriscono gli Scrittori , eh' ei fosse di tanta memoria for-
nico ^ da sapere bene a mente tucto il Vecchio e Nuova
Testamento colle Glosse ordinarie , il Messale e il Brevia*
rio deir Ordin suo , ed una griiA parte della Sómma di
*y* TommasQ d' Aquino, .di cui fiii sempre al maggior se-
gno vago e studioso * Non dircm però col Cinelli , eh*
ei scrivesse una Chiosa sopra h Bibbia j mancando le pro-
ve di quest' asserzione; e ci contenteremo solamente di
osservare, cavandone l'argomento dalle .5ue Prediche (5)1
eh' ei non ignorò V idioma Ebraico ji' e ti^f^seo anche il
Greco: cosa* che in quella stagione poteva Sembrare non
solamente rara , ma poco mcn che maravigliosa . Manca*
va anche allora 1' eloquenza , e non solo i colori e le
grazie , di cui suol vestirsi , ma perfino la lingua , che
oe doveva essere l'istromento- Se questa per opera di
M 2
99 nnATO GIORDANO DA RìVALTO
" Dante ristretta nella misura de* versi cominciava a pre-
starsi alla Poesia , non sapeva ancora , come ritenendo
la sua naturai libertà neir estension della Prosa , avrebbe
potuto essere elegante , sonora e maestosa per trattare
soggetti degni di lei» e il più importante di tutti, che
è fluello d* infiammare gli Uomini alla virtù. Sdegna el-
la^^gualmente una falsa apparenza di facilità, e la biz-
zarria de' raffinamenti, e V una e V altra di queste due
opposte cose, non lasciando alcun luogo all' arte, che
I ristringe la licenza coi precetti senza indebolire ii vigore
dello stile, e che procura, che una troppo scrupolosa re-
golarità e una delicatezza troppo molle non estingua il
calore dell* idee, può condurre facilmente alla barbarie.
Era allora la lingua Toscana cosi lontana dai produrre
scritti in prosa, nel gerbere specialmente di sacra elo-
qiicnza , i quali potessero piacere alle future età, che il
Fontanini credo di arer dritto di asserire , che quanti
-Predicatofri ^ fiorirono nel secolo decimoquurto , e molti an-
Itora dr quelli che vennero nel secolo susseguente , allo-
raquando predicavano ne* templi , si servirono della lin-
gua. Latina. Lungi dall' aderire al sentimento di un Uo-
mo, che per vaghezza di fama andava spesso in cerca
della ' singolarità delle opinioni, osserveremo solamente, che
'il Jiostro B. Giordano o predicasse nelle Chiese, o ne'
portìfii*;^ o '-hellc piazM, o nelle strade, si servi costan-
temente della volgar lingua : che per opera di lui si
perfezionò d* assai il purgato e buono stile; e che quel-
'li , che pajano in lui solecismi q barbarismi , sono vena-
lmente grafie e proprietà • L! usD ^ queUo, <:he- salva tut-
ti questi apparenti falli , e dall' uso del Popolo;, a cui
BEATO GIORDANO DA RIVALTO
n
voleva piacere , li prese egli , e si servi spesso di pleo-
nasmi per più efficacia e distinzione del dire , e nan
evitò sempre il passaggio dal plurale a! singolare; talvol-
ta terminò ì nomi con desinenze Greche e Latine , ed
occorrendogli di citare i Divini Testi, le parole di essi,
come sacre e di una santa efficacia , le traslatò alle voi-»
te in modo, che ritenessero 1' espressione Latina» Citere-
mo un sola esempio. Non crai ci locus in dtvcrsorio. Chi
'dicesse non era a lui luogo in osteria^ in albergo, direb-
be due parole proprie e Toscane , ma basse e triviali .
Quella d* Ospizio suol prendersi in altro significato, onde
.volendo rendere il Testo, non si poteva far miglior' uso
che della parola Latina dtvcrsorio, da non scambiarsi eon
^altra migliore , e ancora di eguale significanza . La for-
lazione delle lingue , come delle arti tutte , precede sem-
pre quella delle regole , ed una scrupolosa ricerca di
'queste nelle Opere dei primi Scrittori diverrebbe inutile
e puerile. La chiarezza, T armonia , la copia, la prò-
'priet'i, la grazia fanno il loro merito; e di queste doti
sono piene le Prcdidie del nostro B. Giordano, quantun-
que da lui dette nell' infanzia della lingua Toscana, Non
dee pertanto far maraviglia, se i Compilaiori del VocaboLi'
rio della Crusca, di queir Of era si ammirabile, che può
chiamarsi il tesoro della lingua, sì dotta nelle sue ricer-
che , SI giudiziosa nelle sue osservazioni , sì ricca e si
fertile nelle sue espressioni,, e che ebbe per fine di por-
tare r idioma Toscano alla perfezione del Greco e del
Latino , si giovarono spesso delle medesime per trarne
esempli di bello e buon parlare , non altrimenti che sa
da esse, come da chiara fonte , ne uscissero acque dol-
ci e purissime •
'f^ 'MEATO GIORDANO DA ItlFALTO
Quando ancora queste Prediche non fossero commen-
dabjlissime per l' eleganza del dire, ciò non ostante me-
riterebbero di esSer lette dagli amatori della sana Dot-
trina Ev^angellca. Penetrato il nostro Apostolo dal deside-
rio del ben comune, animato da uno zelo fatto per ab-
baucr€ U uste superbe, die si elevano contro la scienza di
Dìo (6) , per opporsi agli scandali , al torrente dei cat-
tivi costumi , e al corso violento delle passioni , persuaso
che da un rigor salutevole non dee andar disgiunta una
dolcez^za, che alletti e conforti i deboli , animato dallo
Spirito del Signore # illuminato dalla dottrina consegnata
nelle Divine Scritture, negl* Interpreti di esse, e nelle
antiche tradizioni > e quel che è più , esercitato nella
pratica delle più sublimi virtù, credè di poter servire al-
la felicità dei Popoli, e agi' interessi della Chiesa* Non
facevano forse la sua consolazione e la sua gioja le mol-
te conversioni di figliuoli traviati? Diceva a questi coli*
Apostolo, noi predichiamo Gesù Cristo, che ci ha fatti
suoi ministri, e noi predichiamo d'essere in Gesù Cri-
nito consacrati al vostro servizio (7). Questa sorta di ser-
vitù , impostagli dalla carità per la salute delle anime ,
non aveva ìn lui limite alcuno, trovandosi che ci predicava
<'iino a cinque volte il giorno, passando dalle Chiese nel-
le piazze e nelle strade le più frequentate . S. Liparaia , e
la Chiesa di S. Maria Novella dclF Ordine suo furono
quelle , che più dì tutte rimbombarono della voce sua
'Evangelica , e benedicendo quel Divino Spirito , che la
faceva fruttificare , potè dire io una sua Predica recitata
nel Marzo del 1304,: Jo ve ne dicerci un mese pur delle
cose , che io ne so , non di me ^ ma di quelli che vengdh^
SEATÙ CWRDANO DA RIVALTO
9S
no a me , che sono molli , e che già furono peccatori ,
di mala vita , ed oggi sono così esaltati • Tra le moke
coaversioni per mezzo suo operate si fa solenne menzio-
ne di quella del B. Silvestro di Valdisieve, al secolo
Ventura, purgatone di lana* o scardassiere in Firenze, il
quale fu prima Eremita al Castagno, oggi Momeolivcto non
molto distante dalla Città, e poi Converso de' Camaldolesi,
presso i quali morì in tal concetto di santa vita , da
meritare il glorioso titolo di Beato • Se si presta fede a
D* Tommaso Mini, e a D, Agostino ¥ortunio, che scris-
sero delle cose Camaldolesi > il Ventura era quegli , che
somministrava qualche refrigerio di vino alla stanchezza nel
predicare del B* Giordano, e sì fu penetrato dagli ama-
re voli detti e santi esempj di lui , che lasciando le tor-
tuose vie del secolo , e nascondendosi non solo agli oc-
chi degli Uomini, ma perfino ai proprj , passò il resto
de' giorni suoi in pie meditazioni, e in santi esercizj di
perfezion religiosa , La storia di questa conversione fu po-
sta rozzamente in versi a due a due rimati da D. Za*
nobi Tantìni Monaco Camaldolese , e per 1' antichità ed
autenticità del monumento fu riportata questa Leggenda
dai dottissimi Bollandisti nel Tom. IL degli Aiti dc^ San^
ti del mese di Giugno , benché con qualche diversità da
quel che si leggeva in un Codice della celebre Libreria
Scrozziana . Anime umili, anime innocenti, che la Grazia
ha disingannate dell' illusioni del secolo e degli errori
della moderna Filosofia, io non vi chiederò perdono, se
ricorderò le apparizioni, che accompagnarono la conver-
sione del Ventura , e se presterò fede a quelli , i quali
aflfermaao, che un giorno mentre il B. Giordana predica-
5^
BEATO GIORDANO DA RIVALTO
va a numerosissimo Popolo nella Città di Firenze le pe*
ne e le misericordie di Gesù Crocifisso , fu osservato
con istupore di tutti avere una Croce rossa nella sua
fronte , in quel modo appunto che si dipigne nelle im*
magini sue. La predicazione del mistero della Croce, ri-
guardata come follia da quelli che si dannano, e come
un effetto dell' Onnipotenza di Dio da quelli che si sal-
vano, faceva una delle principali cure del nostro Gior-
dano i e per mantenerne viva ne* devoti la memoria , nel
tempo appunto che esercitava in Pisa T Apostolico Mi-
nistero, eresse vicino alla Chiesa dell* Ordin suo nelF Ora-
torio del Salvatore la Fraternità de* Disciplinanti , che ne'
suoi devoti esercizi non aveva akr' oggetto , che di medi-
tare e d* imitare i patimenti del Redentore* Una sola co-
sa ho da dirvi , ripeteva sovente a questi suoi spirituali
figliuoli , che la vera pietà consiste nello stabilire talmente
Gesù Cristo nel nostro spirito e nel nostro cuore, che tutto
il resto ci sembri un puro niente , e che non cerchiamo se
non che in lui U gloria , la grandezza , la giustizia , la
sapienza^ il riposo e la felicità. Questa idea di Gesù Cristo
può sola liberarci dalla stima di tutto quello, che ci lusin-
ga e che ci piace nel Alando , e ridurre tutti i nostri desi-
derj air unico desiderio di esser posti nel suo Corpo, e di
essere nel muncro de* suoi vivi membri , per vivervi della
sua Vita e del suo Spirito, e per guarirci dalle infermità,
che ci restano •
Di tal sorta sono le massime, che facevano il fon-
do delle Prediche e delle istruzioni del nostro B* Giorda-
no: e poiché ci voleva bene essere inteso dal Popolo,
non adoperava quei genere d' eloquenza, che strascina per
BEATO GIORDANO DA RIVALTO
9t
V impeto suo, ma quello, che dolcemente s* insinua nel-
lo spirito e nel cuore > per illuminar quello e muover
questo* La maniera adoprata dal fonte d' ogni verità e
di grazia Gesù Cristo nello spargere la sua dottrina era
da lui imitata: e però servivasi spesso di similitudini ^ di
esempi e di parabole ; e se nello sceglierne il fiore da*
Libri Santi, e dagli Scrittori Ecclesiastici qualche volta
adottò ancora racconti, che possono parere poco verislmi-
li , dobbiam ricordarci , che mancava affatto la buona Cri-
tica in que' tempi , ma in supplemento di essa abbonda-
va negli Scrittori Ascetici la sana Morale, che fa la par-
te essenziale delle loro Opere. Trattando il B. Giordano
della Religione , si mostra per ogni dove un profonda
maestro in Divinità > che sa servirsi utilmente dei fatti i
più straordioarj per V istruzione e per 1' edificazione, e
che trova una Provvidenza e una Mano Divina ove gli
Uomini del secolo troverebbero appena le tracce di una
prudenza umana . Sì direbbe , che è la Religione medesi-
ma , che si spiega da se stessa con quella eleganza , leggia-
dria , e semplicità , che le conviene ; e che in tanta cor-
ruzione di costumi voleva mostrare agli Uomini , che lo-
ro non restava se non che una sovrana miseria , e una
sovrana misericordia • Quando non era necessario di par-
lare, il sant' Uomo si taceva : la vanità e la maldicen*
«a ^ che hanno tanta parte nel commercio degli Uomini j
gliene facevano temere il contagio , e non trovava cos* al-
cuna più dolce e più sicura della solitudine • Ma in
questa stessa ci non faceva che passiire da un esercizio
di pietà ad un altro ^ e sottomettendosi alle severe leggi
della Penitenza Cri^iana , e non pensando che ad umi-
. Tm, Uh N
5>8 BEATO G IO ED ANO DA RIVAim
liarsi sotta la potente mano di Dìo, Predicatore invìsibì-^^
le agli altri > ma eloquente in. parlare con se stesso > non
esciva dal suo ritiro > che più forte e più infiammato per
ispezzare le catene del peccato, e per manifestare le mi--
sericordie del Signore*
Obbediente alle voci de' suoi Superiori > non ricusò
mai officio > che da loro gli fosse imposto . K^ notato in
un antichissimo Libra delle cose del. Convento di •?. Maria
Novella , che nel Capitolo Provinciale tenuto in Rieti Y an-
^^ ^3^5- di commissione del Maestro Generale Americo
da Piacenza il nostro B. Giordano fu eletto leggente di
Teologia pel detto Convento , e che quivi inv compagnia
di altri dotti soggetti > del B. F. Remigio di '^iaro Fio-
rentino > già discepola di S. Tommaso , Presidente dalla
Studio, e di F. Filippa da Pistoja> che scrisse contro il
Correttorio di S* Tommaso» e di F» Riccoldo da Monte
di Croce in Mugello > portò a sì alto credito la Scuola
Teologica di S. Maria Novella, che non ne era alcun' al-
tra in Italia > che la sorpassasse. Era in que' dì costume
di mandare alla, più celebrata di tutte le Università di
Europa , qual* era la Parigina , que' Religiosi , che pote-
vano far prova di un eminente sapere , per ricevervi la
Laurea , ed altri gradi Magistrali > ed anche per meritare
il maggior* onore di una Lettura} né ricusò il B. Gior-
dano di andarvi col solo fine di ubbidire al volere de*
suoi maggiori , e di far conoscere la santità di quella
dottrina, che insegnava dai Pulpiti e dalle Cattedre. Giun-
to egli era a Piacenza, quando vi fu sorpreso da mor-
tale infermità, per cui xessò di vivere il dì 19. d'Ago-
sto 131 1. , dopo trentuno anno di Religione. La morte
BEATO GIORDANO DA RIVALTO 99
fu per quella sant* anima la perfezione della Carità , e
la consumazione deli' opera di Dio. Un cuore pieno di
fede e di* speranza non dovè desiderare se non che di
compire il mortai viaggio, e di escire dall' ombre e da-
gli enimmi , per vedere s velatamente la verità (8). II
Pubblico I il più delle volte rigido e maligno censore del-
le umane azioni , non vide in quelle di F. Giordano " se
non che sublimi virtù , e un solo fu il suffragio di tut-
ti , doversi egli riporre tra i 'Beati , « ornarsi le Imma-
gini sue di quei segni , che ne indicano la ?orte felice •
La Cronica di S. Caterina attesta , che i miracoli confer-
marono la santità della vita di lui (9). Certamente chiet
il giorno della sua morte fu il più bello , il più trion*^
fante, il più fortunato giorno della' sua vita. Tutti ri-
cordavano la sua sapienza, la sua modestia, la sua iimil«»
tà , la sua penitenza , la sua carità , e tutto quell ' altro
numeroso corteggio di virtù , che vegliarono , per cosi di*
re , continuamente intorno a lui • Chi correva ai suoi
Funerali per implorar grazie , e chi cercava qualche Re-
liquia delle sue spoglie mortali . Pisa , la sua diletta *Pa-
tria , che in tanti modi era stata da lui singolarmente
beneficata , non volle rimaner priva di questo sagro de-
posito ; e domanda istantemente, e T ottenne , il Cada-
vere di lui. Fu collocato nella Chiesa di iS*. Caterina al-
lato air Altare di S. Pietro Martire in un bel Sepolcro
di marmo ^ il quale restò in breve , insiem colle mura
di quella Chiesa > al dire di F. Serafino Razzi , coperto di
gran numero di voti in «egno delle molte grazie, che
il. Signore si degnava di concedere frequentemente a chi
pei meriti di questo suo Servo il pregava ; quali voti
N 2
100 BEATO GIORDANO DA RIVALTO
furono dispersi nell' occasione di essere stato eretto sopra
il detto Altare il Scapolerò di F. Simone Saltarelli Fioren-
tino, deir istess* Ordine Domenicano ^ ed Arcivestovo di Pi-
sa , Uomo ancor' esso di gran santità , e che passò al
Cielo r anno 1342. Nel suddetto luogo riposarono le sa-
gre Ossa fino all' anno 1580., nel quale furono devota-
mente trasferite sotto V Altare della Beatissima Vergine %
di S. Verdiana (10) con la seguente Iscrizione:
JSfr sifa Jordams Fratris sunt Ossa beartmt
Quem vite integritas Relighque virum.
Ma neppur qui riposarono sempre le sacre Ossa , perchè
riposte furono in una bell'Arca, circondata da cristalli,
sotto 1' Altare del Rosario, assistendo alla solenne transla-
zione Monsignore Francesco de' Conti d' Elei Arcivescovo di
Pisa . Finalmente un piissimo Principe , che nato dal sangue
dei maggiori Re dell' Universo , e che regnando sopra
una piccola parte dell' Italia , dà grandi esempj di vir-
tù , e fa felici i suoi Popoli , desiderò di avere il Cor-
po del Beato Giordano , e di rivendicare ai suoi Stati
l'onore di averlo altra Tolta posseduto, quando la bea-
ta anima , che 1' informava , passò agli eterni riposi .
Pietro Leopoldo, che allora regnava nella Toscana, aderì
ai desideri di lui , e così nel 1785. quelle sante Spo-
glie passarono nella ' Real Cappella di •?. Liborio presso il
Convento de' PP. Domenicani di Colorno. Noi facciam vo-
lti, che Ferdinando di Borbone palesi anche la sua de-
vozione verso il B. Giordano col fare imprimere da' suoi
torchi Reali , che vincono d' assai tutti i moderni , e
che xxou sono inferiori agli antichi i più rinomati , U
BEATO GIORDANO DA RIVALTO loi
Opire del medesimo ; in cui troveranno gli amatori del
bel parlare un tesoro di eleganza, i seguaci della Dot-
trina Evangelica precetti e conforti per praticarla, e for-
se gì' ingannati e gì' indifferenti, invitati alla lettura dal-
Ja sorprendente bellezza della stampa, qualche stimolo,
che gli tolga all' errore, e gli risvegli dal sonno. E se
richiedesi per la pubblicazione de' libri antichi di conr
esultare e di paragonar Codici , dobbiamo saper buon gra-
do agli eruditissimi Signori Dott. Anton-Maria Biscioni, e
Domenico Maria Manni , che nell' unica e ormai rara
Edizione Fiorentina delle Prediche del B. Giordano, da lo-
ro procurata nel 1739* » abbiano , come avevano in co-
stume , e specialmente il primo, diligentissimamente con-
sultati i Testi a penna delle medesime , esistenti in Fi-
renze e nella copiosa Libreria RiccarÓiana ^ e ndT altra
incor più celebre dei Domenicani di S, Mirco (11). Han*
no essi neir ortografia delle parole mantenuta religiosa-
mente quella veneranda vecchiezza , da cui sono fregiate ;
e conteremo ancor questa tra le singolarità dei correnti
jmpi, che si trovino editori degli antichi Prosatori To-
|Bcanì|^ che non solo neir ortografia, ma anche in alcune
parole , che sono pretti arcaismi , pretendono di vestirli
e di ornarli alla moderna * Chi legge questi Scrittori , dee
a guisa d' ape ingegnosa sceglierne con molto accorgimen-
to il più bel fiore, e non curare voci e maniere disu-
sate ; e convien pur leggerli non solo per esser grati a
quei , che con tanto studio e fatica crearono la lingua
nostra Toscana oltre ogni altra Italica bellissima , ma
anche per V utilità, che se ne può trarre; perchè, co-
me bene avvertì V elegantissimo Scrittore Anton-Maria Sai-
10* BEATO GIORDANO DA RIVALTO
vini (12): Guai alla lingua Italiana^ quando sarà perduta
affatto a qué^ primi Padri la riverenza ! Barassi in una Ba--
bilonia di stili e di favelle orribile; ognun farà testo nella
lingua : inonderanno i solecismi , e si farà un . gergo e un
mescuglio barbarissimo . Piacesse a Dio, che la predizione
non si fosse o in tutto , o in graa parte avverata ; col-
pa e vergogna dell' età nostra.
M. A. F.
ANNOTAZIOITI.
ti) Darem per intero quel che è registrato dì F. Gior-
dano negli Annali del Convento di 5. Caterina scritti nel seco-
lo decimosesto . ,, F. Jordanes Pisanus Inter filios conventus hu-
^ jus velut sol Inter stellas emicuit, sive morum sanftitateni
j^ attendas, seu eminentem ejus scientiam consideres, sive prae-
9, dicationis Verbi Dei efficaciam, & in dicendo eloquentiam
9) speftes . Scripsit ejus TÌtam Leander Inter yiros illustres , at-
^ tamen, quia hic requirit locus, aliqua & nos de eo narrabi-
^ mus. Memoria maxima viguit, omnes fere sacros libros> &
^ san£lorum doi^orum expositiones , quas glossas ordlnarias nun-
^ cupamus, missalem librum, breviarium, hoc est divinarum
9) laudum quotidianum pensum y secundam S. Thomae partem ,
9) & pleraque alia mente -retinebat. Artes, quas liberales vo-
^ cant apprlme edodus fuit. Bononiae & Perusiae studio vaca-
^ vit. Ledor prlmarius Florentiae fadus est, posrquam senten-
9) tiarum libros luculenter legisset Lettor & alibi in provincia
99 fuit. Praedicator generalis creatus, quod sibi incumbebat, ex
99 iniunfto officio optime implevit. Ex ejus ore colletti sermo-
9> nes fuere, quorum ego librum unum justi voluminis in con-
,9 ventu nostro saxensi vidi, qui sermones Florentiae habitos
BEATO GIORDANO DA RIVALTO io$
j^ per quadragesimam contlnet qui qualiter dixerit testantnr»
)i licet vivae vocis energia careant. Multis in locis. magna
y% populi frequentia concionatujB. est. quod ex ejus ore sermo-
9) charitate fervidus, & spiritum sanSum. redolens exiret. Labo-
^ ri vero non parcens qua ter, ac saepius quinquies die uno«
9) praedicabat. Tantus autem verborum ejus fruftus extitit, ut
99 viri veteri odio posito in mutuum coirent amorem . Duri
99 emoUirentur , multi lachrimis commìssa diluentes crimina in
99 novam reformarentur vitam. foeminae quae lascivis & va-
99 nis. ornatibus vacabant, ejus auditis verbis,. honestis ac pudi-
99 ci?, ut Christianas decet, imJ>utae sunt moribus. Se se Flagel-
93 lantium, quos Disciplinatos Pisani vocant, Sodalitium in hac
,9 urbe priitius instituit, & locum sanfti. salvatoris prope eccle-
99 siam nostram erexit. Visus est totam pene civitatem hanc
99 suis. praedicationibus ad priorem Christianae vitae puritateni:
99 reduxisse , & quod aliis praedicabat , ipse impigrc efFecìui
99 mancipabat, unde merito sanfti sibi vendicavit nomen, mi—
99 raculis. adhuc vivens clarus . Quum aliquando in maxima:
99 praedicaret audientia Crux rubra in fronte ejusJ* a cunSis
99 visa est , magno ' cunftorum stupore ^ Virtutibus itaque emi-
99 cans , & praedicatione mirificus , a Magistro ordinis Americo
,9 Piacentino Parisios missus est,, ut ibi publice theologiam pro-
yy fiteretur , & in magistrali Cathedra coUocaretur sublimis
99 quod tunc non omnibus dabatur. Sed viris tantummodo ex-
„ tra numerum positis . Dum illuc pergeret , Placentiae ubi
^ magister erat, diem clausit extremum cum in ordine egisset
^ annum unum supra trigesimum, ab incamatione anno, 13.11.,.
99 Aprilis 14. Corpus ejus a pisanis Pisas delatum, magno do-
99 lore, devotione non minori, juxta aram beati Petri martyris.
,9 in marmoreo sepulcro conditum .fuit>. ubi &^ haftenus iacet.
,9 Animae sanftitatem, & beatitudinem crebra ad ejus invoca-
,9 tionem fd£ta miracula testantur . Quorum signa multae appo-
99 ^tae cereae imagines testabantur> quae dum scpulcrum Ar-
1Ò4 BEATO GIORDANO DA RIVAlTO
^ chiepiscopi supra eamdem aram erigebatur, depositae fue-
^ runt, & negligentia ( ut accidere solet ) ibidem non ultra
n sunt repositae. Fuit capitali difinitor provincialis . De ipso
9) F. Taddeus Dini Tir fide dignus referebat se audivisse a
f^ quodam antiquo patre , plura scire unum Jordancm , quam
yy caeteros omnes Romanae provinciae firatres. Hujus scapulare
fy simplicitatem , & sanétitatem f>rÌ8cam redolens in nostro adhuc
^ asservatur sacrario. Talis fuit Jordanes, cujus utinam ali-
9^ quot haberemus imita tores» sicuti admiratores multos habe-
^ mus „ .
(2) Voi. L degli Avvertimenti.
(3) Il P. Jacopo Echard neir ampia sua Opera degli Scrit-
tori dell* Ordine Domenicano Tom. L pag. 512. 513.» non sa-
pendo persuadersi» che F. Giordano da Pisa fosse lo stesso, che
F. Giordano da Ripa Alta, luogo, qualunque fosse, alle rela^
ftioni, che egli n* ebbe, molto da Pisa distante, di un sogget-
to ne fece due, con rilasciare per altro del vero luogo della
nascita di quel da Ripa Alta V esame agli Scrittori Toscani.
Peggio ancora errarono quelli, che per determinare la Patria
del nostro F. Giordano andarono in cerca di due Castelli ap-*
pollati col nome di Ripa Alta , posto V uno in Piemonte
quattro miglia distante . da Torino , V altro nel Milanese
suir Adda.
(4) Ved. Manni nella Prefazione agli Ammaestramenti degli
Antichi. Che questo F. Ranieri fosse nipote di Fratello del
nostro Giordano, e che fosse un Uomo di grande estimazio-
ne, lo attesta la Cronica del Convento di 5". Caterina di Pisa,
scritta in pergamena da F. Domenico da Peccioli avanti 1* an-
no 1408., nella quale si dice: ,, Fra ter Raynerius Jordanis de
99 rivalto nepos fratris Jordanis hic fuit frater primo bono-
fy rum morum. valde conpositus deditus scientie & maxime li-
9> deratus & peragratis studiis ivit parìsius & rediens legit pi-
91 fÌ6 summas & in pluribus majoribus nostre provincie convAi-
BEATO GIORDANO DA RIVAITO
"^5
^ tlbus . fuit deinde leélor pisis & alibi pluries honeste coa-
)^ versationis multum & clare fame ita quod in nostra civita*
^ te Celebris habebatur, confessor acceptus. & predicator infa^
,5 tigabilis. hic scudiosissimus fair ita ut librum magno sudo»
9) re conponeret in tribus voluminibus ubi valde diffuse loqui-
)) tur & probat sua difta per allegata sanfti thome & aliorum
55 dodorum & scripsic propria maau liber est plurimum copio-
^ sus & bonus iudicio omnium qui viderunt . tandem post
f) multos labores post officia ordlnis magna eius laude conple*
9, ta anno pestis prefato ( 1348. ) cum bora mortls incumbe-
9) ree de ledo descendens super pavimentum se devote prostra-
jy vit dicens non debere servum in ledo mori cuius dominus
15 fuerit in cruce suspensus , & sic tradidit spiritum in supe-
13 rioribus collocandum . ,5
(5) Ved. la Predica della Cìrconcishne .
(6) IL Cor. X. 4, 5.
(7) II. Cor. m. 6. IV. 5.
(8) I. Cor, XIIL 12.
(9) W troppo interessante e troppo degno di fede questa
scritto, per non doverlo riportare tutto intero in ciò che ap-
partiene al B. Giordano, ,5 Frater Jordanis . De hoc nec di-
,5 damen ingenii , nec nota litere poterit sine dimlnutione nar-^
5, rare . quia de eius memoria incrcdibilia & scripta a prio*
55 ribus rcperi . & a patribus magne autori tatis audivi . que
^ nisi forent , scribere nullatenus presumpsissem , breviarum.
,5 mlssale. maiorem partem biblie cum glossis , secundam sanfli
„ Thome , 6c multa alia coniprehensa memotia retinebat san-
5j de vite ita ut crcdebatur miraculis coruscavit. dum enim
55 in numerabili populo predicaret , crux rubra in eius fronte
,) cunftis videntibus & mirantibus impressa semel, ostendit eius
59 testimonium san£litatis. literis quas liberales vocant fanditus
55 aprehensis & dodis. studiis Bononiense & Perisino discursis libram
,5 sententlarum theologicum legit eleganter Florentie in studio
Tom. IH O
io6 BEATO GIORDANO DA RIBALTO
1) , generali . deiilde ibidem tribus annii ledor principalis exiscent
•9) ut stella candida coruscavit diffinitor etianx capitali provin-
„ cialis , & predicator generalis , & leaor Pisis , & alibi set qua-
,) lis fuerit sermonum diviuissimus seminator adhuc qui recoUedi
^5 reperiuntut eum ad astra substollunt. sicut enim olim quan-
^ do Deus pluit manna de celo sic Florentie-& Pisis & om-
^ nibi, ubi eius verba resonabant. colligebantur . servabantur
^ vulgariter scribebantur . erant enim piena sapientia . virtu-
^y tura sigillo muniebat spirita calefiebat. & spirita radiabat»
9) viri eius oratione eloquentissima corde conpunfti. quia infa-
^ tigabilirer quater & sepe in die quinquies predicando emol-
9) liebat duros . inimicitiai in amicitias convertebat & multi
jj dimissis omnibus vitiis in ipso Jòrdane se ipsos lacrimis
9, baptizantes vitam in melius conmutabant , mulieres quarum
9) genus in lavaturis ic Yestibus , & iocalibus consuevit involvi .
95 reiedis cunftis lascivis usibus honestius procedebant. disciplina-
95 tos in Pisis primus invenit . quorum initium fuit Bononi .
95 & sotietas salvatoris per eum inventa fuit prima in civitate
p pisana . quid ultra dicam non prctcribo quod mihi frater Tad-
9) deus dini vir excellentie magne narravir. dixit namque se
99 audivisse ab uno de patribus maioribus nostre provinole .
95 plura inquid scit frater Jordanis soius, quam omnes fratres
95 Provincie simul . & sic dum totani noctiam civitatem ad
15 aureum seculum perduxisset. vocatus per obedientiam a fra-
95 tre Americo de piacentia nostri crdinis tunc magistro . ut
95 iret parisius ad legendum , & deberet magistralibus infulis
1^ insigniri in piacentia inter manus difti magi stri & aliorum
95 proborum eum sumna devotione emisit spiritum , choris apo-
15 stolicis sotiandum ubi gaudet evo perhenni . cujus corpus per
^ cives pisanos pisis addudum. innuraeris populis sociatum eia-
95 mantibus simul & flentibus ac suspirantibus fuit in ecclesia
95 sancle Katherine in manseolo collocatum quod etiam nunc
95 sub sepulcro marmoreo .archiepiscopi S^moniis dare «uo&stra-
REATQ GIORDANO^ DA ÈIVALTO rof
jy tur • ad qnod etiam elus lapideum reposticulum vidi egé
9) multas cereas pendentes ymagines, posltas ab hiis qui gra-
^, tias a deo eius oratione •& meritis acceperunt. quas tolli
fi opportult in positione tumuli archiepiscopi supradifti • Vixic
n iu ordine hic pater annis XXXI , cuius felicissimus transi-
n tus fuit MCCCXI de mense Augusti infra oftavas sanfte Ma-
n riè matris dei & virginis gloriose, cuius ofntium indesinen-
99 ter in dormitorio ita fervide . 'tam alte , sic dare tamque
99 devote incipiebat ut omnes ad simile concitaret . hec sunt
99 exempla tenenda prlorum hec fundamenta & hedificia. qui-
99 bus adhuc nostra vilis debilitas substentatur quorum adhuc
99 calore nostra frigiditas recalescit . que si prò parte seque-»
99 remur. essemus deo magis accepti & populis In pretio ka**
99 riori . 99
(io) La Memoria della Traslazione delle Ossa del B. Gior-
dano dair Altare di S. Pietro Martire in quello sotto il titoh
della Beatissima Vergine e di S. Verdiana , si rileva da un Do-
aumento in pergamena , esistente ora nell* Archivio Arcivescovile
di Pisa^ che fu ritrovato dentro T Urna ncU' occasione , che
«otto dì 30. Marzo 1785. fu levata dal luogo, ove si ritro-
vava , per consegnarla al Sacerdote , destinato a riceverla da
S. A. R. il Serenissimo Infante Ferdinando di Borbone Duca
di Parma e Piacenza ec.
(11) Quanti MSS. esistono delle Pretliche del B. Giordano
riconoscono una sola provenienza. L' Uomo umile e modesto
non pensò mai di lasciare al Pubblico un monumento del suo
valore nel dire . Vi furono dei Copisti , che mentre ei predi-
cava trascrissero alla meglio i detti di lui, diretti al solo fi-
ne d' istruire , e non di dilettare il Popolo i e da queste co-
pie appunto hanno origine i Testi a penna citati di sopra.
Il Sig. Manni nella sua Prefazione ali* Edizione Fiorentina fa
special menzione di quel MS. delle Prediche y di cui disse Lio-
nardo Salviatit VoL I. Lib. IL Avvertim. 9, Delle quali per al-
2
fo8 BEATO GIORDANO DA RIVALTO
4un suo diporto^ o per benevolenza ^ che portò forse a quel Padre ^
rescrtsse alcuna parte Messer Lotto Salviati mio antico Progenito-
re. Questo Lotto fu de' Signori ^ nel 1302., e nel 1304.,
quando appunto predicava in Firenze F. Giordano.
(12) Annot. alla Perfetta Poesia del Muratori Lib. III.
Cap. 8.
107
BARTOLOMMEO DA S.CONCORDIO
DOMENICANO
Quantunque la Città di Pisa in certi tempi noa
potesse avere per iscopo principale la Letteratura,
per trovarsi impegnata a sostenere e dentro, e fuori del-
le intestine è sanguinose guerre , affine di conservare e
aumentare quella fama , che già per il glorioso mezzo
dell' armi si era acquistata , emulando le più celebri Re»
pubbliche dell' Italia; pur nondimeno io osservo^ che ne-
gli stessi secoli eranvi molti Uomini di Lettere , ì quali
acquistarono a se medesimi > e alla Patria gloria immortale^
£icendocene aperta testimonianza la Collezione di queste
Memorie , ove a guisa di ritratti ci vengono poste in
veduta le doti e i rari talenti di molti Cittadini Pisani,
invitandoci per dir così ad essere ammiratori , ed insie-
me imitatori delle loro virtuose operazioni ( i ) . E se
mai desiderassimo di averne una prova maggiore , basta
rivolgersi «alla Cronaca dell' antico Convento di« S. Caterina ,
una volta appartenente all' Istituto Domenicano, e che ora
serve ad uso di Seminario , e per Accademia Ecclesiastica ,
e si potrà vedere chiaramente quanti Uomini grandi in
un particolare luogo di quella Città fiorissero ; poten-
do un tal' esempio somministrarci una ben giusta idea
della quantità de' Letterati , di cui andò mai sempre
adorna la Nazione Pisana i
irò BARTOLOMMEO DA S. CONCORDIO
Restringendoci pertanto al secolo decimoterzo fino al-
la metà del decimoquarto, rileviamo quanto sia stato ce-
lebre il nome di F. Giordano da Rivalto Domenicano j il
quale mori nel 131 1. (2), e quanto grande sia stato
il credito di F. Domenico Cavalca , illustre e diligente
Scrittore Toscano , le di cui Opere hanno meritato di
esser tenute come i più preziosi Testi della Volgar no-
stra favella (3) . Un altro Domenicano nominato F. Ra-
nieri Pisano , detto da alcuni da Rivalto , fiorì intorno
^^ '333* > ® dimostrò il suo sapere neir Opera intitolata
Pantheologia , nella quale per ordine alfabetico unì quan-
to i Teologi, i Canonisti, e gl'Interpreti della Scrittura
Santa avevan raccolto prima di lui . Di quest* Opera si
citano due antiche Edizioni, cioè, una fatta in Norimberga
in foglio nel H';;!., e l'altra in Magonza nel 1477.(4).
Ma per tralasciare altri molti, conviene ora rivolger-
si ad osservare il merito dell' illustre Teologo, e Dottore
Bartolommeo da S. Concordio , e la di cui virtù esige
di esser qui ora cogli altri encomiata •
Nacque egli dalla nobile e antica Pisana Famiglia
detta de' Granchi .(5) oriunda da un luogo , detto di &
Concordio per un' antica Chiesa dedicata a detto Santo ,
e la qual poi passò ad essere una rinomata Abbazia di
Monaci Camaldolesi ( 6 ) -.
Questo sobborgo sembra , che rimanesse distante dalla
Città poco men di tre miglia dalla parte di Ponente sul-
la destra del Fiume Arno fuori della Porta Legatia , ora
detta a Mare , la qual però anche nel secolo decimo-
quarto era a destra dell' Arno presso 1' antico Arsenale,
ora chiamato Cittadella (7).
BARTOLOMMEO DA S. CONCORDIO in
La sua nascita pertanto seguì appresso a poco in-
torno air anno 1262. Egli ebbe un' ottima educazione; è
siccome era stato da Dio dotato di un gran talento, co-
sì , aggiungendo una naturale inclinazione alle belle Arti »
fece nella sua adolescenza grandi avanzamenti di modo
che, se prestar dobbiamo fede a Giovanni Cinelli (8),
di anni quattordici ottenne in Pisa la Laurea Dottorale ,, e
fu destinato Canonico di quella Priniaziale . La lezione della:
Storia Pisana di questo secolo ci fa noto, che quei Po-
poli erano angustiati per le civili discordie, cagionate dal
Conte Ugolino, e dai Ghibellini, che erano stati scaccia-
ti da Pisa (9): onde non. parca, che alcuno potesse ave-
re idea di vita Claustrale; eppure tanti ve n' erano, che
desiderando di togliersi jJagF imbarazzi del Mondo , e da*
tumulti di quel secolo infelice, si ritirarono nel sacro cliio^
stro per ivi servire più fedelmente a Dio, stimolati mag«>
gior mente dal beir esempio de' Religiosi Domenicani di S.
Caterina, vestirono V abito di quello Istituto; come tra
gli altri fece il nostro Bartolommeo , il quale nel quin*
dicesimo anno della sua età fuvvi con universale conso*
Iasione ricevuto •
La vera sua vocazione dimostrolla evidentemente fino
dal suo principio; poiché s' investì del carattere di que'
primitivi Padri, secondo V insegnamento de* quali si avan-
zò nella pietà, di cui diede non piccoli contrassegni nella
regolare osservanza , emulando fino da' più teneri anni il
rigore e la rigida disciplina dei più avanzati Religiosi»
Appena dunque terminato il suo Noviziato , e fatta la
solenne professione, fu mandato a studio nel ricino Cb/i*-
vento di S. Romano di Lucca; ma non molto ivi trac-
fi2 BARTOLOMMEO DA S. CONCORDIO
cennesi , poiché , stante le cognizioni , che aveva delle
Scienze , fu creduto d* inviarlo piuttosto all' Università di
Bologna , ove non vi volle gran fatica per profittare
nelle Teologiche Facoltà ^ riuscendovi mirabilmente (io),
Subito che S. Tommaso d' Aquino fu neir Univer*
siù di Sorbona laureato , e che furono conosciuti i rapi-
di progressi della sua dottrina, parve che sorgesse nell*
Ordine di S. Domenico una tale e tanta emulazione ne*
Conventi non solamente di là da' monti, ma ancora ne-
gli altri d' Italia , che sembrava non potere alcun Reli-
gioso divenire virtuoso, se non si fosse portato colà ad
apprendere le Arti e le più nobili Scienze ; quindi è
che traile principali cure dimostrate nell' adunanze de' Ca-
pitoli Generali ( 1 1 ) , una iu di non potere ad alcun
grado ottarc , se non avesse prima fatti i suoi studj ia
qualche Università, o in essa almeno ottenuta non aves-
se la Laurea Dottorale ; e per questo mandavansi degli
Uomini celebri , acciocché potessero informare i Giovani
nella Teologia, secondo la mente dello stesso Santo Dot-»
tore, ponendogli in grado d' intendere le più intrigate
questioni, per far' argine alle tante e diverse Sette, che
di mano in mano insorgevano , infestando il Cristianesi-
mo co! pestifero loro veleno , ed insieme per respingere
colla forza degli argomenti tutti coloro, che contrastava-
no la dottrina del mentovato S. Dottore,
Correva V anno 1285., quando dovendosi adunare in
Parigi il Capitolo Generale, nel quale fu eletto per Mae^
Siro dcir Ordine F. Magnone Zamorense Spagnuolo (12),
tra' provvedimenti , che vi si fecero sopra gli stu-
dj , vi si stabilirono abilissimi Maestri , e uno di questi
BARTOLOMMEO DA S. CONCORDIO
113
fu il celebre Remigio Girolami Fiorentino, Uomo di gran
dottrina (13), perchè nell' Università di Parigi leggesse
le Sentenze in quella stessa Cattedra , che una volta era
stata occupata da S. Tommaso: e in simile occasione vi
furono destinati molti Giovani Religiosi , non tanto por
apprendere le Teologiche Facoltà ^ quanto ancora per po-
ter ricevere la Laurea di Dottore . Tra essi adunque vi
andò anche il nostro F. Bartolommeo, ben conosciuto de'
più capaci •
Neil* occorrenza pertanto de* suoi viaggi egli fece un
acquisto non ordinario di cognizioni , ed ebbe campo
di coltivare il suo vasto talento , sì con vedere molti
Jibri , che allora non si trovavano facilmente da per tut-
to , sì ancora perchè ebbe occasione di ascoltare e di trat*
tare con Uomini grandi , come sarebbe , con F. Roberto d*
Oxford, e col Cardinale F. Guglielmo de Maffet, ambedue
profondissimi Teologi di quel secolo ( 14) : e unitamente
a loro sotto le tracce della Dottrina Tomistica scrisse
contro gli asserti di F- Jacopo Vitcrbiense celebre Agosd-*
niano (15), il quale in un suo Trattato aveva impugnata la
Dottrina di S. Tommaso : ed anche scrisse alcune Disser-*
tazio.ìi contro gli Scritti di Enrico Gandavense, impugna-
core acerrimo di alcuni Trattati dell* Angelico Dottore;
talmente che i veterani Maestri restavano altamente am-
mirati del sapere di questo Giovane, il quale si acqui-
stò merito per essere più prestamente laureato • Ed in
vero, dopo aver fatti de' pubblici esperimenti, ottenne la
Laurea , e subito fu promosso alle Letture de* principali
Conventi della Provincia Romana -
Non è possibile V individuare tutti quei luoghi , ne*
Tom. IfL P
JI4 BARTÙLOMMEO DA S. CONCORBIO
quali portossì F. Bartolommeo per insegnare a* Giovani
le Scien2e , perchè le memorie di tali tempi non ce ne
danno contezza ; è bensì vero e indubitato , . che fu Zet-
tore nel suo Convento di S. Caterina di Pisa, il quale,
in quanto agli studj , era uno de' principali fino da' tem-
pi di S. Tommaso (i6). Fu Lettore parimente in Na-
poli e in Firenze.
Non saprei ridire positivamente , se in Firenze
stesse molti anni di seguito , oppure se vi venisse in
più tempi; il fatto è, che io lo trovo ìnS. Maria No-
velia nel 1297. , e ben potrebb' essere stato destinato
per Lettore nel precedente anno 1296. nel Capitolo Gene-
rale di Argentina , ove fii elètto per Maestro Genera-
le F. Niccolò Boccasino , che poi , promosso alla Porpo-
ra Cardinalizia da Bonifazio VIIL, salì alla Sede di S.
Pietro assumendo il nome di Benedetto XI. (17); onde
non sarebbe maraviglia il veder qua F. Bartolommeo per
Lettore. Neil' anno 1304. Io' ritrovo in S. Maria Novella
cogli altri Religiosi ivi dimoranti con questo carattere F.
Bartholomeus Pisanits . Convien sapere, che fino dai tempi
del B. Giovanni da Salerno Fondatore di quel Convento
nel 1230. (18), erano stati lasciati alcuni beni ai Mi-
nistri dello SvcddU di S. Paolo , perchè se n' erogassero
i frutti a favore de' poveri, a disposizione del medesimo e
di tutti gli altri Successori Priori di Santa Maria Novella»
Quindi è, che essendo accadute, come avvenir suole in tali
amministrazioni, delle non piccole differenze tra gli uni
e gii altri , nel detto anno 1304. essendo Priore un
certo F. Giovanni Falchi, Uomo saggio e prudente, pensò di
renunziarc ogni diritto, che per qualunque amministrazione
BARTOLOMMEO DA S. CONCORDIO
"5 ,
o titolo gli sì competesse ; e radunato il Capitolo, una-
nimemente convennesi di rilasciare allo Spedale di S. Paolo
la libertà di disporre de* detti beni ; e ne fu rogato il
Contratto da Ser Grimaldo Notajo, nel fine del quale si
leggono i nomi di tutti quei Religiosi , che allora vi
dimoravano, e tra essi trovasi F. Bartolommeo: e seb-
[bene non vi si dichiari Le&or , come in molti altri
^$i legge , contutto ciò noi non possiamo negare , che ca-
non fosse, poiché in questo Contratto si trovano i so-
[li nomi senz' alcuna distinzione ; che però io ho tutto
'il fondamento di credere, che attualmente fosse Lettore^
Ipcrchè Maestro Remigio Gìrolanri (19), che era Sopraintefi'*
[dente allo Studio^ procurava che qui si trovassero Uomini
[dotati di alto sapere .
Neil' esercitare V uffizio di Lettore acquistossi uii
grandissimo credito, perchè esponeva la dottrina con tan-
ta grazia e con tal chiarezza, che non un Uomo, ma
un Angiolo rassembrava; poiché in ciascheduna delle sue
azioni rìsplcndeva una profonda umiltà ; e attesa la sua
dolcezza concilìossi V amore e la benevolenza de* suoi
Discepoli , e di tutti quegli , che avevano la sorte di
trattarlo . E ce lo conferma la Cronaca medesima di
S. Caterina (20), allorché ci riferisce di essere egli stato
sempre consultato anche dalle persone più semplici e
idiote, che giunsero perfino a quasi importunarlo. Ma invece
di disturbarsene il pacifico animo suo, si faceva un pregio
di essere in qualche maniera altrui giovevole , insegnan-
dogli que' principi , de' quali un altro di assai mediocre talen-
to si sarebbe infastidito , non che vergognato di ragionare ;
e sembrava, che a ciascuno indistintamente dicesse: Sine
P 2
if6
BARTOLOMMEO DA S. CONCORDIO
fiSiom diiicì , et sine invidia communico , e con questo
mezzo acquistò moltissimi Letterati ,
Né solamente Je lezioni erano li principal sua ob-
bligazione ; ma eziandio fugli a cuore la predicazione,
siccome quella, che più di ogni altra scienza caratteriz-
2:ava T Ordine de' Predicatori ; e la quale aggiunsegli e
stima , e lode appresso i saggj • Fiorivano non vi ha
dubbio da tutte le parti insignì dicitori del suo Ordine ^
e tra questi possiamo accennare il celebre sopraccitato F.
Giordano da Rivalto , suo Concittadino e Professore del
iTiedcsimo Convento dì S. Caterina , il quale nell' esporre
in Firenze i suoi Sermoni, erasi attirata V ammirazione
de' Popoli, che con gran piacere 1' udivano, e in folla
correvano da lontane parti per ascoltarlo (^r): eppure
ciò non ostante pericolava* starei per dire, la sua fama;
perchè , sebbene i discorsi recitati dal nostro F. Bartolom-
meo fossero brevissimi, pur nondimeno si trovavano ripieni
di bellissimi sentimenti e di gran sentenze de' Padri ; on-
de i Cittadini di qualunque luogo , ove trovavasi a pre-
dicare, restavano stupefatti, ed erano ammiratori della pro-
fondità del suo sapere; e quel, che più ad esso faceva
onore, era la gran prontezza e facilità di ragionare, leg-
gendosi a questo proposito (22)1 che trovandosi da gio-
vanetto studente nel Convento di S. Romano ài Lucca , gli
furono proposti alF improvviso alcuni Temi, su ciascuno
de* quali estemporaneamente compose un ben ragionato
esordio, e dividendo i punti dell* argomento, ne venne
alle prove con tanta franchezza, erudizione, ed energia,
che sembravano a chi noi sapeva studiati ragionamenti.
ili portò in varie Città di Toscana e d* Italia propo-
BARTOLOMMEO DA S. CONCORDIO
117
nendovi la Divina parola con gran frutto dell'anime,
conciosiachè > unendo alla dottrina il suo esemplo, potè più
facilmente eccitare i peccatori alla penitenza, e confer-
mare i giusti nella perseveranza .
Non sarebbe fuori di ragione , che al nostro F. Bar-
tolonimeo pervenisse quella bellissima Leuera rapporto al
passaggio all' altra vita di S. Tommaso , citata dal P.
Echard, Touron ec* , e che fosse dal medesimo tradotta,
poiché in Parigi V ebbe alle inani F. Lodovico a Val-
Icolas un secolo dopo (23). E perchè era vaghissimo di
sapere e intender ciò, che accrescere poteva la vasta sua
erudizione, sembra di aver avuto carteggio con Uomini di
Lettere, i quali davangli notizia di quello, che era più
degno a sapersi ; facendone testimonianza una Lettera scrit-
tagli dal Malabar nel!' India superiore da un certo F. Me-
nentillo di Spoleto, forse colà Mìsnonario Apostolico j nella
quale gli dà conto della situazione, del clima, delle fab-
briche, de' Fiumi, delle Piante, degli Uomini, della Re-
ligione , de' costumi, e della Nautica. E perchè questa
Lettera si trovava citata in moki Autori , ma sempre
inedita, si è creduto bene riportarla ndV Annotazioni {2^) ,
come interessante la Storia, e insieme perchè conferma la
molta abilità del nostro F. Bartolommeo .
E' indicibile la stima , che acquistossi per le sue
virtù appresso Jc persone più specchiate e per nascita , e
per dignità , mentre non isdegnavano di visitarlo , e di
consultarlo negli aifari i più difficili e nelle più urgenti
calamità. Serve per tutti il riferire T eroicità dell' ^ Irci w-
scovo di Pisa , e Primate di Corsica e di Sardigna F*
Simone de' Saltarelli Fiorentino Domenicano , e grandissima
ii8 BARTOLOMMEO DA S. CONCO^IO
suo confidente. Trova vasi egli in un grave contrasto per
il grande impegno di Niccolò Antipapa Corbario , e di
Lodovico Imperatore , detto comunemente il Bavaro , i
quali si trovavano ambedue in Pisa; e non sapendo muo-
vere alcun passo per timore della loro potenza , e per
r ingiuste pretensioni, che i medesimi avevano, consultar
volle il nostro F. Bartolommeo, che lo seppe sì bene in-
coraggire e animare a tener forte il partito della Chiesa,
riconoscendo per vero e legittimo Successore nella Sede
di Pietro Giovanni XXII. , che egli allora risolvè di par-
tire dalla Città , abbandonando la Sede Arcivescovile a co-
sto della perdita della roba , e con pericolo della sua
vita, dimostrando in tale azione un esempio di costanza
a favore della verità . La gloria pertanto dell' illustre
Saltarelli ben si deve all' ottimo consiglio di F. Barto-
lommeo . E' vero , che per questo affare tanto esso , che
gli altri Religiosi del Convento di S. Caterina , come segua-
ci deir Arcivescovo, dovettero soccombere a mólti mali trat-
tamenti, cioè, a ingiurie, ruberie, minacele, assalti, in-
cursioni , per le quali cose si trovarono per non piccolo
corso di giorni privi del necessario sostentamento ; ma
poi ebbero il vantaggio di trionfare in vedendo oppressi
i più ostinati nemici , e poterono vedere riacquistata quel-
la pace , che per la mala condotta di alcuni Concittadini
era stata totalmente allontanata. F. Bartolommeo, come ri-
pieno di virtù, colla condotta di sua vita potè vedere
rimproverato il depravato costume de' nemici del bene
pubblico, e della Chiesa, consolandosi nel festivo ritor-
no deir Arcivescovo Simone suo amico e famigliare . Già
ne son piene le storie, e chi è bramoso saperne i più
BARTOLOMMEO DA S. CONCORD JO 119
deplorabili avvenimenti, può agevolmente appagare la sua
cuViosità , principalmente leggendo la Cronaca di Bernardo
Marangone (25).
Ben sapeva il degnissimo Religioso lo spirito del pri-
miero Istituto , diretto principalmente alla ritiratezza del
Chiostro ed alla solitudine ; e però animato dallo spirito
degli antichi Padri , tutto diedesi alla fuga delle inutili
secolaresche conversazioni, non facendosi vedere in pub-
blico , se non nel caso di dover soddisfare ad alcuno
esercizio del suo ministero ; e tutta la contentezza trovan-
do nella sua cella, ivi diede pascolo al suo talento, di
esternare le sue cognizioni con iscrivere e comporre di-
verse Opere , che gli aggiunsero gloria e onore ; e delle
quali ora faremo accurata menzione «
Una delle principali fii 1* Operetta intitolata Summa
Casuum Conscientiae , disposta per ordine alfabetico (26) .
Quest' Opera fu pubblicata dair Autore nel 1338. Celebre
è il Codice di Magonza veduto da VaL Ferdinando da
Gudenus (27), nel quale sì legge: Consummatum fuit hoc
opus in Cìvitate Pisana anno MCCCXXXVIIL ec, preiiSus
ameni Frater Bartholomeus compositor huius Libri obiit- die
secunda Julii cuius anima reqiiiescat in eo , qui sine fine vi-
vi: ec. i347.=Co/72f/cn/5 est Libcr iste anno Doni. MCCCLXXI
in die S. Lucae EvangeL Questa fatica gli acquistò tanto
credito , che tutti gli Ecclesiastici tanto Secolari , che Re-*
golari procuravano di provvedersene ; ond' è perciò che in
tutte le Librerie se ne trovano moltissimi Esemplari . Neil'
insigne Libreria Mediceo- Laurenziana ve n' è uno Membra-
naceo ' dello stesso anno . Due altri Codici AUmbranacci dello
stesso tempo, i quali appartenevano all' antica Libreria de'
tao BARTOLOMMEO DA S. CONCORD IO
PP. Min. Conventuali di S. Croce (28). Nella Libreria di
1?. Maria Novella ve n* è uno in 4. Membranaceo con Prolo'-
go e Indice delle voci . Nella Libreria di S. Marco poi se
ne contano fino a cinque Esemplari , e tutti ben con-
servati , ed ornati con miniature; uno de' più belli è
quello segnato di num. 173., donato da Cosimo Padre
della Patria nella fondazione di quella Libreria (29). Tra
questi Codici uno frali' altre cose riporta la seguente Me^
moria: ,, Consummatitm fuit hoc opus Florentiae in Conventu
FF. Carmclitarum anno Dom. MCCCC vigesimo nono in Mense
Mdii die XI. Dco gratias sub expensis Reverendi in Xto Patris
& Domini Patris Petri Francisci Provincialis Thusciae, Scriptum
per me Johannem Matthiae de Volgest de Partibus Saxoniae (30) .
Un altro Esemplare del decimoquarto secolo fu veduto da
un erudito Toscano in Ragusa , e da esso trasportato in
Italia (sO* Un altro bellissimo Esemplare in 4. grande
Membranaceo del secolo decimoquarto si trova nella bellissi-
ma Libreria della SS. Nunziata de' PP. Serviti , nel qual
Codice osservasi alla Lettera iniziale in miniatura espresso,
e ben fatto , il ritratto di F. Bartolommeo nell' atto di
sedere in Cattedra , col libro aperto , e molti del suo
Instituto y che lo stanno ascoltando (32). Molti altri pu-
re se ne trovano sparsi in altre illustri Librerie, come
sarebbe nella Riccardiana , nella Magliabcchiana , oltre i ci-
tati da' dottissimi PP. Quetif e Echard da loro veduti
nella Biblioth. Regia di Parigi, di Londra ec.> e ben con-
veniva provvedersi di qucst' Opera , perchè in essa si
contiene tutto ciò , che spetta alla Morale Teologia.
Un tal Libro desume la denominazione dal dimuniti-
vd del nome , o della Patria , o del carattere del suo
BMTOLOMMEO DA S. CONCORDIO
ISI
•
Autore » e per questo si trova intitolato diversamente,
come sarebbe , Summa. Pisana , Banholina , PisancUa , Ma-
gisiriicda ec,; che però non è da stupirsi se vien cita-
ta ora in un modo y ed ora in un altro .
Di essa Opera si trovano molte Edizioni , traile
quali una in rozzi caratteri^ senza ortografia, e senza in-
dicazione di luogo e di tempo, potendosi bensì credere
esser questa uno de' più antichi Monumenti della nascen-
te Arte Tipografica. La prima Edizione, secondo il P.
Echard (33)1 è la Parigina del 1470, Un* altra dì Ve*
nezia del I47<J. in 4., in Milano nel 1481., in RcmlingiX
nella Germania nel 1482, e i484-» ^^ Firenze nella Snim--
peria di Mipoli nel 1482* (34)., in Milano un' altra £ii-
zione del 1494. 1 e in Lione del 1519-
Dopo la prima pubblicazione, cioè, poco più di cen-
to anni dopo, venne quest* Opera accresciuta e spiegata da
Niccolò da Osimo Francescano ; lo che fece maravigliare ,
e parve cosa strana, perchè avesse messo mano sopra un*
Opera tanto stimata , e seconda V attestato del *Fabncio
fu pubblicata in Milano nell* anno 1449- (SS)* Jacopo
da Ascoli la illustrò nelT anno 1464. , e da questa prese
in gran parte la materia Angiolo da Clavasio pur Fran-
cescano , e la inserì nella Somma Angelica , che stampò
nel 1490- (36),
Fu finalmente anche tradotta col Tìtolo II Maestritzzo;
e questa Traduzione si ascrive a Giovanni delle Celle .
Vien citata nel Vocabolario della Crusca , riportandosene due
diversi Testi a penna (37)-
Altre sue letterarie fatiche , sebbene inedite , me-
ritano di esser qui nominate : Tra&atiis de Insmtcnonc Con-
Tùm. IIL Q
122 BARTOLOMMEO DA S. CONOORDIO
fessorum = , De Vinutibus , & Vitiis = , De quatuor Virtutibus
Cardinalibus . Questi Trattati sì trovano in un Codice 'Car^
tacco della lodata Libreria di 4$*. Marco, e già veduti dal
dotto P. Echard. Avendo ancora io voluto osservare di-
ligentemente il predetto Codice , ho rilevato poter' esservi
altre Traduzioni di F. Bartolommeo, non citate dagli al-
tri, come sarebbe Rosarium Odor Vitae , il qual principia
così : / nostri savi antichi vollero , che per due vie princi-
pali potessimo riacquistare il sommo bene . Questo Tranato ,
per quello , che ho potuto comprendere « sarebbe come
un prolegomeno al Trattato di Vizj e delle Virtù; ed è
secondo il gusto del Libro degli Ammaestramenti degli An^-
tiJii , poiché spiegando il Titolo dice : Rosarium Odor Vi-
tae ec. „ Rosario dico, perchè in esso sono ridotte bre-
„ vissime > e odorifere sententie , colte dalli più notevoli
„ Autori del Mondo, et come V odore delle rose con-
„ forta il celebro , cosi le parole de' savi conservano i
M nostri intelletti da ogni cosa putrida et vitiosa; onde
,, per combattere colli vitii ci conviene armarci delle
„ sette virtudi „ . Indi segue il Trattato della Memoria
artificiale con questo Titolo: „ Incipit testus memoriae artifi-
ciosae , vulgariter Marci Tullii Ciceronis , scilicet super quam^
dam partem Rethoricae : Princ. „ Manifeste ragioni assegnano
i savi Filosofi , i quali scripsono dottrina di parlare , che la
virtù , che Dio diede ali* Uomo di parlare , la lingua è
la cagione ec. , e in questa fatica si può conoscere quan-
to valesse neir arte Oratoria. Neir istesso Codice, dopo
un altro Trattato di F. Jacopone da Todi, si trova un
Trattato , ossia Compendio brevissimo della Memoria . Princ.
^ Poiché abbiamo fornito di leggere, resta di poter tenere a
BARTOLOMMEO DA S. CONCORDIÒ 123
mente ec. , e però qui si scrive V arte della memoria arti-
ficiale in sì fatta forma ^ che non offende la materiale. Di-
vide questo Trattato con far vedere , che in due cose
la memoria artificiale consiste > cioè , ne' luoghi j e nelle
immagini. Non sarebbe pertanto fuori di proposito» che
questa fosse produzione delF istesso Autore; tantopiù che
immediatamente ne seguono due piccoli Opuscoli di S. Ber-
nardo , da esso volgarizzati . U primo è sopra la Contempla-
Tuone della Passione di Cristo. Prol. princ. Septe fiate il
dì ti laudai disse il Psalmista ec. : il secondo è la Medita-
zione sopra il Pianto della Vergine Maria . Princ. Stava
presso alla Croce la Madre di Jesu. Madonna mia, ove sta^
vi tu? Che questi siano volgarizzati dal medesimo » ce
lo attesta il dottissimo Echard> il quale non solamente
cita il predetto Codice, ma ancora attesta di averne altri
veduti nella Libreria Regia di Parigi (38).
Scrisse un Libro intitolato Compendium Moralis Philo"
sophiae , il qual si conserva nella Colbertina di Parigi
del tempo stesso deir Autore.
Sermones Quadragcsimales . Questi furono stampati in
Lione in 8. nel 1519. (39) «
Lasciò de' precetti per la pronunzia delle voci. Lati-
ne > che si conservano nella Libreria Regia Parigina , il
Titolo de' quali è. TraBatus de di&ionibus proferendis secun-
dum Fratrem Bartholomcum Pisanum Ordinis Predicatorum =•
Et de pronunciatione vocum Latinarum , facendo in tali
Opuscoletti conoscere quanto egli fosse buon Grammatico >
non riuscendogli difficile lo scrivere magistralmente su tali
materie (40), Parimente scrisse De Accentibus, & de Ortho-
graphia =, De Arte metrica Notae in Virgilium-, Notae in Senecam
124 BARTOLOMMEO DA S. CONOORDIO
Tragicum : che potrebbero reputarsi Comenti sopra V Opera,
di Virgilio, e le Tragedie idi Seneca. Ebbe gran cultura
in fatto di Poesie Toscane e Latine, dicendo Giovanni
Cinelli (41) aver fatto anche un Trattato De Arte Poesi ;
del quale però non si trovano in Italia Esemplari, per
quanto ci narrano i soprallodati Scrittori .
Che fosse informato dell' Astrologia , ce lo denota il
Trattato intitolato Tabula ad inveniendiim Pascha .
Fu intendente dell' arte della Musica , come quella ,
che non disconviene ad alcuno occupato in studj più
gravi : mentre leggiamo , che anche Socrate nella • sua età
più avanzata non isdegnò di applicarsi a quest' orna-
mento deli' animo; affinchè nulla mancasse per 1' intero
complesso delle sue più nobili Scienze.
Ordinò ancora gli Autori e Glossatori della Divina
Scrittura, e unì tutte le Sentenze dell' Opere de' Padri, le
quali sapeva bene a mente; e rende vasi pronto a ragionar
di esse estemporaneamente e a discorrerne profondamente •
Gli Si attribuisce parimente il Principio della Cronaca
di S. Caterina di Pisa fino all'anno I3i4- (42); la qua-
le poi fu continuata, prima da F. Ugolino di Ser Novi
Cavalasari, Famiglia illustre Pisana, e poi da F. Domenico
da Peccioli, Uomo di gran cultura, che morì nel 1408.
£ certamente fu Bartolommeo un buono Storico, a cui
fu attribuito 1' Opuscolo De Origine Civitatis Pisanae , che
inserito ritrovasi noli' Opera Rerum Jtalicarum Scriptores del
celebre Lodovico Antonio Muratori (43).
A F. Bartolommeo pure si debbe ascrivere la Tradu-
zione di Crispo Sallustio della Congiura di Catilina , e del-
la Guerra Ciugurtina. Non può mettersi in dubbio,. che
BARTOiOMMEO DA S. CONCORDIO 125
sia fatica di F. Bartolommeo » paichè nel Codice della Me^
dicco- Laurenziana del decimoquarto secolo si legge: Al nome
di Dio Amen: qui comincia il Sallustio recato in volgare
per Frate Bartolommeo da. Pisa dell' Ordine de' Predicatori
a petizione del Nero Cambi di Firenze . Molti Codici di
questa Versione si trovano in Firenze; deV quali tre so-
no nella Laurenziana , e uno di questi apparteneva alla
Libreria Gaddiaaa . La Magliabechiana ne possiede tre , i
tjuali sono ivi pervenuti dalla tanto rinomata Libreria
Strozziana. Nella celebre Libreria Riccardi ve ne sono pa-
rimente tre Testi: ma uno di essi è più bello degli al-
tri, non tanto per essere il più completo, quanto per le
miniature ; e ne dà contezza Leonardo Salviati , che V
aveva osservato . Un altro Codice citato dal Vocabolario
della Crusca, ed è Membranaceo, si trova nella scelta Li-
breria ' Rinuccini . In Santa Maria Novella poi v* è un Co-
dice Cartaceo in 4., ma vi è il solo Giiigurtino. Questa Tras-
duzione , che aggiugne merito al nostro Autore, ora la
possiamo comodamente leggere , perchè nello scorso anno
1790. fu data alle stampe per opera di un Accademico
Fiorentino \t\ Firenze per Jacopo Grazioli in 8. di pag.
328. (44).
Finalmente sopra ogni altro Libre merita commenda-
zione quello De Documcntis Antiqu^rum. Fu questo nel suo
principio scritto in lingua Latina ; ed infatti se ne tro-
va un* Edizione fatta in 7 reviso nel 1601. per opera di
un certo F. Alberto Chiari Domenicano (45). Dipoi, per
comodo e ad istanza di M. Gcri degli Spini Fiorentino,
fu dal medesimo tradotto in favella Toscana col Titolo
Degli ammaestramenti degli Antichi • Questo è uno de' più
tÈ6 HARTOLOMMEO DA S. COtlQ0m>iO
eccellenti Classici della nostra Crusca. Ve ne sono molti
Esemplari mss. nelle più rispettabili Librerie di Firenze : e
tra gli altri uno assai antico nella Libreria Guadagni (46)^
in oggi nella Libreria de* PP. Carmelitani Scalzi di S». Pao*
lino. Un altro Cartaceo nella Libreria di Santa Maria No-
vella : due Esemplari nella Libreria di S. Marco , in uno
dei quali nel principio si legge * Libro degli ammaestramenti
degli Antichi, composto ^ et fatto ^ et volgarizzato per Frate
Bartolommeo da Sanilo Concordio, detto Pisano, delV Ordini
de' FF. Predicatori. Molti Testi se ne citano nell' Edizio-
ne Fiorentina del 1661. fatta dal Rifiorito Accademico del*
la Crusca in 24. di pag. 419. Questi fu V Abate Fran-
cesco Ridolfi> il quale per le stampe del Marcscotti, col-
la giunta agli Ammaestramenti o Sentenze dello stesso Au-
tore , lo diede fuori , come si rileva dalla Prefazione .
Venne &tta nel 1734. un altra Edizione in 4. in Firenze
per la diligenza del non mai abbastanza lodato e infa-
tigabile Domenico Maria Manni , col Testo latino ; e que-
sta è la più bella e la più corretta dell' altre. Per
convincersi del merito di questa Operetta, basta leggere
ciò, che ne dice Lionardo Salvlati negli Avvertimenti del-
la lingua Toscana sopra il Dccamerone : (47) „ Il detto Volga^
rizzamento degli Ammaestramenti degli Antichi è V Opera la
più bella , e la più notile , che si scrivesse mai in quei
tempi; e se fosse un gran volume, bene avventurosa la lin-
gua nostra. In quest' aureo Opuscolo si scorge, oltre la
dottrina , V erudizione , e il bel parlare Toscano , an-
che un' unzione particolare ; mentre e ripieno di massime
le più uniformi al retto viver Cristiano , e vi si ma-
neggiano le Autorità de' Padri con ottima grazia , e vi
BAJLTOLOMmO DA S. CONCORDIO i%z
si ravvisa la for» dell' argomentazione , la quale atta $i
rende a convincere chicchessia (48).
Dair Opere pertanto di sopra enunciate si viene in
cognizione della vasta erudizione 3 che adornava T animo
del nostro Bartolommeo , tanto ne' sacri , quanto ne' prò*
fani studj, giovando il credere, che esse una grande utili-
tà possano aver' apportato agli studiosi delle Lettere > ed
agli amatori della Cristiana e Filosofica Morale.
Mi farebbe per altro a prima vista una gran mara-
viglia il vedere, che un Uomo di tanto merito non fos«
se giammai stato incaricato di pubblici impieghi si nell'
Ordine, come • fuori di quello (49); ma cesserà ogni «u-
pore subico che uno si faccia a considerare il vero di
lui carattere. F. Bartolommeo, lungi dal desiderio di ii^
gurare , ristettesi mai sempre nascosto nel suo miserabil
tugurio, non con altra compagnia, se non con quella de*
sudi Libri; co' quali, e con altri molti procacciati da' Citta*
dini Pisani, potè formare una comoda e copiosa Libreria
per uso de' Religiosi del suo Convento di S. Caterina (50).
Non vi fu Autore sacro, né profano, V Operd di cui
egli non vedesse e non ne intendesse la forza, di modo
che , dopo brevi osservazioni ^ si rendeva capace di scio-
gliere qualunque difficoltà.
La sua vita adunque fu sempre esercitata o nell'
orazione , o nella lettura de' buoni libri , o nell' inse-
gnare agli.akri, o nel proporre la parola di Dio, o
hello scrivere Trattati, ed Opuscoli, conforme di sopra
abbiamo accennato ; dicendo a quest' effetto la Cronica
nel suo Elogio, che ad esso mancò il tempo, laddo-
ve agli altri suole avanzare; e ciò> perchè non fu mai
128 BARTOLOMMEO DA S. CONCORDJO
òs^iosoi e nelle sue occupazioni soddisfece alle parti di
un degno e venerabile Religioso.
Trovandosi frattanto oppresso dal grave peso degli
anni, non meno che dalla continova lezione nello studio,
pieno di ineriti, compianto dagli ottimi Religiosi, e da*
suoi Concittadini , terminò il viver suo > rendendo lo spi-
rito al Creatore neir ottantesimo quinto anno della sua
età , settanta de' quali spesi ne aveva nel divino servizio^
neir Ordine di S. Domenico; e ciò avvenne a' dì ii.» e
non a' 2. di Luglio , come alcuno ha supposto , dell'
anno 1347. (51 )• Furongli fatte onorevoli esequie coir
intervento della Città tutta concorsa a compiangerne fa
perdita ^ e al di lui cadavere fil data separata sepol-
tura, essendosi cosi distinto il suo gran merito.
Egli fu adunque uno de* più grand' Uomini del suo
secolo: e seppe così bene unire la pietà allo studio, che in
quella divenne un perfetto modello, e in questo un ec-
cellente Maestro. Fu amante della sua quiete, né mai si
rese molesto ad alcuno ; austero in quanto a se » facile
e dolce in quanto agli altri, osservatore zelantissimo delle
Leggi , e delle Costituzioni del suo Istituto , abietto , e
semplice nel vestire , parco nel cibarsi , mentre una sola
era la quotidiana sua refezione , e questa per ordinario
meschina e grossolana; emulatore della rigidezza ed os-
servanza de' primi Padri da esso lui conosciuti ; fre-
quente agli atti comuni , assiduo e fervoroso nella ce-
lebrazione della santa Messa : in una parola dotato di
ogni morale virtù .
Fu inoltre un gran Letterato, perchè può dirsi esse-
re stato al possesso di tutta quanta T erudizione. Fu un
BARTOLOMMEO DA S. CONCORDIÓ 125»
buon Grammatico , un dotto Oratore , un valente Mate-*
matico, un esimio Geometra, un eccellente Aritmetico,
un accuratissimo Astronomo, un erudito Professore di Mu*
sica , un diligente Storico , un buon Poeta Latino o
Toscano , un acuto Giureconsulto , un elevato Filosofo
e un profondo Teologo ; in somma eccellentissimo m
ogni virtù , per cui si meritò il bel carattere di essere
comunemente appellato un* Arca di Scienza^ Per le quali
prerogative lasciò di se un buon odore di santità , e un
ottimo esempio dì gran dottrina , che lo rese degno di
essere commendato da tutti i più Classici Scrittori, ch^
lo celebrarono, e Io decantarono per un Uomo decoroso,
non solamente ^lIV hututo Domenicano, ma ancora, e moL
to più alla Città di Pisa , la quale tra tanti altri Uo-
mini sommi può vantare di avere avuto Fra Bartolom-
meo da San Concordio.
Di tal degno Soggetto , oltre i molti Autori citati
in queste Memorie (52), merita considerazione il giustis-
simo carattere , che ne forma ki Cronaca del mentovato
Convento ài S. Caterina , nella quale si legge cosi :
,5 Frater Bartholomeus de Sanfto Concordio* huìus ve-
ij nerabilis Patris memoriam hec ofTerunt perpetuo reco-
„ lendam, & memorie commendandam - Primo forma vi-
H3 vendi 2, nCtus studcndi 3. habitus sciendi 4. dignitas
^ doccndi 5, aufloritas arguendi, 6. pericia conponendi 'j.
n zelus construendi .
„ De forma vivendi fuit vir quletus, nulli unquam
^ molestus, austerus in vita, rigorosus in disciplina- vesti-
55 bus , & cubili abictlus* cibo parcissimus ut sempcr in
99 die fuerit una sola refezione contentus, dapcs abnuens
Tom, III. R
130 BARTOLOMMEÙ DA S. CONOORDIO
^ delicacas^ parvo & paùco ciboi^ & grosso'
9> . • . iitebatur . de ada studendi infra provinciam stu-
^ diìs perJustratis bohoniam & partsius peragravit, nun-
5) quam aliis nisi auditui> & legioni animum mancipavìc»
9> de habitu sciendi dlcam si lingua vel p?nna sufficiat
n grammaticam , loycam^ phylosc^hiam • Redoricain Aritme-
99 ticam Geomecriam^ Ascrologiam & artem muslce & quid-
n quid ad theologiam vel moraiia partim aut ystorialia >
%^ sive eciam poeticaa.discipGnas cotum funditus nullo pe-
^y reunte iota cognovit»^ quldquid scripserunt dodores Au-
rv gustinus , Ambrosius , Jeronimus » Gregorius . Bernardus >
» Dyonisius Thomas de Aquino aut magnus Albertus &
99 cetcri nostre fidei iastru3x>res scivit ad plenum . erat
n quedam arcula scientie,^ ut rem. tibi ieftot incredibilem
fy set veram referam non est auftor apud nos sive se-
9> cularis sive ecclcsiastice discipline quem non sciverìt
99 & ut ita loquar esset eius memoria & intelle£^us quasi
9> quoddam armarium scrìpturarum • leges vìdit civiles » set
9) canonicas familiarius aprehendit» & nisi quia plerumque
i> diccre verum faciem iadationis ostendit, dicerem^ quod
9) apud nos scriptum non est, quod ìstiim' contigerit igno-
9) rare. 4. gratia docendi quia voluit & scivit instruere.
» sic enim animo libenti docebat , ut millum magnum
9^ spernerct aut parvum . ymo stimulis ut discerent iuve-
^ nes incitabat. in locutorio & alibi ubi fas est secundum
9> ordinem loqui> scraper de scientificis> cum astantibus
n conferebat • ut dicerct > quod sine fiftione didici , sine
99 invidia communico > & honestatcm illius non abscondo »
,3 modo etiam faciliori tradebat* ut nullus tante ruditatis
^ cssct > quin ingeaiosum , & eruditissimum reddidisset ,
BARTOLOMMEO DÀ S. CONCORDIO
»SI
,5 super quo fratrcs eum audivi > ultra ceteros commen-
ta dantes . 5, auftorltas monendi , fuìc enim excellentissimur
predicator , tam in arte inveniendi , quaoi in copia.
U eioquendi , pose enim fratrem Jordanem , ita grate prc-
99 dicavit, ut ab omni populo extimaretur paulo minus ut
^j ipse, stilo enim brevi, & grata facondia, sequentibue
n signis virtutom , verba dei serebac . & audivi a quo-
n dam fide digno fratre antiquo, quod cum esset is di-
>) scipulus cum aliis raukis in luca , super quolibct divcr-
,5 so ibernate a singulis sibi dato, statim ibi. & faciebat
^^exordiuin. Se dividcbat proposìtum, & procedebat * ut
„ velles. idem a secularibus audivi pisanis , quorum mul-
,> tos de auftoribus, & poetìs instruxit , 6. peritia & co-
99 pia conponendi , quia ctiam Yoluit semper Futuros de
^5 utilibus informare, namque summam perutilem nimis, de
« casibus conscìentie , conposuit brevìter copiosam > ut in
y, tali materia nullus utilior ilio nane temporis liber ha-
?5 beatur * que & queritur sollicite , & legitur sitibunde
^ & cxperentia docet, quia in omnem terram, & in fines
,^ orbis terre , iam prolatam fuìsse cognovi . & appellatur
,5 ab universitate legentium Pisanella . nullus enim rcligio-
^j sus cuiusvis ordìnis> vel alius secularis se clericum re*
,, purat sine illa . item scripsit traflatum de documentis
f) antiquorum per distinftiones & capitula divisum , utilità-
,5 te affeflandum & brevitatc placcntem» item opuscula au-
,5 cloritatum que intitulavit per literas alpliabeti . ut Hbel-
,j lus A,, libellus B* &c Item de Arte metrica
t5 * - . . proposuit t & de Arte ortografia scribendi . com-
,, mentavit virgilium , & glosavit scnece tragedias* recolle-
» git auCtores biblie & phylosophias a beato thoma expo*
R 2
132 BARTOIOMMEO DA S. ICONOìltDÌÓ
r> sitas , per omnia opera sua . doftrinam difti doftoris
^ quam totam quasi mente tenebat , defendic ab impu-
99 gnantibus magna cura, & multa alia fecit utilia que
r> scribcre longum esset . & ut brcvitcr de ipso conclu-
99 dam . nullus talis aduch in nostro conventu surrexit il-
59 lo utilior in .a£lu sciendi atque docendi, namquc vixit
99 in ordine circa septuaginta annos , numquam otiosus
99 usquc ad ultimum diem . quin vel' studeret vel doce-
99 ret aut etiam predicarci , dcfecitque sibi tcmpus , ubi
99 aliis tempora piurimum defccerunt. ultimo dat eum com-
)9 mendandum nobis zelus construendi , fìiit enim sibi cu-
99 ra sollicita , ut fìeret domus prò armario , sive libraria
99 conventus, quam ipse fieri a civibus procuravit, & Isic
^ iuste vivendo . semper studendo indesinenter docendo .
