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Full text of "Malpighia :rassegna mensuale di botanica."

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IALPIGH 
RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA 
REDATTA DA 

O. PENZIG 
Prof. all’ Università di Genova 


ANNO XIX — VOLUME XIX 


MARCELLO MALPIGHI 


1627-1694. 


GENOVA 
TIPOGRAFIA DI ANGELO CIMINAGO 
1905. 


y. m sa 
AVA de astres Vi TE 
a: . 


ALPIGHIA 


à RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA 


REDATTA DA S 


O. PENZIG 


Prof. all’ Università di Genova SUR 


Anno XIX — Fasc. i 
(Tav. I e II) 


MARCELLO MALPIGHI 


1627-1694. 


GRNOVA ES e E i 
TIPOGRAFIA DI ANGELO CIMINAGO - Se SE 


ite periodiche, we clusivamonte do e 


Dorr. GIULIO TRINCHIERI 


OSSERVAZIONI SU LA PLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA 


DELL’ORTO BOTANICO DI TORINO. 


È sempre curioso e interessante lo studiare la flora dei luoghi abitati 

3 o altrimenti soggetti all'influenza dell'uomo. Fu per questa considerazione 
che, consigliato dal mio Maestro, professor O. Mattirolo (*), mi aceinsi 
all'esame delle piante vaseolari, che erescono spontanee e avventizie 
Eo iell'Orto botanico torinese. L'importanza d'un simile campo di osser- 


uando si pensi ehe un Orto botanico è centro di aeclimazione e, spesso, 
i diffusione d'un certo numero di specie nella zona eireostante. 


x 


L'Orto botanico di Torino, che Vittorio Amedeo IT di Savoia fondava 
al prineipio del secolo XVIII (^), sorge su la riva sinistra del Po ed ha 
Igino, 1 una pes E più fredde della città. S 


umidore prodotto dalla nebbia, che, data la speciale posizione depressa 


e la vieinanza del fiume, invade durante l'inverno il luogo. 
Si pud, a primo aspetto, considerare il nostro Orto — il quale oceupa 


| permesso di esprimere qui i miei piü sentiti ringraziamen 
o prof. Das a n dcum dott. G. colp, per l’aiuto ve 


Lei a pem studio delle Fiale coltivate nelle 
"Ta nell E botanico della R. Università di Torino. To- - 


re). 
pen alla Storia della Botanica sana: 
; Genova, 1995, 


4 = e TRINCHIERI 


S parti distinte: una relativamente alta, piana ed asciutta, eon pochi alberi ` ` 
sparsi, è divisa in oltre duecento aiuole; l’altra, bassa in complesso e ri- ; AN CE 
3 vestita di qualche centinaio tra alberi ed arbusti, è quasi tutta per molti 
i: mesi soggetta a un'ombra densa la quale, anche per essere la superficie 


del terreno spesso ondulata, dà una costante frescura non disgiunta da : 

una certa umidità. ; RUN ST 
* : pacs 
* + 

` Iniziai con la maggior diligenza possibile le mie raccolte sul princi- s 


piare del 1903, e le ho continuate assiduamente fino al luglio di que- 

St anno. i E 

Nondimeno, e perehé un notevole numero di piante veniva periodiea- uc 

| mente faleiato, e perché molte altre erano di continuo asportate a eagione 

S della pulizia dell'Orto, non potei raccogliere tutti gli esemplari a com- 
pleto sviluppo. 


Di ciò tenni conto nella compilazione del dat: indicai con fo. le 
specie prese nel primo stadio di lor vita; con fo. ff. quelle fornite di foglie 
e di fiori; e con l’abbreviazione fo. f. fr. le piante, che portavano an- 
che frutti. 

Per additare poi, con brevità, il luogo dove le piante crebbero, usai 
le due parole giardino e boschetto, assegnandole rispettivamente alle parti 
alta e bassa dell'Orto, che ho accennato sopra. 

| L'ordine secondo eui esposi i gruppi e le famiglie à è quello adottato 
di recente dall' Engler (*); per la disposizione delle specie mi valsi della 
. Flora analitica d'Italia dei dottori A. Fiori e G. Paoletti DE 
Al catalogo sistematico delle piante raccolte aggiunsi alcune osserva- - 
| zioni intorno alla distribuzione deile n fe re. S 


E hdd A Syllabus. der E Ee 4. Auflage. Berlin, 1904. 0 
Determinai le specie esotiche trovate sparse. per l'Orto — sfuggite, 
n ivazi confrontandole con i rispettivi rappre- 
sentanti allevati nelle aiuole, e tenendo per buoni i nomi seritti sui lori 
: Lodi SIE nel Cen le suddette specie con asterisco *. 


OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA H AVVENTIZIA, ECC. 5 : 


EMBRYOPHYTA ASIPHONOGAMA 
PTERIDOPHYT A. 
Filicales. 


POLYPODIACEAE. 


Polypodium Dryopteris L. 9| fo. — Fiori e Paoletti, Flora analitica 
d'Italia, vol. I, pag. 6, n. 6. 
Rari individui, lungo un canale del boschetto. Maggio 1904. 
* Aspidium falcatum Sw. 9| fo. 
` Un solo individuo, sopra un muro del giardino. Aprile 1904. 
. Nephrodium Filix-mas (L.) Rich. % fo. — Fiori e Paol., op. cit., 
vol. I, pag. 8, n. 15. 
Un individuo soltanto, sul margine d'una piccola vasca del bo- 
schetto. Maggio 1903. 
4. Cystopteris fragilis (L.) Bernh. 9) fo. fr. — Fiori e Paol., op. cit., 
; vol. I, pag. 9, n. 20. x 
Sul margine d'una piccola vasca del boschetto. Maggio 1903. 
Ivi la trovai in notevole quantità; raccolsi invece scarsi individui 
di questa specie lungo un canale dello stesso boschetto. 
. Asplenium Ruta-muraria L. 2| fo. fr. — Fiori e Paol., op. cit., 
vol I, pag. 11, n. 27. : 
Searsamente rappresentata, sopra un muro del giardino. Novem- 
bre 1903. 
Ivi soltanto. 
6. A. Trichomanes L. 3| fo. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, 
pag. 12, n. 31. 
Sui muri del giardino e lungo un canale del boschetto. Maggio 


ei 


e novembre 1903. 
Frequenti gli individui nani. Senza dubbio, delle felei sponta- 

nee nell'Orto è la più abbondante. 

S 7. Scolopendrium vulgare Sm. 9| fo. — Fiori e i Paolo op. cit., vol. I, 

pag. 13, n. 35. 


Sui muri del giardino. Novembre 1903. Se 
Dopo l'Asplenium Trichomanes, è la felce meglio PD. 15 
per quantità d'individui. . 
8. Pteris eretica L. | fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 15, e 
n. 45. 
Sopra un muro del boschetto. ig 1904. 
Unico individuo. 
9. * Adiantum formosum Br. 9| fo. 
Un solo individuo, lungo un eanale del boschetto. Novembre 1903. 


EMBRYOPHYTA SIPHONOGAMA. 
GYMNOSPERMAE. 
Coniferae. 

TAXACEAE. 


10. Taxus baccata L. hh fo — Fiori e Paol., op. cit, vol. I, pag. 31, 
n. 100. ; 
. Pochi individui, nelle fessure dei muri del boschetto- Maggio 1903. | 
DA ME 
. H. Pinus sp., fo. - 


Rari individui, sul margine Wan vasca del boschetto. Novembre 


. 


: 12. Junipe iperus sp., fo. 
Pochi individui, sui muri del giardino e del boschetto. Maggio 
ANGIOSPERMAE. 
Monocotyledoneae. 
GRAMINEAE. 


ak Setaria glauca. Dé P. Rob, E Pros e Paol., op. gr d 
Do pug. bc) n. He í 


OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 7 


SC Searsamente rappresentata, in un viale del boschetto. Novembre 
B —. 1908. 
14. S. viridis (L.) P. B. ©) fo. fi. fr. — Fiori e Paol, op. cit., vol. I, 
pag. 48, n. 125. ; 
di Pochi individui, accanto alla specie precedente. Novembre 1903. 
: 15. S. verticillata (L.) P. B. (+) fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, 
; pag. 48, n. 126. 
A Alquanti individui, nei viali del giardino. *Giagno 1904. 
| 16. Digitaria sanguinalis (L.) Scop. (+) fo. fr. — Fiori e Paol., op. cit., 
vol. I, pag. 5l, n. 137. 
Scarsi individui, a pie’ d’ una colonna, nel boschetto. Novembre 
1903. 
. Anthoxanthum odoratum L. % fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., 
vol. I, pag. 54, n. 155. 
Molto comune nei prati del boschetto. Aprile 1904. 
18. Alopecurus agrestis L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit, vol. I, 
; pag. 59, n. 184. 
Rari individui, in qualche prato del boschetto. Maggio 1903. 
. Holcus mollis L. % fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 66, 
n 42M S 
x Non rara nei prati del boschetto. Giugno 1904. 
. 20. H. lanatus L. 9} fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 66, n. 215. 
= Non molto abbondante nei tappeti erbosi, scarsissima nei prati 
del boschetto. Giugno 1904. 
. Arrhenatherum elatius (L.) Pr., M. et K. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., 
op. cit., vol. I, pag. 74, n. 250. 


Comune nei prati e lungo i canali del boschetto. Maggio 1903. 
— La trovai in fiore anche sul finir di novembre. 
32. Cynodon Daetylon (L.) Pers. * 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., 
vol. I, pag. 75, n. 255. 
Parecchi individui, sul muro della cancellata del boschetto. 
Giugno 1904, 
poaeoides P. B. (-) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, 
pag. 82, n. 282. 


8 G. TRINCHIERI 


Alquanti individui, nelle aiuole del giardino. Luglio 1904. 
24. E. pilosa (L.) P. B. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 82, 


n. 283. 
Pochi individui, sul màrgine di aleuni viali del giardino. Giugno 
1904. i m 
25. Dactylis glomerata L. 2| fo. fi. — Fiori e Paol., op. eit, vol L — 
pag. 84, n. 294. i 


Molto abbondante nei prati e nei tappeti erbosi del boschetto. 
Maggio 1903. 
26. Poa bulbosa L. 9| fo. fi. (*) — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 86, 
n. 296. ; 
Diffusissima nei prati del boschetto. Aprile 1904. 
27. P. annua L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 86, n. 297. 
Abbondantissima nelle aiuole, lungo i viali e i muri del giar- ` 
dino, e lungo i viali del boschetto. Marzo 1904. ^ 
Notai individui ben sviluppati in altezza, e più frequente NaN 
individui stentati, raecorciatissimi. 
+ 28. P. trivialis L. e fo. fi. — Fiori e Paol., op. cib, vol. I, pag. 88 
n. i 
Comune nei i bra, nei i tappeti erbosi e lungo qualche canale 
' del Boschetto, molto rara nelle aiuole e ne viali del gies: 
Maggio 1904. 
29. Festuca rubra L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., 9p. cit., vol. I, pag. 91, 
n. 311. 
In un prato del boschetto. Mono 1904. Rara. 
30. Bromus sterilis L. (*) fo. fi. — Fiori e Paol., op. eit., vol. I, pag. 99, 
n. 344. 
Comune nei prati e lungo i canali del boschetto. Maggio 1903. 
La raccolsi fiorita anche allá fine di novembre. sh 
31. B. mollis L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 100, n. 
348. Comune nei prati del boschetto. Aprile 1904. 
32. Brachypodium silvaticum (Huds) P. B. % fo. fi. — Fiori e Paol., A 
op. eit, vol. I, pag. 102, n. 354. 


(! Spighe bulbillifere mature. 


OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 9 


In un prato del boschetto. Maggio 1903. Rara. 
. 33. B. pinnatum (L.) P. B. % fo. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, 
pag. 102, n. 355. 
In un prato del boschetto. Dicembre 1903. Rara. 
(34 Lolium perenne L. ‘| fo. fi. — Fiori e Paol., op. eit, vol. I, pag. 
104, n. 362. 
Assai comune nei prati, meno abbondante nei tappeti erbosi del 
boschetto, rara nei viali del giardino. Maggio 1903. 
35. Agropyrum repens (L.) P. B. 9} fo. — - Fiori e Paol., op. cit., vol. I, 
pag. 105, n. 365. 
Assai scarsamente rappresentata, lungo un viale del giardino. 
«+ Maggio 1904. 
36. Triticum aestivum L. x typicum <) fo. fi. fr. — Fiori e Paol., 
op. eit, vol. I, pag. 107, n. 371. 
Due soli individui, molto alti e vigorosi, sopra un rialto del 
boschetto. Maggio 1904. 
37. Hordeum murinum L. +) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, 
pag. 111, n. 385. 
Scarsi individui, sul muro della SE E del FORAS Maggio 
1903. 
Ivi soltanto. 
CYPERACEAE. 


38. Carex muricata L. « typica 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., 

: vol. I, pag. 129, n. 460. 

Molto scarsa, in un fossato del boschetto. Arte 1904. 

5 divulsa (Good.) 94 fo. fi. — Fiori e Paol., loco citato. 

2 . Sul margine d'un tappeto erboso del boschetto.: Mage RG 
"Be 
C. brizoides L. 5 praecox (Schreb.) 9| fo. fi. .— Fiori e Paol., op. 

eit, vol. I, pag. 130, n. 462. 
In un fossato del Boschetto. Aprile 1904. Rara. 


10 G. TRINCHIERI 


MM 


40. Arum italicum Mill. 9j fo. — Fiori e Paol, op. eit, vol. I, pag. 
148, n. 530. 
| Abbondanti individui, sopra un pendio all’ ombra, nel boschetto. 
Maggio 1903. 

Non la vidi crescere altrove. 

aL * A, triphyllum L. % fo. fi. fr. 
+ Diffusa straordinariamente nelle aiuole e ne’ viali del giardino. 
Aprile 1903. 


LEMNACEAE. 


42. Lemna minor L. 5| fo. — Fiori e Paol., op. eit, vol. I, pag. 151, © 
n. 540. 
Abbondantissima nelle piccole vasche del boschetto. Maggio 1904. 


. LILIACEAE. 


43. donne umbellatum L. 5) fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit, 
vol. I, pag. 187, n. 652. 
Nelle aiuole, nei viali del giardino e nei tappeti erbosi del bo- — 
schetto, dove la trovai in special modo eomune. Maggio 1903. 
Lungo i viali del giardino raccolsi esemplari raccorciatissimi, 
in fiore. 
44. Muscari comosum (L.) Mill. 34 fo. fi. fr. — Fiori e Paol., Op. cit., 
vol. I, pag. 192, n. 676. 
Pochi individui, sui pendii del boschetto. Maggio 1904. 
45. M. racemosum a Mill. % fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, 
- -Frequente Se aiuole e nei viali del giardino, scarsa sui pendii . 
del boschetto. Aprile 1904. 3 
46. Allium vineale E %. fo. fi. (^) — Fiori e Paol 
| pag. 196, n. 688. 


SS eege bulbillifera matura. 


+, Op. cit., vol. L 


OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, KCC. 11 


Alquanti individui, nei tappeti erbosi del oschetto. Aprile 1904. 
= 47. A. ursinum L. 2| fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol, I, pag. 202, 
n. 712. | 
In un tappeto erboso del boschetto. Maggio 1903. 
i Ivi occupa, con un discreto numero di individui, una ristretta 


area ben definita. 
48. Polygonatum officinale All. 9 fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. 
I, pag. 208, n. 733. 
E Un solo individuo, sopra un pendìo del boschetto. Maggio 1904. 
È ` 49. * Triteleia uniflora Lindl. 9| fo. fi. 
Së Searsamente rappresentata, in un viale del giardino. Aprile 1904. 


: AMARYLLIDACEAE. 


50. Narcissus Pseudo-Nareissus L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., 
vol. I, pag. 217, n. 758. 
Pochi individui, sopra un rialto del boschetto. Marzo 1904. 


IRIDACEAE. 


Iris germanica L. 9) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 224, 
EIA 

Un solo individuo, sul margine d’ un tappeto erboso del boschetto 
Maggio 1904. 


n 


Dicotyledoneae. 

Archichlamydeae. 

p BETULACEAE. 

52. Corylus Avellana L. h fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 267, 
: . n. 898. 


‘Pochi individui, sopra un pendio del boschetto. Maggio 1904. 


12 G. TRINCHIERI 


FAGACEAE. 


53. * Quercus ambigua Michx. bh fo. 


Un solo individuo, in un viale del giardino. Gideni i 1904. 
ULMACEAE. 


54. Ulmus campestris L. f; fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 274, 
n. 910. ‘2 
Nelle aiuole e nei viali del giardino e sopra un pendìo del bo- 
schetto. Maggio 1904. 
È comunissima a cagione dell'enorme quantità di semi, che 
il vento trasporta pell" Ort: dai Bros viali del pareo del Va- 
lentino. 
55. Celtis australis L. fj fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 275, 
n. 912. rt 
Sul muro della cancellata del boschetto. Maggio 1904. Rara. 


MORACEAE. 


56. Broussonetia papyrifera (L.) Vent. h fo. — Fiori e Paol., op. eit, - 
vol. L pag. 276, n. 914. : 
Un solo individuo, sopra un pendio del boschetto. Maggio 1904. ` 


URTICACEAE. 


57. Urtica dioica L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 278, 
n. 924. 
Assai comune nei tappeti erbosi, meno frequente nei prati e 

lungo i canali del boschetto. Maggio e dicembre 1903. 
98. Parietaria officinalis L. % fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. * 
pag. 279, n. 926. 
Lungo i muri del giardino; é lungo i canali, nei prati e we ip- 
peti erbosi del boschetto, nei enc è particolarmente comune. 
ettari 1903, 


OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 13 
ARISTOLOCHIACEAE. 


. 59. Aristolochia Clematitis L. % fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, 
pag. 289, n. 954. 
Pochi individui, in un viale del giardino. Giugno 1904. 


POLYGONACEAE. 


60. Polygonum viviparum L. 9} fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, 
pag. 293, n. 965. 

E Searsi individui, sopra un pendio del boschetto. Giugno 1904. 
E o. P. aviculare L. (+) fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 295, 
EC n. 973. 
Searsamente rappresentata, ne' viali del giardino. Giugno 1904. 
62. * P. cuspidatum Sieb. 9| fo. 
r Frequente lungo un pendio del boschetto. Aprile 1904. 

lvi soltanto mi fu dato di vederla. 
. 63. Rumex obtusifolius L. % fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, 
E pag. 299, n. 985. 
3 Scarsamente rappresentata, sui pendii del boschetto. Maggio 1903. 
Pes R. Acetosa L. % fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 301, 
à n. 991. 

Comune nei prati, nei tappeti erbosi e sui pendii del boschetto. 
Aprile 1904. 


CHENOPODIACEAE. 


| Beta trigyna W. et K. J fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, 
d pag. 309, n. 1005. 

. Un solo individuo, sopra un pendio del boschetto. Maggio 1904. 
. 65. Chenopodium Vulvaria L. +) fo. fi. — Fiori e Paol., op. eit., vol. I, 
pag. 310, n. 1009. 

Pochi individui, nei viali del giardino. Giugno 1904. 

Ch. album L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 312, 
n. 1015. 


14 SE XS CS oS E Nan ee KEPT 


Un solo individuo, sopra un pendio del doschetto. Luglio 1904. 
68. Ch. Botrys L. (-) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit, vol, I, pag. 312, 
n. 1017. 
Rari individui, nei viali del boschetto, Lugli 1904. 


x 
ti 
CS 


AMARANTACEAE. 


69. Amarantus deflexus L. © fo. fr. — Fiori e Paol., op. e vol. ki ù 
pag. 323, n. 1054. 


Rari individui, Aarno a una vasca | del boschetto. Novembre 1903. 
NYCTAGINACEAE. 


70. * Oxybaphus glabrifolius Vahl. 9 fo. : fe 
Un solo individuo, sopra un pendìo del boschetto. Maggio 1904. 


PORTULACACEAE. 


71. Portulaca oleracea L. (+) fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. —— 
328, n. 1068. + 
Nei viali del giardino. Magro 1904. | 
Prima abbondantissima, ora è divenuta molto scarsa. 
72. P. grandiflora Hook. (+) fo. — Fiori e Paol., op. eit., vol. I, pag 329, 
n. 1069. 
Un solo individuo, in un viale del giardino. E 1904. 


CARYOPHYLLACEAE. 


73. TESCH Soin 1 L (+) fo. fi — Fiori e Paol, op. cit., 
vol. I, pag. 336, n. jon. 
Scarsi individui, a pie’ d'una ona, nel boschetto. Novembre ` 

1903. : 
74. Arenaria serpyllifolia L. T fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. yen. 
vol. I, pag. 345, n. 1115. 


| OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 15 


Scarsi individui, nei viali del giardino e sopra un muro del ào- 
schetto. Maggio 1903. 
75. Moehringia trinervia (L.) Clairv. (*) fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. 
cit., vol. I, pag. 346, n. 1121. 
Frequente nei tappeti erbosi del boschetto. Maggio 1903. 
76. Stellaria media (L.) Cyr. 9| fo. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, 
pag. 348, n. 1126. 
Abbonda nelle aiuole, lungo i viali, i muri del giardino e nei 
tappeti erbosi del boschetto. Marzo 1903. 
77. Cerastium triviale Lk. (+) fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, 
pag. 352, n. 1142. 
È Comune nelle aiuole, nei viali del giardino e nei tappeti erbosi 
4 del boschetto. Maggio 1903. S 
78. Lychnis Flos-cuculi L. % fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, 
pag. 356, n. 1151. 
Sparsa per i prati del Boschetto. Maggio 1903. 
Raccolsi qualehe esemplare di questa specie, fiorito, anche nel 
D. mese di novembre. 
= 79. Silene vulgaris (Moench) Garcke 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., 
vol. I, pag. 359, n. 1159. 
Comune nei prati e nei tappeti erbosi del boschetto. Maggio 1903. 
In tutti gli individui esaminati trovai cortissimi gli stami e 
invece sporgenti assai i tre stili. 
80. Saponaria officinalis L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, 
. pag. 371, n. 1207. 
Non rara nei viali del giardino. Giugno 1904. . 


È RANUNCULACEAE. 


| 8l. Clematis Vitalba L. h fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 492, 
E. n. 1546. 

Scarsi individui, sopra un pendio del boschetto. Maggio 1904. 
82. Thalietrum foetidum L. 5 minus (L.) 9| fo. Fiori e Paol., op. cit., 
S vol. I, pag. 493, n. 1550. 


16 i. G. TRINCHIERI 


Un solo individuo, sopra un pendio del boschetto. Maggio 1904. 
83. Anemone ranunculoides L. % fo. fi. — Fiori e Paol., xx cit; vol. "E 
pag. 496, n. 1557. 
Parecchi individui, sopra un pendio del boschetto, non lungi da 
una cascata. Aprile 1904, 
Cresce in questa sola località. 
84. A. nemoresa L. % fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 496, 
r. 1558. 
Pochi individui, accanto alla specie precedente. Aprile 1904. 
Non la trovai altrove. 
85. Ranuneulus Fiearia L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, 
pag. 906, n. 1586. E 
Abbonda nei tappeti erbosi e nei viali del boschetto. Marzo 1904. E. 
Raccolsi spesso, insieme con esemplari molto sviluppati in al- ` 
tezza, esemplari estremamente raccorciati, im fiore. Sas spe- 
cie manca affatto nel giardino. 
86. R. repens L. % fo. fi. — Fiori e Paol., op. eit., vol. I, pag. 510, - 
n. 1599. E 
Molto meno abbondante della specie precedente, nei prati del 
boschetto. Maggio 1903. 
87. R. acer L. % fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit. pag. 513, n. 1604. 
Nei prati e nei tappeti erbosi del boschetto. Maggio 1903. 
Per quantità d' individui, occupa il secondo posto dopo il A. 
Ficaria. Raccolsi numerosi esemplari di questa specie, fioriti, nei 
mesi di novembre e dicembre. 
88. R. bulbosus L. 9 fo. fi. fr. — Fiori e Paol., Op. "E vol. I, pag. 513, 


n. 1607. 
Non molto abbondante, nei Tor on del boschetto. Ma 
1903. 
89. Caltha palustris L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. eit, vol. T, pag. 
516, n. 1613. 


e o tre individui, sopra un aw. umido del boschetto. ue E 


90. Aquilegia vulgaria L 3 fo. fi. — Fiori e Paol., op. eit, vol. 4 
pag. 521, n. 1626. 


OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA P AVVENTIZIA, ECC. 17 


Searsi individui, presso un muro del giardino e sul margine di 
alcuni canali del doschetto. Maggio 1904. 
91. Delphinium Aiacis L. (*) fo. fi; — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, 
pag. 523, n. 1628. 
Searsamente rappresentata, lungo un muro del giardino. Giugno 


PAPAVERACEAE. 


92. Fumaria eapreolata L. ©) fo. fi — Fiori e Paol., op. eit. vol. I, 
pag. 478, n. 1521. 
Un solo individuo, sul margine d'un prato del boschetto. Maggio 
1904. 
93. F. offieinalis L. : parviflora (Lam.) ©) fo. fi. — Fiori e Paol., op. 
cit., vol. I, pag. 480, n. 1522. 
Un solo individuo, sopra un muro del giardino. Giugno 1904. 
94. Corydalis lutea (L.) DC. 9 fo. fi — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, 
pag. 481, n. 1525. ; 
Un individuo soltanto, sopra un pendio umido del boschetto. No- 
vembre 1903. 
95. C. cava (L.) Schwgg. et Krt. 9| fo. fi — Fiori e Paol., op. cit., 
vol. I, pag. 482, n. 1527. 
Un solo individuò, presso un sedile di pietra, nel boschetto. 
Marzo 1904. 
96. Chelidonium majus L. % fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, 
pag. 483, n. 1529. 
Abbondantissima nei prati, nei tappeti erbosi e lungo i canali 
del boschetto. Maggio 1903. : 
: 97. Glaucium flavum Crantz (+) fo. fi. fr. — Fiori e Paol. op. eit., vol. I, 
pag. 484, n. 1530. 
Un solo individuo, sur un pendio del boschetto. Giugno 1904. 
. 98. Papaver Rhoeas L. z typicum <) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., 
| | pag. 485, n. 1535. 
3 Due o tre individui, in un’aiuola del giardino. Aprile 1904. 
€ dubium (L.) (*) fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. eit., vol. I, pag. 486. 
: vs ?. Malpighia, Anno XIX, Vol. XIX. 


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18 G., TRINCHIERI 


Pochissimi individui, in un’ aiuola del giardino. Giugno 1904. 
99. P. somniferum L. (+) fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 486, 
n. 1536. 
Assai scarsamente rappresentata , in un'aiuola del giardino. 
Aprile 1904. 
CAPPARIDACEAE. 


100. * Cleome viscosa L. `. fo. 
Alquanti individui, nei viali del giardino. Giugno 1904. 


CRUCIFERAE. 


101. Arabis glabra (L.) Bernh. (>) fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., 
vol. I, p. 427, n. 1325. 
Scarsamente rappresentata, su alcuni pendii del boschetto. Maggio 


1904. 
102. A. hirsuta (L.) Scop. (>) fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, 
pag. 428, n. 1329. 
Parecchi individui, lungo un muro del giardino. Maggio 1904. 
103. A. Thaliana L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 430, 
n. 1341. 
Frequente nelle aiuole, nei viali del giardino e sui pendii del 
boschetto. Aprile 1904. 
104. Alliaria officinalis Andrz. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op., eit., vol. I, 
pag. 434, n. 1358. 
Pochi individui , sopra un mucchio di terriccio, nel boschetto. 
Aprile 1904. 
105. Barbarea vulgaris R. Br. © fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, 
pag. 434, n. 1359. 
Pochi individui, sopra un pendio del boschetto. Maggio 1903. 
106. Nasturtium silvestre (L.) R. Br. % fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., 
vol. I, pag. 435, n. 1363. . gë 
Su alcuni pendii del boschetto. Giugno 1903. 
Non è frequente. 


108. 


109. 


112. 


115. 


116. 


OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 19 


Cardamine hirsuta L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, 
pag. 439, n. 1374. 
Comune nelle aiuole, nei viali del giardino e sui rialti del ġo- 
schetto. Marzo 1904. 
Eruca sativa Mill. (-) fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 442, 
n. 1387. 
Un solo individuo, in un viale del giardino. Giugno 1904. 
Brassica Sinapistrum Boiss. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., Op. eit., 
vol. I, pag. 444, n. 1394. 
In un prato del boschetto. Maggio 1903. Rara. 


. B. oleracea L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 445, 


n. 1401. 
Un individuo soltanto, sopra un mucchio di terriccio, nel bø- 
schetto. Maggio 1903. 


. Raphanus sativus L. (+) fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. eit., vol. I, 


pag. 451, n. 1420. 
Un individuo solo, in un prato del boschetto. Maggio 1903. 
* Bunias orientalis L. 9) fo. fi. — Gren. et Godr., Fl. de Fr., 
tom. I, pag. 158. 
Un solo individuo, sur un pendìo del boschetto. Maggio 1904. 


+ Draba muralis L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 


462, n. 1466. 
Comune sui rialti erbosi e sui pendii del boschetto. Aprile 1904. 


- Calepina Corvini (All) Desv. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., 


vol. I, pag. 465, n. 1476. 
Scarsamente rappresentata, sopra un pendio del boschetto. Aprile 


Lepidium Draba L. 9| fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, 
pag. 466, n. 1479. 
Rari individui, in un'aiuola del giardino. Giugno 1904. 
L. latifolium L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. 1, pag. 466, 
_n. 1482, 
Sopra un pendio del boschetto. Maggio 1904. 
Pochi individui. 


20 G. TRINCHIERI 


117. L. campestre (L.) R. Br. (©) fo. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, 
pag. 467, n. 1487. 
Un solo individuo, accanto alla specie precedente. Maggio 1904. 
118. Capsella Bursa-pastoris (L.) Muench © fo. fi. fr. — Fiori e Paol., 
op. cit., vol. I, pag. 469, n. 1491. 
Abbondantissima nelle aiuole, lungo i viali e i muri del giar- 
dino; scarsissimi individui, qua e là, nel boschetto. Marzo 1904. 
Frequentissimi, specialmente nei viali del giardino, gli indi- 
vidui nani. 


RESEDACEAE. 


119. Reseda luteola L. (9 fo. fi. fr. — Fiori e Paol., Op. cit., vol. I, 
pag. 410, n. 1302. . 
Un solo individuo, in un viale del giardino. Maggio 1904. 
120. R. Phyteuma L. y odorata (L.) © fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., 
vol. I, pag. 411, n. 1305. 
Un solo meschino individuo, in un viale del giardino. Maggio 


1903. 
CRASSULACEAE. 


121. Sedum sexangulare L. B aere (L.) % fo. fi. — Fiori e Paol., op. 
: cit, vol. I, pag. 549, n. 1717. 
Scarsamente rappresentata, lungo il muro della cancellata del 
boschetto. Giugno 1904. 


ROSACEAE. 


122. Prunus Persica (L.) Stok. f; fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, 
pag. 557, n. 1739. 
Un solo individuo, sul margine d’un pendio del boschetto. Aprile 
1904. 
123. * Spiraea bella Sims. h fo. fi. 
Quattro 0 cinque individui, sul margine d’una piccola vasca 
“del boschetto. Giugno 1904. 


OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 21 


124. Geum urbanum L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 
565, n. 1763. 
Sopra un pendio del boschetto. Giugno 1903. Rara. 
125. Potentilla reptans L. % fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. eit., vol. I, 
pag. 570, n. 1780. 
Non molto abbondante, sul margine d'un viale del boschetto. 
Maggio 1903. 
Raecolsi un esemplare avente le foglie eon 7 foglioline. 
126. Fragaria vesea L. 9 fo. fi. fr. — Fiori e Paol. , Op. cit., vol. I, 
pag. 577, n. 1798. 
Su alcuni pendii e lungo il muro della cancellata del ooschetto. 
Aprile 1903. Scarsa. 
127. Fr. indica Andr. % fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 
77, n. 1799. 
Lungo il muro della cancellata del boschetto, Maggio 1903. 
Ivi molto abbondante. 
128. Rubus fruticosus L. v caesius (L.) ħ fo. fi — Fiori e Paol., op. 
cit., vol. I, pag. 580, n. 1802. 
Pochissimi individui, sul margine d' una piccola vasca del do- 
. schetto. Giugno 1903. 
129. Agrimonia Eupatoria L. % fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, 
pag. 582, n. 1803. 
Un solo individuo, sopra un pendio del boschetto. Giugno 1904. 
130. Poterium Sanguisorba L. 9| fo. fi. — Fiorie Paol., op. cit., vol. I, 
pag. 586, n. 1810. 
Sopra un pendio del boschetto. Maggio 1904. 
Rari individui. 
131 * Rhodotypus kerrioides Sieb. h fo. 
Parecchi individui, sul margine d'una vasca del boschetto. Giugno 
1904. 
Ivi soltanto. 
LEGUMINOSAE. 
132. Medicago lupulina L. ©) fo. fi. — E iori e Paol, op. cit., vol. II, 
pag. 31, n. 1927. 


133. 


-134. 


135. 


136. 


139. 


141. 


G. TRINCHIERI 


S' incontra di rado nei prati del boschetto. Maggio 1904. 
M. sativa L. % fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit, vol. II, pag. 32, 
n. 1930. 
Comune nei prati del boschetto. Giugno 1904. 
Melilotus officinalis (L.) Lam. (+) fo. fi. — Fiori e PaoL, op. cit., 
vol. II, pag. 44, n. 1963. 
Presso un muro del boschetto. Giugno 1904. 
Unieo individuo. 
Trifolium pratense L. % fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, 
pag. 56, n. 1998. 
Assai comune nei prati del boschetto. Aprile 1903. 
La raccolsi in fiore anche sul finir di novembre. 
T. repens L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 62, 
n. 2017. 
Nelle aiuole del giardino e nei prati del boschetto. Aprile 1904. 
Molto searsa in confronto alla specie precedente. 
Lotus cornieulatus L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol II, 
pag. 72, n. 2043. 
Sul margine d'un viale del boschetto. Maggio 1904. 
Un solo individuo. 


. Galega officinalis L. 9| fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 


87, n. 2090. 
Pochi individui, attorno ad una vasca del giardino. Maggio 1904. 
Robinia Pseudo-Acacia L. h, fo. — Fiori e Paol., op. eit., vol. II, 
pag. 88, n. 2092. 
Scarsi individui, sopra un pendìo del boschetto. Maggio 1904. 


. Coronilla Emerus L. f, fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 


92; n, 2106. 
Un solo individuo, in un viale del giardino. Giugno 1904. 
Lathyrus silvester L. J fo. — Fiori e Paol., op. eit., vol. II, pag. 
102, n. 2130. 
In un prato del boschetto. Giugno 1904. 
Unieo individuo. 


142. Vicia sativa L. +) fo. fi. — Fiori e Paol., op. eit., vol. IL, pag. 111, 


n. 2160. 


OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 23 


Pochi individui, nei prati del boschetto. Maggio 1904. 
143. * Caragana frutescens DC. f, fo. 
Rari individui, nelle aiuole del giardino. Giugno 1904. 


GERANIACEAE. 


144. Geranium molle L. (+) fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, 
pag. 235, n. 2474. 
Searsissima nelle aiuole del giardino, non rara nei tappeti erbosi 
del boschetto. Maggio 1903. 


OXALIDACEAE. 


145. Oxalis corniculata L. « typica (-) fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. 
cit., vol. II, pag. 246, n. 2505. 
Comune nelle aiuole, nei viali del giardino e sui margini dei 
viali del boschetto. Aprile 1904. 
B stricta (L.) ©) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 247. 
Addossata alle pareti delle serre, nel giardino, e sui margini 
dei viali, nel boschetto. Maggio 1903. 
Meno abbondante della specie precedente. 


EUPHORBIACEAE. 


146. Euphorbia Chamaesyce L. (+) fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., 
vol. II, pag. 275, n. 2574. 
Comunissima nei viali del giardino. Giugno 1904. 
147. E. Lathyris L. 6>) fo. fi. — Fiori e Paol, op. cit., vol. IL, pag. 275, 
n. 2577. 
Parecchi individui, nelle aiuole e nei viali del giardino. Maggio 


148. E. Peplus L. +) fo. fr. — Fiori e Paol., op. cit. vol. II, pag. 282, 
n. 2595. 


24 G. TRINCHIERI 


Nelle aiuole del giardino e più specialmente in qualehe depres- 
sione di terreno del boschetto. Novembre 1903. 
Non molto frequente. 
149. Mercurialis perennis L. 9| fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. 
IL pag. 291, n. 2622. 
Sopra un pendìo del boschetto. Maggio 1903. 
Abbondante, ma quivi soltanto. 
150. M. annua L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., e cit., vol. II, pag. 291, 
n. 2623. 
Parecchi individui, lungo un viale del giardino. Giugno 1904. 
151. Aealypha virginica L. (*) fo. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, 
pag. 292, n. 2624. 
Un individuo solamente, sul margine d'un canale del boschetto. 
Novembre 1903. 


CELASTRACEAE. 


152 Evonymus europaeus L. f, fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, 
pag. 219, n. 2443. 
Rari individui, sopra un SEN all ombra, nel boschetto. Giu- 
gno 1904. 
ACERACEAE. 


153. Acer campestre L. h fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 221, 
n. 2448. 


3 


1904. 


PI tata, accanto alla specie precedente. Giugno 


154. A. platanoides L. ħ fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. pii pag. Ger 


n. 2449. 
Non molto Zeene nelle aiuole e nei viali del giardino Aprile 
904. - 


. 155. A. Negundo L. f fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. IL, pag. 223, 
n. 2452. 
Sopra un pendio del Age Maggio 1903, 
Non é frequente. 


Za 
À 


OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 25 


HIPPOCASTANACEAE. 


pd 


96. Aesculus Hippocastanum L. f; fo. — Fiori e Paol., Op. eit., vol. II, 
pag. 223, n. 2453. 
Numerosi individui, sopra un muechio di terriccio, nel boschetto. 
Aprile 1904. 
VITACEAE. 


m 


27. Parthenocissus quinquefolia (L.) Planch. h fo. — Fiori e Paol., 
op. cit., vol. II, pag. 217, n. 2435. 
Searsamente rappresentata, sopra un muro ali ombra, nel ġo- 
E schetto. Maggio 1904. 
|. 158. Vitis vinifera L. f fo. — Fiori e Paol, op. cit., vol. IT, pag. 217, 
; n. 2436. 
Due o tre individui, sopra un rialto erboso del boschetto. Mag- 
gio 1904. 
. MALVACEAE. 


. 159. Malva Aleea L. % fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 266, 
$4 n. 2552. SERRE 
Un solo individuo, sopra un pendio all'ombra, nel boschetto. Giu- 
. gno 1904. 
| 160. M. silvestris L. (©) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 267, 
E i . n. 2553. i 
È Un solo individuo, in un’aiuola del giardino. Maggio 1904. 
Non cresce mai — a quanto mi fu riferito — nell’ aiuola ad 
essa assegnata, sebbene ogni anno vi sia seminata. - 
l. Abutilon Avicennae Gaertn. (+) fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, 
pag. 268, n. 2558. 
In un'aiuola del giardino. Giugno 1904. 
Un individuo soltanto, 


162. 


l 


Dì 
EA 


165. 


166. 


167. 


G. TRINCHIERI 
GUTTIFERAE. 
Hypericum perforatum L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, 
pag. 388, n. 1254. 


Un solo individuo, sopra un pendio del boschetto. Luglio 1904. 


VIOLACEAE. 


. Viola eanina L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, pag. 402, 


n. 1292. 
Sul margine d'un tappeto erboso del boschetto. Marzo 1904. 
Scarsa. 


. V. hirta L. « odorata (L.) 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. I, 


pag. 405, n. 1294. 
Sopra un rialto erboso del boschetto. Marzo 1904. 
Non molto abbondante. 
V. tricolor L. x arvensis (Murr.) (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. 
cit., vol. I, pag. 408, n. 1301. 
Soltanto un individuo, in un viale del giardino. Maggio 1903. 
* V. cucullata Ait. Ell. 9| fo. fi. j 
Nei prati, lungo i canali, ma straordinariamente comune nei - 
tappeti erbosi e sui pendii del boschetto, dove s'espande ogni anno 3 
più. Marzo 1903 i 
LYTHRACEAE. 


Lythrum Saliearia L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, 
pag. 129, n. 2199. 

Un solo individuo, sul margine d'un viale del giardino. Giugno 1 
1904. i 
OENOTHERACEAE. 


. Epilobium parviflorum Schreb. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., | 


vol. II, pag. 132, n. 2207. 
Un individuo soltanto, sopra un muro del boschetto. Luglio 1904. 


OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 27 


169. Oenothera biennis L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, 
pag. 134, n. 2216. 
Sopra un pendìo del boschetto. AM 1904. 
Unico individuo. 


ARALIACEAE. 


170. Hedera Helix L. h fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 137, 
n. 2224. 
Sopra un muro del giardino e sul tronco di aleuni alberi del 
boschetto. Maggio 1903. 
Non molto abbondante. 


UMBELLIFERAE. 


171. Pimpinella major L. (Huds.) 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., 
vol. II, pag. 163, n. 2284. 
Sopra un pendio del boschetto. Giugno 1904. 
| Searsissima. 
172. Aegopodium Podagraria L. % fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., 
vol. II, pag. 166, n. 2294. 
Scarsamente rappresentata, sopra un pendio del boschetto. Maggio 
1903. 
173. Pastinaca sativa L. ©» fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, 
pag. 178, n. 2333. . 
Alquanti individui, nei prati del boschetto. Giugno 1904. 
174. Heracleum Sphondylium L. 9| fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., 
vol. II, pag. 183, n. 2349. 
; Scarsi individui, in un tappeto erboso del boschetto. Maggio 1904. 
175. * H. Mantegazzianum Somm. Lev. J fo. 
Pochi individui, in un'aiuola del giardino. Maggio 1904. 
176. Daueus Carota L. @) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 
185, n. 2355. 
Non molto frequente nei prati del boschetto. Maggio e novem- 
bre 1903. 


28 G. TRINCHIERI 


177. Chaerophyllum temulum L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., 
vol. IT, pag. 200, n. 2392. | 
Rari individui, in un prato del boschetto. Maggio 1904. 
178. Conium maeulatum L. **) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, 
pag. 204, n. 2404. 
 Alquanti individui, sopra un mucchio di terriccio e nei viali 
del boschetto. Maggio 1904. 


Metachlamydeae. 
PRIMULACEAE. 


179. Primula acaulis (L.) Hill, Jacq. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., 
vol. II, pag. 309, n. 2662. 
Frequente nei tappeti erbosi e sul margine d'una cascata, nel 
boschetto. Febbraio 1904. 
Raccolsi esemplari tanto brevistili ehe longistili. 
180. Lysimachia Nummularia L. 9) fo. fi — Fiori e Paol., op. cit., 
vol. IT, pag. 323, n. 2697. 
Lungo i fossati del boschetto. Aprile 1904. Scarsa. 
181. Anagallis arvensis L. + phoenicea (Scop., All.) (+) fo. fi. — Fiori 
e Paol., op. cit., vol. II, pag. 324, n. 2700. 
Un solo individuo, in un prato del boschetto. Giugno 1904. 


* .. GENTIANACEAE. 


182. Erythraea Centaurium (L.) Pers. (*) fo. fi — Fiori e Paol., op. 
eit, vol. II, pag. 358, n. 2770. 
Pochi individui, sul margine d' una. vasca del giardino. Giugno 
1904. 
Ivi soltanto. 
APOCYNACEAE. 


183: ^ Apoeynum androssemifollum L. o fo. 
Rari individui, nei vjali del giardino. Maggio 1904. 


e EE 


OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 29 


ASCLEPIADACEAE. 


. * Asclepias phytolaccoides Pursh. 9| fo. 
Alquanti individui, nelle aiuole e ne' viali del giardino. Mag- 
gio 1904. 
CONVOLVULACEA EE. 


5. Convolvulus arvensis L. % fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, 
: pag. 387, n. 2842, 

Nelle aiuole, lungo i viali e i muri del giardino, e ne' prati 
e lungo i viali del boschetto. Maggio 1903. 

Già abbondantissima, continua ad acquistar terreno. 
. C. sepium L. 9% fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 387, 
n. 2843. 

Sul margine di alcuni viali del boschetto. Giugno 1904. 

Rara. UE 

BORRAGINACEAE. 


- Myosotis arvensis (L.) Lam. æ intermedia (Lk.) (*) fo. fi. — Fiori 
e Paol., op. eit, vol. II, pag. 371, n. 2797. 
Non rara nei prati e sopra un pendio ombroso del boschetto. 
Maggio 1903. 
. Anchusa italica Retz. 9| fo. fi. — Fiori e Paol, op. eit, vol. II, 
pag. 375, n. 2809. | 
In un'aiuola del giardino. Maggio 1904. 
Unico individuo. 
- A. officinalis L. © fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 375, 
n. 2810. 
Un solo individuo, in un’ aiuola del giardino. Giugno 1904. 
- Borrago officinalis L. (*) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, 
pag. 377, n. 2814. 
Un individuo soltanto, in un’aiuola del giardino. Maggio 1904. 


G. TRINCHIERI 


VERBENACEAE. 


191. Verbena officinalis L. 9| fo. fr. — Fiori e Paol., op. eit., vol. III, 


pag. 85, n. 3218. 
Assai searsamente rappresentata, su aleuni pendii del boschetto. 
Novembre 1903. 


LABIATAE. 


192. Ajuga reptans L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, pag. 7, 


n. 3064. 
Non rara in alcuni prati del Zoschetto. Aprile 1909. 


193. Teucrium Botrys L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, 


pag. 11, n. 3078. 
Un solo individuo, sopra un pendìo del boschetto. Maggio 1904. 


194. Glechoma hederacea L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, 


pag. 26, n. 3117. 
Pochi individui, attorno a un albero del boschetto. Maggio 1904. 


195. Brunella vulgaris L. 9| fo. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, 


pag. 27, n. 3120. 
Rari individui, sotto un gruppo di abeti, nel boschetto. Novembre 
1903. 


196. Lamium amplexieaule L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. 


III, pag. 35, n. 3133. 
Comune nelle aiuole e nei viali del giardino, e in alcuni viali 
del boschetto. Aprile 1904. 


197. L. purpureum L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, pag. 


36, n. 3135. 
Comune nelle aiuole, lungo i viali e i muri del giardino, e 
lungo alcuni viali del boschetto. Maggio 1903. 
Fiorita anche nei mesi di novembre e dicembre. 


198. Leonurus Cardiaea L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. eit., vol. III, 


pag. 37, n. 3138. 
Sopra un pendio del boschetto. Giugno 1904. 
Unico individuo. ` 


OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 3l 


199. Ballota nigra L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, pag. 39, 
n. 3142. 
Sopra un pendio del boschetto. Giugno 1904. Rara. 
200. Stachys silvatiea L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, 
pag. 44, n. 3153. 
Parecchi individui, sopra un pendio del boschetto. Maggio 1904. 
201 *S. setifera C. A. M. 9| fo. 
Un solo individuo, in un'aiuola del giardino. Luglio 1904. 
202. Salvia pratensis L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit.. vol. III, 
pag. 51, n. 3175. 
Assai comune nei prati del boschetto. Aprile 1903. 
Fiorita anche in novembre. : 
203. Satureja hortensis L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, 
pag. 55, n. 3180. 
Pochi individui, sparsi per i viali del giardino. Luglio 1904. 


pag. 6l, n. 3194. 
Assai scarsamente rappresentata, sul margine d'una piccola 
vasca del boschetto. Maggio 1903. 
205. Lycopus exaltatus L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol III, 
pag. 70, n. 3208. 
Un solo individuo, in un prato del boschetto. Luglio 1904. 


SOLANACEAE. 


Left TIRO EE Lis à 


206. Hyoscyamus niger L. (-) fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, 
; i pag. 395, n. 2859. 
P. Tre individui soltanto, sopra un pendio ombroso del boschetto. 
Giugno 1904. 

A quanto mi fu riferito, seminata ripetutamente in un'aiuola 


del giardino, non la si vide mai crescere in essa. 
207. Nicotiana affinis Hort. ©) fo. fi. 
In alcuni viali del giardino. Aprile 1904. 
Non molto frequente. 


204. S. vulgaris (L.) Bég. % fo. fi. — Fiori e Paol., op. eit, vol. III, 


See KE 
à 


Se esa 
KS 


32 G. TRINCHIERI 


208. Solanum nigrum L. (+) fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, 1 | 


pag. 399, n. 2871. 
In alcuni viali del giardino e del boschetto. Maggio 1903. 
Non è frequente. 


209. Nicandra physaloides (L.) Gaertn. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. E | 


cit., vol. II, pag. 404, n. 2879. 
Rari individui, in un viale del giardino. Giugno 1904. 


SCROPHULARIACEAE. 


210. Verbaseum phlomoides L. +) fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, 4 


pag. 410, n. 2886. 


Sul margine di alcuni tappeti erbosi del boschetto. Maggio 1904 | | 
Ora è divenuta scarsissima, mentre un tempe era assai abbondante. 3 
211. V. Blattaria L. 3) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 4H, i È 


n. 2888. 


Un solo individuo, sul margine d'un tappeto erboso del boschetto. — 


Novembre 1903. 


212. V. pulverulentum Vill. zi fo. fi — Fiori e Paol., op. cit., vol. IL, « 


| E 
. : 


pag. 412, n. 9891. 


Sul margine d'un tappeto erboso del boschetto. Maggio 1904. 3 


Scarsissima. 


213. Linaria Cymbalaria (L.) Mill. % fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit, | 


Am 
Ds 


vol. IT, pag. 418, n. 2900. 
Nelle fessure dei muri del giardino. Maggio 1908. 
Non è molto frequente. 
bs Veroniea Anagallis (L.) Mill. 03 fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., 
CI vol. II, pag. 434; n. 2948. 
In aleuni viali del giardino. Giugno 1904. Scarsa, 
215. v. Chamaedrys L. 9| fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. eit, vol. II, 
pag. 436, n. 295]. 


Comune nelle aiuole, lungo i viali del giardino, nei prati e nei è 


tappeti erbosi del boschetto. Aprile 1903. 


216. V. serpyllifolia L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit. vol. II, pag. 


439, n. 2962. 


OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 33 


Scarsamente rappresentata, su alcuni pendii del boschetto. Maggio 
1903. 
217. V. praecox All. (+) fo. fi. — Fiori e i Paol, , Op. eit, vol. II, pag. 441, 
n. 2971. 
Pochi individui, nei tappeti erbosi del boschetto. Maggio 1903. 
218. V. persiea Poir. (-) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 442, 
n. 2972. 
Comune nelle aiuole e nei viali del giardino, nei tappeti erbosi 
e sui pendii del boschetto. Marzo 1904. 
219. V. hederaefolia L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, pag. 
442, n. 2974. 
Searsamente rappresentata, lungo un muro del giardino e su 
alcuni rialti erbosi del boschetto. Marzo 1904. 
20. Digitalis purpurea L. % fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, 
pag. 444, n. 2979. 
Rari individui, sopra un pendio del boschetto. Maggio 1904. 


^2 


BIGNONIACEAE. 


22]. Tecoma radicans (L.) Juss. fj fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. II, 
pag. 487, n. 3062. 
Pochi individui, sopra un muro del boschetto. Maggio 1904. 


PLANTAGINACEAE. 


222. Plantago media L. 9| fo. — Fiori e Paol., op cit., vol. III, pag. 94, 
n. 3236. 
Sopra una gradinata, entrando nel boschetto. Maggio 1904. 
Di questa specie non mi fu dato raccogliere che un solo esemplare. 
P. lanceolata L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, pag. 96, 
n. 3242. 
Assai comune nei prati del boschetto. Maggio 1903. 


3. Malpighia, Anno XIX, Vol. XIX. 


34 G. TRINCHIERI 


- RUBIACEAE. 


224. Galium Mollugo L. 9| fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, 
pag. 109, n. 3271. 
Comunissima nei prati e nei tappeti erbosi del boschetto, rara 


nelle aiuole del giardino. Maggio 1903. 
CAPRIFOLIACEAE. 


225. Sambucus Ebulus L. 9| fo. — Fiori e Paol., op. eit., vol. III, pag. 
125, n. 3310. 
In un'aiuola del giardino. Maggio 1904. Rara. 
226. S. nigra L. f, fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, pag. 125, n. 3311. 
Sul margine d'un fossato del boschetto. Maggio 1904. 
Non molti individui. 


ADOXACEAE. 


227. Adoxa Moschatellina L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, 
pag. 124, n. 3309. 
Numerosi individui, a pie’ d'un faggio, nel boschetto. GE 1904. 
Non mi fu dato trovarla altrove. 


VALERIANACEAE. 
228. Valeriana sp., fo. 
Uno o due individui, lungo un muro del giardino. Maggio 1904. 
229. Valerianella olitoria (L.) Pollich (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. 
eit, vol. III, pag. 136, n. 3342. 
Diversi individui, nei prati del boschetto. Aprile 1904. 


DIPSACACEAE. 
230. Dipsacus silvestris Huds. © fo. fi. — Fiori e Paol., op. eit., vol. III, 


.. pag. 142, n. 3358. 
In un tappeto erboso del boschetto. Maggio 1904. Rara. 


| OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 35 
` CUCURBITACEAE. 
231. Ecballium Elaterium (L.) A. Rich. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. 
cit., vol. III, pag. 158, n. 3389. 
Un individuo soltanto, sul margine d'un viale del giardino. 
Giugno 1904. 
232. * Thladiantha dubia Bunge (+) fo. 
Molti individui, sopra un pendio del boschetto. Maggio 1904. 
Ivi soltanto. 
CAMPANULACEAE. 
233. Campanula rapunculoides L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol. op. cit., 


vol. III, pag. 186, n. 3454. 
Parecchi individui, lungo un muro del giardino. Maggio 1904. 


COMPOSITAE. 


234. Tussilago Farfara L. % fi. — Fiori e Paol., op. eit, vol. III, 
pag. 208, n. 3476. 
Lungo un muro del boschetto. Marzo 1904. 
Pochi individui, ivi soltanto. 
235. Senecio vulgaris L. (+) fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, 
pag. 209, n. 3477. 
Assai comune nelle aiuole e ne’ viali del giardino. Maggio 1903. 
236. Doronicum Pardalianches L. 9| fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, 
pag. 222, n. 3502. 
In un ‘prato del boschetto. Maggio 1904. 
Assai scarsa. 
237. Bellis perennis L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. eit., vol. III, pag. 
225, n. 3509. 
Comune assai nei prati e piü specialmente nei tappeti erbosi 
del boschetto. Febbraio-novembre 1903. 
Abbondano gli individui raccorciatissimi. 
. Erigeron canadensis L. (+) fo. fi. fr. — Fiori e Paol, op. cit., 
vol III, pag. 233, n. 3527. 


240. 


wo 


243. 


42. 


G. TRINCHIERÎ 


Comunissima nei tappeti erbosi del boschetto. Novembre 1903. 


. E. annuus (L.) Pers. (+) fo. — Fiori e Paol., op. cit, vol. III, 


pag. 233, n. 3528. 
Non molti individui, nei viali del giardino e su alcuni pendii 
del boschetto. Maggio 1904. 
Matricaria Chamomilla L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. 
III, pag. 236, n. 3534. 
Rari individui, in un viale del giardino. Maggio 1904. 


. Chrysanthemum Leucanthemum L. z vulgare Fiori 9| fo. fi. — 


Fiori e Paol., op. eit, vol. III, pag. 239, n. 3541. 
Comune assai nei prati, nei tappeti erbosi e lungo i muri del 
boschetto. Aprile 1903. 
Non son rari gli individui raccorciatissimi in fiore. 
Ch. Parthenium (L.) Bernh. % fo. 4. —— Fio 5 Paol., op. cit., 
vol. III, pag. 243, n. 3546. 
Un solo individuo, su di un pendìo del boschetto. Giugno 1904. 
Achillea Millefolium L. 9| fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. eit., vol. III, 
pag. 266, n. 3601. 
Comune nei prati e nei tappeti erbosi del boschetto. Maggio e 
dieembre 1903. 


. Filago germanica L. /-) fo. — Fiori e Paol., op. cit., vol. 1II, pag. 


274, n. 3613. 
In un viale del giardino. Giugno 1904. 
Unico individuo. 


. Inula Helenium L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol, op. cit., vol. III, 


pag. 285, n. 3634. 
Scarsamente rappresentata, in un prato del boschetto. Maggio 1904. 


. Calendula officinalis L. x arvensis (L.) (+) fo. fi. — Fiori e Paol., 


op. cit., vol. III, pag. 297, n. 3663. 
In un viale del giardino. Maggio 1904. 
Scarsi individui. 


. Dahlia pinnata Cav. 9 fo. — Fiori e Paol., op. eit, vol. III, pag. 


301, n. 3669. 


Sopra un pendio del boschetto. Giugno 1904. 
Unico individuo. 


248. 


250. 


252. 


255. 


251. 


OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 37 


Echinops sphaerocephalus L. 9% fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., 
vol. III, pag. 306, n. 3681. 
Un solo individuo, sul margine di un viale del giardizo. Luglio 
1904. 


. Arctium Lappa L. a majus (Bernh.) 6>) fo. fi. — Fiori e Paol., 


op. cit., vol. III, pag. 317, n. 3704. 
In un prato del boschetto. Luglio 1904. 
Un individuo solo. 
Centaurea Jacea L. y vochinensis (Bernh.) % fo. fi. — Fiori e 
Paol., op. cit., vol. III, pag. 326, n. 3719. 
Rari individui, ne’ prati e attorno a una vasca del boschetto. 
Novembre 1903. 


. €. Scabiosa L. 9| fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, pag. 340, 


n. 3734. 
Nei viali del giardino. Maggio 1904. Rara. 
Cirsium arvense (L.) Scop. % fo. — Fiori e Paol., op. cit. vol. III, 
pag. 368, n. 3788. 
Alquanti individui, presso i muri del giardino. Maggio 1904. 


. Cichorium Intybus L. G) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, 


pag. 385, n. 3815. 
Un individuo soltanto, in un prato del boschetto. Giugno 1904. 


. Lapsana communis L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, 
pag. 386, n. 3817. 
Unico individuo, sopra un pendio del hoschetto. Maggio 1904. 
Leontodon hispidus L. 2| fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, 
pag. 399, n. 3841. 
Alquanti individui, sui pendii del boschetto. Novembre 1903. 
. Picris hieracioides L. ©») fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, 
pag. 403, n. 3846. 
Sopra un pendio del boschetto. Giugno 1904. 
Unien individuo. 
Taraxacum officinale Web. 9} fo. fi. fr. — Fiori e Paol., op. cit., 


vol III, pag. 414, n. 3867. 
Abbonda nelle aiuole, nei viali e lungo i muri del giardino; nei 


38 G. TRINCHIERI 


prati, nei tappeti erbosi e lungo i muri del boschetto. Marzo 1904. 
Gli esemplari raccolti nei prati, nei tappeti erbosi e presso i muri 
hanno foglie lanceolato- bislunghe ed erette; quelli raccolti nei 
viali posseggono foglie roncinato-lirate e sdraiate. 
258. Sonchus oleraceus L. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. cit., vol. III, 
pag. 417, n. 3872. 
Scarsi individui, nelle aiuole del giardino e nei prati del bo- 
schetto. Maggio 1904. 
259. Lactuca Scariola L. y sativa (L.) © fo. fi. — Fiori e Paol., op. 
eit, vol. III, pag. 422, n. 3880. 
Sopra un mucchio di terriccio, nel boschetto. A qa 1904. 
Unico individuo. 
260. Crepis virens L., Vill. (+) fo. fi. — Fiori e Paol., op. eit., vol. III, 
pag. 435, n. 3906. 
Diffusa nei prati del boschetto. Novembre 1903. 
Fiorita anche in dicembre. 
261. * Diplostephium umbellatum DC. 9| fo. fi 
Sul margine d'una vasca del giardino. Maggio 1904. 
Due individui soltanto. 


Le piante raccolte, sia spontanee che avventizie, sono complessiva- 
mente, tra specie e varietà, 264. 

Lasciando da parte il caso non improbabile — dato il luogo — della 
comparsa, da un anno all’altro, di qualche nuova specie, sopra tutto av- 
ventizia, la cifra indicata sarebbe alquanto superiore, se lo stato di ac- 
curata pulizia in cui ora l’ Orto è tenuto e i recenti lavori in esso com- 
piuti non avesser prodotto, come censeguenza immediata, insieme con: 
a grande searsità di aleune piante (per esempio, Portulaca oleracea, Ver- 
bascum phlomoides), la totale scomparsa di altre, prima piuttosto frequenti. 
Tra. queste ultime devono essere ricordate — a quanto mi fu riferito Sg 
varie specie del gen. Tulipa, la Draba verna L., eec. 


Di piante veramente diffuse, se nè contano 50; più o meno scarsa- 


1 
: 
| 
È 
1 
E 
E 
: 
E 
È 


OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 39 


mente rappresentate si mostrano le rimanenti 214. Le piante proprie del 
giardino ascendono a 64, quelle del boschetto a 168, e 32 sono comuni 
all’ uno e all’ altro. 

Delle 264 piante vascolari da me trovate nell’ Orto, 9 spettano alle 
Pteridofite e 255 alle Fanerogame, di cui 3 Gimnosperme. Delle 252 
Angiosperme, 40 sono Monocotiledoni e 212 Dicotiledoni. 

Finalmente, per indicare lo sviluppo, quanto a specie, assunto dalle 64 
famiglie rappresentate, dirò che si annoverano 28 Composte, 25 Gramina- 
cee, 18 Crocifere, 14 Labiate, 12 Leguminose; che 11 specie appartengono 
rispettivamente alle Ranuneulaeee e alle Scrofulariacee; 10 alle Rosacee ; 
9 alle Polipodiacee; 8 alle Cariofillacee, alle Papaveracee e alle Ombrel- 
lifere; 7 alle Gigliacee; 6 alle Euforbiacee; 5 alle Poligonacee; 4 alle 
Chenopodiacee, alle Violacee, alle Borraginacee e alle Solanacee; 3 alle 
Aceracee, alle Malvacee e alle Primulacee. Le Pinacee, Ciperacee, Aracee, 
Olmacee, Orticacee, Portulacacee, Resedacee, Vitacee, Enoteracee, Con- 
volvulacee, Plantaginacee, Caprifogliacee, Valerianacee, Cucurbitacee 
hanno due rappresentanti nell’ Orto; uno soltanto, in fine, ne posseggono 
le Tassacee, Lemnacee, Amarillidacee, Iridacee, Betulacee, Fagacee, Mo- 
racee, Aristolochiacee, Amarantacee, Nictaginacee, Capparidacee, Cras- 
sulacee, Geraniacee, Ossalidacee, Celastracee, Ippocastanacee, Guttifere, 
Litracee, Araliacee, Genzianacee, Apocinacee, Asclepiadacee, Verbenacee, 
Bignoniacee, Rubiacee, Adossacee, Dipsacacee, Campanulacee. 

Confrontando ora la flora dell’ Orto con quella dei dintorni immediati 
del Valentino e più lontani della pianura e della collina, appaiono evi- 
denti, com’ è naturale, le relazioni che corrono tra esse. Infatti, la maggior 
parte delle specie comprese nel precedente catalogo si trovano allo stato 
spontaneo, in abbondanza, nei luoghi circostanti, e una parte relativa- 
mente piecola sono specie avventizie. 

Delle piante, che, sfuggite alla coltura, si sono sparse per l’ Orto, due 
meritano speciale menzione, avendo raggiunta una diffusione veramente 
considerevole: una, la Viola cucullata, nel boschetto, dove continua ad 
acquistar terreno; l’altra, cioè D Arena triphyllum, nelle aiuole e ne’ viali 
del giardino, non ostante l'assidua, diligentissima distruzione che se ne 
fa ogni anno. Questa specie, diffondendosi da qualche decennio, per mezzo 


40 à; G. TRINCHIERI 


dei suoi innumerevoli bulbilli ascellari, in senso radiale tutt'attorno al- 
l'aiuola in cui è coltivata, da un'estremità del giardino è giunta ormai 
quasi a quella opposta. Così che non vi sarebbe ragione di maraviglia, 
se un giorno essa riuscisse a varcare il recinto, e la si vedesse crescere 
nei dintorni dell’ Orto. 


* x 


Nel giardino si possono distinguere tre stazioni: delle aiuole, de’ viali 
e dei muri esposti a tramontana, verso l'antico castello del Valentino. 

Le principali specie, che nascono spontanee o avventizie nelle aiuole, 
sono : 

Poa annua, Arum triphyllum, Ornithogalum umbellatum, Muscari ra- 
cemosum, Ulmus campestris, Stellaria media, Cerastium triviale, Arabis 
Thaliana, Cardamine hirsuta, Capsella Bursa-pastoris, Ozalis cornicu- 
lata, Convolvulus arvensis, Lamium amplezicaule, L. purpureum, Veronica 
Chamaedrys, V. persica, Senecio vulgaris, Tarazacum officinale, ecc. 

Fatta eccezione per alcune (Poa annua, Arum triphyllum, Ulmus cam- 
pestris, Stellaria media, Cerastium triviale, Capsella Bursa-pastoris, Con- 
volvulus arvensis, Senecio vulgaris) uniformemente diffuse, in generale 
le altre specie trovate nelle aiuole sono — comparativamente allo svi- 
luppo preso nella prima stazione — un po’ meno copiose nei viali, nei 
quali, per compenso, si possono raccogliere talora individui delle specie 
Setaria verticillata, Eragrostis pilosa, Lolium perenne, Agropyrum repens, 
Triteleia uniflora, Quercus ambigua, Aristolochia Clematitis, Polygonum 
aviculare, Chenopodium Vulvaria, Ch. Botrys, Portulaca oleracea, P. gran- 
diflora, Arenaria serpyllifolia, Saponaria officinalis, Cleome viscosa, Eruca 
sativa, Reseda luteola, R. Phyteuma, Coronilla Emerus, Euphorbia Cha- 
maesyce, Mercurialis annua, Viola tricolor, Lythrum Salicaria, Apocy- 
num androsaemifolium, Satureja hortensis, Nicotiana affinis, Solanum 
nigrum, Nicandra physaloides, Veronica Anagallis, Ecballium Elaterium, 
Erigeron annuus, Matricaria Chamomilla, Filago germanica, Calendula 
officinalis, Echinops sphaerocephalus, Centaurea Scabiosa, eec. 

L'abito diverso che, in confronto a quello delle aiuole, presentano le 


OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 41 


piante dei viali (*), può trovare la sua spiegazione, oltre che nella mag- 
giore siccità dei viali rispetto alle aiuole, nella compressione del suolo 
per il continuo passaggio, il quale ostacola sia lo sviluppo dell'apparato 
radicale che quello del sistema aereo. 

Presso i muri, poi, la vegetazione acquista caratteri particolari, non 
perchè siano completamente assenti tutte le specie or ora nominate — 
vi si trova, per esempio, la Poa annua, la Stellaria media, la Capsella 
Bursa-pastoris, il Convolvulus arvensis, il Lamium purpureum, il Tara- 
cacum officinale — ma perché a queste si aggiungono specie proprie de’ 
luoghi rupestri o freschi ed ombreggiati. E qui ricordo Asplenium Ruta- 
muraria, A. Trichomanes, Scolopendrium vulgare, Parietaria officinalis, 
Fumaria officinalis, Arabis hirsuta, Hedera Helix, Linaria Cymbalaria, 
Veronica hederaefolia. Tra queste, in fine, si nota qualche pianta colti- 
vata nelle vicinanze, come Aspidium falcatum, un Juniperus, Aquilegia 
vulgaris, Delphinium Aiacis, una Valeriana, Campanula rapunculoides, 
Cirsium arvense, ecc. 


È sufficiente un esame sommario della vegetazione che lo ricopre, per 
riconoscere anche nel boschetto la presenza di diverse stazioni: dei prati, 
dei tappeti erbosi, dei viali, dei muri, ecc. 

Molto spiccata è nei piccoli prati, che occupano i punti un poco ele- 
vati e meno ombrosi di questa parte dell’ Orto, la grande prevalenza, 
per numero d'individui, di alcune specie appartenenti alle Graminacee, 
come Anthozanthum odoratum, Holcus mollis, Arrhenatherum elatius , 
Dactylis glomerata, Poa bulbosa, P. trivialis, Bromus sterilis, B. mollis, 
Lolium perenne, ece. 

Tuttavia, oltre a queste, vi ho raccolto, più o meno abbondantemente, 


(1) Queste piante sono complessivamente raccorciate, meschine, ovvero 
assumono una disposizione PA bep m soltanto gli 
apici dei fusti e dei rami rialzati sul t o. Dànno di ciò esempi molto 
evidenti specialmente la Poa annua, V Eege WER la Stel- 

ria media, il Cerastium triviale, la Capsella Bursa-pastoris toris, il Lamium 
purpureum, il Senecio vulgaris e il Taraxacum officinale. 


42 G. TRINCHIERI 


le specie Alopecurus agrestis, Festuca rubra, Brachypodium silvaticum, 
B. pinnatum, Urtica dioica, Parietaria officinalis, Rumex Acetosa, Lychnis 
Flos-cuculi, Silene vulgaris, Ranunculus repens, R. acer, Fumaria capreo- 
lata, Chelidonium majus, Brassica Sinapistrum, Raphanus sativus, Medi- 
cago lupulina, M. sativa, Trifolium pratense, T. repens, Lathyrus silvester, 
Vicia sativa, Viola cucullata, Pastinaca sativa, Daucus Carota, Chaerophyl- 
lum temulum, Anagallis arvensis, Convolvulus arvensis, Myosotis artensis, 
Ajuga reptans, Salvia pratensis, Lycopus exaltatus, Veronica Chamaedrys, 
Plantago lanceolata, Galium Mollugo, Valerianella olitoria, Doronicum 
Pardalianches, Bellis perennis, Chrysanthemum Leucanthemum, Achillea 
Millefolium, Inula Helenium, Arctium Lappa, Centaurea Jacea, Cicho- 
rium Intybus, Tarazacum officinale, Sonchus oleraceus, Crepis virens, ecc. 

E qui, per ineidenza, noto che attorno agli alberi sempreverdi — spe- 
cialmente Conifere — si mostra una cintura di piante di grande statura 
e di natura ruderale. L' alta statura è, forse, dovuta non tanto al fatto 
che la ehioma dell'albero attenua l'illuminazione quanto all' essere queste 
piante eireondate da altre più alte, che tendono a soffoearle. Si tratta 
di Urtica dioica, di Parietaria officinalis, di abbondantissimo Chelidonium 
majus, cui, assai di rado e in piccola misura, si aggiungono l’ Hedera 
Helix e il Galium Mollugo. In qualche rarissimo caso, in fine, il Bromus 
sterilis o la Viola cucullata si sostituiscono, nella formazione della cin- 
tura, alle specie già ricordate. 

Nelle parti poi più depresse del boschetto, ombrose e umide insieme, si 
notano molti ed estesi tappeti erbosi costituiti principalmente di un in- 
finito numero di individui di Viola cucullata e Ranunculus Ficaria, 
con i quali si mescolano in quantità minore, individui di Holcus la- 
natus, che non si trova mai ovvero è rarissimo nei prati, di Dactylis 
glomerata, Poa trivialis, Lolium perenne, Ornithogalum umbellatum, 
Allium vineale, A. ursinum, Urtica dioica, Parietaria officinalis, Ru- 
mes Acetosa, Moehringia trinervia, Stellaria media, Cerastium triviale, 
Silene vulgaris, Ranunculus acer, R. bulbosus, Chelidonium majus , 
Geranium molle, Heracleum Sphondylium, Primula acaulis, Veronica 
Chamaedrys , V. persica, Galium Mollugo, Bellis perennis, Erigeron 
canadensis, Chrysanthemum Leucanthemum, Achillea Millefolium, Tara- 
cacum Ee ecc. 


OSSERVAZIONI SU LA FLORA SPONTANEA E AVVENTIZIA, ECC. 43 


In confronto alle specie, che crescono nei viali del giardizo, molto 
scarso è il numero di quelle dei viali del boschetto. Tra esse, però, ve 
n'è una, il Ranunculus Ficaria, il quale, mentre manca affatto nel giar- 
dino, non è raro in quei viali del boschetto, per la loro esposizione, più 
illuminati dai raggi solari. Anche qui sono ben rappresentate la Poa 
annua e Y Oxalis corniculata; abbonda, e in alcuni casi forma da solo 
estese e folte società, il Convolvulus arvensis. Si possono, in fine, racco- 
gliere qua e là nei viali del boschetto più o meno abbondanti individui 
di Setaria glauca, S. viridis, Potentilla reptans, Lotus corniculatus, Co- 
nium maculatum, Convolvulus sepium, Lamium amplexicaule, L. pur- 
pureum, Solanum nigrum, ecc. 

Lungo le pareti dei piccoli canali, che servono per l’ irrigazione del 
boschetto, e lungo i pochi altri muri del medesimo trova il suo rifugio 
qualche specie appartenente alla flora sub-montana dei dintorni, come 
Polypodium Dryopteris, Cystopteris fragilis, Asplenium Trichomanes, 
Pteris cretica, ed anche una specie esotica, l' Adiantum Jormosum. In- 
sieme con queste vivono, più o meno ben rappresentate, altre piante, 
alcune delle quali non comparse nelle precedenti stazioni: Tagus baccata, 
un Juniperus, Arrhenatherum elatius, Cynodon Dactylon, Poa trivialis, 
Bromus sterilis, Hordeum murinum, Celtis australis, Urtica dioica, Pa- 
rietaria oficinalis, Arenaria serpyllifolia, Aquilegia vulgaris, Chelidonium 
majus, Sedum sexangulare, Fragaria vesca, Fr. indica, Melilotus ofici- 
nalis, Acalypha virginica, Parthenocissus quinquefolia, Viola cucullata, 
Epilobium parviflorum, Tecoma radicans, Tussilago Farfara, Chrysan- 
themum Leucanthemum, Tararacum officinale, ecc. 

Su di una stretta striscia di terreno in pendenza, sorgono, poi, nume- 
rosi polloni di Polygonum cuspidatum e molti individui di Tladiantha 
dubia, entrambe ivi in tempo lontano coltivate; e accanto a queste, ab- 
bondanti individui di Arum italicum e Mercurialis perennis, due spe- 
cie che, come il Polygonum cuspidatum e la Thladiantha dubia, non ai 
trovano altrove. Ombreggiano questo punto del boschetto non pochi in- 
dividui di Ulmus campestris, nati spontaneamente dai semi, che si spar- 
gono in quantità enorme dai vicini alberi del parco del Valentino, 


Novembre del 1904. 


44 G. TRINCHIERI 


INDICAZIONI BIBLIOGRAFICHE. 


DELPONTE G. B., Guida allo studio delle piante coltivate nelle aiuole di piena 
terra nell’ Orto botanico della R. Università di Torino. Torino, 


1874, 
GABELLI L., (ar ruderale. Appunti di geografia botanica. In « Rivista ita- 
i i Scienze naturali », an. XIV, pagg. 1-5; Siena, 1894. 
— Sage sulla vegetazione ruderale della città ud Bologna. In 
Panini », an. VIII, pagg. 41-68; Genova, 
SACCARDO P. A., a spontanea Horti botanici patavini, enumerans 
Lu Lem indigenas quam exoticas in eodem. Horto nascentes. 
In « Nuovo Giorn. bot. ital. », vol. IV, pagg. 212-220; Pisa, 1872. 
— Contribuzioni alla Storia della Botanica italiana. In « Mal- 
pighia », an. VIII; Genova, 18 
TRAVERSO G. B., Flora urbica pavese, ossia Catalogo delle piante vascolari, 
che crescono spontaneamente nella città di Pavia. In « Nuovo 
Giorn. bot. ital. », vol. V (Nuova serie) pagg. 57-75; Firenze, 
98, 


= 
b 


1898, 
VALLOT J., Essai sur la flore du pavé de Paris, limité aux boulevards ez- 
erieurs, ou Catalogue des plantes, qui eroissent spontanément 
iod les rues et sur les quais, suivi d'une Florule des ruines 
du Conseil d'État. Paris, 1884. 


ARCANGELI G., Compendio della Flora italiana. 22 edizione. Torino, 1894. 
CESATI, Picanto e  GIBELLI, Compendio della Flora italiana. Milano, 1867- 
901. 


FioRI e PAOLETTI, Flora analitica d’ Italia, ossia Descrizione delle piante 
vascolari indigene, inselvatichite e largamente coltivate in 
Italia, disposte per quadri analitici. Vol. 1-IIL Padova, 1896- 
904. 


GILLET et MAGNE, Nouvelle Flore française. 3.* édition. Paris, 1873. 

GRENIER et GODRON, Flore de France, ou Description des plantes, qui crois- 
sent naturellement en France et en Corse. Tom. 1- III. Paris, 
1848-1856. 


DURAND, Index generum phanerogamorum. rum. Bruxellis, 1888. 
ENGLER A., Syllabus der Pflanzenfamilien. 4. Auflage. Berlin, 1904. 
Index Kewensis plantarum phanerogamarum. Oxon nii, 1893. 
STEUDEL, Nomenclator botanicus. Stuttgartiae et Tubingae, 1840. 


ENRICO PANTANELLI 


Studii su l'albinismo nel regno vegetale. 


Na 
SU GLI ENZIMI DELLE CELLULE ALBINE. 


1. Ricerche macrochimiche. 


Su le cause dell'albinismo si era fino a pochi anni fà completamente 
a l'oseuro. Nel 1.° studio ho riportato, oltre a l'opinione di Sorauer ('), 
i risultati di Beijerinek e Woods. Il grande bacteriologo olandese tentò di 
trasmettere l'albinismo con l’injettare sueco di parti albicate nella parte 
più giovane del fusto di piante verdi, cosa che non gli riuscì (?). Egli 
ritiene la malattia a mosaico del tabacco affine a l'albinismo. Si tratta 
in ambedue i casi di una distruzione autonoma della clorofilla: nella 
loro forma più debole si seiupa la sola clorofilla, nella forma più grave 
sì altera tutto il protoplasma. La differenza sta nel modo di propaga- 
zione, perché per il mosaico basta un pezzetto di foglia secca per tra. 
smettere l'infezione, mentre l'albinismo non si propaga che per innesto, 
secondo le esperienze di Lindemuth (efr. studio I). 

Woods (*) ha isolato una quantità maggiore di enzimi ossidanti (os- 
sidasi e perossidasi) dalle foglie albicate che da foglie verdi di una stessa 
specie, una osservazione della massima importanza per noi. Egli si è ba- 
sato su la colorazione (bleu d’anilina) che dà la resina di guajaco ossidan- 
dosi, e chiama ossidasi le sostanze capaci di rendere attivo l'ossigeno 
atmosferico, perossidasi quelle che rendono attivo l’ossigeno dell’acqua 
ossigenata (H,0,). Siccome però la reazione del guajaco non è specifica 
delle ossidasi, ma viene più o meno fornita da tutti gli enzimi, p. es. 


( Handbuch der Pflanzenkrankheiten, 1886, 2 Ediz., p. 193-194. 
(?) Ueber ein Contagium vivum fluidum als Ursache der iem 
der Tabaksblütter, Centr. f. Bakter, 2* Divisione, V. p. 33 (1899 
5) The destruction of chlorophyll by owydising enzymes, pus f. Bakter. 
?* Divisione, V, p. 745 (1899). 


46 E. PANTANELLI 


da la diastasi del malto (Lintner) e da la pepsina secondo un’ osserva- 
zione mia propria, si potrebbe dubitare della natura ossidante degli en- 
zimi studiati da Woods, qualora egli non asseverasse di aver ripetuto 
per le medesime sostanze. altre reazioni d’ossidazione, p. es. con idrochi- 
none, pirocatecholo, pirogallolo, tannino e via dicendo. 

Le ossidasi secondo Woods resistono poco a l'azione dell'aleool asso- 
luto freddo e vengono distrutte in 5 minuti nell’acqua a 70°; le peros- 
sidasi invece nell’acqua a 80°, pure entro 5 minuti. Nell'aleool al OUT, 
le ossidasi rimangono annientate fra 60 e 70», le perossidasi fra 80 e 85°, 

Grüss invece, basandosi appunto su la resistenza a l'aleool bollente, 
distingue (') 3 gruppi di ossidasi; quella che si trova nelle foglie sa- 
rebbe una f-ossidasi di Grüss. A questo autore si debbono estese ricerche 
microchimiche su la diffusione delle ossidasi nel corpo delle piante. Sic- 
come egli si basa su la reazione del guajaco e trova che le ossidasi hanno 
la loro sede preferita nel leptoma, nei più giovani vasi in primavera, | 
talvolta anche nella eorona midollare e nei parenchimi ipodermali col- 
lenchimatosi, così è assai probabile, che anche la leptomina di Raci- 
borski (°), constatata e studiata da Le autore pure con la reazione 
del guajaco, sia un'ossidasi. 

Passerini (*) ha pure identificato le ossidasi da lui isolate con gua- ` 
jaco, idrochinone e pirogallolo. Secondo Passerini le radici ne conten- 
gono più. che ogni altra parte, le foglie poche o punte. | 

Asò (^) poi ha dedicato agli enzimi ossidanti uno studio accurato, dal 
quale risulta, che le sostanze reagenti con guajaco prendono colorazione 


rossa con guajaeolo + H,0,, verde fino a violetta con parafenilendiamina | 


+ H,0,, violetta con tetrametilenparafenilendiamina + HO. La rea- 
zione rossa con guajacolo viene prodotta da un enzima speciale, che è 
anche più resistente delle perossidasi a la cottura in aequa od alcool. 


(©) Ueber Oxydasen und die Guajakreaction, Ber. d. botan. Ges., XVI, p. 129 
: (1898). 
3) Ein Beta des Leptoms, Ber. d. botan. Ges, XVI, p. 52 (1898). 
6) Sulla presenza di fermenti ossidanti nelle piante fanerogame, Boll. d. 
Istit. Agr. di Scandicci, 1898-1900. 

(*) On oxydising enzymes in Plant body, Bull. Colleg. Agricult. Tokyo, V 
p. SE (1902). 


* 


STUDII SU L'ALBINISMO NEL REGNO VEGETALE 47 


Anche le reazioni colorate con le dette diamine sono prodotte da una 


sorta di ossidasi, la eui temperatura mortale di cottura sta fra quella 


delle ossidasi e quella delle perossidasi. Interessanti sono le ricerche di 
Asò con fluoruro o fluosilicato di sodio, che annientano gli enzimi os- 
sidanti, uccidendo per prime le ossidasi. 

E certo, che esistono pareechie sorta di ossidasi, come pure é indubbia 
la loro presenza normale nel leptoma, quindi anche nelle foglie verdi. 
Ció non menoma il valore dei risultati di Woods, il quale trova che il 
contenuto in ossidasi e perossidasi è inversamente proporzionale al con- 
tenuto in clorofilla, e non solo in 11 specie albicate, ma anche nell'in- 
giallimento autunnale, nelle piante etiolate, nelle foglie di Tabacco am- 
malate di mosaico, negli aghi di Pino colpiti dal Coleosporium Pini, nel 
peach yellows, peach rosette, cabbage yellows prodotto da Fusarium, nelle 
foglie di Acero ed Ippocastano precocemente arrossanti eer, Inotre Woods 
ha posto fettoline di alburno di Hibiscus variegato su patate od agar 
asettiche ed ha constatato una decolorazione bruna tutt'attorno dopo 8 
giorni; non si trattava di ossidasi, ma di perossidasi, che erano diffuse 
per 3 mm. nelle patate e ancor più nell'agar. Intanto nessun baeterio 
$i era sviluppato. 

Io pure ho cercato d'infettare piante verdi di Zvadescantia zebrina ed 
Abutilon Thompsoni iniettando nel loro fusto, poco sotto la gemma ter- 
minale ái rametti in prospero accrescimento, sueco filtrato per tela delle 
rispettive foglie variegate a mezzo di una siringa di Pravaz, ma sempre 
senza aleun successo. : ! 

In seguito a questi risultati negativi, ho deciso di ripetere le espe- 
rienze di Woods e di studiare la ripartizione degli enzimi ossidanti nei 
diversi tessuti ed organi delle piante albine e delle eorrispondenti piante 
verdi. . 

Per la preparazione macroscopica mi servirono foglie verdi e variegate 
di Acer Negundo, Sambucus nigra ed Ulmus compestris. Le foglie, ta- 
gliate a pezzetti, vennero pestate nel mortaio con una opportuna quan- 
tità di sabbia di quarzo pura, aggiungendo una quantità nota di acqua, 
` fino ad ottenere una poltiglia quasi omogenea, la quale venne subito 
colata e spremuta per panno. Il sueco presto imbruniente cosi ottenuto 


48 R. PANTANELLI 


veniva saggiato con acetato di ferro o con bieromato di potassio, e se 
mostrava di contenere molto tannino, ne veniva liberato con l'immer- 
gervi pelle fresca di porco accuratamente lavata. 

Soltanto nell’Acero era possibile adoperare il succo per le reazioni co- 
lorate senza ulteriori trattamenti, perchè solo in questa pianta è facile 
procurarsi una quantità sufficiente di foglie affatto bianche. In prima- 
vera le foglie contengono molto meno tannino che più avanti nell estate: 
in Aprile non c'era appunto bisogno di adoperare la pelle per allonta- 
nare il tannino (efr. Woods). 

Già nello schiacchiare le cellule tutti questi succhi prendono rapida- 
mente una colorazione bruno scura, in seguito a la loro rapida ossida- — 
zione. Per le foglie verdi di Acero e per tutte le foglie di Sambuco e 3 
d'Olmo dovetti preeipitare il succo, già impoverito di tannino, con 2 o 
3 volte tanto aleool, lavare il precipitato fioccoso, voluminoso, con spi- 
rito, poi di novo maciullarlo in spirito diluito e aggiungere acqua o gli- 
cerina al 50 °/, fino a completa dissoluzione. 


I succhi enzimatici così ottenuti vennero saggiati con tintura di guajaco — - 


sola o con H, O, eon guajacolo, idrochinone, pirogallolo, parafenilen- 
diamina + H,0,. Posso raccomandare queste ultime quattro reazioni 
come indubitatamente dovute ad enzimi ossidanti : p. es. la comparsa di 
cristalli rossi di chinidrone nell’azione su idrochinone è assai sorpren- 
dente, e può esser prodotta solamente da agenti che rendono attivo l’ os- 
sigeno atmosferico. i 

Senza risultato tentai di ossidare il nitrito di sodio in nitrato, a l’ LA 
aggiungendo l’ugual volume di sueco di foglie d'Olmo fortemente albi- 
canti, a reazione debolmente acida (0,1-0,2 cem. '/,, norm. NaOH), e in 
presenza di timolo. Il sale era rimasto invariato anche dopo 6 giorni. 
Spero di trovare presto una sostanza adatta, per poter seguire quantita- 
tivamente il decorso dell’azione delle ossidasi. 

Ossidasi si trovano nel Sambuco e nell’ Acero soltanto nelle foglie va- 
riegate giovani, nell'Olmo anche nelle adulte (fine di Agosto). Il sueco 
di foglie verdi adulte dà al Sambaco nessuna reazione con la resina sola 
Il saggio fu positivo invece con giovani foglie verdi di Acero ed Olmo. 
Ad ogni modo, ho potuto constatare la presenza di ossidasi soltanto dopo — 


STUDII SU L'ALBINISMO NEL REGNO VEGETALE 49 


aver precipitato con alcool. Spesso la loro presenza è rivelata solo da una 
leggera fluorescenza bleu dopo l'aggiunta di resina di guaiaco. Talvolta 
si ottiene, nel succo di giovani foglie variegate di Sambuco, una colo- 
razione rossa molte ore dopo l'aggiunta di una soluzione aequosa di 
guajaeolo (senza H,0,), evidentemente in causa delle ossidasi. 

In complesso le ossidasi sono più abbondanti nelle giovani foglie va- 
riegate che nelle adulte, ad ogni modo sempre più abbondanti che nelle 
foglie verdi. 

Perossidasi, cioè una colorazione a l'aggiunta di uno dei. detti rea- 
genti + H,0,, sono sempre presenti. Tutte le reazioni colorate riescono 
senza fatica con il succo di foglie bianche di Acero, ma anche negli altri 
succhi le perossidasi sono facili a dimostrarsi, perfino nel succo di foglie 
d'Olmo conservate da 15 giorni nell'aleool al 95 ?/, che non conten- 
gono più ossidasi. Ad ogni modo tutte le reazioni riescono meglio con 
i succhi precipitati più volte con spirito, in seguito a la concentrazione 
della sostanza attiva ed a l'allontanamento assoluto del tannino. 

Il tenore in perossidasi aumenta con l'età; poco prima della caduta 
del fogliame, il sueco di foglie variegate di Sambuco dà le reazioni più 
intense, specialmente con guajaco + H,0, e guajacolo + H,0,. Anche 
nelle foglie verdi si trovano perossidasi, ma in quantità assai minore che 
nelle foglie albicanti; la differenza è massima nell’ Acero. 

Le mie osservazioni confermano dunque i dati di Woods e li ampliano 
nel senso, che le ossidasi sono più frequenti in gioventù, le perossidasi 
nelle foglie adulte. Ambedue le classi di enzimi ossidanti sono più ab- 

 bondanti negli organi albicanti che nei verdi. 


Ho però già detto, che la reazione del guajaco non è caratteristica per 
le ossidasi. Green (*) arriva anzi a dire, che questa reazione non ha va- 
lore per identificare un fermento. Ciò mi ha indotto a studiare se anche 
altri enzimi esistono nelle foglie albicate in quantità maggiore che nelle 
verdi. 


La presenza di un ezzima proteolitico assai forte nelle foglie albieanti 


() The soluble ferments and fermentation, 2 Ediz., 1901, p. 420-421, 
4. Malpighia. Anno XIX, Vol. XIX. 


SS Cr SÉ, Kee 
ANA zt ied ^t À arde 


D 


50 E. PANTANELLI 


viene anzitutto dimostrata dal fatto, che cubetti di albumina d' ovo, coa- 
gulata a 60°, vanno disciolti in 24^ a 45» nel succo di foglie variegate 
d'Olmo, mentre resistono 2 o anche 3 giorni se immersi nel sueco di 
foglie verdi della stessa pianta. 

Il peptone Witte (deutero albumosio) viene pure scisso in modo, che 
la reazione rosea del biurete scompare in 1 giorno a 45° nella soluzione 
enzimica preparata da foglie variegate, in 2 fino a 4 giorni per l’azione 
dell'enzima di foglie verdi d’ Olmo. 

Si può acquistare un' idea quantitativa dell' attività proteolitica di questi 
succhi, considerando i risultati delle seguenti : 

Esperienze di autodigestione. Il succo di foglia viva, variegata o verde, 
contiene sempre albumine (protoplasma) la eui distruzione è impedita 
fino ad un certo punto nella cellula viva, probabilmente per l’azione an- 
tienzimatiea, anzitutto antiproteolitiea, di certi prodotti intermedii della 
combustione fisiologiea, come dimostrano i novissimi studii di L. Iwa- 
noff (*). Ma se l'organismo cellulare si sfascia, gli enzimi proteolitiei 
attaccano le albumine e le digeriscono più o meno completamente, se la 
temperatura é a loro favorevole. 

Acer Negundo. Le foglie verdi adoperate eontenevano in gioventü (Aprile) 

il 65,5 */, di aequa (°), cioè il 34,5 */, di sostanza secca. 
65 g. di foglie fresche, accuratamente scelte fra le più prospere, con- 
tenenti quindi eirea 22 g. di sostanza secca, vennero pestate eon sabbia 
di quarzo, timolo e 230 eem. di acqua in modo che la poltielia ottenuta 
oecupava 250 cem. 

10 cem. di poltiglia vennero neutralizzati con 0,25 cem. di Na04 !/,, 
norm. Questi 10 cem. + altri 40 cem. di poltiglia lasciarono 4,4 ce. di 
sostanza secca, ciò che corrisponde a l'umidità sopra data. Questa so- 
Stanza venne di nuovo umettata e servi a la determinazione dell'azoto 
totale seeondo Kjeldahl, in 186,3 mg. di N. pari al 4,235 ^/, della so- 
stanza secca. 


(1) Ueber das Verhalten der Eiweissstoffe bei der alkoholischen Gürung , 
Ber. d. botan. Ges, XXII, p. 202 (1904); Zeitschr. f. physiol. Chemie, XLII, 
p. 460 (1904). 

. €) Per la determinazione dell’ umidità soglio far asciugare lentamente le 
parti a 70°. 


STUDII SU L'ALBINISMO NEL REGNO VEGETALE 51 


In altri 50 cem. della poltiglia fu determinato l’ azoto proteico cocendoli 
mezz” ora in boccetta a pressione di Lintner, in presenza di una forte quantità 
di idrossido di rame. Il filtrato fu di novo precipitato con soluzione satura 
di solfato di zineo per fermare anche gli albumosi (4), il cui precipitato, 
generalmente assai scarso, fu pure portato sul filtro con le albumine. 
Questo servì a la determinazione dell’azoto proteico e il filtrato fu nelle 
prove tolte dopo 4, 8 e 12 giorni adoperato per determinare l’ azoto non 
proteico. 

I rimanenti 150 cem. vennero infatti lasciati digerire a 45° in ampolla 
conica tappata con ovatta, e di 4 in 4 giorni tolti 50 cem. per deter- 
minarvi l'azoto proteico e il non proteico nel modo detto. Queste prove 


contenevano: 
TABELLA I 
In Dopo Dopo Dopo 
principio 4 giorni 8 giorni 12 giorni 
Azoto totale . . .| 186,3 mg — — — 
* proteico... «1 I5. 5» 75,6 mg. 58,2 mg. 42,0 mg. 
> non proteico. — 923 > 1235. > 157,3 » 


Le foglie completamente bianche della stessa pianta contenevano allora 
(Aprile) il 79,45 °/, di acqua, ossia il 20,55 "/, di sostanza secca, cioè 
molto meno delle foglie verdi, ciò che conferma i dati di Church, Ma- 
assen, Laurent, Marchal e Carpiaux (v. studio III e IV). 

75,5 g. di foglie bianehe fresche vennero trattate come le precedenti e 
fornirono, pestate con 200 cem. di aequa, 250 cem. di poltiglia. 

10 cem. di poltiglia erano neutralizzati da 0,35 eem. di NaOH '/,, norm. 
. Questi 10 cem. + 40 altri cem. di poltiglia lasciarono 3,118 œ. di so- 
stanza secca con 73,55 mg. di azoto, cioè il 2,358 */,. Come si vede anche 
il tenore in azoto è ben minore nelle foglie albicate rispetto a le foglie 
verdi. Ciò sta d’accordo eon lo scarso contenuto protoplasmatico delle 
cellule albicate. Ciò non ostante esse contengono un enzima proteolitico 


(4) Secondo la proposta di Nedocucciajev, Zur Frage der Bestimmung der 
Eiweissstoffe ecc., Landwirtseh. Versuchsstationen, LVIII, p. 275 (1903). 


52 E. PANTANELLI 


più attivo di quello delle foglie verdi, come mostra la seguente espe- 
rienza di autodigestione, che fu condotta accanto a la precedente. 50 cem. 


di poltiglia contenevano: 


TABELLA II. 
In Dopo Dopo Dopo . 
prineipio 4 giorni 8 giorni 12 giorni 
Azoto totale . 73,55 mg. — SE — 
» proteico 6002 >» 35,7 mg. 13,09 mg. 0,2? mg. 
» non proteico. — 482 » 75,6 > 76,5 > 


Non solo è maggiore rispetto a le foglie verdi la quantità relativa di 
proteina che viene decomposta fino a scomparire completamente, ma anche 
la rapidità con cui essa viene digerita. 

Sambucus nigra. Le esperienze vennero condotte come per l'Acero e 
parallele ad esse. 

Le giovani foglie verdi contenevano il 65,35 °/, d’acqua, cioè il 34,65 °/, 
di sostanza secca. 75 œ. di foglie fresche fornirono, pestate con 200 cem. 
d’acqua, 250 cem. di poltiglia, di cui 10 cem. neutralizzavano 0,6 cem. 
di NaOH '/,, norm. Questi 10 cem. + 40 altri cem. di poltiglia lascia- 
rono 5,256 g. di sostanza secca con 188,5 mg. di azoto, cioè 3,585 21. 
Ogni 50 cem. di poltiglia contenevano: 


TABELLA III. 


In Dopo Dopo Dopo 
principio 4 giorni 8 giorni 12 giorni 
Azoto totale . . .| 188,5 mg. ec — — 
$ ` proteico . ..1023 » 113,5 mg. 85,7 mg. 72,94 mg. 
» non proteico. — 7241 » 91,5 » 1143 >» 


Le giovani foglie albicanti, in realtà con il solo margine di color giallo- 
oro, le eui cellule eontenevano eromatofori visibili nel vivo , avevano il 


70,2 °/, di acqua, ossia il 29,8 */, di sostanza secca, erano cioè un poco 
_ pit acquose delle foglie tutte verdi. Pestati con 190 cem. di acqua, 75 g, 


STUDII SU L'ALBINISMO NEL REGNO VEGETALE 


di foglia variegata fresca fornirono 250 cem. di poltiglia, di cui 10 cem. 
neutralizzavano 1,2 cem. di NaOH '/,, norm. Questi 10 cem. + 40 altri 
cem. lasciarono 5,578 g. di sostanza secca con 175,9 mg. di azoto, pari 
al 3,153 °/. L'autodigestione dei rimanenti 150 cem. di poltiglia a 45° 


decorse come segue: 


TABELLA IV. 
Dopo Dopo Dopo 
principio 4 giorni 8 giorni 12 giorni 
Azoto totale . . .| 175,9 mg. — = — 


165,3 » | 95,8 mg. | 64,3 mg. | 325 mg. 


»- proteico. ;.. 
873 » 108,56 » 200,1" » 


» non proteico. wm 


Ulmus campestris. Le esperienze furono eseguite come per le prece- 
denti piante, ma durarono solo 8 giorni. 

Le foglie verdi, adulte (fine d'Agosto) contenevano 60,67 °/, di aequa, 
36 œ. di foglia verde fresca fornirono, pestati con 220 cem. di acqua, 
250 cem. di poltiglia, di cui 10 cem. neutralizzavano 2,4 cem. di NaOH 17. 
norm. Questi 10 cem. + 40 cem. di poltiglia lasciarono 2,869 gœ. di so- 
stanza secca, con 95,94 mg. di azoto, pari al 3,900 */.. 


TABELLA V. 


In Dopo Dopo ` 
principio 4 giorni 8 giorni 


Azoto totale . . .| 95,94 mg. _ — 
» 60,4 mg. 25,88 mg. 


> proteico . .| 94,84 
doi. » 69,0» 


» non proteico. — 


Le foglie a/bicanti adulte (fine d' Agosto) possedevano il 26,20 */, di 
sostanza secca. 62 g. di foglia fresca (con cirea 16,25 g. di sostanza secca), 
pestati con 200 cem. di aequa, fornirono 250 cem. di poltiglia, di cui 
10 cem. erano neutralizzati da 1,2 cem. di Na04 ‘/,, norm. Questi 10 
cem. + altri 40 cem. di poltiglia lasciarono 3,25 g. di sostanza secca 
con 87,13 mg. di azoto, pari a 2,681 °/,. Quindi 50 cem. di poltiglia’ 


contenevano: 


R. PANTANELLI 


TABELLA VI. 
In Dopo Dopo 
principio 4 giorni 8 giorni 
Azoto totale i 87,1 mg. _ — 
» -pfoteleo. i) : 78,9: » 53,5 mg. 19,63 mg. 
» non proteico, — 39,6 » 64,07 » 


L'autodigestione delle sostanze proteiche è più rapida e più profonda 
nel sueco delle foglie albieanti, in eui il tenore in azoto à già minore 
maggiore la quantità di sostanze azotate non albuminali. 


Per studiare l’ enzima diastatico o amilolitieo, vennero ogni volta pe- 
stati 50 g. di foglia fresca con sabbia di quarzo, timolo, 50 cem. di gli- 
cerina e 250 cem. di acqua. A 100 cem. del sueco colato, limpido ma 
bruno, venne aggiunto 1 g. di amido solubile e l'ampolla tappata con 
ovatta fu lasciata riposare a 45°. 

La determinazione dello zucchero fu eseguita pesando rapidamente il 
Cu,0 precipitato da 25 cem. del succo, liberato da le albumine, tannino, 
muchi ece., con acetato di piombo in leggero eccesso, che veniva poi 
nel filtrato allontanato con solfato di sodio. Ecco i risultati, dati in mg. 
di Cu,0: 


TABELLA VII. 
Acer Negundo Sambucus nigra | Ulmas campestris 

| 

Fo, 1 Fogli 

LEE ME NE NE MC 
In principio 0 mg. 0 mg.| 3,4 mg. Mem mg O0 mg. 0 mg. 
Dopo 24 ore | 21,7 » 25,3 >» | 33,4 » | S94 b HIELO. 12529 » 
» 48 » | 338 » | 161,2 » | 586 » 12983 » | 638» |752 > 
| » 9 » | 53,0 » |3665 » | 646 > 2150 » 118,3 » (135,7 » 


La massima differenza fra foglie verdi ed albicate si ha nelle foglie 
giovani di Acero, mentre nelle foglie adulte di Olmo la diastasi pare 
egualmente forte nelle foglie verdi e variegate. 


STUDII SU L'ALBINISMO NEL REGNO VEGETALE 55 


Si arriva così a la conclusione, che le foglie albicanti contengono en- 
zimi distruttori assai robusti, tali gli enzimi proteolitiei ed amilolitici ; 
le cellule albicate si comportano a questo riguardo come elementi di- 
giunanti. Probabilmente la distruzione dei cloroplasti e la sorprendente 
diluizione del protoplasma dopo la distruzione ossidasica della elorofilla 
è dovuta a l’azione del fermento proteolitico. Egualmente si spiega, perchè 
le cellule albicate sono sempre prive d’amido in corpore. 

Si potrebbe ora gettare la questione, se l'annientamento ossidasico della 
clorofilla precede la distruzione proteasica del plasma dei cloroplasti o 
viceversa. Nel primo caso si potrebbe anche pensare ad un aumento della 


respirazione: due questioni, che io lascio ad ulteriori studii. 
2. Diffusione istologica della malattia e suo sviluppo. 


Le reazioni con tintura di guajaco, guajacolo e parafenilendiamina 
(cloridrato) si prestano eccellentemente per studiare la ripartizione dei 
fermenti ossidanti nei tessuti. Su la natura ossidante di questi fermenti 
non v'ha dubbio, qualora concordino le località, organi e materie colo- 
rate con tutte e tre le nominate sostanze, mentre la sola reazione del 
guajaco con o senza HO. come nei primi lavori praticava Grüss, non 
può con sicurezza dimostrare la natura ossidante di un fermento. In la- 
vori ulteriori anche Griss si serve della ig lano In 
realtà anche la reazione con p-fenilendiamina + H,0, è possibile sol 
tanto in assenza di nitrati; d'altra parte non è vero, secondo Bach e 
Chodat (*), quanto diee Asò (°), che cioè il principio coloratore delle os- 
sidasi sia l’acido nitroso. 

Le reazioni su dette riescono nel migliore modo come segue. Per la 
resina di guajaco, le sezioni piuttosto spesse vengono immerse diretta- 
mente nella tintura alcoolica concentrata, preparata di freseo (non deve 


(1) CE, sid die Rolle der Peroxyde in der Chemie d. Zelle, Ber. 
d. chem. Ges, X I, p. 600 e 606 (1903); Einiges uber die chemische ihe: 
der Oxydasen, ivi por IL p. 36-43 (1904) 

(*) On the chemical nature of oxydases, Bull. Coll. Agric. Tokyo, VI. p. 481 


1903). 


56 E. PANTANELLI 


inazzurrire a l’aria dopo l’ evaporazione dell'aleool), dove rimangono alcuni 
minuti, poi vengono rapidamente liberate in aleool assoluto da l' eccesso 
di resina e portate sul copriogetto. Evaporato l'aleool. si fa arrivare ac- 
qua od aequa ossigenata (al 12 */,), a seconda che si voglia studiare le 
ossidasi o le perossidasi. 

Del guajacolo (cristallizzato) si prepara una soluzione acquosa satura, 
che è bene rinnovare spesso. Le sezioni piuttosto spesse vengono dap- 
prima immerse in alcool assoluto, che fissa il protoplasma e gli enzimi 
e scaccia l'aria; dopo alcuni minuti passano in guajacolo, e di qui poi 
in acqua ossigenata; lo stesso procedimento ho seguito anche per colo- 
rare con la p-fenilendiamina. 

Le piante e loro parti sottoposte a queste ricerche furono le seguenti : 

Thuja dolabrata. Foglie verdi, giovani e adulte e loro rametto soste- 
nitore; foglie variegate, giovani e adulte e loro rametto. 

Panicum repens. Foglie albicanti, giovani e adulte; loro culmo. 

Pandanus Veitchii. Foglie albicanti, giovani e adulte. 

Tradescantia zebrina. Foglie albicanti e foglie verdi con i rispettivi fusti. 

Agave americana. Foglie albicanti e foglie verdi. 

Ophiopogon Jaburan. Foglie verdi, giovani e adulte; foglie albicanti, 
giovani e adulte. 

Ulmus campestris. Foglie verdi, giovani e adulte e loro rametto; idem 
per le foglie variegate. i 

Sanchezia nobilis. Foglie variegate e loro rametto. 

Ficus Parcelli. Foglie variegate, giovani e adulte; loro picciolo e ramo. 

Polygonum orientale. Foglie variegate e verdi, da la gemma a lo stato 
adulto; pieeioli, rami e fusto. 

Achyranthes Verschafelti. Foglie variegate e loro piccioli. 

Pelargonium peltatum verde. Foglie a partire da la gemma, piccioli, 


fusti, radici. 
» > a variegazione gialla. Come il precedente. 
» » + » bianca » » 
» zonale verde. Foglie a partire dalla gemma, pieeioli, fusti, 
| radici. 
» Y a variegazione gialla. Come il precedente. 


nb. 6 » » » bianca » » 


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STUDII SU L'ALBINISMO NEL REGNO VEGETALE ` 07 


Buzus sempervirens verde. Foglie a partire da la gemma; piecioli e 


rametti. 
» » variegato. Come il precedente. 
Citrus Limonum napoletano, verde. Foglie giovani e adulte; piccioli, 
fusto. 


Citrus Limonum napoletano variegato. Come il precedente. 
Acer Negundo. Foglie variegate e verdi a partire da la gemma; pic- 
cioli, rametti. 
Evomyus europaeus verde. Foglie a partire da la gemma, piccioli, fusti, 
radici. 
» » variegato. Come il precedente. 
Ilex aquifolium. Foglie variegate e verdi, giovani e adulte. 
Pittosporum Tobira verde. Foglie a partire da la gemma, piccioli, fusti, 
radici. 
» » variegato. Come il precedente. 
Aucuba japonica. Foglie variegate adulte e fusti. 
Hedera helix verde. Foglie giovani e adulte. 


» > variegata. Come la precedente. 
Vinca minor verde. Tutta la pianta. 
» » variegata come la precedente. 
Nerium oleander verde. Tutta la pianta. 
» » variegato. Come la precedente. 
Ligustrum vulgare verde. Foglie giovani e adulte; rami. 
vi » variegato. Come il precedente. 
Sambucus nigra verde. Tutta la pianta, in primavera e in autunno 
inoltrato. 
» > variegato. Come il precedente. 


Ho ottenuto una eolorazione rossa eon guajacolo senza aggiunta di 
H,0,, ciò che dovrebbe indicare la presenza di ossidasi, nei seguenti 
tessuti: peli glandolari (Polygonum), cellule epidermiche (Polygonum) 
cellule a palazzata albicate (Polygonum, Hedera, Aucuba, Ophiopogon, 
Citrus, Sambucus), pareti lignificate dei vasi, pareti spessite collenchi- 
maticamente dei parenchimi nervali, talvolta anche negli elementi del. 
leptoma della parte albicata (Hedera, Citrus, Sambucus). 


58 E. PANTANELLI 


Il guajaco eolora senza H,O, le pareti lignificate delle fibre liberiane 
e le pareti collenchimatiche degli ipodermi collenchimatosi. Talvolta ap- 
paiono ossidasi anche nelle pareti dei vasi giovani, ma egualmente di- 
stribuite nelle parti verdi e bianche. Nelle foglie variegate adulte di Pe- 
largonium, Sanchezia, Pandanus, Ficus, Thuja, Buzus, Tradescantia, Mex, 
Achyranthes, Evonymus, Ligustrum la resina di guajaco rivela la presenza 
di ossidasi nelle pareti dei vasi giovani e delle fibre liberiane, inoltre spe- 
cialmente nelle cellule del cambium nei tubi eribrosi. Nella Sanchezia 
anche le cellule albicate degli stomi contengono spesso ossidasi. Talvolta 
(Sanchezia, Panicum, Tradescantia, Ligustrum, Evonymus, Achyranthes), 
si colora in bleu più o meno tutto il tessuto bianco, mentre il tessuto 
verde ad esso accosto non mostra colorazione a l'infori dei fasci. Foglie 
verdi delle stesse piante non mostrano di contenere ossidasi, a l'infuori 
di leggere traccie nel leptoma, ciò che è normale stando a i dati di Grüss. 

Nelle giovani foglie variegate si ottengono raramente reazioni da os- 
sidasi, e solo nel leptoma dei nervi principali: si colorano anche le pa- 
reti delle fibre liberiane, in quanto esse sono già lignificate. Un quadro 
simile offrono sezioni di fusti e di radici di piante variegate. Ad ogni 
modo le parti albicate o i loro piccioli e fusti contengono sempre tanta 
più ossidasi delle parti o foglie verdi e loro piccioli, che la differenza su 
le sezioni è ben visibile ad occhio nudo. - 

L'aggiunta di acqua ossigenata a l’ acqua di guajacolo o a la tintura 
di guajaco o a la p-fenilendiamina fa comparire una viva colorazione 
nel protoplasma degli elementi del leptoma, anzitutto nei tubi eribrosi e 
nelle cellule cambiformi ehe a loro corrispondono, talvolta anche nelle 
cellule annesse. La colorazione si lascia seguire in tutti i fasci di una 
pianta, anzi nel leptoma delle radici si ottengono spesso delle reazioni 
anche più intense che nelle foglie adulte (cfr. Passerini, 1. e. 

. La presenza di perossidasi nel leptoma è normale anche nelle piante 
verdi secondo Grüss e Raciborski, ma in realtà nelle piante variegate il ` 
leptoma di tutti i fasci ne contiene nelle regioni albicate una quantità: 
ben maggiore che nelle regioni verdi ; € la differenza è ancora maggiore 
rispetto a le foglie completamente verdi della stessa pianta o delle cor- 
rispondenti varietà non ‘variegate. i 


"OUTPUT ES ee Aas! 


STUDII SU L'ALBINISMO NEL REGNO VEGETALE 59 


Le cellule del cambium contengono pure spesso perossidasi. 

Le cellule degli stomi racchiudono regolarmente perossidasi nelle re- 
gioni albicate, mai nelle regioni verdi, dove esse pure non hanno per- 
duto la clorofilla. 

Ciò che poi ha la massima importanza, è che per lo più (eccezione 
fanno Sanchezia, Panicum, Ficus, Thuja, Pandanus, se colorati con 
guajaco, non però eon guajacolo) tutto il tessuto parenchimatico albieato 
si colora, ciò che non succede mai nel tessuto verde. La differenza è tale, 
che ad occhio nudo si rende anche più manifesta che sotto il microscopio. 
Data la sottigliezza dell’otricolo protoplasmatico nelle cellule albicate, 
non è facile stabilire, se anche questo o solamente la parete contengano 
le sostanze catalitiche, le quali però appaiono sempre più abbondanti in 
corrispondenza degli intercellulari, che notoriamente sono più numerosi 
nelle regioni albicate, probabilmente perchè le cellule albicate non rias- 
sorbono l'aeido earbonico espirato. 

Spesso anche le cellule dell'epidermide delle foglie variegate (Poligo- 
num, Pelargonium, Nerium, Agave, Ophiopogon, Hedera, Ligustrum), 
non però nelle foglie verdi, dei peli comuni e dei peli glandolari (Poly- 
gonwm, Pelargonium) e dell’ ipoderma, se questo esiste (Nerium, Pitto- 
sporum, Citrus), prendono colorazione rossa, bleu o violetta. Anche le 
cellule delle sporgenze parenchimatose che occupano le cavità pilifere di 
Nerium sono in gioventù rieche di perossidasi. 

Il parenchima conduttore nelle maggiori nervature contiene spesso en- 
zimi ossidanti; sono preferiti gli strati di parenchima spessita più o meno 
a collenchima sotto il fascio. Tubi laticiferi (Nerium, Vinca, Ficus) con- 
tengono molta sostanza ossidante al pari delle cellule madri delle lacune 
oleipare di Citrus e dei canali oleiferi di Pittosporum. Tutti questi ele- 
menti ne contengono egual quantità nelle foglie variegate e verdi. 

Le pareti lignificate delle fibre liberiane, ma non le pareti lignificate 
dei vasi, se si eccettuano i vasi più giovani in primavera, così pure le 
pareti spessite collenchimaticamente delle cellule ipodermiche prendono 
con guajaeo + H,0, una debole colorazione bleu. Il guajacolo colora in 

rosso più o meno tutte le pareti in via d` accrescimento superficiale o in 
spessore, ma lascia incolore le pareti delle cellule liberiane, mentre le pa- 


reti dei vasi si colorano in rosso cupo. 


60 i E. PANTANELLI 


Le foglie verdi delle medesime piante (v. sopra l'elenco) contengono 
perossidasi solo nel leptoma delle prineipali nervature: qui tutte le pa- 
reti delle fibre liberiane prendono con resina di guajaeo + H,0, un 
colore bleu, quelle dei vasi con guajacolo + H,O, un colore rosso. Lascio 
qui da parte la questione, se la parete dei vasi e delle fibre realmente 
contiene enzimi o se l’ ossidazione è dovuta ad altre sostanze, forse a le 
resine che lignificano le membrane Ex 

Se noi ora ricerchiamo il tenore in enzimi ad età diverse, troviamo 
che le foglie affatto verdi a lo stato giovane, quando il loro accresci- 
mento non è ancora terminato, non contengono affatto sostanze ossidanti 
o soltanto tracce nel leptoma delle principali costole. In tutte le foglie 
variegate, il cui albinismo aumenta con l età, vale a dire presso quasi 
tutte le specie albicanti, le sostanze ossidanti compaiono anzitutto nel 
leptoma della costola mediana della foglia (nelle Monocotili in tutte le 
costole: Agave, Aloe, o nelle principali: Paadaaus, Ophiopogon), e prin- 
cipalmente allora, quando la foglia sboceia da la gemma. Grüss trova (?), 
che già nella gemma che entra in sviluppo a primavera compaiono os- 
sidasi, un dato che io non posso confermare, per le piante da me stu- 
diate, perchè se anche talvolta si ottiene nella gemma colorazione con 
guajaco, il guajacolo e p-fenilendiamina non vengono in esso ossidati. 

Dal leptoma della nervatura primaria le sostanze ossidanti durante 
l’ accrescimento della foglia affluiscono al leptoma di ogni fascio, però 
sempre di più nella parte albicata, com'à facile ad apprezzarsi anche 
senza misure quantitative. Come ho detto, anche nella più tarda età il 
leptoma rimane il focolare di propagazione di questa malattia. 

Siccome il leptoma delle foglie in sviluppo si riempie di ossidasi pro- 
gressivamente da la base verso I apice, così la formazione o l'aceumulo 
di queste sostanze deve accadere già nel picciolo e nel fusto. Infatti già 
nei primi stadii di sviluppo il leptoma dei fasei contiene una forte quan- 
tità di ossidasi nel fusto delle piante albicanti, perfino le radichette delle 
| più giovani piante di Pelargonium danno nel leptoma fortissime reazioni 


() Gnüss (Ll c. 1895, p. 132) opina, che l'enzima catalitico migri per le 
pareti dei vasi. 
(*) L c. 1898, p. 131. 


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STUDII SU L'ALBINISMO NEL RÉGNO VEGETALE 61 


di perossidasi. Nel pieciolo le cellule del leptoma non contengono in ge- 
nerale aleuna sostanza ossidante prima dell'allungamento, ma queste 
compaiono ben presto appena il picciolo si è liberato da la gemma e 
aumentano acropetamente fino a che esse giungono nel leptoma della 
costola media della foglia, da cui poi si diffondono nell'intera lamina 
ed invadono anche il parenchima assimilatore destinato ad albicarsi. 

Se invece osserviamo i piccioli delle foglie verdi, i fusti e le radici 
delle piante verdi della medesima specie, troviamo solo la normale pic- 
cola quantità di sostanze ossidanti nei leptomi, una certa quantità anche 
negli ipodermi collenehiraatosi, talvolta nel cambium e nei giovani vasi, 
nella corona midollare, non mai nelle cellule dei parehchimi - assimila- 
tori, nelle cellule stomatiche ece. La differenza di colorazione è così forte 
rispetto ai corrispondenti organi di piante albicanti, che si vede su le 
sezioni anche ad occhio nudo. 


Inoltre la relazione intima fra tenore in sostanze ossidanti e intensità 


della malattia si vede bene colà, dove l'albinismo sopporta delle varia- 


zioni con l'età. Così le cellule dei parenchimi albicanti di Nerium con- 
tengono in gioventù ossidasi, che più tardi seompaiono, quando la elo- 
rofilla viene rigenerata. Lo stesso fenomeno si può osservare nei casi di 
rinverdimento senile delle parti gialle p. es. d'Zlez, Ligustrum, Vinca, 


| Hedera. 


3. Conclusione. 


l. Le cellule direttamente albicate contengono enzimi ossidanti, che 
mancano nelle cellule verdi. | 

2. Tutti i tessuti delle parti albicate, specialmente il leptoma dei fasci, 
contengono più sostanze ossidanti dei tessuti delle parti verdi della me- 
desima foglia variegata, e il leptoma di questa contiene più ossidasi e pe- 
rossidasi del leptoma delle foglie verdi. 

3. Questi enzimi ossidanti sono già abbondanti nell'asse delle piante 
albicanti, e di qui per il leptoma dei piccioli arrivano nelle foglie già 
durante il loro sviluppo. de 

4. Le foglie variegate contengono non solo più ossidasi e P — 
delle foglie verdi, ma anche fermenti proteolitiei e diastatiei più attivi, 


t 


62 E. PANTANELLI 


così che la cellula albicata ci appare come una cellula in stato di di- 
giuno, una eellula ehe va logorando sé stessa. 


Da queste osservazioni risulta, che l' albinismo, sebbene arrechi i mag- 
giori danni negli elementi assimilatori, non é una malattia foliare locale, 
ma un disturbo diffuso per tutto il eorpo. 

Dal determinato ordinamento dei tessuti eonduttori, forse da piccole 
differenze nella struttura e nelle condizioni delle guaine dei fasci va 
scolari dipende probabilmente la euriosa diffusione della malattia, che at- 
tacca spesso il tessuto parenchimatoso da un solo lato di una nervatura. 
Dobbiamo tener presente, che gli agenti materiali della malattia, ciò che 
nel II studio chiamavo provvisoriamente « influenze albinogene » da gli 
organi centrali arrivano per il leptoma negli organi periferici. Ciò spiega 
forse, perchè nella maggior parte delle Dicotili la forma più mite del- 
l'albinismo, la variegazione gialla, attacca solamente il margine delle 
foglie, vale a dire quei territorii, dove le relazioni e lo seambio fra fasci 
vascolari e cellule parenchimatiche non sono impediti da guaine sclerose 
o da impacci simili, come è di fatti per le maggiori nervature. Del resto 
la diffusione delle sostanze ossidanti dipende da la struttura dei tessuti 
che esse invadono, ciò che spiega perchè l'albinismo assume una figura 
di distribuzione press’ a poco costante per ognì specie ad una determi- 
nata età. 

Si tratta non di una malattia infettiva, invadente da l’esterno, non 
di una malattia catastrofica per lesione o ingiuria portata ad elementi 
costitutivi da agenti esterni, ma di una malattia di costituzione, di una 
discrasia, come direbbero i medici. Le sostanze ossidanti si trovano nor- 
malmente nel leptoma di qualsiasi fascio vascolare, ma in piccola quan- 
tità; il loro aumento e la diffusione loro nei tessuti cireostanti costitui- 
scono il fatto abnorme, la malattia. 

Stabilita la natura costituzionale del fanodan possiamo anche fino 
ad un certo punto concedere, che la si chiami una variazione, sia pur 
: regressiva o dannosa a l'individuo, in quanto che solo un certo arbitrio 
abitudinale dell'osservatore si puó arrogare il diritto di classificare una 
variazione come fisiologica, un'altra come patologica. Anzi, lo studio ul- 


STUDII SU L'ALBÍNISMO NEL REGNO VEGETALE. 63 


teriore dell’ albinismo, dell'itterizia, delle clorosi ece., porterà probabil- 
mente a stabilire, che l'albinismo non è che l'espressione massima, in- 
tempestiva, di quella distruzione di clorofilla che interviene parzialmente 
in varie condizioni di vita, come p. es. nell’ alimentazione esagerata, per 
l'azione di una luce intensa, dell'aridità del suolo, ecc. 

È certo peró, ehe l'albinismo delle piante é il vero tipo di malattia 
costituzionale, e spero che i miei studii varranno ad attirare su di esso 
l'attenzione non solo dei botanici, ma anche dei cultori della patologia 
animale. Infatti, ricapitolando quanto abbiamo potuto stabilire in 3 anni 
e mezzo di ricerehe, abbiamo trovato che esiste una relazione intima fra 
intensità della malattia, misurata dal danno apportato a i cloroplasti, e 
arresto di sviluppo del tessuto, proprietà osmotiche, estensibilità e per- 
meabilità del protoplasma, turgore della cellula. Questi sono i caratteri- 
stici tratti morfologici e fisici dell" albinismo vegetale. Chimieamente esso 
si rivela come un accumulo di enzimi distruttori, che attaecano dap- 
prima il pigmento, poi il plasma dei eromatofori, infine il eitoplasma tutto. 

Restano ora due questioni importanti: 1) se ed in qual misura l'al- 
binismo si trasmetta per il seme, 2) in quali eondizioni venga favorito 
O represso. i 

Infine occorre notare, che la distinzione di nervi dominanti e limi 
tanti (II. studio) viene ad acquistare un significato fondamentale dopo 
che si è trovato nelle nervature il focolare e la via di diffusione della 
malattia. 


Modena, R. Orto Botanico, 15 Novembre 1904. 


L. 


NICOTRA 


Novamente sulla genesi dei fiori. 


Dopo d'essermi oceupato di quest'argomento nell' opuseolo intitolato 
" Sepali e Petali ,, ('), provo il bisogno di tornarci su, per integrare, 
svolgere, ed appoggiare meglio le mie idee, per correggere un errore, in 
cui son caduto, citando il magnifico lavoro di Engler sulle Aracee, una 
volta da me conosciuto solo mercè un manchevole riassunto (°), e per pro- 
fittare di un esimio lavoro di Ladislao Celakovsky t 

Qui non conto che di toccare alcune tesi generali, onde costituiseesi- 
il fondamento della dottrina relativa all’ antogenesi ; rimandando alla di- 
scussione particolareggiata, cui darà campo la considerazione delle sin- 
gole famiglie di fanerogame, il resto; dalla qual discussione, mi spero, | 
risulterà chiara l'importanza di non fare rimaner confusa la creazione - 
d'una corolla vera con quella d'una, ehe ne mentisce la parvenza; la ne- 
cessità di adoprar questa distinzione filogenetica dei fiori, a illustrare la - 
storia filogenetica delle piante. 

E in primo luogo, a proposito di genesi della corolla, noto che ma- 
gari due dei più energici sostenitori di dottrine vere, quali sono Drude 
e Celakovsky, non vanno immeritevoli di censura qualehe volta; daeché 
l'uno, seguendo la nomenclatura volgare, mentre tiene per corolla il pe- 
rigonio d'una Zepatica, vuol vedere nel fiore di essa a ogni costo un 
calice, e erede trovarlo nell'involuero; l altro, non solo esagera in modo 
strano la tesi vera, da deformarla e renderla irriconoscibile, ma non pare 
si riereda dall'aggiustar fede a principii falsi, p. e. a quella tradizionale 
differenza fra calice e corolla, che gli avea fatto dire invalida prova di 
trasformazione degli stami in petali quanto avviene nelle Musa (perehà 
quì una corolla già esiste differenziata da calice, e perchè la trasforma- 


DN V. Atti e Rendiconti dell’ Acc. dei Zelanti (Acireale 1900). 

ernia che Engler confondesse i varii casi di ginnanzia. 
_(°) Ueb. d. phyl. Entwick. d. Blüthe u. ib. d. Urrprung d. Blumenkr. 
Prag, 1896-1900. > 


NOVAMENTE SULLA GÉNESI DEI FIORI 65 


zione non dà luogo a ciclo nuovo), e che lo aveva indotto a interpre- 
tare falsamente quanto vedesi nelle Halophila, nei fiori maschi delle 
quali egli suppone consumata una trasformazione inversa à quella vo- 
luta da Nàgeli e da Drude ('). 

L'errore, onde pochissimi parmi siano, nel trattar duet argomento , 
riusciti immuni, è quello di misconoscere il canone fondamentale, e per 

me legittimo, della differenza di grado insita nell'omologia. Non par- 
liamo già di coloro, ehe, come Prantl, si mettono nell’ impossibilità di 
cogliere in qualsiasi modo le omologie; ciò che occorre infallibilmente , 
quando si sta alle apparenze, quando si eonviene che in siti estrafiorali 
magari incontrasi petaloide Ausbildung, e si fa perdere quindi alla voce 
petalo il significato morfologico, e con esso il filogenetico e il sistematico, 
perdere addirittura il concetto di omologia, sostituendovi quello di analo- 
gia (2). Solo è accettabile l'avvertimento relativo alla mancanza d'un 
criterio logico; la quale qualche volta ci impedisce d'istiture la ricerca 
dell’ origine d'una vera corolla; come quando ci troviamo di fronte a un 
perigonio di carattere variabile, che può attribuirsi a metamorfosi di stami, 
o a quella di brattee, appropriatesi mano mano da un fiore; quando e in- 
contriamo con quelle wnentschiedene Mittelbildungen, di cui parla Cela- 
kovsky, e che s'interpongono zwischen den zweierlei Perigonen (*). Allora 
è il caso, se mai, di confessare il nostro difetto, di riconoscerci inabili 
a sciogliere il problema genetico impostoci; ma non è già il caso di far 
buona una scienza apparente, di sminuire la verità, di dimenticare i prin- 
cipii riconosciuti veri, di interdirei per sempre una ricerca, resaci diffi- 
cile, impossibile a eseguirsi in certe condizioni peculiari. 

Questa contingenza adunque, per quanto sconfortante, non varrà a farci 
mettere in non cale la norma luminosa delle idee morfologiche, che for- 
mar debbono il filo ariadneo, con cui uopo è ci orizzontiamo nel con- 
durci per D intricato labirinto delle forme vitali. E che la natura petaloide 


(!) Cfr. op-cit. 1. Theil p. 30; nella qual parte cerca dimostrare: Die Krone 
der Monocotylen nicht als Metamorphose der Staubblätter betrachten lässt. 

