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Full text of "Nuova guida generale del Museo nazionale di Napoli : secundo i più recenti riordinamenti"

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THE  GETTY  RESEARCH  INSTITUTE  LIBRARY 

Halsted  VanderPoel  Campanian  Collection 


384  (Arte)  MONACO  Domenico.  Nuova 
guida  del  Museo  Nazionale  di  Napo- 
li, secondo  i  più  recenti  riordina- 
menti, con  poche  nozioni  su  Pompei. 
Napoli,  1901,  in  16°  leg.  m.t.  pp.  146. 

*  r-  '75 


NUOVA  GUIDA  GENERALE 


DEL 


MUSEO  NAZIONALE 

DI 

NAPOLI 

SECONDO  I  PIÙ  RECENTI  RIORDINA.MENTI 
CON  POCHE  NOZIONI  SU  POMPEI 

PER 

Domenico     Monaco 

Conservatore  dei  Musei  di  antichità 
Autore  dell'opera  illustrala  «  Les  Monuments  du  Musée  National  de  Naples» 


NONA  EDIZIONE 


N  A  P  O  L.  I 

Santa  Maria  a  Lanzati  a  Foria,  24 
1001 


Resta  salvo  il  diritto  dì  riproduzione 


STAB.  TIPOGRAFICO  LANCIANO  E  PINTO 
Cortile  S.  Sebastiano,  51 


THE  GETTY  RESEARCH 
INSTITUTE  LIBRARY 


.:tó^5^i^^<=^S^5^5^^3F^5^<^:^ 


Il  Museo  di  Napoli  gode  meritata  rinomanza  in 
Italia  e  fuori. 

Esso  racchiude  in  gran  copia  splendidi  e  preziosi 
monumenti,  in  ispecie  di  arte  antica,  da  giustifi- 
care appieno  le  assidue  cure  de' dotti,  il  palpito 
degli  artisti  e  persino  il  risveglio  degli  spensierati. 

La  collezione  delle  statue  in  bronzo,  quella  degli 
affreschi  e  musaici  di  Pompei,  senza  tema  di  er- 
rare ,  possono  reputarsi  a  giusto  titolo  uniche  al 
mondo. 

Il  piccolo  volume  ci  consiglia  ad  esser  brevi, 
ma  non  dimentichi  delle  cose  elette. 

Con  la  presente  nona  edizione  si  è  avuta  cura 
di  non  trascurare  nulla,  e,  con  la  più  scrupolosa 
esattezza,  si  è  seguita  la  novella  numerazione  degli 
oggetti  giusta  i  recenti  riordinamenti,  per  rendere 
la  presente  guida  maggiormente  accetta  ai  visita- 
tori nella  escursione,  che  saranno  per  fare  in  que- 
sto maestoso  santuario  delle  Arti. 

Un'appendice  dirà  poche  cose  su  Pompei. 


AVVERTIMENTO 


All'ingresso  del  Museo  è  a  sinistra: 

1.  Sala  di  veudita  dei  cataloghi,  fotografie  e  copie 
di  dipinti  ad  olio  di  originali  esistenti  nel  Museo 
a  prezzi  fissi. 

Segue  : 

2.  TJfiìcio  di  vendita  dei  biglietti  d'ingresso,  1  lira. 
Di  fronte: 

3.  Sala  per  depositare  i  bastoni  e  le  ombrella. 


Gli  artisti  e  gli  archeologi  possono  ottenere  l'auto- 
rizzazione in  iscritto  per  trarre  copie,  o  fare  altri  studia 
presentando  in  Segreteria  un  certificato  dell'  Istituto 
di  Belle  Arti  che  attesti  la  qualità  di  artista  del  ri- 
chiedente. 

Per  gli  stranieri  occorre  un  attestato  del  Console  che 
constati  la  propria  qualità  di  artista,  o  di  archeologo. 

Le  domande  non  si  accettano  che  su  carta  bollata 
da  50  cent. 


Nel  visitare  il  Museo  si  segua  il  piccolo  numero 
bianco  con  orlo  bleu.  Coli'  avvertenza  che  tali  numeri 
non  sono  costantemente  in  progressività  per  la  immis- 
sione nel  Museo  di  oggetti  che  di  continuo  provven-» 
gono  dagli  scavi,  la  qual  cosa  cagi(»ua  uno  spostamento. 

Gli  oggetti  più  interessanti  sono  contraddistinti  da 
un  asterisco  ed  illustrati  nella  grande  opera  in  4."  col 
titolo  «'  /  Monumenti  del  Museo  di  Napoli  «  per  Da- 
menico  Monaco. 


OKARIO 

e  giorni  in  cui  il  Museo  resta  cliiuso 


ORARIO  ESTIVO 

Dal  1."  Maggio  al  30  Ottobre — Dalle  9  a.  m.  alle  3  p.  m. 

ORARIO   D'  INVKRNO 

Dal  1." Novembre  al  30  Aprile — Dalle  lOa.  m.alle^p.m 
Prezzo  d' entrata  —  Per  gli  adulti  L.  1,00 
w  w         —  Per  i  fanciulli   »    0,50 

Nelle  Domeniche  entrata  gratuita  dalle  9  a.  m,  all'I  p.  m. 


Giorni  in  cui  II  Museo  è  chiuso. 

1  Gennaio  — La  Circoncisione. 

6            »»  —  Epifania. 

8            »  —  Nascita  di  S.  M.  la  Regina. 

Epoca  variabile  — La  Pasqua. 

>»  — •  L'Ascensione. 

»»  — Il  Corpuis-Doraini. 

1."  Domenica  di  Giugno  —  La  festa  dello  Statuto. 


29  Giugno 

—  SS.  Apostoli  Pietro  e  Paolo. 

15  Agosto 

—  L'Assunzione. 

8  Settembre 

—  La  Natività  della  Vergine. 

20 

—  L'entrata  delle  truppe  Ita- 

liane a  Roma. 

19 

—  S.  Gennaro, Pfltft'ono  di  Nap, 

1  Novembre 

—  Tutti  i  Santi. 

11 

—  Nascita  di  S.  M.  il  Re. 

8  Dicembre 

—  La  Concezione. 

25 

—  S.  Natale. 

INDICE 

DELLE  MATERIE  CONTENUTE  NEL  PRESENTE  LIBRO 


Avvertimento pag.  vi 

Orario  e  giorni  in  cui  il  Museo  resta  chiuso.     ,  »  Vii 

Cenno  storico. »  xi 

Vestibolo »  1 

Pianterreno  (Lato  destro). 

i.  Dipinti  antichi  o  affreschi  di  Pompei ...»  2 

2.  Sala  dei  Musaici »  21 

3.  Graffiti  —  Iscrizioni,  Toro,  Ercole  Farnese    .  »  26 

4.  Sala  di  Canova »  32 

Sottosuolo 

5.  Monumenti  orientali »  34 

6.  Raccolta  Egiziana.     .* »  35 

Piantemelo  {Continuazione  del  lato  destro). 

7.  Altri  affreschi  Pompejanì »  39 

Pianterreno  {Lato  sinistro). 

8.  Statue  in  marmo  .     .     , »  40 

9.  Basso-rilievi  in  marmo »  64 

10.  Statue  in    bronzo »  68 

11.  Armi  antiche »  76 


X  IlfDfCB 

Piano  Intermedio  [Lato  destro). 

12.  Ultimi  affreschi  Pompejani »           77 

13.  Terrecotte  di  Pompei »           8t 

Piano  Intermedio  {Lato  sinistro). 

14.  Raccolta  Cumana >           S4 

15.  Oggetti  di  mezzi  tempi »           S6- 

K).  Raccolta  delle  stampe »          8^ 

Piano  Superiore. 

17.  Vetri  antichi )>           89 

18.  Medagliere  {7nonete) •»          1)1 

19.  Raccolta  Santangelo »          92* 

20.  Vasi  italo-greci »           97 

21 .  Oggetti  preziosi »        107 

22.  Piccoli  bronzi »         121 

APPENDICE  —  Pompei  prima  e  dopo  Teruzione  che 

la  distrusse.     .........  ^)       141 


CENNO  STORICO. 


Le  vicissitudini  del  nostro  Museo  non  sono  state  né 
poche  né  lievi,  e  la  sua  storia  è  scolpita,  più  che  com- 
pendiata ,  nelle  dodici  bellissime  iscrizioni  in  marmo 
attaccate  alle  pareti  del  vestibolo.  Esse  sono: 

I.  D.  Pietro  Giron  Duca  di  Ossuni  qui  tra- 
sportava nel  MDLXXXvi  la  Regia  Cavallerizza:- 
per  difetto  di  acqua  la  restituiva  presso  il 
Sebeto.  D.  Pietro  Fernandez  di  Castro,  Conte 
di  Lemos.  lo  abbandonato  edifizio  mutava  in 
R.  Università  degli  Studi_,  e  splendidamente 
ampliato,  lo  inaugurava  con  pompa  solenne 
il  xiv  Giugno  MDCXV. 

II.  La  R.  Università  devastata  nei  tumulti 
popolari  nel  mdcxlvii,  cadente  pel  tremuoto 
del  MCDLXXxviii,  qui  restava  sino  al  mdccj, 
quando  per  la  congiura  di  Macchia,  discac- 
ciati gli  studiosi  ,  vi  albergarono  i  soldati. 
Carlo  III  Borbone,  fatti  riparare  i  danni,  ne 
riapriva  le  scuole  nel  mcccxxxvi. 

III.  Ferdinando  iv  Borbone,  espulsi  i  Ge- 
suiti nel  MDCGLXvii,  ordinava  si  trasportasse 
nel  Gesù  Vecchio  la  R.  Università  desìi  Stu- 


XII  CENNO  STORICO 

di,  fossero  qui  splendidamente  allogati  il  Mu- 
seo Ercolanese,  la  Quadreria,  la  Biblioteca, 
il  Medagliere,  i  Vasi  antichi.  Ordinò  vi  aves- 
sero stanza  le  scuole  delle  arti  del  disegno, 
il  laboratorio  delle  pietre  dure,  la  Stamperia 
Reale,  le  officine  delle  Incisioni  e  dei  Re- 
stauri- 

IV.  Diressero  la  costruzione  ed  i  restauri 
di  questo  edifizio  dal  mdcxi  al  mdcccxxxv 
Giulio  Cesare  Fontana,  Ferd.  Sanfelice,Ferd. 
Fuga,  Pompeo  Schiantarelli,  Frane  Mare- 
sca,  Antonio  Bonucci.  Gli  ultimi  dei  quali  vi 
trasferirono  per  regale  comando  i  monumenti 
pervenuti  di  Roma,  il  Museo  di  Capodimon- 
te,  le  opere  di  arte  del  R.  Palagio  di  Por- 
tici ,  e  quelle  prima  depositate  nelle  case 
Francavilla  e  Caramanico. 

V.  Ferdinando  iv  Borbone  fuggendo  di 
Napoli  il  XXI  dicembre  mdccxcvih.  e  nel  xxiii 
Gennaio  mdcccvi  traeva  seco  in  Palermo  i  più 
insigni  monumenti  in  questo  luogo  raccolti: 
altri  ne  involava  in  nome  della  libertà  il  vin- 
citore straniero  nel  mdccic,  ma  quei  tesori 
qui  facevano  avventurosamente  ritorno  nei 
MDCCCi  e  nel  mdcccxvii. 

VI.  Giuseppe  Napoleone  Bonaparte,  ordi- 
nato ed  aperto  il  Museo  ,  ne  costituiva  il 
governo  ;  vi  aggregava  la  sopraintendenza 
generale  degli  scavi,  dava  sede  nello  stesso 


CENKO   STORICO  XIII 

edifizio  alla  sopraintendenza  dei  Papiri  Er- 
colanesi,  e  alia  R-  Accademia  di  Storia  e  di 
Antichità,  che  mutato  nome  per  nuovi  Sta- 
tuti promulgati  nel  mdcccxviii  venne  quindi 
appellata  Società  Reale  Borbonica. 

VII.  Gioacchino  Murat,  per  gli  scavi  ala- 
cremente condotti  in  Pompei  ed  altrove,  fece 
maggiori  le  dovizie  del  Museo:  scopri  il  greco 
sepolcreto  clie  lo  rasenta  dal  lato  di  Setten- 
trione: vi  aggiunse  i  monumenti  Borgiani  di 
Velletri,  e  la  testa  equina  di  bronzo,  antica 
insegna  della  città  di  Napoli. 

Vili.  Ferdinando  I_,  Francesco  I^  Ferdinan- 
do II  Borbone_,  che  ampliarono  il  Museo  con 
le  raccolte  Noia,  Vivenzio,  Daniele,  Ficco, 
Cervone,  Falconet^  Lamberti,  Rispoli,  Pic^ 
chianti.  Di  Gennaro,  Genua,  Forcella,  Gar- 
giulo,  e  con  i  doni  del  Poli,  dello  Arditi,  del 
Sangiorgio  ,  io  dichiararono  loro  proprietà 
allodiale,  indipendente  dai  beni  della  Coro- 
na^ intitolandolo  Reale  Museo  Borbonico. 

IX.  Giuseppe  Garibaldi ,  Dittatore  ,  pro- 
clamando proprietà  Nazionale  il  Museo  e  gli 
Scavi,  questi  dotava  di  più  largo  assegna- 
mento, perchè  procedesse  non  interrotta  e 
spedita  la  scoperta  di  Pompei,  ordinava  si 
riaprissero  le  ribadite  porte  delle  sale  riser- 
vate, salvando  da  inevitabile  rovina  monu- 
menti preziosi  di  pittura  e  di  plastica. 


MV  CENNO   STOKICO 

X.  Vittorio  Emanuele  li  decretava  il  rior- 
dinamento del  Museo  Nazionale,  ne  modifi- 
cava il  governo,  statuiva  vi  si  custodissero 
]a  raccolta  Cumana  del  Conte  di  Siracusa, 
donata  dal  Principe  di  Carignano,  il  Museo 
Santangelo  acquistato  per  pubblico  uso  dal 
Municipio  di  Napoli,  gli  arazzi  legati  dal  Mar- 
chese del  Vasto,  la  collezione  Palatina  delle 
Stampe,  il  Medagliere  della  Zecca,  la  sup- 
pellettile storica  delle  officine  monetarie. 

XI.  A  rendere  più  splendida  la  collezione 
degli  antichi  monumenti  furono  in  tempi  di- 
versi allogate  altrove  la  Società  Reale,  le  of- 
ficine, le  scuole  delle  arti  del  disegno.  Qui  si 
mantenne  soltanto  per  la  sua  originaria  im- 
portanza e  per  la  insigne  collezione  di  co- 
dici e  manoscritti  la  Biblioteca  Nazionale, 
che   vi  ha  sede  con  separato  governo. 

XII-  Queste  leggende  poste  nel  mdccclxix 
a  ricordare  le  origini  e  le  mutazioni  avvenute 
nello  Storico  Edifizio  che  le  contiene,  atte- 
i?tano  i  nuovi  ordinamenti  ed  i  restauri  ini- 
ziati nel  MDCCCLXi,  la  grandiosa  aggregazione 
fatta  al  Museo  Nazionale,  dopo  aboliti  i  so- 
dalizii  monastici  del  Cenobio  di  S.  Teresa 
degli  Scalzi  e  della  monumentale  Certosa  di 
S-  Martino. 


>i^OB' 


GUIDA 


DEL 


MUSEO  NAZIONALE  DI  NAPOLI 


VESTIBOLO 

Ventiquattro  colonne  di  verde  antico,  di   giallo  e  di 
granito  ornano  questo   maestoso   vestibolo,   la  maggior 
parte  rinvenute  a  Sant' Agata  dei  Goti. 
A  destra^ 

*5993.  Alessandro  Severo.  Statua  colossale  in  mar- 
mo. {Roma).    ■ 

5983-4-7-8.  Consoli  romani.  Quattro  statue  in  marmo. 
{Ercolano). 

5978.  Flora.  Statua   colossale.   La  testa  è  moderna. 
{Farnese). 
A  sinistra, 

*5975.  Genio  dell'esercito  romano.  Bella  statua.  La 
mano  e  la  gamba  sinistra  ed  il  braccio  destro  sono  mo- 
derni. {Roma). 

5965-6-9-70.  Quattro  statue  di  Consoli  romani.  {E.) 

5960.  Urania.  Statua  colossale  che  adornava  il  teatro 
di  Pompeo  a  Roma.  {Farnese). 

SULLA  SCALA 

5976-7.  Due  statue  sedenti  di  Fiumi,  cioè  il  Tigri  e 
r  Eufrate ,  V  uno  sedente  e  V  altro  con  due  corna  sulla 
fronte. 

....  Leone  in  maestosa  attitudine,  {Farnese). 

....  Due  Veneri.  Una  di  esse  porta  un  lagrimatoio.  {E.) 

Monaco  —  Guida  del  Museo  Nazionale.  1 


2  PIANTERRENO 

PIANTERRENO  —  lato  destro 
DIPINTI  ANTICHI  O  AFFRESCHI  POMPEIANI. 

Questa  interessante  raccolta  racchiude  oltre  mille  di- 
pinti, ricavati  tutti  dalle  pareti  delle  abitazioni  delle  dis- 
sepolte città  di  Pompei,  Ercolano  e  Stabia.  Essi  formano, 
tanto  pel  curioso  quanto  per  l'artista,  una  delle  princi- 
pali branche  del  nostro  prezioso  Museo,  presentando  nella 
maggior  parte  fatti  mitologici  ed  istorici,  non  che  scene 
domestiche  le  quali  danno  molta  luce  sulla  vita  dei 
pompeiani  e  su  i  loro  costumi. 

Taluna  volta  questi  dipinti  mancano  di  una  giusta  pro- 
spettiva, ma  ciò  non  pertanto  si  rendono  estremamente 
interessanti,  e  per  l'armonia  dei  gruppi,  e  per  la  fran- 
chezza dell'esecuzione,  e  per  la  forza  dell'espressione  da 
rivaleggiare  i  più  rinomati  artisti  dell'era  nostra. 

Allorquando  essi  vengono  scoverti  sono  di  una  viva- 
cità di  colorito  come  se  fossero  stati  eseguiti  ieri,  ma 
dopo  alcun  tempo  si  alterano  più  o  meno  a  seconda  dei 
colori  che  vi  furono  impiegati,  o  a  seconda  della  mag- 
giore 0  minore  umidità  con  la  quale  furono  in  contatto 
della  terra  mescolata  alla  cenere  e  alle  materie  bitumi- 
nose del  Vulcano. 

Vitruvio  ci  fa  conoscere  che  tali  pitture  furono  ese- 
guite sull'intonaco  fresco,  la  qual  cosa  conserva  per 
sempre  il  colorito,  poiché  la  calce  per  la  sua  ebollizione 
perde  la  umidità  e  diviene  porosa  e  secca,  di  talché  si 
impossessa  dei  colori  liquidi  e  la  pittura  indurendosi  e 
seccandosi  compone  con  l'intonaco  un  corpo  compatto, 
formandone  una  sola  sostanza. 

A  voler  illustrare  tutti  questi  dipinti  vi  sarebbe  d'uopo 


AFFBESCHI   POMPEIANI  3 

di  una  opera  a  parte;  contentiamoci  perciò  dei  più  im- 
portanti, e  su  di  essi  volgeremo  la  nostra  attenzione. 

N.  B.  Seguire  i  numeri  a   cifra  romana  in  testa    a  ciascun 
compartimento. 

PRIMA  SALA  (o  corridoio). 

In  questa  sala  veggonsi  collocate  molte  pitture  pom- 
peiane, la  maggior  parte  sciupate  dal  tempo,  del  tutto 
prive  di  rappresentazioni  mitologiche,  vedendovisi  solo 
interno  di  abitazioni,  paesaggi,  arabeschi,  animali,  ecc. 

COMPARTIMENTO  I  a  VII. 

8552  e  seg.  Dei  magnifici  arabeschi  ed  antiche  ga- 
lere i  quali  adornavano  il  tempio  d'Iside  a  Pompei. 

COMPARTIMENTO  Vili. 

8594.  Una  gran  pittura  per  sala  da  pranzo  con  pesci 
e  mascheroni,  e  nel  mezzo  tempietto  a  colonne.  {Casa 
dell'Edile  Cuspio  Pausa  a  Pompei). 
COMPARTIMENTO   IX. 

8598.  Grande  pittura  rinvenuta  nella  casa  di  M.  Ar- 
rio  Diomede,  il  capo  del  sobborgo  Augusto-Felice,  a 
Pompei.  Nel  mezzo  vedesi  su  fondo  rossastro  un  fauno 
che  avvicina  la  mano  di  una  bacohante  alla  sua  bocca. 
Superiormente,  frutta,  pesci,  cacciagione,  un  papiro,  un 
calamaio,  una  penna  ecc. 

SECONDA  SALA 
DECORAZIONE  PER  SALE  DA  PRANZO. 

Questa  sala  racchiude  pitture  con  cacciagione,  frutta 

in  piatti  e  canestri,  eseguiti   maestrevolmente  al  vero. 

COMPARTIMENTO   XIII. 

8750.  Due  quaglie  che   beccano  spighe  di  grano.  (P.) 

8760.  Bel  pavone  in  riposo  in  un  giardino.  {Pompei). 


4  PIANTERRENO 

COMPARTIMENTO    XIV. 

*8791.  La  caricatura  diseneca.  Un  pappagallo  aggio- 
gato ad  un  piccolo  carro  guidato  da  un  grillo,  avente  le 
redini  in  bocca.  Alcuni  riconoscono  in  questo  simpatico 
dipinto  una  satira,  alludendo  ad  uomini  politici  di  quei 
tempi;  altri  pretendono  persino  riconoscere  nel  pappa- 
gallo Nerone  e  nel  grillo  Seneca.  (Pompei). 

8795.   Pantera  in   lotta  con   una  serpe  per  gara  di 
guadagnarsi  la  palma.  (Pompei). 
Ritornando  sui  propri  passi  si  va  nelle  sale  interne. 

TERZA  SALA 

COMPARTIMENTO    XV. 

DIVINITÀ  OLIMPICHE  E  MITI   DIVERSI. 

8834.  Flora  veduta  di  dietro.  Bella  figurina  su  fondo 
bleu.  (Stabia). 

*8846.  Apollo,   Chirone  ed  Esculapio.  L'artista  ha 
voluto   riunire  nei  tre  personaggi  i  tre  inventori  della 
medicina:  Apollo  come  il  Dio  della  medicina:  Chirone,  , 
l'inventore  della  chirurgia  ed  Esculapio  il  suo  scolare.  (P.) 

8847.  Melpomene  con  testa  cinta  di  allora  e  maschera 
tragica  nella  sinistra  mano.  (Pompei). 

Altri  dipinti  con  miti  di  Apollo. 

COMPARTO! ET;JTO  XVI. 
8850  a  8855.  Tritoni,   mostri  marini,  ecc.  (Stabia). 
COMPARTIMENTO  XVII. 

•8859.  Nereide  sopra  un  cavallo  marino.     (Stabia). 

8864.  Ila  rapito  dalle  Ninfe.  Questo  giovane  amato 
da  Ercole,  lo  era  pure  dalle  Ninfe  del  fiume  Ascanio, 
le  quali  lo  rapirono  mentre  elio  attingev.a  acqua  nel 
detto  fiume.  (Ercolanó). 


AFFBESCHI  POMPEIANI  5 

*8870.  Nereide  sopra  pantera  marina.  Essa  da  un 
prefericolo  versa  il  liquore  alla  pantera,  per  inebbriarla 
€  spingerla  veloce  sulle  onde.  {Stabid), 

Lo  scultore  Dannecker  (Vedi  Guide-Joannes)  sembra  es- 
sersi ispirato  su  questa  graziosa  figurina  per  la  sua  ce- 
lebre statua  d'Arianiik  a  Francoforte. 

COLORI. 

{^Presso  la  finestra  in  tre  tavolini).  Colori  di  cui  si 
servivano  gli  antichi  per  dipingere  gli  affreschi,  rinvenuti 
nella  bottega  detta  del  colorista  a  Pompei.  Vi  si  osserva 
il  cinabro,  il  verde,  l'azzurro.  Il  celebre  chimico  inglese 
M.""  Davy  ci  fa  conoscere  che  gli  antichi  avevano  i  me- 
desimi colori  di  quelli  usati  oggidì— Timanto,  Zeusis  e 
loro  contemporanei  dipingevano  i  loro  capolavori  con 
quattro  colori,  cioè  colla  terra  di  Melos  pel  bianco;  l'ocre 
antico  per  il  giallo,  la  sinopide  o  terra  di  ponte  pel 
rosso  e  pel  nero,  e  talune  volte  si  servivano  di  una  certa 
colla  detta  sarcacolle.  (Vedi  Mystagogue,  Quaranta). 

COMPARTIMENTO  XVIII  e  XIX. 

8889  e  8896.  Elle  clie  innalza  le  braccia  per  esser 
soccorsa  dal  proprio  fratello  Frisso  e  salvarsi  dalle  on- 
de. {Pompei). 

*8898.  Le  tre  parti  del  mondo  antico.  Europa,  Asia 
ed  Africa.  ÌJ Europa  è  in  trono  sotto  baldacchino,  per 
dinotare  che  essa  è  la  parte  pifi  nobile  del  mondo  co- 
nosciuto. V Africa  è  sotto  l'aspetto  di  Negra,  e  VAsia 
con  la  testa  coperta  da  pelle  di  elefante.  In  lontananza 
è  una  nave  a  vele  spiegate  per  indicare  forse  il  com- 
mercio esistente  fra  le  varie  parti  del  globo  e  forse  fa- 
cendo allusione  al  nuovo  mondo,  l'America.  {Casa  di 
Meleagro,  Pompei). 


6  PIANTERRENO 

COMPARTIMENTO   XX. 

8905.  Cerimonia  religiosa  in  onore  di  Cerere.  Un  cin- 
ghiale vien  condotto  al  sacrifìcio,  mentre  un  sacerdote 
fa  una  libazione  presso  un  altare  acceso.  (Pompei). 

8919.  Cerimonie  religiose  in  onore  di  Iside  e  di  Osi- 
ride. Divinità  egiziane.  (Pompei). 

8924.  Sacerdoti  egiziani  in  atto  di  celebrare  i  mi- 
steri divini.  Quadro  ricco  di  moltissime  figure.  (P.) 

COMPARTIMENTO  XXIV. 

Nel  passaggio  alla  quarta  sala, 

8968,  SoFONiSBA,  assistita  da  Massinissa,  prende  la 
tazza  del  veleno  onde  sottrarsi  all'ignominia  di  essere 
condotta  schiava  in  Roma.  Scipione  attonito  e  pensie- 
roso assiste  alla  scena  insieme  a  due  ancelle  della  Prin- 
cipessa. (Pompei). 

Al  disopra,  altro  dipinto(109751),  rappresentante  Ulisse 
che  invola  il  Palladio  di  Minerva  dal  tempio  sacro  di 
Vesta.  Composizione  di  sei  personaggi  con  nomi  in  greco 
poco  discernibili.  (Pompei). 

COMPARTIMENTI  XXVI   e  XXVII. 

Nell'altro  passaggio  alla  quarta  sala, 

8976.  Medea  che  medita  l'uccisione  dei  proprii  figli. 
Essa  è  in  atto  di  disperato  abbandono  con  le  braccia 
distese,  e  le  dita  incrociate  che  reggono  il  pugnale.  Più 
sentita  espressione  non  si  potrebbe  darò  ad  una  madre 
che  sta  per  commettere  un  terribile  misfatto,  al  quale 
è  spinta  da  inesorabile  fato.  (Pompei). 

*8977.  Medea  mesta  e  pensierosa  armata  di  pugnale 
si  arresta  un  momento  pria  di  uccidere  i  suoi  innocenti 
figliuoli,  i  quali  sono  intenti  a  giocare  agli  astragali.  (P.) 

8980.  Atalanta  e  Meleagro.  Questi ,  ritornato  vit- 
torioso dalla  caccia  del  cignale  Caledonio,  racconta  la 


AFFRESCHI   POMPEIANI  7 

avventura  alla  sua  amante.  A  poca  distanza  vedonsi  due 
personaggi,  probabilmente  i  fratelli  di  Altea  madre  di 
Meleagro.  (Pompei). 

QUARTA  SALA. 

COMPARTIMENTO    XXV III. 

EROI  E  LORO  GESTA. 

8984.  Il  Ciclope  Polifemo.  Assiso  in  riva  al  mare 
stende  la  mano  per  afferrare  il  biglietto  amoroso  della 
sua  Galatea,  che  un  Amorino  su  delfino  gli  porge.  (JS.) 

8990.  Giudizio  di  Paride.  Minerva ,  Giunone  e  Ve- 
nere si  presentano  a  Paride,  assiso,  per  domandargli  il 
suo  giudizio. 

8991.  Cerimonie  funebri.  Alcuni  vogliono  che  il  morto 
il  quale  vien  trasportato  su  di  una  bara  fosse  Calo,  in- 
ventore del  compasso,  ucciso  per  gelosia,  con  lo  stesso 
istrumento  dallo  zio  Dedalo.  (Pompei). 

8992.  Ercole  ed  Onfalé.  Grande  dipinto.  Ercole  ub- 
briaco, si  appoggia  ad  un  vecchio  barbato.  Nella  sini- 
stra porta  una  conocchia;  alcune  Baccanti  suonano  di- 
versi strumenti,  mentre  un  Amorino  beffandosi  di  lui 
gli  suona  nelle  orecchia  la  doppia  tibia.  Onfale  seguita 
da  tre  ancelle  tiene  in  mano  la  poderosa  clava  di  Er- 
cole. (Pompei). 

COMPARTIMENTI  XXIX  6  XXX. 

8997  e  8998.  Perseo  e  Andromeda.  Costei  in  piedi 
su  d'una  roccia  è  sorretta  da  Perseo  armato  di  daga, 
alla  quale  è  sospesa  la  testa  di  Medusa:  poco  lungi  ve- 
desi  il  mostro  marino  con  fauci  spalancate.  Belle  pit- 
ture per  disegno,  espressione  e  colorito.  (Pompei). 

9000.  Ercole  sdrajato  per  terra  e  quattro  amorini  oc- 
cupati a  segare  la  sua  clava.  {Pompei). 


8  PIANTERRENO 

9001.  Ercole  che  libera  Dejanira  dal  Centauro  Nesso. 
Deianira  su  biga  afferra  pel  corpo  il  fanciullo  Ila  ag- 
grappato alle  spalle  di  Ercole,  mentre  il  Centauro  Nesso 
è  tutto  umile  e  dimesso.  (Pompei). 

COMPARTIMENTO   XXXI. 

9006.  Ercole  che  trasporta  sulle  spalle  il  cinghiale 
ad  Euristeo.  (Pompei). 

*9008.  Telefo  che  succhia  il  latte  dalla  cerva.  Er- 
cole, avente  di  presso  l'aquila  ed  il  leone,  contempla  il 
suo  piccolo  Telefo.  Su  di  una  rupe  sta  Egèa,  o  forse 
la  Dea  tutelare  del  fanciullo  abbandonato.  In  ultimo  si 
vede  Pane  e  la  Fortuna ,  quest' ultima  espressa  dalla 
donna  alata  coronata  di  ulivo.  Grandiosa  pittura  rinve- 
nuta nel  tempio  di  Ercole.  (Ercolano). 

9009.  Enea  ferito.  Questo  dipinto  di  una  conserva- 
zione perfetta  ritraccia  un  episodio  della  guerra  di  Troia 
cosi  ben  descritta  da  Virgilio  (Eneide  XII,  383). 

'  Enea,  all'aria  triste,  appoggiandosi  ad  un'asta  abbrac- 
cia il  suo  piccolo  lulo  piangente.  Macaone  col  forcipe 
in  mano  cura  la  ferita  alla  coscia  di  Enea.  Altri  guer- 
rieri assistono  l'eroe,  nientre  Venere  scende  dall'Olimpo 
portando  in  mano  l'erba  di  Crete,  \\  dictamnum.  (Terme 
stabiane  a  Pompei  nel  triclinium  di  una  casa. 

9010.  Il  cavallo  troiano.  Questa  pittura  sebbene  non 
di  disegno  corretto,  interessa  pel  soggetto.  Rappresenta 
l'entrata  del  famoso  cavallo  di  Troia,  descritta  da  Vir- 
gilio nel  lì  dell'  Eneide.  Doppia  fila  di  uomini  ebbri  e 
superstiziosi,  dopo  aver  rotto  le  mura,  si  affaticano  con 
corde  a  tirarlo  dentro  la  città,  credendo  salvare  la  pa- 
tria. Tutti  sono  invasi  da  religioso  furore  in  onoranza 
del  fatale  cavallo,  il  quale  procede  lento  e  maestoso.  Lao- 
coonte  seduto  guarda  la  scena,  e  Cassandra,  in  ginocchio 
presso  la  statua  di  Minerva  vedendo  la  distruzione  della 


AFFEESCHI   POMPEIANI  9 

patria  cerca  calmare  il  corruccio  della  Dea.  Sulla  vetta 
della  collina,  Elena  con  fiaccola  in  mano  è  nel  punto  di 
dare  il  segnale  convenuto  ai  greci.  (Pompei). 

COMPAKTIME-NTO   XXXII. 
Nel  passaggio  alla  sala  seguente, 

9011.  Ercole  che  combatte  il  leone.  (Brcolano). 

9012.  Ercole  fanciullo,  che  strozza  due  serpenti. 
Giove  as«iso  in  trono  assiste  alle  prime  prodezze  del  fi- 
gliuolo, pronto  a  corrergli  in  aiuto,  se  gli  fallisse  la 
pruova.  Alcmena  e  Anfitrione,  questi  avente  nelle  braccia 
Ificle,  spaventati,  guardano  la  scena.  [Brcolano). 

COMPARTIMENTO   XXXIII. 

SCENE  DELLA  VITA  E  CONCERTI  D\  MUSICA. 

9015  e  9016.  Due  tricliniums.  Dipinti  maltrattati  dal 
tempo,  ma  interessanti  pel  soggetto.  Su  di  uno  di  essi 
veggonsi  due  coppie  di  amanti  sdraiati,  fra  cui  bellis- 
sima quella  che  si  scocca  baci  ferventi  e  amorosi.  (P.) 

9018.  La  dama  pittrice.  Una  giovane  pittrice  seduta 
contempla  un'erma  di  Bacco,  di  cui  ha  incominciato  la 
copia,  come  scorgesi  dal  quadro  poggiato  da  un  fanciullo 
a  pie  della  statua.  Due  donzelle,  fra  le  quali  una  è  in- 
volta strettamente  nel  manto,  ammirano  inosservate  la 
valente  pittrice.  (Pompei).  ■ 

9021.  Concerto  di  musica.  Questa  pittura  è  una  delle 
più  perfette  per  colorito  e  disegno.  Una  matrona  coro- 
nata di  edera  porta  la  battuta  su  di  un  papiro  musi- 
cale. Una  giovane  donna  suona  la  lira,  ed  un  vecchio 
la  doppia  tibia;  questi  regola  il  tempo  col  piede.    (P.) 

9022.  Sala  da  toletta.  Un'  ancella  pettina  la  lunga 
chioma  ad  una  graziosa  giovanotta  in  piedi  vestita  di 
ricco  peplo  e  tunica.  Dinanzi  ad  essa  vi  è  un  tavolino 
circolare,  sparso  qua  e  là  di  olii  ed  essenze  odorose. 


10  PIANTERRENO 

In  secondo  piano,  due  simpatiche  giovanotte  già  pet- 
tinate, di  cui  quella  in  piedi  poggia  la  mano  sotto  il 
mento,  mentre  l'altra  poggiandole  la  destra  sulla  spalla 
allarga  sul  petto  il  manto  verde  che  le  pende  dal  capo. 
(Ercolano). 

9023.  SuoNATRiCE.  Una  matrona  superbamente  pan- 
neggiata trae  accordi  armoniosi  dalla  sua  lira,  mentre 
altre  donne  intente  e  attonite  ascoltano  il  dolce  suono 
che  le  rapisce.  {Ercolanó). 

9024.  Symposium.  Vedonsi  sdraiate  sul  triclinium  due 
ben  designate  figure,  di  cui  la  prima  con  un  rhyton  fa 
zampillare  il  vino  nella  bocca.  L'altra  col  peplo  abban- 
donato è  ricoperta  da  un  velo,  che  lascia  trasparire  le 
belle  forme  del  corpo.  I  suoi  capelli  sone  frenati  da  re- 
ticella, dalla  quale  scappano  due  lunghe  trecce,  che  si 
spandono  sulle  spalle.  {Ercolanó). 

COMPARTIMENTO  XXXIV. 
9026  e  9027.  Alceste.  I  due  quadri  rappresentano 
l'amorosissima  Alceste  quando  volenterosa  si  offerse  di 
morire  per  salvare  la  vita  a  Admeto  suo  consorte.  Al- 
tri vogliono  riconoscervi  Oreste  che  presenta  ad  Ifige- 
nia la  lettera  sotto  il  pretesto  di  far  conoscere  Oreste 
alla  propria  sorella  Ifigenia.  {Ercolanó). 

COMPARTIMENTI  XXXV   e   XXXVI. 
Nel  passaggio  alla  sala  seguente, 

9034  e  seg.  Diversi  quadri  rappresentanti  scene  dram- 
matiche di  un  effetto  singolare.  {Pompei.) 

*9040.  La  carità  greca.  Peronéa  allatta  suo  padre 
Cimone  condannato  a  morir  di  fame  nelle  carceri.  (P.) 

Plinio  racconta  che  questo  fatto  avvenne  l'anno  di  Roma  DCIII 
Botto  il  consolato  di  Tito  Quintinio  Flaminio  ediM.  A,  Balbo. 
9041.  Ippolito  e  Fedra.  Ippolito  in  piedi  si  dispone 

a  partire  dopo  aver  resistito  con  orrore  alle  calorose  in- 


AFFRESCHI   POMPEIANI  11 

sinuazioni  della  nutrice,  che  gli  consigliava  gl'incestuosi 
amori  di  Fedra.  Le  perfida  e  umiliata  noverca,  pensie- 
rosa, già  medita  la  vendetta  per  l'inatteso  rifiuto.  (P.) 
9042.  Supplizio  di  Dirce.  Riscotitro  del  gruppo  del 
Toro  Farnese^  che  esamineremo  piìt  innanzi.  [!*.) 

COMPARTIMENTO  XXXVII. 
MITI  DI  TESEO. 

*9043  e  9049.  Teseo  vincitore  del  Minotauro.  L'e- 
roe con  la  formidabile  clava  è  presso  il  Minotauro  steso 
a  terra:  un  fanciullo  riconoscente  per  essere  stato  li- 
berato dal  mostro  bacia  la  mano  al  valoroso.  Altre  sette 
figure,  la  maggior  parte  donne,  ammirano  il  generoso 
liberatore.  {Ercolano). 

9044.  Il  Centauro  Nesso.  Il  malizioso  Centauro  bacia 
la  mano  a  Deianira  off'rendole  un  paniere  di  frutta.  {E.) 

9046.  e  9047.  Arianna  abbandonata,  Dessa  siede  se- 
minuda sulla  sponda  del  mare  contemplando  la  nave 
già  lontana,  su  cui  fugge  l'infido  Teseo.  {Pompei). 

9051.  Arianna  abbandonata  da  Teseo,  L'infelice  prin- 
cipessa, assisa  su  di  uno  scoglio,  piangente  contempla  la 
nave,  che  un  genio  alato  le  mostra,  sulla  quale  fugge 
l'infedele  suo  amante.  Amore  è  ugualmente  piangente 
per  l'onta  ricevuta.  {Pompei). 

COMPARTIMENTO  XXXVIII. 

SCENE  DEL  FORD. 

Le  pitture  di  questo  compartimento,  sebbene  grosso- 
lanamente eseguite,  sono  di  un  grande  interesse.  Esse 
mostrano  molte  scene  del  Foro,  rappresentanti  botteghe 
di  mercanti  di  commestibili,  di  frutti  etc. 

9058.  Paquio  Proculo  e  sua  moglie  a  mezzi  busti 
in  un  medesimo  quadro.  Due  ritratti  di  grande  espres- 
sione. In  seguito  ad  una  iscrizione  rinvenuta  nella  casa 


12  PIANTEEBENO 

ove  erano  questi  ritratti  si  sa  che  Paquio  era  un  sem- 
plice panettiere  e  che  per  la  sua  popolarità  venne  inal- 
zato alla  dignità  di  duumviro.  (Pompei). 

9066.  Il  maestro  di  scuola.  Uno  scolare,  sulle  spalle 
di  un  altro,  dal  maestro  è  messo  a  dovere  con  una  dose 
di  legnate  in  presenza  di  tutta  la  studentesca.  (P.) 

9071.  La  bottega  del  fornaio.  Molti  pani  di  forma 
circolare  si  vedono  piazzati  su  di  un  banco  davanti  ad 
un  uomo  che  li  vende.  (Pompei). 

9084.  Saffo?  Questa  simpatica  figura  è  un  ritratto,  che 
si  è  voluto  battezzare  per  Saffo.  Pare  che  con  lo  stile 
poggiato  sul  labbro  inferiore  ella  riflettesse  a  ciò  che 
deve  scrivere  sulla  tavoletta  cerata,  che  tiene  in  mano. 
Porta  cerchietti  d'oro  alle  orecchie,  e  al  capo  una  re- 
ticella, da  cui  scappano   abbondanti   ricci.  (Ercolano), 

9089.  Caricatura  di  Enea.  Questi  avente  sulle  spalle 
suo  padre  Aiìchise  è  seguito  da  Ascauio.  Tutti  e  tre 
hanno  la  testa  di  cane.  (Stabia). 

9098.  Nani  e  Pigmei.  Queste  figure  grottesche  erano 
adibite  dai  romani  per  divertimento  noi  banclietti,  fa- 
cendole financo  danzare  sulla  tavola  e  versare  a  bere. 
«  Nanos  et  nanas  et  moriones  populo  donavit  ».  Vedi 
Propertius  IV,  8,  41.  (Pompei). 

COMPARTIMENTO  XXXIX. 

9104.  Achille.  L'  eroe  snuda  la  spada  contro  Aga- 
mennone, e  Minerva  gli  trattiene  il  braccio.  Frammento. 
(Pompei). 