^ gratiose monendo copiose inveniendo • .aflfefluose constru-
^ endo > quod hic in speculo & per enigmata scivit ex-
„ perte . totum facie ad faciem feliciter intuetur . corpu-
^ sculo in terra maxima cum veneratione civium tumu-
99 lato, quorum omnium lumen fuit. & pater obiit 1347.
^ II. lulii. 99
V. F, D,
BARTOLOMMEO DA S. CONCORDIO 133
ANNOTAZIONI.
(i) Si racconta, che il celebre Leonardo Bruni Aretino,
e Segretario della Repubblica Fiorentina, diventò quel grand'
Uomo , che fu , per avere osservato attentamente il ritratto di
M. Francesco Petrarca , per meizo del quale si sentì stimolare
ad una vera imitazione della di lui virtù . Così può avve-
nire a chi considera i pregj di quest' insigni Letterati, do-
vendosene gradp ad un illustre e benemerito Ecclesiastico di
quella sua Patria.
(2) Può vedersi il giudizio, che ne forma il Dott. Ra-
nieri Tempesti nel Discorso Accademico suir Istoria Letteraria
Pisana a car. 35., e la ristampa delle Prediche di F. Gior-
dano fatta da Domenico Maria Manni nel 1738.
(3)^ Possono consultarsi le Memorie del Cavalca nel Tom.
IL pag, 523. di questa Raccolta^ distese eccellentemente da un
dottissimo Letterato .
(4) Si veda il Discorso Accademico citato di sopra a
car. 39.
(5) Di questa stessa Famiglia de' Granchi si trova un
altro Scrittore , nominato F. Ranieri Domenicano , mentovato
dair Echard Tom. I. Script. Ord. Praed.. Questi era un ver-
leggiatore oscuro, il quale scrisse un Poema ^ che ha per ti-
tolo Poema Historicum de bello Thusciae . Di questo Poema fa
menzione anche il Manni nella Prefazione al Libro degli
Ammaestramenti •
(6) Ved. il FaruUi, e gli altri Scrittori delle cose Pisane,
L* antica Chiesa di S. Concordio dette il nome a questo Sobborgo.
Alcuni lo credono un antico Castello : ma il vero è , che que-
sto era un piccolo luogo , nel quale era stata dedicata una
Chiesa in onore -del detto Santo Martire; e secondo gli An-
nali Camaldolesi ai Iw, V, pag. 107. «i rileva, che nell* aj>-
134 BARTOLOMMEO DA S. CONCORDIO
^o 1269. , essendovi Renare un certo Benvenuto Chierico e
Famigliare ÀqI Cardinale Ottaviano Ubaldini , esso la cede
coli' annesse ;possessioni a* Monaci dell* Eremo detto di S.
Giovacchìno de Gaetani ^ i quali eraito di poco tempo venuti
sotto r t)bbedienza del Maggiore di Camaldoll.
(7) Può leggersi il Distorso Accadetnico citato di sopra a
9ar. 38.. Piero <]ardo8Ì Cittadino Pisano xaccolse nel 1675.
le Memorie sacre delle glorie di Pisa^ esistenti presso la Fa*
miglia de' Sig. Magoni * -e vedute , e copiate in transunto dal
nobile Giovanni di Poggio Baldovinetti , ed iv\ parlandosi di
S. Concord io , appellasi Castello situato ìn Barbareana nel Con-
tado di Visa in distanza di circa tre miglia dalla Città.
(8) Storia degli Scrittori Fiorentini e Toscani ms. nella
Libreria Magltabechiana , una volta appresso il Canonico An-
ton-Maria Biscioni , trovandosi più iplte citata appresso -del
medesimo .
5(9) Si leggano lo Storie Tisane » e tra queste ^Bernardo
Marangone nella Cronaca di Pisay inserita nella Continovazione
degli Scrittori Italiani Tom. L car. 6^2.
•(io) V erudizione di Bartolommeo da S. Concordio nella
-sua .adolescenza fa vedere manifestamente «be bravi maestri
si trovavano in Pisa , ed a chi aveva talento^ ed ama*
va Io studio, si davano ottimi precetti;; ^e 'smentisce chi
pensò non esservi state in Pisa in tali tempi Persone
letterate . L* aver dunque studiata la Giurisprudenza , e V
aver ricevuta la Laurea Dottorale dette luogo all' Abate Gio«
vanni Trltemio , « al Piò Scrittore Domenicano di addoman-
dare Bartolommeo da S. Concordio «celebre Giurista^
(11) Ne* Capitoli Generali dell' Ordine di S. Domenico nel
EnLre del decimoterzo •secolo fu più volte stabilito e confer-
mato , che niuno de' Reliflf'osi potesse esser promosso ad ' al-
cuna Lettura ne' Conventi di Studio , se non avesse prima
fatti gli studj in qualche Università » come sarebbe in Parigi^
in Londra ec. Ved. Costi t. dell' Ord.
BARTOLOMMEa DA S. CONCORDIO 135
(12) Di questo chiarissima Letterato parla con. lode*
r Echard nel Tom. /., e la Serie CronoL de Maestri delV Ord.
dd caltem della Costituz.
(13) Ved. le Memorie htoriche per servire alle Fise de--
gli Uomini Illustri del .Convento di Santa Maria Novella . Tom.
L pag. 162.
(14) DI questi degni Religiosi, e dell* Opere loro si ra-
giona nell* Opera Script. Ord. Praed. Tom. L
(15) Debbesi avvertire per una maggiore intelligenza »
che quasi, nel medesimo tempo fiorirono due celebri Religio-
si dello^ stesso nome,, e della stessa Patria , ma di diverso
Ordine :■ uno fu F. Jacopo da Viterbo Domenicano y. poi Arci-
^scova di Taranto ^, ved. Bremond. Boll.. Domin. Tom. VIII.\
1 altro,. F.. Jacopo: Viterbiense: Uomo: celebre , domandato per
antonomasia Speculatìvus DoSor y e questi era Agostiniano , il.
qual poi fd Arcivescovo di Napoli . Ne parla il Fabricio
Lih. IX. pag. 21., Ughelli Ital. Sacr. Tom. VT. Questo scrisse
alcuni Trattati contro la Dottrina Tomistica , e appunto il
nostro F. Bartolommeo rispose in una sua erudita. Disserta^
zìoncy che inedita ritrovasi in. un. Codice della*. Libreria Regis
di Parigi ..
(16) L'ordine àe* Conventi' di Studio ^ dòpo le Università^.
erano gli Studj di Bologna y. di Napoli y. di Firenze y di S. Sa-
bina di Roma , e di 5.. Caterina di. Pisa ,. e questi furono •
destinati vivente S. Tommaso d' Aquino, il quale presiedeva
agli Studj de' Conventi della^^ Provincia Romana, e in essi si.
ìiiandàrono i più eccellenti Professori.
(17) Ved. la llta di Benedétto XLy scritta dal Canonico»
Antonio Scotti, stampata ìw Treviso ^ e la Cronica de' Maèstri
deir Ordine ad calcem- dèlia. Costituzione .
(18) Questi Documenti ricavati dall' Archivio di Santa Ma-
ria NoveUj0 soa riportati nel Tom. L Memorie Istoriche pag,
35- e seg.
i3<5 BARTOLOMMEO DA S. CONCORDIO
(19) Sotto i veri suoi anni si trovano gli Originali
Documenti nelV Archivio Membranaceo del Convento di Santa
Maria Nove /la di Firenze .
(20) Ved. la Cronaca riportata di sopra.
(21) Ved. la Prefazione del mentovato Domenico Maria
Manni alla* ristampa delle Prediche del B. Giordano nel 1738.
(22) Ved. la Cronaca di sopra accennata.
(23) Oltre i suddetti Autori possono riscontrarsi le Me-
morie raccolte dal precitato Domenico Maria Manni nel Li-
bro Ammaestramenti ec.
(24) Lettera di F. Menemillo di Spoleto scritta a F. Bartolom-
meo da S. Concordia, che si legge in un Codice della
Laurenziana Plut. LXXVL mim. 74. , ripurgata
alquanto dair antica sua Ortografia , e ridotta
alla vera lezione •
n Allo in Xto Frate Bartolorameo da Sanfto Concordio ,
9) suo per tutte le cose Frate Mcnentillo di Spuleto salute,
yy et sapientia. ^
n Perciocché conosco che voi grande cura avete in iscien-
jy tia , et molto sapere , et vorreste tutte le cose sapere,
yy Spezialmente quelle , che non sapete , et vorresti aver sa-
9) pimento* et cognoscentia di tutte le cose ; imperciò scrivo
99 a Voi certe cose, le quali aguale** sono scritte delle par-
9, ti d' India Superiore per uno Frate Minore, lo quale fue
91 compagno di Frate Niccolaio da Pistoia , lo quale moritte
99 in India Superiore , andando al Signore*** di tutta y In-
99 dia; lo messo **** vidi , et parlai con lui, in delle cui
* cioè cognizìom, o notìzia. ** cioè egualmente. * •♦* ^ioè d
Sovrano. *•** cioè il fuo Compagno.
BARTOLOMMEO DA S. CONCORD
h
>3t
braccia lo dcSo Frate Niccolaio^ moritte, et cosi testificara ,, .
99 La conditone dell* Indie così è , come di sotto »i di-*
ce. In India sempre è caldo, et mai noa va verno » et
non vi caldo soperchio , et la ragione è questa , f>erchè
yj^ qui ne sono venti di ogni tempo, che temperano 1' aria„
et lo calore . La cagione perchè non vi può esser Ver-
L^ no, -è .questa, perchè Regione disposta sotto al Zodiaco in
L'^ del modo, che si dice di sotto, cioè,' che' lo Solé^ quan-
{j9 do è nel principio della Vergine, cioè, a' ài 34, di Ago-
99 sto 9 siccome io cogli miei occhi vidi, et se mài fae ra*
^5 dio perpendicolare si è che non fae ombra d* alcuna par-
^y te , e il simile fae nel principio deir Ariete , eh' ej)tra
n la fine^ di Marzo, et poi passando V Ariete passa inrer*
,3 so Aquilone, et fae 1* ombra diverso lo meriggio Infinche
,j va .... et torna a Vergine'; et simigliantcmcnte passando
jy lo segno della Vergine poi fae ombra di verso Aquilone^
L^ et però non può essere tanto slongamento* di Sole, che
[9) vi sia freddo; et perciò non vi sono due Estate, imper-
[93 ciò , siccome è detto di sopra, non v' è né freddo, né
verno. ,^
Della grandezza del die, e della notte.
^ Quanto potei cercai per misura , et per sino di se-
,5 gni**.U di è, quando il Sole fa V orario ritto senza
^y alcuna, ombra in delli due termini, il di è XV. ore, et
,, la notte IX*, quando poi lo Sole è in Solstizio* del Can-^
„ ero, il dì ae XIV. ore , o un poco meno , et la notte
,3 k X, e poco più, Cioè, una quarta parte d* ora: ìquando
Il poi lo Sole è in Solstizio di Capricorno , cioè , nel mese
^, di Dicembre, il dì ae ore XI., la notte Xlll. , perciocché
„ il lungamcnto***del Sole alquanto è niaggiore_£uandp_i.
„ Capricorno, che quando è in Cancro. ,)
* forfè, distanza* **cioè per mezzo de' Segtsi CeUsti* '**fgifc* hnfanatt:^
Tom, UL S
,5 La istella poi ,, . la „qual al; dice tramoataiia,^' è sì. di
•Li presso ovvero sotto, cheitppeiia si pare» p0r ia. ;qual co-
•« sa mi pareva ^ che s^ io sfossi .stata m iuogP' alto ave-
9> rei ' potuta vedere. V altra tramontana» la quale è -posta
,j in . contraria ,. molto guardai * di vederla ^ e viddi più se-
*^ gni y. che gli andjavana intorno,, per li q.aali li conobbi r
,> et parvemi phe gli fossero vicini veramente>'perc:hè «le fu*
^ mositk yi jona continove .contro quella pmrte,, .»8Ì tiene *t
3, per li calori 9 et per li .venti ^' Ella è nxolta al di sot-
^y to , non . me ne potei certificare » imperciocché , V India è
^ grdiide Regione» et forte, in alcuna luoga era pia, e in
p alcuno meno. Io ci osservai» come 'C. potetti,, la Regione
^ dell'India Superiore» che si dice Mahabar' ini* della cón-
j, ,trada di S. Tomeo. ^ r ..^ .... .
. " Della comUtione della Terra d** India Superiore » . -•:
*■ j -ì : • • . * . - *
\ ,) La. conditioTie della soprascritta terra dMndia cosi è,
^ che la tetra è assai, et bene abitata ^ et grandi Città vi
^ sono» le case anno miserabili» percioocbèi son fabbricate di
yy loto sabuloso» et comunemente coperte di fronde di alberi
^ molti > va pochi fiumi , in alcuno luogo monti » e in alcu*
» no poggi ; fonti, nulla , o molto pochi i pozzi molti ; la
^ ragione è perchè comunemente vi si trova qui acqua a ,
^ due a vero tre passi , e meno . Queir acqua non è bene
^ buona a bere» perchè è alquanto molle***, e lassa**** lo
,^ ventre; e anno comunemente ^pescine, ovvero vallette » quasi
yy come fosse, nelle quali si raunano acque piovane» et quel-
^ le beono gli animali: anno pochi cavalli» non si trovano
^ se non appresso i Re , et grandi Baroni » et molte poche
99 mosche vi sono» pulce nulla, et alberi che producono frut-
* invece di procurai. '* cioè si erede. *** forse» grawt*
*•*• ciQ^ /' iuddoiiìct.
<',\ 'A
BAÌtìt)LOXfMEO ÈtÀ ^rCOPCOÉDÌÓ' 139
^ to di ogni tempo; ?Icchi& -apprèsso loro In tjuelli medesimi
j^ alberi et erbe si trovano frutti perfetti, ed in esso tem-
j^po. Somigljantemente di ogni tempo ìsl semina, et si ri-
D coglie; e questo è perchè di ogni tempo è caldo ^ et non
91 freddo. Sono i^uivi le spezie aromaticlie in buono mercato »
9) altre più, e altre meno secondo la diversità delle spezie:
fy sonovi alberi, ^he producono zucchero, ed altri che produ-
yy cono mele, et altri, che producono liquore, che à sapore
9, di vino, et di quello -usano, e beono gli abitatori di quel-
jy le contrade; et queste tre cose sono di picciola valuta, et
,) evvi r albero, che fa pepe, così è nodoso, e sottife sic-
jy come vite, et molto si assomigli! alla vite, e tutto che
,i.pià sottile e trapiantasi,
yy Lo zenzafo è siccome canna, e siccome radice di can*
jy na si cava , e trapiantasi . Le canne ^ue sono alte sicco-
,, me alberi, et anno gomito ano^ e più igrossezza intorno
jy i rami sottili, et spinosi, et foglie minute.
yy V albero del Bersi* è albero sottile, et alto, e spinoso
,5 tutto siccome rubro ^*, le foglie sono come felcie. Le noci
yy d* India sono grosse come poponi, colore anno verde, sic-
,5 come cucuzzo; i rami, et le foglie loro sono come rami^
yy et foglie di palma . L* albero del Cinnamomo è mezzana-
yy mente grosso, et non molto alto, e in gambo, e in ì)uc-
,j eia, e in foglia è simile ali* alorio * * * , e molto si asso-
y^ miglia air orio * * * ♦ , del quale ve jC è grande copia neir
yy Isola appresso Amhahar .
yy Delli Uomini da maravigliare, cioè cohtra fatti dagli
yy altri, et delli animali, et del Paradiso terrestre molto ad-
yy dimandai, e cercai, alcuna cosa trovare non ne potei. I
* così neir Originale . "** cioè Roveto t col qiKile si fanno le siepi,
*•• forfè Laurù •••• è simile all' Attero. •
S2
i4o B4Nt)WMMEQ DA S. CONCOmiQ\
jy Buoi sono appresso ^ a loro animali sagrati > et perciò le
99 loro carni non mangiano per riverenza, ma il latte loro'
,5 usano , e il loro servigio , siccome V altra gente . Piovevi
^ in certi tempi • .
99 La conditione degli abitanti d' India .è , che tali Uomi*
^' ni di quella Regione sono idolatri e senza leggere senza
flettere, et senza libri» anno alfabeto, col quale scrivono
^ sue ragioni, e orazioni, ovvero commiserazioni d* Idoli, e
,5 non anno carta, ma scrivono in foglie di alberi, le quali
99 sono come foglie di palma, et non anno conoscentia di alcun
^ peccato. Case anno dell* Idoli, .nelle quali si- adunano qua-
99 si in ogni ora; sicché noji si radunano per andare ad ado-
99 rare in alcuna ora; ma catuno va a adorare quando gli
^ piace, e adorano ad ogni parte in quelli loro Idoli di dì
99 e di notte, frequentemente vi apparecchiano. Digiuni, feste
99 in alcuno die da guardare non anno , né settimana , né
99 mese ; in nell* anno una volta solamente si maritano , e
99 morendo il marito , quella femmina più non si marita :
99 peccato carnale al loro non si reputa peccato, né di dirlo
99 non si vergognano. In delle parti marine vi sono molti
99 Saraceni , e annovi gran forza . In fra terra pochi Cristia-
93 ni, et Giudei vk molto pochi, et di poco valore, contro
99 i: Cristiani» et quelli, che anno nome di Cristianitade mol-
99 co gli perseguitano .
99 Li morti loro non seppelliscono; ma ardongli, e ad
99 ardergli gli portano con istrunienti , e con canti , avvegna-
99 che gli parenti del morto In altri luoghi grandi dolori,
99 e rancori menano , siccome V altra gente . E* J* India Re-
99 gione grande, et sonovi più Regni, et più lingue.
99 Sonovi gli Uomini assai domestichi , et famigliari , ,e
9^ di poche parole, et quasi come Uomini di villa, e sono
99 non apostutto * neri , ovvero clivigni , et molto bene forma-
* cioè tion del ttttlo .
BASTOLOMMEO DA S. CONCC^RDKy 141
^ ti , così le Femmine , come gli Uomini : vanno a piedi
9^ di scalzi , et nudi , portano una tovaglia intorno alli
jy membri vergognevoli . Li Garzoni , et le Fanciulle in fino
9^ a VIIL anni nulla cosa portano; ma così e restano nu-
fj di, et vanno come del ventre della Madre escittono. Bar-
99 ba non si radono , molte volte lo dio ^ lavano ; pane
9) et vino non anno , dalli nostri frutti , che noi usiamo^
9> pochi, a niente anno) ma usano in cibo quotidiano risa,
99 et poco latte , et mangiano balordamente , s̀Come porci >
99 cioè con tutta la mano , a vero pugno senza cucchiaio ;
^ in nel mangiare paiano maggiormente porci ^ che Uomini .
99 La terra è molto sicura : scherani , o rubatori rare
^ volte si trovano,, pedagi molti vi si pagano: artefici va
^ pochi, perocché V arte e 1* artificio poco vi vagliono, e
99 piccol luogo anno . Spada , e cultella assai usano siccome
99 noi, se veramente fanno battaglia, in piccola ora se ne
99 spacciano, avvegnaché 1* oste sia grande; imperciocché nu^
99 di vanno alla battaglia con sala spada , e con cultella ,
99 et ae tralloro alcuni Saracini Soldanieri^, che portano archi.
99 La condizione del Mare d' India é in questo modo,
yy che il mare è molto abbondevole di Pesci , e pescavisi
99 in alcuno luogo perle e pietre preziose. Li Porti vi so-
^ no molto radi , e mali ; ed é da sapere , che questo è
,9 il mare mezzano j ovvero Oceano ; sicché da parte di Me-
99 riggio non si trova terra sé non Isole; et in quello ma-
99 re sono molte Isole oltre a dodici miglia , et molte dx
99 quelle sono abitate , et molte non naviga visi * '^ da Issa fi-
99 no ad Ormissa, e a quelle parti, le quali si dice che sia-
„ no due miglia migliaia di miglia , e intra Sirocco , et
,9 Levante da Minabar a Mahabar contra tramontana CCC.
99 migliaia, intra a Levante e Greco da Mahabar a Guigi^
-f cioè a soldo • * * cioè 00» vi $i naviga
142 B^KFOtOMMEQ. DA S. CONCOtmO
^ mencota -altre CCC. miglia navigavisi Intra Greco, et Tra-
^ montana . Lo residuo non è -veduto (a) » però non ne dico
yy le piaggie del soprascritto Mare. Sono in Mare in alcuno
9) luogo C. migliaia t e pia onde vi si teme, -che non sia->
^ no li Legni in terra (b), e non vi si può navigare, se
fy non nna volta i* ^nno, perchè dall' entrata di Aprile in-
^ fino alla fine di Ottóbre li venti sono ^occidentali , sic-
^ che niuno può navigare verso Occidente ; ^ per lo con-
^ trario , <:Ioè dal mese di Ottóbre inflno al Marzo , da
9) mezzo giorno inilno alla ilne di Luglio, li «venti sono sì
jy valorosi , che le Navi ,. che in quello tempo si trovano
9, fuori delli Forti , laumque «vanno sono tenuti disperati , e
^ se campano è per ventura, onde nel' passato anno (e) pe-
^ rirono più che Navi LX. , e in quest* anno in luogi cir-
^ x:onvicini VII. ^
9> Deir altre Regioni non avemo novella (d). Le loro Na-
^ vi sono molto fragili , distorte , senza ferro , e senza cal-
^ catura, et sono cucite con fune, siccome vestimento ; on-
^ de se un solo filo si rompe in uno luogo vacciò*^i rora-
9) pe 4 onde ogni anno si racconciano una volta lo meno ,
^ e più se vuole navigare , e anno pure nno timone fragl-
ia le e sottile come una tavola di larghezza di nno go-
^ mito in mezzo 4elia poppa , e quando deono girare , con
^ grande pena girano, sello vento è ponente non ponno gi-
^ rare . Vela anno nna , ed un Albero , et sono vele di
^ stuoie ^ « di miserabile panno . Le funi sono di resta ;
^ ancora anno pochi, e non buoni Marinai, onde molti pe-
(a) allora era tutto ignoto. (b) Qui parrelbe che si dovesse in-
tendere « non esservi in quel luogo legname atto oer la costruzione di
Navi. (e) che sarebbe il ijip. <d) perchè ancora n^ erano «ta-
ce fatte le nuove Scoperte. f cioè li disfà tutto.
BARTOWMMEa DA S^ CONCORDIO^ 143;
^ ricoli vi corrono; sicché, si" dice che quelle* Navi che va 11-
i%'no sane, e salve, e chi le governa, V umana artificio po-
^,fio Vi vàie (a).. Escrittav fu questa, Eetteiu in Mabar Cittk
^ della.. Provincia di " Siria dell* India di sopra: a* di XX^
f> DjLcemfire Anno Domini MCCCXX. ,,
:."JDi questo F. Ménentillo da Spoleto^ può- vedersi T Echardi
Script.. Orili PraeJ. Tom. L
.vCasX- Tom. A Continùvaztone degli Scrìtt. Itah a èar. 67^.
i.
^. Non. stato molti giorni lo Antipapa Niccolò. Corbario in
^;Pisa,. r Arcivescovo^ Simone Salterelli ,. e Frate dell* Ordine
,j di. S* I>omenico ,. e di S. Caterina di Pisa, non volendo
^aderire alla sua volontà,, partì, dalla^ Città per il meglio,
5y e: gli tolse, r Arcivescovado , et dettelo a M, Gheratóo
^^eglii* Orlandi di. Pisai Vescovo^ di Aieria, et lo Antipapa^
j^-si'.rimase. ia- Pisa,.^.
1' . (a6): Nella; Cronaca- dh Bernardo » Guidone i»x. , esistente*
itella Libreria di S.. Domenico^ di Bologna <, scritta nel secolo*
di F.. Ecirtolorameo ,j. si legge: F. Qartholomeas Pisanus, egre-
gium^ de" Casibas^ Conscièntiae Opus ordine alphabetia^' eompàsuit .
(27) In Sylloge- !.. variorum: Diplomatariorum^ impressa- • i ai
Francofort i^^aSL
(28): Catal: ms.. Cod. Tom. V.
(29)' Si legge in memoria a Cosma Joannis de Médici's.^
(30) Questa ricordo fa conoscere, che ogni ceto faceva:
tontO' grande di questa fatica.
(31) Il Sig^ Canonico Zucchini». già noto alla. Repubbli--
ca Letteraria» lo trovò» e lo mandò' a. Pisa.
(32) Qui si vede essere non: di avanzata età , e però
è credibile» che fiwse scritto,, vivente egli medesimo, e for-
se allora quando era qui Lettore^
(a) Qui si vede cbe avtvtoo poc» cognizione della Nautica*
144 BARTOLOMMEO DA S: CONCORDIO
(33) Lmogo citau.
(34) Può vedersi il Libro Notizie Storiche sulla Stampe-
ria di Ripoli a car. 39. Il Titolo è Sumtka Pisana , quae
Magi str litio seu Pisanella* appellatur . Questa Edizione fu igno-
rata dal Mattaire . A questo proposito si pud soggiungere ♦
che nella Certosa Fiorentina esiste tuttora un Codice Membrana-
eco y intitolato la Pisanella , di cui servivasi il B. Niccolò Al-
bergati : un altro esiste nella Libreria dei PP. Benedettini
della Badia di Firenze f B^ncor questo Membranaceo in 4. deL se-
colo decimoquinto; e parimente se ne trovano due Esemplari
Membranacei in 4. al num. 143. e 144» nella Libreria della
Badia di Fiesole^ una volta de* Canonici Lateranensì^ che fa
fondata da Cosimo Padre della Patria^ in òggi incorporata nel;-
la Laurenziana. Uno è del secolo decimoquarto , e l'altro del-
secolo decimoquinto , avendo nella Lettera iniziale la figura
deir Autore, e nel fine T appresso Nota: ,, Hoc scriptum est
per me Lottum Bartolomei de Bancosis ^ nec non indignum Pre-
sti ter um sub anno 1463» ifie vero n^ Apri li s .
(35) Fabr. Med\ Ù infim. Latin. Tom. L pag. 177. Ediz.
Pat. 1254.
(36) Ved. come sopra luogo cit.
( 37 ) Vocabolario della Crusca Ediz. ultima .
(38) Considerando attentamente gli Opuscoli additati e
contenuti nel sopradescritto Codice ^ mi parrebbero certamente
del nostro Bartolommeo, sì riguardo air uniformità dello sti-
le, sì ancora perchè pare, che la stessa Cronaca ce ne dia*
un accenno, allorché si legge, che egli continovamente studiava
i* Opere de* PP.y da* quali ricavava il pia bello e il più sugoso
loro sentimento , manifestandolo , ed esponendolo per comodo degli
studiosi .
(39) Ved. il Cave, e il Labbè nella Dissertazione Storica
al Bellarmino .
<4oJ[ Ved. QuetiiF. ed Echard luogo citato.
BARTOLOMMEO DA S. CONCORDIO
'45
(41) Degli Scrittori l^oscani e Fiorentini MS, nella Libre'^
ria Magliabechiana .
(43) Jacopo Spon Rechrrches d* Antiquité presso il Fabri-
cio Lib, IL pag. 1^8.
(43) Tom. VL pag, 98. Il Muratori per altro non V ain-
[mette, per essere una storia ripiena di favole. Io poi, non
[.volendo sopra ciò decidere, dirò solamente» che in quel tem-
po si adottavano certi sentimenti non bene appoggiati alla
verità della storia anche dagli Uomini più celebri ; sicché se
mai scrisse un tale Opuscolo F. Bartolommeo, con tutto che
Uomo grande, potrebb* essere facilmente incorso In credere
quelle cose ^ che si asserivano dagli antichi , massimamente
trattandosi del principio di Città antiche, le cui prime me-
morie non potevano trovarsi ,
(44) E' il Titolo di questa Edizione „ Di C Crispo Sallustio
Ideila Congiura Ca teli nari a » e della Guerra Giugurtina Libri due
ìv^tgarizzati da Frate Bartolommeo da S, Concordi deli* Ordine
'rf/ Predicatori^ ora per la prima volta stampati. In Firenze
per Jacopo Grazioli MDCCXC,
(45) V^^" 1' Echard luogo citato.
(46) Questo Testo a penna era di Pier del Nero, poi
passò in Casa Guadagni , e su questo fu fatta V Edizione
Fiorentina del 1662, Neil* Accademia della Crusca ve n* era
[lino Cartaceo in 4., che ora si trova nella Magliabechiana,
(4^) Lib, IL Gap. 13. pag, 91., Ediz. NapoL 1712.
(48) Ved. la Prefazione del Manni nell' Edizione degli
Ammaestramenti ec,
(49) Nel tempo dell' Autore ritrovo tra gli altri alcuni
Religiosi del Convento di S, Caterina inalzati al Vescovado , e
tra essi Roberto del Drago Vescovo di Alais , Federigo Sar-
di Vescovo di 5". Giusto in Sardigfia , e Marco Roncioni Vesto*
vo di Urbino .
(50) Così la detta Cronaca.
Tom, IIL T
:i46 BJSTOLOMMEO DA S. CONCORDIO
(51) La differenza del giorno, che alcuni ' credono il dì
s., ed altri il di ii. come è più credibile, deriva dalla for-
ma della numerazione. I primi hanno preso ì due ri. per
due, e i secondi per undici..
(52) A* quali possiamo aggiungere T Altamura , il quale,
parlando di F. Bartolommeo» dice: F. Bartho/oma^s Vir gravss-^
sifttus , religione , & doUrina praestans , Jm-iscan. & Civil. in pri-
mis perituSy musis ad haec Latini s^ & Ettuscis excultus . Un
fimil carattere He formano il Tritemio, il Possevino, il Lab-
bè, il Cave ec. , dovendosi correggere uno sbaglio di Giosia
Simlero, il quale confonde F. Bartolommeo Pisano con F. Bar-
tolommeo di Albizzo da Vico dell' Ordine de* Minóri , il quale
scrisse il Libr^ dell* Uniformi tÀ di S. Franceseù con' Gesà Cristo
neir anno 1399., ® ^^ ^^^ ^^ menzione Luca Wadingo ec.
»«
PIETRO DEL LANTE
-¥^3
SE non è andato , e forse anche in oggi non va
esente dalle critiche de* severi Aristarchi il celebre
Ulpiano , per aver definita la Giurisprudenza , non solo
justi aiqiLC injusti scicntia , ma eziandio Divinarum atque
humanariun rerum notitia (i)> si consoli pure quelT in-
signe Giureconsulto, che a sua difesa parleranno sempre
gì' illuminati Scrittori, che han dimostrata la giustizia
della sua definizione (a); e molto più parleranno tanti
Soggetti d* ogni età, che appunto dalla Giurisprudenza
guidati furono a ben maneggiare i grandi affari : cserapj ^
a dire il vero, non troppo ovvj in chi coltivasse al-
tre scienze , ma frequentissimi nei Giureconsulti .
Astenendoci dal riferir quivi sì fatti esempj , che a
larga mano somministrar ci potrebbe la più antica sto-
ria , presentandoci un Nerazio Prisco, da Trajano credu-
to degno di succedergli nel governo del Romano Impe-
ro (3), un Cerbidio> ovver Serbidio Scevola , un Papi-
niano, un Giulio Paolo, ed Ulpiano stesso, che altri
Imperatori chiamarono a parte del governo , facendoli
loro Consiglieri , o collocandoli in altre politiche im-
portantissime cariche (4); e la più moderna storia sug-
gerir ci potrebbe , schierando avanti di noi la serie pres*
so che immensa di quegli Eroi, che, o saliron dal Foro
sulle Sedi Vescovili , e fino sul Soglio del Vaticano , o
dal Foro medesimo chiamati furono dai Principi a divi-
T 2
PIETRO DEL LANTE
der seco loro le giavi cure del Reggimento dei Popoli»
e il delicato importantissimo maneggia de* politici aflarì ,
ci contenteremo di fissare i nostri sguardi in uno di
questi Eroi, cioè, in Pietro del Lante, che avendo saputo
in se riunire i pregj di dotto Giureconsulto , e quei di
saggio Politico, venne cosi a farsi vìndice dell' indicata
definizione della Giurisprudenza , ed a meritarsi gli en-
comi della Posterità *
Nato egli in Pisa (5)^ verisimilmente fra V anno
'33^' e *^ *335' (^)* ^^^ ^* sorte di potersi spccchia-
rc in altri Soggetti della stessa sua illustre Famiglia ,
che non lieve gloria si acquistarono servendo la Pa-
tria (7)* ed in particolare nel suo Genitore Michele (8),
che avanti la metà del quartodecimo secolo cuopri in
Pisa, prima il rispettabile uffizio à* Anziano ^ e in appres-
so, per non breve spazio di tempo, V importante e de*
licata carica di Cancellure della Pisana Repubblica (9) •
Quindi recar non dee meraviglia , se infiammato il
nostro Pietro dai domestici csempj , saggiamente procurò di
rendersi anch' esso utile alla Patria, e d' acquistarsi un
nome immortale , incamminandosi per la via della Giuris-
prudenza, nella stessa guisa che il di lui» Fratello Fran-
cesco , dedicandosi allo stato Ecclesiastico , pensò a far
acquisto di quelle virtù , che il resero poi degno d' es-
ser prescelto a governare nel carattere di Vescovo , una
dopo r altra , le Chiese di Limi , di Brescia > di Cremo-
na , e di Bergamo (io) ; e d* essere altresì encomiato e
raccomandaio nella maniera la più seducente dalla sua
Patria ( u ) .
. ; Non sappiam' oggi con tutta la certezza in qual Li-
PIETRO DEL LANTE
149
ceo, e sotto quali maestri s' erudisse il nostro Pietro
nella Legai Facoltà ; ma se ci faremo a considerare , che
quando appunto ei dove alla Giurisprudenza applicarsi t
già fioriva , ed a sentimento degli Scrittori anche i più
scrupolosi , aveva tutti i caratteri di Studio Generale il
Pisano jitenco (i^) , e dettavano ivi lezioni di Civile e
di Canonico Diritto varj accreditati Professori (13)1 po-
tremo con ragione congetturare j che nel Piiirio Liceo, e
sotto la scuola d* alcuni di quel celebri Professori , ap-
prendesse il nostro Pietro la scienza del Giusto e del
Retto ,
Quanto ei profittasse in questa scienza , ce '1 dicono
gli Storici non meno, che i pubblici Monumenti ^ gli uni
e gli altri concordi in distinguere il nostro Pietro col
titolo di Giureconsulto (14); e molto più ce ne assi-
cura la Sepoleral Epigrafe a lui posta in Roma (15),
ove infra gli altri suoi pregj commendata si vede la dì
lui perizia nelle Leggi e nei Canoni, essendo queir £/:-
grafe cosi concepita ;
SI . LEGES . CANONES . SENSUS . FACUNDIA , FASTUS .
GLORIA . SENATUS . QUEM . BIS , lAM . REXERAT . URBIS .
QUI . MARESCHALCUS . SUMiMI . PONTIFICIS . ALMI .
FUERAT . INSIGNIS . SOBOLES . FERFECTA , FIDESQUE •
SI . CIVILIS . AMOR . POSSENT . RESISTERE . MORTI .
DEGERET . HIC . QUI . lACET . PETRUS . DELLANTE . PISANUS •
A. D, M eccelli.
E vie maggiormente si comprende , che il nostro Ple-
ttro giunse a distinguersi nella Legai Facoltà , se ci fac-
ciamo a contemplarlo quale ci vien rappresentato , ed
ISD
FIETRO DEL LAUTE
abbiamo tutta la ragione di crederlo » da prima » cioè »
Pubblico Professore di Giurisprudenza nel Patrio Liceo, ed
occupato in cementare ed interpretare il Patrio Stam*
to (i6), indi nella Romana Curia, non solo Avvocato
Cortdmùriak (17), ma Avvocato eziandio dell'Impero (i8).
Non doveva però o nella sola Cattedra, o nel solo
Foro far mostra il nostro Pietro de' suoi rari talenti
e delle sue vaste cognizioni ; ed era ben giusto , che
gli uni e le altre il conducessero al maneggio d' affari
più grandi, e il facessero in questo maravigliosamente
distinguere •
Ecco pertanto che il ravvisiamo , ora occupato in
governare la Patria » curpr;!ndo più volte il rispettabile
uffizio à^ Anziano p e molte altre volte servendo agli i.An-
2.iani di Consigliere (19); ora Governatore o sia Vkano pet
Ja Patria stessa in Lucca , mentre soggetta era quella
Città al Dominio della Pisana Repubblica (20), ora im-
piegato dalla medesima sua Patria in varie importanti
Ambascerìe, indirizzate o all' Imperator Carlo il quarto,
allor che si trovava in Lucca (21), o al Comune di
Bologna (22), o al Pontefice Gregorio V undèclmo, re-
stituita che ebbe da Avignone a Roma la Sede Pontifi-
cia (23).
Qual merito si facesse il nostro Pietro nell' adempi-
re a cosi luminosi e delicati incarichi, abbastanza il di-
mostrano le onorificenze , con le quali venne discinto in
Roma , giunto eh' ei fu in quella Metropoli in conse-
guenza appunto d* una delle divisate Ambascerie; sapen-
dosi , che ivi non meritò soltanto d* essere ascritto al ri-
spettabil ceto degli Avvocati Coacisioriali , e d* esser elee-
PIETRO DEL lANTE
'5»
AvììacdtQ' dell' Iraper
co Avìiacdto deir Impero, come già s' è detto (24), ma
fu ben anche decorato dj.i Pontefici Urbano il sesto , e
Bonifazio il nono con le più onorevoli commissioni ; d^
Urbano , cioè , per ben due volte con Icl liitninosa ca»
rìca di Scnaior di Roma (*25), dall' uno o dall* altro di
quei Pontefici con la carica non meno insigne di Aìa^
rcsdallo Paruifido (2Ó), e da Bonifazio con un'Ambasce-
ria air imperacor Venccslao (27).
Ne quivi terminaron le glorie del nostro Pietro,
che nell' eseguire le luminose incurabenze addossategli dalP
Imperatore e dai Pontefici, seppe, con raro esampio di
prudenza e destrezza , vie maggiormente conciliarsi la be-
nevolenza Imperiale , senza demeritarsi la stima della
Corte Romana ; essendo una gran prova dell* Imperiai
benevolenza il Diploma, con cui sul cader del quarto-
decimo secolo venne onorato il nostro Pietro dall' Impe^
rator Vcnceslao, che infra le altre pregevoli distinzioni
gli concesse per mezzo di quel Diploma V Investitura elei-
la Signoria e Alarchcsato di Massa .di Luni ed altri luo*-
ghi circonvicini (28); e ben comprendendosi quanta fosse
la stima , che continuò ad avere la Corte Romana pel no-
stro Pietro fino alla di lui morte, avvenuta in Roma
r anno 1403., se s' abbia presente 1* onorata Tomba y
con cui s* ebbe premura di perpetuare in quella Metro-
poli la memoria dei pregj del nostro Pietro, e delle co-
spicue cariche da lui coperte (29),
•- S' immaginerà taluno , che il nostro Eroe , ricolmo di
tanti onori fuor di Pisa sua Patria , a questa più rtòn
pensasse , e riconoscesse qual altra sua Patria quella Ro-
ma, in cui visse più anni decorato da impieghi e tito-
^
^5*
PIETRO DEL LANTE
li rispettabilissimi. Lungi però dal vedere, che altri ab-
biali saputo di ciò rimproverare il nostro Pietro , trovia-
ino anzi commendato V affetto ed attaccamento, che an-
che in mezzo ai divisati onori ei conservò per la sua
Pisa (30) ; e ne abbiamo eziandio delle riprove ben
convincenti .
Quando pur non si vogliano per tali considerare il
di lui matrimonio con Margherita Gualandi Dama Pisa-
na (31)» e la Fondazione d' una Cappella nella Chiesa
Primazialc di Pisa, da lui non meno, che dal già mcn^
covato suo Fratello Vescovo Francesco procurata (32), po-
tendosi credere , che V accennato suo matrimonio , e la
Fondazione dell* indicata Cappella seguissero avanti il ài
lui passaggio a Roma (33) , merita certamente tutto il
riflesso la dimora, che anche dopo la morte dello stesso
Pietro fecero in Pisa , onorevolmente impiegati , o deco*
rosamente accasati , Luca , Agostino , e Bartolommeo , degni
Figli del nostro Eroe (34) ; potendosi quindi apprendere
eh' ci non chiamò a . Roma i mentovati suoi Figli , o se
pure colà gli chiamò, ingiunse loro di restituirsi in Pi-
sa , ed ebbe in somma a cuore , che in Pisa rimanesse ,
e si perpetuasse la Famiglia Laute (35).
Che se , al pari di tante altre illustri Famiglie di
Pisa altrove trapiantate e gloriosamente stabilite (36), veg-
ghiamo risplcndcrc in Roma da gran tempo in qua un
ramo della Famiglia Lance (37) > non dall' aver, così vo-
luto il nostro Pietro , ma da tutt' altra postcrior cagio-
ne dobbiam ripeterlo .
In fatti, ne da Pietro, come abbiam già osservato,
né dai nominati suoi Figli , si pensò a trapiantare in
PIETRO DEL lANTE
«^53
Roma k Famiglia Lante (38) , e neppur possiam dire,
che cadesse ciò in pensiero a Michele Figlio di Luca^
e Nipote del nostro Pietro, quando vegghiamo quel Mi-
chele ^ poco avanti la metà del secolo quìntodecimo * eser*
citare in Pisa V Uffizio di Priore, contrarre ivi raatrimo-
nio con Caterina Sardi Dama Pisana , e adempire per
Pisa sua Patria varie onorevoli commissioni (39)1 e seb-
bene poco dopo la metà di quel medesimo secolo ci
si rappresenti io stesso Michele decorato in Roma della
carica di Capitano o sia Giitdice delle Jippellazioni al Carn-^
piioglio (40) > abbiam però le incontrastabili prove, che
posteriormente ce 'I dimostrano , non solo uno de' Rifor^
malori in Pisa sua Patria (41) * ^^ altresì per più an-
ni Pubblico Professore di Giurisprudenza nel Pisano Li^
eco (42), e per ben due volte nuovamente Priore m
Pisa (43); e sappiamo altresì, che oltre ad essersi ac-
casato in Pisa , forse ad insinuazione dello stesso Miche*
le , il di lui minor Fratello Federigo , da cui si pro-
pagò ivi un ramo della Famiglia Lante (44)1 si accasò
pure con una Dama Pisana , cioè , con Giovanna di Ghe-
rardo Compagni, il Figlio Primogenito del medesimo Mi-*
chele denominato Gherardo, o. sia Gerardo (45)» senza
che s' abbia la minima notizia, che il mentovato Miche-
le tornasse di nuovo a Roma (46) .
Sappiamo all' incontro, che, rimanendo sempre in Pi-
sa la discendenza di Federigo Fratello dell* anzidetto Mi-
chele , il mentovato suo Figlio Gherardo fu quello che ,
o prendesse occasione dall* impiego di Console de^ Pisani
in Roma , conferitogli dalla sua Patria sul cader del
quintodecimo secolo (47), o fosse allcttato dalle cariche
Tom. HI. V
»54
PIETRO DEL LAN TE
€d onorificenze, che Pietro suo ^Proavo ed altri suoi An-
cenati avevano coweguite dalla Corte di Roma (48) > a
di mal animo soffrisse di veder Pisu sul principiar del
sedicesima secolo nuovamente priva della libertà, die ave-
va riacquistata nel cadere del quintodecimo (49)1 verso
quei tempi fissò In Roma la dimora d* una parte della
sua cospicua Famiglia (50) , che ivi gloriosamente stabi-
lita , ha ben* ragione d* andar fastosa dei tìtoli , digni-
tà. Feudi > e Parentadi, che vìe maggiormente V han re-
sa celebre (51); wia può con ugual ragione vantarsi di
noverare fra gli altri suoi illustri Antenati quel Pietro,
che nella Giurisprudenza, e nel maneggio de' pubblici af-
fari cotanto si distinse (52); e non dee meno gloriarsi
di riconoscer per sua Progenitrice Pisa , Cittì ben rag-
guardevole , ed a nìun* altra inferiore, non solo per la
nobile ed antichissima sua origine , e pel florido e po-
tente stato, a cui un tempo salì , pregi ^ ^^^ assicurati
dal concorde suffragio di moltissimi Scrittori anche i più
autorevoli (53)* nia eziandio pel gran numero d* Eroi ,
che in tutte 1* età ha prodotto (54), e pel vanto che
ha di vedere sparsi, e gloriosamente allignati da più se-
coli quasi per tutta V Italia i suoi germi (55) .
G* V.
PIETRO DEL LANTe
*SS
ANNOTAZIONI.
I
(l) Nella L. io. /! rf<f jtfstìt. & jur.
(3) Può vedersi la Prefazione del dottissimo Helneccio al-
la Raccolta intitolata Script orum de Jure Nautico ^ Maritine
Fasciculus^ e stampata in Halla T aano 1740*
,f (3) Jac- Labitt. Indie. ]ur. Var. col 84., Gravili. De Ort.
àt Progress, Jur. Civ* Lih, L Cap, 80., Heinecc- Histar. Jur, Ram.
Lib, L Cap, 4. §§, 259. , Terrasson Hìstmr. de la Jurisprudenc.
Romaìn. Par. IIL §. 3. pag. 254.
(4) Jac. Labitt. d. Indie, wA 151. l6j- 219* & 320., Gra-
vili. Op. c/t, Lib. L Cap. 98. 99. 100, CT loi- » Heinecc, i.
Ctf> 4- §• S^Z- 330- 33Z' 338- àt 341., Terrasson Histnir, de U
Jurisprudens, Romain. Par. IIL §. 5. pag, 272. 274. a^ó. & 277. ,
Schiilting. Jurisprud, Ante-Justinian.^ Edit. Lips. ann, 1737* pag. 903.
{5) Che Pisa fosse la Patria del nostro Pietro Lante,
anche senza ricorrere agli Scrittori Pisani ^ o alle Memorie do-
mestiche della di lui Famiglia » ben si raccoglie dall' Istri-
zhne^ scolpita sopra il di lui Sepolcro in Roma , che riferire-
mo a suo luogo i siccome pure dal Vendettini nella Serie Cro*
nologica de^ Senatori di Roma pag, 57, e 58., ove lo denomina
Pietro Lante da Pisa; dagli Atti ^ che il nostro Pietro fece
nel carattere di Senatore di Rama ^ in alcuni dei quali ripor*
tati dal citato Vendettini si legge: Nos Petrus de Lantes di
Pisis ; e da un Diploma dell* Imperator Venceslao diretto li
14. Ottobre 1399. Nobili Petro Lantis de Pisis ^ di cui occor-
rerà parlare a lungo in appresso,
(-6) Ci manca la precisa notizia dell' anno, in cui nasces-
se il nostro Pietro Lante; ma sapendosi , come vedremo in
appresso, che nelT anno 1365, ( segnato forse secondo T anti-
co Stile Pisano j e perciò corrispondente alT anno 1364. dell*
Era Volgare ) ei cuoprì per la prima volta in Pisa sua Pa-
V 2
n^
IPIETRO DEL IkNTE
tria r uffizio d' Anziano, <ihe,, secondo la Leggf Pisana ripor-
tata dai Cav. Flamiaio dal Borgo nelle Note alle Notizie hto-
riche di Vulterra del Cecina pag, 202-, non poteva godersi se
non da chi avesse almeno tmu' ènni\ e che, come similmen-
te vedremo in appresso » nell' anno 1563. ( o forse nel 1362,
secondo T Era Volgare ) fu per la prima volta Governatore o
sia P^icarìo in Lucca» impiego, che non possiam creder con-
ferito tL chi fosse d' età assai fresca e molto inferiore agli
anni trenta, può ben congetturarsi, che fosse nato il nostro
Pietro fra Tanno igsa e il 1335, come si è detto.
(■j) Della Pisana Famiglia del Lance, che ne* Pubblici Li-
bri ^ e da* nostri Cronisti^ come vedremo in appresso, fu al-
cune volte denominata con V aggiunto da l'ito , sia perche
derivasse dui Castello di tal nome, secondo I* óìtilaionc accen-
nata dal lloncioni nelle sue Istorie Pisane ntss. Lib. V, ann,
1145., sia perchè di quel Castello avesse in qualche tempo
la Signorìa j sia perchè fosse Consorte^ e forse un Rafno della
Famiglia da Vico, nota e distinta in Pisa fino del dodice-
simo secolo, ecco le notizie, che ne abbiamo, precedenti a
quelle riguardanti il nostro Pietro, più che sufficienti a far
conoscere qual fogse prima di lui lo splendore della Fami-
glia del Lante, e quale il merito dei di lui Antenati , Un
Libro ms. , conservato nell* Aréhivio dell' Eccellentissima Casa
Lante di Roma, ed intitolato Memoires ou Eclaircisscwents sur
la Maison de Lante ^ di cui possiede una Copia estratta ili
autentica forma il Sig. Duca Don Vincenzo Lante, ora com-
morante iu Firenze, che ce 1* ha graziosamente comunicata,
non solamente indica , che fu Padre del nostro Pietro del
Liinte na Michele , come noi pure diremo nella seguente
Nat. 8., ma passa inoltre a supporre, che l'Avo dal nostro
Pietro fosse un Ceo, e il di lui Proavo un Bacclameo ; ed
accenna, che i suddetti Michele, Ceo, e Bacciameo, ed alcu-
ni loro rcspcttivi Fratelli servissero la Pisana Repubblica in
PIETRO DEL LANTB
m
diversi Impieghi. Riserbandoci di mostrare nella seguente I^&t,
8., che il nostro Pietro fu bensì Figlio di un Michele^ ma
non d* un Michele di Geo» facciam per ora presente il pre-
zioso IstrumcntQ del di 13. Febbrajo 1188., riguardante la Pace
allora stipulata fra Pisa e Genova da mille Cittadini dell'
una e dell* altra Nazione , pubblicato dal Cav. dal Borgo nel-
la Raccolta di Diplomi Pisani^ ove alla pag. 121. annoverati
si veggono fra i Cittadini Pisani, che stipularon quella Pasc^
^ Sigerius Lantis r: Lantcs tjns fiiins s . Osserviamo altresì , che
r accurato Istorico Pisano Can. Raffaello Roncioni in un sua
Vibro ms, intitolato Memorie //' Uomini Illustri Pisani^ original-
mente conservato in Pisa nell' Archivio della nobii Famiglia
dell' Autore » dopo aver .accennato , che un Marchiò Laute si
trova nominato come Testimone ad un Privilegio concesso daU*
Iinperator Federigo IL alla Chiesa di Traetto , e dato in Aqui-
sgrana nell'anno IÌ132. , e che un Laute di Martino si trova
nominato in altro Documento dell'anno 132,'^.» ci da notizia
d' un Alichele di Geo Laute, stato per la Repubblica Pisana
Castellano della Fortezza di Motrone fra il 1343. e il 1369. >
e Capitano di Calcinaja nel 135^-» ^ ^1' ^^^ Giovanni di Geo
Laute per la stessa Repubblica Pisana Capitano di Monte Cai-
voli nel 1362, E non lasciamo di rammentare, che tanto in
un Libro esistente nel Pubblico Archivio della Comunità di Pi*
sa ^ ed intitolato Indice dei Godimenti dei Priorati ed Anzia-
nati alla pag* I£l8. , quanto in altro Libro ^ che col titolo di
Priorista fu compilato da Ascanio Cini, sotto 1* intitolazione
della Famiglia Lance si veggon registrati coDie Anziani ^ pri-
ma del nostro Pietro, i seguenti
MichaeL Lantis de Vico Not. Ant. 13:10.
Ceus Lantis Ant. 1338. 41* 451.
Chelintis Cei Ant. 1350.
Joannes Cei A, 1358.
(8) Il citato Libro ms.^ intitolato Mem^^jrci ou Edaitcissemenit
158
PIETRO DEL LAUTE
sur là Maison if Làuti ^ U Roncioni nelle accennate Memorie
d* Uomini Illustri Pisani^ ed altro Libra ms. conservato nell*
Archivia del Capitolo Pisano , ed intitolato Indice Hi Famiglie
Pisane Antiche ^ sono concordi in assegnare per Padre al no*
stro Pietro Lante un Michele .stato pia anni Cancelliere della
Pisana Repubblica. Il suddetto Libro però intitolato Memoires
OH Eclaircissements sur la Maison de Lante suppone , che il
nostro Pietro fosse Figlio di Michele di Geo; ed ali* opposto
dal Roncioni » e nell* altro Libro dell' Archivio Capitolare si di-
ce, eh* ei fu Figlio, non di Michele di Geo, ma d' un altro
Michele. Quest' ultima opinione la crediamo preferibile, per-
chè se il nostro Pietro fu Figlio d* un Michele stato Canceh
liere della Repubblica Pisana ^ questo Cancelliere nei Frammenti
à" Istoria Pisana presso il Muratori, Rer. ItaL Script, Tom. XXIV,
coU 62O' in princ. , lo vegghiam denominato , non già Michele
di Ceo del Lante ^ ma bensì Michele de Lante di Ben da Vico%
donde possiamo inferire , eh* ei fosse Figlio» o d* un Benedet*
to, cui lo Scrittore di quelP Istoria indicar volesse con le let-
tere iniziali Ben , ovvero ( come ci pare più probabile ) d* un
Bartolommeo o sia Bacciameo, cui lo Scrittore di quelT Isto-
ria avesse indicato con V abbreviata sigla Bm.^ nel copiarsi
variata in Ben.-^ così cho venisse ad esser Avo e non Proa*
vo del nostro Pietro quel Bacciameo , che si nomina nelle
citate Memoires ou Eclaircissements , e respettivamente non Avo »
ma Patruo del nostro Pietro il menzionato Ceo. Tanto più»
che in certa Filza di Provvisioni e Consigli degli Anziani di
Pisa dal 1340. al 1360., esistente nell* Archivio delle Riforma-
gioni di Firenze a car. 187, si trova Ceus Bacciamei Lantis de
l^co ( verisimilmente Padre del mentovato Michele di Ceo )
fra i Sapienti eletti per Consiglieri degli Anziani in una Deli-
berazione presa dal Comune di Pisa quartodecimo KaL Decembr,
dell' anno 1344-, qual Geo di Bacciameo è da credersi, che
fossQ^ non Padre, ma Fratello di quel Michele del Lante»
PIETRO DEL LANTÉ
^^S>
che, conforme si dirà nella seguente Not, 9.» era già Cancel-
liere degli Anziani Jino dell* anno 1331*, ed era Anziana fino
del 1320.
(9) Come abbiam veduto nella Not. 7., i Bubblici Re^
gistri di Pisa mostrano che fa ivi Anziano nel 1320. Mi-
chael Lantis Not. La qualificazione di Notajoj con cui si ve-
de distinto quel Michele nei mentovati Registri, corrispondcn»
te appunto al titolo di Ser » che in rapporto a Michele
del Lante stato Cancelliere della Repubblica Pisana usano gli
Annali Pisani del Tronci pag. 340. , la Cronica di Pisa sot-
to il nome del Marangone, stampata in Firenze 1* anjio 1748.
nel Tom, L della Raccolta di Scrittori di cose Italiche coi
684.» ed altri Cronisti e Pubblici Monumenti da citarsi in ap-
presso » fd che dobbiam credere Anziano nel 1320. quel Mi-
chele del Lante, che fu Cancelliere della Pisana Repubblica»
e conseguentemente il Padre del nostro Pietro; e cosi in fat-
ti si dice nelle citate Memoìres ou Ecijircissements . Dell* im-
piego di Cancelliere della Repubblica Pisana , esercitato da
Michele del Lante Padre del nostro Pietro , parlano tanto
il RoBcioni nel citato Libr^ di Notizie d^ Uomini Illuitrì di
Pisa y quanto T altro Libro ms. conservato nelT Archivio €a^
pitoLìre di Pisa ^ intitolato Indice di Famiglie Pisane Antiche ^
senza però indicarne 1' epoca , ed accennando soltanto eh* ei
r esercitò per molti anni . Ma nel Prologo del Codice volga-
rizzato degli Statuti Pisani^ intitolato Breve del Popolo di Pi-
sa^ ed esistente nel Pnbblico Archivio dei Confa ioni eri e Prio^
ri di quella Città > ove si legge la Data di tal Volgariza-
zione ne* seguenti termini. Anni Domini MCCCXXX. ir XXXL
Indizione tertiadecima dei Mesi di Marzo & d* Aprile ^ si ve-
de soggiunto y Ser Mighele del Lante da Vico Notajo & Scri-
ba pubblico delti predetti Ansi ani del soprascripto tempo. D^ii
citati Frammenti d* Istoria Pisana appresso il Muratori, Ren
Ital. Script. Tom. XXIK col, ó^c. /» prinCt itp|>ari£ce che il
[<^o
pietuo del lante
mentovato Michele era Cancelliere degli Anziani anche nel
1333. In due Deliberazioni dell* anno 133^. corrispondente al
1335. *^^'^' ^^^ Volgare y originalmente esistenti a car, 226. e
A' car^ 238. f. di una Filza di Previsioni e Consigli degli
Anziani di Pisa dal 1304. al 1336., conservata nel Pubblico
Archivio delle Rìformagìoni di Firenze^ si trova nominato S,
Michael Lantis Cancellartus Dnorum Anthianorum . Gli Annali
del Tronci alla pag. 34^' > e forse dietro a quelli le citate,
Memoires ou Eclaircissements sur la Maison de Lante .^ narra-
no un tumulto suscitato in Pisa V anno 1335. da alcuni
Cittadini, che inutilmente tentarono d' impedire la continua-
zione in queir impiego di Cancelliere al menzionato Michele»
come aderente del Conte Fazio della Gherardesca , e sog-
giungono essere stata allora in pericolo la vita dello stes*
go Michele; il qual fatto può anzi credersi accaduto nel 1336.,
non solo perchè in quest* anno, e precisamente nella ricor-
renza della Festa di S, Martino, lo segna V Iscrizione y che in
memoria del divisato tumulto felicemente superato fa scolpita-
in Pisa, ed è riportata dal eh. Sig. Avv. Migliorotto Mac-
cioni nella Difesa dei Sigg. Conti della Gherardesca fra le
Iscrizioni e Sigilli appartenenti ai medesimi Sigg, Conti pag.
10,, in fine della quale Iscrizione si legge:
HIC IDEO POPVLVS PRO LIEERTATE RESVMPTA
TVRRIM CONSTRVXIT CVI NOMEN VICTOR IOSA
DANS DEO DANS SANXTO MARTINO LAVDIS HONOREM
CVIVS SVB PESTO TERCENTVM MILLE SVB ANNIS
TERDVODENISCIVE TANTA PERAGTA BONA;
e nella stessa epoca similmente lo segnano la Cronica di Pi-
sa appresso il Muratori, AVr. ItaL Script, Tom. XK col loca.,
l'altra Cronica di Pisa attribuita al Marangone coL 684., ed
una Storia Pisana ms. d' Autore incerto, che nella Libreria
Strozziana era già il Codice ài itnm. 200. , ed ora è passata
PIETRO DEL LANTE
t6i
iella Màgliabechìdna di Firenze » ma molto più perchè altra
Storia Pisana ms. di Ranieri Sardo, che nella Libreria Stroz-^
zinna era già il Codice di num. 199. » ed ora similmente si
conserva nella Magiìabechiana , non meno che i citati Fram-
menti di Storia Pisana appresso il Muratori » Rer. ItaL Script.
Tom. XXIK col. 670. » segnano quel tumulto nel Novembre
dell'anno 133^.1 donde può inferirsi, che le altre Craniclw
e la divisata Iscrizione^ dalle quali fu riferito all' anm> 1336.»
seguitassero , non già lo Stile Pisano , come forse credè chi
pubblicò sotto il nome del Tronci i citati Annali^ ma bensì
r Era Volgare. Ed in un Libro di Lettere Missive degli Anziani
di Pisa dall' anno 1340. al 1399., segnato di num, l», che sa
conserva nel già indicato Pubblico Archiifio de' Gonfalonieri e
Priori^ si legge alla pag. 54. ed alla pag. 6j. sotto gli an*
ni 1340. e 1341. Ser Mi dia eie Lantis de l^tco existente Canceì^
lario suprascriptorum Anthianorum * Dunque almeno dall' anno
1330. fino al 134 1- secondo lo Stile Pisano » e così per lo
spazio di dieci in undici anni , cuoprì Michele Padre del no-
stro Pietro r importante carica di Cancelliere degli Anziani j o
sia della Repubblica di Pisa . In fatti in un Ristretto di
Notizie riguardanti la Famiglia del Lante , che ms. si con-
serva in Pisa appresso T eruditissimo Sig. Cav. Gio. Vincenzo
Cosi del VoUia, e che dalla qualità della carta» del carat-
tere, e dell' ortografia I si rileva essere stato scritto in rem»
pò non recente, ed al più tardi nel secolo passato, dopo
essersi indicato , che Michele del Lante fu Anziano in Pisa
nel 1320, ( e di più anche nel 1338. ) di lui si soggiunge: Fu
gran Cancelliere della Repubblica , e se bene era grazio che si
fnutava ogni anno^ lui lo tenne sempre fin*} a che morì ^ e per
lo spazio di anni dieci. Anzi ultimamente abbiam trovato in
certa Filza di Provvisioni e Consigli degli Anziani di Pisa^ esi-
stente neir Archivio delle Riformagionì di Firenze dall* ann. 1340.
al 13Ó0., che dalla pag. 5T. fino alla pag. 2t8. t. è mol-
Tom. III. X
1(S2
PIETRO DEL LANTE
lissime volte nominato Ser Michael tanti s de ì*icù Cancella dìiorum
Anthianorum Pis, Populi anche negli anni 1342. 1343- 1344 e
1345. , ivi segnati secondo 1' antico Stil Pisano , onde pel cor-
so di circa quìndici anni dobbìam dire , che esercitò Michele
del Lante il divisata Impiego. Ciò basta a provare qual fos-
se il merito di quel Michele . Della di lai SepaUral* Epigrafe
( che oggi più non esiste ) ce ne hanno serbata la memo-
ria , tanto il citato Ristretto di Notizie, quanto il già alle-
gato Libro intitolato Memoires cu Eclaircissements sur la Maison
de Lante ^ scritto anch* esso verisimilmente sul cader del pas-
sato secolo, giacché conduce la Storia Genealogica di quella
Famiglia solamente fino ali* anno 1688», dicendosi nel primo:
£ nella sua Sepoltura sono queste parole , ^ Comuni ac Populo Pi-
sano praefuit , & regnavit ^\ e nel secondo: Et selon r Epitaphe
qn on Ut encore sur la Tombe de Michel dans l* Egli se de S.
Francois de Pise^ àt que la destrn^ion mime de la RcpubUqtnr
n a pas pà detrnìre y f* est a dire ^ Michael de Lante Summus
Cancellarius , qui Reìpublicae atque Popuh Pisano praefuit^ & re*
gnavit s , on voit clairement , qu il etoit grand Chancelier de la
Pepnblique , E sì nelT une, che nelT altr^ Memorie non sì
tralascia d' encomiare anche per altri titoli quel Michele,
dicendosi nelle citate Memoires ou Eclairtisstments , eh* ei fu
Homme de beaucoup de valcur ^ & de pterite: e nelT allegato Ri-
stretto di Notizie soggiungendosi : Ando per ìa Republica Amba-
viatori a Genovesi , con li quali havevano iontinua t crudel
guerra , e ne riportò lèi éonclusiine de Ih pece , fu ha&mo , che
per la sua virtù e valore fu il primo d/ suoi iempi nella sua
Republica , la quale guveruò secondo ri suo arbitrio > e fu in
gran veneratione al Populo, Fra gli Antenati del nostro Pietro
del Lame non può annoverarsi quel Bartolommeo , che il
FabbrUGCi nella Raccolta del Calogera Tori, XXIX. pag. 308. ,
e probabilmente sulla di lui scorra il dotto Autore del D/-
s€9rso Aicadetnico tali* Istoria Letteraria pisana Not. 30. f^g^ $'2*r
PIETRO DEL LANTÈ
KJ3
ci rappresentarono Professore di Cananì nella Pisana Università
^ verso r anno 1349., perchè questo Barcolommeo , anziché An-
tenato del nostro Pietro , fu suo Figlio , e lesse nella Pa-
tria Università dal 1437. al 1443* , e così circa un secola
dopo l'anno 1349. ^ , erroneamente segnata vlzW Opera del Fab-
brticci , come altrove si dimostrerà .
(io) Dall'assunzione d'un Francesco Lante al Vescovadi
di Luni ^ avvenuta sotto il Pontificata d* Urbano VI. » ci
danno contezza il Ristretto di Notizie riguardanti la Fami-
glia Lante citato nella Not. 9, , il Roncioni nelle allegate
Mfmurie d* Uomini Illustri Pisani , e V accennato Indice delle
Famiglie Antiche Pisane^ conservato nelF Archivio Capitolare di
P/jftf, e concordemente aggiungono» che quel Francesco fu Ca^
nonico Pisano f ed era Figlio di Michele, e Fratello del no-
stro Pietro . Nelle citate Memoires ou Eclaircissensents sur la
Maison de Lante si ammette, che un Francesco Lante fosse
Vescovo j prima di Luni , poi di Brescia , indi di Cremona »
e successivamente di Bergamo; ma si suppone, che quel Ve-
scovo fosse Fratello di Michele e Zio del nostro Pietro , a
cui si assegna per Fratello un altro Francesco , quale si
dice Canonico Pisano , Veramente sembra a noi debba creder*
si , che uno stesso Francesco Lante , e questo Fratello e non
Zio del nostro Piptro , fosse Canonico Pisano^ e dipoi Vesco*
vo di Luni e delle altre Chiese indicate , perchè essendo
morto Pietro Lante, come si è accennato nella Not, 6., in
età presso a poco settuagenaria V anno 1403. ^ più ad un
^uo Fratello , che ad un suo Zio s' adattano le Memorie ,
che passiamo ad accennare , dalle quali si raccoglie essere
stato Canonico Pisano un Francesco Lante dal 137^, al 1382*,
ed essere stato P'escovo un Francesco Lante dal 1385. fino
.a verso il 1405. In fatti » riandando i Libri dell* Archivio
Capitolare di Pisa , da un Libro di Censi del Capitolo dal
1370, al 1373. alla pag. 102, si ricava, che un Francesco
X 2
104
PIETRO DEL LANTE
Lante era Cancnico nel 1372* ; e da altro Vara » intitolato
Acfa CapituU ab anno 156^* ffd 1583* alla ptfg* 234.» resul-
ta » che similmente lo era nel 1382. Che un Francesco
Lante fosse eletto Fesc^a di L$tnt nel 13^6. secondo lo Sti-
le Pisano , e cosi nel 1385. secondo V Xra P'olgare , ce lo
assicurano alcune Lettere del Comime di Bisa^ che riportere-
mo nella seguente Nat. ik, e *la conferma un Istrumento di
Renunzia da lui celebrato in Pisa il dì i\. Agosto 1391.
Indiz. XIIL per i Rogiti di Ser. Carlo d* Enrico da Vecchia*
no ^ che nel Protocollo di quel Notajo dal 1384. al 1403.,
originalmente conservato nell' Archivio dello Spedai Nuovo di
Pisa , è a $ar, 75. r. » ove si vede nominato Revireffdits in
Xfo Pater & Dnas Dntàs Francischus Deilame oiim Episcopus
Lunensis, Tanto del Vescovado di Lani ^ quanto degli altri d*
Brescia i di Cremona^ di Bergamo^ ed in ultimo nuovamente
di Cremona , governati sul cader del decimoquarto » e sul
principiar del declmoquinto secolo da un Francesco Lance ,
parlano vari Starici » benché alquanto discordi nel segnarne
r epoca j precisa , fra i quali posson vedersi il Cartar. Syl-
lalK Adv. Sacr, Consistor. pag, 21- , il Wadingo AnnaL Ord.
Minor, Tom. IX, pag, 61. , V Ughelli Itah Sacr, dell' Ediz.
Ma Venezia di Sebast, Coletti Tom* I. ioL 855, num. 49,, e
Tom, IV, col. 481Ì., coL 555, e eoL 611. » e il P. Antonio
da Ternnca nella sua Opera intitolata Theatrum Mìnoriticum
pag, 92., aggiungendo quest' ultimo Scrittore, non meno che
il Wadingo , e V Ughelli , che quel Vescovo era Religioso
Trancescatio . Che lo stesso Vescovo finisse di vivere, non nel
I401. come suppone il citato P, da Terrinca , ma certa-
mente più tardi, e forse appunto nel 1405., come dicono il
Casimiro e V Ughelli, si rileva dair Opera del P, Zaccaria,
intitolata Epi^cuporum Cremonensium Series auffa & emendata ^
ove alla pag. 147. si riporta certa notizia tratta da un
Necrologio ms, di * Vescovi di Cremane , e ^osì concepita ; Re-
PIETRO DEL LAN TE
><5S
vtftnJui h ^ Chrhio Patir if Dominus Franciscus de Lante de
Pisis Dei gratta Episcopns Cremomnsis in MCCCCIL don a vi t
\§$rtam sayotolam t seu coronam di perlis in ornamentum Aitar is
0fegni Majoris Ecclisiae Cremonae , Né dee recar maraviglia»
che quel Francesco avanti d' esser Viscovar si dica Canonica
Pisano dal Roncioni » e nei Libri Capitolari ^ e si dica Re-
ligioso FrancescanQ dal Wadingo, dalf Ughelli » e dal P. Aa-
ionio da Terrinca , potendo essere avvenuto^ eh' ei passasse
allo Staso Religioso dopo essere stato prima ascritto nel nu-
mero dei Canonici Pisani , cioè dal 1382. in poi , lo che
pare volessero significare il Roncioni , e V India dille Anti^-^
the Famiglie Pisane conservato presso il Capitolo , dicendo :
Francesca di Michele ^ e Fratello di Pietro ^ si dette alta Re^
iigione^ e prima creandosi Dottore nelC una e nelf altra Legge
\ju Canonico Pisano^ e poi per la sua virtù fu da Urbano TA
eletto Vescovo di Luni ec. ; e potendo essere avvenuto anco-
ra, che ottenesse un Canonicato nella Chiesa^ Pisana lo stessa
Francesco tuttoché Religioso , secondo gli esempj recatici in.
rapporto ad altri Religiosi Francescani del decimoquinto seco-
lo dal Wadingo negli Annali de' Minori Tom. XIL pag, 481.,
e Tom. XII L pag. 133. , e in rapporto a un Religioso Do-
menicano del secolo decimosesto dall* Echard Scriptor. Ord,
Praedicat. Tom, IL pag, 79»
(il) Nel citato Libro del Roncioni, intitolato Memorie d^
Uomini Itlmstri Pisani , ugualmente che nelT enunciato Indice
delle Famiglie Antiche Pisane^ conservato nelT Archivio Capitolare^
H narra, che gli Anziani della Repubblica Pisana appena fa
eletto Vescovo di Luni il menzionato Francesco Laute, allora
commorante in Milano appresso Galeazzo Visconti » scrissero
Lettere alio stesso Galeazzo, non meno che a Jacopo d* Ap-
piano loro Cancelliere , che allora similmente si trovava iri
Milano, con le quali signiiicando il piacere provato per 1*
assunzione di quel loro CicraJiuQ a detto Vescovado di Luni ^
i66
PIETRO DEI lANTE
passarono ad encomiarlo, ed a raccomandarlo nel tempo stes-
so al mentovato Galeazzo Signore di Milano . Tali Lettere fi
trovano realmente registrate nel Libro di Lettere Missive del
Comune' di Pisa^ già citato nella Not. 9. Ivi nel Quaderno uh
timo pag. 40. si legge:
Illustri Principi , Excelso Dno , Dna Galeaz Vicecomin
Virtutum Comid* Mcdiolani c^c. Imperiali Vicario ^
(^ Dno Generali , Patri nostro praecipuo .
^ Illustris Prlnceps , Excelse Dne : Considerantes* Promotio-
„ nem nobis gratis«imam Reverendi ia Xpo Patris & Dni
y^ Dni Francisci del Lante egregii Civis Nostri ad Sedem Lu-
,5 nen . Ecclesiae in Episcopum a Sanclissimo Dno Nostro pro-
^5 moti, Servitoris Celsitndinis Vestrae , & .Dileaissimi Nostri,
^ devotioncmque ac fidem sincerissimam , quam juxta Pisano-
^ rum Vestrornm animos praecipue ad Celsitudinem Vestram
9) gerir» qua ad Mandata honoresque Vestros, eum non solum
^) paratum ac dispositura , sed quasi praemeditatum semper
„ Celsitudo Vestra reperiet, de promotione ipsa merito gratu-
,) lanien, indeque singulare solamen mentibus nostris accessit.
„ Oriturque confidentia non parva de summa ipsius bonitate
,^ quam novinms, ut cum quem Vestrum sentimus, tainquam
,, vere creatura m Vestra m Servitiis Vestris paratum , Vestrae
jy Celsitudini tenerrime comraendemus , ut ejus devotione ac
^ viitute precognita eom ceu Vestrom , quia sic est , paterna
^y dilezione traclctis , bcnevolentiara omnem eidem a Vestra
^ Celsitudine conferendam noscrae devotioni singolarius ascriptu-
y^ ri , & ad Vota Celsitudinis Vestrae parati . XXV L Junii
,5 Vili. Ind,
Rcplicatae fuerunt snprascriptae Lifferae die XV. Julii PIIL
Ind.
E nello stesso Quiiderno uhinto pag. 40. t. si legge:
\'PIETRO DEL LANTE
lój
Dilecussimo Nostro , & Insigni Viro , D. Jacobo de Appiano
t^ Pisani Populi ac Nostro Cancellano ec*
jy Dilectissime Nobis; Significantes Illustri PnEcipi & Ex-
^ Celso Dno Dno Corniti Virtutum gratissimam animjs No*
jy stris Pfomotionem Reverendi in Xpo Patris ii Dui Dni F.
fy del Lante ad Sedem Lunen. Ecclesiae in Episcópum a San-
^^ dissimo Dnb Nostro promoti , eumque e}as Celsitudinis de-
^ votissimum Scrvltorem eidem Dno intime couimendantes , di-
,5 leclionem ac ptudcntlanj tiiani strifte requirimus & orta-
^5 mur, quatenus effeaiva ope id ipstim qiiod de ipsius Epi-
,, scopi recomendatione cupimus, tam prò salute Patrie, quam
^j prò ipsius Dni Episcopi Servitoris ipsius ì3nì notitia ple-
I, niori, solicitus opereris, ut ipse Dnus Comes eum , tamquam
„ PisanuDi, habentem praecipne animum ad ipsius Dni man-
y^ data dispositum , in Servitorern suum recipere & acceptare
y, dignetur , & habeat tamquam ejus Creaturam In singiilis,
► ^ sic enim est, paterna dilezione & benevolentia recomissam ;
,^ sic enim firmiter speramus , Te \alere , & votivis felici-
^^ tari succcssibus, ceu nos ipsos , unanìraiter cupientes . Su»
9, prascripta Die^i .y ,
Avendo queste Lettele Ha. Da^a del Giugno e respettiva-
mehte del Luglio di queU' anna, liacui correva V Indizione
Vili. , ci mostra la Tavola Cronologica , riportata dal Morery
Grani DiBionnair. Historiq. Art. Indiffionf eh' esse furon scrit-
^te neir anno 1385, dell' Era\ l^tgare^ corrispondente al 1386,
I deir antico Stile' risano ' . Con i? ragione > adunque abbiam detto
'nella precedente. Not. io. v che^ V assunzione di Francesco
Lante al Vcitatado di Zj//?/ ^ejui nell' anno 1385. dell' £r^
Volgare^ dipartendoci dall* UghcUi e dal P. Antonio da Ter-
rinca> che la segnarono, il primo udranno 1386.. ed il
secondo nell* acno 1384. V i;
(^a) Ognua sa, chs il Tronca negli Annali Pisani pag>
i68
PIETRO DEL LANTE
343- ® 355» ^ *^ Fabbrucci fra gli Opnscùft raccolti dal Ca-
logera Tùm, XXL pag. 21, e segg.^ e Tgni. XXII L pag. 3. è
segg, , e dopo di loro il Politi Orat. Panegyr. de Land. Academ,
Pìs, p/fg. 5. e 6, , ed il eh, Tiraboschi nella Siorìa deità Let-
teratura Itaftana , secondo V Ediz, di Modena del i^iS- Tùm,
IV* pag. 61. e Tom. l\ pag. 250., ammettono essere stato fon-
dato e stabilito lo Studh Pisano nell* anno 1339. (cioè 1338.
secondo 1* Era Volgare ) ed esser divenuto Studh Generale nell'
anno 1343. in vigor d* un Breve allora spedito dal Pontefice
Clemente VL Senza riandar quivi gli argomenti * che potrcb*
bero condurre ad assegnare a quello Studio Generale una più
antica origine » e che sono stati accennati nella Noe. '^S, al-
le Memorie di Francesco Tigrini nel Tom, L della presente
Raccolta , per poter fondamente congetturare , che in Patria
studiasse il nostro Pietro > Lante la Giurisprudenza , ci basta t
che quando gli occorse d' appUcarvisi* lo che, per quello s' è
detto nella Not, 6., non potè avvenire se non intorno al 1350.,
già esistesse in Pisa lo Studio ^ e fosse accreditato e Generale^
come i divisati Scrittori non negano , anzi positivamente ac^
cordano , . . ; . 1 :
(13) Ved. Calogeri Tom, XXIIL pag. 18./ e r ii{ffi"., e; la
Ìh^i*l%. alle suddette Memorie di Francesco : Tigrini .
(14) Nella Cronica di* Pisa appresso il Muratori, Ren ItaL
Script. Tom. XV. col, 105^. 1 si vede nominato Messer Piero
dell* Ante Giudice , E negli Annali Pisani del Tronci pag, 4^5.
si trova similmente nominato Pietro del Lante Giudice , Che
con questo titolo di Giudice si distinguessero nel medio evo
i Giureconsulti , non ha bisogno di prova , avendolo già : am-
piamente dimostrato il Sigon. Hisfor, Banon, Lib^ JX. in fi8,\
il Du- Gange Glossar, med. & injim. Latinie, in Verb, Judices ^
il Grandi Nat. 30. ad Epist, de Pandelt. pag, 99. , ed il
Cav. dal Borgo nella Dissertaz, st$lC Orìgine deit Università Pi-
sana §. 43, Lo stesso Trofei nei citati ^nnsii. Pisani , pag.