(*) PRANTL Deed z. Morphol. und. Syst. d. Ranuncul., in Engler's Syst. 
. Jahrsb. B. IX p p. 
(3) Op. cit. H "n p. 5 

5. Malpighia, Anno XIX, Vol. XIX. 


L. NICOTRA 


o meno delle appendici perisessuali non debba fare alcun peso sull' animo 
del morfologo, cel provi l'omologia ben accertata, esistente fra i petali 
esterni d'una papaveracea e i sepali interni d'unà crocifera, fra il calice 
di una balsaminea e quello d' una geraniacea ; la considerazione dei quali 
casi d'omologia, come di tanti altri simili, chiarisce che la parvenza di- 
versa di un ciclo perigoneale o di un perigonio intero non é fondamento 
per conchiudere intorno alla diversità di sua origine (*). Vorrei qui perd, 
che il eanone si intendesse in tutta la sua portata generale, vi si inclu- 
desse anche l'assenza di una ragione per indurre dalla somiglianza di 
aspetto l'unicità d'origine; cioè vorrei fosse totalmente affermata l indi- 
pendenza dell'affinità genetica di due forme dall’ affinità del loro abito; 
affinità questa, che è dovuta all identità di accomodazione o del processo 
di plastica, cui entrambe han subìto. Senza siffatta cautela, parmi si ri- 
schi di conchiudere troppo a favore dell’unicità d' origine, parmi si sia 
tratti verso la esorbitante sentenza del Celakovsky; il quale credesi au- 
torizzato dalle sue investigazioni a dire: ganz allgemein nicht nur die 
Krone, sondern auch die Kelche aus Staubblittern entstanden sind I: 

Illegittimamente allargato ed illegittimamente stereotipato il concetto 
d'omologia, diventa causa di errori multeplici, eausa di confusioni e di 
chimere. E infatti, stabilitasi l omologia sie et simpliciter fra tutte le ap- 
pendici, i botanici si sono inutilmente travagliati a ricercare le equiva- 
lenze fra le parti di un pezzo fiorale e quelle di una foglia: ricerca de- 
stituita di logieo fondamento, e destinata perciò ad approdare a risulta- 
menti illusorii e controversi. Ciò perchè si è trasandato, in questo modo 
di proporre ed eseguire cotali ricerche, la considerazione delle varie con- 
tingenze, che hanno avuto luogo nella storia dello sviluppo degli organi 
studiati; contingenze, che han determinato le varie vie, per le quali D evo- 
luzione è passata, prima di giungere alla forma definitiva di essi. 

È bene anzitutto considerare, che quando dicesi essere un pezzo fio- 
rale metamorfosi d'una foglia, non si intenda, che questa già adulta si 
trasformi in quello. L' espressione ha del metaforico, e sarebbe sbaglio 
l'usufruirla in un senso letterale. Essa indica il fatto genetico dell’ unità 


C) Op. cit. Th. II, p. 9. 
(°) Op. cit. Th. Il, p. 44. 


NOVAMENTE SULLA GENESI DEI FIORI 67 


di nàtura intrinseca, dell'unità originaria, od anche il fatto teratologico 
dell'avvento d'una foglia al posto d'un pezzo fiorale. Ma non è un fatto 
(nè potrebbe essere) la trasformazione d'un tal pezzo in foglia, o, vice- 
versa, il fatto del rivestimento graduale d'una forma diversa patito da 
un organo già individuatosi; poichè l'individuazione trae seco l'attua- 
zione perfetta d'una certa forma, l'esistenza d' uno stato maturo dell or. 
gano che la riveste; quindi non è possibile che essa forma, esso organo 
torni per dir così indietro, e si tramuti in qualche cos’ altro. La possi- 
bilità dell'avvento di due forme, di due organi sullo stesso sito proviene 
dalla loro unità d'origine, dal loro nascimento comune, dall essere stata 
unica la loro fonte materna, fonte primitiva, essenzialmente indifferen- 
ziata. Il duplice effetto cui tale unica causa ha condotto, devesi alle due 
direzioni differenti seguite nell’ evolversi ; sicchè la metamorfosi, che, dato 
quell'avvento, ora si afferma, devesi all'essersi tenuta una via invece 
di un’altra, all’ essersi seguita una invece d’ un’altra direzione di sviluppo. 

Le forme adulte godono di certe particolarità venienti dall'epigenesi, 
dal differenziamento; quindi nascono fra loro tanto più diserepanti, per 
quanto più grande cammino s'è percorso lungo le ramificazioni dell’ al- 
bero genealogico, dell’ albero rappresentante lo sviluppo loro. Lungo tal 
cammino l’organo metamorfizzantesi perde tanto più di potenza meta- 
morfica, quanto più in atto acquista di metamorfico; sicchè, evolvendosi, 
diventa sempre più incapace di generar nuove forme, e a un tempo va 
mano mano accumulando più numerose determinazioni. Un organo dun- 
que, che porta i segni d’un inoltrato differenziamento, è impedito ad en- 
trare nelle vie d'una nuova elaborazione (*). 

Ciò posto, la ricerca della equivalenza predetta risulta condannata; e 


(1) Ora mettendo a calcolo quell’antagonismo, che c’è fra facoltà plastica 
E disposizione ereditaria (disposizione tanto piü grande, quanto piü inve- 
terata è la discendenza), quell'antagonismo, che è in armonia col rapporto 

inverso testè toccato, si puó spiegare qualche fatto, altrimenti oseuro. Se 
i sepali arti colat non son atti a formare calice gamosepalo, come dice De 
Candolle sein I, 451), ciò accade, perché l'artieolazione e frutto d'ec- 
| cessiva elaborazione, e come tale non può comportare l'avverarsi di una 
saldatura cui fa uopo, ove s'inizia, che gli organi si trovino allo stato di pro- 
fillo. Tale spiegazione ecco che ottiensi, tenendo conto di esso antagonismo, 


68 L. NICOTRA 


cadono cosi dal dominio della scienza vera le conchiusioni e le discussioni 
intorno al valore morfologieo del filamento, per esempio, e dell' antera. 
Solo resterà che l'uno sia equivalente al nervo mediano d'una foglia, o 
all ugna dei petali (*). 

Così dovea finire con tutti questi sforzi d'una morfologia fuorviata dal 
retto sentiero. Come avrebbero difatti potuto ricevere il battesimo della 
scienza tutte queste dottrine, se cozzano col fatto reale della filogenesi 
degli stami? Se l'antera é formazione omologa al soro, se pereió non 
puó rappresentare che una parte di lembo al massimo? Se la sporifica- 
zione può coesistere con lo sviluppo completo del tessuto clorofilliano fo- 
liare, ed esaltarsi anche mentre tal tessuto va a sopprimersi ? Non emerge 
da questi fatti l’ indipendenza, comunque limitata, della antera dal lembo 
foliare? Come voler trovare nel carpello parti omologhe a quelle d’un 
nomofillo, se stilo e stimma sono formazioni isterotipiche, se sono una 
proprietà esclusiva del carpello serotino delle angiosperme ? 

Inoltre, questi raffronti sono scevri di buon senso razionale; perchè 
una stessa appendice antofillica, poniamo un sepalo, può avere, nei varii 
casi, significati morfologici differenti: una formola generale di botanica 
comparata, procedendosi a questo modo, deve riuscire necessariamente 
irrita, di valore nullo (?). 

Ora, dimostrata, con le esposte riflessioni, insulsa ed insufficiente l’idea 
sì innaturalmente generale di omologia delle appendici, sì fuor d’ ogni 
ragione astrattamente foggiato questo concetto sovranamente normale pel 
morfologo; si vedrà a luce meridiana qual gran conto debba farsi dei 
gradi differenti, onde l'omologia si realizza, e come debba andar formu- 
lata la tesi vera riguardante la genesi dei pezzi fiorali. 

Già, ponendoci sul sodo terreno della filogenesi (che è quello della 
realtà), non istenteremo a convincerei, che la pretesa metamorfosi pro- 
gressiva del Goethe debba correggersi; che, posta l apetalia congenita 
delle antofite inferiori, sia dagli stami o dai sepali derivabile una corolla, 


() CLos: De la signification du filet (nei Compts rendus 1876). 

(°) Già De Candolle avea avvertito ciò, a proposito delle equivalenze mor- 
fologiche dei petali e dei carpelli: fa pena il veder. trascurato tanto am- 
maestramento (Cfr. Organogr. 1, 552), 


NOVAMENTE SULLA GENESI DEI FIORI 69 


non già dai petali sia derivabile un androceo. Né la metamorfosi di stami 
in petali debba aversi come regressiva, stante la medesima ragione, cioè 
stante la precedenza filogenetica degli uni, stante il lusso biologico cui 
accennan gli altri. Sono comuni i casi che dimostrano tal precedenza, 
la congiunzione di perfetta aclamidia con la presenza degli stami. 

Eccoci dunque davanti una precisa domanda: proviene da stame o da 
sepalo il petalo? È la doppia possibilità, eui siamo condotti, prima di 
entrare più a dentro nello stato concreto delle cose relative alla questione. 
L'origine mista, ammessa da Pax e da altri, importerebbe il dovere di 
precisare qual corolla venga da calice, quale da androceo, e il dovere di 
esprimere con nomi differenti i due organi, non omologhi, non originati 
con lo stesso procedimento. Dicendo corolla solo l' organo generato da un 
androceo, la duplicità d'origine è scartata; come è scartata da Prantl, 
quando dà tal nome a quel che pone come certamente prodotto da peri- 
gonio calicino, mentre conia un altro nome poi per quei pezzi fiorali, che 
evidentemente sono un derivato androceale. La duplicità predetta è del 
resto invocata da chi parte da un concetto empirico di corolla, e ne so- 
stiene l'essenzialità, subordinando a tal concetto la genesi dell'oggetto 
concepito, e imaginando una eostanza di cose e di idee, che proviene 
solo dalla costanza del nome imposto, e che quindi è senza dubbio illu- 
soria. 

Dare bando a questa duplieità genetica, ammettendo eon Celakovsky 
uniea origine per petali e sepali, parmi sia un rinunciare à quanto sap- 
piamo di positivo sull'origine del calice, e un riuscire alla conseguenza, 
detta inverosimile da Eichler, alla conseguenza d'una ginnanzia primi- 
tiva generale OC). L'opinione, emessa ultimamente dal grande morfologo 
di Praga, così dimostrasi falsa ab absurdo. 

Ben é vero peró, che sia un pregiudizio il voler tenere ogni formazione 


ds (1) Op. cit. Th. I, 34. L'espressione P che io, come usata a 
S significare unico stadio filogenetico, riferii ad Engler, è del Nägeli da lui 
citato. Nägeli perd dice che originariamente esistano stami e brattee (p. 509 
della Mech. u. physiol. Theor. d. Abst.). Engler riconosce la possibilità di una 
ginnanzia originale (Blüten von Haus aus nackte), negando che da essa 
possa ottenersi alcun fiore clamidato (Cfr. Hr z. Kennt. d. Arac. in Syst. 
Jahrb. V, 166). 


70 L. NICOTRA 


calicoide qual derivato di brattee; e che possa darsi un'asepalia arche- 
tipa. Quando avremo intanto un organo sepaloide, nato a spese di corolla, 
non dirò io che un calice si sia creato, altrimenti incorrerei in eontraddi- 
zione ('). Dirò invece che alcuni petali abbian deposto il carattere este- 
riore, per assumere quello, che investe in via ordinaria le formazioni ve- 
ramente calicine. | 

In tal modo parmi di riuscire in armonia coi principii, oggi univer- 
salmente riconosciuti come veri; parmi sia risoluto il problema dell'ori- 
gine dei petali, senza urtare in assurdi, senza abbracciare una sentenza, 
che, esagerando il vero, lo falsa e lo nega. 

Io non posso intanto diseorrere su questo argomento, senza dirigere 
parole di lode al magistrale lavoro del Celakovsky, prima del quale esso 
argomento non era stato trattato che frammentariamente, e nel quale le 
incongruenze del Prantl sono perquisite con àeume raro (°), dei fatti com- 
provanti la genesi della eorolla messi in piena luce, tutta la filogenesi 
del fiore esposta nei punti più salienti. E così felice l'autore di questo 
magnifico lavoro antologico, da arrivare a mostrarci la corolla, eum egli 
dice, in statu nascendi (°): prova palmare della nostra tesi, prova, che fa 
raggiungere il massimo di validità a quelle cavate dal paragone dei ca- 
ratteri fra androceo e corolla (*), indicate da De Candolle talora anche 
rispetto alla loro origine; ciò che egli fa a proposito della coerenza fra 
corolla e stami, coincidente con la gamopetalia, e a proposito dell’iden- 
tità di inserzione dell'una e degli altri (5). 

Ma in quest' argomento le prove sorgono da ogni parte. La semplice 
superiorità del numero dei eicli petalini e staminali ne sarebbe una. Le 

(!) Tale asepalia era già stata notata da Drude (Die syst. und geograph. 
Anord. d. Ph., in Schenk's Handb., II, 247 p.) e da qualehe altro botanico 
forse. Ora Celakovsky la proclama ancor egli (Op. cit. Th. TE 3, 11, 490, 4L). 
Ammetterla è rinunciare al detto pregiudizio, tenuto diee egli (ib. p.10 e 

22), come assioma, a cui egli avea partecipato. Ma va tanto là nella brama 
di sfuggirlo, che rimprovera a Drude il considerar l’involuero di Eranthis 


come inizio di quel ealice, che poi vedesi nelle Adonis e nei Ranunculus. 
e Op. c. Am 22, 05. 
b. 


D 


NOVAMENTE SULLA GENESI DEI FIORI 71 


prove ontogeniche assumono evidenza grandissima, quando, come aecade 
p. e. nelle Parkia, filamento e petalo hanno unico primordio. Aceedono 
le prove fornite dalla metamorfosi periodica (*). Finalmente in certi pro- 
blemi ardui la tesi qui sostenuta concilia varie sentenze; come fa di 
aleune emesse sulla corona delle amarillidee, compendiandole in quella, 
che è stata data da Lindley, cioè in quella, che vede nella corona una 
riunione di staminodi, e che più tardi é stata meglio precisata da Pax, 
secondo eui il nascimento di quest'organo é dovuto a dipendenze stipulari 
dell’ androceo. Della qual cosa mi ha convinto, tanti anni fa, l'analisi dei 
fiori doppi di Nareissus Tazzetta, in cui sostituiscesi a ogni antera una 
neoformazione, che con le compagne va a costituire due vorticilli, dei 
quali l'interno risulta da porzioni saldate, e nell'insieme rieorda assai 
bene la corona dei fiori normali. 

Suffulta cosi da tutte queste prove la nostra tesi, apparirà plausibile. Ma 
io eredo che meglio diventerà luminosa, quando da essa si trarranno i 
corollarii, atti a metterci sulla via di indovinare la genealogia dei fiori 
nel suo insieme, e fornire lo schema, su eui dovrà modellarsi l’ albero di 
parentela delle varie categorie di fanerogame. 

Noto qui i seguenti, come prineipali a farei costruire esso schema: 
l° La ginnanzia congiunta a polistemonia è uno stato originale. 
2° La formazione d'una corolla è indipendente da quella d'un ca- 

liee, e, iniziandosi, trae seeo l'inizio dell'oligostemonia. 

3.» La formazione d'un calice è indipendente da quella d'una co- 
rolla, e proviene dall'elaborazione delle brattee superiori. 

4.» L'un processo e l'altro, attuandosi isolatameate, dànno luogo al- 
l'omoelamidia, fino a tanto che, pur isolatamente attuatisi, non subiscano 
in seguito quel differenziamento, onde nasce un pseudocalice o una pseu- 
docorolla. 

5.» Una diclamidia vera ha luogo per la coesitenza dei due processi. 

65» C'è una omoclamidia secondaria, determinata dall’ aborto d'una 
specie sola di appendici perisessuali. 

una secondaria ginnanzia, determinata dall'aborto d'ogni 
specie di tali appendici. 


(5 Cfr. dori: Beitr. z. Kennt. gefullter BI. (in Pr. J., XVII, 631). 


70 : L.. NICOTRA 


8» C'é una metamorfosi regressiva (atavica) dei petali in istami. 
9° Ce n'é una degli stami in nettarii og À 

Or vedesi come sia insostenibile una necessaria antecedenza dell’ etero- 
clamidia all’omoclamidia eorollina, e una antecedenza necessaria dell’omo- 
clamidia calicina perchè si abbia eteroclamidia. Vedesi altresì come sia 
possibile, che dalla ginnanzia si passi all’esistenza di una clamide, mercè 
il tramite di staminodi, o fors'anehe senza questo anello intermedio. Io 
parlo d’una clamide corollina e d'un'asepalia che vi coesista : e tale mi 
pare quella che si vede nelle ranunculacee e nelle monocotiledoni; il che 
dà nuovo fondamento alla veduta filogenetica del rapporto fra questi 
due gruppi. 

Termino con un'osservazione, che integra i corollarii surriferiti, respin- 
gendo un'idea del Nägeli, cioè quella della necessaria susseguenza di 
formazioni intercedenti fra calice e corolla, o fra brattee superiori e stami 
inferiori trasformati già in petali. Forse qualche volta tal susseguenza 
avrà luogo, e intraleerà di non poco il lavoro del morfologo; ma aon 
tutte queste intercedenze sono isterotipiche, anzi forse il maggior numero 
di volte sono prototipiche, e accompagnano difatti lo stadio vetusto del- 
l'acielismo. Non vi ha qui adunque, che l'errore di assumere un caso 
particolare, come espressione valida a rappresentare un fatto generale. 


(') DE CANDOLLE, che registrava l’ affinità fra toro e nettarii, sospettava 
fossero stami abortiti gl'insigni nettarii delle Parnassia (1. c., pp. 536, 556-7). 


A. NAGGI 


Les THALICTRUM de Gênes. 


Les environs immédiats de Gènes peuvent, à mon sens, être compris 
dans une circonférence de 20 kilomètres de rayon. Ils se composent, pour 
un sixième environ, de montagne, le reste est terre littorale. Toutefois, 
la proximité des Apennins et la position toute particulière de Gênes, 
donnent à la flore de cette région un charme réel. 

Ce demi-cercle qui va du Cap Portofino, célèbre pour le Saxifraga co- 
chlearis — pour nous, sous-espèce du S. lingulata — jusqu'au Cap Tor- 
retto, commune d'Arenzano, comprend une surface d'environ 650 kilo- 
mètres carrés et présente au botaniste bien des surprises agréables. 

En huit mois, j'ai parcouru cette région en tout sens, guidé par le 
savant et consciencieux botaniste Penzig, souvent aussi par le caprice 
du moment. 

Au cours de ces promenades, anioni instmaetivon, jamais très fati- 
gantes, il m'a été donné d'observer cinq formes de Thalictrum que je 
me propose ici de déerire, en en mentionnant une sixiéme qui a été ren- 
contrée sur Ja limite de la circonscription, mais qui sera probablement 
trouvée sur les points extrêmes eux-mêmes, c'est-à-dire sur le territoire 
étudié. 

Tous ces Zhalictrum appartiennent à trois grandes espèces linnéennes 
présentant les caractères les plus nettement tranchés. 

Ce sont les Zhalictrum aquilegifolium, minus et Jlavum que je distin- 
guerai par le tableau dichotomique suivant: 


( Carpelles ailés, pendants . . : en 
| Carpelles côtelés, dressés 
/ Feuilles à contour triangulaire; äi plus au moins larges 


et courtes . minus 
| Fevilles à contour EE folioles mi plus ou 


moins linéaires . . : . . Jarum 


74 A. NAGGI 


l. Thalietrum aquilegifolium ( Linné, Species, 770). 

Ce Pigamon est une espéce de montagne très-commune dans toute 
l'Europe, depuis la Grèce continentale jusqu’en Laponie, 

Je ne l'ai pas rencontré à Gênes (?), méme au mont Liprandi, peu dis- 
tant de l'Antola: mais la localité classique de ce Thalictrum n'étant si- 
tuée qu'à 3 kilométres du territoire étudié, je suis porté à eroire qu'on 
trouvera la plante dans nos limites, d'autant plus que dans des pays —. 
où le climat est excessif, la plante en question descend à 700 mètres - E 
(Mont Khortadj, Mont Athos, ete., Macédoine). La plante du Mont Khor- 
tadj a été centuriée par moi et distribuée par Von Heldreich d'Athénes 
sous le nom de Variété: Crossaeum. Voir Velenovsky dans sa Flora 
Bulgarica. 

Quoi qu'il en soit, la plante ligurienne appartient au type pur. 


2. Th. minus (Linné, Species, 769 sensu ampliatissimo). 

Cette espéce est, avec le Rosa canina, la plus variable d'Europe. 

Elle a été l'objet de bien des démembrements, car il a été reconnu 
que la diagnose de Linné était absolument insuffisante pour eontenir 
toutes les plantes connues ou admises sous ce nom, et que Linné, en 
donnant sa diagnose, avait en vue une plante que l'on désigne aujour- 
d'hui sous le nom de Thalictrum dunense. 

Le 7. dunense a été complètement analysé par Du Mortier en 1869 
dans le « Bulletin de la Société Botanique de Belgique » pag. 357 et 
par Crépin, dans son « Manuel de la Flore de Belgique », édition IV, 
page 9. Cette plante habite l'Angleterre, la Belgique, l'Allemagne, la 
Suéde, la Finlande et une petite partie de la France septentrionale. Elle 
se distingue à premiére vue par sa panicule trés-feuillée, commençant 
presque dés la base de la tige. C'est une herbe petite à long rhizome. 

Pour en revenir au Zh. minus sensu ampliatissimo, il offre, en Europe, 
des centaines de variations dont quelques-unes extrêmement caractérisées. 
. Je dirai en passant que les botanistes francais admettent actuellement 


e L'article était composé, lorsque j'ai vu des échantillons authentiques 


du T. aquilegifolium recueilli à Voltri, prés Génes, par le Dr. Baglietto. 


LES THALICTRUM DE GÉNES 75 


45 bonnes formes. Comme on peut le penser, ces formes ont été groupées 
en sous-espèces pour les besoins de la classification. Nyman, dans son 
Conspectus Florae Europeae et dans son Supplementum, ouvrages qui se 
trouvent sur la table de tous les botanistes, ne se gêne pas pour dé- 
membrer le minus en 16 espèces ou sous-espèces, dont les unes sont ces- 
piteuses, les autres pourvues de rhizome; les unes ont le fruit ovale et 
les autres le fruit fusiforme, etc. ete. 

A Génes le suns Thalictrum minus se présente sous trois sous-es- 
péees : 

Th. calcareum, Jacquinianum et montanum. 


Sous-espèces génoises du 7. minus : 
Souche munie de rhizomes trés-courts et gros, plante gréle, mi- 
tronhylé s. vs . . + calcareum 
Souche à rhizomes minces, dei plantes moins gréles, à 
feuilles plus grandes en général 
' Panicule médiocre, plante dépassant rarement 50 em., folioles 
toujours petites, plante des rochers . . montanum 
2 < Panieule assez grande, plante atteignant 1 mètre, folioles des 
fouilles inférieures assez grandes; plante des bois 
Jacquinianum 


a) caleareum Jordan (Observations ; ignes 5, page 9; Diagnoses, 
page 23) sensu lato. 

Plante grêle et basse, à folioles petites, aussi larges que longues; pa- 
nicule ouverte à rameaux étalés, ascendants; carpelles elliptiques. 

Je ne l'ai rencontrée que sous la forme praecoz Jourdan (Diagnoses, 
pag. 24) sensu stricto. 

Souche épaisse, grosse comme le petit doigt et courte; tige glabre, 
peu striéé à la base et non glanduleuse; folioles non glanduleuses, ova- 
les-arrondies, à dents (dans nos échantillons) peu aigües. 

Sommet du Taccone (1051 m.) et probablement sur d'autres cimes. 
Il justifie bien son nom de « précoce », Car il fructifie environ deux 
semaines avant le poor qui descend plus bas, mais il ne faut pas 


76 A. NAGGI 


s'étonner de cette rapidité de maturation si l'on s'en rapporte à Christ 
(le Genre Rosa, traduction Burnat, page 18) « Les espèces de la mon- 
tagne..... ont la maturité des fruits précoce. » 


b) Jacquinianum Koch (Synopsis Florae Germaniae et Helretine, édi- 
tion 2, page 5). 

Rhizomes minces, allongés; pétiolules anguleux; folioles assez grandes 
(assez différentes suivant leur hauteur sur la tige); oreillettes dilatées : 
panieule peu feuillée, à rameaux étalés-ascendants, allongés. 

Je ne l'ai rencontrée que sous la forme pyrenaïcum Jordan (Diagnoses, 
page 29). 

Panicule peu feuillée, à rameaux ouverts; fleurs grandes; folioles ar- 
rondies à lobes courts; tige anguleuse, fortement sillonnée. 

Vallée moyenne du Bisagno: Bargagli. Probablement dans beaucoup 
de vallons ombragés, mais ni trop frais ni trop humides. Notre échan- 
tillon à environ 350 mètres. 


c) montanum Wallroth (Schedulue criticae de plantis Florae Halensis, 
pag. 255). 

Souche gréle à rhizomes allongés; oreillettes courtes; pétioles angu- 
leux; folioles petites, ovales ou suborbiculaires, rapprochées ; panicule peu 
allongée, à feuilles très réduites; carpelles plus larges à la base. 

. Se rencontre à Gênes sous deux formes: 

A. Schultzii Jordan (Diagnoses, page 32), plante de 3 à 5 décimètres: 
panieule moyenne assez ouverte, à rameaux gréles, flexueux, étalés ou 
ascendants, presque point feuillés ; .anthères eourtes; parfois des glandes 
trés-fines sous les feuilles. 

C'est la forme la plus commune dans la partie montagneuse de Génes. 
Elle abonde de 700 a 1000 mètres. Nos échantillons sont du M. Lecco. 
- B. Schleicheri (Rouy, Flore de France, t. I, page 22). 

Plante moins élevée que la Schultzii, généralement 3 à 4 dm.; pani- 
cule courte, courtement feuillée, à rameaux et ramuseules ascendants; 
| anthères moyennes; quelques feuilles cunéiformes. 
` C'est la forme de la région littorale de Gênes. 


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LES THALICTRUM DE GÉNES 77 


Nos échantillons sont du Lagaccio supérieur. Elle nous paraît être 
très-répandue dans la région basse, surtout dans la commune de Gênes. 

Relativement au Schleicheri, il convient de dire que Schleicher a, le 
premier, décrit cette plante sous le nom de saza£ile, mais ce nom de 
saxatile avait été déjà donné à des plantes diverses. Ainsi: 

Villars a appelé sazatile une forme du 74. foetidum de Linné. 

Gremli a appelé sazazile une forme du ZA. calcareum Jordan, diffé- 
rente du praecox, ressortissant done du stirps minus. 

Schur a appelé sazatile, le sylvaticum de Crantz, autre sous-espèce 
du minus. 

Il parait, done, plus précis d'adopter le nom de Rouy qui ne com- 
porte aueune équivoque et rend justiee au botaniste qui, le premier, a 


reconnu les caractères de la plante. 


3. Th. flavum (Linné Species, 770, excl. var. 5). 

Racines adventives jaunàtres; tige verte; feuilles tripinnatiséquées plus 
longues que larges; panicule en corymbe de forme serrée; fleurs dressées, 
rapprochées en glomérules denses; étamines dressées à anthères mutiques 
ou à peine mucronulées; filets filiformes. 

Cette espèce donne, quoiqu'à un moindre degré, sujet aux mêmes ob- 
servations que le 7' minus. 

Le véritable favum de Linné, tel qu'il résulte de la description littérale 
et de l'herbier, est dénommé aujourd'hui 7%. Linnaeanum et constitue 
une sous-espèce du 7%. flavum des botanistes modernes. Il habite le nord 
de l'Europe, est rare en France, nul en Italie et offre, comme le Th. du- 
nense, le caractère d'avoir la panicule trés-feuillée. 

Notre flavum gênois appartient à la sous-espèce Aeferophyllum Lejeune 
(Revue de la Flore de Spa, pag. 109) caractérisée comme suit: 

Rhizomes allongés; tige fistuleuse; feuilles moyennes supérieures et 
celles du haut de la tige à segments ultimes sublinéaires, ténus, allon- 
gés; anthères longues, étroites. 

Indiqué par Arcangeli, sous le nom spécifique de flavum , dans tous 
les prés et sur les rives des cours d'eau de la Péninsule depuis la mer ` 


jusqu'aux montagnes. 


| Vallée du Bisagno, partie moyenne (communes de Malaussena, Struppa, 
Bavari, ete.). 


Etant donnée la position de Gênes, on pourrait y trouver le 77. ezal- 
tatum (Gaudin, Flora helvetica, tome TII, p. 515) qui ressemble au 7A. 
Jlavum, mais en diffère à première vue par les pétioles et limbes des ` 
feuilles velus ou glanduleux. 


Gênes, le 18 Octobre 1904. 


A. NAGGI 


La CENTAUREA INTEGRANS. 


A la lecture de ce nom nouveau, le naturaliste, haussant les épaules, 
se dira: Il s'agit, probablement, d'une espèce adventice, comme on en 
trouve à tout instant dans les grands ports de commerce, Nous citerions 
volontiers le Silene dichotoma d'Ehrhardt, le Paspalum vaginatum de 
Duby que personne ne regarderait comme indigènes et que, cependant, 
nous avons encore cueillis cette année à Gênes. 

Il s'agit d'une troisième variété de l'aplolepis De Candolle si abondante 
ici. On remarquera que nous disons aplolepis et non aplolepa, car l'ad- 
Jectif Morettien « aplolepus » ne nous sourit guère, pas plus qu'il n'a 
souri aux botanistes Brown, Cassini, De Candolle, Drejer, Kerner, Lede- 
bour, Petermann, Schlosser, Tenore, Visiani et tant d'autres, lorsqu'ils 
ont eréé les genres européens Chartolepis et Jsolepis, les espéces euro- 
péennes: Carex amblylepis et haematolepis, Centaurea chrysolepis, leuco- 
lepis, ochrolepis et stenolepis, ete. etc. 

En fait, on signale deux variétés à feuilles pinnatipartites de l'aplo- 
lepis, la typique et la swbciliata de De-Candolle, mais nous estimons 
qu'il y a lieu d'en mettre en relief une troisième qui, vu son abondance 
à Gênes, pourrait s'appeller « Genuensis ». Elle est si bien caractérisée 
que Jourdan, Braun, Kerner n'auraient pas manqué d'en faire une de 
leurs meilleures espéces. 

Nous la caractérisons ainsi: 

« Tige ordinairement médiocre; feuilles radicales extrêmement longues; 

feuilles supérieures longuement obovées-spatulées, absolument entiéres, 

souvent fort nombreuses et formant à la fleur une collerette ou invo- 
luere d'aspect étrange; odeur forte et pénétrante surtout sur le sec; 
capitules souvent isolés, un peu plus gros que le type; éeailles sou- 
vent plus larges ». 

Terrains ineultes de Génes. 

Ayant observé pour la première fois, cette variété en Mai, nous pen- 


80 . A. NAGGI 


sâmes à une hybride de l'aplolepis avec l'universelle amara, mais la pré- 
sence de graines mûres et l'abondance des pieds, m'ont fait revenir sur 
cette idée. 

On a probablement tort de regarder tout individu bizarrement con- 
stitué comme un hybride, et sa sterilité comme un preuve de cette hy- 
bridité, alors que cette stérilité est E la conséquence de l'état 
tératologique ou morbide de la plante. 

Si l'on en croyait certains auteurs, tous les Epilobium parvifterum de 
Génes seraient des hybrides, ear cette plante se présente constam ment 
iei sous des formes que l'on regarde comme telles, alors que les parents 
supposés manquent et que ces plantes donnent des graines fertiles. Peut- | 
être reviendraije sur ce sujet, mais il me suffira, pour le moment, de 
dire qu'Edmond Boissier était de mon avis (voir la préface de Flora 
Orientalis, et qu'Alfred Reynier, le maitre des botanistes provencaux, 
l'est aussi. 


Gênes, 19 Octobre 1904. 


Dorr. CESARE MANICARDI 
Sulla distribuzione nelle varie parti e nei diversi periodi di sviluppo 
e sulla genesi del nucleone nel « Pisum sativum ». 


Cenni bibliografici ed indirizzo delle ricerche. 


Il nueleone fu ricavato per la prima volta dal Siegfried dall'estratto 
di muscoli (1): ha affinità grande colle nucleine; si combina col ferro 


dando luogo ad un sale di ferro chiamato ferrinueleone o carniferrina. 


Le analisi percentuali di molte carniferrine hanno dato i seguenti risul- ` 


tati (2): 
© da 2221 a 22.97 Tt 
H » ZOLEE 3235» 
N > 945» 6.03 » 
Fe » 28.35 » 29.92 » 
P^» L84» 209» 


Il ferrinueleone, sotto l’azione del idrato baritico, a 50 gradi si sdoppia, 
rendendo libero l'acido carnico "C.H. NA): la barite ne asporta il fo- 
sforo sotto forma di fosfato. Il nueleone od acido fosfocarnico, lo pos- 
siamo considerare come un prodotto di combinazione dell'acido carnico 
coll’acido fosforico; prodotto non bene definito, che deve possedere una 
molecola molto complessa, come del resto si può prevedere dall’ esame 
dei gruppi molecolari, che contiene. Difatti noi possiamo ottenere: 

Acido carnico per azione dell’ idrato baritico; 

Acido carbonico per idrolisi ; 

Un carboidrato per azione del calore in presenza di acido nitrico al 4°/,; 

Acido succinico e paralattico per azione dell etere sul ferrinueleone 
privato di acido carnico. : 


6. Malpighia. Anno XIX, Vol. XIX. 


82 C. MANICARDI 


Il Siegfried prima (3), più tardi il Balke (4) ammisero la identità fra 
l'aeido carnico e l’antipeptone di Kühne, e ciò in base ai pesi molecolari, 
essendo per il primo di 257 e per il secondo di 250. Fu in base a ciò, 
che il Siegfried volle dare il nome di nueleone all'acido fosfocarnico, ap- 
punto per richiamare le affinità esistenti coll’ antipeptone, e per dimo- 
strare nel medesimo tempo quali le differenze fra i due corpi. 

Il Kutscher (5), ritiene che la sostanza studiata dal Siegfried e dal 
Balke, non sia da ritenersi identica all'antipeptone, ma sia invece da 
considerarsi come una mescolanza di diversi composti che, sotto l a- 
zione dell'aeido fosfo-volframico, si seinde in due parti, delle quali una 
a reazione acida e l’altra a reazione basica. Comunque sia, dopo che il 
Siegfried dimostrò essere il nueleone costantemente presente nei muscoli, 
sì iniziarono dovunque ricerche nel campo della fisiologia animale, per 
vedere, dapprima se esisteva anche nelle altre parti dell’organismo, poi, 
quali trasformazioni subisse la sua quantità percentuale sotto l’azione 
di speciali agenti. 3 

Il Roekwood (6) nelle urine; il Siegfried (7) nel latte di vacca: Balke 
e Ide (8) nel cuore, nel fegato, nei reni del cavallo e del cane e nell’ e- 
stratto di Kemmerich; Müller (9) nei muscoli di persona adulta e di 
neonato; Wittmaach (10) nel latte di donna e di capra; Tarozzi (11) 
nei muscoli di animali tenuti a digiuno; V. Grandis (12) e P. Sfameni 
(13) nel tessuto placentare in rapporto al sangue fetale. Intanto' Sieg- 
fried (14) fissava il rapporto di 2:1 fra azoto e fosforo del nucleone, premet- 
tendo però, che tale raffronto varia colla specie animale; Kruger (15) de- 

terminava i fenomeni chimici di contatto esistenti fra pepsina e tripsina 
col nueleone, nonchè la solubilità di questo corpo nelle soluzioni saline. 
Il Macleod (16) istituì ricerche per determinare il consumo del nueleone 
nelle diverse attività muscolari; il Benedicenti e F Oliaro (17) studiarono 
il modo di comportarsi di questo materiale nei muscoli nei casi di av- 
velenamento acuto e subacuto da mercurio e piombo; il Panella lo ha 
studiato nella sostanza cerebrale (18), nei muscoli dopo la morte (19); 
il Bonanni (20), nei muscoli nell’ avvelenamento da veratrina; indi di 
| nuovo il Panella nel sangue (21), nei muscoli bianchi e rossi (22), nella 
| sostanza nervosa centrale (23) e nel testicolo (24 e 25). 


COPIA 


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NUCLEONE NEL PISUM SATIVUM 83 


Il Cavazzani lo ha ricercato nello sperma e nel vitreo (26), nei cen- 
tri nervosi (27), nel vitreo e nell'aequeo (28) e nelle piante (29). Re- 
centemente il Panella (30 e 31) lo ha studiato nella milza e nei mu- 
seoli lisei. 


Come ben si vede da questa rapida rassegna bibliografica, gli studiosi 
di questo materiale non sono mancati: le esperienze sono state nume- 
rose e tutte molto interessanti. Ciò nonostante, siamo ancora molto lon- 
tani dal conoscerne l'ufficio fisiologico. Secondo il Siegfried esso eon-. 
corre allo sviluppo dell'energia muscolare. Ma il Cavazzani, considerando 
la grande quantità che egli ha dimostrato trovarsene nello sperma in 
confronto di altri umori ed organi, dubitava, che esso potesse avere qual- 
che rapporto colle funzioni riproduttive. 

Appunto, seguendo tale ordine di idee, egli mi ha affidato l'incarico 
di una serie di ricerche sistematiche in diversi periodi della vita fisiolo- 
gica di un individuo e contemporaneamente sulle diverse parti dell in- 
dividuo stesso. Poiché egli aveva già dimostrata la presenza del nueleone 
nei vegetali e perehé questi offrivano per lo scopo speciale particolari 
vantaggi, abbiamo stabilito di sottoporre all’ analisi, radici, fusto, foglie, 
fiori ece., di una pianta a ciclo di vita piuttosto breve, e precisamente 
del Pisum sativum. 

I vantaggi che per tale scelta si ottenevano, erano i seguenti: iden- 
tità (se non assoluta, almeno relativa e tale da potersi accettare come 
attendibili i dati d'esperienza) fra i diversi individui della stessa specie; 
sviluppo di tutte le fasi vitali in un periodo di tempo breve; distinzione 
netta e precisa delle singole parti costituenti l'organismo. 


IL. 
Del metodo di ricerea. - Analisi preliminari. 
Prima di parlare delle esperienze eseguite, crediamo opportuno riferire 


il metodo di ricerca adottato. In linea generale, à quello stesso del Sieg- 
fried, descritto e modificato da Balke e Ide (V. bibliografia n. 8), al quale. 


84 C. MANICARDI 


peró si sono fatte opportune modificazioni suggerite dalla pratica acqui- 
stata nella lunga serie di ricerche eseguite. 

Una quantità pesata della sostanza da esaminarsi, si pone in mortaio, 
indi mediante schiaeciamento e stritolamento associato a continue lava- 
ture per decantazione, si esaurisce dal nucleone contenuto. L'esauri- 
mento completo della sostanza si ottiene allorchè l’acqua di decanta- 
zione é limpida, ed in generale, usando quantità di materiale non supe- 
riore ai 100 grammi, un'ora di macerazione meccanica cosiffatta, è più 
che sufticiente per ottenere lo scopo. Dopo ciò, facciamo bollire il residuo 
con aequa acidulata leggermente con H,C,0,, e ciò per togliergli quelle 
piccole traccie di nucleone che potessero ancora aderire: si filtra e le ac- 
que di decantazione unite a questo filtrato, le sottoponiamo a bollitura 
e concentrazione contemporanea. Ottenuta la concentrazione conveniente, 
sì filtra, e sul filtrato si opera la precipitazione dei fosfati mediante so- 
luzione di CaCl, al 20 */, in mezzo alealinizzato con HN un po’ in 
eccesso; si lascia riposare per circa 6 ore e si filtra. Sul filtrato, si ese- 
guisce la separazione del nucleone. Per tale operazione è necessario avere 
un ambiente assolutamente neutro, il che si ottiene mediante aggiunta 
di soluzione di HCI al 10 '/. Ciò fatto, si fa bollire, ed allorchè il li- 
quido bolle si aggiunge a po’ per volta soluzione di pereloruro di ferro 
al 2°/, un po’ in eccesso (!): il percloruro si unisce col nucleone per 
dar luogo a quel sale di ferro che già abbiamo avuto occasione di ri- 
cordare, e conosciuto col nome di ferrinueleone o carniferrina. Questo 
prodotto vuole essere lavato per decantazione sino a completo esaurimento 
di cloruri; si raccoglie quindi sopra un filtro seccato e tarato, si secca 
e si pesa. Per ottenere poi la quantità di nucleone contenuto, è neces- 
sario procedere alla determinazione dell’azoto della carniferrina col me- 
todo Kjeldahl, indi sapendo che il rapporto fra il peso molecolare del- 
l’acido carnico, ed il peso dell'azoto contenuto nella sua molecola è co- 
stante e rappresentato dal numero 6,1237, moltiplicando questo numero 


.() L’eccesso di percloruro, si svela prendendo una goccia del liquido so- 
prastante al precipitato di ferrinucleone e trattandola con soluzione di fer- 
rocianuro di potassio. La classica colorazione azzurra di ferricianuro fer- 
rico (bleu di Prussia), è indizio certo della abbondanza del percloruro, 


NUCLEONE NEL PISUM SATIVUM 85 


per l'azoto contenuto nella carniferrina, si ha, espressa in acido carnico, 


la corrispondente quantità di nueleone contenuto. 


e 

Le differenze di risultati che si possono ottenere facendo le determi- 
nazioni eol metodo classico della macerazione o coll'altro da noi usato 
della triturazione in mortaio, sono eselusivamente dovute o a fermen- 
tazioni od a poca pazienza in chi eseguisce l'analisi col metodo di Balke 
e Ide, nelle singole decantazioni. 

Per eseguire le determinazioni col metodo di Balke e Ide nella sta- 
gione calda, è necessario (allo scopo di mettersi al riparo dalle fermen- 
tazioni), fare le macerazioni con acqua leggermente acidulata con acido 
acetico. A tal proposito anzi, si sono eseguite esperienze comparative. 
Le prove furono fatte sopra lo stesso campione di valve bacellari dei pi- 
selli che hanno servito per il presente studio, estraendo in un campione 
di 50 gr. il liquido per la determinazione del ferrinucleone col metodo 
di macerazione meccanica in mortaio (4), ed in un altro campione, la 
macerazione classica, previa infusione per 24 ore di 50 gr. di valve ta- 
gliuzzate in acqua distillata e leggermente acidulata con acido acetico 
(5). I risultati ottenuti da questa esperienza comparativa sono come ap- 


presso: 
| 22o | | 22 E S e 
É 2 Azoto | ES S| 3 £ 
286 $ | Materia totale | $724 Se S 
SE 2 equa |contenuto| S22 F Saz 
c 3 - sE secca i 878 | SSTÉ 
EA: ER per 100 gr. | E 2:23 E 
SS | O 5 per di 2z n | 2 3 
ETA ? | od dx. | uada al 2 e 
33 z e secca *| 3 
Q a 
& gr: gr. gr. 


Valve baec. (a) | giallo- | posso- | 16.14 | 83.86 | 1.708 | 1.224 | 4.346 
ambra | r 


Valve baec. (b) | giallo- | rosso- | 16.14 | 83.86 | 1.708 | 1220 | 4.268 
\ambra| rug- 
| gine 


86 C. MANICARDI 


Da questo quadro, si rileva che il metodo d'analisi non ha nes- 
suna influenza né sulla quantità, né sulla qualità del ferrinueleone ot- 
tenuto. 


Premettiamo, che avanti di accingerci a tale studio, abbiamo eseguito 
alcune analisi allo scopo di prendere praticità ed esattezza convenienti: 
analisi controllate sempre dalla presenza del prof. Cavazzani. La prima 
serie di ricerche si è eseguita sopra semi di pisello a maturità agraria 
per vedere, se la quantità percentuale di nueleone contenuta nei semi 
apparentemente belli e completi, fosse uguale a quella dei semi a- 
bortiti che spessissimo si incontrano nei baccelli. Le esperienze ese- 
guite sopra due varietà, una nana ed una gigante i cui risultati ripor- 
tiamo nei quadri A e B (esperienze preliminari), non hanno dato al- 
cun che di importante per prevedere una legge. Esistono sbalzi, ma che 
una volta sono a pro dei semi normali, ed un’altra a pro degli abortiti. 
Quantunque questo argomento meritasse di essere preso in considérazione 
e studiato profondamente, pure, essendo il nostro scopo prefissoci, non 
quello di indagare le variazioni esistenti fra le percentuali di nucleone 
contenuto in individui normali e patologici ma invece quello di vedere 
la importanza fisiologica di questo materiale in un unico individuo, ab- 
biamo sorvolato questo incidente, tenendo le esperienze fatte, come espe- 
rienze d'esercizio e passando invece allo studio sistematico del nucleone 
nelle diverse parti e nei diversi periodi di vita del Pisum sativum. 

I piselli usati nelle esperienze, appartengono ad una varietà gigante; 
sono stati seminati tutti il 30 Marzo, ia un appezzamento uniformemente 
lavorato e concimato del podere Montagnola sito in Ferrara, di proprietà 
del sig. dott. Arrigo Sani. Tale appezzamento fu diviso in tanti lotti 
ognuno dei quali doveva servire per una seria di esperienze. Tali ricerche 
avendo per iscopo di determinare la importanza fisiologica di un materiale 
nella vita intera di una pianta, dovevano essere eseguite dall'inizio alla 
fine con speciali eriteri direttivi. Cos abbiamo incominciato dal seme allo 
- Stato inerte, per poi vedere quali modificazioni subisse sotto l'influenza della 
riattivazione delle facoltà vitali, prima, in un periodo breve, poscia in un 


NUCLEONE NEL PISUM SATIVUM 87 


periodo lungo, avendo eura di tenere i semi ed i germogli fuori dell'azione 
della.luce, per impedire che altri fatti (assimilazione del earbonio), ve- 
nissero a turbare le nostre ricerche. Dal periodo della germinazione, ad 
uno dei più importanti fatti della vita di qualunque pianta, quale la 
fioritura, si sono eseguite due serie di ricerche: quando le piante misu- 
ravano 30 em. di altezza, e quando ne misuravano 60. Dopo, i periodi 
sono stati nettamente distinti da fatti fisiologici ben determinati, quali: 
fioritura, maturazione agraria, maturazione botanica 0 morte. In ciaseuno 
di questi periodi, si è ricercato il nucleone nelle varie parti componenti 
l organismo quali, radice, fusto, foglie, fiori, baccelli, semi, valve bacel- 
lari, e ciò allo scopo di vedere quali le variazioni cui va soggetto tale 
materiale. 

Lasciando a parte i quadri che riportano i numeri greggi di labora- 
torio e quello, riportante le quantità contenute in 100 grammi di so- 
stanza allo stato naturale, giacchè tali numeri non sono confrontabili in 
quanto non si riportano alla stessa quantità di materia secca, veniamo 
a discutere i risultati comparati a 100 di materia secca, i quali ei met- 
tono in grado di poter fare un confronto sulle percentuali. 

In tutte le esperienze eseguite, il ferrinueleone ottenuto ha sempre 
presentato gli stessi caratteri organolettici : precipitato fioccoso color rosso- 
ruggine, all'infuori che per le foglie, le quali, costantemente hanno dato 
un ferrinueleone nero. Questo fatto, ha condotto a pensare che si tratti 
di tannino che, in presenza del ferro desse luogo ad un tannato ferrico 
che rendeva la massa di color nero: tale supposizione, avvalorata anche 
dal fatto di esistenza di uno speciale apparecchio albuminoso-tannico nelle 
leguminose, aveva portato a ricercare un ‘altro metodo per eliminare 
questo inconveniente. Però, quando si pensi che tutta la pianta legumi- 
nosa possiede tale apparecchio (32) senza distinzione di sorta, e che 
per giunta, il tannino è precipitato tanto dalle sostanze albuminoidi , 
quanto dall’ acido ortofosforico libero o combinato, si vede come il pro- 
cesso di separazione usato, risponda bene a tale scopo (tanto che tutte 
le altre parti di pianta danno ferrinueleone del colore normale), e che 
la colorazione nera del ferrinueleone delle foglie non può essere dovuta 
che ad. un cromogeno esistente nelle foglie stesse. Nel corso di queste 


88 C. MANICARDI 


esperienze, mentre noi determinavamo il ferrinucleone contenuto in valve 
baccellari di piselli col nostro metodo, il prof. Cavazzani, in altre valve 
pure per la determinazione del ferrinueleone, usando il metodo di Balke 
e Ide, macerando con aequa acidulata con H,C,0,, otteneva una sostanza 
nera simile in tutto al ferrinucleone che si ottiene costantemente nelle 
foglie dello stesso Pisum sativum. Quello che ottenevamo noi invece era 
del solito colore rosso-ruggine: questo fatto ci indusse quindi a ricer- 
care se il metodo di estrazione, pur non avendo influenza sul quantita- 
tivo di materia estratta, poteva apportare qualche modificazione fisica o 
strutturale alla sostanza stessa. Le esperienze in proposito eseguite e ri- 
portate nel quadro a pag. 85, ci hanno condotto ad ammettere che anche 
il fatto riscontrato dal Cavazzani è forse dovuto alla presenza di eromo- 
geni o di altre sostanze aderenti alle pareti che hanno la proprietà di 
alterare i sali di ferro imbrunendoli. Appoggiano questa ipotesi, le percen- 
tuali di azoto trovate nel ferrinucleone delle foglie che si presentano per- 
fettamente corrispondenti a quelle degli altri ferrinucleoni. Ad ogni modo, 
anche su questo punto, necessiterebbero delle esperienze in proposito, 
esperienze che pur proponendoci di eseguire, dobbiamo rimandare ad 
altro lavoro per strettezza di tempo. 

Cosa importantissima notata in tutta la lunga serie di ricerche ese- 
guite, è la costanza o quasi della percentuale di azoto contenuto nel 
ferrinucleone e nel nucleone. Tale quantità, per il ferrinucleone, si ag- 
gira intorno al 4,30 °/,; le oscillazioni piccolissime che si riscontrano, 
non servono ad altro che ad ammettere che esse sono dovute ad errori 
di analisi: la percentuale di azoto del nucleone è del 16,33 ciò che in- 
diea maggiormeate la affinità che esso possiede colle nucleine. 


III. 
Risultati. 
Visti così, quali siano i fatti di indole generale verificatisi, veniamo 


ai risultati delle esperienze. 
Partendo dai semi quali si affidano : al terreno, noi troviamo che 100 gr. 


f 
[2m 
n. 


NUCLEONE NEL PISUM SATIVUM 89 


di materia secca contengono gr. 0,778 di nueleone: allorchè questi semi 
vengono posti in ambiente adatto per lo svolgimento delle proprie atti- 
vità vitali latenti e germinano, la quantità di nueleone (in 7 giorni di 
germinatoio), scende a gr. 0,092. Ciò, ci farebbe supporre che anche il 
nucleone potesse subire la sorte eomune a tutte le sostanze albumi- 
noidi, o cioè, la sua trasformazione in asparagina, leucina, glutammina, 
triosina, ecc. ecc., (33), a meno che a tale sostanza siano riserbate tra- 
sformazioni a composti superiori che nel momento attuale delle ricerche 
noi non conosciamo .Prolungando la germinazione per giorni 18, in am- 
biente fuori dell’azione della luce, in modo cioè che la clorofilla non possa 
formarsi e quindi non avvenga formazione di nuova sostanza organica, 
le analisi danno come percentuale di nueleone nella materia secca, la 
quantità di gr. 0,361. 

Tale quantità risulta di ben gr. 0,269 superiore a quella trovata nel- 
l’analisi eseguita sui semi germinati in 7 giorni. Quantunque questo, 
si presenti come caso isolato, pure non è azzardato ammettere che 
il seme che nel primo periodo della germinazione svolgendo normalmente 
le proprie attività, trasforma gran parte del nucleone, arrivato ad un 
certo punta in cui deve vivere senza formazione di nuova sostanza or- 
ganica, recede, per- cost dire, dal lavoro compiuto, operando la trasforma- 
zione inversa o cioé ritornando a nucleone una parte di quello che già 
erasi trasformato. Come avvenga questa trasformazione non é, per ora, 
possibile né scoprirlo nè supporlo: ciò che ei preme determinare, è se 
questo fatto si verifica in via costante in tutti i semi germinati e fatti 
vegetare al buio, cosa questa che risolveremo colle esperienze impiantate 
ora in proposito. 

Ma, lasciando questa osservazione che per il presente lavoro ha im- 
portanza di semplice constatazione di fatto eseguita in via incidentale, 
veniamo alle due serie di ricerche istituite nel periodo di vegetazione 
erbacea, e cioè, quando le piante misuravano 30 em. di altezza, e quando 
ne misuravano 60. Nella prima serie di queste ricerche, nella quale le 
piante contavano 18 giorni di vita, troviamo una grande quantità per- 
centuale di nueleone gr. 3,569: è questo il periodo in eui la piccola 
quantità di materia secca contenuta in 100 parti di pianta, fa elevare 


90 C. MANICARDI 


enormemente la percentuale di nucleone nella stessa sostanza secca. Nella 
seconda serie di rieerche, in eui le piante già alte 60 em. contavano 54 
giorni di vita, eseguite isolatamente sopra radiei, fusto e foglie, troviamo 
un notevole abbassamento nella quantità percentuale; anzi, stando ad 
esse percentuali, si sarebbe costretti ad ammettere che, essendo prossimi 
alla più importante funzione della vita, quale à la fioritura, parrebbe 
quasi che la pianta entrasse in un periodo di riposo per svolgere poi 
con maggior energia tutti i propri sforzi all'adempimento normale di 
sì importante funzione. Le quantità trovate, come ben si può vedere 
dall unito quadro, risultano: per le radici gr, 0,493; per il fusto gr. 0,517 ; 
per le foglie gr. 0,460. La fioritura completa eon formazione di qualche 
piccolissimo baccello, è avvenuta dopo 69 giorni dalla semina ed in que- 
sto periodo, le percentuali di nucleone ottenute, sono oltremodo dimostra- 
tive: la massima quantità la troviamo nei fiori (gr. 4,406); indi nei 
baccelli (gr. 3,757); una quantità pressochè uguale nelle radici (gr. 1,867) 
e nel fusto (gr. 1,963); minima nelle foglie (gr. 0,761). 

Nel periodo della maturazione agraria troviamo un aumento Lë 
quantità percentuale del fusto, una buona percentuale nelle valve bac- 
cellari e nei semi. 

L'ultimo periodo, juil cioè della maturità botanica, présonta una 
dirainuzione generale eccetto per la radice: grandissima la diminuzione 
per fusto e foglie, sensibile per valve e semi. : 

Questi i risultati delle analisi, queste le note int della materia ` 
secca : però, noi non dobbiamo fermarci a ciò; nell’ organismo pianta, 
le parti non figurano in quantità uniforme, nè tali quantità sono co- 
| stituite di materia secca. Anche l’acqua, fattore fondamentale della vita, - 
vi entra in diverso modo a modificare la quantità e la distribuzione 
delle singole sostanze. | 

Lo studio fisiologico di una data sostanza in un dato individuo, vuole 
essere fatto sulle parti quali si si trovano a Gomporre l'individuo: i soli 
risultati di quéste ricerehe potranno darei indizi sieuri sul modo col 
quale la sostanza stessa prende parte alla vita dell'organismo in esame. 
Vedremo infatti, come benchè talune delle cose osservate nelle percen- - 
| tuali battano con l'andamento nella pianta, in molti casì ciò non si ve- 


.NUCLEONE NEL PISUM SATIVUM 91 


rifiea e ció dipendentemnte dal fatto. di distribuzione diversa in peso 
delle singole parti nella eostituzione della intera pianta. 

Un seme di pisello, rappresentante la media dei semi della variétà in 
esame, pesa gr. 0,2247, e la quantità di nucleone che esso contiene è 
di gr. 0,001525. La pianta quindi inizia la sua vita con una riserva di 
un milligrammo e mezzo di nucleone. Svolgendosi la germinazione, 
nello stesso seme, in 7 giorni di permanenza in germinatoio, la quan- 
tità di nucleone cala di quasi *,,: essa infatti arriva a gr. 0,000176. 
Spingiamo la germinazione per 18 giorni in ambiente al buio e vedremo 
che la quantità di nucleone da un decimo di milligrammo sale a ben 
quattro decimi. Questo fatto, che già avevamo riscontrato nelle percen- 
tuali di materia secca, si riproduce anche nella pianta in vita, il che sta 
maggiormente a comprovare quanto già si è detto. Dalla germinazione, 
da quando cioè il seme conteneva un decimo di milligrammo di nu- 
cleone, andando per la linea normale, o cioè per la vegetazione in ter- 
reno alla luce solare, troviamo che il nucleone totale contenuto nella 
pianta media segue una via ascendente sino al periodo prossimo alla 
maturità botanica (V. diagramma), nel quale ultimo si nota una dimi- 
nuzione dovuta al fatto di sospensione di elaborazione del materiale in 
esame. Dal periodo in cui le piante alte 30 em. contengono quattro mil- 
ligrammi e mezzo di nucleone, passiamo al periodo in cui: esse hanno 
raggiunta l'altezza di 60 em. e sono prossime alla fioritura. In questo 
periodo, la quantità totale di nueleone è di dieci milligrammi e mezzo 


‘dei quali, quasi la totalità troviamo divisi equamente fra fusto e foglie 


e una minima quantità nelle radici (quasi tre decimi di milligrammo). 

Nel periodo di fioritura, la quantità totale del nucleone contenuto 
nella pianta, si eleva a ben 91 milligrammi distribuiti secondo le esi- 
genze fisiologiche della pianta. Troviamo infatti, la minima quantità 
nella radice, massima nel fusto con tendenza a diramarsi nei baccelli 
in formazione. Si noti, come questo periodo non è di fioritura iniziale, 
ma bensì di fioritura piuttosto avanzata, e ciò, si capisce.pensando alla 
presenza dei baccelli : ora, il nueleone, che noi opiniamo possa essere a- 


gente indispensabile in qualsiasi grande atto fisiologico, trova in simile 
momento la pianta, che, pur avendo fiori, pone tutta la propria attività 


92 C. MANICARDI 


per lo sviluppo di quei minuscoli baccellini in formazione. Eeco quindi 
perehé in tale periodo, della corrente ascensionale di nucleone del fusto, 
troviamo una maggiore quantità diretta ai baccelli, di quella che non 
sia diretta ai fiori. Nel periodo di maturazione agraria in cui la pianta 
si trova in continuo accrescimento, ed attende alla vera e propria. for: 
mazione dei semi, si nota una corrente che, partendo dal fusto, arriva 
gradatamente al seme per la via delle valve: in tale momento, si ha 
la massima quantità di nucleone in moto. 


Dalla maturazione agraria, si passa all'ultimo periodo della vita della 


-À 


pianta, quello della maturazione botaniea i cui risultati, sono tali da 
confermare tutto quanto si poteva prevedere dai periodi precedenti. In 
tale periodo infatti, noi troviamo che il nucleone è in piecola quantità 
e pressochè distribuito in modo uniforme in radici, fusto e foglie; tale 
quantità si eleva appena appena nelle valve baccellari : lo troviamo in- 
vece abbondantissimo nei semi. 

Nello studio di un simile materiale nella cui composizione l’azoto ha 
parte capitale, si rendeva necessario il vedere in quale relazione fosse 
l'azoto totale della pianta, col nucleone contenuto. Nella stessa tabella 
contenente la quantità di nucleone e ferrinucleone, è portata una colonna 
per le quantità rispettive di azoto totale, dalla quale si può facilmente 
vedere come nessuna legge leghi questa quantità al nueleone. 

Riassumendo quanto è stato detto più sopra, possiamo dire che il nu- 
cleone è un composto che concorre alla esplicazione dei più importanti 
fatti della vita. La sua presenza infatti abbondantissima nel seme è forse 
dovuta al fatto che il seme racchiude in sè l’attività vitale di un nuovo 
essere: allorchè questa vita latente viene ad esplicarsi, vediamo subito 
un movimento di questa sostanza, movimento seguito da trasformazioni 
che altro non indicano se non la utilità grande che esso ha nella vita 
tutta. Le esperienze eseguite ci dimostrano chiaramente questi fatti. Pren- 
dendo in considerazione 100 grammi di piselli maturi, noi abbiamo un 
quantitativo di nueleone di gr. 2,3760. Mettiamoli a germinare, ed ap- 
. pena il lavorio della riattivazione delle facoltà vitali è iniziato, il ger- 
 moglio ha fatto la sua eomparsa, ma perd le sostanze di riserva del 
seme ancora non sono esaurite, noi troviamo una quantità di nueleone 


NUCLEONE NEL PISUM SATIVUM 93 


uguale a gr. 0,2960. Ciò, sta ad indicare che, considerando la vita ini- 
ziale della pianta, noi abbiamo, che. nel momento in eui la sostanza 
apparentemente inerte (seme), deve svolgere aitri fatti, quali sono quelli 
concernenti la vita, la quantità di nueleone è abbondante: man mano 
si esplica questa vita, esso cala, ed anzi, possiamo dire, cala rapida- 
mente, lasciando la nuova pianticina in una fase della germinazione 
eon quasi assoluta assenza di nueleone stesso. Possiamo quindi dire che 
la germinazione in rapporto al nucleone, va considerata in due distinte 
fasi: la 1.2 quella della vera e propria riattivazione della vita con con- 
seguente formazione del germoglio, si svolge con grande consumo di 
nucleoue; la 2.*, cioè quella del completamento del germoglio stesso e 
della sua alimentazione, sfrutta ben poco nucleone giacchè minime quan- 
tità rimangono presenti, e si svolge invece consumando le sostanze ter- 
narie e quaternarie contenute nelle riserve. Nel così detto periodo eritico 
della pianta, nel momento cioè in cui essa deve adattarsi ad alimen- 
tarsi dal terreno colle radici e dall’aria colle foglie, il nueleone che esi- 
steva nel seme è quasi tutto consumato; in questo momento la pianta 
va soggetta a due distinti fatti a seconda delle eondizioni dell'ambiente 
in eui essa si trova. Se la vegetazione avviene normalmente in presenza 
della luce solare, la elorofilla formatasi procedendo alla formazione di 
nuova sostanza organiea, dà luogo a fatti che concorrono alla formazione 
del nucleone ; se invece la pianta vegeta fuori dell'azione luminosa, es- 
sendo il nueleone un materiale indispensabile per la vita e presenziando 
in quantità scarsissima, la pianta dovrebbe essere costretta a morire. 
Perd, come già abbiamo avuto occasione di ricordare, la pianta per ra- 
gioni a noi ignote, anzichè soccombere, eseguisce il lavoro contrario a 
quello prima eseguito: il nueleone che era stato trasformato, ritorna a 
nueleone, non nella totalità, ma solo per quel tanto necessario e suffi- 
ciente a mantenere in essere la propria esistenza. Questi i fatti più im- 
portanti che avvengono nei primi tempi di vita della pianta, i quali poi 
sono^seguiti da quegli altri che già abbiamo visto trattando della quan- 
tità di nucleone contenuta nei singoli periodi di vita. 


94 O.: MANICARDI = < 


Una cosa che interesserebbe sapere è dove e come si forma: il nu- 
cleone. Il ricercare i fatti che determinano la formazione di questa so- 
stanza è cosa tanto oscura quanto la vita: l'essere presente in tutte le 
parti degli organismi viventi, l'aumentarsi enormemente nei periodi piü 
importanti della vita stessa, ei indicano l'alta funzione fisiologica di 
questa sostanza, fino ad oggi inosservata dai biologi. In questo lavoro 
quindi, non cercheremo questi fatti, ma ne indurremo la sintesi in base 
alle molteplici esperienze eseguite ed ai fatti osservati. d 

In altro lavoro (34), parlando dell'azione che esereita la clorofilla; — 
formazione del nucleone, abbiamo visto come essa abbia grande impor- 
tanza in quanto prepara la sostanza organica ternaria che, unita ad: 
azoto e fosforo dà luogo alla molecola del nueleone. Ma, dove, avviene 
la vera sintesi di tale sostanza? A nostro parere, essa deve avvenire 
nella radice, e ciò in base a fatti osservati. 

In tutte le esperienze eseguite, noi abbiamo visto che la radice con- 
tiene sempre la minor quantità di nueleone e per di più, sempre per le 
stesse esperienze, si vede il movimento ascensionale ché tale composto 
percorre. Ora, in base ad una legge naturale, che un composto emigra 
sempre dal luogo di sua formazione, noi opiniamo che appunto il luogo 
di formazione del nucleone sia la radice, perchè è appunto nella radice 
che noi troviamo la minor quantità di essa sostanza.. Di più, assorbendo 
la radice i sali minerali dal terreno, e fra i quali anche azoto e fosfero, 
è probabile che l’incontro della materia organica ternaria con tali corpi 
avvenga nella radice ed ivi si costruisca l’ edificio molecolare del nu- 
cleone. Quanto fondo di verità vi sia in questa nostra ipotesi noi non. 
sappiamo; per ora, gli studi non ei danno altro modo di determinarne 
la sintesi che con supposizioni e, fra le supposizioni, questa che ora ab- 
biamo emessa, ci sembra la più probabile e la più concordante cogli 
altri fatti esposti dalla fisiologia vegetale. 


Dall Istituto di Giri dell’ Università di Ferrara. 
| Ottobre 1904. 


NUCLEONE NEL PISUM SATIVUM 


ESPERIENZE PRELIMINARI. 


Semi di Pisum sativum allo stato verde ed a maturità agraria. 


» » » » » abortito > 0,126. 


p Varietà zana: Peso medio di un seme normale gr. 0,210. 
Ka » » > » > abortito » 0,114. 


QUADRO A. 


Varietà gigante: Peso medio di un seme normale gr. 0,281. 


2 gsl a. 2.28 B Zz 2 
100 gr. di semi | 4378 | 227€ | 887 $ | 92 € Ses 
| ‘contengono. | Sfi | Sig? $2582 P285 sisi 
SEMI ESAMINATI | rateria sist | 583 $228 | $386 2535 
secca | VWM) JSRF S928 | 29,0 | ^B a| 58g 
gr. gr. gr. gr. gr. gr. eur 

Varietà gigante : ICON 
Semi normali . . | 26.66 | 73.74 | 4.340 | 1.4167 | 4.693 | 0.4066 | 16.33 
abortiti .. | 20.62 | 79.38| 4.480 | 1.5519 | 4.900 | 0.4654 | 16.33 

Varietà nana : 
Semi normali . . | 25.41 | 74.59 | 4.840 | 1.3030 | 4.133 0,2294 | 16.33 
>  abortiti . . | 19.83| 87.17 4.760 0.7969 | 5.743 | 0.2786 33 
Contenuto di 100 grammi di semi allo stato verde. 

Quapno B. 

Azoto Azoto 


Mai i Ferri- d 
SEMI ESAMINATI | secca | Acqua | totale | nucleone | Ferrinu- | Nueleone |, ncleone 


rietà gigan i 
Soe Ger ..| 26.66! 73.74| 1.157 | 1.4167 | 0.0664 | 0.4066 | O. 
»  abortiti . 


Varietà i 


1 ` nds Sr s : i 
. Semi normali . . | 25.41| 74.59| 1.229 | 1.3030 0.0538 | 0.3294 0.0538 
»  abortiti . . | 12.81 | 87.17 | 0.609 | 0.7969 0.0455 0.2786 | 0.045: 


20.62 | 79.38 | 0.924 | 1.5519 | 0.0760 | 0.4654 0-0760 


C. MANICARDI 


96 


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NUCLEONE NEL PISUM SATIVUM 


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NUCLEONE NEL PISUM SATIVUM 107 


SPIEGAZIONE DEI DIAGRAMMI. 


Ae = semina. 

6-g = germinazione. 

LE- D e vegetazione erbacea 1.° Lina; piante alte m. 0.30. 
IL V. E.-2. v. e. — » 2 » >» » 0.60. 
F-f = fioritura. 

M.A-ma = maturazione agraria. 

M.B-nb = » botanica. 


N. B. — I numeri 7, 18, 54, 69, 75, 93 posti sull’ asse X corrispon- 
dono al numero dei giorni, posti in ordine progressivo, dei singoli pe- 
riodi. 

Le iniziali Sue si ge al diagramma del nueleone (linea 
continua), le minuscole a quello dell azoto totale (linea dcs rana 
L'unità di tempo (giorno) è rappresentata in entrambi i diagram 
da uno spazio corrispondente a 2 millimetri. Il milligrammo di GE 
è rappresentato da 1 CORRENDO, e il milligrammo d'azoto è rappresen- 

tato da !/, millimetro. 

Per tirannia di spazio, si è dovuto ridurre a metà, le ordinate del 
diagramma dell’azoto totale (tratteggiato): in tal modo i due diagrammi 
| non sono confrontabili, ma però danno lo stesso D idea dell’ andamento 
. di questi materiali illa pianta del Pisum. sativum. 


108 C. MANICARDI 


BIBLIOGRAFIA. 


(L) M. SrgerRIED. Ueber eine neue stickstoffhaltige Säure der Muskein 
(B. d. k. Sächs. Ges. d. Wiss. z. Leipzig, 1893). 

(2) A. Pinta. L’ acido fosfo-carnico dei muscoli dopo la morte. Pa- 
lermo, 

(3) M. SIEGFRIED. Zebe Fleischsäure (Du Bois-Reymond's Arch. f. Ph4- 
siol., 

(4) P. BALKE. Zar Kenntniss der Spaltungsproducte des Carniferrins 
(Hoppe Seyler's Zeitschr., 1896, XXII). 

(5) Fr. KurscHer. Ueber das Antipepton. I, Mitth. (Hoppe-Seyler's Zeit- 
schr., 1898, XXV). 

Ip. In. Ueber e Antipepton. II, Mitth. ( Hoppe-Seyler's Zeitschr. 

1898-99, XXV 

(6) C. W. "ege Le Vorkommen der Fleischsäure im Harne. 
(Du Bois-Reymond's. Arch. f. Physiol, 1895). 

(7) M. SteerRIED. Zur Kenntniss der Phosphorfleischsäure (Hoppe-Seyler's 
Zeitschr. 1895-96, XXI). 

(8) P. BaLke und IDE. Quantitative Bestimmung der Phospofleischsáure 
(Hoppe-Seyler's Zeitschr., 1895-96, XXI). 

(9) M. MürrER. Ueber den Gehalt der meuschlichen Muskeln an Nu- 
eleon (Hoppe Seyler's Zeitschr., 1896-97, XXII). 

(10) K. WirrMAACH. Ueber den Nucleongehatt der Kuk-Frauen und 
Ziegenmileh (Hoppe-Seyler's Zeitschr., 1896-97, XXII). 

(11) G. aen. L'aeido fosfo-carnico nei muscoli nel digiuno. (Giorn. 
R. Aec. di Medicina di Torino, 1899). 

(12) V. Cf Stuli sulla eomposizione della placenta. Nota I e II. 

Aen gts R. Ace. Lincei. Cl. Seien. Fisiche e Natur., vol. IX, 
*, Marzo-Aprile 1900). 

(13) P. gcn Sulla composizione chimica della placenta e del san- 

ES fetale nel momento del parto. Nota L (Ann. Ort. e Ginecol. 
N. 11, novemb. 1899 

(14) M. faro Zar kodn der Extractistoffe des Muskels (Hoppe- 
Seyler’s Zeitschr., 1899, XXVIII). 

( 15) Tm. R. KnucER. Zur Kenntniss der Nucleone (Hoppe-Seyler's Zeit- 

se gl 1899, XXVIII). 

(16) L I, R. Macrgop. Zur Kenntniss Ge d Aë im Muskel (Hoppe- 

Seslors Zeitschr., 1899, XX VII 


NUCLEONE NEL PISUM SATIVUM 109 


(17) A. BENEDICENTI e G. OLraRo. L'acido fosfo-carnico dei muscoli nel- 
l’avvelenamento da mercurio e piombo (Gior. R. Acc. di Med. di 
Torino, 1900). 

(18) A. PANELLa. L acido fosfo-carnico nella sostanza cerebrale ( Nota 
preventiva. Giorn. R. Ace. di Med. di Torino, 1902). 

(19) Ip. Ip. L’acido fosfo-carnico dei Muscoli dopo la morte (Tip. Dom. 

ena. Palermo, 1902). 

(20) A. Boxawwir. L'acido fosfo-carnieo dei muscoli nell’ avvelenamento 
da Veratrina (Boll. R. Acc. di Med. di Roma, 1902). 

(21) A. PANELLa. L'acido fosfo-carnico del sangue (Archiv. Farmac. e 
Terap., vol. X, fasc. 9.° e 10.*, 1902). 

(22) In. In. L'acido fosfo-carnico dei muscoli bianchi e past {Tip. Dom. 
Vena, Palermo 190 

(23) Ip. In. et acido kalanna della MES nervosa centrale (Gior, 

di Med. di Torino, 1903, n. 

(24) Ip. In. T acido fosfo-carnico nel usen (Giorn. Nuovo Ercolani , 
Anno VII, N. 7, 1903). 

(25) Ib. Ip. Sul contenuto di aequa e di nucleone dei unen di ca- 
vallo (Tip. D. Vena. Palermo, 1903). 

(26) E, Cavazzani Sulla presenza del nucleone nello sperma e nel vi- 
treo (Gazz. Osp. e Clin., N. 41, anno 1903). 

(27) In. In. Il nueleone nei centri nervosi (Gazz. Osp. e Clin. N. 19, 
anno 1904). 

(28) In. In. Intorno ad una sostanza fosforata nel vitreo e nell’ acqueo 

^ (Gazz. Osp. e Clin. N. 22, anno 1 


(39) E. Cavazzani. Contributo allo studio delle sostanze proteiche nei 


vegetali (Arch. di Farmae. sper. e scienze affini. Aprile 1904). 
(30) A. PaneLLA. L'acqua ed il nucleone della milza Ge Archivio 
di Fisiologia, vol. I, fase. IV. Maggio 1904). 
(31) In. In. Acqua e nueleone dei muscoli lisci. Dal volume « Scritti 
medici » pubblicato in onore di Camillo Bozzolo. Torino, Unione 
Tip. Edit., 190 
(32) P. Baccaniwr. Contributo allà conoscenza dell apparecchio albumi- 
noso-tannieo nelle leguminose. (Estratto dal Malpighia, VI, 1892). 
(33) P. P. Demgrain. Traité de Chimie Agricole. Paris 1902. 
(34) E. Cavazzani e C. Manicarpi. Contributo alla conoscenza dei pro- 
teidi fosforati nelle piante. Estratto dagli Atti dell’Accademia Me~- 
diea di Ferrara, anno 1 


UNA NUOVA CAMPANA DI VETRO ` ` 
per le ricerche sull' influenza esercitata dalla luce e dai gas sopra le piante. 
Nota del Dott. LUIGI BUSCALIONI ` 
.Prof. di Botanica nella R. Università di Sassari. 


(Tav. 1). 


Nelle ricerche concernenti l'influenza che esercitano le differenti ra- 
diazioni sulla pianta i botaniei hanno fatto uso di moltepliei apparecchi, 
fra i quali due specialmente meritano qui una particolare menzione; 

Il primo di questi è nella sua più semplice espressione, rappresentato 
da una cassetta, le cui pareti sono costituite da lastre di vetro colorato 
per lo più in rosso o bleu: l’ apparecchio però può essere utilmente so- 
stituito da una camera le cui finestre siano fornite di vetri colorati. 

Entrambe le disposizioni tornano assai utili perchè permettono di ese- 
guire le ricerche in ambienti abbastanza vasti, dove l'aria circola più 
o meno liberamente, il che è una delle condizioni meglio adatte a fa- 
vorire il normale funzionamento dei vegetali. 

I difetti però non mancano e fra questi occorre, innanzi tutto, far ri- 
levare che, ad eccezione forse di quelli rossi, tutti quanti i vetri colorati 
colle differenti tinte non danno una luce monoeromatica e degli spettri 
veramente puri, per cui 


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è inutile sperare che la pianta abbia a trovarsi 
sotto l'influenza esclusiva della radiazione che si vorrebbe studiare. È 
vero che si può in gran parte evitare l'inconveniente adoperando dei 
vetri intensamente colorati o sovrapponendo perecchie lastre per formare 
una parete, ma tanto nell'un caso che nell'altro si mettono le piante in 
condizioni di luce poco favorevoli. 

Agli inconvenienti sopra ricordati si può porre riparo Hobirelido al se- 
condo tipo di apparicehi che è rappresentato dalle cosi dette Campane di 
Prillieux, costituite, come è noto, da una campana di vetro a doppia 
parete in guisa che, nello spessore della stessa, si abbia uno spazio più 
o meno ampio destinato a contenere il liquido colorato (per lo più bi- 
cromato di potassa per la tinta gialla, o ammoniaca di rame per la tinta 
bleu). 


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UNA NUOVA CAMPANA DI VETRO, &CC. 1 


Con questo apparecchio si ottengono, è vero, delle radiazioni abbastanza 
pure, ma per altra parte non si evitano certi inconvenienti che rendono 
la disposizione poco pratica. Io intendo qui accennare al fatto che le eam- 
pane raggiungono un prezzo piuttosto elevato non si tosto oltrepassano 
un certo diametro ed oltre a ciò presentano la parte basale molto fra- 
gile a eausa delle manipolazioni che ha dovuto subire sotto l'azione del 
fuoeo. 

Preoccupato da queste considerazioni io ho cercato di ridurre o quasi 
eliminare gli inconvenienti fabbricando delle cassette munite di una o 
più finestre a doppio fondo in modo da poter versare fra i due vetri una 
determinata soluzione. Gli esperimenti ehe ho fatto con questo apparec- 
chio mi hanno peró ben tosto dimostrato che non sempre si riesee ad 
eliminare tutti i difetti che presentano le ordinarie cassette-filtri. Questi 
invece vengono completamente evitati colla nuova campana che ho fatto 
recentemente costrurre dalla Ditta Zambelli ed Omodei di Torino. 

Il nuovo modello di campana che venne di già per sommi capi descritto 
nel mio lavoro nella Antocianina pubblicato in collaborazione col Dott. 
G. Pollacci ('). Però poco tempo dopo di detta pubblicazione io ho po- 
tuto fare delle modificazioni abbastanza radicali all’ apparecchio, per cui 
credo utile di descriverlo un po’ dettagliatamente, convinto che esso cor- 
risponda abbastanza bene a tutte le esigenze che richiede lo esperimento. 

La campana consta innanzi tutto di un cilindro di vetro (4), alto circa 
80 cent. e largo 80 (?), aperto superiormente, nel quale si incastra un 
altro cilindro (8) parimenti di vetro foggiato sullo stesso stampo, ma 
alto soltanto 78 cent. circa e largo 26 cent. 

I due cilindri sono tenuti separati l'uno dall'altro sia mercè un disco 
di feltro (C) che poggia sul fondo del cilindro esterno, sia da un anello 
(D) di gomma elastica che abbraccia il cilindro interno in vicinanza del 
suo orlo. L'anello in questione può esser vantaggiosamente sostituito da 
cunei di sughero tenuti assieme da un cerchio di ferro. 


(1) Le Antocianine ed il loro significato biologico nelle piante. Atti dell Isti- 
tuto botanico di Pavia 3. 

(?) A richiesta degli esperimentatori la Ditta Zambelli puó fornire degli 
apparecchi piü grandi, o piü piccoli. 


112 n L. BUSCALIONI 


Il disco di feltro (C) deve essere sufficientemente robusto affinchè il 
bordo libero del cilindro interno venga a trovarsi allo stesso livello di 
quello esterno. Nell'appareechio primitivo l'orlo del cilindro interno era 
munito di una specie di labbro piano od orizzontale, grazie il quale esso 
veniva ad appoggiare sul bordo libero del cilindro esterno. Con siffatta 
disposizione che riusciva a chiudere ermeticamente lo spazio compreso 
fra le due campane si impediva l’ uscita dei liquidi colorati, di vapori 
dannosi alle piante (come ad esempio l' ammoniaca della soluzione cu- 
prica) ed il loro ingresso nello spazio destinato a contenere le piante 
sottoposte all’ esperimento. Avendomi però la Ditta Zambelli fatto rile- 
vare che la costruzione di siffatto orlo elevava il costo dell'apparecchio, 
non tardai a sopprimerlo, avendo potuto adottare, come vedremo, un si- 
stema di chiusura di maggior garanzia e di minor costo. 

Sui due cilindri così disposti poggia una vaschetta di vetro (E) i eui 
bordi sono ripiegati a guisa di un U in modo da abbracciare per un 
certo tratto l'estremità superiore del eilindro esterno (A). La vaschetta 
è attraversata, nella parte mediana, da un foro piuttosto ampio che viene 
chiuso ermeticamente da un tappo di gomma (6) a due fori destinati a 
dar passaggio a due tubulature di vetro (FF) che si continuano, ester- 
namente all’ apparato, con due tubi di gomma elastica (KK). 

La vaschetta di vetro (F) è ricoperta a sua volta di un disco di 
vetro (H) che nel mezzo porta pure un foro attraverso il quale pas- 
sano i due tubi di gomma sopra ricordati (XX). 

Per utilizzare l' apparato come schermo della luce si riempie quasi 
completamente tanto lo spazio (S) compreso fra i due cilindri (A e B), 
il quale ha un diametro di circa 1 centimetro, quanto la vaschetta (Z) 
con la soluzione colorata ('), di guisa ehe la radiazione luminosa sia 
costretta ad attraversare il liquido per arrivare alla pianta sottoposta 
all esperimento (°). Questa, come si vede nella fig. 1.2, viene collocata 


() Invece delle soluzioni colorate si possono anche usare le soluzioni di 
solfato di chinino, di esculina ecc., tanto utili per lo studio di speciali ra- 
diazioni. 

(© Per maggiore sicurezza si potrebbe, ad esempio, zaffare di cotone lo 
spazio libero che rimane tra la parete esterna del cilindro A e l’orlo pie- 
gato ad U della vaschetta E. 


UNA NUOVA CAMPANA DI VETRO, ECC. 113 


assieme al vaso, nel cilindro interno, quando non si preferisca piantarla 
nel terriccio stesso di cui devesi colmare abbondautemente il fondo del 
recipiente per impedire che questo sia spinto in alto dalla pressione 
esercitata dal liquido che sta raccolto nello spazio (S) delimitato dai 
due recipienti A e B. 

Nel cilindro che ricetta la pianta si può all'occorrenza mettere un ter- 
mometro (Q), un igrometro (P) ed altri analoghi strumenti che ver- 
ranno attaccati alla parete mercè ventose di gomma. 

Le due tubulature di vetro (FF) che si continuano coi tubi di gomma 
(KK) mentre hanno lo scopo di lasciar passare l'aria nel cilindro interno, 
pur impedendo che la luce non filtrata arrivi da questo lato alla pianta, 
permettono anche all'osservatore di innaffiare la pianta senza toglierla 
dall'apparato. A questo intento viene adibito il tubo più lungo, che ar- 
riva fin quasi al vaso in cui sta la pianta. 

Come sopra è stato detto, allorehè si apparecchia lo strumento devesi 
aver somma cura di impedire che i vapori deleteri, i quali possono be- 
nissimo svilupparsi dalla soluzione colorata, abbiano ad arrivare nel 
cilindro intorno dove sta la pianta. Ora nel nuovo apparecchio questo 
inconveniente viene del tutto eliminato con una disposizione abbastanza 
semplice che consiste nel versare una certa quantità di olio di vasel- 
lina tanto sopra il liquido contenuto nell intercapedine circoscritta dai 
due cilindri A e B quanto sulla soluzione che sta raccolta nella va- 
schetta (F). 

L'olio di vasellina, essendo assai più leggero delle soluzioni che d'or- 
dinario si adoperano come filtri per la luce, galleggia sulle stesse senza 
sciogliersi nel liquido colorato e senza combinarsi in alcun modo collo 
stesso, come pur troppo avviene invece coll’olio comune che riesce emul- 
sionato dai vapori d’ammoniaca. Inoltre anche in piccola quantità (uno 
strato di */, cent. è più che sufficiente) impedisce l'evaporazione dei li- 
quidi eolorati, non si laseia attraversare dai gas contenenti nelle solu- 
zioni colorate (ammoniaca) e a sua volta infine non emette dei vapori 
che possano danneggiare la pianta. 

L'impiego dell'olio d'anilina è quindi quanto mai raccomandabile 
anche pel fatto che tale sostanza non ha un prezzo molto elevato. 


8. Malpighia, Anno XIX, Vol. XIX. 


114 < L. BUSCALIONI 


Nell’ apparato così modificato io ho potuto coltivare per lungo tempo 
parecchie specie di piante, ottenendo dei risultati, per quanto riguarda 
lo sviluppo delle stesse, per nulla inferiori a quelli che si hanno colle 
altre campane. 

Se la campana testè descritta pel suo prezzo relativamente basso, per 
le sue grandi dimensioni e per il perfetto funzionamento può reggere il 
confronto cogli altri apparecchi dello stesso genere, essa riesce a questi 
superiore pel fatto che può anche servire come apparecchio quanto mai 
adatto alle ricerche sull’azione che esercitano i differenti gas sopra le 
piante. 

Per utilizzarla in questo senso occorre eliminare il coperchio di vetro 
(H) il disco di feltro (G), l'anello di gomma (D) ed il cilindro interno 
(B) essendo sufficienti, per formare T do il cilindro esterno (4) 
e la vaschetta di vetro (E) 

A tal uopo si colloca la vaschetta di vetro (Æ fig. 2.*) sopra un adatto 
sostegno perforato nel mezzo (7), disponendola in modo che il suo orlo 
sia rivolto in basso, mentre si mette in comunicazione una delle tubu- 
lature (FF KK) coi soliti apparecchi destinati a filtrar l'aria atmosfe- 
riea (Z), o eon un gasogeno e si innesta l'altra ad un aspiratore (W). 

Sopra la parte di mezzo del coperchio Æ si colloca un trepiedi (Z) il 
quale dovrà servire di sostegno al vaso contenente la pianta che si vuol 
sottoporre all’ esperimento e quando questa sarà in posto si applicherà, 
per rieoprirla, il cilindro esterno 4 il cui orlo libero verrà così a tro- 
varsi incappucciato dai margini rivoltati della vaschetta A. Ciò fatto si 
verserà uno strato sia di paraffina fusa, sia di olio, sia infine di mer- 
curio e di acqua sul fondo della vaschetta (K) in modo da assicurare, 
da questa parte, una ermetica chiusura della campana (A), nel cui in- 
terno arriveranno quindi soltanto più i gas che hanno attraversato i 
filtri dell'aria, o all'opposto quelli provenienti, per mezzo di una delle 
_ tubulalure (KF), dal gasogeno. 

L'appareechio disposto in siffatta guisa serve pertanto ottimamente 
per le svariate ricerche che si sogliono instituire sopra i differenti gas 
dal punto di vista della fisiologia vegetale. Ed io farò notare a questo 
proposito che se è duopo eseguire delle esperienze di lunga durata le 


UNA NUOVA CAMPANA DI VETRO, ECC. 115 


quali riehiedano ripetuti innaffiamenti delle piante in osservazione, con 
una lievissima modificazione si riuscirà a portare il liquido nei vasi senza 
che si abbia a sollevare la campana A. Per raggiungere l'intento l'e- 
stremità libera della tubatura di vetro connessa coll’aspiratore dovrà 
essere curvata ad uncino e spinta profondamente nell'interno della cam- 
pana (A), di guisa che abbia a trovarsi sovrapposta al vaso contenente 
le piante (V. fig. 2.3). La tubatura eos modificata servirà da innaffia- 
toio poiché é manifesto che se nel punto in eui questa connettasi all'a- 
spiratore si applica un imbuto e vi si versa dell'aequa il liquido dovrà 
necessariamente eadere nel vaso contenente la pianta. Procedendo colle 
dovute cautele e specialmente avendo eura di chiudere con una morsa 
il tubo di gomma durante le manovre che necessariamente si devono 
eseguire per applicare l’ imbuto, si potrà impedire che l'aria atmosferica 
riesca accidentalmente a penetrare nella campana (A). 

Se si debbono infine eseguire alcune esperienze all’ oscuro ed in con- 
dizioni tali che l’ osservatore non possa disporre di una camera priva 
di luce, facilmente si raggiungerà lo seopo introducendo l’ apparecchio 
in una cassetta di legno (fig. 3.) il eui eoperehio presenti un'apertura 
per dar passaggio alla tubulatura dell’ apparecchio. Non occorre aggiun- 
gere che il foro verrà da poi opportunamente zaffato onde escludere le 
radiazioni luminose. ES 

Dai fatti esposti ho motivo di ritenere che la campana testè descritta 
meriti di esser preferita alle altre: 1.° perchè viene fabbricata ad un . 
prezzo relativamente poco elevato; 2.° perchè per le sue dimensioni pre- 
sentasi adatta a contenere delle piante anche di mole discreta ; 3." per- 
ché puó servire come filtro della luce e come apparecchio per gli studi 
sull'influenza che spiegano differenti gas sopra le piante; 4° perché, in- 
fine, essendo costituita da diversi pezzi non diventa del tutto inservibile 
quando abbia luogo la rottura di qualeuno di questi, eome pur troppo 
verificasi colle ordinarie campane di Prillieux. 


Sassari, Dicembre 1904. 


L. BUSCALIONI 


SPIEGAZIONE DELLE FIGURE 


FIGURA 1.3 


Campana per la filtrazione della luce. 


A. Cilindro esterno. 

B. » interno. 

C. Disco di feltro. 

D. Anello di gomma. 

E. Coperchio piegato ad U. 

FF. Tubi di vetro che si continuano in tubi KK di gomma. 


‘G. Tappo di gomma. 


H. Disco di vetro. 

P. Igrometro. 

Q. Termometro. 

S. Liquido eolorato ehe deve servire da filtro luminoso. 
V. Strato di olio di vasellina. 


FIGURA 2.8 


la stessa campana utilizzata per le esperienze sull'azione che esercitano i 


gas sopra le piante. 
A. Campana. 
E. Coperchio piegato ad U. 
F. Tubi di vetro comunicanti colla tubulatura di gomma KK. 
I. Sostegno dell’ apparecchio. ; 
E Sostegno del vaso che porta la pianta sottoposta all' esperimento. i 
_ W. Aspiratore (fig. schematica). 
Z 155 purée Lew huge dei gas schematizzato). 


allorchè si Ce esperimentare all oscuro. 


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MORTEO 


DIATOMEE DEL TORRENTE ORBA 
(zona fra Casalcermelli e Portanuova). 


Le ricerche algologiehe compiute nel torrente Orba dal dicembre 1904 
al gennaio 1905 mi diedero risultati soddisfacentissimi. Una disereta 
quantità di Bacillariee ne popolano le aeque, ed in certe località, esse 
sono in così gran numero da fornire dei preparati ricchissimi di dette 
forme e quasi allo stato di purezza. Come tali possono ritenersi gli as- 
saggi V e VI in eui il genere Diatoma (De Candolle) nelle sue forme 
di Diatoma Ehrenbergii Ktz., D. tenue Ag. e D. vulgare Boiss. è rappre- 
sentato nel massimo del suo splendore. Una forma interessante è quella, 
non tanto comune, che ho riscontrato nel III assaggio. I caratteri mor- 
fologici collimano alquanto con quelli descritti dal Rabenhorst riguar- 
danti la Pinzularia mesolepta Sm.; detta forma, però, è molto più pie- 
cola (2-4 cent. di mm.), le insenature laterali sono poco accentuate e le 
estremità sono leggermente acute. Le costole, abbastanza fitte (11-17 in 
un cent. di mm.), lasciano poco spazio liscio lungo il raphe ed attorno 
al nodulo mediano, intorno al quale sono leggermente disposte a raggi. 

Queste varianti, abbastanza evidenti, allontanano detta forma dalla 
Pinnularia mesolepta Sm. e mi fanno pensare che potrebbe trattarsi di 
una varietà della 2. mesolepta SM. oppure anche di una forma nuova. 

La diatomea in questione si trovava frammezzo ai due vetrini, pa- 
rallelamente ad essi, e ne potei osservare i fenomeni di locomozione. Era 
animata da due movimenti, uno, leggiero, di oscillazione da sinistra 
verso destra, e l’altro di traslazione rettilinea. Ad ogni completa oscil- 
lazione il vegetale guadagnava circa da Lane ad "Tee di millimetro sulla 
linea retta di traslazione. Queste oscillazioni, lente, erano circa nove 0 
dieci per minuto primo. Nel pochissimo tempo in cui la osservai superò 
una distanza di ?/,,, di millimetro, dopo di che, avendo incontrato un 
intoppo si fermò nè più si mosse. 

Rappresentato da numerosi esemplari, nei saggi da me presi, è il ge- 


118 E. MORTEO 


nere Synedra. La Synedra Ulna Ehrb. e la Synedra acuta appaiono molto 
comuni, la Synedra capitata Ehrb. e la Synedra splendens Ktz. var. lon- 
gissima sono più searse. Nel seguente quadro si vedranno enumerate le 
altre specie fin qui non ancora enunciate. Farò precedere, per maggior 
chiarezza, all’ elenco delle diatomee riscontrate, aleune indicazioni sui 
vari assaggi. 


I. 19 dicembre 1904, con temperatura esterna oscillante fra — 2 + 9 
ho raccolto il primo materiale a 0.30 cm. di profondità. La tempe- 
ratura dell’acqua è di 5 centigradi. Il materiale depositato in ba- 
cino tranquillo è di color bruno. Agli acidi non dà effervescenza 
alcuna. 

II. 21 dicembre 1904; profondità di 0.10 centimetri. L’ aequa aveva la 
temperatura di 6 centigradi. La fanghiglia è effervescente agli acidi» 
sottile, di uz colore isabellino chiaro, è povera di sostanze organiche. 

III. 7 gennaio 1905, in bacino tranquillo, in fontanile suila sponda del 
torrente a 0.50 em. di profondità. Fanghiglia sottile, leggermente 
effervescente. Temperatura esterna — 6 + 1; ege dell'aequa 
2 centigradi. 

IV. 10 gennaio 1905. Fra Cladofore con poca fanghiglia bruna e scarso 
detrito minerale. Temperatura esterna — 9. Temperatura dell’acqua 
Gë centigradi. | 

V. 12 gennaio 1905. Fra Cladofore in luogo di acqua rana Tem- 

peratura esterna — 3 + 2. Temperatura dell’ acqua 2 centigradi. 
VI. 20 Gennaio 1905. Prodotto di raschiatura di sassi in una rapida 

velocissima. Temperatura esterna — 7. Temperatura dell’ acqua 2 
centigradi. 


(E DIATOMEE DEL TORRENTE 


ORBA 119 
7 
Z © NOME DELLA SPECIE L {IL IUAV V. POE 
EI 
S 
1 | Surirella ovalis Bréb. . . KC -— — 
2 | Cymatopleura solea (Bréb.) Sm. 4 + | 
3 | Epithemia Zebra (Ehrb.) Ktz. . . | + + 
4 | Cymbella gastroides Ktz.. . . . 4- + + 
Rule > maculata Ktz. . . . .| H | + | + + 
6 | Cocconema Cistula Hemp. i zb 
7 | Amphora minutissima Sm. . . .| 4 | + | + SS 
8 » dvalie Ki ox de + + 
9 | Achnanthes exilis Ktz.. . . . . + + + 
10 | Fragilaria mesolepta Sm.. . . .| + + + | + 
11 » virescens Ralfs Ups + 
12 | Diatoma virescens Ralfs . . . . + «+ 
13 +: vulgare Bory.- 474 =H 
14 »  Ehrenbergi Ktz. . . . d ds 
15 » tenue Ag . + . . . + eR 
18 f Synedra Ulpa Ehrb. = . .— AF + PIA 
È » capitata Ebrb....-+ <- -T Po 
18 > ` splendens Ktz. v. longiss. E + | 
19 me. TOUTE sM.. . s. | + 
20 Send Wb . 509 | LE ICE T 
24 | Nitzschia amphioxys (Œhrb.) Sm. . + + | 
di AR » linearis (Ag) Sm.. . . LH +! + 7 
93 » acere Kt. ||| t| ttl 
Sì | Navicula ebspidata Ki. + . [+ b pelr 
25 » elliptica Kia. - . «| + SII 
26 »  lancæeolata Ktz . . . | +| +| +| *| 
carl s oculta Bréb . : + | + | + : 
28 | +] T 


Pinnularia radiosa (Ktz.) Rob. . 


i 


NOME DELLA SPECIE 


Š 


È 


s8SSSEEHPSHSE 


Pinnularía Stauroneiformis Sm. . 


» mesolepta Sm. . . . 
>  polyonca (Bréb.) Sm. . 
 Pleurosigma attenuatum (Ktz.) Sm. 
| Stauroneis anceps Ehrb. . . . . 
» Goeppertiana Bleiseh. . 
PEN phoenicenteron Ehrb.. 
»  dubia Greg. . ... 
» ventricosa Ktz . . . 
Tabellaria flocculosa (Roth) Ktz. . 
> amphicephala Ehrb. . 


> fenestrata (Lyngb.) Ktz. 


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MATTEO CALEGARI 


L'ASPLENIUM SEELOSII Leybold 


al Monte « Campo dei Fiori » a nord di Varese ( Lombardia). 


L’ Asplenium Seelosii Leybold è specie così rara e poco diffusa, non pure 
della Flora italiana, ma anche europea, che il segnalarne una nuova loca- 
lità, non ei sembra cosa affatto priva d'interesse. Le opere floristiche ge- 
nerali italiane limitavano fino ad ora la specie al nord est della Penisola, 
dalle Alpi Giulie alla sponda bresciana del Garda. La indieazione della 
specie nell' Istria, fatta da taluna di dette opere, dev'essere ritenuta come 
erronea, non essendosi la medesima osservata sulle prealpi istriane, esi- 
stendo bensì nella Regione Giulia, ma solo a nord di Gorizia. Però, ol. 
treché nel Bresciano, nel Trentino (Valle Giudicaria e Val d'Adige), nel 
Tirolo meridionale, nel Veneto, nel Friuli e nella Carinzia, in una parola 
nella catena delle Alpi Dolomitiche propriamente dette e nella formazione 
dolomitica attigua, l’ Asplenium Seelosii esisterebbe come rarità anche 
nella valle della Saale nella Turingia meridionale. Per un errore di 
stampa sfuggito all'autore, nel Compendio dell’ Arcangeli è tramutato 
in Salerno il nome di Sulorno, località a Asplenium Seelosii, posto 
fra Trento e Bolza 

Il 10 ottobre 1904, dando la sealata a Monte « Campo dei Fiori » 
(m. 1226) dal lato est, sopra le scaturigini del fiumetto Olona, di fronte 
al villaggio di Rasa, in un punto cioè dove il monte è oltremodo sco- 
sceso, dopo non poche difficoltà mi trovai sopra una stretta spianata ap- 
piè di una grande parete rocciosa, colla base corrosa dal lento lavoro 
dell’acqua. Fu qui che trovai, specialmente nelle concavità della roccia, 

splenium Seelosii. 

Siccome è ben difficile che la specie viva qui isolata alla distanza di 
140 chilom. in linea retta dalla destra del Garda, mentre le formazioni 
dolomitiche continuano potenti fino al Lago di Como, e poi, sebbene con 
minore sviluppo e continuità, fino alla riva sinistra del Lago Maggiore, 
nelle cui vicinanze si eleva il « Campo dei Fiori » forse le future ri- 
cerche la dimostreranno maggiormente diffusa verso ovest. 

La stazione del « Campo dei Fiori » è a circa 850 m., mentre nel- 
l'Alpenflora di Hartinger-Dalla Torre, i limiti altimetrici pel Y Asplen. 
Seelosii sono posti fra i 1300 e i 2000 m. 


Milano, 29 marzo 1905. 


RASSEGNE 


GOEBEL K. — Die kleistogamen Blüthen und die Anpassungs- 
theorien (Biolog. Centralbl., Bd. XXIV (1904), n.i 21-24, con 
15 fig.). 


L'A. comincia col ricordare come, a motivo delle diverse teorie che hanno 
dominato e dominano in riguardo all’ adattamento delle piante all’ ambiente, 
i diversi autori che si sono occupati della cleistogamia siano giunti a con- 
clusioni molto disparate per ciò che concerne l’origine e le disposizioni par- 
ticolari dei fiori cleistogami. 

ICONE problema che, a questo riguardo, il Góbel si propone è il seguente: 
i fiori eleistogami sono tali perché le gemme fiorali che avrebbero potuto 
raggiungere il perfezionamento dei fiori casmogami si sono arrestate ad 
uno stadio dell'evoluzione, oppure la cleistogamia è stata motivata dalla 
necessità che la fecondazione avvenisse nella gemma fiorale? 

L'A. ricorda che Asa Gray ritenne i fiori cleistogami come gemme ar- 
restate nello sviluppo, ma egli osserva che una così semplice interpreta- 
zione del fenomeno è da ritenersi erronea in quanto nei fiori cleistogami 
se esistono delle parti realmente arrestate nello sviluppo (calice, corolla, ecc.), 
altre parti sono normalmente evolute (antere, polline, ovario) tanto da per- ` 
mettere la fecondazione e lo sviluppo dei semi, E così pure egli ritiene 
affatto insufficiente la spiegazione teleologica che dei fiori cleistogami diede 
per primo il Darwin ritenendo la struttura di tali fiori in rapporto 
colla loro funzione, in quanto essi devono sottostare all’autogamia. 

Per ben comprendere il fenomeno della cleistogamia occorre, secondo il 
Gôbel, studiare se vi siano delle differenze reali fra la cleistogamia pro- 
priamente detta e la pseudocleistogamia che si presenta allorchè un fiore 
non arriva al completo sviluppo, ed indagare le cause dell'impedito svi- 
luppo. 

Prima di studiare le variazioni di costituzione che hanno luogo nei fiori 
cleistogami, l’ A. crede di dover prendere in considerazione l epoca in cui 
questi fiori compaiono rispetto ai fiori normali o easmogami. Ed a questo 
proposito egli distingue quattro casi: 1.°) i fiori cleistogami compaiono prima 

. dei casmogami (Lamium amplexicaule, Cardamine chenopodiifolia, Impa- 


spe Ska, A ET RER Ar a Waat A Hei bei 
SEI 


ET, P 


RASSEGNE 123 


tiens Noli-tangere); 22) i fiori cleistogami compaiono contemporaneamente 
ai casmogami (Impatiens fulva); 3.9) compaiono dopo i casmogami (Viola 
della sezione Nominium); 4.°) la pianta non sviluppa che fiori cleistogami 
(Impatiens parviflora). Osserva però che non si tratta di una distinzione 
assoluta perchè anche una stessa pianta può comportarsi diversamente a 
seconda di certe circostanze. Così l’Impatiens Noli-tangere produce spesso 
dapprima fiori cleistogami e più tardi fiori di ambedue le sorta. 

Il Góbel passa quindi a studiare la costituzione morfologica dei fiori clei- 
stogami, potendo un tale studio, egli dice, portare molta luce sulle que- 
stioni che riflettono l’origine della cleistogamia. Tralasciando di riassu- 
mere i particolari, pei quali rimandiamo il lettore al lavoro originale, ci 
limiteremo a rilevare che dall'esame della struttura e dello sviluppo dei 
fiori di Lamium amplexicaule, Impatiens, Specularia perfoliata, Viola, 
Oxalis Acetosella, Cardamine chenopodiifolia, il Göbel perviene a conclu- 
dere che le differenze esistenti tra i fiori cleistogami ed i fiori casmogami 
non sono originarie, ma dovute soltanto ad un arresto di sviluppo di al- 
cune partinei fiori cleistogami. 

Constatato così che nei fiori cleistogami si osserva sempre un arresto di 
sviluppo, una atrofizzazione parziale, il Göbel si domanda quale può essere 
la causa di questa atrofia. Ricorda a tale proposito come il Linneo, avendo 
osservato che talune piante a fiori casmogami proprie della Spagna diven- 
tavano cleistogame ad Upsala, abbia attribuito il fenomeno alla mancanza 
di calore ed alle influenze climatiche, senza però darne le prove. 

Per risolvere sperimentalmente il problema, il Göbel coltivó delle piante 
di Impatiens Noli-tangere parte in vasi pieni di sabbia ed inafliate con ac- 
qua comune, parte in vasi riempiti con terricccio ed inaffiati con soluzioni 
nutritive. In principio tutte quante le piante svilupparono fiori cleisto- 
gami, ma poi quelle coltivate in terra ed inaffiate con liquidi nutritivi svi- 
lupparono fiori easmogami che invece mancarono alle altre. Le piante in 
sabbia o male nutrite crebbero stentate e per di più diedero pochi semi 
od anche non ne diedero affatto. Le piante che avevano prodotti fiori ca- 
smogami vennero piü tardi trapiantate in sabbia e mantenute in cattive 
condizioni di nutrimento. Dopo 44 giorni esse svilupparono di nuovo esclu- 
sivamente fiori cleistogami i quali però differivano da quelli precedente- 
mente prodotti per avere una corolla più sviluppata e per andar soggetti 


al distacco dalla pianta; ciò prova che le condizioni che determinano la 
formazione dei fiori non sono identiche a quelle che ne ‘provocano lo sboe- 


£ 


ler, V. sepincola secondo Kerner, Tropaeolum secondo Sachs, Lamium e 


124 RASSEGNE 


ciamemento, L’ A. ottenne pure la ricomparsa dei tiori cleistogami aspor- 
tando gran parte delle foglie, e trovò inoltre che il fenomeno appare in 
natura quando l’ Impatiens sia colpita dalla Sphaerotheca Castagnei che 
ostacola le funzioni vitali delle foglie. In quest’ultimo caso per lo più i 
fiori non danno frutti. 


Gli esperimenti sopra ricordati dimostrano come le cattive condizioni di 
nutrizione possano permettere lo sviluppo normale del sistema vegetativo 
ma,non la formazione dei fiori casmogami, del che risulta che per la pro- 


duzione di questi si richiedono maggiori pretese. Probabilmente il fenomeno 
testé ricordato dipende dall'insufficiente apporto di sostanze organiche. 
Colla scorta di questi fatti il Góbel arriva a spiegare la cleistogamia pre- 
coce di aleune piante, nel senso ehe quando la pianta è ancora piccola ed 
ha perciò poco nutrimento a disposizione, è costretta a formare fiori clei- ` 
stogami; più tardi invece, quando per l'aumentata assimilazione e l'ac- 
cresciuto assorbimento radicale riesce ad usufruire di maggior nutrimento, 
può produrre fiori casmogami. 

L'A. passa quindi ad indagare quali siano le cause che possono implicare 
una deficiente nutrizione della pianta. Esse sono parecchie, e specialmente 
le seguenti: 

Sterilità del suolo. Nei terreni sterili del Tirolo e di Ambach si sono tro- E 
vati esclusivamente esemplari cleistogami di Impatiens. Molti Helianthe- E 
mum viventi in terreni sterili producono fiori cleistogami, e cosi la Collo- d 
mia grandiflora coltivata in terreni magri. 1 

Eccessiva siccità ed eccessiva umidità. 

Parassitismo. Le piante di Impatiens attaccate da Sphaerotheca Castagnei 
o dal Tetranichus telarius sviluppano più facilmente delle sane fiori clei- 
stogami. 


SETA TIP 


= Fo 
FILZI E E 
EE 


Deviazione delle sostanze nutritizie. 1 fiori terminali della Capsella Bursa- 
pastoris e dell’ Hyoscyamus niger b. agrestis sono spesso cleistogami perchè 

i frutti che si vanno ingrossando nelle parti più basse dell infiorescenza 
distolgono loro quasi tutto il nutrimento. Prova ne sia che il Ludwi ig ot- 
tenne nuovamente dei fiori casmogami Mae delle infiorescenze aspor- 
tando i fiori situati più in basso. 

 Deficiente illuminazione. Quando la pianta sia sottoposta a scarsa illumi- 
nazione produce più facilmente fiori cleistogami (Viola biflora secondo Mil- 


Stellaria secondo Vöchting). La deticienza di luce non deve però essere con- 


RASSEGNE 125 


siderata come causa diretta per sè stessa, ma in quanto implica dei disturbi 
nella nutrizione della pianta. 

Elevata temperatura. Il Graebner ha osservato che piante di Viola tra- 
sportate di primavera in serra calda diedero fiori cleistogami anzichè ca- 
«i smogami, Anche qui però è da osservare, dice il Göbel, che l'azione della 
E temperatura e indiretta, in quanto non agisce sui flori ma sugli organi 
vegetativi accelerando il loro sviluppo e sottraendo cosi il materiale nu- 
tritivo ai fiori. 

Dunque la comparsa di fiori cleistogami è da attribuire ad un deficiente 
nutrimento della pianta dovuto a cause diverse (!). 

E qui il Góbel eonfuta di conseguenza l'idea del Müller, il quale ritiene 
che nei fiori entomofili la cleistogamia sia derivata dalla mancata visita de- 
gli insetti, e quella del Kunth che fa derivare i fiori cleistogami della Dro- 
sera dalla circostanza che gli insetti pronubi venendo catturati delle fo- 
glie di questa pianta non possono più visitarne i fiori !!) e che arriva 
persino ad affermare che l’ Oxalis e la Viola producono in estate fiori clei- 


(Di L'A. della presente recensione crede opportuno di rilevare che in un 
suo lavoro (*) (pubblicato qualche mese prima di questo del Góbel) in col- 
laborazione col Dott. Buscalioni, ebbe ad esprimere la medesima opinione, 
e si compiace della conferma che risulta dagli studi sperimentali del Gôbel 
stesso. A pag. 86 di tale lavoro si legge infatti: 

« Anche in quanto concerne la degradazione fiorale l’ Henslow ha forse 
fatto assegnamento sulla mancanza degli insetti pronubi per Ser le 
peculiari strutture che alla stessa sono inerenti. Molte invece, a nostro 
parere, sono le cause che possono aver prodotta la degradazione Tore ee 
noi ricorderemo, ad esempio, l'accumulo di gemme in limitato spazio, la 
comparsa tardiva o troppo precoce dei fiori, la posizione centrale, acropeta 
o basipeta, e via dicendo. Nei casi che abbiamo ora citati si tratta quasi 
esclusivamente di cause inerenti all'organizzazione stessa del fiore e della 
pianta che lo porta, le quali, determinando molto probabilmente una dimi- 
nuzione nella nutrizione dei fillomi fiorali, he necessariamente alla 
„Comparsa dei caratteri propri della cleislogar 
ha scomparsa dei colori fiorali, dei nettari, pr nettaro-indici ecc., trova 
adunque spesso una soddisfacente spiegazione nei processi di deficiente nu- 
. trizione senza che si debba in ogni singolo caso richiamare in causa la 
mancata visita dell'insetto, quasi che il fiore trascurato reagisca degradan- 
dosi. Quando si tratta di degradazioni inerenti alla pianta, la assenza dei 
pronubi può tutt'al più affrettare l'esito finale cui mira la degradazione ». 
(C) BuscationI L. e Traverso G. B. — L'evoluzione morfologica Geng pe colla evo- 
BE «rbhelión perianzio (Atti Ist. Bot. Pavia, vol. X) Milano 


RASSEGNE 


Stogami perchè i pronubi sono allora attratti dai fiori più vistosi di altre 
piante (!!). 

Il Góbel anzi sostiene che la mancanza dei pronubi non si puó neppure 
considerare come causa secondaria della claistogamia, ossia come rinfor- 
zante l’azione spiegata dalla deficienza di nutrizione, perchè se ciò fosse 
— egli dice — nei luoghi dove mancano i pronubi di una determinata 
specie avrebbero dovuto esistere soltanto quegli individui capaci di pro- 
durre fiori cleistogami, cosa che in natura not si osserva. 

L'A. infine riassume cosi le conelusioni del suo studio: 

Molte piante, sotto l'azione di diversi fattori, producono dei fiori cleisto- 
gami i quali rappresentano delle formazioni impedite nello sviluppo. Fra 
la cleistogamia vera e la pseudocleistogamia (ostacolato sbocciamento) vi 
hanno molte forme di passaggio. Malgrado l'impedito sviluppo i fiori clei- 
stogami maturano i loro organi sessuali. 

É erronea l ipotesi di Darwin secondo la quale i fiori cleistogami rap- 
presenterebbero una disposizione ereditaria inerente alla lotta per lesi- 
stenza, poiché qui si tratta solo di formazioni arrestate nello sviluppo. 

Sono false le spiegazioni teleologiche del fenomeno, non essendo esso do- - 
vuto a mancanza di pronubi od a mancata fecondazione dei fiori casmo- 
gami. All'opposto la cleistogamia è dovuta a difettosa nutrizione in cor- 
relazione collo sviluppo degli organi vegetativi. Il difetto di nutrizione 
puó a sua volta essere inerente a deficiente assorbimento di sali, a difet- 
tosa illuminazione e via dicendo. : 

Per molte piante la facoltà di produrre fiori cleistogami torna vantag- 
giosa nel senso ehe non sempre i fiori casmogami maturano i frutti, ma 
è assurdo l'ammettere, come purtroppo fanno i biologi, che questi com- 
paiano perche i primi sono sterili, inquantochè l'osservazione dimostra 
che il fenomeno va interpretato nel senso che la formazione dei frutti nei 
fiori casmogami può mancare essendo assicurata la fruttificazione di quelli 
cleistogami. 

Padova, Gennaio 1905. 
Dott. G. B. TRAVERSO, 


RASSEGNE 127 


Móg:us M. — Ueber den Einfluss des Bodens auf die Struktur 
von Xanthiwm spinosum und über einige anatomische 
Eigenschaften dieser Pflanzen. (Ber. d. deutsch. botan. Ge- 

E sellsch. XXII, pag. 563-570, mit 1 Taf. Berlin, 1904. 


Interessante, sotto vari rapporti, è lo studio dell’ A. sull’ influenza del 
terreno sulla struttura di Xanthium spinosum , in base alle colture otte- 
nute nell'Orto botanico di Francoforte s. M. In due aiuole limitanti ven- 
nero aflidati, in numero corrispondente, a due terreni diversi i semi della 
detta specie, senonchè un terreno era grasso, l'altro magro, arenaceo. Le 
condizioni concomitanti erano identiche per le due serie di colture, fin 
anche l’area e la profondità delle due aiuole. A metà di settembre ven- 
nero sradicate le piante dell'una e dell’altra aiuola e sottoposte ad un'ana- 
lisi chimica, in uno a porzione di ciaseuno dei due terreni di coltura. 

Il terreno argilloso aveva, 1.86 °/ di umidità, 22 ‘/ di calce. 

» arenoso 114% » 4.25 » » 
mentre l'analisi delle piante diede, per quelle coltivate in 
terreno argilloso 9.42 9/, di ac. silicico e 27.58 ?/; di calce (Ca0) delle ceneri, 

» arenoso 11.96 » » e 31.16» . » 
le quali cifre non collimano perfettamente con le indicazieni fornite da 
GODEFROY (1877), nè con quelle di Yvon (1876), ma si accostano pur tutta- 
via alquanto a quelle date da quest’ ultimo. 

Le piante non presentavano, ad osservazione superficiale, gran fatto dif- 
ferenze morfologiche esterne; le une e le altre erano circa pari per al- 
tezza, robustezza e quantità di frutti; ma un esame piü attento fece pur 
rilevare delle diversità. Una pianta del terreno argilloso, alta 60 em. strap- 
pata dal terreno, presentó un fittone lungo 25 em. spezzato in cima ,. ma 
con scarso sviluppo di radici secondarie sottilissime; mentre una pianta, 
quasi identica, del terreno argilloso, alta 54 cm. aveva un fittone, strap- 
pato aneh'esso alla cima, lungo 30 em. ed abbondante, lungo tutto il suo 
decorso, di valide radici secondarie orizzontalmente patenti (ció che sarebbe 
in contraddizione all'asserzione di M. ULLMANN (1893) sullo sviluppo delle 
radiei con abbondante nutrizione calcarea). Le foglie delle piante di terreno 
argilloso erano peró piü piecole e piü strette delle altre, ed avevano an- 
. che meno sviluppate, in lunghezza e robustezza, le spine. Quest’ ultimo 
‘ fatto starebbe a dimostrare che le ricerche di LOTHELIER (1893) possono es- 
sere valide per un grado maggiore o minore di umidità nell’aria, ma non 
sì ripetono anche in rapporto all’umidità del terreno. 


RASSEGNE 


La struttura anatomica delle radiei non presenta differenze notevoli nelle 
due piante cresciute in terreno diverso. Lo stesso devesi dire per la strut- 
tura del fusto, se non che nel fare le sezioni attraverso questo si avverte 
che — siano i fusti freschi oppure anche conservati in alcool — la resi- 
stenza dello stelo di piante del terreno argilloso è di gran lunga maggiore, 
che nelle piante di controllo. Nondimeno nè nella distribuzione degli ele- 
menti dei tessuti, nè nell’ispessimento, nè nella lignificazione delle pareti 
cellulari si può trovare la spiegazione di questo fatto, per cui l Aut. am- 
mette che le membrane cellulafi delle piante silicee siano più compatte, 
possiedano cioè, sopra una data area, un numero maggiore di particelle di 
lignina, che le piante argillose. 

Particolare sviluppo presenta il tessuto di assimilazione nei rami più 
sottili. Esso consta di sottili listerelle ipodermiche, che all’esterno appari- 
scono quali strie verdi, lougitudinali; ognuna di queste listerelle presenta,.. 
in sezione trasversa, più cellule parenchimatiche, convergenti, che corri- 
spondono, col loro vertice, sotto uno stoma alquanto prominente (come nel 
tipo Silybum Marianum, dato da VuiLLEMIN) Tali listerelle sono però in- 
terrotte e non si estendono mai per tutta la lunghezza di un internodio. 

Il tessuto fogliare presenta un mesofillo costituito tutto di parenchima 
a palizzata ; le cellule sono rieche di mucillagine. Le pareti esterne delle 
cellule epidermiche sono poco ispessite; gli stomi quasi ugualmente distri- 
buiti su ambe le pagine delle foglie. La pagina inferiore è ricca di peli, 
dei quali si hanno setolosi e genicolati, ed altri, meno numerosi, sono glan- 
dulosi. Caratteri differenziali non si riscontrano nella struttura anatomica 
fra le piante cresciute su due terreni diversi, all'infuori di un numero 
più abbondante di peli nelle foglie di terreno argilloso. In una sezione 
trasversale delle spine si osserva un anello sclerenchimatico fatto di cel- 
lule fibrose, dentro al quale sono piccoli fasci vascolari isolati. Le piante 
di terreno argilloso ne hanno 6, le altre solo 4 di questi fasci. Procedendo 
verso l’apice della spina si vede restringersi l’anello e ravvicinarsi i cor- 
doni jvascolari facendo scomparire per tal modo lo strato midollare più e 
più, fino a che si arriva a singole cellule fibrose le quali, all’ apice della 
spina, costituiscono tutto il tessuto rivestito dell'epidermide. Il modo, come 
i fasci vascolari deviano nelle spine al punto d’inserzione delle tracce fo- 
gliari, dimostra che quegli organi sono vere EE di fusto o di fo ` 
glie e non emergenze (aculei). 

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MALPIGHIA 


RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA 


REDATTA DA 
O. PENZIG 


Prof. all’ Università di Genova 


v 


: : o 
Anno XIX — Fasc. IV-V 


MARCELLO MALPIGHI 


^ 1627-1694. 


GENOVA 
TIPOGRAFIA DI ANGELO CIMINAGO Sd 


CONDIZIONI 


Mateionti si i pubbliea una volta al mese, in fascicoli di 3 .ogli di stampà 
almeno, , corredati, secondo il bisogno, 


da tavole. | 
L'abbonamento annuale. importa L. 25; pagabili alla ricezione del 1° fascicolo. 
ell’ annata. Pasa 


L'intiero volume annuale. (36 fot) in 8° con 
i vendita al prezzo di L 30. 


cirea 20 tavole) sarà messo 
lon saranno venduti fascicoli separati. 
A 


gli Autori saranno corrisposte 100 copie éstratte dal NZ E 


15 giorni. 


E del fascicolo. ela uad da loro richiesto un egen 
o al 


Dott. G. B. TRAVERSO 


SECONDO CONTRIBUTO 


allo studio della. Flora micologica della provincia di Como. 


Molteplici circostanze, e sopratutto le poche visite che ho potuto fare 
alla regione, mi hanno fino ad ora impedito di riprendere lo studio dei 
micromiceti della provincia di Como, studio iniziato or son quattro anni 
con un elenco da me allora pubblicato in questo stesso giornale (71. Pur 
tuttavia non ho abbandonato il proposito di continuare, sia pur lenta- 
mente, il lavoro incominciato, tanto più che, avendo avuto in questo frat- 
tempo l'occasione d'iniziare anche lo studio della flora micologica della 
finitima provincia di Sondrio C), sembrami che esso acquisti maggior 
valore per i confronti che si potranno poi istituire tra le flore micolo- 
giche delle due provincie. 

Il contributo che porto con questa seconda nota non è gran cosa, nè 
mi sarei deciso a pubblicarlo se non eredessi opportuno e doveroso ren- 
der noti i risultati delle mie ultime ricerche, per quanto — come dissi — 
non abbondanti, ai colleghi collaboratori della Flora italica cryptogama 
che si sta ora elaborando. 

L'elenco che qui presento consta di 82 specie o varietà non comprese 
nella prima contribuzione, e di parecchie località nuove di specie prece- 
dentemente elencate. Fra le specie da aggiungere ve ne hanno alcune 
nuove per la scienza (Amphisphaeria Bambusae e Cytospora nobilis), al- 
tre che credo nuove per l'Italia (Phyllostica ilicicola, Ascochyta Lathyri, 
Dichomera Laburni, Marsonia Fragariae, Macrosporium ignobile). Delle 
prime però una è già nota per la diagnosi e la figura che ne pubblicai 


(1) Traverso G. B. Micromiceti di Tremezzina. Contributo allo studio della 
flora micologica della provincia di Como (in Malpighia, vol. XIV, pagg. 457- 
480, tav. XV). Genova, 1900. 

(? Traverso G. B. Primo elenco di mieromiceti di Valtellina (in Annales ` ` 
mycologici, vol. I, pagg. 297-323, con figg.). Berlin, 1903. 
9. Malpighia, Anno XIX, Vol. XIX. 


è 


130 G. B. TRAVERSO 


l'anno scorso insieme ad altre novità micologiche (+). — Alieno dall'istituire 


troppo faeilmente specie nuove, ho distinte più spesso varietà o forme di 
specie già note (Phyllosticta Mali var. comensis ; Phoma occidentalis var. 
irregularis ; Dichomera Laburni forma minor ; Cladosporium fasciculatum 
forma amerotrichum). ! 

Di ogni specie osservata indico i risultati delle misurazioni fatte, per- 
pi chè sono convinto che tali indicazioni, quando venissero ripetute da molti 
; osservatori, potranno prestarsi per l’ avvenire ad interessanti considera- 
zioni, ed aggiungo poi aleune note critiche quando ne sia il caso. 

Alle specie da me raccolte, particolarmente nella villa del cav. Stroppa 
a Tradate, ne ho aggiunte, in questo elenco, una dozzina che furono 
raccolte dall’ illustre lichenologo Martino Anzi in provincia di Como e 
pubblicate nell’ Erbario erittogamico italiano, una che ho trovata, di 
località comense, nell'Erbario Saccardo gentilmente messo a mia dispo- 
sizione per gli opportuni confronti di materiale, e poche altre trovate 
ni facendo lo spoglio delle egsiccata micologiche estere. 

Per brevità ho creduto opportuno tralasciare molte delle citazioni bi- 
bliografiche e sinonimiche che si trovano facilmente nei libri compen- 
diosi di uso più comune, limitandomi alle in licazioni fondamentali. 

Nella distribuzione delle specie ho seguito l'ordine delle Tabulae com- 
parativae del Saccardo (Syll. vol. XIV) ed in ogni genere ho ordinate 
le speeie a seeonda della matrice, almeno quando si tratta di specie fito- 
gene, come é nella grande maggioranza dei casi. 


Padova, dal R. Istituto Botanico, Febbraio 1905. 


(1) Saccarpo P. A. e TRAVERSO G. B. Micromiceti italiani nuovi o interes- 
santi (in Bull. Soc. Bot. ital. 1904, pagg. 207-221, con figg.). Firenze, 1904. 


II CONTRIB. ALLO STUDIO DELLA FLORA MICOLOGICA DI COMO 131 


Cohors I: BASIDIOMYCETAE. 
Fam. UREDINACEAE. 


Sectio AMEROSPORAE. 


88. Cronartium flaccidum (A. et S.) Wint. — Sace. Syll. VII, pag. 598; 
Cavr. Micol. lomb., I contrib., n. 56 — forma uredosporiea e teleutosporiea. 

Sopra foglie di Paeonia officinalis nella Villa Stroppa a Tradate, set- 
tembre 1902! 

Oss. Uredospore 22-28 v 19-20. 


89. Melampsora epitea (K. et S.) Thüm. — Sace. Syll. VII, pag. 588. 
— Forma uredosporica. 

Sopra foglie di Salig alba in Val Menaggio, presso il laghetto del 
Piano (Anzi in 475. crittog. it, II, n. 1065). 


(18) Coleosporium Campanulae (Pers) Lév. — Saec. Syll. VII, pag. 
753 — forma teleutosporiea. 

Sopra foglie di Campanula Trachelium nella Villa Stroppa a Tradate, 
settembre 1902! i 


90. Coleosporium Senecionis (Pers.) Lév. — Saec. Syll. VII, pag. 752 
— forma uredosporica. 

Sopra foglie di Senecio nemorensis nella Villa Stroppa a Tradate, set- 
tembre 1902! 

Oss. Uredospore 22-28 v 16-18. 


90 dis. Uromyces Behenis (DC.) Unger — Sace. Syll. VII, pag. 559; 
Cavr. Mic. lomb., II contr., pag. 5. 

Sopra foglie di Silene inflata, a Rezzonico (Anzi in Ærb. critt. ital., 
II, n. 1054 [ Uromyces Behenis]). 

Oss. Uredospore 19-23. 


91. Uromyces Genistae-tinetoriae (Pers.) Fuck. — Saec. Syl. VII, 


132 G. B. TRAVERSO 


pag. 550; Cavr. Micol. lomb., I contrib., n. 50 — forma uredosporiea e 
teleutosporica. 

Sopra foglie di Cyfisus Laburnum iu boschi sopra Cadenabbia, settem- 
bre 1901; ed a Tradate, settembre 1902! 

Oss. Uredospore 18-22; teleutospore 22-26 y 19-24. 


(5) Uromyces Trifolii (Hedw.) Lév. — Sace. Syll. VII, pag. 534 — 
forma uredosporiea e teleutosporica. 

Sopra foglie di Trifolium pratense, a Colico, agosto 1902! : 

Oss. Uredospore 20-25 v 18-22; teleutospore 22-27 y 17-20. 


92. Uromyces Fabae (Pers.) De Bary — Sace. Syll. VII, pag. 531; Cavr. 
Micol. lomb., I contrib., n. 41. 

Sopra foglie di Orobus vernus, presso Nesso, 1866 (Anzi in Zr. critt. 
ital., I, n. 1495 [ Urom. Orobi]). 


