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Full text of "Nuovi materiali e ricerche critiche sulle piante fossili terziarie dei gessi di Ancona"

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LUIGI PAOLUCCI 
NUOVI MATERIALI E RICERCHA CRITICA 
PIANTE FOSSILI TERZIARIE 
GESSI DI ANCONA 


ANCONA 


A. GUSTAVO MORELLI, TIPOGRAFO-EDITORE 


7 
1896 


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PIANTE FOSSILI TERZIARIE 
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PROPRIETÀ LETTERARIA 


RAGIONI DEL PRESENTE LAVORO 


Il materiale che mi ha servito per queste ricerche 
sulla Flora fossile terziaria delle adiacenze di Ancona, 
fu in parte raccolto fino dal 1859 per opera somma- 
mente benemerita del compianto prof. comm. Fran- 
cesco De-Bosis che, amantissimo d’illustrare e di vedere 


illustrati i prodotti della nostra storia naturale locale, 


lasciò le sue collezioni private al R. Istituto Tecnico 
di Ancona; e fra esse primeggia quella delle filliti an- 
conitane, fin quì indeterminate o vagamente riferite alla 
Flora fossile senigalliese di Massalongo e Scarabelli ®. 

Coll’aggiunta di esemplari da me raccolti in questi 
ultimi anni ho potuto disporre di circa 500 filliti, esi- 
stenti attualmente nel Gabinetto di storia naturale del- 
l’Istituto suddetto, rappresentanti il controllo autentico 
del presente lavoro. Esse furono raccolte nelle cave di 
gesso di Sirolo, Camerano, Montedago, Varano, Trave, 


(1) Di una parte delle filliti che formano oggetto di questo lavoro, fu già 
pubblicato dal prof. Francesco de Bosis un elenco nel 1867 sotto il titolo» IZ Ga- 
binetto di scienze naturali del R. Istituto Tecnico di Ancona. Ma quell’elenco è 
unicamente riferito alla Flora fossile senigalliese di Massalongo e mancano i 
riscontri coi campioni autentici sui quali fu fatto. 


IV LUIGI PAOLUCCI 


Pietralacroce che nei disegni ho distinto colle iniziali 
SIAM IPS 

La formazione geologica dei gessi dell’anconitano è 
perfettamente identica ai gessi senigalliesi che ne sono 
la continuazione. E corrispondente pure ne è la flora 
fossile che i signori Massalongo e Scarabelli splendi- 
damente Mea nella grandiosa opera: Studi sulla 


flora fossile i (Imola 1859) la quale rappresenta 


l'insieme più importante e completo che s si conosca sulla 
paleofitologia della detta formazione. 

Dopo gli ultimi studi compiuti nel terziario di An- 
cona dall’illustre prof. G. Capellini, resta indiscutibil- 
mente affermato che la formazione gessosa anconitana, 
sovrastando alle marne a fucoidi e sottostando alle mo- 
lasse a Congeria, appartengono al miocene superiore. 

Prima di Massalongo fu ad occuparsi delle nostre 
filliti terziarie il Procaccini-Ricci in varie comunica- 
zioni che videro Ja luce dal 1828 al 1840 ®, colle quali 
si hanno le prime notizie sul giacimento delle filliti, 
sulla loro anatomia, sul loro colore, sulla loro interpre- 
tazione tassinomica. Lo stesso Massalongo preludiò alla 


sua grande opera suaccennata con un Prodromus Florae 


senogalliensis (1854) ® e colla Synopsis Florae fossilis 
senogalliensis (1858), oltre alla lettera a Scarabelli sulla 
Flora fossile di Senigallia (1857). 

Potrebbe dunque a tuttaprima sembrare quasi oziosa 
una serie di ricerche come quelle che oggi sottopongo 
al giudizio degli studiosi, dopo il già fatto sulla flora 
fossile terziaria italiana. 


(1) G. CapeLLINI - Gli strati a Congerie e le marne compatte imioceniche da: 
dintorni di Ancona - R. Accad. dei Lincei. Anno 1878-79. 


(2) Tali citazioni sono riportate nella recente Flora tertiaria italica dei prof. 


MescHIxeLLI è SquinaBoL. Padova, 1893. 
(3) Cfr. Giornale dell’ I. R. Istituto Lombar do di Scienze e Lettere, vol. V, 
serie IV, con 4 tavole. 


RAGIONI DEL PRESENTE LAVORO VA 


Ma da quanto esporrò in appresso sui criteri che 
mi hanno guidato alla determinazione delle filliti di 
Ancona, diversi nel più gran numero dei casi da quelli 
di Massalongo, mi lusingo che questi miei studi appa- 
riranno piuttosto quale un primo passo verso le inda- 
gini future che botanici e geologi potranno fare sulle 
piante fossili dei gessi anconitani-senigalliesi e in tesi 
più lata, anche verso la paleofitologia in generale, la 
quale a mio subordinato parere, invoca più dai botz- 
nici che dai geologi un nuovo indirizzo diagnostico. 

Intanto noto che le 128 specie quì appresso descritte 
comprendono 47 specie nuove per le gessaie di Seni- 
gallia, delle quali 15 nuove in paleofitologia e cioè: 


Pinus Cocconii n. sp. 
Smilax Debosisiana n. sp. 
Persea mirabilis n. sp. 
Fraxinus Capelliniù n. sp. 
Sapotacites ilicifolius n. sp. . 
Arbutites doricus n. sp. 
Cornus palaeosanguinea n. sp. 
»  Schimperi n. sp. 
Sapindus anconitanus n. sp. 
Rhamnus Scarabelii n. sp. 
Eugenia anconitana n. sp. 


Leguminosites robinioides n. sp. 


» zizyphoides n. sp. 

» cameranensis n. Sp. 

» gleditschiaeformis 
n. Sp. 


Sequoia Nordenskiéldi H. 
Poacites caespitosus H. 
Poacites aequalis Ett. 
Juncus retractus H.? 
Yuccites Cartieri H. 

Myrica aculeata Sap. 
Betula macrophylla Schimp. 
Alnus rotundata Goepp. 


Alnus Kefersteinii Ung. 
Carpinus ostryoides Goepp. 
Corvlus insignis H. 
Quercus furcinervis H. 


» ilicoides H. 

» montebambolina Gaud. 
Populus latior A. Br. 

» attenuata A. Br. 


Ficus Titanum Ett. 

> Jynx Ung. 
Laurus Fiirstenbergii A. Br. 

» obovata Web. 
Persea Guiscardii Schimp. 
Cinnamomum Buchi H. 
Apocynophyllum helveticum H. 
Diospyros brachisepala A. Br. 
Rhamnus Gaudini H. 

» Heeri Btt. 

Juglans acuminata A. Br. 
Juglandites carpinifolia Paol. 
Myrtus helvetica H. 
Crataegus Palaeo-Pyracantha 

Sap. 
Prunus nanodes Ung. 
Palaeolobium sotzkianum Ung. 


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VI LUIGI PAOLUCCI 


Restano quindi 81 specie che equivalgono secondo 
me a 110 forme descritte come entità specifiche diverse 
nella Flora fossile senigalliese. Percui se si tenesse la 
stessa proporzione per il resto delle filliti in questa 
comprese, il loro numero totale di 400 circa si ridu- 
rebbe a meno di 300. Aggiungasi che delle mie 81 
specie residuali, soltanto a 45 ho potuto mantenere il 
nome generico e specifico che sì riscontra nell'opera di 
Massalongo. Esse sono: 


Pinus Saturni Ung. Apocynophyllum Sismondae 
Glyptostrobus europaeus H. Mass. 

Libocedrus salicornioides H. Andromeda Amorettiana Mass. 
Carex tertiaria H. | Cornus Benthamoides Goepp. 
Betula Scacchii Mass. Liriodendron Procaccinii Mass. 
Castanea Kubinyi Kov. Tilia Passeriana Mass. 

» Ombonii Mass. | Acer integerrimum Mass. 
Quercus Etymodrys Ung. | Byrsonima pachyphylla Mass. 

» Drymeja Ung. Sapindus falcifolius A. Br. 

» mediterranea Ung. » Rotarii Mass. 

» neriifolia A. Br. » Hazslinszkii Ett. 

» chlorophylla Ung. | Celastrus elaenus Ung. 