PIETRO ÙEL LANTE
i6g
41 j. dice del nostro Pietro » eh' ci si diede alt Avvocazione^
Nelle Memorie d' Uomini Illustri Pisani^ scritte dal Roncioni^
xiou meno che nell* Indice di Famiglie Pisane Antiche , conser-
vato neir Archivio Capitolare , si dice ♦ che Piero di Michela
( Lante ) si dottoro in Legge Canonica e Civile ^ e si soggiunge ^
che divenne per mezzo di quelle eccellentissimo ^ e che passato
dipoi a Roma, riuscì il migliore Avvocato che avessero i suoi
tempi, E dal Cartar. , Syllab, AdvóCat, Sacr. Consiseor. pag. 31. e
segg.f ove a lungo parla d'Agostino Lante Figlio (come vedremo
in appresso ) del nostro Pietro , si vede questo nominato Pe-
trus Lantis de Pisis Lcgum Do&or . Con gli Storici concorda-»
no i Pubblici Mofiumenti , avvegnaché nell' Indice dei Godimenti
degli Anzianati e Priorati ^ conservato nel Pubblico Archivio delift
Comunità di Pssa^ alla pag. 128., ove è registrato il nome di
Pietro Lante come Anziano Tanno 1370,, si legge: D. P/V^
rus Jurisperittts » In due Conferme , che il nostro Pietro fece
itel carattere di Sena t or di Roma di certi Statuti di quella
Città» e che dovremo riferire altrove, ei s* intitolò, una voV
ta , Nas Petrus de Lante de Pisis Legum DoSor , ed altra
volta, Nos Petrus de Lante de Pisis j, LA D* ; e il Diploma
deir Imperator Venceslao , già rammentato nella Not. 5, , lo
▼egghiam diretto Nobili Petro Lantis de Pisis Legum Dolori -
(15) La SepoUraT Epigrafe^ che abbiam riportata, è scol-
pita in giro neir estremità d' un Marmo , che tuttora esiste
nella Chiesa di S, Maria d' Araceli di Roma » nel quale si
vede altresì scolpita in basso rilievo V intera Effigie di Pietro
Lante in Abito Senatorio^ e si scorgono pure incisi lo Stemma
Gentilizig dello stesso Pietro Lante , consistente in tre Aquile
triangolarmente disposte, e lo Stemma del Senato Romano ^ con-
sistente nelle due Chiavi Pontificie accompagnate dalle lettere
S. P. Q* R. Se fosse vera V opinione d' alcuni, riferita nell'
Istoria di Sozomeno Pistojese fra gli Scrittori di Cose Italiche
pubblicati in Firenze V anno 1748. coi 118. e seg,^ nelle Cro-
Tm, III. Y
i&i
;no
PIETRO DEL LANTE
nif^f di Pisa attribuite al Marangotte fra ì eitaci S^'rhtcrt éS
OffM. lìa^chf coL SC^tf a dal Cav. dal Borgo nelle Disseria-
zioffi sopra i* /storia Pisana Tom, I, Par, L Dissertaz, 4^ $. 1^
P^£' S'5. , cioè» eh© sul SepoUro dell' Imperator Federigo H. ,
morto Tanna 1150. > e sepolto in Palermo» fosse fin d' allo-
jra incisa la seguente Epigrafe:
Si probitas sensus > vinutnm copia , census ,
Nf^bilìtas orti posseut resistere morti ,
Non firet extinBus Fridericus y qui jacet intns
potrebbe immaginarli , che da quella avesse preso norma chi
fece nel decimoquinto secolo V Epigrafe posta sul Sepolcro di
Pietro Lante. Ma se» come mostrò di dubitarne lo stesso Cav.
dal Borgo, avesse alcuno modernamente in%*entata in rapporto
air Imperator Federigo II la divisata Epigrafe^ si potrebbe al-
lora congetturare, che V inventore ne prendesse il modello da
quella, che «ul Sepolcro di Pietro Lante si legge. Un' auren*
tica esattissima Copia del divisato Marmti Sepolcrale del nostro
Pietro, con V Effigie^ Epigrafe^ e Stemmi y che abbiamo indi-
cato , si conserva negli Atti di Giuseppe Simonetti Notavo
della Curia del Campidoglio di Roma , ivi riposta il dì -.
Luglio 1^80.
{\6) Nella Not. 30. al Discorso Aaademico suir Istoria Let-
teraria Pisana pag. 52. fa detto, che il nostro Pietro Lante
era Professore di Giurisprudenza nel Patrio Liceo rcrso 1* an-
no 1360. Noi pure crediamo, che lo fosse, se non in quel
tempo, almeno avanti V anno 1377. L' accurato Istorico Ron^^
cloni, cui poterono due secoli fa esser noti dei Monumenti ^
che oggi sien perduti o sepolti, nelle citate Memorie d^ Uo-
mini lUnstrì Pisani, parlando del nostro Pietro Lante, franca-
mente «crisse: Si dottorò im Legge Canonica e Civile^ e divenuto
per mezzo di quella eecellente ^ Uste assai tempo con rmolta sua
PIETRO DEL LANTS
nt
fama neih Studio Pisano; e lo stesso troviamo scritto nell* /«i^
dice delle Famiglie Antiche Pisane^ conservato nell* Archivio Ca^
pitolare . E' vero che neir anno 1359* fa fatta dal Comune di
Pisa una Riforma y accennata dal Fabbrucci nel Tom, XXIII.
della Raccolta Calogeriana pag, 43, //; fin. e seg. , con la qua-
le dimessi vennero varj Professori dello Studio Pisano . Ma
quella Riforma y quanto può dar luogo a dubitare, che Pie-
tro Lante non fosse Professore nel Patrio Studio subito dopo
la stessa Riforma, e così nel 1360.; altrettanto è incapace
di provare, eh' ei non lo fosse almeno qualche anno dopo,
e prima del 137 4. > tempo in cui , spedito egli Ambasc'iatort^
a Roma, colà si fermò, come vedremo; perchè Io stesso Fab-
brucci nei Tomi XXK e XXIX. dell' indicata Raccolta Caloge-
riana chiaramente dimostra» che appunto sul cader del seco-
lo decimoquarto non mancavano Pubblici Professori allo Studia
Pisano . Toglie però ogni dubbio la seguente Provisione ^ che
dopo stesa la presente Nota troviamo in una Filza esistente
neir Archivio delle Riformagioni di Firenze^ intitolata Provisioni
e Consigli degli Anziani di Pisa dal 1340. al 1360, ma con-
tenente anche dei Monumenti d' epoca posteriore . In quella
Filza a car, 290. si legge :
55 Sextodecimo KaL Januariì £s Providerunt in fri Sapientes
,, Viri super hiis a Dliis Antianis pis. populi elefli secunduni
91 formaui provisionis ipsorum Diìuruni Antianorum super hiis
,5 fade D. L A, MCCCLXX. Ind, odava ydus Ocìubris uten*
jy tium generali bailia quam ipsi D, Antiani pis. populi ha-
^j buerunt a comuni pis. ex forma majoris & generalis Con-
9) silii celebrati in pis* ma Jori Ec^la suprascriptis anno 2c
^ Ind. tertio nonas Ocìubris & ea die ratificati per Consilium
99 pis, populi . E e predica bailia in hiis utentes providendo
^y elegerunt partitu fafto inter eos ad den. albos & giallos
99 D, Petrum quondam Ser Michaelis Lantis de Vico Legum
docìorem Civem pis. ad legendum & super legendo in Civir*
Y <i
n^
PIETRO DEL LANTE
^ Pis. quibuscunique audire volentibus lc:ìuram ordinariam Di-
^ gesti Vet. bine ad - fcstum S. Luce mcnsìs Ocìubris proxi-
3^ me venturi ad salarium 6t cum salario fior* centum de
59 auro «ibi solvend. de Camera pis. comunis sine aliqua re*
„ tentione cabelle palarli poncium & diricì. scripturarum sine
,3 aliqua provisione inde fienda a Dnis Antianis pis, populi
^ hoc modo videlicct med. difli salarii in medio àiùì tempo-
^ ris & allam mediet, in fine dicli temporis ,, .
Non è espresso in quella Ptovisione il preciso anno» in
cui emanasse , ma possiam crederla ^ o del medesimo anno
ig^o. ivi enunciato, o d* un epoca poco posteriore; e sebbe-
ne non ci mostri essa Lettore in Pisa il nostro Pietro Lan-
te , se non per dieci mesi , abbiamo perù luogo di conget^
turare , che altre volte ancora gli venisse conferito o con-
fermato tale incarico, come costa esser seguito iL* altri 'Prc^
fessuri dello Studia Pisano , e si potrà sj>ecia Unente diìnò*-
strare pubblicando le Memorie di Francesco di Bartolo da
Buti .
Che poi $' occupasse il nostro Pietro anche in comen-
^are /ed interpretare il Patria Stati/ta , si raccoglie da cer-
te Annotazioni , che infra le altre si leggono in alcuni
JEsenipiari degli Statuti Pisani , ed in principio delle quali
»i trova scritto : Quid hodie de Donamentis tenendtém sit, se*
i^undum Consilia data per Dmm Pctrum Dm A Ibi zi ^ £>. La^,
,,*.-, D. Petrum de Peccioti ^ D. Petrum Lantem, & dli&s
Doffores Pisanae Civitatis super Cap, Consti^ut. Quid Maritm
ex ^morte Uxorls &c. Tenendum $st , ^uod in cùsu quo Mu-
per praetnariatur l^tro 5cc*
(i7) Tanto nelle Memorie d' Uomini /llustrì Pisani rae-
^olte dal Ronciocj , quanto neil* lndi£€ di Famìglie Antiche
Pisane esistente ikU* Archivia Capitolare , e negli Annali Pi-
sani del Tronci alla pag. 4^7- ^ ^oi^ meno , che nel più
Ti:»lte citato Jlìstretìo S Noiijùe ddU f^mfgfta Laute ^ e mei-
PIETRO DEL LANTE
173
le Memorie della Chiesa di Araceli del Casimiro, riferite an-
che dal Vendercini Ser. Cronaiog. de Senatori Rofi* pag. 58*,
si dice, che il nostro Pietro Lante fu Avvocalo Concistoria-
le . Non parlò su di ciò con egual franchezza il Cartar^
Sylìab. AdvQcat. Sacr> Consistor. pag. \6, , essendosi semplice-
mente espresso, Petrus de Pisis a damnatae memoria^
authore describìtur anno Dom. ìS'Jg. Advocatus Papalis Consisto*
rii . Aliquis asseruit Petrum hnnc Lantensis prosapiae germen ,
Ma se al dire dell* Autore citato dal Cartario ( che pos-
siam dubitare fosse Carlo Molineo Autore d' Opere non ap-
provate da Roma ) era Avvocato Concistoriale nel 13^8. un
Pietro da Pisa , con ragione disse altri ( al riferir del me-
desimo Cartario ), eh* ei fosse Pietro Lante; ed a lui per-
ciò non a torto attribuirono il carattere d' Avvocato Conci*
storiale il Roncioni » il Tronci, ed il Casimiro; perchè, co-
me vtidremo in appresso , già era passato Pietro Lante a
dimorare in Roma fino dell* anno 1377* > e d' altronde Mon
è noto altro Giureconsulto Pisano denominato Pietro , che
potesse in quel tempo esercitare in Roma V Avvocatura Con*
€i stori ale : sapendosi bensì , che allor viveva Pietro di M,
Albizo da Vico, assai celebre Giureconsulto Pisano, ma sa-
pendosi ugualmente, che il medesimo, benché impiegato egli
pure dalla Patria in varie Ambascerie^ nominatamente anche
al Pontefice, mai però fissò né in Roma, né altrove, fuor
che in Patria , la sua stabil dimora . Non ci fermere-
mo quivi a porre in vista quanto sia stato sempre rispet-
tabile in Roma il Ceto degli Avvocati Concistoriali , rimet-
tendoci su di ciò al Cartario Op, cit, , al Rubeo nell* Opti-
siolo di Advocat, Consistor, , al Card. Gio, Batista de Luca
nella Relazione della Rom» Cur. Disc. 46. §. 3. , ed all' Av-
vocato Francesco Maria Costantini nel suo Vat. Decisiv. 518.,
num. 38. 44. , e 64. E piuttosto a gloria di Pisa ci fare-
mo a considerare, che a quel rispettabil Ceto, oltre Pietra
174
PIETRO DEL LANTB
Lante, furon pure ascritti non pochi altri Pisani, cioè, nel-
lo stesso decimoquarto secolo Matteo Faugli ovver da Fau*
glia, rammentato nella Nat. 30. al Discorso Accademico suH*
Istoria Letteraria Pisana pag. 53 *, nel secolo decimoquinto»
non solo Agostino Lante Figlio del nostro Pietro , di cui
a lungo parla il Cartario Op. cit. pag, 21-, ma ancora Bor-
gondio Leoli» di cui fann* onorcvol menzione il Guicciardi-
ni Stor. d' Ital Lìb. IL in principe , il eh. Tanucci Bifes.
sccond. deir lUo Antico delle Pandette ec, Lib. IL Cap, 2. pag,
139., e la Not, 55. al citato Discorso Accademico sulC Istoria
Letteraria Pisana ; e nel decimosesto secolo Niccolò Angeli ,
commendati nella Nat, 61. pag. ilo., e nella Not, (Jj. pag.
131, allo stesso Discorso Accademico.
(18) Il Diploma deir Imperator Venceslao del dì 14. Ot-
tobre 1399 » già pia volte rammentato e da riferirsi estesa-
mente altrove, si vede diretto Nobili Petro Lantis de Pisis^
Legum Dolori , Apostolicae Sedis Nuncio dudum ad Majestatem
Nostram destinato , Nostro in Romana Curia Advùcato fideli di"
ieffo &c. Verisimllmente da questo carattere d' Avvocato Impe^
riale , di cui era decorato in Roma il nostro Pietro , dò-
rivo quanto di lui si narra negli Annali Pisani del Tronci
alla pag. 41^.» ove si dice, che a lui ricorrevano tutti gli
Alemanni , ed era divenuto confidenti ssimo di quella Nazione .
(19) L' Indice dei Godimenti degli Anzianati e Priorati %
conservato nel Pubblico Archivio della Comunità di Pisa , ci dà
contezza, che il nostro Pietro Lante fu Anziano in Pisa sua
Patria negli anni 1365, I3"0, e 1325*
(20) Che Pietro Lante fosse Vicario ^ o vogliam dire Co*
vernatore in Lucca per la Repubblica Pisana, concordemente
lo asseriscono il Roncioni nelle Memorie d* Uomini Illustri Pi*
sani y V Indice delle Famiglie Antiche Pisane conservato nell' Ar^
chivio del Capitolo della Chiesa Primaziaie di Pisa ^ il Tronci,
tanto negli Annali Pisani stampati in Livorno V anno 1682.
PIETRO DEL lANTE
m
alla piJg' 4i?> quanto net Tom. L della sua Opera ms, /tell&
Famiglie Pisane antiche e moderne , conservata originalmente in
Pisa appresso la nobil Famiglia del Tono ; il più volte al*-
legato Ristretto di Notizie riguardanti la Famiglia Lante , e
r Anonimo Autore del Libro ms.y intitolato Memoires ou Eclair*
iissements sur la Maison de Lante , Degri Ii\ E combinando
insieme questi Storici > se ne potrebbe inferire, che fosse il
nostro Pietro al Governo di Lucca due volte» prima, cioè,
nel 1363., e dipoi nel 1369., o per meglio dire nel 1568,
secondo T Era Volgare. Non abbiam ragione di dubitare di
tal asserzione, quando realmente Lucca era in quei tempi
soggetta ai Pisani, che ne avevano acquistata' la Signoria sot-
to la condotta di Uguccione della Fagluola verso il 1315»
come narrano la Cronica di Pisa appresso il Muratori, Rer^
hai. Script. Tom. XV ioL 991. e segg,^ e T Ammirato, Stor.
Fior. Lih. Vi pag. ipd. -, V avevan conservata o riacquistata >.
malgrado i centrar) sforzi dei Fiorentini , e contro di lora
pugnando, 1* anno 134^2., come oltre la detta Cronica di Pisa
appresso il Muratori Op. cit. dalla col. 1007, fino alla coi,
loiL, e r Ammirato detta Stor. Fior. Lib. /X pag. 334., ci
avvisano a detto anno 1342. gli Annali Pisani del Tronci , la
Cronica Pisana attribuita al Marangone, e Massimiliano Mure-
na nella Vita di Ruberto Re di Napoli; ne avevano ottenuta
la conferma V anno 1355- dall* Imperator Carlo IV. col Di^
ploma riferito dal Tronci ne' citati Annali Pisani pag. 3^9, e
segg.^ e dal Cav. dal Borgo nella Raccolta di scelti Diplomi
Pisani pag. 51. e segg.\ e solamente rimasero privi di tal Si^
gfioria neir anno T369. Stile Pisano^ per ÌKCessiofie^ che Gio-
vanni deir Agnello, allora Doge di Pisa^ ne fece al menzio*
nato Imperatore, come riferiscono la citata Cronica di Pisa
appresso il Muratori , Rcr. /tal. Script. Tom* XV. coL T049. > ®
gli Annali Pisani del Tronci pag. 41-- e seggr^ avendo dì-
poi ricuperata Lucca la Ubcrtti, come conchiudc V Ammi-
i7<5
PIETRO DEL LANTS
rato, Stùr. Fhr. Ltb. XIIL pag. 475, nel 1370. per opera
de* Fiorentini , i quali di U a non molto , cioè verso gli anni
1429. e seguenti» al dire dello stesso Ammirato e d' altri
Storici allegati dal Cav. dal Borgo nelle Note alle Notizie
Istoriche di l^olterra del Cecina pag, 221,, tentarono, benché
inutilmente, ogni arte per soggettarla al loro Dominio. D* al-
tronde è bea verisimile , che Pisa confidasse il Governo di
una Città così rispettabile ed importante , qual* era Luct
ca , ai suoi Cittadini di maggior distinzione e di migliar
senno » e conseguentemente anche al nostro Pietro Lante •
In • fatti , quasi nel momento di scrivere queste Memorie ci
si porge il fortunato riscontro di trovare in una Filza ài
Provvisioni e Consigli degli Anziani di Pisa dal 1292. al X371.,
esistente nell* Archivio delle Riformagioni di Firenze ^ a car.
436. certa Deliberazione degli Anziani di Pisa emanata Domi^
nice Incarnationis Anno millesimo trecentesimo sexageiimo quarto
Indi&ione prima die Kalendarum Junii ( corrispondente all' an-
no 1363, dell' Era Volgare ) in cui si legge; ^ Nos Antiani
^ Pisani populi &c. Confidentes de fide , Jegalitate , & prò-
55 bitate Sapientum & discretorum Virorum dni Pieri Lantis
,, Jurlsperiti , Contis Aiutamichristo, & Andree Scarsi, Civium
99 Pisanorum, noviter eleclorum a Comuni & prò Comuni pi-
,> sano in Castellanos Castri Auguste Lucane Civitatis & Re-
^5 ftores Masnadarum ab equo & pede pisani Comunis Luce
,j coramorantium prò termino sex mensiura hodie inceptorum»
9) Xpi nomine invocato eligimus , facimus 4c constituimus
99 prefdtos dnum Pierum , Contem , & AnJreani nostros , &
,9 Comunis , U populi pisani Vìcarios in difla Civitate Lu-
^y cana & cjus Castro Auguste predico, & in Burgis & Sub-
p burgis, Comitatu , fortia * & distridu di£le Civitatis Luca-
9, ne , durante dicìo eoruui officio Castellanatus & Redoratus ;
„ Qui Vicarii per dicluin tcmpus habeant in dicìa Civitate
yj Lucana , ejus Castro Auguste , Burgis & Subburgis , Comi-
PIETRO DEL LANTE
59 tatù, fortìa« & distrlclu Lucano ofHcium & omnem Jurisdi-*
,5 ftionem civilem & criminalem , & merum & mixaim Im-
99 perium & gladii potestatem in civilibus Se crìuiinalibus,
„ quam & quod & prout nos &c. habemus &c. ,, Tanto più
volentieri rendiamo pubblico questo Monumento , in quanto
che, oltre ad essere onorevole pel nostro Pietro Lante, è an-
che glorioso per Pisa , giovando mirabilmente a smentir©
( senza bisogno di ricorrere ad altre prove , che pur non
mancherebbero ) V asserzione , che Francesco Guicciardini nella
sua Istoria d^ iialia Lib. IL pag, 38. t, pose in booca del
Vescovo Soderini Oratore dei Fiorentini a Carlo Vili. Re di
Francia sul finir del secolo decimoquinto > cioè, che Pisa non
avesse mai potuto dominar Lucca Città tanto vicina ,
(21) Nella citata Cronica di Pisa appresso il Muratori»
Rer. Ita/. Script. Tom. XF. coL 1052., nell' altra Cronica Pisa^
na attribuita al Marangone col. 751. e sej.^ e negli Annali
Pisani del Tronci pag, 425. si dice, che nell' anno 1370,,
Messcr Pietro del Lante distinto col titolo di Giudice^ insie-
me con altri Cittadini Pisani ^ fra i quali il già lodato M.
Piero dì M. Albizo da Vico , fìi spedito Ambasciatore per il
Comune di Pisa all' Imperator Carlo IV. allora dimorante in
Lucca , Di quest' Ambasceria del nostro Pietro al mentovato
Imperatore parlano ancora il Roncioni nelle Memorie d* Uomi-
ni Illustri Pisani , V Indice delie Famiglie Antiche Pisane con-
servato neir Archivio Capitolare^ X altrove allegato Ristretto dì
Notizie riguardanti la Famiglia Lante , e le citate Memoires
ou Eclaircissements sur la Maison de Lante Degrè /K , riferen-
dola all'anno 1369., corrispondente appunto all'anno 13^0.
segnato nelle sopra enunciate Croniche secondo lo Stile Pisano ^
come in rapporto alla prima di cssq avverti il Muratori nel-
la Prefazione pag. 973. Quanto fosse importante e delicata
quest' Ambasceria^ ben si comprende al riflettere, che il nostro
Pietro, insiem con gli altri Ambasciatori Pisani , doveron sof-
Tvm. Hi. Z
J
'78
PIETRO DEL LANTE
frire d* esser ricenucì ia Lucca dall' Imperatore, a eiii erana
«tati spediti, come ci avvi sana la Cromica di Pisa appresso il
Mutatasi, Rer, luL Script, d. Tarn. Xr, col, I052. , e il Troii-
ci d. fiag. 425-, e ci confermano le Capitolazioni «iicce«siva-
mente stipulata fra '1 medesimo Imperatore ed i Pisani, ac-
cennate dalla citata* Cronica appresa il Muratori d. 7Vw. XI'
$oL 1055.» e più estesamente riferite dal Tronci pag. 427.;
«ielle quali fralle altre cose fu convenuto , che Sua Maestà
dovesse rilassare gli Amb^siiatcri » et altri Pisani * che tenevi^
prigioui i» Lucca , t restituire tutti alla sua grazia : come in
fatti, al dire di quei medesimi Storici nei luoghi ora citati,
dipoi seguì .
(22) Che Pietro Lante fosse spedito Ambasciatore anche ai
Bolognesi, lo affermano le Memorie d' L'omini Illustri Pisasti del
Roncioni , V Indice di Famiglie Pisane Antiche più volte nomi-
nato , ed il citato Ristret^u di Notizie della Famiglia Lante ,
dicendo concordemente, che ciò segui V anno iS'^o.
(23) Ved. li Scrittori e Monumenti citati nella Not. ante-
cedente. Ciò segui, secondo alcuni, T anno 1377 , e secondo al-
tri, -diupo il ritorno di quel Pontefice da Avignone a Roma,
che combina appunto colT anno iS'^^.i giacche 11 Pontefice
Gregorio XL partì da Avignone sul finire dell* anno I3"ó,
dell' Era Volgare ^ giunse a Roma nei primi giorni dell* anno
"'3;^-» ^ mori nei primi mesi del 13^8., come si raccoglie
dalla di lui Vita appresso il Muratori, Rer. JiaL Script. Tom,
III. Par, IL coi 652. E se dobbìam credere, come pare ci
rappresentino i sopra Indicati Scrittori, che Ja divisata Amba-
sceria fosse interamente affidata al solo Pietro Lante, e che,
come chlaramunrc ci avvisano il Tronci e il citato Autore
delle Memoires ou Eclaircissements &c. , avesse quella sjìcdj^lone
in oggetto di persuadere il Pontefice, che non era delT in-
teresse dei Pisani il ritirarsi allora dalT amicizia dei Fioren-
tini , come il Pontefice avrebbe voluto , fa niolt' onore al
PIETRO DEL LANTE
'^9
nostro Pietro, che a lui solo venisse addossata sì fetta com*
missione , ben delicata » a dir vero » e sommamente irapor*
tante per i Pisani» ai quali 1* amicizia con i Fiorentini pro-
dotto avdva r infausto effetto di ritnlnete anch' essi involti
neir Interdetto Pofir/ficio, a cui soggiacque in quel tempo Fi-
renze, come ci referisce il eh. P. Mattel > Hhtor. Pis. Ecciet.
Tom. IL pag. loi. In fatti il Tronci he. cìt. chiaramente
dice, che per tale Ambasceria il nostro Pietro Lante venne
prescelto, come persona d* intendimento f prudenza,
(34) Ve^g* quanto si è detco nella Not. i^, e nella Not. 18.
(25) Che fosse conferita al nostro Pietro Lante, e per
due volte, la Carica di Senator di Roma ^ non può ammetter
contradizione, avendosene le più sicure e più incontrastabili
testimonianze. In fatti, non solamente lo dicono il Rondoni
e gli altri Autori sopra indicati , ma chiaramente si rileva
dalla Sepolcrale Epigrafe posta al nostro Pietro in Roma, ove
si legge. Gloria Senatus quem bis jam rexerat Urbis; e viepiù
ce ne assicurano gli Atti ^ che tuttor si conservano nel Cam-
pidoglio y emanati dal nostro Pietro nel carattere appunto di
Senator di Roma ; fra i quali ci contenteremo di accennare
una Sentenza data dallo stesso Pietro Lante il di i. Dicem-
bre 1380,, e pubblicata da Paolo Cenci CmcetUer del Campi-
doglio ^ rammentata nelle citate Memoires ou Eclaircissements &c. #
e di riportare due Ctnfirme , che al dire del citato A^endet-
tini fece il medesimo Pietro Lante di certi Statuti di Roma >
la prima delle quali Conferme si vede cosi concepita : Anntt
Dfti 1380. Ifid. Il' die ultima Offobris Pontijkatus Urbani PP,
VI. Nos Petrus de Lanft de Pisis ^ Legum Do&or ^ Dei grati a
Aimae Urbis Regens in Officio Sénatoris^ Decreto & aiitlioritate
Sacri Senatus confirmamus praesentia Statuta Mertatornm P^tnnurum
Urbis 5cc. L^ altra è ne' seguenti ccrmini : A, D. 138 1» die a.
Septembris Imi. l\ Nos Petrus de Lante de Pisis J. U D. Dei
gìratia Atmac Urbis iterum Senaior iUustris ad benepiar/t, D. .V*
Z 2
i8o
PIETRO DEL LANTE
PP, praesentia Statuti Mercat, Urbis decreto & aucl, Sacr. Sé-
nattfs conjìrmamns ice. Sono veramente discordi i già mentovati
Scrittori nel divisarci 1' epoca, della Digmtà S^nasoria del no-
stro Pietro, dicendo taluno, che el ne godesse nel 1338. e
nel 1380., riferendola alcuni al Pontificato di Gregorio Xl. »
altri a quello di Urbano VL, altri a quello di Bonifezio IX.
Ma r accurata Serie Cronolùgica de* Senatori di Roma del Ven-
dettini , e molto più i riportati Atti chiaramente dimostra^
no , che cuoprì Pietro Lantc quella Carica , per la prima vol-
ta nel 1380., e per la seconda volta nel 1381., e così sem-
pre nel Pontificato d' Urbano VI., che, come ognun sa, suc-
cesse a Gregorio XI. nel 1378,, e governò la Chiesa fino
al 1389 , nel quaT anno soltanto gli successe Bonifazio IX.
Quanto fosse luminosa la Carica di Senator di Rama due vol-
te conferita a Pietro Lante, ben si comprende, se si rifletta,
che ambirono d* esserne rivestiti i Pontefici Niccolò 111. e
Martino IV., i Re di Sicilia Carlo d' Angiò, Roberto, e La-
dislao, r Infante di Castiglia Don Enrico, e Ugo Lusignano
Re di Cipro ; e per conseguirla si resero emulc, e fra lor
contesero le due nobilissime Romane Famiglie de' Colonnesi
e degli Orsini , come ci avvisano il Fenzon. in Annot. ad
Siatut. Urb, Cap. 3. num, 5. pag, aó. e 27., i Frammenti di
Storia Pisana pubblicati dal Muratori , Rer. ItaU Ssript. Tom.
XXIV. coi, 6^^, ann. 1266. e col. 687. ann, 12^9., il medesi-
pio Muratori, Antìq, Med. Aev. Disserta Q.%. secondo V Ediz.
d^ Arezzo Tom, K col. 4^6. e seg, , il Murena nella Fifa di
Roberto Re di Napoli pag, ^. e 152., e più estesamente d'
ogni altro il Vendcttini nell* Opera del Senato Romano LUk IIL
Cap. j. a. e 3., e nella Serie Cronologica de' Senatori di Roma
pag. 12, 13, 14. 15. 22. 25. 72* e 74. Ed a gloria di Pisa,
noti mcn che della Famiglia Lante, ci sia permesso il ram-
mentare, che la stessa cospicua Carica di Senator di Roma
V aveva coperta fino del 1359. Lodovico della Rocca Pisano,,
PIETRO DEL LANTE
i8i
come narra il citato Vendettinx , ed osservò il dotto Autore
del Discorso Accademico sulC Istoria Letteraria Pi nana detta Not,
30. pag. 52. ; che al dire del Cartario 0/>. cit. detta pag. 22. ,
delle citate Memoires ou Eclaircissemments sur la Maison de Lan-
te^ Degre K, e del Vendettini laog» citato pag. loo. , la cuo-
prì pure negli anni 1496. 1497. e 1502. un Lorenzo de' Lau-
ti Pronipote del nostro Pietro , e denominato da Siena , per-
chè il di lui Padre, che Pietro pur si chiamava, ed era nato
da Agostino uno dei Figli dello stesso nostro Pietro» stabili
in Siena un ramo della Famiglia Lante oggi colà estinto;
e che anche Antonio Lanti Figlio del mentovato Lorenzo la
cuoprl neir anno 1503.
(26) Neppure può revocarsi in dubbio, che Pietro Lan-
te fosse decorato in Roma con la Carica di Maresciallo Pon-
tificio y Carica, di cui è ben nota la dignità e 1* importan-
za, specialmente in tempo di Sede vacante ^ rilevandosi que-
sto pure dalla Sepolcrale Epigrafe del nostro Pietro, ove leg-
giamo , Qui Mareàchakus Summi Pontificis Almi fuerat , Resta
bensì incerto in qual tempo, e sotto qual Pontificato, fos-
se a lui conferita quella onorevol Carica, supponendosi dal
Cartario, che ciò seguisse nel Pontificato d* Urbano VL, e
dall' Autore delle citate Memoires ou Eclaircissemcnts ^ che av-
venisse nel Pontificato di Bonifazio IX* E solamente possia-
mo credere, eh' ei fosse creato Maresciallo dopo essere stato
Senatore y giacché una tale opinione sembra favorita, non so-
lo dair enunciata Sepolcrale Epigrafe^ ove prima nominata si
vede la Dignità Senatoria ^ indi quella di Maresciallo , ma
molto pia dalle riferite Conferme degli Statuti di Roma ^ fat-
te dal nostro Pietro mentre era Senatore y nelle quali ei non
s' intitolù Maresciallo y come s' intitolò dopo di lui altro Se^
natore , phe era insieme Maresciallo , in una simil Conferma
liportata dal Vendettini nell* Opera del Senato Uomano pag.
328* Not. 5., ove si leggj : Avj Damianns Catane i^s de Janua
4 *
4
i89
PIETRO DEI LANTE
Màreseallus Sedis Apoft&licae , a e SS, D. N. PP* MiUs , Dei
grafia Almae Urbis Senat^r iliustris conjìrmamus cc A, I38j>,
ite 25, Jun.
(27) Che il nostro Piacro Larite fosse spedito Ambascia*
tore , o sia Nunzio^ dal Pontefice Bonifazio IX. ali* Imperator
Venceslao * ne abbiamo la chiara testimonianza dello stesso
Imperatore , che indiriizò il più volte rammentato Diploma
del dì 14. Ottobre 1399., da riportarsi in appresso, Nabili
Petrg Lantis de Pisis » Legum Doilori , Apùstolicae Sedis Nhh-
fio dudum ad Maìestatem Nostram destinato. Sapendosi quanto
eran turbolenti per i Pontefici # e per tutto il Mondo Cri-
stiano quei tempi , nei quali già regnava il lagnmevole
Scisma , incominciato poco dopo V Elezione d* Urbano VL
nel 13^8. , terminato in parte con 1' Elezione di Alessan-
dro V. fatta net Cùiicilio di Pisa V anno 1409. ^ e total-
mente poi estinto mediante V Elezione di Martino V, fatta
nel Cuna Ho di Costanza V anno 1417* , può chiunque facil-
mente immaginarsi, quanto importante e delicato esser dovè
{ benché oggi non ci sia noto ) 1* oggetto di quel!' Amba-
sceria •
(28) Di questo Imperiai Diploma già più volte da noi
rammentato» non solamente parlano le Memorie d' lomini II-
lustri Pisani scritte dal Roncioni , V Indice delle Famiglie Pi-
sane Antiche esistente nelT Archivio Capitolare^ lo spesso cita-
to Ristretto di Notizie riguardanti la Famiglia Laute, e gli
Annali Pisani del Tronci alla pag. ^IZ-^ "^* ^^ P^^ ^^ ^tcs*
fo Monsignor Tronci nel Tom, L della sua Opera ms. delle
Famiglie Pisane antiche e moderne riportò estesamente la Co-
pia^ trutta da un autentico Esemplare ai suoi tempi esisten-
te appresso la Famiglia Lante di Pisa . Non la riportò cosi
estesamente» ma ne trascrisse le parti sostanziali e più in-
teressanti , sulla fede » per quanta pare , d* altro autentico
Esemphìre posseduto dall' Eccellentissima Casa Lante di Roma »
PIETRO DEL LANTE
l»S
V Aatarj? del Liòro ms, intitolato Memeircs ou Eclaìr ci s sementi
$ur la Maison ie tante Degrè IK Ed ceca come 1* inmcata
Diploma % secondo la Copia datacene dal Tronci , e secondo
r Autografo da Ijii citato , del qyale si è procurato uu
esacco riscontro , si vede concepito .
VciKCslatÀS Dei Gratia Romanorum Rex semper Augusius g
& Bohcmiac Rex .
^Nobili Petro Lanris de Pisis , Legum Dolori» Aposto-
„ licae Sedis Nuncio dudum ad Majcstatem Nostrani desti-
^, nato , Nostro in Romana Curia Advocato fìdeli , dileflo ,
,, gratiam Regiam , & onine bonnm* Quamquam universorum
jf Fidelium suorum commoditatibus , de innata sibi benignità-
„ tis Cleracntia, Regia teneatur Celsitudo inrendere, & eorum
jy fideliter procurare profeQus > ad iUos tamen singularitata
,5 quadam se conspicit quasi ex debito fore obnoxiam , quos
,, prò honore suo in promotionibus &: agendis suorum Fa*
1^ miliarium videt cum fidcli diligentia laborare in alienis
yj parcibus . Hinc est , quod considerati! multjplicibus tuae
,5 probUatis Oc vjrtutum meritis , gratiosis quoque & studiosis
,^ obsequiis , quibus in promotionibus nostrorum Familiarium
„ in Romana Curia Majestati Nostrae te huc usque acce-
9) ptum reddere studuisti , & rcddere dcbcbis & poteris prae^
^ «tantius in futurum j Te Iiorum intuitu , & univcrsos Li-*
,5 beros tuos ex te legitime descendentes , aUiSoritate Roma-»
„ na Regia» & de certa scicntia ^ nobilitamiis , U ad nobi-
,, litatis gradum gratiosius elevamus, Tcque, & praefacos tuoi
1^ descendentes legitiraos Nobiles constituimus , facimus » &
^ creamus , decerncntes , ut universis flc singulis honoribus»
^^ privilegiis, gratiis, oc immunitatibus, juribus ^ & dignitatibus
t> ex nunc in aneea ubique locorum uti valeatis & potiri »
,j quibus cacteri Nobiles utuntur » & quomodolibet patiuntur.
t84
PIETRO DEL LANTE
9, CaetetTim, de uberiori munlficentiae nostrae dono, ctipiente»
)) quotidianos labores tuos aliqua notabili retributione gratiositis
^ compensare t teque Regalibus Nostris sefvitiis, & Servitomni
^ ac Farailiarium Nostrorurti promotionibus , de prompto effi-
9) cere proraptiorem , Castriim, seu ATcem Massae Lun. Dioeces,»
,, quod ad Nos & Sacrum Romanum Imperiuni percinere
,j dignoscitur, cum ejus Burgo, VilUs , Piscinis , Pascuis» Syl-
^ vis, Nemoribus, Montibus, Alpìbus» Venationibus , Aquis,
,5 Piscationibus , Rivis, Fluminibus, Mari, Littoribus, Vassal-
^ lis » Vassallagiis , Joribus regalibus , & non regalibus , &
j) signanter cura V^illa S, Vitalls, cura Villa Collis, & cum
^, Villa post Roccam, sive subtos Roccam, &c cura aliis suis
,, pertinentìis qulbuscumque , si , & in quantum ad Nos per-
jy tinent in roto , vel in parte , et Nos eadem de jure con-
^ ferre possumus , Tibi , ac tuis descendentibus Icgiriraist in
^ Feudura dedimus , contulimiis, & donavimus , daraus virtù-
9, te praedidorura , audoritate Regia gratiosius conferimus. Se
,j donamus , ita videlicet, ut Tu, & praefati tui descenden-
^ tes legitìmi , praedidura Castrum seu Arcem Massae cum
,5 suis pertlnentiis universis supradidls a Nobis , & Successo-
,5 ribus Nostris Romanls Cmperatoribus & Regibus, & ab ipso
^ Romano Imperio, habere , tenere, & possidere in Feudum
ij debeatis eo modo, & forma, quibus alta bona feudalia a
,5 Nobis , 6c Nostris Anteccssoribus , & Sacro Romano Impe-
99 rio hadenus possidcri in feudum consueverunt , servitiis ta-
^5 raen , & Junbus Nostris , & Imperii , & etiara aliorum
,5 quorumlìbet sempcr salvis. Dantes & concedentes Tibi, &
9, praefatis tuìs descendentibus legitimis , virtute praesentium,
,5 audoritate Romana Regìa , in praefatis Castro seu Arce
jy Massae, ejusque territoriis, & distridu Vassallis , Vassalla-
fy giis , & aliis honoribjs quìbiiscumque , merum & mixtum
^ Imperium , & omnimodam Potestatem , Praeterea ut Tu, &
yy tui praefati descendentes ad obsequia Nostra , & Sacri Im-
PIETRO DEI LANTÉ
y^ perii , tamquam Nobiles , & Imperii Feudales , co quident
99 possitis fieri aptiores» Arma, seu signum Armaturae, prout
,j in praesentibus Fi(floris Magisterio describuntur ( Phtura ,
,5 che realmente, si scorge nelf Autografo ) vobis auftoritate Ro-»
,^ mana Regia concedimiis , & largimur» decernentes , Se vo-
93 lentes expresse , ut Tu , & praefati tui descendente» legi^
,9 timi , Arma praescripra , cum approprlatis sibi colorìbus ^
91 tam in Galea, quam in Clypeo, ubique locorum» in Jo^
95 cis , & serio » & generaliter ubique» & in omni militari
,, exercitio, ac in Nostri Sacri Imperii Servitiis gestare, & por-
„ tare libere valeatis ; non obstantibus Constitutionibus, & Legi^
99 bus in contrarium ficientibus quibuscumque, quorum tenores
,9 praesentibus suflìcienter ii spccialiter, & de verbo ad verbum
99 habere volumus prò expressis . Supplentes omnem defeflum ,
,j si quis forsitan obscuritate , seu dubia interpretatione ver*
99 borum aut sentenciarum , solemnitatibus omissis , seu alia$
99 quomodolibet compertus force in praemissis . Nulli ergo
99 omnino hominum liceat hanc Nostram Nobilitatis , Dona-
^5 tionis , Largitionis , & Decreti Paginam infringerì; » seu ei
,9 quovis ausu temerario quomodolibet contraire . Si quis au*^
,5 tem contrarium attentare praesumpserit » praeter indignatio-
,9 nem Nostram gravissimam , poenam quinquaginta Marcarura.
99 auri purissimi se noferit inrcmìssibiliter incursurum , quae ab
9) eo qui contra fecerit inremissibiliter exigi, & earum medieta-
,9 tem Rcgalis Nostri Aerarii sive Fisci, residuam vero partem
99 injuriam passi usibus deccrnimus adplicari, praesentiiim sub
„ Regiac Nostrae iMajestatis sigillo testimonio Literarum . Da-
,) tum Pragae Anno Domini Millesimo trecentesimo nonagesi-
95 mo . . . Die Quartadecima Oclobris Regnorum Nostrorum Anno
,9 Boemiae trigesimoquarto Roraanorum vero vigesimo primo 99 ,
Ad mandatum Dovììhì Rcgis
Albertus Decanus AUisscgraden.
Joannes de Baml^erg Cane.
J^QfH. IIL A a
i8d
PIETRO DEL lANTE
Questo Diploma^ la di cui Data ora in parte, noa intelligi-
bile crediamo doverla riferire aU' anno 1399.» per adattarla
all' anno ventunesimo della Dignità Imperiale di Venceslao,
recherà forse maraviglia, come si spedisse da quel!' Imperato-
re a favore dì Pietro Lante e sua Descendenza > quando gli
Storici allegati dal Morery Grand Dicttannair. Hhtoriqu. Art.
Malaspine^ e dall* InihofF, Genealog, Vigint, Itlustr. in ItaL FamìL
Edit. Amstehd. ann. 17 io. pég. io. e 11., suppongono, che 11
Marchesato di Massa di Luni lo possedesse da tempo antico
la Famiglia iMalaspina, e passasse nella Famiglia Cibo me-
diante un matrimonio verso la metà de! decimosesto secolo .
Ma primieramente raccogliendosi dal Morery he. cit, , da Scip.
Ammirar. Stor, Fior. Lib. l\ pag. 305. , e dalla V^ta di Ca-
semaio fra le Memorie hiùricke di pia Uomini Illustri &c* ,
ftamp. in Liv3riio V anno 1758., Tom. Il, pag, ^^1^ e 238. ,
che di quel Marchesato ne fu spogliato Ìl Marchese Spinetta
Malaspina dal celebre Castruccio avanti la metà del secolo
decimoquarto; sapendosi che nel 1355. T Imperator Carlo IV,
col Diploma da noi già indicato nella Not. si. dichiarò i Pi-
^ni yicarj Imperiali in Civitate Lucana ^ ejus Castro , & in
diSae Civitatis Lucanae comi tatù , dìstrìBu » & fortia » & in P^
trasarAìa^ & in eius Vicaria ^ Masso Lunigiana, & ejus Vicaria^
Sarzana & ejus Castro t & in Carfagnand ; e nel Cap. 31. del
Lìb, IIL dei veglianti Statuti dì Lnccti^ compilati non prima
del decimoquinto recolo, vedendosi enumerato Gommane Massae
Lunensis con la sua f^caria fra i luoghi soggetti al dominio
della Repubblica Lucchese, si potrebbe congetturare, che que-
ste vicende sofferte dal Marcheiato di Massa di Luni dassero
occasione ali* Imperator Venccslao di disporne a favore di
Pietro Lante e sua Discendenza . Inoltre, comunque dir si
voglia di questa Imperiai Disposizione , rimasta ancora senza
effetto, benché non mancante nel citato Autografo del Cesareu
Sigilla^ si poui almeno eoa ricta ragione conchiudere, che
PIETRO DEL LANTB
i8f
fu sommamente onorevole per il nostro Pietro la divisatar
Cmcessione^ e che essa mirabilmente dimostrò quanto ben si
fosse egli diportato nell* essere Avvocato in Roma per T Im-*
pero, e nell* essere Ambascht^^re all' Imperatore per il Poa^
tefice .
(29) Ved. Not. ìg.
(30) Nel più volte citato LibrQ ms*^ intitolata Atemoirei
ou Eclaircissements , parlandosi del nostro Pietro , n dice : Il
fut un homms de heaucoup de ménte ^ d* un giNind talenta, rtt^
trémement ajfectionc a sa Répt/blique .
(31) Nelle citate Alemoires ec. si soggiunge; La Femme dd
Pierre da tante fut Marguerite Gualandi de la meme Vilh df*
Pise .
(33) Nelle stesse Memoires ec*t parlandosi di Francesco Lan*
te, Canamco Pisano^ e Fratello del nostro Pietro, si dice: Il
y funda ( a Pise ) une Chapelle en san nom , & au nom dò
Pierre san frére^ avec droit de patronage ^ e si cita V Ist rumenta
della Fondazione di quella Cappella sotto il Titolo de Saint
Simon & Saint Jude dans /' Egftse Cathidrale de Pise. Di que-
sta Cappella fa menzione ancora la Decisione dei tre Auditori
del Magistrato Supremo di Firenze^ intitolata Pisana Successionis
Ó* Fi dei commi ss or um de tante del dì 29. Settembre i;;8o. Art. L
pag, 9. e pag. 12. » indicando le Presentazioni fatte alla me*
desima dalla Famiglia Lante di Roma unitamente alla Fa-
miglia Lante di Pisa.
(33) Come si dirà in appresso, Luca Lante uno dei Fi-
gli del nostro Pietro fu Anziano in Pisa per la prima volta
l'anno 1400., onde allora doveva essere almeno d* anni tren*
ta, secondo la tegge Pisana accennata nella Not, ó. Quanda
adunque si abbia a credere , che il menzionato Luca fosse
Figlio di Margherita Gualandi, e non piuttosto d* altra mo-
glie che precedentemente avesse Pietro Lante , e della quale
non si ha la menoma notizia, converrà dire, che con la
A a 2
i
:i88
P!E^T)lO DEL LANTE
•Gualandi fosse già accasato il nostro Pietro fino avanti V
anno 1376-, e cosi molto prima del di lui passaggio a Ro-
roa, seguito soltanto nell* anno 13^7.» come s'è detto nella
Not, 23. E similmente prima di tal passaggio di Pietro Lan-
te a Roma si dovrìi dir fondata da lui e dal suo Fratello
Francesco V enunciata Cappella , se V Istrumenra di tal Fonda-
zione ^ che non abbiamo potuto ritrovare, ma dobbiam pre-
supporre in vista delle Presentazioni accennate nella Nat. 32.,
sia realmente dell'anno 1376.» come si conchiude, parlan-
dosi di quella Fondazione^ nelle citate Memoires ùu Eclaìrcis-
sements sur la Maison de Lantc .
(34) Che Luca, Agostino, e Bartolommeo del Lante fos-
icro Figli del nostro Pietro , ce 1 dimostra un Pubblica Libro
di Notificazioni e Mandate di Contratti esistente nell' Uffizio dei-
h Gabelle de* Contratti di Pisa^ segnato di num. 8., ove a
$ar. 164. si legge: Die Xl^L Januarii 143";^ Dominus Bartolomeus -,
Dominus Augustinus , à' Dominus Lucas , Germani Ù FÌlÌi qttond. Do-
mini Petri del Lante -^ à" quilibet eomm fuerunt notificati^ eo quod
jam sunt plures anni elapsi ipsi fectrunt Divisionem^ & divise-
runt Bona simul communia ^ de qua ìtem Divisione Communi Fio-
rentiae Gabellane non solverunt . Tutti gli vegghìamo in Pisa
nnche dopo il 1403., epoca della morte di Pietro loro Padre;
perchè sebbene, al dire del Cartario Sylkb. 4dvot. Sacr. Con-
iistgr. pag, il., ottenesse il menzionalo Luca un Governo nel
Territorio Bolognese , o nel Pontificato di Martino V., che
Tal' a dire fra '1 1417. e 1 1431., come Yuole il Cartario,
nell' anno secondo del Pontificato d' Eugenio IV. , cioè ver-
so il 1432., come si suppone ncU' enunciato Ristretto i ed al-
tri impieghi ancor più luminosi fossero coperti in Roma ed
altrove , fuori di Pisa , da Agostino e da Bartolommeo , co-
me narra il medesimo Cartario loe, fit., pure non solamente
9Ì dice nelle più volte citate Memoires otà Eciairiissemcnts sur
Zi. Maison 4^ Lante ^ De^re ly\ e /:, cliiì Luca prese moglie
PIETRO DEL LANTE
In Pisa » ma inoltre dalle stesse Memùires , e con maggior
sicurezza ànìV Indice de Godimenti degli Anzianati e Priorati
di Pisa 9 già citato nella Not. 7. e nella Not, 19., si rileva >
che il medesimo Luca era Anziano in. Pisa negli anni 140D'
1402, e 1405. Il primo Libro o Registro dei Dottorati dell'
Università Pisana , conservato nelT Archivio della Curia Arci-
vescovile di Pisa^ a car, 181. 183. 184, 195. 197, e 200. r. ,
mostra , che Bartolommeo era Professor di Canoni in quella l/ifi^
versità ^ non già nelT anno 1349., come erroneamente si ve-
de scritto nella Dissertazione del Fabbrucci inserita nel Tom,
XXIX. della Raccolta Calogeriana pag. 308., forse per abbaglio
occorso nella copia o stampa di quella Dissertazione , ma
negli anni 1433* 1438. e 1442, E quanto ad Agostino , ol-
tre che neir Art. 9. delle Capitolazioni stipulate fra Giovan-
ni Gambacorti Capitano delle Masnade e Difensore del Popolo di
Pisa , e la Repubblica Fiorentina , il dì 8. Dicembre 1407.
Pisano^ e riferite nella Cronica Pisana attribuita al Marangone
€oL ^^1. , vegghiam nominati , fra i Cittadini Pisani malcon-
tenti della Dedizione , che aliar fece il Gambacorti ai fio-
rentini, della stessa Pisa sua Patria, Messer Agostino, e Luca
del Lante , ed il Fratello, apprendiamo ancora dalle citate
Memoìres ou Eclaircissements sur la Maison de tante Degri K»
che lo stesso Agostino s* accasò in Pisa con una Figlia di
Pietro Gaeta ni ,
(35) In fdtti nelle più volte citate Memoires on Eclair-
tissemcnts sur la Maison de tante ^ parlandosi del nostro Pie-
tro, si dice: Jfr cotnme on ne se detacha qu^ a peine de sa
Patrie, Pierre y renvoyà l* un de ses Enfans appelli Lue ^ &
il X* y maria ; e parlandosi poi di Luca si soggiunge : // y
fut Ancien ( en Pise) l* ann. 1400. 1402. 1405», ou il se ma-
ria par ordre de son Pere*
(36) Ved. la Not. tsltima .
(31) C^^ 1^ Famiglia Lante , rispettata da gran tempo
L
*ì^
PIETRO DEL lANTE
in Roma come una delle Magnatizie di quella Metropoli,
tragga da Pisa la sua origine , ed al pari di quella , che
in Pisa solo ai nostri giorni si è estinta, riconosca per co-
mune stipite il nostro Pietro » oltre le Memorie , sì Patrie^
che Domestiche f già più volte allegate, ce 1 dicono il Vi-
viani , Prax. Jurispatran. secondo V Edìz, di Ruma del 1648,
Par, L Lib. HL Cap, 2, num, 94» pag, 139. 1 il Cariar. Syllab.
Advoc. SaCT. Con si ìt or, pag. 31. e seg. , V LTghelli ItaL Sdcr.
secondo 1* Ediz, ài Venezia di Sebastiano Coletti Tom, I. col. 85,
Art, Ostienses & Veliternenses Episcopi num. 98. e Tom, /K
foL 611. Arr. Cremonenses Episcopi num. 61. in fin., il Mar-
chesi nella Galleria dell* Onore Par. IL pag. 254., ove paria
anche con lode del nostro Pietra annoverandone i pregj ; e
fii solennemente deciso in Firenze per due conformi Giudica'
tit come si raccoglie dalla citata Decisione dei tre At^ditori
del Magistrato Supremo riportata nella Not. 32.» e dalla con-
fermatoria Decisione del tre Auditori del Primo Turno delia
R^iOta Fiorentina^ intitolata Pisana Successionis & FìdeicommissO'-
rum de tante del dì 2i2. Giugno 1^81. pag. 27. e segg.y am-
bedue pubblicate in Firenze dai torchj: della Stamperia Bon^
4ucciana V anno i;;8i.
(38) Vegg* ciò, che 5Ì è detto dalla Not. 30. fino alla
Not. 35.
(39) Michele , uno degl* illustri germi della Famiglia
Laute, non nien che di Fisa^ viveva intorno la metà del
secolo decimoquinto, ed era Figlio del già mentovato Lucat
e conseguentemente Nipote del nostro Pietro, come ci avvisa
il Roncioni nelle più volte citate Memorie </' Uomini Illustri
Pisani -t e ci assicurano , tanto il Libro altra volta allegato
di Notificazioni e Mandate di Contratti esistente nelf Uffizio
delle Gabelle de* Ojntratti di Pisa segnato di num. 8* a car.
i6i2. , ove si legge , Die F. Messi s Decembr. 143Z. Michael
Doiìor (élim lilius Lucae del Laute Ci vis Pi sana s &c. notifica'-
PIETRO DEL LANTB
m
vh étc.t quanto il Libro o Registro primo , slmilmente altra
volta allegato , dei Dottorati dell' Università Pisana , conserva-
to neir Archivio della Curia Arcivescovile ài Pisa ^ ove si ve-
drà in appresso , eh' ei fu denominato Michael Lucae del
tante * Fu egli in Pisa uno de* Priori , come ci mostra 1*
Indice dei Godimenti degli Anzi anati e Priorati , ove fra gì*
Individui della Famiglia Laute si trova registrato D. Michael
Lucae Prior A, 1435. » ed anche in altri anni posteriori.
Contrasse egli matrimonio con Caterina di Gherardo Sardi
neir anno 1437* , ciò rilevandosi dalT enunciata Notificazione ^
registrata il dì 5. Dicembre 1437., così concepita: Michael Do-
ffor Filius olim Lucae del Lante Civis Pisanus i&c. notificavi^
quod jam sunt sek menses , vel circa proxime , contraxit ma-
trimonium cum Domina Catarina Uxore sua^ & filia olim G/ie~
rardi de Sardis ; e questa Caterina Sardi era Pisana , per-
chè prescindendo dalle altre prove > che se ne potrebbero
addurre, la stessa Notificazione rammenta il ì'escovo di Spole-
to Fratello di detta Caterina , e d* altronde sappiamo , che
Lotto Sardi Pisano, eletto F^^scovo di Valva e Sulmona V aa-
no 1420. , fu trasferito nell* anno 142'j. al governo della
Chiesa Vescovile di Spoleto , e fini di vivere 1' anno 1445. *
narrandolo il Tronci negli Annali Pisani pag. 506. , e V Ughel-
li neir ItaL Sacr. della citata Ediz. di Venezia Tom. L coL
1381, Art. Valvcnses & Sulmonenses Episcopi num. 46. , e coL
126S. Art. Spoletanì Episcopi num, 59, Del medesimo Miche*
le il precitato Roncioni nelle allegate Memorie d^ Uomini II'-
lustri Pisani j e 1* Indice di Famiglie Antiche Pisane conserva-
to appresso il Capitolo, dicono, Michele di Luca ^ Dottore dì
Legge famoso , fu mandato Oratore alla Repubblica di Fiorenza
due volte ) come si legge nei Libri dei Partiti a car. I^.
a car. 59. à' a car. 4* C anno 1441, e 1445*
(40) Le più volte citate Memoires ou Eclaircissements sur
la Maison de Lante pegrè VL dicono, che il mentovato Mi-
fp2
PIETRO DEL LANTE
chele di Luca Lante cuoprì la Carica de Capìtalne èe t Ap^
fellation de Rome au Capitole » Charge , qu un avoli accoutumé^
de donner toujours dans ce tems là a des gens de la premier
rf qualité . Anche dal Cartario , Syllab. Advocat. Sacr, Comi*
sfor, pag, 31. e seg,^ fra i diversi illustri Soggetti della Fa-
miglia Lante si annovera Michael de Lante de Pisis , Judex
Appellationum^ sive Capitaneus Aimae Urbis a Pio Secundo prò-
mulgatus : notizia , che dee riferirsi appunto a quel Michele
di Luca, di cui ora parliamo, perchè Pio IL fa Pontefice
dair anno 1458. fino al 1464. , e il mentovato Michele di
Luca , che viveva , come abbiam veduto nella precedente
Nota , nel 1435. e nel 1437. > vedremo in appresso, che
prolungò il viver suo oltre 1* anno 1464. Dall' aver coperta
quel Michele in Roma la divisata Carica di Giudice o sia
Capitano delle Appellazioni al Campidoglio y dobbiamo bensì ar-
gumentare quanto grande fosse il merito dello stesso Mi-
chele , e quanto specialmente foss' egli esperto ed accredita-
to nella Legai Facoltà; ma non possiamo inferirne, eh* egli
abbandonasse Pisa sua Patria, e stabilisse in Roma la pro-
pria Famiglia , dimostrando tutto il contrarlo i fatti, che
esporremo nelle Note susseguenti .
(41) Il Fabbrucci nel luogo citato , parlando di Michele
di Luca del Lante , dice eh' ei fu Inter Reformatores Urbis
adleéfus ; e così in fatti apparisce da un Libro di Deliberazio*
ni della Comunità di Pisa dal 1465. al 1469., in cui a car.
50. si legge, che Die quarta Julìi XIIL Inditi. 146^, i Priori
e Collegj di Pisa fra gli altri Riformatori elessero D. Mi^
chaelem de Lante , Ecco una prova ben chiara del di lui
ritorno a Pisa .
{42) Che Michele di Luca del Lante fosse Professore nel
Patrio Liceo verso V anno 1466., con ragione V asserirono il
Fabbrucci nel luogo citato nella Not, 39., e il dotto Autore
del Discorso Accademico sull* Istvria Letteraria Pisana pag. ilT.t
PIETRO DEL lANTE
*9S
perchi realmente dal già citato Librù o Registra Prima dei
Dottorati dell* Università Pisana , a €ar* 43. 48. J)4. 95. to^»
e 108. , apparisce , che Michele di Luca del Lante , come
Professore di Legge in quel!" Università , fti Promotore a duo
Laureandi nel 1466. , a due altri nel 1468. « e a due altri
nel 1470. ; e specialmente a car, 108. , ove è registrato uà.
Dottorato del dì i^. Ottobre 1468*, si legge; Cum igitur Sfie^
ffabiiis & Egregius Vir D* Gaspar de SanSo Angelo Decanut
Calatajubii Terasonen. Dioecesis ^ ac Ssmi in X, Patrit Dni Dni
Pati li Divina Provi denti a PP^ IL Cubitularius *•*.♦,••, hac
pnti infrapta die summo mane per Egregi os Ù Pamosissimos Vi^
ros D, Michaetem Lucae del Lante U. L D.t & D. Lapum dà
Putì guano Pisanos Cives Legum DD: prasentatus fuerit coram ficc.
Ciò sempre pid dimostra , che quel Michele non fissò iti
Roma la sua dimora » ma dopo aver ivi coperta per qual*
che tempo la già divisata Carica di Capitano o Giudice delle
Appellazioni al Campidoglio j si restituì in Pisa sua Patria» e
quivi si trattenne.
(43) Il precitato Indice de* Godimenti degli Anzianati
Priorati ci assicura » che Michele di Luca Lante » oltre ad
essere stato Priore in Pisa V anno 1435.» lo fu ancora ne-
gli anni 1469. e 14"; !• Ecco altra evidente riprova del ris-
torno e permanenza in Pisa di quel Michele, dopo coperta
in Roma V indicata Carica.
^ (44) Dalle Decisioni emanate nella Causa Pisana Successiom
nìs e?* Fideicommisìornm de Lante ^ e già citate nella Not. 3*-f-'
chiaramente si raccoglie, che, come deriva dal mentovato Mi-
chele di Luci la Famiglia Lante tuttora esistente in Roma , di
cui è un illustre germe il Sig. Don Vincenzo Lante ora venu-
to a stabilirsi in Firenze, così derivava da Federigo di Luca
Fratello di detto Michele la Famiglia Lante estinta in Pisa
verso la metà del corrente secolo decimottavo, i di cui Be-
ni, in vigore appunto . delT enunciate Decisioni y ha in parte
Tom, IIL B b
194
PIETRO DEL LANTE
conseguiti il prelodato Sig. Don Vincenzo . Tanto la Descen-
denea di Michele propagata in Roma , quanto quella di Fé*
derigo rimasta in Pisa, vantano Soggetti illustri e degni di
ecerna memoria . Non ne facciamo quivi una distinta enu*
merazione, per non incorrere in una soverchia prolissità > e
perchè alcuni di quei della Descendenza di Michele, propa-
gara in Ptomai avremo luogo d'accennarli nelle Note susse-
guenti; e di quei della Descendenza di Federigo» rimasta in
Pisa, se ne potrà fare onorevol menzione nel tesser le Memu^
rhf che per i suoi rari meriti deve aspettarsi dalla diletta
tua Patria Francesco Lante, illustre Figlio dello stesso Federigo*
(45) Che Gherardo o sia Gerardo, Figlio primogenito di
Michele di Luca Lante, si accasasse con Giovanna Figlia di
Gherardo Compagui Dama Pisana, ce lo dicono le citate
Mcmoires oh Eclaircisiements &c. , Degrì VIL^ dopo aver detto
nel precedente Degri VL , che ciò fu in conseguenza delle
determinazioni di Michele suo Padre. Del matrimonio di det-
to Gherardo Lante con quella Dama Pisana, ne dà riscon-
tro anche un PtocasQ 'compilato in Roma V anno 1723.,
allprchè vesti V Abito dell' Ordina Gfresolimhano un individua
della Famiglia Lante colà stabilita ; del qual Processo fu
prodotto in Firenze 1' Esf ratio negli Atti dell» Catàss^ in
cui emanarono le sopra enunciate Deàsioni.
(46) Oltre ciò che si è mostrata nella iVa/. 41. , que-
^o ricorno a Roma comparisce anche poco veris^imile » se
si rifletta, che detto Michele, avendo riseduto de' Priori per
la prima volta nel i4o5' » e dovendo allora ( secondo la
Legge Pisana altra volta allegata ) aver compiti i treitt* an-
ni^ veniva ad essere ormai quasi settuagenaria nel 14; J-
C42) Il Roncioiu nelle piùi volte citate Memorie tV Vo*
^imi Illustri Pisani ^ parlando di questo Gherardo Lamev^^i
esprime : Gherardo fu creata Conuiio dei Pi sani tu Roma . A^'
pure ndlif Factheita l\ a iar. 3Ó. /' andò T49;;.
PIETRO DEL LANTE
'T?5
(48) Delle Cariche ed onorificenre , che dalla Corte di
Roma ottennero principalmente il nostro Pietro Lante, e do*
pò di lui Luca suo Figlio, e Michele suo Nipote , già si
è parlato abbastanza nelle precedenti Nate. Quelle, che dal-
ia stessa Carte Romana conseguirono Agostino e Bartolom-
meot altri Figli di Pietro , non si sono accennate che ift
genere nella Not. 34. » potendosi più distintamente annovera*
re nel tessere le Memorie di quei due illustri Soggetti .
(49) Ognun sa , che Pisa » caduta in potere della Re»
pubblica Fiorentina per la prima volta V anno 1406., ricu*
però la* libertà per opera di Carlo VIIL Re di Francijl
r anno 1494.» e dovè poi di nuovo assoggettarsi alla Fio-
rentina Repubblica V anno 1509., come, tralasciati gli Storici
Pisani , narrano Giacomo Gori nella Storia di Chiusi , e Scipio-
ne Ammirato nella Storia Fiorentina^ a* detti respettivi anni .
(50) Che Gherardo di Michele del Lante si trasferisse
a Rpma , ed ivi fissasse il suo soggiorno , lo dicono le
più volte citate Memoires ou Eclaircissements , ed il Rondo-
ni nelle spesso alkgate Memorie ec. , e lo confermano gì*
Istrnmenti degli Acquisti^ eh' ei fece in Roma sul principio
del secolo decimosesto » alcuni dei quali furon prodotti in
Firenze negli Atti della Causa già rammentata. Lungi però
dal potersi immaginare, che lo stesso Gherardo e i di lui
Figli obliassero la loro provenienza da Pisa, si vede anzi,
che altro Michele Lante Figlio di detto Gherardo , nel TV*
*
st amento da lui fatto in Roma per i Rogiti del Notare
Sabba Vannuzzi il Hi 23. Gennajo 1518*, sostituì nella sua
Eredità , in difetto dei proprj Figli , alcuni della Famiglia
Lante di Pisa , come negli Atti della enunciata Causa fu
provato .
(51) Abbiamo già accennato nella Sot. 3^., che un
ramo della Famiglia Lante risplcnde da gran tempo in Ro-
ma , Solamente possiamo quivi aggiungere quanto dice il
B b 2
ìgó
PIETRO DEL lANTE
Cartario nel luogo ivi citato , cioè , che FamiUa hacc Duca*
$as tìtulo decorata in Urbf emìcat : e possiamo altresì ag-
giungere , sulla scorta specialmente del Marchesi nella Gal-
leria dell* Onore Par, IL pag. 254. » e della Decisione Pisana
Successionis if Fideicommissorum de tante de' 29. Settembre l'ijSo. »
che gode essa il Ducato di Bomazzo ed altri rispettabili
Feudi ; che Marc' Antonio Pronipote del rammentato Gherar-
do Lante fu Generale nelle Fiandre» e dipoi si accasò con
Lt^crezia della Rovere della Casa dei Duchi d' Urbino , ed
Antonio Nipote dello stesso Marc' Antonio fu decorato con
la Croce dello Spirito Santo, e si accasò con Angelica dell'
illustre Casa Francese de la Tremoillc -, e che due Soggetti
della Famiglia Lante stabilita in Roma sono stati decorati
della Porpora Cardinalizia , il primo nella persona di Mar*
cello Lante , creato da Paolo V. bella Premozione del di a.
Settembre 1606,, di cui può vedersi con quanta lode parla
il Viviani^ Prax. Jurispatron. secondo V Ediz. di Roma, del
ÌÓ48. Par, L Lib. III. Cap. £, num. 94. pag, 139. : il se-
condo nella Persona di Federigo Lante, creato da Benedetto
XIV. nella Promozione del dì 9. Settembre 1743*
(52) Neir antico Ristretta di Notizie riguardanti la Fa-
iTiigliii del Lante , esistente in Pisa appresso il Sig. Cav.
Cosi del VoUia, e più volte da noi citato, si riferisce» che
quando il Pontefice Urbano VI. nel 138 1. anno quarto del
$uo Pontificato creò Pietro del Lante per la seconda volta
Senatore di Roma ^ nella Bolla a tal* effetto spedita queste
precise parole espresse: Ad te igitur Virum tiara nobilitate ac
frudentiù imìgnitum ^ literarmn scientia praedìtum ^ re&itudinis &
Jnstitìae amatorem * ac Ì7t aìiis magni s i^ arduis Apostoli cae
Sedis negotiìs jamdiu laudabiiiter comprohatum ^ nostrae considerg^
tionis SHtuitum diri gè nt et , te Senatorem ir Capitaneum praedi-
8ae Urbis &c. La moltiplicitti delle antiche Carte , che si
conservano nell' Archivio^ iegtno. ad Vaticano , ed in qpeUo
PIETRO DEL LANTE
m
del Ciistel S. Angiolo , e la circospezione con cai» colà si
custodiscono , hanno rese inutili le diligenze, che avevamo
praticate per far risorgere dall* oblivione questo Monumento;
ma dair altro canto non sappiamo dubitare delia di lui esi-
stenza, sempre che 1* Autore di quel RistrettQ con tuono di
sicurezza ce ne recitò le precise parole* In queste abbiamo
un conciso , ma significante epilogo dei pregj del nostro Pie-
tro del Laute, da potersi aggiungere alle molte altre Me-
morie-, che a gloria di lui lono state da noi raccolte, e
che abbastanza fan . conoscere il di lui merito.
(53) Volendosi raccorre, e quivi schierar^, come ci era
caduto in pensiero» le testimonianze di tutti gli Scrittori di
ogni età , che di Pisa hanno decantati i pregj , non una
semplice Nota, ma un grosso Volume ci converrebbe scrive-
re; essendo in cosi gran numero tali Scrittori^ che Leandro
Alberti , Descript, ItaL Edit, Colon. 156-* pag. 42. , dopo aver-
ne enumerati alcuni » dovè conchiudere : Alii praeterea tam
multi Scriptores , uti ab inìtio diximus , Pìsae mentionem feci'^
rum » ut eorum monumenta ntsi iongissima narratiùne referri
haud poisent . Il Cav. dal Borgo nella Disserta 2* sopra /* Isto^
ria Pisana §. f. pag, ii8. e seg. Nof, i. , prima di accennar-
ne vari, fu in necessità d'esprimersi: Appena si troverà alcu-
na /storia , che tratti delie Antichità Italiche , e degli altri Re-
gni e Provincie ancora delC Europa y dell^ Asia ^ e dell^ Affrica ^
(he abbiano avuta relazione con C Italia , in cui a non si no-
mini , non vi faccia una delle prime figure r antichissima »
nobilissima , e già potentissima Città di Pisa ; ed il Santelli ,
neir Istwia di Livorno Tom, L Disserta 3. , dopo averne in-
dicati non pochi dalla pag, -jB. in poi, dovè alla pag. 82J
soggiungere ; Di Pisa le glorie tante sono , quanto del del le
Stelle , onde non v* ha Isterico Greco , Latino , e Italiano , (he
non ne parli con lode , uno detratto > perchè di partito contra-^
rio, ^be sella ^uta ivi apposta dichiara esser Pajitc AJighie-
*ffg
TIS^TRO DEL LAN TE
ri. 0obULam dunque conteatarci di rammeiitare, che non solo
dai /idEt&riti Scrittori t ^^ ancora dad eh. Cardinal Norìs De
Csn^apiu Pìsan. Disserta i. Cap. I. « segg*^ dall* Ab* Costanti*
no Gaetani ne* Commentar] alla Vita di Gelasio IL , inseriti
dal Muratori nel Tom. Ut Par. L Ret. JtaL Script. , dall'
Ab. Ferdinando UghelU ItaL Sacr. Tarn. IIL Art. Pis, Metropoli
dal celebre Tanucci in varie iuc Opere ♦ e particolarmen-
te nella Dissertazione t(el Dominio Amico Pisano sulla Corsica 9
dair eruditissimo Cocchi De* Bagni di Pisa Cap. i* pag. !•
Not. 1. , dal dottissimo Alessandro Politi Panegyr, ad S. ' P^
Q. P. , e da fcnr altri ben noti agli Eroditi, si di una
chiara idea dell' antichità di Pisa , e del florido e potente
stato 9 che ne* passati secoli la fece distinguere , non senza
indicarsi su di ciò le venerabili testimonianze de* più vetu-*
$ti Scrittori. Non sappiamo però dispensarci dal soggiungere ♦
che il Pontefice Urbano IL nella sua Bolla delT anno 1092.9
riferita da molti» e specialmente dal Lunig Cod, Itah Diplom.
Tom, IIL col. 1466., si espresse ; Divinae siquidem Majestatìs
éispasitio Pisanae Urbis gioriam nostris temporibus^ & Saraceno*
rum triumphis illustrare ^ .& * sfcularium ttrum pravellibus promo- *
'9exe<^, & pnae Comprovincialibns exaltare dignata est; che T Im-
perator Federigo I. nel suo Diploma àclV anno 1161,, riferito
dal Lunig Op. cìt. Tom, L coL 1047.» e dal Cav. dal Borgo
Op, Cit, num. 12*, dovè confessare: Quanta Jidelitate & probi*
tate Pisana Civitas a prima sui jundatione caput suum inter
alias Civitates extulerit Acc. Nos per multa scripta & relationet
saepius audivimus , & insuper ex ipsa operum attestatìone id
ipsum luce clarius constat : che dai celebre Benvenuto da Imo-
la nel' Comento a Dante appresso il Muratori Antiq. AJeJ, Aei\
JEdit. Arret, Tom, IIL coi .^04., parlandosi di Pisa* si chia-
ma Civitas antiqursiima , & olim potentissima mari & terra ^
e più sotto si dice: ÌLaec enim Civitas erat florentissima» an*
Uquam fiorenti a adirne /andata a set ; che T accreditato Fio-
PIETRO DEL LANTE^
^9
Tentino Scrittore Giannozro Monetti, De Vit. ac Gest. Nicolai V,
Summ, Fomif, appresso il Muratori Rer. JtaL Sctipf. Tom. HA
Par. IL coL 907. e seg.^ ia rapporto a Pisa Patria di quél
Pontefice non dubitò d' esprimersi : E^t U^bs Etruriae vetu^
stissims^ a Pelasgis ^ qui r medid Graecia in Itaiiam venerante
ah initio condita Scc. ,. ac prneter vetustatem ^ qua etiam nunc^
plurimum ceSrbrùtar ^ ipsa qnoq$^^ ctàm situ hcil tum puìchritu^
dine oppidis** ^^ regit^mn nhettate y fftquc msrììima pcteitafi quon- ■
dam flomiiSi vrd^iir^ ut mtlfi Italìae Civifati {pace mnffaruni
dixerim ) quamhque sicuHda liabcretur ;. che T altrb< non meno
accreditato Scfittor Fiorentino Matteo Palmieri, De Captiv. Pis.
appresso il medesimo Muratori Op, àt, Tom, XIX. coL 168; J
parlando ' ^le^:Pi«a^li , non seppe negare, che essi olim terra
marique potmtee Sardiniam^ Cormam ^ & Btilearts postederant
Imultu^ & taepe navibus firmidabiUs potenti nat^igarant chssBi
e neppirr seppe impugnare, che essi vetustate Urbis ^ &' anif'^
qua Graecae origini s fama longe Florentinos prafibdni . E ripot-
tandioci a» quel pia , che della Pisana Potenia è stato recen-
temente scritto nella elegante ed erudita Orazione Accademica
suU\ Istoria. Militare Pisana , uscita alla luce in Pisa V annt^
1288, f crediamo di poter con ragione conchiudere, che fino
di là da* Mxjnti , ed oltre il Mare, si* è conservata una
grand' opinione di Pisa ^ anche do^Kj la perdita ch'essa fece
della libertà , quando vegghiamo, che ne decantano V anti-
chitàvf U^ potenza, e il commercia, fra gH Scrittori Fran-
cesi, if ^^Morery Grand Dkiionn. Histor,^ e iL De la Martinierc
Grand ÙiCii'^nn. Geograph.^ V uno e V altro air Art. Pise: trA>
i Fiaminghi, A bramo Ortelio, Teatro deli' Orbe secondo V Ediz:
d' Anversa del 1602. pag. 83*, e Filippo d* Argenton Signor
ài Gominefi, Mmor. Istùr: Lib. yil. Cap, 7.; fra i Tedeschi,
Ctiks^o^ìklwk i De Aerane ^t*ib. li. Capi a"^, num.- 2.0.^ ed ivi
Griftof^ro ^FMlero imi*» A^l". 9/1 fra ■ g^ Inglesi il iRoberf^on,
Stor. 4 America lib^ /:; e fra gli Spàgnubli , ^ Pietro Mexì»
doa
PIETRO DEL LANTE
ìstQf. Imperiai deir Edìz. d* Anverui del 1561. pag. 301. col.
2* e pag. 339. fo/. I. , e Doa Antonio de Capmany y de
Montpaiau nell' erudita Opera intitolata Memorias Hisforicoj
sobre la Marina , Comtrcio , y Artes de h antigua Ciudad de
Barcelona^ stampata in Madrid Tanna 1X19- f nella Prefazione
P^g^ ^Z» ^^1 Tom. L Par, L pag. 20, e seg. ^ e Par. IL
pag. 12. e segg: , e nell* Appendice al 7 01». //. pag. 39, e 41.
(54) I due eruditi Discorsi Accademici , che sull* Istoria
Letteraria^ e respetti vamente sull* Istoria Militare di Pisa^ so-
no stati moderaamente scritti e pubblicati da due dotti e.
benemeriti Figli dell* Alfea » e la stessa presente Raccolta di
Memorie^ fanno ben conoscere quanti Soggetti di raro meri-
to abbia Pisa prodotti in ogni età * Ancbe prima d' ora.
era stata resa a Pisa questa giustizia da molti Scrittori^*
fra i quali basterà indicare lo Storico di Reggio, riferito
dal Muratori nel Tom. FJIL Rer, ItaL Script.^ che alla coi
1161*» esponendo quanto soffrirono e Pisa e Genova nella
sanguinosa Battaglia Navale seguita presso alla Meìoria V
anno 1284.» e quasi condolendosene con 1* Italia tutta, dis*
iOiir che da ambedue quelle Città nobis Italicis omnium Do-
(lorum copia venicbat : il celebre Leandro Alberti Descript,
hai, > che alla ptìg, 43; della citata Ediz. di Colonia del
156^. non dubitò di dire, Virai claros Pisa multos in tucem
edidity qui Patriam splendore ilinstrarnnt suo ^ e dopo averne
rammentati alcuni » soggiunse; Alti praeterca tam multi maxi^
mae virtutis & itìgenii , gloriarne militari iilnstres Viri hac
Urbe orti 'i Jf^i non ipsi.nsolum , sed Italiae universae decori a§
ornamento fuerunt ^ nt omnium commemoratìo hngissima omnina
jmiura esset ; e V Ughelli , che nell' ItaL Sacr. dell' Ediz. di
Venezia del i^iS. Tom. HL Art. Pis. Metrtkpil. coi, 350 j si,
^spre^se: Protulere Pisae in y^nni memoria Viroli Jà^s do&o^t^ (ET*
fpHee^t^quique ob exègg^at^A vixtutes» supremos iaise^tti honoreit^p
tfintam Patriam ad fnirMulum ilff^str/frurtt .
PIETRO ÙML LANTÈ
eoi
(55) Anco r enumerazione di tutte le Famiglie Pisane
trapiantate o diramate altrove, e specialmente per T Italia,
anzi che una semplice Nora, richiederebbe un esteso Volume.
Ci resta dunque da desiderare , che si applichi tin giorno a
compilarlo qualche accurato investigatore delle Memùrie Pa*
trh^ limitandoci noi a indicare, e di vola» alcune soltanto
delle divisate Famiglie. Che a Firenze trasmigrassero da Pi*
sa, infra le altre, le nobili Famigli© Gherardesca„ Gaetani,
Compagni , è noto à chiunque ; e particolarmente ne à%
contezza il Cav. Marchesi nella Galleria dell* Onore ^ ove pu*
re addita i rami trapiantati nel Suolo Romano dello Pisa»
ne Famiglie Roncioni, Angeli, Campiglla ^ CeuU • Non putì
negarsi , che fino al presente secolo si sieri conservate in
Palermo , decorate di titoli » dignità , e feudi « e senza
obliare V originaria loro derivazione da Pisa , le Famiglie
Galletti, AUiata , Gaetani , Bonanno, Corvino, Da Settimo»
Gambacorta, Upezzinghi^ Palmerini, Vernagallo, Mastiani, Pan-
dolfini, GrasH^lini, Vanni, Da Vecchiano, Bernardi, e mol-
te altre ; così appunto vedendosi esposto nella Supplica pre-
sentata in nome della Nazione Pisana stabilita in Palermo
air Are/vescovo^ al C/tphoh^ ed al Senato di Pisa ^ per im-
petrare, come impetrò, una porzione dell' Ossa del glorioso
Protettore e Concittadino iT, Ranieri , stampata in Pisa ap*
presso Gio. Domenico Ca rotti 1* anno 1^32. L' origine Pisa*
na della Famiglia Cara fa o sia Caraffa , cotanto propagata
€ resa celebre nel Regno di Napoli , oltre ad asserirla il
nostro Viviani, Prax. Jurispatron, Edii, Rem. 1648. Par. L
Lik IH, Cap, 2. num. 91. pag, 135. , la confermano * addi-
tandone le prove , e soggiungendo non esser queir illustre
Famìglia , che un ramo dell' antichissima e nobilissima Fa-
miglia Sigismondi o per meglio dire Sismondi di Pisa , al-
tri Scrittori ; fra i quali possòn vedersi 1* Ab, Costantino
Gaetani ne" Commentar) alla Vita di Gelasio IL appresso il
Tom, IIL C e
S02
PIETRO DEL LANTE
Muratori, Mer. Ifal, Script, Tom. IIL Par. /. pag. 410,» e
Gio. Guglielmo Imhoff neir Opera stampata in Norimberga
r anno !*02. , ed intitolata Corpus HistQr. Cftteahg* ItaL &
Hispan. pag. 302. 303. e 306. Abbiamo tutta la ragione d*
asserire , che alcune delle Famiglie nubili della Repubblica di
Venezia traggono la laro origine da Pi^a , quando con queste
precise parole, e così con tuono di sicureiza, lo disse nel
Lib. li. Disc. IL de' suoi Discorsi Politici il Cav, Procura-
tor Paolo Paruta , Scrlttor Veneto commendato dal Morery
Grand Diifionn. Hlstor,^ e dal eh. Ab. Andres nella celebre
sua Opera dcH^ Origine ^ Progressi j e stato attuale d' ogni Let*
teratura Tom. IIL pag. 346. Tanto più che la generica
espressione di quello Scrittore , particolarmente quanto alle
illustri Famiglie Pisani, Erizzo, e Duodo potrebbe d' altron-
de facilmente confermarsi* Finalmente il prezioso Monuments
della pace stipulata fra Pisa e Genova il dì 13. Febbrajo
1188., pubblicato dal Cav. dal Borgo nella Raccolta di scel-
ti Diplomi Pisani pag. 114. e segg,^ ove registiliti si veggo-
no i nomi e cognomi di mille Cittadini dell* una e dell*
altra Nazione intervenuti a giurar quella Pace^ potrebbe ben
farci strada a riconoscere V origine Pisana di molte Fami*
glie fiorite dopo queir epoca in altre Città d* Italia; e for-
se ancora della stessa Famiglia de* Medici già Regnante in
Toscana, della quale non hanno fin qui i Genealogisti sa-
puto indicarci con sicurezza il principio , Apprendiamo da
quel Monumento^ che questa Famiglia fioriva, ed era anche
molto propagata in Pisa ncll* anno 1188., epoca dell* enun-
ciata Pace , perchè fra i mille Cittadini , che intervennero
a giurarla , si leggono
Perfiffus de Medici^
Petrus de Medicis
Bonus ejus Filius
Lambertus de Medicìs
Udeùrandinus de Medici s .
