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Full text of "Memorie istoriche di più uomini illustri pisani"

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>1 E M O R I E 

I S T O R I e H E 
DI PIÙ UOMINI ILLUSTRI 

P I SAN I 

TOMO HI. 



PISA MDCCXCII. 

PRESSO RANIERI PROSPERI 

Con Afprovaxàone . 



!iS' 



S^ 



V.3 



]•• . 



Ili 



PREFAZIONE 



CHianque, leggendo con qualche attenzione 1* Isto- 
ria, vorrà diligentemente osservare come dopo 
il secolo decimo risorsero , e appoco appoco presero 
nuovamente vigore in Italia le belle .Arti e le Let- 
tere ^ dovrà confessare y che fra quelli, i quali più 
prontamente si mossero a coltivarle, e proseguirono 
dipoi a farlo con maggior impegno^ costanza, e fe- 
licità, in modo particolare senza dubbio si distinsero 
i Pisani . Non si è scorso peranche tutto il rozzo 
e tenebroso undecimo secolo, e già si vede in Pisa 
una certa cultura, e un certo lume di sapere, me- 
diocre in vero, bastante però a farla conoscere supe- 
riore in questo e alle vicine, e alla maggior parte an- 
cora delle più lontane Città* E' questa come T auro- 
ra, a cui succede ben tosto un chiaro e lieto gior- 
no. Poiché, entrato appena il secolo duodecimo, si 
osserva non senza maraviglia, che, oltre alle belle 
Arti , già sono universalmente in Pisa conosciute e 
stimate molto, e perciò promosse ancora e studiate 
con gran fervore tutte le pregevoli , ed importanti 
Facoltà , delle quali altrove si abbia qualche notizia ; 
che rapidi sono, e maravigliosi i progressi, che in 

* 2 



IV 



esse fanno i Pisani, i quali, perchè periti nelle dot- 
te lingue^ giungono fino a richiamare agli ottinii fon- 
ti Greci, e gli Stud| sacri, e la Scienza Legale, e 
la Filosofia e Medicina, portandole cosi a un grado 
di nobiltà, e di perfezione in que' tempi straordina- 
rio ; e che perciò poco dopo la metà del secolo i 
Pisani e sono già realmente, e vengono di più cpr 
mnnementc considerati come uno de* pochissimi più 
culti, e più illuminati Popoli d'Italia, Condottisi fi- 
no a quel punto, non lasciano più di battere collo 
stesso ardore V onorata carriera; e gareggiando poi 
sempre gloriosamente con que* Popoli, che vanno sue» 
cessivamentc illuminandosi e perfezionandosi, costante- 
mente si mantengono i Pisani nel decoroso loro po- 
sto; e seguitano ad essere nella riputa?:io<ie e con- 
Gttto medesimo fintantoché possono conservare la lo- 
ro potenza e libertà . 

Non si vuol già negare, che a questi felici Lette- 
rarj successi non contribuissero alcune di quelle fiivo- 
revoli circostanze , che fortunatamente si combinarono 
allora in Pisa; potente in que* tempi, ricca ^ frequentata 
da moltissimi stranieri di tutte Je diverse Na/Jonì , 
ed i cui Cittadini spesso navigavano in var; molto 
fontani Paesi quando per mercatura, e quando per 
militari spedizioni e conquiste . Convicn però confcs* 
sare , che neppure in quelle circostanze sarebbe segui- 
to un così felice e grandioso effetto, se in Pisa non 
fossero stati , anche in copia notabile , e talenti ca* 



ìY 



paci, e animi disposti in maoiera da potersene tam 
to bene approfittare. Di certi mezzi ed ajuti ^i^che 
oflrc talvolta la sorte propizia^ non conosce bene i^ 
valore e 1* opportunità , e non sa y o non può fare 
l'uso conveniente t -se I non chi è a ciò dispósto > e 
portato quasi dalla "Natura : nn ise.^ ( come apparisce 
dallo straordinario successo ^ peV Letterari vantnggj io* 
¥ò ' tanto eccellentemente seppero V c^ vollero prevaler- 
sene i Pisani, cibi fii^senza dubbio perchè erano per 
le Lt^tterC in singolare ed cc<:cllcnte maniera natutalr 
mtnte disposti i Sc^'^ad una gran parte: di loro non 
avesse idàto ^ la ! Natura 'un icanirao sensibile in .modo 
particolare <ir "\^ero^ bello e nelle Arti |bcj nelle varie 
facoltà Letterarie e scientifiche, non avrebbero conce- 
pita subitó^ ile conservata pc0 esse tanta isstimai^ tan- 
%a premura i tanto ardore ed impegno, come in fat* 
/ri 'non riebbero alcuni altri Popoli d* Italia, i quali 
^ riguardo al Commercio, alla Navigazione e alla Por 
tenza erano pure allora in circostanze uguali, e for- 
se ancora più felici, che i Pisani. .Et. sé là Natura 
non avesse loro dato^ insieme con tma certa pro- 
pensione alle Lettere e alle Scienze, un complesso 
anche part'icolare di qualità e forze di spirito per 
poterla secondare con facilità, e perciò con piacere*, 
né con tanta celerità avrebbero potuto fare così gran- 
di progressi , come in fatti non così rapidamente li 
fecero que*, che aveano sotto gli occhj l'esempio 
loro , e cercavano pure d' imitarlo ; né avrebbero 



Vi 



tardato moltp a disgustarsi di tina laboriosa occupa- 
zione^ nella quale pare ^ perchè ann riusciva loro 
piacevole, costantemente perseverarono pel non inter- 
rotto corso di tre secoli incirca. 

Ed è per questo ^ che trasportandosi col pen- 
siero a que' tempi tanto gloriosi per la Pisana Let- 
teratura un ragionatore anche il « più indifferente ^npq 
può in quelle circostanze non riconoscere ne' Pisani 
un Popolo, per le cose relative al gqsto e all' in- 
gegno,: favorito dalla Natura con una certa parziali* 
tà? e non può quindi non riconoscerli per quelli, 
che con tutia ragione si gloriano di essere, cioè[> 
pc* discendenti fortunati di que* celebri ed ingegnosi 
Greci, i quali dal Peloponneso vennero in antico a 
popolare r Kttusca Pisa. Poiché non degenerò cer- 
tamente quella Colonia illustre pel suo passaggio 
dalia Grccra ih queste nostre Contrade • ^Che anzi 
fermatasi in un Paese, il quale trovò per più ri-, 
flessi non molto dissimile dal suo nativo; stabilitasi 
^cl Siioh Etf'usco ^ non infecondo esso pure di bei 
talenti , e sotto un Ciclo non punto contrario o 
nocivo al!c belle Arri, alle Lettere, e alle Scienze^ 
essa , come naturalmente dovca seguire , insieme col- 
le massime e costumanze sue, conservò anche le 
native sik qualità le ;inclina:EÌoui ; e si trovò in me^ 
20 ai nuovi suoi vicini, con tutto il vantaggio e 
«tiperiorità propria de' Greci « coofronto deljc al- 
tre Nazioni • Ella mantenne cosi ^ e tf aoia^dò sue- 



HIV 



ccssivamente ne' Posteri V indole nobile e genero- 
sa de' suoi Maggiori ; cioè , di quella veramenW; 
privilegiata Nazione , che fatta dalla Natura fmr, 
desinia per conoscere, distinguere, sentire^ e gusta-^ 
re in maniera singolarissima il vero bello , e V ot^ 
timo, dovunque può aver luogo il buon gusto, e 
il giusto e retto uso del raziocinio , di ciò si pre^» 
già sempre, questo sempre cerca, a questo è costan- 
temente portata da un interno impulso ,* e con una 
forza, il cui efiètto non resta sospeso, o diminuito, 
se non a proporzione di quegli ostacoli, che al di 
fuori si oppongono, e sono gravi tanto, che riesco* 
no a lei pure insuperabili, E convien dire per certo, 
che i Romani , allorché furono divenuti più intelli- 
genti ammiratori ed estimatori più capaci e più giu- 
sti delle cose de* Greci , ne vedessero chiaramente , 
e ne riconoscessero con certezza le principali e di- 
stintive proprietà nel Popolo di Pisj; giacche, anche 
quando confessavano di non poterne fissare né il tem- 
po, né il modo, non messero in dubbio, anzi rap- 
presentarono come certo il passaggio di quella Colo- 
nia Greca in questa parte di Toscana; e con tutta 
1' aria della maggior sicurezza dichiararono Pisa Gre- 
ca di Origine^ quanti di loro ne scrissero dall' Aureo 
Secolo di Augusto finché vi restò qualche abile Scrit* 
tote, che ne potesse parlare . Se fra quelle tenebre 
foltissime , che tutto involsero dal sesto z\ decimo 
secolo fosse ora possìbile aprirci qualche più sicuro 



viti 



sentiero, meglio conosceremmo senza dubbio quanto sia 
presentemente giusto il . presumere^ che in questo re- 
moto angolo della Toscana, esente sempre da quellei 
invasioni grandi, le quali potessero a mi tratta fen* 
der troppo diversa^ e veramente nuova la popolazio- 
ne,-^ i Pisani, che. restarono sempre il Popolo mede- 
simo, sempre ancora fossero dalla Natura colla, beni- 
gnità medesima favoriti; e dotati perciò-di, quelle par- 
ticolari qualità, delle qaali troppo era difficile il far* 
uso allora, E forse troveremmo, che in mezzo an- 
che alla dominante barbarie ne fecero uso più assai 
di quello y che dica espressamente T Istoria; che pu- 
re in quegli oscurissimi secoli ancora ci fa conosce- 
re in Pisa alcuni Uomini dì' vera, e per que* tem- 
pi^ singolarissima abilità; così che più a questa^ che, a 
molte altre Città può con fondamento appoggiarsi chi 
pretende, che non mai le Lettercr.e. le Arri Liberali 
mancassero, e si , estinguessero del tutto in Italia- Ma 
da tali astruse, lunghe, e forse inutili, ricerche cre- 
de già di potersi dispensare chi, leggendo con animo 
non avverso a Pisa la Storia di que' tempi, dei qua- 
li parliamo, quanto più si fissa nel considerare quel- 
la singoiar felicità della Pisana Letteratura, tanto più 
si trova libero da qualunque dubbio riguardo al pas- 
sato, e da qualunque timore insieme riguardo all' av- 
venire . Dalla vivacità, energia, e costanza, con cui, 
dopo il corso e le vicende di tanti secoli , alla pri- 
ma favorevole occasione presentatasele^ tanto lumino- 



saihenfft SI e fatta siibito* cdftftsèé^ef It'ptrticofare di* 
sposmone felicissima de' Pisani per le Lettere, e le 
Arti, ci la ravvisa tosto per quella che essa è ori- 
ginariamente; e sa perciò, che tale si conserverà in 
qualunque combinazione di contrarie circostanze , tale 
si manifesterà sempre , qualora sia possibile; e che' tanto 
più sicuramente lo farà in avvenire, quanto maggio* 
re è il numero de* mezzi ed ajuti, che le SQno pre- 
parati . Le tante Opere loro , le tante Memorie , chtì 
lasciano , di se gì' illustri Pisani di que* fclipì tem- 
pi , le quali anche non ricercate, si * presenteranno 
spesso agli occhi , e perciò alla considerazione de* 
Posteri; e la gloriosa fama delle loro azioni, la qua- 
le si conserverà sempre, e nelle Patrie tradizioni, e 
più esattamente nelle Opere degli Storici, che non 
taceranno giammai; questo è, che in tutta la Poste- 
rità desterà sempre una giusta ammirazione; ne* Pi- 
sani poi desterà inoltre una compiacenza, un rosso- 
re, una speranza, ed un* emulazione, da cui forte- 
mente stimolati più si sforzeranno di fare, e perciò 
più anche realmente faranno, di quello che farebbe- 
ro bl^-n in pari circostanze. A giustificare tali pen- 
sieri, sentimenti, e speranze, appunto perchè appar- 
tenenti a tre distinte, e fra loro molto differenti 
Epoche, servono in niaravigliosa maniera quei XVL 
Elogi dì Uomini illustri Pisani, che sono compresi 
in questo [IL Foltime. 

Dì queir Epoca gloriosa, la quale corrisponde 
Tom. III. ^ >i< 



if 



r 



9 tcnspi della 'grandezza e potenza de^ Fisani , ba* 
stano senza dubbia a dare t^i sufficiente sag^o i 
primi sei Personaggj» di ciascuno die* quali il nomo 
e la fama> non solo in Pisai ma in qualunque al- 
tro Paese è, e sarà sempre immortale, l Daìberto , 
eUe eletto per loro Pastore dai Pisani nel 1088.; 
perche a non mediocre dottrioa unì animo grande , 
e singoiar destrezza, e attività nel maneggio e nell* 
esecuzione de* più grandi aiftri, perciò fa stimato e 

favorito molto dal Sommo Pontefice Urbano IL, che 

* 

del consiglio^ e deir opera di lui si prevalse nelle 
più ardue imprese. In lui rispetta la Patria il suo 
primo Arcivescovo^ e la Chiesa Latifia il primo suo 
legittimo Patrutrca di Gerusalemme: e lui rappreseli te* 
rà sempre , come un Uomo di grande abilità , la 
Storia quando parlerà j e ne dovrà parlar sempre, delle 
celebri Crociate , nella prima delle quali tanta parte 
ebbe Daiberto e come Condottiere dell' Armata Pi- 
sana 1 e come Legato Apostolico, il Villana Cardina- 
le, e poi Arcivescovo y che alla metà del secolo duo* 
decimo sommamente rispettabile e per la dottrina , e 
per le virtù convenienti a un S, Pastore, attirò a se, 
C alla sua Chiesa la venerazione e le beneficenze an- 
che degli Stranieri. Egli sarà sempre glorioso nella 
Storia J^cclesiastica per quella costanza, con cui voi* 
le soffrir qualunque grave danno e incomodo , piutto^ 
sto che secondare le stravaganze dell* armata Prepo* 
tenza 1 e distaccare se e la miglior parte del suo 



Clero da! seno della Chiesa Cattolica riconoscendo Io 
Scismatico Pasqtìftle III irt luogo del vero e legitti- 
mo Pontefice Alessandro, m. Bandino Familiari, che 
sul finire del secolo duodècimo fu two de' più ec- 
cellenti Professori di Gius CivHe^ e per tale fu te- 
nuto dalla dotta Bologna ; là* cui Università quanto 
più nella Storia sua ricorda e loda come uno de* 
suoi pritwipali ornamenti questo illustre Figlio di Pi- 
sai tanto più f^cndc glorioso il nome di Bandino, e 
della Patria del medesimo, tv* Il B; Giordano da 
Rivalto, di cui non taceranno mai nella Chiesa Cat- 
tolica i Fasti degli Uomini illustri per Santità; i 
quali avvertiranno insieme, che egli fu uno de^ più 
raaravigliosi Oratori sacri de' tempi suoi, e che di 
più fi DO dagli ultimi anni del secolo decimoterzcT^ 
egli seppe già, parlando in pubblico, fare un lode- 
vol' uso della nostra Volgare favella • v. Barrolom- 
raeo da S. Concordìo, dì cui, come dì un ottimo 
esemplare e maestro parleranno sempre con sommo 
rispetto, finché vi saranno, gli amarori del terso e 
culto nostro linguaggio; i quali faranno intanto mert- 
zione delle molte Opere di ogni genere , che egli 
scrisse , e per cagion delle, quali fu giustamente ri- 
putato uno de' più dotti Uòmini che vivessero alla 
metà del secolo decimoquarto - vi. Pietro del Lantc 
finalmente, che sul finir del secolo decimoquarto, do- 
po essersi mbstt'ato Uomo egualmente grande e nel- 
la Letteratura , e nella Politica saviezza , tanto in Pa* 



cria 5 che in alcune altre Città , lo fece in ultimo 
nel gran Teatro di Roma ^ dove anche mancò di 
vita; e dove nella tanto illustre di lui Prosapia re- 
sta un Monumento .il più glorioso e al rispettabile 
Progenitore^ e alla comune antica Patria. -Ma poco 
dopo la morte di Pietro cadde anche la Repubblica 
di Pisa i e ai miseri jCittadini convenne soffrire tut- 
to quel più , che la sorte fieramente avversa può 
far provare ad una vinta e oppressa Nazione . In 
quest* Epoca luttuosa non occor cercare se sicno col- 
tivati gli studj in Pisa, dove chi de* Cittadini si è 
trattenuto , privo di tutti i comodi , non di altro 
può né parlar^ né pensare, se non delle sue proprie, 
c^ delle comuni miserie . Ma sottrattisi al peso di 
tante calamità, abbandonano molti la Patria; ,e tro- 
vato in altro Paese qualche asilo , benché dolenti , 
pur vi respirano alquanto; e tanto basta, perchè se- 
condando F inclinazione e genio loro , e seguitando 
le traccie de* loro Maggiori ^ si dieno con fervore 
agli studj . Così fuori ddl* oppressa loro Patria si 
formano molti Uomini insigni nelle Lettere, e nelle 
Scienze i i quali colla virtù e celebrità loro fanno , 
che non lasci Pisa di essere rispettabile anche fra le 
sue rovine . Quattro sono gì' illustri Pisani apparte- 
nenti a questa Classe^ de' quali si danno qui gli 
Elogi- \, Pietro Balbi, e n, Mattia Palmie/i, Uomini 
periti molto ambcduCg, nelle dotte lingue Latina e 
Greca > e che molto si fecero ambedue stimare in 



xni 



Roma intorno alla metà del secolo decimoquinto * Il 
Balbi , ad imitazione dell' antico Pisano Burgondio , 
molto si occjopò nel tradurre diverse Opere de' SS^. 
Padri Greci y per fare specialmente comodo agli stu- 
diosi delle sacre Dottrine; e stimato assai per le sue 
Cristiane ed Ecclesiastiche virtù , fu promosso prima 
al Fescovado di Nicotera , poi a quello di Tropea . lì 
Palmieri fece le Traduzioni di Aristea ^ e di Erodoto ; 
scrisse in elegante Latino alcuni Liòri d* Istoria ; e 
se non fosse mancato così presto di vita > sarebbe 
probabilmente stato promosso a dignità e cariche anche 
maggiori nella Corte Romana . Mentre che questi lo fa- 
cevano in Roma > incominciava già a sostenere , e a 
promuovere il decoro del nome Pisano in Lombar- 
dia ni. Buono Accorso, Uomo egli pure perito a^ 
sai e tìel Greco > e nel Latino > vcrsatissimo nella let- 
tura degli antichi Autori, che in qualche Città fu 
Professore di Belle Lettere , e che in Milano special- 
mente si acquistò grande stima ed insegnando , e il- 
lustrando qualche Classico , e di molti altri promo- 
vendo migliori e più esatte Edizioni con tutto queir 
uso di una giusta Critica , e con tutta qucIF atten- 
zione, che poteva desiderarsi- E forse in Lombar- 
dia , dove poi occupò le primarie Cattedre , negli 
ultimi anni del decimoquinto , e ne* primi del deci- 
mosesto secolo si andava formando anche iv. Batto- 
lommeo Spina; il quale se nelle molte Opere Teo- 
logiche, le quali pubblicò colle stampe, seppe adat- 



law 



tarsi al gusto de* tempi suoi, seppe anche mostrarsi 
dotato di un' abilità e ài un sapere ^periore a quo' 
tempi j onde non è poi maraviglia se cfe Paolo IH. , 
gran discernitore degli Uomini di vero merito^ egli 
fa in Roma e promosso ad una delle più importan- 
ti Cariche, e prescelto con altri pochi per V adem- 
pimento di una delle piiì dilli cili e gelose incum* 
benze , 

Ma cessa finalmente V ostile oppressione, ed in^* 
cominciano i Pisani a sperare una miglior sorte dal 
giusto e moderato governo di un comun Padre e 
Sovrano , E ben procura egli di porger loro diversi 
ajuti, onde sì riabbiano dall' infelice stato, a cui li 
vede ridotti . Ma troppo è abbattuto questo Corpo, 
tròppo è languido , per poter prontamente riacquista- 
re il necessario vigore. Appena basterà qualche se- 
colo a togliere le triste conseguenze di tanti mali 
soflerti, e a rimetterlo in quel florido stato di sa- 
lute, e di felicità, senza di cui troppo è difficile 
che possano ì Cittadini rivolgersi agli studj, e tran-* 
quillamente consecrarsi ai medesimi . Sono lontane 
ancora le circostanze veramente favorevoli ; eppure 
stimolati dagli csempj altrui , e avvalorati dal natu- 
rai genio e propensione loro, molti de' Pisani si- 
danno prontamente agli studj; e^ passata di poco la 
metà del secolo decimosesto , già si vede fra i più il- 
lustri Professori nella Patria Università l Girolamo 
Papponi , il quale v' insegna con sommo credito il 



ȴ 



Gius Civile fino al principia del seguente secolo > 
pubblicando anche alcune Opere s;ue^ che tuttavia so* 
no apprezzate dai Legali. Poco dopo con ugual ere* 
dito è Professore di Canon t neir Università medesima 
IL il celebre Giuliano Vivìani, noto abbastanza per 
li classica Opera sua Praxif Jurispatronatus , più vol- 
te ristampata: Uomo e pel suo non ordinario sape- 
re » e per le sue morali virtù stimato molto e dai 
Principi suoi ^ e dai Romani Pontefici j e promosso 
perciò prima ad un Vescovado in partibus » quindi al 
Vescovado deli* Isola y e dipoi nominato anche- all' Ar- 
iivescffvado di Cosenza. Si fa intanto ammirare fra i 
più spiritosi ed eleganti Poeti deli*^ età sua tir Bo- 
navita Cajìe/zali ; tra le Poesie di cui^ pubblicate già 
colle stampe, è notabile quel Ditirambo y da cui par^ 
che il Redi sceglìesse alcune cose per convertirle con 
mano maestra in ornamento maggiore del suo tanto 
celebre Bacco in Toscana. E^ passata di poco la metà 
del secolo dccimosetrìmo , e già fa concepire di se 
grandi speranze per Ja sua erudizione e perizia sin- 
golare ncir Antiquaria iv. Giovanni Pagni Pttbblico Pro* 
jtssore d i Ale diciua n el 1* Università ^ e A ut o r e di un 
esatta e copiosissimo Contento sopra i famosi Cenotafj 
Pisani^ che si legge tuttavia manoscritto; e che mol* 
ti vorrebbero fosse stato dato alle stampe mentre vi* 
ircva ancora F.Autore, e non aveva peranche il gran 
Noris prese ad illustrare quelle pregevolissime Iscri^ 
zieni . Appena sul finir del secolo passato , e sul prin* 



cipio del presente, per mezzo AtW Arcadia Romana^ ven- 
gono in tanto credito i buoni Poeti Toscani, di due 
fra gli altri, può subito gloriarsi anche Pisa; cioè» 
dello spiritoso e culto v. Brandaligio Ventxdfèi, e deir 
ammirabile vi. Selvaggia Borghini . DelT ottimo gusto 
delia Borghini nel poetare e della moka e giustissi- 
ma dottrina mostrata da lei nella sua Versione ed il- 
lustrazione delle Opere di Tertulliano , hanno tanto 
concordemente parlato con somma lode tutte le pivi 
intelligenti persone, che nulla può desiderarsi di più 
per poter francamente dichiarare la Borghini uno de' 
più grandi ornamenti, che abbia avuti Pisa in que- 
sti ultimi tempi - 

Che agli Amatori dell* Istoria , specialmente Let- 
teraria , negli Elogj degl* illustri Pisani più antichi 
sia piaciuto, e debba piacere ancora il vedervi con 
maggior chiarezza dimostrato in qual parte veramen- 
te del bel Paese Toscano fosse prima strappato il 
denso velo della barbarie, e d'onde perciò nascesse 
quel sole, che ne illuminò^ e ne riscaldò poi le al- 
tre parti, non possiamo più dubitarne. E che i Pi- 
sani nel vedersi ricordato ed esposto quel molto, che 
gì* illustri loro Maggiori seppero fare in circostanze 
ancora .le più contrarie, persuasi con tutta ragione 
di non aver degenerato dai medesimi, abbiano con- 
cepita una giustissima confidenza di . potersi eglino 
pure distinguere al pari di quelli , specialmente in 
questi tempi e circostanze tanto più favorevoli , ci 



Éfa 



«v^ 



par gìl^ di flono^Io chiyiment^ . SU sforzeranno 
questi adunque di ricuperare la preminenza goduta 

4tti Jfr. ;M#^^0ri) ^gU ta^KÌ d» mante^erd quella,, aht 
dopo jsi acquisiiarQOO ;^ s «di 9)iestà lod^volissioia gara» 
come desidera e -spera il saggio Filopatrida, t* utili»* 
Simo frutto sai^à, che gli uni e gli^tri contribuii 
ranno ugualmente a qtièll* àccrescimeiitò di cognizio- 
ni e di sapere > che è per tutti ugualmente di. co- 
jnun YAof^r^ ^ decoro. 



«k. 



spnn 

lÈ MEMORIE hf qVÈSTO T^Zt) TOMO, 



♦ 
Daiberto Arcivescovo di Pisa, P PaWivttè 

di Gerusalemme. pag. i« 

VìHano Gaetani Cardinale Arciv. di Pisa. 53. 

Bandi no Familiati. 73. 

B. Giordano da Rivalto Domenicano. 89. 
Bartolommeo da S. Concordia Domenicane. 109. 

Pietro del tante. 147. 

Pietro Balbi Vescovo di Tropea. 205. 

Mattia Palmieri. 225. 

Buona Accorso. zsì. 

• 

Bartolommeo della Spina Domenicano. 2^9. 

Girolamo Papponi, 289. 

Bonavita Capezzali. 309. 

'Giuliano Fiviani Arcivescovo. 33 1- 

Giovanni Pagnì . 347. 

Brandaliffo Venerosi. 16 1. 

Maria Selvaggia Borgbini. 373. 



X. 



DAIBERTO ARCIVESCOVO DI PISA 



PATRIARCA DI GERUSALEMME 



^a 



ù*^ 



EDaiberto ha nobil dritto alle Iodi della tarda po- 
sterità , e deve a ragione il suo annoverarsi fra 
i chiari nomi, cui Pisa rintracciar tenta fra i laceri avan- 
zi delle sue rovine e degli anni . Chi non apprezza una 
virtù I considerata da lungi fra i soli rapporti suoi , ne- 
ghi a queste carte un guardo ancor passeggiero, e quei 
suffragi, che pure sono il sincero voto della sensibilità e 
della ragione . Austera Filosofia meditatrice formi a suo ta- 
lento 1' eroe di tutti i tempi, luminoso fantasma, che si 
celebra, e non si trova; raa 1* Uomo, che lotta e vince 
fra le vicende infelici dei giorni suoi per cercare la vir- 
tù e la gloria , paragonato a se stesso , ed osservato al 
confronto dei suoi simili, che lo circondano, sarà sempre 
un genio del secolo suo, T Uom religioso, il benemerito 
Cittadino , Tale Sulla sera caliginosa delF undecimo secolo 
Daiberto a noi %ì presenta ( i ) • 

Io non mi arresto su Io splendore della sua cuna (2): 
questa gloria quasi non sua servir potrebbe a nobilitare 
un' anima debole; paiberto basta a se stesso. Su quella 
Cattedra luminosa , che aveva occupata gloriosamente il ce- 
lebrato Gerardo (3) , condurre non poterono Daiberto se 
non se magnanima indole generosa e consumata virtù, di 

Tom. ni. A 



D A I B E RTO 






c;ui k voce utiammc della sua Patria , che i* Invitava a 
quella Sede onorata (4)* era 1' interprete più fedele, ed 
a cui 1' invidia istessa , uscita dallo squallare dei Chiostri 
per esserne la persecutrice * dovè suo malgrado umiliarsi 
e divenirne amica ossequiosa, e testimone (5). SI; Daiber* 
to era degno di quella Tiara famosa , dacché egli solo 
potè cingerla di nuovo onore, oh quanto maggior di quel- 
lo , che ottenne in prima da lei ! 

Più non era la Corsica in preda del feroce AiTrica- 
no, e gli arbitri del Tirreno ne avean pocanzi valorosa- 
mente spezzato il barbaro giogo, Daiberto ne diviene il 
Principe ed il Pastore, e il doppio onore è dono del 
Vaiicano ; ove forse più , che il sagace pensiero di assi- 
curare un antico dritto geloso in mano ossequiosa e po- 
tente, e più che i voti della magnanima e pia Matilde, 
prevalse la nobil cura di premiare nel virtuoso Daiberto 
la di lui fedele e benemerita Patria . Ma se egli potè 
così splendidamente rappresentarla, era dunque fornito d* 
alto valore per corrispondere al sublime grado , cui si 
volle innalzarlo (6). Non fia perciò maraviglia, se ali* 
esperto zelo di lui quasi nel tempo istesso affidasi un 
novello incarico, ugualmente luminoso e difìicile . La Sar- 
degna , ove Pisa 

. • . , jeo del tiranni acerbo scempio , 

E distruno il profano 

RitOj gli Altari al vero Nume eresse (7), 

gemeva a fronte dell* Eresìa, protetta ed armata dal pre- 
potente Giudice di Gallura, ed implorava soccorso ai ma- 
li, ond' era minacciata. Il vigile Successor di Pietro non 



D A 1 a E RTO ^ 

esfta néììa sceìta , ed a validamente ripararli destini 
il prode Daiberto , Ed egli a stabilir la, speranza p che 
s' era di lui formata > mostra > che meritevole dei nuovi 
fregj sa gloriosamente adempirne i doveri* Corre » quell* 
Isola* ne raccoglie i Pastori, rassicura il vacillante * sostie- 
ne il debole, avvalora il fedele; ed invano richiamato io 
seti del vero quel traviato Principe sventurato > intrepida- 
mente il rigetta, lo separa, V abbandona a se stesso, e 
rende a quei Popoli smarriti 1' antica pace (8). 

Ricco di tanta gloria non potea Daiberto non desta* 
re di se nobile desiderio fra ì sette Colli. Urbano, quel 
sapiente e religioso Pastore , che fra le gare fatali delle 
due Potestà unir seppe con rar#* esemplo intrepidezza e 
moderazione , vuol Daiberto dappresso , e vuol seco divì- 
dere le gravi cure dell* augusto suo Ministero (9)- Ma 
Daiberto fra i nuovi onori non oblia la diletta sua Sede. 
Sorgeva allora quel Tempio sontuoso, che dall' antica not- 
te in più vaga e nobile aspettcv riconduceva le Arti - Ei 
le invita , le avvalora , facendo lor parte dei celesti do- 
ni ; e contribuisce anch* esso così ad ornare compitamente 
quella sua celebre sposa (10). 

Ma egli dee dividersi novellamente da essar e la diu- 
turna sua lontananza è il preludio di dovere un giorno 
abbandonarla per sempre* Già l'Augusto Enrico avea la- 
sciata r Italia: ed essa respirar sembrava diill' odio e dal 
timore, ond* era stata per lunga stagione agitata a vi- 
cenda fra i dissldj implacabili della Reggia e del Tem- 
pio . Ed Urbano , impaziente d^ ispirare colla sua presen- 
za anche nel cuore dei suoi stessi nemici 1* amor della 
pace, erasi tolto all' istabil Roma. La fida e valorosa Ma- 

A 2 



D A J B E R Tu 

tilde ne precede ed assicura il tragitto; Pisa lietamente 
r accoglie; e Daiberto, intento ad onorare il Principe dei 
Pastori > destinasi generoso compagno dell' Apostolico pel- 
legrinaggio (il)- Quindi fra i Padri illustri della -Sacra 
Adunanza di Piacenza il veggio al fianco d' Urbano ge- 
mere sulle sventure dell* infelice Adelaide, fulminar gli 
errori di Berengario, detestar le violenze dell* usurpatore 
Guiberto (12)* Il veggio oltre 1' Alpi nel solitario Clu^ 
gnì (13), e nel celebre Consesso di Chiaramonte e di Nimes 
V odo risvegliare, il valor Francese, ed accenderlo di sa- 
cro entusiasmo „i7 gran Sepolcro a. liberar di Cristo^, (h)» 
Freme ancora 1* Europa sul pensiero d' una passeggìc- 
iia e sanguinosa conquista > di cui non resta che il no- 
me : e ricorda con orrore le belle sue contrade desolate, 
i cui abitatori caddero in Asia vittime sventurate del fa- 
uatismo, della cupidigia, dell' ambizione J Ma per mirare 
quelle celebri spedizioni in aspetto sì svantaggioso, abbi- 
sognò uno spirito, formato pel corso di sei interi secoli 
dai lumi delia più severa Filosofia; spirito, troppo diver- 
so da quello d'una ferrea età tumultuosa e feroce, i cui 
disegni negli avidi e impetuosi seguaci suoi troppo di- 
venner degeneri da quei, che animarono il pietoso . Urba- 
no • Gemeva l'Asia fra i duri ceppi del crudo Trace • 
Invasore dell' Affrica e dell* Isole Tirrene, terrore del Con- 
finente vicino, minacciava novelli okraggj, ed cran misu- 
ja di sue conquiste 1' insolenza e T audacia. Ben ne avea 
la guerriera Pisa vendicati i barbari insulti e sulle Cor- 
dicane , e sulle Sarde , e sulle Sicule spiagge , ed offerte 
aveva h ricche spoglie in tributo al Donatore delle vit- 
torie; ma psr dipuggere queir infesto nemico, o ridurlo 



h A [BERTO 

al gelato Suo Caucaso , armar conveniva 1* Europa intera • 
Essa non poteva unirsi in amica alleanza ^ se non se da 
una cagione interessante ed universale; e questa non pò- 
tea nascere che da un intimo impulso di Kelìgìone ; né 
più opportuno in quel secolo intraprendente esser poteva 
ì9 vasto campo , cui facean lusinghiero invito la gloria e 
V interesse; né meno richiedevasi in quei dì funesti per 
richiamare in rimota parte, e sopir così gli acerbi inter- 
minabili sdegni , che macchiavano di sangue cittadino la 
Germania tumultuante , e la misera Italia. 

Tali esser dovettero i grandi rapporti , cui mirarono 
le paterne cure del sollecito Urbano • Né dissimiH esser 
potevano quelle del saggio Daiberto> per invitare i suoi 
Concittadini alla fervida impresa. Egli ritorna a loro (15). 
Pieno di quell'ardore, che in Chiaramome apparve cosa 
più che mortale, n'accende i suoi. Già sfavilla nei loro 
petti r ispirato coraggio- Si apprestano centoventi Navi- 
gli: e Daiberto istesso n* è il solo Duce e Signore (16) • 
Cosi egli serve alla Religione, alla Patria, Se per esse 
incanutir vide il suo crine sotto la Tiara, vuole ad es- 
se sacrificare ancor sotto V elmo 1* avanzo illustre dei ge- 
nerosi suoi giorni. Tenero e caro oggetto il richiama, e 
quasi indebolisce e sospende la sua magnanima risoluziorie. 
Questi e il suo Gregge . L' incertezza e la diuturnità de- 
gli eventi, cui egli si espone, dipingono all' agitata di 
lui mente forse V ultimo addio , eh* ei proferisce . Ma 
che mai può sgomentare un' anima forte, mossa dalla vir- 
tù ? Oh mie dolci cure! io vi lascio per ritornare di voi 
più degno, per ridurre una smarrita porzione illustre all' 
Ovil di Cristo , per coprire la Patria di nuova gloria : 



D A [ B E RTO 



geme in cosi dire dal seii profondo > alza la tremante 
destra benefica sul Popol suo, .e s' invola da Jui (17). 

Spieganst ai venti i purpurei vessilli , ed il mar cur- 
vasi sotto r incarco di quella Squadra guerriera. Desio dì 
gloria, che l'anima e la conduce, voti ed augurj> che 
r accompagnano, e l'ardir del noccKiero nel corso ua^ 
affrettar sembrano il gran tragitto . Ma vi si oppone un 
nemico destina. Sedeva Alessio sul Trono di Costantino* 
Valoroso, attivo, simulatore, e geloso delibarmi dell'Oc- 
cidente, come tentato aveva trattenerne le forze terrestri, 
dividerle, insultarle, osò non meno di contrastare il passag- 
gio a quelle del mare , ed inutile render cosi un pode- 
roso e necessario soccorso, il cui grido non poteva non 
destare nel^ sospettoso di lui cuore nuovi tintori . Già i 
legni tutti della Greca marina cuopron V acque di Samo, 
Ma il Pisano stuolo è trascorso oltre Coo , ed oltre Gni* 
do, lasciando ovunque i segni trionfali dell' invitto suo 
corso • Corfù, Ccfalonla , S, Maura, Zante sono già presi- 
diate dair armi del vincitore; così egli ne vendica l'ol- 
traggio e declina insieme le Greche frodi con uri guer- 
resco imponente disprezzo, che atterrisce e non cura, sen- 
za ricusare, se fia d' uopo trarsi d' impaccio, ed aprir 
col ferro il varco contrastato, e delude così qucH' insi- 
dioso Monarca, Ma il cìtnento è già inevitabile: Patara 
n' è da lungi la spettatrice . Schlcransi in ordine di bar- 
taglia i Pisani Navigli , e coir usata intrepidezza feroce 
attendono gli aggressori, che ìnordinati rapidamente s'avan- 
zano . Torrenti d* insolita fiamma distruggitrice scagliansi 
dalle prore ostili per le infocate gole d'orridi mostri.... 
non temasi per la gloria di Daiberto e dei suoi. Improv- 



Ù A I B E R TO 

[viso tttrbine procellosa sconvolge io un momefttd ed inor* 
gogUa i sonori flutti, apre spaventevoli abissi» mugghia, 
minaccia , e sottrae così la nemica Flotta ad una memo- 
rabil vendetta, per serbarla ad un destino ancor più mi- 
iSerabile • Già superarono i nostri le alture di Creta , e 
corsero a spargere il terrore su i lidi di Cipro (18)* Te* 
[masi piuttosto d* un ardire intempestivo e soverchio, in- 
[tollerante , eh* altri il preceda , e seco divida la palma • 
La Veneta formidabil Flotta è sul mare: Rodi 1* ac- 
[coglie i ne giunge al Pisano stuolo la fama. Emula gara 
[antica , onde aspirano al dominio dei mari , repente in- 
(fiamma queir anime impetuose, e 1* istiga a dar prova ai 
rivali di magnanimo ardimento. Rivolgonsl all' Occaso V 
agili prore, cui muove in un solo istante universal grido 
|Concorde; s* apprestan macchine ed armi; dai lampeggian- 
ti acciari il mar percosso risplende, ed al clangor delle 
trombe eccitatrici risponde il rimoto lido. Ma nelP im- 
provviso tumulto veglia il provido e generoso Daiberto , 
e, dove, grida, dove, o sconsigliati? Voi correte a cuck 
prirvi d' un* onta eterna. Quei valprosi, che destano il vo- 
stro sdegno, non sono forse i compagni amici della co- 
mune vittoria ? Ed osereste macchiar di sangue fedele quel- 
le spade , che , sacre a Cristo , solo impugnaronsi a versar 
torrenti di sangue barbaro , e che dcggionsi in voto ap- 
pendere alla gran Tomba? E mentre Urbano veglia a pie 
dcir Altare per implorare dal Dio degli Eserciti invincibil 
valore al nostro braccio; e mentre i magnanimi Franchi 
forse in questo istante medesimo grondanti di sudore apro- 
no fra le stragi il sentiero al trionfo, voi .... ah ! pe- 
ra V ingiusto disegno e reo, depongansi V anni e V ire: 



D A I B E RTO 



e ttoa sia vero, che, tradite per voi le speraMe della 
Fé, della Patria, si ricuopra d* ignomima il nostro Bome. 
AH' autorevol voce, al temuto cenno del gran Pastore, 
torna V osata calma nei cuori, ed anche il men saggio 
arrossisce d* un' insano trasporto. 

Ma Daiberto non ottiene interamente il frutto dell' eroica 
suo zelo. Una divisione, forse perchè troppo lungi tra- 
scorsa , o non ode , o non cura i rimproveri del magna- 
nimo Condottiero* Cinquanta Vascelli sul rapido aleggiar 
dei remi volano a Rodi, ed invano trattengonsi dai paci- 
fici messi , che loro muovono incontro gli Adriaci guer- 
rieri (ip)* Giungere, precipitar sul nemico, investirlo fie- 
nosa mente con orrida tempesta di pietre e dardi è V opra 
audace d* uno stesso momento, I forti Veneti^ prima as- 
saliti che minacciati , si accingono inordinati a mal sicu- 
ra difesa; e se non piegano all' urto ostile, è un dispe- 
rato coraggio, che gli sostiene; ultima risorsa deli' anime 
valorose . Bcral clamore d' intorno orribilmente risuona • 
Cresce il tumulto; combattesi da ogni lato- Alle scarchc 
faretre succede l* avido ferro* Berve la mischia: s' urtano 
le prore, e si premono insieme, e come nel campo di 
battaglia, si combatte sull' onde, ed intanto regna la stra- 
ge , e il mar rosseggia di sangue . 

Se qui rammento una giornata infelice , che ti fune- 
sta e ti oltraggia, perdona, o mia Patria, all' amor del 
vero - Forse emendo così una culpa non tua , e nel più 
sincero aspetto dipingo un tuo pregio illustre , di cui vol- 
lero altri soverchio ornarti, ed altri adombrar tentarono 
interamente (20)* Cedono gli assalitori, e T orror nottur- 
no assicura ad essi Io scampo presso i compagni . Intanto 



D A I B E RTO 



^' error di pochi diviene universale, e tutti loro malgra- 
do dcggiono asserirlo e difenderlo* Freme il Veneto irato i 
ed anela vendetta • Daiberto senza viltà , e senz* audacia , 
ne declina gli attacchi, ed osa di stargli a fronte; ed a 
gran pena trattiene temporeggiando , e serba a miglior 
uopo I ' irritato valor dei suoi . 

Deh! quai giorni preziosi sacrificate ad un folle tra- 
sporto , o valorosi ! Voi contrastate una vittoria luttuosa 
e meschina : e mentre , immemori dei vostri generosi im- 
pegni ignobir ira v' occupa e vi trattiene, ecco suU' espu- 
gnate mura di Solima fortunata già trionfa la Croce (21); 
ed il pio Vincitore 

// gran Sepolcro adora, e scioglie il voto* 
Se ne divolga la fama e giunge alla Flotta . AI 
chiaro grido improvviso scuotesi ogni core: e, come ad 
urto lieve divampar veggonsi di repente I* elettriche fa- 
ville, rimorso, emulazione, pia tenerezza, desio d'onore 
punge ed infiamma ad un tempo * iscesso queir anime 
sensibili e feroci. Chiedesi ad alta voce, che là si corra 
a cercar nemici, a combatterli: perdita stimasi un pili 
tardo trionfo, e si vuole, a costo ancor della vita, espiar 
r oltraggio recato alla propria gloria. Gode a queir intol- 
lerante novello ardore Daiberto, e ne profitta. Lasciansi 
alfine le odiose acque Anatoliche , e già dai veloci legni è 
coperto il mar Palcstino. All' apparir di quei venerati Li- 
di s' alza un grido misto di tenero pianto; ciascuno pro- 
strasi umilmente e V adora, ed a vicenda confortasi di 
porvi tra poco il divota pie vittorioso. Ma qual prin^jr 
ro s' apre campo di gloria al feroce desio 1 che accende 
quei forti petci? Essa è Laodicea. 

Titm, ni. B 



9a 



A I B E R T O 



Boe mondo ^ quel Principe audace ed intollerante, che 
al valore^i ereditato dal prode Roberto, aggiunse insazìabil 
sete di farsi ognor più grande, non pago di signoreggia- 
re suir espugnata Antiochia , premeva di stretto assedio 
Laodicea, i cui fedeli abitatori volea colpevoli dei disa- 
stri sofferti dalle armi alleate. Giungere non potevano ai 
di lui disegni più opportune le navali forze Toscane (22). 
Ei le previene, le istiga* L'odioso Greco nome, desio 
di vendetta, ardore impaziente di segnalarsi sprone aggiun- 
gono air irritato valore di quei forti Guerrieri . Né si 
frappone dimora, né si dubita sulla scelta dell' off*esa ; 
1* urto primiero colà dee dirigersi ov* è 1* assalta più dif- 
ficile e periglioso. Due munitìssime torri difendono V in^ 
gresso del Porto , e presentano una formidabil barriera , 
I più vicini Vascelli le circondano in un momento . On- 
deggiano l'eccelse gabbie, gravi dei più validi arcieri; 
grandine orribile di giavellotti e di pietre enormi sgomen- 
ta ed opprime i difensori sbigottiti ; e già dai vibrati 
ponti piombano loro sopra i rapidi assalitori , Grondano 
r oppugnate mura di sangue; inesorabile spada quasi in- 
crudelisce su i vinti: ne ingoja Tonda i miserabili avan- 
•ri^'e la candida Croce dalle inalberate bandiere segna 
r improvviso trionfo (23). 

Ma nuovi oggetti richiamano lo sguardo del vincitori. 
Folte schiere d* armati occupano le campagne di Gabu- 
lon. E' questa una gran parte del Cristiano esercito vit- 
torioso, che adempito il fortunato pellegrinaggio fa ritor- 
Italia Patria (24). Daiberto n'ode appena T arrivo, 
che, unito ai suoi più illustri compagni, corre a quelle 
tende trionfali , ed alla vista di tanti invitti campioni 



D A I B E RT 



il 



[trattiene invano un dolce fremito , che tutto agita e com- 
muove il suo gran cuore- Tenerissimo pianto gli cuopre 
il volto . Il Principe , il Soldato non sfugge ai di lui af- 
fettuosi abbracciamenti, agli ardenti suoi baci (25)*. Oh 
magnanimi, esclama, oh valorosi! Ed è pur vero, che 
ritolta ai barbari tiranni respira la Città Santa , e libero 
è il varco al Sepolcro adorato del Redentore ! Oh mani 
invitte, che ne apriste gloriosamente il sentiero! Oh ci- 
catrici onorate , testimoni benemerite del grande acquisto ! 
Voi vivrete nella benedizione dei secoli, né potrà ram- 
mentarvi la più tarda posterità senza lacrime di gratitu- 
dine . Deh perchè non fu dato ai miei sotto le sacrate 
mura essere a parte di quell'agone di gloria! Ma indar- 
no e r invidia , ed una folle emulazione trattennero il 
nostro zelo . Ciò , che conquistarono le vostre armi , fia. 
dalle nostre assicurato e difeso : voi incominciaste , noi 
compiremo la gran vittoria (26). Furono già per noi ven- 
dicati i vostri oltraggi , e ad un mio cenno V infedel 
Laodicea . . • . Confuso uni versai mormorio insorse a lai pa- 
role, ed apparvcr sulla fronte di quei guerrieri il disde- 
gno e r orrore • Ma istrutto appena del vero, Daiberto 
ritorna ai suoi, e, svelato T inganno, dolenti del sorpre- 
so loro valore, gli ritrae dalF offesa di queir oppressa Cit- 
tà. Quindi ai rimproveri ed ai consigli del provido Pasto* 
re , abbandona Boemondo istesso V ingiusta impresa , e 
Laodicea fra lieti applausi apre le porte all' esercito vin- 
citore (27). 

Il saggio Ademaro più non viveva; ed Urbano solle- 
citato dai conquistatori d* Antiochia ad animare colla sua 
presenza quella spedizione benaugurata, affidate aveva al be- 

B a 



D A J B E R T 



nemerito e fedel Daibcrto le cure dell' Apostolico Mini- 
stero (28). Già le desolate Chiese d' Oriente ne richie- 
devano il più sollecito esercizio, ed egli medesimo il vi- 
gilante Legato desiderava adempirlo, Aggiangevasi l'arden- 
te brama dei suoi di segnalare il loro coraggio su quella 
Terra beata, ed un impaziente divoto affetto di onorare V 
augusta meta del guerriero pellegrinaggio • L* Istesso reli- 
gioso pensiero aveva già mossi il Principe Antiocheno/ ed 
il Conte di Edessa • Daiberto si congiunge ad essi presso 
Valania, ed un pio esercito poderoso s' incammina a Ge- 
rusalemme (29), 

Essa onorava Goffredo il suo novello Signore - Pietà 
insigne , valor senza pari , alco senno , prudenza moderatri- 
ce , magnanimo e docil cuore, onde immortai vive il di 
lui nome, meritarono a ragione, eh' ei fosse prescelto a 
salir su quel Trono, che era V opera avventurosa del sud 
candido zelo, e dell* invitta sua mano. Al grato annun* 
zio, che si appressa alle sacre mura quella turba fedele, 
fra i ministri del Santuario e V affollato Popolo, muovcsi 
il pio Monarca a felicitarne V ingresso . Qual tenero spct- 
tacolo si presenta ! Tenaci amplessi scambievoli , voci af* 
fcttuose e tremanti interrotte da folce lacrime , gridi lieti 
di gioja , caldi voti ed augurj , onde a vicenda commo- 
vuonsi queir anime generose, sono i pegni sinceri dell* 
amistà, che le unisce, e i preludj di quell' intima effusio- 
ne , che alla Cuna , alla Tomba di Cristo , ed al Monte 
dei suoi dolori tutto occupa il cuor pietoso di quei fer- 
vidi Pellegrini (30). 

Ma già s' apre a Daiberto carriera luminosa di nuovi 
onori , ed insieme ardua palestra alla combattuta di lui 



'D'A^I "B "E R T 



n 



vìrtiV . A ravvivar le speranze dell' Occidente, ed a con- 
fortarne la pieià, esposti avea, giunto appena, i vani ca- 
si e le portentose vittorie dell* armi Cristiane al Succes- 
sore d' Urbano, cui non fu dato mirare i frutti dell' 
operoso suo zelo (31). Le cure del Tempio indi occu- 
parono i suoi pensieri . Piangeva ancora la Città santa il 
suo virtuoso Simone , e su quella Cattedra venerata sde- 
gnava mirare Arnolfo, cui favoriva un artifizio fallace, e 
cui rigettava il voto universale (32). Raccoglie Daibcrto 
i Pastori ed il Gregge: ricompone quella fedele Adunanza, 
ed a lei rende e calma, e libertà a provvedersi d* un 
Padre . Ma già ti è stabilita la scelta . Egli è Daiberto 
istesso» Il di lui nome suona in un momento su cento 
lingue d' una sola voce concorde. Invano ei ricusa e si 
oppone, e quasi sdegnasi d' esser sorpreso da meditato di- 
segno . Alti applausi ne confondono le scuse , e ne vin- 
cono alfine le modeste repulse; ed i Principi istessi il 
traggono quasi in trionfo alla Sede augusta (33): ove e 
Goffredo e Boemondo veggio umili prostrarsi, e riconoscere 
i sacri dritti del Regno dalla mano paterna del novello 
Pastore (34). 

Non mai più concordi si videro 'ed il Tempio, ed il 
Trono • Una è Ja voce , che ne detta le Leggi , una è 
la mente , onde e Goffredo regna , e veglia Daiberto alla 
pubblica felicità. La mano istessa piomba suU' Usurpatore 
Saraceno , i confini estende del nuovo Impero , ed erge 
Chiostri ed Altari, e chiama nuovi cultori a lodare il Dio 
della pace (35). S'armano invano livor maligno ed invi* 
dia nemica a disciogliere si bei nodi- Se Daiberto, rigo* 
roso custode dei doni del Santuario, ne asserisce V antico 



14 



D A I B E R TO 



dritto t e pensa, che quelle venerabili mura, un tempo 
albergo della Divinità , deggiano tributarsi in oniaggio alla 
Religione ed al Tempio; non ode il pio Goffredo il su- 
surrar velenoso di turba aduiatrice, e al Datore della vit- 
toria zC offre generoso una cara parte preziosa, contento 
della speranza di ricovrarne la perdita nei trionfi , che 
medita il suo valore (36). Ma a lui se ne destina il 
maggiore sulU celeste Gerusalemme, e la terrena piange 
anzi tempo rapito il' suo magnammo liberatore . 

Implacabile invidia, terribil mostro! Ecco 1* istesso gior* 
no funesto, in cui osasti senza ritegno insultare al. virtuO' 
so Daiberto* Per te scosse alfine J' orrenda face discordia 
rea , e chiamare ar^i la • fortuna a lottare colla costanza . 
Mira Daiberto involate da mano armata la dote illustre, 
onde ornar si volle la di lui sposa dal gran Goffredo: e 
invano egli ne reclama i sacri dritti (37); e invano a so- 
stenerli frappor tenta la mano amica del fido Boemondo , 
che troppo lungi s* adira e geme fra le catene d* un Bar- 
baro (3H) * Già Garnicro corre ad occupare la rocca di 
Pavid: s* arma, minaccia, e Balduino, il Successor di Gof- 
/redo , s' affretta a Gerusalemme (39). Ma più non è Dai* 
berto fra quelle mura. Io lo veggio sul Monte di Sion, 
esule volontario sacrificare ali* amor della pace la sua gran* 
dezza ; e lungi dal fasto e dal tumulca, in quello stato 
di tranquilla semplicità, che forma nelle sventure il carat- 
tere dell' anime grandi , cercare la verità nella solitudine e 
nel silenzio, ed umiliare ali* Arbitro eterno le sue speran- 
2e (40). Venite, già si adempirono, venite, generoso Pa- 
store : voi attende 1' amoroso vostro Popolo impaziente; 
Balduino vi appella ed onora : e la fortunata Betlemme il 



i) A l'È E R Tìf 



vedrà fra poca einto per voi di novella regal corona (41 )*^ 
Rcnctesi Daiberco al desiderio universale; e fra le ac* 
ckmazioni , onde onorasi il suo ritorno, impallidisce la 
bieca invidia, e si nasconde. Sfavilla intanto V operosa di 
lui pietà : sapienza direttrice , zelo animatore veglia n per 
esso a render degna della sua dolce sorte quella parte il- 
lustre dell' Ovile Cristiano (42). Ne sfuggono fra tante 
cure al di lui sagace pensiero i suoi valorosi Concittadi* 
ni. Dal vicino lido di Joppe ei gì* invita ad onorare il 
gran Sepolcro nel più lieto e solenne dei sacri giorni (43)1 
ed il solo aspetto del magnanimo loro Duce basta a ri- 
svegliare in quei forti nuovo coraggio . Chieggono impa- 
zienti un cimento; ed Assur è loro destinata da Balduino. 
Vi atxorrono rapidamente: appressano a quelle Spiagge in* 
fedeli i rostrati Vascelli assalitori. Le nemiche mura, stret- 
te già da ogni parte, vacillano all'urto delle Toschc mac- 
chine cspugnatrici : e quella Città feroce , che ben tre fia- 
te potè resistere all' imitto Goffredo , cede in brev' ora 
agi' Itali vincitori (44) , 

Al primo trionfo succede senza dimora il secondo. La 
forte e popolosa Cesarea è V oggetto importante e diffici- 
le, a cui gli chiama la gloria. Ma: quale nell'ardua im- 
presa novello campione s* aggiunge a Balduino? Ai maesto- 
so portamento, al crin bianco, al nobile ardire, che a 
lui balena sul volto, ben ciascuno il ravvisa: egli è Dai- 
berto. Dolce entusiasmo di Religione e di Patria ansiosa- 
mente il conduce ; e se alle tarde annose membra essere 
ormai non possono elmo, e lorica lieve peso onorato, a 
lui servono le candide vesti Sacerdotali d* impenetrabile 
;cudo * S' avanza , precede i suoi : ed affrettando improvvì- 



i6 



D A I B E RTO 



so il passo alle mura nemiche, alza alla vista delP atto* 
nito esercito V ztugusta Croce, e, seguiterai, grida, com- 
pagni invitti; ecco il segno, ch€ vi guida alla vittoria (45)* 
Al grand' esempio , al misterioso atto inaspettato, a quel- 
la voce , che sembra più che terrena , vivo insolito ardore 
agita e trasporta le prqpte e fervide schiere . Cesarea è 
circondata, è assalita, è in preda, ed i! crede appena, 
del rapido conquistatore (46) • 

Ma che ? Coperto di tanta gloria e nel Tempio, e fra 
r armi , dovrà forse Daiberco attendere acclamazioni ed 
omaggi ? Persecuzioni , calamità : ecco la mercede dell' Uo- 
mo , che s' innalza sopra i suoi simili- Una raffinata virtù 
non e sovente se non se V arte infelice di fabbricarsi 
delle sventure, di spiacere agli Uomini, d'averli nemici* 
Io veggio, oh Dio! dal sacro asilo istesso la sediziosa ca- 
lunnia levarsi ferocemente , seminar sospetti , fingere accu* 
se, e il medesimo Balduino, avvolto nella seduzion men- 
zognera» armarsi ai danni del Pastor benemerito (47). Il 
nuovo Signor d'Edessa, i due Guglielmi, e il formidabil 
Tancredi accorrono a salvare 1' innocenza oltraggiata ; ed 
al nero turbine minaccioso succede un tranquillo sereno (48). 
Ma esso è volubile e passeggiero- L' inesorabile odio perse- 
cutore, invocando a clamor fanatico la Religione, che of- 
fende , giunge ad irritare i furori del Sacerdozio ; e Dai- 
Berto , oh destini nascosi della virtù ! Daiberto è perduto 
senzE riparo (49) Illustre sventurato, partite. Che dico? 
no : voi non siete infelice . L' augusta verità , che parla 
sul vostro cuore , vi rassicura , , e compensa abbastanza i 
vostri lunghi travagli. L'onta ignominiosa, onde si vuole 
oscurare il vostro nome, piomba su i vostri persecutori, e 
solo essi ricuopre d' infamia eterna (50). 



D jì t B B RTO 



it 



Giangc Daibereo in Antiochia col generoso Tancredi : 
e Boemondo, sciolto dalle catene, pietosamente raccoglie^ 
ed e seco fedel compagno fino alle spiagge Italiane (51)* 
Venite, esule virtuoso; Roma vi conosce, e vi onora; fre- 
ine ai vostri funesti casi , ed è prodiga con voi di quella 
dolce e rispettosa accoglienza, che esigono V anime grandi 
nelle sventure* Già in mezzo alla luce del Vaticano pura 
ed intatta appare la vostra fé benemerita, la vostra virtù 
costante, ne resta che vendicarne la sacrilega offesa (52)* 

Ma Daibcrto non dee sopravvivere al suo trionfo (53)- 
I giorni suoi giunsero alla meta più luminosa. Eroe benefi- 
co della Religione e della Patria, e sul non trito sentiero 
delle avversità, fra i tormenti dell* invidia e i furori della 
calunnia, libero e vincitore, cede al comun destino j e la- 
scia sopra la terra un nome invitto , che trascorso tra i 
sufFragj della fama e dei secoli , vola immortale al più 
[tardi nipoti, e gode dell' ammirazione e della tenera rico- 
tioscenza dei suoi Concictadini . 

D^ R. T. 

ANNOTAZIONI. 



{ 1 ) Fra le varie denominazioni di Dagoberto , Daimberta , 
DaiabertOr ElaibertOy Vamberto ^ e Lamberto ^ con le quali V Ar- 
civescovo I di cui parliamo , diversamente appellasi dagli Scrit- 
tori, si presceglie quella di Daiberto^ usata da tutti i nostri 
antichi Cronisti y nei patrii Monumenti pubblicati dal Muratori 
y. R. L Tom. UL e FL, e nelle Balte d' Urbino IL, edite 
dal Tronci, dal Cav. dal Borgo, e dal eli, P. Mattei EccL Pi^an, 
Hìsi, Tom. L in Append. 

Tom, ni C 



fB 



D A J B E R T O 



^ 



{*!) X\ Caii. Ottavio d' Abramo nota, che Daiberto ab it^ 
lustri Lanfrancùrum prosapia ie Rubeis nuncupata ortum hahuit , ^^ 
Pis. Primat. Dignis, ac Pra^b, Descript, pag. iod. , MS. n^W ArcK 
Ca^t. Pis. 

., (3) Il prelodato P, M. Mattei , tanto benemerito dell' Istoria 
Pisana^ ha, dimostrato evidentemente, che fra. Gerardo e Dai- 
berto non può collocarsi un altro Vescovo anonimo , come 
parve sti dotti Compi tal ori degli Annali Camaldolesi . Daiberto 
successe -à Gerardo nell'anno 1088;, /or* r;V, pag, 1*4. e segg. 

(4) Il voto concorde del Clero e Popolo Pisano nella ca- 
nonica, elezione di Daiberto, resulta dalla Bolla d* Urbano li, 
Cum cmnesy pubblicata da molti: loc. ih. Appena. Monum. num, 6* 

^ (5) Poco dopo 1' elezione di Daiberto 1 Monaci Valtombro^ 
sani e Camaldolesi si separarono dalla di lui comunione, ac- 
cusandolo come Simoniaco ed Eretico, e reclamarono ad Ur- 
bano IL Ma il Papa con una Balla del dì 12. Luglio io8p, , 
diretta a Rustico e Martino , Priori dei medesimi , comandò 
loro di comunicare senza esitazione col nuovo Vescovo, e di 
prestargli, la dovuta obbedienza » aggiungendo , che" perdonava 
quel trascorso alla loro semplicità , tanto più , che essi ne 
rifondevano in altri 1* accusa . Die motivo alle loro querele il 
«apersi, che Gueaclone, Vescovo di Magonza^ Eretico e Simo- 
niaco , aveva ordinato Diacono Daiberto , sema che fosse a 
notizia dei Monaci^ che dipoi egli era stato reintegrato nell' 
Ordine dair istesso Urbano: los. $i$^ p»g, 175. % jegg. Appenda 
fng, li- e segg, 

(6) La Donazione dell' Isola di Corsica, fatt» a Daiberto 
ed alla Chiesa Pisana da Urbano IL, è contenuta nella citata 
fiolla ^ Cum omnes ^ ^^^ dì S3. Maggio icpi.: e 1* erezione di 
lessa Chiesa in Arcivesfovado e Metropoli dell' Isola predetta si 
ha dall' altra Bo///?^Crw irfx/r^/j/V ,5 del medeiimo Urbano, data nel 
di 31* Aptile 10^2.^ pubblicara 4ài Lujiiij, Uglieiii, Tronci, ev 



B A I B È ÈTO 



E' not9.biIe ciò, che vi si legge in elogio di Daiberto. Ivi: Tum 
quoque Fraternitiis divinae charitatis ardore succensa^ ùb ejusdem 
San&ae Romanaf Ecclesine lihertatemy non solum impendit ^ sed & 
snperimpendi parata est , & nostris laborthus cooperata , muUìsque 
modis trìbuUtionum partì ceps effe&a ec. Crede il eh. P. Mattei» 
che Daiberto andasse in Spagna begato Apostolico al Re Alfon- 
so precedentemente all' epoche mentovate, e forse nell* anno 
primo del suo Vescovado, « non prima, come vorrebbe il 
Derapstero; e il deduce dalle parole istesse d* Urbano, riferi- 
te nel Decreto di Graziano Part. IL Causa I. Qmaest. 2- ^^P^ ^4» 

{ w ) Venerosi , Imprese Militari pag. 48. 

( 8 ) L' epoca della Legazione perpetua nell* Isola di Sarde- 
gna, concessa a Daiberto dal predetto Urbano IL» appartiene^ 
secondo il P. Mattei, al detto anno 1092., ovvero al seguen*» 
•te. Non può determinarsi precisamente, perchè manca la Boh 
la d* Urbano • Che peraltro una tale onorificenza fosse da lui 
concessa ja Daiberto, e contemporaneamente air onore Metro- 
politico della Corsica , non può dubitarsene , rilevandosi ciò 
chiaramente dalle seguenti Bolle d'Innocenzo IL del 1138.» 
d'Alessandro TU. del 11^6., d'Innocenzo IIL del 1 197. , e d* 
Onorio IIL del 121 8. Mattei Append, pag, 33. e segg. 

Non è noto qual fosse 1' eresia, di cui era infetto Tor- 
chitore Giudice di Gallura , scomunicato perciò dal Legato 
Daiberto nel Concilio di Torri ^ avendosene soltanto una gene- 
rili notizia dalla Lettera tV un Monaco ^ pubblicata dal Martene 
Veter. Monum. Tom, L col. 522, Ivi Torchitore diccsi maledìBus 
Ó* impurissimns Tyrannns , obduratus s'tcut lapis adamantinus , nt 
nullui ferrey neque accedere in eum poteste 

(9) Nel dì 17, di Febbraio del 1094. Daiberto era in 
Roma, ove fu incaricato da Urbano di alloggiar seco Lamber- 
to Vescovo di Arras ^ ed i suoi. Quindi intervenne alla di lui 
Consacrazione, occorsa nel dì 19. di Marzo, Dachery SprciL 
Tom. HL^ pag, 24i./Fleurjr Istor, Ucci. Lib. LXIF, ann. sudd. Nel 

C.2 ' 



«e> 



D A I B E R T 



dì 5. Aprile Daiberto soscrisse al Giudizio proferito dal Papa 
per la precedenza di Raulo Vescovo di Tours e di quella sua 
Chiesa sopra Rolando Vescovi^ ài DqI ^ ^à altri Bretoni, Martene 
he. Cit. Tom. liL coL 880., Fleury he. cit. 11 motivo della 
lunga dimora in Roma del nostro Daiberto non è giunto & 
nostra notizia: ma certamenee esser dovè molto più interessan- 
te delle ingerenze occasionali» che ci hanno conservata la mer 
moria della di lui permanenza* Era gran tempo» che egli» per 
testimonianza del medesimo Urbano, BoUa cit.^^uilluatibus Ecclesia 
fra viribus insudabat ; ed il vedremo in seguito per più anni 
unirsi intimamente air istesso Pontefice per il bene della Chiesa , 
(io) t) Ego Daibertus gratia Dei Metropolis Pisanae Givi- 
)) tatis Archiepiscopus una cum meis Fratribus Santflae Mariae 
^ Dei Genitricis Canonicis, iterum atque iterum Fabrorum hu- 
« millimis supplicationibus impugnatus atque dcvi«flus, quia spon» 
93 te se nobis obligaverunt daturas Mlsso Sanclae Mariae ad 
j) Opera m solidos viginti per unumquemque annum ^^ • . con- 
yy cessi atque disposui, uc corum nominibus in Libro Missa- 
I) rum nostrae Matris Ecclesiae Sanilae Mariae conscriptis» sem- 
^ per intcr ipsa sacra Mi&sarum solemnia ipsorum memoria 
^ ficrct a Sacerdotibus prò salute animarum & corporum» quara- 
1^ diu suae promissionis vellent serTare in nullo imrainutum 
^propositum. Item concessimus et disposuimus eadem de caus- 
19 sa » ut si quid in divinis oflìciis & ministcriis intcrmissis of- 
^ fcnderint , inlirmitate » vel alia necessitate impediti , nostris 
yj orationibus adjuventur. Haec eadem certis etiam omnibus Fa- 
„ bris concedere sumus parati» qui se nobis, «icut designatum 
j> est» obligabunt atque persolvcnt, Quod fi spontanee fecerint» 
D ut de Dei Misericordia speramus atque confidimus » orani 
^ tempore , Sandae Mariae patrociniis muniti , nostris etiam 
jy adjuti orationibua se promisisse U persolTisse gratulabun- 
yy tur ec. ^, Questa Documento ^ conservato nell' Arch^ Anivesc. 
Prsano\ e pubblicata dal Muratori nel Tum^ /IL Antiquh, Mid^ 
Mw. f«/. iop9-» ha la data dei 5. Otcobr<£ 1094 



D A*J B E R T O 



SI 



(n) Urtano celebrò in Pisa la solennità del Natalt àcVC 
anno 1094.; e Daiberto ei studiosissime servivi t% come si espri- 
me Bertoldo di Costanza in Chron. Germ. Hi si. Uh ai ann. 1095. 
pa^. 3^2. Il Barouio assegna L* arrivo d* Urbano air anno sus- 
seguente 1095.; ma il P. Mattai notò col Pagi, che V illustre 
Compilatore de^li Annali Ecclesiastici conta gli a\ini a Nativitate 
Domini i toc* cit. pag. 182* 

-t« (lÉì) Il Concilio di Piacenza si tenne nei primi giorni di 
Marzo del 1095, : e Daiberto vedesi annoverato tra i Padri di 
quella sacra Adunanza pressa il Baluzio Tarn. VL MiscelL pag. 

(13) Fleury Lik LXtF. $. 27. 
"- 1.(14) Il Concilio di Clermont ebbe principio nel di 18. No- 
irembre 1095*, he. tit. num. aS. Trovasi dipoi Daiberto nomi- 
nato nella Consacrazione della Chiesa di S. Marziale di Limoges^ 
celebrata nel giorno ultimo del predetto anno 1095,» come pu- 
re ad altre Dedicazioni ^ di cui presso il Alartene he. cit^ Tom* 
L coL ^l'2.% ed il Fleury loc, eie. num. 36., e 58. E finalmen- 
te vedesi Daiberto soscritto fra i Padani del Concilio di Nimcs ^ 
convocato sul principio di Luglio dell* anno 1096., Dachery 
loc. cit. Tom, ir, pag, 234., e nel dì ir. di Settembre a Ta* 
rascon sul Rodano soscritto parimente in favore d* una Dona- 
zione fatta al Monastero di S. Vittore di Marsilia , Martene ioc. 
€it. coL 55^. 

(15) Daiberto * che in tutto il viaggio non s* era mai 
disgiunto dal Papa Urbano , vcrisimilmente ritornò in Italia 
con esso. Bertoldo di Costanza in Cliron.^ e Fukhero di Char* 
tres» Gesta Peregrinantium Francorum Cap, 2* pag. 388. -nel Tom. L 
della Raccolta del Bongarsio» scrivono > che il predetto Ponte* 
fice celebrò la festa deir Esaltazione della Croce pressa Pavia nel 
di 14. di Settembre del mentovato anno 1096. Ma se. egli, pel 
sicuro Documento sopraccitato , era a Tarascon sul Rodano il 
di li* dell' istesso mese, come nel 14. esser pote^n in Pavia? 



ss 



I> A I B E RT 



A ragione percIS crede il Pagi in Crhic. , che Urbano passtt-i 
se più tardi dell' epoca pretesa in Lombardia ; ed è molto 
probabile, che egli nel suddetto giorno arrivasse piuttosto in 
Pisa ( forse negli Apografi di quelli antichi Scrittori per errore 
cambiata in Pavia ) donde passato a Lucca, incontrasse pre^ 
so quella Città una truppa di Croceslgnati Francesi, condotti 
da Roberto Duca di Normandia^ e da Stefano Conte di Blois^ 
come racconta il cit. Fukhero* Sembra pertanto, che il ritor- 
no in Patria del nostro Daiberto possa assegnarsi alla metà 
di Settembre del 1096. 

(ló) ^) Anno Domiuicae Incarnat. millesimo nonagesinio no- 
„ no, Ecclesiae Romanae praesidente D. Papa Urbano IL, Pi- 
^ sanus Populus in navibus centumvigintì ad liberandam Jeru- 
,^ salem de manibus Paganorum profccìus est, quorum redor & 
„ Duftor Daibertus Pisanae Urbis Archiepiscopus extitit ,, . Gest. 
Trhunph, per Pis. faB, S. R. L Tom, VL cui 100. ,^ Stolus Pi- 
55 sanus in Hierusalem ivit cum navibus centum viginti ec* ^ 
Fragmcnt, Aulhr. incerta loc. cìt. coL icp. ,, Jussu Papae Urbani 
,j secundi Daibertus Pisanae Urbis Episcopus , deinde Archiepi- 
,) scopus , extitit DomJnator & Redor cxercitus Pisanorum sci*- 
9, licet CXX. navium . Qui Daibertus jam declaratus Pisanui 
,3 Archiepiscopus , faflus deinde Patriarcha in Hxerosolima re- 
9} mansit „. Breviar, Pisan, Histor, loc. cif, col. 168. 

(17) Se la Flotta Pisana giunse nella Palestina solamente 
nell'Agosto 1099., come sarà dimostrato in appresso, sembra 
potersi congetturare, essere ella partita poco prima del princi- 
pio di Primavera dell' anno istesso. Il 1099. indicato dai ci- 
taci Cronisti, ancoichc ivi enunziato secondo V antico stile Pi- 
sano ^ non deve retrotraersi al 1098. comune ^ come parve al Mu- 
ratori AnnaL d* ItaL ann* sudd.; poiché se la squadra per avven- 
tura partì prima deludi 25. di Alarzo, è chiaro, che V anno 
Pisano in questo caso coincide coli' anno comune. Or che vera- 
mente così accadesse, pare doversi inferire per le due seguenti 



DA I B E RTO 



*3 



osserrazloni * Daiberto era tuttora in Pisa sul fine di Luglio 
1098., come si ha da due Carte ^ una di conferma àéi Muna- 
itero Ai S. Lussorio^ e l'altra di elezione di Ugone in Abate 
^Aéi medesimo, edite dal Muratori Antiq. Ital Med. Acv^ Tom. 
Ili, coK HOT. o sfgg. Secondo una tale epoca il convoglio non 
li)otè partire che nell' Agosto seguente, o nell' Autunno; onde 
ine se»uirebhe, che avesse impiegato in quel viaggio quasi un 
^anno , ciò , che riguardo ai Pisani , espertissimi in queir etk 
imella navigazione , pare affatto incredibile . E' certo inoltre,, 
[che la Flotta Greca, allestita diill' Imperatore Alessio per op- 
re© rsi , come vedremo nella seguente Nuta^ al passaggio àc\, 
[Pisani, parti da Costantinopoli nel mese di Aprile 1099. Ecco-, 
[ne la tcsrimofiianza oculare d* Anna Comnena : ^^^XÒivrH ov> 
\t^^ {i€y ettaro ^i(i)Q fJ^tìì^U TSpiTirsvQkTos A's-psÀ/n'au* w Alexìad. Lib, XI. 
P*^S* '-<55 » Etifz, Venet. 17-29. Se dunque i Pisani fossero partiti nell' 
Autunno 1098,, inutilmente sarebbe loro uscita incontro la Flot- 
ta Greca nelT Aprile 1099. Sembra dunque, che la partenza dei 
[primi deva assegnarsi al Marzo del medesimo anno 1099, 

(18) Ecco come dalla predetta Cojnijena distintamente s^. 

Idescriva il preparamento dell' Armata navale Greca, e V in- 

[contro di essa colla Flotta Pisana. ^ Galli, qui belli Jerosoly- 

|ii mitani graiia in Asiam veni^rant, cum circumspedo rerum 

■^ statu necessariam putarcnt tum ad tuenda jam quaesita,, tum 

^ ad caetera expeditionis susceptae Consilia patranda , occupa- 

7) tioneui reliquarum urbium Syria-C, quam ad rem sine auxi- 

5j Iris novis & validis Occidentalium suorum ^^^% iinpares cer- 

)^p nebant, egerunt per Legatos promissione praemiorum ingen- 

^,j tium cuai Episcopo Pisano, ut h commodare sibi opes & 

Yf operam ea in re rellet. Annuk ille, aliis quoque duobus 

„ eamdem macis oram accolentibus in eamdem secum auxilii 

„ Jerosoly mitani adomandi curam ac sententiam pertraftis, Nec 

yy mora communi tres conatu incumbentes in opus congregando- 

30 rum undique bireijùum, tnremiumque^dromonmii, caetcrarumque 



14 



D A l B E RT 



fj id genw feloclum navium, tantum brevi perfecere, ut nongen- 
^ taruni omnis formae parata classis staret: quam conscendens 
^y ipse Pisanus Syriam versus ad eos, qui se vocaverant, intendit 
,5 cursam , Verum ia itinere non modicam istius numeri partem re- 
^5 liquit ad tutelam Corcyrensis Arcis Coryphus , Cephalcniae > 
f) Leucadis, & ZacyntKi. His auditis Imperator in cunjlis Romanac 
jy ditionis navalibus 4c portubus aedificari naves jussit . Ipseque 
^ quod praecipiebat prlmus exequens» Constantinopoli ubi lunc 
,^ erat, multas locavit fabrlcandas. Nec imperasse sati$ habens, 
,) aderat, praeeratque operi, Oc sublnde, monere conscensa , clrcu- 
,) mlens, visebat monebatque fabros, qua forma, quaque arte 
^j naves oporreret construi . Etentm exploratura habens quam 
,5 experientes Pisani essent navalium bellorum, verensque, ne 
,) quam ab iis majorem cladem sua classis acciperct, ita naves 
„ curabat adornari , ut cujusque in prora longe extantia emi- 
„ nerent ex aere ferrove simulata capita Leonum aliarumque 
^y ferarum bestiarum, diduflis lateque hiantibus riLlibos . Quas 
yy etiam tetras facies ad majorem cerrorem tum auro & pigmen- 
fy tìs jubebat colorari; tum vero etiam ita intus per arcano^ 
,^meatus, concoTtosque duflus aptari , ut per eas fauces sic 
yy apertas cjaculari flammas in hostem Romani possente non 
,) tam pernicie ipsorum , quam admiratione & metu majori; 
yy quod tanta vis inopinati ac novi mali ex formidolosissimis vel 
9, ad aspeflum monstrorum horrendorum buccis erudaretur. Has 
„ ralì artificio paratas naves Taticio nuper ab Antiochia re- 
,5 duci siraul tradidit ; simul eidem illi viro probatissimae vir- 
,5 tutis, quo alacrius novum hoc bellum capesseret , amplam 
,5 in primis appellationem indidic Illustrissimi Capitis . Caeterae 
^ classi unlversae titulo & pò testate Uucis Magni Lanrulphum 
fy praefecit qulppe vi rum navalis puG:nac peritissimum . Solve- 
yy runt hi Constantinopoli mense Aprili cum classe Romana 
,j universa: & Samo, proximo cursu obitcr perstriila, navibus 
^ adverso licori applicitis, in continentem exscenderunc , navi* 



D A I B E R T 



*5 



fy già recenter aedificata, asphaltis illic abundantld iitimftione 
^y multa firmatori. Certiores ibi fiunt praeteriisse Pisanam Clas- 
,) sem, Quare solventes ipsi post eos currunt, versus Coam 
„ insulam . Pervenerant eo Pisani mane diei eins, cuius sub 
„ vesperam Romani eodem appulere . Ergo sic opportunitate 
,) exclusi rei gerendae, quippe Pisanis» qui longo intervallo praecu- 
9, currerant, non inventi* , Gnidum abeunt, insulam prope Con- 
ry tinentem Orienti» sitam . Ibi deprehensuros se rati Pisanos, 
1^ spe quidem excidetunt praedae totius , rbpererunt tamen re- 
„ liaos Pisanorum allquos, a quibus interrogati^ quo ivisset 
' 99 Pisana Classis » Rhodum versus navigasse iilam audiverunc . 
,j Nulla mora inseqiiendi fa£la . Inscant solutis admissisque post 
5, Pisanos navibus ; brerique eos assequuntur inter Pattara & 
^Rhodum. Eos Pisani conspicati* Classe cito disposita apte ad 
,j navale praellum , 6c tela & animos ad pugnam acuebant < 
^ Admovetur interim propius Romana Classis: & quidam Co-^ 
9, mes Peloponnesius Perichytanes vocatus , sclentlssimus artif 
fy navigandi , toto remigto suae moneris incitato, velocissimo 
9, impetu Pisanos petit , perque ipsos medios flammea rapiditate 
,5 pervolans ad Classem rursus se Romanam retulit. Caeterum 
y, nostrae Naves haud satis ordinatae , satisque Jun£lae, sed tu- 
jy multuario quodam impetu pugnam cum Pisanis capessebant. 
^) Quin Lantulphus ipse, ubi se admovit primus Navigiis Iiosti- 
jy libus» ignem intempestive jaculatus, ideo temerei & sine ho- 
^y stium damno dispersum , fructum inventi novi nullum ha- 
,5 buit- Felicior fuit Comes Eleemon didus . Is magnani auda* 
9, fler aggressus Pisanam Navem , cum incidisset in ejus gu* 
yy bernaculum, itaque se implicuisset, ut retro inde cedere ne-* 
^5 quiret, captus esset utique, nisi praesentem in tali perìcu^ 
,5 lo animum ad paratara appulisset machinam evomendae flam- 
^ mae per fauces aeneas, ut diximus- Ergo id agere adorsus, 
,5 cum magna pernicie Navis hostilis, cui adhaeserat, tres quo* 
,j que inde alias maximas sese strenue circumagens eadem pe- 
7m. Ili D 



p^^ 



D A I B E RTO 



^ %m incendii sparsUis afflavit & absumpslt . Inter haec re- 
^ pentii mutato vento turbar! mare, mugire flucìiars , concnti 
9) mtìtuo coUisu Naves , stridere antennarum cornua, frangi ac 
fj discerpi. vela, denique ia praesenti demersionis periculo ac 
99 metu Naves esse j communis hic erat ambanim partiun* ter- 
^ ror. j^ Alexiad, he. eh. ex interprete Possinii . Credè il me- 
desimo dotto Traduttore ^ che il Vescovo Pisano qui nominato 
fosse Pietro, cioè Pietro Moriconi , Successore di Daiberto nel- 
la Cattedra Pisofìa Tanno 1104. Sul qual fondamento il Signor 
le Beau assegnò il fatto d' arme descritto dalla Comnena ali* 
anno 1103., Histoir. des Emper. Rom. Liv, LXXX/l^. Ma è fuor 
d' ogni dubbio , che quel Vescovo Pisano altri esser non potè 
che il nostro Daiberto, come rilevò ancora il Du-Frcsne, cor- 
leggendo il Possino: Dagoàerta risano Episcopo ^ qni postmodum, 
4aptis Hierosoìymis in Patriarckam eleéfas est. f^ Not, Histor. & 
Phiiolùg. ifì Alexiad, pag. ga. ; e che perciò il fatto suddetto 
accadde fra V Aprile e 1* Agosto dell' anno 1099., come chia- 
lamcnte enuncia 1* Autrice , che lo riferisce simultaneamente 
alla pre^^a di Gerusalemme: notando inoltre precisamente, che 
la Flotta^ Pisana, dopo la sofferta tempesta , 4?i/ imulas deprae- 
dandas ^ praesertim Cyprum ^ adjcctrunt animus ^ donde soh-erunt Lao- 
diceam versus ad Baimundum^ cui se suajue , libenter siiiicet ac- 
cipienti ^ à* mutua spandenti ^ detulerunt : loc. iit. Il quale arrivo 
a Laodicea delle Navi Pisane appartiene ali* Agosto 1099. » co- 
me inferiormente sarà dimostrato per incontrastabili temmo- 
nia nze . 

Anche V Autore delle Croniche Pisane^ attribuite al Ma- 
>angone, ove parla della spedizione dei Pisani ali* impresa di 
Gerusalemme» aggiunge^ che essendo i Pisani giunti in nelle terr- 
ee d* Alessio^ quel veleno, die era nascoso t pansh mandarlo fuori r 
§ così nel passare dei nostri Pisani » gli fece assalire di sorta , 
che e bisognò condf attere ; e valentemente f con^ tutti i sua hìgan- 
m ^ falsità » tssendià ajutati dalV Altissimo p passarono con poom 



D A I B E R T 



lenm^^riservàn^ù il vendiearìen^ a i^mpo piti Cùmodo . ^ Contl^ 
muaz. degli Scrin, ItaL Tarn. L tuL 333* Non fu però d* uopa 
di tancD^ poiché la Florca Greca nel fitoritare a Costantiìio- 
poli, «orprcssL da' una violenta burrasca. <juasi presso del Por* 
xot^' naufragò , ed appena potè salvarsi la sola Divisione co^ 
mandaca in persona da Taticio , Alex. he. cit. 

Quanto al numero di novecento Navi, delle quali Anna 
Cbmncna a-sserisce essere stata composta la Flotta Pi^Una: i^x* 

axepj^ùfiiVQi y hc^ti^fag* 365: ^: bisogna <iul rammentarsi del giu- 
dizio, proferito sul merito di quella dotta Principessa, dal Voi- 
sin, De Hf storia. Graec. Lih. IL Cap. 28. Poiché quando anco- 
ra si aggiungessero ai Pisani erifHt 9vo j che non i« Fiorenti* 
nii come ce«z* alcun fondamento spiega le 9stiu he* cit:^ ma 
bcnsV' deggiono siippo'fsi i Veneziani ed i Geno^vesi ^ ^mbra 
nondimeno quel numero eccedente ed esagerato; mentre le Cro- 
nache Pisane concordemente assegnano soli centoventi vascelli 
della loro Nazione: il Dandolo, annoverandovi anche quelle 
dei loro Alleici , conta quasi dugento Navi Venete » in Chronic. 
^Mib. IX. Citp. \or ^L 256. T(?»f. XIL S. S, l; ed il Caf- 
faro fii 'consistere *t*' àrmamente Genovese in soli trentaquattro 
legni, Annat. Genuen. Lio, L, €oL 248, Tom. V, he. eit. On- 
[ile volendosi anche cumulare il numero di tutte le suddette 
;i»iaiFÌ, che altronde non poterono essere insieme, come si dirà 
elicila Nota «eguentc, ne risulterebbe il numero di sole trecen- 
i£0 cinquantaquattro Navi. 

(ip)^5 Veneti Crucefn assumentes , subsidlum in acquisi'*^ 
^ tione Terrae San^flae mittere decreverunt, & per Lega tos suos 
„ Baduarium de Spinale & Phaledrum Stornato Dalmatinos, ut 
^^' cbnferant, requirunt. llli autem fidei zelo, & proWiissae fide- 
.rittatis assentiunc. Con^rregata itaque* concione in' Capella San- 
ai Marci, Hearicum Contareno Episcopum in suum Rcdorein, 

D iì • 



ie8 



D'A I B E R T 



^ Joarmem vero Michaelem Ducis genitum in Ducem exercitus 
5) elegerunt : & ducentorum fere navigiorum parato stelo » a 
^ Porto secedentes, in Dalmatiam venlunt, & ab eis sumta 
9, fidelitate, ex ipsis secum assumimt» & RhoJum navigant, ubi 
,^ hyeraare coguntur. Suadente igitur Alexio Augusto reditum^ 
55 Episcopus eos ad perseverantiam aniiuat; alias incurrere eos 
93 ass.erit cum hominum infamia iram Dei , illud allegans, 
^ nemo mittens manum ad aratrum ec. Omnibus autem in Do- 
55 mino confortatis annunciatur Pisa^os contra se cum quinqua* 
,5 ginta advenisse galéis , & Iniperialia assumpsisse Insignia . 
,j Miitunt ergo Veneti prius Legatos, & quiescere monent . IIU 
j^ Portum sibi vendicare minantur . Itaque miitunt Veneti na- 
,5 ves viginti bene mimitas, quae Pisanorum exturbent exerci- 
^3 tum ; 'S^ tandem supcrvcnienta no£>e viginti diiae galéae vix 
^ ex omnibus evasere ,5 . Dandolo Chron. S. R. L Tarn, XII, Lib* 
IX. Cùp. 10, col 25Ó. Ved. anche il Muratori AnnaL 4" Ital^ 
air anno 105^9. 

(20) Sebbene da ciò, che abbiamo sopra indicato > sia in- 
y^ negabile, che i Pisani partissero tanto anticipatamente da pò- 
tersi unire all' esercito dei Franchi Crùiesignati ^ ed essere a par- 
te della vittoria di Gerusalemme^ il vero è, che trattenuti 
dalle descritte ostilità dei Greci e dei Veneziani, non giunse-- 
ro in Terra Santa se non se quasi un mese dopo la conqui- 
sta di Gerusalemme, il che osserveremo a suo luogo. Alcuni 
dei nostri antichi Cronisti y in questa parte soverchiamente filo- 
patridi y confondendo i fatti d* armi e le loro epoche , hanno 
attribuito, anche principalmente , ai Pisani 1* acquisto della 
Santa Città, cumulando 1' impresa iu genere colla presa spe- 
ciale della stessa Città. Eccone le loro intralciate testimonian- 
ze . „ Pisanus exercitus Maidana urbem fortissimam ccpit , & 
^ Laudociam cum Boamundo, & Gibellum cum ipso, & Ray- 
55 mundo Cornice S* Aegidii obsedit . Inde igitur digressi vene- 
^ rune JerosoUmam^ quae anno mllbsimo centesimo a Christia- 



D A 1 B E R T O 



29 



nis capta 6c retenta fuit i ibique Pisani morantes per ah- 
„ quantum tempods, 6c inopem urbeni reaedi ficantes ad propria 
regressi sunt „. Gest. TriumphaL toc, dt. ^y Hierusalem ac Cae- 
sarea a Chrlscianis capta est decimo oftavo Calendas Augu- 
\v sti, cujus vidoriae Pisanus Populus fuit & caput & causa ,5. 
iBrfiiar. Pis. Hisf, he, eh. y^ Fu presa la Città di Jerusalem» e 
79 la prima laude, e meritamente, fu data a Gottifredo, il qua- 
le fu quello, che dalla sua parte entrò il primo in la Cit- 
Uj tà; la seconda gloria fu data a i Pisani, i quali furono 
^9) quelli, che cntrorono i secondi dalla loro parte ,, • Cronie^ 
lattrlb. al Marangone, /or. cit. eoL 536. A queste si aggiungo- 
ino le indigeste Memorie riportate dall' Abate Costantino Gaeta- 
ini in Not. ad Panduìph. Pisan. R. L S". Tom, IH, Part. L pag. 
^400. > e le rcpetizioni di alcuni nostri moderni Anmìlisù ed Au- 
^tori j che con poca diversità hanno copiato dagli antichi, ag- 
giungendovi ancora qualche cosa di proprio . Ma tutti questi 
racconti divengono sospetti a fronte dei molti Scrittori oculari 
e sincroni della Raccolta Bongarsiana •^ dei quali si farà in se- 
guito distinta menzione, e si riporteranno opportunamente le 
autorità; ed i quali, come nota il mio eh. Amico Mariti, si 
^Kirovarcno presenti alle cose stesse ^ che scrissero y e da quei y che 
i fatti medesimi avevano uditi dalla stessa gente , che personal- 
mente si era trovata nelle imprese fatte dai Cristiani nella pri- 
Pia Crociata , come ancora da altri Autori poto lontani a quei 
tempi ^^, iTaggJ Tom* VL Cap. ir. pag, 42. Bernardo di Guido 
nella Vita di Pasquale IL , nominando distintamente i Popoli 
ed i Personaggi, che ebbero parte nell* acquisto di Gerusalem- 
me, non parla affatto dei Pisani. E V xstesso Pandolfo Pisa- 
no, elle nella Vita del medesimo Pasquale con trasporto d* 
amor patrio parla della vittoria riportata dai Pisani sulle Ba- 
leari, come poi nella Vita istessa del predetto Pontefice^ e in 
quella di Urbano ILy parlando della presa della santa Citta, 
nulla avrebbe detto dei suoi Concittadini ? Ne a provare il 



s^ 



D A 1 B E RTO 



eontrario possono In modo alcuno eulTfagare ne la Luterà^ che 
unitamente a Goffredo e Raimondo scrisse il nostro Daiberto a 
Pasquale IL per partecipargli la conquista di Gerusalemme, e la 
varia sorte dell' armi Cristiane in Oriente, nfc V Epistola dell* 
istesso Papa* ai Cmsalì Pisani ^ pubblicate la prima dal Baro- 
nio, e la seconda dal nostro Martini, ed ambedue , inserite dal 
Cav. dal Borgo fra i Diplomi Pisani num. 21 • pag. 80. o 
segg. Poiché quanto alla Lettera di Daiberto essa non potè 
essere scritta, che fra il ar., e il ad Dicembre 1099, e co- 
sì cinque mesi dopo la presa di Gerusalemme, ved, la iVar. 51. 
Rilevandosi anzi chiaramente da essa Lettera , che i Pisani 
giunsero dopo la liberazione della Città, Ecco come leggesi 
sul fine della medesima Xettera : ^j Celebrata itaqtte vifforia ( di 
Gerusalemme ) reversus 0/ eMerùtus Jtrusalem , relilfo ibi Gode- 
fri ilo Duce. Cmnes S: Aegidii y à' Ruben us Comes Northomannìae t 
if Robert US Comes Flandriae Laodiciam re veni sunt : ibi Classem 
Pisanorum & Boamt^ndi invenerunt . L* appulso dei quali a Lao- 
dijcca appartenere al mese di Agosto 1099. , dimostrasi alla 
Noi. 22. Quanto poi all' Epistola di Pasquale II., essendo 
segnata coli' anr.o secondo del di lui Pontificato, e parlandoci 
in essa di Goffì-edo come allora vivente, ed insieme d' Arnolfo 
persecutore di Daiberto, appella senza dubbio a due epoche 
differenti e contradittorie, cioè del iioo. , e del 1104., come 
osserveremo in prot^resso ; onde a ragione vuoisi credere sup- 
posta , come per altro motivo ne dubitò il eh. P. Mattei toc. 
kit. pag. ì^z. in AV. Ma quando ancora essa Lettera fosse 
sfutentica , altro finalmente non dice , se non che ì Pisani 
vpfri tam praeclaro , tantoque illustri favÌHori mantts edjutrices 
à^ strenuas apponcre prò fosse studuerunt ; qhe è quanto dire, 
che essi cooperarono in geipcre alla conquista ^ella- Terra San^ 
fa* Vanta, che alcuni male informati imputjnano alla Na^io- 
0e Pisana, volendo, che essa né punto né poco ìnfloisse nel- 
la l^rinja spedi^io^e, di cui parIian;io . Strano pensi; ro; ckc 



D^A I S E RTO 



3^ 



0011 marita confutazione e per i fatti da noi sopra allegati, 
e per ciò, che siamo per aggiungere in seguito, e per le tp- 
itimomanze dei più antichi e recenti Scrittori ^ di cui eccone 
alcune , ìl?neti quoque » & Pisani » & Jenuani navìbus onunis 
armis & hominibus , maikinis & viélaalibus , mare sutcantes Qpe^ 
Tuertmt . Baldrico Arciv, di Dol Hist, Jerosoiymit. pag, 89. pres- 
so il > Bongarsio , cui concordano tutti gli Autori contempcra^ 
nei , in detta Raccolta , 

Pisani , ac Veneti propuhant aequora remis 

'Folco presso il Du-Chesne Rer. Frane, Tom. IV. ,^ Sembra a me 

[19 verisimile, che prima della conquista di Gerusalemme i Pi- 
sani , i Veneziani , e i Genovesi , cadaun Popolo colla sua 

v^ Flotta, si movessero verso quelle parti, quantunque vi arri* 
95 vassero solamente dopo la presa d' essa Città- 9, Muratori 
Ann. il^ ItaL ann. 1099., ed altri ec. 

(21), 5 Fu presa la Città di Gerusalemme il di r^ di Lu- 
99 glia dell* anno 1099., in giorno di Venerdì, circa 1* ora 
9) luina, 1' anno terzo, da che i Cristiani Occidentali si erano 

r.^ messi in viaggio per la conquista di essa ,9 . Mariti he, cit^ 
Cap. t. pa^, ì^. Benché sia certo, che la Flotta Pisana non 
fosse ancor giunta a quei giorni alle spiagge d*^ Oriente , non 
vuol già negarsi ostinatamente, che a quella vittoria non po- 
tesse esservi qualche Pisano particolare , giuntovi precedente- 
mente con alcuno dei legni mercantili Toscani, che sappiamo^ 

^da Guglielmo Ardvesc, di 3»a , Hisr\ JerosoL Lib. IVI. Cap, 
tr. presso il Bongarsio, che costeggiando seguitavano 1' Armata 

fai Goffredo, oppure unitosi presso Lucca colle truppe del Du- 
ca di Normandia e del Conte di Blois , Fulehero ìoc^ àtr^ onde 
forse debbano rispettarsi i nomi di Primo di Primo, e di Coscetto 
da Colle, che ci ha conservati una patria tradizione antichis- 
sima come i primi, che salirono sulle .oppugnate mura di Ge- 
lusalemme; quantunque i prciudaù Aotori Bongaiiiani attribuì- 



39 D A I B E RT 

icano un tale onore principalmente a Goffredo, e ad Eusta- 
chio di lui fratello, e quindi ai due fratelli Ludolfo, o Le- 
tolde, e Gisleberto . L* Abate Gaetani, he. cit. dice, che alla 
presa delia Santa Città, ex Pisana Cajetana domQ ( navibus ali- 
quot propriis ejusdem impensis munitis ) tres magni nominis in^ 
ter ali&s interfuisse vìros , Geiasii IL gentiles , Joannem videli- 
Cit^ HugonerHy & Gerardufn ^ ex perantiquis ipsis Pisanorum An^ 
nalibus tradunt Josephus Castalionìus , ir Fabricius Matthaejns^ 
Scriptores tétìque eruditissimi . Et quidem Castalionius inter cc^ 
ter a laudum praeconia de eadem Domo haec adjecit . 

Hinc data opibus magnis , acerrima bello ^ 
Rcgnu Saceriotum lutata est fortibus annis , 
Romanae Ecclesiae , Solio ó* Jjdissima Pctri . 
Vos ego praetcream aeternae notissima famae 
Nomina , Joanncs , Hugo , Gerardc ? Syrorum 
Jmb^llcs nirmae vestris cecidere sub armis , 
Cum sacriim asseruit pietas armata Scpitlcrumi 
Sanctaque Idumacas retulit vi&oria palmas . • 

Kè deve tacersi , che ove il Tasso dice alla Sta^, LV. del 
Canto L della sua Gerusalemme liberata 

Non fiat cK Obizo il Tosco aggravi al fondo 
Chi fa delle memorie avare pr^de ^ 

si vuole, che ivi parli d* un Guerriero della celebre Casa Lan- 
franchi, nominato dal gran Torquato anche , per rimproverare 
ai Pisani d* averli 'negate le notizie, che aveva loro richieste 
pel sue Poema . 

(22) Guglielmo di Tiro, tac. tir. Lib, IX, Cap. 14. pag. 
1^1, t dopo d* aver raccontati alcuni fatti , che appartengono 
al mese d* Agosto dell' anno 1099,, appUcuerunt -^ segue a di- 
re , per iosdem dies apud La^di^iam Syrìae Homines de Italia : 



D A I B E R T 



3S 



inier quoi erat vir iheratus & prudens ^ relrgiosus quoque va!* 
, & hone stati i am/cus , Dominus Daimbcrtus ^ .Piianorum Ar- 
chiepiscopus , Alberto Aquense, altro Scrittart presso il Bongar- 
sio, Hhtor, Hierosolym, Lib, VIL num. 6, pag. 296*» aggiunge^' 
che Dagohcrtus Pisanus Episcopus cum omni suo Comìtatu , /(/n- 
go tempore^ trium mensium^ tommoratus Laodiceae, nunc in via 
hac adjt$nSm est^ per aadare, cioè, in Gerusalemme insieme 
eoa Boeraondo e Baldovino* E quando Daiberto con la sua 
gente parti da Laodlcea , nota Falcherò he. cit. Cap, 20. , che 
rune mensis €rat Nt/vttmbris . Dalle quali, ed altre non dissi- 
mili autorità degli Scrittori Bongnrsiani , è manifesto » che 1* 
arrivo dello stuolo Pisano sotto Laodicea deve assegnarsi al 
mese di Agosto deli' anno 1099, La predetta Flotta, secon- 
do Alberto Aquense ioc. cit, Lib. VL num, 55*, era composta.** 
di dugento Navi, per essersi tra via aggiunte alla squadra dei 
Pisani quella dei Genovesi , i quali dipoi agirono di concer- 
to nei farti d' arme susseguenti. Il totale loro numero si fa 
ascendere a venticinque mila persone dallo Scrittore Anonimo 
Secund. Part. Hist. Hierosol. presso il Bongarsio; Applicuerunt in 
Portu Laodi censi Archiepiscopus quidam Pisanus nomine Daimbertus^ 
^ & cum eo Itali piures atque Tusciani , Hi omnes ad viginti quin- 
que mìllia tam eqnitum quam peditnin poterant aestimari • 

Per altro i Genovesi non giunsero in Siria se non un 
anno dopo V arrivo dei Pisani, come chiaramente nota il 
Caffaro, uno dei Campioni di quella spedizione, AmwL Gcn. 
Lib, I. cpi 248. Tom, 11, S, R. I. ^ Anno MC. GaUae XXVIÌL, 
Navef yf.Jtf Kalend. Augusti a Januensi Urbe recedentes Hicro- 
sùiymam perrex*erunt , à' ad Portum Laodìceae cum exercitu vene- 
runt , ibique per hyemem totam steterunt , cT Orientales partes 
Hierosoiymitano Rege ^ & Antiocheno Principe cnrentes invenerunt\ 
\J istessa epoca st. ha da Anna Comnena , la quale^ dopo d* 
aver descritte le ostilità sopra indicate» fra i Greci. ^ i Pi-- 
%ini, dice, ch>i evolutp hinc annOf e perciò' iiol iioa^^i^certior 
Tom. III. E 



3* 



D A I B E RTO 



fatiiu tsi Imperator parati Gennensem Classem in auxìlìum Fran^ 
corHfU: sensit itatim non mediocris pcriculi rem ease t nec ab Gè- 
nu^nslbui minora Romana Imperia damna quam a Pìsanis esse ti- 
menda ^ Akxiad. Lib. XL pag. 26^* E detta epoca rendesi sem"- 
pre più sicura dall* osservare presso gli Scrittori Bongarsiani , 
che i Geaovesi noa trovansi nominati insieme con i Pisani 
nelle azioni militari prima dell'Aprile dell* anno noi. 

(23) Duas turret vailaverunt t. Ù^ matÌF Navium procera - Ìon- 
gì t tedine nnbeì tangenùbus^ & sport as vimineas in su mn ita te >/- 
fixas continentibus^ , tustades graviter oppressemnt > creberrimis la- 
pidum & sagìttarum iilibus a supervenietste arbore turres Ù vi- 
ros impugnante . Alberto Aq. loc. cit. pag, 290. Vero è , che 
in questo primo assalto i Pisani usarono qualche atto di straor- 
dinaria ferocia : ,j Ma non bisogna qui troppo condannare i Pi- 
,^ sani , né gli altri Italiani di quanto operarono contro i Cat- 
^> tolicl di Laodicea y mentre tutto ciò lo fecero^ ad insinuazio* 
jjj ne di Boemondo, da cui erano stati informati dell* affare 
,j molto differentemente, mentre egli dette loro ad intendere,. 
^,^he_i Cristiani di Laodicea fossero colpevoli di molti disa- 
^istfltv, dhe avevano patiti le truppe Crociate andando a Ge- 
^ TU sa lemme ,3 , Maritr he. cit. Cap* 2. pag^ 30. 31. 

(24) Quella parte dell* esercito vincitore era composta di 
circa ventimila persone, ed era condotta dai Conti di Nor- 
mandia^ di Fiandra, e di Tolosa,, e da altri Principi, Alber- 
to Aq. Joc^ §it^ Mariti loc^ cit. pag, 27. 

. ( 25 ) Asstwìptis Dagobertus aliquibus virit de Comiratà su0 
egregi ir , andè -ov^ erano accampati i Crocesignati \ ,^ qui bus inven^ 
ik,^,, Hit Ilo modo a fietu prae^ gaudio se continere^ potuit ; sei m 
nmnìtém majorrtm atque tninorum colla ruenr^ coepit cum lacrymh 
mniuersos deosculare. Alberto Aq, loc^ cit, Cap. g6. 

t^ó) Questo è il merito, che si compete ai Pisani nella 
pnma. Ooéiata ^ rt Se i Pisani non trovaronsi ptesenri alla lì» 
^ bcrazigae della Cittk di Gerusalemme , non. lasci^irorro per 



D A l B E RTO 



3S 



^ questo di aver molto contribuito ad estendere iti appresso le 
^ conquiste dei Princìpi Cristiani nella Palestina, ed alla con- 
^5 servazione di quelle Provincie ,, . Mariti loc. eh, pag, 46. In 
fatti non solamente la conquista di Assur e di Cesarea nel 
noi., di che parleremo fra poco, ma di Laodicea nel 1102.» 
di Gabulon , oggi Gibelet , e di Tolemaida , o sia Acri nel 
1104., di Seida, l'antica Sidone, nel iro8*, di Tripoli nel 
itop. , di Baruti nel ini,, ed altre in seguito segnalatissime 
vittorie, annoverate dagli Autori Bongarsiani ^ furono T opera 
principalmente del valore dei Pisani . I quali perciò dai Re 
di Gerusalemme, e dagli altri Dinasti Cristiani ottennero in 
diversi tempi Stabili, privilegi, ed esenzioni, che resultano 
dai Pairii Monumenti ^ molti dei 4juali ha pubblicati il nostro 
Cav. dal Borgo Dipi* Pis\ fag, 85. e segg. Sapendosi inoltre 
anche dalla moderna oculare ispezione del prelodato Mariti ^ 
che // nof»e di Strada Pisana trovasi per diversa di quelle Città ^ 
ed anche la Fortezza stessa di Gerusalemfne fino ai nostri giorni 
ritiene il nome dì Castello dei Pisani : he* dt, pag. 46. 

(2';) P%ltornato Daiberto a Laodicea, ed unitamente ai 
Nunzj dcir esercito di Gabulon avendo tentato invano di ri- 
muover Boemondo dall' assedio dell* afflitta Città » comandò ai 
SUOI di ritirarsi, inspirando in essi un giusto rincrescimento di 
ciò ,• che avcvan fatto contro di essa , 9, Boemondo vedutosi 
,, senza ajuto, e sentendo, che i Principi e T esercito loro 
,) da Gabulon avanzavansi verso Laodicea, egli di notte tem- 
,^ pò si levò dair assedio, e si ritirò colle sue poche truppe 
9) non molto lontano da quella Città , Intanto 1* armata venne 
^ da Gabulon in Laodicea, e non trovata resistenza alcuna, 
,^ entrarono nella Città, ove furono bene accolti • Era allora 
t, il mese di Settembre dell' anno 1099. -,, Mariti loc. eit, pag* 
33, e iegg. Quindi i Principi e Boemondo ritornarono fra lo- 
xo in pace per T opera del nostro Daiberto, come si ha dal- 
Ja citata Lettera scritta a Pasquale IL, in fine. Cnmque Archie- 

E 2 



8<J 



D A I B E R T 



piScapMs Pisanus Boamundum & Dominor ncstros cùncordare fecisset , ec. 
(38) Ademaro, Vescovo dì Puy nella Linguadoca> il qoale 
era stato dichiarato Legato Apostolico e Capo delia Crociata nel 
Concilio di Clermofìt » morì in Antiochia d* infermità contagiosa 
nel primo giorno d* Agosto dell' anno 1098. Una tal epoca, 
oltre la rispettabile testimonianza di Guglielmo di Tiro, he, cit. 
Lib. VII, Cap. I,, viene autenticata incontrastabilmente dalla 
lettera, scritta in data del dì il. di Settembre del medesi- 
mo anno I098. , dai Principi Crocesignati al Pontefice Urbana 
II., più di tre mesi dopo la presa d* Antiochia, Lettera pub- 
blicata dal Baluzio Misceli. Tom. /. pag. 415. Onde a ciò, che 
Guibcrto nota indefinitamente , cioè , che Papa Paschalis post 
obitum Podiensis Episcopi , vicem super Dominici exercitus €uré$ 
suam Archi f pi scopo Daiberto Pisano mandavi t y qui jam capta Jhe- 
rusalem , ^ege promoto , cum plurima Classe advenit ,5 : Gesta Dei 
per Francos Lib. VIL. Cap. 13. pag. 539. presso il Bongarsio, 
sembra doversi preferire V autorità di Bertoldo di Costanza, 
che asserisce conferita al nostro Daiberto la Dignità di Le- 
gato in luogo del defunto Ademaro dal Papa Urbano IL 
neir anno 1098. ioc. cit, ad ann. 1098. pag. 3-;^, 

(29) Valania y o Balneis e Balanea^ oggidì detta Baneas ^ è 
posta sul mare fra Gibelet e Tortosa , che restali a Mezzo- 
giorno in distanza di sedici miglia. Mariti he, àt. Tom, V 
pag. 294, Ivi, sciolto r assedio di Assur , Balduino Conte di 
Edessa» e Boemondo si unirono a Daiberto, ed ai suoi Pisa- 
ni per passare a Gerusalemme. Abbiamo da Alberto Aq , che 
quando eglino partirono da Valania , erano già tre mesi , che 
colla loro Flotta erano arrivati a Laodicea , he. cit, Lib. F//. 
num. 6, pag. 1295*: da Fulchero, che tunc mensis erat Novem- 
bri s ^ he. €Ìt. Cap. 20.; e da Guglielmo di Tiro, che com- 
prese anche le genti di' Boemondo , e di Baldovino , tam 
eqnititm quam pediium dioeretur esse multitstdo ad viginti quin- 
fue minia: toc. cip. Lib^ IX, Cap, 14. pag, ';';t. 



D A I B E 11 T 



37 



(30) Natali Domini cum ingenti hmore & comiiatu Christia- 
norum sunt ingressi , Duce Gode/rido gloriose eis occurrente , Ù 
pia eh oscula /adente prae gaudio , summoque desiderio eos vi- 
dendi . Alberto Aquense loc, cit. Falcherò , il quale era uno 
della Comitiva , notò anche il giorno preciso del loro arrivo ; 
Die autem Uh , quo tunc Hierusalem introivimus ^ Sol retrogradus , 
descensu Hyemali peraSo , cursum resumpsit aseensibilem : loc. cit^ 

(31) Questa è la Lettera ^ di cui abbiamo parlato sopra. 
Not* 20. , la data della quale sembra doversi collocare fra il 
£11. e il 26, Dicembre 1099. Non prima del 21, , perchè Dai- 
berto, per le citate testimonianze d* Alberto e di Fulchero > 
non giunse in Gerusalemme e in conseguenza non potè co- 
noscere personalmente Goffredo, e seco lui conferire come Le- 
gato Apostolico ^ se non dopo quel giorno medesimo. Non dopo 
il aó, , perchè in esso giorno Daiberto era gik Patriarca di 
Gerusalemme i come vedreiao nella seguente Nota; e perciò nel- 
la predetta Lettera a Pasquale IL non si sarebbe nominato 
Arcivescovo di Pisa ^ e Legato della Sede Apostolica* 

(32) I più illustri Scrittori della Raccolta Bongarsiana^ ed 
altri antichi mentovati dal eh. P, Mattei, loc. dt. pag. 190. 
Not, 2. , ci dipingono Arnolfo Normanno come un uomo sen- 
za nome, simulatore ed ambizioso, che si umilia per innal- 
zarsi: la cui mediocrità da tutto ciò, che è grande, s* irri- 
ta, e dtvien gelosa; che, nato all' odio e alla sedizione, trop- 
po debole per osare apertamente un delitto, arma di nascosto 
colla calunnia la Religione e 1* autorità contro V innocenza e 
la virtù . Ecco qual fu il persecutore fanatico del nostro vir- 
tuoso Dai berrò . 

Simone, ultimo Patriarca Greco di Gerusalemme^ era mor- 
to neir Isola di Cipro in tempo dell' assedio della Santa Cit- 
tà . Arnolfo voleva ad ogni conto esserne il primo Successore 
Latino. Otto giorni dopo V acquisto di essa egli si adoperò 
presso alcuni del Clero , i quali , come di loro parla Gugliel- 



»8 



D A I B E RTÙ 



mo di Tiro, tpìrìtu superbiat tumidi^ quaenntH quue sua sunt, 
non quae Christi Jesu^ he. eh. Lib. IX. Cap, i.» pretendevano, 
che si eleggesse il Patriarca prima del Re^ ma inutilmente. 
Andato invano il primo disegno, trovò Arnolfo poco dopo un 
protettore nel Vescova di Marinrano in Calabria, chiamato dal 
medesimo Tirio» vir subdolus ir nequam, ioc. clt. Cap. 4. Co- 
stui moka si affitticb, perchè cadesse /* elezione sopra di Arnolfo^ 
il quale contro il sentimento ed il volere dei pia fu messQ nel- 
la Sede Patriarcale; ma ben presto dovette dimettersi dalla sua 
Dignità . Mariti Ioc, cit. pag. 20. 