Sectio DIDYMOSPORAE. 


(12) Puccinia Violae (Schum.) DC. — Sace. Syll. VIL, pag. 609; Sydow 
Mon. Ured. I, pag. 439 — forma uredosporica e teleutosporica. 

Su foglie di Viola odorata, sopra Menaggio, agosto 1902! e di Viola 
canina nella Villa Sroppa a Tradate, settembre 1902! 

Oss. Uredospore 22-25 e 18-20; teleutospore 27-30 v 20-23 e 22.95 v 17- 
20. Aleuni sori erano attaccati dalla Darluca Filum (vedi n. 137). 


(10) Pueeinia Malvacearum Mont. — Sace. Syll. VII, pag. 686; Sy- 
dow Monogr. Uredin. 1, pag. 476 — forma teleutosporica. 

Sopra foglie di Althaea rosea, in giardini di Menaggio, agosto 1902! 

Oss. Teleutospore 53-58 v 19-21. 


93. Puccinia Pimpinellae (Strauss) Mart. — Sace. Sy//. VII, pag. 616, 
D p.; Sydow Mon. Ured. I, pag. 408 — forma uredosporica. ; 

Sopra foglie di Pimpinella Sazifraga, presso Lecco, settembre 1902! 

Oss. Uredospore 25-30 v 22.24. — La specie che porta questo nome 


H CONTRIB. ALLO STUDIO DELLA FLORA MICOLOGICA DI COMO 133 


nella Micol. lomb. del Cavara (n. 61 della prima contribuzione) è invece P. 
Chaerophylli Purt., perché la P. Pimpinellae non eresce sul Chaerophyllum. 


94. Puccinia Chrysanthemi Roze — Saec. Syll. XVI, pag. 296; Sydow 
Mon. Ured., I, pag. 46 — forma uredosporica. 

Sopra foglie di Chrysanthemum indicum, nella Villa Stroppa a Tra- 
date, settembre 1902 (G. Bianchi!). 

Oss. Uredospore 28-33 v 19-22. 


95. Puccinia Cirsiilanceolati Schrót. — Sace. Syll. VII, pag. 606; 
Sydow Mon. Ured., I, pag. 51 — forma uredosporica. 

Sopra foglie di Cirsium lanceolatum, presso Colico, agosto 1902! 

Oss. Uredospore 25-28 v 23-27. 


96. Puccinia Centaureae Mart. — Sace. Syll. VII, pag. 633; Sydow 
Mon. Ured., 1, pag. 39 — forme uredosporica e teleutosporica. 

Sopra foglie di Centaurea nigra o affine, nella Villa Stroppa a Tra- 
date, settembre 1902! 

Oss. Uredospore 25-28 v 22-26; teleutospore 28-33 v 20-23. 


97. Puccinia Leontodontis Jacky — Sace. Syll. XVII, pag. 304; 
Sydow Mon. Ured. I, pag. 114 — forma uredosporica. 

Sopra foglie di Zeontodon sp., presso Lecco, settembre 1902 (A. Mi- 
gliavacca! ). 

Oss. Uredospore 25-30 v 24-26. 


98. Puccinia Convolvuli (Pers.) Cast. — Sace. Syll VII, pag. 610; 
Sydow Monogr. Ured., I, pag. 319; Cavr. Micol. lomb., I contrib., n. 180. 

Sopra foglie di Calystegia sepium, presso Como, nel 1866 (Anzi, in 
Erb. critt. ital, II, n. 200; e pure a Como (Cesati in Klotzsch, Herb. 
viv. mycol., n. 1492). e 


99. Puccinia Menthae Pers. — Sace. Syll. VII, pag. 617; Sydow 
Mon. Ured., L pag. 282 — forma uredosporica. 


134 G. B. TRAVERSO 


Sopra foglie di Satureja Calamintha, a Rezzonico (Anzi in Frb. critt. 
ital., I1, n. 1058) e di Satureja Nepeta, sopra Menaggio, agosto 1902! 
Oss. Uredospore 18-24 v 14-18. 


(11) Puccinia Buxi DC. — Sace. Syll. VII, pag. 688; Sydow Mon. 
Ured., l, pag. 453. i 

Sopra foglie di Buzus sempervirens, nella Villa Stroppa a Tradate, 
febbraio 1902 (G. Bianchi!) e settembre 1902! 

Oss. Teleutospore 80-85 v 23-25. 


100. Pueeinia]Maydis Béreng. — Sace. Syll. VII, pag. 659 LP Sorghi]; 
Sydow Mon. Ured., I, pag. 830 — forme uredosporica e teleutosporica. 

Sopra foglie di Zea Mays, presso Colico e Como, settembre-ottobre 
1863 (Anzi in Erb. critt. ital., I, n. 1294). 


101. Puccinia coronata Corda — Saec. Syll. VII, pag. 623, p. p.; 
Sydow Mon. Ured., l, pag. 699; Cavr. Micol. lomb., I contrib., n. 63 — 
forma uredosporiea e teleutosporica. 

Sopra foglie di Holeus lanatus, nei prati sopra Menaggio, agosto 1902!: 

Oss. Uredospore 19-23 v 17-22; teleutospore 50-57 v 14-15. 


102. Puccinia Baryi (B. et Br.) Wint. — Sace. Syll. VIL, pag. 660; 
Sydow Mon. Ured., I, pag. 737 — forme uredosporica e teleutosporica. 

Sopra foglie di Brachypodium, nella Villa Stroppa a Tradate, settem- 
bre 1902! 

Oss. Uredospore 18-25 v 13-15, con parafisi di 14-16 p di diametro al- 
l’apice; teleutospore 28-30 v 15-18. 


(14) Pueeinia graminis Pers. — Sace. Syll. VII, pag. 622; Fado 
Mon. Ured. I, pag. 692 — forma uredosporiea. 

Sopra foglie di Zolium perenne, nella Villa Stroppa a Tradate, set- 
tembre 1902! 

Oss. Uredospore 20-24 v 16-20. 


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II CONTRIB. ALLO STUDIO DELLA FLORA MICOLOGICA DI COMO 135 


— — form. spec. Secalis Erikss. et Henning — forma teleutosporica. 

Sulle guaine, sui culmi e sulle glume di Agropyrum repens, a Colico, 
agosto 1902! 

Oss. Teleutospore 42-50 v 14-20. 


Fam. USTILAGINACEAE. 
Sectio AMEROSPORAE. 
(4) Ustilago Maydis (DC.) Corda — Sace. Syll. VII, pag. 472. 


Sopra guaine fogliari di Zea Mays, a Colico, agosto 1902! 
Oss. Spore 8 ‘/, -10 p diam. 


Cohors II: ASCOMYCETAE. 
Fam. PERISPORIACEAE. 


Sect. HvALOSPORAE. 


103. Erysiphe Polygoni DC. — Salmon, Monogr. Erys., pag. 174; 
Sace. Syll. I, pag. 19 [Z. Martii]. 

Sopra foglie di Trifolium pratense, al M. Boletto sopra Brunate, nel 
1864 (Anzi in Ẹrb. critt. ital., I, n. 1192) e nei monti sopra Menaggio, 
agosto 1902! 

Oss. Periteci 140-150 p diam.; aschi 56-62 v 32-35; sporidii 18-22 v 12-14. 


Sect. HYALODIDYMAE. 
104. Dimerosporium pulchrum Saec. — Sace. Syll. I, pag. 52. 
Sopra foglie di Cornus sanguinea nella Valle dei Molini presso Como 
(Anzi in Erb. critt. ital., Il, n. 1080). 


Sect. PHAEOPHRAGMIAE. 


105. Limacinia Camelliae (Catt.) Sace. Syl. XIV, pag. 475; Cavr. | 
Micol. lomb., I contrib., n. 204 [Meliola Camelliae] — stato conidico. 


136 G. B. TRAVERSO 


Sopra foglie di Camellia japonica, nei giardini dei dintorni del lago 
di Como, nel 1877 (Cattaneo in Zr. critt. ital., II, n. 681 [Fumago 
Camelliae)). 

Sect. PHAEODICTYAE. 


106. Capnodium salieinum Mont. — Saee. Syll. I, pag. 73 — stato 
conidico (Fumaria vagans). 

Sopra foglie di Lythrum Salicaria, presso Lecco, settembre 1902! 

Oss. Conidi 8-15 v 3-4. 


Fam. SPHAERIACEAE. 
Sect. HYALODIDYMAE. 
107. Sphaerella lineolata (Desm.) De Not. — Sace. Syll. I, pag. 531. 
Sopra foglie di Phragmites communis, nella Villa Stroppa a Tradate, 
settembre 1902! 
Oss. Aacht 40-45 v 8-10; sporidi 12-15 v 4-4 !/,. 


Sect. PHAEODIDYMAE. 


108. Amphisphaeria Bambusae nov. spec. 

« Peritheciis sparsis, raro 2-3 approrimatis, ligno tantum basi sara 
« insculptis, globoso-depressis, majuseulis, *|,-1 *], mm. diam., atris, su- 
« perficie rugulosa, pachydermaticis, in ostiolum conoidewm vel breviter 
« cylindraceum productis ; ascis cylindraceis, deorsum breviter attenuato-pe- 
« dicellatis, 90-105 x 11-14, paraphysibus filiformibus, paullo longioribus ` 
« obvallatis ; sporidiis oblique, rarius subrecte, monostichis, late ellipsoi- 
« deis, utrinque obtusis rotundatisque, ad septum constrictis, fuligineo- 
« brunneis, typice eguttulatis, 14-17 x 8-9. 

« Hab. in superficie interiori eulmorum exsiccatorum  Bambusae sp., 
« socio Coniosporio Bambusae, « Villa Stroppa a Tradate (Como) » in 
« Ital. bor. Ipse legi mense septembri 1902. 

« Oss. Ab Amphisphaeria culmicola Sace. plurimis notis differt. » 


f 
F 


Il CONTRIB. ALLO STUDIO DELLA FLORA MICOLOGICA DI COMO 137 
Sect. PHAEODICTYAE. 


109. Pleospora media Niessl. var. Limonum Penz. — Sacce. Syll. II, 
pag. 244; Berlese Zcon. fung. II, pag. 12. 

Sopra foglie di Citrus Limonum, in giardini di Menaggio, agosto 1902! 

Oss. Aschi 80-90 v 15-16; sporidi 22-24 v 11-12. Forma rara, nota per 
l'Italia solo dei dintorni di Spezia. 


110. Pleospora herbarum (Pers.) Rabh. — Sace. Syll. IT, pag. 247; 
Berlese Zcon. fung. II, pag. 19; Cavr. Micol. lomb., 1 contrib., n. 235. 

Sopra ramoscelli di Sarothamnus scoparius, nella Villa Stroppa a Tra- 
date, settembre 1902! 

Oss. Aschi 110-120 v 22-25; sporidi 27-30 v 11-12. Associata a Conio- 
thyrium olivaceum e ad una Physalospora immatura. 


Fam. VALSACEAE. 


Sect. ALLANTOSPORAE. 


111. Diatrypella quercina (Pers.) Nits. — Sace. Syll. I, pag. 206 — 
stato picnidico. (Cyfosporina quercina (Tul.) Trav.) 

Sopra rami di Quercus sp., nella Villa Sroppa a Tradate, settem. 1902! 

Oss. A proposito di questo fungo, vedi quanto ho scritto a pag. 212- 
213 della pubblicazione citata qui sotto (!). 


Sect. HyALOSPORAE. 


112. Mamiania spiculosa (Batsch) Trav. — Sace. Syll. I, pag. 419 
[Gnomoniella fimbriata]; Cavr. Micol. lomb., I contrib., n. 222 [Mamiania 
fimbriata]. 

Sopra foglie di Carpinus Betulus, a Como (Anzi in Brb. critt. sak, 
II, n. 1170 [Gnomoniella fimbriata]. 


(!) Cfr. SaccARDo P. A. e TRAVERSO G. B. Micromiceti italiani nuovi o in- 
teressanti (in Bull. Soc. Bot. ital. 1903, pagg. 207-221). Firenze 1904, 


138 G. B. TRAVERSO 


Oss. Essendo la Sphaeria spiculosa di Batsch anteriore (1789) alla SpA. 
fimbriata di Person (1796) eredo di dover mantenere il primo anzi che 
il secondo nome. 

Sect. PHAEOSPORAE. 


113. Lopadostoma gastrinum (Fr.) Trav. — Sace. Syll. I, pag. 303 
[Anthostoma]. | 

Sopra rami di Quercus sp., nella Villa Stroppa a Tradate, settem. 1902! 

Oss. Aschi 70-80 v 5-6; sporidî 12-14 v 4-5. — Nella elaborazione delle 
Valsaeee per la Flora italica cryptogama, ho creduto di dover erigere a 
genere autonomo il sottogenere Zopadostoma Nitschke, essendo questo 
di un tipo tutto diverso dall’ Anthostoma genuino. 


Sect. PHARODIDYMAE. 


114. Valsaria insitiva Ces. et De Not. — Sace. Syll. I, pag. 741; 
Cavr. Mic. lomb., II contrib., n. 94. 

Sopra rami di G/editschia triacanthos, a Colico, agosto 1902!; nella 
Villa Norella a Cadenabbia, luglio 1903! e nella Villa Stroppa a Tra- 
date, settembre 1902! 

Oss. Aschi 100-115 v 11-12; sporidi 14-17 v 9. Associata spesso a Di- 
plodia Gleditschiae. 


Seet. SCOLECOSPORAE. 
115. Sillia ferruginea (Pers) Karst. — Saec. Syll. II, pag. 361. 
Sopra rami di Corylus Avellana, nei pressi di Colico, agosto 1902! 


Oss. Aschi 95-110 « 8-9; sporidi 65-75 v 4. 


Fam. XYLARIACEAE. 


Sect. PHAEOSPORAE. 


116. Hypoxylon fuseum (Pers.) Fr. — Sace. iat L pag. 361; Cavr. 
Mie. lomb., I contrib., n. 213. 


II CONTRIB. ALLO STUDIO DELLA FLORA MICOLOGICA DI como 139 
Sopra rami di Corylus Avellana, nei boschi sopra Menaggio, agosto 


1902! e nella Villa Stroppa a Tradate, settembre 1902! 
Oss. Aschi 80-95 v 7-8; sporidi 13-15 v 5-6. 


Fam. DOTHIDEACEAE. 
Sect. HYALOSPORAE. 
117. Mazzantia Napelli (Ces.) Sace. — Sace. Syll. II, pag. 592. 


Sopra cauli secchi di Aconitum Napellus, sul Monte Resegone (Cesati 
in Klotzsch Herb. viv. mycol., n. 1952 [Dothidea (?) Napelli]). 


Sect. PHAEODIDYMAE. 


118. Dothidea Sambuci (Pers) Fr. — Sace. Syll. II, pag. 639. 
Sopra sarmenti di Zonicera brachypoda, ad Osteno sul lago di Lu- 
. gano, settembre 1903! 
Oss. Gli esemplari raccolti non erano ancora maturi, ma il loro con- 
fronto col materiale dell’ Erbario Saccardo mi permette di riferirli senza 
dubbio a questa specie. 


Fam. HYPOCREACEAE. 


Sect. HyALOPHRAGMIAE. 


119. Gibberella morieola (De Not.) Saee. — Sace. Syll. IL, pag. 553. 
Sopra ramoscelli seechi di Morus alba, nella Villa Stroppa a Tradate, 
‘settembre 1902! 
Oss. Gli esemplari esaminati erano immaturi, ma indubbiamente ap- 
E partenenti a questa caratteristica specie. — Sopra aleuni acervuli osservai 
dei eonidi di Fusarium, trisettati, misuranti 30335 «45, e quindi per- 


à fettamente corrispondenti a quelli di eui parla il Saccardo (Sy. IT, 
pag. 554) ritenendoli uno stato conidico della Gibberella stessa: rapporto 
questo confermato dai recenti studi di Briosi e Farneti CA 


(!) BriosI G. e FARNETI R. Sull'avvizzimento dei germogli del Gelso. Suoi 
rapporti col Fusarium lateritium e colla Gibberella moricola (in Atti Ist. 
Bot. Pavia, vol. X). Milano 1904, 


140 G. B. TRAVERSO 


Fam. HYSTERIACEAE. 


Sect. HyALODICTYAE. 


120. Gloniopsis decipiens De Not. — Sace. Syll. IL, pag. 775. 

Sopra tronchi vecchi deeortieati e lavorati, nella Villa Stroppa a Tra- 
date, settembre 1902! 

Oss. Nella diagnosi originale di questa specie mancano parecchi dati 
che credo perciò opportuno di qui indicare. Periteci 1 '/, mm.; asch) 
70-85 v 17-22; sporidii 25-28 « 8 !/,-9 '/,, trasversalmente 7-settati; setti 
longitudinali disposti seuz' ordine. 


Fam. PATELLARIACEAE. 


Sect. HrALOSPORAE. 


121. Heterosphaeria Patella (Tode) Grev. — Sace. Syll. VIII, pag. 
715; Cavr. Micol. lomb., I contrib., n. 192. 

Sopra steli secchi di Molopospermum, all'Alpe del Sasso in Valsassina, 
luglio 1864 (Anzi, in Erb. critt. ital., I, n. 1975. 


Cohors: PHYCOMYCGETAE. 
Fam. CYSTOPODACEAE. 


Sect. HYALOSPORAE 


(1) Cystopus Portulacae (DC.) Lév. — Saec. Syll. VII, pag. 235; 
Berlese Monogr. Peronosporac., pag. 90 — forma conidica ed oosporica. 

Sopra foglie di Portulaca oleracea, a Colico, agosto 1902! 

Oss. Conidii 17-20 p diam.; oospore 56-70 » diam. (compresa la pa- 
rete oogoniale). 


II CONTRIB. ALLO STUDIO DELLA FLORA MICOLOGICA DI COMO 141 


Cohors: DEUTEROMYCETAE. 
Fam. SPHAEROPSIDACEAE. 


Sect.: HYALOSPORAR. 


122. Phyllostieta Mali Prill et Delaer. — Sace. Syll. X, pag. 109, 
* eomensis Trav., n. var. 

« À typo differt maculis immarginatis, sporulis angustioribus, ellipsoi- 
« deo- vel clavato-oblongis, 7-8 v 2 Ti — Pycnidia 100-105 p diam. » 
e Hab. in foliis Piri Mali, « Villa Stroppa a Tradate (Como) » in 
« Ital bor. — Ipse legi mense septembri 1902. » 

Oss. La Ph. limitata Peck. (efr. Sace. Syll. XIV, pag. 848) non mi 
sembra, almeno dalla diagnosi, cosa diversa dalla Ph. Mali. 


(35) Phyllosticta primulicola Desm. — Sace. Sy. III, pag. 56. 

Sopra foglie di Primula acaulis, nella Villa Stroppa a Tradate, set- 
tembre 1902! 

Oss. Picnidî 50 p diam.; sporule 1 !/,-2v 1-1 !/,, — Nei miei esem- 
plari, ed in altri parecchi dell’ Erbario Saccardo osservati per confronto, 
le macchie prodotte dal fungo seno fulve piuttosto che biancastre. 


123. Phyllostiea ilicicola Pass. — Sace. Sall X, pag. 118. 

Sopra foglie di Quercus Ieg, nella Villa Stroppa a Tradate, luglio 1902 
(G. Bianchi!). 

Oss. Sporule 5-6 v 2. — Differisce dalla PA. Quercus-Ilicis Sace. spe- 
cialmente per la forma delle sporule, che sono notevolmente più strette. 


124. Phyllostica maeuliformis Sace. — Sace. Syll. III pag. 35; Cavr. 
Mic. lomb., I contrib., n. 270. 

Sopra foglie di Castanea vesca, nella Villa Stroppa a Tradate, settem- 
bre 1902! 

Oss. Pienidi 130-150 v 120-140; sporule 4-4 '/, v 1. 


125. Phyllosticta? Sorghi Anzi — Sace. Syll. III, pag. 65. 


142 G. B. TRAVERSO 


Sopra foglie di Sorghum saccharatum, a Como (Anzi in Rabh. Fungi 
eur. n. 2162, ed in Thüm. Mycoth. univ., n. 2196). 


126. Phoma Limonii Thüm. — Sace. Syll. II, pag. 83. 

Sopra ramoscelli secchi di Citrus Limonum, in giardini di Menaggio, 
agosto 1902! 

Oss. Pienidi 150-200 n diam.; sporule 2 !/,-3'/, « 1-1 /,. 


127. Phoma occidentalis Saec. — Sace. Syll. III, pag. 66. — var. irre- 
gularis Trav., n. var. 

« A typo differt sporulis minoribus, 6-8 x 2'/,-3 '/,, irregularibus, sub- 
« cylindraceis, ellipsoideis, ovoideis, subnavicularibus ; basidiis distinctis- 
« simis, 18-22 v 2. — Pycnidia '/,-'/, mm. lata. 

« Hab. in ramulis siccis G/editschiae triacanthi in sepibus prope 
« Colieo » in It. bor. — Ipse legi mense augusti 1902. » 


128. Phoma epiphylla (Lév.) Sace. — Sace. Syll. III, pag. 107. 

Sopra foglie sternate di Prunus Lauro-Cerasus, nella Villa Stroppa a 
Tradate, settembre 1902! 

‘Oss. Pienidi '/, mm. diam., basidi 15-20 v 2 */,; sporule 8-10 v 2. 


129. Phoma Podagrariae Bres. — Sace. Syll. XI, pag. 490. 

Sopra cauli seechi di Sodi Podagraria, nella Villa Stroppa a 
Tradate, settembre 1902! 

Oss. Negli esemplari esaminati osservai dei basidi ben distinti, misu- 
` ranti 6-10 « 2 p. Le sporule misurano 5-7 v 2 !/,. 


130. Sphaeronaema vermieularioides Sace. et Trav. (Contribuzione 
alla Flora micologica della Sardegna, in Annales mycolog., vol. I, pag. 
439, tav. IX, fig. VI); Saec. Syll. XVIII. 

Sopra foglie sternate indeterminate, ma probabilmente di Viburnum 
Tinus, a Bellagio, settembre 1882 (Lagerheim in Herb. Saccardo : sine 
nomine! ). | 


II CONTRIB. ALLO STUDIO DELLA FLORA MICOLOGICA DI COMO 143 


131. Asteroma reticulatum (DC.) Chev. — Sace. Syll. III, pag. 214. 

Sopra foelie di Pol, ygonatum sp., presso Tradate, settembre: 1902! 

Oss. Non vidi sporule, ma trattasi indubbiamente di questa caratte- 
ristica specie. 


(43) Vermicularia Liliacearum West. — Sace. Syll. III, pag. 233. 

Sopra foglie di Ophiopogon japonicum, nella Villa Stroppa a Tradate, 
settembre 1902! 

Oss. Sporule 18-20 v 5. i 


132. Cytospora nobilis Trav. in Sace. et Trav. Micromiceti italiani 
nuovi o interessanti, pag. 211, fig. 7 — Sace. Syll. XVII. 

Riporto qui la diagnosi di questa specie: 

Stromatibus sparsis, e basi circulari-elliptica conico-applanatis, epider- 
mide pustulatim elevata dein rupta tectis; loculis in quoque stromate co- 
piosis (6-15), inaequalibus, irregulariter dispositis; basidiis continuis, di- 
chotomis vel verticillato-ramosis, rarius simplicibus, acicularibus, 16-20 x “I 
sporulis minulis, allantoideis vel subrectis, hyalinis, 4-5 v 1-1 Ja 

Hab. in ramulis corticatis Zauri nobilis, « Villa Stroppa a Tradate 
(Como) » in It. bor. Legi mense septembri 1902. 

Oss. Non è improbabile che questa specie rappresenti lo stato pieni- 
dico della Valsa nobilis Sacc. — Su gli stessi rametti eravi anche Di- 
plodia laurina for. minor (vedi n. 139). 


Sect. PHAEOSPORAE. 


133. Coniothyrium olivaceum Bon. — Sace. Syll. III pag. 305. 
Sopra rametti secchi di Green scoparius, nella Villa Stroppa a 
Tradate, settembre 1902! 

- Oss. Sporule 5-6 v 3-3 !/,. 


134. Coniothyrium insitivum Sace. — Sace. Syll. IIE, pag. 306. 
Sopra ramoscelli di Gleditschia triacanthos, nella Villa Stroppa a Tra- 
date, settembre 1909! 


144 G. B. TRAVERSO 


Oss. Sporule 5 ‘/,-7 x 3-3!/,. — Sopra gli stessi rametti trovai la Val- 
saria insitiva (vedi n. 114), di cui questo Coniothyrium sembra rappre- 
sentare lo stato mieropienidieo. 


(44) Coniothyrium concentrieum (Desm.) Sace. Syll. III, pag. 317. 

Sopra foglie di Fewreroya rigida, nella Villa Stroppa a Tradate, set- 
tembre 1902! 

Oss. Sporule 4'/,-6 v 4-5 !/, È una forma a pienidi sparsi irregolar- 
mente, che forse meriterebbe di essere distinta come varietà. Non si tratta 
però al certo di C. Henriquesii nè, mi sembra, di C. biforme; ehe pure 
crescono sulle Foureroya. 


135. Sphaeropsis heterospora Pass. — Sace. Syll X, pag. 256. 
Sopra rametti di Morus alba, nella Villa Stroppa a Tradate, settem- 
bre 1902! 
. Oss. Bellissima specie, con sporule tipicamente sferoidali, di 12-15 p 
di diametro, miste ad altre ovoidali misuranti 17 v 13 p. 


Sect. HYALODIDYMAE. . 


136. Ascochyta Lathyri Trail. — Sace. Syll X, pag. 303. 

Sopra foglie, cauli e baccelli di Zathyrus odoratus, nella Villa Stroppa 
a Tradate, settembre 1902! 

Oss. Pienidi di 100-170 p di diametro, mellei; sporule 10-11 v 3-3 !/,. 
È specie, a mio avviso, ambigua tra i generi Ascochyta e Diplodina, cha 
forse non sono ancora sufficientemente definiti e delimitati. 


137. Darluea Filum (Biv.) Cast. — Sace. Syll. III, pag. 410; Cavr. 
Micol. lomb., I contrib., n. 306. 

Sopra uredosori e teleutosori di Puccinia Violae, in foglie di Viola 
odorata, nei monti sopra Menaggio, agosto 1902! 

Oss. Sporule 15-17 v 3. 


Il CONTRIB. ALLO STUDIO DELLA FLORA MICOLOGICA DI COMO 145 
Sect. PHAEODIDYMAE. 


138. Diplodia Gleditschiae Pass. — Saec. Syll. III, pag. 335. 

Sopra ramoscelli di Gleditschia triacanthos, presso Colico, agosto 1902! 
ed alla Villa Norella a Cadenabbia, luglio 1903 ! 

Oss. Sporule 17-20 v 11-14. — Questa specie potrebbe essere lo stato 
macropicnidico della Valsaria insitiva, alla quale io la trovai spesso as- 
sociata. Secondo il Saccardo (Sy. III, pag. 335) essa sarebbe invece da 
riferire alla Cucurbitaria Gleditschiae. 


139. Diplodia laurina var. minor Pass. — Sace. Syll. X, pag. 279. 

Sopra ramoscelli secchi di Zaurus nobilis, nella Villa Stroppa a Tra- 
date, settembre 1902! 

Oss. Sporule 16-18 v 8-10. 


140. Diplodia Mori West. — Sace. Syll III, pag. 351. 

Sopra rametti quasi secchi di Morus alba, nella Villa Stroppa a Tra- 
date, settembre 1902! 

Oss. Sporule un po’ più, piccole che nel tipo secondo la diagnosi, e 
precisamente 17-22 v 10. 


Sect. PHAEODICTYAE. 


141. Dichomera Laburni Cke. et Mass. — Sace. Syll. X, pag. 348. 
form. minor Trav. n. for. à 

« À typo differt stromatibus minoribus, 1-2 mm. nec 5. » 

Sopra rametti di Cytisus Laburum, nei boschi sopra Menaggio, ago- 
sto 1902! : 

Oss. Sporule 18-22 v 8-9, con 3-4 setti trasversali e pocht loeuli divisi 
anche pel lungo. 

Seet. SCOLECOSPORAE. 


142. Septoria Chelidonii Desm. — Sace. Syll. III, pag. 521; Cavr. 
Micol. lomb., I contrib., n. 324. 
10. Malpighia. Anno XIX, Vol. XIX. 


146 G. B. TRAVERSO 


Sopra foglie di Chelidonium majus ; nei dintorni di Como, autunno 
1871 (Anzi, in Ærb. critt. ital., II, n. 647). 


143. Septoria Cytisi Desm. — Sace. Syll. III, pag. 485; Cavr. Micol. 
lomb., I contrib., n. 311. 

Sopra foglie di Cytisus Laburnum, nei boschi sopra Undéasbhia; set- 
tembre 1901! . 


(51) Septoria pirieola Desm. — Sacc. Syll. III, pag. 487. 

Su foglie di Pirus communis, nella Villa Stroppa a Tradate, settem- 
bre 1902! 

Oss. Sporule 56-62 v 3!/,-4. 


144. Septoria aegopodina Sace. — Sace. Syll. III, pag. 529; Cavr. 
Micol. lomb., I contrib., n. 327. 

Sopra foglie di Pimpinella Saxifraga, presso Lecco, settembre 1902 
(A. Migliavaeca ! ). 

Oss. Pienidi 60-75 p diam.; sporule 18-25 v 1 */,. 


145. Septoria Convolvuli Desm. — Sace. Syll. I, pag. 536; Cavr. 
Micol. lomb., I contrib., n. 332. 

Sopra foglie di Calystegia sepium, nella Villa Stroppa a Tradate, set- 
tembre 1902! 

Oss. Picnidi 75-85 p diam.; sporule 30-38 v 1 !/,. 


(61) Septoria Polygonorum Desm. — Sace. Syll. III, pag. 555. 
Sopra foglie di Polygonum Persicaria, a Colico, agosto 1902! 
Oss. Sporule 22-28 v 1'j,. 


146. Septoria Cannabis (Lasch.) Saee. — Sace. Syll. III, pag. 557; 
Cavr. Micol. lomb., I contrib., n. 339. 

Sopra foglie di Cannabis sativa, presso Colieo, agosto 1902! 

Oss. Pienidî 8590.5 diam.; sporule tipicamente 38-45 v 2. 


147 


MICOLOGICA DI COMO 


JI CONTRIB. ALLO STUDIO DELLA FLORA 
(111) Cytosporina quercina (Tul.) Trav. — Cfr. Diatrypella quercina 


(HT 
Fam. LEPTOSTROMATACEAE. 


Sect. HYALOSPORAE. 


147. Leptothyrium alneum (Lév.) Sacc. — Saec. Syll. III, pag. 627; 


Cavr. Micol. lomb., I contr., n. 345. 
Su foglie di Alnus glutinosa, nei monti sopra Menaggio, agosto 1902! 


Oss. Pienidi 200 x diam. ; sporule 8-9 v 1 !/, -2 
148. Leptostroma sphaeroides Fr. — Sace. Syll. III, pag. 646. 
Su fusti secchi di Angelica silvestris, nei dintorni di Como, autunno 


ed inverno 1880 (Anzi, in Zr. critt. ital., II, n. 10901). 
Oss. La diagnosi che si ha di questa specie è molto incompleta. Gli 


esemplari dell'Zrb. ecrit. da me visti presentano dei pienidi sparsi, neri, 
di 150-200 p di diametro al massimo. Non ho trovato sporule mature. 
Fam. MELANCONIACEAE. 


Sect. HYALOSPORAE. 


(66) Colletotrichum Lindemuthianum (Sacc. et Magn.) Br. et Cavr. — 


Sace. Syll. III, pag. 717 [Gloeosporium]. 
Sopra baccelli di Phaseolus vulgaris, nella Villa Stroppa a Tradate, set- 


tembre 1902! 
Oss. Conidi 14-17 v 4 !/, -5 '/,. 


Sect. HyALODIDYMAE. 


149. Marsonia Fragariae Sace. — Sace. Syll. XIV, pag. 1031. 
Sopra foglie di Fragaria vesca, nella Villa Stroppa a Tradate, settem- 


bre 1902! 
Oss. Acervuli 100-150 p diam., conidi 18-20 y 5 6. — Nei miei esem- 
plari le macchie sono di color ocraceo-ferrugineo, quasi immarginate e 


spesso confluenti. 


G. B. TRAVERSO 
Sect. PHAEOPHRAGMIAE. 
150. Pestalozzia Guepinii Desm. — Saee. Syll. III, pag. 794: Cavr. 
Micol. lomb., Y contrib., n. 369. 


Sopra foglie di Quercus sp., nella Villa Stroppa a Tradate, settem- 
bre 1902! 


Oss. Conidi 22-26 v 8-9; cilia 11-14 x 0,8; basidii 10-12 v 1. 


151. Pestalozzia truncata Lév. — Sace. Syll. III, pag. 794. 


Sopra le squamme di coni di Abies (Picea) nigra, nella Villa Stroppa 
a Tradate, settembre 1902! 


Oss. Conidi 14-16 v 6 !/,-8; cilia 14-17 v 1: basidi 14-16 v 2. 
Seet. SCOLECOSPORAE. 


(71) Phleospora maeulans (Béreng.) Allescher. (= PA. Mori Sacc., 
= Septogloeum Mori Br. et Cavr.). — Sace. Syll. III, pag. 577. 

Sopra foglie di Morus alba, presso Colieo, agosto 1902! 

Oss. Sporule 33-45 v 4. — E giusta la correzione di nomenclatura fatta 
dall'Alleseher, perché il nome del Béregner (Fusarium maculans) è del 1844 
e quindi anteriore a quello del Léveillé (1846). 


(52) Phleospora castanicola (Desm.) Berl. (= Septoria castanicola 
Desm.) — Sace. Syll. III, pag. 504. 


Sopra foglie di Castanea vesca, nella Villa Stroppa a Tradate, settem- 
bre 1902! 


Oss. Sporule 29-36 v 3 1/,. 


Fam. MUCEDINACEAE 
Sect. HyALOSPORAE. 
152. Oidium leucoconium Desm. — Sace. Syll. IV, pag. 41. 
Sopra foglie di Rosa hybrida, in giardini di Menaggio, agosto 1902! 
Oss. Conidî 17 v 10. — È lo stato conidico della Sphaerotheca pannosa 


D CONTRIB. ALLO STUDIO DELLA FLORA MICOLOGICA DI COMO 149 


153. Oidium Evonymi-japonicae (Arcang.) Saec. — Saec. Syll. XVIII. 

Sopra foglie di Eronymus japonica, ad Acquaseria, luglio 1903! 

(72). Oidium erysiphoides Fr. — Sace. Syll. IV, pag. 41. 

Sopra foglie di Cucurbita sp., nella Villa Stroppa a Tradate, agosto 
1902 (G. Bianchi !). 


(74). Ovularia decipiens Sace. — Sace. Syll. I, pag. 130. 

Sopra foglie di Ranunculus aeris, a Colico, agosto 1902! 

Oss. Conidiofori 40-55 v 4-5; conidi 19-22 e 8-10. 

154. Ovularia obliqua (Cke.) Oud. — Sace. Syll. IV, pag. 145; Cavr. 
Micol. lomb., I contr., n. 386. 

Sopra foglie di Rumez sp., nella Villa Stroppa a Tradate, settem. 1902! 

Oss. Conidiofori 70-100 v 4-5; conidt 16-18 v 8-9. 


155. Ovularia Lamii (Fuck.) Sace. — Sae. Syll. IV, pag. 144. 
Sopra foglie di Zamium album, presso Colico, agosto 1902! 
Oss. Conidiofori 24-28 v 3 !/,; conidi 9-20 v 4-5. 


Fam. DEMATIACEAE. 
Sect. PHAEOSPORAE. 
156. Coniosporium Bambusae (Boll. et Thüm.) Sace. — Sace. Syll. 
IV, pag. 244, Cavr. Micol. lomb., I contrib., n. 408. 
Sopra culmi secchi di Bambusa sp., nella Villa Stroppa a Tradate, set- 


tembre 1902! 
Oss. Conidi 5-6 '/, p diam.; visti di fianco larghi 3-3 '/, p. 


© 157. Gyroceras Celtidis (Biv.) Mont. et Ces. — Sace. Syll. IV, pag. 267. 
Sopra foglie di Celtis australis, a Pusiano (Cesati, in Rabh., Fungi 
europ., ed. nova, n. 788). 


Sect. DIDYMOSPORAE. 


158. Cladosporium fasciculatum Cav. for. amerotriehum Trav. n. f. 


150 G. B. TRAVERSO 


« A typo differt conidiophoris omnino continuis nec septatis. » 

Sopra foglie languenti di Gladioius sp., nella Villa Stroppa a Tradate, 
settembre 1902! 

Oss. Conidiofori 65-85 v 7-9; conidî 16-23 v 6-8. 

(106) Fumago vagans Pers. — Sace. Syll. IV, pag. 547. 
Cfr. n. 106. 


Seet. PHAEOPHRAGMIAE. 


159. Clasterosporium Amygdalearum (Pass) Sace. — Saec. Syll. IV, 
pag. 391; Cavr. Micol. lomb., I contrib., n. 424. 

Sopra foglie di Amygdalus communis, nella Villa Stroppa a Tradate, 
agosto 1902 (G. Bianchi!) 


160. Heterosporium gracile ( Wallr.?) Saec. — Sace. Syll. IV, pag. 480; 
Cavr. Micol. lomb., I contr., n. 442. 

Sopra foglie di Zris germanica, nella Villa Stroppa a Tradate, settem- 
bre 1902! 

Oss. Conidiofori 70-80 v 10-12; conidi 45-56 v 17-20. 


161. Helminthosporium macrocarpum Grev.— Sace. Syll. IV, pag. 412. 

Sopra sarmenti putridi di Hedera Helig, nella Villa Peppe a Tra- 
date, settembre 1902! 

Oss. Conidiofori '/,-'/, mm. di lunghezza; eonidi 50-70 v 14-15. 


Sect. PHAEODICTYAE. 


163. Maerosporium ignobile Karst. — Sace. Syll. X, pag. 677. 

Sopra foglie secche di Secale cereale, nella Villa Stroppa a Tradate, 
settembre 1902! 

Oss. Conidiofori 160-180 v 8-9, settati; conidi clavati o piriformi , 45- 
53 y 12-15. — Riferisco i miei esemplari alla specie del Karsten come 
quella che più vi si avvicina. Credo però che anche M. culmorum, M. he- 
terosporum e forse qualche altra specie, non siano cose molto diverse. 


Il CONTRIB. ALLO STUDIO DELLA FLORA MICOLOGICA DI COMO 151 


162. Macrosporium Tomato Cke. — Saec. Syll IV, pag. 534. 
Sopra frutti di Solanum Lycopersicum, nella Villa Stroppa a Tradate, 
settembre 1902! 


Sect. SCOLRCOSPORAE. 


164. Cercospora Armoraciae Sacc. — Sace. Syll. IV, pag. 433. 

Sopra foglie di Cochlearia Armoracia, nella Villa Stroppa a Tradate, 
settembre 1902! 

Oss. Conidiofori 45-55 v 6; conidi 75-120 v 4. 


165. Cercospora mierosora Sacc. — Sace. Syll. IV, pag. 459; Cavr. 
Micol. lomb., 1 eontr., n. 436. 

Sopra la pagina inferiore di foglie di Zilia sp., in boschi sopra Me- 
naggio, agosto 1902! 

Oss. Conidiofori 15-25 v 4; conidt 20-35 v 3 !/, -4. 


166. Cereospora depazeoides (Desm.) Sace. — Sace. Syll. IV, pag. 469; 
Cavr. Micol. lomb., I contr., n. 439. 

Sopra foglie di Sambucus nigra, presso Colico, agosto 1902! e nella 
Villa Stroppa a Tradate, settembre 1902! 

Oss. Conidiofori 75-90 v 5; eonidi 70-100 v 4-4 1/,. 


(82) Cereospora betieola Sace. — Saec. Syll. IV, pag. 456. 
Sopra foglie di Beta vulgaris, in orti di Menaggio, agosto 1902! 
Oss. Conidiofori 45-55 v 4; conidi 60-90 = 2 '/,-3. 


Fam. STILBACEAE. 


Sect. HYALOSPORAE 


167. Graphium stilboideum Corda? — Sace. Syll. IV, pag. 610. 
Sopra Graminaceae secche, a Como (Cesati, in Klotzseh, Herb. viv. 
mycol., n. 1751). 


E xim ui 
sei 


. Sect. HyALOPHRAGMIAE. 


griseola Sace. — Sace. Syll. IV, pag. 630; Cavr., Mi 
col lomb, I contrib., n. 458. 


foglie di Phaseolus vulgaris, nella Villa Stroppa a Tradate, set- 
 tembre. 19021 m | 


Oss. Conidiofori 110-150 5-6; conidi -50-60 v 56. 


Dorr. PASQUALE ROMANO 


Ricerche sulla formazione e sulla funzion della guaina delle « Armerie, » 


Tra i due generi Sfatice ed Armeria, della famiglia delle Plumbagi- 
nee, corrono tali caratteri di affinità, che gli antichi botanici non sa- 
pendo distinguere l’uno dall’ altro, finirono col descrivere sotto il nome 
di Statice tutte le specie di Armeria allora conosciute. Si può dire che 
solo di recente i due generi vennero divisi e considerati separatamente. 

Quantunque affini però, essi non mancano, come poteva supporsi, di 
certe note caratteristiche, proprie a ciascuno, le quali per le Armerie 
sono rappresentate dalla speciale conformazione delle infiorescenze e da 
quella particolare produzione (la guaina), che trovasi al di sotto di esse, 
e che invano si cercherebbe fra le molteplici specie riferite al genere 
Statice. | 

À parte lo studio delle relazioni che passano fra queste piante, non- 
ché le diseussioni sollevate intorno alla esatta natura della infiorescenza 
delle Armerie, in questa nota dirò esclusivamente dello sviluppo e della 
funzione biologica che si deve riferire appunto alla guaina, organo spe- 
ciale delle Armerie, il quale tanto ha dato da pensare a non pochi bo- 
tanici. ' 


$ 


Secondo l'opinione del Maury, il quale da non molto tempo si é oc- 
cupato della famiglia delle Plumbaginee (1) (seguendo del resto le teo- 
riche di F. Petri (2)) i fiori nelle Armerie sarebbero raggruppati alla 
sommità di uno seapo non ramificato, dove formano una infiorescenza 
eapituliforme, aecompagnata da brattee. 

Come in alcuni Statice così anche nell’Armeria le infiorescenze par- 
ziali inferiori abortiscono e rendono sterili le loro brattee, le quali poi 
formerebbero « il preteso involuero del capolino. » Tali brattee sono 
unite per le loro basi ed emettono, in basso ed all’ esterno, dei prolun- 
gamenti, che costituiscono la guaina. ; 


P. ROMANO 


Anche altri, prima del Maury, si erano occupati di questo organo 
particolare, ed avevano differentemente interpretata la sua funzione. 
Ebel (3) la considera come il lembo di una specie di cuftia, la quale, 
ricoprendo D apice dello scapo, si distaccherebbe e si trasformerebbe in 
alto per il suo ulteriore accrescimento. De Candolle (4) dà una simile 
interpretazione e aggiunge che il modo col quale si rompe tale lembo 
è assai singolare e si può paragonare alla rottura delle valve della ca- 
liptra, ovvero al modo di apertura del calice degli Zucaliptus. Bail- 
lon‘ (5) e Bentham ed Hooker (6) non emettono nessuna teoria speciale. 

Anche la funzione della guaina è a sua volta differentemente inter- 
pretata dai diversi botanici, ma in generale si può dire che tutti con- 
vengono nell'assegnare ad essa un potere protettivo. Il Westermaier (7), 
infatti, assimila la funzione della guaina delle Armerie a quella della 
guaina foliare delle Ciperacee, delle Graminacee e di qualche altra fa- 
miglia, ed afferma che la guaina delle Armerie, avviluppando la parte 
dello scapo che è in via di accrescimento, e per conseguenza tenera e 
molle, la protegge dalla pioggia. Questa curiosa teoria viene pienamente 
accettata e confermata dal Maury, il quale scorge delle analogie tra la 
detta funzione e quella delle brattee madri delle infiorescenze di Zimo- 
niastrum (8). Ma ciò non è esatto, anzi io credo che non riesca mala- 
gevole dimostrare falsa questa interpretazione con le stesse parole del 
Maury. Egli infatti scrive che « l’accrescimento dello scapo (nelle Ar- 
merie) avviene al di sotto del punto d’inserzione della più bassa di que- 
ste brattee che si uniscono tutte per le loro basi ed emettono..... dei 
prolungamenti i quali costituiseono la guaina. » 

AI di sopra del punto d’accrescimento dello scapo trovasi, com'è noto, 

il capolino con la rimanente parte delle brattee, ed il tutto forma un 
corpo subemisferico di dimensioni maggiori di quello dello scapo stesso. 

' Posto ciò, è chiaro che la pioggia, cadendo, prima ancora d' incontrare 
la parte tenera e delicata dello seapo in via di acereseimento, che è per 
giunta piccola, incontra invece l'infiorescenza che sta più in alto ed ha 
maggiori dimensioni. Ma anche quando ciò non avvenga, a me non 

| pare che l' acqua possa a lungo fermarsi su di un corpo in posizione 
verticale, tendendo per il proprio peso a portarsi in basso ed'a porsi in 


RICERCHE SULLA FORMAZIONE E SULLA FUNZIONE, ECC. 155 


linea orizzontale. Sieché la funzione della guaina nelle Armerie dev'es- 
sere ben altra che quella indicata, ed è appunto questo ehe mi propongo 
di dimostrare. Prima però di occuparmi di tale funzione, credo oppor- 
tuno dir poehe cose cirea la omologia che esiste, secondo il mio modo 
di vedere, tra la speciale ala, messa alla base delle infiorescenze parziali 
di alcuni Statice, e la guaina che avvolge il capolino delle Armerie. 

Per i miei studi ho avuto a mia disposizione un ricchissimo mate- 
riale di erbario e parecchie opere fitografiche corredate da numerose 
figure. Questo per il genere Statice. Per le Armerie poi, oltre al mate- 
riale d'erbario, di gran lunga più abbondante del precedente, ho avuto 
anche occasione di studiare sul vivo parecchie specie in gran parte da 
me raccolte sui monti della Calabria, su quelli della Campania e sul 
Taburno. E da questo materiale fresco ho appunto rieavate le mie con- 
clusioni, che tra non molto esporró. 


II. 


Boissier (9) nel Prodromus del De Candolle fraziona il genere Statice 
in diverse sezioni ed assegna a ciascuna di esse dei caratteri proprii. 
Egli colloca nella sezione Pteroclados tutti gli Statice, che lasciano scor- 
gere lo scapo alato, e frequentemente le spighette accompagnate da espan- 
sioni alari, le quali, in basso, si prolungano per un certo tratto ed in 
alto, dividendosi profondamente due o tre volte, oltrepassano la inser- 
zione dei singoli fiori, i quali poi sono forniti di brattee. 

Fra queste specie di Sfafice ho consultato il seguente materiale di 


erbario. 


1. St. Bonducelli. Nelle vicinanze delle singole infiorescenze si scor- 
gono delle brattee lungamente e largamente decorrenti, determinanti tre 
spigoli salienti. 

2. St. sinuata (Linn.). In questa specie si hanno i medesimi caratteri 
della S£. Bonducelli, ma soltanto le brattee e le foglie cauline determi- 
nano una espansione alare poco più stretta di quella della specie detta 


innanzi. 


156 P. ROMANO 


3. St. mucronata (Linn. fil). La decorrenza delle ali è poco mani- 
festa ma più ondulata che non nelle precedenti. 

4. St. elata (Fisch.). Le infiorescenze appaiono molto compatte. Le 
brattee perd sono poco scorrenti. 

5. St. tatarica (Linn.). Le foglie appaiono poco decorrenti, non per 
tanto determinano tre piccole espansioni lineari. 

6. St. graminifolia (Ait.). In questa specie le foglie fiorali sono bre- 
vemente scorrenti. 

7. St. speciosa (Linn.). Le foglie fiorali di tale specie sono poco scor- 
renti. 

Queste le specie esaminate in erbario. In esse però, se le brattee fio- 
rali sono evidentissime, le decorrenze alari non appaiono molto pro- 
nunziate. 

Dalla iconografia della Flora canariense del Webb e Bertherot (10) 
rilevo i seguenti altri Statici, nei quali le infiorescenze parziali, come 
può scorgersi dalle figure qui riprodotte, mostransi manifestamente alati 
con ali talvolta larghe oltre un mezzo pollice. 


IG. Fic. 3. 
Statice brassicaefolia Statice macrophylla 
Webb. Webb. 


Fic. 1. 
Stalice imbricata Webb. 


À 
à 
1 
3 
1 
; 


| RICERCHE SULLA FORMAZIONE E SULLA FUNZIONE, ECC. 


l. St. imbricata, fig. 1 (Webb. et Berth. FL Can. III, p. 179). Lo 
scapo nella sua parte superiore mostrasi largamente sinuoso-alato, con 
interruzione dell'ala ai nodi. 

2. St. maerophylla (Brouss. in Webb. L c. p. 180). Di questa specie 
le foglie son dette « versus basim attenuatis, sessilibus, basi dilatato- 
amplexieaulibus, membrano integerrima. » Sarebbero alati inoltre lo 
scapo e le spighette. L'ala dalla figura appare stretta, sinuosa ed inter- 
rotta ai nodi. 

3. St. arborescens (Brouss. in Webb. 1. c.). Le foglie sono dette am- 
plissicauli, scorrenti: le infiorescenze parziali sarebbero alate. 

4. St. brassieaefolia, fig. 2 (Webb. Le p. 181). Le foglie superiori 
sono scorrenti-alate; l’ infiorescenza è in massima parte alata. 

9. St. maeroptera, fig. 3 (Webb. L c. pag. 182). Come suona l ap- 
pellativo specifico, in questa specie si ha la infiorescenza fornita di una 
larga ala, la quale é interrotta soltanto ai nodi. 

Da queste deserizioni e più ancora dalle figure riportate si rileva fa- 
cilmente come in alcune specie di Statice tanto lo Scapo quanto le in- 
fiorescenze parziali sieno accompagnate da particolari espansioni alari, 
le quali, in numero di 2 o 3 (Statice brassicaefolia, fig. 2), si prolun- 
gano dallo scapo in giù fino all'incontro del nodo sottoposto, e nelle in- 
fiorescenze parziali si veggono prolungate tanto in alto, al di là delle 
inserzioni dei singoli fiori, quanto in basso, e per una certa estensione, 

Le espansioni alari, che accompagnano tali infiorescenze parziali, me- 
ritano di essere osservate attentamente, poiché ci mostrano in qual modo 
si sia formata la guaina nelle Armerie. Di fatti esse cingono la base 
dei fiori, prolungandosi in alto, ove si mostrano libere fra di loro, ed 
in basso, ove a poco a poco vanno restringendosi ed eliminandosi. Se 
intanto si suppone che tali espansioni, aderenti all'asse, invece di restrin- 
gersi gradatamente e di assottigliarsi dall’ alto in basso, si mostrassero 
bruscamente tronche e lacere nella loro parte inferiore e distaccate più 
o meno dal ramo dell’infiorescenza, è evidente che si avrebbe un primo 
accenno alla formazione di una guaina, la quale, per altro, si renderebbe. 
sempre più perfetta a misura che venisse a mancare la saldatura tra 
ala ed asse di infiorescenza. A mio avviso queste espansioni alari hanno 


158 | P. ROMANO 


valore di brattee saldate assieme per tutta la loro lunghezza e con l'asse 
della infiorescenza, pur rimanendo libere nella porzione che va dall’ in- 
serzione dei fiori in poi, e sono indotto a credere che esse si debbano 
considerare quali organi omologhi della guaina delle Armerie, la quale 
ne deriverebbe per ulteriore differenziamento ed adattamento. Essa tut- 
tavia non deve ritenersi come il risultato della fusione dei prolunga- 
menti di 2 o 3 brattee, ma della saldatura di più di tre prolungamenti 
bratteali. 
HE 


La congettura espressa, a proposito del modo secondo il quale si sia 
formata via via la guaina nelle Armerie, mi sembra che si possa van- 
taggiosamente sostenere, perchè la più semplice e Ia più atta ad indi- 
carci il suo compito biologico. Secondo il Westermaier ed il Maury essa 
sarebbe chiamata, come ho detto, a difendere dagli agenti atmosferici 
‘il punto d’ accrescimento dello seapo; ad una analoga funzione sareb- 
bero quindi destinate le espansioni alari, che cingono le infiorescenze 
parziali e lo seapo in alcune Statice, poichè di essa rappresentano gli 
organi omologhi. 

Io penso che l'ufficio della guaina nelle Armerie sia differente da quello 
indieato dai citati autori. Le mie eonelusioni, frutto di assidue e dili- 
genti osservazioni, fatte su buon numero di specie, tanto allo stato fre- 
sco, quanto allo stato seceo, m'indueono piuttosto a considerare la detta 
guaina come mezzo di difesa che la pianta oppone all'assalto di piccoli 
animali, i quali, in un modo qualsiasi, tenderebbero a danneggiarla. 

Qui si affacciano alla mente tre ipotesi: che la guaina rappresenti un 
organo acarofilo; o che essa costituisca una specie di trappola, nella 
quale trovano la morte gli animaletti insidiatori, o finalmente che non 
sia altro se non un ostacolo che la pianta oppone all'assalto di tutti 
quegli animali di piccola mole, e sovratutto alle formiche, le quali, es- 
sendo inadatte alla disseminazione, potrebbero fare scempio dei suoi semi. 
Mettendo da parte le due prime ipotesi, perchè non confermate dall'os- 
servazione, non resta che aecettare l'ultima come quella che più chiara- 
mente manifesta la funzione cui è chiamata la suaccennata guaina. 


ae senato 


| 
R 

| 

1 * 


RICERCHE SULLA FORMAZIONE E SULLA FUNZIONE, ECC. 159 


I frutticini delle Armerie sono forniti di apparecchio capace a renderli 
atti ad una disseminazione anemofila. Tuttavia ho notato ehe essi ven- 
gono volentieri raccolti e trasportati dalle formiche inadatte del resto 
alla loro disseminazione. 

Non é fuori di proposito descrivere sommariamente il eapolino e la 
guaina delle specie esaminate, tanto più ehe dalle deserizioni scaturisce 
un altro fatto; il quale viene a confermare la mia ipotesi. Le specie, 
contrassegnate con asterisco, furono studiate anche sul vivo, le altre d 
presentano materiale di erbario. 


Ecco dunque le specie d'Armeria che ho potuto studiare. 


.l. Arm. fasciculata (Boiss. in DC. Prodr. XII, p. 675). In questa 
specie i capolini sono di grandezza discreta; la guaina è lunga all’ in- 
circa un pollice e mostrasi alquanto divaricata in basso. Un tale diva- 
ricamento diviene più manifesto nei capolini fruttiferi. 

2. Arm. aliacea (Schousb. Arm. baetica Boiss. l. c., p. 676). La guaina 
è di mediocre lunghezza , cilindrica e molto appressata all’ asse infiore- 
scenziale. 

3. Arm. maritima (W.). I capolini, piuttosto di piccole dimensioni, 
hanno la guaina aperta in basso e ristretta in alto, la qual cosa la fa 
apparire quasi campanulata. La sua lunghezza è di eirea mezzo pollice 
con un’apertura basilare di quasi mezzo centim., però tale apertura au- 
menta nei capolini fruttiferi. 

4. Arm. filicaulis ( Boiss. Voy. Esp. p. 527, tab. 154). I capolini di 
questa specie sono piccoli e sorretti da gracili peduncoli. La guaina è 
abbastanza ridotta; non per tanto nei capolini fruttiferi essa appare al- 
quanto divergente in basso. 

5. Arm. alpina (Willd. En. pl. 4. et in en. pl. h. Berol. 337). Ca- 
polini un po’ più grandi di quelli della specie precedente. Anche la 
guaina mostrasi alquanto più grande. 

*6. Arm. elongata (Hoffm. Deutsch. FL vol. I, p. 150). In questa 
specie, la quale può dirsi spontanea per tutta l’Italia meridionale, i ca- 
polini sono disereti, e la guaina che misura cirea un pollice di lun- 
ghezza è appressata all’asse dell’ infiorescenza e solo in quelle fruttifere 
mostrasi un poco divaricata. 


160 P. ROMANO 


7. Arm. purpurea (Koch. Fl. 1823, p. 710. Arm. elongata var. pur- 
purea). La guaina nell Armeria purpurea è piuttosto larga e lunga, 
quantunque non divaricata; non per tanto nelle infiorescenze fruttifere 
essa appare dilatata in basso. 

8. Arm. vulgaris (Willd.). In questa specie i capolini sono di me- 
diocre grandezza e la guaina è alquanto divarieata in basso. 

9. Arm. bupleuroides. La guaina, quantunque discretamente lunga, 
è appressata all’ asse infiorescenziale. I capolini non hanno grandi di- 
mensioni. i 

"10. Arm. plantaginea ( Willd. en FI. h. Berol. I, p. 334). Le infio- 
rescenze di questa specie hanno le brattee esterne molto lunghe, ovali 
ed acuminate. La guaina è discretamente lunga e larga. 

11. Arm. plaift. var. brachilepis. Le brattee sono più corte che nella 
specie precedente, ma la guaina é più larga. 

12. Arm. plant. var. Jon 7ebracteolata. La guaina é per lungo tratto 
divisa in basso e con 4 o 5 partizioni, la qual eosa pare che si debba 
mettere in relazione col numero delle brattee maggiori. 

13. Arm. scorzoneraefolia (Willd. Arm. plantag. var. scorzoneraefo- 
lia). La guaina è lunga un pollice e un quarto, poco divaricata nei ca- 
polini giovani, e con un certo numero di partizioni. 

14. Arm. sardoa (Spr. Syst. 4, f. 127). Guaina aperta e lacera nella 
sua parte inferiore. Come al solito, l' apertura à maggiore nelle infiore- 
scenze fruttifere. 

15. Arm. nebrodensis (Guss. Syn. 1, p. 366). La guaina, quantun- 
que aperta in basso, è bastantemente avvicinata all'asse della infiore- 
scenza. 

16. Arm. gracilis (Ten.). In questa specie la guaina è cilindrica ed 
aperta nella sua parte inferiore. i 

17. Arm. majellensis (Boiss. in DC. 1. c., p. 685). Questa specie, che 
può dirsi propria di tutta P Italia meridionale, presenta la guaina nella 
maggior parte dei casi, aperta e lacera inferiormente. Tale carattere è 
| più manifesto nelle infiorescenze fruttifere. 

"18. Arm. undulata (Boiss.). La guaina in questa specie è come in 
quella precedentemente descritta. 


RICERCHE SULLA FORMAZIONE E SULLA FUNZIONE, ECC. 161 


19. Arm. Kochii (Boiss.). I capolini hanno piecole dimensioni; anche 
la guaina è piccola, ma in compenso è sufficientemente lacera in basso. 

20. Arm. leucocephala (Koch. in FL 1823, vol II, p. 712). La vagina 
in questa speeie é lunga mezzo polliee e piuttosto addossata all' asse 
dell infiorescenza. Boissier, nel Prodromus, così si esprime sul propo- 
sito: « vaginis emarcidis basi stipata. » 

*21. Arm. Morisii (Boiss. l. cit. 687). La guaina è come mell" A. Zeuco- 
cephala. Boissier (op. cit.) dice: « basi vaginis emareidis dense vestita.» 

22. Arm. Gussonei (Boiss. l. c. 687). In questa specie la guaina è 
piuttosto larga, poco lacera in bassa e mostra una tendenza ad aprirsi 
per una sola fenditura. | 

*23. Arm. maeropoda (Boiss. l. e. 688). In questa bella specie la 
guaina é lunga un polliee e mezzo, é larga, aperta e dentellata infe- 
riormente. Nelle infiorescenze fruttifere la guaina è abbastanza lacera. 
Boissier dice: « vagina reversa apice longe lacera, acuta v. acuminata. » 

24. Arm. macropoda var. Zonge bracteolata. Alcune bratteole mostransi 
assai piu sviluppate delle altre ed oltrepassano il grosso capolino. Dimo- 
strano un aspetto quasi simile a quello della 
guaina. : 


Le deserizioni ehe precedono stanno a dimo- 
strare che esiste una costante relazione tra le 
dimensioni del eapolino e quelle della guaina. 

Le specie a grosse infiorescenze (Arm. ma- 
cropoda , A. elongata , A. fasciculata , ecc.) 
hanno la guaina larga, divarieata e lacera 
inferiormente (fig. 4) ed inoltre di grandezza 
disereta. L'opposto si verifiea nelle specie ad 
infiorescenze di piccole dimensioni (Arm. fi- 
licaulis, ece.). Anche degno di nota è il 
fatto che la guaina mostrasi sempre più a- 


perta e più divaricata nei capolini fruttiferi 


anzichè in quelli ancor giovani; e questo mi 
pare che venga in appoggio alla mia ipotesi. 


Fic. 4, 


11. Malpighia, Anno XIX, Vol. XIX. 


: 162 P. ROMANO 


Sicchè, concludendo, si può affermare che la guaina nelle Armerie non. 
ha altro scopo se non quello d'impedire alle formiche l’accesso al eapo- 
lino per portar via i frutticini, non potendone effettuare la dissemina- 


zione. 


BIBLIOGRAFIA. 


(4) MAURY. Etudes sur l'organisation et la distribution eer dee des 
Plombaginacées, in Ann. Sc. Nat. Bot. 7.* Sér. p 
(2) PETRI FR. De = Armeria. Berolini 1863, p. 15. 


(3) EBEL G. De Armeria genere. Prodromus Plumbaginearum familiae. 
(4) DE CANDOLLE uk Deen, “a E ee Vol. XII, p. 674. 
(5) BaILLON H. Histoire des Plantes. Fam. Plombaginacées. 


(6) BENTHAM et Hooker. Genera pa Vol. II, pars. II, p. 623. 

(7) WESTERMAIER. Ueber die mecanische Bedeutung der von Involucral 
Blättern bei Armeria gebildeten Scheide (Verhandlungen des Botanischen 
Vereins der Provinz Brandenburg 22 Jahrg. 1880). 

(8) MAURY, Le, p. 70. 

(9) Borssier. Plumbagineae nel Prodromus del De m eem Vol. XIL 

(10) WEBB. et BERTHEROT. Flora canariensis, Vol. 


Licheni esotiei dell Erbario Levier 
raceolti 
nell Asia meridionale, nell’ Oceania, nel Brasile e nel Madagascar 


determinati da A. JATTA. 


II SERIE. 


1. Usnea triehodea (Ach.) Nyl. Syn. I, 270. 

Nell' India orientale, Nepalia nei monti del distretto di Khatmandu, 
leg. K. N. Rana n. 605; nel Madagascar al Monte Barac, leg. Cap. Le- 
spagnol n. 18, 20; nel Brasile al Paranà, leg. G. Lalouette n. 119. 


2. U. contorta n. sp. 

Thallus albido-cinerascens, glaber , teres, efibrillosus, pendulus, ri- 
gidus, parum ramosus; ramis secundariis gracilibus, tortuosis, vel saepe 
intricatis. Sterilis. 


Nel Madagascar, provincia di Fianarantsoa, com. G. Paris n. 9. 


3. U. dasypogoides Nyl. ap. Cromb. L. Rodrig. 263. 

Pangi nel Panjàb oce. (India orientale); leg. J. Marten, n. 172; 
nel Madagascar, leg. Cap. Lespagnol, n. 16; nella Birmania superiore, 
Lailong State, leg. Browne, n. 169: 


4. U. hirta (Ach.) Hffm. FI. Germ. 133. 
In Abyssinia leg. W. Schimper, n. 27. 
v. sorediella Br. et Rstr. 
Nella Birmania superiore, Lailong State, leg. Browne, u. 170. 


5. U. longissima Ach. Syn. 307. 
Nel Madagascar, provincia Fianarantsoa, leg. Cap. Lespagnol,.nu- 
meri 13, 15; nel Brasile centrale, leg. Glaziou, n. 117 e 118. 


164 A. JATTÀ 


6. U. eeratina Ach. Univ. 619. , 

Nel Sikkim Himalaya a Darjeeling, leg. E. H Man, n. 302; nel 
Brasile, Paranà, leg. G. Lalouette, n. 119; nelle Ande dell’ Ecuador, leg. 
M. de Mathan. 

v. scabrosa (Ach.) Mull. L. N. Gran. 20. 

Nell’ India orientale, Nepalia nei monti del distretto di Khatmandu, 
leg. K. N. Rana, n. 606; a Kurseong, alt. 1900 m. nel Sikkim Hima- 
laya, leg. E. H. Man et rev. Bretaudeau, n. 303, 305, 651, 652, 654; 
in Abyssinia, leg. W. Schimper, n. 26; nel Brasile presso Rio de Ja- 
neiro, leg. dott. Capanema, n. 132, 137; nel Madagascar, provincia Fia- 
narantsoa, com. G. Paris, n. 8; nel Paraguay, leg. Balansa, n. 25. 

v. rubiginea Mey et Fw. in Act. Ac. Cur. nat. XIX, supl. I, 210. 


Nella Birmania superiore, Lailong State, leg. Browne, n. 167. 


7. U. florida Ach. var. comosa (Ach.) Wain. Et. L. Bras., 3. 

A Kurseong, alt. 1900 m., nel Sikkim Himalaya, leg. rev. Bretau- 
deau, n. 650; nel Brasile presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, 
n. 148, 157. 

var. strigosa Müll. L. Par. 3. 

Nel Madagascar, distretto di Manantantely, com. G. Paris, n. 21. 
var. subelegans Wain. Et. L. Bras. 6. 

.A Kurseong nel Sikkim Himalaya, leg. rev. Bretaudeau, n. 655. 
var. perplerans Wain. Et. L. Bras, 5. 

Nella stessa località, leg. Sig.'^ Weber van Bosse, n. 711. 
var. mollis (Stirt.) Wain. Et. L. Bras. I, 4. 

Nel Brasile centrale leg. Glaziou, n. 118. 


8. U. densirostra Tayl in Hook. Journ. 6.9, 191. 
Nel Brasile, Paranà, leg. G. Lalouette, n. 121. 


. 9. U. aspera (Eschw.) Wain. Et. L. Bras. 7 = Usnea barbata var. aspera 
Müll Rev. L. Mey. 2 

.Sui tronehi del Giardino botanieo di Mussoorie, alt. 5500 p. (N.O. 

Himalaya), leg. W. Gollan, n. 706; a Dhanoulti nello stesso distretto, 


LICHENI ESOTICI DELL ERBARIO LEVIER 165 


alt. 7000 p., leg. Amar Singh, n. 707; a Saharampur nell India occid., 
leg. W. Gollan, n. 213. 


10. U. articulata Ach. var. Vriesiana (Mtg.) Nyl. Syn. I, 268. 
A Kurseoug nel Sikkim-Himalaya, alt. 1900 m., leg. rev. Bretau- 
qud n. 653. 
var. asperula Müll. L. B. 1591. 
Nella Birmania superiore, Lailong State, leg. Browne, n. 168; nelle 
Ande dell'Eeuador, leg. M. de Mathan. 


11. U. angulata Ach. Syn. 307. 
Nel Brasile, Paranà, leg. G. Lalouette, n. 119. 


12. Ramalina dentieulata Eschw. L. Bras. 221. 

A Dhanoulti nel distretto di Mussoorie (N. O. Himalaya) altezza 
7000 p., leg. W. Gollan e Amar Singh, n. 277, 686; nel Brasile presso 
Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 130, 154, 159, 160. 

var. canalicularis Nyl. Ram. 28. 

A Kurseoug nel Sikkim Himalaya (alt. 1900 in. p eg. rev. Bretau- 

deau, n. 647 e 648. 


13. R. subeomplanata Nyl. Ram. 36. 
A Darjeeling nel Sikkim Himalaya, leg. E. H. Man, n. 301. 


14. R. complanata Ach. Syn. 294. 
Nel Brasile presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 133, 
134bis, 160; sui tronchi presso Suva nell' isola Viti-Levu (Fiji), leg. Arm- 
strong, n. 1071. 


15. R. canaliculata Tayl. Nyl. Ram. 30. 
A Darjeeling nel Sikkim-Himalaya, leg. E. H. Man, n. 300. 


16. R. subfraxinea Nyl. Ram. 41. 
Nella Birmania superiore, Lailong State, leg. Browne, n. 162, 163, 171. 


166 A. JÄTTA 


17. R. rigida Ach. Syn. 294. 
. Nel Brasile presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 134bis p p. 


18. R. sinensis Jatta L. Cinesi (N. Giorn. Bot. 1902), 5. 
Nelle Indie orientali, Pangi (Panjàb occid.), leg. J. Marten, n. 177. 


19. R. levigata Fr. var. Zerebrata Müll. L. B. 1285. 
Nel Paraguay, leg. Balansa, n. 25 bis. 


20. R. nsneoides Fr. L. E. 468. 
Sui tronchi a Suva nell'isola Viti-Levu nell’ Arcipelago Fiji, leg. 
Armstrong, n. 1070. 
var. usneotdella Nyl. Ram. 24. 
Nel Brasile orientale presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, 
n. 135. 


21. R. farinacea Fr. L. E. 31. 
Nel Brasile orientale presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, 
n. 134bis p. p. 
var. phalehrata Ach. Meth. 264. 
Nel Sikkim Himalaya a Darjeeling, leg. E. H. Man, n. 299. 


22. R. dendriscoides Nyl. Fl. 1876, 412. 
Nel Brasile presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 131. 


23. R. pumila Mte. Syll. 320. 
Nella stessa località, leg. dott. Capanema, n. 151. 


24. R. thrausta Ach. Syn. 293. 
Nella stessa loealità, leg. dott. Capanema, n. 127. 


25. R. aneeps Nyl. Syn. 290. 
A Martinica nelle Antille, leg. L. Hahn, n. 24. 


do 
c 


Le? 
Ka 


H . 
LICHENI ESOTICI DELL’ ERBARIO LEVIER 167 


. Evernia furfuracea Fr. L. E. 26. 


Nelle Indie orientali, Pangi (Panjàb occid.), leg. James Marten, n. 204. 


. Cladina rangiferina L. var. izwmbrata Rbh. CL ex. 


Nel Brasile, Paranà, leg. G. Lalouette n. 120. 


. C. silvatica L. var. pumila Ach, Univ. 566. 


Nel Madagascar, prov. Fianarantsoa, com. G. Paris, n. 11. 


. Cladonia fimbriata Fr. L. E. 222. 


Nell’ India orientale, Pangi (Panjàb), leg. J. Marten, n. 209. 
var. abortiva Nyl. L. Midd. 1. 
Nell’ India orientale, Nepalia ai monti del distretto di Khatmandu, 


leg. K. N. Rana, n. 607; nel distretto di Simla, Panjàb, leg. J. Marten, 
e H. G. Hein, n. 207, 1072; nel Brasile a Petropolis, leg. dott. Capa- 
nema, n. 149. 


30. 


3l. 


var. scyphosa denticulata (Flk.) Rbh. Cl. exs. 
Nell’ India orientale, Panjàb, leg. J. Marten, n. 210. 
var. scyphosa integra (Schaer) Rbh. Cl. exs. 
Nell' India orientale, Panjàb, leg. J. Marten, n. 208. 
var. subclavata Nourl. Hrb. Lich. oc. 415. 
Nel Brasile, Tijuca presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 142. 


C. pyxidata Fr. L. E. 216. 
Nell’ India orientale, Pangi (Panjàb), leg. J. Marten, n. 211. 


C. coniocraea Nyl. L. Nov. Caled. 40. 
Nel Nepal ( India orientale), distretto di Khatmandu, leg. K. N. 


Rana, n. 608. 


32. C. ochrochlora FIk. Clad. 75. 


A Landour presso la sorgente di Jabberkhet, alt. 7000 p., nel di- 


stretto di Mussoorie (N. W. Himalaya), leg. W. Gollan, n. 677. 


168 A. JATTA 


33. C. furcata Ach. var. racemosa Flk., f. thyrsoidea Mass. L. It. exs. 158. 
A Chuttakpur nel distretto di Kurseong nel Sikkim-Himalaya (alt. 
7200 p.), leg. rev. Decoly, n. 659. 
var. surrecta (Flk.) Rbh. Cl. exs. XXXI, 12, 13. 
A Kurseong nel Sikkim-Himalaya, alt. 1900 m., leg. rev. Bretau- 
deau, n. 622. 


34. C. acuminata (Nourl) Wain. Clad. II, 73. 
Nel Brasile presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 158. 


Bl 
Qt 


. €. ealyeantha Nyl. var. foliolosa Wain. Cl. II, 203. 
Nel Brasile centrale, leg. Glaziou, n. 115. 


es 
e 


». Clathrina aggregata Sw. var. pertusa Linds. Obs. L. New Zeland. 532. 
Nel Brasile a Petropolis, leg. dott. Capanema, n. 147. 


Co 
be: 


. Stereocaulon tomentosum Fr. Se. er. 3, 20. 
Nell India orientale, Pangi (Panjàb), leg. J. Marten, n. 174, 176. 
var. alpinum Th. Fr. Scand. 30. 
Nella stessa località, leg. J. Marten, n. 175. 


38. Sphaerophoron compressum Ach. Meth. 135. 
Nel Brasile a Petropolis, leg. dott. Capanema, n. 147- 


39. Peltigera polydaetyla Hffm. Fl. Germ. 2.», 106. 

A Landour presso Jabberkhet, alt. 7000 p., nel distretto di Mus- 
soorie (N. O. Himalaya), leg. W. Gollan, n. 700; nello stesso distretto 
al Giardino botanieo di Arnigadh (alt. 5500 p.), leg. lo stesso, n. 702. 

var. dolichorrhiza Nyl Syn. 327. 

Sui tronehi nel distretto di Mussoorie, Landour, Dahlia Bank Estate, 
alt. 7000 p. (N. O. Himalaya), leg. W. Gollan, n. 703; a Kurseong nel 
Sikkim-Himalaya (alt. 5000-6000 p.), leg. sig.* Weber vin Bosse, n. 712. 


40. P. seutata Fr. L. E. 47. 


LICHENI ESOTICI DELL’ ERBARIO LEVIER 169 


A Landour nel distretto di Mussoorie (N. O. Himalaya) sul terreno 
a Jabberkhet (alt. 7000 p.), leg. W. Gollan, n. 701. 


41. P. malaeea Fr. L. E. 44. 
Nell' India orientale, Pangi (Panjàb), leg. J. Marten, n. 178. 


42. P. rufescens Hffm. Fl. Ger. 2.°, 107. 

Nel Panjàb-Himalaya, distretto di Simla, leg. H. G. Hein, n. 1078, 
1080, 1081; a Landour, distretto di Mussoorie nel N. O. Himalaya, leg. 
W. Gollan, n. 306. 


43. P. spuria DC. Fl. Fr. 2: 406 = P. pusilla Verb. Syst. 59. 

Sulla roccia a Dhanoulti (alt. 7000 p.), nel distretto di Mussoorie 
(N. O. Himalaya), leg. Amar-Singh, n. 699; nell’ India orientale, Pangi 
(Panjàb), leg. J. Marten, n. 132. 


44. P. membranacea Ach. Univ. 517. 
Nell’ India orientale, Pangi (Panjàb occid.), leg. J. Marten, n. 180, 
181; nel distretto di Simla, Panjàb-Himalaya, leg. C. H. Hein, n. 1075, 
. 1079. 


45. P. leptoderma Nyl. Syn. 325. 
Nell India orientale, Pangi (Panjàb), leg. J. Marten, n. 202. 


46. Nephromium levigatum Ach. var. parile (Ach.) Nyl. L. P. 109. 
Nell’ India orientale, Pangi (Panjàb), leg. J. Marten, n. 199. 


47. Solorina satcata Ach. var. saccatella n. v. 

Thallus tenuior, membranaceus, fere monophyllus, lobatus, lobis pla- 
nis rotundatis orbillam 1-1*/, em. latam formantibus, pallidus vel pal- 
lide virescens, centro caesio-pruinosus. Sporae apicibus obtusis, medio con- 
strictae, rubro-fuscae Ing. 24-28, It. 12-14 p. 

Nell’ India orientale, Pangi (Panjàb), leg. J. Marten, n. 206. 


170 A. JATTA 


48. Platysma pinastri (Fr.) Nyl. Syn. I, 312. 
Nell' India orientale, Pangi (Panjàb), leg. J. Marten, n. 200. 


49. Lobarina retigera Ach. Syn. 233; Müll. L. B. 74. 

Kë > Kurseong nel Sikkim-Himalaya, alt. 1900 m., leg. rev. Bretau- 
deau, n. 649, et rev. Decoly n. 662; sugli alberi a Dhanoulti (alt. 7000 p.) 
nel distretto di Mussoorie (N. O. Himalaya), leg. W. Gollan, n. 307, 
-311; et Amar-Singh, n. 704; nello stesso distretto sulla roccia a Seven- 
oaks Estate, leg. Amar-Singh, n. 705; nel Bootang britannico (Hima- 
laya orientale), leg. L. Durel, n. 1062. 


20. Stietina eroeata (L.) Nyl. Syn. I, 338. 

Sui tronchi di Zucalyptus al Monte Wellington nella Tasmania me- 
ridionale, leg. W. A. Weymouth, n. 668; nel Brasile, Paranà, leg. G. 
Lalouette, n. 124. 


ol. Stietina fragillima Bab. var. dissecta Müll. L. B. 562. 
Nell’ isola meridionale della Nuova Zelanda, leg. N. Beckett, n. 1064. 


52. Stietina argyraeea (Bor.) Nyl. Syn. I, 334. 
Nel Madagasear, com. G. Paris, n. 12. 


53. Stieta Freycinetii Del. var. cozjuagens Müll. L. B. 565. 
A Bakers Creek presso Williamford nella Tasmania occidentale, 
leg. W. A. Weymouth, n. 666. 


54. Stieta endochrysea Del. var. pubescens Pers. in Gaud. Uran. 199; 
Nyl. Syn. L 359. 


Nel Brasile a Tijuca presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 140. 


55. Stieta aurata Ach. var. angustata Del. St. 59. 
Nel Brasile, Tijuca presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 146. 


96. Stieta Billardierii Del. St. 99; Müller L. B. 1305. 


LICHENI ESOTICI DELL’ ERBARIO LEVIER 171 


Nella Nuova Zelanda, isola meridionale a Waimate, leg. N. Beckett, 
n. 1069. 


57. Ricasolia disseeta (Ach.) Nyl. Syn., I, 370. 


Sui tronchi nelle Ande dell’ Ecuador, leg. M. de Mathan. 


58. Parmelia perlata Ach. Univ. 458. 

A Kurseong nel British Sikkim, alt. 1900 m., leg. rev. Bretaudean, 
n. 640; nella stessa località, alt. 5500 p., leg. rev. Decoly, n. 663; nel 
Sikkim-Himalaya a Darjeeling, leg. E. H. Man, n. 292; a Chirè in Abis- 
sinia, leg. W. Schimper, n. 28; nell’ isola di Borneo, distretto Pontianak, 
leg. J. B. Ledru, n. 1086. 

var. Olivaria Ach. Meth. 216. 

Nel Brasile a Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 161; nell’ i- 
sola Andaman meridionale, leg. E. H. Man, n. 276 e 284; nell’ isola di 
Borneo, distretto Pontianak, leg. J, B. Ledru, n. 1082. 

var. ezerescens Arnd. L. Jur. exs. 655. 

A Kurseong nel British Sikkim, leg. rev. Bretaudeau, n. 663 p.p. 

var. ciliata DC. Fl. Fr. II, 403 — Parmelia proboscidea Tayl. 

Nell’ India orientale, Nepalia, monti del distretto di Khatmandu, 
leg. K. N. Rana, n. 613; a Kurseong nel Sikkim Himalaya, leg. rev. 
Bretaudeau, n. 627; nella provincia di Vera Cruz nel Messico, leg. F. 
Sartorius, n. 1063; nel N. O. Himalaya a Mussoorie, leg. W. Gollan, 
n. 219, 220, 232; nel Madagascar, com. G. Paris, n. 12; nel Brasile 
presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 141. 


59. P. urceolata Ach. var. nuda Müll. L. B. 183. 


Nel Brasile presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 150. 


60. P. Hildebrandtii Krplh. var. subcetraria n. v. 

Thallus ochroleuco.flavescens , membranaceus, levis vel hinc inde la- 
cunoso-subrugulogus , laciniato-lobatus , lobis crenalo-undulatis, cristatis , 
margine eroso-nigratis, subtus nudus aterrimus, saepe marginibus deal- 
batus. Apothecia ampla urceolata, pedicellata , perforata, receptaculo 


172 A. JATTA 


extus pallido, rugosissimo. Sporae in ascis 4-5"**, mediocres, episporio dis- 
(42-14 
8-10 ` 

Nella Sumatra occidentale al Monte Singalang, leg. dott. O. Bec- 
cari, n. 285, 286. 


creto, u 


61. P. erinita Ach, Syn. 196 — P. perforata v. replicata Mey. et Fw. 
N. Aet. Cur. XIX, supl. I, 218. 
Sugli alberi a Dhanoulti (alt. 7000 p.) nel distretto di Mussoorie 
(N. O. Himalaya), leg. Amar Singh. n. 697; nel Brasile a Petropolis, 
leg. dott. Capanema, n. 144 


62. P. perforata Ach. Univ. 459. 
A Kurseong nel Sikkim-Himalaya (alt. 4000 p.), leg. rev. Decoly, 
n. 661, 
var. ulophylla (Mey. et Fw.) Müll. L. B. 818. 
Nel Sikkim-Himalaya a Darjeeling, leg. E. H. Man., n. 239. 


63. P. megaleja Nyl. Syn. I, 378. 
Sui tronchi del Giardino di Arnigadh (alt. 6000 p.) a Mussoorie (N. 
O. Himalaya), leg. W. Gollan, n. 679. 


64. P. latissima Fée Ess. supl. 119. 
Distretto di Simla nel Panjàb .orientale, leg. H. G. Hein n. 1073; 
nella Birmania superiore, Lailong State; leg. Browne, n. 164. 


65. P. levigata Ach. Syn. 212. 

Nel Madagasear, leg. Cap. Lespagnol, n. 17; nell' India orientale, 
Nepalia, nei monti del distretto di Khatmandu, leg. K. N. Rana, n. 609; 
a Chuttakpur nel distretto di Kurseong nel Sikkim-Himalaya (: (alt. 6800 p.), 
leg. rev. Decoly, n. 660; nella Sumatra occidentale al Monte Singalang, 
leg. dott. O. Beccari, n. 287. 
> var. ceratina Müller L. B. 186. sh 
Nel Giappone meridionale presso Nagasaki, leg. rev. Ferrié, n. 1066. 


E es EE we 


ICHENI ESOTICI DELL’ ERBARIO LEVIER 173 


66. P. revoluta Flk. in Zw. Exs. 181. 
* Nella Birmania superiore, Lailong State, leg. Browne, n. 165. 


67. P. tilincea Ach. Univ. 460. 
S ‘Presso il villaggio di Chamasari, Arnigadh Estate, alt. 5800 p., nel 
Pt distretto di Mussoorie (N. O. Himalaya), leg. W. Gollan, n. 217, 218, 
22], 228, 238, 692, e Radha-Lal, n. 1091; sui tronehi a Dhanoulti (alt. 
7000 p.) nello stesso distretto, leg. Amar-Singh, n. 695; nell’ isola di 
Borneo oecidentale, distretto Pontianak, leg. J. B. Ledru, n. 1082. 
var. rimulosa Müll. D. L. Socotr. 3. 
Sporae paullo majores, p sa = Lë i 
Distretto di Simla nel Panjàb i leg. H. G. Hein, n. 1074; a 
Pangi (Panjàb occid.), leg. J. Marten, n. 189. 


68. P. seortea (Ach.) Nyl Fl. 1869, 289. 

Sugli alberi nell'isola di Borneo, distretto Pontianak, leg. J. B. Le- 
drù, n. 1087 e 1088; India orientale a Pangi nel Panjàb, leg. J. Mar- 
ten, n. 184. 


69. P. mutata Wainio Et. L. Bras 39. 
A. P. acanthifolia Pers. sporis majoribus, v. - A , differt. 
Nel Brasile a Petropolis, leg. dott. Va pna n. 145. 


70. P. meizospora Nyl. Syn. I, 333; Fl. 1885, 611. i 
Sulle rupi e sui tronchi a Dhanoulti (alt. 7000 p.) nel distretto di 
Mussoorie nel N. 0. Himalaya, leg. Amar-Singh, n, 690, 698. 


71. P. sublevigata Nyl. Fl. 1885, 611. 
A Darjeeling nel Sikkim-Himalaya , dE 7000 p., leg. sig Weber 
| van Bosse, n. 708, 710 p.; a Kurseong nel Sikkim-Himalaya, alt. 6000 p.; 
leg. rev. Decoly, n. 713; nel Brasile, Tijuca presso Rio de Janeiro, leg. 
dott. Capanema, n. 125. 
var. stenophylla Müll. L. B. 570. : 
Nel Madagascar, prov. di Fi se er e com. G. Paris n. 7. 


174 A. JATTA 


72. P. cervicornis (Tayl.) Nyl. Syn. I, 385. 
Sui tronchi nelle Ande dell’ Ecuador, leg. M. de Mathan. 


73. P. physodes L. var. /abrosa Ach. f. tubulosa Schaer. En. 42. 
A Kurseong nel British Sikkim, alt. 1900 m., leg. rev. Bretaudeau, 
n. 639. ; 


74. P. Kamtschadalis Eschw. var. americana (Mey. et Fw.) Nyl. Syn., 

I, 387. 

Nell India orientale, Nepalia, ai monti del distretto di Khatmandu, 
leg. K. N. Rana, n. 612; a Kurseong nel British Sikkim, alt. 1900 m., leg. 
rev. Bretaudeau, n. 638, 643, 645 e 646 ; nella stessa località, alt. 5500 p., 
leg. rev. Decoly, n. 664; a Chuttakpur nello stesso distretto (alt. 6800 
p-), leg. rev. Deeoly, n. 665; presso Simla nel Panjàb-Himalaya, leg. 
sig. K. Lyell, m. 642; a Dhanoulti sulle rocce (alt. 7000 p.) e altrove 

nel distretto di Mussoorie (N. O. Himalaya), leg. Amar-Singh, n. 683, 
. 684, et W. Gollan, n. 244; a Darjeeling nel Sikkim-Himalaya, leg. E. 
H. Man, n. 297. | 
var. enuis Müll. in Hrb. 

Laciniae strictue, dichotome ramosue. 

A Dhanoulti nel distretto di Mussoorie nel N. O. Himalaya, alt. 
7000 p., leg. Amar-Singh, n. 688; nelle Ande dell’ Ecuador, leg. M. de 
Mathan. 

var. intricata n. var. 

Thallus haud fibrillosus, pallidus, subtus ater canaliculatus; anguste 
laciniatus, laciniis in caespitibus densioribus congestis et intricatis. Apo- 
thecia confluentia versus apicem laciniarum, mediocria, disco atro, mar- 
gine persistente eroso-crenato, saepe receptaculo profunde diviso et seg- 
mentis revoluto-contortis deformata, extus thallo concoloria haud rugu- 
T p dud in ascis ventricosis octonae , oblongo-fabaeformes , hyalinae, 


8-9 ` 

A Darjeeling nel British Sikkim (alt. 7000 p.), leg. E. H. Man, 
n. 644; a Kurseong nel Sikkim-Himalaya (alt. 1900 m.), leg. rev. Bre- 
taudeau, n. 645; a Mussoorie, N. O. Himalaya, leg. W. Gollan, n. 233. 


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LICHENI ESOTICI DELL’ ERBARIO LEVIEE 175 


. P. eonspersa Ach. Meth. 205. 


Nell’ India orientale, Pangi (Panjàb), leg. J. Marten, n. 191. 
var. hypoclysta Nyl. Syn. I, 391. 

Nel Madagascar, eom. G. Paris, n. 19. 
var. hypoclystoides Müll. L. B. 575. 

Nell’ India orientale, Pangi (Panjàb), leg. J. Marten, n. 187. 


j. P. constrietans Nyl. ap. Crb. L. Cap. 168. 


Nell India orientale, Pangi (Panjàb), leg. J. Marten, n. 185. 


. P. relieina Fr. Nyl. Syn. I, 386. 


Nel Brasile a Petropolis, leg. dott. Capanema, n. 138. 


. P. ecoronata Nyl. L. Andam. 5. 


Nell'isola di Andaman, Port Blair, leg. E. H. Man, n. 259, 260, 264. 


. P. tenuirima Tayl. var. sorediata Müll. Hrb. 


Nell’ India orientale, Pangi (Panjàb), leg. J. Marten, n. 190. 


. P. laceratula Nyl. Syn. I, 390 — P. subflava Tayl. in Hook. Jour. 


1847, 174 ; 
Nel Brasile, Tijuea presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 143. 


. P. Borreri (Turn.) Nyl. Syn. I, 389. 


Nell’ India. orientale, Pangi (Panjàb), leg. J. Marten, n. 203. 


. P. diatrypa Ach. Meth. 251. 


Thallus cinereo-albidus. 
Nella Tasmania meridionale a New-Town Creek presso Hobart sulla 


scorza di una Pomaderris, leg. W. A. Weymouth, n. 669. 


83. Physcia flavieans DC. Fl. Fr. 2.», 189. 


f. glabra Wainio Et. L. Bras. I, 114. 
Nel Brasile, Paranà, leg. G. Lalouette e Glaziou, n. 116 e 123. 


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A. JATTA ` 


f. hirtella Wainio Et. L. Bras. I, 114. 

Nel Brasile, Tijuca presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 156. 
var. intermedia Müll. Rév. lich. Mey. 5. 

Nei Brasile presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 126, 128, 155. 
var. cinerascens Müll. L. Afr. tr. or. 22. 

Nel Brasile a Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 129, 136. 


81. P. exilis (Mich.) Wainio Et. L. Bras. I, 115. 
Nel Brasile a Rio de Janeiro. leg. dott. Capanema, n. 134, 152. 


. 85. P. eiliaris DC. Fl. Fr. 2.» 396. 
A Mussoorie, N. O. Himalaya, leg. W. Gollan, n. 244. 


86. P. leucomela (Mich.) Nyl. Syn. I, 415. 
var, latifolia (Mey. et Fw.) Nyl. Le 

A Chuttakpur, distretto di Kurseong nel Sikkim-Himalaya, alt. 7000 p., 

leg. rev. Decoly, n. 658. 
var. angustifolia Mey. et Fw. in N. Aet. Nat. Cur. XIX, 
suppl. I, 221. 

Nell’ India orientale, Nepalia, ai monti del distretto di Khatmandu, 
leg. K. N. Rana, n. 610; a Simla nel Panjàb-Himalaya , leg. sig. K. 
Lyell, n. 624; a Kurseong nel Sikkim-Himalaya, alt. 1900 m., leg. rev. 
Bretaudeau, n. 625, 626, 627; a Darjeeling, LE leg. E. H Man, n. 298, 
304; a Chuttakpur nello stesso distretto, alt. 7200 p., leg. rev. Decoly, 
n. 655 bis; a Dhanoulti nel distretto di Mussoorie (N. O. Himalaya), ` 
alt. 7000 p., leg. Amar-Singh. n. 687; nel Brasile, Paranà, leg. G. La- 
louette, n. 122. 


87. P. podocarpa Bél. Voy. Ind. or. II, 122; Mtg. et De Bosh. Jav. 21. 
A Dhanoulti nel distretto di Mussoorie (N. 0. Himalaya), alt. 7000 p., 
leg. Amar-Singh., n. 685. 


. 88. P. speciosa Fr. L. E. 80. 
A Mussoorie nel N. O. Himalaya, leg. W. Gollan, n. 2165/s, 229, 
240;,nel Brasile presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 139. 


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LICHENI ESOTICI DELL'ERBARIO LEVIER 177 


var. angustiloba Müll. L. B. 582. 
A Mussoorie nel N. O. Himalaya, leg. W. Gollan, n. 226, 231, 242. 
var. imbricata n. v. 

Thallus vigescens, albus, stellato-laciniatus ; laciniis tenuibus imbri- 
catis, apicious haud adscendentibus, nec pulverulentis. Apothecia in cen- 
tro confluentia, disco atro, margine crenulato persistente, haud lacinulato. 
Sporae in ascis cylindraceis octonae, in medio constrictae, y es 

Sulla roccia a Dhanoulti, distretto di Mussoorie (N. 0. Himalaya), 
leg. Amar-Singh, n. 689. 


89. P. hypoleuca Tuck. L. N. Am. 33. ; 

A Kurseong nel Sikkim-Himalaya, alt. 1900 m., leg. rev. Bretau- 
deau, n. 637; a Darjeeling nel Sikkim-Himalaya, alt. 7000 p., leg. Sie 
Weber van Bosse e E. H. Man, n: 294, 709 e 710; a Mussoorie nel N. 
O. Himalaya, leg. W. Gollan n. 231, 239; nel Brasile a: Tijuca presso 
Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 125, 138. : 


.. 90. P.'setosa Ach. Syn. 203. 


Sulle rocce del Giardino botanieo di Arnigadh a Mussoorie nel N. 
O. Himalaya, alt. 5500 p., leg. W. Gollan, n. 214, 241, 245, 680, 691, 
et Bahadru, n. 1092; a Landour presso la sorgente di Jabberkhet nello 
stesso distretto di Mussoorie, alt. 7000 p., leg. W. Gollan, m. 693; su- 
gli alberi a Dhanoulti nel N. O. Himalaya, stesso distretto, eol Zewco- 
don strictus Harv., alt. 7000 p., leg. Amar-Singh., n. 694; nel distretto 
di Simla nel Panjàb-Himalaya, leg. H. G. Hein, n. 1076. 


91. P. dilatata Nyl. Syn. I, 423. 
A Mussoorie nel N. O. Himalaya, leg. W. Gollan, n. 230, 230%zs. 


92. P. erispa (Pers) Nyl. Syn. I, 423. 
Presso Mussoorie nel N. O. Himalaya, leg. W. Gollan, n. 215; nel 
Madagascar, leg. A. Jolly, n. 23. 


93. P. stellaris Fr. L E. 82. 


12. Malpighia, Anno XIX, Vol. XIX. 


178 À. JATTA 


A Mussoorie nel N. O. Himalaya, leg. W. Gollan, n. 222; nell'India 
orientale, Panjàb (Pangi), leg. J. Marten, n. 186. 


94. P. pulverulenta Fr. L. E. 79. 
Nell' India orientale, Pangi (Panjàb), leg. J. Marten, n. 183, 186 p. 


95. P. museigena (Wahlb.) Ach. Univ. 472. 
Nell India orientale, Pangi (Panjàb), leg. J. Marten, n. 188. 


96. P. detonsa (Fr.) Nyl. Syn. 421. 
A Mussoorie nel N. O. Himalaya, leg. W. Gollan, n. 216. 


97. P. obseura Fr. var cycloselis Ach. Meth. 199. 
Nell' India orientale, Pangi (Panjàb), ieg. J. Marten, n. 186 p. 
var. wlothriæ Fr. L. E. 85. 
A Mussoorie nel N. O. Himalaya, leg. W. Gollan, n. 225. 


98. P. pieta (Sw.) Nyl. Syn. I, 430. 
Nell’ iscla Andaman merid., leg. E. H. Man, n. 261, 263, 265; nel- 
l'isola di Borneo, distretto di Pontianak, leg. J. B. Ledru, n. 1085. 


99. P. eonfluens (Fr. Nyl Syn. I, 430. 
Nel Brasile presso Rio de Janeiro, leg. dott. Capanema, n. 153; 
nell'isola Andaman merid., leg. E. H. Man, n. 269. 


100. P. parietina DN. Parm. 23. 
var. aureola Ach. Univ. 487. 
Nell’ India orientale, Panjàb (Pangi), leg. J. Marten, n. 186 p. 
var. subgranulosa Müll. in Hrb. 
Nell India orientale, ivi, leg. J. Marten, n. 198. 


101. P. eontroversa (Mass.) Krb. Prg. 38. 
Pangi nel Panjàb occid. (India orientale), leg. J. Marten, n. 195. 


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LICHENI ESOTICI DELL’ LRBARIO LEVIER 179 


102. Candelaria stellata Tuck. L. N. Am. 88. 
Nel Madagascar, leg. L. Moutier, n. 3. 


103. Gyrophora vellea (Ach.) Nyl. Syn. II, 9. 
Pangi nel Panjàb occid. (India orientale), leg. J. Marten, n. 173; 
nel distretto di Mussoorie, N. O. Himalaya, leg. W. Gollan, n. 212. 


104. Pyxine sorediata (Ach.) Nyl. L. N. Granat. 26. 

Sulle roeee del Giardino botanico di Mussoorie nel N. O. Himalaya. 
alt. 5500 p., leg. W. Gollan, n. 681; sugli alberi nell'isola di Borneo, 
distretto Pontianak, leg. J. B. Ledru, n. 1083, 1089; nell'isola Anda- 
man meridionale, leg. E. H. Man, n. 271. 


105. P. Cocoës Sw. var. caesio-pruinosa (Tuck.) Nyl. Syn. II, 2. 
Nell'isola Andaman meridionale, Port Blair e Port Monat, leg. E. 
H. Man, n. 266, 275. 


106. P. retirugella Nyl. L. exot. 240. 
Nell' isola Andaman medionale, nelle stesse loealità, leg. E. H. Man, 
n. 215, 272 e 274. 


107. Corcinia mollescens Nyl. Jap. 59. 
Nella Tasmania meridionale a New Town Creek presso Hobart, sulla 
scorza di una Pomaderris, leg. W. A. Weymouth, n. 669 p. 


108. Amphiloma lanuginosum Nyl. Scand. 129. 

Sulle rupi a Rajpore presso Barlowgunj, distretto di Mussoorie nel 
N. 0. Himalaya, alt. 5900 p., leg. W. Gollan, n. 678, Pangi nel Pan- 
Jàb occidentale (India orientale), leg. J. Marten, n. 201. 


109. Parmeliella pannosa Sw. Müll. L. B. 243. 
var. delicata n. var. 
Laciniae graciliores, sericeo-plumbeae. 
Nell'isola Andaman meridionale, Port Blair, leg. E. H. Man, n. 281. - 


180 A. JATTA 


110. Erioderma Wrightii Tuck. supl. L. N. Am. I, 423. 
Nell’ isola Andaman meridionale a Port Blair, leg. E. H. Man, n. 280. 


111. Coccocarpia pellita (Ach.) Müll. L. B. 421. 
var. parmelioides (Lght.) Wain. Et. L. Bras. 209. 
Nell' isola Andaman meridionale a Port Blair, Tytler Ghat e Port 
Monat, leg. E. H. Man, n. 246, 265, 273, 277. 
var. incisa (Pers.) Nyl. L. N. Caled. 22. 
Nell'isola Andaman merid., Port Monat, leg. E. H. Man, n. 268. 
var. palumbinea Nyl. L. N. Caled. 22. i 
Nell’ isola Engano a mezzogiorno di Sumatra, leg. E. Modigliani, 
n. 1067. 
var. genuina Müll. L. B. 421. 
Nell’ isola Andaman merid., Port Monat, leg. E. H. Man, n. 278. 
var. pannosa Müll. l. c. 
Nell'isola Andaman meridionale, a Rangu Chang, Balu Ghat, Port 
Blair, leg. E. H Man, n. 245 e 245 bis. 
var. Cronia (Tuck.) Mill. Le 
Nell'isola Andaman meridionale, Port Blair e Port Monat, leg. E. 
H Man, n. 258, 261, 272 e 279. 
112. Squamaria chrysoleuca (Sw.) Nyl. Scand. 131. 
Pangi nel Panjàb occid. (India orientale), leg. J. Marten, n. 192, 
192 bis. 


113. Placodium elegans Lnk. v. diseretwm (Schaer.) Krb. Prg. 48. 
Pangi nel Panjàb oeeid. (India orient.), leg. J. Marten, n. 196, 197. 
var. larum Müll. L. B. 793. 
Pangi nel Panjàb oecid. (India orient.), leg. J. Marten, n. 194. 
114. Lecania heterochroa Müll. L. B. 283 
Sulle felci nella Sumatra occidentale, Monte Singalang, leg. dott. 
O. Beccari, n. 290. 


115. Lecania Beccarii n. 
Thallus levigatus FAR GNU verrucoso-effusus. Apothecia pri- 


LICHENI ESOTICI DELL’ ERBARIO LEVIER 181 


mum in verrucis thallo concoloribus, dein denudata, depressa, urceolata, 
disco carneo-pallido, margine dilutiore persistente, integro vel erosulo. 
Thalamium et hypothecium hyalina. Paraphyses discretae, apice viz in- 
crassatae. Nporae im ascis cylindraceis octonae , mediocres , triseptatae , 
reciae, fusiformes, y Ser 
3 1/ 

Apothecia fere ut in y. depressa Müll. ; sed sporae aliae. 

Sulle foglie nella Sumatra occidentale, Mood Singalang, leg. dott. 
O. Beccari, n. 288. 


116. Lecanora subfusca Ach. v. horiza (Aeh.) Nyl. Fl. 1881, 107. 
A Kurseong nel Sikkim-Himalaya, alt. 1900 m., leg. rev. Bretau- 
deau, n. 636. 
var. distans Nyl. Müll. L. B. 985. 
A Mussoorie nel N. O. Himalaya, leg. W. Gollan, n. 222. 
var. chlorotera Nyl. Fl. 1872, 550. 
Sui frutiei a Darjeeling nel Sikkim-Himalaya, leg. E. H. Man, n. 295. 
var. scrupulosa (Ach.) Nyl. Scand. 192. 
A Mussoorie nel N. O. Himalaya, leg. W. Gollan, n. 224. 


117. L. frustulosa Dcks. var. azgopholis (Wahl) Krb. Syst. 139. 
Pangi nel Panjàb occid. (India orient.), leg. J. Marten, n. 193. 


118. L. parella Ach. v. blandior Nyl. L. Fueg. 8. 
Nella Birmania superiore, Lailong State, leg. Browne, n. 166. 


119. Callopisma cerinum Ehr. v. cyanolepra Fr. L. E. 169. 
A Mussoorie nel N. O. Himalaya, leg. W. Gollan, n. 225. 


120. €. fulvolutea Nyl. Fl. 1862, 82. 
Pangi nel Panjàb occid. (India orient.), leg. J. Marten, n. 205. 


121. Periusaria communis DC. v. minor Müll. L. B. 53. 
Nella Birmania superiore, Lailong State, leg. Browne, n. 166. 


182 S An FATTA 


122. P. amara Nyl. FI. 1873, 22. 
Nel Madagascar, leg. Cap. Lespagnol, n. 178is. 


123. P. velata Nyl. Scand. 176. 
Nell'isola Andaman merid., Port Monat, leg. E. H. Man, n. 276. 


124. Coenogonium confervoides Nyl. L. exot. 242. 
Nell'isola di Borneo occidentale, distretto di Pontianak, leg. J. B. 
Ledru, n. 1087. 


125. Patellaria (Psorothecium) tasmanica n. sp. 

Accedit P. vigilans Nyl. var. nigricans Mull. L. B. 286. 

Thallus verniceo-rimulosus, tenuis, effusus, stramineo-albidus. Apo 
thecia atra, mediocria, primitus plana, margine crasso concolore, dein 
convera, tumida; thalamio et hypothecio hyalinis, paraphysibus capillari- 
bus ad apicem vir incrassatis, epithecio atro. Sporae 6% vel Brae ; MA 


gnae, ellipticae, et saepe curvatulae, uniseptatae, hyalinae, p k "us 
Nella Tasmania meridionale a New-Town Creek presso Hobart, sulla 


scorza di una Pomaderris, leg. W. A. Weymouth, n. 667. 


126. P. (Bilimbia) subrotuliformis n. sp. 

Thallus orbillis rotundatis pereziguis planis, cinereo-virentibus, hinc 
inde confluentibus levibus monocarpicis constitutus. Apothecia innata atra 
nuda, orbilla medio turgescente fere marginata , margine proprio nullo, 
plana. Paraphyses conglutinae. Hypothecium fuscum. Asci octospori, bre- 
ves, ventricosi. Sporae cylindri itii o ned utrinque obtusae , rectae vel 
curvulae, hyalinae, triseptatae ; p 

A P. votuliformi Mill. AO aterrimis, sporis angustioribus , 
halone nullo, differre videtur. 

Sulle felei nella Sumatra occidentale, Monte Singalang, leg. dott. O. 
Beccari, n. 290 p. p. 


127. Lecidella altensis Th. Fr. Scand. 552. 
A Mussoorie nel N. O. Himalaya, leg. W. Gollan, n. 223. 


LICHENI ESOTICI DELL’ ERBARIO LEVIER 183 


128. Biatora russula Ach. Syn. 46. 
Sui terreni nella Birmania superiore, Lailong State, leg. Browne, 
n. 166 p. 


129. Graphis Comma (Ach.) Nyl. L. N. Caled. 70. 
A Kurseong nel Sikkim-Himalaya, alt. 1900 m., leg. rev. Bretaudeau. 


130. 6. sophistiea Nyl. L. N. Granat. 51. 
A Darjeeling nel Sikkim-Himalaya, leg. E. H. Man, n. 296. 


131. Endocarpon miniatum (Hdw.) Ach. Syn. 101. 
Pangi nel Panjàb oceid. (India orient.), leg. J. Marten, n. 179. 


132. Porina (Segestrella) internigrans Nyl. L. Andam. 18. 
Nell' isola Andaman meridionale, Port Blair, leg. E. H. Man, n. 250. 


133. Porina (Zeptorrhaphis) rhaphidiospora Nyl. L. N. Caled. 93. 
Nel Madagascar, leg. Moutier, n. 5. 


134. Phylloporina epiphylla (Fée) Müll. L. B. 1550. 
Sumatra occidentale nel Monte Singalang sulle foglie, leg. dott. O. 
Beccari, n. 289. 


135. Leptogium fallax Müll. L. B. 373. ` 
Sui tronchi a Dhanoulti, distretto di Mussoorie nel N. O. Hima- 
laya, alt. 7000 p., leg. Amar-Singh, n. 696. 
var. congestum Müll. L. B. 373. 
A Kurseong nel Sikkim-Himalaya, alt. 5500 p., leg. rev. Decoly, 
n. 714. 


136. L. tremelloides Fr. Scand. 293. ` 

Nell' India orientale, monti del distretto di Khatmandu, in Nepalia, 
leg. K. N. Rana, n. 611: a Sepoydura, distretto di Kurseong nel Sikkim- 
Himalaya, alt. 6000 p., leg. rev. Decoly, n. 629; nella foresta governa- 


184 A. JATTA 


tiva di Mahaldaram, distretto di Kurseong nel British Sikkim, alt. 6900 p., 


leg. lo stesso, n. 633; a Chuttakpur nello stesso distretto, alt. 7200 p., 
leg. lo stesso, n. 635; nell'isola merid. delle Andaman a Port Blair, 
leg. E. H. Man, n. 249, 252; a Mussoorie nel N. O. Himalaya, leg. W. 
Gollan, n. 234. 
var. pichneum (Ach) Nyl. L: Nov. Caled. 6. 
Sugli alberi all' isola Andaman meridionale presso Port Blair, leg. 
E. H. Man, n. 1090. 
var. rugulosum Nyl. L. Nov. Caled. 6. 
Nell’ isola merid. Andaman, Port Monat, leg. E. H. Man, n. 253. 


137. L. azureum Mtg. Cub. 114. 

A Sepoydura, distretto di Kurseong nel N. O. Himalaya, alt. 6800 p., 
leg. rev. Decoly, n. 628; nello stesso distretto, alt. 5000 p., leg. lo stesso, 
n. 631; nella foresta governativa di Mahaldaram nello stesso distretto , 
alt. 6900 p., leg. lo stesso, n. 632; a Chuttakpur nello stesso distretto, 
alt. 7200 p., leg. lo stesso, n. 657; all'Areipelago Liu-kiu nel Giappone 
meridionale, isola Amami Oshima, leg. rev. Ferrié, n. 1065; nell isola 
meridionale Andaman, Port Blair, leg. E. H. Man, n. 247, 248, 251, 
255, 2506. 


. 138. L. diaphanum (Mtg.) Nyl. Syn. I, 125. 
Sumatra occidentale, Monte Singalang, leg. dott. O. Beccari, n. 291. 


139. L. Puiggarii Müll. L. B. 92. 
Nell’ isola Andaman merid. a Port Blair, leg. E. H. Man, n. 250, 262. 


140. L. Menziesii Mtg. Chil. 223. 

` A Chuttakpur nel distretto di Kurseong nel Sikkim inglese, alt. 
7300 p., leg. rev. Decoly, n. 630, 656; sulle rupi a Dhanoulti, distretto 
. di Mussoorie nel N. O. Himalaya, alt. 7000 p., leg. Amar-Singh, n. 671 
e 672; presso Arnigadh, distretto di Mussoorie nel N. O. Himalaya col- 
T Anomodon integrifolius, alt. 6000 p., leg. W. Gollan, n. 673: a Lan- 
| dour nel Dahlia Bank Estate sui tronchi col Zrachypus Buchanani Mitt., 


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LICHENI ESOTICI DELL’ ENBARIO LEVIER 185 


distretto di Mussoorie nel N. O. Himalaya, alt. 7000 p., e nel Giardino 
botanico di Arnigadh, alt. 6000 p.; a Mussoorie, leg. W. Gollan, n. 236, 
237, 308, 309, 310, 675, 676; al distretto di Simla nel Panjàb Himalaya, 
leg. H. G. Hein, n. 1077. 


141. L. Delavayi (Hue) Nyl. L. Ins. Guin. 45. 
Sulle querce a Mussoorie nel N. O. Himalaya, leg. W. Gollan, 
n. 325. 


142. L. trichophorum Müll. L. B. 1494. 

A Kurseong nel Sikkim-Himalaya, alt. 1900 m., leg. rev. Bretau- 
deau, n. 634; a Landour sul terreno presso la sorgente di Jabberkhet 
nel distretto di Mussoorie, nel N. O. Himalaya, alt. 7000 p., leg. W. 
Gollan, n. 674. 


143. L. corniculatum DC. Fl. Fr. 2» 384. 
Nella piccola isola di Engano a mezzogiorno di Sumatra tra i mu- 
schi, leg. Elio Modigliani, n. 1068. 


144. Synechoblastus implicatus Nyl. L. N. Grant. I, 14. 

A Kurseong nel Sikkim-Himalaya, alt. 1900 m,, leg. rev. Bretaudeau, 
n. 634; a Chuttakpur nello stesso distretto, alt. 7200 p., leg. rev. De- 
coly. n. 656. 


145. S. leucocarpus (Hook. et Tayl. Müil L. B. 379, 1116. 
var. glaucophthalmus Nyl. L. N. Gr. I, 14 
Nella Tasmania meridionale a New-Town Creek presso Hobart, su 
un.tronco di Pomaderris, leg. W. A. Weymouth, n. 670. 


146. S. aetinoptychus Nyl. L. N. Caled. 5. 
Nell' isola Andaman meridionale, a Port Blair e Port Monat, leg. 


E. H Man, n. 254 e 270. 


147. Collema pulposum Ach. v. granulatum (Sw.) Krb. Syst. 405. 


Nell' isola ; Andaman meridionale a Port Blair, leg. E. H. Man, 


148. C. byrsinum Ach. var. divisum Nyl. L. Nov. Caled. 280. 
Nell" isola Andaman merid. a Port Bait deg. E. H. Man, n. 957 


` a ineana Schaer En. 239. 
Sugli alberi nel Tonkino, leg. L. Moutier, n. 4. 


150. Lepra candelaris Schaef: En. 240. 
Sulle palme nell' Africa occid. a Dabou, leg. A. Jolly, 0.22 


* 


LUIGI CUFINO 


Osservazioni ed aggiunte alla Flora del Canadà. 


Per attestare ancora una volta la mia più viva riconoscenza all’infati- 
cabile Ing. A. Hill, che con intelletto d' amore attende allo studio della 
Flora della British Columbia, non sarà forse discaro esporre i risultati 
dei miei studi, sul materiale speditomi dal sullodato Ing. Hill nel luglio 
dello scorso anno, poco dopo l'invio, di eui ho fatto cenno in un mio 
precedente lavoro (!). 

La collezione comprende diverse specie di Muschi, pochi Licheni e un 
discreto numero di Graminaceae eon una Cyperaceae e una specie di 
Juneus, raccolte tutte nella British Columbia. (?). 

Nello stesso tempo, ho ereduto opportuno aggiungere ai Muschi rae- 
colti dall’ Hill, alcuni altri, che fanno parte di una collezione gentil- 
mente favoritami dal Prof. James Fowler dell'Università di Kingston. 
Sono poche specie raccolte in diverse località, che non figurano nel ca- 
talogo del Macoun. 

Al chiar. briologo Prof. F. Brotherus e all’ illustre agrostologo Prof. E. 
Hackel invio i più sentiti ringraziamenti per aver rivedute, e, in parte 
corrette, il primo le determinazioni dei Muschi e l’altro quelle delle 
Graminaceae. 


(1) L. Curino. Pugillus Cryptrogamarum Canadensium in « Malpighia », 
Anno XVIII, Vol. XVIII, 1904. 

(*) La British Columbia, designata frequentemente col nome di 
Mineral Province », vera fonte di ricchezze minerarie, è situata nella an 
occidentale del Dominio del Canadà, bagnata dall’ Oceano Pacifico per una 
lunghezza di 800 Km., dal 48° 20° al 55° lat. N. A Sud è separata dai territori 
di Washington, Idaho e Montana (Stati ke" per lo stretto di Juan de 


. Fuca, il passo di Haro e il Golfo di Giorgia. E un paese montagnoso con 
scaglioni e altipiani. La catena costiera delle Montagne Cascade (Cascade- 


range), prolungamento della stessa catena che traversa la California e lo 
Oregon ha i suoi fianchi occidentali coperti di magnifiche foreste, di cui 
le essenze principali sono diverse specie di Pinus, Populus, Betula, Alnus, 
Quercus, e fra queste primeggia il Pinus spera Dougl., che RE ORY 


la maravigliosa altezza di 100 m 


188 L. CUFINO 


Phanerogamae. 


JUNCACEAE. 


Juneus faleatus E. Mey. Synops. Luzul. 34; — Macoun Catal. of Ca- 
nadian Plants; vol. IV, 60. 
Lowlards Surwey, B. C. 29 Luglio 1904. 


CYPERACEAE. 


Dulichium arundinaceum (L.) Britt. — Britton, Manual of the Flora of 
the Northern States and Canada, 167. D. spathaceum Pers., Mac. 
Le IV. DE 
New Westminster B. C. Agosto 1902. 


GRAMINACEAE. 


Anthoxantum odoratum L. — Mae. Le IV, 186; Britt. Le 92. 
New Westminster B. C., 16 giugno 1904. 


Aristida fascieulata Torrey, Annal. Lye. N. York 1. (1824) 154. Trin., 
Gram. Agrost. 110 ; Britton, l. e. 95., Chaetaria fasciculata Schult. 
Mant. 3, 578. A. culminibus 3-5 dm. ramosis; foliis 5-15 em. longis, 
2 p. latis; panicula 5-17 em. longa, oblunga, ramis vix erectis, 
adseendentibus; gluma prima 1- nervata, secunda longiora ; ari- 
stis glumis non distinctis, arista media basi convoluta 8-16 em. 
longa, lateralis valde brevis. 
Montagne Cascade, nei luoghi rocciosi. Giugno 1902. 


Sporobolus asperifolius Nees et Meyen. — Mac. L e IV, 197; Britton 
l e. 107. Panicula aperta, ramis valde aut vix erectis; culmini- 

bus ramosis et deeumbentibus. 
: : Montagne Cascade, giugno 1902. É una nuova stazione per la British 


Colombia, quantunque senza località precisa. 


OSSERVAZIONI ED AGGIUNTE ALLA FLORA DEL CANADÀ 189 
Agrostis exarata Trin. — Mac. Le IV, 198. 
Montagne Cascade, nei luoghi pietrosi. Giugno 1902. 


A. vulgaris With. — Mac. Le IV, 200; var. longearistata Janka. 
New Westminster B. C. Luglio 1904. Varietà nuova per il Canadà. 


Calamagrostis canadensis (Mehx.) P. Beauv. — Hook. FI. II, 240; Brit- 
ton Le 112. Deyeuxia Canadensis Hook. Are. Pl. 307 e 308; Ma- 
coun l.c. IV, 204. Arundo Canadensis Mchx. Fl. I, 73. 
Brownsville e Lowlards Surwey B. C 29 Luglio 1904. 


Holeus mollis L. 

New Westminster, B. C. 26 Giugno 1904; Brownsville e Lowlards 
Survey, 26 e 27 Luglio 1904. 

È nuova per il Canadà, perchè nel dini del. Macoun è registrato 
soltanto l’ Holcus lanatus L. 


Aira caryophyllea L. — Mac. 1. e. IV, 208; Britton 1. e. 115. : 
New Westminster B. C. Giugno 1902 e 1904. Non é molto che questa 
. Specie si è introdotta nel Canadà e si 4 naturalizzata copiosamente nel- 
l'isola Vancouver. 


Deschampsia coespitosa (L.) P. Beauv. var. longiflora Trin. — Vasey, 
Cat. Grasses U. S. 53 (1885); Mac. l. c. IV, 210. 
Lowlards Surwey B. C. 29 Luglio 1904. 


D. elongata Munro. — Benth. Pl Hartweg. 342; Mac. l. e. IV, 210. 
New Westminster B. C. 29. Luglio 1904. 


Trisetum cernuum Trin. — Mac. l. c. IV, 211. 
New Westminster B. C. Giugno 1902 e 1904. 
È una nuova località per la British Columbia; finora era ARC 
per Oak Bay, Cedar Hill e l'isola Vancouver. 


190 L. CUFINO 


Beckmannia erucaeformis (L.) Host. Gram. Austr. III, 5. tav. 6. — Brit- 
ton l. e. 124. Spiculis 2-floribus, ermaphroditis, sexilibus; squama 
inferiore mueronata breviter, glumis porrecta. 

New Westminster. Giugno 1902. 

I miei esmplari non corrispondono alla varietà uniflorus Seribner, 
riportata dal Maeoun nel suo Catalogo, appartengono invece alla spe- 
cie tipiea, giaeché hanno le spighette con 2 fiori ermafroditi sessili 
e con la glumetta inferiore mucronata e brevemente sporgente dalle 
glume. 


Distichlis maritima Raf. var. stricta Thurb. — Mae. l. e IV, 221. 
Brizopyrum spicatum Hook. et Arn. var. strictum Gay. 
Montagne Cascade, nei luoghi aridi. Luglio 1909. 


Dactylis glomerata L. sp. pl. 71 (1753). — Mae. Le IV, 221. Britton 
Le 136 
New Westminster B. C. Giugno 1902 e 1904. Subspontanea. 


| Poa trivialis L. — Mae. L e IV, 227; Britton L c. 139. 
Brownsville B. C. 26 Luglio 1904. Subspontanea. 


P. eompressa L. sp. pl. 69 (1753). — Mac. Le IV, 224; Britton L c. 
141. Culminibus glabris, compressis, tenuibus; glumis glabris 
aut vix basi pubescentibus; spieulis 3-6 em. longis. Tota planta 
viride-coerulea. 

New Westminster B. C. Giugno 1902 e 1904. Subspontanea. 


Festuca Myuros L. — Mchy. Fl. Bor-Am. I, 66.; Mac. Le Doc: 
Britton L e. 146. 
New Westminster B. C. Giugno 1902. Si é introdotta e naturalizzata 
in diverse parti dell'isola Vancouver, Cedar Hill, Nanaimo, Cadboro, 
. Bay e Victoria. 


dai Mac. Le IV, 236; Britton L c. 146. Foliis 2 cm. la- 


OSSERVAZIONI ED AGGIUNTE ALLA FLORA DEL CANADÀ 191 


tis, involutis aut plicatis; glumis vacuis, membranaceis, rigidis; 
gluma seeunda 3-5 nervata. 
New Westminster B. C. Giugno 1902. 


F. tenella Willd. — Mac. Le IV, 237. 
New Westminster B. C. Luglio 1902. Nuova località per la British 
Columbia. 


F. seiuroides Roth. Cat. bot. 2, 11. 
New Westminster B. C. Luglio 1902. Subspontanea o avventizia giac- 


ché è la prima volta che si trova nel Canadà. 


F. elatior L. — Mac. Le IV, 234; Britton Le 147. Foliis Ap. latis, 
planis; floribus squamis vix aristatis; squamis 5-7 em. longis; 
spieulis 5-10 floribus. 

New Westminster B. C. Luglio 1902. Subspontanea. 


Bromus commutatus Schrad. Fl. Germ. I, 353. 
New Westminster B. C. Luglio 1902. Avventizia. 


B. maximus Dest — Mac. Le IV, 239. 
New Westminster B. C. Giugno 1902. Subspontanea. 


B. mollis L. — Mac. l. c. IV, 239. 
Brownsville B. C. 26 luglio 1904. 
—  — var. lejostachys Pers. 
New Westminster B. C. Giugno 1902. Questa varietà è nuova per il 


Canadà, forse finora è stata confusa col tipo. 


B. unioloides H. B. K. — Britton l. e. 151. 

New Westminster B. C. Giugno 1902. Subspontanea. 

Originaria dell America del Sud; si coltiva largamente nel Canadà 
e negli Stati Uniti. 


le | L. CUPINO 


Hordeum nodosum L. Sp. Pl. Ed. II, 126; Britton 1. e. 157. H. secali- 
num Schreb. Spic. Fl. Lips. 148. H. pratense Huds. Fl. Angl. 
Ed. II. 56. — Mac. Le IV, 244. 
New Westminster B. C. Giugno 1902. Subspontanea. 


Elymus glaucus Buckl. — Britton Le 157. 
Brownsville B. C. 26 Luglio 1904. 


E. eondensatus Presl. — Mac. L e. IV, 246. Britton l. e. 157. 
- New Westminster B. C. Luglio 1902. Nuova località per la British 
Columbia. 
Cryptogamae. 
MUSCI. 
ACROCARPI. 


Dieranoweisia cirrata (L.) Lindb. — Cufino Contrib. Fl. briolog. del 
Canadà p. l. st ("). 
New Westminster B. C., sulle pietre. Aprile 1904. 


* (*) Dieranum Howellii Ren. et Card., Bot. Gaz. 1889. — Mac. Le 
VIL. 194: fr, : 
New Westminster B. C. Aprile 1904. 
È una specie molto affine al D. majus, sparsa in tutta la British 
Columbia; nell' Alaska arriva fino al 60° 30° lat. Nord. 


D. suleatum Kindb., Bull. Torr. Bot. Club; Vol. XVII, 87 ; Canadian 
Musei, N. 406 — Mae. l. e. VI, 26, 259 e VII, 194; fr. 
New Westminster B. C. Aprile 1904. | 
Questa specie può considerarsi intermedia tra il D. strictum Schleich. e 
il D. viride Schimp., ma differisce principalmente per la forma dello spor- 
= ogonio e delle foglioline. Ha pure qualche affinità eol. D. majus Turn. 


y In Bullettino Soc. Botanica Italiana, ottobre 1903. 


EE cadenti Le specie aegiiate con un King non n figurano nei due lavori pre- 
2g. eden 


OSSERVAZIONI ED AGGIUNTE ALLA FLORA DEL CANADÀ 193 


* D. majus Turn. — Mac. L c. VI, 27 e VII, 195; fr. 
Canso N. S., 29 Gennaio 1901 (Fowler). 


* D. scoparium (L.) Hdw. — Mae. L c. VI, 28, 259 e VII, 195; fr. 
Canso N. S. 30 Luglio 1901 (Fowler) È una specie diffusa per tutto il 
Canadà. yis 


Ceratodon purpureus (L.) Brid. — Cuf. Contr. l. e. p. l; fr. 
Canso N. S., 6 Luglio 1901 (Fowler). 


* Racomitrum speciosum C. Muell. — Mac. L e. VI, 76; sé. 

New Westminster B. C. Aprile 1904. 

Questa specie fu trovata la prima volta a Victoria, nella British Co- 
lumbia, da Austin nel 1875 e venne determinata R. lanuginosum e poi 
R. canescens var. ericoides. Nel 1887 fu raccolta nella stessa località dal 
Macoun e dal Kindberg fu determinata per À. heterostichum; nel 1888 
la rinvenne nell'isola Vancouver il Dottor S. Roell e da quest’ epoca non 
è stata più raccolta nel Canadà. Il Sig. Hill l ha ritrovata dopo sì lungo 
periodo, sulle pietre a New Westminster. Con questi dati la acce 
zione della specie nel Canadà puo stabilirsi cosi: È 

Vietoria B. C. (Austin 1875; Macoun, 26 aprile 1887), Isola Vancouver 
(Roell, 1888); New Westminster B. C. (Hill, aprile 1904). 


* R. canescens (Weiss.) Brid., var. erieoides Bruch. et Schiff Mae. 
|o VL Jy 
New Westminster B. C., aprile 1904. 


* Ulota crispa Brid. — Mac. l. c. VI, 84 e VII, 228; fr. 
St. Andrew's N. B. 17 agosto 1900 (Fowler). 


* U. erispula Brid. — Mac. l. e. VI, 84 e VII, 228; fr. 
RE, Andrew's N. B., 17 agosto 1900 (Fowler). 


* Ortotrichum anomalum Hedw. — Mac. L c. VI, 86, 268 e VII, 229: fr. 
Kingston Ont, 22 aprile 1902 (Fowler). 
13 Malpighia, Anno REX Vol XIX. 


194 | L. CUFINO 


*-Funaria hygrometrica (L.) Sibth. — Mac. 1. e. VI, 103 e VII, 238; fr. 
Vancouver City B. C., 29 giugno 1903 (Fowler). 


F. ealveseens Schwaegr. — Cufino Pug. Crypt. Canad. 2; fr. 
New Westminster B. C., aprile 1904. 


* Bartramia pomiformis Hedw. — Mac. 1. c. VI, 105, 270 e VII, 239; fr. 
Kingston Ont. 3 maggio 1901 (Fowler). 


* Mnium cuspidatum (L.) Leyss. — Mac. Le VI, 136; Bryum cuspi- 
datum Drumm. Muse. Bor.-Amer. N. 258; fy. 
Plewna Ont., 17 giugno 1902 (Fowler). 


M. venustum Mitt.; Lesq. et James, Mosses of N. America. 242. — 
Mac. L e. VI, 137 e VII, 255. M. Nem C. Muell.; Lesq. et Ja- 
mes Mosses of. N. America 242; fr. 

New Westminster B. C., aprile 1904. 


M. Menziesii C. Muell. — Cufino Contr. L e. p. 2. 
New Westminster B. C., aprile 1904. 


* Aulacomnium palustre (L.) Sehwaegr. — Mae. l. e. VI, 144 e VII, 
261; fr. 
St. Andrew's N. B., 17 Agosto 1900 (Fowler). 


Pogonatum contortum Lesq. — Cuf. Contr. l. e. p. 2. 
New Westminster B. C., aprile 1904. 