PIETRO DEL lANTB soj
Sembra dunque « che s* adatti il riflesso proposto dal celebre
Muratori , che in fine della Dissert. 42. Antìq. Mei. Aev^^
intitolata De Cognominum Origine^ non dubitò di dire: Itaquc
ubi non una Civitas ejusdem Cognominh gentem alip nobilem^
atque a vetustate commendatam , fune justae conieSurae hcut
esse poteste e Civitate^ in qua antiquius ipsa refulsit , avulsos
surculos y atque in alias Urbes & Castella translatos » ibi in
novum germen crevisse .
Ce 2
205
PIETRO BALBI VESCOVO
DI TROPEA
^y\^\^K^\^\ ^
A Famiglia Balbi fu una di quelle , che no* tem-
^ i antichi goderono i più conspicui onori nella
Repubblica Pisana , rilevandosi da sicuri Documenti , che
Pancaldo Balbi era uno degli jinziani nel 1308. , e che
altri suoi Discendenti nello spazio di cent' anni furono
sollevaci al Governo della stessa Repubblica ( i ) • Di
questa Casata fa menzione Mattia Palmieri (2)^ il qua-
le racconta , che anch' essa fu compresa tra le più in-
signi Famiglie Pisane nel 1447. mandate in ostaggio a
Firenze . Per quanto però si può conghietturare , prima
che terminasse il secolo decimoquinto ella si estinse ,
oppure , a cagione delle infelici circostanze , in cui di
quei giorni trovavasi la già iibbattuta Repubblica > sì par-
tì dalla Patria , per andare ad abitare in altro Paese .
Certamente ella non comparisce tra V altre Famiglie no-
bili , le quali godevano degli onori , e degli uffizj della
Città di Pisa nell' anno 1494.^ allorché segui la solle-
razione di questa contro i Fiorentini (3).
Dalla predetta Famiglia Balbi nacque Pietro ne 11' an-
no 1399- > e fu Figlio , se mal non mi appongo , di
quel Fessi no , che era Priore nel Magistrato della Città
negli anni 1409., 1426.^ e Fratello di Michele di Pes*
sino, il quale, per essere vcri^imitraentc marco nell' an-
tc<S
PIETRO BALBI
nò ora cicito i^etf* Io scessa Pessìao Padre ^ ottenne la
mcdesicna carica del Genitore neir anno appresso (4)*
L' Ughelli (5), ed altri Scrittoti (6} Iragliono i! nostro
Pietro Veneziano; forse, dice il Conte Mazzucchelli (^),
perchè fra le Famiglie Patrizie Veneziane è pur celebre la
Balbi. Ma il P. degli Agostini (8)* benché più d' ogni
altro impegnato a sostener le glorie della Veneziana Let-
teratura > confessa , che Pietro fu senz' alcun dubbio del-
la Famiglia Balbi di Pisa; e che ciò sia vero, si mo-
strerà chiaramente con la testimonianza del Palmieri , Au*
tore contemporaneo , e con le parole stesse di Pietro ,
da riportarsi in altri luoghi di queste Memorie. Se poi
il nostro Balbi fosse stretto parente di Paolo IL Sommo
Pontefice , conforme scrisse V Ughelli citato , seguito dal
Papadopoli, non ho ragioni bastanti ne per negarlo, ne
per affermarlo con sicurezza*
Egli probabilmente avrà appresi i primi rudimenti
delle Lettere nella Patria • Se si deve dar fede al poc'
anzi citato Papadopoli (9), da Pisa si recò ali* Univer^
Htà di Padova , ove era nel 142^, , e vi dimorò per
tre anni* Francesco Prendikcqua (10), ed il Platina (i i)
la fanno discepolo di Vittorino da Feltre nella Città di
Mantova , ove questi era stato chiamato nel 1425* da
Gianfrancesco Gonzaga ; imperciocché i due soprallodatt
Autori, dopo aver parlato delle Scuole dallo stesso Vit-
torino tenute in Padova, ed in Venezia, vengono a ra-
gionare di quella , che tenne in Mantova , ove , dicono ,
che r ebbe fiorentissima pel numero e pel valore de' Di-
scepoli , de' quali annoverano i più illustri , e tra essi
il nostro Balbi (12). Mattia Palmieri (^13), V Iscrizione
PIETRO BALBI
ftot
Sepolcrale ^ e V eccellenti Traduzioni di parecchi Autori
I Greci , delle quali si parlerà in appresso, ci assicurano,
che ci molto si distinse nella dottrina , e nella cogni-
zione delle Jingue Latina , e Greca • Scrive T Ughelli ,
che egli apprese V una e 1* altra negli anni suoi pili
teneri; ma convien dire, che ciò sia falso, se egli eb-
be in esse a maestro Vittorino , come rilevasi dal Pla-
tina (14)' Benché non essendo mai credibile ^ che Pie-
tro sino all' età di vcnrisei anni , quanti ne contava
nel i+25., ignorasse la lingua Latina, io penso, che il
Platina debba intendersi della sola lingua Greca , che
ei studiò in età matura, più anni dopo, che quel* ce-
lebre Professore erasì a Mantova recato -
Racconta Io stesso Pietro, che sino da quando co-
Imìnciò a coltivare quella lingua , si determinò di prcfe^
lire gli Autori Cristiani a' Gentili , in occasione di tra-
durre dal Greco in Latino qualche Scrittore (15)- Re-
gnava nel secolo decimoquinta un entusiasmo tale per 1*
amena Letteratura , che quasi i soli Autori Classici di
amcndue le lingue erano allora T oggetto delle ricerche,
delle cure e degli studj di tutti coloro, che volevano
ottenere nome di Uomini dotti ► Non sembra pertanto
probabile , che massimamente nel suddetto secolo venisse
in capo ad un Giovinetto 1* idea di tradurre piuttosto
gli Autori Ecclesiastici, che i Classici Profani; poteva
bensì nascere si fatta idea nella mente di un Uomo ma-
turo , e che già erasi avan2ato nelle scienze sacre ^ e
consecrato alla v!ta Ecclesiastica ,
Per attestato del Prendilacqua (16), che fu disce-
polo di Vittorino non meno che Pietro , questi si ap-^
eo8
PIETRO BALBI
plico eziandio alla Matematica e all' Astronomia, alle
quali Facoltà era da naturai genio portato ; ma è affati-
co ignoto chi egli avesse a maestro neli* apprenderle*
In che anno egli andasse a Roma , ove certamente
era nel 1459, » ^ quali impieghi ivi sostenesse , nessuno
Scrittore , né di quei tempi , né più moderno , ce ne
dà chiara e distinta contezza . Il solo P» Abate UgheUi
dice in generale , e senz' addurne alcuna prova , che nel
Pontificato di Paolo IL egli esercitò con somma pruden-
za diverse cariche Ecclesiastiche (17). Per altro è fuori
di dubbio , che in alcuni anni almeno , ne' quali fii
Pontefice il saddetto Paolo, il Balbi stava al suo Vesco-
vado di Tropea ; onde, quando sia vera V asserzione dell'
Ughelli intorno alle sostenute cariche , crederei , che
quelli fosse stato impiegato in servizio della Santa Sede
piuttosto sotto Sisto IV, , il quale ritennelo presso di
se, come sembra indicare il Palmieri (j8)j e dopo k
di lui morte accaduta in Roma, ordinò al suo Viceca*
marringo , che gli facesse una molto decorosa Iscrizione.
San di parere , che le principali cure del Balbi ,
appena giunto in queir augusta Metropoli , fossero rivol-
te a perfezionarsi negli studj già fatti , e ad arricchire
V animo suo di nuove cognizioni ; e che perciò molto
si occupasse nell' intervenire a quelle Letterarie Adunan-
ze , che ivi si tenevano , per giovarsi del sapere de'
celebri Uomini , onde esse eran composte • Egli trova-
vasi in Roma sollevato ali* onore della sacra Porpora il
dottissimo Bessarione, il quale, al riferir 'del Platina ( 19) ,
avea istituita in sua Casa un* illustre Accademia > fre-
quentata da' più dotti Uomini di tutta la Curia, piena
PIETRO BALBI
&QJ^
dì Religione , di bontà e di cortesia , piena d* Ingegoì
Greci non racn che Latini • Sembrami pertanto di pote^
re asserire, che il Balbi, andato colà per avanzarsi sem-
pre più nelle scienze d' ogni maniera , avrà senza dub-
bio procurato d* essere ammesso in quella nobile Adu-
nanza dall'immortale suo istitutore, che volentieri acco-
glieva ed ascoltava quei , che a lui n' andavano anche
sovente , prometteva di far di buon' animo quanto crs-
gli possibile a vantaggio de' suoi amici, e singolarmente
de' Letterati, di cui era gran Protettore (20),
Formatosi egli sul modello di quei celebri Accade-
mici non solo alla pietà e agli onesti costumi, ma al-
la dottrina ancora e all' erudizione , incominciò a fare
luminosa comparsa, essendosi acquistata la stima ed il fa-
vore di personaggi per sapere e per dignità ragguarde-
volissimi • Tra questi io farò ricordanza di Enea Silvio
Piccolomini , prima Cardinale , e poscia Sommo Pontefice
col nome di Pio IL , in ogni genere di colta Lettera-
tura eccellente , che molto lo beneficò , e promosselo al
Vescovado} e del dottissimo Cardinale Niccolò di Cusa,
il quale lo prese ad amare (21), e in contrassegno del
gran conto , in che tenevalo , gì' ingiunse di trasportare
dal Greco nel Latino alcuni Autori ,
Intorno alla metà del secolo decimoquinto Giorgio
da Trabisonda scrisse una Lettera ^ in cui non v* ha de-
litto di sorte alcuna , che el non rimproveri a Platone ,
né alcuna pubblica calamità , che ei non attribuisca alla
Platonica Filosofia . Il Cardinal Bessarione , che somma-
mente ammirava qucst* antico Filosofo, prese a difender-
lo , e ad esso si unirono altri , che vollero aver parte
Tom. HL D d
^lo
PIETRO BALBI
in questo letterario contrasto. Avvegnaché il Cardinale dì
Cusa fosse , per quanto si sa , semplice spettatore delT
ostinata contesa , pure , siccome egli < non meno che il
Bcssarione era ammiratore del divino Filosofo (22), per
potere più facilmente rilevare i di lui sentimenti , e adat-
tarli ai Dogmi della Cristiana Religione j alla quale m
quei tempi crcdevasi da molti , che assai d' appresso si
accostassero , commesse al Balbi di tradurre in lingua La-
tina i Libri di Proclo , contenenti la Teologia Platani'
ea (23), e r Epiiome della Dottrina di Platone fatta da
Alcinoo . Per testimonianza del Palmieri (24) i Libri di
Proclo furono dal suo Traduttore dedicati a Ferdinando
Re dì Napoli , e però convien dire, che egli non re-
casseli in Latino prima dell* anno 1459- 1 ^^ ^^^ quelli
sollevato al Trono dei Padre nell'anno innanzi ^ avea dì
quei giorni aggiustate le differenze nate con Roma, Non
m' è noto, che gì* indicati Libri sieno mai stati dati alla
luce, ne veggo chi accenni de' medesimi esemplare, che
ancora esista . L' E filarne poi fatta da Alcinoo fa pub-
blicata (25) dopo r Apulejo da Giannandrea de' Bussi
Vi^covo d* Aleria, il quale, per conservare V onore giu-
stamente dovuto al Traduttore , ha posto nella sua insi-
gne Edizione non solo il di lui nome , ma eziandio la
Lettera al Cardinal di Cusa (26), ove il Balbi dice di
non avere imitato gli antichi nel recare in Latino cia-
scuna parola, ma d' essersi servito in più e più luoghi
delle voci , che in quei tempi usavansi frequentemente
da* Filosofi . Sembra non pertanto , che la sua Versione
sia esatta, e che tale fosse creduta dai Letterati di quel
secolo; alcrimenii non sarebbe stata divulgata in Roma,
PIETRO BALBI
SII
ove in quella stagione fiorìrano Uomini nell* una e neir
altra lingua eruditissimi , dal Vescovo d^ Aleria , il quale
sul pregio di essa Versione avrà senza dubbio consultato
prima il celebre Teodoro Gaza, a cui egli soleva ricor-
rere in fatto di lingua Greca (27)-
Terminata la Versione delle due Opere or mentovate ^
si volse ad eseguire ciò , che , conforme ho notato altro*
ve , si era prefisso fin da principio, quando egli si abban-
donò allo studio della lingua Greca , cioè , a tradurre
Libri Ecclesiastici * Tra questi egli scelse primieramente
i Sermoni , o siano 1' Omelie ventuna dette delle Statue ^
recitate al Popolo d'Antiochia da S, Giangrisostomo (28).
Ei die cominciamento. a questo suo lavoro circa V anno
1460* ; e avendo tradotto la prima di esse , ne' 28. dì
Giugno mandolla (29) a Cosimo Arcidiacono di Tarrago-
na, dottissimo Teologo, che gliel' avea richiesta, Neil*
inviargli poi la seconda , gli dice , che avanti di parti-
re dal luogo dell* attuale sua permanenza, bramava di cor-
reggere tutte le accennate Omelie , le quali , pare , che già
avesse tradotte; ma che sino allora non avea potuto ef-
fettuare il suo desiderio per le occupazioni , che 1* im-
pedivano (30)- Probabilmente egli era occupatissimo per
essere stato promosso nel 1461. a* 15. di Febhrajo (31)
al Vescovado di Nicotera nella Calabria ulteriore ; e per-
chè forse disponevasi per partire di Roma , e andare a
governare la sua Chiesa. E' certo però, che poco dopo
potè dare 1* ultima mano alle mentovate Omelie , che egli
consecrò a , Pio IL , dal quale era stato cotanto bene-
ficato (32). Nello stesso anno 1460. recò in Latino an-
che la Lettera di Massimo Costantinopolitano scritta a
Dd 2
dt2
'lETÌlO BALBI
Giovanni Cubiculario, ove il Santo Mariire tratta del do-
lore secondo Iddio, e a* 28. di Luglio indirizzolla a Fran-
cesco Sacerdote Romano , Renare della Chiesa di S. Ber-
nardo (33). A questi tempi si deve, per quanto penso,
riferire la Versione dell* Omelia di S. Giangrisostomo sulla
Limosina (34), che il Balbi pose sotto il patrocinio di
Francesco Todeschini Piccolominl Cardinale , e poi Som-
mo Pontefice col nome di Pio UL
Paolo IL nel 1464, sollevato al Soglio Pontificio, non
meno che il suo Predecessore conosceva appieno il sape-
re , e il merito del Balbi , non solo per la buona ripu-
tazione , che ei godeva in Roma, ma eziandio perchè ad
esso , quando era Cardinale e reggeva la Chiesa di Vicen-
za , avea offerto la Vita , trasportata da se in lingua La-
tina , di S* Macrina , composta dal Fratello di ^ S. Grego-
rio Nisseno (35): quindi Paolo, che amava gli Uomini
dotti , purché insieme colla dottrina congiunta avessero la
bontà dei costumi (36)* lo trasferì dal Vescovado di Nico-
[era a quello di Tropea (37) nella medesima Provincia;
od egli, per contestare al Papa la sua riconoscenza e ve-
nerazione, gli dedicò la Traduzione del Dialogo del pre-
detto Santo Vescovo di Nissa intorno all' Anima , e alla
Resurrezione (38) .
Se il Balbi andasse incontanente a governare da per
TO il Gregge alla sui cura novellamente affidato , oppure
5i trattenesse per alcuni anni in Roma impiegato in di-
versi affari Ecclesiastici, conforme vuole 1' Ughelli , secon-
do che altrove ho notato , non lo posso .decidere per
mancanza di sicuri documenti. Quello, che posso di cer-
to affermare^ si è, che alnxeno sul principio dell' anno
PIETRO BALBI
«^3
I4d8* egli #ra in Tropea* ove V adempimento dei dove*
ri di ottimo Pastore dell* anime non Jo distolse punto
dalle solite Letterarie occupazioni . Infatti nel mese di
Gcnnajo dell' anno sopradetto recò in Latino, prima una
dell' Omelie di S. Giangrisostomo della Penitenza (39) »
poscia r altra, ove lo stesso grand' Arcivescovo Costanti--
nopolitano ragiona della Chiesa, e de' Sagramemi , che non
si devono disprezzare (40). Nella Lettera, con cui nelF
anno appresso 1469. (41) egli accompagna le accenna-
te due Omelie ad Arrigo Languardi di Palermo dell* Or-
dine Domenicano t Confessore di Ferdinando Re di Napoli,
e Vescovo di Policastro , raccontagli primieramente , che il
nobile Uomo Francesca Marradcs , Regio Governatore di
Tropea , avcalo accusato presso il Re suo Sovrano per
aver negato ad esso i Sagramenti • Secondariamente Io
prega a dirgli il suo parere intorno alia Versione dei du:^
Opuscoli di sopra indicati; e gli soggiunge, che quando
fosse stLita da esso approvata , avrebbe preso coraggio a
continuare le Versioni di altri Scritti del poc' anzi lodato
Santo Dottore, non pcranche trasportati in Latino (42)*
Ci assicura il Balbi , che il Vescovo di Policastro era dot-
tissimo Teologo, e molto abile a giudicare se egli fos-
se riuscito felicemente nel suo lavoro. Noi non abbiamo
alcuna notizia della risposta d* Arrigo; pure a me sem-
^bra , che si possa dire che fosse il di lui giudizio
al Balbi vantaggioso anzi che nò, dal vedere, che que-
sti continuò a tradurre altri Opuscoli di S. Giangrisosto*
mo , e di altri Padri Greci . A Oliverio Caratfa Napo-
litano , ornato della Sacra Porpora nell'anno 1467*, in-
dirizzò il Sermone di S, Gregorio Vescovo di Nazianz^
814 PIETRO BALBI
de//' Amore verso dei Poveri (43). Richiesto da Corrado
Capcce parimente Napolitano , tradusse V Omelia di S.
Gìangrisostomo «opra la Natività di Cristo (44). Corrado
nel 1469. fu destinato al governo della Chiesa di Bene-
vento , ma dalla Lettera , che scrivegli il Balbi , si scor-
ge, che egli anche da Arcivescovo stava presso del Papa,
e che quelli era fuori di Roma, o senza dubbio a Tro-
pea, poiché prega Corrado (45) a tenerlo raccomandato
^1 Sommo Pontefice, cioè, per quanto conghietturo , a Pao-
lo IL Tradusse pure, benché non mi sia noto in che
anno, il Sermone dell* Orazione attribuito al Santo Arci-
vescovo di Cesarea Basilio, offerendo la sua Versione al P.
Don Bessarione , Abate del Mordstero di S. Severino di
Napoli (46). Se poi il Balbi sia il Traduttore anche
della Lettera scritta a S. Gregorio Nazian^no (47) dallo
stesso S. Basilio, del che sospetta V eruditissimo Sig. Ca*
nonico Bandini (48), non saprei dirlo. Neppure so di
certo, se debbasi ad esso attribuire, come pensa il chia-
rissimo Sig. Mehus (49), la Versione fatta nel 1471*
della dichiarazione, o sia testimonio intorno a Cesa Cristo
di Teodoro Principe de' Giudei, vivente a' tempi di Giu-
stiniano Imperadore .
Uno degli amici del nostro Vescovo era Marcello de
Planca, Canonico di S. Maria Maggiore, Uomo dotto , e che
assai prezzava la sacra Dottrina di S. Giovanni Damasceno.
Non sapendo di Greco , con gran diligenza fece ricerca nelle
Librerie spettanti alle Comunità Religiose di Roma dei Trattati
del Santo trasportati in lingua Latina (50), ma non potè tro-
varne alcun esemplare; onde essendogli venuto alle mani un Co-
dice contenente V Opere Damasceniche in Greco, pregò il Vesco-
\
PIETRO BALBI
ai 5
va di Tropea a recargli ia Latino il Trattato sopra U RelLiuie
e le Imagini de' Santi (51). Questi , soddisfatto che ebbe
alle richieste di Marcello, pensò d* inviare al medesinio la
Versione ancora dell* Opitscolo sopra i Santi Sacramenti (52)»
affinchè ei conoscesse esser verissimo ciò > che aveagU detta
in lode del Damasceno (53).
Quando il Balbi appagò le brame del Canonico de Pknca
stava senza dubbio in Roma > ove erasi restituito dal suo
Vescovado di Tropea . Ch* egli , dopo aver governato per
alcuni anni da per se il suo Gregge , facesse ritorno a quel-
la Città sotto il Pontificato di Sisto IV.* è fuor di qucstio-
ne.. Credo pure di certo, che ivi dimorasse per ordine del
Papa , giacché Mattia Palmieri , Autore contemporaneo , ci
assicura , conforme ho notato altrove ,. che egli viveva pres-
so il Sommo Pontefice Sisto . Sono ancora di parere , che
fossegli conferito qualche decoroso impiego, sebbene nessuno
Scrittore di quella stagione ce ne dia contezza: mentre Sisto»
avea grande scima del Balbi , e perciò fece fare al medesi-
mo già defonto un* Iscrizione sommamente onorevole, che tra
poco riporteremo ; e il Balbi , sembra , che volesse contestare
al Pontefice le molte obbligazioni , che professavagli , eoa
offerire ad esso diverse sue Traduzioni, lì più volte lodato
Palmieri ci fa sapere , che gli dedicò il Libro di S. Massi--
ma Martire sopra la Carità . Ne' Codici Capuano e Laicrenzia-
no trovasi la Versione fatta dal Vescovo di Tropea di diciot--
to Capitoli de* quattrocento indirizzati dal Santo Martire a
Elpidio Prete, e in cui trattasi della perfetta Carità, e
deir altre Virtù Cristiane; ma in nessuno» degl* indicati
Codici si ha , che il Traduttore ne facesse offerta al Pa-
pa . Anzi nel Codice della Chiesa di Capua si legge , e ha
di« PIETRO BÀLBÌ
il Balbi sotto il di lui patrocinio recò in Latino il Dia-
logo deir Incarnazione del Verbo , composto per lo stesso
S. Massimo . L* autorità peraltro del Palmieri , e del Codi-
ce Capuano mi muore a credere , che gli consecrasse la
Traduzione dell* una e dell'altra Opera. Gli consecrò pa-
rimente la Versione di cinquanta Omelie recitate in Antio-
chia dal sapientissimo S. Giangrisostomo sopra il Divin Libro
della Genesi , e del Contento di Andrea Vescovo dì Cesarea
in Cappadocia suir Apocalisse (54) •
Racconta V Ughellì d* aver veduto nella Biblioteca Ani-
ciana del F. Abate Costantino Gaetani alcuni Opuscoli di
SS. Padri , non compresi nel Codice ms. Capuano , recati
dal Greco Idioma in Latino dal Vescovo di Tropea ; ma
probabilmente i suddetti Opuscoli saranno o tutti » o parte
di quei , che si contengono nel Codice Laurenziano , oppu-
re saranno le due Opere rammentate in ultimo luogo dal
Palmieri , che non sì hanno in alcuno de* due Codici in-
dicati .
Con le Traduzioni fin qui da me riferite degli Scrit-
ti di più e più Autori Ecclesiastici , il nostro Pietro
Balbi molto giovò nel suo secolo agli Studj sacri > aven-*
do in tal guisa somministrato i mezzi à chi non sa-
peva di Greco per intendere i Padri della Chiesa Orien-
tale . Giunto air età di ottant* anni , cosi lodevolmente
da lui impiegati > come abbiamo finora veduto , fu rapito
dalla morte ai dì 9. del mese di Settembre nel 1479.
ÀI suo Sepolcro erettogli nella Basilica Vaticana si leg-
ge r appresso* Iscrizione fattavi porre dal Sommo Ponte-
fice Sisto IV. , e che già fu pubblicata dal P. Abate
Ughelli .
PIETRO BALBI
ai?
FETRO BALBO EPISCOPO TROPIEUS!
QVI OB SINGVLAREM ERVDITIONEM VTRIVSQVE UNGVAE
MVLTA E GRAECO IN LATINVM ELEGANTER TRANSTVUT
QViaVE OB SANCTITATEM VITAE ET MODESTIAM
OCTVAGESIMVM ANNVM ATTIGIT.
B. MARASCA ANTISTES CASTELLANVS
ALMAE VRBIS VICECAMERARIVS
SIXTI IV. PONTIF. MAX. JVSSV
B. M. FAOENDVM CVRAVIT
OBIIT DIE IX. SEPTEM. MCCCCLXXIX.
P. M. P. P
ANNOTAZIONI
(i) Priorìsta della Città di Pisa» esistente nella Canctllertét
Pubblica .
(a) Il *Passo del Palmieri à rijportato nelle sue Memorie
dair eruditissimo. Estensore, Professore chiarissimo dell* Vniversiti
di Pisa .
( 3 ) Ved. la Descrizione generale dì tutti quei Nobili tee,
presso il Cav. Flaminio dal Borgo Raccolta di scelti Dipi. Pir,
fg- 433- e seg.
(4) Priorista citato.
(5) Tom. IX. hai. Sacrae col. 468. „ Petrus Balbus Venetas
nobilissima Gente natus, Pauli IL Pontififis Max. propior affini s .
Il Papadopoli, Hist. Gymnasii Patavini Tom, II. pag. t^S- » è
dello stesso sentimento.
(<5) Papadopoli ibidem, e Jacopo Echard Tom. II. Script^
Ordini s Praedicat. pag. 78.
il) Scrittori d* Italia Tom. II. Par. I. pag. 89.
Tom. IH. E e
9l8
PIETRO BALBI
(8) Istoria degli Scrittori VimzìMi Tom. IL pag. 242.
(9) L0€Q €Ìt*
(io) vita ViSortni Feltrtn. pag. ^o,
(li) P'ita tjusdcm ViQorini pag, 25. presto il P* Vairani
Crimonensium Monumenta .
(12) Delle notizie tratte dall' accennate Vite di Vittorino^
che io non ho potuto vedere, mi confesso tenuto alla somma
gentilezza del dottissimo Sig. Cav. Tiraboschi .
(13) Libro yy De temporibus $uis ^ col* ^66, Tom. L S. R. L
Édìt. Fior ent. y^ Petrus Barbus (errore o dello Stampatore, o del
MS. , e in altro luogo egli ha Balbus ) Natione Pisanus Episco^
pus Tropiensis vìr ium vìtae sontinentia » tum Graeca , Latinaque
eruditìone slarus , atque in scribendo facundus , cujus
studii praeclarac extant tranilastones . L^ Ughelli pure /oso riV,
assai celebra il sapere del nostro Balbi; A puerìtia tum Crae^
sas f rum Latinas Litteras peritissime didicit^ & in omnibus libi*
ralibus Artibus educatuSf yir doilus & erudi tus evasiti ai sum-
mae prudentiae apud omnes ixistìmasionem tulit .
(14) Loco iit.
(15) Nella Lettera a Pio li, esistente nella Biblioteca Lau-
eenziana Pluteo 89. Cod. 16, fai. 39. ^ SHttentia mea semper fuit »
Pmtìfe^e dignìssime ^ a primis usque temporibus^ quibus Graecarum
Litterarum studio opfram dedi ^ quod si quando fasulsas daretur
vertendi aliquid e Gragso in Latinum^ id potius de nostris Chri^
eiicolis f quam de Gentilibus facercm. Veggasi V eruditissimo Ca-
nonico Bandimi Catalogo C$dd, Latinorum Biblioshtcae eie. Tom, IIL
pag. aóp,
(16) Loco indie. ^ Petrus Pisanus Mathematisìs ^bssuritasibÉfs $
4( Syderum motibus deleffasus est.
(17) Ibid. fi Sub Paula varia Eahsi astica jounia cansultistirM
administravit •
(18) Los. dt. fy Romae apud Pontifuan Sixium agens (Pietro)
oSuagesimo jam ^iéae anno mori tur.
PIETRO BALBI
319
(19) Panegyric. m tauHem amplissimi Patrìs Betsirhnis intei^
Platinae Opera edit, Lngdun. Igia.
(20) Ved, Placinam ibid,
(i2T) Nella Letsera premessa ad Alcinoo così parla il
Balbi al Cardinale: Feci igtsur, ut potuta hoc Lmnum ^ tUÉ.
quidem fretus humanicate , bcnevolentiaque ^ quam semper erga mò
ostendisci; e nella citata Lettera a Pio It chiama il Cus&«t
no suo Cardinale , forse perchè egli era uno della di hù\
Corte .
(22) Cum te intellfgam^ sapientissime atque optime Patrum^
tum Aristotelit acutissimi doSrinam ^ ioeteroramque priscorum Phi^
losophorum magnijicare ; tum vero divini Platonis sapientiam pur*
gatissimam in primis admirari : cosi dice il Balbi al Cusano
nella Lettera citata .
(23) Che il Cardinale ora lodato fecesse tradurre Plato^
nis Theohgiam a Proclo scriptam^ ce ne assicura il Vescovo d*
Aleria ^ Epistola ad Paulum lì. > premessa ali* Editione di
Apulejo , e di Alcinoo . Che poi il Traduttore di Proclo
fosse il nostro Pietro» il sappiamo dal Palmieri, Op. cit. coL
a6o. , ove scrive : Petrus Balbus Pisanus Tropiensis Episcopus
egregi US Prodi Platonica^ Theologiae Libro s in Latinam linguam
versos Ferdinando Regi donat ; e pag. a66. , tessendo il Ca-
talogo ( per alerò molto imperfetto ) delle Versioni fatte dal
Balbi , dice : Ad Regem Ferdinandum Prodi de Platonis Theo-
logia • Lo sappiamo ancora da Pietro medesimo nella Lettera
di sopra indicata a Pio IL: Transtuli tamen^ cosi egli, ex
ùperibus Gentilìum aliqua , /// Epitoma Atcynoi Platonici t Ù
Platonis Theohgiam per Proculum colleffam , ut Rever. D, mc9
Cardinali S. Pctri ad Vincula placerem , qui non alia de causa
ejusmodi Theologiae Opera videre appetebat ^ nisi ut instar Aprs
argumentosae ^ rebus supervataneìs declinatisi inde quidquid boni
est excerperet ♦ & nostrae verae , solidaeque Religioni » in qua
ipse fundatissimns est , coaptaret -
Ee 2
•
•
220 PIETftO BALB^l
(24) Le di lui parole si sono riferite poco fa.
(25) Anno 14^6^. die vero ultima mensis Febmarii Romae
in domo Petri de Maximo . Qaesca Edizione insieme con quel-
la latta in Venezia nel 1493. per Philippum Pìncìum si con-
serva in Firenze nella Biblioteca MagUabeehiana .
(26) Epist. ad Paulum IL ^ Extremum in hoc Opere pa-
suimus non ita pridem ionversum Alcinoum Philosopkum & ipsum
JPlatonicum latine paulo divini Platonis sanOiones , & decreta
txplicantem , cujus interpreti Patri Reverendo Episcopo Troprensi
honorem suum juste servavimus^ Praefationem ejus Libro Ahinoi
4ipponendo: quod eo etiam pleniore egimns voluptate ^ quia hic
Libellus ad Virum maximum Nicolaum Cusensem Cardinalem ....
est inscriptus .
(27) Lo confessa egli stesso nella sua Dedicatoria posta
in fronte all' Edizione di Aulo Gellio: Theodoro igitur opìtw
lante^ multa ^ ut arbitror ^ Latina feci ver i ora ^ &^ ut Graècf
Latine •legerentur 9 consequutus sum.
(28) Ego vero ^ ut meum prìmum sequerer propositum ad
nostroruM Christicolarum utilitatem , inter Opera Graecorum Do--
8orum celeberrima unum profello egregium delegi Santissimi ^ CT
eloquentissimi Constantinopolitani Praesulis Joannis Chrysostomi ^ quod
nos Sratuarum dicere possumus^ in quo una & viginti Homeliae
continentur. Nella citata Lettera a Pio II.
(29) Ecco il fine della Lettera del Balbi premessa a
questa prima Omelia: yy Laus Deo Clementissimo (y gloriosis
Leoni y Petroque , a: Paulo ^ quorum memoriam hodie^ cras^ &
sequens cras facivnss ^ àr jubenfe Deo glorìosius faciemus. 1460.
Nel principio poi della suddetta Lettera , che sta nella Bih
blioécca Laurenziana Oj4, cit. , si legge ; Eloquenùjsimi Viri Pi-
tri Balbi Episcopi Tropiensis Uc. Neil' anno 1460. il Balbi noo
«ra neppur Vescovo di Uicotera ^ non che di Tropea^ onde è
giuoco forza il dire, che il Codice Fiarentino fa copiato qual-
che anno 4opo che Pietro tradusse I' Qwelia . Del Copista >
PIETRO BALBI 221
oppure del posseditore del suddetto Codice è T appressa Nota^
che si ha nel margine: Scitoque has omnes XXL Homilias ab
9odem eloquennssima Viro Petro Balbo Latinas fallas esse.
(30) Vellem & ceteros ante discessum hinc meum hujus Ope-
ris Sermones emendatos reddidisse^ sed fortuna tulit^ ^» ^^ ^^'
stif modus hic noster vivendi^ ut non solum id feclsse tne^ quod
maxime appetebam^ non fuerit facultas^ sed ne hoc quidem Opu^
sculumt quod ad te mitto tam parvum , eadem de causa satis
emendatum fonasse reperìes . Accipe igitur ab amico > ut retuli >
occupatissimo ice. Nella Lettera poco fa citata «
(31) Ughellius Tom. IX. Op. cit. col. 414.
(32) Così termina il Balbi la sua Lettera a Pio: Lege
igitur feliciter optine Patrum ^ hoc aureum Opus tuo Sanilo No-
mini dedicatum; nam Pius es nomine ^ sed Piissìmus opere; tuit
enim erga me humanitate^ tutsque aeternis in me beneficits^ non
modo pius^ sed etiam piissimus fuisti. Vale quam diutissirnCy &
mft quaeso f ut caepisti ^ semper commendatum htibeto . Chs il
Balbi traducesse» e dedicasse a Pio IL le riferite Omelie •, V
abbiamo pure dal Palmieri pag. 266.: ^ Ad Pium IL Pontifi-
iem Maxifnum Chrysostomi Homiliae 21. de Statuita
(33) La Lettera a Francesco Romana finisce con le se*
guenti parole: Deo gratiat^ & Nazarioy quem scito LeBor hodie-
Martyrio coronatum. 1460» Questa Versione ms^ serbasi non solo
nella Biblioteca LaurenzianSr ma anche nella Vaticana Cod. 5219^.^
ed incomincia : Petri Balbi Pisani ad Venerabilem &c. Ved.
Montfauconius Tom. L Bibliothecac Bibliothecarum mss. pag. 128.
Son di parere, che la sopraccitata Lettera di S. Massimo sia
quella > che nel Tom. A delle di lui Opere , seconda V Edizione
del P. Combefis». ha questo titolo: De tristitìa secundum Detim^
(34) In un Codice fns.^ esistente nel Tesoro della Chìesai
di Capua^ si contiene la saddetta Traduzione con alcune altre
fitte dal Balbi, conforme attesta V Ughelli Tom. cit. col. 468.
Questa Omelia è senza dubbio la seconda delle due fatte dai
22£ PIETRO BALBI
esso sopra le parole del Salmo 48. 99 Ne tìmuiris ice. , che nell'
Edizioni del Duceo» e del Savilio è intitolata De Eleemosyna.
(35) Codice Capuano presso V Ughelli ibid.
(36) Gaspar Veronensis Lib. III. De gestis tempore Clemen-
fissimi Pontificis Pauli IL apud Muratorium Tom. Ili Par. IL
S. R. hai. pag. 1044.
(3Z) Ughellius loco cit.
(38) Codice Capuano^ e Mattia Palmieri loco eit.^ ove di-
ce : Ad Paulum IL Gregorii Nicaenì ( Nisseni ) De immortali-
tate Animi , & Purgatorio .
(39) In fine di questa Versione si legge: Finitus est hic
Sermo traduffus a Craeco in Latinum per me Petrum Balbum Ci-
vem quidem Pisanum^ sed Dei^ & Apostolieae Sedis gratia Epi*
scopum Tropiensem hac die XXIL Januarìi Anno MCCCCLXVIIL
in nostris Episcopalibns Aedibus feliciter hora XXIL
(40) Le stesse parole si hanno in fine di questa secon-
da Omelia^ e solamente v* è diversità quanto al giorno, in cui
fu terminata, che dicesi // 26. del mese indicato. Ved. // Cod.
Laurenziano citato .
<4i) Il P. Bremond, Tom. II L Bullarìì Ord. Pradìcat. pag.^l%.t
dopo r Ughelli scrive, che Arrigo fu promosso al Vescovado di
Policastro V anno 1468. nel mese di Ottobre. Dunque il Bal-
bi non potè mandargli le due Omelie se non che sulla fine
dell* anno indicato, o piuttosto nel seguente» Dal che si ri-
leva, che anche nell* anno 1469. il Balbi governava da per
se la sua Chiesa, e non absens^ quìppe qui semper vixit Ro*
mdiy come senza fondamento dice il Papadopoli loco cit.
(42) Francìscus Marradesa Vir nobilis^ ac Regius heic Cu-
bernator , quum querìmoniam apud Regem per Htteras facerety
me siii santissima Ecclesia Sacramenta denegasse ^ cogitavi f do-
Hissime acque optime Prasulj hac duo san ff issimi , atque eh-
quentissimi Joannis Chrysostomi Opuscula ad te mìttere 9 qua his
equiitem dicbus de Graco in ,Latinum traduxi . . . . Legas igitur
PIETRO BALBI
823
vili'fft » optimi Prdsul , ho$ illtuì tanSl siimi Chrpostmt Sermones »
à* ad me^ quaeso scribas^ si hoc mettm tramferendi exercitium
iibi gratum vidcatur ^ plura enim iunt hujus Dofforist quae adirne
ad Latinos nostrot non venemns. Quamobrem^ si abs te^ Thcologe
doff issimi^ hoc iransfercndi genus laudahitur^ ad alia quoque sua^
tuo integerrimo judiciOf tuaque exhortatione ingenti animo me con^
feram, Tom. IlL CataL Cod, Lat. Biblioth. Laurent, pag, 269,
(43) Codice ms. Capuano.
(44) Nel Tom. IL pag. 354^ dell* Opere del Santo deir Edi-
zione di Parigi^ fatta dall* immortale Monfoconc» questa Ome*
Ha ha 11 seguente titolo: In Servatoris nostri Jesu Christì diem
Natalem .
(45) Rogasti denique ^ ut eumdem Sermonem (de Nativltate)
$ibi Latinum traderem ; feci igitur ui Jmssisti . Faie^ opti*
me Praesul , & me Pontifici Maximo commenda . Ved, il Tom.
€it. Codd. Latin. coL 270,
(46) Codice Capuano. Il Sermone dell* Orazione è il IX. tra'
XXIK, che Simone Metafraste compose di varj testi tratti dall*
Opere di S. Basilio 5 acquali Sermoni i dottissimi PP. Mauriai
hctnno dato luogo neir Appendice al Tom^ IIL dell* Edizione di
Parigi 1730.
(4:) Qiiesta Lettera sta nel Tom, di. pag. ^o, ed è la IL
(48) Tom. cit. CataL Codd. Latin. &c. col. fi^i.
(49) Vita Ambrosi i Camaldulensis pag. 435.
(50) Osserva il celebre P. Lequien» Praefatìone generali im
novam Operum S. Joan. Damasceni Editionem^ che sino al prin-
cipio del secolo decimosesto degli Scritti genuini di esso Santo il
solo Libro de fide Orthodoxa era stato tradotto da Borgua-
dione Pisano, della di cui Traduzione si servirono Pietro Lom-
bardo, S. Tommaso, e gli altri Teologi, Di questa Traduzio^
ne dunque fece ricerca il Canonico de Planca.
(51) Il Trattato sopra le Reliquie e le Imaftni de" Santi
trasportato in Latino dal Balbi, non è altro che il Capitalo
tfi4 PIETRO BALBI
15. del Libro IV. de Fide Orthodoxa^ il quale neir Edizione
del dottissimo P. Lequien ha il seguente Titolo: Qtns San&is^
ipsorumque Reliquiis honos habendus sìt ; e il Capitolo 16. de
Sanfforum Imaginibns .
(52) Che è il Capitolo 13. del Libro citato, ed è intitola-
to: De sacrosanSiSf & immaculatis Domini Mysteriis .
(53) Cum paucis ante diebus ^ scrive il Balbi a Marcello
de Fianca , quam ultimo conveniremus , de Sanffi DoSoris Joannis
I Damasceni Theologia in Sermone incideremus^ dixistif te perdili-
genter quaesivìsse^ an ejus TraSatus in Romanorum Religiosorum
Bibliothecis reperires Latinis Litteris conscriptos^ & nihil denique
tjusdem Sanili invenisse ; quapropter Graeco ejus Codice accepto
Traffatum & de SanSorum Reliquiis^ & de Imaginibus tuo nomi*
ne in Latinum^ ut saepe efflagistasti^ verti^ ac deinde de San-
^is^ atque intemeratis Sacramenti s visum fuit ad te translationem
mittere^ ut meo labore saltem illud intelligas^ quod de hoc prae^
clarissimo DoSore tibi contuleram. Tom. cit. CataL Codd. Latin.
Biblioth. Laurent, col. 274.
(54) Palmieri Op. cit. pag. 266., ragionando di quei, cui
il Balbi dedicò le sue Traduzioni ^ così dice: Ad Sixtum IV.
Pontificem Maximum Maxìmi Confissoris de Charitate 9 ac Home-
liae Morales Chrysostomi L.j & super Genesim , atque Andreae
Epìscopi Caesareae Cappadociae super Apocalypsin . Son di parere,
che le L. Omelie di S. Giangrisostomo tradotte dal Balbi sie-
no la maggior parte delle LXVII. fatte dal Santo Dottore in
Geneseos capita 50., benché il Palmieri ne parli come di due
Opere diverse .
"i
MATTIA PALMIERI
Plsai la quale sì calla forza dell' armi , che per Io
studio della mercatura era stata per lungo tempo
una delle più potenti e gloriose Città d' Italia, ed avea
dilatato il suo nome ed Imperio perfino in Levante (r)^
divenne nel secolo decimoquinto uno spettacolo , che do*
veva generare nelT animo dei suoi vincitori medesimi com-
passione piuttosto, che accrescere acerbità ed asprezza. Do*
pò che un ingrato Notaro del suo Contado col divenir-
ne il Tiranno, mostrò quanto ella avesse perduto del suo
antico vigore , tentò la misera con ogni artifizio di rav*
Ivivare quello spirito di liberti ,• che T ambizione di alcu*
ptii suoi Figli , non meno che la gelosia dei rivali cospi-
rava ad estinguere; ma il tentarlo fu vano. Questi alla
Infine prevalsero ; ed allora fu che essa vidde cadere tanti
suoi nobili Edifiz) di una inestimabile magnificenza e bel*
lezza , La mercatura o le venne interdetta , o languì ne-
cessariamente sì per la estrema miseria , a cui dalle pri-
vate insolenti rapine furon ridotti coloro , che 1* amor
della Patria ritenne dentro le mura di lei , sì per la
dispersione e la fuga degli altri ; e quelle vaste campa-
gne, che sì bene corrispondevano ai voti di un Popolo
numeroso di Agricoltori industri , e nelle quali il Citta-
dino sbigottito sperava di trovare un asilo , negletti gli
argini e i fossi, cambiaronsi in una sorgente dì aliti mi-
cidiali a comune sterminio (2). Tarerà lo stato di Pisa
Tom. Ili F f
MATTIA PALMIERI
neir età in cui nacque Mattia Palmieri; di cui sebbene
li celebre Apostola Zeno (3), ed il eh, Slg* Abate Giro-
lamo Tiraboschi (4) abbian raccolte non poche notizie ,
non hanno però a noi preclusa là strada di far meglio
conoscere un Uomo , che fa tant' onore alla Toscana ,
BOA che alla Città di Pisa, che gli fu Patria certamente •
Già fin dall' anno 1206, aveva la Famiglia Palmieri
un Cavaliere deli' Ordine di S. Già, Gerosolimitano ^ in ap-
presso Priore di Pisa {5). Conta ancora tra quelli > che
la illustrarono con le dignità della Chiesa (6), un P^esco-
vo di Cdlcedonia detto Suffraganeo dell' Arcivescovo di Pisa,
di cui ha fatta distinta menzione il dottissimo P. Anton
Felice Mattei nella sua Storia ddla Chiesa Pisana (7)*
Chi fosse la Madre del nostro Mattia non è stato pos-
sibile il rinvenirlo; sappiamo p^rò, eh* egli ebbe per Pa-
dre Nanni, o Giovanni; giacche Silvestro , certamente Fra*
fello di Mattia (8), e che godè delle prime Magistra-
ture di Pisa nell' anno 1^6^. ed in altri , fu Figlio di
quest* ultimo • Sembra altresì fuor di dubbio , che il suo
nascimento cadesse nell' anno 1423., apparendo manifesta-
mente dall' Epitaffio postogli in S. Maria Maggiore di Ro-
ma dal mentovato Silvestro , che Mattia finì di vivere
neir anno 1483., nelF età di sessant' anni (9); al quale Efi-
iajfìo corrisponderebbe con esattezza la narrazione di Jacopo
Volterrano > se questi non iscrivesse accaduta la morte di
Mattia due giorni dopo (io). Reca perciò maraviglia^
che Arrigo Stefano il P'^ccchio, ristampando in quarto a Pa*
rigi nel 151 1. con alcune Opere Teologiche di varj Au-
tori la Traduzione di Ariscca fatta da Mattia , lo dicesse
Vicentino: #> Comema in hoc Opuscolo : P'cius Edilio Ecclesia'^
MATTIA PALMIERI
«B?
stae Scc. Aristeas de LXXIL Legis Hebraicae Inurpntado*
ne, interprete Matihia Palmerio Vicemino; ed è molto più
da stupirsi , che in ciò egli fosse ciecamente seguito dm
Giovanni Alberta Fabricio (u)* Imperciocché senza ricor*
rere ai Codici mss* i quali tutti concordemente Io attcsta*
no Pisano (12); poteva rilevarsi agevolmente, che ci fos-
se tale, e dalla prima Edizione della Traduzione di Ari*
itcay inserita al principio della Bibbia Latina stampata in
Roma nella Casa dei Massimi 1* anno 1471., e àdàV Edi^
zione di alcune Opere di S. Girolamo diretta da Teodoro
Lelio , a cui ancora si trova premessa nel Tomo L la
Versione Palniicrana di Aristea , da Mattia medesimo dedica-
ta al Sommo Pontefice Paolo IL (13). Che più? Arrigo
Stefano i stesso , stampando 1* anno seguente 15 12. in alma
Parisiorum Academia la Cronaca di Eusebio Vescovo di Ce*
sarea colle Aggiunte di Prospero > dì Matteo , e Mattia
Palmieri, e di Giovanni Mokivalle (14), lo disse Pisano^
La qual cosa non è av%'enuto di notare né al Zeno^
né al Sig. Tiraboschi .
Che grandissimo fosse V amor per le Lettere nel no#*
stro Mattia nei suoi più verd' anni, Io mostra assai chiaro
la singoiar perizia da esso ben presto acquistata nelle due
lingue dei dotti , Greca e Latina • Ma tutto è oscuri*
tà ed incertezza quando si tratta di determinare da
chi egli ne avesse i precetti , e quali fossero i Profes-
sori, che gF insegnaron le Scienze. Non sembra però
del tutto improbabile I che dopo aver fatto i suoi Studj
in Patria ei passasse a Firenze , dove giornalmente si
ritrovava nell* anno 1447., vigesimo quarto dell' età sua,
spettatore dolente della desolazione dei suoi Concittadini,
Ff 2
S28
MATTIA PALMIERt
siccome attesta sul fine del primo LiL ,, Belli Italici, di
eui riferiremo le parole: giacché tanto giovano ad illu-
Strare la Storia dì Pisa in un tempo per lei infelicis-.
Simo . ^ Hanc igitur Urbem ( Pisas ) post ubi devi da
^ est , Fiorentini veluti alteram Carthaginem , & timere ,
^ & mirati numquam destitere . Quo timore perculsi , ne
^ rires aliquando loci opportunitatc resuraeret , nunc ci-
^ ves ceu suspe£tos pellunt^ nunc divitias dtssipant, nunc
91 tributorum exaftione adeo Populum lacerant ; ut plerique
^y rebus suis desperantes urbi cedere cogerentur- Atque ita
,, per sex & quadraginta annos in Pisanos saevitum est ;
^ ut hoc bello vix ad mille cives Pisis reperirentur : eo-
» rumque major pars Nobilium praesertim ob paupcriem ,
,5 atquc inopiam in agro degebac . Igitur Fiorentini pri-
>, stino adhuc timore pavidi has reliquias , heu cruda ca-
,5 lamitas ! Florentiam obsides proficisci jubent * Harum
„ cquidem Familiarum , quae adhoc tantis calamitatibus
relìquae erant^ obsides^ ac veluti in custodia Florentiae
^5 quoti die , proh dolor ! conspiciens quid non ingemi-
y sccbam ? Venera nt enim Lanfranchi , Orlandi , inter quos
„ & Sacerdos Marianus vir praescans visebatur , Gualan-
^ di , Vivariani , Ascorniani , Caproniani , Gayetani , qui
^ Patriae jura servarant ( nam reliqui perditis Patriae
^ Castellis se Florentiae inscruerant ) Cinquini > Bartho-
fj lotti. Cernere erat & Ragonenses , Bracenscs; Gaietti j
,j una Galli Palmieri , Lantes aderant - Lanfreduccii ade-
jj rant, Lambertuccii , Barbi, Mastiani , & qui ex Cassia-
D no, qujque e Septjmo dicebancur* Stabant inter hos &
y, qui a Butino quodam orti falso se Donaratici procc-
f> res appellabaui . Cerncbautur AJiates , qui Pisis subscdp-
ÌATTIA PALMIERI
n rant : nam caeteri Siciliani dìvites habebant , Griphi ,
n Zampantes> Damiani, Buccani Coki, Vecchiani, multiquc
n praeterea ^y . Se poi sospettasse taluno , che Mattia in-
volto nella comune sciagura si trovasse in Firenze eoa h
Palmieri ancor' egli in ostaggio; convien riflettere, come
Mattia qui non si nomina distintamente, Io che sarebbe
contro il metodo da lui praticato io varj passi di quelLi
sua Storia . Ed in secondo luogo non è sì facile in tal
supposizione spiegare quella stretta relazione contratta da
esso fin dall' adolescenza con la Casa dei Medici , come
egli scrisse a Lorenzo il Magnifico nel 1474* a motivo
deir opposizione, che aveva trovata nel far prender pos-
sesso in suo nome della Chiesa, a cui lo avevano eletta
i Gaetani di Pisa, Patroni di essa (15)* Ma checche
sìa di ciò, ritroviamo Mattia nell' età sua di anni venti-
sette in Roma per il Giubbilto intimato da Niccolò V, V
anno 1450., in cui fu tanto grande la folla del Popo-
lo, che allo sbocco del Ponte Adriano, or Sant' Angelo,
furon trovati calpestati dugento cadaveri il dì di S. Ste-
fano , senza contare quei , che precipitarono dalle Spon-
de (16). Se Jà fosse spinto da divozione, o da deside-
rio di gloria, o da qualche altra cagione, ci è ignoto i
rileviamo però da lui stesso, che due anni dopo, cioh
nel 1452. egli era presso del Cardinal Prospero Colonna,
Personaggio di si alta riputazione, che Federigo III- Im-
peratore, portatosi in Roma per ricevervi la Corona Im-
periale , e celebrarvi le nozze con Eleonora Nipote di
Alfonso Re di Napoli , lo contraddistinse tra tutti i mem-
bri del sacro Collegio col bacio (i^); ^ che ivi Mat-
tia entrava a parte coi più gran Signori dei più gravi
sjch
MATTIA PALMIERI
affari d' Italia , venendo a lui comunicate le Lettere
originali relative alla disfida seguita (i8) tra i Veneziani >
e Francesco Sforza Signor di Milano, a favor di cui mi-
Jitava con quattrocento cavalli Jacobus ex Saxcta Pisanus^
Questi è quel Cardinale medesimo, a cui Mattia dedicò
la sua Traduzione di Erodoto , di cui , se il dottissimo
Padre Politi Professore di questa Università non arricchì la
Repubblica Letteraria stampandolo con le sue Annotazioni;
ciò avvenne per avventura quia facillime in eo vai ar^
dcntissima studia defcrvescebant (19)* Qual profondità di
sapere, e qual coraggio si richiedesse ad intraprendere una
fatica si lunga e sì malagevole» qual dovea essere una
tal Traduzione ìn un tempo, in cui mancavano quei tan-
ti bei Lessid , che abbiamo ai dì nostri , ed in un luo-
go t in cui quei pochissimi , i quali erano sufficientemcn-
te versati nelle Lettere Greche, niun' ajuto potevan recare
al Palmieri (20), di leggiere il comprenderà chi non igno»
ra aver^ Erodoto adoperati vocaboli tanto poco comuni , e
frasi sì rimote dall' universale costume degli altri Scrit-
tori Greci, che formossi un linguaggio tutto suo proprio,
avvegnaché elegantissimo (21)*
Eppur Mattia la intraprese, e la condusse felicemente
al suo termine nel fior degli anni (t2) ed in mezzo ai
mottiplici afiari , che lo tenevano occupatissimo , tanto suol
proprj , che ad esso affidati dal suo Mecenate e Bene-
fattore insigne il Cardinale Colonna (23): e ciò fcco
con tanta eleganza Latina , che potè gareggiare coi primi
Scrittori , che in quel secolo , e nel seguente fecero ri-
fiorire la bella Letteratura in Italia . Ne vogliamo dissi-
mulare , che Lorenzo Valla, Traduttore ancor* egli delle
MATTIA PALMIERI
nove Muse di Erodoto, era già morto neiratino 1457, (24),
crigesimo quarto dell* età del Palmieri • Ma ciò non de-
roga in alcuQ modo al merito singolare di lui . Imper-*
ciocché in primo luogo, affinchè sussistesse la scusa deir
età troppo giovanile per tale impresa, da lui allegata in
quella sua Dedicatoria, era necessario ^ che egli l'avesse
ultimata alcuni anni prima della morte del Valla • In
secondo luogo la Traduzione del Valla fu per la prima
volta stampata in Venejia ncll* anno 1474. (25), e per
conseguenza intieri dieci anni dopo la morte del Cardinal
Prospero, a cui aveva dedicata la sua nis. il nostra Mat-
tia (26). Finalmente con qual fronte il Palmieri nel cuor
dì Roma avrebbe potuto ingannare un Personaggio si ri-
spettabile , a cui protcstavasi debitore dei suoi avanza-
menti , ed amantissimo delle Lettere e dei Letterati , as-
serendo , che niuno avanti di lui aveva posto mano a
quest* Operai (27) Egli è adunque evidente, che fino al-
lora non a ve vasi veruna contezza della Versione del Val-
la , se mai questi l' aveva condotta a fine prima del
nostro Traduttore (28)*
Dobbiamo bensì confessare, che il Palmieri s'^ imbattè
in un Esemplare Greco poco corrispondente a quello ado-
perato dal Valla , ed agli altri che più si apprezzano
dagl* intendenti di Greca Letteratura . E che sìa avvenuto
cosi, cel persuadono e certe espressioni di facilissima iiitelli-
genza, che Icggonsi nel nostro MS., troppo infelicemente tra-
dotte, per credere, che Mattia Graece eruditus ne ignorasse
il significato (29) e la diversità, la quale si osserva ne!
principio di alcuni Libri tra k nostra Versione, ed il Testo
Gnco di Erodalo dello Stefano del 1541-, al quale in ciò
«3«
MATTIA PALMIERI
corrispondono quello di Basilea del 1557»> ed il Gronoviano
con le Annotazioni de! Wesselingio^ stampato in Amsterdam
nel 17(53. (30).
Se a ciò s* aggiunga , che nei tempi , nei quali viveva
Mattia* la maggior parte dei Traduttori mostraronsi più
solleciti di dare un giro piacevole ed un bel colore alle
loro Versioni , che non di quella esattezza grammaticale ,
che suol bramarsi singolarmente dagli studiosi della lingua
Greca; e per fine se si consideri, che il nostro Codice è
scritto di man d' un Copista poco intelligente della lingua
Latina medesima , leggendovisi Religiones in vece di regioncs ,
ed uxorls tuae quequc eniteat in luogo di ukov tua quoque ^ni-
teat ; non iscapiterà certamente nella riputazion di Greci-
sta il nostro Palmieri presso un giusto estimatore del me-
rito degli Scrittori , il quale voglia consultare quella sua
Versione di Erodoto (31).
Sembra poi verisimile , che questa non fosse la pri-
ma Versione, a cui dassc corso Mattia, non tanto per es-
ser nominata in primo luogo quella di Aristea nel sur-
riferito Epiiafjio , quanto a motivo che egli nel dedi-
car quest' Opuscolo a Paolo IL assunto al Sommo Pontifi-
cato neir Agosto dell* anno 14(54. (32), accenna di aver--
ne già da gran tempo ultimata la Traduzione (33); e per-
chè molto e naturale , che da un lavoro più facile e
breve ei passasse ad un altro più scabroso e lunghissi-
mo • Anzi se in tanta scarsezza di notizie hanno luogo
le congetture , potrebbe credersi , che la Versione di Ero-
doto fosse preceduta ancora da quella riportata da Lab-
bè (34) tra i Codici mss. della Regia al nunu 1839. con
questo Titolo Arisiotelis Meihcorologica Lat. per Mauhiam
MATTIA PALMIERI
«33
Palmierium . Così il Palmieri avrebbe unito tìell^ adolescen-'
za la Letteratura Greca e Latina allo studio della Filo-
sofia, di cui suol dilettarsi grandemente quell' età; e no»
saremmo obbligati a far perdere un Uom d* affari dietro*
alle meteore di Aristotele , Ed ecco abbastanza mostrato
con quanta ragione Silvestro facesse incidere nella Lapide
Sepolcrale posta al suo Fratello Mattia: Qui erudition£ Crac*
ca , Latinaque danti t ; ed Jacopo Volterrano il dicesse : Ftp
Latine , é^ G tacce erudi tus • Resta tuttavolta a notar qual-
che cosa dei dieci Libri inediti Belli Italici; i quali noa
conoscendosi né dal Zeno (35), né dal eh* Sig- Tirabo-.
schi (36), hanno sospettato, che forse fosse la stessa cosa.
che r Opuscolo de Temporibus suis (37) • Già da quei pas-t
si, che secondo V opportunità ne abbiamo addotti finora n
si è potuto facilmente comprendere V insussistenza di tal
congettura; ed ancor più chiaramente potrà rilevarsi, qua*
lor si rifletta , che quest* Opera forma un bel Tomo in
quarto d' intere pagine 450.; laddove 1' Opuscolo de Tem-
poribus suis è una succinta Cronaca , in cui sono accenna-
ti gli avvenimenti principali dell' Europa , e delle altre
parti della Terra allor conosciuta , che avessero relazione
con essa, ed in modo speciale con T Italia • Aggiungasi,
che r Opuscolo de Temporibus suis incomincia dal 1449*, e
termina nel 1482, inclusi va mente ; i Libri poi della Guerra
Italica hanno per oggetto primario la guerra di Alfonso
di Aragona Re di Napoli co* Fiorentini , e le vicende'
deir Italia dopo la morte di Filippo Maria Visconti; e
però distintamente comprendono la Storia d' Italia di cir-
ca diciott' anni, terminando nell'anno 1464., in cui Fer-
dinando Figlio di Alfonso restò pacifico possessore del Rc-
Tom, III G g
«34 MATTIA PALMIERI
gno , e morirono Cosimo Medici > detto dipoi Padre della
.Patria, ed il Pontefice Pio IL in Ancona, dove si era
portato per navigar contro i Turchi . Né si vuol passare
sotto silenzio ciò, che narra il Palmieri nel Libro VIIL,
dell ' insigne servigio reso in quella guerra al Pontefice
dalla nobil Famiglia Gaetani di Pisa (38), e di cui go^
de tuttora e continuerà con suo gran profitto a godere
la R. Camera Apostolica , colla invenzione della inesausta
•miniera dell'Allume; per cui nel prim' anno entrarono nel
pubblico erario centomila scudi. Questo soccorso di dena*
To , e r alleanza recentemente stretta con la Borgogna
accrebbero V ardor del Pontefice per la guerra. Sommi-
nistrò pertanto pronti e poderosi ajuti al Re Ferdinando,
e si die tutto a «ollecitare la spedizione contro i Tur-
chi , già decretata nel 1460. dal Concilio di Mantova • Si
abilitarono i Monaci e gli Ecclesiastici d' ogni grado a
prendere il Cingolo militare: ed il Pontefice stesso ad on-
ta di una lenta febbre, che lo indeboliva c^ni di più,
volle incoraggiare le truppe colla sua presenza. Giunto a
Fabriano (39) 99 cum turba inopum militum, prout quem-
m que belli gerendi impetus tulerat , ^ine duce ^ sine signÌ5
t) illuc ad eum conilueret, duces eligit; qui homines si-
gna sequi , & ordines servare instruerent . Inter quoi
p Mathiam Palmierium , qui procul ab oppido vitandae
99 multitudinìs gratìa consederat, advocari jubet* Advenien-
09 ti Hispani generis Sagyttarios committit^ atque instru-
9 £lam armamentis , commeatuque biremem commendari &c. ^ .
Fu però disgraziato Mattia in questa sua nuova cari-
ca; poiché, inferocendo per mancanza di viveri nell* eser-
dto un» peai&ca in&xixxiUj >« otto gìaim jperiroAfli cin-
MATTIA PALMIERI «35
quanta de^ suoi . Non vi fu mai eercamencd spedizione
più infelice di questa ; seppure si può dir tale , mentre
convenne accordare la dimissiohe ali* esercito, prima che
tutto si combinasse. Il Duca di Borgogna mancò di fe-
de ^ ed i Veneziani coli' affettata loro lentezza nel far
giungere le proprie Galere al Porto di Ancona mostraronsi
poco disposti a favorire V impresa. Onde tra per l'angu-
stia di spirito f tra per gì' incomodi del viaggio aggrava-
tosi Pio IL, vi morì. Trasferito il Cadavere a Roma, e
fatte r esequie col solito rito, considerando i Cardinali «.
che niuno in Italia poteva meglio dei Veneziani depri*
mer T orgoglio Maomettano, nel primo squittinio prescel-
sero per successore al defunto Pontefice un Veneziano , o.
questi fu Pietro Barbo col nome di Paolo II. De cuJM
Viri rebus quoniam postmodum gesta septem a me Volamini"
bus scripta sunt, silendum nunc potius , quam pauca dicere
censui. In tal guisa finisce il decimo ed ultimo Libro della
Guerra Italica. Un' altra Storia dunque aveva già fatta il
Palmieri prima di questa. Chi sa quanta luce potrebbe
Spargere su i grandi avvenimenti del secolo decimoquinto,
che tanto interessarono la Religione ed i Principati , se mai
un Esemplare di essa si discuoprisse ? Dalle 4)arole surri-
ferite si raccoglie altresì, che, se non tutti, 1' ultimo Li--
òro sicuramente della Guerra Italica fu scritto da Mattia
già per lo meno quinquagenario: essendo morto Paolo IL,
di cui afferma di aver già scritto le gesta , nel mese di
Luglio del 1471. (40); e prescindendo dàW Opuscolo de
Temporibus suis , composto probabilmente col notar d' anno
in anno ciò , che avveniva di più interessante , forse la
Storia Belli Italici fii V ultimo lavoro, che Mattia potesse
Gg^2
«36 MATTIA PALMIERI
condurre al termine (41). Diciamo così, perocché egli
aveva in animo di scrivere qualche altra Storia > in cui
ci potesse opportunamente inserire gli errori del famoso
Eresiarca Giovanni d' Hus (4&)«
Dalle quali cose si rende manifesto ^ che lo stile del
nostro Mattia era instancabile non meno , che facile e
castigato • Le sue parlate » se parranno a taluno troppo
frequenti^ ed alquanto prolisse^ si troveranno però piene
di forza , di dignità» e di notizie tratte dalle moderne
ed antiche Storie > nelle quali egli doveva esser versatis-
Simo. La lettura poi del Poeti Latini convien dire, che
fosse molto a lui famigliare» sì perchè non di rado sfug-
givangli intieri versi tratti da essi nella descrizione spe-
cialmente delle battaglie, sì perche son bellissimi quelli,
che tradusse in Erodoto .
Tanti e sì rari pregj di mente in Mattia erano ac-
compagnati da quelli del cuore. Basterebbero le savie ri-
flessioni onde sparse i suoi Libri della Guerra Italiana , per
jgiudicarlo Uomo pio , giusto , e prudente al sommo , se T ,
esempio di Sallustio non ne avvertisse del pericolo , che
si corre nel giudicare del costume degli Storici dalle lo-
ro Opere . Ma se Mattia imitò questo Scrittore (43) ta-
lor nello Stile , e talora nel deplorare la corruzione del
costume dei tempi suoi^ ili molto dissomigliante da esso
nella condotta del vivere. Mattia Vitae frobitate, innocemia,
frugditateque praestitit. Cosi il jbuo epitaffio, fuor d' ogni
dubbio veridico , benché fattogli da un Fratello. Apostolo
Zeno (44) # il Bonamici (45), il Sig. Tiraboschi (46),
Jacopo Volterrano (47), non hanno avuta altra opinioni
di lui 9 € la testimonianza del TQraalìUQ^i (48) è 6upe«-
liorie A qujduj^que leccezione.
■ ' i'i
MATTIA PALMIERI «3-r
Tali furono i mezzi adoperaci da Mattia Palmieri per
giungere alle dignità della Corte Romana^ nella quale. V aiv-
no 1474*» come ora abbiamo veduto» era già pervenuto al
posto di Abbreviatore , e di Segretario Apostolico , ed in
cui rimase per dieci anni almeno fino alla morte: altro
di lui non avendosi nel suo Epitaffio; ricompensa forse
troppo scarsa per un Uomo, che alla chiarezza dei Na-
tali accoppiava tanta dottrina , ed una morale incorrotta •
Egli è però vero, che i Sommi Pontefici (49) procura-
rono di supplire in qualche modo a questa scarsezza, an-
noverandolo tra quelle sublimi, e Letterate persone, le qua-
li a tenore del Canone XXIX. del qaarto Concilio Generale
di Laterano majoribus beneficiis sunt honorandae.
D. A. B*
ANNOTAZIONI
(i) Ved. Muratori sopra le Antich. hai. Tarn. IL in iVi-
P^tì 1752* Disserfaz. 30. in fine.
(3) Ved. Guicciardini Storia à" ItaU Lth. IL in princ.
(3) Dissertazioni Vos siane Tom, IL Disserta 12. pag. 169.
(4) Stor. della Letterat. Ital. Tom. XVIL pag. 43. Ediz. di
Firenze ann. 1787, Anche il Moreri ne ha fatto un breve Art.
nel suo Dizionario. Ved. Palmier ( Mathias ) de Pise &c.
(5) Ved. la Prefaz. ali* Opusc. di Mattia Palmieri Pisa-
no de Temporibus suis nel!' Appendice all' Op, del eh. Mara-
tori, che ha per titolo Rtr. Italit. Script., Florentiae 1748.,
col. 239. Il Cavaliere, di cui si è detto nel Testo, è Fra
Bartolo Falmieri da Cascina , il quale essendo poi divenuto
«38 MATTIA PALMIERI
Priore di 5*. Sepolcro^ ordinò annualmente la Festa di S. Ubai-
desea con Processione nel giorno della SS. Trinità . Ved. la
Vira di S. Ubaldesca . E* da notarsi , che Fra Bartolo è det-
to da Cascina , perchè tanto la Famiglia Palmieri , che la
Famiglia Falmerini vengono dalla Famiglia Cascina , e tutte
tre non sono che la medesima. Se poi deve preferirsi 1' au-
torità dì Lodovico Araldi y^ Italia Nobile ,> Venez. 1722., pag,
144- > a quella dell* Autore della citata Prefazione , T altro
Cavaliere Gerosolimitano Palmieri, che questi dice essere stato
Commendatore di Camollia neir anno 1381. , sembra che fosse
Fra Pietro Palmieri di Siena contemporaneo di Fra Bartolo .
Ond* è che due Palmieri , T uno di Pisa » 1* altro di Siena ,
sono i due primi Cavalieri dell' Ordine di S. Giovanni^ che
vanti r Italia.
E' ancora tradizione, che Fra Bartolo fosse Uomo facol-
toso , e fabbricasse la Chiesa di S. Giovanni di Cascina , e
che nella Sagrestia di detta Chiesa fossero Iscrizioni e Pitture
col ritratto di esso; ma di tuttociò non potrebbe addursi al-*
tra prova , che 1* Arme tuttora esistente nella Facciata di
quella Chiesa a sinistra di quella della Religione. Queste os-
servazioni si debbono alla gentilezza del Nobil Sig. Pier Lo-
renzo Palmieri , da cui spera la Patria di veder propagata
questa illustre Famiglia .
(6) Al medesimo Sig. Pier Lorenzo siamo debitori dell*
osservazione seguente . E' tradizione , che Don Zaccheria Pal-
mieri fosse Abate di S, Michele a Verruca , e che soppresso
detto Monastero con quello di S. Ermete ^ passasse a Roma
raccomandato da Mons. Giuliano Ricci ; che ivi fosse fatto
Vescovo di Calcedoni a , e che venuto a Pisa in tempo, in cui
Mons. Filippo Medici era occupato nelle Legazioni ^ ^cesse le
funzioni Ecclesiastiche per lui , come seguitò a farle per
Mons. Francesco Salviati de Riario, e per il Cardinale Raf-
faello Riario , che mai venne a Pisa . Ma di tutto questo
MATTIA PALMIERI 239
non si ha altra prova , che quella , la quale risulta dalla
Not. seguente ,
(7) Eccl. Pisan. Histor. Auii. P. M. Antonio Felice Mat^
tRaejot Tom. IL pag. 153. 155. e 164* Noi riporteremo co-
Qie omesso dal soprallodato Autore , ma da lui stesso ad-
ditatoci a voce, il Monnmento^ che se ne vede nella Chiesa^
di S. Martino dirimpetto all' Aitar maggiore ^ a piana terra.
Intorno ad una figura a ba^so rilievo in marmo, vestita
Pontificalmente, si legge:
Zachartas Pisanus Divina Gira Calcedmeh. Eps ci^
bac Divi Martini Basilica pie dedicasse^ hoc sibi $e-
pulcrum condere curavit MCCCCLXX^IL
Questa prima Fascia è cinta da un* altra colla seguente
Iscrizione :
Sep. S. quo Pisana Palmerìa Familìa tempore ab
nostra memoria admodum remoto inferri consuevìt Anto^
nius Pa/merius Thomae Filius restaurandum curavit.
A. D. CID IO CHI.
(8) Darà qualche lume per correggere la Prefazione so-
praccitata intorno alla Genealogia del nostro Mattia il seguen-
te Catalogo^ estratto dal Priorista a car. 185. t.
Palmieri
Jacobus Palmieri de Cascina Antìanut ann, 1370,
Joannes JunOae Not. Ant. ann. 1371, 1385. 1388. 1402. 1406.
Bojunila Ser Guidi ann. 1373.
Simon Joannis ann. 1377.
BenediSus Palmer ii 1389.
Gherardus Joannis Not. Ant. gnn. 1398. 1406.
^d MATTIA PALMIERI
Antoniu» Jécobi Ant. an». 1398.
Francistus Junffae Ant. ann. 1401.
Anfottius Pieri Pr. ann. 1436.
Petrus Pr. ann. 1449.
Jl»attnet Jae^bi Pr. ann. 1468.
Sìlvesten Nannis Pr. ann. 1^6^. 1470. 147!. 1477.
(9) L* Epitaffio» che leggesi riportato da Fiora vante Mar-
tinelli nella Roma Satra pag. aa8. diella seconda Edizione t è il
seguente:
MATTHIAE PALMBRIO PISANO
ABBSREVIATORI
ET SEGRETARIO APOSTOUGO
Qyi ELOQVENTIA
ERVDITIONE GRAECA
LATINAQVE CLARVIT
ET VITAB
PROBITATE INNOCENTIA FRVGALITATEa PRAESTITIT
VIX. AN. LX.
SILVESTER FRATER POS.
ARISTAEAM NONNVLLAQVE ALIA
E GRAECO IN LATINVM OPERA TRANSTVLIT
IN ROMANA LINGVA MVLTA COMPILAYIT
DEMVM DE BELLO ITALICO SCRIPSIT
MICRAVIT AD SVPEROS
DIE XIX.
SEPTEMBRIS MCCCCLXXXIIL
(io) Diar, Rom. eoi. 189. n Fridie ejasdem diei elarom esc
yy funus Matthiae Palmerli; Pisani Secretarii Apostolici e nu-
^ mero nostro senario, viri probi & integri, Latine, & Grae-
n ce eruditi ; prosequuti sumus in habita usqae ad Majoris
„ Aedem Virginis, ubi & condi voluit. Mortuus est die XXI.
^ Septembris „ . Muratori Rer. Ital. Scriptor. Tom. XXIII.
MATTIA PALMIERI
«41
(n) Dtìsert, Vosi. i3. soprac. Tarn, IL pag, i^i, in fin,
(12) Cod. della BibL Regia num. 909, ,> Aristaeas de Inter*-
premanone LXX, Interprete Lat. per Matthiam Palmerium Pisanum,
Labbè N. B. MSS. Libi, pag, 282.» Cad. num. 44, del Collegio
Cajo*Convilense di Cantorbery ^ Codice 3899* nella Vaticana, A
questi si debbono aggiungere ì due, che seguono, esistenti ia
Pisa . 11 primo ritenuto dal gik detto Sig. Pier Lorenzo Pal-
mieri, dopo la Prefazione diretta al Cardinal Prospero Colon-
na , ha per Titoh in caratteri rossi : Herodoti Alicarnassensie
Storiographi celeberrimi Conversio e Graetw in Latinum per Ma-
theum Palmerium Pisanum. Ciò baita per far conoscere, che il
Codice non è scritto di mano dell' Autore, In fine di detto
Codice in quarto si legge ; Finis Herodoti per Matthiam Paime-^
rium iraduéf. Il secondo, che ora è in proprietà del degnissi-
mo Sig, Cav. Quarantotti Operajo della Primazia/e ^ e Gran TV-*
toriere àclV Ordine di 5. Stefano^ parimenti in quarto, è intito-
lato: Mathiae Palmierii^ Belli Italici Liber primis incipit feliciterà
la esso Mattia Palmieri è detto Pisano nel fine del Libro IL
e ///, , nel principio del /r, e K ed altrove, terminando Mat*
t/iiae Palmierìi Pisani Belli Italici Liber X. Jinit .
(13) Questa Edizione si è trovata tra i Libri di S, Cate^
rina di Pisa Ordini s Praedicatorum , ove ora è un numeroso
Seminario , ed un' Accademia Ecclesiastica per istruire la gioven-
tù nelle Scienze sacre. In essa, dopo la Dedicatoria^ si legge:
Aristaeas ad Philocnstem fratrem de LXX, Interpretibus per Mat-
thiam Palmierum^ Pisanum e Graeco in Latinum versus ,
(14) Chronic. Euseb. &c. foL 153. In fine dell* anno 1449**
in carattere stampato in rosso, si vede: Hatìenus Matthaei Pai-
merii Fiorentini ; e nel Capo verso seg. ! Sequitur Matthiae Pal^
merii Pisani opusculum de Temporibus suis , Ciò è conforme ali*
Edizione seconda della Crofscca di Matteo Palmieri Fiorentino ,
insieme con cui fu stampata per la prima volta in Venezia
per Erardo Ratdolt Augustano nel 1483. in quarto /* Aggiunts
Tom, IIL H h
S4^
MATTIA PALMIEni
di Mania Palmieri Pisano . Dissertaz. 12. Voss. cit. pag. 130,
(15) „ Matthias Palmieri . = Magnifice vir, & mihi plurimum
^ observande , salutem . Et benignitas tua , & pristina observan-
j^ tia mea, meorumque omnium erga te, majoresque tuos fidif-
^ ciam mlhi tribuìt , ut opem tuam in rebus meis petere non
^ dubitem, in bis praesertim, quac honestum , justumquc sua-
9) dentt cujus unus observancisslmus es . Excitat praeterea ani-
y^ mos, quod a prima aerate sub parentibus tuis viris omni
^ laude cumulatis , veluci familiac vestrae alumnus auflus sim »
^ & farailia omnis mea semper domui tuae deditissima profe-
^ fto sempcr fuerit: simul & promissus praesenti mihi benignus
^ favor tuus spem meam non confirmarunt solum » sed & ex-
5j tulerunt &c. ,, Ved. Laurent ti Medìcis Magnifici Vita^ AuBare
Angelo Fabronio Academìae Pisanae Curatore* VqU IL pag, 383. 84^
Ved, la Lettera del Tornabuoni citata di sotto.
5) Al presente fuori della Porta a Mare si trova la Cura
^ di S. Giovanni al Gaecano, di fondazione e Padronato della
^ nobilissima Famiglia dei Signori Gaetani et, ,> Guida ec* del
Cav, Pandolfo Titi, Lucca 1751. pag. 1195. Se questa fosse la
Chiesa data a Mattia, non possiam definirlo. Certo è, che se-
condo la consuetudine di quei tempi ancora i Benedti di lor
natura Residenziali «i concedevano con eccessiva licenia agli
Assenti ;
(16) ^ Vidi cquldcm & hi» diebus, qui prò Del Christi
19 Natali die celebret habentur, tam multa, tamquc innumera
5JJ omnium Retatum , atque geni» omnia multitudine Urbem inun^
^ duri; ut &c. ^ Belli //alisi Lib. JII. q\x. Cad. MSS, pag. 118.