» Scarabellii Mass. | Rhamnus Roessmassleri Ung. 
Populus balsamoides Goepp. » Decheni Web. 
Zelkova Ungeri Kov. i Juglans bilinica Ung. 

Ficus lanceolata H. » Lamarmorae Mass. 

» obtusata H. | Hesperidophyllum senogalliense 
Sassafras Ferrettianum Mass. | Mass. 

Benzoin antiquum H. | Terminalia Ponzii Mass. 
Cinnamomum polymorphum A. | Eugenia Apollinis Ung. 
Br. | Sophora europaea Ung. 

» Scheuchzeri H. | Cercis Virgilianum Mass. 

» lanceolatum H. | Cassia vulcanica Btt. 
Viburnum Odoardi Mass. » phaseolites Ung. 
Apocynophyllum Rutulorum 

Mass. 


Le altre 35 che risultano sovente dalla fusione di 
parecchie pretese specie di Massalongo, alle quali fu 
necessario dare una nuova interpretazione, ovvero che 


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RAGIONI DEL PRESENTE LAVORO VII 


mi parve conveniente determinare in modo diverso da 
quest’ultimo paleontologo, sono le seguenti: 


Sequoia Couttsiae H. Salix minima Paol. 

» Langsdorfii H. Salix tenera A. Br. 

» Sternbergi H. Ulmus antiqua Paol. 
Taxodium distichum miocenum | Laurus tetrantheroides Btt. 

Tel »  primigenia Ung. 
Arundinites sepultus Paol. Persea princeps Schimp. 
Smilax Cocchiana Schimp. Sassafras Aesculapi H. 
Alnus nostratum Ung. Cinnamomum obtusifolium Paol. 
Carpinus pyramidalis H. Oreodaphne Massalongi Paol. 
Fagus pristina Sap. Viburnum Paleo-Tinus Paol. 

» palaeosylvatica Paol. Acer palaeorubrum Paol. 

» dentata Ung. Acer controversum Paol. 
Castanea palaeovesca Paol. Celastrus Redii Paol. 
Quercus proteifolia Paol. Carya italica Paol. 

» groenlandica H. » berberidifolia Paol. 

» salicina Sap. Pterocarya denticulata H. 

» elaena Ung. Terminalia radobojensis Ung. 
Salix longa A. Br. Platanus aceroides H. 


Dalla surriferita statistica si scorge di già su quali 
nuove basi si fonda la flora fossile terziaria di Ancona- 
Senigallia, la quale, concessa anche la tara di generi 
e di specie consentarea alle esigenze della tassonomia 
odierna, resta sempre una delle più ricche e importanti 
in paleofitologia. 

Or sarebbe di sommo interesse scientifico indagare 
la soluzione di molteplici problemi che si affacciano e 
ritornano alla mente insistenti considerando la sorpren- 
dente ricchezza di specie vegetali arboree che dovettero 
vivere insieme in un'area relativamente ristretta. I prin- 
cipali fra questi problemi sarebbero i seguenti: quale 
la durata del periodo geologico ossia dell'ultimo episodio 
miocenico in cui apparvero le piante dei nostri gessi 
per poi emigrare o adattarsi o estinguersi; quale la 
influenza delle adiacenti aree marine o continentali nel 


VII LUIGI PAOLUCCI 


clima temperato australe che permetteva la promiscuità 
e la convivenza di generi oggi viventi in latitudini abba- 
stanza lontane, dalla zona temperata alla subtropicale; 
da che l'assenza degli strobili delle conifere, e degli. 
altri frutti in generale; quale la natura dei corsi d’acqua a: 
che fluitarono le foglie fino ai depositi lacustri e ma- 
remmant ove si rinvengono; dove l'accumulo dei le- 
gnami (ligniti) da cui quelle foglie provennero; quanta 
la vera affinità della flora terziaria di Ancona-Senigallia 
colle altre coeve fin quì note; con quale fra le flore 
oggi accantonate nel globo essa stessa trova maggiori 


adiacenze fitografiche. 

Ma la gravità dei suindicati problemi esige un ricco 
materiale di osservazioni caute, controllate, sicure, che, 
non ostante i numerosi lavori che potrebbero sussidiarci 
in proposito, mancano ancora. Quindi mi accontento per 
ora di averli semplicemente accennati. 

Non posso tuttavia esimermi da ricordare il fatto 
che anche la flora terziaria di Ancona per la sua stretta 
parentela (specialmente riguardo alle conifere colle flore 
mioceniche inferiori dello Spitzberg, dell'Islanda, del 
Groeland), indubbiamente discese dalle terre artiche. 
Ciò non si pensava ai tempi di Massalongo che non 
titubò punto ad ascrivere alla flora dei nostri gessi 
vari generi di piante attualmente confinate all’emisfero 
australe, ma fu ammesso per le altre flore terziare 
d'Europa da Heer®, Stoppani ®, Lapparent ®, Saporta®, 
Schulz, ecc. p 


(1) Cfr. O HeEr - Flora fossilis arctica. Ziirich, 1868-71. 
(2) Cfr. A. Stoppani - Corso di Geologia. Milano, 1871-73. 
(3) Cfr. A. Lapparent - Traité de Geologie. Paris, 1895. 
(4) Cfr. G. De SaportA ét A. F. Marion - L'eévolution du regne vegétal, | 
Famcrog. Paris, 1885. o po 
(5) Cfr. A. Schurz - Grundsiige einer Entwickelungsgeschichte der Pflan- ui 
senwelt Mitteleuropas seit d. Ausgang der Tertiirzeit. Jena, 1894. i 


7° 


RAGIONI DEL PRESENTE LAVORO IX 


Nel presentare agli studiosi queste mie ricerche, a 
me preme principalmente esporre i criteri che ho seguiti 
per la loro determinazione e che vorrei, mi sì permetta 
l’ardire, vedere accolti dai paleofitologi, affinchè dal 
riordinamento dei materiali che la scienza già possiede 
e dallo studio di quanto essa sarà per conquistare, sca- 
turiscano dati d’indiscutibile valore, alla scorta dei quali 
possa essere concesso di assorgere con sicurezza alla 
storia dello svolgimento delle flore attuali, valutando 
nel giusto senso quanto possediamo delle vegetazioni 
passate. Nessuno fra coloro che hanno tentato fin quì 
il difficile arringo può nascondersi le incertezze innu- 
merevoli contro le quali si è trovato, pensando con 
quanta differenza di metodi furono a tutt'oggi classi- 
ficati i resti fossili vegetali. Ragione percui valentissimi 
botanici, fra i quali basterebbe ricordare l’insigne J. 
D. Hooker (on the Flora of Australia) hanno protestato 
contro certe determinazioni in paleofitologia. 

Da quando questa salì al rango di scienza fino ai 
più recenti studi sulle piante fossili, la maggior parte 
dei naturalisti partirono, nella valutazione della specie 
vegetale fossile, da criteri molto diversi da quelli se- 
guiti dai botanici nell’apprezzamento della specie ve- 
getale vivente. 

E ben vero che ai botanici giovano a tal uopo pre- 
cipuamente i caratteri embrionali e quelli forniti dagli 
organi fiorali e dai frutti che in generale mancano ai 
paleofitologi, essendo quasi sempre la foglia fossile il 
solo organo su cui possano fondare le loro ricerche, 
rarissima com'è per cause molteplici, la conservazione 
dei fiori e dei frutti o delle loro parti in seno alle 
roccie. E anche classificando le piante col mezzo delle 
sole foglie, è sempre grandissima la distanza che passa 
fra il botanico che ha da trattare una specie vivente 


sicura per risalire dal presente al passato e rifare tutto 


LUIGI PAOLUCCI 


in cui potendo osservare un numero qualsivoglia di 
foglie, può anche formarsi un criterio assai vasto del 
loro valore morfelogico, e il paleontologo che non ra- 
ramente dispone della impronta di una sola foglia e 
soltanto in pochissimi casi di un centinaio al più di 
foglie fossili riferibili alla medesima specie. Ma io credo 
che perciò non convenga seguire in paleofitologia criteri 
diversi da quelli dettati dalla botanica, nella determi- 
nazione specifica dei vegetali fossili: sia anzi rigoro- 
samente necessario attenersi alle stesse norme d’inda- 
gine e di confronto, onde mantenere alle specie vegetali 
fossili lo stesso valore tassinomico che si dà alle piante 
viventi e non creare, come purtroppo è stato fatto da 
molti fin quì, della specie vegetale fossile un'entità af- 
fatto diversa dalla specie vegetale vivente. 