Polytrichum juniperinum Willd. — Cuf. Contr. Le DA 
Kingston Ont, 5 maggio 1903 (Fowler). 


PLEUROCARPI. 
* Fontinalis antypyretiea L., var. gigantea Sulliv. — Mac. 1. e. VE 


158 e VII, 267; sí. 
Plewna Ont, 17 giugno 1902 (Fowler). 


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OSSERVAZIONI ED AGGIUNTE ALLA FLORA DEL CANADÀ 


Climacium dendroides Web. et Mohr. — Cuf. Contr. l. c. p. 2. 
Plewna Ont, 17 giugno 1902 (Fowler). 


* Thuidium erispifolium (Hook.) Kindb., var. Bolanderi (Best.). Bull. 
Torr. Bot. Club, Vol. XXIV, 431. — Mac. Le VII, 285; fr, 
New Westminster B. C., aprile 1904. 
Varietà molto diffusa nella British Columbia e spesso confusa col tipo. 


* Brachythecium ealeareum Kindb., Rev. Bryol. 1895. — Mac. Le 
VII, 290; fr. 
New Westminster B. C., aprile 1904. 
Questa specie ha l'aspetto del B. intricatum Hdw. ed è nuova per la 
British Columbia, perchè finora conosciuta per l'Ontario a Rockoliffe 


Park ed Ottawa. 


* Isothecium aggregatum (Mitt.) Les, et James. — Mae. L e. VI, 
204; Hypnum aggregatum Mitt., Lesq. et James Mosses of N. 
America, 350; sé. 

New Westminster B. C., aprile 1904. 
Questa specie figura nel Catalogo del Macoun per l'Isola Vancouver, 
raccolta dal Lyall e per la British Columbia senza località precisa. 


Eurhynchium Stokesii (Turn.) Br. et Sch. — Cuf. Contr. 1. e. p. 3; fr. 
New Westminster B. C., aprile 1904. 


E. oreganum (Sulliv.) Les, — Cuf. Contr. L c. p. 3; fr. 
New Westminster B. C., aprile 1904. 


Plagiothecium undulatum Br. et. Sch. — Cuf. Contr. 1. e. p. 4; fr. 
New Westminster B. C., aprile 1904. 


Hylocomium splendens (Hdw.) Schimp. Cuf. Contr. l. c. p. 4 e Pug. L 


6 p. 3, 
New Westminster B. C., aprile 1904. 


196 L. CUFINO 


H. triquetrum (L.) B. E. — Cuf. Contr. l. e. p. 4; fr. 
New Westminster B. C., aprile 1904. 


H. loreum (L.) B. E. — Cuf. Contr. l. c. p. 4; fr. 
New Westminster B. C., aprile 1904. 


LICHENES. 


* Parmelia perlata (L.) Ach. Syn. 197 — Mac. l. c. VII, 67. Zmbrica- 
ria perlata (L.) Krb. Syst. 69. 
New Westminster B. C., sui tronchi, aprile 1904. 


Stieta pulmonaria (L.) Ach. — Cuf. Pug. l. e. 4. 
New Westminster B. C., sui tronchi, aprile 1904. 


* S. pulmonaria (L.) Ach. var. linita Nyl. Consp. Synop. Stict. 6. — 
Mac. Le. VII, 83. 
New Westminster B. C. sui tronchi, aprile 1904. 
Questa varietà era nota per la British Columbia soltanto sulle rocce 
presso Victoria nell'isola di Vancouver, raccolta dal Macoun nel 1875. 


Peltigera aphthosa (L.) Hoffm. — Cuf. Pug. l. e. 4. 
New Westminster B. C., aprile 1904. 


P. rufescens (Hoffm.) Schaer. — Cuf. Pug. l. c. 4. 
New Westminster B. C., per terra, aprile 1904. 


* Cladonia rangiferina (L.) Hoffm. — Mac. l. e. VII, 134. 
New Westminster B. C., aprile 1904. È comune per tutto il Canadà. 


Napoli, 30 Marzo 1905. 


F. MADER 


Note floristiche di Liguria. 


Nelle molte peregrinazioni che da più anni compii tra le Alpi Ma- 
rittime e nei distretti attigui, rivolsi sempre la mia attenzione alle 
piante caratteristiche, specialmente le legnose. Senza poter pensare alla 
costituzione d'un erbario eompleto, ritenni pure quegli esemplari che 
non osavo determinare con certezza, sottomettendoli poi a quell' egregio 
botanico eh'é il sig. Bicknell, di Bordighera. Credetti ora opportuno di 
riunire le mie notizie cirea le specie rare od interessanti della Liguria, 
portando così un modesto contributo alla conoscenza di quella ricchis- 


sima flora. 


1. Aquilegia Reuteri Boiss? — Nelle vicinanze delle case superiori, 
all Est di Sopra la Croce (dietro Borzonasca, nella Liguria orientale). 


Non trovai che le foglie. 


2. Delphinium fissum W. K. — Abbonda sul versante settentrionale 
della media Valle della Bendola (dirimpetto all’ imboccatura del vallone 
di Seseglio), nel territorio di Saorgio (Alp. mar.). 


3. Paeonia peregrina Mill. — Al di sopra del Vallone di Seseglio, 
di fronte alla località or ora citata; ed abbondantissima sul versante 
Nord del Mont Baudon; diffusa sui monti che stanno fra Mentone e la 
vallata del Paillon. 


4 Koniga halimifolia Reichb. — Sale fino a 1850 m. di altezza sulle 
rocce a Nord-Ovest delle case Campoboairo, nel versante settentrionale 
della Valle di Riofredde (Tenda); è diffusa in tutta la zona superiore 
della Roja. i 


198 F. MADER 


5. Cistus albidus L. — Trovasi ancora sulla eresta del M. Baudon, 
dietro Mentone, a 1263 m. 


6. Monotropa Hypopitys L. — In boschi aridi di pini, a Sud-Ovest 
della Madonna del Fontan. (Briga). 


7. Dianthus monspessulanus L. — Piuttosto rara, nella Valle supe- 
riore della Bendola. 


8. Moehringia dasyphylla Brun. — Sulle pareti rocciose alla « Téte 
de Chien », e lungo la strada antica fra Roccabruna e Turbia (al di- 
sotto della strada maestra). È poi diffusa sotto strappiombi delle rocce, 
presso Tenda e Briga; dirimpetto al Tetto Nuovo nella Valle della Mi- 
niera, al Ciavraireu fino a 2100 metri d’altezza des il tipo, come la 
Var. Tendae di Burnat). ` 


9. Myricaria germanica Desv. — Nel letto della Roja presso Vievola 
(al di sopra di Tenda). 


10. Evonymus latifolius Scop. — Abbonda presso Breglio nel « Bois 
Noir » foresta mista, splendida, sul versante meridionale della Valle 
della Maglia, che a Giandola sbocca nella Roja. 


11. Geranium maerorrhizon L. — Frequente sulle ghiaie in un 
punto a Nord della valle media della Bendola. 


12. Rhamnus Frangula L. — Qua e là nelle Alpi marittime : presso 
S. Dalmazzo di Tenda; dietro Giandola (lato meridionale della Valle 
della Maglia). 


13. Rhamnus Alaternus L. — Sale fino al versante meridionale del 
Col Lubaira, fra Tenda e Briga. 


14. Hex Aeutfolium L. — Bosco di Sansone e Valle di Bens presso 


NOTE FIORISTICHE DI LIGURIA 199 


Briga; abbondante ed in forti esemplari anche nel Bois Noir (vedi sopra, 
NA I0) 


15. Rhus eoriaria L. — Trovasi abbondante, ma in uno spazio limi- 
tato, a Ponente del Seno delle Grazie (fra Spezia e Portovenere), non 
lontano dalla strada militare ehe conduce al Monte di Castellana. Ri- 
trovai questa specie anche nella Provenza, vicino a St. Maximin , dove 
si riscontrano pure, nella catena delle Ste. Banme, Ulez europaeus e 
Genista aspalathoides. 


16. Cytisus Laburnum L. — Sui due versanti della valle della Ben- 
dola (parte media ed inferiore), e lungo la strada da Saorgio al Passo 
Muratone. : 


17. Cytisus sessifolius L. — Osservai delle forme nane, a 2200 m. 
sui lati meridionali del M. Bertrand (Briga), e del M. Ciagiole (fra 
Vievola e Casterino). 


18. Prunus brigantiaca Ten. — Valle di Rio Freddo presso Tenda, 
di fronte alla Pia; Valle delle Miniere di fronte al Tetto Nuovo; sul 
lato. Nord della Valle di Bendola , vicino alla stazione del Tagus baccata. 


19. Potentilla Saxifraga Ard. — Questo suffrutice sempre verde è 
frequente nella gola del Varo (sul eui versante oecidentale, ai piedi del 
M. Vial, la speeie sembra raggiungere il suo limite verso Ovest) ; della 
Vesubia, della Roja e delle valli affluenti a queste; spesse volte aecom- 
pagnato da Moehringia dasyphylla, Ballota spinosa e da altre piante 
rare. Al Sud-Est di S. Dalmazzo trovai questa specie ancora a 1350 m. 
d' altezza. 


20. Potentilla fruticosa L. — Sembra scomparsa dalla Valle d'In- 
ferno, dove fu indicata dall’ Allioni. - 


21. Ribes alpinum L. — Raro, nella Valle delle Miniere e nel bosco 


200 F. MADER 


d'Afel (sopra la Valle di Riosecco, Briga). Il Ribes rubrum trovasi in- ` 
selvatichito a Nord-Ovest di Casterino e presso Tetto Nuovo nella Valle 
della Miniera. 


22. Sempervivum arachnoideum L. — Mentre scende nella Valle 
della Roja-fino a 450 metri, presso Fontan, lo osservai ancora a 2870 
m. d'altitudine sul M. Bego. 


23. Sedum alsinifolium All. — Accompagna la Moehringia dasyphylla 
nelle vieinanze di Tenda, Briga, al Ciavraireu, a cirea 2100 m. 


24. Saxifraga lingulata Bell — Riscontrai una forma nana collo 
scapo florifero alto appena 5 centim., all' estremità Nord della eima orien- 
tale del Ciavraireu (2336 m., nel Settembre del 1902), presso Casterino. 
La var. lantoscana tipica è frequente, nella sua forma caratteristica, sul 
versante meridionale del M. Baudon, al di sopra di Gorbio. 


25. Saxifraga florulenta Mor. — Sulle rocce intorno ai Laghi delle 
Meraviglie (vedi la Guida dell’ Appennino e delle Alpi Mar. di Delle- 
piane, 1.* Ediz. p. 160) non l ho potuta trovare né io, nè la rinvenne 
il Sig. Bicknell: pare che non esista in quella località, o almeno vi sia 
estremamente rara. Invece fu trovata recentemente nella Valmasea, e sul 
versante Nord del M. Capelet. 


26. Myrrhis odorata L. — Nella valle superiore di Riofreddo (Tenda); 
sul lato Ovest del Col di Tanarello ; Bosco Pinè e Bosco Sansone (Briga); 
e nella valle superiore della Bendola. 


27. Eryngi ium Spina-alba Vilt. — Assai frequente, partendo dal ver- 
sante meridionale della Cima di Marta (cirea 2100 m.) fino al M. Grai; 
poi nel Bosco di Afel sopra la valle di Riosecco (Briga). È più raro 
. verso Sansone, e sul lato settentrionale del M. Fronté (bacino del Ta- 
narello). Se 


NOTE FIORISTICHE DI LIGURIA 201 


28. Cephalaria alpina Schrad. — Presso la cappella di Vievola (930 
m.); nella valle superiore di Riofreddo; sul versante occidentale del Col 


Tanarello (Briga). 


29. Seabiosa graminifolia L. — Frequente all' Ovest di Vievola (Tenda), 
fra Vallone del Dente e Vallone della Morte. 


30. Cirsium Allionii Thur. — Lungo i corsi d’acqua presso Casterino ; 
nella Valle di Vergo a Nord-Ovest di San Dalmazzo ed altrove. 


31. Cineraria balbisiana Bert. — Nella Valle superiore di Castiglione 
(Valle che sbocca in quella della Tinea). 


32. Phyteuma Halleri L. — Bosco di Sansone e di Afel; sul lato 
oecidentale del Col di Tanarello (Briga). 


33. Aretostaphylos Uva Ursi L. — Rara nel Bosco di Afel; più fre- 
quente sul Ciavraireu fino a 1900 m; sul versante meridionale del Val- 
lone di Saleses, che sbocca nel Boreone (a Nord di S. Martin Vésubie). 


34. Erica Carnea L. — Sembra limitata, nel versante meridionale 
delle Alpi marittime, al quadrilatero ineluso fra le vallate della Roja, 
Caramagna, della Miniera e di Casterino: ma ivi nel mezzo, fra 930 


e 2200 m., si trova abbondantissima. 


35. Eriea multiflora L. — Da molti anni osservo frequente una forma 
mostruosa, affetta da Bratteomania (vedi O. Penzig, Pflanzenteratologie 
II, p. 115), in un boschetto a Sud-Ovest delle Madeleine (Valle del 
Magnan, presso Nizza); ma non pare che si sviluppi lanomalia ugual- 
mente in tutti gli anni. Cosi la potei vedere negli autunni (oppure negli 
inverni susseguenti) del 1897, 1898, 1900, 1901, 1903 e 1904 , mentre 
non ne vidi traccia, nella medesima località, nel 1899 e 1902. Nell’ au- 
tunno del 1904 la trovai anche in due altre località. Z' Erica multiflora 
eresee abbondante sui versanti della Valle di Magnan e sulle colline 


202 F. MADER 


circostanti, e sembra si estenda sempre di più. Del resto, la conosco 
solo del Cap St. Hospice presso Beaulieu. 


36. Rhododendron ferrugineum L. — Mentre dall'una parte questa 
specie ascende ad altitudini molto elevate (il cav. di Cessole la trovò 
ancora a 3200 m., sulla parete occidentale dell'Argentera), discende dal- 
l’altra parte ad un livello inferiore a 1000 metri, fra Tenda e Vievola, 


sul versante meridionale della Valle della Roja. 
37. Physalis Alkekengi L. — Nella Valle di Riofrddo (Tenda). 


38. Faxinus exeelsior L. — Qua e là sulle rocce umide, nelle valli 
di Levenza, Bendola, della Miniera. La Fraginus australis Gay, che ne 
differisce alquanto, é frequente nella zona litorale all'Ovest del Varo 


(già presso Cagnes), ma sembra mancare nella vera Liguria. 


39. Hippophaé rhamnoides L. — Malgrado l’ asserzione di Risso, non 
mi consta che questa specie mai sia stata trovata allo stato selvatico 
nella valle del Varo, nè in tutte le Alpi Marittime, come li intende il 
sig. Burnat, mentre è abbondantissima nel letto dei torrenti e sulle pen- 
dici aride del bacino della Duranza (spingendosi fino a Barcelonnette, 
Colmars , eec.). 


40. Vitex Agnus eastus L. — Sembra scomparso dalle vicinanze 
di Nizza. 


41. Lavandula Spiea L. — Preferisce il suolo ealeareo : a Campoboairo 
l'ho trovata ancora a 1850 metri d'altezza. 


42. Lavandula latifolia Vill. — Abbondantissima sulla cresta dei 
monti fra Roja e Bevera, da Olivetta fino a Collabassa. 


43. Thymus vulgaris L. — Sale fino a 1750 metri nelle vicinanze 
di Campoboairo. 


NOTE FLORISTICHE DI LIGURIA 203 


44. Globularia nana L. — Si trova all’altezzadi 280 metri fra Monte 
Carlo e La Turbia. 


45. Thymelaea dioica All. — Qua e là nelle vicinanze di Tenda e di 
. Dalmazzo, e sul Ciavraireu fino a 1900 m. d' altezza. 


46. Daphne striata Tratt. — Monte Agnellino verso Casterino (Tenda.) 


47. Ulmus montana Willd. — Abbondante nel Bois Noir (Valle della 
Maglia sopra Giandola). 


48. Quercus Suber L. e Quercus coccifera L. — Mi sembrano non 
veramente indigene in Liguria: la prima è frequente all'Ovest di Ca- 
gnes, fra questo paese è Hyères: nelle vicinanze di Nizza non ne ho 
osservato che pochi individui, che forse non sono spontanei. Qw. coccifera 
L. è comune nella Provenza occidentale, e ne è nota inoltre una loca- 
lità presso Cagnes (Burnat in litt.) 


49. Quercus sessiliflora Salisb. — Ritrovai più volte una specie che 


| mi sembra questa, sulle rocce vicine a Tenda, nella Valle della Miniera, 


a Campoboairo (1750 m.): certamente non vi si tratta della Qu. pube- 
scens, che è invece frequente presso Gragnile (Sud-Ovest di San Dal- 
mazzo), nella Valle della Bendola, ece. 


50. Juniperus Sabina L. — Di questa specie ora conosco nove sta- 
zioni (sempre piante isolate o piccole colonie monosessuali) nel territorio 
comunale di Tenda, fra 850 e 1750 m. d’altezza. Il Sig. Bicknell l’ha 
ritrovata sul M. Toraggio. 


51. Juniperus phoenicea L. — Ascende a 1800 m. presso Campoboairo 
(Tenda). 


52. Juniperus macrocarpa Sibth. — Si trova in forma tipica (gal 


— bulis turbinatis) sulla cresta a Ponente del Seno delle Grazie, fra Spezia 


204 . F. MADER 


e Portovenere; accanto a piante di Jun. Ozycedrus con frutti straordi- ` 
nariamente piccoli. Al Capo di Noli, ho cercato invano il vero J. ma- 
crocarpa Sibth., malgrado che la stagione fosse propizia: vi trovai sol- 
tanto la forma a frutti grossi del J. Osycedrus, che predomina nella 
Riviera di Ponente, e che tante volte ha dato origine a confusioni. 


53. Pinus montana Mill. — Abbonda, con esemplari a fusto eretto, 3 
come con fusti depressi, serpeggianti, e con tronchi in parte anche assai ; 
vecchi, all'Ovest di Vievola, nelle Valli di Caramagna, della Miniera, — 
Valle di Fontanalba, Valmasca; più rara si trova presso Ciriegia (ba- 3 
cino superiore della Vesubia); poi ancora presso Carnino, Viozene, ece. 3 


54. Pinus Cembra L. — Non è rara nelle valli elevate fino alla Valle 
della Roja verso Levante (più in là è soltanto coltivata): la località più | 
meridionale a me nota è sul lato settentrionale della Cima della- Nauea | 3 
(La Miniera). Nel bacino del Tanaro, si trova ancora in Val Corsaglia, 3 

presso il Pizzo d'Ormea. 


55. Picea excelsa Lk. — Nei bacini della Nervia e del Tanaro D Abete : 
rosso. forse non è veramente spontaneo. È frequente invece nelle valli : 
della Tinea, della Vesubia e Bevera. Nelle vicinanze di Tenda è piutto- | 
sto raro, eccetto che in una zona ristretta fra Vievola ed il passo d' Urno, i 
dove cresce una forma curiosa, di portamento compatto, e cogli aghi 3 
relativamente grandi, areuati, striati di biancastro — forma che ho os- - 
seryata anche fra Beuil e Roubion, ad Ovest della Tinea. 


56. Taxus baccata L. — Individui isolati ọ in piecoli gruppi, nel ` 
Bosco di Sanson (la Briga), nel Bois Noir (Valle della Maglia); inoltre : 
mi consta da informazioni sicure, che cresce anche nel Bois de Cairos 
(a Sud della Valle omonima, che sbocca nella Roja sotto Fontan), e 
sopra la Valle di Groa (vicino al confine franeo-italiano), nonchè nella 
Foresta di Clans (ad Est della Valle della Tinea). : 


DI. Limodorum abortiyum Sm, — Bosco di Afel, 


i 
1 
b 
A 
di 
3 


NOTE FIORISTICHE DI LIGURIA 205 


58. Orchis sambucina L. — Frequente, tanto la forma rosea come 
quella a fiori giallognoli, presso al Colle Saleses, sopra la Valle supe- 
riore di Molliéres. 


59. Bulbocodium vernum L. — Trovata in abbondanza dal Sig. Berger, 
in aprile, sui prati del Vallone della Varne (laterale alla Valle di Rio- 
freddo dietro Tenda). 


60. Lilium Pomponium L. — È raro nel bacino della Roja, meno 
ehe in un luogo presso il Passo di Lubaira, fra Tenda e Briga. 


61. Asphodelus albus L. — Frequente nella valle superiore di Rio- 
freddo, ed anche più in giù verso Tenda; presso la Colombaja (900 m.) ; 
inoltre al passo di Tanarello (Briga) ed al Nord della Valle della Bendola. 


62. Arundo Pliniana Turr. — Frequente nelle vicinanze di Bergeggi. 


63. Pteris cretica L. — Nelle vicinanze di Tenda non l'ho trovata, 
mente è indicata nei dintorni di Giandola. È invece abbastanza frequente 
nelle gole ristrette delle colline dietro a Nizza (Vallon de Roguet, V. de 
St. Sauveur, V. de Liugostiére ehe sboccano nel Varo, e Vall. de Ven- 
traben, che sbocca nel Magnan). 


64. Adiantum Capillus Veneris L. — L'ho trovato ancora a mille 
metri, a Nord-Est di Tenda. 


Dorr. PASQUALE ROMANO 


LE SPECIE ITALIANE DEL GENERE CARDAMINE 
secondo 0. E. SCHULZ. 


Da diverso tempo sono intento a studiare la flora fanerogamica della 
mia Calabria, e non di rado ho incontrato una certa difficoltà nella de- 
terminazione di alcune specie e di aleune forme imperfettamente descritte E 
nei trattati floristici. 3 

Si aggiunga a ciò ehe piante della stessa specie, raccolte in località 
differenti, mostrano diversità di caratteri, spesso non lieve, e si vedrà 
quali ostacoli devonsi superare, allorquando s intraprendono studi di si- 
stematica. A me in diverse occasioni è capitato di constatare questo fatto, 
massime nel consultare materiale d'erbario, e nel mettere a confronto 
esemplari di una specie raccolti nell’ Italia settentrionale con altri rac- 
colti nell’ Italia meridionale. 

Ad ovviare siffatte difficoltà son diretti i lavori di non pochi botanici, 


i quali — da non molto, in verità — hanno intrapreso a studiare intere 


famiglie od anche dei singoli generi della flora Italiana. Oltre che in ` 


Italia, analoghi lavori monografici vengono fatti anche da botanici stra- — 
nieri, ed in questi ultimi tempi lo Schulz, l' Huth e qualche altro hanno 3 
pubblicato delle estese memorie sui Delphinium, Melilotus, ecc. 

Spetta anche allo Schulz lo studio sul genere Cardamine che ha testé 
visto la luce nel « Botanische Jahrbücher » dell’ Engler CA, 

Da tale lavoro rilevo le specie italiane del citato genere, e ne faecio 
soggetto di studio di questa mia nota, poiché a me pare che la deter- 
minazione di esse non sia esente da difficoltà. E affinchè il mio lavoro 
riesca maggiormente proficuo, credo opportuno di apporre alle singole 1 
Specie una estesa sinonimia e stimo del pari utile aggiungere qualche 
forma o varietà, che, citata da autori italiani, non è considerata dallo 


Schulz. 


gs SCHULZ 0. E., Monographie der Gattung Cardamine in Botanische Jahr. 
b byste, ecc, Band. 32 a. 1903, fase. II e III. 


LE SPECIE ITALIANE DEL GENERE CARDAMINE 207 

Il genere Cardamine, stabilito da Linneo, non viene considerato nella 
stessa maniera dai diversi botanici. De Candolle nel Prodromus (') tiene 
distinta la Cardumine dallo Pteroneurum e dalla Dentaria. Bentham ed 
Hooker (°) dividono il genere Cardamine in Dentaria, Pteroneurum ed 
in Kardanoglyptos ; Baillon (*) fonde Cardamine con Dentaria e Ptero- 
neurum ; Prantl (*) sdoppia Cardamine in Cardaminella, Eucardamine, 
Pterygospermum e considera isolatamente Dentaria; Schulz, nella mono- 
grafia citata, lo suddivide in XII sezioni, la prima delle quali, come 
vedremo, è Dentaria. 

Nelle varie « Flore italiane » (5) sono citate le sole specie, senza in- 
dicazioni delle sezioni del genere a cui si riferiseono. Fa eccezione il 
Paoletti (^) che raggruppa le Cardamine italiane in ezauriculate ed in 
auriculate a seconda che le foglie siano fornite o no di « orecchiette sti- 
puliformi alla base ». Egli però tiene distinto il genere Dentaria, così 
come fa pure il Parlatore e gli altri autori che si sono occupati della 
flora italiana. 
| La maggior parte dei fitografi aserive al genere Cardamine un numero 
di 60 specie, sparse in tutte le regioni temperate, alpine e fredde della 
terra, e sopratutto in quelle dell’ Europa e dell" Asia, O. E. Schulz ne 
cita 116 indicandole egualmente per l’ Europa, l’ Asia, ecc. 

L'Italia di queste specie ne possiede, secondo il Parlatore, 15 con due 
varietà; ma a queste bisogna aggiungerne altre 5, le quali figurano 
sotto Dentaria. 

Più recentemente il Paoletti ne enumera 15 con 6 varietà, ma tenuto 


(!) DE CANDOLLE, Prodromus Syst. met. Regni Veg. vol. I, p. 142. 

€) BENTHAM et HOOKER, Gen. plant., vol. I, p. 70. 

(9) BAILLON, Histoire des plantes, vol. IL, p. 234. 

(3) feda Mita iu in ENGLER, PRANTL, Natürl. Pflanzenfam. Band III, 
pars. Il, p. 

CH Been Flora ege vol. VII, D 11. ARCANGELI, Compendio ft. ital.: 
PARLATORE, Fl. ilal., v |I 

x PAOLETTI, Dade. in EEN e FioRE, FI. anal. d' Italia. vol. 1, 


208 P. ROMANO 


conto che tre specie con quattro varietà vengono ascritte a Dentaria, si 
ha un numero di specie che si scosta poco da quello del Parlatore. Fi- 
nalmente dalla monografia di Schulz si rileva che, escludendo le varietà, 
le specie italiane di Cardamine sono in numero di 21. 

Ecco in qual modo esse sono raggruppate: 


Gen. CARDAMINE L. 


Plantae semper perennes. Rhizoma = squamosum. Cotyledones in se- 
minibus + manifeste petiolatae. 


Sect. La DENTARIA E. 


Rhizoma repens, ^ carnosus, evidenter squamosum, glabrum. Ovarium 
6-15- ovulatum. Funiculus triangulari-dilatatus. 
Cotyledones plerumque _: involutae, petiolatae. 
Cotyledones planae. 


I. €. bulbifera (L.) Crantz. = Dentaria bulbifera L. Parl. Fl. 
it. vol. 9, pag. 844, Ten. FI. Nap. 2, pag. 82. Piemonte, 
Lombardia, Liguria, Toscana, Lazio, Abbruzzi. 

p. pilosa (Waisbecker) O. E. Schulz. 
Con la specie in Piemonte e Lombardia. 
y. ptarmicifolia (DC.) O. E. Schulz. . 
Agro Romano. 
Cotyledones + involutae. 
Folia pinnata, rarissime digitata. 
Squamae magnae, 4-8 mm. longae, concavae. Caulis basi fere 
semper pilosus. Folia 3-6 pinnata. Flores ochroleuci. 


II. €. polyphylla (W. K.) O. E. Schulz. — Dentaria polyphylla 
W. K. Parl. Fl. Ital. vol. 9, pag. 842. 
Italia superiore, Abbruzzi, Calabria. 
RE angustifolia (Ten.) O. E. Sehulz. 
Italia meridionale. 


LE SPECIE ITALIANE DEL GENERE CARDAMINE 209 


Squamae subminutae, 1-1,5 mm. longae. Caulis semper glaber. Folia 
2-4 pinnata, rarissime digitata. Flores albi vel rosei. 


III. C. pinnata (Lam.) R. Brown = D. pinnata, Lam. Parl. 
l. e. p. 838, D. canescens Ten. Syll. 91. 
Piemonte, Lombardia, Liguria, Toscana. 
G. intermedia (Sonder) O. E. Schulz. 

Tirolo australe. 

Folia digitata. 

Folia alterna, 5- digitata. Caulis fere semper basi La Flores 

purpurei. Petala staminibus longiora. 


IV. €. digitata (Lam.) O. E. Schulz. — D. digitata Lam. Parl. 
l e. p. 840. 
Piemonte, Tirolo. 
Folia semper fere verticillata, 3- (rarissime 5-) digitata. Caulis sem- 
per glaber. Flores ochroleuci. Petala straminibus aequilonga. 


V. €. enneaphylla (L.) Crantz. = D. enneaphyllos L. Parl. Le 
p. 837, Ten. Nap. 2 pag. 80. 
. Tirolo, Veneto, Euganei, Lazio, Abbruzzo, Napoletano. 
B. alternifolia (Hausm.) O. E. Schulz. Con la specie. 


Sect. 2.4 CORIOPHYLLUM O. E. Schulz. 
Rhizoma longe repens, squamis perpaucis majuseulis munitum. Ova- 
rium 4-6- ovulatum. Funiculus triangulari - dilatatus. 
Cotyledones planae, vix petiolatae. Folia per hiemem persistentia. 
VI. C. trifolia L. Dentaria trifolia Waldst. Bert. FL Ital. 7, 


pp. 5 e 6. 
Tirolo australe, Toscana. 


14. Malpighia. Anno XIX, Vol. XIX. 


910. . P. ROMANO 
Sect. 3:4 EUCARDAMINE O. E. Schulz. 


Plantae annuae v. varie perennis (si ex axillis foliorum, caulinorum 
inferiorum se renovant), flores 16-18 mm. longi. Ovarium 8-40 ovu- 
latum. Placenta tenuis. Septum non foveatum. Funiculus filiformis vel 
vix alatus. Cotyledones planae, plerumque non petiolatae. 

Caulis erectus, c. 3- folius. Foliorum caulinorum foiiolum terminale 
basi rotundatum. 

Caulis e. 12 em. altus. Flores 4-5 mm. longi. Siliquae 16-20 mm. 
longae. 

Folia 12-20 crenata. Pedicelli floriferi 7-10 mm. longi. 

Caulis 3-5 folius. Folia caulina superiora apice rotundata. 


VII. C. asarifolia L. Parl. Le p. 807 — C. trifolia L. £. 
! Piemonte. Lombardia, Appennino pistoiese. 
6. diversifolia DC. 
C. Ferrarii (amara X asarifolia ?) Burn. 
Alpi piemontesi. 
y. pilosa O. E. Schulz 
con la specie nell’ Appennino pistoiese. 
ò. hirsuta O. E. Schulz. 
Al Colle di Tenda. 
e. parviflora O. E. Schulz. 
Piemonte, Bolognese. 
T. microphylla O. E. Schulz. 
Al Colle di Tenda. 
Caulis (4) 6-17 folius. Folia caulina superiora + acuta. 
Raéemus nudus, rarissime.. .. basi bracteatus. 
Folia caulina media aurieulis minutis instructa. 
Petala 2-4 mm. longa v. deficientia. Ovarium glabrum vel pilosum. 
Caulis 20-70 em. altus, simplex vel brevi-ramosus. 
Folia caulina 1-2 juga. Siliquae rhachidi adpressae. 


dE AMICUM I E 


LE SPECIE ITALIANE DEL GENERE CARDAMINE - 211 


“VIII. C. Impatiens L. Parl. 1. c. 818. Ten Fl. Nap. vol. 2, p. 82. 
= C. apetala Moench. 
C. parviflora L. var. £. 
C. sazatilis Salisbury. 
C. Impatiens L. «) genuina et 5) patulipes Rouy et Fou- 
chaud. 
Ghinia impatiens Bubani. 
Alpi Apuane, Modenese, Toscana, Marche. 
Folia caulina non auriculata. 
Flores 3-3,5 mm. longi. Folia foliolis seeundariis saepe instructa. 
Folia simpliciter pinnata. 
Pedicelli floriferi 1,5-4 mm. longi. Flores raro apetali. Stamina 
raro 4. Ovarium plerumque glabrum. 
Pedieelli floriferi 1,5-2 mm. longi, erassi. Flores raro apetali. Sta- 
mina interdum 4. Ovarium interdum pilosum. Siliquae rachidi 


accumbentes. 


IX. C. hirsuta L. Parl. l. c. p. 821 = C. parviflora L. Lam.; 
C. hirsuta L. * tetrandra Stockes; C. tenella Clarke; 
C. hirsuta L. 5. parviflora Lam. et DC.; C. hirsuta 
B. minor cal C. intermedia Hornem; C. tetrandra 
Hegetschv. C. multicaulis Hoppe; C. sylvatica Macfad ; 
C. praecox Pall. C. sinensis Hochst.; Ghinia hirsuta 

Bubani, ecc. 
Liguria, Lombardia, Toscana, Roma, Napoli, Calabrie, 

Sicilia. 

Pedicelli floriferi 2.4 mm. longi, tenues. Flores numquam apetali. 
Stamina semper 6. Ovarium semper glabrum. Siliquae patentes. 
4) Planta plerumque hirsuta. Foliola + petiolulata, dentata. Flores 
2-6 mm. longi. Siliquae pedicellis erecto-patentibus erecto-patulae. 


X. C. flexuosa Withering — C. impatiens O. F. Mull.; C. par- 
viflora Vilars; C. silvatica Link; C. hirsuta Bess.; C. 
hirsuta L.A. major. Ten.; C. muscosa Vahl; C. dura- 


212 


P. ROMANO 
niensis Re$el.; C. Drymeia Schur.; C. umbrosa Schur. ; 
Ghinia silvatica Bubani, ece. 
Appennini pistoiesi, Napoletano, Sicilia. 
Planta fere semper glabra. Foliola sessilia, + integra. Flores 2,2-5 
mm. longi. Siliquae pedicellis erecto-patentibus erectae. 


XI. C. parviflora L. Parl. l. c. pag. 823. 
Veneto, Toscana. 

Flores majores, 4-15 mm. longi, numquam apetali (interdum tan- 
tum 2-4 mm. longi, sed caules basi et petioli foliorum radica- 
lium statu sicco duriusculi et rigidi) Plantae perennes. 

Caules et petioli molles. Flores 4-15 mm. longi. Rhizoma varie 
perennans. 


Rhizoma repens, stoloniferum. Caulis Ee 
sarl: ovata 


Rhizoma aequicrassum. Foliola fol 
Ovarium 20-32 ovulatum. Antherae plerumque E Caulis in 
sicco nitens. 


XII. C. amara L. Parl. l. c. pag. 816 = C. parviflora Lam.; 
C. pratensis L. var. E. Lam. ; C. nasturtiana Thuillier; 
C. melanthera Stock. ; C. amara nasturtioides Schur.; 
C. macrophylla Schr.; C. Wiedemanniana Boiss.; Ghinia 
amara Bubani, eec. 
Piemonte, Toscana. 
— — var. trifolia (Wahlenberg) O. E Schulz. — C. tri- 
Jolia Wahl: C. amara L. var. trisecta. Dec.; Hartm. 
C. amara L. var. triphylla Wahl. = C. amara L. var. 
subtrisecta Schur. 
Piemonte tra Crissolo e Lucerna. 
Rhizoma caespitosum vel stolones breves, c. 5 em. longos producens. 
Rhizoma stolones breves mittens. 
Foliolum terminale lateralibus evidenter majus. 
Antherae flavae. Stigma 0,5-0,75 mm. latum. Stylo latius. 


LE SPECIE ITALIAN& DEL GENERE CARDAMINE 213 


XIII. C. raphanifolia Pourret. var. calabrica DC. = C. lati- 
folia Vahl. y. calabrica DC. Parl. l. e. 811. C. amara 
Presl.; C. dentata Guss.; C. uliginosa Ten.; C. cala- 
brica Arc. 
Italia media e meridionale. 
Rhizoma caespitosum vel tuberosum. 
Foliolum terminale lateralibus vix majus. 
Caulis plerumque 3-10- folius, erassiuseulus. 
Rhizoma + caespitosum. Flores plerumque violacei. 
Caulis fere semper glaber. Racemus 10-20- florus. Siliquae in stylum 
l- fere 2 mm. longum attenuatae. 


XIV. C. pratensis L. subsp. granulosa (Allioni) O. E. Schulz. 
— (C. granulosa AM. 
In Piemonte ed altrove. 
— C. pratensis L. I prol. Hayneana (Welw.) Schur. 
— C. Hayneana Welw.; C. stricta Hayne; C. Matthioli 
Moretti; C. udicola Jord.; C. RENE var. Malthioli 
Moretti; C. Skorpili Velen. 
Italia boreale; Piemonte. 
Rhizoma caespitosum. 
Folia simplicia, integra vel rarissime sublobata. 
Caulis 1-3-.folius. Folia caulina superiora breviter petiolata vel ses- 


silia, majuscula. 


XV. C. alpina Wild. = C. bellidifolia L. Paoletti in Fl. anal. 
d'Italia vol. 1, pag. 437. 
Arabis bellidifolia Scopoli; C. heterophylla Host. 
Ghinia alpina Bubani. 
Regione Alpina nelle Alpi. 
C. alpina var, subtriloba (DC.) O. E. Schula. 
In Val Sesia. 


2914 P. ROMANO ` 
Sect. 4* CARDAMINELLA. 


Rhizoma caespitosum vel repens. Ovarium 12-24 (-32) ovulatum. Pla- 
centae latiuseulae. Septum non foveatum. Funiculus vix alatus. Cotyle- 
dones planae, sessiles. — Caulis humilis, interdum nullus. Folia minuta. 
Glandulae medianae vix conspicuae vel deficientes. 

Folia pinnatisecta. i 
Flores majores 6-8 mm. longi. 
Caulis 5-20 em. longus. 
Petala alba. Planta glaberrima. 


XVI. C. Plumieri Villars. Parl. 1. c. p. 809 — C. thalictroides 
All; C. hederacea DC.; C. Bocconi Viv.; C. glauce- 
scens Reich.; C. corsica Sieber. 

Piemonte, Lombardia, Appennino ligure, toscano-emiliano 
‘ed umbro (Paoletti). 
Folia caulina basi auriculata. 
Folia caulina superiora 2-3 Juga, raro simplicia, inferioribus ma- 
jora: foliolum terminale cum foliolis lateralibus + confluens. 


XVII. €. resedifolia Lin. Parl. L c. pag. 824= C. heterophylla 
Host; Arabis bellidioides Lamk. Ghinia resedifolia 
: Bubani. 

Regione alpina; Appennino boreale. 

— — var. gelida (Schott.) Rouy et Foucaud = C. gelida 
Schott.; C. nivalis Schur., ecc. 

Piemonte. 

— — var. <ategrifolia DC. — C. bellidifolia Delarbre ; 
Arabis hastulata Bertol.; C. hamulosa Bertol. F. Ital., 
vol. VII, pag. 14. 

= C. hastulata Bertol.; C. resedifolia L. B. subintegrifolia 
Caruel; C. resedifolia L. B. hamulosa Bert. in Cesati, 
Pass. e Gibelli Fl. Ital. pag. 847. 

Qua e là con le specie. 


LE SPECIE ITALIANE DEL GENERE CARDAMINE 215 


II. f. platyphylla Rouy et Foucaud = C. resedifolia L. y. 
platyphylla Rouy et Foucaud. 
Nel Piemonte. 


Sect. 5.» PTERONEURUM DC. 


Plantae annuae, rarissime perennes. Ovarium 2-16 ovulatum. Pla- 
centae + crassae, interdum alatae. Septum + foveatum. Funiculus + di- 
latatus. Cotyledones planae, non petiolatae. Plantae + glaucae. Siliquae 
proportionaliter majusculae. 

Folia caulina non auriculata. Placentae dorso obtusae, stylus non 
alatus. Semina haud vel angustissime alata (Subsect. Cryptop- 
terum Griseb.). 

Planta annua. Ovarium glabrum. 


XVIII. C. glauca Spr. Parl., l.c. pag. 829. — C. Bergeriana 

Andrz.; C. corydaloides Guss.; C. thalictroides Presl.; 
C. dubia Nicotra; C. croatica Schott. ; C. carnosa W.K. 
var. croatica Schott., ece. 

In Sicilia, in Calabria, ecc. 

— — var. Aopaonikensis (Pancic.) Pantocsek. = C. glauca 
var. Kopaonikensis Dance, 

In Calabria: ad Aspromonte. 

IL f. pumila O. E. Schulz. 

In Calabria. 

C. f. grandiflora 0. E. Schulz. 

In Calabria. 

Folia caulina fere semper auriculata. Placentae dorso ala angusta 
carinatae; stylus plerumque manifesto alatus. Semina latiuscule 
alata. 

(Subsect. Ozypterum Griseb.). 

Flores minuti, 2,5-7 mm. longi. Ovarium 6-10 ovulatum. Siliquae 
2-5-4 mm. latae. | 


216 P. ROMANO 


XIX. C. graeca Lin. Parl. l. c. pag. 834 = C. lobata Moench. ; 
C. petiolaris DC. Pleroneurum graecum DC. Bert. Flor. 
Ital. vol. 7, pag. 33. 
Sieilia, Calabria, Campania, Lazio. 
—  — var. eriocarpa (DC.) Fritsch. 
Con la specie. 
— — var. longirostris (Janka) O. E. Schulz. = Ptero- 
neurum apterum, ecc. 
Con la specie. 
— — var. brachystylis O. E. Shulz. 
II. f. Cupanii (Jord.) Rouy et Foucaud = Péeroneurum 
Cupanii Jord.; C. CRE Nym. 
In Sicilia. 
Flores majores, 7-15 mm. longi. Ovarium 4-7 ovulatum. Siliquae 
angustiores. Caulis glaber vel disperse pilosus. Antherae 1,1 mm. 
longae. Siliquae 30-40 mm. longae. 


XX. C. maritima Portenschlang. Parl. l c. pag. 833 = C. mi- 
crophylla Presl.; C. thalictroides All. 8. maritima Port., 
C. dalmatica Vis., ecc. 
Nell Istria? ` 


Sect. 6.4 SPIROLOBUS. 


Planta perennis. Ovarium 8-13- ovulatum. Placentae crassiusculae. 
Septum parum foveatum. Funiculus anguste alatus. Cotyledones spira- 
liter involutae, non petiolatae. 


XXI. C. Chelidonia L. Parl. L c. pag. 831. = Dentaria Che- 
lidonia Ball. 
Appennino Modenese; Lazio; Napoletano; Calabria; Sicilia. 
Napoli, Marzo 1905. 


Pror. GIOVANNI ETTORE MATTEI 


Per la storia dei tubercoli radicali delle Leguminose. 


Dalechamps per primo, nel 1586, accenna fugacemente a queste pro- 
duzioni, e dappoi Malpighi nel 1687 ne tratta più per esteso, paragó- 
nandoli dubitativamente a galle: ma è solo nel secolo decimonóno che, 
principiando da Trinchinetti (1837) e da Gasparrini (1851), fino ad una 
numerosa schiera di moderni, se ne viene trattando profondamente, ca- 
gionandosi in proposito anche discussioni e polemiche. 

Questo è noto: ma ciò che credo nuovo, ossia sfuggito alle ricerche 
storiche dei moderni, è l'esistenza di una discussione sulla natura di 
questi corpi, fino dal 1674, cioè ancora prima della pubblicazione del 
Malpighi. Questa discussione porta poca luce in proposito, malgrado la 
prolissità con cui viene condotta, ed in realtà non si potevano preten- 
‘dere osservazioni minuziose in detta epoca; ma mi piace riferirne, re- 
stando sempre un documento importante per la storia di queste pro- 
duzioni. 

Detta diseussione si trova in un opuscoletto, che credo piuttosto raro, 
del Boccone, stampato ad Amsterdam nel 1674 e portante il titolo di 
Recherches et Observations naturelles, pubblicazione non citata dal Pritzel. 

À pagina 79 di detto librettino il Boccone, in una lettera indirizzata 
ad Augusto Seilla « peintre et antiquaire fameux à Messine » inco- 
miucia a trattare di questo argomento. Pare che il detto pittore ed an- 
tiquario avesse chiesto notizie al Boccone intorno a questi tubercoli, 
paragonandoli a sementi, idea dappoi ripresa dal Trinchinetti, e che Ai 
avesse osservati sul Zotus Tetragonolobus. Infatti il Boccone così serive: 

« J'ai fait reflexion sur la conjecture, que vous avez eu touchant 
« la raciue de l'herbe, appellée par les Italiens, Saadalida cretica, et 
« par Camerarius Lotus siliqua quadrata, Lotus pulcherrimus, et Lotus 
« Tetragonolobus, laquelle a a lentour quelques boules rondes, ‘blanches 
« el poreuses, et on pourrait douter, que cette figure peut avoir-quel- 
« que rapport aux semences du dit Lotus, qui sont rondes. 


218 G. E. MATTEI 


« Les Naturalistes observent que la semence, les tuberus et les racines 
ont en soi le raccourci de toutes les parties de la plante, comme l’on 
voit dans le grain de la Soldanella et du Convolvolus purpureus folio 
subrotundo B. Pin. (*). La semence de cette derniere plante, à la sais- 
son qu'elle commence à meurir, renferme dans sa poche deux feuilles 
vertes, qui sont environnéés d'un àlbumien un peu ‘caillé: les feuilles 
se peuvent étendre en toute leur largeur; et dans cette semence il y 
à presque toutés les parties qu'on troüve dans ün véritable oeuf. En 
suite perdant l'hiver quoiqu’elles seichient, néanmoins ‘au printemps 
mises en terre gérmént, comme vous savez qu'il arrive ën tous les 
grains. Votre belle conjecture ne ‘combat ‘en aücune ‘maniere le boh 
sens: et il n'est pas a craindre, qu'elle fasse aucun prejudiee à vo- 
tre mérite; parce que vous faites voir a tout le monde, qu'on se doit 
contenter des raisonemients probables, là où oh ne peüt avoir des de- 
monstrations. Il est vrai qu'il faut prebdre garde, que nous sommes 
aujourdhuy dans le siécle des experiences. 


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« Puis que j'ài eté un des premiers, a qui vous avez eu la bonté 
« de eommuniquér vos pensées, je rie me ‘puis dispenser de vous faire 
« part de ces remarques, que je ne veux faire passer, que pour de 'sim- 
« ples conjectures. 

« Plusieurs estiment, que les petits globulés, ou boulés à l'entour de 
« la racine du Zotus susdit sont un defaut de la plante, comme les 
« verrues dans les dnimiaux, et comme les Galles dans le especes du 
e Chene, et ils se fondent sur ce que ces petites boules ne sont pas 
« fecondes, et ne contribuent point à la propagation de la plante, comme 
a sont les woeuds, et les racines ou Tuberus du Trasi, du Papas ‘Jn- 
« dorum sive Solanum tuberósum esculentum de Bauhinus dans le Pro- 
« drome, du Batatas, Patatas, lgnames sive Glans terrestris Malacensis 
« de Pierre Lauremberg. Flos solis Farnesianus de Fabius Columna, 
« sive Adenes Canadensis de P. L. Arachidha cretica Ponae Mont. Bald. 
e Bulbo Castanon de Dodonaeus, Chondrilla marina de Lobel , : Umbili- 
à eus ` bees de Matthiol, Chelidóniwm minis, Arum Aegyptiacum, 


volvulus Soldañella e Phartitis hispida dei moderni. 


und Fe A 
E TEE EE 


PER LA STORIA DEI TUBÉRCOLI RADICALI DELLE LEGUMINOSE 219 


« Arum vulgare, Arisatum; Apios Americana Cornuti. Aristolochia ro- 
« tunda. Asphodelus, AStula regis. Asphodelus Liliacens, Ciclamen, 
« Oenanthe, Alectorolophos, Filipendula, Fumaria bulbosa, Geranium 
« triste, Geranium tuberosum, Lathyrus sive Glans terrestris Legumi- 
« nosus et Astragalus arvensis de P. L. Leontopetalon, Ranunculus tube- 
« rosus, Ranunculus Asphodeli radice, Sazifragia bulbosa altera bulbi- 
« fera montana Col. Saxifragia ‘alba Chelidonides Lob., Valeriana tu- 
« berosa (!), qui ont ‘accoustumé de conserver leur especes: et pour con- 
« firmer cette propagation il y a quelques autheurs qui ayant coupé 
X par morceaux les racines, et mesme la superficie de l'escorce, puis 
« l'ayant mise derèchef en terre n'ont pas laissé de germer, et produire 
* la plante tout de mesmes que si ce fut esté le Tuberus entier, quoi 
« qu'estants separées du coeur de la racine. 
« Il y en a qui eroyent qu'elles peuvent servir pour tenir ferme la 
*« rücine de la plante dans la terre, ou elles sont attachées, pour les 
« defendre de l'injute des saisons, et du changement des temps, disant 
« que les ‘racines de la Chondrilla marina, Bulbo Castanum, Fumaria 
« et Cyclamen (*) sont 'raisonablemert grosses pour cette ‘necessité. On 
« Objéete a dela que les petites boules du Lotus tétragonolobus sont si 
"e petites ep ‘comiparaïsün des autres parties de la plante, qu'elles ne 
"e peuvent pas sérvir a les tenir dans cétte fermété, et dans cette equi- 
"e libre. Cependant nous pourrions leur accorder ce qu'ils demandent en 
'« mesurant mathematiquément la quantité et le poids de la plante dite 
« Ornithopodium, et de l'Anonis non spinosa lucida serrata Sicula (?), 


D Ossia, coi nomi moderni: Solanurn tuberosum , Batatas , 


: asia, 

rum, Arisarum, Apios tuberosa, Aristolochia rotunda, Cyclamen , Spi- 
raea Filipendula, Corydalis cava, Pelargonium triste, Geranium tuberosum, 
Lathyrus —€— d ES Ranunculus Chaerophyllos, Saxifraga 
fera, Valeriana rosa, e 

(?) Ossia: Eege Ge? Bunium Bulbocastanum , Corydalis e CS 
clamen. 

©) Ossia: Or RARE perpusillus ed Ononis variegata: il Boccone nelle 
Icones et descriptiones rariorum plantarum aveva già disegnata la radice 
di questa ultima specie con i rispettivi tubercoli, così descrivendola: « ra- 
dicem globülos albos, dt in Ornithopodio cernitur, ferentem. » 


Ve | ARDA G. E. MATTEI - 


« la quelle estant tres petite et menue, cela nous pourroit faire esprouver 

« si ces boules peuvent donner quelque fermeté à la plante. | 

« Quelque-uns disent que ces parties, ou boules enflées servent a re- 

« cevoir une plus grande portion d'aliment, et une plus grande quan- 

« tité d'humidité que ne pourroient faire les racines seules, et les fibres 

« de la plante: et il y a quelque apparenee a cela par ce que ces par- 

« ties sont poreuses et spongieuses; et de plus dans ces boules blanches 

« on y trouve des insectes, qui sont plus remarquables dans une saison 

« que dans une autre, cela convient à l'opinion de ceux, qui disent 

« que ce sont des exerements et des maladies de la plante, et voila a 

« peu pres le raisonnement qu'on a fait sur la nature de ces petites 

« boules. Mais votre opinion me paroit la plus ingenieuse, la quelle pose, 
« que cette figure et les boules dans la racine peuvent avoir quelque 
« rapport avec les semences rondes de la plante, comme si la Nature se 

« servoit de ces petites capsules rondes pour imprimer aux semences 

« de ces plantes la figure ronde qu'elles ont, et qu'en eschange les se- 
« mences redonnassent aux racines, et aux boules cette figure orbicu- 
« laire qu'elles en ont recu, comme pour former un nouveau moule 

« pour leur production; mais ce que je puis ajounter pour votre satis- 
< faction est, que ces boules qui sont a la racine de l'herbe Zofus se 
« trouvent presque generalement dans toutes les plantes, qui portent 
« des gousses, ou des legumes, comme sont l'Ornithopodium, Scorpioides 
« leguminosa, Lotus siliqua quadrata , Trifolium vesicarium creticum , 
« Auricula auris Camerarii, Anonis lucida non spinosa, Anonis humi- 
« lis non spinosa rosae caninae foliis rotundis, Anonis natrim Plinii $ 
« Hieranzuni Candiae, ou Lotopisos, Arachidna, plusieurs especes de 
« Lotus corniculata pentaphylla. plusieurs especes de Cicer silvestres ex 
« et autres de la meme classe et du meme genre, lesquelles ont un 
« nombre considerable de globules blancs, ronds et poreux à lentour de 
« leur racines; et par ce que cette marque des boules est generale, et 
« reguliere dans les susdites especes, et se trouve rarement dans les 


©) Ossia: Ornithopus perpusillus, Ornithopus compressus, Lotus siliquo- 
sus, Trifolium fragiferum, Medicago circinnata, Ononis rotundifolia, Ono- 
nis Natris, Lotus edulis, Lotus corniculatus, Astragalus Cicer, ete, 


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3 
: 


PER LA STORIA DEI TUBERCOLI RADICALI DELLE LEGUMINOSE 221 


« autres plantes non Jegumineuses, il paroit de la que la Natüre nous a 
« voulu designer cela par ces indices obscures. » 

Con questo termina la parte della lettera del Boccone che si riferisce 
ai tubereoli delle Leguminose. E qui mi fermo alquanto per fare aleune 
considerazioni. Mi piace cioé rilevare come fino dal 1674, ed anche prima, 
questi tubercoli erano già noti al Boccone e ad altri botaniei: anche 
allora si diseuteva sulla loro natura, facendosi tre ipotesi in proposito, 
cioè: 1.° che fossero produzioni patologiche, analoghe alle galle; 2.° che 
fossero organi atti a fissare maggiormente la pianta al suolo; 3.° che 
fossero riserve di nutrimento e di acqua. Ciò dimostra che anche prima 
di Malpighi altri li paragonarono alle galle, ed è interessante il rilievo 
del Boccone che non si possono considerare come organi di propaga- 
zione agamica, imperocchè l'esperienza dimostra che posti nel terreno . 
non riproducono la pianta. Merito speciale poi del Boccone è di averli - 
indicati in molte specie e non in una sola, come il Dalechamps, ed anzi 
di averne riconosciuto la generalità presso le Leguminose al punto da 
ritenerli come un indice per riconoscere le specie appartenenti a questa 
famiglia. 

A queste considerazioni del Boccone, sui tubercoli delle Leguminose, 
seguono varie lettere trattanti del medesimo argomento. La prima è di 
G. C. Fagon « Docteur de la Faculté de Paris, Professeur en Botanique 
et Medicin de la Reine à Paris. » Ed ecco quanto serive in proposito: 

«....... vous demandez ma pensé sur les petites boules, qui sont 
« attachées à la racine de quelques plantes. Lesquelles me paroissent. 
« de trois sortes fort differentes: car quelques unes s'y rencontrant tou- 
« jours, et servant a nourrir et multiplier les plantes dont les racines 
« en sont chargées, comme la petite CAelidoine et le Ranunculus gra- 
« nuleug — elles leurs sont naturelles et ne sont pas moins de leurs ve- 
« ritables parties, que ces eminences considerables, qui paroissent aux 
« plantes tubereuses, telles que l'on voit aux /ris, Pivoines , Asphode- 
« les, à l'Apies d Amerique de Cornutus et à celui de nos campagnes, 
« et à plusieurs autres, lesquelles sont non seulement naturelles à ces 
« plantes; mais doivent etre contées parmi leurs parties principales, 
« puisque sans elles le reste de racines, aux quelles elles sont attachées 


222 G. F. MATTEI 


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est presque tout a fait sterile, et que chacune de ces tuberosités en 
partieulier peut, etant replantée, produire une plante de pareille es- 
pece, comme font les cayeux de bulbes, ce qui etant aussi commun 
aux boulettes de la petite Chelidoine, et autres semblables, elles doivent 
etre contées de meme nature, et mises au nombre des parties, qui 
etant marquées dans la semence de ces plantes se developpent, et se 
manifestent lors que les sues de la terre emeus, et preparés par la 
chaleur s'insinuent dans les pores de leurs grains, les dilatent, esten- 
dent les eonduits, e les fibres, qui y sont repliés, et les font enfin pa- 
roitre tels qu'ils etoient dans la plante, dont ees graines ont eté 
tirées: qui est, ce me semble la maniere dont on peut concevoir, que 
la figure de la semence contribue a regler ces sortes de boulettes, car 
la figure superfieielle de toute la graine ne peut determiner aucune 
partie de la plante, n'y ayant que le germe, en qui les lineament du 
tout sont repliez, et dont la graine n'est vue l'enveloppe: ce que l'on 
peut conjecturer de ce que la mesme vertu de germer se trouve dans 
plusieurs autres endroits de la plante, qui n'ont aueun rapport avec 
la figure de la graine, comme vous l'avez remarqué, Monsr., dans les 
tranchées de l'oignon de Sqwille, dont chaque extremité vous fit es- 
clore un ject, ce que j'ai pareillement observé dans la racine de la 
Fleur de la Passion, qui etant coupée par rouëlles produit autant 
de plantes de mesme espece que l'on trouve de moreeaux, comme fait 
Y Opuntia par chaque feuille replantée, et le Sedum arborescens par 
ses branches, ee qui arrive aussi au Cresson des prez à simple, et 
double fleur, dont une feuille à moitié enterrée fournit une plante en- 
tiere, et à la petite Bistorte des Alpes, qui se multiplie aussi aisement 
par les boutons de ses fleurs, que par sa graine. 

« La seconde espece de ces boulettes se rencontre à la verité toujours 
en certaine saison à la racine de quelques plantes, mais n'etant pas 
eapables d'en produire des pareilles, quoique naturelles, elles sont 
fort differentes des premieres, et semble servir à ces sortes de plantes, 
ou de reservoir pour amasser la serée, et la nourriture jusqu'au temps 
de leur poussées comme entre autres à la grande Serophulaire, qui 
dans J'Automne à le tronc de la racine tout de noeux, et rempli d'i- 


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A. A A ^ ^ A ^ A 


PER LA STORIA DEI TUBERCOLI RADIDALI DELLE LEGUMINOSE 223 


negalitez, qui pour lors de tuberouse devient tout a fait fibreuse: l'on 
pourroit aussi en quelques autres plantes les comparés aux capsules 
qui se rencontrent au coeur des aaimaux, à l'ouverture de la veine 
cave, et de laorte, que l’on nomme oreilles du coeur pour recevoir 
une partie de la nourriture, qui passant un peu trop vite par une 
racine deliée, comme par exemple est celle de l'Ornithopodium, y fe- 
roit du desordre si elle ne trouvoit ce petites boules, dont la racine 
de cette plante est pourveüe, ce qui me paroit plus vrai semblable, 
que de croire que ce soit pour l'affermissement de la plante, qui n'en 
a pas toujours besoin, particulierement l'Oraithopodium , qui etant 
couché contre terre, ne peut etre etraute du vent, et n'est point 
embarassé du poids de sa tige. Au reste je ne trouve pas plus extraor- 
dinaire qu'il se forme de petites eminences pour remedier aux incon- 
venients, qui pourroient arriver a ees sortes de plantes à cause du 
petit espaee de leur racines, que de voir sortir de l'extremité des bran- 
ches de la vigne, de la Couleurce, et de la plus part des legumes ces 
chenettes ou Capreoli, qui suspendent leurs tiges trop foibles pour les 
soustenir, si elle n'etoit accrochée par ces petites mains aux corps 
vicins, a quoi servent aussi ces esponges ou inegalitez que produit 
la tige du Zierre, et du Jasmin de Virginie, pour s'arreter aux ro- 
ches, aux arbres, ou aux murailles. 

« Je reduis en fin à la troisiéme espece ces boulettes qui se trouvent 
aux Sandalida Cretica, aux Stella leguminosa, au Faba-graeca (^), et 
a grand nombre de Legumes, et je crois que les eminences qui parois- 
sent à ces sortes de racines sont presque toujours des maladies, aux- 
quelles les plantes par la commune condition de tout ce qui se nourrit 
sont subjectes, aussi bien que les autres vivantes, et que ce sont des 
tumeurs de meme nature, que celles qui arrivent aux animaux, ex- 
citées ou par quelque cause externe, comme le vent, qui en esbran- 
lant violemment la tige de ses plantes, rompt quelques fibres de leurs 
raeines qui lui resistent, ou les vers, et autres bestioles qui en ron- 
geant l'ecorce de ces racines, et ouvrant les conduits par lesquels 


() Ossia: Lotus Tetragonolobus, Astragalus Stella e Vicia narbonensis, 


224 G. E. MATTRI 


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se porte la nourriture, doanent lieu à la seve de s'echapper, et de for 
mer en se coagulant ees sortes de boules se reduissant en ronde plus- 
tost qu'en une autre figure à cause de l'egale compression du corps 
qui l'environne, e la retient autant d'un eoté que de l'autre, ce qui 
arrive pareillement aux branches des Rouvres, et du Kermes, sur les- 
quels certains vermisseaux qui piquent leurs ecorces font naitre les 
Noix de Galle, et les Grains d'Escarlate, et de semblables animaux 
effleurant la membrane des feuilles du Chene et du Lierre terrestre, 
font paroitre les fausses Noir de Galle, et les eminences, qui se ren- 
contre assez ordinairement sur cetteci vers la fin de l'eté. Ces petites 
tumeurs s'elevent aussi bien souvent sur les racines par le defaut de 
la seve meme, qui etant quelques fois trop chargé de sels, et par 
consequent plus acre, qu'elle ne devoit pour la dureté des conduits 
qui la portent, fait au dedans ce que le vers font au dehors, et les 
rongeant insensiblement s'ouvre le passage pour former ces boulettes, 
et d'autres fois etant trop abondant fait eelater les vaisseaux exces- 
sivement remplis, et les deborde par les endroits qui les resistent avec 
moins de fermeté, ee qui arrive fort souvent aux legumes que l'on 
oblige a force de fumier de eroitre avec precipitation. 

« Bien d'autres rencontres peuvent sans doute contribuer a la nais- 
sance de ces petites excroissances , des quelles la cause me paroit en- 
core plus incertaine, que des parties naturelles des memes plantes : 


car quoiqu'il soit tres difficile de concevoir comment les sucs de la 


terre peuvent penetrer avee tant de justesse dans les pores des graines 
pour y estendre les parties repliées, et en les developpant, etaler dis- 
tinetement les racines, tiges, feuilles, fleurs, et graines, il est eneore 
à mon avis plus embarassant de remarquer d'ou viennent ees par- 
ties extraordinaires, dont le hasard faisant le plus souvent rencontrer 
les causes, les desrobe aisement à notre conoissanee ...... » 


Cosi il Fagon, pur non pronunciandosi definitivamente sulla vera na- 
tura dei tubereoli radicali delle Leguminose, mostra di propendere a ri- 


tenere che sieno malattie o tumori, faeilinente prodotti da cause esterne 
Hine le galle di altre piante, e li dcinde affatto dagli organi di 


D 


zazione agamica, 


PER LA STORIA DEI TUBERCOLI RADICALI DELLE LEGUMINOSE 225 


Segue una lettera di D’ Huisseau « Professeur a Saumur » che pure 
tratta la medesima questione. Detto professore incomincia col dire che 
« la connoissance de l'usage des parties tant des plantes que des ani- 
« maux nous donne moyen de penetrer en celle de leur nature », ma si 
perde tosto in una serie di fantasticherie e di paragoni assurdi che rendono 
poco serio quello ehe in realtà si trova di buono in queste sue considera- 
zioni. Per questo stimo inutile riportare per intero detta lettera, tanto 
più che non aggiunge chiarezza alla questione: traserivo solo il brano che 
pià direttamente si riferisee ai tubercoli delle Leguminose. Egli cosi diee: 

« En fin pour ce qui regarde les racines grumeuses, comme sont celles 
« de Filipendula, de Scrophuluria, de Paeonia foemina, etc., au quel 
« rang je mets celles dont vous faites mention, et qui ont ces petites 
« Boules rondes, desquelles vous parlez, je vous avoüe que l'observation 
« de votre ami m'a paru subtile, mais je ne sai si elle contentera toute 
« sorte d'esprits. Je gouste bien moins l'opinion de ceux qui estiment, 
« que ces petites boules ne contribuent rien à la propagation de la plante; 
« car je tiens qu'elles ont les memes fonctions dans cette sorte de ra- 
« cines que le bulbe dans les bulbeuses, les tubers dans les tubereuses, 
« et la maitresse racine dedans les fibreuses, c'est a dire qu'elles ser- - 
« vent a recueillir le sue qui leur est apporté, et a lui donner la pre- 
« paration qui lui est necessaire, et qu'elles contiennent en elles le foe- 
« tus de la plante...... » 

Adunque in massima ritiene che sieno riserve di sostanze alimentari, 
idea, come à noto, sostenuta da molti anche recentemente. 

Infine si ha un'ultima lettera di Moran « Medecin et Docteur de la 
Faculté de Paris. » Anche di questa lettera riporto solo la parte che 
più direttamente si riferisce all'argomento in questione. Egli dice: 

« Tous les globes qui paroissent aux racines des plantes, ou sont leur 
« racines memes, que la Nature a formée en rond, comme les oignons, 
« ou des parties inseparables, et meme principales de ces racines, comme 
« ceux de la plante, qu'on appelle Zerrae glandes, de la Pivoine, du 
« Dentaria bulbifera, ete. ou des tumeurs, qui y viennent par quelque 
« mauvaise disposition de la plante. Il n'y a personne, qui ne sache que 
« les vegetaux ont leurs maladies aussi bien que les animaux, comme 


226 — 6. E. MATTEL 


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B A AA CA RÀ 


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ils vivent, ils ne peuvent pas toujours se deffendre de ces ennemis 
eommuns de la vie, puisque c'est une loi a la quelle tous les vi- 
vants sont sujets. Il arrive souvent qu'ayant recu trop d'aliment de 
la terre, ils n'en peuvent pas faire une juste distribution, d'ou vient, 
que s'il se trouve en eux quelque partie, qui ait ses fibres moins ser- 
rez, et par consequent les pores plus ouverts, il s'i amasse, et s'i es- 
paissit ee qui fait une tumeur, qui ordinairement se forme en rond 
à cause que le suc, qui se porte en cet endroit est egalement pressé 
par le corps qui l'environne, de meme qu'une goutte d'eau s'arron- 
dit, paree que l'air qui est autour d'elle ne la poussant pas plus 
d'un coté que d'autre, elle est contrainte de se ramasser en sorte que 
ses parties soient egalement distantes de leur centre. Ce n'est tous- 
jours l'abondanee de l'aliment qui-fait ees tumeurs dans les plan- 
tes, assez souvent sans elle, quand les vaisseuz, qui portent leur nour- 
riture sont rongez, ou par un inseet, ou par une humeur trop acre, 
qui se separe de l'aliment, le sue de la plante n'etant plus conduit 
par les veines s'esgare de son chemin ordinaire, s'espand dans cette 
partie blessée, et i causé une tumeur, qui est tousjours nuisible a la 
plante ou elle s'engendre, bien loin de lui servir a preparer sa nour- 
riture, et a donner la figure à la semence, elle ne sert qu'a lui de- 
rober un partie de la matiere, qu'elle recoit de la terre; ainsi au 
lieu de la fortifier, en lui diminuant le sue destiné pour la nourrir, 
elle l'affoiblit peu a peu, et bien souvent la destruit entierement. Ces 
tumeurs aussi ne naissent point, ou fort rarement que dans les plan- 
tes que la viellesse, la eulture, ou le terroin peu propre à leur na- 
ture, ont rendu foibles, et languissantes. C'est pour quoi il ne faut 
pas s'etonner, si les legumes y sont sujettes, elles que l'on contraint 
par foree en les eultivant de recevoir plus d'aliment, qu'il ne leur est 
necessaire pour la vie. Ete. » 

Con questa lettera termina la discussione sui tubercoli radicali delle 


Leguminose, discussione voluta dal Boccone, la quale, pur non apportando 
cose nuove, dimostra come, anche antecedentemente al Malpighi, queste 
produzioni fossero conosciute per esistenti in quasi tutte le Leguminose, 
e come si propendesse fino da allora a ritenerle per produzioni anormali, 
per tumori, paragonabili alle galle. 


Congresso Internazionale di Botanica 
tenuto in Vienna dall’ 11 al 18 Giugno 1905. 


Il Congresso Internazionale Botanico di Vienna del 1905 è certamente 
da annoverare fra i più riusciti e più importanti che finora si siano te- 
nuti, sia per il numero ed il valore dei botanici stance: sia per l'im- 
portanza delle cose discusse e dei risultati ottenu 

Alla fine dell'ultimo Congresso, tenuto in Parigi: nel 1900, essendo stata 
scelta Vienna quale sede della riunione seguente, furono affidati a varie 
. Commissioni i lavori preparatorii; ed in modo speciale fu predisposto tutto, 
affinché al Congresso di Vienna potesse essere discussa seriamente, e ma- 
gari condotta a soluzione definitiva, la quistione grave della Nomenclatura 
botanica. L'attesa perciò fu grande, ed il numero considerevole dei bota- 
niei convenuti a Vienna nel Giugno scorso (*) attesta il grandissimo inte- 
resse destato in tutti i paesi per questo Congresso. Tutte le nazioni vi fu- 
rono largamente rappresentate (ad eecezione dell' Inghilterra e pur troppo 
anche dell'Italia, da dove vennero tre soli botanici!); e fra gli intervenuti 
v'erano autorità come Ascherson, Atkinson, Beck, Bonnet, Borodine, Bri- 
quet, Burnat, Czapek, Drude, Durand, Engler, Errera, Flahault, Focke, 
Goebel, Hnbertandi, Halacsy, Heisridhes Hoehnel, v. Ticitoweki lievito, 
Klebs, 0. Kuntze, Lindberg, Magnus, Marshall Ward, Mattirolo, Mez, M 
lisch, Nordstedt, Pfeffer, Prain, Reinke, Robinson, Schinz, Schroeter, Stras- 
burger, Trelease, Tschermak, Tubeuf, Underwood, Urban, Vilmorin, Volkens, 
Warburg, Warming, v. Wettstein, Wiesner, Wille, Wittmack, Zacharias ecc. 

La città cosmopolita di Vienna si presta in modo singolare per un con- 
gresso simile, sia per il carattere socievole e gioviale degli abitanti, sia 
per le tradizioni botaniche e la ricchezza straordinaria delle collezioni scien- 
dics ivi radunate 

na Esposizione botanica, organizzata dall’Associazione Internazionale dei 
botanici, nelle grandi aranciere del parco di Schoenbrunn, riuscì notevo- 
lissima per la quantità e qualità degli oggetti esposti, fra i quali i cultòri 
di tutti i rami dini Botanica indistintamente potevano trovare ricca messe 
di cose interessanti. 

Nella di cana epoca del Congresso Internazionale, tennero in Vienna 
la loro adunanza annuale anche l'Assoc. internaz. dei Botanici, la « Freie 
Vereinigung der systemat. Botan. und Pflanzengeographen » e la Società 
per la Botanica Agricola. 

Numerosissime ed importanti furono le letture pubbliche, iniziate con 
una splendida conferenza del Prof. Reinke intitolata « Ipotesi, premesse e 
problemi della Biologia », e tenuta all apertura solenne del Congresso, nel- 
l'Aula Magna della I. R. Università ; ma lo spazio ristretto ci vieta di dare 
il titolo anche delle più interessanti. Per le conferenze tenute durante le 


zi 


3: (NS. + + 


(*) La lista ufficiale dei botanici iscritti al Congresso porta il numer nq 


x 


908 —— | 0. PENZIG 


mattinate, serviva la bella sala dell'Unione Viennese degli Architetti, adat- 
tatissima allo seopo, con vasti locali annessi, dove era stato impiantato an- 
che l'uffizio del Congresso stesso. 

Le sedute pomeridiane avevano luogo nell'Orto Botanico, ed erano dedi- 
cate esclusivamente alla discussione del nuovo Codice di Nomenclatura Bo- 
tanica. In sei lun ghe sedute furono esaminati, discussi e soggetti a vota- 


ra 

all’ egregio Prof. John Briquet, in base alle "mie? della Commissione 
Internazionale di Nomenclatura istituita al Congresso di Parigi, ed alle 
proposte di riforma ad essa pervenute: ed e dovuto ii grandissima parte 
a tale immenso lavoro compiuto dal Prof. Briquet, se il Congresso è riu- 
scito a terminare in modo soddisfacente quella parte scabrosa del suo pro- 
gramma. Non minore merito per la felice soluzione delle innumerevoli dif- 


e delle ol 
. ficoltà, insurgenti ad ogni passo, spetta alla singolare abilità ed al tatto 


ab 
delicato, con cui l'Egregio Prof. Flahault di Montpellier, acclamato a Pre- 
sidente di quelle sedute, ha saputo dirigere la discussione. Dobbiamo pure 
rendere omaggio alla buona volontà mostrata dai vari partiti rappresen- 
tati nell’ Assemblea, i quali spesse volte ebbero a sacrificare is 
pi proprie convinzioni, e con parziali concessioni da ogni parte contribui- 
ono ad arrivare all’accordo generale, che dapprima a tutti sembrava quasi 


impossibile a raggiungere. Il nuovo res di Nomenclatura sarà tosto pub- ` 


cato per cura del Comitato: esso ha però, nella forma attuale, valore 
ini per le piante vascolari viventi, dacchè per la nomenalatara delle 
piante fossili e delle piante cellulari (Briofite e Tallofite) vennero nominate 


apposite Commissioni, che dovranno presentare le loro proposte, possibil- 


mente conformi alle regole ora stabilite, nel prossimo Congresso che avrà 
luogo nel 1910, a Bruxelles. 


Nelle settimane precedenti e seguenti il Congresso, il Comitato ha or- 


izzato anche varie 
nelle haies illiriche (Krain, Dalmazia, Montenegro, Bosnia, Erzegovina), 


l Litorale austriaco, nelle Alpi orientali, nella bassa Austria e Valle del ` 


Danubio, gege le quali i botanici, guidati da colleghi esperti dei luoghi 
e delle aste bins: poterono osservare e nnper ricca messe di spe- 
cie interessant 


Come si siis tutto il Congresso fu ammirabilmente organizzato; l'aeco- 


glienza fatta ai botanici fu cordialissima e festosa; e benché per isfortu- 
nate coincidenze aleuni dei festeggiamenti progettati non siansi potuti 
condurre ad effetto, anche per questa parte del convegno i Congressisti ` 
utti E 


serberanno geom ricordo del loro soggiorno a Vienna. 


O. PENZIG. 


$ 


cl E 


ue RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA 


REDATTA DA 


O: PENZIG 


Gs Prof. all’ Università di Genova 


è ba già | 
ANNO XIX — Fasc. VI-VIIT: 
: Tav. HI-VI ; 
MARCELLO MALPIGHI M 
| 1627-1694. i i 


TIPOGRAFIA DI ANGELO 


La MALPIGHIA si pubbliea una volta al mese, in fascicoli di 3 ¿ogli di stampa — 


almeno, corredati, secondo il bisogno, da tavole. 

] L’ abbonamento annuale mapori b25; pagabili alla ricezione del 1° fascicolo 

| ^ . dell annata, 

rus L'intiero volume annuale Ees fogl in 8° con cirea 20 tavole \ sarl messo — i 

in vendita al prezzo di L. 30. 
Non saranno venduti fascicoli separati. ` 


Agli ‘Autori saranno corrisposte 100 copie estratte dal periodico, 15 giorni. 


k 


dopo la pubblicazione del fascicolo. Qualora fosse da loro richiesto un maggior 


o 


ct E 


Ds numero. di esemplari, le copie in più verranno pagate in ragione di L. 10 al. 
|. foglio (di 16 pag.) per 100 copie. Quanto alle tavole supplementari occorrerà ` 
gi soltanto rimborsare le spese di carta e di tiratura. E. 
- .Le associazioni si ricevono presso i Redattori e presso. le principali Librerie GH 
Italiane e dell’ Estero. 

Ai Librai è accordato lo sconto del 20 Wi i 

I manoscritti e le corrispondenze. destinate alla MaLPIGHIA dovranno essere ` S 
| indirizzate al Prof. 0. Penzie in Genova. p. 
E accetta lo Seege con altro: ERR periodiche Set bo- ` 3 


Redatt xi > Prof. 0. Ponzig, R. Roger, 3 


pir ogni inserzione. à 


preci L. 20. 
QUE MAE, à » 15 


(E? * prezzi da convenirsi. 


Contribuzioni 


alla Biologia fiorale delle « Centrospermae » 


Note raccolte dal Dott. Lurei SCOTTI. 
III (*). 
Fam. CHENOPODIACEAE. 


Gen. Atriplex L. 
Delle specie di questo genere aleune sono dioiche ed altre monoiche. 
A. hortensis L. ha fiori poligami; gli ermafroditi con perigonio 5-par- 
tito si i femminili con perigonio nullo (Kirchner: Flora von Stuttgart, 
p. 226). 


` A. hastata L., laciniata L., portulacoides L. hanno fiori monoiei, ra- 
ramente quasi dioici, mancando i fiori ermafroditi (*). A. hastata è ane- 
mofila (Mae Leod) (?). 


Gen. Spinacia L. 
Il genere è dioico ed anemofilo secondo Delpino (°). 


Gen. Beta L. 
B. vulgaris L. é proterandra (Kirehner, Schulz) ed anemofila (Dar- 
win (*)) Secondo Kirchner (Flora ece., p. 225) i tre stimmi si svilup 
pano, quando le antere sono disseccate e eadute. 


(°) * il N.° I di queste Contribuzioni, vedi Riv. Ital. di Scienze Nat., 
Siena, n. 3 e 4 e seg. 1905. Per il N.° II vedi Annali di Botanica del Prof. 
Pirotta, vol. II, fase. 3.9, p. 493-514, 1905. 

(1) das e PAOLETTI. Flora analit. d" Italia 

(C) Oe e der Bloemen, p. 332, Gent. 1894. : 
£9) gie l 
c s effetti della "oer ioveniata e propria, trad. ital. p. 175. 

15. Malpighia. Anno XIX, Vol. XIX. 


230 LUIGI SCOTTI 


Sui fiori di B. maritima L. Mac Leod (*) ebbe ad osservare nell’ isola 
di Jersey numerosi insetti. 


Gen. Chenopodium L. 

Ch. album è anemofilo (Kirehner (*), Müller (*)). I fiori sono prote- 
rogini ; i tre stimmi (di rado 2) sono già maturi quando il fiore ha ap- 
pena raggiunto la metà delle sue dimensioni definitive. Gli stami in 
questo tempo sono appena distinti. Molto più tardi, quando gli stimmi 
sono disseccati, i cinque stami si espandono fuori del fiore. 

I fiorellini sono riuniti in glomeruli, ed in ogni glomerulo i fiori si 
trovano in tutti i loro successivi stadi. Talvolta uno dei cinque stami 
non è sviluppato o manca (Kirchner, loc. cit.). 

Mac Leod (*) ha osservato che nel Belgio la proteroginia non è sem- 
pre così perfetta come l’ha descritta Kirchner. In molti fiori gli stimmi 
rimangono vivaci fino a che si aprono le antere. In tal caso ha luogo 
l'autoimpollinazione spontanea per il contatto diretto delle antere con 
gli stimmi. Nè è sempre regolare l'addossarsi degli stami sui pezzi del 
perigonio verso la fine della fioritura. Egli pensa che le differenze os- 
servate nella durata degli stimmi dipendano dalla temperatura. Le sue 
osservazioni furono fatte nei coltivati, col tempo piovoso ed asciutto, in 
Giugno ed Agosto 1894. 

Da un lavoro posteriore (1893) dello stesso Kirchner (5) si rileva aver 
egli riscontrato in Ch. album, ma raramente, dei fiori omogami. Inol- 
tre ha pure constatato in questa specie, e in un solo esemplare, una 
secrezione di nettare: in tre fiori il nettare fu osservato fra la base del- 
lovario e il disco che si trova alla base degli stami. Anche in CA. Vul- 
varia L. si sono talvolta trovate goccioline di nettare nel fondo del it don 
Sui fiori di Ch. album Mac Leod ha osservato i seguenti ditteri: Syr- 
phus ribesii Le Platycheirus peltatus Meig., entrambi divoranti polline. 

() Over de Bevruchting der Bloemen, p. 560. 

(3 Neue Beobachtungen, » 16, 1886. . 

(5) Weitere Beob., Il, p. 22 

(4) Over de Bevruchting i Bloemen, 


() Ueber einige irrtimlich. für windbliitig gehaltene Pflanzen, in Jahres- 
hefte des Vereins für vaterl. Naturkunde in Württemberg, 1893. 


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CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 231 


Ch. polyspermum: L. è anemofilo (Kirchner) (*). Concorda in generale 
con Ch. album. Nel primo stadio i pezzi del perigonio sono serrati sul- 
l'ovario, e da un piccolo foro nell'alto del perigonio escono fuori i due 
stimmi. Dopo che gli stimmi sono appassiti si sviluppano ad uno ad 
uno gli stami (Mac Leod e» 


Ch. foetidum Lmk., ficifolium Sm., ees sono anemofili (Mac 
Leod (?). 


Ch. murale è proterogino ed anemofilo (Kirchner) (5); concorda con 
Ch. album, ma i due stimmi sono molto corti (Kirchner loc. cit.). So- 
vente essi sono già appassiti quando comincia lo scarico del polline da 
parte delle antere. Ma nei fiori in cui essi rimangono vivaci fino a che 
si aprono le prime antere vi è una piccola probabilità per l'autoimpol- 
linazione, poichè le antere sporgono di traverso fuori del fiore (Schulz) (5). 


Ch. hybridum L. è anemofilo ns (ê) e proterogino come Ch. al- 
bum ( (Mae Leod (*). 


Ch. Bonus-Henricus L. è anemofilo (Kirchner) (*) e proterogino come 
Ch. album. Gli stami si sviluppano poco tempo dopo che gli stimmi 
sono appassiti. Gli stimmi sono in numero di 2, 3 o 4, e mediocre- 
mente lunghi. I fiori di ciascuna infiorescenza si sviluppano quasi nello 
stesso tempo, cosicchè tutti i fiori di una porzione considerevole di essa 
si trovano nel medesimo stadio (Mac Leod (°). 


C) Neue Beobachtungen, p. 17, 1886. 
() Over de Bevr. der Bloemen, p. 330. 


. 17, 1886. 
(5 Beiträge ete., Heft 10, p. 93, 1888. 
(5) Gergen zur Biologie der Blüten, p. 13, 1890. 
C) Over de Bevr. ete., p. 331. 
(©) Neue Beob. etc., p. 17, 1886. 
e gredi de Bevr. ete., p. 331: 


232 : LUIGI SCOTTI 


= Ch. rubrum L. è pure proterogino (Schulz) (*) ed anemofilo. 


Oh. Botrys L., glaucum L. sono decisamente proterogini ed anemofili 
(Kirchner) (°). 


Ch. ambrosioides L. secondo Hildebrand CH è omogamo. Kirchner e 
riscontrò ora fiori proterogini ed ora omogami. 


Gen. Roubiaeva Moq. 


I fiori sono ermafroditi o talora femminili per aborto (5). 


Gen. Cyeloloma Moq. 
I fiori sono poligamo-monoiei o dioici CA 


Gen. Kochia Roth. 


I fiori sono ermafroditi o femminili per aborto (5). 


Gen. Salicornia S., Salsola Gaertn. 
Questi generi sono proterandri (Volkens (*)), ed il secondo è indicato- 
come anemofilo da Kerner di Marilaun Ch 


Salicornia herbacea L. ha fiori alquanto proterogini secondo Schulz (*), 
che presso Halle sulla Saale trovò pure la forma diandra, molto rara. 
L'autoimpollinazioue vi ha luogo facilmente poiché lo stimma giace sotto 
le antere, ma pure spesso l’ impullinazione è dovuta al vento (Sehulz). 


C) Beiträge z. Kenntn. der Bestäubungseinrichtungen und Geschlechtsver- 
| theilung bei den Pflanzen, Bibl. Botan. Cassel, Heft 10, p. 94, 1888. 
886. 


. 


(9) U. einige irrtiimlich fiir windbl., ecc. 1893 


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CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE ‘998 


Salsola Kali L. ha proteroginia più o meno perfetta. In alcuni fiori 
le antere si aprono dopo che gli stimmi sono disseceati, in altri l’auto- 
impollinazione spontanea è possibile poichè gli stimmi rimangono vi- 
vaci finchè dura lo scarico del polline (Kirchner) (*). 


Gen. Halogeton C. A. Mey. i 
I fiori sono poligami per aborto (°). 


Gen. Camphorosma L., Suaeda Forsh. 
Questi generi sono proterogini (Kirchner, Schulz, Volkens). 
Il primo presenta fiori poligami per aborto (°). 


Nelle Chenopodiacee, secondo Volkens (°), il trasporto del polline me- 
diante il vento avverrebbe soltanto in via subordinata. 

Innanzi tutto egli osserva che il polline nelle Chenopodiacee non è 
polverulento in sommo grado, gli stami non sono oscillanti e man- 
cano assi d'infiorescenze e aggruppamenti fiorali: caratteristiche, queste, 
delle piante anemofile. Inoltre anche il processo di fioritura non avviene 
nelle Chenopodiacee come nelle vere piante anemofile, almeno per le 
specie da lui esaminate. 

Per altro, prosegue, se contro un trasporto del polline per opera del 
vento stanno i caratteri riferiti, accenna ad un intervento degl’ insetti 
‘nel trasporto del polline la grande attrazione che, almeno i rappresen- 
tanti nostrali, esercitano su insetti di diverse specie (piccole cimici, afidi, ` 
ditteri, ecc.). Se questi vengano allettati dagli eccellenti nascondigli che 
ad essi offrono i fiori fittamente agglomerati o se il disco, specialmente 
nelle specie di Beta e Chenopodium; offra qualche alimento, egli non 
pronunzia un giudizio sicuro. 

Senza risolvere la questione se le Chenopodiacee sieno pei o meno 
SE od entomofile, alla fecondazione incrociata, quantunque l'auto- 
fecondazione non sembri esclusa, è provveduto largamente, poichè la di- 


(1) Ueber einige irrtümlich für windbl. ete. 1893. 
€) Fiori e PaoLETTI, Flora analitica. 
(3) loc. cit. in ENGLER u. PRANTL. 


234 LUIGI SCOTTI 


(*) Catal. dei pronubi di 


clinia, la poligamia e la dicogamia s'ineontrano quasi sempre in questa | 
famiglia. ; | 1 
Fam. AMARANTACEAE. | 
Dei due generi indigeni, Achyranthes e Amarantus, di questa fami- : Gli 
glia, il primo è localizzato in Sicilia ed in Sardegna , l'altro con sei | 
specie è sparso per tutta la penisola. } 
Alcune specie, quali Celosia cristata e Gomphrena globosa, sono colti- 
vate come ornamentali. 

Gen. Amarantus L. 

Questo genere ha fiori monoici o poligamo-monoici (Fiori, Fl. anal.). 

Gen. Albersia Kth. 3 
Albersia Blitum Kth. è probabilmente anemofila (Mae Leod ('). i 
Le amarantacee sembrano adatte alla fecondazione mediante il vento : 

(Kirehner (?)). - 
Fam. NYCTAGINACEAE. : 

; 

Nei giardini sono coltivate diverse Specie del genere Mirabilis L. d 

P. 

Gen. Mirabilis L. | 4 

M. Jalapa L. ha un tubo fiorale lungo 4 em. Il fiore si apre la sera, 3 
odora di notte tempo e si chiude al mattino. E proterogino e lo stimma 4 
è penicillato (3). | 1 

Secondo Delpino questa specie é sfingofila. Egli stesso vide pure nu —— 
merosi individui di Xylocopa violacea carpire con frode il miele, forando E 
in basso il tubo mellifero (UI. Oss. II, p. 280). | 

Il Prof. Macchiati (4) cita fra i pronubi di questa e di altre specie la E 
Pieris brassicae. 1 

(1) Over de Bevr. d. Bloemen, p. 332. j 

C) in ExcLER's u. PrANTI/s Pflanzenfamitien. 1 

C) Vita delle piante, traduz. it, vol. II, p. 305 4 


alcune piante. N. Gior. Bot. Ital. vol. XV, p. 355. 


CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 235 


Comes (D) include questa specie fra quelle ad impollinazione omoclinà, 
contribuendo ad effettuarla la chiusura periodica della corolla. Egli ri- 
tiene pure che il concorso delle farfalle notturne non sia indispensabile 
alla impollinazione. i 

Mattei (*) ha osservato che quando il fiore si chiude, lo stimma si 
ripiega contro gli stami in modo che possa avvenire l'autogamia, qua- 
lora fosse mancato l'ineroeiamento. Infatti tutti i fiori di questa specie 
abboniscono il seme. i 


Mir. longiflora L. si apre pure la sera e con molta probabilità nel suo 
paese natale la fecondazione si compie con l'intervento di lepidotteri 
notturni. In vero, la lunghezza e la strettezza del tubo corollino, la co- 
lorazione chiara, l'odore forte che emana sono caratteristiche d'un fiore 
notturno (Heimerl (°)). 

È pure proterogina e la corolla, avvimendò; si comporta come nella 
specie precedente (Mattei) (*). 


Gen. Pisonia L. 
P. hirtella è proterogina (Delpino). 


Secondo il Dott. Heimerl (*) parecchi generi della sezione « Mirabi- 
leae » presentano fiori cleistogami. Egli ne ha osservato nell Ozybaphus 
nyctagineus, coltivato nel giardino botanico di Vienna, e frequentemente 
nei generi Boerhavia, Acleisanthes, Pentacrophys, Selinocarpus. 


. Fam. PHYTOLACCACEAE. 


Gen. Phytolacca L. 
Ph. decandra L. è proterandra. 


(1) Studi sull’impollinaz ione di alcune piante. Napoli 1874. 
* Noterelle botaniche. Bologna, Azzoguidi, p. 11, 1886. 
(5) Bestäubungseinrichtungen einiger Ny yctaginaceen, in Verh. Z. Bot. 
G. Wien, XXXVIII, 1888. 
(4) loe. cit. p. 11. 


236 1 LUIGI SCOTTI 


| Ditteri ed imenotteri a corta proboscide possono effettuarvi l’eteroim- 
pollinazione, ma non è esclusa l'autofecondazione (Robertson) (*). 


Fam. PORTULACACEAE. 


Gen. Montia L. i 
M. fontana L.: nei fiori che rimangono chiusi durante il tempo eat- 
tivo avviene l'autofecondazione (Axell) (3). . 
Kerner (?) dà la stessa notizia, e Mae Leod (^) riporta ehe i fiori di 
rado si aprono eompletamente (anche se esposti al sole), e l' autofecon- 
dazione é la regola. 


Gen. Portulaea L. 
P. oleracea L. ha cinque stimmi disposti a stella nel centro del fiore 
e per la loro forma somiglianti a piume delieate. Gli stami sorgono 
obliquamente dal fondo del fiore e formano un cerchio intorno agli 
stimmi. : ; 
Gli stami, come quelli di P. grandiflora, sono irritabili (Halsted (5). 
Secondo Kerner (5), al principio della fioritura gli stami sono collo- 
cati in maniera che la piccola distanza che intereede fra le antere e 
gli stimmi, impedisce che il polline ad esse aderente possa arrivare so- 
pra questi: quindi il fiore è disposto all’inerociamento mediante gl'insetti. 
Ma dopo aleune ore i petali patenti si avvicinano ed il fiore comincia 
a chiudersi: i cinque stimmi pennati si toreono ad elica e volgono tutti 
da un medesimo lato. Nello stesso tempo si curvano prima ad arco e 
poi si avvolgono ad elica anche i filamenti staminali filiformi, e -con tal 
provvedimento le antere coperte di polline sono compresse contro lo stimma 
pennato. 


® Om Anordningarna ecc. 
(3) loc., cit., vol. II, p. 381. 


. Č Flowers and insects, in Bot. Gard, vol. XII, p. 65. 1892. 
eec, x 


sa ^H ecc., p. 354 
AMT Irritability in Purslane stamens, in Bot. Jahresb. 1888, 
GEN cit., vol. II, p. 350. i 


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La E EE 


CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 237 


P. oleraeeà var. si/vestris DC. ha fiori nettariferi, privi di odore, di 
color giallo-oro, aperti al mattino, ai raggi del sole. Le otto antere ed 
i quattro rami stimmatici si sviluppano nello stesso tempo, e questi ul- 
timi stanno fra le antere in modo che l'autoimpollinazione spontanea è 
inevitabile (Kirchner, Neve Beob., p. 19, 1886). 

Occasionalmente dovrebbe aver luogo anche l'eteroimpollinazione, poi- 
ché lo stesso Kirchner (loc. cit.) vide una mosca a visitare i fiori, e nu- 
merose formiche, che di quando in quando toccavano i fiori. 


P. grandiflora Hook. produce fiori eleistogami (De Bonis) (°). 
Fam. PARONYCHIACEAE. 


Gen. Scleranthus L. 
8. perennis L. ha fiori piccoli, poco vistosi, mancanti di corolla. I se- 


pali eon i loro bianchissimi margini ne fanno le veci. Gli stimmi e gli 


stami maturano nello stesso tempo; soltanto per la posizione degli stami 
lontani l' uno dall" altro è favorita l eteroimpollinazione. 

Così H. Müller (Die Befruch. d. Blumen, p. 180) e Kirchner (Flora, 
p. 231), ma Schulz (Beiträge, ete. Heft. 10, p. 58, 1888) trovò per lo 


| più fiori decisamente proterandri, e di rado omogami. 


Schulz (?) osservando individui di questa specie sulle colline che cir- 


condano Króllvitz presso Halle a. S., riferisce che i frutti di S. perennis 
abboniscono quasi periodicamente, quantunque l’autofecondazione accada 


raramente. I fiori, benchè privi di odore e poco appariscenti, vengono 
visitati ed impollinati da numerosi insetti — specialmente mosche, pic- 


. cole api, vespe e formiche — i quali, innanzi tutto le formiche, vi ac- 


corrono a motivo del nettare prodotto in grande quantità dalla super- 


— ficie del cercine anulare sul quale sono inseriti gli stami. 


Lo stesso Schulz (°) riferisce che nel maggior numero dei fiori di 


Questa specie si hanno due verticilli staminali alterni, di cinque mem- 
eee ui 


() in Buli. Soc. Bot. It., p. 22, 1895. 
È) Beiträge zur Kenntniss des Blühens der einheimischer Pflanzen; Be- 
richte d. Deuts. Botan. Ges. Band XX, H. 10, 1902. 


238 LUIGI SCOTTI 


bri ciascuno. Nel rimanente dei fiori aleuni o tutti gli stami non sono 
normalmente sviluppati; le loro antere più o meno impiceiolite non 
eontengono polline atto alle funzioni sessuali. Solo raramente uno o piü 
Stami sono affatto spariti. Pareechi ceppi presentano solo fiori con stami 
non normali; sono pereió puramente femminili: ma talvolta essi si tro- 
vano aecanto ai fiori ermafroditi sullo stesso individuo; pereió la pianta 
oscilla tra la ginomoneeia e la ginodiecia, citate anche da Loew (Die 
Veränderlichheit der Bestüubungseinr. bei Pflanzen derselben Art, Hum- 
boldt, VIII, Mai 1889). 

Kerner (+) riporta che spesso sono abortiti due o tre dei quattro stami 
nei fiori di Scleranthus; che le loro antere si presentano vizze e non 
contengono polline sessualmente maturo. Nella massima parte delle spe- 
cie di questo genere i filamenti staminali, nel corso della fioritura, si 
allungano in modo da portare le antere allo stesso livello dello stimma 
e fornire cosi direttamente a questo il polline per l'autogamia. Ma Schulz 
ciò contesta con queste parole « Kerner hat schwerlich jemals eine Sele- 
ranthus-Blüthe untersucht ». * 


S. annuus L. si allontana in parecchi punti dalla specie precedente. 
Rimando il lettore bramoso di saperne di più alla completa monografia 
che di questa e della precedente specie ha scritto il Prof. Schulz (°). 

Secondo lui l’autoimpollinazione è la sola di S. annuus, poichè i fiori 
non appariscenti e privi di odore, non ostante il nettare assai spesso pro- 
dotto in gran quantità, vengono poco visitati dagl insetti. 

Warming (*) riporta che i fiori di queste due specie di Scleranthus 
sono fortemente proterandri. Nell'ultima fase fiorale trovandosi le antere 
alla medesima altezza degli stimmi, si toccano fra loro ed avviene lauto- 
fecondazione. 

Secondo Knuth (*) in S. annuus gli stami sono dapprima stretti contro 
il calice campaniforme, ma più tardi si rialzano, si avvicinano allo stimma 
ed effettuano l'autoimpollinazione spontanea. 


C) Vita delle piante, trad. it, vol. II, p. 288, 329. 
(*) loc. cit. Ber. deut. Bot. Ges. XX, 10, 1 

C) Om Caryophyllaceernes Blomster, p. 241, 
(f) Blumen und Insekten auf den nordfriesischen Inseln, p. 73, 1894. 


- 


d 


CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 239 


In Ss. perennis, che secerne maggior quantità di nettare, gli stami sono 
vicinissimi ai sepali espansi, mentre gli stili con i loro stimmi che si 
sviluppano contemporaneamente, sovrastano nel centro del fiore. Ma 
quando i sepali a poco a poco si chiudono, le antere vengono a con- 
tatto con gli stimmi, e nel caso che non sia avvenuta eteroimpollina- 
zione mediante gl" insetti, ha luogo l’ autoimpollinazione. 

Mae Leod (*), riferendo la descrizione di Schulz (Beiträge, I, p. 39, 
1888), riporta Sc. annuus come omogamo o debolmente proterandro. Si 
trovano pure fiori femminili. Tra i visitatori cita un solo dittero: OA- 
vieria lateralis. 

Schulz riferisce ancora (loc. cit., II, p. 76), che ad Halle a. S. questa 
specie in molti anui, durante tutto l’ inverno, fiorisce sotto la neve, ca- 
ricandosi di frutti maturi e non maturi, di fiori e di gemme. 

I fiori sono perfettamente pio, i sepali sono più corti che nei 
fiori normali aperti. 

Gli stami, 2-3, con corti filamenti hanno antere che non sono più 
Piccole di quelle dei fiori normali. I due stili sono generalmente molto 
piccoli, e per tutta la loro lunghezza sono coperti di papille più Innghe 
e più grosse di quelle che si osservano nei fiori che si aprono, 


Gen. Illecebrum L. 

I. verticillatum L. Secondo Hildebrand CE i fiori. Subs non sì 
aprirebbero e si autofeconderebbero. 

Così riporta pure Kerner di Marilaun (?). 

Mae Leod (*), nel Belgio, non ha mai riscontrato fiori subaequei. Ar 
lecebrum, egli aggiunge, s'incontra in alcune località (Meirelbeke, Bel- 
lem, ece.), nei coltivati, frequente; i fusti pieghevoli sono coricati sul ter- 
reno, i fiorellini piccoli e numerosi, con 5 sepali bianchi, carnosi, riman- 
gono sempre chiusi di giorno e di notte, col buono e col cattivo tempo. 


(1) Over de Bevr. e dus 354. 

(* arbecht, ng, p. 77, 1867. 

() Vita delle piante, id: Hi vol. lI, p. 381. 
" Over de Bevruchting der Bloemen, p. 353. 


240 LUIGI SCOTTI 


' Gen. Herniaria L. 

Herniaria alpina Will. 

È fiori omogami concordano in sostanza nella loro struttura con quelli 
di H. glabra descritta da Müller p 

I fiori per il loro color verde e per il piccolissimo diametro sono ben 
poco appariscenti e certamente si autofecondano. Tuttavia la presenza 
del nettare, prodotto da un anello che collega le basi degli stami, e la 
distanza esistente fra le antere e gli stimmi mostrano che non è da 


escludersi interamente una eteroimpollinazione mediante gl’ insetti (Kir- 


chner) (?). 


H. glabra L. è debolmente proterandra (Schulz) (*). Secondo Kirchner 
(FI. v. Stuttgart, p. 231), i fiori sono pure debolmente proterandri, e vi 
ha luogo l’eteroimpollinazione , favorita dagl’ insetti (piccoli ditteri e 
formiche), e l'autoimpollinazione, mancando le visite degl’ insetti. 


Gen. Telephium L. 

T. Imperati L. è proterandro. AI principio della fioritura gli stimmi 
insieme serrati. si elevano dal centro del fiore, mentre le antere sono 
aperte ed offrono il loro polline agl insetti visitatori. 


Ma più tardi, 
quando gli 


stimmi, raggiunta la maturità sessuale , divaricano, le foglie 
fiorali, prima patenti, si avvicinano e nascondono le antere, di guisa che 
il fiore, anche in questa seconda sua fase, è disposto per l'inerociamento, 
potendo lo stimma ricevere solo il polline portato dagl’ insetti. 

Con questo provvedimento un fiore ermafrodito raggiunge lo stesso 
scopo che sarebbe ottenuto con la distribuzione d 
sopra due individui diversi. Il nettare é secreto, alla base degli stami in- 
grossati, da un tessuto giallieeio collocato dalla parte dell’ovario (Ker- 
ner) (*). | 


0) Weitere Beobacht. ü. Befr. d. Blumen durch Insekten, MI, p. 223. 
j , 1890. 


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CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMA& 24l 


Gen. Polyearpon Loef. 
P. tetraphyllum L. Nei fiori che rimangono chiusi per il tempo cat- 
tivo si effettua l'autogamia (Kerner) (°). 


Fam. CARYOPHYLLACEAE. 
Tribus: ALSINEAE. 


Gen. Spergularia Pers. 

S. rubra Pers. à pianta emeranta in massimo grado. I suoi piccoli 
fiori rossi rimangono aperti appena due ore, poi si ehiudono per sem- 
pre, ma in modo che possa avvenire l'impollinazione omoelina se fosse 
mancata quella inerociata mediante gl' insetti (Mattei) (?). ; 

Anche Schulz (*), le cui osservazioni furono fatte in diverse località 
dei dintorni di Króllwitz e sul Tautz presso Diemitz non lungi da Halle 
a. S., ritiene comune l’autoimpollinazione. Però soggiunge che nelle lo- 
calità rieche d’insetti, i fiori, forniti di leggierissimo profumo, a causa 
della loro vivace colorazione e del loro nettare — prodotto dai fianchi 
dell’ anello che circonda la base dell’ ovario — vengono visitati ed im- 
pollinati da numerosi insetti, principalmente piccole api, vespe e 
mosche. 

I fiori sono proterandri o omogami. Nei fiori chiusi l’ autoimpollina- 
zione è probabilmente la regola (Schulz : Beiträge, Heft. 10, p. 16, 1888). 
Secondo Kirchner (Flora von Stuttgart, p. 233), col tempo sereno i fiori 
sono aperti dalle 9 alle 3 ore. 


Gen. Spergula L. 
S. arvensis L. secondo Kerner è proterandra. Egli riporta che il pol- 
line delle cinque antere contrapposte ai sepali serve specialmente per 
l'ineroeiamento, mentre quello dei cinque stami contrapposti ai petali à 


(1) loc. cit, vol. IL p. 381. 
C) Noter terelle botaniche, p. 8. Bologna, 1886. 
(9) loc. cit., III, pp. 121-126. 1903. 


242 LUIGI SCOTTI 


impiegato per l'autogamia (') Ma Schulz (°) non è di questo avviso; 
egli ritiene più frequente l'autofecondazione. 

Mae Leod (*) riporta i fiori come omogami, ed i seguenti ditteri che 
ne visitano i fiori: Zristalis tenaz, Syritta pipiens, Anthomya aestiva. 


S. pentandra L. Schulz (Beiträge, Heft 17, p. 41, 1890) presso Halle 
trovò i fiori di questa specie omogami. Comunemente sono presenti solo 
i cinque stami opposti ai sepali; nei fiori aperti gli stami sono verticali 
o un po’ piegati verso l esterno, cosicchè le antere, le quali per lo più 
arrivano fino al centro degli stimmi e mentre si coprono di polline stanno 
in una posizione orizzontale o quasi, ordinariamente non vengono a con- 
tatto con gli stimmi. Ma poichè i fiori durante la notte e col tempo cat- 
tivo restano chiusi — e se le condizioni sfavorevoli perdurano, non si 
aprono — accade l'autoimpollinazione spontanea, venendo le antere a 
contatto con gli stimmi. Mediante gl’ insetti, nei fiori aperti, ricchi di 
nettare, può essere favorita I eteroimpollinazione. 

Oltre gli stami episepali, sono di quandb in quando presenti alcuni 
di quelli epipetali, i quali sono lunghi quanto l'ovario, cosiechè le loro 
antere, anche nei fiori chiusi, di solito non vengono a eontatto con gli 
stimmi. Schulz osservò pure, poche volte, ridotto il numero degli stami 
episepali a 4 od a 3. 


Gen. Sagina L. 

S. procumbens L. secondo Schulz (*) ha comunemente fiori omogami. 
In principio le antere si trovano a piecola distanza dagli stimmi: piü 
tardi piegandosi gli stami alquanto verso l' interno , le antere vengono 
in contatto con gli stimmi, cosicchè è inevitabile 1 autoimpollinazione. 
Durante il tempo coperto i fiori rimangono chiusi ed è quindi possibile 
l'autoimpollinazione, quantunque non possa escludersi nel primo periodo 
fiorale quella incrociata mediante gl' insetti. 


(1) loc, cit., II, p. 332. 

(*) loc, cit. III, pp. 126-129, 1903. 

C) Over de Bevr. der Bloemen, p. 340, Gent. 1894. 
(*) Beiträge, Heft 17, p. 38, 1890. 


i 


CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 243 


è 


S. apetala L. 
Formiche, poduridi e numerosi piccoli acaridi visitano i fiori. Questi 


è alquanto proterandra. 


animaletti leccano dapprima gli stimmi, e poscia con le loro parti boc- 
cali toccano le antere; possono così provocare l’inerociamento (Mae 


Leod) (*). 


S. ciliata Fr. concorda probabilmente con la specie precedente (Mae 
Leod) (?). 


S. nodosa L. è decisamente proterandra (Mac Leod OH, Lubbock) (°). 

Quando il fiore si apre gli stimmi sono corti, non divergenti e par- 
zialmente nascosti sotto le antere; gli stami sono stretti contro il pi- 
stillo. Dopo qualche tempo gli stami incominciano successivamente a | 
staccarsi dal pistillo e nel medesimo tempo si aprono le antere. Quando 
tutte le antere si sono aperte, cominciano a svilupparsi gli stimmi che 
sì accrescono molto rapidamente (Mae Leod) (*). 

Mac Leod ha trovato, nelle dune, degli esemplari femminili con stami 
abortiti, non fertili. 


S. saxatilis Wimm. (= S, Linnaei Presl.) è pure proterandra, e nel- 


l'impiego del polline per l'inerociamento e per l’autogamia concorda con 


Spergula arvensis (Kerner) (*). Si presenta dimorfa. 

. Nella forma « decandra » Fenzl. (= macrocarpa Rchb.) i petali sono 
lunghi quanto i sepali o poco più lunghi. Degli stami generalmente in 
numero di 10, gli esterni, le cui antere si sviluppano un po’ prima di 
quelle degli stami interni, si piegano verso il centro del fiore, cosicchè 
le antere vengono a trovarsi fra le ramificazioni dello stilo che si svi- 
luppano contemporaneamente. Per tal modo l’ autofecondazione è quasi 
sempre effettuata. Gli stami interni, mentre le loro antere si coprono di 
polline, rimangono eretti. Gli stimmi sono, per lungo tempo vivaci, Co- 


(1) Over de dive d. Bloemen, p. 341. 
(*) British wild flovers, ete., p. 75. 1893. 
€) loc. cit, vol. Il, p. 333. ` 


E ii ck Son ` 
CREE | 


244 LUIGI SCOTTI 


sicchè spesso, quando le antere degli stami interni sono già cadute, 
essi sono aneora éapaci di essere impollinati. 

I nettarii, rappresentati da rigonfiamenti basali degli stami esterni, 
producono molto nettare che spesso riempie tutto il fondo del fiore. Si 
trovano anche fiori in cui aleuni dei dieci stami sono mancanti; di rado 
e sempre isolati, aleuni fiori sono affatto femminili. 

La forma con fiori imperfetti è diventata costante in qualche località, 
e in fitografia porta il nome di micrantha Fenzl. 

I petali di questa forma non raggiungono la lunghezza dei sepali: 
dei dieci stami alcuni degl'interni, di rado tutti, non sono sempre Svi- 
luppati (Schulz, Zeitrüge, p. 14, 1888). ia 

Secondo Axell (Om Anordningarna, p. 108) S. Saxatilis (= Linnaei) 

è proterandra, ma Schulz (loe. cit.) in numerose località dei Riesenge- 
birge la trovó omogama. 


Gen. Alsine L. 

À. verna Bartl., mucronata L. sono proterandre. Quando gli stimmi 
incominciano a separarsi, lé antere cadono dai filamenti, il qual fatto 
costituisce un mezzo diretto alla produzione dell’ incrociamento (Ker- 
ner) (?). 

In esse, alla base di ogni filamento staminale, si trova un paio di 
papille nettarifere (Kerner) (2). 

Da una nota del Dott. Ludwig (*) si rileva ehe aleune specie del ge- 
nere offrono osempi di dimorfismo fiorale, che consiste nella presenza di 
due forme di diversa grandezza. 

Mac Leod (*) l'ha riscontrata ginodioica. Secondo Schulz (Beiträge , 
p. 18, 1888) Alsine verna è ginomonoiea e ginodioica. In molti fiori egli 
notó (Beitr., p. 43, 1890) che alcuni degli stami epipetali o tutti, e di 
rado oltre questi anche aleuni degli stami episepali non giungono a 
completo sviluppo. Questi fiori ehe rappresentano un passaggio a fiori 
SE) loc. cit., vol. II, p. 302. 

(5 loc. cit, vol. Il, p. 168. 


C) Gynodimorphismus der Alsineen, Botan. Centralblatt, 27/28, 1880. 
( De Pyreneeënbloemen, p. 104. 


- SC ` e E SE Hm Se 
CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE 


puramente femminili furono già riscontrati da Ludwig (Bot. Centralbl., 

Jahrg. V, 1880, 2 sem., p. 1021) nelle Alpi. Frequentemente i fiori er- 
mafroditi (completi ed incompleti) ed i fiori femminili si trovano su lo 
stesso individuo. Tanto gli uni eome gli altri producono nettare e sono 
riccamente visitati da piccoli imenotteri e ditteri (Schulz). H. Müller 
(Alpenbl., p. 183-184) osservò prineipalmente ditteri quali visitatori dei . 
fiori. 


A. Cherleria Fenzl. (= Cherleria sedoides L.) ha fiori poco appari- 
scenti, con scarsa secrezione nettarea. Prime ad aprirsi sono le- antere 
degli stami episepali, e poi quelle degli stami epipetali. L'autoimpolli- 
nazione spontanea, malgrado l'omogamia o la debole proterandria è resa 
abbastanza difficile dalla posizione degli organi sessuali. Questi sono 
molto variabili rispetto alla lunghezza. 

Secondo Reichenbach (Flora Germanica excursoria, II, p. 783-784), 
nella « Flora helvetica III, p. 571 » di Gaudin, Gay ha descritto. la 
pianta come poligama. Koch (Taschenbuch der deutschen und Schweizer 
Flora, 3 Aufl. p. 86), secondo Salis, riporta che CA. sedoides si presenta 
anche poligamo-dioiea, con stami più lunghi e stilo eorto. Facchini 
(Flora. von Südtirol) cita due forme, delle quali una possiede stami nor- 
mali e breve stilo, l'altra ha stami eorti con antere prive di polline e 
stilo più lungo. Pax (Natural. Pflanzenfam. IN Th. 1 Abt., 1889) diee 
che la separazione dei sessi si. presenta in diverso grado; Bentham 
(Handbook of the british Flora) serive « Flowers usually wholly or par- 
tially unisexual » (Schulz, Beitr., p. 44, 1890). 


TR Arenaria L. 
d serpyllifolia L. ha fiori die nettariferi, omogami. 
Oltre gl'individui a fiori ‘ermafroditi, si presentano pure piante a 
fiori femminili, altre con fiori ermafroditi e fiori femminili, ed occorrono 
pure forme di transizione fra i fiori ermafroditi e femminili (Mae Leod) (*). 


* 


() Over de Bevr., p. 343. 


16. Malpighia, Anno XIX, Vol. XIX. 


LUIGI SCOTTI 


Ar. ciliata L. In parecchie località della Svizzera F. Ludwig (*) con- 
statò in questa specie la presenza di fiori femminili. 

Warming (?) trovó in Norvegia la pianta ginomonoica e dà una de- 
scrizione dei fiori ermafroditi e femminili. 

Gli esemplari esaminati da Kirchner C) a Riffelberg presso Zermatt 
erano ginodioiei con fiori ermafroditi proterandri. 

Il nettare è secreto nel fondo del fiore fra gli stami e l’ovario. 


Ar. biflora L., come constatarono Müll. (Alpenbl. p. 185-186) e Schulz 
(Beitr., pag. 47, 1890) ha fiori debolmente proterandri, in eui D auto- 
impollinazione spontanea à possibile per il contatto degli stimmi con le 
antere. Non di rado aleuni stami, quasi esclusivamente quelli del verti- 
cillo epipetalo, sono più o meno ridotti. Inoltre s'incontrano, per lo più 
su ceppi distinti, e raramente insieme agli ermafroditi, lei fiori fem- 
minili, ehe sono un po’ più piccoli. I nettarii hanno spesso una colora- 
zione aranciata e producono molto nettare. 

Schulz (loc. cit.) notò a visitare i fiori numerosi ditteri e pochi ime- 
notteri, insieme a piccoli coleotteri. Müller (loc. cit.) osservò ditteri. 


Gen. Moehringia L. 

M. trinervia Claire è proterogina (Lubboek) (*). Secondo Müller 9) 
all'aprirsi del fiore gli stimmi sono già divisi D uno dall’ altro, e rivolgono 
in alto le loro superficie stimmatiche, mentre le antere sono ancora 
chiuse. Nel secondo stadio si aprono le antere degli stami (più lunghi) 
episepali; nel terzo stadio versano il polline le antere degli stami epi- 
petali, mentre gli stimmi sono ancora vivaci. 

Verso la fine della fioritura i dieci stami si volgono verso l interno, 
venendo così le antere in contatto con gli stimmi (autoimpollinazione 
spontanea). In molti casi gli stami esterni sono molto eorti, con antere 
ridotte e vuote. | 


(3). Botan. Centralblatt, III, p. 1021. 1880. 

C) Om Caryophyllaceernes blomster, p. 225, 1890. 
€) Beiträge, ecc., p. 14. 1890. 

(0 Wild. brit. flow., p. 75. 

€) Die Befrucht. d. Bl, p. 136. 


1 


CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 247 


Secondo Schulz (:) i fiori sono generalmente omogami, molto rara- 
mente debolmente proterandri, talvolta debolmente proterogini. Nel primo 
stadio gli stami episepali si curvano verso l’ interno del fiore (autoim- 
pollinazione spontanea), poscia versano il loro polline gli stami epipe- 
pali, generalmente verticali, e gli episepali si allontanano alquanto dal 
centro. 

Da queste descrizioni, conclude Mac Leod (), appare che non sempre 
i fiori si comportano nella stessa guisa. Indubbiamente vi influiscono di- 
verse cause esterne (luce, temperatura, ecc.). 

Egli cita un pronubo: Æmpis florisoma Low. ` 


M. muscosa L. secondo Schulz (*) che l’ha osservata nel Tirolo meri- 
dionale, è decisamente proterandra. Così pure Müller (A/penbl., p. 187-188). 


Gen. Stellaria L. 

St. graminea L. presenta tre stadi fiorali. Nel primo stadio i cinque 
stami esterni sono maturi ed inclinati verso il centro del fiore; nel se- 
condo stadio maturano i einque stami interni, ed infine si elevano e si 
espandono gli stimmi, mentre gli stami si accorciano ed avvizziscono. 
Ma prima che ció avvenga, gli stimmi attorcigliandosi vengono in con- 
tatto con le antere, determinando una fecondazione per autogamia, qua- 
lora fosse mancata quella dovuta alle visite degl' insetti negli stadi in 
cui il fiore era soltanto maschile (Lubbock) ER 

Analogamente, nei punti sostanziali, riferiscono pure Kerner (5), Mül- 
ler, Mac Leod. Ludwig (*) trovò presso Greiz, oltre la forma grande a 
fiori ermafroditi con antere scure e la forma media ad antere gialle e 
fornita di cattivi grani di polline, individui con puri fiori femminili 
piccoli, dagli stami biancastri, completamente rudimentali. Il diametro 


(1) Beiträge, 17, p. 46, 1890. 
() Over der Bevr., ete., p. 343. 


248 LUIGI SCOTTI 


dei fiori femminili era di 8-12 mm., mentre quello degli ermafroditi rag- 
giunge i 1824 mm. I petali dei fiori ermafroditi sono lunghi una volta 
e mezza il calice, quelli dei fiori femminili sono lunghi quanto il calice 
ovvero più corti. 

Oltre queste due forme, l'una a puri fiori ermafroditi e l'altra a puri 
fiori femminili. Schulz (Beitr., p. 21-22, 1888) riferisce che molto di rado 
s'incontra una forma poligama. Comunemente, in questa, le forme dei 
fiori sono divise in diverse parti dell'infiorescenza, in modo, p. es., che 
i fiori terminali e primari del dicasio sono ermafroditi, ed i rimanenti 
sono femminili. Spesso anche, soltanto il fiore EES è ermafrodito. 
La pianta è così ginomonoica e ginodioica. 

La ginodieeia fu pure riscontrata per la Danimarca da Warming (Om 
Caryophyll. Blomster), per la Svezia da Tullberg (Bot. Notiser, 1868, 10). 

Le glandole nettarifere nel gen. Stellaria sono poste alla base dei cin- 
que stami esterni. ; 

Anche Mae Leod (') riporta la specie come ginodioica, e tra i pronubi 
cita Apis, Eristalis arbustorum, Syritta pipiens, Empis livida, ecc.; 
imenotteri: Odinerus parietum, Pachymerus caleitrator , Cephus pyg- 
maeus, eec.; piccole nottue. 


St. holostea L. presenta i tre stadi fiorali in modo più marcato ed i 
suoi fiori sono più vistosi che nella specie precedente (Lubbock) (°). 

I fiori cominciano dall'essere maschili, e se la fecondazione incrociata 
non ha luogo, passano ad essere fisiologicamente ermafroditi ed atti ad 
autofecondarsi. 

Mae Leod (°) cita quali visitatori dei fiori parecchi ditteri: Zréstalis 
arbustorum, E. nemorum, Syrphus ribesii, specie di Empis, ecc.; due co- 
leotteri del genere Trigagus, due lepidotteri: Pieris napi, Polyommatus ` 
Phlaeas e piccole nottue. 

Secondo Schulz (*) i fiori, nelle foreste presso Halle a. S., sono quasi 

( Over de Bevr., etc., p. 346. 

@ loc cit, p. 73. 

(3 Over de Bevruch. d. eg p. 345. 1894. 

(3) Beiträge, eté., 10, p. 22, 1 


; - d CS \ pa LG » e 
SR 


CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 249- 


x 


omogami (allora l'autoimpollinazione è inevitabile); gli stami epipetali 
non si, piegano verso l'interno quando si aprono, e le loro antere riman- 
gono spesso introrse. Müller (Befr. d. BL, p. 182) trovò i fiori proterandri. 

Anche presso questa specie si trova una forma femminile più piccola 
(Schulz, loc. cit.). Egli però non ha osservato fiori femminili insieme 


a fiori ermafroditi sullo stesso individuo. 


St. media Cyr. ha fiori meno appariscenti ed é pure proterandra. 

Solo raramente i dieei stami portano antere con polline atto alla fe- 
eondazione; generalmente le cinque antere del verticillo interno sono 
vizze e prive di polline (Kerner) ('). | 

Schulz (Beitr., 1888, pag. 20) riporta che i fiori della comune forma 
campestre sono ermafroditi e possiedono d'ordinario 3-5 stami del verti- 
cillo esterno. Gli stami del verticillo interno sono sempre completamente 
scomparsi. Trovò solamente di rado fiori femminili. 

Poichè le piante fioriscono ancora in autunno avanzato ed al princi- 
pio dell’ inverno, deve aver luogo un’autofecondazione, poichè le piante 
portano sempre frutti e gl’ insetti in quel tempo sono molto rari. Pro- 
babilmente essa avviene durante la chiusura del fiore. 

Produce pure fiori cleistogami con tre stami piccolissimi e tre stimmi 
(Mattei) (7). i 

Macchiati (*) cita i seguenti pronubi: Halictus, Andrena nitida, Sep- 
sis, Apidi. 

Le visite degl'insetti favoriscono T autoimpollinazione e l incrocia- 
mento. Quando il fiore si chiude, almeno verso la fine della fioritura, 
le antere vengono a contatto con gli stimmi e l’autoimpollinazione è 
inevitabile (Mae Leod) (*). 

Mac Leod ha trovato nel Belgio, fra le dune, una varietà a fiori che 
non si aprono, privi o quasi privi di corolla (var. apetala). 

1) loc. cit, vol. Il, p. 332. 


) 
(*) Noterelle bot., p. 8. i 
83) Catal. di pronubi di piante, Nuovo Giorn. Bot. It., vol. XVI, 1884. 


(S Over de Bevr. etc., p. 347. 


250 SRP Eyed: LUIGI ScOTTE 


St. palustris Retz., nemorum L. sono pure proterandre (Sprengel), e 
lo è pure S£. uliginosa Murr. (Mae Leod) (*), eccellentemente adattata 
all’ impollinazione mediante gl’ insetti, malgrado le sue piccole dimen- 
sioni (Ludwig) (*). Secondo Schulz (*) la proterandria è più o meno 
perfetta. 

St. palustris è ginodioica in Danimarca (Warming, loc. cit., p. 206), 
‘ ed i fiori ermafroditi sono fortemente proterandri. Tullberg (Bot. Not. 
1868) per la Svezia li riporta pure proterandri. 

In Germania, secondo H. Müller (New cases of dimorphism in flowers, 
Nature XXIII, p. 337) e secondo Ludwig (sub St. glauca With.) fu 
pure osservata questa specie ginodioica. 

St. nemorum in Germania, secondo Schulz (Beiträge, ete., 10, p. 18, 
1888), è ginodioica con numerosi fiori femminili, ma per lo più isolati. 
I fiori ermafroditi sono proterandri, ma nei Riesengebirge quasi omogami 
(Schulz). In Danimarca ed in Norvegia i fiori sono fortemente proteran- 
dri (Warming: Om Caryoph. Blomster, p. 205). 

St. uliginosa è più o meno decisamente proterandra (Schulz, loe. eit. 
1888, p. 23), tuttavia s'incontrano in numerose località, ed in maggior 
numero, degl’ individui quasi o affatto omogami. Presso Halle a. S. (in 
pianura) S. uliginosa, comunemente, è più o meno proterandra. Gli stami 
esterni si piegano verso l'interno ma di poco; le loro antere si man- 
tengono estrorse. Gli stami interni rimangono verticali. Dopo la dei- 
scenza delle antere anche i piu esterni si ripiegano in fuori. (Secondo 
Mae Leod — Bot. Centr., p. 360, 1885 — gli stami più esterni si svi- 
luppano per ultimi). Gli stimmi si svolgono per lo più dopo la caduta 
delle antere; di rado quando le ultime antere degli stami interni si co- 
prono ancora di polline. 

Ma in autunno, anche presso Halle, si trovano numerosi individui, in 
cui le antere e gli stimmi si sviluppano nello stesso tempo, e l' autofe- 
condazione E prodotta dagli stami esterni. 


(5. Dub. ü. die Beda einer Phaner. Pflanzen der Belgischen Flora. 
Bot. Cent., Jahrg. VI, Bd. 23, 1885, N.° 38, p. 359-361; N.° 39, p. 365-307. 
Q) Gynodim. d. Alsineen. Bot. Cent. n. 27/28, 1880 
Č) Beitr., p. 23, 1888. 


CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 291 


Nei Riesengebirge invece, Schulz trovò per lo più fiori omogami. Gli 
stimmi si sviluppano o mentre le antere degli stami esterni si coprono 
di polline e quindi l'autoimpollinazione spontanea 6 inevitabile, o dopo 
lo spargimento del polline degli stami esterni e durante la deiscenza 
delle antere degli stami interni. Anche in quest' ultimo caso puó aver 
luogo spesso l’ autofecondazione. 

La secrezione del nettare è abbondante. 

&. uliginosa accanto ai fiori ordinari ne presenta altri in cui i petali 
sono corti e ristretti, quasi svaniti (Ludwig, loc. cit.). 

Ludwig prendendo in considerazione tutte queste particolarità osser- 
vate in queste ed altre (*) Alsinee, ne trae il convincimento che gl'in- 
setti abbiano dovuto rappresentare una parte essenziale per lo sviluppo 
delle loro specie, anche se i loro fiori non sono cosi appariscenti come 
quelli lepidotterofili delle Silenee, loro affini. 


Gen. Holosteum L. 

Hol. umbellatum L. ha fiori E nettariferi, proterandri (Mae 
Leod (?). 

Secondo Schulz (*) si danno pure piante femminili ed individui con 
fiori ermafroditi e femminili. L’ autoimpollinazione spontanea è proba- 
bilmente la regola. I fiori stanno fra la Tezze e la debole prote- 
randria (Beitr., 17, p. 48, 1890). 

Ginomonoico e ginodioieo secondo Müller ( Weit. Beob. II, p. 26). 


Gen. Malachium Fr. 
M. aquaticum Fries è proterandro brachibiostemone (Sprengel, Ricca). 
Secondo Korner il polline delle cinque antere degli stami oppositise- 
pali serve per l’inerociamento, e quello delle antere contrapposte ai pe- 
tali è destinato per l'autogamia, analogamente a quanto avviene in 
Spergula arvensis, Sagina sazatilis, Stellaria media CH 


OV. m seguito della nota citata. i 
(C) Over de Bevruchting der Bloemen, p. 342. 
(ei Beiträge, 10, p. 19, 1888. 

(*) Vita delle piante, vol. lI, p. 332. 


252 LUIGI SCOTTI 


Oltre i fiori ermafroditi s' incontrano pure fiori femminili. 

Secondo Schulz (') gli stimmi si espandono generalmente dopo che 
le antere sono cadute, e Mac Leod EE non ha constatato un contatto 
diretto fra le antere e gli stimmi. 

Tra i visitatori dei fiori cita: Eristalis arbustorum, Melithreptus di- 
spar, Platycheirus peltatus, Anthomya aestiva, Lucilia splendida, Empis. 


Gen. Cerastium L. 

C. trigynum Wil. (= Stelluria cerastioides L.) ha fiori omogami (Ricca: 
Atti soc. it. sc. nat., vol XIV, p. 252, 1872; H. Müller: Alpenbl., p. 188- 
189; Lindman: Bidrag till hänned. om skandinav. Fjellwaat. blomming 
och befruktning, K. Svenska Vet.-Akad. Handling. Bd. 12, Afd. III, 6, 
p. 49-50, 1887). Gli stimmi che si sviluppano contemporaneamente alle 
antere, veagono sempre a contatto con esse, poichè i fiori, aperti soltanto 
ai raggi del sole, si chiudono di notte e durante il tempo piovoso; l'auto- 
impollinazione spontanea è quindi inevitabile. 