(33) Visitati i santi luoghi di Gerusalemme, passò Dai- 
berto, insieme co' Principi e gli altri Pellegrini, alla Città di 
Bettelemme^ ove, celebrata la solennità del Natale^ fecer ri- 
torno a Gerusalemme nel giorno istesso , hora diei tertia ^ 
Mìssa quoque tertia cantata, Fulchero he, cit, Cap, 20. Quindi 
ù tenne un Concilio ^j nel quale esarfiinata f elezione del Patriar- 
ca Arnolfo , e trovato , che non era stata canonica , fu dimesso 
da quella Dignità , ed in suo luogo restò eletto concordemente 
/* altrove nominato Daimberto Arcivescovo della Città di fisa in 
Toscana^ il quale fu consacrato da Roberto Vescovo della Città di 
Rama y e questo fu il primo Patriarca Latino^ che avesse Geru- 
salemme. Mariti he. cit. Cap, 3. pag, 67. IL predetto Concilio 
e r elezione del Patriarca caddero sicuramente tra il di 25. 
Dicembre 1099., e il 6. Genoa jo iioo, : perchè Boemondo, il 
quale, come si osservò, intervenne ed ebbe parte nella prò- 
mozione di Daiberto, partì da Gerusalemme nelT istesso di 6. 
ài Genna}o iioo, , accompagnato fino al Giordano da Goffre- 
do, e dal nuovo Patriarca., he. cit, pag. ;;o. , e Cap. 4. pag, 
%2' N<>^' I- Che poi Daiberto fosse eletto Patriarca invitus & 
ignorans y si ha dalla stessa Lettera di lui a Boemondo, della 
quale parleremo. Ciò ripetono anche i prelodati Scrittori Bon* 
garsìanì ^ fra i quali Guiberro ajgiunje : Raptumque Archiepisco^ 
tum , vix ejus conniventia requisita , //; ipsa , qua sedebat Cathe^ 



DAT BERTO 



Z9; 



ira r per seipsos iidem Primi pes in EccUsiam e vederi: he. dt^ 
Lib. VIL Cap. 13. pag^ 539. L' Autore poi dell' Opuscolo Gesta 
Francorum expitgfrantium Hierusalem nella predetta Raccolta^ no- 
ta il luogo del congresso, ed i motivi r a- Daiberto somma- 
mente onorevoli ^ che influirono alla di lui scelta . Gddcfrida 
& Clera in Tempio Sahmonis Ortigregato , die quadam de statu 
Regni Ù Ecctesiae Hierasofymitanae traiiantes ^ Daimbertum illum 
Pisantimy annuente Boiatmindo ^ in Patrìarcham elegerunt , if Eccle- 
siae Sepukri ^ Emulpho deposito^ Otstodem praefecerunt t astrueni,^ 
te$^ ìiium Daimbertum exceliere^ & tati regntì magnopere projii-' 
turum r tum quia doUus & literis apprime esset eruditus ^ tum 
quia praeesse & prodesse domi & Ecclesiae jam din di di asseta, 
E rat & aiiudf. qua eum magìs reiinuerunt . Pisanos enim & Ja-rii 
nnenseSy €Hm quibm ipse venerata Daimbertus in sua quasi po^j 
testate habebat , ur quìdquid ìj^se vellet r, ipsi vellent & facerent , 
Ideoque necessarium & valde opportunam Reip.. suae duxemnfy si 
talem virum haBerent ^ cujus industria & solertia Civitates super 
mare sitas navigio caperent , Cap, 33. pag, 5^8, 

(34) Praediffo Viro Dei in Sede collocato y. tam Dominus Co- 
defridus ^ qfram^ Dsminus Prrnteps Boentundus , hi e Regni , ille 
Principatus , humiliter ab eo slisceperunt investituram , Gugliel- 
mo di Tiro^ loc. cit. Lib. IX, Cap. 16. L' istcsso racconta 
Bernardo Tcsor. De Acquisi t. Ter. Sancì. S. R. L Tom. VIL coh 
^28. Né qui deve tacersi, che agli applausi dell' elezione di 
Daiberto si aggiunsero le congratulazioni d' Ivone di Cbartresr 
che si leggono in una delle di lui Lettere ^ num. 93. pag. 45, 
Edit. i6^Z' nientovate ancora dal eh. F. Mattei he, clt, pag^ 
187^.,, e dalle quali rilevasi» che Daiberto godeva la stima e 
r intima amicizia di quel celebre Prelato Francese * 

(35) ^^ eh' Mariti he, cit.^ seguendo la Cronografia di Ste- 
fana Lusìgnano, dimostra, che dentro gli undici giorni sopra 
indicati come epoca del Concilio Gerosolimitano , si pubblicassero» 
te Assise p cioè le Leggi di quel nuovo Regno, d' uà Codice 



40 



D A I B E RTO 



delle qnali, irapresso in Venezia nel 1535., e conservato nella 
Magtiabechiana y Class, XXIX. ^ ha parlato il eh. Dott. Targioni nel 
Tvm. II. dei suoi Viaggj pag, 192, e segg. Ma quel Libro 
non è veramente» come credè il medesimo Targionl, V istes- 
so Codice delle Assise ^ fatte compilare da Goffredo. Poiché es- 
se originalmente scritte in Latino, e pubblicate nella suddetta 
congiumuta ^ si smarrirono nel 118^. con la perdita della San- 
ta Città . Qaindi trasferita la Corte di Gerusalemme nella Cit- 
tà di Acri, consultando le Scritture^ che erano restate in ma- 
no dei Cristiani, qualche persona ancor vivente, la tradizione, 
e quella pratica, che poteva fino a quel tempo essersi conser- 
vata nel Governo del Regno, ne fu compilato un nuovo Corpo 
in lingua Cauhise da Giovanni d* Ibelino, Conte di Giaffa, 
verso la metà del secolo declmoterzo, che fu in seguito con- 
siderato come le Assise istesse di Goffredo, ed osservato per il 
restante del tempo , in cui i Latini regnarono in Soria ; e ser- 
vi dipoi^ unitamente ad altri scritti, a comporre una terza 
riforma in barbaro idioma Italiano, fatta stampare nel 1535/ 
dalla Repubblica di Venezia per uso del Regno di Cipro, ove 
il Codice Ganloise di Giovanni d* Ibelino aveva forza di legge 
fino dair anno 1291*, in cui gli avanzi del Reame di Geru- 
salemme, scacciati da tutta la Sorìa, passarono in Cipro. Ma- 
riti toc, cit. Cap, 4, Ora che nella Assise Originali avesse par- 
te il nostro Daiberto, sembra non potersene dubitare, non so- 
lo perchè anche nel mentovato Codice Magliabechiano^ derivato 
da quello del Conte di Giaffa , come questo ebbe origine dal- 
le medesime Assise di Goffredo, esse si dicono, ivi, ordinate 
& messe in Scriptum per ordine del Patriarchi de Hierusalenty 
che allora fn prima eletto & sacrato ; ma molto più per ciò 
che ne ha scritto il Tirio tib. XV. XVL e XVII , ed al- 
trove , e dai fatti , di cui si farà menzione , chiaramente 
apparisce , che ai tempi di Goffredo e di Daiberto doveva 
esservi in Gerusalemme un misto Imparo. 



D A l B E RTO 41 

Air epoca istessa, cioè a! primi sei mesi dell* anno iioo.» 
deggiono riferirsi V unione dei Canonici e Cavalieri del Santo 
Sepolcro^ V istituzione dei Canonici del Tempio del Signore^ la 
fabbrica del Monastero della Valle di Giosafat per i Monaci 
Benedettini^ ed altri pii stabilimenti, descritti dal eh. Mariti 
rrclodato, lo$. cit. Cap. 3., nei quali ugualmente concorsero e 
la pietà di Goffredo , e la provvidenza del Patriarca . 

(3^) j^ Interea Hierosolymis , studio & opera quoruindam 
y^ malignorum , quibus semper cordi est scandalum serere , & alio- 
,5 rum invidere tranquillitati , suscitata est quaestio inter Domi- 
^ num Patriarcham & Dominuni Ducem, Domino Patriarcha ab 
,, co reposcente Civitatem Sanftam Deo ascriptam & e)usdem. 
,^ Civitatis praesidium, simulque urbem Joppensem .... Cumque 
,5 aliquandiu agitata esset praesens quaestio , Dux, sicuti vir 
,5 humilis erat & mansuetus , ac timens sermones Domini , in 
,9 die Purificationis B. Mariae, praesente Clero & Populo uni- 
,5 verso in Ecclesia Sanftae Resurreftionis, quartara partem Jop- 
,, pe resignavit; postea die sanflo subsequentis Paschae in prac- 
r^ sentia Cleri & Populi, qui ad diem festum convcnerant, Ur- 
p bem Hierosolymam cum turri David & universis eius perti- 
,5 nentiis in manu Domini Patriarchac resignavit , ea tamen 
,) conditione , ut praediQis urbibus cuni territoriis suis ipse in- 
„ terim frueretur, utereturque quousque captis ex aliis urbibus 
,5 una vel duabus , Regnum Dominus permitteret ampliali . Quod 
^, si medio tempore Dux absque legitimo defunftus esset haere- 
,) de, praedifla omnia absque diflicultate , omni contradiflione 
y^ remota, in ditionem Domino ccderent Patriarchae . ,5 Gugliel- 
mo di Tiro loc. cit. Cap. 16. Benché i fatti esposti da que- 
sto insigne Autore giustifichijio pienamente la condotta del Pa^ 
trìarca, vi sarli nondimeno chi lievemente considerandola sul 
finire del secolo decimo ottavo, giudicherà forse il nostro Dai- 
berto qual' Uomo arbitrario, prepotente, ed ambizioso, e pen* 
fera, che la connivenza di Goffredo, anziché dimostrar legittime 
Tom. III. F 



A J B E R TO 



le pretensloai del Patriarca ^ , soxv^ soltanto a palesar T animo 
generoso di quel Princìpi soverchiamente divoto ed amante 
della pace . Per altro i dritti reclamati dal nostro Dail>erto 
non potranno sembrare né ingiusti ne stravaganti, se pongasi 
mente al fatto, ed alla maniera di pensare di quei tempi* 
Primamente è da sapersi , che quOrtam partem Chitatis a mul* 
tìs retro temporibus Hierosolymorum Patriéinham tertum est tam^ 
quam prvprìam possedisse^ loc. dt. Céìp. i8, Onde a buona equi- 
tà lagnavasi Daiberto nella citata. Lettera a Boemondo, che si 
contrastasse dai Cristiani alla Chiesa di Gerusalemme ciù, che 
i di lei Patriarchi avevano liberamente goduto sotto il domi- 
nio dei Turchi. Le ragioni d' un tal possesso, e dei reclami 
di Daiberto sono latamente esposte dal medesimo Tlrio It/c, 
€it. Cap. 17. e 18. Dal che rendesi manifèsto , che essi in 
gran )mrte erano giusti , Quanto poi al di più , che Daiberto 
chiedeva, non dee sembrare stravagante, perchè derivato dalla 
scuola di quel secolo. Daiberto era stato in essa educato, ed 
al fianco d* Urbano IL n* era stato zelante fautore: e pcrcià 
egli con tutta la buona fede credevasi in dovere indispensa* 
bile di operare secondo le norme di quella scuola medesima » 
che erano, per dir cosi, i Canoni di quell'età; sulla suppo- 
sizione di trattare la causa della Religione, quando si tratta* 
va d'una Città tutta sacra e misteriosa, che credevasi per 
questo non poter dipendere e reggersi per altro ministero, clic 
per quello della Chiesa . Non i ragiùncvoi $osa 4ver soff^erti 
muti travagli e tanti peritoli per giungere a liberare questa Chìe^ 
itf, per doverla dipoi ridurre^ §ùm9 or si vorrebbe, in serviti^ 
di coloro^ ai quali deve iomandare come loro Madre. Cosi Dai- 
berto istesso scriveva a Boemondo nella Lettera mentovata . 
Per osservare inoltre, che le pretensioni di Daiberto non era- 
no in quella stagione né eccedenti, ne irraglonevoU, basti il 
«apere» che 1' istesso Re Balduino, il quale tanto contrastò 
con Daiberto per V oggetto medesimo , un anno dopo la di 



D A I B E RTO 43 

Ini morte mandò a Roma Deputati per chiedere al Papa , 
che si compiacesse approvare, ut quascumque urbes ^ quamcumque 
provinciam sudorìbus belli cis & Regìa solUcitudine ^ anSore Domino', 
sibi fosset vendicare^ & de poustate hostinm violenter eri per e . 
omnes ditìoni & regiminì Hierosolymìtanae Ecclesiae subjacerent • 
Super quo rescriptum a Sede Apostoliea impetravit. Tirio Lib. XL 
nuw. 28., Fleury ann. 1108. num. 58. 

(3^) ^> Morto che fu il Re Goffredo, venne chiamato al 

^ Regno Gerosolimitano Balduino Conte d^ Edessa^ fratello di 

'^ esso; e« ciò per secondare le ultime disposizioni del Re me- 

I, desimo , o siwero per consiglio di quei pochi Generali delle 

,) Milizie Cristiane , che erano restati in Gerusalemme ,, . 

9^ Intanto il Conte Garaiero di Grez, parente dello stessa 
9) Balduino, prese il possesso della Rocca della Città a nome 
19 del nuovo Re; ma questi essendo morto in capo ^, cinque 
y^ giorni^ ne sostennero il possesso le guardie , alle quali era 
x^ stata affidata dallo stesso Conte Garniero y,. 

^ Il Patriarca Daiberto^ sentendo le disposizioni prese per 
^ r elezione del nuovo Re, e vedendo, che la Rocca era te- 
,9 nuta a- nome del medesimo, pretese, che Goffredo avesse fat- 
^ ta erede del Regno la Chiesa di Gerusalemme, e perciò do- 
^, mandò non solo la restituzione della suddetta Rocca, come 
^ anche T investitura della stessa Santa Città con tutte le 
^ sue appartenenze ,5. Mariti he. cit. Cap. 5. pag. 104. e 105. 
E per verità sembra, che Daiberto non pretendesse senza ra- 
gione, poiché in fatti Goffredo, come osservammo nella Nota 
precedènte per la testimonianza gravissima del Tirio , urbem 
Hierosolymam cum tur ri Davida & universi s eius pertinenti! s in 
mauu Domini Patriarchée resignaifit^ colla condizione, quod si 
Dux abjque legUiwo defunffus esset haerede^ praedìSa omnia absque 
Jifficuttate^ omni contradiffione remota ^ in dititme Domino cederent 
Patriarchae; avendosi di - più nella ckatd, ' Lettera scritta da 
Daiberto a fioeniondo, che^ Goffircdo ratificò la predetta dona* 

Fa 



44 D A 1 B E RTO 

zione , e ne ordinò V esecuzione in punto di morte . Il mede- 
simo Tirio, raccontando la morte del Conte Garniero, accidit 
su:em^ scrive» qséod infra quinque dics ( dalla morte di Goffre- 
do accaduta nel di i8. di Luglio iioo. ) idem Comes ^ casu vi- 
ta decessiti omnibus ducentibus fro miraculo, & Domini Patriarchae 
mentis ascribentibus j quod hostis & persecutor Ecclesiae ita subito 
morte defecerat: he. cit. Lib. X. Cap. ili. pag. ^'jS. 

(o^) n Vedendo, Daiberto ^ la pertinacia di quei, che cu- 
^ stodivano la Fortezza , pensò di scrivere a Boemondo Prlnci- 
,j pe d' Antiochia una pressante Lettera» riferitaci dal Tirio* 
^y nel Lib. X. Cap. 4., colla quale gli adduce le sue ragioni, 
,) chiedendoli nel tempo istesso la di lui assistenza; sebbene 
,j non si sa , che tal Lettera pervenisse mai al Principe Boe- 
yy mondo, giacché in quel tempo era appunto stato fatto pri- 
^ gionicre presso Melotenia , Città della Mesopotamia da un 
9, Signore Turco, chiamato Danismano ^. Mariti he. cit. Forse 
non può negarsi, che la predetta Lettera ^ sovente da noi ram- 
mentata, non risenta dello stile medesimo, che usava allora 
la Curia Romana: ma non per questo da essa Lettera si vede ^ 
come parve al Fleury, Lib. LXV. ann. iioo., the non manco 
dalla parte del Patriarca rf' eccitarsi una guerra civile tra ì Prin- 
cipi Crociati . 

,) Scrivete a Balduino i>er impedire eh' ci venga senza la 
,) nostra permissione ,, questa è la principale istanza, che fa 
Daiberto in essa Lettera al Principe d' Antiochia, e che au* 
. tentica i mezzi adoperati prudentemente dal Patriarca ^ per ri- 
cuperare ciò, che violentemente veniva tolto alla sua Chiesa, 
Se egli avesse voluto usar la forza, non avrebbe forse potuto 
avere al suo cenno i suoi Concittadini, che colla loro Flotta 
erano tuttora nel Porto di Laodicea^ ed i quali, come notò 
il citato Anonimo Bongarsiauo >^ in sua quasi potestate habehat^ 
ut quidqnid ipse vellet , ipsi vellent & facerent ? Eppure , per 
npn aggiungere neppure colU sua pr^^senza fomento alle turbo» 



D AI B E RTO 45 

lenze, egli volle piuttosto rinunziar generosamente alla sua Di* 
gnità, ritirarsi solo ed inonorato in lontana parte, ed aspet- 
tare dal tempo un pacifico rimedio , il che è certo da ciò , 
che riferiremo tra poco. 

(39) Balduino, avendo ceduta la Contea d* Edessa a Bai- 
duino del Borgo di lui parente, parti il dì 3. di Ottobre del 
UGO. per Gerusalemme, ove giunse il dì 11. di Novembre. 
Mariti he. cit. 

(40) Daiberto non si trovò presente ali* ingresso del nuo- 
vo Re, essendosi ritirato prima del di lui arrivo nella Chiesa 
del Monte Sion : ,, ibique scandala fugiens , privatus legioni & ora- 
tioni vacabat , Tirio Lib. X. Cap. 7. pag. 780. 

(41) ,) Era disdicevol cosa, che il Capo della Chiesa Gè- 
9) rosolimi tana dovesse restar così diviso col Re: perciò coli' 
,, opera di alcuni illustri Personagg] furono riconciliati gli ani- 
93 mi; ed il giorno di Natale del iioo. tutti i Grandi del 
,^ Regno, e molto Popolo essendo concorso alla celebrazione di 
.5 quella solennità in Betlemme, ivi dal Patriarca Daimberto fu 
55 consacrato ed incoronato Balduino L per Re di Gerusalcm- 
55 me. Tal funzione seguì nella Basilica di S. Maria di Be- 
55 tlemme. 9^ Mariti loc, cit. Il medesimo eh. Autore nota, ivi ^ 
che sebbene Fulchero ponga la coronazione di Balduino ali* 
anno noi., ed altri Scrittori sulla di lui scorta abbino con- 
tinuato ad assegnar quel fatto al detto anno, è cerco nondi- 
meno, che esso accadde neir anno comune iioo. , perchè Ful- 
chero, come anche il Tirio, principiano a contare gli anni a 
Nativitate Domini . 

(42) Mattei Iq€. $it. pag. 189. Caffaro loc. cit. Lib, I. col, 
250. , ove anche raccontasi , che il fuoco sacro , solito accen- 
dersi , dentro al Santo Sepolcro annualmente nel Sàbato Santo 
in queir anno noi. mancò; e che il Patriarca Daiberto, fat- 
to al Popolo un dotto e lungo discorso, in cui fra le altre 
cose disse» dome Civitas itta sani/a ia potestatc lufidelium erat ^ 



4<5 D A I B E RTÙ 

honum & Miquum fult^ ut Dtminus mìracuU fachnJot ifureiutot 
ad fidem revocaret ; nunc ergo, quoniam in potestate Fidelìum est ^ 
miracula non sunt necessaria^ dopo una divota processione, in 
iomuncula Sepulcri lumen invenit , & de foris Sepulcri in lampadi^ 
bus lumen coram multis ardere incoepìt . L* istesso si lia dall* Ano- 
nimo Bongarsianoy Gest. Fr ancor. Expugn. Hierus. num. 38. e segg» 

(43) Eodem tempore mensis Martii ( dell' anno 1.10 1. ) Clas- 
ses Pisanorum & Genuensinm navigfo appulsae Joppen anchoras fi- 
xerunty & Ulte Pascha Domini oper lente s , tandem Jerusalem ve- 
nerunt ad celebrandam ipsam diem ResurreSionis Dominitae . Alber- 
to Aqucnsc Lib. VII. Cap. 54, )Le dette .Flotte avevano sver- 
nato nel Porto di Laodicea , ove la squadra Genovese era 
giunta solamente sul fi|ie deU* anno precedente iioo. , come 
si è osservato alla Nota 23. 

(44) Qj*^^ die ResurreSionis Domini cae ^ cum omni devoti ont 
celebrata j Regem adierunt^ summopere deprecantes ^ ut quam vellet 
civitatem GentiUum {(occupare & expugnare eis Hceret . Rex igitur 
,(tesic(erium Ulorum intelligens,, Ajssur ob side re per mare if aridam 
Sonstituì^t . Alberto Aq, loc. cit. ^ Ad Azotum perrexerunt , ó* eum 
bellando per tres dìes xeperunt . Caf&ro loc. cit. col. 250. 9, Cum 
Oppidum iS' obsidiofte , & assalti^ mirabili aréfassent .<, tandem Oppi- 
datti diffiòi viri bus, personis & rebus immunita te concessa. Regi 
dederunt . Bernard. Tesor. loc. ci4. Cap. 88. coi 733. Quella Cit- 
<^> oggi detta Arsurji a^ediata già invano nel 1099. dal Con* 
te di Tolosa, e per tre volte dall* istesso Goffredo, che ap- 
pena potè ottenere la promessa d* un tributo , cadde libera- 
mente i:n potere dei nostri poco dopo la Pasqua dell* anno 
noi. Mariti loc. cit. pag. i-fs. 

( 45 ) Eodem die Dominus Patriareha Crucem Dominicam prae- 
tulerat ad proteSionem & defensionem Gentis Cathoficae, Stol» san^ 
(la & candida prò thorace indutus , quem usque ad muros tota 
manus pugnatorum sequi non dubitavit . Alberto Aq. loc. citj. Lib. 
VfL nt^m. yg(S. Si avrebbero per avventura in questo faxto le 



D A 1 B E RTO 4X 

tracce dell* antichissima tradizione , che tuttora; vige fra noi , 
di cui parla difFusamente il Martini, Theatr. Basii. Pisan. Cap, 
it. pag, 86, e seqq^.^ e dalla quale, Daiberto in- Patriarchali 
Jerosolymitano Throno sedente j originem traxìt mas Pisani Cleri ^ 
totiusque Pìsanae- Dioesesis r in omnibus supplicationrbus publicis & 
priva ti Sy gestandae Crucis erga Cltrum & Populum sequentem? 
Rita osservato religiosamente fino ai dì nostri nella Diogesi 
di Genova,' i di cui Cittadini furono a parte^ della vittoria 
di Cesarea, e perciò presenti al citato fatto, conservatoci dall' 
Aquense? lo xton ardirei di anteporre una lieve congettura 
ad una tradizione, cui rende a noi venerabile il corso di 
ben sette secoli , e cui autenticano segni e monumenti fra. 
noi permanenti e notissimi . Ma siccome il fatto prodigioso, 
su cui fondasi la predetta tradizione , non potè certamente 
accadere nella presa di Gerusalemme, per le incontrastabili 
prove da noi sopra recate: così forse la Croce di bronzo ^ che 
si conserva nella nostra Chiesa Primaziale^ potè: benissimo es- 
sere stata collocata sulta cima S uno stendardo Pisano nell' 
assalto di Cesarea ; e riportata in Patria ,. esser dipoi venerata 
in memoria di quella insigne vittoria,, e del fatto mentova- 
to del Patriarca Daiberto . Che la presa di Cesarea sia stat?ì 
cumulata e confusa colla presa di Gerusalemme dai nostri 
antichi Cronisti , T indica il citato Passo di Michel da Vico : 
Hierusalem oc Caesarea a Chris ti ani s cxkpta est decima oSavo^ Ca- 
lendas Augusti y cujus vìiioriae Pisanns Populus fuìt & caputa & 
causa ^^ loc. cit, ; onde non sarebbe difficile, che il volgo, sem- 
pre dedito al maraviglioso , e specialmente in quella guerra^ 
di cui gridavasi ovunque ad alte voci. Iddio la ly^ole ^ avesse 
cambiata, e dipoi creduta, V ostensione fatta da Daiberto ali* 
esercito della vera Croce in una miracolosa parlata del Sal- 
vatore ai Pisani, rivolto verso di loro dalT immagine d* un 
Crocifisso posto suU* asta d' una bandiera , e così la voce 
istessa di Daiberto reputata voce Divina*. La Croce ^ che il 



48 D A I B E RTO 

Patriarca portò nel campo, era una porzione del sacro Le- 
gno, che r Imperatore Eraclio lasciò ai Cristiani di Gerusa- 
lemme, quando neir anno 6^6. trasportò a Costantinopoli queir 
augusta Reliquia. Daiberto fu il primo, che die T esempio 
di portarla nelle battaglie per animare le Milizie Cristiane, 
come già fra V armi Isdraelitiche conducevasi V Arca: esempio, 
che in seguito fu molte volte imitato , come si ha da Ful- 
chero toc. eh. Cap. 46., e dal Tirio loc. ctt. Lib. X. Caf, 17. 
e Lth. XXL Cap. 22. 

(46) Cesarea fu presa d* assalto verso la Festa della^ Ven- 
tecoste deir anno noi.: duro & gravi assulto cives ' disturbatos 
a tnoenibus repulerunt : ac sic subito scalis muro applicitis urbi 
ntediae vi intromissi sunt . Alberto Aq. he. cit. 

(47 L' inimicizia, che nuovamente si suscitò fra il Re 
Balduino ed il Patriarca Daiberto nell' anno noi.. Mariti loc. 
cit. pag. 108., fu r opera detestabile di Arnolfo. Costui, chia- 
mato da Guglielmo di. Tiro, primogenitus Sathanae & fiUus per- 
di ti onis ^ Lib. X. Cap. 7. pag. 790., more suo ^ Regem inter & 
Patriarcham scandala saevit ^ & Clerum eontra cum suscitavit ^ pag, 
cit. Onde , abbandonata Gerusalemme , si ritirò Daiberto in 
Antiochia , ove Tancredi , che era ali* amministrazione di quel 
Principato per la prigionia di Boemondo, advenientem honeste 
suscipiens . ... ne apud se aliter , quam tantum virum haberi 
opvrtebatf moram faceret ^ Ecclesiam S. Georgii ^ quae infra Antio^ 
chenam urbem sita est y cum ingentibus praediis & multi s reddi^ 
tibus, consentiente Domino Bernardo j ejusdem loci Patri archa ^ libe^ 
raliter assignavit . Tirio he. eit. 

( 48 ) ^^9- S^^ Scrittori bongarsiani il solo Alberto Aquense 
racconta , che della nuova riconciliazione fra il Patriarca e il 
Re Balduino furono mediatori Tankradus^ & Dalduv^inus de Burg^ 
Willehelmus quoque Comes Piffaviij pariterque Wìllehelmus Carpen- 
tarius . Lib. LX. num. 14. fag. 331. Quando ciò accadesse, e 
Daiberto fosse restituito 'alla sua wSsde, rilevasi dall' Autore 



2> A J B E RTO 

medesima, ove nota, che quei Principi Regi legatìonem dìrexerunt^ 
vuklicef , ut Patriarcham in suam Sedem rclocaret , aiioqui nequa^ 
quam . eoi in ultimem smrum Ascalmem posse discendere ; e che 
Baldo ino Consilio suorum viQus concessi t magnifici s illis intercessa- 
ribus y ut prìmum Ascahnem descendant adversus arma iy milites 
Regis Babiloniae^ dehinc. se omnia de Patriarcha aequo judicio & 
Consilio ipsornm a&urttm „: he. €Ìt. Ora essendo certo, che Bai- 
duino, verso la solennità di Pentecoste dell' anno 1102., supe* 
rato nelle campagne dì Rama dai Saraceni dell* Egitto, uniti 
a quei d* Ascalona, riunite dipoi in. Giaffa le genti del suo 
Regno e dei suoi alleati, tornò poco dopo ad attaccare il 
nemico, e ne riportò la vittoria. Mariti loc. cit. pag. 118., 
sembra potersi «dire, che la mediazione dei predetti Principi 
ebbe luogo dopo la disfatta di Balduìno, ed il ritorno di 
Daiberto in Gerusalemme dopo la mentovata vittoria , e cosi 
presso la metà dcIT indicato anno 1102. 

(49) Dopo la morte del Legsto Maurizio, sostituito a Dai- 
berto nel UGO. da Pasquale IL, Fleury all' <j«». sttdd, num. 2,, 
fa dal medesimo papa destinato col carattere istesso il Cardi- 
nal Rohefto^ di. Parigi, il quale nel 1103. giunse in Gerusa- 
lemme , e tenne un Concilio Jtella Chiesa del Santo Sepolcro^ 
ove il Patriarca Daiberto fu accusato e deposto. Alberto Aquen- 
se^ ne descrive le accuse ex Simonia ^ ex homicidio Graecorum 
eJHS instinllu perpetrato ^ ex traditione* Regis Baldevvìni ^ & ex 
oblatiom &. pecunia Fidelimn suhtcrrnta^ per le quali Patriarcha 
viffus & conftfsus ab idonei s restibus ^ ohmutuit . ^^ Lib. IX, Gap, 14, 
P'^S* 332. Ma questi idonei testimonj altri non furono che 
Arnolfo ed i suoi partigiani, uno dei quali era senza dub- 
bio r istesso Alberto, il solo fra gli Scrittori Bongarsiani ^ che 
esalti con somme lodi queli' implacabile -ed accorto persecuto- 
re del nostro Patriarca. Sebbene 1' istesso Alberto, il quale 
compilò la sua Storia dall' altrui- racconto , sia convinto dai 
fatti, che riporteremo fra poco, si osserva nondimeno in qual 

Tom. IIL G 



DAÌBERTO 



maniera dagli altri Autori della Guerra sacra, oculari testimo- 
ni di ciò che scrissero i si parli della deposizione di Daiber-^ 
to . Jnimicus humani generis inter Patriarcham Daimbertum ir Ec- 
ilesiam sibi cotnmhsam distentUnem tantam immisi t^ odiumque se^ 
minavitt ut ueque a Clero ^ neque fi Rege^ neque a Populo amare^ 
turi & tanta Persona ^ tanta Ecclesiae c^lamna^ tam pius Pastor 
& egregius DoSor^ ab omnibus^ froh dohr ! ceu lupus invisus est ^ 
& ab Ecclesiae liminibus ejeUus ^ sub velamine quasi Romanae dì- 
stria ioni s ^ praesidenie Rodbert§ Cardinali , & Arnulpho Sanffi Se- 
fulcri Archidiacùno cum aliis complicibus suis annitente d* accusan* 
te. Itaque P^ir ìllustris & gmni bonitare cosphuus ^ eorum non fé- 
rens violentiam , Romanam appellavit Sedem , arque Romam mox 
profeffuf est. L* Anonim. cit, Cap, $i, pag. 59#. : T istesso kg- 
gesi presso il Tirio, ed altri, 

(50) Dopo la partenza di Daiberto, Arnolfo col suo par- 
tito fece eleggere Patriarca Ebremaro. Hoc totum^ segue a dire 
r Autore prelodato, fallum est in praesentia Rodberti Cardiualis, 
qui & ipse, ut a quibusdam ferrar ^ ad honorem hunc aspirabat $ 
Rege ium Optimatibus suis annuente. Cap. 53. pag. 591, Ma que- 
sta vergognosa catena di cabale e d' artifizj ebbe fine colla 
morte del virtuoso Daiberto nell* anno iro^.» nel quale ^ si 
9, mandò da Roma Gibelino Arcivescovo d* Ari!» il quale arri- 
,) varo in Gerusalemme» vi raccolse un Concilio di Vescovi 
,} del Regno, e fu pienamente ivi esaminata la causa d' Ebre- 
n maro. Seppe allora per mezio di testimonj maggiori d* ogni 
,} eccezione» che Daimberto era stato discacciato senza legitti- 
fy ma cagione dalla fazione d'Arnolfo, e dalla violenza del Rej 
rt e che Ebremaro aveva usurpata la Sede di un Vescovo vi- 
^) vente , e unito nella comunione della Chiesa . Perciò coir 
7) autorità del Papa lo depose dal Patriarcato: ma in consi- 
j5 derazione della sua pietà e della sua semplicità, gli donò 
5) la Chiesa di Cesarea, che era vacante. Indi essendo dal Cle- 
97 ro e d^l Popolo contrastata V elezione del Patriarca » si de* 



D^AiR S R ra 



5t 



I, putò una giornata per trattarne fecondo il costume^ e dopo 
^ lunga deliberazione , tutti convennero d' eleggere il Legato 
yy Gibelino» e T innalzarono alla Sede Patriarcale* Si volle, che 
^ ancor questo fosse un artifiaùo d* Arnolfo ♦ di porre in quel- 
99 la Sede un vecchio, che per la sua età soverchia noa pote- 
ri va vivere lungamente^. Fin qui il Fleury Lib. LXV. ann, iio^, 
num. 5^, dal Tirio» ed altri. Vnde poster ^ soggiunge l* Anonì* 
lino mentovato^ Ecclesia Jhcrosolymorum multa incommoda ^ aHver^ 
\shates fmltas^ multa detrimenta passa €St^ nec immerito. Quoniam 
^Daimbertum^ gregis Pastorcm vigilantissimum, & totius patriae tu- 
\ iarem , orphanorum & pupiltorum susceptorem , omniumque desperantium 
uomQlatQrem ^ img^ ut verum fatiar ^ iuctnam ad instar Solis rddian' 
Vìem^ spontt sua extinserant ^ & tenebri! ra^ taiumqae ovile obduxerant ^ 
\ade9 ut totuf mundus tis inde ùbstreperet oìque detraheret : y^ he. ctt. 
(51) Per testimonianza del citato Anonimo, Daiberto partì 
da Gerusalemme immediatamente dopo la sua deposizione » e» 
[Secondo Alberto Aquense , loctit,^ parti insieme col Principe 
LTancredi. Giunto in Antiochia, dice V Anonimo suddetto» che 
pivi trovò Boemondo, già liberato dalla sua schiavitù, al quale 
tum Patri archa Daimhertus causam sui itineris exposuìsset ^ pio af- 
feBn ab eo susceptus est i atque sui itineris faltus Sùcius y in Apu* 
Uam sìmul transvcOi sunt : ^^ he, cit. Semhra perciò , che Daiberto 
non sì trattenesse lungo tempo in Antiochia, poiché, se il 
Congresso, in cui fu deposto > fu convocato nel 1103. , ed 
egli con Boemondo senz* altra dimora giunsero in Italia nel 
I104. , ciò dovè accadere tra il fine del 1105*, ed il princi- 
pio del seguente anno ;, ed a questo computo corrispondono 
gli anni ^ che assegna il Tirio al Patriarcato di Daiberto » 
attribuendogli quattro solidi anni > nei quali sedit in pace » 
in exilio vero trihus , „ Lik XL Cap. 4. pag. ^97. Onde non 
so con quanto fondamento si ponga la partenza di Daiberto 
e Boemondo da Antiochia nell' Autunno del 1104. dal Fleu- 
ry, Lib. IXV. ann. iìo6. num. 47. 

G 2 



53 



B A IBE RTO 



(^2) Daiberto e Boemondo Romam profeti ^ uterque de injurìa^ 
sibi tam ab ipso Cardinali Rodbnto , quam a Rege , & Clero Jhe- 
rosolymitano irrogata proclamationem factcm . Quorum quaerimonias 
atque injurias Papa Paschalis , vir summai discretionis & inda- 
strine y patema suscipieus compassione ^ utrique ^ prout tempus & cau- 
sae modus exigebat , rationabiUier comuluit . Daiffibertnm enim 
Patriarchali suo loto restituita Anoti* loc. cit. Aggiunge il Tino, 
che il Papa scrisse immediatamente al Clero di Gerusalemme , 
ordinaTidogli > che mandassero a Roma le prove delle accuse 
imputate al Patriarca ^ e le gmitificazìonì , o almeno nn ra- 
gionevol motivo del loro operato: e che dopo due e più anni, 
non essendo comparso alcuna né in scritto, né 'in voce a ren- 
derne ragione, e non trovandosi cosa riprensibile nel Patriarca ^^ 
se non che era stato discacciato per la sola violenza del Re , 
fu rimandato alla sua Sede con lettere del Papa , che autenti- 
cavano r innocenza di Daiberto, e lo riponevano nei suoi drit- 
ti, Lib. IL Cap. 4,, Fleury he. cit. ann. rio^. num. 57,, Mariti 
ht. €it, Cap. 5, pag, no. 

(53) Partitosi Daiberto da Roma per ritornare in Gerusa- 
lemme, e fermatosi in Messina per attendere Y incontro delle 
Navi per quella volta, gravi iorreptus aegrìtudiney decimo sexto 
cahndas Julii viam unì ver sae carni s ingressus est , Ti rio Lib. JfA 
Cap, 4 pag. ^97, II eh. P. Mattel coir autorità degli antichi 
e moderni Autori ha dimostrato, che Daiberto veramente man- 
cò nel 1107.; ed a ragione ha creduto apocrifo un Elogio Se- 
polcrale^ riportato dal Can. d* Abramo he, W#-, di cui invano è 
stata cercata qualche autentica memoria nella Città di Messi- 
na , e clte per se stesso si annunzia lavoro di mano moderna, 
ed inesperta nei fatti , che appartengono all' età del nostro 
Paiberto: he. tit. pag. 195. e 196., N9t. 5. 



VILLANO GAETANI CARDINALE 



ARCIVESCOVO DI PISA 



TRa le Famiglie , che a Pisa recarono somma glo- 
ria , sì dee contar quella de' Gaetani, alla quale 
appartengono in larga copia Personaggj famosi per armi^ 
per Lettere , e per dignità le più sublimi . Né già nei 
racconti di Genealogisti famelici , ma negli antichi auten- 
tici Monumenti si fondano le glorie di questa Famiglia 
Pisana (i). Essa per valor militare si distinise nelle guer- 
re dì Oriente , nelle conquiste delle Baleari e della Sar- 
degna , nella giornata della Meloria , ed in altre memo- 
rabili azioni (2). Da essa si propagarono le nobilissime 
Case e dei Conti di Fondi Duchi di Sermoneta , e dei 
Signori di Valdagno Baroni di Cilenza , e dei Duchi e 
Marchesi della Cisterna. Dalla Famiglia stessa discesero i 
due Sommi Pontefici Gelasio IL, e Bonifazio VIIL , oltre 
moltissimi Cardinali della S. Chiesa Romana (3); ed in 
fine le illustri alleanze con le Case di Svevia , di Ara- 
gona , ed altre Sovrane la sollevarono al più eminente 
grado di onore , a cui qualunque altra potesse pervenire * 
Da Gherardo pertanto di questi Gactani ^(4) , che 
illustrano ancora la Città di Pisa, nacque. Villano per 
testimonianza di Costantino Gaetani , e di Pietro Tarul- 
li (5)* ^ ^^^^ testimonianza fu di unto peso presso il 



VILLANO GAETANI 

eh. Ughellì , che egli non esitò a ritogliere alla Città 
di Pistoia r onore di aver prodotto questo grand* Uomo t 
a cui egli lo aveva attribuito con troppo precipitoso giu- 
dizio (d) . 

Gli Scrittori più accurati delle -cose Pisane , tra ì 
quali merita un luogo distinto V eruditissimo Padre Anton 
Felice Mattei (7), nulla ci dicono della vita privata del 
nostro Villano, né dei mezzi impiegati da esso per con- 
seguire le dignità della Chiesa. Certo si è, che egli suc- 
cesse neir Arcivcs^covado di Pisa a Balduino morto in 
grande opinione di Santità il dì 4, di Ottobre dell' anno 
1145. Le Lettere dì Eugenio IIL , colle quali si conferma- 
rono a Villano tutti i privilegi concessi dai precedenti 
Sommi Pontefici alla Sede Pisana (8), dimostrano ad evi- 
denza , che Villano era già in possesso della medesima 
nel mese di Maggio dell' anno 1146. , essendo esse colla 
data /r. Kalcnd. Junii dell'anno stesso* Ma per la glo- 
ria dì Villano basta ciò che ne scrisse uno de' più ri- 
nomati Pontefici , qual fu Innocenzo IIL , facendo sue le 
parole di Ubaldo Lanfranchi, il quale succedette al no- 
stro .Arcivescovo nella Sede Pisana (9): ,* Super alio vero 
,, articulo taljter respondisti , quod ab eo tempore, quo 
„ fuìsti assumptus ad Pracsulatus officium , juramentum fi- 
5, dclitatis prò Sede Apostolica ab ipsis Judicibus ( Sar* 
fi diniae ) recepisti, scìcns , Archi episcopum Villanum Prae- 
„ decessorem tuum virum magnae aucloritatrs & honestatis , 
„ qui longo tempore in Curia Romana extitit Cardinali» 
,* ipso quoque plenius novit consuetudines & statata &c. „ 

Ecco pertanto in Villano un Cardinale della Cìiicsa 
Jtpmana » ceco un Uomo peritissimo delle Costi cuz Ioni e 



VILLANO GAETAUl 



SS- 



costumanze di essa> ed Juisieme autorevolissimo j e di sin- 
golare onestà, Tuttavolta> avendo l'espressione qui in Cu- 
ria Romana extidt CardinaUs qualche cosa d' inusitata, un 
Critico animoso potrebbe credersi in diritto d/ interpretarla 
per principal Ministro ed Ufiziale della Curia, suH' auto- 
rità del Du-Cange (io): interpretazione, che a prima vi» 
sta sembra ancor più conforme al contesto ipsiusque pie* 
nius novit consaetudines & Stamta . In conferma di ciò il 
medesimo farebbe avvertire, che un Cardinale, qui longo 
tempore in Curia Romana extim , dovrebbe trovarsi soscritto 
a molte Costituzioni Pontificie , le quali in quel tempo 
furono frequentissime : laddove pochissime soscrizionì , e 
tutte anteriori all'anno I147** si trovano di uà Cardinale 
per nome Villano, Ma questi come può mai essere il 
Gaetani , mentre non si trova soscritto tra i Cardinali 
alle Lettere date /K. Id. Novemb, an. 1 149. in Pisa , ove 
allora ci risedeva , dal Sommo Pontefice Eugenio IIL a 
Mosè Arcivescovo dì Ravenna, ? Alla quale obiezione , sog- 
giunge il soprallodato Storico della Chiesa Pisana, io di-^ 
vengo 

Personae mutae , truncoque simillimus Hermae^ 

A ciò aggiunge Y Ughclli, non ritrovarsi monumento veru- 
no, in cui Villano si veda intitolato insieme ed Arcivesco- 
vo, e Cardinale ; ed osserva , che il Tiro/o dì J, Stefano 
nel Monte Celio, di cui fu investito da Lucio li. nell* an- 
no II 44- quel Cardinal Villano, che si legge soscritto nel 
1145. ^''^ Lettere dirette da Eugenio IIL a Teobaldo Ve- 
:fcovo di Verona, era il medesimo 7 itolo, il quale, viven- 
te il nostro Arcivescovo, riteneva nel 1151., nel 1155., nel 



g<f VILLAHO GAETAm 

1158. > ed in akri seguenti un ajpro Cardinale per nome 
Gerardo. Igitur „ ( così conchiude il eh. Padre Mattei ) 
f^ Tìtulum illum numquam consequutum esse Villanum Pi- 
ft sanum dicamus necesse est: nisi asserere velimus^ Cardi- 
>»*nalem nostrum eo relido alium sumpsisse, quod ìllorum 
j^ teiQporum consuetudini repugnat , teste eruditissimo Panvi- 
„ nio de Septctn Urbis Ecdosiis in fin. Cap. 3. „ 

Con tuttociò, non avendo V Ughelli veduta intiera la 
Decretale d* Innocenzo III. rammentata di sopra, possiamo 
lusingarci, chie siccome egli fu tanto ingenuo ed onesto 
da renderjC a Pisa Villano Arcivescovo^ creduto prima da 
lui Pisto)esc , così or lo sarebbe in vista di sì luminosi^ 
testimonianza neir accordare ^1 medesimo Villano la Digni- 
tà Cardinalizia , ^ che gli negò sul debole fondamento del* 
le sue congetture. Ma prescindendo ancora dall' autorità d* 
Innocenzo III., le ragioni da* lui addotte non erano tali 
certamei\te da potere asserir , come ei fece , con tanta 
franchezza, che il nostro Villano non fu giammai Cardi- 
nale , scrivjcndo : Ulud certo co/wrar , PUlaniim Archiepiscopum 
numquam Cardinalitios apices attigisse . 

La debolezza della prima è stata ^ià •rilevata maestre- 
volmente dal prclodato Scrittore della Storia della Chiesa 
Pisana (11). Egli è cer^o, che la Dignità di Cardinale 
n jn era ^ giunta in quel secolo alla eminenza » a cui per- 
venne np* susseguenti. Sia pur falsa, o almen dubbia, co- 
me pretende il celebre Critico Francesco Pagi (J2), T as- 
serzione del Cohelio ; di Barbosa , e di altri molti , cioè 
che fino ai tempi di Clemente V., e di Giovanni XXII. 
non si trovasse alcun Vescovo, che volesse divenir Cardi- 
nale della Chiesa Romana „ q^uia putabani non licere descen- 



VILLANO GAETAm 



S7 



dere a majari dignkate ad minorcm . Le pròve peraltro, 
che adduce il Pagi per dimostrare che nel secolo undeci- 
mo , e perfino net nono la dignità Cardinalizia non era 
riputata inferiore alla Episcopale , per quanto siano inge- 
gnose, non persuaderanno giammai chiunque di proposito 
le sottoponga ad esame colla scorta del Tommasino, dotto 
del pari , ed aficzionatissimo alla Capitale del Mondo Cat- 
tolico (13). 

Ella e oramai costante opinione degli Eruditi , che 
Ja dignità Cardinalizia non giunse al segno di superare 1* 
Episcopale se non per gradi , e singolarmente dopo il Dc^ 
creta del terzo Concilio Latcranesc dell'anno ii75*f ^^ ^^^ 
si scabill esser bastanti due terzi de* voti del sacro Col* 
legio dei Cardinali , di qualunque Ordine essi fossero , per 
relezione canonica del Romano Pontefice (14)* Onde non dee 
recar maraviglia, se Villano, il quale non sopravvisse a 
quella sacra Adunanza , fu sempre contento del solo titolo 
di Arcivescovo Pisano, titolo, che comprendeva non sola* 
mente la sublime dignità Episcopale , ma quella eziandio 
di AdetropoUtano , e di Legato della S. Sede Apostolica . 

Conviene inoltre avvertire , come intorno appunto a 
quei tempi incominciò a riunirsi nella stessa persona il 
titolo di Cardinale col tìtolo ed il governo di un' altra 
Chiesa (15). H ritenere due Chiese fu inibito costante* 
mente da tutti i Canoni . Ben è vero , che la necessità 
di quei tempi calamitosi potè render lecite le dispense 
per tali unioni . Prescindendo adunque dal caso di una 
dispensa, che di rado si accordò in quei principi; egli 
è fuor di dubbio , che per la promozione di un Cardi- 
nale Prete all' Episcopato, naturalmente scioglicvasi il vin- 

Tom. IIL H 



58 



WTLLANO CAETANl 



colo, che lo teneva astretto a quel Titolo, o a quella 
Chiesa , in cui esso era incardinato • 

Ciò presupposto, come coerente alla più sana Giu- 
risprudenza Canonica, tutte Je difficoltà, si dileguano, Pt)i* 
che non dovendosi presumere una dispensa dai Sacri Ca- 
noni , non v' è repugnanza veruna, che il nostro ArcivC" 
scovo sia queir istesso Villano Gactani creato Cardinale 
del Titolo di S, Stefano nel Manie Cello nell'anno 1144., 
ed indi promosso a\V Arcivescovado di Pisa nel ii^d* Ri- 
pugnante sarebbe , che in questo intervallo di tempo o sì 
vedesse investito del Titolo di S. Stefano un altro sogget- 
to, o non si rinvenisse soscrizione veruna di Villano Car- 
dinale. Ma e falsa sì V una che T altra supposizione. 
Come apparisce da ciò, che si e detto; ed è conforme 
a tutte le sacre Regole , L che Villano non si trovi giam- 
Énai intitolato insieme Arcivescovo e Cardinale ; IL che 
mentre si vede soscritto alle Lettere di Eugenio HI. deli' 
anno 1145., non si legga la soscrizione di lui tra i 
CaTd4nali a quelle del 1 149. , benché date in Pisa , per- 
chè posteriori alla sua consccrazione : IIL finalmente , che 
negli anni 1151*, H55-* ^^5^* ^^ ^^ *^'^^' s'incontri Ge- 
rardo Cardinale di S. Stefano in Monte Celio, Titolo già 
lasciato da Villano nel 1146*, senza imaginare alcun cam- 
biamento di Titolo Cardinalizio, e così senza opporsi aU 
la giusta osservazione del Panvinio . 

Ne vuoisi dissimulare T obiezione , che presenta il 
Testo della Decretale Jnnocenziana contro ciò, che si è sta- 
bilito. Se quel Villano creato Cardinale del Jìtolo dì S* 
Stefano fosse il nostro Arcivescovo , come mai poteva dir- 
si di lui qui longo tempore in Romana Curia cxtiiit Cardi- 



VILLANO GAETANI 



B9 



nalis t mentre appena per due anni avrebbe ritenuto quel 
Titolo? Cade però V obieziome, qualora la lunghezza del 
tempo indicaca ne! Testo sì riferisca al servizio prestato 
alla Curia Romana nelle varie cariche * le quali condusser 
Villano al Cardinalato , e non precisamente al possesso 
del Titolo Cardinalizio • Quel 7>5ra* dovette essere ne* Co- 
dici mss. alquanto scorretto o corroso. Antonio Agostino, 
come notammo, lesse Cardinalis^ ipsiusquc &c* , i Picei adot- 
tarono la lezione Cardinalis ifse quoque &c. : ed il mede- 
simo e tuttora in qualsivoglia esemplare mancante di or- 
tografia . Una virgola , che si ponga avanti la voce Car^ 
dinalis , o h particella &" , che si supplisca, la quale, 
come ognun sa, esprimcvasi con un sempHcissimo segno, 
fìiranno sì# che si legga qui hngo tempore^ in i?. Caria exd- 
tu 3 Cardinalis ipse quoque plcnius Scc, ovvero, qui longo tem- 
pore in a. Curia cxtitit , & Cardinalis , ipsiusquc pUnius &c. 
Cosi, senza ingolfarsi in un inestricabile laberinto , viene 
ad assicurarsi al nostro Villano la dignità Cardinalizia, 
attribuitagli chiaramente da tutti i Testi della Decretale 
d* Innocenzo 111* 

Quanto poi fosse Villano autorevol Prelato, e gran 
conoscitore del Dritto , lo dichiararono ed Eugenio IIL 
nell' affidargli la decisione della lite nuovamente insorta 
tra i Canonici Pisani , ed i Monaci di S. ÌAi$soria intorno 
al bosco di Tombolo, ed Anastasio IV* Successore di Eu- 
genio neir accordare alla sentenza dell* Arcivescovo una 
piena conferma . Per delegazione dello stesso Eugenio ei 
compose la controversia tra Aimone Vescovo ^ulciense e 
Rainaldo Abate Cassinese , tra 1' Arciprete Turritano ed il 
Monastero di Santa, ^arix de Tergo in Sardegna . Né in 

H 2 



(<o 



VILLANO GAETANI 



minore stima Io ebbe uno de* più dotti Pontefici nella 
scienza del Dritto positivo , qua! fu Alessandro III. , aven- 
dolo deputato Giudice tra il Monascero di S. Saturnino in 
queir Isola stessa, ove forse trova vasi allora Villano, e 
Bonito Vescovo di Cagliari . E per verità ei meritavasi una 
tale stima , non solo per il suo sapere , ma ancora per- 
chè nelle sue decisioni si ravvisa quella prudenza, quella 
equità, e queir impegno per la concordia, e la riunione 
aincera degli animi de* litiganti , che resero un tempo 
agi' Imperatori Cristiani sì rispettabili i Giudizj Ecclesiasti- 
ci . Infani mentre da Villano furono aggiudicati al Mo- 
nastero di S. Saturnino i fondi in questione, che il Vesco- 
vo Bonito non poteva ritener giustamente , esso insieme 
ordina a quei Monaci di aver per lui la venerazione , e 
la deferenza, che da tutti è dovuta all'Episcopato, Così, 
litigando del Giuspadronato sulla Chiesa di S. Cristo/ano di 
Colignola r Abate di S. Michele in Borgo ( ora Prioria 
secolare ) e il Pievano di Santa Giulia dì Caprona , Vil- 
lano nel 1155. definì per tal modo:„Abbas S. Michae* 
,^ lis Capellanum cum in illa Ecclesia de Coloniola intromit- 
„ tendus est , inveniat , & cum Plebano repraesentet , Ple- 
„ banus vero, si eum canonice lecusare non poterit, Pa- 
„ rochiae curam cum Abbatis Consilio illi Sacerdoti com- 
„ mittat ; & Saccrdos ipse de temporallbus ad Monaste- 
,, rium specialiter pertinentibus respondeat Abbati > Pleba- 
^, no vero de spiritualibos respondeat „. 

Tale essendo Villano , egli è facile a comprendersi , 
che esso medesimo non s' impegnasse in litigj, se non se 
per la necessità di difendere i più evidenti diritti della 
sua Sede« Ciò avvenne nelF anno 1151*1 in cui dal Cut- 



VILLANO CASTANI 



6i 



dinal Gtuido dimorante in Siena fu a lui aggiudicato ii 
possesso di Monte- Vasi, contrastatogli fieramente da Gal- 
gano Vescovo di Volterra; e parimente nell* anno n57'» ^^ 
cui i publici Giudici della Repubblica Pisana decretarono, 
,1 ut praediftus Donnus Archiepiscopus mittatur in posses- 
„ sionem totius juris suprascripti Placiti de Vico, & sit in 
„ ea possessione, ut homincs de Vico sub Donno Archle- 
„ piscopo placitari debeant, & nostro jure civili in pos- 
o sessorio iudicio semper ad versus eos potior existat „ : giu- 
risdizione, che al nostro Arcivescovo negavano Ì Consoli e 
il Popolo di quella Terra , contro il tenore delle Conces- 
sioni Imperiali (i6). 

A queir altissima estimazione , a cui per si rare doti 
era giunto Villano presso di ogni ordine di persone, deb- 
bono ancora attribuirsi le molte liberalità usate alla Chie- 
sa Pisana sì dai privati , che dai personaggj più illustri 
di quella età. Per tal modo si accrebbe alla Cattedrale, 
air Arcivescovado j ed al Comune Pisano il Castello ed il 
poggio di Pianezzoli (17), come pure tutta la giurisdizio* 
ne, di cui Calcesana Moglie di Alberto Marchese di Cor- 
sica , e le figlie di lei godevano nel Castello di Piombi- 
no, già in parte donato dall' Abate di Falesia ad Uberto 
Antecessore di Villano (18). E' altresì verisimile, che al 
credito di questo Arcivescovo dovessero i Canonici Pisani 
la conferma , che ottennero da Corrado IL di tutti i di- 
ritti e privilegi impetrati dai defonti Cesari (19): sebbe- 
ne , attesa forse la separazione delle Mense già introdot- 
ta , Villano non Sia rammentato nel Diploma Imperiale, 
Certo si è, che al merito, ed all'autorità di lui il eh, 
Ughelli attribuisce quella di Anastasio IV. , e tre anni 



ià 



VILLANO CASTANI 



dopo r altra di Adriano IV. rispetto ai privilegi, ed alF 
amplissima, donazione fatta ai medesimi Canomd da Euge- 
nio Uh I Monaci stessi a riguardo di lui gareggiarow 
in certo modo coi Grandi nelF arricchire la Chiesa Pisa^ 
na. Poiché Uberto Abate di S\ MiJide cede al nostro 
Arcivescovo quella Chiesa di S. Cristofano di Colignola, so- 
pra la quale tre anni addietro era insorta lite tra quel 
A4onastcro ed il Pievano di Santa Giulia di Caprona ; e 
nell' anno medesimo 1158. Guido Abate di Santa A4aria 
de Serena gli fu liberale di moke castella , e di altri 
fondi considerabili (20) . E siccome la fama dei meriti 
di VHlano era passata oltre mare, così i Signori d* Orien- 
te non meno che gV Italiani vollero dimostrare la loro 
stima per esso. Quindi la Cattedrale ed il Comune di 
Pisa nel 1154- da Rainaldo Principe d* Antiochia ebbero 
case ed in questa Città j e in Laodicea di Soria ; e da 
Almerico Come di Ascalona , coli' assenso del Re Baldui* 
no, ottennero nella Citcà di Joppe tanta estensione di 
suolo da fabbricarvi abitazioni e Chiesa , e farvi una co- 
moda piazza , oltre la metà dei pubblici dazi , che egli 
esigeva nella stessa Città . Tali acquisti per donazione ne 
traevano altri per compra , come furono quelle terre ven- 
dute a Villano da Giacomo Abaie del Aìonasiero di S* 
Maria di Mai tona , esistenti nel Castello e distretto di 
Monte -Vaso, come pure le Castella e Corti venduteli neir 
anno 1156. da Gualfrcdi Suddiacono della S. Chiesa Ro- 
mana (21). 

Non rivolse adunque Villano il suo credito a proprio 
vantaggio ; ma con un esempio di virtù molto rara , sin- 
golarmente in quei tempi , lo fece unicamente servire al 



VILLANO GAETANi 



vantaggio , ed allo splendore della sua Chiesa , e dei suoi 
concittadini , accoppiando così , come leggesi nella mento- 
vata Decretale d' Innocenzo IIL, ad una grande autorità 
una eguale onestà . 

Era pertanto ben ragionevole, che ad un tal Uomo 
si affidassero in ispecial modo le più importanti Legazio- 
ni , tra le quali si conta quella a Guelfo Duca di Spo- 
leto e Marchese di Toscana , quando egli venne al ce- 
lebre Castello di S. Gcncsio , e V altra > tanto più certa 
quanto più riguardevole , ad Alessandro III. nella occasio- 
ne del suo viaggio nelle Gallie, 

Questo Pontefice non trovando in Roma , ove si era 
restituito dopo il Concilio tenuto a Tolosa in opposizio- 
ne a quei di Pavia , se non se pericoli e molestie con- 
tinue a cagione delle segrete macchinazioni dei Romani , 
e della potenza dell' Antipapa Ottaviano , V idolo di Fe- 
derigo ; e vedendosi ancora mal sicuro nel Patrimonio di 
S. Pietro , per la massima parte occupato dagli Scismati- 
ci e dalle truppe Imperiali, risolvette di portarsi nel Re- 
gno di Francia, usato refugio dei Papi perseguitati (22). 
Essendosi egli pertanto trasferito a Terracina per imbar- 
carsi, la Repubblica Pisana si volle distinguere colle sue 
dimostrazioni di venerazione e di attaccamento al Som- 
mo Pastor della Chiesa , operando pero in modo da non 
irritare il formidabile Barbarossa • Fu adunque sopra una 
Nave fornita con quella magnificenza , che conveniva ad 
una potente Repubblica e a sì gran Pontefice, colà invia- 
to Villano , il quale ebbe 1* onore di essergli compagno*, 
senza dubbio , perfino a Genova , e per asserzione del 
Marangone perfino in Francia . 



64 



VILLANO GAETANI 



Se non che ha sparso qualche dubbiezza sopra la 
realtà di queste due Legazioni ciò, che di Villano si leg- 
ge negli Atti di S. Ranieri glorioso Cittadino e Protet- 
tore di Pisa presso i Bollandisti (23) , ed è, che nel 
giorno dei funerali fatti a queir illustre Penitente, Villa- 
no ad celebranddm Missam vena , quam ncc priiis per mul- 
iitm cantaverat , nec posica per midtum tcmpus camavit suae 
causa infrmitatis . Che anzi la prima Legazione non 
può sostenersi senza manifesta contradizionc nella Crono- 
logia adottata dal Tronci ; mentre egli ponendola nelF an- 
no lido., poche pagine dopo scrive cosi; „ L' Arcivescovo 
„ ViJJaao uomo di eingoiar bontà , che due anni conti- 
„ nui era stato grandemente infermo, né poteva moversi 
„ di Ietto , nel dì che passò S. Raniero di questa vita 
„ restò affatto libero. „ Ora essendo certissimo, che il bea- 
to passaggio del nostro Santo avvenne il dì 17, di Giu- 
gno deiranno 1161,; com'è possibile, che Villano fos* 
se alla testa della Legazione spedita a Guelfo , se , con^e 
scrive il iBcdesimo Tronci , egli era in qtiel tempo gran- 
demente infermo , ed incapace di moversi di letto? 

Ma se, come ragion vuole, si preferisca 1* autorità 
degli antichi Ani sopraccitati a quella di un moderno Scrit- 
tore , quale si è il Tronci , ogni ombra di contradizìone 
^ulJe due riferite Legazioni svanisce* Ed in primo luogo non 
è già necessario il supporre senza prove col Tronci , che 
Villano per due anni continui fosse stato gravemente infermo 
prima del Giugno dell'anno ii6i., affinchè si verifichi, che 
egli non avesse celebrato il S- Sacrifizio già molto prima , né 
lo celebrasse per lungo tempo dipoi attesa la sua infermità . 
Riflettendo lo Scrittore di quegli Atti, che tra i princi- 



VILLANO CASTANI 



Ss 



pali doveri dei Vescovi quello vi è, secondo V Apostolo, 
di olFerire a Dio su ir altare V Unigenito suo vittima di 
propiziazione per i proprj loro falli, e per quelli del Po- 
polo ; dovette giudicar senza dubbio > che parecchi mesi 
trascorsi senza poter celebrare la S. Messa , fossero per 
Villano un lungo tempo , Onde supponendo , ancora , che 
la Legazione spedita a Guelfo dalla Repubblica di Pisa 
cadesse sul finire dell' anno ii6o-, abbiamo ciò non ostan- 
te un lungo tempo , cioè sci mesi d' intervallo tra essa 
e la morte di S. Ranieri, 

Egli è poi dimostrato dal Pagi (24), che Alessan- 
dro IIL non giunse a Genova prima del dì 21. di Gen- 
naio dell'anno 1162., dopo tina interrotta navigazione di 
venticinque giorni . E perciò il tempo intermedio tra la 
morte di S. Ranieri , e là partenza di quel Pontefice da Ter- 
racina non essendo minore del già divisato , facilmente 
s' intende , come Villano , benché attese le sue indisposi- 
zioni non celebrasse per molto tempo, tanto prima che 
dopo 1* esequie fatte a S. Ranieri , pure ei potesse tro* 
varsi alla testa degli Oratori spediti a Guelfo, ed accom- 
pagnare Alessandro III. nel suo tragitto per la Gallia. 
Né di quest* ossequio tributato a quel Pontefice da Vil- 
lano può dubitarsi in verun conto; mentre ne fa testimo- 
nianza uno Scrittore contemporaneo e bene informato dei 
fotti , qual* è Romualdo Salernitano (25) . Non sembra 
però bastevole 1' asserzione del Marangone per assicurarci , 
che Villano proseguisse fino in Francia la navigazione 
intrapresa . Certo è , che Alessandro III. , qualunque siane 
la cagione , numerando i Vescovi p i quali nel Concilio di 
Monpellieri , celebrato nel Maggio deir anno 11Ò2*, soscris* 

Tgm. UL 1 



66 



VILLANO GAETANI 



stto la condanna dell* Antipapa Ottaviano sotto il nome 
di Vittore IV., non rammenta it nostro Arcivescovo (26) > 
Id cui virtù risplendette singolarmente nclT occasione dì 
quello scisma . 

Morto in Lucca nel mese di Febbraro dell^ anno iid4* 
r Antipapa Vittore ^ i Cardinali del suo partito alle istan- 
ze deir Imperacor Federigo gli sostituirono Guido Vescovo 
di Crema ^ che prese il nome di Pasquale IlL I Pisani , 
essendosi dichiarati per Cesare , si trovarono involti nello 
scisma i e riconobbero ancor essi per Sommo Gerarca Pa- 
squale , che giunse in Pisa nel Novembre dell'anno 11 67. 
insieme con Cristiano Arcivescovo di Magoaza% t Cancelliere 
dell' Impero» Tentato Villano ad aderire a Pasquale/ ed 
avendolo ricusata con fermezza Apostolica > non lascib già 
spontaneamente la sua greggia ^ come scrisse T Ughelli , 
ma per la confessione dell' unità della Sposa di G* C. fu 
cacciato in esilia . Ciò atteeca chiaramente Oberto CanceU 
ìkn M scrivendo: „ Pisanae urbis Villanus Archiepiscopus , 
„ quem Pisani illorum eallidìtate prò Imperatore de Civitate 
„ in Monte- Christo fugaverant Sic^^ié vìen confermato dagli 
Atti, che si conservano nell* Archivio Areivescovik , leggen- 
dovisi : ,* In Brevi enim Consultim concinetur omnes senten- 
cias contuoiaciae a tempore expidsionis Dni Villani Archie- 
,s piscopi , quae contra Archrepiscopatmn datae sunc„(27). 

Si erano i Consoli della Kepubblica Pisana obbligati 
con giuramento solenne a rigettare Villano > qualora egli 
persistesse in non aderire a Pasquale ed a Cesare • Quin- 
di è, che aggiungendo scisma a scisma 1 -fu eletto il dì 25. 
di Mafóo dell' anno 1168* per nuovo Arcivescovo il Cùno^ 
nÌM Bcnincasa , il quale in Lucca ordinato Sacerdote duU* 



11 



VILLANO CAETANt 



^ 



Antipapa nel Sabato Santo , e consecrato con pompa nel lu- 
nedi di Pasqua , dopo aver ottenuto molti privilegj , e giu- 
risdizione Metropolitica sul Vescovado di Luni, si rese a 
Pisa , ove si fecero molte feste da quei dd Clero e del 
Popolo , che affascinati da Federigo avevan p^rso il cervd^ 
lo (28). 

Intanto da questa testimonianza medesima si deduce # 
che una parte del Clero e del Popolo Pisano disapprovò 
l'attentato sacrilego. Alcuni di ogni ordine rimasero at* 
taccati e per dovere, e per genio alla persona del legic* 
timo Pontefice Alessandro, e a Villano: altri sì scossero 
in vista delle calamità , alle quali sc^giacquc la Provìncia 
Pisana dopo V esilio di un sì degno Concittadino e Pa- 
store. Le dirotte piogge, che caddero dal mese di Set- 
tembre iino alla metà di Novembre, fecero che l' Arno, 
ove sormontate, ove rotte le sponde, ricuoprisse per nove 
volte questa feconda pianura , ed atterrasse non pochi 
ediiizj . Successe alle inondazioni un freddo sì rigido , per 
cui „ tam fortissime fuit glaciatus Arnus , quod per duo- 
„ deci in dies super glaciem a Carraria Gondulae usquc ad 
„ Sanclum Masseum mulieres , equi , cquites , currus , & 
„ boves secure transìbant & commeabant ; & quando di- 
„ glaciari incoepit , fuit Pisis ubique auditus tonitruus fbr- 
,1 tis & tremendus maximo cum mugitu „• 

Ma sopra tutti gli altri si adoperarono per 1* estin- 
zione di uno scisma sì luttuoso i Canonici : onde merita- 
rono gli clogj ed i ringraziamenti di Alessandro IIL, già 
loro Collega (2S>)» E benché sia un sogno del Demste- 
ro, che il Benincasa restasse in possesso della mal con- 
seguita dignità fino ai tempi d' Innocenzo IH. } tutta- 

1 2 



<8 



VILLANO GAETANÌl 



volta Villano dal 1168. fino al 1171. dovete viver lon- 
tano dalia sua cara Patria , e dalla sua Sede , e aridar ra- 
mingo qua e là * Per lo che è avvenuto , che alcuni ìo ab- 
biao creduto continuamente rilegato nella Gorgona , altri 
nella Capra ja , ed altri neir Isola di Monte-Cristo. 

Non fecero però vacillare la virtù di Villano ne 1' 
atroce ingiustizia , ne la nera ingratitudine del suo Popo- 
lo . Predicazione , colloqu j , lettere , messaggeri , e viaggj 
dì non lieix incomodo per un Como oramai molto avan- 
zato in età non si risparmiarono da lui, perchè i Geno- 
vesi collegaci con Lucca desistessero da una guerra , hi 
quale aveva recato non lievi danni alla sua Patria , che 
amava tuttora con cuor tenero e generoso. Che se le sue 
cure per essa furono vane , ciò avvenne , perchè ciascuna 
Repubblica ne' trattati ebbe in mira piuttosto il particola- 
re , che i! comun bene * 

Sia poi , che in questo tempo il Benincasa morisse, 
sin che deponesse T usurpata dignità, io che sembra più 
conforme alle Lettere dì Alessandro tanto onorifiche per 
il Capiioh deUa Chiesa Pisana ; egli è manifesto da un 
Istjwnmta del dì 9^ Marzo del 1171., cl^c Villano aveva 
già ricuperato il possesso della sua Cattedra • Sarebbe as- 
surdo r immaginarsi, che un Uomo ^ il quale aveva di- 
mostrato un cuor sì benefico per i suoi Concittadini fin 
neir esilio > a cui essi lo avevano condannato , cessasse 
di beneficarli dopo V emenda del loro fallo. Di questa 
beneficenza di lui si ha un Monumento (30) dell' anno 
I172, nella Donazione, che egli fece allo Spedale di S. 
Lcomirio p situato presso il luogo ancora detto Stagno , dì 
una parte del bosco di Tombolo , e di altri beni ; Da-^ 



VILLANO GAETANI 



69 



nazione , ohe trovasi dal medesimo confermata in un Isiru^ 
^memo colla data X. KaL Novembris a/i. 1175* (3O » ^^^ 
^ual' anno, e non prima sicuramente, i Pisani nella mor- 
te di Villano fecero la perdita di un ottimo ed illustre 
loro Concittadino , e Pastore • 

D. A* B, 



ANNOTAZIONI 



(i) Ved, Costantino Gaetanl nelle N(fte alla Vita di Gela* 
sto IL , scritta da Pandolfo Pisano , presso il eh. Muratori 
Tvm. IILj pag, 3^2. ec, Rer. hai, Scr. , ed inoltre Ìl Fami- 
li , benché non »enipre accurato , nella Cronologia della Fa- 
mìglia Gaetam di Pisa . Sopra gli altri merita di esser ve- 
duto quanto ne scrisse il Canonico Raffi Rondoni nelle 
Metfior. mss, pag. 34. e scg.y ove, allegajido sempre sicuri do- 
coinenci, parla di Ranieri di Mazzucco ^ che fu Console di Pi- 
sa negli anni l\6$. y ilZ3-> 1191. , e andò Ambasciadore a 
Federigo nel 1165», di PaneporrOy di Gherardo y Andrea Cava- 
liere y Filippa ed altri , de' quali dà contezza secondo le no- 
tizie , che di essi ricavava dalle Pergamene del sno Archivio, 
Nel 129&, Gaetano di Giov. vendè al Comime di Volterra 
la quarta parte della Giurisdizione e dominio dèi Castello 
di Agnano, che egli aveva comprato dai Cavalieri Templa- 
ri , Ved. Cecina Nnsiz. ài Volterra pug. *j8. 

(2) Nel detto Archivio ile* Rondoni di Pisa tra le Carta* 
pecore delle Famiglie vi è la Classe de* Gaetani ^ oltre molte 
Pergamene spettanti a Gherardo del 1118. , a Mazzucco del 
116^. , a Guelfo del 126^. , e a molti altri celebri Ucnnini 
di tal Famiglia , 

(3) GregorÌQ Pr, Card, di SS. Apostoli creato da Pasqua* 



fò 



VILLANO G A ET ANI 



le II. , Gherardo X>, Card, di S. Mar, in Via lata da Euge- 
nio IIL , Pietro Card, di S, M, in Acquiro da Alessandro 
IIL, Soffr^di Card, di 5. M, iti Vìa lata da Lucio IIL, Già-- 
(omo ài S. Giorgio in Velabro da Bonifaz/o VIIL, da cui pa^- 
rimente Francesco fu creato Card. Diac. di S. M. in Cosmc- 
diny e Benedetto Card, Diac. de* SS. Cosma e Dam, Ved. Cia- 
con, Vit> & res gestae Pont. i?. , & S, R, E. Cardinal. 

(4) Cartapec, delf Archivio Rondoni di num. 807. dell' anno 
II 18, Il nome di Gerardo Gaetanì si trova tra t testimon} 
soscritti alla Carta ^ che ha per titolo ,9 Venditlo Castelli Libur- 
ni falla Attoni Archiep, Pis. ah Hildehrando Cons^ Pisanorum 
ProcnrAtore hac in re Operae Pis, Etclesiae ann. 11*21, ,> Mura- 
tori Excerpta Arclu Pis, Tom, IX. Antiq. MeiL Aei\ Ed. Ar- 
rét. 1*1X6. col. 44T. ec. 11 medesimo si legge soscritto come 
testimone insieme con altri Gaetani in altra Carta dell' anno 
Il 09. coL 40-^. ivi» ed in altro del iiai- coL 454., e del 
II 39. col. 480. 

(5) Ved. Muratori Tom. III. Scr. R. Ital pag. 372. Fa- 
rulli Cronologia deli* antichissima e nobilissima Famiglia de^ Gai" 
tani di Pisa pag. 26* Oldoin, Tom, L Op. €oL 1025. 

(6) UghcL Tom. X. tol. 119. 

(I) Ecclesiae Pis^nae Hist. Tom. /. in Vii. Villani Cajeta- 
fip PH^ 223. e seg. 

(8) Ved. Disserta Proem. ad Histor. EccL Pis. Cap. 2. 

(9) L^ Decretale d* Innocenzo IIL vien riportata al Cap. 
1^, Df Praescript. in parte decisa nella Collezione di Gregorio 
IX. ^ e nel Cap, ^j. al medesimo Tit. nella terza Compilazione 
di Ant. Agostino : ma questi lesse Cardinalis tpsiusque pie- 
nius ec , laddove i Pitei lessero Cardinalis ipst quoque ec. 

(io) Ved. Du-Cange alla V. Cardinalis. 

(II) In Vita Vberti Rubei . 

(12) Praef. in Breviar. Pontìficum Rom. num. 11. 

(13) Ved. Ludovic. Thomassin. Vetus & Nova EccL Di- 



PILLANO CAETANI 



1» 



uipliné €ir(4 hnef. ec. Pari, L tik IL Cap, 113. e seg. 
{14) Thoniassln. he* cit. num, 6. 

(15) Il medesimo ivi Cap. 114^ ec-, e nella Par. IL Lib* 
Uh Cap, g., ove cita e spiega il Cap. B&iaae memoria^ Ext> 
de PostuL Praelat. i... 

(16) Tutte queste notizie sono state diligentemente rac» 
colte dair eruditissimo P, Mattei nel he. eh. 

(17) Muratori Tom. IX. Antiq. Med. Aevi Ed. Atret, a^L 496- 
(i8) Il medesimo ivi coi. 488. 

{19) Il med. AfUij. Med. Aev. Tom, IK eoL 158. 

(20) Il med. Antìq. Med. Aev. Tom. IX. coL 500., e seg. 
A quest' anno appartiene la seguente Iscrizione ^ di cui fe- 
cero menzione gli eruditi Scrittori delie NoveiL Lei ter. di Fi* 
renze nel 1^86. nnm. 41. 

IN NOMINE DNI NRl IHV X DEI ETERNI ANNO DO- 
AUNICE INCARNATIONIS , MILLESIMO. CENTESIMO. QVIN- 
QVAGEStMO . OCTAVO INDICTIONE SEXTA . SEXTO IDVS 
NOVEMBRIS. EGO VILLANVS DEI GRATI A PISANORVM AR* 
CHIEPISCOPVS COLLOCAVI HIC CVM ABBATI BVS CANONI- 
CIS ET PRIORIBVS ET CAFPELLANIS PISANE CIVITATIS 
CORPORA SANCTORVM MARTIRVM RVXORII ET CAMERINI. 

(21) Il m^A, ivi coL 453. e ^49T. 

(22) Il raed. Armai d* ItaL Tom. X. dell'' Ed. di Milana 
1253* ^//* anufk 1161, 

(23) Tom. Ili lun. 17. Cap. m.^pag. 453. 

(24) Brevìar. Gest. Ponti/. Rem. Alex, IIL §. 27. e seg. 

(25) Chron. presso il Murat. Tom. FIL Scr. Rer. ItaL 
€oL 203. 

(26) Ved, Epist. Alex. IIL ad Omnibonum Veron. Epum, 
Harduin. Tom. VL Condì. Par. IL col 1545, 

(2^) Tom, IL num. 438. 




tu VILLAìfO GAETANI 

(2%) Il Tronci presso il lopraL P. Matte! in Vip. Vih 
{ani Cajet. 

(29) U med. F. Matt. 7 01». /. Appenda Monumentar, num. 13. 

(30) U med. ivi num. \6. Da questo *si rileva, che Vil- 
lano aveva già fatta un* altra Donazione al medesimo Spe^ 
iUU: poiché nella descrizione de' confini si dice: latus vf- 
ro unum adhaeret terrae ejusdem hospitalis a me tibi olim 

OATAE * 

(31) Ivi num. 19, 



Ì3 



BANDINO FAMILIATI 



^ ^ ^ ^^ ^ E^ 

QUale e quanta fosse la potenza di Pisa , non so- 
lamente nel quartodeciino secolo, in cui dovè ri- 
conoscerla il Pontefice Clemente V. ( i ) , ma ne' secoli 
ancor precedenti , ben si ravvisa al riflettere , che fino 
del secolo decimo era essa giunta a farsi distinguere 
qual Metropoli della Toscana (2), due secoli dopo si era 
meritata la solenne conferma di questo autorevol carat- 
tere dall' Imperiai Trono (3)1 e nelT undecime e nel 
dodicesimo secolo facevasi rispettare qual Signora del Ma- 
re (4) t e come una delle Nazioni più commercianti e 
più ricche (5)- 

Or se d^ altronde pur troppo è vero , che in un 
florido Stato commercio , potenza , ingegno vanno sempre con 
ugual passo (6); non dee quindi recar meraviglia, che 
fin dallo stesso dodicesimo secolo , allorché o rinacque , 
o prese maggior piede in Italia lo studio della Legai 
Facoltà , si distinguessero nella Giurisprudenza tanti Figli 
di Pisa, da non aver* essa che invidiare neppure in que* 
sta parte alle Cittì le più illustri , e che infra molti 
altri Giureconsulti sorgessero allora in Pisa , e celebri si 
rendessero anche fuori della Patria, un Burgundione, un 
Bulgaro , un Uguccione , ed un Bandino * 

Dopo che già da altre più felici ed erudite penne 
sono stati posti in bella e luminosa vista i pregj di 
Burgundione , di Bulgaro , e d' Uguccione (t) j nostro 

Tm. IIL K 



;j4 BANDINO FAMILIATI 

scopo si è di rilevare adesso quei di Bandino » di cui 
sebben ci abbia involate non poche memorie il tempo 
rapace > tante però anch' oggi ne restano > da dover in 
lui riconoscere un Giureconsulto Pisano di merito ben 
chiaro e distinto • 

Non altra Patria « se non V inclita Città di Pisa, 
assegnano al nostro Bandino gli Scrittori « che il ram- 
mentano (8); e ne haa ben ragione^ sempre che da 
autentici Monumenti si ricava, esser luì stato del cognome 
Familiati (p), che sappiamo essere stato proprio d'una 
Famiglia Pisana (io),, e molta più quando nell' ^pz^rofe 
posta al Sepolcro del nostro Bandino , conservataci da 

molti eruditi Scrittori (ii)» si legge: 

• 

BANDINVS . THVSCVS . LEGVM . SPLENDORE . CORVSCVS . 
IN . PISA . NATVS . lACET . HOC . TVMVLO . TVMVLATVS . 

Ci è ignoto ove il nostro Bandino s' applicasse allo 
studio della Legai Facoltà^ perchè sebbene qualche Sto-? 
rico rifonder voglia nel Liceo di Bologna il merito di 
aver' erudito questo Giureconsulto (12), non ce ne reca 
però veruna prova ; e d' altronde non è né impossibile , 
né inverisimile , che Pisa, come già ebbe 1' onore d' esser 
Patria a Bandino, cosi avesse pur quello d/ essergli Mae- 
stra, sapendosi, che in Pisa fin dal decimo secolo non 
mancavano pubbliche Scuole e Maestri (13), e che preci- 
samente nello stesso secolo dodicesimo, poco innanzi che 
fiorisse Bandino, erano ivi Dottori ^ che è quanto dire» 
Professori o Maestri di Legge , un Opitone , ed un Sige- 
rio (14). 

Ma se non sappiamo ove apprendesse il nostro Ban- 



BANDINO FAMIIIATÌ 



1S 



dino la Giurisprudenza , sappiam però , che dopo essersi 
meritaci in Pisa sua Patria i primi Onori , giunse a far- 
si distinguere nella Scienza Legale fino al segno di con- 
ciliarsi la stima della dotta Bologna , che sul cader del 
secolo dodicesimo il volle Professore nel suo celebracissimo 
Ateneo (15), abbenchè ivi fiorissero in quei tempi e un 
Azone , e un Bagarotto , e un Balduino , Giureconsulti 
tutti di chiaro nome (16). 

Una maggior riprova della fama , che si acquistò in 
quella dotta Città il nostro Bandino , si raccoglie dair 
aver egli continuata ad insegnar le Leggi nel suo illustre 
Ucea per ben quattro lustri (17)» e dalle varie onore* 
voli incumbenze anch' estranee dalla Cattedra , eh* egli 
ebbe in tutto quel tempo e dai Privati , e dal Pubbli- 
co , sapendosi eh* ei proferì Sentenza in certa Causa de* 
Canonici di S, Giovanni in Monte (18), ebbe mano in al* 
tra Causa di Confini agitata fra i Comuni di Ri mini e 
di Cesena (19), ed intervenne con altri Dottori alla De- 
dizione dei Comuni dì Medicina e d* Argelata , e del 
Contado d' Imola (-0). 

E sempre più si conosce quanto fosse in pregio pres- 
so i Eologi esi il nostro Bandino , se s^ abbia presente , 
che dcpo la dì lui morte furono Esecutori dell* ultime 
sue Difiposizioni due rispettabilissimi Soggetti , cioè , il Ve- 
scovo di Bologna , ed il Priore degli Eremiti Camaldolesi 
di quella Cittì (21)» e nel di lui Sepolcrale Elogio, che 
abbiam già riferito , non si dubitò d^ onorarlo col glorio- 
so titolo Legitm splendore corusais . 

Altra luminosa prova del merito del nostro Bandino 
ce la somministrerebbero le di lui Opere, se queste fos- 

K 2 



t6 BAND INO F AMILI ATI 

sero a noi pervenute, e non ce le avesse rapite il tem* 
pò divoratore > o per meglio dire» 1' accortezza di chi 
s' applicò dopo lui a spiegare ed illustrare il Corpo di 
Ragion Civile, avvisandoci autorevoli Scrittori, che il Fio- 
rentino Accursio, di cui anch' oggi si leggon le Chiose, 
s' usurpò in queste V altrui fatiche, particolarmente ancor 
quelle del nostro Bandino (22). 

Ma se non possiam' oggi scorgere tutte le fatiche 
del nostro Giureconsulto , né . distinguerle fra le Chiose 
deir Accursio , ove rimasero assorbite , ed ove solo una 
volta ci si serbò la memoria di Bandino cpn dire: Sed 
Bandinus contra 8ic. (23), per buona sorte le troviamo 
almen rammentate e commendate da altri Scrittori « 

In fatti, oltre a darcene cont.ezza ne' moderni tempi 
il Cinelli ed il eh. Sarti, e più secoli indietro il Pa- 
strengo (24), non ci mancano altre antiche, e perciò ve- 
nerabili testimonianze , quelle , cioè , del Cardinal Ostiense , 
che nella sua Somma allegò Bandino (25), di Gino da 
Pistoia, che scrisse: Et ideo teneas opinionem Bandirli, qiii 
fuit Pisanus , & traSojDit aliquas iitiles quaestiones (26), 
lo che ripetè .quasi con le stesse parole Alberico di Ro- 
sata (27), di Bartolo, quale pure nominò il nostro Ban- 
dino come antico Chiosatore , e prese per scorta il di 
lui sentimento , dicendolo ancora universalmente ricevuto , 
là dove s' espresse : Glo. format hanc qoncm in L. hac 
consiiltissima • m vcrh. oHaviim . C qui testa, fac. pos. & 
ibi recitat opi. Bandini antiqui Doc. & glossatoris , quac 
est 'vera, & tenctur ab oibus (28), e del Saliceto, che 
ci confermò esser quel sentimento di Bandino comune- 
mente approvato (29). 



BANDÌNO FAMILIATl 



rt 



Che se è così, ebbe ragione qualche Erudito di ma- 
"favigliarsi , e noi pure con lui giustamente ci maravi- 
gliamo ^ che del nostro Bandìno non facesser menzione , 
o ne parlassero molto confusamente alcuni degli Scrit^ 
tori anche i più accurati , che s* accinsero a darci la 
distinta ed esatta serie degl* illustri Giureconsulti (30)» 
fra i quali non è da porsi in dubbio , che meriti la 
sua sede il nostro Bandino , e questa distinta da altri 
Cittadini Pisani dello stesso nome , che vissero al pari 
di lui ne* secoli * dodicesimo e tredicesimo , ed alcuni de* 
quali nella Giurisprudenza ugualmente fiorirono (31)» 



G. V. 



ANNOTAZIONI, 



(1) Vegg, la Clementìn. Pastaralis. de Sentent. à^ Re juàUat.f 
ove il Pontefice Clemente V. nel §. Notarium^ e nel §. Esto 
igitur y parlando della Città di Pisa, dice: In hco admodutn 
fopuhso , multum potenti . 

(2) L' antico Scrittore Luitprando , riferito dal eh. Ta* 
nucci nella Difesa Seconda dell* UiO antico delle Pandette &c, 
Lfb. IL Cap. 5. pag, 180., narrando 1* arrivo in Pisa d'Ugo- 
ne Conte di Provenza nel secolo decimo, s' espresse: Dens ita-- 
que t qui hunc in Italia regnare cupiebat , prosperis eam fiatibus 
Alpheam , hoc est Pisam^ quae est Thusciae Provinciae caput, 
duxerat * E* vero» che V eruditissimo Dott. Pizzetti nel T<^m. IL 
delle Antichità Toscane Cap. 3, pag. 19. Cap. 11. pag. 5^83, e 
pag, 295., ed altrove, asserisce essere stata Lucca la Capitale 
d'un Ducato comprendente Lucca stessa, Luni , Pisa, e Pi- 



58 BANjymo FAMlLIATl 

«tòja , rei* irespettivi loro Territori ; ma non resta per qnesto 
smentita la testimonianza di Luitprando, che percuote il se- 
colo decimo, parlando il fizzetti del secolo ottavo, e non 
'giungendo perciò ad escludere, che Pisa fosse Thusciae Pro- 
vinciae Caput nel tempo da Luitprando segnatoci. Anzi, am- 
mettendo lo stesso Pizzetti ^ che ancor Pisa già fosse stata 
Città Capitale d' un Ducato, e ^he tal onore le venisse tolto 
e trasferito nella Città di Xucca, ciò sempre più dimostra 
r antica potenza di Pisa , e rende sommamente verisimile, 
che fra il secolo ottavo e il decimo riacquistasse T onor 
primiero. 

Xs) Nella Cronica Intitolata Breviarium Pisanae Historiae ^ 
Inserita dal eh. Muratori nel Tom. VI. Rer. Ital. Script, col. 
t23., si legge t Anno 1163. Lambertus Consul^ Villanus Ri cucchi^ 
Bocciata Henri€us Frederici ^ Opitho^ & Sigerius Legis DoOores t 
Ambjtsciatores Pisani Community ab Imperatore Freierico Vexillum 
receperunt ., & Spatam prò Investiiione Imperatoria supek omnes 
Cjvjtates Thusciae . 

(4) L' Ab, Costantino Caetani né* Commentar] alla Vita di 
Celasij} IL_^ riferito ancora dal eh. Vàlsecchi in F,pist. Je Vet. 
Pìt. dv. Consttt. pag. ^4. , scrisse-, che i Pisani ne* secoli nude-* 
cimo .e duodecimo si dicevano Maris Domini^ e tali si diceva- 
no Imperjit.orum privi Jegiis , & Popuiorum .acclamationibus . Tale 
pure fu il sentimento degli altri Scrittori citati dall' erudito 
Autore dell* Oraziane Accademica sulC Istoria Militare Pisana 
Hot. 17- pag. 29. e seg. 

^5) Basta -vedere ciò^ che del commercio e ricchezza de* 
Pisani dissero specialmente Donizone ed HariuTfo-, che fiorirono 
sul xader dell* undecrmo e sul principiar del dodicesimo seco- 
lo, ambidue citati dal dotto Autore del Discorso Accademico 
sull^ Istoria Letteraria Pisana Not. 7. e Not. 9., e riportati 
ancora dal lodato Vàlsecchi d. Epist. de Vet. Pis. Civ. Constit. 
fag. a^.^ dal celebre Muratori Antìquit^ Med. Aev. Dissert. 



fiANDlNO FAMILIATI 



19 



30. secondo 1' Ediz. d' Arezzo Tom, VL ioL a2$. e S26., e 
dair ecudito Autore dell' Opera intitolata Memorias Hhtoricas 
sotre la Marina , Cornerete ,; y Aries de la antigua Ciudad dr 
Barcelona j stampata in Madrid V anno 1779., Tom. L Par. IL 
Lik L pag, 13., che in conferma del sentimento di quegli 
antichi Scrittori con ragione soggiunge: ^^ En efedo quando por 
»5, los annos de 11 14* saliò de Pisa el armamento de los Gru- 
,, zados contra los Moros de Mallorca, el qual constaba de* 
)5 mas de trescientas velas» quieti dada que el poder y las 
9) riquezas de aquella Ciudad no eclipsasen a las demas Ciu* 
I) dades comerciantes ? ,9 

(6) Giustissima riflessione del lodato Autore del Discorso 
Accademico su 11^ Istoria Letteraria Pisana alla pag. 17,, a cui 
fanno eco Gaspero Klock nel Trattato De Aerarlo Lib, IL Cap* 
2S- ntim. I. e nuw. 4., ed ivi Cristoforo Pellero nella Noe. I. » 
ed il eh. Bettinelli , che nel Tom. IIL delle sue Opere alla 
pag. 85*, dopo aver preso in considerazione il florido e poten- 
te stato di Pisa ne' secoli», de* quali parliamo, soggiunse: E 
non farà maraviglia /' incontrar che facciamo fin da quei <empi 
tanti illustri Pisani^ i quali univano gli studj alla navigazione 
piò che non fecero 1 Genovesi e Veneziani . 

(Z) Vegg, le Notìzie, che di quei tre insigni Giurecou- 
sulci Pisani si danno nel Tom. L delle presenti Memorie. 

(8) Gino da Pistoja, ed Alberico di Rosata, nei loro re-r 
spettivi Conienti alla L. Hac consultissima . Cod. qui testam, fae* 
poss.i nominando il nostro Bandìno, non dubitaron di soggiun- 
gere: Qui fuit Pisanus . E similmente Pisano lo denominarono^ 
il Pancirolo De Clar. Leg. Interpr. Lib, IL Cap. 16., il Cinel- 
li nella Storia degli Scrittori Toscani ms. nella Libreria Ma- 
gli abc chiana alla pag, 219. , il Grandi in Epist. de Pandeff. 
Hot, 28, pag. 88, t il Valsecchi in Epist, de Vet. Pis. Civ* Con'- 
stit, pag. 40. Not, I., il Fabbrucci nella Diisert, i. sopra V 
Università Pisana fra, gli Opuscoli Scientifici e Filologici raccol- 



«b 



SANDINO FAMILIATT 



ti dal Calogeri della prima Edizione Tom, XXL pagi 5. , il 
Cet. Flaminio dal Borgo nella Dìssert, sull* Orig. dell* Univ. 
Piì. §. 58. e 64., il già citato Discarso Accademico sull' Isto- 
ria Letteraria Pisana Not. fSp. , il dottissimo Lami nella Chro- 
notogin Pìrorum Erudii ione Praestantium pag. l6\, , V eruditis- 
simo Mazzucchelli nella Storia degli Scrittori d* Italia VoL IL 
Par. /. pag. 228.» il eh. Sarti De Clar. Archigymn. Bonon, Pro- 
fessa Tom, I. Par, L De Jur. Civ, Profess. Cap. 26. pag. 89. » 
che di lui parlando, così s' espresse: ,> Patria Pisanus fuit, ex 
yy gente Familiata , etti agnomen fecisse videtur aliquts , qui Fa- 
„ miliatus diceretur . Muratorius ergo Bandinum Familiarem 
yy non refte appellat : Famlliacus enim dicitur in certisslmis 
,, elas acvi , quo vixit , monumentis . Vulgo tamen Batidinus 
,, Pisanus dicebatur^i ed il celebre Sig/ Tiraboschi nella Sto- 
ria delta Letteratura Italiana ^ secondo V Ediz. di Firenze del 
IJJ7. Tom. IX. Lik IL Cap. 4, §. 14. pag. 33. 

(9) Dal Sarti nel luogo citato nella precedente Nat* 8. » 
non solamente si denomina il nostro Giureconsulto Bandinus 
faniìéiatus ^ ma si recano ancora gì' irrefragabili Monumenti ^ ne' 
quali si vede a lui attribuito il cognome Famitiati , cioè * 
gli Atti di certa Causa de* Canonici di S. Giovanni in Monte 
di Bologna decisa dal nostro Bandino» ove, al dire dello stes- 
so Sarti nel luogo predetto, non alio nomine appellatur^ quam 
Bandinus Fa miliatus Legum DoSor , e il giuramento , che pre- 
stò Brindino in conseguenza d* essere stato eletto Professore 
neir Università di Bologna y riferito dallo stesso Sarti in Append. 
Monum. Ut, F, pag. 33., ove si legge: Dominns Bandinus Fa- 
miliatus &c< Questo medesimo giuramento di Bandino lo ripor- 
ta ( e convien dire erroneamente ) anche il Muratori Antiq, 
Med. Aev. Dìssert, 44. secondo V Ediz. d* Arezzo Tom, IX* 
eoi 49. t leggendosi presso di lui Domìnus Bandinus Familia- 
ris &c. Ed il eh* Tiraboschi nel luogo citato nell' antecedente 
Not. S, non dubita egli pure di denominare il nostro Giu- 
reconsulto Bandino Fami Hata Pisano . 



BANDINO FAMILIATI 



81 



(io) Che in Pisa già fosse Eaa Famiglia col cognome 
|Familiati, non può negarsi , perchè» oltre a darcene notizia i 
XtubbUci Libri di quella Città, varj Soggetti con tal cognome si 
[accennano dal Sarti nel luogo citata nelle precedenti Note 8, 
e 9. » dal eh. Grandi in Append. Vet, Monum. ad Epist. de 
Pande&. num. a6. 32. e 4*7, , ed in una Carta dell* Archivia 
Arcivescovile Pisano dell' anno ii'^S.» che secondo certa Trascri^ 
zione modernamente fattane si trova nel Tom* IL num. 444, 
Troviamo di più ne* Frammenti di Storia Pisana pubblicati dal 
Muratori Rer, ìtaL Script. Tom. XXIV, col 660. nominata la. 
Torre de Famìglitti da Domo ; In altra Carta del mentovato 
Archivio Arcivescovile Pisano dell* anno i Tpo. » secondo la citata 
Trascrizione Tom. IL n^m. 498. , leggiamo : Aflum Pisis in Por* 
tìctt Turrìs lUlebrandi Familiati Jurisperiti = Ego Uguccio Familia^ 
tus Judex Ordinarius 1^ ; e secondo gli Storici» fra i quali posson 
vedersi il Tronci Ann ai Pis. pag* 3^6. , ed il Fabbrucci ap- 
presso il Calogeri d. Tom, XXL pag, 25. , il celebre Bartolo 
insegnò in Pisa la Giurisprudenza abitando in domo conduffa s 
Familiatis , divenuta in appresso il Collegio oggi denominato 
Ferdinando y come apparisce dall' Iscrizione ^ che tuttora si leg- 
ge sopra la Porta di quel Collegio j riportata dal Brancaccini 
nel Trattato De Jure DoBoretus Lib. L Cap. 6, 

(ti) Fu scolpita questa Epigrafe sul Sepolcro di Bandi* 
no nella Chiesa di S. Maria del Reno^ dipoi denominata S, Sai* 
vadore di Bologna^ come ci avvisarono, nell* atto di trascri- 
verla» il Mabillon nel Museo Italica pag. 299., il Grandi in 
Epist, de Pandeff, Not. 28. pag. 88. , il Mazzucchelli nella 
Storia degli Scrittori d^ Italia Tom. IL Par. L pag. 228. » il 
Sarti De Clar, Archigymn. Bonon. Profess. Tom, L Par. L d^ 
Jur. Civ. Profess. Cap. 26. , il Cav, dal Borgo nella Dissert. 
stèli' Orig. dell* Univ. Pis. §. 58. , e V Autore del già lodato 
Discorso Accademico sali* Istoria Letteraria Pisana nella Not. 29* 
La stessa Epigrafe^ anche prescindendo dagli altri Monumenti 

Tom. III. L 



82 SANDINO FAMÌLJATl 

e dagli antichi Scrittori da riferirsi . in appresso , ci accerta , 
che Bandino era realmente il nome del nostro Giureconsulto, 
e cosi dilegua i dubbj , che su di ciò mostraron d* avere » 
non solo il Pancirolo, il Brencmanno, e il Cinelli, come ve- 
dremo altrove , ma ancora nei moderni tempi il eh. Leo- 
poldo Guadagni , che nella sua Dissertazione de Fior. PandeS. 
Exempl. Cap. 19. pag. 135. lo chiamò Bandinum seu Gandinum 
Pisanutn . 

(12) V Ab. Sarti nel luogo citato disse: Eruditus in Scho- 
lis nostris Bandinus ^ in iisdem Professoris locum din cum laude 
fenuit . Queir erudito ed accurato Scrittore ci recò bensì , co- 
me vedremo più sotto , le incontrastabili prove , additateci 
ancor da altri , d* essere stato Professore neir Università di 
Bologna il nostro Bandino, ma niun Monumento seppe indicar* 
ci onde ricavar si possa , che nella stessa Università avesse 
Bandino appresa la Giurisprudenza . Si ha dunque luogo di 
credere, che manchino su di ciò le autentiche Memorie, qua- 
li non sarebbero sfuggite alla diligenza del Sarti : e quindi 
si ha tutto il diritto di congetturare, che Bandino acquistasse 
in Patria le nozioni Legali, come In fatti andò congetturan- 
do il Cav. dal Borgo nella Dissert. suir Orig. dell' Univ. Pis. 
$. 64. pag. 120.', tanto più che in Pisa, come vedremo nella 
Not. 15., dimAava Bandino già adulto, in età, cioè, capace 
di godervi i Primi Onori , e d' intervenire a stipulare una 
pace. 

(13) Basta vedere le prove, che se ne recano nella Not^ 
53, al prelodato Disborso Aicademìco sulC Istoria Letterari^ Pi- 
sana ^ e quel più che su tal proposito era stato già ampia- 
iì:ente scritto dal Cav. dal Borgo nella Dissertazione ivi iitata. 

(14) Tanto Opitone, quanto Sigerio, nella Cfonica intito- 
lata Breviarium Pisanac Hìstorìae , di cui abbiam trascritte le 
parole nella Nat, 3., si veggon denominati Legis DoBores^ ti" 
tolo, con cui si distinguevano in i^uei tempi ^ Pr^essorì o 



SALDINO FAMILJATI 



h 



Maesirl di Legge ^ come anche senza ricorrere alle prove, che 
se ne sono già addotte nella Not. 78. alle Memorie di Fran- 
cesco Tigrlni, e nella Not. 15. alle Memorie di Giovanni Fa- 
gioli, abbastanza si raccoglie dagli Atti della Causa de* Cano^ 
nici di S. Giovanni in Monte di Bologna , che abbiam riferiti 
nella Noi. 9., essendo ivi denominato Legttm Doffor il nostro 
Bandino Familiati, che nel Pubblico Bolognese Liceo era Profes^ 
sor (ti Leggi . Ed è da osservarsi, che queir Opitone» e quel 
Sigerio^ secondo la citata Cronica^ fiorivano dopo la metà del 
dodicesimo secolo » e cosi in tempo appunto molto opportuna 
per erudire il nostro Bandino, che poco dopo quell* epoca si 
fece conoscere , come passiamo a dimostrare . 

(15) Nel Lib. VIL delle Istorie Pisane mst. di Raffaello 
Roncioni si legge, che Bandino FamiJIati era uno de* Consoli 
in Pisa r anno r 16^. ; e nel pregevolissimo /strumento della 
Pace stipulata fra Pisa e Genova 1* anno 1188. , in cui son 
registrati i respettivi nomi e cognomi di mille Cittadini di 
ciascuna Nazione intervenuti a giurar 1* osservanza di quella 
Pace , fra i Pisani si scorge Bandinut Familiatus . Parlando poi 
del nostro Baildino il più volte citato Sarti * cosi scrisse: Hi e 
mino MCIIC. Bononiae docere coepit ^ aut certe eo anno solemni 
Sacramento se obstrìnxit y quod Bononienses per illud tempus a no* 
vis Legum Professoribus vel ' invifis & repugnantibus exigebant , de 
quo in Pi Ilio y & alibi diximuf . E Io stesso Sarti, ugualmente 
che il eh. Muratori, come si è detto nella Not, 9., pubbli* 
carono la formula del giuramento prestato 1* anno 1198* da 
Bandino nel carattere appunto di Professore nelT Università di 
Bologna t carattere, che in rapporto a Bandino resta pur con- 
fermato da un Atto t che riporteremo in appresso, degli Ese- 
tutori della di lui ultima Volontà^ in cui essi si dissero Com^ 
mìssarii dn. Bandini Professoris Legum . 

(i6) Ecco come su di ciò s'espresse il eh. Sarti nel cit, 
luogo : |> Itaque vixit ( Bandinus ) in Civitate nostra cum Azone ^ 

L 2 



;84 BAND ma FA Min ATI 

Bsgarotto , Jacobo Balduina , aliìsque multis Scholarum nostrarum 
Professori bus . Se il Bolognese Liceo era allora fornito di tutti 
quest* insigni Professori , e pur nuUadiineno fu ivi chiamato 
a legger Bandino , ben chiaro si scorge qual conto di lui e 
della sua Scienza Legale faceva quella dotta Città. 

(17) Lo stesso Sarti più' volte citato, oltre ad avere 
scritto, come già si è veduto nella Not. 12., che Bandino nel- 
le Scuole di Bologna ,> Professoris locum diu cum laude tenuità 
.poco dopo con maggior precisione soggiunse: Docuit autem an^ 
nis viginti , scilicet usque ad annum MCCXVIII. , quo humanis 
gxemptus est; ed in appresso, additando ancora le prove già 
recate dall' Ab. Trombelli nelle Memorie Istoriche di S. Salva- 
tore di Bologna y tornò a dire: Anno MCCXFIIL finem vivendi 
fecìt , & tumulatus èst apud Canonìcos Eegulares S. Salvatori s ; 
lo che $ulla scorta del Mabillon dissero . pure il Grandi /» 
Not. ad Epist. de PandeS. pag. 88., il Valsecchi in Epist. de 
Vet. Pis. Civ, Constitut. pag. 40. Not. I., e V Autore del Di- 
scorso Accademico sull* /storia Letteraria Pisana nella Not. 29. 
Ebber dunque ragione tanto il Sarti , quanto V Autore del 
citato Discorso Accademico , d' avvertire e correggere V abbaglio 
preso dall' eruditissimo Mazzucchelli , che suppose aver fiorito 
Bandino verso la metà del secolo duodecimo . 

(18) Siamo debitori di questa notizia al lodato Sarti , 
avendo egli scritto: 99 Habemus Innocentii III. Epistolam ad 
99 Praepositum S. Prosperi datam, qua jubetur Causam quam- 
^ dam Canonicorum S. Joannls in Monte cognoscere, qui ap- 
99 pellaverant a Bandini Sententia ,5; ed ivi nella Not. (e) 
avendo soggiunto 99 In ea Epistola dicitur mag. Baldinus de- 
,9 cretista. Sed erravit Scriba Pontificius ita appellans Bandi- 
99 num , qui erat Doclor Legum , non Decretorum , & sane in 
.) veteri Charta Archivii Canonicorum S. Joannis in Monte , 
?9 quo ejus Causae Afta continentur » non alio nomine . appel- 
«9 latur , quam Bandinus Familiatus Legum Oodor ^. 



SASfD INO FA MI UÀ Ti 



85 



(19) Questa notizia pure la dobbiamo alla diligenza ed 
erudizione del eh. Sarti , che ragionando di Bandino si espres- 
se: Inteyfuìt etiam quibusdaffi Affis Obcrti Vìcecomith Bononien^ 
sium Praetoris , qui Arbiter dele&us fuerat in Causa fininm inter 
Ariminenses & Cacsenates ; e ne additò 1* autentico Monttmenta . 

(20) Notizia ancor questa tramandataci dal lodato Sarti, 
che accennandone similmente V autentica Memoria y disse: Anno 
MCCIX. Bandinui interfmìì d^di troni Medicinae, Argelatae^ ir Co- 
mi tatus Imolae cum aliif DaCIoribus . 

(ai) Anche su di ciò serve a noi di scorta il eh. Sar* 
ti, che in rapporto al nostra Bandino lasciò scritto: Ejus 
Testamenti Curatores fuere Henrìcus EpisCQpus Bononiensis y if Prior 
CamalJulensium Bononiensis Eremi ; ex quo de hu/us Viri dignl- 
tate judtcare Ucet : nam homo ignobilis , & cui carta supetlex 
fui s set y non et sei ansas ejusmodi Cura t ore s. elicere , Ed ivi nella 
Nvt. (i) soggiunse: An. MCCXIX, die XII. intrant. Mens, Mar- 
tiì dn. Henriais Bp. Bonon. & Prior CfimalJnien. Bonon. Coni- 
missarii dn, Baldini Professoris Le^um &c. in Charta Archivii S. 
Stepkanì nttnc Senàtus ISonon. 

(22) Che r Accursio, nel compilar le Glosse al Corpo di 
Ragion Civile , s' usurpasse le fatiche de' Giureconsulti che 1* 
avevan preceduto» T osservò infra gli altri il dottissima Ja- 
copo Gotofredo Histor. seu Progress. Jur, Civ. Rom. Cap, 9, de 
Fat. Justinian, Jurisprtid. , e che specialmente s' appropriasse 
quelle del nostro Bandino, onde per tal cagione venisse qua- 
si a perdersene la memoria , lo disse il Pastrengo De Orig. 
Rer, pag, 15. t. , ove si espresse: Bandinus Legum Professor t 
prof$(iìdi:atibus Legum immetsus pHrìma s:ripsit , quae Accnrsii 
pelago abscrta snnt i e 3o ripetè il più volte lodato Sarti y 
dicendo ; Scripsit Bandinus Glossas in Libro Legum , quae ante 
Accursium ejus famam atuerunt , Post autemy ium Auurstus^ ex* 
pilaf is sttperiorum Interpretum Glossis , unus omnium instar esse 
coepit , Bandini memoria i*rvpcmndum extinUa est . Anche Gio- 



85 MANDINO FAMIUATI 

» 

vanni Clnelli nella Storia degli Scrittori Toscani^ che ms. si 
conserva nella Libreria Magliabechiana di Firenze^ alla pag. 
ft 19. accennò le fatiche Legali del nostro Giureconsulto, seb- 
ben si mo5t;rasse dubbioso quant* al di lui nome ^ e pren- 
desse abbaglio neir indicar T epoca» in cui fiori , avendo 
scritto: Bandino Gandino Pisano Legista celebre j il quale in- 
sieme con Jacopo Bolognese molto ancK esso nella Leggi esperto 
compi Ih e messe insieme C anno 11501 yy Glossas Juris Civilisj^ 
inoltre interpetrh ancora y^ Codicem ^» 

(23). Cosi si legge nella Gloss, alla L. Hac cons altissima 
8. Cod. qui testam. fac. poss. in verb. Otiavum. 

(24) Si son già riportate nella Not. 22. le testimonicn- 
Ee del Fastrengo, del CinelU, e del Sfuti^ riguardanti le fa- 
tiche Legali del nostro. Bandino. 

(25) Lo avvertì il eh- Sar^i , scrivendo : Sed tamen in 
Summa Ostìensìs Bandini nomen servatum est , ut dubitare non 
liceat , quin etiam Ostiensis aetate » qui cum Accursio vixit^ 
aliquanto tamen junior » Bandini scripta a Jurisprudentiae stu^ 
diosis legerentur. In fatti, scorrendo la Somma del Card. Ostien- 
se deir Ediz. di Venezia del 1574., nel Ub. L Tit. de Pro- 
curatoribus sotto il num. 15. coL 39$. si trova chiaramente . 
espresso: Hoc indis. sensit Bandinus . E forse s* intese di cita- 
re il medesimo Bandino anche in alcuno dei tanti altri luO'- 
ghi della Somma dell' Ostiense^ nei quali sì vede allegato un 
Dottore con la sola, iniziale B. 

(26) Così lasciò scritto il celebre Cino nel Comento al- 
la Z. Hac consultissìma . Cod. qui testami fac. poss. 

(27) Nel Comento alla stessa L. Hac consultissima . Cod. 
qui testam. fac. poss. 9 ove disse: Et ideo teneas opinionem Ba.^ 
qui fuit Pìsanusj & hra&avit plures utiles qu. 

(28) Così si espresse l'insigne Bartolo, spiegando la L. Do- 
mìtius 27. ff. de testam. & qui testam. fac. poss. sotto il num. 3* 

(29) Nella Nota marginale a quelle parole sed Bandinus 



BANDINO FAMTLTATl 



Sf 



€ontra^ che si leggono nella Gloss,^ alla £. Hm ioniulùssima. 
Cùd* qui testam. fac. poss, in verb. Offavum^ si trova scritto: 
Isra est vera ^ & communiter tenerur . Sai, '. 