9105.  Achille  siede  presso  la  sua  tenda  armato  di 
lancia,  e  spada.  Dal  suo  sguardo  traspare  la  fierezza  e 
l'impeto  rafl'renato  per  vedersi  strappata  la  cara  fan- 
ciulla, a  cui  ha  consacrato  il  cuore  e  la  speranza.  Pa- 
troclo intanto  conforta  Briseide  la  quale  involta  in  velo 
bianco,  abbandona  la  tenda  di  Achille.  Due  araldi  l'at- 


AFFRESCHI  POMPEIANI  13 

tendono  per  renderla  all'affetto  paterno.  In  fondo,  sol- 
dati ed  un  vecchio  aggrotta  il  ciglio  nel  guardare  l'in- 
dispettito figlio  di  Pelèo,  quasi  presago  del  danno  e  della 
ruina,  che  la  suscitata  discordia  apporterà  nel  campo 
dei  Greci.  {Casa  del  poeta  tragico.  Pompei). 

9106.  Ulisse  e  Penelope.  Ulisse  nella  reggia  d'Itaca 
parla  a  Penelope,  la  quale  sforza  di  richiamare  alla  mente 
le  sembianze  dello  sconosciuto,  che  le  sta  dinanzi.  (P.) 

9108.  Briseide  in  atto  d'imbarcarsi  per  la  Grecia  scor- 
tata da  Ulisse.  {Pompei). 

*9109.  Il  Centauro  Chirone.  Esso  insegna  a  suonare 
la  lira  ad  Achille.  Pittura  di  corretto  disegno  di  stile 
greco  il  piti  puro.  {Ercolano). 

*9110.  Achille  riconosciuto.  Sapendosi  che  senza 
Achille  non  si  sarebbe  potuto  rovesciar  Troia  e  la  po- 
tenza dei  Troiani,  i  re  greci,  collegati,  mandarono  l'a- 
stuto Ulisse  a  capo  di  un'ambasceria  alla  corte  del  re 
Licomede,  dove  Achille  vestito  da  donna  viveva  in  mezzo 
alle  figlie  del  re,  sotto  il  nome  di  Pirra. 

Nel  vestibolo  della  reggia  Achille  è  riconosciuto  da 
Ulisse,  il  quale  mette  a  sua  disposizione  molti  e  ricchi 
oggetti.  Achille  sceglie  una  spada  e  si  accinge  a  pren- 
dere uno  scudo,  quando  Ulisse  aiutato  da  un  compagno 
stringe  pel  braccio  il  giovane,  e  lo  induce  a  seguirlo.  La 
graziosa  Deidamia,  che  era  fuggita  spaventata  in  sulle 
prime,  ritorna,  ed  è  sorpresa  di  sapere  Achille  ricono- 
sciuto. Nello  scompiglio  si  scioglie  ed  allarga  le  vesti, 
e  lascia  vedere  le  belle  forme  del  corpo.  Licomede  in- 
volto nel  real  paludamento  guarda  severamente  sua  fi- 
glia ,  come  per  rimproverarle  la  segreta  intelligenza 
avuta  con  Achille.  {Casa  detta  del  questore,  Pompei). 

9111.  Oreste  e  Pilade.  I  due  inseparabili  amici  sono 
condotti  dalle  guardie  innanzi  ad  Egisto  e  a  Clitemne- 
stra  per  essere  interrogati.  Oreste  si  conturba  alla  pre- 


14  PIANTEEBENO 

senza  degli  usurpatori ,  ed  è  sul  punto  di  irrompere  e 
manifestarsi,  ma  Pilade  lo  riconduce  a  più  mite  con- 
siglio. Egisto  poggiato  allo  scettro  interroga  i  prigionieri 
€  Clitemnestra  lo  spinge  a  sacrificarli.  {Ercolano). 

COMPARTIMENTO  XL. 
*9112.  Sacrifizio  di  Ifigenia.  Questa  bella  e  sven- 
turata giovinetta  a  viva  forza  è  portata  al  sacrificio.  Essa, 
supplichevole,  leva  le  mani  al  cielo  implorandone  la  pietà. 
Calcante  sacerdote,  pria  di  dare  il  colpo  fatale,  si  ar- 
resta un  momento  pensieroso.  Diana  mossa  a  compas- 
sione, comparisce,  e  ordina  che  sia  salva  l'innocente, 
sagri ficandosi  in  sua  vece  la  cerva  che  mostra.  Belle  le 
figure  del  quadro,  ma  bellissima  ed  espressiva  quella 
di  Agamennone,  il  quale  tutto  involto  nel  suo  mantello 
si  copre  con  la  destra  il  viso  per  non  contemplare  la 
morte  della  sua  ambizione.  {Pompei). 

Tralasciamo  pel  momento  la  sala  seguente  ove  sono 
riuniti  i  mosaici,  e,  tornando  indietro,  andiamo  nelle 
altre  due  stanze  a  sinistra  di  chi  entra  in  questa  rac- 
<:olta.  Ciò  per  seijuire  l'ordine  dei  compartimenti. 

COMPARTIMENTO   XLI. 
FIGURE  BACCHICHE  E  SATIRI. 

Nel  passaggio  alla  quinta  sala. 

Sileni,  Satiri,  Baccanti,  Pane,  Centauri. 
,  *9118  a  9121.  Fauni  funambluli,  i  quali  con  grande 
Agilità  eseguono  diffìcili  movimenti  snlla  corda.  (Pompei). 
9124. Sileno  presente  alla  pugna  di  Amore  e  di  Pane.P. 

COMPARTIMENTO   XLII. 

9133.  Quattro  gruppi  di  Centauri  e  Centauresse  riu- 
niti in  un  sol  quadro. 

9134  a  9137,   Fauni   danzanti  e  Baccanti.  In  uno 


AFFRESCHI   POMPEIANI  15 

di  essi,  Fauno  coronato  di  edera,  con  occhi  sfolgoranti 
di  lascivia,  abbraccia  la  Baccante ,  e  le  offre  una  quan- 
tità di  frutti  in  una  pelle  di  capretto.  (Pompei). 

COMPARTIMENTO  XLIV. 

Nell'altro  pxssaggio  alla  quinta  sala, 
9162-4.  Danzatori  sulla  corda.  (Pompei). 
9165.  Sacrificio  a  Bacco:  un  Fauno  trascina  a  stento 

presso  l'ara  un  caprone  restio  per  essere  sgozzato.  (P.) 

QUINTA  SALA. 
COMPARTIMENTO    XLV. 

*9176  a  9179.  Amorini.  Nelle  quattro  cornici  si  veg- 
gono Amorini  in  diversi  atteggiamenti,  intenti  tutti  a 
giuochi  puerili,  o  a  parodiare  le  operazioni  degli  adulti. 
Meritano  attenzione  quelli  che  giuocano  a  rimpiattarello, 
i  due  seduti  con  serietà  occupati  al  lavoro  presso  il  banco 
di  un  calzolaio  :  e  quelli  affaccendati  a  manipolare  il 
vino.  {Ercolano). 

*9180.  La  Mercantessa  di  Amori.  Essa  tiene  per  le 
ali  un  grazioso  Amorino  su  di  una  gabbia,  dentro  della 
quale  ve  n'è  un  altro  ancora  vispo  e  furbo.  Il  primo 
è  mostrato  ad  una  matrona  seduta  con  la  testa  coverta 
di  velo  bianco,  che  nasconde  in  parte  la  sua  bionda  chio- 
ma. Fra  i  suoi  ginocchi  è  un  altra  Amorino ,  il  quale 
la  guarda  sorridente.  Alle  spalle  della  matrona,  altra 
donna  in  piedi  con  capelli  biondi  €  bene  annodati  pog- 
giandole familiarmente  la  mano  suli'  omero,  contempla 
con  interesse  i  graziosi  amorini,  di  cui  sembra  deside- 
rosa possedere.  Alcuni  archeologi  arrivano  fino  a  defi- 
nire questi  Amorini,  simboleggiandoli  per  il  Desiderio 
dell'  Amore,  Y Appetito ,  il  Possesso.  Senza  tener  conto 
delle  tante   svariate  interpretazioni   date  a  questo  sin- 


16  PIANTERRENO 

gelare  dipinto,  diremo  che  è  ispirazione  poetica  e  molto 
felice  di  un  valente  pittore.  {Stabia). 

9181.  Venere  a  mezza  figura.  Porta  braccialetti  e 
monili  al  collo,  e  i  biondi  capelli  son  frenati  da  doppia 
benda.  Un  bel  colorito  dà  spicco  maggiore  alla  sua  bella 
fisonomia.  {Pompei). 

COMPARTIMENTO  XLVI. 

9202.  Zeffiro  e  Glori.  Mentre  Glori  è  in  preda  al 
dolce  sonno.  Amore  la  discopre  per  mostrarne  le  belle 
forme  di  Zefiìro  che  le  si  appressa  poggiato  a  due  Amo- 
rini. Egli  con  aria  di  soddisfazione  contempla  la  cara 
compagna,  che  gli  Dei  gli  hanno  destinata.  In  alto  Ve- 
nere e  Amore  assistono  alla  scena. 

Questa  pittura  interessa  pel  soggetto  e  pel  colorito^ 
ed  è  ammirevole  ancora  per  i  pregi  decorativi.  {Pompei). 

9207.  Amore  danzante.  Mentre  un  amorino  suona  la 
lira.  Psiche  è  larga  di  baci  ad  un  altro.  {Pompei). 

9210.  Amore  a  guardia  di  due  sedie.  I  simboli ,  che 
portano  nelle  mani  gli  amorini,  l'elmo  e  la  bianca  co- 
lomba sulle  sedie,  indicano  abbastanza  che  queste  erano- 
destinate  a  Marte  e  a  Venere.  {Pompei). 
COMPARTIMENTO   XLVII. 

9231  e  9236.  Le  Grazie.  Tre  bellissime  giovanette 
ignude  formano  un  gruppo  bene  intrecciato.  Portano  co- 
rona di  fiori  sul  capo,  e  un  mazzolino  tra  le  mani.  Il  di- 
segno e  il  colorito  sono  meravigliosi.  Rimirandole  non  si 
può  restaro  indlfi'erente  alle  loro  ingenue  e  dolci  fiso- 
nomie,  e  non  è  possibile  non  ammirarne  la  venustà  delle 
perfette  forme.  {Pompei). 

COMPARTIMENTO  XLIIX. 
MITI  DI  DIANA  E  ENDIMIONE. 

9240-1.  Diana  e  Atteone.  {Pompei). 

9246.  Diana  e  Endimione.  La  Dea  guidata  da  Amore 


AFFRESCHI  POMPEIANI  17 

involta  in  un  velo  svolazzante,  che  lascia  vedere  parte 
della  sua  divina  bellezza,  si  avanza  con  piede  leggiero 
per  contemplare  Endimione  immerso  nel  sonno.  (F.) 

COMPARTIMENTO  XLIX. 

MITI  01  MARTE  E  VENERE. 

9248.  Venere  e  Marte.  Vedesi  la  Dea  sdraiata  se- 
minuda, e  Marte  per  contemplarne  le  occulte  bellezze 
solleva  il  velo,  che  la  ricopre.  Venere  si  è  impossessata 
della  lancia  del  Dio  della  guerra  per  dinotare  che  nes- 
sun uomo  forte  e  valoroso  può  resistere  ai  tiranni  vo- 
leri della  bellezza.  Due  Amorini  sonosi  impadroniti  della 
restante  armatura,  e  se  l'adattano  per  pruova.  Pittura 
bellissima  per  forma  e  colorito.  (Pompei). 

9257.  Venere  punisce  Amore.  La  Dea  all'ombra  di 
un  albero  richiama  al  dovere  un  Amorino  piangente, 
ricoveratosi  per  protezione  presso  un'ancella.  Quanto  è 
spontaneo  il  suo  atteggiamento  nello  asciugarsi  col  dorso 
della  mano  le  lagrime!  Venere  con  guardo  severo,  e 
con  l'indice  imperiosa,  gli  accenna  di  avvicinarsele.  Al- 
tro Amorino  è  in  piedi.  (Pompei). 

COMPARTIMENTI  L  e  LI. 
MITI  DI  BACCO. 

9270.  Bacco  fanciullo.  Il  vecchio  Sileno  solleva  in 
aria  il  nudo  bambino  premuroso  di  fargli  cogliere  uno 
dei  grappoli  di  uva,  che  abbondanti  pendono  dalle  viti. 
Mercurio,  Pane  sorridente,  e  figure  muliebri  assistono 
alla  prova.  A  terra  vedesi  sdraiato  il  celebre  asinelio 
di  Sileno  ed  una  pantera.  (Ercolano). 

9271  e  9278.  Bacco  e  Arianna.  Amore  solleva  il  velo 
che  ricopre  Arianna  addormentata ,  e  invita  Bacco  a 
contemplarne  le  forme.  (Ercolano). 

Monaco  —  Guida  del  Museo  Nazionale.  2 


18  PIANTEBBENO 

COMPARTIMENTO  LII. 

9286.  Grande  dipinto  di  una  ricca  composizione  di 
dodici  personaggi.  Bacco  che  guarda  un  Amorino,  il  quale 
sta  sollevando  il  velo  che  ricopre  Venere  addormentata. 

COMPARTIMENTO  LUI. 

BACCANTI. 

*9295  e  seg.  Baccanti  danzatrici.  A  mostrare  tutte 
quante  le  bellezze  di  queste  tredici  danzatrici  ci  vor- 
rebbe il  genio  del  valente  artista ,  che  le  dipinse.  Di- 
remo solo  che  ogni  loro  atto  è  simpatico ,  ogni  piega 
delle  loro  vesti  un'armonia.  I  loro  veli  succinti  o  svo- 
lazzanti, i  loro  movimenti  misurati  o  vertiginosi  ci  ri- 
velano un'arte  sublime  accompagnata  da  viva  e  gentile 
ispirazione.  {Pompei). 

COMPARTIMENTI  LIV,  LV  e  LVII. 

Diane,  Niobidi,  Amorini,  Stagioni,  Psiche,  Imeneo. 

SESTA  SALA. 

COMPARTIMENTO  LVIII. 

9350.  Mercurio  accompagna  un'anima  al  Tartaro,  ri- 
cevendone il  tributo  Voholus  acherontis.  {Pompei). 
9352  a  9357.  Sei   pitture  Sannitiche   rappresentanti 

una   DANZA   FUNEBRE.   {Ruvo). 

COMPARTIMENTO  LIX. 

9359  a  9364.  Altre  pitture  Sannitiche  della  tomba 
di  un  guerriero.  {Pompei). 

COMPARTIMENTO    LX. 

9382  e  seg.  Narcisi.  Si  rappresentano  quasi  sempre 
nudi,  specchiantisi  nella  fonte,  da  cui  trasparo  l'imma- 
gine, e  spesso  assistiti  da  Venere  e  Amore.  {Pompei). 


AFFRESCHI  POMPEIANI  19 

COMPARTIMENTI  LXI,  LXII  LXIII. 
Paesaggi,  edifici  e  marine.  {Pompei). 

COMPARTIMENTO  LXIV. 
9450  e  9452.  Mercurio.  {Pompei). 
9456-7.  Due  dipinti.  In  uno  è  Bacco,  nell'altro  è  Ce- 
rere assisi  in  trono.  {Pompei). 

COMPARTIMENTI  LXV,  LXVI  e  LXVII. 
Paesaggi,  marine  ecc.  {Pompei  ed  Ercolano). 

COMPARTIMENTO  LXVIII. 
Miti  di  Minerva,  Vulcano,  Divinità  diverse. 
9519  e  0521.  Due  cornici  con  quattordici  mezzi  busti 
rappresentanti  le  sette  Divinità,  che  presiedevano  ai 
giorni  della  settimana,  cioè  Saturno,  Apollo,  Diana, 
Marte,  Mercurio,  Giove  e  Venere,  ciascuno  col  proprio 
attributo.  {Pompei). 

9529.  Teti  e  Vulcano:  questi  lavora  le  armi  di  Achille 
cesellando  un  elmo.  Teti  seduta  attentamente  guarda 
lo  scudo,  il  quale  è  tanto  terso  e  lucido  da  riflettere 
le  di  lei  sembianze.  {Pompei). 

COMPARTIMENTO  LXIX. 
9535.  Apollo  e  Dafne.  II  Dio  cerca  abbracciare  Dafne 
che  si  sforza  di  svincolarsi  dalle  sue  mani,  avvicinan- 
dosi al  fiume  Penèo  suo  padre.  {Pompei). 

9539.  Apollo  e  M  arsi  a.  Il  Dio  coronato  di  alloro  è 
trionfante  per  la  vittoria  riportata  su  Marsia,  il  quale 
avvilito  e  pensieroso  abbassa  gli  occhi.  Un  sacerdote 
di  Apollo  con  coltello  alla  mano  si  avanza  per  eseguire 
l'ingiusta  sentenza.  {Pompei). 

*9546.  Leda  e  Giove  trasformato  in  cigno,  {Pompei). 
COMPARTIMENTO  LXX. 

9548.  Danae  e  Perseo.  {Pompei). 

9549.  Danae  e  la  pioggia  d'oro.  {Pompei). 


20  PIANTERRENO 

9551.  Giove  seduto,  e  Venere  che  gli  lascia  la  vene- 
randa chioma. 

COMPARTIMENTO  LXXI. 

9553.  Giove  nell'arco  baleno.  {Ercolanó). 
8556.  Io  ed  Epafo. 

9558.  Gran  dipinto.  Io  condotta  in  Egitto.  Io  porta 
due  piccole  corna  sulla  fronte,  e  un  Tritone  l'abbraccia 
adagiandosela  sulle  spalle.  Essa  intanto  porge  la  destra 
a  una  simpatica  figura  che  poggia  i  piedi  su  di  un  coc- 
codrillo, simbolo  dell'Egitto.  {Pompei). 

9559.  Le  nozze  di  Giove  e  Giunone.  I  due  potenti 
numi  dell'Olimpo  par  che  sieno  in  colloquio  di  tene- 
rezza, assistiti  da  un  genio  e  dalle  tre  Grazie  coronate 
di  fiori.  {Pompei). 

COMPARTIMENTO  LXXII. 
MONOCROMI. 

Le  pitture  su  marmo  di  questo  compartimento  sono 
chiamate  monocromi,  cioè  dipinte  a  un  colore.  Esse  sono 
preziosissime,  e  le  sole  conosciute  sinora. 

♦9560.  Teseo  libera  Ippodamia  dal  entauro  Euryto. 
{Ercolano). 

*9561.  Cerere  che  stringe  fra  le  braccia  un  fanciullo 
piangente.  {Ercolano). 

*9562.  Latona  medita  la  distruzione  delle  figlie  di 
Niobe.  Questo  quadro,  come  vedesi  scritto,  è  opera  del- 
l'ateniese Alessandro,  e  rappresenta  Latona  in  mezzo 
alle  figlie  di  Niobe.  Esse  spensierate  sono  ignare  della 
vendetta  che  la  Dea  intende  fare,  di  ammazzarle  ad  una 
ad  una  a  colpi  di  freccia.  Ciascuna  figura  porta  scritto 
il  nome  in  greco.  {Ercolano). 

9563.  Tre  personaggi  con  maschera  che  giuocano  una 
scena  tragica.  {Ercolano). 

9564.  Achille  in  guadriga  guidata  da  Automedonte.(^.) 


MUSAICI  21 

Senza  uscire  dalla  sala  degli   affreschi   si  passa   in 
fondo  alla 

SALA  DEI  MUSAICI. 
Nel  mezzo. 

....  Trionfo  di  Bacco.  Gran  musaico  circolare,  nel 
cui  mezzo  una  bellissima  pantera.  Baccanti  coronate  di 
«dera,  Amorini  con  fiaccole  e  fiori  formano  corteo  alla 
statua  di  Bacco  su  di  un  piedistallo.  Molti  fregi  variopinti 
e  capricciosi  ornano  all'interno  questo  musaico.  (Capua). 
A  sinistra  contro  le  p)areti^ 

9977.  Fauno  e  baccante  che  danzano.  Marmo  gialla- 
stro su  nero. 

9978.  Scheletro  umano  in  musaico  avente  in  ciascuna 
mano  un  vaso  da  bere,  trovato  in  una  sala  da  pranzo  in 
Ercolano. 

9979.  Sacrifizio  ad  un'erma  di  Priapo.  Marmo  a  due 
colori.  {Pompei). 

109679.  Maschera  comica.  {Pompei). 

*9980.  Pernice  che  è  riuscita  a  scoperchiare  un  bel 
cestino  contenente  gioielli,  e  col  becco  ne  prende  qual- 
cuno. {Pompei). 

9981.  Sirena.  Essa  è  metà  donna  e  metà  uccello  a 
lunghe  ali,  sostenendo  colla  destra  una  cesta  che  porta 
sulla  testa.  Un  amorino  ed  una  colomba  le  svolazzano 
intorno.  {Ercolano). 

109982.  Teschio  umano.  Soggetto  allegorico,  ed  im- 
portantissimo. Esso  pare  volesse  accennare  all'  immor- 
talità dell'  anima.  In  effètti  la  variopinta  farfalla ,  la 
ruota,  lo  squadro,  l' archipenzolo,  i  drappi  di  porpora 
legati  ad  una  lancia  ed  i  cenci  attaccati  ad  un  ramo  di 
albero,  mostrano  ad  evidenza  che  i  beni  della  terra  sono 
caduchi,  e  che  la  morte  inesorata  picchia  egualmente 


22  PIANTERRENO 

la  capanna  del  povero  e  la  magione  del  ricco.  L'anima 
sola  è  immortale,  e  sarà  assunta  nelle  celesti  regioni, 
se  avrà  operato  rettamente  nel  mondo,  come  l'indicano 
lo  squadro  e  l'archi  penzolo.  (Pompei). 

*9982.  Combattimento  di  galli.  I  due  padroni  assi- 
stono alla  lotta  accanita  cui  sono  impegnati  i  vispi  ani- 
mali, mentre  un  fanciullo  reca  la  palma  della  vittoria 
al  gallo  vincitore. 

Una  legge  di  Atene  decretava  che  in  ciascun  anno  avesse 
luogo  un  combattimento  di  galli  sul  teatro,  in  commemo- 
razione della  vittoria  riportata  sui  Porsi  da  Temistocle  ,  il 
quale  aveva  animato  l' ardore  dei  soldati  coli'  esempio  dei 
galli,  il  cui  combattimento  altro  scopo  non  ha  che  la  vit- 
toria. {Vedi  Rodigino).  {Pompei). 

109687.  Maschera  silenica.  (Pompei). 

9983.  Quattro  belle  pernici,  una  delle  quali  tiene 
un  fior  di  loto  nel  becco.  (Pompei). 

9984.  Divinità  di  montagna  seduta  su  di  una  rupe 
poggiando  la  destra  su  di  un  vaso ,  da  cui  scaturisce 
acqua.  Fra  le  altre  figure  è  bellissima  quella  poggiata 
ad  uno  scoglio  per  la  visibile  commozione  e  per  gli  oc- 
chi umidi  di  pianto.  (Pompei). 

*9985.  Scena  comica.  Tre  attori  con  maschera  e  in 
atteggiamento  grottesco  suonano  il  tamburello  e  i  cro- 
tali. Essi  sono  in  sulle  mosso  di  ballare,  accompagnan- 
dosi coi  loro  strumenti.  Questo  musaico,  opera  di  Dio- 
scoride  di  Samo,  come  vi  si  legge  a  caratteri  greci,  è 
veramente  un  gioiello.  (Pompei  Casa  di  M.  Grasso 
Frugi). 

9986.  CoRAGiuM.  Cosi  chiamavasi  il  luogo  dove  si  pre- 
parava quello  ch'era  indispensabile  alla  buona  riuscita 
di  un'opera  comica.  Il  corago,  o  maestro  concertatore, 
è  il  vecchio  con  lungo  bastone  fra  le  gambe ,  e  da  un 
papiro  che  tiene  in  mano  legge  le  parti  a  due  giovani 


MUSAICI  23 

quasi  nudi ,  di  cui  uno  ha  la  maschera  in  testa.  Altra 
figura  con  papiro  musicale  insegna  le  cadenze  al  tibi- 
cino.  Lavoro  eseguito  con  arte  squisita.  (Pompei). 

9987.  Scena  comica.  Questo  quadro  prezioso  pel  co- 
lorito, per  le  sfumature  e  mezze  tinte,  sembra  piutto- 
sto un  dipinto,  che  un  musaico  a  piccolissime  pietruzze. 
È  opera  pregiata  di  Dioscoride  di  Samo,  come  in  caratteri 
greci  vi  sta  scritto.  Rappresenta  quattro  personaggi  a 
tavola  in  atto  di  cantare  a  coro  e  un  vecchio  dal  manto 
giallastro,  che  legge  un  papiro,  su  cui  sono  segnate  le 
parti.  (Pompei). 

9988.  Licurgo,  re  di  Tracia,  in  atto  di  uccidere  una 
Baccante,  che  schiva  il  colpo  inclinando  leggermente  il 
corpo,  mentre  la  pantera  sacra  a  Bacco  addenta  la  gamba 
al  re  forsennato.  Bacco  sembra  minacciare  Licurgo.  (P.) 

. . .  Anitre  e  fiori.  (Pompei). 
.  .  .  Sei  anitre,  grandezza  naturale.  Alcune  sono  in 
atto  di  bere  in  una  coppa.  (Pompei). 

.  .  .  Quadriga.  Bei  frammento  in  musaico.  (1892,  P .) 

9989.  Bacco  coronato  di  edera  offre  il  liquore  con- 
tenuto in  una  coppa  ad  una  pantera.  (Pompei). 

9990.  (Sotto  la  finestra)  Il  Nilo.  Un  coccodrillo  con 
bocca  spalancata  è  in  atto  di  azzuffarsi  con  animale  an- 
fibio, e  un  grosso  serpe  s'erge  per  attaccare  un  istrice. 
Il  fiume  è  sparso  di  piante  acquatiche  e  di  uccelli,  come 
Ibis,  anitre,  queste  portanti  ognuna  un  fior  di  loto  nel 
becco.  (Pompei). 

.  .  .  Leone  che  avventasi  sur  una  pantera.  (Pompei). 
109371.  Tre  oche  e  quattro  pesci.  (Pompei). 

9991.  Genio  di  Bacco  sulla  pantera.  Gran  musaico 
di  pietruzze  finissime,  in  cui  vedesi  una  pantera  covert  a 
di  un  drappo.  Le  pende  dal  collo  una  goliera  di  pam- 
pini e  grappoli ,  ed  ha  sul  dorso  grazioso  genio  alato 
coronato  di  edera ,  che  accosta  alle  labbra  una  coppa. 


24  PIANTERRENO 

Questo  bel  lavoro  é  rinchiuso  in  cornice,  parimenti  di 
musaico,  con  festoni  di  fiori  e  frutta,  ed  otto  maschere 
tragiche,  l'una  differente  dall'altra.  Senza  tema  di  er- 
rare, questo  è  il  più  bel  musaico  della  collezione  per 
disegno,  colore  e  composizione.  {Casa  del  Fauno,  P.) 

9992.  Due  Pappagalli  in  atto  di  bere  in  un  vaso  con 
manichi;  un  altro  uccello  vi  stende  pure  il  becco,  men- 
tre un  gatto  è  in  attitudine  di  slanciarsi  sugli  incauti. 

.  .  .  Altro  musaico  con  pesci  ed  anitre.  (Pompei). 

*9993.  Gatto  che  uccide  una  quaglia  e  dei  pesci 
presso  una  riva  verso  la  quale  svolazzano  uccelli.  (P.) 

*9994.  Festone,  che  ornava  la  soglia  della  casa  del 
Fauno  a  Pompei.  Questo  festone ,  è  composto  di  fiori, 
foglie,  frutta  graziosamente  intrecciati ,  e  di  due  ma- 
schere tragiche,  il  tutto  eseguito  con  rara  maestria. 

9995,  9996.  Due  colonne  di  stucco  ricoverte  di  mu- 
saici e  di  pasta  vitrea.  (Pompei). 

9997.  Riviera.  Due  quadri  con  pesci,  fra  cui  un  grosso 
polipo  involve  ne'  suoi  insidiosi  tentacoli  una  locusta , 
mentre  sur  uno  scoglio  una  pica  di  mare  allunga  il  collo 
per  acchiappare  pesciolini.  Amorini  in  varii  atteggia- 
menti, frutti,  fiori,  uccelletti ,  vasellami ,  formano  tale 
concerto  di  decorazione,  da  rimanerne  l'occhio  intera- 
mente soddisfatto.  (Casa  del  Fauno,  Pompei). 

....  L'accademia  di  Platone.  Il  grande  filosofo  è  assiso 
discutendo  fra  diversi  filosofi,  anche  essi  seduti.  Prege- 
vole musaico  rinvenuto  ultimamente  nella  possessione 
del  signor  d'Aquino  in  vicinanza  di  Pompei  ed  aqui- 
stato  dal  Museo  per  50,000  lire. 

9998  e  9999.  Due  uccelli  acquatici.  (Pompei). 

.  ,  .  Musaico  di  disegno  circolare.  D'intorno  fanno  da 
cornice  quattro  anitre  ad  ali  spiegate.  (Ultimi  scavi  di 
Pompei). 


MUSAICI  25 

10000-1.  Altre  due  colonne  in  musaico.  Riscontro  ai 
numeri  9995-6.  (Pompei). 

10003.  Un  uomo  e  bue  galli.  L'uomo  ravvolto  nel 
mantello  tutto  guardigno  e  sospettoso  allo  scopo  di  ru- 
barseli, dà  a  beccare  ai  galli  alcuni  baccelli.  (Pompei). 

10004.  Le  tre  Grazie.  (Bajà). 

10005.  Frisso  ed  Elle.  Il  primo  assiso  in  groppa  al 
montone,  si  afferra  con  la  destra  alle  sue  corna,  men- 
tre Elle  dal  mare  cerca  aggrapparglisi  ai  piedi,  invo- 
cando l'aiuto  di  Frisso,  prima  di  essere  travolta  dalle 
onde.  Qui  tutto  è  naturalezza:  l'acqua  del  mare  turchina 
€  tempestosa ,  gli  scogli  taglienti  e  di  sinistro  colore, 
un  cielo  oscuro  e  nebuloso,  formano  un  quadro  ricco  per 
gradazione  di  tinte  e  molto  espressivo.  (Ercolano). 

10006.  Giovine  con  daga  che  inveisce  contro  altro  uo- 
mo  che  gli  siede  accanto.  Frammento.  (Pompei). 

10007.  Nozze  bi  Nettuno  ed  Anfitrite.  Entrambi 
su  di  una  biga,  a  cui  sono  aggiogati  Tritoni.  Amore  in 
piedi  poggia  il  gomito  sulle  ginocchia  di  Anfitrite.  Due 
altri  Tritoni  precedono  una  donna  mesta  ravvolta  nella 
sue  vestimenti,  che  siede  sul  drago  marino  assistita  da 
due  putti  alati.  Il  quadro  è  di  larga  composizione,  ed 
ornato  da  una  cornice  a  fogliami.  (Pompei). 

9037.  Cane  alla  catena.  Mosaico  rinvenuto  nella  casa 
di  Vesonio  Primo  nel  1874  a  Pompei. 

10008.  Grande  Nicchia  per  fontana  ornata  di  belli 
arabeschi  e  conchiglie.  (Pompei). 

112284.  Musaico  con  testa  di  Medusa  nel  centro.  (Ul- 
timi scavi  di  Pompei. 

10009  e  10011.  Due  sirene.  (Pompei). 

10010.  PuGiLLATORE  nudo  armato  del  cesto.  (Ere.) 

10012  e  10013.  Due  candelabri  ornati  di  graziosi 
arabeschi  e  di  un  Amorino,  che  scaglia  dardi  da  un 
daino.  (Pom^ìei). 


2G  PIÀMTBBEENO 

100014,  Nicchia  con  graziosi  ornati  alla  superficie  e 
nell'interno  di  musaico  turchino.  (Pompei). 
Contro  l'ultima  parete, 

10015.  Due  oche.  (Pompei). 

10016  e  seg.  Teseo  e  il  Minotauro:  Tre  quadri  in 
cui  vedasi  Teseo  in  atto  di  stramazzare  il  Minotauro 
mentre  una  eletta  schiera  di  giovanette,  condannate  ad 
essere,  per  ordine  successivo,  pasto  del  mostro,  ammi- 
rano riconoscenti  il  loro  valoroso  liberatore.  (Pompei). 

119678.  Donna  presso  un  pilastro  in  giallo  antico.  P. 

Uscendo  da  queste  sale  si  volge  a  destra  nelle  sale 

GRAFFITI,  ISCRIZIONI, 
TORO  ED  ERCOLE  FARNESE. 

Il  voler  parlare  del  contenuto  delle  iscrizioni  sarebbe 
opera  ardua  e  voluminosa,  ed  uscirebbe  dai  modesti  li- 
miti di  una  guida. 

Gli  archeologi  qui  troveranno  materia  abbondante  ai 
loro  studi:  a  noi  basta  cennare  alcune  di  queste  iscrizioni 
e  specialmente  quelle,  che  hanno  raggiunto  una  celebrità 
mondiale.  Esse  dall'abbate  Raimondo  Guarini  nel  1823 
furono  classificate  in  iscrizioni  Sacre,  Onorarie,  Pubbli- 
che, Sepolcrali,  Greche,  Etrusche,  Osche,  Arabe. 

Al  presente  sono  divise  in  Greche,  dei  paesi  della 
Magna  Grecia,  in  Italiche  cioè  Etrusche,  Volsche,  Sa- 
belliche,  ed  in  Latine  secondo  le  regioni,  come  si  legge 
al  sommo  di  ogni  parete. 

VESTIBOLO 

CHE  PRECEDE  LA  SALA  DEL  TORO 

GRAFFITI   {Contro  le  'pareti). 

Iscrizioni  dipinte  e  graflìte  (bianco  su  nero)  rinve- 
nute contro  le  pareti  delle  case  pompeiane. 


ISCRIZIONI  27 

Nel  mezzo. 

2400  e  2401.  Due  grandi  colonne  di  marmo  cipollino 
con  iscrizioni  greco-arcaiche.  Erode  Attico,  personaggio 
celebre  ai  tempi  degli  Antonini,  le  fece  innalzare  nella 
sua  casa  di  campagna  detta  Triopio,  lungo  la  via  Ap- 
pia.  Gli  epigrafisti  hanno  dato  a  queste  colonne  il  nome 
di  iscrizioni  Triopee.  Esse  furono  rinvenute  nella  via  Ap- 
pia  a  tre  miglia  da  Roma  presso  la  tomba  di  Cecilia  Me- 
iella.  Nel  principio  del  secolo  XVI  vennero  trasportati 
negli  Orti  Farnesiani. 

124325.  Grande  sarcofago  in  marmo  rappresentante 
in  basso-rilievo  nella  faccia  principale  Achille  in  Sciro 
con  l'iscrizione  a  parte  superiore  METILIA  TORQUATO. 
All'opposta  faccia  è  ornato  di  festoni  con  Aquila  tra 
due  grifi. 

Ne'  due  lati  stretti  vedesi  figurato  Achille  ed  il  suo 
maestro  Chirone,  e  Achille  in  abito  muliebre  tra  le  fi- 
glie di    Diomede.    Rinvenuto   in  Atella   od    esisteva   in 
Barili  nel  palazzo  Cittadini. 
Contro  l'arcata  all'ingresso  della  sala  del  toro, 

Neottolemo  che  porta  sul  dorso  Astianatte.  Al- 
cuni lo  dicono  Atreo.  Statua  sulla  quale  mancava  la  testa 
che  si  pensò  di  surrogare  con  quella  che  ora  vedesi.  (F.) 

Tiberio.  Statua.  Il  feroce  e  cupo  imperatore  im- 
pugna il  parazonium  e  calpesta  un  elmo  chiomato.  {F.) 

GRANDE  SALA. 
ERCOLE  FARNESE. 

*6001.  Questa  statua  colossale  di  gran  merito  fu  ese- 
guita in  Atene  dallo  scultore  sorto  dalla  scuola  diPoIicleto 
a  nome  Glycone^  giusta  il  nome  in  greco  inciso  sotto  la 
clava.  Sebbene  questo  celebre  scultore  non  lavorasse  opere 
originali,  giusta  la  opinione  del  Muller,  pure  non  è  a  porsi 


28  PIANTERRENO 

in  dubbio  che  la  statua  che  ci  sta  dinanzi  è  una  imi- 
tazione assai  celebrata  che  effigiasse  un  semideo.  Ed  in 
fatti  nelle  membra  atletiche  di  Ercole  tutto  è  propor- 
zionato, e  lo  sviluppo  dei  muscoli  è  di  una  verità  in- 
contestata. La  figura  dell'eroe  è  grave  e  tranquilla,  pog- 
giando la  spalla  sinistra  sulla  clava  involta  dalla  pelle 
del  leone.  Egli  è  in  atto  di  riposarsi,  mentre  con  la  de- 
stra rovesciata  sul  dorso  tiene  i  tre  pomi  d'oro  del  giar- 
dino delle  Esperidi. 

Questa  statua  fu  rinvenuta  nel  1540  nelle  Terme  di 
Caracalla  a  Roma.  Le  gambe  e  la  mano  sinistra  man- 
cavano ed  il  Cardinale  Alessandro  Farnese  le  fece  scol- 
pire da  Guglielmo  della  Porta  sul  modello  in  terra 
cotta  eseguito  da  Michelangelo.  Nel  1560  vi  furono  so- 
stituite le  gambe  primitive  che  furono  riavenute  in  se- 
guito in  un  pozzo  di  Villa  Borghese  a  tre  miglia  di- 
stante dal  luogo  ove  la  statua  era  stata  ritrovata. 

Nel  1786  coU'eredità  farnesiana  fu  trasportata  a  Napoli. 

A  destra  ed  a  sinistra  entrando^  contro  la  prima  arcata, 

2480  e  248L  Tavole  di  Eraclea,  di  bronzo  rinve- 
nute nel  1735  presso  il  fiume  Acalandro. 

La  L'  a  destra  è  opistog^afa,  in  latino  da  una  parte 
e  in  greco  dall'altra.  La  parte  latina  contiene  un  fram- 
mento di  una  legge  romana  lex  Julia  Municipalis,  la 
parte  greca  contiene  alcuni  decreti  dell'  antica  città  di 
Eraclea  per  la  misura  legale  di  un  terreno  consacrato  a 
Bacco,  una  porzione  del  quale  era  stata  usurpata  dai  pro- 
prietari vicini.  L'  Ab.  Mazzocchi  che  le  ha  pubblicate 
nel  1754  pensa  che  la  parte  greca  risale  all'  anno  430 
di  Roma  (324  av.  C.)  e  la  latina  a  43  anni  circa  av.  C. 

La  2.*  a  sinistra  è  in  caratteri  greci  e  contiene  la 
misura  di  un  campo  consacrato  a  Minerva. 


ISCRIZIONI  29 

A  destra  dell'  Ercole^  contro  le  pareti, 

*2541.  Orologio  solare  in  marmo  a  forma  di  semi- 
cerchio convesso  con  iscrizione  osca.  {Pompei). 

2542.  Iscrizione  osca  dalla  quale  si  rivela  che  un  tal 
Venicio  figlio  di  Mario,  questore  pompeiano,  decretò  che 
si  edificasse  una  palestra  col  denaro  legato  per  testa- 
mento da  V.  Adirano  al  Municipio  pompeiano.  {Pom- 
pei, terme  stabiane). 

2514  a  2518.  Colonne  votive  a  forma  di  fallo  con 
iscrizioni  a  caratteri  oschi. 

Contro  Varcata  a  destra  ed  a  sinistra^ 

2637  e  2638.  Lamine  di  bronzo,  di  cui  quella  che 
comincia  C.  Antonius  etc.  è  la  lex  Antonia,  cioè  un  ple- 
biscito confermante  ai  Tesmiesi  della  Calabria  ed  ai  Pi- 
sidiesi  dell'Asia  il  possesso  dei  loro  beni  (683  di  Roma). 
L'altra,  che  comincia  Principium  etc.  è  un  frammento 
della  lex  Cornelia,  De  viginti  quaestoribus ,  cioè  una 
legge  riguardante  le  attribuzioni  e  gli  assegni  dei  Que- 
stori. (673  di  Roma). 

4064-7-8.  Colonne  Miliari  per  determinare  la  lun- 
ghezza delle  vie.  t^Via  Appia,  Roma). 

4680.  Iscrizione  latina  infissa  sulla  colonna  miliare, 
4066.  Questa  iscrizione  è  molto  singolare  pel  suo  con- 
tenuto: in  essa  si  legge  che  uno  sposo  nel  parlare  della 
propria  moglie  diceva  di  non  aver  a  rimproverarle  di 
alcuna  cosa  se  non  della  sua  morte. 

Nel  mezzo,  a  ridosso  delV Ercole, 

2659.  Bellissima  colonna  in  marmo  cipollino  trovata 
a  Pompei.  Contro  la  medesima  sono  attaccati  tre  decreti 
municipali  romani  due  accordanti  un  dritto  di  patro- 
nato ed  il  3*  un  diritto  di  ospitalità  rinvenuta  nel  1861 
presso  il  monte  Celio  a  Roma. 


30  FIÀNTEBRENO 

Presso  Vultima  finestra,  in  cornice  girante, 

2636.  Lamina  di  bronzo  {opistografa).  Da  una  faccia 
è  la  lex  repetundarum,  cioè  la  legge  per  le  ricompense 
ai  magistrati  ed  agli  avvocati  e  all'opposto  la  lex  agra- 
ria di  un  epoca  posteriore  ai  Gracchi,  riguardante  la  di- 
visione ai  cittadini  di  certi  campi. 

*2632.  Calendario  di  marmo  di  forma  gradrangolare. 
Ciascuna  superficie  contiene  tre  mesi,  e  nella  superiore 
porta  scolpiti  i  segni  dello  Zodiaco,  cioè  Toro,  Vergine, 
Oemelli  ecc.  Ogni  mese  indica  quanti  giorni  contiene, 
la  durata  del  giorno  e  della  notte,  i  lavori  da  eseguirsi 
nel  mese  dall'  agricoltore,  le  diverse  Divinità  da  invo- 
carsi per  aver  prospero  il  ricolto,  ed  in  ultimo  le  feste 
religiose  riconosciute  dal  Senato.  (Roma). 

Presso  la  finestra,  nel  centro  della  sala, 

3615.  Misure  di  travertino  per  gli  aridi  con  iscrizione 
indicante  il  decreto  dei  decurioni,  che  le  avea  fatte  co- 
struire per  uso  pubblico.  {Minturno). 

Contro  le  pareti. 