I fiori producono nettare abbondante da nettarii spesso colorati in 
giallo, e vengono con relativa frequenza visitati da piccoli ditteri e ime- 
notteri, che provocano auto- ed eteroimpollinazione (Schulz, Beitr., 17, 
p. 49-50, 1890). 


C. brachipetalum Desp. Anche in questa specie, i cui fiori si compor- 


tano come quelli della precedente, ha luogo l autoimpollinazione spon- 
tanea (Schulz, loc. cit., p. 51). 


C. glomeratum Thuill. ha fiori bianchi, nettariferi, proterandri, molto + 


piccoli. Si presentano individui a fiori ermafroditi e individui a fiori 
femminili (Mac Leod) CH 


C, semidecandrum L. ha fiori meno appariseenti di C. arvense e per- 


ciò meno frequenti sono le visite degl’ insetti; lo sviluppo precoce degli 


(1) Boitrige, 10, p. 23, 1888. 
(°) Over de Bevr., p. 
Lus Over. de Bevr., p. 350; V. pure Ludwig, Bot. Centr., p. 1021. 1880. 


LE 


CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 253 


stami rispetto al pistillo è meno mareato e quindi più facilmente av- 
viene l'autogamia (Lubbock) CA, 

Talvolta in questa specie Schulz (Beitr., 10, p. 23, 1888) come già 
Müller (Befr., p. 184, Weit. Beob. II, 229), notò che i einque stami in- 
terni mancano completamente; più di rado sono presenti i rudimenti 
ovvero uno o tutti gli stami sono normalmente sviluppati. I fiori sono 
omogami o debolmente proterandri. Come questa si comportano le spe- 
cie molto affini C. obscurum Chaub. e pallens Schltz. 

Ludwig (*), presso Greiz, trovò i primi esemplari fioriti ginodioici, 
ma non potè scoprire una differenza nelle dimensioni dei fiori delle due 
forme. Anche Kirchner (Fl. v. Stuttgart, p. 241) mporta questa specie 
come proterandra e ginodioica. i 

Mae Leod (°) cita fra i visitatori: Andrena Greynana, Halictus Mo- 
rio, Pieris brassicae ed un coleottero: Amara familiaris. 


C. triviale Lk. concorda con C. arvense, ma ha i fiori più piccoli. 

Tra i visitatori Mae Leod (*) cita Apis, Halictus rubicundus, piccole 
mosche. 

In Danimarca é ginodioieo. I fiori ermafroditi sono debolmente pro- 
terandri o quasi omogami: quindi è possibile l'autoimpollinazione ( War- 
ming: Om Caryoph. Blomster, p. 203). 

Nella Svezia, secondo Axell, i fiori sono debolmente proterandri con 
autogamia fertile (Om Anordningarna, ecc.). 

In Germania si presenta ginodioico e ginomonoieo. I fiori ermafroditi, 
debolmente proterandri, sono di rado perfettamente omogami (Müller, 
Befr. ; Schulz, Beitr. ecc. 1888). 


C. alpinum L. var. P coespitosum ha fiori omogami secondo Ricca. 
Ludwig, nelle Alpi, trovò fiori proterandri e la specie ginodioica. 
Axell per la Svezia riporta i fiori come debolmente proterandri (da 


(1) loc. ie p. 74. 

(*) loc 

(5) Ges = Bevr., p. 350. 
(4) loc. cit., p. 350. 


954 LUIGI SCOTTI 


Warming: Om Caryoph. Blomster, p. 199). C. latifolium L., altra va- 
rietà dell'a/pinwm . è proterandro (Müller, AZpenbl., p. 189), tenendo il 
mezzo nello sviluppo degli organi sessuali fra l omogama Stellaria ce- 
rastoides e le Alsinee decisamente proterandre. Ma verso la fine è pos 
sibile l' autoimpollinazione. I peli lunghi e vischiosi del calice proteg- 
gono il fiore, quando è in boccio, dal freddo e dall’ umidità, e quando 
è aperto da piccoli, inutili animaletti (Kerner, Die Schutzmittel d. BI. 
gegen unberufene Gäste, Wien, 1876). 


C. uniflorum Murith. concorda, in sostanza, nelle disposizioni per l'im- 
pollinazione con C. latifolium L. (*). 

I fiori sono proterandri, ma vi avviene anche l'autogamia. Essi attra- 
versano tre stadi: al principio della fioritura sono soltanto maschili, più 
tardi ermafroditi. ed infine femminili (Kirchner) (°). 

Il nettare è prodotto alla base degli stami. 


C. arvense L. è proterandro (Sprengel, Ricca). Si avvicina a Stellaria 
holostea per la posizione dei nettarii e nello sviluppo degli stami e del 
pistillo (*). È frequentemente visitato dag)" insetti. 

Ludwig (4), in Germania, trovò di questa specie una forma a fiori 
femminili più piccoli, ed anche Warming in Danimarca. 

Secondo Kerner (5) si distinguono nel fiore tre periodi. Nel primo pe- 
riodo gli stami oppositisepali sono maturi e scoprono il loro polline, che 
puó soltanto servire all'ineroeiamento mediante gl'insetti, poiché gli 
stimmi del proprio fiore sono aneora immaturi. Un giorno piü tardi i 
filamenti di questi stami si piegano verso il centro del fiore ed alcuni 
perdono le loro antere. Nel secondo periodo gli stami oppositipetali che 
in questo frattempo sì sono allungati, aprono le loro antere ed il pol- 
line può ancora esser preso dagl' insetti. Ma nel giorno dopo essi s'in- 


() H. Müller. Alpenblumen, p. 189. 
D Beiträge zur Biolog. der Blüten, p. 15. 1890. 
n LuBBocK. British wild flowers, ete., p. 74. 
(©) Gynodimorphismus der Alsineen, in Bot. Centr., p. 830, 1880. 
@ loc. eit, vol. II, p. 347. 


CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 255 


curvano verso il centro del fiore, e senza perdere le loro antere aspettano 
... la fine della fioritura. Nel terzo periodo gli stimmi che prima erano uniti 
PO nel centro del fiore, si staccano l'uno dall'altro e piegandosi ad arco e 
indietro, vengono a contatto col polline delle antere ultimamente nominate. 

Come visitatori dei fiori Mae Leod C) cita: Myopa polystigma , Pla- 
tycheirus peltatus, Hylemyia cinerella , Empis Purio fra i ditteri; My- 
labris CBruchus) luteicornis fra i coleotteri e piccole nottue. 


| C. erectum C. G. (= Moenchia erecta). Generalmente sono sviluppati 
| solo gli stami episepali ; gli epipetali maneano, o sono presenti in nu- 
i mero di 1, 2, od anche tutti e quattro. 
: Gli stimmi (4, talvolta 3 0 5) sono già sviluppati nel boccio; quando 
. M fiore si apre gli stami episepali sono eretti o alquanto piegati verso 
| l'esterno; le antere raramente vengono a contatto eon gli stimmi. 
Come in altre Alsinee i flori si ehiudono la nottee durante il tempo 
cattivo; l’ autoimpollinazione è allora inevitabile poiehé le antere degli 
| Stami episepali vengono strette contro gli stimmi. Continuando il tempo 
E  eattivo, i fiori non si aprono affatto, e l'autoimpollinazione ha luogo nel 
| fiore chiuso. vit 


Glandole nettarifere si trovano alla base degli stami episepali (Schulz) (?). 


| Quasi tutte le Alsinee descritte hanno fiori piccoli, aperti — e perciò 
| accessibili agl’ insetti a corta proboscide -— dai colori chiari (bianco o 
| rosso-chiaro). i 

. In quasi tutte le specie i fiori hanno tendenza a chiudersi la notte, 
. e durante il tempo fresco ed umido si chiudono totalmente o quasi to- 
| talmente, 


Come si è visto dalle specie esaminate, il numero normale degli stami 
| non è presente che in poche specie. Affatto mancanti, o una riduzione 


d 


` nel numero degli stami del verticillo epipetalo si osserva frequentemente 
dn Alsine verna; in Spergula arvensis e Spergularia rubra di quando in 
Quando, oltre il verticillo epipetalo, mancano uno o due stami del ver- 
L^ n Over de Bevr., etc., p. 349. 

| €) Beiträge, AT, p. 51, 1890. gem? 


atta e ee Tiago CECR 


H 


LUIGI SCOTTI 


ticillo episepalo. Altre variazioni sono state notate nella parte descrit- 
tiva (V. ante). 

Nella massima parte delle specie s'incontrano fiori femminili o su | 
ceppi isolati, o su lo stesso individuo insieme ai fiori ermafroditi. Fiori | 
maschili non ne furono trovati. 


I fiori ermafroditi sono in molti casi proterandri e per lo più devons 
la loro fecondazione all' intervento estraneo. 

L'autoimpollinazione spontanea è quasi inevitabile in quelle specie in ` 
cui gli stimmi, durante l’ emissione polliniea delle antere del verticillo ` 
staminale episepalo — molte volte inelinato verso il centro del fiore — 
si trovano già sessualmente maturi. Se la maturità sessuale degli stimmi | S 
accade mentre si coprono di polline le antere del verticillo staminale È 
epipetalo — eretto, o più o meno inclinato verso I' esterno del fiore T3 
l'autoimpollinazione spontanea é resa molto diffieile; naturalmente que- ` 
sta é affatto impossibile se gli stimmi vengono a maturità, dopo ehe le 
antere hanno già perduto il loro polline e tutte, o in parte, sono cadute. à 

I fiori di tutte le specie possiedono nettarii, che ordinariamente si pre 
sentano come rigonfiamenti alla base degli stami esterni. Hanno spesso | 
colorazione bianco-verdastra o giallo-verdastra, di rado gialla o rosso-aran- — 
ciata, e producono nettare abbondante anche nelle specie più piccole. n 
nettare é accessibile agl' insetti a corta proboscide: ditteri, piccoli ime- 
notteri, coleotteri (Schulz: Beiträge, Heft 10, p. 25, 1888; Heft 17, p- 
52, 1890). 


Tribus: SILENEAE. 


Gen. Agrostemma L. 

A. Githago L. è decisamente proterandro e concorda con Dianthus 

nella strettezza del tubo e nella posizione dei nettarii (Lubbock) (i 

L autogamia può avvenire in seguito all’ allungamento degli stami 

per cui le antere Topo portate presso allo stimma (Kerner (*), M 
Leod) (°). 


® wé cit, p. 72 
(?) loc. cit., vol. dl, * 331. 
. (9) Over de Bevruchti ting der Bloemen, p. 339, Gent. 1894, 


& 


CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 257 


Secondo Schulz (*) i fiori sono proterandri od omogami. In Germania 
furono trovati solo fiori proterandri (Müller) (?). Nella Svezia Tullberg (°) 
trovò la proterandria con gradi di passaggio alla omogamia. Axell (*) 
trovò la proterandria. 


Nei easi di sviluppo contemporaneo degli stami e degli stimmi, l'auto- 


_impollinazione ha luogo quasi sempre (Schulz) (*). 


Scotti, lungo la strada da Barbianello a Pavia, nei campi di frumento, 
trovò fiori proterandri e li notò visitati da Pieris, osservata anche da 
Müller (loc. cit.). ie 

Gen. Lychnis L. 

L. Flos-Jovis Lam. è decisamente proterandra. Ha fiori appariscenti, 
nettariferi. Il nettare, secreto dalla base interna dei filamenti, si raeco- 
glie nel fondo del calice, sieché occorre ad un insetto una la proboscide 
di 15 mm. per raggiungerlo. 

L'ingresso del tubo corollino è difeso dalla paracorolla, la cui funzione 
biologica è evidentemente protettiva; non solo essa ostacola il cammino 
ai piccoli insetti predatori , ma impedisce ancora l’accesso alle d Age di 
pioggia ehe si aceumulano alla base del lembo. 

Il fiore presenta tre stadi. Nel primo stadio cinque stami si allungano 
rapidamente, sporgono dal tubo corollino e dopo aver vuotato le loro 


antere si addossano sui petali. Nel secondo stadio si ripete’ il medesimo 
| processo per gli altri cinque stami. Durante questo periodo maschile del 


fiore, il polline polverulento e biancastro non può cadere neppure in 
minima quantità sugli stili che non sono peranco maturi. 

‘Quando le antere, dopo essersi vuotate di polline, appassiscono e ca- 
dono, gli stili subiscono un allungamento in grazia del quale sporgono 
fuori dell’orifizio corollino. Il fiore in questo stadio è soltanto femminile. 
Lo stimma è « volubile », descrivendo uno 0 due giri di direzione in- 
determinata. 


(1) Bibl. Bot., Heft 10, P 11, Cassel, 1888. 
C) Weit. Beob. II, p. 234 

(© Botaniska Notiser, D- 40, 1868. 
(4) Om Anordningarna, p. 108, 1869. 


208 ` LUIGI SCOTTI 


L'aütoimpollinazione è totalmente esclusa. 

Le farfalle che visitano il fiore di questa Lychnis, si strofinano in un 
fiore masehile contro le antere aperte e rivolte in alto con le regioni | 
ventrali del loro corpo, ovvero impollinano i singolari stimmi volubili, — 
pelosi, d'un fiore allo stadio femminile. 5 

La L. Flos-Jovis per il colore dei suoi fiori e per l'abbondante secre- E 


zione del nettare, pel modo come il nettare è protetto e finalmente per ` ` 


la struttura della sua corolla e per l'evoluzione dei suoi organi ses- 
suali, puó essere considerata come una delle piante allogamiche più 
notevoli delle nostre Alpi (Briquet) (*). Anche Müller (A/pexbl., p. 199) 
descrive questa specie come un fiore lepidotterofilo, decisamente prote- 
randro. 


L. Flos-cuculi L. ha fiori rosei, nettariferi, proterandri. Le glandole 
del nettare si trovano alla base degli stami e formano un anello car- 
noso che circonda l' ovario. i 

Nel primo stadio le cinque antere degli stami episepali occupano il 
centro del fiore. Esse si aprono verso l'interno e sono così avvicinate 
fra loro ehe la tromba d'un insetto, il quale visiti normalmente il fiore 
per suggere il nettare, rimane inevitabilmente sporea di polline. Nel se- 
condo stadio questi stami si allungano e piegano in basso, mentre le 
antere dei cinque stami epipetali si trovano ad ostruire l’ ingresso del 
fiore. Quando anche questi si sono allungati e ripiegati in basso, i cin- 
que stili che prima erano molto corti e nascosti entro il tubo fiorale, 
si allungano, occupano la stessa posizione tenuta dalle antere nei due 
stadi precedenti, e svolgono a spira le estremità stimmatiche. Il fiore è 
in questo stadio soltanto femminile, e quindi è necessaria la visita de- 
gl’ insetti per l’impollinazione (Müller) (°). 
Secondo Schulz (?) si trovano fiori femminili con stami corti ed an- 
tere meschine, e fiori maschili c con piceoli stili, 


O) PRI biolog. florale dans les Alpes occidentales; Bull. du Laborat. | 
de Botan. Gén. de l'Univ. de Genève, vol. I, n. 1, avril 1896. 

à) Die Befruchtung, ete, p. 129. 

(3) Beitrüge, ete., 10, p. 11. 1888. 


D A Ee 
LG & 


CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 259 


Mac Leod ('), nel Belgio, non trovò fiori unisessuali, ed anche a me 
non é finora occorso di trovarne in diverse località italiane. 

Mae Leod (') riporta il fiore di questa specie eome melittofilo, quan- 
tunque nella lista di visitatori da lui notati, non manchino lepidotteri. 
Secondo il suo avviso, questa specie tiene il mezzo fra le Alsinee (Stel- 
laria, Cerastium, ecc.) e le Silenee lepidotterofile (Saponaria officinalis), 
per la profondità a cui trovasi il nettare. Es 

Ecco gl'insetti notati da lui : Apis mellifica, Bombus lapidarius, B. 
terrestris, Psithyrus quadricolor, Rhingia rostrata, Melithreptus dispar, 
Pieris brassicae, P. napi, Hesperia (Sylvanus?) Ino? | 

Delpino (Ult. Oss. I, p. 164) cita api, Halictus e Rhingia. 

L. Viscaria L. (= Viscaria vulgaris Rohl.). I fiori furono estesamente 
descritti da Müller ( Weitere Beob. II, p. 233-234). 

Schulz (Beitrüge, Heft 10, p. 10, 1888; Heft 17, p. 32, 1890) presso 
Halle, in Turingia e nel Tirolo meridionale li osservò spiccatamente pro- 
terandri. Gli stimmi si sviluppano dopo che le antere hanno perduto 


tutto il loro polline ed i filamenti si sono ripiegati in fuori: l'autoim- ` 
pollinazione spontanea è quindi sempre esclusa. 


Specialmente presso Bolzano, a Cavalese in Val di Fiemme, egli notò 
come visitatori dei fiori numerosi lepidotteri diurni (specialmente Pieris, 
Vanessa, Arginnis ed Hesperia- specie) che in gran numero d’individui 
vi svolazzavano intorno. 


L. alpina L. (Viscaria alpina Fr.) presenta, nei numerosi esemplari 
esaminati: da Kirehner C) a Riffelberg presso Zermatt, fiori ermafroditi 
nella maggior parte e non di rado fiori femminili sopra ceppi distinti. 

I fiori ermafroditi sono specialmente proterandri (Kirchner). 

La disposizione proterandra è stata pure deseritta da Axell X 

Warming: (*) in Groenlandia osservò fiori proterogini e notò pure la 


ginodiecia. | 


Piero ap ae e m PD 
() Over de Bevruchting d. Bloemen, etc., p. 336. 
(°) Beitr. z. Biolog. d. Blüten, p. 17. 1890. 
() Om Anordningarna, ete., p. 33. 
( Om Caryophyllaceernes Blomster, p. 54-57. 


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SEC 


^. 


A M A Se KE E 


260 LUIGI SCOTTI 


I fiori femminili avevano piccole corolle, e trovò pure una forma me- 
dia fra i fiori femminili e gli ermafroditi. Egli stesso in- Norvegia e 
Svezia scoprì in questa specie la ginodiecia, la ginomonecia e l’ andro- 
monecia; i fiori ermafroditi erano proterandri. 

Il diametro dei fiori ermafroditi esaminati da Kirchner era di 10-12 
mm., corrispondente a quello degli esemplari nordici studiati da Warming. 

Nei fiori dei ceppi femminili gli stami sono così miseri che appena 
raggiungono la lunghezza dell’ovario (analogamente li rappresenta War- 
ming); il diametro della corolla misura soltanto 6-7 mm.; è perciò più 
piccolo di quello ehe Warming trovò per gli esemplari nordici nei quali 
il diametro raggiunge 7-8 mm. in Groenlandia , 7-9 mm. in Norvegia 


(Kirchner) (*). 


L. alba Mill. (— L. dioica & et y L. — L. vespertina Sibth — Me- 
landrium album: Mill. — Müller, Befr., p. 131; Mae Leod, Over de Bevr. 
p. 338, Cobelli, Nuovo Giorn. Bot. It. Genn. 1893) é dioica. 

Secondo Delpino è specie preferentemente sfingofila. Müller, tra i visi- 
tatori di questa specie, notò ripetutamente SpAiuz porcellus. 

Schulz (*) dietro osservazioni eseguite in località boscose fra Halle e 
Brachwitz nella valle della Saale, riferisce quanto segue. 

Quasi eontemporaneamente all'espansione della corolla, comincia, tanto 
nei fiori maschili quanto nei femminili della stessa località , l' odore 
— un odore cariofillino della serie amminoide — e la secrezione del 
nettare, che in forza quasi eguale durano pareechie ore, facendosi in se- 
guito più deboli, per cessare del tutto o quasi verso il mattino. 

Il nettare è facilmente accessibile agl’insetti a lunga proboscide, not- 
tue e sfingi. 

In Luglio ed in Agosto i fiori vengono visitati dai. nominati insetti 
fra le 8 e le 11 di sera, nel qual tempo l'odore e la secrezione del net- ` 
tare raggiungono il loro massimo. Ad attirare gl'insetti concorre anche 
il colore bianco della corolla che spicca nell'oscurità. 

A loc. cit. 


( Das Blühen der einheim. Arten der Gattung « Melandrium ». pot. 
Centr., Bd. XVIII, Abt L Hf. 2. 1905. 


CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 261 


Oltre che dalle farfalle notturne, questa specie è visitata di quando 
in quando, e principalmente verso sera, da piccole api, sirfidi, coleotteri. 

I fisopodi che spesso in gran numero si trattengono nei fiori di que- 
sta Zychnis, provocano solo raramente l’impollinazione degli stimmi. 

Bombus terrestris pratica un foro nel fondo del calice per succiarne 
il nettare (*). 

Nella Danimarca, Norvegia e Svezia ( Warming, Axell, Lindmann) 
questa specie è pure dioica. 


I. diurna Sibth. (= Melandrium rubrum Weig. — Müller, A/penbl. 
p. 200), pure dioica, ha il tubo fiorale un po' più corto che nella spe- 
cie precedente; i suoi fiori sono tinti d'un bel rosso. 

Meno sfingofila della specie precedente, Delpino la vide piü volte vi- 
sitata promiseuamente da grosse apiarie e da sfingi. 

Schulz (?) the l'ha osservata nei dintorni di Halle la dice perfetta- 
mente adattata ad essere impollinata mediante gl'insetti, esclusivamente 
o quasi esclusivamente, diurni. 

Egli osservò che nella massima parte dei fiori che si aprono la sera, 
la secrezione del nettare è meschina o affatto nulla. 

Anche l'odore — un indeciso odore di garofano — in questo frattempo 
è così debole che, in fiori isolati, egli non riusciva nemmeno a perce- 
pirlo. Al mattino, fra le 6 e le 7 ore, l'odore è pure debole, nè aumenta 
di molto durante il giorno. Invece la secrezione del nettare è alquanto 
più abbondante di giorno che di notte, e si mantiene press a poco 
uguale fino alla sera. 
` Come i fiori maschili hanno un odore insignificante anche i femmi- 
nili, e rispetto al cominciare della secrezione del nettare, alla sua du- 
rata, come per la quantità del nettare secreto, coneordano i fiori fem- 
minili con i maschili. 

Nei dintorni di Halle egli riscontrò che gli stimmi di questa specie 


(1) SPRENGEL: Das entd. Geheimniss der Natur im Bau und in d. Befruch. 
d. Blumen, p. 259, 1793 (cit. da Schulz). 
(®) Das Blühen der einheim. Arten der Gattung « Melandrium ». Bot. Cent. 
Bd. M ig Hf. 2. 1905. 
Malpighia, o XIX, Vol. XIX. 


262 LUIGI SCOTTI 


vengono principalmente impollinati da un coleottero — Byturus fuma- 
tus. Questi coleotteri, che spesso ne riempiono quasi interamente il tubo, 
divorano il polline, le antere e i filamenti dei fiori maschili, e ciò fa- 
cendo si sporcano facilmente di polline. Quando, dopo esservisi tratte- 
nuti lungamente, abbandonano un fiore maschile, volano su un fiore 
femminile. 

Di regola pare che essi non si fermino molto nei fiori femminili, pro- 
babilmente perchè gli stili, che danneggiano solo in modo insignificante, 
loro non piacciono. Ciò non ostante, nel caso in cui sieno sporchi del 
polline d'un fiore maschile producono T' impollinazione degli stimmi. 

Tanto i fiori maschili che femminili vengono inoltre visitati da sir- 
fidi mangiatori di polline, i quali, per vero, si fermano poco tempo nei 
fiori femminili che nulla offrono ad essi, ma sempre abbastanza per pro- 
durre l'impollinazione degli stimmi, qualora questi insetti fossero im- 
brattati di polline. 

Solo i fiori che crescono nei limiti dei boschi vengono di quando in 
quando visitati, a cagione del loro nettare, da insetti a lunga probo- 
scide, cioè papilionidi: Pjeris brassicae, P. rapae, e da Bombus horto- 
rum. Bombus terrestris s’ impadronisce del nettare pratieando un foro 
nel tubo. 

Questi insetti arrivano faeilmente al nettare, e eon la proboscide e ta- 
lora anche col capo sporchi del polline d'un fiore maschile precedente- 
mente visitato, urtano eontro gli stili e gli stimmi, spesso intercettanti 
l'ingresso del tubo corollino, che restano impollinati. 

Anche altrove, continua Schulz, sembra che prineipali visitatori dei 
fiori di questa speeie sieno gl'insetti diurni. A tale cerchia di pronubi 
accenna già la colorazione della corolla ed il fatto che i 
? di notte emanano soltanto un debole odore. 

In Danimarca (Warming, Om Caryoph. Blomster , p. 250) e in Nor- 
vegia (Lindmann, cit. da Warming) é pure specie dioica. Nella Svezia 
è trioiea (Axell, cit. da Warming). In Inghilterra si presenta monoica 
(Smith, Remarks on some dioicius plants, Journal of Botany, II. 1864). 
In Germania e Svizzera à trioica, ma i fiori ermafroditi sono molto rari 
(cit. da Warming, loc. eit.; Müller, Alpenbl. p. 200). 


fiori verso sera 


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CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 263 


Gen. Silene L. 

S. inflata (= S. vulgaris Grk.) è proterandra ed ha per pronubo Po- 
listes gallica (Maechiati CA, 

Nelle Alpi, secondo Müller (*), è visitata da bombi e farfalle. 

Mae Leod (?) nei Pirenei osservò Bombus terrestris, B. terrestris var. 
lucorum, B. lapidarius, B. mastrucatus che pratica un foro nel calice 
rigonfio, Vespa sylvestris, Bombylius fugaz, Syphona geniculata. Non 
osservò mai farfalle e quantunque Plusia gamma, notata da Müller per 
le Alpi, sia molto comune a Gèdre nei Pirenei, essa evita S. inflata. 

Comunemente si presenta trioica: fiori maschili, fiori femminili e 
fiori ermafroditi (Axell (*) Mac Leod CH, 

I fiori ermafroditi sono proterandri, ma l'autoimpollinazione non è 
impossibile. Tanto i fiori maschili quanto i femminili presentano avanzi 
dell’altro sesso mancante. Il nettare è alla profondità di 10-12 mm. 

In Danimarca è trioica e ginomonoica: i fiori ermafroditi sono prote- 
randri (Warming, loc. eit, p. 258). In Norvegia e Svezia è ginodioica ` 
(Warming), trioica secondo Axell. 

In Germania si presenta sotto cinque forme: una ermafrodita, una 
maschile, una femminile, una con fiori ermafroditi e con fiori femmi- 
nili, una con fiori ermafroditi e con fiori maschili (Schulz, Beiträge, 10, 
17; 1888, 1890). Nei fiori ermafroditi è possibile l’ autoimpollinazione 
secondo Miiller, ma Schulz mette ciò in dubbio. Nella Svizzera, secondo 


Vaucher è dioica. 


S. Pumilio Wulf. viene forata dài bombi che in tal modo s'impa- 
droniscono del nettare nascosto sotto il calice rigonfiato. 

Lo stesso avviene per S. Elisabethae Jan. (Kerner) (^). E noto che il 
calice rigonfiato di alcune” Silene e d'altre piante, secondo alcuni biologi | 


(€) Catalogo, ecc., Nuovo Gior. Bot. It., vol. XVI, n. 4, p. 361. Ott. 1894. 
d ariani p. 
bloemen, p. 100. 
a ds Anord. für de Väx. a p. 46 (eit. da Lubbock, p. 73. 
Č) Over de Bevr. der Bloemen, 
| 6) Vita delle piante, trad. it., Ke Il, + " 


264 : LUIG1 SCOTTI 


rappresenta un mezzo di protezione contro gli attacchi di alcuni insetti. 
Ma i biologi, i quali si sono occupati della diffusione dei semi (F. Hil- 
debrandt, Die Verbreitungsmittel der Pflanzen, Leipzig, Engelman, p. 64, 
1873), opinano ehe la presenza del calice rigonfiato serva a dar presa 
al vento, quando, maturati i frutti e disseccato, contribuisce a favorire 
lo seuotimento della pianta, ed in eonseguenza lo spargimento dei semi. 
. Naturalmente, aggiunge Mac Leod (Over. de Bevr. d. Bloemen, p. 104, 
Gent. 1894), é difficile decidere quale delle due spiegazioni sia la giusta ; 
è probabile che il calice rigonfiato serva ad entrambe le-dette funzioni. 


S. quadrifida L. è pure proterandra: ha per pronubo Apis mellifica 
var. ligustica (Macchiati ('). 


S. rupestris L. è proterandra (Müller, Alpenbl., p. 193). La deiscenza 
delle antere di eiaseuno dei due verticilli staminali accade ordinaria- 
mente senza una successione determinata. 

Gli stimmi sogliono raggiungere la loro maturità mentre deisce l'an- 
tera dell' ultimo stame epipetalo, o la ritardano fino a quando tutte le 
antere sono vuote di polline. Nel primo easo, come crede anche Müller 
(loc. cit.), l'autoimpollinazione spontanea è possibile, quantunque gli 
stili, almeno in prineipio, sieno più o meno eretti e perciò gli stimmi 
non vengono a contatto eon le antere. Accanto ai fiori ermafroditi si 


trovano generalmente (a Bolzano, nell’Ortler) fiori femminili, un po’ più, 


piecoli. Questi ordinariamente sono su individui separati; raramente i 
più grandi tra i fiori femminili sf trovano commisti agli ermafroditi 
(Schulz, Beitr., p. 29-30, 1890). Come Müller (loc. cit.), Schulz osservò 
quali visitatori dei fiori, ditteri e nottue principalmente ; più di rado 
farfalle diurne e piccoli imenotteri. 


8. acaulis L. é estremamente proterandra. Gli stami si sviluppano 
molto per tempo, si esauriscono e s'ineurvano in fuori piegando al- 
quanto verso il basso, mentre gli stili sono pochissimo sviluppati. 


(© Catalogo, ecc. p. 361. 


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CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 265 


È specie per lo più ermafrodita e talora osservasi dioica. È molto vi- 
sitata dalle farfalle anche all'altezza di 2900 metri (Ricca) (*). 

Müller (°), nelle Alpi, trovò individui maschili, individui femminili 
ed individui a fiori ermafroditi. Questi ultimi sono così debolmente pro- 
terandri che D autoimpollinazione è possibile. 

- Anche Schulz (?) trovò queste tre forme nel Tirolo meridionale e nel 
nord d' Italia. 

Le osservazioni di Rieca non concordano eon quelle di Müller e Schulz. 
È- inesplicabile, dice Schulz (Beitr., 17, p. 30, in nota, 1890) come Ricca, 
il quale osservava la pianta in Val Camonica e quindi non lungi dal 
distretto dell'Ortler e dall'Alta Valtellina dove Müller e lui esaminarono 
la pianta, abbia potuto dire che è per lo più ermafrodita e che talora 
osservasi dioica. 

Axell (*) pure riporta la specie come trioica. 


S. sazifraga L. è pure proterandra. Quando le antere si sono vuotate 
del loro polline, cadono e rimangono i soli filamenti a cireondare gli 
stimmi i quali divarieano e sono sessualmente maturi (Kerner) (?). 

Si presenta pure dioiea, e tra i fiori ermafroditi se ne incontrano di 


maerostili e mierostili (Kerner). 


S. armeria L. è iva in grado insigne. I suoi fiori presentano 
tre ‘stadi; nel primo sono esserti solo gli stami alternipetali, nel secondo 
questi hanno perduto le antere, ma sono esserti quelli alternisepali; nel 
terzo tutte le antere sono cadute e gli stili con gli stimmi bene cm 
pati hanno preso il loro posto (Mattei) CE 

Ha per pronubi Plusia gamma, Mucroglossa stellatarum ed altre far- 
falle notturne. 


(') Atti Soe, It. Sc. Nat., vol. XII p. 256, 1871; vol. XIV, p. 252, 1872. 
(*) Alpenblumen, p. 

(5) Biblioteca Botanica, Heft 17. Cassel 1890. 

(4) Om Anordningarna, ete. pp. 46, 62, 107. 

©, Vita delle piante, vol. Il, pp. 302, 393. 

(^) Noterelle botaniche, p. 7. Bologna, Azzoguidi. 1886, 


266 - 7"  ‘ LUIGI SCOTTI 


8. fuscata Lk. Conosco solamente dal titolo una memoria riguardante 
questa specie, ma non mi è stato possibile agio quantunque va 
vessi più volte richiesta all'Autore (°). 

I fiori a petali rossi e interi, privi di odore, producono nettare alla 
base degli stami e sono un po’ inclinati. 

Lo stesso giorno in eui sbocciano i fiori, sporgono dalla eorona i primi 
cinque stami, riuniti insieme: tra il secondo e il terzo giorno sì vedono 
tutti i dieci stami (che non sì eurvano all’esterno come in S. sericea 
forma dipartita) riuniti in un unico fascio, in modo da ostruire quasi 
completamente l'ingresso del tubo corollino, e con le antere ricche di 
polline. Poscia, in mezzo ad essi, vengono fuori gli stili, che a poco a 
poco si eurvano ed adagiano i loro stimmi sulle antere. Quest’ autoga- 
mia è fertilissima (Ponzo: L’ autogamia nelle piante fanerogame, Bull. 
Soc. Bot. It., n. 3-4, p. 79, 1905). 


S. linicola Gmel. Secondo Kirchner (*) che l'ha osservata nel giardino 
bot. di Hohenheim, i fiori sono isolati ed hanno poca appariscenza, e 
poichè sono pure privi di nettare, molto raramente ricevono le visite 
degl’ insetti. Mancano pure in questa specie la pvc dei sessi e 
la proterandria, che mostrano specie affini. 

Nei fiori furono osservate solo larve ed insetti sviluppati riferentisi al 
genere Thrips. 


Ss noctiflora L. è pure proterandra e visitata quasi esclusivamente da 
imenotteri (Mae Leod) (3). 

Secondo Schulz (*) oltre l'autoimpollinazione spontanea, vi ha luogo 
pure l'impollinazione mediante gl’ insetti. 

I fiori, specialmente nelle località ricche d’ insetti, vengono visitati 


(©) DAMANTI P. Rapporti fra i Seria estranuz. della Sil. fuscata Lk. e 
le formiche, in Gior. soc. aecl. e agr. Sicilia eia 9, XXV, p. 101. 
(*) Beitr. z. Biolog. der pens p. 16. 1 
(3) Untersuch. ii. die Befruch. einer geg Pflanzen d. RS Flora ; 
Bot. Centr, Jahrg. VI, Bd. n. 38, 39, 1 
(5) Das Blühen, ecc. Bot. GRIS: XXVIII, Abt. I, Hf. 2, p. 313. 1905. 


CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 267 


nelle sere tranquille e serene da nottue e sfingi, che facilmente possono 
raggiungere il nettare con la lunga proboscide. | 

La specie presenta pure, su ceppi diversi, fiori femminili pseudoerma- 
froditi, le eui corolle sono spesso eonsiderevolmente più piccole di quelle 
dei più piccoli fiori ermafroditi della specie. 


5. conica 5 (L.) è pure proterandra, ma a favorire l'autogamia le an- 
tere sono portate presso gli stimmi in seguito all allungamento degli 
stami (Kerner) (*). 


S. sericea All. forma bipartita (Desf.). I fiori sono senza odore, netta- 
riferi e proterandri. Tra il primo ed il secondo giorno si sviluppano i 
primi cinque stami e tra il terzo e il quarto gli altri cinque. Prima 
sono tutti eretti, ma quando le antere deiscono, si ripiegano verso la 
corona. Le antere hanno deiscenza introrsa, ma per la posizione degli 
stami le loro facce coperte di polline guardano all’ esterno. Quando gli 
stili si sviluppano, essi sono prima diritti con i loro stimmi, ma in se- 
guito si eurvano ed attorcigliano dab lato esterno; cosicchè, al tempo 
in eui gli stili divarieano, eurvandosi, vengono sempre a contatto con 
le antere che, quantunque un po' avvizzite, hanno aneora un po' di 
polline, per cui l'autogamia è possibile. Questa poi è anche fertile (Ponzo, 
L'autogamia nelle piante fanerogame, Bull. Soc. Bot. It., n. 3-4, p. 78, 1905). 


S. diehotoma Ehrh. si SENIORE ie 

Gli esemplari femminili furono constatati in ane da Warming (5); 
fra pochi esemplari; importati, Kirchner (*) ad Esslingen ne trovò uno 
femminile, nei cui fiori gli stami erano lunghi appena 4 mm. ed affatto 
atrofici. 


S. italica Pers. ha fiori bianchi che sono inodorosi di giorno, mentre 


emanano un aeuto profumo di gelsomino durante la notte. 


(') loc. Bis vol. II, p. 33 
8) Om lu blomster, p. 259. 
m ni zur Biol. d. BI., p. 16, 1890, 


268 LUIGI SCOTTI 


Nel fiore si sviluppano prima i einque stami interni, poscia gli esterni, 
e quando le antere si sono esaurite e ripiegate in basso e verso l'esterno, 
i tre stili che appena arrivavano alla fauce della corolla, si allungano, 
vengono alla stessa altezza tenuta prima dalle antere e divaricano i tre 
rami stimmatici. 

Secerne nettare alla base dell’ ovario. 

I fiori, per la lunghezza del tubo calicino, per la strettezza della fauce 
e per la profondità a cui si trova il nettare sembrerebbero adatti alla 
visita dei lepidotteri diurni, ma ad eccezione delle Zigaenae il Pandiani (*) 
non riscontrò pronubo alcun altro lepidottero diurno. | 

Delpino pensa che questa ed altre specie sieno fecondate per opera di 
farfalle notturne, ed a conferma di tale veduta stanno il eolor bianco 
- dei fiori ed il loro rimanere aperti durante la notte. 

L'autogamia, quantunque i fiori si chiudano nelle prime ore del mat- 
tino, vi è impossibile per la decisa proterandria. 

Pandiani (?) ha osservato frequente in questa specie la presenza di 
piante in cui tra fiori ermafroditi si trovano commisti fiori pistilliferi 
pseudoermafroditi, e ne ha trovato pure altre con soli fiori femminili 
pseudoermafroditi. : 

Egli ha raccolto i seguenti pronubi per questa specie: Sphoerophoria 
scripta fra i ditteri: Zygaena Slipendula fra i lepidotteri e Halictus Sp. 
e H. Smeathmanellus fra gl’ imenotteri. - 

Delpino riferisce pure che il calice di S. italica viene forato dalla pro- 
boscide dei bombi (Pandiani). . 


S. nutans L. (Müller, A/penblumen, p. 197) ha fiori inodorosi e chiusi 
durante il giorno; ma durante la notte essi sono aperti ed emanano un 
grato odore di giacinto. I petali hanno la faccia esterna bianco-sporca 
o bruna e danno al fiore chiuso durante il giorno un aspetto di avviz- 
zimento, per cui non vengono osservati dagl'insetti. Ma nella notte, 
quando il fiore è aperto, i petali mostrano la loro faccia interna, bianca, 


() I fiori e gl insetti. Genova, Ciminago, p. 17. 1904, 
() loe. dt, p 19. o 


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CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 269 


candida, che spicca nel crepuscolo, ed il colore e l'odore richiamano 
gl’ insetti. i 

Piccole nottue dei generi Mamestra e Dianthoecia volano su questi 
fiori o per succhiarvi il nettare prodotto alla base degli stami, od anche 
per deporvi le uova, e lasciano indubbiamente sugli stimmi il polline 
di cui si caricano urtando contro gli stami. 

Il fiore presenta tre stadi, analogamente a quanto si è visto in altre 
specie. Nel primo stadio e cioè nella prima notte, cinque stami soltanto 
sporgono dal fiore e versano il loro polline dalle antere. Alla seconda 
sera cinque nuovi stami versano il loro polline durante la notte, per poi 
avvizzire nel giorno seguente. 

E solo alla terza sera, quando gli stimmi sono maturi, essi vengono 
ad occupare il posto tenuto dalle antere nelle sere precedenti (Kerner ('), 
Lubbock) (?). 

Oltre che i fiori di Silene nutans, sono visitati quasi esclusivamente 
da nottue dei generi Mamestra è Dianthoecia anche i fiori di Silete in- 
fata, Lychnis floscuculi, Saponaria officinalis. Le piccole nottue vi suc- 
chiano il nettare e le femmine vi depongono le loro uova (Kerner) (*). 

La specie presenta oltre che fiori ermafroditi, anche individui solo ma- 
schili o solo femminili mieranti (Ludwig (?), Sehulz) (*). 

Anche Ricca (Atti, XIV, 3) ha osservato che la specie è proterandra 
brachibiostemone, ma che talvolta si presenta diclina (ginodioica) per l'in- 
completo sviluppo degli stami. 

Schulz (*) ha osservato che il calice viene forato da Bombus terrestris, 
e fiori forati s'incontrano più frequentemente in montagna che nel piano. 
Malgrado che i fiori sieno visitati dagl’ insetti, egli pensa pure che la 
fecondazione sia dovuta in molti casi al vento, come in Silene Otites , 
e nell'evoluzione fiorale non è d'accordo con Kerner di Marilaun (°). 


(5 loc. cit., vol. II, pp. 147-148-149. 

(0e dt, p. 73. 

8) Gynodirmorph. der Alsineen, n. 27/28 Botan. Centr. 1880. 

(® Bibliotheca Botanica, Heft 17, p. 26. Cassel 1890. 

©) Cfr. Vita delle piante, vol. IL, p. 147 e seg. e Bibl. Bot., Heft. 17. Cas- 
sel 1890. 


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270 : LUIGI SCOTTI 


Müller (AZpenbl., p. 197) quantunque designi il fiore come adattato 
ai lepidotteri notturni (nachtfalterblume), nella lista degl’ insetti visi- 
tatori elenca pure imenotteri, alcuni dei quali — Bombus matrucatus , 
D. terrestris — succiano il nettare mediante un foro praticato nel calice. 

Nella Svizzera, secondo Vaucher (Histoire physiologique des plantes 
d'Europe, I, Paris 1841) ed H. Müller, è fortemente proterandra, di ma- 
niera che l’autoimpollinazione è sicuramente esclusa. 


8. viridiflora L. è proterandra. Il suo fiore, quasi sempre pendulo, sì 
apre la sera e si chiude al mattino successivo. 

È di colore giallo-verdastro, è è poco odoroso ed ha un tubo lungo circa 
2 em. 
. Mattei (*) la erede adattata a piccoli lepidolteri notturni. 


S. Otites Sm. secondo osservazioni fatte da Schulz (°) presso Halle, 
in Turingia e nei Riesengebirge, nel Tirolo, è anemofila. 

Oltre i fiori ermafroditi, presenta pure fiori pistilliferi pseudoermafro- 
diti e fiori staminiferi pseudoermafroditi sopra ceppi distinti (Kerner) ( "A 

I fiori unisessuali sembrano predominare in numero; i fiori ermafro- 
diti sono proterandri (Schulz) (*). Pure in Danimarca è dioica (War- 
ming, loc. cit., p. 264). 


Ee D ges, AN PE ee se 
Ee Eiere e Mee DR 


Gen. Saponaria. 

S. officinalis L. (Müller, Befr.; pag. 128; Mae Leod, Bevr. pag. 333) 
odora fortemente, massime di notte. Ha fiori spiecatamente proterandri 
(Schulz) (*), nei quali piccole specie di Mamestra e Dianthoecia depon- 
gono le loro uova (Kerner) (8). 


(1) Noterelle botaniche, p. 7. 

(t) Beitr. z. Kenntn. der Bestiubungseinr. u. d. Geschlechiverth. bei den 
Pflanzen : SC Bot. Heft 10, p. 7. Cassel 1888. 

(5y loc. € 295. 

(4) Bibl. "x Heft 17, p. 28. Cassel 1890. 

(5) Bibl. Bot., Heft 10, p. 6. Cassel 1888. 

(6) loc. cit., vol. IL p. 147. 


E 


CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 271 


Oltre i fiori ermafroditi, presenta pure fiori femminili, o soli o in- 
sieme con gli ermafroditi sullo stesso ceppo (Schulz) Ou 

Delpino la dice fecondabile dalle sfingi nostrali, anche da quelle a 
non lunga proboscide. 

Müller fra i pronubi di questa specie osservò la Sphinx ligustri. 

Schulz ('), le cui osservazioni furono fatte nella valle della Saale, fra 
Trotha e Brachwitz presso Halle a. S., riferisce che l'impollinazione de- 
gli stimmi dei fiori di questa specie è dovuta principalmente a grosse 
nottue, e innanzi a tutte, a sfingi. Solo questi insetti, fra cui osservò spe- 
cialmente Sphinx convolvuli e S. ligustri, possono raggiungere il nettare 
posto in fondo al calice. Egli riferisce pure che di quando in quando, 
in Luglio, fra le 7 e le 8 di sera, i fiori vengono visitati da sirfidi 
mangiatori di polline, i quali visitano non solo i fiori più giovani. le 
cui antere sono rieche di polline, ma anche quelli pià vecchi nei 
quali gli stili sono completamente sviluppati. E quantunque au questi 
ultimi si fermino per poco tempo, provocano nondimeno l'impollinazione 
degli stimmi, nel caso che essi sirfidi fossero sporehi di polline. 

Bombus terrestris, secondo lo stesso Autore, s'impadronisce del nettare 
praticando un foro nel calice in prossimità del nettario. 

Anche a me à occorso più volte di vedere, fra i. boschi del Po, nella 
località detta Ponte della Stella in provincia di Pavia, i fiori di questa 
Saponaria visitati frequentemente da Sphinz senta e non ar 
fiori i quali erano stati forati. 

Mac Leod (*), osservando nei Pirenei, notò tuoni Macroglossa stel- 
ne tra le 6 e le 8 ore di sera, e Sphinx convolvuli. Un solo indi- 
viduo di questa specie visitó 29 fiori nello spazio di due minuti. 


S. ocymoides L. presenta sopra un ceppo veri fiori ermafroditi, sopra 
un altro fiori pistilliferi pseudoermafroditi e sopra un terzo fiori stami- 
niferi pseudoermafroditi (Kerner) (*); ovvero sopra un solo individuo 


() Beitr. z. Kennt. des Blühens d. einheim. Ph, Berich. d. Deuts. Bot. 

Gesels. Bd. XXII, Heft. 8. 1904. 
€) De Pyreneeënbloemen, etc., p. 101, 1891. . 

C) loc. cit., vol. II, p. 295. 


272 LUIGI SCOTTI 


fiori ermafroditi, maschili e femminili e predominando i fiori unises- 
suali (Hildebrand (), Kerner (?)). 

I fiori ermafroditi sono spiccatamente proterandri (Müller, A/penbl., 
p. 200-201; Schulz, Beitr., 17 p. 2425, 1890) e nettariferi. Essi sono vi- 
sitati principalmente da lepidotteri diurni, dei quali Müller (loc. cit.) dà 
una lunga lista, e Schulz (loc. cit.) riferisce d'averne osservate circa 35 E 
specie nelle. Alpi del Tirolo meridionale; tra le più frequenti erano Va- | 
nessa cardui e specie di Pieris. d 

Partecipano pure alla visita dei fiori alcuni bombi e ditteri divoratori — 
di polline. Spessissimo i fiori sono forati nel calice da Bombus mastru- | 
catus e più raramente da B. terrestris. 

Si trovano pure fiori femminili, e fiori maschili molto più di rado. 
Ordinariamente queste tre forme di fiori sono riunite su diversi ceppi; di 
e qualche volta si trovano riuniti sullo stesso individuo fiori ermafro- - 


diti e femminili, ovvero fiori ermafroditi e maschili, oppure fiori erma- — 


froditi, fiori maschili e pseudo-ermafrediti (Sehulz, loc. cit.). E 
Tra i pronubi di questa specie Macchiati (*) elenca Deilephila Elpenor, | 
D. Vespertilio, Sphinx convolvuli, qualehe altro lepidottero. 


S. calabrica Guss., che è una varietà della precedente, è proterandra ` 
( (Comes) (5. 


S. Vaccaria (= Vaccaria parviflora Mnch.) è pure proterandra, ed a 
favorire |’ autogamia le antere sono portate all'altezza degli stimmi in … 
seguito all’allungamento che subiscono i filamenti staminali (Kerner) (°). ` 3 

Secondo Schulz (Beitr., Heft 17, p. 23, 1890) che l'ha osservata in — — 
gran numero nella Westfalia orientale, i fiori sono omogami o debol- 
mente proterandri. Accanto a questi fiori, se ne presentano pure altri | 


{9 Geschlechter-Vertheilung: p. 10-11. 
(?) loc. cit., vol. IL, p. 296. 
©) Catal. di pron. delle piante, ecc., p. 251. Ge 
() Ult. studi e consid. sulla i SE delle piante. Rendic. R. Accad. - 
Sc. fis. e mat., fasc. 2.°, Togo Napoli, 187 
6) loc. Sh vol. II, p. 33 


CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 273 


debolmente proterogini, ed in entrambe le forme fiorali l' autoimpolli- 
nazione spontanea è inevitabile, a causa della vicinanza delle antere e 
degli stimmi, collocati per lo più all’ ingresso del fiore. 

I fiori esaminati da Müller ( Weitere Beob., II, p. 231) mostravano 
pure diverse lunghezze negli stili, e sembravano decisamente protero- 
gini, poichè gli stili avvolti a spira, sporgevano già prima della emis- 
sione del polline dalle antere, fuori della corolla (V. pure Kirehner: 
Flora von Stuttgart, p. 947). 

Molto più raramente dei fiori ermafroditi si trovano fiori femminili 
su individui distinti, dai fiori più piccoli. 

Dalla superficie interna dell’ anello che circonda la base dei petali e 
degli stami è prodotto, spesso, nettare abbondante. Schulz (loc. cit.) ri- 
porta che i fiori vengono visitati da farfalle ed osservò specie di Pieris, 
specialmente P. brassicae. Müller e Kirchner, che indicano i fiori eome 
« Tagfalter-Blume », non hanno visto aleun visitatore. 


Gen. Gypsophila L. 

G. repens L. à proterandra. Prima peró che finisca la fioritura, gli 
stami che erano tutti diretti verso l'esterno in modo da impedire il con- 
tatto delle antere con gli stimmi, s'ineurvano verso il centro del fiore 
in guisa ehe le antere arrivino sugli stimmi. L'autogamia è cosi assi- 
eurata, qualora fosse mancata l'impollinazione mediante gl'insetti (Ker- 
ner) (?). 

Schulz (°) pel Tirolo e Müller (*) perle Alpi, riportano i fiori come 
debolmente o decisamente proterandri. 

In alcuni casi tra i fiori normali se ne trovano pure alcuni in cui 
gli stami non giungono al loro completo sviluppo. Questi fiori rappre- 
sentano un passaggio ai fiori femminili, e ne osservò pure Ludwig (*) 
(> tn Beiazora, Questi fiori femminili sono un po’ più piccoli degli erma- 
| froditi; gli stami sono più o meno ridotti, le antere ordinariamente più 


() loe. cit; vol. II, p. 339. 

(*; Bibl. Bot., Heft 17, p. 19. Cassel, 1890. 
6) Alpenblumen, pp. 191-192. 

| (£ Bot. Centr. 1880, 2° sem., p. 1022. 


274 ^ LUIGI SCOTTI 


piccole e prive di grani pollinici. Stili e stimmi sono nel maggior nu-  . 
mero dei casi più sviluppati che nei fiori ermafroditi. ; 

Questi fiori femminili si trovano per lo più sopra ceppi speciali, molto 
più di rado sono riuniti con gli ermafroditi. 

Mae Leod (*) cita i seguenti insetti che ne visitano i fiori nei Pire- 
nei: Bombilius fugas , Eristalis tenaz, Syritta pipiens, Melitrhreptus 
scriptus, M. dispar, Empis pennipes, E. chioptera, ecc. ` Halictus morio. 

A motivo della decisa proterandria, in casi affatto isolati, l'autoimpol- 
linazione non può aver luogo. Questa è anche perfettamente superflua, 
poichè i fiori producono nettare in abbondanza da un anello che cir- 
conda le basi degli stami e eol tempo favorevole sono riccamente visi- 
tati da insetti. Questi, a cagione della profondità relativamente meschina 
a cui si trova il nettare e della discreta apertura dei fiori, appartengono 
alle famiglie più diverse: ditteri, imenotteri, lepidotteri e, in minor nu- 
, mero, piccoli coleotteri (Schulz, loc. cit.). 


G. murali L. è pure proterandra (Kirkner) (?), e Macchiati (°) cita 
come presso l'Ape. 


G. elegans Bieb. Dopo l'antesi i dieei stami, completamente svilup- 
pati, si piegano verso l'esterno del fiore e le antere deiscono. Durante 
questo stadio, i due stili divaricati hanno le papille stimmali non svi- 
luppate; quando queste papille si svolgono, i due stili si ripiegano verso 
l'interno del fiore, rendendo così impossibile l'impollinazione omoclina. 
In conseguenza di ciò, le piante sottratte alia visita degl’ insetti non ` 
hanno fruttificato, mentre altre coltivate in pien’ aria, hanno prodotto 
fem abbondanti, maturando i loro semi (Comes) (*). 


Gen. Tuniea Scop. 
DA Saxifraga Scop. (= Gypsophila sazifraga L.). Come in altre Si- 


(!) De Pireneeënbloe 

8) Neue DOR. ue ecc. Stuttgart, e 48, 1886. 

(3) Catalogo, ece., p. 358. Kr 

KS Ult. Studi sulla Impollinaz. delle piante. Rendie. R. Acc. Sc. fis. e ma- 
t. Napoli, fasc. II, febbr. 1879. 


CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 275 


lenee, anche in questa si trovano alcuni fiori ermafroditi a stami molto 
ridotti. Inoltre qua e là si presentano in numero abbastanza considere- 
vole fiori femminili (ne aveva già trovato in esemplari di giardino W. 
Breitenbach) (*), ordinariamente su ceppi speciali, molto più di rado in- 
sieme con gli ermafroditi sullo stesso individuo. 

Tanto gli ermafroditi quanto i fiori femminili secernono nettare e sono 
visitati da numerosi insetti di gruppi diversi: ditteri, imenotteri, lepi- 
dotteri e coleotteri, poichè i fiori a cagione della scarsa profondità del 
tubo e per l'apertura relativamente larga sono abbastanza accessibili ad 
insetti di corta proboscide (Schulz) (°). 

. L'evoluzione fiorale presenta due stadi: nel primo stadio: sono svilup- 
pati solo gli stami col polline esposto; nel secondo gli stami sono ap- 
passiti e sono esposti i due stimmi. Per lo spazio di tempo che inter- 
cede nello sviluppo degli organi sessuali, T autogamia è impossibile 
(Ponzo, L'autogamia nelle piante fanerogame, Bull. soc. bot. it., n. 34, 
D 77, 1905). i 


5 dh PUn Seop. (— Dianthus prolifer L.). Gli stami di eiaseuno 
dei due verticilli si sviluppano gradatamente, cosicchè gli ultimi stami 
di un verticillo spesso non sporgono ancora -dal fiore che le antere dei 
primi stami sono già coperte di polline. 

Gli stimmi completamente sviluppati sporgono dal fiore prima del- 
l apertura delle antere: Nel tempo che le antere si coprono di polline 
9 più frequentemente verso la fine, gli stimmi si avvolgono ad elica al- 
l’ apice. 

Ordinariamente le antere sono alla stessa altezza degli stimmi, rara- 
mente li sorpassano. 

Nel maggior numero dei easi ha luogo l'autoimpollinazione. Le visite 
‘degl’ insetti sono scarse. 

Spesso nei fiori ermafroditi aleuni stami sono ridotti. Ma si trovano 
vere forme femminili in talune località, in disereto numero (Schulz). 


(') Kosmos, Bd. XV, p. 206. 
c Bibl. Bot., Heft 17, p. 20. ani 1890. 


276 LUIGI SCOTTI 


Gli stami ridotti, per lo più forniti ancora di antere rimpicciolite e 
prive di polline, variano nella loro lunghezza; comunemente sono lun- 
ghi quanto l ovario. , 

Gli stimmi dei fiori femminili sogliono essere in media un po’ più ` 
lunghi di quelli dei fiori ermafroditi. Questi fiori femminili sono pure 
un. po’ più piccoli degli ermafroditi, e non di rado fiori ermafroditi e 
fiori femminili s'incontrano riuniti su lo stesso individuo. La pianta è 
perciò ginomonoica e ginodioica (Schulz) (°). 

Lo stesso Schulz (Beitr., Heft 17, p. 21, 1890) riporta S nel Tirolo 
(Bolzano, Vintsehgau) i fiori sono perfettamente omogami, quindi l'auto- 
impollinazione spontanea è inevitabile, poiché gli stimmi vengono sem- 
pre in contatto con le antere. Questa è anche la sola importante, poichè 
i fiori non appariscenti, forniti di poco nettare, sono scarsamente visitati 
dagl’ insetti. Egli osservò soltanto piccole farfalle diurne e mosche che 
mangiavano il polline. 


Gen. Dianthus L. 
Il genere è proterandro: esso si feconda per mezzo degl’ insetti. Il 
polline è sparso prima che abbia luogo la divergenza degli stimmi. 


D. Armeria L. è proterandro e ginodioico, ed il meccanismo per l’im- 
pollinazione dei fiori ermafroditi concorda affatto con la descrizione data 
da H. Müller (Die Befruchtung , etc., p. 185; V. pure: Breitenbach , 
Kosmos, 1894) per D. deltoides: soltanto gli stili sono già sviluppati 
quando le antere degli stami esterni ancora s'impolverano, e quelle de- 
gli stami interni sono ancora rinchiuse nel tubo fiorale. L' autoimpolli- 
nazione quindi è possibile (Kirchner, Neve Beobacht., p. 18, 1886). z 

Mac Leod (cit. da Warming: Om Caryophyllaceernes Blomster, p. 267) à 
nel Belgio trovò i fiori fortemente proterandri. Schulz (Beitr., Heft 17, P 
p- 21, 1890), che ha osservata questa pianta in Westfalia, la riporta come — 
debolmente proterandra, con autoimpollinazione spontanea quasi imman- 
cabile per la vieinanza degli stimmi e delle antere. 


(') Bibl. Bot., Heft 10, p. 5. Cassel, 1888. 


CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 277 


Il numero degl’ insetti visitatori sembra essere meschino; Kirchner non 
ne vide alcuno, ma egli osservò Vanessa urticae visitare numerosi fiori 
l'uno dopo l'altro. Accanto alla forma a fiori ermafroditi, quantunque 
in numero meschino d' individui, s'incontra pure una forma femminile 
(notata anche da Kirchner). Ma anche su individui separati si trovano 
riuniti fiori ermafroditi e fiori femminili. 


D. Carthusianorum L. concorda in quanto alle disposizioni del fiore 
per l'impollinazione con le specie D. deltoides, neglectus e glacialis; e per 
lo sviluppo degli stami e degli stimmi concorda con Tunica prolifera 
(Schulz) (1). se 

Secondo Ricca è proterandro brachibiostemone, ed il nettare è prodotto 
dal talamo e dalla base degli stami. 

Dove più, dove meno frequente, si trova pure una forma femminile 
con fiori non più piccoli che nell'ermafrodita. 


D. atrorubens All. Gli stami dei due verticilli si sviluppano senza un 
ordine determinato — però sempre prima quelli del vertieillo episepalo 
e poscia quelli MM —,spesso eon intervalli sproporzionati di tempo 
l'uno dopo l altro. 

Gli stimmi ordinariamente raggiungono la loro completa lunghezza 
e maturità non prima della caduta delle antere vuotate del polline. 

Il nettare è secreto abbondantemente da un eereine anulare che 
cireonda la base degli stami. Come visitatori Schulz notò Papilio 
Machaon e Pieris brassicae; Müller (Alpenbl., pag. 205) osservò pure 
farfalle. 

In una località presso Bolzano, Schulz incontrò fiori femminili note- 
volmente più piccoli degli ermafroditi, ed i cui stimmi erano molto più 
fitti ed anche un po’ più lunghi di quelli dei fiori ermafroditi (Schulz, 
Beitr., Heft 17, p. 22, 1890). 


D. Seguieri Chaix, D. liburnicus Bartl., secondo osservazioni del Pan- 


(!) Bibliot. Bot., Heft 10, p. 5. Cassel, 1888. 
18. Malpighia, Anno XIX, Vol. XIX. o 


278 LUIGI SCOTTI 


diani (*) in Liguria, sono visitati da Macroglossa stellatarum e da qual: 
che individuo di Pieris brassicue. i 


D. deltoides L. per la strettezza del tubo e per l' ingresso che ne è 
così chiuso dagli stami e dal pistillo, è adattato ai lepidotteri, la pro- 
boseide dei quali può soltanto raggiungere il nettare. Mosche ed altri 
insetti visitano pure il fiore per il polline. 

Al principio della fioritura sporgono dal tubo fiorale e sul disco dei 
petali soltanto cinque stami, i quali quando hanno versato il polline 
dalle loro antere, cedono il posto agli altri cinque che si comportano 
nella stessa guisa. 

In seguito è il pistillo che esce dal tubo nel quale era racchiuso ed 
espande i due lunghi stimmi. 

Durante i due stadi il fiore è visitato dagl insetti e per il polline 
che si trova sul lembo dei petali e per il nettare secreto da un rigon- 
fiamento carnoso, posto alla base degli stami saldati ai petali. 

È facile quindi il trasporto del polline dai fiori più giovani sugli 
stimmi dei fiori più vecchi (Lubbock) (?). 

Sembra che questa specie abbia perduto il potere di autofecondarsi 
(Lubbock). 


D. glacialis Hàncke, D. neglectus Lois. hanno i petali rieoperti di peli 
sui quali aderisce un po' di polline eaduto dalle antere. 

Molti piccoli insetti visitano questi fiori e l’inerociamento è possibile. 

Ma alla fine della fioritura gli stimmi maturi si ripiegano ad S, e 
toccando il lembo dei petali sui quali rimane sempre un po’ di polline, 
assicurano l'autofecondazione. Inoltre, questa viene ancora facilitata dal- 
l'allungamento di pochi millimetri che subiscono i petali durante la fio- 
ritura, in modo che essi si avvicinano agli stimmi, ed anche dal fatto 
che alla sera i petali si ripiegano sugli stimmi, come avviene in D. ne- 
glectus (Kerner) (?). Ge 

(9 I fiori e gl’ insetti, D 20. Genova, Ciminago. 1904. 
2, British wild flowers, ete., p. 72. 
(A) loe. cit., vol. II, p. 356. 


— 


CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 279 


D. caryophyllus L. è molto proterandro e la sua fecondazione dipende 
molto dagl' insetti (Zrips ed altri insetti piccolissimi). Darwin (*) lo 
vide visitato dai calabroni. Gärtner fa menzione di fiori femminili (cit. 
da Warming, loc. cit., p. 267). 


D. silvester Wulf. Lo sviluppo degli stami avviene come in D. atro- 
rubens, e gli stimmi diventano maturi non prima della completa emis- 
sione del polline dalle antere. Anehe Müller ( Alpenbl., p. 204) riscontrò 
i fiori spiecatamente proterandri. 

I fiori femminili che s'incontrano molto frequenti e per lo più sopra 
individui diversi sono molto più piccoli, e con stimmi forniti di un nu- 
mero maggiore di papille che non quelli dei fiori ermafroditi. 

Il nettare è prodotto riccamente, ma la profondità a cui si trova non 
lo rende facilmente accessibile. Dei lepidotteri diurni solo Macroglossa 
Stellatarum è in condizione di visitare con profitto i fiori, ed è real- 
mente, come Schulz potè constatare presso Bolzano, il più assiduo visi- 
tatore dei fiori di questo Dianthus (Schulz, Beitr. 17, p. 22, 1890). 

Anche Müller (loc. cit., p. 205) cita questo lepidottero che sotto i suoi 
occhi, in pochi minuti, visitó centinaia di fiori di questa specie. 


Dianthus caesius Sm. Si presenta pure ginodioico. I fiori ermafroditi, 
proterandri, concordano nelle loro disposizioni con quelli di 2. silvester 
Wulf. (°) e di altre specie di Dianthus decisamente proterandre. 

I fiori femminili ehe si trovano sopra ceppi diversi hanno la stessa 
grandezza degli ermafroditi. 

Tutti i fiori emanano un forte odore cariofillino ed il loro colore va- ` 


ria dal roseo chiaro al roseo seuro (Kirchner) (°). 


D. superbus L. è analogo a D. carthusianorum e presenta pure una 
forma femminile dai fiori considerevolmente più piccoli ehe nella forma 
ermafrodita (Schulz) (*). 


(!) Eff. della fiboad: incr. e propria; Trad. it., p. 101, 1878. 

() H. depen Alpenblumen, p. 204. — ScHuLz, Beiträge, ecc., p. 22, 1890. 
C) Beitr. z. Biolog. der Blüten, p. 17, 1890. 

( Bibl. Bot. Heft 10, p. 6, Cassel, 1888. 


280 LUIGI SCOTTI 


Anche Müller (4/penbl., p. 202) riporta questa specie come proteran- 
dra e ginodioiea. È adattato ai lepidotteri diurni a lunga proboscide che 
senza dubbio, nelle Alpi, ne effettuano D incrociamento. 


D. monspessulanus L. ha fiori che emanano forte odore cariofillino, 
specialmente di sera. 


È visitato da apiarie ed in particolar modo da lepidotteri notturni 


(Mattei) (?). 

È decisamente proterandro. Mac Leod (*) nei Pirenei, notò un coleot- 
tero, Oedemera flavipes L., e Schulz (?) un lepidottero, Macroglossa stel- 
latarum, constatato pure da Mattei (loc. cit.). Presenta anche fiori fem- 
minili (Schulz). 


Dianthus arenarius Pirona è pure decisamente proterandro, e nella 
successione dello sviluppo dei due verticilli staminali e dei due stili con- 
corda con D. superbus L., D. silvester Wulf. e D. Caesius L. 

Il calice è lungo e stretto ed il nettare prodotto nel fondo dell'ovario 
è pure celato in un tubo stretto e profondo. . 

Questa circostanza, nonchè il colore dei fiori, permettono di pensare 
con probabilità che l'impollinazione sia eseguita da farfalle notturne 
(Kirehner) (*). 


Tra le Silenacee aleune specie sono fornite di paracorolla. L'orlo ne 
è spesso più o meno profondamente dentellato, talora quasi interamente 
frastagliato o soltanto bilobo, mai intero. i 

I pezzi della paracorolla coprono le lamine dei petali, le cui unghie 
sono nascoste in un calice tuboloso, rigonfiato, ciatiforme e frequente- 
mente, almeno alla sua bocca, assai ristretto. La paracorolla si allarga 
‘a forma di stella o di corona e nella massima parte delle specie ha una 
colorazione chiara o rosso-cupa : solo . in peche specie essa è bianca 0 
bianco-giallastra. 


(9 1 Lepidotteri e la DEDE, D 31. Bologna, Azzoguidi. 1888. 
| €) De Pireneeénblomen, p. 1 

C) Beit. z. Kenntniss, ete, p. = in Bibl. Botan., D 1890. 

(*) Beitr. z. Biolog. d. Blüten, p. 18, 1890. 


MIU AE CENTER SIS 


hdi V^ cem. 


EX eu 


CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 281 


Il numero tipico degli stami nei fiori ermafroditi è di dieci, ordinati 
in due verticilli. L'ordine di successione nello sviluppo degli stami dei 
due verticilli varia secondo le specie. 

I fiori ermafroditi sono in quasi tutte le specie più o meno proteran- 
così debolmente 


x 


dri. Senza dubbio, in alcune specie la proterandria è 
pronunciata, che la maturità degli stimmi avviene mentre dura ancora 
l emissione pollinica delle antere del verticillo staminale epipetalo; 
altre la proteraudria è così spiccata che gli stili e gli stimmi raggiun- 
gono la loro completa lunghezza e maturità sessuale dopo l’ emissione 
pollinica di tutte le antere, e perfino quando esse in tutto o in parte sono 
cadute. Soltanto una specie — Tunica prolifera Scop. — possiede sem- 
pre fiori ermafroditi omogami, e Vaccaria parviflora frequentemente 
omogami. M 

A eausa della decisa proterandria l’ autoimpollinazione è 
parecchie specie. In alcune, poco proterandre, essa è molte volte resa 
difficile dalla posizione relativa degli organi sessuali; nelle due specie 
omogame essa ha sempre luogo. 

In molti fiori ermafroditi di quasi tutte le specie, aleuni stami — spesso 
un intero verticillo — non sono normalmente sviluppati; i loro filamenti 
sono corti e le antere, meschine, non contengono grani di polline nor- 
mali. Tali fiori sogliono trovarsi insieme agli ermafroditi; più di rado 
‘tutti i fiori di una pianta si trovano in tale condizione. 

Oltre i fiori ermafroditi s'incontrano anche fiori unisessuali. Relativa- 
mente allo sviluppo di questi fiori unisessuali, le Silenacee si lasciano 
distinguere in due gruppi che coincidono con le sottofamiglie — Dian- 
tee e Lienidee — stabilite da A. Braun. 

Nelle Diantee si trovano quasi soltanto fiori femminili, ma in gran 
numero in ogni specie. Solo in Saponaria ocymoides occorrono fiori ma- 
schili isolati o riuniti in qualche caso coi fiori ermafroditi su lo stesso 


esclusa in 


individuo. 

Nelle Lienidee, quasi in tutte le specie, accanto ai fiori ermafroditi si 
trovano fiori maschili e fiori femminili: anzi in molte di esse lo sviluppo 
dei fiori unisessuali è così avanzato che tali specie son diventate dioiche. 
I fiori ermafroditi, maschili e femminili, si trovano d’ordinario su indi- 


H 


282 LUIGI SCOTTI 


vidui distinti: più di rado su lo stesso individuo sono riuniti, i fiorì er- 
mafroditi ed i maschili, ovvero gli ermafroditi ed i femminili. 

I fiori nella massima parte delle specie hanno nettare abbondantemente 
secreto dalla faccia interna d’un anello, per lo più giallo, che collega le 
basi degli stami. L’ accessibilità al nettare, a causa della lunghezza e 
strettezza del tubo calicino, è per molte specie possibile soltanto a far- 
falle, e per altre specie solo a quelle a più lunga proboscide; in altre 
il nettare è accessibile anche ad api a lunga tromba. Solo nei fiori di 
poche specie il nettare può essere raggiunto anche da insetti forniti di 
breve tromba (piccoli imenotteri, ditteri). 

Molte specie, le cui antere sporgono fuori del fiore, vengono visitate 
per il polline, specialmente da ditteri. 

Silene Otites quasi sempre dioica, i cui fiori, a cagione della loro poca 
appariscenza, della colorazione verde-giallastra dei piccoli petali, della 
scarsa © nulla secrezione di nettare , vengono visitati solo da pochi in- 
setti — Ieneumonidi e ditteri mangiatori di polline —, è diventata com- 
pletamente anemofila. 

Infine, i fiori di alcune specie forniti di petali bianchi, come Silene 
nutans, S. vulgaris e Melandrium album, si chiudono completamente 
nelle località esposte al sole, o arrotolano più o meno i loro petali. Del 
resto tutti i fiori di queste specie nominate non si comportano in egual 
modo; molti — specialmente in S. nutans (particolarmente nelle regioni 
alte) e vulgaris — rimangono perfettamente aperti anche sotto i raggi. 
più cocenti del sole (Schulz, Beiträge, Heft 17, p. 25, 1890). 


Sguardo generale su le Cariofillacee. 


Da quanto si è detto si rileva come le Cariofillacee costituiscano una 
famiglia molto interessante e varia circa l'adattamento delle sue forme 
a favorire D inerociamento. 

Le glandole nettarifere, l' odore dei fiori, il colore dei petali, la dico- 
gamia largamente rappresentata, la separazione dei sessi nello spazio non 
infrequente, sono caratteri favorevoli ad una impollinazione mediante 
gl insetti. : 


CONTRIBUZIONI ALLA BIOLOGIA FIORALE DELLE CENTROSPERMAE 283 i 


I fiori sono piccoli e verdieci in alcuni generi, ma nel maggior nu- 
mero dei casi essi hanno una corolla bianca od in altro modo colorata, 
e frequentemente sono molto vistosi. 

Il nettare è accessibile in alcune specie a parecchie sorta d’ insetti , 
in altre è accessibile soltanto ai lepidotteri. 

Prima di terminare queste note intorno alle Cariofillacee, giova qui 
ricordare i rivestimenti vischiosi che si osservano in molte specie: Dian- 
thus viscosus, Lychnis Viscaria, Silene Armeria, S. muscipula; Cerastium 
viscosum, C. glutinosum, ecc. , 

La funzione biologica di tali rivestimenti è evidentemente protettiva, 
in quanto ehe essi servono ad allontanare gl'insetti non utili alla pianta. 
A prova di ciò è importante notare, come osserva Kerner ('), che il ri- 
vestimento viscoso comincia sempre sotto quel paio di foglie dalle eui 
ascelle usciranno i rami fioriferi, mentre non se ne scorge traccia al- 
cuna nella parte inferiore del fusto; cosi pure nella rachide dell infio- 
rescenza ogni internodio è trasformato in pania solo nella sua imme- 


diata vieinanza con i fiori. 


(') Vita delle piante, vol. IL, p. 230. 


284 LUIGI SCOTTI 


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JULES CAMUS 


LE FRAISIER DES INDES 
dans l'Italie septentrionale. 


L'Italie pourrait être appelée à bon droit « le jardin de l’Europe ». 
En effet aueun autre territoire européen de même étendue ne présente 
une flore aussi riche, aussi variée, que celle de la péninsule et des îles 
situées entre les Alpes, la Tunisie et la mer Ionienne. La position géo- 
graphique de cette contrée, sa constitution géologique, les aspérités de 
son sol, les sinuosités de ses côtes, tout a concouru, dès les temps les 
plus reeulés, à la fixation et à la reproduetion des nombreux germes 
apportés de tous côtés par les vents, les flots, les animaux et enfin par 
l'homme. | 

A l'origine cependant les progrès de la végétation en Italie furent en- 
través, à diverses reprises, par les cataclysmes, qui ont bouleversé les 
rivages de la Méditerranée. De même que dans d’autres régions en Eu- 
rope, la flore, qui avait surgi sous un climat tropical, a été presque en- 

_tièrement anéantie par le refroidissement du globe, à la fin de la période 
tertiaire. Il n'en reste, semble-t-il, que de rares spécimens, tels que le 
Stapelia europaea, le Ceratonia siliqua, le Cneorum tricoccum, Y Haplo- 

Phyllum patavinum (*) ete. E 

C'est de la végétation développée ensuite sous un elimat plus tem- 
péré, que dérive en grande partie ce que l'on appelle la flore spontanée 
de l'Italie. Peu à peu, à travers les siècles, cette flore indigène s'est 
accrue d'une foule de plantes étrangères, les unes introduites par l'homme ` 
pour son utilité ou son agrément, les autres venues furtivement, surtout 
en se mélangeant aux graines destinées à l’agriculture ou à l'hortieul- ` 
ture. Très fréquentes dans l'antiquité, ces importations s'étaient ralenties ` 
durant le pile âge, mais elles prirent un nouvel essor aussitôt après 


(1) Relativement à l’Haploph, yllum palavinum Jussieu, efr. Bulletin de la 
Société botanique de France, t. XXX, p. 149. Paris, 1883. 


LE FRAISIER DES INDES DANS L'ITALIE SEPTENTRIONALE 287 


la découverte de l'Amérique et celle de la route des Indes par le eap de 
Bonne-Espérance. Depuis elles n'ont cessé de continuer jusqu'à nos jours. 

Or, comme l'on sait, un assez grand nombre de ces plantes se sont 
si bien adaptées au sol de leur nouvelle patrie, et s'y sont tellement 


propagées, qu'elles sont considérées désormais comme faisant partie de 
la flore italienne. Il y aurait certes une étude trés instructive à faire 
sur l'origine de ces plantes subspontanées, sur leur dissémination, leurs 
variations, ete.; mais c'est un travail qui présente bien des difficultés. 


E Ainsi pour certaines espèces, les données historiques font complètement 
défaut, et l'on en est à se demander parfois si ce ne seraient pas d'an- 
|. .. ciennes plantes indigènes. Pour d'autres, dont la provenance est connue, 


E il n'est pas toujours facile de s'expliquer comment elles ont pu se re- 
| produire loin de toute habitation, lorsque leurs graines ne laissent guère 
E. de prise aux vents et que leurs fruits ne paraissent pas devoir attirer 


les oiseaux. Tel est le cas, par exemple, dans le Piémont, pour le Sisy- 
rynchium anceps Cav., que j'ai recueilli l'année dernière, à divers en- 
droits dans des taillis et des prés humides, situés entre le torrent Stura 
di Lanzo et le chemin qui va de Caselle à Rossignoli. Quand et de 
quelle manière cette plante américaine a-t-elle été introduite dans ees 
parages? je l'ignore. Je sais seulement qu'elle était cultivée à Turin, 
en 1821 (*) et que, vers 1836-37, elle a été peinte d'après nature, par 

. Angela Maria Bottione dans la Botanica Taurinensis (vol. XLVII, fol. 
37) (°). 

Je suis mieux renseigné pour parler d'une autre plante exotique, trés 
répandue à l'état subspontané dans le nord de l'Italie, le Fragaria in- 
dica Andr., fraisier à fleurs jaunes, qui a dû souvent intriguer les bo- 

~ tanistes étrangers herborisant dans la vallée du Pò. 


( €. CAPELLI, Guinigi stirpium quae aluntur in Horto botanico, p. 53. 
Torino, 821. 

@) Voir sur ce magnifique recueil en 64 volumes, sant aujourd'hui 
à l'Institut botanique de Turin, le savant mémoire de M ne Chiapusso- 
Voli, intitulé « Iconographia Taurinensis » Malpighia, XVIII. Gênes, 1904). 

page 331, l'auteur exprime l'opinion que les figures des 8 tomes XL- 
` XLVIII sont l'œuvre d'Angela Bottione, peintre du Jardin botanique de Tu- 
— rin de 1802 à 1837. 


288 JULES CAMUS 


Bien que cette espèce eroisse, non-seulement dans l'Inde, mais aussi d 
dans l'Afghanistan, la Malaisie, l’île Formose, la Corée et le Japon (), È 
elle est cependant restée inconnue aux botanistes jusqu'au commence- | 
ment du siècle dernier. Elle fut recueilli, pour la première fois par le 
Dr. Francis Buchanan Hamilton (*), durant un voyage, que ce savant 
fit dans le Népaul, en 1802-1803. Mais le mérite d'avoir introduit ce 
fraisier en Angleterre revient à Charles Gréville, qui le cultiva, en 1804, 
à Paddington (?). Peu de temps aprés, Henry Andrews en donna une 
figure dans son Botanists Repository (vol. 7, tab. 479) et le nomma 
Pragaria indica (*) Cette appellation a fini par prévaloir dans la no- 
menclature botanique, mais ee ne fut pas sans peine. Le 3 avril 1810, — 
J. Ed. Smith, faisant une lecture à la Société Linnéenne de Londres (°) 
sur la plante découverte par le Dr. Buchanan, l'appela Duchesnea fra- 
giformis (5), en l'honneur de Ant. Duchesne, l’auteur jadis célèbre de 
l'Histoire naturelle des fraisiers. Plus tard W. Miquel la nomma Dwu- 
chesnea chrysantha dans sa Flore des Indes néerlandaises (Fl. Ind., Bat. 


(1) J. D. Hooker, The Flora of British India, vol. II, p. 343. 

OC) Fr. Buchanan Hamilton (1762-1829) est plus connu comme historien 
que comme naturaliste. Toutefois il a publié diverses études de botanique 
et d'ichtyologie. Roxburgh lui 


the royal Society of Edinburgh , X, 171), dans laquelle il nous fait savoir 


ler, vol 


ol. I, n.* 61. — D'après R. Sweet (Hortus bri- 
lanicus, p. 147) ce fraisier aurait été introduit dans les jardins d'Angle- 
terre, en 1805. 13 

(*) Les 10 volumes du Bor. Repository ont été publiés sans date. — Selon: 
le catalogue du British Museum, l'ouvrage a 5tó commencé en 1797 et fut 
terminé en 1811. Le tome. septième, où se trouve la figure du fraisier des 
Indes, n'avait sans doute pas encore paru en 1807, car C. H. Persoon De 
mentionne pas cette plante dans sa Synopsis plantarum (1805-1807). 

Č) The transactions of the Linnean Society, X, 371. London, 1810.— C'est 
là oü nous avons trouvé la première citation du nom Fragaria indica — 
Andrews. - e 


o Duchesnea fragarioides Smith est une erreur qui se rencontre dans | 
divers ouvrages: le Bon jardinier, la Flore des Indes de Hooker, ete. 


LE FRAISIER DER INDES DANS L'ITALIE SEPTENTRIONALE 289 


I, 372). Quelques botanistes, se refusant à y reconnaitre un fraisier, la 
classèrent parmi les potentilles, d’où: Potentilla Wallichiana Seringe, 
P. Durandii Torrey, P..trifida Lehmann, P. fragariaefolia Klotzsch. 
D'autre part l'on eut les synonymes Fragaria malayana Roxburg, F. 
nilgirica Zenker, F. arguta Lindley, F. Rorburghii Weight; etc. 

Le F. indica fut illustré de nouveau, en 1815, dans le Botanical Re- 
gister, et l'année suivante l Encyclopédie méthodique (*) en donnait cette 
minutieuse description : « Ses racines sont fibreuses presque tuberculées ; 
elles produisent plusieurs tiges couchées, rampantes, étalées, filiformes, 
presque simples, pileuses; les feuilles radieales assez nombreuses; celles 
des tiges, solitaires, longuement pétiolées, ternées; les folioles pedicellées 
presqu'égales, arrondies, rhomboidales, obtuses, inégalement incisées, pi- 
leuses en dessous; les latérales presqu'à deux lobes; les pétioles couverts 
de poils étalés; deux stipules adhérentes à la base du pétiole, ovales, 
ineisées, pileuses, persistantes; les pédoneules foibles, solitaires, opposés 
aux feuilles, uniflores, de la longueur des feuilles; les fleurs jaunes as- 
sez semblables à celles du Potentilla reptans ; le calice pileux; le fruit 
d'un rouge foncé, inodore et insipide ». Il est à remarquer que cette 
description est placée à la suite de celles des Pofentilles. 

J-B. Balbis fut peut-étre le premier botaniste italien qui ait pu ob- 
tenir ce fraisier. En effet, c'est trés probablement avant 1815, quand 
il était encore professeur à Turin, qu'il reçut du Dr. C. H. Persoon 
l'exemplaire conservé dans son herbier avec la mention: « Fragaria in- 
dica Andrews. Genus forsitan novum Dalibardae prorimum. — D. 
soon ». L'absence de synonymes me porterait méme à croire que cette 
note a été écrite antérieurement à la description du Duchesnea fragi- 
Jormis par Smith (°), c'est-à-dire avant 1810. En rapprochant cette plante 
du genre Dalibarda, Balbis pensait certainement au Dalibarda fraga- 
. Tioides Michaux, espèce américaine découverte depuis peu et dont une 


(1) Botanique par M. Lamarck, continuée par J. L. M. Poiret; supplément, 

È IV, p. 543. Paris, 1816. 

.. (® Ce qui me confirme dans cette opinion, c'est que e Liguri hd 
| the Linnean Society parvenaient, au fur et à mesure qu'elles paraissaient, 
à E A e D l’Académie des Sciences de Turin, i Balbis était 

mbre, 


290 -JULES CAMUS 


description avait été donnée, en 1804, dans le VIe volume de la Bota- 
nique de Lamarek (Encyclopédie méthodique) sous le nom de roncinelle 
à feuilles de fraisier (*). Dans le méme herbier se trouve un second 
exemplaire, dont l'étiquette porte: « Fragaria indica Andr. Duchesnea 
Jragiformis Smith. Planta egregie picta in Horto suburbano Londinensi »; 
mais, celui-ci parvint évidemment plus tard à Balbis, lorsqu'il professait 
la botanique à Lyon, puisque l'Zorfus suburbanus Londinensis de Ro- 
bert Sweet fut publié à Londres, en 1818. Plus importante pour notre 
objet est l'étiquette jointe à la màme espèce dans l'herbier de Jean Bi- 
roli, le successeur de Balbis à Turin. Elle est autographe comme les ` 
précédentes: « Fragariu indica Andr. — Duchesnea Jragiformis Smith. 
— Potentilla Encycl. suppl. — Ind. or. n. — apud nos subdiu vivit et 
Joret ». Ceci a été écrit entre 1816, date de la publieation du Supple- 
ment de l'Zacyelopédie méthodique, cité plus haut, et 1825, l'année de 
la mort de J. Biroli. Où ce botaniste avaitil vu le F. indica croitre et 
fleurir en plein air? Il ne le dit pas, mais nous supposons que c'est au 
Jardin botanique de Turin, car cette plante est peinte d'après nature 
dans le XLIII* volume (fol. 81 ) de la « Botanica Taurinensis » sous 
le nom da Duchesnea Jragiformis, nom qui à l'« Index général » est 
accompagné de la date 1819 (*). Cette peinture doit étre encore d'Angela 
Bottibne. Le dessin en est excellent, mais le coloris des feuilles et des 
pétioles laisse à désirer. Quant au fruit représenté à part, c'est un véri- 
table trompe-I'ceil, E 

A partir de cette époque le F. indica semble s'être rapidement pro- | 
pagé dans les autres jardins botaniques. Il fut même très en vogue à 
un certain moment dans les jardins particuliers, où on le cultivait, dit- 
‘on, surtout pour faire l’innocente plaisanterie d'offrir ses fruits, très ap- 
pétissants, mais insipides, aux visiteurs. 


` 0) La figure de ce Dalibarda se trouvait déjà dans la premiére édition 
de la Flora borealis Americana de A. Michaux, publiée en 1803 

(® Je suppose que c'est la date de l'introduction de ce fraisier au Jardin 
botanique, mais je n’en suis pas sûr. Le même nombre 1819 se retrouve 
cà et là dans l’Indeæ de la Botanica Taurinensis, après divers noms de 
plantes, (p. ex., Sisyrinchium anceps), qui ne figurent pas dans le Catalogus ` 
plantarum. Regii Horti botanici taurinensis publié par Jean Biroli, en 1815, 
mais qui se trouvent dans le Catalogue de Capelli imprimé en 1821. 


De LE FRAISIER DES INDES DANS L'ITALIE SEPTENTRIONALE 291 


I Sa diffusion à l'état subspontané a dû suivre de prés son introduction 
dans l'Italie septentrionale; cependant on est resté assez longtemps sans 
D s'en apercevoir. La première mention, que j'en aie rencontrée, remonte 


H 


à l'année 1856; elle est due à Alexis Malinverni, qui nous apprend, 
par une étiquette de son herbier, que ce fraisier s'était propagé sur les 
collines de Turin (*). L'année suivante, Vincent Cesati (in herb.) faisait 
observer qu'il était fréquemment eultivé, qu'il s'échappait des jardins 
et était subspontané à Biella et à Vercelli. En 1869, De Visiani et Sac- 
cardo le comprenaient dans leur « Catalogo delle piante vascolari del Ve- 
neto » comme étant naturalisé jusque dans les rues de plusieurs villes 
de la Vénétie. G. Stenberg le reeueillit vers le méme temps sur la rive 
droite du Pó, à la Madonna del Pilone, prés de Turin. J'ai moi-méme 
signalé son apparition, en 1884, prés des anciennes fortifications de Mo- 


Se" stade LA ELI 


déne, sur le talus du boulevard extérieur (?) Dix ans plus tard, le 
prof G. Nobili écrivait qu'il était commun dans toute la région du lae 
- Majeur, à Streza, à Pallanza et à Ghiffa; qu'on le trouvait prés du lae 


d'Orta, à Crusinalbo, à Ivrée et partout dans les environs de Turin (°). 
. . Enfin le prof. Archangeli, qui n'en avait pas parlé dans la première édi- 
- ` tion de son « Compendio della Flora italiana », 'admit dans la seconde 
(1894) en notant qu'il eroissait à l'état sauvage prés de Vérone, à Val- 
tese, à Asolo et dans la province de Modène. 
La dissémination de ce fraisier dans le Piémont a certainement pris 
naissance au Jardin botanique de Turin, et elle a été effectuée principa- 
lement par les oiseaux, qui en recherchent avidement les fruits et en 
transportent les carpelles de côté et d'autre par leurs déjections. Ces 
. Carpelles sont en effet si durs qu'ils passent à travers le tube digestif 
| . des merles, des grives, ete., sans perdre leur faculté germinative (*). 
. Ajoutons que quand la plante a pris raeine quelque part, elle tend bien- 
tôt à se multiplier tout à l'entour par ses stolons. Selon toute apparence, 
"E 


i9 Les herbiers, dont je fais ici mention, sont tous incorporés dans lEr- 
generale de l'Institut botanique de Turin 

D Atli della Società dei naturalisti di Ser (1886), ser. III, vol. II, p. 62 e 

z rage del naturalisia, XIV, 57. Siena 1894. 

r. A. Kerner di Marilaun, P/lanzenleben, Il, 800. Leipzig, 1891. 


292 JULER CAMUS 


le F. indica cultivé au Jardin botanique a pässé d'abord dans le pare 
du Valentino, où il forme maintenant, en été, à certains endroits abri- 
tés, de jolis tapis d'un vert sombre tacheté de jaune et de rouge. Il a à 
été transporté ensuite au-delà du Pò et a énvahi toutes les collines voi- — | 
sines, arrivant de proche en proche, d'un côté à S. Vito, Cavouretto, — 
Moncalieri, Chieri, Buttiglieri d'Asti, ete. ; de l'autre, à S. Margherita, ` 
dans le val Salice, dans les vallées de S. Martino, de Reaglie, puis sur — 
les flanes de Superga et enfin au sommet de cette petite montagne, à 
672 métres d'altitude, Depuis quelques années il se propage d'une facon « 
inquiétante dans le voisinage de S. Mauro: c'est « le péril jaune » pour — 
les fraises comestibles, que l'on cultive en grand prés de cette localité. E 
On ne le trouve pas au milieu des champs et des prairies. Il croît là —— 
où passent et s'arrêtent d'ordinaire les oiseaux : sur la lisière des bois, E 
le long des haies et sur les bords des cours d'eau. Ainsi, près de Turin, | 
on le rencontre sans cesse en suivant les talus du canal Michelotti, sur 
un parcours de 3600 mètres. Il est répandu à présent dans tous les ter- 
ritoires arrosés par la Stura, l'Oreo, la Dora Baltea, la Sesia et le Tes- ` 
sin, de la rive gauche du Pô jusqu'au pied des Alpes; on peut le re- E 
cueillir aussi bien à Venaria, Volpiano, Livorno, Vercelli et Novara, E 
quà Lanzo, Courgné, Ivrée, Biella et Varallo. Il vient également à Ri- 
voli, mais il est encore assez rare au sud-ouest de Turin. 
La facilité, avee laquelle ce fraisier exotique se propage et se main- 
tient dans la vallée du Pô, prouve qu'il y a trouvé des conditions de 
terrain et de climat analogues à celles des régions montagneuses du ` 
Népaul, où Fr. Hamilton l'avait découverte (*. A l'état subspontané il ne ` 
varie guère; tout au plus pourrait-on noter que ses feuilles sont géné- 
ralement plus foncées que celles des exemplaires cultivés, et qu'elles 
prennent souvent à l'automne une teinte carminée sur leurs bords. Les. 
anomalies qu'on y a observées jusqu'ici sont peu nombreuses (*). Selon 


(1) David Dos, Prodromus Florae Nepalensis sive enumeralio vegetabilium, : 
quae in itinere. per Nepalium proprie dictam et regiones conterminas d. 
1802-1803, detexit atque legit Fr. Hamilton (olim Buchanan), p. 233. Lon- - 
dini, 1825, 


.. €) 0. Penzio, PAanzen-Teratologie, I, 499. Genova, 1890- 


LE FRAISIER DES INDES DANS L'ITALIE SEPTENTRIONALE 293 


* 


le Dr. Hooker (op. cit.), il présenterait quelquefois des feuilles à cinq 
folioles; c'est un fait intéressant que j'ai vainement cherché à constater 
en examinant des centaines de plantes à divers endroits. Ce qui est 
vraiment étonnant chez le F. 2ndica, c'est sa résistance contre le froid. 
Maintes fois, en décembre, je l'ai vu, sur les collines de Turin, porter 
encore une fleur ou deux, alors que ses feuilles étaient couvertes de 
givre. 

Dans le Piémont, les gens de la campagne ont remarqué depuis long- 
temps cet intrus, et ils l'ont baptisé de différentes maniéres. Ordinaire- 
ment 'ils appellent ses fruits, en bon piémontais, frole sarraie (fraises 
sauvages); dans le patois de Pont Canavese: froi salrè; à Cirié: frole 
d'à babi (fraises de crapauds) et frole da bouquet, parce qu'on les unit 
quelquefois aux fleurs des bouquets; aux environs du lae d'Orta, la 
plante est nommée inganna donna (trompe-femme! ). 

Ces fraises exotiques sont insipides, il est vrai, mais elles ne sont pas 
désagréables au palais. En les mangeant avec nos fraises communes, on 
a la sensation d'avaler un sorbet. Il faut eroire qu'on commence à y 
prendre goût, car elles font de temps en temps leur apparition sur les 
marchés de Turin. 

J'ai la ferme conviction qu'un jour ou l'autre quelque jardinier in- 
telligent arrivera à obtenir le croisement du A. indica avec le F. vesca 
ou le F. chiloensis; mais qui sait si, en attendant, on ne va pas nous 
eonfectionner des gelées de fraises indiennes, parfumées avee le eurieux 

bacillum fragi Eichholtz, dont on a tant parlé dernièrement? 


O. PENZIG. 


Commemorazione di Federico Delpino. 
(con Tav. III). 


Federico Delpino nacque a Chiavari il 17 Dicembre 1833, e passó 
tutta la sua gioventà nella città nativa, Dei suoi primi anni sappiamo 
ben poco: egli stesso però raccontava che essendo egli di costituzione 
piuttosto gracile e delicata, fu tenuto a restare nell’aria libera, più che 
fosse possibile, e soleva quindi passare le giornate intere nel giardino 
della casa paterna. In quella solitudine era l’unico suo passatempo quello 
di guardare i fiori, per i quali già in tenera età sentiva speciale attra- 
zione, e di osservare gli insetti, formiche, api e calabroni, i cui costumi 
lo interessavano ed affascinavano fino d' allora. 

Quando fu grandicello, ebbe istruzione classica, quale alunno esterno, 
nel Seminario di Chiavari che allora godeva ottima fama per la valentia 
e serietà dei professori che ivi insegnavano : ed anche ultimamente egli 
scriveva che nutriva verso di loro la più tenera rieordanza e ricono- 
scenza. In quell'ambiente egli aequistó la solida base di coltura classica 
che traspare da tutti i suoi scritti: la sua erudizione in filosofia ed il 
dominio sulla lingua latina e greca, che maneggiava con facilità ed ele- 
ganza anche negli ultimi anni della sua vita, sono frutti di quelli anni 
di studio nel Seminario. 

Più tardi, privatamente, egli apprese molte delle più importanti lin- 
gue moderne, come il francese, l'inglese, il tedesco, lo spagnuolo, porto- 
ghese, svedese e perfino un poco di russo, di modo che poteva facilmente 
seguire il progresso della Scienza attraverso la letteratura di tutti i paesi 
civili. 

Nel 1849 il Delpino, seguendo la sua inclinazione innata per lo stu- 
dio, si inserisse all'Università di Genova fra gli studenti di Scienze ma- - 
tematiche e naturali: ma non potè proseguire a lungo gli studi rego- 
lari, dacchè per desiderio della sua famiglia, e per non essere alla me- 
desima d'aggravio, dovette tosto dedicarsi ad altra carriera che gli pro- 


COMMÉMORAZIONE DI FEDERICO DELPINO 295 


curasse un guadagno più immediato e sicuro. Egli accettò dunque il 
posto di applicato al Ministero delle Finanze in Piemonte, restandovi 
impiegato per ben quindici anni, dal 1852 al 1867. Fu questo un pe- 
riodo dolorosissimo per lui, e pieno di sacrifizii, dacchè dovette sciupare 
i migliori anni della sua vita (dai 19 ai 34) in oceupazioni burocratiche, 
che al suo spirito osservatore e geniale, amante appassionato della Natura, 
necessariamente dovevano apparire sterili ed odiose. Egli era obbligato 
ad approfittare delle notti per continuare gli studii prediletti, ed utiliz- 
zava le poche ore di libertà durante il giorno per fare delle gite in cam- 
pagna, rodendosi di non potervi dedicare maggior tempo, e di non avere 
l'oppertunità di coordinare e pubblicare i risultati delle sue indagini. 
Tuttavia data già da quell'epoea la prima delle sue memorie, la Re- 
lazione sull apparecchio della fecondazione nelle Asclepiadee (Torino 1865), 
che rivelò subito l'aeume straordinario d'osservazione e la genialità d'in- 


terpretazione dell’ autore. 

Sentendo di non poter più resistere all’ impulso della sua vocazione , 
il Delpino nel 1867 lasciò definitivamente l’ impiego al Ministero delle 
Finanze; e fortuna volle che Filippo Parlatore, che allora insegnava Bo- 
tanica a Firenze, e la cui attenzione era stata attirata appunto dal primo 
scritto del giovane Delpino, potè farlo nominare aiuto alla Cattedra di 
Botanica in Firenze. | 

Qui il naturalista appassionato si trovò nel suo vero elemento ` el: in 
brevissimi intervalli comparvero varii suoi seritti che dovevano procu- 
rargli gran fama fra gli studiosi della Natura. Quasi contemporanea- 
mente egli pubblicò la nota Sugli apparecchi della fecondazione nelle 
piante antocarpee (Firenze 1867), i Pensieri sulla Biologia Vegetale, sulla 
Tassonomia, sul valore tassonomico dei caratteri biologici, ecc. (Pisa 1867), 
una nota critica sull’ opera allora uscita del prof. Hildebrand Sulla di- 
stribuzione dei sessi nelle piante e la legge che osta alla perennità della 
fecondazione consanguinea , e le sue classiche Osservazioni e considera- 
zioni sulla dicogamia nel Regno Vegetale. 

Questi seritti notevoli lo misero in corrispondenza coi migliori natu- 
ralisti contemporanei , e fra gli altri con Charles Darwin, il quale ap- 
prezzava e stimava grandemente il nostro compianto collega, tenendolo 
fra i suoi corrispondenti e collaboratori prediletti. 


296 O. PENZIG 


Nel 1871 egli ottenne il posto di Professore di Storia Naturale nella 
Scuola Superiore Forestale di Vallombrosa; ed in quel soggiorno inean- 
tevole, in mezzo ai boschi e prati fioriti, si compiacque di poter esten- 
dere ed arricchire grandemente le sue osservazioni predilette sulla Bio- 
logia fiorale. Comineiarono a comparire in quell’ epoca anche le di lui 
riviste critiche, nell'Annuario Scientifico Industriale di Milano, continuate 
per molti anni, e che si elevano di molto sopra il livello comune di sif- 
fatti lavori, dacchè D autore, oltre ad analizzarvi e criticare con molto 
acume gli svariati scritti botanici di ogni anno; ne prendeva anche l’op- 
portunità di esporvi le proprie vedute, sicchè nel loro insieme, quelle 
critiche ci dànno anche una sintesi delle idee originali del Delpino, net 
campi più differenti della Botanica. 

Nel 1873 il Delpino ebbe la fortuna di poter fare un viaggio fuori 
d'Europa, mentre precedentemente aveva già visitato Costantinopoli e 
il Bosforo. Si imbarcò cioè sulla fregata « Garibaldi » per intraprendere 
addirittura un viaggio di cireumnavigazione intorno alla terra: disgra- 
ziatamente però, giunto a Rio Janeiro, in causa di malattia dovette es- 
sere sbarcato, ed appena ristabilitosi fu obbligato a fare ritorno in Italia. 
Tuttavia ebbe occasione di fare molte osservazioni biologiche anche nei 
dintorni di Rio Janeiro, rinomati per la lussureggiante vegetazione tro- 
picale, e di allargare così notevolmente le proprie cognizioni. 

Nel 1875, vinto il concorso per la Cattedra di Botanica all’Università 
di Genova, il Delpino venne al nostro Ateneo, dove rimase fino al 1884. 
Fu questo il periodo della maggiore sua attività; e sarà sempre un vanto 
per Genova, che qui sieno state concepite e condotte a termine tante 
opere insigni, che segnalano ognuna un grande passo nell’ evoluzione 
della nostra Scienza. Nel 1884 egli si trasferì all'Università di Bologna, 
ma siccome male sopportava il clima di quella regione, nel 1894 chiese 
ed ottenne il trasloco all’ Università di Napoli, dove insegnò e diresse 
quell’Orto Botanico fino all’epoca attuale: e nè la grave età, né lo stato 
cattivo della sua salute gli impedivano di dedicarsi allo studio ed al la- 
voro fino all’ ultimo giorno della sua vita. 

La lista delle pubblicazioni di Federico Delpino che diamo alla fine 
di queste pagine, enumera non meno di 117 lavori, stampati nel qua- 


COMMEMORAZIONE DI FEDERICO DELPINO 297 


rantennio fra il 1865 e 1905; e tutti questi, senza, eccezione, portano l'im- 
pronta della natura geniale ed intuitiva dell' autore. 

Fino dai primi anni della sua attività letteraria il Delpino insisteva 
sulla separazione della Biologia vegetale come di scienza autonoma, dalla 
Fisiologia, Morfologia e Sistematica; e nei suoi Pensieri sulla Biologia 
Vegetale del 1867, come nei Fondamenti di Biologia Vegetale delineó net- 
tamente il concetto e gli argomenti di tale Scienza, della quale eon ra- 
gione egli può essere chiamato il fondatore. I suoi studii sulla dicoga- 
mia nel Regno Vegetale, insieme a quelli di Darwin, Hildebrand, Lud- 
wig e dei fratelli Mueller vennero a formare la base di ogni lavoro che 
riguardi l’ impollinazione delle piante; e la terminologia da lui felice- 
mente scelta con grande precisione di concetti, è stata generalmente 
adottata in questo ramo di studio. Ma i suoi lavori biologici non si li- 
mitano al campo relativamente ristretto della pura Biologia fiorale: varii 
altri argomenti affini furono affrontati per la prima volta dal suo genio 
intuitivo — così la natura e la funzione dei nettarii estranuziali, la loro 
relazione cogli insetti, i rapporti che corrono fra molte piante e le for- 
miche. I suoi Studii sulla funzione mirmecofila nel Regno Vegetale, com- 
parsi in varie memorie consecutive, segnano il principio di tutti i lavori 
moderni sulle piante mirmecofile e formicarie. Inoltre, sempre nel campo 
della Biologia, sono notevoli i suoi lavori Sulle piante a bicchieri, le 
memorie sulla Heterocarpia ed Heteromericarpia, sulla Viviparia, sulla 
disseminazione dei vegetali, sulla simbiosi fra alghe e piante superiori, 
e varii altri seritti minori sopra argomenti diversi. 

Né sono meno importanti i lavori di Delpino che trattano delle qui- 
stioni di Morfologia Vegetale. Fra questi é da eonsiderare quale vero 
capolavoro, l'opera che fu pubblicata negli Atti dell’ Università di Ge- 
nova, ed ha per titolo la Zeoria Generale sulla Fillotassi. Egli stesso 
attribuiva a quest'opera maggiore importanza che a quelle sulla Biolo- 
gia; e difatti, la sua ardua teoria che spiega in un modo affatto nuovo 
ed originale la disposizione regolare dei fillomi sui rami, ha grandissimo 
valore scientifico, dacchè illustra meglio di qualunque altro tentativo 
finora fatto, le complicazioni straordinarie che sono connesse con simile 


argomento. 


` 


298 | o PENZIG 


Altrettanto originale è un'altra sua teoria morfologica, sulla costitu- 
zione del fiore in molti ordini di Fanerogame, teoria eh'egli volle chia- 
mare Teoria della Psendanzia. Partendo cioè dalla singolare struttura 
fiorale di eerte Euforbiacee, nelle quali le infiorescenze sono metamor- 
fizzate in modo singolare, tanto da simulare un fiore semplice, il Del- 
pino eredette di poter riconoscere analoga conformazione anche in varie 
altre famiglie, più o meno affini alle Euforbiacee, e propose addirittura 
la separazione sistematica delle Dicotiledoni in Pseudante ed Euante — 
ovvero piante con fiori policentrici o monocentrici. Benchè questa teoria 
non sia stata generalmente accettata, pure essa è ammirevole per l’ori- 
ginalità di vedute, e per la straordinaria abilità con eui l'autore faceva 
l'applicazione delle sue teorie. 

Gli studii del Delpino sulla natura dei fiori doppii, sulla Zigomorfia 
florale e le sue cause, sul valore morfologico della squama ovulifera 
nelle Conifere e sopratutto i suoi Pensieri sulla metamorfosi ed idiomor- 
fosi presso le piante vascolari, segnalano altrettante pietre migliari nel 
cammino della Scienza verso la cognizione della struttura morfologica 
dei vegetali. 

Ma la sua mente ancora non si appagava di queste opere, di cui 
ognuna per sé stessa sarebbe già bastata per assicurare all'autore fama 
durevole. Gli apparve chiaro, nel corso dei suoi studii biologici e mor- 
fologici, come i cambiamenti di forma e funzione dei vari organi, pro- 
dotti dalle condizioni dell'ambiente, dovevano avere per conseguenza la 
differenziazione degli innumerevoli tipi che distinguiamo nel Regno Ve- 
getale: egli riconobbe, con altre parole, l’ immensa influenza che ha la 
Biologia sulla formazione di nuove specie, e quindi sul sistema delle 
piante; e dopo aver dapprima spiegato il suo mogo di vedere in alcune 
Monografie, che potrebbero servire come veri modelli, nel corso di pochi 
anni compì un altro lavoro grandioso, le sue Applicazioni di nuovi cri- 
teri alla classificazione delle piante, opera in sei volumi, feconda di 
nuove idee e che certamente non rimarrà senza influenza sull’ avvenire 
della Botanica sistematica. 

Lo stesso criterio biologico si doveva poi applicare, secondo Delpino, 
anche allo studio della distribuzione geografica delle piante; ed egli ne 


COMMEMORAZIONE DI FEDERICO DELPINO 299 


diede degli esempi pratiei in varii lavori come negli Appunti di Geogra- 
fia Botanica, pubblicati già nel' 1869, nello Studio comparativo sulla 
Flora Arctica ed Antartica, e negli Studi di Geografia botanica secondo 
un nuovo indirizzo. Anche qui, come dappertutto, l'esempio dato dal Del- 
pino fu tosto seguìto da altri; e numerosi lavori che sono comparsi re- 
centemente circa alle cause della distribuzione dei vegetali, sono ispirati 
alle vedute esposte per la prima volta da Jui. 

Eppure, malgrado tanta fecondità ed attività nel campo delle ricerche 
botaniche, il Delpino trovò ancora il tempo di occuparsi di altre quistioni, 
di ricerche in un campo anche più vasto e più elevato di idee, cioè in 
ricerche di indole puramente filosofica. Fu già detto sopra, come dall'e- 
poca dei suoi studii classici nel Seminario di Chiavari gli fosse rimasta 
grande predilezione per gli studii filosofiei, e come una certa predomi- 
nanza dello spirito filosofico si può rintracciare in tutte le sue opere, an- 
che puramente botaniche. Egli non divideva punto le idee monistiche , 
quali prevalevano nella seconda metà del secolo decorso, e non poteva 
conciliarsi colle vedute materialistiche, espresse p. es. da Vogt, Buchner 
ed Haeckel In varii scritti speciali, come in quello del 1880 « Il Ma- 
terialismo nelli Scienza, » o del 1883 « Le Spiritualisme dans la Science, » 
e più ancora nel suo discorso inaugurale , tenuto all' Università di Bo- 
logna « Sul passato, presente ed avvenire della Psicologia, » egli deli- 
neava nettamente e eolla massima sincerità le sue opinioni dualistiche, 
la sua profonda persuasione d'una differenza radicale fra Materia e Spirito. 

Per completare la breve descrizione della mente e delle attitudini del 
nostro compianto amico, aggiungerò ancora ch'egli era appassionato cul- 
tore della Musica, e che ben sovente ricorreva à questa per cercare con- 
forto nelle sofferenze fisiche a cui andava sovente soggetto, e nei dolori 
morali che non furono risparmiati nemmeno a lui. Mentre non amava 
la musica moderna in genere, e detestava perfino la musica di Wagner, 
trovava un diletto immenso nelle armonie più semplici del Palestrina, 
di Bellini, Donizetti, Mozart, Rossini e Verdi; e con vivo sentimento e 
profonda emozione evocava le armonie meravigliose delle Fughe di Se- 
bastiano Bach, che chiamava la « vera musica dell’ anima ». ca 
| Cittadino integro ed ottimo padre di famiglia, visse una vita modesta 


300 i O. PENZIG 


e ritiratissima, poco curante delle apparenze esterne, della Società, dei 
titoli ed onorificenze che largamente gli vennero propinate, senza che 
egli le cereasse. 

Inchiniamoei alla sua memoria: e se non possiamo sperare di stargli 
accanto al posto elevatissimo, che gli spetta come scienziato geniale e 
dotto, cerehiamo almeno di imitarlo nelle esimie qualità morali di eui 
era insignito: nella sincerità, integrità e bontà di cuore. 


Eleneo dei lavori pubblicati da Federico Delpino. (+) 


1. — Relazione sull’ apparecchio della fecondazione nelle Asclepiadee. 
Torino 1865. 

2. — Sugli apparecchi della fecondazione nelle piante antocarpee. Fi- 
renze, Tip. Cellini, 1867. 

3. — Pensieri sulla Biologia Vegetale, sulla Tassonomia, sul valore tas- 
sonomico dei caratteri biologici, e proposta di un genere nuovo della fa- 
miglia delle Labiate. Nuovo Cimento, Vol. XXV. Pisa, Tip. Pieraccini. 1867. 

4. — Sull' opera « La distribuzione dei sessi nelle piante e la legge che 
osta alla perennità della fecondazione consanguinea » del prof. Hildebrand. 


Con note critiche. Atti della Soc. Ital. delle Scienze Naturali in Milano, 


Vol. X. Milano 1866. 

5. — Ulteriori osservazioni e considerazioni sulla dicogamia nel Regno 
Vegetale. I. — Atti della Soc. Ital. delle Scienze Naturali inMilano, Vol. XI, 
p. 265-332. Milano 1868, 

6. — Ulteriori osservazioni e considerazioni sulla dicogamia nel Regno 
Vegetale. Il. — Atti della Soc. Ital. delle Scienze Naturali in Milano, Vol. 
XII, p. 21-141. Milano 1869. 

7. — Ulteriori osservazioni e considerazioni sulla E nel Regno 
Vegetale. MI. — Atti della Soc. Ital. delle Scienze Naturali in Milano, Vol. 
(XII, p. 179-233. Milano 1869. 

8. — Ueber die Wechselbeziehung in der Verbreitung von Pflanzen und 
Thieren. Botanische Zeitung, p. 792-809. 1869. 

Zeenen Sono €: quite. sig. prof. A. Terracciano che ha voluto prestarmi per questo elenco 

dei lavori ER com: eng SÉ lui ge Allo stesso prof. Ter- 


piant 
raceiano co ‘come al prof. E. G. unta in Napoli d nre molte ie intorno alla vita del 
mi è caro di poter loro qui esprimere lima "ratitadiue : 


COMMEMORAZIONE DI FEDERICO DELPINO Se. 


9, — Rivista monografica della famiglia delle Marcgraviaceae, precipua- 
mente sotto l'aspetto. della biologia ossia delle relazioni di vita esteriore. 
Nuovo Giornale Botanico Italiano, fase. IV. Ottobre 1869. 

T. 16. — Breve cenno sulle relazioni biologiche e genealogiehe delle Maran- 

i tacee. Nuovo Giornale Botanico Italiano, 1869. p. 293. 

p. 11. — Alcuni appunti di geografia botanica, a proposito delle Tabelle fi- 
togeografiche del prof. E. Hoffmann. Bollettino della Società Geografica 
Italiana, fasc. III, Firenze 1869. p. 273. 

12. — Sull' influenza del soggetto sul ramo d'innesto, e sulla diretta. in- 
 fluenza extraovulare del polline. Traduzione dal tedesco con annotazioni. 

Industriale Romagnolo. Febbraio 1869. 

13. — Una recente parola di Carlo Darwin sulla pangenesi. Lettera al 

|... prof. De Gubernatis. Rivista contemporanea italiana. Torino 1869. 

KE: 14. — Ulteriori osservazioni e considerazioni sulla dicogamia nel Regno 

| Vegetale. IV. — Atti della Soc. Ital. delle Seienze Naturali in Milano, Vol. 

XIII, p. 167-205. Milano 1870. 

.. 15. — Applicazione della teoria Darwiniana ai fiori ed agli insetti visi- 
talori dei fiori. Versione dal tedesco con annotazioni del discorso pronun- 

à ciato dal dott. Erm. Miiller di Lippstadt alla 26. Assembl. generale del 
* Naturhistoriseher Verein für Rheinlande und Westphalen. Bollettino della 

Società Entomologica Italiana, Anno II, pag. 140-228. Firenze 1870. 

| 16. — Altri apparecchi dicogamici recentemente osservati. Nuovo Giornale 

Botanico Italiano, Vol. II, 1870. p. 51-64. 

17. — Eintheilung der Pflanzen nach dem Mich dns der dichoga- 
j : mischen Befruchtuny und Bemerkungen über die Befr uchtungsvorginge Des 
. Wasserpflanzen. Bot. Zeitung, XIX, 1871, p. 443-463. 

18. — Sulla Dicogamia vegelale e specialmente su quella dei cereali. Bol- 

| lettino del Comizio Agrario Parmense, Anno IV, Parma 1871. 

. 49. — Ueber die Dichogamie im Pflansenreiche. Glogau 1871. 

20. — Sulle piante a bicchieri. Nuovo Giornale Botanico Italiano, Vol. II, 
1871. p. 174-176. 
| 1. — Sui fenomeni generali relativi alle iie idrofile ed anemofile. 
- Nuovo Giornale Botanico Italiano, Vol. III, 1871, p. 194-195. 
| 82. — Studi sopra un lignaggio anemofilo delle Composte ossia sopra il 
| gruppo delle Artemisiacee. Firenze, Tip. Cellini e C. 1871. 

i ME Etudes sur une déscendance anémophile des Composées du groupe 

| Artémisiacées. Archives d. Sc. Phys. Nat., Vol. XLII, 1872, p. 195-197. 


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302 , O. PENZIG 


24. — Rassegna botanica. Nuove divisioni della botanica. Secrezione della 
cera. Glandole di Tecoma radicans. Foglie del Pino del Giappone. Signifi- ` 
cazione del frutto di fico. Significazione delle spine di Cactacce. Galleggianti — 
di Desmanthus natans. Piante insettivore e carnivore. Piante idrotile, ane- 
mofile e zoidiofile. Dicogamia nelle piante alpine. Piante trimorfe. Dico- 1 
gamia nei cereali. Cleistogamia di Juncus bufonius. Apparecchi di disse- — | 


degli Ascoboli, delle Pezize, dei Batterii, ecc., Annuario scientifico ed in- i 3 
 dustriale, Anno VIII, Milano. Treves, 1872. E 
35. — Sulla impollinazione dei nuclei ovulari presso le Conifere. Atti | 
della Società Italiana delle Scienze Naturali in Milano, Vol. XV, p. 424-426. E 
Milano, 1872. 3 

26. — Fécondation dans les Conifóres. Archives d. Sc. Phys. Nat., Tom. … 
XLIIL, 1872, p. 194-195. a 

27. — 8ui rapporti delle Formiche colle Tetligometre e sulla genealogia 3 
degli Afidi e dei Coccidi. Atti della Società Italiana delle Seienze Naturali , 
in Milano, Vol. XV, p. 472-479. Milano 1872. È 

28. — Sui rapporti delle Formiche colle Telligometre e sulla genealogia 3 
degli afidi e dei Coccidi. Bollettino entomologico, Anno IV, 1872. 

29. — Ulteriori osservazioni e considerazioni sulla dicogamia nel Regno — 
vegetale. Parte seconda, fascicolo secondo. Atti della Società Italiana delle 
Scienze Naturali in Milano, Vol. XVI, p. 151-349. Milano 1873. 

30. — Rassegna botanica. Moltiplicazione della clorofilla. Cellule e vasi 
latticiferi. Struttura dei nettarii. Struttura dei fiori delle Composte. Sin- 
golarità del genere Cuphea. Morfologia delle Cannacee e Marantacee. Si- 
gnificazione del ciazio di Euphorbia. Aborti di organi florali. Galleggianti 
di Aeschinomene. Eterofillia di ambiente. Pianta muscipula. Impollinazione — 
delle Gimnosperme. Disseminazione. Moti eliotropici e geotropici. Attività 
vitali del protoplasma. Funzione dell’ asparagina. Epifitismo, Consorzio, 
Commensalismo, Parassitismo. Vita dei funghi, ecc. Anunario scientifico n. 
ed industriale, Anno X. Milano, Treves 1874. : 

31. — Altre osservazioni sui rapporti tra Cicadelle e Formiche. Bollettino: 
entomologico. Anno VI,-1874. 

32. — Rapporti tra insetti e nellarii extranuziali in aleune pe Bob 
| lettino della Società Entomologica in Firenze, Anno VI, 1874. 

33. — Dimorfismo del noce e pleiontismu nelle - piante. Nuovo Giornal 
Botanico Italiano, Vol. VII, p. 148. 1875. 


COMMEMORAZIONE DI FEDERICO DELPINO . 303 


34. — Rassegna botanica. Cellule artificiali di Traube. Indirizzo teleolo- 
È gico dell’ istologia. Succiatoi di Cuscuta. Teoria dell’ embrione monocotile- 
P done. Caulomi e fillomi. Epimorfosi e metamorfosi. Natura delle placente e 
degli ovuli. Morfologia dei pissidii. Piante carnivore. Consorzio e rapporti 
tra piante, formiche e vespe. Appareechi dicogamici. Dimorfismo del noce, 
Sensibilità e moti delle piante. Sonno delle foglie. Irritabilità degli stami. 

Funzione dell asparagina. Amido e sue metamorfosi. Variabilità delle specie, 

Ocnacee, ece. Annuario scientifico ed industriale. Anno XII, Milano, Treves 
1876. 
35. — Dicogamia ed Omogamia nelle piante. Nuovo Giornale Botanico 
Italiano, Vol. VIII, 1876, p. 140. 

36. — Consorzio fra Nostoc ed altre piante. Atti del Congresso Interna- 
zionale Botanico di Firenze, 1876, p. 71. 

37. — Rassegna botanica. I tre tessuti costituenti. Sviluppo dei fasci fibro- 
vascolari. Organogenia dei fiori di Cucurbitacee, Rafllesiacee ed Aristolo- 
chiacee, Costituzione degli stami. Foglie di Empetracee. Eteromorfismo di 
Rhipsalis e di Eucalyptus. Piante carnivore. Relazioni fra piante e formiche. 
Nettarii estranuziali. Una Crocifera anemofila. Semi che si sotterrano da 
sè. Influenza del terreno sulla vegetazione. Dicogamia ed omogamia nelle 
piante. Adattazione degli organismi al mezzo ambiente. Vita dei batterii. 
Questione dei licheni, ece. Annuario scientifico ed industriale. Anno XIII, 
Milano, Treves 1877. é 

38. — Rassegna botanica. Morfologia delle hüd cipem Morfologia del- 
l'ovulo nelle Angiosperme. Cirri di Cucurbitacee. Profilassi negli embrioni. 
Biologia delle Palme. Biologia di Collomia. Foglie di Lathraea. Fecondazione 
nelle Genziane. Geotropismo di Orehidee. Stimmi di Mimulus. Natura della ` 
clorofilla. Digestione dell" albume. Eteromorfismo florale nelle Angiosperme. 
Distribuzione dei sessi nelle piante alpine e polari. Flore isolane ece. An- 
nuario scientifico ed industriale, Anno XIV. Milano, Treves 1878. 

39. — Difesa della dottrina dicogamica. Nuovo Giornale Botanico Ita- 
liano, Vol. X, 1878, p. 177. | 
^ 40. — Rassegna botanica. Ineremento apicale. Morfologia degli embrioni. 
Succiatoi di Cuscuta. Ligula di Graminacee. Organi insetticidi presso piante 
. earnivore. Coppe idrofore di Dipsacus. Nettario estraflorale di Batatas. La 
soda nelle piante. Funzione delle foglie e degli stomi. Acarocecidii. Ses- 
sualità nelle Alghe. Vita delle Nostocacee e dei Licheni. Classificazione 
| delle Amarillidee, Poligalee, Smilacee, Restiacee, Sapotacee. Distribuzione 


304 O, PENZIG 


geografica delle Smilacee, delle Palme e delle Graminacee' ecc. Annuario 
scientifico ed industriale, Anno XV, Milano, Treves, 1879. 

44. — Rassegna botanica. Moltiplicazione dei nuclei e delle cellule. Isto 
logia dei nettarii.'Gimnospermia. Morfologia dell'ovulo. Diagrammi florali. 
Piante carnivore. Rapporti tra fiori e pronubi. Omogamia nelle Fanero- . 
game. Apparecchi dicogamici delle Aracee. Colori florali. Fiori versicolori. 
Movimenti delle Diatomacee. Clorofilla in animali. Significazione dell'aspa- 
ragina. Dicogamia. Rapporti tra Azolla ed Anabaena. Origini antiche della 
vita. Tesi fitogeogratiche ecc. Annuario scientifico ed industriale. Anno XVI. 
Milano, Treves 1880. 

A2. — Il Materialismo nella Scienza, Discorso pronunciato nella grande 
aula della R. Università di Genova per la solenne inaugurazione dell’anno 
accademico 1880-81. Genova, Tip. Martini, 1880. 

43. — Causa meccanica della fillotassi quinconciale. Nota preliminare. 
Genova 1880. 

44. — Contribuzione alla storia dello sviluppo del Regno Vegetale. I. Smi- 
lacee. Atti della R. Università di Genova, Vol. IV, part. I. Genova 1880. 

45. — Rassegna botanica. Sospensori embrionici nelle Orchidee e Viciee. 
Corpo squamoso del cono delle Abietinee. Fillotassi. Infiorescenze di Ataccia. 
Adattamento delle foglie al mezzo ambiente. Nettarii estranuziali. Dico- 
gamia ed omogamia nella vite. Impollinazione del cotone. Specie cleisto- 
game e specie adinamandre. «Piante anemofile ed entomofile nelle isole. 
Movimenti nelle piante superiori. Vegetazione artica. Fillotassi uniseriale. 
Latice e vasi latieiferi. Origine della flora alpina, ecc. Annuario scientifico 
ed industriale. Anno XVII, Milano, Treves 1881. 

46. — Fondamenti di Biologia Vegetale. I. Prolegomeni. Rivista di Filo- 
sofia Scientifica. Anno I, Vol. I, fase. I. Mitano-Torino 1881. 

47. — Rassegna botanica. Studii sulle Cicadee. Anatomia delle piante scan- 
. denti. Organi omologhi ed analoghi. Infiorescenze scorpioidi.: Morfologia 
dell’ovulo. Fondamenti biologici. Nettarii estranuziali. Biologia dei fiori al- ` 
pini. Rapporti tra fiori e pronubi. Apparecchi di disseminazione. Respira- 
zione delle piante. Operazioni degli stomi. Classificazione delle Tallofite. 
Sezioni del genere Pinus. Rapporti genealogici e geografici del genere Rubus. 
Flora della Groenlandia ecc. Annuario scientifico ed industriale. Anno XVIIL 
Milano, Treves 1882. 

Mate spiritualisme dans la Science. Revue internationale, I. année, 
tom. II, 4. livraison. Rome 1882. 


COMMEMORAZIONE DI FEDERICO DELPINO 305 


49. — Teoria generale della fillotassi. Atti della R. Università di Genova. 
Vol. IV, part. II. Genova 1883. 

50. — Funzione mirmecofila nel Regno Vegetale. Prodromo di una mo- 
nografia delle piante formicarie. Parte Prima. Rassegna delle piante for- 
— . . nite di nettarii estranuziali. (dalle Ranuncolacee alle Oleacee). Memorie della 
È R. Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna. Ser. IV, Tom. VII. Bo- 
; logna, Tip. Gamberini e Parmeggiani 1886. 

5 5l. — Fiori doppii (Flores pleni. Memorie della Real Accademia delle 
à . Scienze dell'Istituto di Bologna, Ser. VI, Tom. VIU. Bologna, Tip. Gambe- 

rini e Parmeggiani 1887. 

92. — Zigomorfia florale e sue cause. : Malpighia, Anno I, fase. VI. Messina, 
i - Tip. Capra e Ge 1887. 
+ 93. — Il nellario florale del Symphoricarpus racemosus. Malpighia, Anno 
I, fasc. X-XI. Messina, Tip. Capra e C.° 1887 

94. — Sul nettario florale del Galanthus nivalis, L. Malpighia, Anno I, 
fase. VIIL Messina, Tip. Capra e C.» 1887 
= 55. — Equazione chimica e fisiologica del processo della formazioné al- 
Coolica. Nuovo Giornale Botanico Italiano, Vol. XIX, 1887, p. 260. 

96. — Il passato, il presente e l' avvenire della Psicologia. Discorso per 

l inaugurazione degli studii nella R. Università di Bologna. Bologna 1888. 

57. — Funzione mirmecofila nel Regno Vegetale. Prodromo di una mo- 
nografia delle piante formicarie. Parte Seconda. Rassegna delle piante for- 
nite di nettarii estranuziali (dalle Bignoniacee ai Funghi). Memorie della 

. R. Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna. Ser. IV, Tom. 1X. Bo- 
 logna, Tip. Gamberini e Parmeggiani 1888. 

98. — Osservazioni sopra i batteriocecidii e ta sorgente d’ azoto in una 

pianta di Galega officinalis. Malpighia, Anno II, pn. 385-394. 1888. 

59. — Applicazione di nuovi criteri per la classificazione delle ‘piante. 

— . Prima Memoria. 1. Divisioni primarie del regno Vegetale. II. Origine delle ` 
Monocotiledoni. HI. Classificazione dei Tallofiti. IV. Posizione dei Briofiti e 
bs dei Pteridofiti. V. Classificazione dei Briofiti. VI. Classificazione dei Pteri- 
` dofiti. VIL Pteridofiti dei tempi paleozoici. Memorie. della R. Accademia 
delle Seienze dell'Istituto di Bologna. Ser. IV, Tom. IX. Bologna, PE 
Gamberini e Parmeggiani 1888. 
- 60. — Apparato per illustrare la teoria meccanica della fillotassi. Mal- 

Soe? Ann. II, fase. IL 1888, e : 

(6L — EE di nuovi criterii per la casi fazione a delle piante, 


306 ; O. PENZIG 


Seconda Memoria. VIH. Classificazione delle Gimnosperme. IX. Divisione 
delle Gimnosperme in quattro famiglie. X. Natura morfologica delle squame 
ovulifere delle Abietinee e di altre Conifere. XI. Teoria generale del car- 
pidio. XIL Fondazione della famiglia delle Salisburiee. XII. Singolarità del 
genere Sciadopitys. XIV. Circoscrizione e dipendenza della tribù delle Arau- 


* eariee. XV. Circoscrizione e dipendenza delle Podocarpee. XVI. Ordinazione 


delle Tassinee e loro dipendenza. XVII. Ordinazione delle Cupressinee. XVIII. 
Ordinazioue delle Abietinee. XIX. Importanza delle Cieadee. XX. Ordinazione 
e dipendenza delle Gnetacee. XXI. Schemi classificatorii delle Gimnosperme. 
Memorie della R. Accademia delle Scienze dell’ Istituto di Bologna. Ser. 
IV. Tom. X. Bologna, Tip. Gamberini Parmeggiani 1889. 