È soltanto coll’essere e rimanere botanici anche 
nello stadio della paleofitologia che si batterà la strada 


quel che si può, non più di quanto si può della storia 
naturale dei viventi vegetali che popolarono il mondo 
nelle epoche trascorse della natura. E a riguardo delle 
piante specialmente, non dimentichiamo che le leggi 
governanti la vita nel globo, anche nei primordi di. 
questa, furono identiche alle odierne, e che allora come 
adesso si saranno delimitate le forme vegetali entro 

quei confini più o meno estesi, più o meni netti o in: 
vece confusi, che condussero gli studiosi delle flore 
viventi a distinguere le buone specie dalle cattive specie, 

le fisse dalle proteiformi, dalle aberranti ecc. 

Noi sappiamo come per la istituzione delle specie 
sia indispensabile imporsi dei limiti nella valutazione 
dei caratteri differenziali, per non raggiungere i deliri 
di certi micromorfomani che centuplicando i nomi della 
sistematica col disconoscere tutto il grande e sapiente 


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RAGIONI DEL PRESENTE LAVORO XI 


valore della scuola Linneana, condussero la storia na- 
turale descrittiva in un labirinto spesso inutile, molte 
volte dannoso alla scienza. 

Così è che in paleofitologia noi ci troviamo sovente 
in faccia a generi fossili che hanno ur numero di spe- 
cie a dirittura inverosimile in confronto del genere stesso 
attuale, tenuto pur sempre conto di tutte le condizioni 
telluriche e climatiche che abbiano potuto favorire Îa 
molteplicità di quelle specie nell’ epoca geologica alla 
quale appartengono. 

Quanto esporrò nella parte critica: di questo lavoro 
nonchè la compilazione delle diagnosi, è diretta con- 
seguenza del punto di vista dal quale io ho apprezzato : 

1.° il valore delle dimensioni delle filliti. 

2.° il valore della forma delle filliti. 

3.° il valore del numero delle nervature secon- 
darie. 

4.° il valore dell’ angolo nevrale nelle foglie pen- 
ninervie. 


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la presenza e la misura relativa del picciolo. 
la potenza della nervatura. 
la rete venosa. 


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la consistenza della foglia. 
la distinzione tra foglia e fogliolina. 

Su queste 9 categorie di caratteri è fondata la de- 
terminazione delle filliti e ad altri non si potrebbe 
ricorrere. Il valore però che io ho attribuito a tali ca- 
ratteri è desunto dalle osservazioni fatte sopra un grande 
numero di foglie di specie viventi, scelte fra alcuni 
generi meglio rappresentati nella flora fossile miocenica 

; dei nostri gessi. Le foglie furono raccolte alla metà di 
luglio, nella pienezza del loro svilappo. Valgano ora 
le osservazioni che seguono. 


SRG 


LUIGI PAOLUCCI 


1.° VALORE DELLE DIMENSIONI DELLE FILLITI. — Sa. 
ognuno quanto influiscono a far variare la grandezza 
delle foglie di una stessa specie, tanto più se arborea 
come nel caso della flora fossile che ci occupa, nume- 
rosissime cause inerenti alla natura del terreno ove le 
piante crescono, all’età di queste, alla esposizione del 
suolo, all'essere le piante isolate o in associazione, e 
in uno stesso individuo la posizione della foglia nel 
ramo e in generale tutti quei coefficienti fisici estrin- 
seci o quelli biotici intrinseci che ne regolano lo svi- 
luppo. 

Nelle specie quì appresso registrate ho trovato le 
seguenti misure estreme dei due diametri, longitudinale 
e trasversale, valutate in millimetri, fra le quali si 
possono rintracciare tutte le gradazioni possibili : 


Ulmus campestris L.. . . mass. mill. 120x065, min. mill. 10x06. 
Juglans regia L. (fogliol.)  » » 220x110, » » 40x94. 
Salix alba L. » » 125X022,  » » 35x06. 
QUOrvs Roi Ate » 150x080, » ». 20XL4 
AIGSIUIGAMPESEL PIMS » 150x140, » » 30x50. 
Populus nigra L » 115X140, » » 30><25. 
Cornus sanguinea L.. . . » 140x100, » » 20x13: 
Viburnum Tinus L. ... » 115X060,  » » 28X14 


Da questi dati si scorge che il carattere delle mi- 
sure di una fillite ha un’ importanza assolutamente re- 
lativa, e andrebbe subito incontro alla ereazione di 
specie fossili a dirittura illusorie chi volesse attribuirgli 
un valore rigoroso. Si potrà essere soltanto autorizzati, 
seguendo il metodo stesso usato nello studio delle spe- 
cie viventi, a valutare nella foglia fossile una dimensio-. 
ne media, allorchè di una stessa specie si posseggano 
molte filliti e si noti quale è in esse la dimensione 
predominante. Il predominio, per ragione di probabilità 
sarà delle foglie che più abbondavano nei soggetti da 


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RAGIONI DEL PRESENTE LAVORO XIII 


cui provvengono, senza però escludere la possibilità 
della misura massima e minima. 

2.° VALORE DELLA FORMA DELLE FILLITI. In generale 
parlando conviene riconoscere un sufficiente valore nella 
forma delle foglie di una specie, considerate tanto nella 
ficura della lamina quanto nelle caratteristiche del mar- 
gine. Tuttavia, anche fatta eccezione di quelle specie 
arboree a foglie sommamente polimorfe, come sono ad 
esempio fra noi il Quercus Robus L., il Quercus Nea L., 
alcuni Acer, in cui solo il confronto con ciò che ve- 
diamo accadere nella natura vivente, ci concede di 
mettere talvolta insieme filliti di forma assai lontana, 
non bisogna trascurare che anche nelle specie aventi 
le foglie apparentemente poco diverse, si hanno delle 
variabilità degnissime di considerazione. Ho per esempio 
osservato su 100 foglie di U/mus campestris L. raccolte 
a caso, 11 foglie col margine a seghettatura semplice 
anzichè doppia, e che perciò se fossero state fossili 
avrebbero potuto scambiarsi colle foglie di Zelkova: 
97 foglie più o meno asimetriche alla base e 3 si- 
metriche: la loro forma dominante ovata più o meno 
acuminata, ma in 8 casi su 100 dzsl/unga, cioè col 
rapporto dei due diametri rappresentato da 2,32, mentre 
nella forma più comune della foglia d’Olmo ho trovato 
tale indice di 1,50. Nel Saliz alba L. in cui la forma 
lanceolata acuta delle foglie subisce lievissimi muta- 
menti, gl’indici diametrali che ho misurato oscillarono 
fra 7,26 e 6,15. E sia per malattia (punture, atrofia, 
traumi), sia per deviazione congenita dalla forma nor- 
male, su 100 foglie dello stesso Salice ne rinvenni 9 


falcate, e che perciò, tolta la loro facies che nella im- 


pronta fossile scompare, simulavano le foglie di certi 

Eucalyptus o le foglioline di alcuni Sapindus. Nelle 

foglie quinquelobe di Acer» campestre L. il seno o an- 
5 1 


LUIGI PAOLUCCI 


XIV 


golo interlobare superiore è in generale minore del retto ; 
ma ho trovato in 5 foglie su 100 lo stesso angolo retto 
o maggiore del retto. Il carattere adunque dedotto dal 
detto angolo non è una costante assoluta per differen- 
ziare le specie di Aceri fossili, come credettero valenti 
paleontologi. La forma delle foglie di Vidurnum Tinus 
L. è ovato-ellittica, ma su 100 foglie di questa specie 
ho incontrato gli indici diametrali oscillanti fra 2,50 
e 1,70. Sopra 100 foglie di Cornus sanguinea L. l'in- 
dice diametrale oscillò fra 2,14 e 1,352; l osservazione 
stessa su 100 foglioline di Juglans regia L. diede l’in- 
dice diametrale massino di 2,47, il minimo di 1,70. 
Nelle foglie di Populus nigra L. domina la forma trian- 
golare brevemente acuminata, ma non è raro il caso, 
specialmente nelle foglie più piccole, vedere la forma. 
rombica o quasi ovata lungamente acuminata. Che si di- # 
rebbe ora pensando alle tante specie di Populus fossili, °° 
Di. distinte da modificazioni fogliari anche tenui? Per 
Sr, differenziare tali specie si ricorre anche al diametro 
traversale della foglia, secondo che questo è maggiore, 
uguale, minore di quello longitunale. Ora nelle foglie 


> . . . . . i 
sh più grandi e decisamente triangolari dello stesso Po- Micsr 
ve 5 SP TO ò foi ze 
308 pulus nigra L. il diametro traverso supera quello lon- ni 
< gitudinale, ma nelle altre mediocri e più piccole è va 


d sovente uguale o più breve. 