(30) L* eruditissimo Sarti pose fine alle Memorie^ che di- 
ligentissiraamente raccolse del nostro Bandino, con dire: ,> Eum 
99 omnino ignoravit Dìplovatacius , caeteroqui felicissimus in ex- 
95 piscandis antiquorum temporum Jurlsconsultis . Pancirolus ve- 
55 ro non illuni prorsus ignoravit, $ed in paucis, quae de ilio 
9^ habet» multis se erroribos implicar. Eadem aerate, inquit, 
,5 Jacobi nimìrum, eie quo antea dixerat» Bandinus Pisanus , 
99 quem nlii Gandinum vocant , Codicem interpretatus esse vi- 
9, detur , etsi hunc Bartolus mendose Btilgarum nominet , ex 
99 quo Jacobus junior natus c$iù ereditar . Alii eum Bergun- 
99 cioiiem esse rolunt, qui Graeca jura in Latiauni vertit. Vi- 
99 des hic Pancirolum , utique nutabundum , locum non habere 
5) ubi pedem figat . Sed ejus aberrationes ita sunt manifestai 
9, ut confaratione non egeant 93 , Abbiam già veduto nelle Not^ 
12. e 22,, che sul nome del nostro Giureconsulto rimasero 
dubbiosi il CineUi e il eh. Guadagni , avendolo denominato 
Bandino o Gandìno . Ed il Brencmanno nella sua Mister. Pand^B* 
Llb. L Gip. 9. pag. 61. parlò egli pure del nostro Giurecon» 
sulto con la medesima incertezza, con cui ne aveva già par- 
lato il Pancirolo , mentre rammentando la Versione in Latina 
delle Leggi Greche^ da molti attribuita, e con ragione, a Ber- 
gunzionc o sia Burgundione Pisano, soggiunse: Alii tamen id 
Bulgaro tribuunt ^ alti Bandino cnidam Pisano ^ seu Gandino. An- 
%ì fino il Baldo ed Angiolo suo Fratello, almeno i Copisti 
o Stampatori delle loro Opere ^ pare che non conoscessero il 
nostro Bandino, giacché nel Comento di Baldo alla L. Domi- 
fìtts . ff. de testam. & qui testam, fat. psss, sotto il isum* ì. sì 
legge: Et ista fuit antiqua opimo And. de Pi., quam tefert Cy* 
hìc à" L. Htic consuUissima . e* L* fi. Cod, qui testam. fac, poss* f 
e nel Comtnto di Angiolo alla stessa L. Domiti us . sotto il 



83 



BAND INO FAMI LI ATI 



mum. i* si trova scritto: Et fiéh opinio Balduini gì. antiqui^ 
0t L, Hac consultissima . in fin. Cod. qui tnta. fa. poss. Crediamo 
ancor noi quanto dice il Sarti nel luoga spesso citato , cioè , 
Valuit autcm plurìmum ad ejus ( Bandini ) memorìam obiiteran' 
dam librar iorum institi a , qui Bandini nomen ex Accursii Commen- 
tariis ì^xtruserunt ; ma nulladimeno ci fa maraviglia > che tan- 
ti Scrittori non ben conoscessero il nostro Bandino, che potevan 
veder chiaramente ed onorevolmente nominato in tanti luoghi, 
specialmente nella Glossa alla cit. i. Hac consultissima ec, , e 
nelle Opere dell' Ostiense, di Cino, di Bartolo ec. 

(31) Che altri Cittadini Pisani ^ oltre quello di cui abbia- 
mo fin qui ragionato, con Io stesso nome di Blindino fiorisse- 
ro ne* secoli duodecimo e decimoterzo, ed alcuni fossero si- 
milmente Giureconsulti, V osservò prima di tutti il eh. Gran* 
di in Epìst, de PandeB. Nat, 28. pag. 88, e 89. , e dipoi V av- 
vertirono ancora il MazzucchelU nella Storia degli Scrittori rf* 
Italia fW, //. Par. L pag, 228., e il dotto Autore del Dìscor* 
so Accademico sul!' Istoria Letteraria Pisana nella Not, 29. Que- 
sti pure fann' onore alla Patria, ma particolarmente dee Pisa 
gloriarsi d* aver prodotto quel Bandino Familiati, di cui ab- 
biam quivi raccolte, guidati specialmente dall' eruditissimo Sar- 
ti, non poche notizie > e che fu detto Legum splendore coruscus 
nella Sepokrat Epigrafe postagli nella dotta Bologna , fu carat- 
terizato per Legista celebre dal CincIH già citato nella Not. 
as., fu annoverato fra i celebri Giureconsulti^ che versa il fine 
del secoh duodecimo al principio del decimoterza fiorirono im 
Bologna dal eh. Tiraboschi nel luogo citato nella Not, 8., e 
meritò d* aver luogo nella Chronologia Virorum Eruditione Prae^ 
stantium a Mundi ortu ad Annum 1600., compilata dal dottis- 
simo Lami, e stampata in Firenze V anno 1^70., ove a car. 
161 • quel celebre Autore scrisse Bandinns Pisanus Jurisconsultus: 
sebbene, tenendo forse dietro al Cinelli ed al Mazzucchelli, 
soggiungesse eh* ei fioriva nell* anno 1150,, opinione, di cui 
abbiam dimostrato 1* errore neUa Nat. 1% 



ì 



8» 

BEATO GIORDANO DA RIVALTO 
DOMENICANO 



-4^3 



c:*^^ 



UN Uomo , che , come ci attestano antichi e fé-» 
deli Monumenti , risplendè come Sole nella cele- 
bratissima Congregiizione Domenicana (i) per santità di co- 
stumi, per eminenza di sapere, e per eloquenza ed eie- 
ganza di dire , ben meritava di avere un onoratissima 
luogo in queste Memorie; e la dolcissima nostra favella 
Toscana, che tanto fu promossa ed arricchita dal P. Do- 
menico Cavalca, e dal P. Bartolommeo da S. Concordio, 
illustri Cittadini Pisani , dee saperci buon grado , che si 
prenda a ragionare aachc del B- Giordano da Rivalto, 
che prima di essi la coltivò, componendo Prediche piene ^ 
come disse il Cavaliere Lionardo Salviati , di purità e di ^ 
semplice leggiadria fino a rasentare il primo segno , per 
quanto la materia il comportava (2). E' Rivalto un Ca- 
stello nelle Colline di Pisa, lontano dalla Capitale, a cui 
una volta fu sottoposto, venti miglia incirca (3); ed in 
esso ebbe il suo nascimento il nostro Giordano verso gli 
anni 1260. Credesi per alcuni, eh' ei fosse consanguineo 
di quel Fra Ranieri, che 'si suppone essere stato della no- 
bilissima Famiglia Pisana de' Granchi (4); e come Pisa- 
no egli è nominato negli zinnali del Convento di S* Cate^ 
Tina scritti nel secolo decimosesco , ed il Tronci nella 
Storia ms. . delle Chiese di Pisa Io fa della Famiglia degli 
Tom, ///. M 



98 



BEATO GIORDANO DA RIVALTO 



Orsini, nel che concorda altra anonimo Scrittore, che esi* 
stc presso il Sig. Abate Zucche Hi , diligente raccoglitore 
delle Antichità ?isane , Cucitamente che; fi<i dai principio 
del secolo decimoquarto si trova fatta menzione, come dì 
Cittadini Pisani , di Bonaggiunta da Rivalto Dottore di 
Filosofia e di Medicina, e di Puccio di BonaggÌLmta , 
che sostenne la primaria Magistratura di Anziano nclF 
armo 1324.; aggiungendosi, che questa Famiglia da Rivai- 
tQ ^veva la sua abitazione nelk Parrocchia dii S. Paolo a 
Ripa d' Arno. Ma non rileviamo con più prove nel no- 
stra Giordano quella nobiltà e gloria di natali , eh' ei 
disprezzo, e cklla quale solea dire, che è così vana, 
quanto la ricompensa che gli Uomini del secolo le ac- 
cordano • Educato santamente, e compassionanda la condi- 
zioii^ dis quelli , che abbandonati al peccato , e 'Sèrvi del- 
le leggi della carne, passano Li loro vita di cattività in 
canlvità di sensi e di piaceri, senza conoscere il giogOi 
vergognoso, che gli opprime, pensò nell' anno iiaSo. di 
vestir r Abito Domcnuano nel Contvmc di iSl: Caterina di 
Pisa, iioritissimo per Uoiaini di santa vita, e di consu- 
mata dottrina , Si credè allora in istato di ascoltare lo 
paroleì della Divina Sapienza , che 1^ chiamavano ali* al- 
Trul istruzione in un secolo pieno d'orgoglio, d' od> , di 
dispute, di gelosia, di libertinaggio, e di tutti i mali, 
che queste malnate passioni strascinano seco. Per eserci- 
tare degnamente 1' augusto e santo ministero della Predi- 
cazione ebbe cura di arricchire la sua mente delle Divir- 
BC Scienze, e di riempire il suo cuore delle più sublimi 
virtù ^ e mentre studiò le prime nMt Università di Bolù- 
gna e di Perugia senza perder dì vista le belle Lettere j. 



{:SSATO CIO^RDANO' DA RtVALTO 



V 



non già per andare in cerca di vani ornamenti » ma per 
dare più ordine, più chiarezza > e più forza ai suoi det- 
ti > passava molt' ore del giorno in pie meditazioni , « 
»eir esercizio di queli' opere, che Iddio prescrisse a co- 
loro^ che destinò ad annunziare le meraviglie della Reli- 
gione Cristiana. L' Ist^xia della Chiesa, che propriamente 
può dirsi la storia della verità , i santi dommi o coi"at- 
tuti , o abbandonati , i grandi esempi praticati in ogni 
maniera di virtù , le profezie , i miracoli , e le akre pro- 
ve di nostra Religione # ia cogaizione di quelle cose ^ 
che e' insegnano a vivere secondo Dio ^ e che fanno la 
vera e V unica importante scienza, nutrivano anche più 
il suo cuore , che il suo spirito . Impercqchè il cuore ha 
le sue riigioni, che la ragione non conosce, sentendo egli 
solo Iddio , e in lui solo risedendo la fede perfetta * As- 
seriscono gli Scrittori , eh' ei fosse di tanta memoria for- 
nico ^ da sapere bene a mente tucto il Vecchio e Nuova 
Testamento colle Glosse ordinarie , il Messale e il Brevia* 
rio deir Ordin suo , ed una griiA parte della Sómma di 
*y* TommasQ d' Aquino, .di cui fiii sempre al maggior se- 
gno vago e studioso * Non dircm però col Cinelli , eh* 
ei scrivesse una Chiosa sopra h Bibbia j mancando le pro- 
ve di quest' asserzione; e ci contenteremo solamente di 
osservare, cavandone l'argomento dalle .5ue Prediche (5)1 
eh' ei non ignorò V idioma Ebraico ji' e ti^f^seo anche il 
Greco: cosa* che in quella stagione poteva Sembrare non 
solamente rara , ma poco mcn che maravigliosa . Manca* 
va anche allora 1' eloquenza , e non solo i colori e le 
grazie , di cui suol vestirsi , ma perfino la lingua , che 
oe doveva essere l'istromento- Se questa per opera di 

M 2 



99 nnATO GIORDANO DA RìVALTO 

" Dante ristretta nella misura de* versi cominciava a pre- 
starsi alla Poesia , non sapeva ancora , come ritenendo 
la sua naturai libertà neir estension della Prosa , avrebbe 
potuto essere elegante , sonora e maestosa per trattare 
soggetti degni di lei» e il più importante di tutti, che 
è fluello d* infiammare gli Uomini alla virtù. Sdegna el- 
la^^gualmente una falsa apparenza di facilità, e la biz- 
zarria de' raffinamenti, e V una e V altra di queste due 
opposte cose, non lasciando alcun luogo all' arte, che 

I ristringe la licenza coi precetti senza indebolire ii vigore 
dello stile, e che procura, che una troppo scrupolosa re- 
golarità e una delicatezza troppo molle non estingua il 
calore dell* idee, può condurre facilmente alla barbarie. 
Era allora la lingua Toscana cosi lontana dai produrre 
scritti in prosa, nel gerbere specialmente di sacra elo- 
qiicnza , i quali potessero piacere alle future età, che il 
Fontanini credo di arer dritto di asserire , che quanti 

-Predicatofri ^ fiorirono nel secolo decimoquurto , e molti an- 

Itora dr quelli che vennero nel secolo susseguente , allo- 
raquando predicavano ne* templi , si servirono della lin- 
gua. Latina. Lungi dall' aderire al sentimento di un Uo- 
mo, che per vaghezza di fama andava spesso in cerca 
della ' singolarità delle opinioni, osserveremo solamente, che 
'il Jiostro B. Giordano o predicasse nelle Chiese, o ne' 
portìfii*;^ o '-hellc piazM, o nelle strade, si servi costan- 
temente della volgar lingua : che per opera di lui si 
perfezionò d* assai il purgato e buono stile; e che quel- 
'li , che pajano in lui solecismi q barbarismi , sono vena- 
lmente grafie e proprietà • L! usD ^ queUo, <:he- salva tut- 
ti questi apparenti falli , e dall' uso del Popolo;, a cui 



BEATO GIORDANO DA RIVALTO 



n 



voleva piacere , li prese egli , e si servi spesso di pleo- 
nasmi per più efficacia e distinzione del dire , e nan 
evitò sempre il passaggio dal plurale a! singolare; talvol- 
ta terminò ì nomi con desinenze Greche e Latine , ed 
occorrendogli di citare i Divini Testi, le parole di essi, 
come sacre e di una santa efficacia , le traslatò alle voi-» 
te in modo, che ritenessero 1' espressione Latina» Citere- 
mo un sola esempio. Non crai ci locus in dtvcrsorio. Chi 

'dicesse non era a lui luogo in osteria^ in albergo, direb- 
be due parole proprie e Toscane , ma basse e triviali . 
Quella d* Ospizio suol prendersi in altro significato, onde 

.volendo rendere il Testo, non si poteva far miglior' uso 
che della parola Latina dtvcrsorio, da non scambiarsi eon 

^altra migliore , e ancora di eguale significanza . La for- 
lazione delle lingue , come delle arti tutte , precede sem- 
pre quella delle regole , ed una scrupolosa ricerca di 

'queste nelle Opere dei primi Scrittori diverrebbe inutile 
e puerile. La chiarezza, T armonia , la copia, la prò- 

'priet'i, la grazia fanno il loro merito; e di queste doti 
sono piene le Prcdidie del nostro B. Giordano, quantun- 
que da lui dette nell' infanzia della lingua Toscana, Non 
dee pertanto far maraviglia, se i Compilaiori del VocaboLi' 
rio della Crusca, di queir Of era si ammirabile, che può 
chiamarsi il tesoro della lingua, sì dotta nelle sue ricer- 
che , SI giudiziosa nelle sue osservazioni , sì ricca e si 
fertile nelle sue espressioni,, e che ebbe per fine di por- 
tare r idioma Toscano alla perfezione del Greco e del 
Latino , si giovarono spesso delle medesime per trarne 
esempli di bello e buon parlare , non altrimenti che sa 
da esse, come da chiara fonte , ne uscissero acque dol- 
ci e purissime • 



'f^ 'MEATO GIORDANO DA ItlFALTO 



Quando ancora queste Prediche non fossero commen- 
dabjlissime per l' eleganza del dire, ciò non ostante me- 
riterebbero di esSer lette dagli amatori della sana Dot- 
trina Ev^angellca. Penetrato il nostro Apostolo dal deside- 
rio del ben comune, animato da uno zelo fatto per ab- 
baucr€ U uste superbe, die si elevano contro la scienza di 
Dìo (6) , per opporsi agli scandali , al torrente dei cat- 
tivi costumi , e al corso violento delle passioni , persuaso 
che da un rigor salutevole non dee andar disgiunta una 
dolcez^za, che alletti e conforti i deboli , animato dallo 
Spirito del Signore # illuminato dalla dottrina consegnata 
nelle Divine Scritture, negl* Interpreti di esse, e nelle 
antiche tradizioni > e quel che è più , esercitato nella 
pratica delle più sublimi virtù, credè di poter servire al- 
la felicità dei Popoli, e agi' interessi della Chiesa* Non 
facevano forse la sua consolazione e la sua gioja le mol- 
te conversioni di figliuoli traviati? Diceva a questi coli* 
Apostolo, noi predichiamo Gesù Cristo, che ci ha fatti 
suoi ministri, e noi predichiamo d'essere in Gesù Cri- 
nito consacrati al vostro servizio (7). Questa sorta di ser- 
vitù , impostagli dalla carità per la salute delle anime , 
non aveva ìn lui limite alcuno, trovandosi che ci predicava 
<'iino a cinque volte il giorno, passando dalle Chiese nel- 
le piazze e nelle strade le più frequentate . S. Liparaia , e 
la Chiesa di S. Maria Novella dclF Ordine suo furono 
quelle , che più dì tutte rimbombarono della voce sua 
'Evangelica , e benedicendo quel Divino Spirito , che la 
faceva fruttificare , potè dire io una sua Predica recitata 
nel Marzo del 1304,: Jo ve ne dicerci un mese pur delle 
cose , che io ne so , non di me ^ ma di quelli che vengdh^ 



SEATÙ CWRDANO DA RIVALTO 



9S 



no a me , che sono molli , e che già furono peccatori , 
di mala vita , ed oggi sono così esaltati • Tra le moke 
coaversioni per mezzo suo operate si fa solenne menzio- 
ne di quella del B. Silvestro di Valdisieve, al secolo 
Ventura, purgatone di lana* o scardassiere in Firenze, il 
quale fu prima Eremita al Castagno, oggi Momeolivcto non 
molto distante dalla Città, e poi Converso de' Camaldolesi, 
presso i quali morì in tal concetto di santa vita , da 
meritare il glorioso titolo di Beato • Se si presta fede a 
D* Tommaso Mini, e a D, Agostino ¥ortunio, che scris- 
sero delle cose Camaldolesi > il Ventura era quegli , che 
somministrava qualche refrigerio di vino alla stanchezza nel 
predicare del B* Giordano, e sì fu penetrato dagli ama- 
re voli detti e santi esempj di lui , che lasciando le tor- 
tuose vie del secolo , e nascondendosi non solo agli oc- 
chi degli Uomini, ma perfino ai proprj , passò il resto 
de' giorni suoi in pie meditazioni, e in santi esercizj di 
perfezion religiosa , La storia di questa conversione fu po- 
sta rozzamente in versi a due a due rimati da D. Za* 
nobi Tantìni Monaco Camaldolese , e per 1' antichità ed 
autenticità del monumento fu riportata questa Leggenda 
dai dottissimi Bollandisti nel Tom. IL degli Aiti dc^ San^ 
ti del mese di Giugno , benché con qualche diversità da 
quel che si leggeva in un Codice della celebre Libreria 
Scrozziana . Anime umili, anime innocenti, che la Grazia 
ha disingannate dell' illusioni del secolo e degli errori 
della moderna Filosofia, io non vi chiederò perdono, se 
ricorderò le apparizioni, che accompagnarono la conver- 
sione del Ventura , e se presterò fede a quelli , i quali 
aflfermaao, che un giorno mentre il B. Giordana predica- 



5^ 



BEATO GIORDANO DA RIVALTO 



va a numerosissimo Popolo nella Città di Firenze le pe* 
ne e le misericordie di Gesù Crocifisso , fu osservato 
con istupore di tutti avere una Croce rossa nella sua 
fronte , in quel modo appunto che si dipigne nelle im* 
magini sue. La predicazione del mistero della Croce, ri- 
guardata come follia da quelli che si dannano, e come 
un effetto dell' Onnipotenza di Dio da quelli che si sal- 
vano, faceva una delle principali cure del nostro Gior- 
dano i e per mantenerne viva ne* devoti la memoria , nel 
tempo appunto che esercitava in Pisa T Apostolico Mi- 
nistero, eresse vicino alla Chiesa dell* Ordin suo nelF Ora- 
torio del Salvatore la Fraternità de* Disciplinanti , che ne' 
suoi devoti esercizi non aveva akr' oggetto , che di medi- 
tare e d* imitare i patimenti del Redentore* Una sola co- 
sa ho da dirvi , ripeteva sovente a questi suoi spirituali 
figliuoli , che la vera pietà consiste nello stabilire talmente 
Gesù Cristo nel nostro spirito e nel nostro cuore, che tutto 
il resto ci sembri un puro niente , e che non cerchiamo se 
non che in lui U gloria , la grandezza , la giustizia , la 
sapienza^ il riposo e la felicità. Questa idea di Gesù Cristo 
può sola liberarci dalla stima di tutto quello, che ci lusin- 
ga e che ci piace nel Alando , e ridurre tutti i nostri desi- 
derj air unico desiderio di esser posti nel suo Corpo, e di 
essere nel muncro de* suoi vivi membri , per vivervi della 
sua Vita e del suo Spirito, e per guarirci dalle infermità, 
che ci restano • 

Di tal sorta sono le massime, che facevano il fon- 
do delle Prediche e delle istruzioni del nostro B* Giorda- 
no: e poiché ci voleva bene essere inteso dal Popolo, 
non adoperava quei genere d' eloquenza, che strascina per 



BEATO GIORDANO DA RIVALTO 



9t 



V impeto suo, ma quello, che dolcemente s* insinua nel- 
lo spirito e nel cuore > per illuminar quello e muover 
questo* La maniera adoprata dal fonte d' ogni verità e 
di grazia Gesù Cristo nello spargere la sua dottrina era 
da lui imitata: e però servivasi spesso di similitudini ^ di 
esempi e di parabole ; e se nello sceglierne il fiore da* 
Libri Santi, e dagli Scrittori Ecclesiastici qualche volta 
adottò ancora racconti, che possono parere poco verislmi- 
li , dobbiam ricordarci , che mancava affatto la buona Cri- 
tica in que' tempi , ma in supplemento di essa abbonda- 
va negli Scrittori Ascetici la sana Morale, che fa la par- 
te essenziale delle loro Opere. Trattando il B. Giordano 
della Religione , si mostra per ogni dove un profonda 
maestro in Divinità > che sa servirsi utilmente dei fatti i 
più straordioarj per V istruzione e per 1' edificazione, e 
che trova una Provvidenza e una Mano Divina ove gli 
Uomini del secolo troverebbero appena le tracce di una 
prudenza umana . Sì direbbe , che è la Religione medesi- 
ma , che si spiega da se stessa con quella eleganza , leggia- 
dria , e semplicità , che le conviene ; e che in tanta cor- 
ruzione di costumi voleva mostrare agli Uomini , che lo- 
ro non restava se non che una sovrana miseria , e una 
sovrana misericordia • Quando non era necessario di par- 
lare, il sant' Uomo si taceva : la vanità e la maldicen* 
«a ^ che hanno tanta parte nel commercio degli Uomini j 
gliene facevano temere il contagio , e non trovava cos* al- 
cuna più dolce e più sicura della solitudine • Ma in 
questa stessa ci non faceva che passiire da un esercizio 
di pietà ad un altro ^ e sottomettendosi alle severe leggi 
della Penitenza Cri^iana , e non pensando che ad umi- 
. Tm, Uh N 



5>8 BEATO G IO ED ANO DA RIVAim 

liarsi sotta la potente mano di Dìo, Predicatore invìsibì-^^ 
le agli altri > ma eloquente in. parlare con se stesso > non 
esciva dal suo ritiro > che più forte e più infiammato per 
ispezzare le catene del peccato, e per manifestare le mi-- 
sericordie del Signore* 

Obbediente alle voci de' suoi Superiori > non ricusò 
mai officio > che da loro gli fosse imposto . K^ notato in 
un antichissimo Libra delle cose del. Convento di •?. Maria 
Novella , che nel Capitolo Provinciale tenuto in Rieti Y an- 
^^ ^3^5- di commissione del Maestro Generale Americo 
da Piacenza il nostro B. Giordano fu eletto leggente di 
Teologia pel detto Convento , e che quivi inv compagnia 
di altri dotti soggetti > del B. F. Remigio di '^iaro Fio- 
rentino > già discepola di S. Tommaso , Presidente dalla 
Studio, e di F. Filippa da Pistoja> che scrisse contro il 
Correttorio di S* Tommaso» e di F» Riccoldo da Monte 
di Croce in Mugello > portò a sì alto credito la Scuola 
Teologica di S. Maria Novella, che non ne era alcun' al- 
tra in Italia > che la sorpassasse. Era in que' dì costume 
di mandare alla, più celebrata di tutte le Università di 
Europa , qual* era la Parigina , que' Religiosi , che pote- 
vano far prova di un eminente sapere , per ricevervi la 
Laurea , ed altri gradi Magistrali > ed anche per meritare 
il maggior* onore di una Lettura} né ricusò il B. Gior- 
dano di andarvi col solo fine di ubbidire al volere de* 
suoi maggiori , e di far conoscere la santità di quella 
dottrina, che insegnava dai Pulpiti e dalle Cattedre. Giun- 
to egli era a Piacenza, quando vi fu sorpreso da mor- 
tale infermità, per cui xessò di vivere il dì 19. d'Ago- 
sto 131 1. , dopo trentuno anno di Religione. La morte 



BEATO GIORDANO DA RIVALTO 99 

fu per quella sant* anima la perfezione della Carità , e 
la consumazione deli' opera di Dio. Un cuore pieno di 
fede e di* speranza non dovè desiderare se non che di 
compire il mortai viaggio, e di escire dall' ombre e da- 
gli enimmi , per vedere s velatamente la verità (8). II 
Pubblico I il più delle volte rigido e maligno censore del- 
le umane azioni , non vide in quelle di F. Giordano " se 
non che sublimi virtù , e un solo fu il suffragio di tut- 
ti , doversi egli riporre tra i 'Beati , « ornarsi le Imma- 
gini sue di quei segni , che ne indicano la ?orte felice • 
La Cronica di S. Caterina attesta , che i miracoli confer- 
marono la santità della vita di lui (9). Certamente chiet 
il giorno della sua morte fu il più bello , il più trion*^ 
fante, il più fortunato giorno della' sua vita. Tutti ri- 
cordavano la sua sapienza, la sua modestia, la sua iimil«» 
tà , la sua penitenza , la sua carità , e tutto quell ' altro 
numeroso corteggio di virtù , che vegliarono , per cosi di* 
re , continuamente intorno a lui • Chi correva ai suoi 
Funerali per implorar grazie , e chi cercava qualche Re- 
liquia delle sue spoglie mortali . Pisa , la sua diletta *Pa- 
tria , che in tanti modi era stata da lui singolarmente 
beneficata , non volle rimaner priva di questo sagro de- 
posito ; e domanda istantemente, e T ottenne , il Cada- 
vere di lui. Fu collocato nella Chiesa di iS*. Caterina al- 
lato air Altare di S. Pietro Martire in un bel Sepolcro 
di marmo ^ il quale restò in breve , insiem colle mura 
di quella Chiesa > al dire di F. Serafino Razzi , coperto di 
gran numero di voti in «egno delle molte grazie, che 
il. Signore si degnava di concedere frequentemente a chi 
pei meriti di questo suo Servo il pregava ; quali voti 

N 2 



100 BEATO GIORDANO DA RIVALTO 

furono dispersi nell' occasione di essere stato eretto sopra 
il detto Altare il Scapolerò di F. Simone Saltarelli Fioren- 
tino, deir istess* Ordine Domenicano ^ ed Arcivestovo di Pi- 
sa , Uomo ancor' esso di gran santità , e che passò al 
Cielo r anno 1342. Nel suddetto luogo riposarono le sa- 
gre Ossa fino all' anno 1580., nel quale furono devota- 
mente trasferite sotto V Altare della Beatissima Vergine % 
di S. Verdiana (10) con la seguente Iscrizione: 

JSfr sifa Jordams Fratris sunt Ossa beartmt 
Quem vite integritas Relighque virum. 

Ma neppur qui riposarono sempre le sacre Ossa , perchè 
riposte furono in una bell'Arca, circondata da cristalli, 
sotto 1' Altare del Rosario, assistendo alla solenne transla- 
zione Monsignore Francesco de' Conti d' Elei Arcivescovo di 
Pisa . Finalmente un piissimo Principe , che nato dal sangue 
dei maggiori Re dell' Universo , e che regnando sopra 
una piccola parte dell' Italia , dà grandi esempj di vir- 
tù , e fa felici i suoi Popoli , desiderò di avere il Cor- 
po del Beato Giordano , e di rivendicare ai suoi Stati 
l'onore di averlo altra Tolta posseduto, quando la bea- 
ta anima , che 1' informava , passò agli eterni riposi . 
Pietro Leopoldo, che allora regnava nella Toscana, aderì 
ai desideri di lui , e così nel 1785. quelle sante Spo- 
glie passarono nella ' Real Cappella di •?. Liborio presso il 
Convento de' PP. Domenicani di Colorno. Noi facciam vo- 
lti, che Ferdinando di Borbone palesi anche la sua de- 
vozione verso il B. Giordano col fare imprimere da' suoi 
torchi Reali , che vincono d' assai tutti i moderni , e 
che xxou sono inferiori agli antichi i più rinomati , U 



BEATO GIORDANO DA RIVALTO loi 



Opire del medesimo ; in cui troveranno gli amatori del 
bel parlare un tesoro di eleganza, i seguaci della Dot- 
trina Evangelica precetti e conforti per praticarla, e for- 
se gì' ingannati e gì' indifferenti, invitati alla lettura dal- 

Ja sorprendente bellezza della stampa, qualche stimolo, 
che gli tolga all' errore, e gli risvegli dal sonno. E se 
richiedesi per la pubblicazione de' libri antichi di conr 

esultare e di paragonar Codici , dobbiamo saper buon gra- 
do agli eruditissimi Signori Dott. Anton-Maria Biscioni, e 
Domenico Maria Manni , che nell' unica e ormai rara 
Edizione Fiorentina delle Prediche del B. Giordano, da lo- 
ro procurata nel 1739* » abbiano , come avevano in co- 
stume , e specialmente il primo, diligentissimamente con- 
sultati i Testi a penna delle medesime , esistenti in Fi- 
renze e nella copiosa Libreria RiccarÓiana ^ e ndT altra 
incor più celebre dei Domenicani di S, Mirco (11). Han* 
no essi neir ortografia delle parole mantenuta religiosa- 
mente quella veneranda vecchiezza , da cui sono fregiate ; 
e conteremo ancor questa tra le singolarità dei correnti 
jmpi, che si trovino editori degli antichi Prosatori To- 

|Bcanì|^ che non solo neir ortografia, ma anche in alcune 
parole , che sono pretti arcaismi , pretendono di vestirli 
e di ornarli alla moderna * Chi legge questi Scrittori , dee 
a guisa d' ape ingegnosa sceglierne con molto accorgimen- 
to il più bel fiore, e non curare voci e maniere disu- 
sate ; e convien pur leggerli non solo per esser grati a 
quei , che con tanto studio e fatica crearono la lingua 
nostra Toscana oltre ogni altra Italica bellissima , ma 
anche per V utilità, che se ne può trarre; perchè, co- 
me bene avvertì V elegantissimo Scrittore Anton-Maria Sai- 



10* BEATO GIORDANO DA RIVALTO 

vini (12): Guai alla lingua Italiana^ quando sarà perduta 
affatto a qué^ primi Padri la riverenza ! Barassi in una Ba-- 
bilonia di stili e di favelle orribile; ognun farà testo nella 
lingua : inonderanno i solecismi , e si farà un . gergo e un 
mescuglio barbarissimo . Piacesse a Dio, che la predizione 
non si fosse o in tutto , o in graa parte avverata ; col- 
pa e vergogna dell' età nostra. 

M. A. F. 

ANNOTAZIOITI. 

ti) Darem per intero quel che è registrato dì F. Gior- 
dano negli Annali del Convento di 5. Caterina scritti nel seco- 
lo decimosesto . ,, F. Jordanes Pisanus Inter filios conventus hu- 
^ jus velut sol Inter stellas emicuit, sive morum sanftitateni 
j^ attendas, seu eminentem ejus scientiam consideres, sive prae- 
9, dicationis Verbi Dei efficaciam, & in dicendo eloquentiam 
9) speftes . Scripsit ejus TÌtam Leander Inter yiros illustres , at- 
^ tamen, quia hic requirit locus, aliqua & nos de eo narrabi- 
^ mus. Memoria maxima viguit, omnes fere sacros libros> & 
^ san£lorum doi^orum expositiones , quas glossas ordlnarias nun- 
^ cupamus, missalem librum, breviarium, hoc est divinarum 
9) laudum quotidianum pensum y secundam S. Thomae partem , 
9) & pleraque alia mente -retinebat. Artes, quas liberales vo- 
^ cant apprlme edodus fuit. Bononiae & Perusiae studio vaca- 
^ vit. Ledor prlmarius Florentiae fadus est, posrquam senten- 
9) tiarum libros luculenter legisset Lettor & alibi in provincia 
99 fuit. Praedicator generalis creatus, quod sibi incumbebat, ex 
99 iniunfto officio optime implevit. Ex ejus ore colletti sermo- 
9> nes fuere, quorum ego librum unum justi voluminis in con- 
,9 ventu nostro saxensi vidi, qui sermones Florentiae habitos 



BEATO GIORDANO DA RIVALTO io$ 

j^ per quadragesimam contlnet qui qualiter dixerit testantnr» 
)i licet vivae vocis energia careant. Multis in locis. magna 
y% populi frequentia concionatujB. est. quod ex ejus ore sermo- 
9) charitate fervidus, & spiritum sanSum. redolens exiret. Labo- 
^ ri vero non parcens qua ter, ac saepius quinquies die uno« 
9) praedicabat. Tantus autem verborum ejus fruftus extitit, ut 
99 viri veteri odio posito in mutuum coirent amorem . Duri 
99 emoUirentur , multi lachrimis commìssa diluentes crimina in 
99 novam reformarentur vitam. foeminae quae lascivis & va- 
99 nis. ornatibus vacabant, ejus auditis verbis,. honestis ac pudi- 
99 ci?, ut Christianas decet, imJ>utae sunt moribus. Se se Flagel- 
93 lantium, quos Disciplinatos Pisani vocant, Sodalitium in hac 
,9 urbe priitius instituit, & locum sanfti. salvatoris prope eccle- 
99 siam nostram erexit. Visus est totam pene civitatem hanc 
99 suis. praedicationibus ad priorem Christianae vitae puritateni: 
99 reduxisse , & quod aliis praedicabat , ipse impigrc efFecìui 
99 mancipabat, unde merito sanfti sibi vendicavit nomen, mi— 
99 raculis. adhuc vivens clarus . Quum aliquando in maxima: 
99 praedicaret audientia Crux rubra in fronte ejusJ* a cunSis 
99 visa est , magno ' cunftorum stupore ^ Virtutibus itaque emi- 
99 cans , & praedicatione mirificus , a Magistro ordinis Americo 
,9 Piacentino Parisios missus est,, ut ibi publice theologiam pro- 
yy fiteretur , & in magistrali Cathedra coUocaretur sublimis 
99 quod tunc non omnibus dabatur. Sed viris tantummodo ex- 
„ tra numerum positis . Dum illuc pergeret , Placentiae ubi 
^ magister erat, diem clausit extremum cum in ordine egisset 
^ annum unum supra trigesimum, ab incamatione anno, 13.11.,. 
99 Aprilis 14. Corpus ejus a pisanis Pisas delatum, magno do- 
99 lore, devotione non minori, juxta aram beati Petri martyris. 
,9 in marmoreo sepulcro conditum .fuit>. ubi &^ haftenus iacet. 
,9 Animae sanftitatem, & beatitudinem crebra ad ejus invoca- 
,9 tionem fd£ta miracula testantur . Quorum signa multae appo- 
99 ^tae cereae imagines testabantur> quae dum scpulcrum Ar- 



1Ò4 BEATO GIORDANO DA RIVAlTO 

^ chiepiscopi supra eamdem aram erigebatur, depositae fue- 
^ runt, & negligentia ( ut accidere solet ) ibidem non ultra 
n sunt repositae. Fuit capitali difinitor provincialis . De ipso 
9) F. Taddeus Dini Tir fide dignus referebat se audivisse a 
f^ quodam antiquo patre , plura scire unum Jordancm , quam 
yy caeteros omnes Romanae provinciae firatres. Hujus scapulare 
fy simplicitatem , & sanétitatem f>rÌ8cam redolens in nostro adhuc 
^ asservatur sacrario. Talis fuit Jordanes, cujus utinam ali- 
9^ quot haberemus imita tores» sicuti admiratores multos habe- 
^ mus „ . 

(2) Voi. L degli Avvertimenti. 

(3) Il P. Jacopo Echard neir ampia sua Opera degli Scrit- 
tori dell* Ordine Domenicano Tom. L pag. 512. 513.» non sa- 
pendo persuadersi» che F. Giordano da Pisa fosse lo stesso, che 
F. Giordano da Ripa Alta, luogo, qualunque fosse, alle rela^ 
ftioni, che egli n* ebbe, molto da Pisa distante, di un sogget- 
to ne fece due, con rilasciare per altro del vero luogo della 
nascita di quel da Ripa Alta V esame agli Scrittori Toscani. 
Peggio ancora errarono quelli, che per determinare la Patria 
del nostro F. Giordano andarono in cerca di due Castelli ap-* 
pollati col nome di Ripa Alta , posto V uno in Piemonte 
quattro miglia distante . da Torino , V altro nel Milanese 
suir Adda. 

(4) Ved. Manni nella Prefazione agli Ammaestramenti degli 
Antichi. Che questo F. Ranieri fosse nipote di Fratello del 
nostro Giordano, e che fosse un Uomo di grande estimazio- 
ne, lo attesta la Cronica del Convento di 5". Caterina di Pisa, 
scritta in pergamena da F. Domenico da Peccioli avanti 1* an- 
no 1408., nella quale si dice: ,, Fra ter Raynerius Jordanis de 
99 rivalto nepos fratris Jordanis hic fuit frater primo bono- 
fy rum morum. valde conpositus deditus scientie & maxime li- 
9> deratus & peragratis studiis ivit parìsius & rediens legit pi- 
91 fÌ6 summas & in pluribus majoribus nostre provincie convAi- 



BEATO GIORDANO DA RIVAITO 



"^5 



^ tlbus . fuit deinde leélor pisis & alibi pluries honeste coa- 
)^ versationis multum & clare fame ita quod in nostra civita* 
^ te Celebris habebatur, confessor acceptus. & predicator infa^ 
,5 tigabilis. hic scudiosissimus fair ita ut librum magno sudo» 
9) re conponeret in tribus voluminibus ubi valde diffuse loqui- 
)) tur & probat sua difta per allegata sanfti thome & aliorum 
55 dodorum & scripsic propria maau liber est plurimum copio- 
^ sus & bonus iudicio omnium qui viderunt . tandem post 
f) multos labores post officia ordlnis magna eius laude conple* 
9, ta anno pestis prefato ( 1348. ) cum bora mortls incumbe- 
9) ree de ledo descendens super pavimentum se devote prostra- 
jy vit dicens non debere servum in ledo mori cuius dominus 
15 fuerit in cruce suspensus , & sic tradidit spiritum in supe- 
13 rioribus collocandum . ,5 

(5) Ved. la Predica della Cìrconcishne . 

(6) IL Cor. X. 4, 5. 

(7) II. Cor. m. 6. IV. 5. 

(8) I. Cor, XIIL 12. 

(9) W troppo interessante e troppo degno di fede questa 
scritto, per non doverlo riportare tutto intero in ciò che ap- 
partiene al B. Giordano, ,5 Frater Jordanis . De hoc nec di- 
,5 damen ingenii , nec nota litere poterit sine dimlnutione nar-^ 
5, rare . quia de eius memoria incrcdibilia & scripta a prio* 
55 ribus rcperi . & a patribus magne autori tatis audivi . que 
^ nisi forent , scribere nullatenus presumpsissem , breviarum. 
,5 mlssale. maiorem partem biblie cum glossis , secundam sanfli 
„ Thome , 6c multa alia coniprehensa memotia retinebat san- 
5j de vite ita ut crcdebatur miraculis coruscavit. dum enim 
55 in numerabili populo predicaret , crux rubra in eius fronte 
,) cunftis videntibus & mirantibus impressa semel, ostendit eius 
59 testimonium san£litatis. literis quas liberales vocant fanditus 
55 aprehensis & dodis. studiis Bononiense & Perisino discursis libram 
,5 sententlarum theologicum legit eleganter Florentie in studio 

Tom. IH O 



io6 BEATO GIORDANO DA RIBALTO 

1) , generali . deiilde ibidem tribus annii ledor principalis exiscent 

•9) ut stella candida coruscavit diffinitor etianx capitali provin- 

„ cialis , & predicator generalis , & leaor Pisis , & alibi set qua- 

,) lis fuerit sermonum diviuissimus seminator adhuc qui recoUedi 

^5 reperiuntut eum ad astra substollunt. sicut enim olim quan- 

^ do Deus pluit manna de celo sic Florentie-& Pisis & om- 

^ nibi, ubi eius verba resonabant. colligebantur . servabantur 

^ vulgariter scribebantur . erant enim piena sapientia . virtu- 

^y tura sigillo muniebat spirita calefiebat. & spirita radiabat» 

9) viri eius oratione eloquentissima corde conpunfti. quia infa- 

^ tigabilirer quater & sepe in die quinquies predicando emol- 

9) liebat duros . inimicitiai in amicitias convertebat & multi 

jj dimissis omnibus vitiis in ipso Jòrdane se ipsos lacrimis 

9, baptizantes vitam in melius conmutabant , mulieres quarum 

9) genus in lavaturis ic Yestibus , & iocalibus consuevit involvi . 

95 reiedis cunftis lascivis usibus honestius procedebant. disciplina- 

95 tos in Pisis primus invenit . quorum initium fuit Bononi . 

95 & sotietas salvatoris per eum inventa fuit prima in civitate 

p pisana . quid ultra dicam non prctcribo quod mihi frater Tad- 

9) deus dini vir excellentie magne narravir. dixit namque se 

99 audivisse ab uno de patribus maioribus nostre provinole . 

95 plura inquid scit frater Jordanis soius, quam omnes fratres 

95 Provincie simul . & sic dum totani noctiam civitatem ad 

15 aureum seculum perduxisset. vocatus per obedientiam a fra- 

95 tre Americo de piacentia nostri crdinis tunc magistro . ut 

95 iret parisius ad legendum , & deberet magistralibus infulis 

1^ insigniri in piacentia inter manus difti magi stri & aliorum 

95 proborum eum sumna devotione emisit spiritum , choris apo- 

15 stolicis sotiandum ubi gaudet evo perhenni . cujus corpus per 

^ cives pisanos pisis addudum. innuraeris populis sociatum eia- 

95 mantibus simul & flentibus ac suspirantibus fuit in ecclesia 

95 sancle Katherine in manseolo collocatum quod etiam nunc 

95 sub sepulcro marmoreo .archiepiscopi S^moniis dare «uo&stra- 



REATQ GIORDANO^ DA ÈIVALTO rof 

jy tur • ad qnod etiam elus lapideum reposticulum vidi egé 
9) multas cereas pendentes ymagines, posltas ab hiis qui gra- 
^, tias a deo eius oratione •& meritis acceperunt. quas tolli 
fi opportult in positione tumuli archiepiscopi supradifti • Vixic 
n iu ordine hic pater annis XXXI , cuius felicissimus transi- 
n tus fuit MCCCXI de mense Augusti infra oftavas sanfte Ma- 
n riè matris dei & virginis gloriose, cuius ofntium indesinen- 
99 ter in dormitorio ita fervide . 'tam alte , sic dare tamque 
99 devote incipiebat ut omnes ad simile concitaret . hec sunt 
99 exempla tenenda prlorum hec fundamenta & hedificia. qui- 
99 bus adhuc nostra vilis debilitas substentatur quorum adhuc 
99 calore nostra frigiditas recalescit . que si prò parte seque-» 
99 remur. essemus deo magis accepti & populis In pretio ka** 
99 riori . 99 

(io) La Memoria della Traslazione delle Ossa del B. Gior- 
dano dair Altare di S. Pietro Martire in quello sotto il titoh 
della Beatissima Vergine e di S. Verdiana , si rileva da un Do- 
aumento in pergamena , esistente ora nell* Archivio Arcivescovile 
di Pisa^ che fu ritrovato dentro T Urna ncU' occasione , che 
«otto dì 30. Marzo 1785. fu levata dal luogo, ove si ritro- 
vava , per consegnarla al Sacerdote , destinato a riceverla da 
S. A. R. il Serenissimo Infante Ferdinando di Borbone Duca 
di Parma e Piacenza ec. 

(11) Quanti MSS. esistono delle Pretliche del B. Giordano 
riconoscono una sola provenienza. L' Uomo umile e modesto 
non pensò mai di lasciare al Pubblico un monumento del suo 
valore nel dire . Vi furono dei Copisti , che mentre ei predi- 
cava trascrissero alla meglio i detti di lui, diretti al solo fi- 
ne d' istruire , e non di dilettare il Popolo i e da queste co- 
pie appunto hanno origine i Testi a penna citati di sopra. 
Il Sig. Manni nella sua Prefazione ali* Edizione Fiorentina fa 
special menzione di quel MS. delle Prediche y di cui disse Lio- 
nardo Salviatit VoL I. Lib. IL Avvertim. 9, Delle quali per al- 

2 



fo8 BEATO GIORDANO DA RIVALTO 

4un suo diporto^ o per benevolenza ^ che portò forse a quel Padre ^ 
rescrtsse alcuna parte Messer Lotto Salviati mio antico Progenito- 
re. Questo Lotto fu de' Signori ^ nel 1302., e nel 1304., 
quando appunto predicava in Firenze F. Giordano. 

(12) Annot. alla Perfetta Poesia del Muratori Lib. III. 
Cap. 8. 



107 

BARTOLOMMEO DA S.CONCORDIO 
DOMENICANO 

Quantunque la Città di Pisa in certi tempi noa 
potesse avere per iscopo principale la Letteratura, 
per trovarsi impegnata a sostenere e dentro, e fuori del- 
le intestine è sanguinose guerre , affine di conservare e 
aumentare quella fama , che già per il glorioso mezzo 
dell' armi si era acquistata , emulando le più celebri Re» 
pubbliche dell' Italia; pur nondimeno io osservo^ che ne- 
gli stessi secoli eranvi molti Uomini di Lettere , ì quali 
acquistarono a se medesimi > e alla Patria gloria immortale^ 
£icendocene aperta testimonianza la Collezione di queste 
Memorie , ove a guisa di ritratti ci vengono poste in 
veduta le doti e i rari talenti di molti Cittadini Pisani, 
invitandoci per dir così ad essere ammiratori , ed insie- 
me imitatori delle loro virtuose operazioni ( i ) . E se 
mai desiderassimo di averne una prova maggiore , basta 
rivolgersi «alla Cronaca dell' antico Convento di« S. Caterina , 
una volta appartenente all' Istituto Domenicano, e che ora 
serve ad uso di Seminario , e per Accademia Ecclesiastica , 
e si potrà vedere chiaramente quanti Uomini grandi in 
un particolare luogo di quella Città fiorissero ; poten- 
do un tal' esempio somministrarci una ben giusta idea 
della quantità de' Letterati , di cui andò mai sempre 
adorna la Nazione Pisana i 



irò BARTOLOMMEO DA S. CONCORDIO 

Restringendoci pertanto al secolo decimoterzo fino al- 
la metà del decimoquarto, rileviamo quanto sia stato ce- 
lebre il nome di F. Giordano da Rivalto Domenicano j il 
quale mori nel 131 1. (2), e quanto grande sia stato 
il credito di F. Domenico Cavalca , illustre e diligente 
Scrittore Toscano , le di cui Opere hanno meritato di 
esser tenute come i più preziosi Testi della Volgar no- 
stra favella (3) . Un altro Domenicano nominato F. Ra- 
nieri Pisano , detto da alcuni da Rivalto , fiorì intorno 
^^ '333* > ® dimostrò il suo sapere neir Opera intitolata 
Pantheologia , nella quale per ordine alfabetico unì quan- 
to i Teologi, i Canonisti, e gl'Interpreti della Scrittura 
Santa avevan raccolto prima di lui . Di quest* Opera si 
citano due antiche Edizioni, cioè, una fatta in Norimberga 
in foglio nel H';;!., e l'altra in Magonza nel 1477.(4). 

Ma per tralasciare altri molti, conviene ora rivolger- 
si ad osservare il merito dell' illustre Teologo, e Dottore 
Bartolommeo da S. Concordio , e la di cui virtù esige 
di esser qui ora cogli altri encomiata • 

Nacque egli dalla nobile e antica Pisana Famiglia 
detta de' Granchi .(5) oriunda da un luogo , detto di & 
Concordio per un' antica Chiesa dedicata a detto Santo , 
e la qual poi passò ad essere una rinomata Abbazia di 
Monaci Camaldolesi ( 6 ) -. 

Questo sobborgo sembra , che rimanesse distante dalla 
Città poco men di tre miglia dalla parte di Ponente sul- 
la destra del Fiume Arno fuori della Porta Legatia , ora 
detta a Mare , la qual però anche nel secolo decimo- 
quarto era a destra dell' Arno presso 1' antico Arsenale, 
ora chiamato Cittadella (7). 



BARTOLOMMEO DA S. CONCORDIO in 

La sua nascita pertanto seguì appresso a poco in- 
torno air anno 1262. Egli ebbe un' ottima educazione; è 
siccome era stato da Dio dotato di un gran talento, co- 
sì , aggiungendo una naturale inclinazione alle belle Arti » 
fece nella sua adolescenza grandi avanzamenti di modo 
che, se prestar dobbiamo fede a Giovanni Cinelli (8), 
di anni quattordici ottenne in Pisa la Laurea Dottorale ,, e 
fu destinato Canonico di quella Priniaziale . La lezione della: 
Storia Pisana di questo secolo ci fa noto, che quei Po- 
poli erano angustiati per le civili discordie, cagionate dal 
Conte Ugolino, e dai Ghibellini, che erano stati scaccia- 
ti da Pisa (9): onde non. parca, che alcuno potesse ave- 
re idea di vita Claustrale; eppure tanti ve n' erano, che 
desiderando di togliersi jJagF imbarazzi del Mondo , e da* 
tumulti di quel secolo infelice, si ritirarono nel sacro cliio^ 
stro per ivi servire più fedelmente a Dio, stimolati mag«> 
gior mente dal beir esempio de' Religiosi Domenicani di S. 
Caterina, vestirono V abito di quello Istituto; come tra 
gli altri fece il nostro Bartolommeo , il quale nel quin* 
dicesimo anno della sua età fuvvi con universale conso* 
Iasione ricevuto • 

La vera sua vocazione dimostrolla evidentemente fino 
dal suo principio; poiché s' investì del carattere di que' 
primitivi Padri, secondo V insegnamento de* quali si avan- 
zò nella pietà, di cui diede non piccoli contrassegni nella 
regolare osservanza , emulando fino da' più teneri anni il 
rigore e la rigida disciplina dei più avanzati Religiosi» 
Appena dunque terminato il suo Noviziato , e fatta la 
solenne professione, fu mandato a studio nel ricino Cb/i*- 
vento di S. Romano di Lucca; ma non molto ivi trac- 



fi2 BARTOLOMMEO DA S. CONCORDIO 

cennesi , poiché , stante le cognizioni , che aveva delle 
Scienze , fu creduto d* inviarlo piuttosto all' Università di 
Bologna , ove non vi volle gran fatica per profittare 
nelle Teologiche Facoltà ^ riuscendovi mirabilmente (io), 

Subito che S. Tommaso d' Aquino fu neir Univer* 
siù di Sorbona laureato , e che furono conosciuti i rapi- 
di progressi della sua dottrina, parve che sorgesse nell* 
Ordine di S. Domenico una tale e tanta emulazione ne* 
Conventi non solamente di là da' monti, ma ancora ne- 
gli altri d' Italia , che sembrava non potere alcun Reli- 
gioso divenire virtuoso, se non si fosse portato colà ad 
apprendere le Arti e le più nobili Scienze ; quindi è 
che traile principali cure dimostrate nell' adunanze de' Ca- 
pitoli Generali ( 1 1 ) , una iu di non potere ad alcun 
grado ottarc , se non avesse prima fatti i suoi studj ia 
qualche Università, o in essa almeno ottenuta non aves- 
se la Laurea Dottorale ; e per questo mandavansi degli 
Uomini celebri , acciocché potessero informare i Giovani 
nella Teologia, secondo la mente dello stesso Santo Dot-» 
tore, ponendogli in grado d' intendere le più intrigate 
questioni, per far' argine alle tante e diverse Sette, che 
di mano in mano insorgevano , infestando il Cristianesi- 
mo co! pestifero loro veleno , ed insieme per respingere 
colla forza degli argomenti tutti coloro, che contrastava- 
no la dottrina del mentovato S. Dottore, 

Correva V anno 1285., quando dovendosi adunare in 
Parigi il Capitolo Generale, nel quale fu eletto per Mae^ 
Siro dcir Ordine F. Magnone Zamorense Spagnuolo (12), 
tra' provvedimenti , che vi si fecero sopra gli stu- 
dj , vi si stabilirono abilissimi Maestri , e uno di questi 



BARTOLOMMEO DA S. CONCORDIO 



113 



fu il celebre Remigio Girolami Fiorentino, Uomo di gran 
dottrina (13), perchè nell' Università di Parigi leggesse 
le Sentenze in quella stessa Cattedra , che una volta era 
stata occupata da S. Tommaso: e in simile occasione vi 
furono destinati molti Giovani Religiosi , non tanto por 
apprendere le Teologiche Facoltà ^ quanto ancora per po- 
ter ricevere la Laurea di Dottore . Tra essi adunque vi 
andò anche il nostro F. Bartolommeo, ben conosciuto de' 
più capaci • 

Neil* occorrenza pertanto de* suoi viaggi egli fece un 
acquisto non ordinario di cognizioni , ed ebbe campo 
di coltivare il suo vasto talento , sì con vedere molti 
Jibri , che allora non si trovavano facilmente da per tut- 
to , sì ancora perchè ebbe occasione di ascoltare e di trat* 
tare con Uomini grandi , come sarebbe , con F. Roberto d* 
Oxford, e col Cardinale F. Guglielmo de Maffet, ambedue 
profondissimi Teologi di quel secolo ( 14) : e unitamente 
a loro sotto le tracce della Dottrina Tomistica scrisse 
contro gli asserti di F- Jacopo Vitcrbiense celebre Agosd-* 
niano (15), il quale in un suo Trattato aveva impugnata la 
Dottrina di S. Tommaso : ed anche scrisse alcune Disser-* 
tazio.ìi contro gli Scritti di Enrico Gandavense, impugna- 
core acerrimo di alcuni Trattati dell* Angelico Dottore; 
talmente che i veterani Maestri restavano altamente am- 
mirati del sapere di questo Giovane, il quale si acqui- 
stò merito per essere più prestamente laureato • Ed in 
vero, dopo aver fatti de' pubblici esperimenti, ottenne la 
Laurea , e subito fu promosso alle Letture de* principali 
Conventi della Provincia Romana - 

Non è possibile V individuare tutti quei luoghi , ne* 

Tom. IfL P 



JI4 BARTÙLOMMEO DA S. CONCORBIO 

quali portossì F. Bartolommeo per insegnare a* Giovani 
le Scien2e , perchè le memorie di tali tempi non ce ne 
danno contezza ; è bensì vero e indubitato , . che fu Zet- 
tore nel suo Convento di S. Caterina di Pisa, il quale, 
in quanto agli studj , era uno de' principali fino da' tem- 
pi di S. Tommaso (i6). Fu Lettore parimente in Na- 
poli e in Firenze. 

Non saprei ridire positivamente , se in Firenze 
stesse molti anni di seguito , oppure se vi venisse in 
più tempi; il fatto è, che io lo trovo ìnS. Maria No- 
velia nel 1297. , e ben potrebb' essere stato destinato 
per Lettore nel precedente anno 1296. nel Capitolo Gene- 
rale di Argentina , ove fii elètto per Maestro Genera- 
le F. Niccolò Boccasino , che poi , promosso alla Porpo- 
ra Cardinalizia da Bonifazio VIIL, salì alla Sede di S. 
Pietro assumendo il nome di Benedetto XI. (17); onde 
non sarebbe maraviglia il veder qua F. Bartolommeo per 
Lettore. Neil' anno 1304. Io' ritrovo in S. Maria Novella 
cogli altri Religiosi ivi dimoranti con questo carattere F. 
Bartholomeus Pisanits . Convien sapere, che fino dai tempi 
del B. Giovanni da Salerno Fondatore di quel Convento 
nel 1230. (18), erano stati lasciati alcuni beni ai Mi- 
nistri dello SvcddU di S. Paolo , perchè se n' erogassero 
i frutti a favore de' poveri, a disposizione del medesimo e 
di tutti gli altri Successori Priori di Santa Maria Novella» 
Quindi è, che essendo accadute, come avvenir suole in tali 
amministrazioni, delle non piccole differenze tra gli uni 
e gii altri , nel detto anno 1304. essendo Priore un 
certo F. Giovanni Falchi, Uomo saggio e prudente, pensò di 
renunziarc ogni diritto, che per qualunque amministrazione 



BARTOLOMMEO DA S. CONCORDIO 



"5 , 



o titolo gli sì competesse ; e radunato il Capitolo, una- 
nimemente convennesi di rilasciare allo Spedale di S. Paolo 
la libertà di disporre de* detti beni ; e ne fu rogato il 
Contratto da Ser Grimaldo Notajo, nel fine del quale si 
leggono i nomi di tutti quei Religiosi , che allora vi 
dimoravano, e tra essi trovasi F. Bartolommeo: e seb- 
[bene non vi si dichiari Le&or , come in molti altri 
^$i legge , contutto ciò noi non possiamo negare , che ca- 
non fosse, poiché in questo Contratto si trovano i so- 
[li nomi senz' alcuna distinzione ; che però io ho tutto 
'il fondamento di credere, che attualmente fosse Lettore^ 
Ipcrchè Maestro Remigio Gìrolanri (19), che era Sopraintefi'* 
[dente allo Studio^ procurava che qui si trovassero Uomini 
[dotati di alto sapere . 

Neil' esercitare V uffizio di Lettore acquistossi uii 
grandissimo credito, perchè esponeva la dottrina con tan- 
ta grazia e con tal chiarezza, che non un Uomo, ma 
un Angiolo rassembrava; poiché in ciascheduna delle sue 
azioni rìsplcndeva una profonda umiltà ; e attesa la sua 
dolcezza concilìossi V amore e la benevolenza de* suoi 
Discepoli , e di tutti quegli , che avevano la sorte di 
trattarlo . E ce lo conferma la Cronaca medesima di 
S. Caterina (20), allorché ci riferisce di essere egli stato 
sempre consultato anche dalle persone più semplici e 
idiote, che giunsero perfino a quasi importunarlo. Ma invece 
di disturbarsene il pacifico animo suo, si faceva un pregio 
di essere in qualche maniera altrui giovevole , insegnan- 
dogli que' principi , de' quali un altro di assai mediocre talen- 
to si sarebbe infastidito , non che vergognato di ragionare ; 
e sembrava, che a ciascuno indistintamente dicesse: Sine 

P 2 



if6 



BARTOLOMMEO DA S. CONCORDIO 



fiSiom diiicì , et sine invidia communico , e con questo 
mezzo acquistò moltissimi Letterati , 

Né solamente Je lezioni erano li principal sua ob- 
bligazione ; ma eziandio fugli a cuore la predicazione, 
siccome quella, che più di ogni altra scienza caratteriz- 
2:ava T Ordine de' Predicatori ; e la quale aggiunsegli e 
stima , e lode appresso i saggj • Fiorivano non vi ha 
dubbio da tutte le parti insignì dicitori del suo Ordine ^ 
e tra questi possiamo accennare il celebre sopraccitato F. 
Giordano da Rivalto , suo Concittadino e Professore del 
iTiedcsimo Convento dì S. Caterina , il quale nell' esporre 
in Firenze i suoi Sermoni, erasi attirata V ammirazione 
de' Popoli, che con gran piacere 1' udivano, e in folla 
correvano da lontane parti per ascoltarlo (^r): eppure 
ciò non ostante pericolava* starei per dire, la sua fama; 
perchè , sebbene i discorsi recitati dal nostro F. Bartolom- 
meo fossero brevissimi, pur nondimeno si trovavano ripieni 
di bellissimi sentimenti e di gran sentenze de' Padri ; on- 
de i Cittadini di qualunque luogo , ove trovavasi a pre- 
dicare, restavano stupefatti, ed erano ammiratori della pro- 
fondità del suo sapere; e quel, che più ad esso faceva 
onore, era la gran prontezza e facilità di ragionare, leg- 
gendosi a questo proposito (22)1 che trovandosi da gio- 
vanetto studente nel Convento di S. Romano ài Lucca , gli 
furono proposti alF improvviso alcuni Temi, su ciascuno 
de* quali estemporaneamente compose un ben ragionato 
esordio, e dividendo i punti dell* argomento, ne venne 
alle prove con tanta franchezza, erudizione, ed energia, 
che sembravano a chi noi sapeva studiati ragionamenti. 
ili portò in varie Città di Toscana e d* Italia propo- 



BARTOLOMMEO DA S. CONCORDIO 



117 



nendovi la Divina parola con gran frutto dell'anime, 
conciosiachè > unendo alla dottrina il suo esemplo, potè più 
facilmente eccitare i peccatori alla penitenza, e confer- 
mare i giusti nella perseveranza . 

Non sarebbe fuori di ragione , che al nostro F. Bar- 
tolonimeo pervenisse quella bellissima Leuera rapporto al 
passaggio all' altra vita di S. Tommaso , citata dal P. 
Echard, Touron ec* , e che fosse dal medesimo tradotta, 
poiché in Parigi V ebbe alle inani F. Lodovico a Val- 
Icolas un secolo dopo (23). E perchè era vaghissimo di 
sapere e intender ciò, che accrescere poteva la vasta sua 
erudizione, sembra di aver avuto carteggio con Uomini di 
Lettere, i quali davangli notizia di quello, che era più 
degno a sapersi ; facendone testimonianza una Lettera scrit- 
tagli dal Malabar nel!' India superiore da un certo F. Me- 
nentillo di Spoleto, forse colà Mìsnonario Apostolico j nella 
quale gli dà conto della situazione, del clima, delle fab- 
briche, de' Fiumi, delle Piante, degli Uomini, della Re- 
ligione , de' costumi, e della Nautica. E perchè questa 
Lettera si trovava citata in moki Autori , ma sempre 
inedita, si è creduto bene riportarla ndV Annotazioni {2^) , 
come interessante la Storia, e insieme perchè conferma la 
molta abilità del nostro F. Bartolommeo . 

E' indicibile la stima , che acquistossi per le sue 
virtù appresso Jc persone più specchiate e per nascita , e 
per dignità , mentre non isdegnavano di visitarlo , e di 
consultarlo negli aifari i più difficili e nelle più urgenti 
calamità. Serve per tutti il riferire T eroicità dell' ^ Irci w- 
scovo di Pisa , e Primate di Corsica e di Sardigna F* 
Simone de' Saltarelli Fiorentino Domenicano , e grandissima 



ii8 BARTOLOMMEO DA S. CONCO^IO 

suo confidente. Trova vasi egli in un grave contrasto per 
il grande impegno di Niccolò Antipapa Corbario , e di 
Lodovico Imperatore , detto comunemente il Bavaro , i 
quali si trovavano ambedue in Pisa; e non sapendo muo- 
vere alcun passo per timore della loro potenza , e per 
r ingiuste pretensioni, che i medesimi avevano, consultar 
volle il nostro F. Bartolommeo, che lo seppe sì bene in- 
coraggire e animare a tener forte il partito della Chiesa, 
riconoscendo per vero e legittimo Successore nella Sede 
di Pietro Giovanni XXII. , che egli allora risolvè di par- 
tire dalla Città , abbandonando la Sede Arcivescovile a co- 
sto della perdita della roba , e con pericolo della sua 
vita, dimostrando in tale azione un esempio di costanza 
a favore della verità . La gloria pertanto dell' illustre 
Saltarelli ben si deve all' ottimo consiglio di F. Barto- 
lommeo . E' vero , che per questo affare tanto esso , che 
gli altri Religiosi del Convento di S. Caterina , come segua- 
ci deir Arcivescovo, dovettero soccombere a mólti mali trat- 
tamenti, cioè, a ingiurie, ruberie, minacele, assalti, in- 
cursioni , per le quali cose si trovarono per non piccolo 
corso di giorni privi del necessario sostentamento ; ma 
poi ebbero il vantaggio di trionfare in vedendo oppressi 
i più ostinati nemici , e poterono vedere riacquistata quel- 
la pace , che per la mala condotta di alcuni Concittadini 
era stata totalmente allontanata. F. Bartolommeo, come ri- 
pieno di virtù, colla condotta di sua vita potè vedere 
rimproverato il depravato costume de' nemici del bene 
pubblico, e della Chiesa, consolandosi nel festivo ritor- 
no deir Arcivescovo Simone suo amico e famigliare . Già 
ne son piene le storie, e chi è bramoso saperne i più 



BARTOLOMMEO DA S. CONCORD JO 119 

deplorabili avvenimenti, può agevolmente appagare la sua 
cuViosità , principalmente leggendo la Cronaca di Bernardo 
Marangone (25). 

Ben sapeva il degnissimo Religioso lo spirito del pri- 
miero Istituto , diretto principalmente alla ritiratezza del 
Chiostro ed alla solitudine ; e però animato dallo spirito 
degli antichi Padri , tutto diedesi alla fuga delle inutili 
secolaresche conversazioni, non facendosi vedere in pub- 
blico , se non nel caso di dover soddisfare ad alcuno 
esercizio del suo ministero ; e tutta la contentezza trovan- 
do nella sua cella, ivi diede pascolo al suo talento, di 
esternare le sue cognizioni con iscrivere e comporre di- 
verse Opere , che gli aggiunsero gloria e onore ; e delle 
quali ora faremo accurata menzione « 

Una delle principali fii 1* Operetta intitolata Summa 
Casuum Conscientiae , disposta per ordine alfabetico (26) . 
Quest' Opera fu pubblicata dair Autore nel 1338. Celebre 
è il Codice di Magonza veduto da VaL Ferdinando da 
Gudenus (27), nel quale sì legge: Consummatum fuit hoc 
opus in Cìvitate Pisana anno MCCCXXXVIIL ec, preiiSus 
ameni Frater Bartholomeus compositor huius Libri obiit- die 
secunda Julii cuius anima reqiiiescat in eo , qui sine fine vi- 
vi: ec. i347.=Co/72f/cn/5 est Libcr iste anno Doni. MCCCLXXI 
in die S. Lucae EvangeL Questa fatica gli acquistò tanto 
credito , che tutti gli Ecclesiastici tanto Secolari , che Re-* 
golari procuravano di provvedersene ; ond' è perciò che in 
tutte le Librerie se ne trovano moltissimi Esemplari . Neil' 
insigne Libreria Mediceo- Laurenziana ve n' è uno Membra- 
naceo ' dello stesso anno . Due altri Codici AUmbranacci dello 
stesso tempo, i quali appartenevano all' antica Libreria de' 



tao BARTOLOMMEO DA S. CONCORD IO 

PP. Min. Conventuali di S. Croce (28). Nella Libreria di 
1?. Maria Novella ve n* è uno in 4. Membranaceo con Prolo'- 
go e Indice delle voci . Nella Libreria di S. Marco poi se 
ne contano fino a cinque Esemplari , e tutti ben con- 
servati , ed ornati con miniature; uno de' più belli è 
quello segnato di num. 173., donato da Cosimo Padre 
della Patria nella fondazione di quella Libreria (29). Tra 
questi Codici uno frali' altre cose riporta la seguente Me^ 
moria: ,, Consummatitm fuit hoc opus Florentiae in Conventu 
FF. Carmclitarum anno Dom. MCCCC vigesimo nono in Mense 
Mdii die XI. Dco gratias sub expensis Reverendi in Xto Patris 
& Domini Patris Petri Francisci Provincialis Thusciae, Scriptum 
per me Johannem Matthiae de Volgest de Partibus Saxoniae (30) . 
Un altro Esemplare del decimoquarto secolo fu veduto da 
un erudito Toscano in Ragusa , e da esso trasportato in 
Italia (sO* Un altro bellissimo Esemplare in 4. grande 
Membranaceo del secolo decimoquarto si trova nella bellissi- 
ma Libreria della SS. Nunziata de' PP. Serviti , nel qual 
Codice osservasi alla Lettera iniziale in miniatura espresso, 
e ben fatto , il ritratto di F. Bartolommeo nell' atto di 
sedere in Cattedra , col libro aperto , e molti del suo 
Instituto y che lo stanno ascoltando (32). Molti altri pu- 
re se ne trovano sparsi in altre illustri Librerie, come 
sarebbe nella Riccardiana , nella Magliabcchiana , oltre i ci- 
tati da' dottissimi PP. Quetif e Echard da loro veduti 
nella Biblioth. Regia di Parigi, di Londra ec.> e ben con- 
veniva provvedersi di qucst' Opera , perchè in essa si 
contiene tutto ciò , che spetta alla Morale Teologia. 

Un tal Libro desume la denominazione dal dimuniti- 
vd del nome , o della Patria , o del carattere del suo 



BMTOLOMMEO DA S. CONCORDIO 



ISI 



• 



Autore » e per questo si trova intitolato diversamente, 
come sarebbe , Summa. Pisana , Banholina , PisancUa , Ma- 
gisiriicda ec,; che però non è da stupirsi se vien cita- 
ta ora in un modo y ed ora in un altro . 

Di essa Opera si trovano molte Edizioni , traile 
quali una in rozzi caratteri^ senza ortografia, e senza in- 
dicazione di luogo e di tempo, potendosi bensì credere 
esser questa uno de' più antichi Monumenti della nascen- 
te Arte Tipografica. La prima Edizione, secondo il P. 
Echard (33)1 è la Parigina del 1470, Un* altra dì Ve* 
nezia del I47<J. in 4., in Milano nel 1481., in RcmlingiX 
nella Germania nel 1482, e i484-» ^^ Firenze nella Snim-- 
peria di Mipoli nel 1482* (34)., in Milano un' altra £ii- 
zione del 1494. 1 e in Lione del 1519- 

Dopo la prima pubblicazione, cioè, poco più di cen- 
to anni dopo, venne quest* Opera accresciuta e spiegata da 
Niccolò da Osimo Francescano ; lo che fece maravigliare , 
e parve cosa strana, perchè avesse messo mano sopra un* 
Opera tanto stimata , e seconda V attestato del *Fabncio 
fu pubblicata in Milano nell* anno 1449- (SS)* Jacopo 
da Ascoli la illustrò nelT anno 1464. , e da questa prese 
in gran parte la materia Angiolo da Clavasio pur Fran- 
cescano , e la inserì nella Somma Angelica , che stampò 
nel 1490- (36), 

Fu finalmente anche tradotta col Tìtolo II Maestritzzo; 
e questa Traduzione si ascrive a Giovanni delle Celle . 
Vien citata nel Vocabolario della Crusca , riportandosene due 
diversi Testi a penna (37)- 

Altre sue letterarie fatiche , sebbene inedite , me- 
ritano di esser qui nominate : Tra&atiis de Insmtcnonc Con- 

Tùm. IIL Q 



122 BARTOLOMMEO DA S. CONOORDIO 

fessorum = , De Vinutibus , & Vitiis = , De quatuor Virtutibus 
Cardinalibus . Questi Trattati sì trovano in un Codice 'Car^ 
tacco della lodata Libreria di 4$*. Marco, e già veduti dal 
dotto P. Echard. Avendo ancora io voluto osservare di- 
ligentemente il predetto Codice , ho rilevato poter' esservi 
altre Traduzioni di F. Bartolommeo, non citate dagli al- 
tri, come sarebbe Rosarium Odor Vitae , il qual principia 
così : / nostri savi antichi vollero , che per due vie princi- 
pali potessimo riacquistare il sommo bene . Questo Tranato , 
per quello , che ho potuto comprendere « sarebbe come 
un prolegomeno al Trattato di Vizj e delle Virtù; ed è 
secondo il gusto del Libro degli Ammaestramenti degli An^- 
tiJii , poiché spiegando il Titolo dice : Rosarium Odor Vi- 
tae ec. „ Rosario dico, perchè in esso sono ridotte bre- 
„ vissime > e odorifere sententie , colte dalli più notevoli 
„ Autori del Mondo, et come V odore delle rose con- 
„ forta il celebro , cosi le parole de' savi conservano i 
M nostri intelletti da ogni cosa putrida et vitiosa; onde 
,, per combattere colli vitii ci conviene armarci delle 
„ sette virtudi „ . Indi segue il Trattato della Memoria 
artificiale con questo Titolo: „ Incipit testus memoriae artifi- 
ciosae , vulgariter Marci Tullii Ciceronis , scilicet super quam^ 
dam partem Rethoricae : Princ. „ Manifeste ragioni assegnano 
i savi Filosofi , i quali scripsono dottrina di parlare , che la 
virtù , che Dio diede ali* Uomo di parlare , la lingua è 
la cagione ec. , e in questa fatica si può conoscere quan- 
to valesse neir arte Oratoria. Neir istesso Codice, dopo 
un altro Trattato di F. Jacopone da Todi, si trova un 
Trattato , ossia Compendio brevissimo della Memoria . Princ. 
^ Poiché abbiamo fornito di leggere, resta di poter tenere a 



BARTOLOMMEO DA S. CONCORDIÒ 123 

mente ec. , e però qui si scrive V arte della memoria arti- 
ficiale in sì fatta forma ^ che non offende la materiale. Di- 
vide questo Trattato con far vedere , che in due cose 
la memoria artificiale consiste > cioè , ne' luoghi j e nelle 
immagini. Non sarebbe pertanto fuori di proposito» che 
questa fosse produzione delF istesso Autore; tantopiù che 
immediatamente ne seguono due piccoli Opuscoli di S. Ber- 
nardo , da esso volgarizzati . U primo è sopra la Contempla- 
Tuone della Passione di Cristo. Prol. princ. Septe fiate il 
dì ti laudai disse il Psalmista ec. : il secondo è la Medita- 
zione sopra il Pianto della Vergine Maria . Princ. Stava 
presso alla Croce la Madre di Jesu. Madonna mia, ove sta^ 
vi tu? Che questi siano volgarizzati dal medesimo » ce 
lo attesta il dottissimo Echard> il quale non solamente 
cita il predetto Codice, ma ancora attesta di averne altri 
veduti nella Libreria Regia di Parigi (38). 

Scrisse un Libro intitolato Compendium Moralis Philo" 
sophiae , il qual si conserva nella Colbertina di Parigi 
del tempo stesso deir Autore. 

Sermones Quadragcsimales . Questi furono stampati in 
Lione in 8. nel 1519. (39) « 

Lasciò de' precetti per la pronunzia delle voci. Lati- 
ne > che si conservano nella Libreria Regia Parigina , il 
Titolo de' quali è. TraBatus de di&ionibus proferendis secun- 
dum Fratrem Bartholomcum Pisanum Ordinis Predicatorum =• 
Et de pronunciatione vocum Latinarum , facendo in tali 
Opuscoletti conoscere quanto egli fosse buon Grammatico > 
non riuscendogli difficile lo scrivere magistralmente su tali 
materie (40), Parimente scrisse De Accentibus, & de Ortho- 
graphia =, De Arte metrica Notae in Virgilium-, Notae in Senecam 



124 BARTOLOMMEO DA S. CONOORDIO 

Tragicum : che potrebbero reputarsi Comenti sopra V Opera, 
di Virgilio, e le Tragedie idi Seneca. Ebbe gran cultura 
in fatto di Poesie Toscane e Latine, dicendo Giovanni 
Cinelli (41) aver fatto anche un Trattato De Arte Poesi ; 
del quale però non si trovano in Italia Esemplari, per 
quanto ci narrano i soprallodati Scrittori . 

Che fosse informato dell' Astrologia , ce lo denota il 
Trattato intitolato Tabula ad inveniendiim Pascha . 

Fu intendente dell' arte della Musica , come quella , 
che non disconviene ad alcuno occupato in studj più 
gravi : mentre leggiamo , che anche Socrate nella • sua età 
più avanzata non isdegnò di applicarsi a quest' orna- 
mento deli' animo; affinchè nulla mancasse per 1' intero 
complesso delle sue più nobili Scienze. 

Ordinò ancora gli Autori e Glossatori della Divina 
Scrittura, e unì tutte le Sentenze dell' Opere de' Padri, le 
quali sapeva bene a mente; e rende vasi pronto a ragionar 
di esse estemporaneamente e a discorrerne profondamente • 

Gli Si attribuisce parimente il Principio della Cronaca 
di S. Caterina di Pisa fino all'anno I3i4- (42); la qua- 
le poi fu continuata, prima da F. Ugolino di Ser Novi 
Cavalasari, Famiglia illustre Pisana, e poi da F. Domenico 
da Peccioli, Uomo di gran cultura, che morì nel 1408. 
£ certamente fu Bartolommeo un buono Storico, a cui 
fu attribuito 1' Opuscolo De Origine Civitatis Pisanae , che 
inserito ritrovasi noli' Opera Rerum Jtalicarum Scriptores del 
celebre Lodovico Antonio Muratori (43). 

A F. Bartolommeo pure si debbe ascrivere la Tradu- 
zione di Crispo Sallustio della Congiura di Catilina , e del- 
la Guerra Ciugurtina. Non può mettersi in dubbio,. che 



BARTOiOMMEO DA S. CONCORDIO 125 

sia fatica di F. Bartolommeo » paichè nel Codice della Me^ 
dicco- Laurenziana del decimoquarto secolo si legge: Al nome 
di Dio Amen: qui comincia il Sallustio recato in volgare 
per Frate Bartolommeo da. Pisa dell' Ordine de' Predicatori 
a petizione del Nero Cambi di Firenze . Molti Codici di 
questa Versione si trovano in Firenze; deV quali tre so- 
no nella Laurenziana , e uno di questi apparteneva alla 
Libreria Gaddiaaa . La Magliabechiana ne possiede tre , i 
tjuali sono ivi pervenuti dalla tanto rinomata Libreria 
Strozziana. Nella celebre Libreria Riccardi ve ne sono pa- 
rimente tre Testi: ma uno di essi è più bello degli al- 
tri, non tanto per essere il più completo, quanto per le 
miniature ; e ne dà contezza Leonardo Salviati , che V 
aveva osservato . Un altro Codice citato dal Vocabolario 
della Crusca, ed è Membranaceo, si trova nella scelta Li- 
breria ' Rinuccini . In Santa Maria Novella poi v* è un Co- 
dice Cartaceo in 4., ma vi è il solo Giiigurtino. Questa Tras- 
duzione , che aggiugne merito al nostro Autore, ora la 
possiamo comodamente leggere , perchè nello scorso anno 
1790. fu data alle stampe per opera di un Accademico 
Fiorentino \t\ Firenze per Jacopo Grazioli in 8. di pag. 

328. (44). 

Finalmente sopra ogni altro Libre merita commenda- 
zione quello De Documcntis Antiqu^rum. Fu questo nel suo 
principio scritto in lingua Latina ; ed infatti se ne tro- 
va un* Edizione fatta in 7 reviso nel 1601. per opera di 
un certo F. Alberto Chiari Domenicano (45). Dipoi, per 
comodo e ad istanza di M. Gcri degli Spini Fiorentino, 
fu dal medesimo tradotto in favella Toscana col Titolo 
Degli ammaestramenti degli Antichi • Questo è uno de' più 



tÈ6 HARTOLOMMEO DA S. COtlQ0m>iO 

eccellenti Classici della nostra Crusca. Ve ne sono molti 
Esemplari mss. nelle più rispettabili Librerie di Firenze : e 
tra gli altri uno assai antico nella Libreria Guadagni (46)^ 
in oggi nella Libreria de* PP. Carmelitani Scalzi di S». Pao* 
lino. Un altro Cartaceo nella Libreria di Santa Maria No- 
vella : due Esemplari nella Libreria di S. Marco , in uno 
dei quali nel principio si legge * Libro degli ammaestramenti 
degli Antichi, composto ^ et fatto ^ et volgarizzato per Frate 
Bartolommeo da Sanilo Concordio, detto Pisano, delV Ordini 
de' FF. Predicatori. Molti Testi se ne citano nell' Edizio- 
ne Fiorentina del 1661. fatta dal Rifiorito Accademico del* 
la Crusca in 24. di pag. 419. Questi fu V Abate Fran- 
cesco Ridolfi> il quale per le stampe del Marcscotti, col- 
la giunta agli Ammaestramenti o Sentenze dello stesso Au- 
tore , lo diede fuori , come si rileva dalla Prefazione . 
Venne &tta nel 1734. un altra Edizione in 4. in Firenze 
per la diligenza del non mai abbastanza lodato e infa- 
tigabile Domenico Maria Manni , col Testo latino ; e que- 
sta è la più bella e la più corretta dell' altre. Per 
convincersi del merito di questa Operetta, basta leggere 
ciò, che ne dice Lionardo Salvlati negli Avvertimenti del- 
la lingua Toscana sopra il Dccamerone : (47) „ Il detto Volga^ 
rizzamento degli Ammaestramenti degli Antichi è V Opera la 
più bella , e la più notile , che si scrivesse mai in quei 
tempi; e se fosse un gran volume, bene avventurosa la lin- 
gua nostra. In quest' aureo Opuscolo si scorge, oltre la 
dottrina , V erudizione , e il bel parlare Toscano , an- 
che un' unzione particolare ; mentre e ripieno di massime 
le più uniformi al retto viver Cristiano , e vi si ma- 
neggiano le Autorità de' Padri con ottima grazia , e vi 



BAJLTOLOMmO DA S. CONCORDIO i%z 

si ravvisa la for» dell' argomentazione , la quale atta $i 
rende a convincere chicchessia (48). 

Dair Opere pertanto di sopra enunciate si viene in 
cognizione della vasta erudizione 3 che adornava T animo 
del nostro Bartolommeo , tanto ne' sacri , quanto ne' prò* 
fani studj, giovando il credere, che esse una grande utili- 
tà possano aver' apportato agli studiosi delle Lettere > ed 
agli amatori della Cristiana e Filosofica Morale. 

Mi farebbe per altro a prima vista una gran mara- 
viglia il vedere, che un Uomo di tanto merito non fos« 
se giammai stato incaricato di pubblici impieghi si nell' 
Ordine, come • fuori di quello (49); ma cesserà ogni «u- 
pore subico che uno si faccia a considerare il vero di 
lui carattere. F. Bartolommeo, lungi dal desiderio di ii^ 
gurare , ristettesi mai sempre nascosto nel suo miserabil 
tugurio, non con altra compagnia, se non con quella de* 
sudi Libri; co' quali, e con altri molti procacciati da' Citta* 
dini Pisani, potè formare una comoda e copiosa Libreria 
per uso de' Religiosi del suo Convento di S. Caterina (50). 
Non vi fu Autore sacro, né profano, V Operd di cui 
egli non vedesse e non ne intendesse la forza, di modo 
che , dopo brevi osservazioni ^ si rendeva capace di scio- 
gliere qualunque difficoltà. 

La sua vita adunque fu sempre esercitata o nell' 
orazione , o nella lettura de' buoni libri , o nell' inse- 
gnare agli.akri, o nel proporre la parola di Dio, o 
hello scrivere Trattati, ed Opuscoli, conforme di sopra 
abbiamo accennato ; dicendo a quest' effetto la Cronica 
nel suo Elogio, che ad esso mancò il tempo, laddo- 
ve agli altri suole avanzare; e ciò> perchè non fu mai 



128 BARTOLOMMEO DA S. CONCORDJO 

òs^iosoi e nelle sue occupazioni soddisfece alle parti di 
un degno e venerabile Religioso. 

Trovandosi frattanto oppresso dal grave peso degli 
anni, non meno che dalla continova lezione nello studio, 
pieno di ineriti, compianto dagli ottimi Religiosi, e da* 
suoi Concittadini , terminò il viver suo > rendendo lo spi- 
rito al Creatore neir ottantesimo quinto anno della sua 
età , settanta de' quali spesi ne aveva nel divino servizio^ 
neir Ordine di S. Domenico; e ciò avvenne a' dì ii.» e 
non a' 2. di Luglio , come alcuno ha supposto , dell' 
anno 1347. (51 )• Furongli fatte onorevoli esequie coir 
intervento della Città tutta concorsa a compiangerne fa 
perdita ^ e al di lui cadavere fil data separata sepol- 
tura, essendosi cosi distinto il suo gran merito. 

Egli fu adunque uno de* più grand' Uomini del suo 
secolo: e seppe così bene unire la pietà allo studio, che in 
quella divenne un perfetto modello, e in questo un ec- 
cellente Maestro. Fu amante della sua quiete, né mai si 
rese molesto ad alcuno ; austero in quanto a se » facile 
e dolce in quanto agli altri, osservatore zelantissimo delle 
Leggi , e delle Costituzioni del suo Istituto , abietto , e 
semplice nel vestire , parco nel cibarsi , mentre una sola 
era la quotidiana sua refezione , e questa per ordinario 
meschina e grossolana; emulatore della rigidezza ed os- 
servanza de' primi Padri da esso lui conosciuti ; fre- 
quente agli atti comuni , assiduo e fervoroso nella ce- 
lebrazione della santa Messa : in una parola dotato di 
ogni morale virtù . 

Fu inoltre un gran Letterato, perchè può dirsi esse- 
re stato al possesso di tutta quanta T erudizione. Fu un 



BARTOLOMMEO DA S. CONCORDIÓ 125» 

buon Grammatico , un dotto Oratore , un valente Mate-* 
matico, un esimio Geometra, un eccellente Aritmetico, 
un accuratissimo Astronomo, un erudito Professore di Mu* 
sica , un diligente Storico , un buon Poeta Latino o 
Toscano , un acuto Giureconsulto , un elevato Filosofo 
e un profondo Teologo ; in somma eccellentissimo m 
ogni virtù , per cui si meritò il bel carattere di essere 
comunemente appellato un* Arca di Scienza^ Per le quali 
prerogative lasciò di se un buon odore di santità , e un 
ottimo esempio dì gran dottrina , che lo rese degno di 
essere commendato da tutti i più Classici Scrittori, ch^ 
lo celebrarono, e Io decantarono per un Uomo decoroso, 
non solamente ^lIV hututo Domenicano, ma ancora, e moL 
to più alla Città di Pisa , la quale tra tanti altri Uo- 
mini sommi può vantare di avere avuto Fra Bartolom- 
meo da San Concordio. 

Di tal degno Soggetto , oltre i molti Autori citati 
in queste Memorie (52), merita considerazione il giustis- 
simo carattere , che ne forma ki Cronaca del mentovato 
Convento ài S. Caterina , nella quale si legge cosi : 

,5 Frater Bartholomeus de Sanfto Concordio* huìus ve- 
ij nerabilis Patris memoriam hec ofTerunt perpetuo reco- 
„ lendam, & memorie commendandam - Primo forma vi- 
H3 vendi 2, nCtus studcndi 3. habitus sciendi 4. dignitas 
^ doccndi 5, aufloritas arguendi, 6. pericia conponendi 'j. 
n zelus construendi . 

„ De forma vivendi fuit vir quletus, nulli unquam 
^ molestus, austerus in vita, rigorosus in disciplina- vesti- 
55 bus , & cubili abictlus* cibo parcissimus ut sempcr in 
99 die fuerit una sola refezione contentus, dapcs abnuens 

Tom, III. R 



130 BARTOLOMMEÙ DA S. CONOORDIO 

^ delicacas^ parvo & paùco ciboi^ & grosso' 

9> . • . iitebatur . de ada studendi infra provinciam stu- 
^ diìs perJustratis bohoniam & partsius peragravit, nun- 
5) quam aliis nisi auditui> & legioni animum mancipavìc» 
9> de habitu sciendi dlcam si lingua vel p?nna sufficiat 
n grammaticam , loycam^ phylosc^hiam • Redoricain Aritme- 
99 ticam Geomecriam^ Ascrologiam & artem muslce & quid- 
n quid ad theologiam vel moraiia partim aut ystorialia > 
%^ sive eciam poeticaa.discipGnas cotum funditus nullo pe- 
^y reunte iota cognovit»^ quldquid scripserunt dodores Au- 
rv gustinus , Ambrosius , Jeronimus » Gregorius . Bernardus > 
» Dyonisius Thomas de Aquino aut magnus Albertus & 
99 cetcri nostre fidei iastru3x>res scivit ad plenum . erat 
n quedam arcula scientie,^ ut rem. tibi ieftot incredibilem 
fy set veram referam non est auftor apud nos sive se- 
9> cularis sive ecclcsiastice discipline quem non sciverìt 
99 & ut ita loquar esset eius memoria & intelle£^us quasi 
9> quoddam armarium scrìpturarum • leges vìdit civiles » set 
9) canonicas familiarius aprehendit» & nisi quia plerumque 
i> diccre verum faciem iadationis ostendit, dicerem^ quod 
9) apud nos scriptum non est, quod ìstiim' contigerit igno- 
9) rare. 4. gratia docendi quia voluit & scivit instruere. 
» sic enim animo libenti docebat , ut millum magnum 
9^ spernerct aut parvum . ymo stimulis ut discerent iuve- 
^ nes incitabat. in locutorio & alibi ubi fas est secundum 
9> ordinem loqui> scraper de scientificis> cum astantibus 
n conferebat • ut dicerct > quod sine fiftione didici , sine 
99 invidia communico > & honestatcm illius non abscondo » 
,3 modo etiam faciliori tradebat* ut nullus tante ruditatis 
^ cssct > quin ingeaiosum , & eruditissimum reddidisset , 



BARTOLOMMEO DÀ S. CONCORDIO 



»SI 



,5 super quo fratrcs eum audivi > ultra ceteros commen- 
ta dantes . 5, auftorltas monendi , fuìc enim excellentissimur 
predicator , tam in arte inveniendi , quaoi in copia. 
U eioquendi , pose enim fratrem Jordanem , ita grate prc- 
99 dicavit, ut ab omni populo extimaretur paulo minus ut 
^j ipse, stilo enim brevi, & grata facondia, sequentibue 
n signis virtutom , verba dei serebac . & audivi a quo- 
n dam fide digno fratre antiquo, quod cum esset is di- 
>) scipulus cum aliis raukis in luca , super quolibct divcr- 
,5 so ibernate a singulis sibi dato, statim ibi. & faciebat 
^^exordiuin. Se dividcbat proposìtum, & procedebat * ut 
„ velles. idem a secularibus audivi pisanis , quorum mul- 
,> tos de auftoribus, & poetìs instruxit , 6. peritia & co- 
99 pia conponendi , quia ctiam Yoluit semper Futuros de 
^5 utilibus informare, namque summam perutilem nimis, de 
« casibus conscìentie , conposuit brevìter copiosam > ut in 
y, tali materia nullus utilior ilio nane temporis liber ha- 
?5 beatur * que & queritur sollicite , & legitur sitibunde 
^ & cxperentia docet, quia in omnem terram, & in fines 
,^ orbis terre , iam prolatam fuìsse cognovi . & appellatur 
,5 ab universitate legentium Pisanella . nullus enim rcligio- 
^j sus cuiusvis ordìnis> vel alius secularis se clericum re* 
,, purat sine illa . item scripsit traflatum de documentis 
f) antiquorum per distinftiones & capitula divisum , utilità- 
,5 te affeflandum & brevitatc placcntem» item opuscula au- 
,5 cloritatum que intitulavit per literas alpliabeti . ut Hbel- 

,j lus A,, libellus B* &c Item de Arte metrica 

t5 * - . . proposuit t & de Arte ortografia scribendi . com- 
,, mentavit virgilium , & glosavit scnece tragedias* recolle- 
» git auCtores biblie & phylosophias a beato thoma expo* 

R 2 



132 BARTOIOMMEO DA S. ICONOìltDÌÓ 

r> sitas , per omnia opera sua . doftrinam difti doftoris 
^ quam totam quasi mente tenebat , defendic ab impu- 
99 gnantibus magna cura, & multa alia fecit utilia que 
r> scribcre longum esset . & ut brcvitcr de ipso conclu- 
99 dam . nullus talis aduch in nostro conventu surrexit il- 
59 lo utilior in .a£lu sciendi atque docendi, namquc vixit 
99 in ordine circa septuaginta annos , numquam otiosus 
99 usquc ad ultimum diem . quin vel' studeret vel doce- 
99 ret aut etiam predicarci , dcfecitque sibi tcmpus , ubi 
99 aliis tempora piurimum defccerunt. ultimo dat eum com- 
)9 mendandum nobis zelus construendi , fìiit enim sibi cu- 
99 ra sollicita , ut fìeret domus prò armario , sive libraria 
99 conventus, quam ipse fieri a civibus procuravit, & Isic 
^ iuste vivendo . semper studendo indesinenter docendo . 
^ gratiose monendo copiose inveniendo • .aflfefluose constru- 
^ endo > quod hic in speculo & per enigmata scivit ex- 
„ perte . totum facie ad faciem feliciter intuetur . corpu- 
^ sculo in terra maxima cum veneratione civium tumu- 
99 lato, quorum omnium lumen fuit. & pater obiit 1347. 
^ II. lulii. 99 

V. F, D, 



BARTOLOMMEO DA S. CONCORDIO 133 
ANNOTAZIONI. 

(i) Si racconta, che il celebre Leonardo Bruni Aretino, 
e Segretario della Repubblica Fiorentina, diventò quel grand' 
Uomo , che fu , per avere osservato attentamente il ritratto di 
M. Francesco Petrarca , per meizo del quale si sentì stimolare 
ad una vera imitazione della di lui virtù . Così può avve- 
nire a chi considera i pregj di quest' insigni Letterati, do- 
vendosene gradp ad un illustre e benemerito Ecclesiastico di 
quella sua Patria. 

(2) Può vedersi il giudizio, che ne forma il Dott. Ra- 
nieri Tempesti nel Discorso Accademico suir Istoria Letteraria 
Pisana a car. 35., e la ristampa delle Prediche di F. Gior- 
dano fatta da Domenico Maria Manni nel 1738. 

(3)^ Possono consultarsi le Memorie del Cavalca nel Tom. 
IL pag, 523. di questa Raccolta^ distese eccellentemente da un 
dottissimo Letterato . 

(4) Si veda il Discorso Accademico citato di sopra a 
car. 39. 

(5) Di questa stessa Famiglia de' Granchi si trova un 
altro Scrittore , nominato F. Ranieri Domenicano , mentovato 
dair Echard Tom. I. Script. Ord. Praed.. Questi era un ver- 
leggiatore oscuro, il quale scrisse un Poema ^ che ha per ti- 
tolo Poema Historicum de bello Thusciae . Di questo Poema fa 
menzione anche il Manni nella Prefazione al Libro degli 
Ammaestramenti • 

(6) Ved. il FaruUi, e gli altri Scrittori delle cose Pisane, 
L* antica Chiesa di S. Concordio dette il nome a questo Sobborgo. 
Alcuni lo credono un antico Castello : ma il vero è , che que- 
sto era un piccolo luogo , nel quale era stata dedicata una 
Chiesa in onore -del detto Santo Martire; e secondo gli An- 
nali Camaldolesi ai Iw, V, pag. 107. «i rileva, che nell* aj>- 



134 BARTOLOMMEO DA S. CONCORDIO 

^o 1269. , essendovi Renare un certo Benvenuto Chierico e 
Famigliare ÀqI Cardinale Ottaviano Ubaldini , esso la cede 
coli' annesse ;possessioni a* Monaci dell* Eremo detto di S. 
Giovacchìno de Gaetani ^ i quali eraito di poco tempo venuti 
sotto r t)bbedienza del Maggiore di Camaldoll. 

(7) Può leggersi il Distorso Accadetnico citato di sopra a 
9ar. 38.. Piero <]ardo8Ì Cittadino Pisano xaccolse nel 1675. 
le Memorie sacre delle glorie di Pisa^ esistenti presso la Fa* 
miglia de' Sig. Magoni * -e vedute , e copiate in transunto dal 
nobile Giovanni di Poggio Baldovinetti , ed iv\ parlandosi di 
S. Concord io , appellasi Castello situato ìn Barbareana nel Con- 
tado di Visa in distanza di circa tre miglia dalla Città. 

(8) Storia degli Scrittori Fiorentini e Toscani ms. nella 
Libreria Magltabechiana , una volta appresso il Canonico An- 
ton-Maria Biscioni , trovandosi più iplte citata appresso -del 
medesimo . 

5(9) Si leggano lo Storie Tisane » e tra queste ^Bernardo 
Marangone nella Cronaca di Pisay inserita nella Continovazione 
degli Scrittori Italiani Tom. L car. 6^2. 

•(io) V erudizione di Bartolommeo da S. Concordio nella 
-sua .adolescenza fa vedere manifestamente «be bravi maestri 
si trovavano in Pisa , ed a chi aveva talento^ ed ama* 
va Io studio, si davano ottimi precetti;; ^e 'smentisce chi 
pensò non esservi state in Pisa in tali tempi Persone 
letterate . L* aver dunque studiata la Giurisprudenza , e V 
aver ricevuta la Laurea Dottorale dette luogo all' Abate Gio« 
vanni Trltemio , « al Piò Scrittore Domenicano di addoman- 
dare Bartolommeo da S. Concordio «celebre Giurista^ 

(11) Ne* Capitoli Generali dell' Ordine di S. Domenico nel 
EnLre del decimoterzo •secolo fu più volte stabilito e confer- 
mato , che niuno de' Reliflf'osi potesse esser promosso ad ' al- 
cuna Lettura ne' Conventi di Studio , se non avesse prima 
fatti gli studj in qualche Università » come sarebbe in Parigi^ 
in Londra ec. Ved. Costi t. dell' Ord. 



BARTOLOMMEa DA S. CONCORDIO 135 

(12) Di questo chiarissima Letterato parla con. lode* 
r Echard nel Tom. /., e la Serie CronoL de Maestri delV Ord. 
dd caltem della Costituz. 

(13) Ved. le Memorie htoriche per servire alle Fise de-- 
gli Uomini Illustri del .Convento di Santa Maria Novella . Tom. 
L pag. 162. 

(14) DI questi degni Religiosi, e dell* Opere loro si ra- 
giona nell* Opera Script. Ord. Praed. Tom. L 

(15) Debbesi avvertire per una maggiore intelligenza » 
che quasi, nel medesimo tempo fiorirono due celebri Religio- 
si dello^ stesso nome,, e della stessa Patria , ma di diverso 
Ordine :■ uno fu F. Jacopo da Viterbo Domenicano y. poi Arci- 
^scova di Taranto ^, ved. Bremond. Boll.. Domin. Tom. VIII.\ 
1 altro,. F.. Jacopo: Viterbiense: Uomo: celebre , domandato per 
antonomasia Speculatìvus DoSor y e questi era Agostiniano , il. 
qual poi fd Arcivescovo di Napoli . Ne parla il Fabricio 
Lih. IX. pag. 21., Ughelli Ital. Sacr. Tom. VT. Questo scrisse 
alcuni Trattati contro la Dottrina Tomistica , e appunto il 
nostro F. Bartolommeo rispose in una sua erudita. Disserta^ 
zìoncy che inedita ritrovasi in. un. Codice della*. Libreria Regis 
di Parigi .. 

(16) L'ordine àe* Conventi' di Studio ^ dòpo le Università^. 
erano gli Studj di Bologna y. di Napoli y. di Firenze y di S. Sa- 
bina di Roma , e di 5.. Caterina di. Pisa ,. e questi furono • 
destinati vivente S. Tommaso d' Aquino, il quale presiedeva 
agli Studj de' Conventi della^^ Provincia Romana, e in essi si. 
ìiiandàrono i più eccellenti Professori. 

(17) Ved. la llta di Benedétto XLy scritta dal Canonico» 
Antonio Scotti, stampata ìw Treviso ^ e la Cronica de' Maèstri 
deir Ordine ad calcem- dèlia. Costituzione . 

(18) Questi Documenti ricavati dall' Archivio di Santa Ma- 
ria NoveUj0 soa riportati nel Tom. L Memorie Istoriche pag, 
35- e seg. 



i3<5 BARTOLOMMEO DA S. CONCORDIO 

(19) Sotto i veri suoi anni si trovano gli Originali 
Documenti nelV Archivio Membranaceo del Convento di Santa 
Maria Nove /la di Firenze . 

(20) Ved. la Cronaca riportata di sopra. 

(21) Ved. la Prefazione del mentovato Domenico Maria 
Manni alla* ristampa delle Prediche del B. Giordano nel 1738. 

(22) Ved. la Cronaca di sopra accennata. 

(23) Oltre i suddetti Autori possono riscontrarsi le Me- 
morie raccolte dal precitato Domenico Maria Manni nel Li- 
bro Ammaestramenti ec. 

(24) Lettera di F. Menemillo di Spoleto scritta a F. Bartolom- 
meo da S. Concordia, che si legge in un Codice della 
Laurenziana Plut. LXXVL mim. 74. , ripurgata 
alquanto dair antica sua Ortografia , e ridotta 
alla vera lezione • 

n Allo in Xto Frate Bartolorameo da Sanfto Concordio , 
9) suo per tutte le cose Frate Mcnentillo di Spuleto salute, 
yy et sapientia. ^ 

n Perciocché conosco che voi grande cura avete in iscien- 
jy tia , et molto sapere , et vorreste tutte le cose sapere, 
yy Spezialmente quelle , che non sapete , et vorresti aver sa- 
9) pimento* et cognoscentia di tutte le cose ; imperciò scrivo 
99 a Voi certe cose, le quali aguale** sono scritte delle par- 
9, ti d' India Superiore per uno Frate Minore, lo quale fue 
91 compagno di Frate Niccolaio da Pistoia , lo quale moritte 
99 in India Superiore , andando al Signore*** di tutta y In- 
99 dia; lo messo **** vidi , et parlai con lui, in delle cui 



* cioè cognizìom, o notìzia. ** cioè egualmente. * •♦* ^ioè d 
Sovrano. *•** cioè il fuo Compagno. 



BARTOLOMMEO DA S. CONCORD 



h 



>3t 



braccia lo dcSo Frate Niccolaio^ moritte, et cosi testificara ,, . 

99 La conditone dell* Indie così è , come di sotto »i di-* 

ce. In India sempre è caldo, et mai noa va verno » et 

non vi caldo soperchio , et la ragione è questa , f>erchè 

yj^ qui ne sono venti di ogni tempo, che temperano 1' aria„ 

et lo calore . La cagione perchè non vi può esser Ver- 

L^ no, -è .questa, perchè Regione disposta sotto al Zodiaco in 

L'^ del modo, che si dice di sotto, cioè,' che' lo Solé^ quan- 

{j9 do è nel principio della Vergine, cioè, a' ài 34, di Ago- 

99 sto 9 siccome io cogli miei occhi vidi, et se mài fae ra* 

^5 dio perpendicolare si è che non fae ombra d* alcuna par- 

^y te , e il simile fae nel principio deir Ariete , eh' ej)tra 

n la fine^ di Marzo, et poi passando V Ariete passa inrer* 

,3 so Aquilone, et fae 1* ombra diverso lo meriggio Infinche 

,j va .... et torna a Vergine'; et simigliantcmcnte passando 

jy lo segno della Vergine poi fae ombra di verso Aquilone^ 

L^ et però non può essere tanto slongamento* di Sole, che 

[9) vi sia freddo; et perciò non vi sono due Estate, imper- 

[93 ciò , siccome è detto di sopra, non v' è né freddo, né 

verno. ,^ 

Della grandezza del die, e della notte. 
^ Quanto potei cercai per misura , et per sino di se- 
,5 gni**.U di è, quando il Sole fa V orario ritto senza 
^y alcuna, ombra in delli due termini, il di è XV. ore, et 
,, la notte IX*, quando poi lo Sole è in Solstizio* del Can-^ 
„ ero, il dì ae XIV. ore , o un poco meno , et la notte 
,3 k X, e poco più, Cioè, una quarta parte d* ora: ìquando 
Il poi lo Sole è in Solstizio di Capricorno , cioè , nel mese 
^, di Dicembre, il dì ae ore XI., la notte Xlll. , perciocché 
„ il lungamcnto***del Sole alquanto è niaggiore_£uandp_i. 
„ Capricorno, che quando è in Cancro. ,) 



* forfè, distanza* **cioè per mezzo de' Segtsi CeUsti* '**fgifc* hnfanatt:^ 
Tom, UL S 



,5 La istella poi ,, . la „qual al; dice tramoataiia,^' è sì. di 

•Li presso ovvero sotto, cheitppeiia si pare» p0r ia. ;qual co- 

•« sa mi pareva ^ che s^ io sfossi .stata m iuogP' alto ave- 

9> rei ' potuta vedere. V altra tramontana» la quale è -posta 

,j in . contraria ,. molto guardai * di vederla ^ e viddi più se- 

*^ gni y. che gli andjavana intorno,, per li q.aali li conobbi r 

,> et parvemi phe gli fossero vicini veramente>'perc:hè «le fu* 

^ mositk yi jona continove .contro quella pmrte,, .»8Ì tiene *t 

3, per li calori 9 et per li .venti ^' Ella è nxolta al di sot- 

^y to , non . me ne potei certificare » imperciocché , V India è 

^ grdiide Regione» et forte, in alcuna luoga era pia, e in 

p alcuno meno. Io ci osservai» come 'C. potetti,, la Regione 

^ dell'India Superiore» che si dice Mahabar' ini* della cón- 

j, ,trada di S. Tomeo. ^ r ..^ .... . 

. " Della comUtione della Terra d** India Superiore » . -•: 

*■ j -ì : • • . * . - * 

\ ,) La. conditioTie della soprascritta terra dMndia cosi è, 
^ che la tetra è assai, et bene abitata ^ et grandi Città vi 
^ sono» le case anno miserabili» percioocbèi son fabbricate di 
yy loto sabuloso» et comunemente coperte di fronde di alberi 
^ molti > va pochi fiumi , in alcuno luogo monti » e in alcu* 
» no poggi ; fonti, nulla , o molto pochi i pozzi molti ; la 
^ ragione è perchè comunemente vi si trova qui acqua a , 
^ due a vero tre passi , e meno . Queir acqua non è bene 
^ buona a bere» perchè è alquanto molle***, e lassa**** lo 
,^ ventre; e anno comunemente ^pescine, ovvero vallette » quasi 
yy come fosse, nelle quali si raunano acque piovane» et quel- 
^ le beono gli animali: anno pochi cavalli» non si trovano 
^ se non appresso i Re , et grandi Baroni » et molte poche 
99 mosche vi sono» pulce nulla, et alberi che producono frut- 



* invece di procurai. '* cioè si erede. *** forse» grawt* 
*•*• ciQ^ /' iuddoiiìct. 



<',\ 'A 



BAÌtìt)LOXfMEO ÈtÀ ^rCOPCOÉDÌÓ' 139 

^ to di ogni tempo; ?Icchi& -apprèsso loro In tjuelli medesimi 
j^ alberi et erbe si trovano frutti perfetti, ed in esso tem- 
j^po. Somigljantemente di ogni tempo ìsl semina, et si ri- 
D coglie; e questo è perchè di ogni tempo è caldo ^ et non 
91 freddo. Sono i^uivi le spezie aromaticlie in buono mercato » 
9) altre più, e altre meno secondo la diversità delle spezie: 
fy sonovi alberi, ^he producono zucchero, ed altri che produ- 
yy cono mele, et altri, che producono liquore, che à sapore 
9, di vino, et di quello -usano, e beono gli abitatori di quel- 
jy le contrade; et queste tre cose sono di picciola valuta, et 
,) evvi r albero, che fa pepe, così è nodoso, e sottife sic- 
jy come vite, et molto si assomigli! alla vite, e tutto che 
,i.pià sottile e trapiantasi, 

yy Lo zenzafo è siccome canna, e siccome radice di can* 
jy na si cava , e trapiantasi . Le canne ^ue sono alte sicco- 
,, me alberi, et anno gomito ano^ e più igrossezza intorno 
jy i rami sottili, et spinosi, et foglie minute. 

yy V albero del Bersi* è albero sottile, et alto, e spinoso 
,5 tutto siccome rubro ^*, le foglie sono come felcie. Le noci 
yy d* India sono grosse come poponi, colore anno verde, sic- 
,5 come cucuzzo; i rami, et le foglie loro sono come rami^ 
yy et foglie di palma . L* albero del Cinnamomo è mezzana- 
yy mente grosso, et non molto alto, e in gambo, e in ì)uc- 
,j eia, e in foglia è simile ali* alorio * * * , e molto si asso- 
y^ miglia air orio * * * ♦ , del quale ve jC è grande copia neir 
yy Isola appresso Amhahar . 

yy Delli Uomini da maravigliare, cioè cohtra fatti dagli 
yy altri, et delli animali, et del Paradiso terrestre molto ad- 
yy dimandai, e cercai, alcuna cosa trovare non ne potei. I 



* così neir Originale . "** cioè Roveto t col qiKile si fanno le siepi, 
*•• forfè Laurù •••• è simile all' Attero. • 

S2 



i4o B4Nt)WMMEQ DA S. CONCOmiQ\ 

jy Buoi sono appresso ^ a loro animali sagrati > et perciò le 
99 loro carni non mangiano per riverenza, ma il latte loro' 
,5 usano , e il loro servigio , siccome V altra gente . Piovevi 
^ in certi tempi • . 

99 La conditione degli abitanti d' India .è , che tali Uomi* 
^' ni di quella Regione sono idolatri e senza leggere senza 
flettere, et senza libri» anno alfabeto, col quale scrivono 
^ sue ragioni, e orazioni, ovvero commiserazioni d* Idoli, e 
,5 non anno carta, ma scrivono in foglie di alberi, le quali 
99 sono come foglie di palma, et non anno conoscentia di alcun 
^ peccato. Case anno dell* Idoli, .nelle quali si- adunano qua- 
99 si in ogni ora; sicché noji si radunano per andare ad ado- 
99 rare in alcuna ora; ma catuno va a adorare quando gli 
^ piace, e adorano ad ogni parte in quelli loro Idoli di dì 
99 e di notte, frequentemente vi apparecchiano. Digiuni, feste 
99 in alcuno die da guardare non anno , né settimana , né 
99 mese ; in nell* anno una volta solamente si maritano , e 
99 morendo il marito , quella femmina più non si marita : 
99 peccato carnale al loro non si reputa peccato, né di dirlo 
99 non si vergognano. In delle parti marine vi sono molti 
99 Saraceni , e annovi gran forza . In fra terra pochi Cristia- 
93 ni, et Giudei vk molto pochi, et di poco valore, contro 
99 i: Cristiani» et quelli, che anno nome di Cristianitade mol- 
99 co gli perseguitano . 

99 Li morti loro non seppelliscono; ma ardongli, e ad 

99 ardergli gli portano con istrunienti , e con canti , avvegna- 

99 che gli parenti del morto In altri luoghi grandi dolori, 

99 e rancori menano , siccome V altra gente . E* J* India Re- 

99 gione grande, et sonovi più Regni, et più lingue. 

99 Sonovi gli Uomini assai domestichi , et famigliari , ,e 
9^ di poche parole, et quasi come Uomini di villa, e sono 
99 non apostutto * neri , ovvero clivigni , et molto bene forma- 

* cioè tion del ttttlo . 



BASTOLOMMEO DA S. CONCC^RDKy 141 

^ ti , così le Femmine , come gli Uomini : vanno a piedi 
9^ di scalzi , et nudi , portano una tovaglia intorno alli 
jy membri vergognevoli . Li Garzoni , et le Fanciulle in fino 
9^ a VIIL anni nulla cosa portano; ma così e restano nu- 
fj di, et vanno come del ventre della Madre escittono. Bar- 
99 ba non si radono , molte volte lo dio ^ lavano ; pane 
9) et vino non anno , dalli nostri frutti , che noi usiamo^ 
9> pochi, a niente anno) ma usano in cibo quotidiano risa, 
99 et poco latte , et mangiano balordamente , s̀Come porci > 
99 cioè con tutta la mano , a vero pugno senza cucchiaio ; 
^ in nel mangiare paiano maggiormente porci ^ che Uomini . 

99 La terra è molto sicura : scherani , o rubatori rare 
^ volte si trovano,, pedagi molti vi si pagano: artefici va 
^ pochi, perocché V arte e 1* artificio poco vi vagliono, e 
99 piccol luogo anno . Spada , e cultella assai usano siccome 
99 noi, se veramente fanno battaglia, in piccola ora se ne 
99 spacciano, avvegnaché 1* oste sia grande; imperciocché nu^ 
99 di vanno alla battaglia con sala spada , e con cultella , 
99 et ae tralloro alcuni Saracini Soldanieri^, che portano archi. 