(17) I, Ut ad Prosperum Columnensem Cardinalem venit
^ (& erat cognitu facile, nain omnes toto vertice «upra est) non
„ foluDi mano, sed ob«culo amplexus est, omnibus pene admi»
^ rantibui, qui nescirent , quanta Columnensium familiae cum
^ Germania Regibiie xiecefiitudo for&t .^ . Belk ItaL iib. 11^^
pag, 14^
MATTIA PALMIERI
«43
(i8) 99 Ceterum Roraae apud Prosperum Card. Coliimnen-
,9 seni , quo cuna tunc agebam , multosque alios Ecclesiae Principe*
91 perspexi &c. primo Senaeus Venetorum litteras &c, ^ luùg. tir*
pag. i86.
(19) VeJ. Vitae Italor. Goffri hm exceUentium Inc. ^ VqL Vìlf.^
AuS, Angela Fabronio Acad, Pisan. Curar, ^ pag. 56. della seconda
Ediz. A questa cagione può aggiungersi la gravezza della spe«
se » e la difficoltà dell' Opera , come vedremo .
(ao) rf Nec erat safle qui laborem meum levaret* Nam U
^ plerlque Graecarum etiam Licterarum periti hac in re uc
^ caecutientes aberrant, & si qui crant, qui admodum pauci
^ sunt . qui in hac lingua satì» profecisse videantur^ hi aut
,j suis curìs , aut ocio diitrafti longlus a me aberant ^. Coii
nella Dedicatoria o Prefazione al Card. Prospero Colonna nel
citato Cp///Vr MSS,^ la quale incomincia 1^ Grati animi =.Il oiedesi^
mo Codice non può credersi autografo , attese alcuno scorre-
zioni , le quali non possono attribuirsi ali* Autore di una tal*
Opera f e che converrebbe rimediare col bel Codice Membrana*
ceo in fogL della R. Libreria di Torino mum, 681., rammentato
Jal Zeno al luog, tit. pag. ijìì.
(ai) ,^ Statim ab ipio principio animad^^erta varios ab eo
3) dicendi modos, qui a communi Graecorum more abhorrent,
,, ignota verba comperio, ita ut propria pene lingua, ac a
^ cetcris diversa loquutus videatur „ . Prefazione citata ,
(22) ^j Monebat ad haec junior aetas ^ quae rerum inexpef*
y, ta omnia merito trepidabac .,..-. Tu vero solidiores jam
Y^ annos , ac obiuHantem adoieseentiam optimis institutis confir-
f^ mas & sustcntas 6cc. f^ Ivi .
(23) ^ Nec mihi multis rebus impedito otii satis ad tun-
^ tam rem erat *,.,,*. Itaque si quando a ncgotiis , quae
r^ tu ipte mandares ^ aut a meis ^ aut amicorum curi» ocium
,) fuit, per intervalla quacdam temporis hunc tradacendi la-
^ borem, qui magnus profeclo est, suscepi, ut sicuti ncgotii,
H h a
?44
MATTIA PALMIERI
^ ita & odi mei , si quid fuit , apud te ratio extaret ^^ ,
-f; ;(S4) Seguiamo il Zeno per maggior sicurezza di razioci-
nio, il quale, Tom. L Diss, V^ss. pag, 157. t crede falsa 1* Inri*
Zione fatta al Valla in S. Giovanni Laterang di Roma , in cui la
morte di esso è notata sotto Tanno 1465 , nel qual anno la pon-
gono ancora il Cave in Saec. Synodali pag. 83. Par, /X, ed il
Graveson Hist. EccL Saec. XV. pag, 365, l^L VI, Edif, Rom, 1720,
(as) Jean. Albert, Fabric. Biblioth, Graec. VoL I pag. 699.
(26) Neil* Opuscolo de Tempòribus suis y quale si legge nel-
la citata Appendice al Muratori Rerum Icalic, &c, , la morte del
Cardinal Prospero è segnata sotto T anno 1463,, in cui pure
si nota caduta la Chiesa de' SS. Anastasio &c. ; e nella Storia
della Guerra ItaL sì dice, che per questa rovina, e per altri
strani avvenimenti ominabanfur multi Pontifici ( Pio II. ) Regique
( Ferdinando ) adversa: Ò* vana id promietere videbantur augurici
Sed aiiter Numini visum, Nam suhtraBo e medio summl eonsilìtt
summaeque in Sacro Senatu aulioritatis Viro Prospero Cohmnensi , //-
'ye illa vis morbi , anxiive pelhris moeror , sive hominum fraus fuerìt^
ingenti adversarum partium ruina beìlum , summa cum Pontificis , Re--
gisque gloria conficitur ,5. Beli ItaL MS. aitato Xi>, JX, pag. 3^4.
(2^) ^ Subibat pra«erea neminem ' ante me operi manum
^ inijcere ausum , quanqnam nielli in praestantes in ntraque
^ lingua viri aetatem nostrani praccesscrint fy • Così nella cit.
Prefaz. del mentovalo Cod, AISS.
(ti8) Dice Apon. Zeno, Dist. Vost. Tom L num, 30, pag. 153.1
che il Valla avei-a intenzione di dedicare il suo Erodoto a
Niccolò V.; ma che la morte di questo ne lo impedi. Essen*
do pertanto morto Kiccolò V. o3àv^ Kal Aprii, ann. 1454
( come Tieir Opuscolo de Temp&r. suis Append. citata Tom, I col,
^41. in fin., e jiQÌV j^egi^dfUa al Cran. Eusebiano foL 154 ) par^
rebbe, che il Valla avesse compita la sua Traduzione di Er<^-
ìqìo almeno in dettb anno 1454, Ma soggiungendo il Zeno,
che egli ne dedicò dipoi i primi Libri a Pio JI. , coae *i r^-
MATTIA PALMIERI
»45
leva dal Cod. Vatic* 1796.1 priraieramente potrebbe domandarsi
perchè il Valla dedicasse al Pontefice alcune parti soltanto
di un' Opera , quanda 1* avesse compita . In secondo luogo fc
palpabile 1* Anacronismo del Zeno , fissando la morte del Val-
la, come egli fa nel 1457. Perciocché Pio IL non fu assunto
al Pontificato prima dell* Agosto del 1458., Palmler* de Temp,
suìs coL 242. ♦ Add. ad Chron. Euseh, Edit. ann. 151^. fvL 155,
pag. 2. in fin.. Natal. Alexand, Htst. EccL Saec. XP\ Tom, /X
Lucae 1734. pag, 16. Il Valla adunque doveva esser vivo nel
1458. per dedicare a Pio IL i suoi primi Libri d* Erodoto,
(29) 11 Greco àeìV tsiìima Ediz. soprac. , e di tutte le al-
tre Tóyvi^ àcL^ìLvlu Lib. A num. 8., è tradotto in modo nel
nostro MS.^ che dell'articolo e del nome, che lo segue, si
vede formato un sol nome Hodascili* Le voci v^Aacoc « ed
ciÀCttfio^ac ^ Lìb. K num, 49., si rendono dal nostro MS. per
Ferrttm e viros praesertim bonos , e nel Lib, IL num. 66. V
espressione Greca uìi$X^TH^r€^ ^^tnimi rà Ksifoiiiifùv la leg-
giamo tradotta al contrario rogum extinguere properantes .
(30) Tal diflcrenza, benché consistente in poche linee, si
osserva a caglon d* esempio nel princìpio del sesta Lib.^ che
nel Cod, Paimierano si desume dalle parole Jam Istìcu^^ e nel-
le Edizioni sopracc. dal Greco tift^^yo^^q fis^ ^^y &c. Simil-
mente nelle dette Edizioni il Lib. IIIL incomincia TaìJr^
^t¥ ìi &c. , e presso il Palmieri Inter haec Graeci . Finalmente
nella nostra Versione le prime parole del Lib. /X corrispon-
dono al Testo GrecQ Mit^JeviflC Sii laddove nelle surriferite
Edizioni quest* ultimo Libro incomincia Oi /^gy rsivr» ^c.
(31) Crediamo di far cosa grata al Pubblico dando un
breve saggio di questa fatica del Palmieri, insieme col Testo
Greco , e colla Versione del Valla, come si legge nelT Edi-
zìone di Erodoto di Amsterdam del i^^S* soprac, perchè possa
firne ciascuno da per se stesso il confronto . Questo siggio è
tratto dal Lìb. K, inxitolaro Terpsì^hort num. 49-
i^i^
S4^
MATTIA PALMIERI
VJATL t A
l^leomene igitur im- *
peri uni tenente, Spar-
tani venir Aristagoras
Mileci Tyrannus: cui
etiam in sermonem
venie, habens , ut
Lacedaemonii ajunc ,
«ere^ju tabellam » in
qua totius terrae am-
bitus erat incisus ,
cunftuin mare, atque
omnia ilumlna. Ac*
cedens igitur in col-
loquium Aristagoras
ita ad eum inquit.
^ Studio m meum ,
Cleomenes , qui huc
advenerim , ne mirc-
ris : negotia enim
sunt, calia . Jonas
prò liberìs «ervoi es-
se, dedecus, dolor-
que maximus est cum
nobis ipsls , tum ve-
ro inter caeceros vo-
bis, quanto pracestis
Gracciae : proinde
H P O A O T O S
ATriHfietzi ^è if i
A»fi^ìatiJ(,é¥tOi?iéyova'ij
KSt j €^ Tù> yy^!; àrd^
Té T^iTX > kaI Tòt»-
fXOi fràvTèi ' àiTiKìfié'
fliUQ^ h* h KoyQUi Q
'Afs^^ayofK^ y eMyi
tÙ K^TÌjKO¥Ta ydf iqi
TOtAVTX. *ldvOiV TStì-
c^ac hvXùv^ i]vctt àvT
uhyo^ fj.èytq&ìf fiif
at/TQiJi ìifJ^llfy BTi ìì
igitur pcrDeos Gxae- j Qtùy T^f *EA;,tjy/wr
cos, erlpite Jones a j fv^sit^^s "lava; U rijc
scrvitute, consangui- ,^ J«:/Aa^t/Vjj; , iV^^ i baris servituce premi
FAL MI ERI
^ Adhuc igitur dum
Spartis imperaretCleo-»
mcnes, venit Arista-
goras, qui postquam
introdu£lus est , in
haec verba dicere cae-
pit» aeneam tabellam
niana ostentans i ia
qua , ut loquuntur La-
cedaemonii, totius or-
bis descriptio confi-
gurabatur, mare, Ru-
mina , atque ut quae^
que provincia cir-
cumscribitur » cerne-
re erat . ^ Neminem
studium meum, Cleo-
menes, auc mirari ,
auc criminari decer,
si prò patria , prò
libertate , ac totius
denique Graeciae glo-
ria tot ac tantos la-
bores me suscipere
videant * Nam per
GraecorumDeos, quis
durus adeo est, quem
non contumelia mo-
veat , quem non do-
lor exagitet , cura
Jonum filios prò li-
bertate misera a bar-
MATTIA PALMIERI
24r
VALLA
neos vestros
quod X
HPOAOTOE
facile est ad prae-
stand um : nam ne-
qae barbari sunt ▼!-
ri strenui , & tos in
summum rei bellicae
per vlrtiuem evasi-
•tis, & pugna eorum
cjusmodì est: arcus,
BC breve spiculum ,
bracasque indtiti re-
nlunc ad pugnas, &
in capitibus pileos :
.sic fkciles capcu sunt.
Ad haec tantum bo-
norum est ils, qui
eam incolunt conti-
nentem, quantum non
est ceteris universis,
tum aurij ut ab hoc
incipiamus , tum ar-
genti , tum aeris , tum
varìae vestis, tum ju-
mentorum, tum man-
cipiofum : quibus tos ,
si potirl libucrlt , po-
tiemlni &c. ^c*
Jf vfi7v raura j(fi9
fÌ€i¥ 0^a Ti *e^i •
ovre yàf oi |3af|3^*
fei uAm/JLo! ììtì^ vfiiu
Ti TU 15 roV ToMllÙff
avrém éVi TOii^h , ró-
Ss KCtt a^ya^x toicì
¥iiÀQfié90iirt , ocra tèi
TQITf a-VMdTA^i Ah*
^aueifoiai , afyvfoiy
wùSjt* tÙ &p/ji5 |3cv-
i'X^'Tf , jt r. A,
PALMIERI
conspexeiit . dedecm
nobis, ac vobis rc-
liquls, qui Graecia«
praestatis? Nunc igi-
tur Jones a servitù-
te eri pi te viros prae^
sertim bonos^ & quos
facile recipere potè*
stls . Nam quibus »
rogo, viribus imbel-
les barbaros forti bus
vobis» ac bello prae-
claris resistere posse
putatis, quiarcu tan-
tum » ac brevi en?e
armaci bracas in pu-
gnam ferant, qui ca-
pita pileis munianc?
Accedunt praeterea
tanta telluris, quibus
eflTaeminantur, bona ;
quanta non caeteris
simul omnibus esse
constat, aurum, ar-
gentu m, y^rrii/?!, pre-
tiosae vestes, Juraen-
ta , currus , servi de-
nlque oninis generis,
qìiibus omnibus vos
pntiemini, si modo
aalmmn intendaiis ,
a+S
MATTIA PALMIERI
(32) Addino Manhiae Palmieri ad Chron. Eusih dell* Ediz*
del 1513. /a/, i^i. e Ca^. jWSS. BW// ItaL Lib. X in fine.
(33) M Leget igitur Sanflitas ma» si quando breve
Y^ Aristeae viri quidem gravissimi de LXX. Incerpretibus libel»
5) lum = pridem s Latinum a me fadum ,, .
(34) Cataloga MSS. AngL Tom, L Par. Ili pag. Isa.
(35) Dissertaz. sopracciò pag. l^a. della decta Ediz.
{;ì6) Lib. XVI L sopracc.
(37) Neppur r dpusc. De Temporibus suts è precisaraentfr
la cosa stessa coli* Aggiunta al Cronico dì Eusebio della citata
Ediz. Incomincia è vero sì V uno» che T altra dalle scorrerie
di Francesco Sforza contro Milano » e quei fatti medesimi ,
che si leggono in ambedue , sono espressi per lo più con gli
stessi termini , Ma le differenze ancora incominciano dal se-
condo Paragrafo. Neil* Opusc^ De Temporib. V invenzion dellai
stampa è attribuita a Roberto Uuberch di Magonza nel 1449-
e nel Chronicon non si parla di stampa fino al 145". , dicen-
dovi, che Giovanni Guttemberg la propagò. Così dell'anno
145^* nulla vi è nell* Opusc, De Tcmporib.^ benché molti fatti
siano notati sotto quell* anno nell' Aggiunta al Cronico. Pari-
mente nel medesimo Opuscolo ci fa menzione ali* anno 1461.
di Antonio Pisano Gemmarum , pretiosorumque Lapidum sculptu*-
ra clarus : al 1462. di Gio. Castrense, e del Gaetani invento*
ri dell* Allume, e di Pietro Balbo» o Barbo Pisano Tropiensis
Episcopus egregiuSi aggiungendo» Prodi Platonicae Theologiae Li-
bros in Latinam lìnguam versoi Ferdinando Regi ^Jonat; ed al
J4;;9, della morte, e di molte Opere di quell* insigne Prelato;
le quali notizie tutte mancano nclV Aggiunta al Chronicon. Final»
mente la Congiura dei Pazzi è scritta in termini molto diver*
si, e dopo queir anno» che notasi per il I4;8. » le differenze
sono tali fino al 1482,» che sembrano Opere di mano affatto
diversa ,
(38) „ Evenir» ut Joannes Casirensis, 3c Carolus Pisanus
MATTIA PALMIERI
£49
^ ex nóhllì Gaetanonim Familia oftus» cogitanti Pontifici, onde
^ sibi tot bellis implicato peciiniae suppeditarentur, aflerrent
^ se uniu9 d lei -ab Urbe itinere » band procul a littore Tyt-
fj reno montes adnotasse conficiendo Allumini opportunos : un-
^ de ingentcm auri vim colligi posse sperent» sì sibi effb-
^ diendi libera sit potestas . Ncque enim flilsa , aut ludicm
99 afferre testa ntur . Nara te concodos a se lapides , ac per-
,, lucens coefeftuni Alhimen ostcndunt. Monstrant insuper loca
^ ipsa, Sylvas , & aquarum flueilta in opus abunde suppedi-
,^ tare. Habita yiris fides est * Eranc namque prudentia &
^ integritate noti^ . Quare mox cognoscendae rei Quaestoribus
,1 negotium demandatum est: qui, dudis eo sedulo opificibus»
^ tantam illis montlbus iuesse 6c eicsuperare materiam , quae
^ vel universo Orbi perpetuo duratura vidcretur , coraproba-
^ runt . Permissa igitur Inventoribiis operandi fecultas , tanto
91 studio novo operi institere , ut eo anno ^^ ( ihff dovette f/*-
sere ii 1463. ) ^^ ad centum millia nummum in aerarium ex
51 eo opificio retulisse tradant ,,. Lib. Vili. Bell. ItaL del ci-
tato CoH. MSS. pag. 326,
(39) Palmieri BelL ItaL Lib. X MSS. pag. 445.
H'. (40) n Paulus Pontifex IL Cai. Aug, in diei crepusculo,
95 dum solus cubiculo quiescit, apoplexi sufTucatus extinguitur .
f) ann. r47T. 95 Addìt, ad Chron. Euseb. fai. lói,
(41) ^ Demum = de Belh ItalUo scrìpsh . Così nelT Epìt affla
sopraccitato. j
(42) „ Ad hos ( Bohemos ) enim raultos ante annos Jo-
^ hannes quidam cognomento Us sceleris poenam ex Brittannia
,9 fugiens pervenite qui in rudi populo facile plures suae im-r
9, pietatis invenit secìatores, cujus dogmata consulto nunc prac-
9j termitto , quoniam^alio coinmodius dLccnturSi,. Lrh^ À\ BelL
ItsL Cod. MSS. citato pug. 442. Non è per altro improbabile,
non prendendo a rigor d; futuro la voce dicentur j die, egli
ne .avesse trattato ne' sette Libri . già . icrijiti _topva Paolo li.,
Ti^m. IIL li
^g«D
MATTIA PALMIERE
il quale Geùrgium Bohemiae Rtgem Hussham ^ & C^fhplicorum
persecutorem damnavh ^ senfentiaquf lata exau&^ravh ann, 1466,
NataL Alex. Hist. EccL San. JfK l\m. JX, Edir. Luun. 1734
fag, 20.
( 43 ) Si era sospettato » che le Ni>tf nwrgin&li , ed intef-
tìneari di un Codice Membranaceo molto malconcio , ritrovato
( come credevasi ) in Casa Palmie»i, contenente parte dì Sailu-
-stio De Cfmjurationt Catilìnai, ed una parte delia Guerra Giù*
gurtìna ^ fossero di Mattia, Ma esaminando lo stile del Nota-
iure ^ ci siamo determinati contro questa opinione. Chi può
mai credere» ^e Mattia^ «e egli allora non era fanciullo af-
fatto, scrivesse in tal guisa? AuHor ista praemisit in Prologo
/. Libi . . • , <y per h9C debuerat incifcrf Jugurtinum^ sed pra$^
misit CatìrmoTìtm perper novit, te eleni . £/ sicuf fadt im aUo
iLitro » *Vtf fa€ir in isto , st. praemittit Prohgma t /» f^o fsi
ma inttntio situm exaltare ^egatium . Sembra questo piuttosto lo
stile dei Notsri di queir età. In fatti al fine di detto €od.
6Ì legge, benché con qualche difficoltà: Ego Franciscus Neri
N&t, Qpe M. Aggiungasi, che detto Codice^ per quanto sappia
il soprallodato Sig, Pier Lorenzo Palmieri, non è mai stato
in sua Casa: e potè appartenere o alla Casa Palmieri di Fi-
renze^ o a quella di Siena .
, (44) Dissertaz, t2. sopracc.
(45) De tiaris Pontifuiarttm EpistQlar. Scriptoritus ^ Romae
(46) Al {Mogo (if, pag. 44.
(47) Diar. Ram. soprac* Matthìae Palnuerii Pisani zi P^irì fre^
hi if inìegri ss .
(48) Magnifico Laurendo d^ A4edids
Johannes Tornabucni ^
,j M. Mattia Palmieri Pisano ^ huomo dofto , Secreta^
f, rio partecipante di N. S.p antichissimo Cortigiano, & intie-
MATTIA PALMIERI
^Si
^ famente da bene, è stato sempre familiare di Casa» & coo-
II tinaiicBente ci ha mostra una singulare bene^cdMiiia. 4(, taffiir
'^ tioiie im .inoéd .siamo quodEinifiod^ obbligati a £^^1^0^10 in
^ tutto » che fcr noi ii potessi . Accàdek al presente , che
^ avendolo e Gaetani di Pisa eltìfto in una loro Chiesa, del-
t> la quale sono Padroni, ha inceso, come un Prete fuori d
jf ogni debito ragionare vi s' è intruso drento, il che gli pa-
9, re strana , non di manco lui n' ha spedite le Bolle & man-
j^ da per la possessione: pregoti strettamente li sia favorevole,
}) e in Palagio a farli bavere il Mazziere, e in tutti quei
,, luoghi che gli occhorreranno» che oltre al farmene piacere
,1 grandissimo, ottenendo esso la possessione, che è cosa giu-
^ stissima , per tua opera , ti resterà obbligato in eterno * E
,) quando arai notizia della qualità sua, e stud) suoit non ti
9) parrà avere servito homo indegno d' essere nel numero de-
,j gli altri tuoi» In somma io te lo raccomando ^ e a te mi
raccomando. Cristo ti conservi* In Roma a di 2. d* Aprile
,^ 1474' M Ved. L4iur€n(ìi Mcdich Magnifici vita Auil. Angela
Fabronio Acad. Pisan. Curat, P^ol. IL pag. 383.
(49) Chiuderò questo Iun*jo , e laborioso catalogo col no-
me del celebre Mattia di Giovanni Palmieri Canomfo di Firen-
ze e di Pisa, Reg. Cali Tom. XXPIL pag. 139., 11 quale alli
ai. di LiTglio del 145:;* divenne Canonico altresì di S, Maria
de Vi nei 5 della Diogesi di Genova » e di 5. Pietro de l 'ipecuh
ài quella di l'ortoìa ^ Tom. XIV. pag. 83. Pio IL, che ebbelo
similmente per Secretarlo , siccome gli altri Papi sino ali* an-
no T483, , gli commendò il Monastero di S, Maria de Pantano
della Diùgesi di Todi alli 25* di Marzo 1463., Tom, XXIIL
pag, 196. Ho lette due Lettere , scritte dal Camerlingo nel De-
cembre dell' anno 14*2,, la prima è a' Priori di Norcia, per-
chè faccian per modo , che un loro paesano , detto Capoccia ,
paghi un grosso debito, che aveva con quest' Uomo Venerabile
e chiaro, Arm. 29, Tom, XXXVIL pag. 146.; V altra al Vesce-
I i 2
•
'1» à^'As^if Govematordi Todi, acciò permetta*,* eh* ei pos-
cia £ur trasportare à Spoleto i8a salme di grano raccolto ne*
terreni de* Benefici, che avera neir Agro Todino, »t vir ve-
pfrabith & 4o3ms possh se ccmmodius posi longwm aegrhudinem ^
^BÌ0m hoc MM passus est^ SMsttntsre^ pag. 155. Cosi il eh. Sig.
^laetano Marini nella sua pregevolissima Opera Degli Archiatri
PMtificj Tem. IL pag. Jifi.
BUONO ACCORSO
"2S3
^^ ^^\J\;if\yK'< ^
*i
E non fossi persuaso , che la Storia degli UomiRi
dotti deesi principiare da quel tempo, in cui egli-
no cominciarono a distinguersi per sapere dai volgo %
e che il Catalogo dell' Opere da essi lasciate basta a
formare loro V elogio , non mi sarei indotto a parlare
di Buono Accorso (i), del quale affatto ignoransi la Fa-
migKa , r anno in che venne alla luce, 1* educazione ,
i primi suoi studj , e tutta quanta la di lui vita civi-
le . Egli nacque in Pisa (2), d' onde fa d* uopo sup-
porre, che da giovane partisse (3); mentre, come egli
afferma (4), ebbe per Maestro Francesco Filelfo, che cer-
tamente non mai tenne Scuola in questa Città . Ma per
mancanza di Documenti non f si può fissare ne il tempo,
-né il luogo , ove egli sotto la disciplina di quel celebre
Uomo coltivò felicemente le Lettere Greche e Latine (5)5
seppure non vogliamo dire , che ciò probabilmente ac-
cadde in Milano , ove il sopra nominato Filelfo si conr
dusse nel 1440*, e vi dimorò per mole* anni , come av-
verte r esattissimo Zeno (6).
Della stretta amicizia ,, che Accorso mantenne sempre
col suo Maestro, sebbeoe assai bisbetico, si ha chiara
prova in diverse Lettere di questo a lui scritte , tra le
quali trovasene una in data degli 8. di Marzo delT an-
no 1469,, in cui il Filelfo rallegrasi collo stesso Accor-
"so , che ei tenesse in sua Casa Demetrio Castreno , Uomo
^54
BUONO ACCORSO
dottissimamente erudito : Io consiglia ad usare tutta fa
cura ed attenzione nell* istruire due Giovani della Fami-
glia Bozzardi , che bramavano avanzarsi nella Letteratura,
e nel r Eloquenza , affinchè ^li altri desiderosi di apprende-
re queste stesse Facoltà, mossi da un tal' esempio frequen-
tassero parimente la sua Scuola il)* ^^ ^^^ argoracnra
giustamente il Sassi ^ che egli fosse stato eletto Pubblico
Frofcssore di Eloquenza in alcun luogo : e poiché il Fi-
lelfo in altra Lettera fa menzione di un ottimo pesce
pescato nel Pò , che Buono aveagli mandato a Milano ;
così sembragli probabile , che questi insegnasse le Belle
Lettere in Ferrara , molto più che egli in quella Città
dimorava nell* anno 1424*; poiché ivi, secondo il P* Oi^
landi (8), messe a luce le ^ue Osservazioni sopra i Co-
mcntarj di Giulio Cesare. Convien però confessare, che sia*
mo sempre incerti intorno al luogo , ove Accorso fecesi
ammirare pel suo profonda sapere : mentre T addotte con-
ghietture , e massime la seconda mi pare molta debole ;
non potendosi legittimamente inferire * che ncU' anno di
sopra accennato ci fosse in Ferrara, perchè li pubblicò
le sue Osservazioni poc' anzi rammentate, nella guisa ap-
punto , che non si può argomentare* esser* egli stato di
permanenza in Treviso nel 1475- > sebbene in quest' anno
ivi stampò e dedicò a Giovanni Meltio Questore Duca-
le (9) i detti Plautini degni d* aversi a memoria , che
egli aveva scelti dalle Commedie di queir antichissimo Poe-
ta . Aggiungasi, che nel Catalogo de' pibblici Professori (io),
che lessero nell* Universiù di Ferrara dal mese di Otto-
bre dei 14^3. sino allo stesso mese dell* anno seguente,
non vi si trova il nostro Buono, di cui neppure £1 pa-
BUONO ACCORSO
HS
h
>Ia ad Eltrt anni antecedenti Ferrante Borsetti nella Sto-
ria della suddetta Universuà *
Neir anno 1475» egli certamente dimorava in Mila-
no » ove ergsi recato due anni avanti in circa per in-
vito fittogli dai Filelfo (1 1) ► e verisimilmente ancora al-
lettato dair animo splendido e generoso nel favorire e
proteggere le Lettere e i Letterati di Cicco , ossia Fran-
cesco Simonetta 'primo Segretario Ducale, e Uomo dottis-
frimo , da cui Accorso , che eragli assai caro , fu molto
beneficato , come egli stesso racconta nel dedicargli diver-
si Libri ,
In quella gran Città parimente ei aprì Scuola di Het^
lorica i e tra* nobili Giovani suoi scolari , oltre ì Figliuoli
zi soprallodato Cicco Simonetta , ed altri , contasi Gian-
[^^francesco Marliani (12),» che poscia divenne insigne Giu-
reconsulto, e Presidente del Senato,
Ma egli il nostro Accorso assai più benemerito s\
rese non solo di Milano^ ma di tutta eziandio la Re-
[tpubblica Letteraria, con divulgare diverse Opere di buoni
I Autori , e in tal modo promovere e agevolare lo Studio
iella Storia Romana , e delle Lettere Greche e Latine .
[Non credasi però , che nel dare alla luce i Libri di
Lvarj Scrittori ei non avesse altra parte, che di semplice
ptampatore (13): egli esaminava dapprima i diversi Codici,
^che si erano potuti raccogliere dell' Opera , che si vote-
^va stampare, confrontavagli tra loro, accertava qual fosse
la migliore Lezione, e procurava, che a' migliori Codici cor-
rispondesse la stampa. Or questo lavoro non si poteva ese-
guire, che da Uomini di gran dottrina forniti. In fat-
ti nel Catalogo de' Regolatori, e Correttori delle Edizioni del
?^
BUONO. ACCORSO
$/scoIo dccimoqidnto , che dopa Giancorrado Zelcnero ci ha
dato Michele Maittaire (14), si vedono insieme eoo Buo-
no Accorso molti celebri per sapere , e per Opere da
essi date alla luce . Neil* anno dunque 1475* egli pub-
Wicò colle stampe di Filippo Lavagna il Libro di Ago-
stino Dati Sanese , contenente 1' introduzione a* precetti
del r Eloquenza . Ad esso fece succedere alcutie Eleganze
di Lorenzo VaJla , quelle cioè , che gli parvero più adat-
tate air uso comune di scrivere, e di parlar Latino.
Nello stesso anno donò al Pubblico i Libri d' Ovidio
delle Metamorfosi , con la spiegazione delle Favole fatta da
Luttazio o Lattanzio Placido (15)- Premesse ancora a*
.medesimi Libri la Vita del Poeta, che egli raccolse da'
di lui Scritti (16). L* Opere riferite furono dal suo Editore
date fuori per istruzione de* Figli di Cicco Simonetta, al qua-
le son dedicate* A questo parimente è dedicata I' Edizione
in Foglio di Valerio Massimo . Buono in essa corresse di-
ligentemente il Testo, da cui tolse ciò, che per ignoraa-
Zìi cravi stato intruso ; e vi aggiunse una copiosa Tavola
alfabetica da se composta (17).
Ma diligenza e studio assai maggiore egli usò in
esamingre gli antichi Codici ^ affinchè accuratissima riuscisse
1' Edizione in Foglio, che nclT anno suddetto ci fece in
Milano per la prima volta, de^ Scrittori (18) della Storia
Augusta i cioè di Svetonio Tranquilla, Elio Sparziano ,
Giulio Capitolino , Elio Lampridio , Trebellìo PolIione,>
Flavio Vopisco , Eutropio, e Paolo Diacono. Di un Esem-
plare di sì nobile Edizione , trasportato non è molto dalla
Biblioteca Laurenziana alla Magliabechiana , e di cui si ser-
vì il gran Poliziano, parla l'eruditissimo Canonico Ban-
BUONO ACCORSO
2ST
din! (ip)» Stimo superfluo dire alcuna cosa intorno alla
di lei esattezza , poiché son persuaso $ che il sola con-
cetto ed uso , che di essa ebbe e fece V immortale
Claudio Salmasid ne* suoi Comenn sopra gli Scriuori poc*
anzi rammentati (20), deve essere non meno alla medesintJi
Edizione , che al suo Autore di un particolarissimo elogio •
Con ugual' ardore si rivolse Buono a promuovere la
Letteratura Greca. Nel 1480- ei £^ce imprimere il Compen-
dio della Grammatica Greca di Costantino Lascarì , e V oflTerse
a Giulio Pomponio Leto, uno degli Uomini più eruditi, che
vivessero in quell'età, col quale egli avea contratto di
fresco stretta amicizia, per quanto rilevasi dalla Lettera De-
dicatoria (21). Nella suddetta Gra;n;7Mfic<i , oltre il Testo
Greco , fece porre a rincontro la Traduzione Latina fatta
[dal P, Giovanni Crestone , o Crastone di Piacenza Car*
\melitano dottissimo .
Osserva Gherardo Meerman (22), che i due Stampa-
tori Tedeschi Sweinheim , e Pannartz venuti in Italia
aveano cominciato a usare i caratteri Greci , inserendone
qualche passo , ove fosse d* uopo, ne' Libri Latini, ma
che non furono da tutti imitati ; poiché si sì , che in
non poche delle prime Edizioni gì' impressori lasciavano
di bianche lagune , se i passi Greci erano lunghi , da
supplirsi a penna da chi ne avesse preso il pensiero •
Burcardo Gotrhliebo Struvio (23) è di parere , che Aldo
Manuzio sia stato il primo a darci de' Libri in lingua
Greca stampati; ma avendo il Sassi (24) valorosamente
confucato un tal sencimento , fa maraviglia, che abbiala*
posteriormente adottato V Autore (25), per altro assai eru-
dito, che nell' anno 1759. pubblicò in Venezia la Pità
Tom, ///. K k
«s«
BUONO ACCORSO
di quel celebre Stampatore e Letterato , A dir vero la
lode della prima stampa di Libri Greci si deve a Dio«
jMsio Paravisino (26), che lavorò in Milana; e sebbene
in questa prima impressione non avessp parte 1* Accorso,
conviene però confessare esser' egli stato il primo , che
nell* Opere di Scrittori Greci, oltre il Testa originale , vi
iflce apporre la Versione Lanna per maggior comodo di quei ,
che bramavano coltivare le Lettere Greche . Stampò pu»
re per chi desiderava avanzarsi in sì fatti studj la Vita
e le Favole d* Esopo in Greco e in Latino , tradotte da
Ranuccio Tettalo , Uomo dotto ed eloquente (27). Di al-
cune di esse Favole f\x poscia da Buono fatta una scqU
tf^^ e pubblicata per uso specialmente de* Figli del Conte
Cia^francesco Turriano Questore Dttcak , e celebre Lette-
rato* Abbiamo ancora ìL Lessico Grece- Latino dato alta
luce dallo stesso Buono. Il P. Orlandi (28) crede, che
egli ne fosse eziandio T Autore ^ il che mostra parimente
ì\ Titolo (29) del Lessico; ma la Lettera a questo dall'
Editore premessa ci assicura ( e lo stesso Orlandi altro-
v^,i(3o) ii confessa) che è Opera del P. Crestonc poco
fa mentovato . L' Accorso nella citata Lettera assai esalta
it valore del lodato Religioso nell' una e nell' altra lin^
gua , r utjiità ed il pregio del sua Lessico, di cui ben-
ché sembri giudicare diversamente Arrigo Stefano (31),
non manca però tra' dotti chi afferma (32), che se si ha
riguardo al , tempo , in che esso fu scritto , ridonda a
onore grande del suo Autore , del quale abbiamo pure
aJIe stampe il Lessici Latino -Greco.
V Opere Greche sin qui riferite, e pubblicate senza
nota d' aunoi di stampatore, e di luogo, se si eccettui
BUONO ACCORSO
•59
||uesf ulcima offerta dalF Accorso ad Antoaio BracceUa»
.Giureconsulto di sommo nome, e Senatore Ducale, e il
Compendio della Grammatica Greco-- Latina del Lascari, diret-
to, siccome sì -vide, al fiimofo Pomponio Leto; l'altre
wn dedicate al Conte Turriano* di sopra rammentato , e
conseguentemente uscirono alla luce in Milano dopo V an-
no 1480., mentre , -da che quasi sul fine del detto anno
Lodovico il Moro avido di regnare fece troncare il capo
nel Castello di Pavia a Cicco Simonetta, il Turrland fu
il Mecenate di Buono*
Per il suo supere nelle Lettere Latine e Greche, e
per la cura, che ei si prese in pubblicare con I5 stampe
1 Libri di cui si e parlato , non solo accrebbe la gloria
alla Città di Milano , secondo che ingenuamente confèssa
il Sassi (33), ma di più s' acquistò l'amicizia di Per-
sonaggi per dignità e per dottrina ragguardevoli , alcuni
de' quali fanno di osso onorata menzione - Si è veduto
di sopra , che Francesco Filelfo riputavalo abile ad istrui-
re i Giovani nella Letteratura e nell'Eloquenza: Uomo
eloquentìssimo il dice Gianfrancesco Marliani (34); erudi-
tissimo e dottissimo V appella Ubertino soprannomato Che-
rico da Crescentino nel Monferrato (35)* Questi fu ce-
lebre Professore d' Eloquenza, prima nel!' Università di Pa-
via t poscia in A4ilan0j indi in Casale; e ad istanza spe*
eia] mente di Buono scrisse copiosi Come mi suir Epistole
Famigliari di Cicerone, che quelli fece stampare nel 1485» «
e indirizzolli al più volte lodato Conte Turriano •
In un Codice contenente Hime di diversi antichi Poe-
ti , che era appresso Giambatista Boccolini, Professore di
Lettere Umane in Foligno, esistevano alcune Pime sotto il
K k 2
26o
BUONO ACCORSO
nome di Buonaccorso da Pisa^. A giudizio del Crcscinf-
bcni C3<5) il citato Codice era stato scritto sul fine del
secolo decimoquarto , o sul principio del seguente ; onde
quando egli non abbia preso abbaglio incorno all' età del
MS., facendolo più antico del dovere, converrà dire, che
un altro Buono Accorso Pisano sia stato V Autore di es-
se Rime .
I Comenii sulV Epistole di Cicerone furono V ultima
Opera, che, per quanto è noto, pubblicò il nostro Ac-
corso > il quale fu un di quei Letterati, che lungi dal
cercar fama colla pubblicazione dell' Opere proprie , si
occupano unicamente nel dare alla luce e migliorare le al-
trui , e credon con ciò r di recare maggior giovamento
agli Studj . Dall' anno 1485. in poi non sappiamo che
avvenisse di lui; il eh* Dottor Sassi (37) però conghiet-
tura , che* o nella strage grande , che fece in quel tem*
pò la peste in Milano (38), egli restasse estinto, o che
per evitare il pericolo della morte facesse ritorno alla
Patria , ove per altro non si ha di esso alcuna memoria .
P. M. P. P-
^^ k
BUONO ACCORSO
s6t
ANNOTAZIONI
F
(i) Da alcuni è detto Bmouq Accorso^ da altri Buanaccùrio;
egli stesso in più Monumenti » che citeremo in appresso , si
chiama Bonus Accnrsius .
(a) Il dottissima Sassi, da cui son tolte per la maggior
parte le presenti notizie, dice d* aver sospettato da principio,
che Buono fosse di Milano della Famiglia Pisana , che ivi
ancora esiste ; ma poi confessa ingenuamente , che per una
Lttttra del Filelfo si è assicurato, che ei fu di Patria Pisa*
no . Ved. Historia TypQgrapkicQ-Litteraria Medìotanensìs ^ Ti^m. A
Biblhth, Mediolan. €ol. 162*
(3) Forse ci fu costretto ad abbandonar Pisa per la se-
mirissima Legge fatta nel 1431» dalla Repubblica Fiorentina,
per cui furono esiliati dalla Patria tutt* i Pisani da' quindici
sino ai sessant' anni. Historia Ecclesiae Pisanae^ Tom. IL pag, 140-
(4) Lettera premessa alla sua Edizione di Valerio Massi-
mo : Videmus Plutarchum Chacronensem apud Graecos , quem vir
utrìusque lingua e eruditis$ìmu$ , ac nulli a s doifrinae ignatus Fran-
€Ìscus Phiielphus praeceptor meus traduxit ad nostros ,
(5) Che Buono coltivasse con profitto sì fatti studj, V ab-
biamo dal Sassi loco cit.^ ove dice: Ciaruit non mediocri opi^
nione eruditionis Bonus Aciursius , seu Bonatcursius Pisanus , Eh-
quentia » periiiaque Graecae etiam linguae optime instruffus .
(6) Dìssittgzioni Vossiane Tom, /, pag. 282.
{2) Epist. Lib, XXX. foL 208., Edit, 1502, ,5 Bozza rdis au-
yy tem nofeiris ingenuis , & optimae spei adolescentibus non
*, possum non gratular! , quod istiusmoji suis ad te munu-
j^ sculis dilucide ostendunt, se cuptdos esse 5c Litteraturae, U
jj Eloquentiae . Itaque tuum faerit, ut cos quam optime in-
,, struas, quo cocteri quoque bonarum Artium cupidi, istiusmo-
,) di coaipioti exemplis, omnes ad te gonfluant . Gaudeo prae-
26f
BUONO ACCORSO
yi terea vinim dofiUssimc crudimm Demetrium Castrenum tuo
^ oti diversorio . ^ E nella Lettera de* 29. Aprile dello stesso
anno gli scrive : Vale cum tuo gymnasio .
(8) Origine^ e progressi detta Stampa pag, 139. 258. II medesi-
mo Orlandi pag. cit, actribuisce si Buono Inde.^ hcorum h Cam-
ment. Caesaris belli Gallici ^ & nominum^ quae ei prisca^ nostra^
que anas indi di t ^ in quarto » senza nota d' anno» di luogo» e di
Stampatore. Dal TitoU però, che di questo Lihrt^ riporta Mi-
chele Maittaire, AnnaL Typograp/u Tom. L Par, li. pag. 754.,
si raccoglie , che il citato I$ìdice fu fatto dal Marliani , e
che Buono vi fece soltanto la Lettera Dedicatoria al Conte
Turriano: Boni Accursii Pisani Epistola. Joh. Francisci Marliaui
tnde$c (ocorum &c,
(9) Il Conte Maz7.ucc!ielU , Tom. A Par. L de* Scrittori d'
Italia pag. 8^*1 dà il Titolo del Libr§y ed è il seguente: Plau-
tina di&a memorata dìgna a Bono Accursio Pisano tollera , &
Johannì &cc. Tarvisii apud Girardum de Flandria l^*l$* in ottavo.
(io) Apud Borsettum bistorta Almi Ferrariae Gymnasii Par,
/. Lib. I, pag. 93, & seq.
(iT) Questi r invitò a Milano nel !4^o. a' 28. di Giu-
gno ; Reliquum est , ut te quoque nobis offeras » toram quo una
possimus ^ ^ gratularti i^t laetari mutuo. E^ certo però, che se
Buono allora vi andò , non fissò ivi il suo soggiorno, poi-
ché da una Lettera dello stesso Filelfo , in data degli 11.
Marzo 1473. si raccoglie , che egli stava tuttavia fuori di
quella Città . In questa Lettera lo rimprovera del suo silen-
zio, forse perchè avendolo di nuovo invitato, non rispondeva
se accettava, o nò, V invito fittoli. Penso perciò, che poco
dopo ei si trasferisse a Milano ; molto più che tra V Episto-
le del Filelfo , che finiscono nell' Agosto dell' anno suddetta,
non si legge altra Lettera al medesimo Buono .
.(12) Nella Lettera scritta al Filelfo nel 14^^., presso del
S^ssi, Op, 4Ìt. pag. 534., egli stesso il confessa; Cupio jamdiu . , •,.
BUONO ACCORSO
3^3
CT viderij & legen Lìbros , quos edidìai Cmvhhtmn Mtdrt^r
mensium ; acceperam enim ab aliquìbus , scd in ppimès a dtserth*
sima praeteptore mea Bonaccursio Pisana maxime in hujus compQ-
si f ione codicis tui vires inginii declarasst .
(13) Sassi im Prolegomeni s ad Opus riV, Cap. 4- pag^ 94.
Benché 1* Accorsa sarebbe degno di lode qaaad' anche avesse
puramente esercitata V arte della Stampa nel secolo decimo*
(quinto f in cui ella era in tanto pregio « che ad essa manum
admovere dolli omnium ordinum viri ^ & in Sacerdotali -, & Eque-
stri diguitate neutiquam erubescebant , dice il Maittairet Tifm, L
4nnal Typograph. pag, 82.
(14) Tgm, cit. pag. loi.
(15) Ovidii MetamorphQS€S in foL ^per Philippum de Lava*
nia , Nel Titolo nulT altro si accenna ; ma ciò che ho detta
costa dalla Lettera Dedicatoria a Cicco Simonetta, ove Buono
così scrive: jj P. Ovidium Nasonem Metamorphoseon mea ope*-
fi ra correclum , atque emendatum iniprim^ndum curavi. Ve-
n rum cum diligentius quaererera , quae priscl Scriptores
1) litteris mandaverunt » incidi in Coelium Firmianum Laflan-
fg tium Placidum, qui in Stati! Thebaidos scripsit, virum mea
yj sententia Se diligentissimuni , & disertissimum , i5c qui in fa-
^5 btilas ejusdem Poetae commentatus est. Cujus ego ingenium
,5 non potui equidem non mirari ^ nam incredibili quadam.^
,5 brevitate fibulam quamque compleftitur , & intcrpretatur .
,j Quae omnia ita in hoc Opere inserui > ut nimiam pivlchri-
„ tudinem praeseferant n- L* Autore poi de' Comenti sulla Te-
bai de Ai Stazio , e della Spiegazione delle Favole di Ovidio
stampata da Buono , non è Lattanzio Firmiano discepolo di
Arnobio ^ come egli ha opinato, ma Luttazio o Lattanzio Pla-
cido . Ved. Fabricius Tom, L Biblìoih. Latinae Lib, IL Gap, ì6.
pag. 564. Edit. Ven.
(16) ,5 Non erit alienuni a praesenti meo instituto P. Ovi-
^ dii Nasonis amoeni, ekgantissimiqae Poetae, quicquid de vi-
2<J4
BUONO ACCORSO
^ ta ejus mvenerim in medmm refcrre. Qua quidem In re
^ nihil equidem novi ex me ipso afferam at ego
,9 ita de hoc Poeta, vcrba faflurus sum ut quicquid dixero,
55 id ex ejusdem Operibus a me colledum liquido appareat ^ .
Così r Accorso nella Lenera premessa alla detta Fifa presso
il Sassi, Op, cit. pag, 458. Pare, che il Fabricio abbia cre-
duta inedita questa F/Vtf, mentre» Tum, cit. Cap. 15. pag. 307.,
nota , che Qvidìi Vita uripta a Bona Accursio fuit im Bihlio-
iheca Is, Vassii .
(17) Tanto egli afferma nella Lemm Dedicatoria al Si-
monetta : I, Cutn vero Valerium Maximum ;emendatissime a me
^ correflum reddiderim , & quidquid erat aliorum ignorantia
n insertum exemerim , eumque imprimi curaverim , volui hunc
„ Codicem tuo veluti quodam numine prodire quac
^ exempla Valerius Maximus magna industria , & diligentia
yf est complexus , secundum varias materias dispersa > ita in
n unum Lirteraruin Ordinem collegi, ut discere volentibus nul-
^ la relinquatur difficultas „.
(18) Quorum ego libros & percncurri itiUgenter » & quoad
ejiis rei fieri potuit , accurati ssitne emendavi . Buono Epist. ad
Simonettam apud Saxlum pag. 45T.
(19) Catalogo Codii:, Latin, Bibìiotk. Mediceae' Laurent, Tom*
(20) Racconta il Salmasio, Emendati onìbus ^ & Notis in Aelii
Spartiani Hadrianum pag, i. , che meditando egli seriamente
dare di nuovo alla luce, dopo il celebratissimo Casaubono , i
Scrittori della StorÌ4f Augusta^ da Jureto suo amico gli fu im-
prestata un* antica Edizione della medesima Storia , fatta in Mi-
lano avanti a quella di Venezia del 1490,, e che V Edizione
Milanese migliore della Peneta ^ di cui si servi lo stesso Ca-
saubono, gli fu di gran giovamento nel suo lavoro per esse-
re ella molto corretta ed esatta. Chi fosse T Editore, il Sal-
masio noi dice. Secondo il Fabricio» Tom. IL Op. iit. Lik III,
BUONO ACCORSO
t6s
Cép. 6, pag, 6t. La riferita Sicria fii impressa in Milano per
la prima volta nel 1465. Il eh. Dottor Sassi, Prolegotnenis in
Hist, Typograph* &c. Cap. 3, pag. 83. , sostiene con tutto V im-
pegno r opinione di Giannalberto Fabricio . Ma oltre 1* erudii
tissimo Tiraboschi, Gherardo Meerman» Origin, Typogr. Voi //•
pag. 242, , e r Abate Mercier , Supplement <ì /' Histoire de /*
Imprimerie de Prosper Marcand pag. 40., con molte e forti ra-
[gioni combattono sì fatta opinione, e vogliono, che la prima
Impressione della Scoria Augusta sia quella dell' anno 14^5.
procurata senza dubbio dal nostro Accorso, al quale viene at-
tribuita eziandio dal Mollerò Dissenaiione de Capisco pag. i^*^
e dal Fabricio, quantunque pretendano , che essa più anni
avanti uscisse alla luce. E' certo però, che la diversità dell*
opinioni intorno all' anno, in cui fu pubblicata per la prima
volta la soprallodata Scoria ^ non reca pregiudìzio a quanto ho
detto, mentre, purché vera sia la» mia asserzione, basta, che
il Salmasio ne' suoi Camend si servisse dell* Edizione di Milano^
in qualunque anno essa sia stata fatta, emendata, e corretta
Iper lo stesso Accorso, nel che sono d' accordo il Fabricio, il
Meerman , il Tiraboschi, e il medesimo Sassi Hist* cit. pag, 456.
(21) Susci pe igitur i così T Accorso, tanquam prìmitias quas-
dtim initae amicitiae nosnae , Opusculum hoc , operamtiue dato »,
ut intellìgam , o§icium meum fuisse tibi non ingratum . Quod si
feceri^ , ùrevi inteUiges , me quibusdam majoribns muneribus tecum
[0gere . Interea verh temporis ffte^ ut facis^ ama, quemadmodum^
tu mi hi es ccrissifuus .
(22) Tom. cit. pag, 253.
(23) TraSat. de Origine Typograph. Cap, II. §, \6.
(24) Prùiegom^nis ciì. Cap. i. pag, ^6.
(25) Num, 15, pag. 14, 9, Ad Aldo con ragione attribuita
L^ viene la gloria d' essere stato il primo inventore di far get-
\^ tare in copia i caratteri Greci, ed in quelli stampare dell*
99 Opere intere, come fece ^.
Tom. Ili L 1
i66 BUONO ACCOUSa
(atf ) tgli neir anno 1476- a* 30. di Gcnna jo divulgò in
Milano la Grammatica GrH0 di Costantino Lascari in quarto;
e questo è il primo Libr(^ intera uscita alla luce in carattere
Gtmo. Maittaire Óp. eie. pag. 1^6. e 262.
(27) La Vita d* Esopo però fu corretta dal nostro Buono,
come si legge in una Nota , che sta airanti la stessa Vita , ed
è riportata dal Sassi pag^ 545. ^ Vita Aesopi per Rynucium
^ Thettalum traduca» Verum quoniam ab eo nonnulla fue-
9) rune praetermissa » fintassis quìa Graecus eius Codex esser
9, minus emendatus, ego Bonus Accursius Pisanus eadem in ea
^ omnia correxi, & emendavi 99»
(28) Origine^ e progressi della Stampa pag. 193. 268^
(29} Che è il seguente: Lexicon Graeca^Lattnum per Bo-
mum Aceurshm Fisanum in foì^
(30) 0^ fi^' P^g' 38^-
(.31) Epistola ad amicos •de Sta tu sitae Typograph. pag^ 296.
Edit. HaL 173(5.
(32) Tiraboschi Storia della Letterata ItaL Lìb. ///. Cap. 2.
Tom. VL Par. IL pag. 158. Ediz. Rom.
(33) Op. cit. sol. i68a Quieitmqut tamen ejmsdèm ( Boni Ac-
cursii ) exitus fuerit y perenni apuà noi àignum menooria dk anffam
i/ledi olanensir Civitatis gloria m nemo infici abitur ^ .
(34) Veggansi le di lui parole riportate di sopra.
(35) Pi^'so il Sassi ibìd. 99 Cum jam multos, così Ubertino^
9) & eosdem utiles Libro» » Vir eruditissime Bonaccurst Pisane»
9) opera tua imprimendos curairerìs, non contenta»- ea^ quam
^ jam plurimis labore tua utilitatem attutisti &c. 99; e nella
Intera posta ia fine ali* Epistole di Cicerone da esso illustra-
te: 99 Habes f dodissime» atque optime Bone Accursi Pisane»
99 Opus longe najus» atque uberins, quam mi initio promi-
99 si: qui non solum difHcitiora quaedam» & annotatu dignio-
9 ra edere contentus fui^ sed cum Virorum quorumdam bona-
9^ ruaii & doftrina praesuntium exhortatione» trnn rer^ cnls^ A(
BUONO ACCORSO 9^61
,1 {Uestintifsimi, doàissimiqae Viri« Comitis, ic Dacalis QuacK»
n scoris Joannis Francisci Tarriaai efflagltationibuf » ita ia
91 omnes locos &c. 9^ Da questa stessa Lettera si raccoglie, che
Buono era tenuto in conto di Uomo capace di patrocinare
un' Opera ^ e di sostenere il di lei credito a fronte degl* in*
▼idiosi censori, poiché Ubertino gli parla in tal modo: Tu
quoque^ qui me ad hanc edendi celeritatem impulisti ^ necesse est 9
optimis rationibut patrMuium nostrum suscipias.
(36) DeU'Istftria della Volgar Poesìa^ Voi. V. Lib. V. pag. ^15.
{%lt Loc9 cit.
(38) Bernardino Corio, Historia di Ali lana Par. VI. fot.
443. Ediz. Ve». 1554.9 ali* anno i486, racconta, che in quella
Città per la peste fino al mese M Luglio pii di cinquanta mila
w perirono.
LI 2
I
4
lì
11
i
V, 2<9
BARTOLOMMEO DELLA SPINA
DOMENICANO
SE dopo il risorgimento delle Scienze in Italia, abbiano
alla gloria della Letteraria Repubblica maggiormente
contribuito quegli Uomini , cui piacque di segregarsi dal
:secolo, o quelli piuttosto, che tra le sociali convenienze
e tra i domestici affari per necessita si distraggono > è
questione, s' io non m' inganno, di assai malagevole scio-
glimento , quantunque i due opposti partiti abbianla con
mirabil franchezza disciolta ciascuno a suo favore. Con-
veniva parlarne almeno tra certi limiti e in proporzione;
poiché troppo essendo ristretta la classe di quelli a pa-
ragone anche del più scelto genere di questi , non po-
trebbe senza oltraggio del vero pronunziarsi un giudizio
aSM>luto sulla superiorità dell* un Ceto o dell'altro. Era
di più necessaria una cauta distinzione delle molti plici di-
scipline , alcune delle quali opponendosi direttamente allo
spirito di vocazione , che quelli professano , ed altre esi-
gendo nei loro amatori un concorso di congiunture e dì
ajuti ben difficili ad incontrarsi nella ritiratezza d' un
Chiostro, verrebbero con palese soverchieria introdotte in
^calcolo a pregiudizio di coloro , che non le avessero col-
avate . Ma la passione , quando a qualunque prezzo vuol
ronscguire il suo fine, tutto mesce e confonde; ph do-
vremmo punto stupirci , se nel caler della disputa si chie*
i^o
BARTOLOMMEO BELLA SPINA
ècsK ai Claustrali chi di loro fu mai o valeiìte Tatti*
co « o profondo Anatomico ; e se questi trionfassero aU'
incontro » perchè filun Uomo di spada o di toga si ri-
volse mai di proposito alla Dogmatica o alU Liturgia .
Io tengo per fermo , che le inutili sottigliezze non mcn
ch^ i ridicoli paralogismi si eviterebbero agevolmente t al-
lorché la delicata questione venisse a decidersi in modo
^ rendere tina pari giustizia» e da ravvisare un egual
inerito nel doppio Stuolo dei Concorrenti . Sudarono a pa-
rer mio gli uni e gli altri con gran costanza intorno
a quelle Scienze, che di comun diritto chiamar possiamo»
e fu proporzionato al numero e alle opportunità dei va-
fj coltivatori il frutto, che la Letteraria Repubblica ne
raccolse: ma gli uni e gli altri ebbero poi quasi in pro-
prio ed esclusivo retaggio la cultura dì alcune Scienze
determinate , e gli uni e gli altri stupendamente si se-
gnalarono in questo campo vastissimo di fatica e di glo»
ria* Si brami infetti un sistema accurato di Leggi, di
Polìtica, di Militare Architettura, di Nautica, di Medi-
*cina: taceranno per certo i primi, e frattanto mille gran-
dissimi Uomini verranno a sorprenderci tra i secondi con
l'acutezza dei ragionamenti, con la profondità delle teo*
rie , con 1' importanza delle scoperte . Ma si cerchi la
Dottrina della Religione e dì Dio, la Polemica, la Ca-^
nomea 9 la sacra Eloquenza, T Interpretazione dei Sami
Libri : taceranno vicendevolmente i secondi , e udiremo i
primi alzar la lor voce in mezzo al Popolo per disci-
frare i celesti arcani, per opporsi all'errore, per serba-
re inviolabile la disciplina , per commuovere i cuori e
per infonder luce alle menti . Altri dunque scelga il suo
BARTOLOMMEO BELLA SPINA
«fi
Eroe era quelli, e troverà cento giuste ragioni di cele-
brarlo : ti mio è già scelto tra quesci » ne penso , che
tributando le dovute lodi al P* Bartolommeo della Spina ^
venga alcuno ad oppormi ^ V aridità del tema, o gì*
ignoti meriti del Soggetto; una sola a2Ìone può sommi*
nìstrar talvoha amplissimo argomento d' Elogio» e molti
Elogi si scrivoiia appunto per trar dall' oblio e far co-
noscere agli UomkìL certe virtù » certe prerogative è certi
talenti ,. che essi per I* avanti ignorava no «^
Le premure del sccob non ebbero parte alcuna al
sapere e aMa fama di Bartolommeo della Spina} e la
nobiltà dei natali , ricca sorgente di cognisrioni e di gu*
sta allorché si fa servire alla ricerca del vero , ed ali*
acquisto del bene, fu per lui ciò, che è la vita per
un fanciullo che mw>re ;. una tela subitamente troncata ^
ttna luce di Iblgore , un dono istantaneo, di cui non fc»
ce ne profitto , uè abtiso , tutte spogiiamlo le estrìnseche
qualità della Famiglia e della Patria nel consacrare a Dio
le innocenti primizb se non dclT infànzia , certamente
della più tenera adolescenza (t). Quanto dunque egli sep-
pe , quanto operò , q^aanto scrisse è dovuto soltanto e
alla felice indole ^ di cui lo &vori Natura ^ e alla
claustrale educazione , che dall'" evidenza di tanti fatti
risulta assai naca dispregevole e meschina di q,uel che
liltri per puro spirico di calunnia e di satira la dipinga»
ÌE! però vero, che non ebbe egli la smania di divenire
[enciclopedico: questo nome 3I caro a moki Dotti super-
jiìciaU dei nostri giorni, era pressa che sconosciuto agli
antichi , ì quali troppo bene istruiti sulla lìmitau energia
icìV intelletto^ sulla brevità della vita, e sulle spine frc-^
&1%
BARTQLOMMEO BELLA SPINA
qucnti onde è sparso il sentiero alle nobili Facoltà , vol-
iera piuttosto mostrarsi grand' Uomini in una sola Scien-
ta» che tutte abbracciandole, comparire in tutte fanciul-
li, O fosse 1' inclinazione, che fissasse ÌI suo genio» o
concorresse a determinarlo la forza quasi insuperabile del
domestico esempio ; come avrebbe forse poetato in mezzo
ai Poeti,© filosofato in compagnia dei Filosofi, cosi tra
una schiera immensa di Teologi rinomati fu seguace anch*
egli della sublime Teologia •
A questo nome veggo il più gran numero dei nau-
seanti Leggitori trascorrere sdegnosamente queste Memorie
dello Spina, e cercare altrove un miglior pascolo alla lo-
ro applicazione , persuasi , cioè , che non possa accordarsi
oggimai col buon senso V erigere un Teologo in un Uo-
mo d'importanza e di genio. Ah! tanto dunque pregiu-
dica alle sante Dottrine la stolta audacia dei sistemi , lo
spirito esecrabile di partito, la folla degl' inetti Scrittori,
e 1' assurdo miscuglio del linguaggio Divino coi sarcasmi
d'una rabbiosa intolleranza, e con lo sfugo delle passioni
più vergognose e più vili I Poiché quali altri motivi pò-
tcan produrre appoco appoco la disistima , e quasi direi
r abominio, in cui la grandissima delle Scienze misera-
mente è caduca ? Ma per buona sorte io parlo qui di
un Teologo del nascente secolo decimosesto , quando i
teoremi invariabili dèlia Morale e della Fede andaran
semplici e nudi come la verità , ne seco traevano quel
funesto accompagnamento d' idee fittizie ed eterogenee, on-
de nel secolo stesso e nel seguente la male adoperata
Ermeneutica intraprese a sfigurarli . Era allora in costume
tra gli eccellenti Teologi di scegliersi in modello or 1*
BARTOLOMMEO DELLA SPINA
ns
|uno> or r altro dei Padri di maggior credito nella Chie-
|sa; e parmi infatti» che lo Spina tendesse ad imitar si
[da vicino V elegante e profonda Girolamo, che, non po-
nendo giungere a pareggiarlo nella moltitudine delle co-
gnizioni e nella squisitezza del gusto, ponesse almeno ogni
studio per averne sempre e nel carattere , e negli scritti
5,, nella condotta dei somigliantissimi lineamenti. Cosi pre-
se anch* egli ad impugnare assai spesso con libera viva-
cità i perniciosi errori degli Elvidii , dei Gioviniani e
dei Pelagj , onde rigurgitavano in quella stagione i profa-
nati Licei ; così ne andò anch' egli ai venerabili Sa^i-
tuarj della Palestina , quasi per respirarvi , a somiglianza
di queir egregio Dottore, le soavi aure • dell' incorrotto
Evangelio; così volle anch* egli con pia ed erudita cus*
[riosità esaminar da presso quei luoghi si celebrati nella
rprimitiva Istoria del Cristianesimo, e con pari sicurezza
ic facondia ne disputò anch' egli più volte in faccia ai
fpotti ed ai Magnati delT ctì sua (ti).
Di là richiamato in Italia, empì di luce le Cattedre
di Bologna , di Verona , e di Padova , non solo col di-
rìger superiormente gli Scudj e col fare allievi d* illu-
|$trc fama e dottrina (3)» ma molto più ancora col met^
|tcrc al Pubblico una vasta serie di Teologiche specula-
azioni , ove , ad onta della rozzezza dei tempi , vedonsi brilt
lar con sorpresa mille lampi di quel gusto e di quella
[sagacità , che noi crediamo particolari e distintivi del se-
poi nostro (4). La sola sua Dissertazione (poiché cosi
li giova chiamarla ) intorno alle controverse prerogative
fdi Salomone e d* Alessandro (5), basta a mio credere
*per pronunziar giudizio sulT ingegno e sullo spirito .dello
Tom. JIL iM m
«74
BARTOLOMMEO DELLA SPINA
Splkt . Non nego io già che gli altri suoi Scritti , caratterizzati
per dottissimi da insigni Autori (6), non meritino V atten-
zione e r applauso di un Leggitore imparziale; ma non
debbo dissimulare a chi ne bramasse in somma il mio
sentimento, che dominando palesemente in essi lo stile
didascalico , e le volgari opinioni della poco eulta e per-
ciò troppo credula Antichità , avrei d' uopo di tuna V ar-
ce degli Oratori , per darne ai dì nostri un tollerabil rag-
guaglio; e anche dopo gli sforri d* una mendicata elo-
quenza comparirebbero sempre di lunga mano inferiori
alla brere e graziosa Operata ^ di cui volentieri mi ac-
cii^o a iviluf^re in qualche modo i rari pregj • Essa
fra tutte quelle, che fin dagli anni 1519. cominciarono
E raccogliersi in tre Volumi nella Città di Venezia , mi
sembra la più adattata a far sentir V accortezza e la fe-
licità , onde i senza recare oltraggio alla profession di Teo*
logo, sapeva combatter lo Spina certi falsi ma rispettati
principi , e combinare i racconti incontrastabili della pro-
pina Istoria con la Divina autorità dei Santi Libri.
Le questioni di doppio aspetto, si rinomate una vol-
ta per la versatil facondia dell' acuto Cameade , erano
di gran moda nell'età dello Spina: T onore, la caval-
leria, r amore, e generalmente i temi ambigui di Moral
Filosofia venivano dibattuti con vivo impegno nelle Let-
terarie Accademie, nelle ristrette adunanze dei Dotti, e
fino nelle private conveijazioni delle Femmine dì qualche
rango • Caldissima pugna erasi pertanto accesa , sebben
per tutt' altro argomento , tra i Nobili Letterati della Ve-
neta Curia ; gli uni esaltando la potenza e la ricchezza
di Salomone sopra quella del Conquistatore Alessandro j
SARWLOMMEO DELIA SPINA
*ÌB
gli alcrt volendo il Macedone più potetice e più dovi*
Eioso del Principe Israelita* La docu dìsputa sempre am^
mata e sempre indecisa, fu quasi in ultimo appello de-
voluta allo Spina (^); e questo aneddoto solo bastante-
mente ci attesta il grido altissimo» in cui era egli salito *
e la rispettosa fiducia, che gli avevano meritata le sue
gravi lezioni, e le sobrie decisioni della sua penna « L* in-
carico fu da lui lietamente accettato ; poiché » quantunque
( eccone le memorabili parole } poco appartengd alU Fede
il controverso articolo, e meno anche infiuisca alla compo^
stezza e purità dei costumi , nasce pero dal fonte delle Lettere
Sacre p ai cui interpreti è promessa V eterna vita, e forse
pub stimolare alcun poca gli animi eleganti e ben fatti al--
la ricerca e all' acquisto della sapienza (8)- La lite per
altro non era sì facile a comporsi con reciproca soddi-
sla^ionc dei liciganti ; guardata anzi macuramente da tutti
i laci , aveva qualche cosa d* ingannevole e di periglioso t
per cui un Teologo poco esperto avrebbe senza avveder-
sene incorsa la taccia o di Pirronista insensato, o di li-
bero ed irreligioso pensatore .
Conobbe il doppio rischio lo Spina, e per evitar ben-
tosto ogni inciampo , cominciò dal supporre come indù*
bitato ed innegabile tutto ciò che di Salomone e d' Ales-
sandro narrano i Sacri Istorici ed i profani : onde can-
giata con felice trasporto di Teologica in Critica la
Questione t più non si trattò , che di conciliare insieme
le diverse ed apparentemente opposte autorità . Ed ecco
uno dei rari incontri , in cui la certezza dei fatti ve*
nendo a collìdersi con le materiali espressioni dell* ispi*
rato Scrittore, autorizza il Teologo ad affìggere un .senso
M m 2
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276 sautolomMeo della 'spina
più o tnen limitato a quelle parole» che senza ciò con*
ducrebbqro alla^ menzogna . . Ma con qual sobrietà usò
I del siià diritto Io Spinati La copia della sapienza, delle
• ricchezze e del poteffe costituisce a parer suo V ttniana
\ gloria; e benché di sapienza non avessero questionato i
Veneti Disputanti , fa egli veder per altro , che se Salo-
!' mone- vinse i più dotti Orientali nella prontezza di un
Tetto giudizio e nella cognizione di quanto interessa il
f> gbVerno , il« comodo , ed i bisogni di un Pòpolo in so-
I cìtik, fu poi vinto a vicenda in sovrumana sapienza da
f . molti famosi Patriarchi dell' antica, e dai più insigni Dot-
' tori della nuova Alleanza (9); d'onde con finissimo aV-
[ vedimohto deduce , che siccome il Sacro Testo itìteramente
«> si .salva ancorché Salomone non sia stato in tutti i sensi
( il 'più sapiente . degli Uomini , ciò che frattanto il volgo
capricciosamente ha creduto ; così può restare inviolata
la Divina testimonianza, quand' anche si dica aver taluno
ottenuti e tesori più vasti e dominj più estesi dei do-
' minj e dei tesori di Salomone > del che nel presente ca-
so si dubita (io) .
! Dopo questa importante analogia è spianato il sentie-
ro allo scioglimento del dubbio • I Libri dei Re, e più
* SincQTà .- i. Paralipomeni raccontano a lungo fin dove giun-
gesse la magnificenza , e il potere del FigHo di David ;
' e., concedendo per una parte lo Spina , che niun Re del-
la^ razza Israelitica eguagliò mai Salomone o nel!' estension
del comando, o nella quantità dei tributi, ne riduce'"- per
r altra .la total rendita a seicentosessantasei annui talenti,'
inentrdi con la scorta del suo favorito Girolamo ne ri^
stringe gli Stati ad un Paese poco più ampio- di tixvat
sautolommeo della spina
«72
la Lombardia (il)- Or ben altro possedeva ed in Euro-
pa , ed in Asia il vittorioso Alessandro : egli , che secon-
do V Autore dei Maccabei, occupò tante Contrade, mas-
sacrò tanti Re , spogliò tante Nazioni , e vide sua tribu-
taria la Terra fino all' ultimo Oriente; ond' è che non
meno di cinquanta mila talenti furon trovati nei suoi for*
Zìcv'ì qua od' ei morì , oltre i trecento mila annualmente a
lui trasmessi dalle soggiogate Provincie (lii). Escludereb-
be dunque ogni dubbio la superiorità d* Alessandro , se a
favor del Monarca Ebreo non militassero le promesse in-
fallibili del Signore , e i particolari ragguagli, che ce ne ha
lasciati la Sacra Jstoiia : ella dice che Salomone distese
l' impero molto al di là dei limiti della Giudea, ed epi-
logando in due parole V inusitata sua gloria , ci fa sape-
re non esservi stato o prima , o dopo di lui alcun Re d*
Israele o di qualche altra Nazione , la cui grandezza ab*
^bia potuto stargli a confronto (13)-
Queste autorità sono a un tempo stesso' si venerabili
e M decisi\e , che V Incerprete plii coraggioso potrebbe es-
serne imbarazzato. Osserva però lo Spina, che i Re stra-
nieri, di cui fa menzione il Sacro Is i orice , non furon
già sudditi di Salomone , ma confederati , ammiratori ed
; amici , cui giungevano tanto cari i suoi desiderj e i suoi
^ cenni, quanto possono esserlo ad un Suddito artettuoso i
voleri del suo Sovrano ( 14) : e passando in seguito alla
supposta inarrivabìl gloria di quel celebrato Regnante , la
concede ben egli in proporzione del suo piccolo Terri-
torio, ma nega, che possa quindi inferirsene la maggio-
ranza assoluta; e quasi per compimento delia dotta fati-
ca interpreta con tanta naturalezza le promesse celesti 1^
«I8
BARTOLOMMEO DELLA SPIHA
vi adatta uo seoso tanta legittima e tanta gmstOj che
non so se il più giudizioso illustrator della Bibbia potesse
più felicemente riuscirvi . Non k qui disgiuntiva , dice egli ^
U Divina promessa p come se Salomone dovesse essere tra
iutti gli Uomini il più grande nella ricchezza $ il più gran-
de nella gloria , il più grande nella potenza t conviene in-
tenderla di tutto insieme, e allora e vero, che non vi fu
ne potrà mai esservi alcuno, che giunga a riuniri in se so*
lo e la sapienza e la ricchezza, e il potere e la gloria di
Salomone (15)*
Bisogna confessare , che i germi delia Teologica ele-
ganza , con tanto studio investigata dallo Spina negli aurei
Scritti dell' inipareggiabil Girolamo, spuntan qui per ogni
dove; e forse questo poco e anche troppo per un Teologa
necessariamente assuefatto al barbaro stile, e alle forme
ancor più barbare di quella Scuola, che tanto più tardi
solamente ha scosso li giogo Peripatetico e ha rinunziato
agli Arabi Logogrifi * E' certo almeno , che pochi scrive-
vano allora con qualche gusto in somiglianti materie» e
che quei pochi formavano h schiera eletta della soda
ed amabile Teologia • Che tra questi occupasse un distin-
to luogo lo Spina , abbastanza lo dice 1' onorevole im-
piego di Àiacstro del Palazzo Apostolica, a cui Paolo III.
il promosse ; e più ancora la scelta > che di lui fece
quel saggio Pontefice > allorché si trattò d' istituire un
Teologico Quinquevirato sul gravi affari del Sinodo Triden-
lino (16). Imperocché erano i Padri tanto lontani dal
porre in dubbio i Pontificj diritti sulla loro Ecumenica
Assemblea , che non solo giudicarono illusor) ì Conciliari
Decreti^ se non venissero autenticati dal Capo viòibiU dalla
BARTOWMMEQ DELLA SPINA
Chiesa, mi. vollero anche rimettere al discernimento e 3lU
li piena potestà dì luì la final decisione delle contro-
versie j dirò così ^ laterali , e conseguentemente più astruse»
che nel discutere i solenni Punti di Religione insorgeva-
no di quando in quando tra i venerabili Membri del
sacrosanto Concilio . Ha taciuti la Storia i consigli e le
fatiche dei cinque Assessori , che non è per altro diffi-
cile di congetturare dalla grandez^fi e dali* importanza
del loro incarico: solamente da uà rarissimo Libro della
Mazzariniana Biblioteca impariamo^ che dibatttndosi in Tren-
to con incredibit calore il famoso articolo della Concezione
imniticoldta di Nostra Donna , intraprese Io Spina per ordi-
ne espresso del Papa 1* edizione di un Traitelo , già. scritto
in questo proposito dall' acuto Torrecremata (17), le cut
ragioni determinarono probabilmente la Chiesa, a non pro-
mulgare il giudizio , e a lasciar piuttosto la gran Que-
stione indecisa .
L' ultima impresa fu questa » e non interamente com-
piuta dell' infacicablle Spina (18): ma un' altr* Opera sua
propria (19) aveva egli pubblicata assai prima, ove , depo-
sto il linguaggio scolastico» e lasciate da banda le sottili
contemplazioni della più alta Teolc^ia , erasi abbassato fi-
no al livello degli ignoranti e dei fanciulli (20) * Né
Quetif , ne Echard , né chiunque altro favellò dello Spi-
na, ha conosciuto, per quanto sembra, questo aureo Trat-
ìmw di Vffizj Crisiianii in cui la naturalezza e la sempli-
cità dello stile gareggiano con la purità delle massime (21)
e con r eccellenza dell* istruzioni • Poiché, deplorando egli
amaramente la reproba libertà de' -suoi tempi, che con
versi lusinghieri, e con appassionate Novelle ingentilivano
1
sSo BAKTOLOMMEO DELLA SPINA
il vizio, e segnavano la traccia a dei secoli più deprava-
ti e più malvagi (22), volle, per quanto era in sua nu-
no , opporre un argine al torbido fiume della corruttela , e
con questa pietosa mira ideò ad uso del Popolo un Eh^
chiridio, che ne dissipasse le tenebre , e ne correggesse gli
errori • Non vi si leggon per certo né le aride sentenze
di Epittcto, né i precetti orgogliosi di Tullio: pia niuna
cosa vi manca di quanto prescrive agli Uomini la Natu-
ra , la coscienza, e la celeste umiltà dell' Evangelio; sic^
che partertdo dall' interno ed esterno culto dovuto a Diot
passa lo Spina da stato a stato, ed insinua ai Conjugati *
ai Congiunti , agli Amici , ai Superiori , e agli Inferiori le
speciali massime, e i particolari doveri, dalla cui pratica non
interrotta risulta la pace dell' animo e la felicità della vita.
Gli Storici dello Spina, che dimenticarono questo pre-
zioso lavoro di lui , non ne obliaron già le risentite di-
scordie col Cardinal Gaetano: ed e invero assai straordi-
nario, che ne parlino con molta esagerazione, e mostrino
intanto di ignorarne i motivi (23), Meglio era il pas-
sar tutto in silenzio; poiché senza ridur Io Spina alla
classe dei calunniatori, o allo stato di una compassione voi
demenza , non potrà mai supporsi , che gratuitamente ab-
bia egli dichiarata la guerra a quell* Uomo medesimo, a
cui era stato già prodigo di tanti encomj . Non per que-
sto 'riputerò legittimo il suo sdegno , e molto meno pren-
derò la difesa delle sue mordaci invettive: dirò solamen-
te , che col fervido Agostino ebbe un fiero contrasta
anche il vivace Girolamo, né pregiudicò quel contrasta
alla fama e all^i gloria immortale dei due generosi Cam-
pioni •
S. C.
BARTQLOMMEO DELLA SPINA
tSt
ANNOTAZIONI.
(i) Nacque Bartolommeo della Spina circa 1* anno 14*7^,^
giacché Echard e Quetif scrivoa di lui: Ordinem { dei Predi-
catori ) amplexatut est ad annum 1494*, Script. Ord. Praed. Tom.
//. pog. ia(S., il che parrebbe doversi riferire al suo Vesiimen-
to; laddove gii Annali del Convento di S. Caterina di Pisd
fag, 91. segnano in quest' anno la sua Professione: Ab eadem
F. Antonio Priore habitum nostrum suscepit & 4. Februarii 1494.
sub eodem F. Honofrio Professionem fecit . Comunque siasi, egli
lascid il secolo in età molto tenera: Puer erat bonae indolis^
ingenio à* memoria pollens ^ ibid.
Che la sua Patria fosse Pisa , non può dubitarsene , tale
chiamandola egli medesimo nel principio delle sue Opere ;
Opuscula edita per Reti, Pat, Magissr. Bartholomaeum de Spina
Pisanum ; in fine delle quali anche dallo Stampatore viene ap-
pellato Bartholom. Spineus Pisanas , Di quì ricevono un nuovo
peso le ragioni già descritte nelle Memorie^ riportate nel Tom.
IL di questa Raccolta^ del P, Alessandro della Spina, per di-
mostrare » che questa Famiglia era indubitatamente Pisana.
Non ci resta memoria né del Padre , né della Madre di
Bartolommeo; e solamente in un' Opera ignorata dagli Striti
tori della sua Vita ^ e di cui si parlerà sul fine delle pre-
senti Memorie^ rammenta egli una sua Nipote nobilmente ma-
ritata in Venezia : E la prima Opera havendola composta già
sono anni cinque a instantia della mia Nezza quanto alla carne ^
r come Figliuola carissima guanto al spirituale amore ^ contiene
ammaestramenti quanto al stato secolare » come essa quando fu
nobilmente maritata in la celsa Città di Vinegia^ mi^ richiese. 99
Regola del felice vivere. Proem.
(2) ,5 Callixtus Placentinus , Canonicus Latcranensis , enar-
*9j rationes in Evangelia edidit Parisiis apud Claudium Fremy
Tom. III. * N n
282
BARTOLOMMEO DELLA SPlf^A
yy ann. 1555. , iisque supputatlonera annortim Vitae D* N» J, C. ,
^ & descriptioneni Palestinae ac urbis Jerusaletn praemisit , sic-
55 que praefatur ad le£ìorem : cete rum mimme mihi par uni
^j profuìsse fateor, quamplurima co in auftoribus istis contalisse,
,5 quae a R. F. Bartholomaeo Spinac Uomlnicano tom Paduae »
55 tum Romae didiceram» quae ipsc non paucis annis in ea
„ Regione commoracus diligenti observatione referebat ^ . Et foL
16. 55 Dupli cem Portam, Judiciarlam utramque diaam» Jeroso*
^ lymls fuisse probat» quod ita esse memoratu» R* F. Dartho-
y^ lomaeus Romae coram Pontifice , cum plures Religiosi dis-^
55pataremus, affirraavit; obiter enim in hujus rei sermonem
y^ ìncidimus, dum de Domini Resurreflione & ejus Sepulcra
55 loqueremur. Quas docent Barthohmaeum prìusquam Paravii Thith
,5 logiam docfvet , in Tirra Sanéìa qfiibtfsdam annis egisse ^y . Echard
Oc Qufcc. toc. cit.
: ( 3 ) « Gymnasii nostri Bononiensis Pracfeaus ac Regens
15 erat anno 1530., quo niunere vigìntl anno* U àmplios so-
,5 lidos fanclus crat variis in Studiìs^ praesertlm Veronae, ubi
55 Hieronymum Vielmium, de quo postea, tum juvenem audi-
fy torem habuerac .-..,.. Mortuo Thoma Oranibono Veneto^
9, Viro cL, qui Cathcdram Theologiae in via S. Thomae Pa-
99 tarii moderabatur , eodem anno , die 19. Novemb. a Sanata
,5 Veneto suffeaus ei fuit in eadem Cathedra Spina noster „*
Ech. & Quet. ìo€. cit.