Iscrizioni  su  marmo  relative  alla  flotta  di  Miseno. 

Lunga  vetrina  di  marmo,  a  destra, 

2554.  Tavola  Bantina.  Frammento  di  plebiscito  osco 
«  latino  che  tratta  de  re  macellaria  e  de  re  vestiaria, 
0  lo  statuto  dei  diritti  civili  tra  i  cittadini  di  Bantia  e 
di  Roma,  rinvenuto  ad  Oppido  nella  Lucania.  Bronzo. 

3706  e  seg.  Congedi  di  soldati  [honestae  missiones). 
Lamine  in  bronzo  incise  in  latino  dei  tempi  di  Vespa- 
siano e  di  Claudio.  Vi  si  legge  il  nome  del  soldato  e  la 
«uà  proclamazione  a  cittadino  romano,  accordandogli  il 
diritto  di  maritarsi  sol  dopo  di  aver  servito  per  lo  spazio 
di  venti  anni  nella  2/  legione  chiamata  adiutrix.  {Sta- 
àia  e  Pompei). 


ISCKIZIONI  31 

4130  e  seg.  Tubi  di  piombo  con  iscrizioni  indicanti 
il  nome  della  fabbrica. 

111623.  Quattro  laminette  di  oro  con  caratteri  greci, 
rinvenute  in  Sibari  nelle  Calabrie,  in  Luglio  1879  presso 
di  una  tomba  ove  erano  rinchiusi  degli  scheletri.  Trat- 
tano di  iniziazioni  ai  misteri  di  Bacco,  Cerere  e  Divinità 
Infernali.  (Dono  del  Barone  Compagni). 
Altra  lunga  vetrina  di  marmo,  a  sinistra, 

4735  e  seg.  Suggelli  di  bronzo.  (Pompei). 

Contro  l'arcata. 

In  cornice.  124320.  Su  fondo  rosso.  Iscrizione  latina 
in  cinque  pezzi,  avente  un  brano  di  una  legge  romana. 
(Taranto). 

TORO  FARNESE. 

*6002.  Questo  celebre  gruppo  monolito  è  opera  dei  due 
rinomati  scultori  Apollonio  e  Taurisco,  i  quali  fiorirono 
molto  tempo  prima  di  Augusto.  Da  Roà\,(PlinioXXXVI,5) 
ove  questa  opera  meravigliosa  venne  eseguita,  fu  tra- 
sportato a  Roma  da  Asinio  Pollione,  ricco  patrizio  ro- 
mano. Nel  1540  il  Papa  Paolo  III  Farnese  lo  rinvenne 
nelle  terme  di  Caracalla  a  Roma  e  nel  1786  fu  trasportato  a 
Napoli.  Por  lungo  tempo  decorava  i  giardini  pubblici  nella 
Villa  Nazionale,  e  di  poi  si  trasportò  nel  Museo  Nazionale. 

La  favola  e  storia  eroica  che  questo  gruppo  rappre- 
senta è  interpetrata  dagli  eruditi  in  due  modi. 

Chi  pretende  che  dinoti  Dirce,  seconda  donna  di  Lieo, 
re  di  Tebe  sorpresa  in  un  baccanale  sul  monte  Citerone 
da  Antiope,  prima  moglie  del  medesimo  re,  e  quindi  dai 
figli  di  Antiope  legata  per  i  capelli  alle  corna  del  toro 
furioso  per  vendicare  così  la  offesa  materna. 

Chi  suppone  che  nel  gruppo  si  esprime  una  generosità  di 
Antiope  che  facesse  liberare  la  rivale  della  prossima  morte. 


32  PIANTERRENO 

Comunque  siasi  é  una  scena  commovente  e  terribile, 
e  nella  quale  vedonsi  impresse  sul  volto  degli  attori  le 
vive  passioni  da  cui  sono  agitati. 

La  discrepanza  delle  due  versioni  probabilmente  de- 
riva dal  fatto  che  la  statua  di  Antiope,  cioè  della  donna 
in  piedi,  non  pervenne  nella  sua  integrità  e  si  come 
venne  primitivamente  concepita  dall'autore  del  presente 
gruppo,  essendo  invece  la  medesima  quasi  del  tutto  un 
lavoro  di  ricostruzione.  La  base  è  ornata  di  figure  a 
bassorilievo  di  squisito  lavoro. 

3828.  Misure  di  travertino  per  gli  aridi  con  iscrizione 
latina.  (Foro  di  Pompei). 

A  ridosso  del  Toro^ 

3954.  Calendario  in  marmo  delle  feste  florali.  (Aw- 
fìteatro  di  Capua). 

Ritornando  nel  1°  Vestibolo  di  questa  raccolta^  vol- 
gendo a  destra ,  s' incontra  nella  sua  estremità  una 
sala  avente  nel  mezzo  una  scala,  per  la  quale  si  di- 
scende al  sotto-suolo,  e  nel  dintorno,  contro  le  pareti^ 
sono  esposte  delle  riproduzioni  in  gesso  rappresentanti 
dei  miti  assirii,  i  di  cui  originali  sono  al  Britisk 
Museum. 

A  sinistra  si  va  nella 

SALA   CANOVA. 
Nel  mezzo. 

Ferdinando  iv  di  Borbone.  Statua  colossale  in  marma 
sotto  le  sembianze  di  Minerva.  Opera  insigne  del  Canova^ 

Napoleone  i.  Statua  colossale  in  gesso  del  Canoiia' 
L'originale  in  bronzo  vodesi  nel  palazzo  Brera  a  Milano. 

Letizia  Ramolino,  madre  di  Napoleone  \.  Bellissima 
statua  sedente,  in  gesso,  del  Canova, 


SALA  CANOVA  83 

A  sinistra  entrando, 

10824.  Carlo  v.  Busto  in  marmo  bianco. 

10518.  Gian  Gastone  dei  Medici.  Il  settimo  e  l'ultimo 
dei  granduchi  di  Toscana.  Busto  in  marmo  Carrara  del 
Bernini. 

10519.  Ferdinando  dei  Medici.  Busto  in  marmo  Car- 
rara del  Bernini. 

10823.  Canova.  Busto  in  marmo  eseguito  in  Roma  per 
ordine  di  Gioacchino  Murat  nel  1810  da  Antonio  d'aste 
da  Ferrara. 

10517.  Paolo  ih  Farnese.  Busto.  Bozzo  attribuito  a 
Michelangelo. 

10514.  Paolo  hi  Farnese.  Busto  in  marmo  con  ricco 
piviale,  cosparso  di  figure  (a  rilievo)  simboliche,  nude  o 
poco  panneggiate:  opera  eccellente  di  Michelangelo. 

10521.  Busto  simile,  opera  di  Guglielmo  della  Porta. 

...  Le  quattro  stagioni.  Busti  in  alabastro.  {Far.) 

10811.  S.  Francesco  d'Assisi  e  la  modestia.  Due  belle 
statue  di  Giuseppe  Sammartino. 

.  .  .  Il  Redentore.  Busto  in  marmo,  detto  por^asawto. 

10820.  La  testa  di  Medusa  eseguita  nel  1809  da  Festa 
di  Torino,  dall'originale  di  Canova  esistente  a  Monaco. 

10525-6.  Due  tazze  in  alabastro. 

10810.  Tazza  in  rosso  antico. 

Dodici  busti  in  marmo  colorato  rappresentanti  altret- 
tanti Cesari. 

Si  discenda  ora  nelle  sale  sottoposte. 


Monaco  —  Guida  del  Museo  Nazionale. 


34  SOTTO-SUOLO 

SOTTO-SUOLO 

PRIMA  SALA. 

Contro  le  pareti^ 

■  Copie  in  gesso  di  miti  fenici  ed  arabi,  dagli  originali 
esistenti  a  Torino. 

SECONDA  SALA. 
MONUMENTI  ORIENTALI. 

Presso  la  finestra^  su  colonna, 

10916.  Paniere  cinese  in  avorio  di  forma  ovale,  diviso 
in  ventiquattro  compartimenti,  nei  quali  è  superbamente 
trattata  in  fine  intaglio  la  vita  campestre  dei  Cinesi.  La- 
voro di  gran  pazienza. 

Iscrizioni  arabiche  e  cufiche  su  marmo  e  travertino. 
(1000  D.  C.) 
In  un  armadio, 

Idoli  del  Messico,  della  Cina,  del  Giappone. 

111267.  Collana  cinese  adorna  di  monete,  e  due  grandi 
orecchini. 

11518.  Un  osso  di  pesce  a  guisa  di  sega. 

112109.  Una  conca  ed  altri  vasi  di  bronzo. 

....  Globo  celeste  in  bronzo  detto  Astrolabio  per 
misurare  il  giro  degli  astri  presso  gli  Arabi. 

TERZA  SALA. 

In  questa  sala  sono  riuniti  varii  oggetti  in  terra  cotta 
degli  scavi  di  Locri.  Meritano  speciale  attenzione. 
Presso  la  finestra, 

1  due  DioscuRi  a  cavallo  in  terracotta,  provenienti  dal 
tempio  dedicato  a  Castore  e  Polluce  a  Locri. 


RACCOLTA   EGIZIANA  35 

QUARTA  SALA. 

ISCRIZIONI  CRISTIANE. 

Lapidi  giudaiche  e  cristiane  con  iscrizioni,  provve- 
nienti  dalle  catacombe  di  Roma,  Capua,  Pozzuoli,  Capri, 
Napoli  e  paesi  circonvicini. 

QUINTA  SALA. 

RACCOLTA  EGIZIANA. 

Quasi  tutti  i  monumenti  della  presente  raccolta  ci  per- 
vennero dai  Museo  Borgia,  e  furono  accuratamente  illu- 
strati dallo  Zoégt,  dal  Kicher  e  dall'Avellino.  Noi  non 
pertanto  daremo  alcuni  schiarimenti  sulla  difficile  in- 
terpetrazione  di  alcuni  geroglifici,  a  noi  gentilmente  co- 
municati dall'  eminente  egiptologo  Docteur  Valdemar 
Schmidt  di  Danimarca,  al  quale   facciamo  vive  grazie. 

A  sinistra  entrando, 

176.  Rospo  di  nero  antico  di  stupendo  lavoro.  (Museo 
Borgia). 

Presso  la  finestra, 

978.  Due  colonne  di  breccia  di  Egitto:  breccia  silicea, 
assai  rara.  Ha  un  miscuglio  di  selci,  di  porfido  e  di  gra- 
nito con  base  di  alabastro  di  Gesualda. 

999.  Altare  in  granito  dedicato  ad  Iside.  I  gerogli- 
fici incisi  al  dintorno  indicano  che  era  una  tavola  per 
le  offerte  ad  Iside,  votata  alla  Dea  dal  Re  Ranouterka 
della  XXVII  dinastia,  per  scongiurare  ogni  malanno 
alla  città  di  Makeran. 

...  Due  coverchi  di  casse  di  mummie  in  legno  si- 
comoro. 


36  SOTTO-SUOLO 

Nel  mezzo. 

*976.  Iside.  Statuetta  in  marmo  di  scultura  romana, 
rinvenuta  a  Pompei  nel  tempio  del  suo  nome.  Mirabile 
ne  è  la  chioma  disposta  a  bellissimi  lunghi  e  simme- 
trici ricci,  che  le  cadono  abbondanti  sulle  spalle,  e  quelli 
sovrapposti  sulla  fronte  sono  fissati  da  una  benda  cosparsa 
di  stelle.  Nei  capelli  e  nelle  vesti  menta  porta  tracce  di 
dorature,  più  visibili  ora  al  petto  e  al  braccio  in  forma 
di  monile  e  di  braccialetto.  Il  cinto ,  che  le  preme  la 
vita,  è  fermato  nel  davanti  con  due  teste  di  coccodrillo. 
Nella  sinistra  mano  porta  il  dado,  segno  della  stabilità, 
e  nella  destra  un  manico  di  sistro,  istrumento  che  si 
suonava  in  onore  della  dea. 

975.  Serapide.  Mediocre  statua  sedente,  che  appoggia 
la  destra  sul  Cerbero.  {Tempio  di  Serapide,  Pozzuoli), 
A  ridosso  di  Serapide, 

981.  Anubi,  il  dio  conduttore  delle  anime.  Statua  in 
marmo  a  testa  di  Sciacallo.  Il  naso  è  mutilato.  {Pozz.) 

Negli  armadi. 

Oro  il  dio  della  luce,  Osiride,  ammesso  al  grado  dei 
grandi  numi,  Eluro  o  il  dio  gatto,  Iside,  Anubi  ed  altri 
idoli  di  bronzo,  di  terracotta  e  di  legno. 

Testa  e  collo  di  cavallo  schiacciato  su  cui  è  espressa 
un  occhio  che  i  greci  dicevano  flANJbiFKUS,  l'occhio  che 
vede  tutto,  o  della  Divinità,  il  simbolo  della  giustizia  e 
della  provvidenza. 

1069.  Monumento  sepolcrale  appartenente  a  cospicua 
famiglia  dei  tempi  di  Ramesse  II.  (Epoca  1400  anni 
avanti  C). 

980  e  982.  Personaggi  incogniti.  Busti  in  marmo. 

Coverchi  di  casse  di  sicomoro  istoriate  di  geroglifici, 
nelle  quali  erano  rinchiuse  le  mummie  egiziane  che  ve- 
donsi  nella  sala  seguente. 


EACCOLTA  EGIZIANA  37 

Presso  l'ingresso  della  sala  seguente, 

765  e  766.  Due  uccelli,  detti  Ibis.  Questo  volatile,  uno 
■dei  purificatori  dell'Egitto,  era  messo  sotto  la  protezione 
delle  leggi.  Anche  oggi  i  Turchi  non  permettono  a  chic- 
chessia uccidere  gli  Ibis.  {Pompei). 

SESTA  SALA. 
Nel  mezzo  (presso  la  finestra). 

1068.  Sacerdote  egiziano,  in  basalto,  in  ginocchio  por- 
tante un  Naos  con  l'effìgie  di  Osiride,  ed  al  collo  gli 
pende  un  amuleto.  Contro  il  pilastro  che  serve  d'appog- 
gio a  questa  statua  vedonsi  dei  geroglifici  indicanti  il 
suo  nome  Ouah-ab-Rà-mer-Nit,  gran  Signore  incaricato 
della  custodia  dei  suggelli  e  gran  consigliere  del  Re. 

1070.  Frammento  di  sarcofago  in  granito  con  gero- 
glifici. Divinità  e  sacerdoti  pregano  pel  defunto  che  oravi 
rinchiuso.  Giusta  i  geroglifici  si  legge  il  nome  del  de- 
funto Peiri-Shop.  Data  350  anni  av.  C. 
Contro  la  parete,  presso  la  finestra,  a  sinistra, 

2318.  Papiro  a  carattere  greco  corsivo,  rinvenuto  in  un 
sotteraneo  della  città  di  Gizza,  antica  Memfi,  presso  la  pi- 
ramide di  Faraone,  con  altri  40  volumi  riposti  in  una  cassa 
di  sicomoro.  Tratta  dagli  operai  adibiti  nel  costruire  le  di- 
ghe e  gli  acquedotti  per  impedire  le  inondazioni  del  Nilo. 
Presso  la  finestra  a  destra, 

2322.  Frammento  di  papiro  con  geroglifici  in  24  co- 
lonnette rinvenuto  a  Donkola  al  collo  della  mummia 
più  alta  che  vedesi  esposta  in  questa  stanza  nell'alcova 

MUMMIE. 

Sei  mummie  racchiuse  in  casse  di  sicomoro.  La  mi- 
gliore in  istato  di  conservazione  è  quella  (la  2.*  a  de- 
stra la  più  antica  tra  queste)  di  donna  trovata  in  un 
sepolcro  a  Donkola  nella  Nubia.  La  sua  bocca  aperta  fa 


38  SOTTO-SUOLO 

vedere  ancora  i  denti.  Ha  le  mani  incrociate  sul  petto 
con  le  unghie  e  i  capelli  conservati.  Esse  datano  per  lo 
meno  tremila  anni  a.  C. 

La  mummia  3.*  provviene  da  Akimon ,  antica  Pana- 
poli  alto  Egitto.  Dono  di  M.  Stevens. 

Coccodrillo  imbalsamato  con  molti  piccoli  suoi  nati. 
Sul  tavolino  circolare. 

Teste  ,  di  cui  una  dorata ,  —  capellature ,  —  mani  e 
piedi  di  mummie. 
Presso  l'alcova,  nel  mezzo, 

Obelisco  frammentato,  in  granito  rosso,  rinvenuto  in 
Palestina  nel  1791.  {Museo  Borgia). 
Fuori  l'alcova  a  destra,  in  giro  alla  sala, 

1037.  Tolomeo  v.  Testa  in  marmo  bianco. 

1048  e  seg.  Vasi  detti  canopi  in  alabastro.  Questi  vasi 
erano  destinati  a  conservare  le  viscere  dei  defunti,  come 
r  indicano  le  iscrizioni  in  geroglifici   incise  su  di  essi. 
Spesso  vi  era  indicato  il  nome  del  defunto. 
In  una  vetrina, 

Vari  busti  e  statuette  in   marmo.   Osserva   il  n.  365 
un  piccolo  busto  di  Iside  e  il  n.  881  un  Arpocrate. 
Contro  Vultima  parete,  a  destra, 

1061.  Iside.  Statuetta  portante  sulla  testa  un  Ibis  ac- 
covacciato. Pietra  calcarea. 

1076.  Statuetta  assisa  di  granito,  molto  interessante 
per  l'epoca  (4000  a.  C.) 

1035.  Tavola  isiaca  sparsa  di  geroglifici:  vi  sono  in- 
cise quattordici  figure,  in  piedi,  che  fanno  offerte  ad  Osi- 
ride. Pietra  alabastrina.  {Tempio  d'Iside,  Pompei). 

1036.  Tavola  di  geroglifici  in  commemorazione  di  Oro 
ed  altre  Divinità.  Pietra  calcarea. 

Risalendo  la  scala  di  questa  raccolta,  s'incontra  a 
destra  un  lungo  corridoio  ove  sono  riuniti 


PITTURE   DECORATIVE  30 

ALTRI  AFFRESCHI  POMPEIANI. 
(Pitture  decorative). 

Intorno  la  sala, 

Venticinque  medaglioni  in  gesso  figuranti  Baccanti, 
Centauri,  e  Centauresse  in  rilievo,  in  atteggiamenti  leg- 
gieri ed  espressivi.  {Ercolano  e  Pompei). 

Affreschi  rappresentanti  a  vivi  colori  pareti  con  ben 
disegnata  architettura,  abbondanti  di  Amorini,  figure, 
animali,  paesaggi,  frutti,  fiori  ed  arabeschi. 

In  una  nicchia. 

*9774.  Pilastro  che  fiancheggiava  la  fontana  dei  tin- 
tori presso  la  casa  di  Eumachia  a  Pompei:  sullo  stesso 
sono  rappresentate  le  diverse  operazioni,  che  si  esegui- 
vano nella  Fullonica  (tintoria).  Nei  suoi  lati  si  veggono 
diverse  figure  intente  al  lavoro  della  lana,  specialmente 
un  cardatore,  che  con  uno  strumento  a  spazzola  ricaccia 
il  pelo  ad  una  pezza  di  stoffa.  Quattro  giovani  operai 
coi  piedi  nudi  pestano  nei  tini  a  mo'  di  gualchiera  al- 
tre pezze  tessute.  Infine  una  donna  seduta,  forse  la  pa- 
drona dell'  industria,  osserva  con  attenzione  un  drappo 
tinto  in  giallo  fra  le  mani  di  un  suo  operaio,  mentre  un 
altro  le  si  avvicina  con  trabiccolo  su  cui  è  un  pappagalllo. 

Attraversando  il  vestibolo,  alVopposto  lato,  si  passa 
nelle  sale  in  cui  sono: 


40  PfANTERRENO 

PIANTERRENO  -  lato  sinistko 
STATUE  E  BASSO-RILIEVI  IN  MARMO. 

La  collezione  dei  marmi  si  compone  di  otto  sale  in- 
terne e  di  tre  portici,  in  cui  sono  distribuite  le  statue, 
i  busti,  e  i  bassorilievi. 

Le  statue  e  i  busti  vennero  classificati  nel  modo  se- 
guente: Dei,  eroi,  uomini  illustri  di  Grecia  e  di  Roma, 
imperatori,  personaggi  municipali,  figure  generiche  ed 
animali;  in  bassorilievi,  in  basi,  sarcofagi,  steli  funebri, 
tavole  votive  e  decorative ,  puteali ,  maschere  e  clipei 
per  gl'interlocumnii.  Nel  portico  detto  dei  capolavori 
son  contenute  le  più  belle  opere  dell'arte  greca  e  romana. 

È  inutile  aggiungere  che  la  più  parte  di  questi  mo- 
numenti sia  stata,  per  le  vicende  del  tempo,  soggetta 
a  restauri,  ma  ciò  riguarda  l'artista  e  lo  scienziato;  ai 
visitatori  è  bene  che  si  lasci  la  illusione. 

PRIMO  PORTICO.  —  (Capolavori). 

6005.  Giunone.  Testa  imitata  dall'originale  di  Poli- 
cleto,  nella  quale  si  è  mirato  più  allo  effetto  che  al  ri- 
cercato. (Farnese). 

6006.  Oreste  e  Elettra.  Gruppo  di  scultura  greca.  Gli 
sventurati  germani  sono  in  colloquio  tra  loro.  (Ercolano). 

6007.  Pallade.  Statua  arcaica  di  scultura  greca.  La 
Dea  della  sapienza  è  in  atto  di  vibrare  un  colpo.  Sul 
braccio  sinistro  porta  l'egida  contornata  da  serpenti,  nel 
cui  mezzo  vedesi  la  fatale  testa  di  Medusa.  (Ercolano). 

*6008.  Diana.  Statuetta  arcaica  di  scultura  greca. 
La  Dea  sorridente  è  sulle  mosse  di  camminare.  Le  sue 
vesti  ai  lembi  erano  dorate,  e  dipinte  in  rosso.  (Pom- 
pei, tra  Torre  Annunziata  e  Torre  del  Greco). 


STATUE-CAPOLAVORI  41 

6009  e  6010.  (Nel  mezzo).  Armodio  e  Aristogitone, 
due  Ateniesi  celebri  per  aver  liberata  Atene  dalla  ti- 
rannia di  Pisistrato  (510  av.  C.)  Queste  due  statue  gre- 
che derivano  dagli  originali  di  Cicilia  e  Nesiote,  e  en- 
trambe mostrano  sviluppo  di  muscoli  specialmente  nel 
petto.  (Farnese). 

6011.  Doriforo.  Statua  di  stile  greco-arcaico  dall'ori- 
ginale di  Policlete.  Lavoro  di  grande  interesse  artistico 
pei  muscoli  quasi  mobili  delle  costole,  e  per  le  vene 
del   braccio.  (Ercolanó). 

I  Dorifori  erano  dei  soldati  scelti  che  facevano  la  guardia 
di  onore  ai  Re  di  Persia. 

Dal  6012  al  6015.  {Nel  mezzo).  Quattro  figure  di 
GUERRIERI  morti  0  morenti,  fra  cui  un'amazzone.  Esse 
sono  copiate  dai  gruppi,  che  Attalo  Re  di  Pergamo  inviò 
in  dono  al  tempio  di  Delo  e  ricordano  le  quattro  grandi 
vittorie  riportate  dai  Greci  sui  barbari,  cioè: 
.  6010.  Un  amazzone  morta,  vinta  dai  Greci  sul  fiume 
Termador  nella  Cappadocia.  (V.  Virg.  En.  V,  2ll). 

6013.  Il  gigante  Tifeo.  {Metamorfosi  d'Ovidio,  pa- 
gina 550). 

6014.  Un  PERSO  conquistato  alla  battaglia  di  Mara- 
tona, quando  Milziade  scacciò  i  Persi  dalla  Grecia. 

6015.  Un  gallo  vinto  dallo  stesso  Attalo.  Esso  è  nel- 
l'attitudine del  gladiatore  morente  del  Campidoglio,  ma 
in  una  posizione  inversa. 

6016.  Adone.  Statua  d'imitazione  arcaica.  L'amante  di 
Venere  ha  corpo  proporzionato  e  ben  disegnato.  {Capua). 

*6017.  Venere  vincitrice.  Statua  seminuda  di  sin- 
golare bellezza  e  di  cui  Vinkelmann  fa  grande  elogio. 
Essa  calpesta  un  elmo,  per  significare  che  i  più  forti 
debbono  sottostare  al  suo  volere.  Col  braccio  destro  ac- 
cenna forse  d'ingiungere  ad  un  Amore,   ora  mancante 


42  PIANTERRENO 

di  ubbidirla.  Fra  le  tante  statue  di  Venere,  questa  serba 
tratti  di  rara  bellezza  e  dignità  maestosa.  Tutte  le  parti 
del  corpo  raggiungono  una  morbidezza  squisita,  e  ser- 
bano le  proporzioni  più  austere  dell'estetica.    (Capua). 

*6018.  Eschine,  da  alcuni  detto  pure  Aristide.  (342 
av.  C.)  È  questa  senza  dubbio  una  delle  più  belle  statue 
che  si  conoscano.  L'abbigliamento  semplice,  il  portamento 
maestoso,  la  soavità  del  volto  hanno  fatto  dare  a  que- 
sto capolavoro  dell'arte  greca  il  primo  posto.  In  effetti, 
1  tratti  di  un  uomo  savio  e  giusto  non  avrebbero  potuto 
essere  impressi  con  più  sentita  verità.  (Ercclano). 

*6019.  Psiche.  Torso  greco  appartenente  all'epoca  più 
fiorente  della  Grecia,  in  cui  l'artista  da  alcuni  creduto 
Prassitele,  ha  voluto,  darci  sotto  l'aspetto  di  semplice 
fanciulla,  l'idea  dell'anima  immortale.  (Capua). 

Ai  lati  di  Psiche  vedesi  una  bellissima  testa  di  Apollo 
n.  6369  di  puro  stile  greco.  (Capua). 

*6020.  (Nel  mezzo).  Venere  Calupige.  Statua  greca. 
Anche  i  profani  dell'arte  rimarranno  meravigliati  nel  ve- 
dere un  marmo  quasi  agitato  dal  soffio  della  vita.  Ben 
composta  è  la  chioma,  di  cui  alcuni  cirri  le  scondono  sul 
petto  e  sugli  omeri.  La  lunga  veste,  frenata  solo  da  un 
cingolo,  lascia  scoverta  una  parte  del  suo  seno  divino.  La 
Dea  con  ambo  le  mani  alza  la  tunica  e  contempla  soddi- 
sfatta le  parti  posteriori  del  suo  corpo.  È  Venere  insom- 
ma, vana  e  licenziosa,  che  si  compiace  essa  stessa  di  pos- 
sedere forme  cosi  pure  ed  elette.  Questa  vaga  donzella  è 
sul  tipo  di  quella  Venere  a  cui  i  Siracusani  innalzarono 
un  tempio,  in  ricordanza  della  disfida  di  due  fanciulle 
per  quale  di  loro  fosse  la  più  bella.  (Vedi  Ateneo).  (Casa 
aurea  di  Nerone  sotto  le  rovine  del  palazzo  dei  Ce^ 
sari,  Roma). 

*6033.  Caeacalla.  Busto  di  bel  lavoro  romano.  (R.) 

119917.  PuGiLLATORK  armato  del  cesto.  (Sorrento).  . 


STATUE-CAPOLAVORI  43 

6202.  SiLLA,  0  supposto  Celio  Caldo,  Busto.  {Ere.) 

6021.  {Nella  nicchia).  Gran  vasca  di  porfido  i  cui  ma- 
nici sono  formati  da  quattro  serpenti.  {Terme  di  Ca- 
racalla,  Roma). 

Vari  torsi  di  statue,  fra  i  quali  è  da  osservarsi  al  nu- 
mero 6224  il  celebre  torso  di  Laocoonte,  copia  romana 
di  originale  greco  del  secondo  o  terzo  secolo.  {Farn,) 

*6022.  {Nel  ìnezzo).  Fauno  e  Bacco.  Gruppo  di  buona 
scultura  romana.  Bacco  nudo  e  sorridente  sotto  la  figura 
di  grazioso  fanciullo  è  sulle  spalle  di  un  fauno,  il  quale 
sorridente  esso  pure  guarda  e  vezzeggia  il  piccolo  nume. 
{Farnese). 

*6023.  Omero.  Busto.  Il  vecchio  cieco  e  divino  cantore 
ha  la  barba  e  le  chiome  incolte;  mostra  visibile  rughe 
sulla  fronte  e  sul  volto ,  ed  ha  la  bocca  semiaperta  in 
atto  di  parlare.  È  una  delle  immagini  più  belle  del 
sommo  poeta. 

Secondo  alcuni  Omero  viveva  a'  tempi  del  re  Salomone,  100 
anni  av.  C.  Le  città  menzionate  nell'elegiaca  seguente  sì 
disputano  la  gloria  di  avergli  dati  i  natali.  Smyi-ne,  Chios, 
Colophon,  Salamis,  Rhodos,  Argos,  Athenae,  Orbis  de  pa- 
tria certat,  Homere  tua. 

6024.  Minerva.  Statua  di  stile  greco.  La  Dea  della 
sapienza  ci  si  mostra  con  imponente  maestà.  Il  suo  elmo 
è  istoriato,  a  rilievo,  di  Sfinge  ed  Ippogrifi.  Lunghi  ricci 
le  scendono  sulle  spalle,  e  sul  petto  vedesi  la  formidabile 
corazza,  nel  cui  mezzo  la  testa  di  Medusa  con  irti  ca- 
pelli. {Farfyiese). 

. .  .  {Nel  mezzo).  Torso  del  Dio  Marte  in  riposo,  dal- 
l' originale  della  Villa  Ludovisi  a  Roma.  Copia  di  un 
originale  greco  del  1,"  secolo  av.  C.  ed  eseguita  nel  IV 
sec.  av.  C. 

6025.  Bruto  Secondo.  Busto.  Ha  la   faccia  emaciata 


44  PIANTERRENO 

e  dalla  fronte  gli  traspare  il  tenebroso  pensiero  del  co- 
spiratore. (Casa  di  Popidio,  detto  del  Citarista,  Pompei). 

6027.  Giunone.  Statua,  La  Dea  ben  panneggiata  è  in 
atteggiamento  maestoso  e  veramente  divino.  Il  suo  volto 
è  di  una  bellezza  maschia  e  severa.  Con  la  mano  regge 
uno  scettro,  indizio  della  sua  possanza.  {Farnese). 

6028.  Pompeo  Magno.  Busto. (Casa  di  Popidio,  Pompei). 

6029.  {Nel  mezzo).  Agrippina  Maggiore  moglie  di 
Oermanico.  Essa  siede  severamente  pensierosa  con  le 
gambe  incrociate,  con  la  chioma  accuratamente  inanel- 
lata. Le  braccia  abbandonate  stringono  l'una  mano  nel- 
l'altra. L'occhio  immobile,  la  faccia  solcata  da  rughe  e  le 
labbra  chiuse  ci  danno  il  ritratto  fedele  di  questa  donna 
in  preda  a  dolori  vivi  e  profondi  che  sopporta  con  animo 
rassegnato.  Statua  di  buona  scultura  romana.  {Farnese). 

*6030.  {Nel  mezzo).  Antinoo.  Il  suo  corpo  è  ben  pro- 
porzionato, e  la  carnagione  tiene  del  muliebre.  Il  volto  è 
simpatico,  e  lo  sguardo  lascivo  e  sentimentale.  {Farnese). 

Questo  imperatore,  che  fu  assassinato  nell'  anno  217 
D.  C,  vien  rappresentato  in  tutta  la  fierezza  della  sua 
persona  con  ciglia  aggrinzite.  {F.) 

6031.  Antonino  Pio.  {Vedi  Sala  degl'Imperatori  al 
i°  corridoio).  Busto  bellissimo.  La  espressione  del  volto 
rivela  il  carattere  buono  di  (questo  imperatore.  {Baia). 

6032.  Faustina  {Vedi  Sala  degl'Imperatori)  moglie 
di  Antonino  Pio.  Imperatrice  di  costumi  equivoci.  Bel 
busto.  {Baia). 

*6034.  Torso  di  Bacco.  Scultura  greca.  {ì^arnese). 

6369.  Testa  greca  ideale  del  V  sec,  supposta  Venere.  (E.) 

*6035.  Torso  di  Venere.  Scultura  greca.  {Roma). 

Per  seguire  la  progressività  della  numerazione^  si 
passi  nel  2."  portico,  e  si  cominci  dal  busto  colossale 
che  resta  presso  la  i.*  porta  d^  ingresso  dei  marmi. 
Qui  sono  riuniti  gV imperatori  romani. 


IMPEBATOEI  45 

SECONDO  PORTICO  —  (Imperatori). 

/  busti  e  le  statue  degV Imperatori  romani  sono  collo- 
cati per  ordine  cronologico. 

*6038.  Giulio  Cesare.  Busto  colossale  ed  è  forse  uno 
dei  tanti  ritratti  conosciuti  che  più  risponde  alle  fattezze 
del  gran  guerriero  storico  e  legislatore.  (Farnese). 
A  sinistra, 

6039.  Giulio  Cesare.  Statua.  {Farnese). 

6040.  Cesare  Augusto.  Statua  colossale  sedente.  {E.) 

6041.  Ottavia  moglie  di  Marcello,  fin' oggi  creduta 
Livia.  Statua.  {Tempio  d'Augusto,  Pompei). 

6042.  Marcello.  Busto.  {Farnese). 

6043.  Tiberio.  Busto.  {Farnese). 

6044.  Marcello,  una  volta  supposto  Druso.  Statua. 
{Pompei). 

6045.  Agrippina  madre  di  Nerone.  Busto.  {Farnese). 

6046.  Caligola.  Questa  statua  è  molto  pregiata,  perchè 
quelle  di  Caligola  furono  tutte  distrutte  dal  popolo,  ap- 
pena avvenuta  la  sua  morte.  È  interessante  ancora  per 
la  bella  corazza  che  indossa,  in  cui  vedesi  un  cavallo  in 
corsa,  sopraffatto  da  un  ippogrifo,  mentre  un  soldato  cerca 
frenarlo.  Questo  imperatore  all'età  di  28  anni,  4  mesi 
e  21  giorni  fu  assassinato  dai  congiurati  con  30  colpi 
di  pugnale.  {Minturno). 

A  destra, 

6047.  Livia  sacerdotessa  di  Augusto.  Statua.  {Pozz.) 

6048.  Augusto  giovine.  Testa.  {Farnese). 

6049.  Tiberio.  Statuetta.  {Farnese). 

109516.  Augusto  giovine.  Testa.  (Agosto    1872,  P.) 

6050.  Tiberio  giovine.  Busto.  {Ercolano). 

6051.  Tiberio.  Busto  colossale.  {Pozzuoli). 

6052.  Tiberio.  Busto.  {Farnese). 


■46  PIANTERRENO 

6053.  Tiberio.  Statuetta.  (Farnese). 

6054.  Agrippina.  Busto.  {Farnese). 

6055.  Druso  figlio  di  Tiberio.  Statua.  {Farnese). 

A  sinistra, 

6056.  Claudio.  Statua  colossale  sedente.  {Ercolano). 

6057.  Antonia  la  giovine,  sposa  di  Druso.  Statua.  {F.) 

6058.  Nerone.  Busto.  {Farnese). 

6059.  ViTELLio.  Statua.  {Ercolano). 

6060.  Galea?  Busto.  {Farnese). 

6061.  Ottone.  Busto.  {Farnese). 

*1 10892.  Tito  il  giovine.  Busto  colossale.  {Farnese). 

6062.  Giulia  di  Tito,  con  bella  acconciatura  di  ca- 
pelli disposti  sulla  fronte  a  guisa  di  diadema  a  nume- 
rose anella,  acconciatura  detta  ud  occhio  di  Argo.  Busto. 
{Farnese). 

6063.  Nerva?  Busto.  {Farnese). 

A  destra, 

6064.  Britannico?  Statuetta.  {Farnese). 

6065.  Britannico.  Busto  greco.  {Faì-nese). 

6066.  Vespasiano.  Testa.  {Farnese). 

6067.  Adriano.  Busto.  {Farnese). 

6068.  Vespasiano.  Busto  colossale.  {Farnese). 

6069.  Adriano.  Busto.  {Farnese). 

6070.  Marco  Aurelio.  Busto.  {Farnese). 

6071.  Antonino  Pio.  Busto.  {Farnese). 
A  sinistra, 

6072.  Traiano.  Statua.  {Minturno). 
A  destra, 

6073.  Traiano.  Statua.  {Farnese). 
A  sinistra, 

6074.  Plotina  moglie  di  Traiano.  Busto.   {Farnese). 

6075.  Adriano.  Busto.  {Farnese). 


IMPERATORI  47 

6076.  ViBiA  Sabina  moglie  di  Adriano.  (Farnese). 
A  destra, 

6077.  Domiziano.  Statua.  (Farnese). 
A  sinistra, 

6078.  Antonino  Pio.  Busto  colossale.  (Farnese). 
*6079.  Marco  Aurelio.   Busto  colossale.   (Farnese). 
6080.  Faustina  la  giovane,  moglie  di  Marco  Aurelio. 

Testa  su  busto  di  giallo  antico.  (Farnese). 
•  *()081.  Lucio  Vero.  Statua  con  bella  corazza  a  due  or- 
dini di  squame  tutti  istoriati  di  teste  barbute  e  di  ani- 
mali. (Farnese). 

6082.  Annio  Vero.  Testa  su  busto  di  giallo  antico.  (F.) 

6083.  Lucilla.  Statua.  Donna  avvenente,  e  per  la  quale 
Lucio  Vero  nutriva  fervente  passione.  (Farnese). 

6084.  Commodo.  Busto.  (Farnese). 

6085.  Manlia  Scantilla.  Testa  su  busto  di  marmo 
cotognino.  (Farnese). 

6086.  Settimio  Severo,  padre  di  Caracalla.  Busto.  (F.) 

6087.  Giulia  Pia  moglie  di  Severo.  Testa  su  busto 
di  alabastro  cotognino.  (Farnese). 

6088.  Caracalla.  Busto.  (Farnese). 

6089.  Plautilla,  moglie  di  Caracalla,  donna  altiera  e 
superba,  ed  una  delle  più  rinomate  bellezze  di  Roma. 
Fu  vittima  del  tristo  marito,  dopo  averle  delapidate  le 
immense  ricchezze  portategli  in  dote.  Busto.  (Farnese), 

A  destra, 

6090.  Marco  Aurelio  giovine.  Testa  su  busto  di 
marmo  giallo.  (Farnese). 

6091.  Marco  Aurelio,  Busto  di   buona  scuola.  (F.) 

6092.  Marco  Aurelio.  Statua.  (Farnese). 

6093.  Marco  Aurelio.  Busto.  (Farnese). 

6094.  Marco  Aurelio.  Busto.  (Farnese). 

6095.  Lucio  Vero.  Statua.  (Farnese). 


48  PIANTERRENO 

6096.  Lucio  Vero.  Busto.  (Farnese). 

6097.  Lucio  Vero.  (Farnese). 

A  destra, 

6098.  Eliogabalo.  Busto.  (Farnese). 

6099.  PuPiENO.  Busto.  (Farnese). 

6100.  Probo.  Busto.  (Farnese). 

A  sinistra, 

610L  Incognito.  Testa  su  busto  di  porfido.  (Farnese), 

6102.  Massimino.  Statua.  (Farnese). 

6103.  Giulia  Mesa  sorella  di  Giulia  Domna.  Busto.  F, 

TFRZO  PORTICO  — (dei  Balbi). 

Nel  mezzo. 

*6104.  Marco  Nonio  Balbo  figlio.  Statua  equestre,  in 
cui  il  Proconsole,  appartenente  ad  una  famiglia  beneme- 
rita di  Ercolano,  inforca  un  focoso  destriero,  1'  espres-' 
sione  del  quale,  secondo  la  tensione  della  briglia  è  sul 
punto  di  fermarsi.  Il  cavaliere  vedesi  vestito  di  corta 
tunica,  e  di  una  breve  corazza  stretta  nel  mezzo  da  fa- 
scia. Porta  ai  piedi  belli  calzari,  e  mentre  con  le  redini 
modera  gli  slanci  del  cavallo,  ha  il  braccio  destro  al- 
zato in  atto  di  sostenere  una  lancia.  Questa  statua  or- 
nava la  Basilica  di  Ercolano. 

A  sinistra, 

Sebbene  i  numeri  di  questo  portico  non  si  seguona 
Vun  dopo  l'altro,  pure  noi  li  noteremo  qui  progres- 
sivamente,  la  qual  cosa  renderà  al  visitatore  più  age- 
vole la  ricerca  di  ciascuna  scultura. 

6105.  Giovinetto.  Statuetta.  (Ercolano). 

6106.  Re  Dace.  Busto  colossale.  (Farnese). 

6107.  Sacerdotessa.  Statuetta.  (Pompei). 


PORTICO   DEI  BALBI  49 

6108  a  6114.  Statuette  di  fanciulli  in  vario  atteggia- 
mento ad  uso  di  fontana.  (Pompei). 

6115  e  6117.  Due  barbari  in  ginocchio.  Marmo  pao- 
nazzetto.  Le  estremità  sono  di  pietra  di  paragone,  ba- 
sanites,  voce  greca.  (Farnese). 

6116.  Re  Dace  prigioniero.  Statua.  (Farnese). 

6118.  Giovine  frigio  in  ginocchio.  Statuetta  in  marmo 
colorato.  (Farnese). 

6119.  Cacciatore  con  largo  cappello  e  veste  vellosa. 
Sulla  spalla  porta  una  lepre  legata  e  dal  cinto  gli  pen- 
dono due  colombi.  Statua  di  molta  verità  ed  espressione 
(Farnese). 

6120.  Giovine  frigio.  (Pompei). 

6121.  Sacerdotessa.  Statuetta.  (Pompei). 

6122.  Re  Dace  prigioniero.  Statua.  (Roma). 

6123.  Sacerdotessa.  Statua.  (Pompei). 

6124.  Pirro.  Tutto  armato  poggia  la  sinistra  su  di  uno 
scudo  e  porta  una  splendida  corazza  a  due  ordini  di  squame, 
sulla  quale  due  Coribanti  battono  1  loro  scudi,  per  sal- 
vare col  forte  rumore  il  piccolo  Giove  seduto  fra  essi.  (jE'.) 