99 La condizione del Mare d' India é in questo modo, 
yy che il mare è molto abbondevole di Pesci , e pescavisi 
99 in alcuno luogo perle e pietre preziose. Li Porti vi so- 
^ no molto radi , e mali ; ed é da sapere , che questo è 
,9 il mare mezzano j ovvero Oceano ; sicché da parte di Me- 
99 riggio non si trova terra sé non Isole; et in quello ma- 
99 re sono molte Isole oltre a dodici miglia , et molte dx 
99 quelle sono abitate , et molte non naviga visi * '^ da Issa fi- 
99 no ad Ormissa, e a quelle parti, le quali si dice che sia- 
„ no due miglia migliaia di miglia , e intra Sirocco , et 
,9 Levante da Minabar a Mahabar contra tramontana CCC. 
99 migliaia, intra a Levante e Greco da Mahabar a Guigi^ 



-f cioè a soldo • * * cioè 00» vi $i naviga 



142 B^KFOtOMMEQ. DA S. CONCOtmO 

^ mencota -altre CCC. miglia navigavisi Intra Greco, et Tra- 
^ montana . Lo residuo non è -veduto (a) » però non ne dico 
yy le piaggie del soprascritto Mare. Sono in Mare in alcuno 
9) luogo C. migliaia t e pia onde vi si teme, -che non sia-> 
^ no li Legni in terra (b), e non vi si può navigare, se 
fy non nna volta i* ^nno, perchè dall' entrata di Aprile in- 
^ fino alla fine di Ottóbre li venti sono ^occidentali , sic- 
^ che niuno può navigare verso Occidente ; ^ per lo con- 
^ trario , <:Ioè dal mese di Ottóbre inflno al Marzo , da 
9) mezzo giorno inilno alla ilne di Luglio, li «venti sono sì 
jy valorosi , che le Navi ,. che in quello tempo si trovano 
9, fuori delli Forti , laumque «vanno sono tenuti disperati , e 
^ se campano è per ventura, onde nel' passato anno (e) pe- 
^ rirono più che Navi LX. , e in quest* anno in luogi cir- 
^ x:onvicini VII. ^ 

9> Deir altre Regioni non avemo novella (d). Le loro Na- 
^ vi sono molto fragili , distorte , senza ferro , e senza cal- 
^ catura, et sono cucite con fune, siccome vestimento ; on- 
^ de se un solo filo si rompe in uno luogo vacciò*^i rora- 
9) pe 4 onde ogni anno si racconciano una volta lo meno , 
^ e più se vuole navigare , e anno pure nno timone fragl- 
ia le e sottile come una tavola di larghezza di nno go- 
^ mito in mezzo 4elia poppa , e quando deono girare , con 
^ grande pena girano, sello vento è ponente non ponno gi- 
^ rare . Vela anno nna , ed un Albero , et sono vele di 
^ stuoie ^ « di miserabile panno . Le funi sono di resta ; 
^ ancora anno pochi, e non buoni Marinai, onde molti pe- 



(a) allora era tutto ignoto. (b) Qui parrelbe che si dovesse in- 
tendere « non esservi in quel luogo legname atto oer la costruzione di 
Navi. (e) che sarebbe il ijip. <d) perchè ancora n^ erano «ta- 
ce fatte le nuove Scoperte. f cioè li disfà tutto. 



BARTOWMMEa DA S^ CONCORDIO^ 143; 

^ ricoli vi corrono; sicché, si" dice che quelle* Navi che va 11- 
i%'no sane, e salve, e chi le governa, V umana artificio po- 
^,fio Vi vàie (a).. Escrittav fu questa, Eetteiu in Mabar Cittk 
^ della.. Provincia di " Siria dell* India di sopra: a* di XX^ 
f> DjLcemfire Anno Domini MCCCXX. ,, 

:."JDi questo F. Ménentillo da Spoleto^ può- vedersi T Echardi 
Script.. Orili PraeJ. Tom. L 

.vCasX- Tom. A Continùvaztone degli Scrìtt. Itah a èar. 67^. 

i. 

^. Non. stato molti giorni lo Antipapa Niccolò. Corbario in 
^;Pisa,. r Arcivescovo^ Simone Salterelli ,. e Frate dell* Ordine 
,j di. S* I>omenico ,. e di S. Caterina di Pisa, non volendo 
^aderire alla sua volontà,, partì, dalla^ Città per il meglio, 
5y e: gli tolse, r Arcivescovado , et dettelo a M, Gheratóo 
^^eglii* Orlandi di. Pisai Vescovo^ di Aieria, et lo Antipapa^ 
j^-si'.rimase. ia- Pisa,.^. 

1' . (a6): Nella; Cronaca- dh Bernardo » Guidone i»x. , esistente* 
itella Libreria di S.. Domenico^ di Bologna <, scritta nel secolo* 
di F.. Ecirtolorameo ,j. si legge: F. Qartholomeas Pisanus, egre- 
gium^ de" Casibas^ Conscièntiae Opus ordine alphabetia^' eompàsuit . 

(27) In Sylloge- !.. variorum: Diplomatariorum^ impressa- • i ai 
Francofort i^^aSL 

(28): Catal: ms.. Cod. Tom. V. 

(29)' Si legge in memoria a Cosma Joannis de Médici's.^ 

(30) Questa ricordo fa conoscere, che ogni ceto faceva: 
tontO' grande di questa fatica. 

(31) Il Sig^ Canonico Zucchini». già noto alla. Repubbli-- 
ca Letteraria» lo trovò» e lo mandò' a. Pisa. 

(32) Qui si vede essere non: di avanzata età , e però 
è credibile» che fiwse scritto,, vivente egli medesimo, e for- 
se allora quando era qui Lettore^ 



(a) Qui si vede cbe avtvtoo poc» cognizione della Nautica* 



144 BARTOLOMMEO DA S: CONCORDIO 

(33) Lmogo citau. 

(34) Può vedersi il Libro Notizie Storiche sulla Stampe- 
ria di Ripoli a car. 39. Il Titolo è Sumtka Pisana , quae 
Magi str litio seu Pisanella* appellatur . Questa Edizione fu igno- 
rata dal Mattaire . A questo proposito si pud soggiungere ♦ 
che nella Certosa Fiorentina esiste tuttora un Codice Membrana- 
eco y intitolato la Pisanella , di cui servivasi il B. Niccolò Al- 
bergati : un altro esiste nella Libreria dei PP. Benedettini 
della Badia di Firenze f B^ncor questo Membranaceo in 4. deL se- 
colo decimoquinto; e parimente se ne trovano due Esemplari 
Membranacei in 4. al num. 143. e 144» nella Libreria della 
Badia di Fiesole^ una volta de* Canonici Lateranensì^ che fa 
fondata da Cosimo Padre della Patria^ in òggi incorporata nel;- 
la Laurenziana. Uno è del secolo decimoquarto , e l'altro del- 
secolo decimoquinto , avendo nella Lettera iniziale la figura 
deir Autore, e nel fine T appresso Nota: ,, Hoc scriptum est 
per me Lottum Bartolomei de Bancosis ^ nec non indignum Pre- 
sti ter um sub anno 1463» ifie vero n^ Apri li s . 

(35) Fabr. Med\ Ù infim. Latin. Tom. L pag. 177. Ediz. 
Pat. 1254. 

(36) Ved. come sopra luogo cit. 

( 37 ) Vocabolario della Crusca Ediz. ultima . 

(38) Considerando attentamente gli Opuscoli additati e 
contenuti nel sopradescritto Codice ^ mi parrebbero certamente 
del nostro Bartolommeo, sì riguardo air uniformità dello sti- 
le, sì ancora perchè pare, che la stessa Cronaca ce ne dia* 
un accenno, allorché si legge, che egli continovamente studiava 
i* Opere de* PP.y da* quali ricavava il pia bello e il più sugoso 
loro sentimento , manifestandolo , ed esponendolo per comodo degli 
studiosi . 

(39) Ved. il Cave, e il Labbè nella Dissertazione Storica 
al Bellarmino . 

<4oJ[ Ved. QuetiiF. ed Echard luogo citato. 



BARTOLOMMEO DA S. CONCORDIO 



'45 



(41) Degli Scrittori l^oscani e Fiorentini MS, nella Libre'^ 
ria Magliabechiana . 

(43) Jacopo Spon Rechrrches d* Antiquité presso il Fabri- 
cio Lib, IL pag. 1^8. 

(43) Tom. VL pag, 98. Il Muratori per altro non V ain- 
[mette, per essere una storia ripiena di favole. Io poi, non 
[.volendo sopra ciò decidere, dirò solamente» che in quel tem- 
po si adottavano certi sentimenti non bene appoggiati alla 

verità della storia anche dagli Uomini più celebri ; sicché se 
mai scrisse un tale Opuscolo F. Bartolommeo, con tutto che 
Uomo grande, potrebb* essere facilmente incorso In credere 
quelle cose ^ che si asserivano dagli antichi , massimamente 
trattandosi del principio di Città antiche, le cui prime me- 
morie non potevano trovarsi , 

(44) E' il Titolo di questa Edizione „ Di C Crispo Sallustio 
Ideila Congiura Ca teli nari a » e della Guerra Giugurtina Libri due 
ìv^tgarizzati da Frate Bartolommeo da S, Concordi deli* Ordine 
'rf/ Predicatori^ ora per la prima volta stampati. In Firenze 
per Jacopo Grazioli MDCCXC, 

(45) V^^" 1' Echard luogo citato. 

(46) Questo Testo a penna era di Pier del Nero, poi 
passò in Casa Guadagni , e su questo fu fatta V Edizione 
Fiorentina del 1662, Neil* Accademia della Crusca ve n* era 

[lino Cartaceo in 4., che ora si trova nella Magliabechiana, 
(4^) Lib, IL Gap. 13. pag, 91., Ediz. NapoL 1712. 

(48) Ved. la Prefazione del Manni nell' Edizione degli 
Ammaestramenti ec, 

(49) Nel tempo dell' Autore ritrovo tra gli altri alcuni 
Religiosi del Convento di S, Caterina inalzati al Vescovado , e 
tra essi Roberto del Drago Vescovo di Alais , Federigo Sar- 
di Vescovo di 5". Giusto in Sardigfia , e Marco Roncioni Vesto* 
vo di Urbino . 

(50) Così la detta Cronaca. 
Tom, IIL T 



:i46 BJSTOLOMMEO DA S. CONCORDIO 

(51) La differenza del giorno, che alcuni ' credono il dì 
s., ed altri il di ii. come è più credibile, deriva dalla for- 
ma della numerazione. I primi hanno preso ì due ri. per 
due, e i secondi per undici.. 

(52) A* quali possiamo aggiungere T Altamura , il quale, 
parlando di F. Bartolommeo» dice: F. Bartho/oma^s Vir gravss-^ 
sifttus , religione , & doUrina praestans , Jm-iscan. & Civil. in pri- 
mis perituSy musis ad haec Latini s^ & Ettuscis excultus . Un 
fimil carattere He formano il Tritemio, il Possevino, il Lab- 
bè, il Cave ec. , dovendosi correggere uno sbaglio di Giosia 
Simlero, il quale confonde F. Bartolommeo Pisano con F. Bar- 
tolommeo di Albizzo da Vico dell' Ordine de* Minóri , il quale 
scrisse il Libr^ dell* Uniformi tÀ di S. Franceseù con' Gesà Cristo 
neir anno 1399., ® ^^ ^^^ ^^ menzione Luca Wadingo ec. 



»« 



PIETRO DEL LANTE 



-¥^3 



SE non è andato , e forse anche in oggi non va 
esente dalle critiche de* severi Aristarchi il celebre 
Ulpiano , per aver definita la Giurisprudenza , non solo 
justi aiqiLC injusti scicntia , ma eziandio Divinarum atque 
humanariun rerum notitia (i)> si consoli pure quelT in- 
signe Giureconsulto, che a sua difesa parleranno sempre 
gì' illuminati Scrittori, che han dimostrata la giustizia 
della sua definizione (a); e molto più parleranno tanti 
Soggetti d* ogni età, che appunto dalla Giurisprudenza 
guidati furono a ben maneggiare i grandi affari : cserapj ^ 
a dire il vero, non troppo ovvj in chi coltivasse al- 
tre scienze , ma frequentissimi nei Giureconsulti . 

Astenendoci dal riferir quivi sì fatti esempj , che a 
larga mano somministrar ci potrebbe la più antica sto- 
ria , presentandoci un Nerazio Prisco, da Trajano credu- 
to degno di succedergli nel governo del Romano Impe- 
ro (3), un Cerbidio> ovver Serbidio Scevola , un Papi- 
niano, un Giulio Paolo, ed Ulpiano stesso, che altri 
Imperatori chiamarono a parte del governo , facendoli 
loro Consiglieri , o collocandoli in altre politiche im- 
portantissime cariche (4); e la più moderna storia sug- 
gerir ci potrebbe , schierando avanti di noi la serie pres* 
so che immensa di quegli Eroi, che, o saliron dal Foro 
sulle Sedi Vescovili , e fino sul Soglio del Vaticano , o 
dal Foro medesimo chiamati furono dai Principi a divi- 

T 2 



PIETRO DEL LANTE 



der seco loro le giavi cure del Reggimento dei Popoli» 
e il delicato importantissimo maneggia de* politici aflarì , 
ci contenteremo di fissare i nostri sguardi in uno di 
questi Eroi, cioè, in Pietro del Lante, che avendo saputo 
in se riunire i pregj di dotto Giureconsulto , e quei di 
saggio Politico, venne cosi a farsi vìndice dell' indicata 
definizione della Giurisprudenza , ed a meritarsi gli en- 
comi della Posterità * 

Nato egli in Pisa (5)^ verisimilmente fra V anno 
'33^' e *^ *335' (^)* ^^^ ^* sorte di potersi spccchia- 
rc in altri Soggetti della stessa sua illustre Famiglia , 
che non lieve gloria si acquistarono servendo la Pa- 
tria (7)* ed in particolare nel suo Genitore Michele (8), 
che avanti la metà del quartodecimo secolo cuopri in 
Pisa, prima il rispettabile uffizio à* Anziano ^ e in appres- 
so, per non breve spazio di tempo, V importante e de* 
licata carica di Cancellure della Pisana Repubblica (9) • 

Quindi recar non dee meraviglia , se infiammato il 
nostro Pietro dai domestici csempj , saggiamente procurò di 
rendersi anch' esso utile alla Patria, e d' acquistarsi un 
nome immortale , incamminandosi per la via della Giuris- 
prudenza, nella stessa guisa che il di lui» Fratello Fran- 
cesco , dedicandosi allo stato Ecclesiastico , pensò a far 
acquisto di quelle virtù , che il resero poi degno d' es- 
ser prescelto a governare nel carattere di Vescovo , una 
dopo r altra , le Chiese di Limi , di Brescia > di Cremo- 
na , e di Bergamo (io) ; e d* essere altresì encomiato e 
raccomandaio nella maniera la più seducente dalla sua 
Patria ( u ) . 
. ; Non sappiam' oggi con tutta la certezza in qual Li- 



PIETRO DEL LANTE 



149 



ceo, e sotto quali maestri s' erudisse il nostro Pietro 
nella Legai Facoltà ; ma se ci faremo a considerare , che 
quando appunto ei dove alla Giurisprudenza applicarsi t 
già fioriva , ed a sentimento degli Scrittori anche i più 
scrupolosi , aveva tutti i caratteri di Studio Generale il 
Pisano jitenco (i^) , e dettavano ivi lezioni di Civile e 
di Canonico Diritto varj accreditati Professori (13)1 po- 
tremo con ragione congetturare j che nel Piiirio Liceo, e 
sotto la scuola d* alcuni di quel celebri Professori , ap- 
prendesse il nostro Pietro la scienza del Giusto e del 
Retto , 

Quanto ei profittasse in questa scienza , ce '1 dicono 
gli Storici non meno, che i pubblici Monumenti ^ gli uni 
e gli altri concordi in distinguere il nostro Pietro col 
titolo di Giureconsulto (14); e molto più ce ne assi- 
cura la Sepoleral Epigrafe a lui posta in Roma (15), 
ove infra gli altri suoi pregj commendata si vede la dì 
lui perizia nelle Leggi e nei Canoni, essendo queir £/:- 
grafe cosi concepita ; 

SI . LEGES . CANONES . SENSUS . FACUNDIA , FASTUS . 
GLORIA . SENATUS . QUEM . BIS , lAM . REXERAT . URBIS . 
QUI . MARESCHALCUS . SUMiMI . PONTIFICIS . ALMI . 
FUERAT . INSIGNIS . SOBOLES . FERFECTA , FIDESQUE • 
SI . CIVILIS . AMOR . POSSENT . RESISTERE . MORTI . 
DEGERET . HIC . QUI . lACET . PETRUS . DELLANTE . PISANUS • 

A. D, M eccelli. 

E vie maggiormente si comprende , che il nostro Ple- 
ttro giunse a distinguersi nella Legai Facoltà , se ci fac- 
ciamo a contemplarlo quale ci vien rappresentato , ed 



ISD 



FIETRO DEL LAUTE 



abbiamo tutta la ragione di crederlo » da prima » cioè » 
Pubblico Professore di Giurisprudenza nel Patrio Liceo, ed 
occupato in cementare ed interpretare il Patrio Stam* 
to (i6), indi nella Romana Curia, non solo Avvocato 
Cortdmùriak (17), ma Avvocato eziandio dell'Impero (i8). 

Non doveva però o nella sola Cattedra, o nel solo 
Foro far mostra il nostro Pietro de' suoi rari talenti 
e delle sue vaste cognizioni ; ed era ben giusto , che 
gli uni e le altre il conducessero al maneggio d' affari 
più grandi, e il facessero in questo maravigliosamente 
distinguere • 

Ecco pertanto che il ravvisiamo , ora occupato in 
governare la Patria » curpr;!ndo più volte il rispettabile 
uffizio à^ Anziano p e molte altre volte servendo agli i.An- 
2.iani di Consigliere (19); ora Governatore o sia Vkano pet 
Ja Patria stessa in Lucca , mentre soggetta era quella 
Città al Dominio della Pisana Repubblica (20), ora im- 
piegato dalla medesima sua Patria in varie importanti 
Ambascerìe, indirizzate o all' Imperator Carlo il quarto, 
allor che si trovava in Lucca (21), o al Comune di 
Bologna (22), o al Pontefice Gregorio V undèclmo, re- 
stituita che ebbe da Avignone a Roma la Sede Pontifi- 
cia (23). 

Qual merito si facesse il nostro Pietro nell' adempi- 
re a cosi luminosi e delicati incarichi, abbastanza il di- 
mostrano le onorificenze , con le quali venne discinto in 
Roma , giunto eh' ei fu in quella Metropoli in conse- 
guenza appunto d* una delle divisate Ambascerie; sapen- 
dosi , che ivi non meritò soltanto d* essere ascritto al ri- 
spettabil ceto degli Avvocati Coacisioriali , e d* esser elee- 



PIETRO DEL lANTE 



'5» 



AvììacdtQ' dell' Iraper 



co Avìiacdto deir Impero, come già s' è detto (24), ma 
fu ben anche decorato dj.i Pontefici Urbano il sesto , e 
Bonifazio il nono con le più onorevoli commissioni ; d^ 
Urbano , cioè , per ben due volte con Icl liitninosa ca» 
rìca di Scnaior di Roma (*25), dall' uno o dall* altro di 
quei Pontefici con la carica non meno insigne di Aìa^ 
rcsdallo Paruifido (2Ó), e da Bonifazio con un'Ambasce- 
ria air imperacor Venccslao (27). 

Ne quivi terminaron le glorie del nostro Pietro, 
che nell' eseguire le luminose incurabenze addossategli dalP 
Imperatore e dai Pontefici, seppe, con raro esampio di 
prudenza e destrezza , vie maggiormente conciliarsi la be- 
nevolenza Imperiale , senza demeritarsi la stima della 
Corte Romana ; essendo una gran prova dell* Imperiai 
benevolenza il Diploma, con cui sul cader del quarto- 
decimo secolo venne onorato il nostro Pietro dall' Impe^ 
rator Vcnceslao, che infra le altre pregevoli distinzioni 
gli concesse per mezzo di quel Diploma V Investitura elei- 
la Signoria e Alarchcsato di Massa .di Luni ed altri luo*- 
ghi circonvicini (28); e ben comprendendosi quanta fosse 
la stima , che continuò ad avere la Corte Romana pel no- 
stro Pietro fino alla di lui morte, avvenuta in Roma 
r anno 1403., se s' abbia presente 1* onorata Tomba y 
con cui s* ebbe premura di perpetuare in quella Metro- 
poli la memoria dei pregj del nostro Pietro, e delle co- 
spicue cariche da lui coperte (29), 

•- S' immaginerà taluno , che il nostro Eroe , ricolmo di 
tanti onori fuor di Pisa sua Patria , a questa più rtòn 
pensasse , e riconoscesse qual altra sua Patria quella Ro- 
ma, in cui visse più anni decorato da impieghi e tito- 



^ 



^5* 



PIETRO DEL LANTE 



li rispettabilissimi. Lungi però dal vedere, che altri ab- 
biali saputo di ciò rimproverare il nostro Pietro , trovia- 
ino anzi commendato V affetto ed attaccamento, che an- 
che in mezzo ai divisati onori ei conservò per la sua 
Pisa (30) ; e ne abbiamo eziandio delle riprove ben 
convincenti . 

Quando pur non si vogliano per tali considerare il 
di lui matrimonio con Margherita Gualandi Dama Pisa- 
na (31)» e la Fondazione d' una Cappella nella Chiesa 
Primazialc di Pisa, da lui non meno, che dal già mcn^ 
covato suo Fratello Vescovo Francesco procurata (32), po- 
tendosi credere , che V accennato suo matrimonio , e la 
Fondazione dell* indicata Cappella seguissero avanti il ài 
lui passaggio a Roma (33) , merita certamente tutto il 
riflesso la dimora, che anche dopo la morte dello stesso 
Pietro fecero in Pisa , onorevolmente impiegati , o deco* 
rosamente accasati , Luca , Agostino , e Bartolommeo , degni 
Figli del nostro Eroe (34) ; potendosi quindi apprendere 
eh' ci non chiamò a . Roma i mentovati suoi Figli , o se 
pure colà gli chiamò, ingiunse loro di restituirsi in Pi- 
sa , ed ebbe in somma a cuore , che in Pisa rimanesse , 
e si perpetuasse la Famiglia Laute (35). 

Che se , al pari di tante altre illustri Famiglie di 
Pisa altrove trapiantate e gloriosamente stabilite (36), veg- 
ghiamo risplcndcrc in Roma da gran tempo in qua un 
ramo della Famiglia Lance (37) > non dall' aver, così vo- 
luto il nostro Pietro , ma da tutt' altra postcrior cagio- 
ne dobbiam ripeterlo . 

In fatti, ne da Pietro, come abbiam già osservato, 
né dai nominati suoi Figli , si pensò a trapiantare in 



PIETRO DEL lANTE 



«^53 



Roma k Famiglia Lante (38) , e neppur possiam dire, 
che cadesse ciò in pensiero a Michele Figlio di Luca^ 
e Nipote del nostro Pietro, quando vegghiamo quel Mi- 
chele ^ poco avanti la metà del secolo quìntodecimo * eser* 
citare in Pisa V Uffizio di Priore, contrarre ivi raatrimo- 
nio con Caterina Sardi Dama Pisana , e adempire per 
Pisa sua Patria varie onorevoli commissioni (39)1 e seb- 
bene poco dopo la metà di quel medesimo secolo ci 
si rappresenti io stesso Michele decorato in Roma della 
carica di Capitano o sia Giitdice delle Jippellazioni al Carn-^ 
piioglio (40) > abbiam però le incontrastabili prove, che 
posteriormente ce 'I dimostrano , non solo uno de' Rifor^ 
malori in Pisa sua Patria (41) * ^^ altresì per più an- 
ni Pubblico Professore di Giurisprudenza nel Pisano Li^ 
eco (42), e per ben due volte nuovamente Priore m 
Pisa (43); e sappiamo altresì, che oltre ad essersi ac- 
casato in Pisa , forse ad insinuazione dello stesso Miche* 
le , il di lui minor Fratello Federigo , da cui si pro- 
pagò ivi un ramo della Famiglia Lante (44)1 si accasò 
pure con una Dama Pisana , cioè , con Giovanna di Ghe- 
rardo Compagni, il Figlio Primogenito del medesimo Mi-* 
chele denominato Gherardo, o. sia Gerardo (45)» senza 
che s' abbia la minima notizia, che il mentovato Miche- 
le tornasse di nuovo a Roma (46) . 

Sappiamo all' incontro, che, rimanendo sempre in Pi- 
sa la discendenza di Federigo Fratello dell* anzidetto Mi- 
chele , il mentovato suo Figlio Gherardo fu quello che , 
o prendesse occasione dall* impiego di Console de^ Pisani 
in Roma , conferitogli dalla sua Patria sul cader del 
quintodecimo secolo (47), o fosse allcttato dalle cariche 

Tom. HI. V 



»54 



PIETRO DEL LAN TE 



€d onorificenze, che Pietro suo ^Proavo ed altri suoi An- 
cenati avevano coweguite dalla Corte di Roma (48) > a 
di mal animo soffrisse di veder Pisu sul principiar del 
sedicesima secolo nuovamente priva della libertà, die ave- 
va riacquistata nel cadere del quintodecimo (49)1 verso 
quei tempi fissò In Roma la dimora d* una parte della 
sua cospicua Famiglia (50) , che ivi gloriosamente stabi- 
lita , ha ben* ragione d* andar fastosa dei tìtoli , digni- 
tà. Feudi > e Parentadi, che vìe maggiormente V han re- 
sa celebre (51); wia può con ugual ragione vantarsi di 
noverare fra gli altri suoi illustri Antenati quel Pietro, 
che nella Giurisprudenza, e nel maneggio de' pubblici af- 
fari cotanto si distinse (52); e non dee meno gloriarsi 
di riconoscer per sua Progenitrice Pisa , Cittì ben rag- 
guardevole , ed a nìun* altra inferiore, non solo per la 
nobile ed antichissima sua origine , e pel florido e po- 
tente stato, a cui un tempo salì , pregi ^ ^^^ assicurati 
dal concorde suffragio di moltissimi Scrittori anche i più 
autorevoli (53)* nia eziandio pel gran numero d* Eroi , 
che in tutte 1* età ha prodotto (54), e pel vanto che 
ha di vedere sparsi, e gloriosamente allignati da più se- 
coli quasi per tutta V Italia i suoi germi (55) . 



G* V. 



PIETRO DEL LANTe 



*SS 



ANNOTAZIONI. 



I 



(l) Nella L. io. /! rf<f jtfstìt. & jur. 

(3) Può vedersi la Prefazione del dottissimo Helneccio al- 
la Raccolta intitolata Script orum de Jure Nautico ^ Maritine 
Fasciculus^ e stampata in Halla T aano 1740* 

,f (3) Jac- Labitt. Indie. ]ur. Var. col 84., Gravili. De Ort. 
àt Progress, Jur. Civ* Lih, L Cap, 80., Heinecc- Histar. Jur, Ram. 
Lib, L Cap, 4. §§, 259. , Terrasson Hìstmr. de la Jurisprudenc. 
Romaìn. Par. IIL §. 3. pag. 254. 

(4) Jac. Labitt. d. Indie, wA 151. l6j- 219* & 320., Gra- 
vili. Op. c/t, Lib. L Cap. 98. 99. 100, CT loi- » Heinecc, i. 
Ctf> 4- §• S^Z- 330- 33Z' 338- àt 341., Terrasson Histnir, de U 
Jurisprudens, Romain. Par. IIL §. 5. pag, 272. 274. a^ó. & 277. , 
Schiilting. Jurisprud, Ante-Justinian.^ Edit. Lips. ann, 1737* pag. 903. 

{5) Che Pisa fosse la Patria del nostro Pietro Lante, 
anche senza ricorrere agli Scrittori Pisani ^ o alle Memorie do- 
mestiche della di lui Famiglia » ben si raccoglie dall' Istri- 
zhne^ scolpita sopra il di lui Sepolcro in Roma , che riferire- 
mo a suo luogo i siccome pure dal Vendettini nella Serie Cro* 
nologica de^ Senatori di Roma pag, 57, e 58., ove lo denomina 
Pietro Lante da Pisa; dagli Atti ^ che il nostro Pietro fece 
nel carattere di Senatore di Rama ^ in alcuni dei quali ripor* 
tati dal citato Vendettini si legge: Nos Petrus de Lantes di 
Pisis ; e da un Diploma dell* Imperator Venceslao diretto li 
14. Ottobre 1399. Nobili Petro Lantis de Pisis ^ di cui occor- 
rerà parlare a lungo in appresso, 

(-6) Ci manca la precisa notizia dell' anno, in cui nasces- 
se il nostro Pietro Lante; ma sapendosi , come vedremo in 
appresso, che nelT anno 1365, ( segnato forse secondo T anti- 
co Stile Pisano j e perciò corrispondente alT anno 1364. dell* 
Era Volgare ) ei cuoprì per la prima volta in Pisa sua Pa- 

V 2 




n^ 



IPIETRO DEL IkNTE 



tria r uffizio d' Anziano, <ihe,, secondo la Leggf Pisana ripor- 
tata dai Cav. Flamiaio dal Borgo nelle Note alle Notizie hto- 
riche di Vulterra del Cecina pag, 202-, non poteva godersi se 
non da chi avesse almeno tmu' ènni\ e che, come similmen- 
te vedremo in appresso » nell' anno 1563. ( o forse nel 1362, 
secondo T Era Volgare ) fu per la prima volta Governatore o 
sia P^icarìo in Lucca» impiego, che non possiam creder con- 
ferito tL chi fosse d' età assai fresca e molto inferiore agli 
anni trenta, può ben congetturarsi, che fosse nato il nostro 
Pietro fra Tanno igsa e il 1335, come si è detto. 

(■j) Della Pisana Famiglia del Lance, che ne* Pubblici Li- 
bri ^ e da* nostri Cronisti^ come vedremo in appresso, fu al- 
cune volte denominata con V aggiunto da l'ito , sia perche 
derivasse dui Castello di tal nome, secondo I* óìtilaionc accen- 
nata dal lloncioni nelle sue Istorie Pisane ntss. Lib. V, ann, 
1145., sia perchè di quel Castello avesse in qualche tempo 
la Signorìa j sia perchè fosse Consorte^ e forse un Rafno della 
Famiglia da Vico, nota e distinta in Pisa fino del dodice- 
simo secolo, ecco le notizie, che ne abbiamo, precedenti a 
quelle riguardanti il nostro Pietro, più che sufficienti a far 
conoscere qual fogse prima di lui lo splendore della Fami- 
glia del Lante, e quale il merito dei di lui Antenati , Un 
Libro ms. , conservato nell* Aréhivio dell' Eccellentissima Casa 
Lante di Roma, ed intitolato Memoires ou Eclaircisscwents sur 
la Maison de Lante ^ di cui possiede una Copia estratta ili 
autentica forma il Sig. Duca Don Vincenzo Lante, ora com- 
morante iu Firenze, che ce 1* ha graziosamente comunicata, 
non solamente indica , che fu Padre del nostro Pietro del 
Liinte na Michele , come noi pure diremo nella seguente 
Nat. 8., ma passa inoltre a supporre, che l'Avo dal nostro 
Pietro fosse un Ceo, e il di lui Proavo un Bacclameo ; ed 
accenna, che i suddetti Michele, Ceo, e Bacciameo, ed alcu- 
ni loro rcspcttivi Fratelli servissero la Pisana Repubblica in 



PIETRO DEL LANTB 



m 



diversi Impieghi. Riserbandoci di mostrare nella seguente I^&t, 
8., che il nostro Pietro fu bensì Figlio di un Michele^ ma 
non d* un Michele di Geo» facciam per ora presente il pre- 
zioso IstrumcntQ del di 13. Febbrajo 1188., riguardante la Pace 
allora stipulata fra Pisa e Genova da mille Cittadini dell' 
una e dell* altra Nazione , pubblicato dal Cav. dal Borgo nel- 
la Raccolta di Diplomi Pisani^ ove alla pag. 121. annoverati 
si veggono fra i Cittadini Pisani, che stipularon quella Pasc^ 
^ Sigerius Lantis r: Lantcs tjns fiiins s . Osserviamo altresì , che 
r accurato Istorico Pisano Can. Raffaello Roncioni in un sua 
Vibro ms, intitolato Memorie //' Uomini Illustri Pisani^ original- 
mente conservato in Pisa nell' Archivio della nobii Famiglia 
dell' Autore » dopo aver .accennato , che un Marchiò Laute si 
trova nominato come Testimone ad un Privilegio concesso daU* 
Iinperator Federigo IL alla Chiesa di Traetto , e dato in Aqui- 
sgrana nell'anno IÌ132. , e che un Laute di Martino si trova 
nominato in altro Documento dell'anno 132,'^.» ci da notizia 
d' un Alichele di Geo Laute, stato per la Repubblica Pisana 
Castellano della Fortezza di Motrone fra il 1343. e il 1369. > 
e Capitano di Calcinaja nel 135^-» ^ ^1' ^^^ Giovanni di Geo 
Laute per la stessa Repubblica Pisana Capitano di Monte Cai- 
voli nel 1362, E non lasciamo di rammentare, che tanto in 
un Libro esistente nel Pubblico Archivio della Comunità di Pi* 
sa ^ ed intitolato Indice dei Godimenti dei Priorati ed Anzia- 
nati alla pag* I£l8. , quanto in altro Libro ^ che col titolo di 
Priorista fu compilato da Ascanio Cini, sotto 1* intitolazione 
della Famiglia Lance si veggon registrati coDie Anziani ^ pri- 
ma del nostro Pietro, i seguenti 

MichaeL Lantis de Vico Not. Ant. 13:10. 

Ceus Lantis Ant. 1338. 41* 451. 

Chelintis Cei Ant. 1350. 

Joannes Cei A, 1358. 
(8) Il citato Libro ms.^ intitolato Mem^^jrci ou Edaitcissemenit 



158 



PIETRO DEL LAUTE 



sur là Maison if Làuti ^ U Roncioni nelle accennate Memorie 
d* Uomini Illustri Pisani^ ed altro Libra ms. conservato nell* 
Archivia del Capitolo Pisano , ed intitolato Indice Hi Famiglie 
Pisane Antiche ^ sono concordi in assegnare per Padre al no* 
stro Pietro Lante un Michele .stato pia anni Cancelliere della 
Pisana Repubblica. Il suddetto Libro però intitolato Memoires 
OH Eclaircissements sur la Maison de Lante suppone , che il 
nostro Pietro fosse Figlio di Michele di Geo; ed ali* opposto 
dal Roncioni » e nell* altro Libro dell' Archivio Capitolare si di- 
ce, eh* ei fu Figlio, non di Michele di Geo, ma d' un altro 
Michele. Quest' ultima opinione la crediamo preferibile, per- 
chè se il nostro Pietro fu Figlio d* un Michele stato Canceh 
liere della Repubblica Pisana ^ questo Cancelliere nei Frammenti 
à" Istoria Pisana presso il Muratori, Rer. ItaL Script, Tom. XXIV, 
coU 62O' in princ. , lo vegghiam denominato , non già Michele 
di Ceo del Lante ^ ma bensì Michele de Lante di Ben da Vico% 
donde possiamo inferire , eh* ei fosse Figlio» o d* un Benedet* 
to, cui lo Scrittore di quelP Istoria indicar volesse con le let- 
tere iniziali Ben , ovvero ( come ci pare più probabile ) d* un 
Bartolommeo o sia Bacciameo, cui lo Scrittore di quelT Isto- 
ria avesse indicato con V abbreviata sigla Bm.^ nel copiarsi 
variata in Ben.-^ così cho venisse ad esser Avo e non Proa* 
vo del nostro Pietro quel Bacciameo , che si nomina nelle 
citate Memoires ou Eclaircissements , e respettivamente non Avo » 
ma Patruo del nostro Pietro il menzionato Ceo. Tanto più» 
che in certa Filza di Provvisioni e Consigli degli Anziani di 
Pisa dal 1340. al 1360., esistente nell* Archivio delle Riforma- 
gioni di Firenze a car. 187, si trova Ceus Bacciamei Lantis de 
l^co ( verisimilmente Padre del mentovato Michele di Ceo ) 
fra i Sapienti eletti per Consiglieri degli Anziani in una Deli- 
berazione presa dal Comune di Pisa quartodecimo KaL Decembr, 
dell' anno 1344-, qual Geo di Bacciameo è da credersi, che 
fossQ^ non Padre, ma Fratello di quel Michele del Lante» 



PIETRO DEL LANTÉ 



^^S> 



che, conforme si dirà nella seguente Not, 9.» era già Cancel- 
liere degli Anziani Jino dell* anno 1331*, ed era Anziana fino 
del 1320. 

(9) Come abbiam veduto nella Not. 7., i Bubblici Re^ 
gistri di Pisa mostrano che fa ivi Anziano nel 1320. Mi- 
chael Lantis Not. La qualificazione di Notajoj con cui si ve- 
de distinto quel Michele nei mentovati Registri, corrispondcn» 
te appunto al titolo di Ser » che in rapporto a Michele 
del Lante stato Cancelliere della Repubblica Pisana usano gli 
Annali Pisani del Tronci pag. 340. , la Cronica di Pisa sot- 
to il nome del Marangone, stampata in Firenze 1* anjio 1748. 
nel Tom, L della Raccolta di Scrittori di cose Italiche coi 
684.» ed altri Cronisti e Pubblici Monumenti da citarsi in ap- 
presso » fd che dobbiam credere Anziano nel 1320. quel Mi- 
chele del Lante, che fu Cancelliere della Pisana Repubblica» 
e conseguentemente il Padre del nostro Pietro; e cosi in fat- 
ti si dice nelle citate Memoìres ou Ecijircissements . Dell* im- 
piego di Cancelliere della Repubblica Pisana , esercitato da 
Michele del Lante Padre del nostro Pietro , parlano tanto 
il RoBcioni nel citato Libr^ di Notizie d^ Uomini Illuitrì di 
Pisa y quanto T altro Libro ms. conservato nelT Archivio €a^ 
pitoLìre di Pisa ^ intitolato Indice di Famiglie Pisane Antiche ^ 
senza però indicarne 1' epoca , ed accennando soltanto eh* ei 
r esercitò per molti anni . Ma nel Prologo del Codice volga- 
rizzato degli Statuti Pisani^ intitolato Breve del Popolo di Pi- 
sa^ ed esistente nel Pnbblico Archivio dei Confa ioni eri e Prio^ 
ri di quella Città > ove si legge la Data di tal Volgariza- 
zione ne* seguenti termini. Anni Domini MCCCXXX. ir XXXL 
Indizione tertiadecima dei Mesi di Marzo & d* Aprile ^ si ve- 
de soggiunto y Ser Mighele del Lante da Vico Notajo & Scri- 
ba pubblico delti predetti Ansi ani del soprascripto tempo. D^ii 
citati Frammenti d* Istoria Pisana appresso il Muratori, Ren 
Ital. Script. Tom. XXIK col, ó^c. /» prinCt itp|>ari£ce che il 



[<^o 



pietuo del lante 



mentovato Michele era Cancelliere degli Anziani anche nel 
1333. In due Deliberazioni dell* anno 133^. corrispondente al 
1335. *^^'^' ^^^ Volgare y originalmente esistenti a car, 226. e 
A' car^ 238. f. di una Filza di Previsioni e Consigli degli 
Anziani di Pisa dal 1304. al 1336., conservata nel Pubblico 
Archivio delle Rìformagìoni di Firenze^ si trova nominato S, 
Michael Lantis Cancellartus Dnorum Anthianorum . Gli Annali 
del Tronci alla pag. 34^' > e forse dietro a quelli le citate, 
Memoires ou Eclaircissements sur la Maison de Lante .^ narra- 
no un tumulto suscitato in Pisa V anno 1335. da alcuni 
Cittadini, che inutilmente tentarono d' impedire la continua- 
zione in queir impiego di Cancelliere al menzionato Michele» 
come aderente del Conte Fazio della Gherardesca , e sog- 
giungono essere stata allora in pericolo la vita dello stes* 
go Michele; il qual fatto può anzi credersi accaduto nel 1336., 
non solo perchè in quest* anno, e precisamente nella ricor- 
renza della Festa di S, Martino, lo segna V Iscrizione y che in 
memoria del divisato tumulto felicemente superato fa scolpita- 
in Pisa, ed è riportata dal eh. Sig. Avv. Migliorotto Mac- 
cioni nella Difesa dei Sigg. Conti della Gherardesca fra le 
Iscrizioni e Sigilli appartenenti ai medesimi Sigg, Conti pag. 
10,, in fine della quale Iscrizione si legge: 

HIC IDEO POPVLVS PRO LIEERTATE RESVMPTA 
TVRRIM CONSTRVXIT CVI NOMEN VICTOR IOSA 
DANS DEO DANS SANXTO MARTINO LAVDIS HONOREM 
CVIVS SVB PESTO TERCENTVM MILLE SVB ANNIS 
TERDVODENISCIVE TANTA PERAGTA BONA; 

e nella stessa epoca similmente lo segnano la Cronica di Pi- 
sa appresso il Muratori, AVr. ItaL Script, Tom. XK col loca., 
l'altra Cronica di Pisa attribuita al Marangone coL 684., ed 
una Storia Pisana ms. d' Autore incerto, che nella Libreria 
Strozziana era già il Codice ài itnm. 200. , ed ora è passata 



PIETRO DEL LANTE 



t6i 



iella Màgliabechìdna di Firenze » ma molto più perchè altra 
Storia Pisana ms. di Ranieri Sardo, che nella Libreria Stroz-^ 
zinna era già il Codice di num. 199. » ed ora similmente si 
conserva nella Magiìabechiana , non meno che i citati Fram- 
menti di Storia Pisana appresso il Muratori » Rer. ItaL Script. 
Tom. XXIK col. 670. » segnano quel tumulto nel Novembre 
dell'anno 133^.1 donde può inferirsi, che le altre Craniclw 
e la divisata Iscrizione^ dalle quali fu riferito all' anm> 1336.» 
seguitassero , non già lo Stile Pisano , come forse credè chi 
pubblicò sotto il nome del Tronci i citati Annali^ ma bensì 
r Era Volgare. Ed in un Libro di Lettere Missive degli Anziani 
di Pisa dall' anno 1340. al 1399., segnato di num, l», che sa 
conserva nel già indicato Pubblico Archiifio de' Gonfalonieri e 
Priori^ si legge alla pag. 54. ed alla pag. 6j. sotto gli an* 
ni 1340. e 1341. Ser Mi dia eie Lantis de l^tco existente Canceì^ 
lario suprascriptorum Anthianorum * Dunque almeno dall' anno 
1330. fino al 134 1- secondo lo Stile Pisano » e così per lo 
spazio di dieci in undici anni , cuoprì Michele Padre del no- 
stro Pietro r importante carica di Cancelliere degli Anziani j o 
sia della Repubblica di Pisa . In fatti in un Ristretto di 
Notizie riguardanti la Famiglia del Lante , che ms. si con- 
serva in Pisa appresso T eruditissimo Sig. Cav. Gio. Vincenzo 
Cosi del VoUia, e che dalla qualità della carta» del carat- 
tere, e dell' ortografia I si rileva essere stato scritto in rem» 
pò non recente, ed al più tardi nel secolo passato, dopo 
essersi indicato , che Michele del Lante fu Anziano in Pisa 
nel 1320, ( e di più anche nel 1338. ) di lui si soggiunge: Fu 
gran Cancelliere della Repubblica , e se bene era grazio che si 
fnutava ogni anno^ lui lo tenne sempre fin*} a che morì ^ e per 
lo spazio di anni dieci. Anzi ultimamente abbiam trovato in 
certa Filza di Provvisioni e Consigli degli Anziani di Pisa^ esi- 
stente neir Archivio delle Riformagionì di Firenze dall* ann. 1340. 
al 13Ó0., che dalla pag. 5T. fino alla pag. 2t8. t. è mol- 
Tom. III. X 



1(S2 



PIETRO DEL LANTE 



lissime volte nominato Ser Michael tanti s de ì*icù Cancella dìiorum 
Anthianorum Pis, Populi anche negli anni 1342. 1343- 1344 e 
1345. , ivi segnati secondo 1' antico Stil Pisano , onde pel cor- 
so di circa quìndici anni dobbìam dire , che esercitò Michele 
del Lante il divisata Impiego. Ciò basta a provare qual fos- 
se il merito di quel Michele . Della di lai SepaUral* Epigrafe 
( che oggi più non esiste ) ce ne hanno serbata la memo- 
ria , tanto il citato Ristretto di Notizie, quanto il già alle- 
gato Libro intitolato Memoires cu Eclaircissements sur la Maison 
de Lante ^ scritto anch* esso verisimilmente sul cader del pas- 
sato secolo, giacché conduce la Storia Genealogica di quella 
Famiglia solamente fino ali* anno 1688», dicendosi nel primo: 
£ nella sua Sepoltura sono queste parole , ^ Comuni ac Populo Pi- 
sano praefuit , & regnavit ^\ e nel secondo: Et selon r Epitaphe 
qn on Ut encore sur la Tombe de Michel dans l* Egli se de S. 
Francois de Pise^ àt que la destrn^ion mime de la RcpubUqtnr 
n a pas pà detrnìre y f* est a dire ^ Michael de Lante Summus 
Cancellarius , qui Reìpublicae atque Popuh Pisano praefuit^ & re* 
gnavit s , on voit clairement , qu il etoit grand Chancelier de la 
Pepnblique , E sì nelT une, che nelT altr^ Memorie non sì 
tralascia d' encomiare anche per altri titoli quel Michele, 
dicendosi nelle citate Memoires ou Eclairtisstments , eh* ei fu 
Homme de beaucoup de valcur ^ & de pterite: e nelT allegato Ri- 
stretto di Notizie soggiungendosi : Ando per ìa Republica Amba- 
viatori a Genovesi , con li quali havevano iontinua t crudel 
guerra , e ne riportò lèi éonclusiine de Ih pece , fu ha&mo , che 
per la sua virtù e valore fu il primo d/ suoi iempi nella sua 
Republica , la quale guveruò secondo ri suo arbitrio > e fu in 
gran veneratione al Populo, Fra gli Antenati del nostro Pietro 
del Lame non può annoverarsi quel Bartolommeo , che il 
FabbrUGCi nella Raccolta del Calogera Tori, XXIX. pag. 308. , 
e probabilmente sulla di lui scorra il dotto Autore del D/- 
s€9rso Aicadetnico tali* Istoria Letteraria pisana Not. 30. f^g^ $'2*r 



PIETRO DEL LANTÈ 



KJ3 



ci rappresentarono Professore di Cananì nella Pisana Università 
^ verso r anno 1349., perchè questo Barcolommeo , anziché An- 
tenato del nostro Pietro , fu suo Figlio , e lesse nella Pa- 
tria Università dal 1437. al 1443* , e così circa un secola 
dopo l'anno 1349. ^ , erroneamente segnata vlzW Opera del Fab- 
brticci , come altrove si dimostrerà . 

(io) Dall'assunzione d'un Francesco Lante al Vescovadi 
di Luni ^ avvenuta sotto il Pontificata d* Urbano VI. » ci 
danno contezza il Ristretto di Notizie riguardanti la Fami- 
glia Lante citato nella Not. 9, , il Roncioni nelle allegate 
Mfmurie d* Uomini Illustri Pisani , e V accennato Indice delle 
Famiglie Antiche Pisane^ conservato nelF Archivio Capitolare di 
P/jftf, e concordemente aggiungono» che quel Francesco fu Ca^ 
nonico Pisano f ed era Figlio di Michele, e Fratello del no- 
stro Pietro . Nelle citate Memoires ou Eclaircissensents sur la 
Maison de Lante si ammette, che un Francesco Lante fosse 
Vescovo j prima di Luni , poi di Brescia , indi di Cremona » 
e successivamente di Bergamo; ma si suppone, che quel Ve- 
scovo fosse Fratello di Michele e Zio del nostro Pietro , a 
cui si assegna per Fratello un altro Francesco , quale si 
dice Canonico Pisano , Veramente sembra a noi debba creder* 
si , che uno stesso Francesco Lante , e questo Fratello e non 
Zio del nostro Piptro , fosse Canonico Pisano^ e dipoi Vesco* 
vo di Luni e delle altre Chiese indicate , perchè essendo 
morto Pietro Lante, come si è accennato nella Not, 6., in 
età presso a poco settuagenaria V anno 1403. ^ più ad un 
^uo Fratello , che ad un suo Zio s' adattano le Memorie , 
che passiamo ad accennare , dalle quali si raccoglie essere 
stato Canonico Pisano un Francesco Lante dal 137^, al 1382*, 
ed essere stato P'escovo un Francesco Lante dal 1385. fino 
.a verso il 1405. In fatti » riandando i Libri dell* Archivio 
Capitolare di Pisa , da un Libro di Censi del Capitolo dal 
1370, al 1373. alla pag. 102, si ricava, che un Francesco 

X 2 



104 



PIETRO DEL LANTE 



Lante era Cancnico nel 1372* ; e da altro Vara » intitolato 
Acfa CapituU ab anno 156^* ffd 1583* alla ptfg* 234.» resul- 
ta » che similmente lo era nel 1382. Che un Francesco 
Lante fosse eletto Fesc^a di L$tnt nel 13^6. secondo lo Sti- 
le Pisano , e cosi nel 1385. secondo V Xra P'olgare , ce lo 
assicurano alcune Lettere del Comime di Bisa^ che riportere- 
mo nella seguente Nat. ik, e *la conferma un Istrumento di 
Renunzia da lui celebrato in Pisa il dì i\. Agosto 1391. 
Indiz. XIIL per i Rogiti di Ser. Carlo d* Enrico da Vecchia* 
no ^ che nel Protocollo di quel Notajo dal 1384. al 1403., 
originalmente conservato nell' Archivio dello Spedai Nuovo di 
Pisa , è a $ar, 75. r. » ove si vede nominato Revireffdits in 
Xfo Pater & Dnas Dntàs Francischus Deilame oiim Episcopus 
Lunensis, Tanto del Vescovado di Lani ^ quanto degli altri d* 
Brescia i di Cremona^ di Bergamo^ ed in ultimo nuovamente 
di Cremona , governati sul cader del decimoquarto » e sul 
principiar del declmoquinto secolo da un Francesco Lance , 
parlano vari Starici » benché alquanto discordi nel segnarne 
r epoca j precisa , fra i quali posson vedersi il Cartar. Syl- 
lalK Adv. Sacr, Consistor. pag, 21- , il Wadingo AnnaL Ord. 
Minor, Tom. IX, pag, 61. , V Ughelli Itah Sacr, dell' Ediz. 
Ma Venezia di Sebast, Coletti Tom* I. ioL 855, num. 49,, e 
Tom, IV, col. 481Ì., coL 555, e eoL 611. » e il P. Antonio 
da Ternnca nella sua Opera intitolata Theatrum Mìnoriticum 
pag, 92., aggiungendo quest' ultimo Scrittore, non meno che 
il Wadingo , e V Ughelli , che quel Vescovo era Religioso 
Trancescatio . Che lo stesso Vescovo finisse di vivere, non nel 
I401. come suppone il citato P, da Terrinca , ma certa- 
mente più tardi, e forse appunto nel 1405., come dicono il 
Casimiro e V Ughelli, si rileva dair Opera del P, Zaccaria, 
intitolata Epi^cuporum Cremonensium Series auffa & emendata ^ 
ove alla pag. 147. si riporta certa notizia tratta da un 
Necrologio ms, di * Vescovi di Cremane , e ^osì concepita ; Re- 



PIETRO DEL LAN TE 



><5S 



vtftnJui h ^ Chrhio Patir if Dominus Franciscus de Lante de 
Pisis Dei gratta Episcopns Cremomnsis in MCCCCIL don a vi t 

\§$rtam sayotolam t seu coronam di perlis in ornamentum Aitar is 
0fegni Majoris Ecclisiae Cremonae , Né dee recar maraviglia» 
che quel Francesco avanti d' esser Viscovar si dica Canonica 
Pisano dal Roncioni » e nei Libri Capitolari ^ e si dica Re- 
ligioso FrancescanQ dal Wadingo, dalf Ughelli » e dal P. Aa- 
ionio da Terrinca , potendo essere avvenuto^ eh' ei passasse 
allo Staso Religioso dopo essere stato prima ascritto nel nu- 
mero dei Canonici Pisani , cioè dal 1382. in poi , lo che 
pare volessero significare il Roncioni , e V India dille Anti^-^ 
the Famiglie Pisane conservato presso il Capitolo , dicendo : 
Francesca di Michele ^ e Fratello di Pietro ^ si dette alta Re^ 
iigione^ e prima creandosi Dottore nelC una e nelf altra Legge 

\ju Canonico Pisano^ e poi per la sua virtù fu da Urbano TA 
eletto Vescovo di Luni ec. ; e potendo essere avvenuto anco- 
ra, che ottenesse un Canonicato nella Chiesa^ Pisana lo stessa 
Francesco tuttoché Religioso , secondo gli esempj recatici in. 
rapporto ad altri Religiosi Francescani del decimoquinto seco- 
lo dal Wadingo negli Annali de' Minori Tom. XIL pag, 481., 
e Tom. XII L pag. 133. , e in rapporto a un Religioso Do- 
menicano del secolo decimosesto dall* Echard Scriptor. Ord, 
Praedicat. Tom, IL pag, 79» 

(il) Nel citato Libro del Roncioni, intitolato Memorie d^ 
Uomini Itlmstri Pisani , ugualmente che nelT enunciato Indice 
delle Famiglie Antiche Pisane^ conservato nelT Archivio Capitolare^ 
H narra, che gli Anziani della Repubblica Pisana appena fa 
eletto Vescovo di Luni il menzionato Francesco Laute, allora 
commorante in Milano appresso Galeazzo Visconti » scrissero 
Lettere alio stesso Galeazzo, non meno che a Jacopo d* Ap- 
piano loro Cancelliere , che allora similmente si trovava iri 
Milano, con le quali signiiicando il piacere provato per 1* 
assunzione di quel loro CicraJiuQ a detto Vescovado di Luni ^ 



i66 



PIETRO DEI lANTE 



passarono ad encomiarlo, ed a raccomandarlo nel tempo stes- 
so al mentovato Galeazzo Signore di Milano . Tali Lettere fi 
trovano realmente registrate nel Libro di Lettere Missive del 
Comune' di Pisa^ già citato nella Not. 9. Ivi nel Quaderno uh 
timo pag. 40. si legge: 

Illustri Principi , Excelso Dno , Dna Galeaz Vicecomin 

Virtutum Comid* Mcdiolani c^c. Imperiali Vicario ^ 

(^ Dno Generali , Patri nostro praecipuo . 

^ Illustris Prlnceps , Excelse Dne : Considerantes* Promotio- 
„ nem nobis gratis«imam Reverendi ia Xpo Patris & Dni 
y^ Dni Francisci del Lante egregii Civis Nostri ad Sedem Lu- 
,5 nen . Ecclesiae in Episcopum a Sanclissimo Dno Nostro pro- 
^5 moti, Servitoris Celsitndinis Vestrae , & .Dileaissimi Nostri, 
^ devotioncmque ac fidem sincerissimam , quam juxta Pisano- 
^ rum Vestrornm animos praecipue ad Celsitudinem Vestram 
9) gerir» qua ad Mandata honoresque Vestros, eum non solum 
^) paratum ac dispositura , sed quasi praemeditatum semper 
„ Celsitudo Vestra reperiet, de promotione ipsa merito gratu- 
,) lanien, indeque singulare solamen mentibus nostris accessit. 
„ Oriturque confidentia non parva de summa ipsius bonitate 
,^ quam novinms, ut cum quem Vestrum sentimus, tainquam 
,, vere creatura m Vestra m Servitiis Vestris paratum , Vestrae 
jy Celsitudini tenerrime comraendemus , ut ejus devotione ac 
^ viitute precognita eom ceu Vestrom , quia sic est , paterna 
^y dilezione traclctis , bcnevolentiara omnem eidem a Vestra 
^ Celsitudine conferendam noscrae devotioni singolarius ascriptu- 
y^ ri , & ad Vota Celsitudinis Vestrae parati . XXV L Junii 
,5 Vili. Ind, 

Rcplicatae fuerunt snprascriptae Lifferae die XV. Julii PIIL 
Ind. 

E nello stesso Quiiderno uhinto pag. 40. t. si legge: 



\'PIETRO DEL LANTE 



lój 



Dilecussimo Nostro , & Insigni Viro , D. Jacobo de Appiano 
t^ Pisani Populi ac Nostro Cancellano ec* 

jy Dilectissime Nobis; Significantes Illustri PnEcipi & Ex- 
^ Celso Dno Dno Corniti Virtutum gratissimam animjs No* 
jy stris Pfomotionem Reverendi in Xpo Patris ii Dui Dni F. 
fy del Lante ad Sedem Lunen. Ecclesiae in Episcópum a San- 
^^ dissimo Dnb Nostro promoti , eumque e}as Celsitudinis de- 
^ votissimum Scrvltorem eidem Dno intime couimendantes , di- 
,5 leclionem ac ptudcntlanj tiiani strifte requirimus & orta- 
^5 mur, quatenus effeaiva ope id ipstim qiiod de ipsius Epi- 
,, scopi recomendatione cupimus, tam prò salute Patrie, quam 
^j prò ipsius Dni Episcopi Servitoris ipsius ì3nì notitia ple- 
I, niori, solicitus opereris, ut ipse Dnus Comes eum , tamquam 
„ PisanuDi, habentem praecipne animum ad ipsius Dni man- 
y^ data dispositum , in Servitorern suum recipere & acceptare 
y, dignetur , & habeat tamquam ejus Creaturam In singiilis, 
► ^ sic enim est, paterna dilezione & benevolentia recomissam ; 
,^ sic enim firmiter speramus , Te \alere , & votivis felici- 
^^ tari succcssibus, ceu nos ipsos , unanìraiter cupientes . Su» 
9, prascripta Die^i .y , 

Avendo queste Lettele Ha. Da^a del Giugno e respettiva- 

mehte del Luglio di queU' anna, liacui correva V Indizione 

Vili. , ci mostra la Tavola Cronologica , riportata dal Morery 

Grani DiBionnair. Historiq. Art. Indiffionf eh' esse furon scrit- 

^te neir anno 1385, dell' Era\ l^tgare^ corrispondente al 1386, 

I deir antico Stile' risano ' . Con i? ragione > adunque abbiam detto 

'nella precedente. Not. io. v che^ V assunzione di Francesco 

Lante al Vcitatado di Zj//?/ ^ejui nell' anno 1385. dell' £r^ 

Volgare^ dipartendoci dall* UghcUi e dal P. Antonio da Ter- 

rinca> che la segnarono, il primo udranno 1386.. ed il 

secondo nell* acno 1384. V i; 

(^a) Ognua sa, chs il Tronca negli Annali Pisani pag> 



i68 



PIETRO DEL LANTE 



343- ® 355» ^ *^ Fabbrucci fra gli Opnscùft raccolti dal Ca- 
logera Tùm, XXL pag. 21, e segg.^ e Tgni. XXII L pag. 3. è 
segg, , e dopo di loro il Politi Orat. Panegyr. de Land. Academ, 
Pìs, p/fg. 5. e 6, , ed il eh, Tiraboschi nella Siorìa deità Let- 
teratura Itaftana , secondo V Ediz, di Modena del i^iS- Tùm, 
IV* pag. 61. e Tom. l\ pag. 250., ammettono essere stato fon- 
dato e stabilito lo Studh Pisano nell* anno 1339. (cioè 1338. 
secondo 1* Era Volgare ) ed esser divenuto Studh Generale nell' 
anno 1343. in vigor d* un Breve allora spedito dal Pontefice 
Clemente VL Senza riandar quivi gli argomenti * che potrcb* 
bero condurre ad assegnare a quello Studio Generale una più 
antica origine » e che sono stati accennati nella Noe. '^S, al- 
le Memorie di Francesco Tigrini nel Tom, L della presente 
Raccolta , per poter fondamente congetturare , che in Patria 
studiasse il nostro Pietro > Lante la Giurisprudenza , ci basta t 
che quando gli occorse d' appUcarvisi* lo che, per quello s' è 
detto nella Not, 6., non potè avvenire se non intorno al 1350., 
già esistesse in Pisa lo Studio ^ e fosse accreditato e Generale^ 
come i divisati Scrittori non negano , anzi positivamente ac^ 
cordano , . . ; . 1 : 

(13) Ved. Calogeri Tom, XXIIL pag. 18./ e r ii{ffi"., e; la 
Ìh^i*l%. alle suddette Memorie di Francesco : Tigrini . 

(14) Nella Cronica di* Pisa appresso il Muratori, Ren ItaL 
Script. Tom. XV. col, 105^. 1 si vede nominato Messer Piero 
dell* Ante Giudice , E negli Annali Pisani del Tronci pag, 4^5. 
si trova similmente nominato Pietro del Lante Giudice , Che 
con questo titolo di Giudice si distinguessero nel medio evo 
i Giureconsulti , non ha bisogno di prova , avendolo già : am- 
piamente dimostrato il Sigon. Hisfor, Banon, Lib^ JX. in fi8,\ 
il Du- Gange Glossar, med. & injim. Latinie, in Verb, Judices ^ 
il Grandi Nat. 30. ad Epist, de Pandelt. pag, 99. , ed il 
Cav. dal Borgo nella Dissertaz, st$lC Orìgine deit Università Pi- 
sana §. 43, Lo stesso Trofei nei citati ^nnsii. Pisani , pag. 



PIETRO ÙEL LANTE 



i6g 



41 j. dice del nostro Pietro » eh' ci si diede alt Avvocazione^ 
Nelle Memorie d' Uomini Illustri Pisani^ scritte dal Roncioni^ 
xiou meno che nell* Indice di Famiglie Pisane Antiche , conser- 
vato neir Archivio Capitolare , si dice ♦ che Piero di Michela 
( Lante ) si dottoro in Legge Canonica e Civile ^ e si soggiunge ^ 
che divenne per mezzo di quelle eccellentissimo ^ e che passato 
dipoi a Roma, riuscì il migliore Avvocato che avessero i suoi 
tempi, E dal Cartar. , Syllab, AdvóCat, Sacr. Consiseor. pag. 31. e 
segg.f ove a lungo parla d'Agostino Lante Figlio (come vedremo 
in appresso ) del nostro Pietro , si vede questo nominato Pe- 
trus Lantis de Pisis Lcgum Do&or . Con gli Storici concorda-» 
no i Pubblici Mofiumenti , avvegnaché nell' Indice dei Godimenti 
degli Anzianati e Priorati ^ conservato nel Pubblico Archivio delift 
Comunità di Pssa^ alla pag. 128., ove è registrato il nome di 
Pietro Lante come Anziano Tanno 1370,, si legge: D. P/V^ 
rus Jurisperittts » In due Conferme , che il nostro Pietro fece 
itel carattere di Sena t or di Roma di certi Statuti di quella 
Città» e che dovremo riferire altrove, ei s* intitolò, una voV 
ta , Nas Petrus de Lante de Pisis Legum DoSor , ed altra 
volta, Nos Petrus de Lante de Pisis j, LA D* ; e il Diploma 
deir Imperator Venceslao , già rammentato nella Not. 5, , lo 
▼egghiam diretto Nobili Petro Lantis de Pisis Legum Dolori - 

(15) La SepoUraT Epigrafe^ che abbiam riportata, è scol- 
pita in giro neir estremità d' un Marmo , che tuttora esiste 
nella Chiesa di S, Maria d' Araceli di Roma » nel quale si 
vede altresì scolpita in basso rilievo V intera Effigie di Pietro 
Lante in Abito Senatorio^ e si scorgono pure incisi lo Stemma 
Gentilizig dello stesso Pietro Lante , consistente in tre Aquile 
triangolarmente disposte, e lo Stemma del Senato Romano ^ con- 
sistente nelle due Chiavi Pontificie accompagnate dalle lettere 
S. P. Q* R. Se fosse vera V opinione d' alcuni, riferita nell' 
Istoria di Sozomeno Pistojese fra gli Scrittori di Cose Italiche 
pubblicati in Firenze V anno 1748. coi 118. e seg,^ nelle Cro- 

Tm, III. Y 



i&i 



;no 



PIETRO DEL LANTE 



nif^f di Pisa attribuite al Marangotte fra ì eitaci S^'rhtcrt éS 
OffM. lìa^chf coL SC^tf a dal Cav. dal Borgo nelle Disseria- 
zioffi sopra i* /storia Pisana Tom, I, Par, L Dissertaz, 4^ $. 1^ 
P^£' S'5. , cioè» eh© sul SepoUro dell' Imperator Federigo H. , 
morto Tanna 1150. > e sepolto in Palermo» fosse fin d' allo- 
jra incisa la seguente Epigrafe: 

Si probitas sensus > vinutnm copia , census , 

Nf^bilìtas orti posseut resistere morti , 

Non firet extinBus Fridericus y qui jacet intns 

potrebbe immaginarli , che da quella avesse preso norma chi 
fece nel decimoquinto secolo V Epigrafe posta sul Sepolcro di 
Pietro Lante. Ma se» come mostrò di dubitarne lo stesso Cav. 
dal Borgo, avesse alcuno modernamente in%*entata in rapporto 
air Imperator Federigo II la divisata Epigrafe^ si potrebbe al- 
lora congetturare, che V inventore ne prendesse il modello da 
quella, che «ul Sepolcro di Pietro Lante si legge. Un' auren* 
tica esattissima Copia del divisato Marmti Sepolcrale del nostro 
Pietro, con V Effigie^ Epigrafe^ e Stemmi y che abbiamo indi- 
cato , si conserva negli Atti di Giuseppe Simonetti Notavo 
della Curia del Campidoglio di Roma , ivi riposta il dì -. 
Luglio 1^80. 

{\6) Nella Not. 30. al Discorso Aaademico suir Istoria Let- 
teraria Pisana pag. 52. fa detto, che il nostro Pietro Lante 
era Professore di Giurisprudenza nel Patrio Liceo rcrso 1* an- 
no 1360. Noi pure crediamo, che lo fosse, se non in quel 
tempo, almeno avanti V anno 1377. L' accurato Istorico Ron^^ 
cloni, cui poterono due secoli fa esser noti dei Monumenti ^ 
che oggi sien perduti o sepolti, nelle citate Memorie d^ Uo- 
mini lUnstrì Pisani, parlando del nostro Pietro Lante, franca- 
mente «crisse: Si dottorò im Legge Canonica e Civile^ e divenuto 
per mezzo di quella eecellente ^ Uste assai tempo con rmolta sua 




PIETRO DEL LANTS 



nt 



fama neih Studio Pisano; e lo stesso troviamo scritto nell* /«i^ 
dice delle Famiglie Antiche Pisane^ conservato nell* Archivio Ca^ 
pitolare . E' vero che neir anno 1359* fa fatta dal Comune di 
Pisa una Riforma y accennata dal Fabbrucci nel Tom, XXIII. 
della Raccolta Calogeriana pag, 43, //; fin. e seg. , con la qua- 
le dimessi vennero varj Professori dello Studio Pisano . Ma 
quella Riforma y quanto può dar luogo a dubitare, che Pie- 
tro Lante non fosse Professore nel Patrio Studio subito dopo 
la stessa Riforma, e così nel 1360.; altrettanto è incapace 
di provare, eh' ei non lo fosse almeno qualche anno dopo, 
e prima del 137 4. > tempo in cui , spedito egli Ambasc'iatort^ 
a Roma, colà si fermò, come vedremo; perchè Io stesso Fab- 
brucci nei Tomi XXK e XXIX. dell' indicata Raccolta Caloge- 
riana chiaramente dimostra» che appunto sul cader del seco- 
lo decimoquarto non mancavano Pubblici Professori allo Studia 
Pisano . Toglie però ogni dubbio la seguente Provisione ^ che 
dopo stesa la presente Nota troviamo in una Filza esistente 
neir Archivio delle Riformagioni di Firenze^ intitolata Provisioni 
e Consigli degli Anziani di Pisa dal 1340. al 1360, ma con- 
tenente anche dei Monumenti d' epoca posteriore . In quella 
Filza a car, 290. si legge : 

55 Sextodecimo KaL Januariì £s Providerunt in fri Sapientes 
,, Viri super hiis a Dliis Antianis pis. populi elefli secunduni 
91 formaui provisionis ipsorum Diìuruni Antianorum super hiis 
,5 fade D. L A, MCCCLXX. Ind, odava ydus Ocìubris uten* 
jy tium generali bailia quam ipsi D, Antiani pis. populi ha- 
^j buerunt a comuni pis. ex forma majoris & generalis Con- 
9) silii celebrati in pis* ma Jori Ec^la suprascriptis anno 2c 
^ Ind. tertio nonas Ocìubris & ea die ratificati per Consilium 
99 pis, populi . E e predica bailia in hiis utentes providendo 
^y elegerunt partitu fafto inter eos ad den. albos & giallos 
99 D, Petrum quondam Ser Michaelis Lantis de Vico Legum 
docìorem Civem pis. ad legendum & super legendo in Civir* 

Y <i 



n^ 



PIETRO DEL LANTE 



^ Pis. quibuscunique audire volentibus lc:ìuram ordinariam Di- 
^ gesti Vet. bine ad - fcstum S. Luce mcnsìs Ocìubris proxi- 
3^ me venturi ad salarium 6t cum salario fior* centum de 
59 auro «ibi solvend. de Camera pis. comunis sine aliqua re* 
„ tentione cabelle palarli poncium & diricì. scripturarum sine 
,3 aliqua provisione inde fienda a Dnis Antianis pis, populi 
^ hoc modo videlicct med. difli salarii in medio àiùì tempo- 
^ ris & allam mediet, in fine dicli temporis ,, . 

Non è espresso in quella Ptovisione il preciso anno» in 
cui emanasse , ma possiam crederla ^ o del medesimo anno 
ig^o. ivi enunciato, o d* un epoca poco posteriore; e sebbe- 
ne non ci mostri essa Lettore in Pisa il nostro Pietro Lan- 
te , se non per dieci mesi , abbiamo perù luogo di conget^ 
turare , che altre volte ancora gli venisse conferito o con- 
fermato tale incarico, come costa esser seguito iL* altri 'Prc^ 
fessuri dello Studia Pisano , e si potrà sj>ecia Unente diìnò*- 
strare pubblicando le Memorie di Francesco di Bartolo da 
Buti . 

Che poi $' occupasse il nostro Pietro anche in comen- 
^are /ed interpretare il Patria Stati/ta , si raccoglie da cer- 
te Annotazioni , che infra le altre si leggono in alcuni 
JEsenipiari degli Statuti Pisani , ed in principio delle quali 
»i trova scritto : Quid hodie de Donamentis tenendtém sit, se* 
i^undum Consilia data per Dmm Pctrum Dm A Ibi zi ^ £>. La^, 
,,*.-, D. Petrum de Peccioti ^ D. Petrum Lantem, & dli&s 
Doffores Pisanae Civitatis super Cap, Consti^ut. Quid Maritm 
ex ^morte Uxorls &c. Tenendum $st , ^uod in cùsu quo Mu- 
per praetnariatur l^tro 5cc* 

(i7) Tanto nelle Memorie d' Uomini /llustrì Pisani rae- 
^olte dal Ronciocj , quanto neil* lndi£€ di Famìglie Antiche 
Pisane esistente ikU* Archivia Capitolare , e negli Annali Pi- 
sani del Tronci alla pag. 4^7- ^ ^oi^ meno , che nel più 
Ti:»lte citato Jlìstretìo S Noiijùe ddU f^mfgfta Laute ^ e mei- 



PIETRO DEL LANTE 



173 



le Memorie della Chiesa di Araceli del Casimiro, riferite an- 
che dal Vendercini Ser. Cronaiog. de Senatori Rofi* pag. 58*, 
si dice, che il nostro Pietro Lante fu Avvocalo Concistoria- 
le . Non parlò su di ciò con egual franchezza il Cartar^ 
Sylìab. AdvQcat. Sacr> Consistor. pag. \6, , essendosi semplice- 
mente espresso, Petrus de Pisis a damnatae memoria^ 

authore describìtur anno Dom. ìS'Jg. Advocatus Papalis Consisto* 
rii . Aliquis asseruit Petrum hnnc Lantensis prosapiae germen , 
Ma se al dire dell* Autore citato dal Cartario ( che pos- 
siam dubitare fosse Carlo Molineo Autore d' Opere non ap- 
provate da Roma ) era Avvocato Concistoriale nel 13^8. un 
Pietro da Pisa , con ragione disse altri ( al riferir del me- 
desimo Cartario ), eh* ei fosse Pietro Lante; ed a lui per- 
ciò non a torto attribuirono il carattere d' Avvocato Conci* 
storiale il Roncioni » il Tronci, ed il Casimiro; perchè, co- 
me vtidremo in appresso , già era passato Pietro Lante a 
dimorare in Roma fino dell* anno 1377* > e d' altronde Mon 
è noto altro Giureconsulto Pisano denominato Pietro , che 
potesse in quel tempo esercitare in Roma V Avvocatura Con* 
€i stori ale : sapendosi bensì , che allor viveva Pietro di M, 
Albizo da Vico, assai celebre Giureconsulto Pisano, ma sa- 
pendosi ugualmente, che il medesimo, benché impiegato egli 
pure dalla Patria in varie Ambascerie^ nominatamente anche 
al Pontefice, mai però fissò né in Roma, né altrove, fuor 
che in Patria , la sua stabil dimora . Non ci fermere- 
mo quivi a porre in vista quanto sia stato sempre rispet- 
tabile in Roma il Ceto degli Avvocati Concistoriali , rimet- 
tendoci su di ciò al Cartario Op, cit, , al Rubeo nell* Opti- 
siolo di Advocat, Consistor, , al Card. Gio, Batista de Luca 
nella Relazione della Rom» Cur. Disc. 46. §. 3. , ed all' Av- 
vocato Francesco Maria Costantini nel suo Vat. Decisiv. 518., 
num. 38. 44. , e 64. E piuttosto a gloria di Pisa ci fare- 
mo a considerare, che a quel rispettabil Ceto, oltre Pietra 



174 



PIETRO DEL LANTB 



Lante, furon pure ascritti non pochi altri Pisani, cioè, nel- 
lo stesso decimoquarto secolo Matteo Faugli ovver da Fau* 
glia, rammentato nella Nat. 30. al Discorso Accademico suH* 
Istoria Letteraria Pisana pag. 53 *, nel secolo decimoquinto» 
non solo Agostino Lante Figlio del nostro Pietro , di cui 
a lungo parla il Cartario Op. cit. pag, 21-, ma ancora Bor- 
gondio Leoli» di cui fann* onorcvol menzione il Guicciardi- 
ni Stor. d' Ital Lìb. IL in principe , il eh. Tanucci Bifes. 
sccond. deir lUo Antico delle Pandette ec, Lib. IL Cap, 2. pag, 
139., e la Not, 55. al citato Discorso Accademico sulC Istoria 
Letteraria Pisana ; e nel decimosesto secolo Niccolò Angeli , 
commendati nella Nat, 61. pag. ilo., e nella Not, (Jj. pag. 
131, allo stesso Discorso Accademico. 

(18) Il Diploma deir Imperator Venceslao del dì 14. Ot- 
tobre 1399 » già pia volte rammentato e da riferirsi estesa- 
mente altrove, si vede diretto Nobili Petro Lantis de Pisis^ 
Legum Dolori , Apostolicae Sedis Nuncio dudum ad Majestatem 
Nostram destinato , Nostro in Romana Curia Advùcato fideli di" 
ieffo &c. Verisimllmente da questo carattere d' Avvocato Impe^ 
riale , di cui era decorato in Roma il nostro Pietro , dò- 
rivo quanto di lui si narra negli Annali Pisani del Tronci 
alla pag. 41^.» ove si dice, che a lui ricorrevano tutti gli 
Alemanni , ed era divenuto confidenti ssimo di quella Nazione . 

(19) L' Indice dei Godimenti degli Anzianati e Priorati % 
conservato nel Pubblico Archivio della Comunità di Pisa , ci dà 
contezza, che il nostro Pietro Lante fu Anziano in Pisa sua 
Patria negli anni 1365, I3"0, e 1325* 

(20) Che Pietro Lante fosse Vicario ^ o vogliam dire Co* 
vernatore in Lucca per la Repubblica Pisana, concordemente 
lo asseriscono il Roncioni nelle Memorie d* Uomini Illustri Pi* 
sani y V Indice delle Famiglie Antiche Pisane conservato nell' Ar^ 
chivio del Capitolo della Chiesa Primaziaie di Pisa ^ il Tronci, 
tanto negli Annali Pisani stampati in Livorno V anno 1682. 



PIETRO DEL lANTE 



m 



alla piJg' 4i?> quanto net Tom. L della sua Opera ms, /tell& 
Famiglie Pisane antiche e moderne , conservata originalmente in 
Pisa appresso la nobil Famiglia del Tono ; il più volte al*- 
legato Ristretto di Notizie riguardanti la Famiglia Lante , e 
r Anonimo Autore del Libro ms.y intitolato Memoires ou Eclair* 
iissements sur la Maison de Lante , Degri Ii\ E combinando 
insieme questi Storici > se ne potrebbe inferire, che fosse il 
nostro Pietro al Governo di Lucca due volte» prima, cioè, 
nel 1363., e dipoi nel 1369., o per meglio dire nel 1568, 
secondo T Era Volgare. Non abbiam ragione di dubitare di 
tal asserzione, quando realmente Lucca era in quei tempi 
soggetta ai Pisani, che ne avevano acquistata' la Signoria sot- 
to la condotta di Uguccione della Fagluola verso il 1315» 
come narrano la Cronica di Pisa appresso il Muratori, Rer^ 
hai. Script. Tom. XV ioL 991. e segg,^ e T Ammirato, Stor. 
Fior. Lih. Vi pag. ipd. -, V avevan conservata o riacquistata >. 
malgrado i centrar) sforzi dei Fiorentini , e contro di lora 
pugnando, 1* anno 134^2., come oltre la detta Cronica di Pisa 
appresso il Muratori Op. cit. dalla col. 1007, fino alla coi, 
loiL, e r Ammirato detta Stor. Fior. Lib. /X pag. 334., ci 
avvisano a detto anno 1342. gli Annali Pisani del Tronci , la 
Cronica Pisana attribuita al Marangone, e Massimiliano Mure- 
na nella Vita di Ruberto Re di Napoli; ne avevano ottenuta 
la conferma V anno 1355- dall* Imperator Carlo IV. col Di^ 
ploma riferito dal Tronci ne' citati Annali Pisani pag. 3^9, e 
segg.^ e dal Cav. dal Borgo nella Raccolta di scelti Diplomi 
Pisani pag. 51. e segg.\ e solamente rimasero privi di tal Si^ 
gfioria neir anno T369. Stile Pisano^ per ÌKCessiofie^ che Gio- 
vanni deir Agnello, allora Doge di Pisa^ ne fece al menzio* 
nato Imperatore, come riferiscono la citata Cronica di Pisa 
appresso il Muratori , Rcr. /tal. Script. Tom* XV. coL T049. > ® 
gli Annali Pisani del Tronci pag. 41-- e seggr^ avendo dì- 
poi ricuperata Lucca la Ubcrtti, come conchiudc V Ammi- 



i7<5 



PIETRO DEL LANTS 



rato, Stùr. Fhr. Ltb. XIIL pag. 475, nel 1370. per opera 
de* Fiorentini , i quali di U a non molto , cioè verso gli anni 
1429. e seguenti» al dire dello stesso Ammirato e d' altri 
Storici allegati dal Cav. dal Borgo nelle Note alle Notizie 
Istoriche di l^olterra del Cecina pag, 221,, tentarono, benché 
inutilmente, ogni arte per soggettarla al loro Dominio. D* al- 
tronde è bea verisimile , che Pisa confidasse il Governo di 
una Città così rispettabile ed importante , qual* era Luct 
ca , ai suoi Cittadini di maggior distinzione e di migliar 
senno » e conseguentemente anche al nostro Pietro Lante • 
In • fatti , quasi nel momento di scrivere queste Memorie ci 
si porge il fortunato riscontro di trovare in una Filza ài 
Provvisioni e Consigli degli Anziani di Pisa dal 1292. al X371., 
esistente nell* Archivio delle Riformagioni di Firenze ^ a car. 
436. certa Deliberazione degli Anziani di Pisa emanata Domi^ 
nice Incarnationis Anno millesimo trecentesimo sexageiimo quarto 
Indi&ione prima die Kalendarum Junii ( corrispondente all' an- 
no 1363, dell' Era Volgare ) in cui si legge; ^ Nos Antiani 
^ Pisani populi &c. Confidentes de fide , Jegalitate , & prò- 
55 bitate Sapientum & discretorum Virorum dni Pieri Lantis 
,, Jurlsperiti , Contis Aiutamichristo, & Andree Scarsi, Civium 
99 Pisanorum, noviter eleclorum a Comuni & prò Comuni pi- 
,> sano in Castellanos Castri Auguste Lucane Civitatis & Re- 
^5 ftores Masnadarum ab equo & pede pisani Comunis Luce 
,j coramorantium prò termino sex mensiura hodie inceptorum» 
9) Xpi nomine invocato eligimus , facimus 4c constituimus 
99 prefdtos dnum Pierum , Contem , & AnJreani nostros , & 
,9 Comunis , U populi pisani Vìcarios in difla Civitate Lu- 
^y cana & cjus Castro Auguste predico, & in Burgis & Sub- 
p burgis, Comitatu , fortia * & distridu di£le Civitatis Luca- 
9, ne , durante dicìo eoruui officio Castellanatus & Redoratus ; 
„ Qui Vicarii per dicluin tcmpus habeant in dicìa Civitate 
yj Lucana , ejus Castro Auguste , Burgis & Subburgis , Comi- 



PIETRO DEL LANTE 

59 tatù, fortìa« & distrlclu Lucano ofHcium & omnem Jurisdi-* 
,5 ftionem civilem & criminalem , & merum & mixaim Im- 
99 perium & gladii potestatem in civilibus Se crìuiinalibus, 
„ quam & quod & prout nos &c. habemus &c. ,, Tanto più 
volentieri rendiamo pubblico questo Monumento , in quanto 
che, oltre ad essere onorevole pel nostro Pietro Lante, è an- 
che glorioso per Pisa , giovando mirabilmente a smentir© 
( senza bisogno di ricorrere ad altre prove , che pur non 
mancherebbero ) V asserzione , che Francesco Guicciardini nella 
sua Istoria d^ iialia Lib. IL pag, 38. t, pose in booca del 
Vescovo Soderini Oratore dei Fiorentini a Carlo Vili. Re di 
Francia sul finir del secolo decimoquinto > cioè, che Pisa non 
avesse mai potuto dominar Lucca Città tanto vicina , 

(21) Nella citata Cronica di Pisa appresso il Muratori» 
Rer. Ita/. Script. Tom. XF. coL 1052., nell' altra Cronica Pisa^ 
na attribuita al Marangone col. 751. e sej.^ e negli Annali 
Pisani del Tronci pag, 425. si dice, che nell' anno 1370,, 
Messcr Pietro del Lante distinto col titolo di Giudice^ insie- 
me con altri Cittadini Pisani ^ fra i quali il già lodato M. 
Piero dì M. Albizo da Vico , fìi spedito Ambasciatore per il 
Comune di Pisa all' Imperator Carlo IV. allora dimorante in 
Lucca , Di quest' Ambasceria del nostro Pietro al mentovato 
Imperatore parlano ancora il Roncioni nelle Memorie d* Uomi- 
ni Illustri Pisani , V Indice delie Famiglie Antiche Pisane con- 
servato neir Archivio Capitolare^ X altrove allegato Ristretto dì 
Notizie riguardanti la Famiglia Lante , e le citate Memoires 
ou Eclaircissements sur la Maison de Lante Degrè /K , riferen- 
dola all'anno 1369., corrispondente appunto all'anno 13^0. 
segnato nelle sopra enunciate Croniche secondo lo Stile Pisano ^ 
come in rapporto alla prima di cssq avverti il Muratori nel- 
la Prefazione pag. 973. Quanto fosse importante e delicata 
quest' Ambasceria^ ben si comprende al riflettere, che il nostro 
Pietro, insiem con gli altri Ambasciatori Pisani , doveron sof- 

Tvm. Hi. Z 



J 



'78 



PIETRO DEL LANTE 



frire d* esser ricenucì ia Lucca dall' Imperatore, a eiii erana 
«tati spediti, come ci avvi sana la Cromica di Pisa appresso il 
Mutatasi, Rer, luL Script, d. Tarn. Xr, col, I052. , e il Troii- 
ci d. fiag. 425-, e ci confermano le Capitolazioni «iicce«siva- 
mente stipulata fra '1 medesimo Imperatore ed i Pisani, ac- 
cennate dalla citata* Cronica appresa il Muratori d. 7Vw. XI' 
$oL 1055.» e più estesamente riferite dal Tronci pag. 427.; 
«ielle quali fralle altre cose fu convenuto , che Sua Maestà 
dovesse rilassare gli Amb^siiatcri » et altri Pisani * che tenevi^ 
prigioui i» Lucca , t restituire tutti alla sua grazia : come in 
fatti, al dire di quei medesimi Storici nei luoghi ora citati, 
dipoi seguì . 

(22) Che Pietro Lante fosse spedito Ambasciatore anche ai 
Bolognesi, lo affermano le Memorie d' L'omini Illustri Pisasti del 
Roncioni , V Indice di Famiglie Pisane Antiche più volte nomi- 
nato , ed il citato Ristret^u di Notizie della Famiglia Lante , 
dicendo concordemente, che ciò segui V anno iS'^o. 

(23) Ved. li Scrittori e Monumenti citati nella Not. ante- 
cedente. Ciò segui, secondo alcuni, T anno 1377 , e secondo al- 
tri, -diupo il ritorno di quel Pontefice da Avignone a Roma, 
che combina appunto colT anno iS'^^.i giacche 11 Pontefice 
Gregorio XL partì da Avignone sul finire dell* anno I3"ó, 
dell' Era Volgare ^ giunse a Roma nei primi giorni dell* anno 
"'3;^-» ^ mori nei primi mesi del 13^8., come si raccoglie 
dalla di lui Vita appresso il Muratori, Rer. JiaL Script. Tom, 
III. Par, IL coi 652. E se dobbìam credere, come pare ci 
rappresentino i sopra Indicati Scrittori, che Ja divisata Amba- 
sceria fosse interamente affidata al solo Pietro Lante, e che, 
come chlaramunrc ci avvisano il Tronci e il citato Autore 
delle Memoires ou Eclaircissements &c. , avesse quella sjìcdj^lone 
in oggetto di persuadere il Pontefice, che non era delT in- 
teresse dei Pisani il ritirarsi allora dalT amicizia dei Fioren- 
tini , come il Pontefice avrebbe voluto , fa niolt' onore al 



PIETRO DEL LANTE 



'^9 



nostro Pietro, che a lui solo venisse addossata sì fetta com* 
missione , ben delicata » a dir vero » e sommamente irapor* 
tante per i Pisani» ai quali 1* amicizia con i Fiorentini pro- 
dotto avdva r infausto effetto di ritnlnete anch' essi involti 
neir Interdetto Pofir/ficio, a cui soggiacque in quel tempo Fi- 
renze, come ci referisce il eh. P. Mattel > Hhtor. Pis. Ecciet. 
Tom. IL pag. loi. In fatti il Tronci he. cìt. chiaramente 
dice, che per tale Ambasceria il nostro Pietro Lante venne 
prescelto, come persona d* intendimento f prudenza, 

(34) Ve^g* quanto si è detco nella Not. i^, e nella Not. 18. 

(25) Che fosse conferita al nostro Pietro Lante, e per 
due volte, la Carica di Senator di Roma ^ non può ammetter 
contradizione, avendosene le più sicure e più incontrastabili 
testimonianze. In fatti, non solamente lo dicono il Rondoni 
e gli altri Autori sopra indicati , ma chiaramente si rileva 
dalla Sepolcrale Epigrafe posta al nostro Pietro in Roma, ove 
si legge. Gloria Senatus quem bis jam rexerat Urbis; e viepiù 
ce ne assicurano gli Atti ^ che tuttor si conservano nel Cam- 
pidoglio y emanati dal nostro Pietro nel carattere appunto di 
Senator di Roma ; fra i quali ci contenteremo di accennare 
una Sentenza data dallo stesso Pietro Lante il di i. Dicem- 
bre 1380,, e pubblicata da Paolo Cenci CmcetUer del Campi- 
doglio ^ rammentata nelle citate Memoires ou Eclaircissements &c. # 
e di riportare due Ctnfirme , che al dire del citato A^endet- 
tini fece il medesimo Pietro Lante di certi Statuti di Roma > 
la prima delle quali Conferme si vede cosi concepita : Anntt 
Dfti 1380. Ifid. Il' die ultima Offobris Pontijkatus Urbani PP, 
VI. Nos Petrus de Lanft de Pisis ^ Legum Do&or ^ Dei grati a 
Aimae Urbis Regens in Officio Sénatoris^ Decreto & aiitlioritate 
Sacri Senatus confirmamus praesentia Statuta Mertatornm P^tnnurum 
Urbis 5cc. L^ altra è ne' seguenti ccrmini : A, D. 138 1» die a. 
Septembris Imi. l\ Nos Petrus de Lante de Pisis J. U D. Dei 
gìratia Atmac Urbis iterum Senaior iUustris ad benepiar/t, D. .V* 

Z 2 



i8o 



PIETRO DEL LANTE 



PP, praesentia Statuti Mercat, Urbis decreto & aucl, Sacr. Sé- 
nattfs conjìrmamns ice. Sono veramente discordi i già mentovati 
Scrittori nel divisarci 1' epoca, della Digmtà S^nasoria del no- 
stro Pietro, dicendo taluno, che el ne godesse nel 1338. e 
nel 1380., riferendola alcuni al Pontificato di Gregorio Xl. » 
altri a quello di Urbano VL, altri a quello di Bonifezio IX. 
Ma r accurata Serie Cronolùgica de* Senatori di Roma del Ven- 
dettini , e molto più i riportati Atti chiaramente dimostra^ 
no , che cuoprì Pietro Lantc quella Carica , per la prima vol- 
ta nel 1380., e per la seconda volta nel 1381., e così sem- 
pre nel Pontificato d' Urbano VI., che, come ognun sa, suc- 
cesse a Gregorio XI. nel 1378,, e governò la Chiesa fino 
al 1389 , nel quaT anno soltanto gli successe Bonifazio IX. 
Quanto fosse luminosa la Carica di Senator di Rama due vol- 
te conferita a Pietro Lante, ben si comprende, se si rifletta, 
che ambirono d* esserne rivestiti i Pontefici Niccolò 111. e 
Martino IV., i Re di Sicilia Carlo d' Angiò, Roberto, e La- 
dislao, r Infante di Castiglia Don Enrico, e Ugo Lusignano 
Re di Cipro ; e per conseguirla si resero emulc, e fra lor 
contesero le due nobilissime Romane Famiglie de' Colonnesi 
e degli Orsini , come ci avvisano il Fenzon. in Annot. ad 
Siatut. Urb, Cap. 3. num, 5. pag, aó. e 27., i Frammenti di 
Storia Pisana pubblicati dal Muratori , Rer. ItaU Ssript. Tom. 
XXIV. coi, 6^^, ann. 1266. e col. 687. ann, 12^9., il medesi- 
pio Muratori, Antìq, Med. Aev. Disserta Q.%. secondo V Ediz. 
d^ Arezzo Tom, K col. 4^6. e seg, , il Murena nella Fifa di 
Roberto Re di Napoli pag, ^. e 152., e più estesamente d' 
ogni altro il Vendcttini nell* Opera del Senato Romano LUk IIL 
Cap. j. a. e 3., e nella Serie Cronologica de' Senatori di Roma 
pag. 12, 13, 14. 15. 22. 25. 72* e 74. Ed a gloria di Pisa, 
noti mcn che della Famiglia Lante, ci sia permesso il ram- 
mentare, che la stessa cospicua Carica di Senator di Roma 
V aveva coperta fino del 1359. Lodovico della Rocca Pisano,, 



PIETRO DEL LANTE 



i8i 



come narra il citato Vendettinx , ed osservò il dotto Autore 
del Discorso Accademico sulC Istoria Letteraria Pi nana detta Not, 
30. pag. 52. ; che al dire del Cartario 0/>. cit. detta pag. 22. , 
delle citate Memoires ou Eclaircissemments sur la Maison de Lan- 
te^ Degre K, e del Vendettini laog» citato pag. loo. , la cuo- 
prì pure negli anni 1496. 1497. e 1502. un Lorenzo de' Lau- 
ti Pronipote del nostro Pietro , e denominato da Siena , per- 
chè il di lui Padre, che Pietro pur si chiamava, ed era nato 
da Agostino uno dei Figli dello stesso nostro Pietro» stabili 
in Siena un ramo della Famiglia Lante oggi colà estinto; 
e che anche Antonio Lanti Figlio del mentovato Lorenzo la 
cuoprl neir anno 1503. 

(26) Neppure può revocarsi in dubbio, che Pietro Lan- 
te fosse decorato in Roma con la Carica di Maresciallo Pon- 
tificio y Carica, di cui è ben nota la dignità e 1* importan- 
za, specialmente in tempo di Sede vacante ^ rilevandosi que- 
sto pure dalla Sepolcrale Epigrafe del nostro Pietro, ove leg- 
giamo , Qui Mareàchakus Summi Pontificis Almi fuerat , Resta 
bensì incerto in qual tempo, e sotto qual Pontificato, fos- 
se a lui conferita quella onorevol Carica, supponendosi dal 
Cartario, che ciò seguisse nel Pontificato d* Urbano VL, e 
dall' Autore delle citate Memoires ou Eclaircissemcnts ^ che av- 
venisse nel Pontificato di Bonifazio IX* E solamente possia- 
mo credere, eh' ei fosse creato Maresciallo dopo essere stato 
Senatore y giacché una tale opinione sembra favorita, non so- 
lo dair enunciata Sepolcrale Epigrafe^ ove prima nominata si 
vede la Dignità Senatoria ^ indi quella di Maresciallo , ma 
molto pia dalle riferite Conferme degli Statuti di Roma ^ fat- 
te dal nostro Pietro mentre era Senatore y nelle quali ei non 
s' intitolù Maresciallo y come s' intitolò dopo di lui altro Se^ 
natore , phe era insieme Maresciallo , in una simil Conferma 
liportata dal Vendettini nell* Opera del Senato Uomano pag. 
328* Not. 5., ove si leggj : Avj Damianns Catane i^s de Janua 



4 * 



4 



i89 



PIETRO DEI LANTE 



Màreseallus Sedis Apoft&licae , a e SS, D. N. PP* MiUs , Dei 
grafia Almae Urbis Senat^r iliustris conjìrmamus cc A, I38j>, 
ite 25, Jun. 

(27) Che il nostro Piacro Larite fosse spedito Ambascia* 
tore , o sia Nunzio^ dal Pontefice Bonifazio IX. ali* Imperator 
Venceslao * ne abbiamo la chiara testimonianza dello stesso 
Imperatore , che indiriizò il più volte rammentato Diploma 
del dì 14. Ottobre 1399., da riportarsi in appresso, Nabili 
Petrg Lantis de Pisis » Legum Doilori , Apùstolicae Sedis Nhh- 
fio dudum ad Maìestatem Nostram destinato. Sapendosi quanto 
eran turbolenti per i Pontefici # e per tutto il Mondo Cri- 
stiano quei tempi , nei quali già regnava il lagnmevole 
Scisma , incominciato poco dopo V Elezione d* Urbano VL 
nel 13^8. , terminato in parte con 1' Elezione di Alessan- 
dro V. fatta net Cùiicilio di Pisa V anno 1409. ^ e total- 
mente poi estinto mediante V Elezione di Martino V, fatta 
nel Cuna Ho di Costanza V anno 1417* , può chiunque facil- 
mente immaginarsi, quanto importante e delicato esser dovè 
{ benché oggi non ci sia noto ) 1* oggetto di quel!' Amba- 
sceria • 

(28) Di questo Imperiai Diploma già più volte da noi 
rammentato» non solamente parlano le Memorie d' lomini II- 
lustri Pisani scritte dal Roncioni , V Indice delle Famiglie Pi- 
sane Antiche esistente nelT Archivio Capitolare^ lo spesso cita- 
to Ristretto di Notizie riguardanti la Famiglia Laute, e gli 
Annali Pisani del Tronci alla pag. ^IZ-^ "^* ^^ P^^ ^^ ^tcs* 
fo Monsignor Tronci nel Tom, L della sua Opera ms. delle 
Famiglie Pisane antiche e moderne riportò estesamente la Co- 
pia^ trutta da un autentico Esemplare ai suoi tempi esisten- 
te appresso la Famiglia Lante di Pisa . Non la riportò cosi 
estesamente» ma ne trascrisse le parti sostanziali e più in- 
teressanti , sulla fede » per quanta pare , d* altro autentico 
Esemphìre posseduto dall' Eccellentissima Casa Lante di Roma » 



PIETRO DEL LANTE 



l»S 



V Aatarj? del Liòro ms, intitolato Memeircs ou Eclaìr ci s sementi 
$ur la Maison ie tante Degrè IK Ed ceca come 1* inmcata 
Diploma % secondo la Copia datacene dal Tronci , e secondo 
r Autografo da Ijii citato , del qyale si è procurato uu 
esacco riscontro , si vede concepito . 

VciKCslatÀS Dei Gratia Romanorum Rex semper Augusius g 

& Bohcmiac Rex . 

^Nobili Petro Lanris de Pisis , Legum Dolori» Aposto- 
„ licae Sedis Nuncio dudum ad Majcstatem Nostrani desti- 
^, nato , Nostro in Romana Curia Advocato fìdeli , dileflo , 
,, gratiam Regiam , & onine bonnm* Quamquam universorum 
jf Fidelium suorum commoditatibus , de innata sibi benignità- 
„ tis Cleracntia, Regia teneatur Celsitudo inrendere, & eorum 
jy fideliter procurare profeQus > ad iUos tamen singularitata 
,5 quadam se conspicit quasi ex debito fore obnoxiam , quos 
,, prò honore suo in promotionibus &: agendis suorum Fa* 
1^ miliarium videt cum fidcli diligentia laborare in alienis 
yj parcibus . Hinc est , quod considerati! multjplicibus tuae 
,5 probUatis Oc vjrtutum meritis , gratiosis quoque & studiosis 
,^ obsequiis , quibus in promotionibus nostrorum Familiarium 
„ in Romana Curia Majestati Nostrae te huc usque acce- 
9) ptum reddere studuisti , & rcddere dcbcbis & poteris prae^ 
^ «tantius in futurum j Te Iiorum intuitu , & univcrsos Li-* 
,5 beros tuos ex te legitime descendentes , aUiSoritate Roma-» 
„ na Regia» & de certa scicntia ^ nobilitamiis , U ad nobi- 
,, litatis gradum gratiosius elevamus, Tcque, & praefacos tuoi 
1^ descendentes legitiraos Nobiles constituimus , facimus » & 
^ creamus , decerncntes , ut universis flc singulis honoribus» 
^^ privilegiis, gratiis, oc immunitatibus, juribus ^ & dignitatibus 
t> ex nunc in aneea ubique locorum uti valeatis & potiri » 
,j quibus cacteri Nobiles utuntur » & quomodolibet patiuntur. 



t84 



PIETRO DEL LANTE 



9, CaetetTim, de uberiori munlficentiae nostrae dono, ctipiente» 
)) quotidianos labores tuos aliqua notabili retributione gratiositis 
^ compensare t teque Regalibus Nostris sefvitiis, & Servitomni 
^ ac Farailiarium Nostrorurti promotionibus , de prompto effi- 
9) cere proraptiorem , Castriim, seu ATcem Massae Lun. Dioeces,» 
,, quod ad Nos & Sacrum Romanum Imperiuni percinere 
,j dignoscitur, cum ejus Burgo, VilUs , Piscinis , Pascuis» Syl- 
^ vis, Nemoribus, Montibus, Alpìbus» Venationibus , Aquis, 
,5 Piscationibus , Rivis, Fluminibus, Mari, Littoribus, Vassal- 
^ lis » Vassallagiis , Joribus regalibus , & non regalibus , & 
j) signanter cura V^illa S, Vitalls, cura Villa Collis, & cum 
^, Villa post Roccam, sive subtos Roccam, &c cura aliis suis 
,, pertinentìis qulbuscumque , si , & in quantum ad Nos per- 
jy tinent in roto , vel in parte , et Nos eadem de jure con- 
^ ferre possumus , Tibi , ac tuis descendentibus Icgiriraist in 
^ Feudura dedimus , contulimiis, & donavimus , daraus virtù- 
9, te praedidorura , audoritate Regia gratiosius conferimus. Se 
,j donamus , ita videlicet, ut Tu, & praefati tui descenden- 
^ tes legitìmi , praedidura Castrum seu Arcem Massae cum 
,5 suis pertlnentiis universis supradidls a Nobis , & Successo- 
,5 ribus Nostris Romanls Cmperatoribus & Regibus, & ab ipso 
^ Romano Imperio, habere , tenere, & possidere in Feudum 
ij debeatis eo modo, & forma, quibus alta bona feudalia a 
,5 Nobis , 6c Nostris Anteccssoribus , & Sacro Romano Impe- 
99 rio hadenus possidcri in feudum consueverunt , servitiis ta- 
^5 raen , & Junbus Nostris , & Imperii , & etiara aliorum 
,5 quorumlìbet sempcr salvis. Dantes & concedentes Tibi, & 
9, praefatis tuìs descendentibus legitimis , virtute praesentium, 
,5 audoritate Romana Regìa , in praefatis Castro seu Arce 
jy Massae, ejusque territoriis, & distridu Vassallis , Vassalla- 
fy giis , & aliis honoribjs quìbiiscumque , merum & mixtum 
^ Imperium , & omnimodam Potestatem , Praeterea ut Tu, & 
yy tui praefati descendentes ad obsequia Nostra , & Sacri Im- 



PIETRO DEI LANTÉ 



y^ perii , tamquam Nobiles , & Imperii Feudales , co quident 
99 possitis fieri aptiores» Arma, seu signum Armaturae, prout 
,j in praesentibus Fi(floris Magisterio describuntur ( Phtura , 
,5 che realmente, si scorge nelf Autografo ) vobis auftoritate Ro-» 
,^ mana Regia concedimiis , & largimur» decernentes , Se vo- 
93 lentes expresse , ut Tu , & praefati tui descendente» legi^ 
,9 timi , Arma praescripra , cum approprlatis sibi colorìbus ^ 
91 tam in Galea, quam in Clypeo, ubique locorum» in Jo^ 
95 cis , & serio » & generaliter ubique» & in omni militari 
,, exercitio, ac in Nostri Sacri Imperii Servitiis gestare, & por- 
„ tare libere valeatis ; non obstantibus Constitutionibus, & Legi^ 
99 bus in contrarium ficientibus quibuscumque, quorum tenores 
,9 praesentibus suflìcienter ii spccialiter, & de verbo ad verbum 
99 habere volumus prò expressis . Supplentes omnem defeflum , 
,j si quis forsitan obscuritate , seu dubia interpretatione ver* 
99 borum aut sentenciarum , solemnitatibus omissis , seu alia$ 
99 quomodolibet compertus force in praemissis . Nulli ergo 
99 omnino hominum liceat hanc Nostram Nobilitatis , Dona- 
^5 tionis , Largitionis , & Decreti Paginam infringerì; » seu ei 
,9 quovis ausu temerario quomodolibet contraire . Si quis au*^ 
,5 tem contrarium attentare praesumpserit » praeter indignatio- 
,9 nem Nostram gravissimam , poenam quinquaginta Marcarura. 
99 auri purissimi se noferit inrcmìssibiliter incursurum , quae ab 
9) eo qui contra fecerit inremissibiliter exigi, & earum medieta- 
,9 tem Rcgalis Nostri Aerarii sive Fisci, residuam vero partem 
99 injuriam passi usibus deccrnimus adplicari, praesentiiim sub 
„ Regiac Nostrae iMajestatis sigillo testimonio Literarum . Da- 
,) tum Pragae Anno Domini Millesimo trecentesimo nonagesi- 
95 mo . . . Die Quartadecima Oclobris Regnorum Nostrorum Anno 
,9 Boemiae trigesimoquarto Roraanorum vero vigesimo primo 99 , 

Ad mandatum Dovììhì Rcgis 
Albertus Decanus AUisscgraden. 

Joannes de Baml^erg Cane. 
J^QfH. IIL A a 



i8d 



PIETRO DEL lANTE 



Questo Diploma^ la di cui Data ora in parte, noa intelligi- 
bile crediamo doverla riferire aU' anno 1399.» per adattarla 
all' anno ventunesimo della Dignità Imperiale di Venceslao, 
recherà forse maraviglia, come si spedisse da quel!' Imperato- 
re a favore dì Pietro Lante e sua Descendenza > quando gli 
Storici allegati dal Morery Grand Dicttannair. Hhtoriqu. Art. 
Malaspine^ e dall* InihofF, Genealog, Vigint, Itlustr. in ItaL FamìL 
Edit. Amstehd. ann. 17 io. pég. io. e 11., suppongono, che 11 
Marchesato di Massa di Luni lo possedesse da tempo antico 
la Famiglia iMalaspina, e passasse nella Famiglia Cibo me- 
diante un matrimonio verso la metà de! decimosesto secolo . 
Ma primieramente raccogliendosi dal Morery he. cit, , da Scip. 
Ammirar. Stor, Fior. Lib. l\ pag. 305. , e dalla V^ta di Ca- 
semaio fra le Memorie hiùricke di pia Uomini Illustri &c* , 
ftamp. in Liv3riio V anno 1758., Tom. Il, pag, ^^1^ e 238. , 
che di quel Marchesato ne fu spogliato Ìl Marchese Spinetta 
Malaspina dal celebre Castruccio avanti la metà del secolo 
decimoquarto; sapendosi che nel 1355. T Imperator Carlo IV, 
col Diploma da noi già indicato nella Not. si. dichiarò i Pi- 
^ni yicarj Imperiali in Civitate Lucana ^ ejus Castro , & in 
diSae Civitatis Lucanae comi tatù , dìstrìBu » & fortia » & in P^ 
trasarAìa^ & in eius Vicaria ^ Masso Lunigiana, & ejus Vicaria^ 
Sarzana & ejus Castro t & in Carfagnand ; e nel Cap. 31. del 
Lìb, IIL dei veglianti Statuti dì Lnccti^ compilati non prima 
del decimoquinto recolo, vedendosi enumerato Gommane Massae 
Lunensis con la sua f^caria fra i luoghi soggetti al dominio 
della Repubblica Lucchese, si potrebbe congetturare, che que- 
ste vicende sofferte dal Marcheiato di Massa di Luni dassero 
occasione ali* Imperator Venccslao di disporne a favore di 
Pietro Lante e sua Discendenza . Inoltre, comunque dir si 
voglia di questa Imperiai Disposizione , rimasta ancora senza 
effetto, benché non mancante nel citato Autografo del Cesareu 
Sigilla^ si poui almeno eoa ricta ragione conchiudere, che 



PIETRO DEL LANTB 



i8f 



fu sommamente onorevole per il nostro Pietro la divisatar 
Cmcessione^ e che essa mirabilmente dimostrò quanto ben si 
fosse egli diportato nell* essere Avvocato in Roma per T Im-* 
pero, e nell* essere Ambascht^^re all' Imperatore per il Poa^ 
tefice . 

(29) Ved. Not. ìg. 

(30) Nel più volte citato LibrQ ms*^ intitolata Atemoirei 
ou Eclaircissements , parlandosi del nostro Pietro , n dice : Il 

fut un homms de heaucoup de ménte ^ d* un giNind talenta, rtt^ 
trémement ajfectionc a sa Répt/blique . 

(31) Nelle citate Alemoires ec. si soggiunge; La Femme dd 
Pierre da tante fut Marguerite Gualandi de la meme Vilh df* 
Pise . 

(33) Nelle stesse Memoires ec*t parlandosi di Francesco Lan* 
te, Canamco Pisano^ e Fratello del nostro Pietro, si dice: Il 
y funda ( a Pise ) une Chapelle en san nom , & au nom dò 
Pierre san frére^ avec droit de patronage ^ e si cita V Ist rumenta 
della Fondazione di quella Cappella sotto il Titolo de Saint 
Simon & Saint Jude dans /' Egftse Cathidrale de Pise. Di que- 
sta Cappella fa menzione ancora la Decisione dei tre Auditori 
del Magistrato Supremo di Firenze^ intitolata Pisana Successionis 
Ó* Fi dei commi ss or um de tante del dì 29. Settembre i;;8o. Art. L 
pag, 9. e pag. 12. » indicando le Presentazioni fatte alla me* 
desima dalla Famiglia Lante di Roma unitamente alla Fa- 
miglia Lante di Pisa. 

(33) Come si dirà in appresso, Luca Lante uno dei Fi- 
gli del nostro Pietro fu Anziano in Pisa per la prima volta 
l'anno 1400., onde allora doveva essere almeno d* anni tren* 
ta, secondo la tegge Pisana accennata nella Not, ó. Quanda 
adunque si abbia a credere , che il menzionato Luca fosse 
Figlio di Margherita Gualandi, e non piuttosto d* altra mo- 
glie che precedentemente avesse Pietro Lante , e della quale 
non si ha la menoma notizia, converrà dire, che con la 

A a 2 



i 



:i88 



P!E^T)lO DEL LANTE 




•Gualandi fosse già accasato il nostro Pietro fino avanti V 
anno 1376-, e cosi molto prima del di lui passaggio a Ro- 
roa, seguito soltanto nell* anno 13^7.» come s'è detto nella 
Not, 23. E similmente prima di tal passaggio di Pietro Lan- 
te a Roma si dovrìi dir fondata da lui e dal suo Fratello 
Francesco V enunciata Cappella , se V Istrumenra di tal Fonda- 
zione ^ che non abbiamo potuto ritrovare, ma dobbiam pre- 
supporre in vista delle Presentazioni accennate nella Nat. 32., 
sia realmente dell'anno 1376.» come si conchiude, parlan- 
dosi di quella Fondazione^ nelle citate Memoires ùu Eclaìrcis- 
sements sur la Maison de Lantc . 

(34) Che Luca, Agostino, e Bartolommeo del Lante fos- 
icro Figli del nostro Pietro , ce 1 dimostra un Pubblica Libro 
di Notificazioni e Mandate di Contratti esistente nell' Uffizio dei- 
h Gabelle de* Contratti di Pisa^ segnato di num. 8., ove a 
$ar. 164. si legge: Die Xl^L Januarii 143";^ Dominus Bartolomeus -, 
Dominus Augustinus , à' Dominus Lucas , Germani Ù FÌlÌi qttond. Do- 
mini Petri del Lante -^ à" quilibet eomm fuerunt notificati^ eo quod 
jam sunt plures anni elapsi ipsi fectrunt Divisionem^ & divise- 
runt Bona simul communia ^ de qua ìtem Divisione Communi Fio- 
rentiae Gabellane non solverunt . Tutti gli vegghìamo in Pisa 
nnche dopo il 1403., epoca della morte di Pietro loro Padre; 
perchè sebbene, al dire del Cartario Sylkb. 4dvot. Sacr. Con- 
iistgr. pag, il., ottenesse il menzionalo Luca un Governo nel 
Territorio Bolognese , o nel Pontificato di Martino V., che 
Tal' a dire fra '1 1417. e 1 1431., come Yuole il Cartario, 
nell' anno secondo del Pontificato d' Eugenio IV. , cioè ver- 
so il 1432., come si suppone ncU' enunciato Ristretto i ed al- 
tri impieghi ancor più luminosi fossero coperti in Roma ed 
altrove , fuori di Pisa , da Agostino e da Bartolommeo , co- 
me narra il medesimo Cartario loe, fit., pure non solamente 
9Ì dice nelle più volte citate Memoires otà Eciairiissemcnts sur 
Zi. Maison 4^ Lante ^ De^re ly\ e /:, cliiì Luca prese moglie 




PIETRO DEL LANTE 



In Pisa » ma inoltre dalle stesse Memùires , e con maggior 
sicurezza ànìV Indice de Godimenti degli Anzianati e Priorati 
di Pisa 9 già citato nella Not. 7. e nella Not, 19., si rileva > 
che il medesimo Luca era Anziano in. Pisa negli anni 140D' 
1402, e 1405. Il primo Libro o Registro dei Dottorati dell' 
Università Pisana , conservato nelT Archivio della Curia Arci- 
vescovile di Pisa^ a car, 181. 183. 184, 195. 197, e 200. r. , 
mostra , che Bartolommeo era Professor di Canoni in quella l/ifi^ 
versità ^ non già nelT anno 1349., come erroneamente si ve- 
de scritto nella Dissertazione del Fabbrucci inserita nel Tom, 
XXIX. della Raccolta Calogeriana pag. 308., forse per abbaglio 
occorso nella copia o stampa di quella Dissertazione , ma 
negli anni 1433* 1438. e 1442, E quanto ad Agostino , ol- 
tre che neir Art. 9. delle Capitolazioni stipulate fra Giovan- 
ni Gambacorti Capitano delle Masnade e Difensore del Popolo di 
Pisa , e la Repubblica Fiorentina , il dì 8. Dicembre 1407. 
Pisano^ e riferite nella Cronica Pisana attribuita al Marangone 
€oL ^^1. , vegghiam nominati , fra i Cittadini Pisani malcon- 
tenti della Dedizione , che aliar fece il Gambacorti ai fio- 
rentini, della stessa Pisa sua Patria, Messer Agostino, e Luca 
del Lante , ed il Fratello, apprendiamo ancora dalle citate 
Memoìres ou Eclaircissements sur la Maison de tante Degri K» 
che lo stesso Agostino s* accasò in Pisa con una Figlia di 
Pietro Gaeta ni , 

(35) In fdtti nelle più volte citate Memoires on Eclair- 
tissemcnts sur la Maison de tante ^ parlandosi del nostro Pie- 
tro, si dice: Jfr cotnme on ne se detacha qu^ a peine de sa 
Patrie, Pierre y renvoyà l* un de ses Enfans appelli Lue ^ & 
il X* y maria ; e parlandosi poi di Luca si soggiunge : // y 
fut Ancien ( en Pise) l* ann. 1400. 1402. 1405», ou il se ma- 
ria par ordre de son Pere* 

(36) Ved. la Not. tsltima . 