(4) La Collezione delle Opere dello Spina fu pubblicata in
Vcneiia e contiene i seguenti Trattati:
PropugnacuUtm Aristotelis de ìmmortalitate Animae contra Th-
mam Cajetanum .
Tutela veritatis de ìmmortalitate Animae contra Petrum Pam^
ponaiium cognomìnatum Perrettum .
Flagellum in tres Libros A potagi ae ejusdem Perretti ^
Quaestio de Ordine Sacro.
Quaestiones tres de Deù iontra Cajetamm^
SARTOLOMMEO DELLA SPINA
«9$
Qit4iitÌQnei quatuor de piftùnalhati ^
T>i primis AngHorum cpiribus .
De informaiione Animai ìntelleHhae .
TraBatus de universali carruptione generis hnmani .
TraSatus de Concepiìone 5. M. V. adversus Cajetanum ,
Traila sus de praesumptuoso appesi su Episcùpasus .
Quaessio de Simoniaca redempsione vacati^nis EcQlesiae*
Quaessio de forma Bapsismi,
Quaessio de neutra insensione baptizatik
De necessitate Daptìsmi parvulorum»
Quaessio de forma Consecrationis Sanguình Christi ,
Traliatus de Ssrigtbus ù* Lamiis .
TraÙasus de necessitate Confessimis ante sacram Communionem*
De Conjugio i» gradibus Divino Jure firokibitts*
Tra&atus di dispensatione Conjugii cum uxore teliBa fratris
defungi *
Desiar atio di poi issati Papae seu Eccksiai super Conjugin
in gradibus prohibitis Jure Divino^
Dubia quaedam ÌB materia Simoniae ,
Decisio casus unius Vsurarii .
Decisio casus masrimonìaUs%
De praestantia Alexandri super Sahmonem in potestasi à^
sifjluentia divitiarum .
Pubblicò ancora dei Comenti sopra Aristotele, e lasciò ms. una
Cronica Pisana .
(5) Questa Dissertazione si legge nel P*oL 11 L de' suoi
Opuscoli $ V unico, che fortunatamente ho potuto ritrovare nel-
la celebre e ricca Biblioteca Magliabechiana .
(6) „ Ejus meminerunt ; eum enim censeo» quem laudar,
)) Bartholomaeum Pisanum haud inelegantem virutn cum Opu*
f, sculis suis do<flissimh , quae in Spinam quadrant optime,
^5 Uazzius , Lusitanus , Feruandez, Pius, Fontana i Altamura^
,9 Rovetta ^. Ech. £c Quet. he* cit.
N n 2
tg4 SARTOLOMMEO DELLA SPINA
(Z) ^^^^^ ^^ Spina medesimo qnesto fatto nel Proemio
della sna Dissertazione » in fronte alla quale si . legge : Ad
instantiam quorumdam Cmrìalimm Notìlium edita.
(S) 9> Quamquam autem Quaestio ista modicum Fidei lu-
^ minis, minimum etiam ad componendum mores excitamen-
^ tum praestare videatur, quia tamen de fonte Sacrarum Lit-
^ terarum oritur , quas elucidantibus aeterna repromittitur vita ,
^ non nihil etiam ad sapientiam inquirendam» capessendamque
jy movet animos elegantes &c. y^ In Proem-
(9) Tra i Patriarchi^ i quali più di Salomone furono ar-
ricchiti di una sapienza soprannaturale, annovera Adamo, Afo-
se, David; e tra i molti Dottori della Chiesa Cristiana conca
anche S. Tommaso d' Aquino , il cui elogio fu * cominciato da
Innoccnzio V. con le parole: Ecce plus fuam Salomon kic .
(io) yy Licer autem Quaestio circa Salonionis sapientiam
99 minime versetur , haec tamen dixisse volui, m perpendere
,) quisque possit, si Sacrae Scripturae veritas salvatur hoc stan-
,, te quod aliquis sit sapientior Salomone , cujus tamen rei
y. contrarium vulgus oommuniter opinatur , non ^^$!t mi rum
^ posse quempiam sine falsitatis macula Salomeni praeponi in
^ divitiis atque potestate , de quo tamen communiter dubi-
ta tatur ^ .
(11) Qiii ( Salomon ) et si majorì pòtìtus sit dominio , qusm
omnes Reges Israelitici generis , . . . . minima tamen pars totius
Terrae est Regio , quae fuerat Salomonis ditioni sntjeffa .....
E^ quikus omnibus apertissime constat Regnnm Salomoni subjeSum
non ultra prctensnm fnisse^ qnam nnnc protendatar tota Regio
tombardiae . Jb. Cap. 5.
(12) Ih. Cap. 5. pag. &ly t.
(13) Ib. Cap. 6.
(14) Ib.
(^5) ry Verbum illud promissionis Domini referendum est,
5j non ad ingulas praerogativas -copulative , quasi Salomoa
' ^-
BARTOLOMMEO DELIA SPINA
««5
r
jy te in dlvitiis, & in gloria, & in potestate super omnes un*
^j quam inortales fuerit magnificatus * . . * sed referendum est
99 ad omnia praedifta simul & colleflive sumpta; nullus enim
^y unquam mortalium fuit aut futurus est, qui tanta sapienciii
99 repletus, tot divitiarum copiis abuadans, tanta poteatia fre-
^ tus , tanta gloria splendidus siraul in orbe effalserit, sicut
D Salomon . • • * Simpliciter & absolute Alexander Rex Macedo^
9, foit Salomone Rege Jerusaiem praestantior , & ia divitiarum
„ omnium, praecipueque anri & argenti aiBueniia, fit in ma-
99 gnitudine» seu cxcellentia potestatis „. Il;, pag. 67. r.
( 16) „ Evefto ad Purpuram Thoma Badia Sacri Palatli
9j Magiscro, Paulus IIL ei mox Spinam substìtuit anno 154^2..,
9, quem ob praeclaras dotes Summus Poatifcx plurimi faciebat :
yj unde ejus consihis in ardiùs Fidci negotiis, quae tum occur-
99 rerunt, usus est, & unum ex quinque Viris seleiflis esse vo»
^ luit^ quos Romae ccnstiruit» qui de quaestionibus in Synodo
99 Tridentina motis, de qulbus Patres Sedem Apostalicam con-
^ sulebant, censiiram ferrenc ^. Ech. & Qaer loc. cìt,,
(17)^, Jam Sacri Palatii Magistrum agcns, & Congr Ro-
19 manae a Paulo ITI. super negntiis Tridentini ConclHI insti-
99 tutae selcflus Asscssor, occasione controveniae Sess. V, supef
^ Conceptione B. M. V. inter Patres acriter agitata©, ex spe-
99 ciali nutu Summi Pontificis typis sub/ecit Opus hoc titulo.*
Trallatut de xerìtatt Conceptionh 5. M. K 99 lid. he. eh.
(18) Bartolommeo della Spina morì in Roma nel T anno
1546. in età di anni sessantotto in circa» dopo avere esercir
tato quasi per un intero quadriennio il Magisterh del Palaz'-
zù Apostolico . lid. toc. eh.
(ip) L* Opera ^ di cui parliamo, si trov^a nella già lodata
BfbtìQteca Magliabeclvana ^ e porta questo Titolo: Regùla del ft^
iice vìvere df li Cristiani del itato secolare ^ secondo diversi gradi
e condftioni dì persone ^ e massime delti maritati. Un* altra Ope-
retta pur dello Spina, e di tirgomcnio analogo, va uaìm ^
nU
^ARTOIÒMMEO DELLA SPINA
jquesta» e contiene una Breve Regala della vita spirituale delie
Persone Religiose.
(20) „ La mia intenzione è dare illuminationi alla tenera
^y età della casa, che quando poi constituitl in grada roag*
y^ giore, sieno impediti da simili studi» non restino privi del-
^ li frutti di questa Opera per memoria di quelli. Non %\
^ maraviglino anchora quelli, che hanno più alta opinione di
^ me, che non merito, che a si basso stile habbi steso il
91 mio calamo ; perchè , oltre che in le opere di somma cha-
9} ritài quale fra tutte la principale è di procurare la salute
9y dell' anime, abassarsi, quando sia utile in tutti li modi pos-
9, sibili, è molto accetto a Dio, al quale sopra tutti desidero
fi piacere, e far cosa grata ec, ^ Proem,
(ai) Tra i Capitoli di quest* Opera uno ve ne ha, in cui
s* inculca ai Secolari di far qualche donativo ai Religiosi vi-
cini, e specialmente al loro Confessori e Predicatori* Non oc-
corre scandalizzarsene. I Claustrali erano allora poverissimi;
e d* altra parte la massima si fondava sul consiglio già dato
da Daniele al Re di Babilonia : Peccata tua eleemosynis redi-
me , L* abuso , che poi ne fu fatto , obbligò la Chiesa a -vie-
tare slmili insinuazioni,
(22) 5, Molto migliori saranno tal* Opere in mano delle
^y donne e de' fanciulli per casa , che non sono le Opere la-
,) scive, e di subjetto non solo vane, ma ppstìfere , delle quali
>, ne sono piene le case; come Opere di confitte bruttissime
^Novelle o sian le cento, o le cinquanta, di crudel batta-
^ glie o fittioni di quelle, di sonetti d* amor lascivo, e al-
5, tre varie specie di versi venerei, amatorii e di brutta cu-
f) pidine respersi, o altre scritte. • . . corrutione di ogni costu-
99 mato, honorato e virtuoso vivere di tal tristi libri
ti e Opere nefarie a Ili giorni nostri infelicissimi tutto il Mon-
t9 do è pieno,,, Proem,
(-3-3) jCetera ejusdem ( Cajetani ) decora ibidem fusiu4 prcferi
BARTOLOMMEO DELLA SPINA
a82
( Spina ), sJeo tum in Cajetanum animo totus erat sddiSus if
affeSus : ut mirum sìt ab eo tam cito deffcìsse. Ech. & Quet. he.
est. Quelle parole ut nUrum sit evidentemente dimostrano, che
questi Scrittori, si bene istruiti dell* inimicizia tra lo Spina e
il Cardinale , non si presero alcun pensiero d' indagarne le
segrete ragioni: tanto bastava per noa doverne parlare.
i
\ V '". . ■
.: ; i
f
GIROLAMO PAPPONI
, ^ ^ ^ ^^-^
QUella tanto giusta , quanto comune doglianza di
quasi tutti gli Uomini di Lettere > e fino ancor
degli Artefici , non essere alcuno soavemente accolto , e
splendidamente premiato nella propria sua Patria , sembra
in vero essere stata del tutto aliena dalla persona di
Girolattio Papponi Patrizio Pisano .
Egli procurò certamente co' suoi rari e distinti pre-
[gj di rendere anche più gloriosa la sua celebre Pisa ;
ma questa pur sempre grata mostrandosegli , lo ricolmò
[di onori e dì premj , che lo renderono più famoso ed
[immorcale .
Non fu ella nelP onorarlo guidata e mossa dai so-
lo pregio della generosa ed avita Nobiltà , che in lui
risplcndeva . Gli fu piuttosto sommamente grata i perchè
" in lui sempre scorse il vivo desiderio di conservar lo
splendore del suo sangue per quelle vie , che sogliono
da' veri Nobili calcarsi ; e perchè anzi lo ammirò di
tanti pregj adorno , e di tante e si profonde cognizioni
arricchito, che più illustre faceva e V antica sua Nobil-
tà , e la stessa sua Patria •
Vantava egli Antenati assai ragguardevoli e per na-
scita > e per sublimi uffizj , e per non volgare sapere.
Potrcbbonsi qui rammentare e Pietro > e Mariano , e gli
Avi anche di questi , che fino poco dopo il 1300. eser-
citarono decorosamente l'uffizio di Notavo: affizio per la
Tom. in^ O o
tipo GIROLAMO PAPPONI
sua gelosia giuscamence affidato in que* secoli alle sole
Persone distinte per Nobiltà* e per somma pratica nella
Giurisprudenza • Come presso molte Nazioni i così pres-
so i Romani, e ne' posteriori tempi anche presso i Na-
poletani erano sempre Nobili i Tabellioni o Notati » per
testimonianza di Osio (i), e di Giannone (2).
Ma tralasciati questi « e gli altri insigni Antenati di
Girolamo , basti qui rammentare e Guido , e Pietro , e
Jacopo Figli del soprallodato Mariano • Fu Pietro dopo i}
1466. per varj anni Commissario di Ripafiratta , e di Ca-
scina , Terre di somma importanza per la Pisana Repubbli*
ca (3). Fu Jacopo Capitano di Livorno verso il 1495. (4).
Ma Guido fu da' Pisani scelto a impieghi anche più
luminosi I e che richiedevano specchiatezza di sangue, e
perizia negli affari politici • Tale fu V Ambasciata > che
per i Pisani egli sostenne lodevolmente all' Imperator Mas*
similiano L verso il 1497* (5)1 quando si aumentarono
i torbidi della Repubblica; e tale fu pur anche 1' altra
ugualmente grave Ambasciata , che egli con altri undici
suoi ragguardevoli Concittadini adempì nell' anno 1501.
presso Lodovica XII. Re di Francia» a cui nell'estreme
angustie i Pisani sarebbonsi più volentieri assoggettati •
Non dee pertanto far meraviglia » che il di lui Fi-
gliuolo Gio. Batista fosse da' Pisani con parzialità som-
ma risguardato, e scelto con unanime consentimento uno
de' Dódici Amministratori della Pia Casa della Misericordia
neir anno 1523., ed anche Operajo , cioè, primo e gene-
rale Amministratore neir economia del Duomo Pisano; uf-
fi/j ambidue adattati solamente a chi unisce alla più
generosa Nobiltà la più sperimentata prudenza «
GIROLAMO PAPPONI
iJpt
Da Soggetto così ragguardevole, e da Progenitori co-
canto illustri essendo nato il nostro Girolamo, quali in*
cent ivi non doveva egli sentire al suo spirito per man*
(Cnere, ed anche aumentare la gloria de* suoi Maggiori?
Quali ampie vie per maggiormente illustrarla non gli
^aprirono e gli esempi degli Avi, e i detti, e T educa-
tone generosa e nobile datagli da Gìo. Batista suo Pa-
Ire? Onde superfluo si rende il contemplare gli anni suoi
giovanili , e rintracciare quali fossero gli stabili fonda-
menti di sua purissima Religione, quali i suoi continuati
studj nelle Umane Lettere e nelle Scienze più solide •
Ne sono bastante argomento le verità da moki Fi-
losofi a ragion sostenute intorno a* prodigiosi effetti , che
sullo spirito de* Nobili Giovani produconsi, dal rammen-
tarsi frequentemente i nomi gloriosi de' loro Antenati , e
dal vedere , per così dire , schierate le magnanime Jora
imprese .
Ne somministrano bastante riprova i sentimenti e
le massime di purgata virtù morale , che ammiransi ne*
gli atti e nel tenor di sua vita esemplarrssima ; ed in-
sieme lo dimostrano le profonde Opere sue di GiurisprU'^
denza , ed altri parti del suo fervido ingegno sublime •
Imperciocché ninno può mai nel corso di sua vita
nascondere le inclinazioni proprie , e le massime ricevute
ed impresse dalla educazione . Oltre di che , siccome al
dire del Venusìno Poeta ,
• ..».♦.♦ Wtl sine magno
Vita labore deiit monallbus . . • .
ed alla virtù sempre il sudore immaginossi precedere 1* an-
O O 2
292
GIROLAMO PAPPONI
tichissimo Poeta Esiodo; perciò niuao pure si vedrà giam-
mai profondo e franco nelle Scienze più vaste e più
difficili , se anticipatamente non abbia in giovanile età
sostenute le non mai interrotte fatiche di lunghi stud)
e di accurata penetrazione delle Opere più insigni de*
Classici e più rinomati Autori , dopo avere apprese le
fondamentali nozioni da' più valorosi ed accreditati Maestri «
Anche più chiara testimonianza, di sue auree quali-
tà e di sue virtù sociali si manifesta dagli elogj som-
mi » che di Girolamo si fecero, allorché nel 1561. unis-
si nelle prime sue nozze colla Sig. Orietta Figlia di Be-
nedetto Lanfranchi de' Chiccoli Patrizio Pisano (6). Te-
stimonianza uguale ne fanno le replicate lodi , che ac-
compagnarono la di lui promozione a que' pubblici gra--
vissimi uffizj, a' quali o il Pisano Popolo » o i 'Medicei
Granduchi lo destinarono » o altri lo prescelsero per
le sue rare doti dell' animo > e per la sua illibata sa-
viezza: pregj tutti 9 che a ben sostenere que' tanti a lui
commessi gelosi incarichi necessariamente si richiedevano.
Senza qui rammentare , che la più schietta di lui
morale trionfa sempre col massimo splendore ne' suoi
Trattati, ne' suoi Consigli, nelle sue Decisioni, e nelle al-
tre Opere sue .
In queste poi maggiormente si scorge 1' altra insi-
gne sua dotc> formatasi nel corso di sua gioventù , a se-
conda pure degli esempj aviti , e della signorile paterna
educazione ; perchè vi si scorge il copioso frutto di sue
studiose fatiche ; e mostrano chiaramente quell' Opere quan-
to vasti e profondi fossero i suoi studj , quanto indefessi
e proficui gli eserciz) suoi giornalieri nell' ampio regno
GIROLAMO PAPPONI
293
del sapere , quanto celebri e dotti , e verso di lui amo-
[levoli fossero que' Maestri p che lo guidarono fedelmen-
Ite in quella gloriosa carriera delle Scienze più subii-
mi. Chi mai negherà, che profitti grandi in queste giam-
mai non si fanno da' Giovani, se, al dire di Quintilia-
no, la diligenza, V assiduità, e il cuore ben formato e
.sensibile degli scolari non sì concilia strettamente V af-
fetto e la predilezione de' Precettori ?
Ecco per quali mezzi efficacissimi Pisa sua Patria
scorse in Girolamo quel vivo desiderio di mantenere, e
di accrescer vie più la chiarezza del suo illustre sangue,
non solo coli' unirsi a nobilissime Famiglie, ma col for-
marsi ancora, per sentenza d' Isocrate, prima il cuore
a norma delle più eminenti virtù morali, e quindi coli'
adornarsi lo spirito delle più profonde , delle più estese ,
e delle più utili cognizioni scientificlie .
Per altro conoscendo egli esser pur troppo giusto il
rimprovero, che» al riferir di Tullio, e di Pomponio, fe-
ce Quinto Muzio a Servio Sulpizio, non convenire, cioè,
ad un Uomo Nobile, e Patrizio T ignoranza del Gius Ci-
vile; perciò fra tutte le altre, benché nobili Facoltà, pre-
ferì la Giurisprudenza, e ad essa con ogni sforzo, e con
ogni attenzione sollecito si applicò .
Qui sì, che debbonsi necessariamente immaginare, e
costantemente credere indefesse le sue applicazioni , e ce-
leri i progressi grandiosi, che fece nello studio metodica
e ben regolato di questa Facoltà . E chi potrà diversa-
mente immaginare , e negare a Girolamo la dovuta lode
e di ardente amore verso le gravissime Legali Discipline;
e di sommo stùdio suo nclT acquistarle, e di rapidità
somma ne' suoi progressi?
•9+
GIROLAMO PAPPONI
Era. egli ancor nella fresca gioventù , quando la fama
si divulgò talmente del suo Legale profondo sapere , che
fin d* allora la vacillante Repubblica Senese neir anno
'555* ^ invitò a sostenere il ragguardevol posto de' pri-
mar} suoi Giudici ^ e di Auditore della sua Ruota, il qua-
le con tanto plauso e decoro fu da lui sostenuto nel
corso allora determinato» e solito di tre anni 1556. 1557.
1558., lasciando in quel Pubblico Archivio depositati i suoi
giudiziosi, e con profondità Legale distesi Motivi delle sue
Sentenze (7)*
Era pur anche Giovine d' anni, quando passò dalla
Ruota Senese ad una Cattedra di Giurispnidcnza nella celebre
Università di Pisa sua Patria, Questo novella impiego, che
per anni quarantacinque :jivirenne , lo mosse a coltivare an-
che più profondamente la Teoretica parte di quella Facol*
ti, senza per altro abbandcmarne la Pratica.
Ond' è, che si hanno di lui per mezzo delle stampe
dati alla luce un Trattato de Vcrborum ObUgationihus , un al-
tro sulla Possessione, ricercando, se questa sit Juris an facti
advcrsus Bolognatum ; non meno che un ben grande Volu-
me di Consiglia ed un Responso a favore della Casa Tri-
vulsi , che va unito con diversi altri pubblicati nella
scessa Causa dal Lazzario ^ dal Mazzoni, dal Menochio^
da Rolando a Valle, e da altri celebri Giureconsulti.
Forse taluna in siffatte di lui Opere ammirar vorrcb*
be tutti i segni della risorta Romana Giurisprudenza, e
vedervi perciò unite alla profonda Legai Teoria V eru-
dizione , r Istoria, e lo sfoggio delle buone Lettere, che
tanto in questi ultimi secoli promossero la più sicura
interpretazione delle Romane Leggi . Per altro se tutti quc-
GIROLAMO PAPPONI
«PS .
sti prcgj non scorgonsi in que' lavori, non deesi ciò at-
tribuire onninamente ad un difetto o di studio , o dì
cognizione » o di eleganza nclF Autore Papponio .
Erano, è vero, in Italia, e quindi in Francia risor-
te le buone Lettere , mercè gF indefessi lavori di chi
valorosamente camminava sulle tracce, e colla scorta dì
que' valenti Uomini , che fuggendo le spaventose rovine
dell^ Orientale Impero > furono accolti generosamente dalle
due illustri Famiglie Italiane Medicea , ed Estense .
Spandevasi già la fkma gloriosa degli Alciati , de*
Duareni , de' Cujacii , de* Donelli , de* Brissonii , e di al-
tri ugualmente indefessi ed egregi restauratori della cuka
Giurisprudenza ,
Ma troppo stabili e profonde radici aveva gettate il
sistema delle Scuole Irneriana e Bartolina; onde ali* inco*
minciar del secolo sestodecimo > ed anche nel posterior
decimosettìmo pochissimi allontanavansi da quella tanto
incolta maniera di spiegar le Romane Cosiituzioni t e le Giu-
ridiche verità .
E tanto maggiormente continuò la venerazione a quel-
le barbare Scuole ^ come osservano il Mureto (8), e 1'
Eìneccio (9), perchè a ragione tcmevansi gli odj prodot-
ti dalle nuovità , e perchè agli Uomini di genio e di
erudizione sublime nella professione della Giurisprudenza ^
vedevansi preferiti i tenaci amatori dell' antico meno cul-
to sistema , prevalendo infatti presso varie Nazioni il Por*»
catulo al Cujacio , al Mureto il Selvaghio , al Loriotto i
più inetti adoratori di Bartolo, e di Baldo.
Non fia dunque stupore, se nelle Opere ancor del na-
stro Papponio traluce il Metodo IrnerianOf e BartoUno f e
296 GIROLAMO PAPPONI
perciò non vi risplendono tutti i caratteri deli' erudita
Giurisprudenza^ e i nomi degi' immortali di lei restau-
ratori .
Ma però vi si scorge una profondità di Legale sape-
re» un retto e robusto ragionare» una purgatezza di sti-
le sparso talora di opportuna erudizione, e delle grazie
della sempre allettante eloquenza. Talmente che, se il
Papponio non fu seguace de' novelli , e quasi a lui con-
temporanei eruditi Interpreti, non fu nemmeno perduto ve-
neratore degr incolti Maestri de' poco avanti passati seco*
li ; e si guardò forse ad arte da queir inutile sfoggio
di ^erudizione, a cui soverchiamente, come opina V Eincc-
cio (io), trasportarono alcuni moderni Giurisperiti gli stu-
dj loro , e le loro interpretazioni .
A sceglier questo moderato sistema forse ancor lo
animò il desiderio di rendere i suoi giuridici lavori utili
del pari agli studiosi della teorica Giurisprudenza, che
utilissimi a coloro , che praticamente la professano *
Aveva già egli nella sua gloriosa e lunga carriera
di Professore nella Patria Università sostenute le J)iù insi-
gni Cattedre di Giurisprudenza , e già era da molti anni
pervenuto a quella di Ordinario Civile, quando si mosse
a pubblicare il suo Trattato de Verborum Obligationibus , in-
terpretando quel Titolo de Digesti , dopo averne già per
dovere di suo uffizio interpretati molti altri con profitto
massimo de' suoi scolari. Ma nel darlo alla luce verso V
anno i6oi. gli piacque non tanto di dare un attestato
di rispetto e di gratissima venerazione a Filippo* Valori
Patrizio Fiorentino, a cui lo diresse con una forbita ed
elegante Dedicatoria ; quanto ancora di riformare quel suo
GIROLAMO PAPPONI
29t
Trattato t t di ridurlo più atto alla Pratica Forense', di-
scendendo giudiziosamente da que' vasti fondamentali prin-
cipi * ^^c i" larga copia vi stabilisce , alle moltipHci e
varie proposizioni , che su tal materia sentonsi risuonare
|frequ€ntemente nel Foro •
Così fece ancora dell' altro suo Trattato sulla ricerca
se il Possesso debba reputarsi di mero dritto , oppur d{
mero fatto . Agitata egli aveva gtà dalla Cattedra una
Biffatta quìstìone , ed aveva sostenuto il suo sentimen-
to, alquanto diverso da quello di Giovanni Bolognetti ^
celebre Giureconsulto del suo secolo . Quindi cedendo al-
le preghiere specialmente di Francesco Lanccllotto Peru-
gino , e Professore ancor esso di GiiirisprudcriT^ nella PiV
sana Università, sì determinò nelT anno 1600. di pubbli-
carlo per mezzo delle stampe ; deviò alquanto dalla pri-
ma sua opinione i ed abbracciando quella medesima del
Bolognetti, rigettati gli argomenti di lui, espose con ri*
flessioni anche pratiche i proprj , come più solidi e più
vigorosi a risolvere quella da molti altri promossa ed
agitata quìstìone .
Più chiaro poi siffatto spirito del Papponio dì gio-
rat maggiormente alla Pratica Forense , traluce nelle sue
)ecisioni , che con sugosa ed elegante brevità egli dlste-
quando fu Auditore di Ruota in Siena ; ed ugual-
[mcnte chiaro si scorge ne* suoi Consulti sopra le più
difficili materie della Civile e della Criminale Giurispru*
denza ; de* quali poi qucll' ampio Volume pubblicò nel
1604., consecrandolo a Monsignor Carlo Antonio del Poz-
t*o Arcivescovo allora della Pisana Primaziale*
Egli ne differì la pubblicazione a un tempo cosi
Tom. III. P p
apS GIROLAMO PAPPONI
tardo, come si esprimo nella sua eruditissima Dedicatoria ,
perchè volle aspettare il tempo di sua giubilazione dalle
Accademiche sue fatiche per tanti anni , e con tanto
credito da lui sostenute (ii), e perchè volle rendere que'
suoi lavori e più purgati, e più conformi anche a' si-
stemi Teoretici, e insieme più ricchi di cognizioni Fo-
rensi .
In cotal guisa mantenne il Papponio, anzi molto ac-
crebbe Io splendore de' suoi natali per mezzo degl' illi-
bati suoi costumi, e dell'indefesso studio, e de' celeri
progressi nelle eulte Lettere , e specialmente nella Giu-
risprudenza; Qnde plauso quindi universale ottenne da' fe-
lici parti del suo ingegno . E lo avcrebbe ottenuto ugua-
le dalla ben lunga serie di sue Lettere Scientifiche , e da
canti altri suoi profondi ed eruditi lavori, se per mezzo
delle stampe si fossero conservati e posti alla luce del
Mondo Letterario (12).
Né solamente la sua Nobil Famiglia divenne per que'
di lui sommi pregj più * rispettabile , ma ben' anche la
sua Patria Pisa lustro maggiore ne ricevè. Non era Pi-
sa né Elea , né Stagira , né Priene , o alcun' altra delle
in avanti umili ed oscure Città , che per divenir note e
famose attender dovettero la celebrità del nome , e la
fama del loro Zenone , del loro Aristotele , del loro
Biante .
Pisa era già fino da remotissimi tempi famosa e per
Lettere , e per Armi al pari e di Roma , e di Atene ,
e di Cartagine , e di altre nobilissime Città . Ma che ?
Forse la stessa Roma non si gloriò di avere i suoi Li-
vj , i suoi TuUj , i suoi Varroni , i suoi Papiniani , e
GIROLAMO PAPPONI
297
tanti altri Eroi del sapere ? Non si glorici forse Atene
de* suoi Socrati , de* suoi Fiatoni , de* suoi Tucididi , de'
Jrsuoi Demosteni, e di altri infiniti suoi Figli, e insieme
^portenti maravigliosi in tutta 1* universale sapienza? Non
si gloriò ella finalmente Cartagine de' suoi Terenz) , de*
suoi Tertulliani , de* suoi Cipriani ?
Pisa dunque, benché illustre ancor' ella e famosa ^
pur si gloria di Canti e tanti felici Ingegni , che in ogni
> secolo nati sono dal suo seno, come allor si gloriò del
^suo Girolamo Papponio; e talmente se ne gloriò, che a
^ui sempre grata per lo splendor, che ne traeva, niun»
[occasione trascurò per beneficarlo con i posti più distin-
ti , e con i più luminosi incarichi.
Qual* altro oggetto si ebbe mai nel conferirgli una
Cattedra di Giuriiipntd<:nza nella sua Università, se non se
per ritenerlo dall' illustrare altre Città col sostenervi,
come fece in Siena, impieghi sublimi, e per fargli go-
dere in Patria la dolce quiete unita alla cospicua dignità?
Collo stesso pensiero di maggiormente decorarlo 1 e
far che più da vicino i di lui meriti sommi risplen-
dcssero in faccia a' suoi Regnanti Sovrani , Io inviò per
)en due volte suo Ambasciatore al Trono Toscano (13)1
o in occasione delle faustissime nozze del Granduca Fran-
|CCSco I, con Giovanna d' Austria , o per altre contin-
fenze rilevantissime, e di perpetuo lustro e decoro per
lo stesso Ambasciatore Papponio .
Lo volle Pisa bene spesso uno de' Superiori compo-
nenti il suo maggior Consiglio, e di lui Avvocato (14);
e finalmente nel 1580- Operajo del magnifico suo Duo-
mo (15), e insignito perciò dell' Orimc di Cavaliere Au*
Pp 2
300 GIROLAMO PAPPONI
rato(i6), del quale fin d'allora, per un antichissimo Pn-
wlegio Imperiale accordato al Senato di Pisa , venivano ,
come lo sono anche oggidì ornati gli Opera] della Primaziale
Pisana . E lo volle innalzato a questo sommamente onorifi-
co e geloso impiego in contrassegno della grata stima e
fiducia» che in lui riponeva, ed ebbe Pisa il contento
di vedere una tal prudente sua scelta con sommi elogj
approvata dal Regnante allora Francesco I.
Né sola fu la Patria Pisa , che largamente gratifi-
cando il suo illustre Figlio Girolamo, lo ricolmò d' ono-
ri, ed affidogli elevati posti ed impieghi. Furono ancora
i più ragguardevoli Soggetti > ed anche di estere Nazio-
ni , e fino Principi e Sovrani , che le loro più gravi
ed importanti cose affidarono al di lui sapere , alla di
lui prudenza , ed alla di lui sperimentata sagacitì .
Furono V Arcivescovo di Lucca , furono molti e molti
degli Ottimati e Pisani, e Fiorentini, e Genovesi, che tut-«
ti vollero il di lui dotto e valevole patrocinio , e h
trionfante difesa delle loro Cause complicatissime , e dì
merito sommo ; gli splendidi nomi de' quali veggonsi in
fronte a' di lui numerosi Consigli . Fu il Principe di
Piombino , che gì' interessi tutti e di se stesso , e de*
tuoi Vassalli ripose intieramente nella di lui dottrina, e
pella di lui savissima direzior« (17). Fu inoltre Cosi-
mo I., giusto estimatore e patrono degli Uomini grandi,
che pieno di fiducia nel nostro Girolamo lo inviò pres-
so il Pontefice Pio V* a sostenere avanti di lui con
Legale facondia e con politica prudenza il sicuro ed ampio
total conseguimento del glorioso titolo di Granduca, acer^
rimamcmc <:ontrastatp2li dall'Estense Duca di Ferrara (i8)«
GIROLAMO PAPPONI
301
Già d* anni carco, e di gloria splendeva in Patria il
nostro Papponio, quando nel 1595- e di poi nel 1603.
pensò a disporre del suo patrimonio , e di tutte le sostanze
sue a favore di suo Figlio CristoEino , e di Elisabetta
Tempera ni sua Moglie in seconde nozze , e de IT Opera
stessa del Duomo, che al Figlio, ed alla Moglie sostituì
fiel caso di estinguersi onninamente la sua masculina de-
scendenza (19). E con questi atti di ultima volontà si scel-
se pure il Sepolcro , che per una specialissima grazia otte-
nuto aveva nella Chiesa stessa Primazìale, dove non ha la
Tomba se non se chi è dagli altri distinto col carattere
luminoso o di Sommo Pontefice, o d' Imperatore, o di
Arcivescovo dì Pisa t oppur di Duca (20).
Perde quindi Pisa nel principiar del secolo decimo-
settimo colla morte di Girolamo Papponi, seguita nel 10.
Maggio 160^., uno de' suoi più grandi ornamenti (21);
ma ne ricompensò in parte U perdita il di lui Figlia
.Cristofano (22), che degno erede sì de' beni, come del-
le virtù Paterne , fece colle sue scientifiche produzioni
chiaramente vedere qual nobile incentivo dato gli aveva-
no gli esempi aviti e le glorie del Padre , e quali gran-
diosi frutti aveva in lui prodotti la disciplina ed istruzio-
ne Paterna , indefessa del pari , che amorevole , ncir am-
pio giro dcir universale Giurisprudenza , e di altre mol-
te sublimi e nobili Facoltà (23).
Laonde Pisa quasi rasciugò le giuste sue lagrime ,
scorgendo così a prova, che dalla generosa Nobiltà illu-
strata coir esercizio sempre costante delle morali virtù,
coir indefesso continuato studio, e coli* acquisto delP este-
se profonde cognizioni sarebbero validamente animati i
30» GIROLAMO PAPPONI
suoi Figli alla vera gloriai ed al vero splendore della
Patria, col rendersi egregj seguaci ed invitti emulatori
del suo celebre ed insigne Giureconsulto Girolamo Pap-
poni •
A. F. T.
ANNOTAZIONI.
(i) Francisc. Oslo Jur. Con. Medìot^ Dissert. Subsecìv* de
Antiqua TabeUion. Nobilitate. Fior. 1652.
(2) Istor* 'del Regno di Napoli Lib. XI. Cap. 6. $. 6.
(3) Vacchett. C. a car. 138. e 153. n€i\^ Archivio della Co-
munità di Pisa.
(4) Vacchett. D. a car. 13. come sopra.
(5) Vacchett. E. a ear.^ii/^. in détto Archivio.
(6) Scritt. di Sponsal. nel Libr. delle Mandate de* Contratt.
Q. I. alle Mand. di Ser Jacopo del Bizzarro Not.j pag. 16.,
nell' Archiv. della Cancell. Consolare' di PJsa. .Molti sono i Z)o-
eumenti y onde si vede sempre mantenuto il grado Nobile nel*
la Casa e Famiglia Papponi. Del nostro Girolamo, nella De^
scrizione generale de* Nobili Cittadini Pisani fatta nel 1566. , -si
legge Messer Girolamo di Messer Gio. Batista Papponi Dottor di
^^gg^f come riferisce anche • il eh. Sig. Cav. dal Borgo nella
sua Raccolta di scelti Diplomi Pisani ^ car. 441.; dove pure
a car. 44^. riporta la seguente Memoria ,, Maestro Niccolò di
Messer Gio. Batista di Guido Papponi Dottor di Medicina . Tal
che, a somiglianza della Legge del 175 1. sopra la Nobiltà,
fino di que* tempi V esercizio della Medica Facoltà niente
oflEèndeva il grado Nobile, come appunto ne godeva il Medico
Kiccolò Papponi Fratello del nostro Girolamo.
GIROLAMO PAPPONI 303
Anche della qualità di Governatore della Pia Casa di Mi-
sericordia^ sostenuta dal di lui Padre Gio. Batista, come si è
di sopra accennato, esiste ncll' Archivio di detta* Pia Casa T
opportuno Documento. Il Libro ^ in cui son registrate dal. 15 14.
in poi r elezioni di que* Governatori , si esprime così : A dì
29. di Alaggio 1529. Messer Gio. Batista di Guido Papponi in
luogo dì Gabriello del Colle defungo .
(7) Tomo di Deliberazioni della Balìa di Siena del 31.
Settembre 1555. al 1556., che conservasi nell* Archivio della
Comunità Civica Senese a car. 157. sotto dì 23. Decembre 1555.
Neir Archivio delle Riformagioni di Siena esiste un Libro de*
Concistori , dove nel bimestre di Marzo e Aprile 1556. a car.
4. apparisce, che Girolamo Papponi di Pisa prestò nel io.
Marzo di detto anno avanti T Illustrissimo ed Eccelso Con-
cistoro il solito Giuramento per 1* esercizio di Auditor di Ruota.
Neir istesso Archivio delle Riformagioni trovasi un Libro ^
dove fu registrata la Serie degli Auditori di Rota^ e fra que-
sti anche il Papponio negli anni 1556. 1557., e 1558., e vi
esistono pure i Motivi delle sue Sentenze. Ved» anche il Con-
ti Decis.y e Fontanini Biblioth. LegaL Tom. I.
(8) Muret. Orat. Par. L Orat. XXL
(9) Hist. Juris Civil. Lib. L §. 325. & 325. Ved- Brun-
quell Hist. Jar. Just. Par. III. M. II. Cap. 8. Gravina Orig*
Jur. Cap. 8. &c.
(10) Dett. Hist. Jur. Civ. Lib. I. $. 325.
(il) Lettcr. Dedicat. a Monsignor Arcivescovo del Pozzo,
«olla quale gli tributa il suo Lib:\ de* Consigli.
(12) Rondoni Memorie d' Uomini IUrstri Pisani a car.
12,6. dice: ^ Ed averebbe più fattosi conoscere al Mondo col
99 mandare alla luce le sue Lettere, ed altri nobilissimi parti
9) del suo ingegno, se sorpreso da estremo dolore non si fosse
9) accelerata la mòrte, la quale lo tolse dal Mondo vecchio di
9> molti anni, ma robustissimo 99.
J04 GIROLAMO PAPPONI
(13) Lihr. de Partiti ann. 1566. a car. 31. e 52., mtn. 15S4.
a tar. 253. neir Archivio de* Priori in P/Vtf .
(14) L/fo-. sudd. rf^* Partit. a ^jr. 104., ed a r^r. aao.
(15) li^r. 1// Partit. come «opra dell* tfJii». 1582. Ved. la
Lettera scritta ai Pisani dal Granduca Francesco I de* 4.
Marzo 1580.
(16) Che il Senato Pisano avesse T autorità di creare e
d' insignire dell* Ordine di Cavaliere Aurato quelle Persone, che
giudicava meritevoli, si rileva da più Documenti esistenti nell*
Archivio delle Riformagioni della Città di Firenze, e segnata-
mente da una Deliberazione ^ che si legge a car. 450. t. nella
Filza di Provvisioni e Consigli degli Anziani di Pisa da II* anno
1292. al 13^1. di ìiom. 1297.
In qual* anno fosse conferita dall* Imperatore al Senato Pi-
sano r autorità di creare i Cavalieri Aurati non pud asse-
rirsi con sicurezza. In una Memoria^ che si legge in un Li-
bro intitolato Inventario di tutte le Cartapecore &c. , che si con-
serva neir Archivio Capitolare di Pisa , viene indicato a car, 2. ,
che un tal Privilegio fa concesso dall* Imperatore Arrigo IV.
Egli è certo però, che gli Opera) della Primaziale Pisana
ne sono stati sempre insigniti fino da tempo immemorabile.
L* antica Formula ^ che usavano i Priori nell* insignire il nuo-
vo Operajo della Primaziale y e che in qualche parte differisce
da quella , che si usa anche oggigiorno , e riportata a
car. 144. t. in un Libro di Partiti e Deliberazioni de* Priori
e Colleghi della Città di Pisa dall* anno i486, al 1493., esi-
stente nell* Archivio della Comunità di Pisa^ ed è del seguen-
te tenore :
9) Licet Imperialis Excellentia Majestatis supra omnium tem-
^ poralium speculum constituta, Populos fide Christianitatis im-
9) butos suo salutifero , justo , & equo intuitu regat & dirl-
99 gat universos; t?.men quia illa Gloriosa Persona, quae Im-
99 perio iraminet , semper & ubique non potest , variis erigenti-
GIROLAMO PAPPONI
3<'5
,, bus negociorum merltis , exhibere » & tradere je praesentera ?
^ praesertim cum àliquando contingat, quod eadem de medio
^, Divino Judicio subcracìa Mundus caret ; Idcirco expcdtt uc
99 Princeps Romanus suae potestatis & jurisdicìionis honore»^
^ & onera in ter Proceres suos , aliosque insignes & egregios
^ Viros Imperli fidelcs, Privilegiis & Rescriptis Caesareis deco-
15 ret, & partiatur. Hinc esc, quod olim felicis recordationis
9^ Serenissimus Princeps Romanorum Imperator, fit semper Au-*
f, gustus, tane Magnifico, & Polenti Pisano Populo, & Antia-
^ nis ejusdem ifice Populi Pisani recipien. suis Diledis de sui
^ promotionis gratia , Se favoris benevolencia gratiam fecerit
i> specialem^ ipsisque Ancianis, & eonim in posterum succes-<
I, soribus Imperiali authoritate, & ex cerca scientia diftae Im-»
^ peratoriae Majestatis dederit, & concesserit pocestatem crean»
55 di, & faciendi Equites , Si ad Miliciatn Milicarem decorane
15 di , & reducendi, & alia faciendi, de quibus latius & pie-
go nius in Privilegiis, & Rescriptls diéli Serenissimi Principi»
[u conscare diximus. Quapropcer &c. Praepositus authorirate fic pote^
39 state tunc diftig Ancianis^ & eisdem per consequens succes-
,^ sive in Officio existentibus concessa, ut praefertur; per dicium
9, Sermum Principem Indultum praed. & Rescriptum , Ut supra
19 didum est, ad laudem, & gloriam Omnipotentis Dei, &
9P B. Mariae Virginis, sub cujus digno vocabald & nomine di-
^ fla Opera existit decorata, & omnium Sa^ftorum Caelestis Cu-
99 riae Paradisi, & ad honorem , & reverentiam sacrosanflae
^ Romanae Ecclesiae, & ad Magni ficentiani, & Exaltationem
99 Magn. & Excelsi Populi Fiorentini . & Catholicae Partis
^ Guelfae ejusdem, & ad bonum & pacificum sratum Comnui-
^ nis Pisani , & ad bonum regimen , gubernationem , honorem &
„ augmentum ipsius Operae : Ipsum Dnum , . » , , Opera riu in
^ praed. praesentem, & ut praemittitur flexis genibus suscipicn-
,9 tem Equitem Deauratum , & ad Militiam B, Mariae Virginis
^ creavit & fecit, ipsumque per Ensem Deauratum, & Birre*
7 «iff. ///. Q q
z^^
e IRÒ LA MQ PAPPÓNI
ijfluin & Chalcaria , seu stìmulos deanratos , & Alapam subse-
5^ quentem perpetua© decorationis gratia legitime investivit, &
^y decoravic, cum omnibus honoribus & immunitatibus ia simi-
^ iibus usitatis & consuetis. Qui quidem &c* ,)
(i7) Ved, la Lettera dell* Editore in fronte al Lìb, L
de* lodati Consìgli del Papponlo nell* anno 1604. in Venez.
(18) Ved, la medesima Lettera dell* Editore, e il Cini
nella 0ta Istorica di Coòima /*» e la moderna Isteria del Gran*
ducato stampata in Firenze nel i^Sk Lib. ///. Cap. 7,, o%*e
più estesamente si riferisce 1' onorevole incarico dal Gran-Du*
ca Cosimo L affidata al nostro Papponi » di sostenere in Ro-
ma avanti la Deputazione di quattro Cardinali quel titolo di
Gran-Duca» $tato già conceduto allo stesso Cosimo dal Pon-
tefice medesima S. Pio V., ma contrastatogli allora dal Conte
d* Arca Ambasciatore dell* Imperatore, che proteggeva il Duca
di Ferrara •
(ip) Ved. il di lui Testamento rogato da Ser Niccolò
Ttoncia nel i'j. Luglio 1595. e 1556. Pisana; ed anche il di
lui Codicillo y rogato Ser Cesare Borghi nel 27* Gennajo 1603* e
1604. Piséno^ esistenti ambidue questi Atti presso la Nobil Fa-
miglia de* Signori Foschi Fatrlz) Pisani .
(20) A^eva già lo stesso Girolamo destinato fina dail"
inno 1599. il suo Sepolcro nella Chiesa de* PP- Agostìniam sot-
to il Titolo di S. Nictola in Pisa» come rilevasi da una fscri^
zione incisa sopra una Lapide Sepolcrale ornata di bronzi e
marmi posta vicino alla Porta maggiore di detta Chieda ; ma
poi ottenne il distintissimo privilegio di poter* esser tumulato nel
Duomo t € segnatamente nella Cappella in oggi del SS. Sacra^
mento » una volta detta della Annunziata . Si rileva però da un
Frammenta d^ Istoria ms. d' incerto Autore » esistente appresso
il Sig, Ab. Ranieri Zucchelli» che la grazia speciale sopra
indicata non ebbe il suo effetto ; poiché . Ìl Cadavere di Giro-
lamo Papponi fu collocata nel Sepokro^ che egli medesima u
^nOLAMO PAPPONI
òn
tra preparato nella «uddetta CfiUta di S. Niccola , Il prefato
Frammento dì Storia ms. è il seguente:
,5 L' anno 1605. Giroliinio Papponi Gentllhuomo Pisano ,.
[fy Cav, ili Spron d' oro» Opera Jo della nTa Primaziale Chiesa »
9) come altre volte s' è dido , &c Eccellentissimo interpetre del-
9> le Giustiniane Leggi & primo candore di questo Studio, il
1^ quale giunto all' età di anni 73. passò da questa misera
,99 vita alli IO. Maggio & il suo Corpo fu sepolto nella Ghie-
ify sa di S. Niccola di Bari officiata da i Reverendi PP, Ere-
f^ mitani di S. Agostino in una honoratissima Sepoltura di
II) marmo» clie ti era fatta fare sei tinni prima, e fattoli
^ sontuose Esequie da suoi Parenti si accresce ad esse tutti i
^ Dottori dello Studio , che volontariamente accompagnatolo
^ per infine alla fossa con una Torcia' di Cera biancha acce-
^ sa in mano del loro propio portata, 4e diètro seguitato di
^^ gran comitiva di Scolari, mercè al valóre & grido di esso
1 9> huonio, il quale aveva quasi consumati tutti i suoi anni
[^ in leggere pubblicamente in esso nostro Studio famosissimo ,5.
Al suo Sepolcro si legge anche oggigiorno la seguente
Iscrizione ,
HIERO. PAPPONIUS L U D. EQU. AURA. AC PIS. MAJOR.
ECCLE. ACD. ANNOS QVINQUE SUPRA QUADRAGINTA
DOCEN. MUNE. IN PATRIO PISA . GYMNASIO PUBLICE
FUNCTUS INQUE US SEPTEM ET TRIGINTA ORDINARIAB
LECTION, VESPER. JUR. CIV. CONTINUO INCUMBENDO CLAR.
NOM. PAM. CONSEQUUTUS DE RESURRECT. COGITANS
SEPULCR. HOC SIBI POSUIT A. D. CD DXCVIIIL ET SUAJÌ
AETA. LXXII.
(ai) Siccome nel 1595. t e quando egli era Operajo del
Duomo accadde uno strepitoso incendio in quel Magnifico Tem-
pio , perciò alcuni , e fra questi forse anche il detto Roncioni
crederono, che egli morisse in quell'anno per estremo dolo-
Qqa
3oS
GIROLAMO PAPPONI
xe di quel funesto avvenimento; ma la falsità di tal voc#
si scorge e dagli Ani da lui eseguiti anche nel 1603., e da
altre circostanze di fatto.
Sono da vedersi Targionl Vìaggj &c. Edizione sudd. Tom.
II P^g* 349' > ^^ ^^ Tom. II ài Notizie ini orno alte Famiglie
Pisane^ raccolte dal fu Sig. Abate Sassi, e che ms^, conser-
Tansi presso V erudito Sig. Cav. Vincenzo Cosi del Volila,
. «ij(2a) Nel Codic. num. 27. della Classe 8. de' MSS. della.
Biblioteca Magliabechiana fra le Scritture raccolte da Monsignor
Girolamo da Sommaja trovasi un' Opera coli' appresso Titolo:
Hhri stop fiori Papponii Pisani Quaestiones de Sapientia universali ^
sive quod unitas sit omnino indivisibili s & incommensurabilis 1618.»
e in seguito vi sono le Opposizioni alla detta Opera pro^
mosse dal Gallesio, dell P* Costacci, dal P. Campana Dome-
nicano^ e da altri; e quindi le Risposte dello stesso Pappo*
Ilio a quelle obiezioni, con una Lettera di Tommaso Pai-
merini sopra di una tal Questione .
Varie altre notizie in que' MSS, si trovano Intorno a
Cristofano Papponio, e segnatamente, che fecesi egli ascrivere
alla Cittadinanza Fiorentina, è fu nel Ruolo della Corte del
Granduca come Gentiluomo Onorario .
Sono pur da vedersi le Memorie e gli Atti dell* Accade-
ffia del Ci:nento Tom. I pag, 88, , dove Agostino Coltellini
nella ì^na di Zanobi GircLtmì afferma, che un Papponi lesse
il Quadripartito di Tolomeo» e sembra che parli dello stesso
Cristofano .
(23) In questo proposito i da vedersi il Libro intitolato
ìndice di pii Famiglie Pisane Antiche^ il quale conservasi neU*
érchivpo Capitoiare -del Puotrfo Pisano.
3°9
BONAVITA CAPEZZALI
COme r antica Città di Pisa emula fu nelle militari
imprese della bella Firenze > allorquando le due Re-
pubbliche disputavansi a palmo a palmo i floridi confì-
iiii, così colla medesima nelle Scienze gareggio j e nelle
'amene Lettere. Tra i figli di quella, che hanno avuto
ingegno sublime , e voce da suonare cose grandi , annove*
^rare si dee Bonavita Capezzali . Sebbene del di lui genio
I Poetico non moki siano i monumenti avanzati all' ingiù-
iiia del tempo , non è però , che noni bastino a provare ,
[che anche la stessa Città di Pisa abbia avuto nel Bona-
ivita o il suo Anacreonte , o chi a questo siasi a gran
[passi avvicinato •
Bonavita Capezzali nacque in Pisa il di 20. Fcbbrajo
1^04. da Alessandro Capezzali e Clarice Roncioni (i).
f Questi formar volendo di lui un utile Cittadino alla sua
^PaWia> gì' instillarono di buon ora le sode massime della
Pietà , ed insieme gì' infusero 1* amore per le Scienze ,
Quindi circa il vigesimo anno dell' età sua incominciò ad
ascoltare nella Università Pisana le pubbliche lezioni della
Giurisprudenza . Ma dotato dalla natura di un ingegno
fecondo , che forse è troppo per lo severo studio delle
Leggi, fornito di quell* estro, di cui hanno d' uopo i
sacri cultori della lingua degli Dei , e dalla fortuna
del proprio stato sostenuto abbastanza , non potè a meno
di non consacrare V ore dell' ozio per lui fortunato allo
&
10
MONAVITA CAPEZZALI
Muscj appunto in quel tempo, in cult luokì essendo" I
Versificaf ori , pochi i Poeti, neglette abitavano i leggiadri
Colli del bel Permesso.
Alla vivacità dello spìrito uni sì nobili maniere ed
oneste, che nell' anno 1626* gli fecero meritare quella
carica dì Vicerenon , che allora tanto era in pregio •
Nel di lei esercizio si portò con sì esemplare saviezza ,
che giunse a guadagnarsi la più special confidenza del
Cran-Duca Ferdinando IL Nate in questa Università al*
cune gare, il Principe volle, che anche nell* anno succes-
sivo, e fino a nuovo ordine, continovasse nell* onorevo-
le Ministero (2), Intanto compito con profitto il corso
de* suoi studj , e quindi elevatosi là , ove a molti è dato
r incamminarsi, il giungere a pochi, fu nell' anno 1628.
decorato della Laurea DottoraU dal Professore Lelio Man*
Cini, Uomo per le sue doti chiarissimo (3)»!
Quindi il nostro Bonavita , che con alcune sue
produzioni già pubblicate a^eva ben fatta conoscere la
di lui Poetica immaginazione, naturai dono del benigno
Cielo Italiano, formava la delizia de* Saggj , che, o in
una guisa , o in un* altra si facevano un impegno di
dargli non equivoci segni dell' altissima loro considerazio-
ne . Anche le Accademie , che non erano tanto generose
in moltiplicare, come oggi lo sono, i respettivi individui.
Io associarono fra' medesimi , ed in specie quella dei Di-
suniii , celebre allora nella Città di Pisa , ove risplendeva
il fiore della Toscana Letteratura • Governando la Chiesa
della Città stessa , il dottissimo Arcivescovo Giuliano De*
Medici, questo si propose dì approfittare della di lui gra-
^Kiosa familiarità e vivezza del Poetico ingegno , in con-
BONAVITA CAPEZZALI
8"
ferendogli 1' impiego di Segretario * Devota il Bonavita al
suo Prelato, non curò altrove i più luminosi offerti rai^
nisterj , e continuò nell* impiega medesimo per tutto il
tempo in cui quella visse, consumando le parti delU prò*
pria gratitudine con una Orazione Funebre recitata nella
Sasilica , ove nel mentre , che da un lato parlò delle
belle doti e della sollecitudine Paterna del defunta Pa-
store * seppe dair altro coasol^re il Gregge ^ per la di
lui perdita, dolentissimo (4)*
Morto appena Monsignor Giuliano De* Medici , fu il
Bonavita richiamato a Firenze dal Gran-Duca Ferdinanda
IL * ed ivi di onorevole impiego provveduto nel Pubblii:o
Generale Archivia (5)* U Palazzo Mediceo, che era il ri*
cetto tranquillo de' Letterati, e dove la loro consuetudi-
ic formava la Disciplina degl* Ingegni ,. gli procurò un
commercio più estesa co* Letterati medesimi . Di fatta
Francesca Maria Fiorentini» Giovanni Girolamo Benenato,
Girolamo da Sommajii , Cammilla Lenzoni , ed altri strin^
sera seca quel dolce vincolo, con cui a reciproca gio-
vamento si stabilisce fra ì Virtuosi una società pili beata
^di quello, che non si figura la turba degli stolti (6).
Chi fra i Letterati dedicò a Bonavita Sonetti, ed al-
tre poetiche Composizioni, e chi simili produzioni gli di-
resse • Nella di lui approvazione trovavano quei grand* Uo*
mini il premio agli studj loro • Benedetto BUonmatteì ec-
cellente Oratore > Poeta , Filosofo , ed Istorico , Soggetta
per insigni Prelature p e per politici maneggi ^* fama im-
mortale t gli donò sotto il finto nome di Benduccìa Ri-
boboli da Mattelica , le graziose tre di lui SiroLxhie > a
siano le tre Cicalate y fatte in tre solenni Stravizj dell* Ac--
cademia della Crusca (7).
3it
BONAVITA CAPEZZALI
Non ostante pagò Bonavita il solito tributo, cui con-
dannati sono i grand* Ingegni. Non mancarono i Momi,
che criticassero le di lui Poetiche produzioni , di niua
valore tacciandole (8). Ma le loro querele ilirono o pa-
role di senso vuote , o latrati de^ Cani alia Luna . La
impostura de' di lui detrattori , come smentita allora restò
dagli Uomini di senno, così resta anch' oggi dalle tante
nuove immagini , delle quali ornate sono le stesse di lui
produzioni , dalle grazie , da' fiori , da' nobili sentimenti ,
dal numero suonante , e dalla mancanza del vizio allora
comune di una misera imitazione di sterili e vecchie voci *
Questo appunto è il centro , cui tendono le nostre
poche linee • Bonavita Capezzali fu Poeta eccellente > ed
in grado sublime nella classe la più difficile della Poe-
sia , nel Ditirambo . Nacque questo Componimento allorché
il fumoso ed ubbriaco esercito fu dal Figlio di Semele e
di Giove condotto in trionfo dal domato Oriente • L'
ebrifestosa moltitudine di Satiri , e Baccanti saltandogli at-
torno , e cantando de' versi in di lui lode , tramandò si-
mile uso gioviale a* conviti • I Poeti gradirono la nuovità,
e scrissero in onor di Bairco delle composizioni di au-
dace stile gonfie , colle immagini orientali ^ e senza re-^
gola, quasiché ripieni d' estro non solo, ma di vino si
fossero .
L* ambizione ne' Cantori di parer seguaci del Nume
Tioneo, fece ridurre questo Componimento ad un me-
scuglio di stravaganti idee, mal connesse, fuori di sog-
getto , e prive di quel bello , che costituir dee la Di-
tirambica Poesia , Basti il dire , che i Poeti Ditirambici
portarono il loro comporre a tal' eccesso , che qualora
BONAVITA CAPEZZALI 313
le Genti volevano significare un intelletto imbrogliato ed
oscuro y questo > dicevano ^ è un Ditirambico Intelletto .
Da questi vizj si deducono le bellezze degli Scrittori
Ditirambici. Il Poeta, che scrive in onor di Bacco, seb-
bene sia un Lirico alquanto più grandioso pel soggetto ,
eh' egli tratta, ha però V obbligo di tenersi ne* limiti
e nelle regole, che la buona Poesia prescrive: e se spar-
ge il suo Ditirambo di nuove fantasie , di sentimenti alti
e sublimi , di libertà di voci , e di trasposizioni , dee
però ornare ed accompagnare il tutto con quella gra:^ia,
e con queir arte propria a qualificare la difficile facili-
tà, e la interna colP esterna bellezza •
Di queste doti è adorno il Ditirambo del Capezzali è
Egli loda Bacco, ma colle Veneri di Anacreonte: sparge
frasi, ma con vaghezza. E tanto è più ammirabile, in
quantochè può reputarsi il primo, che abbia dato un
Ditirambo all'Italia, composto secondo le vere e giuste
regole . Fa di mestiero confessare , che il Gualterotti , il
Marucelli , il Nisieli , ed anche il celebre Chiabrera pec-
cassero altamente contro il decoro del Ditirambico faveU
lare 9 avendo ripieni i loro Ditirambi di stranissime voci.
Ecco il Ditirambo di Bonavita Capezzali, forse non
cognito a tutti •
Già di Bacco rubellante
Fui di Vener prigioniero,
E soffrii misero Amante,
Lontanissimo dal vero ;
Quanti guai
Soffrii mai ,
Tom. IIL R r
514 BONAVITA CAPEZZALI
Con duolo eterno
Tormentato d'Amor nel crudo Inferno •
Cria le corde sonore
Di mia Cetra dolente
Con suon mesto j, e piangente
Solo dissero Amore:
Or che Bacco a lui mi toglie »
Non più doglie »
Non tormenti »
Non lamenti i
Ma Bacco quegli sia>
Di cui rimbombi sol la Cetra mia^
Non d' allor sia la Ghirlanda >
Che mi dee cinger la fronte»
Non mi porga la bevanda
D^ Agannippe il chiaro fonte;
Mi sia il Vin dolce Elicona^
E di Pampani sia la mia Corona «.
Eco tu, nel cui bel seno
Il crudel tiranno Amore
Con mortifero veleno
Incendioso sparse ardore i
Non più martiri >
Non più sospiri »
Fughiam la noja»
Cantiam con gioja :
Su risuonar facciam quest^ aria emrambo
Bacco ^ Dionigi p. Bromio, Ditirambo.
Gascun festeggi »
Ogni antro echeggi
B0N4VITA CAPEZZALI 315
Dioneo »
Tionèo 9
Bacco > Bacco > Bassareo»
Tionèo
Dioneo ,
Bacco, Bacco Semelèo:
Eo 9 eo > eo
Mora Amor, viva Leneo.
Questa tazza di buon Greco
Beverò ad onor dell' Eco:
Questa coppa di Vesevo
Ad onor dell* Eco bevo:
Questo Nappo di bel Chianti
Bevo ad onta degli Amanti;
Questo gran bicchier di Greta
Renderà mia mente lieta.
Ogni pensiero
Resti disperso f
Resti sommerso
Nel fondo del bicchiere
Di questa soavissima Verdea
Onor della rugiada SemeUa.
Val più, che cento Fille
Di Posilipo il Vino ;
Val più , che Lidie mille
Il liquido Rubino
Che alla Città del Fiore
Delle vendemmie apporta il primo onore.
Pur vò bevere anche un sorso
Di buon Corso >
Rr 2
3i6 BONAVITA CAPEZZALI
Di Trebbiano ,
Di RazT^se , e Boriano .
E chi può trovar magagna
Nel potente Vin di Spagna?
Scacci la malinconia
Generosa Malvagia •
Son tranquillo :
Salto , e brillo ;
Jacco, Jacco:
Viva Bacco;
O Nisèo ,
EUonèo .
Evoè,
Bacco Re ,
Bimadre ,
Altero Re delle Baccanti Squadre «
O dolce Vino,
A te m' inchino:
Nel tuo licore
Ritrovo il core ;
Non ha più loco»
Né più ricetto
Entro il mio petto
D' Amore il foco:
Con mio contento
Del tutto è spento^
Perchè non dura
Contro il poter di Vin d' Amor V arsura
Sella Tersicore ,
1 crini adoniati^
BON AVITA CAVEZZALI %iz
Di verdi Pampani»
Di fronzute edere ;
posa la Cetera,
Prendi le Naccare ,
Percuoti il Cembalo^
E tocca il Crotalo:
Fà^ che risuonino
Fa , che rimbombino
Gli antri oscurissimi»
I boschi asprìssimi^
I monti altissimi >
Gli Orgri di Terobo«
Prati bellissimi.
Colli amenissimi
Udite i nobili
Versi , che Apolline
Con metro Argolico,
Con modo Frigio,
Al gran Nittelio,
Al Padre libero.
Figlio di Semele
Canta allegrissimo.
Fuggii Melpomene,
Sei malinconica ,
Però disprezzoti:
Risuoni r etera
Sol questi carmini :
Merta bevere
Entro il Tevere
Quel, che intorbida.
3i8 BONAVITA CAPEZZALI
Quel , che mescola ,
Quel, che incorpora
Liquida linfa colla molle Porpora •
Non 5ono Orfeo
Non sono Encco»
E non ho furor divino;
Ma furor, furor di Vino
Mi fa star lieto nel Mondo-.
Amor , malgrado tuo vìvrò giocondo ,
Poiché il tuo nome ostile y
Perfidissimo Dio ,
Nel sen d' ampio barile
Di nobil Vin di/ Scia
E' restato sepolto:
Allegro a te mi volto
Fiammigena potente ,
E con devota mente t
Con affetto devoto
Il cor ti sacro in voto
Come vero Baccante^
E per sempre sarò servò d* Evante «
Ciaschedun , eh' è rubellante
Del gran Bacco all' ampio Impero,
E che segue Amore , Amante
Di buon Vin colmi il bicchiero j
Non più guai.
Non più lai ,
Sol lo trarrà dalP amoroso Inferno
Il più dolce licor , eh' abbia Falerno •
BONAVJTA' CAPEZZALI sijr.
Un estro superiore a se stesso , uà mejtra nuovo
• e brillante, uno stile facile e corretto,.; una elocuzio-
ne tersa, purgata e ricca di belle frasi ♦ è jiel medesimo
tempo sublime, ardita, e senza Legge, tutto itf somma
si trova nel Ditirambo del Capezzali • E' vero , che questo
è breve i ma è anche vero, che le parti della Scultura,
non r altezza della Statua , formano il bello dcir Arte»
Perfino Francesco Redi, quel Redi,, cui tanto ono-
re di qua e di là da' Monti ha data il proprio Di-
tirambo ^ non ha sdegnato di ìmitdixo i il \ Ditirambo del
Capezzali , ed anche di spargere, non senza una qual-
che sorte di libertà ,. nel proprio > metri ^ frasi , pensieri ^
e versi, che si leggono in quello*
EsprimesI infatti il Capezzali
Mi sia il Vin dolce Elicona ,
E di Pampani sia Ja mia Corona:
Ed il Redi
Al cria m* intreccino
Serti di Pampani
II Capezzali
Questo gran bicchier di Cretst
Il Redi
Questo gran bicchier di Creta.
II Capezzali
Il liquida Rubina
Che alla Città del Fiore
Delle vendemmie apporta il prima onore •
Il Redi
La rugiada di Rubino
Che in Val d' Arno i Colli onora . y .
320 BON AVITA CAPEZZALI
lì Capezzali
Pur vò bevere anche un sorso
Di buon Corso
U Redi
Con un sorso
Di buon Corso.
Il Capezzali
Bella Tersicore
I crini adornati
Di verdi Pampani
Il Redi
Al crin m' intreccino
Serti di Pampano
Il Capezzali
Percuoti il Cembalo ,
£ tocca il Crotalo.
Il Redi
AL suon di Cembalo ,
Al suon del Crotalo.
Questo solo Saggio basti > perchè ninno ci aggravi di
aver formato sopra il Ditirambo del Capezzali un trop-
po favorevole giudizio . All' Uomo culto ed indagato*
re riserbiamo la briga di farne anche un più vantag-
gioso concetto . Certamente il maggiore elogio , che pos-
sa farsi al di lui Ditirambo , è quello di essere stato
presso il Redi un oggetto in parte di servile compiacen-
za . Né si dica , che in luogo di aviere il Redi tolti
dal Ditirambo del Capezzali metri ^ frasi, pensieri, e ver-
si , questo gli abbia tolti dal Ditirambo di quello . II
BONAVITA CAPEZZALI
gli
fatto risolve ogni dubbio. Neil' anno 1622* seguì la Edi*
zionc del Diiirambo del Capezzali : e la nascita del Re-
di nel Febbrajo dell' anno 1626. (9), e così un solo
anno prima di questa Edizione , e molti anni prima , che
lo stesso Redi si distinguesse col proprio Ditirambo •
Egli è vero , che ogni genere di Poesia richiede i(
suo distinto Poeta, e che rade volte avviene, che lo
stesso Poeta riesca eccellente e nell ' allegro , e nel serio
della Cetra . Ma il nostro Bona vita seppe francamente
riunire in se il delicato e leggiadro delle grazie Ana-
creontiche , il sublime della Lirica , ed il maestoso dei
Poema , e del Sonetto . Le Odi Anacreontiche sono ri*
piene d' estho e di numero , e possono assolutamente
gareggiare con alcune del Chiabrera , di lui contempo*
ranco .
L^n egual merito hanno i di lui Poemi e Sonetti *
E' degno in specie di essere considerato il suo eccellente
Poemetto, ijititolato Apollo vaticinante la Grandezza del Se*
renissimo Ferdinando IL Gran- Duca di Toscana , stampato
poi, e dedicato a Monsignor Girolamo da Sommaja, Que-
sto Poemetto è una specie di Iddìo , che termina con
un Sonetto come il Musco d* Amore dell' Avvocato Zap*
pi , e della di cui idea è forse debitóre al medesi-
mo : e r altro Poemetto, intitolato la Difesa Celeste per
V occasione della fama sparsa , che il Turco volesse andar
contro Malta nel 1(535. , stampato pure, e dedicato a Fra
Pietro Medici Commendatore di Arezzo . Lo stesso Poe^
metto è bellissimo , tanto ^3er la maestà e sublimità del
verso , quanto per le descrizioni e fantasia . Serva il
presente squarcio, ove parla dell' Ottoman no . .^..^ .^„
Tarn. HI. S s
332
BONAVITA CAPEZZALI
Ah che non basta al perfido ladrone.
Che discaccionnc dalle Sedi antiche
Dove fosti sepolto, o mio Signore,
Che Rodi anche ci usurpa, e non è pago,
Ghe mosse a fulminare aspre tempeste
Solimano il fellone , e gii di sangue
Scorrea V Isola tutta, e su le Rocche,
Abbattuta la Croce, avea la Luna
Spiegata Mustafa , quando soccorso
Porgesti a noi ; rotto e trafitto allora ,
Fredda la mano, e palpitante il cuore.
La chioma inorridita , il pie tremante
Sbigottito fuggir veddi lo Scita &c.
Molte altre sono le produzioni di Bonavita , che oggi
esistono , come può vedersi dalla Edizione del Diiirambo
fatta neir anno 1627* in Pisa presso Leonardo Zefli , e
dallo stesso Bonavita dedicata al Barone Alessandro del
Nero , e dalla Edizione di varie Poesie fatta nelP anno
1647. in Livorno presso Gio, Vincenzo Bonfigli , e da
Bastiano Bianchini Pisano dedicata ali* Arcivescovo di Pi-
sa Scipione Pannocchieschi de* Conti D* Elei , E dee ag-
giungersi la Difesa della Poesia , Canzone pubblicata in
Pisa neir anno 1628* presso Silvestro Marchetti , e dedi-
cata al Marchese Sforza Pallavicini . Basta leggerle, per
formare del loro Autore il concetto • di un valentissimo
poeta .
Così fra le delizie delle Muse, caro al Sovrano»,
che lo gradiva e stimava , ed onorato da* Letterati de'
suoi tempi, giunse Bonavita Capezzali all'anno i645, , e
BON AVITA CAPEZZALI
323
della sua età quarantuno , senza Figli (io). La morte,
che fura i migliori , troncò sul più bello le radicate
speranze di altre di lui produzioni , e privò la Toscana ,
e la Poetica Facoltà di un Genio, che mentre restituì
la frale spoglia quasi nel suo verde Aprile alla graft
Madre antica , fece ben vedere , che il viver
Si misura dair opre , e non da giorni .
C. G- P.
ANNOTAZIONI
(i) che Bona vita Capezzali non solamente fosse Cittadino
Pisano, ma di Famiglia già Pisana, è fuori di ogni anche
mero plausibile ti ubbie . Dal Libro di Battezzati dell* anno
idog* al 1607. segnato di Lettera D, , conservato nell* Archivio
Battesimale di Pisa, resulta: Al dì 20* Fehbrajo 1Ó04, Pisano.
Bonavita di Mes, Alessandro di Bonavita de' Corsi di S. Firenze
di Corsica Cittadino Pisano ^ e di AL Clarice del Capitana Ber-
nardino Rondoni di Pisa in Cura di S. Cosimo e Damiano fu
battezzato a* dì detto et anno .
Parimente dal Libro de^ Partiti dal 157 1» al !5';6. a car.
224. /* , conservato n^W Archivio Comunitativo ài Pisa ^ appari-
sce, che i Priori collegialmente adunati sotto dì 23. Marzo
1574, fecero un Attestato , che Niccolò Capezzali Fratello di
Alessandro, e Patruo del nostro Bonavita, fosse Cittadino Pi*
sano .Ivi :
Die Marti! 23. Marti i 1574.
Magnifici Domini Priores omnes &c. collegialifer adunati in eo-
rum solita Residentia .
Item per f. 6. N, deliberaverunt fieri fidem Sigillo mttnitam
Ss 2
3^4
BONA VITA CAPEZZALI
fir mi CanceilariuPi y quod Nicolatts Bonavitae de Corsis, nuncupatus
de Liburno , futi , & est Civis Pisanus , if semper solutus est
gravedines y tam ordìnarias ^ quam extraordinarìas in Civitate Pi--
saram , & in illa funifns est pub li ci s OJpciis , a e dignitatibns si-
iut coeteri cives Pisani^ Mand, &c.
Qaesto Niccolò Fratello di Alessandro Padre del nostro
Bona vita fondò la Commenda detta Capezzali nel Sacro Militare
Ordine di S. Stefano V anno 1528, essendo stato vestito dell*
Abito Equestre nel dì iz. Marzo 1579. > la quale Commenda ri-
cadde air Ordine dell' Anzianità per mancanza di successione
in Niccolò . Né passò detta Commenda in Alessandro suo Fra-
tello o per essere premor-co , o per non essere chiamato ; come
non poteva passare in Bonavita » perchè nacque circa un
anno dopo la morte del Cav. Niccolò suo Zio.
Trovasi nella Filza di Proc. segnata di Lettera E* dal
1698, al 1750.» esistente nell' Archivia del Convento di S, Anto-
nio di Pisa, che il nostro Bonavita fece Testamento^ chiaman-
dosi Cittadino Pisano. Ivi: Discretus & prudens juvenis Dmnus
bonavita quond, Alexandri Capezzali Pisanus Civis originarius de
S. Florentio Corsicae J. U. D, condidit suum Testamentum Pi^ìs ^
sub die ai. mensis Nmbris 1630* Fiorentino^ 31, Pisano > E lo
prova r Iscrizione Sepolcrale esistente nella Chiesa de' jR^. PP-
ili detto Convento di S. Antonio di Pisa.
D. O. M
I NI
D. CLARIX STR. DVCIS BER. RONCIONIJ
ri. HOC IN SEPVL. ALEX. EIVS VIRV
« o J _
CV. ILL. D. NIC. DIVI STEPH. £(ÌTE
OS OS
-BONAVITAE CAPESSALIJ FI. CIVES FLOR.
OS
AC PIS. A S. FLORENTIO CORSICAE
o
ORIVNDOS AERE HERE. TVMVLANDOS CVRAVIT
AN. -DNl CIDPCXII.
so N AVITA CAPEZZALI
325
Oi
Si avverta, che in questa iscrizione si usa la parola Cìves Fhr^
per denotare, che I Capezzali traevano 1* antica origine da
S. Firenze di Corsica; e si noti di più» che questi Capezzali
si distinguevano anche col cognome Corsi » perchè derivanti
da Corsica . Ma la loro Cittadinanza Pisana non era di fre-
sca data, rilevandosi, oltre il riferito Attestato de' Priori^ dal
Libro intitolato Specchio de Cittadini ^^consùTV3.to nelV Archivio
Cùmivo di Pisaj che Bonavita Corsi della Famiglia de* Capez-
zali, Avo del nostro Bonavita, fa creato Cittadino Pisano nelT
anno 15:; 4. Onde non può dubitarsi, che essendo il detto Bo-
navita Seniore, o il di lui Padre, passato da S. Fiorenzo di
Corsica in Livorno , e da questa Città passato a farsi ascri-
vere alla Cittadinanza Pisana nel detto anno 1574»» non ab-
bia voluto stabilire la sua Famiglia in Pisa, come di fatto
la stabilisce, accasando il suo Figlio Alessandro con la Clari-
ce Roncioni ; e perciò non solo la nascita del nostro Bonavi-
ta , ma lo stabilimento della Famiglia, bastantemente provato,
concorrono a giustificare in lui la qualità di Pisano. E seb-
bene in alcuni Pubblici Monumenti si leggano ai nomi dei
Capezzali gli aggiunti de Corsis ^ Cives Ftorentinos ^ de Liburna ^
si rileva con tutto ciò facilmente, che hanno essi voluto con
i due primi aggiunti conservare la memoria della loro ori-
gine, e dimostrare, che la Nobiltà della Famiglia non pren-
deva r epoca dall' ammissione alla Cittadinanza Pisana, ma
era di una data molto più antica .
Il terzo aggiunto poi altro in sostanza non significa, se
non che i Capezzali erano venuti in Pisa da Livorno, come
r ultimo luogo, per cui avevano fatto passaggio a stabilirsi
nella nostra Città; e forse non essendo a tutti noto, che de-
rivassero dalla Corsica , fa • V aggiunto di Corsi da alcuni
preso per il cognome della Famiglia, e non per V indicativo
della di lei origine, la quale sola per altro dovrebbe attender-
si nel caso d* un soggetto preceso appartenere ad una Città ,
326
BONAVITA CAPEZZALI
in cui fosse accidentalmente nato , o ascritto personalmente
alla Cittadinanza della medesima *
Anche il Registra di Ordinazioni dell^ anma 16 14, air óntj$
1636., segnato di nttm. 4. a car. '^6. t. nel Pubblico ArckivÌ9
AnivescQvile di Pisa , conferma , che il nostro Bonavita fosst j
Pisano, giacché essendo stato Testimone nella sagra Ordìnazi^^
ne tenuta da Monsignw Giuliano De' Medici Arcivescovo di
questa Città nella Chiesa ài S. Frediano ivi esistente, sotto il dì
ao. Maggio 16^3. Pisano è così dichiarato D. Bonaxtiìa de Ca-
fezzalis de Pisis J, U. D.
Lo assicurano ancora il Quadrio *. ti. della Perfetta Po^-j
sia a car. 490. Ivi : Fu { Bonavita Capezzali ) Pisana di Pa^
trìa f e Dottor di Legge; il Cinelli Scrittori Toscani pag. 288.
Ivi : Bonavita Capezzali Pisano Dottore di Legge ; e la Let-
tera Dedicatoria fatta da Bastiano Bianchini nell* Edizione di
Livorno del 164T. presso Gio. Vincenzo Bonfigll delle Poesìe di
Bonavita all' Arcivescovo di Pisa Scipione Pannocchieschi de'
Conti D* Elei .
(2) Nel Libro intitolato Zibaldone di Cose appartenenti aU0
^Studio di Pisa fatto da Monsignor Sommaja » stato Provveditore
Generale dello Studio^ dal 1614. al 1636. a dir, li- vi ha U
seguente Memoria*. ^ S, A, informata di quel che passa nello
,^ Studio di Pisa , comanda, che Buonavita Capezzali Corso^
5) continui nella carica di Vicerettore Sostituto per modum
99 prò V vision is fino a nuovo ordine , il che dal Provveditor Gc-
jy nerale di esso Studio si faccia sapere a lui, e a chi bisogna^.
Leonardo Accolti 22. Novembre 162J.
(3) Nel Libro intitolato Registro di Dottorati^ che si fa-
rcnno nello Studio Pisano^ cominciato il dì primo Maggio 1609.
JJno al 1635., segnato di Lettera A. a car. 3-. /. mtm, 341.
esiste la seguente Partita,
A dì 31, Agosto 1628, fTno.
Il Sig, Buonavita de. si dottorò in U. J., e fece tutti Promotori.
BONAVITA CAPEZZALI
IQ*^
// Sìg. Mancini ^ette la Laurea &c. giurò &c. Rùg. Francesca
f cileni *
Quanto al merito del Professore Lelio Mancini , ci dob-
biamo riportare alla Filza di Ordini e Negozj dell* anno IS45-
èli 1655. di num. 1. a caf\ 208.» ove nella Proposizione del
Ruolo del 1632* si dice:
^5 Lelio Mancini da Montepulciano Ordinario Canonico
,5 con Scodi no. Ha so, anni di Lettura e di Dottorato, et
^ ebbe V ultimo aumento di Scudi 20. nel 1627., di età cir-
^ ca a 40. anni » è perspicace, d' ingegno vivacissimo, bella
9) lingua Latina, buona erudizione, e fatica volentieri per lo
„ Studio, Ha stampato due Opere nella sua Facoltà, che sn-
^ no state ben ricevute . Ha buon gusto di Poesia » et n ha
,j stampato alcune cose* Concludendo, è Soggetto meritevole,
^ et il collocare in lui qualche grazia, oltre al merito suo,
^ dovria giovare a eccitare gli altri a imitarlo e nello sram-
93 pare, e nel servire lo Studio.