Ri: Crediamo che basti quanto precede per concludere 
fe che i caratteri della forma laminare e del margine di 
una fillite hanno un reale valore per la sua determi- . 
Bir. nazione, ma non possono essere apprezzati con un ri- 
gore maggiore di quanto concede l'osservazione sulle 
specie viventi. Cosa che raramente fecero i paleofitologi. 
._ 5.° VALORE DEL NUMERO DELLE NERVATURE SECONDARIE. 
È un grave errore tassinomico il valutare con una. 
quantità costante, come fu fatto per molte filliti, il nu- 


LI 


doit fe ie e RL 


Pe o 


RAGIONI DEL PRESENTE LAVORO XV 


mero delle nervature secondarie che è sempre più o 
meno oscillante. Possedendo molte filliti della stessa 
specie questo fatto si riscontra nelle foglie fossili come 
in quelle viventi. In queste ultime, se sono intere, il 
numero differenziale non è invero che rare volte mag- 
giore di 2: così ad es. in Populus nigra L. e in Cornus 
sanguinea L. il numero delle nervature secondarie de- 
corre fra 4 e 6, in Viburnum Tnus L. fra 5 e 7. Ma 
nelle foglioline di Juglans regia L. si ha una oscilla- 
zione di 5 fra 12 e 17. Maggiore parmi la incostanza 
del numero di nervature secondarie nelle foglie lobate, 
dentate, seghettate. Così riscontrai un’oscillazione di 3 
nel Quercus Robur L. tra 5 e 8; una di 8 nell’ Ulmus 
campestris L. tra 9 e 17; una di 5 nel Carpinus Ostrya 
L. tra 12 e 17; una di 4 nel Quercus Nex L. tra 5 e 9. 

Se pertanto si possiede una sola fillite a cui con- 
venga attribuire il valore di specie e si registra nella 
sua diagnosi il numero delle nervature secondarie, que- 
sto dev'essere accolto in senso alquanto relativo, con 
una possibile variabilità di almeno 2 o 3. 

4.° VALORE DELL'ANGOLO NEVRALE NELLE FOGLIE PEN- 
NINERVIE. — Per brevità di linguaggio chiamo angolo 
nevrale l’angolo superiore cioè verso l'apice della fo- 
glia, formato dalla nervatura principale con un nervo 
secondario nelle foglie penninervie. Si comprende su- 
bito che tale angolo varierà nella stessa foglia, se que- 
sta avrà i nervi secondari non paralleli, sarà invece 
costante per tutte le nervature secondarie di una foglia, 
se esse camminano parallele fino al margine (Yolia cra- 
spedodroma). Ma un tale rigoroso parallelismo, contra- 
riamente a quanto potrebbe credersi a tutta prima, 
s'incontra rarissimamente in una stessa foglia, poichè 
le nervature secondarie inferiori possono formare un 
angolo maggiore o minore delle superiori, secondo che 


LUIGI PAOLUCCI 


le foglie sono arrotondate ‘ovvero attenuate alla base. 


Di maniera che il parallelismo delle nervature secon- 
darie è turbato in un senso o nell'altro e le nervature 
stesse sono in realtà divergenti. Innoltre nelle foglie 
inequilatere, a nervature secondarie rettilinee, se l'angolo 
nevrale è lo stesso per tutte le nervature di un lato, 


MAE | 
varia in più o in meno per quello del lato opposto. 


Si tenga conto infine che dato lo sviluppo diverso e 
le modificazioni della forma che accadono nelle innu- 
merevoli foglie di una pianta arborea, la misura del- 
l’angolo nevrale rappresenta tutt'altro che una costante 
nelle caratteristiche della specie. 

Tuttavia, concesse di necessità Je numerose ragioni 
che modificano l'angolo nevrale, si ha pure un limite 
di oscillazione che permette di valutarlo fra dati estremi. 
E così convien fare nella determinazione delle filliti, o 
notando la misura media che più spesso s'incontra, o 
segnando il massimo e il minimo. L’ escursione dell’an- 
golo nevrale è in generale, secondo le osservazioni da 
me raccolte, di 10-15 gradi. 

5.° PRESENZA E MISURA RELATIVA DEL PICCIOLO. — Uno 
dei caratteri migliori e più sicuri nella determinazione 
delle filliti è senza dubbio, in rapporto alla valutazione 
delle specie vegetali viventi, la distinzione tra foglia 
sessile o picciolata. E anche la misura del picciolo for- 


nisce un carattere abbastanza tenace per distinguere 


la foglia brevemente picciolata, picciolata, lungamente 
picciolata. Ma non si perda di vista il fatto che la 


lunghezza del picciolo varia assai nelle diverse foglie. 


anche di una stessa pianta, secondo la posizione della, 
foglia nel ramo in dipendenza delle condizioni di luce 
o d'ombra in cui la foglia ritrovasi. Perciò la misura 


del picciolo non potrà essere, come si potrebbe sperare 


VERRETE TN 


RAGIONI DEL PRESENTE LAVORO XVII 


in rapporto assoluto colla misura della lamina, ma an- 
drà soggetta a sensibili variazioni. 

6.° PorENZA DELLA NERVATURA. — Nella diagnosi delle 
foglie fossili è sovente caratterizzata la nervatura per 
debole, sottile, valida, prominente ecc. a seconda dell a- 
spetto che essa presenta nella impronta. Io dubito che 
in tal modo siasi andati verso la probabilità di non 
apporsi al vero ogniqualvola tale carattere fu raccolto 
dalla sola pagina superiore della foglia. Difatti nel 
maggior numero dei casi la nervatura di una foglia 
appare evidente o sporgente nella pagina inferiore, 
mentre è delicata, sottile in quella superiore. Se per- 
tanto fra i resti fossili di una pianta sì hanno soltanto 
foglie che volgano all’ osservatore la pagina superiore, 
non potrà arguirsi quale sia stata in realtà la potenza 
della nervatura. Pertanto onde fruire delle caratteri- 
stiche di quest’ultima, sarà necessario averle raccolte 
nelle due pagine della foglia fossile o almeno nella in- 
feriore. 

7.° Rere venosa. — Alcuni paleofitologi fra cui spe- 
cialmente Massalongo, attribuiscono molta importanza 
tassinomica al reticolo fibro-vascolare costituito dalla 
ulteriore suddivisione delle nervature secondarie, terzia- 
rie ecc., e che forma la trama di sostegno del mesofillo, 
suddiviso così in trabecole più o meno visibili. 

Ma oltrechè io non scorga in siffatto carattere va- 
lore sufficiente, eccettuati rarissimi casi, per interpretare 
un genere e molto meno una specie di pianta, non so 
comprendere come abbia potuto servirsene il Massa- 
longo nella classificazione delle filliti delle nostre ges- 
saie, ove la natura della roccia, sia la marna schistosa 
interposta ai gessi, sia il gesso stesso per lo più cri- 
stalloide, altera, nasconde e sovente cancella le traccie 
della rete venosa. 


LUIGI PAOLUCCI 


XVIII 


Quando vidi le filliti avtentiche di Oeningen, ove 
la trama delle nervature minori si conserva spesso net- 
tissima, compresi tutta la loro accessibilità in confronto 


delle filliti anconitane e senigalliesi. # 
8.° CONSISTENZA DELLA FOGLIA. — Vi hanno indub- 


biamente dei casi in cui lo stato di conservazione delle 
filliti permette di riconoscere se la foglia fosse mem- 
branosa ovvero coriacea e di concepire anche la facies 
della foglia stessa. Tale fortunata conservazione del 
fossile, oltrechè dallo stato della foglia quando fu se- 
polta, dipende dalla natura della roccia ove sta rin- 
chiusa, che deve essere di costituzione omogenea, fine, 
trattabile allo scalpello. Ma molte cause inerenti o 
allo stato della foglia prima della fossilizzazione o alla 
natura del deposito che la contiene, militano a ma- 
scherare la caratteristica di cui trattiamo. Se ne dovrà 
dunque fare un conto limitato e prudente. 