(31) C^^ 1^ Famiglia Lante , rispettata da gran tempo 



L 



*ì^ 



PIETRO DEL lANTE 



in Roma come una delle Magnatizie di quella Metropoli, 
tragga da Pisa la sua origine , ed al pari di quella , che 
in Pisa solo ai nostri giorni si è estinta, riconosca per co- 
mune stipite il nostro Pietro » oltre le Memorie , sì Patrie^ 
che Domestiche f già più volte allegate, ce 1 dicono il Vi- 
viani , Prax. Jurispatran. secondo V Edìz, di Ruma del 1648, 
Par, L Lib. HL Cap, 2, num, 94» pag, 139. 1 il Cariar. Syllab. 
Advoc. SaCT. Con si ìt or, pag. 31. e seg. , V LTghelli ItaL Sdcr. 
secondo 1* Ediz, ài Venezia di Sebastiano Coletti Tom, I. col. 85, 
Art, Ostienses & Veliternenses Episcopi num. 98. e Tom, /K 
foL 611. Arr. Cremonenses Episcopi num. 61. in fin., il Mar- 
chesi nella Galleria dell* Onore Par. IL pag. 254., ove paria 
anche con lode del nostro Pietra annoverandone i pregj ; e 
fii solennemente deciso in Firenze per due conformi Giudica' 
tit come si raccoglie dalla citata Decisione dei tre At^ditori 
del Magistrato Supremo riportata nella Not. 32.» e dalla con- 
fermatoria Decisione del tre Auditori del Primo Turno delia 
R^iOta Fiorentina^ intitolata Pisana Successionis & FìdeicommissO'- 
rum de tante del dì 2i2. Giugno 1^81. pag. 27. e segg.y am- 
bedue pubblicate in Firenze dai torchj: della Stamperia Bon^ 
4ucciana V anno i;;8i. 

(38) Vegg* ciò, che 5Ì è detto dalla Not. 30. fino alla 
Not. 35. 

(39) Michele , uno degl* illustri germi della Famiglia 
Laute, non nien che di Fisa^ viveva intorno la metà del 
secolo decimoquinto, ed era Figlio del già mentovato Lucat 
e conseguentemente Nipote del nostro Pietro, come ci avvisa 
il Roncioni nelle più volte citate Memorie </' Uomini Illustri 
Pisani -t e ci assicurano , tanto il Libro altra volta allegato 
di Notificazioni e Mandate di Contratti esistente nelf Uffizio 
delle Gabelle de* Ojntratti di Pisa segnato di num. 8* a car. 
i6i2. , ove si legge , Die F. Messi s Decembr. 143Z. Michael 
Doiìor (élim lilius Lucae del Laute Ci vis Pi sana s &c. notifica'- 



PIETRO DEL LANTB 



m 



vh étc.t quanto il Libro o Registro primo , slmilmente altra 
volta allegato , dei Dottorati dell' Università Pisana , conserva- 
to neir Archivio della Curia Arcivescovile ài Pisa ^ ove si ve- 
drà in appresso , eh' ei fu denominato Michael Lucae del 
tante * Fu egli in Pisa uno de* Priori , come ci mostra 1* 
Indice dei Godimenti degli Anzi anati e Priorati , ove fra gì* 
Individui della Famiglia Laute si trova registrato D. Michael 
Lucae Prior A, 1435. » ed anche in altri anni posteriori. 
Contrasse egli matrimonio con Caterina di Gherardo Sardi 
neir anno 1437* , ciò rilevandosi dalT enunciata Notificazione ^ 
registrata il dì 5. Dicembre 1437., così concepita: Michael Do- 
ffor Filius olim Lucae del Lante Civis Pisanus i&c. notificavi^ 
quod jam sunt sek menses , vel circa proxime , contraxit ma- 
trimonium cum Domina Catarina Uxore sua^ & filia olim G/ie~ 
rardi de Sardis ; e questa Caterina Sardi era Pisana , per- 
chè prescindendo dalle altre prove > che se ne potrebbero 
addurre, la stessa Notificazione rammenta il ì'escovo di Spole- 
to Fratello di detta Caterina , e d* altronde sappiamo , che 
Lotto Sardi Pisano, eletto F^^scovo di Valva e Sulmona V aa- 
no 1420. , fu trasferito nell* anno 142'j. al governo della 
Chiesa Vescovile di Spoleto , e fini di vivere 1' anno 1445. * 
narrandolo il Tronci negli Annali Pisani pag. 506. , e V Ughel- 
li neir ItaL Sacr. della citata Ediz. di Venezia Tom. L coL 
1381, Art. Valvcnses & Sulmonenses Episcopi num. 46. , e coL 
126S. Art. Spoletanì Episcopi num, 59, Del medesimo Miche* 
le il precitato Roncioni nelle allegate Memorie d^ Uomini II'- 
lustri Pisani j e 1* Indice di Famiglie Antiche Pisane conserva- 
to appresso il Capitolo, dicono, Michele di Luca ^ Dottore dì 
Legge famoso , fu mandato Oratore alla Repubblica di Fiorenza 
due volte ) come si legge nei Libri dei Partiti a car. I^. 
a car. 59. à' a car. 4* C anno 1441, e 1445* 

(40) Le più volte citate Memoires ou Eclaircissements sur 
la Maison de Lante pegrè VL dicono, che il mentovato Mi- 



fp2 



PIETRO DEL LANTE 



chele di Luca Lante cuoprì la Carica de Capìtalne èe t Ap^ 
fellation de Rome au Capitole » Charge , qu un avoli accoutumé^ 
de donner toujours dans ce tems là a des gens de la premier 
rf qualité . Anche dal Cartario , Syllab. Advocat. Sacr, Comi* 
sfor, pag, 31. e seg,^ fra i diversi illustri Soggetti della Fa- 
miglia Lante si annovera Michael de Lante de Pisis , Judex 
Appellationum^ sive Capitaneus Aimae Urbis a Pio Secundo prò- 
mulgatus : notizia , che dee riferirsi appunto a quel Michele 
di Luca, di cui ora parliamo, perchè Pio IL fa Pontefice 
dair anno 1458. fino al 1464. , e il mentovato Michele di 
Luca , che viveva , come abbiam veduto nella precedente 
Nota , nel 1435. e nel 1437. > vedremo in appresso, che 
prolungò il viver suo oltre 1* anno 1464. Dall' aver coperta 
quel Michele in Roma la divisata Carica di Giudice o sia 
Capitano delle Appellazioni al Campidoglio y dobbiamo bensì ar- 
gumentare quanto grande fosse il merito dello stesso Mi- 
chele , e quanto specialmente foss' egli esperto ed accredita- 
to nella Legai Facoltà; ma non possiamo inferirne, eh* egli 
abbandonasse Pisa sua Patria, e stabilisse in Roma la pro- 
pria Famiglia , dimostrando tutto il contrarlo i fatti, che 
esporremo nelle Note susseguenti . 

(41) Il Fabbrucci nel luogo citato , parlando di Michele 
di Luca del Lante , dice eh' ei fu Inter Reformatores Urbis 
adleéfus ; e così in fatti apparisce da un Libro di Deliberazio* 
ni della Comunità di Pisa dal 1465. al 1469., in cui a car. 
50. si legge, che Die quarta Julìi XIIL Inditi. 146^, i Priori 
e Collegj di Pisa fra gli altri Riformatori elessero D. Mi^ 
chaelem de Lante , Ecco una prova ben chiara del di lui 
ritorno a Pisa . 

{42) Che Michele di Luca del Lante fosse Professore nel 
Patrio Liceo verso V anno 1466., con ragione V asserirono il 
Fabbrucci nel luogo citato nella Not, 39., e il dotto Autore 
del Discorso Accademico sull* Istvria Letteraria Pisana pag. ilT.t 



PIETRO DEL lANTE 



*9S 



perchi realmente dal già citato Librù o Registra Prima dei 
Dottorati dell* Università Pisana , a €ar* 43. 48. J)4. 95. to^» 
e 108. , apparisce , che Michele di Luca del Lante , come 
Professore di Legge in quel!" Università , fti Promotore a duo 
Laureandi nel 1466. , a due altri nel 1468. « e a due altri 
nel 1470. ; e specialmente a car, 108. , ove è registrato uà. 
Dottorato del dì i^. Ottobre 1468*, si legge; Cum igitur Sfie^ 
ffabiiis & Egregius Vir D* Gaspar de SanSo Angelo Decanut 
Calatajubii Terasonen. Dioecesis ^ ac Ssmi in X, Patrit Dni Dni 
Pati li Divina Provi denti a PP^ IL Cubitularius *•*.♦,••, hac 
pnti infrapta die summo mane per Egregi os Ù Pamosissimos Vi^ 
ros D, Michaetem Lucae del Lante U. L D.t & D. Lapum dà 
Putì guano Pisanos Cives Legum DD: prasentatus fuerit coram ficc. 
Ciò sempre pid dimostra , che quel Michele non fissò iti 
Roma la sua dimora » ma dopo aver ivi coperta per qual* 
che tempo la già divisata Carica di Capitano o Giudice delle 
Appellazioni al Campidoglio j si restituì in Pisa sua Patria» e 
quivi si trattenne. 

(43) Il precitato Indice de* Godimenti degli Anzianati 
Priorati ci assicura » che Michele di Luca Lante » oltre ad 
essere stato Priore in Pisa V anno 1435.» lo fu ancora ne- 
gli anni 1469. e 14"; !• Ecco altra evidente riprova del ris- 
torno e permanenza in Pisa di quel Michele, dopo coperta 
in Roma V indicata Carica. 

^ (44) Dalle Decisioni emanate nella Causa Pisana Successiom 
nìs e?* Fideicommisìornm de Lante ^ e già citate nella Not. 3*-f-' 
chiaramente si raccoglie, che, come deriva dal mentovato Mi- 
chele di Luci la Famiglia Lante tuttora esistente in Roma , di 
cui è un illustre germe il Sig. Don Vincenzo Lante ora venu- 
to a stabilirsi in Firenze, così derivava da Federigo di Luca 
Fratello di detto Michele la Famiglia Lante estinta in Pisa 
verso la metà del corrente secolo decimottavo, i di cui Be- 
ni, in vigore appunto . delT enunciate Decisioni y ha in parte 

Tom, IIL B b 



194 



PIETRO DEL LANTE 



conseguiti il prelodato Sig. Don Vincenzo . Tanto la Descen- 
denea di Michele propagata in Roma , quanto quella di Fé* 
derigo rimasta in Pisa, vantano Soggetti illustri e degni di 
ecerna memoria . Non ne facciamo quivi una distinta enu* 
merazione, per non incorrere in una soverchia prolissità > e 
perchè alcuni di quei della Descendenza di Michele, propa- 
gara in Ptomai avremo luogo d'accennarli nelle Note susse- 
guenti; e di quei della Descendenza di Federigo» rimasta in 
Pisa, se ne potrà fare onorevol menzione nel tesser le Memu^ 
rhf che per i suoi rari meriti deve aspettarsi dalla diletta 
tua Patria Francesco Lante, illustre Figlio dello stesso Federigo* 

(45) Che Gherardo o sia Gerardo, Figlio primogenito di 
Michele di Luca Lante, si accasasse con Giovanna Figlia di 
Gherardo Compagui Dama Pisana, ce lo dicono le citate 
Mcmoires oh Eclaircisiements &c. , Degrì VIL^ dopo aver detto 
nel precedente Degri VL , che ciò fu in conseguenza delle 
determinazioni di Michele suo Padre. Del matrimonio di det- 
to Gherardo Lante con quella Dama Pisana, ne dà riscon- 
tro anche un PtocasQ 'compilato in Roma V anno 1723., 
allprchè vesti V Abito dell' Ordina Gfresolimhano un individua 
della Famiglia Lante colà stabilita ; del qual Processo fu 
prodotto in Firenze 1' Esf ratio negli Atti dell» Catàss^ in 
cui emanarono le sopra enunciate Deàsioni. 

(46) Oltre ciò che si è mostrata nella iVa/. 41. , que- 
^o ricorno a Roma comparisce anche poco veris^imile » se 
si rifletta, che detto Michele, avendo riseduto de' Priori per 
la prima volta nel i4o5' » e dovendo allora ( secondo la 
Legge Pisana altra volta allegata ) aver compiti i treitt* an- 
ni^ veniva ad essere ormai quasi settuagenaria nel 14; J- 

C42) Il Roncioiu nelle piùi volte citate Memorie tV Vo* 
^imi Illustri Pisani ^ parlando di questo Gherardo Lamev^^i 
esprime : Gherardo fu creata Conuiio dei Pi sani tu Roma . A^' 
pure ndlif Factheita l\ a iar. 3Ó. /' andò T49;;. 



PIETRO DEL LANTE 



'T?5 



(48) Delle Cariche ed onorificenre , che dalla Corte di 
Roma ottennero principalmente il nostro Pietro Lante, e do* 
pò di lui Luca suo Figlio, e Michele suo Nipote , già si 
è parlato abbastanza nelle precedenti Nate. Quelle, che dal- 
ia stessa Carte Romana conseguirono Agostino e Bartolom- 
meot altri Figli di Pietro , non si sono accennate che ift 
genere nella Not. 34. » potendosi più distintamente annovera* 
re nel tessere le Memorie di quei due illustri Soggetti . 

(49) Ognun sa , che Pisa » caduta in potere della Re» 
pubblica Fiorentina per la prima volta V anno 1406., ricu* 
però la* libertà per opera di Carlo VIIL Re di Francijl 
r anno 1494.» e dovè poi di nuovo assoggettarsi alla Fio- 
rentina Repubblica V anno 1509., come, tralasciati gli Storici 
Pisani , narrano Giacomo Gori nella Storia di Chiusi , e Scipio- 
ne Ammirato nella Storia Fiorentina^ a* detti respettivi anni . 

(50) Che Gherardo di Michele del Lante si trasferisse 
a Rpma , ed ivi fissasse il suo soggiorno , lo dicono le 
più volte citate Memoires ou Eclaircissements , ed il Rondo- 
ni nelle spesso alkgate Memorie ec. , e lo confermano gì* 
Istrnmenti degli Acquisti^ eh' ei fece in Roma sul principio 
del secolo decimosesto » alcuni dei quali furon prodotti in 
Firenze negli Atti della Causa già rammentata. Lungi però 
dal potersi immaginare, che lo stesso Gherardo e i di lui 
Figli obliassero la loro provenienza da Pisa, si vede anzi, 

che altro Michele Lante Figlio di detto Gherardo , nel TV* 

* 

st amento da lui fatto in Roma per i Rogiti del Notare 
Sabba Vannuzzi il Hi 23. Gennajo 1518*, sostituì nella sua 
Eredità , in difetto dei proprj Figli , alcuni della Famiglia 
Lante di Pisa , come negli Atti della enunciata Causa fu 
provato . 

(51) Abbiamo già accennato nella Sot. 3^., che un 
ramo della Famiglia Lante risplcnde da gran tempo in Ro- 
ma , Solamente possiamo quivi aggiungere quanto dice il 

B b 2 



ìgó 



PIETRO DEL lANTE 



Cartario nel luogo ivi citato , cioè , che FamiUa hacc Duca* 
$as tìtulo decorata in Urbf emìcat : e possiamo altresì ag- 
giungere , sulla scorta specialmente del Marchesi nella Gal- 
leria dell* Onore Par, IL pag. 254. » e della Decisione Pisana 
Successionis if Fideicommissorum de tante de' 29. Settembre l'ijSo. » 
che gode essa il Ducato di Bomazzo ed altri rispettabili 
Feudi ; che Marc' Antonio Pronipote del rammentato Gherar- 
do Lante fu Generale nelle Fiandre» e dipoi si accasò con 
Lt^crezia della Rovere della Casa dei Duchi d' Urbino , ed 
Antonio Nipote dello stesso Marc' Antonio fu decorato con 
la Croce dello Spirito Santo, e si accasò con Angelica dell' 
illustre Casa Francese de la Tremoillc -, e che due Soggetti 
della Famiglia Lante stabilita in Roma sono stati decorati 
della Porpora Cardinalizia , il primo nella persona di Mar* 
cello Lante , creato da Paolo V. bella Premozione del di a. 
Settembre 1606,, di cui può vedersi con quanta lode parla 
il Viviani^ Prax. Jurispatron. secondo V Ediz. di Roma, del 
ÌÓ48. Par, L Lib. III. Cap. £, num. 94. pag, 139. : il se- 
condo nella Persona di Federigo Lante, creato da Benedetto 
XIV. nella Promozione del dì 9. Settembre 1743* 

(52) Neir antico Ristretta di Notizie riguardanti la Fa- 
iTiigliii del Lante , esistente in Pisa appresso il Sig. Cav. 
Cosi del VoUia, e più volte da noi citato, si riferisce» che 
quando il Pontefice Urbano VI. nel 138 1. anno quarto del 
$uo Pontificato creò Pietro del Lante per la seconda volta 
Senatore di Roma ^ nella Bolla a tal* effetto spedita queste 
precise parole espresse: Ad te igitur Virum tiara nobilitate ac 
frudentiù imìgnitum ^ literarmn scientia praedìtum ^ re&itudinis & 
Jnstitìae amatorem * ac Ì7t aìiis magni s i^ arduis Apostoli cae 
Sedis negotiìs jamdiu laudabiiiter comprohatum ^ nostrae considerg^ 
tionis SHtuitum diri gè nt et , te Senatorem ir Capitaneum praedi- 
8ae Urbis &c. La moltiplicitti delle antiche Carte , che si 
conservano nell' Archivio^ iegtno. ad Vaticano , ed in qpeUo 



PIETRO DEL LANTE 



m 



del Ciistel S. Angiolo , e la circospezione con cai» colà si 
custodiscono , hanno rese inutili le diligenze, che avevamo 
praticate per far risorgere dall* oblivione questo Monumento; 
ma dair altro canto non sappiamo dubitare delia di lui esi- 
stenza, sempre che 1* Autore di quel RistrettQ con tuono di 
sicurezza ce ne recitò le precise parole* In queste abbiamo 
un conciso , ma significante epilogo dei pregj del nostro Pie- 
tro del Laute, da potersi aggiungere alle molte altre Me- 
morie-, che a gloria di lui lono state da noi raccolte, e 
che abbastanza fan . conoscere il di lui merito. 

(53) Volendosi raccorre, e quivi schierar^, come ci era 
caduto in pensiero» le testimonianze di tutti gli Scrittori di 
ogni età , che di Pisa hanno decantati i pregj , non una 
semplice Nota, ma un grosso Volume ci converrebbe scrive- 
re; essendo in cosi gran numero tali Scrittori^ che Leandro 
Alberti , Descript, ItaL Edit, Colon. 156-* pag. 42. , dopo aver- 
ne enumerati alcuni » dovè conchiudere : Alii praeterea tam 
multi Scriptores , uti ab inìtio diximus , Pìsae mentionem feci'^ 
rum » ut eorum monumenta ntsi iongissima narratiùne referri 
haud poisent . Il Cav. dal Borgo nella Disserta 2* sopra /* Isto^ 
ria Pisana §. f. pag, ii8. e seg. Nof, i. , prima di accennar- 
ne vari, fu in necessità d'esprimersi: Appena si troverà alcu- 
na /storia , che tratti delie Antichità Italiche , e degli altri Re- 
gni e Provincie ancora delC Europa y dell^ Asia ^ e dell^ Affrica ^ 
(he abbiano avuta relazione con C Italia , in cui a non si no- 
mini , non vi faccia una delle prime figure r antichissima » 
nobilissima , e già potentissima Città di Pisa ; ed il Santelli , 
neir Istwia di Livorno Tom, L Disserta 3. , dopo averne in- 
dicati non pochi dalla pag, -jB. in poi, dovè alla pag. 82J 
soggiungere ; Di Pisa le glorie tante sono , quanto del del le 
Stelle , onde non v* ha Isterico Greco , Latino , e Italiano , (he 
non ne parli con lode , uno detratto > perchè di partito contra-^ 
rio, ^be sella ^uta ivi apposta dichiara esser Pajitc AJighie- 



*ffg 



TIS^TRO DEL LAN TE 



ri. 0obULam dunque conteatarci di rammeiitare, che non solo 
dai /idEt&riti Scrittori t ^^ ancora dad eh. Cardinal Norìs De 
Csn^apiu Pìsan. Disserta i. Cap. I. « segg*^ dall* Ab* Costanti* 
no Gaetani ne* Commentar] alla Vita di Gelasio IL , inseriti 
dal Muratori nel Tom. Ut Par. L Ret. JtaL Script. , dall' 
Ab. Ferdinando UghelU ItaL Sacr. Tarn. IIL Art. Pis, Metropoli 
dal celebre Tanucci in varie iuc Opere ♦ e particolarmen- 
te nella Dissertazione t(el Dominio Amico Pisano sulla Corsica 9 
dair eruditissimo Cocchi De* Bagni di Pisa Cap. i* pag. !• 
Not. 1. , dal dottissimo Alessandro Politi Panegyr, ad S. ' P^ 
Q. P. , e da fcnr altri ben noti agli Eroditi, si di una 
chiara idea dell' antichità di Pisa , e del florido e potente 
stato 9 che ne* passati secoli la fece distinguere , non senza 
indicarsi su di ciò le venerabili testimonianze de* più vetu-* 
$ti Scrittori. Non sappiamo però dispensarci dal soggiungere ♦ 
che il Pontefice Urbano IL nella sua Bolla delT anno 1092.9 
riferita da molti» e specialmente dal Lunig Cod, Itah Diplom. 
Tom, IIL col. 1466., si espresse ; Divinae siquidem Majestatìs 
éispasitio Pisanae Urbis gioriam nostris temporibus^ & Saraceno* 
rum triumphis illustrare ^ .& * sfcularium ttrum pravellibus promo- * 
'9exe<^, & pnae Comprovincialibns exaltare dignata est; che T Im- 
perator Federigo I. nel suo Diploma àclV anno 1161,, riferito 
dal Lunig Op. cìt. Tom, L coL 1047.» e dal Cav. dal Borgo 
Op, Cit, num. 12*, dovè confessare: Quanta Jidelitate & probi* 
tate Pisana Civitas a prima sui jundatione caput suum inter 
alias Civitates extulerit Acc. Nos per multa scripta & relationet 
saepius audivimus , & insuper ex ipsa operum attestatìone id 
ipsum luce clarius constat : che dai celebre Benvenuto da Imo- 
la nel' Comento a Dante appresso il Muratori Antiq. AJeJ, Aei\ 
JEdit. Arret, Tom, IIL coi .^04., parlandosi di Pisa* si chia- 
ma Civitas antiqursiima , & olim potentissima mari & terra ^ 
e più sotto si dice: ÌLaec enim Civitas erat florentissima» an* 
Uquam fiorenti a adirne /andata a set ; che T accreditato Fio- 




PIETRO DEL LANTE^ 



^9 



Tentino Scrittore Giannozro Monetti, De Vit. ac Gest. Nicolai V, 
Summ, Fomif, appresso il Muratori Rer. JtaL Sctipf. Tom. HA 
Par. IL coL 907. e seg.^ ia rapporto a Pisa Patria di quél 
Pontefice non dubitò d' esprimersi : E^t U^bs Etruriae vetu^ 
stissims^ a Pelasgis ^ qui r medid Graecia in Itaiiam venerante 
ah initio condita Scc. ,. ac prneter vetustatem ^ qua etiam nunc^ 
plurimum ceSrbrùtar ^ ipsa qnoq$^^ ctàm situ hcil tum puìchritu^ 
dine oppidis** ^^ regit^mn nhettate y fftquc msrììima pcteitafi quon- ■ 
dam flomiiSi vrd^iir^ ut mtlfi Italìae Civifati {pace mnffaruni 
dixerim ) quamhque sicuHda liabcretur ;. che T altrb< non meno 
accreditato Scfittor Fiorentino Matteo Palmieri, De Captiv. Pis. 
appresso il medesimo Muratori Op, àt, Tom, XIX. coL 168; J 
parlando ' ^le^:Pi«a^li , non seppe negare, che essi olim terra 
marique potmtee Sardiniam^ Cormam ^ & Btilearts postederant 
Imultu^ & taepe navibus firmidabiUs potenti nat^igarant chssBi 
e neppirr seppe impugnare, che essi vetustate Urbis ^ &' anif'^ 
qua Graecae origini s fama longe Florentinos prafibdni . E ripot- 
tandioci a» quel pia , che della Pisana Potenia è stato recen- 
temente scritto nella elegante ed erudita Orazione Accademica 
suU\ Istoria. Militare Pisana , uscita alla luce in Pisa V annt^ 
1288, f crediamo di poter con ragione conchiudere, che fino 
di là da* Mxjnti , ed oltre il Mare, si* è conservata una 
grand' opinione di Pisa ^ anche do^Kj la perdita ch'essa fece 
della libertà , quando vegghiamo, che ne decantano V anti- 
chitàvf U^ potenza, e il commercia, fra gH Scrittori Fran- 
cesi, if ^^Morery Grand Dkiionn. Histor,^ e iL De la Martinierc 
Grand ÙiCii'^nn. Geograph.^ V uno e V altro air Art. Pise: trA> 
i Fiaminghi, A bramo Ortelio, Teatro deli' Orbe secondo V Ediz: 
d' Anversa del 1602. pag. 83*, e Filippo d* Argenton Signor 
ài Gominefi, Mmor. Istùr: Lib. yil. Cap, 7.; fra i Tedeschi, 
Ctiks^o^ìklwk i De Aerane ^t*ib. li. Capi a"^, num.- 2.0.^ ed ivi 
Griftof^ro ^FMlero imi*» A^l". 9/1 fra ■ g^ Inglesi il iRoberf^on, 
Stor. 4 America lib^ /:; e fra gli Spàgnubli , ^ Pietro Mexì» 



doa 



PIETRO DEL LANTE 



ìstQf. Imperiai deir Edìz. d* Anverui del 1561. pag. 301. col. 
2* e pag. 339. fo/. I. , e Doa Antonio de Capmany y de 
Montpaiau nell' erudita Opera intitolata Memorias Hisforicoj 
sobre la Marina , Comtrcio , y Artes de h antigua Ciudad de 
Barcelona^ stampata in Madrid Tanna 1X19- f nella Prefazione 
P^g^ ^Z» ^^1 Tom. L Par, L pag. 20, e seg. ^ e Par. IL 
pag. 12. e segg: , e nell* Appendice al 7 01». //. pag. 39, e 41. 
(54) I due eruditi Discorsi Accademici , che sull* Istoria 
Letteraria^ e respetti vamente sull* Istoria Militare di Pisa^ so- 
no stati moderaamente scritti e pubblicati da due dotti e. 
benemeriti Figli dell* Alfea » e la stessa presente Raccolta di 
Memorie^ fanno ben conoscere quanti Soggetti di raro meri- 
to abbia Pisa prodotti in ogni età * Ancbe prima d' ora. 
era stata resa a Pisa questa giustizia da molti Scrittori^* 
fra i quali basterà indicare lo Storico di Reggio, riferito 
dal Muratori nel Tom. FJIL Rer, ItaL Script.^ che alla coi 
1161*» esponendo quanto soffrirono e Pisa e Genova nella 
sanguinosa Battaglia Navale seguita presso alla Meìoria V 
anno 1284.» e quasi condolendosene con 1* Italia tutta, dis* 
iOiir che da ambedue quelle Città nobis Italicis omnium Do- 
(lorum copia venicbat : il celebre Leandro Alberti Descript, 
hai, > che alla ptìg, 43; della citata Ediz. di Colonia del 
156^. non dubitò di dire, Virai claros Pisa multos in tucem 
edidity qui Patriam splendore ilinstrarnnt suo ^ e dopo averne 
rammentati alcuni » soggiunse; Alti praeterca tam multi maxi^ 
mae virtutis & itìgenii , gloriarne militari iilnstres Viri hac 
Urbe orti 'i Jf^i non ipsi.nsolum , sed Italiae universae decori a§ 
ornamento fuerunt ^ nt omnium commemoratìo hngissima omnina 
jmiura esset ; e V Ughelli , che nell' ItaL Sacr. dell' Ediz. di 
Venezia del i^iS. Tom. HL Art. Pis. Metrtkpil. coi, 350 j si, 
^spre^se: Protulere Pisae in y^nni memoria Viroli Jà^s do&o^t^ (ET* 
fpHee^t^quique ob exègg^at^A vixtutes» supremos iaise^tti honoreit^p 
tfintam Patriam ad fnirMulum ilff^str/frurtt . 



PIETRO ÙML LANTÈ 



eoi 



(55) Anco r enumerazione di tutte le Famiglie Pisane 
trapiantate o diramate altrove, e specialmente per T Italia, 
anzi che una semplice Nora, richiederebbe un esteso Volume. 
Ci resta dunque da desiderare , che si applichi tin giorno a 
compilarlo qualche accurato investigatore delle Memùrie Pa* 
trh^ limitandoci noi a indicare, e di vola» alcune soltanto 
delle divisate Famiglie. Che a Firenze trasmigrassero da Pi* 
sa, infra le altre, le nobili Famigli© Gherardesca„ Gaetani, 
Compagni , è noto à chiunque ; e particolarmente ne à% 
contezza il Cav. Marchesi nella Galleria dell* Onore ^ ove pu* 
re addita i rami trapiantati nel Suolo Romano dello Pisa» 
ne Famiglie Roncioni, Angeli, Campiglla ^ CeuU • Non putì 
negarsi , che fino al presente secolo si sieri conservate in 
Palermo , decorate di titoli » dignità , e feudi « e senza 
obliare V originaria loro derivazione da Pisa , le Famiglie 
Galletti, AUiata , Gaetani , Bonanno, Corvino, Da Settimo» 
Gambacorta, Upezzinghi^ Palmerini, Vernagallo, Mastiani, Pan- 
dolfini, GrasH^lini, Vanni, Da Vecchiano, Bernardi, e mol- 
te altre ; così appunto vedendosi esposto nella Supplica pre- 
sentata in nome della Nazione Pisana stabilita in Palermo 
air Are/vescovo^ al C/tphoh^ ed al Senato di Pisa ^ per im- 
petrare, come impetrò, una porzione dell' Ossa del glorioso 
Protettore e Concittadino iT, Ranieri , stampata in Pisa ap* 
presso Gio. Domenico Ca rotti 1* anno 1^32. L' origine Pisa* 
na della Famiglia Cara fa o sia Caraffa , cotanto propagata 
€ resa celebre nel Regno di Napoli , oltre ad asserirla il 
nostro Viviani, Prax. Jurispatron, Edii, Rem. 1648. Par. L 
Lik IH, Cap, 2. num. 91. pag, 135. , la confermano * addi- 
tandone le prove , e soggiungendo non esser queir illustre 
Famìglia , che un ramo dell' antichissima e nobilissima Fa- 
miglia Sigismondi o per meglio dire Sismondi di Pisa , al- 
tri Scrittori ; fra i quali possòn vedersi 1* Ab, Costantino 
Gaetani ne" Commentar) alla Vita di Gelasio IL appresso il 
Tom, IIL C e 



S02 



PIETRO DEL LANTE 



Muratori, Mer. Ifal, Script, Tom. IIL Par. /. pag. 410,» e 
Gio. Guglielmo Imhoff neir Opera stampata in Norimberga 
r anno !*02. , ed intitolata Corpus HistQr. Cftteahg* ItaL & 
Hispan. pag. 302. 303. e 306. Abbiamo tutta la ragione d* 
asserire , che alcune delle Famiglie nubili della Repubblica di 
Venezia traggono la laro origine da Pi^a , quando con queste 
precise parole, e così con tuono di sicureiza, lo disse nel 
Lib. li. Disc. IL de' suoi Discorsi Politici il Cav, Procura- 
tor Paolo Paruta , Scrlttor Veneto commendato dal Morery 
Grand Diifionn. Hlstor,^ e dal eh. Ab. Andres nella celebre 
sua Opera dcH^ Origine ^ Progressi j e stato attuale d' ogni Let* 
teratura Tom. IIL pag. 346. Tanto più che la generica 
espressione di quello Scrittore , particolarmente quanto alle 
illustri Famiglie Pisani, Erizzo, e Duodo potrebbe d' altron- 
de facilmente confermarsi* Finalmente il prezioso Monuments 
della pace stipulata fra Pisa e Genova il dì 13. Febbrajo 
1188., pubblicato dal Cav. dal Borgo nella Raccolta di scel- 
ti Diplomi Pisani pag. 114. e segg,^ ove registiliti si veggo- 
no i nomi e cognomi di mille Cittadini dell* una e dell* 
altra Nazione intervenuti a giurar quella Pace^ potrebbe ben 
farci strada a riconoscere V origine Pisana di molte Fami* 
glie fiorite dopo queir epoca in altre Città d* Italia; e for- 
se ancora della stessa Famiglia de* Medici già Regnante in 
Toscana, della quale non hanno fin qui i Genealogisti sa- 
puto indicarci con sicurezza il principio , Apprendiamo da 
quel Monumento^ che questa Famiglia fioriva, ed era anche 
molto propagata in Pisa ncll* anno 1188., epoca dell* enun- 
ciata Pace , perchè fra i mille Cittadini , che intervennero 
a giurarla , si leggono 

Perfiffus de Medici^ 
Petrus de Medicis 
Bonus ejus Filius 
Lambertus de Medicìs 
Udeùrandinus de Medici s . 



PIETRO DEL lANTB soj 

Sembra dunque « che s* adatti il riflesso proposto dal celebre 
Muratori , che in fine della Dissert. 42. Antìq. Mei. Aev^^ 
intitolata De Cognominum Origine^ non dubitò di dire: Itaquc 
ubi non una Civitas ejusdem Cognominh gentem alip nobilem^ 
atque a vetustate commendatam , fune justae conieSurae hcut 
esse poteste e Civitate^ in qua antiquius ipsa refulsit , avulsos 
surculos y atque in alias Urbes & Castella translatos » ibi in 
novum germen crevisse . 



Ce 2 



205 



PIETRO BALBI VESCOVO 
DI TROPEA 



^y\^\^K^\^\ ^ 



A Famiglia Balbi fu una di quelle , che no* tem- 
^ i antichi goderono i più conspicui onori nella 
Repubblica Pisana , rilevandosi da sicuri Documenti , che 
Pancaldo Balbi era uno degli jinziani nel 1308. , e che 
altri suoi Discendenti nello spazio di cent' anni furono 
sollevaci al Governo della stessa Repubblica ( i ) • Di 
questa Casata fa menzione Mattia Palmieri (2)^ il qua- 
le racconta , che anch' essa fu compresa tra le più in- 
signi Famiglie Pisane nel 1447. mandate in ostaggio a 
Firenze . Per quanto però si può conghietturare , prima 
che terminasse il secolo decimoquinto ella si estinse , 
oppure , a cagione delle infelici circostanze , in cui di 
quei giorni trovavasi la già iibbattuta Repubblica > sì par- 
tì dalla Patria , per andare ad abitare in altro Paese . 
Certamente ella non comparisce tra V altre Famiglie no- 
bili , le quali godevano degli onori , e degli uffizj della 
Città di Pisa nell' anno 1494.^ allorché segui la solle- 
razione di questa contro i Fiorentini (3). 

Dalla predetta Famiglia Balbi nacque Pietro ne 11' an- 
no 1399- > e fu Figlio , se mal non mi appongo , di 
quel Fessi no , che era Priore nel Magistrato della Città 
negli anni 1409., 1426.^ e Fratello di Michele di Pes* 
sino, il quale, per essere vcri^imitraentc marco nell' an- 




tc<S 



PIETRO BALBI 



nò ora cicito i^etf* Io scessa Pessìao Padre ^ ottenne la 
mcdesicna carica del Genitore neir anno appresso (4)* 
L' Ughelli (5), ed altri Scrittoti (6} Iragliono i! nostro 
Pietro Veneziano; forse, dice il Conte Mazzucchelli (^), 
perchè fra le Famiglie Patrizie Veneziane è pur celebre la 
Balbi. Ma il P. degli Agostini (8)* benché più d' ogni 
altro impegnato a sostener le glorie della Veneziana Let- 
teratura > confessa , che Pietro fu senz' alcun dubbio del- 
la Famiglia Balbi di Pisa; e che ciò sia vero, si mo- 
strerà chiaramente con la testimonianza del Palmieri , Au* 
tore contemporaneo , e con le parole stesse di Pietro , 
da riportarsi in altri luoghi di queste Memorie. Se poi 
il nostro Balbi fosse stretto parente di Paolo IL Sommo 
Pontefice , conforme scrisse V Ughelli citato , seguito dal 
Papadopoli, non ho ragioni bastanti ne per negarlo, ne 
per affermarlo con sicurezza* 

Egli probabilmente avrà appresi i primi rudimenti 
delle Lettere nella Patria • Se si deve dar fede al poc' 
anzi citato Papadopoli (9), da Pisa si recò ali* Univer^ 
Htà di Padova , ove era nel 142^, , e vi dimorò per 
tre anni* Francesco Prendikcqua (10), ed il Platina (i i) 
la fanno discepolo di Vittorino da Feltre nella Città di 
Mantova , ove questi era stato chiamato nel 1425* da 
Gianfrancesco Gonzaga ; imperciocché i due soprallodatt 
Autori, dopo aver parlato delle Scuole dallo stesso Vit- 
torino tenute in Padova, ed in Venezia, vengono a ra- 
gionare di quella , che tenne in Mantova , ove , dicono , 
che r ebbe fiorentissima pel numero e pel valore de' Di- 
scepoli , de' quali annoverano i più illustri , e tra essi 
il nostro Balbi (12). Mattia Palmieri (^13), V Iscrizione 



PIETRO BALBI 



ftot 



Sepolcrale ^ e V eccellenti Traduzioni di parecchi Autori 
I Greci , delle quali si parlerà in appresso, ci assicurano, 
che ci molto si distinse nella dottrina , e nella cogni- 
zione delle Jingue Latina , e Greca • Scrive T Ughelli , 
che egli apprese V una e 1* altra negli anni suoi pili 
teneri; ma convien dire, che ciò sia falso, se egli eb- 
be in esse a maestro Vittorino , come rilevasi dal Pla- 
tina (14)' Benché non essendo mai credibile ^ che Pie- 
tro sino all' età di vcnrisei anni , quanti ne contava 
nel i+25., ignorasse la lingua Latina, io penso, che il 
Platina debba intendersi della sola lingua Greca , che 
ei studiò in età matura, più anni dopo, che quel* ce- 
lebre Professore erasì a Mantova recato - 

Racconta Io stesso Pietro, che sino da quando co- 
Imìnciò a coltivare quella lingua , si determinò di prcfe^ 
lire gli Autori Cristiani a' Gentili , in occasione di tra- 
durre dal Greco in Latino qualche Scrittore (15)- Re- 
gnava nel secolo decimoquinta un entusiasmo tale per 1* 
amena Letteratura , che quasi i soli Autori Classici di 
amcndue le lingue erano allora T oggetto delle ricerche, 
delle cure e degli studj di tutti coloro, che volevano 
ottenere nome di Uomini dotti ► Non sembra pertanto 
probabile , che massimamente nel suddetto secolo venisse 
in capo ad un Giovinetto 1* idea di tradurre piuttosto 
gli Autori Ecclesiastici, che i Classici Profani; poteva 
bensì nascere si fatta idea nella mente di un Uomo ma- 
turo , e che già erasi avan2ato nelle scienze sacre ^ e 
consecrato alla v!ta Ecclesiastica , 

Per attestato del Prendilacqua (16), che fu disce- 
polo di Vittorino non meno che Pietro , questi si ap-^ 



eo8 



PIETRO BALBI 



plico eziandio alla Matematica e all' Astronomia, alle 
quali Facoltà era da naturai genio portato ; ma è affati- 
co ignoto chi egli avesse a maestro neli* apprenderle* 

In che anno egli andasse a Roma , ove certamente 
era nel 1459, » ^ quali impieghi ivi sostenesse , nessuno 
Scrittore , né di quei tempi , né più moderno , ce ne 
dà chiara e distinta contezza . Il solo P» Abate UgheUi 
dice in generale , e senz' addurne alcuna prova , che nel 
Pontificato di Paolo IL egli esercitò con somma pruden- 
za diverse cariche Ecclesiastiche (17). Per altro è fuori 
di dubbio , che in alcuni anni almeno , ne' quali fii 
Pontefice il saddetto Paolo, il Balbi stava al suo Vesco- 
vado di Tropea ; onde, quando sia vera V asserzione dell' 
Ughelli intorno alle sostenute cariche , crederei , che 
quelli fosse stato impiegato in servizio della Santa Sede 
piuttosto sotto Sisto IV, , il quale ritennelo presso di 
se, come sembra indicare il Palmieri (j8)j e dopo k 
di lui morte accaduta in Roma, ordinò al suo Viceca* 
marringo , che gli facesse una molto decorosa Iscrizione. 

San di parere , che le principali cure del Balbi , 
appena giunto in queir augusta Metropoli , fossero rivol- 
te a perfezionarsi negli studj già fatti , e ad arricchire 
V animo suo di nuove cognizioni ; e che perciò molto 
si occupasse nell' intervenire a quelle Letterarie Adunan- 
ze , che ivi si tenevano , per giovarsi del sapere de' 
celebri Uomini , onde esse eran composte • Egli trova- 
vasi in Roma sollevato ali* onore della sacra Porpora il 
dottissimo Bessarione, il quale, al riferir 'del Platina ( 19) , 
avea istituita in sua Casa un* illustre Accademia > fre- 
quentata da' più dotti Uomini di tutta la Curia, piena 



PIETRO BALBI 



&QJ^ 



dì Religione , di bontà e di cortesia , piena d* Ingegoì 
Greci non racn che Latini • Sembrami pertanto di pote^ 
re asserire, che il Balbi, andato colà per avanzarsi sem- 
pre più nelle scienze d' ogni maniera , avrà senza dub- 
bio procurato d* essere ammesso in quella nobile Adu- 
nanza dall'immortale suo istitutore, che volentieri acco- 
glieva ed ascoltava quei , che a lui n' andavano anche 
sovente , prometteva di far di buon' animo quanto crs- 
gli possibile a vantaggio de' suoi amici, e singolarmente 
de' Letterati, di cui era gran Protettore (20), 

Formatosi egli sul modello di quei celebri Accade- 
mici non solo alla pietà e agli onesti costumi, ma al- 
la dottrina ancora e all' erudizione , incominciò a fare 
luminosa comparsa, essendosi acquistata la stima ed il fa- 
vore di personaggi per sapere e per dignità ragguarde- 
volissimi • Tra questi io farò ricordanza di Enea Silvio 
Piccolomini , prima Cardinale , e poscia Sommo Pontefice 
col nome di Pio IL , in ogni genere di colta Lettera- 
tura eccellente , che molto lo beneficò , e promosselo al 
Vescovado} e del dottissimo Cardinale Niccolò di Cusa, 
il quale lo prese ad amare (21), e in contrassegno del 
gran conto , in che tenevalo , gì' ingiunse di trasportare 
dal Greco nel Latino alcuni Autori , 

Intorno alla metà del secolo decimoquinto Giorgio 
da Trabisonda scrisse una Lettera ^ in cui non v* ha de- 
litto di sorte alcuna , che el non rimproveri a Platone , 
né alcuna pubblica calamità , che ei non attribuisca alla 
Platonica Filosofia . Il Cardinal Bessarione , che somma- 
mente ammirava qucst* antico Filosofo, prese a difender- 
lo , e ad esso si unirono altri , che vollero aver parte 

Tom. HL D d 



^lo 



PIETRO BALBI 



in questo letterario contrasto. Avvegnaché il Cardinale dì 
Cusa fosse , per quanto si sa , semplice spettatore delT 
ostinata contesa , pure , siccome egli < non meno che il 
Bcssarione era ammiratore del divino Filosofo (22), per 
potere più facilmente rilevare i di lui sentimenti , e adat- 
tarli ai Dogmi della Cristiana Religione j alla quale m 
quei tempi crcdevasi da molti , che assai d' appresso si 
accostassero , commesse al Balbi di tradurre in lingua La- 
tina i Libri di Proclo , contenenti la Teologia Platani' 
ea (23), e r Epiiome della Dottrina di Platone fatta da 
Alcinoo . Per testimonianza del Palmieri (24) i Libri di 
Proclo furono dal suo Traduttore dedicati a Ferdinando 
Re dì Napoli , e però convien dire, che egli non re- 
casseli in Latino prima dell* anno 1459- 1 ^^ ^^^ quelli 
sollevato al Trono dei Padre nell'anno innanzi ^ avea dì 
quei giorni aggiustate le differenze nate con Roma, Non 
m' è noto, che gì* indicati Libri sieno mai stati dati alla 
luce, ne veggo chi accenni de' medesimi esemplare, che 
ancora esista . L' E filarne poi fatta da Alcinoo fa pub- 
blicata (25) dopo r Apulejo da Giannandrea de' Bussi 
Vi^covo d* Aleria, il quale, per conservare V onore giu- 
stamente dovuto al Traduttore , ha posto nella sua insi- 
gne Edizione non solo il di lui nome , ma eziandio la 
Lettera al Cardinal di Cusa (26), ove il Balbi dice di 
non avere imitato gli antichi nel recare in Latino cia- 
scuna parola, ma d' essersi servito in più e più luoghi 
delle voci , che in quei tempi usavansi frequentemente 
da* Filosofi . Sembra non pertanto , che la sua Versione 
sia esatta, e che tale fosse creduta dai Letterati di quel 
secolo; alcrimenii non sarebbe stata divulgata in Roma, 



PIETRO BALBI 



SII 



ove in quella stagione fiorìrano Uomini nell* una e neir 
altra lingua eruditissimi , dal Vescovo d^ Aleria , il quale 
sul pregio di essa Versione avrà senza dubbio consultato 
prima il celebre Teodoro Gaza, a cui egli soleva ricor- 
rere in fatto di lingua Greca (27)- 

Terminata la Versione delle due Opere or mentovate ^ 
si volse ad eseguire ciò , che , conforme ho notato altro* 
ve , si era prefisso fin da principio, quando egli si abban- 
donò allo studio della lingua Greca , cioè , a tradurre 
Libri Ecclesiastici * Tra questi egli scelse primieramente 
i Sermoni , o siano 1' Omelie ventuna dette delle Statue ^ 
recitate al Popolo d'Antiochia da S, Giangrisostomo (28). 
Ei die cominciamento. a questo suo lavoro circa V anno 
1460* ; e avendo tradotto la prima di esse , ne' 28. dì 
Giugno mandolla (29) a Cosimo Arcidiacono di Tarrago- 
na, dottissimo Teologo, che gliel' avea richiesta, Neil* 
inviargli poi la seconda , gli dice , che avanti di parti- 
re dal luogo dell* attuale sua permanenza, bramava di cor- 
reggere tutte le accennate Omelie , le quali , pare , che già 
avesse tradotte; ma che sino allora non avea potuto ef- 
fettuare il suo desiderio per le occupazioni , che 1* im- 
pedivano (30)- Probabilmente egli era occupatissimo per 
essere stato promosso nel 1461. a* 15. di Febhrajo (31) 
al Vescovado di Nicotera nella Calabria ulteriore ; e per- 
chè forse disponevasi per partire di Roma , e andare a 
governare la sua Chiesa. E' certo però, che poco dopo 
potè dare 1* ultima mano alle mentovate Omelie , che egli 
consecrò a , Pio IL , dal quale era stato cotanto bene- 
ficato (32). Nello stesso anno 1460. recò in Latino an- 
che la Lettera di Massimo Costantinopolitano scritta a 

Dd 2 



dt2 



'lETÌlO BALBI 



Giovanni Cubiculario, ove il Santo Mariire tratta del do- 
lore secondo Iddio, e a* 28. di Luglio indirizzolla a Fran- 
cesco Sacerdote Romano , Renare della Chiesa di S. Ber- 
nardo (33). A questi tempi si deve, per quanto penso, 
riferire la Versione dell* Omelia di S. Giangrisostomo sulla 
Limosina (34), che il Balbi pose sotto il patrocinio di 
Francesco Todeschini Piccolominl Cardinale , e poi Som- 
mo Pontefice col nome di Pio UL 

Paolo IL nel 1464, sollevato al Soglio Pontificio, non 
meno che il suo Predecessore conosceva appieno il sape- 
re , e il merito del Balbi , non solo per la buona ripu- 
tazione , che ei godeva in Roma, ma eziandio perchè ad 
esso , quando era Cardinale e reggeva la Chiesa di Vicen- 
za , avea offerto la Vita , trasportata da se in lingua La- 
tina , di S* Macrina , composta dal Fratello di ^ S. Grego- 
rio Nisseno (35): quindi Paolo, che amava gli Uomini 
dotti , purché insieme colla dottrina congiunta avessero la 
bontà dei costumi (36)* lo trasferì dal Vescovado di Nico- 
[era a quello di Tropea (37) nella medesima Provincia; 
od egli, per contestare al Papa la sua riconoscenza e ve- 
nerazione, gli dedicò la Traduzione del Dialogo del pre- 
detto Santo Vescovo di Nissa intorno all' Anima , e alla 
Resurrezione (38) . 

Se il Balbi andasse incontanente a governare da per 
TO il Gregge alla sui cura novellamente affidato , oppure 
5i trattenesse per alcuni anni in Roma impiegato in di- 
versi affari Ecclesiastici, conforme vuole 1' Ughelli , secon- 
do che altrove ho notato , non lo posso .decidere per 
mancanza di sicuri documenti. Quello, che posso di cer- 
to affermare^ si è, che alnxeno sul principio dell' anno 



PIETRO BALBI 



«^3 



I4d8* egli #ra in Tropea* ove V adempimento dei dove* 
ri di ottimo Pastore dell* anime non Jo distolse punto 
dalle solite Letterarie occupazioni . Infatti nel mese di 
Gcnnajo dell' anno sopradetto recò in Latino, prima una 
dell' Omelie di S. Giangrisostomo della Penitenza (39) » 
poscia r altra, ove lo stesso grand' Arcivescovo Costanti-- 
nopolitano ragiona della Chiesa, e de' Sagramemi , che non 
si devono disprezzare (40). Nella Lettera, con cui nelF 
anno appresso 1469. (41) egli accompagna le accenna- 
te due Omelie ad Arrigo Languardi di Palermo dell* Or- 
dine Domenicano t Confessore di Ferdinando Re di Napoli, 
e Vescovo di Policastro , raccontagli primieramente , che il 
nobile Uomo Francesca Marradcs , Regio Governatore di 
Tropea , avcalo accusato presso il Re suo Sovrano per 
aver negato ad esso i Sagramenti • Secondariamente Io 
prega a dirgli il suo parere intorno alia Versione dei du:^ 
Opuscoli di sopra indicati; e gli soggiunge, che quando 
fosse stLita da esso approvata , avrebbe preso coraggio a 
continuare le Versioni di altri Scritti del poc' anzi lodato 
Santo Dottore, non pcranche trasportati in Latino (42)* 
Ci assicura il Balbi , che il Vescovo di Policastro era dot- 
tissimo Teologo, e molto abile a giudicare se egli fos- 
se riuscito felicemente nel suo lavoro. Noi non abbiamo 
alcuna notizia della risposta d* Arrigo; pure a me sem- 
^bra , che si possa dire che fosse il di lui giudizio 
al Balbi vantaggioso anzi che nò, dal vedere, che que- 
sti continuò a tradurre altri Opuscoli di S. Giangrisosto* 
mo , e di altri Padri Greci . A Oliverio Caratfa Napo- 
litano , ornato della Sacra Porpora nell'anno 1467*, in- 
dirizzò il Sermone di S, Gregorio Vescovo di Nazianz^ 



814 PIETRO BALBI 

de//' Amore verso dei Poveri (43). Richiesto da Corrado 
Capcce parimente Napolitano , tradusse V Omelia di S. 
Gìangrisostomo «opra la Natività di Cristo (44). Corrado 
nel 1469. fu destinato al governo della Chiesa di Bene- 
vento , ma dalla Lettera , che scrivegli il Balbi , si scor- 
ge, che egli anche da Arcivescovo stava presso del Papa, 
e che quelli era fuori di Roma, o senza dubbio a Tro- 
pea, poiché prega Corrado (45) a tenerlo raccomandato 
^1 Sommo Pontefice, cioè, per quanto conghietturo , a Pao- 
lo IL Tradusse pure, benché non mi sia noto in che 
anno, il Sermone dell* Orazione attribuito al Santo Arci- 
vescovo di Cesarea Basilio, offerendo la sua Versione al P. 
Don Bessarione , Abate del Mordstero di S. Severino di 
Napoli (46). Se poi il Balbi sia il Traduttore anche 
della Lettera scritta a S. Gregorio Nazian^no (47) dallo 
stesso S. Basilio, del che sospetta V eruditissimo Sig. Ca* 
nonico Bandini (48), non saprei dirlo. Neppure so di 
certo, se debbasi ad esso attribuire, come pensa il chia- 
rissimo Sig. Mehus (49), la Versione fatta nel 1471* 
della dichiarazione, o sia testimonio intorno a Cesa Cristo 
di Teodoro Principe de' Giudei, vivente a' tempi di Giu- 
stiniano Imperadore . 

Uno degli amici del nostro Vescovo era Marcello de 
Planca, Canonico di S. Maria Maggiore, Uomo dotto , e che 
assai prezzava la sacra Dottrina di S. Giovanni Damasceno. 
Non sapendo di Greco , con gran diligenza fece ricerca nelle 
Librerie spettanti alle Comunità Religiose di Roma dei Trattati 
del Santo trasportati in lingua Latina (50), ma non potè tro- 
varne alcun esemplare; onde essendogli venuto alle mani un Co- 
dice contenente V Opere Damasceniche in Greco, pregò il Vesco- 



\ 



PIETRO BALBI 



ai 5 



va di Tropea a recargli ia Latino il Trattato sopra U RelLiuie 
e le Imagini de' Santi (51). Questi , soddisfatto che ebbe 
alle richieste di Marcello, pensò d* inviare al medesinio la 
Versione ancora dell* Opitscolo sopra i Santi Sacramenti (52)» 
affinchè ei conoscesse esser verissimo ciò > che aveagU detta 
in lode del Damasceno (53). 

Quando il Balbi appagò le brame del Canonico de Pknca 
stava senza dubbio in Roma > ove erasi restituito dal suo 
Vescovado di Tropea . Ch* egli , dopo aver governato per 
alcuni anni da per se il suo Gregge , facesse ritorno a quel- 
la Città sotto il Pontificato di Sisto IV.* è fuor di qucstio- 
ne.. Credo pure di certo, che ivi dimorasse per ordine del 
Papa , giacché Mattia Palmieri , Autore contemporaneo , ci 
assicura , conforme ho notato altrove ,. che egli viveva pres- 
so il Sommo Pontefice Sisto . Sono ancora di parere , che 
fossegli conferito qualche decoroso impiego, sebbene nessuno 
Scrittore di quella stagione ce ne dia contezza: mentre Sisto» 
avea grande scima del Balbi , e perciò fece fare al medesi- 
mo già defonto un* Iscrizione sommamente onorevole, che tra 
poco riporteremo ; e il Balbi , sembra , che volesse contestare 
al Pontefice le molte obbligazioni , che professavagli , eoa 
offerire ad esso diverse sue Traduzioni, lì più volte lodato 
Palmieri ci fa sapere , che gli dedicò il Libro di S. Massi-- 
ma Martire sopra la Carità . Ne' Codici Capuano e Laicrenzia- 
no trovasi la Versione fatta dal Vescovo di Tropea di diciot-- 
to Capitoli de* quattrocento indirizzati dal Santo Martire a 
Elpidio Prete, e in cui trattasi della perfetta Carità, e 
deir altre Virtù Cristiane; ma in nessuno» degl* indicati 
Codici si ha , che il Traduttore ne facesse offerta al Pa- 
pa . Anzi nel Codice della Chiesa di Capua si legge , e ha 



di« PIETRO BÀLBÌ 

il Balbi sotto il di lui patrocinio recò in Latino il Dia- 
logo deir Incarnazione del Verbo , composto per lo stesso 
S. Massimo . L* autorità peraltro del Palmieri , e del Codi- 
ce Capuano mi muore a credere , che gli consecrasse la 
Traduzione dell* una e dell'altra Opera. Gli consecrò pa- 
rimente la Versione di cinquanta Omelie recitate in Antio- 
chia dal sapientissimo S. Giangrisostomo sopra il Divin Libro 
della Genesi , e del Contento di Andrea Vescovo dì Cesarea 
in Cappadocia suir Apocalisse (54) • 

Racconta V Ughellì d* aver veduto nella Biblioteca Ani- 
ciana del F. Abate Costantino Gaetani alcuni Opuscoli di 
SS. Padri , non compresi nel Codice ms. Capuano , recati 
dal Greco Idioma in Latino dal Vescovo di Tropea ; ma 
probabilmente i suddetti Opuscoli saranno o tutti » o parte 
di quei , che si contengono nel Codice Laurenziano , oppu- 
re saranno le due Opere rammentate in ultimo luogo dal 
Palmieri , che non sì hanno in alcuno de* due Codici in- 
dicati . 

Con le Traduzioni fin qui da me riferite degli Scrit- 
ti di più e più Autori Ecclesiastici , il nostro Pietro 
Balbi molto giovò nel suo secolo agli Studj sacri > aven-* 
do in tal guisa somministrato i mezzi à chi non sa- 
peva di Greco per intendere i Padri della Chiesa Orien- 
tale . Giunto air età di ottant* anni , cosi lodevolmente 
da lui impiegati > come abbiamo finora veduto , fu rapito 
dalla morte ai dì 9. del mese di Settembre nel 1479. 
ÀI suo Sepolcro erettogli nella Basilica Vaticana si leg- 
ge r appresso* Iscrizione fattavi porre dal Sommo Ponte- 
fice Sisto IV. , e che già fu pubblicata dal P. Abate 
Ughelli . 



PIETRO BALBI 



ai? 



FETRO BALBO EPISCOPO TROPIEUS! 

QVI OB SINGVLAREM ERVDITIONEM VTRIVSQVE UNGVAE 

MVLTA E GRAECO IN LATINVM ELEGANTER TRANSTVUT 

QViaVE OB SANCTITATEM VITAE ET MODESTIAM 

OCTVAGESIMVM ANNVM ATTIGIT. 

B. MARASCA ANTISTES CASTELLANVS 

ALMAE VRBIS VICECAMERARIVS 

SIXTI IV. PONTIF. MAX. JVSSV 

B. M. FAOENDVM CVRAVIT 

OBIIT DIE IX. SEPTEM. MCCCCLXXIX. 

P. M. P. P 



ANNOTAZIONI 



(i) Priorìsta della Città di Pisa» esistente nella Canctllertét 
Pubblica . 

(a) Il *Passo del Palmieri à rijportato nelle sue Memorie 
dair eruditissimo. Estensore, Professore chiarissimo dell* Vniversiti 
di Pisa . 

( 3 ) Ved. la Descrizione generale dì tutti quei Nobili tee, 
presso il Cav. Flaminio dal Borgo Raccolta di scelti Dipi. Pir, 
fg- 433- e seg. 

(4) Priorista citato. 

(5) Tom. IX. hai. Sacrae col. 468. „ Petrus Balbus Venetas 
nobilissima Gente natus, Pauli IL Pontififis Max. propior affini s . 
Il Papadopoli, Hist. Gymnasii Patavini Tom, II. pag. t^S- » è 
dello stesso sentimento. 

(<5) Papadopoli ibidem, e Jacopo Echard Tom. II. Script^ 
Ordini s Praedicat. pag. 78. 

il) Scrittori d* Italia Tom. II. Par. I. pag. 89. 
Tom. IH. E e 



9l8 



PIETRO BALBI 



(8) Istoria degli Scrittori VimzìMi Tom. IL pag. 242. 

(9) L0€Q €Ìt* 

(io) vita ViSortni Feltrtn. pag. ^o, 

(li) P'ita tjusdcm ViQorini pag, 25. presto il P* Vairani 
Crimonensium Monumenta . 

(12) Delle notizie tratte dall' accennate Vite di Vittorino^ 
che io non ho potuto vedere, mi confesso tenuto alla somma 
gentilezza del dottissimo Sig. Cav. Tiraboschi . 

(13) Libro yy De temporibus $uis ^ col* ^66, Tom. L S. R. L 
Édìt. Fior ent. y^ Petrus Barbus (errore o dello Stampatore, o del 
MS. , e in altro luogo egli ha Balbus ) Natione Pisanus Episco^ 
pus Tropiensis vìr ium vìtae sontinentia » tum Graeca , Latinaque 

eruditìone slarus , atque in scribendo facundus , cujus 

studii praeclarac extant tranilastones . L^ Ughelli pure /oso riV, 
assai celebra il sapere del nostro Balbi; A puerìtia tum Crae^ 
sas f rum Latinas Litteras peritissime didicit^ & in omnibus libi* 
ralibus Artibus educatuSf yir doilus & erudi tus evasiti ai sum- 
mae prudentiae apud omnes ixistìmasionem tulit . 

(14) Loco iit. 

(15) Nella Lettera a Pio li, esistente nella Biblioteca Lau- 
eenziana Pluteo 89. Cod. 16, fai. 39. ^ SHttentia mea semper fuit » 
Pmtìfe^e dignìssime ^ a primis usque temporibus^ quibus Graecarum 
Litterarum studio opfram dedi ^ quod si quando fasulsas daretur 
vertendi aliquid e Gragso in Latinum^ id potius de nostris Chri^ 
eiicolis f quam de Gentilibus facercm. Veggasi V eruditissimo Ca- 
nonico Bandimi Catalogo C$dd, Latinorum Biblioshtcae eie. Tom, IIL 
pag. aóp, 

(16) Loco indie. ^ Petrus Pisanus Mathematisìs ^bssuritasibÉfs $ 
4( Syderum motibus deleffasus est. 

(17) Ibid. fi Sub Paula varia Eahsi astica jounia cansultistirM 
administravit • 

(18) Los. dt. fy Romae apud Pontifuan Sixium agens (Pietro) 
oSuagesimo jam ^iéae anno mori tur. 



PIETRO BALBI 



319 



(19) Panegyric. m tauHem amplissimi Patrìs Betsirhnis intei^ 
Platinae Opera edit, Lngdun. Igia. 

(20) Ved, Placinam ibid, 

(i2T) Nella Letsera premessa ad Alcinoo così parla il 
Balbi al Cardinale: Feci igtsur, ut potuta hoc Lmnum ^ tUÉ. 
quidem fretus humanicate , bcnevolentiaque ^ quam semper erga mò 
ostendisci; e nella citata Lettera a Pio It chiama il Cus&«t 
no suo Cardinale , forse perchè egli era uno della di hù\ 
Corte . 

(22) Cum te intellfgam^ sapientissime atque optime Patrum^ 
tum Aristotelit acutissimi doSrinam ^ ioeteroramque priscorum Phi^ 
losophorum magnijicare ; tum vero divini Platonis sapientiam pur* 
gatissimam in primis admirari : cosi dice il Balbi al Cusano 
nella Lettera citata . 

(23) Che il Cardinale ora lodato fecesse tradurre Plato^ 
nis Theohgiam a Proclo scriptam^ ce ne assicura il Vescovo d* 
Aleria ^ Epistola ad Paulum lì. > premessa ali* Editione di 
Apulejo , e di Alcinoo . Che poi il Traduttore di Proclo 
fosse il nostro Pietro» il sappiamo dal Palmieri, Op. cit. coL 
a6o. , ove scrive : Petrus Balbus Pisanus Tropiensis Episcopus 
egregi US Prodi Platonica^ Theologiae Libro s in Latinam linguam 
versos Ferdinando Regi donat ; e pag. a66. , tessendo il Ca- 
talogo ( per alerò molto imperfetto ) delle Versioni fatte dal 
Balbi , dice : Ad Regem Ferdinandum Prodi de Platonis Theo- 
logia • Lo sappiamo ancora da Pietro medesimo nella Lettera 
di sopra indicata a Pio IL: Transtuli tamen^ cosi egli, ex 
ùperibus Gentilìum aliqua , /// Epitoma Atcynoi Platonici t Ù 
Platonis Theohgiam per Proculum colleffam , ut Rever. D, mc9 
Cardinali S. Pctri ad Vincula placerem , qui non alia de causa 
ejusmodi Theologiae Opera videre appetebat ^ nisi ut instar Aprs 
argumentosae ^ rebus supervataneìs declinatisi inde quidquid boni 
est excerperet ♦ & nostrae verae , solidaeque Religioni » in qua 
ipse fundatissimns est , coaptaret - 

Ee 2 



• 



• 



220 PIETftO BALB^l 

(24) Le di lui parole si sono riferite poco fa. 

(25) Anno 14^6^. die vero ultima mensis Febmarii Romae 
in domo Petri de Maximo . Qaesca Edizione insieme con quel- 
la latta in Venezia nel 1493. per Philippum Pìncìum si con- 
serva in Firenze nella Biblioteca MagUabeehiana . 

(26) Epist. ad Paulum IL ^ Extremum in hoc Opere pa- 
suimus non ita pridem ionversum Alcinoum Philosopkum & ipsum 
JPlatonicum latine paulo divini Platonis sanOiones , & decreta 
txplicantem , cujus interpreti Patri Reverendo Episcopo Troprensi 
honorem suum juste servavimus^ Praefationem ejus Libro Ahinoi 
4ipponendo: quod eo etiam pleniore egimns voluptate ^ quia hic 
Libellus ad Virum maximum Nicolaum Cusensem Cardinalem .... 
est inscriptus . 

(27) Lo confessa egli stesso nella sua Dedicatoria posta 
in fronte all' Edizione di Aulo Gellio: Theodoro igitur opìtw 
lante^ multa ^ ut arbitror ^ Latina feci ver i ora ^ &^ ut Graècf 
Latine •legerentur 9 consequutus sum. 

(28) Ego vero ^ ut meum prìmum sequerer propositum ad 
nostroruM Christicolarum utilitatem , inter Opera Graecorum Do-- 
8orum celeberrima unum profello egregium delegi Santissimi ^ CT 
eloquentissimi Constantinopolitani Praesulis Joannis Chrysostomi ^ quod 
nos Sratuarum dicere possumus^ in quo una & viginti Homeliae 
continentur. Nella citata Lettera a Pio II. 

(29) Ecco il fine della Lettera del Balbi premessa a 
questa prima Omelia: yy Laus Deo Clementissimo (y gloriosis 
Leoni y Petroque , a: Paulo ^ quorum memoriam hodie^ cras^ & 
sequens cras facivnss ^ àr jubenfe Deo glorìosius faciemus. 1460. 
Nel principio poi della suddetta Lettera , che sta nella Bih 
blioécca Laurenziana Oj4, cit. , si legge ; Eloquenùjsimi Viri Pi- 
tri Balbi Episcopi Tropiensis Uc. Neil' anno 1460. il Balbi noo 
«ra neppur Vescovo di Uicotera ^ non che di Tropea^ onde è 
giuoco forza il dire, che il Codice Fiarentino fa copiato qual- 
che anno 4opo che Pietro tradusse I' Qwelia . Del Copista > 



PIETRO BALBI 221 

oppure del posseditore del suddetto Codice è T appressa Nota^ 
che si ha nel margine: Scitoque has omnes XXL Homilias ab 
9odem eloquennssima Viro Petro Balbo Latinas fallas esse. 

(30) Vellem & ceteros ante discessum hinc meum hujus Ope- 
ris Sermones emendatos reddidisse^ sed fortuna tulit^ ^» ^^ ^^' 
stif modus hic noster vivendi^ ut non solum id feclsse tne^ quod 
maxime appetebam^ non fuerit facultas^ sed ne hoc quidem Opu^ 
sculumt quod ad te mitto tam parvum , eadem de causa satis 
emendatum fonasse reperìes . Accipe igitur ab amico > ut retuli > 
occupatissimo ice. Nella Lettera poco fa citata « 

(31) Ughellius Tom. IX. Op. cit. col. 414. 

(32) Così termina il Balbi la sua Lettera a Pio: Lege 
igitur feliciter optine Patrum ^ hoc aureum Opus tuo Sanilo No- 
mini dedicatum; nam Pius es nomine ^ sed Piissìmus opere; tuit 
enim erga me humanitate^ tutsque aeternis in me beneficits^ non 
modo pius^ sed etiam piissimus fuisti. Vale quam diutissirnCy & 
mft quaeso f ut caepisti ^ semper commendatum htibeto . Chs il 
Balbi traducesse» e dedicasse a Pio IL le riferite Omelie •, V 
abbiamo pure dal Palmieri pag. 266.: ^ Ad Pium IL Pontifi- 
iem Maxifnum Chrysostomi Homiliae 21. de Statuita 

(33) La Lettera a Francesco Romana finisce con le se* 
guenti parole: Deo gratiat^ & Nazarioy quem scito LeBor hodie- 
Martyrio coronatum. 1460» Questa Versione ms^ serbasi non solo 
nella Biblioteca LaurenzianSr ma anche nella Vaticana Cod. 5219^.^ 
ed incomincia : Petri Balbi Pisani ad Venerabilem &c. Ved. 
Montfauconius Tom. L Bibliothecac Bibliothecarum mss. pag. 128. 
Son di parere, che la sopraccitata Lettera di S. Massimo sia 
quella > che nel Tom. A delle di lui Opere , seconda V Edizione 
del P. Combefis». ha questo titolo: De tristitìa secundum Detim^ 

(34) In un Codice fns.^ esistente nel Tesoro della Chìesai 
di Capua^ si contiene la saddetta Traduzione con alcune altre 
fitte dal Balbi, conforme attesta V Ughelli Tom. cit. col. 468. 
Questa Omelia è senza dubbio la seconda delle due fatte dai 



22£ PIETRO BALBI 

esso sopra le parole del Salmo 48. 99 Ne tìmuiris ice. , che nell' 
Edizioni del Duceo» e del Savilio è intitolata De Eleemosyna. 

(35) Codice Capuano presso V Ughelli ibid. 

(36) Gaspar Veronensis Lib. III. De gestis tempore Clemen- 
fissimi Pontificis Pauli IL apud Muratorium Tom. Ili Par. IL 
S. R. hai. pag. 1044. 

(3Z) Ughellius loco cit. 

(38) Codice Capuano^ e Mattia Palmieri loco eit.^ ove di- 
ce : Ad Paulum IL Gregorii Nicaenì ( Nisseni ) De immortali- 
tate Animi , & Purgatorio . 

(39) In fine di questa Versione si legge: Finitus est hic 
Sermo traduffus a Craeco in Latinum per me Petrum Balbum Ci- 
vem quidem Pisanum^ sed Dei^ & Apostolieae Sedis gratia Epi* 
scopum Tropiensem hac die XXIL Januarìi Anno MCCCCLXVIIL 
in nostris Episcopalibns Aedibus feliciter hora XXIL 

(40) Le stesse parole si hanno in fine di questa secon- 
da Omelia^ e solamente v* è diversità quanto al giorno, in cui 
fu terminata, che dicesi // 26. del mese indicato. Ved. // Cod. 
Laurenziano citato . 

<4i) Il P. Bremond, Tom. II L Bullarìì Ord. Pradìcat. pag.^l%.t 
dopo r Ughelli scrive, che Arrigo fu promosso al Vescovado di 
Policastro V anno 1468. nel mese di Ottobre. Dunque il Bal- 
bi non potè mandargli le due Omelie se non che sulla fine 
dell* anno indicato, o piuttosto nel seguente» Dal che si ri- 
leva, che anche nell* anno 1469. il Balbi governava da per 
se la sua Chiesa, e non absens^ quìppe qui semper vixit Ro* 
mdiy come senza fondamento dice il Papadopoli loco cit. 

(42) Francìscus Marradesa Vir nobilis^ ac Regius heic Cu- 
bernator , quum querìmoniam apud Regem per Htteras facerety 
me siii santissima Ecclesia Sacramenta denegasse ^ cogitavi f do- 
Hissime acque optime Prasulj hac duo san ff issimi , atque eh- 
quentissimi Joannis Chrysostomi Opuscula ad te mìttere 9 qua his 
equiitem dicbus de Graco in ,Latinum traduxi . . . . Legas igitur 



PIETRO BALBI 



823 



vili'fft » optimi Prdsul , ho$ illtuì tanSl siimi Chrpostmt Sermones » 
à* ad me^ quaeso scribas^ si hoc mettm tramferendi exercitium 
iibi gratum vidcatur ^ plura enim iunt hujus Dofforist quae adirne 
ad Latinos nostrot non venemns. Quamobrem^ si abs te^ Thcologe 
doff issimi^ hoc iransfercndi genus laudahitur^ ad alia quoque sua^ 
tuo integerrimo judiciOf tuaque exhortatione ingenti animo me con^ 
feram, Tom. IlL CataL Cod, Lat. Biblioth. Laurent, pag, 269, 

(43) Codice ms. Capuano. 

(44) Nel Tom. IL pag. 354^ dell* Opere del Santo deir Edi- 
zione di Parigi^ fatta dall* immortale Monfoconc» questa Ome* 
Ha ha 11 seguente titolo: In Servatoris nostri Jesu Christì diem 
Natalem . 

(45) Rogasti denique ^ ut eumdem Sermonem (de Nativltate) 
$ibi Latinum traderem ; feci igitur ui Jmssisti . Faie^ opti* 
me Praesul , & me Pontifici Maximo commenda . Ved, il Tom. 
€it. Codd. Latin. coL 270, 

(46) Codice Capuano. Il Sermone dell* Orazione è il IX. tra' 
XXIK, che Simone Metafraste compose di varj testi tratti dall* 
Opere di S. Basilio 5 acquali Sermoni i dottissimi PP. Mauriai 
hctnno dato luogo neir Appendice al Tom^ IIL dell* Edizione di 
Parigi 1730. 

(4:) Qiiesta Lettera sta nel Tom, di. pag. ^o, ed è la IL 

(48) Tom. cit. CataL Codd. Latin. &c. col. fi^i. 

(49) Vita Ambrosi i Camaldulensis pag. 435. 

(50) Osserva il celebre P. Lequien» Praefatìone generali im 
novam Operum S. Joan. Damasceni Editionem^ che sino al prin- 
cipio del secolo decimosesto degli Scritti genuini di esso Santo il 
solo Libro de fide Orthodoxa era stato tradotto da Borgua- 
dione Pisano, della di cui Traduzione si servirono Pietro Lom- 
bardo, S. Tommaso, e gli altri Teologi, Di questa Traduzio^ 
ne dunque fece ricerca il Canonico de Planca. 

(51) Il Trattato sopra le Reliquie e le Imaftni de" Santi 
trasportato in Latino dal Balbi, non è altro che il Capitalo 



tfi4 PIETRO BALBI 

15. del Libro IV. de Fide Orthodoxa^ il quale neir Edizione 

del dottissimo P. Lequien ha il seguente Titolo: Qtns San&is^ 

ipsorumque Reliquiis honos habendus sìt ; e il Capitolo 16. de 
Sanfforum Imaginibns . 

(52) Che è il Capitolo 13. del Libro citato, ed è intitola- 
to: De sacrosanSiSf & immaculatis Domini Mysteriis . 

(53) Cum paucis ante diebus ^ scrive il Balbi a Marcello 
de Fianca , quam ultimo conveniremus , de Sanffi DoSoris Joannis 

I Damasceni Theologia in Sermone incideremus^ dixistif te perdili- 

genter quaesivìsse^ an ejus TraSatus in Romanorum Religiosorum 
Bibliothecis reperires Latinis Litteris conscriptos^ & nihil denique 
tjusdem Sanili invenisse ; quapropter Graeco ejus Codice accepto 
Traffatum & de SanSorum Reliquiis^ & de Imaginibus tuo nomi* 
ne in Latinum^ ut saepe efflagistasti^ verti^ ac deinde de San- 
^is^ atque intemeratis Sacramenti s visum fuit ad te translationem 
mittere^ ut meo labore saltem illud intelligas^ quod de hoc prae^ 
clarissimo DoSore tibi contuleram. Tom. cit. CataL Codd. Latin. 
Biblioth. Laurent, col. 274. 

(54) Palmieri Op. cit. pag. 266., ragionando di quei, cui 
il Balbi dedicò le sue Traduzioni ^ così dice: Ad Sixtum IV. 
Pontificem Maximum Maxìmi Confissoris de Charitate 9 ac Home- 
liae Morales Chrysostomi L.j & super Genesim , atque Andreae 
Epìscopi Caesareae Cappadociae super Apocalypsin . Son di parere, 
che le L. Omelie di S. Giangrisostomo tradotte dal Balbi sie- 
no la maggior parte delle LXVII. fatte dal Santo Dottore in 
Geneseos capita 50., benché il Palmieri ne parli come di due 
Opere diverse . 



"i 



MATTIA PALMIERI 



Plsai la quale sì calla forza dell' armi , che per Io 
studio della mercatura era stata per lungo tempo 
una delle più potenti e gloriose Città d' Italia, ed avea 
dilatato il suo nome ed Imperio perfino in Levante (r)^ 
divenne nel secolo decimoquinto uno spettacolo , che do* 
veva generare nelT animo dei suoi vincitori medesimi com- 
passione piuttosto, che accrescere acerbità ed asprezza. Do* 
pò che un ingrato Notaro del suo Contado col divenir- 
ne il Tiranno, mostrò quanto ella avesse perduto del suo 
antico vigore , tentò la misera con ogni artifizio di rav* 
Ivivare quello spirito di liberti ,• che T ambizione di alcu* 
ptii suoi Figli , non meno che la gelosia dei rivali cospi- 
rava ad estinguere; ma il tentarlo fu vano. Questi alla 
Infine prevalsero ; ed allora fu che essa vidde cadere tanti 
suoi nobili Edifiz) di una inestimabile magnificenza e bel* 
lezza , La mercatura o le venne interdetta , o languì ne- 
cessariamente sì per la estrema miseria , a cui dalle pri- 
vate insolenti rapine furon ridotti coloro , che 1* amor 
della Patria ritenne dentro le mura di lei , sì per la 
dispersione e la fuga degli altri ; e quelle vaste campa- 
gne, che sì bene corrispondevano ai voti di un Popolo 
numeroso di Agricoltori industri , e nelle quali il Citta- 
dino sbigottito sperava di trovare un asilo , negletti gli 
argini e i fossi, cambiaronsi in una sorgente dì aliti mi- 
cidiali a comune sterminio (2). Tarerà lo stato di Pisa 
Tom. Ili F f 



MATTIA PALMIERI 



neir età in cui nacque Mattia Palmieri; di cui sebbene 
li celebre Apostola Zeno (3), ed il eh, Slg* Abate Giro- 
lamo Tiraboschi (4) abbian raccolte non poche notizie , 
non hanno però a noi preclusa là strada di far meglio 
conoscere un Uomo , che fa tant' onore alla Toscana , 
BOA che alla Città di Pisa, che gli fu Patria certamente • 
Già fin dall' anno 1206, aveva la Famiglia Palmieri 
un Cavaliere deli' Ordine di S. Già, Gerosolimitano ^ in ap- 
presso Priore di Pisa {5). Conta ancora tra quelli > che 
la illustrarono con le dignità della Chiesa (6), un P^esco- 
vo di Cdlcedonia detto Suffraganeo dell' Arcivescovo di Pisa, 
di cui ha fatta distinta menzione il dottissimo P. Anton 
Felice Mattei nella sua Storia ddla Chiesa Pisana (7)* 
Chi fosse la Madre del nostro Mattia non è stato pos- 
sibile il rinvenirlo; sappiamo p^rò, eh* egli ebbe per Pa- 
dre Nanni, o Giovanni; giacche Silvestro , certamente Fra* 
fello di Mattia (8), e che godè delle prime Magistra- 
ture di Pisa nell' anno 1^6^. ed in altri , fu Figlio di 
quest* ultimo • Sembra altresì fuor di dubbio , che il suo 
nascimento cadesse nell' anno 1423., apparendo manifesta- 
mente dall' Epitaffio postogli in S. Maria Maggiore di Ro- 
ma dal mentovato Silvestro , che Mattia finì di vivere 
neir anno 1483., nelF età di sessant' anni (9); al quale Efi- 
iajfìo corrisponderebbe con esattezza la narrazione di Jacopo 
Volterrano > se questi non iscrivesse accaduta la morte di 
Mattia due giorni dopo (io). Reca perciò maraviglia^ 
che Arrigo Stefano il P'^ccchio, ristampando in quarto a Pa* 
rigi nel 151 1. con alcune Opere Teologiche di varj Au- 
tori la Traduzione di Ariscca fatta da Mattia , lo dicesse 
Vicentino: #> Comema in hoc Opuscolo : P'cius Edilio Ecclesia'^ 



MATTIA PALMIERI 



«B? 



stae Scc. Aristeas de LXXIL Legis Hebraicae Inurpntado* 
ne, interprete Matihia Palmerio Vicemino; ed è molto più 
da stupirsi , che in ciò egli fosse ciecamente seguito dm 
Giovanni Alberta Fabricio (u)* Imperciocché senza ricor* 
rere ai Codici mss* i quali tutti concordemente Io attcsta* 
no Pisano (12); poteva rilevarsi agevolmente, che ci fos- 
se tale, e dalla prima Edizione della Traduzione di Ari* 
itcay inserita al principio della Bibbia Latina stampata in 
Roma nella Casa dei Massimi 1* anno 1471., e àdàV Edi^ 
zione di alcune Opere di S. Girolamo diretta da Teodoro 
Lelio , a cui ancora si trova premessa nel Tomo L la 
Versione Palniicrana di Aristea , da Mattia medesimo dedica- 
ta al Sommo Pontefice Paolo IL (13). Che più? Arrigo 
Stefano i stesso , stampando 1* anno seguente 15 12. in alma 
Parisiorum Academia la Cronaca di Eusebio Vescovo di Ce* 
sarea colle Aggiunte di Prospero > dì Matteo , e Mattia 
Palmieri, e di Giovanni Mokivalle (14), lo disse Pisano^ 
La qual cosa non è av%'enuto di notare né al Zeno^ 
né al Sig. Tiraboschi . 

Che grandissimo fosse V amor per le Lettere nel no#* 
stro Mattia nei suoi più verd' anni, Io mostra assai chiaro 
la singoiar perizia da esso ben presto acquistata nelle due 
lingue dei dotti , Greca e Latina • Ma tutto è oscuri* 
tà ed incertezza quando si tratta di determinare da 
chi egli ne avesse i precetti , e quali fossero i Profes- 
sori, che gF insegnaron le Scienze. Non sembra però 
del tutto improbabile I che dopo aver fatto i suoi Studj 
in Patria ei passasse a Firenze , dove giornalmente si 
ritrovava nell* anno 1447., vigesimo quarto dell' età sua, 
spettatore dolente della desolazione dei suoi Concittadini, 

Ff 2 



S28 



MATTIA PALMIERt 



siccome attesta sul fine del primo LiL ,, Belli Italici, di 

eui riferiremo le parole: giacché tanto giovano ad illu- 

Strare la Storia dì Pisa in un tempo per lei infelicis-. 

Simo . ^ Hanc igitur Urbem ( Pisas ) post ubi devi da 

^ est , Fiorentini veluti alteram Carthaginem , & timere , 

^ & mirati numquam destitere . Quo timore perculsi , ne 

^ rires aliquando loci opportunitatc resuraeret , nunc ci- 

^ ves ceu suspe£tos pellunt^ nunc divitias dtssipant, nunc 

91 tributorum exaftione adeo Populum lacerant ; ut plerique 

^y rebus suis desperantes urbi cedere cogerentur- Atque ita 

,, per sex & quadraginta annos in Pisanos saevitum est ; 

^ ut hoc bello vix ad mille cives Pisis reperirentur : eo- 

» rumque major pars Nobilium praesertim ob paupcriem , 

,5 atquc inopiam in agro degebac . Igitur Fiorentini pri- 

>, stino adhuc timore pavidi has reliquias , heu cruda ca- 

,5 lamitas ! Florentiam obsides proficisci jubent * Harum 

„ cquidem Familiarum , quae adhoc tantis calamitatibus 

relìquae erant^ obsides^ ac veluti in custodia Florentiae 

^5 quoti die , proh dolor ! conspiciens quid non ingemi- 

y sccbam ? Venera nt enim Lanfranchi , Orlandi , inter quos 

„ & Sacerdos Marianus vir praescans visebatur , Gualan- 

^ di , Vivariani , Ascorniani , Caproniani , Gayetani , qui 

^ Patriae jura servarant ( nam reliqui perditis Patriae 

^ Castellis se Florentiae inscruerant ) Cinquini > Bartho- 

fj lotti. Cernere erat & Ragonenses , Bracenscs; Gaietti j 

,j una Galli Palmieri , Lantes aderant - Lanfreduccii ade- 

jj rant, Lambertuccii , Barbi, Mastiani , & qui ex Cassia- 

D no, qujque e Septjmo dicebancur* Stabant inter hos & 

y, qui a Butino quodam orti falso se Donaratici procc- 

f> res appellabaui . Cerncbautur AJiates , qui Pisis subscdp- 



ÌATTIA PALMIERI 



n rant : nam caeteri Siciliani dìvites habebant , Griphi , 
n Zampantes> Damiani, Buccani Coki, Vecchiani, multiquc 
n praeterea ^y . Se poi sospettasse taluno , che Mattia in- 
volto nella comune sciagura si trovasse in Firenze eoa h 
Palmieri ancor' egli in ostaggio; convien riflettere, come 
Mattia qui non si nomina distintamente, Io che sarebbe 
contro il metodo da lui praticato io varj passi di quelLi 
sua Storia . Ed in secondo luogo non è sì facile in tal 
supposizione spiegare quella stretta relazione contratta da 
esso fin dall' adolescenza con la Casa dei Medici , come 
egli scrisse a Lorenzo il Magnifico nel 1474* a motivo 
deir opposizione, che aveva trovata nel far prender pos- 
sesso in suo nome della Chiesa, a cui lo avevano eletta 
i Gaetani di Pisa, Patroni di essa (15)* Ma checche 
sìa di ciò, ritroviamo Mattia nell' età sua di anni venti- 
sette in Roma per il Giubbilto intimato da Niccolò V, V 
anno 1450., in cui fu tanto grande la folla del Popo- 
lo, che allo sbocco del Ponte Adriano, or Sant' Angelo, 
furon trovati calpestati dugento cadaveri il dì di S. Ste- 
fano , senza contare quei , che precipitarono dalle Spon- 
de (16). Se Jà fosse spinto da divozione, o da deside- 
rio di gloria, o da qualche altra cagione, ci è ignoto i 
rileviamo però da lui stesso, che due anni dopo, cioh 
nel 1452. egli era presso del Cardinal Prospero Colonna, 
Personaggio di si alta riputazione, che Federigo III- Im- 
peratore, portatosi in Roma per ricevervi la Corona Im- 
periale , e celebrarvi le nozze con Eleonora Nipote di 
Alfonso Re di Napoli , lo contraddistinse tra tutti i mem- 
bri del sacro Collegio col bacio (i^); ^ che ivi Mat- 
tia entrava a parte coi più gran Signori dei più gravi 



sjch 



MATTIA PALMIERI 




affari d' Italia , venendo a lui comunicate le Lettere 
originali relative alla disfida seguita (i8) tra i Veneziani > 
e Francesco Sforza Signor di Milano, a favor di cui mi- 
Jitava con quattrocento cavalli Jacobus ex Saxcta Pisanus^ 
Questi è quel Cardinale medesimo, a cui Mattia dedicò 
la sua Traduzione di Erodoto , di cui , se il dottissimo 
Padre Politi Professore di questa Università non arricchì la 
Repubblica Letteraria stampandolo con le sue Annotazioni; 
ciò avvenne per avventura quia facillime in eo vai ar^ 
dcntissima studia defcrvescebant (19)* Qual profondità di 
sapere, e qual coraggio si richiedesse ad intraprendere una 
fatica si lunga e sì malagevole» qual dovea essere una 
tal Traduzione ìn un tempo, in cui mancavano quei tan- 
ti bei Lessid , che abbiamo ai dì nostri , ed in un luo- 
go t in cui quei pochissimi , i quali erano sufficientemcn- 
te versati nelle Lettere Greche, niun' ajuto potevan recare 
al Palmieri (20), di leggiere il comprenderà chi non igno» 
ra aver^ Erodoto adoperati vocaboli tanto poco comuni , e 
frasi sì rimote dall' universale costume degli altri Scrit- 
tori Greci, che formossi un linguaggio tutto suo proprio, 
avvegnaché elegantissimo (21)* 

Eppur Mattia la intraprese, e la condusse felicemente 
al suo termine nel fior degli anni (t2) ed in mezzo ai 
mottiplici afiari , che lo tenevano occupatissimo , tanto suol 
proprj , che ad esso affidati dal suo Mecenate e Bene- 
fattore insigne il Cardinale Colonna (23): e ciò fcco 
con tanta eleganza Latina , che potè gareggiare coi primi 
Scrittori , che in quel secolo , e nel seguente fecero ri- 
fiorire la bella Letteratura in Italia . Ne vogliamo dissi- 
mulare , che Lorenzo Valla, Traduttore ancor* egli delle 



MATTIA PALMIERI 

nove Muse di Erodoto, era già morto neiratino 1457, (24), 
crigesimo quarto dell* età del Palmieri • Ma ciò non de- 
roga in alcuQ modo al merito singolare di lui . Imper-* 
ciocché in primo luogo, affinchè sussistesse la scusa deir 
età troppo giovanile per tale impresa, da lui allegata in 
quella sua Dedicatoria, era necessario ^ che egli l'avesse 
ultimata alcuni anni prima della morte del Valla • In 
secondo luogo la Traduzione del Valla fu per la prima 
volta stampata in Venejia ncll* anno 1474. (25), e per 
conseguenza intieri dieci anni dopo la morte del Cardinal 
Prospero, a cui aveva dedicata la sua nis. il nostra Mat- 
tia (26). Finalmente con qual fronte il Palmieri nel cuor 
dì Roma avrebbe potuto ingannare un Personaggio si ri- 
spettabile , a cui protcstavasi debitore dei suoi avanza- 
menti , ed amantissimo delle Lettere e dei Letterati , as- 
serendo , che niuno avanti di lui aveva posto mano a 
quest* Operai (27) Egli è adunque evidente, che fino al- 
lora non a ve vasi veruna contezza della Versione del Val- 
la , se mai questi l' aveva condotta a fine prima del 
nostro Traduttore (28)* 

Dobbiamo bensì confessare, che il Palmieri s'^ imbattè 
in un Esemplare Greco poco corrispondente a quello ado- 
perato dal Valla , ed agli altri che più si apprezzano 
dagl* intendenti di Greca Letteratura . E che sìa avvenuto 
cosi, cel persuadono e certe espressioni di facilissima iiitelli- 
genza, che Icggonsi nel nostro MS., troppo infelicemente tra- 
dotte, per credere, che Mattia Graece eruditus ne ignorasse 
il significato (29) e la diversità, la quale si osserva ne! 
principio di alcuni Libri tra k nostra Versione, ed il Testo 
Gnco di Erodalo dello Stefano del 1541-, al quale in ciò 



«3« 



MATTIA PALMIERI 



corrispondono quello di Basilea del 1557»> ed il Gronoviano 
con le Annotazioni de! Wesselingio^ stampato in Amsterdam 
nel 17(53. (30). 

Se a ciò s* aggiunga , che nei tempi , nei quali viveva 
Mattia* la maggior parte dei Traduttori mostraronsi più 
solleciti di dare un giro piacevole ed un bel colore alle 
loro Versioni , che non di quella esattezza grammaticale , 
che suol bramarsi singolarmente dagli studiosi della lingua 
Greca; e per fine se si consideri, che il nostro Codice è 
scritto di man d' un Copista poco intelligente della lingua 
Latina medesima , leggendovisi Religiones in vece di regioncs , 
ed uxorls tuae quequc eniteat in luogo di ukov tua quoque ^ni- 
teat ; non iscapiterà certamente nella riputazion di Greci- 
sta il nostro Palmieri presso un giusto estimatore del me- 
rito degli Scrittori , il quale voglia consultare quella sua 
Versione di Erodoto (31). 

Sembra poi verisimile , che questa non fosse la pri- 
ma Versione, a cui dassc corso Mattia, non tanto per es- 
ser nominata in primo luogo quella di Aristea nel sur- 
riferito Epiiafjio , quanto a motivo che egli nel dedi- 
car quest' Opuscolo a Paolo IL assunto al Sommo Pontifi- 
cato neir Agosto dell* anno 14(54. (32), accenna di aver-- 
ne già da gran tempo ultimata la Traduzione (33); e per- 
chè molto e naturale , che da un lavoro più facile e 
breve ei passasse ad un altro più scabroso e lunghissi- 
mo • Anzi se in tanta scarsezza di notizie hanno luogo 
le congetture , potrebbe credersi , che la Versione di Ero- 
doto fosse preceduta ancora da quella riportata da Lab- 
bè (34) tra i Codici mss. della Regia al nunu 1839. con 
questo Titolo Arisiotelis Meihcorologica Lat. per Mauhiam 



MATTIA PALMIERI 



«33 



Palmierium . Così il Palmieri avrebbe unito tìell^ adolescen-' 
za la Letteratura Greca e Latina allo studio della Filo- 
sofia, di cui suol dilettarsi grandemente quell' età; e no» 
saremmo obbligati a far perdere un Uom d* affari dietro* 
alle meteore di Aristotele , Ed ecco abbastanza mostrato 
con quanta ragione Silvestro facesse incidere nella Lapide 
Sepolcrale posta al suo Fratello Mattia: Qui erudition£ Crac* 
ca , Latinaque danti t ; ed Jacopo Volterrano il dicesse : Ftp 
Latine , é^ G tacce erudi tus • Resta tuttavolta a notar qual- 
che cosa dei dieci Libri inediti Belli Italici; i quali noa 
conoscendosi né dal Zeno (35), né dal eh* Sig- Tirabo-. 
schi (36), hanno sospettato, che forse fosse la stessa cosa. 
che r Opuscolo de Temporibus suis (37) • Già da quei pas-t 
si, che secondo V opportunità ne abbiamo addotti finora n 
si è potuto facilmente comprendere V insussistenza di tal 
congettura; ed ancor più chiaramente potrà rilevarsi, qua* 
lor si rifletta , che quest* Opera forma un bel Tomo in 
quarto d' intere pagine 450.; laddove 1' Opuscolo de Tem- 
poribus suis è una succinta Cronaca , in cui sono accenna- 
ti gli avvenimenti principali dell' Europa , e delle altre 
parti della Terra allor conosciuta , che avessero relazione 
con essa, ed in modo speciale con T Italia • Aggiungasi, 
che r Opuscolo de Temporibus suis incomincia dal 1449*, e 
termina nel 1482, inclusi va mente ; i Libri poi della Guerra 
Italica hanno per oggetto primario la guerra di Alfonso 
di Aragona Re di Napoli co* Fiorentini , e le vicende' 
deir Italia dopo la morte di Filippo Maria Visconti; e 
però distintamente comprendono la Storia d' Italia di cir- 
ca diciott' anni, terminando nell'anno 1464., in cui Fer- 
dinando Figlio di Alfonso restò pacifico possessore del Rc- 
Tom, III G g 



«34 MATTIA PALMIERI 

gno , e morirono Cosimo Medici > detto dipoi Padre della 
.Patria, ed il Pontefice Pio IL in Ancona, dove si era 
portato per navigar contro i Turchi . Né si vuol passare 
sotto silenzio ciò, che narra il Palmieri nel Libro VIIL, 
dell ' insigne servigio reso in quella guerra al Pontefice 
dalla nobil Famiglia Gaetani di Pisa (38), e di cui go^ 
de tuttora e continuerà con suo gran profitto a godere 
la R. Camera Apostolica , colla invenzione della inesausta 
•miniera dell'Allume; per cui nel prim' anno entrarono nel 
pubblico erario centomila scudi. Questo soccorso di dena* 
To , e r alleanza recentemente stretta con la Borgogna 
accrebbero V ardor del Pontefice per la guerra. Sommi- 
nistrò pertanto pronti e poderosi ajuti al Re Ferdinando, 
e si die tutto a «ollecitare la spedizione contro i Tur- 
chi , già decretata nel 1460. dal Concilio di Mantova • Si 
abilitarono i Monaci e gli Ecclesiastici d' ogni grado a 
prendere il Cingolo militare: ed il Pontefice stesso ad on- 
ta di una lenta febbre, che lo indeboliva c^ni di più, 
volle incoraggiare le truppe colla sua presenza. Giunto a 
Fabriano (39) 99 cum turba inopum militum, prout quem- 
m que belli gerendi impetus tulerat , ^ine duce ^ sine signÌ5 
t) illuc ad eum conilueret, duces eligit; qui homines si- 
gna sequi , & ordines servare instruerent . Inter quoi 
p Mathiam Palmierium , qui procul ab oppido vitandae 
99 multitudinìs gratìa consederat, advocari jubet* Advenien- 
09 ti Hispani generis Sagyttarios committit^ atque instru- 
9 £lam armamentis , commeatuque biremem commendari &c. ^ . 
Fu però disgraziato Mattia in questa sua nuova cari- 
ca; poiché, inferocendo per mancanza di viveri nell* eser- 
dto un» peai&ca in&xixxiUj >« otto gìaim jperiroAfli cin- 



MATTIA PALMIERI «35 

quanta de^ suoi . Non vi fu mai eercamencd spedizione 
più infelice di questa ; seppure si può dir tale , mentre 
convenne accordare la dimissiohe ali* esercito, prima che 
tutto si combinasse. Il Duca di Borgogna mancò di fe- 
de ^ ed i Veneziani coli' affettata loro lentezza nel far 
giungere le proprie Galere al Porto di Ancona mostraronsi 
poco disposti a favorire V impresa. Onde tra per l'angu- 
stia di spirito f tra per gì' incomodi del viaggio aggrava- 
tosi Pio IL, vi morì. Trasferito il Cadavere a Roma, e 
fatte r esequie col solito rito, considerando i Cardinali «. 
che niuno in Italia poteva meglio dei Veneziani depri* 
mer T orgoglio Maomettano, nel primo squittinio prescel- 
sero per successore al defunto Pontefice un Veneziano , o. 
questi fu Pietro Barbo col nome di Paolo II. De cuJM 
Viri rebus quoniam postmodum gesta septem a me Volamini" 
bus scripta sunt, silendum nunc potius , quam pauca dicere 
censui. In tal guisa finisce il decimo ed ultimo Libro della 
Guerra Italica. Un' altra Storia dunque aveva già fatta il 
Palmieri prima di questa. Chi sa quanta luce potrebbe 
Spargere su i grandi avvenimenti del secolo decimoquinto, 
che tanto interessarono la Religione ed i Principati , se mai 
un Esemplare di essa si discuoprisse ? Dalle 4)arole surri- 
ferite si raccoglie altresì, che, se non tutti, 1' ultimo Li-- 
òro sicuramente della Guerra Italica fu scritto da Mattia 
già per lo meno quinquagenario: essendo morto Paolo IL, 
di cui afferma di aver già scritto le gesta , nel mese di 
Luglio del 1471. (40); e prescindendo dàW Opuscolo de 
Temporibus suis , composto probabilmente col notar d' anno 
in anno ciò , che avveniva di più interessante , forse la 
Storia Belli Italici fii V ultimo lavoro, che Mattia potesse 

Gg^2 



«36 MATTIA PALMIERI 

condurre al termine (41). Diciamo così, perocché egli 
aveva in animo di scrivere qualche altra Storia > in cui 
ci potesse opportunamente inserire gli errori del famoso 
Eresiarca Giovanni d' Hus (4&)« 

Dalle quali cose si rende manifesto ^ che lo stile del 
nostro Mattia era instancabile non meno , che facile e 
castigato • Le sue parlate » se parranno a taluno troppo 
frequenti^ ed alquanto prolisse^ si troveranno però piene 
di forza , di dignità» e di notizie tratte dalle moderne 
ed antiche Storie > nelle quali egli doveva esser versatis- 
Simo. La lettura poi del Poeti Latini convien dire, che 
fosse molto a lui famigliare» sì perchè non di rado sfug- 
givangli intieri versi tratti da essi nella descrizione spe- 
cialmente delle battaglie, sì perche son bellissimi quelli, 
che tradusse in Erodoto . 

Tanti e sì rari pregj di mente in Mattia erano ac- 
compagnati da quelli del cuore. Basterebbero le savie ri- 
flessioni onde sparse i suoi Libri della Guerra Italiana , per 
jgiudicarlo Uomo pio , giusto , e prudente al sommo , se T , 
esempio di Sallustio non ne avvertisse del pericolo , che 
si corre nel giudicare del costume degli Storici dalle lo- 
ro Opere . Ma se Mattia imitò questo Scrittore (43) ta- 
lor nello Stile , e talora nel deplorare la corruzione del 
costume dei tempi suoi^ ili molto dissomigliante da esso 
nella condotta del vivere. Mattia Vitae frobitate, innocemia, 
frugditateque praestitit. Cosi il jbuo epitaffio, fuor d' ogni 
dubbio veridico , benché fattogli da un Fratello. Apostolo 
Zeno (44) # il Bonamici (45), il Sig. Tiraboschi (46), 
Jacopo Volterrano (47), non hanno avuta altra opinioni 
di lui 9 € la testimonianza del TQraalìUQ^i (48) è 6upe«- 
liorie A qujduj^que leccezione. 




■ ' i'i 



MATTIA PALMIERI «3-r 

Tali furono i mezzi adoperaci da Mattia Palmieri per 
giungere alle dignità della Corte Romana^ nella quale. V aiv- 
no 1474*» come ora abbiamo veduto» era già pervenuto al 
posto di Abbreviatore , e di Segretario Apostolico , ed in 
cui rimase per dieci anni almeno fino alla morte: altro 
di lui non avendosi nel suo Epitaffio; ricompensa forse 
troppo scarsa per un Uomo, che alla chiarezza dei Na- 
tali accoppiava tanta dottrina , ed una morale incorrotta • 
Egli è però vero, che i Sommi Pontefici (49) procura- 
rono di supplire in qualche modo a questa scarsezza, an- 
noverandolo tra quelle sublimi, e Letterate persone, le qua- 
li a tenore del Canone XXIX. del qaarto Concilio Generale 
di Laterano majoribus beneficiis sunt honorandae. 

D. A. B* 



ANNOTAZIONI 



(i) Ved. Muratori sopra le Antich. hai. Tarn. IL in iVi- 
P^tì 1752* Disserfaz. 30. in fine. 

(3) Ved. Guicciardini Storia à" ItaU Lth. IL in princ. 

(3) Dissertazioni Vos siane Tom, IL Disserta 12. pag. 169. 

(4) Stor. della Letterat. Ital. Tom. XVIL pag. 43. Ediz. di 
Firenze ann. 1787, Anche il Moreri ne ha fatto un breve Art. 
nel suo Dizionario. Ved. Palmier ( Mathias ) de Pise &c. 

(5) Ved. la Prefaz. ali* Opusc. di Mattia Palmieri Pisa- 
no de Temporibus suis nel!' Appendice all' Op, del eh. Mara- 
tori, che ha per titolo Rtr. Italit. Script., Florentiae 1748., 
col. 239. Il Cavaliere, di cui si è detto nel Testo, è Fra 
Bartolo Falmieri da Cascina , il quale essendo poi divenuto 



«38 MATTIA PALMIERI 

Priore di 5*. Sepolcro^ ordinò annualmente la Festa di S. Ubai- 
desea con Processione nel giorno della SS. Trinità . Ved. la 
Vira di S. Ubaldesca . E* da notarsi , che Fra Bartolo è det- 
to da Cascina , perchè tanto la Famiglia Palmieri , che la 
Famiglia Falmerini vengono dalla Famiglia Cascina , e tutte 
tre non sono che la medesima. Se poi deve preferirsi 1' au- 
torità dì Lodovico Araldi y^ Italia Nobile ,> Venez. 1722., pag, 
144- > a quella dell* Autore della citata Prefazione , T altro 
Cavaliere Gerosolimitano Palmieri, che questi dice essere stato 
Commendatore di Camollia neir anno 1381. , sembra che fosse 
Fra Pietro Palmieri di Siena contemporaneo di Fra Bartolo . 
Ond* è che due Palmieri , T uno di Pisa » 1* altro di Siena , 
sono i due primi Cavalieri dell' Ordine di S. Giovanni^ che 
vanti r Italia. 

E' ancora tradizione, che Fra Bartolo fosse Uomo facol- 
toso , e fabbricasse la Chiesa di S. Giovanni di Cascina , e 
che nella Sagrestia di detta Chiesa fossero Iscrizioni e Pitture 
col ritratto di esso; ma di tuttociò non potrebbe addursi al-* 
tra prova , che 1* Arme tuttora esistente nella Facciata di 
quella Chiesa a sinistra di quella della Religione. Queste os- 
servazioni si debbono alla gentilezza del Nobil Sig. Pier Lo- 
renzo Palmieri , da cui spera la Patria di veder propagata 
questa illustre Famiglia . 

(6) Al medesimo Sig. Pier Lorenzo siamo debitori dell* 
osservazione seguente . E' tradizione , che Don Zaccheria Pal- 
mieri fosse Abate di S, Michele a Verruca , e che soppresso 
detto Monastero con quello di S. Ermete ^ passasse a Roma 
raccomandato da Mons. Giuliano Ricci ; che ivi fosse fatto 
Vescovo di Calcedoni a , e che venuto a Pisa in tempo, in cui 
Mons. Filippo Medici era occupato nelle Legazioni ^ ^cesse le 
funzioni Ecclesiastiche per lui , come seguitò a farle per 
Mons. Francesco Salviati de Riario, e per il Cardinale Raf- 
faello Riario , che mai venne a Pisa . Ma di tutto questo 



MATTIA PALMIERI 239 

non si ha altra prova , che quella , la quale risulta dalla 
Not. seguente , 

(7) Eccl. Pisan. Histor. Auii. P. M. Antonio Felice Mat^ 
tRaejot Tom. IL pag. 153. 155. e 164* Noi riporteremo co- 
Qie omesso dal soprallodato Autore , ma da lui stesso ad- 
ditatoci a voce, il Monnmento^ che se ne vede nella Chiesa^ 
di S. Martino dirimpetto all' Aitar maggiore ^ a piana terra. 

Intorno ad una figura a ba^so rilievo in marmo, vestita 
Pontificalmente, si legge: 

Zachartas Pisanus Divina Gira Calcedmeh. Eps ci^ 
bac Divi Martini Basilica pie dedicasse^ hoc sibi $e- 
pulcrum condere curavit MCCCCLXX^IL 

Questa prima Fascia è cinta da un* altra colla seguente 
Iscrizione : 

Sep. S. quo Pisana Palmerìa Familìa tempore ab 
nostra memoria admodum remoto inferri consuevìt Anto^ 
nius Pa/merius Thomae Filius restaurandum curavit. 
A. D. CID IO CHI. 

(8) Darà qualche lume per correggere la Prefazione so- 
praccitata intorno alla Genealogia del nostro Mattia il seguen- 
te Catalogo^ estratto dal Priorista a car. 185. t. 

Palmieri 

Jacobus Palmieri de Cascina Antìanut ann, 1370, 

Joannes JunOae Not. Ant. ann. 1371, 1385. 1388. 1402. 1406. 

Bojunila Ser Guidi ann. 1373. 

Simon Joannis ann. 1377. 

BenediSus Palmer ii 1389. 

Gherardus Joannis Not. Ant. gnn. 1398. 1406. 



^d MATTIA PALMIERI 

Antoniu» Jécobi Ant. an». 1398. 
Francistus Junffae Ant. ann. 1401. 
Anfottius Pieri Pr. ann. 1436. 
Petrus Pr. ann. 1449. 
Jl»attnet Jae^bi Pr. ann. 1468. 

Sìlvesten Nannis Pr. ann. 1^6^. 1470. 147!. 1477. 
(9) L* Epitaffio» che leggesi riportato da Fiora vante Mar- 
tinelli nella Roma Satra pag. aa8. diella seconda Edizione t è il 
seguente: 

MATTHIAE PALMBRIO PISANO 

ABBSREVIATORI 

ET SEGRETARIO APOSTOUGO 

Qyi ELOQVENTIA 

ERVDITIONE GRAECA 

LATINAQVE CLARVIT 

ET VITAB 

PROBITATE INNOCENTIA FRVGALITATEa PRAESTITIT 

VIX. AN. LX. 

SILVESTER FRATER POS. 

ARISTAEAM NONNVLLAQVE ALIA 

E GRAECO IN LATINVM OPERA TRANSTVLIT 

IN ROMANA LINGVA MVLTA COMPILAYIT 

DEMVM DE BELLO ITALICO SCRIPSIT 

MICRAVIT AD SVPEROS 

DIE XIX. 

SEPTEMBRIS MCCCCLXXXIIL 

(io) Diar, Rom. eoi. 189. n Fridie ejasdem diei elarom esc 
yy funus Matthiae Palmerli; Pisani Secretarii Apostolici e nu- 
^ mero nostro senario, viri probi & integri, Latine, & Grae- 
n ce eruditi ; prosequuti sumus in habita usqae ad Majoris 
„ Aedem Virginis, ubi & condi voluit. Mortuus est die XXI. 
^ Septembris „ . Muratori Rer. Ital. Scriptor. Tom. XXIII. 



MATTIA PALMIERI 



«41 



(n) Dtìsert, Vosi. i3. soprac. Tarn, IL pag, i^i, in fin, 

(12) Cod. della BibL Regia num. 909, ,> Aristaeas de Inter*- 
premanone LXX, Interprete Lat. per Matthiam Palmerium Pisanum, 
Labbè N. B. MSS. Libi, pag, 282.» Cad. num. 44, del Collegio 
Cajo*Convilense di Cantorbery ^ Codice 3899* nella Vaticana, A 
questi si debbono aggiungere ì due, che seguono, esistenti ia 
Pisa . 11 primo ritenuto dal gik detto Sig. Pier Lorenzo Pal- 
mieri, dopo la Prefazione diretta al Cardinal Prospero Colon- 
na , ha per Titoh in caratteri rossi : Herodoti Alicarnassensie 
Storiographi celeberrimi Conversio e Graetw in Latinum per Ma- 
theum Palmerium Pisanum. Ciò baita per far conoscere, che il 
Codice non è scritto di mano dell' Autore, In fine di detto 
Codice in quarto si legge ; Finis Herodoti per Matthiam Paime-^ 
rium iraduéf. Il secondo, che ora è in proprietà del degnissi- 
mo Sig, Cav. Quarantotti Operajo della Primazia/e ^ e Gran TV-* 
toriere àclV Ordine di 5. Stefano^ parimenti in quarto, è intito- 
lato: Mathiae Palmierii^ Belli Italici Liber primis incipit feliciterà 
la esso Mattia Palmieri è detto Pisano nel fine del Libro IL 
e ///, , nel principio del /r, e K ed altrove, terminando Mat* 
t/iiae Palmierìi Pisani Belli Italici Liber X. Jinit . 