(4) Si veda il M. R. P. Mattei nel Necrologio pubblicato
nel Tom. //. dell* Istoria della Chiesa Pisana pag, 232. , e la
Vita di Benedetto Buonmattei , scritta da Da listo Narceate Pa*
store Arcade^ e premessa al Trattato di detto Buonmattei Del-
la Lingua Toscana in Firenze 17 14. a car. 14,
(5) Il Cinelli , Scrittori Toscani pag, 288., e nella Bibiio-
teca ìsolante Tom. IL a car, 58,
(6) Lo attesta Bastiano Bianchini nella Dedicatoria della
Edizione delle Poesie di Bonavita, in Livorno 1647. presso Gio,
Vincenzo fluonfigli, fatta ^\V Arcivescovo di Pisa Scipione de*
Pannocchieschi de' Conti D' Elei, •
{1) Questo resulta dalla Vita di Benedetto Buùumattei so-
pra riferita a car. 14. Ivi:^, Fanno fede di ciò le tre Cica-
5, late , fatte da lui in tre solenni Straviizj dell' Accademia »
,, intitolate le tre Sirocchie, e stampate poi sotto il finto no-
jy me di Benduccio Riboboli de Mattelica 1* anno 1635. Ìii
3^8
BONAVT
CAPEZZALI
^ Pisa da Francesco della Dote, che le dedica al Marcheie
9, Giovanni Medici Governatore di Pisa, e Luogotenente dell*
^ Armi di quella Città e del suo Stato , Nella Dt^dicatoria
^ dice lo Stampatore di averle avute dal Dottor Bonavita Ca»
^5 peizali Segretario di Monsignore Giuliano De* Medici Arcive-
^ scovo di Pisa, e Fratello del sopraddetto Marchese» e che
5, al Capezzali erano state donate più di due anni prima
^5 dal Buonmattei , la cui Lettera, colla quale accompagna il
^ donativo , ivi pure si legge stampata ^ , In essa così le-
pidamente si esprime: ^^ Amatemi, o per me* dire riamatemi^
,5 e raccomandatemi tanto tanto a chi non avete bisogno di
,f raccomandarvi punto voi . Mentre io vi prego di vivo cuo-
.,, re Buonavita per lungo tempo . Addio vero Capezzal d'
9, ogni mio volere, ^^
(8) t5 Bastiano Bianchini nel luogo sopraccitato. Ivi: Qae*
,, ste Poesie sono alla luce a vista di tutti , forse con poco
^5 gusto di qualche imbrattator di carte, che non s* è vergo*
^5 gnato tacciarle di nessun valore . A me non sta, né posso
,5 confutar ciò, ne potendo, T ardirei. Ma serva in mia vece
,, r autorità di bellissimi Ingegni e peregrini, come appresso
^ appare, quali con proposte di Sonetti all' Autore ci faa
^, conoscere il conto, che essi facevano di lui, e de' suoi
^ Scritti, ed insieme il suo valore , e V ignoranza del d^-
9> trattore ,, ,
(9) Vedasi r Elogia fatto dal eh. Dottor Domenico Brogla-
ni a Francesco Redi, e stampato in Pisa nelT anno J""9» presso
i Fratelli Pizzorni, nella Nota segnata di num. i. Ivi: Na-
tu /;i* Arezzo il dì 18, Febbrajo \6i6, dal Medico Gregorio Re-
di ^ e Cecilia Ghìnci Famiglie Nobili.
La prima Edizione del Ditirambo del Capezzali fu fatta
neir anno 1637. in Pisa presso Leonardo Zeffi , e dal mede-
simo Capezzali dedicata al Barone Alessandro del Nero.
(io) Il Cinelli Tom, IL Biblioteca Volante a car. 58. ,^ Il
BONAVITA CAPEZZALI 329
^ Sig. Dottore Capezzali Pisano fa da me benìssimo conosciu-
9) to . Fu buon Poeta , ed amico strettissimo del Cicognini
j^ e del Persiani . Mori il Capezzali in Firenze nel 1645. ,
9^ mentre era Ministro dell* Archivio Generale, e volentieri
% da me si trascrivono i parti di sua penna ,v I^ Quadrio
7. II* della Perfetta Poesia „ ivi 9,: Morì in Firenze nel 1645.^
Jov§ era Ministr$ dell* Archivio Generale,
Tom. 111. T t
33'
GIULIANO VIVIAN! VESCOVO
DELL' ISOLA
ELETTO ARCIV. DI COSENZA
LE lodi alla Virtù consacrate dalla pubblica , o dal-
la privata riconoscenza p servono di naturale ecci-
tamento air Uomo per superare, non di rado, la gloria
de* suoi simili .
La fin tarda e sonnacchiosa Posterità talor si risve-
glia al suono delle medesime. Onoriamo, dice un cele*
bre Panegirista , gii Uomini grandi , e vedremo nascere
in folla i grandi Uomini (ij. Tra questi merita certa-
mente di essere annoverato Giuliano Viviani (2); e se
Pisa può gloriarsi di un Figlio illustre per dottrina , e
per dignità > deve ancora in esso riconoscere un utile Cit-
tadino , il di cui merito è tanto maggiore , quanto più
difficile e laborioso esser per lui dovette 1' acquisto del-
la dottrina e della gloria nei giorni oscuri ed infelici
della sua Patria .
In fatti , se fosse nato il nostro Giuliano allorquan-
do in Pisa con le armi sue vincitrici trionfavano a ga-
ra le Scienze e le bell'Arti, molto più facile , e quasi
direi men degno di considerazione e di pregio gli sa-
rebbe stato il divenir dotto e virtuoso in mezzo ai co-
modi , alle ricchezze , ed ali* emulazione de' suoi Concit-
Tt 2
.333 GIULIANO VIVI ANI
«tdini. Ma egli visse in un ced^i in coi Fisa getnera
ancor desolata ed afflitta per la perdita non tanto della
sua libertà e Potenza » che de' molti suoi Figli , de' quali
alcuni furono vittima dell' altrui violenza , alcuni ab-
bandonarono ^oncanea#nénte la «Pat/ia »r pèf* *nòn ristare
inutili spettatori delle sue disavventure (3). Ciò non ostan-
te Giuliano procura di vincere coraggiosamente 1' iniqui-
tà dei tempi , e si consacra tutto alle Lettere, ed al be-
ne dell' avvilita sua Patria.
Già neir età più fresca » cioèj di sqU anni ventisette »
divenuto 1' esempio e 1' ornamento di un illustre Capitolo,
viene ascritto fra i Pubblici Professori della celebre jPisa-
na Accademia (4): né si contenta egli d' istruire colle
sol.e parole 1 d' insegnare le Teorie del Gius Ciyile ed
JBcclesiastico , o di far pompa nei Circoli e negli Scritti
xlei suoi studj Te delle . molte sue .cognizioni ; ma si for-
ma un impegno d' insinuare con V esempio la Pratica
.delle morali virtù, necessaria non meno al Filosofo > che
al Cittadino.
Gli Uomini, che solamente impiegano il tempo ed
i loi^o talenti a dettare dei sistemi, q a scrivere dei
.volumi , hannp piuttosto in mira il proprio interesse «
che il tanto decantato vantaggio dei loro simili • Cono-
scendo Giuliano una tal verità , ed il bisogno sempre
maggiore della Patria , abbandona la propria quiete ed i
.geniali domestici studj , tutto applicandosi a secondare le
fvigili cure dei due Arcivescovi^ Tàrugi e. Bpnciani , men-
.tre da essi viene eletto , e successivamente confermato
^er Vicario Generale della Pisana Diocesi, (5).
La dottrina, la prudenza j^ ed il zelo instancabile del
GIULIANO VIVIANI 333
Viviani suppliscono abbastanza al difetto dell' ?tà, e ri-
ceve il pubblico testimonio di essere egli non solo utile >
ma ancor necessario al sostegno della sua Patria: e seb-
bene alcuni pochi Cittadini » quasi miserabili avanzi di
un prodigioso Edifizio^» procurassero fin dall' anno 1536.»
col richiamare le Arti e le Scienze , di erigere in Pisa
un nuovo tempio alla Gloria (6); ed i Principi Medicei
con mano pietosa e benefica secondassero i loro deboli
sforzi y conosciuti non meno utili agi' interessi del Princi-
pato (7); con tutto ciò ne' giorni ancor del Viviani si
miravano sparsi per le meste contrade di Pisa gli ogget-
ti dell' universale avvilimento e del disordine (8). Ne
per questi motivi egli diminuisce, e abbandona 1' impe-
gno ; ma piuttosto accresce le sue premure , e le sue
speranze, e con quella confidenza, che suole inspirare un'
eminente virtù , la quale non mira se non al pubblico
bene , richiama all' osservanza della disciplina gli Eccle-
siastici , ed i Regolari Istituti, conforta con l'esempio,
ed istruisce con la più dolce maniera , senz' allontanarsi
mai da quei principi , che distinguono la Cattolica Roma-
na Chiesa dall' altre nelT uniformità delle massime, e del-
la dottrina, onde a poco a poco con la più saggia e
discreta riforma dei costumi il buon ordine risorge nel
Popolo. E già la pubblica quiete e felicità ricomparir
si vedono all' ombra dei Cosimi e dei Ferdinandi, Prin-
cipi religiosi e magnanimi (9).
In tal guisa le azioni virtuose d' un Cittadino ap-
portano alla Società un vantaggio in sostanza niaggiore
di quello, che possano mai vantare tante e tante Opere
di Filosofi , e di eruditi Scrittori , che inondano il nostro
secolo .
334 GIULIANO VTVIANi
Egli per altro non riguardava con indolenza» o con
disprezzo ì floridi ed utili studj , che anzi ben conoscendo
guanto le passate funèste rivoluzioni avessero alla Patria dan-
ni immensi arrecati , procurò d' impiegare i brevi momenti ,
per co^ dire» dell' ozio suo a salvare dalla voracidt del
tempo , dair ingiurie della sorte , e dell' ignoranza tanti
preziosi avanzi ed istorici monumenti , pubblicati dipoi
dair Ughelli e dal Muratori (io).
Né alla gloria del nostro Viviani bastar potevano
questi saggj di un Genio singolare per le Lettere , se
non lasciava una memoria della vasta sua erudizione nel*
là Giurisprudenza .
Un* Opera, quanto laboriosa e dotta» altrettanto utile
pel Foro' Civile ed Ecclesiastico, «gli dette alla luce ne|
1620., impressa in Roma col Titolo di Pratica dti Gius-
padronati; e con quella modestia propria soltanto di chi
più si pregia di essere, che di comparire dotto ed eru-
dito, egli si protesta nella Prefazione della medesima di
aver raccolto, a guisa di un' Ape industriosa, tuttociò»
che di buono sparso si trova nell' Opere dei più valen-
ti chiarissimi Maestri della Giurisprudenza ; onde i Ve-
scovi , i Vicarj , e i Forensi tutti avessero potuto ritro-
vare in un sol Volume quello , che vi è di più certo
e di più conforme all' equità , per discutere e decidere,
senza tante inutili formalità e dispendiosi litigj , quanto
appartiene all' importante ed estesa materia dei Giuspa*
dronati (il). In fatti fii ricevuta quest' Opera con tale
applauso da tutti i Giureconsulti e dai Tribunali , che
dopo la morte dell* Autore, e nel corso di pochi anni,
se ne moltiplicarono 1' Edizioni ; alcune delle quali fu-
^GIULIANO VIVIANI
33S
rono aacora corredate di varie Decisioni della Curia Jio-
mana (12)$ non solo perchè nulla mancasse alla piena
cognizione di questa materia sì frequente nel Foro , ma
perchè meglio si conoscesse, e si confermasse la solidità
dei principi stabiliti dal nostro Viviani •
Per essa divenuto già celebre in Roma , vi andò
neir anno 1620., e vi fu accolto da ogni ceto di Per-
sone con segni dì stima non ordinarla. Fu ancora ono-
rato dal Sommo Pontefice Paolo V. , salico di favorire , so-
pra tutti gli altri, i Coltivatori illustri della Forense Giu-
risprudenza / e dopo di averlo creato suo Familiare , e
destinato a presederc a varj Sinodi , lo incaricò di una
Visita Apostolica nella Diocesi dell' istessa sua Patria (13).
Qual fosse 1* effetto di una tale importantissima commis-
sione, non avendone più certi riscontri, si può facilmen-
te rilevare dall* accoglimento onorevole, che il Pontefice
Urbano VIIL gli fece al suo ritorno in Roma , e da IT
avergli dato un contrassegno il più chiaro della sua ap^
provazione # e della stima ^ che di esso faceva j col no-
minarlo Vescovo di Salone (14). Ed in questa occasione
egli meritò di ricevere dal Serenissimo Ferdinando IL
Gran-Duca di Toscana e suo Sovrano, dalla Gran-Du-
chessa Maria Maddalena d' Austria , e dalla Serenissima Cri-
stina di Lorena, per mezzo di graziosissime lettere, i più
significanti att;estati di stima, di amorevolezza > e di gra-
dimento .
Ad un titolo poi d* onore , che tale può dirsi un
Vescovado in partibus , successe ben presto imo di fatti ,
di Giurisdizione, per averlo Urbano promosso alla Cu-
Uedra Vescovile della Città e Contea dell' Isola nella Ca-
336 GIULIANO VIVIANI
labria (i5)« Forse ^on poteva il saggio Pontefice ammi-
rar da vicino le solide virtù di Giuliano senza renderle
operative , e dirette alla spirituale feliciti dei Popoli .
Già la fama ne previene gì' Isolani, che lièti e conten-
ti si affrettano ad incontrarlo; essi ben si auguravano di
godere lungo tempo una dolce pace» compagna indivisibile
della vera Religione , e quale sperar ^tevano dalla dot-
trina e prudenza del nuovo Pastore (t6).
Ma quanto brevi sono i momenti dell' umana felici-
ti ! Non è appena compito V anno dell' Apostolico suo
Ministero» che si vede costretto ad abbandonarli, per ob-
bedire al Capo Supremo della Cattolica Chiesa . Urbano
riconosce il Viviani degno di sostenere incarichi sempre
maggiori» perciò lo trasferisce» quasi di volo » alla Sede
Arcivescovile di Cosenza » Città Capitale della Calabria Ci-
teriore . Prima però di partire alla volta di Roma» per
ricevere il Pallio, fu sorpreso da febbre nel dì 13. del
mese di Ottobre dell'anno 1641., e pieno di desiderio
di dare all' amato nuovo suo Gregge una certa caparra
del suo zelo Apostolico mediante la celebrazione di un
Sinodo Provinciale , di cui conosceva! vantaggj per la con-
servazione della purità delle ' Massime , e per 1' unità del-
la Disciplina tanto necessaria nella Cattolica ' Chièsa , net
primo giórno di Novembre passò all' altra vita universal-
mente compianto , essendosi osservato , che mori in capo
air anno ed ora , in cui cantò Pontificalmente • la sua
prima Messa nella Cattedrale dell' Isola (17)'.
Piangono intanto gì' Isolani» piangono i Cosentini la
perdita loro quasi neli' iscesso momento , e piange con
essi il Genere Umano la perdita di un Uomo gran-
GIULIANO VIVIANI 33^
de (18) » che avrebbe senza dubbio maggiori onori con-
seguiti su questa terra , se non fosse stato sul »più bel-
lo di sua carriera chiamato per eterno Decreto a rice^
vere in Cielo il preniio immortale dei Giusti (19).
C- V. c.
ANNOTAZIONI.
( I ) Thomas Elog. du Conte de Saxe . '
Il gran Federigo di Prussia , V amico dei Letterati , scrivendo
a M. d' Alembert in occasione della statua eretta per associa-
zione al Slg. di Voltaire nel i^^o. , così si esprime : ^ Onorar
u gli Uomini celebri, render giustizia al merito, egli è un in-
99 coraggire i talenti e la Virtù. E' questa la sola ricompen-
99 sa delle beli* anime, e di ottenerla sono degni tutti coloro t
9) che coltivano superiormente le Lettere 9,,
(a) Giuliano Figlio di Antonio di Paolo Viviani , e di
Maria di Simone Mazzuoli, nacque in Pisa il di 26. Settembre
X581, Ph. 99 Lib. Battes.^ Mem. della Nob. Fam. Viviani^ che in
oggi si chiama Viviani del Vescovo, per distinguersi da altro
Famiglie del medesimo cognome Viviani, e riconoscere uno dei
maggiori suoi lustri da tal dotto Arcivescovo y e Giureconsulto.
(3) Nella decadenza e distruzione della Repubblica di Pi-
sa, come è già noto, molte delle potenti e più ricche fa«
niglie abbandonarono la Patria , e si stabilirono nella Sicilia ,
ed in Illune Città principali dell* Italia. Onde non è mera*
viglia , se la Città di Pisa , spogliata del florido suo Com*
mercios, di ricchezze , e di abitatori , si ridusse in grado da
non poter risorgere e coltivare, come in passato, le Arti 8""
le Sciente per più di un secolo» e se perdute fra le rovi-
Tom. III. ^ V V
338 GIULIANO VIVIANI
ne molte e molte Memorie, ed Opere de' suoi Letterati ed Artefi*
ci più insigni, si potessero .appena conservare i loro nomi.
(4) Neir anno idoo. fu £iLtto Canonico Coadintore del De^
cano Vincenzo Mazzuoli suo Zio materno; ed in tale occasio-
ne egli donò al Capìtolo della Primaziale Pisana la Reliquia
insigne in un Braccio d* Argento di S. Stefano Protomartire^ co-
me si ha dalle Memorie dell' Archivio Capitolare . Neil' anno
poi 1608. si trova descritto fra i Professori di- Gius Civile in
un Libro intitolato Zibaldone di Monsignor Provveditore della
Sommaja ; continuando ad essere Lettore nel 16 li., in cui si
trova passato a Straordinario di Gins Canonico. E quantunque
il Viviani non sia stato posto nel Catalogo dei Lettori Pisani
impresso fra le Note al Discorso Accad. dell* Istgr. Letter. Pisan.
dalla pag. iii. alla pag. iij.f perchè, mancando nell' Archìvio
dell' Università diversi Ruoli j non furono allora ritrovare, né
osservate altre Memorie , adesso non possiamo pia dubitarne ,
mentre e dal suddetto Libro ^ e da altre Memorie della Fa^
miglia Viviani^ e dell' Archivio Capitolare ne siamo assicurati.
Oltre di che si rileva in fronte della prima Edizione del-
la sua Opera ^ Praxìs Jnris Patronatns^ Rnmae itf20. , AuQore J#-
lìano Viviano Pisano J. U. D. Primatialis Pisanae Ecclesìae Deca-
no Protonot. Apostol.^ & olim in Patrio Gymnasio Sacr. Can. Pro-
fessore .
E ci vien confermato dall' istesso Autore nel Corpo di det-
ta Opera , da esso molto accresciuta ed ornata, secondo 1' Bdi^
zioni fattene in Roma, ed in Venezia l'anno 1648. e 1670.,
ove. nella Par. I. Lib. III. Cap. 2. pag. 139., enumerando varj
celebri Professori della Pisana Università ^ come il Bartolo, il
Baldo, il Felino, il Decio ec. , e additandoci quelli, die era*
no stati suoi Maestri, Andrea Facchineo, ed il Decano Vincenzo
Mazzuoli prestantissimi Giureconsulti , soggiunge : Et ego ibidem
^ui Professor^ & cum aliis ColUgam habuì Reverendiss. Joan. AngeL
nunc utriusque Signat. Refer. E finalmente ce lo dimostra T cru-
GIULIANO VIVIANI
339
dita Lcriztone posta al suo Monumento nel famoso Campo- Santo
Pisano^ che si riporterà interamente alla Not. 19.
Ebbe ancora per Maestri il nostro Viviani Alessandro Rau-
dense» e Paolo di lui Figlio, insigni Giureconsulti, come egli
ci attesta, citata Oper. Par. IL Lib. VL Cap. i. num. 18. pag.
178. Edit. 1670.
Neil* aver* egli poi nominato fra i più antichi Professori
il Baldo, possiamo opportunamente rilevare, che egli prima del
eh. Fabbrucci neir Opuscolo IL lo aveva scoperto, e pubblicato
per Professore dell* Università di Pisa.
(5) Memor. dell' Archiv. Capitol.y e della Famiglia Viviani.
(6) Neir Istrumento o sia Provisione fatta dal Magistrato
dei Priori della Città di Pisa fy Domini e, Incarnat. anno i $36. j
riportato dal eh. Cav. Flaminio dal Borgo nella sua Disser-
tazione sull' Origine dell^ Università Pis. dal §. 72. pag. 125,
si rilevano abbastanza lo stato miserabilissimo della Città di
Pisa nel secolo decimosejto, e le premure dei poveri e vir-
tuosi suoi Cittadini per sollevarla.
(7) Cosimo I. avea stabilito in Pisa, attesa la vicinanza
del Mare ed altre cifconstanze , T Insigne Ordine Equestre di
5. Stefano y istituito da lui dopo la fiimosa Vittoria di Marciano.
Ferdinando I., Principe Protettore delle Scienze e delle bel-
le Arti, a benefizio della studiosa Gioventà, che dalle diverse
parti della Toscana volesse concorrere ali* Università di Pisa^
eresse in detta Città nn comodo Collegio detto dall* istesso suo
nome Ferdinando; ed in seguito i di hii Successori Cosimo e
Ferdinando II. specialmente dettero delle riprove ben note di
loro grandezza e beneficenza, verso la Città di Pisa. Questo
Collegio fu altresì stabilito nella Casa , che apparteneva una
volta alla Famiglia del celebre Bandino Familiari Giureconsulto
Pisano , e che servi di abitazione al famoso Bartolo da Sas-
soferrato, Professore di Leggi nell* Università di Pisa , come si
rileva dair Iscrizione posta sopra la Porta di detto Collegio.
V V a
340 GIULIANO VIVIANI
(8) Per tutto quasi II secolo decimosettimo si può dire,
senza esagerazione» che continuasse in Pisa la desolazione e
r avvilimento , e che fosse la Popolazione quasi miserabile
e troppo scarsa , mentre nel 1Ó70. si contavano in Pisa ap-
pena quattromila abitatori . Ved. la ìJot, 55. pag. 101. al
Discorso Accad. sulC Istor. Letter. Pis. Né questo si oppone a
quanto da altri viene giustamente asserito, che in Pisa ali*
epoca del nostro Viviani, e prima ancora, fiorisse la Toscana
Letteratura, mentre la celebrità dei Professori, V affluenza de-
gli Scolari nello Studio Pisano ^ e la famosa Accademia dei Di^
suniti bastantemente lo dimostrano. Ma quantunque i Pisani
abbiano sei tempi ancora infelici dimostrato un naturale e
costante genio allo studio specialmente delle Leggi e della
Filosofia, ed abbiano dato un numero ben considerabile di
Professori, Discorso Letter. Not. 61. e 62., è però vero, che
dal 1509. al 1630. almeno gli stessi Nobili Cittadini ritrovan-
dosi negletti, e resi quasi miserabili per la privazione dei
pubblici impieghi , per la mancanza dell' Agricoltura, per
la rovina del Commercio, dovettero generalmente perdere il
coraggio , mancando loro 1 mezzi di sostenere la civile educazio-
ne, e molti ritirarsi a vivere solitarj ed inculti nella Campagna.
Il Popolo, sebbene in qualche parte sollevato dalle bene-
ficenze e cure dei Principi Medicei, non avendo ancor per-
duta la memoria del suo florido stato, e dei cattivi tratta-
menti ricevuti nella perdita della sua libertà, gemeva neir
afflizione, nell' ozio, e nella miseria; e stimolato, non di ra-
do veniva a contrasto con la numerosa Scolaresca, la quale
forse si abusava de* suoi privilegi , onde tutte le strade del-
la Città non potevano con sicurezza praticarsi, specialmente
verso la notte .
(9) Mem. dell* Archi v. CapìtoL e della Fanti gli a paviani .
Sotto Ferdinando IL e Cosimo IH. cominciava a far del
progressi la Città di Fisa^ estendendosi a poco a poco la col-
CIULIANa VIVIANI
841
tivazlone della sua Campagna , che abbandonata per V addle^
tro da' suoi abitatori , oltre il gravissimo danna neir Agricol-
tura » soffriva la positiva insalubrità dell* Aria per il rista-
gno delle acque sotto le mura dell* istessa Citta > e per i
gran Paduli formatisi nella Pianura ^ e siccome V opinione
degli Uomini, accreditata, non di rado, dalla malizia, conti-
nua a persistere, quando ancora più non sussistono le cause,
che r hanno una volta impressa , cosi un certo discredito dell*
Aria di Pisa si conserva fino ai nostri giorni, e specialmen-
te presso gli esteri , ai quali vien supposto, che nella sta-
gione estiva i più comodi Cittadini si ritirano nelle Ville, per
evitare 1* Aria cattiva della Citta di Pisa . Ma i noti prov-
vedimenti fatti eseguire dall' Imperator Francesco L di sempre
gloriosa memoria , e specialmente dalla incomparabile benefi-
cenza di Pietro Leopoldo I. Gran-Duca di Toscana, inoggi
Augustissimo Imperatore, smentiscono questa strana opinione,
e possono dimostrare agli esteri ancora la verità del fatto.
(io) In fronte del celebre Poema di Lorenzo da Varna,
o Vernense, come dicono alcuni, suU' imprese dei Pisani alle
Baleari , già posto in luce dall' Ughelli, e di poi dal Mura:-
rcSì-i nel Tém, VI Rcr, Itah Script.^ si legge: Ad Jjdem Membra-
natii Codia Viviani ( cioè Juliani ) De Vivianis Insulanì Eph
jccfi Viri Clarissìmì .
L' istesso Ughelli, ItaL Sacr. Tom, X Edit. Venet. 1^22*,
ove, pubblicando Gesta trtumphaUa per Pisanas falla ^ ci assicu-
ra di avere estratti tali Monumenti pregevoli ex vetusta Codi-
i'e ms. Pergamena Beneditii Leolit Pisani , cnjus exemplat curt^"^
ir dìlìgentìa Viviani Episcop Insulani Viri eruditissimi exscri-
ptum fSt.
(il) Quest' Opera intitolata, come di sopra abbiamo ac-
cennato alla A't'f. 4. ,9 Praxìs Jnrispatronatus ^ fu impressa in
Itonia r anno 1620., come si rileva dall' istessa Edizione.
tjuatito si dice riguardo alla m'^3r<j'tia , ^ ed - limata , s:nirolari
34^
GIULIANO VIVIANI
virtù del nostro Vivianl, può riscontrarsi nell' Edtzhni fatte
dopa la di lui morte, e speGÌalmente nella Prefazione a quel-
la 4i Venezia dei lójo*'^ ove si legge: ^^ Aggredior eqaidem
^ materia m sublimem, diflìcilem, ucilem , necessariam» frequen-t
,, rem , quam Viri praeclarissimi , & methodo , de eminenti
I, stylo enuclea verune» ex quorum didis, Apum exemplo, car-'
,j psi quidquid boni hac in Praxi continecur , fic quamvis
,, frustra Solem facibus ad ju vare videar , fruduosum tamen ,
)) &: utile duxi Solis objecìu illuminarla & caliginem meam
ly praebere illius fulgoribus illustrandam ,y .
Cosi almeno si dichiarassero certi Scrittori, che dall' Edi-
zione di qualche Opera polverosa , ed a caso scoperta, ri-
traggono un' alta riputazione senz' altro merito, che di ave-
re a quella imprestato il loro nome*
(12) Ayeado veduto il nostro Viviani 1* incontro delia
sua Opera nella prima Edizione del 1620, f si mosse ad ac*
crescerla di nuove materie , e di varia erudizione, con Ja
quale dimostra ancora U suo grande attacco alla Patria, ri-
levandone i pregi, ^ gii antichi di lei meriti con la San-
ta Sede Apostolica . E finalmente illustrò quest* Opera con
varie Decisiuni della Curia Rimana ^ parte inserite esso viven-
te, prestandosi, come egli dice, al consiglio de* Giureconsul-
ti suoi amici, e parte dopo la sua morte, tdii, del 1648.
1652. 1670.
(13) Ritrovandosi in Roma il Viviani nel 1621,, fu dal
Cardinale Marcello Lante o dell' Ante , Famiglia d' origine
Pisana, eletto suo Vicaria Oeneralt nella Diocesi di Todi: dal
Sommo Pontefice Paolo V. fu accolto con molta distinzione,
ed onorato della sua confidenza; ed avendolo costituito Pre-
*
sidi'tifc in alcuni SinofH Dhce^ani dello Stzxo Romano, a lui
di poi commesse una Visita Apostùlica di tutta la Diocesi
Pisana n Mew. A^\V\Archiv. Capital. ^ e della Famìglia Viviani,
(14) Terminata la Visita della Diocesi, Pisana, essendo
GIULIANO VIVI ANI
3+3
giìi mancato Paolo V. , ritornò a Roma il Vivlani sul fine
deir anno 1623. , per render conto della sua commissione ftl
Pontefice Urbano VIIL, che in premio del merito acquistatosi
lo nominò Ff scovo di Salace in Partibus .
(15) Le^t. Originali , che si conservano fra le Memorie
della Famiglia Viviani con la data del 6. Ottobre 1629.
(16) Divenne poi grande amico del Cardinal Borgia Ap-
eivescQVQ di Siviglia ; ed i Cardinali Fio , e Domenico Gin-
nasio lo pregarono ad incaricarsi dell* istessa loro Giupsdi-
lione nelle Diocesi respettive di Albano^ d* OstiiP^ e di />/*
tetri , fintantoché dal suddetto Pontefice venne promosso al
Vescovato , e Contea dell' Isola della Calabria . D' Abramo Mem,
CapitoL f e della Famiglia Viviani >
(1^) Mem, della Fam, Vivian.^ e. D* Abramo Mem, Caditoi.
(18) Un grand Homtne est pleure par le Genre humain .
Thoni, Blog, de Mr. d' Aguessau .
Molte cose verisimilmente vi sarebbero state da aggiun-
gere per formare un giusto e compito Elogio» a questo
grand' Uomo» se i troppo frequenti suoi passaggi da uno in
un altro luogo , e forse T umana negligenza in que* tempi
poco favorevoli ai Pisani non ci avessero involate le molte
e più interessanti notizie della sua Vita.
(19) Aperto il suo Testamento si trovò, che egli avea
'istituito erede il Dott. Giacinto Viviani suo Nipote ex Fra-
tre ^ ordinando, che il suo Cadavere fosse sepolto in luogo
di deposito , e che dipoi fosse trasferito a Pisa nella Pa-
terna Sepoltura del Campo- Santo Pisano ; ed in vicinanza del-
la medesima fosse posta una Memoria in marmo a spese di
Vincenzo Viviani suo Fratello. Testam. Orig. del 24. Feb-
braio 1641., comunicatomi con le altre Memorie della Fami-
glia sopraccitata dal eh, Sig. Avvocato Giacinto Viviani* del
Vescovo, Vice 'Cancelliere , ed Avvocato dell* Insigne Ordine di
S, Stefano .
344
GIULIANO VIVI ANI
•* Il Sig. Cosimo Viviani , Nipote dell' istesso Archiscovo
Omliano ^ fece poi . eseguire la di luì accennata disposizione,
convenendo coti M. Gio. Batista di Bartolotnmeo Casarini da
Carrara sotto di a^. Decembre 1695. , che per mezzo del
migliore Scultore di quel tempo si erigesse un bel Monu-
mento con i pia scelti marmi Carraresi, rappresentante la.
Statua del nostro Giuliano sopra una base bene ornata, che
sostiene con la destra mano un Libro aperto » e con la
sinistra accenna il Titolo del medesimo.
^ Nella detta base si legge scolpita la seguente hcrizhne.
JULIANO VrVIANIO ANTONII FILIO DOCTISSIMO JURIS
UTRIUSQUE PROFESSORI , QUI PISANUM GYMNASIUM
DOCTRINAE PRAESTANTIA , PATRIAM , ET GENUS NOMINIS
CLARITATB , JUS PONTIFICIUM IMMORTALIBUS INGENII
MONUMENTIS ILLUSTRAVIT . QUI AMPLISSIMOS IN PATRIA
HONORES ADEPTUS, AMPUORES MERITUS AD EXTEROS
QUOQUE. LUMEN GLORIAE SUAE DIFFUDIT , ET URBANO
OCTAVO PONTIFICI MAX. OB INTEGRITATEM VITAE
MORUMQUE CANDOREM ACCEPTISSIMUS , INSULAE URBIS
ANTISTES ET COMES. AC DEINDE COSENTINUS ARCHIE-
PISCOPUS CREATUS EST. MAJORA CONSEQUUTURUS NISI
MORTE FUISSET IN MEDIO HONORUM CURSU INTERCE-
PTUS, HANC CORPORIS IMAGINEM , QUUM ANIMI EXTET
IN EJUS UBRIS ET MEMORIA POSTERORUM COSMUS
VIVIANIUS FRATRIS FILIUS POSUIT ANN. SAL. MDCIIIC.
Nella Chiesa ancora di S. Caterina in Pisa vi è 1' Al'
tare sotto il Titolo di S. Tommaso ti' Aquino a mano sini-
stra, appartenente alla Nobil Famiglia Viviani, ed a pie del
medesimo Altare si vede un Sepolcro con altra Memoria di
Mons. Giuliano , che comincia s i^uod pedibus viator calcas
Sepulfrum est Juliani Viviani Autonii FU. £cckttae Pisanae De-
GIULIANO VIVI ANI 345
tanì &c. s E nella parete contigua al detto Altare si osser-
va altra Memoria in marmo, con due stemmi Gentilizi, che
uno della Famiglia Viviani, e V altro dell* antica e No-
bile Famiglia della Spina; essendo stato Antonio Viviani,
ascendente di Giuliano , marito di Francesca di Paolo della
Spina : indica detta Metnorìa la venerazione della Cattedra^
in cui avea predicato T Angelico Dottore , ed il culto del
B. Giordano da Rivalto.
Si trova finalmente in un Libro segnato di Lett. H.^
ed intitolato Ricordanze f che si conserva nell' Archivio della
suddetta Chiesa ^ come il Vescovo Viviani fece porre al detto
Altare una bella Tavola rappresentante S. Tommaso ^ dipinta da
Alessandro Cominotti in Roma dopo il' 1634.; ma nel 1651.
essendo abbruciata la Chiesa di S. Caterina^ senza poter sal-
vare cos' alcuna , i Sigg. Cosimo ed Urbano Viviani Nipoti
del Vescovo fecero risarcire il detto Altare y e vi collocarono
la presente antica Tavola , dipinta da Francesco Traini , aven-
do esso a tar effetto richiesta a Fossa Nuova la vera effigie
del S. Dottore; e di questa Tavola parla ancora Monsignor
Paolo Tronci nella sua Istoria ms. delle Chiese di Pisa a ear.
16. , eie si conserva neir Archivio della Nobile Famiglia del
Torto.
Tom. Ut. X X
34T
GIOVANNI PAGNI
Avvegnaché la Città di Pisa , che , risorta dall' in-
felice stato , in cui era ( i ) dopo la sua caduta
sotto i Fiorentini , intorno al princìpio del secolo deci-
mosettimo ascendeva a quindicimila e più (2) Cittadini,
net secolo stesso prima per la peste (3), poi per una
fiera epidemia (4), e forse ancora per altre cagioni si
riducesse ad un numero così scarso di abitatori , che
neir anno 1673* contava appena quattromila persone (5);
non mai però restò priva di Cittadini amanti delle Let-
tere e delle beli' Arti .
Tra* Pisani , che a quella stagione coltivarono con
ardore le Scienze , deesi a gran ragione annoverare Gio-
vanni , nato nella Prioria di S, Pietro in Vincoli a' 28. di
Dicembre dell' anno comune 1634. da Pietro di Giovanni
Pagni , e da Aurclia di Felice Biondi di Campiglia (6),
Terra nelle Maremme Pisane. Non è a mia notizia ove,
e da chi apprendesse Giovanni la Grammatica e le Let-
tere Umane; è però molto verisimile, che V imparasse
nelle Scucile Patrie • Da queste passò alla Pubblica Uni*
versila^ per attendere alle Facoltà più sublimi e più gra-
vi, cioè , alla Filosofia, e alla Medicina, nelle quali, do-
tato dalla Provvidenza di penetrante ed acutissimo inge-
gno , fece rapidissimi progressi- In età di anni diciannove
a* 15. di Agosto del 1Ó53. fu insignito della Laurea
Dolorale (7).
X X 2
^ GIOVANNI PAGNI
Era efelì. il iPagni ^ da niCural tfdnio niafavigliosamente
portato agli studj ameni di ogni erudizione, massimamen-
te deli* Antiquaria; ma ben vedendo, che poco avrebbe
potuto inoltrarsi in lina Scieiìza così difficile e scabro-
sa , senza V ajuto di una . giudiziosa Critica , e senza
una perfetta cognizione degli. Autori classici , con seve-
ra applicazione si diede prima a procacciarsi sì fatti
capitali, dipoi si volse ali* Antichità Romane, con idea
d' illustrare le due tanto fe.mó9^ Iscrizioni, o siano i Ce-
notafj contenenti i Decreti ócììa. Colonia Pisana pej solehni
Funerali di Lucio, e Cajo Cesari; al qual lavoro avea
posto mano innalzi all' ;anno 1666. , cionforrae ci assicu-
ra Valerio Chimentelli (8), il quale sino finallora mol-
to stimava Giova-nni per la sua érudiziotìe.
Comecché però egli sommamente amasse , e. carissime
gli fossero Je lapide antiche , e . gli altri vetusti monu-
menti , con tutto ciò non fidai lasciò in abbandono la
Medicina, eui aiizi attese assiduamente; e tale poi di-
venne in essa , che alcuno forse non ebbe ne* srioì tem-
pi in Toscana , che lo sfiìjiefasse . Argomento evidente
del suo profondo sapere in qtiell* afte è senza dubbio
la fama e il credito grande , che crasi acquistato anche
prèsso i proprj Sovrani, di nianiera che avendo Maomet-
to (9) Bei di Tunisi richiesto a Ferdinando IL Gran-
Duca un eccellente Medico, che il curasse da non $0
qual gfav^ infermità, il saggio Principe tra tutti gli al-
tri Profiessori prescelse Giovanni, sebbene giunto appena
all'alino tréiltesimosecondo dell'età sua.
Neil' anno dunque 1665., oppure sul principio del
seguente egli s' imbarcò per Tunisi, ove arrivato eseguì
GIOVANNI PAG NI ^49
Ja sua ineombenza con sì ^Hce successo, che si gua-
dagnò in modo speciale V amore e la benevolenza dèi
Regnante Maomettano , e di tutta la di Iqi Famiglia •
Quartto ei si trattenesse neir Aflfirica, non mi è noto. So
per altro , che egli era in quei Paesi anche dopo il di
3- di Settembre deir anno sopraccitato 1666., e che al-
lora pensava di ritornare presto in Toscana (io). Creda
però, che solamente neir anno appresso effettuasse il sua
disegno ( 1 1 ) •
Nel' tempo della sua dimora in Barberia , e dopa
aver curato il Bei > non istette in ozio il* nostro Pagni^
ma per V ardente suo desiderio di acquistar sempre nuo-
ve cognizioni, si diede a far ricerca di Piante > alcune
delle quali trasportò in Toscana (12); mandò di là degP
Insetti a Francesca Redi (13), che intorno ad essi fece
dell'esperienze molta interessanti; onde e la Botanica, e
ja Storia Naturale sono a Giovanni in qualche maniera
debitrict. Viaggiò per varie parti di quel Regno, affine
di vedere da per se diversi avanzi della venerabile An-
tichità • Nella seconda delle due Lettere > che di esso
tuttora abbiamo (14)* e che egli scrisse da Tunisi a Fa-
bricio Cecini Segretaria del gran Cardinale Leopoldo Dq^
Medici > descrive varj luoghi , alcuni fiumi , un magnifica
Tempia dedicato a Saturno > le rovine della Città di liti-
ca* gli Acquidotti > e le reliquie deir emola di Roma >
la famosa Cartagine : raccolse molte , belle Iscrizioni y ed
altre insignì Antichità per servigio del lodata Cardinale,
il quale avendo mandata copia di quelle Iscrizioni a Ot-
tavio Falconieri, questi le divulgò (15); e meditava an-
cora di render' pubblici altri Monumenti Affricani osser-
350
GIOVANNI PAGNI
vati dal Pagnì» se in tempo gli fossero stati comunica-
ti (i6)* Queste stesse Iscrizioni, emendate da varj errori»
sono state date nuovamente alla luce dal Proposto Go-
ti (17), da cui il nostro raccoglitore viene appellato col
decoroso titolo di eruditissimus (18).
Prima del suo ritorno -(19) da Tunisi a Pisa fu
promosso néll' anno lóój^ alla Pubblica Lettura di Medi-
cina Pratica ncU* Università. Benché il nuovo impiego te-
nesselo per molto tempo occupato neir istruire i giovani
nelle materie della sua professione , non servì con tutto
ciò di motivo , perchè si rallentasse, in esso il nobil ge-
nio di proseguire gloriosamente nell' intrapresa carriera di
spiegare e illustrare i celebri Funerali Decreti o Cenotajj
Pisani M Egli terminò questa preziosa Ofera , che tuttora
e inedita, dopo il 1(571. (20). V Originale di essa con-
servasi in Pirenze nella Biblioteca Magliabechiana , colloca-
tovi molti anni sono dall' Augusto Sovrano/ cui V offerse
Raimondo Cocchi (21) > che T acquistò > dopo essere sta-
. co nascoso in Pisa per ottant' anni in circa • Antonio
Cocchi è il primo che parli (22) di questo Contento, e
lo dice molto dotto ed elegante; soggiungendo di più ,
che ivi sono notate quelle vere lezioni del marmo , che
il Noris neglesse, e che furono poi dal Cori diligentemente
avvertita . Ma più diffusamente ne ragiona il Targioni
Tozzetti, che T ha esaminato con diligenza, e ha stam-
pati alcuni Frammenti tratti dal medesimo Comento (23);
le di cui parole, al sommo onorifiche pel nostro Autore,
stimo pregio dell' opera riportare. Il Pagni ha sorpassato
il Noris neir esattezza dell' interpretazione , e nella copia
delV erudizione ; poiché il Noris si contentò di toccare di
GIOVANNI TAGNI
35^
f assaggio alcune cose ^ traLisciandonc molte altre , per divaga-
re in dissertazioni eruditissime sopra varj pimti d* antidiità 4
dovecche il Pagni , prefissosi di fare un puntualissimo Coment-
IO ad esse Iscrizioni parola per parola , non lascia nulla
intatto f e con copiosissimo appiXì^ato di erudizione sparge
opportunamente V Opera sua d' importantissime dissertazioni
sopra quasi tutti i punti d* Antiquaria. Per cagion d* escrn^
pio , 1?' è quanto mai si pub desiderare sopra i Sacrijìzj ,
i Riti funerali , le Magistrature , gli Spettacoli , i Collega
ddr Ani , le Festi ce. Fa veramente compassione , che H
Pagni non potesse pubblicare colle stampe questa sua fatica
\già finita , la quale gli avrebbe assicurata im' eterna fi-
lma (24).
Non è ben certo ^ se il Pagni, oltre il mentovato
Comento, scrivesse altri Libri. II lodato Targloni (25) pe-
rò crede , che egli componesse un' Appendice ^ o Giunta al
medesirao Comcnta, in cui verisimilmcntc spiegò con mag-
gior chiafczza diversi punti d* Antichità . Ma quest* Ap-
pendice , seppure egli la fece, non si è ritrovata (26).
Da quanto ha lasciato scritto il P. Papcbrochio (27)
sembra potersi inferire , che il nostro Pagni pensasse a
comporre una Storia Patria ; molto più che Gregorio Le-
ti (28) intorno all' anno 1675. acconta, essere di quei
tempi fama, che egli prima d* ogn* altra Opera avrebbe
[fatte stampare le Storie Pisane. Ma io inclino a credere,
che queste Storie non fossero se non se quelle di Paolo
Tronci, divulgate poi in Livorno (29), che il Pagni avea
promesso (30) di dare alla luce . Egli per altro non
attenne la promessa, forse per le sue indisposizioni • Certa-
me0te dal Muoio (31) de' Pubblici Professori di questa
35* GIOVANNI PAGNI
Università dell' anno 1626. è chiaro, che Giovanni, avan-
ti che incominciassero le Scuole , era ammalato , e che
durante la sua * infermità gli fu dato per sostituto il Dot-
tor Giuseppe del Papa , il quale poco dopo gli successe
nella Cattedra ; mentre a' 24. di Novembre , non avendo
ancora compiti quarantadue anni , il Pagni fece passaggio
agli eterni riposi . Il giorno appresso fu sepolto nella
Chiesa di S. Caterina della Città di Pisa nel canto' a ma-
no destra dell* Altare della medesima Santa (32); ove, se
non fu posta alcuna Iscrizione , o altro Monumento per
render noto a* posteri il nome rispettabile del nostro Pror-
fessore, serviranno a conservare coti maggior sicurezza per-
petuamente la di lui memoria gli eruditissimi Scritti da
esso lasciati, giacché
Saxa quidem, & tumulos consumit tonga vettistaSp
Nil tamen in Libros tempora juris habent (33)*
Se io tessessi a questo celebre Letterato non un bre-
ve Elogio , ma un- Panegirico , e conseguentemente il mio
scopo jichiedesse di mettere in veduta la di lui probità »
potrei dire , che egli negli esercizj della Religione , e del-
le virtù Cristiane fu esattissimo; e che sebbene giovinet-
to restasse privo del Padre , e quindi si trovasse sciolto
da ogni suggezìone, pure egli non si abbandonò a' pia^
ceri , ma fino da' primi anni suoi die segni di una te-
nera inclinazione alla vera pietà , che dipoi praticò > e
costantemente mantenne sino alla morte «
P. M. P. P.
GIOVANNI PAG NI 353
ANNOTAZIONI.
(i) Giulio IL nella Bolla ^ con cui nelf anno 15^12* con-
vocò il Condito Laiframse V., presso il Rinaldi AnnaL Eccles.
ad ann, 151 1. nnm. 13. « e To^. XIX* Conci Uorum col. 685. Edit.
Colet.f in tal guisa parla di Pisa: C^m Civitai ipsa desolatio-
ncy habitat ionìbus prò Concilio non sii fulta : cum ager vastita-
te sit desolafus, Gregorio Fabricio Chemnicense parimente, nel
suo Iter Patavinum Par, III Deltciarum Poetar um German, E dir,
Cruieri pag, 24. , scritto ne' principi del Regno di Cosimo t .
ci dà un' idea di Pisa in quel tempi poco vantaggiosa:
...♦.• Alpheae daram cognamine Pisae
desertam pergimus Urbem , ^
Quondam diviiiis , &' nobilitate supcrbam -
(2) Ved, Targioni Tozzetti Relazioni rf' alcuni Vìaggj ec.
7W. XII pag. 22 1* Edizione seconda^ ove egli afferma ciò, ap-
poggiato alla Descrizione della Popolazione di Pisa fatta nell*
^anno 16 19.
(3) Dal mese di Settembre dell' anno comune 16^9. al
mese d' Aprile del 1632. morirono in questa Città per la
[pesce circa seimila persone^ e di passo ^^ ira uomini y donne ^ gran^
di t e piccoli^ dice Jacopo Arrosti» che vivea in quegli anni*
Croniche di Pisa mss. foL 246»» esistenti nella Canccllfria de'
' Sigg, Priori .
(4) Per attcstato del medesimo Arrosti» Op, cit. foL ^66.^
neir anno comune 1654., in quattro mesi, cioè, dal primo di
Settembre a tutto Dicembre restarono vittima del male epi-
demico ottocento Persone in circa *
(5) Non giovandole ( a Pisa ) / bellissimi acqui dot ti per pò*
polarla^ fuori della Corte del Gran- Duca ^ che vi suole svernare
Tom. Ili Y y
' 354 GIOVANNI PAG NI
in ^n sontuoso Palazzo , la Scolaresca in diversi Collegi , * fra
quali il Ferdinando pe Nazionali della Toscana , - in tutto nume-
rosa di cinquecento , con le Cattedre ricche fino di mille scudi ,
ed i Cavalieri dell* Ordine^ appena conta quattromila anime», Così
Sfrive, Memorie de* Viaggi per /' Europa Cristiana Par. I. Let-
tera 2. pag. 54., Giambatista PacichelU Pistojese, il quale al-
cuni anni avanti al 1673. era stato in Pisa Scolare^ e poi
Lettore d* Istituzioni Civili j come egli stesso ivi racconta.
(6) Lib. de* Battezzati seg. di Lettera L. foL 137. num.
170. Neir Archivio della Cura del Duomo . '
(2) Lib. de Dottorati num. 32. Nella CanulL- Arcivescovile .
(8) Marmor Pisanum de Honore Bisellii Cap. 7. pag. 24.,
dopo aver detto , che il Cavaliere Ceffini meditava di fare
il Comento a* suddetti Cenotafj , soggiugne : Joannes quòque Pa-
gnius Medicus Pisanus eruditione nobilis pares humeroshùic moli
suffecit .
(9) La seguente Iscrizione incisa in marmo, esistente in
Campo- Santo nella parte Occidentale, ci ha conservato il nome
del Bei curato dal Pàgni, e la notizia del Gran-Duqa, da
cui questi fu spedito a Tunisi .
D. O. M.
JOANNI ANTONIO CORAZZA PISANO PHIL. ET MED. DOCTORI
QVl PRIMVS IN PATRIA MEDICINAM OPE SANIORIS PHILOSOPHIAE
REPVRGATAM SALVBRITER EXERCENS OB SVMMAM
INTEGRITATEM PRVDENTIAM SAGAOTATEM COMITATEM
ET BENEFICENTIAM OjMNIBVS CARVS NON MODO A CIVIBVS
VNIVERSIS AMOREM SED A BARBARIS ETIAM GENTIBVS
VENERATIONEM EXPRESSIT VNDE ET TVNETANO REGNO
IMPERITANS POTENTISSIMVS RHAMDAMVS SVAE
VALETVDINIS REPARANDAE CAVSA IPSVM AD SE MITTENDVM
A R. C. COSMI III. M. D. HETRVRIAE IMPETRAVIT
REDIVIVAM IN NEPOTE VIRTVTEM AVVNCVLI PRÓBATVRVS
GIOVANNI PAGNl
JOANNIS PAGNI INSIGNIS ANTIQVARII PHIL. ET MED. DOCTORIS
ET IN HOC ATHENEO CELEBERRIMI PROFESSORIS A SERENISS.
FERDINANDO IL EADEM DE CAVSA EJVS PATRVO MAHOMETI
FELICI PARITER CVM EXITV DVDVM CONCESSI
PIE OBIIT V. ID. APRIL. MDCCXXVL STYLO PIS. AETATIS SVAE
ANNO LXXIV. POST EJVS EX AFRICA REDITVM XXVII.
FRATRI OPTIMO PETRVS RAYNERIVSJ. V. D. PRIMAT. ECCL. CANON.
ET DOMINICVS GASPAR DE CORAZZIS
HONORIFICO PISANI SENATVS DECRETO POSVERE .
(io) Nella seconda Lettera^ di cui or* ora parlerò, data
dopo il giorno sopra citato, egli scrive cosi: Hanno portata
( i Spahi ) tre Pietre scritte , e due scolpite , delle quali non
mando copia , per essere arrivate in Tunìs in tempo che sono in
Porto Farina^ dove questo Eccellentiss. Sig. Bey fa la sua pur^
ga , E per ha ver le suddette Pietre mi è stato di grande ajuto
il medesimo Signore , perchè i Mori di Nessera ( piccol Paese
distante da Tunisi cinque giornate ) insospettiti avevano comìn'^
ciato a tumultuare , Sono dunque in tutto ventisei Pietre » le qua-
li tengo a disposizione del Sereniss, Sig. Principe ( Leopoldo )
mio Signore^ et alla mia venuta ^ che ^ piacendo al Signore, sarà
in breve , le porterò .
(il) Il Pagni nella spiegazione della parola Decuri,..,e»
del secondo Cenotafio^ dopo aver riferita un' Iscrizione trovata in
Affrica, dice : Quam inscriptionem cum pkrisque aliis , quas e:c
Africa advexi , paullo post meum in Italiam reditum pnblicae Lit-
teratorum luci exposnit ' Ollavius Abbas FaUoncrius Ramanus , Vir
eximiae doffrinac » & rei Antiquariac peritia non mìnus , quam
genere nobili s . Ma il Falconieri srampò le citate Iscrizioni in
Roma nel 1668. Dunque, se furono esse messe in luce paullo
post il ritorno del Pagni in Italia, sembra potersi inferire,
che ei ritornasse nell' anno 166^,
(12) Ved. Paolo Boccone Museo di Piante pag, 1^0.
Yy 2
^^6 GIOVANNI PAGNl
(13) Esperienze inforno agi* Insetti .pag. 64. Tom, L opp.
Ediz. Napoli t. 174?* n ^^ veduto un' altra specie di Scorpio-
)) ni .... e me T ha mandata dal Regno di Tunisi » dov* al
9) presente si trova, il Dottor Giovanni Pagni, celebre Profes-
jy sore di Medicina nella femosa Accademia Pisana 9,,
(14) V Originale di queste due Lettere^ la prima delle
quali è in data de' 3. di Settembre» sta in Firenze nell* in-
signe L/^rm^ Strozziana in un Codice segnato di rium. 1346.
(15) Inscriptiones Athlctrta^ pag. 159. & seq.
(16) Ibidem pag. 158. ^ Er^t animus .... nonnulla adde-
yy re , quae circa veteris Carthaginis antiquitates , aliasque , qua-
yy rum vestigia extant in agro Tunetano, observavit Vir eru-
99 ditus Joannes Pagnius in Gymnasio Pisano Medicinae Pro-
9^ fessola qui praesens huic inscriptionum conquirendarum ne^
99 gocio praefuit : sed de his Typc^rapho urgente cogitare
9) Vix licifit 9).
(17) Inscriptiones antìquae^ quae extant in Etruriae Urbi-
bus Tom. L pag. 7. 77. Tom, IIL in Append. pag. 121.
(18) 0/>. cìt. Tom. L pag. 76.
(19) Francesco Redi loco sit.
{30) Nella spiegazione della parola Praefecti del secon-
do Cenotafio fa menzione di Cosimo III. già Gran- Duca; e
spiegando la parola Pko quaestoribus cita le Dissertazioni di
Ezechiello Spanemio De praestantia ^ & usu Numismatum^ divul-
gate in Amsterdam nel 1671.
(21) Ved. il Targioni, Relazioni di alcuni Viaggj ec. Tom.
IX. pag. 182. Edizione seconda. Monsignore Angelo Franceschi
zelantissimo Arcivescovo di Pisa per V amore che ha per le
Lettere, e per la somma premura d* illustrare la Patria con
rinnovellare la gloria de' suoi Concittadini insigni nelle Seien*
ze e nelle beli* Arti, ha procurato, e serba presso di se un
Esemplare di guesta stessa Opera col Titolo : ^ Joann. Pagni Com-
mentaria in Cenotaphia Pisana Ludi ^ & Caii Caesar:imx
GIOVANNI PAG NI
357
pure una Copia delle due Lettere di sopra rammentate,
(22) Trattato àe^ Eagni di Pisa pag. 3, Edizione del 1*250*
• (i^S) Tom. tit. pag. 182. e seg.f pag. 214, e j^j'.
(24) Ibid, pag, 18 r* Il citato Sig, Targioni assai si ma-
raviglia # che il Noris Lettore in Pisa non penetrasse aiente
deir Opera del Pagni» stata composta pochi anni avanti in
questa stessa Città- E certamente non è facile a persuadersi,
che il Noris nello spazio di tre anni , in cui fu Pffbblic9
Professore vivente Giovanni , o dopo la di lui morte prima
di dare alla luce il suo dottissimo Libro sopra i Cenotafj
Pisani non arrivasse a sapere , che quelli poco avanti gli
avea illustrati . Il Sig, Raimondo Cocchi , il quale pie e più
anni sono essendo in Pisa mi permesse di ritenere per qual-
che tempo r Originale deir Opera citata, mostrò di sospettar
fortemente, che il Noris V avesse letta, che avesse profittato
delle fatiche del Pagni sen^a nominarlo, e che però egli si
dovesse annoverare tra* Plagiarj , A dir vero non posso in-
durmi a credere, che se questi avesse veduta il MS. Pagnia-
no y z si fosse servito delle notizie in esso contenute, non
r avesse poi mai citato, con evidente rischio» che fosse un
dì scoperto il suo furto, e quindi molto scemasse nell* animo
de' Letterati la grande estimazione pressa di essi acquistata
colle Dissertazioni sopra i suddetti Cenotafj^ ripiene di vastis-
sima e pellegrina erudizione . Dal confronto dell' Opera 4^1
Noris con quella del Pagni non si rileva il plagio di quel-
lo . IH più , se il Noris avesse avuto sotto gli occhi , e spo-
gliato il MS. del Pagni , egli non avrebbe neglette le vere
lezioni del marmo, che da questo notate furono, come os-
serva Antonio Cocchi: non avrebbe tralasciate V Iscrizioni por-
tate dall'Affrica, ed altre ancora, che sono nel citato MS.\
e massimamente poi non avrebbe omessa ( Dissertata 1. Cap^
3,, parlando de Honore Bisellìi ) V Iscrizione dedicata dal Se-
nato e Popolo Pisano a Q. Atrio Jucundiano Biselliario; qua-
le Iscrizione riporta ivi il Pagni, e di cui neppure Valerio
Chimentelli ebbe notizia « Per la qual cosa il mio sentimen-
to è| che il Noris capesse specialmente dal Cavaliere, ^e Bro*
fissare di Giurisprudenza in quest' Università Francesco Maria
Geffini, confidente e sua» e del Pagni, che questi avea fatto
il Comento a* famosi Decreti Pisani \ ma che vivente lo nes^
.40 Pagni, egli non avesse luogo di vedere il detto Cemento^
per non essere tra loro grand' amicizia, per cui soltanto or-
dinariamente uno suole comunicare ad un altro i proprj par-
ti Letterari, tion per anche usciti alla pubblica luce. Estinta
con la morte di Giovanni la Famiglia Pagni , il surriferito
MS. col^ restante dell' eredità passò, per quanto congetturo,
a* tre Fratelli Corazzi Figli d' Jina di lui Sorella . Giannan-
tonio, il primo di essi, T Iscrizione Sepolcrale del quale si è
riportata di sopra ,' era molto intendente dell* Antiquaria ; on-
de mandato da. Cosimo III. a medicare Ramdamo Bei di Tu-
nisi , ebbe parimente commissione dal Gran-Duca , a detta
del Proposto Gori Tom. III. Op. cit. in Append. pag. 121., di
cercare Antiquitatis eruditae Monumenta , e avendo raccolte di-
verse antiche Iscrizioni ^ le mandò ad Antonmaria Salvini, che
poi furono stampate dal mentovato Gori loc. cit. Il perchè è
molto verisimile, che Giannantonio conservasse il MS. Pagnia-
no y di cui egli pure conosceva il pregio, con maggior^, ge-
losia, che il suo Autore; con idea forse di renderlo un gior-
no ad uso comune. Ma sentendo, che il Noris con sommo
applauso die principio nell' anno 16^7. ( Lettera 48. al Ma-
gUabechi Voi I. pag. 113. ) a spiegare dalla Cattedra le ce-
lebri Iscrizioni y e che quattr' anni dopo con tanta sua gloria
divulgò in Venezia Cenotaphia Pisana Caii ^ & Ludi Caesarum
Dissertationibus illustrata ^ Opera di maggiori? erudizione di tut-
te r altre, che sino allora avea rese pubbliche colle stampe
il medesimo Noris, come egli stesso scrive al Magliabechi,
Epist, 58. pag. 125.; il Corazzi depose ogni pensiero di da-
GIOVANNI PAGNI 359
re alla luce il Comento del Pagni , il quale perciò è stato
per tanti anni occulto .
( 25 ) Nel Margine dell' Originale di questo Comento , che
è di pagine 200. in foglio di scritto assai minuto, v' è notato
più volte di carattere del Pagni stesso: Ved. pag. 213. 214. 215.
216. 217. 218. Il Targioni è di parere, che il nostro Auto-
re con tali Note chiami un* Appendice fatta ali* Opera citata .,
(26) S* è trovato bensì , e sta in fine del tante volte
rammentato MS, , un piccolo Quinternino col seguente Titolo:
99 Copia di Medaglie , ed altre Antichità cavate da* suoi Origi-
nali da Francesco Gaeta per il Libro deir Eccellentissimo Sig.
Dott, Giovanni Pagni Lettore nello Studio di Pisa. Contengon-
si ivi specialmente sessantatre Medaglie egregiamente toccate
in penna , tratte per la maggior parte dal Museo del Car-
dinaie Leopoldo De* Medici; delie quali il nostro illustre An-
tiquario fa uso, e spiega in varj luoghi del suo Comento.
(27) Commentario pravio in Affa S. Ubaldescha Tom. VI.
Maii Bollandiani pag. , 855. ^ Dodor Pagnius Publicus Medicinae
^ Professor, apud quem Pisanorum res scribere molientem an-
,5 tiqua quotquot potuerunt inveniri monumenta, esse diceban-
„ tur collega ,,.
(28) Italia Regnante Par. III. pag. 482.: il Pagni prima
rf* ogni altra cosa farà , per quanto sì sente , stampare alcune
Historie di Pisa.
(29) Neil* anno 1682. col 71 toh: Memorie Istoriche della
Città di Pisa raccolte &c.
(30) Ecco come egli scrive sul principio della sua Ope-
ra. ,, Paulus Troncius Canonicus Pisanus magnùs Patriae Historiae^
licet minus fiorenti stylo , Scriptor , quam Diis bene faventibus prope^
diem in lucem mittemus . Il nostro Antiquario coltivò anco
la Poesia, ed io ho veduto un suo Sonetto scritto a penna.
(31) Nella Cancelleria dell' Università.
(32) Memorie conservate nell' Archivio della suddetta ,CA/>i//.
(33) Henricus Valesius Epigramm. in Tumnlnm Jacobi Sirmondt .
3*'
BRANDALIGIO VENEROSI
Elndìspensabil dovere di gratitudine ^ è* vero intc-'
resse , è politica economia tributar lodi a coloro r
che benemeriti della Patria ne accrebbero la potenza od
il lustro; e massimo allettamento ed incentivo alla gloria
è stato in ogni tempo creduto il rammentare a' viventi
le splendide gesta , o te virtù pacifiche de' Cittadini , che
furono .
Le Sale di Sparta, ove scolpite vedeansi le belliche^
imprese degli Avi : il Campidoglio coronato di statue rap-
presentanti i trapassati Eroi, eran la scuola, che risve-
gliava in seno alla fervida gioventù desio di onore , o
coraggio per batterne i disastrosi sentieri.
Le Lettere e 1* Armi con implacabile gara sempre
contrastati si sono i due più luminosi tra quelli . Ma
quanto ali* umanità riescon d' ordinario funesti i trionfi
strepitosi di Marte , altrettanto per essa benefici son di
Minerva gli studj , domatori alla lunga di quelli stessi
trionfi ; onde ha veduto il Mondo ingentiliti e presi dal-
la Greca Filosofia i vittoriosi Homani , come r feroci
Tartari per ben due volte seguaci delle savie e mode-
rate Leggi del soggiogato Cinese Imperio *
Suir enunciato luminoso bivio di gloria trovossi fe-
licemente guidato il Conte Brandaligio Venerosi Pisano
dalla sua nascita illustre (i) ; ed in quello incontrar
potè non pochi de* suoi Antenati , altri di toga , altri
Tom. Uh Z z
3($2 BRANDAIIGIO VENEROSI
di acciaro vestici , e tutti - di nobll corona fregiati .
La Patria , in cui le severe, e le amabili Muse
avean da più secoli gloriosissimo seggio , ed il genio suo
naturale determinarono il Venerosi a fursi alunno di Pal-
lade : ne con passo ineguale si pose dietro a sì bella
scorta ; poioàè , varcato appena . il secondo lustro > diven-
ne non ordinario Geometra» ed in beo fresca ciì , fre-
giato deU^: Dottorali divise» potè essere annoverata tra i
Sapienti nell' una o nell' altra Legge.
In questa ridente Primavera del viver suq svikip-
paronsi ancora le prime scintille di quel Poetico fioco ,
che tanta luce, e sì fulgida diffuse poi sulle rive delP
Arno 9 del Tevere , del Danubio > della Senaa^g^e del
Tago .
Una di quelle passioni dolcemente agitatrici del cuo-
re umano il dichiarò figlio £ivorito d' ApoUo; ed u^na
nuova virtuosissima Laura Pisana potè in Brandaligio van-
jure un vivacissimo e^ gentile , ed armoniosa Amatore .
Pura ben esser dovea la fiainma di Brandaligio, e
tale, da non turbare il sereno della ragione , essendo egli
poi divenuto Matematico insigne > e T amico perciò del
celebre Alessandro Marchetti (2), valoroso anch' esso nel-
la palestra Febea.: ed amici dovevano e merita van di
essere due Letterati d' ingegno egualmente atto alle più
profonde meditazioni, ed ai rapidi voli di un estro ani-
matore € sublime •
Godeva già il Venerosi in Italia di ferma e lumi-
nosa riputazione , né teneva perciò oziosi i ben coltivati
talenti suoi; quindi è, che pascendosi del continuo di
un Qzip erudito^ interrompeva le Matematiche e Filosofi-
BRANDALJGIO VENE ROSI
3^3
che sue occupazioni , o cantando con caldissime rime le
Nozze più illustri, o trascorrendo i vasti campi dell*
Oratoria , in cui più volte mostrossi valoroso maestro :
ed or secondando gli energici impulsi del proprio genio*
faceva risuonar di Pindarici accenti 1' Arcadia Pisana, e
di Roma , a cui , con diletto maraviglioso de* tanti cano-
ri Cigni, che V abbellivano, eran portati dall' amica vo*
ce del Senator Vincenzo da FiUcaja , che tiene un sì
alto luogo sul Parnaso Toscano, e che insiem con altri
Pastori illustri di quella Colonia rendè colle stampe si
onorevole testimonianza al valore del nostro Conte (3).
Benché Brandaligio fosse dì avvenente aspetto ^ di
gentil colorito , e di dolcissimi modi , un non so che
di fervido trasparìagli per gli occhi , che avido in qual-
che modo il mostrava sempre di nuova gloria* Scorreva
nelle sue vene un sangue oltre ogni credere generoso (4),
e sapea ben egli quanti de* suoi Maggiori avean sudato
fra ]' Armi, e cinto di Marziale alloro la fronte; onde
air insorger che fece quel fiero nembo di guerra su qua-
si tutta Europa a nominar col linguaggio dei Re il sue-
ccssor del secondo Carlo di Spagna , sentissi il generoso
Conte acceso di nuovo fuoco militare e Poetico , Né
fu , come Orazio , nemico del grande Augusto ; ma , co-
me fece dipoi queir inimitabll Cantore, d* Augusto pre-
se a cantar le gesta, Taccion da un pezzo quelle bel-
liche trombe , ma suona e suonerà mai sempre all' orec-
chie de* Datti T epica Tromba del Venerosi . /.
Non poche difficoltà dovè egli incontrare in questo
suo nobilissimo lavoro , unico di tal metro , per aver
rigorosamente seguitato 1* ordine delle battaglie e degli
Z 2 2
§64 BRANDALIGIO VENEROSI
assedj . Questi , e quelle - foron pel Venerosi soggetto di
numerosi separati Lirici Componimenti , che egli stesso in-
titolò Imprese Mlitari , e al diletto suo Eroe, il Princi-
pe Eugenio di Savoja , allorché furono pubblicate > le de-
dicò (5).
Si consideri pertanto la legge > che Brandaligio s' im-
pose ^ di unire colla veracità della Storia i forti voli d'
ingegno: il trasporto, che V animava a favore de' Vin-
citori , col rispetto dovuto ai Vinti ; e vedrassi di quaV
arte maestra, di qual genio ei fosse abbondevolmente for-
nito, per soggettare a così rigide leggi V indocile Poesia,
senza tc^lierlc alcuna delle sue proprie bellezze. Anziché
le ne accrebbe «
Disegna egli i piani delle battaglie quali essi fura-
no, ma con sfarzo Paolesco: dipinge i furiosi attacchi
delle trincee , delle Piazze , e i fulminanti suoi versi ti
fan sentir la bufera^ che seco mena nel primo impeto
suo Oste poderosa, agguerrita, spirante stragi, che anela,
che corre , che giunge a trionfar de* nemici : unisce egli
in somma a' grandiosi tratti di Michelagnolo V anima,
la mossa, le calde e. lucide tinte del Borgc^none (6).
Già Brandaligio anelava di framischiare i nobili su-
dori della sua fronte colla onorata polvere de' celebrati
Eroi , e di comparire »l Mondo cinto di serto Delfico
in mezzo ad essi, coronati poc' anzi per mano della Vit-
toria^ Già p p . p Un non previsto comando del suo So-
vrano gr impon sileruio (7). Brandaligio, benché fervido
jamante di quella gloria, che, al dir del Romano Ora-
tore , è alimento e vita de' cuori sensibili e generosi , ta-
ce^ 9bbedisce, .« con gueir impero, che hanno sovra %t
BRANDALIGIO VENEROSJ 3(55
scesse V Ànime grandi, tutta racchiude in seno 1' acerba
doglia , che lo contrista .
lì fiero contrasto, a cui vennero una vivissima forza
d' immaginare > una esquisita sensibilità, ed una massima
delicatezza in materia d' onore, gettò il Conte Venerosi
in una cupa malinconia: e sebbene egli fosse, qual sem-
pre fu , Cittadin zelantissimo , tenero Congiunto , e co-
stantissimo amico , involatosi improvvisamente alla Patria ,
ai Congiunti , agli amici , scelse per suo ritiro un* ame^-
na Villa di suo retaggio nelle Colline Pisane .
Altri, al mirarlo colà reso grave d' aspetto, tacito,
pensieroso, or verso il Gel sospirando, ora col guardo
immobile sul terreno , il crederebbe , ed a torto , dell'
appresa sventura occupato soltanto , o da questa sover-
chiamente abbattuto .
La bella, ma rigida Virtù , che trae V origin dal
Cielo , che tanto pochi mortali , ad onta del suo splen-
dore, degnan d' un guardo, ed a cui Brandaligio rivolse
i pensieri ed i voti fino dagli anni primi; resolo ormai
vincitor dell' invidia e del tempo , a più difficil cimen-
to, a trionfo più luminoso in quella solitudine lo pre-
para . Sì , in quella il guidò la severa ed amabile Di-
va a vincer se stesso.
Al chiaro lume di lei cominciò il Venerosi a ri-
durre alle giuste sue dimensioni il forse troppo ingran-
dito simulacro della mondana gloria ; a diffidare alcun
poco del plauso fin allora così ampiamente riscosso; a4
imbrigliare il così fervido ingegno suo> temperandone il
fuoco ai fonti salubri di vera Filosofia; a svellersi senza
pena- dal cuore le più lusinghiere speranze: onde, sciol-'
266 BRANDALIGIO VENEROSI
to da molte qualicadi umane , ogni , benché vaga , appa-
renza , ogni ombra vana da se respinse : ed ìdiposto im-
periosamente silenzio ad ogni affetto men che giusto, o
pacato , tutto si avvolse col manto di Religione santissH
ma, che, nella sinistra mano il presente, e nella destra
r avvenire portando, offre alle anime più agitate od af-
flitte sempre srcuro, placido e consolante F asilo*
Intanto più non udivasi il vivacissimo ingegno di
Brandaligio campeggiar nelle dotte Adunanze, e mèste le
Arcadiche Selve sembravano, prive da molto tempo dell*
armoniosa sua voce .
Pubblicaronsi di lì a non molto in Modena, col mez-
zo di dotti amici interessati per la gloria di Brandali-
gio , le Militari sue Imprese , che ricco ed insolito plau-
so riscossero per tutta Italia e fuori: e dall' immortai
Principe Eugenio , in cui V Arti belle riconoscevano un
Protettore ed un Cultor nobilissimo , fu al Venerosi per
questa sua Poetica produzione offerta una Cattedra neir
Università di Piivia inj quella Facoltà , che più fossegli
stata a grado (8):
Non potè Brandaligio impedire, che T animo suo ^
delicato e sensibile , non venisse dolcemente agitato da
così grazioso e così nobile invito. Tornarono a farsi ve-
dere ad esso in brillante aspetto le godute acclamazioni
di Carlo IIL, nominato Re delle Spagne (9): gli applau-
si de^ Letterati Francesi , e dello stesso Luigi il Gran-
de (io), ed uniti in insidiosa lega ed amabile per ogni
parte , assalirono il cuore di Brandaligio ; ma quella stes-
sa agitazione , questo assalto , dimostrano quanto già sta-
bile fosse in lui T amore di una più solida gloria,* che
BRANDALIGIO VENE ROSI 367
di tali invici il determinò a generosa rinunzia .
Che se più in Arcadia non si udivan gli accenti
suoi : se priva era ia eulta e gentil società degli eruditi
ragionamenti , degli Attici modi dì* Brandaligio , non te-
neva egli in queir ermo ritiro inattive le illustri sue
facoltà; ma dopo maturo esame cangiandone con felice
ed invidiabil passaggio V applicazione , rinunzia in un
punto ai favolosi fonti di Pindo , e di candido pietoso
Cigno vestendo Tali, corre, soavemente gemendo, a dis-
setarsi alle profonde acque e purissime del Giordano •
Colà trasportatosi, e tutto pieno di .vigorosi affetti
pel vero Nume, or gF immensi attributi ne ammira, or
ne minaccia le giuste collere, ora il tenerissimo amore
ne adombra : e fatto in metrico stile banditore di veri-
tà consolanti insieme e terribili, tutti, coli' anima sulle
labbra, sprona, invita, avvalora i mortali a militar vi-
rilmente sotto il caro ed adorabil Vessillo di Redenzione .
Trascura , è vero, ben spesso in questo suo Sacro ^
Moral Canzoniere le lusinghevoli grazie , gli studiati Poe-
tici abbigliamenti, di cui fu prodigo altrove: ma 1' ener-
gia de' pensieri, lo stile maschio e severo, eran queir
unico e vero bello che a tal' Opera si conveniva; on-
de fu questa pure accolta con ammirazione grandissima
dalla Repubblica Letteraria , ed allorché fu resa in Pi-
stoja di pubblica ragione , varie erudite penne de' meri-
tati elogj la coronarono .
Frappose il Venerosi a così sacro e sì studiata la-
voro molti altri egregj Componimenti di vario metro , o
perchè se ne presentavano ad esso gravi occasioni , co-
me allorquando all' Imperatore Giuseppe L, ed al Real
368 BBANDALIGIO VENEROSI
Delfino di Francia V Epicedio compose (n), o perchè a
cantar veniva invitato dagli avvenimenti più strepitosi ;
come furono e Belgrado espugnata , e Corfù a libertà ri-
condotta : o finalmente perchè sentivasi mosso a celebrar
col suo canto i beati Eroi dell' Empireo •
Aveva egli sortito un ingegno pronto penetratore, on-^
de al presentarglisi qualche interessante o grandioso og-
getto» ne percorreva subito T estensione , ne scorgeva i
rapporti: e 1' istancabile sua fantasia gli forniva abbon-
dcvolmente ^elegantissime forme per presentarlo all' altrui
sguardo colla feconda sua vena nel prospetto più signi-
ficante e più vero. Perciò T universale e lagrimevole per-
dita degli Ulivi fu pianta dal Venerosi con quella Can-
zone celebratissima > e più volte inserita nelle Rime degli
Arcadi di Roma: V Età delV Uomo, da esso in sette pe-
riodi divisa, fu nobilmente descritta in altrettanti Sonetti
di quel valore , che sorprendeva a' tempi felici de' Cre-
scimbeni , de' Guidi , de' Filicaja ; e la perenne triplice
successione del tempo fu mirabilmente dipinta.
L' urto^ oltre ogni creder gagliardo, che nella fer-
vida sua gioventù soffrì Brandaligio: il rigido tenor di
vita , a cui si condannò da se stesso : le grandissime ,
ne interrotte giammai. Letterarie fatiche sue, il disposer
ben presto ad una lenta e penosissima infermità, di cui
fu vittima nel cinquantaquattrc^imo anno della sua vi-
ta (12).
In mezzo a' suoi spasimi conservò sereno , e tranquillo
lo spirito, perchè nel lungo tirocinio della Virtù appreso
aveva a realizzare in se stesso ciò che per orgoglio aveva
soltanto immaginato lo Stoa superba: essere^ cioè, immo-
bile il saggio agi' impeti del dolore.
BRANDALIGIO VENEROSI
Z<^9
Ecco già Brandaligio vicino al suo termine : eccola
in faccia dì morte. Egli interamente abbandona alla ine-
sorabile falce di lei un corpo languido , divenuto inabile
stromento de* virtuosi e nobili suoi desiderj ♦ E volendo
egli por dare a questi ì^ ultimo compimento , coman-
da .,. . Oh! Dio! Comanda che si ardano in sua pre-
senza e gli eruditi , e i decorosi Carteggi , e tante ela-
borate sue produzioni Filosofiche e Morali in verso, ed
in prosa: già s' eseguisce il comando; ardono già. Pian-
se ogni fido seguace della Virtù : ogni amante di vera
Scienza , di solida Arte di poetare
Flevit 9 & oh ! Dixit , crudeUs farcite flammae *
Comanda^ che non si pensi per esso ad onor di Sepol-
cro: vuole, che i bisognosi abbiano il primo e maggior
diritto alla sua eredità; offre all' Eterno tutto se stesso »
e muore •
Non pianser le Muse suIF urna su;^; ma onorata ne
fu la memoria dalle sincere e preziose lagrime de* veri
Dotti , e de' Buoni .
Più non è Brandaligio: ma parla esso ancora in pe-
netrante linguaggio colle famose Opere sue a chi si de-
gni ascoltarlo; e dall'oscura, ma rispettabii sua Tomba
JIU mors gravis incubat
Qui , noius nimis omnibus ,
fgnoi US moritur sibi (13)
a voi in tuon severo ripete , Pensatori superbi , Oziosi
illustri , che adesso sovr' alta , ma rovinosa , base seduti ,
Tom. IIL A a a
aliate oom occhia farse' ^hrisoriÒ!^ 6 «dègnòto 1^ umile »
i|:rpio* il i^iitubltssuoci Cttndiad«
ANNOTAZIONI.
<i) Nacque i» Pi«a a* cinque 4i IBiiigna 1676. Pìsìtm da
Marjcanconio Yeneroù Conm di S^:^kLik, e. 4a Maria Maddalena
Marchetti Nobilissima Dama Pistoiese,.
(2) Qmsto Matematico tenne frequenti e lunghi Carteggi
col Conte , Brandaligio , conservati di^ir Avvocato Alessandro
Marchetti .
iÒ) Si ▼<qaga nelte Poetiè ibi Filicaja il Sonetti 42. di-
fesco «il Veneresi • • u
(4) Gli Aacenati de* Venerosi Conti di Strìdo fiirono cre-
ati Conti Palatini da Carlo Magno » come risulta da un suo
Privilegio dato in Ravenna a questa Famiglia» decorata di al- '
cune Città e Castella nominate in 4etto Privilegio. ^*
Nel 1284. si trovano fino a sette d^Ua Famìglia Vene-
rosi Conti di Strici, che creavano Castellani. Scip. Ammlr. Ist.
de* Vescovi di Volterra . Per un Istrumento del 1 30T. si trova-
no i Venerosi creati Conti Palatini dagl* Imperatori Arrigo VI.»
Ottone XV., e Federigo II: Notizia di Famiglie Pisane raccolte
dair Abate Sassi. Tom. II.