9.° DISTINZIONE TRA FOGLIA E FOGLIOLINA. — Una 
delle maggiori difficoltà da me incontrate nello studio 
delle filliti fu sovente quella di stabilire con certezza 
se si trattasse di una fogliolina o di una foglia sem- 
plice, quando l’interpretazione generica del fossile re- 
stava incerta tra una pianta a foglie semplici o piut- 
tosto a foglie composte. Sul requisito dell’articolazione 
del padicello non è da far conto allorchè si tratta di 


tale minuta caratteristica. La forma, la consistenza, l’a- 
spetto della impronta possono essere alla loro volta 
fallaci. Quindi se non si ha la fortuna d’incontrare in 
una roccia una intera foglia composta o parte sufficiente | 
di essa, si potrà nel maggior numero dei casi revocare 

in dubbio la determinazione di una foglia composta, 
se circostanze speciali non abbiano condotto alla sua 

certa determinazione. 


RAGIONI DEL PRESENTE LAVORO XIX 


Esposti così i criteri che costantemente mi hanno 
guidato nel classificare le filliti mioceniche dei gessi 
anconitani sulle quali ho potuto condurre le mie ricer- 
che, a me nen resta, quando tali criteri siano ricono- 
sciuti giusti, che esprimere il voto di vedere progredire 
la paleofitologia unicamente alla stregua dei punti di 
paragone che uniscono intimamente questa importante 
scienza colla morfologia vegetale. La validità delle 
scoperte paleontologiche dipende tutta dal valore che 
esse hanno in rapporto ai fenomeni e ai fatti del mondo 
attuale, dal quale dovremo sempre partire per rifare 
la storia del passato, poichè ben si disse che oggi è 
figlio di ieri e che in nulla si cambiò l'ordine delle 
forze che attualmente governano sulla terra l’ enigma 
proteiforme della vita, da quando vi lasciarono le orme 
loro le prime piante e i primi animali. 


Ancona, giugno 1896. 


L. PaoLUGCI 


DER CL 


UP SIOA 


DA 


Miri 


GIMNOSPERME 


i PINUS L. 


È uno dei generi fossili più chiaramente noti, del quale si 
conoscono foglie, amenti maschili, strobili, squame, semi. 

Comprende più di 100 determinazioni dei terreni d'Europa, 
dal cretaceo superiore in cui primieramente comparve, al qua- 
ternario. Alcune di esse potranno forse fondersi insieme, ma resta 


sempre di questo genere una numerosa rappresentanza paleontolo- 
| gica, che dominò specialmente durante il w/0cene in tutta Europa, 


dalle terre polari alla regione mediterranea. 

Il genere vivente è ricco di oltre 50 specie, distribuite in 
maggior numero nell’America settentrionale, indi in Europa, e più 
scarsamente in Asia al Giappone, in Cina, in Siberia, nell’ Imalaja. 


1. Pinus Saturni Ung. vedi tav. I, fig. 1. 

Foliis ex eadem vagina ternatis, rigidis, striatis, nervo primario 
valiJo, centim. 18 circiter longis, 9-12 decimill. latis. 

Ung. (Chlor. protog. p. 16. tav. IV e V, cit.); Heer, Flor. tert. Helv. 
vol. III. p. 160, tav. CXLVI, fig. 7, 9; Massal. e Scarab. studi sulla FI. 
foss. Senigall. p. 158, tav. V, fig. J4; Gaud. et Stroz. Contrib. à la flor. 
foss. Ital. 2" mém. p. 33, tav. I, fig. 7; Schimp. traité de paléont. vég. 
vol. II. p. 2797; Meschin. e Squinab. Fl. tert. Ital. p. 127. 


Equivalenti fossili — Pinites Saturni Goepp. (Monogr. 
Conif. foss. tav. XXV, fig. 8, 9 cit). 
; Il 


LUIGI PAOLUCCI 


Attinenze della flora mondiale vivente — Pinus pa- 
tula Sch. et S. (Messico). i 

Di questa specie non posseggo che le foglie, ma non cade. 
alcun dubbio sulla certezza della sua determinazione che piena. 
mente risponde alle diagnosi dateci dai paleontologi che descris- 
sero tale fillite e alle figure annesse. 

Però credo di essere il primo a fornire la figura di un cam- 
pione completo nei suoi organi fogliari, poichè i saggi di foglie 
fino a oggi descritti e disegnati sono rotti, mancanti, e poco da 
essi avrebbe potuto dedursi se non si fosse ricorso agli strobili 
che vollero riferirsi alla specie stessa, dei quali non ho disgrazia- 
tamente rinvenuto fin qui la minima traccia nelle nostre gessaie. 

Sulla mancanza in generale dei frutti nei gessi miocenici 
dell’Anconitano ho portato da molto tempo la mia attenzione, ma 
mi riserbo di darne una possibile spiegazione in altro lavoro. Più 
fortunato di me il Massalongo, potè ottenere un nicchio di Pi70s 
Saturni Ung. da Senigallia, che vale assai per confermare la pre- 
senza della specie stessa nell’Anconitano. 

A giudicare della rarità dei resti di questa specie nei gessi, x 
essa doveva essere, come la specie seguente, assai scarsa nella 
flora nostra miocenica, tenuto anche conto della facilità di con- 
servazione delle sue foglie che a guisa di quelle degli altri pini 
e delle conifere in generale, tardi e difficilmente marciscono dopo 
la loro caduta. Ovvia osservazione che ciascuno fa nei boschi 
delle conifere oggi viventi. 

Nello stesso orizzonte geologico di Ancona e Senigallia fu 
rinvenuta questa specie nelle argille turchine bruciate di Val. 
d'Arno (Gaudin), nelle marne di Cerretello, Cava della Maestà, 
Farsica (Capellini), nel pliocere presso Varese (Sordelli), in Liguria 
(Squinabol), in Piemonte (Sacco), a Castelnuovo e Gaville in To- 
scana (Ristori), nel calcare duro, (Rarte» Kalk) di Locle in Sviz-. 
zera (Heer). Di poco più antico sarebbe il calcare argilloso di 
Radoboj in Croazia, cioè del miocene medio ove Unger ha isti 
tuita la specie. 

Nessuna specie del sottogenere Taeda Endl. al quale deve. 
riferirsi il Pinus Saturni Ung. vive oggi in Europa (!). Però giova 


(1) Cfr. James WeITCH - A Manual of the Coniferae, p. 170. 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 3 


ricordare che in varie specie europee e italiane del sottogenere 
Pinaster Endl. s'incontrano talvolta le foglie in fascetti di 3 an- 
zichè di 2 verso l’apice dei rami ‘). Quindi se si volesse valutare 
tale fatto come un risultato dell’atavismo, non sarebbe forse s0- 
verchiamente temerario considerare il Pinus Saturni Ung. come 
stipite di qualcuna delle odierne specie europee. 


2. Pinus Cocconii n. sp. v. tav. I, fig. 2. 

Foliis quaternis, strigosis, gracilibus, acutis, carinatis, 7 centim. 
circiter longis, 0,5 millim. latis, basi conjunctis, bracteis vaginalibus 
destitutis. 

Attinenze della flora mondiale vivivente — gen. Pi 
nus L. » 

Posseggo un bellissimo esemplare di questa fillite che ho 
creduto poter istituire a specie nuova di Pins, almeno finchè 
nuovi esemplari della stessa non smentiscano gli attuali miei cri- 
teri, sia perchè non risponde a veruna delle specie di Pini fossili 
fin qui descritte, sia perchè non trova riscontro in nessuna specie 
di Pino vivente. E ne do qui appresso le ragioni. 

Premetto che ho escluso l'ipotesi che si tratti di un caso 
accidentale di foglie quaterne in una specie a foglie quine, dac- 
chè sia ovvio pensare che con assai maggiore probabilità io mi 
sia incontrato in un carattere che rappresenta la regola anzichè 
la eccezione. 