(13) Questa Edizione si è trovata tra i Libri di S, Cate^ 
rina di Pisa Ordini s Praedicatorum , ove ora è un numeroso 
Seminario , ed un' Accademia Ecclesiastica per istruire la gioven- 
tù nelle Scienze sacre. In essa, dopo la Dedicatoria^ si legge: 
Aristaeas ad Philocnstem fratrem de LXX, Interpretibus per Mat- 
thiam Palmierum^ Pisanum e Graeco in Latinum versus , 

(14) Chronic. Euseb. &c. foL 153. In fine dell* anno 1449** 
in carattere stampato in rosso, si vede: Hatìenus Matthaei Pai- 
merii Fiorentini ; e nel Capo verso seg. ! Sequitur Matthiae Pal^ 
merii Pisani opusculum de Temporibus suis , Ciò è conforme ali* 
Edizione seconda della Crofscca di Matteo Palmieri Fiorentino , 
insieme con cui fu stampata per la prima volta in Venezia 
per Erardo Ratdolt Augustano nel 1483. in quarto /* Aggiunts 

Tom, IIL H h 



S4^ 



MATTIA PALMIEni 



di Mania Palmieri Pisano . Dissertaz. 12. Voss. cit. pag. 130, 
(15) „ Matthias Palmieri . = Magnifice vir, & mihi plurimum 
^ observande , salutem . Et benignitas tua , & pristina observan- 
j^ tia mea, meorumque omnium erga te, majoresque tuos fidif- 
^ ciam mlhi tribuìt , ut opem tuam in rebus meis petere non 
^ dubitem, in bis praesertim, quac honestum , justumquc sua- 
9) dentt cujus unus observancisslmus es . Excitat praeterea ani- 
y^ mos, quod a prima aerate sub parentibus tuis viris omni 
^ laude cumulatis , veluci familiac vestrae alumnus auflus sim » 
^ & farailia omnis mea semper domui tuae deditissima profe- 
^ fto sempcr fuerit: simul & promissus praesenti mihi benignus 
^ favor tuus spem meam non confirmarunt solum » sed & ex- 
5j tulerunt &c. ,, Ved. Laurent ti Medìcis Magnifici Vita^ AuBare 
Angelo Fabronio Academìae Pisanae Curatore* VqU IL pag, 383. 84^ 
Ved, la Lettera del Tornabuoni citata di sotto. 

5) Al presente fuori della Porta a Mare si trova la Cura 
^ di S. Giovanni al Gaecano, di fondazione e Padronato della 
^ nobilissima Famiglia dei Signori Gaetani et, ,> Guida ec* del 
Cav, Pandolfo Titi, Lucca 1751. pag. 1195. Se questa fosse la 
Chiesa data a Mattia, non possiam definirlo. Certo è, che se- 
condo la consuetudine di quei tempi ancora i Benedti di lor 
natura Residenziali «i concedevano con eccessiva licenia agli 
Assenti ; 

(16) ^ Vidi cquldcm & hi» diebus, qui prò Del Christi 
19 Natali die celebret habentur, tam multa, tamquc innumera 
5JJ omnium Retatum , atque geni» omnia multitudine Urbem inun^ 
^ duri; ut &c. ^ Belli //alisi Lib. JII. q\x. Cad. MSS, pag. 118. 

(17) I, Ut ad Prosperum Columnensem Cardinalem venit 
^ (& erat cognitu facile, nain omnes toto vertice «upra est) non 
„ foluDi mano, sed ob«culo amplexus est, omnibus pene admi» 
^ rantibui, qui nescirent , quanta Columnensium familiae cum 
^ Germania Regibiie xiecefiitudo for&t .^ . Belk ItaL iib. 11^^ 
pag, 14^ 



MATTIA PALMIERI 



«43 



(i8) 99 Ceterum Roraae apud Prosperum Card. Coliimnen- 
,9 seni , quo cuna tunc agebam , multosque alios Ecclesiae Principe* 
91 perspexi &c. primo Senaeus Venetorum litteras &c, ^ luùg. tir* 
pag. i86. 

(19) VeJ. Vitae Italor. Goffri hm exceUentium Inc. ^ VqL Vìlf.^ 
AuS, Angela Fabronio Acad, Pisan. Curar, ^ pag. 56. della seconda 
Ediz. A questa cagione può aggiungersi la gravezza della spe« 
se » e la difficoltà dell' Opera , come vedremo . 

(ao) rf Nec erat safle qui laborem meum levaret* Nam U 
^ plerlque Graecarum etiam Licterarum periti hac in re uc 
^ caecutientes aberrant, & si qui crant, qui admodum pauci 
^ sunt . qui in hac lingua satì» profecisse videantur^ hi aut 
,j suis curìs , aut ocio diitrafti longlus a me aberant ^. Coii 
nella Dedicatoria o Prefazione al Card. Prospero Colonna nel 
citato Cp///Vr MSS,^ la quale incomincia 1^ Grati animi =.Il oiedesi^ 
mo Codice non può credersi autografo , attese alcuno scorre- 
zioni , le quali non possono attribuirsi ali* Autore di una tal* 
Opera f e che converrebbe rimediare col bel Codice Membrana* 
ceo in fogL della R. Libreria di Torino mum, 681., rammentato 
Jal Zeno al luog, tit. pag. ijìì. 

(ai) ,^ Statim ab ipio principio animad^^erta varios ab eo 
3) dicendi modos, qui a communi Graecorum more abhorrent, 
,, ignota verba comperio, ita ut propria pene lingua, ac a 
^ cetcris diversa loquutus videatur „ . Prefazione citata , 

(22) ^j Monebat ad haec junior aetas ^ quae rerum inexpef* 
y, ta omnia merito trepidabac .,..-. Tu vero solidiores jam 
Y^ annos , ac obiuHantem adoieseentiam optimis institutis confir- 
f^ mas & sustcntas 6cc. f^ Ivi . 

(23) ^ Nec mihi multis rebus impedito otii satis ad tun- 
^ tam rem erat *,.,,*. Itaque si quando a ncgotiis , quae 
r^ tu ipte mandares ^ aut a meis ^ aut amicorum curi» ocium 
,) fuit, per intervalla quacdam temporis hunc tradacendi la- 
^ borem, qui magnus profeclo est, suscepi, ut sicuti ncgotii, 

H h a 



?44 



MATTIA PALMIERI 



^ ita & odi mei , si quid fuit , apud te ratio extaret ^^ , 
-f; ;(S4) Seguiamo il Zeno per maggior sicurezza di razioci- 
nio, il quale, Tom. L Diss, V^ss. pag, 157. t crede falsa 1* Inri* 
Zione fatta al Valla in S. Giovanni Laterang di Roma , in cui la 
morte di esso è notata sotto Tanno 1465 , nel qual anno la pon- 
gono ancora il Cave in Saec. Synodali pag. 83. Par, /X, ed il 
Graveson Hist. EccL Saec. XV. pag, 365, l^L VI, Edif, Rom, 1720, 

(as) Jean. Albert, Fabric. Biblioth, Graec. VoL I pag. 699. 

(26) Neil* Opuscolo de Tempòribus suis y quale si legge nel- 
la citata Appendice al Muratori Rerum Icalic, &c, , la morte del 
Cardinal Prospero è segnata sotto T anno 1463,, in cui pure 
si nota caduta la Chiesa de' SS. Anastasio &c. ; e nella Storia 
della Guerra ItaL sì dice, che per questa rovina, e per altri 
strani avvenimenti ominabanfur multi Pontifici ( Pio II. ) Regique 
( Ferdinando ) adversa: Ò* vana id promietere videbantur augurici 
Sed aiiter Numini visum, Nam suhtraBo e medio summl eonsilìtt 
summaeque in Sacro Senatu aulioritatis Viro Prospero Cohmnensi , //- 
'ye illa vis morbi , anxiive pelhris moeror , sive hominum fraus fuerìt^ 
ingenti adversarum partium ruina beìlum , summa cum Pontificis , Re-- 
gisque gloria conficitur ,5. Beli ItaL MS. aitato Xi>, JX, pag. 3^4. 

(2^) ^ Subibat pra«erea neminem ' ante me operi manum 
^ inijcere ausum , quanqnam nielli in praestantes in ntraque 
^ lingua viri aetatem nostrani praccesscrint fy • Così nella cit. 
Prefaz. del mentovalo Cod, AISS. 

(ti8) Dice Apon. Zeno, Dist. Vost. Tom L num, 30, pag. 153.1 
che il Valla avei-a intenzione di dedicare il suo Erodoto a 
Niccolò V.; ma che la morte di questo ne lo impedi. Essen* 
do pertanto morto Kiccolò V. o3àv^ Kal Aprii, ann. 1454 
( come Tieir Opuscolo de Temp&r. suis Append. citata Tom, I col, 
^41. in fin., e jiQÌV j^egi^dfUa al Cran. Eusebiano foL 154 ) par^ 
rebbe, che il Valla avesse compita la sua Traduzione di Er<^- 
ìqìo almeno in dettb anno 1454, Ma soggiungendo il Zeno, 
che egli ne dedicò dipoi i primi Libri a Pio JI. , coae *i r^- 



MATTIA PALMIERI 



»45 



leva dal Cod. Vatic* 1796.1 priraieramente potrebbe domandarsi 
perchè il Valla dedicasse al Pontefice alcune parti soltanto 
di un' Opera , quanda 1* avesse compita . In secondo luogo fc 
palpabile 1* Anacronismo del Zeno , fissando la morte del Val- 
la, come egli fa nel 1457. Perciocché Pio IL non fu assunto 
al Pontificato prima dell* Agosto del 1458., Palmler* de Temp, 
suìs coL 242. ♦ Add. ad Chron. Euseh, Edit. ann. 151^. fvL 155, 
pag. 2. in fin.. Natal. Alexand, Htst. EccL Saec. XP\ Tom, /X 
Lucae 1734. pag, 16. Il Valla adunque doveva esser vivo nel 
1458. per dedicare a Pio IL i suoi primi Libri d* Erodoto, 

(29) 11 Greco àeìV tsiìima Ediz. soprac. , e di tutte le al- 
tre Tóyvi^ àcL^ìLvlu Lib. A num. 8., è tradotto in modo nel 
nostro MS.^ che dell'articolo e del nome, che lo segue, si 
vede formato un sol nome Hodascili* Le voci v^Aacoc « ed 
ciÀCttfio^ac ^ Lìb. K num, 49., si rendono dal nostro MS. per 
Ferrttm e viros praesertim bonos , e nel Lib, IL num. 66. V 
espressione Greca uìi$X^TH^r€^ ^^tnimi rà Ksifoiiiifùv la leg- 
giamo tradotta al contrario rogum extinguere properantes . 

(30) Tal diflcrenza, benché consistente in poche linee, si 
osserva a caglon d* esempio nel princìpio del sesta Lib.^ che 
nel Cod, Paimierano si desume dalle parole Jam Istìcu^^ e nel- 
le Edizioni sopracc. dal Greco tift^^yo^^q fis^ ^^y &c. Simil- 
mente nelle dette Edizioni il Lib. IIIL incomincia TaìJr^ 
^t¥ ìi &c. , e presso il Palmieri Inter haec Graeci . Finalmente 
nella nostra Versione le prime parole del Lib. /X corrispon- 
dono al Testo GrecQ Mit^JeviflC Sii laddove nelle surriferite 
Edizioni quest* ultimo Libro incomincia Oi /^gy rsivr» ^c. 

(31) Crediamo di far cosa grata al Pubblico dando un 
breve saggio di questa fatica del Palmieri, insieme col Testo 
Greco , e colla Versione del Valla, come si legge nelT Edi- 
zìone di Erodoto di Amsterdam del i^^S* soprac, perchè possa 
firne ciascuno da per se stesso il confronto . Questo siggio è 
tratto dal Lìb. K, inxitolaro Terpsì^hort num. 49- 



i^i^ 



S4^ 



MATTIA PALMIERI 



VJATL t A 

l^leomene igitur im- * 
peri uni tenente, Spar- 
tani venir Aristagoras 
Mileci Tyrannus: cui 
etiam in sermonem 
venie, habens , ut 
Lacedaemonii ajunc , 
«ere^ju tabellam » in 
qua totius terrae am- 
bitus erat incisus , 
cunftuin mare, atque 
omnia ilumlna. Ac* 
cedens igitur in col- 
loquium Aristagoras 
ita ad eum inquit. 
^ Studio m meum , 
Cleomenes , qui huc 
advenerim , ne mirc- 
ris : negotia enim 
sunt, calia . Jonas 
prò liberìs «ervoi es- 
se, dedecus, dolor- 
que maximus est cum 
nobis ipsls , tum ve- 
ro inter caeceros vo- 
bis, quanto pracestis 
Gracciae : proinde 



H P O A O T O S 
ATriHfietzi ^è if i 

A»fi^ìatiJ(,é¥tOi?iéyova'ij 
KSt j €^ Tù> yy^!; àrd^ 

Té T^iTX > kaI Tòt»- 
fXOi fràvTèi ' àiTiKìfié' 
fliUQ^ h* h KoyQUi Q 

'Afs^^ayofK^ y eMyi 

tÙ K^TÌjKO¥Ta ydf iqi 
TOtAVTX. *ldvOiV TStì- 

c^ac hvXùv^ i]vctt àvT 
uhyo^ fj.èytq&ìf fiif 

at/TQiJi ìifJ^llfy BTi ìì 



igitur pcrDeos Gxae- j Qtùy T^f *EA;,tjy/wr 
cos, erlpite Jones a j fv^sit^^s "lava; U rijc 
scrvitute, consangui- ,^ J«:/Aa^t/Vjj; , iV^^ i baris servituce premi 



FAL MI ERI 

^ Adhuc igitur dum 
Spartis imperaretCleo-» 
mcnes, venit Arista- 
goras, qui postquam 
introdu£lus est , in 
haec verba dicere cae- 
pit» aeneam tabellam 
niana ostentans i ia 
qua , ut loquuntur La- 
cedaemonii, totius or- 
bis descriptio confi- 
gurabatur, mare, Ru- 
mina , atque ut quae^ 
que provincia cir- 
cumscribitur » cerne- 
re erat . ^ Neminem 
studium meum, Cleo- 
menes, auc mirari , 
auc criminari decer, 
si prò patria , prò 
libertate , ac totius 
denique Graeciae glo- 
ria tot ac tantos la- 
bores me suscipere 
videant * Nam per 
GraecorumDeos, quis 
durus adeo est, quem 
non contumelia mo- 
veat , quem non do- 
lor exagitet , cura 
Jonum filios prò li- 
bertate misera a bar- 



MATTIA PALMIERI 



24r 



VALLA 



neos vestros 



quod X 



HPOAOTOE 



facile est ad prae- 
stand um : nam ne- 
qae barbari sunt ▼!- 
ri strenui , & tos in 
summum rei bellicae 
per vlrtiuem evasi- 
•tis, & pugna eorum 
cjusmodì est: arcus, 
BC breve spiculum , 
bracasque indtiti re- 
nlunc ad pugnas, & 
in capitibus pileos : 
.sic fkciles capcu sunt. 
Ad haec tantum bo- 
norum est ils, qui 
eam incolunt conti- 
nentem, quantum non 
est ceteris universis, 
tum aurij ut ab hoc 
incipiamus , tum ar- 
genti , tum aeris , tum 
varìae vestis, tum ju- 
mentorum, tum man- 
cipiofum : quibus tos , 
si potirl libucrlt , po- 
tiemlni &c. ^c* 



Jf vfi7v raura j(fi9 
fÌ€i¥ 0^a Ti *e^i • 
ovre yàf oi |3af|3^* 
fei uAm/JLo! ììtì^ vfiiu 
Ti TU 15 roV ToMllÙff 

avrém éVi TOii^h , ró- 

Ss KCtt a^ya^x toicì 
¥iiÀQfié90iirt , ocra tèi 

TQITf a-VMdTA^i Ah* 

^aueifoiai , afyvfoiy 

wùSjt* tÙ &p/ji5 |3cv- 
i'X^'Tf , jt r. A, 



PALMIERI 

conspexeiit . dedecm 
nobis, ac vobis rc- 
liquls, qui Graecia« 
praestatis? Nunc igi- 
tur Jones a servitù- 
te eri pi te viros prae^ 
sertim bonos^ & quos 
facile recipere potè* 
stls . Nam quibus » 
rogo, viribus imbel- 
les barbaros forti bus 
vobis» ac bello prae- 
claris resistere posse 
putatis, quiarcu tan- 
tum » ac brevi en?e 
armaci bracas in pu- 
gnam ferant, qui ca- 
pita pileis munianc? 
Accedunt praeterea 
tanta telluris, quibus 
eflTaeminantur, bona ; 
quanta non caeteris 
simul omnibus esse 
constat, aurum, ar- 
gentu m, y^rrii/?!, pre- 
tiosae vestes, Juraen- 
ta , currus , servi de- 
nlque oninis generis, 
qìiibus omnibus vos 
pntiemini, si modo 
aalmmn intendaiis , 



a+S 



MATTIA PALMIERI 



(32) Addino Manhiae Palmieri ad Chron. Eusih dell* Ediz* 
del 1513. /a/, i^i. e Ca^. jWSS. BW// ItaL Lib. X in fine. 

(33) M Leget igitur Sanflitas ma» si quando breve 

Y^ Aristeae viri quidem gravissimi de LXX. Incerpretibus libel» 
5) lum = pridem s Latinum a me fadum ,, . 

(34) Cataloga MSS. AngL Tom, L Par. Ili pag. Isa. 

(35) Dissertaz. sopracciò pag. l^a. della decta Ediz. 
{;ì6) Lib. XVI L sopracc. 

(37) Neppur r dpusc. De Temporibus suts è precisaraentfr 
la cosa stessa coli* Aggiunta al Cronico dì Eusebio della citata 
Ediz. Incomincia è vero sì V uno» che T altra dalle scorrerie 
di Francesco Sforza contro Milano » e quei fatti medesimi , 
che si leggono in ambedue , sono espressi per lo più con gli 
stessi termini , Ma le differenze ancora incominciano dal se- 
condo Paragrafo. Neil* Opusc^ De Temporib. V invenzion dellai 
stampa è attribuita a Roberto Uuberch di Magonza nel 1449- 
e nel Chronicon non si parla di stampa fino al 145". , dicen- 
dovi, che Giovanni Guttemberg la propagò. Così dell'anno 
145^* nulla vi è nell* Opusc, De Tcmporib.^ benché molti fatti 
siano notati sotto quell* anno nell' Aggiunta al Cronico. Pari- 
mente nel medesimo Opuscolo ci fa menzione ali* anno 1461. 
di Antonio Pisano Gemmarum , pretiosorumque Lapidum sculptu*- 
ra clarus : al 1462. di Gio. Castrense, e del Gaetani invento* 
ri dell* Allume, e di Pietro Balbo» o Barbo Pisano Tropiensis 
Episcopus egregiuSi aggiungendo» Prodi Platonicae Theologiae Li- 
bros in Latinam lìnguam versoi Ferdinando Regi ^Jonat; ed al 
J4;;9, della morte, e di molte Opere di quell* insigne Prelato; 
le quali notizie tutte mancano nclV Aggiunta al Chronicon. Final» 
mente la Congiura dei Pazzi è scritta in termini molto diver* 
si, e dopo queir anno» che notasi per il I4;8. » le differenze 
sono tali fino al 1482,» che sembrano Opere di mano affatto 
diversa , 

(38) „ Evenir» ut Joannes Casirensis, 3c Carolus Pisanus 



MATTIA PALMIERI 



£49 



^ ex nóhllì Gaetanonim Familia oftus» cogitanti Pontifici, onde 
^ sibi tot bellis implicato peciiniae suppeditarentur, aflerrent 
^ se uniu9 d lei -ab Urbe itinere » band procul a littore Tyt- 
fj reno montes adnotasse conficiendo Allumini opportunos : un- 
^ de ingentcm auri vim colligi posse sperent» sì sibi effb- 
^ diendi libera sit potestas . Ncque enim flilsa , aut ludicm 
99 afferre testa ntur . Nara te concodos a se lapides , ac per- 
,, lucens coefeftuni Alhimen ostcndunt. Monstrant insuper loca 
^ ipsa, Sylvas , & aquarum flueilta in opus abunde suppedi- 
,^ tare. Habita yiris fides est * Eranc namque prudentia & 
^ integritate noti^ . Quare mox cognoscendae rei Quaestoribus 
,1 negotium demandatum est: qui, dudis eo sedulo opificibus» 
^ tantam illis montlbus iuesse 6c eicsuperare materiam , quae 
^ vel universo Orbi perpetuo duratura vidcretur , coraproba- 
^ runt . Permissa igitur Inventoribiis operandi fecultas , tanto 
91 studio novo operi institere , ut eo anno ^^ ( ihff dovette f/*- 
sere ii 1463. ) ^^ ad centum millia nummum in aerarium ex 
51 eo opificio retulisse tradant ,,. Lib. Vili. Bell. ItaL del ci- 
tato CoH. MSS. pag. 326, 

(39) Palmieri BelL ItaL Lib. X MSS. pag. 445. 
H'. (40) n Paulus Pontifex IL Cai. Aug, in diei crepusculo, 
95 dum solus cubiculo quiescit, apoplexi sufTucatus extinguitur . 
f) ann. r47T. 95 Addìt, ad Chron. Euseb. fai. lói, 

(41) ^ Demum = de Belh ItalUo scrìpsh . Così nelT Epìt affla 
sopraccitato. j 

(42) „ Ad hos ( Bohemos ) enim raultos ante annos Jo- 
^ hannes quidam cognomento Us sceleris poenam ex Brittannia 
,9 fugiens pervenite qui in rudi populo facile plures suae im-r 
9, pietatis invenit secìatores, cujus dogmata consulto nunc prac- 
9j termitto , quoniam^alio coinmodius dLccnturSi,. Lrh^ À\ BelL 
ItsL Cod. MSS. citato pug. 442. Non è per altro improbabile, 
non prendendo a rigor d; futuro la voce dicentur j die, egli 
ne .avesse trattato ne' sette Libri . già . icrijiti _topva Paolo li., 

Ti^m. IIL li 



^g«D 



MATTIA PALMIERE 



il quale Geùrgium Bohemiae Rtgem Hussham ^ & C^fhplicorum 
persecutorem damnavh ^ senfentiaquf lata exau&^ravh ann, 1466, 
NataL Alex. Hist. EccL San. JfK l\m. JX, Edir. Luun. 1734 
fag, 20. 

( 43 ) Si era sospettato » che le Ni>tf nwrgin&li , ed intef- 
tìneari di un Codice Membranaceo molto malconcio , ritrovato 
( come credevasi ) in Casa Palmie»i, contenente parte dì Sailu- 
-stio De Cfmjurationt Catilìnai, ed una parte delia Guerra Giù* 
gurtìna ^ fossero di Mattia, Ma esaminando lo stile del Nota- 
iure ^ ci siamo determinati contro questa opinione. Chi può 
mai credere» ^e Mattia^ «e egli allora non era fanciullo af- 
fatto, scrivesse in tal guisa? AuHor ista praemisit in Prologo 
/. Libi . . • , <y per h9C debuerat incifcrf Jugurtinum^ sed pra$^ 
misit CatìrmoTìtm perper novit, te eleni . £/ sicuf fadt im aUo 
iLitro » *Vtf fa€ir in isto , st. praemittit Prohgma t /» f^o fsi 
ma inttntio situm exaltare ^egatium . Sembra questo piuttosto lo 
stile dei Notsri di queir età. In fatti al fine di detto €od. 
6Ì legge, benché con qualche difficoltà: Ego Franciscus Neri 
N&t, Qpe M. Aggiungasi, che detto Codice^ per quanto sappia 
il soprallodato Sig, Pier Lorenzo Palmieri, non è mai stato 
in sua Casa: e potè appartenere o alla Casa Palmieri di Fi- 
renze^ o a quella di Siena . 
, (44) Dissertaz, t2. sopracc. 

(45) De tiaris Pontifuiarttm EpistQlar. Scriptoritus ^ Romae 

(46) Al {Mogo (if, pag. 44. 

(47) Diar. Ram. soprac* Matthìae Palnuerii Pisani zi P^irì fre^ 
hi if inìegri ss . 

(48) Magnifico Laurendo d^ A4edids 

Johannes Tornabucni ^ 



,j M. Mattia Palmieri Pisano ^ huomo dofto , Secreta^ 
f, rio partecipante di N. S.p antichissimo Cortigiano, & intie- 



MATTIA PALMIERI 



^Si 



^ famente da bene, è stato sempre familiare di Casa» & coo- 
II tinaiicBente ci ha mostra una singulare bene^cdMiiia. 4(, taffiir 
'^ tioiie im .inoéd .siamo quodEinifiod^ obbligati a £^^1^0^10 in 
^ tutto » che fcr noi ii potessi . Accàdek al presente , che 
^ avendolo e Gaetani di Pisa eltìfto in una loro Chiesa, del- 
t> la quale sono Padroni, ha inceso, come un Prete fuori d 
jf ogni debito ragionare vi s' è intruso drento, il che gli pa- 
9, re strana , non di manco lui n' ha spedite le Bolle & man- 
j^ da per la possessione: pregoti strettamente li sia favorevole, 
}) e in Palagio a farli bavere il Mazziere, e in tutti quei 
,, luoghi che gli occhorreranno» che oltre al farmene piacere 
,1 grandissimo, ottenendo esso la possessione, che è cosa giu- 
^ stissima , per tua opera , ti resterà obbligato in eterno * E 
,) quando arai notizia della qualità sua, e stud) suoit non ti 
9) parrà avere servito homo indegno d' essere nel numero de- 
,j gli altri tuoi» In somma io te lo raccomando ^ e a te mi 
raccomando. Cristo ti conservi* In Roma a di 2. d* Aprile 
,^ 1474' M Ved. L4iur€n(ìi Mcdich Magnifici vita Auil. Angela 
Fabronio Acad. Pisan. Curat, P^ol. IL pag. 383. 

(49) Chiuderò questo Iun*jo , e laborioso catalogo col no- 
me del celebre Mattia di Giovanni Palmieri Canomfo di Firen- 
ze e di Pisa, Reg. Cali Tom. XXPIL pag. 139., 11 quale alli 
ai. di LiTglio del 145:;* divenne Canonico altresì di S, Maria 
de Vi nei 5 della Diogesi di Genova » e di 5. Pietro de l 'ipecuh 
ài quella di l'ortoìa ^ Tom. XIV. pag. 83. Pio IL, che ebbelo 
similmente per Secretarlo , siccome gli altri Papi sino ali* an- 
no T483, , gli commendò il Monastero di S, Maria de Pantano 
della Diùgesi di Todi alli 25* di Marzo 1463., Tom, XXIIL 
pag, 196. Ho lette due Lettere , scritte dal Camerlingo nel De- 
cembre dell' anno 14*2,, la prima è a' Priori di Norcia, per- 
chè faccian per modo , che un loro paesano , detto Capoccia , 
paghi un grosso debito, che aveva con quest' Uomo Venerabile 
e chiaro, Arm. 29, Tom, XXXVIL pag. 146.; V altra al Vesce- 

I i 2 



• 

'1» à^'As^if Govematordi Todi, acciò permetta*,* eh* ei pos- 
cia £ur trasportare à Spoleto i8a salme di grano raccolto ne* 
terreni de* Benefici, che avera neir Agro Todino, »t vir ve- 
pfrabith & 4o3ms possh se ccmmodius posi longwm aegrhudinem ^ 
^BÌ0m hoc MM passus est^ SMsttntsre^ pag. 155. Cosi il eh. Sig. 
^laetano Marini nella sua pregevolissima Opera Degli Archiatri 
PMtificj Tem. IL pag. Jifi. 






BUONO ACCORSO 



"2S3 



^^ ^^\J\;if\yK'< ^ 



*i 



E non fossi persuaso , che la Storia degli UomiRi 
dotti deesi principiare da quel tempo, in cui egli- 
no cominciarono a distinguersi per sapere dai volgo % 
e che il Catalogo dell' Opere da essi lasciate basta a 
formare loro V elogio , non mi sarei indotto a parlare 
di Buono Accorso (i), del quale affatto ignoransi la Fa- 
migKa , r anno in che venne alla luce, 1* educazione , 
i primi suoi studj , e tutta quanta la di lui vita civi- 
le . Egli nacque in Pisa (2), d' onde fa d* uopo sup- 
porre, che da giovane partisse (3); mentre, come egli 
afferma (4), ebbe per Maestro Francesco Filelfo, che cer- 
tamente non mai tenne Scuola in questa Città . Ma per 
mancanza di Documenti non f si può fissare ne il tempo, 
-né il luogo , ove egli sotto la disciplina di quel celebre 
Uomo coltivò felicemente le Lettere Greche e Latine (5)5 
seppure non vogliamo dire , che ciò probabilmente ac- 
cadde in Milano , ove il sopra nominato Filelfo si conr 
dusse nel 1440*, e vi dimorò per mole* anni , come av- 
verte r esattissimo Zeno (6). 

Della stretta amicizia ,, che Accorso mantenne sempre 
col suo Maestro, sebbeoe assai bisbetico, si ha chiara 
prova in diverse Lettere di questo a lui scritte , tra le 
quali trovasene una in data degli 8. di Marzo delT an- 
no 1469,, in cui il Filelfo rallegrasi collo stesso Accor- 
"so , che ei tenesse in sua Casa Demetrio Castreno , Uomo 



^54 



BUONO ACCORSO 



dottissimamente erudito : Io consiglia ad usare tutta fa 
cura ed attenzione nell* istruire due Giovani della Fami- 
glia Bozzardi , che bramavano avanzarsi nella Letteratura, 
e nel r Eloquenza , affinchè ^li altri desiderosi di apprende- 
re queste stesse Facoltà, mossi da un tal' esempio frequen- 
tassero parimente la sua Scuola il)* ^^ ^^^ argoracnra 
giustamente il Sassi ^ che egli fosse stato eletto Pubblico 
Frofcssore di Eloquenza in alcun luogo : e poiché il Fi- 
lelfo in altra Lettera fa menzione di un ottimo pesce 
pescato nel Pò , che Buono aveagli mandato a Milano ; 
così sembragli probabile , che questi insegnasse le Belle 
Lettere in Ferrara , molto più che egli in quella Città 
dimorava nell* anno 1424*; poiché ivi, secondo il P* Oi^ 
landi (8), messe a luce le ^ue Osservazioni sopra i Co- 
mcntarj di Giulio Cesare. Convien però confessare, che sia* 
mo sempre incerti intorno al luogo , ove Accorso fecesi 
ammirare pel suo profonda sapere : mentre T addotte con- 
ghietture , e massime la seconda mi pare molta debole ; 
non potendosi legittimamente inferire * che ncU' anno di 
sopra accennato ci fosse in Ferrara, perchè li pubblicò 
le sue Osservazioni poc' anzi rammentate, nella guisa ap- 
punto , che non si può argomentare* esser* egli stato di 
permanenza in Treviso nel 1475- > sebbene in quest' anno 
ivi stampò e dedicò a Giovanni Meltio Questore Duca- 
le (9) i detti Plautini degni d* aversi a memoria , che 
egli aveva scelti dalle Commedie di queir antichissimo Poe- 
ta . Aggiungasi, che nel Catalogo de' pibblici Professori (io), 
che lessero nell* Universiù di Ferrara dal mese di Otto- 
bre dei 14^3. sino allo stesso mese dell* anno seguente, 
non vi si trova il nostro Buono, di cui neppure £1 pa- 



BUONO ACCORSO 



HS 



h 



>Ia ad Eltrt anni antecedenti Ferrante Borsetti nella Sto- 
ria della suddetta Universuà * 

Neir anno 1475» egli certamente dimorava in Mila- 
no » ove ergsi recato due anni avanti in circa per in- 
vito fittogli dai Filelfo (1 1) ► e verisimilmente ancora al- 
lettato dair animo splendido e generoso nel favorire e 
proteggere le Lettere e i Letterati di Cicco , ossia Fran- 
cesco Simonetta 'primo Segretario Ducale, e Uomo dottis- 
frimo , da cui Accorso , che eragli assai caro , fu molto 
beneficato , come egli stesso racconta nel dedicargli diver- 
si Libri , 

In quella gran Città parimente ei aprì Scuola di Het^ 
lorica i e tra* nobili Giovani suoi scolari , oltre ì Figliuoli 
zi soprallodato Cicco Simonetta , ed altri , contasi Gian- 
[^^francesco Marliani (12),» che poscia divenne insigne Giu- 
reconsulto, e Presidente del Senato, 

Ma egli il nostro Accorso assai più benemerito s\ 
rese non solo di Milano^ ma di tutta eziandio la Re- 
[tpubblica Letteraria, con divulgare diverse Opere di buoni 
I Autori , e in tal modo promovere e agevolare lo Studio 
iella Storia Romana , e delle Lettere Greche e Latine . 
[Non credasi però , che nel dare alla luce i Libri di 
Lvarj Scrittori ei non avesse altra parte, che di semplice 
ptampatore (13): egli esaminava dapprima i diversi Codici, 
^che si erano potuti raccogliere dell' Opera , che si vote- 
^va stampare, confrontavagli tra loro, accertava qual fosse 
la migliore Lezione, e procurava, che a' migliori Codici cor- 
rispondesse la stampa. Or questo lavoro non si poteva ese- 
guire, che da Uomini di gran dottrina forniti. In fat- 
ti nel Catalogo de' Regolatori, e Correttori delle Edizioni del 



?^ 



BUONO. ACCORSO 



$/scoIo dccimoqidnto , che dopa Giancorrado Zelcnero ci ha 
dato Michele Maittaire (14), si vedono insieme eoo Buo- 
no Accorso molti celebri per sapere , e per Opere da 
essi date alla luce . Neil* anno dunque 1475* egli pub- 
Wicò colle stampe di Filippo Lavagna il Libro di Ago- 
stino Dati Sanese , contenente 1' introduzione a* precetti 
del r Eloquenza . Ad esso fece succedere alcutie Eleganze 
di Lorenzo VaJla , quelle cioè , che gli parvero più adat- 
tate air uso comune di scrivere, e di parlar Latino. 
Nello stesso anno donò al Pubblico i Libri d' Ovidio 
delle Metamorfosi , con la spiegazione delle Favole fatta da 
Luttazio o Lattanzio Placido (15)- Premesse ancora a* 
.medesimi Libri la Vita del Poeta, che egli raccolse da' 
di lui Scritti (16). L* Opere riferite furono dal suo Editore 
date fuori per istruzione de* Figli di Cicco Simonetta, al qua- 
le son dedicate* A questo parimente è dedicata I' Edizione 
in Foglio di Valerio Massimo . Buono in essa corresse di- 
ligentemente il Testo, da cui tolse ciò, che per ignoraa- 
Zìi cravi stato intruso ; e vi aggiunse una copiosa Tavola 
alfabetica da se composta (17). 

Ma diligenza e studio assai maggiore egli usò in 
esamingre gli antichi Codici ^ affinchè accuratissima riuscisse 
1' Edizione in Foglio, che nclT anno suddetto ci fece in 
Milano per la prima volta, de^ Scrittori (18) della Storia 
Augusta i cioè di Svetonio Tranquilla, Elio Sparziano , 
Giulio Capitolino , Elio Lampridio , Trebellìo PolIione,> 
Flavio Vopisco , Eutropio, e Paolo Diacono. Di un Esem- 
plare di sì nobile Edizione , trasportato non è molto dalla 
Biblioteca Laurenziana alla Magliabechiana , e di cui si ser- 
vì il gran Poliziano, parla l'eruditissimo Canonico Ban- 



BUONO ACCORSO 



2ST 



din! (ip)» Stimo superfluo dire alcuna cosa intorno alla 
di lei esattezza , poiché son persuaso $ che il sola con- 
cetto ed uso , che di essa ebbe e fece V immortale 
Claudio Salmasid ne* suoi Comenn sopra gli Scriuori poc* 
anzi rammentati (20), deve essere non meno alla medesintJi 
Edizione , che al suo Autore di un particolarissimo elogio • 

Con ugual' ardore si rivolse Buono a promuovere la 
Letteratura Greca. Nel 1480- ei £^ce imprimere il Compen- 
dio della Grammatica Greca di Costantino Lascarì , e V oflTerse 
a Giulio Pomponio Leto, uno degli Uomini più eruditi, che 
vivessero in quell'età, col quale egli avea contratto di 
fresco stretta amicizia, per quanto rilevasi dalla Lettera De- 
dicatoria (21). Nella suddetta Gra;n;7Mfic<i , oltre il Testo 
Greco , fece porre a rincontro la Traduzione Latina fatta 
[dal P, Giovanni Crestone , o Crastone di Piacenza Car* 
\melitano dottissimo . 

Osserva Gherardo Meerman (22), che i due Stampa- 
tori Tedeschi Sweinheim , e Pannartz venuti in Italia 
aveano cominciato a usare i caratteri Greci , inserendone 
qualche passo , ove fosse d* uopo, ne' Libri Latini, ma 
che non furono da tutti imitati ; poiché si sì , che in 
non poche delle prime Edizioni gì' impressori lasciavano 
di bianche lagune , se i passi Greci erano lunghi , da 
supplirsi a penna da chi ne avesse preso il pensiero • 
Burcardo Gotrhliebo Struvio (23) è di parere , che Aldo 
Manuzio sia stato il primo a darci de' Libri in lingua 
Greca stampati; ma avendo il Sassi (24) valorosamente 
confucato un tal sencimento , fa maraviglia, che abbiala* 
posteriormente adottato V Autore (25), per altro assai eru- 
dito, che nell' anno 1759. pubblicò in Venezia la Pità 

Tom, ///. K k 



«s« 



BUONO ACCORSO 



di quel celebre Stampatore e Letterato , A dir vero la 
lode della prima stampa di Libri Greci si deve a Dio« 
jMsio Paravisino (26), che lavorò in Milana; e sebbene 
in questa prima impressione non avessp parte 1* Accorso, 
conviene però confessare esser' egli stato il primo , che 
nell* Opere di Scrittori Greci, oltre il Testa originale , vi 
iflce apporre la Versione Lanna per maggior comodo di quei , 
che bramavano coltivare le Lettere Greche . Stampò pu» 
re per chi desiderava avanzarsi in sì fatti studj la Vita 
e le Favole d* Esopo in Greco e in Latino , tradotte da 
Ranuccio Tettalo , Uomo dotto ed eloquente (27). Di al- 
cune di esse Favole f\x poscia da Buono fatta una scqU 
tf^^ e pubblicata per uso specialmente de* Figli del Conte 
Cia^francesco Turriano Questore Dttcak , e celebre Lette- 
rato* Abbiamo ancora ìL Lessico Grece- Latino dato alta 
luce dallo stesso Buono. Il P. Orlandi (28) crede, che 
egli ne fosse eziandio T Autore ^ il che mostra parimente 
ì\ Titolo (29) del Lessico; ma la Lettera a questo dall' 
Editore premessa ci assicura ( e lo stesso Orlandi altro- 
v^,i(3o) ii confessa) che è Opera del P. Crestonc poco 
fa mentovato . L' Accorso nella citata Lettera assai esalta 
it valore del lodato Religioso nell' una e nell' altra lin^ 
gua , r utjiità ed il pregio del sua Lessico, di cui ben- 
ché sembri giudicare diversamente Arrigo Stefano (31), 
non manca però tra' dotti chi afferma (32), che se si ha 
riguardo al , tempo , in che esso fu scritto , ridonda a 
onore grande del suo Autore , del quale abbiamo pure 
aJIe stampe il Lessici Latino -Greco. 

V Opere Greche sin qui riferite, e pubblicate senza 
nota d' aunoi di stampatore, e di luogo, se si eccettui 



BUONO ACCORSO 



•59 



||uesf ulcima offerta dalF Accorso ad Antoaio BracceUa» 
.Giureconsulto di sommo nome, e Senatore Ducale, e il 
Compendio della Grammatica Greco-- Latina del Lascari, diret- 
to, siccome sì -vide, al fiimofo Pomponio Leto; l'altre 
wn dedicate al Conte Turriano* di sopra rammentato , e 
conseguentemente uscirono alla luce in Milano dopo V an- 
no 1480., mentre , -da che quasi sul fine del detto anno 
Lodovico il Moro avido di regnare fece troncare il capo 
nel Castello di Pavia a Cicco Simonetta, il Turrland fu 
il Mecenate di Buono* 

Per il suo supere nelle Lettere Latine e Greche, e 
per la cura, che ei si prese in pubblicare con I5 stampe 
1 Libri di cui si e parlato , non solo accrebbe la gloria 
alla Città di Milano , secondo che ingenuamente confèssa 
il Sassi (33), ma di più s' acquistò l'amicizia di Per- 
sonaggi per dignità e per dottrina ragguardevoli , alcuni 
de' quali fanno di osso onorata menzione - Si è veduto 
di sopra , che Francesco Filelfo riputavalo abile ad istrui- 
re i Giovani nella Letteratura e nell'Eloquenza: Uomo 
eloquentìssimo il dice Gianfrancesco Marliani (34); erudi- 
tissimo e dottissimo V appella Ubertino soprannomato Che- 
rico da Crescentino nel Monferrato (35)* Questi fu ce- 
lebre Professore d' Eloquenza, prima nel!' Università di Pa- 
via t poscia in A4ilan0j indi in Casale; e ad istanza spe* 
eia] mente di Buono scrisse copiosi Come mi suir Epistole 
Famigliari di Cicerone, che quelli fece stampare nel 1485» « 
e indirizzolli al più volte lodato Conte Turriano • 

In un Codice contenente Hime di diversi antichi Poe- 
ti , che era appresso Giambatista Boccolini, Professore di 
Lettere Umane in Foligno, esistevano alcune Pime sotto il 

K k 2 



26o 



BUONO ACCORSO 



nome di Buonaccorso da Pisa^. A giudizio del Crcscinf- 
bcni C3<5) il citato Codice era stato scritto sul fine del 
secolo decimoquarto , o sul principio del seguente ; onde 
quando egli non abbia preso abbaglio incorno all' età del 
MS., facendolo più antico del dovere, converrà dire, che 
un altro Buono Accorso Pisano sia stato V Autore di es- 
se Rime . 

I Comenii sulV Epistole di Cicerone furono V ultima 
Opera, che, per quanto è noto, pubblicò il nostro Ac- 
corso > il quale fu un di quei Letterati, che lungi dal 
cercar fama colla pubblicazione dell' Opere proprie , si 
occupano unicamente nel dare alla luce e migliorare le al- 
trui , e credon con ciò r di recare maggior giovamento 
agli Studj . Dall' anno 1485. in poi non sappiamo che 
avvenisse di lui; il eh* Dottor Sassi (37) però conghiet- 
tura , che* o nella strage grande , che fece in quel tem* 
pò la peste in Milano (38), egli restasse estinto, o che 
per evitare il pericolo della morte facesse ritorno alla 
Patria , ove per altro non si ha di esso alcuna memoria . 

P. M. P. P- 



^^ k 



BUONO ACCORSO 



s6t 



ANNOTAZIONI 



F 



(i) Da alcuni è detto Bmouq Accorso^ da altri Buanaccùrio; 
egli stesso in più Monumenti » che citeremo in appresso , si 
chiama Bonus Accnrsius . 

(a) Il dottissima Sassi, da cui son tolte per la maggior 
parte le presenti notizie, dice d* aver sospettato da principio, 
che Buono fosse di Milano della Famiglia Pisana , che ivi 
ancora esiste ; ma poi confessa ingenuamente , che per una 
Lttttra del Filelfo si è assicurato, che ei fu di Patria Pisa* 
no . Ved. Historia TypQgrapkicQ-Litteraria Medìotanensìs ^ Ti^m. A 
Biblhth, Mediolan. €ol. 162* 

(3) Forse ci fu costretto ad abbandonar Pisa per la se- 
mirissima Legge fatta nel 1431» dalla Repubblica Fiorentina, 
per cui furono esiliati dalla Patria tutt* i Pisani da' quindici 
sino ai sessant' anni. Historia Ecclesiae Pisanae^ Tom. IL pag, 140- 

(4) Lettera premessa alla sua Edizione di Valerio Massi- 
mo : Videmus Plutarchum Chacronensem apud Graecos , quem vir 
utrìusque lingua e eruditis$ìmu$ , ac nulli a s doifrinae ignatus Fran- 
€Ìscus Phiielphus praeceptor meus traduxit ad nostros , 

(5) Che Buono coltivasse con profitto sì fatti studj, V ab- 
biamo dal Sassi loco cit.^ ove dice: Ciaruit non mediocri opi^ 
nione eruditionis Bonus Aciursius , seu Bonatcursius Pisanus , Eh- 
quentia » periiiaque Graecae etiam linguae optime instruffus . 

(6) Dìssittgzioni Vossiane Tom, /, pag. 282. 

{2) Epist. Lib, XXX. foL 208., Edit, 1502, ,5 Bozza rdis au- 
yy tem nofeiris ingenuis , & optimae spei adolescentibus non 
*, possum non gratular! , quod istiusmoji suis ad te munu- 
j^ sculis dilucide ostendunt, se cuptdos esse 5c Litteraturae, U 
jj Eloquentiae . Itaque tuum faerit, ut cos quam optime in- 
,, struas, quo cocteri quoque bonarum Artium cupidi, istiusmo- 
,) di coaipioti exemplis, omnes ad te gonfluant . Gaudeo prae- 



26f 



BUONO ACCORSO 



yi terea vinim dofiUssimc crudimm Demetrium Castrenum tuo 
^ oti diversorio . ^ E nella Lettera de* 29. Aprile dello stesso 
anno gli scrive : Vale cum tuo gymnasio . 

(8) Origine^ e progressi detta Stampa pag, 139. 258. II medesi- 
mo Orlandi pag. cit, actribuisce si Buono Inde.^ hcorum h Cam- 
ment. Caesaris belli Gallici ^ & nominum^ quae ei prisca^ nostra^ 
que anas indi di t ^ in quarto » senza nota d' anno» di luogo» e di 
Stampatore. Dal TitoU però, che di questo Lihrt^ riporta Mi- 
chele Maittaire, AnnaL Typograp/u Tom. L Par, li. pag. 754., 
si raccoglie , che il citato I$ìdice fu fatto dal Marliani , e 
che Buono vi fece soltanto la Lettera Dedicatoria al Conte 
Turriano: Boni Accursii Pisani Epistola. Joh. Francisci Marliaui 
tnde$c (ocorum &c, 

(9) Il Conte Maz7.ucc!ielU , Tom. A Par. L de* Scrittori d' 
Italia pag. 8^*1 dà il Titolo del Libr§y ed è il seguente: Plau- 
tina di&a memorata dìgna a Bono Accursio Pisano tollera , & 
Johannì &cc. Tarvisii apud Girardum de Flandria l^*l$* in ottavo. 

(io) Apud Borsettum bistorta Almi Ferrariae Gymnasii Par, 
/. Lib. I, pag. 93, & seq. 

(iT) Questi r invitò a Milano nel !4^o. a' 28. di Giu- 
gno ; Reliquum est , ut te quoque nobis offeras » toram quo una 
possimus ^ ^ gratularti i^t laetari mutuo. E^ certo però, che se 
Buono allora vi andò , non fissò ivi il suo soggiorno, poi- 
ché da una Lettera dello stesso Filelfo , in data degli 11. 
Marzo 1473. si raccoglie , che egli stava tuttavia fuori di 
quella Città . In questa Lettera lo rimprovera del suo silen- 
zio, forse perchè avendolo di nuovo invitato, non rispondeva 
se accettava, o nò, V invito fittoli. Penso perciò, che poco 
dopo ei si trasferisse a Milano ; molto più che tra V Episto- 
le del Filelfo , che finiscono nell' Agosto dell' anno suddetta, 
non si legge altra Lettera al medesimo Buono . 

.(12) Nella Lettera scritta al Filelfo nel 14^^., presso del 
S^ssi, Op, 4Ìt. pag. 534., egli stesso il confessa; Cupio jamdiu . , •,. 



BUONO ACCORSO 



3^3 



CT viderij & legen Lìbros , quos edidìai Cmvhhtmn Mtdrt^r 
mensium ; acceperam enim ab aliquìbus , scd in ppimès a dtserth* 
sima praeteptore mea Bonaccursio Pisana maxime in hujus compQ- 
si f ione codicis tui vires inginii declarasst . 

(13) Sassi im Prolegomeni s ad Opus riV, Cap. 4- pag^ 94. 
Benché 1* Accorsa sarebbe degno di lode qaaad' anche avesse 
puramente esercitata V arte della Stampa nel secolo decimo* 
(quinto f in cui ella era in tanto pregio « che ad essa manum 
admovere dolli omnium ordinum viri ^ & in Sacerdotali -, & Eque- 
stri diguitate neutiquam erubescebant , dice il Maittairet Tifm, L 
4nnal Typograph. pag, 82. 

(14) Tgm, cit. pag. loi. 

(15) Ovidii MetamorphQS€S in foL ^per Philippum de Lava* 
nia , Nel Titolo nulT altro si accenna ; ma ciò che ho detta 
costa dalla Lettera Dedicatoria a Cicco Simonetta, ove Buono 
così scrive: jj P. Ovidium Nasonem Metamorphoseon mea ope*- 
fi ra correclum , atque emendatum iniprim^ndum curavi. Ve- 
n rum cum diligentius quaererera , quae priscl Scriptores 
1) litteris mandaverunt » incidi in Coelium Firmianum Laflan- 
fg tium Placidum, qui in Stati! Thebaidos scripsit, virum mea 
yj sententia Se diligentissimuni , & disertissimum , i5c qui in fa- 
^5 btilas ejusdem Poetae commentatus est. Cujus ego ingenium 
,5 non potui equidem non mirari ^ nam incredibili quadam.^ 
,5 brevitate fibulam quamque compleftitur , & intcrpretatur . 
,j Quae omnia ita in hoc Opere inserui > ut nimiam pivlchri- 
„ tudinem praeseferant n- L* Autore poi de' Comenti sulla Te- 
bai de Ai Stazio , e della Spiegazione delle Favole di Ovidio 
stampata da Buono , non è Lattanzio Firmiano discepolo di 
Arnobio ^ come egli ha opinato, ma Luttazio o Lattanzio Pla- 
cido . Ved. Fabricius Tom, L Biblìoih. Latinae Lib, IL Gap, ì6. 
pag. 564. Edit. Ven. 

(16) ,5 Non erit alienuni a praesenti meo instituto P. Ovi- 
^ dii Nasonis amoeni, ekgantissimiqae Poetae, quicquid de vi- 



2<J4 



BUONO ACCORSO 



^ ta ejus mvenerim in medmm refcrre. Qua quidem In re 

^ nihil equidem novi ex me ipso afferam at ego 

,9 ita de hoc Poeta, vcrba faflurus sum ut quicquid dixero, 
55 id ex ejusdem Operibus a me colledum liquido appareat ^ . 
Così r Accorso nella Lenera premessa alla detta Fifa presso 
il Sassi, Op, cit. pag, 458. Pare, che il Fabricio abbia cre- 
duta inedita questa F/Vtf, mentre» Tum, cit. Cap. 15. pag. 307., 
nota , che Qvidìi Vita uripta a Bona Accursio fuit im Bihlio- 
iheca Is, Vassii . 

(17) Tanto egli afferma nella Lemm Dedicatoria al Si- 
monetta : I, Cutn vero Valerium Maximum ;emendatissime a me 
^ correflum reddiderim , & quidquid erat aliorum ignorantia 
n insertum exemerim , eumque imprimi curaverim , volui hunc 

„ Codicem tuo veluti quodam numine prodire quac 

^ exempla Valerius Maximus magna industria , & diligentia 
yf est complexus , secundum varias materias dispersa > ita in 
n unum Lirteraruin Ordinem collegi, ut discere volentibus nul- 
^ la relinquatur difficultas „. 

(18) Quorum ego libros & percncurri itiUgenter » & quoad 
ejiis rei fieri potuit , accurati ssitne emendavi . Buono Epist. ad 
Simonettam apud Saxlum pag. 45T. 

(19) Catalogo Codii:, Latin, Bibìiotk. Mediceae' Laurent, Tom* 

(20) Racconta il Salmasio, Emendati onìbus ^ & Notis in Aelii 
Spartiani Hadrianum pag, i. , che meditando egli seriamente 
dare di nuovo alla luce, dopo il celebratissimo Casaubono , i 
Scrittori della StorÌ4f Augusta^ da Jureto suo amico gli fu im- 
prestata un* antica Edizione della medesima Storia , fatta in Mi- 
lano avanti a quella di Venezia del 1490,, e che V Edizione 
Milanese migliore della Peneta ^ di cui si servi lo stesso Ca- 
saubono, gli fu di gran giovamento nel suo lavoro per esse- 
re ella molto corretta ed esatta. Chi fosse T Editore, il Sal- 
masio noi dice. Secondo il Fabricio» Tom. IL Op. iit. Lik III, 



BUONO ACCORSO 



t6s 



Cép. 6, pag, 6t. La riferita Sicria fii impressa in Milano per 
la prima volta nel 1465. Il eh. Dottor Sassi, Prolegotnenis in 
Hist, Typograph* &c. Cap. 3, pag. 83. , sostiene con tutto V im- 
pegno r opinione di Giannalberto Fabricio . Ma oltre 1* erudii 
tissimo Tiraboschi, Gherardo Meerman» Origin, Typogr. Voi //• 
pag. 242, , e r Abate Mercier , Supplement <ì /' Histoire de /* 
Imprimerie de Prosper Marcand pag. 40., con molte e forti ra- 
[gioni combattono sì fatta opinione, e vogliono, che la prima 
Impressione della Scoria Augusta sia quella dell' anno 14^5. 
procurata senza dubbio dal nostro Accorso, al quale viene at- 
tribuita eziandio dal Mollerò Dissenaiione de Capisco pag. i^*^ 
e dal Fabricio, quantunque pretendano , che essa più anni 
avanti uscisse alla luce. E' certo però, che la diversità dell* 
opinioni intorno all' anno, in cui fu pubblicata per la prima 
volta la soprallodata Scoria ^ non reca pregiudìzio a quanto ho 
detto, mentre, purché vera sia la» mia asserzione, basta, che 
il Salmasio ne' suoi Camend si servisse dell* Edizione di Milano^ 
in qualunque anno essa sia stata fatta, emendata, e corretta 
Iper lo stesso Accorso, nel che sono d' accordo il Fabricio, il 
Meerman , il Tiraboschi, e il medesimo Sassi Hist* cit. pag, 456. 

(21) Susci pe igitur i così T Accorso, tanquam prìmitias quas- 

dtim initae amicitiae nosnae , Opusculum hoc , operamtiue dato », 

ut intellìgam , o§icium meum fuisse tibi non ingratum . Quod si 

feceri^ , ùrevi inteUiges , me quibusdam majoribns muneribus tecum 

[0gere . Interea verh temporis ffte^ ut facis^ ama, quemadmodum^ 

tu mi hi es ccrissifuus . 

(22) Tom. cit. pag, 253. 

(23) TraSat. de Origine Typograph. Cap, II. §, \6. 

(24) Prùiegom^nis ciì. Cap. i. pag, ^6. 

(25) Num, 15, pag. 14, 9, Ad Aldo con ragione attribuita 
L^ viene la gloria d' essere stato il primo inventore di far get- 
\^ tare in copia i caratteri Greci, ed in quelli stampare dell* 

99 Opere intere, come fece ^. 

Tom. Ili L 1 



i66 BUONO ACCOUSa 

(atf ) tgli neir anno 1476- a* 30. di Gcnna jo divulgò in 
Milano la Grammatica GrH0 di Costantino Lascari in quarto; 
e questo è il primo Libr(^ intera uscita alla luce in carattere 
Gtmo. Maittaire Óp. eie. pag. 1^6. e 262. 

(27) La Vita d* Esopo però fu corretta dal nostro Buono, 
come si legge in una Nota , che sta airanti la stessa Vita , ed 
è riportata dal Sassi pag^ 545. ^ Vita Aesopi per Rynucium 
^ Thettalum traduca» Verum quoniam ab eo nonnulla fue- 
9) rune praetermissa » fintassis quìa Graecus eius Codex esser 
9, minus emendatus, ego Bonus Accursius Pisanus eadem in ea 
^ omnia correxi, & emendavi 99» 

(28) Origine^ e progressi della Stampa pag. 193. 268^ 

(29} Che è il seguente: Lexicon Graeca^Lattnum per Bo- 
mum Aceurshm Fisanum in foì^ 

(30) 0^ fi^' P^g' 38^- 

(.31) Epistola ad amicos •de Sta tu sitae Typograph. pag^ 296. 

Edit. HaL 173(5. 

(32) Tiraboschi Storia della Letterata ItaL Lìb. ///. Cap. 2. 
Tom. VL Par. IL pag. 158. Ediz. Rom. 

(33) Op. cit. sol. i68a Quieitmqut tamen ejmsdèm ( Boni Ac- 
cursii ) exitus fuerit y perenni apuà noi àignum menooria dk anffam 
i/ledi olanensir Civitatis gloria m nemo infici abitur ^ . 

(34) Veggansi le di lui parole riportate di sopra. 

(35) Pi^'so il Sassi ibìd. 99 Cum jam multos, così Ubertino^ 
9) & eosdem utiles Libro» » Vir eruditissime Bonaccurst Pisane» 
9) opera tua imprimendos curairerìs, non contenta»- ea^ quam 
^ jam plurimis labore tua utilitatem attutisti &c. 99; e nella 
Intera posta ia fine ali* Epistole di Cicerone da esso illustra- 
te: 99 Habes f dodissime» atque optime Bone Accursi Pisane» 
99 Opus longe najus» atque uberins, quam mi initio promi- 
99 si: qui non solum difHcitiora quaedam» & annotatu dignio- 
9 ra edere contentus fui^ sed cum Virorum quorumdam bona- 
9^ ruaii & doftrina praesuntium exhortatione» trnn rer^ cnls^ A( 



BUONO ACCORSO 9^61 

,1 {Uestintifsimi, doàissimiqae Viri« Comitis, ic Dacalis QuacK» 
n scoris Joannis Francisci Tarriaai efflagltationibuf » ita ia 
91 omnes locos &c. 9^ Da questa stessa Lettera si raccoglie, che 
Buono era tenuto in conto di Uomo capace di patrocinare 
un' Opera ^ e di sostenere il di lei credito a fronte degl* in* 
▼idiosi censori, poiché Ubertino gli parla in tal modo: Tu 
quoque^ qui me ad hanc edendi celeritatem impulisti ^ necesse est 9 
optimis rationibut patrMuium nostrum suscipias. 

(36) DeU'Istftria della Volgar Poesìa^ Voi. V. Lib. V. pag. ^15. 

{%lt Loc9 cit. 

(38) Bernardino Corio, Historia di Ali lana Par. VI. fot. 
443. Ediz. Ve». 1554.9 ali* anno i486, racconta, che in quella 
Città per la peste fino al mese M Luglio pii di cinquanta mila 
w perirono. 



LI 2 



I 



4 

lì 

11 

i 



V, 2<9 

BARTOLOMMEO DELLA SPINA 
DOMENICANO 



SE dopo il risorgimento delle Scienze in Italia, abbiano 
alla gloria della Letteraria Repubblica maggiormente 
contribuito quegli Uomini , cui piacque di segregarsi dal 
:secolo, o quelli piuttosto, che tra le sociali convenienze 
e tra i domestici affari per necessita si distraggono > è 
questione, s' io non m' inganno, di assai malagevole scio- 
glimento , quantunque i due opposti partiti abbianla con 
mirabil franchezza disciolta ciascuno a suo favore. Con- 
veniva parlarne almeno tra certi limiti e in proporzione; 
poiché troppo essendo ristretta la classe di quelli a pa- 
ragone anche del più scelto genere di questi , non po- 
trebbe senza oltraggio del vero pronunziarsi un giudizio 
aSM>luto sulla superiorità dell* un Ceto o dell'altro. Era 
di più necessaria una cauta distinzione delle molti plici di- 
scipline , alcune delle quali opponendosi direttamente allo 
spirito di vocazione , che quelli professano , ed altre esi- 
gendo nei loro amatori un concorso di congiunture e dì 
ajuti ben difficili ad incontrarsi nella ritiratezza d' un 
Chiostro, verrebbero con palese soverchieria introdotte in 
^calcolo a pregiudizio di coloro , che non le avessero col- 
avate . Ma la passione , quando a qualunque prezzo vuol 
ronscguire il suo fine, tutto mesce e confonde; ph do- 
vremmo punto stupirci , se nel caler della disputa si chie* 



i^o 



BARTOLOMMEO BELLA SPINA 



ècsK ai Claustrali chi di loro fu mai o valeiìte Tatti* 
co « o profondo Anatomico ; e se questi trionfassero aU' 
incontro » perchè filun Uomo di spada o di toga si ri- 
volse mai di proposito alla Dogmatica o alU Liturgia . 
Io tengo per fermo , che le inutili sottigliezze non mcn 
ch^ i ridicoli paralogismi si eviterebbero agevolmente t al- 
lorché la delicata questione venisse a decidersi in modo 
^ rendere tina pari giustizia» e da ravvisare un egual 
inerito nel doppio Stuolo dei Concorrenti . Sudarono a pa- 
rer mio gli uni e gli altri con gran costanza intorno 
a quelle Scienze, che di comun diritto chiamar possiamo» 
e fu proporzionato al numero e alle opportunità dei va- 
fj coltivatori il frutto, che la Letteraria Repubblica ne 
raccolse: ma gli uni e gli altri ebbero poi quasi in pro- 
prio ed esclusivo retaggio la cultura dì alcune Scienze 
determinate , e gli uni e gli altri stupendamente si se- 
gnalarono in questo campo vastissimo di fatica e di glo» 
ria* Si brami infetti un sistema accurato di Leggi, di 
Polìtica, di Militare Architettura, di Nautica, di Medi- 
*cina: taceranno per certo i primi, e frattanto mille gran- 
dissimi Uomini verranno a sorprenderci tra i secondi con 
l'acutezza dei ragionamenti, con la profondità delle teo* 
rie , con 1' importanza delle scoperte . Ma si cerchi la 
Dottrina della Religione e dì Dio, la Polemica, la Ca-^ 
nomea 9 la sacra Eloquenza, T Interpretazione dei Sami 
Libri : taceranno vicendevolmente i secondi , e udiremo i 
primi alzar la lor voce in mezzo al Popolo per disci- 
frare i celesti arcani, per opporsi all'errore, per serba- 
re inviolabile la disciplina , per commuovere i cuori e 
per infonder luce alle menti . Altri dunque scelga il suo 



BARTOLOMMEO BELLA SPINA 



«fi 



Eroe era quelli, e troverà cento giuste ragioni di cele- 
brarlo : ti mio è già scelto tra quesci » ne penso , che 
tributando le dovute lodi al P* Bartolommeo della Spina ^ 
venga alcuno ad oppormi ^ V aridità del tema, o gì* 
ignoti meriti del Soggetto; una sola a2Ìone può sommi* 
nìstrar talvoha amplissimo argomento d' Elogio» e molti 
Elogi si scrivoiia appunto per trar dall' oblio e far co- 
noscere agli UomkìL certe virtù » certe prerogative è certi 
talenti ,. che essi per I* avanti ignorava no «^ 

Le premure del sccob non ebbero parte alcuna al 
sapere e aMa fama di Bartolommeo della Spina} e la 
nobiltà dei natali , ricca sorgente di cognisrioni e di gu* 
sta allorché si fa servire alla ricerca del vero , ed ali* 
acquisto del bene, fu per lui ciò, che è la vita per 
un fanciullo che mw>re ;. una tela subitamente troncata ^ 
ttna luce di Iblgore , un dono istantaneo, di cui non fc» 
ce ne profitto , uè abtiso , tutte spogiiamlo le estrìnseche 
qualità della Famiglia e della Patria nel consacrare a Dio 
le innocenti primizb se non dclT infànzia , certamente 
della più tenera adolescenza (t). Quanto dunque egli sep- 
pe , quanto operò , q^aanto scrisse è dovuto soltanto e 
alla felice indole ^ di cui lo &vori Natura ^ e alla 
claustrale educazione , che dall'" evidenza di tanti fatti 
risulta assai naca dispregevole e meschina di q,uel che 
liltri per puro spirico di calunnia e di satira la dipinga» 
ÌE! però vero, che non ebbe egli la smania di divenire 
[enciclopedico: questo nome 3I caro a moki Dotti super- 
jiìciaU dei nostri giorni, era pressa che sconosciuto agli 
antichi , ì quali troppo bene istruiti sulla lìmitau energia 
icìV intelletto^ sulla brevità della vita, e sulle spine frc-^ 



&1% 



BARTQLOMMEO BELLA SPINA 



qucnti onde è sparso il sentiero alle nobili Facoltà , vol- 
iera piuttosto mostrarsi grand' Uomini in una sola Scien- 
ta» che tutte abbracciandole, comparire in tutte fanciul- 
li, O fosse 1' inclinazione, che fissasse ÌI suo genio» o 
concorresse a determinarlo la forza quasi insuperabile del 
domestico esempio ; come avrebbe forse poetato in mezzo 
ai Poeti,© filosofato in compagnia dei Filosofi, cosi tra 
una schiera immensa di Teologi rinomati fu seguace anch* 
egli della sublime Teologia • 

A questo nome veggo il più gran numero dei nau- 
seanti Leggitori trascorrere sdegnosamente queste Memorie 
dello Spina, e cercare altrove un miglior pascolo alla lo- 
ro applicazione , persuasi , cioè , che non possa accordarsi 
oggimai col buon senso V erigere un Teologo in un Uo- 
mo d'importanza e di genio. Ah! tanto dunque pregiu- 
dica alle sante Dottrine la stolta audacia dei sistemi , lo 
spirito esecrabile di partito, la folla degl' inetti Scrittori, 
e 1' assurdo miscuglio del linguaggio Divino coi sarcasmi 
d'una rabbiosa intolleranza, e con lo sfugo delle passioni 
più vergognose e più vili I Poiché quali altri motivi pò- 
tcan produrre appoco appoco la disistima , e quasi direi 
r abominio, in cui la grandissima delle Scienze misera- 
mente è caduca ? Ma per buona sorte io parlo qui di 
un Teologo del nascente secolo decimosesto , quando i 
teoremi invariabili dèlia Morale e della Fede andaran 
semplici e nudi come la verità , ne seco traevano quel 
funesto accompagnamento d' idee fittizie ed eterogenee, on- 
de nel secolo stesso e nel seguente la male adoperata 
Ermeneutica intraprese a sfigurarli . Era allora in costume 
tra gli eccellenti Teologi di scegliersi in modello or 1* 



BARTOLOMMEO DELLA SPINA 



ns 



|uno> or r altro dei Padri di maggior credito nella Chie- 
|sa; e parmi infatti» che lo Spina tendesse ad imitar si 
[da vicino V elegante e profonda Girolamo, che, non po- 
nendo giungere a pareggiarlo nella moltitudine delle co- 
gnizioni e nella squisitezza del gusto, ponesse almeno ogni 
studio per averne sempre e nel carattere , e negli scritti 
5,, nella condotta dei somigliantissimi lineamenti. Cosi pre- 
se anch* egli ad impugnare assai spesso con libera viva- 
cità i perniciosi errori degli Elvidii , dei Gioviniani e 
dei Pelagj , onde rigurgitavano in quella stagione i profa- 
nati Licei ; così ne andò anch' egli ai venerabili Sa^i- 
tuarj della Palestina , quasi per respirarvi , a somiglianza 
di queir egregio Dottore, le soavi aure • dell' incorrotto 
Evangelio; così volle anch* egli con pia ed erudita cus* 
[riosità esaminar da presso quei luoghi si celebrati nella 
rprimitiva Istoria del Cristianesimo, e con pari sicurezza 
ic facondia ne disputò anch' egli più volte in faccia ai 
fpotti ed ai Magnati delT ctì sua (ti). 

Di là richiamato in Italia, empì di luce le Cattedre 
di Bologna , di Verona , e di Padova , non solo col di- 
rìger superiormente gli Scudj e col fare allievi d* illu- 
|$trc fama e dottrina (3)» ma molto più ancora col met^ 
|tcrc al Pubblico una vasta serie di Teologiche specula- 
azioni , ove , ad onta della rozzezza dei tempi , vedonsi brilt 
lar con sorpresa mille lampi di quel gusto e di quella 
[sagacità , che noi crediamo particolari e distintivi del se- 
poi nostro (4). La sola sua Dissertazione (poiché cosi 
li giova chiamarla ) intorno alle controverse prerogative 
fdi Salomone e d* Alessandro (5), basta a mio credere 
*per pronunziar giudizio sulT ingegno e sullo spirito .dello 
Tom. JIL iM m 



«74 




BARTOLOMMEO DELLA SPINA 



Splkt . Non nego io già che gli altri suoi Scritti , caratterizzati 
per dottissimi da insigni Autori (6), non meritino V atten- 
zione e r applauso di un Leggitore imparziale; ma non 
debbo dissimulare a chi ne bramasse in somma il mio 
sentimento, che dominando palesemente in essi lo stile 
didascalico , e le volgari opinioni della poco eulta e per- 
ciò troppo credula Antichità , avrei d' uopo di tuna V ar- 
ce degli Oratori , per darne ai dì nostri un tollerabil rag- 
guaglio; e anche dopo gli sforri d* una mendicata elo- 
quenza comparirebbero sempre di lunga mano inferiori 
alla brere e graziosa Operata ^ di cui volentieri mi ac- 
cii^o a iviluf^re in qualche modo i rari pregj • Essa 
fra tutte quelle, che fin dagli anni 1519. cominciarono 
E raccogliersi in tre Volumi nella Città di Venezia , mi 
sembra la più adattata a far sentir V accortezza e la fe- 
licità , onde i senza recare oltraggio alla profession di Teo* 
logo, sapeva combatter lo Spina certi falsi ma rispettati 
principi , e combinare i racconti incontrastabili della pro- 
pina Istoria con la Divina autorità dei Santi Libri. 

Le questioni di doppio aspetto, si rinomate una vol- 
ta per la versatil facondia dell' acuto Cameade , erano 
di gran moda nell'età dello Spina: T onore, la caval- 
leria, r amore, e generalmente i temi ambigui di Moral 
Filosofia venivano dibattuti con vivo impegno nelle Let- 
terarie Accademie, nelle ristrette adunanze dei Dotti, e 
fino nelle private conveijazioni delle Femmine dì qualche 
rango • Caldissima pugna erasi pertanto accesa , sebben 
per tutt' altro argomento , tra i Nobili Letterati della Ve- 
neta Curia ; gli uni esaltando la potenza e la ricchezza 
di Salomone sopra quella del Conquistatore Alessandro j 



SARWLOMMEO DELIA SPINA 



*ÌB 



gli alcrt volendo il Macedone più potetice e più dovi* 
Eioso del Principe Israelita* La docu dìsputa sempre am^ 
mata e sempre indecisa, fu quasi in ultimo appello de- 
voluta allo Spina (^); e questo aneddoto solo bastante- 
mente ci attesta il grido altissimo» in cui era egli salito * 
e la rispettosa fiducia, che gli avevano meritata le sue 
gravi lezioni, e le sobrie decisioni della sua penna « L* in- 
carico fu da lui lietamente accettato ; poiché » quantunque 
( eccone le memorabili parole } poco appartengd alU Fede 
il controverso articolo, e meno anche infiuisca alla compo^ 
stezza e purità dei costumi , nasce pero dal fonte delle Lettere 
Sacre p ai cui interpreti è promessa V eterna vita, e forse 
pub stimolare alcun poca gli animi eleganti e ben fatti al-- 
la ricerca e all' acquisto della sapienza (8)- La lite per 
altro non era sì facile a comporsi con reciproca soddi- 
sla^ionc dei liciganti ; guardata anzi macuramente da tutti 
i laci , aveva qualche cosa d* ingannevole e di periglioso t 
per cui un Teologo poco esperto avrebbe senza avveder- 
sene incorsa la taccia o di Pirronista insensato, o di li- 
bero ed irreligioso pensatore . 

Conobbe il doppio rischio lo Spina, e per evitar ben- 
tosto ogni inciampo , cominciò dal supporre come indù* 
bitato ed innegabile tutto ciò che di Salomone e d' Ales- 
sandro narrano i Sacri Istorici ed i profani : onde can- 
giata con felice trasporto di Teologica in Critica la 
Questione t più non si trattò , che di conciliare insieme 
le diverse ed apparentemente opposte autorità . Ed ecco 
uno dei rari incontri , in cui la certezza dei fatti ve* 
nendo a collìdersi con le materiali espressioni dell* ispi* 
rato Scrittore, autorizza il Teologo ad affìggere un .senso 

M m 2 



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ì 

276 sautolomMeo della 'spina 

più o tnen limitato a quelle parole» che senza ciò con* 

ducrebbqro alla^ menzogna . . Ma con qual sobrietà usò 

I del siià diritto Io Spinati La copia della sapienza, delle 

• ricchezze e del poteffe costituisce a parer suo V ttniana 
\ gloria; e benché di sapienza non avessero questionato i 

Veneti Disputanti , fa egli veder per altro , che se Salo- 
!' mone- vinse i più dotti Orientali nella prontezza di un 

Tetto giudizio e nella cognizione di quanto interessa il 
f> gbVerno , il« comodo , ed i bisogni di un Pòpolo in so- 

I cìtik, fu poi vinto a vicenda in sovrumana sapienza da 

f . molti famosi Patriarchi dell' antica, e dai più insigni Dot- 

' tori della nuova Alleanza (9); d'onde con finissimo aV- 

[ vedimohto deduce , che siccome il Sacro Testo itìteramente 

«> si .salva ancorché Salomone non sia stato in tutti i sensi 

( il 'più sapiente . degli Uomini , ciò che frattanto il volgo 

capricciosamente ha creduto ; così può restare inviolata 
la Divina testimonianza, quand' anche si dica aver taluno 
ottenuti e tesori più vasti e dominj più estesi dei do- 
' minj e dei tesori di Salomone > del che nel presente ca- 

so si dubita (io) . 
! Dopo questa importante analogia è spianato il sentie- 

ro allo scioglimento del dubbio • I Libri dei Re, e più 

* SincQTà .- i. Paralipomeni raccontano a lungo fin dove giun- 
gesse la magnificenza , e il potere del FigHo di David ; 

' e., concedendo per una parte lo Spina , che niun Re del- 

la^ razza Israelitica eguagliò mai Salomone o nel!' estension 
del comando, o nella quantità dei tributi, ne riduce'"- per 
r altra .la total rendita a seicentosessantasei annui talenti,' 
inentrdi con la scorta del suo favorito Girolamo ne ri^ 
stringe gli Stati ad un Paese poco più ampio- di tixvat 




sautolommeo della spina 



«72 



la Lombardia (il)- Or ben altro possedeva ed in Euro- 
pa , ed in Asia il vittorioso Alessandro : egli , che secon- 
do V Autore dei Maccabei, occupò tante Contrade, mas- 
sacrò tanti Re , spogliò tante Nazioni , e vide sua tribu- 
taria la Terra fino all' ultimo Oriente; ond' è che non 
meno di cinquanta mila talenti furon trovati nei suoi for* 
Zìcv'ì qua od' ei morì , oltre i trecento mila annualmente a 
lui trasmessi dalle soggiogate Provincie (lii). Escludereb- 
be dunque ogni dubbio la superiorità d* Alessandro , se a 
favor del Monarca Ebreo non militassero le promesse in- 
fallibili del Signore , e i particolari ragguagli, che ce ne ha 
lasciati la Sacra Jstoiia : ella dice che Salomone distese 
l' impero molto al di là dei limiti della Giudea, ed epi- 
logando in due parole V inusitata sua gloria , ci fa sape- 
re non esservi stato o prima , o dopo di lui alcun Re d* 
Israele o di qualche altra Nazione , la cui grandezza ab* 
^bia potuto stargli a confronto (13)- 

Queste autorità sono a un tempo stesso' si venerabili 
e M decisi\e , che V Incerprete plii coraggioso potrebbe es- 
serne imbarazzato. Osserva però lo Spina, che i Re stra- 
nieri, di cui fa menzione il Sacro Is i orice , non furon 
già sudditi di Salomone , ma confederati , ammiratori ed 
; amici , cui giungevano tanto cari i suoi desiderj e i suoi 
^ cenni, quanto possono esserlo ad un Suddito artettuoso i 
voleri del suo Sovrano ( 14) : e passando in seguito alla 
supposta inarrivabìl gloria di quel celebrato Regnante , la 
concede ben egli in proporzione del suo piccolo Terri- 
torio, ma nega, che possa quindi inferirsene la maggio- 
ranza assoluta; e quasi per compimento delia dotta fati- 
ca interpreta con tanta naturalezza le promesse celesti 1^ 



«I8 



BARTOLOMMEO DELLA SPIHA 



vi adatta uo seoso tanta legittima e tanta gmstOj che 
non so se il più giudizioso illustrator della Bibbia potesse 
più felicemente riuscirvi . Non k qui disgiuntiva , dice egli ^ 
U Divina promessa p come se Salomone dovesse essere tra 
iutti gli Uomini il più grande nella ricchezza $ il più gran- 
de nella gloria , il più grande nella potenza t conviene in- 
tenderla di tutto insieme, e allora e vero, che non vi fu 
ne potrà mai esservi alcuno, che giunga a riuniri in se so* 
lo e la sapienza e la ricchezza, e il potere e la gloria di 
Salomone (15)* 

Bisogna confessare , che i germi delia Teologica ele- 
ganza , con tanto studio investigata dallo Spina negli aurei 
Scritti dell' inipareggiabil Girolamo, spuntan qui per ogni 
dove; e forse questo poco e anche troppo per un Teologa 
necessariamente assuefatto al barbaro stile, e alle forme 
ancor più barbare di quella Scuola, che tanto più tardi 
solamente ha scosso li giogo Peripatetico e ha rinunziato 
agli Arabi Logogrifi * E' certo almeno , che pochi scrive- 
vano allora con qualche gusto in somiglianti materie» e 
che quei pochi formavano h schiera eletta della soda 
ed amabile Teologia • Che tra questi occupasse un distin- 
to luogo lo Spina , abbastanza lo dice 1' onorevole im- 
piego di Àiacstro del Palazzo Apostolica, a cui Paolo III. 
il promosse ; e più ancora la scelta > che di lui fece 
quel saggio Pontefice > allorché si trattò d' istituire un 
Teologico Quinquevirato sul gravi affari del Sinodo Triden- 
lino (16). Imperocché erano i Padri tanto lontani dal 
porre in dubbio i Pontificj diritti sulla loro Ecumenica 
Assemblea , che non solo giudicarono illusor) ì Conciliari 
Decreti^ se non venissero autenticati dal Capo viòibiU dalla 



BARTOWMMEQ DELLA SPINA 

Chiesa, mi. vollero anche rimettere al discernimento e 3lU 
li piena potestà dì luì la final decisione delle contro- 
versie j dirò così ^ laterali , e conseguentemente più astruse» 
che nel discutere i solenni Punti di Religione insorgeva- 
no di quando in quando tra i venerabili Membri del 
sacrosanto Concilio . Ha taciuti la Storia i consigli e le 
fatiche dei cinque Assessori , che non è per altro diffi- 
cile di congetturare dalla grandez^fi e dali* importanza 
del loro incarico: solamente da uà rarissimo Libro della 
Mazzariniana Biblioteca impariamo^ che dibatttndosi in Tren- 
to con incredibit calore il famoso articolo della Concezione 
imniticoldta di Nostra Donna , intraprese Io Spina per ordi- 
ne espresso del Papa 1* edizione di un Traitelo , già. scritto 
in questo proposito dall' acuto Torrecremata (17), le cut 
ragioni determinarono probabilmente la Chiesa, a non pro- 
mulgare il giudizio , e a lasciar piuttosto la gran Que- 
stione indecisa . 

L' ultima impresa fu questa » e non interamente com- 
piuta dell' infacicablle Spina (18): ma un' altr* Opera sua 
propria (19) aveva egli pubblicata assai prima, ove , depo- 
sto il linguaggio scolastico» e lasciate da banda le sottili 
contemplazioni della più alta Teolc^ia , erasi abbassato fi- 
no al livello degli ignoranti e dei fanciulli (20) * Né 
Quetif , ne Echard , né chiunque altro favellò dello Spi- 
na, ha conosciuto, per quanto sembra, questo aureo Trat- 
ìmw di Vffizj Crisiianii in cui la naturalezza e la sempli- 
cità dello stile gareggiano con la purità delle massime (21) 
e con r eccellenza dell* istruzioni • Poiché, deplorando egli 
amaramente la reproba libertà de' -suoi tempi, che con 
versi lusinghieri, e con appassionate Novelle ingentilivano 



1 



sSo BAKTOLOMMEO DELLA SPINA 

il vizio, e segnavano la traccia a dei secoli più deprava- 
ti e più malvagi (22), volle, per quanto era in sua nu- 
no , opporre un argine al torbido fiume della corruttela , e 
con questa pietosa mira ideò ad uso del Popolo un Eh^ 
chiridio, che ne dissipasse le tenebre , e ne correggesse gli 
errori • Non vi si leggon per certo né le aride sentenze 
di Epittcto, né i precetti orgogliosi di Tullio: pia niuna 
cosa vi manca di quanto prescrive agli Uomini la Natu- 
ra , la coscienza, e la celeste umiltà dell' Evangelio; sic^ 
che partertdo dall' interno ed esterno culto dovuto a Diot 
passa lo Spina da stato a stato, ed insinua ai Conjugati * 
ai Congiunti , agli Amici , ai Superiori , e agli Inferiori le 
speciali massime, e i particolari doveri, dalla cui pratica non 
interrotta risulta la pace dell' animo e la felicità della vita. 
Gli Storici dello Spina, che dimenticarono questo pre- 
zioso lavoro di lui , non ne obliaron già le risentite di- 
scordie col Cardinal Gaetano: ed e invero assai straordi- 
nario, che ne parlino con molta esagerazione, e mostrino 
intanto di ignorarne i motivi (23), Meglio era il pas- 
sar tutto in silenzio; poiché senza ridur Io Spina alla 
classe dei calunniatori, o allo stato di una compassione voi 
demenza , non potrà mai supporsi , che gratuitamente ab- 
bia egli dichiarata la guerra a quell* Uomo medesimo, a 
cui era stato già prodigo di tanti encomj . Non per que- 
sto 'riputerò legittimo il suo sdegno , e molto meno pren- 
derò la difesa delle sue mordaci invettive: dirò solamen- 
te , che col fervido Agostino ebbe un fiero contrasta 
anche il vivace Girolamo, né pregiudicò quel contrasta 
alla fama e all^i gloria immortale dei due generosi Cam- 
pioni • 

S. C. 



BARTQLOMMEO DELLA SPINA 



tSt 



ANNOTAZIONI. 



(i) Nacque Bartolommeo della Spina circa 1* anno 14*7^,^ 
giacché Echard e Quetif scrivoa di lui: Ordinem { dei Predi- 
catori ) amplexatut est ad annum 1494*, Script. Ord. Praed. Tom. 
//. pog. ia(S., il che parrebbe doversi riferire al suo Vesiimen- 
to; laddove gii Annali del Convento di S. Caterina di Pisd 
fag, 91. segnano in quest' anno la sua Professione: Ab eadem 
F. Antonio Priore habitum nostrum suscepit & 4. Februarii 1494. 
sub eodem F. Honofrio Professionem fecit . Comunque siasi, egli 
lascid il secolo in età molto tenera: Puer erat bonae indolis^ 
ingenio à* memoria pollens ^ ibid. 

Che la sua Patria fosse Pisa , non può dubitarsene , tale 
chiamandola egli medesimo nel principio delle sue Opere ; 
Opuscula edita per Reti, Pat, Magissr. Bartholomaeum de Spina 
Pisanum ; in fine delle quali anche dallo Stampatore viene ap- 
pellato Bartholom. Spineus Pisanas , Di quì ricevono un nuovo 
peso le ragioni già descritte nelle Memorie^ riportate nel Tom. 
IL di questa Raccolta^ del P, Alessandro della Spina, per di- 
mostrare » che questa Famiglia era indubitatamente Pisana. 

Non ci resta memoria né del Padre , né della Madre di 
Bartolommeo; e solamente in un' Opera ignorata dagli Striti 
tori della sua Vita ^ e di cui si parlerà sul fine delle pre- 
senti Memorie^ rammenta egli una sua Nipote nobilmente ma- 
ritata in Venezia : E la prima Opera havendola composta già 
sono anni cinque a instantia della mia Nezza quanto alla carne ^ 
r come Figliuola carissima guanto al spirituale amore ^ contiene 
ammaestramenti quanto al stato secolare » come essa quando fu 
nobilmente maritata in la celsa Città di Vinegia^ mi^ richiese. 99 
Regola del felice vivere. Proem. 

(2) ,5 Callixtus Placentinus , Canonicus Latcranensis , enar- 
*9j rationes in Evangelia edidit Parisiis apud Claudium Fremy 

Tom. III. * N n 



282 



BARTOLOMMEO DELLA SPlf^A 



yy ann. 1555. , iisque supputatlonera annortim Vitae D* N» J, C. , 
^ & descriptioneni Palestinae ac urbis Jerusaletn praemisit , sic- 
55 que praefatur ad le£ìorem : cete rum mimme mihi par uni 
^j profuìsse fateor, quamplurima co in auftoribus istis contalisse, 
,5 quae a R. F. Bartholomaeo Spinac Uomlnicano tom Paduae » 
55 tum Romae didiceram» quae ipsc non paucis annis in ea 
„ Regione commoracus diligenti observatione referebat ^ . Et foL 
16. 55 Dupli cem Portam, Judiciarlam utramque diaam» Jeroso* 
^ lymls fuisse probat» quod ita esse memoratu» R* F. Dartho- 
y^ lomaeus Romae coram Pontifice , cum plures Religiosi dis-^ 
55pataremus, affirraavit; obiter enim in hujus rei sermonem 
y^ ìncidimus, dum de Domini Resurreflione & ejus Sepulcra 
55 loqueremur. Quas docent Barthohmaeum prìusquam Paravii Thith 
,5 logiam docfvet , in Tirra Sanéìa qfiibtfsdam annis egisse ^y . Echard 
Oc Qufcc. toc. cit. 

: ( 3 ) « Gymnasii nostri Bononiensis Pracfeaus ac Regens 
15 erat anno 1530., quo niunere vigìntl anno* U àmplios so- 
,5 lidos fanclus crat variis in Studiìs^ praesertlm Veronae, ubi 
55 Hieronymum Vielmium, de quo postea, tum juvenem audi- 
fy torem habuerac .-..,.. Mortuo Thoma Oranibono Veneto^ 
9, Viro cL, qui Cathcdram Theologiae in via S. Thomae Pa- 
99 tarii moderabatur , eodem anno , die 19. Novemb. a Sanata 
,5 Veneto suffeaus ei fuit in eadem Cathedra Spina noster „* 
Ech. & Quet. ìo€. cit. 

(4) La Collezione delle Opere dello Spina fu pubblicata in 
Vcneiia e contiene i seguenti Trattati: 

PropugnacuUtm Aristotelis de ìmmortalitate Animae contra Th- 
mam Cajetanum . 

Tutela veritatis de ìmmortalitate Animae contra Petrum Pam^ 
ponaiium cognomìnatum Perrettum . 

Flagellum in tres Libros A potagi ae ejusdem Perretti ^ 

Quaestio de Ordine Sacro. 

Quaestiones tres de Deù iontra Cajetamm^ 



SARTOLOMMEO DELLA SPINA 



«9$ 



Qit4iitÌQnei quatuor de piftùnalhati ^ 

T>i primis AngHorum cpiribus . 

De informaiione Animai ìntelleHhae . 

TraBatus de universali carruptione generis hnmani . 

TraSatus de Concepiìone 5. M. V. adversus Cajetanum , 

Traila sus de praesumptuoso appesi su Episcùpasus . 

Quaessio de Simoniaca redempsione vacati^nis EcQlesiae* 

Quaessio de forma Bapsismi, 

Quaessio de neutra insensione baptizatik 

De necessitate Daptìsmi parvulorum» 

Quaessio de forma Consecrationis Sanguình Christi , 

Traliatus de Ssrigtbus ù* Lamiis . 

TraÙasus de necessitate Confessimis ante sacram Communionem* 

De Conjugio i» gradibus Divino Jure firokibitts* 

Tra&atus di dispensatione Conjugii cum uxore teliBa fratris 

defungi * 
Desiar atio di poi issati Papae seu Eccksiai super Conjugin 

in gradibus prohibitis Jure Divino^ 
Dubia quaedam ÌB materia Simoniae , 
Decisio casus unius Vsurarii . 
Decisio casus masrimonìaUs% 
De praestantia Alexandri super Sahmonem in potestasi à^ 

sifjluentia divitiarum . 
Pubblicò ancora dei Comenti sopra Aristotele, e lasciò ms. una 
Cronica Pisana . 

(5) Questa Dissertazione si legge nel P*oL 11 L de' suoi 
Opuscoli $ V unico, che fortunatamente ho potuto ritrovare nel- 
la celebre e ricca Biblioteca Magliabechiana . 

(6) „ Ejus meminerunt ; eum enim censeo» quem laudar, 
)) Bartholomaeum Pisanum haud inelegantem virutn cum Opu* 
f, sculis suis do<flissimh , quae in Spinam quadrant optime, 
^5 Uazzius , Lusitanus , Feruandez, Pius, Fontana i Altamura^ 
,9 Rovetta ^. Ech. £c Quet. he* cit. 

N n 2 



tg4 SARTOLOMMEO DELLA SPINA 

(Z) ^^^^^ ^^ Spina medesimo qnesto fatto nel Proemio 
della sna Dissertazione » in fronte alla quale si . legge : Ad 
instantiam quorumdam Cmrìalimm Notìlium edita. 

(S) 9> Quamquam autem Quaestio ista modicum Fidei lu- 
^ minis, minimum etiam ad componendum mores excitamen- 
^ tum praestare videatur, quia tamen de fonte Sacrarum Lit- 
^ terarum oritur , quas elucidantibus aeterna repromittitur vita , 
^ non nihil etiam ad sapientiam inquirendam» capessendamque 
jy movet animos elegantes &c. y^ In Proem- 

(9) Tra i Patriarchi^ i quali più di Salomone furono ar- 
ricchiti di una sapienza soprannaturale, annovera Adamo, Afo- 
se, David; e tra i molti Dottori della Chiesa Cristiana conca 
anche S. Tommaso d' Aquino , il cui elogio fu * cominciato da 
Innoccnzio V. con le parole: Ecce plus fuam Salomon kic . 

(io) yy Licer autem Quaestio circa Salonionis sapientiam 
99 minime versetur , haec tamen dixisse volui, m perpendere 
,) quisque possit, si Sacrae Scripturae veritas salvatur hoc stan- 
,, te quod aliquis sit sapientior Salomone , cujus tamen rei 
y. contrarium vulgus oommuniter opinatur , non ^^$!t mi rum 
^ posse quempiam sine falsitatis macula Salomeni praeponi in 
^ divitiis atque potestate , de quo tamen communiter dubi- 
ta tatur ^ . 

(11) Qiii ( Salomon ) et si majorì pòtìtus sit dominio , qusm 
omnes Reges Israelitici generis , . . . . minima tamen pars totius 
Terrae est Regio , quae fuerat Salomonis ditioni sntjeffa ..... 
E^ quikus omnibus apertissime constat Regnnm Salomoni subjeSum 
non ultra prctensnm fnisse^ qnam nnnc protendatar tota Regio 
tombardiae . Jb. Cap. 5. 

(12) Ih. Cap. 5. pag. &ly t. 

(13) Ib. Cap. 6. 

(14) Ib. 

(^5) ry Verbum illud promissionis Domini referendum est, 
5j non ad ingulas praerogativas -copulative , quasi Salomoa 



' ^- 



BARTOLOMMEO DELIA SPINA 



««5 



r 



jy te in dlvitiis, & in gloria, & in potestate super omnes un* 
^j quam inortales fuerit magnificatus * . . * sed referendum est 
99 ad omnia praedifta simul & colleflive sumpta; nullus enim 
^y unquam mortalium fuit aut futurus est, qui tanta sapienciii 
99 repletus, tot divitiarum copiis abuadans, tanta poteatia fre- 
^ tus , tanta gloria splendidus siraul in orbe effalserit, sicut 
D Salomon . • • * Simpliciter & absolute Alexander Rex Macedo^ 
9, foit Salomone Rege Jerusaiem praestantior , & ia divitiarum 
„ omnium, praecipueque anri & argenti aiBueniia, fit in ma- 
99 gnitudine» seu cxcellentia potestatis „. Il;, pag. 67. r. 

( 16) „ Evefto ad Purpuram Thoma Badia Sacri Palatli 
9j Magiscro, Paulus IIL ei mox Spinam substìtuit anno 154^2.., 
9, quem ob praeclaras dotes Summus Poatifcx plurimi faciebat : 
yj unde ejus consihis in ardiùs Fidci negotiis, quae tum occur- 
99 rerunt, usus est, & unum ex quinque Viris seleiflis esse vo» 
^ luit^ quos Romae ccnstiruit» qui de quaestionibus in Synodo 
99 Tridentina motis, de qulbus Patres Sedem Apostalicam con- 
^ sulebant, censiiram ferrenc ^. Ech. & Qaer loc. cìt,, 

(17)^, Jam Sacri Palatii Magistrum agcns, & Congr Ro- 
19 manae a Paulo ITI. super negntiis Tridentini ConclHI insti- 
99 tutae selcflus Asscssor, occasione controveniae Sess. V, supef 
^ Conceptione B. M. V. inter Patres acriter agitata©, ex spe- 
99 ciali nutu Summi Pontificis typis sub/ecit Opus hoc titulo.* 
Trallatut de xerìtatt Conceptionh 5. M. K 99 lid. he. eh. 

(18) Bartolommeo della Spina morì in Roma nel T anno 
1546. in età di anni sessantotto in circa» dopo avere esercir 
tato quasi per un intero quadriennio il Magisterh del Palaz'- 
zù Apostolico . lid. toc. eh. 

(ip) L* Opera ^ di cui parliamo, si trov^a nella già lodata 
BfbtìQteca Magliabeclvana ^ e porta questo Titolo: Regùla del ft^ 
iice vìvere df li Cristiani del itato secolare ^ secondo diversi gradi 
e condftioni dì persone ^ e massime delti maritati. Un* altra Ope- 
retta pur dello Spina, e di tirgomcnio analogo, va uaìm ^ 



nU 



^ARTOIÒMMEO DELLA SPINA 



jquesta» e contiene una Breve Regala della vita spirituale delie 
Persone Religiose. 

(20) „ La mia intenzione è dare illuminationi alla tenera 
^y età della casa, che quando poi constituitl in grada roag* 
y^ giore, sieno impediti da simili studi» non restino privi del- 
^ li frutti di questa Opera per memoria di quelli. Non %\ 
^ maraviglino anchora quelli, che hanno più alta opinione di 
^ me, che non merito, che a si basso stile habbi steso il 
91 mio calamo ; perchè , oltre che in le opere di somma cha- 
9} ritài quale fra tutte la principale è di procurare la salute 
9y dell' anime, abassarsi, quando sia utile in tutti li modi pos- 
9, sibili, è molto accetto a Dio, al quale sopra tutti desidero 
fi piacere, e far cosa grata ec, ^ Proem, 

(ai) Tra i Capitoli di quest* Opera uno ve ne ha, in cui 
s* inculca ai Secolari di far qualche donativo ai Religiosi vi- 
cini, e specialmente al loro Confessori e Predicatori* Non oc- 
corre scandalizzarsene. I Claustrali erano allora poverissimi; 
e d* altra parte la massima si fondava sul consiglio già dato 
da Daniele al Re di Babilonia : Peccata tua eleemosynis redi- 
me , L* abuso , che poi ne fu fatto , obbligò la Chiesa a -vie- 
tare slmili insinuazioni, 

(22) 5, Molto migliori saranno tal* Opere in mano delle 
^y donne e de' fanciulli per casa , che non sono le Opere la- 
,) scive, e di subjetto non solo vane, ma ppstìfere , delle quali 
>, ne sono piene le case; come Opere di confitte bruttissime 
^Novelle o sian le cento, o le cinquanta, di crudel batta- 
^ glie o fittioni di quelle, di sonetti d* amor lascivo, e al- 
5, tre varie specie di versi venerei, amatorii e di brutta cu- 
f) pidine respersi, o altre scritte. • . . corrutione di ogni costu- 

99 mato, honorato e virtuoso vivere di tal tristi libri 

ti e Opere nefarie a Ili giorni nostri infelicissimi tutto il Mon- 
t9 do è pieno,,, Proem, 

(-3-3) jCetera ejusdem ( Cajetani ) decora ibidem fusiu4 prcferi 



BARTOLOMMEO DELLA SPINA 



a82 



( Spina ), sJeo tum in Cajetanum animo totus erat sddiSus if 
affeSus : ut mirum sìt ab eo tam cito deffcìsse. Ech. & Quet. he. 
est. Quelle parole ut nUrum sit evidentemente dimostrano, che 
questi Scrittori, si bene istruiti dell* inimicizia tra lo Spina e 
il Cardinale , non si presero alcun pensiero d' indagarne le 
segrete ragioni: tanto bastava per noa doverne parlare. 



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\ V '". . ■ 



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GIROLAMO PAPPONI 



, ^ ^ ^ ^^-^ 

QUella tanto giusta , quanto comune doglianza di 
quasi tutti gli Uomini di Lettere > e fino ancor 
degli Artefici , non essere alcuno soavemente accolto , e 
splendidamente premiato nella propria sua Patria , sembra 
in vero essere stata del tutto aliena dalla persona di 
Girolattio Papponi Patrizio Pisano . 

Egli procurò certamente co' suoi rari e distinti pre- 

[gj di rendere anche più gloriosa la sua celebre Pisa ; 

ma questa pur sempre grata mostrandosegli , lo ricolmò 

[di onori e dì premj , che lo renderono più famoso ed 

[immorcale . 

Non fu ella nelP onorarlo guidata e mossa dai so- 
lo pregio della generosa ed avita Nobiltà , che in lui 
risplcndeva . Gli fu piuttosto sommamente grata i perchè 
" in lui sempre scorse il vivo desiderio di conservar lo 
splendore del suo sangue per quelle vie , che sogliono 
da' veri Nobili calcarsi ; e perchè anzi lo ammirò di 
tanti pregj adorno , e di tante e si profonde cognizioni 
arricchito, che più illustre faceva e V antica sua Nobil- 
tà , e la stessa sua Patria • 

Vantava egli Antenati assai ragguardevoli e per na- 
scita > e per sublimi uffizj , e per non volgare sapere. 
Potrcbbonsi qui rammentare e Pietro > e Mariano , e gli 
Avi anche di questi , che fino poco dopo il 1300. eser- 
citarono decorosamente l'uffizio di Notavo: affizio per la 
Tom. in^ O o 



tipo GIROLAMO PAPPONI 

sua gelosia giuscamence affidato in que* secoli alle sole 
Persone distinte per Nobiltà* e per somma pratica nella 
Giurisprudenza • Come presso molte Nazioni i così pres- 
so i Romani, e ne' posteriori tempi anche presso i Na- 
poletani erano sempre Nobili i Tabellioni o Notati » per 
testimonianza di Osio (i), e di Giannone (2). 

Ma tralasciati questi « e gli altri insigni Antenati di 
Girolamo , basti qui rammentare e Guido , e Pietro , e 
Jacopo Figli del soprallodato Mariano • Fu Pietro dopo i} 
1466. per varj anni Commissario di Ripafiratta , e di Ca- 
scina , Terre di somma importanza per la Pisana Repubbli* 
ca (3). Fu Jacopo Capitano di Livorno verso il 1495. (4). 

Ma Guido fu da' Pisani scelto a impieghi anche più 
luminosi I e che richiedevano specchiatezza di sangue, e 
perizia negli affari politici • Tale fu V Ambasciata > che 
per i Pisani egli sostenne lodevolmente all' Imperator Mas* 
similiano L verso il 1497* (5)1 quando si aumentarono 
i torbidi della Repubblica; e tale fu pur anche 1' altra 
ugualmente grave Ambasciata , che egli con altri undici 
suoi ragguardevoli Concittadini adempì nell' anno 1501. 
presso Lodovica XII. Re di Francia» a cui nell'estreme 
angustie i Pisani sarebbonsi più volentieri assoggettati • 

Non dee pertanto far meraviglia » che il di lui Fi- 
gliuolo Gio. Batista fosse da' Pisani con parzialità som- 
ma risguardato, e scelto con unanime consentimento uno 
de' Dódici Amministratori della Pia Casa della Misericordia 
neir anno 1523., ed anche Operajo , cioè, primo e gene- 
rale Amministratore neir economia del Duomo Pisano; uf- 
fi/j ambidue adattati solamente a chi unisce alla più 
generosa Nobiltà la più sperimentata prudenza « 



GIROLAMO PAPPONI 



iJpt 



Da Soggetto così ragguardevole, e da Progenitori co- 
canto illustri essendo nato il nostro Girolamo, quali in* 
cent ivi non doveva egli sentire al suo spirito per man* 
(Cnere, ed anche aumentare la gloria de* suoi Maggiori? 
Quali ampie vie per maggiormente illustrarla non gli 
^aprirono e gli esempi degli Avi, e i detti, e T educa- 
tone generosa e nobile datagli da Gìo. Batista suo Pa- 
Ire? Onde superfluo si rende il contemplare gli anni suoi 
giovanili , e rintracciare quali fossero gli stabili fonda- 
menti di sua purissima Religione, quali i suoi continuati 
studj nelle Umane Lettere e nelle Scienze più solide • 

Ne sono bastante argomento le verità da moki Fi- 
losofi a ragion sostenute intorno a* prodigiosi effetti , che 
sullo spirito de* Nobili Giovani produconsi, dal rammen- 
tarsi frequentemente i nomi gloriosi de' loro Antenati , e 
dal vedere , per così dire , schierate le magnanime Jora 
imprese . 

Ne somministrano bastante riprova i sentimenti e 
le massime di purgata virtù morale , che ammiransi ne* 
gli atti e nel tenor di sua vita esemplarrssima ; ed in- 
sieme lo dimostrano le profonde Opere sue di GiurisprU'^ 
denza , ed altri parti del suo fervido ingegno sublime • 

Imperciocché ninno può mai nel corso di sua vita 
nascondere le inclinazioni proprie , e le massime ricevute 
ed impresse dalla educazione . Oltre di che , siccome al 
dire del Venusìno Poeta , 

• ..».♦.♦ Wtl sine magno 
Vita labore deiit monallbus . . • . 

ed alla virtù sempre il sudore immaginossi precedere 1* an- 

O O 2 




292 



GIROLAMO PAPPONI 



tichissimo Poeta Esiodo; perciò niuao pure si vedrà giam- 
mai profondo e franco nelle Scienze più vaste e più 
difficili , se anticipatamente non abbia in giovanile età 
sostenute le non mai interrotte fatiche di lunghi stud) 
e di accurata penetrazione delle Opere più insigni de* 
Classici e più rinomati Autori , dopo avere apprese le 
fondamentali nozioni da' più valorosi ed accreditati Maestri « 

Anche più chiara testimonianza, di sue auree quali- 
tà e di sue virtù sociali si manifesta dagli elogj som- 
mi » che di Girolamo si fecero, allorché nel 1561. unis- 
si nelle prime sue nozze colla Sig. Orietta Figlia di Be- 
nedetto Lanfranchi de' Chiccoli Patrizio Pisano (6). Te- 
stimonianza uguale ne fanno le replicate lodi , che ac- 
compagnarono la di lui promozione a que' pubblici gra-- 
vissimi uffizj, a' quali o il Pisano Popolo » o i 'Medicei 
Granduchi lo destinarono » o altri lo prescelsero per 
le sue rare doti dell' animo > e per la sua illibata sa- 
viezza: pregj tutti 9 che a ben sostenere que' tanti a lui 
commessi gelosi incarichi necessariamente si richiedevano. 

Senza qui rammentare , che la più schietta di lui 
morale trionfa sempre col massimo splendore ne' suoi 
Trattati, ne' suoi Consigli, nelle sue Decisioni, e nelle al- 
tre Opere sue . 

In queste poi maggiormente si scorge 1' altra insi- 
gne sua dotc> formatasi nel corso di sua gioventù , a se- 
conda pure degli esempj aviti , e della signorile paterna 
educazione ; perchè vi si scorge il copioso frutto di sue 
studiose fatiche ; e mostrano chiaramente quell' Opere quan- 
to vasti e profondi fossero i suoi studj , quanto indefessi 
e proficui gli eserciz) suoi giornalieri nell' ampio regno 



GIROLAMO PAPPONI 



293 



del sapere , quanto celebri e dotti , e verso di lui amo- 
[levoli fossero que' Maestri p che lo guidarono fedelmen- 
Ite in quella gloriosa carriera delle Scienze più subii- 
mi. Chi mai negherà, che profitti grandi in queste giam- 
mai non si fanno da' Giovani, se, al dire di Quintilia- 
no, la diligenza, V assiduità, e il cuore ben formato e 
.sensibile degli scolari non sì concilia strettamente V af- 
fetto e la predilezione de' Precettori ? 

Ecco per quali mezzi efficacissimi Pisa sua Patria 
scorse in Girolamo quel vivo desiderio di mantenere, e 
di accrescer vie più la chiarezza del suo illustre sangue, 
non solo coli' unirsi a nobilissime Famiglie, ma col for- 
marsi ancora, per sentenza d' Isocrate, prima il cuore 
a norma delle più eminenti virtù morali, e quindi coli' 
adornarsi lo spirito delle più profonde , delle più estese , 
e delle più utili cognizioni scientificlie . 

Per altro conoscendo egli esser pur troppo giusto il 
rimprovero, che» al riferir di Tullio, e di Pomponio, fe- 
ce Quinto Muzio a Servio Sulpizio, non convenire, cioè, 
ad un Uomo Nobile, e Patrizio T ignoranza del Gius Ci- 
vile; perciò fra tutte le altre, benché nobili Facoltà, pre- 
ferì la Giurisprudenza, e ad essa con ogni sforzo, e con 
ogni attenzione sollecito si applicò . 

Qui sì, che debbonsi necessariamente immaginare, e 
costantemente credere indefesse le sue applicazioni , e ce- 
leri i progressi grandiosi, che fece nello studio metodica 
e ben regolato di questa Facoltà . E chi potrà diversa- 
mente immaginare , e negare a Girolamo la dovuta lode 
e di ardente amore verso le gravissime Legali Discipline; 
e di sommo stùdio suo nclT acquistarle, e di rapidità 
somma ne' suoi progressi? 



•9+ 



GIROLAMO PAPPONI 



Era. egli ancor nella fresca gioventù , quando la fama 
si divulgò talmente del suo Legale profondo sapere , che 
fin d* allora la vacillante Repubblica Senese neir anno 
'555* ^ invitò a sostenere il ragguardevol posto de' pri- 
mar} suoi Giudici ^ e di Auditore della sua Ruota, il qua- 
le con tanto plauso e decoro fu da lui sostenuto nel 
corso allora determinato» e solito di tre anni 1556. 1557. 
1558., lasciando in quel Pubblico Archivio depositati i suoi 
giudiziosi, e con profondità Legale distesi Motivi delle sue 
Sentenze (7)* 

Era pur anche Giovine d' anni, quando passò dalla 
Ruota Senese ad una Cattedra di Giurispnidcnza nella celebre 
Università di Pisa sua Patria, Questo novella impiego, che 
per anni quarantacinque :jivirenne , lo mosse a coltivare an- 
che più profondamente la Teoretica parte di quella Facol* 
ti, senza per altro abbandcmarne la Pratica. 

Ond' è, che si hanno di lui per mezzo delle stampe 
dati alla luce un Trattato de Vcrborum ObUgationihus , un al- 
tro sulla Possessione, ricercando, se questa sit Juris an facti 
advcrsus Bolognatum ; non meno che un ben grande Volu- 
me di Consiglia ed un Responso a favore della Casa Tri- 
vulsi , che va unito con diversi altri pubblicati nella 
scessa Causa dal Lazzario ^ dal Mazzoni, dal Menochio^ 
da Rolando a Valle, e da altri celebri Giureconsulti. 

Forse taluna in siffatte di lui Opere ammirar vorrcb* 
be tutti i segni della risorta Romana Giurisprudenza, e 
vedervi perciò unite alla profonda Legai Teoria V eru- 
dizione , r Istoria, e lo sfoggio delle buone Lettere, che 
tanto in questi ultimi secoli promossero la più sicura 
interpretazione delle Romane Leggi . Per altro se tutti quc- 



GIROLAMO PAPPONI 



«PS . 



sti prcgj non scorgonsi in que' lavori, non deesi ciò at- 
tribuire onninamente ad un difetto o di studio , o dì 
cognizione » o di eleganza nclF Autore Papponio . 

Erano, è vero, in Italia, e quindi in Francia risor- 
te le buone Lettere , mercè gF indefessi lavori di chi 
valorosamente camminava sulle tracce, e colla scorta dì 
que' valenti Uomini , che fuggendo le spaventose rovine 
dell^ Orientale Impero > furono accolti generosamente dalle 
due illustri Famiglie Italiane Medicea , ed Estense . 

Spandevasi già la fkma gloriosa degli Alciati , de* 
Duareni , de' Cujacii , de* Donelli , de* Brissonii , e di al- 
tri ugualmente indefessi ed egregi restauratori della cuka 
Giurisprudenza , 

Ma troppo stabili e profonde radici aveva gettate il 
sistema delle Scuole Irneriana e Bartolina; onde ali* inco* 
minciar del secolo sestodecimo > ed anche nel posterior 
decimosettìmo pochissimi allontanavansi da quella tanto 
incolta maniera di spiegar le Romane Cosiituzioni t e le Giu- 
ridiche verità . 

E tanto maggiormente continuò la venerazione a quel- 
le barbare Scuole ^ come osservano il Mureto (8), e 1' 
Eìneccio (9), perchè a ragione tcmevansi gli odj prodot- 
ti dalle nuovità , e perchè agli Uomini di genio e di 
erudizione sublime nella professione della Giurisprudenza ^ 
vedevansi preferiti i tenaci amatori dell' antico meno cul- 
to sistema , prevalendo infatti presso varie Nazioni il Por*» 
catulo al Cujacio , al Mureto il Selvaghio , al Loriotto i 
più inetti adoratori di Bartolo, e di Baldo. 

Non fia dunque stupore, se nelle Opere ancor del na- 
stro Papponio traluce il Metodo IrnerianOf e BartoUno f e 



296 GIROLAMO PAPPONI 

perciò non vi risplendono tutti i caratteri deli' erudita 
Giurisprudenza^ e i nomi degi' immortali di lei restau- 
ratori . 

Ma però vi si scorge una profondità di Legale sape- 
re» un retto e robusto ragionare» una purgatezza di sti- 
le sparso talora di opportuna erudizione, e delle grazie 
della sempre allettante eloquenza. Talmente che, se il 
Papponio non fu seguace de' novelli , e quasi a lui con- 
temporanei eruditi Interpreti, non fu nemmeno perduto ve- 
neratore degr incolti Maestri de' poco avanti passati seco* 
li ; e si guardò forse ad arte da queir inutile sfoggio 
di ^erudizione, a cui soverchiamente, come opina V Eincc- 
cio (io), trasportarono alcuni moderni Giurisperiti gli stu- 
dj loro , e le loro interpretazioni . 