Il Conte Carlo d* Jacopo Venerosi fu Capitano nelle Mi-
lizie Pisane . Questa Famiglia otcupò Impieghi importanti ci-
vili e militari ancora in Sicilia , di dove Francesco di Ma-
riano Venerosi , tornato a Pisa , ed ascritto ali* Insigne Ordine
E^»eitre ài S. Stefano P. e M.; !?ervl come Capitano con gran
valore la wa < Religione sulle Galere Toscane . Indice di Fa-
mtglie faan^p: cìbip cflAs^tTasi neir ArchÌM C§f$totare ài tìss.
(ji) AUoiF€^.> i» rMoAfina .ili stampato, questo^ Pofma^ il
Conte Brandaligìo ne fece umiliare alcuni Esemplari al«J>itéft
ivi Regnane, 'che .pr#fe ^^ inoarieo di far trasmettere ra* Vien-
p^., e far .prcs^i^if^r^ al .?rinx:ipe Eugeni T ÒpéPa -stessa, e
che degnossi di scrivere ali* Autore obbligantissima Lèttera ài
ringraziamento .
Ed il Proposto ' Mui^atórì ) dilicatissimo , come ognun sa^
nel dare il suo^ tt)tó ' aftè^'^ietiche produzioni, oltre agli en-
cqm)v chjey^ fece d^lar;M4<mttav scrisse ^1 3ireueros&^ ciusi^iquest'^
Offra si^a ^eniva. r^^lMVQii 4a tuttt< ie Città della Lémbarftia^
I^a religiosa mpde$|i|r 4el Venerosi 'fece ardere innan»t tflla.
inorte sua, in^me coir eltre Letitrt^ qaelte, che contenevano
<li^pste. Jillustri fia^tinoajAnrO:. del suo valove.; e «e 4i rimasta
accerta^f, uotizia nn /^xx\%. httiera acritta • da Ceuli -dal méde^
$imo. Cot^e .jBr^adaJiigip/^l; Ball: Giox^nni^ Ziacdf^ttr Pisano, soi^
tP il di 15.: df.j^afgj9 ,\ilk%i% càei tuttavia, «iste -neir i4iVAif
yÌQ deVNobiU Sigg. - E«iib11Ìj Zucchetti ;.■••' * -• *
((5} Tra i Pkiqn' Battuglisd il tpiù grande. <
.j (7> U Goyj^r#f^i,gÌM4i^ò«^ inopportuna ;:alle civcosta;tt2ò ;^^
Tosoift^.la -fi#^li«9*i^ MsétarJi;' ' '■ ■ ••
. (8) QxacidissjpH^ Oftijrft; /&• iwa talerr iujvitor al Venerosi,
perchè : il Priacipe^l'Ettfe1|i0 la « « eomei ^Cesate y J^fimìco egualxneiv*
te delle Lettere che 4#UVAxmii Incamminato nella prima^^ètà
allo stato E.cclesiastii:o, appello il Greco, il Latine^. Atteso
indi alle. ^teiKasic^,^jed '^^ sempie an..genio < dicKtkrato
per r Arti . belle . jEgli stipendiava i Sapienti:; e^ i famosi Qua*
dri, le Statue, j^ Gabim^ii di. «Storia Natutale» e la Litireria^'
che adomavano il suo Fala:(zo, sono splendida p f O t a del eul-
tissimo Genio 4i quosee Principe. Histain iu Pl4me Eugene.
Tom. I. Tom. V. .... * i -
(9) A questo Re, poi Imperator Carlo VI. umiliò il- Ve-
nerosi le sue Imprese Militari con LetPfitkj che * esiste, :sQÌritta
A a a a
a^^ BRANDAIIGIO VE^BROSl
U primo di Nofvemhre 1709. Ne ritoMie làtinghevole gradi-
.Inento » e per T addotta ragidne noH potè confpitttàmeiite g<K
jAern».
(io) Non si potrebbe meglio comproTare la stima, che ti
iaceva a Parigi del Vcnerosi, cbc riportandone il seguente
nobile Documento.
Illustrissimo Abbati Venerosio
Saliuem dat Frandscus Bomari.
^ J^ifigàXìtcxTL^ & perpolitam Versiosem tnam, Abbas lilth-
9^. sitissime « mihi per Nobiliisìmuni Bqnitem Bercinm communi^
yf dttam » non sine snmma animi taetitia tccepi:' nnde carmi-
9) nibus meis maximum a^xessit landis incrementnm. Ea siqui-
,9 dem omniJbus lingnae Italicae ^ultoribot mnltum arrìder. Re-
9) guf^rio praesertim : Carminum -Authori & Judici sagacissimo:
n cuius certe, notateain Acadèmia Gallica , simnl & Fiorentina
9, supiiAo. in hònòret est: ^4^1a oiQntst & Civitas in onanimem
Y^ tui Operis admirationem consensit. Net parnm sane volnpta*
^ tis Regi Christianissimo àttuli, qui Versionem tuam perlegit,
^l& palam laudi bus cumula^it. Ego ^ero quantum tibi debeam,
^ Abbas Illustrissime, viz yerbis testati possuni'; persuasum ta-
9, ,mea hab^as velim me accepti beneficii propén^dum singularis
9, memorem semper futurum esse • ^ Quid de 'Meldéhsium Episcopi
,, IcQQM» ad Magnum Etruriae Ducem missa sentias fac sciam:
^ cura ut valeas. Parisih Decimosexto Cai. Offobris 1697. n
lì Cav. Francesco Boutard Letterato Parigino scrisse degan-
tijssime Odi X^r/nr , riguardanti le lodi e la grandézza della
^a$9, di Friancia»;e^ quéste furon tradòtte dal Venerosi ,
(li) Sfae^atò in Lione .
(12) Jil(eit il IO. di Febbraio 1729. nella sua Villa di
Cevoli, posta nelle Colline Pisane, e in queili5i Chiesa Pieva-
nia' fu seppellito .
r, (13) Sènec. in Thyest.
MARIA SELVAGGIA BORGHINI
CHi crederebbe vedere una Nobile e modesta Fanciul-
la, che, ornata il crine di Poetica fronde, s' inol-
tra con faustissimi augurj tra la folla degli Uomini il-
lustri Pisani ? Ma al solo nome di Maria Selvaggia Bor^
ghini cessa ogni maraviglia presso chicchessia nelle Let-
tere alquanto versata > mentre ravvisa in lei un nobi*»
lissimo esemplo , per cui si conferma quel detto del
Poeta (i) :
Le Donne son venute in eccellenza
Di ciascun' arte , ove hanno posto cura .
Or mentre va ella a occupare un posto onorato tra
quei Genj grandissimi .e singolari , e che si registra il
suo nome ne* fasti luminosi del patrio sapere , ogni do-
ver richiede , che alquanto dettagliatamente si ragioni
de* suoi talenti I dt sua «dottrina» e di sue morali virtù,
per quanto già celebri (2) sieno, per cui la nostra Ero-
ina aggiunse non poca gloria e splendore al bel Sesso,
alle Lettere , ed alta sua Patria .
In Pisa dunque il dì 7. Febbrajo KS54*, secondo lo
Sdì Comune, nacque Maria Selvaggia di Pier' Antonio Bor-
ghini , e di Caterina Figliuola di Santi Cosci Giurecon-
sulto Fiorentino (3) . La sua Famiglia godeva da lungo
tempo de' primi e più cospicui onori (4) della sua Pa-
tria , e portava radicati nel seno i germi della Virtù ,
374 MARIA SELVAGGIA BORGHINJ
e P iooliniziofte alle Lettere. Noii tardarono in vtff^mh
questa , né quelli a svilupparsi nell' animo della Borghi-*
ni^ mentre avanti ancora V usato numero degli anni fe^
ce brillare una straordinaria prontezza d' ingegno, e di
quei rari talenti, che sembrano destinati a sorgere di t€jn-
pò in tempo per decoro deli' umana 'ragione • Suo f^
dre ravviJBÒ fin dV allora, quali frutti di dottrina prodbr
poteva in tA più matura. <[uelki pianta gentile , colti-
vandola «^9 fregandola da buon'ora, ónde noA cstcò d' :i4-
trodurla ancor laociulleta. in quelli studj ed esercizj, cj^
fOBo propri di una buona educaziciua virile • Fu però
destinata com^gna di jscuola a> Cosimp suo Fratello, che
in seguito riusci un eccellente Legista (5); e appKse
)a lingua Latina, e V Eloquenza dal Dotk. Giovanni Fa-
rinati Uberti (6), che. di quel tempo era in Pisa Go^
vernatore del Collegio Micci • Or chi potrebbe abbastanza
ridire la felicità, colla quale ne pervenne al possesso?
Appena aveva compiti undici anni , quando |t cimentò
a scrivjere una L^nera Latina a Pietro Adriano Vander
Broeck ; je tale fu 1' eleganza • e Ja purità dei suo stile,
ohe quel idotto Profisson, rispoodcnilo alla medesima, ne
manifestò alumente la sua somma sorpresa # e prcmunziò
fin d' allora essere la Borghini T mnamento e il decoro
delle Fanciullecce Toscane (7). Allo studio. deUa lii^^ua
Latina aggiunsje quello delle* Lettere (8) Greche » onde
poi ebbe agio di raccogliere ricca messe, di erudizione e
^i dottrina , volgendo con assidua cura le Opere di quei
Sapienti che Atene ^ Roma aveva riconosciuti per suoi
Maestri^ Intanto T avidità di sapere radicandosi in lai
ipoi crescer degli anni , si dedicò intieramente alle Scìeis-
MARIA SELKìGGIA BORCHINI
m
«e-r ^è difficokà o fatica mai la sgomentò . Inoltrossi
[ieliccmente ne* pia astrusi teoremi delle Matematiche, e
a ragionare apprese con semplicità e precisione » e quindi
purgata la mente con adequata analisi delle idee dalle
false nozioni, e da* prestigi de' sensi, a scorrer prese sot-
to la scorta di un finissimo raziocinio T esceso campo
della Filologia > e la Naturale e la Morale Filosofia di-
vennero r oggetto di sue lunghe meditazioni : né fu già
trascurato da lei lo studio delle Leggi Civili e Canoni-
che; e ciò, che recar dee maggior maraviglia, rivolta
finalmente ali* Istoria Sacra, ed alle Facoltà Teologiche^
vi fece (9) tali progressi , da non temere il confronta
coli' Eudossie, e colle Marcelle > già tanto celebrate. Ne
qui debbe passarsi sotto silenzio, come ebbe la Borghini
per Precettori Uomini consumati in ogni genere di Disci-
plina. Furono tra questi Francesco Maria Pc^gi (io) Sev
vita. Lettore dì Teologia nell' Università di Pisa , poi Fé-
§cova di S. AUniato ^ ed Alessandro Marchetti (li), che
dì quei tempi teneva il campo nelle nuove Filosofie > e
dalla cui Scuola, come dal Cavallo Trojano, sortirono in
folla gli Eroi . In tal guisa questa illustre Donzella andò
formando gradatamente il suo spirito, e conobbe ne' suoi
principi i doveri dell'' Uomo verso la società > e verso
I* Ente Supremo^ ed i fenomeni della Natura, e 1* ordi-
ne maraviglioso de' Cieli si mostrò senza velo al sua
sguardo indagatore (12).
Ma I^ indole scientifica, per dir così, del tempo, in
cui visse, concorse ancora al felice sviluppo, ed al raf-
finamento de* suoi straordìnarj talenti • Vivevano fin d^ al-
lora le Scienze , e le Muse tranquille e beate in seno
j7^ MARIA SELVAGGIA BORGHINI
al Patrio Liceo, ed acquistavano ogni dì per la To6catia
tutta nuovo incremento e splendore al benefico influsso
delle Stelle Medicee • Fioriva V Accademia del Cimento , cKe
osando interrogar la Natura con replicate esperienze , a
svelar la forzava i suoi reconditi arcani, mentre V Ac-
cademia della Crusca , cogliendo il più bel fiore della
Toscana favella > ne formava prezioso tesoro nel gran
Vocahclario. Sorsero allora, per tacere di molti, i Maga-
lotti , gli Averani , i Salvini , i Menzini , i Magliabechi ,
i Fagiuoli , i Filicaja , i Redi , . i Bellini , e dalle loro
penne immortali sortirono alla luce quelle tante Opere ce-
lebri , per via delle quali si rese di pubblica ragione
r umano sapere. E certamente agevol cosa riuscir dorea
al perspicacissimo ingegno della Borghini 1' arricchir la
sua mente di nuove utilissime cognizioni in un commer-
cio C9si dovizioso, e forse non meno nel Letterario car-
teggio (13), che si gloriava di mantenere con lei la
più gran parte di quei dottissimi Uomini • E quanto poi
non coltivossi il suo spirito nella florida conversazione,
che si raccoglieva in 6ua Casa, dove fra gli Attici sali
e le orbane piacevolezze si proponevano frequentemente
questioni importantissime di erudizione e di materie scien-
tifiche ? Facevano a gara nel frequentarla i più culti e
savj Professori della Università , e quanti vantava Pisa Uo-
mini di merito (14), e quanti ve ne traeva la Rcal Cor-
te , solita a passare i rigidi mesi
Neir aer dolce, che dal Sol s'allegra (15).
Ma già la Borghini fin dagli anni più teneri avea
dato saggio di una inclinazione dominante per Ja Poesia ;
MARIA SELVAGGIA BORGHINI
377
ed ora invasa da queir estro creatore delle vive, e forti,
icd animate idee, poggiava con franco piede per V ardue
vie di Parnaso , recando seco quel ricco capitale di dot-
trina e di fino discernimento , che , secondo il detto del
gran Maestro dell' Arte (16), è il principio ed il fonte
del bene scrivere, che è l'anima della Poesia, e senza
del quale si cantano versi poveri di cose , ed armoniosa
bagattelle • Al suo genio naturale nuovi sproni aggiungeva
una generosa emulazione dei Letterati suoi contempora-
nei , che , come già gli Uomini sommi ne* bei tempi di
Grecia e di Roma , si gloriavano d* esser cari alle Mu-
se; e 1* esempio del suo Maestro (17)* Poeta illustre nor»
meno che Filosofo, per cui il Latino Lucrezia parlò
la Toscana favella in modi sì maestosi e leggiadri. Quin-
di , per quanto ella si mostrasse ritrosa nel pubblicare i
suoi Componimenti , pure non poterono alcuni di essi re-
stare occulti lungamente ; e comparvero al Pubblico con
grand' ammirazione ed applauso* Si ravvisò nei suoi versi
purità ed elegaoza di lingua, robustezza ed amenità di
stile , brillanti immagini , pensieri elevatissimi , ed uno
sfoggio non affettato di erudizione non volgare , e di Fi-
losofiche cognizioni . Tale fu il giudizio , che ne reca-
rono i Dotti; tra i quali il Salvini, ed il Redi, che
tanto finamente sentivano della Poesia , non dubita^ono di
asserire, che la Borghini superava (iB) la famosa Vitto-
ria Colonna Marchesa di Pescara e nella Poesia , e nella
cognizione di naie le altre belle Arti e Scienze, e para-
colarmemc nelle Alatemandie , e nelle nuove Filosofie. Il me-
desimo. Redi la chiama frequentemente nelle sue Lettere
lo splendore e la glorid (ly) ddii Toscana ^ la Saffo del
Tom. ÌIL B b b
328 MARIA SELVAGGIA BORGHINI
suo secolo (20); e il Fagiuoli (21), indirizzandole un suo
Capitolo, ebbe luogo di scrivere di lei senza soverchia
esagerazione:
Voi, che d* Aonio alloro V onorate
Tempia cingete , voi del Sesso onore ,
Gloria d^ Alfea, stiipor di questa etate ^
Voi delle Muse nobile splendore ,
Vergine al par di quelle, che bevete
JD' Jppocrene il più limpido liquore ec.
Ne tra i confini della Toscana e dell' Italia solamente
restar dovea circoscritta la gloria di Maria Selvaggia: la
£ima fece conoscere anche oltre i Monti il suo nome ;
e le sue Rime andarono fastose a riscuotere nella Fran^
eia magnifiche lodi dall' Abate Regnier , e dal Mena-
gio (22)» presso quella Nazione eulta e spiritosa > e che
per suo costume potrebbe dirsi piuttosto avara , che mi-
surata neir encomiare le produzioni straniere. Intanto non
ricercandolo ella per una sua modesta timidezza , ma ri-
cercata istantemente > vide registrato il suo nome ne' fa*
sii delle più rinomate Accademie Italiane. Così fu ascrit-
ta agli Apatisti di Firenze , a' Ricovrati di Padova , agli
Innominati di Brh , tra' quali si appellò V Adattabile , a*
Pigri di- Bari, ed alli Stravaganti di Pisa, e V Arcadia
di Roma V accolse sotto il nome di Filotima Imnia. Il
celebre Benedetto Menzini , che le ne diede parte a no-
me di quell' Accademia (23), per quanto uomo difficile
fosse , e poco ammiratore de' suoi contemporanei , egli
pure manifestò fin d' allora in quanto pregio tenesse le
Poesie di questo Genio maraviglioso del bel Sesso. Fi-
MARIA SELVAGGIA BORGHINI 3*^9
nalmente» a giudizio dell ^ Abate Anton -Maria Salvini > V
istessa Accademia della Crusca si sarebbe gloriata di ri-
ceverla tra* suoi Accademici , se per ragione del Sesso ,
non avesse temuto di violare quel rigoroso celibato , che
s' era imposto per legge (24) .
Molti , è diversi Soggetti sacri e profani , in differenti
é varj metri trattò la Borghini : i suoi amici ed ammi-*
ratori ne furono frequentemente V argomento (25), e trar
questi Antonio Magliabechi, Alessandro Marchetti, e Fran-
cesco Redi , in grazia del quale a * lei scriveva * il Fa-
giuoli (26) :
Oh tu Selvaggia , che sì dolce spandi
' Il divin suono delli carmi tuoi ,
Che deir oblio olerà i confin li mandi.
Tu y ch^ hai lo sdì per favellar d^ Eroi,
Favella pur del Redi , ah tu racconta
V opre sue degne , e falle eterne a noi .
Nuovo ed alto tema (27) di versi somministrarono an-
cora air estro della Fanciulla Pisana le magnanime gesta
deir immortai Luigi XIV., e due illustri Principesse, cioè.
Vittoria della Rovere (28), Figlia di Federigo Principe
d' Urbino , e di Claudia De' Medici , e Moglie del Gran-
Duca Ferdinando II., e la Principessa Violante Beatrice,
Figlia di Ferdinando Maria di» Baviera e di Adelaide di
Savoja , mentre il fausto avvenimento (29) delle sue noz-
ze col Principe Ferdinando di Toscana Figlio di Cosi-
mo III. richiamava ai lietissimi canti i Cigni più fa-
mosi del Parnaso Italiano . Ed ora lungo sarebbe il nar-
rare, con quanto applauso fossero ricevuti dalla Corte
Bbb 2
380 MARIA SELVAGGIA BORGIIINI
Medicea quei suoi nobilissimi Componimenti , e quanta
grazia trovassero negli t)cchi eruditi di quelle Principesse.
Fede ne fanno abbastanza i non equivoci contrassegni di
stima e di benevolenza , che ella ne riportò , ' e i ricchi
donativi, co' quali la Gran -Duchessa Vittoria la distinse,
e il titolo, di cui la fregiò, di sua Dama d^ Onore,
per più avvicinarla alla sua Persona , mentre compiace-
vasi grandemente della sua compagnia (30); onde ben a
ragione la morte di quella saggia Principessa, avvenuta
nel i6p5. , fu per lei insieme materia di nuovi versi
e di acerbissimo lutto (31), avendo perduto una sì ec-
celsa e generosa Protettrice . Né sdegnò talvolta Maria
Selvaggia di trattare Soggetti amorosi j ma nell^ vivace
pittura de' teneri affetti, e delle dolci immagini, rivestì
r amore di quelli attributi, che si convengono a No-
bile e Virtuosa Donzella . I sentimenti Platonici trionfanti
campeggiano ne' suoi versi , e la bellezza mortale
£' scala al suo Fattor , chi ben V estima (32).
Ma perchè i pregj delle sue Poesie risplendano più chiara-
mente , giova il riportarne un saggio nel seguente Sonetto:
Abito eletto, a sovra ogn^ altro altero.
Che V interna bellezza orni, e non celi,
In cui par, che jiatura altrui riveli
DelV eterno soggiorno il bello intero.
S" io rivolgo tdlor V occhio, o 7 pensiero
In ciò, che in te ripose il Re de^ Cieli,
Veggio come a* mortai chiaro si sveli
Del gran poter di lui V immenso, e H vero .
MARIA SELVAGGIA BORGHINI 381
Onde se un dì fia, che V età futura
In carte legga , quanto ha il del raccolto
Nella tua rara angelica figura ;
Dira colma di duol : misero , e stolto
Mortale , or chi ti guida , e r' assicura ,
y a te vedere il vero lume è tolto (33)?
E chi non saprà ravvisarvi la felice robustezza ^ che am-
mirò il Senator Filicaja ( sono sue parole ) nelle Poesie
della Borghini , e ima certa amenità f che non lascia di
esser robusta anco nelle espressioni più tenere (34)? E quel-
lo stile , per cui il dotto , e delle Muse cultore , Cardi-
nal Delfino scrive (35) al Gran-Duca Ferdinando IL, ra-
pito da un dolce entusiasmo, che goderà bene a ragione
lo spirito fortunato del Petrarca di vivere nella mente di
così virtuosa Fanciulla ( la Borghini ) degna de' suoi amo-
ri I quanto ella se ne fa benemerita con la gloria di una
imitazione la più felice- Calcò ella dunque gloriosamente
le orme di quel Maestro sommò e immortale con una
imitazione non servile, ma felicissima; non della specie,
per dir così , ma del genere , per cui , non i particolari
soggetti , o i modi particolari si diede a seguire , ma
bensì l'andatura e il portamento di lui, piena dell'estro
e dello spirito sub. In simil guisa fu imitato Virgilio
dallo Scrittore dell' altissimo Canto , e nel senso stesso ,
che quegli • a Virgifio, poteva dire la Borghini al Petrarca:
Tu 5e' lo mio Maestro, e '/ mio autore,
Tu se* solo colui, da cui io tolsi *
Lo bello stile, che m' ha fatto onore (3^)..
^Bz MARIA SELVAGGIA BORGHINI
Che se non molte sono le sue Composizioni stampa-
te , che vanno sparse (37) in varie Raccolte; pure chi
vorrà porre in dubbio , che moltissime non ne siano
state prodotte dal fertile ingegno di questa Poetessa ,
mentre j calda al pari di chicchessia dell' Apollineo fuo-
co ^ dovea sodisfare alla propria inclinazione non menoj
che alle premure di tanti suoi ammiratori? Le Lettere
del Redi convincono abbastanza della verità di ^na tale
opinione , mentre ivi si fa menzione frequentemente di
.Sonetti e di Canzoni , che essa manda vali a rivedere ;
come parimente queir Uomo insigne non isdegnava di
sottoporre alla di lei censura (38) le sue Poetiche pro-
duzioni. Si celano dunque in qualche Libreria» o vanno
£3rse interamente perduti moltissimi suoi Componimenti ,
ed altri suoi Scritti degni di miglior sorte ; siccome la
massima parte del suo Carteggio, invano ormai desidera-
lo, con grave perdita della Letteratura Italiana (39).
Mentre la Borghinì coltivava le Muse con tanta sua
lode , non trascurava però d' applicare indefessamente
alle Scienze ; né la lenta e matura meditazione , che
quelle esigono, punto veniva in lei frastornata dalla cal-
da e veloce immaginazione , e quasi intollerante di fre-
no, che la rapiva in Parnaso. Pure la sua beli' anima
non era ancora piena, né occupata abbastanza, che anzi
dura guerra ed ostinata le facevano , e V affliggevano
amaramente certi interni pensieri e timorosi circa 1' esat-
ta osservanza di nostra Santa Legge, ai quali la richia-
mavano in certa guisa e un carattere grave, e melan-
coriicb , e gli austeri principi , che aveva succhiati col
Jatte, d' una pietà non volgare. Allora fu, che la gè-
MARIA SELVAGGIA BORGBtNl
nerosa Donzella, cercando un soggetto capace di occupar-*
la interanientc e tenacemente , si accinse (40) a tradurre
dal Latino nelV idioma Toscano (41) le Opere Morali di
Tertulliano : impresa enorme , più che erculea , e quasi im^
possibile, dice il celebre Editore (42) di una tal Tradu-
zione . In vano la sconsigliarono i suol amici ; in vana
le ne mostrarono le difficoltà. Ella, armata di costanza > era
solita risponder loro (43): Questa fatica non opprime il
mio spirito , ma lo solleva : lasciate , che io clave , eia-
vum trudam :
Come d' asse si trae chiodo con chiodo (44).
•
Eccola dunque seduta a scranna co' Renani , co* Pamelj ,
coVMerceri, co' Richerj , co' Panciroli , co' Casauboni , co*
Rigalzj, e con tanti altri Commentatori di Tertulliano; e
mentre quei valent' Uomini con grossi Volumi osarono ap-
pena di commentare (45) questo Scrittore oscurissimo, la
Fanclulk Pisana ne intraprende la Traduzione , e la con-
duce al suo termine , di venti interi e completi Trat-
tati (46), i più Morali, e i pili eruditi j e forse i più
difficili .
Da che il Tertulliano Volgarizzato ha potuto merita-
re r approvazione non meno, che V ammirazione degli
Uomini scienziati (47)* si per la purità della lingua, che
per la fedeltà della Traduzione , e per tante difficoltà
superate felicemente , basta egli solo per dare la più gran-
de idea della dottrina di Maria Selvaggia , e per formar-
ne 1* elogio • E quale intelligenza non richiedeva quest*
Opera, e delle Lìngue, e della Mitologia, e della Sto-
riai e della Filosofìa, e della Teologia , e finalmente di
384 MARIA SELVAGGJA^ BORGHINI
tutte le Scienze? E vaglia il vero. Ella^ guidata da spl^
rito di Religione , aveva ristretto il suo lavoro semplice-
mente ai Trattati Ortodossi ; le fu necessario dunque da
bel principio , dietro le tracce di tanti Scrittori , ed In-
terpreti , separarli da quelli , che Tertulliano aveva scrit-
to » dopo avere adottato miseramente gli errori (48) di
Montano; stabilirne fra le molte ^ e varie, che ne di-
versi Testi s' incontrano , la vera lezione , e correggere
con esattezza , e con Note opportune qualche sentimen-
to dubbio , o erroneo , di cui vanno infette le Opere
stesse di Tertulliano Cattolico • Dovè in seguito , tra
le fr^si oscurissime , ed i termini affatto Àffricani , che
vi sono , internarsi nelle gravissime materie , sulle quali
questi Trattati s* aggirano, tener dietro al sottile, e pro-
fondo raziocinio , che vi trionfa. , e non restar confusa
allo straordinario apparato dV erudizione sacra, e profana,
ed alle estese cognizioni, che vi brillano, della Filosofia,
delle Sette de* Filosofi,, e dei loro pensamenti; e final-
mente le fu d* uopo di vincere V altra indicibile diffi-
coltà, di ritrovare, cioè, nella lingua Toscana, termini,
e frasi equivalenti al Testo Latino , atte a conservarne
le figure, e le frequenti allusioni , ed allegorie, senza
snervarne quella eleganza , vivacità , e robustezza , che
formano il carattere dello Stile (49) fiero e vittorioso
di ^Tertulliano .
Ma se sì grandi e sì rari furono i pregj di dot-
trina e d' ingegno, che adornarono V intelletto della
nostra celebrata Eroina , quanto più amabili ancora si
ravvisano le Morali virtù , che le fregiarono il cuore ! Le
sue massime, e le sue azioni ebbero sempre per guida
MARIA SELVAGGIA BORGHINI
38S
quel santo timore deli # Ente Supremo, che è principia
e fonte d' ogni vera sapienza . Singolare fu la sua mo-
destia , ed il basso sentimento , che sinceramente aveva
di se medesima, per cui lasciò la maggior parte delle
sue Poesie inedite , e smarrite , avendo appena voluta
pubblicarne qualcuna alle reiterate istanze de' suoi ami-
ci . Né fece maggior conto della Traduzione (S^) di
Tertulliano . Essa pure restò lungo tempo non vista , e
quasi sconosciuta, finche Monsignor Giovanni Bottari , tan-
to benemerito delle Lettere, non intraprese (51) di dar^
la alle stampe- Diede saggio di sua costanza nelle av-
versità, e di sua fortezza in quei dubbj tormentosissimi
di Religione : non si abbandonò -, non si smarrì , ma li
combattè , e li vinse • Si mostrò sempre lontana dallfe
pompe e da* capricci donneschi, e conservò alla Corte
la medesima semplicità , senza fasto , senza interesse , e
senz' adulazione • Il suo discorso era facile ed istruttivo ,
le sue maniere gravi e posate , i §uoi costumi illibati
e pii - Non fece mai pensiero di maritarsi j e visse nel
celibato . Le Muse formarono il suo divertimento , e le
Scienze sublimi la sua applicazione . Così avendo compi-
to r anno settantesimo sesto dell' età sua > grave d' an-
ni , e di meriti terminò la sua gloriosa carriera con re-
ligiosa rassegnazione nel dì 22, Febbrajo 173 1. (52), la-
sciando il più vivo desiderio di se > e compianta da ogni
ceto di persone.
Tale fu Maria Selvaggia Borghini : tale si presenta
ne* suoi Sentii, e nelle sue azioni; tale la dipinsero quei
grand' Uomini, che la conobbero .> e che ne fecero ono-
rata menzione nelle Opere loro. Le Cristiane virtù di
Tom, IIL C e e
38<J AùiRlA SELVAGGIA BORGHJNÌ
questa egregia FancUirUa ^ il. 8uc% amore per il celibato,
per la Poesia., e per T applicazione rivis^ro in certa
guijsa in Caterina Borghini (53) sua Nipote > da lei me^
desiuia educata; ed il nome di Maria Selvaggia restò ce-
lebre tra noi, e vivrà vittorioso del tempo, finché V Ope-
re del gran Tertulliano non saranno ignote ai cultori
della sacra Letteratura , e finché le dotte Muse - forme-
ranoQ la delizia e 1' ornamento delle anime nobili , vir-
tuose, e gentìU.
G. S.
A N N O T A Z I O NI.
♦ • ■ -, *
^ (i) Ariosto ntl JFurioso . Cant. XX. Otti 2.
(2) Il eh. Monsig. Giovanni Bonari nella dotta Prefa-
zionff che ha posta in fronte al Tertulliano Volgarizzato^ di
cui parleremo opportunamente alla Nat. 42., e il eh. Conte
Giovan- Maria Maz^uchelli, nella sua eruditissima Òpera jy Scrit-
tori d' Italia Voh IL Par. IIL alla Lett. B. Borghini ( Maria
Selvaggia )pag. 1736. 1737. 1^38. e 1:739., hanno parlato dif-
fusamente della nostra Borghini ; e molte notizie riguardanti
la medesima sono state riportate nel celebre Discorso Acca-
4emico sulT Istoria Letteraria Pisana a car. 142. Not, 70.
(3) Bottari loc, cit. pag. 4. Mazzuchelli loc. cit.
(4) Tronci nella sua Opera delle Famiglie Pisane y che si
conserva ms. appresso i Nobili Sigg. del Torto; e il Bottari
loc. cit.
(5) Il eh. P. Grandi ci dà un* idea molto vantaggiosa
di Cpsimo Borghini, mentre nel suo Opuscolo intitolato Vindiciae
prò sua Epist. de Pandeiiis &c. , stampato in Pisa nel 1728.,
MARIA SELVAGGIA BORGHINI zH
cosi si esprime a car. 44. 99 Protinus ab eximia /. C. , ó' Aiua-^
iatOy fui tttm adhuc in vivis erat ^ Cosma Borghinia &c.
(ó) Bottari loc. m.y dove avverte, che V Ubarti era na-
tivo di Cutlgliano, luogo nel Pistojese.
(7) Non poteva il Vanden Broeck esprimere la sua ma-
raviglia con frasi più energiche * Egli indirizza la sua Ltt^
fera ^ Suavissìmae » ac cuUissimae Virgìni Mariae Sylvagiae de
Borghinis , e dice : Qune tu is Virgo * Itali dum puellarum decus f
Amor certe , atque amabilis Etruriae stupor » quae vtx annum
fgressa undccimum ^ tam culto ^ tam ingenuo obsequia Litterarum^
me prior latine compellas ? E segue : Imma nos ipsos , qui totum
aevum in hit humanioribus discìpHnis pene exegimus , hnge escu*
peras . EpistoL edie. Lue. 1684.
(8) Abbiamo la chiarissima testimonianza di Gio. Batista
Fagiuoli in proposito de* progressi di Maria Selvaggia nella
lingua Greca. Scrive alla medesima indirizzandole un suo
«
Capitolo : •
Voi, eh* oltre a questo, familiare avete
Ed il Latino, e r Attico parlare.
Di quanto propos^ io Li prova siete*
FagiuoUja Lib. IV. a car. 145,
(9) Il rinomato Ab. Salvador! in un Capitolo di Lettera^
riportato dal Bottari a car. 5., annovera i moltiplici studj e
progressi straordinarj della Borghini . Si può vedere ancora
r Orazione Funebre recitata dal Dott, Francesco Maria Nuti, e
le molte ^ Poesìe Toscane e Latine , con essa stampate nella
Raccolta di Componimenti in occasione del Funerale fatto all' II*
lustrissìma Sig. Maria Selvaggia Borghini ec. , in Pisa /* anno
l'jST. in quarto.
(io) Il P, M. Poggi spiegò la Logica alla nostra Sel-
vaggia: Bottari toc. cit. ; ed essendo egli, come si è avver-
tito , Lettore di Teologia , non sembra fuor di proposito il
C e e 2
388 MARIA SELVAGGIA BORGHINI
credere t che la iniziasse ancora nelli stod) Teologici, e nell*
Istoria Sacra •
(li) Fra gli eccellenti Ingegni usciti dalla Scuola del
Marchetti» e mentovati nell' Elogio del medesimo, Ted. Giorm.
dei Letter. d* Italia Tom. XXL car. 227. » si annovera ^ La
9> Sig. Maria Selvaggia Borghini Gentildonna Pisana, la quale,
)i mediante la direzione di un tal Maestro, non solo, faori
99 dell* ordinario costume del suo Sesso, si è adornata V ani-
99 mo delle più pregiate Sdenze» ma nella Poesia Toscana
99 ha j&tto si gran progresso, che poche altre Donne ci sono
fi state , che sieno giunce a tanta eccellenza e riputazione 99 .
Il Bottari asserisce he, cit. , che ella imparò dal Mar-
chetti le Matematiche e la Filosofia; e tutto ciò si rileva
egregiamente dalla dottissima Canzone da lei composta in lo-
de del suo Maestro , e stampata a car. 02,. della celebre
Traduzione di Lucrezio ec. Edizione del 1^68., dedicata a Ca-
terina II. Imperatrice ^i tutte le Russie . Per servire alla
brevità , ne riporteremo solamente la chiusa. Eccola:
Canzon mia, d^ Alessandro il volo altero
Non lasciar; che se in prima a me scoperse
Queir immortai sentiero,
Ch" a vera gloria mortai Uom conduce,
Sempre a te sarà ancor sostegno , e Duce .
(13) Ved. la Nof. 9. io. e 11.
(13) Non si può porre in dubbio la corrispondenza, che
ia Borghini teneva co* primi Uomini del suo tempo. Fra le
Lettere stampate di Francesco Redi, se ne leggono varie in-
dirizzate alla medesima ; ed egli asserisce , che la Borghini
riceveva continuamente Poesie da diversi Letterati d* Europa,
JLett. Tom. JV. pag. 407. E il MazzucheUi ubi supr. . nota ,
che Domenico Andrea de Milo gli scrisse una Lettera intor-
MARIA SELVAGGIA BORGHIHI 389
no agi' incendi del Vesuvio \ Lorenzo Bellini un Capitolo sopra
il Matrimonio , e var) Capitoli Gio. Batista Fagiuoli . Io tro-
vo, che nel Discorso sopra le Opere del Magalotti y unito alla
Donna Immaginaria^ Ediz. di Lucca it\ 1762., si fa menzione
di Lettere scritte alla Sig. Selvaggia Borghini Pisana sopra va--
rie materie Poetiche .
Il Bottari a car. 7. dice, che una gran Raccolta di Let-
tere Originali del Magliabechi , del Senator Filicaja , di Giu-
seppe Averani, del Salvini, del Menzini ec. , dirette alla me-
desima , si conserva presso i suoi Eredi ^ ed il medesimo si
afferma nella Not. citata del Discorso Accademico sull* Istoria
Letteraria Pisana . Ma , per quante premure si sieno fatte al
Nobile Sig. Cosimo Borghini Pronipote della nostra Selvaggia >
non è riuscito di ritrovare cos* alcuna , che al detto Gir-
teggio appartenga*, onde convien supporlo smarrita, e caduta
in altre mani .
( 14) Si veda la più - volte citata Prefazione a car. 8. ,• e
la citata Orazione Funebre del Dott. Nuti a car. 8 & seq.
(15) Dante.
(16) Orazio De Arte Poetica
Scribendi re3e , sapere est & principium , & fons >
Rem libi Socraticae poterunt ostendcre chartae ,
Verbaque provisam rem non invita sequentur
• alterius sic
Altera poscit opem res , & conjurat amice .
versus- inopes rerum , nugaeque canorae .
(17) Ved. la Not. 11.
(18) Redi Letter. Tom. V. pag. 248. Muratori Perfetta
Poesia Tom. IL a car. 352.
(19) Lett. Tom. IV. pag. 387.
(ao) Lett, Tom. JV. pag. 2^3.
390 MARIA SELVAGGIA BORGHINI
(al) Fagiuolaja Lib. IV. a ear. 144.
(22) Bottari pag. 5.
(23) Il Bottari alia pag. 7. riporta la Lettera y che il
Manzini scrisse alla Bo^ghixii in nóme dell* Accademia , dalla
quale si raccoglie, che ella fU ascritta ali* Arcadia in com-
pagnia del celebre Lorenzo Bellini.
(24) «Bottari loc. cit.
(25) Compose un Sonetto in lode del Magliabechi . Redi
Lett. Tarn. ir. pag. 315. Una Canzone pet Alessandro Mar-
chetti ( vedi la Not. 11. ) lodatissima dal Redi, Lett. Tom.
ir. pag. 387. ; altra Canzone ^ e quattro Sonetti per il me-
desimo Redi , Lett. Tom. IF. pag. 388. , Tom. IL pag. 193. ,
e Tom. V. pag. 233.
(26) Fagiuolaja Lih. II. a car. 68.
(27) Il eh. Ab. Anton- Maria Salvini, nelle Annot. alle
foes. del Senat. da Filicaja ^ alla pag. 115. Ediz. di Venezia
d^ ^734- dice: ^ I Sonetti concatenati furono usati dall* in-
9) comparabile Bellini nelle lodi del nostro buon Poeta Men-
9, zini , e finalmente dalla Sìg. Selvaggia Borghini Dama Pi-
9, sana , e Poetessa di robusta , e gran maniera , nelle Lodi del
i> Re di Francia Luigi XIV. , e della Serenissima Vittoria
,, Gran -Duchessa di Toscana di GÌ. Mem. sua Protettrice,,.
I Sonetti per la Gran- Duchessa , sono celebrati ancora nelle
Opere del Redi ; d' onde si rileva , che ella aveva mandato
in regalo alla Borghini una Rosetta con quindici Diamanti,
e che la Borghini nel 1688., ad insinuazione di esso Redi,
compose dodici Sonetti , e gì' inviò alla jnedesima con una
y Lettera di ringraziamento. Lett. Tom. IV. pag. 316. 326. e 390,
Due altri Sonetti si trovano altresì rammentati del 1691. in
lode di detta Gran -Duchessa nel Tom. V. a car. 237.
(28) Ved. la Not. 27.
(29) La Borghini compose varj Sonetti in lode del Prin-
cipe Ferdinando , e della sua Sposa , che il Redi chiama
MARIA SBXFJGGIA BaRGHINI 391
superbissimi , e nobilissimi . Tom. IV. Lett. pag. 31:9. e 345.
(30) Vedi la iVb/. a^. > e Giuseppe Bianchini Di Granr
duchi di Toscana^ Ragionam. 5. pag. 105.
(31) Procurò il Redi di consolarla di tanta perdita^
stimolandola a produrre qualche bel parto d' ingegno in co-r
si grave occasione ; e si rileva , che compose un Sonetto ,
Lett. Tom. V. pag. 238.
(32) Petrarca.
(33) Questo Sonetto si legge unito ad un altro della me-
desima tra le Kinse ^elte delV Arcadia di Roma aggiunte és
quelle dell' Avvocato Zappi ^ Par. IL pag. 192. Ediz. di Vener
zia del 1757.
(34) Lettera del Filica)a, stampata tra quelle del Redi
nel Tom. /F. , in replica della citata alla pag. 273. di det-
to Tomo ; e nell* una e neir altra si leggono altri encomj
di alcuni Sonetti della Borghini.
(35) Lettera del Cardinal Delfino tra quelle del Redi.
Tom. V. in fin.
(36) Dante Inf. Canti I.
(32) Alcune Canxoni della Borghini furono pubblicate in
Napoli nel 1693. in una Raccolta da Antonio Bulifon; tre
Sonetti nell* Opere del Redi a car. 196. 197. 198. ; due So-
netti a car. 66. e 153. delle Poesie Italiane di Rimatrici vi-
venti raccolte da Telestt Ciparissiano ( cioè da Gio. Batista Re-
canati Patrizio Veneziano ); tre Sonetti a car. Ó79. e ó8o
delle Aggiunte alla nuova Scelta del Gobbi; sette Sonetti da
ear. 255. fino a car. 258. della Par. IL della Raccolta di
Componimenti Poetici delle pia Illustri Rimatrici d* ogni secolo ^
fatta dalla Sig. Contessa Luisa Gozzi Bergalli; un Sonetto
neir Istor. della Volg. Poes. del Crescimbeni nel Voi. IL a
car. 538.
(38) Redi Lett. Tom. IV. pag. 385.
(39) E' fuor di dubbio, che si sono perduti molti Scrit-
398 MARIA SELVAGGIA BORGHINJ
ti della Borghinit tra* quali si pnò contare un' Opera Spirti
tuale , che aveva incominciata in onore di S. Ranieri nel
idpa. Pare che dovesse essere in versi . Redi Lett. Tom. V.
pag. 225. Non è improbabile, che V avesse intrapresa ad in*
sinuazione della Gran- Duchessa Vittoria, che era molto di-
vota di questo Santo. Essa, ed Anna di lei Nipote Elettri-
ce Palatina ne vestirono le sacre Ossa, e gli composero il
nobil Serto , come avverte il nostro erudito e diligente Sig.
Alessandro Morrona, Pisa illustrata nelle Arti del Disegno Toni.
I. pag. 90. nelle Not. Mancano altresì le sue Lettere^ che
debbe supporsi essere state in gran numero , e sopra varie
materie scientificl^e , in vista deir estese corrispondenze » che
manteneva .
Qui si può osservare che T eruditissimo Andrea Pietro
Giulianelli, nell' Elogio del Fagiuoli pubblicato dal eh. Dott. Gio-
▼anni Lami, dopo aver parlato con grandissima lode di Ma-
ria Selvaggia, soggiunge: Cujus plurimae ad hunc nostrum Epi-
stolae in privata Ri<cardiana Biblìotheca exstant . Memorah. Ita-
lorum eruditione praestantium &c. a car. 196.
(40) Vedi a car. 13. della Orazione Funebre citata alla
Not. 9., e il fioctari a car. 8.
(41) L* Originale si conserva appresso il già lodato Sig.
Cosimo Borghini , Le frequenti cassature, correzioni, e varia-
zioni, che vi s* incontrano, possono farlo credere il primo
getto di questa Versione , e mostrano , che questo MS, è di
carattere della Borghini medesima . Qualche Trattato , che vi
è scritto da altra mano, forse per 1' incomodo d' occhi, ai
quali era soggetta , si vede poi corretto di suo carattere .
Ella ha illustrata, ed arricchita V Opera con opportune Note^
e con frequentissime Citazioni Bibliche^ ed ha segnate in mar-
gine le proposizioni erronee, che s* incontrano nel Testo ^
con grand* accuratezza , perchè senza queste correzioni , come
ella nota nella prima Pagina , sarebbe proibito il Libro . Il
MARIA SELVAGGIA BORGHINI 393
medesimo porta il seguente Thoh n Tertulliano Volgarizzato Li--
bri (. si vede cassato XIX. ) XX. da Maria Selvaggia Borghini^
Pisa MDCCXXI. I Libri y che ella tradusse, sono i seguenti,
che qui. si riportano coli* ordine medesimo, che si vedono
segnati in detta prima Pagina^ cioè:
De Pallio .
Apologeticus ' adversms Gente f .
De Testimonio Animae.
Ad Scapmlam .
Adversus ludaeos .
De Poenitentia,
De Ora t ione.
Ad Martyres .
De Patientià .
^ De SpeSaculis.
De Idololatria.
De Habitu muliebri.
De Cultu Foeminarum.
Ad Uxorem Lib. I.
Ad Vxorem Lib. IL
De Corona Mìlìtis .
De Virginibus Velanàis .
De Praescriptionibus Haereticoruff$ .
De Baptismo.
Adversus Hermogenem.
Ivi si nota, che non si son tradotti gli altri Libri di quest^
Autore f per incontrarvisi troppo spesso i paradossi^ per esser
fondati sopra opinioni non ammesse da* Sacri Concilia e in fondo
// di 4. di Gennajo 1724. /* è cominciato di nuovo a trascri*
vere. A tergo si legge V Epigrafe*.
^ NcG Verhum Verbo curabis reddere , fidus
Interpres
Orazio nella Poetica s
Tom. ni, Vài
394 MARIA SELVAGGIA BORGltlKI
Appresso segaono due Minute di Lettere al Lettore cortese^
delle quali dichiara doversi prendere la seguente, come pia
a proposito , quale crediamo dover riportare , per dare un' idea
del suo stile.
Al Lettore .
9, Io pongo , o Lettor cortese , sotto i tuoi occhi il gran
19 Tertulliano. Farmi però di presente di vederlo in certo
yy modo dipinto di rossore^ per avere, per così dire, dopo
^ tanti secoli cangiato abbigliamento, e non fare perciò la
fy sua solita comparsa . Questa in vero è colpa della mia
s) penna, che non avendo saputo, nel trasportarlo nel Volgar
yy nostro, intessere al medesimo un abito condegno , lo fa
fy decadere dalla sua maestà , e gli fa forse rappresentare
,5 un personaggio più comune . Ma grazie al Cielo , ^e il
yy Sole anche sovente tra le nubi risplende , talché a ful-
fy gore vivissimo dell* ingegno di così grande Autore scin-
^ tillerà non meno tra V ombre del mio stile , e campeg*
I, gerk nel basso d* una frase , se non affatto pedestre , trop-
55 pò però differente dalla sua originale, tutta nobile, e tut-
55 ta enfatica . Osserva dunque il forte de* sentimenti , che
^ sono in questa Traduzione , e non badare alla maniera
yy del mio rappresentarli; mentre anche in un metallo d' in-
55 ferior lega , senza che perd^ il suo valore , vien talora
95 legata una preziosissima Gemma/ Egli è sempre Tertullia-
95 no ,' il Maestro d' un glorioso Martire , ed è quello , di
^ cui S. Agostino , S. Girolamo , il Lirinense , Lattanzio ^ ed
95 altri molti fanno innumerabili elog). Se egli, dopo avere
99 gettate a terra tutte V Eresie de' suoi tempi , ed afBlate
p V armi , quasi dissi con celeste previsione , anche centra
^quelle, che dopo lui insorte sono, s' è allontanato ith^
93, qualche parte da* Sacrosanti Decreti , ci sia in ciò patl-
p mente d* insegnamento 9 facendoci ^onoscere^ che nì^no de-
'M/i RIA SELVAGGIA BORGIIINI
S95
^ ve fidarsi di se stesso, mentre un si inveterato, ed acer-
„ rimo difensore dell' innocenza, e della più severa dlsclpli-
„ na, tanto gravemente inciampa, e cade. Approfittati dunque
I, di quelle sue riflessioni, che incontrerai, dottissime, e per-
„ rettissime, per arricchirti di massime scelte e Cristiane, e
^ ricava utile dalle sue trasgressioni , collo stare sempre sull*
55 avviso , e non vacillare in niuno incontro ; concludendo^
,) eh* ei buono, insegna colla sua Dottrina, e traviante, am-
9, maestra col suo esempio .
(4*2) Monsignor Giovanni Bottarl Fiorentino, celebre per
molte belle Opere , ha il merito di aver pubblicata questa
Traduzione per le Stampe di Niccola » e Marco Pagliarini in
Rema 1756,, sotto il Ti toh di Opere di TertìéHiano tradotte
in Toscano dalla ^ Sig. Selvaggia Borghini Nobile Pisana,
Il predetto Bottari non aveva veduto il MS, Originala
qui sopra lodato , lo che gli averebbe risparmiata la pena
e la fetica di apporre dcIJe Note , e di correggere egli le
proposizioni erronee, come ha fattoi giacché si è osservato
|qul sopra , che la Borghini aveva supplito a tutto questo
'esuberantemente in detto MS. Egli ci ragguaglia nella Preja-
zione a car, 8, in qual guisa gli riuscisse di aver Copia di
Lquest' Opera . Ivi : ^ Questa Traduzione scritta di proprio pu-
j) gno, fu da essa presentata alla Serenissima Elettrice Pala-
jy tina , che la gradi al più alto segno , e tennela carissi-
^ ma - Ma dopo la morte di questa Principessa , come tutto-
9 ra avviene, pervenne, non si sa pome, in mani altrui,
jj da cui se ne è avuto Copia d' alcuna parte, ma non di
^99 tutta, stante la troppo grande stima, che il Possessore fa-
\^ ceva di questo tesoro, valutabile certamente assaissimo, ma
iff per altra guisa ^, E sono specialmente da osservarsi le pa-
role , che seguono : ,> Si è pertanto procurato di supplire in
^D qualche maniera , perché venga un Volgarizzamento com-
,) pleto, almeiro di tutte le Opere Morali di quest' insigne
91 Autore ec« D d d 2
39<5 MARIA SELVAGGIA BORGHINI
Per quanto però il Bottari dica chiaramente di essere
stato nella necessità di supplire a detta TraduTÙome j pure
non pare che ciò riguardi i Trattati stampati * nella Edizione
del 1756.; ma piuttosto altri Trattati di Tertulliano, che»
come dice a car. io. e 12.» aveva in animo di pubblicare
in seguito uniti agli altri tre, tradotti dalla Borghini» cioàv
Contro i Giudei , Delle Prescrizioni , e Contro Ermogene . Pare ,
che venga confermata una tale opinione da quanto si legge
in fine della più volte citata Prefazione. Ivi: ^ Il detto fin
' ^ qui serve per iscusare la Borghini , e chi ha intrapreso a
^ dare alla luce questa Traduzione, il*, quale si è presa la
5) libertà di farvi qualche mutazione, certissimo, che gliene
9) sarebbe saputo grado da quella modestissima Signora yy ec. ,
mentre qui, dove si parla precisamente del Tomo pubblicato,
non s* individua di aver fatto altro supplemento, fuori di
qualche mutazione . Gò può ancora combinare benissimo con
quanto si aflferma nelle Novelle Letterarie di Firenze anno 175^.
■ eoi. 243. , cioè , che alcuni Opuscoli , che la Borghini non aveva
tradotti , furono volgarizzati dal detto Prelato , seguitando la
medesima opinione, che egli si riserbasse a pubblicare i me-
desimi in altro Volume .
Il Trattato per altro Del Velare le Vergini a car. 409.
nella citata Edizione può supporsi intieramente del Bottari «
giacche non avendolo esso descritto nell' Indice , che ci dà ,
delle Opere tradotte dalla Borghini, pare, che ignorasse per
fino, che la medesima ci avesse posto mano.
Quanto poi alle mutazioni qui sopra accennate, dal con-
fronto del nostro MS. colla Traduzione stampata, si rileva
consistere le medesime piuttosto nell* aver variato V ordine,
e la giacitura delie parole, che nell' espressioni, e nell* in-
terpretazione del sentimento . La Borghini sta piii attaccata
alla sintassi Latina, forse nell'idea di così allontanarsi me-
xio 4al Testo s mentre il Bottari procura di conservare T an-
MARIA SELVAGGIA RORGHINJ 397
daméhto più semplice, e più naturale della lingua Toscana.
(43) Bottari pag. 8.
(44) Chiusra d' un Sonetto di F. Gukcòne d' Arezzo» che
comincia: Donfta del Cielo ec., stampato tra. i Sonetti ^ e Com-^
zoni di diversi antichi Autori Toscani , in Firenze per : gli Ereifi
di Filippo di Giunta nel 1527. a car. 89.
(45) Altri molti, oltre ai mentovati» hanno preso a com*
mentare Tertulliano » e tra questi Francesco Giunio , Latina
La tiiii, ' Fulvio Orsini, il Sig. ; La:.'Barre^ 1* Avcrcampo,) il P^
Giorgio Cappuccino f il P. Gio. Luigi della Cerda; Gesuita ec* ec. ^
Io che prova , quanto, sia difficile a intendersi. Nessuno pe-
rò aveva messo mano a tradurlo , se si eccettui Luigi Giry
Parigino, Membro dell' Accademia Francese nel secolo decimo-
settimo, e F. Manessier, che -hanno trasportato .nellfi propria
lingua cinque , o sei Opuscoli. Vèd. Moreri Grand Diltionaire^
Arti e. Tertnllìeny e Giry (Louis). . .'\
(46) Vedi la Not. 41.» ;^ ■>
(47) Di questa p regie voiissi ma Traduzione y ohre a quanto
ne hanno scritto i già citati eh. Bottari, e Mazzuchelli ,• ne
parlano il Dott. Marcello Alberti, Istor. delle Donne Scienziate
pag. 70., Andrea Piero Giulianelli alla ggi citata : p^f. I9<(. >
r Argelati , Bibl. de\ Volgarizzatori Tonte IV pag. 52.
(48) Ved. Pamel. in Vit. TertuU. y Lancisi /^/or* di tut-
te C Eresie y Edizione di Venezia del 1737* a car. 40, e 41.,
Moreri Grand. Diffion. loc. cit.
(49) S. Agostino, S. Girolamo, Ruffino, Vincenzo Liri-
nense , il Rigalzio , Angiolo Poliziano , ed altri . grand* Uo-
mini hanno dato il loro giudizio sopra le Opere , e sopra
lo stile di questo Padre . Noi per servire alla brevità , ci
contenteremo di trascrivere ciò, che ne dice il Turnebo ri-
portato dalla Borghini con altri nel citato MS,: ^ Erat Ter-
„ tullianus Vir quidein omni liberali eruditione ' irabùtus, ve-
99 rum de industria orationem exasperat> , ^ hQr4rxdii|u quid«^
^p5 MARIA jSELVAGGJA FORCHINI
^ dam aflfedat, jSc conseCfatc, proinde pattilo yirilem eam eie-
jy quentiam quasi pataret, quae concflinior. Ai elegantior es-
fy set jy. In ^oposita di che, e della sua Iradpzijme^ fece la
Borgliini il seguente Dhtm » che si legge in detto MS. in
^rìncipiQ: ^
Aspcr es ex te, magne Afer, sei granditer asper g
MoUior in nostro, at vilior heu habitu!
(50) Benché Maria Selraggia tenesse occulta questa, sua
^fiitlca , ii irede per ^Itro » che era persuasa , che un gior-
^o sard>be stata pubblicata.. Ciò lo prova il vedere , che ol-
tre alle N^te j^ e alle Cifapitm , si diede anche il pensiero
di porri la Lettfrm jri Por f esc Jjettort . Ved- la Not. 41.
(51) Se né parlato alla Not. 42.
<5^) S' intenda èócondo lo Stile Ramano , .cioè 1730. ab
Inc.^ e 1731. Stile Pis. Visse anni settantasei, .e giorni quin-
dici 9 e gftt sotterrata nella Chiesa jiel Carptine senz* alcuna.
Iscrizione , pelV idea , cdme dice il Boti;ari pai. p. , di eri-
gergli un Cenofafio nel Campo -Santo . Le furono celebrate 1*
Esequie con molta solennità nella Chiesa di 5. Cristofano sua
Parrocchia , e vi fu recitata V Orazione Funebre , stampata nel-
la Raccolta di Componimenti fatta in tale occasione^ della qua-
le si è parlato alla Nat. 9.
(53) Cantò di questa egregia Nipote 1' elegantissimo Ce-
sare Bigotti Sacerdote nostro Concittadino ne' seguenti Fersi ,
che si leggono a car, 63. della Raccolta citata nella prece*
dente Not.
Vivit * adhuc , quoniani fu forma insignis honesta
Vivis , ab ingcnii scd mage darà tono ,
Mariani Sylfa|t4ai inouit.
MARIA SELVAGGIA BORGHINt 399
saecli nova lux Catharis speSabiliSp illam
Quarti bene nam sanSa virginicate refers !
Nube repercusso Phoebeo lumine tersa ^
Florida cum verno tempore ridet humus.
Non sic fida refert ^ non sic bene reddit imago
Solem, speSantes ^ ancipitesque tenete
. Quam parili, innato studioque , oestroque cieate ,
Laude colis Phoebum , Pieridasque colis !
Sunt Elegi dulces , sunt aurea Carmina testes ,
Quae resonas Latia, eulta Virago^ cheli &c^
Della medesima i^ grandissimo elogio il Bottari nella cita-
ta Prefazione pag. 4. Mori V anno 1764.
li
11
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40I
INDICE
Delle cose notabili^ che si contengono in
questo Terzo Tomo.
A
iVccorio Buono : sue Memorie i^j,
e sfgg. Opere da esso divulga-
te dì pJù Autori ayr* e segg-
Accursio j6*
Adetniro Vescovo di Puy 3^.
Adriano XV* 62,
àeìV Agnello Gio. Doge di Pisa -, ce-
de la Signoria di Lucca all' Im-
perar. Carlo IV. i7y*
Agostino S. ^ 3^7*
degli Agostini P, i«<^.
Albergaci Niccolò B. 144.
Alberti Leandro ip7< aoo«
Alessdndfo III ip, do. suo viag»
gio in Francia 63* 6s* ringra-
zia i Cmonici di Pisa per es-
sersi adoperati per V estinzione
dello Scisma 6j*
Alessandro V. iBin
Alessandro il Macedone : sua rie-
cheata e potenza zyj.
Alessb Imperar. 6^ 23, sua Fbtta
dispensa per la maggio» parte 27.
AUamura Ambrogio I4<r»
Ammirato Scipione ip;.
Tom, IH
Anastasio IV. S9* 6g.
Andres Abatt tor
Angeli Niccolò Pisano 174*
Antonio Pisano Scultore di Gtai-i
me a4l'
Apostolo Zeno ai5. a 31* *l5* if4/
153.
Aqucnse Alberto 3 3. e seg- yS. t scg. 4^.
d' Aquino Tomcnaio S* 91» 'it'
M7- i3r
Araldi Lodovico ajS.
Arnolfo Normanno 37* dimesso dal-
la Dignità , Patriarcale 38, 4S,
e seg. i
Arrigo IV. Imperar. 304.
Assise pubblicate 3^.
Averani Giuseppe 38^.
B
Oaibi Pietro Vescovo di Tropea j
sue Memorie aof. e segg. su9
genio per le Matematiche io9.
sue Traduaioni aio. e segg.
traslatato dal Vescovato di Ni-
cole ra a quello di Tropea ai:>
tua morte 116, z^Z-
Baldovino 14. 1^. ij, 37» sp^isce
E e e
40*
INDICE
Dopatati al Pontefice 42. co-
ronato per Re di Gerusalem-
me 45.
9^1dricà* Ardvc^Còto.' di Del 3 1.
Baluzio 3^.
Bandinl Angiolo Maria Cinonico
314. ai 8. 2^6.
Baronio Cardinale s 1 .
Birtolo 7^. 81.
Basilio S. suo Sermone deli' Ora-
^ «ione tradotto 914.
Btllini Lorenzo 38^.
Benedetto XI. 114. 13^.
Benedetto XIV. 196»
Btfnincasa Canonico intruso nell* Ar-
civescovato di Pi» 6€. ordi-
nato Sacerdote , e consecrato
dair Antip. Pasquale Iir. 67.
Berengario: suoi errori condannati 4.
Bernardo S. suoi Opuscoli volgariz-
zati 123.
Bcssarione Cardinale: Accademia isti-
tuita nella di lui Casa 208.
Bettinelli 79.
Biscioni Dott. Anton -Maria lor.
Boemondo io. 13. e seg. 33, 35.
37. e seg.
Bonifazio Vili. Sì- ' H-
Bonifaxio IX. 151* iSo. e seg.
Borghini M. Selvaggia: sua Vita 373.
e segg. suoi progressi negli stu-
oli 374* P^^g) ^^^^^ ^^^ Poesie,
e giudizio fattone 377- S^»-
suoi Componimenti 379. e scgg.
sua Traduiione di Tertulliano
38"3- sue virtù, e sua morte 385.
Porghini Caterina 38^.
dal Borgo Cav. Flaminio 155. i6S.
., .ii^7. 33P.
9(ÀCiri .Man'fx Gtovaodi 385. 388.
. 389. 395. « «eg.
Boutard Francesco: sua Lettera a
Brandaligio Venerosi 372.
Bremond P. 222.
Brencmanno ' ^2. 87.
Bruni Leonardo 133.
Bulgaro Pisano 73.
Buonmattei Benedetto 311.
Burgundione Pisano 73. 87. 223-
V^knonici e Cavalieri del S. Sepol-
cro: epoca della loro anione 41.
Canonici del Tempio del Signore :
epoca della loro istituzione 4r.
Capezzali Mjpavita : sae Memorie
309. e segg. suo Ditirambo e
pregi ^cl medesimo 313. 319*
altri suoi Componimenti 321.
e seg. sua morte 323.
Caratteri Greci: usati in Italia 25^7.
Carlo Magno 370.
Carlo IV. Imperar. 150. 175. 177.
i85.
Carlo VI. Imperat. 371.
Carlo Vili. Re di Francia 177. tpS-
Cartario Carlo 173, 181. 188. 192.
Castreno Demetrio 254.
Cavalca Domenico Pisano 89. rio.
Cenotafj Pisani illustrati 348. 350.
Cesarea presa 16,
INDICE
40S
ài Cbartres I^one ^ 39.
Chiabrera 31|. 311*
Chimenrelli Valerio 348.
CìnelJÌ Giovanni 'jS* 9i. stio abba-
glio intorno al tempo « in cui
fiorì Bandmo Familiatì 8^. pi«
Clemente V. $S* 73*
Clemente VI. id8.
Cocchi Antonio 350.
dal CoUe Coscctto 31.
Colonna Prospero Card* distinzione
usatagli da Federigo UI. Im-
perar. 129.
Colonna Vittoria 377,
Combefis P. 21 r.
Comnena Anna « sua descriiione
dell* Armata Navale Greca, e
dell* incontro della medesima
con la Flotta de* Pisani 23. e
'Concilio dì Costanza 182,
Concilio di Mantova t cve fu dpi*
cretRta la Spedizione contro il
Torco 234, esito infelice della
medesima ^ 13^.
[Concilio di Pisa ' 182,
Concilio di Trento 278.
da S, Concordio P. Bjirtolommeo Pi-
sano 8p*
da S, Concordio F, Butolommeos
sue Memorie 109. e segg. suol
progressi nelle Scienze , e sua
pietà tii. sue Opere iip. e
segg. fonda una Libreria nel
Convento di S. Caterina di Pi-i
ti, .sa 127. sue virtù, e sua morte la*.
Corazii Glo. Antonio Pisano; sua
Iscrizione Sepolcrale 3^4. e seg.
Corto Bernardino 2^7.
Corrado IL Imperata conferma ai
Canonici Pisani i privilegi con*
cessi loro dagli altri Impetac. 6t
Cosimo I. Granduca di Toscana 33i>.
Cosimo Iir Granduca di Toscana 379,
Crescimbeni Mario 2^0.
Crestone P. Giovanni Carmelitano
2J7. e seg,
Crispo Sallustio tradotto 114.
Croce di Bronzo , che si conserva
nella Cliiesa Primaziale di Pt«
sa, sua antìcbisstmt tradizione*
e rito» che si osserva in rappor»
to alla medesima ^6, e seg.
di Cusa Cardinale Niccolò 10^.
D
D,
^achery ai.
Diibcrto Arclvescdvo di Pisa : sue
Memorie t. e segg. destinato
Legato Perpetuo in Sardigna 3*
sue premure per la fabbrica
del Duomo di Pisa 3. di-
chiarato Legato Apostolico in
luogo di Ademaro ti* eletto
Patriarca di Gerusakmote 13.
avversità e persecuzioni da esso
soiFerte 14. 1^. accusato da aN
cuni Monaci t9* sua morte 52.
Dante Alighieri pv ip7-
Dati Agostino t^6.
Dcmpstero 19»
£ e e 2
404
I ?} D J C E
Ditirambo Cofflpònimeflto Poetico :
. àua. origine 31 a. sue proprie-
tà • ' 3«3-
Dub^iTch Roberto ioventore <leila
Smorpà «48.
Dd-Cangè ' 55- 1^8.
Du-Ches(ie 31.
Da-Fttsne i6.
E
Jwchard P. Jacopo 104.1 110. 111.
Eineccio ap5.
Erodoto tradotto 24^. e seg.
Esiodo: 1 ap3.
Eugenio III. : 54- 59- ^a-
Eugenio IV. tSS.
Eugenio Principe di Savoja 3(^4.
3^^. suo geoip per le Lette-
re, e le belle Arci 371.
1/abricio Gio. Alberto 135. tuo er-
rore circa la Patria di Mattia
Palmieri 227.
Fabroni Mons. Angelo «42.
Fabbrucci Stefano Maria corretto
»tfa. 1^8. i7i.*i8p. ipi. '
FagioUi.Giovanroi Pisano 89.
Fagiuolv Ciò. Batista 378. e seg. 387.
delia Fagiuola Uguccione 175.
Familiati Bendino Giureconsulto: sue
Memorie 73. e segg.
FaugU Matteo Pisano 174;
Federigo I. i^-
Federigo II. Imperar, 157. sua Iscri^
zione Sepolcrale ' ' 170.
Federigo IH. lÀperiit: si porti a
Roma per ricevervi la Corona
Imperiale 219.
Ferdinando I. Granduca di Tosca»
na erige in Pisa il Collegio
Ferdinando 339-
Ferdinando lì. Granduca di Toscana
310. 3fi. 335- 34«- ;379- 3««-
FilÀfo' Francesco ^s^. sua scuola di
Rettorica in Milano 253. sfp.
da Filicaja Vincento 3^3. 381.
Fleury Claudio ar. 44. jr.
Fomaninl: sua opinione in rap^.
porto alla lingua ,' della quale
facevano uso i Predicaro^i del
secolo XI V; e anch? XV. 92.
Francesco I. Granduca di ^^^ Tosca-
na 199. e seg.
Francesco I. Imperar. 341.
Fulcfaero di Chartres ai. 31. 33..
3^. e seg.
VJTaetani P. Ab. Costantino 32. 53.
1^8.
Gaetano Cardinate ' 1 80.
Gaetani Carlo Pisano: profitto, che
procurò alla Camera Apostoli-
ca , mediante una Miniera di
Allume da esso ritrovata 134.
Gaetani ■ • Villant) ■' Cardinale e Arci.*
vescovo *^di PiSi: sue Memorie
N D I e E
405
Sì* e segg. lìber alita usate al-
la sua Chiesa > e al suo Arci-
vescovado da più persone 61 > e
seg. è mandata ì«i esilio per
non aver, voluto aderire all'Ari*
tJpapa Pasquale IIL 66. suo ri-
torno a Pisa I e dtinaEtone far*
ta dal medesimo allo Spedale di
S* Leonardo 6B. 71* sua mor-
te 6^.
Gambacorti Giovanni 189.
Garniero 14. 4}. e seg.
Gira Teodoro alt.
Gelasio IL ^}-
Gertisalcmme presa 9-
della Ghcrardesca Conte Faiio 16^0.
Giangrtsostomo S. suoi Sermoni e sue
Omdie tradotte aii. a 13. 214,
Gian none tpo.
GiovAnni KXU- 5^. ii8-
GiavaniìJ Damasceno S. sue Opere
rradotrc 114.
Girolami F. Remigio Fiorentino 113.
115.
Girolamo S. 127. ^pj^
GiuHanelIt Andrea Pietro 393*
Giulio IL 35J.
Giureconsulti distinti nel Medio Evo
col tìtolo di Giudici i5S*
Giuseppe IL Imperat, 5^7.
Goffredo 11, e scg. 31. 37. 43.
Goti Proposto 350-
Go'<£ti BtfrgaUi Contessa Luisa 391.
de' Granchi R Ranieri Pisano 8p.
Grandi P. |S5*
Gregorio XL riceve gli Ambasciato^
ri de' Pisani 150. iSo,
Gregorio Nisseno S, suo Dialogo in-
torno air Anima e alla Resur-
rezione tradotto aii.
Gregorio S* Vesc. di Nazianzo: suo
Sermone delf amore verso de*
Poveri tradotto a 13*
Guadagni Leopoldo 82. 87*
Gualterotti > 1 3,
Guezelone Vescovo di M^gonaa Ere^
t ICO 1 S.
GuglieJmo Arcivescovo dì Tiro |i.
e seg. ^6. 38. 39- 4«.
Guicciardini Francesco 174, 177,
I
I
mhoflp Ciò. Guglielmo
da Imola Benvenuto
Innocenzo IL
Innocenzo IIL
Innocenzo V.
Isocrate
Labbi 532.
Lami BB,
del Lante Francesco 148. Lettera di
raccomandazione del Comune di
Pisa a di lui favore 1^5. e scgg^
del Lame Pietro: sue Memorie 147,
e segj. impiegato in pi)Li Am*-
biscerie 150. e seg. Ciriciie da
esso sasrcnut: ip. 174 e segg.
4o($
INDICE
taodicea assediata
IO.
Le -Beau
i5.
Leoli Borgondio Pisano
»74-
Lequien P. 123.
e seg.
Leto Giulio Pomponio
257.
Leti Gregorio
in-
Lodovico il Bavaro Imperar.
fi8.
Lodovico IH. Re di Francia
290.
Lucio IL
jy.
M
101. ìi6.
352. 375.
15»-
JVlaccioni Migliorotto ì6o.
da Maffet F. Guglielmo Cardinale 113.
Manetti Giannotto 19^
Manni Domenico Maria
Manuzio Aldo
Marchetfl Alessandro
Marini Gaetano
Mariti Giovanni %o. 31. 34. e seg.
43. 49. so.
Marliani Gianfrancesco Giureconsul-
to 155. 2S9'
Martene ai. 23.
Martinelli Fioravante 240-
de la Martiniere ipp.
Martino IV. 180.
Martino V. sua promozione al Pon-
tificato 182. 188.
Masca Pandolfo Pisano 29.
Massimo Costantinopolitano: sua Let-
tera a Giovanni Cubiculario , e
altre sue Opere tradotte 212. 21;.
Massimiliano I. Imperar. ipo*
Mattei P. Anton -Felice 17. e seg*
21. J4. 55. 17^. 21^.
Mazzucbellt Conte 88. 2od. 2^2*
de' Medici Leopoldo Cardinale 349*
Mehuf Abate 214.
Menzini Benedetto • 378. 389.
Monastero della Valle di Gìosafat :
principio della sua Fabbrica 41 •
Moreri 137.
da Morrona Alessandro 390.
Muratori Lodovico 17. 28. 78. 83.
124. 14J. i6ì. 177. 203. 237.
«40. 334. 37 «.
N
INerazio Prisco^ 147»
Niccolò IH. i8a.
Niccolò V. Giubbileo da esso inti-
mato, e concorso grande di Po*
polo a Roma 229. 244*
Nisieli 313.
Noris Cardinale 198. 350. difeso 357.
o
V/norio IIL
Orazio
Orlandi P.
Osto Francesco
19.
389.
258.
290*
Ottaviano Antipapa sotto il nome
di Vittore IV. 63. condannato
nel Concilio di Monpellieri » e
sua morte 66'
d' Oxford F. Roberto 113-
ÌNDICE
40:
J. agì Francesco 22. ^6. 57»
Pagnì Giovanni: sue Memorie 147'
e segg. sua dimora in Barbe-
ria 348. e seg. sua Opera 350.
sua morte 351.
Palmieri Matteo Fiorentino i^g^
Palmieri Mattia 30^. 107. ai 5. ai4.
sue Memorie 215. e segg, suo
trasporto per le Lettere nella
sua Giovencù 117, sì porta a
Roma aap. sua Traduzione di
Aristea 217. dì Erodoto 280,
altre sue Opere 233. s.ìggìo dcU
la SUI Versione dì Erodoto 14^.
e seg.
Fanciiolo 82. 87*
Paolo II. iq6. 208. zia. 114, 227»
131.
Pnoln III. 278,
Paolo V. I5?5* 34i*
P*«padopoli 20<?. 217. 5 22.
Pipcbrochio P. 351,
Papponi Guido apo.
Papponi Girolamo; sue Memorie 2851.
e segg. sue Opere 294. e segg.
Ambascerie da esso sostenute 2^5^.
300. sua morte 391.
Paravicino Dionisio primo Stampato-
re in Italia di Libri Greci 158.
Pjfqualc Ih 30* 15' 37* 49-
Pasquale MI. Antipapa , eletto ^alle
istanze di Federigo Imperata sì
porta a Pila 66.
Petrarca M. Francesco 133. 38 r^
Pietro Leopoldo Imperar- 341.
Pio II. 15^1* 209, 2 ir. sua morte
seguici in Ancona 134-
Pio IIL ^!^^
Pio V. 300. 335.
Pisa ; sua Potenza nel secolo XIV^
73. 154. 15^8. 125. fondazione
e stabilimento del suo Studio
11^8. recupera la sua libertà 15»^.
si assoggetta dì nuovo alla Re-
pubblica Fiorentina 1^5. sua de*
cadenza e sventure 21$, 228.
331. e seg. suo Senato ha il
privilegio dì creare ì Cavalieri
Aurati 300.
Pisa ; afflitta dalle calamità per le
Piogge dirotte e per un rigido
freddo 6j. sue Famiglie trapian-
tate altrove 201, e seg. sua Po-
polazione nel 1^70. e suoi pro-
gressi 340. spopolata dalla peste ,
e da una fiera epidemia 347,
Pisani : loro Armamento per la li-
berazione di Gerusaleiime $, e
seg. si oppone a' medesimi T Im-
perar. Alessio > loro conquiste ,
e battaglie 6. e segg. aderisco-
no air Antipapi Pasquale HI, 66>
Pizzettì Dottore 77.
Platina ao5.
Politi Alessandro 198.
Poliziano Angiolo 5^7.
PrenJihcqua Francesco 206. e seg.
di Primo Primo ji,»
rroclo tradctto 21Q.'7
4o8
INDICE
\^unif %79* 18 K e scg,
Q^umquevirato Teologico tsticutco in
Roma per gli affari del Conci*
lìo di Tremo 17^-
Q.uintÌUaeo 293.
Quinto Mtitio ^9Ì'
R
F. rlanieri Pisano Domcfìlcano : sue
Opere Ilo.
Ranieri S. sua morte 6^.
Redi Francesco: suo Ditirambo 319.
511. 328. 349' 377, 3«2.
Ri va Ito Castello S9.
da Rrvatto B, tllordano : sua Vita
8p. e scgg. sua pie ti , e mc-^
moria pi* erige in Pisi la Fra-
terniu dei Disciplinanti 9<S. elet-
to Reggente di Teologia nel
Convento di S. M Novella dì
Firenze y e credito di quella Scuo-
la 98. sua morte ivi . il suo
Corpo è trasportato a Pisa 99^
trasferito nella R* Cappella di
Colorno 100. irò. tió*
Robertson 199.
della Rocca Lodovico Pisano Sena-
tore di Roma 180.
Romualdo Salernitano 6$,
Roncioni Raffaello 83* lyd, ij^.
da falerno B. Giovanni it4*
Salmasio Cltadio 157.
Salomone: sua ricchezza e potenza
a7<J, e segg.
Saltarelli F« Simone Arcivescovo di
Pisa too. parte dalla sua Chie-
sa per non aderire all' Antipa*
pi Niccolò Corbario nS.
Salviati Lionardo: suo giudizio del*
le Prediche del B. Giordano da
Rivalto 89, iij. e ug,
Silvtni Anton -Maria 101, 377, 379,
3^9, e seg
Sarti P. 76. 80. 83, 84. e segg.
Sigonìo t6S.
Simiero Giosia: suo sbaglio in rap-
porto alla Persona di F. Bar-
tolommco da S. Concordio 14^.
Simonetta Cicco decapitato 1^9.
Sisto IV. Iscrìtione fjtta per dì lui •
ordine al Sepolcro di Pietro
Bilbi 117.
Socrate
IH'
da Sommaja Mons. Girolamo 308.
Soiomeno Pisrojcse i5p.
della Spina P. Alessandro a8f,
della Spina Eirtolommco Domenica,
no: sue Memorie itfp. e scgg,
suoi viaggi nella Palestina , e
sue Opere 173, e scgg, aSa, e
seg. a8^> impieghi, ai quali fu
promosso in Roma 178» sua
morte aif.
INDICE
40^
di Spoleto F. Menentillo: saa Let-
tera a t. Bartolommeo da S-
Concordio 117.
Scoria Augusta: opinioni intorno all^
sua prima impressione 16$,
J. antini D. Zanobi: sua Leggen-
da riportata dai Bollandisci 9^.
Tanucci Bernardo 77. 174. 198.
Targioni Dott. 40. 350. e seg.
Tertulliano volgaruaato 393. suoi
Comentatori 397.
Tigrini Francesco Pisano 83.
Tiraboschi Cav. Girolamo fo. 88*
168. 218. 2i6. 333. 135. 26$'
Tommasino 57,
Tommaso S. 113. 284.
Torchitore Giudice di Gallura scom-
municato dal Legato Daiberto 19.
Torquato Tasso 31.
Trajano Imperar. 147^
Tritemio Giovanni 134. 14^.
Turriano Gianfrancesco 258*
Turaebo 397«
V
di V aldlsieve B. Silvestro al seco-
lo Ventura : sua Conversione 95,
Valla Lorenzo: sua Traduzione di
Erodoto 130. saggio della me*
desima 24^. e seg. 25^*
Vander-Broeck Pietro Adriano 374.
Venceslao Imperat. suo Diploma a
favore di Pietro del Lante i$ì.
Venerosi Brandaligio: sua Vita 351.
e segg. sue Composizioni 353.
€ segg* sua pietà 3^7- sua
morte 3^9.
da Vico Michele 47,
da Vico Albizo Pisano 173. 177.
Viterbiense F. Jacopo Agostiniano
Arcivescovo di Napoli 135,
da Viterbo F. Jacopo Domenicano
Arcivescovo di Taranto 135.
Viviani Mons. Giuliano 190. 2o[,
sua Vita 331. e segg. sua Ope-
ra 334. eletto Vescovo di Sa«
Ione, e poi dell* Isola 335. traila*
tato air Arcivescovado di Co«
senza, e sua morte 33^.
Ughelli S4* ^i* ^^' 13 r ^9^' 209*
206. 208. iì6, 218. 334.
Uguccione Pisano 73.
Ulpiano 147.
Urbano II. suo arrivo in Pisa 3. e
seg. sue premure per V acqui-
sto di Gerusalemme 4. e seg.
17. e seg. £1 donazione dell'
Isola di Corsica alla Chiesa Pi*
sana 18. 35. 198*
Urbano IV. i8o. i8i. 19^.
Urbano Vili. 33J.
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