Fra i Pini viventi non ve ne ha nessuno a foglie caratteri 
stitamente quaterne. Solo per accidentalità e raramente si mo- 
strano quaterne in alcune specie dei sottogeneri Cembra e Stro- 
bus Endl. Ma al sottogenere Cembra si riferisce una sola specie 
d'Europa e d’Italia (Pinus Cembra L.), alla quale se potesse av- 
vicinarsi la nostra fillite per la lunghezza delle foglie, non vi ri- 
sponderebbe per la larghezza che nel Pinus Cembra L. sale a 
più del doppio. Al sottogenere Strobus si anpettono 12 specie del 
Nord-America ®), tutte aggruppate attorno al tipico P. Strobus L. 
oltre 3 specie del Giappone e una dell’Imalaja, senza rapporto 
colla specie fossile di cui tratto. 


(1) Cfr. F. ParLATORE - Flora ital., vol. IV, p. 34. 
(2) Cfr. J. VEITCH - Op. cit., p. 177. 


LUIGI PAOLUCCI 


Fra le Piniti fossili se ne conoscono invero 2 a foglie qua- 
terne e cioè P. Deflexa Sap. e P. Pseudo-Taeda Sap.%; ma la 
nostra fillite non sta con alcuna, dacchè ambedue hanno le foglie 
più lunghe e aderenti ad un disco carnoso che assolutamente 
manca nel nostro esemplare delle cave di Varano. 

Ettingshausen ® dà una figura del suo Pinites Pal@ostrobus, 
che risponde fedelmente alla nostra impronta. Ma io non mi spiego 
come l'illustre paleontologo tedesco abbia compreso siffatta fillite 
ed altre di Pini a foglie apparentemente trine, nella stessa diagnosi 
della specie fossile da esso istituita e che chiama senz'altro a 
foglie quine. 

L’impronta di Pinus disegnata da Massalongo dei gessi di 
Senigallia (8), potrebbe a tutta prima essere valutata per un fa- 
scetto di foglie quaterne male conservato; ma l’autore che studiò 
l'originale lo riporta senza dubitare al Pinus Salurni Ung. spie- 
gando quell’apparenza di 4 foglie coll’avvenuto sdoppiamento di 
una foglia che si è fessa longitudinalmente. i 


Ho voluto ricordare in quesla rara specie di Pino miocenico 


il nome del chiarissimo botanico e mio maestro prof. Girolamo 
Cocconi dell’ Ateneo Bolognese, che ha con dottrina matura e co- 
scenziosa ampiamente illustrata la flora emiliana. 


SEQUOIA Endl. 


Di questo genere di conifere giganti che hanno lasciato nel 
mondo attuale due soli superstiti, dei quali uno confinato in Ca- 
lifornia (S. gigantea Torr.), l’altro sparso nella catena occidentale 
del Nord-America (iS. sempervirens Endl.), si raccolsero resti di 
rametti fogliferi, strobili, semi, per 12 determinazioni. 

Apparso nel cretaceo sup., evoluto forse dalle Araucariae, 
si estinse con un singolare parossismo di vita nel m/ocene, in cui 
lo troviamo ancora i Europa assai abbondante dalle terre polari 
al bacino mediterraneo. 


(1) Cfr. W. P. ScHmper - Traité d. Paléont. Veget. vol. II, pp. 286, 287. 

(2) Cfr. C. ErTINGSHAUSEN - Die tertiéire Flora von Horing, p. 35, tav. 6, 
fig. 30. 

(3) Cfr. MassaLonGo e ScArAB. - Op. cit. tav. 5, fig. 14. 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 9) 


3. Sequoia Langsdorfii Heer. v. Tav. I, fig. 3, 4. 

Foliis plus minus coriaceis, linearibus, obtusiusculis, mill. 6-15 longis, 
decimill. 8-12 latis, planis vel margine revolutis, complanato-distichis, 
basi angustata adnato-decurrentibus, uninertis. 

Heer, Fl. tert. Helv., I, p. 54, tav. MX; fio. 2. tav. XXI, fig. 4; 
Nachr. zur mioc. FI. Groenlands, p. 4, 9, 13, 16, tav. II, fib. 5, 6; Mass. 
Op. cit. p. 157, tav. VI, fig. 2, 13, 15; Schimp, Op. cit. II. p. 816, tav. 


*- LXXVII, fig. 15; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 113. 


Equivalenti fossili — 7axztes Langsdorfii Brongn. (Prodr. 
p. 108 ecc. cit.) — Taxrites Rosthorni Ung. (Chlor. prot. p. 83, 
tav. XXI, fig. 4, 5, 6, cit.) — Cupressites taxiformis Ung. (Chlor. 
prot. p. 18, tav. VIII, fig. 1-3 cit.) — Chamaecyparites Hardtii 
Endl. (Synop. conif. p. 277 cit.); Ettings. tert. fl. v. Haering, 
PSV AVI o MZ Mass Op citep. oO tav VA 05 
tav. VI, fig. 4, 8, 9, 11, 12 — Sequoia Senogalliensis Mass. Op. 
Cit. p. 158, tav. VI, fig. 6, 14. 

Attininenze della flora mondiale vivente — Sequoia 
sempervirens Endl. (California). 

La forma tipica di questa bella fillite, rappresentata senza 
dubbio dai ramoscelli adulti è omai nettamente stabilita dai pa- 
leofitologi, dopo la giusta interpretazione di O. Heer che la di- 
staccò dai Tarus e dai Taxodiuwm per il carattere prezioso del- 
le foglie decorrenti, oltrechè per i frutti che egli ebbe la ventu- 
ra d’incontrare insieme alle foglie. 

Seguendo i criteri di Schimper ho riunito sotto questa spe- 
cie di Sequoia anche Chamaecyparites Hardtii Endl. che il Mas- 
salongo scisse dalla stessa. Questo paleontologo trova invero fra 
esse due filliti la più spiccata differenza nella inserzione delle 
foglie, che in (Ramaecyparites sarebbero semplicemente sessili e 
non decorrenti, oltre altri caratterì di minore importanza, come 
quello delle foglie ascendenti anzichè divaricate. Ma attentamente 
osservando ne’ miei esemplari, che secondo la loro facies rispon- 
dono perfettamente ai disegni di Chamaecyparites datici da Mas- 
salongo, ho trovato in realtà le foglie decorrenti al modo stesso 
di Sequoia sebbene dirette verso l’apice del ramo e sensibilmente 
affastellate o embriciate, come dice Massalongo per Cham. Hardtii. 

Del resto tanto nelle gessaie senigalliesi quanto in quelle an- 
conitane, le nostre ricerche degli strobili o coccole così di Sequota 


LUIGI PAOLUCCI 


come del preteso Chamaecyparites rimasero fin. quì completa- 
mente infruttuose; per cui dobbiamo fare a meno dei caratteri 
preziosi che si trarrebbero dagli organi di fruttificazione. 

L’Heer che nelle sue opere a me note, non parla punto di 
di Chamaecyparites, ci dà figurato lo strobilo di Segquoia Lang- 
sdorfii che egli dice corrispondente in tutti i punti essenziali co- 
gli strobili delle Segquoia viventi‘). Ettingshausen ® che tratta dei 
Chamaecyparites senza punto accennare alle Sequoia, ne fornisce 
6 disegni di strobili che a tuttaprima apparirebbero ben diversi da 
quelli di Sequoia. Ma oltrechè le impronte da cui Ettingshausen 
trasse i disegni dovevano essere sensibilmente imperfette, la loro 
lontananza dagli strobili di Sequoia quasi scompare, se le si parago- 
nano con un frutto di Sequoza aperto (stato in cui trovansi gli stro- 
bili di Haering), quale si vede in Heer®) copiato da Schimper ‘. 

Secondo noi dunque il Cham. Zardtii Endl. scompare dalla 
flora delle nostre gessaie, per essere una cosa sola con Sequoia 
Langsdorfii H. 

Dalla facilità con cui s'incontrano nei nostri gessi i resti di 
tale conifera si conferma quanto già disse Massalongo, che cioè 
quale essenza delle nostre foreste mioceniche, essa doveva essere 
abbondante. 