6125.  Sibilla.  Bella  statua.  (Farnese). 

6126.  Omero.  Il  cieco  cantore  è  involto  da  una  tunica 
senza  maniche  e  da  un  mantello.  Egli  si  appoggia  a  lungo 
e  nodoso  bastone,  le  braccia  ripiegate  quasi  in  abban- 
dono verso  il  petto.  (Ercolano). 

BUSTI. 

Filosofi  greci  e  oratori  romani. 

6127.  Incognito.  (Farnese). 

6128.  Zenone,  nome  in  greco.  (Farnese). 

6129.  Socrate.  (Farnese). 

6130.  Lisia,  precettore  di  Epaminonda  ;  nome  in  gre- 
co. (Farnese). 

Monaco  —  Guida  del  Museo  Nazionale.  4 


50  PIANTERRENO 

6131.  Carneade?  filosofo  greco  di  Cirene.  (Farnese). 

6132.  Licurgo.  (Collezione  di   Vivenzio). 

6133.  Incognito.  (Farnese). 

6134.  Sofocle.  (Farnese). 

6135.  Euripide,  nome  in  greco.  (Farnese). 

6136.  Licurgo.  (Farnese). 

6137.  Annibale?  (Capua). 

6138.  Incognito,  supposto  Virgilio.  (Farnese). 

6139.  Sofocle.  (Farnese). 

6140.  Apollonio  di  Tyane.  (Farnese). 

6141.  Arato.  Poeta  ed  astronomo  di  Cilicia.  (Ercolano). 

6142.  PosiDOMo.  Celebre  filosofo  stoico  di  Rodi.  Scrisse 
un  trattato  sull'arte  militare.  Nome  in  greco.  (Farnese). 

6143.  Solone.  (Farnese). 

6144.  Periandro.  Tiranno  di  Corinto,  uno  dei  sette 
sapienti  della  Grecia.  (Farnese). 

6145.  Incognito.  (Farnese). 

6146.  Erodoto  ;  nome  in  greco.  (Farnese). 

6147.  Lisia.  (Farnese). 

6148.  Attilio  Regolo.  (Ercolano). 

6149.  Alessandro  giovane.  (Ercolano). 
6150-1.  Guerrieri  coronati.  (Ercolano). 

6152.  Zenone  Ciziaco.  (Ercolano). 

6153.  Demostene,  Bella  testa.  {Ercolano). 

6154.  Giuba,  re  di  Mauritania.  (Ercolano). 

6155.  Antistene?  (Ercolano). 

6156.  Archimede.  (Ercolano). 

6157.  Temistocle.  (Ercolano). 

6158.  Tolomeo  Sotere.  (Ercolano). 

6159.  Antistenb,  fondatore  della  setta  cinica.  (F.) 
6160-1.  Euripide.  (Farnese). 

6162.  Anacreonte,  celebre  poeta  di  poesie  erotiche.CJ?.) 

6163.  Incogniti.  (Ercolano). 

6164.  Agatocle?  (Farnese). 


POETICO   DEI   BALBI  Tìl 

6165.  Sesto  Empirico?  (Farnese). 

6166.  Incognito.  (Farnese). 

(D'intorno  al  portico). 

6167.  Marco  Nonio  Balbo  padre.  Statua.  (Ereolanoy 

6168.  ViciRiA  moglie   di  Balbo.  Bella   donna  in   età 
avanzata.  Statua.  (Teatro  di  Ercolano). 

6169  a  6172.  Incogniti.  (Farnese). 

6173.  Giovanetto  avente  al  collo  la  bulla  patrizia,  gran 
distintivo  dei  Senatori  e  dei  nobili.  (Pompei). 

111386.  Fratello  di  Bruto.  (Pompei). 

6174.  Tito  Vespasiano  giovane?  (Farnese). 

6175.  Incognito.  (Pompei). 

6176.  Gallieno.  Questi   ebbe   in  istima  i  Cristiani  e 
fece  cessare  contro  di  essi  ogni  persecuzione.  (jE'.) 

*6177.  Cicerone.  È  notevole  il  piccolo  cece  che  ap- 
pare sulla  guancia  sinistra.  (Farnese). 

6178.  Giunio  Bruto  P,  in  marmo  colorato.  (F.) 

6179.  Incognito.  (Farnese). 

6180.  Caio  Mario.  [Farnese). 

6181 .  Bruto.  (Farnese). 

6182.  Incognito.  (Farnese). 

6183.  Marco  Arrio  Secondo.  (Farnese). 

6184.  Claudio  Marcello.  Celebre  generale  chiamato 
*  la  spada  del  popolo  romano  ».  (Farnese). 

6185-6-7.  Seneca.  Tre  busti  fra  loro  somiglianti.  F. 
111385.  Pompeo  il  Grande.  (1870,  Pompei). 

6188.  Vestale.  [Ercolano). 

6189.  Cleopatra.  (Ercolano). 
6190  a  6193.  Incogniti.  (Pompei). 

6194.  Vestale,  chiamata  «  la  Zingarella  ».  (F.) 
6195  a  6201.  Incogniti.  (Pompei  e  Farnese). 

6203.  Incognito.  (Farnese). 

6204.  Lucio  Cornelio  Lentulo.  (Farnese). 


52  PIANTERRENO 

6205-6.  Incogniti.  (Farnese). 

6207.  PosTUMio  Albino?  (Farnese). 

()208-9.  Incogniti.  (Farnese). 

6210.  L.  Valerio  Publicola,  oratore.  (Ercolano). 

Nel  mezzo 

*6211.  Marco  Nonio  Balbo  padre.  Statua  equestre  di 
gran  merito,  compagna  al  n.°  6104,  che  ornava  essa 
pure  la  Basilica  di  Ercolano. 

(U  intorno  al  portico) 

6212.  Sacerdotessa.  Bella  statua.  (Pompei). 

6213  al  6217.  Torsi  di  statue  e  cani.  (Farnese). 

6218.  Gruppo  di  due  uomini,  che,  dopo  di  aver  im- 
merso un  porco  in  una  caldaia,  si  accingono  a  nettarlo 
dalle  setole.  Naturale  è  l' atteggiamento  di  colui  che 
soffia  nel  fuoco  per  ravvivarne  la  fiamma.  (Farnese). 

6219  a  6228.  Cane,  pantera  e  torsi  vari  di  statue, 
tra  cui  è  il  n"  6224  del  celebre  torso  di  Laocoonte  che 
abbiamo  visto  innanzi.  (Farnese). 

6229.  Britannico.  Piccola  statua.  (Telese). 

6230.  Giovanetto  portante  la  bulla  patrizia.  Statuetta. 
(Telese). 

6231.  Cicerone.  Statuetta.  (Pompei). 

6232.  EuMACHiA,  sacerdotessa.  Statua  innalzata  in  sua 
onore  dai  tintori  di  Pompei,  giusta  la  iscrizione  trovata 
a  pie  della  statua.  (Pompei). 

6233.  Marco  Olconio  Rufo  con  corazza  riccamente 
decorata.  Statua.  (Pompei). 

6234.  Oratore.  Statua.  (Pompei). 

6235.  SvEDio  Clemente.  Statuetta.  (Ercolano). 


PORTICO   DEI  BALBI  53 

(Nel  mezzo  del  portico). 

6236.  Erma  bicipite  di  Terenzio  ed  Aristofane,  ce- 
lebri commediografi,  l'uno  romano,   l'altro  greco.  {F.) 

6237.  SiMONiDE?   poeta  greco  elegiaco.   Statuetta  se- 
dente. {Pompei). 

6238.  MoscHioNE,   poeta  greco:  nome  in  greco.  Sta- 
tuetta sedente  con  papiro  in  mano.  {Farnese). 

6239.  Erodoto  e  Tucidide.  Erma   bicipite:   nomi  in 
greco.  {Farnese). 

(D'intorno  al  portico). 

6240.  Il  Pudore.  Statua.  {Ercolano). 

6241-3.  Incogniti.  Due  busti  ad  erma.  {Ercolano). 
6242-4-8-9.  Le  quattro  figlie  di  Balbo.   {Ercolano). 

6245.  Terenzio.  Busto.  {Ercolano). 

6246.  M.  Nonio  Balbo  figlio.  Statua.  {Ercolano). 

6247.  Terenzio.  Busto.  {Ercolano). 

6250.  Donna  romana  graziosamente  ammantata.  Sta- 
tua. {Ercolano). 

6251.  Incognito.  Busto  ad  erma.  {Ercolano). 

6252.  Console,  preteso  Silla.  {Ercolano). 


54  PIANTERRENO 

SALE  INTERNE. 

PRIMA    SALA    (divinità). 

A  sinistra, 

6253.  Apollo  che  suona  la  lira.  Statua.  {Farnese^. 

6254.  Apollo.  Statua  sedente.  {Farnese). 

6255.  Apollo  Musagete.  Statua.  {Farìiese). 

6256.  6257  e  6258.  Tre  erme  di  Apollo.    {Farnese). 

6259.  Cerere.  Statuetta.  (Pompei). 

6260.  Giove.  Testa,  {l  arnese). 

6261.  Apollo  seduto  sul  tripode.  Statua.  (FJrcolano). 

6262.  Apollo  Musagete.  Statua  in  basalto  verde,  pre- 
giatissima anche  per  la  dittìcoltA  di  lavorare  simile  qua- 
lità di  marmo.  (Farnese). 

6263.  Cerere.  Statua  sedente  con  fiaccola  nelle  mani 
a  teste  di  papaveri.  (Farnese). 

6264.  Venere.  Maschera.  (Farnese). 

6265.  Giove  tonante.  Statua.  (Farnese). 

6266.  Giove.  Eccellente  scultura  greca  rinvenuta  nel 
1818  a  Pompei. 

6267.  Giove.  Mezza  figura  colossale  rinvenuta  nel  se- 
colo XVI  nella  nicchia  di  un  tempio  a  Cuma. 

6268.  Giunone.  Busto  di  stile  greco  severo.  (^F.). 

6269.  Cerere.  Statua  ben  panneggiata  a  capricciose 
pieghe.  Ha  diadema  sulla  fronte  tempestato  di  stelle, 
e  nella  sinistra  alcuni  fiori  (Farnese). 

6270.  Bacco.  Busto.  (Farnese). 

6271.  Nettuno.  Reggeva  il  tridente ,  che  manca  ,  e 
poggia  la  destra  su  di  un  delfino.  Statua.  (Pesto). 

6272.  Bacco.  Busto  barbato  a  erma,  (Farnese). 

6273.  Cerere.  Statua  ben  panneggiata,  portante  fra 
le  mani  una  fiaccola  a  teste  di  papaveri.  (Farnese). 

6274.  Giove  Ammone.  Testa.  (Ercolano). 


SALA   DELLE   VENERI  5'» 

6275.  Nettuno.  Busto.  {Farnese). 
*6276.  Diana  Cacciatrice.  Statua  in  atto  di  scoccare 
un  dardo;  dalle  spalle  le  pende  la  feretra.  (Roma). 

6277.  Apolline.  Statuetta.  (Pompei). 

6278.  Diana  d'Efeso.  Statua  di  alabastro  orientale  con 
testa,  mani  e  piedi  di  bronzo  di  Corinto.  È  turrita.  Ha 
tre  ordini  di  mammelle  per  mostrare  che  rappresenta 
la  terra,e  nutrisce  tutti  gli  esseri  viventi.  Ricca  collana, 
a  guisa  di  festone  le  orna  il  collo,  e  la  sua  veste  ade- 
rente, sempre  più  restringendosi  verso  i  piedi,  è  isto- 
riata di  animali  e  di  figure  simboliche.  (Farnese). 

*6279.  Diana  cacciatrice.  Statuetta  in  su  le  mosse 
di  scoccare  un  dardo.  (Farnese). 

6280.  Diana  Lucifera.  Porta  nella  destra  una  fiaccola 
per  dinotare  che  essa  è  la  Luna.  (Capua). 

Nel  mezzo. 

628L  Apollo.  Statua  colossale  di  un  sol  pezzo  di  por- 
fido, materiale  difiìcile  a  scolpire.  È  coronato  di  alloro, 
e  lunghi  cirri  di  capelli  gli  scendono  sulle  spalle.  La 
testa,  i  piedi,  le  mani  e  la  lira  in  marmo  bianco  sono 
di  lavoro  moderno.  (Farnese). 

SECONDA  SALA  (Veneri). 

La  maggior  parte  delle  Veneri,  che  andiamo  a  descri- 
vere non  sono  che  dei  ritratti  d'imperatrici.  Verso  gli 
ultimi  tempi  dell'impero  romano  la  testa  di  Venere  altro 
non  era  che  un  pretesto  a  ritratto,  poiché  le  donne  celebri 
godevano  del  privilegio  di  essere  rappresentate  sotto  le 
sembianze  di  questa  dea. 
A  sinistra, 

6282.  Pallade.  Busto.  (Farnese). 

6283.  Venere  anadyomene.  (Farnese). 
6284-5.  Due  teste  di  Venere.  (Pompei). 


56  PIANTEBRENO 

6286.  Venere  anadyomene  che  esce  dal  bagno.  {F.) 

6287.  Venere.  Statuetta.  {Pompei). 

6288.  Venere  anadyomene.  Ha  le  ciocche  della  ciiio- 
ma  bene  annodate  sulla  fronte,  e  l'atteggiamento  di  voler 
nascondere  alcune  parti  del  corpo  è  oltremodo  naturale. 
I  suoi  abiti  ricchi  di  frangie  veggonsi  depositati  su  di 
un  vaso  scanalato.  (Roma). 

6289  e  6290.  Venere.  Teste.  (Pompei). 

6291.  Venere  e  Delfino,  Statua.  (Farnese). 

6292.  Venere  allo  specchio.  Essa  con  ambo  le  mani 
afferra  i  lunghi  capelli  tinti  in  rosso  per  disporseli  sulla 
testa.  (Pompei). 

109608.  Venere  con  peplo  colorato  in  rosso,  rinvenuta 
in  Pompei  nel  Gennaio  1879. 

*6293.  Venere  accovacciata  e  Amore.  Bel  gruppo 
in  cui  la  Dea  si  carezza  compiacente  la  morbida  chio- 
ma, e  col  sorriso  sulle  labbra  guarda  un  Amore  alato, 
il  quale  a  sua  volta  mostra  col  dito  le  divine  forme  di 
Venere,  sua  madre.  (Farnese). 

6294.  Venere.  Statuetta.  (Farnese). 

6295.  Venere  e  Amore.  Statua  bellissima ,  e  per  le 
pieghe  raggruppate  nella  mano,  e  per  la  chioma  ben  di- 
sposta, frenata  da  una  benda  sulla  fronte,  mentre  lunghi 
cirri  le  scendono  sulle  spalle.  (Pozzuoli). 

6296.  Venere  e  Amore.  Piccolo  gruppo  in  cui  vedesi 
l'Amorino  a  cavalcioni  di  un  Delfino;  e  questo  è  in  atto 
d'ingoiarsi  un  polipo.  (Farnese). 

6297.  Venere  accovacciata.  Statua.  (Farnese). 

6298.  Venere.  Statuetta.  (Pompei). 

6299.  Venere  Marciana.  Statua.  (Farnese). 

6300.  Venere  e  Amore.  L'Amorino  mostra  una  con- 
chiglia per  dinotare  come  da  essa  sia  uscita  la  Dea  della 
bellezza.  Statuetta.  (Farnese). 

6301.  Venere  con  Delfino.  Statua.  (Farnese). 


SALA   DELLE   VENERI  57 

111387.  Venere.  Statua.  {Ercolano). 

6302.  Mercurio  con  borsa  in  mano.  {Farnese). 

6303-4.  Minerva.  Due  busti.  {Pompei). 

6305.  Bacco  con  pantera.  Statuetta.  {Farnese). 

6306.  Bacco  Indiano.  Bel  busto  di  scultura  greca.  (F.) 

6307.  Bacco  e  Amore.  Bel  gruppo.  Il  Dio  del  vino  co- 
ronato di  edera  si  appoggia  ad  Amore,  il  quale  guarda 
Bacco  in  aria  di  compiacenza.  Da  un  tronco  di  albero 
ricoverto  di  pampini  e  di  grappoli,  ai  quali  sembra  aspi- 
rare un  serpente,  pende  la  nebride,  o  pelle  di  capretto. 
{Farnese). 

6308.  Bacco  Indiano.  Erma.  {Farnese). 

6309.  Bacco.  Statuetta.  {Farnese). 

6310.  Bacco  Indiano.  Erma.  {Pozzuoli). 

6311.  Bacco  con  pantera.  {Farnese). 

6312.  Bacco.  Bella  statuetta  (Tempio  d'Iside,  Pompei). 

6313.  Arianna.  Busto.  {Farnese). 

6314.  Antinoo,  sotto  le  sembianze  di  Bacco.  Questo  im- 
morale favorito  di  Adriano,  e  pel  quale  si  innalzarono 
templi  e  colonne  in  suo  onore ,  è  in  piedi  coronato  di 
edera  frammista  a  pampini  e  grappoli.  Una  pelle  di  pan- 
tera ,  che  non  arriva  a  coprirgli  la  nudità,  gli  scende 
dall'  omero  ,  e  stringe  nelle  mani  dei  grappoli  ed  una 
coppa.  {Roma). 

6315.  Arianna.  Testa  bellissima  per  espressione  e  per 
la  chioma  spessa  e  lunga.  {Pompei). 

6316.  Bacco  con  pantera.  Statua.  {Farnese). 

6317.  Bacco  Indiano.  Busto  a  erma.  {Ercolano). 

6318.  Bacco  coronato  di  edera  e  pampini,  da  cui  pen- 
dono grappoli  di  uva,  reggendo  con  la  sinistra  una  coppa. 
È  conosciuto  col  nome  di  «  Bacco  Farnese  ».  {Farnese). 

6319.  Minerva.  Statua  colossale  con  elmo  chiomato 
e  istoriato,  avente  sul  petto  le  Gorgoni  e  la  testa  di  Me- 
dusa a  rilievo.  {Farnese). 


58  PIANTERRENO 

6320.  Minerva.  Busto.  (Farnese). 

6321.  Minerva.  Statua. (i'a mese). 

6322.  Minerva.  Busto  ad  erma.  (Ercolano). 

Nel  mezzo. 

6223.  Marte  in  riposo.  Statua.  (Farnese). 
TERZA  SALA  (Sala  di  Atlante). 
A  sinistra, 

6324.  Bacco  indiano.  Erma.  (Stahìà). 

6325.  P'auno  sotto  le  furme  di  Bacco.  Nella  nebride 
raccorciata  porta  grappoli  di  uva  ed  altri  irxxilì. (Pompei). 

6326.  Sileno.  Testa  piena  di  espressione.  (Pompei). 

6327.  Bacco.  Statua.  (Pompei). 

6328.  Fauno  che  ride.  Busto.  (Pompei). 

6329.  Pane  e  Olimpo.  Ambedue  siedono  su  di  una  pelle 
di  pantera.  Pane  con  occhi  lascivi  si  appoggia  in  atto 
di  confidenza  alle  spalle  di  Olimpo.  Questi  intanto,  ignaro 
del  sentimento,  da  cui  è  ispirato  il  licenzioso  maestro, 
avvicina  alle  sue  labbra  la  siringa.  Questo  gruppo  è  di 
bella  e  felice  espressione.  (Farnese). 

6330.  Fauno  che  ride.  Busto.  (Pompei). 

6331.  Bacco,  da  alcuni  creduto  piuttosto  un  Fauno. 
Statua.  (Farnese). 

6332.  Bacco.  Busto.  (Farnese). 

6333.  Bacco.  Busto.  (Farnese). 

6334  a  6349.  Statuette  in  diverso  atteggiamento  senza 
importanza  artistica,  che  formavano  ornamento  di  fon- 
tane. (Pompei). 

6350.  Bacco.  Busto,  (Farnese). 

6351.  Ganimede  e  Giove  trasformato  in  aquila.  (F.) 

6352.  Bacco  ermafrodita.  Statua.  (Farnese). 

6353.  Amore.  Statua.  (Farnese). 

6354.  Bacco  ermafrodita.  Statua.  (Farnese). 

6355.  Ganimede.  Gruppo  molto  espressivo.  Scultura  ro- 
mana. (Farnese). 


SALA   DI   ATLANTE  59 

6356  e  6357.  Arianna.  Due  erme.  (Stabi'a). 

6358.  Dioscuro.  Statua.  {Farnese). 

6359.  EscuLAPio?  Busto.  (Farnese). 

6360.  EscuLAPio.  Statua.  {Farnese). 

6361.  Venere  o  Libera.  Busto.  {Farnese). 

6362.  L'Abbondanza.  Statua.  {Pompei). 

6363  e  6364.  Maschere  colossali  rappresentanti  fiumi 
con  la  bocca  semiaperta  donde  sgorgava  l'acqua.  {F.) 

6365.  Nereide  assisa  su  di  una  roccia,  poggiando  la 
mano  su  di  un'urna.  {Farnese). 

6366  e  6367.  Altre  due  maschere  colossali  rappresen- 
tanti fiumi.  {Farnese). 

6368.  Cerere.  Statua  in  marmo  grigio  imponente  e 
simpatica.  {Farnese). 

109621.  Busto  di  donna  con  un  acconciatura  bizzar- 
ra. {Pompei). 

6370.  Iside  avente  in  mano  il  sistro.  Statua.  {Napoli). 

6371.  CiBELE  assisa  in  trono.  Statuetta  turrita.  Ai  lati 
sono  due  pantere  con  bocca  spalancata.  L'iscrizione  la- 
tina ci  fa  conoscere  che  Virio  Marcariano  innalzò  que- 
sta statua  a  proprie  spese.  {Farnese). 

6372.  Iside.  Statua  in  marmo  grigio  con  le  estremità 
in  marmo  bianco,  con  sistro  e  prefericolo  nelle  mani.  R. 

6473.  Bacco  indiano.  Erma.  {Farnese). 

Nel  mezzo. 

6374.  Atlante.  Egli  è  curvato  da  toccare  col  ginoc- 
chio al  suolo,  e  geme  sotto  il  peso  del  globo,  sul  quale 
veggonsi  a  rilievo  solo  quarantadue  costellazioni.  Statua. 
{Farnese). 

*6375.  Amore  e  Delfino.  Questo  gruppo  di  stile  greco 
è  di  un'esecuzione  perfetta,  rappresenta  un  Amorino  con 
lunga  e  spessa  chioma,  in  posizione  verticale,  poggiando 
il  capo  su  quello  di  un  Delfino  ,  il  quale  con  la  bocca 
spalancata  attorciglia  la  coda  intorno  al  corpo  dell'A- 
morino. {Capua). 


60  PIANTEBBENO 

QUARTA  SALA  (Muse). 
A  sinistra, 

6376.  Urania  musa  dell'astrologia.  Statua.  (Ere.) 
114597.  PoLiMNiA.  (Pompei). 

6377.  Calliope  musa  della  poesia  eroica.  Statua.  (E.) 

6378.  MxEMOsiNA,  madre  delle  muse.  Statua.  (E.) 

6379.  Ercole  giovane.  Testa  colossale.  (Farnese). 

6380  a  6389.  Varie  statuette  ad  erma,  tra  le  quali  no- 
tasi una  statuetta  di  Meleagro  (6385)  in  marmo  rosso 
antico.  (Pompei  e  Farnese). 

6390.  Ajace  Telamonio.  Busto  su  colonna,  (Farn.) 

6391.  Una  Niobide.  Statua.  (Farnese). 

6392.  Ercole.  Grande  erma.  (Farnese). 

6393.  Grande  erma  muliebre  priva  di  testa  e  di  bella 
scultura  greca.  (Farnese). 

6394.  Clio.  Statua.  (Ercolano). 

6395.  6396  e  6397.  Euterpe.  Statue.  (Ercolano). 

6398.  Euterpe,  musa  della  musica.  Statua.  (Ere). 

6399.  Talia,  musa  della  commedia,  avente  fra  le  mani 
una  maschera  comica.  (Ercolano). 

6400.  Melpomene,  musa  della  tragedia  con  maschera 
tragica  nella  mano.  Statua.  (Ercolano). 

6401.  Clio.  Statua.  (Farnese). 

6402.  Erato,  musa  delle  poesie  amorose.  Statua.  (E.) 

6403.  Calliope.  Statua  assisa.  (Farnese). 

6404.  PoLiMNiA,  musa  dell'eloquenza.  È  tutta  amman- 
tata e  coronata  di  fiori.  (Farnese). 

6405.  (Nel  mezzo).  Amazzone.  Statuetta  equestre,  in 
cui  un  cavallo  slanciato  a  tutta  corsa  è  cavalcato  da  un'A- 
mazzone ben  panneggiata  e  con  la  mammella  destra  nuda 
imbroccando  uno  scudo.  Essa,  per  ferita  riportata,  si  ab- 
bandona sul  lato  destro.  È  impossibile  trasfondere  mag- 
giore verità  ed  espressione  di  quella  che  si  ammira  nel 
presente  gruppo.  (Farnese). 


SALA  DEli  GBAN  MUSAICO  61 

6406.  Ercole  ed  Onpale.  Vedesi  nel  gruppo  Ercole  in 
abito  da  donna  con  conocchia  e  fuso  nelle  mani,  mentre 
Onfale,  ricoverta  della  pelle  del  leone,  reggo  con  la  de- 
stra la  poderosa  clava  dello  eroe  divenuto  giuoco  di  lei. 
{Farnese). 

6407.  {Nel  mezzo).  Guerriero  a  cavallo.  {Farnese). 
*6026  {Nel  mezzo).  Nereide   su   pistrice.  Gruppo  di 

scultura  greca.  L'avvenente  ninfa  in  estasi  deliziosa  è  as- 
sisa su  di  una  Pistrice,  la  quale  rapidamente  corre  sulle 
acque  agitate  dalle  onde.  {Villa  Lucullo,  Posìlipo). 

QUINTA  SALA  (Sala  del  Gran  Musaico). 

Nel  mezzo. 

*10020.  La  Battaglia  di  Alessandro  e  Dario  nel  mo- 
mento decisivo  della  vittoria.  Musaico  rinvenuto  in  un 
tablino  di  cui  decorava  il  suolo  nel  sito  centrale  della 
casa  detta  del  Fauno  a  Pompei. 

Questo  monumento  delle  arti ,  pregevolissimo  per  la 
grandezza  della  composizione  e  per  la  considerabile  di- 
mensione, è  rinchiuso  in  una  fascia  a  mo'  di  cornice  e  tutto 
il  lavoro  è  di  pezzetti  minuscoli  di  marmi  naturalmente 
colorati,  che  nello  spazio  di  un  pollice  se  ne  contano  sino 
a  90,  cosicché  essendo  l'intero  musaico  di  metri  q.  52,47,  i 
pezzetti  di  marmo  che  lo  compongono  ascendono  ad  un 
milione  ottocento  ottantanovemila  novecentoventi  circa. 

Ventisei  guerrieri  in  atteggiamento  diverso  combat- 
tono disperatamente.  È  tanta  la  verità  dei  personaggi 
impegnati  nella  mischia,  che  pare  di  assistere  ad  una 
battaglia  reale.  Vedesi  da  un  lato  Alessandro  a  cavallo 
senza  elmo,  avente  la  chioma  scompigliata  per  aver  as- 
sestato un  colpo  di  lancia  ad  un  cavaliere  persiano  già 
caduto  a  terra.  Dall'altra,  Dario  in  quadriga,  con  la  de- 
stra alzata  incoraggia  i  suoi  alla  pugna,  e  gli  si  legge 
negli  occhi  l'ansia  della  vittoria. 


62  PIANTERRENO 

Musaico  unico  per  grandezza,  por  ricca  ed  animata 
composizione,  per  varietà  di  colori  e  perfezione  di  dise- 
gno. (24  Ottobre  1831,  Casa  del  Fauno,  Pompei). 

6408.  Gladiatore.  Statua.  {Farnese). 

*6409,  Flora  Farnese.  Questa  statua  di  proporzioni 
colossali  è  uno  dei  più  bei  capolavori  greci. 

Le  sue  vesti  leggere  e  trasparenti  lasciano  vedere  le 
elette  forme  del  corpo.  Il  portamento  è  nobile  e  mae- 
stoso; e  ti  par  di  vederla  muovere  il  passo.  Gl'intelli- 
genti da  per  sé  stessi  giudicheranno  tutti  i  pregi  di  que- 
sto miracolo  dell'arte  scultoria.  La  testa  ed  il  braccio 
sinistro  coi  fiori  sono  di  restaura  moderno,  eseguito  da 
Guglielmo  della  Porta.     (T^rme  di  Caracalla,  Roma). 

6410.  Gladiatore.  Statua.  (Roma). 

6411.  Protesilao.  Statua  bellissima  per  espressione 
o  movimento.  (Roma). 

6412.  Doriforo  di  policlete.  Erma.  (Farnese). 

6413.  Omero.  Erma.  (Farnese). 

6414.  Euripide.  Erma.  (Farnese). 

6415.  Socrate,  portante  in  greco  una  iscrizione  cosi 
tradotta  dal  Visconti.  «  Non  solamente  ora,  ina  sempre 
mi  sono  comportato  in  modo  di  non  dare  ascolto  a  chic- 
chessia fuorché  alla  ragione,  la  quale  sempre  possentis- 
sima  è  stata  nei  miei  pensamenti  ».  Busto  ad  erma.  (F.) 

6416.  Gladiatore.  Questa  statua  di  puro  stile  greco  è 
conosciuta  col  nome  di  Gladiatore  Farnese.  Egli  è  in 
piedi  con  le  braccia  che  gli  cadono  abbandonate.  Regge 
la  vagina  del  parazonio,  di  cui  la  lama  giace  al  suolo. 
Dalle  larghe  e  profonde  ferite  scorre  ancora  sangue  ab- 
bondante, e  gli  occhi  sono  ottenebrati  e  quasi  spenti. 
Le  labbra  rilasciate  e  la  bocca  semiaperta  mostrano  che 
egli  è  sul  punto  di  esalare  l'ultimo  respiro.  Pur  non- 
dimeno vuol  morire  con  grazia  per  meritarsi  il  plauso 
delle  belle  matrone  intervenute  al  Circo.  (Farnese). 


BASSORILIEVI   IN   MARMO  63 

BASSORILIEVI  IN  MARMO 
SESTA  SALA.  (Sala  del  Vaso  di  Gaeta). 

A  sinistra, 

6550  a  6553.  (Contro  la  parete).  Clipei,  pelte  lunate 
e  MEDAGLIONI  giranti  con  figure  in  ambo  le  parti.  Ser- 
vivano d'ornamento  agli  intercolumnii.  (Pompei). 
Contro  la  parete,  l'ultimo  a  sinistra, 

6556.  Stele  funebre.  Altorilievo  rappresentante  un 
uomo  presso  del  suo  cane.  Scultura  arcaica.  (Farnese). 

6600.  Triremi  con  guerrieri.  (Pozzuoli). 

6603.  Altorilievo  rappresentante  uno  sponsalizio  con 
molte  figure;  una  di  esse  adatta  una  corona  di  fiori  sul 
capo  della  sposa,  della  quale  è  ammirevole  il  contegno 
melanconico  e  riservato.  (Farnese). 

6605.  Sarcofago.  Tre  Amorini  sostengono  bellissimi 
festoni  di  fiori  e  di  frutta  e  nel  mezzo  i  busti  dei  fedeli 
sposi,  che  vollero  essere  uniti  in  vita  ed  anche  in  morte. 

110565.  Antiche  galere  con  soldati.  (Cuma). 

....  Due  Sarcofagi.  (Farnese). 

1 1  1070.Sarcofago.  Diana  visita  Endìmione.(S.  Antimo}- 

GRANDE  ARMADIO. 

Busti,  baccanti,  puttini,  faunetti  per  fontine.  Al 
tì."  110602  va  notato  una  bellissima  statuetta  di  Venere 
con  braccialetti  di  oro  di  recente  scavo.  (Pompei). 

Nel  mezzo. 

6670.  Puteale  con  intreccio  di  pampini,  grappoli  di 
uva  ed  uccelli.  (Pompei). 

6671.  Puteale  ad  alto  rilievo,  in  cui  Minerva,  Apollo, 
Esculapio  ed  Ercole  fanno  corona  a  Giove.    (Pompei). 

6672.  Puteale  con  festone  e  quattro  bucranii.  (Roma). 


64  PIANTERRENO 

6673.  Gran  vaso  rappresentante  Teducazione  di  Bacco. 
Mercurio  consegna  il  fanciullo  a  una  delle  Ninfe  di  Nisa. 

Questo  bel  monumento  dell'arte  greca  è  in  parte  dan- 
neggiato; i  marinari  di  Formia  vi  legavano  le  loro  bar- 
che, come  osservasi  dai  solchi  lasciativi  dalle  gomene. 
In  seguito  servì  di  battistero  alla  cattedrale  di  Gaeta, 
donde  fu  trasportato  al  Museo  di  Napoli.  Vi  si  legge  il 
nome  dell'autore  ateniese  Salpione. 

6674.  Sarcofago  con  basso  rilievo  rappresentante  un 
combattimento  di  Greci  e  Amazzoni. {Miletoin  Calabria). 

6675.  PuTEALE.  Lavoro  greco  di  molta  espressione.  Di- 
versi Fauni  ad  alto  rilievo  si  occupano  dei  lavori  della 
vendemmia.  [Farnese). 

6676.  Centauro  e  Scilla.  Piede  di  tavola  in  cui  un 
Amorino  portando  con  bel  garbo  la  destra  al  fianco  si 
appoggia  al  centauro  che  ride,  e  Scilla  metà  donna  e 
metà  cane,  con  la  sua  lunga  coda  ha  strangolato  due 
incauti  attratti  al  dolce  suono  dei  suoi  canti.  {Farn.) 

SETTIMA  SALA. 

BASSO-RILIEVI. 

A  sinistra, 

6677.  Amorini  che  portano  una  ghirlanda.  Altorilievo. 
{Farnese). 

6678.  Sacrifizio  ad  Ercole  con  iscrizione  latina.  {Col- 
lezione Borgia). 

6679.  Sacrifizio.  Un  sacerdote  versa  il  liquore  su  di 
un'ara  ardente ,  assistito  da  una  sacerdotessa  con  due 
fiaccole  capovolte.  La  figura  velata  attende  1'  esito  del 
sacrifizio.  {Farnese). 

6680.  Ercole  giovine.  {Ercolano). 

6681.  Diana.  {Pompei). 

*6682.  Venere  persuade  Elena  ad  amare  Paride.  Su 


BASSORILIEVI   IN  MARMO  65 

di  una  colonna  vedesi  la  Dea  Persuasione  chiamata  in 
aiuto  da  Venere.  (Collezione  dei  Buchi  di  Noj'a). 

6683.  Ercole  ed  Onfale.  Voto  di  Cassia  Priscilla, 
giusta  si  legge  nella  iscrizione.  Dintorno  si  vedono  le 
dodici  fatighe  di  Ercole.  (Collezione  Borgia). 

6684.  Baccanale.  {Farnese). 

6685.  Sileno  ubriaco  su  di  un  asino.  Piccolo,  ma  espres- 
sivo bassorilievo,  specialmente  pel  Satiro,  che  imita  gli 
atteggiamenti  di  Ercole.  (Pompei). 

6686.  Perseo  che  libera  Andromeda  dal  mostro  ma- 
rino. (Farnese). 

6687.  Scena  comica.  (Pompei). 

6688.  Apollo  e  le  tre  grazie.  Questo  grazioso  basso- 
rilievo è  di  tale  perfezione  per  composizione  e  disegno,  che 
si  stima  uno  dei  più  pregiati  della  raccolta.  (Farnese). 

6689.  Oreste  consulta  l'oracolo  di  Apollo,  dopo  avere 
jieciso  sua  madre  Clitemnestra.  (Ercolano). 

6690.  Donna  seduta  che  si  diverte  con  un  uccello.  Di- 
nanzi altra  donna  si  appoggia  all'erma  del  Dio  Priapo. 
(Pompei). 

6691.  Tiberio  e  la  sua  donna,  entrambi  sul  medesimo 
cavallo  si  avvicinano  ad  un'  erma  presso  un  platano.  La 
donna  porta  una  face  accesa  simbolo  dei  loro  dsaoTÌ.i Capri). 

6692.  Moro  che  conduce  un  carro  preceduto  da  un 
guerriero.  (Ercolano). 

6693.  Sarcofago.  Bacco  su  carro  tirato  da  un  Cen- 
tauro. È  preceduto  da  Sileno,  e  da  Baccanti  e  Satiri.  (F.) 
Presso  la  finestra, 

6701.  Sarcofago.  Vi  sono  scolpiti  due  Centauri  che 
reggono  uno  scudo  su  cui  è  inciso  il  nome  dell'estinto.  (R.) 

6704.  Frontone  di  sarcofago,  rappresentante  in  tre 
piani  le  gesta  di  un  guerriero.  (Pompei). 

6705.  Sarcofago.  Prometeo  forma  l'uomo  in  presenza 

Monaco  —  Gtùda  del  Museo  Nazionale.  ó 


(i6  PIANTERRENO 

dei  Numi  dell'Olimpo,  Giove,  Giunone,  Mercurio  e  Net- 
tuno. Sui  lati  il  carro  del  Sole  e  della  Notte.  (Pozzuoli). 

6711.  Sarcofago.  Vi  è  scolpita  la  corsa  di  Enomao. 
(Pozzuoli). 

6712.  Corsa  m  Amorini  su  bighe.  Piccolo  frontone  di 
sarcofago  indicante  la  morte  di  un  fanciullo  avvenuta 
nell'esercizio  della  corsa.  Tutte  le  figure  son  designate 
a  meraviglia,  e  oltremodo  simpatico  è  il  putto,  che  si 
copre  con  la  mano  il  viso.  (Farnese). 

6713.  Bacco  Indiano  è  invitato  da  Icario  a  riposarsi 
sul  triclinium  che  gli  accenna.  (Capì'iJ. 

6715.  Due  Cariatidi  ,  sostengono  un  Frontone  di 
edifizio ,  su  cui  leggesi  a  caratteri  greci:  «  La  Grecia 
elevò  un  trofeo  dopo  la  vittoria  da  essa  riportata  sui 
Cariiy  i  quali  ahbandorharono  l'amicizia  dei  Greci  per 
quella  dei  Peisiani  ».  A  pie  di  un  albero  è  personifi- 
cata la  Caria  vestita  alla  dorica.  (Avellino). 

6717  e  6729.  Due  grandi  medaglioni  con  ritratti  di 
due  Consoli.  (Farnese). 

6718.  Due  Amorini,  ciascuno  in  atto  di  ammazzare 
un  bue.  Bassorilievo  votivo  al  Dio  Mitra.  (Farnese). 

6723.  Voto  al  Dio  Mitra.  Giovine  su  toro.    (Capri). 

6724.  Fauno  che  cerca  far  violenza  ad  una  Baccante 
la  quale  afl'erra  l'indiscreto  per  la   barba.    (Ercolano). 

6725.  Sette  giovinette  che  si  danno  la  mano  indi- 
canti le  tre  Grazie  e  le  Ninfe  del  loro  seguito,  come, 
si  legge  nei  nomi  in  greco.  (Ercolano). 

6726.  Bacco  preceduto  da  Fauno  e  Baccante.  (F.) 

6727.  Orfeo,  Euridice  e  Mercurio.  Altorilievo.  (Mu- 
seo Noja). 

6728.  Bacco  giovane  seduto.  (Ercolano). 

6753,  6757,  6763.  Tre  piedistalli  rappresentanti  Pro- 
vincie dome.  (Farnese). 

6776.  Sarcofago  rappresentante  il  trionfo  di  Bacco.  F. 


BASSORILIEVI   IN    MARMO  67 

Nel  mezzo. 

6778.  Vaso  a  campana.  Al  dintorno  si  vede,  in  bas-' 
sorilievo,  il  ritorno  di  Proserpina  dall'inferno.  Precede 
Bacco  Indiano  e  Proserpina  che  gli  si  attacca  ad  un 
lembo  del  manto.  (Farnese). 

6779.  Vaso  a  girelle  in  cui  un  satiro  imita  gli  atti 
e  lo  incedere  di  Ercole.  Tre  Baccanti  lo  spingono  e  lo 
deridono.  [Stabia). 

6780.  Piedistallo  elevato  in  onore  di  Tiberio  da  quat- 
tordici città  dell'Asia  Minore,  che  egli  avea  fatto  rico- 
struire dopo  un  terribile  tremuoto.  Portano  scritti  i  loro 
nomi  Efeso,  Myrina,  Filadelfia  ecc.  {Pozzuoli). 

6781  6782.  Due  grandi  candelabri  con  colonne  ara- 
bescate di  foglie  e  di  frutta.  {Farnese). 

OTTAVA  SALA. 
Nel  mezzo. 

6862.  Fonte  lustrale  di  rosso  antico. 

Fonti  lustrali,  acquaminaria,  piedi  di  tavole  con 
teste  di  leoni,  d' ippogrifi,  di  chimere  ecc. 

Meritano  attenzione  i  bellissimi  fregi  coi  numeri 

6788  e  seguenti,  infissi  contro  la  parete  a  sinistra.  Essi 
ornavano  la  porta  della  casa  di  Eumachia  a  Pompei  e  sono 
formati  da  belli  arabeschi  a  rilievo,  sparsi  largamente 
di  uccelli,  animalucci,  frutti,  fiori,  rosoni  ecc.,  il  tutto 
eseguito  con  ammirevole  precisione. 

Ritornando  nel  2."  portico  ove  sono  i  Balbo  si  passa 
nella  raccolta  delle 


68  PIANTEKKENO 

STATUE  IN  BRONZO. 

Questa  numerosa  raccolta  di  statue,  busti  ed  armi  in 
bronzo  è  unica  al  mondo.  In  fatti  tjual  Museo  può  van- 
tare tanti  capolavori  dell'  arte  antica  ?  Il  Mercurio  in 
riposo,  il  Fauno  ebbro,  il  Narciso,  la  testa  di  Seneca, 
il  busto  di  Platone  sono  tali  opere  che  non  hanno  ri- 
scontro ad  alle  quali  venti  secoli  dopo  s' inchinano  ri- 
verenti gli  uomini  animati  dal  soffio  divino  del  Genio, 
per  trarne  esempio  e  guida  nella  loro  nobile  carriera. 

PRIMA  SALA. 

Nel  mezzo. 