62, — Note ed osservazioni botaniche. Decuria prima. I. Anemofilia e scatto 
delle antere presso il Ricinus communis. II. Ascidii temporarii di Sterculia 
platanifolia e di altre piante. III. Nettarii estranuziali nelle Eliantee. IV. 
Nuova pianta a nettarii estranuziali. V. Variazione nelle squame involucrali 
di Centaurea montana. VI. Anemofilia dei fiori di Phyllis Nobla. VII. Galle 
quercine mirmecofile. VIIL Acacie africane a spine mirmecodiate. IX. Sul- 
l'affinità delle Cordaitee. X. Singolare fenomeno d'irritabilità nelle specie 
di Lactuca. Malpighia, Anno III, Vol. III. Genova, Tip. Ciminago, Dicembre 
1889. 

63. — Valore morfologico della squama ovulifera delle Abieiinee e di altre 
Conifere. Malpighia, Anno III, Vol. II. Genova, Tip. Ciminago, Giugno 1889. 

64. — Funzione mirmecofila nel Regno Vegetale. Prodromo di una mo- 3 
nografia delle piante formicarie. Parte terza ed ultima. Rassegna delle 
piante che apprestano nidi e domicilii alle formiche. Considerazioni gene- i 
rali e conclusioni. Con un quadro delle regioni fitogeografiche. Memorie 
della R. Accademia delle Scienze dell’ Istituto di Bologna. Ser. IV, Tom. X. 
Bologna, Tip. Gamberini e Parmeggiani 1889. 

65. — Sulla impollinazione dell’ Arum Dracunculus, L. Malpighia, Anno : 
IL Vol. IL Genova, Tip. Ciminago, Febbraio 1890. : 

66. — Ancora sulla impollinazione del Dracunculus. Malpighia , ST 
IV, p. 134-135. Genova 1890. : 

67. — Note ed osservazioni botaniche. Decuria Seconda. I. Biologia delle ` 


Gimnosperme. IL Pensieri ed osservazioni sulla disseminazione. IL Fun- 


zione degli ascidii di Dischidia. 1V. Una delle funzioni della glaucedine. 
N Significazione biologica del nettarostegi florali. VI. Funzione della or 
rolla di Bassia latifolia. VII. Anemofilia di Bocconia frutescens, Dodonaea ` 


COMMEMORAZIONE Dİ FEDERICO DELPINO 307 


| viscosa, Erica scoparia, Mercurialis perennis. VIII. Apparecchio florale stau- 
rogamico della Barnadesia rosea. IX. Staurogamia presso il Sauromatum 
E guttatum. X. Simbiosi fra Epatiche fogliose e Rotiferi. UN Anno IV, 
fasc. I.-II. Genova, Tip. Ciminago 1890. 


È 68. — Fiori monocentrici e policentrici. Malpighia, Anno HI, Vol. III. 
Genova, Tip. Ciminago 1889, 

69. — Contribuzione alla teoria della Pseudanzia. Malpighia, Anno IV, 
Vol. IV. Genova, Tip. Ciminago, Ottobre 1890. i 

70. — Applicazione di nuovi criterii per la classificazione delle piante. 
Terza Memoria. XXII. Classificazione delle Angiosperme. XXIII. Quali sieno 
gli ascendenti delle Angiosperme. XXIV. Quali delle odierne forme angio- 
spermiche sieno da ritenersi prototipiche. XXV. Invenzione di un nuovo 
È criterio tassonomico: Angiosperme euante e pseudante. XXVI. Teoria della 
E Pseudanzia. XXVII. Pseudanzia nelle Malvacee e Rosacee. XXVIIL Pseudanzia 
nelle famiglie dipendenti dalle Malvacee. XXIX. Pseudanzia in aleuni ge- 
neri di Rosacee e nelle famiglie affini. XXX. Probabile pseudanzia im 
altre famiglie. XXXI Angiosperme euante. XXXII. Angiosperme di dubbia 
: o d'incerta sede. Memorie della R. Aecademia delle Seienze dell Istituto 
Le: - di Bologna. Ser. IV, Tom. X. Bologna, Tip. Gamberini e Parmeggiani 1890. 
Eo 71. — Applicazione di nuovi criterii per la classificazione delle Piante. 
| Quarta Memoria. XXXIII. Canoni della dottrina filogenetica applicabili alla 
classificazione delle piante. Memorie della R. Accademia delle Scienze del- 
l'Istituto di Bologna. Ser. V. Tom. I. Bologna, Tip. Gamberini e Parmeg- 
giani 1890. 
È, 72. — Pseudanzia di Camellia e di Geum. (in collaborazione col Dott. 
| Ugo Bernaroli. Malpighia, Anno V, fasc. Ill. Genova, Tip. Ciminago 1891. 
È 73. — Pensieri sulla metamorfosi e sulla idiomorfos? presso le piante 
vascolari. Memorie della R. Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bo- 
logna, Ser. V, Tom HI, Tip. Gamberini e Parmeggiani 1892. 

74. — Esposizione di una nuova teoria della Fillotassi. Atti del Congresso 
latermsizionale Botanico 1892. Genova, Tip. Sordo-muti. 

75. — Esposizione della teoria della Pseudanzia. Atti del Congresso pe 
tanico Internazionale 1892. Genova, Tip. Sordo-muti. 

76. — Disordini Universitarii. Cause e rimedii. Bologna 1892. 

7. — Applicazione di nuovi criterii per la classificazione delle piante. 

Quinta Memoria. XXXIV. Proposte di correzioni e di emendazioni ai quadri 
| tassonomici delle Angiosperme. A. Rinantacee. B. Passifloracee e Cucurbi- 


308 O. PENZIG 


tacee. C. Aristolochiacee. Memorie della R. Accademia delle Scienze del- 
l'Istituto di Bologna. Ser. V, Tom. III. Bologna, Tip. Gamberini e Parmeg- B 
giani 1893. d 
78. — erac et Eteromericarpia nelle Angiosperme. Con un capitolo — — 
sul mimismo nei frutti e nei semi. Memorie della R. Accademia delle 3 
Scienze dell' Istituto di Bologna. Ser. V, Tom. IV. Bologna, Tip. Gamberini M 
e Parmeggiani 1894. 
79. — Sulla viviparità nelle piante superiori e nel genere Remusatia Schott. 
Memorie della R. Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna. Ser. V, 
Tom. V. Bologna, Tip. Gamberini e Parmeggiani 1895. 
80. — Studi fillotassici. I. Casimiro De Candolle e la teoria fillopodiale. 
II. Sdoppiamento dei fillopodii. III. Polimeria nelle fillotassi verticillari. 
IV. Moltiplicazione e contrazione d’organi fogliari. Malpighia, Anno IX. 
Genova, Tip. Ciminago 1895. E 
— Socialismo e Storia Naturale. Discorso per la inaugurazione degli 
stadi presso la R. Università di Napoli nell'anno accademico 1894-95. Na- | 
poli, Tip. della R. Università 1895. py 
82. — Applicazione di nuovi criterii per la Classificazione delle piante. : 
Sesta memoria. IL Moncotiledoni. Memorie della R. Accademia delle Scienze 
dell’ Istituto di Bologna. Ser. V, Tom. VI. Bologna, Tip. Gamberini e Par- 
meggiani 1896. : 3 
83. — Dicroismo nell’ Euphorbia Peplis e in altre piante. Rendiconti | 
dell’Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche di Napoli. Fasc. 6. Na- 
poli 1897, Giugno. i d 
84. — Dimorfismo del Ranunculus Ficaria, L. Memorie della R. Acca- ` 
demia delle Scienze dell'Istituto di Bologna. Ser. V, Tom. VI. Bologna, Tip. 
Gamberini e Parmeggiani 1897. 
85. — Per la crilica. Rivista contemporanea, fase. 6. Napoli 1897. 
86. — Gaetano Licopoli. Parole commemorative. Rendiconti della R. Ac- F 
cademia delle Scienze Fisiche e matematiche di Napoli. Napoli 1898. | 
87. — Studi di Geografia botanica secondo un nuovo indirizzo. L Prelimi- 
nari. IL Divisione della terra in territorii fitogeografici. Centri di forma- 
zione delle specie. Centri di sviluppo. IL Centri di formazione e di sviluppo 
dei generi, delle tribù e delle famiglie. IV. Stazioni. V. Regioni. VL Enu- 
merazione e classificazione delle diverse regioni. VII. Endemismi. Memorie 
della R. Accademia delle Scienze deif" Istituto di inue Ser. V. Tom. Ve 
Bologna, Tip. Gamberini e Parmeggiani 1898, 


` 


COMMEMORAZIONE DI FEDERICO DELPINO 309 


88, — Nuove specie mirmecofile fornite di nellarii estranuziali. Rendiconti 
della R. Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche di Napoli. Fasc. 6.° 
e 7.° Giugno-Luglio 1898, 

89. — Commemorazione del Prof. Teodoro Caruel. Rendiconti della R. Ac- 
cademia delle Scienze Fisiche e Matematiche di Napoli. 1898. 

90. — Rapporti tra la evoluzione e la distribuzione geografica delle Ra- 
nuncolacee. Memorie della R. Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bo- 
logna. Ser. V. Tom. VIII. Bologna, Tip. Gamberini e Parmeggiani 1899. 

91. — Questioni di Biologia vegetale. 1. Definizione e limiti della Biologia. 
Rivista di Scienze Biologiche, diretta da E. Morselli, Fase. L Gennaio 1899. 

92. — Note di Biologia Vegetale. M. Apparecchio sotterratore dei semi. 
Rivista di Scienze Biologiche. fasc. VILI. IX. Agosto-Settembre 1899. Como, 
Tip. Longatti. 

93 — Relazione sulla oar lunità d' impiantare giardini sperimentali di 
colture tropicali nell’ Eritrea. Alla Illustre Società Reale delle Scienze Ma- 
tematiche, fisiche e Naturali. Rendiconto della R. Accademia delle Scienze 
Fisiche e Matematiche di Napoli. Fasc. 2 e 3. Febbraio e Marzo 1899. 

94 — Definizione e limiti della Biologia vegetale. Bullettino dell’ Orto 
Botanico di Napoli. Tom. I, fase. I, p. 5. Napoli, Tip. Tessitore 1899. 

95. — Piante formicarie. Parte prima. Bullettino dell Orto Botanico di 
Napoli. Tom. I, fase. I, p. 36. Napoli, Tip. Tessitore 1899. 

96. — Sulla costituzione del Ranunculus Ficaria, L. nei dintorni di Dresda. 
Bullettino dell'Orto Botanico di Napoli. Tom. I, fase. I, p. 24. Napoli, Tip. 
Tessitore 1899. 

97. — Comparazione biologica di due flore estreme, artica ed antartica. 
Memorie della R. Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna. Ser. V, 
Tom. VIII. Bologna, Tip. Gamberini e Parmeggiani 1900. 

98. — Sulle piante a bicchieri. Bullettino dell Orto Botanico di Napoli, 
Tom. 1, fasc. 2, p. 63. Napoli, Tip. Tessitore 1900. 

99. — Piante formicarie (seguito). Bullettino dell’ Orto Botanico di Na- 
poli. Tom. I, fase. 2, p. 67. Napoli, Tip. Tessitore 1900. 

100.— Questioni di biologia vegetale. 3. Funzione nuziale e origine dei sessi. 
Rivista di Scienze biologiche. Vol. 11, n. 4 e 5. Como, Tip. Longatti 1900. 

101, — ‘Circa la teoria delle spostazioni fillotassiche. Rendiconti della 
R. PERS delle Scienze Fisiche e Matematiche in Napoli. 1900. 

— Sugli artropodi fillobii e sulle complicazioni dei loro rapporti 


02. 


oi Bullettino della Società Botanica Italiana 1901. 


XIX, Vol. XIX 


310 | O. PENZIG 


103. — Per una rettificazione. Bullettino della Società Botanica Italiana. 
1901. 

104. — Sopra wn organo caratteristico di alcune Cucurbitacee e sulle 
relazioni delle piante coi Tripidi. Memorie della R. Aceademia delle Seienze 
dell Istituto di Bologna. Ser. V, Tom. IX. Bologna, Tip. Gamberini e Par- 
meggiani 1901. 

105. — Leonardo Jovine. Il secolo ventesimo. Moniti e ii di Zoroastro. 
Napoli, Tip. Tocco e Salvietti 1901. 

106. — Dei meriti di Domenico Cirillo verso la botanica. Napoli, Tip. 
Morano e figlio 1901. 

107. — Sul genere Douzellia, Ten. Rendiconti della R. Accademia delle 
Scienze Fisiche e Matematiche di Napoli, Fasc. 8-11, 1902. Agosto a Novembre. 

108. — Piante formicarie (seguito). Bullettino dell'Orto Botanico di Napoli. 
Tom. I, fasc. 3, p. 201. Napoli, Tip. Tocco e Salvietti 1902. 

109. — Domenico Cirillo e le sue opere botaniche. Bullettino dell Orto 
Botanico di Napoli. Tom, I, fasc. 3, p. 292. Napoli, Tip. Tocco e Salvietti 1902. 

110. — Notizie fitobiologiche. 1. Nettarii estranuziali in una specie di 
Fraxinus. IL Eteromericarpia di Portulaca oleracea. D. Eterocarpia di Fí- 
lago gallica. Bullettino dell'Orto Botanico di Napoli. Tom. L'fasc. 4. Napoli, 
Tip. Tocco e Salvietti 1903. S 

141. — Cladomania di Picris hieracioides. BuMettino della Società bota- 
nica Italiana, p. 275. 1903. 

112. — Piante formicarie (seguito e fine). Bullettino dell' Orto Botanico 
di Napoli. Tom. I, fase, 4, p. 349. Napoli, Tip. Tocco e Salvietti 1903. 

113. — Sul fenomeno della macrobiocarpia in alcune piante. Rendiconti 
della R. Accademia delle Scienze Fisiche e Matematiche di Napoli, fase. 2. 
Febbraio 1903. 

444. — Aggiunte alla teoria della classificazione delle AAT 
Memorie della R. Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna. Ser. V, 
Tom. X. Bologna, Tip. Gamberini e Parmeggiani, 1903. 

115. — I Radio. Il Giornale d'Italia. 1904, Roma. 

116. — Zoidiofilia nei fiori delle Angiosperme. Parte prima. Bullettino 
del R. Orto Botanico di eo: Tom. li, fase I, p. 3; Napoli, Tip. Tessi- 
tore 1904. 

147. — Sulla funzione vessillare presso i fiori delle Angiosperme. Me- 
morie della R. Accademia delle. Scienze dell’ Istituto di Bologna. Ser. VI, 
Tom. L Bologna, Tip. Gamberini e Parmeggiani 1904. 


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Dorr. DOMENICO MIANO 


— = 


Anomalie di sviluppo dei ricettacoli femminili di « Lunularia vulgaris » Mich. 
(con Tav. IV). 


Da qualche tempo mi sto occupando delle Epatiche di Sicilia e di 
aleune anche in ordine alla loro struttura ed ai processi riproduttivi. 
Fra il materiale che fu fin'ora oggetto delle mie ricerche, parte forni- 
tomi dal Prof. Cavara e parte da me stesso raccolto, vi era in copia 
della Zunularia vulgaris Mich. (L. cruciata L.). 

Com'è noto la ZLwawularia fruttifica assai difficilmente in Europa mas- 
sime nelle regioni del Nord, e da quanto ho potuto rilevare la deseri- 
zione che si fa dei suoi organi, riproduttori è tratta sempre dalla de- 
scrizione e dalle figure del Bischoff. Anche la recentissima monografia 
dello Schiffner in Engler und Prantl Pflanzenfam. riporta la classifica 
figura del Bischoff. : 

Da notizie fornitemi dal Prof. Caro Massalongo, eui rendo qui pub- 


- bliche grazie, esistono anche buone figure del Micheli che per altro 


considerò la pianta monoica mentre è notoriamente dioiea; d'altra parte 
io non ho potuto averle sott' oechio. 

Dalla figura del Bischoff si arguisce come al pari della Marchantia , 
la Zunularia emetta da cripte del tallo dei ricettacoli femminili lun- 
gamente pedicellati e come tali ricettacoli siano formati di 4 lobi cia- 


senno dei quali porta parecchi E di cui generalmente uno solo 


per raggio viene a maturità. 

Secondo mi riferisce il Prof. Cavara, nell’ Orto botanico di Catania, 
alcuni anni or sono, furono da lui raccolti esemplari di Lunularia con 
organi masehili e per tali eonfermati dal Levier di Firenze. Ora, dai 
numerosi esemplari da me esaminati quest'anno, dei quali buona parte 
presi dalle lave (sciare) della contrada Picanello nei pressi di Catania, 


E parte anche nei viali dell’ Orto botanico, mi occorse frequentemente 
= di osservare accenni di formazioni di organi riproduttori all’infuori delle 
- ben note fossette semilunari. Ma dall'esame fatto mi risultò sempre che 


312 DOMENICO MIANO 


si trattava di inizi di ricettacoli femminili: mai una sola volta ebbi oc- 
casione di riseontrare organi maschili. Intanto fu cosi grande la varietà 
sia di forme di sviluppo, sia di disposizioni di questi abbozzi di organi 
femminili che m' indusse a prenderli in accurato esame tanto più che 
durante tutto il periodo invernale-primaverile non mi fu dato di notare 
lo sviluppo normale e definitivo di essi. Ciò essendo legato da un lato 
alle variazioni meteoriche e dall’altro a condizioni biologiche cui code- 
sta epatica si è venuta adattando, valeva la pena di farne oggetto di 
ricerche. 

I casi svariati da me esaminati si possono raggruppare nei seguenti : 

a) Gli archegoni sono situati sul fondo della eripta su di un mam- 
mellone appena accennato. 

5) Sono adattati ai lati del mammellone iniziale il quale non pro- 
segue nell’ accrescimento e perciò non esiste forma ricettacolare com- 
pleta. 

c) Sono situati su di un ricettacolo appena abbozzato il quale, an- 
che a sviluppo ulteriore, non fuoriesce dalla cripta che lo ricetta ma è 
sostenuto da brevissimo peduncolo che tale si arresta. 

Gli organi femminili in tutti i casi predetti si lasciavano scorgere 
sotto forma di minuti ciuffetti seariosi, di colore bianco-gialliecio , che 
risaltavano nel verde brillante della fronda ed occupavano in numero 
di 2 o 3 la linea mediana di questa. 

Intanto, nel primo caso, che è anche il più semplice, visti in sezione 
trasversale tali organi (fig. le 2) si mostrano come delle escavazioni 
o eripte interessanti i */, dello spessore del tallo, a contorno circolare od 
elissoidale. Dalla base di tali eripte sorge il mammellone o abbozzo del 
ricettacolo a guisa di protuberanza convessa più o meno sviluppata, sì 
da raggiungere in altezza o il terzo (fig. 1) o anche il quinto o il se- 
sto del diametro minore della eripta. Sopra questo mammellone si ri- 
scontrano già bene formati un certo numero di arehegoni inseriti talora 
(fig. 1) in parte sull'apice mammellonare, in parte aj lati, ovvero (fig. 
2) in cireolo a breve distanza dall' apice. 

I colli degli archegoni sono rivolti verso I apice della cripta e sono 
diritti e, più eminenti, re ineurvati, tendenti sempre all’ apertura 


ST 


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Tp TO. OMS 


ANOMALIE DI SVILUPPO DEI RICETTACOLI FEMMINILI, ECC. 318 


della escavazione, quelli più bassi. Tutti gli archegoni si mostrano re- 
golarmente costituiti e con una cellula basale a contenuto granulare e 
con nucleo, il che li fa ritenere pronti per la fecondazione. Per quanto 
alcuni si presentino di maggiore sviluppo degli altri, non mi fu dato 
stabilire se realmente fossero stati fecondati; certo non era avvenuta 
divisione ancora della cellula uovo. Ai lati degli arehegoni e tutto al- 
l’ingiro sorgono poi numerose parafisi o lacinie, le quali, in aleuni casi, 
si portano sino all'apice ehe sormontano: in altri easi rimangono al di- 
sotto di questo. | 

Nel secondo caso l’ abbozzo del ricettacolo i pure rinehiuso nella 
eripta ma il mammellone ha assunto uno sviluppo maggiore tanto da 
presentare un accenno di piede in una sua parte basilare. Quivi gli ar- 
chegoni non sono inseriti sulla parte eulminante del mammellone, ma 
sui fianchi di esso e precisamente sotto la sua parte allargata per cui 
ciascun archegonio, che è inserito normalmente all’ asse del mammel- 
lone, piega più fortemente il suo collo rivolgendosi verso l’apertura della 
cripta (fig. 3). Le parafisi, qui pure numerose, sorgono in parte dal pie E 
colo piede ed in parte dal fondo della eripta, tutte ripiegate verso l'alto. 

Nel terzo caso l' abbozzo del ricettacolo si mostra ancora più evoluto 
si da presentarsi sostenuto da un peduneolo più o meno sviluppato (fig. 
4 e». i 

Ordinariamente il mammellone ricettacolare foggiato già a guisa di 
ombrella, è asimmetrico per la sua inserzione rispetto al peduncolo e ri- 
.sulta di 8 pretuberanze disposte in 4 raggi, a due a due, su 4 settori 
quasi sempre a croce con disposizione nettamente zigomorfa, come rile- 
vasi dalle sezioni trasversali (fig. 6 e 7). 

Spessissimo tali protuberanze ricettacolari sono rispettivamente avvolte 
da un ampio invoglio non del tutto aderente, all'aseella del quale stanno 
inseriti gli archegoni in numero variabile (fig. 4 e 5). Questi per altro 
| possono direttamente originarsi sui mammelloni predetti o anche, caso 
raro, nello spessore dell'invoglio stesso (fig. 8, 9, 10). 
` E da notare frattanto che non sempre tali mammelloni raggiungono 
‘in un medesimo ricettacolo lo stesso grado di sviluppo ed allora in un 
Ee uno dei nad si mostra assai più sviluppato dell'altro che 


314 DOMENICO MIANO 


gli é SCH e talora anche xm essere che si abbia atrofia completa 
di uno di essi. 

Gli arehegoni sono ordinariamente rivolti in basso ed i loro colli o 
si mostrano ripiegati verso l'apertura della cripta, o anche rivolti in 
basso: forse quest'ultima disposizione é di carattere transitorio. Le laci- 
nie, che sono anche qui numerose, si limitano alla base del peduncolo: 
esse rimangono tuttavia distanti le une dalle altre e non costituiscono 
mai quella specie di collaretto basilare frangiato assai caratteristico nei 
easi di normale e a completo sviluppo dell’ organo. 

Se ora dalle disposizioni accennate nei casi sopra descritti si volesse 
trarre delle deduzioni d'ordine generale e filogenetico dovremmo dire 
che i easi presentati. nella prima delle disposizioni descritte farebbero 


riannodare tali iniziali sviluppi ai concettacoli dei generi Aytonia e 


E 


GES 3 TRE A eU p SSR 
ONE decidir ee RARI SURE et EN 


Clevea dei quali aleune specie sono comuni nei paesi caldi d' Europa : 

solo che in questi generi gli abbozzi di tali ricettacoli, pur mantenendo 

forme e disposizioni analoghe a queste della Zunularia, si accrescono E 

tanto da elevarsi alquanto al di sopra della fronda. | 

I easi della seconda disposizione rieorderebbero i ricettacoli del genere 
Corsinia , dove però il mammellone, ai fianchi del quale sono situati e 

gli archegoni, continua a svilupparsi in guisa da lasciare ai lati gli 3 
archegoni ed assume al riguardo di questi una funzione di protezione. A: 

Gli sviluppi da me osservati nella terza ed ultima categoria di casi, 3 

sono in eerto modo paragonabili ai ricettacoli delle Marchantiaceae più 
evolute presso le quali sono 8 i mammelloni iniziali di altrettanti raggi 

del ricettacolo, come 8 pure sono le divisioni da me osservate per i de- 

; scritti easi della Zunu/aria, mentre nei casi normali avvene qui 4 soltanto. | 
Ts Il rilievo di tali. anomalie di sviluppo negli organi femminili della — — 


Lunularia vulgaris induce perciò a ritenere che esse sieno il prodotto COM 
di speciali adattamenti dipendenti da condizioni climatiche sfavorevoli, Y 
cioè sieno degli arresti di sviluppo degli organi ricettacolari con modi- 
ficazioni nella forma, la quale, 0 tende a ridursi in modo da ricordare 
| disposizioni semplici, proprie di tipi meno evoluti di epatiche, ovvero, e 
a complicarsi, sebbene in modo effimero, da ricordare disposizioni ehe — 
sono proprie di tipi filogeneticamente più evoluti. Sr 


0% 


SENTIRE: 


ANOMALIE DI SVILUPPO DEI RICETTACOLI FEMMINILI, ECC. 315 


Difatti le condizioni che presiedono allo sviluppo della Zwawlaria in 
Sicilia sono ben singolari in certe annate. In quest’ anno, ad esempio, 
alla stagione invernale-primaverile umida, anzi assai ricca di precipita- 
zioni, seguì d'un tratto una stagione estremamente asciutta e calda, 
tale da determinare l' arresto della vegetazione. 

Quelle stesse epatiche che si trovavano in luoghi molto reconditi, nelle 
caverne delle lave dei dintorni di Catania e che, per le condizioni favo- 
revoli di umidità si accingevano a dare organi sessuali, in brevissimo 
tempo si arrestarono nello sviluppo non lasciando anzi più traccia di sè. 

In ordine alla sterilità degli organi osservati, fra le eause non dub- 
bie. oltre l'atrofia di tali organi, evvi la mancanza sopra rilevata di in- 
dividui maschili. La diffusione di tale comuvissima epatica è assicurata, 
non v ha dubbio, dai mezzi agami di moltiplicazione ossia dai propa- 
goli; anzi, l'abbondanza di questi organi è forse la causa della soppres- 
sione dei sessi, come si verifica anche in piante superiori (Oæalis cer- 
nua, ecc.) per cui gli accenni ad organi sessuali che di già ho descritto 
si possono considerare come dei tentativi di sviluppi consentiti da con- 
dizioni favorevoli sul principio in seguito contrasta ii. 


Istituto botanico della R. Università di Catania. 
Giugno 1905. 


Teratologia e patologia delle foglie di aleune piante. 
Appunti DEL Dorr. C. MASSALONGO. 


(con Tav. V e VD. 


SAXIFRAGA CRASSIFOLIA L. 


Chi da lungo tempo si occupa di fitoteratologia deve certamente aver 
constatato ehe vi sono delle piante sulle quali di solito si incontrano 
delle speciali anomalie o mostruosità, quasichè palesassero per quest'ul- 
time una predisposizione. Fino ad un eerto punto questo fatto potrebbe 
talvolta spiegarsi se si tenga conto di aleune particolarità offerte da non 
poche piante, nel loro stato normale. Così si comprenderà p. e. come 
potranno rinvenirsi eon maggior frequenza casi di sinfillia, sinanzia 0 
sincarpia su specie vegetali fornite di foglie, fiori e frutti fra loro rav- 
vieinati, in confronto di altre dove invece gli stessi organi trovansi piü 
o meno discosti. Forse più spesso ciò però dipende da un fenomeno di 
eridetarietà, essendo stato riconosciuto che, non di rado, vengono fissati 
e trasmessi da generazione in generazione ancora dei caratteri acquisiti 
anormali, come si verificherebbe a mo’ d'esempio per la faseiazione del. 
l'infiorescenza di Celosia cristata, e per la sinanzia o meglio pleomeria 
degli elementi dei verticilli fiorali di Zycopersicum esculentum. Comun- 
que sia fra coteste piante devesi ancora annoverare la Sazifraga eras- 
sifolia a motivo di due mostruosità che comunemente interessano le sue 
foglie. 

. |. Di queste mostruosità luna si manifesta coll’ anormale produzione 
di duplieature laminari le quali a partire dalla base della pagina su- 
periore della foglia, si estendono, con tragitto variamente sinuoso 0 Cre- 


spo, lungo la sùa costa mediana, potendo, alle volte, arrivare sino all’a-. 


pice di quest’ultima. Esse offrono la medesima struttura bilaterale del 


lembo, e eostantemente si osserva che vi ha continuità fra le due fac- 


cie morfologiche omologhe di questo e quelle delle rispettive duplica- 
ture. È noto inoltre che al luogo dove queste, inferiormente divergendo, 
ripiegansi per continuarsi nel contorno della foglia, si forma a destra e 


eege: E FA de iol s 


TERATOLOGIA E PATOLOGIA DELLE FOGLIE DI ALCUNE PIANTE 317 
sinistra della base della costa (Tav. V, fig. 3), una depressione o pic- 
eolo ascidio. 

II. L'altra mostruosità invece consiste nella trasformazione della foglia 
in un aseidio imbutiforme (o più giustamente in un epiaseidio, eorrispon- 
dendo il suo lato interno alla pagina morfologica superiore della foglia), 
con apertura più o meno obliqua, aseidio che viene a prodursi in con- 
Seguenza di anormale unione dei due margini laterali della lamina. per 
una maggiore o minore estensione della loro lunghezza. 

Queste due mostruosità, che sovente sono concomitanti ancora ad atrofia 
in diverso grado manifesta della foglia, furono anche da me precedente- 
mente in dettaglio descritte ed illustrate con figure (*); posso anzi dire 
che durante il periodo di più di 20 anni, le ho viste re sempre 
con maggiore o minore frequenza ogni anno. 

III. Assai di rado, per contrario, sopra la stessa specie incontrai una 
terza mostruosità, la quale in eerta maniera riunirebbe le alterazioni 
dei due casi teratologici surriferiti. L'aseidio infatti in cui veniva trasfor- 


mata una foglia, presentava ancora due duplicature laminari rientranti. 


nella sua cavità (Tav. V, fig. 1). Questo caso teratologico merita parti- 
colare considerazione, anche per il fatto, che si tratta di un ascidio 
(epiascidio) originatosi non già per semplice saldatura dei margini la- 
terali del Jembo fogliare, come avviene d ordinario, ma in quella vece, 
| per la éonerescenza al lato dorsale delle due metà della foglia mostruosa, 
al luogo dove le duplicature di cui sopra, ripiegandosi verso la cavità 
ascidiale, vengono reciprocamente a contatto colla loro rispettiva super- 
ficie morfologica inferiore. 

IV. Fra le anomalie offerte da questa pianta, va ricordata ancora la 
parziale denudazione delle nervature della foglia , in conseguenza della 
mancata continuità del parenchima ad esse frapposto; ragione per la 


. quale il lembo verrà in tal guisa a trovarsi irregolarmente diviso. Così 


nella foglia mostruosa rappresentata alla figura 2 della tavola V, al di- 
Sopra della metà di sua ragni, il lembo pe ineiso, 
0 ENEA e d terato NEE in Nuovo Giorn. Bot. It., vol. XVIIL 


324-326, Tav. XV, fig. Il; Firenze 1886. — Note teratologiche, in l. s. c., 
vol. XX p. 11-12, Tav. E dig. 9-10; Firenze 1890. 


318 |: @ MASSALONGO 


porta nell’ insenatura due lobi pieciuolati alla maniera di fogliette, i 


della lamina. Di questi lobi anormali foglioliformi, il mediano e più 
grande si trova sulla continuazione della costa, mentre il laterale e piü 
piecolo, termina una nervatura secondaria. 


V. In eonfronto perd delle menzionate deformazioni, assai più singo- 


lare è di certo la seguente. Voglio dire di una foglia sulla faecia della 
quale (Tav. V, fig. 3) oltre delle solite anormali duplicature, portava all 
disopra di esse ed in corrispondenza della costa, delle enazioni rappre- 


quali per la ragione suesposta, sembrano quasi tagliati fuori dal resto 


= 


sentate da due piccoli ascidii apotecioidei, stipitati, eol contorno den- | 


tato, alla maniera del margine della foglia. L’interno lato di ciascuno 
di essi corrispondeva però alla pagina inferiore, mentre quello esterno, 
ehe si continuava lungo dei rispettivi stipiti colla pagina superiore del ` 
lembo fogliare, offriva i earatteri di quest' ultima, eome tipicamente si 
riscontra nei così detti ipoascidii. Questa mostruosità da me rinvenuta 
nel giardino Giusti (Verona), è perciò essenzialmente caratterizzata dalla 
produzione di ipoaseidii epifilli. 

VI. Esaminando numerose altre foglie di questa Sazifraga, avea già 
notato, specialmente su quelle atrofiche e più o meno sformate, che so- 
vente il contorno della loro lamina estroflettendosi verso il lato dorsale, 


formava delle anse (Tav. V, fig. 4) le quali mostravano la tendenza di — 


restringersi e strozzarsi sempre più alla loro base (Tav. V, fig. 4 ad). 
Per questo motivo i due margini opposti delle medesime, in corrispon-. 
denza della strozzatura, venendo reciprocamente a contatto, finivano col ` 
saldarsi assieme; così si costituivano lungo il contorno della foglia delle 
piccole appendici sessili, più o meno concave, le quali simulavano pres... 
sochè delle specie di ascidii rudimentali, che talvolta trovavansi ancora 


un poco spostati verso il lato dorsale della lamina (Tav. V, fig. 4 d). In 


seguito a quest'ultima constatazione specialmente; mi venne il siepe 
che accentuandosi sempre più lo spostamento, verso la pagina inferiore 
della foglia, di tali appendici inframarginali, e che inoltre intervenendo 


E Lee con somma soddisfazione, ebbe piena eonferma, avendo rinvenuto. 


dei fenomeni di accrescimento intercalare alla base della loro inserzione, . 
SS potessero anche originare dei veri ascidii stipitati ipofilli. Questo so- 


TERATOLOGIA E PATOLOGIA DELLE FOGLIE D] ALCUNE PIANTE 319 


una foglia mostruosa la quale appunto, ad una certa distanza del suo 
apice, ed al lato dorsale, portava due piccoli ascidii pedicellati come 
quelli rappresentati alle fig. 5-6 della Tav. V, di cui la sconcavità (come 
del resto era da prevedersi in base alla maniera di loro formazione) cor- 
rispondeva alla pagina superiore della foglia. Evidentemente colla pro- 
duzione di detti epiascidii ipofilli, ne risulta un caso teratologico che 
riproduce, in certa maniera, affatto a rovescio quello più sopra stu- 
diato. 

VII. Ma non si creda che con ciò sia finita la serie delle alterazioni 
da me osservate che affettano le foglie della Saxifraga crassifolia, per- 
ché su di esse un'altra ne rinvenni, la quale, quantunque meno appa- 
riscente delle surriferite, non offre però per questo minore interesse. La 
mostruosità (chiamiamola per ora cosi) a cui alludo è già stata, almeno 
nella sua esterna apparenza, brevemente, e direi quasi alla sfuggita, ri- 
cordata nelle mie « Note teratologiche » (in l. s. e., p. 15), senza perd 
allora rilevarne la sua vera natura e le correlative particolarità struttu: 
rali. Per questo motivo eredetti opportuno, in questa occasione, di ritor- 
` narvi sopra, onde meglio farla conoscere come meritava. Nelle eitate 
.« Note teratologiche » trovasi riferito che sulla faccia della foglia, ecce- 
zionalmente, le nervature si presentano sporgenti. Per essere però più 
esatti si tratterebbe invece della insolita produzione di costole rilevate 
sulla pagina superiore (rarissimamente inferiore) del lembo, le quali 
‘sebbene di solito corrispondano infatti alle nervatur:, talvolta ciò non 
sì verifica, potendo, avere ancora un tragitto ad esse traversale e si- 
nuoso, senza verun manifesto rapporto per ciò colle dette nervature 
(Tav. V, fig. 7 e VI, fig. 8). Tali costole sporgenti sono al massimo un 
millimetro alte, sovente si ramifieano e possono presentarsi anche in- 
sieme anastomizzate. Va notato che qualora colla loro estremità arri- 
| vino sino al'margine della foglia, il contorno di questa, in cor rispon- 

denza delle medesime, subisce una maggiore o minore insenatura (Tav. 
V, fig. 7 e Tav. VI, fig. 8); ciò che è l'effetto di ostacolato sviluppo del 
lembo fogliare al luogo dove una delle anzidette costole, raggiunga il 
suo contorno. Per ciò, come ebbi già rilevato (in l. s. c.), le foglie che 
portano le escrescenze costoliformi in questione, mostrano ordinariamente 


320 C. MASSALONGO 


ancora il lembo più o meno lobato (Tav. V-VI, fig. 7-8), mentre è desso- 


nello stato normale, obovato e solo dentato nel margine. Si aggiunga 


che allorquando tali escrescenze hanno raggiunto il. loro sviluppo, si 
rompono all apice longitudinalmente, ed in eorrispondenza della rottura 
si osserva più tardi una linea di color oscuro; in seguito vedremo come 
ciò dipenda da produzioni soverose. Per indagare in qual guisa si ori- 
ginano queste singolari esereseenze, tenni dietro al loro sviluppo a par- ` 
tire dal momento in eui erano appena indiziate da una lieve increspa 
tura sulla pagina superiore delle foglie. E 
Prima però di far conoscere le loro fasi evolutive, devo rammentare - 
aleuni caratteri offerti dalla lamina della foglia normale. A tale riguardo, 
per il nostro scopo, basterà sapere che le nervature sporgono soltanto al 
lato dorsale di essa, mentre sulla faccia, a queste corrisponde una de- È: 
pressione docciforme più o meno manifesta ed inoltre che il tessuto a 
palizzata del mesofillo , al disopra delle nervature secondarie e special- 
mente di quelle di ordine superiore, si continua senza presentare modi- T 
ficazioni apprezzabili. Ciò premesso se ora si faeeia una sezione trasver- 


sale al luogo, dove sulla foglia seorgonsi i primordi di una costola, si 


constata che il predetto tessuto a palizzata (Tav. VI, fig. 9) perde dei ` 
suoi caratteri, inquantochè ivi i cloroplasti vanno a poco a poco a dile- 
guarsi dalle sue cellule, le quali subiscono numerose divisioni; ulterior- 


mente arrotondandosi. Per tal guisa in quella regione il tessuto a pa- 


lizzata trovasi interrotto, venendo sostituito da cellule isodiametriche (in ` 
sezione), contenenti un succo incoloro e solo qua e là qualche drusa cri- 


stallina. Così si costituisce un tessuto eon caratteri di collenchima o me- 


renchima (Tav. VI, fig. 9-10) molto simile a quello ipodermico che limita. 
le nervature al lato dorsale della foglia. Si tratterebbe per ciò della lo- 
cale formazione di un tessuto anormale, il quale, secondo il Küster (*), | 
dovrebbe classificarsi fra le iperplesie omoplastiehe. Dapprima a questa 


SC escrescenza dovuta ad iperplesia cellulare, tien dietro estroflettendosi 
anche l' epidermide superiore od epifillo , finchè almeno lo permetta il 
= Hubs di Segoe di eui sono pun le sue cellule. Soltanto allorchè 


E Kistar E. Palologische SE ; Jena 1903. 


TÉRATOLOGIA E PATOLOGIA DELLE FOGLIE DI ALCUNE PIANTE 321 


tale neoformazione istologica é prossima a raggiungere il definitivo svi- 
luppo, l'epidermide ene la limita all'esterno, non potendo più contrabi- 


lanciare la tensione esercitata dal turgore e volume del sottostante tes- 


. suto iperplasieo, si rompe, lungo una linea ehe corrisponde al vertice 


della costituitasi escrescenza (Tav. VI, fig. 11). Questa rottura o lacera- 
zione però interessa anche gli elementi contigui immediatamente sotto- 
posti all'epidermide; la lesione che si è così prodotta viene successivamente 


‘chiusa e rimarginata da cellule di sovero, dopodichè la costola non su 


bisce alcun ulteriore aumento e modificazione. A questo intento negli 
elementi del mesofillo giacenti al disotto di quelli che vennero interes- 
sati dalla rottura, come pure in altri dell'epidermide stessa, i quali la- 
teralmente limitano la lacerazione, si stabilisee una zona più o meno 
concava di fellogeno (Tav. VI, fig. 11) che genera all’esterno delle cel- 
lule soverose (come risulta anche da diverse reazioni), destinate a cica- 
trizzare la anzidetta lesione. Da quanto venne riferito risulta adunque 
evidente che le produzioni anormali qui studiate, piuttosto di un mero 
caso teratologico, rappresentano per ciò una alterazione di —— essen- 
zialmente patologica. 

Varie sono le cause ehe possono sulle piante determinare delle iper- 
plesie, cosi ad esempio degli stimoli chimici, talvolta ciò sarebbe da at- 
tribuirsi a ferite, oppure ancora al ristagno, nonchè all’ anormale devia- 
zione degli alimenti. Venne già rilevato che le foglie di Sazifraga, le 
quali portavano le eserescenze costoliformi, presentavansi irregolarmente 
lobate, ed inoltre in diverso grado atrofiche. L'atrofia si palesa tanto più 
accentuata, quanto più numerose si erano, sopra una foglia, sviluppate 
tali eserescenze. Potrebbe per ciò essere almeno verosimile che, nel caso 
nostro, di pari passo colla anormale lobazione ed atrofia, le foglie su- 
bissero ancora nella loro struttura delle alterazioni influenzanti special- 
mente il sistema conduttore di dette foglie. In conseguenza di ciò si 
può pensare che i succhi nutritivi non potendo distribuirsi normalmente, 
ristagnassero qua e là, massime lungo le nervature principali del reti- 
colo fogliare, ivi provocando le locali iperplesie di cui è questione. 

Come è noto, dai patologhi si ammette ancora che il sovero di cica- 


 trizzazione « Wundkork » si formi per effetto di intensa traspirazioue, 


322 i CQ. MASSALONGO 


più di rado dello stimolo derivato da ferite e forse anche, in talune eve-. 
nienze, vérrébbe determinato dai prodotti di decomposizione dei tessuti 
mortificati di dette ferite. Relativamente alla cicatrizzazione della fessura 
formatasi lungo il vertice delle escrescenze da noi studiate, ritengo che 
in corrispondenza della costituitasi fessura, venendo favorita ed esage- | 
rata la traspirazione dei sottostanti tessuti, questa abbia essenzialmente 


determinato la produzione di cellule soverose. 
LIGUSTRUM JAPONICUM Hort. 


La scorsa primavera visitando il celebre giardino dei Conti Giusti, in P 
Verona, allo scopo prineipalmente di raccogliervi dei micromiceti, ince 
contrai aleune piante di questa oleacea, sulle quali dei rami portavano | 
foglie ehe si facevano anzitutto notare per delle macchie od aree bian- 
eastre, abbastanza numerose, disseminate sulla loro pagina superiore. 
| Osservate con una lente scorgevasi che erano appena tumescenti sulla 

faccia della lamina, variabili di grandezza e con un contorno irregolare, 
sovente quasi raggiato. Inoltre alla superficie delle medesime, I epider — 
mide presentava delle anguste serepolature, di rado semplici, essendochè 
per lo più, dal centro alla periferia di dette macchie, si biforeavano e 
qua e là ancora si anastomizzavano (Tav. VI, fig. 12-13). Le cellule epi- 

. dermiehe circostanti alle serepolature erano impallidite e disseccate, ed 

a ciò devesi ascrivere specialmente il colore biancastro di tali macchie. . 

Delle numerose e sottilissime sezioni eseguite attraverso del lembo delle 

foglie macchiate, avendo esaminato al microscopio quelle meglio riuscite, 

constatài che al disotto delle screpolature, erasi prodotto, a spese degli ` 
elementi del palizzata ripetutamente divisi e suddivisi, una zona mert: 
stematiea, più o meno convessa, dalla attività della quale originavansi, 
| verso l'esterno, delle cellule suberoidi, dapprima appiattite e disposte in 
_ serie radiali. Di queste cellule quelle più esterne o superficiali, ulterior- . 
ente si ipertrofizzavano, sollevando un poco l'epidermide, ed assume 
vano forma quasi vescicolare; inoltre, per effetto di spostamenti deter- 
eer Le em Presse, non mostravano » traccia della eg 


TERATOLOGIA E PATOLOGIA DELLE FOGLIE DI ALCUNE PIANTE 299 


È mia opinione che le screpolature manifestatesi sull'epidermide, non- 
ché la mortifieazione delle sue cellule. in corrispondenza delle macchie 
surriferite, sieno state determinate dall’ azione del freddo, molto prolun- 
gato, del passato inverno. In seguito, allo seopo di chiudere e rimargi- 


nare le lesioni in tal maniera formatesi, nello spessore del parenchima a 
— . palizzata si costituiva un meristema destinato a produrre un tessuto 
: suberoide: di cicatrizzazione. 


VACCINIUM VITISIDAEA L. 


Sulle foglie di questa pianta e per lo più sulla loro pagina inferiore (A 
non molto di rado si rinvengono delle minute pustole di colore oscuro 
. (Tav. VI, fig. 15) eonvesse, od un poco turgescenti dalla superficie della 
; lamina. Sovente esse sono rotonde, misurano circa 0,4-0,6 mill. di dia- 
metro, e nel centro sono fornite di un’ apertura od ostiolo puntiforme, 
z circondato da un angustissimo margine membranoso e scolorato, formato 
dall'epidermide (Tav. VI, fig. 16), a somiglianza degli acervuli sporiferi 
di talune specie di uredinee. Alle volte queste pustole presentansi in- 
vece ellittiche e variamente allungate (Tav. VI, fig. 17), potendo rag- 
giungere la lunghezza di 1-1,5 mill; in questo caso nel loro mezzo. 
apronsi con uua fenditura, limitata del pari dall’ epidermide scolorata. 
| Beora si eseguiscano delle sezioni trasversali della foglia in eorrispondenza 
di tali pustole, si rileva che tanto l' ostiolo che la fenditura, di cui 
sopra, non sono altro che lo sbocco di una piccola lacuna o eavità, la 
quale più o meno profondamente si estende nello spessore del mesofillo 
9 diachima fogliare, la quale è per la massima parte occupata da risi- 
dui di cellule lacerate e morte in diverso grado di decomposizione. Si 
. 9Sserva inoltre che questi residui di color bruno, sono separati dai eireo- 
E stanti tessuti sani del mesofillo, da uno straterello di cellule soverose. 
A proposito di quest’ ultime ho notato che esse occupano una zona in 
.. forma di menisco più o meno — la eavità delle pustole é 

SEI Da esemplari raceolti da me sotto la cima di Posta ai 20 agosto 1879 
e dall'amico G. B. Biadego, presso le ru di Malera nel settembre 1900. 


x 


324 i | ©. MASSALONGO 


superficiale, si affonda cioè di poco al disotto dell’ epidermide (Tav. VI, 
fig. 18). Per contrario se tale cavità è molto profonda, venendo ad in- 
teressare, alle volte, pressochè tutto lo spessore del lembo, le cellule so- r 
verose formano nel loto insieme, attorno di essa, una specie di astuccio | 
obeonico (Tav. VI, fig. 19). Tanto nell’ uno che nell’ altro caso perd, il 
fellogeno dal quale derivano le cellule soverose, si origina sempre a spese 
della serie degli elementi del diachima fogliare, che immediatamente 
circonda i sopramenzionati residui di cellule neerosate, mentre gli ele- — 
menti dell'epidermide della foglia, non prendono veruna parte alla for- 
mazione del detto fellogeno (Tav. VI, fig. 18-19). Da quello che venne — 
riferito se ne deve dedurre che le produzioni anormali qui descritte sono 4 
di natura patologiea e la conseguenza di lesioni o ferite; resta peró an- 
cora da stabilirsi a quale causa più specialmente si debbano aserivere | 3 
quest'ultime. A tale riguardo erederei di non andare errato nell attri- 
buirle alla corrosione o puntura di qualche piccolo animale, forse di un — 
insetto, il quale deve averle eseguite allo scopo di ritrarne alimento, 0p- GE 
pure per quello di deporre le sue uova. Da parte mia almezo non saprei 
intravvedere veruna altra causa traumatica, che con maggior probabilità 
potesse dar ragione di queste locali e minute ferite. 

Riferendomi ora ai vari fattori, più sopra indicati, che determinano. 
la formazione del sovero di cicatrizzazione, mi sembra che, relativamente 
a queste pustole cave non si possa ammettere ehe una più ehe normale | 
traspirazione abbia potuto provocare attorno delle medesime, la prođu- 
zione di cellule soverose. Trattandosi infatti di anguste cavità quasi del | 
tutto oceupate da residui di cellule morte, e solo comunicanti all 'esterno ` 
per una minutissima apertura, nulla puó farei sospettare, che in sol 
condizioni, abbia potuto effettuarsi un locale aumento nella traspirazione. 
Sarei perciò inclinato ad attribuire le predette formazioni soverose, piut- 
tosto all'azione meccanica della ferita od a qualche secreto derivante dal 

l’animale che la eseguiva, e forse. ancora dai prodotti di decomposizione 
delle cellule mortificate, tappezzanti la cavità delle surriferite pustole 
epifille. Se però in avvenire fusse dimostrato che queste sono infatti pro 4 


-vocate da taluni animali, essenzialmente per deporre nei tessuti delle. fo- 


glie te loro miva ritengo, che in tale evenienza, non si potrebbe eselu- 


TERATOLOGIA E PATOLOGIA DELLE FOGLIE DI ALCUNE PIANTE 325 


dere la possibilità ehe l'irapulso alla formazione di cellule soverose , 
derivasse ancora da seerezioni emanate dalle uova o dalle larve da esse 
schiudentisi. In questo easo le pustole studiate, per i loro caratteri ed 
etiologia eostituirebbero, come sembra, delle produzioni patologiche 
quasi intermediarie ai procecidii ed alle vere galle. 


ARCTOSTAPHYLOS UVA-URSI Spr. 


Come si può rilevare dalle figure 20-21 rappresentate alla Tav. VI, 
delle patologiche alterazioni identiche a quelle ora descritte, e che di 
conseguenza dovrebbero essere il risultato di cause consimili, rinvengonsi 
ancora sulle foglie di quest’ altra erieaeea (!). 

Prima di finire questi miei « appunti » devo aggiungere che delle 
locali produzioni soverose epifille, come effetto di ferite o lesioni, si co- 
noscono per non poche altre piante, fornite, predominantemente almeno, 
di foglie più o meno coriacee o subearnose, come sono appunto quelle 
di Saxifraga crassifolia, Ligustrum japonicum, Vaccinium Vitis-idaea 
ed Arctostaphylos Uva ursi. Su di queste specie però, da quanto ho po- 
tuto constatare, tali produzioni, non sarebbero state da altri menzio- 
nate; per questo motivo ho creduto opportuno di qui segnalarle, illu- 
strandole con figure, nella speranza ancora, che in confronto di casi ana- 
loghi, potessero offrire qualehe SANSS forse non priva di un certo 


interesse. 


Verona, Agosto 1905. 


APPENDICE. — Il manoscritto di questo articolo era già pronto per 
la stampa quando seppi dal Ch. prof. O. Penzig che di recente si sono 
occupati degli ascidii sulle foglie di Saxifraga OMNE X ancora gli 
autori seguenti : j 

Tammes T., Die Periodicität EE Erscheinungen bei den 
Pflanzen in: Verh. d. K. Akad. van Wetensch. te Amsterdam 1903, 
p. 128. 


e Sopra esemplari raccolti nel settembre 1890 promo il paese di Bolca. 
21. Malpighia. Anno XIX, Vol. XIX. 


- 


326 O. MASSALONGO 
De CanpoLLe C., Bullet. des trav. Soc. Bot. Genève 1905, p. 4-18. 
VAULLEGARD, Bullet. Soc. Linn. de Caen, Sér. V, Tom. 2, 1898, p. 48. 
MONTEMARTINI L., Sull’ origine degli ascidii anomali nelle foglie di 
Saxifraga crassifolia L.; in Atti Ist. Bot. Pavia, ser. II, vol. X, 1904. 
Manen et GiLLOT, in Journ. Bot. XIX, 2, p. 27-39. 


Di queste memorie però io non ho fatto a tempo di consultare che 
quella pubblieata dal prof. L. Montemartini, il quale me ne favoriva una 
copia. Gli ascidii descritti da questo autore sono certamente almeno molto 
simili a quelli qui menzionati (Sazifraga crassifolia V.), solamente non 
si rileva se si tratta di ipoascidii (come é quasi certo), oppure di epi- 
ascidii. Questo breve scritto è specialmente interessante per le asserzioni 
che vi si trovano, relative alla etiologia e biologia di dette anormali 
produzioni. Il prof. Montemartini avendo riscontrato sulle foglie asci- 
diate degli acari, ritiene probabile che fra questi ultimi e gli ascidii 
possano esistere dei rapporti di causa ed effetto; in altre parole adun- 
que che la deformazione costituirebbe un cecidio. Inoltre avuto riguardo 
alla frequenza di tali aseidii, lo stesso sospetta che possano riuscire di 
qualche utilità alla pianta come serbatoi acquiferi. A proposito di que- 
ste geniali deduzioni, bisogna però tener presente che i zoocecidii sono 
delle produzioni patologiche per la pianta che le porta, mentre si rive- 
lano necessarie per l’esistenza del cecidiozoo. Se perciò quanto suppone 
il nostro autore verrà dimostrato essere conforme al vero, si avrebbe il 
caso, forse unico, di un cecidio cioè ehe erearebbe una condizione utile 
alla pianta da esso influenzata. 

Relativamente alla memoria sopracitata del Tammes, stando a quello 
che ne dice lo stesso prof. Montemartini (in L s. e.), vi si troverebbero 
deseritte ed illustrate con +. le ie ms forme di ascidii della pianta 
in questione. 


TERATOLOGIA E PATOLOGIA DELLE FOGLIE DI ALCUNE PIANTE 327 


SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE. 
Tav. V. 


Saxifraga crassifotia L. — Fig. 1, foglia a lembo trasformato in asci- 
dio, con due duplicature laminari rientranti nella sua cavità; — fig. 2 , altra 
foglia mostruosa di cui il lembo, a motivo di parziale denudazione delle 
nervature, superiormente presenta un’ampia insenatura anormale e porta 
due lobi foglioliformi picciuolati; — tig. 3, idem colla lamina portante lungo 
della sua costa due enazioni, in forma di ascidii apotecioidei, stipitati ; 
— fig. 4, parte del contorno di una foglia con delle anse o pieghe anor- 


- mali, le quali a poco a poco (a-d) si trasformano in piccole appendici, ses- 


sili, inframarginali, subascidiformi; — fig. 5, foglia atrofica e mostruosa ` 
vista dal lato dorsale con due ascidii stipitati ipofilli; — fig. 6, parte della 
precedente figura, col lembo della foglia ripiegato verso la pagina supe- 


riore, per meglio far vedere la conformazione ed attaeco degli ascidii ; — 


fig. 7, foglia fornita sulla sua faccia di escrescenze Route ar Geet e colla la- 
mina oda ie? pinnatiloba. 


Tav. VE 


Fig. 8, foglia analogamente sformata a quella rappresentata al n. 7; — 
fig. 9, sezione trasversale del lembo in corrispondenza di una escrescenza 
in via di formazione; — fig. 10, come al numero precedente, ma in una 
fase più avanzata di sviluppo; — fig. 11, altra escrescenza, pure in sezione, 
dopochè, in seguito alla sua rottura longitudinale, si è prodotto il sovero 
di cicatrizzazione. 

Ligustrum japonicum Hort. — Fig. 12-13, aspetto delle macchie scolorate 
epifille, colle screpolature dell’ epidermide; — fig. 14, sezione attraverso 
di una di dette macchie, coi tessuti suberoidi, DT al disotto delle 
screpolature, a spese delle cellule a palizzata. 

Vaccinium Vilis-idaea L. — Fig. 15, foglia vista dalla pagina inferiore 
con delle pustole soverose cave; — fig. 16-17, diversa conformazione delle : 
pustole surriferite; — fig. 18, sezione trasversale di una pustola colla sua 
cavità interessante un piccolo tratto dello spessore del parenchima lacu- 
noso del mesofillo, e limitata inferiormente da cellule soverose; — fig. 19, 


D. MASSALONGO 


come nella fig. TE ma colla cavità della pustola, che si estende a 
tutto il pneumoparenchima ed a parte del palizzata. 
 Arclostaphyllos 1 Uva-ursi Spr. — Fig. 20, foglia con delle pustole sove- 
rose, riprodotta dalla pagina inferiore; — fig. 21, pustola in sezione tra- 
sversale e sottostanti. passa det sovero. 


«i 


Oss. Le fig. 1, 3-6, 15, 20 a in grandezza naturale; 2, 7, 8, 
circa il terzo del naturale; 9-11, 18-19, 21 ingrandite 300 volte; 12-13, 16- 
47, ingr. 60 volte, 14 ingr. quattrocento volte. + 


Dorr. ALBERTO NOELLI 


Contribuzione allo studio dei mieromiceti del Piemonte. 


Nella compilazione del presente contributo alla eonoscenza dei miero- 
miceti del Piemonte, mi sono valso del materiale raccolto in questi anni 
dal Prof. Voglino e da me ed ho cosi riunite ben 179 forme, delle 
quali una nuova per la scienza, cioè l'Amphispheria Heraclei. 

Siccome la maggior parte delle forme raccolte sono parassite e quindi 
dannose alle piante coltivate, così ritengo di aver fatto cosa utile, e- 
lencandole, affinchè sia possibile riconoscere quali sono i parassiti che 
danneggiano le piante coltivate, onde procurare, per quanto è possibile, 
di limitare il loro sviluppo. 

Tuttavia, e ciò è ben noto al micologo, non sempre prima causa 
delle malattie sono i funghi, anzi il più delle volte il coefficiente mag- 
giore per. l’ estendersi delle infezioni è l’ uomo, che forzando eccessiva- 
mente le colture o trasportando qua e là piante o parti di esse am- 
malate, o col taglio smoderato di rami, coopera al loro rapido deperi- 
mento che poi è completato colla subitanea apparsa e sviluppo di forme 
fungine che da saprofite si trasformano in parassite. Inoltre i metodi ra- 
zionali di cultura non sempre sono bene eseguiti, talora si eccede in 
senso contrario, immaginandosi che un albero possa vivere lungamente 
e prospero senza che il terreno presenti i voluti requisiti di umidità, 
aerazione e nutrimento. Quindi occorre non solo raccogliere e classifi- 
care le forme fungine, ordinandole in erbari pregevoli sia per la bel- 
lezza degli esemplari, che per la loro rarità, ma bensì è necessario stu- 
diare lo sviluppo biologico, specialmente in rapporto col parassitismo, e 
procurare col continuo e metodico loro studio, di evitare quella diffu- 
sione e sviluppo tanto nocivo agli interessi agrari. 


Dal Laboratorio di Fitopatologia. 


Torino, maggio 1905. 


ALBERTO NOELLI 


Classe PHYCOMYCETES. 


Fam. PERONOSPORACEAE. 


L Gen. PHYTOPHTHORA De Bary. 


l. Ph. infestans (Caspary) De Bary; A. Saccardo, Syll. Fung. III 
P- I, pag. 237, n. 802; B. Frank, Krankh. d. Pfl. pag. 52. 

Sulle foglie di Solanum tuberosum negli orti a Torino (1901) ed ai 
Tornetti (Valli di Lanzo), luglio-agosto 1903 (Voglino e Noelli). 


> 


II. Gen. PLASMOPARA Schroet. (Peronospora Corda). 


2. PI. viticola (Berk. et Curt.) Berl. et De Toni; P. A. Saccardo, 
Syll. Fung. VIII, p. I, pag. 239, n. 806. 

Sulle foglie di Vitis vinifera a Casale Monferrato 1897-1898 (Voglino), 
a Torino agosto 1903 (Noelli) e ottobre 1904 (Voglino) e sui grappoli 
a Casale, autunno 1896 (Voglino). ` 


3. PL pygmaea (Ung.) Schroet.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. 
L pag. 240, n. 807. 

Peronospora D ygmaea Unger; B. Frank, Krankh. d. Pfi., pag. 75. 

Sulle foglie dell’ Anemone nemorosa in Val Salice (colli di Torino), 
aprile 1902 (Voglino). 


4. PL nivea (Unger) Schroet.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. I, 
pag. 240, n. 808. 

Peronospora nivea De Bary; B. Frank, Krankh. d. Pf, pag. 74. 

Sulle foglie di Pastinaca sativa in Val Salice (Colli di Torino), mag- 
gio 1901 (Voglino) e nei prati presso Giaveno, luglio 1904 (Voglino). 


III. Gen. BREMIA Regel. 


E 5. Be, Taetuene Rogel; P. A. Sace. a) Fang VII, p. I, pag. 244, 
n. 816.- Es 


CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 331 


Peronospora gangliformis De Bary; B. Frank., Krankh. d. Pfl. pag. 75. 

Sulle foglie di Zaetuca coltivata nell'Orto Dominici (1898), nell'Orto 
Dentis alla Madonna di Campagna (Torino), febbraio 1903 e giugno 
1904 (Voglino); sulle foglie di Cychorium coltivato negli orti a Pozzo 
di Strada (Torino), ottobre 1904 (Noelli) e sulle foglie di Centaurea ni- 
gra a Millefonti (Torino) novembre 1904 (Voglino). 

Oss. Nel 1904 l'infezione si è presentata intensa ed ha colpite le foglie 
ed i fusti delle Lactuche, recando gravi danni. 


IV. Gen. PERONOSPORA Corda. 


6. Per. parasitica (Pers.) De Bary; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, 
P. I, pag, 249, n. 830; B. Frank., Krankh. d. Pfl, pag. 76. 

Sulle foglie di Sisymbrium Alliaria lungo la strada per salire al- 
l'Eremo (Colli di Torino) 24 aprile 1904 (Voglino). 


7. Per. Ficariae Tul, P. A. Sace. Syll. Fung. VII, p. I, pag. 251, 
n. 835; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 78. 

Sulle foglie del Ranunculus Ficaria nel giardino del Valentino a To- 
rino, aprile 1904 (Noelli). 


8. Per. Trifoliorum De By.; P. A. Sace. Syll. Fung., VII, p. I, pag. 
252, n. 841.. 

Sulle foglie di Zréfolium pratense nei prati a Torino, estate 1901 
(Voglino). 


9. Per. Schleideni Ung.; P. A. Sace. Syll. Fung. VIII, p. I, pag 257; 
B. Frank., Krankh. d. Pfl., pag. 77. 

Sulle foglie dell’AZZivm Cepa nell'Orto Dominici a Torino, 1° giugno 
1902 (Voglino). 


10. Per. Schachtii Fuckel; P. A. Sace. VII, p. I, pag. 262, n. 880; 
B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 77. . 
Sulle radiei earnose di Be/a vulgaris, negli orti a Fossano (1898). 


332 ALBERTO NOELLI 


Questa malattia va diffondendosi nelle nostre regioni con gravi danni 
ai coltivatori di barbabietole. Sono utilissime le irrorazioni cupro calci- 
che (*). 


ll. Per. ealotheea De By.; P. A. Sace., Syll. Fung. VII, p. I, pag. 
245, n. 817; B. Frank., Krankh. d. PA., pag. 81. 

Sulla pagina inferiore delle foglie di Galium Aparine lungo le siepi 
alla Madonna del Pilone presso Torino, novembre 1904 (Voglino e Noelli). 


12. Per. effusa (Grev.) Rabenh.; P. A. Saec. Syll. Fung. VII, p. I, 
di 256, n. 854. 
Per. effusa. De By., B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 78. 
Sulle foglie di Chenopodium urbicum nei luoghi erbosi, sabbiosi lungo 
il Sangone presso Moncalieri (Torino), novembre 1904 (Voglino e Noelli). 


V. Gen. CYSTOPUS Lévy. 


13. €. eandidus (Pers.) Lév.; P. A. Sace. Syll. Fung., VII, p. I, pag. 
234, n. 792; B. Frank., Krankh. d. Pfl, pag. 84. 

Comune sui rami, sui fiori e sui frutti di Thlaspi Bursa-pastoris a 
Torino nell' Orto Dominici, febbraio 1902 (Voglino); Abbadia di Stura 
presso Torino, maggio 1904 (Noelli); sulle foglie della Cardämine hir- 
suta in Val Salice (Colli di Torino), febbraio 1902 (Gabotto); sulle in- 
fiorescenze di Raphanus sativus alla Madonna di Campagna presso To- 
rino, giugno 1904 (Voglino), e sulle foglie di Cochlearia Armoracia ad 
Ivrea, giugno 1904. 


14. C. Tragopogonis (Pers.) Schroet.; P. A. Saccardo, Syll. Fung., 
VII, p. I, pag. 234, n. 793; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 86. 

Sulle foglie del Pirethrum sp. a Strambinello (Val Chiusella), mag- 
gio 1904 (Voglino). 


- () P. VoeLiNo. La peronospora delle RAO) nelle regioni italiane 
in Ann. R. Accad. Agric. Torino, vol. XLII. Torino, 1899. 


CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 333 


Classe BASIDIOMYCETES. 
Fam. USTILAGINACEAE. 
L Gen. USTILAGO Pers. 


15. U. hypodytes (Schlecht) Fr; P. A. Sace, Syll. Fung. VII, p. II, 
pag. 453, n. 1641; B. Frank., Krankh. d. Pfi., pag. 112 
Sui fusti di Agropyrum repens presso Casale, estate 1901 (Voglino). 


16. U. Ischaemi Fuckel., P. A. Sace. Syll. Fung. VII, p. II, pag. 454, 
n. 1643; B. Frank.. Krankh. d. Pfl, pag. 112. 

. Sulle infiorescenze di Andropogon Ischaemum alla Crocetta presso To- 
rino, estate 1899 (Voglino). 


17. U. Panici-miliacei (Pers.) Wint., P. A. Sace. Syll. Fung. VII, p. 
I, pag. 454, n. 1645; B. Frank., Krankh. d. Pfl, pag. 110. 
Sulle infiorescenze di Panicum-miliaceum a Casale, estate 1897 (Vo- 
glino). 
18. U. Tritici (Pers.) Jens., P. Voglino Pat. veget. in Enciel. Agrar. 
(1904), pag. 175; P. A. Saec. Syll. Fung. IX, pag. 283, n. 1163; Kirckn. 
e Boltshauser, Atl. d. Krank. Ser. I, Tav. I. 
ne . U. Carbo Tul, B. Frank., Krankh. d. PA, pag. 109. 
— . Sulle spighe del Zrificum sativum a S. Michele d'Asti, maggio 1899 
E ee e nelle colline di Torino, maggio 1904 (Voglino). 


19; V. bromivora Fisch. d. Wald. ; P. A. Saccardo, Syll. dod VII, 
| P. II, pag. 461, n. 1677; B. Frank., Krankh. d. Pfl, pag. 1 

Sulle spighe di Bromus sterilis presso i Tornetti, agosto SH (Vo- 
glino). 


= 20. Ustilago Caricis (Pers.) Fuck.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, 
DI pag. 464, n. 1685. | | 


334 | ALBERTO NOELLI Rey b 


Ustilago urceolorum Tul., B. Frank., Krankh. d. Pf., pag. 113. 
Oss: Le spore appaiono ungolose e munite di un episporio ingrossato 
in corrispondenza degli angoli (14-19 « 1019 p). 

Sugli ovari di Carez nitida, nei luoghi aridi erbosi presso i Tetti Roch 
oltre l’albergo della Posta a Soperga (Colli di SE 25 maggio 1902 
(Noelli). | 


21. U. Maydis (DC.) Corda; P. A. Beete Syll. Fung. VII, p. "o 
(1888), pag. 472, n. 1723. 

U. Maydis Lév.; B. Frank., Krankh. d. PA, pag. 110. 

U. Maydis Tul, W. Zopf, Die Pilze (1890), pag. 405. 


Sulle infiorescenze di Zea Mays a Casale Monferrato ed a Crea, estate — 


1898 (Voglino). 


22. U. violacea (Pers.) Fuck.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. H, 


pag. 474, n. 1731. 
Ù. Antherarum Fr; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 115. 
Sugli ovari di Stellaria media a Casale, 1898 (Voglino). 


23. U. utrieulosa (Nees.) Tul.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, 


p. 476, n. 1737; B. Frank. Krankh. d. Pf. pag. 114. 


Sugli ovari di Potygonum bistoria in un prato sopra Forzo (Ronco 


Canavese), 3 giugno 1904 (Ruata) e di Polygonum nodosum lungo la 
strada di Revigliasco oltre S. Vito (Colii di eani 2 ottobre mn 
(Noelli). 


Oss. In questa infezione le spore sono alquanto più grandi e pei 


tano un diametro di 19-14 p. 


24. U. Tragopogi (Pers.) Se Did Bando Syll. Fung. VIL. 


— p. II, pag. 477. n, 1739. 


U receptaculorum Fr.; B. Frank, Krankh. d. Pfl, pag. 116. i 
Sulle infiorescenze det pn M presso Santena, estate 1908 


i i. Se Gen 


E DE EE 


CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 335 


25. U. Hordei Pers; P. Voglino, Pat. Veg. in Eneiel. Agr., pag. 175. 

U. Hordei (Pers.) Kell.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IX, pag. 283, 
n. 1165. 

U. Carbo Tul.; B. Frank., Kranki d. Pf., pag. 109. 

U. Carbo DC., W. Zopf., Die Pilze (1890), pag. 405. 

Sulle spighe di Hordeum vulgare nei campi lungo la strada da Chio- 
monte ad Exilles, giugno 1904 (Voglino) e ai Tornetti (Valle di Viù), 
aprile 1899 (Voglino). 


26. U. Avenae (Pers.) Rostrup., P. Voglino, Pat. Veg. in Enciel. 
Agrar. (1904), pag. 175. 

U. Avenae (Pers.) Jens., P. A. Saccardo, Syll. Fung. IX, pag. 283, 
n. 1161. 

U. Carbo Tul; B. Frank, Krankh., d. Pfl., pag. 109. 

Sulle spighe di Avena sativa nei campi a Torino, estate 1891 (Voglino) 
e nei campi presso Rivoli e nei colli di Torino, 21-24 giugno 1903 (Noelli), 


II. Gen. TILLETIA Tul. 


27. T. Caries Tul.; B. Frank., Krankh. d. PA. pag. 117; W. Zopf, 


Die Pilze (1890), pag. 406. 


T. Tritici (Bjerk.) Wint.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. I, pag. 
48], n. 1760. 

Negli ovari di Zrilicum sativum ai Tornetti (Valle di Viù), aprile 
1902 (Voglino). 


III. Gen. UROCISTIS Rabenhorst. 


28. U. Anemones (Pers.) Schroet. ; EK Saeeardo, Syll. King: VII, 


p. I, pag. 518, n. 1901. ` : 


U. pompholygodes Rabenh. ; B. Frank., Krankh. d. Pfl., pag. 123. 
Sulle foglie dell’ Anemone nemorosa presso l Eremo, nei colli di To- 


| rino, maggio 1901 (Voglino) e sulle foglie dell Eranthis hyemalis Salisb. 
al Valentino (Torino), aprile 1904 (Noelli). 


D. vis | ALBERTO NOELLI 


Oss. Negli esemplari di Eranthis la spora centrale ha per dimensioni 
19v 14 p; è glomeruli 34 v 29-34 p. 


IV. Gen. GRAPHIOLA Poit. 

29. Gr. Phoenieis (Mong.) Poit.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, 
p. II, pag. 522, n. 1915; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 127. 
Sulle foglie di Phoenix dactylifera nell'Orto Dominici a Torino, mag- 
gio 1900 (Voglino). 


Fam. UHEDINEA E. 


I. Gen. UROMYCES Link. 


30. U. Fabae (Pers) De By.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. H, 
pag. 531, n. 1921. 

U. viciae-fabae Schroet; B. Frank., Krankh. d. PfL, pag. 144. 

Aecidium Leguminosarum Rabenh. 

Ecidiospore. Sulle foglie di Zathyrus tuberosus lungo la strada di Su- 
perga (Colli di Torino), 25 maggio 1902 (Noelli). 
Uredospore. Sui fusti e sulle foglie di Vicia sp. ai Tornetti sopra Viù 
(Valli di Lanzo), agosto 1901 (Voglino). 

Uredospore e Teleutospore. Sulle foglie e fusti di Vicia Faba negli 
orti a Torino, estate 1898 e giugno 1904 (Voglino). 


31. U. Poligoni (Pers) Fuck.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. IL 
pag. 533, n. 1923. d 

U. Aviculariae Schroet.; B. Frank., Krankh. d. Pfi., pag. 143. 

Teleutospore. Sulle foglie di Polygonum Aviculare lungo le sponde — 
della Dora Riparia a Torino, ottobre 1903 (Noelli). 


SE i d Trifoli (Hedw.) Lév.; A. Saccardo, Syll, Fung. VII, p. IL p 
p D. LA Schroet.; B. Frank., Krankh. d. Pf., p. 143. 


gh. a Be eg EE 
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CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 337 


Ecidiospore. Sui fusti, pieciuoli e foglie di Trifolium repens a Casale 
maggio (1896) Voglino; presso Rivoli DM di Susa), luglio 1903 
(Noelli). 

Uredospore e Teleutospore. Sui fusti, picciuoli e foglie di Zr ifolium 
repens a Casale, maggio 1896 (Voglino) e nei prati a Torino, ottobre 
1903 (Noelli). 


33. U. appendiculatus (Pers.) Link.; P. A. Saecardo, Syll. Fung. VII, 
p. II, pag. 535, n. 1926. | 

U. Phaseolorum Tul; B. Frank., Krankh. d. Pf., pag. 144. 

Zeleutospore. Sulle foglie di Phaseolus vulgaris negli orti a Casale, 
estate 1896 (Voglino). 


34. U. Geranii (DC.) Otth. et Warm.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. 
VII, p. II, pag. 535, n. 1927. 

U. geranii Winter; B. Frank., Krankh. d. PA, p. 143. 

Uredospore e Teleutospore. Sulle foglie di Geranium nodosum e rotun- 
difolium in Val Salice (Colli di Torino), aprile 1902 (Noelli). 

| Teleutospore. Sulle foglie di Geranium nodosum ai Tornetti sopra Viù 
(Valli di Lanzo), aprile 1903 (Voglino). 

Oss. Le teleutospore, in ispecie quelle dei Geranium raccolti ai Tornetti, 
presentano maggiori dimensioni, ed infatti per queste tee? si ebbe: 
48-56 v 36-39. 


35. U. Daetylidis Otth.; P. A. Saccardo, Syll. Fung., VIL, p. II, pag. 
540, n. 1939; B. Frank., Krankh. d. Pfl., pag. 144. 

Ecidiospore. Sulle foglie di Ranunculus Ficaria L. in Val Salice um 
di Torino, marzo 1903 (Noelli). 

Uredospore. Sulle foglie di Poa sp. ai Tornetti sopra Viù (vati di 


Lanzo) estate 1903 e sulle foglie di Dactylis glomerata alla Colonia 


Agricola di Rivoli e presso Torino (Lingotto), novembre 1904 (Voglino).. 


36. U. Pisi (Pers) De By; P. A. Sscontdo, St Fung.,-VII, p. 1l, 
pag. 542, n. 1941. , | 


338: SE ALBERTO NOELLI 


U. Pisi Schroet.; B. Frank., Krankh. d. Pfl., pag. 145. 

Ecidiospore. Sulle foglie di Euphorbia Cyparissias al piano della Mussa 
(Valli di Lanzo), estate 1901 (Voglino), sui colli di Torino e nei boschi 
di Stupinigi, aprilé 1904 (Noelli). 

Uredospore e Teleutospore. Sulle foglie di Pisum coltivati negli orti 
a Torino, estate 1903 (Voglino). 2 


37. U. striatus Sehroet.; P. A. Saccardo, Syll. Fung.; VII, p. II, pag. 
542, n. 1942 

Uredospore e Feleutospore. Sulle foglie di Medicago sativa nei prati 
presso il Lingotto, novembre 1904 (Voglino) e a Sassi presso Torino, no- 
vembre 1904 (Noelli). | 


38. U. Rumieis P. A. Saccardo, Syll. Fung., VII, p. II, pag. 544, 
n. 1946; B. Frank., Krankh. d. Pfl., pag. 140. d 

Teleutospore. Sulle foglie di Bauen acetosella presso i Tornetti sopra 
Viù (Valle di Lanzo), luglio 1903 (Voglino). 

Oss. Questa specie, per quanto riguarda le teleutospore, è molto afine, 
secondo la diagnosi data dalla Sylloge, all'U. Acetosae Schroet., poichè Vu- 
nica differenza consiste nella mancanza di macchie ove trovansi à sori te- 
leutosporiferi. 


39. U. eariophyllinus (Schroet.); P. A. Saccardo, Syll. Fung., VII, 
p. II, pag. 545, n. 1949. 

U. Dianthi Niessl.; B. Frank., Krankh. d. PAL, pag. 140. 

Teleutospore. Sulle foglie di Zychnis sp. presso i Tornetti sopra Viù 
(Valli di Lanzo), Agosto 1903 (Voglino). 


40. U. Ast rag ali (Opiz.) Sace.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. IL, 
pag. 550, n. 1964. 
Teleutospore. Sulle foglie di Astragalus flyciphyllos lungo il torrente 
= Stura a Torino, luglio 1904 (Noelli). 
Oss. Ze teleutospore presentano dimensioni alquanto maggiori, 1924 


e 19, ed il vertice è privo dell’apice piano, bruno pallido. 


CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 339 


41. U. seutellatus (Schrank) Lév.; P. A. Saccardo; Syll. Fung., VII. 
p. II, pag. 552, n. 1970; B. Frank., Krankh. d. Pf., pag. 140. 

Uredospore e teleutospore. Sulle foglie dell Euphorbia Cyparissias lungo 
la strada di Soperga (Colli di Torino), giugno 1902 (Noelli). 


42. U. Anthyllidis (Grev.) Schroet. var. Zupini (Sace.). 
U. Lupini Sace.; P. A. Sace., Syll. Fung., VII, p. II, pag. 554, n. 1975; 
B. Frank., Krankh. d. Pf., pag. 141. 
Teleutospore. Sulle foglie e fusti di Zupinus albus presso Chieri, lu- 
glio 1900 e presso Orbassano, ottobre 1904 (Voglino). 


43. U. Erythronii (DC.) Pass.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, 
pag. 564, n. 2006. à : 

U. Erythronii Winter; B. Frank., Krankh. d. Pf., pag. 141. 

Ecidiospore e Teleutospore. Sulle foglie di Erythronium Dens Canis, 
nei colli di Torino, marzo 1900 (Voglino e Noelli). 


44. U. Ficariae (Schum.) Lév.; P. A. Saceardo, Ga Fung. VH, p. IE, 
pag. 568, n. 2016. 
U. Ficariae Winter, B. Frank., Krankh. d. PA, pag. 139. 
Teleutospore. Sulle foglie di Ranunculus Ficaria in Val Salice (Colli 
. di Torino), marzo 1903 (Noelli). 


IL. Gen. MELAMPSORA Cast. 


45. M. Helioseopiae (Pers.) Cast.; P. A. Saeeardo, Syll. Fung., VII, 
—. P.H pag. 586, n. 2105; B. Frank., Krankh. d. Pü. pag. 198. 
Uredospore è Teleutospore. Sulle foglie e fusti di Euphorbia helioscopia 
lungo le strade nei colli di Torino, aprile-maggio 1903 (Noelli). 
| Teleutospore. Sulle foglie e fusti della medesima pianta presso Ales- 
. sandria, primavera 1896 on si bi e presso Rivoli, maggio 1889 (Vo- 
_ glino). 


_ 46. M. farinosa (Pers.) Sehroet.; P. A. Saccardo, Syll. ratto VI, 
-PIL pag. 587, n. 2106. 


340 ALBERTO NOELLI 


Uredospore. Sulle foglie di Saliv alba presso Torino, settembre 1902 
(Noelli) e sul Salir presso Giaveno, maggio, luglio 1904 (Voglino). 


47. M. tremulae Tull; P. A. Saceardo, Syll. Fung., VII, p. II, pag. 
589, n. 2111; B. Frank., Krankh. d. Pfl., pag. 200. 
| Uredospore. Sulle foglie del Populus tremula in Val Salice nei colli 
di Torino, maggio 1903 (Noelli) e a Giaveno, maggio 1904 (Voglino). | 


48. M. populina (Jaeq.) Lév.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, 
pag. 990, n. 2113; B. Frank, Krankh. d. PfL, pag. 200. 

Teleutospore. Sulle foglie del Populus nigra var. pyramidalis Salisb. 
in Val Saliee nei eolli di Torino (Noelli). 


49. M. Carpini (Nees.) Fuck.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. I, 
pag. 593, n. 2120; B. Frank., Krankh. d. Di. pag. 204. 

Uredospore. Sulle foglie del Carpinus Betulus presso il lago di Avi- 
gliana, ottobre 1904 (Voglino). 


III. Gen. CRONARTIUM Fries. 


50. Cr. flaceidum (Alb. et Schwein) Winter.; P. A. Saccardo, Syll. 
Fung., VII, p. II, pag. 598, n. 2139. 

Sulle foglie di Paeonia coltivate nei colli di Torino, maggio 1904 
(Voglino). 


IV. Gen. PUCCINIA Pers. 


5l. P. Galii (Pers.) Schwein.; P. A. Saccardo, Syll. Fung., VII, p. M, 
pag. 600, n. 2146. 

P. Galiorum Link; B. Frankh. d. D. pag. 159. 

Ecidiospore. Sulle foglie e fusti di Galium sp. lungo la strada che 
da Salbertrand conduce ad Exilles (Valle di Susa), maggio 1904 e presso 
i Sassi (Colli di Torino), giugno 1904 (Noelli), e sulle foglie del Galium 
2t Mollugo presso Giaveno, ottobre 1904 (Voglino).. 


CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 34l 


Teleutospore. Sulle foglie del Galium Mollugo pe Rivoli (Torino), 
dicembre 1904 (Voglino e Noelli). 


52. P. Asparagi DC.; P. A. Saccardo, Syll. Fung., VII, p. 1I, pag. 
601, n. 2147; B. Frank, Krankh. d. Pfi., pag. 157. 

Teleutospore. Sulle foglie dell Asparagus officinalis presso Santena, set- 
tembre 1903 (Voglino). 


53. P. Helianthi Schwein.; P. A. Saccardo, Syll. Fung., VII, p. II, 
pag. 603, n. 2150; B. Frank., Krankh. d. Pfl., pag. 160. 

Teleutospore. Sulle foglie dell Zlianthus tuberosus a Santena, estate 
1901 (Voglino). 


54. P. Gentianae (Strauss) Link; P. A. Saccardo, Syll. Fung., VII, 
p. I, pag. 604, n. 2153; B. Frank, Krankh. d. PfL, pag. 158. 

Ecidiospore. Sulle foglie, peduncoli e calici di Gentiana presso i Tor- 
netti, sopra Viù (Valle di Lanzo), giugno 1901 (Voglino). 


55. P. Silenes Schroet.; P. A. Saccardo, Syll. Fung., VII, p. II, pag. 
605, n. 2154; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 157. 

Ecidi e Sperinegoni. Sulle foglie della Silene inflata nei colli di To- 
rino, maggio 1899 (Voglino) e in Val Saliee (Colli di Torino), giugno 
1904 (Noelli). È 


56. P. Prodikinibità (Pers) Fuek.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, 
p. H, pag. 606, n. 2157. 

Teleutospore. Sulle foglie di. Prenanthes purpurea nei faggeti presso 
i Tornetti kd Viù (Valle di Lanzo), agosto 1903 (Voglino). 


57. P. Lampsanae (Schultz.) Pick: P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, 
p- II, pag. 607, n. 2158. 
-~ Uredospore. Sulle foglie di Seege? communis presso la Stura a To- 
rino, pugno 1902 (Noelli). 


22. Malpighia, Anno XIX, Vol. XIX. 


342 ALBERTO NOELLI 


58. P. Violae (Schum.) DC.; P. A. Saecardo, Syll. Fung. VII, p. II, 
pag. 609, n. 2163; B. Frank, Krankh. d. Pfl, pag. 157. 

Ecidiospore. Sulle foglie di Viola nei boschi presso Stupinigi, maggio 
1898 (Voglino). 

Uredospore. Sulle foglie della medesima pianta in Val Salice (Colli 
di Torino), giugno 1903 (Noelli). 

Teleutospore. Sulle foglie della medesima pianta nei boschi presso Stu- 
pinigi, maggio 1898 (Voglino) e in Val Salice, giugno 1903 (Noelli) e 
presso Rivoli, dicembre 1904 (Voglino e Noelli). 


59. P. Convolvuli rus Cast; P. A. Saccardo, Syll, Fung. VII, p. 
II, pag. 610, n. 2166. 

P. Convolvuli Winter; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 158. 

Ecidiospore. Sulle foglie di Convolvulus Sepium presso Casale, estate 
1894 (Voglino). 


60. P. Aristolochiae (DC.) Wint.; P. A. Saceardo, Syll. Fung. VII, 
p. II, pag. 614, n. 2173; B. Frank, Krankh. d. Pfl, pag. 158. 

Ecidiospore e Uredospore. Sulle foglie e fiori di Aristolochia pallida 
nei boschi di Stupinigi (Torino), aprile 1904 (Noelli). 


61. P. Menthae Pers.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 
687, n. 2180; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 158 

Uredospore. Sulle foglie della Mentha Piperita presso i Tornetti, sopra 
Viù (Valle di Lanzo), agosto 1901 (Voglino). 

Uredospore e Teleutospore. Sulle foglie della M. Pulegium presso To- 
rino, settembre 1902 e novembre 1904 (Noelli), e sulla M. rotundifolia 
presso Giaveno. ottobre 1904 (Voglino). 


62. P. montana Fuck.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II (1888) 
pag. 619, n. 2184. 

Teleutospore. Sulle foglie di Centaurea nigrescens nei prati presso To- 
sino ottobre 1903 (Noelli). 


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CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 343 


63. P. graminis Pers.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 
622, n. 2191; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 161. 

Ecidiospore. Sulle foglie del Berberis vulgaris nei boschi di Stupinigi, 
giugno 1899 (Voglino) ed a Salbertrand, maggio 1904 (Voglino e Noelli). 

Oss. Presso Salbertrand V infezione sul Berberis appariva assai in- 
tensa, tanto che intere piante erano completamente deformate, colle foglie 
ridottissime e completamente ricoperte dalle pustole del parassita. 

Uredospore. Sulle foglie, culmi e glume di Triticum sativum presso 
Casale, giugno 1899, a Stupinigi, giugno 1899, e a S. Michele d'Asti, 
giugno 1900 (Voglino). 

Teleutospore. Sulle foglie e culmi di Triticum sativum a S. Michele 
d'Asti, giugno 1889, a Sala Monferrato, luglio 1902, a Trinità presso 
Mondovì, luglio 1903, a Viguzzolo, giugno 1904 (Voglino, Noelli). 


64. P. graminis Avenae Eriksson et Henn.; H. Klebahn, Die wirts- 
wechselnden Rostpilze, Berlino 1904, pag. 231. 

Uredospore e Teleutospore. Sulle foglie di Avena elatior a Viguzzolo, 
giugno 1904 (Voglino). 


65. P. coronata Corda; P. A. Saccardo, Syll Fung. VII, p. IL, pag. 
623, n. 2192; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 165. 

Ecidiospore. Sulle foglie del Rhamnus Frangula nei boschi in Val 
S. Martino (Colli di Torino), e a Stupinigi, maggio 1892 (Voglino) e a 
S. Vito (Colli di Torino) (Noelli). ; 

Uredospore. Sulle foglie dell Avena sativa e dell Holcus lanatus presso 
Casale, giugno 1899 (Voglino). 

Teleutospore. Sulle foglie di Festuca sp. presso Casale, giugno 1899 


(Voglino). 


66. P. coronifera Kleb., Die wirtswechselnden nié Berlino 1904, 
Uredospore e Teleutospore. Sulle foglie e culmi di Arrhenatherum ela- 


Sr tius, nei prati presso Torino, novembre 1904 (Voglino). 


67. P. sessilis Schneid.; P. A. Bee Syll. Fung. VIL, p. IL, pag. 


On 2193; B. Frank, Krankh. d. PfL, pag. 167. 


344 ALBERTO NOELLI 


Teleutospore. Sulle foglie di Phalaris arundinacea ai Tornetti sopra 
Viù, (Valli di Lanzo), agosto 1899 (Voglino). 


. 68. P. glumarum (Schm.) Er. et Henn ; Kirchner et Bolisháuset, At- 
Re d. Krankh., Ser. I, Tav. VII. 

P. Rubigo-vera (DC.) Winter; P. A. Saceardo, Syll. Fung. VII, P- II, 
pag. 624, n. 2194. 

P. striaeformis Westend; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 164. 

Uredospore. Sulle foglie di Triticum sativum nei campi a Rivoli presso 
Torino e nei colli di Torino, giugno 1903 (Noelli). 

Teleutospore. Sulle spighe di Triticum sativum a V iguzzolo presso Tor- 
tona, giugno 1903 e sulle foglie e eulmi della stessa pianta e dell’ Hor- 
deum vulyare nei campi a Chiomonte (Valle di Susa), giugno 1904 
(Voglino). 

Oss. Negli esemplari di Chiomonte oltre ai sori con teleutospore bilo- 
culari, si trovano dei sori con teleutospore ad un solo loculo, sono più corte 


delle biloculari e quindi c corrisponderebbero alla P. simplex (Kühn) Er. 
et Henn. 


69. P. dispersa Erikss. et Henn.: Kirchner et Boltshauser, Atlas d. 
Krankh., Ser. I, Tav. VI e IX, fig. 3. 

+; Rubigo-vera. (in parte) (DC.) Winter; P. A. Brace; Syll. Fung. 
VII, p. II, pag. 624, n. 2194. 

Ecidiospore. Sui fusti e sulle foglie di Anchusa officinalis nei luoghi 
incolti presso Torino, giugno 1904 (Noelli). 


70. P. poarum Nisus: P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 
625, n. 2195; B. Frank, Krankh. d. PA, pag. 168. 

Ecidiospore. Sulle foglie di Tussilago Farfara a Casale Monferrato, 
maggio 1896 (Voglino). 

Uredospore. Sulle foglie di Poa a Viù, estate 1899 (Voglino). 


71. P. Caricis (Schum.) Rebent.; P. A. Saccardo , Syll Fung. VII, 
p- Il, pag. 626, n. 2196. 
P. Caricis DC.; B. Frank, Krankh. d. PA, pag. 169. 


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CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 349 


Teleutospore. Sulle foglie di Carez, nei boschi di Stupinigi presso To- 
rino, novembre 1903 (Voglino e Noelli) e ai Tornetti sopra Viù (Valli 
di Lanzo), agosto 1904 (Voglino). 


72. P. silvatiea Schroet.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 
627, n. 2198; B. Frank, Krankh. d. Pf, pag.. 169. 

Écidiospore. Sulle foglie di Zurazacum officinale, nei prati a Casale 
Monferrato, primavera 1895 (Voglino). 


73. P. Phragmitis (Schum.) Kórn.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, 
p- II, p. 630, n. 2204. 

P. Arundinacea Hedw.; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 167. 

Teleutospore. Sulle foglie di Phragmitis communis presso Torino, estate 
1899 (Voglino). 


74. P. Hieraeii (Schum.) Mart. P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. 
II, pag. 633, n. 2210; Kirchner et Boltshauser, Atl. d. Krankh. Ser. III, - 
Tav. XIX. : 

P. compositarum Schlecht. 

Uredospore. Sulle foglie e fusti di Picris hieracioides ad Alpignano 
(Torino), luglio 1903 e di Balsamita negli orti presso Torino, ottobre 
. 1904 (Noelli), e sulle foglie di Zurazacum officinale a Vercelli, luglio: 
1904 (Voglino). ` 

Teleutospore. Sulle foglie di Zeontodon hastile presso Giaveno, ottobre 
1904 (Voglino). 


75. P. bullata (Pers.) Schroet.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, 
pag. 634, n. 2211. | 

P. bullata Pers.; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 153. 

Teleutospore. Sulle foglie e fusti di Apium graveolens negli orti a Ri- 
voli presso Torino, estate 1898 (Voglino). 


76. P. Tanaceti DC.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 637, : 
n. 2215; B. Frank, Krankh. d. Pfl, pag. 160. 


pag. 640, n. 2224 


‘ 946 ALBERTO NOELLI 


Teleutospore. Sulle foglie di Tanacetum vulgare a Rivoli presso Torino, 
estate 1899 e sulle foglie di Chrysanthemum coltivati negli orti a To 


rino, novembre 1899 (Voglino). | 1 
77. P. acetosae (Schum.) Kórn.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. à 
IL, pag. 638, n. 2218. i 


P. Rumicis Lasch.; B. Frank, Krankh. d. Pfl., p. 153. 
Teleutospore. Sulle foglie di Rumes nei pascoli al colle Fray (1200 m.) 
Valle di Susa, agosto 1902 (Noelli). 


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78. P. Angelicae-Bistortae Kleb., Die wirtswechselnden Rostpilze , 
Berlino 1904, p. 319. 

P. Bistortae (Strauss) DC.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, 
pag. 638, n. 2219; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 153. 

Teleutospore. Sulle foglie di Polygonum Bistorta ai Tornetti sopra Viù 
(Valli di Lanzo), agosto-settembre 1904 (Voglino e Noelli) 


79* P. Angelicae-Bistortae Kleb. 
var. Polygoni-vivipari (Karsten); Kleban, Die wirtswechselnden 
Rostpilze, Berlino 1904, pag. 320. 

P. Bistortae (Strauss) DC.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, 
pag. 638, n. 2119. 

P. Polygoni-vivipari Karsten. 

Uredospore e Teleutospore. Sulle foglie di Polygonum viviparum al Piano 
della Mussa (Valli di Lanzo), agosto 1899, e presso i Tornetti sopra 
Viù (Valli di Lanzo), agosto 1902 (Voglino). 

Oss. Uredospore col diametro massimo di 20 p, e teleutospore 20-24-30 
v 16-20 n ed evidentemente ristrette tra i loculi. 


80. P. Cerasi (Béreng.) Cast.; P. A. Saccardo, Syll. Fung., VII, p. II, 


P. Cerasi Wint.; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 154. i 
Uredospore e Teleutospore. Sulle foglie di Prunus Cerasus a Rivoli 
presso Torino, estate 1898 (Voglino). | 


CONTBIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 347 


81. P. Endiviae Pass. ; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 
647, n. 2246. — 

Uredospore. Sulle foglie di Cichorium Endivia negli orti alla Madonna 
di campagna (Torino), estate 1904 (Voglino). 


82. P. Balsamitae (Strauss) DC.; P. A. Saecardo, Syll. Fung., VII, 
p. II, pag. 647, n. 2248. 

Teleutospore. Sulle foglie, fusti e peduncoli fiorali di Tanacetum bal- 
samita a Giaveno (Valle del Sangone), ottobre 1904 (Voglino). 


83. P. Pruni-spinosae Pers. 

P. Pruni Pers.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 648, 
n. 2252; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 153. 

Uredospore. Sulle foglie di Prunus domestica a Rivoli, primavera 1904 
(Voglino). 

Teleutospore. Sulle foglie di Prunus spinosa negli orti a Torino, ot- 
tobre 1899 (Voglino). 


84 P. Allii (DC.) Rud.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. NII, p. II, pag. 
655, n. 2275. 

P. Allii Winter. ; B. Frank, Krankh. d. Pf. pag. 152. 

Teleutospore. Sulle foglie di Allium sativum negli orti presso Torino, 


giugno 1899 (Voglino). 


85. P. Sorghi Schwein; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 
659, n. 2289. 

P. Maydis Carradori; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 151. 

Uredospore e Teleutospore. Sulle foglie di Zea Mays nei campi presso 
Torino, settembre 1903 (Voglino e Noelli) e a Ciriè, settembre 1904 
(Voglino). ; 


86. P. Cynodontis Desmaz.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, 
pag. 661, n. 2295; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 152. 

Teleutospore. Sui fusti e foglie secche di Cynodon Dactylon nei luo- 
ghi ineolti a Torino, novembre 1903 (Noelli). 


348 ALBERTO NOELLI 


87. P. Bunii (DC.) Winter; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II 


pag. 667, n. 2312. 
P. Bulbocastani Fuck. ; B. Frank, Krankh. d. PfL, pag. 156. 
Aecidium Bunii DC. 
Sulle foglie di Carum Bulbocastanum Koch., presso Tenda Ke Ma: 
rittime), maggio 1897 (G. Ferrari). 


88. P. Liliacearum Duby; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, 
pag. 668, n. 2314; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 155. 

Teleutospore. Sulle foglie di Ornithogalum negli orti a Torino, aprile 
1904 (Noelli). 

Oss. Le spore presentano le dimensioni : 69-77-93 v 29-34. 


89. P. Betonieae (Alb. et Schwein.) DC.; P. A. date, Syll. Fung 


VII, p. II, pag. 677, n. 2339. 
P. Betonicae Winter.; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 151. 
Teleutospore. Sulle foglie e talora sui picciuoli di Betonica officinalis 
presso il lago di Casellette (Valle di Susa), aprile 1901 (Voglino). 


90. P. Thalietri Chev.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 
680, n. 2350; B. Frank, Krankh. d. PA, pag. 151. 

Ecidii. Sulle foglie e fusti di Thalictrum minus presso Salbertrand 
(Valle di Susa), maggio 1904 (Voglino e Noelli). 

Oss. Probabilmente questa forma già conosciuta come Aecidium Som- 
merfeltii Johansen (vedi P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, pag. 680, n. 


2350 e pag, 775, n. 2703), altro non è che lo stato ecidico della P. Tha- 
lictri Cher. 


91. P. Arenariae (Schum.) Schroet.: P. A. Baagueg, Syll. Fung. VII, 
p. H, pag. 683, n. 2361. 

P. Caryophyllearum Wallr.; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 148. 

P. Dianthi DC. 


Teleutospore. Sulle foglie di Stellaria media nei boschi in Val Salice ` 


(Colli di Torino), maggio 1903 (Noelli: È 


CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 349 


92. P. Malvacearum Mont; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. IL 
pag. 686, n. 2368; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 147. 

Teleutospore. Sulle foglie di Malra coltivata negli orti a Torino, ago- 
sto, novembre 1903 (Voglinc, Noelli). 


93. P. Buxi DC.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 688, 
n. 2372; B. Frank, Krankh. d. Pn. pag. 148. 

Teleutospore. Sulle foglie di Buzus sempervirens nei giardini a S. Mar- 
gherita in Val Salice, febbraio 1900 e marzo 1903 (Voglino e Noelli). 


94. P. Glechomatis DC.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 
688, n. 2374; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 149 

Teleutospore. Sulle foglie di Glechoma hederacea nei luoghi erbosi presso 
Moncalieri (Torino), dicembre 1904 (Voglino e Noelli). 


. 95. P. grisea (Strauss) Winth.; P. A. Saccardo, Syll. F ung. VII, p, II, 
pag. 689, n. 2375. 
P. globulariae DC., B. Frank, Krankh. d. PfL, pag. 149. 
Teleutospore. Sulle foglie di Globularia vulgaris nei colli torinesi, 
maggio 1904 (Voglino). ` 


96. P. Gladioli Cast.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 
728, n. 2556; B. Frank, Krankh. d. PfL, pag. 170. 

. Teleutospore. Sulle foglie di Gladiolus segetum presso Alessandria, 
estate 1898 (Voglino). ` 


97. P. Agrostidis Plow. B. Frank, Krankh. d. Pfi., pag. 168. 

Aecidium Aquilegiae Pers.; P. A. Saccardo, Syll Fung. VII, p. II, 
pag. 776, n. 2710. 

Ecidi. Sulle foglie di Aquilegia vulgaris nei Gout presso Salbertrand 
in Valle di Susa, maggio 1904 res e Noelli). 


98. P. Chrysanthemi E. Roze; P. A. Saccardo, Syll Fung. XVI, 
pag. 296, n. 1045. 


ti __ P II, | pag: 742, p. 2615. 


BoU -< ; ALBERTO NOELLI 


Uredospore. Sulle foglie di Chrysanthemum coltivati negli orti a To- S 
rino, novembre 1903 (Voglino). 


V. Gen. GYMNOSPORANGIUM Hedwig. 


99. G. elavariiforme (Jacq.) Rees.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VIL, — 
p. II, pag. 737, n. 2606. 

G. clavariaeforme DC.; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 182. 

Heidi. Sulle foglie di Crataegus Oryacantha var. monogyna nei boschi 
a Stupinigi, maggio 1899 (Voglino) e presso Soperga (Colli di Torino), 
maggio 1902, giugno 1904 (Noelli). i 


100. G. juniperinum Dë Fr; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. IL 
pag. 738, n. 2607. : 

G. conicum DC.; B. Frank, Krankh. d. PA., pag. 182. 

Spermogoni ed Fridi. Sulle foglie del Sorbus Aucuparia presso i Tornetti 
(Valli di Lanzo), agosto 1899 (Voglino). 


101. G. sabinae (Dichs.) Wint.; p. A. ac, Syll. Fung. VII, p. 
II, pag. 739, n. 2608. 

G. fusewm DC.; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 180. 

Roestelia cancellata Rebent. 

Spermogoni ed Ecidi. Sulle foglie di Pyrus coltivati negli orti a ane ; 
ottébre 1899 (Voglino e Noelli). 


VI. Gen. PHRAGMIDIUM Link. ` 

102. Ph. edid DC. Sehroet; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, 
p. II, pag. 742, n. 2614. | 
= Uredospore. Sulle foglie di Potentilla SESS in Val Salice, nei colli 
. di Torino aprile M (Voglino). 


103. Ph. Sanguisorbae (DC.) Béhioet i P. A. Saccardo, Syll. Fung. 


CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 351 


Uredospore. Sulle foglie di Poterium Sanguisorba in Val Salice, colli 
di Torino, maggio 1904 (Voglino). 


104. Ph. Violaceum (Schultz.) Winter: P. A. Saccardo, Syll. Fung. 
VIL p. II, pag. 744, n. 2619; B. Frank, Krankh. d. Pü. pag. 175. 
Teleutospore. Sulle foglie di Rubus fruticosus a Rivoli, ottobre 1900 
(Voglino). 


105. Ph. Rubi (Pers) Winter. ; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. 
II, pag. 745, n. 2620; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 175. 
Teleutospore. Sulle foglie di Rubus Caesius alla Madonna di Campa- 
gna, novembre 1904 (Voglino) e di Rubus fruticosus nelle siepi nei colli 
di Torino, novembre 1902 (Noelli). 


106. Ph. subeorticium (Schrank.) Winter; A. Saccardo, Syll. Fung. 
VII, p. II, pag. 746, n, 2622; B. Frank, Krankh. d. PA. pag. 174. 
Ecidiospore. Sulle foglie di Rosa coltivate a Torino, maggio 1898 
(Voglino) e maggio 1903 (Noelli). 

Uredospore. Sulla medesima pianta e nelle medesime località, luglio 
1899 (Voglino) e a Villarbasse (Valle del Sangone), maggio 1904 (Noelli). 
Teleutospore. Come sopra, giugno 1903 (Noelli) e novembre 1904 (Vo- 
glino). 


107. Ph. Rubi-idaei (DC.) Karst.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, 
P. II, pag. 748, n. 2626. 

Uredospore. Sulle foglie di Rubus Idaeus negli orti alla Madonna di 
Campagna presso Torino, maggio 1903 (Voglino-Noelli). 

Teleutospore. Sulle medesime piante con uredospore, ai Tornetti sopra 
Viù (Valli di Lanzo), agosto 1903 e alla Madonna di e , no- 
vembre 1904 (Voglino). 


VIL Gen. COLEOSPORIUM Lév. 


| 108. €. Senecionis (Pers.) Fries; P. A. Saceardo, Syll. Fung. VII, p. 
pag. 751, n. 2633; B Frank, Krankh. d. PA, pag. 193. 


a Sech 


ALBERTO NOELLI 


Uredospore. Sulle foglie di Senecio vulgaris presso Torino, maggio 1904 
- (Voglino). 


109. €. Sonehi (Pers) Lév.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. H, 
pag. 752, n. 2634. 

C. Synantherarum Fr.; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 193. 

Uredospore. Sulle foglie di Petasites officinalis presso l'Ospedale Mau- 
riziano (Torino), novembre 1902 e di Adenostyles albida al colle di Fre- 
jus sopra Bardonecchia, Valle di Susa, agosto 1904 (Noelli). 


VIII. Gen. CHRYSOMYXA Unger. 


110. Chr. Rhododendri (DC.) De Bary; P. A. Saccardo, Syll. Fung. ` 
VIL p. II, pag. 760, n. 2660; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 190. 
Uredospore. Sulle foglie di Rhododendron ferrugineum presso il Lago 
© Scuro, in Valle di Viù (Valli di Lanzo), agosto 1902 (Voglino). 


IX. Gen. AECIDIUM Pers. 


111. Ae. Clematidis DC.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 
774, n. 2701; B. Frank, Krankh. d. Pfl, pag. 213. 
Sui fusti, picciuoli e foglie di Clematis Vitalba a Casale, giugno 1893 ` 
(Voglino), e nei colli di Torino in Val Salice e Valle di Hosen £u 
gno 1903 e maggio 1904 (Noelli). 


112. Ae. Sommerfeltii Johanson; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VIL p. 
II, pag. 775, n. 2703. 
Sulle foglie e fusti di Zhalictrum minus presso Salbertrand, Valle di 
; PIS, Paso 1904 (Voglino e Noelli). V. Puccinia Thalictri. 


113. Ae. punctatum Pers. ; P. À. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, 
pag. 775, n. 2704. 
Sulle foglie dell Eranthis alt: a nei giardini a Torino, aprile TS 


CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 353 


E 114. Ae. Aquilegiae Pers; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, pag. 
E 776, n. 2710. 

Sulle foglie di Aguilegia vulgaris presso Salbertrand (Valle di Susa), 
maggio 1904 (Voglino e Noelli). 

Oss. Questa forma corrisponde alla Puccinia Agrostidis Pers. (V. pag. 
349). 


115. 4e. Perielymeni Schum.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, p. II, 
pag. 796, n. 2809. | 

Puccinia Festucae Plowr.; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 168. 

Sulle foglie di Zonicera Xylostemum nei boschi presso Soperga (eolli 
di Torino), aprile 1904 (Noelli). 

Oss. Questa forma è probabilmente lo stato ecidico della Puccinia Fe- 
stueae Plor. 


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116. Ae. Valerianellae Biv.; P. A. Saceardo, Syll. Fung. VII, p. II, 
pag. 797, n. 2812. 

Sulle foglie di Valerianella olitoria presso Casale Monferrato, estate 
1900 (Voglino). 

117. Ae. Plantaginis Ces.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, » II, 
pag. 813, n. 2879; B. Frank, Krankh. d. PA. pag. 214. 

Sulle foglie di Plantago major nei colli di Torino, estate 1903 (Voglino). 


118. Ae. Convallariae Schum.; P. A. Saccardo, Syll Fung. VII, p. 
II, pag. 828, n. 2945; B. Frank, Krankh. d. Pü. n. 211. 
Sulle foglie di Polygonatum officinale nei boschi a Crea presso Casale 
- Monferrato, primavera 1892 (Voglino) e nei luoghi incolti boschivi presso 
il R. Parco, Torino, maggio 1904 (Noelli). 


119. Ae. Isatidis Re; Flora Torinese; P. A. Saccardo, Syll. Fang. XIV, - 
- Pag. 370, n. 1302 e vol XVI, pag. 1122, n. 4487; A. Noelli, Malpighia 
B voL XV, 1901 

Sulle foglie, fusti, fiori e frutti dell’ Zsatis tinctoria sulle rupi del M. 
S Giorgio sopra Piossasco (Valle del Sangone) e sulle falde del M. Musinè 
(900 a 700 m.), (Valle di Susa), maggio e giugno 1901 e maggio 1904 
SC 


354 ALBERTO NOELLI 


Oss. Questa forma assai interessante, compare ogni anno sugli esem- ` 
plari di I. tinctoria comune nelle suddette località. 

120. Ae. biseutellae Noelli; sull’Ae. Biscutellae, Malpighia, vol. XVI, 
1902. 

Sulle foglie, fusti e frutti di Biscutella lgevigata tra il Castello Ca- 
merletto e la Cappella di S. Abaco (300 a 500 m.) sulle falde del M. - 
Musinè in Valle di Susa, giugno 1901 e maggio 1904 (Noelli). 

Oss. Pure questa nuova forma ricompare ogni anno sulle Biscutelle 
assai comuni sul M. Musinè. i 


X. Gen. UREDO Pers. 


121. Uredo Quercus Brond.; B. Frank, Krankh. d. Pf. pag. 208; 
Melampsora Quercus (Brond.) Schroet.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VIL, | 
p. II, pag. 594, n. 2126. ` | 

Sulle foglie di Quercus pedunculata nei colli di Torino, estate 1903. 
(Voglino). ; ; 

Sottogenere Ureno Caroma Link. : 


122. U. Caeoma Evonymi (Gmel) Schroet.; P. A. Saccardo, Syll. 
Fung. VIL p. II, pag. 867, n. 3140. 

Melampsora salicina Lév.; B. Frank, Krankh. d. Pf, pag. 199: a 

Sulle foglie di Eronymus europaeus nei boschi di Stupinigi presso To- 
rino, giugno 1899 (Voglino), nei boschi presso il R. Parco oltre Torino, 
maggio 1904 e sopra i Tornetti nella Valle di Viù (Valli di Lanzo), set- 
tembre 1904 (Noelli). 


| 123. U. Caeoma Mercurialis (Martius) Link.; P. A. Saecardo, ent Il 
. Fung. VII, p. II, pag. 868, n. 3145. 

. Melampsora populina bé: ; B. Frank, Krankh. d. Pü. pag. 200. — 

Sulle foglie di Mercurialis perennis in Val Saliee nei colli di Torino, 

x. at aprile 1901 e presso la vetta del eolle della Maddalena, colli di: TA 

Ru i maggio 1903 mn 


AE 
ne, ` 
m 


CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 355 


PYRENOMYCETEAE Fr. em. De Not. 
Fam. 1* PERISPORIACEAE Fr. 
ERYSIPHEAE Lév. 

AMEROSPORAE. 

I. Gen. PODOSPHAERA Kunze. 


124. Pod. Oxyacanthae (DC.) De By.; P. À. Saeeardo, Syll. Fung. 
E LE pag. 2, n1.B Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 259. 
da Erysiphe clandestina Link. 
E Sulle foglie di Crataegus Oxycantha in Val Salice (colli di Torino), 
{aprile 1902 (Voglino). 
i 


II. Gen. SPHAEROTHECA Lév. 


125. Sph. pannosa (Wallr.) Lév.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. I, pag. - 
3, n. 6; B. Frank, Krankh. d. PA, pag. 259. 

Sulle foglie di Rosa e di Amygdalus Persica, coltivati negli orti a 
Rivoli giugno 1898 e 1899 (Voglino) e a Torino giugno 1898 e luglio 
1903 (Voglino e Noelli). — 

Oss. Gli esemplari raccolti presentano lo stadio conidico Oidium Jegen. 
conium Desa. (P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag. 41, n. 190). Que- 
_ Sla matattia danneggia grandemente le rose. È 


126. Sph. Castagnei Lév.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. I, pag. 4, n. 
8; B. Frank, Krankh. d. Pfl, pag. 259. ; 

Sulle foglie di Humulus Luppulus negli orti a Torino, maggio 1901 
(Noelli), e novembre 1904 (Voglino)'e sulle foglie di Citrullus vulgaris 
alla Madonna di Campagna presso Torino, giugno 1904 (Voglino). 

Oss. Gli esemplari di Humulus Luppulus presentano le forme Oidium 
| fysiphoides Fr. (P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag: 4l, n. 190), e il 
| Cieinnobolus Cosatii De By. (P. A. Saccardo, Syll. Fung., vol. HI, pag. 
216, n. 1293). 


356 ALBERTO NOELLI 


III. Gea. OIDIUM. 


Le specie appartenenti a questo genere saranno trattate negli Ifomi-. 
ceti, quantunque per la loro affinità alle Sphaerotheca si possano con- : 
siderare quali forme inferiori di Ascomiceti. 


IV. Gen PHYLLACTINIA Lévy. 


127. Phy. suffulta (Rab.) Sacc.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. V, pag. 
5, n. 13; B. Frank, Krankh. d. PA, pag. 260. i 
Sulla pagina inferiore delle foglie di Corylus Avellana presso i Tor. : 
netti, in Valle di Viù, agosto 1901, S. Germano in Valle Chisone, ot- ` 
tobre 1904, di Alnus glutinosa, di Carpinus betulus e di Fraainus ez- 
celsior a Giaveno (Valle del Sangone), ottobre 1904 (Voglino). 
Oss. Zn tutti gli esemplari si osserva la forma periteciale, mentre sul 
Carpinus betulus Za pagina inferiore delle foglie appare quasi comple- ` 
tamente infetta della forma conidica col Cicinnobolus Cesatii De By. R 


128. Phy. Corylea (Berk.) Caiit; Salmon, aeie Erysiphee, 
rh. 5, io 

| Sui rami di Carpinus ila a Giaveno, Valle del Sangone, gennaio, 
1905 (Voglino). 

Oss. 7 E appaiono appiccicati ai rami. 


V. Gen. UNCINULA Lév. 1851. 
129. U. salieis (DC.) Wint. 
U. salicis Wallr. ; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 261. pure 
| Uu adunca pisa Lév.; -P. ‘A a sr Fong, È, pag: 7,0 


CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 357 


Sui rami e foglie di Vifis vinifera negli orti a Torino, estate 1898 
(Voglino). 


131. U. Aeeris (DC.) Sace.; P. A. Saeeardo, Syll Fung. I, pag. 8, 
n. 27. | i 

U. Aceris DC.; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 261. 

Sulle foglie e frutti di Acer campestre presso Soperga (Colli di Torino), 
maggio 1902 e ai Tornetti sopra Viù (Valli di Lanzo), settembre 1904 
(Noelli). : 
VI. Gen. MICROSPHAERA Lévy. 


132. M. Lonieerae DC.; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 263. 
M. Duby Lév.; P. A. Saecardo, Syll. Fung. L pag. 10, n. 34. 
Sulle foglie di Zonicera coltivate nei giardini a Torino, settembre 1904 
(Voglino). 
"VII. Gen. ERYSIPHE Lév. 


133. E. Cichoracearum DC.; Salmon, Monograph. Erysiph. 1901, pag. ; 


193; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 263. 

E. lamprocarpa (Wallr.) Lév.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. I, pag. 16, 
n. 61 

Sulle foglie di Zragopogen pratensis nei prati a Giaveno, luglio 1904 
(Voglino) e sulle foglie di Artemisia campestris presso Mancalige, no 
vembre 1904 (Voglino). 

Oss. Forma conidica. 


134. E. communis (Wallr.) Fr.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. I, pag. 
18, n. 70. 

E. conmunis Wallr.; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 263. 

Sulle foglie di Hypericum ai Tornetti sopra Viù (Valli di Lanzo), 
agosto 1903 (Voglino) e sulle foglie di Robinia Pseudoacacia a Torino, 
novembre 1903 (Noelli), sulle foglie e fusti di Lotus corniculatus, di 
` Trifolium pratense, di Galium verum e di Ranunculus acris a Giaveno, 


| ottobre 1904 (Voglino). 


23. Malpighia, Anno XIX, Vol. XIX. 


* 


358 | - ALBERTO NOELLI 


Osa. Forma conidica; Oidium. Questa qe è comunissima, e invade 
parecchie piante. 


135. E. graminis DC.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. I, pag. 19, n. 74. 

E. graminis Lév.; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 264. 

Sulle foglie e fusti di Poa ai Tornetti sopra Viù (Valli di Lanzo), 
maggio, giugno 1903, di Triticum sativum alla Colonia Agricola di Ri- 
voli, maggio 1904 (Voglino). 

Oss. Za pagina inferiore delle foglie di Poa appaiono ficcose pei conidi, 
mentre le corrispondenti parti della pagina superiore risultano arrossate. 
Forma conidica Oidium monilioides Link (P. A. Saccardo, Syll. Fung.. 
IV, pag. 46, n. 219). 


Fam. 2* SPHAERIACEAE Fr. 
HYALODIDYMAE 


I. Gen. SPHAERELLA Ces. et De Not. 


136. Sph. maculiformis (Pers.) Auersw.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. 
I, pag. 477, n. 1820. 

Cylindrosporium castanicolum Desm.; P. A. Saecardo. 
| Sulle foglie di Castanea Vesca ai Tornetti sopra Viù (Valli di Lanzo), 
settembre 1901, alla Colonia ACEA di Rivoli e a Cuneo, estate 1904 
(Voglino). 

Oss. Forma conidica Cylintrosporium Castanicolum Desm. 


. 137. Sph. sentina (Fr.) Sace.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. I, pag. 482; 
n. 1445. ; 

Sph. sentina Fuck.; B. Frank, Krankh. d. Pf, pag. 313. 

Sulle foglie di Pyrus coltivati a Rivoli, settembre 1900 (Voglino). 
eng Macchie edes orlate di nero. 


158. Bri Pragaziaò (Tek) Been PA: faecardo, Syll. Yogi I, pag 
505, n. 1951; B. Frank, Krankh. d. PL, pag. 312. 5 


CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 359 


Sulle foglie di Fragaria Vesca, Torino giugno 1903 e a Piobesi (To- 
rino) maggio 1904 (Voglino). 


139. Sph. allieina (Fr.) Auersw.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. I, pag. 
522, n. 2023; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 310. 
Sulle foglie di A//iwm negli orti a Torino, estate 1904 (Voglino). - 


140. Sph. exitialis Mori; P. A. Saceardo, Syll. Fung. V, pag. 84, n. 
6465; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 309. 

Sulle foglie, culmi e glume di Zriticum sativum a Collegno, luglio 
1902 e 1903, a Bra luglio 1903 (Voglino e Noelli). 


141. Sph. Oenotherae Ell. et Ev.; P. A. Saceardo, Syll. Fung. IX, 
pag. 625, n. 2541. 

Sui fusti di Oenothera biennis nei boschi di Stupinigi (Torino), no- 
vembre 1903 (Voglino e Noelli). 

Oss. Le porzioni di corteccia colpite dalla Sph. apparivano rosee; pe- 
riteci sino a 200 p di diam. ; aschi 34-36 x 7,50-8,5 e spore 9-12 v 2,50-3. 


142. Sph. Symphoricarpi Passer.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IX, 
pag. 635, n. 2585. 

Sui rami di Symphoricarpus racemosa nei giardini al Valentino (To- 
rino), febbraio 1903 (Gabotto). 


143. Sph. morifolia Pass.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. V, pag. 73, 
n. 6424. 

Cylindrosporium Mori Berlese. 

Fusarium Mori, Lév.; B. Frank, Krankh. d. Pfl, pag. 359. 

Sulle foglie di Morus alba alla Madonna di Campagna presso Torino, 
agosto 1903 (Noelli). 

Oss. Spore 24-46 x 2-4 p. 


. ALBERTO NOELLI 


IL Gen. STIGMATEA Fr. 


144. Stig. Mespili Sorauér. 
Entomosporium Mespili (DC.) Sace. | 
Sulle foglie di Mespilus negli orti a Torino, estate 1899 (Voglino). 


III. Gen. GNOMONIA Ces. et De Not. 


145. Gnom. leptostyla (Fr.) Ces. et De Not.: P. A. Saccardo, Syll. 
Fung. I, pag. 568, n. 2220; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 453. 
Sulle foglie di Juglans regia a Giaglione (Valle di Susa), giugno 1904 
(Voglino) e a Gressan (Valle d'Aosta), luglio 1904 (Noelli). 
. Oss. Ze foglie presentavano numerose macchie, talora grandissime ; spore 
29-34 v 4 H. 


IV. Gen. VENTURIA De Not. et Ces, 
146. Vent. eireinans (Fr.) Sacc.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. I, pag. 
592. n. 2311. 


Sulle foglie di Geranium E a Soperga (colli di Torino), 
luglio 1903. 


Oss. Spore 12 v 45 p. Le piante BA apparivano assai danneggiate; 
ma non mi fu possibile riscontrare nuovamente la forma nell’anno suc- 
cessivo. 


PH EODIDYMAE. 
L Gen. AMPHISPHAERIA Ces. et De Not. 


147. Am. heraclei n. forma. 


« Periteci „Sparsi, neri, riuniti in piccoli gruppi e solitari, at 


« globosi, attenuati alla sommità ove terminano con un ostiolo conico, 
« larghi 0,3 mm. Aschi cilindracei, rieurvi o no alla buse, 48-73 v 4-5 p; 
« parafisi filiformi, lineari, lunghe quanto gli aschi; ascospore piccole, 
x < fuligginee, non guttulate, unisettate, ristrette nel setto, col loeulo su- 
« periore più pra e coll'apiea ottuso; 7-11 v 4-5 p. > 


5e 


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EE Se, ei SEO ER GE EEE ALI 


sce, per à periteci più piccoli, per gli aschi lunghi solamente 70 p, la 
presenza di parafisi e le spore alquanto più piccole e non guttalate. 


CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 361 


Sui fusti secchi di Heracleum Spoudyliem. nei boschi di Stupinigi 


presso Torino, novembre 1903 (Noelli). 


Oss. Tale forma si accosta all'Amph. Cocos Rolley, ove però ne differi- 


IL Gen. OTTHIA Nits. 
148. 0. populina (Pers) Fuck.; P. A. Saccardo, Syll Fung. I, pag. 


736, n. 2785 
Sui rami secchi di Castanea in Val S. Martino (colli di Torino), marzo 


1903 (Noelli). 
Oss. Aschi parafisati, allungati, lunghi 110 y; spore 14-7 y. 
PHAEOPHRAGMIAE. 
I. Gen. LEPTOSPHAERIA Ces. et De Not.. 


149. Lept. Lucilla Sacc.; P. A. Saceardo, Syll. Fung. II, pag. 52, 


‘n. 3042. 


Sulle foglie di Pyrus coltivati alla Colonia lvl di Rivoli, mag- 


gio-giugno 1904 (Voglino e Noelli). 


Oss. Ze foglie presentavano numerose macchie con spermogoni (Septoria 
piricola Desm. P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag. 487, n. 2624) coz 
spore bisettate, verdi clorine, 58-73 v 4-6. 


150. Lept. Rusei (Wall) Sace.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. B, pag. 
74, n. 3124. 
Sui eladodi di Ruscus aculeatus in Val Chiusella (Ivrea), grugno 1903 
| (Voglino). 
Oss. Stadio ascoforo della Phyllosticta Ruscicola Dur. et Mont. P. A. 


d ; Ge, se Fung. 111. pag. 58, n. 319. 


BEE NORLLL 


Sec IL Gen. AGLAOSPORA De Not. 


151. A. profusa (Fr. De Not.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. II, pag. 
D 133, n. 3346. 

| Sui rami secchi di Robinia Pseudo-Acacia presso la Villa Parodi 
(colli di Torino), marzo 1903 (Noelli). 


DICTYOSPORAE. 
I. Gen. PLEOSPORA Rab. 
pag. 247, n. 3730. 


sui fusti di Scrophularia canina alla Madonna di Campagna (Torino), 
dicembre 1903 (Voglino). 


153. PI. Armeriae (Rabenh.) Ces. et De Not. 

PI. herbarum. (Pers.) Rabenh. f. Armeriae ; P. A. Saccardo, Syll. Fung. 
II, pag. 247, n. 3730. 

Sugli scapi fioriti e foglie di Armeria vulgaris presso Casellette, mag- 


gio 1898 (Ferrari). 


TUQUE Jk. Geh. CUCURBITARIA Gray. 
309, n. 3938. 


T dicembre 1902 (Noelli, ) 


L Gen. OPHIOBOLUS Riess. 


152. PI. herbarum (Pers) Rabenh.; P. A. Saccardo, Syll. ue IL 


Sulle foglie di A/lium sativum negli orti a Torino, giugno 1899 e . 


154. Cue. elongata (Fr.) Grev.; P. A. Saccardo, Syll. nar II, pag. 


Sui rami secchi di Robinia pseudo-Acacia in Val S. Martino (colli di 


i ` EE 


© 155. Oph. graminis Sace.; P. A. Saccardo, Syll. Fang. II, pag. 349, 


CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 


363 
Alla base dei fusti di Zriticum sativum a Pinerolo, estate 1904 (Vo 
glino). 


II. Gen. DILOPHIA Sace. 
156. Dil. graminis (Fuch.) Sacc.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. II, pag. 
357, n. 4104; B. Frank, Krankh. d. PA, pag. 307 
Dilophospora graminis Fuch. 


Sulle foglie e culmi di Alopecurus pratensis nei prati a Torino, mag 
gio 1902 (Noelli). 


Fam. 5* HYPOCREACEAE De Not. 
HYALOSPORAE. 
I. Gen. POLYSTIGMINA Sace. 


157. Pol. rubra (Desm.) Saee. 


Polystigma rubrum (Pers.) DC.; P. A. Saecardo, Syll. Fung. II, pag 
458, n. 4587; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 445. 

Sulle foglie di Prunus alla Colonia Agricola di Rivoli, giugno 1900; 
di Prunus domestica a Cremoletti sopra Viù (Valli di Lanzo), agosto 1901 
e di Prunus spinosa a Demonte, agosto 1904 (Voglino) 


Oss. Gli esemplari non presentavano che lo stato spermogonico 
HYALODIDYMAE. 


II. Gen. HYPOMYCES Fr. 
158. Hyp. pernieiosa Magn. 
Sulla Russula? a Rubiana in Valle di Susa, estate 1903 (Voglino). 
‘Oss. Forma conidica. 
III. Gen. NECTRIA Fr. 
159. Neet. cinnabarina (Tode) Fr.; 


; P. A. Saeeardo, Syll. Fung. Il, 
pag. 479, n. 4662; B. Frank, Krankh. d. Di. pag. 462. 


Auen NOELLI ` 
Tubercularia uni Tode; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag. 638, 
n. 3002 


Sui rami di us : ai Tornetti sopra Viu (Valli di Lanzo), set- 
tembre 1903 (Noelli). ` 
Oss. Stato conidico (Tubercularia vulgaris). 


160. Nec. Ribis ES D Fid HIN Syll. Fung. II, pag. 
480, n. 4663. 


Sui rami di Ribes coltivato a Torino, niveis 1901 (Voglino). 
SCOLECOSPORAE. 
L Gen. CLAVICEPS Tul. 


161. CI. purpurea (Fr.) Tul.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. II, pag. 564, 
n. 5005; B. Frank, Krankh. d. Pf, pag. 467. 

Sulle spighe di Bromus a S. Margherita (Colli di Torino), novembre 
1897 (Noelli); di Secale cereale ai Tornetti sopra Viù (Valli di Lanzo), 
agosto 1900, luglio 1901 (Voglino) e di Triticum sativum a Torino, 
giugno 1904 (Chiei-Gamaechio). 