La sua area di diffusione fu immensa, dacchè si estendeva 
dalle regioni circumpolari di Groelandia e dell'Islanda (Heer) per 
l'Europa centrale, la Prussia renana, la Galizia, l'Ungheria, il Ti- 
rolo, la Svizzera (Ettingshausen, Unger, Heer), fino a noi in Italia 
e a Kumi in Grecia (Unger) dall’Oligocene al pliocene. Secondo 
Meschinelli e Squinabol (FI. tert. ital.) tale specie si sarebbe tro- 
vata in Italia: nel m2/0cene a Cadibona in Piemonte (Sismonda), 
a Sarzanello (Capellini) e a S. Giustina (Squin.) di Liguria, a Sal- 
cedo di Vicenza (De Zigno, Mass.), a Formignano di Romagna 
(Scarabelli); nel pliocene a Folla d’Induno presso Varese e a Bas- 
sano del Vicentino (Sordelli), a Fontesecca e S. Selvatico (Verri). 

È vicinissima a Sequoia seimpervirens Endl. (Redwood degli 


(1) Cfr, P. Hrer - FU. tert. Helv., p. 55, tav. XXI, fig. 4, d. 

(2) Cfr. ErTINGSHAUSEN - Die tert. FI. von Haering, pag. 35, tav. VI, fig. 1, 21, 
(3) Cfr. O. HeeR - /7. foss. arctica, tav. XLV, fig. 13 a. 

(4) Cfr. W. ScHImPeR - Traité d. paléont. veget, tav. LXXVII, fig. 17. 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 7 


Anglo-Americani) che vive in California da S. Louis Obispo ai 
confini dell'Oregon, arrivando spesso a 90 metri di altezza. 

Si noti che in molte impronte di questa fillite ove il carattere 
delle foglie scorrenti non è manifesto, essa presenta l'aspetto di 
un Taxus a cui si sarebbe spinti a riferirla. Tale la credettero 
infatti Brongniart (, 0. Weber ®, Unger (®. E quest’ultimo rife- 
rendola poi alle cupressinee, ne creò la sua Cupressites taxi 
formis A, colpito dall’ aspetto tassoideo delle foglie. 


4. Segnoia Couttsiae Heer. v. tav. I, fig. 5-7. 

Ramis alternis, ramulis junioribus elongatis, foliis rigidis, lanceolato- 
linearibus, squamaeformibus, acuminatis, mill. 2-5 longis, decimill. 5-12 
latis, plus minus imbricatis, subfalcatis, in medio costatis, basi decurren- 
tibus. 

©. Heer Flor. arct. p. 94, tav. XLV, fis. 19; Schimp. Op. cit. II, 
p- 318, tav. LXXVII, fig. 3, 4. 


Equivalenti fossili —- Araucarites Sternbergi Goepp. in 
Mass. Op. cit. p. 154, tav. V, fis. 1-7, tav. VII, fig. 14, 15, 17, 20 
(eccett. le altre fig. della stessa op.). 

Attininenze della flora mondiale vivente — Sequoia 
giganteaTorr. (California). 

Il Massalongo studiando questa fillite del senigalliese sulle 
impronte di sole foglie e senza frutti (come si avvera anche in 
Ancona) dubitò, facendo suoi i criteri di Ettingshausen, se esse 
fosse un Dacridiwm, una Cryptomeria e perfino una Woltia, 
piuttostochè un’ Araucaria, su cui lo Sternberg istituiva pel primo 
il genere fossile Araucarites. 

Ma io tengo sott'occhio i disegni di quest’ultima specie fos 
sile (che per me hanno maggior valore della diagnosi) di Heer ©, 
Unger ©, Ettingshausen ©, e mi sorprende la lontananza loro dai 


(1) Cfr. A. BroxGxIart - Prodr., p. 108. 

(2) Cfr. 0. WEBER - Paleontogr., II, p. 166, tav. XVIII, fig. 8, 9. 

(3) Cfr. F. UnceER - Gen. et Sp., p. 389. 

(4) Cfr. F. UxGeR - Chlor. prot., p. 18, tav. VIII, fig. 1, 3. 

(©) Cfr. O.-Hrer - PI. tert. Helv., tav. XXI, fig. b, a, Db. 

(6) Cfr. F. UnGER - Die foss. FI. v. Sotsha, tav. XXIV, fio. 1-14, tav. XXV, 
fie. 1-7. 

(7) Cfr. C. ErrixGsHAUSEN - Die tert. Fl. von Haering, tav. VII, fig. 1-10, 
tav. VIII, fig. 1-12. 


ita 


LUIGI PAOLUCCI 


disegni che Massalongo ci ha lasciati della sua Araucarites Stern- 
bergi Goepp., e che ho sopra citati. i 
Invece i miei esemplari corrispondono con molta fedeltà alla 
Sequoia Couttsiae istituita da Heer sopra campioni del miocene 
di Bovei-Tracey in Inghilterra, ove è comunissima, compresa poi 
dallo stesso nella flora terziaria artica, trovata da Saporta nel 
terziario del sud-est della Francia. 1 
D'altronde le Araucaria attuali ‘ sono confinate al Chili 
(Ar. imbricata Pav.), al Brasile (Ar. Brasiliensis Rich.) e più spe- 
cialmente in Austrialia (Ar. Bidwilli Hook., Ar. Cumninghami 
Ait.) alla N. Caledonia (Ar. Cookii Br., Ar. Bulei Mull.), all’ isola 
Norfolk (Ar. ercelsa Br.). Tutte quindi appartengono all’ emisfero 
australe. Ma, come già in principio di questo lavoro dicemmo, 
dopo gli studi specialmente di Heer e di Saporta, pare dimostrato 
che la nostra flora terziaria sia scesa quale emanazione diretta 
da quella che visse poco prima nelle terre polari. E perciò a 
questo fatto generale che ha grandissima importanza, contradi- 
rebbe l’altro peculiare della presenza fra noi di Aravcariae del 
miocene superiore, periodo relativamente così prossimo a noi, 
mentre esse, confinate oggi in regioni lontanissime dell’ altro 
emisfero, vissero in quello boreale in epoca geologica assai assai 
più remota dello stesso miocene superiore delle gessaie di Ancona. 
All’ Araucarites non sono oggi rimaste con certezza che 3 
specie, e cioè: Ar. Zartigi Dunke. ®), trovata nei Carpazi, ma di. 
epoca geoligica assai lontana dal miocene superiore, cioè dell’ Ur- 
goniano che, d'accordo col d’Orbigny, è da riferirsi al cretaceo 
inferiore ©; Ar. Duchartrei Wat., dell’eocene; e infine Ar. Ro- 
ginei determinata da Crié ‘, nel gres eocenico di Mans e d’ Angers. 
Le 4 o 5 specie fossili di Avaucaria, accertate per la cono- 
scenza degli strobili sono pur esse tutte mesozoiche ‘. 
Conviene credere dunque che nell’emisfero boreale si estin 
sero le Araucarige coll’eocene. Nessuna traccia di esse abbiamo 


(1), Cfr. J. VerrcH - Op. cit. p. 194. 

(2) Cfr. W. ScHIMPER - Op. cit. p. 252. 

(3) Cfr. A. LappARENT - Traité d. Geol., pp. 10, 24. 

(4) Cfr. L. CrIÈ - Lech. s. la véget. de l'Ouest. d. la France à l'ép. tert.e 
p. 30, tav. C. 

(6) Cfr. W. ScHIMPER - Op. cit. p. 253 e seg. 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 9 


più nell’oligocene e nei piani inferiori e medî del miocene. Mi 
parrebbe strano se non contraditorio il farle d'improvviso risor- 
gere nel miocene superiore, senza offendere non dico i principi 
del moderno evoluzionismo, ma financo l’ordine di successione 
delle specie accettato dai creazionisti. 

Del resto tutti i fitografi abituati alla determinazione della 
specie vegetali viventi che presentano una somma di caratteri 
mai presumibile nelle specie fossili di cui non abbiamo più spesso 
che frustoli e fugaci impronte, comprenderanno quanto sia diffi- 
cile arrivare in queste ad una interpretazione indiscutibile. Nel 
maggior numero dei casi si può solo pretendere, come da me nella 
fillite di cui tratto, di essersi avvicinati alla collocazione sistema- 
tica che presenta minor probabilità di errore. 

La stessa Araucarites Sternbergi Goepp. conosciuta da Flùrl 
fino dal 1815, fu da questi interpretata per un’ ica. Nel 1820 
Schlotheim la credette un Licopodium (Licopodites). Brongniart 
nel 1850 dubitò nientemeno che fosse una composita, la pose poi 
fra le conifere coi Juniperus (Juniperites). E lo Sternberg, quegli 
che l’ascrisse al genere Araucarites, credette vedere in certe sue 
impronte un’alga, chiamandola Cystoserites dubius. 