*4904.  Cavallo.  È  il  solo  rimasto  della  quadriga  di 
Nerone,  rinvenuto  in  moltissimi  pezzi  nel  1749  a  poca 
distanza  dal  Teatro  di  Ercolano.  Abilmente  ricomposti 
ci  hanno  dato  un'opera  di  arte  pregevolissima.  La  iscri- 
zione latina,  che  trascriviamo,  esprime  assai  bene  quanto 
si  è  detto  in  proposito: 

EX   QUADRIGA    AENEA    SPLENDIDISSIMA 

CUM   SUIS   lUGALIBUS 

COMMINUTA    AC    DISSIPATA 

SUPERSTES    ECCE    EGO    UNUS    RESTO 

NONNISI   REGIA    CURA 

RKPOSITIS    AFTE   SEXCENTIS 

IN    QUAE    VESUVIUS  ME  ABSYRTI    INSTAR 

DISCERPSERAT    MEMBRIS. 

A  sinistra, 

*4886  e  4888.  Due  cerbiatti  bellissimi  e  di  forme 
svelte.  {Ercolano). 

*4887.  Testa  di  cavallo  colossale ,  antica  insegna 
della  città  di  Napoli.  Importante  scultura  greca  appar- 
tenuta al  cavallo  che  decorava  la  Piazza  di  Nettuno, 
oggi  piazza  del  Duomo,  in  Napoli. 


STATUE  IN   BRONZO  69 

Come  leggesi  in  Celano  (Notizie  di  Napoli  p.  16).  Dap- 
prima aveasi  la  superstizione  credere  che  i  cavalli  gua- 
rissero della  loro  infermità  facendoli  girare  dintorno 
ad  esso  per  tre  volte.  Il  Cardinale  Filomarino  per  to- 
gliere una  simile  superstizione  nel  1522  fece  fondere 
il  cavallo.  Il  corpo  venne  comprato  per  le  campane 
della  Cattedrale,  e  la  testa  ed  il  collo  furono  felice- 
mente conservati. 

.  .  .  Due  teste  di  cavallo.  Quella  a  destra  proviene  da 
Ercolano,  l'altra  è  dei  mezzi  tempi. 

4989.  (Su  colonna).  Incognito.  Busto.  (Pompei). 

4890  a  4893.  Toro.  —  Corvo.  —  Mercurio  sedente. — 
Porco  ;  tutti  ad  uso  di  fontane.  (Pompei). 

.  .  .  Due  amorini  ad  uso  di  fontana,  l'uno  che  stringe 
un'oca  e  l'altro  portante  un  delfino  sulla  spalla  destra. 
Statuette  pregevoli  per  la  grande  espressione.  (P,) 

111063.  (Su  colonna).  Lucio  Cecilio  Giocondo.  Bel- 
lissimo busto  rinvenuto  nel  1874  a  Pompei  insieme  alle 
tavolette  pugillari  con  contratti  di  mutuo.  (V.  Sala  dei 
papiri).  È  un  uomo  sulla  cinquantina,  ed  é  il  ritratto 
fedele  del  petulante  usuraio,  il  quale  rivela  la  sua  ma- 
lizia pel  movimento  contorto  delle  labbra. 

4895.  (Su  piedistallo).  Diana.   Mezza   figura.   Nella 
parte  posteriore  del  capo  vedesi  un  foro  pel  quale,  vuoisi, 
i  sacerdoti  davano  il  responso.  La  bocca  semiaperta  della 
Dea  aggiunge  valore  a  questa  opinione.  {Pompei). 
Armadio  presso  la  finestra, 

.  .  .  Animali  di  ogni  specie  come  tori,  capre,  cavalli, 
asini  ed  una  piccola  scimmia  di  mirabile  fattezza. 
4908.  Due  ali,  probabilmente  della  dea  Vittoria.(P.e^.) 

4896.  (Su  piedistallo).  Saffo?  Busto,  (ercolano). 
5584.  (Su  colonna).  Incognito.   Busto   mancante   del 

bulbo  degli  occhi.  (Pompei). 

4897  a  4902.  Leone  rampante. — Serpe. — Cignale  at- 


70  PIANTEEEENO 

laccato  da  due  cani.  —  Cervo.  Tutti  ornavano  una  fon- 
tana di  Pompei. 

4903.  Becco  per  fontana.  {Nocera). 

4990.  [Su  colonna).  Agrippina.  Busto.  {Pompei). 

SECONDA  SALA 

Nei  quattro  angoli  della  sala, 

4991.  Cajo  Nobbano  Sorice  ,  magistrato  di  Pompei» 
come  si  legge  sul  piedistallo  su  cui  posa  questo  ritrat- 
to. {Pompei,   Tempio  d'Iside). 

4992.  Bruto.  Busto  molto  danneggiato  dall'ossido.  (P.) 
4885.  {Presso  la  finestra)  Doriforo  di  Policleto.  Bu- 
sto ad  erma,  finoggi  erroneamente  chiamato  Augusto. 
Vi  si  legge  il  nome  in  greco  dell'  artista  Apollonio,  la 
qualcosa  da  a  questo  bronzo  somma  importanza.  {E.) 

4889.  {All'opposto  angolo)  Amazzone,  dapprima  cre- 
duta Livia.  Busto  di  gran  pregio.  (Ercolano). 

Jjel  mezzo 

Presso  la  finestra ,  su  colonne  di  giallo  antico. 

Efebo.  Statuetta  in  bronzo  argentato,  un  terzo  dal 
vero.  Esso  potrebbe  chiamarsi  meglio  un  lychnoforo^ 
poiché,  allorquando  nel  25  Novembre  1900  venne  sco- 
verto portava  nella  sinistra  mano ,  a  metà  protesa  un 
arnese  per  sospendervi  due  lampade, 'quale  arnese  ora 
è  esposto  nell'armadio  qui  presso  la  finestra. 

Questo  magnifico  bronzo  rivaleggia  col  celebre  Molino 
delle  Gallerie  degli  Uffizi  a  Firenze,  ed  è  senza  dubbio 
r  opera  eccellente  di  un  artista  attico  forse  della  metà 
del  V  sec,  come  lo  accenna, pure  il  trattamento  dei  ca- 
pelli. Gli  occhi  in  smalto  accrescono  vita  ed  espressione 
viva  a  questo  splendido  bronzo. 
Ai  due  lati  veggonsi  in  simili  colonne  in  giallo  antico, 

*5608.  Apollo  di  stile  arcaico.  Questo  busto  fu  dotto 
Speusippo,  successore  di  Platone.  {Ercolano). 


STATUE   IN   BRONZO  71 

5633.  Testa  ideale  con  capelli  ricciuti,  una  volta  chia- 
mata Apollo.  (Pompei). 

Armadio  nel  mezzo. 

*4993.  Candelabro  formato  da  un  Amorino  che  porta 
sospesa  ad  una  catenuzza  una  lucerna  in  mano.  A  lato 
dell'Amorino  sta  una  colonnetta  sormontata  da  una  ma- 
schera comica  che  faceva  pure  da  lampada.  (Ere.) 

4994.  Pescatore  sedente  su  di  un  sasso  ad  uso  di  fon- 
tana. (Pompei). 

*4995.  Gruppo  di  Bacco  ed  Ampelo,  prezioso  per  l'arte. 
Stile  arcaico.  (Casa  di  Pausa,  Pompei). 

*4996  e  4999.  Due  bellissime  statuette  equestri,  l'una 
di  Alessandro  a  cavallo  al  suo  Bucefalo  e  l'altra  di  un 
Amazzone  che  sta  per  vibrare  un  colpo  della  sua  lan- 
cia. Sculture  di  gran  pregio,  (Ercolano). 

*4997.  Vittoria.  Graziosa  statuetta  alata  con  braccia- 
letto di  oro  al  sinistro  braccio.  (Pompei). 

4998.  Venere  alla  sua  teletta.  Statuetta  pregevole  di 
Nocera. 

*5010.  La  Fortuna  sul  globo.  Al  petto  le  pende  una 
collana  di  argento.  (Ercolano). 

*5024.  Diana  nell'atto  di  scoccare  un  dardo.  (Pompei). 

5025.  Guerriero,  a  mezzo  disteso  per  terra,  in  atto  di 
chieder  la  vita.  (Pompei). 

5026.  Un  UOMO  con  mantello  che  poggia  il  piede  de- 
stro su  di  uno  scoglio.  (Pompei). 

5132.  Piccola  Venere  che  esce  dal  bagno.  (Pompei), 

5133.  Venere  Anadyomene  con  braccialetti  in  oro  alle 
braccia  ed  alle  gambe.  Piccola  scultura  di  gran  pregio.  E. 

5292.  Fauno  danzante  con  tirso  in  mano.  (Ere.) 
5296.  Fauno  nell'attitudine  di  suonare  la  tibia.  È  da 
notarsi  il  movimento  delle  labbra.  (Ercolano). 

*5313.  L'Abbondanza  con  cornucopia  nella  mano.  E. 


72  PIANTERRENO 

4894.  Cavallo  bellissimo  con  briglia  intarsiata  in  ar- 
gento. (JSrcolano). 

113257.  Apollo  con  lira  in  mano  le  cui  corda  sono 
di  argento.  Un  tìletto  di  argento  rattiene  i  suoi  capelli. 
Piccola  statuetta.  (Pompei). 

Armadio  di  rincontro  alla  finestra^ 

Genii  alati,  Giove,  Minerva  ed  altre  divinità. 

Queste  piccole  figure  erano  poste  all'ordinario  in  una  edicola 
della  casa,  in  luogo  molto  riservato,  detto  lararium^  ove 
si  metteva  loro  dinanti  una  lampada,  simbolo  della  vigi- 
lanza, e. spesso  immolando  in  loro  onore  degli  animali  do- 
mestici. 

L'  Abbondanza  assisa  su  di  una  sedia  tenendo  nella 
destra  un  piatto  di  argento  ed  il  corno  dell'abbondanza 
nella  sinistra,  rinvenuta  nel  1880  a  Pompei. 

Arpocrate  coll'indice  presso  la  bocca  per  indicare  che 
coloro  che  avevano  imperfetta  cognizione  della  divinità 
non  doveano  parlarne  senza  rispetto. 
Armidio  laterale  a  sinistra, 

Meritano  di  essere  osservati  i  busti  seguenti:  (5465) 
Epicuro— (5466)  Ermarco— (5467)  Demostene— (5468) 
Zenone.  Nomi  in  greco.  (Ercolano). 

Statuette  di  divinità,  figure  comiche  e  grottesclie. 
Armadio  laterale  a  destra, 

Specchi  e  patere  di  stile  etrusco. 
Armadio  sotto  la  finestra, 

Putti  in  atteggiamento  diverso  ad  uso  di  fontana.  Si- 
leni seduti  e  a  cavalcioni  di  un  otre  per  fontana. 

Amorino  in  atto  di  correre  avendo  un  lungo  codino 
alla  foggia  cinese.  (Pompei), 

110127.  Galea.  Busto  in  argento  molto  danneggiato 
dall'ossido,  rinvenuto  in  Settembre   1874  in  Ercolano. 


STATUE  IN   BRONZO  73 

TERZA  SALA. 

Entrando  per  la  porta  di  sinistra, 

5588.  Incognito.  Busto.  (Pompei). 

5589.  ViciRiA  madre  dei  Balbi.  Statua  sotto  le  sem- 
bianze della  Pietà.  {Ercolano) 

5590.  Tolomeo  Sotere  1."  Busto.  {Ercolano). 

5591.  Mammio  Massimo,  magistrato  romano  che  per 
la  sua  onestà  fu  onorato  della  presente  statua,  giusta 
l'iscrizione  rinvenuta  a  piedi   della  statua.  {Ercolano). 

5592.  Berenice.  Busto  di  rara  bellezza  per  la  espres- 
sione del  volto,  e  per  la  sua  chioma  ben  disposta  a  spina 
di  pesce.  (Ercolano). 

5593.  Tiberio  Claudio  Druso.  Statua  colossale  fatta 
erigere  da  Messio,  figlio  di  L.  Seneca,  soldato  della 
12*  coorte,  giusta  la  iscrizione.  {Ercolano). 

5594.  Tolomeo  Filadelfo.  Busto.  {Ercolano). 

5595.  Augusto  sotto  le  sembianze  di  Giove.  Statua 
colossale.  {Ercolano). 

5596.  Tolomeo  Alessandro.  Busto.  {Ercolano). 

*5597.  Marco  Calatorio.  Fu  integro  magistrato  ro- 
mano, perciò  i  cittadini  lo  onorarono  della  presente  sta- 
tua, giusta  la  iscrizione.  {Ercolano). 

5598.  Aulo  Gabinio,  una  volta  creduto  Tolomeo  Apio- 
ne.  Busto.  {Ercolano). 

5599.  Antonia  moglie  di  Druso.  {Ercolano), 

5600.  Tolomeo  Lathyro?  Busto.  {Ercolano). 

5601.  Incognito.  {Su  mensola).  {Farnese). 

5602.  Democrito?  Busto.  {Ercolano), 

5603  a  5605.  Tre  attrici  in  diverso  atteggiamento. 
Queste  tre  statuette,  colle  altre  tre  di  rincontro,  deco- 
ravano il  teatro  di  Ercolano. 

5603.  Incognito  {Su  mensola).  (Busto).  Pompei). 
*5607.  Archita,  filosofo  di  Taranto.  {Ercolano). 
5609.  Antonia,  moglie  di  Druse.  Statua  colossale.  {E.) 


lì  PIANTEERENO 

5611.  Camillo,  (assistente  ai  sacrifizii).  Statua.  (Nap.J 

5612.  Faustina?  Statua.  {Ercolano). 
*5613.  Apollo.  Statuetta.  {Pompei). 

*5614.  Efeuo,  0  testa  ideale,  una  volta  creduto  M. 
Claudio  Marcello.  Busto.  {Ercolano). 

5615.  Nerone  Druso.  Statua.  {Ercolano). 

*5616.  L.  Calpurnio  Pisone,  e  secondo  altri  Seneca. 
Bella  testa  di  grande  espressione  con  rada  barba,  e  il 
cui  viso  è  solcato  da  profonde  rughe.  {Ercolano). 

5617.  Tiberio.  Busto.  {Ercolano). 

*5618.  Dionisio,  sebbene  da  alcuni  fosse  stato  ritenuto 
per  Platone.  Ha  chioma  e  barba,  folte  e  simmetriche. 
Bellissimo  busto.  {Ercolano). 

*56iy  a  5621.  Tre  danzatrici  in  atteggiamento  diverso 
e  più  belle  delle  altre  innanzi  descritte.  [Ercolano). 

5622.  Incognito.  {Su  mensola).  Busto.  {Pompei). 

5623.  Eraclito,  filosofo  di  Efeso,  querulo  e  inconten- 
tabile, che  ogni  fatto  della  vita  attribuiva  al  caso.  Bu- 
sto. {Ercolano). 

Nel  mezzo. 

*5624.  Fauno,  dormiente.  Al  guardarlo  ti  par  di  sen- 
tire il  respiro  lieve  e  misurato  di  chi  cerca  rinfrancare 
le  forze  col  sonno.  {Ercolano). 

*5625.  Mercurio  in  riposo.  Questa  statua  è  una  delle 
più  perfette  creazioni  dell'antichità.  Il  messaggi  ero  de- 
gli Dei  sembra  non  già  fredda  scultura  di  bronzo,  ma 
un  essere  vivente,  che  con  gli  occhi  quasi  immobili  e 
le  labbra  chiuse,  da  altro  pensiero  non  sia  preso  se  non 
da  quello  di  rinfrancare  le  forze  perdute.  Il  suo  petto 
ben  proporzionato  pare  ancora  ansante  per  la  corsa  du- 
rata. {Ercolano). 

*5626.  e  5627.  Due  discoboli  in  atto  di  aver  lanciato 
il  disco,  e  col  guardo  ne  seguono  il  corso.  {Ercolano). 

*5628.  Fauno  ubbriaco.  Egli  ha  lo  sguardo  malizio- 


STATUE   IN  BRONZO  75 

samente  languido  e,  bocca  sorridente,  dalla  quale  man- 
cano alcuni  denti.  Con  una  certa  aria  di  effeminatezza 
imita  il  suono  delle  castagnette.  Statua  di  gran  merito 
per  espressione  e  per  verità.  {Ercolano). 
*5629.ApoLLO.Statua  di  ben  proporzionate  membra.(P.) 
*5630.  Apollo  inatto  di  scoccare  un  dardo.  Statua.  (P.) 

QUARTA  SALA. 

Presso  la  finestra. 

Quattro  capo-lavori  su  colonne  in  giallo  antico. 

*5001.  Sileno.  Statuetta  esprimente  al  vivo  lo  stato  di 
ubbriacbezza  del  vecchio  Sileno  che  sorregge  un  cerchio 
con  foglie  di  acanto,  al  quale  forse  era  adattato  un  tino 
0  un  canestro.  I  suoi  muscoli  sviluppati  e  la  carne  flo- 
scia sono  di  una  naturalezza  senza  pari.  {Pompei). 

*5002.  Fauno  danzante.  Egli,  maliziosamente  sorri- 
dente, danza  con  movimenti  leggieri,  innalzando  le  brac- 
cia con  grazia.  Questa  statuetta  per  l'espressione  del  volto 
e  per  lo  sviluppo  dei  muscoli  può  dirsi  veramente  un 
gioiello.  (Casa  del  Fauno,  Pompei). 

*1 1 1495.  Fauno  in  attitudine  bizzarra,  con  otre  in  mano. 
Statuetta  di  molto  pregio  ad  uso  di  fontana.  (1880,  P.) 

*5003.  Narciso.  Il  vanitoso  giovinetto,  pazzo  innamo- 
rato delle  sue  belle  forme,  non  si  sarebbe  potuto  scol- 
pire con  maggiore  espressione.  Porta  i  calzari  simmetri- 
camente allacciati,  e  sull'omero  una  pelle  di  capretto.  La 
testa,  inclinata  alquanto,  pare  che  accenni  ad  ascoltare 
un  suono  o  rumore  lontano.  Il  volto  intelligente,  lo 
sguardo  immobile  ed  ogni  altro  atteggiamento  rendono 
questa  statuetta  un'  opera  veramente  degna  dell'  arte 
greca.  {Pompei). 


76  PIANTERRENO 

Nel  mezzo. 

5635.  Nerone  e  secondo  alcuni  Caligola.  Statua  eque- 
stre ricomposta  quasi  interamente.  Essa  ornava  la  som- 
mità del  castello  Aquario  a  guisa  di  arco  trionfale  che 
sorge  accanto  al  tempio  della  Fortuna  a  Pompei. 
Nei  quattro  angoli  della  sala, 

Busti  d'incogniti — Nota  il  r.«  5634  in  prossimità  della 
finestra.  È  il  ritratto  del  sommo  capitano  Scipione  l'A- 
fricano eseguito  ammirevolmente.  {Ercolano). 
Nell'intervallo  delle  vetrine  presso  la  finestra, 

5586.  SiLLA?  Busto.  (Ercolano). 

5587.  Busto  galeato  d'incognito.  (Ercolano). 
Vetrina  presso  la  finestra, 

5844  e  seg.  Ghiande  dette  missili  in  piombo  con  iscri- 
zioni. Esse  venivano  lanciate  con  forza  e  vuoisi  che  sieno 
state  adibite  per  mettere  in  rotta  i  soldati  di  Azio  Varo. 

ARMI  GRECHE. 

( !,'■  grande  vetrina). 
Cuspidi  di  bronzo,  elmi,  loriche  ocree,  frontali  e  baltei 
per  eavalli.  (Pesto  e  RuvoJ. 

ARMI  GLADIATORIE. 

Trombe  servite  per  segnale  nello  pugne. 

Ocree,  galee,  elmi  istoriati,  tra  cui  si  noterà  il  n"  .5673 
avente  a  rilievi  gli  ultimi  fatti  dalla  guerra  di  Troja  ed 
il  n°  5674  rappresentante  provi ncie  alleate  prostrate  di- 
nanzi a  Roma  personificata.  {Pompei  ed  Ercolano). 

ARMI  ROMANE  ED  ITALICHE. 

(3.^  grande  vetrina). 
Galee,  ocree,  gladii. 

5746.  Insegna  militare  figurante  un  gallo. 
Tre  trombe  rinvenute  negli  ultimi  scavi  di  Pompei. 


ULTIMI  AFFRESCHI  POMPEIANI  77 

PIANO  INTERMEDIO— A  destra. 

PRIMA  SALA. 
Nel  mezzo. 

Vetrina  con  svariato  numero  di  lampade,  coppe  in  terra 
cotta  e  maschere  ad  uso  di  fontana.   (Pompei). 

ULTIMI  AFFRESCHI   POMPEIANI. 

Entrando  a  sinistra, 

N.  B.  Si  segua  la  progi-essività  della  numerazione  e  no» 
Tordine  dei  dipinti  come  si  veggono  collocati. 

111209.  Banchetto  {symposium).  {Pompei). 

111210.  La  morte  di  Laocoonte.  Frammento.  (/*.) 

111211.  Enea  coi  suoi  compagni  (III  .^n.  di  Virg.) 
Alcuni  vi  riconoscono  Polifemo  ed  Ulisse.  {Pompei). 

111212.  Danae  a  Scrife.  {Pompei). 

111213.  Bacco  e  Sileno.  {Pompei). 

111214.  Venere  e  Marte?  {Pompei). 

111436.  Giasone  si  presenta  a  suo  zio  Peleo,  ad  An- 
tinoe  e  ad  Asteropia  figliuole  di  Peleo.  {Pompei). 

111437.  Venere  e  Adone  seduti  contemplano  un  nido 
contenente  due  amorini  alati. 

Vuoisi  riconoscere  in  questo  soggetto  Enea  che  pre- 
senta a  Bidone,  Regina  di  Cartagine,  il  creduto  suo  figlio 
Ascanio,  o  lulio,  avendo  Amore  preso  le  sue  sembianze 
d'ordine  di  Venere,  per  accendere  il  cuore  di  Bidone 
per  Enea  (Eneide  di  Virgilio  Lib.  L").  {Pompei). 

111439.  Tempio  con  colonne  doriche  dai  cui  scalini  ve- 
desi  scendere  Ifigenia  con  sguardo  incerto  e  pietoso  se- 
guita da  quattro  donzelle.  {Pompei). 

111440.  Guerriero  sedente  con  gladio  in  mano.  (P.). 


78  PIANO    JNTEBMEDIO 

111441.  Mito  di  Diana.  La  dea  è  seduta  avendo  a  lato 
la  lancia  e  la  faretra.  Amoro  è  fra  le  sue  ginocchia.  Più 
indietro  tre  donne.  Dinanzi  è  un  giovine  cacciatore  forse 
Orione.  {Pompei). 

111442.  Tritone  che  regge  un'anfora  e  trasporta  a 
nuoto  una  Nereide.  Nettuno  li  segue.  {Pompei). 

111471.  Grande  dipinto  sconservato  e  di  soggetto  ignoto: 
forse  Fedra  che  accusa  Ippolito  a  Teseo.  {Pompei). 

111472.  Gran  padiglione  sotto  del  quale,  fra  le  varie 
figure,  si  può  riconoscere  Ciro  re  della  Persia.  {Pompei). 

111474.  Concerto  di  musica.  Bacco  suona  la  siringa  ed 
una  baccante  la  lira.  Bel  dipinto  ben  conservato.  {P.). 

111474.  Ercole  debella  il  centauro  Nesso  per  liberare 
Dejanira.  {Pompei). 

111475.  Europa  trasportata  sulla  groppa  del  toro.  Ac- 
canto vi  sono  tre  donzelle.  {Pompei). 

111476.  Cassandra  alla  presenza  di  Ettore  predice  a 
Priamo  la  ruina  di  Troia  causata  dal  fanciullo  Paride. 
Questi  si  poggia  alle  ginocchia  del   re.  {Pompei). 

111477.  Dinanzi  ad  un  tempio  si  veggono  varie  pic- 
cole figure  muliebri.  A  sinistra  del  quadro  avvi  un'ara 
accesa,  su  cui,  in  una  caldaja,  vien  sacrificato  un  ani- 
male pecorino.  {Pompei). 

111478.  Torre  in  riva  del  mare.  Dieci  piccolissime  fi- 
gure sono  sparse  sulla  riva.  {Pompei). 

111479.  I  NiOBiDi  saettati  da  Apollo.  La  scena  si  com- 
pone di  tredici  figure  d'ambo  i  sossi  a  piedi  ed  a  cavallo. 
Nella  parte  inferiore  veggonsi  sedenti  due  divinità  col 
corno  dell'abbondanza.  {Pompei). 

111480.  Donna  assisa  con  scettro  in  mano.  Dietro  sono 
tre  ancelle  e  dinanzi  due  uomini.  {Pompei). 

111481.  Bacco  ed  Arianna.  Composizione  di  più  per- 
sonaggi. {Pompei). 

i  111482.  Scene  di  tavernaio  quattro  scompartimenti. 


ULTIMI   AFFRESCHI    POMPEIANI  79 

Sono  da  osservarsi,  i  due  giuocatori  alla  mora  e  le  due 
persone  (a  destra)  che  si  rissano,  mentre  il  padrone  del- 
l'osteria tira  pel  lembo  del  soprabito  una  di  esse.  Ac- 
canto si  legge:  ite  foras  rìxatis.  {Pompei). 

111483.  La  morte  di  un  eroe  alla  cui  vista  una  gio- 
vine donna  si  trapassa  il  petto  colla  spada  di  lui.  Questo 
soggetto  ricorda  la  favola  di  Pi  ramo  e  Tisbe.  {Pompei). 

111484.  Sileno  e  Bacco  scovrono  Arianna  che  dorme 
sollevandole  il  velo.  {Pompei). 

112221.  Graziosi  arabeschi  e  festoni.  {Pompei). 

112222.  L'anfiteatro  di  Pompei.  In  esso  è  rappre- 
sentata la  rissa  avvenuta  tra  i  Pompeiani  ed  i  Nocerini 
a  causa  di  una  donna  insultata  dai  primi.  Affresco  mal 
disegnato,  ma  pregevole  dal  lato  storico  ed  anche  perchè 
mostra  che  l'anfiteatro  era  ricoverto  del  velarium.  {P.) 

112282.  Venere  e  Marte  seduti  su  di  un  sasso.  Grande 
dipinto.  {Pompei). 

112283.  Baccante  che  dormi  a  pie  di  una  cascata  di 
acqua.  {Pompei). 

112285.  Uomo  nudo  in  attitudine  singolare,  a  mezzo 
accasciato,  mentre  due  serpenti  gli  si  avventano.  Vi  si 
legge  :  «  Cacatoi*  cave  malu  ».  A  sinistra  vedesi  la 
Fortuna  col  corno  dell'abbondanza  in  mano.  {Pompei). 

112286.  Bacco  a  pie  di  un  monte  il  quale,  secondo  Pal- 
mieri, sarebbe  il  Vesuvio  che  allora  avea  un  cono  solo 
sul  monte  Somma.  Il  Nume  è  vestito  di  una  foggia  sin- 
golare, presentando  un  grosso  grappolo  d'uva  da  cui  sor- 
gono la  testa,  le  braccia  e  i  piedi.  {Pompei). 

113195.  Veduta  del  Nilo  con  la  caccia  al  coccodrillo. 
Dei  nani  tirano  un  coccodrillo  :  altri  sono  assaliti  da  ip- 
popotami. {Pompei). 

113197.  Il  giudizio  di  Salomone  in  caricatura.  Sog- 
getto incerto  con  figure  sotto  forma  di  nani.  {Pompei). 

114320.  Elena  e  Paride.  Presso   una   porta  Amore. 


80  PIANO   IKTEBMEDIO 

114321.  Medea  medita  la  morte  dei  propri  figli  che 
sono  poco  lungi  giocando  agli  astragali.  (Pompei). 

114322.  Fedra  seduta  accanto  ad  altra  donna  in  piedi. 
Un'ancella  porta  un  cestino,  (Pompei). 

115396.  Teseo  che  abbandona  Arianna.  (Pompei). 

115397.  Ercole  ed  Auge.  (Pompei). 

115398.  La  carità  romana.  (Pompei). 

115399.  Bellerofonte  presenta  a  Giobate  la  voluta 
lettera  di  raccomandazione.  (Pompei). 

116085.  Achille  riconosciuto  da  Ulisse  nella  reggia 
di  Licomede.  Bellissimo  dipinto.  (Pompei.) 

116086.  Guerriero  armato.  (Pompei). 

119689.  Figura  muliebre  presso  di  un  ara  in  atto  di 
prostrarsi,  supplichevole,  ad  un  uomo  che  trae  fuori  dal 
suo  gladio  la  lama.  Dietro,  altra  donna.  (Pompei). 

119690.  La  partenza  di  Criseide.  Dessa  è  sorretta  per 
le  braccia  da  due  ancelle,  ed  avanzandosi  pone  il  piede 
sulla  scala  di  un  battello  nel  quale  sta  un  uomo  che  pare 
indirizzarle  la  parola.  (Pompei). 

119691.  Il  giudizio  di  Paride.  (Pompei). 

SECONDA  SALA. 
I  PIÙ  RECENTI  AFFRESCHI  POMPEIANI. 

120029-30-31.  Symposium.  1  convitati  sdraiati  su  tri- 
clini sono  a  geniale  banchetto  serviti  da'  loro  schiavi. 
Notisi  colui  che  è  divenuto  ebro  ed  è  sorretto  da  una 
schiavo,  mentre  un  altro  sta  mettendo  le  scarpe  ad  uno 
dei  convitati.  (Pompei). 

120033.  Il  giudizio  di  Paride.  (Medesima  Casa). 

120034.  Leda  ed  ilCignoai  suoi  piedi.  (Medesima  Casa), 
120085.  Pentesilea  a  cavallo  attaccata  da  Achille.  In 

distanza,  le  mura  di  Troja.  (Casa  del  Citarista,  Pompei). 


TEBRE-COTTE  81 

120086.  Soggetto  dubbio.  Si  vuole  sia  la  purificazione 
di  Oreste.  (Pompei). 

....  Il  cavallo  trojano.  Ripetizione  del  n.  9010  (  Vedi 
affreschi  pompejani  al  pianterreno).  (Pompei). 

....  Paesaggio  presso  un  fiume  con  Venere  sorpresa 
da  Atteone.  (Pompei). 

120615.  Due  ritratti  di  poeti  coronati  colla  iscrizione 
HOMHPtdS  e  ri^O  ...  Due  medaglioni.  (Pompei). 

TERZA  SALA. 

Questa  sala  è  riservata  a  contenere  gli  altri  affreschi 
che  potrebbero  successivamente  immettersi  dagli  scavi 
pompeiani. 

TERRE-COTTE. 

PRIMA  SALA. 

Questa  raccolta  mancando  ancora  di  un  numero  progressivo 
ci  accontentei-emo  di  accennare  i  soggetti  più  interessanti  suc- 
cessivamente come  sì  vedono  collocati. 

Nel  passaggio  alla  sala  delle  terre-cotte,  contro  le  pareti, 
Frammenti  in  terra-cotta  con  la  marca  di  fabbrica, 
ed  il  nome  del  fabbricante. 

Nel  mezzo. 

Statuetta  sedente  di  filosofo  con  papiro  avvolto  in  mano. 
In  un  tavolino  presso  la  finestra. 

Frammenti  in  terra-cotta  con  marca  di  fabbrica. 
Fuori  gli  armadi  presso  la  finestra, 

Cinque  grandi  vasi  detti  a  mascherone.  (Canosa). 

Anfore  con  forma  conica  a  punta  acuminata.  Gli  an- 
tichi se  ne  servivano  per   immetterle  nella   sabbia  nei 

Monaco  —  Guida  del  Museo  Nazionale.  6 


82  PIANO   INTERMEDIO 

sotterranei  per  conservarvi  il  vino.  Molte  di  esse  furono 
dissepolte  nella  cava  della  casa  di  Diomede  a  Pompei. 
Due  statuette  di  attori  comici  con  maschera. 

Negli  ariiiadìi. 

Pentole  contenenti  frutta  carbonizzate,  coppe,  piatti  ec. 

SECONDA  SALA. 

Nel  mezzo  grande  armadio  chiuso  contenente  delle 
terre-cotte  non  visibili  al  pubblico. 

I  Armadio. 

A  sinistra  entrando, 

Salvadanari  presso  i  quali  sono  delle  monete  di  bronzo 
che  erano  racchiuse  negli  stessi.  —  Vasetti  da  pomata. 

Presso  la  finestra^ 

Colombaio  a  forma  di  anfiteatro.  (Pompei). 

Due  vasi  a  forma  di  olla  di  cui  gli  antichi  si  servi- 
vano per  ingrassare  i  ghiri.  Nell'interno  di  essi  vedesi 
il  luogo  ove  ponevasi  il  cibo  che  era  di  ghiande,  di  noce 
e  di  castagne. 

Due  puteali,  uno  dei  quali  ha  al  d'intorno  a  basso- 
rilievo le  avventure  di  Ercole.  {Pompei). 

Quattro  coperchi  in  terra-cotta  di  tombe  etrusche  con 
ligure  sdraiate.  (Vulci,  presso  Firenze). 
Contilo  la  parete, 

Bassorilievi  in  frammenti  riuniti  assieme,  dipinti  in 
bleu  pallido  e  in  rosso,  rappresentanti  dei  cavalieri  vol- 
sci  e  dei  guerrieri  su  bighe  che  fugano  il  nemico  dopo 
la  vittoria  ed  il  Senato  che  decreta  loro  il  trionfo.  Mo- 
numenti di  grande  importanza  per  l'epoca  molta  remota 
rinvenuti  a  Velletri  nel  1784,  e  pubblicati  a  Roma  nel 
1785  da  Monsignor  Becchetti. 


TERRE-COTTE  83 

II  Armadio. 

Teste,  mani  e  piedi   votivi. 

Ili,  ly,  V  e  Armadio. 

Gran  numero  di  lampade  in  terra-cotta.(P.  ed  Ere.) 
Nell'intermezzo  degli  armadi^ 

Due  grandi  statue  in  terracotta  rappresentanti  Giove 
e  Giunone.  {Pompei). 

Nell'ultimo  armadio. 

Animali  di  specie  varia. 

Statuette  muliebri  e  grondaie  per   edifici.  {Pompei). 

ULTIMA  SALA. 

Negli  armadi. 

A  destra^ 

Frutta  in  terracotta  e  maschere  per  fontane. 

Lampade  con  bellissimo  smalto.  {Pompei). 

Il  gruppo  della  Carità  romana,  rappresentante  Cimone 
che  succhia  il  latte  della  propria  figlia  Perone. 

Gran  numero  di  statuette  rappresentanti  dei  Lari  e 
delle  figure  grottesche.  {Pompei). 

Negli  armadi. 

Presso  la  finestra, 

Urne  cinerarie. 

Antefisse,  frammenti  di  bassorilievi  e  forme  di  statuette 
di  cui  a  lato  vedonsi  le  impronte  in  cera. 
Presso  la  finestra,  su  colonna, 

Cerere?  poggiante  su  due  cavalli  marini.  Statuetta 
dipinta  in  rosso,  che  ha  servito  da  coperchio  di  un 
vaso.  (Canosa). 


84  PIANO   INTERMEDIO 

PIANO  INTERMEDIO  — A  sinistra. 

RACCOLTA  CUMANA. 

PRIMA  SALA. 

Nel  mezzo. 

Busto  di  S.  A.  R.  il  Principe  di  Carignano ,  opera 
dello  scultore  cav.  Vito  Angelini,  posto  qui  a  ricordo  e 
onoranza,  per  aver  il  lodato  Principe  comperata  la  pre- 
ziosa raccolta  cumana  dagli  eredi  del  Conte  di  Siracusa^ 
facendone  nel  Maggio  1861  dono  al  Museo  di  Napoli. 

Presso  la  finestra, 

85885.  Cassetta  rettangolare  di  legno  moderno  contor- 
nata di  avorio,  la  più  parte  figurata  agli  angoli  e  sul 
coverchio.  Questa  si  chiudea  con  un  meccanismo  speciale, 
e  rinchiude  molti  oggetti  e  frammenti  trovati  nella  stessa, 
cioè  agocrinali,  anella  d'oro  ecc. 

Su  colonna, 

55873.  Vaso  a  campana  rappresentante  due  triclinii,  sui 
quali  stanno  dei  giovani  sdraiati,  assistiti  da  suonatrici,  ed 
altre  figure.  Presso  ciascun  triclinio  vedesi  imbandita  una 
mensa  con  vivande,  frutta,  coppe  e  corno  potorio. 

Negli  armadi. 

Vasi  italo-greci  di  varia  forma  e  grandezza,  piatti  di 
vetro,  prefericoli,  coppe,  patere,  bottiglie,  lacrimatoi,  an- 
forette,  piccole  lagene,  uccelli,  testuggini  o  lucerne  sem- 
plici e  istoriate  in  terracotta. 


RACCOLTA  CUMANA  85 

SECONDA  SALA. 
Nel  mezzo. 

Maschera  in  cera ,  impronta  di  viso  umano ,  rinve- 
nuta in  una  tomba  a  Cuma  nel  1853.  Quattro  scheletri 
privi  della  testa  erano  in  questa  tomba,  di  cui  due  ave- 
vano invece  della  vera  testa  le  maschere  in  cera.  Vuoisi 
che  questi  corpi  fossero  di  martiri  cristiani. 
Presso  la  finestra  su  colonna, 

*86496.  Vaso  italo-greco  (balsamario)  rappresentante 
la  battaglia  fra  Greci  ed  Amazzoni.  Le  figure  sono  in 
animata  azione  ben  disegnate:  quella  sopratutto  del  guer- 
riero ferito  è  insuperabile  per  la  felice  espressione  che 
l'artista  ha  saputo  darvi.  Nomi  in  greco. 
In  due  piccole  vetrine  a  tavola. 

Fibule,  anella  di  argento  con  scarabei,  cerchietti  d'oro 
a  filagrana,  balsamari,  anforette,  piattello  di  vetro  greco. 

Negli  armadii. 

Vasi  bellissimi  etrusco-siculi  e  italo-greci,  balsamarii, 
rhytons,  prefericoli,  coppe  di  varia  forma. 
Armadio  di  mezzo, 

Varii  oggetti  in  bronzo,  come  strigili  ad  uso  di  ba- 
gni, coppe,  specchi  metallici,  lacrimatoi,  dadi  in  osso 
per  giuocare  e  delle  monete  in  bronzo. 

TERZA  SALA. 

Presso  la  finestra,  sotto  cristallo, 

Teschio  con  un  dente  e  un  osso  dell'avambraccio  cre- 
duti di  una  giovine  donna,  rinvenuti  nella  casa  di  Marco 
Arrio  Diomede  a  Pompei.  I  massi  di  cenere  vesuviana 
raccolti  qui  lasciano  vedere  ancora  la  impronta  di  una 
mammella  di  questa  disgraziata  colpita  dalla  catastrofe, 
non  che  la  impronta  delle  dita,  delle  mani  e  dei  piedi. 


86  PIANO  INTERBIEDIO 

OGGETTI  DI  MEZZI  TEMPI. 
Nel  mezzo. 

Tavolino  contenente  medaglioni  in  bronzo  ed  in  piombo 
con  rappresentanze  religiose  serviti  per  bozzetti  di  mo- 
numenti. 
Contro  la  parete  a  sinistra^ 

10813.  Amorini  che  scherzano  attorno  alla  testa  di 
un'erma  barbuto.  Bel  bassorilievo  in  marmo. 

I  Armadio. 

Riproduzioni  di  statuette  in  bronzo. 
10568  Copia  dell'Ercole  Farnese  in  bronzo. 
10538.  Alessandro   Farnese.   Statuetta   equestre   in 
bronzo. 

10528.  (Su  piedistallo).  Amore  in  atto  di  spingersi 
al  volo.  Statuetta  in  bronzo. 

10529.  Antinoo?  Testa  in  bronzo. 

II  Armadio. 

Piatti  ed  una  conca  in  pietra  nerastra  simile  al  co- 
lore dell'ardesia. 
Al  disopra  del  II  armadio,  a  d. 

11195.  Macchina  da  orologio  con  cassa  di  legno  d'e- 
bano eseguita  in  Roma  nel  1062.  Sul  quadrante  è  di- 
pinto Alessandro  Farnese  a  cavallo.  In  alto  vi  è  uno 
spiraglio  a  guisa  di  tabella  ansata  e  due  putti  ai  lati.  Su 
detta  tabella  veggonsi  segnate  le  ore  con  numero  mobile. 
Contro  la  parete, 

10816.  Trittico  in  alabastro  dorato  in  cui  ad  alto- 
rilievo è  rappresentata  la  Passione  di  Nostro  Signore. 
Giovanna  II  lo  depositò  presso  la  tomba  di  Ladislao  nella 
chiesa  di  S.  Giovanni  a  Carbonara.  Vi  si  legge  in  an- 
tico gotico  «  Hic  captus  est  etc.  ». 

10793.  Medaglione  con  l'allegoria  del  Cristianesimo. 
Una  donna  assisa  su  di  un  tempio  con   le   chiavi  della 


OGGETTI   DI   MEZZI  TEMPI  87 

chiesa  si  volge  verso  altra  donna  prostrata  che  le  pre- 
senta il  vangelo.  Bassorilievo  su  bronzo. 

10794.  Altro  bassorilievo  rettangolare  su  bronzo  in 
cui  vedesi  Romolo  e  Remo.  Uno  di  essi  è  fra  le  brac- 
cia di  Rea  Silvia,  l'altro  è  fra  le  braccia  di  altra  donna 
in  ginocchio  dinanzi  ad  una  conca  in  atto  di  lavarlo. 
Un  vecchio  ed  una  giovine  assistono  alla  scena. 

10795.  Bassorilievo  di  pietra  di  paragone,  rappre- 
sentante sei  putti  innanzi  al  simulacro  di  Priapo.  Uno 
di  essi  giace  su  carro  tirato  a  mano  da  un  altro  putto. 
Su  piedistalli, 

10522.  Caino  uccide  Abele.  Gruppo  in  bronzo. 

10523.  Toro  Farnese.  Mediocre  copia  in  bronzo  dorato. 
10527.  Ferdinando  I  d'Aragona.  Al  collo  gli   pende 

l'Ordine  dell'  Ermellino  da  lui  istituito.  Busto  in  bronzo. 

Ili  Armadio. 

Vari  busti  in  bronzo  e  vari  oggetti  di  poca  importanza. 
10515.  (Su  colonna).  Caracalla.  Busto  in  bronzo. 

IV  Armadio. 