A sceglier questo moderato sistema forse ancor lo 
animò il desiderio di rendere i suoi giuridici lavori utili 
del pari agli studiosi della teorica Giurisprudenza, che 
utilissimi a coloro , che praticamente la professano * 

Aveva già egli nella sua gloriosa e lunga carriera 
di Professore nella Patria Università sostenute le J)iù insi- 
gni Cattedre di Giurisprudenza , e già era da molti anni 
pervenuto a quella di Ordinario Civile, quando si mosse 
a pubblicare il suo Trattato de Verborum Obligationibus , in- 
terpretando quel Titolo de Digesti , dopo averne già per 
dovere di suo uffizio interpretati molti altri con profitto 
massimo de' suoi scolari. Ma nel darlo alla luce verso V 
anno i6oi. gli piacque non tanto di dare un attestato 
di rispetto e di gratissima venerazione a Filippo* Valori 
Patrizio Fiorentino, a cui lo diresse con una forbita ed 
elegante Dedicatoria ; quanto ancora di riformare quel suo 



GIROLAMO PAPPONI 



29t 



Trattato t t di ridurlo più atto alla Pratica Forense', di- 
scendendo giudiziosamente da que' vasti fondamentali prin- 
cipi * ^^c i" larga copia vi stabilisce , alle moltipHci e 
varie proposizioni , che su tal materia sentonsi risuonare 

|frequ€ntemente nel Foro • 

Così fece ancora dell' altro suo Trattato sulla ricerca 
se il Possesso debba reputarsi di mero dritto , oppur d{ 
mero fatto . Agitata egli aveva gtà dalla Cattedra una 
Biffatta quìstìone , ed aveva sostenuto il suo sentimen- 
to, alquanto diverso da quello di Giovanni Bolognetti ^ 
celebre Giureconsulto del suo secolo . Quindi cedendo al- 
le preghiere specialmente di Francesco Lanccllotto Peru- 
gino , e Professore ancor esso di GiiirisprudcriT^ nella PiV 
sana Università, sì determinò nelT anno 1600. di pubbli- 
carlo per mezzo delle stampe ; deviò alquanto dalla pri- 
ma sua opinione i ed abbracciando quella medesima del 
Bolognetti, rigettati gli argomenti di lui, espose con ri* 
flessioni anche pratiche i proprj , come più solidi e più 
vigorosi a risolvere quella da molti altri promossa ed 
agitata quìstìone . 

Più chiaro poi siffatto spirito del Papponio dì gio- 
rat maggiormente alla Pratica Forense , traluce nelle sue 
)ecisioni , che con sugosa ed elegante brevità egli dlste- 
quando fu Auditore di Ruota in Siena ; ed ugual- 

[mcnte chiaro si scorge ne* suoi Consulti sopra le più 
difficili materie della Civile e della Criminale Giurispru* 
denza ; de* quali poi qucll' ampio Volume pubblicò nel 
1604., consecrandolo a Monsignor Carlo Antonio del Poz- 

t*o Arcivescovo allora della Pisana Primaziale* 

Egli ne differì la pubblicazione a un tempo cosi 
Tom. III. P p 



apS GIROLAMO PAPPONI 

tardo, come si esprimo nella sua eruditissima Dedicatoria , 
perchè volle aspettare il tempo di sua giubilazione dalle 
Accademiche sue fatiche per tanti anni , e con tanto 
credito da lui sostenute (ii), e perchè volle rendere que' 
suoi lavori e più purgati, e più conformi anche a' si- 
stemi Teoretici, e insieme più ricchi di cognizioni Fo- 
rensi . 

In cotal guisa mantenne il Papponio, anzi molto ac- 
crebbe Io splendore de' suoi natali per mezzo degl' illi- 
bati suoi costumi, e dell'indefesso studio, e de' celeri 
progressi nelle eulte Lettere , e specialmente nella Giu- 
risprudenza; Qnde plauso quindi universale ottenne da' fe- 
lici parti del suo ingegno . E lo avcrebbe ottenuto ugua- 
le dalla ben lunga serie di sue Lettere Scientifiche , e da 
canti altri suoi profondi ed eruditi lavori, se per mezzo 
delle stampe si fossero conservati e posti alla luce del 
Mondo Letterario (12). 

Né solamente la sua Nobil Famiglia divenne per que' 
di lui sommi pregj più * rispettabile , ma ben' anche la 
sua Patria Pisa lustro maggiore ne ricevè. Non era Pi- 
sa né Elea , né Stagira , né Priene , o alcun' altra delle 
in avanti umili ed oscure Città , che per divenir note e 
famose attender dovettero la celebrità del nome , e la 
fama del loro Zenone , del loro Aristotele , del loro 
Biante . 

Pisa era già fino da remotissimi tempi famosa e per 
Lettere , e per Armi al pari e di Roma , e di Atene , 
e di Cartagine , e di altre nobilissime Città . Ma che ? 
Forse la stessa Roma non si gloriò di avere i suoi Li- 
vj , i suoi TuUj , i suoi Varroni , i suoi Papiniani , e 



GIROLAMO PAPPONI 



297 



tanti altri Eroi del sapere ? Non si glorici forse Atene 
de* suoi Socrati , de* suoi Fiatoni , de* suoi Tucididi , de' 
Jrsuoi Demosteni, e di altri infiniti suoi Figli, e insieme 
^portenti maravigliosi in tutta 1* universale sapienza? Non 
si gloriò ella finalmente Cartagine de' suoi Terenz) , de* 
suoi Tertulliani , de* suoi Cipriani ? 

Pisa dunque, benché illustre ancor' ella e famosa ^ 
pur si gloria di Canti e tanti felici Ingegni , che in ogni 
> secolo nati sono dal suo seno, come allor si gloriò del 
^suo Girolamo Papponio; e talmente se ne gloriò, che a 
^ui sempre grata per lo splendor, che ne traeva, niun» 
[occasione trascurò per beneficarlo con i posti più distin- 
ti , e con i più luminosi incarichi. 

Qual* altro oggetto si ebbe mai nel conferirgli una 
Cattedra di Giuriiipntd<:nza nella sua Università, se non se 
per ritenerlo dall' illustrare altre Città col sostenervi, 
come fece in Siena, impieghi sublimi, e per fargli go- 
dere in Patria la dolce quiete unita alla cospicua dignità? 

Collo stesso pensiero di maggiormente decorarlo 1 e 
far che più da vicino i di lui meriti sommi risplen- 
dcssero in faccia a' suoi Regnanti Sovrani , Io inviò per 
)en due volte suo Ambasciatore al Trono Toscano (13)1 
o in occasione delle faustissime nozze del Granduca Fran- 
|CCSco I, con Giovanna d' Austria , o per altre contin- 
fenze rilevantissime, e di perpetuo lustro e decoro per 
lo stesso Ambasciatore Papponio . 

Lo volle Pisa bene spesso uno de' Superiori compo- 
nenti il suo maggior Consiglio, e di lui Avvocato (14); 
e finalmente nel 1580- Operajo del magnifico suo Duo- 
mo (15), e insignito perciò dell' Orimc di Cavaliere Au* 

Pp 2 



300 GIROLAMO PAPPONI 

rato(i6), del quale fin d'allora, per un antichissimo Pn- 
wlegio Imperiale accordato al Senato di Pisa , venivano , 
come lo sono anche oggidì ornati gli Opera] della Primaziale 
Pisana . E lo volle innalzato a questo sommamente onorifi- 
co e geloso impiego in contrassegno della grata stima e 
fiducia» che in lui riponeva, ed ebbe Pisa il contento 
di vedere una tal prudente sua scelta con sommi elogj 
approvata dal Regnante allora Francesco I. 

Né sola fu la Patria Pisa , che largamente gratifi- 
cando il suo illustre Figlio Girolamo, lo ricolmò d' ono- 
ri, ed affidogli elevati posti ed impieghi. Furono ancora 
i più ragguardevoli Soggetti > ed anche di estere Nazio- 
ni , e fino Principi e Sovrani , che le loro più gravi 
ed importanti cose affidarono al di lui sapere , alla di 
lui prudenza , ed alla di lui sperimentata sagacitì . 

Furono V Arcivescovo di Lucca , furono molti e molti 
degli Ottimati e Pisani, e Fiorentini, e Genovesi, che tut-« 
ti vollero il di lui dotto e valevole patrocinio , e h 
trionfante difesa delle loro Cause complicatissime , e dì 
merito sommo ; gli splendidi nomi de' quali veggonsi in 
fronte a' di lui numerosi Consigli . Fu il Principe di 
Piombino , che gì' interessi tutti e di se stesso , e de* 
tuoi Vassalli ripose intieramente nella di lui dottrina, e 
pella di lui savissima direzior« (17). Fu inoltre Cosi- 
mo I., giusto estimatore e patrono degli Uomini grandi, 
che pieno di fiducia nel nostro Girolamo lo inviò pres- 
so il Pontefice Pio V* a sostenere avanti di lui con 
Legale facondia e con politica prudenza il sicuro ed ampio 
total conseguimento del glorioso titolo di Granduca, acer^ 
rimamcmc <:ontrastatp2li dall'Estense Duca di Ferrara (i8)« 



GIROLAMO PAPPONI 



301 



Già d* anni carco, e di gloria splendeva in Patria il 
nostro Papponio, quando nel 1595- e di poi nel 1603. 
pensò a disporre del suo patrimonio , e di tutte le sostanze 
sue a favore di suo Figlio CristoEino , e di Elisabetta 
Tempera ni sua Moglie in seconde nozze , e de IT Opera 
stessa del Duomo, che al Figlio, ed alla Moglie sostituì 
fiel caso di estinguersi onninamente la sua masculina de- 
scendenza (19). E con questi atti di ultima volontà si scel- 
se pure il Sepolcro , che per una specialissima grazia otte- 
nuto aveva nella Chiesa stessa Primazìale, dove non ha la 
Tomba se non se chi è dagli altri distinto col carattere 
luminoso o di Sommo Pontefice, o d' Imperatore, o di 
Arcivescovo dì Pisa t oppur di Duca (20). 

Perde quindi Pisa nel principiar del secolo decimo- 
settimo colla morte di Girolamo Papponi, seguita nel 10. 
Maggio 160^., uno de' suoi più grandi ornamenti (21); 
ma ne ricompensò in parte U perdita il di lui Figlia 
.Cristofano (22), che degno erede sì de' beni, come del- 
le virtù Paterne , fece colle sue scientifiche produzioni 
chiaramente vedere qual nobile incentivo dato gli aveva- 
no gli esempi aviti e le glorie del Padre , e quali gran- 
diosi frutti aveva in lui prodotti la disciplina ed istruzio- 
ne Paterna , indefessa del pari , che amorevole , ncir am- 
pio giro dcir universale Giurisprudenza , e di altre mol- 
te sublimi e nobili Facoltà (23). 

Laonde Pisa quasi rasciugò le giuste sue lagrime , 
scorgendo così a prova, che dalla generosa Nobiltà illu- 
strata coir esercizio sempre costante delle morali virtù, 
coir indefesso continuato studio, e coli* acquisto delP este- 
se profonde cognizioni sarebbero validamente animati i 



30» GIROLAMO PAPPONI 

suoi Figli alla vera gloriai ed al vero splendore della 
Patria, col rendersi egregj seguaci ed invitti emulatori 
del suo celebre ed insigne Giureconsulto Girolamo Pap- 
poni • 

A. F. T. 



ANNOTAZIONI. 



(i) Francisc. Oslo Jur. Con. Medìot^ Dissert. Subsecìv* de 
Antiqua TabeUion. Nobilitate. Fior. 1652. 

(2) Istor* 'del Regno di Napoli Lib. XI. Cap. 6. $. 6. 

(3) Vacchett. C. a car. 138. e 153. n€i\^ Archivio della Co- 
munità di Pisa. 

(4) Vacchett. D. a car. 13. come sopra. 

(5) Vacchett. E. a ear.^ii/^. in détto Archivio. 

(6) Scritt. di Sponsal. nel Libr. delle Mandate de* Contratt. 
Q. I. alle Mand. di Ser Jacopo del Bizzarro Not.j pag. 16., 
nell' Archiv. della Cancell. Consolare' di PJsa. .Molti sono i Z)o- 
eumenti y onde si vede sempre mantenuto il grado Nobile nel* 
la Casa e Famiglia Papponi. Del nostro Girolamo, nella De^ 
scrizione generale de* Nobili Cittadini Pisani fatta nel 1566. , -si 
legge Messer Girolamo di Messer Gio. Batista Papponi Dottor di 
^^gg^f come riferisce anche • il eh. Sig. Cav. dal Borgo nella 
sua Raccolta di scelti Diplomi Pisani ^ car. 441.; dove pure 
a car. 44^. riporta la seguente Memoria ,, Maestro Niccolò di 
Messer Gio. Batista di Guido Papponi Dottor di Medicina . Tal 
che, a somiglianza della Legge del 175 1. sopra la Nobiltà, 
fino di que* tempi V esercizio della Medica Facoltà niente 
oflEèndeva il grado Nobile, come appunto ne godeva il Medico 
Kiccolò Papponi Fratello del nostro Girolamo. 



GIROLAMO PAPPONI 303 

Anche della qualità di Governatore della Pia Casa di Mi- 
sericordia^ sostenuta dal di lui Padre Gio. Batista, come si è 
di sopra accennato, esiste ncll' Archivio di detta* Pia Casa T 
opportuno Documento. Il Libro ^ in cui son registrate dal. 15 14. 
in poi r elezioni di que* Governatori , si esprime così : A dì 
29. di Alaggio 1529. Messer Gio. Batista di Guido Papponi in 
luogo dì Gabriello del Colle defungo . 

(7) Tomo di Deliberazioni della Balìa di Siena del 31. 
Settembre 1555. al 1556., che conservasi nell* Archivio della 
Comunità Civica Senese a car. 157. sotto dì 23. Decembre 1555. 
Neir Archivio delle Riformagioni di Siena esiste un Libro de* 
Concistori , dove nel bimestre di Marzo e Aprile 1556. a car. 
4. apparisce, che Girolamo Papponi di Pisa prestò nel io. 
Marzo di detto anno avanti T Illustrissimo ed Eccelso Con- 
cistoro il solito Giuramento per 1* esercizio di Auditor di Ruota. 

Neir istesso Archivio delle Riformagioni trovasi un Libro ^ 
dove fu registrata la Serie degli Auditori di Rota^ e fra que- 
sti anche il Papponio negli anni 1556. 1557., e 1558., e vi 
esistono pure i Motivi delle sue Sentenze. Ved» anche il Con- 
ti Decis.y e Fontanini Biblioth. LegaL Tom. I. 

(8) Muret. Orat. Par. L Orat. XXL 

(9) Hist. Juris Civil. Lib. L §. 325. & 325. Ved- Brun- 
quell Hist. Jar. Just. Par. III. M. II. Cap. 8. Gravina Orig* 
Jur. Cap. 8. &c. 

(10) Dett. Hist. Jur. Civ. Lib. I. $. 325. 

(il) Lettcr. Dedicat. a Monsignor Arcivescovo del Pozzo, 
«olla quale gli tributa il suo Lib:\ de* Consigli. 

(12) Rondoni Memorie d' Uomini IUrstri Pisani a car. 
12,6. dice: ^ Ed averebbe più fattosi conoscere al Mondo col 
99 mandare alla luce le sue Lettere, ed altri nobilissimi parti 
9) del suo ingegno, se sorpreso da estremo dolore non si fosse 
9) accelerata la mòrte, la quale lo tolse dal Mondo vecchio di 
9> molti anni, ma robustissimo 99. 



J04 GIROLAMO PAPPONI 

(13) Lihr. de Partiti ann. 1566. a car. 31. e 52., mtn. 15S4. 
a tar. 253. neir Archivio de* Priori in P/Vtf . 

(14) L/fo-. sudd. rf^* Partit. a ^jr. 104., ed a r^r. aao. 

(15) li^r. 1// Partit. come «opra dell* tfJii». 1582. Ved. la 
Lettera scritta ai Pisani dal Granduca Francesco I de* 4. 
Marzo 1580. 

(16) Che il Senato Pisano avesse T autorità di creare e 
d' insignire dell* Ordine di Cavaliere Aurato quelle Persone, che 
giudicava meritevoli, si rileva da più Documenti esistenti nell* 
Archivio delle Riformagioni della Città di Firenze, e segnata- 
mente da una Deliberazione ^ che si legge a car. 450. t. nella 
Filza di Provvisioni e Consigli degli Anziani di Pisa da II* anno 
1292. al 13^1. di ìiom. 1297. 

In qual* anno fosse conferita dall* Imperatore al Senato Pi- 
sano r autorità di creare i Cavalieri Aurati non pud asse- 
rirsi con sicurezza. In una Memoria^ che si legge in un Li- 
bro intitolato Inventario di tutte le Cartapecore &c. , che si con- 
serva neir Archivio Capitolare di Pisa , viene indicato a car, 2. , 
che un tal Privilegio fa concesso dall* Imperatore Arrigo IV. 

Egli è certo però, che gli Opera) della Primaziale Pisana 
ne sono stati sempre insigniti fino da tempo immemorabile. 
L* antica Formula ^ che usavano i Priori nell* insignire il nuo- 
vo Operajo della Primaziale y e che in qualche parte differisce 
da quella , che si usa anche oggigiorno , e riportata a 
car. 144. t. in un Libro di Partiti e Deliberazioni de* Priori 
e Colleghi della Città di Pisa dall* anno i486, al 1493., esi- 
stente nell* Archivio della Comunità di Pisa^ ed è del seguen- 
te tenore : 

9) Licet Imperialis Excellentia Majestatis supra omnium tem- 
^ poralium speculum constituta, Populos fide Christianitatis im- 
9) butos suo salutifero , justo , & equo intuitu regat & dirl- 
99 gat universos; t?.men quia illa Gloriosa Persona, quae Im- 
99 perio iraminet , semper & ubique non potest , variis erigenti- 



GIROLAMO PAPPONI 



3<'5 



,, bus negociorum merltis , exhibere » & tradere je praesentera ? 
^ praesertim cum àliquando contingat, quod eadem de medio 
^, Divino Judicio subcracìa Mundus caret ; Idcirco expcdtt uc 
99 Princeps Romanus suae potestatis & jurisdicìionis honore»^ 
^ & onera in ter Proceres suos , aliosque insignes & egregios 
^ Viros Imperli fidelcs, Privilegiis & Rescriptis Caesareis deco- 
15 ret, & partiatur. Hinc esc, quod olim felicis recordationis 
9^ Serenissimus Princeps Romanorum Imperator, fit semper Au-* 
f, gustus, tane Magnifico, & Polenti Pisano Populo, & Antia- 
^ nis ejusdem ifice Populi Pisani recipien. suis Diledis de sui 
^ promotionis gratia , Se favoris benevolencia gratiam fecerit 
i> specialem^ ipsisque Ancianis, & eonim in posterum succes-< 
I, soribus Imperiali authoritate, & ex cerca scientia diftae Im-» 
^ peratoriae Majestatis dederit, & concesserit pocestatem crean» 
55 di, & faciendi Equites , Si ad Miliciatn Milicarem decorane 
15 di , & reducendi, & alia faciendi, de quibus latius & pie- 
go nius in Privilegiis, & Rescriptls diéli Serenissimi Principi» 
[u conscare diximus. Quapropcer &c. Praepositus authorirate fic pote^ 
39 state tunc diftig Ancianis^ & eisdem per consequens succes- 
,^ sive in Officio existentibus concessa, ut praefertur; per dicium 
9, Sermum Principem Indultum praed. & Rescriptum , Ut supra 
19 didum est, ad laudem, & gloriam Omnipotentis Dei, & 
9P B. Mariae Virginis, sub cujus digno vocabald & nomine di- 
^ fla Opera existit decorata, & omnium Sa^ftorum Caelestis Cu- 
99 riae Paradisi, & ad honorem , & reverentiam sacrosanflae 
^ Romanae Ecclesiae, & ad Magni ficentiani, & Exaltationem 
99 Magn. & Excelsi Populi Fiorentini . & Catholicae Partis 
^ Guelfae ejusdem, & ad bonum & pacificum sratum Comnui- 
^ nis Pisani , & ad bonum regimen , gubernationem , honorem & 
„ augmentum ipsius Operae : Ipsum Dnum , . » , , Opera riu in 
^ praed. praesentem, & ut praemittitur flexis genibus suscipicn- 
,9 tem Equitem Deauratum , & ad Militiam B, Mariae Virginis 
^ creavit & fecit, ipsumque per Ensem Deauratum, & Birre* 
7 «iff. ///. Q q 



z^^ 



e IRÒ LA MQ PAPPÓNI 



ijfluin & Chalcaria , seu stìmulos deanratos , & Alapam subse- 
5^ quentem perpetua© decorationis gratia legitime investivit, & 
^y decoravic, cum omnibus honoribus & immunitatibus ia simi- 
^ iibus usitatis & consuetis. Qui quidem &c* ,) 

(i7) Ved, la Lettera dell* Editore in fronte al Lìb, L 
de* lodati Consìgli del Papponlo nell* anno 1604. in Venez. 

(18) Ved, la medesima Lettera dell* Editore, e il Cini 
nella 0ta Istorica di Coòima /*» e la moderna Isteria del Gran* 
ducato stampata in Firenze nel i^Sk Lib. ///. Cap. 7,, o%*e 
più estesamente si riferisce 1' onorevole incarico dal Gran-Du* 
ca Cosimo L affidata al nostro Papponi » di sostenere in Ro- 
ma avanti la Deputazione di quattro Cardinali quel titolo di 
Gran-Duca» $tato già conceduto allo stesso Cosimo dal Pon- 
tefice medesima S. Pio V., ma contrastatogli allora dal Conte 
d* Arca Ambasciatore dell* Imperatore, che proteggeva il Duca 
di Ferrara • 

(ip) Ved. il di lui Testamento rogato da Ser Niccolò 
Ttoncia nel i'j. Luglio 1595. e 1556. Pisana; ed anche il di 
lui Codicillo y rogato Ser Cesare Borghi nel 27* Gennajo 1603* e 
1604. Piséno^ esistenti ambidue questi Atti presso la Nobil Fa- 
miglia de* Signori Foschi Fatrlz) Pisani . 

(20) A^eva già lo stesso Girolamo destinato fina dail" 
inno 1599. il suo Sepolcro nella Chiesa de* PP- Agostìniam sot- 
to il Titolo di S. Nictola in Pisa» come rilevasi da una fscri^ 
zione incisa sopra una Lapide Sepolcrale ornata di bronzi e 
marmi posta vicino alla Porta maggiore di detta Chieda ; ma 
poi ottenne il distintissimo privilegio di poter* esser tumulato nel 
Duomo t € segnatamente nella Cappella in oggi del SS. Sacra^ 
mento » una volta detta della Annunziata . Si rileva però da un 
Frammenta d^ Istoria ms. d' incerto Autore » esistente appresso 
il Sig, Ab. Ranieri Zucchelli» che la grazia speciale sopra 
indicata non ebbe il suo effetto ; poiché . Ìl Cadavere di Giro- 
lamo Papponi fu collocata nel Sepokro^ che egli medesima u 



^nOLAMO PAPPONI 



òn 



tra preparato nella «uddetta CfiUta di S. Niccola , Il prefato 
Frammento dì Storia ms. è il seguente: 

,5 L' anno 1605. Giroliinio Papponi Gentllhuomo Pisano ,. 

[fy Cav, ili Spron d' oro» Opera Jo della nTa Primaziale Chiesa » 

9) come altre volte s' è dido , &c Eccellentissimo interpetre del- 

9> le Giustiniane Leggi & primo candore di questo Studio, il 

1^ quale giunto all' età di anni 73. passò da questa misera 

,99 vita alli IO. Maggio & il suo Corpo fu sepolto nella Ghie- 

ify sa di S. Niccola di Bari officiata da i Reverendi PP, Ere- 

f^ mitani di S. Agostino in una honoratissima Sepoltura di 

II) marmo» clie ti era fatta fare sei tinni prima, e fattoli 

^ sontuose Esequie da suoi Parenti si accresce ad esse tutti i 

^ Dottori dello Studio , che volontariamente accompagnatolo 

^ per infine alla fossa con una Torcia' di Cera biancha acce- 

^ sa in mano del loro propio portata, 4e diètro seguitato di 

^^ gran comitiva di Scolari, mercè al valóre & grido di esso 

1 9> huonio, il quale aveva quasi consumati tutti i suoi anni 

[^ in leggere pubblicamente in esso nostro Studio famosissimo ,5. 

Al suo Sepolcro si legge anche oggigiorno la seguente 

Iscrizione , 

HIERO. PAPPONIUS L U D. EQU. AURA. AC PIS. MAJOR. 
ECCLE. ACD. ANNOS QVINQUE SUPRA QUADRAGINTA 
DOCEN. MUNE. IN PATRIO PISA . GYMNASIO PUBLICE 
FUNCTUS INQUE US SEPTEM ET TRIGINTA ORDINARIAB 
LECTION, VESPER. JUR. CIV. CONTINUO INCUMBENDO CLAR. 
NOM. PAM. CONSEQUUTUS DE RESURRECT. COGITANS 
SEPULCR. HOC SIBI POSUIT A. D. CD DXCVIIIL ET SUAJÌ 

AETA. LXXII. 

(ai) Siccome nel 1595. t e quando egli era Operajo del 
Duomo accadde uno strepitoso incendio in quel Magnifico Tem- 
pio , perciò alcuni , e fra questi forse anche il detto Roncioni 
crederono, che egli morisse in quell'anno per estremo dolo- 

Qqa 



3oS 



GIROLAMO PAPPONI 



xe di quel funesto avvenimento; ma la falsità di tal voc# 
si scorge e dagli Ani da lui eseguiti anche nel 1603., e da 
altre circostanze di fatto. 

Sono da vedersi Targionl Vìaggj &c. Edizione sudd. Tom. 
II P^g* 349' > ^^ ^^ Tom. II ài Notizie ini orno alte Famiglie 
Pisane^ raccolte dal fu Sig. Abate Sassi, e che ms^, conser- 
Tansi presso V erudito Sig. Cav. Vincenzo Cosi del Volila, 

. «ij(2a) Nel Codic. num. 27. della Classe 8. de' MSS. della. 
Biblioteca Magliabechiana fra le Scritture raccolte da Monsignor 
Girolamo da Sommaja trovasi un' Opera coli' appresso Titolo: 
Hhri stop fiori Papponii Pisani Quaestiones de Sapientia universali ^ 
sive quod unitas sit omnino indivisibili s & incommensurabilis 1618.» 
e in seguito vi sono le Opposizioni alla detta Opera pro^ 
mosse dal Gallesio, dell P* Costacci, dal P. Campana Dome- 
nicano^ e da altri; e quindi le Risposte dello stesso Pappo* 
Ilio a quelle obiezioni, con una Lettera di Tommaso Pai- 
merini sopra di una tal Questione . 

Varie altre notizie in que' MSS, si trovano Intorno a 
Cristofano Papponio, e segnatamente, che fecesi egli ascrivere 
alla Cittadinanza Fiorentina, è fu nel Ruolo della Corte del 
Granduca come Gentiluomo Onorario . 

Sono pur da vedersi le Memorie e gli Atti dell* Accade- 
ffia del Ci:nento Tom. I pag, 88, , dove Agostino Coltellini 
nella ì^na di Zanobi GircLtmì afferma, che un Papponi lesse 
il Quadripartito di Tolomeo» e sembra che parli dello stesso 
Cristofano . 

(23) In questo proposito i da vedersi il Libro intitolato 
ìndice di pii Famiglie Pisane Antiche^ il quale conservasi neU* 
érchivpo Capitoiare -del Puotrfo Pisano. 



3°9 



BONAVITA CAPEZZALI 



COme r antica Città di Pisa emula fu nelle militari 
imprese della bella Firenze > allorquando le due Re- 
pubbliche disputavansi a palmo a palmo i floridi confì- 
iiii, così colla medesima nelle Scienze gareggio j e nelle 
'amene Lettere. Tra i figli di quella, che hanno avuto 
ingegno sublime , e voce da suonare cose grandi , annove* 
^rare si dee Bonavita Capezzali . Sebbene del di lui genio 
I Poetico non moki siano i monumenti avanzati all' ingiù- 
iiia del tempo , non è però , che noni bastino a provare , 
[che anche la stessa Città di Pisa abbia avuto nel Bona- 
ivita o il suo Anacreonte , o chi a questo siasi a gran 
[passi avvicinato • 

Bonavita Capezzali nacque in Pisa il di 20. Fcbbrajo 
1^04. da Alessandro Capezzali e Clarice Roncioni (i). 
f Questi formar volendo di lui un utile Cittadino alla sua 
^PaWia> gì' instillarono di buon ora le sode massime della 
Pietà , ed insieme gì' infusero 1* amore per le Scienze , 
Quindi circa il vigesimo anno dell' età sua incominciò ad 
ascoltare nella Università Pisana le pubbliche lezioni della 
Giurisprudenza . Ma dotato dalla natura di un ingegno 
fecondo , che forse è troppo per lo severo studio delle 
Leggi, fornito di quell* estro, di cui hanno d' uopo i 
sacri cultori della lingua degli Dei , e dalla fortuna 
del proprio stato sostenuto abbastanza , non potè a meno 
di non consacrare V ore dell' ozio per lui fortunato allo 



& 



10 



MONAVITA CAPEZZALI 



Muscj appunto in quel tempo, in cult luokì essendo" I 
Versificaf ori , pochi i Poeti, neglette abitavano i leggiadri 
Colli del bel Permesso. 

Alla vivacità dello spìrito uni sì nobili maniere ed 
oneste, che nell' anno 1626* gli fecero meritare quella 
carica dì Vicerenon , che allora tanto era in pregio • 
Nel di lei esercizio si portò con sì esemplare saviezza , 
che giunse a guadagnarsi la più special confidenza del 
Cran-Duca Ferdinando IL Nate in questa Università al* 
cune gare, il Principe volle, che anche nell* anno succes- 
sivo, e fino a nuovo ordine, continovasse nell* onorevo- 
le Ministero (2), Intanto compito con profitto il corso 
de* suoi studj , e quindi elevatosi là , ove a molti è dato 
r incamminarsi, il giungere a pochi, fu nell' anno 1628. 
decorato della Laurea DottoraU dal Professore Lelio Man* 
Cini, Uomo per le sue doti chiarissimo (3)»! 

Quindi il nostro Bonavita , che con alcune sue 
produzioni già pubblicate a^eva ben fatta conoscere la 
di lui Poetica immaginazione, naturai dono del benigno 
Cielo Italiano, formava la delizia de* Saggj , che, o in 
una guisa , o in un* altra si facevano un impegno di 
dargli non equivoci segni dell' altissima loro considerazio- 
ne . Anche le Accademie , che non erano tanto generose 
in moltiplicare, come oggi lo sono, i respettivi individui. 
Io associarono fra' medesimi , ed in specie quella dei Di- 
suniii , celebre allora nella Città di Pisa , ove risplendeva 
il fiore della Toscana Letteratura • Governando la Chiesa 
della Città stessa , il dottissimo Arcivescovo Giuliano De* 
Medici, questo si propose dì approfittare della di lui gra- 
^Kiosa familiarità e vivezza del Poetico ingegno , in con- 



BONAVITA CAPEZZALI 



8" 



ferendogli 1' impiego di Segretario * Devota il Bonavita al 
suo Prelato, non curò altrove i più luminosi offerti rai^ 
nisterj , e continuò nell* impiega medesimo per tutto il 
tempo in cui quella visse, consumando le parti delU prò* 
pria gratitudine con una Orazione Funebre recitata nella 
Sasilica , ove nel mentre , che da un lato parlò delle 
belle doti e della sollecitudine Paterna del defunta Pa- 
store * seppe dair altro coasol^re il Gregge ^ per la di 
lui perdita, dolentissimo (4)* 

Morto appena Monsignor Giuliano De* Medici , fu il 
Bonavita richiamato a Firenze dal Gran-Duca Ferdinanda 
IL * ed ivi di onorevole impiego provveduto nel Pubblii:o 
Generale Archivia (5)* U Palazzo Mediceo, che era il ri* 
cetto tranquillo de' Letterati, e dove la loro consuetudi- 
ic formava la Disciplina degl* Ingegni ,. gli procurò un 
commercio più estesa co* Letterati medesimi . Di fatta 
Francesca Maria Fiorentini» Giovanni Girolamo Benenato, 
Girolamo da Sommajii , Cammilla Lenzoni , ed altri strin^ 
sera seca quel dolce vincolo, con cui a reciproca gio- 
vamento si stabilisce fra ì Virtuosi una società pili beata 
^di quello, che non si figura la turba degli stolti (6). 

Chi fra i Letterati dedicò a Bonavita Sonetti, ed al- 
tre poetiche Composizioni, e chi simili produzioni gli di- 
resse • Nella di lui approvazione trovavano quei grand* Uo* 
mini il premio agli studj loro • Benedetto BUonmatteì ec- 
cellente Oratore > Poeta , Filosofo , ed Istorico , Soggetta 
per insigni Prelature p e per politici maneggi ^* fama im- 
mortale t gli donò sotto il finto nome di Benduccìa Ri- 
boboli da Mattelica , le graziose tre di lui SiroLxhie > a 
siano le tre Cicalate y fatte in tre solenni Stravizj dell* Ac-- 
cademia della Crusca (7). 



3it 



BONAVITA CAPEZZALI 



Non ostante pagò Bonavita il solito tributo, cui con- 
dannati sono i grand* Ingegni. Non mancarono i Momi, 
che criticassero le di lui Poetiche produzioni , di niua 
valore tacciandole (8). Ma le loro querele ilirono o pa- 
role di senso vuote , o latrati de^ Cani alia Luna . La 
impostura de' di lui detrattori , come smentita allora restò 
dagli Uomini di senno, così resta anch' oggi dalle tante 
nuove immagini , delle quali ornate sono le stesse di lui 
produzioni , dalle grazie , da' fiori , da' nobili sentimenti , 
dal numero suonante , e dalla mancanza del vizio allora 
comune di una misera imitazione di sterili e vecchie voci * 
Questo appunto è il centro , cui tendono le nostre 
poche linee • Bonavita Capezzali fu Poeta eccellente > ed 
in grado sublime nella classe la più difficile della Poe- 
sia , nel Ditirambo . Nacque questo Componimento allorché 
il fumoso ed ubbriaco esercito fu dal Figlio di Semele e 
di Giove condotto in trionfo dal domato Oriente • L' 
ebrifestosa moltitudine di Satiri , e Baccanti saltandogli at- 
torno , e cantando de' versi in di lui lode , tramandò si- 
mile uso gioviale a* conviti • I Poeti gradirono la nuovità, 
e scrissero in onor di Bairco delle composizioni di au- 
dace stile gonfie , colle immagini orientali ^ e senza re-^ 
gola, quasiché ripieni d' estro non solo, ma di vino si 
fossero . 

L* ambizione ne' Cantori di parer seguaci del Nume 
Tioneo, fece ridurre questo Componimento ad un me- 
scuglio di stravaganti idee, mal connesse, fuori di sog- 
getto , e prive di quel bello , che costituir dee la Di- 
tirambica Poesia , Basti il dire , che i Poeti Ditirambici 
portarono il loro comporre a tal' eccesso , che qualora 



BONAVITA CAPEZZALI 313 

le Genti volevano significare un intelletto imbrogliato ed 
oscuro y questo > dicevano ^ è un Ditirambico Intelletto . 

Da questi vizj si deducono le bellezze degli Scrittori 
Ditirambici. Il Poeta, che scrive in onor di Bacco, seb- 
bene sia un Lirico alquanto più grandioso pel soggetto , 
eh' egli tratta, ha però V obbligo di tenersi ne* limiti 
e nelle regole, che la buona Poesia prescrive: e se spar- 
ge il suo Ditirambo di nuove fantasie , di sentimenti alti 
e sublimi , di libertà di voci , e di trasposizioni , dee 
però ornare ed accompagnare il tutto con quella gra:^ia, 
e con queir arte propria a qualificare la difficile facili- 
tà, e la interna colP esterna bellezza • 

Di queste doti è adorno il Ditirambo del Capezzali è 
Egli loda Bacco, ma colle Veneri di Anacreonte: sparge 
frasi, ma con vaghezza. E tanto è più ammirabile, in 
quantochè può reputarsi il primo, che abbia dato un 
Ditirambo all'Italia, composto secondo le vere e giuste 
regole . Fa di mestiero confessare , che il Gualterotti , il 
Marucelli , il Nisieli , ed anche il celebre Chiabrera pec- 
cassero altamente contro il decoro del Ditirambico faveU 
lare 9 avendo ripieni i loro Ditirambi di stranissime voci. 

Ecco il Ditirambo di Bonavita Capezzali, forse non 
cognito a tutti • 

Già di Bacco rubellante 

Fui di Vener prigioniero, 
E soffrii misero Amante, 
Lontanissimo dal vero ; 
Quanti guai 
Soffrii mai , 
Tom. IIL R r 



514 BONAVITA CAPEZZALI 

Con duolo eterno 

Tormentato d'Amor nel crudo Inferno • 
Cria le corde sonore 

Di mia Cetra dolente 

Con suon mesto j, e piangente 

Solo dissero Amore: 

Or che Bacco a lui mi toglie » 

Non più doglie » 

Non tormenti » 

Non lamenti i 

Ma Bacco quegli sia> 

Di cui rimbombi sol la Cetra mia^ 
Non d' allor sia la Ghirlanda > 

Che mi dee cinger la fronte» 

Non mi porga la bevanda 

D^ Agannippe il chiaro fonte; 

Mi sia il Vin dolce Elicona^ 

E di Pampani sia la mia Corona «. 
Eco tu, nel cui bel seno 

Il crudel tiranno Amore 

Con mortifero veleno 

Incendioso sparse ardore i 

Non più martiri > 

Non più sospiri » 

Fughiam la noja» 

Cantiam con gioja : 

Su risuonar facciam quest^ aria emrambo 

Bacco ^ Dionigi p. Bromio, Ditirambo. 
Gascun festeggi » 

Ogni antro echeggi 



B0N4VITA CAPEZZALI 315 

Dioneo » 

Tionèo 9 

Bacco > Bacco > Bassareo» 

Tionèo 

Dioneo , 

Bacco, Bacco Semelèo: 

Eo 9 eo > eo 

Mora Amor, viva Leneo. 
Questa tazza di buon Greco 

Beverò ad onor dell' Eco: 

Questa coppa di Vesevo 

Ad onor dell* Eco bevo: 

Questo Nappo di bel Chianti 

Bevo ad onta degli Amanti; 

Questo gran bicchier di Greta 

Renderà mia mente lieta. 
Ogni pensiero 

Resti disperso f 

Resti sommerso 

Nel fondo del bicchiere 

Di questa soavissima Verdea 

Onor della rugiada SemeUa. 
Val più, che cento Fille 

Di Posilipo il Vino ; 

Val più , che Lidie mille 

Il liquido Rubino 

Che alla Città del Fiore 

Delle vendemmie apporta il primo onore. 

Pur vò bevere anche un sorso 

Di buon Corso > 

Rr 2 



3i6 BONAVITA CAPEZZALI 

Di Trebbiano , 
Di RazT^se , e Boriano . 
E chi può trovar magagna 
Nel potente Vin di Spagna? 
Scacci la malinconia 
Generosa Malvagia • 
Son tranquillo : 

Salto , e brillo ; 
Jacco, Jacco: 
Viva Bacco; 
O Nisèo , 
EUonèo . 
Evoè, 
Bacco Re , 

Bimadre , 

Altero Re delle Baccanti Squadre « 
O dolce Vino, 

A te m' inchino: 

Nel tuo licore 

Ritrovo il core ; 

Non ha più loco» 

Né più ricetto 

Entro il mio petto 

D' Amore il foco: 

Con mio contento 

Del tutto è spento^ 

Perchè non dura 

Contro il poter di Vin d' Amor V arsura 
Sella Tersicore , 

1 crini adoniati^ 



BON AVITA CAVEZZALI %iz 

Di verdi Pampani» 
Di fronzute edere ; 
posa la Cetera, 
Prendi le Naccare , 
Percuoti il Cembalo^ 
E tocca il Crotalo: 
Fà^ che risuonino 
Fa , che rimbombino 
Gli antri oscurissimi» 
I boschi asprìssimi^ 
I monti altissimi > 
Gli Orgri di Terobo« 

Prati bellissimi. 
Colli amenissimi 
Udite i nobili 
Versi , che Apolline 
Con metro Argolico, 
Con modo Frigio, 
Al gran Nittelio, 
Al Padre libero. 
Figlio di Semele 
Canta allegrissimo. 

Fuggii Melpomene, 
Sei malinconica , 
Però disprezzoti: 
Risuoni r etera 
Sol questi carmini : 

Merta bevere 
Entro il Tevere 
Quel, che intorbida. 



3i8 BONAVITA CAPEZZALI 

Quel , che mescola , 

Quel, che incorpora 

Liquida linfa colla molle Porpora • 
Non 5ono Orfeo 

Non sono Encco» 

E non ho furor divino; 

Ma furor, furor di Vino 

Mi fa star lieto nel Mondo-. 

Amor , malgrado tuo vìvrò giocondo , 

Poiché il tuo nome ostile y 

Perfidissimo Dio , 

Nel sen d' ampio barile 

Di nobil Vin di/ Scia 

E' restato sepolto: 
Allegro a te mi volto 

Fiammigena potente , 
E con devota mente t 
Con affetto devoto 
Il cor ti sacro in voto 
Come vero Baccante^ 
E per sempre sarò servò d* Evante « 
Ciaschedun , eh' è rubellante 

Del gran Bacco all' ampio Impero, 

E che segue Amore , Amante 

Di buon Vin colmi il bicchiero j 

Non più guai. 

Non più lai , 

Sol lo trarrà dalP amoroso Inferno 

Il più dolce licor , eh' abbia Falerno • 



BONAVJTA' CAPEZZALI sijr. 

Un estro superiore a se stesso , uà mejtra nuovo 
• e brillante, uno stile facile e corretto,.; una elocuzio- 
ne tersa, purgata e ricca di belle frasi ♦ è jiel medesimo 
tempo sublime, ardita, e senza Legge, tutto itf somma 
si trova nel Ditirambo del Capezzali • E' vero , che questo 
è breve i ma è anche vero, che le parti della Scultura, 
non r altezza della Statua , formano il bello dcir Arte» 
Perfino Francesco Redi, quel Redi,, cui tanto ono- 
re di qua e di là da' Monti ha data il proprio Di- 
tirambo ^ non ha sdegnato di ìmitdixo i il \ Ditirambo del 
Capezzali , ed anche di spargere, non senza una qual- 
che sorte di libertà ,. nel proprio > metri ^ frasi , pensieri ^ 
e versi, che si leggono in quello* 
EsprimesI infatti il Capezzali 

Mi sia il Vin dolce Elicona , 
E di Pampani sia Ja mia Corona: 
Ed il Redi 

Al cria m* intreccino 
Serti di Pampani 
II Capezzali 

Questo gran bicchier di Cretst 
Il Redi 

Questo gran bicchier di Creta. 
II Capezzali 

Il liquida Rubina 
Che alla Città del Fiore 
Delle vendemmie apporta il prima onore • 
Il Redi 

La rugiada di Rubino 

Che in Val d' Arno i Colli onora . y . 



320 BON AVITA CAPEZZALI 

lì Capezzali 

Pur vò bevere anche un sorso 

Di buon Corso 
U Redi 

Con un sorso 

Di buon Corso. 
Il Capezzali 

Bella Tersicore 

I crini adornati 

Di verdi Pampani 
Il Redi 

Al crin m' intreccino 

Serti di Pampano 
Il Capezzali 

Percuoti il Cembalo , 

£ tocca il Crotalo. 
Il Redi 

AL suon di Cembalo , 

Al suon del Crotalo. 

Questo solo Saggio basti > perchè ninno ci aggravi di 
aver formato sopra il Ditirambo del Capezzali un trop- 
po favorevole giudizio . All' Uomo culto ed indagato* 
re riserbiamo la briga di farne anche un più vantag- 
gioso concetto . Certamente il maggiore elogio , che pos- 
sa farsi al di lui Ditirambo , è quello di essere stato 
presso il Redi un oggetto in parte di servile compiacen- 
za . Né si dica , che in luogo di aviere il Redi tolti 
dal Ditirambo del Capezzali metri ^ frasi, pensieri, e ver- 
si , questo gli abbia tolti dal Ditirambo di quello . II 



BONAVITA CAPEZZALI 



gli 



fatto risolve ogni dubbio. Neil' anno 1622* seguì la Edi* 
zionc del Diiirambo del Capezzali : e la nascita del Re- 
di nel Febbrajo dell' anno 1626. (9), e così un solo 
anno prima di questa Edizione , e molti anni prima , che 
lo stesso Redi si distinguesse col proprio Ditirambo • 

Egli è vero , che ogni genere di Poesia richiede i( 
suo distinto Poeta, e che rade volte avviene, che lo 
stesso Poeta riesca eccellente e nell ' allegro , e nel serio 
della Cetra . Ma il nostro Bona vita seppe francamente 
riunire in se il delicato e leggiadro delle grazie Ana- 
creontiche , il sublime della Lirica , ed il maestoso dei 
Poema , e del Sonetto . Le Odi Anacreontiche sono ri* 
piene d' estho e di numero , e possono assolutamente 
gareggiare con alcune del Chiabrera , di lui contempo* 
ranco . 

L^n egual merito hanno i di lui Poemi e Sonetti * 
E' degno in specie di essere considerato il suo eccellente 
Poemetto, ijititolato Apollo vaticinante la Grandezza del Se* 
renissimo Ferdinando IL Gran- Duca di Toscana , stampato 
poi, e dedicato a Monsignor Girolamo da Sommaja, Que- 
sto Poemetto è una specie di Iddìo , che termina con 
un Sonetto come il Musco d* Amore dell' Avvocato Zap* 
pi , e della di cui idea è forse debitóre al medesi- 
mo : e r altro Poemetto, intitolato la Difesa Celeste per 
V occasione della fama sparsa , che il Turco volesse andar 
contro Malta nel 1(535. , stampato pure, e dedicato a Fra 
Pietro Medici Commendatore di Arezzo . Lo stesso Poe^ 
metto è bellissimo , tanto ^3er la maestà e sublimità del 
verso , quanto per le descrizioni e fantasia . Serva il 
presente squarcio, ove parla dell' Ottoman no . .^..^ .^„ 

Tarn. HI. S s 



332 



BONAVITA CAPEZZALI 



Ah che non basta al perfido ladrone. 
Che discaccionnc dalle Sedi antiche 
Dove fosti sepolto, o mio Signore, 
Che Rodi anche ci usurpa, e non è pago, 
Ghe mosse a fulminare aspre tempeste 
Solimano il fellone , e gii di sangue 
Scorrea V Isola tutta, e su le Rocche, 
Abbattuta la Croce, avea la Luna 
Spiegata Mustafa , quando soccorso 
Porgesti a noi ; rotto e trafitto allora , 
Fredda la mano, e palpitante il cuore. 
La chioma inorridita , il pie tremante 
Sbigottito fuggir veddi lo Scita &c. 



Molte altre sono le produzioni di Bonavita , che oggi 
esistono , come può vedersi dalla Edizione del Diiirambo 
fatta neir anno 1627* in Pisa presso Leonardo Zefli , e 
dallo stesso Bonavita dedicata al Barone Alessandro del 
Nero , e dalla Edizione di varie Poesie fatta nelP anno 
1647. in Livorno presso Gio, Vincenzo Bonfigli , e da 
Bastiano Bianchini Pisano dedicata ali* Arcivescovo di Pi- 
sa Scipione Pannocchieschi de* Conti D* Elei , E dee ag- 
giungersi la Difesa della Poesia , Canzone pubblicata in 
Pisa neir anno 1628* presso Silvestro Marchetti , e dedi- 
cata al Marchese Sforza Pallavicini . Basta leggerle, per 
formare del loro Autore il concetto • di un valentissimo 
poeta . 

Così fra le delizie delle Muse, caro al Sovrano», 
che lo gradiva e stimava , ed onorato da* Letterati de' 
suoi tempi, giunse Bonavita Capezzali all'anno i645, , e 



BON AVITA CAPEZZALI 



323 



della sua età quarantuno , senza Figli (io). La morte, 
che fura i migliori , troncò sul più bello le radicate 
speranze di altre di lui produzioni , e privò la Toscana , 
e la Poetica Facoltà di un Genio, che mentre restituì 
la frale spoglia quasi nel suo verde Aprile alla graft 
Madre antica , fece ben vedere , che il viver 
Si misura dair opre , e non da giorni . 



C. G- P. 



ANNOTAZIONI 



(i) che Bona vita Capezzali non solamente fosse Cittadino 
Pisano, ma di Famiglia già Pisana, è fuori di ogni anche 
mero plausibile ti ubbie . Dal Libro di Battezzati dell* anno 
idog* al 1607. segnato di Lettera D, , conservato nell* Archivio 
Battesimale di Pisa, resulta: Al dì 20* Fehbrajo 1Ó04, Pisano. 
Bonavita di Mes, Alessandro di Bonavita de' Corsi di S. Firenze 
di Corsica Cittadino Pisano ^ e di AL Clarice del Capitana Ber- 
nardino Rondoni di Pisa in Cura di S. Cosimo e Damiano fu 
battezzato a* dì detto et anno . 

Parimente dal Libro de^ Partiti dal 157 1» al !5';6. a car. 
224. /* , conservato n^W Archivio Comunitativo ài Pisa ^ appari- 
sce, che i Priori collegialmente adunati sotto dì 23. Marzo 
1574, fecero un Attestato , che Niccolò Capezzali Fratello di 
Alessandro, e Patruo del nostro Bonavita, fosse Cittadino Pi* 
sano .Ivi : 

Die Marti! 23. Marti i 1574. 

Magnifici Domini Priores omnes &c. collegialifer adunati in eo- 
rum solita Residentia . 

Item per f. 6. N, deliberaverunt fieri fidem Sigillo mttnitam 

Ss 2 



3^4 



BONA VITA CAPEZZALI 



fir mi CanceilariuPi y quod Nicolatts Bonavitae de Corsis, nuncupatus 
de Liburno , futi , & est Civis Pisanus , if semper solutus est 
gravedines y tam ordìnarias ^ quam extraordinarìas in Civitate Pi-- 
saram , & in illa funifns est pub li ci s OJpciis , a e dignitatibns si- 
iut coeteri cives Pisani^ Mand, &c. 

Qaesto Niccolò Fratello di Alessandro Padre del nostro 
Bona vita fondò la Commenda detta Capezzali nel Sacro Militare 
Ordine di S. Stefano V anno 1528, essendo stato vestito dell* 
Abito Equestre nel dì iz. Marzo 1579. > la quale Commenda ri- 
cadde air Ordine dell' Anzianità per mancanza di successione 
in Niccolò . Né passò detta Commenda in Alessandro suo Fra- 
tello o per essere premor-co , o per non essere chiamato ; come 
non poteva passare in Bonavita » perchè nacque circa un 
anno dopo la morte del Cav. Niccolò suo Zio. 

Trovasi nella Filza di Proc. segnata di Lettera E* dal 
1698, al 1750.» esistente nell' Archivia del Convento di S, Anto- 
nio di Pisa, che il nostro Bonavita fece Testamento^ chiaman- 
dosi Cittadino Pisano. Ivi: Discretus & prudens juvenis Dmnus 
bonavita quond, Alexandri Capezzali Pisanus Civis originarius de 
S. Florentio Corsicae J. U. D, condidit suum Testamentum Pi^ìs ^ 
sub die ai. mensis Nmbris 1630* Fiorentino^ 31, Pisano > E lo 
prova r Iscrizione Sepolcrale esistente nella Chiesa de' jR^. PP- 
ili detto Convento di S. Antonio di Pisa. 



D. O. M 



I NI 

D. CLARIX STR. DVCIS BER. RONCIONIJ 

ri. HOC IN SEPVL. ALEX. EIVS VIRV 
« o J _ 

CV. ILL. D. NIC. DIVI STEPH. £(ÌTE 

OS OS 

-BONAVITAE CAPESSALIJ FI. CIVES FLOR. 

OS 

AC PIS. A S. FLORENTIO CORSICAE 

o 
ORIVNDOS AERE HERE. TVMVLANDOS CVRAVIT 

AN. -DNl CIDPCXII. 



so N AVITA CAPEZZALI 



325 



Oi 



Si avverta, che in questa iscrizione si usa la parola Cìves Fhr^ 
per denotare, che I Capezzali traevano 1* antica origine da 
S. Firenze di Corsica; e si noti di più» che questi Capezzali 
si distinguevano anche col cognome Corsi » perchè derivanti 
da Corsica . Ma la loro Cittadinanza Pisana non era di fre- 
sca data, rilevandosi, oltre il riferito Attestato de' Priori^ dal 
Libro intitolato Specchio de Cittadini ^^consùTV3.to nelV Archivio 
Cùmivo di Pisaj che Bonavita Corsi della Famiglia de* Capez- 
zali, Avo del nostro Bonavita, fa creato Cittadino Pisano nelT 
anno 15:; 4. Onde non può dubitarsi, che essendo il detto Bo- 
navita Seniore, o il di lui Padre, passato da S. Fiorenzo di 
Corsica in Livorno , e da questa Città passato a farsi ascri- 
vere alla Cittadinanza Pisana nel detto anno 1574»» non ab- 
bia voluto stabilire la sua Famiglia in Pisa, come di fatto 
la stabilisce, accasando il suo Figlio Alessandro con la Clari- 
ce Roncioni ; e perciò non solo la nascita del nostro Bonavi- 
ta , ma lo stabilimento della Famiglia, bastantemente provato, 
concorrono a giustificare in lui la qualità di Pisano. E seb- 
bene in alcuni Pubblici Monumenti si leggano ai nomi dei 
Capezzali gli aggiunti de Corsis ^ Cives Ftorentinos ^ de Liburna ^ 
si rileva con tutto ciò facilmente, che hanno essi voluto con 
i due primi aggiunti conservare la memoria della loro ori- 
gine, e dimostrare, che la Nobiltà della Famiglia non pren- 
deva r epoca dall' ammissione alla Cittadinanza Pisana, ma 
era di una data molto più antica . 

Il terzo aggiunto poi altro in sostanza non significa, se 
non che i Capezzali erano venuti in Pisa da Livorno, come 
r ultimo luogo, per cui avevano fatto passaggio a stabilirsi 
nella nostra Città; e forse non essendo a tutti noto, che de- 
rivassero dalla Corsica , fa • V aggiunto di Corsi da alcuni 
preso per il cognome della Famiglia, e non per V indicativo 
della di lei origine, la quale sola per altro dovrebbe attender- 
si nel caso d* un soggetto preceso appartenere ad una Città , 



326 



BONAVITA CAPEZZALI 



in cui fosse accidentalmente nato , o ascritto personalmente 
alla Cittadinanza della medesima * 

Anche il Registra di Ordinazioni dell^ anma 16 14, air óntj$ 
1636., segnato di nttm. 4. a car. '^6. t. nel Pubblico ArckivÌ9 
AnivescQvile di Pisa , conferma , che il nostro Bonavita fosst j 
Pisano, giacché essendo stato Testimone nella sagra Ordìnazi^^ 
ne tenuta da Monsignw Giuliano De' Medici Arcivescovo di 
questa Città nella Chiesa ài S. Frediano ivi esistente, sotto il dì 
ao. Maggio 16^3. Pisano è così dichiarato D. Bonaxtiìa de Ca- 
fezzalis de Pisis J, U. D. 

Lo assicurano ancora il Quadrio *. ti. della Perfetta Po^-j 
sia a car. 490. Ivi : Fu { Bonavita Capezzali ) Pisana di Pa^ 
trìa f e Dottor di Legge; il Cinelli Scrittori Toscani pag. 288. 
Ivi : Bonavita Capezzali Pisano Dottore di Legge ; e la Let- 
tera Dedicatoria fatta da Bastiano Bianchini nell* Edizione di 
Livorno del 164T. presso Gio. Vincenzo Bonfigll delle Poesìe di 
Bonavita all' Arcivescovo di Pisa Scipione Pannocchieschi de' 
Conti D* Elei . 

(2) Nel Libro intitolato Zibaldone di Cose appartenenti aU0 
^Studio di Pisa fatto da Monsignor Sommaja » stato Provveditore 
Generale dello Studio^ dal 1614. al 1636. a dir, li- vi ha U 
seguente Memoria*. ^ S, A, informata di quel che passa nello 
,^ Studio di Pisa , comanda, che Buonavita Capezzali Corso^ 
5) continui nella carica di Vicerettore Sostituto per modum 
99 prò V vision is fino a nuovo ordine , il che dal Provveditor Gc- 
jy nerale di esso Studio si faccia sapere a lui, e a chi bisogna^. 

Leonardo Accolti 22. Novembre 162J. 

(3) Nel Libro intitolato Registro di Dottorati^ che si fa- 
rcnno nello Studio Pisano^ cominciato il dì primo Maggio 1609. 

JJno al 1635., segnato di Lettera A. a car. 3-. /. mtm, 341. 
esiste la seguente Partita, 

A dì 31, Agosto 1628, fTno. 
Il Sig, Buonavita de. si dottorò in U. J., e fece tutti Promotori. 



BONAVITA CAPEZZALI 



IQ*^ 



// Sìg. Mancini ^ette la Laurea &c. giurò &c. Rùg. Francesca 
f cileni * 

Quanto al merito del Professore Lelio Mancini , ci dob- 
biamo riportare alla Filza di Ordini e Negozj dell* anno IS45- 
èli 1655. di num. 1. a caf\ 208.» ove nella Proposizione del 
Ruolo del 1632* si dice: 

^5 Lelio Mancini da Montepulciano Ordinario Canonico 
,5 con Scodi no. Ha so, anni di Lettura e di Dottorato, et 
^ ebbe V ultimo aumento di Scudi 20. nel 1627., di età cir- 
^ ca a 40. anni » è perspicace, d' ingegno vivacissimo, bella 
9) lingua Latina, buona erudizione, e fatica volentieri per lo 
„ Studio, Ha stampato due Opere nella sua Facoltà, che sn- 
^ no state ben ricevute . Ha buon gusto di Poesia » et n ha 
,j stampato alcune cose* Concludendo, è Soggetto meritevole, 
^ et il collocare in lui qualche grazia, oltre al merito suo, 
^ dovria giovare a eccitare gli altri a imitarlo e nello sram- 
93 pare, e nel servire lo Studio. 

(4) Si veda il M. R. P. Mattei nel Necrologio pubblicato 
nel Tom. //. dell* Istoria della Chiesa Pisana pag, 232. , e la 
Vita di Benedetto Buonmattei , scritta da Da listo Narceate Pa* 
store Arcade^ e premessa al Trattato di detto Buonmattei Del- 
la Lingua Toscana in Firenze 17 14. a car. 14, 

(5) Il Cinelli , Scrittori Toscani pag, 288., e nella Bibiio- 
teca ìsolante Tom. IL a car, 58, 

(6) Lo attesta Bastiano Bianchini nella Dedicatoria della 
Edizione delle Poesie di Bonavita, in Livorno 1647. presso Gio, 
Vincenzo fluonfigli, fatta ^\V Arcivescovo di Pisa Scipione de* 
Pannocchieschi de' Conti D' Elei, • 

{1) Questo resulta dalla Vita di Benedetto Buùumattei so- 
pra riferita a car. 14. Ivi:^, Fanno fede di ciò le tre Cica- 
5, late , fatte da lui in tre solenni Straviizj dell' Accademia » 
,, intitolate le tre Sirocchie, e stampate poi sotto il finto no- 
jy me di Benduccio Riboboli de Mattelica 1* anno 1635. Ìii 



3^8 



BONAVT 



CAPEZZALI 



^ Pisa da Francesco della Dote, che le dedica al Marcheie 
9, Giovanni Medici Governatore di Pisa, e Luogotenente dell* 
^ Armi di quella Città e del suo Stato , Nella Dt^dicatoria 
^ dice lo Stampatore di averle avute dal Dottor Bonavita Ca» 
^5 peizali Segretario di Monsignore Giuliano De* Medici Arcive- 
^ scovo di Pisa, e Fratello del sopraddetto Marchese» e che 
5, al Capezzali erano state donate più di due anni prima 
^5 dal Buonmattei , la cui Lettera, colla quale accompagna il 
^ donativo , ivi pure si legge stampata ^ , In essa così le- 
pidamente si esprime: ^^ Amatemi, o per me* dire riamatemi^ 
,5 e raccomandatemi tanto tanto a chi non avete bisogno di 
,f raccomandarvi punto voi . Mentre io vi prego di vivo cuo- 
.,, re Buonavita per lungo tempo . Addio vero Capezzal d' 
9, ogni mio volere, ^^ 

(8) t5 Bastiano Bianchini nel luogo sopraccitato. Ivi: Qae* 
,, ste Poesie sono alla luce a vista di tutti , forse con poco 
^5 gusto di qualche imbrattator di carte, che non s* è vergo* 
^5 gnato tacciarle di nessun valore . A me non sta, né posso 
,5 confutar ciò, ne potendo, T ardirei. Ma serva in mia vece 
,, r autorità di bellissimi Ingegni e peregrini, come appresso 
^ appare, quali con proposte di Sonetti all' Autore ci faa 
^, conoscere il conto, che essi facevano di lui, e de' suoi 
^ Scritti, ed insieme il suo valore , e V ignoranza del d^- 
9> trattore ,, , 

(9) Vedasi r Elogia fatto dal eh. Dottor Domenico Brogla- 
ni a Francesco Redi, e stampato in Pisa nelT anno J""9» presso 
i Fratelli Pizzorni, nella Nota segnata di num. i. Ivi: Na- 
tu /;i* Arezzo il dì 18, Febbrajo \6i6, dal Medico Gregorio Re- 
di ^ e Cecilia Ghìnci Famiglie Nobili. 

La prima Edizione del Ditirambo del Capezzali fu fatta 
neir anno 1637. in Pisa presso Leonardo Zeffi , e dal mede- 
simo Capezzali dedicata al Barone Alessandro del Nero. 

(io) Il Cinelli Tom, IL Biblioteca Volante a car. 58. ,^ Il 



BONAVITA CAPEZZALI 329 

^ Sig. Dottore Capezzali Pisano fa da me benìssimo conosciu- 
9) to . Fu buon Poeta , ed amico strettissimo del Cicognini 
j^ e del Persiani . Mori il Capezzali in Firenze nel 1645. , 
9^ mentre era Ministro dell* Archivio Generale, e volentieri 
% da me si trascrivono i parti di sua penna ,v I^ Quadrio 
7. II* della Perfetta Poesia „ ivi 9,: Morì in Firenze nel 1645.^ 
Jov§ era Ministr$ dell* Archivio Generale, 



Tom. 111. T t 



33' 



GIULIANO VIVIAN! VESCOVO 

DELL' ISOLA 

ELETTO ARCIV. DI COSENZA 



LE lodi alla Virtù consacrate dalla pubblica , o dal- 
la privata riconoscenza p servono di naturale ecci- 
tamento air Uomo per superare, non di rado, la gloria 
de* suoi simili . 

La fin tarda e sonnacchiosa Posterità talor si risve- 
glia al suono delle medesime. Onoriamo, dice un cele* 
bre Panegirista , gii Uomini grandi , e vedremo nascere 
in folla i grandi Uomini (ij. Tra questi merita certa- 
mente di essere annoverato Giuliano Viviani (2); e se 
Pisa può gloriarsi di un Figlio illustre per dottrina , e 
per dignità > deve ancora in esso riconoscere un utile Cit- 
tadino , il di cui merito è tanto maggiore , quanto più 
difficile e laborioso esser per lui dovette 1' acquisto del- 
la dottrina e della gloria nei giorni oscuri ed infelici 
della sua Patria . 

In fatti , se fosse nato il nostro Giuliano allorquan- 
do in Pisa con le armi sue vincitrici trionfavano a ga- 
ra le Scienze e le bell'Arti, molto più facile , e quasi 
direi men degno di considerazione e di pregio gli sa- 
rebbe stato il divenir dotto e virtuoso in mezzo ai co- 
modi , alle ricchezze , ed ali* emulazione de' suoi Concit- 

Tt 2 



.333 GIULIANO VIVI ANI 

«tdini. Ma egli visse in un ced^i in coi Fisa getnera 
ancor desolata ed afflitta per la perdita non tanto della 
sua libertà e Potenza » che de' molti suoi Figli , de' quali 
alcuni furono vittima dell' altrui violenza , alcuni ab- 
bandonarono ^oncanea#nénte la «Pat/ia »r pèf* *nòn ristare 
inutili spettatori delle sue disavventure (3). Ciò non ostan- 
te Giuliano procura di vincere coraggiosamente 1' iniqui- 
tà dei tempi , e si consacra tutto alle Lettere, ed al be- 
ne dell' avvilita sua Patria. 

Già neir età più fresca » cioèj di sqU anni ventisette » 
divenuto 1' esempio e 1' ornamento di un illustre Capitolo, 
viene ascritto fra i Pubblici Professori della celebre jPisa- 
na Accademia (4): né si contenta egli d' istruire colle 
sol.e parole 1 d' insegnare le Teorie del Gius Ciyile ed 
JBcclesiastico , o di far pompa nei Circoli e negli Scritti 
xlei suoi studj Te delle . molte sue .cognizioni ; ma si for- 
ma un impegno d' insinuare con V esempio la Pratica 
.delle morali virtù, necessaria non meno al Filosofo > che 
al Cittadino. 

Gli Uomini, che solamente impiegano il tempo ed 
i loi^o talenti a dettare dei sistemi, q a scrivere dei 
.volumi , hannp piuttosto in mira il proprio interesse « 
che il tanto decantato vantaggio dei loro simili • Cono- 
scendo Giuliano una tal verità , ed il bisogno sempre 
maggiore della Patria , abbandona la propria quiete ed i 
.geniali domestici studj , tutto applicandosi a secondare le 
fvigili cure dei due Arcivescovi^ Tàrugi e. Bpnciani , men- 
.tre da essi viene eletto , e successivamente confermato 
^er Vicario Generale della Pisana Diocesi, (5). 

La dottrina, la prudenza j^ ed il zelo instancabile del 



GIULIANO VIVIANI 333 

Viviani suppliscono abbastanza al difetto dell' ?tà, e ri- 
ceve il pubblico testimonio di essere egli non solo utile > 
ma ancor necessario al sostegno della sua Patria: e seb- 
bene alcuni pochi Cittadini » quasi miserabili avanzi di 
un prodigioso Edifizio^» procurassero fin dall' anno 1536.» 
col richiamare le Arti e le Scienze , di erigere in Pisa 
un nuovo tempio alla Gloria (6); ed i Principi Medicei 
con mano pietosa e benefica secondassero i loro deboli 
sforzi y conosciuti non meno utili agi' interessi del Princi- 
pato (7); con tutto ciò ne' giorni ancor del Viviani si 
miravano sparsi per le meste contrade di Pisa gli ogget- 
ti dell' universale avvilimento e del disordine (8). Ne 
per questi motivi egli diminuisce, e abbandona 1' impe- 
gno ; ma piuttosto accresce le sue premure , e le sue 
speranze, e con quella confidenza, che suole inspirare un' 
eminente virtù , la quale non mira se non al pubblico 
bene , richiama all' osservanza della disciplina gli Eccle- 
siastici , ed i Regolari Istituti, conforta con l'esempio, 
ed istruisce con la più dolce maniera , senz' allontanarsi 
mai da quei principi , che distinguono la Cattolica Roma- 
na Chiesa dall' altre nelT uniformità delle massime, e del- 
la dottrina, onde a poco a poco con la più saggia e 
discreta riforma dei costumi il buon ordine risorge nel 
Popolo. E già la pubblica quiete e felicità ricomparir 
si vedono all' ombra dei Cosimi e dei Ferdinandi, Prin- 
cipi religiosi e magnanimi (9). 

In tal guisa le azioni virtuose d' un Cittadino ap- 
portano alla Società un vantaggio in sostanza niaggiore 
di quello, che possano mai vantare tante e tante Opere 
di Filosofi , e di eruditi Scrittori , che inondano il nostro 
secolo . 



334 GIULIANO VTVIANi 

Egli per altro non riguardava con indolenza» o con 
disprezzo ì floridi ed utili studj , che anzi ben conoscendo 
guanto le passate funèste rivoluzioni avessero alla Patria dan- 
ni immensi arrecati , procurò d' impiegare i brevi momenti , 
per co^ dire» dell' ozio suo a salvare dalla voracidt del 
tempo , dair ingiurie della sorte , e dell' ignoranza tanti 
preziosi avanzi ed istorici monumenti , pubblicati dipoi 
dair Ughelli e dal Muratori (io). 

Né alla gloria del nostro Viviani bastar potevano 
questi saggj di un Genio singolare per le Lettere , se 
non lasciava una memoria della vasta sua erudizione nel* 
là Giurisprudenza . 

Un* Opera, quanto laboriosa e dotta» altrettanto utile 
pel Foro' Civile ed Ecclesiastico, «gli dette alla luce ne| 
1620., impressa in Roma col Titolo di Pratica dti Gius- 
padronati; e con quella modestia propria soltanto di chi 
più si pregia di essere, che di comparire dotto ed eru- 
dito, egli si protesta nella Prefazione della medesima di 
aver raccolto, a guisa di un' Ape industriosa, tuttociò» 
che di buono sparso si trova nell' Opere dei più valen- 
ti chiarissimi Maestri della Giurisprudenza ; onde i Ve- 
scovi , i Vicarj , e i Forensi tutti avessero potuto ritro- 
vare in un sol Volume quello , che vi è di più certo 
e di più conforme all' equità , per discutere e decidere, 
senza tante inutili formalità e dispendiosi litigj , quanto 
appartiene all' importante ed estesa materia dei Giuspa* 
dronati (il). In fatti fii ricevuta quest' Opera con tale 
applauso da tutti i Giureconsulti e dai Tribunali , che 
dopo la morte dell* Autore, e nel corso di pochi anni, 
se ne moltiplicarono 1' Edizioni ; alcune delle quali fu- 



^GIULIANO VIVIANI 



33S 



rono aacora corredate di varie Decisioni della Curia Jio- 
mana (12)$ non solo perchè nulla mancasse alla piena 
cognizione di questa materia sì frequente nel Foro , ma 
perchè meglio si conoscesse, e si confermasse la solidità 
dei principi stabiliti dal nostro Viviani • 

Per essa divenuto già celebre in Roma , vi andò 
neir anno 1620., e vi fu accolto da ogni ceto di Per- 
sone con segni dì stima non ordinarla. Fu ancora ono- 
rato dal Sommo Pontefice Paolo V. , salico di favorire , so- 
pra tutti gli altri, i Coltivatori illustri della Forense Giu- 
risprudenza / e dopo di averlo creato suo Familiare , e 
destinato a presederc a varj Sinodi , lo incaricò di una 
Visita Apostolica nella Diocesi dell' istessa sua Patria (13). 
Qual fosse 1* effetto di una tale importantissima commis- 
sione, non avendone più certi riscontri, si può facilmen- 
te rilevare dall* accoglimento onorevole, che il Pontefice 
Urbano VIIL gli fece al suo ritorno in Roma , e da IT 
avergli dato un contrassegno il più chiaro della sua ap^ 
provazione # e della stima ^ che di esso faceva j col no- 
minarlo Vescovo di Salone (14). Ed in questa occasione 
egli meritò di ricevere dal Serenissimo Ferdinando IL 
Gran-Duca di Toscana e suo Sovrano, dalla Gran-Du- 
chessa Maria Maddalena d' Austria , e dalla Serenissima Cri- 
stina di Lorena, per mezzo di graziosissime lettere, i più 
significanti att;estati di stima, di amorevolezza > e di gra- 
dimento . 

Ad un titolo poi d* onore , che tale può dirsi un 
Vescovado in partibus , successe ben presto imo di fatti , 
di Giurisdizione, per averlo Urbano promosso alla Cu- 
Uedra Vescovile della Città e Contea dell' Isola nella Ca- 



336 GIULIANO VIVIANI 

labria (i5)« Forse ^on poteva il saggio Pontefice ammi- 
rar da vicino le solide virtù di Giuliano senza renderle 
operative , e dirette alla spirituale feliciti dei Popoli . 
Già la fama ne previene gì' Isolani, che lièti e conten- 
ti si affrettano ad incontrarlo; essi ben si auguravano di 
godere lungo tempo una dolce pace» compagna indivisibile 
della vera Religione , e quale sperar ^tevano dalla dot- 
trina e prudenza del nuovo Pastore (t6). 

Ma quanto brevi sono i momenti dell' umana felici- 
ti ! Non è appena compito V anno dell' Apostolico suo 
Ministero» che si vede costretto ad abbandonarli, per ob- 
bedire al Capo Supremo della Cattolica Chiesa . Urbano 
riconosce il Viviani degno di sostenere incarichi sempre 
maggiori» perciò lo trasferisce» quasi di volo » alla Sede 
Arcivescovile di Cosenza » Città Capitale della Calabria Ci- 
teriore . Prima però di partire alla volta di Roma» per 
ricevere il Pallio, fu sorpreso da febbre nel dì 13. del 
mese di Ottobre dell'anno 1641., e pieno di desiderio 
di dare all' amato nuovo suo Gregge una certa caparra 
del suo zelo Apostolico mediante la celebrazione di un 
Sinodo Provinciale , di cui conosceva! vantaggj per la con- 
servazione della purità delle ' Massime , e per 1' unità del- 
la Disciplina tanto necessaria nella Cattolica ' Chièsa , net 
primo giórno di Novembre passò all' altra vita universal- 
mente compianto , essendosi osservato , che mori in capo 
air anno ed ora , in cui cantò Pontificalmente • la sua 
prima Messa nella Cattedrale dell' Isola (17)'. 

Piangono intanto gì' Isolani» piangono i Cosentini la 
perdita loro quasi neli' iscesso momento , e piange con 
essi il Genere Umano la perdita di un Uomo gran- 



GIULIANO VIVIANI 33^ 

de (18) » che avrebbe senza dubbio maggiori onori con- 
seguiti su questa terra , se non fosse stato sul »più bel- 
lo di sua carriera chiamato per eterno Decreto a rice^ 
vere in Cielo il preniio immortale dei Giusti (19). 

C- V. c. 
ANNOTAZIONI. 



( I ) Thomas Elog. du Conte de Saxe . ' 

Il gran Federigo di Prussia , V amico dei Letterati , scrivendo 
a M. d' Alembert in occasione della statua eretta per associa- 
zione al Slg. di Voltaire nel i^^o. , così si esprime : ^ Onorar 
u gli Uomini celebri, render giustizia al merito, egli è un in- 
99 coraggire i talenti e la Virtù. E' questa la sola ricompen- 
99 sa delle beli* anime, e di ottenerla sono degni tutti coloro t 
9) che coltivano superiormente le Lettere 9,, 

(a) Giuliano Figlio di Antonio di Paolo Viviani , e di 
Maria di Simone Mazzuoli, nacque in Pisa il di 26. Settembre 
X581, Ph. 99 Lib. Battes.^ Mem. della Nob. Fam. Viviani^ che in 
oggi si chiama Viviani del Vescovo, per distinguersi da altro 
Famiglie del medesimo cognome Viviani, e riconoscere uno dei 
maggiori suoi lustri da tal dotto Arcivescovo y e Giureconsulto. 

(3) Nella decadenza e distruzione della Repubblica di Pi- 
sa, come è già noto, molte delle potenti e più ricche fa« 
niglie abbandonarono la Patria , e si stabilirono nella Sicilia , 
ed in Illune Città principali dell* Italia. Onde non è mera* 
viglia , se la Città di Pisa , spogliata del florido suo Com* 
mercios, di ricchezze , e di abitatori , si ridusse in grado da 
non poter risorgere e coltivare, come in passato, le Arti 8"" 
le Sciente per più di un secolo» e se perdute fra le rovi- 

Tom. III. ^ V V 



338 GIULIANO VIVIANI 

ne molte e molte Memorie, ed Opere de' suoi Letterati ed Artefi* 
ci più insigni, si potessero .appena conservare i loro nomi. 

(4) Neir anno idoo. fu £iLtto Canonico Coadintore del De^ 
cano Vincenzo Mazzuoli suo Zio materno; ed in tale occasio- 
ne egli donò al Capìtolo della Primaziale Pisana la Reliquia 
insigne in un Braccio d* Argento di S. Stefano Protomartire^ co- 
me si ha dalle Memorie dell' Archivio Capitolare . Neil' anno 
poi 1608. si trova descritto fra i Professori di- Gius Civile in 
un Libro intitolato Zibaldone di Monsignor Provveditore della 
Sommaja ; continuando ad essere Lettore nel 16 li., in cui si 
trova passato a Straordinario di Gins Canonico. E quantunque 
il Viviani non sia stato posto nel Catalogo dei Lettori Pisani 
impresso fra le Note al Discorso Accad. dell* Istgr. Letter. Pisan. 
dalla pag. iii. alla pag. iij.f perchè, mancando nell' Archìvio 
dell' Università diversi Ruoli j non furono allora ritrovare, né 
osservate altre Memorie , adesso non possiamo pia dubitarne , 
mentre e dal suddetto Libro ^ e da altre Memorie della Fa^ 
miglia Viviani^ e dell' Archivio Capitolare ne siamo assicurati. 

Oltre di che si rileva in fronte della prima Edizione del- 
la sua Opera ^ Praxìs Jnris Patronatns^ Rnmae itf20. , AuQore J#- 
lìano Viviano Pisano J. U. D. Primatialis Pisanae Ecclesìae Deca- 
no Protonot. Apostol.^ & olim in Patrio Gymnasio Sacr. Can. Pro- 
fessore . 

E ci vien confermato dall' istesso Autore nel Corpo di det- 
ta Opera , da esso molto accresciuta ed ornata, secondo 1' Bdi^ 
zioni fattene in Roma, ed in Venezia l'anno 1648. e 1670., 
ove. nella Par. I. Lib. III. Cap. 2. pag. 139., enumerando varj 
celebri Professori della Pisana Università ^ come il Bartolo, il 
Baldo, il Felino, il Decio ec. , e additandoci quelli, die era* 
no stati suoi Maestri, Andrea Facchineo, ed il Decano Vincenzo 
Mazzuoli prestantissimi Giureconsulti , soggiunge : Et ego ibidem 
^ui Professor^ & cum aliis ColUgam habuì Reverendiss. Joan. AngeL 
nunc utriusque Signat. Refer. E finalmente ce lo dimostra T cru- 



GIULIANO VIVIANI 



339 



dita Lcriztone posta al suo Monumento nel famoso Campo- Santo 
Pisano^ che si riporterà interamente alla Not. 19. 

Ebbe ancora per Maestri il nostro Viviani Alessandro Rau- 
dense» e Paolo di lui Figlio, insigni Giureconsulti, come egli 
ci attesta, citata Oper. Par. IL Lib. VL Cap. i. num. 18. pag. 
178. Edit. 1670. 

Neil* aver* egli poi nominato fra i più antichi Professori 
il Baldo, possiamo opportunamente rilevare, che egli prima del 
eh. Fabbrucci neir Opuscolo IL lo aveva scoperto, e pubblicato 
per Professore dell* Università di Pisa. 

(5) Memor. dell' Archiv. Capitol.y e della Famiglia Viviani. 

(6) Neir Istrumento o sia Provisione fatta dal Magistrato 
dei Priori della Città di Pisa fy Domini e, Incarnat. anno i $36. j 
riportato dal eh. Cav. Flaminio dal Borgo nella sua Disser- 
tazione sull' Origine dell^ Università Pis. dal §. 72. pag. 125, 
si rilevano abbastanza lo stato miserabilissimo della Città di 
Pisa nel secolo decimosejto, e le premure dei poveri e vir- 
tuosi suoi Cittadini per sollevarla. 

(7) Cosimo I. avea stabilito in Pisa, attesa la vicinanza 
del Mare ed altre cifconstanze , T Insigne Ordine Equestre di 
5. Stefano y istituito da lui dopo la fiimosa Vittoria di Marciano. 

Ferdinando I., Principe Protettore delle Scienze e delle bel- 
le Arti, a benefizio della studiosa Gioventà, che dalle diverse 
parti della Toscana volesse concorrere ali* Università di Pisa^ 
eresse in detta Città nn comodo Collegio detto dall* istesso suo 
nome Ferdinando; ed in seguito i di hii Successori Cosimo e 
Ferdinando II. specialmente dettero delle riprove ben note di 
loro grandezza e beneficenza, verso la Città di Pisa. Questo 
Collegio fu altresì stabilito nella Casa , che apparteneva una 
volta alla Famiglia del celebre Bandino Familiari Giureconsulto 
Pisano , e che servi di abitazione al famoso Bartolo da Sas- 
soferrato, Professore di Leggi nell* Università di Pisa , come si 
rileva dair Iscrizione posta sopra la Porta di detto Collegio. 

V V a 



340 GIULIANO VIVIANI 

(8) Per tutto quasi II secolo decimosettimo si può dire, 
senza esagerazione» che continuasse in Pisa la desolazione e 
r avvilimento , e che fosse la Popolazione quasi miserabile 
e troppo scarsa , mentre nel 1Ó70. si contavano in Pisa ap- 
pena quattromila abitatori . Ved. la ìJot, 55. pag. 101. al 
Discorso Accad. sulC Istor. Letter. Pis. Né questo si oppone a 
quanto da altri viene giustamente asserito, che in Pisa ali* 
epoca del nostro Viviani, e prima ancora, fiorisse la Toscana 
Letteratura, mentre la celebrità dei Professori, V affluenza de- 
gli Scolari nello Studio Pisano ^ e la famosa Accademia dei Di^ 
suniti bastantemente lo dimostrano. Ma quantunque i Pisani 
abbiano sei tempi ancora infelici dimostrato un naturale e 
costante genio allo studio specialmente delle Leggi e della 
Filosofia, ed abbiano dato un numero ben considerabile di 
Professori, Discorso Letter. Not. 61. e 62., è però vero, che 
dal 1509. al 1630. almeno gli stessi Nobili Cittadini ritrovan- 
dosi negletti, e resi quasi miserabili per la privazione dei 
pubblici impieghi , per la mancanza dell' Agricoltura, per 
la rovina del Commercio, dovettero generalmente perdere il 
coraggio , mancando loro 1 mezzi di sostenere la civile educazio- 
ne, e molti ritirarsi a vivere solitarj ed inculti nella Campagna. 

Il Popolo, sebbene in qualche parte sollevato dalle bene- 
ficenze e cure dei Principi Medicei, non avendo ancor per- 
duta la memoria del suo florido stato, e dei cattivi tratta- 
menti ricevuti nella perdita della sua libertà, gemeva neir 
afflizione, nell' ozio, e nella miseria; e stimolato, non di ra- 
do veniva a contrasto con la numerosa Scolaresca, la quale 
forse si abusava de* suoi privilegi , onde tutte le strade del- 
la Città non potevano con sicurezza praticarsi, specialmente 
verso la notte . 

(9) Mem. dell* Archi v. CapìtoL e della Fanti gli a paviani . 

Sotto Ferdinando IL e Cosimo IH. cominciava a far del 
progressi la Città di Fisa^ estendendosi a poco a poco la col- 



CIULIANa VIVIANI 



841 



tivazlone della sua Campagna , che abbandonata per V addle^ 
tro da' suoi abitatori , oltre il gravissimo danna neir Agricol- 
tura » soffriva la positiva insalubrità dell* Aria per il rista- 
gno delle acque sotto le mura dell* istessa Citta > e per i 
gran Paduli formatisi nella Pianura ^ e siccome V opinione 
degli Uomini, accreditata, non di rado, dalla malizia, conti- 
nua a persistere, quando ancora più non sussistono le cause, 
che r hanno una volta impressa , cosi un certo discredito dell* 
Aria di Pisa si conserva fino ai nostri giorni, e specialmen- 
te presso gli esteri , ai quali vien supposto, che nella sta- 
gione estiva i più comodi Cittadini si ritirano nelle Ville, per 
evitare 1* Aria cattiva della Citta di Pisa . Ma i noti prov- 
vedimenti fatti eseguire dall' Imperator Francesco L di sempre 
gloriosa memoria , e specialmente dalla incomparabile benefi- 
cenza di Pietro Leopoldo I. Gran-Duca di Toscana, inoggi 
Augustissimo Imperatore, smentiscono questa strana opinione, 
e possono dimostrare agli esteri ancora la verità del fatto. 

(io) In fronte del celebre Poema di Lorenzo da Varna, 
o Vernense, come dicono alcuni, suU' imprese dei Pisani alle 
Baleari , già posto in luce dall' Ughelli, e di poi dal Mura:- 
rcSì-i nel Tém, VI Rcr, Itah Script.^ si legge: Ad Jjdem Membra- 
natii Codia Viviani ( cioè Juliani ) De Vivianis Insulanì Eph 
jccfi Viri Clarissìmì . 

L' istesso Ughelli, ItaL Sacr. Tom, X Edit. Venet. 1^22*, 
ove, pubblicando Gesta trtumphaUa per Pisanas falla ^ ci assicu- 
ra di avere estratti tali Monumenti pregevoli ex vetusta Codi- 
i'e ms. Pergamena Beneditii Leolit Pisani , cnjus exemplat curt^"^ 
ir dìlìgentìa Viviani Episcop Insulani Viri eruditissimi exscri- 
ptum fSt. 

(il) Quest' Opera intitolata, come di sopra abbiamo ac- 
cennato alla A't'f. 4. ,9 Praxìs Jnrispatronatus ^ fu impressa in 
Itonia r anno 1620., come si rileva dall' istessa Edizione. 
tjuatito si dice riguardo alla m'^3r<j'tia , ^ ed - limata , s:nirolari 



34^ 



GIULIANO VIVIANI 



virtù del nostro Vivianl, può riscontrarsi nell' Edtzhni fatte 
dopa la di lui morte, e speGÌalmente nella Prefazione a quel- 
la 4i Venezia dei lójo*'^ ove si legge: ^^ Aggredior eqaidem 
^ materia m sublimem, diflìcilem, ucilem , necessariam» frequen-t 
,, rem , quam Viri praeclarissimi , & methodo , de eminenti 
I, stylo enuclea verune» ex quorum didis, Apum exemplo, car-' 
,j psi quidquid boni hac in Praxi continecur , fic quamvis 
,, frustra Solem facibus ad ju vare videar , fruduosum tamen , 
)) &: utile duxi Solis objecìu illuminarla & caliginem meam 
ly praebere illius fulgoribus illustrandam ,y . 

Cosi almeno si dichiarassero certi Scrittori, che dall' Edi- 
zione di qualche Opera polverosa , ed a caso scoperta, ri- 
traggono un' alta riputazione senz' altro merito, che di ave- 
re a quella imprestato il loro nome* 

(12) Ayeado veduto il nostro Viviani 1* incontro delia 
sua Opera nella prima Edizione del 1620, f si mosse ad ac* 
crescerla di nuove materie , e di varia erudizione, con Ja 
quale dimostra ancora U suo grande attacco alla Patria, ri- 
levandone i pregi, ^ gii antichi di lei meriti con la San- 
ta Sede Apostolica . E finalmente illustrò quest* Opera con 
varie Decisiuni della Curia Rimana ^ parte inserite esso viven- 
te, prestandosi, come egli dice, al consiglio de* Giureconsul- 
ti suoi amici, e parte dopo la sua morte, tdii, del 1648. 
1652. 1670. 

(13) Ritrovandosi in Roma il Viviani nel 1621,, fu dal 
Cardinale Marcello Lante o dell' Ante , Famiglia d' origine 
Pisana, eletto suo Vicaria Oeneralt nella Diocesi di Todi: dal 
Sommo Pontefice Paolo V. fu accolto con molta distinzione, 

ed onorato della sua confidenza; ed avendolo costituito Pre- 

* 

sidi'tifc in alcuni SinofH Dhce^ani dello Stzxo Romano, a lui 

di poi commesse una Visita Apostùlica di tutta la Diocesi 

Pisana n Mew. A^\V\Archiv. Capital. ^ e della Famìglia Viviani, 

(14) Terminata la Visita della Diocesi, Pisana, essendo 



GIULIANO VIVI ANI 



3+3 



giìi mancato Paolo V. , ritornò a Roma il Vivlani sul fine 
deir anno 1623. , per render conto della sua commissione ftl 
Pontefice Urbano VIIL, che in premio del merito acquistatosi 
lo nominò Ff scovo di Salace in Partibus . 

(15) Le^t. Originali , che si conservano fra le Memorie 
della Famiglia Viviani con la data del 6. Ottobre 1629. 

(16) Divenne poi grande amico del Cardinal Borgia Ap- 
eivescQVQ di Siviglia ; ed i Cardinali Fio , e Domenico Gin- 
nasio lo pregarono ad incaricarsi dell* istessa loro Giupsdi- 
lione nelle Diocesi respettive di Albano^ d* OstiiP^ e di />/* 
tetri , fintantoché dal suddetto Pontefice venne promosso al 
Vescovato , e Contea dell' Isola della Calabria . D' Abramo Mem, 
CapitoL f e della Famiglia Viviani > 

(1^) Mem, della Fam, Vivian.^ e. D* Abramo Mem, Caditoi. 

(18) Un grand Homtne est pleure par le Genre humain . 
Thoni, Blog, de Mr. d' Aguessau . 

Molte cose verisimilmente vi sarebbero state da aggiun- 
gere per formare un giusto e compito Elogio» a questo 
grand' Uomo» se i troppo frequenti suoi passaggi da uno in 
un altro luogo , e forse T umana negligenza in que* tempi 
poco favorevoli ai Pisani non ci avessero involate le molte 
e più interessanti notizie della sua Vita. 

(19) Aperto il suo Testamento si trovò, che egli avea 
'istituito erede il Dott. Giacinto Viviani suo Nipote ex Fra- 

tre ^ ordinando, che il suo Cadavere fosse sepolto in luogo 
di deposito , e che dipoi fosse trasferito a Pisa nella Pa- 
terna Sepoltura del Campo- Santo Pisano ; ed in vicinanza del- 
la medesima fosse posta una Memoria in marmo a spese di 
Vincenzo Viviani suo Fratello. Testam. Orig. del 24. Feb- 
braio 1641., comunicatomi con le altre Memorie della Fami- 
glia sopraccitata dal eh, Sig. Avvocato Giacinto Viviani* del 
Vescovo, Vice 'Cancelliere , ed Avvocato dell* Insigne Ordine di 
S, Stefano . 



344 



GIULIANO VIVI ANI 



•* Il Sig. Cosimo Viviani , Nipote dell' istesso Archiscovo 
Omliano ^ fece poi . eseguire la di luì accennata disposizione, 
convenendo coti M. Gio. Batista di Bartolotnmeo Casarini da 
Carrara sotto di a^. Decembre 1695. , che per mezzo del 
migliore Scultore di quel tempo si erigesse un bel Monu- 
mento con i pia scelti marmi Carraresi, rappresentante la. 
Statua del nostro Giuliano sopra una base bene ornata, che 
sostiene con la destra mano un Libro aperto » e con la 
sinistra accenna il Titolo del medesimo. 
^ Nella detta base si legge scolpita la seguente hcrizhne. 

JULIANO VrVIANIO ANTONII FILIO DOCTISSIMO JURIS 
UTRIUSQUE PROFESSORI , QUI PISANUM GYMNASIUM 
DOCTRINAE PRAESTANTIA , PATRIAM , ET GENUS NOMINIS 
CLARITATB , JUS PONTIFICIUM IMMORTALIBUS INGENII 
MONUMENTIS ILLUSTRAVIT . QUI AMPLISSIMOS IN PATRIA 
HONORES ADEPTUS, AMPUORES MERITUS AD EXTEROS 
QUOQUE. LUMEN GLORIAE SUAE DIFFUDIT , ET URBANO 
OCTAVO PONTIFICI MAX. OB INTEGRITATEM VITAE 
MORUMQUE CANDOREM ACCEPTISSIMUS , INSULAE URBIS 
ANTISTES ET COMES. AC DEINDE COSENTINUS ARCHIE- 
PISCOPUS CREATUS EST. MAJORA CONSEQUUTURUS NISI 
MORTE FUISSET IN MEDIO HONORUM CURSU INTERCE- 
PTUS, HANC CORPORIS IMAGINEM , QUUM ANIMI EXTET 
IN EJUS UBRIS ET MEMORIA POSTERORUM COSMUS 
VIVIANIUS FRATRIS FILIUS POSUIT ANN. SAL. MDCIIIC. 



Nella Chiesa ancora di S. Caterina in Pisa vi è 1' Al' 
tare sotto il Titolo di S. Tommaso ti' Aquino a mano sini- 
stra, appartenente alla Nobil Famiglia Viviani, ed a pie del 
medesimo Altare si vede un Sepolcro con altra Memoria di 
Mons. Giuliano , che comincia s i^uod pedibus viator calcas 
Sepulfrum est Juliani Viviani Autonii FU. £cckttae Pisanae De- 



GIULIANO VIVI ANI 345 

tanì &c. s E nella parete contigua al detto Altare si osser- 
va altra Memoria in marmo, con due stemmi Gentilizi, che 
uno della Famiglia Viviani, e V altro dell* antica e No- 
bile Famiglia della Spina; essendo stato Antonio Viviani, 
ascendente di Giuliano , marito di Francesca di Paolo della 
Spina : indica detta Metnorìa la venerazione della Cattedra^ 
in cui avea predicato T Angelico Dottore , ed il culto del 
B. Giordano da Rivalto. 

Si trova finalmente in un Libro segnato di Lett. H.^ 
ed intitolato Ricordanze f che si conserva nell' Archivio della 
suddetta Chiesa ^ come il Vescovo Viviani fece porre al detto 
Altare una bella Tavola rappresentante S. Tommaso ^ dipinta da 
Alessandro Cominotti in Roma dopo il' 1634.; ma nel 1651. 
essendo abbruciata la Chiesa di S. Caterina^ senza poter sal- 
vare cos' alcuna , i Sigg. Cosimo ed Urbano Viviani Nipoti 
del Vescovo fecero risarcire il detto Altare y e vi collocarono 
la presente antica Tavola , dipinta da Francesco Traini , aven- 
do esso a tar effetto richiesta a Fossa Nuova la vera effigie 
del S. Dottore; e di questa Tavola parla ancora Monsignor 
Paolo Tronci nella sua Istoria ms. delle Chiese di Pisa a ear. 
16. , eie si conserva neir Archivio della Nobile Famiglia del 
Torto. 



Tom. Ut. X X 



34T 



GIOVANNI PAGNI 



Avvegnaché la Città di Pisa , che , risorta dall' in- 
felice stato , in cui era ( i ) dopo la sua caduta 
sotto i Fiorentini , intorno al princìpio del secolo deci- 
mosettimo ascendeva a quindicimila e più (2) Cittadini, 
net secolo stesso prima per la peste (3), poi per una 
fiera epidemia (4), e forse ancora per altre cagioni si 
riducesse ad un numero così scarso di abitatori , che 
neir anno 1673* contava appena quattromila persone (5); 
non mai però restò priva di Cittadini amanti delle Let- 
tere e delle beli' Arti . 

Tra* Pisani , che a quella stagione coltivarono con 
ardore le Scienze , deesi a gran ragione annoverare Gio- 
vanni , nato nella Prioria di S, Pietro in Vincoli a' 28. di 
Dicembre dell' anno comune 1634. da Pietro di Giovanni 
Pagni , e da Aurclia di Felice Biondi di Campiglia (6), 
Terra nelle Maremme Pisane. Non è a mia notizia ove, 
e da chi apprendesse Giovanni la Grammatica e le Let- 
tere Umane; è però molto verisimile, che V imparasse 
nelle Scucile Patrie • Da queste passò alla Pubblica Uni* 
versila^ per attendere alle Facoltà più sublimi e più gra- 
vi, cioè , alla Filosofia, e alla Medicina, nelle quali, do- 
tato dalla Provvidenza di penetrante ed acutissimo inge- 
gno , fece rapidissimi progressi- In età di anni diciannove 
a* 15. di Agosto del 1Ó53. fu insignito della Laurea 
Dolorale (7). 

X X 2 



^ GIOVANNI PAGNI 

Era efelì. il iPagni ^ da niCural tfdnio niafavigliosamente 
portato agli studj ameni di ogni erudizione, massimamen- 
te deli* Antiquaria; ma ben vedendo, che poco avrebbe 
potuto inoltrarsi in lina Scieiìza così difficile e scabro- 
sa , senza V ajuto di una . giudiziosa Critica , e senza 
una perfetta cognizione degli. Autori classici , con seve- 
ra applicazione si diede prima a procacciarsi sì fatti 
capitali, dipoi si volse ali* Antichità Romane, con idea 
d' illustrare le due tanto fe.mó9^ Iscrizioni, o siano i Ce- 
notafj contenenti i Decreti ócììa. Colonia Pisana pej solehni 
Funerali di Lucio, e Cajo Cesari; al qual lavoro avea 
posto mano innalzi all' ;anno 1666. , cionforrae ci assicu- 
ra Valerio Chimentelli (8), il quale sino finallora mol- 
to stimava Giova-nni per la sua érudiziotìe. 

Comecché però egli sommamente amasse , e. carissime 
gli fossero Je lapide antiche , e . gli altri vetusti monu- 
menti , con tutto ciò non fidai lasciò in abbandono la 
Medicina, eui aiizi attese assiduamente; e tale poi di- 
venne in essa , che alcuno forse non ebbe ne* srioì tem- 
pi in Toscana , che lo sfiìjiefasse . Argomento evidente 
del suo profondo sapere in qtiell* afte è senza dubbio 
la fama e il credito grande , che crasi acquistato anche 
prèsso i proprj Sovrani, di nianiera che avendo Maomet- 
to (9) Bei di Tunisi richiesto a Ferdinando IL Gran- 
Duca un eccellente Medico, che il curasse da non $0 
qual gfav^ infermità, il saggio Principe tra tutti gli al- 
tri Profiessori prescelse Giovanni, sebbene giunto appena 
all'alino tréiltesimosecondo dell'età sua. 

Neil' anno dunque 1665., oppure sul principio del 
seguente egli s' imbarcò per Tunisi, ove arrivato eseguì 



GIOVANNI PAG NI ^49 

Ja sua ineombenza con sì ^Hce successo, che si gua- 
dagnò in modo speciale V amore e la benevolenza dèi 
Regnante Maomettano , e di tutta la di Iqi Famiglia • 
Quartto ei si trattenesse neir Aflfirica, non mi è noto. So 
per altro , che egli era in quei Paesi anche dopo il di 
3- di Settembre deir anno sopraccitato 1666., e che al- 
lora pensava di ritornare presto in Toscana (io). Creda 
però, che solamente neir anno appresso effettuasse il sua 
disegno ( 1 1 ) • 

Nel' tempo della sua dimora in Barberia , e dopa 
aver curato il Bei > non istette in ozio il* nostro Pagni^ 
ma per V ardente suo desiderio di acquistar sempre nuo- 
ve cognizioni, si diede a far ricerca di Piante > alcune 
delle quali trasportò in Toscana (12); mandò di là degP 
Insetti a Francesca Redi (13), che intorno ad essi fece 
dell'esperienze molta interessanti; onde e la Botanica, e 
ja Storia Naturale sono a Giovanni in qualche maniera 
debitrict. Viaggiò per varie parti di quel Regno, affine 
di vedere da per se diversi avanzi della venerabile An- 
tichità • Nella seconda delle due Lettere > che di esso 
tuttora abbiamo (14)* e che egli scrisse da Tunisi a Fa- 
bricio Cecini Segretaria del gran Cardinale Leopoldo Dq^ 
Medici > descrive varj luoghi , alcuni fiumi , un magnifica 
Tempia dedicato a Saturno > le rovine della Città di liti- 
ca* gli Acquidotti > e le reliquie deir emola di Roma > 
la famosa Cartagine : raccolse molte , belle Iscrizioni y ed 
altre insignì Antichità per servigio del lodata Cardinale, 
il quale avendo mandata copia di quelle Iscrizioni a Ot- 
tavio Falconieri, questi le divulgò (15); e meditava an- 
cora di render' pubblici altri Monumenti Affricani osser- 



350 



GIOVANNI PAGNI 



vati dal Pagnì» se in tempo gli fossero stati comunica- 
ti (i6)* Queste stesse Iscrizioni, emendate da varj errori» 
sono state date nuovamente alla luce dal Proposto Go- 
ti (17), da cui il nostro raccoglitore viene appellato col 
decoroso titolo di eruditissimus (18). 

Prima del suo ritorno -(19) da Tunisi a Pisa fu 
promosso néll' anno lóój^ alla Pubblica Lettura di Medi- 
cina Pratica ncU* Università. Benché il nuovo impiego te- 
nesselo per molto tempo occupato neir istruire i giovani 
nelle materie della sua professione , non servì con tutto 
ciò di motivo , perchè si rallentasse, in esso il nobil ge- 
nio di proseguire gloriosamente nell' intrapresa carriera di 
spiegare e illustrare i celebri Funerali Decreti o Cenotajj 
Pisani M Egli terminò questa preziosa Ofera , che tuttora 
e inedita, dopo il 1(571. (20). V Originale di essa con- 
servasi in Pirenze nella Biblioteca Magliabechiana , colloca- 
tovi molti anni sono dall' Augusto Sovrano/ cui V offerse 
Raimondo Cocchi (21) > che T acquistò > dopo essere sta- 
. co nascoso in Pisa per ottant' anni in circa • Antonio 
Cocchi è il primo che parli (22) di questo Contento, e 
lo dice molto dotto ed elegante; soggiungendo di più , 
che ivi sono notate quelle vere lezioni del marmo , che 
il Noris neglesse, e che furono poi dal Cori diligentemente 
avvertita . Ma più diffusamente ne ragiona il Targioni 
Tozzetti, che T ha esaminato con diligenza, e ha stam- 
pati alcuni Frammenti tratti dal medesimo Comento (23); 
le di cui parole, al sommo onorifiche pel nostro Autore, 
stimo pregio dell' opera riportare. Il Pagni ha sorpassato 
il Noris neir esattezza dell' interpretazione , e nella copia 
delV erudizione ; poiché il Noris si contentò di toccare di 



GIOVANNI TAGNI 



35^ 



f assaggio alcune cose ^ traLisciandonc molte altre , per divaga- 
re in dissertazioni eruditissime sopra varj pimti d* antidiità 4 
dovecche il Pagni , prefissosi di fare un puntualissimo Coment- 
IO ad esse Iscrizioni parola per parola , non lascia nulla 
intatto f e con copiosissimo appiXì^ato di erudizione sparge 
opportunamente V Opera sua d' importantissime dissertazioni 
sopra quasi tutti i punti d* Antiquaria. Per cagion d* escrn^ 
pio , 1?' è quanto mai si pub desiderare sopra i Sacrijìzj , 
i Riti funerali , le Magistrature , gli Spettacoli , i Collega 
ddr Ani , le Festi ce. Fa veramente compassione , che H 
Pagni non potesse pubblicare colle stampe questa sua fatica 
\già finita , la quale gli avrebbe assicurata im' eterna fi- 
lma (24). 

Non è ben certo ^ se il Pagni, oltre il mentovato 
Comento, scrivesse altri Libri. II lodato Targloni (25) pe- 
rò crede , che egli componesse un' Appendice ^ o Giunta al 
medesirao Comcnta, in cui verisimilmcntc spiegò con mag- 
gior chiafczza diversi punti d* Antichità . Ma quest* Ap- 
pendice , seppure egli la fece, non si è ritrovata (26). 
Da quanto ha lasciato scritto il P. Papcbrochio (27) 
sembra potersi inferire , che il nostro Pagni pensasse a 
comporre una Storia Patria ; molto più che Gregorio Le- 
ti (28) intorno all' anno 1675. acconta, essere di quei 
tempi fama, che egli prima d* ogn* altra Opera avrebbe 
[fatte stampare le Storie Pisane. Ma io inclino a credere, 
che queste Storie non fossero se non se quelle di Paolo 
Tronci, divulgate poi in Livorno (29), che il Pagni avea 
promesso (30) di dare alla luce . Egli per altro non 
attenne la promessa, forse per le sue indisposizioni • Certa- 
me0te dal Muoio (31) de' Pubblici Professori di questa 



35* GIOVANNI PAGNI 

Università dell' anno 1626. è chiaro, che Giovanni, avan- 
ti che incominciassero le Scuole , era ammalato , e che 
durante la sua * infermità gli fu dato per sostituto il Dot- 
tor Giuseppe del Papa , il quale poco dopo gli successe 
nella Cattedra ; mentre a' 24. di Novembre , non avendo 
ancora compiti quarantadue anni , il Pagni fece passaggio 
agli eterni riposi . Il giorno appresso fu sepolto nella 
Chiesa di S. Caterina della Città di Pisa nel canto' a ma- 
no destra dell* Altare della medesima Santa (32); ove, se 
non fu posta alcuna Iscrizione , o altro Monumento per 
render noto a* posteri il nome rispettabile del nostro Pror- 
fessore, serviranno a conservare coti maggior sicurezza per- 
petuamente la di lui memoria gli eruditissimi Scritti da 
esso lasciati, giacché 

Saxa quidem, & tumulos consumit tonga vettistaSp 
Nil tamen in Libros tempora juris habent (33)* 

Se io tessessi a questo celebre Letterato non un bre- 
ve Elogio , ma un- Panegirico , e conseguentemente il mio 
scopo jichiedesse di mettere in veduta la di lui probità » 
potrei dire , che egli negli esercizj della Religione , e del- 
le virtù Cristiane fu esattissimo; e che sebbene giovinet- 
to restasse privo del Padre , e quindi si trovasse sciolto 
da ogni suggezìone, pure egli non si abbandonò a' pia^ 
ceri , ma fino da' primi anni suoi die segni di una te- 
nera inclinazione alla vera pietà , che dipoi praticò > e 
costantemente mantenne sino alla morte « 

P. M. P. P. 



GIOVANNI PAG NI 353 

ANNOTAZIONI. 



(i) Giulio IL nella Bolla ^ con cui nelf anno 15^12* con- 
vocò il Condito Laiframse V., presso il Rinaldi AnnaL Eccles. 
ad ann, 151 1. nnm. 13. « e To^. XIX* Conci Uorum col. 685. Edit. 
Colet.f in tal guisa parla di Pisa: C^m Civitai ipsa desolatio- 
ncy habitat ionìbus prò Concilio non sii fulta : cum ager vastita- 
te sit desolafus, Gregorio Fabricio Chemnicense parimente, nel 
suo Iter Patavinum Par, III Deltciarum Poetar um German, E dir, 
Cruieri pag, 24. , scritto ne' principi del Regno di Cosimo t . 
ci dà un' idea di Pisa in quel tempi poco vantaggiosa: 

...♦.• Alpheae daram cognamine Pisae 

desertam pergimus Urbem , ^ 

Quondam diviiiis , &' nobilitate supcrbam - 

(2) Ved, Targioni Tozzetti Relazioni rf' alcuni Vìaggj ec. 
7W. XII pag. 22 1* Edizione seconda^ ove egli afferma ciò, ap- 
poggiato alla Descrizione della Popolazione di Pisa fatta nell* 

^anno 16 19. 

(3) Dal mese di Settembre dell' anno comune 16^9. al 
mese d' Aprile del 1632. morirono in questa Città per la 

[pesce circa seimila persone^ e di passo ^^ ira uomini y donne ^ gran^ 
di t e piccoli^ dice Jacopo Arrosti» che vivea in quegli anni* 
Croniche di Pisa mss. foL 246»» esistenti nella Canccllfria de' 

' Sigg, Priori . 

(4) Per attcstato del medesimo Arrosti» Op, cit. foL ^66.^ 
neir anno comune 1654., in quattro mesi, cioè, dal primo di 
Settembre a tutto Dicembre restarono vittima del male epi- 
demico ottocento Persone in circa * 

(5) Non giovandole ( a Pisa ) / bellissimi acqui dot ti per pò* 
polarla^ fuori della Corte del Gran- Duca ^ che vi suole svernare 

Tom. Ili Y y 



' 354 GIOVANNI PAG NI 

in ^n sontuoso Palazzo , la Scolaresca in diversi Collegi , * fra 
quali il Ferdinando pe Nazionali della Toscana , - in tutto nume- 
rosa di cinquecento , con le Cattedre ricche fino di mille scudi , 
ed i Cavalieri dell* Ordine^ appena conta quattromila anime», Così 
Sfrive, Memorie de* Viaggi per /' Europa Cristiana Par. I. Let- 
tera 2. pag. 54., Giambatista PacichelU Pistojese, il quale al- 
cuni anni avanti al 1673. era stato in Pisa Scolare^ e poi 
Lettore d* Istituzioni Civili j come egli stesso ivi racconta. 

(6) Lib. de* Battezzati seg. di Lettera L. foL 137. num. 
170. Neir Archivio della Cura del Duomo . ' 

(2) Lib. de Dottorati num. 32. Nella CanulL- Arcivescovile . 

(8) Marmor Pisanum de Honore Bisellii Cap. 7. pag. 24., 
dopo aver detto , che il Cavaliere Ceffini meditava di fare 
il Comento a* suddetti Cenotafj , soggiugne : Joannes quòque Pa- 
gnius Medicus Pisanus eruditione nobilis pares humeroshùic moli 
suffecit . 

(9) La seguente Iscrizione incisa in marmo, esistente in 
Campo- Santo nella parte Occidentale, ci ha conservato il nome 
del Bei curato dal Pàgni, e la notizia del Gran-Duqa, da 
cui questi fu spedito a Tunisi . 

D. O. M. 

JOANNI ANTONIO CORAZZA PISANO PHIL. ET MED. DOCTORI 

QVl PRIMVS IN PATRIA MEDICINAM OPE SANIORIS PHILOSOPHIAE 

REPVRGATAM SALVBRITER EXERCENS OB SVMMAM 

INTEGRITATEM PRVDENTIAM SAGAOTATEM COMITATEM 

ET BENEFICENTIAM OjMNIBVS CARVS NON MODO A CIVIBVS 

VNIVERSIS AMOREM SED A BARBARIS ETIAM GENTIBVS 

VENERATIONEM EXPRESSIT VNDE ET TVNETANO REGNO 

IMPERITANS POTENTISSIMVS RHAMDAMVS SVAE 

VALETVDINIS REPARANDAE CAVSA IPSVM AD SE MITTENDVM 

A R. C. COSMI III. M. D. HETRVRIAE IMPETRAVIT 
REDIVIVAM IN NEPOTE VIRTVTEM AVVNCVLI PRÓBATVRVS 



GIOVANNI PAGNl 

JOANNIS PAGNI INSIGNIS ANTIQVARII PHIL. ET MED. DOCTORIS 
ET IN HOC ATHENEO CELEBERRIMI PROFESSORIS A SERENISS. 
FERDINANDO IL EADEM DE CAVSA EJVS PATRVO MAHOMETI 

FELICI PARITER CVM EXITV DVDVM CONCESSI 

PIE OBIIT V. ID. APRIL. MDCCXXVL STYLO PIS. AETATIS SVAE 

ANNO LXXIV. POST EJVS EX AFRICA REDITVM XXVII. 

FRATRI OPTIMO PETRVS RAYNERIVSJ. V. D. PRIMAT. ECCL. CANON. 

ET DOMINICVS GASPAR DE CORAZZIS 

HONORIFICO PISANI SENATVS DECRETO POSVERE . 

(io) Nella seconda Lettera^ di cui or* ora parlerò, data 
dopo il giorno sopra citato, egli scrive cosi: Hanno portata 
( i Spahi ) tre Pietre scritte , e due scolpite , delle quali non 
mando copia , per essere arrivate in Tunìs in tempo che sono in 
Porto Farina^ dove questo Eccellentiss. Sig. Bey fa la sua pur^ 
ga , E per ha ver le suddette Pietre mi è stato di grande ajuto 
il medesimo Signore , perchè i Mori di Nessera ( piccol Paese 
distante da Tunisi cinque giornate ) insospettiti avevano comìn'^ 
ciato a tumultuare , Sono dunque in tutto ventisei Pietre » le qua- 
li tengo a disposizione del Sereniss, Sig. Principe ( Leopoldo ) 
mio Signore^ et alla mia venuta ^ che ^ piacendo al Signore, sarà 
in breve , le porterò . 

(il) Il Pagni nella spiegazione della parola Decuri,..,e» 
del secondo Cenotafio^ dopo aver riferita un' Iscrizione trovata in 
Affrica, dice : Quam inscriptionem cum pkrisque aliis , quas e:c 
Africa advexi , paullo post meum in Italiam reditum pnblicae Lit- 
teratorum luci exposnit ' Ollavius Abbas FaUoncrius Ramanus , Vir 
eximiae doffrinac » & rei Antiquariac peritia non mìnus , quam 
genere nobili s . Ma il Falconieri srampò le citate Iscrizioni in 
Roma nel 1668. Dunque, se furono esse messe in luce paullo 
post il ritorno del Pagni in Italia, sembra potersi inferire, 
che ei ritornasse nell' anno 166^, 

(12) Ved. Paolo Boccone Museo di Piante pag, 1^0. 