Fam. DOTHIDEAGEAE Nits. et Fuck. 
HYALOSPORAE. 
t Gen. PHYLLACHORA Nits. Fuck. 
162. Phy. Cynodontis (Saec.) Niessl.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. II, 


pag. 602, n. 5134; B. Frank, Krankh. d. PfL, pag. 4 
. Sulle foglie di Cynodon Sca a Torino, autunno 1899 (Voglino). 


163. Phy. Trifolii (Pers.) Fab P A. Barani, Syll. Fung. II, pag. 
613, n. 5184; B. Frank, Krankh. d. PA., pag. 456. 
Polythrincium Trifolii Kunze et Schum.; A. Memo Syll. Fung. IV, 


re 350, n. 1664 e VI, pag. 613, n. 5184. 


CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI \ 


Sulle foglie di T: vifolium repens à Rivoli Geh 1903, a Torino, lu- 
glio 1903 (Noelli), e presso Giaveno, estate 1904 (Voglino). 

| Oss. Stato conidico (Polythrineium Trifolii); appare tutti gli anni dan- 
neggiando gravemente i coltivati a trifolii ; essa è poi accompagnata dal- 
l'Uromyees trifolii ( Zedir.) Lev. (f. eggs e sovente dalla Pseu- 
dopeziza trifolii (Biv.) Bernh. 


HYALODIDYMAE. 
I Gen. DOTHIDELLA Speg. 


164. Dothidella fallax Sace.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. II, pag. 
628, n. 5253; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 455. 

Sulle foglie di Andropogon Ischaemum a Casale Monferrato, e a Gia- 
. Veno, giugno 1904 (Voglino). 


165. Dothidella Ulmi Winth.; B. Frank, Krankh. d. PA., pag. 456. 
Phyllachora Ulmi (Duv.) Fuek.; P. A. Saccardo, prie Fung. II, pag. 
594, n. 5091. 


Sulle foglie di Ulmus, estate 1902 (Voglino). 
PHAEODIDYMAE. 


. 166. Dothid. Sambuci (Pers. Fri; PRA Saccardo, ia Doe H, 
pag. 639, n. 5296. 

Sui rami di Hybiscus ai Tornetti sopra Viù can di Lanzo) febbraio 

1904 (Voglino e Noelli). ` 


Fam. 7° HYSTERIACEAE Corda. 
SCOLESCOSPORAE. 
I. Gen. LOPHODERMIUM Chev. 


167. Loph. Paconiae Rehm.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. XIV, pag. 
720, n. 2745. 

Sui fusti secchi di Paeonia peregrina Mill. nei boschi presso la Sagra 
di 8, * Michele Mcd di Susa), maggio 1903-1904 dei 


SE °°°’ ALBERTO NOELLI 


Oss. Questa specie descritta dal Rehm nel « Bot. notes 1897 a pag. 259 
e in Saccardo Sylloge Fungorum, vol. XIV, pag. 720 », differisce alquanto 
nei caratteri diagnostici, dalla forma da me osservata. L'esame di nume- 
rose sezioni trasversali, prova infatti come le maggiori divergenze esistano 
per l'appunto nella struttura delle spore. Queste appaiono jaline, bacillari- 
filiformi e alquanto più brevi dell'asco. Per questo carattere la specie di | 
cui si tratta, si potrebbe riferire al Gen. Hypoderma DC. ove le spore 
sono molto più brevi in lunghezza degli aschi. Tuttavia non ritengo op- 
portuno tale riferimento, perchè se gli aschi differiscono dal Loph. Paeoniae 


. Rehm. per la struttura delle spore, queste poi non sono molto più brevi — 


degli aschi; e d'altra parte ciò si verifica pure dalla diagnosi del Rehm., ; 
ove risultano come dimensioni per gli aschi 65-80 x 8 p e per le spore 55- 
65v 1 '/, p, mentre negli esemplari da me osservati si aveva: 60-79 v fs 


dalla diagnosi della forma da me studiata : l ; 
« Periteci piccolissimi, allungati, lineari o ellittici, sparsi, ovvero riu- 
« niti in gruppi, neri, carbonacei, rialzati e coll’ ostiolo stretto, allun- 
« gato, decorrente lungo l’asse maggiore del peritecio. Tessuto pseudo- . 
« parenchimatico nero, carbonaceo, ineurvato e colle pareti allargantesi 
« verso l’ostiolo. Aschi clavati, ialini, acuti verso l’apice, quindi grada- 
« tamente ristretti verso la base, 60-79 e 7-7,5 p e colla base rivolta ak | 
« l'infuori e quindi leggermente ingrossata. Spore bacillari, allungate, S à 
« stipate, diritte o leggermente arcuate, guttulate e talora con tre ov- 
« vero quattro setti trasversali; esse sono più brevi degli aschi ‘e dispo- 
« ste a gruppi di due o tre, dimodochè pare occupino tutta la lunghezza 
« dell'aseo, 2443 v 2 p. Parafisi lunghe o alquanto più brevi dell’ asco, ` 
« filiformi, guttulate, ialine, arcuate nella parte basale, uneinate alla 
« sommità, 79 « 22,5 m >» 
. Converrebbe quindi, per chiarire bene le affinità tra i due generi Hy- 
poderma e Lophodermium esaminare numerose forme, e stabilire se real- ` 
mente il fatto della lunghezza delle spore eguaglianti o no in lunghezza. 
gli aschi, serve come carattere differenziale precipuo fra essi. 


CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI M L PIEMONTE 367 


IL Gen. COLPOMA Wallroth. 


168. Colp. quereinum (Pers.) Wallr.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. II, 
pag. 803, n. 5851. 

Sui rami morti di Quercus a Stupinigi (Torino), novembre 1903 (Vo- 
glino e Noelli). 


E DISCOMYCETAE Fr. 
Fam. 5. PEZIZEAE Fr. 
E : HYALOSPORAE. 

I. Gen. SCLEROTINIA Fuckel. 
: 

à 


169. Sel. tuberosa (Hedw.) Fuck.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VIII, 
pag. 195, n. 797; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 508. 
Sulla terra nei boschi di Stupinigi (Torino), marzo 1899 (Voglino), 


.. 170. Sel. Fuekeliana De By.; P. A. Saccardo, Syll. Hi VII, pag, 
196, n. 799. 

Sulle foglie di Brassica oleracea a Terranova (Casale), maggio 1900 
. .. (Voglino). 


171. Sel. Padi Wor. 
Sulle foglie di Pirus Cydonia in Val Salice (colli di Torino), aprile 
1902 e a Rivarossa, estate 1904 (Voglino). 

Oss. Differisce dalla Scl. fructigena Schröter per avere i conidi sferici. 
Fam. 8> PHACIDIEAE Fr. 
HYALOSPORAE. 

I. Gen. PSEUDOPEZIZA Fuck. 

172. Ps. Trifolii (Biv. Bernh.) Fuck.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. 
VIIL pag. 723, n. 2970; B. Frank, Krankh. d. Pfl, pag. 484. 


. Sulle foglie di Trifolium nei prati a Casale, luglio 1899 (Voglino) e 
à Rivoli, giugno 1903 3 (Noelli). - 


368 , ! | ALBERTO NOELLI 


Fam LL. GYMNOASCACEAE Baranetz. 
EXOASCEAE. 
L Gen. TAPHRINA Fr. 


173. Taphr. bullata Sadeb. ; B. Frank, Enid d, Pf; pag. 246, EE 
Exoascus builatus (Berk. et Br.) Fuck.; P. A. Saccardo, Syll. Fung : 
VII, pag. 817, n. 3343. 
Sulle foglie di Pyrus coltivati alla Colonia Agricola di Rivoli, mag- | 
gio 1899 e maggio 1904 e a Rivarossa, aprile 1904 (Voglino). 


II. Gen. EXOASCUS Fuck. 


174. E. Coeruleseens (Desm. et M.) Sad. à 

Tafrina caerulescens (Desm. et M.) Tul.; P. A. Saccardo, Syll. Fung 
VII, pag. 814, n. 3333. 

T. caerulescens Sadeb.; B. Frank, Krankh. d. Pfl, pag. 246. 

Sulle foglie di Quercus robur presso Giaveno, luglio 1904 (Voglino). 


175. E. deformans (Hork) Fuck. ; P. A. Saccardo, Sik: Fung. vie 
_ pag. 816, n. 3341. 
.. Taphrina deformans Tul.; B. Frank, Krankh. d. Pfl, pag. 249. 
Sulle foglie di Amygdalus Persica nei giardini a Torino, maggio 1901- 
1902 (Voglino) e al R. Parco presso Torino, maggio 1904 (Noelli). ` 
176. E. Pruni Fuck.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VIII, pag. E 
n. 3342. 
Taphrina Pruni Tul.: B. Frank, Krankh. d. Pf, pag. 247. 
Sui frutti di Prunus a Traversella, maggio 1902 (Voglino). 
Oss. Nel 1903 si verificò una forte SE dovuta ai geli primer 


177. E. Alni-ineanae Kühn.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. X, pag. 69, | 
n 4733. + 

: Ke alnitorguus dies e P, A. Saccardo, Syll. Fung. VII, DÉI 
DI Da 1 3345. p 


CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 369 ` 
Taphrina Alni-incana Kühn.; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 243. 
T. Alni-incanae (Kühn.) Sadeb. 


| Sulle infiorescenze femminili dell’ Alnus incana ai Tornetti sopra Viù 
- (Valli di Lanzo), aprile 1902 (Voglino). 


178. E. Tosquinetii (West.) Sadeb. 

Taphrina Tosquinetii Magn.; B. Frank, Krankh. d. Pi, pag. 243. 

E. E (Tul) Sadeb.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VIII, | pag. 
817, n. 


Sulle eg di Alnus glutinosa lungo la Stura a Torino, RI 
1900 (Voglino). 


179. E. Cerasi Fuck.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. X, pag. 69, n. 4734. 
Taphrina Cerasi Sadeb.; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 249. 
Sulle foglie di Prunus Cerasus a Rivarossa, aprile 1903-1904 (Voglino). 


SPHAEROPSIDEAE Lév. 
. Fam. 1. SPHAERIOIDEAE Sace. 
HYALOSPORAE. j 
L Gen. PHYLLOSTICTA Pers. 


180. Ph. hedericola Dur. et Mont.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, 
pag. 20, n. 100; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 392. : 
Sulle foglie di Hedera Heliz nei giardini a Torino, giugno 1903 (Noelli). 


Oss. Questa malattia si diffonde continuamente senza produrre gravi 
danni. 


181. Ph. Magnoliae Sace.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VIII, pag. 25, 
pn 130; B. Frank, Krankh. d. PfL, pag- 389. 

* Sulle loglio della Ma 7 olia ferruginea’ negli orti a Torino, aprile 1902 
(Voglino). 


Oss. Macchie grandissime con orlo bruno e periteci numerosi. 


370 ^ ^ ALBERTO NOELLI 


182. Ph. faseolina Sacc.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. VII, pag. xe 
. 224; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 394. 
Se foglie di Arachis ipogaea nell’ Orto della R. Stazione Agraria ` 
(Torino), luglio 1903 (Noelli). | 
Oss. La malattia produce solamente poche macchie vaghe, ocracee en 
qualche pianta. 


183. Ph. cruenta (Fr.) Kr.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag. 58, 
n. 324. 
Ph. cruenta (Fr.) Sacc.; B. Frank, Krankh. d. PA., pag. 387. 
Sulle foglie di Polygonatum officinale, nei boschi presso Crea (Casale 
Monferrato), maggio 1892 (Voglino) e presso ir ad nei Colli di To- 
rino, maggio 1903 (D'Antonio e Noelli). 
Oss. D infezione si manifestò l'anno scorso assai intensa, al punto iM 
le foglie apparivano interamente ricoperte di macchie talora grandissime, 
orlate di bruno, con pochi periteci disposti a gruppi. 


184. Ph. Rosae ‘ae et Sacc.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag: 
76, n. 448. 
Sugli aculei di Rosa canina in Val Salice (Colli di Torino), marzo ; 
1903 (Sedi. 


IL Gen. PHOMA Fr. 
185. Ph. longissima (Pers) West; P. A. Saccardo, Syll. Fung- tI, 
pag. 125, n. 748. 
Sui Se? di Phoeniculum unta a Torino, ps SI 
PHAEODIDYMAE. 
I Son DIPLODIA Fr. 
186. D. salietna Lev.; P. A. Succardo, Syll. Pung. X, pag. 286, n. 5887. 


Sulle foglie di Saliz alba in Val Salice. (Colli di Torino), febbraio 
dem Greg, 


CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEL MICROMICETI DEL PIEMONTE 371 


HYALODIDYMAE. 


I. Gen. ASCOCHYTA Lib. 


187. A. Pisi Lib.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag. 397, n. 2197; 
B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 415. 

Sulle foglie di Pisum sativum negli orti alla Madonna di Campagna 

i (Torino), estate 1900 (Voglino). 

‘188. A. Orobi Saec. ; P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag. 398, n. 2199, 
B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 415. 

Sulle foglie di Date vernus a Soperga (Colli di Torino), maggio 
1902. (Noelli). 


189. A. graminicola Sace.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag. 407, 
n. 2252; B. Frank, Krankh. d. Pü. pag. 412. 

Sulle foglie di Arrhenatherum avenaceum a Torino, ottobre 1904 (Vo- 
| glino). 

Oss. Sulle foglie si notava pure la Puce. coronifera-arrhenatheri Kleb. 


SCOLECOSPORAE. 
I. Gen. SEPTORIA Fr. e | 
190. S. Limonum Pass.; P. A. Saceardo, Syll. Fung. III, pag. 476, 
E n. 2567; B. Frank, Krank. d. Pü. pag. 426. 
T — Sut frat di ne Limonum a pui estate 1898 (Voglino). 


191. S. Aeseuli (Lib) West, ` P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag. 
476, n. 2579; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 427. 
Sulle foglie di Arca Hyppocastanum a Torino, estate 1903 (Voglino). 


192 B, Aueubae- West.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag. 491, 
n. 2650; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 429. | 
Sulle foglie di Aucuba japonica a Torino, estate 1901 (Voglino). 


372 | ALBERTO NOELLI 


193. S. Rose Rabh.; A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag. 482, n. id 
2595; B. Frank, Krankh.-d. Pf., pag. 426. 
Sulle foglie di Evonymus japonica in Val Salice Jee di Torino), i 
maggio 1902 (Noelli). À 


194 S. oleandrina Sacc.; P. + Saccardo, Syll. Fung. III, > pag. ap 
n. 2683; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 432. 
Sulle foglie di Nerium Oleander a Casale, estate 1899 (Voglino). 


195. S. Dianthi Desm.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag. 
n. 2796; B. Frank, Kith. d. Pfl., pag. 424. 
Sulle foglie di Dianthus coltivati, Barriera S. Paolo (Torino), maggio, 
1900 (Voglino). 


196. S. Chelidonii. Desm.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag. 5, 
n. 2827; B. Frank, Krankh. d. PA. pag. 425. 

Sulle foglie di Chelidonium Rua a Brusaseo (Colli di Torino), giu- 
gno 1902 iet 


197. S. Petroselini Desm.; P. A. Saccardo, syll. Puis ITI, pag. on à 
n. 2876; B. Frank, Krankh. d. PA. pag. 429. i 
Sulle foglie di Apium graveolens ai Tornetti sopra Viù (Valli di Lan 
estate 1902; alla Madonna di Campagna presso Torino, autunno 1904 
(Voglino) e a Pozzo Strada presso Torino, ottobre 1904 (Noelli). 


198. S. Lyeopersiei Speg.; P.-A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag. 535, 
n. 2904; B. Frank, Krankh. d. Pf, pag. 433. 
Sulle foglie di Solanum Lycopersicum a Casale, estate 1902 e a To- 
rino autunno 1904 ia 


199. S. Convolvuli Desm.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. ILL, pag. 596, 
n. 2909; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 432. E 
ipe foglie di Convolvulus Sepium e C. arvensis in Val S. Marlin 

iun di Torino), giugno 1903 ghe: o (Continua). 


MALPIGHIA, Vol. XIX. Tav. I. 


PROF, FEDERICO DELFIBO 


Malpighia Vol. XIX. 


A) 


xi 


S 


D Miano er ral detiz 


MALPIGHIA Volume XIX. TAV. V. 


Litoóralia PFizzighelle-Verona- 905  ' 
C Massal ad nat delin. > 


TAV. VI. 


MALPIGHIA Volume X IX. 


REL 


VW 


Pizzióhella- Verona- 905 


C Messal.ad nat. delin. 


SE oh VEA UR GENRES 
, Camus — Le Fraisier des Indes dans l'Italie septentrionale ` 
PENzIG — Commemorazione di Federico Delpino (Tay. III) 

De Miano — Anomalie di sviluppo dei ricettacoli femminili 

S ss  Lunularia. ulpa, » Locos, fo; Nt 


V. A at i dup RE a I 


dei micromiceti del 


RASSEGNA MENSUALE DI BOTANICA 


REDATTA DA 


Che ES Ewe tc 


Prof. al" Università di Genova 


ANNO AIN .— Paso, IX-XII 


MARCELLO MALPIGHI 


1027-1004: 


GENOVA 
TIPOGRAFIA DI ANGELO CIMINAGO | 


Dorr. GIUSEPPE ZODDA - 
Dell'applieazione di aleuni metodi grafiei 
in geografia botaniea. 


Fitogeografi valorosi si sono occupati da più tempo del modo di ap- 
plieare metodi grafiei, onde rappresentare con grande approssimazione, 
se non con assoluta esattezza, fatti diversi di geografia botaniea. 
L'impiego di questi metodi é utilissimo, se non necessario, allorquando 
dai diversi fatti fitogeografici si vogliono trarre dei risultati, che non 
siano minimamente infieiati da apprezzamenti personali degli osserva- 
tori. Se però è vero che coll’ uso dei metodi grafici si ottengono risul- ` 
tati puramente obbiettivi, non è meno vero che questi possano essere 
in qualche caso errati, poichè l'applicazione ne può essere errata. É ne- 
cessario perciò che prima condizione per l’ attendibilità dei risultati sia 
che i criterii, coi quali questi metodi si applicano, prendano le mosse 
dalle condizioni reali fitobiologiche ed è necessario in conseguenza che 
l'applicazione di essi metodi sia preceduta dalla conoscenza il più pos- 
sibile esatta delle condizioni sopra dette. Così, per esempio, non si pos- 
sono applicare i metodi grafici per la distribuzione geografica di una 
Specie o di un genere in un dato territorio, se non si possiede una co- 
noscenza abbastanza esatta della distribuzione stessa. Cid, nondimeno, 
non basta per l'ottenimento di risultati esatti, perché ne é soltanto una 
condizione efficiente, ma non sufficiente; per esser tale si richiedono al- 
tre condizioni, di cui una è che gli elementi, che servono alla costru- 
zione dei metodi grafici, siano eguali tra loro. Ricordo, come prova di 
ciò, il metodo grafico di Watson (*), il quale, non soddisfacendo a que- 
sta condizione, non può dare risultati esatti. 

Nè si deve pretermettere che i risultati debbano esporsi con espres- 


(t) WaTsoN, Cybele britannica, t. I, p. 10-30, t. IV, p. 274. London, 1847- 
1859. 


24. Malpighia, Anno XIX, Vol. XIX. 


374 © GIUSEPPE ZODDA 


sioni, quanto più si può, brevi e chiare, giacchè la lunghezza e l'oscu- 
rità possono indurre in errore nella comparazione di una quantità in- 
gente di risultati, e, in ogni caso, importano perdita di tempo a chi 
deve servirsi di essi negli studi di indole comparativa o sintetica. 

A questi risultati si è dato da alcuni, da Hoffmann per esempio ('), 
valore assoluto; ciò crediamo che sia un male, poichè difficile riesce la 
comparazione dei risultati di una regione con quelli di un’altra; è molto 
meglio invece che si diano ad essi dei valori relativi, che esprimano 
un semplice rapporto e quindi è bene che siano espressi con formule 


algebriche o meglio aucora con indici. Il Blanc ha dimostrato efficace- - 


mente la convenienza della relatività dei valori da dare ad essi (°); re- 
latività, che già era stata proposta dal Briquet (?). 

Tutte queste condizioni sono per certo le più importanti ed hanno 
indole generale e quindi devono essere soddisfatte qualunque sia il me- 
todo grafico e qualunque il fine, cui esso deve servire; ogni metodo 
può richiedere a sua volta altre condizioni particolari, le quali saranno 
esposte qui appresso. 

I vari metodi grafici adoperati in fitogeografia possono raccogliersi in 
tre gruppi differenti, e cioè in quello delle carte geografiche, in quello 
delle tavole e in quello dei diagrammi, ma talvolta appartengono a due 
di questi gruppi nello stesso tempo; possono inoltre dividersi in anali- 
tici e sintetici; analitico è il metodo dell’ Hoffmann, già citato; sinte- 
tico quello del Blanc suddetto. | 


Carte, tavole e diagrammi hanno rispettivamente tali proprietà parti- 


colari, per le quali non possono indifferentemente adoperarsi nelle varie | 


circostanze, ma devonsi impiegare, or l'uno, or l'altro. In genere può 
dirsi che negli studii sintetiei sono da consigliare i diagrammi, in quelli 
analitici le tavole; le carte possono usarsi or negli uni, or negli altri. 


cca achträge zur Flora des Mittelrheingebietes, in Ber. d. 
MON 6 us ps Natur- u. Heilkunde. Giessen, 1879-1887. 
@) BLANc L. Lés procedes graphiques appliqués à la géographie botanique 
in Bull. Sc Bot. de France, anno 1897, pag. 44-45. 
(3) BRIQUET. Les méthodes statistiques applicables aux recherches de Zort: 
stique in Bull. de l’Herbier Boissier, t. I, 1893, p. 147. 


Try eu he. UE È 


UNI METO GRAFICL, ECC. 375 

Nelle linee seguenti mi occuperò dei metodi grafici impiegati per la 
distribuzione delle singole specie (metodo analitieo) e di quelli impie- 
gati per le ricerche fenologiche complessive di un dato territorio (me- 
todo sintetico). i 


Metodi grafici per la distribuzione di singole specie. 


I metodi usati per rappresentare la «distribuzione delle singole specie 
sono quello delle carte geografiche e quello delle tavole. 

Fin che non si diede importanza all' intensità diffusiva delle specie , 
le carte geografiche servirone assai bene allo scopo, raa. dopo che si vide 
la necessità non solo di dare importanza alla frequenza delle specie, ma 
di esprimere questa con linguaggio obbiettivo ed esatto e non subbiettivo 
e convenzionale, s'impose l'uso delle tavole, iniziato dal Walton, miglio- 
rato dall'Hoffmann e quasi perfezionato dal Briquet. Non mi trattengo 
ad esporre i pregi di queste tavole, poichè altri l'ha già fatto (*); pregi 
così importanti da dover fare riprovare che ancora esse non siano en- 
trate nella pratica generale. Propongo qui invece alcune modificazioni 
al metodo di Hoffmann e Briquet, il migliore del genere, intese a ren- 
derlo più scevro di errori e, in conseguenza, più conforme al vero. 

Il Briquet stesso confessa (°) che il metodo di Hoffmann ha alcuni 
difetti, fra cui principale quello dell’ineguaglianza sostanziale delle su- 
perficie dei diversi quadrati, la quale è tanto più forte quanto più ac- 
cidentato è il suolo di un quadrato rispetto a quello di un altro. Que- 
sto metodo infatti non dà che la proiezione stereografica sopra un piano 
del territorio, come la danno, del resto, tutte le carte geografiche. An- 
ch'io debbo ammettere l' inevitabilità di questo difetto, ma soggiungo 
subito che l’entità di esso è così piccola, che può considerarsi nulla, al- 


. lorquando a questo metodo si dia una Pre differente di quella 


datagli dall'Hoffmann o dal Briquet. 
E per vero, per la esattà conoscenza della distribuzione di una specie 


() BLANC L. Op. cit., pag. 34-36. 
(© BRIQUET, Op. cit., pag. 152. 


376 ; |. GIUSEPPE ZODDA c y 


non giova sapere il quantum, ma il quale del territorio occupato da essa. 
La presenza di una specie in un dato luogo, lo sappiamo, richiede la 
concomitanza di molte condizioni favorevoli ad essa; siceome siffatta 
concomitanza non si verifica mai in modo ininterrotto su tutta l’ area 
complessiva, questa non è mai continua, ma risulta di più aree parti- 
colari contenute in essa e separate tra loro per intervalli più o meno - 
estesi, in cui la specie manca. Basta ricercare queste aree, basta, in altri 
termini, sapere gwali siano i luoghi, ove avviene la concomitanza pre- 
detta, per conoscere con sufficienza la distribuzione di una specie; voler 
conoscere quale estensione essi abbiano, oltre che essere una questione 
di importanza molto discutibile, richiede un lavoro di esplorazione im- 
possibile a farsi da un uomo, anche in territorio limitatissimo, in un 
sottodistretto ad esempio, pur impiegandovi diecine di anni. Se si ha 
voglia o bisogno di conoscere, per esempio, la distribuzione del faggio 
o dell Astragalus siculus in Sicilia, basta sapere dove queste specie tro- 
vano le condìzioni della loro esistenza, mentre superfluo, oltre che im- 
possibile, sarebbe il sapere quale sia l’ estensione del suolo, da esso oc- 
cupato; in altri termini basta conoscere la qualità del territorio, richie- 
sta dalla specie; ne è invece superflua la conoscenza della quantità. 

Mi permetto aggiungere altri esempi, anche a costo di parer prolisso. - 
Nel distretto peloritano la Viola gracilis comineia ad apparire qua e là 
all'altezza di 400 metri e copre quasi tutti i monti da 500 metri sino 
alle più alte cime (oltre 1200 m.); orbene, applicando il metodo di Hoff- 
mann a questo distretto, si avrebbe che in parecchi quadri il suolo non 
attinge l’elevazione minima richiesta dalla Viola gracilis, la quale, ba- 
sta ciò, perchè vi manchi. 

Un altro esempio : l Euphorbia Paralis e dito altre piante marittime 
abbondano sulle spiaggie di questo distretto, ma, col metodo di Hof- 
fmann, tutti i quadri del distretto, che non attingono le spiagge, sono 
esclusi dalla distribuzione di queste speeie. Domando io: questi quadri, 
nei quali non si hanno le condizioni richieste per la presenza di una 
specie, debbono entrare nel calcolo delle formole di dispersione? Per me 
non v'ha dubbio ehe a questa domanda sia da rispondersi negativa- 
mente, e, eome per la distribuzione di una specie terrestre non si tien 


DELL’ APPLICAZIONE DI ALCUNI METODI GRAFICI, ECC. 371 


conto delle superficie occupate da aeque, cosi per la distribuzione di 
una specie montana non deve tenersi conto di quelle occupate da basse 
pianure e viceversa. 

Un altro esempio aneora di indole diversa dai precedenti: come é 
noto, un certo numero di specie ha un'assoluta esigenza rispetto alla 
natura'chimiea del suolo; ora può darsi (nel messinese ciò non avviene) 
che uno o più quadri di un dato territorio siano oceupati per intero da 
un terreno esclusivamente calcareo o siliceo; è chiaro che, per ciò sol- 
tanto, una specie di appetenza chimica aliena da quel suolo non possa 
attecchirvi. Anche in questo caso mi pare che cotali quadri debbano 
escludersi dal calcolo delle forme di dispersione. 

Altri esempi potrei portare in fatto di piante alofite, rupicole, ece., 
ma già questi mi sembrano sufficienti a dimostrare che nel calcolo di 
tali formule si debba tener conto esclusivamente dei quadri, in cui può 
essere distribuita una specie; così, nel caso della Viola gracilis sopra 
riferito, devesi tener conto dei soli quadri, in cui il territorio attinga 
un'elevazione di almeno 400 metri, e, nel caso dell Euphorbia Paralias 
dei soli quadri attingenti il livello del mare, aggiungendo qui che, trat- 
tandosi di pianta alofita, devonsi fra questi scegliere i quadri, il cui 
suolo contenga una certa quantità di sali marini (nel distretto pelori- 
tano lo sono tutti). 

A differenza dell’ Hoffmann e del Briquet io stimo adunque che il 
numero dei quadri da calcolare per le formule di dispersione possa va- 
riare, e varia in fatto, da specie a specie, secondo le esigenze di queste 
e secondo i territorii, sicchè in questi calcoli ora si debbono annoverare 


. tutti i quadri del territorio studiato, ora un solo. E poichè, di regola, 


le specie del piano non vegetano sui monti e viceversa, ne risulta che, 
nel calcolo delle rispettive formole di dispersione, non si tien conto dei 
quadri a suolo montuoso e viceversa; cessa quindi il difetto di compa- 
rare quadri a superficie reali molto ineguali e così gli elementi delle 
formule predette sono sensibilmente simili tra essi. - 

| È vero che un ristretto numero di specie vegeta dal mare fino sui 
monti più alti, ma queste sono specie ubiquiste, che in quel dato ter- 
ritorio sono comuni e occupano tutti i quadri, laonde anche in questo 


378 GIUSEPPE ZODDA 


caso le formule di dispustone sono da nitie esatte. Ecco quindi che 

l obbiezione , prevista dal Briquet come possibile a farsi al metodo di 
Hoffmann e già molto inficiata da quanto sopra ho detto, cade intera- 
mente sol che si adotti la modificazione da me proposta. 

Mi pare dunque di aver dimostrato che le formule di dispersione 
debbano avere il proprio fondamento principalmente sulla qualità del 
territorio. E gli indici di frequenza quale base devono avere? 

Secondo Briquet l'indice di frequenza è il rapporto, che passa tra la 
superficie eccupata da una specie e quella di tutto il territorio studiato; 
eolla modifieazione, proposta da me, é invece il rapporto, che passa tra 
la superficie realmente occupata e quella possibile ad occuparsi da una 
data specie; per lui il grado di frequenza d’una specie può essere espresso 
dal numero dei quadrati compresi nella propria area (s), comparato a 
quello dei quadrati compresi nell’ area totale del paese considerato (S); 
per noi può essere espresso dal numero dei quadrati compresi nella pro- 
pria area, comparato a quello dei quadrati, possibili ad essere occupati, 
compresi nell’ area totale del paese considerato. In ogni modo, nell’ un 
caso o nell’ altro, quest’ indice ha la sua base nelle formule di disper- 
sione, avvertendo che queste, secondo noi, acquistano-un nuovo ero 
ficato. 

Mi permetto qui ricordare che l indice di frequenza ha lo scopo es- 
senziale di sostituire con espressione esatta, obbiettiva, matematica le 
antiche espressioni convenzionali e subbiettive sulla frequenza delle spe- 
cie; quindi in ambo i casi immutati devono restare gli elementi del 
giudizio. Or le espressioni raro, comune, abbondante, ecc., non devono 
riferirsi a tutto quanto il territorio studiato, ma a quella parte in cui 
si hanno le condizioni favorevoli alla presenza di una specie. — Porto 
degli esempi, desumendoli dal distretto peloritano: la Circaea Luteliana 
è rappresentata in due sole stazioni umide del versante tirrenico, una 
a circa 500, l’altra a quasi 700 metri di altezza sul mare, e manca al- 
trove, sebbene numerose siano le stazioni adatte; questa specie perciò è 
realmente rara per questo distretto. Il Blechnum Spicant è frequente sui 
monti tee nelle stazioni uliginose non inferiori a 800 metri di al- 


v 


Y 


DELL'APPLICAZIONE DI ALCUNI METODI GRAFICI, ECC. 379 


tezza ('). Devesi questa specie chiamare rara per il nostro distretto, sol 
perchè limitate e poche sono le stazioni, che ad essa si confanno, men- 
tre, nel fatto la si trova quasi ovunque sono condizioni ad essa adatte? 


.À me sembra essere più conforme al vero considerare il Blechnum come 


x 


specie comune per il Peloritano, mentre la Circaea è realmente rara; 
laddove col metodo di Briquet entrambe sarebbero da considerare quali, 
più o meno, rare. La modificazione, da me proposta, ai metodi di Hoff- 


mann e Briquet ribatte, a mio senso, totalmente, e, di certo, molto 
meglio che questi, l'obbiezione mossa per l'ineguale superficie dei qua- 


dri, ma introduce un'innovazione sostanziale nei criterii da seguire per 
la costruzione delle formule di dispersione e degli indiei di frequenza, 
innovazione, che mi pare renda i risultati più vicini al vero. 

Orbene, quali eonseguenze apportano queste modifieazioni alla costru- 
zione dei quadri, la quale, oltre che esplicativa, deve essere chiara e 
semplice ? Eccole : ogni quadro deve essere fornito di segni convenzio- 
nali specificanti le condizioni fitogeografiche di esso, vale a dire: RIA 
limiti ipsometriei, con i quali può conoscersi l'elevazione minima e mas- 
sima del territorio compreso; 2.° la natura chimica del suolo, se dessa 
è omogenea per tutto il quadro, così, se il territorio è esclusivamente 
calcareo, il quadro può portare la sigla C o Ca, se esclusivamente si- 
liceo la sigla AS o Si,e così per gli altri elementi se se ne vede la ne- 
cessità; 3.° le stazioni molto speciali, quali sono le acquatiche (acqua 
dolce) e le saline (spiagge, maremme, ecc.) così i quadri con stazioni 
acquatiche potrebbero portare la sigla Hy (dop = hydor) e quelli con 
stazioni saline la sigla Dn (45 = hals); altre sigle potranno apporsi 
qualora ne sia richiesta l'utilità dalla specialità degli studi. 

Si capisce che l' uso di tutte queste sigle sia parziale, interessando 
quasi sempre una piccola parte dei quadri e, spesso, anche nessuno ; 
che se poi tutti i quadri dovessero portare la stessa sigla, questa po- 
trebbe sopprimersi in tutti, dichiarando in apposita nota o nel contesto 


() Nel mio lavoro « Sulla vegetazione del Messinese in Atti Accad. dei 
Zelanti di Acireale, Classe Scienze, 32 ser., vol. Ill, anno 1903-1904 », ho 
portato come limite inferiore di questa specie l’ altezza di 900 metri, ma 
ultimamente ne ho osservato due poco più elevate di 800 metri. 


JUSEPPE ZODDA 


del lavoro la natura speciale del territorio studiato. Inevitabili invece 


'per ogni quadro sono i segni ipsometriei, poichè dev'essere estrema 


mente raro, se pur v'è, il caso, in cui tutti i quadri di un dato terri- 
£ 3 


torio siano compresi fra gli stessi limiti altimetrici. 


Onde evitare confusione tra le cifre di questi limiti e quelle progres- 


sive dei singoli quadri è opportuno introdurre una modificazione nel 


metodo di numerazione progressiva, ma, per rendere ció possibile, é 


bene inserivere l'area del territorio studiato in un quadrato o rettan- 


golo, per aversi una figura regolare. Ció fatto si indichino all'esterno 


le file dei quadri da un lato con numeri progressivi e dall' altro con 


x . à i S 
lettere; ogni quadto sarà così espresso da una cifra e da una lettera 


| (la, 2b, 3a, ecc.), o, se ciò non si vuole, si può seguire il metodo Hoff- 


mann, impiegando però numeri di corpo tipografico differente da quelli 


dei limiti ipsometrici; i quadri vuoti possono lasciarsi in bianco o se- 


gnarsi con una croce. Questa tavola basta a dare un'idea di questo me- 


todo, da me modificato. 


TAVOLA I. 
1 2 3 4 5 6 
i 0-200 225 0-180 0-100 0-60 
Ha Ha-Hy Ha Ha Ha 
b | 0-430 | 30-625 | 200-500 es L æ 
e | 150-610 | 250-700 | 0260 Um Td + 
a | 300-850 | 160-740 | 90 | 030 4 + 


da noita, aat Spirite dei E deve stare in relazione coll’ esten- 


HN elc 


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E EE RP Keng AE egen ELA IE Se SPP LL 


QA. Museu PC ge EC DT FC e EE EN E, ER RSS SE, LEE de E SE 


DELL’ APPLICAZIONE DI ALCUNI METODI GRAFICI, ECC. TIS 


e s 
ciò è stato messo ben in sodo da Briquet, il quale per il sottodistretto 
delle Alpi Lemaniane ha adottato quadri di 10 Km. per lato con una 
. Scala di circa 450000; però, ove le conoscenze siano molto minute si pos- 
sono adoperare quadri anche di 5 Km. per lato e con scala anche mag- 
giore (1:250000 per es.). In questo il fitogeografo si regolerà secondo i 
proprii criterii e le proprie conoscenze. Si tenga presente in ogni caso 
la raccomandazione del Briquet di impiegare quadri, la cui superficie 
sia data da numeri decimali interi (1 per facilitare la comparazione fra 
territorii differenti. | 
Quanto sopra é stato detto si riferisce più particolarmente alla distri- 
buzione di una specie in un territorio limitato (sottodistretto o distretto); 
che se se ne voglia conoscere la distribuzione di un territorio piu esteso 
quale è dato dal settore o dal dominio, il metodo è applicabile lo stesso, 
anzi si semplifica. Si faccia in modo che ogni quadro, settoriale ad es., 
corrisponda e coincida a quattro o a nove quadri dei singoli sottodi- 
stretti e si prosegua come per i sottodistretti : si vedrà che si ha molto 
minor bisogno di apporre i segni esplicativi ad ogni quadro. Qualora 
sia nota la distribuzione della specie in tutti i sottodistretti o distretti 
del settore, le formule di dispersione e gl indici di frequenza si possono 
stabilire in modo ancora più esatto col fissarne la densità: 

Suppongasi che un quadro del settore sia eguale a quattro quadri dei 
sottodistretti o distretti: se la specie trovasi sopra un sol quadro fra i 
- quattro, il quadro del settore si indicherà con un dato segno; se su due 
con un altro differente e così di reguito; se non si trova in alcuno > il 
quadro del settore resta bianco. Da questo calcolo devono escludersi i 
quadri dei sottodistretti o distretti, occupati interamente da superficie 
liquide, se si tratta di specie terrestri, e da superficie- terrestri , se si 
tratta di piante acquatiche. Stabilisco una scala che può servire di guida 
per quadri settoriali o di dominio, composti di 9 quadri distrettuali o 
subdistrettuali. : : 


| 0) BRIQUET, Op. cit., p. 148. 


382 SE GIUSEPPE ZODDA #4 


TAVOLA II. 


QUADRI SETTORIALI O DI DOMINIO 


3 4 5 | 
6 7 e 10 


perd ` 
A 
= 

2 


A 2 


6 7 
Pesi GTI up 
pu e nu BER 
BESTEN SaR ce 


QUADRI DISTRETTUALI 0 SUBDISTRETTUALI. 


Tolte queste modificazioni, il metodo rimane identico a quello de, 
eritto nei due lavori del Briquet ('). 

Invece che a questo metodo si potrebbe ricorrere all’ uso delle tinte 
come consiglia il Blanc per i metodi sintetici, ma il nostro metodo, ol- 
tre che essere altrettanto chiaro quanto questo, ha il vantaggio econo 
mico di evitare le ripetute impressioni per ogni tinta. 

Per territorii più estesi dei settori (regione, ecc.) è inevitabile l| uso 
delle carte, poichè, dovendosi ricorrere a scale assai piccole (10.000.000 
o più), ogni quadro comprenderebbe territorii troppo estesi, quali tutta 
la Sicilia o tutta l’Italia ad esempio, e i risultati potrebbero non esse 
vicini al vero. S RE 


6) BRIQUET, Op. ctt., p. 133-158 con 1 tav. 
— A propos des méthodes statistiques en floristique in Bull. Herb. 
Boiss., t. Il, 1894, p. 645-648. x 


DELL’ APPLICAZIONE DI ALCUNI METODI GRAFICI, ECC. 383 


Diagrammi fenologici sintetici, 


Oggetto della fenologia è lo studio dei rapporti tra i fattori esterni 
| determinanti la fioritura e il tempo, in eui questa accade; esso può con- 
cepirsi in due modi, particolare, cioè, e generale, cui corrisponde una 
fenologia analitica e una sintetica. Analitico quindi è quel ramo di fe- 
nologia, che si occupa della fioritura di una sola specie; sintetico quello 
che studia la fioritura di tutta la flora, ed entrambi i rami possono stu- 
diarsi sopra territorii aventi clima uniforme oppure clima differente. Le 
osservazioni fenologiche sintetiche si rappresentano comunemente me- 
diante diagrammi e di questi mi occupo nelle seguenti righe. 

I fattori esterni influenzanti il periodo antesico sono di due ordini : 
generali o climatici, particolari o edafici; ma esercitano influenza pre- 
ponderante i primi, e cioè temperatura, piogge, evaporazione, ecc.; i 
fattori particolari non sono che semplici modificatori di questi. 

Si sa benissimo che il periodo antesico d'ogni specie varia col variare 
di stazione, latitudine, elevazione e, sin anco, col variare del consorzio 
vegetale, mostrando una immediata dipendenza da tutti questi fattori 
particolari, oltre che da quelli generali climatici; calore e acqua; si sa 
benissimo ancora che cotali fattori, siano generali che particolari, nella 
libera natura non agiscono mai separatamente, ma tutti insieme, e s'in- 
trecciano e si sovrappongono, ora ostaccolandosi, ora favorendosi in modo 
così vario da riuscire impossibile discriminare partitamente quale sia 
l influenza sull'antesi, ma che, comunque agiscano, determinano per 
risultato finale, insieme ai fattori intrinseci, per noi in gran parte oscuri, 
il periodo antesico delle singole specie. Per queste ragioni nei diagrammi 
fenologiei non può tenersi conto di tutti i singoli fattori ed i fitogeo- 
grafi, con ragione, si limitano a notarne i due essenziali: calore e acqua. 
Certamente questo metodo non può rimproverarsi di inesattezza scienti- 
fica, anzi trovo che i risultati di esso debbono ritenersi conformi al vero; 
l’unico difetto imputabile è che sono generali, troppo generali, tanto da 
non corrispondere a più casi particolari. Mi spiego. 

D'ordinario un dato territorio presenta limiti ipsometrici di parecchie 
| centinaia e, spesso, di aleune migliaia di metri; il distretto peloritano, 


384 GIUSEPPE ZODDA 


ad esempio, va da 0 a 1287 metri (m. Pizzo di Polo) ed ha molte cime 
superiori a 1200 m., mentre una vasta porzione ne è occupata da un 
suolo pianeggiante, alto non più di 60 metri sul mare; è facile com- 
prendere che il tempo del mazimum antesico del littorale differisca dal- 
l'eguale dei luoghi elevati e quindi, se il territorio studiato ha una 
elevazione media piccola, il diagramma risulterà inesatto per la parte 
montuosa, mentre risulterà inesatto’ per la parte littoranea, se il terri- 
torio ha una media elevazione grande. 

Con la costruzione di diagrammi particolari per le sagos altezze si 
ovvierebbe senza dubbio a tali inconvenienti, ma l'applicazione urta in 
pratica contro parecchie difficoltà. Ne dico soltanto due: La prima si 
deve al fatto che le specie di una data zona ipsometrica non hanno gli 
stessi limiti altitudinali e mentre alcune le occupano interamente, altre 
l’ occupano per poche diecine di metri o per pochi metri soltanto; or 
non si saprebbe se queste specie dovessero escludersi o includersi nel 
calcolo delle formule. La seconda risiede in ciò, che il fattore elevazione 
è fortemente influenzato da altri fattori, onde una specie crescente ia 
due luoghi egualmente elevati, sol che variino questi fattori secondarii, 
può avere vario periodo antesico e quindi due luoghi , sebbene egual- 
mente elevati e vicinissimi (ad esempio due versanti dello stesso monte) 
possono avere due mazimum antesici diversi. 

Cotale criterio di costruzione di questi diagrammi è adunque da sear- 
tare, anche perchè nella stessa zona possono aversi periodi antesici dif 
ferenti secondo le diverse formazioni e associazioni: La macchia lagu- 
nare, per esempio, ha un magimum antesico autunnale, mentre il resto 
della flora lo ha primaverile. Nelle diverse entità ecologiche si rinven- 
gono pertanto differenze di ben altra importanza che nelle diverse al- 
tezze; ed infatti le differenze antesiche, dovute all’elevazione e all’espo- 
sizione, si riducono, in fondo, ad una semplice accelerazione o ad un 
ritardo con relativo spostamento in avanti o in dietro della curva an- 
nua, mentre, considerando le entità ecologiche, si hanno curve antesiche 
fondamentalmente differenti. All'eeologia adunque deve chiedersi il eri- 
terio da seguire nella costruzione dei diagrammi fenologici. 

Le entità ecologiche, essendo determinate da tutto un vasto complesso 
P 


DELL’ APPLICAZIONE DI ALCUNI METODI GRAFICI, ECC. 295 


di fattori generali e particolari, possono considerarsi come il prodotto 
dell'azione di essi e, in certo modo, ne sono l'espressione. Or se si tien 
presente che cotali fattori costituiscono nello stesso tempo una base es- 
senziale per il fenomeno antesico, puó comprendersi che, ove vogliasi 
conoscere nei particolari l'antesi della flora di un territorio, la si deve 
osservare nelle varie entità ecologiche. Così se si vogliono spingere le 
conoscenze ai più minuti particolari, si può osservare l'antesi nelle sin- 
gole associazioni; se si vogliono conoscenze non soverchiamente minute, 
nelle singole formazioni; se le si vogliono alquanto generali, nelle classi 
di vegetazione. Si scopriranno in tal modo molti fatti interessanti. Nel 
distretto peloritano, per esempio, il periodo antesico della formazione 
della macchia lagunare, si è già detto, attinge il proprio massimo nel 
mese di ottobre, laddove i periodi di tutte le altre formazioni D attin- 
 gono in primavera; la formazione rupicola alofila ha l epoca di mas- 
sima fioritura in maggio e giugno, in epoca pertanto posteriore a quella 
di altre formazioni di siti più elevati; il periodo antesico delle idrofite 
è affatto diverso da quello delle xerofite, ecc. C). Questi fatti, che, coi 
metodi usuali dei diagrammi, restano incogniti, perchè confusi nella me- 
dia generale, possono svelare relazioni importanti tra i fenomeni feno- 
logici e gli altri rami della biologia delle piante e formano i materiali, 
che concorrono a stabilire le leggi relative; non possono quindi traseu- 
Tarsi negli studi fenologici particolari. - 


R. Istituto Botanico di Messina, 1. Novembre 1905. 


.. (5 Potrei dimostrare più ampiamente in altro lavoro i. nessi intimi esi- 
stenti tra i re Se e le varie entità ecologiche, di cui raccolgo 
già i materiali re 


` Dorr. ALBERTO NOELLI 


Contribuzione allo studio dei mieromieeti del Piemonte. 
(Continuazione e fine) 


200. S. mierosora Speg.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag. 54l; ` 

. 2931; B. Frank, Krankh. d. Pfl, pag. 432. 

Pen foglie di Gentiana acaulis ai Tornetti sopra Viù (Valli « di Lanzo), 
giugno 1902, e sulla corolla della medesima specie nella stessa località, 
luglio 1903 (Voglino). 

Oss. Sulle corolle le spore non apparivano nè guttulate, nè settate, € 
non corrispondenti alle misure 20 v 1; periteci 120 p diametro; spore 12 
17 v 2,404 y. | 


201. S. Tritiei Desm.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag. 561, n. 
3042; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 419. | 
Sulle foglie di Triticum sativum colpite dai geli a S. Michele d'Asti, 
giugno 1899 (Voglino) e a Santena maggio 1903 (Voglino e Noelli).. 

Oss. Spore 40-65 x 2,2-5 p 


202. S. graminum Desm.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag: 565, — 
n. 3068; B. Frank, Krankh. d. Pü. pag. 419. ; 
Sulle foglie di Triticum sativum a S. Michele d'Asti, primavera 1900 
(Voglino). | 


203. S. Pyrethri Bres. et Krieg; P. A. Saccardo, Syll. Fung. XIV, 

pag. 973, n. 3893. : S 
Sulle foglie di Pyrethrum Tanacetum in Val Salice (Colli di Torino), - 

novembre 1902 (Gabotto). | 


204. S. Azalene Voglino; P. A. Saccardo, pag. 976, n. 3839., 
Sulle foglie di Azalea indica nei giardini a Torino, estate 1899 (Vo- 
gli) —— | 


CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DHI MICROMICETI DEL PIEMONTE 387 
205. S. Armeriae Allesch.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. XIV, pag. 977, 
n. 3844. 


Sui peduneoli di Armeria alpina, Colle di pipi sopra Viu (Valli 
di Lanzo), agosto 1903 (Voglino). 


206. S. Chrysanthemi Cav.; Fungi Longobardiae exsiccati, n. 40. 

Sulle foglie di Chrysanthemum Leucanthemum nei giardini a Torino, 
autunno 1900 e 1901 (Voglino). 

Oss. Z fungo era sempre accompagnato dalla Phoma Chrysanthemi 
Voglino e dalla Puccinia Tanaceti DC.. 


207. S. Opuntia fici-indicae Voglino, Ann. R. Ace. Agric. Torino 
vol. XLIII, 1905. 
Sui eladodi di Opuntia al Valentino (Torino), 1902 (Voglino). 


Fam. 5 LEPTOSTROMACEAE Sace, 


HYALOSPORAE. 
I. Gen. LEPTOTYRIUM Kunze et Sch. 


208. Lept. acerinum (Kunze) Corda; P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, 
pag. 630, n. 3351. 
Sulle foglie di Acer al Valentino (Torino), estate 1902 (Voglino). 


Fam. 4» EXCIPULACGEAE Sacc. 
HYALOSPORAE. 
I. Gen. DINEMASPORIUM Lévy. 
209. Din. gramieum Lév.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, pag. 683, 
n.° 3610. | 
Sulle foglie secche di Poa sulle falde del Monte Musiné per salire a 


S. Abaco (Valle di Susa), ‘estate 1901  Noelli). 
Oss: Spore 12-14 v 2,40; cilia 9-12-14 we 


388 + dr. KDBRHTO NOMLI 


210. Din. hispidulum (Schrad.) Sace. ; P. A. Saccardo, Syll. Fung. III, 
pag. 685, n. 3619. i 
. Sui rami morti di Robinia Pseudoacacia nei giardini a a marzo 
1901) SH 
MELANCONIEAE. 
HYALOSPORAE. 
L Gen. GLOEOSPORIUM Desm. 


211. GL Ampelinum (De By.) Sacc. 

GI. ampelophagum (Pass.) Sacc.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. II, pag. 
719, n. 3755; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 374. 

Sui fusti, foglie e frutti di Vitis vinifera a Casale Monferrato, estate 
1898 (Voglino).- 


II. Gen. COLLETOTRICHUM Corda. 
212. Coll. Montemartinii Tognini; P. A. Saecardo, Syll. Fung. XI, 
pag. 570, n. 3680. | 
Sulle foglie di Arum italicum a S. Vito (Colli torinesi), giugno 1903 
(Noelli). 
Oss. Conidi, 16-22 v 2-3 p; setole 60-110 v 3,5 5 p 


213. Col. Lindemuthianum (Sace. et Ung.) Br. et Cav. 
Sui legumi di Phaseolus coltivati alla Madonna di Campagna ces 
giugno 1904 (Voglino). 
 DIDYMOSPORAE.  — Ep 
L Gen. MARSONIA Fisch. 
214. M. Rosae Trail.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. X, pag. 477, n. 6885. 


Sulle foglie di Rosa coltivate a Cavoretto (Colli di Torino), giugno» 
settembre 1899 L aging) e a Torino luglio 1903 (Noelli). 


Mnt ` 


FUNGI IMPERFECTI. 
3, Serie HYPHOMYCETES. 
Fim. 1. MUCEDINEAE. 
AMEROSPORAE. 
I. Gen. MICROSTROMA Niesll. 


215. Mier. album (Desm.) Sace.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag. 
9, n. 17; B. Frank, Krankh. d. PA, pag. 362. 

Sulle foglie di Quercus nei boschi a Rivoli presso Torino, luglio 1904 
(Yoglino)..- 


216. Mier. Juglandis (Béreng.) Sace.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. 
IV, pag. 9, n. 18; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 362. 

Sulle foglie di Juglans regia ai Tornetti sopra Viù (Valli di act 
agosto 1902 e presso Giaglione in Valle di Susa, giugno 1904 (Voglino). 

Oss. Gli esemplari raccolti a Giaglione presentavano inoltre sulle ner- 
vature, la Gnomonia Leptostyla (Fr.) Ces. et D. Not. 


IL. Gen. OIDIUM Link. 


217. 0. erysiphoides Desm.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag. 41, 
n. 189. 

Volgare sulle SEN di Robinia Pseudoacacia presso Torino, settembre 
1903 (Noelli). 


218. 0. leucoconium Desm. ; P. A. Saccardo, Syll a IV, pag. 41, 

n. 190... s 

Sulle foglie di Rosa coltivate nei giardini a Torino, luglio 1903 (Noelli). 
Oss. Stato conidico della doni ones pannosa (Wallr.) Lév. 


219. 0. Cydoniae Pass.; P. A Saccardo, ia Fung. X, pag. 520, n. 
e n fen Ren a Fa pa de, ci 
8 Gs Anno XIX, Vol. XIX. i : 


Sulle foglie di Cydonia vulgaris, lungo la strada che dalla Dora con- 2 


duce a Chiomonte in Valle di Susa, maggio 1904 (Voglino e Noelli). 
Oss. ZZ fungo presentavasi associato al Cicinnobolus cotoneus Pass. e 
probabilmente è la forma conidica della Sphaerotheca. 


DIDYMOSPORAE. 
III. Gen. DIDYMARIA Corda. 
220. D. Ungeri Corda; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag. 184, 
n. 
Sulle foglie di Rinbiculii repens nei giardini in Val Salice (Colli di 
Torino), estate 1903 (Voglino). 
PHRAGMOSPORAE. 
IV. Gen. RAMULARIA Ung. 
221. R- Geranii (West.) Fuck.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag: 
204, n. 994; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 348. 


Sulle foglie del Geranium colombinum, lungo la strada da Exilles a 
Chiomonte (Valle di Susa), giugno 1904 (Voglino). 


222. R. Adoxae (Rabenh.) Karst.; P. A. Saccardo, Syll Fung. IV, 
g. 206, n. 999; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 354. 
Coni foglie di Adora Moschatellina nei giardini a Torino, aprile, mag- 
gio 1898-1903 (Voglino-Noelli). 


Fam. 2: DEMATIEAE. 
V- Gen. GYROCERAS Corda. 
oo Gyr. Celtidis (Bivona? M. et Ces.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. 


IV, pag. 267, n. 1293; B. Frank, Krankh. d. PfL, pag. 281. 


ie FRU. di Celtis 0 tralis p , Rondizzone, settem pmi 


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CONTRIBUZIONI ALLO css DEI eg DEL PIEMONTE È 


DIDYMOSPORAE. 


VI. Gen. FUSICLADIUM Bonord. 


224. F. pyrinum (Lib.) Fk; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag. 
346, n. 1643; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 325. 

Helminthosporium pyrinum Lib. 

Sulle foglie di Pyrus coltivati negli orti a Torino, giugno 1899-1900 
e maggio 1904 (Voglino e Noelli). 

Oss. 47 gen. Fusicladium dovrebbe seguire il gen. Polytrineium Ke 
et Schm. a cui appartiene il Pol. Trifolii Kunz ze, P. A. Saccardo, Syll. 
Fung. IV, pag. 350, n. 1664, ma essendo lo stato conidico della Phyl- 
lachora Trifolii (Pers.) Fuck. così vedi pag. 364. 


PHRAGMOSPORAE. 
, VIL. Gen. CLASTEROSPORIUM Sehw. 
225. CL Amygdalearum (Pass.) Sace.; P. A. Saecardo, Syll. Fung. 
IV, pag. 391, n. 1855. 


Sporidesmium Amygdalearwm Pass.; B. Frank, Krankh. d. Pü. , pag. 318. 
Sulle foglie di Prunus Cerasus a Rivarossa, aprile 1904 e a Rivoli, 


: grigno l 1904 (Voglino). 


VIII. Gen. HELMINTHOSPORIUM Link. 


226. Helm. macrocarpum Grev.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, 


| pag. 412, n. 1973. 


Sui fusti e foglie disseecati di ein] Dactylon nei luoghi erbosi a 
Bussoleno (Valle di Susa), settembre 1903 e presso Torino, ottobre 1903. 
(Noelli). 


227. Helm. turcicum Pass.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag. 420, 


H 2019; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 316. 


. Sulle bue. di Zea Mays, presso Casale Monferrato, autunno 1899. 


di re | ALBERTO NOBLLD —— VUE 
IX. Gen. CERCOSPORA Fres. 


228. €. Capparidis Sace.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag. 435, 
n. 2093; B. Frank, Krankh. d. Pfl, pag. 342. 
. Sulle foglie di Capparis spinosa, sui muri a Casale Monferrato, estate 
1900 (Voglino). 


229. C. beticola Sacc.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag. 456, n. 
2195. 

Sulle foglie di Beta vulgaris negli orti a Rivoli, ottobre 1898, alla 
Madonna di Campagna e a Moncalieri presso Torino, dicembre 1904 (Vo- 
glino e Noelli). 


X. Gen. HETEROSPORIUM Klotzsch. 


230. Het. echinulatum (Berk.) Cooke; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, 
pag. 481, n. 2311; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 317. 

Het. Dianthi Saec. et Roum. 

Sulle foglie, fusti e fiori di Dianthus Cariophyllus negli orti alla Ma- 
donna di Campagna presso Torino, agosto 1903 (Voglino e Noelli). 


r DICTYOSPORAE. 
XI. Gen. MACROSPORIUM Fr. 


231. Macr. commune Rabh.; P. A. ea Syll Fung. IV, pag. | 
; 524, n. 2499. 
i, Sui frutti di Capsicum annuum a Rivoli, ottobre 1899 (Voglino). 


XIL Gen. ALTERNARIA Nees. 


ae (Berk.) Sace.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, 
pag. 546, n. 2613; B. Frank, Krankh. d. Pfl., pag. 319. 
T^ uir exitiosus Kühn ('). 


"mr VOGLino, Polydesmus us exitiosus Kühn ed Alternaria Brassicae (Berk.) er 
Sace. con Tay. in « M Malpighia », anno XVI, Geova 1902. Së 


CONTRIBUZIONE ALLO STUDIO DEI MICROMICETI DEL PIEMONTE 393 


Sulle foglie di Brassica oleracea negli orti a Torino, autunno 1895 
(Voglino). 
STAUROSPORAE. 


XIII. Gen. TRIPOSPORIUM Corda. 


233. Trip. elegans Corda; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag. 554, 
n. 2631. 

Sui rami morti di Castanea sativa presso l Eremo, Colli di Torino, 
dieembre 1902 (Noelli). 


Fam. 5. STILBEAE Fr. 
PHAEOSTILBEAE 
AMEROSPORAE. 
XIV. Gen. ISARIOPSIS Fr. 


234. Is. griseola Sace.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag. 630 , 
n. 2994; B. Frank, Krankh. d. Pfl, pag. 351. 
Sulle foglie di Phaeseolus coltivati negli orti a Casale, estate 1904 


(Voglino). 
Fam. 4. TUBERCULARIEAE. 


TUBERCULARIEAE MUCEDINEAE. 
AMEROSPORAE. 


XV. Gen. TUBERCULARIA Sace. 


235. Tub. vulgaris Tode; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag. 638, 
n. 3002. i 

Sui rami di Hybiscus ai Tornetti sopra Viù (Valli di Lanzo), settem- 
bre 1903 (Noelli). 


ALBERTO NOELLI 


PHRAGAIOSPORAE. 
XVI. Gen. FUSARIUM Link. 
> ‘236. Fus. roseum Link.; P. A. Saccardo, Syll. Fung. IV, pag. 699 
D A4 AL 
Gr Sui fusti secchi di Saponaria nelle siepi presso S. Margherita nei Colli 
di Torno, marzo 1903 (Voglino e Noelli). 
+ XVIL Gen. GRAPHIUM Corda. 


237. Gr. Geranii Voglino, Ann. R. Ace. Agrie. Torino, 1904. 
Sulle foglie di Geranium prosa pn (Torino), dicembre 1904 
(Voglino-Noelli). 


MYCELIA STERILIA. 


"E Gen. RHIZOCTONIA DC. 


. 238. Rh. violacea Tul; P. A. Saccardo, Syll. Tang: SE pag. 1175 
n. 4768; B. Frank, Krankh. d. Pf., pag. 515. Dd 
[OMM es di ` Zeg nei "d a rome estate 1899. 


Pror. EMILIO PAGLIA 


OSSERVAZIONI SULUARUM CYLINDRACEUM Gasp. 


Il Gasparrini, erborizzando in Sicilia, raccolse sui monti delle Mado- 
nie, e precisamente al Piano della Battaglia di Petralia, un Arum che 
Es | ritenne differire dall’ Arum italicum, unica specie del genere fino allora 
E notata per la Flora sicula. Egli mandò al Gussone perecchi esemplari 


dl questo Arum, con la seguente scheda: « Arum? Certe et ab Aro 
maculato et italico species diversa ob spadicem graciliorem atropurpureum 
et alios characteres. Spadix in hac specie infra et supra flores masculos 
glandulis cirrhiferis. Luglio. Mad. al piano della Battaglia. » Mi fu fa- 
cile, per cortesia del compianto prof. Delpino e del prof. Mattei, esa- 
minare questi esemplari, trovandosi incorporati nell’ Erbario siculo del 
Gussone, che si conserva presso il R. Orto Botanico di Napoli. 

Il Gussone poi pubblicò questa specie nel 1844 (*) col nome di Arum 
cylindraceum Gasp. e con tale nome fu pure conservata come specie di- 
stinta dal Parlatore nel 1852 (*). Sorprende però come il Bertoloni (°), 
che trattò le Aroidee italiane nel 1854, non ne faccia menzione neppure 
come sinonimo. 

In seguito molti autori moderni hanno posto in dubbio l’ autonomia 
di questa pretesa specie. Il Nyman (*) la unisce all’ Arum italicum, come 
sinonimo, mentre l'Engler (*) dice di essa: « Verisimiliter forma Ari 
maculati ». L'Arcangeli, nella prima edizione (°), la conserva come spe- 

| cie distinta, e nella seconda (*), seguendo evidentemente il parere del- 
l'Engler, la cita come varietà dell" Arum maculatum. Al contrario Fiori 


# GussoNE J., Florae Siculae dees vol. II, part. II, pag. 579. Neapoli, 
184 

| e Pisaro F., Flora Italica, vol. Ii pag. 247, Firenze 1852. 

D) BERTOLONI A., Flora Italica, vol. X, pag. 247. Bononiae 1854. 

(*) Nyman C. F. Conspectus florae Europaeae, pag. 755. 1881. 

^u ENGLER A., Araceae in de Candolle. Menographiae Phanerogama- 
rum, ete., vol. II, pag. 590. Parisiis 1879. 

© AncANGELL G., Vene della Flora Italiana, 1: ediz., pag. 340. To- 


ru» o 1884. 
- €) Ip. Ip. D Id., 2. a au pag. 104. Torino 1894, 


396 : » J EMILIO PAGLIA 


e Paoletti ('), seguendo evidentemente il Nyman, ne fanno un sinonimo 
dell Arum italicum. Il Richter (°) poi la tiene distinta, ma come specie 
dubbia; infine ultimamente il Terracciano (?) la eita come rinvenuta 
nel Monte Pollino in Calabria. 

I caratteri dell Arum cylindraceum Gasp., per quanto si può rilevare 
dalle descrizioni e dall'esame degli esemplari autopti conservati nell'Erba- 


per 


rio Siculo, sono i seguenti: « Foglie carnosette con piccioli lunghi, circa — — 


il doppio della lamina, ed eguaglianti gli scapi delle infiorescenze, a lembo 
di forma astato-sagittata, più o meno ottuse, con i lobi basilari acuti 0 
rotondati, convergenti verso il picciolo: di colore intensamente verde o 
più spesso macchiettate di nero. Spata piuttosto piccola, angusta, con la- 
mina ovato-lanceolata, lungamente attenuata all apice, quasi apiculato- 
caudata , del doppio superante lo spadice, esternamente verde-giallastra , 
con sfumature rossastre nella sua metà superiore, ed, internamente verso 
la base, con larga zona atropurpurea. Spadice eretto, tenue, gracile, su- 
periormente lineare-cilindraceo od appena debolmente claviforme all'apice, 
di colore atropurpureo. Stami pochi, piccoli, agglomerati in un corpo 
sferico della grossezza di un granello di pepe. Parastemoni assai nume- 
rosi, reflessi, sottilissimi, filiformi, biancastri. Paracarpidii pure nume- 
rosi, orizzontali, filiformi. Ovarii in gran numero. » 


Per questi caratteri tale Arwm appare più vicino al maculatum che ` 


all'italicum, e credo che l’ Engler si apponesse al vero, quando, in op- 
posizione al Nyman, lo giudicò come una forma di quello. Anzi credo 
che non se ne possa separare specificamente, ma piuttosto sia da rite- 
nersene come una, semplice varietà o forma geografica meridionale. Di- 
fatti tutti gli autori sono concordi nell’ asserire che l’Arum maculatum 
non arrivava fino all Italia meridionale ed alle Isole; per questo è 


rosimile ritenere che quivi sia surrogato da un’altra forma, cioè dal 


V Arum Legno 


(1 hos A. e PAOLETTI a, Flora analitica d’Italia, vol. I, pag. 148. Part, 
dova 1896. 


OR Rudy R, Plantae Europeae, t. L pag. 173. Leipzig 1890 


| R. Istituto di Roma, tom. IV, pag. 127. Milano "n. 


pa i 
.. (6) TERRACCIANO N., Synopsis plantarum Montis Pollini, in “aio del 
Botanico d 


OSSERVAZIONI SULL'ARUM CYLINDRACEUM GASP. 397 


Facendo ulteriori ricerche in proposito, rilevai come T Engler (') di- 
stingue quale varietà dell’ Arum maculatum un Arum alpinum Schott 
della Transilvania, caratterizzato principalmente per avere lo spadice 
sottile, cilindrico. Ora questo è appunto il carattere per cui si distingue 
il nostro Arum cylindraceum. Consultando le Aroidee dell'Erbario Gene- 
rale Gussoneano, ehe pur si conserva presso l'Istituto Botanico di Na- 
poli, fui fortunato di trovare un esemplare del vero Arum alpinum 
Schott raccolto dal Janka in Transilvania, con la nota « in alpibus mi- 
nime occurrit ». Orbene questo esemplare corrisponde in tutto a quelli 
autopti di Arum cylindraceum, salvo per lo spadice che è un poeo piü 
distintamente elaviforme, e per i lobi fogliari che sono alquanto più di- 
vergenti. Stabilita così l'identità quasi assoluta fra Arum cylindraceum 
Gasp. ed Arum alpinum Schott restava a vedersi, quale dei due nomi 
fosse a conservarsi per questa forma partieolare; la questione fu subito 
risolta, imperocchè, a parte che il nome alpinum implica un errore di 
stazione, risulta anche posteriore, perché pubblicato solo nel 1851 Q) 
mentre il nome di Gasparrini data dal 1844. 

Prolungando le ricerche nei detti Erbarii, volli aecertarmi se per com- 
binazione tale forma fosse stata raecolta anche sul continente, nell'Italia 

meridionale, avendosi una citazione in proposito del Terracciano. Difatti 
nell’ Erbario Generale Gussoneano trovai più esemplari certamente ad 
esso riferibili, ma eon spata completamente verdastra. Portano la scheda: 
< Arum maculatum! Folia et spadice concolores vel nigro-maculatum. 
2 mag. 1855. Ex H. Cas. sed planta ex Molise. » Cioè coltivato nel 


«Giardino di Caserta, ma da tuberi provenienti dal Molise. Rilevai an- 


che D esistenza di altri esemplari raccolti dall’ Orsini presso Ascoli Pi- 
ceno, pure riferibili alla medesima forma, ma con spata un poco atro- 
purpurea, e portanti la scheda: Arum maculatum? M. dei Fiori (Orsini). » 
Infine nell’ Erbario Tenoreano, parimenti conservato presso l'Istituto Bo- 
 tanieo di Napoli, vidi un cattivo esemplare, dubitativamente riferibile al 
. medesimo, con l'indicazione: Arum maculatum. Pozzuoli. » 

0 ENGLER A., Le, pag. 595. ` 
D ScHOTT et Korsa in Linnaea, 1851, pag. 15. —— i 


398 a ^ EMILIO PAGLIA 


Invece tutti gli esemplari del vero e tipico Arum maculatum, esistenti ` 
in detti Erbarii, e provenienti da altre regioni meno meridionali d' Eu- 


ropa, differiscono abbastanza dalla forma in questione, e se ne ricono- ` 


scono subito per la spata più grande, meno caudata, e per lo spadice 
, assai più grosso, perfettamente claviforme. | 


Concludendo, sono indotto a ritenere Arum cylindraceum Gasp. per ` 


una forma ben distinta e meridionale dell Arum maculatum , la quale ` 


eomparirebbe qua e là in Sicilia, nel Napoletano, in Transilvania, e ` 


forse anche in Dalmazia, se ad essa si può riferire, come suppongo , 
l'Arum longispathum del Reichenbach (*). Credo giustificato ritenerla per 


unà di quelle tali forme vicarianti, di eui già molte sono state erm o 


dal Bauen de ) per la Flora meridionale d'Italia. 


E REICHENBACH L. Icones Florae Germanicae et Helveticae, vol. VII, WS ta 


No BEGUINOT A. Piante di Capri. Nel Bollettino della Società Botanica 
Italiana, pag. "n 905. 


Dorr. ARMANDO VILLANI 
Dei nettarii delle Crocifere e del loro valore morfologico 
nella simetria fiorale. 


In una nota precedente divisi le Crocifere, tenendo conto dei nettarii, 
in tre tipi: nel primo compresi quelle i cui fiori sono forniti di quat- 
tro nettarii, qualunque la forma e la loro posizione, nel secondo quelle 

. con due e nel terzo le rimanenti provviste di un solo nettario che, a 
guisa di un largo anello, eireonda intorno intorno l'ovario ed è inserito 
tra questo e gli stami. 

Ai tre tipi predetti ne aggiungo un quarto ehe comprende le Croci- 
fere aventi fiori con più di quattro nettarii. 

Le specie appartenenti a quest'ultimo tipo le chiamerd policentriche, 
avendo già indicato col nome di quadricentriche quelle fornite di quat- 
tro nettarii, di dicentriche le altre con due e di monocentriche le ri- 
manenti con un solo nettario. 

Per la posizione suddivisi i citati organi in placentarii o mediani ed 

. in earpidiali o laterali. 
^. Le continue ricerche da me fatte, e che spero di poter proseguire, 


r mirano.a due scopi: l'uno indaga fin dove è possibile rendere utile il 
| carattere dei nettarii nella classificazione delle Crocifere, T altro studia 
il loro significato morfologico nella simetria del fiore. 

L'uniea via, che bisogna seguire per ottenere in proposito dei ri- 
| sultati sicuri, è certamente quella di osservare i nettarii, per quanto è 
S possibile, in un grandissimo numero di specie; io, pur avendone potuto 
| esaminare molte, per ora mi intratterrd solo intorno ad aleune di esse. 


Incomincio dalle Crocifere dicentriche. 

Nel genere Zeliophila L. i nettarii sono sempre due, posti uno alla 
à base esterna di ciascun stame breve, tra questo ed il corrispondente 
sepalo. e 

Si presentano in forma di cuscinetti quasi rettangolari nella Helio- 


400 ARMANDO VILLANI 


phila amplezicaulis L. e nella I. crithmifolia Willd., di euscinetti ap- 
pena appena bilobi nella H. pilosa Lam. e nella H. pilosa var. araboides. 

Nello Sehizopetalum Walkeri Sims. i nettarii sono due, verdi, inseriti 
uno alla base di ogni stame breve, eireondano questo esternamente e : 
sono forniti di due unguicole, giallognole all'apice, rialzate e divergenti ` 
ai lati degli stami lunghi. 

Nel genere Aubrietia Adans. i nettarii sono due, uno alla base esterna di 
ciascun stame breve. Nell'Aubrietia deltoidea (L.) DC., nell A. erubescens 
Griseb., nell A. Pinardi Boiss. ece., si presentano in forma di scodelline, 
circondanti una porzione esterna della base dei corti stami), ed aventi. 
due prolungamenti corniformi che si annidano nella gibbosità dei ri- 
spettivi sepali. Non mancano easi in cui i due prolungamenti concre- 
scono tra loro, formando come un lungo sperone. 

Nel genere Lunaria (Tourn.) L. si verifica un fenomeno opposto à 
quello del genere Schizopetalum Sims. I due nettarii circondano ognuno ` : 
la base interna di ciascun filamento corto. Così nella Lunaria annua L 
e nella Z. rediviva L. i nettarii posti uno tra l'ovario e ciascun stame 
breve, non circondano questo interamente; ma rimangono aperti nella 
parte esterna per una brevissima porzione. 

Lo stesso fenomeno si nota nei generi Hesperis. (Tourn.) L. e Conrin- 
gia Heist. 

Le specie Hesperis matronalis L., H. violacea Boiss., Conringia orien- 
talis (L.) Andrz., C. clavata Boiss. ece., hanno due nettarii, circondanti 
ad anello la base degli stami brevi, aperti tuttavia per un breve tratto 
tra questi ed i sepali corrispondenti. ; 

Nella Moricandia arvensis (L.) DC. i nettarii sono due, piccoli, verdi, 
ora cilindrici o conici e posti uno tra ciascun stame breve e T ovario, 
ora in forma di un semicerchio che circonda lo stame come nell’ He- 

speris (Tourn.) L. 

I generi Çhorispora DC., Malcolmia R. Br., Ricotia L. e Diptycho ` 
Curpus Trautv. hanno due nettarii, inseriti uno alla base e tra ciascun 
filamento breve e l' ovario. Nella Chorispora tenella DC., nella Ricotia 
| Lunaria DC. e nel Diptychocarpus strictus Fisch. i due nettarii sono tu- ` 
bereoliformi; nella Malcolmia maritima (L.) R. Br. hanno forma di e" 


DEI NETTARII DELLE CROCIFERE, ECC. 401 
scinetti pentagonali, nella M. torulosa Desf. a volte sono semplici e di 
forma conica, a volte tubercoluti e bilobi. 
Nel Cheiranthus Cheiri L. osservo due nettarii, ognuno cireondante 
E interamente l'inserzione staminale breve e spiccante a destra ed a sini- 
E. stra due prolungamenti che si portano fin sotto i filamenti lunghi. 

Il genere Matthiola R. Br., che per molti caratteri è affinissimo al 
genere Cheiranthus L., da questo tuttavia parrebbe diseostarsi per la 
forma dei nettarii. Essi, il più delle volte, sono quattro, due per lato di 
ciaseun stame breve, ora lineari, ora laminacei: nella Matthiola incana 
(L.) R. Br., come ben osserva Parlatore (*), le glandole sono quattro, 
‘vicine ai filamenti degli stami più corti, erette, schiacciate lateralmente, 
più larghe in basso, ottuse all'apice, verdognole; nella M. bicornis DC. 
ne ho riscontrato eziandio quattro, uno per lato di ciascun stame breve, 
quasi laminacee, erette, abbastanza lunghe, appuntite all'apiee e qual. 
che volta bipartite. La Matthiola graeca Sweet e la M. tricuspidata (L.) 
R. Br. si allontanano per la forma dei nettarii dalle specie precedenti e 


si avvicinano a quelli del Cheiranthus Cheiri L., difatti in queste due 
ultime specie i nettarii sono due, contornanti ciascuno la base degli 
stami brevi. 


H 


Per quanto non mi è riuscito finora di esaminare un maggior nu- 
mero di specie del genere Matthiola R. Br., tuttavia, per le considera- 
 Zioni esposte, a me sembra che quelle fornite di quattro nettarii deb- 
bano considerarsi come derivanti dalle specie aventi due nettarii, uno a 
Cercine intorno alla base di ciascun stame breve. E però per me il ge- 
nere Matthiola R. Br. occuperebbe un posto intermedio tra le Crocifere 
dicentriche e le quadricentriche. 

Le Crocifere che hanno quattro nettarii sono di gran lunga più nu- 
merose delle Crocifere dicentriche, in esse la forma e la posizione è as- 
sai varia. 

Principio del genere Zberis L. che ha quatto pigli , inseriti a due 
a due tra ciascun stame breve e l’ ovario. ` 
Nell'Zeris amara L., nell'Z pectinata Boiss., nell’Z semperflores L., 


i 0) F. PARLATORE, Flora Italiana, vol. IX. Stabilimento tipografico fioren- 


402 PES RIMANDO VILLANI E | 


nell’. Lagascana DC., nell. Taurica DC. ecc., i nettarii situati a paia 
tra ciascun stame breve e l'ovario sono quasi sempre verdi, tubercoli- 
formi, nell Z. umbellata L. alquanto appiattiti, nell’ Z. pinnata L. molto 
ravvicinati, tanto da sembrare un solo nettario bilobo, e nell'7. semper- 
virens L. allontanati tra loro, sporgenti un po’ infuori come se fossero - 
inseriti ai lati dello stame breve. | 

In un esteso numero di Croeifere i quattro nettarii sono posti a due 
a due ai lati di ogni stame breve. 

| Nell’ Aethionema sazatile (L.) R. Br., nell’ Ae. Aeterocarpum J. davi 


nella Ae. Buzbaumii Fisch. ecc., i nettarii sono quattro piccolissimi, tu- ` 


bercoliformi e sono inseriti uno per lato ed alla base di ciascun fila- 
mento corto. 

Nella Capsella Bursa-pastoris (L) Moeneh, nella C. Heegeri Solms i. 
nettarii quasi prismatici ee la stessa posizione di quelli dell Ae- . 
thionema R. Br. 

Nel Thlaspi arvense L., nel T. alpestre L. e nel T. ceratocarpum ` 
Murr. ecc., i nettarii per lo più piccolissimi e tubercoliformi sono quat- - 
tro, posti due ai lati di ciascun stame breve; spesso conerescono insieme 
e formano un disco che contorna la base esterna degli stami con rigon- E 
fiamenti ai lati di questi. 

La modesina Panta hanno i nettarii di molte specie di Alys- ` 
sum L. 

Nell Alyssum montanum L. e nell A. argenteum (All) Vitm. sono ett? S 
piccoli, nell 3. incanum L. sono grossi, verdi ed in forma di euscinetti 

| poliedriei, nell A: calycinum L. setacei ed allungati, e nell'4. halimifo- 
lium (All) DC., eurvati un po’ in giù, quasi ad uncino, stretti, gialli. 

Nel Zepidium ruderale L., nel L. sativum L., nel L. m L., 

nel Z. Menziesii DC., nel Z. Draba L, e nel L. MN (L) DO-5 2 
brodense (Guss.) sono, come al solito, disposti due ai lati ed ES base 
di ciascun stame breve. Per lo me sono — di color verde e e 
subtriangolari. i. 
‘Similmente situati sono i quattro nettarii, linguiformi, del Coronopus 
-~ procumbens. Gilib, della. See Jouthlasyi L. e dell’ Anastatica Hiero- 
i  obuntina L à 


Ca 
dear 


DEI NETTARII DELLE CROCIFERE, ECC. RE 


Nella Chamaelina sativa (L.) Crantz, nella C. sativa (L.) Crantz £ sil- 
vestris (Wallr.) (b. microcarpa [Andrz.]) e à foetida (Fries) (e. dentata 
[Pers.]) i quattro nettarii posti uno per lato di ciascun stame breve non 
sono mai tubercoliformi, ma sempre laminacei. 

A questo gruppo di Crocifere. quadricentriehe possono riportarsi i ge- 
neri Draba L. e Hutchinsia R. Br. 

Nella Draba verna L. i nettarii, posti uno per lato di ciascun stame 
breve, sono piccoli, ottusi, conici, verdi; nella D. altaica Ledeb. sono 


S a » oer 


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molto ravvicinati e si mostrano come due scodelline concave che cir- 
condano ciascuna inserzione degli stami brevi; nella D. aizoides L. sono 
posti due ai lati di ciascun stame breve e si insinuano con una delle 
estremità sotto una breve porzione dello stame lungo, a volte poi eia- 
scuna coppia si salda esternamente allo stame breve ed ai lati manda 
sottili prolungamenti ehe ora sono brevi ora sono lunghi e si portano 
quasi fino a quelli della coppia omonima opposta. 

Nella Hutchiusia procumbens (L.) Desv. (d. Prostii [J. Gay]) i quat- 
tro nettarii sono tubercoliformi e ciascun paio é inserito alla base ed 
ai lati dei corti stami, nell H. alpina (L.) R. Br. spesso subiscono tali 
modifieazioni da assumere l'apparenza di due soli nettarii, contornanti 
gli stami brevi, e dai quali spiccano sottili prolungamenti che termi- 
nano alquanto rigonfiati sotto gli stami lunghi. 

. Anche nella JVeslea paniculata (L.) Desv. ne ho riscontrati quattro, 
Ora sono disposti come nelle speeie precedenti, ora i due situati ai lati 
di ciascun stame breve confluiscono tra loro per una sottile striscia net- 
tarifera, posta all’esterno di esso stame sì da far credere trattarsi di due 
Soli nettarii eiaseuno contornante esternamente una porzione del fila- 
mento corto. Quando essi non sono concreseiuti hanno tre lobi, due che 
 eireondano una parte dello stame breve ed uno inserito all’ esterno ed 

| alla base dello stame lungo adiacente. 

Nella Cochlearia officinalis L. sono quattro, due ai luti ed alla base 

di ciascun stame breve, da questo tuttavia più discosti che nelle specie 

| precedenti; quattro ancora in forma di tubercoletti subtriangolari e si- 

| milmente disposti sono quelli della C. glastifolia L., qualche volta da 
essi spiccano dei prolungamenti nettariferi che si portano fin sotto gli 


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scun Ee vsus ed uno, Seiren ee gains ase Wë 


Nella Fibigia lunarioides Willd e nella F. eriocarpa DC. i quattro 
nettarii si trovano a due a due alla base ed ai lati di ciascun stame 


breve in forma di protuberanze poliedriche irregolari; più spesso ogni 
nettario ha tre lobi, due dei quali, quasi formando un semicerchio, cir- 
condano una parte del filamento corto ed il terzo lobo è posto alla base 
dello stame lungo adiacente. | 

I nettarii dei generi Cochlearia (Tourn.) L. e Fibigia Medic. per la 
loro posizione a me sembra che occupino un posto intermedio tra il 
gruppo che eomprende le Crocifere quadricentriche con due coppie di 
nettarii, posti ognuno ai lati ed alla base di ciascun stame breve, ed il 
seguente che riunisce le specie che ne hanno quattro, situati uno tra 
ciascun stame breve ed i due lunghi adiacenti. r 

È questo un nuovo gruppo che viene bene rappresentato dai generi 
Vesicaria Lam. e Jonopsidium Rchb. 

Nella Veiscaria grandiflora Hook i quattro -nettarii, situati uno alla 
base e tra ciascun filamento corto ed il lungo adiacente, sono semilu- 
nari e, non congiungendosi mai tra loro, circondano, come un disco, in- ` 
torno intorno gli stami; si noti eziandio che la base degli stami è te- 
tragonale ed è ingrossata, e perciò i nettarii si sono adattati ad essa; 
la medesima posizione e forma si riscontra in quelli del Jonopsidium 
acaule Rchb. i 

Meritano in questo punto di essere menzionati i nettarii della Pelta- 
ria alliacea L. Essi sono quattro, due per lato di ciascun stame breve; | 
l una coppia è unita colla omonima opposta mercè una sottile striscia 
nettarifera. Segue un considerevole numero di specie i cui nettarii va- 
riano spessissimo per forma e per posizione e che richieggono lunghis- ` 
sime e pazienti osservazioni a riguardo. 

Possono riunirsi in un gruppo che per la massima parte comprende 
Specie fornite di quattro nettarii, due cireondanti ciascun filamento corto 
‘e due, tubercoliformi, alla base e tra ciascuna coppia degli stami lunghi. - 
. Nel genere Erysimum L. ordinariamente i nettarii sono quattro, uno ` 
ad anello od a semicerchio aperto all’ infuori , contorna la base di cia- 


DEI NETTARII DELLE CROCIFERE, ECC. ` 405 


E coppia degli stami lunghi, che, il più delle volte, vengono anche in 
i parte circondati lateralmente. 

Nell Erysimum cheiranthoides L. si riscontrano quattro nettarii, due 
circondanti la base interna dei corti filamenti e due, trilobi, alla base 
e tra gli stami lunghi; nell KE Aieracifolium L. y lanceolatum (R. Br.) 
non di rado si osserva che il nettario inserito alla base degli stami lun- 
ghi si presenta sdoppiato, i nettarii in tal caso divengono sei; nell’ E 


Perowskianum F. et M. due circondano gli stami brevi, non mai tutta- 
via interamente, ed alla base e tra ciascun paio dei lunghi stami se ne 
È nota uno, spesso diviso in tre ed a volte anche in quattro piccoli net- 
i tarii tubercoliformi. | 

Nella Barbarea vulgaris R. Br. i sott sono ‘quattro, uno circonda 
internamente la base di ciascun stame corto, terminando ai lati di que- 


sto con due rigonfiamenti di color giallognolo ed uno grosso, eretto, 
verde, tubercoluto, trovasi alla base e tra ciascuna coppia degli stami 
lunghi. Questi ultimi nettarii sono più acuminati e più lunghi nella 
B. vulgaris R. Br. y verna (Asch.). 

Nell’ Alliaria officinalis Andrz si osservano quattro nettarii, déi quali 
due a Sale circondano l’ inserzione degli stami brevi, e due, a forma 


di cono ottuso, si trovano esternamente ed alla base degli stami lunghi. 
Nel genere Cardamine (Tourn.) L. per lo più i nettarii sono quattro 
; due ad anello circondano, spesso del tutto, la base dei filamenti corti e 
. due sono inseriti ciascuno alla base e tra ogni coppia dei filamenti lun- - 
| ghi. Nelle diverse specie che vi appartengono ho riscontrato svariatis- 
sime modificazioni in tali organi. Così i nettarii della Cardamine amara 
L. e della €. pratensis L. sono quattro, due ad anello circondano T in- 
i serzione di ciascun stame breve e due ottusi, a linguetta sporgente e 
e rivolta all’ insù, sono alla base e tra gli stami lunghi; quattro ancora 
sono quelli della C. impatiens L. di eui due trovansi inseriti uno alla base 
ed esternamente a ciascun stame breve e due: uno alla base e fra ogni 
coppia dei filamenti lunghi; nella C. asarifolia L. i nettarii posti alla 
, base degli stami brevi sono bipartiti e quelli inseriti uno tra ciascun 
r paio di stami lunghi sono quasi sferici e di colore verde, la C. Pl- 
- mieri Vill. ne ha quattro spesso appiattiti © e situati due ai lati di cia- 
x 36. Malpighia, dm Hi. Vol. xx. 


406 ARMANDO VILLANI 


scun stame breve, a volte le due paia si congiungono tra loro_esterna- 
mente ai filamenti lunghi per mezzo di sottili bandellette nettarifere ; 
nella C. hirsuta L. se ne riscontrano sei, quattro due per lato di -cia- 
seun stame breve ed uno alla base e tra ciascuna coppia di stami lunghi; 
nella C. resedifolia L. i nettarii si riuniscono insieme in una strettis- 
sima striscia posta sotto gli stami e, per eitarne un'altra aneora, nella 
C. Chelidonia L. divengono solo due linguiformi, assai cospicui, situati 
alla base degli stami brevi. 

Nelle diverse specie del genere Dentaria (Tourn.) L. muta ancora 
spesso la posizione dei nettarii. Nella Dentaria bulbifera L. ve ne sono 
quattro, uno esternamente alla base di ciaseun stame breve ed uno, 
esterno, alla base e tra la coppia degli stami lunghi; nella D. penta- 
phyllos L. « pinnata (Lam.) sono sei, due trovansi alla base esterna dei 
corti stami, e quattro, tubercoliformi, alla base ed all'esterno dell'inser- 
zione dei filamenti lunghi; nella D. pentaphyllos L. 8. digitata (Lam.) 
si riducono a due, uno posto esternamente alla base di. ciascun corto 
stame. 

Nel genere Nasturtium (L.) R. Br. i nettarii ordinariamente sono quat- 
tro, uno a cercine od a ferro di cavallo aperto in alto intorno a ciascun 
stame breve, ed uno, tubercoliforme, alla base e tra i due stami lunghi. 
Tale è difatti la posizione di quelli del Nasturtium silvestre (L.) R. Br., 
del N. amphibium (L.) R. Br. 8 palustre (DC.) e del N. Armoracia (LJ) 
Fr., nella quale speeie sono prolungati sul talamo ipoginieo esterna- 
mente agli stami e confluiscono fra di loro. 

Nel genere Arabis L. si verifiea per lo più quanto riscontrai nei ge- 
neri Cardamine (Tourn) L. e Dentaria (Tourn) L. 

L Arabis alpina L. ha quattro nettarii, uno inserito alla base esterna 
di ciascun stame breve, più o meno da esso circondato , ed uno all e 
sterno ed alla basé di ciascuna coppia di stami lunghi; l'A. Turrita. L. 
ne ha quattro, due più grossi in forma di scodelline circondano ognuno 
la base degli stami brevi e due più piccoli in forma di linguetta sono 
| situati uno alla base e tra gli stami lunghi, tutti sono riuniti tra loro 
da una sottile striscia nettarifera sinuosa; nell’ A. blepharophylla Hook 
et Arn. due nettarii grossi circondano ognuno l inserzione degli stami 


DEI NETTARII DELLE CROCIFERE, ECC. 407 


brevi, e due, a linguetta corta, trovansi alla base esterna degli stami 
lunghi, riuniti tra loro come nella specie precedente ; nell A. arenosa 
(L.) Scop. due a linguetta sono alla base e tra gli stami lunghi e due, 
trifidi, circondano quasi interamente lo stame breve; nell 4. bellidifolia 
Jacq. si rinvengono sei nettarii, uno circondante la base di ciascun fila- 
mento breve in forma di anello verde e quattro, linguiformi, uno alla 
base di ciascun stame lungo, tra i due ad anello ed i quattro lingui- 
formi adiacenti si nota una sottile bandelletta nettarifera, che fa sup- 
porre trattarsi dei soli nettarii degli stami brevi, dai quali vengono man- 
dati prolungamenti che, sotto ogni stame lungo, si ingrossano, acqui- 
stando la forma di linguetta, ed assumendo per ciò tutta l'apparenza di 
quattro nuovi nettarii. 


Affinissimi tra loro sono quelli pal: generi Sisymbrium (Tourn) L. e 


| Turritis L. 


Per la maggior parte si hanno Li con due nettarii che circondano 
gli stami brevi e ciascuno, all’esterno degli stami lunghi, manda sottili 
prolungamenti che si congiungono tra loro. - 

Nella Zurritis glabra L. due nettarii circondano ciascuno esternamente 
l'inserzione degli stami brevi, hanno ai lati striscie nettarifere che con- 
fluiscono tra loro e presentano un ingrossamento tra gli stami lunghi. 

Nel Sisymbrium supinum L. i due nettarii, ognuno dei quali circonda 


| la base dei corti stami, eonereseono tra loro mediante prolungamenti 
nettariferi che da essi si portano esternamente agli stami lunghi ; nel 


medesimo modo sono conformati quelli del SN. dentatum All., anche in 


: questa specie le bandellette nettarifere che eongiungoao i due ad anello, 
vs contornanti i filamenti brevi, presentano un ingrossamento alla base 
S esterna e tra gli stami lunghi. Lo stesso fenomeno si riscontra nel $. 

tarazacifolium DC., nel S. Loeselii L., nel A strictissimum L. e nel S. 


Sophia L., in eui quelli che contornano gli stami brevi si mostrano a 
ferro di cavallo aperto all'infuori. | — 
Un ricco gruppo di Crocifere è costituito da specie che bake: quat- 


à ice uno we eiaseun stame breve e l'ovario, uno ini tra 


408 | ARMANDO VILLANI 


La Sinapis alba L., la S. arvensis L, la 8. pubescens L. la S. dis- 
secta Lag. e moltissime altre da me esaminate hanno tutte quattro net- 
tarii, uno in forma di squama o di cuscinetto, più ò meno compresso, 
tra ciascun stame breve e l’ ovario, uno conico, cilindrico o tubercoli- 
forme, interposto tra l'uno e l'altro degli stami lunghi. 

Nella Brassica campestris L., nella B. Napus L., nella B. nigra (L.) 
Koch, nella B. Tournefortii Gouan, ecc., la posizione dei "pettarii è la 
stessa di quella del genere Sinapis (Tourn) L. Sia i placentarii che i 


- 


carpidiali presentano fra loro lievi differenze di forma, spessissimo il 


nettario degli stami lunghi è conico, molto acuminato ed eretto, e, quello 
degli stami corti, arcuato e convesso o poliedrico. 

. Nelle specie di Raphanus (Tourn) L., che studiai, (Raphanus rostra- 
tus DC., R. sativus L. b. oleifer DC. e d. niger [Mill.] ecc.), si può ri- 
petere quanto dissi dei generi Sinapis (Tourn) L. e Brassica (Tourn) L., 
i nettarii posti alla base e tra gli stami lunghi sono quasi sempre ci- 
lindriei e sottili o lunghissimi, e di frequente si osserva che quello posto 
tra ciascun stame breve e l'ovario ha forma di un cuscinetto irregolar- 
mente poliedrico, concavo nella faccia superiore. 


Nei generi Ærucastrum Schimp. et Spenn., Rapistrum (Tourn) Medic. 


Goldbachia DC., Enarthrocarpus Labill., Octhodium DC., Eruca (Tourn). 
Adans, Erucaria Gaertn., Diplotaris DC., Crambe (Tourn) L., Cakile 
(Tourn) Gaertn e Morisia J. Gay i nettarii sono sempre quattro, uno 
tra ciascun stame breve e l'ovario, uno alla base e tra ciascuna tappe 
di stami lunghi. 

Nell Erucastrum Arabicum Fisch. et Mey. e nell" E Pollichii Baies 
et Spenn. i nettarii carpidiali hanno forma di cuscinetti poliedrici, ed 
i plaeentarii sono cilindriei, eretti ed alquanto acuminati all'estremità, 
e nell Z. varium Dur. i carpidiali sono bilobi ed a volte divisi in forma 

di due piceoli mammelloni. 

Per forma e per posizione uguali a quali del genere Brassica (Tourn) 

L. sono i nettarii del Rapistrum rugosum (L.) Berg., del R. perenne (L.) 


| Berg., della Morisia hypogaea (Viv.) J. Gay, della Goldbachia laevigata ` 


(x. B.) DC. dell Eruca orthosepala Lge, dell E. sativa Mill, dell Zruca- 


* ria dinpion dn Lug Enarthrocarpus lyratus DC. e dell’ Octhodium | 


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DEI NETTARII DELLE CROCIFERE, ECC. 409 


aegyptiacum (L.) DC., nelle quali due ultime specie i carpidiali si pre- 
sentano in forma di cuscinetti subtriangolari. 

Nella Diplotaris erucoides (L.) DC. i nettarii sono quattro, uno in 
forma di cuscinetto pentagonale con una concavità nel mezzo è inserito 
tra ciuscun stame breve e l’ovario, ed uno tubercoliforme, verde oscuro, 
eretto, trovasi tra uno stame lungo e l'altro, così, p. es., avviene nella 
D. muralis (L.) DC., in cui sono più piccoli di quelli della specie pre- 
cedente e nella D. tenuifolia (L.) DC. che ha il nettario posto tra lo 
stame breve e l'ovario in forma di una piecola scodella e quello degli 
altri stami quasi appiattito, molto allungato e curvato in alto. 

Nella Crambe maritima L. i nettarii, situati alla base e tra gli stami 
lunghi, sono linguiformi, quelli che trovansi tra il eorto filamento e 
l’ ovario si presentano come due cuscinetti; nella C. Æotschyana Boiss., 
nella Ç. cordifolia Stev., nella C. hispanica L. ecc., ordinariamente il 
nettario, posto tra ciascun stame breve e l’ ovario, è piccolo, subtrian- 
golare, più o meno convesso; qualche volta bilobo, e l'altro, inserito tra 
gli stami lunghi, è grosso, di colore verde-oscuro, conico ed ottuso. 

Nella Cakile maritima Scop. i detti organi si comportano come nel 
genere Crambe (Tourn.) L. 

La stessa posizione hanno i nettarii dei generi Succowia Medic., Ca- 


lepina Adans., Bunias L. e Biscutella L. 


Nella Succowia balearica (L.) Medic. e nella Calepina Corvini (AIL) 


Desv. i laterali, bilobi, contornano una porzione interna del filamento 


corto, i mediani sono disposti come nei generi precedenti. 

Nella Bunias Erucago L. vi sono quattro néttarii uno ad anello, aperto 
all'infuori, circonda ciascuna inserzione del filamento breve, ed uno tu- 
bercoliforme, appena appena bilobo, trovasi alla base e tra gli stami 
lunghi ; ugualmente conformati sono quelli della B. Orientalis L. che 
ha i nettarii, circondanti gli stami brevi, molto ingrossati tra questi e 


F ovario. In tale specie osservai più di una volta che uno dei quattro 


stami lunghi, essendosi den anche il nettario e tra essi era 


divenuto doppio. 


. Nella Biscutella levigata L., nella B. ciliata DC. ecc. sono ancora quat- 


. tro, i mediani cilindrici o elaviformi, i sui ve ora bilobi, ora a in 
Se pes mammelloni tubereoliformi. 


410 ARMANDO VILLANI 


Seguono poscia alcune specie, da me chiamate policentriche , fornite 
di nettarii che, per numero e per posizione, a me sembra, debbano te- 
nersi distinte dai tipi di sopra indicati. 

Nel Myagrum perfoliatum L. i nettarii sono sei, inseriti esternamente 
ciascuno tra uno stame e l altro. 

Lo stesso fenomeno ho riscontrato nell’ Zsatis tinctoria L.; nella Koniga 
Libyca R. Br., in eui i nettarii inseriti ai lati di ciascuno stame breve 
sono in forma di linguette lunghe ed erette, gli altri cilindrici e sottili, 
e nella Koziga maritima R. Br. sono otto, quattro, verdi, cilindrici, in-. 
seriti all’esterno ed alla base di ciascuno stame lungo, e quattro, in forma 
di lamelle intere o bifide, trovansi due per lato di ogni filamento corto. 

Nel genere Selenia Nutt. i nettarii divengono dieci. 

Il tipo delle Crocifere policentriche, deve riunire specie, aventi alcune 
otto nettarii, sei inseriti tra uno stame e l’altro, e due, uno esternamente 
a ciascun stame breve, altre con dieci nettarii, sei posti ciascuno tra 
uno stame e l’altro, e quattro, uno alla base esterna di ogni filamento 
lungo, altre infine fornite di dodici nettarii, uno inserito esternamente 
ed uno tra ciascun filamento e l’ altro. 

In ultimo noto che la Swbwlaria monticola A. Br. ha un disco netta- 
fero intorno all’ovario, tra questo e gli stami, fra i cui spazii riscon- 
transi notevoli ingrossamenti. Il genere Subularia L. e, forse altri an- 
cora, a me pare che dovrebbero appartenere ad un tipo diverso da quelli 
descritti, e però diedi il nome di Crocifere monocentriche. 

Per molte specie è possibile utilizzare il carattere dei nettarii per la 
loro classificazione; nel presente lavoro tratterò simile argomento solo 
per una brevissima parte, rimettendone a miglior tempo la continuazione. 

Intanto, da quanto sopra ho detto, chiaro apparisce che le Crocifere 
possono, riunirsi in quattro tipi principali. 

n primo esaminato è stato quello delle Crocifere fornite di due net- 
tarii: Crocifere dicentriche. 

Il secondo tipo, molto ricco di specie, riunisce quelle che hanno quat- 
tro nettarii qualunque la loro posizione e la loro forma : : Crocifere qua- 
dricentriche. 

. Il terzo ese le Crocifere che We più nettarii, divisi tra loro; 


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DEI NETTARII DELLE CROCIFERE, ECC. 411 


nel maggior numero delle specie sono posti uno tra eiaseun stame e 
l'altro; possono tuttavia eambiare di posizione eome anehe aumentare 
di numero: Crocifere policentriche. 

Nel quarto si trovano le rimanenti che, come il genere Swbwlaria L., 
hanno un solo centro nettarifero, rappresentato da un anello eireondante 


la base dell'ovario ed interposto tra questo e l'androceo: Crocifere mo- 


nocentriche. 

Il tipo delle Crocifere dicentriche, aventi due nettarii posti alla base 
degli stami brevi, può suddividersi in due sottotipi. 

Il primo compreride le specie puramente dicentriche, il secondo quelle 
che, anche appartenendo ad uno stesso genere, alcune sono dicentriche 
altre quadricentriche. 

Le puramente dicentriche a loro volta le ho suddivise in cinque gruppi. 

Nel primo sono riunite le specie che hanno un nettario inserito alla 
base esterna di ciascun filamento breve, nel secondo quelle in cui il 
nettario circonda una parte esterna dell’inserzione dei corti filamenti, nel 
N terzo altre, nelle quali circonda più o meno interamente una parte in- 
terna e latérale di esso stame, nel quarto altre aventi un nettario si- 
tuato tra ciascun filamento breve e l’ ovario, nel quinto infine le rima- 
nenti fornite di un nettario circondante ad anello ciascuna base dei corti 
stami. 

L'esteso numero delle specie comprese nel tipo delle Crocifere quadri- 
centriche è stato da me suddiviso in sei gruppi. 


due tra ciascun stame breve e l’ ovario; il secondo quelle che li hanno 
inseriti uno per lato di ogni stame breve; il terzo le Crocifere che hanno 
un nettario interposto tra la base dei filamenti degli stami brevi e quelli 
dei lungbi adiacenti; il quarto comprende le specie quadricentriche che 
ne hanno uno esternamente, a volte circondante la base dei filamenti 
degli stami brevi, ed uno, alla base esterna e tra i filamenti degli stami 
lunghi; il quinto è costituito da specie con due nettarii circondanti l’ in- 
serzione degli stami brevi e riuniti da bandellette nettarifere, contornanti 
le basi esterne delle due coppie di stami lunghi; il sesto, che è il più 
numeroso da quelle con quattro nettarii, uno alla base dei filamenti 


Il primo riunisce le specie che hanno quattro nettarii, posti a due a- 


VILLANI 


ARMANDO 


412 


brevi tra questi e l’ ovario, ed uno alla base esterna e tra i filamenti 


degli stami lunghi. 


Crocifere polieentriehe e monocentriche, poiché riuni- 


A 
v 


I due tipi delle 
seono uno scarso numero di 


eneri, non furono da me suddivisi in gruppi. 


mpendiate nel seguente quadro : 


Y 
i 


Le esposte divisioni sono eo 


CA CA 2202YMVIC) 03409 ojuourepg tuo rp oje[ Jod oum *jeomurur 949141 | 
-uoottpenb 
9 


a 


-ej nid ot Aal *rumjjeu opp onddo : "T snypunt) AUS [ou ouioo 
‘gA04Q OUEJS ounst Ip oseq e] QJUOUIRIQUI ojuepuoodo OLmjjou UN) ‘I aqonruoorp 


CT SNYPUDLIYJ ) 
03109 ojuotre[y unose rp eseq ep ejuourelojur ojuepuooIo OLICjJOU UN "A 


'CCAyn e endavooyoftdiqr o "| DUONG "ag ^W vrujoopop 
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i 


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"yog 224024099) *"[ (uino) suädaapt zt Cumog) DIADUNT o^01q oduros 


eqonnuootp 
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(sung: wwn2pjadozryog *suopy ?1014Qnp) 2401 eurejs 
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413 


v 
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Ip oseq ejje Owogso oun o1nddo ou. o oa unostio 813 ojsod oueyjou Dm" 


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əseq ejje oun po ‘omeao g 9 sonb wr *raouq Dout p oseq vm omegou uf] TA 


"p Cuanoq) waiqudsig “I 
$131. ) oyuouresso1dur un nsonb ea) opuepuoserd *rurejs Sun] rop eiddoo vpjop 
eulejso QUOIZIISUL,T oueu103u00 YI *o19]L1€33eu e3jo[repueq 111308 o3jugrpour ‘oysoddo 
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OUIOQUL Monjur Je oj1ode op[peAwo rp ooz € po Ont Jop ejuepuoodro omegou un ‘AI 


DEI NETTARII DELLE CROCIFERE, ECC. ` 


(quo wnzpisdouop "mt 014021824 ) juoovipe ty8un] 
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-— 
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nce Zen 
Mus c.n cde 
` 


414 ARMANDO VILLANI 


Pur essendo assai svariate le posizioni dei nettarii nei fiori delle 
Crocifere, si puó tuttavia dire che esse sono costanti nei diversi generi 
ed anche in moltissime specie. Esaminando i generi Hesperis (Tourn) L., 
Moricandia DC., Conringia Heist., Malcolmia R. Br., Chorispora DC., 
Schizopetalum Sims., Cheiranthus L., Matthiola R. Br., si nota tra loro 
‘una palese affinità. 

Difatti questo gruppo delle Crocifere, che potrò intitolare delle Chei- 
rantee, è caratterizzato dall'avere uno stimma quadrilobo glaucioide coi 
lobi ora ottusi od acuti, ora stretti o larghi, con papille ora lunghe e 
numerosissime ora corte e poco numerose; due nettarii (ad eccezione 
del genere Matthiola R. Br.) inseriti alla base degli stami brevi nei 
modi di sopra indicati; una siliqua linearé, allungata, cilindrica, sub- 
tetragona, lomentacea, deiscente (indeiscente in Chorispora DC.) con 
valve più o meno convesse, appianate, carenate, berviio; semi uniseriati 
in qualehe genere biseriati. 

Ora é evidente che la diversa conformazione dei lobi stimmali, la 
svariata forma e posizione dei nettarii sono caratteri che occupano un 
primo posto tra quelli ehe meglio si prestano a distinguere i citati 
generi tra loro. Gli stimmi, p. es., sono molto divaricati e grossi nei 
generi Cheiranthus L., Matthiola R. Br. e Schizopetalum Sims.; più 
stretti e con papille più corte nei generi Hesperis (Tourn) L., Moricandia. 
DC., e Conringia Heist.; strettissimi, assai allungati con papille ridotte 
nei generi Chorispora DC. e Malcolmia R. Br. Si aggiunga a questo 
che il genere Cheiranthus La; hà due nettarii ad anello ciascuno circon- 
dante ogni stame breve, i generi Hesperis (Tourn) L., Conringia Heist 
e Moricandia DC., hanno un nettario circondante la parte interna ed i 
lati di ciascuno stame corto, il genere Schizopetalum Sims ha due nettarii 
uno che contorna una parte esterna di ciascuna inserzione staminale 
breve, i generi Malcolmia R. Br. e Chorispora DC. hanno due nettarii, 
uno inserito tra ciascuno stame breve e l'ovario, ed il genere Matthiola 
R. Br., ora è fornito di due nettarii, uno ad anello circondante ogni 
filamento breve, ora ne ha quattro laminacei, due per lato di ciascuno 
stame breve. 

Io credo che, riunendo questi caratteri con qualche altro di minore 


DEI NETTARII DELLE CROCIFERE, ECC. 


importanza, più facilmente riesca la determinazione dei nominati generi. 


D 
D 


Per essi si potrebbe stabilire il seguente ordine 


-ed ə 07109 ojuoure[y (än rp oje[ god oun "opp 


‘OBAO ] 9 ‘yopi oppd 
oaoaq ourejs unosvto | -wd uoo o meSunq 
wj 0jsod oueyjou ( mp Tesse rurissti3od]s 
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od p40d81.1049 rr + * eQueosrepur enbipig 


ug A 2240990 ^ * ^ ^ * * oquoostop enbijig 


'Qq vpuroniogi * mme) 
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Ijuer)oe1qqe QU ojep1oo uou ouine 24 


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ag y moyna coc ` opopu vid geununs oppd 


-e1 nid op ded *rejjou onp o "oo OUIS ounoselo 
ID əseq PI ojueureugojur ojuepuoodt9 Oezoen UN 


QUI LIZUA9IP 


'"ISSOJ.8 0 IpROLIBA 
- -Ip 1q0] uoo ewu ugg 
‘SUQ 24240220021198 94040 ourejs OTOP ouorz1esut €eunos ‘P 1991] M 
- 219 1p eulajso om eun ejuepuooso onejjeu UN 
"g $nqgjun4jWp ^ * ` ^ * 09109 mia unose 
Ip oseq ep ejuoureuiojur ojuepuooIo option UN 


oqonmQueorp o4duios 


1]egod | 9juepuoot9 OH an 


JULIJ 


416 ARMANDO VILLANI 


i 


I generi Lunaria (Tourn) L., Zibigia Medic., Aubrietia Adans., Ri- 
cotia L ed altri hanno uno stimma quadrilobo coi lobi earpidiali ri 
piegati ed i placentarii eretti; due nettarii alla base di ciascuno stame | 
breve (ad eccezione del genere Fibigia Medie. ehe ne ha quattro); una 
silieula ampia, largamente ellittiea od oblunga, compressissima, a volte 
orbieolare o lineare eon valve piane od alquanto compresse ed i semi 
compressi, reniformi (Zunaria [Tourn] L.) o più o meno alati coi funicoli — 

. liberi od aderenti al setto, uniseriati o biseriati. E 

Ai generi, di sopra indicati, appartenenti a questo gruppo, eui do il 


nome di Lunariee, potrebbe essere imposta la seguente ordinazione: 


due nettarii, ognuno eireondante a ferro 
di cavallo, aperto all'infuori, l’ inserzione 
staminale breve . Lunaria (Tourn.) L. 
i due nettarii, ognuno cireondante una 
dicentriche . . egi i i 
parte esterna di ciascuna inserzione dello 

Lunariee | | stame breve . : : . Aubrietia Adans 
due nettarii, ognuno posto tra ciaseuno 
stame breve c U ovario . .  Aicotia Lo 


quadricen- | quattro nettarii inseriti due ai lati di. 
triche — 1 ciaseuno stame breve . Lech Medie. ` 


Ripeto che il numero poco rilevante di Crocifere non mi permette in 
questo lavoro di trattare ampiamente del valore dei nettarii nella loro 
classificazione. 

Mi auguro intanto di poter far ciò al più presto positio. 

Dalla divisione da me fatta in sei gruppi delle Crocifere quadrieen- 
triche chiaramente appare come ognuno di essi riunisce generi tra loro ` 
affinissimi. I più ricchi sono certamente il secondo, il quarto ed il. 
sesto gruppo, al quale dal genere Sinapis (Tourn) L., do il nome di. 
Sinapee. Quest'ultimo è costituito da una quantità di generi, le eui 
numerosissime specie differiscono tra loro per lievissimi caratteri. Fin : 
da ora dubito che in tale gruppo il earattere dei nettarii possa essere 
| -r utilizzato nella SE nè notevoli sono le diversità. che 


5 


DEI NETTARII DELTE CROCIFERE, ECC. 417 


presentano gli stimmi delle svariate specie che vi appartengono. La 
prima ripartizione che s'impone nel gruppo delle Sinapee è certamente 
quella proposta dal prof. Delpino che divise le specie dei generi Sizapis 
| (Tourn) L., Zaarthrocarpus Labill., Brucaria Gàrtn., Rapistrum (Tourn) 
Medic., Crambe (Tourn) L., Cakile (Tourn) Gärtn., Brassica (Tourn) L. 
Diplotaxis (Tourn) L., ecc., in eferomericarpicae ed isomericarpicae. Tra 
le eteromericarpicae pose le specie fornite di frutti che a maturità si 
dividono in due pezzi che differiscono notevolmente l'uno dall'altro 
| per caratteri di forma, di funzione e di destinazione, nelle omomeri- 
carpicae od isomericarpicae collocò le altre, le cui silique a maturità 
o non si dividono in parti differenti tra loro, oppure si dividono in 
pezzi l'uno all’altro uguali nei caratteri di forma, di funzione e di de- 


stinazione. Suddivise le eteromericarpicae in diarthrae ed anarthrae ; 


nelle diarthrae riuni le specie fornite di rostro articolato, nelle azar- 


thrae quelle con rostro non articolato, a queste ultime aggiunse quelle 
di altri generi (Eruca [ Tourn] Adans., Vella L., Carrichtera Adans). 
per il solo aspetto morfologico, essendo le specie di essi fornite di un 
rostro omologo a quello delle Sinapis (Tourn) L., ma non staccantesi 
dalla pianta, né eontenente giammai semi. 

In quanto alle silieulose, ammessa la prima divisione fatta dalla 
maggior parte degli autori in latiseptae, augustiseptae e nucamentacene, 
divisione che ha moltissimi lati pregevoli, credo che, combinando i 
caratteri della larghezza o ristrettezza del tramezzo, della deiscenza od 
indeiscenza della silieula, con quelli dei nettarii e degli stimmi, sì 
| possano meglio classificare e scoprire sicure affinità tra generi che poco 
S differiscono tra loro. 

Tra i diversi autori che si sono occupati dello studio dei nettarii delle 
.. Crocifere primeggia per serupolosità di osservazioni, per esame accurato 
e per ricerche utilissime F. Hildebrand (1). Tuttavia mi piacè tra tanti 
ricordare il Boissier (?) che nella Flora orientalis tien conto qua e là 


0) F. HILDEBRAND, Vergleichende Untersuchungen über die Safidrüsen der 


in, 


(% E. Bossier, Flora Orientalis. Vol. I, Basileae 1867. 


418 i | "ARMANDO VILLANI 


nella sua classificazione del carattere di organi così importanti. Per 
quanto ne abbia fatto uso in soli pochi generi, mi è caro additarlo 
quale uno dei pochi autori che abbia intravisto riuscire il carattere dei 
nettarii utilissimo anche nella classificazione delle diverse specie di uno 
stesso genere; così tra i caratteri che distinguono alcuni generi tra loro 
cita eziandio quello dei nettarii indicandoli nel modo seguente: 


Aubrietia Adans...... « Glandulae valvariae geminae saepe in unam coa- 
litae basi deflerà elongatae ». 

Fibigia Med............. « Glundulae valvariae geminatae, placentariae ob- 
soletae ». 

Vesicaria Lam.......... « Glandulae valvares inflatae geminatae, caeterae 
obsoletae ». 

Koniga Adans,........ « Glandulae valvariae et Lirio: geminatae 

filiformes ». 

Berteroa DC... « Glandulae valvares geminatae ». 

Draba L « Glandulae valvariae geminatae ». 

Clypeola: bi... « Glandulae valvares geminatae ». 

Apparisce chiaro che, per le determinazioni notate dall’ autore, il 
carattere dei nettarii se ben si presterebbe a distinguere i generi Awbrietin 
Adans., Fibigia Med., Vesicaria Lam. e Koniga Adans., viceversa di 
poca utilità riuscirebbe per i generi Berteroa DC., Draba L. e Clypeola L. 

Secondo me anche nei nettarii degli ultimi generi, e per la forma è- | 
per la posizione, è possibile riscontrarè tra loro notevoli differenze. Tut- 
tavia dove mi sembra che abbia maggior merito l’autore è nei generi 
Arabis L., Nasturtium R. Br., Erysimum L., Sisymbrium All. e Coch- 
learia L.; nei quali il carattere dei nominati organi viene utilizzato 
anche nella classificazione delle svariate specie che li costituiscono. 

. Eeco le diverse Muere che fa dei detti generi: 

Arabis L 
Series I. Ala seminis nulla vel angustissima. 
Sect. I. Hr dme piis i Glandulae valvares anni- 
lares, placentariae obso- 
letae ». 


TU Ee 


DEI NETTARII DELLE CROCIFERE, ECC. 419 


* Semina biseriata 
A. perfoliata Lam. 
* Semina uniseriata 
A. pseudoturritis Boiss et Hldr., À. laga Sibth 
et Sm. 
Sect. II. Turritella C.A. Mey.. « Glandulae valvariae ge- 
| minatae vel obsoletae, pla- 
| centariae annulares ». 
* Annuae. 
+ Folia caulina sagittata. 
À. verna L., A. Montbretiana Boiss., À. auri- 
culata Lam., A. Cadmea Boiss. — — 
++ Folia caulina basi rotundata 
A. Aucheri Boiss. 
* Biennes perennantes. 
+ Folia caulina sagittata. 
\ A. hirsuta Scop., A. sagittata Bertol., A. Ge- 
rardi Besser., A. “cchroleica Boiss. et Heldr. 
++ Folia caulina basi rotundata. i 
A. muralis Bertol. 


Sect. HI. Cardaminopsis......... « Glandulae valvariae ge 
minatae, placentariae re- 
niformes ». 

A. petraea L. 


Beet, IV. Pseudarabis C. A. Mey « Glandulae valrares gemi- 


natae, placentariae ut- 
rinque binae reni formes ». 
A. procurrens W. K., A. androsacea Fenzl. 


Seet. V. Drabopsis Slade H Glandulae valvares gemi- 


SH natae, placentariae an- 
aulares >. 
A. degen Boiss., À. bryoides Boiss., A. 
Carduchorum, Boiss., A. sulphurea Boiss. 


A PRESA E VILLANI : 
Sect. VI. Së, C. A. Mey « Glandulae valvares ut 
rinque deflezae elongatae, 
| placentariae solitariae ra- 
rius bipartitae vel nullae ». 


a 


Y 


. Siliquae plano-eompressae. 
+ Flores albi. 
M. | albida Stev., À. deflexa Boiss. 


Flores purpurei. | : 
x aubrietioides teg À. purpurea Sibth et Sm. E 


PACA AE Flores ochroleuci. 
“A. flaviflora Bge. 
M Siliquae subeompressae. 
PE donocalyz Boiss. 
Series IL Ala. seminis latissima. A 
Sect. VII. — DC. GE i 
SE, Glandulae valvares annulares pla E 
facto SHE centariae obsoletae ». ` 
wis E 4 turrita Y 
SI n Glanditue valvariae binae breves, 


r mollis Stev, 4 nepetaefolia sia 


vos Nasturtium R. Br. 


| UN EE  Glaudulte Miura 46. 
S e i ek I. Cardaminum DC. Flores albi. Glandulue 4 placen- 
su dariae. N. officinale R. Br, N. Niloticum Boiss, —— 
GC MI. Brachylobos DC. Flores "lutei. Glandulae placen 
 dariae 4, valvares Ws 
H r. Heliobia — dees vel ees udorum incolae 

| Petala. -e non DE 


DEI NETTARII DELLE CROCIFERE, ECC. 421 


N. sylvestre L., N. aureum Boiss et Heldr. 


++ Folia inferiora ovata vel lyrata. 
N. brachycarpum C. A Mey., N. amphibium L., N. 
Austriacum Jacq. 


. 8 2. Xerobia — Collium sieeorum incolae 


Erysimum L. 


N. Pyrenaicum L., N. Lippizense Wulf., N. Thra- 
cicum Griseb., N. macrocarpum Boiss. 


…<€ Glandulae placentariae forma variae ». 
$ 1. Annua. 


* Siliqua tetragona a latere subcompressa. 

E. Pë ymbrioides C. A. Mey....... glandulae placent. 
APER truncatae......, E. Peromskianum F. et M...... 
Glandulae placent 23 partitae , E. Griffithianum 
Boiss... glandulae plac. obsoletae... ` 

* Siliqua exacte tetragona. 

E. repandum L., Glandulae plac. obscurae, bilobae., 
E tenuissimum.: J. Gay... glandulae placent. ob- 
scurae integrae..., E. tenellum DC. 

** Siliqua tetragona a dorso subcompressa. 

E. aureum MB... glandulae placent. breviter bilobae.... 


8 2. Biennia. 


* Siliqua a dorso compressa. 

+ Homotricha. Pili omnes bipartiti. 

E. thyrsoideum Boiss... glandulae placent. bilobae... , 
E. calycinum Griseb., E. Olympicum Boiss... glan- 


 dulae placent. latae tricrenatae..., E. astenia J. 


Gay... glandulae placent. bilobae... 

++ Heterotricha. — Pili bipartiti et ;pluripartiti mixti. 
E. Creticum Boiss., E. Ibericum Adams. 

"t Siliqua exaete tetragona. i 


+ Homotricha. — Pili omnes bipartiti. 


JE. Raulini Boiss... Gland. plac. rotundatae cre- 


em late: E. canescens Roth. Glandulae placentariae 
| LL Anno XIX, Vol. XIX. ` 


422 


ARMANDO VILLANI 


latae bi vet trilobae., E. canescens Roth. f latifolium... 
glandulae plac. dilatatae crenulatae. , E. Graecum 
Boiss et Heldr... gland. placent. bipartitae. , E. un- 
cinatifoliwm Boiss. et Huet... glandulae placent. bi- 
partitae. 

++ Heterotricha. — Pili 3-5 fidi bipartitis mixti. 
E. Smyrnaeum Boiss. et Bal. Glandulue plac. bipar- 
titae elongatae conico-subulatae..., E. asperulum Boiss. 
et Heldr... glandulae placent. bipartitae lobis conicis..., 
E. verrucosum Boiss. et Gaill... glandulae placent. 
bipartitae lobis conicis..., E. scabrum DC., È. bra- 
chycarpum Boiss., E. odoratum Ehrh., E Gayanum 
Boiss.. Gland. placent. bipartitae lobis remotis., E. 
strictum Fl. Wetter Glandulae placent. bilobae..., 
E. collinum MB... glandulae placent. bilobae..., E. 
leptostylum DC... glandulae placent. bilobae... 

"* Siliqua teretiuscula. 

t Heterotricha. Pili bipartiti et pluripartiti. 

E. goniocaulon Boiss... glandulis placent. bipartitis 
conicis vel filiformibus..., E. versicolor MB... Glan- 
dulae placent. bipartitae., E. Passgalense Boiss. Glan- 
dulae placent. bilobae., E. Persicum Boiss... glan- 
dulae placent. hemisphaericae obscure crenulatae. 
++ Homotricha. Pili omnes bipartiti. 

E. Szomitsianum Boiss. 

*"* Siliqua a latere compressa. 

+ Heterotricha. Pili eaulis bipartiti, foliorum stellati. 
E. cuspidatum MB... glandulae placent. bipartitae 
lobis elongato-conicis... 

++ Homotricha. Pili omnes stellati. 

E. crassicawle Boiss. glandulae placent. latae ob- 


|. solete denticulatae..., E. Stocksianum Boiss. 
$ 3. Perennia. 


y Siliqua a latere eompressa. 


DEI NETTARII DELLE CROCIFERE, ECC. 423 


+ Pili omnes ramosi. 

E. anceps Stev. 

H Pili bipartiti paucis trifidis interdum mixtis. 

E E. nanum Boiss et Hoh.... Glandulae placent. bilobae., 

d l SE E. Carium Boiss., E. mutabile Boiss. et Heldr... 

E glandulae placent. bipartitae lobis brevissimis dissitis.., 

E ; ** Siliqua a dorso compressa. 

| + Heterotrieha; Pili bipartiti et pluripartiti mixti. 

E. pseudocheiri Boiss... Glandulae placent. brevis- 

simae trilobae., E. gelidum Bunge... glandulae plac. 

obsoletae..., E. Elbrusense Boiss... glandulae placent. 

BC | bilobae lobis brevibus latis.., E. alpestre Ky... glan- 
nd dulae placent. bipartitae fili iformes... » E. alpestre Ky 5 

adcumbens Ky... gland. placentariae “et stylus abbre- 


viati., E. Aucheri Boiss... gland. placent. breviter 

bilobae..., E. -Hookeri Boiss., E. caespitosum DC... 

glandulae placent. bipartitae..., E. leptophyllum MB... Y 

glandulae placentariae breves bipartitae..., E. Perse- o 
politanum Boiss... glandulae placent. bilobae..., E. 
' aciphyllum Boiss... Glandulae plac. bilobae. —— e 
-+ Homotricha. Pili omnes bipartiti. 

E. leptocarpum Gay Erys... Glandulae placent. Mie ` 
des E. Kotschyanum J. Gay Erys... glandulae plac. in à 
breviter. bipartitae interdum obsoletae..., E. Boryanum P 
Boiss. et Sprun... glandulae placent. latae 2 vel. 3 lo- 
bae., E. macrostigma Boiss... Glandulae placent. bi- 
lobae Diis remotis..., E Altaicum C. A. Mey... [ab 

ooo E cheirantho Pers charactere (nimis in genere va- 
SE riabili 7 glandularum placent. trilobarum tantum (et 
an satis!) mihi di ifferre videtur Boiss]. 
.. "* Siliqua exacte tetragona. ` 
+ Homotricha. — Pili omnes bipartiti. 
E. Pomme e A Met Glandulae Wu 


S 
WË E, 


Sisymbrum All 


ARMANDO VILLANI 


++ Heterotricha. Pili bipartiti et pluripartiti. 


| E. pulchellum Wild... glandulae placent. bilobae lobis 


conicis vel filiformibus... E. pallidum Boiss. in Bourg... 
glandulae placent. bipartitae breves..., E. pectinatum 
Bory et Ch... glandulae placent. alal trilobae 
lobo intermedio interdum evanido.... 

*** Siliqua teretiuscula. Pili omnes bipartiti. 

E. strophades Boiss., E. oleaefoliwm I. Gay. Erys. 


Sect. L Arabidopsis. — Flores albi vel rosei rarius palli- 


dissime ochroleuci pedicellati ebracteati. Siliquae 
planae (rarius teretiuseulae) valvis uninerviis (in 
L. minutifloro enerviis) Sectio ab Arabide cotyle- 
donibus tantum distincta. 

* Folia eaulina sagittata amplexicaulia. 

S. toxophyllum MB., S. pumilum Steph., $. Grif- 
fithianum Boiss. 

** Folia caulina non amplexicaulia. 

S. Ihalianum L., S. nudum Bélang., S. Wallichii 
J. D. Hook, et Th., S. «inutiftorum J. D. Hook et ` 
Th. , S. Schimperi Boiss. 


Sect. IL. Sophia. — Flores lutei pedieellati ebracteati. Si- 


liqua planiuseula vel cylindrica valvis uninerviis. 
Septum temue nervis 1-2 pereursum. S. Sophia L. 


Sect. III. Zrio. — Koch Syn. p. 51. Flores lutei pedicellati 


ebracteati. Siliquae teretes. Valvae trinerviae. 

* Pedicellus fructifer inerassatus siliquae diam-aequi- 
latus. Septum crassum — Pachypodium Webb. 

S. Columnae Jaeq., S. Pannonicum Jacq., S. ery- 
simoides Desf. | 

** Pedicellus fructifer non inerassatus. Septum tenue. 
Glandulae valvariae utrinque binae. — Krio DC. 
S. Irio L., S. Irioides Boiss., S. Damascenum Boiss. 


. et Gaill., S. Laeselii L. 


DEI NETTARII DELLE CROCIFERE, ECC. 425 


** Pedicellus fructifer non incrassatus. Septum te- 
nue. Glandulae valvariae semiannulares. — Norta DC. 

B. strictissimum L., S. elatum C. Koch., S. jun- 
ceum MB., S. subspinescens F. et M., A decipiens 
Bunge 


Sect. IV. Velarum DC. Flores flavi subsessiles ebracteati. 


Siliquae e basi latiori truncata subuliformes. Septum 
tenue pellucidum S. officinale. 


Soct. V. Kibera. DC. Flores pallide oċhroleuci subsessiles 


Cochlearia E 


Sec. 