Busti  in  marmo  rappresentanti  imperatori  romani. 

10809.  Figura  muliebre  che  ha  il  lato  sinistro  ana- 
tomizzato. Marmo. 

10807.  Ermafrodito  giacente.  Copia  dell'ermafrodito 
Borghese  esistente  in  Roma.  Marmo. 

10826.  (Su  colonna).  Dante.  Busto  in  marmo. 
Contro  la  parete, 

10815.  Medaglione  in  marmo  a  bassorilievo  rappre- 
sentante la  notte  di  Thorwaldsen  con  nome  dell'autore 
inciso,  a  sinistra. 
Su  piedistalli, 

10817.  Porco  che  viene  compresso  da  un  tacchino  che 
gli  è  sulla  schiena.  Un  allegoria.  Marmo. 


88  PIANO    INTEKMEDIO 

10818.  La  poetessa  Saffo?  Statuetta  sedente.  Marmo. 

10827.  Amore  che  dorme.  Marmo. 

10828.  Uomo  dormente  ad  uso  di  fontana.  Marmo. 

QUARTA  SALA. 
RACCOLTA  DELLE  STAMPE. 

Questa  celebre  raccolta  fu  opera  lunga  e  dispendiosa 
fatta  a  Milano  dal  conte  Firmian,  mite  Governatore  della 
Lombardia  al  tempo  della  dominazione  austriaca.  Dopo 
la  morte  del  Conte  divenne  proprietà  dellaCorte  di  Vienna, 
e  l'Imperatrice  Maria  Teresa  ne  fece  un  presente  alla 
sua  figliuola  Maria  Carolina,  Regina  di  Napoli. 

Il  Re  Vittorio  Emanuele  nel  1864  ne  fece  un  dono  al 
Museo,  aggiungendovi  molte  incisioni  di  epoca  più  re- 
cente, ma  pure  di  valenti  artisti. 

GRANDE  ARMADIO. 

Duecentoventicinque  volumi  con  19328  stampe,  oltre  208 
stampe  sciolte,  e  985  disegni  a  matita  ed  a  penna  d'illu- 
stri autori  e  le  bellissime  carte  da  giuoco  del  Mantegna. 

Tre  incisioni  di  argento,  del  XVI  secolo:  Due  sono  di 
Annibal  Carracci  ed  una  di  Francesco  Villaniena  suo 
scolare.  Essi  sono: 

416.  Sileno  sdrajato  all'  ombra  di  tralci  di  viti  con 
grappoli,  avente  nella  sinistra  una  coppa,  mentre  un 
Fauno  ai  piedi  gli  fa  zampillare  in  gola  il  vino  pre- 
muto da  un'otre  sostenuto  sugli  omeri  di  un  Satiro. 
Quadro  ricchissimo  di  ornati  e  fogliami. 

416.  Incisione  in  forma  circolare  rappresentante  il  ro- 
vescio del  n."  416  di  Francesco  Villamena  di  Assisi,  sco- 
lare del  Carracci. 

417.  Deposizione  della  Croce.  Ottima  ed  espressiva  in- 
cisione del  Carracci.  Vi  è  inciso  il  suo  nome  e  la  data 
1598.  Lavoro  espressamente  fatto  pel  Cardinale  Antonio 
Maria  Salviati. 


VETRI  ANTICHI  89 

PIANO  SUPERIOEE  — LATO  sinistro 

VETRI  ANTICHI. 

L'uso  del  vetro  rimonta  ad  un'epoca  molto  remota. 
Plinio  (XXXVI,  27).  e  Tacito  (Ann.  V,  7)  ci  fanno  co- 
scere,  che  se  ne  deve  la  scoperta  al  caso;  imperciocché 
alcuni  mercanti  Fenici,  fermatisi  presso  la  riva  del 
fiume  Belo,  avendo  gittato  dei  pezzetti  di  nitro,  di  cui 
«ssi  facevano  commercio,  sotto  i  vasi  nei  quali  cuoce- 
vano i  loro  alimenti,  restarono  sorpresi  dall' osservare 
che  il  nitro  combinato  colla  sabbia  della  riva  aveva  pro- 
dotto il  vetro. 

In  seguito  a  ciò  vennero  su  degli  artisti  che  del  me- 
stiere di  vetraio  fecero  un  arte,  dando  al  vetro  ogni 
forma  e  colore  fino  a  creare  delle  teste  in  smalto  e  ad 
imitare  le  pietre  preziose  con  bellissime  combinazioni 
di  colori. 

Essi  pervennero  financo  a  contraffare  i  più  bei  camei 
€  le  più  fini  incisioni  coll'impressione  della  pasta  vitrea. 

Gli  antichi  scrittori  ci  fanno  sapere  che  l'imperatore 
Oallieno  fece  condannare  ad  essere  divorato  da  un  leone 
un  mercante ,  che  aveva  venduto  all'  Imperatrice  degli 
oggetti  di  vetro  per  gioie,  ma  al  momento  della  condanna, 
invece  di  un  leone,  l' Imperatore  fece  venir  fuori  dalla 
gabbia  un  cappone,  non  volendo  punire  l'impostore  che 
con  falso  apparato  di  un  supplizio. 

Allorquando  si  pensa  che  qualunque  ceto  di  persona, 
non  esclusa  la  classe  povera,  si  ornava  le  dita  di  anella 
con  incastri  di  vetro,  non  è  a  stupirsi  se  ancora  oggi 
vien  fuori  dal  suolo  una  si  grande  e  ricca  varietà  di 
questo  sottile  e  fragile  oggetto  che  ci  attesta  la  mera- 
vigliosa abilità  degli  antichi  in  simile  industria. 


90  PIANO   SUPERIORE 

Presso  la  finestra^ 

*13521.  Anfora  di  vetro  turchino.  Questa  preziosa 
anfora  ha  uno  smalto  bianco,  sul  quale  sono  ricacciati 
quasi  a  rilievo  molti  Amorini,  uccelli  e  viti  intrecciate 
sfarzosamente  e  cariche  di  grappoli.  Insomma  è  un  gio- 
iello di  cui  non  si  conosce  il  simile,  rinvenuto  presso 
la  via  delle  tombe  a  Pompei. 

Armadio  nel  mezzo. 

Ricca  raccolta  di  vetri  colorati  greci  e  romani.  Nota: 

13522.  Gran  piatto  di  vetro  frammisto  a  pezzettini 
di  oro  e  lapislazuli.  (Ruvo). 

13688.  Patera  in  vetro  bleu  con  manico  terminante 
a  testa  di  Ariete.  Il  mezzo  della  patera  è  decorato  di 
maschera  silenica  in  smalto  bianco  e  circondata  da  una 
ghirlanda  di  edera.  (Pompei). 

43593.  Piccola  coppa  contenente  il  teschio  di  un  uccello. 

Svariato  numero  di  vasi  colorati  di   forme   graziose. 

T.  Armadio. 

A  sinistra  entrando, 
Piatti  presso  che  simili  a  quelli  usati  oggidì. 
Si  noti  al  n.  11575  un  bacile  restaurato. 

II  Armadio. 

Bellissima  raccolta  di  bicchieri  di  forma  varia.  Al- 
cuni sono  scanalati,  altri  striati,  e  quello  segnato  al 
n.  111414  è  ornato  di  pampini  d'  uva  fra  cui  vi  sono 
degli  uccelletti  saltellanti. 

11959  e  seg.  Mortai.  (Pompei  ed  Ercolano). 

Ili  Armadio. 

Coppe.  Nota  ai  numeri: 

12008-10.  Due  lattiere  dette  a  petto  d'oca  di  forma 
graziosa. 


VETBI   ANTICHI  91 

110488-9.  Due  casseruole. — Delle  anforette.  (P.) 

IV  e  V  Armadio. 
Bottiglie  simili  a  quelle  usate  da  noi  oggidì.  Imbuti. 
(Pompei). 

TI  Armadio. 

Lacrimatoi,  o  vasetti  di  forma  oblunga,  destinati,  da 
gli  antichi  a  raccogliere  lo  lagrime  che  si  spargevano 
nei  funerali  ed  essere  collocati  nelle  tombe  dei  loro  cari. 

Anforette  di  forma  conica  terminanti  a  punta. 
Yll  Armadio. 

Urne  cinerarie.  Alcune  conservano  ancora  degli  os- 
sami e  ceneri  dei  defunti. 

Nei  tre  armadii  seguenti. 

12918  e  seg.  Guttatoi  per  deporvi  gli  unguenti. 

11744  e  seg.  Vetri  usati  per  le  finestre  che  conser- 
vano ancora  la  trasparenza,  e  più  spessi  di  quelli  di  oggi. 

11781  e  seg.  Pezzetti  di  talco  pure  ad  uso  di  finestra. 

Tutti  di  Pompei  ed  Ercolano. 

MEDAGLIERE. 

Questa  ricca  raccolta  contiene  circa  50,000  monete, 
oltre  le  tante  medaglie,  ripartite  nelle  categorie:  Gre- 
che, Romane^  Medioevali  e  Moderne. 

Delle  carte  geografiche  indicano  le  diverse  epoche  in 
cui  esse  furono  coniate. 

Racchiudonsi  pure  in  armadii  dei  conii,  delle  matrici 
e  dei  punzoni  dell'abolita  Zecca  di  Napoli.  Una  Biblio- 
teca esclusivamente  numismatica  è  a  vantaggio  degli 
studiosi.  Nel  mezzo  è  il  busto  in  marmo  del  chiarissimo 
Fiorelli  del  Solari,  e  sugli  armadii  sono  collocati  busti 
e  medaglioni  in  gesso  dei  più  distinti  archeologi  e  nu- 
mismatici. 


92  PIANO  SUPERIORE 

RACCOLTA  SANTANGELO. 

N.  B.   Questa  raccolta  non  avendo  ìin  numero  progressivo  in- 
dicheremo gli  oggetti  nel  modo  come  sono  collocati. 

Questa  collezione  fu  così  nominata  perchè  era  di  per- 
tinenza della  famiglia  Santangelo.  Divenuta  proprietà  del 
Municipio  di  Napoli  che  la  comprò  per  L.  15,000,  venne 
depositata  noi  Museo  Nazionale  di  Napoli,  affinchè  i 
visitatori  potessero  ammirarne  gli  scelti  e  preziosi  mo- 
numenti, di  cui,  i  più  importanti  sono  i  vasi  greco-sì- 
culi e  italo-greci. 

È  ricca  pure  la  medesima  di  circa  42,000  monete, 
le  più  importanti  delle  quali  sono  le  monete  greche,  che 
raggiungono  la  bella  cifra  di  11336,  cosi  distinte:  7236 
italiche,  1586  di  Sicilia  e  2515  delle  altre  regioni  del 
mondo  antico.  Ma  il  più  interessante  è  che  questa  rac- 
colta abbonda  di  monete  italiche,  la  maggiore  di  quante 
ne  esistono  nei  pubblici  e  privati  Musei. 

PRIMA  SALA. 

Il  pavimento  di  questa  sala  è  in  musaico  di  Pompei 
come  quelli  delle  altre  consecutive. 

Nel  mezzo  della  sala. 

Grande  vetrina  contenente  dei  vasi  italo-greci  e  greco- 
siculi  di  belle  e  svariate  forme.  Notansi  al  secondo  ordine: 

Gran  patera.  Scena  baccanale  in  cui  vedesi  Bacco 
indiano  in  mezzo  a  Baccanti ,  che  scherzano  con  serpi 
alla  mano.  {Ruvo). 

Vaso  a  mascheroni.  {Italo-greco).  Atteone  tramutato 
in  cervo  da  Diana  per  aver  osato  sorprendala  ignuda 
nel  bagno.  [Ruvo). 


RACCOLTA   SANTANGELO  93 

Dinanzi  al  balcone. 

Armadio  contenente  una  preziosa  raccolta  di  rhyton 
di  varia  forma  e  grandezza  a  testa  di  Giove,  di  ariete 
di  Sileno,  di  mulo  eoe.  Essi  sono  tutti  interessanti,  e 
meritano  l'attenzione  del  visitatore. 

VASI  A  FIGURE  NERE. 

A  sinistra  entrando, 

I.  Armadio. 

Ili  Ordine, 

Due  bellissimi    balsamarii   con  figure   nere   su  fondo 
bianco,  l'uno  rappresentante  Apollo,  l'altro  Minerva  com- 
battente. 
IV  Ordine, 

5.  Langella.  Ercole  che  libera  Dejanira  dal  Cen- 
tauro Nesso. 

II  Armadio. 

I.  Ordine, 

Due  langelle.  L'una  rappresenta  Ercole  che  combatte 
j1  leone  Nemèo  assistito  da  Minerva  e  da  Mercurio,  l'al- 
tra Teseo  che  uccide  il  Minotauro. 

VASI  A  FIGURE  ROSSE. 

Ili  Armadio. 

Langelle,  patere,  unguentari,  urne  di  vernice  nolana 
quasi  tutti  della  grande  epoca  dell'arte. 

IV  Armadio. 

I.  Ordine, 

Altri  vasi  di  minora  importanza. 

Olla.  Apollo  Musagete  fra  due  personaggi. 


94  PIANTEBRENO 

V  Armadio. 

II  Ordine, 

Vaso    a    campana.    Symposium.  Quattro    personaggi 
sono  adagiati  su  di  un  triclinium  e  un  tibicino. 
Vaso  a  campana.  La  nascita  di  Bacco. 

TI  Armadio. 

Ili  Ordine, 

Vaso  (guttus),  Unico  per  la  forma,  rappresentante  due 
Sileni  che  danzano  dinanzi  ad  una  donna  sedente. 

Urna  cineraria  sormontata  da  altra  umetta  rappre- 
sentante un  genio  che  incorona  Bacco,  e  varie  baccanti. 

VII  Armadio. 

IV  Ordine, 

Prefericolo  ornato  di  bassorilievi ,  rappresentanti 
Bacco  indiano  preceduto  da  vari  personaggi. 

V  Ordine, 

Urna  cineraria   sormontata   da  vasettino   rappresen- 
tante Apollo  presso  Ercole  ed  altre  figure. 
Negli  armadi  seguenti. 

Vasi  a  campana,  lagene,  patere  di  poca  importanza 
della  Puglia  e  Basilicata. 

SECONDA  SALA. 

Nei  mezzo  su  tavola  circolare  a  musaico  di  Pompei, 
Vaso  scanalato  a  mascheroni  in  terracotta.  Rappre- 
senta ad  altorilievo  donne  ignude  uscenti  dal  bagno,  di 
cui  alcune  in  atto  di  rassettarsi  la  chioma. 
Su  colonna  a  sinistra, 

Vaso  a  mascheroni.  Vedesi  Giove  seduto  coi  suoi  sim- 
boli, e  Venere  con  largo  ventaglio.  (Ruvo). 
Su  colonna. 

Vaso  a  mascheroni.  Psntesilea,  ed  altra  eroina  a  ca- 
vallo in  combattimento  coi  Greci.  (Canosa^. 


BACCOLTA   SANTANGELO  95 

A  sinistra  entrando, 

I,  II  e  III  Armadio. 

Statuette  di  terra  cotta  rappresentanti  diverse  divi- 
nità. Alcune  sono  colorate. 

Statuette  di  bronzo  rappresentanti  Dei  Penati. 

Teste  in  terracotta  ed  in  bronzo,  elmi,  corazze,  daghe, 
cinturoni,  gambali,  fibule,  lucerne,  specchi  ed  utensili 
da  cucina.  Questi  oggetti  hanno  laprovvenienza  di  Capua, 
Nola,  Ruvo,  Pietr abbondante,  Aquino,  Sessa  e  di  al- 
tre città  della  Magna  Grecia. 

lY  Armadio. 

I.  Ordine, 

Lacrimatoi  in  vetro. 

II.  Ordine, 

Vetri  greci,  fra  cui  meritano  attenzione  la  bellissima 
coppa,  i  due  prefericoli  di  cui  uno  più  piccolo,  la  fiasca, 
ed  il  vaso  lagrimale. 
Ili  Ordine, 

Falli,  piedi  votivi,  un  barile  in  terracotta  e  tre  urne 
cinerario  di  vetro. 

Armadi!  seguenti. 

Diversi  oggetti  in  terracotta,  cioè  coppe,  lagrimatoi, 
rhytons,  lucerne,  patere  ecc. 

TERZA  SALA. 

Nel  messo  su  tavola  circolare  a   musaico  di  Pompei, 

Vaso  a  girella.  Proserpina  e  Plutone.  All'  un  dei 
lati  vedesi  Orfeo  che  va  ad  impetrare  la  restituzione  di 
Euridice.  (Ruvo). 

(In  due  tavolini  a  vetro).  Medaglioni  di  pontefici, 
sovrani  ed  uomini  illustri.  Assi  romani  e  relativi  sot- 
tomultipli. 


96  PIANO  SUPERIORE 

Su  colonne  a  destra  ed  a  sinistra  entrando, 

Langella.  Andromeda  legata  a  due  tronchi  di  albero 
per  esser  divorata  dal  mostro  marino.  {F.). 

Langella.  Apollo  su  di  un  ricco    tricliniwn.  Egli  è 
coronato  di  alloro  e  un  genio  scende  dall'alto  per  pre- 
sentargli un  cinto.  {Ruvo). 
Contro  le  pareti, 

Testa  muliebre  in  terracotta  a  rilievo.  È  un'opera  di 
squisita  belezza. 

Frammento  di  piccolo  sarcofago  in  marmo,  ad  alto 
rilievo.  Nella  parte  superiore  vedesi  un'ara  accesa.  Nella 
inferiore,  quadriga  commemorante  i  fatti  di  guerra  del 
valoroso  estinto. 

Ma  quello  che  veramente  è  interessante  in  questa  sala 
sono  i  musaici  fissati  alle  pareti,  specialmente  quelli  a 
rilievo,  di  cui  senza  tema  di  errare  possono  considerarsi 
i  soli,  anzi  gli  unici  in  simil  genere.  L'uno  rappresenta 
una  baccante  ed  un  sacrificatore.  L'  altro  una  pantera, 
sotto  un  albero  che  guarda  la  fune,  alla  quale  sono  appesi 
due  crotali  ed  una  coppa. 
Contro  V altra  parete  è  da  notarsi  il  musaico  del 

Combattimento  di  due  galli.  Vedesi  disposto  su  di  una 
tavola  il  premio  pel  fortunato  vincitore  consistente  in 
un  caduceo,  in  una  palma  ed  in  una  borsa. 

Musaico  rappresentante  una  maschera  scenica.  {Me- 
taponto). 

Musaico  a  rilievo  su  fondo  nero.  Frisso  in  piedi  af- 
ferra le  corna  di  un  ariete. 

Musaico  a  rilievo.  Sacerdotessa  su  fondo  nero  sorreg- 
gendo con  la  destra  un  lembo  della  sua  veste.  Sulle 
maniche  veggonsi  sparsi  dei  globetti  d'  oro  intarsiati  i 
quali  fanno  acquistare  maggior  valore  a  questo  singo- 
lare monumento. 

Nell'intorno  della  sala   veggonsi  gli  armadi  che  rac- 
chiudono le  monete  di  cui  si  è  parlato  innanzi. 


VASI   ITALO-GRECI  97 

VASI  ITALO-GRECI. 

Questa  raccolta  racchiude  circa  3700  vasi  di  ogni  forma 
e  grandezza,  collocati  in  sette  sale,  tutte  con  pavimento 
a  musaico  antico  di  Pompei,  di  Ercolano  e  di  Capri. 

I  vasi  sono  quasi  tutti  figurati,  e  moltissimi  di  bella 
composizione  e  corretto  disegno.  Rappresentano  la  storia 
e  la  religione  dei  tempi  lontani,  e  per  l'epigrafe  che  al- 
cuni di  essi  portano  scritta,  ci  sono  svelati  i  significati 
di  certe  figure,  che  ancora  oggi  sarebbero  per  noi  mistero. 

La  fabbricazione  di  questi  vasi  cominciò  circa  600  anni 
av.  C.  e  terminò  200  anni  av.  C.  I  più  antichi  vasi  sono 
gli  arcaici  corintii  o  assirii. 

Di  poi  sopravvennero  gli  etruschi  che  sono  dei  vasi 
senza  colore  e  senza  vernice,  oggi  assai  rari. 

Ed  infine  i  vasi  greci  occuparono  il  primo  posto,  avendo 
questi  una  bellissima  vernice  bronzastra  con  figure  rosse. 
Essi  si  lavoravano  nelle  città  della  Magna  Grecia,  cioè 
a  Nola,  Ruvo,  Capua,  Pesto,  Cuma  etc.  Ma  a  quale  uso 
questi  vasi  servirono?  I  dotti  li  dicono  destinati  ad  uso 
funerario;  talvolta  a  ricordanza  di  avvenimenti  lieti  della 
vita,  rinchiudendosi  poi  nelle  tombe  assieme  agli  estinti 
a  cui  erano  appartenuti,  nelle  tombe  dei  quali  si  sono 
rinvenuti. 

Noi  intanto  parleremo  dei  piti  interessanti  pel  disegno 
e  pel  soggetto,  seguendo  la  numerazione,  giusta  il  nuovo 
inventario  testé  redatto,  adottando  i  nomi  noti  in  com- 
mercio, cioè  calice  il  cratere,  vaso  a  tre  manichi  l'idria, 
langella  la  diota  ecc. 


Monaco  —  Guida  del  Museo  Nazionale. 


98  PrANO   SUPERIORE 

PRIMA  SALA. 
NEGLI   ARMADI. 

Nei  primi  due  armadii  a  sinistra  sono  collocati  i  vasi 
arcaici  assirii  che  ricordano  il  nascimento  dell'arte.  Essi 
sono  ornati  di  volatili,  quadrupedi  ed  arabeschi  di  un  di- 
segno monotono.  (700  anni  av.  C.) 

Nel  terzo  e  quarto  armadio  sono  i  vasi  detti  comu- 
nemente etruschi  in  terra  nera,  senza  essere  artificial- 
mente colorati.  Questi  sono  di  un'epoca  meno  remota 
dei  primi. 

Negli  altri  armadi  sono  i  vasi  greci  senza  figure,  ric- 
chi di  ornati  e  di  arabeschi,  appartenenti  alla  più  bril- 
lante epoca  dell'arte  in  Italia. 
Su  colonne,  cominciando  a  destra, 

2149,  Anfora  a  mascheroni.  Oreste  e  Pilade  presso 
Elettra  la  quale  è  seduta  su  di  un  monumento  funebre. 

2733.  Anfora  con  manichi  a  voluta.  Sacrifizio  di  un 
caprio  a  Bacco.  All'opposto,  combattimento  di  Centauri 
e  Lapiti. 

2150.  Anfora  a  mascheroni.  Donna  che  fa  una  liba- 
zione. (Altamura  nelle  Calabrie). 

2734.  Anfora  a  mascheroni.  Aiace  immola  Cassan- 
dra a  pie  del  Palladio  di  Minerva.  (Ruvo). 

2732.  Anfora  a  mascheroni.  Achille  che  trascina  il 
corpo  di  Ettore  attaccato  al  carro  intorno  la  tomba  di 
Patroclo.  (Ruvo). 

SECONDA  SALA. 

Il  pavimento  di  questa  sala  è  uno  dei  più  belli  di 
questa  raccolta,  della  casa  di  Diomede  a  Pompei. 

VASI  DI  CUMA,  DI  S.  AGATA  DEI  GOTI  ecc. 
Su  colonne  a  destra, 

2079.  Anfora  a  incensiere  con  coperchio.  Tereo  a  ca- 
vallo e  di  sotto  Progne  e  Filomele  in  due  carri. 


VASI    ITALO-GRECI  99 

2181.  Idria  a  tre  manichi.  Combattimento  tra  Greci 
ed  Amazzoni. 

2735.  Cratere.  Scene  amorose.  All'  opposto,  Perseo 
mostra  a  Minerva  la  testa  di  Medusa. 

1759.  Anfora.  Dedalo  che  attacca  le  ali  di  cera  a 
suo  figlio  Icaro.  Inferiormente,  Proteo  trasformato  in 
mostro  marino  e  Medusa  metamorfosata  in  Pegaso,  indi 
Perseo  inseguito  da  due  furie.  {Basilicata). 

2731.  Cratere.  Il  vaso  di  Enomao.  Pelope  accom- 
pagnato da  Ippodomia  spia  Mirtillo,  mentre  Enomao  è 
è  per  offrire  un  sacrificio.  All'opposto,  Bacco  ed  Arian- 
na. {Pompei). 

2514.  Idria.  Donna  seduta  presso  una  colonna  sepol- 
crale: lateralmente,  Mercurio  e  due  personaggi. 

2161.  Vaso  ad  incensiere  senza,  manichi.  Quattro  donne 
presso  un'edicola. 
Su  colonne  a  sinistra,, 

2080,  Vaso  ad  incensiere.  Scene  domestiche. 

1764.  Anfora.  Il  carro  del  Sole  seguito  da  due  Ore. 
All'opposto,  Licurgo  s'avventa  alla  baccante  Ambrosia, 
la  quale  abbraccia  la  statua  di  Diana.  Ai  lati ,  Bacco, 
Libera  e  quattro  baccanti.  {Ruvo). 

1763.  Anfora.  11  ratto  d'Europa.  Giove  trasformato 
in  toro  rapisce  Europa,  la  quale  è  sul  punto  di  affer- 
rare lo  come  del  fiero  animale.  All'  opposto,  quadriga 
condotta  da  Amore.  Precede  Mercurio.  Completa  la  scena 
un  Satiro  e  il  dio  Pane.  {Ruvo). 

1765.  Anfora.  Medea  su  biga  tirata  da'  serpenti,  e 
preceduta  dalla  Luna  a  cavallo.  A  terra ,  giace  morto, 
uno  dei  figli  di  Medea.  Ippolito  a  cavallo  insegue  il 
carro,  Giasone  ed  altri.  All'opposto,  pugna  tra  Greci  ed 
Amazzoni,  ed  Ippolito  che  combatte  Teseo.  {Ruvo). 

1762.   Anfora.   Bacco   ed    Arianna  in  biga  tirata  dar 


100  PIANO  SUPEBIOBE 

due  pantere.  All'opposto,  quadriga  con  due  personaggi 
inseguiti  da  guerriero  a  cavallo.  (Ruvo). 

2077.  Vaso  a  incensiere.  Donna  legata  fra  due  al- 
beri. Presso  è  una  donna  piena  di  dolore;  a  sinistra  ve- 
desi  Cassiope  seduta  su  di  un  vaso.  Inferiormente,  Per- 
seo, che  sta  per  inveire  contro  del  dragone.  All'opposto^ 
Arianna  che  incorona  Bacco. 

1204.  Grande  anfora  a  tripode.  Il  vaso  di  Patroclo, 
Yedesi  Achille  che  sta  per  sacrificare  sul  rogo  un  pri- 
gioniero trojano,  mentre  altri  tre  prigionieri  aspettano 
la  medesima  sorte  colle  mani  legate  a  tergo.  A  destra 
Agamennone  in  atto  di  fare  la  libazione  sul  rogo,  men- 
tre Automedonte  trascina  il  cadavere  di  Ettore  legato 
dietro  il  suo  carro.  Superiormente  Nestore,  Minerva^ 
Mercurio,  il  Dio  Pane,  Eriseide  ed  altri. 

1205.  Grande  anfora  su  tripode.  La  morte  di  Ar- 
chemoro. Superiormente,  edicola  in  tre  compartimenti 
ove  vedesi  Euridice,  Anfiaro  e  Issipile. 

All'intorno  varii  personaggi.  All'opposto  l'albero  delle 
Esperidi  e  le  figlie  di  Espero.   Atlante   che  sostiene  la 
volta  celeste,  Fosforo  a  cavallo  e  la  Luna  in  biga. 
Nelle  vetrine, 

Gran  numero  di  vasi,  lagene  ed  anfore,  del  periodo, 
della  decadenza,  con  soggetti  di  poca  importanza,  prov- 
venienti  dalla  Campania,  da  Cuma  e  da  S.  Agata  dei  Goti. 

A  sinistra,  vasi  con  figure  nere  su  fondo  rosso  cono- 
sciuti nel  commercio  col  nome  di  vasi  etruschi,  cosi 
denominati,  perchè  furono  rinvenuti  nella  Etruria,  suolo 
della  Toscana  e  di  cui  può  attribuirsi  la  loro  fabbri- 
cazione agli  antichi  popoli  della  Etruria.  Questi  vasi 
sono  del  pari  italo-greci,  non  ostante  che  le  figure  sieno  • 
nere  invece  di  essere  rosse,  come  lo  sono  la  maggior, 
parte  dei  vasi,  e  sono  da  attribuirsi  ad  un  epoca  più 
remota. 


VASI   ITALO-GRECI  iOl 

TERZA  SALA. 

Pavimento  in  musaico  con  bei  rosoni  e  fogliami.  (P.) 
VASr  DELLA  LUCANIA,  E  Di  PESTO. 

Su  colonne  a  destra^ 

2076.  Vaso  ad  incensiere.  Bacco  ed  Arianna  assisi 
su  triclinio.  Elena,  Paride,  un  Satiro  ed  altri  perso- 
naggi completano  la  composiziono.  Inferiormente,  com- 
battimenti fra  Greci  ed  Amazzoni. 

1929.  Vaso  a  quattro  manichi.  Ercole  e  sui  lati  Apollo 
e  Minerva.  All'opposto,  colonna  sepolcrale  presso  la 
quale  due  personaggi  solennizzano  la  memoria  del  defunto. 

1757.  Cratere.  Trittolemo  su  carro  tirato  da  due  ser- 
penti e  Cerere  che  gli  presenta  un  fascio  di  spighe.  Se- 
gue Mercurio,  ed  un  Satiro,  il  Dio  Pane  e  tre  donne. 
All'opposto,  Pane  ed  Amore.  Inferiormente,  Ami  mone 
seduta,  Nettuno  a  cavallo  alato. 

2064.  Vaso  a  due  manichi.  Ercole  e  la  Vittoria.  Al- 
l'opposto, soggetto  non  conosciuto. 

2078.  Vaso  ad  incensiere  con  coperchio  sormontato 
da  fiori  di  loto.  Il  vecchio  Tantalo  guarda  una  donna 
che  sta  in  una  edicola.  Sui  lati,  Giove,  Mercurio  Nomio 
Apollo,  Diana  e  Latona. 

2081.  Anfora  con  coperchio.  Il  vaso  di  Oreste.  Oreste 
dopo  di  aver  ucciso  la  madre  Clitemnestra,  invaso  dalle 
Furie,  fugge  nel  tempio  di  Apollo.  Le  Erinni  con  serpe 
alla  mano  lo  inseguono.  All'opposto,  Bacco  seduto  e 
Amore.  {Ruvó). 

1937.  Anfora.  Giasone  alla  conquista  del  Vello  d'oro. 
(Sicilia). 

2070.  Cratere.  Combattimento  tra  guerrieri,  di  cui  uno 
giace  morto  al  suolo.  All'opposto,  Arianna  incorona  Bacco. 
-  ...  Cratere.  Frisse  ed  Elle  sull'ariete.  Inferiormente, 
Nereide,  Nettuno  a  coda  di  delfino;   e  cavallo  marino. 


102  PIANO   SUPERIORE 

2069.  Anfora.  U  vaso  di  Cadmo.  Cadmo  s'avventa  con- 
tro il  drago  sacro  a  Marte.  Presso  la  ghirlanda  che  fregia 
l'orlo  del  vaso  si  legge  il  nome  dell'artista  Astea.  {Bari). 

2193.  Anfora.  Edicola  funehre:  all'opposto,  scene  do- 
mestiche, 

1477  {sxi  trepiedé).  Anfora.  Vaso  colossale.  La  reg- 
gia di  Plutone.  Proserpina  siede  accanto  al  Dio  dell'in- 
ferno. A  destra,  Mirtillo,  Pelope  ed  Ippodamia.  Si  noti, 
sospesa,  la  ruota  traditrice.  Inferiormente,  i  tre  giudici 
dell'inferno  Trittolemo,  Eaco  e  Radamonte.  A  sinistra 
Megara  e  due  dei  suoi  figliuoli.  Inferiormente,  Orfeo 
che  suona  la  citerà  e  due  Furie.  Sotto  l'edicola  il  fiume 
Lete  ed  Ercole  che  rattieno  il  Cerbero.  Vedonsi  poi  le 
Danaidi  e  Mercurio.  All'opposto  in  tre  ordini,  Apollo  e 
molti  personaggi. 

1478  {su  trepiedé).  Anfora.  Vaso  colossale  con  69  per- 
sonaggi, e  35  cavalli  in  vari  ordini.  Combattimento  fra 
Amazzoni  e  Greci.  Pantesilea,  la  regina  delle  Amazzoni, 
in  accanito  combattimento  contro  Achille,  Ajace  ed  altri 
guerrieri.  All'opposto,  quadriga  col  Sole  e  Cerere  Giove, 
Giunone,  Ganimede,  A  destra,  Nettuno  e  la  Luna  a  cavallo. 

QUARTA   SALA. 

Bel  pavimento  in  musaico  con  Nettuno  nel  mezzo 
circondato  da  pesci.  {Ercolano). 

VASI  DELLE  PUGLIE, 

Su  colonna  a  destra, 

2195.  Anfora.  Guerriero  in  un  edicola  funebre. 

2113.  Anfora.  Apollo  su  triclinio.  A  destra,  Latona, 
Apollo,  Amore  ed  altri.  A  sinistra,  Venere  su  carro  ti- 
rato da  due  Amorini. 

2117.  Anfora.  Diana  presso  una  fonte  e  quadriga 
preceduta  da  Mercurio.  Sui  lati,  Apollo  e  Pane.  Infe- 
riormente, un  triclinio.  {Basilicata). 


VASI   ITALO-GRECI  103 

2194.  Anfora.  Edicola  con  entro  doni  preziosi.  Al- 
Topposto,  monumento  funebre. 

2119.  Anfora.  Edicola  funebre. 

2122.  Anfora.  Quadriga.  Dinanzi  è  il  vecchio  peda- 
gogo e  Amore. 

1942.  Anfora.  Apollo  fra  una  donna  ed  un  uomo. 

1943.  Anfora.  Colonna  funebre.  Sui  lati  quattro  per- 
sonaggi solennizzano  la  memoria  del  defunto. 

1753.  Anfora.  Laio  e  Crisippo  in  quadriga  seguiti 
da  Venere  e  dal  Pedagogo.  All'opposto,  Bacco  seduto 
accanto  ad  Arianna,  Satiro  e  Pane.  (Ruoo). 

2196.  Anfora.  Guerriero  in  un  edicola  funebre,  che 
prende  per  la  briglia    il  suo   cavallo ,  sui    lati    quattro 
personaggi. 
Dinanzi  al  balcone, 

2223.  Anfora.  Due  uomini  in  un  edicola.  Su'  lati,  sei 
personaggi.  All'opposto,  altra  edicola  con  Mercurio  ed 
un  guerriero. 

1758.  (Su  trepiede).  Vaso  a  mascheroni.  Dario  re  dì 
Persia  medita  soggiogare  la  Grecia.  Questo  stupendo  vaso 
è  uno  dei  più  grandi  e  dei  più  interessanti  della  colle- 
zione. Rappresenta  varii  soggetti  disposti  in  più  ordini. 
Vedesi  Dario  assiso  in  trono  in  atto  di  ascoltare  il  suo 
primo  ministro,  il  quale  forse  gli  dice  che  due  cose  es- 
senziali bisognano  per  fare  la  guerra  ai  Gvecì— soldati 
e  denaro. — Intanto  l'avito  tesoriere  raccoglie  già  il  frutto 
delle  tasse  pagate  spontaneamente  dai  contribuenti;  uno 
tra  questi  gli  presenta  il  suo  tributo  in  un  sacco  ripieno, 
mentre  altri  inginocchiati,  a  mani  giunte,  lo  supplicano 
perocché  di  quanto  possedevano  tutto  hanno  versato  nelle 
casse  dello  Stato.  {Canosa). 

2219.  Anfora.  Due  uomini  in  un  edicola  funebre. 

QUINTA  SALA. 
Pavimento  in  mosaico,  bellissimo  per  la  vivacità  dei 
colori  e  per  il  disegno.  (Stabia). 


104  PIANO   SUPERIORE 

VASI  DELLA  PUGLIA. 

Su  colonne  a  destra, 

1754.  Anfora.  Bacco  ed  Arianna  in  un  carro  tirato 
da  due  pantere,  baccanti  e  satiri. 

816.  Cratere  senza  figure  ornato  di  foglie  di  edera. 
2230.  Idria.  Il  giudizio  di  Paride.  {Ruvo). 
814.  Cratere  decorato  di  fogliame. 
1756.  Anfora.  Monumento  funebre.  All'opposto,  Pa- 
ride seguito  da  Mercurio. 

2120.  Anfora.  Monumento  funebre. 

2071.  Idria  con  scene  domestiche. 
2187.  Idria.  Monumento  funebre. 
2185.  Idria  simile. 

2068.  Idria.  Scene  domestiche.  (Pesto). 

1755.  Anfora.  Scene  domestiche.  All'opposto,  Anfiaro  e 
I/icurgo,  a  sinistra  Euripide,  Issipile  ed  altri  personaggi. 
Davanti  al  balcone, 

2072.  (Su  trepiede).  Anfora.  Vaso  colossale.  Diana 
su  carro  tirato  da  cervi ,  rovescia  un  guerriero.  Altro 
carro  con  entro  due  personaggi.  Inferiormente,  Giasone 
che  combatte  il  toro  e  Medea.  Collo  del  vaso,  Scilla  e 
Cariddi  a  testa  di  cane  ed  il  carro  del  Sole  preceduto 
dall'Aurora.  All'opposto,  corsa  di  due  quadrighe.  (Ruvo). 

2073.  (Su  trepiede).  Anfora.  Vaso  colossale  con  54 
personaggi  e  23  animali  in  cinque  ordini  di  figure.  Qua- 
driga condotta  da  Atena  ed  altri  personaggi  fra  cui 
Marte,  ed  Ercole.  Inferiormente,  un  montone  condotto 
al  sacrifizio.  All'opposto,  Ercole  depone  una  corona  su 
di  un  altare.  Nel  mezzo,  Giove  seduto  fra  altri  per- 
sonaggi, indi  Cerere,  Zeus,  Ercole  ed  altri.  (Canosa). 

SESTA  SALA. 

Il  pavimento  di  questa  sala  presenta  sei  quadrati  e 
proviene  da  altrettante  stanze  pompeiane. 


VASI   ITALO-GRECI  105 

TRE  CAPO-LAVORI. 

Armadio  presso  il  balcone, 

1209.  Idria  (Naso  bruciato).  Lottatrici  eseguenti  dei 
giuochi  sulla  spada,  detto  il  giuoco  della  Cibistesi.  Vaso 
di  disegno  purissimo.  (Nola). 

1480.  {Su  colonna).  Vaso  a  tre  manichi.  L'ultima 
notte  di  Troia.  A  chi  guarda  questo  prezioso  giojello,  non 
può  non  ricorrere  alla  mente  il  secondo  libro  dell'Eneide 
di  Virgilio  e  il  racconto  patetico  e  doloroso  che  Enea 
fa  a  Bidone  dell'ultima  notte  della  sua  patria  infelice. 
Enea  fuggente  col  suo  piccolo. Ascanio,  Ajace  trascinante 
Cassandra  che  indarno  cerca  abbracciarsi  al  Palladio.Pirro 
presso  a  immolare  Priamo  che  si  nasconde  il  viso  per 
non  vedere  lo  scempio  della  sua  patria,  Filottete  disteso 
sulle  ginocchia  è  già  stato  trafitto  dal  crudele  e  dege- 
nere figliuolo  di  Achille.  Guerrieri  giacenti  e  insangui- 
nati, donne  seminude  e  piangenti  che  pregano,  formano 
un  quadro  che  desta  nel  tempo  stesso  compassione  pei 
vinti  e  rancore  per  i  vincitori  inesorati  e  feroci. 

Questo  vaso  è  un  capolavoro  di  arte  per  forma  e  di- 
segno, per  soggetto  e  per  i  tanti  episodii  che  descrive. 
L'artista  stesso  che  lo  fece,  compiaciuto  della  bella  opera 
vi  scrisse  due  volte  «  xaXoc,  »  «  bellissimo  ».  Per  le  sue 
tinte  fresche  e  per  la  lucida  vernice  sembra  essere  uscito 
appena  dalle  rinomate  fabbriche  di  Nola  ove  fu  rinvenuto 
in  un  vaso  di  terra  molto  grezza. 

1485.  Urna  a  due  manichi  con  coperchio.  La  bac- 
cante Dione  è  neirq,tto  di  fare  una  libazione  a  Bacco 
versando  del  liquido  in  onore  del  Dio,  del  quale  vedesi 
il  simulacro  presso  una  tavola  con  frutta.  Dintorno  al 
vaso  varie  baccanti  in  atteggiamento  diverso  danzano 
festeggiando  il  Dio.  Il  cucchiaio  di  bronzo  a  lungo  ma- 
nico che  vedesi   presso  il  vaso   e  che  fu  trovato  entro 


106  PIANO   SUPERIORE 

lo  stesso,  mostra  chiaramente  che  questo  vaso  era  de- 
stinato al  culto  bacchico.  {Nocera  dei  Pagani). 

Negli  armadi  XLII,  XLIII  sono  a  notarsi  i  vasi  pa- 
natenaici  e  i  vasi  attici  (figure  nere  su  fondo  rosso). 
Le  anfore  panatenaiche  (500  anni  av.  C.)  erano  date  in 
premio  nei  giuochi  delle  feste  panatenaiche  e  vi  si  rap- 
presentava air  intorno  la  Minerva  Promacos,  la  testa 
armata  di  casco,  con  l'egida  sul  petto  e  lo  scudo  al  brac- 
cio. Accanto  era  una  coh)nna  designante  la  meta  del 
circo  greco  e  l'iscrizione  greca  «  Premio  dato  a  Atena  ». 
(  Taranto). 

SETTIMA  SALA  {Capo-lavori). 

VASI  DELLA  GRANDE  EPOCA. 

Su  colonne  nel  mezzo  della  sala, 

1483.  Vaso  a  girelle.  Combattimento  tra  Greci  ed 
Amazzoni.  L'azione  animata  della  scena  non  potrebbe 
esser  espressa  in  miglior  modo,  né  più  evidente.  Tutte 
le  figure  sono  egualmente  interessate  nella  mischia,  in- 
citate al  combattimento  da  Minerva;  sono  spettatrici  le 
stesse  nove  Muse,  pronte  a  celebrare  le  gesta  dei  più 
valorosi.  Vaso  unico  per  la  grandezza  delle  figure  e  per 
disegno.  (Ruvo). 