Yy 2 




^^6 GIOVANNI PAGNl 

(13) Esperienze inforno agi* Insetti .pag. 64. Tom, L opp. 
Ediz. Napoli t. 174?* n ^^ veduto un' altra specie di Scorpio- 
)) ni .... e me T ha mandata dal Regno di Tunisi » dov* al 
9) presente si trova, il Dottor Giovanni Pagni, celebre Profes- 
jy sore di Medicina nella femosa Accademia Pisana 9,, 

(14) V Originale di queste due Lettere^ la prima delle 
quali è in data de' 3. di Settembre» sta in Firenze nell* in- 
signe L/^rm^ Strozziana in un Codice segnato di rium. 1346. 

(15) Inscriptiones Athlctrta^ pag. 159. & seq. 

(16) Ibidem pag. 158. ^ Er^t animus .... nonnulla adde- 
yy re , quae circa veteris Carthaginis antiquitates , aliasque , qua- 
yy rum vestigia extant in agro Tunetano, observavit Vir eru- 
99 ditus Joannes Pagnius in Gymnasio Pisano Medicinae Pro- 
9^ fessola qui praesens huic inscriptionum conquirendarum ne^ 
99 gocio praefuit : sed de his Typc^rapho urgente cogitare 

9) Vix licifit 9). 

(17) Inscriptiones antìquae^ quae extant in Etruriae Urbi- 
bus Tom. L pag. 7. 77. Tom, IIL in Append. pag. 121. 

(18) 0/>. cìt. Tom. L pag. 76. 

(19) Francesco Redi loco sit. 

{30) Nella spiegazione della parola Praefecti del secon- 
do Cenotafio fa menzione di Cosimo III. già Gran- Duca; e 
spiegando la parola Pko quaestoribus cita le Dissertazioni di 
Ezechiello Spanemio De praestantia ^ & usu Numismatum^ divul- 
gate in Amsterdam nel 1671. 

(21) Ved. il Targioni, Relazioni di alcuni Viaggj ec. Tom. 
IX. pag. 182. Edizione seconda. Monsignore Angelo Franceschi 
zelantissimo Arcivescovo di Pisa per V amore che ha per le 
Lettere, e per la somma premura d* illustrare la Patria con 
rinnovellare la gloria de' suoi Concittadini insigni nelle Seien* 
ze e nelle beli* Arti, ha procurato, e serba presso di se un 
Esemplare di guesta stessa Opera col Titolo : ^ Joann. Pagni Com- 
mentaria in Cenotaphia Pisana Ludi ^ & Caii Caesar:imx 




GIOVANNI PAG NI 



357 



pure una Copia delle due Lettere di sopra rammentate, 
(22) Trattato àe^ Eagni di Pisa pag. 3, Edizione del 1*250* 
• (i^S) Tom. tit. pag. 182. e seg.f pag. 214, e j^j'. 

(24) Ibid, pag, 18 r* Il citato Sig, Targioni assai si ma- 
raviglia # che il Noris Lettore in Pisa non penetrasse aiente 
deir Opera del Pagni» stata composta pochi anni avanti in 
questa stessa Città- E certamente non è facile a persuadersi, 
che il Noris nello spazio di tre anni , in cui fu Pffbblic9 
Professore vivente Giovanni , o dopo la di lui morte prima 
di dare alla luce il suo dottissimo Libro sopra i Cenotafj 
Pisani non arrivasse a sapere , che quelli poco avanti gli 
avea illustrati . Il Sig, Raimondo Cocchi , il quale pie e più 
anni sono essendo in Pisa mi permesse di ritenere per qual- 
che tempo r Originale deir Opera citata, mostrò di sospettar 
fortemente, che il Noris V avesse letta, che avesse profittato 
delle fatiche del Pagni sen^a nominarlo, e che però egli si 
dovesse annoverare tra* Plagiarj , A dir vero non posso in- 
durmi a credere, che se questi avesse veduta il MS. Pagnia- 
no y z si fosse servito delle notizie in esso contenute, non 
r avesse poi mai citato, con evidente rischio» che fosse un 
dì scoperto il suo furto, e quindi molto scemasse nell* animo 
de' Letterati la grande estimazione pressa di essi acquistata 
colle Dissertazioni sopra i suddetti Cenotafj^ ripiene di vastis- 
sima e pellegrina erudizione . Dal confronto dell' Opera 4^1 
Noris con quella del Pagni non si rileva il plagio di quel- 
lo . IH più , se il Noris avesse avuto sotto gli occhi , e spo- 
gliato il MS. del Pagni , egli non avrebbe neglette le vere 
lezioni del marmo, che da questo notate furono, come os- 
serva Antonio Cocchi: non avrebbe tralasciate V Iscrizioni por- 
tate dall'Affrica, ed altre ancora, che sono nel citato MS.\ 
e massimamente poi non avrebbe omessa ( Dissertata 1. Cap^ 
3,, parlando de Honore Bisellìi ) V Iscrizione dedicata dal Se- 
nato e Popolo Pisano a Q. Atrio Jucundiano Biselliario; qua- 



le Iscrizione riporta ivi il Pagni, e di cui neppure Valerio 
Chimentelli ebbe notizia « Per la qual cosa il mio sentimen- 
to è| che il Noris capesse specialmente dal Cavaliere, ^e Bro* 
fissare di Giurisprudenza in quest' Università Francesco Maria 
Geffini, confidente e sua» e del Pagni, che questi avea fatto 
il Comento a* famosi Decreti Pisani \ ma che vivente lo nes^ 
.40 Pagni, egli non avesse luogo di vedere il detto Cemento^ 
per non essere tra loro grand' amicizia, per cui soltanto or- 
dinariamente uno suole comunicare ad un altro i proprj par- 
ti Letterari, tion per anche usciti alla pubblica luce. Estinta 
con la morte di Giovanni la Famiglia Pagni , il surriferito 
MS. col^ restante dell' eredità passò, per quanto congetturo, 
a* tre Fratelli Corazzi Figli d' Jina di lui Sorella . Giannan- 
tonio, il primo di essi, T Iscrizione Sepolcrale del quale si è 
riportata di sopra ,' era molto intendente dell* Antiquaria ; on- 
de mandato da. Cosimo III. a medicare Ramdamo Bei di Tu- 
nisi , ebbe parimente commissione dal Gran-Duca , a detta 
del Proposto Gori Tom. III. Op. cit. in Append. pag. 121., di 
cercare Antiquitatis eruditae Monumenta , e avendo raccolte di- 
verse antiche Iscrizioni ^ le mandò ad Antonmaria Salvini, che 
poi furono stampate dal mentovato Gori loc. cit. Il perchè è 
molto verisimile, che Giannantonio conservasse il MS. Pagnia- 
no y di cui egli pure conosceva il pregio, con maggior^, ge- 
losia, che il suo Autore; con idea forse di renderlo un gior- 
no ad uso comune. Ma sentendo, che il Noris con sommo 
applauso die principio nell' anno 16^7. ( Lettera 48. al Ma- 
gUabechi Voi I. pag. 113. ) a spiegare dalla Cattedra le ce- 
lebri Iscrizioni y e che quattr' anni dopo con tanta sua gloria 
divulgò in Venezia Cenotaphia Pisana Caii ^ & Ludi Caesarum 
Dissertationibus illustrata ^ Opera di maggiori? erudizione di tut- 
te r altre, che sino allora avea rese pubbliche colle stampe 
il medesimo Noris, come egli stesso scrive al Magliabechi, 
Epist, 58. pag. 125.; il Corazzi depose ogni pensiero di da- 



GIOVANNI PAGNI 359 

re alla luce il Comento del Pagni , il quale perciò è stato 
per tanti anni occulto . 

( 25 ) Nel Margine dell' Originale di questo Comento , che 
è di pagine 200. in foglio di scritto assai minuto, v' è notato 
più volte di carattere del Pagni stesso: Ved. pag. 213. 214. 215. 
216. 217. 218. Il Targioni è di parere, che il nostro Auto- 
re con tali Note chiami un* Appendice fatta ali* Opera citata ., 

(26) S* è trovato bensì , e sta in fine del tante volte 
rammentato MS, , un piccolo Quinternino col seguente Titolo: 
99 Copia di Medaglie , ed altre Antichità cavate da* suoi Origi- 
nali da Francesco Gaeta per il Libro deir Eccellentissimo Sig. 
Dott, Giovanni Pagni Lettore nello Studio di Pisa. Contengon- 
si ivi specialmente sessantatre Medaglie egregiamente toccate 
in penna , tratte per la maggior parte dal Museo del Car- 
dinaie Leopoldo De* Medici; delie quali il nostro illustre An- 
tiquario fa uso, e spiega in varj luoghi del suo Comento. 

(27) Commentario pravio in Affa S. Ubaldescha Tom. VI. 
Maii Bollandiani pag. , 855. ^ Dodor Pagnius Publicus Medicinae 
^ Professor, apud quem Pisanorum res scribere molientem an- 
,5 tiqua quotquot potuerunt inveniri monumenta, esse diceban- 
„ tur collega ,,. 

(28) Italia Regnante Par. III. pag. 482.: il Pagni prima 
rf* ogni altra cosa farà , per quanto sì sente , stampare alcune 
Historie di Pisa. 

(29) Neil* anno 1682. col 71 toh: Memorie Istoriche della 
Città di Pisa raccolte &c. 

(30) Ecco come egli scrive sul principio della sua Ope- 
ra. ,, Paulus Troncius Canonicus Pisanus magnùs Patriae Historiae^ 
licet minus fiorenti stylo , Scriptor , quam Diis bene faventibus prope^ 
diem in lucem mittemus . Il nostro Antiquario coltivò anco 
la Poesia, ed io ho veduto un suo Sonetto scritto a penna. 

(31) Nella Cancelleria dell' Università. 

(32) Memorie conservate nell' Archivio della suddetta ,CA/>i//. 

(33) Henricus Valesius Epigramm. in Tumnlnm Jacobi Sirmondt . 



3*' 

BRANDALIGIO VENEROSI 



Elndìspensabil dovere di gratitudine ^ è* vero intc-' 
resse , è politica economia tributar lodi a coloro r 
che benemeriti della Patria ne accrebbero la potenza od 
il lustro; e massimo allettamento ed incentivo alla gloria 
è stato in ogni tempo creduto il rammentare a' viventi 
le splendide gesta , o te virtù pacifiche de' Cittadini , che 
furono . 

Le Sale di Sparta, ove scolpite vedeansi le belliche^ 
imprese degli Avi : il Campidoglio coronato di statue rap- 
presentanti i trapassati Eroi, eran la scuola, che risve- 
gliava in seno alla fervida gioventù desio di onore , o 
coraggio per batterne i disastrosi sentieri. 

Le Lettere e 1* Armi con implacabile gara sempre 
contrastati si sono i due più luminosi tra quelli . Ma 
quanto ali* umanità riescon d' ordinario funesti i trionfi 
strepitosi di Marte , altrettanto per essa benefici son di 
Minerva gli studj , domatori alla lunga di quelli stessi 
trionfi ; onde ha veduto il Mondo ingentiliti e presi dal- 
la Greca Filosofia i vittoriosi Homani , come r feroci 
Tartari per ben due volte seguaci delle savie e mode- 
rate Leggi del soggiogato Cinese Imperio * 

Suir enunciato luminoso bivio di gloria trovossi fe- 
licemente guidato il Conte Brandaligio Venerosi Pisano 
dalla sua nascita illustre (i) ; ed in quello incontrar 
potè non pochi de* suoi Antenati , altri di toga , altri 

Tom. Uh Z z 



3($2 BRANDAIIGIO VENEROSI 

di acciaro vestici , e tutti - di nobll corona fregiati . 

La Patria , in cui le severe, e le amabili Muse 
avean da più secoli gloriosissimo seggio , ed il genio suo 
naturale determinarono il Venerosi a fursi alunno di Pal- 
lade : ne con passo ineguale si pose dietro a sì bella 
scorta ; poioàè , varcato appena . il secondo lustro > diven- 
ne non ordinario Geometra» ed in beo fresca ciì , fre- 
giato deU^: Dottorali divise» potè essere annoverata tra i 
Sapienti nell' una o nell' altra Legge. 

In questa ridente Primavera del viver suq svikip- 
paronsi ancora le prime scintille di quel Poetico fioco , 
che tanta luce, e sì fulgida diffuse poi sulle rive delP 
Arno 9 del Tevere , del Danubio > della Senaa^g^e del 
Tago . 

Una di quelle passioni dolcemente agitatrici del cuo- 
re umano il dichiarò figlio £ivorito d' ApoUo; ed u^na 
nuova virtuosissima Laura Pisana potè in Brandaligio van- 
jure un vivacissimo e^ gentile , ed armoniosa Amatore . 

Pura ben esser dovea la fiainma di Brandaligio, e 
tale, da non turbare il sereno della ragione , essendo egli 
poi divenuto Matematico insigne > e T amico perciò del 
celebre Alessandro Marchetti (2), valoroso anch' esso nel- 
la palestra Febea.: ed amici dovevano e merita van di 
essere due Letterati d' ingegno egualmente atto alle più 
profonde meditazioni, ed ai rapidi voli di un estro ani- 
matore € sublime • 

Godeva già il Venerosi in Italia di ferma e lumi- 
nosa riputazione , né teneva perciò oziosi i ben coltivati 
talenti suoi; quindi è, che pascendosi del continuo di 
un Qzip erudito^ interrompeva le Matematiche e Filosofi- 



BRANDALJGIO VENE ROSI 



3^3 



che sue occupazioni , o cantando con caldissime rime le 
Nozze più illustri, o trascorrendo i vasti campi dell* 
Oratoria , in cui più volte mostrossi valoroso maestro : 
ed or secondando gli energici impulsi del proprio genio* 
faceva risuonar di Pindarici accenti 1' Arcadia Pisana, e 
di Roma , a cui , con diletto maraviglioso de* tanti cano- 
ri Cigni, che V abbellivano, eran portati dall' amica vo* 
ce del Senator Vincenzo da FiUcaja , che tiene un sì 
alto luogo sul Parnaso Toscano, e che insiem con altri 
Pastori illustri di quella Colonia rendè colle stampe si 
onorevole testimonianza al valore del nostro Conte (3). 

Benché Brandaligio fosse dì avvenente aspetto ^ di 
gentil colorito , e di dolcissimi modi , un non so che 
di fervido trasparìagli per gli occhi , che avido in qual- 
che modo il mostrava sempre di nuova gloria* Scorreva 
nelle sue vene un sangue oltre ogni credere generoso (4), 
e sapea ben egli quanti de* suoi Maggiori avean sudato 
fra ]' Armi, e cinto di Marziale alloro la fronte; onde 
air insorger che fece quel fiero nembo di guerra su qua- 
si tutta Europa a nominar col linguaggio dei Re il sue- 
ccssor del secondo Carlo di Spagna , sentissi il generoso 
Conte acceso di nuovo fuoco militare e Poetico , Né 
fu , come Orazio , nemico del grande Augusto ; ma , co- 
me fece dipoi queir inimitabll Cantore, d* Augusto pre- 
se a cantar le gesta, Taccion da un pezzo quelle bel- 
liche trombe , ma suona e suonerà mai sempre all' orec- 
chie de* Datti T epica Tromba del Venerosi . /. 

Non poche difficoltà dovè egli incontrare in questo 
suo nobilissimo lavoro , unico di tal metro , per aver 
rigorosamente seguitato 1* ordine delle battaglie e degli 

Z 2 2 



§64 BRANDALIGIO VENEROSI 

assedj . Questi , e quelle - foron pel Venerosi soggetto di 
numerosi separati Lirici Componimenti , che egli stesso in- 
titolò Imprese Mlitari , e al diletto suo Eroe, il Princi- 
pe Eugenio di Savoja , allorché furono pubblicate > le de- 
dicò (5). 

Si consideri pertanto la legge > che Brandaligio s' im- 
pose ^ di unire colla veracità della Storia i forti voli d' 
ingegno: il trasporto, che V animava a favore de' Vin- 
citori , col rispetto dovuto ai Vinti ; e vedrassi di quaV 
arte maestra, di qual genio ei fosse abbondevolmente for- 
nito, per soggettare a così rigide leggi V indocile Poesia, 
senza tc^lierlc alcuna delle sue proprie bellezze. Anziché 
le ne accrebbe « 

Disegna egli i piani delle battaglie quali essi fura- 
no, ma con sfarzo Paolesco: dipinge i furiosi attacchi 
delle trincee , delle Piazze , e i fulminanti suoi versi ti 
fan sentir la bufera^ che seco mena nel primo impeto 
suo Oste poderosa, agguerrita, spirante stragi, che anela, 
che corre , che giunge a trionfar de* nemici : unisce egli 
in somma a' grandiosi tratti di Michelagnolo V anima, 
la mossa, le calde e. lucide tinte del Borgc^none (6). 
Già Brandaligio anelava di framischiare i nobili su- 
dori della sua fronte colla onorata polvere de' celebrati 
Eroi , e di comparire »l Mondo cinto di serto Delfico 
in mezzo ad essi, coronati poc' anzi per mano della Vit- 
toria^ Già p p . p Un non previsto comando del suo So- 
vrano gr impon sileruio (7). Brandaligio, benché fervido 
jamante di quella gloria, che, al dir del Romano Ora- 
tore , è alimento e vita de' cuori sensibili e generosi , ta- 
ce^ 9bbedisce, .« con gueir impero, che hanno sovra %t 



BRANDALIGIO VENEROSJ 3(55 

scesse V Ànime grandi, tutta racchiude in seno 1' acerba 
doglia , che lo contrista . 

lì fiero contrasto, a cui vennero una vivissima forza 
d' immaginare > una esquisita sensibilità, ed una massima 
delicatezza in materia d' onore, gettò il Conte Venerosi 
in una cupa malinconia: e sebbene egli fosse, qual sem- 
pre fu , Cittadin zelantissimo , tenero Congiunto , e co- 
stantissimo amico , involatosi improvvisamente alla Patria , 
ai Congiunti , agli amici , scelse per suo ritiro un* ame^- 
na Villa di suo retaggio nelle Colline Pisane . 

Altri, al mirarlo colà reso grave d' aspetto, tacito, 
pensieroso, or verso il Gel sospirando, ora col guardo 
immobile sul terreno , il crederebbe , ed a torto , dell' 
appresa sventura occupato soltanto , o da questa sover- 
chiamente abbattuto . 

La bella, ma rigida Virtù , che trae V origin dal 
Cielo , che tanto pochi mortali , ad onta del suo splen- 
dore, degnan d' un guardo, ed a cui Brandaligio rivolse 
i pensieri ed i voti fino dagli anni primi; resolo ormai 
vincitor dell' invidia e del tempo , a più difficil cimen- 
to, a trionfo più luminoso in quella solitudine lo pre- 
para . Sì , in quella il guidò la severa ed amabile Di- 
va a vincer se stesso. 

Al chiaro lume di lei cominciò il Venerosi a ri- 
durre alle giuste sue dimensioni il forse troppo ingran- 
dito simulacro della mondana gloria ; a diffidare alcun 
poco del plauso fin allora così ampiamente riscosso; a4 
imbrigliare il così fervido ingegno suo> temperandone il 
fuoco ai fonti salubri di vera Filosofia; a svellersi senza 
pena- dal cuore le più lusinghiere speranze: onde, sciol-' 



266 BRANDALIGIO VENEROSI 

to da molte qualicadi umane , ogni , benché vaga , appa- 
renza , ogni ombra vana da se respinse : ed ìdiposto im- 
periosamente silenzio ad ogni affetto men che giusto, o 
pacato , tutto si avvolse col manto di Religione santissH 
ma, che, nella sinistra mano il presente, e nella destra 
r avvenire portando, offre alle anime più agitate od af- 
flitte sempre srcuro, placido e consolante F asilo* 

Intanto più non udivasi il vivacissimo ingegno di 
Brandaligio campeggiar nelle dotte Adunanze, e mèste le 
Arcadiche Selve sembravano, prive da molto tempo dell* 
armoniosa sua voce . 

Pubblicaronsi di lì a non molto in Modena, col mez- 
zo di dotti amici interessati per la gloria di Brandali- 
gio , le Militari sue Imprese , che ricco ed insolito plau- 
so riscossero per tutta Italia e fuori: e dall' immortai 
Principe Eugenio , in cui V Arti belle riconoscevano un 
Protettore ed un Cultor nobilissimo , fu al Venerosi per 
questa sua Poetica produzione offerta una Cattedra neir 
Università di Piivia inj quella Facoltà , che più fossegli 
stata a grado (8): 

Non potè Brandaligio impedire, che T animo suo ^ 
delicato e sensibile , non venisse dolcemente agitato da 
così grazioso e così nobile invito. Tornarono a farsi ve- 
dere ad esso in brillante aspetto le godute acclamazioni 
di Carlo IIL, nominato Re delle Spagne (9): gli applau- 
si de^ Letterati Francesi , e dello stesso Luigi il Gran- 
de (io), ed uniti in insidiosa lega ed amabile per ogni 
parte , assalirono il cuore di Brandaligio ; ma quella stes- 
sa agitazione , questo assalto , dimostrano quanto già sta- 
bile fosse in lui T amore di una più solida gloria,* che 



BRANDALIGIO VENE ROSI 367 

di tali invici il determinò a generosa rinunzia . 

Che se più in Arcadia non si udivan gli accenti 
suoi : se priva era ia eulta e gentil società degli eruditi 
ragionamenti , degli Attici modi dì* Brandaligio , non te- 
neva egli in queir ermo ritiro inattive le illustri sue 
facoltà; ma dopo maturo esame cangiandone con felice 
ed invidiabil passaggio V applicazione , rinunzia in un 
punto ai favolosi fonti di Pindo , e di candido pietoso 
Cigno vestendo Tali, corre, soavemente gemendo, a dis- 
setarsi alle profonde acque e purissime del Giordano • 

Colà trasportatosi, e tutto pieno di .vigorosi affetti 
pel vero Nume, or gF immensi attributi ne ammira, or 
ne minaccia le giuste collere, ora il tenerissimo amore 
ne adombra : e fatto in metrico stile banditore di veri- 
tà consolanti insieme e terribili, tutti, coli' anima sulle 
labbra, sprona, invita, avvalora i mortali a militar vi- 
rilmente sotto il caro ed adorabil Vessillo di Redenzione . 

Trascura , è vero, ben spesso in questo suo Sacro ^ 
Moral Canzoniere le lusinghevoli grazie , gli studiati Poe- 
tici abbigliamenti, di cui fu prodigo altrove: ma 1' ener- 
gia de' pensieri, lo stile maschio e severo, eran queir 
unico e vero bello che a tal' Opera si conveniva; on- 
de fu questa pure accolta con ammirazione grandissima 
dalla Repubblica Letteraria , ed allorché fu resa in Pi- 
stoja di pubblica ragione , varie erudite penne de' meri- 
tati elogj la coronarono . 

Frappose il Venerosi a così sacro e sì studiata la- 
voro molti altri egregj Componimenti di vario metro , o 
perchè se ne presentavano ad esso gravi occasioni , co- 
me allorquando all' Imperatore Giuseppe L, ed al Real 



368 BBANDALIGIO VENEROSI 

Delfino di Francia V Epicedio compose (n), o perchè a 
cantar veniva invitato dagli avvenimenti più strepitosi ; 
come furono e Belgrado espugnata , e Corfù a libertà ri- 
condotta : o finalmente perchè sentivasi mosso a celebrar 
col suo canto i beati Eroi dell' Empireo • 

Aveva egli sortito un ingegno pronto penetratore, on-^ 
de al presentarglisi qualche interessante o grandioso og- 
getto» ne percorreva subito T estensione , ne scorgeva i 
rapporti: e 1' istancabile sua fantasia gli forniva abbon- 
dcvolmente ^elegantissime forme per presentarlo all' altrui 
sguardo colla feconda sua vena nel prospetto più signi- 
ficante e più vero. Perciò T universale e lagrimevole per- 
dita degli Ulivi fu pianta dal Venerosi con quella Can- 
zone celebratissima > e più volte inserita nelle Rime degli 
Arcadi di Roma: V Età delV Uomo, da esso in sette pe- 
riodi divisa, fu nobilmente descritta in altrettanti Sonetti 
di quel valore , che sorprendeva a' tempi felici de' Cre- 
scimbeni , de' Guidi , de' Filicaja ; e la perenne triplice 
successione del tempo fu mirabilmente dipinta. 

L' urto^ oltre ogni creder gagliardo, che nella fer- 
vida sua gioventù soffrì Brandaligio: il rigido tenor di 
vita , a cui si condannò da se stesso : le grandissime , 
ne interrotte giammai. Letterarie fatiche sue, il disposer 
ben presto ad una lenta e penosissima infermità, di cui 
fu vittima nel cinquantaquattrc^imo anno della sua vi- 
ta (12). 

In mezzo a' suoi spasimi conservò sereno , e tranquillo 
lo spirito, perchè nel lungo tirocinio della Virtù appreso 
aveva a realizzare in se stesso ciò che per orgoglio aveva 
soltanto immaginato lo Stoa superba: essere^ cioè, immo- 
bile il saggio agi' impeti del dolore. 



BRANDALIGIO VENEROSI 



Z<^9 



Ecco già Brandaligio vicino al suo termine : eccola 
in faccia dì morte. Egli interamente abbandona alla ine- 
sorabile falce di lei un corpo languido , divenuto inabile 
stromento de* virtuosi e nobili suoi desiderj ♦ E volendo 
egli por dare a questi ì^ ultimo compimento , coman- 
da .,. . Oh! Dio! Comanda che si ardano in sua pre- 
senza e gli eruditi , e i decorosi Carteggi , e tante ela- 
borate sue produzioni Filosofiche e Morali in verso, ed 
in prosa: già s' eseguisce il comando; ardono già. Pian- 
se ogni fido seguace della Virtù : ogni amante di vera 
Scienza , di solida Arte di poetare 

Flevit 9 & oh ! Dixit , crudeUs farcite flammae * 

Comanda^ che non si pensi per esso ad onor di Sepol- 
cro: vuole, che i bisognosi abbiano il primo e maggior 
diritto alla sua eredità; offre all' Eterno tutto se stesso » 
e muore • 

Non pianser le Muse suIF urna su;^; ma onorata ne 
fu la memoria dalle sincere e preziose lagrime de* veri 
Dotti , e de' Buoni . 

Più non è Brandaligio: ma parla esso ancora in pe- 
netrante linguaggio colle famose Opere sue a chi si de- 
gni ascoltarlo; e dall'oscura, ma rispettabii sua Tomba 



JIU mors gravis incubat 
Qui , noius nimis omnibus , 
fgnoi US moritur sibi (13) 

a voi in tuon severo ripete , Pensatori superbi , Oziosi 
illustri , che adesso sovr' alta , ma rovinosa , base seduti , 
Tom. IIL A a a 



aliate oom occhia farse' ^hrisoriÒ!^ 6 «dègnòto 1^ umile » 
i|:rpio* il i^iitubltssuoci Cttndiad« 

ANNOTAZIONI. 



<i) Nacque i» Pi«a a* cinque 4i IBiiigna 1676. Pìsìtm da 
Marjcanconio Yeneroù Conm di S^:^kLik, e. 4a Maria Maddalena 
Marchetti Nobilissima Dama Pistoiese,. 

(2) Qmsto Matematico tenne frequenti e lunghi Carteggi 
col Conte , Brandaligio , conservati di^ir Avvocato Alessandro 
Marchetti . 

iÒ) Si ▼<qaga nelte Poetiè ibi Filicaja il Sonetti 42. di- 
fesco «il Veneresi • • u 

(4) Gli Aacenati de* Venerosi Conti di Strìdo fiirono cre- 
ati Conti Palatini da Carlo Magno » come risulta da un suo 
Privilegio dato in Ravenna a questa Famiglia» decorata di al- ' 
cune Città e Castella nominate in 4etto Privilegio. ^* 

Nel 1284. si trovano fino a sette d^Ua Famìglia Vene- 
rosi Conti di Strici, che creavano Castellani. Scip. Ammlr. Ist. 
de* Vescovi di Volterra . Per un Istrumento del 1 30T. si trova- 
no i Venerosi creati Conti Palatini dagl* Imperatori Arrigo VI.» 
Ottone XV., e Federigo II: Notizia di Famiglie Pisane raccolte 
dair Abate Sassi. Tom. II. 

Il Conte Carlo d* Jacopo Venerosi fu Capitano nelle Mi- 
lizie Pisane . Questa Famiglia otcupò Impieghi importanti ci- 
vili e militari ancora in Sicilia , di dove Francesco di Ma- 
riano Venerosi , tornato a Pisa , ed ascritto ali* Insigne Ordine 
E^»eitre ài S. Stefano P. e M.; !?ervl come Capitano con gran 
valore la wa < Religione sulle Galere Toscane . Indice di Fa- 



mtglie faan^p: cìbip cflAs^tTasi neir ArchÌM C§f$totare ài tìss. 
(ji) AUoiF€^.> i» rMoAfina .ili stampato, questo^ Pofma^ il 
Conte Brandaligìo ne fece umiliare alcuni Esemplari al«J>itéft 
ivi Regnane, 'che .pr#fe ^^ inoarieo di far trasmettere ra* Vien- 
p^., e far .prcs^i^if^r^ al .?rinx:ipe Eugeni T ÒpéPa -stessa, e 
che degnossi di scrivere ali* Autore obbligantissima Lèttera ài 
ringraziamento . 

Ed il Proposto ' Mui^atórì ) dilicatissimo , come ognun sa^ 
nel dare il suo^ tt)tó ' aftè^'^ietiche produzioni, oltre agli en- 
cqm)v chjey^ fece d^lar;M4<mttav scrisse ^1 3ireueros&^ ciusi^iquest'^ 
Offra si^a ^eniva. r^^lMVQii 4a tuttt< ie Città della Lémbarftia^ 

I^a religiosa mpde$|i|r 4el Venerosi 'fece ardere innan»t tflla. 
inorte sua, in^me coir eltre Letitrt^ qaelte, che contenevano 
<li^pste. Jillustri fia^tinoajAnrO:. del suo valove.; e «e 4i rimasta 
accerta^f, uotizia nn /^xx\%. httiera acritta • da Ceuli -dal méde^ 
$imo. Cot^e .jBr^adaJiigip/^l; Ball: Giox^nni^ Ziacdf^ttr Pisano, soi^ 
tP il di 15.: df.j^afgj9 ,\ilk%i% càei tuttavia, «iste -neir i4iVAif 
yÌQ deVNobiU Sigg. - E«iib11Ìj Zucchetti ;.■••' * -• * 

((5} Tra i Pkiqn' Battuglisd il tpiù grande. < 

.j (7> U Goyj^r#f^i,gÌM4i^ò«^ inopportuna ;:alle civcosta;tt2ò ;^^ 
Tosoift^.la -fi#^li«9*i^ MsétarJi;' ' '■ ■ •• 

. (8) QxacidissjpH^ Oftijrft; /&• iwa talerr iujvitor al Venerosi, 
perchè : il Priacipe^l'Ettfe1|i0 la « « eomei ^Cesate y J^fimìco egualxneiv* 
te delle Lettere che 4#UVAxmii Incamminato nella prima^^ètà 
allo stato E.cclesiastii:o, appello il Greco, il Latine^. Atteso 
indi alle. ^teiKasic^,^jed '^^ sempie an..genio < dicKtkrato 
per r Arti . belle . jEgli stipendiava i Sapienti:; e^ i famosi Qua* 
dri, le Statue, j^ Gabim^ii di. «Storia Natutale» e la Litireria^' 
che adomavano il suo Fala:(zo, sono splendida p f O t a del eul- 
tissimo Genio 4i quosee Principe. Histain iu Pl4me Eugene. 
Tom. I. Tom. V. .... * i - 

(9) A questo Re, poi Imperator Carlo VI. umiliò il- Ve- 
nerosi le sue Imprese Militari con LetPfitkj che * esiste, :sQÌritta 

A a a a 



a^^ BRANDAIIGIO VE^BROSl 

U primo di Nofvemhre 1709. Ne ritoMie làtinghevole gradi- 
.Inento » e per T addotta ragidne noH potè confpitttàmeiite g<K 
jAern». 

(io) Non si potrebbe meglio comproTare la stima, che ti 

iaceva a Parigi del Vcnerosi, cbc riportandone il seguente 

nobile Documento. 

Illustrissimo Abbati Venerosio 
Saliuem dat Frandscus Bomari. 

^ J^ifigàXìtcxTL^ & perpolitam Versiosem tnam, Abbas lilth- 

9^. sitissime « mihi per Nobiliisìmuni Bqnitem Bercinm communi^ 

yf dttam » non sine snmma animi taetitia tccepi:' nnde carmi- 

9) nibus meis maximum a^xessit landis incrementnm. Ea siqui- 

,9 dem omniJbus lingnae Italicae ^ultoribot mnltum arrìder. Re- 

9) guf^rio praesertim : Carminum -Authori & Judici sagacissimo: 

n cuius certe, notateain Acadèmia Gallica , simnl & Fiorentina 

9, supiiAo. in hònòret est: ^4^1a oiQntst & Civitas in onanimem 

Y^ tui Operis admirationem consensit. Net parnm sane volnpta* 

^ tis Regi Christianissimo àttuli, qui Versionem tuam perlegit, 

^l& palam laudi bus cumula^it. Ego ^ero quantum tibi debeam, 

^ Abbas Illustrissime, viz yerbis testati possuni'; persuasum ta- 

9, ,mea hab^as velim me accepti beneficii propén^dum singularis 

9, memorem semper futurum esse • ^ Quid de 'Meldéhsium Episcopi 

,, IcQQM» ad Magnum Etruriae Ducem missa sentias fac sciam: 

^ cura ut valeas. Parisih Decimosexto Cai. Offobris 1697. n 

lì Cav. Francesco Boutard Letterato Parigino scrisse degan- 
tijssime Odi X^r/nr , riguardanti le lodi e la grandézza della 
^a$9, di Friancia»;e^ quéste furon tradòtte dal Venerosi , 

(li) Sfae^atò in Lione . 

(12) Jil(eit il IO. di Febbraio 1729. nella sua Villa di 
Cevoli, posta nelle Colline Pisane, e in queili5i Chiesa Pieva- 
nia' fu seppellito . 
r, (13) Sènec. in Thyest. 



MARIA SELVAGGIA BORGHINI 



CHi crederebbe vedere una Nobile e modesta Fanciul- 
la, che, ornata il crine di Poetica fronde, s' inol- 
tra con faustissimi augurj tra la folla degli Uomini il- 
lustri Pisani ? Ma al solo nome di Maria Selvaggia Bor^ 
ghini cessa ogni maraviglia presso chicchessia nelle Let- 
tere alquanto versata > mentre ravvisa in lei un nobi*» 
lissimo esemplo , per cui si conferma quel detto del 
Poeta (i) : 

Le Donne son venute in eccellenza 

Di ciascun' arte , ove hanno posto cura . 

Or mentre va ella a occupare un posto onorato tra 
quei Genj grandissimi .e singolari , e che si registra il 
suo nome ne* fasti luminosi del patrio sapere , ogni do- 
ver richiede , che alquanto dettagliatamente si ragioni 
de* suoi talenti I dt sua «dottrina» e di sue morali virtù, 
per quanto già celebri (2) sieno, per cui la nostra Ero- 
ina aggiunse non poca gloria e splendore al bel Sesso, 
alle Lettere , ed alta sua Patria . 

In Pisa dunque il dì 7. Febbrajo KS54*, secondo lo 
Sdì Comune, nacque Maria Selvaggia di Pier' Antonio Bor- 
ghini , e di Caterina Figliuola di Santi Cosci Giurecon- 
sulto Fiorentino (3) . La sua Famiglia godeva da lungo 
tempo de' primi e più cospicui onori (4) della sua Pa- 
tria , e portava radicati nel seno i germi della Virtù , 



374 MARIA SELVAGGIA BORGHINJ 

e P iooliniziofte alle Lettere. Noii tardarono in vtff^mh 
questa , né quelli a svilupparsi nell' animo della Borghi-* 
ni^ mentre avanti ancora V usato numero degli anni fe^ 
ce brillare una straordinaria prontezza d' ingegno, e di 
quei rari talenti, che sembrano destinati a sorgere di t€jn- 
pò in tempo per decoro deli' umana 'ragione • Suo f^ 
dre ravviJBÒ fin dV allora, quali frutti di dottrina prodbr 
poteva in tA più matura. <[uelki pianta gentile , colti- 
vandola «^9 fregandola da buon'ora, ónde noA cstcò d' :i4- 
trodurla ancor laociulleta. in quelli studj ed esercizj, cj^ 
fOBo propri di una buona educaziciua virile • Fu però 
destinata com^gna di jscuola a> Cosimp suo Fratello, che 
in seguito riusci un eccellente Legista (5); e appKse 
)a lingua Latina, e V Eloquenza dal Dotk. Giovanni Fa- 
rinati Uberti (6), che. di quel tempo era in Pisa Go^ 
vernatore del Collegio Micci • Or chi potrebbe abbastanza 
ridire la felicità, colla quale ne pervenne al possesso? 
Appena aveva compiti undici anni , quando |t cimentò 
a scrivjere una L^nera Latina a Pietro Adriano Vander 
Broeck ; je tale fu 1' eleganza • e Ja purità dei suo stile, 
ohe quel idotto Profisson, rispoodcnilo alla medesima, ne 
manifestò alumente la sua somma sorpresa # e prcmunziò 
fin d' allora essere la Borghini T mnamento e il decoro 
delle Fanciullecce Toscane (7). Allo studio. deUa lii^^ua 
Latina aggiunsje quello delle* Lettere (8) Greche » onde 
poi ebbe agio di raccogliere ricca messe, di erudizione e 
^i dottrina , volgendo con assidua cura le Opere di quei 
Sapienti che Atene ^ Roma aveva riconosciuti per suoi 
Maestri^ Intanto T avidità di sapere radicandosi in lai 
ipoi crescer degli anni , si dedicò intieramente alle Scìeis- 



MARIA SELKìGGIA BORCHINI 



m 



«e-r ^è difficokà o fatica mai la sgomentò . Inoltrossi 
[ieliccmente ne* pia astrusi teoremi delle Matematiche, e 
a ragionare apprese con semplicità e precisione » e quindi 
purgata la mente con adequata analisi delle idee dalle 
false nozioni, e da* prestigi de' sensi, a scorrer prese sot- 
to la scorta di un finissimo raziocinio T esceso campo 
della Filologia > e la Naturale e la Morale Filosofia di- 
vennero r oggetto di sue lunghe meditazioni : né fu già 
trascurato da lei lo studio delle Leggi Civili e Canoni- 
che; e ciò, che recar dee maggior maraviglia, rivolta 
finalmente ali* Istoria Sacra, ed alle Facoltà Teologiche^ 
vi fece (9) tali progressi , da non temere il confronta 
coli' Eudossie, e colle Marcelle > già tanto celebrate. Ne 
qui debbe passarsi sotto silenzio, come ebbe la Borghini 
per Precettori Uomini consumati in ogni genere di Disci- 
plina. Furono tra questi Francesco Maria Pc^gi (io) Sev 
vita. Lettore dì Teologia nell' Università di Pisa , poi Fé- 
§cova di S. AUniato ^ ed Alessandro Marchetti (li), che 
dì quei tempi teneva il campo nelle nuove Filosofie > e 
dalla cui Scuola, come dal Cavallo Trojano, sortirono in 
folla gli Eroi . In tal guisa questa illustre Donzella andò 
formando gradatamente il suo spirito, e conobbe ne' suoi 
principi i doveri dell'' Uomo verso la società > e verso 
I* Ente Supremo^ ed i fenomeni della Natura, e 1* ordi- 
ne maraviglioso de' Cieli si mostrò senza velo al sua 
sguardo indagatore (12). 

Ma I^ indole scientifica, per dir così, del tempo, in 
cui visse, concorse ancora al felice sviluppo, ed al raf- 
finamento de* suoi straordìnarj talenti • Vivevano fin d^ al- 
lora le Scienze , e le Muse tranquille e beate in seno 



j7^ MARIA SELVAGGIA BORGHINI 

al Patrio Liceo, ed acquistavano ogni dì per la To6catia 
tutta nuovo incremento e splendore al benefico influsso 
delle Stelle Medicee • Fioriva V Accademia del Cimento , cKe 
osando interrogar la Natura con replicate esperienze , a 
svelar la forzava i suoi reconditi arcani, mentre V Ac- 
cademia della Crusca , cogliendo il più bel fiore della 
Toscana favella > ne formava prezioso tesoro nel gran 
Vocahclario. Sorsero allora, per tacere di molti, i Maga- 
lotti , gli Averani , i Salvini , i Menzini , i Magliabechi , 
i Fagiuoli , i Filicaja , i Redi , . i Bellini , e dalle loro 
penne immortali sortirono alla luce quelle tante Opere ce- 
lebri , per via delle quali si rese di pubblica ragione 
r umano sapere. E certamente agevol cosa riuscir dorea 
al perspicacissimo ingegno della Borghini 1' arricchir la 
sua mente di nuove utilissime cognizioni in un commer- 
cio C9si dovizioso, e forse non meno nel Letterario car- 
teggio (13), che si gloriava di mantenere con lei la 
più gran parte di quei dottissimi Uomini • E quanto poi 
non coltivossi il suo spirito nella florida conversazione, 
che si raccoglieva in 6ua Casa, dove fra gli Attici sali 
e le orbane piacevolezze si proponevano frequentemente 
questioni importantissime di erudizione e di materie scien- 
tifiche ? Facevano a gara nel frequentarla i più culti e 
savj Professori della Università , e quanti vantava Pisa Uo- 
mini di merito (14), e quanti ve ne traeva la Rcal Cor- 
te , solita a passare i rigidi mesi 

Neir aer dolce, che dal Sol s'allegra (15). 

Ma già la Borghini fin dagli anni più teneri avea 
dato saggio di una inclinazione dominante per Ja Poesia ; 




MARIA SELVAGGIA BORGHINI 



377 



ed ora invasa da queir estro creatore delle vive, e forti, 
icd animate idee, poggiava con franco piede per V ardue 
vie di Parnaso , recando seco quel ricco capitale di dot- 
trina e di fino discernimento , che , secondo il detto del 
gran Maestro dell' Arte (16), è il principio ed il fonte 
del bene scrivere, che è l'anima della Poesia, e senza 
del quale si cantano versi poveri di cose , ed armoniosa 
bagattelle • Al suo genio naturale nuovi sproni aggiungeva 
una generosa emulazione dei Letterati suoi contempora- 
nei , che , come già gli Uomini sommi ne* bei tempi di 
Grecia e di Roma , si gloriavano d* esser cari alle Mu- 
se; e 1* esempio del suo Maestro (17)* Poeta illustre nor» 
meno che Filosofo, per cui il Latino Lucrezia parlò 
la Toscana favella in modi sì maestosi e leggiadri. Quin- 
di , per quanto ella si mostrasse ritrosa nel pubblicare i 
suoi Componimenti , pure non poterono alcuni di essi re- 
stare occulti lungamente ; e comparvero al Pubblico con 
grand' ammirazione ed applauso* Si ravvisò nei suoi versi 
purità ed elegaoza di lingua, robustezza ed amenità di 
stile , brillanti immagini , pensieri elevatissimi , ed uno 
sfoggio non affettato di erudizione non volgare , e di Fi- 
losofiche cognizioni . Tale fu il giudizio , che ne reca- 
rono i Dotti; tra i quali il Salvini, ed il Redi, che 
tanto finamente sentivano della Poesia , non dubita^ono di 
asserire, che la Borghini superava (iB) la famosa Vitto- 
ria Colonna Marchesa di Pescara e nella Poesia , e nella 
cognizione di naie le altre belle Arti e Scienze, e para- 
colarmemc nelle Alatemandie , e nelle nuove Filosofie. Il me- 
desimo. Redi la chiama frequentemente nelle sue Lettere 
lo splendore e la glorid (ly) ddii Toscana ^ la Saffo del 
Tom. ÌIL B b b 



328 MARIA SELVAGGIA BORGHINI 

suo secolo (20); e il Fagiuoli (21), indirizzandole un suo 
Capitolo, ebbe luogo di scrivere di lei senza soverchia 
esagerazione: 

Voi, che d* Aonio alloro V onorate 

Tempia cingete , voi del Sesso onore , 
Gloria d^ Alfea, stiipor di questa etate ^ 

Voi delle Muse nobile splendore , 

Vergine al par di quelle, che bevete 
JD' Jppocrene il più limpido liquore ec. 

Ne tra i confini della Toscana e dell' Italia solamente 
restar dovea circoscritta la gloria di Maria Selvaggia: la 
£ima fece conoscere anche oltre i Monti il suo nome ; 
e le sue Rime andarono fastose a riscuotere nella Fran^ 
eia magnifiche lodi dall' Abate Regnier , e dal Mena- 
gio (22)» presso quella Nazione eulta e spiritosa > e che 
per suo costume potrebbe dirsi piuttosto avara , che mi- 
surata neir encomiare le produzioni straniere. Intanto non 
ricercandolo ella per una sua modesta timidezza , ma ri- 
cercata istantemente > vide registrato il suo nome ne' fa* 
sii delle più rinomate Accademie Italiane. Così fu ascrit- 
ta agli Apatisti di Firenze , a' Ricovrati di Padova , agli 
Innominati di Brh , tra' quali si appellò V Adattabile , a* 
Pigri di- Bari, ed alli Stravaganti di Pisa, e V Arcadia 
di Roma V accolse sotto il nome di Filotima Imnia. Il 
celebre Benedetto Menzini , che le ne diede parte a no- 
me di quell' Accademia (23), per quanto uomo difficile 
fosse , e poco ammiratore de' suoi contemporanei , egli 
pure manifestò fin d' allora in quanto pregio tenesse le 
Poesie di questo Genio maraviglioso del bel Sesso. Fi- 



MARIA SELVAGGIA BORGHINI 3*^9 

nalmente» a giudizio dell ^ Abate Anton -Maria Salvini > V 
istessa Accademia della Crusca si sarebbe gloriata di ri- 
ceverla tra* suoi Accademici , se per ragione del Sesso , 
non avesse temuto di violare quel rigoroso celibato , che 
s' era imposto per legge (24) . 

Molti , è diversi Soggetti sacri e profani , in differenti 
é varj metri trattò la Borghini : i suoi amici ed ammi-* 
ratori ne furono frequentemente V argomento (25), e trar 
questi Antonio Magliabechi, Alessandro Marchetti, e Fran- 
cesco Redi , in grazia del quale a * lei scriveva * il Fa- 
giuoli (26) : 

Oh tu Selvaggia , che sì dolce spandi 
' Il divin suono delli carmi tuoi , 
Che deir oblio olerà i confin li mandi. 

Tu y ch^ hai lo sdì per favellar d^ Eroi, 
Favella pur del Redi , ah tu racconta 
V opre sue degne , e falle eterne a noi . 

Nuovo ed alto tema (27) di versi somministrarono an- 
cora air estro della Fanciulla Pisana le magnanime gesta 
deir immortai Luigi XIV., e due illustri Principesse, cioè. 
Vittoria della Rovere (28), Figlia di Federigo Principe 
d' Urbino , e di Claudia De' Medici , e Moglie del Gran- 
Duca Ferdinando II., e la Principessa Violante Beatrice, 
Figlia di Ferdinando Maria di» Baviera e di Adelaide di 
Savoja , mentre il fausto avvenimento (29) delle sue noz- 
ze col Principe Ferdinando di Toscana Figlio di Cosi- 
mo III. richiamava ai lietissimi canti i Cigni più fa- 
mosi del Parnaso Italiano . Ed ora lungo sarebbe il nar- 
rare, con quanto applauso fossero ricevuti dalla Corte 

Bbb 2 



380 MARIA SELVAGGIA BORGIIINI 

Medicea quei suoi nobilissimi Componimenti , e quanta 
grazia trovassero negli t)cchi eruditi di quelle Principesse. 
Fede ne fanno abbastanza i non equivoci contrassegni di 
stima e di benevolenza , che ella ne riportò , ' e i ricchi 
donativi, co' quali la Gran -Duchessa Vittoria la distinse, 
e il titolo, di cui la fregiò, di sua Dama d^ Onore, 
per più avvicinarla alla sua Persona , mentre compiace- 
vasi grandemente della sua compagnia (30); onde ben a 
ragione la morte di quella saggia Principessa, avvenuta 
nel i6p5. , fu per lei insieme materia di nuovi versi 
e di acerbissimo lutto (31), avendo perduto una sì ec- 
celsa e generosa Protettrice . Né sdegnò talvolta Maria 
Selvaggia di trattare Soggetti amorosi j ma nell^ vivace 
pittura de' teneri affetti, e delle dolci immagini, rivestì 
r amore di quelli attributi, che si convengono a No- 
bile e Virtuosa Donzella . I sentimenti Platonici trionfanti 
campeggiano ne' suoi versi , e la bellezza mortale 

£' scala al suo Fattor , chi ben V estima (32). 

Ma perchè i pregj delle sue Poesie risplendano più chiara- 
mente , giova il riportarne un saggio nel seguente Sonetto: 

Abito eletto, a sovra ogn^ altro altero. 

Che V interna bellezza orni, e non celi, 
In cui par, che jiatura altrui riveli 
DelV eterno soggiorno il bello intero. 

S" io rivolgo tdlor V occhio, o 7 pensiero 

In ciò, che in te ripose il Re de^ Cieli, 

Veggio come a* mortai chiaro si sveli 

Del gran poter di lui V immenso, e H vero . 



MARIA SELVAGGIA BORGHINI 381 

Onde se un dì fia, che V età futura 

In carte legga , quanto ha il del raccolto 
Nella tua rara angelica figura ; 

Dira colma di duol : misero , e stolto 

Mortale , or chi ti guida , e r' assicura , 
y a te vedere il vero lume è tolto (33)? 

E chi non saprà ravvisarvi la felice robustezza ^ che am- 
mirò il Senator Filicaja ( sono sue parole ) nelle Poesie 
della Borghini , e ima certa amenità f che non lascia di 
esser robusta anco nelle espressioni più tenere (34)? E quel- 
lo stile , per cui il dotto , e delle Muse cultore , Cardi- 
nal Delfino scrive (35) al Gran-Duca Ferdinando IL, ra- 
pito da un dolce entusiasmo, che goderà bene a ragione 
lo spirito fortunato del Petrarca di vivere nella mente di 
così virtuosa Fanciulla ( la Borghini ) degna de' suoi amo- 
ri I quanto ella se ne fa benemerita con la gloria di una 
imitazione la più felice- Calcò ella dunque gloriosamente 
le orme di quel Maestro sommò e immortale con una 
imitazione non servile, ma felicissima; non della specie, 
per dir così , ma del genere , per cui , non i particolari 
soggetti , o i modi particolari si diede a seguire , ma 
bensì l'andatura e il portamento di lui, piena dell'estro 
e dello spirito sub. In simil guisa fu imitato Virgilio 
dallo Scrittore dell' altissimo Canto , e nel senso stesso , 
che quegli • a Virgifio, poteva dire la Borghini al Petrarca: 

Tu 5e' lo mio Maestro, e '/ mio autore, 

Tu se* solo colui, da cui io tolsi * 

Lo bello stile, che m' ha fatto onore (3^).. 



^Bz MARIA SELVAGGIA BORGHINI 

Che se non molte sono le sue Composizioni stampa- 
te , che vanno sparse (37) in varie Raccolte; pure chi 
vorrà porre in dubbio , che moltissime non ne siano 
state prodotte dal fertile ingegno di questa Poetessa , 
mentre j calda al pari di chicchessia dell' Apollineo fuo- 
co ^ dovea sodisfare alla propria inclinazione non menoj 
che alle premure di tanti suoi ammiratori? Le Lettere 
del Redi convincono abbastanza della verità di ^na tale 
opinione , mentre ivi si fa menzione frequentemente di 
.Sonetti e di Canzoni , che essa manda vali a rivedere ; 
come parimente queir Uomo insigne non isdegnava di 
sottoporre alla di lei censura (38) le sue Poetiche pro- 
duzioni. Si celano dunque in qualche Libreria» o vanno 
£3rse interamente perduti moltissimi suoi Componimenti , 
ed altri suoi Scritti degni di miglior sorte ; siccome la 
massima parte del suo Carteggio, invano ormai desidera- 
lo, con grave perdita della Letteratura Italiana (39). 

Mentre la Borghinì coltivava le Muse con tanta sua 
lode , non trascurava però d' applicare indefessamente 
alle Scienze ; né la lenta e matura meditazione , che 
quelle esigono, punto veniva in lei frastornata dalla cal- 
da e veloce immaginazione , e quasi intollerante di fre- 
no, che la rapiva in Parnaso. Pure la sua beli' anima 
non era ancora piena, né occupata abbastanza, che anzi 
dura guerra ed ostinata le facevano , e V affliggevano 
amaramente certi interni pensieri e timorosi circa 1' esat- 
ta osservanza di nostra Santa Legge, ai quali la richia- 
mavano in certa guisa e un carattere grave, e melan- 
coriicb , e gli austeri principi , che aveva succhiati col 
Jatte, d' una pietà non volgare. Allora fu, che la gè- 



MARIA SELVAGGIA BORGBtNl 

nerosa Donzella, cercando un soggetto capace di occupar-* 
la interanientc e tenacemente , si accinse (40) a tradurre 
dal Latino nelV idioma Toscano (41) le Opere Morali di 
Tertulliano : impresa enorme , più che erculea , e quasi im^ 
possibile, dice il celebre Editore (42) di una tal Tradu- 
zione . In vano la sconsigliarono i suol amici ; in vana 
le ne mostrarono le difficoltà. Ella, armata di costanza > era 
solita risponder loro (43): Questa fatica non opprime il 
mio spirito , ma lo solleva : lasciate , che io clave , eia- 
vum trudam : 

Come d' asse si trae chiodo con chiodo (44). 

• 

Eccola dunque seduta a scranna co' Renani , co* Pamelj , 
coVMerceri, co' Richerj , co' Panciroli , co' Casauboni , co* 
Rigalzj, e con tanti altri Commentatori di Tertulliano; e 
mentre quei valent' Uomini con grossi Volumi osarono ap- 
pena di commentare (45) questo Scrittore oscurissimo, la 
Fanclulk Pisana ne intraprende la Traduzione , e la con- 
duce al suo termine , di venti interi e completi Trat- 
tati (46), i più Morali, e i pili eruditi j e forse i più 
difficili . 

Da che il Tertulliano Volgarizzato ha potuto merita- 
re r approvazione non meno, che V ammirazione degli 
Uomini scienziati (47)* si per la purità della lingua, che 
per la fedeltà della Traduzione , e per tante difficoltà 
superate felicemente , basta egli solo per dare la più gran- 
de idea della dottrina di Maria Selvaggia , e per formar- 
ne 1* elogio • E quale intelligenza non richiedeva quest* 
Opera, e delle Lìngue, e della Mitologia, e della Sto- 
riai e della Filosofìa, e della Teologia , e finalmente di 



384 MARIA SELVAGGJA^ BORGHINI 

tutte le Scienze? E vaglia il vero. Ella^ guidata da spl^ 
rito di Religione , aveva ristretto il suo lavoro semplice- 
mente ai Trattati Ortodossi ; le fu necessario dunque da 
bel principio , dietro le tracce di tanti Scrittori , ed In- 
terpreti , separarli da quelli , che Tertulliano aveva scrit- 
to » dopo avere adottato miseramente gli errori (48) di 
Montano; stabilirne fra le molte ^ e varie, che ne di- 
versi Testi s' incontrano , la vera lezione , e correggere 
con esattezza , e con Note opportune qualche sentimen- 
to dubbio , o erroneo , di cui vanno infette le Opere 
stesse di Tertulliano Cattolico • Dovè in seguito , tra 
le fr^si oscurissime , ed i termini affatto Àffricani , che 
vi sono , internarsi nelle gravissime materie , sulle quali 
questi Trattati s* aggirano, tener dietro al sottile, e pro- 
fondo raziocinio , che vi trionfa. , e non restar confusa 
allo straordinario apparato dV erudizione sacra, e profana, 
ed alle estese cognizioni, che vi brillano, della Filosofia, 
delle Sette de* Filosofi,, e dei loro pensamenti; e final- 
mente le fu d* uopo di vincere V altra indicibile diffi- 
coltà, di ritrovare, cioè, nella lingua Toscana, termini, 
e frasi equivalenti al Testo Latino , atte a conservarne 
le figure, e le frequenti allusioni , ed allegorie, senza 
snervarne quella eleganza , vivacità , e robustezza , che 
formano il carattere dello Stile (49) fiero e vittorioso 
di ^Tertulliano . 

Ma se sì grandi e sì rari furono i pregj di dot- 
trina e d' ingegno, che adornarono V intelletto della 
nostra celebrata Eroina , quanto più amabili ancora si 
ravvisano le Morali virtù , che le fregiarono il cuore ! Le 
sue massime, e le sue azioni ebbero sempre per guida 



MARIA SELVAGGIA BORGHINI 



38S 



quel santo timore deli # Ente Supremo, che è principia 
e fonte d' ogni vera sapienza . Singolare fu la sua mo- 
destia , ed il basso sentimento , che sinceramente aveva 
di se medesima, per cui lasciò la maggior parte delle 
sue Poesie inedite , e smarrite , avendo appena voluta 
pubblicarne qualcuna alle reiterate istanze de' suoi ami- 
ci . Né fece maggior conto della Traduzione (S^) di 
Tertulliano . Essa pure restò lungo tempo non vista , e 
quasi sconosciuta, finche Monsignor Giovanni Bottari , tan- 
to benemerito delle Lettere, non intraprese (51) di dar^ 
la alle stampe- Diede saggio di sua costanza nelle av- 
versità, e di sua fortezza in quei dubbj tormentosissimi 
di Religione : non si abbandonò -, non si smarrì , ma li 
combattè , e li vinse • Si mostrò sempre lontana dallfe 
pompe e da* capricci donneschi, e conservò alla Corte 
la medesima semplicità , senza fasto , senza interesse , e 
senz' adulazione • Il suo discorso era facile ed istruttivo , 
le sue maniere gravi e posate , i §uoi costumi illibati 
e pii - Non fece mai pensiero di maritarsi j e visse nel 
celibato . Le Muse formarono il suo divertimento , e le 
Scienze sublimi la sua applicazione . Così avendo compi- 
to r anno settantesimo sesto dell' età sua > grave d' an- 
ni , e di meriti terminò la sua gloriosa carriera con re- 
ligiosa rassegnazione nel dì 22, Febbrajo 173 1. (52), la- 
sciando il più vivo desiderio di se > e compianta da ogni 
ceto di persone. 

Tale fu Maria Selvaggia Borghini : tale si presenta 
ne* suoi Sentii, e nelle sue azioni; tale la dipinsero quei 
grand' Uomini, che la conobbero .> e che ne fecero ono- 
rata menzione nelle Opere loro. Le Cristiane virtù di 

Tom, IIL C e e 



38<J AùiRlA SELVAGGIA BORGHJNÌ 

questa egregia FancUirUa ^ il. 8uc% amore per il celibato, 
per la Poesia., e per T applicazione rivis^ro in certa 
guijsa in Caterina Borghini (53) sua Nipote > da lei me^ 
desiuia educata; ed il nome di Maria Selvaggia restò ce- 
lebre tra noi, e vivrà vittorioso del tempo, finché V Ope- 
re del gran Tertulliano non saranno ignote ai cultori 
della sacra Letteratura , e finché le dotte Muse - forme- 
ranoQ la delizia e 1' ornamento delle anime nobili , vir- 
tuose, e gentìU. 

G. S. 



A N N O T A Z I O NI. 

♦ • ■ -, * 

^ (i) Ariosto ntl JFurioso . Cant. XX. Otti 2. 

(2) Il eh. Monsig. Giovanni Bonari nella dotta Prefa- 
zionff che ha posta in fronte al Tertulliano Volgarizzato^ di 
cui parleremo opportunamente alla Nat. 42., e il eh. Conte 
Giovan- Maria Maz^uchelli, nella sua eruditissima Òpera jy Scrit- 
tori d' Italia Voh IL Par. IIL alla Lett. B. Borghini ( Maria 
Selvaggia )pag. 1736. 1737. 1^38. e 1:739., hanno parlato dif- 
fusamente della nostra Borghini ; e molte notizie riguardanti 
la medesima sono state riportate nel celebre Discorso Acca- 
4emico sulT Istoria Letteraria Pisana a car. 142. Not, 70. 

(3) Bottari loc, cit. pag. 4. Mazzuchelli loc. cit. 

(4) Tronci nella sua Opera delle Famiglie Pisane y che si 
conserva ms. appresso i Nobili Sigg. del Torto; e il Bottari 
loc. cit. 

(5) Il eh. P. Grandi ci dà un* idea molto vantaggiosa 
di Cpsimo Borghini, mentre nel suo Opuscolo intitolato Vindiciae 
prò sua Epist. de Pandeiiis &c. , stampato in Pisa nel 1728., 



MARIA SELVAGGIA BORGHINI zH 

cosi si esprime a car. 44. 99 Protinus ab eximia /. C. , ó' Aiua-^ 
iatOy fui tttm adhuc in vivis erat ^ Cosma Borghinia &c. 

(ó) Bottari loc. m.y dove avverte, che V Ubarti era na- 
tivo di Cutlgliano, luogo nel Pistojese. 

(7) Non poteva il Vanden Broeck esprimere la sua ma- 
raviglia con frasi più energiche * Egli indirizza la sua Ltt^ 
fera ^ Suavissìmae » ac cuUissimae Virgìni Mariae Sylvagiae de 
Borghinis , e dice : Qune tu is Virgo * Itali dum puellarum decus f 
Amor certe , atque amabilis Etruriae stupor » quae vtx annum 
fgressa undccimum ^ tam culto ^ tam ingenuo obsequia Litterarum^ 
me prior latine compellas ? E segue : Imma nos ipsos , qui totum 
aevum in hit humanioribus discìpHnis pene exegimus , hnge escu* 
peras . EpistoL edie. Lue. 1684. 

(8) Abbiamo la chiarissima testimonianza di Gio. Batista 
Fagiuoli in proposito de* progressi di Maria Selvaggia nella 

lingua Greca. Scrive alla medesima indirizzandole un suo 

« 

Capitolo : • 

Voi, eh* oltre a questo, familiare avete 
Ed il Latino, e r Attico parlare. 
Di quanto propos^ io Li prova siete* 

FagiuoUja Lib. IV. a car. 145, 

(9) Il rinomato Ab. Salvador! in un Capitolo di Lettera^ 
riportato dal Bottari a car. 5., annovera i moltiplici studj e 
progressi straordinarj della Borghini . Si può vedere ancora 
r Orazione Funebre recitata dal Dott, Francesco Maria Nuti, e 
le molte ^ Poesìe Toscane e Latine , con essa stampate nella 
Raccolta di Componimenti in occasione del Funerale fatto all' II* 
lustrissìma Sig. Maria Selvaggia Borghini ec. , in Pisa /* anno 
l'jST. in quarto. 

(io) Il P, M. Poggi spiegò la Logica alla nostra Sel- 
vaggia: Bottari toc. cit. ; ed essendo egli, come si è avver- 
tito , Lettore di Teologia , non sembra fuor di proposito il 

C e e 2 



388 MARIA SELVAGGIA BORGHINI 

credere t che la iniziasse ancora nelli stod) Teologici, e nell* 
Istoria Sacra • 

(li) Fra gli eccellenti Ingegni usciti dalla Scuola del 
Marchetti» e mentovati nell' Elogio del medesimo, Ted. Giorm. 
dei Letter. d* Italia Tom. XXL car. 227. » si annovera ^ La 
9> Sig. Maria Selvaggia Borghini Gentildonna Pisana, la quale, 
)i mediante la direzione di un tal Maestro, non solo, faori 
99 dell* ordinario costume del suo Sesso, si è adornata V ani- 
99 mo delle più pregiate Sdenze» ma nella Poesia Toscana 
99 ha j&tto si gran progresso, che poche altre Donne ci sono 
fi state , che sieno giunce a tanta eccellenza e riputazione 99 . 

Il Bottari asserisce he, cit. , che ella imparò dal Mar- 
chetti le Matematiche e la Filosofia; e tutto ciò si rileva 
egregiamente dalla dottissima Canzone da lei composta in lo- 
de del suo Maestro , e stampata a car. 02,. della celebre 
Traduzione di Lucrezio ec. Edizione del 1^68., dedicata a Ca- 
terina II. Imperatrice ^i tutte le Russie . Per servire alla 
brevità , ne riporteremo solamente la chiusa. Eccola: 

Canzon mia, d^ Alessandro il volo altero 

Non lasciar; che se in prima a me scoperse 
Queir immortai sentiero, 
Ch" a vera gloria mortai Uom conduce, 
Sempre a te sarà ancor sostegno , e Duce . 

(13) Ved. la Nof. 9. io. e 11. 

(13) Non si può porre in dubbio la corrispondenza, che 
ia Borghini teneva co* primi Uomini del suo tempo. Fra le 
Lettere stampate di Francesco Redi, se ne leggono varie in- 
dirizzate alla medesima ; ed egli asserisce , che la Borghini 
riceveva continuamente Poesie da diversi Letterati d* Europa, 
JLett. Tom. JV. pag. 407. E il MazzucheUi ubi supr. . nota , 
che Domenico Andrea de Milo gli scrisse una Lettera intor- 



MARIA SELVAGGIA BORGHIHI 389 

no agi' incendi del Vesuvio \ Lorenzo Bellini un Capitolo sopra 
il Matrimonio , e var) Capitoli Gio. Batista Fagiuoli . Io tro- 
vo, che nel Discorso sopra le Opere del Magalotti y unito alla 
Donna Immaginaria^ Ediz. di Lucca it\ 1762., si fa menzione 
di Lettere scritte alla Sig. Selvaggia Borghini Pisana sopra va-- 
rie materie Poetiche . 

Il Bottari a car. 7. dice, che una gran Raccolta di Let- 
tere Originali del Magliabechi , del Senator Filicaja , di Giu- 
seppe Averani, del Salvini, del Menzini ec. , dirette alla me- 
desima , si conserva presso i suoi Eredi ^ ed il medesimo si 
afferma nella Not. citata del Discorso Accademico sull* Istoria 
Letteraria Pisana . Ma , per quante premure si sieno fatte al 
Nobile Sig. Cosimo Borghini Pronipote della nostra Selvaggia > 
non è riuscito di ritrovare cos* alcuna , che al detto Gir- 
teggio appartenga*, onde convien supporlo smarrita, e caduta 
in altre mani . 

( 14) Si veda la più - volte citata Prefazione a car. 8. ,• e 
la citata Orazione Funebre del Dott. Nuti a car. 8 & seq. 

(15) Dante. 

(16) Orazio De Arte Poetica 

Scribendi re3e , sapere est & principium , & fons > 
Rem libi Socraticae poterunt ostendcre chartae , 
Verbaque provisam rem non invita sequentur 

• alterius sic 

Altera poscit opem res , & conjurat amice . 
versus- inopes rerum , nugaeque canorae . 

(17) Ved. la Not. 11. 

(18) Redi Letter. Tom. V. pag. 248. Muratori Perfetta 
Poesia Tom. IL a car. 352. 

(19) Lett. Tom. IV. pag. 387. 
(ao) Lett, Tom. JV. pag. 2^3. 



390 MARIA SELVAGGIA BORGHINI 

(al) Fagiuolaja Lib. IV. a ear. 144. 

(22) Bottari pag. 5. 

(23) Il Bottari alia pag. 7. riporta la Lettera y che il 
Manzini scrisse alla Bo^ghixii in nóme dell* Accademia , dalla 
quale si raccoglie, che ella fU ascritta ali* Arcadia in com- 
pagnia del celebre Lorenzo Bellini. 

(24) «Bottari loc. cit. 

(25) Compose un Sonetto in lode del Magliabechi . Redi 
Lett. Tarn. ir. pag. 315. Una Canzone pet Alessandro Mar- 
chetti ( vedi la Not. 11. ) lodatissima dal Redi, Lett. Tom. 
ir. pag. 387. ; altra Canzone ^ e quattro Sonetti per il me- 
desimo Redi , Lett. Tom. IF. pag. 388. , Tom. IL pag. 193. , 
e Tom. V. pag. 233. 

(26) Fagiuolaja Lih. II. a car. 68. 

(27) Il eh. Ab. Anton- Maria Salvini, nelle Annot. alle 
foes. del Senat. da Filicaja ^ alla pag. 115. Ediz. di Venezia 
d^ ^734- dice: ^ I Sonetti concatenati furono usati dall* in- 
9) comparabile Bellini nelle lodi del nostro buon Poeta Men- 
9, zini , e finalmente dalla Sìg. Selvaggia Borghini Dama Pi- 
9, sana , e Poetessa di robusta , e gran maniera , nelle Lodi del 
i> Re di Francia Luigi XIV. , e della Serenissima Vittoria 
,, Gran -Duchessa di Toscana di GÌ. Mem. sua Protettrice,,. 
I Sonetti per la Gran- Duchessa , sono celebrati ancora nelle 
Opere del Redi ; d' onde si rileva , che ella aveva mandato 
in regalo alla Borghini una Rosetta con quindici Diamanti, 
e che la Borghini nel 1688., ad insinuazione di esso Redi, 
compose dodici Sonetti , e gì' inviò alla jnedesima con una 

y Lettera di ringraziamento. Lett. Tom. IV. pag. 316. 326. e 390, 

Due altri Sonetti si trovano altresì rammentati del 1691. in 
lode di detta Gran -Duchessa nel Tom. V. a car. 237. 

(28) Ved. la Not. 27. 

(29) La Borghini compose varj Sonetti in lode del Prin- 
cipe Ferdinando , e della sua Sposa , che il Redi chiama 



MARIA SBXFJGGIA BaRGHINI 391 

superbissimi , e nobilissimi . Tom. IV. Lett. pag. 31:9. e 345. 

(30) Vedi la iVb/. a^. > e Giuseppe Bianchini Di Granr 
duchi di Toscana^ Ragionam. 5. pag. 105. 

(31) Procurò il Redi di consolarla di tanta perdita^ 
stimolandola a produrre qualche bel parto d' ingegno in co-r 
si grave occasione ; e si rileva , che compose un Sonetto , 
Lett. Tom. V. pag. 238. 

(32) Petrarca. 

(33) Questo Sonetto si legge unito ad un altro della me- 
desima tra le Kinse ^elte delV Arcadia di Roma aggiunte és 
quelle dell' Avvocato Zappi ^ Par. IL pag. 192. Ediz. di Vener 
zia del 1757. 

(34) Lettera del Filica)a, stampata tra quelle del Redi 
nel Tom. /F. , in replica della citata alla pag. 273. di det- 
to Tomo ; e nell* una e neir altra si leggono altri encomj 
di alcuni Sonetti della Borghini. 

(35) Lettera del Cardinal Delfino tra quelle del Redi. 
Tom. V. in fin. 

(36) Dante Inf. Canti I. 

(32) Alcune Canxoni della Borghini furono pubblicate in 
Napoli nel 1693. in una Raccolta da Antonio Bulifon; tre 
Sonetti nell* Opere del Redi a car. 196. 197. 198. ; due So- 
netti a car. 66. e 153. delle Poesie Italiane di Rimatrici vi- 
venti raccolte da Telestt Ciparissiano ( cioè da Gio. Batista Re- 
canati Patrizio Veneziano ); tre Sonetti a car. Ó79. e ó8o 
delle Aggiunte alla nuova Scelta del Gobbi; sette Sonetti da 
ear. 255. fino a car. 258. della Par. IL della Raccolta di 
Componimenti Poetici delle pia Illustri Rimatrici d* ogni secolo ^ 
fatta dalla Sig. Contessa Luisa Gozzi Bergalli; un Sonetto 
neir Istor. della Volg. Poes. del Crescimbeni nel Voi. IL a 
car. 538. 

(38) Redi Lett. Tom. IV. pag. 385. 

(39) E' fuor di dubbio, che si sono perduti molti Scrit- 



398 MARIA SELVAGGIA BORGHINJ 

ti della Borghinit tra* quali si pnò contare un' Opera Spirti 
tuale , che aveva incominciata in onore di S. Ranieri nel 
idpa. Pare che dovesse essere in versi . Redi Lett. Tom. V. 
pag. 225. Non è improbabile, che V avesse intrapresa ad in* 
sinuazione della Gran- Duchessa Vittoria, che era molto di- 
vota di questo Santo. Essa, ed Anna di lei Nipote Elettri- 
ce Palatina ne vestirono le sacre Ossa, e gli composero il 
nobil Serto , come avverte il nostro erudito e diligente Sig. 
Alessandro Morrona, Pisa illustrata nelle Arti del Disegno Toni. 
I. pag. 90. nelle Not. Mancano altresì le sue Lettere^ che 
debbe supporsi essere state in gran numero , e sopra varie 
materie scientificl^e , in vista deir estese corrispondenze » che 
manteneva . 

Qui si può osservare che T eruditissimo Andrea Pietro 
Giulianelli, nell' Elogio del Fagiuoli pubblicato dal eh. Dott. Gio- 
▼anni Lami, dopo aver parlato con grandissima lode di Ma- 
ria Selvaggia, soggiunge: Cujus plurimae ad hunc nostrum Epi- 
stolae in privata Ri<cardiana Biblìotheca exstant . Memorah. Ita- 
lorum eruditione praestantium &c. a car. 196. 

(40) Vedi a car. 13. della Orazione Funebre citata alla 
Not. 9., e il fioctari a car. 8. 

(41) L* Originale si conserva appresso il già lodato Sig. 
Cosimo Borghini , Le frequenti cassature, correzioni, e varia- 
zioni, che vi s* incontrano, possono farlo credere il primo 
getto di questa Versione , e mostrano , che questo MS, è di 
carattere della Borghini medesima . Qualche Trattato , che vi 
è scritto da altra mano, forse per 1' incomodo d' occhi, ai 
quali era soggetta , si vede poi corretto di suo carattere . 
Ella ha illustrata, ed arricchita V Opera con opportune Note^ 
e con frequentissime Citazioni Bibliche^ ed ha segnate in mar- 
gine le proposizioni erronee, che s* incontrano nel Testo ^ 
con grand* accuratezza , perchè senza queste correzioni , come 
ella nota nella prima Pagina , sarebbe proibito il Libro . Il 



MARIA SELVAGGIA BORGHINI 393 

medesimo porta il seguente Thoh n Tertulliano Volgarizzato Li-- 
bri (. si vede cassato XIX. ) XX. da Maria Selvaggia Borghini^ 
Pisa MDCCXXI. I Libri y che ella tradusse, sono i seguenti, 
che qui. si riportano coli* ordine medesimo, che si vedono 
segnati in detta prima Pagina^ cioè: 

De Pallio . 

Apologeticus ' adversms Gente f . 

De Testimonio Animae. 

Ad Scapmlam . 

Adversus ludaeos . 

De Poenitentia, 

De Ora t ione. 

Ad Martyres . 

De Patientià . 
^ De SpeSaculis. 

De Idololatria. 

De Habitu muliebri. 

De Cultu Foeminarum. 

Ad Uxorem Lib. I. 

Ad Vxorem Lib. IL 

De Corona Mìlìtis . 

De Virginibus Velanàis . 

De Praescriptionibus Haereticoruff$ . 

De Baptismo. 

Adversus Hermogenem. 
Ivi si nota, che non si son tradotti gli altri Libri di quest^ 
Autore f per incontrarvisi troppo spesso i paradossi^ per esser 
fondati sopra opinioni non ammesse da* Sacri Concilia e in fondo 
// di 4. di Gennajo 1724. /* è cominciato di nuovo a trascri* 
vere. A tergo si legge V Epigrafe*. 
^ NcG Verhum Verbo curabis reddere , fidus 

Interpres 

Orazio nella Poetica s 
Tom. ni, Vài 



394 MARIA SELVAGGIA BORGltlKI 

Appresso segaono due Minute di Lettere al Lettore cortese^ 
delle quali dichiara doversi prendere la seguente, come pia 
a proposito , quale crediamo dover riportare , per dare un' idea 
del suo stile. 

Al Lettore . 

9, Io pongo , o Lettor cortese , sotto i tuoi occhi il gran 
19 Tertulliano. Farmi però di presente di vederlo in certo 
yy modo dipinto di rossore^ per avere, per così dire, dopo 
^ tanti secoli cangiato abbigliamento, e non fare perciò la 
fy sua solita comparsa . Questa in vero è colpa della mia 
s) penna, che non avendo saputo, nel trasportarlo nel Volgar 
yy nostro, intessere al medesimo un abito condegno , lo fa 
fy decadere dalla sua maestà , e gli fa forse rappresentare 
,5 un personaggio più comune . Ma grazie al Cielo , ^e il 
yy Sole anche sovente tra le nubi risplende , talché a ful- 
fy gore vivissimo dell* ingegno di così grande Autore scin- 
^ tillerà non meno tra V ombre del mio stile , e campeg* 
I, gerk nel basso d* una frase , se non affatto pedestre , trop- 
55 pò però differente dalla sua originale, tutta nobile, e tut- 
55 ta enfatica . Osserva dunque il forte de* sentimenti , che 
^ sono in questa Traduzione , e non badare alla maniera 
yy del mio rappresentarli; mentre anche in un metallo d' in- 
55 ferior lega , senza che perd^ il suo valore , vien talora 
95 legata una preziosissima Gemma/ Egli è sempre Tertullia- 
95 no ,' il Maestro d' un glorioso Martire , ed è quello , di 
^ cui S. Agostino , S. Girolamo , il Lirinense , Lattanzio ^ ed 
95 altri molti fanno innumerabili elog). Se egli, dopo avere 
99 gettate a terra tutte V Eresie de' suoi tempi , ed afBlate 
p V armi , quasi dissi con celeste previsione , anche centra 
^quelle, che dopo lui insorte sono, s' è allontanato ith^ 
93, qualche parte da* Sacrosanti Decreti , ci sia in ciò patl- 
p mente d* insegnamento 9 facendoci ^onoscere^ che nì^no de- 



'M/i RIA SELVAGGIA BORGIIINI 



S95 



^ ve fidarsi di se stesso, mentre un si inveterato, ed acer- 
„ rimo difensore dell' innocenza, e della più severa dlsclpli- 
„ na, tanto gravemente inciampa, e cade. Approfittati dunque 
I, di quelle sue riflessioni, che incontrerai, dottissime, e per- 
„ rettissime, per arricchirti di massime scelte e Cristiane, e 
^ ricava utile dalle sue trasgressioni , collo stare sempre sull* 
55 avviso , e non vacillare in niuno incontro ; concludendo^ 
,) eh* ei buono, insegna colla sua Dottrina, e traviante, am- 
9, maestra col suo esempio . 

(4*2) Monsignor Giovanni Bottarl Fiorentino, celebre per 
molte belle Opere , ha il merito di aver pubblicata questa 
Traduzione per le Stampe di Niccola » e Marco Pagliarini in 
Rema 1756,, sotto il Ti toh di Opere di TertìéHiano tradotte 
in Toscano dalla ^ Sig. Selvaggia Borghini Nobile Pisana, 

Il predetto Bottari non aveva veduto il MS, Originala 
qui sopra lodato , lo che gli averebbe risparmiata la pena 
e la fetica di apporre dcIJe Note , e di correggere egli le 
proposizioni erronee, come ha fattoi giacché si è osservato 
|qul sopra , che la Borghini aveva supplito a tutto questo 
'esuberantemente in detto MS. Egli ci ragguaglia nella Preja- 
zione a car, 8, in qual guisa gli riuscisse di aver Copia di 
Lquest' Opera . Ivi : ^ Questa Traduzione scritta di proprio pu- 
j) gno, fu da essa presentata alla Serenissima Elettrice Pala- 
jy tina , che la gradi al più alto segno , e tennela carissi- 
^ ma - Ma dopo la morte di questa Principessa , come tutto- 
9 ra avviene, pervenne, non si sa pome, in mani altrui, 
jj da cui se ne è avuto Copia d' alcuna parte, ma non di 
^99 tutta, stante la troppo grande stima, che il Possessore fa- 
\^ ceva di questo tesoro, valutabile certamente assaissimo, ma 
iff per altra guisa ^, E sono specialmente da osservarsi le pa- 
role , che seguono : ,> Si è pertanto procurato di supplire in 
^D qualche maniera , perché venga un Volgarizzamento com- 
,) pleto, almeiro di tutte le Opere Morali di quest' insigne 
91 Autore ec« D d d 2 



39<5 MARIA SELVAGGIA BORGHINI 

Per quanto però il Bottari dica chiaramente di essere 
stato nella necessità di supplire a detta TraduTÙome j pure 
non pare che ciò riguardi i Trattati stampati * nella Edizione 
del 1756.; ma piuttosto altri Trattati di Tertulliano, che» 
come dice a car. io. e 12.» aveva in animo di pubblicare 
in seguito uniti agli altri tre, tradotti dalla Borghini» cioàv 
Contro i Giudei , Delle Prescrizioni , e Contro Ermogene . Pare , 
che venga confermata una tale opinione da quanto si legge 
in fine della più volte citata Prefazione. Ivi: ^ Il detto fin 

' ^ qui serve per iscusare la Borghini , e chi ha intrapreso a 
^ dare alla luce questa Traduzione, il*, quale si è presa la 
5) libertà di farvi qualche mutazione, certissimo, che gliene 
9) sarebbe saputo grado da quella modestissima Signora yy ec. , 
mentre qui, dove si parla precisamente del Tomo pubblicato, 
non s* individua di aver fatto altro supplemento, fuori di 
qualche mutazione . Gò può ancora combinare benissimo con 
quanto si aflferma nelle Novelle Letterarie di Firenze anno 175^. 

■ eoi. 243. , cioè , che alcuni Opuscoli , che la Borghini non aveva 
tradotti , furono volgarizzati dal detto Prelato , seguitando la 
medesima opinione, che egli si riserbasse a pubblicare i me- 
desimi in altro Volume . 

Il Trattato per altro Del Velare le Vergini a car. 409. 
nella citata Edizione può supporsi intieramente del Bottari « 
giacche non avendolo esso descritto nell' Indice , che ci dà , 
delle Opere tradotte dalla Borghini, pare, che ignorasse per 
fino, che la medesima ci avesse posto mano. 

Quanto poi alle mutazioni qui sopra accennate, dal con- 
fronto del nostro MS. colla Traduzione stampata, si rileva 
consistere le medesime piuttosto nell* aver variato V ordine, 
e la giacitura delie parole, che nell' espressioni, e nell* in- 
terpretazione del sentimento . La Borghini sta piii attaccata 
alla sintassi Latina, forse nell'idea di così allontanarsi me- 
xio 4al Testo s mentre il Bottari procura di conservare T an- 



MARIA SELVAGGIA RORGHINJ 397 

daméhto più semplice, e più naturale della lingua Toscana. 

(43) Bottari pag. 8. 

(44) Chiusra d' un Sonetto di F. Gukcòne d' Arezzo» che 
comincia: Donfta del Cielo ec., stampato tra. i Sonetti ^ e Com-^ 
zoni di diversi antichi Autori Toscani , in Firenze per : gli Ereifi 
di Filippo di Giunta nel 1527. a car. 89. 

(45) Altri molti, oltre ai mentovati» hanno preso a com* 
mentare Tertulliano » e tra questi Francesco Giunio , Latina 
La tiiii, ' Fulvio Orsini, il Sig. ; La:.'Barre^ 1* Avcrcampo,) il P^ 
Giorgio Cappuccino f il P. Gio. Luigi della Cerda; Gesuita ec* ec. ^ 
Io che prova , quanto, sia difficile a intendersi. Nessuno pe- 
rò aveva messo mano a tradurlo , se si eccettui Luigi Giry 
Parigino, Membro dell' Accademia Francese nel secolo decimo- 
settimo, e F. Manessier, che -hanno trasportato .nellfi propria 
lingua cinque , o sei Opuscoli. Vèd. Moreri Grand Diltionaire^ 
Arti e. Tertnllìeny e Giry (Louis). . .'\ 

(46) Vedi la Not. 41.» ;^ ■> 

(47) Di questa p regie voiissi ma Traduzione y ohre a quanto 
ne hanno scritto i già citati eh. Bottari, e Mazzuchelli ,• ne 
parlano il Dott. Marcello Alberti, Istor. delle Donne Scienziate 
pag. 70., Andrea Piero Giulianelli alla ggi citata : p^f. I9<(. > 
r Argelati , Bibl. de\ Volgarizzatori Tonte IV pag. 52. 

(48) Ved. Pamel. in Vit. TertuU. y Lancisi /^/or* di tut- 
te C Eresie y Edizione di Venezia del 1737* a car. 40, e 41., 
Moreri Grand. Diffion. loc. cit. 

(49) S. Agostino, S. Girolamo, Ruffino, Vincenzo Liri- 
nense , il Rigalzio , Angiolo Poliziano , ed altri . grand* Uo- 
mini hanno dato il loro giudizio sopra le Opere , e sopra 
lo stile di questo Padre . Noi per servire alla brevità , ci 
contenteremo di trascrivere ciò, che ne dice il Turnebo ri- 
portato dalla Borghini con altri nel citato MS,: ^ Erat Ter- 
„ tullianus Vir quidein omni liberali eruditione ' irabùtus, ve- 
99 rum de industria orationem exasperat> , ^ hQr4rxdii|u quid«^ 



^p5 MARIA jSELVAGGJA FORCHINI 

^ dam aflfedat, jSc conseCfatc, proinde pattilo yirilem eam eie- 
jy quentiam quasi pataret, quae concflinior. Ai elegantior es- 
fy set jy. In ^oposita di che, e della sua Iradpzijme^ fece la 
Borgliini il seguente Dhtm » che si legge in detto MS. in 
^rìncipiQ: ^ 

Aspcr es ex te, magne Afer, sei granditer asper g 
MoUior in nostro, at vilior heu habitu! 

(50) Benché Maria Selraggia tenesse occulta questa, sua 
^fiitlca , ii irede per ^Itro » che era persuasa , che un gior- 
^o sard>be stata pubblicata.. Ciò lo prova il vedere , che ol- 
tre alle N^te j^ e alle Cifapitm , si diede anche il pensiero 
di porri la Lettfrm jri Por f esc Jjettort . Ved- la Not. 41. 

(51) Se né parlato alla Not. 42. 

<5^) S' intenda èócondo lo Stile Ramano , .cioè 1730. ab 
Inc.^ e 1731. Stile Pis. Visse anni settantasei, .e giorni quin- 
dici 9 e gftt sotterrata nella Chiesa jiel Carptine senz* alcuna. 
Iscrizione , pelV idea , cdme dice il Boti;ari pai. p. , di eri- 
gergli un Cenofafio nel Campo -Santo . Le furono celebrate 1* 
Esequie con molta solennità nella Chiesa di 5. Cristofano sua 
Parrocchia , e vi fu recitata V Orazione Funebre , stampata nel- 
la Raccolta di Componimenti fatta in tale occasione^ della qua- 
le si è parlato alla Nat. 9. 

(53) Cantò di questa egregia Nipote 1' elegantissimo Ce- 
sare Bigotti Sacerdote nostro Concittadino ne' seguenti Fersi , 
che si leggono a car, 63. della Raccolta citata nella prece* 
dente Not. 

Vivit * adhuc , quoniani fu forma insignis honesta 
Vivis , ab ingcnii scd mage darà tono , 



Mariani Sylfa|t4ai inouit. 



MARIA SELVAGGIA BORGHINt 399 

saecli nova lux Catharis speSabiliSp illam 

Quarti bene nam sanSa virginicate refers ! 
Nube repercusso Phoebeo lumine tersa ^ 

Florida cum verno tempore ridet humus. 
Non sic fida refert ^ non sic bene reddit imago 

Solem, speSantes ^ ancipitesque tenete 
. Quam parili, innato studioque , oestroque cieate , 

Laude colis Phoebum , Pieridasque colis ! 
Sunt Elegi dulces , sunt aurea Carmina testes , 

Quae resonas Latia, eulta Virago^ cheli &c^ 

Della medesima i^ grandissimo elogio il Bottari nella cita- 
ta Prefazione pag. 4. Mori V anno 1764. 



li 



11 

J' 

{■I 

li; 



40I 



INDICE 



Delle cose notabili^ che si contengono in 
questo Terzo Tomo. 



A 

iVccorio Buono : sue Memorie i^j, 
e sfgg. Opere da esso divulga- 
te dì pJù Autori ayr* e segg- 
Accursio j6* 

Adetniro Vescovo di Puy 3^. 

Adriano XV* 62, 

àeìV Agnello Gio. Doge di Pisa -, ce- 
de la Signoria di Lucca all' Im- 
perar. Carlo IV. i7y* 
Agostino S. ^ 3^7* 
degli Agostini P, i«<^. 
Albergaci Niccolò B. 144. 
Alberti Leandro ip7< aoo« 
Alessdndfo III ip, do. suo viag» 
gio in Francia 63* 6s* ringra- 
zia i Cmonici di Pisa per es- 
sersi adoperati per V estinzione 
dello Scisma 6j* 
Alessandro V. iBin 
Alessandro il Macedone : sua rie- 
cheata e potenza zyj. 
Alessb Imperar. 6^ 23, sua Fbtta 
dispensa per la maggio» parte 27. 
AUamura Ambrogio I4<r» 
Ammirato Scipione ip;. 
Tom, IH 



Anastasio IV. S9* 6g. 

Andres Abatt tor 

Angeli Niccolò Pisano 174* 

Antonio Pisano Scultore di Gtai-i 

me a4l' 

Apostolo Zeno ai5. a 31* *l5* if4/ 

153. 
Aqucnse Alberto 3 3. e seg- yS. t scg. 4^. 
d' Aquino Tomcnaio S* 91» 'it' 

M7- i3r 

Araldi Lodovico ajS. 

Arnolfo Normanno 37* dimesso dal- 
la Dignità , Patriarcale 38, 4S, 
e seg. i 

Arrigo IV. Imperar. 304. 

Assise pubblicate 3^. 

Averani Giuseppe 38^. 



B 



Oaibi Pietro Vescovo di Tropea j 
sue Memorie aof. e segg. su9 
genio per le Matematiche io9. 
sue Traduaioni aio. e segg. 
traslatato dal Vescovato di Ni- 
cole ra a quello di Tropea ai:> 
tua morte 116, z^Z- 

Baldovino 14. 1^. ij, 37» sp^isce 

E e e 



40* 



INDICE 



Dopatati al Pontefice 42. co- 
ronato per Re di Gerusalem- 
me 45. 

9^1dricà* Ardvc^Còto.' di Del 3 1. 

Baluzio 3^. 

Bandinl Angiolo Maria Cinonico 
314. ai 8. 2^6. 

Baronio Cardinale s 1 . 

Birtolo 7^. 81. 

Basilio S. suo Sermone deli' Ora- 
^ «ione tradotto 914. 

Btllini Lorenzo 38^. 

Benedetto XI. 114. 13^. 

Benedetto XIV. 196» 

Btfnincasa Canonico intruso nell* Ar- 
civescovato di Pi» 6€. ordi- 
nato Sacerdote , e consecrato 
dair Antip. Pasquale Iir. 67. 

Berengario: suoi errori condannati 4. 

Bernardo S. suoi Opuscoli volgariz- 
zati 123. 

Bcssarione Cardinale: Accademia isti- 
tuita nella di lui Casa 208. 

Bettinelli 79. 

Biscioni Dott. Anton -Maria lor. 

Boemondo io. 13. e seg. 33, 35. 
37. e seg. 

Bonifazio Vili. Sì- ' H- 

Bonifaxio IX. 151* iSo. e seg. 

Borghini M. Selvaggia: sua Vita 373. 
e segg. suoi progressi negli stu- 
oli 374* P^^g) ^^^^^ ^^^ Poesie, 
e giudizio fattone 377- S^»- 
suoi Componimenti 379. e scgg. 
sua Traduiione di Tertulliano 
38"3- sue virtù, e sua morte 385. 



Porghini Caterina 38^. 

dal Borgo Cav. Flaminio 155. i6S. 

., .ii^7. 33P. 

9(ÀCiri .Man'fx Gtovaodi 385. 388. 

. 389. 395. « «eg. 

Boutard Francesco: sua Lettera a 

Brandaligio Venerosi 372. 

Bremond P. 222. 

Brencmanno ' ^2. 87. 

Bruni Leonardo 133. 

Bulgaro Pisano 73. 

Buonmattei Benedetto 311. 

Burgundione Pisano 73. 87. 223- 



V^knonici e Cavalieri del S. Sepol- 
cro: epoca della loro anione 41. 

Canonici del Tempio del Signore : 
epoca della loro istituzione 4r. 

Capezzali Mjpavita : sae Memorie 
309. e segg. suo Ditirambo e 
pregi ^cl medesimo 313. 319* 
altri suoi Componimenti 321. 
e seg. sua morte 323. 

Caratteri Greci: usati in Italia 25^7. 

Carlo Magno 370. 

Carlo IV. Imperar. 150. 175. 177. 
i85. 

Carlo VI. Imperat. 371. 

Carlo Vili. Re di Francia 177. tpS- 

Cartario Carlo 173, 181. 188. 192. 

Castreno Demetrio 254. 

Cavalca Domenico Pisano 89. rio. 

Cenotafj Pisani illustrati 348. 350. 

Cesarea presa 16, 



INDICE 



40S 



ài Cbartres I^one ^ 39. 

Chiabrera 31|. 311* 

Chimenrelli Valerio 348. 

CìnelJÌ Giovanni 'jS* 9i. stio abba- 
glio intorno al tempo « in cui 
fiorì Bandmo Familiatì 8^. pi« 

Clemente V. $S* 73* 

Clemente VI. id8. 

Cocchi Antonio 350. 

dal CoUe Coscctto 31. 

Colonna Prospero Card* distinzione 
usatagli da Federigo UI. Im- 
perar. 129. 

Colonna Vittoria 377, 

Combefis P. 21 r. 

Comnena Anna « sua descriiione 
dell* Armata Navale Greca, e 
dell* incontro della medesima 
con la Flotta de* Pisani 23. e 

'Concilio dì Costanza 182, 

Concilio di Mantova t cve fu dpi* 
cretRta la Spedizione contro il 
Torco 234, esito infelice della 
medesima ^ 13^. 

[Concilio di Pisa ' 182, 

Concilio di Trento 278. 

da S, Concordio P. Bjirtolommeo Pi- 
sano 8p* 

da S, Concordio F, Butolommeos 
sue Memorie 109. e segg. suol 
progressi nelle Scienze , e sua 
pietà tii. sue Opere iip. e 
segg. fonda una Libreria nel 
Convento di S. Caterina di Pi-i 
ti, .sa 127. sue virtù, e sua morte la*. 



Corazii Glo. Antonio Pisano; sua 
Iscrizione Sepolcrale 3^4. e seg. 

Corto Bernardino 2^7. 

Corrado IL Imperata conferma ai 
Canonici Pisani i privilegi con* 
cessi loro dagli altri Impetac. 6t 

Cosimo I. Granduca di Toscana 33i>. 

Cosimo Iir Granduca di Toscana 379, 

Crescimbeni Mario 2^0. 

Crestone P. Giovanni Carmelitano 
2J7. e seg, 

Crispo Sallustio tradotto 114. 

Croce di Bronzo , che si conserva 
nella Cliiesa Primaziale di Pt« 
sa, sua antìcbisstmt tradizione* 
e rito» che si osserva in rappor» 
to alla medesima ^6, e seg. 

di Cusa Cardinale Niccolò 10^. 



D 



D, 



^achery ai. 

Diibcrto Arclvescdvo di Pisa : sue 
Memorie t. e segg. destinato 
Legato Perpetuo in Sardigna 3* 
sue premure per la fabbrica 
del Duomo di Pisa 3. di- 
chiarato Legato Apostolico in 
luogo di Ademaro ti* eletto 
Patriarca di Gerusakmote 13. 
avversità e persecuzioni da esso 
soiFerte 14. 1^. accusato da aN 
cuni Monaci t9* sua morte 52. 
Dante Alighieri pv ip7- 

Dati Agostino t^6. 

Dcmpstero 19» 

£ e e 2 



404 



I ?} D J C E 



Ditirambo Cofflpònimeflto Poetico : 
. àua. origine 31 a. sue proprie- 
tà • ' 3«3- 

Dub^iTch Roberto ioventore <leila 
Smorpà «48. 

Dd-Cangè ' 55- 1^8. 

Du-Ches(ie 31. 

Da-Fttsne i6. 



E 



Jwchard P. Jacopo 104.1 110. 111. 

Eineccio ap5. 

Erodoto tradotto 24^. e seg. 

Esiodo: 1 ap3. 

Eugenio III. : 54- 59- ^a- 

Eugenio IV. tSS. 

Eugenio Principe di Savoja 3(^4. 
3^^. suo geoip per le Lette- 
re, e le belle Arci 371. 



1/abricio Gio. Alberto 135. tuo er- 
rore circa la Patria di Mattia 
Palmieri 227. 

Fabroni Mons. Angelo «42. 

Fabbrucci Stefano Maria corretto 
»tfa. 1^8. i7i.*i8p. ipi. ' 

FagioUi.Giovanroi Pisano 89. 

Fagiuolv Ciò. Batista 378. e seg. 387. 

delia Fagiuola Uguccione 175. 

Familiati Bendino Giureconsulto: sue 
Memorie 73. e segg. 

FaugU Matteo Pisano 174; 



Federigo I. i^- 

Federigo II. Imperar, 157. sua Iscri^ 
zione Sepolcrale ' ' 170. 

Federigo IH. lÀperiit: si porti a 
Roma per ricevervi la Corona 
Imperiale 219. 

Ferdinando I. Granduca di Tosca» 
na erige in Pisa il Collegio 
Ferdinando 339- 

Ferdinando lì. Granduca di Toscana 
310. 3fi. 335- 34«- ;379- 3««- 

FilÀfo' Francesco ^s^. sua scuola di 
Rettorica in Milano 253. sfp. 

da Filicaja Vincento 3^3. 381. 

Fleury Claudio ar. 44. jr. 

Fomaninl: sua opinione in rap^. 
porto alla lingua ,' della quale 
facevano uso i Predicaro^i del 
secolo XI V; e anch? XV. 92. 

Francesco I. Granduca di ^^^ Tosca- 
na 199. e seg. 

Francesco I. Imperar. 341. 

Fulcfaero di Chartres ai. 31. 33.. 
3^. e seg. 



VJTaetani P. Ab. Costantino 32. 53. 
1^8. 

Gaetano Cardinate ' 1 80. 

Gaetani Carlo Pisano: profitto, che 
procurò alla Camera Apostoli- 
ca , mediante una Miniera di 
Allume da esso ritrovata 134. 

Gaetani ■ • Villant) ■' Cardinale e Arci.* 
vescovo *^di PiSi: sue Memorie 




N D I e E 



405 



Sì* e segg. lìber alita usate al- 
la sua Chiesa > e al suo Arci- 
vescovado da più persone 61 > e 
seg. è mandata ì«i esilio per 
non aver, voluto aderire all'Ari* 
tJpapa Pasquale IIL 66. suo ri- 
torno a Pisa I e dtinaEtone far* 
ta dal medesimo allo Spedale di 
S* Leonardo 6B. 71* sua mor- 
te 6^. 

Gambacorti Giovanni 189. 

Garniero 14. 4}. e seg. 

Gira Teodoro alt. 

Gelasio IL ^}- 

Gertisalcmme presa 9- 

della Ghcrardesca Conte Faiio 16^0. 

Giangrtsostomo S. suoi Sermoni e sue 
Omdie tradotte aii. a 13. 214, 

Gian none tpo. 

GiovAnni KXU- 5^. ii8- 

GiavaniìJ Damasceno S. sue Opere 

rradotrc 114. 

Girolami F. Remigio Fiorentino 113. 

115. 
Girolamo S. 127. ^pj^ 

GiuHanelIt Andrea Pietro 393* 

Giulio IL 35J. 

Giureconsulti distinti nel Medio Evo 

col tìtolo di Giudici i5S* 

Giuseppe IL Imperat, 5^7. 

Goffredo 11, e scg. 31. 37. 43. 

Goti Proposto 350- 

Go'<£ti BtfrgaUi Contessa Luisa 391. 
de' Granchi R Ranieri Pisano 8p. 
Grandi P. |S5* 



Gregorio XL riceve gli Ambasciato^ 
ri de' Pisani 150. iSo, 

Gregorio Nisseno S, suo Dialogo in- 
torno air Anima e alla Resur- 
rezione tradotto aii. 

Gregorio S* Vesc. di Nazianzo: suo 
Sermone delf amore verso de* 
Poveri tradotto a 13* 

Guadagni Leopoldo 82. 87* 

Gualterotti > 1 3, 

Guezelone Vescovo di M^gonaa Ere^ 
t ICO 1 S. 

GuglieJmo Arcivescovo dì Tiro |i. 
e seg. ^6. 38. 39- 4«. 

Guicciardini Francesco 174, 177, 



I 



I 



mhoflp Ciò. Guglielmo 
da Imola Benvenuto 
Innocenzo IL 
Innocenzo IIL 
Innocenzo V. 
Isocrate 



Labbi 532. 

Lami BB, 

del Lante Francesco 148. Lettera di 
raccomandazione del Comune di 
Pisa a di lui favore 1^5. e scgg^ 

del Lame Pietro: sue Memorie 147, 
e segj. impiegato in pi)Li Am*- 
biscerie 150. e seg. Ciriciie da 
esso sasrcnut: ip. 174 e segg. 



4o($ 



INDICE 



taodicea assediata 


IO. 


Le -Beau 


i5. 


Leoli Borgondio Pisano 


»74- 


Lequien P. 123. 


e seg. 


Leto Giulio Pomponio 


257. 


Leti Gregorio 


in- 


Lodovico il Bavaro Imperar. 


fi8. 


Lodovico IH. Re di Francia 


290. 


Lucio IL 


jy. 



M 



101. ìi6. 

352. 375. 
15»- 



JVlaccioni Migliorotto ì6o. 

da Maffet F. Guglielmo Cardinale 113. 

Manetti Giannotto 19^ 

Manni Domenico Maria 

Manuzio Aldo 

Marchetfl Alessandro 

Marini Gaetano 

Mariti Giovanni %o. 31. 34. e seg. 
43. 49. so. 

Marliani Gianfrancesco Giureconsul- 
to 155. 2S9' 

Martene ai. 23. 

Martinelli Fioravante 240- 

de la Martiniere ipp. 

Martino IV. 180. 

Martino V. sua promozione al Pon- 
tificato 182. 188. 

Masca Pandolfo Pisano 29. 

Massimo Costantinopolitano: sua Let- 
tera a Giovanni Cubiculario , e 
altre sue Opere tradotte 212. 21;. 

Massimiliano I. Imperar. ipo* 

Mattei P. Anton -Felice 17. e seg* 
21. J4. 55. 17^. 21^. 



Mazzucbellt Conte 88. 2od. 2^2* 
de' Medici Leopoldo Cardinale 349* 

Mehuf Abate 214. 

Menzini Benedetto • 378. 389. 
Monastero della Valle di Gìosafat : 

principio della sua Fabbrica 41 • 
Moreri 137. 

da Morrona Alessandro 390. 

Muratori Lodovico 17. 28. 78. 83. 

124. 14J. i6ì. 177. 203. 237. 

«40. 334. 37 «. 



N 



INerazio Prisco^ 147» 

Niccolò IH. i8a. 

Niccolò V. Giubbileo da esso inti- 
mato, e concorso grande di Po* 
polo a Roma 229. 244* 

Nisieli 313. 

Noris Cardinale 198. 350. difeso 357. 



o 



V/norio IIL 
Orazio 
Orlandi P. 
Osto Francesco 



19. 

389. 
258. 
290* 



Ottaviano Antipapa sotto il nome 
di Vittore IV. 63. condannato 
nel Concilio di Monpellieri » e 
sua morte 66' 

d' Oxford F. Roberto 113- 



ÌNDICE 



40: 



J. agì Francesco 22. ^6. 57» 

Pagnì Giovanni: sue Memorie 147' 
e segg. sua dimora in Barbe- 
ria 348. e seg. sua Opera 350. 
sua morte 351. 

Palmieri Matteo Fiorentino i^g^ 

Palmieri Mattia 30^. 107. ai 5. ai4. 
sue Memorie 215. e segg, suo 
trasporto per le Lettere nella 
sua Giovencù 117, sì porta a 
Roma aap. sua Traduzione di 
Aristea 217. dì Erodoto 280, 
altre sue Opere 233. s.ìggìo dcU 
la SUI Versione dì Erodoto 14^. 
e seg. 
Fanciiolo 82. 87* 

Paolo II. iq6. 208. zia. 114, 227» 

131. 
Pnoln III. 278, 

Paolo V. I5?5* 34i* 

P*«padopoli 20<?. 217. 5 22. 

Pipcbrochio P. 351, 

Papponi Guido apo. 

Papponi Girolamo; sue Memorie 2851. 
e segg. sue Opere 294. e segg. 
Ambascerie da esso sostenute 2^5^. 
300. sua morte 391. 

Paravicino Dionisio primo Stampato- 
re in Italia di Libri Greci 158. 
Pjfqualc Ih 30* 15' 37* 49- 

Pasquale MI. Antipapa , eletto ^alle 
istanze di Federigo Imperata sì 
porta a Pila 66. 



Petrarca M. Francesco 133. 38 r^ 

Pietro Leopoldo Imperar- 341. 

Pio II. 15^1* 209, 2 ir. sua morte 
seguici in Ancona 134- 

Pio IIL ^!^^ 

Pio V. 300. 335. 

Pisa ; sua Potenza nel secolo XIV^ 
73. 154. 15^8. 125. fondazione 
e stabilimento del suo Studio 
11^8. recupera la sua libertà 15»^. 
si assoggetta dì nuovo alla Re- 
pubblica Fiorentina 1^5. sua de* 
cadenza e sventure 21$, 228. 
331. e seg. suo Senato ha il 
privilegio dì creare ì Cavalieri 
Aurati 300. 

Pisa ; afflitta dalle calamità per le 
Piogge dirotte e per un rigido 
freddo 6j. sue Famiglie trapian- 
tate altrove 201, e seg. sua Po- 
polazione nel 1^70. e suoi pro- 
gressi 340. spopolata dalla peste , 
e da una fiera epidemia 347, 

Pisani : loro Armamento per la li- 
berazione di Gerusaleiime $, e 
seg. si oppone a' medesimi T Im- 
perar. Alessio > loro conquiste , 
e battaglie 6. e segg. aderisco- 
no air Antipapi Pasquale HI, 66> 

Pizzettì Dottore 77. 

Platina ao5. 

Politi Alessandro 198. 

Poliziano Angiolo 5^7. 

PrenJihcqua Francesco 206. e seg. 

di Primo Primo ji,» 

rroclo tradctto 21Q.'7 



4o8 



INDICE 



\^unif %79* 18 K e scg, 

Q^umquevirato Teologico tsticutco in 
Roma per gli affari del Conci* 
lìo di Tremo 17^- 

Q.uintÌUaeo 293. 

Quinto Mtitio ^9Ì' 



R 

F. rlanieri Pisano Domcfìlcano : sue 

Opere Ilo. 

Ranieri S. sua morte 6^. 

Redi Francesco: suo Ditirambo 319. 

511. 328. 349' 377, 3«2. 
Ri va Ito Castello S9. 

da Rrvatto B, tllordano : sua Vita 
8p. e scgg. sua pie ti , e mc-^ 
moria pi* erige in Pisi la Fra- 
terniu dei Disciplinanti 9<S. elet- 
to Reggente di Teologia nel 
Convento di S. M Novella dì 
Firenze y e credito di quella Scuo- 
la 98. sua morte ivi . il suo 
Corpo è trasportato a Pisa 99^ 
trasferito nella R* Cappella di 
Colorno 100. irò. tió* 

Robertson 199. 

della Rocca Lodovico Pisano Sena- 
tore di Roma 180. 

Romualdo Salernitano 6$, 

Roncioni Raffaello 83* lyd, ij^. 



da falerno B. Giovanni it4* 

Salmasio Cltadio 157. 

Salomone: sua ricchezza e potenza 
a7<J, e segg. 

Saltarelli F« Simone Arcivescovo di 
Pisa too. parte dalla sua Chie- 
sa per non aderire all' Antipa* 
pi Niccolò Corbario nS. 

Salviati Lionardo: suo giudizio del* 
le Prediche del B. Giordano da 
Rivalto 89, iij. e ug, 

Silvtni Anton -Maria 101, 377, 379, 
3^9, e seg 

Sarti P. 76. 80. 83, 84. e segg. 

Sigonìo t6S. 

Simiero Giosia: suo sbaglio in rap- 
porto alla Persona di F. Bar- 
tolommco da S. Concordio 14^. 

Simonetta Cicco decapitato 1^9. 

Sisto IV. Iscrìtione fjtta per dì lui • 
ordine al Sepolcro di Pietro 
Bilbi 117. 



Socrate 



IH' 



da Sommaja Mons. Girolamo 308. 

Soiomeno Pisrojcse i5p. 

della Spina P. Alessandro a8f, 

della Spina Eirtolommco Domenica, 
no: sue Memorie itfp. e scgg, 
suoi viaggi nella Palestina , e 
sue Opere 173, e scgg, aSa, e 
seg. a8^> impieghi, ai quali fu 
promosso in Roma 178» sua 
morte aif. 



INDICE 



40^ 



di Spoleto F. Menentillo: saa Let- 
tera a t. Bartolommeo da S- 
Concordio 117. 

Scoria Augusta: opinioni intorno all^ 
sua prima impressione 16$, 



J. antini D. Zanobi: sua Leggen- 
da riportata dai Bollandisci 9^. 

Tanucci Bernardo 77. 174. 198. 

Targioni Dott. 40. 350. e seg. 

Tertulliano volgaruaato 393. suoi 
Comentatori 397. 

Tigrini Francesco Pisano 83. 

Tiraboschi Cav. Girolamo fo. 88* 
168. 218. 2i6. 333. 135. 26$' 

Tommasino 57, 

Tommaso S. 113. 284. 

Torchitore Giudice di Gallura scom- 
municato dal Legato Daiberto 19. 

Torquato Tasso 31. 

Trajano Imperar. 147^ 

Tritemio Giovanni 134. 14^. 

Turriano Gianfrancesco 258* 

Turaebo 397« 

V 

di V aldlsieve B. Silvestro al seco- 
lo Ventura : sua Conversione 95, 
Valla Lorenzo: sua Traduzione di 



Erodoto 130. saggio della me* 
desima 24^. e seg. 25^* 

Vander-Broeck Pietro Adriano 374. 

Venceslao Imperat. suo Diploma a 
favore di Pietro del Lante i$ì. 

Venerosi Brandaligio: sua Vita 351. 
e segg. sue Composizioni 353. 
€ segg* sua pietà 3^7- sua 
morte 3^9. 

da Vico Michele 47, 

da Vico Albizo Pisano 173. 177. 

Viterbiense F. Jacopo Agostiniano 
Arcivescovo di Napoli 135, 

da Viterbo F. Jacopo Domenicano 
Arcivescovo di Taranto 135. 

Viviani Mons. Giuliano 190. 2o[, 
sua Vita 331. e segg. sua Ope- 
ra 334. eletto Vescovo di Sa« 
Ione, e poi dell* Isola 335. traila* 
tato air Arcivescovado di Co« 
senza, e sua morte 33^. 

Ughelli S4* ^i* ^^' 13 r ^9^' 209* 
206. 208. iì6, 218. 334. 

Uguccione Pisano 73. 

Ulpiano 147. 

Urbano II. suo arrivo in Pisa 3. e 
seg. sue premure per V acqui- 
sto di Gerusalemme 4. e seg. 
17. e seg. £1 donazione dell' 
Isola di Corsica alla Chiesa Pi* 
sana 18. 35. 198* 

Urbano IV. i8o. i8i. 19^. 

Urbano Vili. 33J. 



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