Sect. 


bracteati. Siliquae teretes. Septum crassum spon- 
giosum. | 
S. polyceratium L., S. runcinatum Lag. 


L Armoracia DC... « Glandulae hypogynae in aunu- 
lum confluentes. ».... 
C. Armoracia L. 


«HE ANE m — « Glandulae valvariae ge- 


minatae, placentariae ob- 
, soletae »..... 
C. Sempervivum Boiss. et Bal, C. Aucheri Boiss. 


ec HL Beltariopsis. — ...« Glandulae omnes obsoletae ». 
C. drabaecarpa Boiss., C. planisiliqua Boiss. 
IV. Pseudocamelina. — « Glandulae omnes obsoletae ». 


* Silieulae ovatae, semina biseriata. — Herbae pro- 
cerae. 

C. Szomitsii. Boiss., C.. Camelindà Boiss. 
T Siliquae lineares a latere compressiusculae, semina 
uniseriata. — Herbae procerae. ` 

C. glaucophylla DC., C. violacea Boiss., C. cam- 
pylocarpa Boiss. S 
** Siliqua linearis a latere subcompressa, semina 
uniseriata. — Herba cespitosa nana. 

C. aphragmodes Boiss. 


Sect. V. Kernera DC. — …. « Glandulae obsoletae »... 
C. saratilis L. | 


Da quanto sopra ho riportato si vede che l'autore in aleuni generi 
ed in diverse specie ha ben saputo trarre profitto dai nettarii per la 
classificazione di molte Crocifere, tuttavia in varii punti, sembra a me, 
che il Boissier sia caduto in qualehe inesattezza. Anzitutto io credo che 
il numero delle specie ed anche quello dei generi, descritti dall'autore, 
debba essere ridotto. Per quanto esattamente stabilito riseontro il carat- 
tere dei nettarii in aleuni generi, non posso affermare lo stesso per altri. 
P. es., nel genere Aubrietia Adans. le specie da me esaminate mai 
offrirono esempii di sdoppiamento dell'unieo nettario posto esternamente 
agli stami brevi; nel genere Cheiranthus L. che l'autore ritiene essere 
‘ costituito di specie sfornite di nettarii « glandulae hypogynae nullae » 
costantemente se ne riscontrano due, sviluppatissimi, ad anello circon- 
danti l'inserzione staminale breve; nel genere Koniga Adans i nettarii val- 
vari sono sempre laminacei e mai filiformi; nelle specie di Fibigia Medie. 
e di Vesicaria Lam., che ho potuto studiare, mat ho riscontrato nettarii 
placentarii. In due specie di Alyssum L. veggo notato il carattere dei net- 
tarii nell A. dasycarpum Steph « glandulis valvariis minutis » e nell A. 


calycinum L., « glandulis valvariis subulatis »; anche a me pare che, - 


nelle speeie che eostituiseono tale genere, poco possa servire pu la clas- 

sificazione il carattere dei nominati organi. 
x Dove appare che l'autore meglio abbia tenuto conto dei nettarii è 
2 i È nel genere Erysimum Le; tuttavia devo aggiungere che se ciò che riferisce 
A per le glandole placentarie perfettamente collima con quello da me 
esaminato, d'altro canto mi par strano che l'autore assolutamente taccia 
dei nettarii carpidiali. Del resto non posso. traseurare dal notare che le 
i frie forme con cui si edd i esc Sa offrire. un aureo 


x 


Da Erra sopra. è E Ee si TE ricavare la seguente distinzione dei 
coques ui nel. gene. ege? Se. 


426 ARMANDO VILLANI ; Ce 


DEI NETTARII DELLE CROCIFERE, ECC. 427 


Minutae truncatae 
Obscurae integrae 
tricrena 


Latae . . olscfota Ae Ee 


rotundatae 
Crenulatae . 
ire hemisphaerieae 


\ lobis brevibus latis 
bilobae . . . | lobis remotis 


lobis conicis vel filiformibus 
bilobae | lobis latis 


Lobatae . . vel trilobae 


lobis brevissimis 
lobis brevissimis 


trilobae . crassiusculae lobo intermedio in- 


Glandulae placentariae 


terdum evanido 


lobis remotis 

lobis conicis 

lobis elongato-conieis 

lobis eonieis vel filiformibus 
lobis brevissimis dissitis 


J bipasatse. 
partitae. . . 


| 
| 
| 
| 


lobis brevissimis 


bipartitae vel tripartitae. 


Diligenti e serupolosi osservatori dei nettarii delle Crocifere furono M. 
Willkomm e J. Lange (‘). In quasi tutti i generi godo di trovarmi con 
loro d'aecordo. Mi sembra tuttavia che avrebbero potuto continuare lo 
studio tanto bene incominciato e farne uso anche nella classificazione 
delle specie. 

Nelle sole sezioni dei generi Sisymbrium L. e Cochlearia L. si veggono 
richiamati tali organi. Così per il genere Sisymbrium L.... « Glandulae 
tori varie formatae » stabiliscono le seguenti sezioni : 

Sect. I. Kibera DC...« Glandulae tori nullae aut minimae ». 
S. supinum L., S. Lagascae Amo., S. golycer atium L. 


Uy M. WiLLKoMM e J. LANGE. Prodromus Florae — Vol. Il. 
Stuttgartiae 1880. : 


dé 


428 “+. ARMANDO VILLANI 


Sect. IL. Velarum DC.....« Glandulae tori laterales 4, binae 
ad staminum breviorum basin, me — : 

dianae nullae ». 
S. officinale (L) Scop., 8. corniculatum Car. P 
Sect. III. ` Arabidopsis DC. E 
S. erysimoides Desf. e Y 
Sect. IV. frio DC... Glandulae tori laterales annulifor- 


mes cum medianis in annulum glan- 
dulosum communem connatae ». 
+ Pedicelli siliquarum sursum curvati, crassi, apice 
incrassati. i 
S. Austriacum Jacq., S. Hispanicum Jacq., 8. con- 
tortum Cav., S. fugas Lag., S. crassifolium Cav., 
S. laxiflorum Bss., S. Arundanum Bss. 
+ Pedicelli siliquarum recti, breves, crassi. siliqua» 
patentes rectae. : S 
S. Columnae Jaeq. M 
j - : + Pedicelli longi tenues filiformes. Siliquae an- 
guste lineares, rectae vel PES longe raeemosae, 
stylo subnullo. mu - 
S. Assoanum Losc., S. Trio L., S. multisiliquosum ` 
Hoffm., S. Sophia L. e 
E per il genere Cochlearia L..« Glandulne tori 4, oppositipetalae ». 
+... Glandulae tori minimae oppositipetalae ». 
— €. officinalis L., C. Danica L., C. glastifolia L. 
He Glandulae tori laterales cum medianis ut- 
rinque in annulum filamentum brevius cireum- 
dantem intus See confluentes ». 
C. _Armoracia L. 


i 


i Ad eccezione delle specie: Biscutella RUE L. « glandulis hypogynis 
se elongatis. profunde bifidis, in sepalorum calcare inclusis », B. cicho- 
x ee Lois « glandulis hypogynis calcare sepalorum inclusis integris », 
 Erysimi m Duriaei Bss. « glandulis cont valde elongatis apice sublo- 


DEI NETTARII DELLE CEOCIFERE, ECC. 429 


` fatis », Alyssum calycinum L. « filamentis brevibus basi utrinque glandulis 
2 tori setaceis stipatis », A. Granatense Boiss. « glandulis ad filamento- 
À rum breviorum basin cylindricis »; nelle altre non viene notato il ca- 
KR rattere dei nettarii. 
3 Per quanto il numero delle specie esaminate dagli autori sia consi- 
| dlerevolissimo, noto che in quelle da me studiate ed appartenenti al 
genere Raphanus L., che essi ritengono fornito di sei nettarii « Glan- 
. dulae tori 6, 2 laterales angulatae supra basin staminum breviorum, 
- 4 medianae infra staminum longiorum paria », io ne ho osservato sem- 
pre quattro, come innanzi ho descritto; lo stesso ho riscontrato nelle 
- specie di Rapistrum Desv. e non come reputano i citati autori « glan- 
dulae tori 4, medianae, compresso-trigonae v. arcuatae, ad basin staminum 
longiorum ». Nel genere Myagrum L. ho visto sei nettarii, uno alla base 
. di ciascun filamento e l'altro e non.« glandulae tori 4, 2 (medianae) 
simplices, 2 (laterales) bilobae ». Nel genere Malcolmia R. Br. costante- 
. mente ho riscontrato due nettarii, ognuno posto tra ciascuno stame breve 
e l’ovario, viceversa i citati autori riportano « Glandulae tori 4, placen- 
tariae (medianae) staminibus exteriores, carpellariae (laterales) interiores. 
Ripeto nondimeno che, prescindendo da qualehe altro genere in eui. 
| à me è accaduto di riscontrare la posizione dei nettarii non del tutto. 
uguale a quella indieata dai detti autori, nei rimanenti, esaminati da 
essi e da me, non si trova aleun disaccordo. 
A proposito dei nettarii in una nota del Prof. Gibelli nella Flora Ita- 
È liana (') è detto: « Ci siamo occupati anche noi con insistenza e sopra 
moltissime specie, per riconoscere se fosse stato possibile desumere dalla 
Struttura e disposizione delle ghiandole dei caratteri costanti, per diffe- 
renziare un genere dall'altro. Ma abbiamo dovuto convincerei con altri 
‘autori, che questi organi, tardivi nel loro sviluppo, variano da specie a 
Specie, e qualche. volta nella stessa specie a seconda dell’epoca di vege- 
tazione in cui si osserva, e forse della località in cui si raccoglie. E 
Se non è da maravigliare se- i caratteri da noi indicati per ve 


430 ARMANDO VILLANI 


organi in aleuni generi, non si accordino con quelli loro attribuiti negli 
stessi generi dai diligentissimi autori del Prodromus Florae Hispanicae, 
Willkomm e Lange ». 
A me non sembra esatto quanto è riportato dal Gibelli, almeno per 
ciò che riguarda le mie osservazioni. Le Crocifere che da varii anni ho 
raccolte mai le ho trovate diverse per la forma e per la posizione dei 
nettarii da quelle da me ripetute volte coltivate. Ho seguito lo sviluppo 
di varie specie, di alcune specialmente la cui fioritura si prolunga per 
oltre sei mesi, e neanche in questo caso ho potuto vedere cambiamenti 
degni di nota. Aggiungo ancora che la stessa specie coltivata in luoghi 
differenti per più anni sempre ha conservata invariata la posizione e 
la forma di questi organi. 
Fra tanti esempi cito che la Biscutella levigata L., la Cardamine 
Pbi Vill, V Alyssum argenteum (AlL) Vitm. e l'A. montanum L., rat- 
colte a Parma sul monte Prinzera (m. 736) di natura essenzialmente ` 
serpentinoso, erano fornite di nettarii perfettamente uguali a quelli delle 
stesse specie da me coltivate nell'orto botanico di questa città. 
Ció premesso, non so come abbiano fatto gli autori nel dire ehe il 
genere Eruca (Tourn) Adans. ha due ghiandole a cercine intorno alla ` 
base degli stami brevi, quando in tutte le specie, da essi deseritte e 
da me esaminate, ho sempre trovato quattro nettarii, disposti nella 
maniera di sopra indicati; né perchè hanno stabilito che il genere Chei- 
rantus L. (fornito di due nettarii, inseriti ad anello intorno alla base S 
di ciascun stame breve) ne ha quattro, uno a cercine intorno alla base 
di ciascun stame breve ed uno tubercoliforme alla base e tramezzo à 
ciaseun paio di stami lunghi. | 
Pur rispettando l’opinione del chiarissimo ts: non posso fare a 
meno di dire che io la penso del tutto diversamente, essendo convintis-. 
simo che, per la maggior parte dei generi e delle specie, possa riuscire ` 
utile il carattere dei nettarii nella loro classificazione. 
Ben poco si è servito di questi organi nell'aecurato lavoro della Flora 
analitica d'Italia CH il Prof. G. Paoletti. Per ragioni che dirò in — : 


o Pla Tearen. Fore Aiai itk Padova, 1898. 


DEI NETTARII DELLE CROCIFERE, ECC. 431 


a me non pare che i due nettarii del genere Cheiranthus L., risultino, 
come si legge nella citata opera, da abbinamento delle glandole mediane; 
lo stesso dico per quelli inseriti alla base dei filamenti brevi del genere 
Erysimum L. 
à Dopo ciò è possibile riferire tutte le diverse posizioni dei nettarii ad 
una forma tipica? 

Varii anni fa nell’occuparmi delle affinità delle Crocifere, paragonai 
il fiore dell Epimedium alpinum L. eon quello dell’ Arabis alpina L. In 
questa specie i nettarii sono quattro, due posti alla base ed esterna- 
mente ai corti stami e due alla base esterna e .tra ciascuna coppia di 
stami lunghi. Spesso i due nettarii degli stami brevi cireondano una 
i: breve porzione di questi ultimi. Lo stesso fenomeno ho riscontrato nella 
E Dentaria bulbifera L. e nella Cardamine impatiens L. 
È © La posizione dei nettarii di queste specie mi colpì fin da quando 


incominciai lo studio delle Crocifere. In esse, come si osserva chiara- 
mente, i quattro nettarii formano due cicli dimeri, di cui il più esterno 
è quello situato alla base dei corti stami. Finoggi nessuna specie ho 
rinvenuta con nettarii inseriti soltanto alla base degli stami lunghi, 
Nelle Crocifere fornite dei soli nettarii esterni è scomparso il ciclo 
dimero di nettarii interni e quello che si è conservato ha subito svariate 
modificazioni. Secondo me, nessuna alterazione «è avvenuta nei nettarii 
del genere Heliophila L., nelle cui specie costantemente ho riscontrato 
i un nettario posto alla base esterna di ciascun filamento breve. Nel genere 
— Aubrietia Adans., pur essendo inseriti esternamente agli stami brevi, 
circondano una parte della inserzione di questi; il fenomeno è più palese 
- nel genere Schizopetalum Sims., in cui i due nettarii, facilmente per 
una pressione qualsiasi, sono stati alquanto schiacciati, prolungati obli- 
 quamente ed acuminati all apice. 
. Nei generi Lunaria (Tourn) L., Hesperis (Tourn) is Conringia Heist 
e Moricaudia DC. la posizione. dei nettarii sembra del tutto inversa . a 
quella dello Schizopetalum Sims. Essi contornano, a guisa di ferro di 
cavallo aperto all'infuori, la base degli stami brevi. Io sono persuaso 
che la trasposizione dei nettarii sia dovuta all'ineurvamento degli stami 
: corti, in origine anche in questi generi erano posti esternamente, essendo 


432 ARMANDO VILLANI 


poi i nettarii esterni designati ad insetti muniti di prohoscide, la continua 
visita di questi produsse un ineurvamento dei filamenti staminali ed i 
nettarii, per la pressione subita, dovettero dividersi in due parti che 
eontinuarono a spostarsi fino a saldarsi nella parte interna dello stame; 
in tal modo si rese più facile la loro funzione attrattiva. 

I generi Chorispora DC., Malcolmia R: Br; Ricotia Lie Diptycho- 
carpus Trautv., hanno un nettario posto tra ciascuno stame breve e 
l'ovario; questa posizione deriva dalla precedente; le porzioni nettarifere 
poste ai lati dei filamenti brevi si sono atrofizzate. 

Nel genere Cheiranthus L., i due nettarii circondano ciascuno ad 
anello le inserzioni dei corti stami, alla cui base esterna dovettero essere 
dapprima inseriti. Quando si incurvarono gli stami, da essi spiccarono 
diverse bandellette nettarifere, due delle quali si congiunsero tra loro 
internamente agli stessi filamenti. Nelle diverse specie del genere Mat- 
thiola R. Br. è più manifesto il fenomeno. In alcune di esse i nettarii 
si trasformarono come nel genere Cheiranthus L., in altre, dopo essersi 
divisi, non subirono ulteriori concrescenze. 

Passo ora alle Crocifere quadricentriche. 

.Nel primo gruppo, come si verifica nel genere 1 beris L., i quattro 
nettarii sono disposti a due a due tra eiaseuno stame breve e l'ovario. 
In questo caso si tratta-di una forma quadricentriea derivata da una 
dicentrica. Secondo me ogni coppia di nettarii deriva da un unico 
nettario posto esternamente allo stame breve, che, per la pressione : 
ammessa di sopra,'si è diviso in due parti, le quali, spostatesi, si sono 
portate tra lo stame e l ovario più o meno avvicinate tra loro. 

La forma della silieula ha concorso a rendere più facile la modifica- 
zione descritta. 

La stessa origine, a mio modo di vedere, hanno i nettarii posti ab 
lati degli stami brevi, come avviene nei generi Alyssum bL Aethionema 1 
R. Br., Thlaspi (Tourn) L., Lepidium E Coronopus (Rupp.) Gaertn., | 

Clypeola L., Anastatica L., ece. Anche essi deriverebbero dal ciclo dimero 
‘di nettarii esterni. Ogni nettario, inserito dapprima come nel genere. 
Heliophila L., si sdoppió per la pressione esercitata dall’incurvamento - 
dei rispettivi stami. Si noti che questo fatto si avvera in diversi generi 
tra loro per molti caratteri affinissimi. 


E DEI NETTARII DELLE CROCIFERE, ECC. 433 


Nel terzo gruppo delle Crocifere quadricentriche ho posto i generi 
Vesicaria Lam. e Jonopsidiwm Rchb. che hanno un nettario interposto 
tra la base dei filamenti degli stami brevi e quelli dei lunghi adia- 
centi. Anche per questi generi ripeto quanto ho detto per V Aethionema 
R. Br., per il Thlaspi ecc. Si tratta sempre del ciclo dimero di nettarii 
esterni. Questi, sdoppiatisi per l’incurvamento degli stami, hanno acqui- 
stata poscia una forma semilunare, abbracciante da una parte l'inser- 
zione staminale breve e dall'altra quella del lungo adiacente, per una 
nuova pressione esercitata dalla silicula rigonfia. 

Nel quarto gruppo trovo quattro nettarii, uno ehe cireonda più o 
meno completamente la base dei filamenti brevi, ed uno alla base esterna 
dei filamenti lunghi.-I generi Erysimum L., Barbarea Beckm., Alliaria 
.. . (Rupp) Adans eec. offrono tale carattere. In questo gruppo poche modi- 


fieazioni presentano i nettarii del eiclo dimero interno, una delle più 
comuni è certamente quella che si osserva in ispecial modo nelle diverse 
specie del genere Ærysimum L., in cui ora sono semplici ed ora lobati 
. © partiti; quelli invece del cielo dimero esterno, sempre per adattarsi 
... all'ineurvamento degli stami brevi, hanno assunte posizioni diversissime. 
Così in alcune specie circondano interamente la basé degli stami brevi, 
cin altre una parte esterna ed in altre invece una parte interna di essi. 
Essendo numerosissime le specie che vi appartengono é naturale che in 
| diverse i nettarii debbano presentarsi non tutti egualmente conformati. 
P. es, la presenza del cielo dimero dei nettarii interni non è per tutte 
le specie costante, aleune non hanno che i soli nettarii del cielo dimero 
esterno. Così la Cardamine Chelidonia L. e la Dentaria pentaphyllos L. 
5 digitata (Lam.) hanno soltanto due nettarii linguiformi, assai cospicui, 
| situati alla base degli stami brevi, in queste specie dunque è scom- 
= parso il ciclo dimero di nettarii interni. In altre, come nella Carda- 
| mine hirsuta L. e nella D. pentaphyllos L. « pinnata (Lam) si trovano 
sei nettarii. Nella prima specie due sono inseriti ciascuno alla base e 
tra gli stami lunghi, come d’ordinario, e quattro sono posti due ai 
lati di ciascuno stame breve, questi derivano da un unico nettario dap- 
| prima inserito esternamente ad esso stame e dopo divenuto doppio. 
Nella Dentaria pentaphyllos L. pinnata (Lam.) invece i nettarii del 


434 | ARMANDO VILLANI 


ciclo esterno non si sono alterati, mentre quelli del ciclo interno, sdop- 
piatisi, si sono portati ognuno alla base di ciascun stame lungo. In 
altre specie infine i quattro nettarii sono tra loro uniti da sottili ban- 
dellette nettarifere, originatesi anche queste per le diverse pressioni, 
cui è andato soggetto il fiore delle Crocifere. 

Nel quinto gruppo sono riunite le specie che hanno un nettario, 
cireondante l'inserzione dei corti filamenti, congiunto coll'omonimo 
opposto, mediante sottili bandellette nettarifere, che contornano T inser- 
zione esterna della coppia dei lunghi stami, presentando tra questi un 
ingrossamento. Vi appartengono i generi Sisymbrium (Tourn) L. e Tur- 
ritis L., le eui specie, per la posizione dei nettarii, sembra che appar- 
tengano ad un gruppo di Croeifere dicentriche, fornite di due nettarii, 
circondanti gli stami brevi ed uniti tra loro. Le continue osservazioni 
fatte mi hanno mostrato che quasi sempre tra ciascuna coppia di stami 
lunghi la striseia nettarifera presenta un ingrossamento che in aleune 
specie diventa molto visibile, in altre è assai ridotto. 

In queste Crocifere dunque, per una data pressione, i nettarii del ciclo 
interno si sono schiacciati ed hanno dato origine a prolungamenti late- 
rali che hanno congiunti tra loro quelli del cielo esterno. S 

Noto che in aleune specie di Sisymbrium (Tourn) L. i due nettarii ` 
degli stami brevi si presentano divisi ed i quattro che ne risultano sono 
congiunti dalla parte esterna degli stami lunghi per mezzo di sottili 
striscie nettarifere. In tali specie oltre allo schiacciamento dei nettarii 
del cielo dimero interno si sono sdoppiati quelli del cielo esterno. 

L'ultimo gruppo di Crocifere quadricentriche è caratterizzato da spè 
cie che hanno quattro nettarii, uno alla base dei filamenti brevi, tra 
| questi e l'ovario, ed uno ' alla base esterna e tra i filamenti degli statt 
lunghi. 

I generi Sinapis (Tourn) L., Brassica (Tourn) L., Eruca (Tourn) 
Adans., Crambe (Tourn) L., Raphanus (Tourn) L., ecc., lo rappresentano. | 
 Costantemente riscontro che non muta la posizione dei nettarii del ciclo 
. dimero esterno, né quelli del ciclo interno. Nelle specie di questo gruppo ` 

x nettario dne si trova tra lo stame breve e l'ovario era esterno, il suo 
) è un fatto posteriore; valga per esso quanto ho detto dei. 


DEI NETTARII DELLE CROCIFERE. ECC. 435 


nettarii degli stami brevi dei generi Zunaria (Tourn) L., Moricandia 
DC., Chorispora DC., Mulcolmia R. Br. eec. 3 

Un tipo poco ricco di specie è quello delle Crocifere policentriche. 
Esso comprende specie aventi un nettario posto tra ciascun filamento 


p 


e l’altro, od uno esterno alla base di ogni filamento, oppure uno 
esterno ed uno tra ciascun filamento e l'altro. Nel Myagrum perfoliatum 
L. che ha sei nettarii inseriti alla base ed esternamente tra ciascuno 
stame e l'altro, i due nettarii del cicio dimero interno non hanno sof- 
ferto aleun cambiamento, mentre quelli del ciclo dimero esterno si sono 
divisi ed hanno preso posto ai lati del filamento breve. Lo stesso feno- 
meno verificasi nell’ Isatis tinctoria L. Nel genere Selenia Nutt. si riscon- 
trano specie con dieci nettarii inseriti sempre esternamente in parte alla 


base, in parte tra i filamenti staminali; essi derivano da sdoppiamenti 


. € dei nettarii placentarii e di quelli carpidiali. Nella Koniga Libyca R. 
Br. e nella K. maritima R. Br., che sono fornite di otto nettarii, si può 
ripetere ciò che ho detto per il genere Selenia Nutt. 

In ultimo stabilii di riunire nel tipo delle Crocifere monocentriche 


quelle specie che, per la diversa conformazione del ricettacolo, hanno 
un solo nettario, rappresentato da un diseo nettarifero inserito tra l'ovario 
e landroeeo. À me sembra che anche questo nettario derivi da una 
. delle forme descritte. Non è strano il supporre che, data la concavità 
. del ricettacolo; i nettarii, dopo diversi spostámenti, da esterni, divenuti 


F 


Ca m 
i m 


interni, sieno tra loro conereseiuti. 

` Dalle mie considerazioni dunque si rileva che tutte le diverse forme 
di nettarii possono benissimo ritenersi derivate da una forma -tipica 
| quadrieentriea, in cui essi trovansi inseriti esternamente agli stami; 
due, uno alla base di ciaseuno stame breve, e due, uno alla base e tra 
ciascuna coppia di stami lunghi. 

La maggior parte degli autori ha sostenuto e sostiene i nettarii 
organi di natura originalmente staminoidea. Con loro va d'accordo il 
Prof. Nieotra, come lo dimostra uno dei suoi recenti lavori sulla simetria 
fiorale delle Crocifere. (*) 


0 L. NicorgA. Sulla simetria fiorale delle Crocifere. V. Rendiconti del 
Congresso Botanico Nazionale tenutosi a Palermo nel maggio 1902. — Pag. 
3. Palermo, Friulla. 1903. 


TE 


436 i ARMANDO VILLANI 


In una mia nota preventiva (?) nel discutere sulle affinità e discen- 


denza delle Crocifere tenni ben conto dei nettarii, venni nulladimeno a 


delle conclusioni del tutto opposte a quelle del Prof. Nicotra. Nello 
stabilire il diagramma delle Crocifere, mi servii dei fiori di Arabis 


alpina L. specie che, per le addotte ragioni, meglio si presta a mostrare `. 


quanto sia affine una Crocifera con il genere Epimedium L. 

| Ritenni ed oggi ne sono maggiormente convinto ehe il fiore delle 
Crocifere fosse costituito da nove cieli dimeri, e, fin da quando inco- 
minciai lo studio di esse, ammisi due cieli dimeri di nettarii apparte- 


nenti a verticilli differenti. Ma, secondo me, i nettarii degli stami brevi ` 


farebbero parte del verticillo esterno, mentre quelli degli stami langhi 
del verticillo interno. Stando invece ai nettarii delle specie di Cakile 
(Tourn) Gärtn e di Crambe (Tourn) L., richiamati dal Prof. Nicotra, 
i nettarii che io reputo esteriori sono per lui anteriori e viceversa. Per 
quanto una simile posizione si trovi non solo nei generi Crambe (Tourn) 
L. e Cakile (Tourn) Gärtn; ma in tutti quelli appartenenti al gruppo, 
che fu detto delle Sinapee, e che è molto rieco di specie, tuttavia il 
grande numero di Crocifere, aventi nettarii situati in posti diversi, 
e le considerazioni esposte, mi hanno persuaso che la posizione di. 


quelli delle rasa deriva da un'altra che pa essere considerata come | 


tipica. | 
Nè posso andare d'aeeordó col Prof. Nicotra circa il significato che 
dà allo sdoppiamento dei mettarii interni del, genere Cakile (Tourn) . 


Gärtn. Anzitutto noto che in aleuni fiori di Cakile (Tourn) Gärtn. ho ` 


osservato che, il nettario posto internamente ‘allo’ stame breve, EE 


volta si presenta indiviso. 

Nel gruppo delle Sinapee, in eui per moltissimi caratteri deve essere 
collocato tale genere, il nettario posto tra ciascun stame breve e l'ovario 
deriva, eome ho detto, da un nettario ehe da prima era situato ester- 
namente, poscia, dopo essersi diviso, per la pressione dovuta all incur- 


vamento dello stame, in due parti, queste si trasportarono internamente - 
al corto filamento, concrescendo del tutto in alcuni ien ( Sinai, 


‘AR A. VILLANI Nota preventiva sull’affinità e discendenza delle Crocifere. ( 


— SES Anno XIIL Genova, Vasari 1900. 


es 


dëi S E, EMT 
SEN ent 


DEI NETTARII DELLE CROCIFERE, ECC. 437 


[Tourn] L., Brassica [Tourn] L., Diplotacis DC., ecc.) in parte in altri 
(Crambe [Tourn] L. ece.). 

L'ineurvamento degli stami brevi e lo spostamento dei corrispondenti 
nettarii si rese, secondo me, necessario trovandosi tali organi, per la 
funzione da loro esercitata, molto nascosti dallo assorgere dei sepali e 
dalla connivenza delle unghie petaline. 

Perchè poi in alcune specie non si sono spostati anche i nettarii dei 
filamenti lunghi? La causa di ciò, secondo me, risiede e perchè questi 
divennero doppi e perciò, data la loro resistenza, non soffrirono alcun 
incurvamento, e per altra ragione di cui terrò parola in seguito. 

Il Prof. Nicotra dice che nella simetria fiorale delle Crocifere scorge 
coesistenza di tetrameria e di dimeria, anzi una tendenza a passare 
dall uno all'altro di questi tipi. 

Stando al fiore come si presenta oggi chiaramente si scorge coesi- 
stenza di tetrameria e di dimeria, la prima si osserva sempre nella 
corolla e la seconda nel calice e nel gineceo. A me sembra che la tetra- 
meria della corolla sia un fatto avvenuto dopo; prima essa era pura- 
mente dimerica ed il fiore delle Crocifere era costituito da tre cieli 
dimeri di calice, da due cieli dimeri di corolla, da due cieli dimeri di 
nettarii, da due cieli dimeri di stami e da un ciclo dimero di carpidii. 
Perfetta omologia vi sarebbe dunque tra le parti del fiore di una eroci- 
fera e quelle dell’ Epimedium alpinum L., nel quale si riscontrano tre 
cieli dimeri di calice, due cieli dimeri di corolla, due cieli dimeri di 
petalonettarii, due cieli dimeri di stami, un cielo monomero di carpidii. 

La sola differenza sarebbe riposta nel gineceo che è monocarpidiale 
nell’ Epimedium alpinum L., bicarpidiale nelle Croeifere. Di questa diffe- 
renza già ne parlai altrove e mostrai la grande affinità che vi è tra la 
siliqua di una Crocifera ed il follicolo di un ZpZmediwm L. 

Notai che per le mie convinzioni nelle Orocifere era seomparso un 
cielo dimero di sepali ed un cielo dimero di corolla, di cui l'altro 
rimasto, sdoppiatosi, divenne tetramero. I due cicli dimeri di nettarii 
delle Crocifere corrisponderebbero ai due cieli dimeri di petalonettarii 
dell’ Epimedium L. 

Frequenti volte ho. osservato che in alcuni fiori per lo più in quelli 


28. Malpighia, Anno XIX, Vol. XIX. 


438 ARMANDO VILLANI 


a corolla molto aperta, come, p. es., nella Vesicaria grandiflora Hook, 
nelle diverse specie del genere Heliophilz ecc., in ore più calde della 
giornata il fiore continuatamente era visitato non solo da apidi e da 
altri insetti muniti di proboseide, ma ancora da formiche e da insetti 
o sforniti del tutto oppure aventi una piccolissima proboscide. 

Il fatto richiamò la mia attenzione e più volte osservai che spesso 
la visita degli insetti dalla lunga proboscide si univa a quella delle 
formiche o di piccoli insetti, che si dirigevano dalla parte del calice del 
fiore, dietro cui succhiavano il nettare secregato dai nettarii degli stami 

i lunghi. Questo fenomeno si osserva meglio quando i citati organi sono 
in un periodo di massima secrezione, allora, essendosi abbastanza aperto 
il fiore, i sepali e le unghie petaline non sono molto conniventi. Io 
credo che quanto si verifica nelle diverse specie del genere Heliophila L. 
e nella Vesicaria grandiflora Hook, debba aver luogo in moltissime 
altre Crocifere. 

Nel genere Heliophila L., come ho detto, i nettarii sono posti uno 
alla base esterna di ciascun stame breve. Ebbene, in varie specie da me 
coltivate, ho osservato che alcuni piccoli insetti ed anche le formiche, 
dopo aver visitato il fiore dalla parte superiore, passavano all” opposta , 
ed insinuandosi tra i sepali ed i petali andavano a succhiare il nettare 

; dietro lo stame breve. Ora mi son domandato se questo fenomeno sia 0 
no generale nella famiglia delle Crocifere. In questo caso si potrebbe 
venire alla conclusione che i nettarii delle Crocifere compiono contem- 
poraneamente un duplice lavoro, quelli del ciclo esterno si prestano per 
l'allettamento di animaleoli per effettuare le nozze incrociate (ad ecce- 
zione del genere Zeliophila L. e di altri) e quelli del ciclo interno in 
parte per la fecondazione ; ma eontemporaneamente e maggiormente per. 
la difesa della pianta. | 

Questa per me sarebbe una nuova prova per cui i nettarii placentarii, 
non trovandosi molto nascosti, né essendo continuatamente visitati come 
i laterali, mai si spostarono. 


Tale fenomeno mi sembra collegato con quello dei nettarii estranuziali, 
questi esercitano la loro funzione solo dopo la caduta dei sepali e dei 
petali, mentre quelli del ciclo interno quando hanno raggiunto un 
periodo. di massima secrezione. 


DEI NETTARII DELLE CROCIFERE, ECC. 439 


Dalle eose innanzi dette si rileva: 

1.° Che servendosi del carattere dei nettarii, rispetto al loro numero, 
le Croeifere possono essere ripartite in quattro tipi: Crocifere dicentriche, 
quadricentriche, polieentriehe e monocentriche. 

D Che i tipi più ricchi sono quelli delle Crocifere dicentriche e 
quadricentriche, e che essi a loro volta possono essere suddivisi per la 
posizione dei nettarii in gruppi, i quali abbracciano generi tra loro 
affinissimi. 

3." Che le diverse forme di nettarii sono riferibili ad un'unica 
forma tipica, avente quattro nettarii, due, uno alla base ed esterna- 
mente a ciascun stame breve, e due anche all’esterno, uno alla base e 
tra ciascuna coppia di stami lunghi. 

4.° Che i nettarii costituiscono due cieli dimeri diversi: è esterno 
il cielo dimero dei nettarii posti alla base a stami brevi, è interno 
quello degli stami lunghi. 


` 


5. Che la tetrameria della corolla non è che apparente. 

6.° Che il fiore delle Crocifere è puramente dimerico. 

7.° Che in aleune specie i nettarii degli stami lunghi compiono 
contemporaneamente una duplice funzione: l’una destinata ad effettuare 


le nozze incrociate, l’altra alla difesa della pianta. 


Dal R. Orto Botanico dell’Università di Parma, novembre 1905. 


P. ROMANO 


Ricerehe sulla eostituzione florale 
Dí 


RANUNCULUS LANU GINOSUS. 


Tra le piante più comuni dell'Italia meridionale è da annoverare il 
Ranunculus lanuginosus, il quale in alcune località favorevoli al suo 
sviluppo, rieopre estesi tratti di terreno a detrimento delle altre specie 
consorelle. La massima attività vegetativa del Ranunculus. lanuginosus 
si espliea soltanto nella stagione primaverile, mentre la esistenza della 
specie nella rimanente parte dell' anno si riduce alle sole radiei fibrose 
ed a qualehe foglia radieale. Non pertanto, se l'inverno non si mostra 
eccessivamente freddo, è facile rinvenirne qualche individuo in piena 
fioritura, nei mesi di dicembre o di gennaio. 

La distribuzione geografiea di questa specie non puó dirsi abbastanza 
lata, venendo indicata soltanto per l Europa centrale e meridionale e 
per il Caucaso. In Italia estende il suo dominio tanto nei boschi e nelle 
regioni montuose, quanto in tutti i luoghi selvatici della Penisola e nelle 
grandi isole (CA, 

Il Ranunculus lanuginosus è una specie alquanto polimorfa, distin- 
guendosene varie forme caratterizzate dal diverso sviluppo, dalla diversa 
conformazione delle foglie e da altre note differenziali. Nel Italia me- 
ridionale, a quanto assicurano Paoletti e Fiori (?), sembra più diffusa 
la loro forma 5, la quale corrisponderebbe al R. umbrosus di Tenore e 
` Gussoue (°). 

La variabilità dei caratteri di tale specie ha spesso generata confu- . 
sione con altra, e talvolta si è finanche elevata a -— e sua 


oq) eege Flora Italiana ns D, pag. 13. Fiori e PaoLETTI, FL Ital., 


Ze | vol. 1, pa 


Q9) Ce e pe cit. i 
© TENORE e GUssoNE, ege sulle peregrinazioni E pag. 160. 


RICERCHE SULLA COSTITUZIONE FLORALE DI RANUNCULUS LANUG. 441 


varietà. Così il Bertoloni (*) vi riferisce il E. nemorosus (Bertol. fil. Jt. 
in Apenn. Bonon., pag. 20), il R. neapolitanus (Ten. FI. nap., tab. 148) 
ed il già citato R. umbrosus. Fiori e Paoletti vi ascrivono pure il R. vi- 
tifolius (Lojac.?) ed il R. geraniifolius (DC.), che però tengono distinto 
come forma a parte (?). Mail R. lanuginosus non varia soltanto negli 
organi di vegetazione; chi ne osservasse un buon numero di individui 
in piena fioritura, si accorgerebbe subito che alcuni di essi producono 
fiori più vistosi e più vivaci nel colorito, mentre altri ne producono di 
ben modeste proporzioni e di colorito meno vivace. Già il Bertoloni (?) 
aveva notato questo fatto, e nella Flora Italica scrisse « flos nune gran- 
diusculus, nunc minor », ma a ciò non venne data una grande impor- 
tanza, prevalendo in quel tempo il solo criterio morfologico. Anche del 
Ranunculus Ficaria si era abituati ad ammettere una forma grandiflora 
ed una forma parviflora, le quali venivano considerate da alcuni bota- 
nici come due specie distinte. Fu il prof. Delpino (*) ehe per il primo, 
or non ha guari, ci fece conoscere la vera costituzione morfologica e 
fisiologica del comune Favagello. Egli, confrontando numerosi fiori delle 
due forme, non tardó a seorgere « che le antere della forma minore 
erano abbozzate ma non condotte a perfezione e non producevano punto 
polline. I carpidii invece erano bene sviluppati; così pure gli stimmi e 
le papille stimmatiche. Nei fiori della forma maggiore per contrario 


erano evoluti ottimamente tanto l’androceo quanto il gineceo. » Da tali 
differenze il Delpino argomenta essere il Ranunculus Ficaria una spe- 
cie ginodioica, al pari di parecchie Labiate e di altre piante riferentisi 
ad altre famiglie. Le specie ginodioiche, come è noto, constano di due 
sorta di individui, gli uni con fiori eselusivamente ermafroditi, gli altri 
con fiori esclusivamente femminei. Amendue le forme sono fruttificanti. 
Poichè il Ranunculus Ficaria risponde egregiamente a tali caratteri, 
` deve ritenersi vera la congettura espressa in proposito dal prof. Delpino. 


: () BERTOLONI, Flora Ital, vol. 5, pag. 544. 

(*) Fiori e PAOLETTI, Opera citata. 

. &) BERTOLONI, Flora Italica, vol. 5, pag. 

(4) DeLPINO, Dimorfismo ated e ear Ficaria. Atti Accad. delle 
Scienze dell'Ist. di Bologna, 


A] pari della specie precedente, il Ranunculus lanuginosus presentasi 
sotto due forme: macranta l' una, micranta l'altra; epperó queste due 
forme mostrano anche differenze negli organi di vegetazione, la qual 
cosa è detta pure per il Ranunculus Ficaria (*). 

Messe a confronto piante delle due forme, maeranta (od ermafrodita) 
e mieranta (o femminea) le differenze negli organi vegetativi non tar- 
dano ad appalesarsi, massime quando si ha avuta la cura di scegliere 
individui egualmente sviluppati. Tali differenze consistono nel fatto che ` 
la forma femminea è meno robusta di quella ermafrodita e per i suoi in- 
ternodii più raeeoreiati, durante la fioritura non eguaglia l'altezza del- 
l'altra. IL colorito mostrasi pure differente nelle due forme: infatti è più 
chiaro e meno vivace quello degli individui femminei, più oscuro e più 
vivace quello delle piante ermafrodite. In queste ultime le foglie hanno 
maggiore larghezza e sono sostenute da un pieciuolo più lungo e più 
robusto che non quelle della forma femminile. Nei due diversi individui 
occorre spesso notare sulle lamine foliari delle larghe macchie nere, le 
quali, come poteva prevedersi, sono più intense sulle foglie delle piante 
ermafrodite anzichè in quelle della forma femminile. 

Ad ogni modo tutte le differenze che passono tra l'una e l'aitra forma 
degli organi vegetativi del Ranunculus lanuginosus e che sono assai 
manifeste sovratutto nel tempo della fioritura, si possono in breve ri- ` 
durre a diversità di sviluppo, di robustezza e di colorito dei singoli organi. : 

Dimensioni dei fiori. — Ho misurato un gran numero di fiori, 
spettanti alle due forme; ma ho sempre constatato che il diametro Bos 
maggiore in quelli della forma ermafrodita, minore in med delle forma S 
femminile. 

| Ecco le differenze Ge, misurate esattamente in 10 fiori di cia- 
seuna forma. Ce 

Forma femmines. — 2.ctm. 6; 2 ctm. 5; 2 ctm. 4; 2 etm. 9; 
2 etm. 8; 2 ctm. 8; 2 ctm. 7; 2 ctm. 6; 2 etm. 5. | 


1 Derprno, opera citata, pag. 688. 


RICERCHE SULLA COSTITUZIONE FLORALE DI RANUNCULUS LANUG. 443 


Forma ermafrodita, — 4 ctm. 4; 3 etm. 8; 3 ctm. 6; 4ctm. ; 
4 ctm. 2; 3 ctm. 9; 4 ctm. 2; 4 cent. ; 4 ctm. 2; 3 ctm. 9; 4 ctm. 
2; 4 eent: 4 cim. 2; 4 ctm. 1. 

Dalle dimensioni qui riferite si deduce che i fiori della forma erma- 
frodita si distinguono anche a distanza da quelli dell' altra forma, pur 
non volendo tener conto delle differenze di colorito esistenti tra le due 
specie di fiori. 

Dimensioni dei sepali. — Nella forma femminea i sepali misu- 
rano la metà di lunghezza di quelli della forma ermafrodita. Talvolta su 
di essi si notano sulla faccia ventrale delle macchie nere; queste, date le 
loro dimensioni, sono più appariscenti sui septali della forma ermafrodita. 

Dimensioni dei petali. — Come ho detto i fiori della forma fem- 
minea di Ranunculus lanuginosus sono per cirea la metà più piccoli di 
quelli della forma ermafrodita, quindi anehe i petali ne sono per metà 
più eorti. 

Nei fiori ermafroditi i petali sono obovati e partecipano piuttosto della 
forma allungata; il loro colorito è giallo lucido nei */, superiori, men- 
tre sono verdicci nel !/, inferiore. Nella forma femminea i petali sono 
più tondeggianti, ed inoltre il loro colorito è meno vivo di quelli del- 
l’altra forma. à 

Differenze nei nettarii. — In numerosi fiori osservati e spettanti 
alle due forme, la squametta nettarostega si è sempre mostrata nella 
forma ermafrodita cuneiforme, subintegra od appena bidentata; nella for- 
ma femminea invece essa è un po’ più panciuta, discretamente biloba con 
lobi disuguali, più larga e meno lunga di quella della forma ermafrodita. 

Differenze negli stami. — Nella forma femminea gli stami, che 
sono lunghi 25-30 mm. all’ incirca, hanno filamenti esilissimi, alquanto 
ventricosi verso l'alto, ed antere affatto rudimentali e prive di polline. 
Sembra che a tali stami sia dato il modesto compito di proteggere i 
giovani carpidii nei primi giorni dell'apertura dei fiori ed in proseguo 
quello di apprestare un fulero ai pronubi (*). 

- () Il prof. DELPINo (op. citata, pag. 691) trovò assidui visitatori dei flori 


di Ranunculus lanuginosus alcuni ditteri ed imenotteri, ed attivissimi poi 
alcune specie di Halictus e di Merodon. 


444 j P. ROMANO 


Nella forma ermafrodita le antere sono normalmente sviluppate e pol- 
linifere. 

In dieci fiori di ciascuna forma il numero degli stami era : 

Forma ermafrodita 60; 92: 88; 73; 70; 90; 76; 50; 89; 75 — 763. 

Forma femminile 77; 57; 79; 76; 67; 72; 65; 76; 64; 74 — 707. 

Sieché nella forma ermafrodita vi é un aumento numerico di stami; 
questi maturano in ordine SERI producendo discreta quantità di 
granellini pollinici. 

Differenza nei carpidii. — Nella forma ermafrodita il gineceo 
risulta formato da carpidii, i quali, durante la fioritura, sono più grossi 
e più fortemente colorati di quelli della forma femminea, che invece 
hanno una più delicata struttura e si mostrano leggermente tinti in 
giallognolo. 

Avendoli numerati in dieci fiori per ciascuna forma, ho trovato le se- 
guenti differenze numeriche: 

Forma ermafrodita 26; 17; 22; 20; 25; 22; 24; 28; 29; 26 — 239, 

Forma femminea 24; 25; 19; 19; 19; 21; 20; 19; 18; 21 = 205. 

Sicchè nei fiori ermafroditi vi è un aumento di 34 carpelli iu. con- 
fronto di quei femminei. 

In quanto finora ho rilevato vi sono elementi bastevoli per poter de: 
durre che le differenze esistenti tra l'una e l’altra forma di Ranunculus 
lanuginosus sono molto più manifeste negli organi riproduttivi anzichè 
negli organi vegetativi, e che tali differenze riguardano la forma, il co- 
= lorito, la robustezza e talora anche un aumento numerico di alcuni di 
essi. 


Tenuto presente che i fiori della forma femminea, nella grande mag- 
gioranza dei casi, hanno antere prive di polline, potrebbe credersi che 
il Ranunculus lanuginosus fosse una specie dioica, della quale i earpidii 
della forma ermafrodita non siano atti a produrre dei semi perfetti. Ma, 
‘avendo fatto in proposito alcune osservazioni, posso con sicurezza affer- 
mare che anche quest’ultima forma produce dei semi perfettamente ab- 
.. boniti. | 
Ad assicurarmi poi se anche i fiori ermafroditi fossero adinamandri 
E pari di quelli della stessa forma di Ranuuculus Ficaria, isolai con 


E E ic. ee doas Tou Sei e Loa Ra i e ‘| 
ME g " 


RICERCHE SULLA COSTITUZIONE FLORALE DI RANUNCULUS LANUG. 445 


ogni cautela possibile due robusti esemplari di Ranunculus lanuginosus, 
e su di essi feci le mie ricerche. Non appena aperti, eireondai di fitto 
E velo dieci fiori (cinque per pianta), cercando in tal guisa di impedire 
Le che su i loro stimmi venisse portato del polline straniero. Quando ap- 
E  passirono, nessuno di detti fiori avea un solo carpidio abbonito, pur es- 


sendo avvenuta la impollinazione omoelina. 

Per contrario impollinai dieci fiori er mafroditi, ma con polline di fiori 
appartenenti ad altre piante, e di essi sei portarono dei semi perfetta- 
mente abboniti. Impollinai dieci fiori femminei , € di essi otto produs- 
sero dei frutti. 

.. Dalle osservazioni qui riferite risulta evidente il dimorfismo fiorale 
nel Ranunculus lanuginosus. Non per tanto verso la fine della fioritura, 
ho talvolta notato in fiori della forma femminea qualche antera pollini- 
fera; io credo che questa sia non altro che un ripiego a cui la pianta 
è ricorsa, per assicurarsi la impollinazione omogamica, se per una causa 
qualsiasi sia venuta a mancare quella staurogamica. 

E 
E$ 

Sono indicate come ginodioiche le seguenti specie : Thymus Serpyllum, 

Th. vulgaris, Satureja hortensis, Origanum vulgare , Mentha hirsuta , 

arvensis , M. aquatica, Prunella vulgaris, Dracocephalum moldavi- 

cum, Melissa officinalis, M. Clinopodium , Hyssopus officinalis, Cala- 
mintha Nepeta, Scabiosa arvensis, Sc. atropurpurea, Sc. Succisa, Plan- 
tago lanceolata ed altre; Cnicu spalustris, Cn. acaulis, Serratula tin- 
ctoria, Hippuris vulgaris, Digitalis purpurea , D. ambigua, Stellaria 

graminea, Cerastium arvense, ed altre Alsinee; Polygonum viviparum , 

ladiolus segetum , Eriophorum angustifolium , tuttavia non tutte sono 

fettamente ginodioiche. Il Delpino (1 dice ch'egli ha avuto occasione 

studiare il fenomeno soltanto nel Thymus vulgaris , nella Plantago 

C tna e biz Gladiolus 7 ; sicchè ritiene tutte le altre come 


Kim ed n À am M 
2 EN Le e 
LITE 


446 P. ROMANO 


' stiflore. 


Scotti (*), a proposito di tale specie, dice che essa « è talvolta dimorfa, 


di i0 PANDIANI, I fiori e gli insetti e di staurog. veget. fatte sulla 
dei dintorni di Genova 


Ludwig (') a proposito della ginodioecia di Digitalis, di Plantago e di 
alcune Alsinee; il Loew, il Moewes ed il Willis (°) a proposito delle 
Labiate ginodioiche. Quest’ ultimo ha osservato che talune piante di 
Origanum vulgare in un anno produssero fiori esclusivamente femminei, 
e nell'anno successivo divennero ermafroditi, o per meglio dire mi- 


Quanto alla ginodioecia nei Ranunculus essa — come ho già detto — 
è stata accertata dal prof. Delpino e da altri nel Ranunculus Ficaria. 
Berg (?) dice di aver trovato nei dintorni di Vienna delle piante esclu-. 
sivamente femminee. In una sua recentissima pubblicazione il dottor. 


ma questa asserzione a me non pare rispondente al vero, avendone il : 
Delpino dimostrata la perfetta ginodioecia. À. 

Lo stesso dott. Scotti scrive che in Liguria il dott. Pandiani (°) ha 
riscontrato in Ranunculus bulbosus una tendenza alla ginodioecia , poi- 
chè la pianta produce due sorta di fiori: alcuni più piccoli, « con nu- 
merosi stami ben sviluppati e con carpofilli piccoli », altri più grandi 
« con carpofilli grandi e con stami fertili poco numerosi. » > 

Delle due forme la mieranta avrebbe Sprint per l'autogamia, la 
maeranta per la staurogamia. sa 

Nel Ranunculus lanuginosus invece, secondo le mie osservazioni, la 
tendenza alla ginodioeeia è. assai più avanzata che non nel À. bulbosus, | 
e mi pare di averlo suffieientemente dimostrato eon le ricerche prece- - 
dentemente riferite. Sicchè, conchiudendo , il Ranunculus lanuginosus è 


(') LUDWIG, ESR der Alsineen — Gynodioecie von pigitalis 
ambigua und D. purpurea. 


. €) Wizuis, On gynodioecism (first, second and third paper) in Proceedings 
of the Philosophical Society, 1891-1893. 
0 , Studien über Dimorphismus von Ranunculus Ficaria in Botan. 


Centralblatt, vol. LXXXVII, pag. 315. 
| (9 Scorri, Contribuzioni alla alano M ferie delle « Ranales » in Rivista 


1904, citato da Scotti in op. cit. 


FLORALE DI | BANUNCULUS LE a 


da ritenersi per una di quelle specie nelle quali la ginodioecia non è 
ancora « coneretata e fissata con indeflessa costanza di leggi ereditarie, 

| ossia passata pe la trafila di un numgm mfficiontemente grande di ge- 
nerazioni » e | SE y 


Gli ascidii anormali delle foglie di “ Saxifraga crassifolia „ L. 


OSSERVAZIONI DEL Dorr. C. MASSALONGO 


Gli ascidii (*) anormali originatisi a spese delle foglie di Suxifraga 
crassifolia L., da tempo attirarono l’attenzione di non pocbi botanici 
e teralologi (°) ai quali fornirono tema di interessanti studi, ed io pure 
ebbi l occasione di occuparmene in vari miei precedenti seritti (°), però 
ulteriori ricerche, intorno a queste singolari deviazioni di sviluppo, 
avendomi rivelato nuovi altri fatti importanti, non sarà superfluo se 
ritorno sopra lo stesso argomento, anche perché cosi mi si offrirà l'oppor- 
tunità di completare ed in parte rettificare, quanto è stato finora, da 
me specialmente, esposto intorno agli ascidii fogliari di detta pianta. 
In questa communicazione riassumeró pertanto brevemente tutte le mie 
osservazioni relative alle mostruosità in parola, peró prima di passare 
a deserivere le differenti forme o modificazioni offerte dagli ascidii che 
‘interessano le foglie di Sazifraga crassifolia, devo rammentare che col 
nome di epiascidii designò più specialmente quegli ascidii, I interna 


d) Col nome di ascidii (47425 — otre) designansi, come è noto, dei fillomi 
cavi in forma di bicchiere, ampolla od anfora; essi si incontrano normal- 
mente sopra alcune piante (p. e. Nepenthes, Sarracenia, Cephalotus, Marc- 
graviaceae ecc), mentre in numerose altre sono di natura teratologica, 
come quelli appunto che formano l'oggetto di questo articolo. 

C): Penzie 0.; Pflansen-teratologie 1. Bd. pag. 456-57; Genua 1890. — 
TAMMES T.; Die Periodicità morphologischer Erscheinungen bei den Pflanzen 
in: Verh. d. K. Akad. van Wetensch. the Amsterdam; 1893, p. 128. — 
VAULLEGARD, Bullet. Soc. Lin. de Caen, Ser. V, Tom. II; 1898, pag. 48. — 
MAHEN et GiLLoT, in Journ. Bot. XIX, 2, p. 27-39. — MONTEMARTINI L., 
Sull'origine degli ascidii anormali nelle foglie di Saxifraga crassifolia L., 
in Att. Ist. Bot. Pavia ser. IL, vol. X; 1904. — DE CANDOLLE C., Observa- 
tions tératologiques; Extrait Bullett. travaux Soc. Bot. Genève Xl années 
1904-905, p. 10-11. 

(9) MassaLoNGo C., Appunti teratologici in: Nuovo Giorn. Bot. It. vol. XVII; — 

Firenze, 1886, Tav. XV. — Note teratologiche in l. s. c. vol, XXII; Firenze, 
1890. — Teratologia e patologia delle foglie di alcune piante in: Malpighia 
yel XIX (1905). Tav. V-VI, 


GLI ASCIDII ANORM. DELLE FOGLIE DI SAXIFRAGA CRASSIFOLIA L. 449 


"uperficie dei quali corrisponde alla pagina superiore o faccia della foglia, 
e eon quello invece di ipoascidii il caso inverso, dove cioè la stessa super- 
fieie presenta i caratteri della pagina inferiore o dorsale, attenendomi 
in ciò alla nomenclatura adottata dall'illustre C. De Candolle. (CA 


à I. Nel caso più semplice si ha formazione di un epiascidio, allor- 


PRU e ge 


quando il lembo dellà foglia invece di estendersi, come di solito, in una 
^ lamina giacente sulla continuazione ed all’apice del rispettivo pieciuolo, si 
accresce anormalmente tutto attorno della sua estremità a somiglianza 
della foglie peltate, colla differenza perd che mentre in queste ultime 


E fe ua WOES uo RV Cn 
ER - 


il lembo presentasi piano, è desso invece più o meno incavato ad imbuto. 


4 Va perd ricordato che nelle foglie ad epiascidii, la regione anteriore o 
ventrale dei lembo dei medesimi resta meno sviluppata di quella poste- 
riore o dorsale, e per tale motivo la loro apertura mostrasi variamente 
obliqua. Questo ineguale accrescimento è alle volte così accentuato da 
dare origine a degli epiascidii direi quasi rudimentali, dove cioè la 
. regione ventrale del lembo è ridotta ad un semplice orlo rilevato basi- 
lare, i quali perciò rappresenterebbero, per i loro caratteri, una anomalia 
più o meno intermediaria fra le foglie normali e quelle e in 


veri ascidii imbutiformi obeonici. (?). 


IL Spesso avviene che la regione anteriore del lembo d'un epiaseidio, 
contrariamente all'esempio or descritto, nell'ulteriore suo sviluppo inflet- 
tendosi, diventi, nel suo mezzo, concrescente colla costa della regione 
dorsale di detto lembo. In tale evenienza, come è facile comprendere, 
in luogo di una semplice cavità ascidiale, verranno a prodursi due 
sacche o tasche collaterali, situate a destra e sinistra ed alla base del 
. lembo mostruoso della foglia che si troverà perciò trasformata in diplo- 
ascidio. La concrescenza di cui sopra, può limitarsi alla base del lembo 
= soltanto, od estendersi più in alto p. e. fino alla metà di siva 


0 DE Cannot C. Sur un Ficus à hypoascidies in: Archives des Sciences 
| phis. et. natur. quatrième période t. XII; Dicembre 1901. — hien étude i 
| des Hypoascidies icus in: Bullet. Herb. Boiss. II. sér. 1902. n.° : 
- (8) MassaLoxGo C. Note teratologiche in: 1. s. c. Tav. I, pag. Ane È 


450 C: MASSALONGO 


ghezza. Nell'uno e nell'altro caso ne risulterà una foglia mostruosa colla 
lamina cioè. fornita, per ciascun lato della sua base anteriore, di un 
piccolo ascidio, ed inoltre portante sulla faccia due ali o duplicature 
longitudinali, le quali, con tragitto sinuoso, si prolungano più o meno 
in alto, lateralmente alla costa mediana (') Queste ali hanno però le 
loro due faccie orientate inversamente rispetto a quelle del lembo su 
eui nascono, ed alle volte possono raggiungere l'estremità della foglia. 
In quest'ultimo evento si ha l apparenza di un filloma mostruoso del 
quale il lembo sarebbe costituito quasi di due lamine asimetriche, colla- 
terali ed ascidiate alla base, nonchè longitudinalmente ed obliquamente 
unite dalla parte dorsale, per mezzo della comune costa mediana. (°). 


HL D'ordinario le due sacche collaterali foggiate a mo’ di ascidii di 
una foglia deformata nella maniera surriferita, sono disgiunte, interpo- 
nendosi fra di esse la costa mediana. Però non è sempre cosi, poichè, 
sebbene assai di raro, può accadere che le dette sacche, venendo al loro 
lato interno a contatto, ivi si uniscano longitudinalmente insieme per 
la loro esterna superficie che corrisponde alla pagina inferiore della 
foglia. In conseguenza di ciò il lembo di quest’ultima assumerà, nel 
suo complesso, l'aspetto di un epiascidio imbutiforme ad apertura più 
o meno obliqua, simile a quello descritto al n.° 1, colla differenza però, 
come è facile arguirsi dal suesposto, che a motivo di due duplicature 
rientranti nella sua cavità, essa si troverà inferiormente divisa in due 
scompartimenti (*). Questa mostruosità, come ho altre volte notato, pre- 
senterebbe adunque, in eerto modo, riuniti i caratteri dei due casi pre- 
cedenti. 


IV. Nelle foglie di questa pianta trasformate in diploascidio, il loro 
lembo è più o meno atrofico, ed inoltre il suo contorno mostra la ten- - 


(1) MassALONGO d Appunti teratologici in 1. s. c. Tav. XV, fig. II, n.° 45. — 
Teratologia e patologia delle foglie di alcune piante, in l. s. c. Tav. V, pe 
eo MASSALONGO C. Appunti teratologici in L s. e. Tav. XV, fig. II, n° 4-3. — 

: C. Teratologia 


du ls e Tav. V, fg i 


e patologia delle foglie. di aleune piante 


GLI ASCIDII ANORM. DELLE FOGLIB DI SAXIFRAGA CRASSIFOLIA L. 451 


denza ad estroflettersi qua e là verso il lato dorsale, producendo così 
delle anse o pliche. Queste anormali pliche, di solito, si restringono e 
strozzano sempre più alla loro base, dove i loro due margini opposti 
venendo per ciò reciprocamente a contratto, finiscono col saldarsi assieme (*). 


|. Per questo motivo lungo il contorno del lembo fogliare si costituiscono 
s delle minute appendici sessili discoidali, un poco concave, simulanti 


degli abbozzi di epiascidii. Queste appendici subascidiate non giaciono 
però sempre sul contorno di detto lembo, poichè sovente si constata che 
sono più o meno spostate verso il lato dorsale, divenendo così infra- 
marginali. Può anche darsi che lo spostamento di cui sopra si accentui 
maggiormente e che nel tempo stesso tali appendici assumano forma di 
veri epiascidii ipofilli, variamente stipitati, giacenti sulla continuazione 
della costa o nervature secondarie, sdoppiate al lato dorsale del lembo, 
La cavità di questi epiascidii ipofilli è sempre orientata dalla stessa 
parte della pagina superiore della foglia da cui dipendono. Anche l'illustre 
. €. De Condolle, poco prima di me. segnalava questa singolare mostruo- 
sità, e secondo lo stesso costituirebbe um esempio di ramificazione faeiale. 
. omotropa della foglia. (°). 


V. Una modifieazione del easo teratologieo or deseritto, risulta allorchè 
la superficie inferiore (esterna) di una foglia, variamente atrofica, 
trasformata in epiaseidio obeonico, porta dei piccoli altri aseidii in forma 
di imbuto o calice, sessili o pedieellati, i quali rispetto alla loro genesi 
comportansi analogamente a quanto venne riferito per il caso precedente e 


(fig. 1-2). 


m VI. Qualche volta ho anche incontrato delle foglie, il pieciuolo delle 
quali superiormente si risolveva in varie e sottili ramifieazioni che si 
terminavano in me minuti epiascidii, i quali peró morfologica- 
nente dovrebbero acm ipofilli più sopra — (fig. 3). 


452 C. MASSALONGO 


VIL Rarissimamente può verificarsi, che la costa mediana, anormal- 
mente dilatata e quasi fasciata di una foglia, porti a dest e sinistra, ` 
a mo’ di rachide, soltanto delle minute appendici rotondeggianti, sessili, | 
nonchè un poco concave dalla loro parte superiore, in guisa da risul- 
tarne pressochè una specie di foglia imparipennata, a fogliette sessili, i 
subascidiate. Tali appendici laterali sono tutto all’intorno dentate, e sì 
nota inoltre che il loro margine interno si estende un poco al disopra | 
della costa o rachide. Dall'insieme di questi caratteri, l'anomalia dovrebbe: j 
interpretarsi come derivata da una foglia ad epiascidii ipofilli, della quale : 
però il lembo abortito, sia rappresentato dalla sola nervatura mediana. 
Nel caso precedente abbiamo veduto che i pedicelli portanti gli ascidii 


SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. 
e 12 Due foglie di i Sazifraga crasvifo Ha L., col lombo — in epiascidio imb 
de, 


i epiaseidii sec 
= sg 8. Foglia col picciuolo diviso girano) in varie sottili nent: termina! 
altrettanti : Men md rest tra foglia di eui il lembo è rappresentato dalla 
«oa e portante delle gta laterali subascidiate. 
N.B. - — Tutte le Lia sono o riprodotte in grandezza nat 


DÌ 
GLI ASCIDII ANORM. DELLE FOGLIE DI SAXIFRAGA CRASSIFOLIA L. 453 


erano fra loro indipendenti e di altezza quasi eguale; suppongasi ora. 
invece che detti pedicelli dalla base all'apice diventino progressivamente 
sempre più lunghi e che nel tempo stesso si saldino assieme dal lato 
interno, allora, come è manifesto, si otterrebbe una mostruosità non 
dissimile da quella qui studiata (fig. 4). 


VII. A proposito della produzione anormale di epiascidii ipofilli, 
abbiamo veduto, che la loro concavità corrispondente alla faccia della 
foglia da cui dipendono, è orientata dalla stessa parte di questa ultima 
faccia, vale a dire che si trova rivolta verso il lato superiore. Fu anche 
detto che per questo motivo tale anormale produzione costituirebbe un 
esempio di ramificazione faciale ed omotropa della foglia. Il caso inverso 
cioè quello di ramificazione faciale antitropa, può anche effettuarsi come 
ebbi l'oeeasione di constatare in due foglie che inoltre presentavano 
À l'anomalia deseritta al n.° II, le quali erano cioè trasformate in diplo- 
ascidio. Una di queste foglie al disopra delle solite duplicature laminari 
situate alla base del lembo, ed in corrispondenza della costa mediana, 
portava, sulla pagina superiore, una enazione in forma di ascidio, stipitato, 
apotecioideo, mentre l'altra ne portava, a differenti altezze, due. Il con- 
torno di detti ascidii epifilli era dentato come quello della foglia nor. 
male, ma la loro concavità corrispondeva alla pagina morfologica in- 
feriore, come appunto ciò è caratteristico degli ipoascidii. (!). 

A complemento del suesposto qui cade in acconcio di rilevare, come 
giustamente osserva il prelodato C. De Candolle (?); ehe gli epiascidii 
potrebbero, in riguardo alla loro genesi, farsi derivare da fillomi epipel- 
tati (*) e gli ipoascidii invece da quelli ipopeltati, ammettendo che il 


(') MassaLoNGo C., Teratologia e patologia ecc. in L s, c. Tav. V, fig. 3 — 
DE CANDOLLE C., Observalions tératologiques in: Bullett. travaux Soc. bot. 
Genève XI, 1904-905, 

(*) DE CANDOLLE C., Sur un Ficus à hypoascidies in 1. s. e. — Sur les phyl- 

es hypopelté in Bullet. travaux Soc. bot. Genève années 1895-97 n.° 8. 

(*) Più volte ho osservato che il lembo delle foglie (epi-) peltate di Tro- 
paeolum majus invece di presentarsi, come al solito, piano, si era per un 
certo tratto della sua periferia, più o meno fortemente ripiegato verso la 
pagina superiore, forse a motivo di anormale accrescimento iponastico. In 
conseguenza di ció ne risultava un emma e creullaQi-conca vo, 

29. Malpighia. Anno XIX, Vol. XIX. 


RER 


i 


454 C. MASSALONGO 


lembo di tali fillomi sia divenuto concavo forse in conseguenza di a- 
normale ed esagerato accrescimento iponastieo o rispettivamente e 
nastico. 

Relativamente alla etiologia di questi ascidii giova rammentare che 
non avendo mai riscontrato su di essi dei tessuti anormali o patologici, 
converrà escludere che si tratti di mostruosità determinate da cause pa- 
rassitarie o traumatiche in genere. D'altra parte se si consideri che le 
anomalie di sviluppo in questione vennero segnalate in diverse località 
nelle quali si coltiva questa pianta, non sembrerebbe neppure che fos- 
sero dipendenti da condizioni climateriche, oppure dalla natura del 
terreno. Confesso che, non so se nella regione (Alpi della Siberia) duve 
cresce spontanea, la S. crassifolia sviluppi sempre foglie normali, ma 
supposto ehe infatti cid avvenisse, non si potrebbe allora escludere che 
lo stato di eoltura esereitasse almeno qualche influenza, nel provocare 
la produzione di foglie variamente ascidiate. Avuto riguardo perd alla 
frequenza colla quale ogni anno questa specie porta foglie in diverso 
grado e maniera metamorfosate in ascidii. ho altre volte notato che si 
sarebbe anche indotti ad aserivere l'alterazione ad un fenomeno di eri- 
detarietà, vale a dire di trasmissione da generazione in generazione di 
caratteri anormali acquisiti. Potrebbe anche essere che ciò che noi oggi 
dobbiamo ritenere come anormale, forse in realtà fosse invece la mani- 
festazione di un ineipiente e nuovo adattamento della nostra pianta in. 
via di trasformazione. Non mi sfugge però che nella produzione di tali 
foglie ascidiate si potrebbe riconoscere anche un easo di atavismo, vale 
a dire di riminiscenza dei caratteri offerti dai remoti progenitori della 
Saxifraga crassifolia. Quest’ ultima ipotesi del resto mi sembra che 
non si aeeorderebbe colla frequenza e periodicità, su di questa pianta, 
del fenomeno anormale, ragion per la quale la riterrei poco attendi- 
uc) 


(1) Le piante coltivate di SE Saxifraga fioriscono abbondantemente, ma 


zione vegetativa, la quale oltrechè riesce con somma facilità, si pres 
meglio allo scopo di avere cioè degli esemplari fioriferi in tempo più eae 


| Bisognerà frattanto accontentarsi di NS. congetture più o meno 
` plausibili per rendersi, in qualche maniera, conto dell’ ascidiomania 
| fogliare oggetto del presente articolo, essendochè finora non siamo in 
grado di affermare quale sia la vera causa efficente del singolare fenomeno. 


um 


T regnago, Novembre 1905. 


| mostruose, cioè in differente guisa ascidiate. In tale s 
| quenza parli ascidii fogliari sulle piante coltivate : si ET m mente, 
far derivare a queda DE Ke delle medesime. 


A. TROTTER 


Sulla struttura istologica di un micocecidio prosoplastico. 


L'istologia dei più svariati tipi di zoocecidii europei ci è oggi larga- 
mente nota, grazie agli studi. di Beijerinck, Fockeu, Houard, Kiister, 
Massalongo, Molliard, ecc., studi magistralmente generalizzati o sinte- 
tizzati da Houard, Küster, Molliard in vari lavori recentissimi e 

Searsissime notizie possediamo invece sull' istologia dei micocecidii. 
Questi, pur essendo, è vero, più uniformi nella loro conformazione, deb- 
bono ad ogni modo offrire non pochi lati interessanti di studio, molto 
più che la loro finalità, la quale ci è tuttora oscura, non può certamente 
servirei di guida nell'apprezzarne i caratteri allo stesso modo degli zoo- 
cecidii. Molte ricerche perciò dovranno essere ancor fatte, prima che si 
possa addivenire per essi a quelle conelusioni generali già avanzate e 
discusse nella storia naturale degli zoocecidii. 


I micocecidii, per la semplicità della loro organizzazione, non sareb- 
bero, nella pluralità dei easi e secondo le definizioni di Küster (0.69; 
che dei semplici cataplasmi (da iperplasia) quando non sieno poi che 
semplici deformazioni ipertrofiehe; gli zoocecidii invece, quando derivano 
da iperplasia sono in parte, è vero, tessuti cataplastici, ma nel maggior 
numero dei casi ed in modo caratteristico dei prosoplasmi (°). 

(© Houarp C., Recherches analomiques sur les galles des Tiges: Pleurocé- 
cidies (Bull. Scient. France et Belg., t XXXVIII, anno 1903); Recherches 
anatomiques sur les galles des Tiges: Acrocécidies (Ann. Se. Nat., Bot., 8.° ser., 
t. 20, ann. 


Beitrüge zur Anatomie der Gallen (« Flora », an. 1900, Heft 2); Verglei- 

chende Betrachtungen über die abnormalen Gewebe der Tiere und Pflanzen 

(München. med. Wochenschr.; an. 1904, n. 46). 
MoLLIARD M., Recherches sur les Cécidies florales (Ann. Sc. Nat., Bot. 8.° 

ser., tom. 1, an. 1895). S 

€) I tessuti patologici delle piante possono derivare o da ipertrofia (au- 
mento di volume delle cellule oltre il normale) o da iperplasia (anormale 


Fi 


SULLA STRUTTURA ISTOLOGICA DI UN MICOCECIDIO PROSOPLASTICO 457 


Cosieché, per quanto ci è noto sin qui, i micocecidii non offrirebbero 
in linea generale differenziazioni morfologiche e neppure deviazioni tali, 
nella loro struttura istologica, da poter essere comparati ai tipi anche 
meno evoluti di zoocecidii prosoplastici. 

Riesce quindi di un certo interesse il- presente scritto il quale mette 


Lese nis qa co RAN c EET. 


precisamente in evidenza la struttura di un vero micocecidio prosopla- 

stico. 

È Küster, in uno dei suoi lavori già ricordati (Pathol. Planzenanatom., 

E p. 211) propende a ritenere come prosoplastici due soltanto dei nume- 
rosissimi micocecidii che sino ad oggi conosciamo: quello prodotto dal- 
Y Ustilago Treubii su Polygonum sinense (*) e l'altro del Synchytrium 

| pilificum su Potentilla Tormentilla. Posteriormente, cioè proprio in 
quest’ anno, il von Guttemberg (°) il quale ha compiuto uno dei la- 


vori più estesi sull’ istologia di taluni micocecidii, ritiene come proso- 


plastico anche il micocecidio, già noto a Clusio (?), dovuto all’ Zxoba- 
sidium . Rhododendri, su Rhododendron ferrugineum ed hirsutum, già 
del resto studiato precedentemente dal Fockeu (*) e sopratutto dal Ca- 
vara (°). 


E 
b. 
tds 
^ x 


. Da quanto ho detto si può ben vedere ehe nei micocecidii, un'alta ` 


moltiplicazione di cellule). Nel secondo caso tali tessuti si possono suddi- 
videre in omoplastici (costituiti da cellule eguali a quelle del tessuto di 
dien eteroplastici (costituiti invece da cellule diverse) I tessuti etero- 
mprendono poi i tessuti cataplastici e prosoplastici. I primi (ca- ` 

Seen sono caratterizzati dal possedere cellule aventi un grado af 
tato p differenziazione e l'intero tessuto raggiunge dimensioni e form 
non sempre determinate; i secondi (prosoplasmi) posseggono chini 
molto gg od anche affatto nuoyi k BEER delle produzioni 
distinte, vere neoformazioni o neoplas 

(t) Tale micocecidio fu studiato dal "shi AE (Ann. Jard. bot. Bui- 
tenzorg, vol. VI, p. 79, an. 1887). 

(8) Beiträge z. Physiologischen Anatomie der Pilzgallen ( W. ENGELMANN, 
. Leipzig, an. 1905, in-8, di 70 pag. e 4 tav.). 
-o y} Stirp. rar. p. 70 e Hist. Plant. I, p. 82. 
` (^ Note pour servir à l'histoire de la Mycocécidie des Rhododendrons (Rev. 
 biol. du Nord de la France, VI, p. 355, an. 1894). 
| 6) Micocecidii fiorali di Rhododendron ferrugineum (« Malpighia » v. XIII. 
an. 1899, eon 1 tav.) 


458 —. ^A. TROTTER 


differenziazione si presenta sin'ora come un fenomeno del tutto eccezio- DEUM 
nale (!). 


Il Passerini (?) nel 1875, in un lavoro sui funghi dell' Abissinia, 
descriveva un nuovo genere ed una nuova specie di Uredinea che egli 
chiamò Pericladium Grewiae ed è precisamente la specie di cui ci stiamo 
ora occupando. La descrizione del Passerini non mette però punto in 
evidenza la deformazione, anzi non si riesce a comprendere s'egli abbia 
ritenuto ciò che è galla come fungo; e der esst così, dacchè altrimenti 
non si riescirebbe a vedere la ragione d'aver istituito un nuovo genere 
e tanto meno di parlare di « pseudoperidii coriaceo suberosi, subglobosi » 
che in realtà non esistono ed anzi altro non sono che tessuto vegetale 


costituente la galla. — 
Solo più tardi, cioè nel 1900, l'Hennings (*) riconobbe che si trattava 
di un micocecidio e che il fungo, anzichè essere un nuovo genere di 


O 
USS 


Uredinea, era semplicemente una nuova specie di Ustilago. Per Y ap- 


x 


CET MNT 
io en NEIT E 


punto col nome di Ustilago Grewiae (Pass.) Henn., ho ricordato, or non 
è molto, questo micocecidio — che fu anche distribuito nella Cecido- 
theca italica (fase. X, n. 246) — in un mio lavoro sulle Gaile della 
Colonia Eritrea (*). L'abbondante materiale colà raccolto dall’ indefesso ` 
prof. A. Tellini su Grewia venusta Fres., mi permette di ritornare su 


TE IEEE 
Ge 


“questa galla per occuparmi in modo particolare della sua costituzione 
istologica. , 

Le galle di Ustilago Grewiae si sviluppano, d'onde: sui giovanis- 
simi ramoscelli di 1-3 mm. di diam., più di raro su rami di 8-10 mm. 
Queste galle sono globulose o leggermente allungate, eon un diametro 
di circa 0.6-L.5 mm. (Fig. 1-2). I ramoscelli, specialmente quelli di l- 

11) Sarebbe poi da Muros ulteriormente se le deformazioni prodotte e da 
due altri Erobasidivm (Ex. Simploci ed E. Vaccinii) studiate rispettiva- 
mente da Molliard e us Wakker non possano anch'esse rientrare tra 1 
prosoplasmi. ge 
(2) Funghi raccolti in Abissinia dal sig. 0. Beccari (Nuovo Giorn. bot. it, 

. VIE p. E SACCARDO, Syll. Fung., vol. VII, p. 838, vol. XVI, p. 367. 
SUM Bd: an. 1900, p. 
AT MARCELLIA, Riv. int. d. ere vol. M, an. 1904, p. 100, fig. 11-12. 


n 


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A + » " KR 
EE S è i 


SULLA STRUTTURA ISTOLOGICA DI UN MICOCECIDIO PROSOPLASTICO 459 


3 mm. di diametro, ne possono essere, alla lettera, rivestiti. Le galle si 
mostrano o indipendenti le une dalle altre, oppure ravvicinate e più o 
meno fuse con la loro base. Sono di color rossiccio, quasi perfettamente 
glabre e, sotto la lente, un po' serepolate. Giunte a maturità si fendono 
irregolarmente, e le spore, un po alla volta, fuoreseono e si disperdono ; 
più tardi l'apertura va diventando più grande, e le galle assumono così 
un aspetto di minute scodelle. I fusticini, in corrispondenza della galla, 
non si mostrano punto alterati ‘od ipertrofici e neppure sofferenti, per 


quanto possano esser ricoperti da galle. 


Fig. 1, ramoscello di Grewia con numerose galle, 
fig. 2, lo stesso, ingrossato. 

IsroLoGia. — Grewia venusta Fres. è una Tiliacea della tribù Gre- 
wieae (piante della regione paleotropica), tribù affine a quella delle Ti- 
lieae. Per l' istologia normale di questa pianta non possediamo notevoli 
documenti all'infuori delle poche notizie che si trovano nei lavori di 
Solereder (*). I fusti normali, della cui struttura soltanto ci dobbiamo 


‘interessare (od anche settori di fusticini galliferi, fig. 3) offrono notevoli 


analogie istologiche con fusti di Tilia, ad eccezione, per quelli di Gre 


aia, di una notevole precocità nelle formazioni secondarie. 


| Procedendo dall'interno verso l'esterno, in un fusticino di 1.5 mm. di 
diametro, riscontriamo prima di tutto un midollo (fig. 3 M) mediocremente 


sviluppato, costituito da cellule ricche di amido, di dimensioni piutto- 
sto variabili, con distribuzione uniforme e senza particolari raggruppa- - 


(1) Holzstruchur, an. 1895, p. 86-87, Systematische Anatomie d. Dicotyle- 
donen, an. 1899, p. 176. x SA 


A. TROTTER 


menti. Queste cellule midollari di Gr. venusta si mostrano provviste di 
robuste pareti con evidenti punteggiature, striature e canalicoli con- 
gruenti, un complesso di caratteri da permetterci di ravvicinare questo gx 
tessuto al tipo degli sclerenchimi midollari. Queste cellule sono poi po- 3 
chissimo allungate in senso longitudinale e pereió quasi isodiametriche. 
Il midollo, al suo limite esterno, è costituito da cellule più piccole che 
Si intercalano tra i fasci in numerose lamine radiali costituenti i raggi 
midollari, composti di due à tre file di cellule od anche, i secondarii, 
di una sola fila. I fasci libro-legnosi si trovano perciò fittamente ap- 
pressati gli uni agli altri ed i raggi midollari secondarii sarebbero dif 


Fig. 3. Sezione semischematica, di un fusticino di Grewia , 


passante 
attraverso aleuni micocicidi: in cg la cavità gallare 


~ ficilmente visibili senza il trattamento delle sezioni collo jodio od il clo- 
| rojoduro di zinco. 


` La porzione vascolare dei fasci à costituita da numerose fibre legnose 


SULLA STRUTTURA ISTOLOGICA DI UN MICOCECIDIO PROSOPLASTICO 461 


- (libriformi) tenuementé e scarsamen'e puntato-striate , a lume sempre 
È; più ampio a partire dal centro, frammiste a vasi puntato-areolati od 
E anche spiralati a lume assai largo. 
È I raggi-midollari secondari raggiungono ed attraversano in parte il 
È corpo libroso, mentre i primarii si allargano, usciti dalla porzione va- 
| scolare, in forma di cono rovescio sino a raggiangere la corteccia pri- 
- maria (fig. 3c). Essi sono costituiti da cellule moltiplicatesi secondo piani 
«tangenziali, perciò disposte in modo da formare delle assise uniforme- 
È mente orientate. Tali masse parenchimatiche in forma di coni rovesci si 
E:  alternano con altrettanti fasci liberiani di forma conica, solo arrotondati 
- 0 troncati all’ apice (fig. 3d ). 


I fasci liberiani sono poi di nuovo suddivisi in vari isolotti rettango- 
lari, radialmente dai raggi midollari seeondarii; tangenzialmente da 
circa sei piccole fasce anulari di parenchima liberiano, facilmente di- 
stinguibili, per una colorazione più oscura , dagli isolotti costituiti da 
. fibre libriformi, le quali sono a pareti chiare e molto rifrangenti. 
` I fasci liberiani in Grewia si mostrano perciò con una disposizione 
più uniforme, più regolare che nei fusti di Zilia. Nel parenchima libe- 
riano, testé ricordato, trovansi poi i tubi eribrosi e le cellule annesse. 
Esternamente al libro ed alle porzioni allargate dei raggi midollari, 
trovasi un parenchima corticale (fig. 34) di pochissimi strati cellulari 
-. (3-4), costituito da elementi in cui ben presto scompare la clorofilla, men- 
tre le pareti cellulari si vanno colorando in giallo bruno. Il collenchima, 
così esteso nei fusticini di Tilia, è solo presente nei fusticini esilissimi, 
di diametro inferiore ad 1 mm. In questi stessi fusticini abbiamo una 
sola cerchia di fibre liberiane, separate dal cilindro legnoso da un note- 
vole strato di cambio nel quale si vedono già iniziarsi nuovi isolotti di 


462 A. TROTTER 


passare eontemporaneamente anche a traverso il fusto (fig. 3) ei pos- S 
siamo formare un'idea non solo della struttura della galla e di quella 
del fusto, ma mettiamo cosi in evidenza anche i rapporti istologiei ehe + 
intercedono tra I uno e T altra. | - 
Consideriamo frattanto la galla isolatamente, ritorneremo poi sull'ori- | : 
gine dei suoi tessuti e sui rapporti di tali tessuti con quelli del fusto. | 
Due tessuti pressochè di eguale potenza, sono chiaramente distingui- 
bili nelle sue pareti (fig. 4). Uno più interno (fig. 4e) costituito da un 
` parenchima seleroso, ad elementi quasi ‘isodiametrici od appena sensibil- 
mente allungati — solo un po’ schiacciati presso la cavità gallare — à 
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Fig. 4. Sezione di una galla di Ustilago Grewiae. 


pareti pressochè uniformemente ispessite, provviste di numerose stria! 
| e canalicoli congruenti. Accollati alle pareti della cavità della galla es 
| stono sempre dei piccoli cumuli di spore nerastre (fig. 4f); la cav 
ne è invece completamente ricolma prima della deiscenza della galla. 
Lo sclerenchima è poi circondato dall'altro tessuto: un parenchin 


SULLA STRUTTURA ISTOLOGICA DI UN MICOCECIDIO PROSOPLASTICO 463 


cellule irregolari (fig. 4), talora di notevoli dimensioni (sino a 40 p), 
a pareti mediocremente ispessite, un pò sinuose, in ogni modo notabil- 
. mente più sottile che nel precedente tessuto. Le pareti inoltre di tali 
cellule sono di un colorito giallo-bruno , mentre che nello selerenchima 
il colorito è pallido-giallastro. Tale parenchima, nella sua parte esterna, 

è differenziato in una sottile zona di periderma secondario (fig. 4a), più 


—— © meno sviluppato, più o meno visibile a seconda del grado di sviluppo 


della galla e sprovvisto di peli. In prossimità dello selerenchima si os- 


servano talora alcune cellule provviste di druse cristalline di ossalato di 
calcio (fig. 44). - 

is Tra i due tessuti parenchimatici ora ricordati, scorrono qua e là per 

‘brevi tratti, dei piccoli fasci vascolari d’ irrigazione , costituiti da tra- 

cheidi mediocremente allungate eui vanno congiunti dei sottili cordoni 


di prone TTR liberiano (fig. 40). 


L'azione cecidogenetica non sì manifesta però soltanto con la forma- 
zione della galla quale l'abbiamo descritta. Presso la sua inserzione sul 
fusto i raggi midollari ed in modo particolare le formazioni cuneiformi 
dei raggi primarii, posseggono elementi ipertrofici, cosicchè le porzioni 

contigue dei fasci legnosi si. mostrano più o meno separate (fig. 3r). 
Tali modificazioni ipertrofiehe non sono però chiaramente percettibili ad 
un’ osservazione superficiale, senza il sussidio del microscopio, giacchè, 
; come ho detto, i fusticini non si mostrano punto ipertrofici od in altro 
modo alterati per quanto sieno ricoperti da galle. Ció lo si deve al 
fatto che gli elementi del eilindro centrale mostrano una precoeissima 
 lignificazione che rende possibile processi iperplastiei od ipertrofiei solo 
QA Tonus parenchimatiei corticali e con una direzione centrifuga. 


24 ‘Questo micocecidio ha origine data à ili e dalla diffusione 
del micelio di Ustilago Grewiae nel parenchima corticale in un mo- 
mento nel quale si stanno già iniziando le formazioni seeondarie. Perd 
anche piu tardi, a quanto mi sembra , la cecidogenesi è è possibile; al- 


meno lo si deve arguire dalla. presenza di giovani galle su fustieini di ` 
tevole spessore (5-6 mm.). La presenza del micelio ëtt il rsa x 


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464 | A. TROTTER d 


determina un’ attiva moltiplicazione cellulare. Si forma perciò un forte 
cumulo di cellule le quali sospingono il tessuto epidermico od il peri- - 

derma secondario e si fanno strada mostrandosi all'esterno in forma 
di minutissima protuberanza che si va man mano acerescendo sino a 


raggiungere le dimensioni indieate. Contemporaneamente , in seno a a 


tale tessuto di nuova formazione, ed intorno al eentro di maggior atti- 
vità cecidogenetica, si va differenziando lo selerenchima centrale al cui 
limite esterno giungono dei piccoli. fasci irrigatori, costituiti da un in- 


sieme di elementi parte di origine vascolare, parte. provenienti dai raggi 


midollari e dal parenchima liberiano. Noi seorgiamo perciò come la galla 
sì vada organizzando con delle disposizioni che ricordano la struttura ‘ag 
del fusto. Nel centro di essa abbiamo una cavità occupata dalla massa ` 
pulverulenta delle spore e rappresentante il tessuto midollare, limitata dalla — 
zona selerosa corrispondente alla porzione legnosa dei fasci; più all e- — 
sterno il parenchima della galla, poco dissimile dal parenchima del fu- 
sto e tra questo poi e lo sclerenchima, i fasci d'irrigazione, costituiti nel 
modo anzidetto, ricorderebbero in parte la zona floematica dei fusticini 
normali. La galla è infine rivestita da un esile tessuto corticale perider- 
mico suberificato simile a quello del fusto, ma di formazione, in taluni 
casi, terziaria, solo che esso è sprovvisto di peli. 

L’ accrescimento della galla si effettua in direzione decisamente cen- 
trifuga, ciò. che contribuisce a darle una debole coesione col fusticino , 
tanto ch'è possibile lo staecarnela completamente con debole sforzo. Que- ` 
sto fenomeno è dovuto sopratutto alla formazione d'un tenue tessuto ei- 
catriziale al confine tra la galla ed il fusto, tessuto il quale tende per- ` 
ciò ad isolarla completamente dall'organo dal quale essa ha avuto 
origine. 

Si ha perciò che il centro di simmetria della galla, durante l’ acere- ` 
scimento di essa, va sempre più discostandosi dal centro di simmetria ` 
del fusto, finehè da ultimo i due cerchi di influenza, che da principio 
s incrociavano, finiscono per incontrarsi pressochè tangenzialmente, pur 
mantenendosi un piano di simmetria longitudinale comune ad ambidue. 


SULLA STRUTTURA ISTOLOGICA DI UN MICOCECIDIO PROSOPLASTICO 465 


E del cecidio di Ustilago Gremiae, vediamo per quali earatteri possiamo 
a affermare la sua appartenenza ai tessuti prosoplastici. 

Anzitutto la forma determinata, costante, costituisce già un carattere 
macroscopico di una certa importanza per la definizione di. un cecidio pro- 
soplastico. Chi osserva per la prima volta queste galle, deve pensare certa- 
mente — come pensai io — di avere sott'occhio un zoocecidio e non una 
galla fungina. L'area di influenza cecidogenetica nei micoceeidii non ha 
quasi mai una netta determinazione, essendo collegata allo sviluppo, ta 
.. lora assai esteso e sempre irregolare, del micelio. Perd, anche all'infuori 
Mos di tale carattere che può offrire delle eccezioni, noi vediamo altresi come 
4 costituzione interna della galla di Grewia, per una particolare carat- 
'istica disposizione di tessuti, si mostri notevolmente differenziata. 
‘La presenza dello sclerenchima ei fornisce poi un altro criterio im- 
portantissimo per collocare questa galla tra i prosoplasmi: di fatti cellule 
sclerose del tipo deseritto e figurato noi non scorgiamo nelle porzioni nor- 
mali del fusto, le quali cellule perciò rappresentano una differenziazione 
- specifica della galla. La formazione di questo tessuto seleroso ci rammenta 
subito le galle molto evolute dei Cinipidi, nelle quali una cerchia di 


Tu COINS ricerche ei e permesso perciò di aggiungere, allo scar- 
imo numero dei microcecidii prosoplastiei , un nuovo e piü interes- : 
te esempio. . 


Arellino, dicembre 1905. 


$ 


U. RICCA 


SPECIMINA AUTHENTICA PLANTARUM 


IN HERBARIIS HORTI BOTANICI GENUENSIS ASSERVATA | 


Ho compilato l'elenco che qui è stampato, dei campioni originali o 
autentici che sono conservati nei nostri Erbarii, perchè credo che tale 
pubblicazione potrà riuseire molto utile agli studiosi di sistematica. 

Se di tutti gli erbarii accessibili allo studio possedessimo degli elen- - 
chi eonsimili, molte volte i monografi di generi o di famiglie rispar- 
mierebbero del tempo, altrimenti perduto in. ricerche infruttuose. Per 
gli istituti grandiosi di Botanica, come quelli di Kew; Berlino, Parigi, 
Pietroburgo, Vienna, Ginevra, ece., naturalmente il lavoro di compila- 
zione riuscirebbe molto gravoso; ma pure si potrebbe farlo, un poco È 
alla volta, mentre per gli erbarii più modesti la fatica è poco conside- 
revole in confronto al vantaggio ottenuto. E quanto sarebbe comodo, 
dopo che un grande numero di simili elenchi avesse veduto la luce, di 
poter vedere redatta una specie di « Sylloge » sistematica, ad uso del 
Kew-Index, coll’indicazione, per ogni specie, delle collezioni nelle quali 
se ne conservano esemplari autentici ! Sarebbe una facilitazione immensa 
per i lavoratori dell avvenire; ma certamente un’ impresa non facile. 
. Spero di poter completare fra poco la lista dei nostri « Esemplari au 
tentici », della quale oggi si pubblica soltanto una piccola parte, quel 
che riguarda le Monocotiledoni. Già da questo elenco però si potrà giu 
dicarè dell’ utilità dell’ opera nostra; e sarei. lieto se la medesima fos 
imitata presto da altri. ` : $ 


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Genova, Istituto Botanico Hanbury. 
Prof. Usaupo Ricca. 


SPECIMINA AUTHENTICA PLANTARUM IN HERBARIIS, ETC. 467 


I. MONOCOTYLEDONES. 
HYDROCHARIDEAE. 


1. Vallisneria pusilla Barbieri. — In aquis quietis prope Papiam. 
Cartellino del De Notaris; ricevuta dal Barbieri. Un esemplare 
non fiorito. 


ORCHIDACEAE. 


. 3. Microstylis tenuis Watson. — State of Mexico; 27 Juli 1890. 

—— C. G. Pringle. — Plantae mexieanae, n. 3186; 3 esemplari. 

d Epidendrum ppm Lindley. — Ad radices arborum in distr. 

Para, sept. 

Hostm. et Kappl. Pl. Surinam. Ed. R. E. sis 1846, n. 792. 

l esemplare. 

4. Cranichis thysanochila Rob. et Greenman — Calcareous bist Las 

Hoyas Canyon, 4500 ft, State of Oaxaca; 2 novembre 1894. 

n C. G. Pringle. — Plantae mexicanae, n. 6023; 1l esemplare... 

2 9 aurantiaca B. et H. var. aeuminata Rob. didis - — 
Swells of low meadows, valley of Toluca, State of Mexico. 13 sep. 

. 1892. | 

C. Gi Pringle. +> Plantae mexicanae, n. 4280; 2 esemplari. 

Spiranthes eriophora Rob. et Greenman — Pine woods, Sierra de 

. San Felipe, State of Oaxaca, 9000 ft.; 31 maggio 1894. 

C. G. Pringle. — Plantae mexicanae n. 4682; 4 esemplari. 

7. Spiranthes mg Rob. et Greenm. — Hills above San Felipe, 

| State of Oaxaca 600 ft.; 3i, december 1894. 

Idem, n. 6101; à qm 

Spiranthes tenuiflora Greenman. — Lava fields near Cuernavaca , 
5000 ft, State of Morelos; 16 february 1899. 

| Idem, n. 6995; 2 esemplari. 

Pelexia Pringlei Fernald. — Wooded hills near Jalapa, 4000 ft., 

State of Vera Cruz; Aprile 1899. . 

Idem, n. 8122; 1 esemplare. 


^. 


468 U. RICCA 
10. Pogonia Mexieana Watson. — In rich mold of limestone ledges, 


Tomasopo Canyon, State of San Luis Potosi; 17 July 1891. 
Idem, n. 3787; 1 esemplare. 
. Limodorum sphaerolobium Viviani. — Bonifacio (Corsica). 


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Cartellino del Viviani; 1 esemplare. 
. Cephalanthera Kurdiea Bornmüller. — Kurdistania (Assiria orient.); 
in montis Kuh-Sefin reg. inf. supra pagum Sehaklava (ditionis Erbil.) 
1893, 27 V, 1100 m. s. m. 

J. Bornmüller: Iter Persico-turcicum, n. 1833; 2 esemplari. 
Orchis Traunsteineri Sauter — Tirolo 1838; 1 esemplare 
Serapias intermedia Forestier — Pau, junio 1849. 

Herbier A. de Forestier, 18; 2 esemplari. 

. Ophrys eanalieuta Viviani. — Bonifacio. 
Erbario Viviani; 2 esemplari. 
. Habenaria filifera Watson. — Moist grassy slopes, Flor de Maria, 

State of Mexico, 31 july 1890. 

C. G. Pringle — Plantae mexicanae, n. 3187; 4 esemplari. E 

17. Habenaria Pringlei Rob. — Bogs, Las Canoas. State of San Luis 2 

Potosi. 8 august 1891. È 

Idem, n. 3823; 1 esemplare (pianta grande). 

18. Habenaria subaurieulata Rob. et Greenman — Grassy slopes, Las 

Sedas, 6000 ft., State of Oaxaca. August 1894. 
Idem, n. 4830; 1 esemplare. 


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BROMELIACEAE. 


19. Hechtia pedicellata Watson. — Dry rocky bluffs. of Barranca near 
| Guadalajara, State of Jalisco. September 1891. 
Idem, n. Spei 1 esemplare. 


State of Oaxaca, 13 May 1 1894. 
Idem, n. 4637; 2 esemplari. d 
21. Hechtia tehuacana Roh. — Calcareous hills near Tehuacan, 5600 ` 

_ State of Puebla, 2 August 1901. 
Idem, n. 8578. Fiori, frutti e foglia. 


SPECIMINA AUTHENTICA PLANTARUM IN HERBARIIS, HTC. 469 


22. Tillandsia Pringlei Watson. — On rocks and trees, Las Canoas, 
State of San Luis Potosi, 10 June 1891. 
C. G. Pringle: Plantae Mexicanae, n. 3738; 1 esemplare.. 


IRIDACEAE. 


. 23. Iris fumosa Boiss. et Hsskn. subspec. I. stenoloba Bornm. et Sinte- 
nis. — Regio transcaspica: Aschabadi in steppis arenosis argillosis 
ad Nephton, 14 IV. V. 1900. 
P. Sintenis: Iter transeaspico-persicum 1900-1901. n. 115. 
24. Iris Kolpakowskiana Regel. — Werny. 

| A. Regel: Iter Turkestanicum; 1 esemplare. 
25. Iris Songoriea Schrenk. nov. var. maeroantha Bornmüller et Sin- 
tenis. — Regio transcaspica; Aschabad : in steppis arenosis inter 
Annayu et Gyaurs, V. 1900, = 
P. Sintenis: Iter transcaspico-persicum 1900- 1901 , n. 371; fiori e 
frutti. 
,, 26. Iris pyrenaica Bubani. — Pirenei meridionali (varie loealità). 
Cartellini autografi di Bubani; 3 esemplari. 
RI. Crocus Peloponnesiacus Orphanides. — In regione inferiore mon- 
tis Malevo Laconiae prope Ajanni (rara). Ottobre-novembre 1851. 
Flora Graeca -Exsiccata, n. 68; 3 esemplari: 
28. Romulea Linaresii Parlatore. — In maritimis. prope : Pare 
Herbarium R. Musei Florentini (dati dal Parlatore al mens 
5 esemplari. 
2. Ixia ramiflora Tenore. — Apulia. 
Cartellino autografo del Tenore (dall n Viv iani); 2 esempl. 
Bebe tenuifolia Todaro. — In arenosis mari finitimis. Martio. 
| Flora Sicula; 7 esemplari. 
31. Nemastylis caeruleseens Greta. «: == Dry gravelly soil near f Quer. 

~ mavaea 5200 ft., State of Morelos. June 1896. ` 
C. G. Pringle: Plantae mexicanae, n. 6324; 1 esemplare. 
ph flava edere = ing sal: near Kee State 
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C. G. Pringle: Plantae mexicanae, n. 4400; 5 esemplari. 
Nemastylis Pringlei Watson. — Gravelly plains near Cusihniria- 
chie, State of Chihuahua, 27 August 1887. 

Idem, n. 1378; 2 esemplari. 


. Sisyrinehium alatum Hook. var. (?) angustissimum Rob. et Green- 


man — Sierra de San Felipe, 9500 ft., State of Oaxaca, 22 June, 
(frutto). 29 August 1894. 

Idem, n. 4703; 3 esemplari. 
Sisyrinehium bracteatum Greenman. — Lava fields near Tlalpam, 
7300 ft., Federal District. 16 August 1902. 

Idem, n. 8656; 4 esemplari. 


. Sisyrinchium Palmeri Greenman. — Gravelly plains near Guada- 


lajara, State of Jalisco, 15 July 1902. 

Idem, n. 8644; 5 esemplari. 
Sisyrinchium platyphyllum Watson. — Grassy bluffs of barranea 
near Guadalajara, State of Jalisco, 17 Sept. 1891. 

Idem, n. 3847; 1 esemplare. 


. Sisyrinehium polyeladon Rob. et Greenm. — Rocky banks, Sierra 


de San Felipe, 7500 ft., State of Oaxaca, 11 September 1894. 
Idem, n. 4902; 3 esemplari. 


. Sisyrinchium Pringlei Rob. et Greenm. — Dry calcareous hills near 


Guadalajara, State of Jalisco, 4 September 1893. 
Idem, n. 4520; 1 esemplare. 


. Neuberia laccata Ecklon. — Prope Tulbagh; 1 esemplare. 


Gladiolus hygrophilus Boissier et Huet. — In montibus inter Er- 
zeroum et Ispir. Armenia, 6-6500 p. s. m. Jun. 1853. 

Huet du Pavillon: Plantae orientales exsiecatae; l esemplare. 
Gladiolus infertus Bianca. — Inter segetes. S. Ghitello, prope Avola, 


Sieilia. 20 Aprile 1856; 2 esemplari. i. 
Gladiolus petraeus Boissier et Huet. — iur Baibonet et Erze- 


roum, Armenia. 4-500 p. s. m. Maio 1853. 


Huet du Pavillon: Plantae orientales exsiccatae : 1 ee, 


AMARYLLIDACEAE. 


44. Hymenocallis graminifolia Greenman. — Valley near Yantepee, 
400 ft, State of Morelos, 6 July 1901. . 
C. G. Pringle: Plantae mexicanae, n. 8532. > 
45. Agave brunnea Watson. — Calcareous mesas, Los Charcos, State 
of San Luis Potosi, 2 July 1891. 
Idem, n. 3745; 2 esemplari con frutto. 
46. Agave collina Greenman. — Hillsides near Cuernavaca, 5000 ft., 
State of Morelos, 17 June 1896. 
Idem, n. 4369; 1 foglia, 1 fiore, 1 capsula. 
47. Agave intrepida Greenman. — On mossy cliffs, Parque Station , 
7000 ft., State of Morelos, 2 June 1898. 
Idem; 1 foglia, fiori e frutti. 
DIOSCOREACEAE. 
48. Dioscorea hirsuticaulis Robinson. — Under dry ledges, barranca 
of Tequila, State of Jalisco, 14 October 1893. | 
Idem, n. 4572; 1 esemplare. 
49. Dioscorea lobata Uline var. morelosana Uline. — Lava fields, near 
Cuernavaca, 5000 ft., State of Morelos, 13 September 1896. 
Idem, n. 7341; 1 esemplare. 
50. Dioseorea platyeolpota Uline. — Cumbre de Platanillos near Ignata, 
| 8000 ft., 15 September 1900. : 
C. G. Pringle: Plantae mexicanae, n. 9224; 1 watpie. 
51. Dioscorea plumifera Robinson. — - Under cliffs, barranca of Tequila, 
State of Jalisco, 14 october 1893. 
i Idem, n. 4539; 1 esemplare con fiori e 1 con frutti. 
52. Dioscorea Pringlei Robinson. — Grassy slopes of barranca near 


| Guadalajara, State of Jalisco, 7 September 1893. 


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Idem, n. 4526; 1 esemplare. = 
Dioscorea pusilla Rob. et Sea. — Lava beds near Patzcuaro, State 
of Michoacan, 28 July 1892. 


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U. RICCA 


Idem, n. 4157; 6 esemplari (pianta piccola). 
Dioscorea pyrenaica Bubani. — Pirenei meridionali 1845, 1851. 
Erbario Bubani; 6 esemplari. 
Dioscorea Ulinei Greenman. — Barranca above Cuernavaca , State 
of Morelos, 18 September 1896. 


C. G. Pringle: Plantae mexicanae, n. 6558; alcuni esemplari. 


. Dioscorea urceolata Uline var. reflexa Greenman. — Lava beds 


near Cuernavaca, 5200 ft., State vf Morelos, 13 Septemb. 1896. 
C. G. Pringle: Plantae mexicanae, n. 6495; 3 esemplari. 


LILIACEAE. 


. Smilax Pringlei Greenman. — Mountain canyon above Cuernavaca, 


6500 ft.; State of Morelos, 15 May 1898. 
Idem, n. 6843. 


. Asparagus oligocladus Bornm. et Sintenis. — Regio transeaspiea : 


Kasandschik: in fruticetis ad radices montium, 1901 (esemplare con 
fiori). — Asehabad: Sulnklü (Saratowka); ad fines Persiae; in fauce 
ad saxos supra pagum Kulkulab 20, VII, 1900 (esemplare con frutti). 

P. Sintenis: Iter transeaspico-persieum 1900-1901, n. 1758 e 984; 
2 esemplari. 


. Polygonatum Haussknechtii Born. et Sint. — Regio transcaspiea, 


Aschabad: in saxosis montium supra pagum Nephton, 4, V, 1900. 
P. Sintenis: Iter transcaspico-persicum 1900-1901, n. 302; 1 esem- 
plare. 


. Aloe Hanburyana Naudin. — Culta sub divo in horto Thom. Han- 


bury, La Mortola prope Ventimiglia 12-5, 1893. 
1 foglia, infiorescenza. 


jl. Dasylirion inerme Watson. — Limestone ledges, Las Palmas, 27 


June 1890, State of San Luis Potosi. 

C. G. Pringle: Plantae mexicanae, n. 3108; foglie e frutti. 
Morgagnia bicolor Bubani. — S. Esprit prope Bayonne (Gallia oc- 
cident. ). 

Dal! Erbario di Bubani; 2 esemplari. 


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SPECIMINA AUTHENTICA PLANTARUM IN HERBARIIS, ETC. 473 


Anthericum leucocomum Rob. et Greenm. — Dry hills above 
Oaxaca, 6000 ft., State of Oaxaca, 6 August, 1894. : 
C. G. Pringle: Plantae mexicanae, n. 4783; 4 esemplari. 


. Echeandia nodosa Watson. — Dry rocky bluffs of barranca near 


Guadalajara, State of Jalisco, 23 September 1891. 
Idem, n. 3870; 2 esemplari. 


5. Allium Achajum Boissier et Orphanides. — In monte Clojos Achajae 


prope Uoititz am loco dieto Pente Vryses (rarissime), Jun.-Jul. 4, 
1855. Alt. 4000". 

Flora Graeca exsiccata, n. 427. Theodorus G. Orphanides; 3 esempl. 
Allium Aegeum Heldr. et Haláesy. — Cycladum ins. Naxos: in 
arenosis maritimis prope urbem, rarius, 25 Jun. 1889. 

De Heldreich, Herbarium Graeeum normale, n. 1090; 3 esempl. 


. Neetaroseordium' bulgarieum Janka, — In Bulgariae orientalis di- 


strictu Dobrudscha: in umbrosis silvarum inter pag. Nicoliczel Hand- 
scherka et Cserna, 12 Jul. 1872. 

Janka: Iter tureieum seeundum a. 1872; 1 esemplare. 
Allium Webbii Clementi. — In saxosis alpin. Olympi . . . .. 14 
Aug. 1850; 2 esemplari. 
Allium Nebrodense Gussone. — In pascuis elatioribus montis S. An- 
gelo supra Castellamare, 2 Agosto 1855. 

Plantae neapolitanae. Leg. E. et A. Huet du Pavillon. (Determi- 


nazione del Gussone); 2 esemplari. 


. Allium Pardoi Loscos. — Spagna, Junio 1884. 


Erbario Willkomm; alcuni esemplari. 


. Allium purpureum Loscos. — Spagna. 


Erbario Willkomm; 2 esemplari. 
Allium pylium De Notaris. — Ad sinum Pylium seu di Navarino. 
Cartolino autografo di De Notaris. Legit Rev. Ciocca. 


. Allium seabriseapum Boiss. var. laeve Bornm. et Sint. — Regiò 


transeaspiea: Kisil-Arwat, Karakala: in deelivibus lapidosis montis 
Sundsodagh, 14 V 1901. 

P. Sintenis: Iter transcaspico-persieum 1900-1901, n. 1772; 3 esem- 
plari. 


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5. Lilium Heldreichii Freyn. — Attica: in EECH reg. mediae M. 


U. RICCA 


Allium seabriseapum Boissier. — In l. saxosis m. Elbrus pr. pa- 
gum Passgala D. 8 Jun. 1843. 
Th. Kotsehy, Pl. Pers. bor. Ed. R. F. Hohenaeker 1846; 2 esemp. 


5. Allium urceolatum Regel. — Karatau 1876. V. 


A. Regel: Iter Turkestanicum; 1 esemplare. 


. Antherieum fugax Moris. — Sardinia; aleuni esemplari. 
. Leopoldia Bouriana Heldreich. — Attiea in loeis eultis oliveti Athe- 


narum, 5 April 1888. 


De Heldreieh: Herbarium Graecum normale, n. 1085; 2 esemplari. 


. Leopoldia Charrelii Heldreich. — Macedonia: in dumosis vallis 


Toumba prope Thessalonicam, ubi detexit et legit el. L. Charrel, 15 
Mai 1889. 


De Heldreich: Herbarium Graeeum normale, n. 1084; 2 esempl. 


. Leopoldia Holzmanni Heldreich. — Attica: in collibus saxosis re- 


gionis inferioris. Alt. 500-5000. Prope Kephissiam, 5 Aprile 1888. 
` De Heldreich: Herbarium Graecum normale, n. 1083; 3 esempl. 


. Museari Leonis Heldreich et Haláesy. — Cycladum insula Melos: 


in collibus saxosis. Legit Christos Leonis. Mart. 1889. 
Idem, n. 1087; 3 esempl. 


. Museari pulehellum Heldreich et Sart. — Attica : in eollibus saxosis 


circa Athevas, praesertim in Lycabetto et Tureobuni. Alt. 300-2500’. 
Legimus in colle Turcobuni. Caeteris praecocius, 6 Februar 1889. 

Idem, n. 1089; 4 esemplari. 

Museari (Leopoldia) persicum Hausskneeht et Borea. — Persia: in. 
segetibus ad Busihir 1893, 12, 3. 

J. Bornmüller: Iter persieo-tureieum 1892-93, n. 663; 3 esempl. 
Ornithogalum sabaudum Huguenin. — Chambéry, à pu dans 
les vignes; 1 esemplare. 

Ornithogalum Sintenisii Freyn. — Persia borealis; Prov. Asterabad;. 
Bender Ges: in pascuis et fruticetis, 11, III 1905. 

P. Sintenis: Iter transeaspico cavi 1900-1901, n. 1429; 5 e- 

semplari. 


Parnethis.l. d. Kakurti supra Tatoi, Alt. 2000-2500. 1 Jul. 1889. 


SPECIMINA AUTHENTICA PLANTARUM IN HERBARIIS, ETC. 475 


D. Heldreich: Herbarium Graecum normale, n. 1077 (sinonimo con 
L. chalcedonicum Heldr. e L. carniolicum Heldr.). 


86. Fritillaria Bucharica Regel — Wachrch in Buchara or. 1883. 
A. Regel: Iter turkestanicum. | 
87. Fritillaria Guicciardii Heldreich et Sart. — Attica in summo monte 


Parnethe. Alt. 4000-4500'. 19 Aprile 1876. 
De Heldreich, plantae exsiec. Florae Hellenicae. 

88. Fritillaria Regis Georgii Heldreich et Holzmann. — Insulae Petalia 
ad Carystum Euboeae meridionalis, in dumosis Xeronisi. 25 Mart. 
1889. 

De Heldreich: Herbarium Graeeum normale, n. 1078; 1 esempl. 

89. Tulipa dasystemon Regel — Darivas, IV, 1883. 

A. Regel: Iter turkestanieum ; 2 esemplari. 
. Tulipa Didieri Jordan. — de S. Jean de Maurienne (Savoie) in hort. 
meo legi (Jordan) 1853; 2 esemplari. 
91. Tulipa Hageri Heldreich. — Attica: In Monte Parnethe supra Deke- 
leiam (Tatoihod) 19 Aprile 1876. 
De Heldreieh: plantae exsiec. Florae Hellenicae; 2 esemplari. 

= 92. Tulipa Kolpakowskiana Regel. — Karatschoku nördlich vom Il, 18 

3 IV 1877. 

3 A. Regel: Iter turkestanieum, n. 280; 1 esemplare. 

A Werny 5, IV, 1877. — Idem; 2 esemplari. : 

Ke 93. Tulipa linifolia Regel. — Darwas ad fl. Pandsch 4500-5000". III, 


© 
© 


1883. — Idem, 2 esemplari. 
. Tulipa Micheliana Haag. — Regio transcaspica; Aschabad: in step- 
pis arenosis argillosis (copiose) IV, V 1900. 
P. Sintenis: Iter transcaspico-persicum 1900-1901, n. 40; 3 esempl. 
. Tulipa pseudo-violaeea Hsk. et Siehe. — Gusguta Thal (Cilicien) 
1600 m. s. m. | P 
W. Siehe's botanisehe Reise nach Cilieien 1895-96; 2 esemplari. x 
. Tulipa variopieta Reboul. — Presso Firenze. "n 
Erbario Bubani; 2 esemplari. 
. Tulipa Bonarotiana Reboul. — Presso Firenze. 
Erbario Bubani ; 4 esemplari. 


476 U. RICCA 


98. Tulipa strangulata Reboul. — Presso Firenze. 
Erbario Bubani ; 2 esemplari. 
99. Gagea stipitata Merkl. var. purpurascens Bornm. et Sint. — Regio 
transcaspica: Krasnowodsk: in arenosis montium ; 19, III. 1900. 
P. Sintenis: Iter transeaspico-persieum 1900-1901, n. 6; 10 esem- 
plari. Herbarium. Parlatoreanum. | 
100. Gagea afghanistaniea Terrac:iano. — Cartellino autografo di Ter- 
racciano. 
101. Gagea lusitanica Terracciano. — S. da Estrella (Lusitania). 
Cartellino autografo di Terraceiano; 2 esemplari. 
102. Gagea uliginosa Siehe. — Ketsebile (Cilicien) 2600 m. s. m. Juli 
1896 


W. Siehe's biais Reise va Cilicien 1895-96, n. 308; 3 
esemplari. 
103. Lloydia sicula Huet du Pavillon. — In collibus umbrosis Oglia- 
stro prope Caltagirone (Sicilia). 13 Maiò 1856. | 
Plantae siculae — leg. E. e A., Huet du Pavillon, n. 207; 1 e-. 
semplare. 
104. Calochortus Pringlei Robinson. — Thin soil of the top of the 
knobs of the Sierra de Tepoxtlan. 7500 ft. 12 Sep. 1900. 
C. G. Pringle: Plantae mexicanae, n. 8435. 
105. Colchicum Alberti Regel. — 9-11000", 1 VI 1880. 
A. Regel: Iter turkestanicum; 3 esemplari. “È 
106. Colchicum erociflorum ^ stenopetalum Regel.— Kalairhum HL, 85 2 
Idem; 3 esemplari. dd 
107. Colchicum nivale Boissier et Huet. — In Monto Kolakdagh ad 
nives (Inter Baibout et Probe). 8-9000 » s. m., Armenia; Maio 
1853. 


è 


Huet du Pavillon: Plantae orientales exsiccatae: 1 esemplare. ` 
108. Colchicum varians Freyn et Bornm. — Persia : Inter Kom et Sul- ` 
tanabad, in ! montibus ad pen Ragnird. 1600 m. s. m.; 1892 
I, 6. 7. 

A Boromüllor: Iter persico-tureicum 1892-93, n. 4799; 6 pigli; 
09. M t hirsarien I Regel. — Mura Pass. 10-11000'. VII, 82. 


3 


SPECIMINA AUTHENTICA PLANTARUM IN HERBARIIS, ETC. 477 


A. Regel: Iter turkestanieum; 5 esemplari. 


Merendera kurdiea Bornmüller. — Kurdistania Assvriaca: in mon- 


tibus Helgurd (ad fines Pers.) regione alpina. 3000 m. s. m.. 1893. 
26 VI. 

J. Bornmüller: Iter persico-turcieum 1892-93, n. 1840; 3 esempl. 
Schenocaulon Pringlei Greenm. — Lava beds, Serrania de Ajusco, 


10.000 ft. — Federal district. — 23 August 1896. 


C. G. Pringle: Plantae mexicanae; 1 esemplare. 


COMMELINACEAE. 


Tradeseantia angustifolia Robinson. — Thin soil of limestone 
ledges, Las Canoas; State of San Luis Potosi. 14 August 1891. 
C. G. Pringle, Plantae mexicanae, n. 3902; 2 esemplari. 
Tradescantia brachyphylla Greenman. — Dry limestone ledges 
near Téhuacan, 5000 ft. — State of Puebla — 29 Juli 1897. 
Idem, n. 6679; 2 esemplari. 
Tradescantia maerophylla Greenman. — Bluffs of barranca Cuer- 
navaca, 5000 ft. — State of Morelos — 21 August 1897. 
Idem, n. 6695; 1 esemplare. 
Tradeseantia maeropoda Greenman. — Moist banks of mountains 
above Cuernavaca, 6500 ft. — State of Morelos — 3. August 1896. 
Idem, n. 6402; 1 esemplare. 


JUNCACEAE. 


Juneus Elliotti Chapman. — Wet sandy places Apalachicola, Flo- 
rida, with J. bufonius and marginatus. Cyperus eompressus, Pa- 
nieum aneeps, ete. Jun. 1867. 

Herbarium Juncorum Boreali Bes ne ed. G. En- 
gelmann, S. Louis, Missouri, n. 54. . 

Juncus Leersii X effusus (nuovo ibrido) C. Beckmann. — Bas- 
sum (Provincia Hannover) unter den Eltern in einer Thongrube bei 
der Ziegelei. 15 August 1888, ; 


478 U. RICCA 


Flora planitiei Germaniae borealis occidentalis — leg. C. Beck- 


mann; 2 esemplari. 
118. Juneus striatus Schousb. var. diffusus Huet. — In humidis su- 
pra Castel-di-Sangro, Aprutii. 14 Jul. 1856. 
Plantae neapolitanae, n. 432. Leg. E. e A. Huet du Pavillon; 
4 esemplari. 
119. Juneus attenuatus Viviani. — Siola de' Cavalli (Corsica). 
Cartellino autografo del Viviani; 3 esemplari. 
120. Juneus bieephalus Viviani. — Bonifaeio in Corsica. 


` 2 esemplari. 
191. Juneus insulanus Viviani. — Bonifacio in Corsica. 
l esemplare. 
122, Juneus insulanus var. B. Viviani. — Bonifacio in Corsica. 


l esemplare. 
123. Juneus Kochii F. Schultz. — Parmi les Sphagnum dans les lieux 
marécageux et tourbeux des bois dans les montagnes du vogésias . 
à 4 kilomètres au sud de Kaiserlautern (Palatinat, Bavière) Fl. 1 
Juilet 1871, Fr. 29 Juillet 1865. i 
F. Schultz et F. Winter, herbarium normale, Phanerogamia, Cent. 
2, n. 163; 3 esemplari. 3 
Prairies tourbeuses dans les bois des montagnes du schiste de ; 
transition « grauwacke » rive droite de la Saar près de Metlach | 
(Prusse-rhénane) — Fl. 15 Jun., Fr. juillet 1870. | 
Idem, n. 163 bis; 4 esemplari. 
124. Juncus bicephalus Viviani. — Aiaccio. 
Cartellino autografo di Viviani; 2 esemplari. 
125. Juneus caudatus Chapman. — Bogs near Apalachicola, Florida 
` with Myrica, Sarracenia Drummondii and Sarr. psittacina, Ke 
chosporae, ete. Sept. 1867. 
Herbarium Juncorum Boreali-Americanorum Normale, ed. G. En- 
gelmann, St. Louis, Missouri, 1868; 1 esemplare. | 
126. Juncus macrocephalus Viviani. — Corsica. 
Cartolino autografo di Viviani; 1 esemplare. 
127. Luzula ealabriea Tenore. — Calabria. 
Cartellino autografo del Tenore; 1 esemplare. 


SPECIMINA AUTHENTICA PLANTARUM IN HERBARIIS, ETC. 479 


PALMAE. 


128. Chamaedorea Pringlei Watson. — Shaded limestone ledges, To 
masopo Canyon — State of San Luis Potosi. — June, July 1891. 
C. G. Pringle, Plantae mexicanae, 1891, n. 3787. 


NAJADACEAE. 


129. Potamogeton upsaliensis G. Tiselius. — Suecia: Upsala, Jasevao 
in flumine Tyris, 28/6, 1884. 
Potamogetones seandinaviei, n. 149. Leg. et comm. Gustav Ti- ` 
selius; 1 esemplare. 
.130. Potamogeton gramineus var. borealis Tiselius. — Lapponia Ros- 
sica, lae. Nuortijaur. Aug. 1883. 
Plantae fennieae. Hans Hollmén; pareechi esemplari. 
131. Potamogeton oblongum Viviani. — 1 esemplare. 
: 132. Ruppia aragonensis Loscos et Pardo. — Aragonia australis. Ju- 
nio 1864. 
Herbarium Willkomm; alcuni esemplari. 


| ne 


133. Eriocaulon Jaliscoanum Watson. — Wet places near Guadalajara, 
State of Jalisco. 7 October 1891. 
C. G. Pringle, Plantae mexicanae, n. 3855; 2 esemplari. 


Plocensi 


1. Cyperus Brainerdi Britton. — Wet places near Guadalajara. State 
‘of Jalisco. 25 September 1891. 
C. G. Pringle, Plantae mexicanae, n. 3843. 
- Eleocharis acieulariformis Greenman. — per of Mexieo. 7 May 
1898. 
C. G. Pringle, Plantae mexicanae, n. 6818; 5 esemplari. 


139. 


141. 


. Fimbristylis Sherardi Bubani. — Probabiliter Agro mantuano. 5 


. Isolepis Minaae Parlatore. -— In paludosis prope Panormi. 


. Scirpus Valdiviae Steudel. — Ad fl. Rio de Arique (Chile). 30 
1850. : 


. Rhynchospora Pringlei Greenman. — Swamps, Zamora, State of 


Carex asturiea Boissier. — Cantabria, in eme alpinis montium 


. Carex Mairii Cosson et Germain. — Marécages dans le parc 


Carex oedipostyla J. DuvalJouve. — Bois de la Moure, P 


U. RICCA 


Majo 1830. 
Dall’ Erbario Bubani ; 3 esemplari. 


Herbarium Parlatoreanum ; 2 esemplari. 


Dec. 

W. Leehler, pl. chilenses. Ed. R. Fr. Hohenacker, n. 453; 1 e- 
semplare. 
Scirpus varians Steudel. — Prope col. Arique prov. Valdivia 
(Chile). Dec. 1851. 

Idem, n. 718; 2 esemplari. 


Michoagan. 25 July 1902. 

C. G. Pringle, Plantae mexicanae, n. 8642; 2 esemplari. 
Carex aristata Siegert (= C. Siegertiama Uechtritz. — Prairies 
sur l'alluvion de la plaine prés de Neudorf et Canth aux environs ` 
de Breslau (Silésie, Prusse). 9 June 1850. 

F. Schultz, herbarium normale. Cent. 6; Herbarium R. Fritz 
in Rybnik; 3 esemplari. 


Pieos di Europa. Jul. 1879. 
E. Boissier — L. Leresche — E. Lévier. Iter hispanicum 1879; 
1 esemplare. 


Grandchamp, près de Saint Germain-en-Laye. 11 et 15 Juni 184 

Flora Galliae et Germaniae exsiccata, n. 549; 3 esemplari. 
Carex anomala Janka. — Transsilvania, prope pag. Ganes; 2 | 
semplari. | 


Montpellier. 8 Mai 1870. 
Herbario J. Duval-Jouve; 1 esemplare. 
( Continua) 


RASSEGNE 


 Mustrirtes Handwörterbuch der Botanik, herausgegeben von 
CAMILLO KARL SCHNEIDER — Leipzig 1905 , 1 vol. in gn 
grande, pag. 690, 341 figure. 


Questo libro contiene la spiegazione dei termini oggi usati in Botanica, 
. lasciando da parte quelli che si riferiscono alla pura descrittiva e che fa- 
lmente si trovano in altri dizionari anche più antichi. Quindi si oecupa 
di Morfologia, Anatomia, Fisiologia, Biologia, ecc., trattando anche in modo 
sufficientemente esteso lo studio delle Crittogame. Le spiegazioni sono 
sempre chiare, spesso accompagnate da incisioni; e dato il gran numero 
dei termini usati nella scienza al giorno d'oggi, il significato di molti dei 


Lo Schneider nel suo lavoro ebbe la collaborazione di molti specia- 
che hanno riveduto le parti di loro particolare competenza: cosi il 
f. von Hoehnel per la Micologia, il prof. Schiffner pei termini biologici, 
dott. A. Zahlbruckner per la Lichenologia ed altro, il dott. Keissler per 
| mologia; e porse valida collaborazione all'intera opera il dott. R. Wa- 
r per ció che si riferisce alle inflorescenze e alla disposizione delle 
lie. Un grande aiuto si ebbe inoltre dal dott. Porsch per la parte ana- 
ca e in generale per tutto il lavoro. L' Autore nella prefazione porge 
ra ringraziamenti al prof. von Wettstein e all’ Engler di Berlino. 


U. RICCA. 


INDICE 


= = - - 
Lavori originali. 


BuscALIONI L. — Una nuova campana di vetro per le ricerche sul- 
l'influenza esercitata dalla luce e dai gas sopra le piante (Tav. D 
CALEGARI M. — L’ Asplenium Seelosii ds al Monte « Ggs dei 
Fiori » a Nord di Varese (Lombar 
Camus J. — Le Fraisier des Indes Fonti l'italie ünplentriondle MAT e 
# CUFINO L. — Osservazioni ed aggiunte alla Flora del Canadà b 
-JATTA A. — Licheni esotici dell’ Erbario Levier raccolti nell’ Asia me- 
ridionale, nell’ Oceania, nel Brasile e nel teret CERNIT 
F. — Note floristiche di Liguria i 
RAME i — Sulla distribuzione nelle ^ varie pali e nei | divefsl 
periodi di sviluppo e sulla genesi del nucleone nel Pisum sa- 
tivum (Tav. Il) 
MassALOoNGO C. — Yerstologia e patologia doute foglie, 4i Sieg piante 
; (Fav. V. VI: ^ 
MassALoNco C. — Gli SITA MENS delle Daie di Saxifraga cras- 
sifolia L. 
äi G. E. — Per la sais dei tultercoli ridi delle Leguminose 
o D. — Anomalie di sviluppo dei ricettacoli femminili di Lu- 
EECH vulgaris Mich. (Tav. IN ENS EL 
MortEo E. — Diàtomee del lorrente: Ürbk.- .:. us AS co Pre 


monte . . vi. 
A. — ee, SE EE dem: RE EE 
TANELLI E. — Studi sull'albinismo nel Regno vegetale (V) . , . 
G 0, — Congresso Debian di Botanica tenuto a Vienna 
damit al 18 Giugno 1905 . UNUS 
E 0. — Commemorazione di Federico Delpino (Tav. In . 


funi Drague asservata (Parte prima). 

o P. — Ricer che sulla formazione e sulla funzione della suini 
delle “focali (con incisioni nel testo). 

ANO P. — eret italiane del gerere fine PF 0. E 
Schu Ma... : 


cimina authentica plantarum in. horori Horti Bo- à 


` Coniribuzion aiia Biología gone delle E ea 229 
. B. — Secondo ine allo studio della Flora mico- 
logica della provineia di Com : 
TRINCHIERI G. rota sulla. Flora spontanea è e avventizia del 
l'Orto Botanico di Tori 
TROTTER A. — Sulla nior istologica di un micocecidio prosopla- 
stico (con incisioni nel testo) . 
VILLANI A. — Dei nettarii aa PRI € e del ‘loro valute mco : 
nella simmetria flor 
Zonda G. — Dell’ applicazione La alcuni metodi dna in | Geografia 
botanica ea incisioni nel tes la) 


D D D . D H 


p Rassegne. 


; Gini K. — Die kleistogamen Blüthen und die Anpassungstheorieei 
Se C. K. — sean Handwórterbuch der Botanik ` 


Arum ue Gasp. SC 
de lle etes Di > valor