1482.  Anfora.  Delle  Amazzoni  e  degli  Sciti  in  abbi- 
gliamento asiatico  con  berretto  frigio  e  anassaridi  com- 
battono un  cinghiale  ed  una  cerva.  (Ruvo). 

(Sotto  campana  di  vetro)  1206-1207-1208.  Tre  bal- 
samari  con  avanzi  di  doratura.  Il  migliore  fra  essi,  il 
più  grande,  rappresenta  a  basso-rilievo  Mai*sia,  che  le- 
gato ad  un  albero,  sta  per  esser  decorticato  vivo  per 
aver  osato  sfidare  Apollo  nella  musica.  (Canosa). 

1484.  Anfora.  Bacco  ed  Arianna  nel  mezzo,  circon- 
dati da  numero  di  persone  che  li  festeggiano.  All'op- 
posto, gli  stessi  Dei  che  danzano.  (Ruvo). 


OGGETTI  PREZIOSI  E  CAMMEI  107 

OGGETTI    PREZIOSI  E  CAMMEI. 

Questa  raccolta  racchiude  gli  oggetti  di  Pompei  in  oro 
e  argento,  e  pochi  di  diversa  provenienza.  Contiene  inoltre 
la  celebre  collezione  dei  cammei  e  pietre  incise  di  Lo- 
renzo dei  Medici,  la  maggior  parte  di  essi  della  migliore 
epoca  del  XV  secolo.  Alcuni  di  rara  perfezione  sono  di 
arte  greca  ed  altri    (ultimo   tavolino)   sono  di  Pompei. 

I  cammei  e  le  pietre  incise  dei  primi  cinque  tavolini 
sono  quasi  tutti  della  raccolta  Farnese.  I  cammei  sono 
al  numero  di  1279:  le  pietre  ad  intaglio  sono  -^98.  L'ul- 
timo tavolino  quello  che  resta  il  più  prossimo  alla  lam- 
pada in  oro  racchiude  delle  pietre  preziose  esclusiva- 
mente di  Pompei. 

TAZZA  FARNESE. 

Su  colonna  presso  il  balcone y 

*27611.  Questo  prezioso  cammeo  è  conosciuto  col  nome 
di  Tazza  Farnese.  Esso  è  in  agata  orientale,  unico  per 
la  grandezza  della  pietra  e  perfezione  di  lavoro.  Nel 
cavo  della  tazza  sette  figure  umane  ed  una  sfìnge  for- 
mano la  composizione. 

Varie  sono  state  le  interpretazioni  date  al  soggetto,  e 
la  più  accreditata  è  quella  del  Comm.  B.  Quaranta  il 
quale  pensò  scorgervi  Tolomeo  Filadelfo  che  consacra 
la  festa  della  mietitura  in  Egitto,  istituita  da  Alessandro 
Magno  nella  fondazione  della  città  che  porta  il  suo  nome. 

Iside  è  assisa  sulla  Sfinge  con  spighe  alla  mano,  ed 
il  vecchio  venerando,  che  vedesi  al  piano  superiore,  sa- 
rebbe il  Nilo  personificato,  avente  nella  sinistra  un  corno 
di  abbondanza,  simbolo  dei  grandi  fiumi.  I  due  giova- 
netti che  si  veggono  volare,  fra  i  quali  uno  che  soffia 
nella  conca  marina,  indicano  probabilmente  quei  venti, 


108  PIANO  SUPERIORE 

i  quali  col  loro  soffio  periodico  tanto  contribuiscono  alla 
fertilità  dell'Egitto.  Le  figure  a  destra  seminude  possono 
considerarsi  come  Divinità  protettrici,  e  quella  che  oc- 
cupa il  centro,  appoggiandosi  sulla  chiave  del  Nilo,  sa- 
rebbe Oro  figlio  di  Iside. 

All'opposta  superficie  vedasi  la  terribile  egida  di  Mi- 
nerva, nel  cui  mezzo  è  intagliata  la  testa  di  Medusa  di 
un  meraviglioso  lavoro.  Il  buco  nel  centro  della  tazza 
fu  opera  di  mano  sacrilega.  Vuoisi  che  questo  buco  fu 
fatto  per  adattarvi  un  piede  allorché  questa  tazza  fu 
presentata  a  Paolo  III  da  un  soldato  del  Contestabile  di 
Borbone  all'assedio  di  Roma  del  1527,  trovala  in  una 
fossata  che  facevasi  nell'area  della  Villa  dell'Impera- 
tore Adriano. 

CAMMEI 

PRIMO  TAVOLINO  (I  compartimento). 

1.  Niccolo.  L'educazione  di  Bacco.  Vedesi  Bacco  fan- 
ciullo coronato  di  pampini  su  di  una  pantera  e  prece- 
duto da  una  baccante. 

2.  Niccolo.  Altea  madre  di  Meleagro  che  ruba  alle 
Parche  un  tizzone  alla  cui  durata  è  congiunta  la  vita 
del  figlio. 

4.  Sardonica.  Venere  al  bagno  con  le  tre  Grazie 
sorpresa  da  Adone  e  da  un  Fauno. 

5.  Niccolo.  Minerva  e  Nettuno  che  disputano  quale 
di  essi  debba  dare  il  nome  ad  Atene. 

6.  Sardonica.  Dedalo  che  ha  attaccato  le  ali  ad  Icaro 
su  di  un  piedistallo,  assistito  da  Minerva,  e  da  due  donne 
forse  Pasifea  e  Diana  Dyctina  che  personifica  la  città 
di  Creta. 

7.  Sardonica.  Venere  su  leone  guidato  da  Amore. 

8.  Sardonica.  Bacco  e  Arianna  su  di  una  biga  tirata 
da  due  Psiche. 


CAMMEI  109 

9.  Agata.  Cavaliere  in  atto  di  atterrare  un  orso. 

10.  Sardonica.  Due  teste  muliebri,  di  cui  una  dia- 
demata. 

11.  Sardonica.  Venere,  Adone  e  Amore. 

12.  Agata.  Biga,  a  cui  sono  aggiogati  due  focosi  de- 
strieri, guidati  dalla  Vittoria.  Vi  si  legge  in  greco  «  So- 
straton  ».  Lavoro  assai  fino. 

13.  Agata.  Nereide  su  di  un  caprone  marino, 

14.  Niccolo.  Centauro  e  Centauressa. 

*16.  Niccolo.  Giove  che  fulmina  i  Titani.  Vedesi  l'i- 
rato Nume  su  di  una  quadriga,  alla  quale  sono  aggio- 
gati focosi  destrieri,  colla  destra  armata  di  fulmine.  I 
Titani  colpiti  dal  suo  furore  veggonsi  tramutati  metà 
del  corpo  in  serpenti.  V'è  inciso  a  caratteri  greci  il  nome 
dell'autore;  «  Atenione  ». 

17.  Agata.  Pugna  di  galli.  L'Amorino  vincitore  con 
palma  alla  mano  è  accanto  al  gallo  ,  1'  altro  Amorino 
dispiaciuto  e  piangente  si  strappa  i  capelli  accanto  al- 
l'altro gallo  vinto  ed  avvilito. 

18.  Sardonica.  Ercole  ed  Onfale  che  si  abbracciano. 

19"  Agata.  Onfale.  Bella  testa  con  capelli  superba- 
mente arricciati  e  con  manto  nero  capricciosamente  di- 
sposto sul  capo. 

20.  Sardonica.  Bacco  accompagnato  da  Sileno  e  A- 
rianna  seduta. 

21.  Sardonica.  Tre  graziosi  Amorini,  i  quali  sono  in- 
tenti a  lavorare  frecce. 

24.  Sardonica.  Testa  muliebre  frammentata  con  ricca 
capellatura  a  riccioli. 

25.  Niccolo.  Omero.  Porta  scritto  in  greco  sul  col- 
letto, a  lato  destro,  OMEWG. 

26.  Sardonica.  Le  tre  Grazie,  che  scherzano  con  de- 
gli Amorini  su  di  un  albero,  da  cui  cercano  farli  scendere. 

27.  Agata.  Nereide  su  di  un  Ippocampo. 


110  PIANO  SUPERIORE 

29.  Sardonica.  Onfalk.  Bellissimo  frammento, 
*30.  Agata.  Giove  Serapide.  Grandioso  alto  rilievo. 

31.  Agata.  Amore  sulle  spalle  di  Ercole. 

32.  Agata.  Testa  di  Medusa  {frammento). 

35,  Sardonica.  Suonatrice  di  tibia. 

36.  Agata.  Testa  di  filosofo  barbato. 

38.  Sardonica.  Gladiatore  ferito. 

39.  Sardonica.  Testa  di  Medusa. 
•40.  Sardonica.  Testa  coronata. 

*41.  Agata.  Fauno  ubbriaco  con  tirso  e  coppa  (framm.). 

42.  Agata.  Minerva.  Testa. 

43.  Sardonica.  Minerva.  Bellissima  testa. 

44.  Sardonica.  Testa  di  Augusto.  Reputato  lavoro  at- 
tribuito a  Dioscoride. 

41.  Agata  orientale.  L'Aurora  su  di  una  biga. 

48.  Niccolo.  Bacco  fanciullo  sulle  spalio  di  un  Fauno, 
il  quale  con  una  mano  lo  regge  pel  braccio. 

49.  Agata.  Testa  muliebre  con  chioma  colorata. 

50.  Agata.  Bacco  su  di  un  caprone  con  tirso  e  coppa 
alla  mano. 

52.  Niccolo.  Testa  supposta  di  Cicerone. 

53.  Agata.  Psiche  su  di  una  biga. 

54.  Agata.  Tre  Amorini  che  guidano  un  caprone. 

55.  Agata.  Venere  ed  Amore. 

57.  Agata  orientale.  Centauro  che  r»'gge  sulle  spalle 
un  vaso.  Intaglio  finissimo. 

58.  Sardonica.  Bellorofonte  che  uccide  la  Chimera. 

59.  Sardonica.  Venere  sulle  cui  ginocchia  vedesi  un 
grazioso  Amorino.  Accanto  altra  donna. 

61.  Niccolo  orientale.  l^ERKiDE  gisicente  su  di  un  Ip- 
pocampo. 

62.  Agata.  Diana  con  la  faretra.  Testa  bellissima. 
*63.  Niccolo  orientale.  Marsia  seduto,  e  pensieroso 

per  essere  stato  vinto  da  Apollo  nella  gara  musicale. 


CAMMEI  1  1  1 

65.  Agata.  Supplizio  di    Dirce  (frammento).  Ripeti- 
zione del  famoso  gruppo  del  Toro  Farnese. 

(TI  compartimento). 

67.  Niccolo.  Sileno  innanzi  l'orma  di  Bacco  indiano. 

70.  Niccolo.  Minerva.  Testa. 

72.  Sardonica.  Biga  con  Vittoria. 

77.  Sardonica.  Domiziano.  Testa  laureata. 

78.  Agata.  Testa  muliebre  velata.  L'acconciatura  ed 
i  lineamenti  ricordano  Faustina  juaiore. 

79.  Onice.  Amore  e  Psiche. 

82.  Niccolo.  Ninfa  seminuda  giacente  sotto  un  albero 
e  sollecitata  da  un  satiro. 

86.  Niccolo.  Ercole  che  strangola  i  serpenti. 

87.  Agata.  Cassandra  presso  il  Palladio. 
90.  Zaffiro.  Testa  muliebre  velata. 

93.  Smeraldo.  Busto  d'Iside.  Bel  rilievo. 

94.  Agata.  Trittolbmo  con  spighe  alla  mano. 
99.  Lapislazuli.  Nerone,  Testa  laureata. 
101.  Agata.  Baccante. 

105.  Smeraldo.  Giove  Serapide.  Busto. 

107.  Agata.  Tre  graziosi  Amorini  alla  pesca. 

108.  Crisolito.  Arpocrate. 
114.  Ametista.  Testa  infantile. 

122.  Agata.  Venere  sorpresa  da  Vulcano. 

123.  Giacinto.  Cleopatra  con  1'  aspide  avviticchiato 
alle  mani. 

124.  Niccolo.  M  ARSI  A  legato  ad  un  albero. 

125.  Agata.  Testa  d'imperatore. 
134.  Niccolo.  Leda  e  il  Cigno. 

138.  Sardonica.  Sileno  ed  una  Baccante  che  saori- 
ilcano  ad  un'erma  di  Priapo. 

139.  Agaia.  Gara  musicale  di  due  Amorini,  l'uno  suo- 
nante la  lira,  l'altro  la  siringa. 


112  riANO  SUPERIORE 

147.  Niccolo.  Ercole  che  uccide  il  leone. 

152.  Niccolo.  Amore  su  di  una  biga  tirata  da  due  ca- 
proni a  lunghe  corna. 

154.  Niccolo.  Giove  tramutato  in  aquila ,  che  beve 
nella  coppa  di  Ganimede. 

157.  Agata.  Amore  in  piedi  cl»e  si  diletta  a  colpire 
con  freccia  Venere  addormentata. 

160.  Agata  orientale.  Venere  e  Marte. 

104  bis.  Niccolo,  Bacco  ed  Arianna. 

165.  Giacinto.  Busto  con  clamide. 

167.  Giacinto.  Sansone.  Vi  si  legge  in  caratteri  greci 
«  Samson  ». 

188.  Agata.  La  Notte  in  quadriga  con  cavalli  di  di- 
verso colore  secondo  lo  strato  della  pietra.  Questi  co- 
lori, giusta  la  interpetrazione  del  Winkelmann  indicano 
il  crepuscolo,  il  giorno,  la  notte  e  l'aurora.  Bel  cammeo. 

196.  Giacinto.  Busto  d'imperatore. 

197.  Niccolo.  Mano  che  col  pollice  e  l'indice  stringe 
un  orecchio.  Dintorno  vi  è  l' iscrizione  «  mnemoneye  > 
ricoì'dati. 

201,  Agata  orientale.  11  ratto  di  Ganimede. 
203.  Sardonica  orientale.  Nereide  su  delfino. 

PIETRE  INCISE. 

SECONDA  VETRINA  (I  Compartimento) 

206.  Rubino.  Testa  muliebre  velata. 
269.  Corniola.  Ajace  rapisce  Cassandra. 
210.  Opale.  Testa  di  Ercole  giovine. 

213.  Corniola.  Marsia  legato  che  attende  il  supplì  zio^ 
ed  Apollo. 

214.  Crisolito.  Testa  di  Minerva. 

215.  Opale.  Antonino  pio.  Testa  imperialo. 

226.  Corniola.  Sileno  legato  ad  un  tronco  d'albero. 


PIETRE   INCISE  113 

Arianna  giacente  su  di  una  pelle  di  leone,  e  Bacco  con 
profericolo  alla  mano. 

231.  Corniola.  Testa  imperiale,  forse  Marco  Aurelio. 

232.  Ametista.  Diana  cacciatrice  con  la  feretra  dietro 
le  spalle.  Vi  si  legge  in  greco  il  nome  dell'autore  «  Apol- 
lonio ».  Eccellente  opera. 

234.  Opale.  Ritratto  di  bella  donna,  avente  nelle  mani 
una  testa  barbata. 
244,  Acqua    marina.  Sergio  Galea.  Testa  laureata. 

247.  Ametista.  Due  guerrieri  a  cavallo. 

248.  Corniola.  Biga,  su  cui  è  Apollo. 

249.  Opale.  Tre  ritratti ,  due  virili  laureati  ed  uno 
muliebre, 

250.  Ametista.  Testa  di  vecchio  barbato,  forse  Anto- 
nino Pie. 

251.  Agata  orientale.  Quattro  ritratti ,  cioè  Traiano 
e  Plotina  sua  moglie,  Marciana  sua  sorella,  e  Matidia 
sua  nipote. 

253.  Ametista.  Nereide  su  due  Ippocampi,  preceduta 
da  un  Amorino. 

254.  Corniola.  Perseo  con  in  mano  la  testa  di  Medusa. 
256,   Corniola.  Testa  laureata  d'imperatore. 

266.   Corniola.  Teseo  attacca  il  Toro  di  Creta. 
271.  Corniola.  Testa  d'imperatore. 
279.  Ametista.  Arpocrate  poggiato  ad  un  tronco  con 
corno  d'abbondanza. 

287.  Rubino.  Testa  laureata  sorridente. 
297.  Agata.  Marsia  legato  ad  un  albero. 

328.  Agata.  Testa  laureata  d'imperatore. 

329.  Agata.  Marte  seduto  su  di  un  sasso  con  elmo 
in  testa.  Venere  gli  presenta  una  palma  ed  una  corona 
di  alloro.  Bel  cammeo. 

Monaco  —  Guida  del  Museo  Nazionale.  8 


114  PIANO  SUPERIORE 

{IT    Compartimento) 

390.  Corniola.  Bellissima  composizione  di  diciotto  fi- 
gure rappresentanti  il  tempio  di  Cerere.  Vedesi  la  Dea 
su  di  un  piedistallo,  a  cui  i  devoti  portano  le  offerte  in 
canestri  ripieni  di  fiori  e  frutti. 

392.  Corniola.  Baccante  ignuda  che  scherza  coi  serpi 
È  in  grazioso  e  spigliato  atteggiamento,  con  un  ginoc- 
chio spiegato  e  con  la  testa  spinta  in  dietro. 

413.  Corniola.  Pescennio;  vi  è  scritto  il  suo  nome. 

416.  Agata.  Baccante  ben  panneggiata  che  tiene  un 
serpe  intorno  al  braccio. 

473.  Opale.  Figura  dello  Zodiaco  con  globo  alle  mani 
Nella  parte  superiore  vedesi  uno  scorpione.  Vi  si  leg- 
gono caratteri  greci. 

ALTRE  PIETRE  INCISE. 

TERZA  VETRINA  (I  Compartimento). 

Le  pietre  incise  contenute  nel  I  compartimento  di 
questa  vetrina  sono  di  poca  importanza. 

ALTRI  CAMMEI. 

(II  Compartimento). 

Notansi  fra  questi  : 

923.  Agata.  Bella  testa  laureata  d'imperatore. 

926.  Agata.  Venere  in  piedi  su  di  un  delfino. 

925.  Agata.  Meleagro   e   compagni   alla   caccia  del 
Cignale  Caledonio. 

927.  Agata.  Cleopatra.  L'aspide   che  è  attorcigliato 
al  suo  nudo  braccio,  le  morde  lo  mammelle. 

929.  Agata.  Venere  ermafrodita  ed  Amoro  poggiati 
ad  un  tronco  di  colonna. 

930.  Agata.  Busto  di   Cerere  con  spighe  alla  mano. 


CAMMEI  115 

934.  Agata.   Orazio   Coclite    che    ha  rotto  il  ponte. 
Egli  nuota  e  combatte  nel  fiume  Tevere. 

941.  Agata.  Ninfe    marine  ed  Amorini  a  cavalcioni 
di  Delfini. 

942.  Agata.  Teseo  che  uccide  il  mostro  marino. 
948.  Orfeo   che  al  suono   del  violino  la  accorrere  le 

belve  attratte  dalla  dolce  melodia, 

963.  Agata.  Mare  in  tempesta ,  su  cui  ninfe  marine 
in  pericolo. 

964.  Agata.  Testa  barbata  con  cappello  a  falde,  e  con 
lunga  capellatura.  Somiglia  moltissimo  al  Gen.  Garibaldi. 

966.  Agata.  11  ratto  di  Ganimede. 

967.  Agata.  L'Aurora  su  biga. 

986.  Agata.  Quinto  Curzio,  si  precipita  nella  voragine. 
988.  Agata.  Le  tre  Grazie. 

993.  Agata  rosea.  Bel  ritratto  d'una  donna  velata. 
1000.  Agata.  Bella  testa  di  donna. 

1007.  Agata.  Testa  d'imperatore. 

1008.  Niccolo.  Onfale  coperta  della  pelle  del  leone. 

1015.  Agata.  Nettuno,  Teti  ed  altre  deità. 

1016.  Niccolo.  Pallade.  Testa. 

1017.  Diaspro  sanguigno.  Testa  laureata  d'imperatore. 
1021.  Niccolo.  Alessandro  il  Grande. 

1031.  Lapislazuli.  Minerva.  Testa. 
1045.  Diaspro  sanguigno.  Testa  laureata  d'imperatore. 
1047.  Agata.  Fenice  in  atto  di  bruciarsi,  guardando 
il  Sole. 

CAMMEI  E  PIETRE  INCISE. 

QUARTA  VETRINA  (I  e  II  Compartimento). 

Questa  vetrina  contiene  delle  pietre  incise  e  cammei 
di  poco  interesse  e  scarabei  per  collane.  Nota: 
1126.  Agata.  Il  Ratto  di  Europa. 


116  PIANO   SUPERIORE 

1127.  Agata.  Venere  ermafrodita  sdraiata,  che  con 
una  mano  sorregge  un  lembo  di  velo. 

1131.  Agata.  Venere  circondata  da  tre  Amorini. 

1132.  Sardonica.  Leda  ed  il  Cigno. 

1162.  Agata.  Testa  di  Cicerone,  con  la  iscrizione  in 
greco  :  ki-ke-po. 

1274.  Agata.  Biga  su  cui  una  Vittoria. 

1452.  Corniola  della  forma  d'un  panierino  con  ma- 
nico d'oro  per  sospenderla  al  collo.  Rappresenta  due  ri- 
tratti, forse  di  due  sposi. 

QUINTA   VETRINA. 

Collane  di  scarabei  ^  due  grossi  anelli  cardinalizii, 
tre  piccoli  flacons  in  agata,  un  astragalo,  pure  in  agata, 
corniole  ecc. 

1540.  Agata.  Orto  con  casa  colonica  ed  un  pozzo  da 
cui  tre  putti  con  specioso  congegno  estraggono  l'acqua 
con  una  secchia. 

1520.  Giove.  Bel  busto  in  agata. 

SESTA  VETRINA. 

Cammei  e  poche  paste  vitree,  tutti  degli  ultimi  scavi 
di  Pompei.  Sono  da  osservarsi  un'agata  (114562)  rap- 
presentante una  baccante  che  danza,  dei  bellissimi  to- 
pazi, delle  ametiste  ed  una  pasta  vitrea  ^109579)  su 
cui  è  scolpita  una  Minerva. 

ARGENTI  (armadio  di  centro). 

Non  potendo  seguire  la  progressività  dei  numeri  degli  ar- 
genti e  degli  ori^  preghiamo  il  visitatore  di  seguire  l'ordine 
loro  assegnato. 

25289,  Secchia  che  rappresenta  ad  alto  rilievo  Ve- 
nere nel  bagno.  (Ercolano). 

*25376  e  77.  Due  coppe  a  due  manichi  cesellate  ad 


OGGETTI   d'oro  117 

alto  rilievo,  rappresentanti  Centauri  e  Centauresse  che 
portano  sulle  loro  groppe  graziosi  Amori.  {Pompei). 

*25367.  Coppa.  D'intorno  è  rappresentata  Minerva  su 
biga.  {Pompei). 

25301.  Mortaio  con  bassorilievi  esprimenti  l'Apoteosi 
di  Omero,  Un'  aquila  trasporta  il  poeta  in  cielo.  Due 
figure,  l'una  armata  di  spada  e  lancia,  l'altra  di  spada 
e  timone,  personificano  l'Iliade  e  l'Odissea.  {Ercolano)^ 

25284  e  seg.  Tre  piccoli  altari  a  quattro  piedi  cesel- 
lati a  meraviglia  e  sparsi  di  festoni  e  fiori.  (Roma). 

25796  e  110841.  Due  vasi  a  forma  di  bottiglia  per 
contenere  olio,  di  cui  i  romani  si  servivano  al  bagno.  (P.) 

111768  e  69.  Due  grandi  lagene  di  argento  del  peso, 
l'una  di  k.  4,097  e  l'altra  di  k.  3,923,  ed  altri  vasi  ad 
un  manico.  {E r colano). 

OGGETTI  D'ORO. 

{Epoca  greca  ed  etrusca). 
Prima  vetrina, 

24893.  Diadema,  pregiato  lavoro  greco,  ricco  di  fiori 
foglie,  farfalle  e  piccolissimi  rubini.  {Fasana). 

*24883.  Collana  formata  da  grazioso  intreccio  di  te- 
ste di  Sileno  e  ghiande  unite  da  sottilissime  catenelle. 
(  Venosa). 

*24858.  Collana  formata  da  un  gallone  bene  intrec- 
ciato a  cui  sono  sospesi  dei  globetti  allungati. 

24894.  Collana  formata  da  diversi  grani  vuoti  fram- 
mezzata da  teste  silenesche.  {Armento). 

24887.  Collana  di  granata  e  maglie  di  oro,  termi- 
nante in  una  colonnetta  pure  di  granata.  {Sani'  Agata 
de'  Goti). 

25157.  Anello  con  pietra  di  plasma  di  smeraldo. 
Vuoisi  che  al  disotto  della  pietra  si  conservasse  il  ve- 
leno. (Ruvo). 


118  PIANO   SUPERIORE 

24865  e  seg.  Bellissime  fibule  lavorate  a  filigrana. 
Stile  etrusco.  {Chiusi). 

25235  e  seg.  Due  grandi  orecchini  greci,  i  cui  larjjhi 
bottoni  figurano  la  testa  di  Medusa, — un  anello, — ed  una 
moneta.  Questi  oggetti  furono  regalati  al  Museo  nel  1874 
dal  Barone  d'Arbou  Castillon.  {Taranto). 

24852.  Toro  in  oro  massiccio.  {Siracusa). 

24826.  Caprone  in  oro  massiccio,  rinvenuto  in  Edessa 
nella  Mesopotamia. 

24876-78.  Due  basi  di  oro,  su  cui  piccole  urne  di  ve- 
tro turchino  a  smalto  bianco. 

{Epoca  romana). 

25000.  Lampada  votiva  di  oro  a  due  becchi  con  ma- 
nico sormontato  da  foglia.  Pesa  grammi  896,  com'è  scritto 
nell'interno  a  caratteri  graffiti.  {Pompei). 

ORECCHINI  ED  ANELLA. 

Seconda  e  terza  vetrina. 

Orecchini  al  numero  di  dugentocinquantadue  di  forma 
varia.  Alcuni  hanno  perle  pendenti,  altri  figurino  degli 
Amorini  ed  altri  hanno  smeraldi.  {Pompei  ed  Ercolano), 

25215.  {In  coppa  di  vetro  moderno).  Ammasso  di  ma- 
teria bituminosa  aderente  ad  orecchini  e  ad  altri  pez- 
zettini di  oro.  {Pompei). 

Anella  al  numero  di  trecentoventisei.  Nota: 

24732-3-4.  Tre  anella  in  cui  vedonsi  tuttora  le  dita 
dei  pompeiani  che  le  portavano. 

25085.  Grande  anello  colla  testa  di  Bruto  che  serviva 
da  suggello,  rinvenuto  a  S.  Maria  di  Capua.  Vi  si  legge 
il  nome  dell'artista  <  Anaxilas.  » 

Anelli  doppii  detti  matrimoniali. 


OGGETTI  D' OEO  1  19 

24092.  Anello  nel  cui  scudo  sono  due  figure  in  atto 
di  stringersi  la  mano.  (Isola  di  Ponza). 

COLLANE. 

Quarta  vetrina, 

Collane  al  numero  di  dieci  di  forma  varia.  Si  noti 
quella  (113576)  avente  grosse  perle  e  smeraldi  incastrati 
in  essa,  rinvenuta  negli  ultimi  scavi  di  Pompei. 

*I11114.  Due  COLLANE  a  foglie  di  edera.  Ultimi  scavi 

24206  e  24650.  Bullae  patritiae.  Esse  sono  di  forma 
sferoidale,  e  si  portavano  al  collo  dei  Patrizi  fino  alla 
età  di  17  anni.  {Ercolano). 

25260.  Laccio  d'oro,  lungo  millim:  1210.  {Pompei). 

BRACCIALETTI. 

Quinta  e  sesta  vetrina, 

Braccialetti  ed  armille  al  numero  di  settantanove. 
Sono  da  osservarsi: 

24824-5.  Due  grandi  armille  a  serpenti  del  peso  di 
due  libbre. 

110834.  Retina  in  oro  per  i  capelli.  (Pompei). 

24663  e  seg.  Galloni  ed  altri  ornamenti  in  oro. 

Cristalli  di  rocca — Collana  —  Anforetta  di  cristallo — 

26813.  Putto  di  ambra  con  lungo  codino  e  parrucca 
alla  Voltaire.  (Pompei). 

ALTRI  OGGETTI  D'ARGENTO. 

Vetrina  in  angolo  presso  il  balcone  a  s,  e  a  d., 

Anella,  armille,  collane,  e  varii  frammenti  di  argento 
con  ossido.  (Pompei). 

Specchi  circolari,  piatti,  coppe  e  sottocoppe.  (P.  ed  E. 


120  PIANO   SUPERIORE 

Ultime  vetrine,  angolo  a  sinistra  di  chi  entra, 

25496.  CoLAviNARiUM  pazientemente  traforato  e  a  belli 
disegni.  (Ercolano). 

25494.  (Sospeso  ad  un  anelletto).  Quadrante  solare 
in  forma  di  prosciutto  la  di  cui  coda  fa  da  gnomone.  {E.) 

Coppe,  forme  di  pasticceria,  cucchiai,  casseruole. 

25287.  Coppe  con  bellissimi  fogliami.  {Pompei). 

109688.  Piccolo  scheletro  umano  di  argento.  (P.) 

25490.  La  morte  di  Cleopatra.  Quadro  circolare  ad 
alto  rilievo.  AH'  opposta  superficie  serviva  da  specchio. 
{Ercolano). 

25489.  L'Abbondanza.  Ornamento  circolare.  {Pompei), 

25492-3.  Diana  ed  Apollo.  Due  medaglioni  ad  alto 
rilievo.  {Ercolano). 

25382.  Camillo.  Piccolissima  statua.  {Pompei). 

25498.  Ago  crinale.  Venere,  assistita  da  Amore  che 
si  aggiusta  la  chioma.  {Ercolano). 


PICCOLI   BRONZI  121 

PICCOLI  BRONZI  (utensili  domestici). 

Questa  raccolta  forma  l'ammirazione  universale.  Con- 
tiene circa  quattordicimilaseicentotrenta  oggetti  provve- 
nienti  dagli  scavi,  segnatamente  di  Pompei  e  di  Erco- 
lano,  e  collocati  in  due  vastissime  sale.  Sono  gli  uten- 
sili della  vita  privata  dei  Pompeiani. 

Qui  vi  è  veramente  tutto;  dalle  stoviglie  piii  umili  a 
quelle  di  lusso,  dai  ferri  dell'arte  e  del  mestiere  agli 
strumenti  dello  scienziato,  e  molti  importanti  ne  ve- 
dremo di  cui  i  moderni  si  dissero  i  felici  inventori  ! 

/  quadri ,  che  ornano  le  pareti  di  queste  due  sah 
non  hanno  interesse  artistico.  Nota  il  ijiudizio  di  Sa~ 
lomone,  e  fatti  storici  della  casa  Farnese. 

PRIMA  SALA. 

Nel  mezzo,  su  marmo  antico, 

*72983.  Caldano  ingegnosissimo  a  forma  di  fortezza 
merlata  a  quattro  torri,  serviva  in  pari  tempo  a  scaldare 
stanza  ed  acqua ,  non  che  ad  arrostire  carne  con  gli 
spiedi  che  adattavansi  negli  intervalli  dei  finti  merli  delle 
muraglie.  {Ercolano). 

78673:  Vaso  a  forma  di  olla  per  riscaldare  l'acqua. 
Ha  doppio  fondo.  Il  carbone  acceso  introducevasi  nel 
vaso  stesso,  lateralmente. 

72991.  Braciere  rettangolare  decorato  sulla  faccia 
principale  di  due  maschere  di  Genii  e  di  una  testa  di 
Medusa.  I  laterali  con  maschere  leonine.  I  piedi  presen- 
tano dei  Grifi.  (Pompei). 

73146.  {Su  colonna).  Vaso  semi-ovale  ornato  d'incru- 
stazioni  di  argento.  I  due  manici  rappresentano,  ciascuao 
due  gladiatori  che  si  battono. 


122  PIANO   SUPERIORE 

*73018.  Fornello  meraviglioso  pel  suo  meccanismo. 
Poggia  su  di  un  tavolino  circolare  in  marmo,  il  quale 
era  destinato  ad  uso  di  fontana  ,  cadendo  giù  1'  aequa 
dai  mascheroni  a  testa  leonina  che  ne  circondano  l'orlo. 
Il  fornello  provviene  da  Pompei  ed  il  tavolino  da  Et- 
colano. 

109697.  Vaso  detto  cratere  con  manichi  a  voluta^  gra- 
ziosi pel  loro  intreccio  e  per  la  testa  di  Medusa  con  oc- 
chi di  argento.  (Pompei). 

72894.  Braciere  rettangolare  avente  quattro  piccole 
ruote  per  trasportarlo  da  un  sito  all'  altro.  {Pompei). 

68854.  {Su  colonna).  Una  secchia  (liydria)  a  due 
manichi  con  ricche  decorazioni  di  arabeschi  e  di  ani- 
mali, tutto  incrustato  in  argento  e  rame.  Sui  manichi 
che  fanno  in  pari  tempo  da  cornice  dell'orlo  del  vaso 
vi  è  inciso  il  nome  Cornelia   Chelidonis.  {Ercolano). 

73145.  (Su  colonna).  Bellissimo  vaso  a  quattro  ma- 
nici, superiormente  decorali  di  un  busto  di  donna  con 
intarsio  di  argento.  {Ercolano). 

*72986.  Su  tavola  di  marmo.  Caldano  {calidarium). 
All'estremità  laterale  in  forma  cilindrica  vedesi  il  reci- 
piente dell'acqua,  e  questa  s'intrometteva  per  un  canale 
rettangolare  in  altro  stretto  recipiente  emisferico,  alla 
cui  estremità  sono  tre  pogginoli  in  forma  di  cigni  per 
collocarvi  altro  utensile.  Un  tubo  con  chiavetta  dà  l'u- 
scita al  liquido.  {Stabia). 

111047.  Tavolino  a  piegatoio  con  quattro  piedi  a  te- 
sta di  cavallo.  {Pompei). 

72993.  Piccolo  tripode  per  sacrifici  a  piedi  di  leo- 
ne, {Ercolano). 

*72988.  Bisellio  ,  o  sedia  d'onore  per  i  proconsoli. 
{Ercolano). 

72989.  Braciere  rettangolare  con  superbo  intarsio  in 
rame.  {Pompei). 


PICCOLI   BRONZI  1C3 

*72992.  BiSELLio  a  quattro  piedi  lavorati  al  tornio, 
con  listella  di  graziosi  meandri  in  argento  e  rame.  In 
mezzo  al  fregio,  che  presenta  due  teste  di  cavallo,  è  effi- 
giata una  testa  silenesca,   mancandone    un'altra.  {Ere.) 

72994.  Tavolino  mobile  di  campagna,  la  cui  super- 
ficie in  marmo  è  retta  da  piedi,  da  cui  sorgono  nei  due 
terzi  superiori,  quattro  giovani  satiri,  ognuno  dei  quali 
tiene  nella  sinistra  un  coniglio.  {Pompei). 

78613.  Tavolino  circolare  di  bronzo.  I  suoi  tre  piedi 
figurano  tre  levrieri  in  atto  di  arrampicarsi  sul  piano 
del  tavolino.  {Pompei). 

Nel  mezzo 

*73020-l-2.  Tre  casse  di  ferro  con  borchie  di  bronzo. 
La  più  ben  conservata,  per  chiudersi,  porta  un  mecca- 
nismo invisibile  nella  parte  superiore.  È  ornata  di  cin- 
que puttini  di  sorprendente  bellezza. 

Queste  casse  furono  rinvenute  completamente  vuote 
nel  1864  e  nel  1869  a  Pompei. 

Su  tavolino  in  musaico  di  Pompei, 

*72995.  Tripode  di  puro  stile  greco  retto  da  tre  piedi 
di  pantera,  congiunti  al  centro  da  graziosi  ornati  e  ara- 
beschi. La  parte  superiore  di  ciascun  piede  presenta  una 
sfinge  a  larghe  ali,  e  di  sotto  la  testa  di  Giove  Ammone. 
I  lati  del  disco  presentano  a  rilievo  festoni  di  fiori  e  bu- 
cranii.  {Ercolano). 

73115.  {Su  colonna).  Vaso  a  larga  pancia,  il  cui  ma- 
nico figura  un  personaggio  alato  che  poggia  i  piedi  sulla 
testa  di  un  amorino.  {Pompei). 

Tre  altari  circolari  portatili  e  due  bracieri.  (P.) 

.  .  .  Piccolissima  cassa  forte  in  ferro  con  decorazione 
di  bronzo.  {Pompei). 


124  PIANO   SUPERIORE 

Su  tavola  di  marmo  a  musaico  di  Pompei, 

72987.  Piede  di  tavola  di  bronzo  sulla  base  del  quale 
elevasi  una  Vittoria  alata  con  trofeo  d'armi.  (Pompei). 

73Ì44.  (Su  colonna)  Bellissimo  vaso  ad  un  manico, 
rinvenuto  in  una  tomba  greca  a  Locri. 

111050.  Piccola  sedia  a  spalliera,  la  sola  di  tale  forma 
finora  scoveita.  Il  legno  è  moderno  e  fu  eseguito  sul 
modello  del  legno  carbonizzato  che  faceva  parte  di  que- 
sta sedia.  (Pompei). 

*73000.  (Su  tavola  in  musaico  di  Pompei),  Lampa- 
DARO  a  forma  di  pilastro  corintio,  ornato  da  una  ma- 
schera tragica,  e  da  un  bucranio  Dagli  angoli  del  me- 
desimo spiccano  quattro  stelle,  che  sostengono  altrettante 
lampade.  Sul  piano  della  base,  tutta  intarsiata  a  fogliami 
di  argento,  vedesi  Aerato  su  di  una  pantera,  ed  un'ara 
accesa.  (Casa  di  Diomede  a  Pompei). 

*73003  e  73007.  Due  bagni  di  bronzo.  (Pompei). 

73005.  Gran  braciere  per  i  bagni  pubblici.  Secondo 
vi  si  legge,  questo  braciere  fu  donato  da  Marco  Nicidio 
alle  terme  di  Pompei. 

Accanto  è  un  lungo  banco  di  bronzo  (73017)  per  as- 
sidersi dopo  il  bagno.  {Pompei). 

73016.  Fornello  in  ferro  ricoperto  di  lapilli  per  adat- 
tarvi duo  pentole. 
Presso  i  balconi  in  due  vetrine  a  tavolini, 

Gran  numero  di  manichi  di  vasi  e  di  porte,  di  squisito 
lavoro,  tutti  di  Ercolano  e  di  Pompei. 

Piedi  di  tavole.  Fra  questi  tavolini  si  vedono: 

72990.  Fonte  lustrale  (aquaminarium),  cisellata 
nell'orlo,  ed  avente  nel  mezzo  belli  rosoni  in  argento. 
(Pompei). 

73152-3.  Due  sedie  curuli  a  piegatolo.  (Pompei). 

A  sinistra  entrando, 


PICCOLI   BRONZI  125 

I  Armadio. 

68747  e  seg.  Vasi  a  forma  di  cesta  ovale,  i  cui  due 
manici  sono  elastici;  servivano  per  riporvi  frutta  o  altro. 
(Pompei  ed  Ercolano). 

II  Armadio. 

68808  e  seg.  Oggetti  cilindrici  con  manichi  fissi,  ad 
uso  di  sedili  nei  giardini.  Pompei). 

68808  e  seg.  Coppe  per  prendere  o  versare  liquidi. 
{Pompei  ed  Ercolano). 

Ili  Armadio. 

Secchie  {hydriae)  ricche  di  arabeschi  e  d'intarsio  di 
argento,  {Ercolano). 

IV  Armadio. 

68935  e  seg.  Oleari.  {Pompei  ed  Ercolano). 

V  Armadio. 

*69040  e  seg.  Vasi  ad  uso  domestico  e  per  libazioni, 
detti  nasiterni  e  prefericoli.  Nota  i  numeri 

69086  e  68087,  l'uno  raffigurante  una  testa  muliebre 
con  diadema  sulla  fronte  e  collana  di  argento  di  Pom- 
pei, l'altro  di  Nocera,  avente  per  manico  un'aquila  ad 
ali  spiegate  e  sull'orlo  del  vaso  un  cigno. 
Fuori  del   V  armadio^  su  colonna, 

69089.  Puefericolo  a  lungo  collo,  unico  per  la  forma, 
e  con  manico  rappresentante  quattro   cavalli.     (Ruvo). 

VI  Armadio. 

*69191  e  seg.  Lattiere.  La  più  bella  è  quella  (69167) 
avente  sull'orlo  due  piccole  capre.  {Pompici  ed  Ere.) 

69174.  Rhyton,  o  vaso  a  libazione,  a  testa  di  cervo 
e  di  bellissimo  lavoro.  {Ercolano). 


12Ò  PIANO  SUPERIORE 

Dal  VII  al  XIV  Armadio. 

Gran  quantità  di  vasi  per  liquidi  (lagenae),  di  ogni 
forma  e  grandezza,  alcuni  dei  quali  hanno  i  manichi  con 
graziosi  busti  a  rilievo  e  delle  urne  cinerarie  in  piom- 
bo. {Pompei  ed  Ercolano). 

XV  e  XVI  Armadio.  (5°  angolo  della  sala). 
OGGETTI  DA  FONTANA. 

69762  e  seg.  Grondaie  a  testa  di  tigre.  (Ercolano). 

69784  a  69799.  Getti  d'acqua  a  foggia  di  paone,  di 
pina,  di  serpe,  di  delfini  e  di  graziosi  vasetti  a  due  ma- 
nichi, tutti  ad  uso  di  fontana.  (Pompei). 

OGGETTI  DA  BAGNO. 

*  Strigili  con  cui  si  toglieva  il  sudore  od  altro  sudi- 
ciume della  pelle  pria  d'immergersi  nel  bagno. 

Unguentari.  (Pompei  ed  Ercolano). 

Dal  XVII  al  XX  Armadio. 
ORNAMENTI  DI  PORTE. 

*  Borchie. — Cardini. — Chiodi. — Serrature  e  scudi  per 
le  stesse. — Correnti  da  serrature  con  sette  e  più  fori. — 
Gangheri.  Fra  le  chiavi  si  noti  quella  (71401)  intar- 
siata in  argento.  (Pompei  ed  Ercolano). 

XXI  a  XXIII  Armadio. 

STRUMENTI  AGRARI  E  ARTIGIANESCHI  IN  FERRO. 

Quattro  vomeri  per  arare  la  terra.  Zappe.  Vanghe. 
Bipenni.  Sarchielli.  Tenaglie.  Scarpelli.  Compassi  da  le- 
gnai uoli.  Spianatoi.  Grappia  molla.  Pialle.  Accette.  In- 
cudini. (Pompei  ed  Ercolano). 


PICCOLI   BRONZI  127 

XXIV  Ariiiadìo. 
LANTERNE,  LAMPADE,  CANDELABRI. 

Varie  lanterne.  Si  noti  : 

*72067.  Lanterna  con  coverchio  retto  da  catenuzze 
e  sul  (|uale  si  legge  Tiburti  catus.  Le  foglie  di  talco 
fanno  le  veci  di  cristallo.  {Ercolano). 

72166.  Lampada  pensile  a  due  lumi  con  iscrizione 
votiva  «  D.  Inni  Proculi  ».  (Pompei). 

*72189  e  72181.  Due  bellissime  lampade  a  sospen- 
sione a  tre  becchi  ornate  di  festoni  e  maschere  sceni- 
che. [Pompei  ed  Ercolano). 

XXV  Armadio. 

72191  e  72195.  Due  bei  lampadari  a  quattro  ed  a 
tre  lucerne  il  V  di  Ercolano,  il  2"  di  Pompei. 

72192  e  72193.  Due  piccoli  candelabri  rappresentanti 
il  fior  di  loto.  {Pompei). 

72251 .  Lampada  e  due  becchi  il  cui  coperchio  è  sormon- 
tato da  un  Amorino  che  stringe  al  seno  un  cigno.  {Ere.) 

XXVI  e  XXXII  Armadio. 

72199.  Candelabro,  sulla  base  del  quale  vedesi  un  Si- 
leno. Tra  1  due  rami  che  sostengono  i  dischi  per  le  lam- 
pade scorgesi  un  pappagallo.  {Ercolano). 

72206.  Candelabro  formato  da  tronco  d'albero:  in- 
nanzi è  seduto  un  Sileno  ebro  con  otre  in  mano.  (P.) 

72209.  Candelabro  con  simpatica  statuetta  di  Sileno. 
Intorno  alla  base  cilindrica  si  avvolge  lunga  catenella 
di  bronzo  per  lo  spegnitoio.  {Pompei). 

72279.  Lampada  a  due  becchi  sormontata  da  un  Fauno 
sedente.  {Pompei). 

72280.  Lampada  a  due  becchi.  Fa  da  coverchio  la, sta- 
tuetta di  un  Sileno.  {Pompei). 

72291.  Piccolo  candelabro  {unilicne)  con  recipiente 


128  PIANO  SDPEBIOBE 

ove  s'innestava  la  lampada.  È  formato  da  Amorino  ca- 
valcando un  delfino  che  tranguggia  un  polipo  avvitic- 
chiato ad  una  conchiglia  che  forma  la  base  del  lucer- 
niere. L'atteggiamento  dell'Amorino  esprimente  sorpresa 
non  potea  mostrarsi  con  più  naturalezza;  sorpresa  tanto 
maggiore  in  lui,  perocché  il  polipo  attentava  alla  vita 
della  conchiglia  in  cui  era  sorta  Venere  sua  genitrice.  (P.) 

72298.  Lume  da  notte  con  sottocoppa.  (Stabia). 

72226.  Lampadaro  dal  quale  pendono  tre  lumi  a  forma 
di  lumaca.  {l*ompei). 

72231.  Lampadaro  a  tronco  d'albero,  a  cinque  lumi, 
{Ercolanó). 

SECONDA   SALA. 

Nel  mezzo. 

Modello  in  sughero  della  città  di  Pompei  alla  cen- 
tesima parte  del  vero:  lavoro  pregiatissimo  per  la  sua 
esattezza  matematica.  La  città  ha  circa  due  miglia  di 
circuito  con  una  superficie  di  661,826  metri  quadrati. 
La  porzione  di  già  scavata  è  di  386,440  metri  quadrati, 
sicché  restano  ancora  275,386  metri  quadrati  di  terreno 
sepolto  sotto  di  un  masso  di  sette  metri  circa  di  cenere 
e  di  lapilli.  L'Anfiteatro  capace  a  contenere  12,800  spet- 
tatori era  situato  in  una  delle  estremità  della  città  (400 
metri  circa)  ed  al  posto  ove  vedesi  in  questo  modello, 

.  .  .  Sei  vasi  cilindrici  di  piombo  destinati  a  racco- 
gliere r  acqua  negl'  impluvii  di  Pompei. 

♦62998.  Ceppo  pei  soldati  indisciplinati  con  quattor- 
dici anelli,  nei  quali  si  passava  una  sbarra  di  ferz'o,  che 
ne  vincolava  i  piedi.  Allorquando  questo  terribile  istru- 
mento  fu  rinvenuto  eranvi  ancora  attaccati  i  piedi  di 
quattro  condannati.   (  Caserma  dei  soldati  a  Pomjìei). 


PICCOLI   BRONZI  129 

TAVOLINO  PRESSO  IL  MODELLO 

BIGLIETTI  da  TEATRO  (Tesserae). 

77087.  Tessere  teatrali  in  osso.  Sono  da  osservarsi 
quelli  raffiguranti  dei  piccioni  accovacciati  da  servire 
probabilmente  per  la  piccionaia,  quelli  a  forma  di  vio- 
Tino  ed  altre  tessere  svariate. — Dadi. — Astragali.  (P.) 

IN  ALTRO  TAVOLINO 

Oggetti  da  toletta  per  donne  —  Specchi  —  Aghi  cri- 
nali. —  Pettini.  —  Vasi  di  pomata.  —  Odorini.  —  Un  di- 
tale a  cucire.  —  Cura  denti.  —  Cura  orecchi. —  Fibule. — 
Anelli. 
A  sinistra   entrando  ,  per  la  porta  più  lontana    dal 

balcone, 

XXXII  e  XXXIII  Armadio. 

*  .  .  .  Casseruole.  {Pompei  ed  Ercolano). 

Forme   di  pasticceria — Coltelli— Grattuggia,  {Pompei) 

XXXIV  Armadio. 

Disco  per  cuocere  29  uova  ed  altro  per  quattro. 

*  Spiedi — Palette  pel  fuoco — Pinzette — Tripodi — Gra- 
ticola in  ferro.  Capo-foconi.  {Pompei  ed  Ercolano). 

Dal  XXXV  a  XXXXII  Armadio. 

Patere  e  grandissima  quantità  di  conche  di  ogni  di- 
mensione a  due  manichi.  —  Cucchiai  a  lungo  manico. 
{Pompei  ed  Ercolano). 

XXXXIII  a  XLV  Armadio  {2°  angolo  della  sala). 

*73880.  Vaso  a  forma  di  zuppiera  per  riscaldare  l'ac- 
qua: il  carbone  introducevasi  in  un  tubo  cilindrico  po- 
sto nello  interno  del  vaso  medesimo,  {Ercolano). 

.   .  .  Varii  FORNELLI,  ed  imbuti.  (Pompei). 

Monaco  —  Guida  del  Museo  Nazionale.  9 


130  riANO   SUPERIORE 

XLVl   Armadio. 

OGGETTI   PER  SACRIFICII. 

78945  a  73949.  Tripodi  mobili — 63083  e  seg.  Incen- 
sieri {tlmribula)  —  74003  e  seg.  Are  aruspicali.  Nellsr 
superficie  di  queste  si  veggono   i    ferri   (Itngulae),  con 
cui  i  sacerdoti  osservavano  i  visceri  delle  vittime.  (Pom" 
pei  ed  Ercolano). 

LETTI. 

*78614  e  seg.  Tre  letti  di  bronzo  {cubiculo)  intarsiati 
di  argento,  colle  spalliere  a  laminette  dello  stesso  me- 
tallo. Il  legno  dipinto  in  rosso  è  moderno,  e  la  forma  fu 
ricavata  dall'impressione  lasciata  sulla  cenere  ammassata. 
Oltre  le  intarsiature,  due  di  essi  mostrano  puttini  con 
grappoli  alla  mano  e  conigli,  {Pompei). 

XLYII  e  XLVIII  Armadio. 
BILANCE,  PESI  e  MISURE. 

*Diciotto  BILANCE  che  veramente  sono  una  rarità  pel 
modo  come  sono  eseguite.  Merita  speciale  riguardo  quella 
(74056,  arm.  IL)  figurante  col  suo  contrappeso  un  busto 
imperiale  con  magnifico  elmo  e  corazza.  L'estremità  del- 
l'asta (juadrilatera  è  segnata  da  un  lato  da  l  a  XII,  e 
dall'altro  da  X  a  XXX  e  vi  si  legge  in  latino  in  let- 
tere punteggiate  che  detta  bilancia  fu  verificata  in  Cam- 
pidoglio sotto  l'imperatore  Vespasiano.  {Stabia). 

.  .  .  Piccole  STADERE  6  BILANCE  a  due  coppe.  (P.). 

74199  e  seg.  Pesi  in  pietra  nefritica  a  sfera  depressa 
e  con  puntini  che  segnano  il  loro  valore.  {Pompei). 

64308  e  seg.  Sei  pesi  in  bronzo  a  forma  di  capra  coi 
loro  segni  d'indicazione  di  valore.  {Pompei). 


PICCOLI    BRONZI  131 

74314  e  seg.  Pesi  a  forma  di  mortaio,  e  loro  sotto- 
multipli. {Pompei). 

74394  e  seg.  Pesi  di  piombo  con  la  iscrizione  «  eme  » 
e  sulla  faccia  opposta  «  habebis  »  compra  ed  avrai.  (P.) 
^,J'4577.  Corda  lunga  quattro  metri  composta  di  quin- 
dici fili  metallici  attortigliati  insieme,  simili  alle  corde 
metalliche  usate  oggidì. 

74599.  Misura  per  liquidi,  il  Cangio,  a  forma  di  vaso 
a  lungo  collo,  senza  manici,  rinvenuto  nelle  paludi  Pon- 
tine, monumento  molto  prezioso.  Vi  si  legge  in  latino: 
«  Sotto  il  sesto  Consolato  dell'  Imperatore  Vespasiano,  e 
«.  sotto  il  quarto  di  Tito  Cesare  Augusto  suo  figlio, 
■«  questa  misura  del  peso  di  dieci  libbre  fu  verificata 
«  nel  Campidoglio  »  (Museo  Borgia). 

*74601.  Misura  di  capacità  per  solidi  il  modius ,  di 
forma  cilindri(;a  con  guida  triangolare  alla  sommitù.(P.) 

LI  Armadio  (3."  angolo  della  sala). 
STRUMENTI  DA  PESCA. 

Ami.  —  Agocelli  per  lavorar  le  reti.  —  Àncora  in  ferro, 
la  sola  che  sia  stata  trovata  nelle  vicinanze  di  Pompei, 
e  donata  al  Museo  dal  Barone  Savarese. 

STRUMENTI  DA  GEOMETRI. 

76670  e  seg.  Compassi  semplici  e  a  riduzione.  —  Ar- 
chipenzoli. — Piedi  romani  per  misura  di  lunghezza. 
Squadro  in  bronzo. 

STRUMENTI  DA   CHIRURGIA. 

TAVOLINO  LXVI  (bis) 

77986.  Coppe  a  vento.  Due  piccoli  cucchiai  con  ma- 
nico d'osso.  —  Lancetta. 

78008  Forbici. — Tre  quarti  per  l'operazione  della  pa- 
racentesi. 


132  PIANO  SUPERIORE 

78026.  Catetere  per  uomini  e  per  donna. 
Specilli.  —  Ferro  per  cauterizzare. 

78029.  Forcipe,  usato  per  i  parti  laboriosi. 

78030.  Speculum  uteri  trivalve. — Altro  quadrivalve. 
(Vedi  la  pubblicazione  di  Vulpes  e  B.  Quaranta). 

78031.  Speculum  ani.  —  Astucci  contenenti  ferri  chi' 
rurgici.  —  Cassette  con  medicamenti. 

78071.  Ago  da  chirurgo,  il  solo  clie  noi  possediamo. 

TAVOLINO  LXVI 

Bilancia  a  due  coppe  per  i  medicamenti.  —  Bistori. — 
Pinzette.  (Pompei). 

Negli  armadi  addossati  al  muro.  Gran  numero  di  pen-^ 
tole  come  quelle  usate  oggidì.  (P). 

COLATOI 

Armadio  LXIV. 

Colatoi  di  una  rara  perfezione  di  disegno  e  bellissimi, 
È  da  osservarsi  il  n"  77609  avente  nel  centro  in  bas- 
sorilievo una  Veneretta  assisa  presso  un  Amorino,  con 
braccialetti  d'argento. 

LVI  Armadio  (4"  angolo  della  sala). 

CALAMAI  E   PENNE. 

♦Calamai,  fra  cui  merita  speciale  attenzione  quello- 
(75091)  ettagonale  con  figurine  intarsiate  in  argento, 
rappresentanti  ciascuna  le  divinità  che  presiedevono  ai 
giorni  della  settimana.  Il  dotto  Martorelli  ha  scritto  due 
volumi  su  tale  calamaio  {De  regia  theca  calamaria). 
Egli  crede  che  abbia  servito  ad  un  astronomo  del  tempo 
dell'imperatore  Traiano.  (Terlizzi,  presso  Ruvo). 

*1 10672.  Penna  in  bronzo  ed  altra  in  legno  (canna). 
Esse  poco  differiscono  da  quelle  usate  al  d'i  d'oggi^ 
(^Pompei). 


PICCOLI  BEONZI  133 

75112-13.  Stiletti  per  scrivere  sulle  tavolette  ince- 
rate. (Pompei). 
.  .  .  Armille  di  bronzo.  (Pompei). 
.  .  .  Specchi  metallici.  (Pompei). 

TAVOLINO  VXII. 
STRUMENTI  DA  MUSICA. 

76945.  SiSTRi.  Istrumenti  adoperati  nel  culto  religioso 
della  Dea  Iside.  Essi  davano  un  certo  suono,  agitandoli. 
(Pompei). 

111055.  La  siringa,  ovvero  il  flauto  del  Dio  Pane. 
Rassomiglia  ad  un  organino  a   nove    canne.  (Pompei). 

*76939.  Crotali,  o  piattini.  Si  suonavano  nelle  orgie 
di  Priapo  nelle  danze  lascive.  (Pompei). 

76890.  Buccina,  o  cornamusa  a  sette  canne  di  avorio 
ricoperte  di  bronzo.  (Pompei). 

76891.  Quattro  Tibie  di  argento.  (Pompei). 

TAVOLINO  LXVIII  presso  la  finestra. 

OGGETTI  DI  AVORIO. 

Statuette  e  testine  per  ornamenti,  di  mobili,  di  avo- 
rio, ed  oggetti  serviti  per  lo  stesso  uso.  Cucchiaini  di  osso. 
LTIl  Armadio  (nell'angolo  della  sala) 

FINIMENTI  DA  CAVALLI. 

Barbazzali  —  Briglie  —  Cavezzoni  —  Sproni  di  ferro. 
Finimenti  per  timone  di  carro  esprimenti  lottatori  e 
pantere.  —  Campanèlli  per  bestiame. 

75537.  Rosetta,  volgarmente  detta  roida,  per  tagliare 
le  unghie  ai  cavalli    trovata  a   Velletri.  —  Frontali.  — 
Campane  per  bestiame.  (Pompei  ed  Ercolano). 
Contro  le  pareti, 

78621-22.  Due  campane  formate  da  un  disco  di  bronzo, 
forato  nel  mezzo  e  con  batocchio  per  percuotere  il  disco. 


134  PIANO   SUPERIORE 

Vuoisi  che  questa  specie  di  singolari  campane  fosse 
collocata  alla  imboccatura  delle  strade  strette  per  dare' 
il  segno  nell'altra  estremità,  onde  non  s'intromettessero 
due  veicoli  al  tempo  stesso.  (Pompei). 

LYIII,  LIX,  LX  Armadi 

Candelabri  per  una  sol  lampada  formati  da  uno  stela 
sormontato  da  un  calice  che  posa  su  di  un  treppiede. 

Quelli  dell'armadio  di  centro  sono  i  più  belli,  ed  al- 
cuni sono  unici  pel  loro  meccanismo.  Essi  possono  alzarsi 
0  abbassarsi  a  piacere,  ed  il  loro  piede  può  smontarsi  di 
una  maniera  semplice  per  quanto  ingegnosa.  {Pompei 
ed  Ei'colano). 


BIBLIOTECA    NAZIONALE  13'> 

BIBLIOTECA    NAZIONALE 

L'entrata  è  provvisoriamente  dalla  porta  sulla  ter- 
razza  che  dà  ingresso  alla  Direzione  del  Museo. 

Benché  la  Biblioteca  non  formi  parte  integrale  del  Mu- 
seo, reggendosi  con  separato  governo  ,  pure  è  mestieri 
dirne  qualche  cosa.  Questa  gran  sala  (metri  56  su  me- 
tri 21,  alta  metri  22),  che  è  la  più  bella  e  la  più  ampia 
di  tutto  l'edifizio  deve  la  sua  origine  a  Paolo  III  Far- 
nese, ed  il  suo  accrescimento  ai  Cardinali  Alessandro  e 
Ranuccio  della  stessa  famiglia.  È  opera  dell'architetto 
Fontana.  Essa  è  ornata  nelle  pareti  di  quadri  Farnesiani 
del  Ricci  e  del  Drago.  La  volta  dipinta  da  Pietro  Bar- 
dellini  ha  un  gran  quadro  raffigurante  la  Virtù  che 
corona  il  Re  Ferdinando  I  e  la  Regina  Maria  Caro- 
lina. Il  pavimento  è  fregiato  di  una  meridiana  dell'  a- 
stronomo  Caselli  eseguita  nel  1791.  Nelle  sale  interne 
sono  esposti  due  grandi  globi  del  Coronelli.  Infine  un'eco 
sonora  vi  si  ripercuote  per  ben  32  volte,  il  che  forma 
l'ammirazione  e  la  delizia  dei  curiosi. 

Dir  quanti  preziosi  autografi,  quanti  rari  manoscritti, 
quante  edizioni  di  lusso  vi  si  raccolgono,  sarebbe  grave 
e  difficile.  Consigliamo  invece  a  chi  volesse  questi  minuti 
ragguagli  di  rivolgersi  al  succoso  libro  del  Prefetto  della 
stessa  Biblioteca.  {Notizia  della  Biblioteca  Nazionale  di 
Napoli,  Pomari,  1874). 

Tutto  l'edifizio  contiene  circa  200  mila  volumi  com- 
presi i  10  mila  manoscritti  e  29  mila  stampati  di  col- 
lezioni rare  e  preziose,  4000  della  edizione  del  sec.  XV. 

«  Vi  ha  libri  in  ogni  genere  di  studi,  e  in  ogni  lin- 
«  gua,  e  per  ogni  sorta  di  lettori.  E  sono  manoscritti,  e 
«  libri  stampati  di  ogni  tempo,  e  di  ogni  paese  »  (  Vedi 
«  opera  citata). 


136  PIANO   SUPERIORE 

AUTOGRAFI. 

S.  Tommaso  d'Aquino.  Commentariì  sopra  quattro  opere 
di  Dionigi,  areopagita. 

Torquato  Tasso.  Tre  dialoglii,  cioè  il  Minturno,  ov- 
vero della  bellezza,  il  Cutaneo,  ovvero  delle  conclusioni 
amorose,  il  Ficino,  ovvero  dell'arte. 

GiovAN  Battista  Vico.  I  principii  d'una  scienza  nuova. 

Bernardino  Telesio.  De  usu  respirationis. — De  soni- 
no. —  Iris.  —  De  Cometis.  —  De  fulmine.  —  De  Mari. 

GiovAN  Battista  della  Porta.  Libro  di  fisonomia  na- 
turale. Il  Georgia,  tragedia. 

Giano  Barrasio,  celebre  chiosatore  di  codici  classici, 
ed  autore  di  studi  fisiologici. 

Girolamo  Seripando.  Autografi  biblici,  opuscoli,  me- 
morie {inedite). 

Bernardino  Baldi  da  Urbino.  Autografi  in  quattro 
volumi  in  5.°,  fra  cui  un  poema  inedito  in  versi  sciolti, 
e  V Artiglieria  ». 

Vi  sono  anche  autografi  di  Galileo,  degli  storici  An- 
gelo di  Costanzo  e  Francesco  Capocelatro,  del  Muratori, 
del  Metastasio,  di  Antonio  Genovesi,  del  Mazzocchi  e  del 
Vanvitelli,  di  Cristina  di  Svezia,  e  due  autografi  di  Don 
Giovanni  d'Austria. 

Seguono  i  codici  dei  classici  greci,  latini  e  italiani,  la 
maggior  parte  dell'XI,  XII,  XIV  e  XV  secolo  ed  alcuni 
codici  belli  per  ornato. 

La  Flora.  È  un  ultìcio  Divino,  cosi  nomato  pel  gran  nu- 
mero dei  fiori  che  l'abbelliscono. 

Messale  del  Cardinale  di  Toledo.  Codice  apparte- 
nente alla  scuola  fiamminga  del  secolo  XV,  ricco  di  or- 
nati intrecciati  a  fiori  ed  uccelli. 

Ufficio  della  Beata  Vergine.  Codice  del  XV  secolo, 
cosparso  di  minuti  ornamenti  a  foglie  d'oro  e  piccoli 
fiori,  dipinti  al  vivo  con  mirabile  arte. 

Libri  Corau  Olivetani.  Codici  miniati,  e  con  ornati 
a  penna  dell'XI,  XVI  e  XVII  secolo. 


PAPIRI  137 

PAPIRI. 

Come  ognun  comprende,  i  papiri  sono  i  libri  di  quel- 
l'epoca, quando  ancora  v'era  da  percorrere  lo  spazio  di 
molti  secoli  prima  di  vedere  a  mezzo  delia  stampa  propa- 
gate le  idee  in  un  baleno.  Ora  eccoci  alla  breve  istoria 
di  questi  papiri  greci  e  latini. 

Sono  in  numero  di  1790,  e  furono  rinvenuti  in  Erco- 
lano  nel  Gennaio  1752  in  una  casa  di  campagna,  ad  un 
centinaio  di  piedi  sotto  terra,  situati  in  due  camere  di 
piccola  dimensione,  e  scarse,  anzi  prive  di  luce,  sulle  pa- 
reti delle  quali  erano  dipinti  grossi  serpenti. 

Si  credettero  dapprima  carboni,  ma  osservando  il  bel- 
r  ordine  con  cui  erano  collocati  e  le  tracce  visibili  di 
qualche  carattere,  si  sospettò  ciò  che  realmente  fossero. 
I  dotti  accorsero  numerosi,  e  la  messe  fu  abbondante  per 
tutti.  Ognuno  si  accinse  a  dire  la  sua,  circa  il  modo  di 
svolgere,  leggere  e  interpretare  quei  carboni  dispettosi—- 
Tentarono  tutte  le  prove,  escogitarono  tutti  i  mezzi,  si 
avvalsero  anche  dei  reagenti  chimici,  ma  i  papiri  eran 
là  sempre,  bruscamente  carbonizzati,  quasi  per  fare  un 
dispetto  alla  scienza.  Di  24  papiri  mandati  in  Francia 
ed  in  Inghilterra  niente  si  è  giunto  a  decifrare. 

La  fortuna  però  volle  coronare  la  perseveranza  del 
P.  Antonio  Piaggi ,  delle  scuole  pie ,  il  quale  con  un 
meccanismo  semplice  fece  ciò  che  indarno  aveano  asse- 
verantemente  tentato  i  più  dotti. 

Di  questo  meccanismo  non  terremo  parola,  perocché 
è  più  utile  il  vederlo,  che  descriverlo. 

Trovato  adunque  il  modo  di  svolgere  i  papiri,  gli  in- 
terpreti furono  molti ,  fra  cui  il  Mazzocchi ,  Carcani, 
Ignarra,  Monsignor  Resini,  Genovesi,  Javarone,  Qua- 
dra ri,  Lucignano  od  altri. 


138  PIANO   SUPERIORE 

Essi  ci  svelarono  i  seguenti  autori,  e  il  contenuto  dei 
loro  trattati. 

EIpicuro,  della  NaturA.  Papiro  in  esametri  latini  at- 
tribuito a  Rauirio.  Tratta  della  guerra  tra  Ottaviano  e 
Marco  Antonio,  della  battaglia  di  Azio,  e  della  conqui- 
sta di  Egitto. 

FiLODEMO.  Della  musica.  Papiro  svolto  in  tutta  la  sua 
lungliezza  di  metri  3,43  per  dare  una  idea  della  forma 
del  volume. — Dei  vizi  e  d-.lle  virtù  ad  essi  opposti. — 
Della  rettorica  voi.  2". — Djlla  morte. —  Dei  fenomeni. — 
Della  libertà  delti  elocuzione. —  Degli  animali. —  Di  ciò 
che  è  utile  al  popolo,  secondo  Omero. 

Epicuro.  Della  natura. 

PoLiSTRATO.  Dello  ingiusto  disprezzo. 

Crisippo.  Della  provvidenza. 

Oltre  alcuni  frammenti  d'ignoti  autori. 

Questi  papiri  sono  scritti  tutti  da  una  faccia  e  certo 
appartenevano  ad  un  letterato  di  Ercolano,  il  quale,  ne- 
gli ozii  beati  della  campagna,  confortava  lo  spirito  col 
cibo  eletto  del  sapere ,  e  per  quanto  ci  pare ,  era  an- 
che uomo  di  gusto,  perchè  possedeva  bellissime  statue 
e  busti  di  bronzo,  che  oggi  adornano  le  sale  del  Museo, 
come  il  Mercurio  sedente,  il  Fauno  ebbro,  il  Fauno  dor- 
miente, i  Lottatori  o  discoboli,  ecc. 

Per  i  minuziosi  qualche  altra  particolarità.  Il  papiro 
( Cyperus  papyraceus)  è  pianta  palustre,  e  cresce  spon- 
tanea in  Siracusa  presso  la  tanto  rinomata  fontana  Are- 
tusa.  Per  adibirsi  all'uso  destinato,  vi  era  d'uopo  di  un 
processo  particolare,  onde  togliere  le  minime  scabrosità. 

Nella  biblioteca  del  benemerito  Ercolanese  si  rinven- 
nero ancora  calamai  e  stili,  visibili  tuttora  nello  sale 
stosse  dei  papiri. 


PAPIRI  139 

TAVOLETTE,  0  LIBELLI  PU3ILLARI. 

La  collezione  dei  papiri,  già  di  per  sé  tanto  ricca  ed 
importante  si  è  resa  di  maggiore  interesse  per  il  tro- 
vamento  fatto  a  Pompei  nel  1875  delle  tdivoìeite pugfi Ilari. 
Le  stesse  raggiungono  circa  il  num.  di  80  contenenti 
altrettanti  contratti,  ed  ogni  contratto  è  dittico  [a  due)^ 
0  trittico  (a  tre  tavolette),  unite  insieme,  o  per  laccio, 
secondo  i  fori  che  si  veggono,  o  per  mezzo  di  speciale 
cerniera. 

Le  tavolette  sono  tutte  incerate,  e  quindi  incise  collo 
stilo;  alcune  però  portano  tracce  di  caratteri  eseguiti  con 
l'inchiostro. 

Alcune  di  esse  sono  contratti  di  mutuo,  coi  quali  un 
tal  Lucio  Cecilio  Giocondo  prestava  somme  di  sesterzi 
ai  suoi  clienti  col  modico  interesse  del  ventiquattro  per 
cento  l'anno,  e  le  altre  sono  note  di  tasse  riscosse,  per- 
chè questo  egregio  uomo  faceva  anche  l'imprenditore  {ap- 
paltatore) dei  dazi  municipali.  Eppure  avea  i  suoi  am- 
miratori, e  l'ammirazione  andò  tant'oltre,  che  gli  ele- 
varono un  busto,  rinvenuto  insieme  alle  tavolette  stesse 
nel  suo  Uffizio.  Questo  busto  è  visibile  nelle  sale  delle 
statue  di  bronzo  al  n.  111063. 


FINE. 


APPENDICE 


POiV\^PEI 
PRIMA  E  DOPO  L'  ERUZIONE 

CHE  LA  DISTRUSSE 


Pompejos  tenuerunt  olim  Osci 
deinde  Pelasgi,  post  hoc  Samnitae 
qui  et  ipsi  inde  sunt  expulsi. 
Strab.  lib.  V. 

Origine  di  Pompei. — Gli  Osclii  furono  i  primi  abi- 
tatori della  Campania,  vera  terra  promessa  e  per  abbon- 
danza di  prodotti  e  per  dolcezza  di  clima — Ma  essi  usi 
a  viver  spensierati  negli  agi  e  negli  ozii,  subirono  l'in- 
vasione dei  fenicii,  popoli  commercianti  e  laboriosi,  i  quali 
edificarono  in  uno  dei  migliori  plinti  la  città  chiamata 
Pompei^  equivalente  ad  Emporium — Infatti  questa  no- 
vella città  era  l'emporio  dei  cereali  e  delle  merci,  che 
si  destinavano  alle  vicine  città  di  Nocera,  Nola,  Stabia. 

Dopo  sette  secoli  gli  Etruschi  e  i  Pelasgi,  sconfitti  i  Fe- 
nici, s'impadronirono  di  Pompei,  e  più  tardi  quelli  furono 


142  APPEKDICE 

sopraffatti  dai  Sanniti,  che  s'impossessarono  di  tutta  la 
Campania  e  per  conseguenza  anche  di  Pompei. 

Sanniti — I  Sanniti  furono  un  popolo  sobrio  e  bellicoso, 
spesso  in  guerra  coi  Romani,  or  vincitori  or  vinti,  ma 
alteri  e  disdegnosi  sempre.— Formarono  il  nerbo  della 
coalizione  cogli  altri  popoli  italiani,  organizzati  dal  Marso 
Silone  per  combattere  le  esorbitanze  incresciose  della 
grande  Repubblica — Ma  anche  questa  coalizione  andò  a 
male  e  nella  lotta  ineguale,  Pompei,  perchè  avea  seguito 
le  sorti  dei  Sanniti,  fu  investita  da  Siila,  il  quale  poi 
a  causa  di  più  serie  faccende,  bisognandogli  le  milizie, 
tolse  l'assedio,  legandosi  però  al  dito  la  resistenza  dei 
Pompeiani,  fermo  nel  cuor  snodi  vendicarsi  appena  se- 
date le  turbolenze  suscitategli  da  Mario.  E  mantenne 
la  parola. 

Pompei  essendo  stata  eretta  a  Municipio;  cioè  atta  a 
governarsi  con  leggi  proprie,  avente  cosi  anche  diritto 
alla  cittadinanza  romana,  Siila  inesorato  e  violento  fece 
cancellare  il  primo  decreto  del  Senato,  e  ottenne  invece 
che  si  inviasse  una  colonia  militare  comandata  dal  suo 
nipote  P.  Siila — Questa  colonia  fu  chiamata  per  ironia 
Felice^  e  venne  composta  dai  soldati  emeriti,  non  al  certo 
modello  di  sobrietà  e  costumatezza.  Quale  acerbo  strazio 
facessero  costoro  della  roba  e  dell'onore  dei  Pompeiani 
è  facile  immaginarlo. 

I  Pompeiani  d'altra  parte  non  si  stettero  con  le  mani 
in  mano.  Cercarono  ed  ebbero  protettori  molti  e  potenti, 
facendo  ogni  sforzo  di  far  valere  i  propri  diritti. 

La  causa  fu  dibattuta  in  Sonato,  le  ragioni  furono  tante 
€  così  evidenti,  che  la  giustizia  questa  volta  vinse  l'ar- 
bitrio, e  Pompei  novellamente  divenne  Municipio. 

Augusto  in  seguito  vi  aggiunse  una  nuova  colonia  di 
Veterani,  e  Pompei  prese  il  nome  di  Augusto- Felice 
)4i  anni  av.  l'è.  v.).  Quattordici  anni  dopo,  sotto  Ne- 


POMPEI   PRIMA   E   DOPO    L'  ERUZIONE  \  13 

rene,  divenne  effettiva  colonia  romana,  e  ciò  per  l'insi- 
stente opera  di  Rufo,  al  quale  molte  iscrizioni,  per  que- 
sto bel  fatto,  tributano  le  giuste  lodi. 

Cosi  governavasi  da  14  anni,  quando  sopraggiunse  la 
terribile  eruzione,  della  quale  facciamo  il  breve  cenno. 

Il  Vesuvio. — Il  Vesuvio,  secondo  l'attestato  di  insigni 
storici  ha  bruciato  da  tempo  immemorabile.  Ma  da  molti 
secoli  non  avea  dato  più  segni- di  vita,  e  si  credette  ge- 
neralmente che  esso  fosse  già  spento.  Si  pretese  per  sino 
che  la  feracità  delle  terre  campane  derivasse  appunto 
dalle  ceneri  vomitate  dall'igneo  monte  in  epoche  molto 
lontane. 

Tremuoto  dell'anno  63  (e.  v.)— Spessi  tremuoti  però 
incominciarono  ad  affligger  i  popoli  circostanti,  ed  il  più 
calamitoso  fu  quello  dell'anno  62  dell'era  volgare,  re- 
gnando Nerone  —  Era  appunto  quell'ora  in  cui  l'imbe- 
cille imperatore,  sul  teatro  di  Napoli,  da  effeminato 
istrione  e  citaredo,  vestito  alla  Saffo,  cantava  accompa- 
gnandosi una  sua  lunga  ed  insulsa  poesia,  entusiasta  agli 
applausi  frenetici  di  spettatori  compri  ed  impauriti! 

Ercolano,  Nocera,  Stabia,  Resina,  Oplonti,  Napoli  ne 
risentirono  danni.  Molti  edifìci  crollarono ,  moltissimi 
furono  sensibilmente  maltrattati. 

Pompei  ebbe  i  maggiori  danni.  Gli  abitanti  cercarono 
ricovero  altrove,  ma  presi  dell'amore  della  terra  natia, 
ritornarono  dopo  qualche  tempo,  e  per  quanto  fu  possi- 
bile ripararono  le  ingiurie  del  fenomeno  distruttore  — 
Ricostruirono  in  parte  la  città  più  bella,  più  simmetrica, 
più  sontuosa  per  pubblici  e  privati  edifizii. 

Trascorsero  sedici  anni.  Era  la  calma  appena  rientrata 
negli  spiriti,  quando  una  maggiore  sciagura  generale, 
straziante,  irreparabile,  travolse  inesorata  uomini  e  cose. 

Eruzione  del  79  (e.  v.)— Al  dì  23  novembre  del  79 
(èra  volgaì'e),  un'ora  dopo  il  mezzodì,  in  una  giornata 


144  APPENDICE 

d'inverno  innebbiata  e  pallida,  il  Vesuvio  creduto  inno- 
cuo si  sveglia,  si  sconvolge,  si  scompiglia,  annunziandosi 
prima  con  nubi  e  poi  con  torrenti  di  fuoco  accompagnati 
da  immensa  pioggia  di  lapillo  ,  cenere  ,  pietre  ,  scorie, 
acqua  bellente,  che  come  coltre  di  morte  ricoprivano  le 
ricche  e  fiorenti  città  di  Stabia,  Pompei,  Ercolano,  Re- 
sina e  altri  paesi  vicini. 

Pompei  fu  sepolta  sotto  la  cenere  ed  il  lapillo  ammas- 
sati dall'acqua  bollente. 

È  dei  Pompeiani  che  parliamo  la  moltitudine  chias- 
sosa e  irrequieta  si  scuote,  dimanda,  si  atterrisc  e  fug- 
ge— Molti  rimasero  incerti  e  avviliti  a  guardia  delle  loro 
masserizie  e  miseramente  perirono,  altri  con  precipitanza 
si  allontanarono  e  furono  salvi — Ma  quale  salvezza!.  Me- 
glio era  se  fossero  periti  anch'  essi,  perciocché  quando 
vollero  ritornare  nella  loro  patria  diletta,  non  seppero 
scorgere  nemmeno  il  sito  dove  fosse: — era  deserta  e  so- 
litaria arena! 

L'eruzione  durò  tre  giorni-  Le  vicini  e  fertili  coste 
disparvero  -Il  mare  che  lambiva  le  mura  di  Pompei,  in- 
vaso nei  suoi  dominii,  quasi  impaurito,  si  fece  indietro 
più  miglia,  e  monti  di  lapillo  e  di  cenere  sorsero  là  a 
testimoniare  ai  posteri  la  collera  del  formidabile  Ve- 
suvio. 

Plinio  il  giovane  (di  cui  lo  zio,  comandante  la  flotta 
stanziata  a  Miseno  e  corso  a  Resina  in  aiuto  dei  soldati 
era  già  morto  soffocato)  in  due  commoventi  lettere  scritte 
allo  storico  Tacito  (Epist.  10  e  20,  lib.  V),  a  vivi  colori 
ci  dipinge  lo  strazio  di  quella  misera  gente — Si  consul- 
tino da  chi  ama  più  particolari  ragguagli  su  la  desolante 
catastrofe. 

Pompei  prima  dell'eruzione — Pompei  era  una  città  di 
25  mila  abitanti  circa,  circondata  di  mura,  su  i  cui  larghi 
spalti  passeggiavano  le  vigili  scolte,  e  le  mura  venivano 


POMPEI   PRIMA   E   DOPO    L'ERUZIONE  145 

completate  di  tratto  in  tratto  di  piccole  torri  atte  ad 
oftendere  gli  audaci  aggressori,  e  buone  inoltre  a  resi- 
stere alle  Petriere  o  alle  Testuggini,  formidabili  arti- 
glierie a  quei  tempi  per  rompere  la  breccia. 

Vi  si  entrava  per  le  porte  di  Ercolano  e  di  Nola, 
méntre  le  altre  la  Stabiana,  Vesuviana,  Nocerina,  del 
Sarno  ecc.  poteansi  considerare  piuttosto  uscite  strate- 
giche pei  soldati  in  tempo  di  assedio. 

Due  strade  traversavano  la  città:  la  Popidiana  che 
menava  a  Nola,  e  la  Domiziana  a  Nocera  e  a  Salerno. 

Il  fiume  Sarno  la  bagnava  con  le  sue  limpide  e  pure 
acque,  alimentando  le  molte  fonti,  che  abbellivano  i  giar- 
dini, le  case,  le  vie  pubbliche  e  i  bagni  —  Pompei  era 
una  città  fornita  abbastanza  di  belle  e  larghe  strado  con 
marciapiedi,  di  Tempii,  se  non  imponenti  almeno  deco- 
rosi, di  comodi  edifizii  privati,  qualcuno  tendente  al  lusso, 
e  di  un  anfiteatro  capace  di  contenere  12,800  spettatori. 

Pompei  era  infine  la  delizia  di  molti  patrizi  romani, 
che  venivano  qui  a  rinfrancarsi  delle  lotte  durate  nelle 
sfrenate  ambizioni  della  vita  politica. 

A  queste  aure  odorose  balsamiche  traevano  le  beHe 
Q  altere  matrone  a  ringiovanire  la  salute  afiìevolita  per 
intemperanza  di  amori ,  di  splendidi  conviti  ,  e  per  le 
emozioni  provate  nei  ludi  del  circo  —  Era  qui  che  alla 
brezza  vespertina  folleggiavano  leggere  e  spensierate  le 
loro  gaie  fanciulle. 

Pompei  dissepolta — Ora  chi  benevolo  la  riscosse  per 
chiamarla  a  riveder  le  stelle  ? 

Fu  il  caso  solo ,  il  caso  solo ,  quello  che  per  tanta 
parte  entra  nelle  umane  faccende. 

Si  lavorava  nel  1592  in  quelle  ter're  incolte  e  squal- 
lide per  iscavare  un  aquedotto  per  comando  del  Conte 
Sarno,  onde  condurre  le  acque  a  Torre,  quando  si  av- 
vertirono  degli    ostacoli;   erano  le  colonne  degli  eJifi- 


146  APPENDICE 

zii  della  sepolta  città,  ma  non  vi  si  fece  caso  —  Fuor- 
viarono i  lavori,  ricoprirono  i  vuoti  già  fatti,  né  vi  pen- 
sarono più  mai ,  perciocché  cure  maggiori  assorbivano 
le  prezioso  menti  dei  Reggitori:  brigarsi  delle  macerie 
e  degli  ingombri  dell'  antica  città ,  per  essi  non  aveva 
nessuna  forza  e  valore. 

Ma,  nel  1748,  avvertito  Carlo  III  Borbone,  che  dei 
coloni,  lavorando  in  quelle  terre,  erano  riusciti  a  tro- 
vare statue,  colonne,  ed  altri  preziosi  monumenti,  volle 
che  gli  scavi  procedessero  con  ordine,  e  tutti  gli  oggetti 
venissero  depositati  nel  Real  Palazzo  di  Portici. 

I  successori  di  Carlo  III  tutti  contribuirono  alla  grande 
opera,  ed  oggi  Pompei  può  dirsi  disseppellita  per  una 
buona  metà. 

Che  cosa  è  ora  Pompei  —  È  la  città  percorsa  ed 
ammirata  dai  dotti ,  e  dagli  artisti  —  Tutti  spigolano 
nei  suoi  preziosi  ricordi  —  È  la  città  risorta,  che  ci  mo- 
stra a  qual  grado  di  civiltà  fossero  pervenuti  i  nostri 
maggiori  —  E  per  noi,  spogli  dell'arte  o  della  scienza, 
che  cosa  è  mai  Pompei?  È  la  città  che  c'invita  a  ri- 
flettere— Percorrete  le  sue  vie,  fermatevi  nel  Foro,  nei 
Tempii,  nei  Bagni ,  visitate  le  piccole  allegre  case ,  le 
cui  pareti  sono  tante  animate  da  pitture  vivaci  e  ca- 
pricciose, leggete  quante  menzogne,  quanti  affetti,  quanti 
dolori  si  chiudono  nei  freddi  avelli  del  suo  Cimitero,  e 
dite  se  un  pensiero  mesto  e  pietoso  non  si  affacci  a 
turbare  la  serenità  del  vostro  cuore! 


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