Dalla quantità dei resti di questa specie si arguisce che essa 
rappresentò pure una delle piante più abbondanti della nostra 
foresta miocenica, ove con lei splendevano di perenne verdura e 
forse di mole gigantesca le altre conifere nostrane d'allora, le 
quali trovano oggi il miglior riscontro nelle ginnosperme colossali 
che popolano ancora certe plaghe dell'America boreale. 

La Sequoia Couttsiae H. è comunissima nel ii0cene medio 
di Bovey Tracey (Heer) e di Bilin (Ettingshausen). 


5. Sequoia Nordenskiòldi H. v. tav. I, fig. 8, 9. 

Foliis coriaceis, linearibus, planis, mill. 5-7 longis, mill. 1 latis, 
distichis, obtusis, ascendentibus, basi haud vel vix angustatis, adnato-de- 
currentibus. 

O. Heer, Die mioc. Fl. Spitzbergens, p. 36, tav. II, fig. 13 d, tav. IV, 
fig. 4-38; Nachtr. zur mioc. Fl. Groenlands, tav. I, fig. 30; Schimper, 
Op. cit. II, pag. 318. 


Attinenze della flora mondiale vivente — gen. Sequoia 
Endl. 


pi 


LUIGI PAOLUCCI 


Le numerose figure dateci da Heer della sua Seg. Nordenskiòldi, 
rinvenuta in grande abbondanza negli schisti neri del capo Sta- 
ratschin allo Spitzberg e più scarsamente a Netluarsuk in Groe- 
landia corrispondono esattissimamente a parecchie impronte che 
io posseggo dei nostri gessi, ove non esistono come al solito che 
le sole foglie. @ 

Nessuna delle figure e delle diagnosi dell’illustre Massalongo 
nella flora fossile di Senigallia trova riscontro ne’ miei esemplari, 
evidentemente diversi, tanto dall’Avaucarites Sternbergi Goepp. 
p. p. (la nostra Sequoia Couttsiae H.), perchè lineari, piane, ot- 
tusette, quanto dalla Sequoia Langsdorfii Brongn. da cui differisce, 
come esattamente dice Heer, per avere i rami più delicati, più 
piccoli e più strette le foglie che sono poco o punto assottigliate 
alla base e più oltre scorrenti sul ramicello (Die Blatter sind 
am Grunde gar nicht oder wenig verschmalert und lau- 
fen, weiter am Zweig herab.). 

Parmi pertanto che questa conifera sia sfuggita alle indagini 
di Massalongo, seppure non venne da questi confusa ed unita alla 
sua Araucarites Sternbergi Goepp., alla quale sarei stato tentato 
anche io di riferirla con un punto interrogativo, prendendo a ri- 
scontro la fig. 1 della tav. V di Massalongo che un poco ci si 
avvicina, se non avessi veduto i disegni e letta la descrizione 
che fa Heer della Sequoia Nordenskioldi. z 

Di questa fossile posseggo esemplari dei gessi di Pietralacroce, 
Varano e Camerano ove facilmente s'incontrano. Essa quindi avrà 
dovuto concorrere sensibilmente a formare i nostri boschi mio- 
cenici. 


6. Sequoia Sternbergi H. v. tav. II, fig. 10, 11. 
Ramis elongatis, foliis subulatis, acuminatis, rigidis, falcatis, mill. 
4-8 longis, mill. 0,5 latis, plus minus imbricatis, basi longe decurrentibus. 
Heer, Nachtr. zur mioce. Fl. Groenlands, p. 10, tav. II, fig. 1-4; 
Schimper. Op. cit. II, p. 320. 


Equivalenti fossili — Araucarites Sternbergi Goepp. in 
Ung. Die mioc. Fl. von Sotzka, p. 157, tav. XXIV, fig. 1, tav. XXV, 
fig. 1, 2, (non le altre fig. della stessa sp.); Ettingshausen, tert. 
FI. v. Haering, p. 36, tav. VII, fig. 2, 5, (non le altre fig. della 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 11 


stessa sp.); Massal. Op. cit. p. 154, tav. VII, fig. 16? (non le altre 
fig. della stessa sp.). 

Attinenze della Flora mondiale vivente — Sequoia gi- 
gantea Endl. (California). 

Di questa fillite posseggo 3 esemplari delle gessaie di Sirolo, 
Pietralacroce, Camerano, somigliantissimi fra loro, in eccellente 
stato di conservazione, di cui do due disegni. Confrontandoli coi 
rami giovani della vivente Sequoia (Wellingtonia) gigantea Endl. 
di California, vi ho trovato tale una rispondenza di caratteri se 
non identità, da indurmi quasi a chiamare la mia fillite Sequoia 
(Wellingtonia) gigantea miocena. Ma riflettendo sulle descrizioni 
lasciateci da Unger e da Ettingshausen della loro Arawucarites 
Sternbergi Goepp., e attentamente esaminando alcune delle figure 
con cui essi illustrarono tale specie, sono entrato nella convin- 
zione che i miei esemplari debbano riferirsi a quelli sopraindicati 
dei due paleontologi tedeschi, mentre fra le figure dateci per la 
specie stessa da Massalongo, una sola e dubitativamente trove- 
rebbe riscontro nella fillite di cui parlo, dovendosi tutte le altre, 
come vedemmo, riferire a Sequoia Couttsiae H. Vi ha dunque 
da credere che a Massalongo mancassero gli esemplari che mi 
valgono, con minore incertezza di lui, a determinare la Sequoia 
Sternbergi fra le filliti marchigiane. 

Non comprendo come Unger ed Ettingshausen diano nelle 
diagnosi per carattere delle foglie: « foliis ovatis (Unger) » ov- 
vero « foliis ovatis, ovato-lanceolatis (Ettings.) », mentre nella 
maggior parte dei loro disegni le foglie sono lanceolate-lineari 
come opportunamente corresse Schimper nella diagnosi di questa 
specie, e lesiniformi nei loro disegni da me citati, termine che ho 
creduto applicare nella diagnosi, onde restare fedele ai caratteri 
dati dalle impronte dei gessi d’ Ancona. 

Heer invero descrivendo questa specie nei suoi supplementi 
alla flora miocenica di Groelandia fu felice indicando i caratteri 
della foglia « sehr steif, dick lederartig, am Grùnd am Zweig 
herablaufend, vorn zugespitzt, meistens etwas gekrimmt ». Ma 
le figure di Heer riportate nel precitato suo lavoro presentereb- 
bero le foglie più densamente embriciate che nei miei esemplari. 

Lo stesso insigne paleontologo, circa 20 anni prima che illu 
strasse la flora terziaria artica, titubante fra i generi Araucaria 


e Cryptomeria, ascrisse ad Araucarites Sternbergi Goepp. 0! due 
esemplari di filliti trovate a Oeningen, un frustolo di ramo afillo 
e un ramicello foglifero, che molto si allontanano dalla nostra 
Sequoia. i 

In epoca un poco più remota dei gessi di Ancona, visse 
questa specie nelle terre iperboree (Heer) e nell’ Europa centrale 
a Sotzka, Monte Promina, Haering (Unger, Ettingshausen), per 
comparire nell’ epoca stessa dei nostri gessi a Sarzanello in Pie- 
monte (Sismonda). Eloquente esempio della emigrazione vegetale 
discendente dal polo! 

Non avendo veduto nè gli originali né le figure attribuite a 
questa specie del Vicentino (Mass.), di Formignano (Scarabelli), 
di Mioglia in Ligura (Squinabol), non so decidere se desse appar- 
tengono alla specie stessa nel senso da me inteso o invece alla 
Sequoia Coutlsiae H. di cui ho prima trattato. 


TAXODIUM Rich. 


È un genere sicuramente affermato dalla scoperta di foglie, — 


rami, strobili e semi nel w/ocene d’ Europa, epoca in cui quivi 
abbondavano, dalle terre polari al Mediterraneo, due specie di 
Taxodiwn che ricordano assai davvicino le due specie oggi vi- 
venti nel sud-est dell'America settentrionale (Tarodium distichum 
Rich.) e nel Messico (Taxod. mericanum Carr.) oltre a 2 specie 
fossili meno buone e poco significanti. 


7. Taxodium distichum miocenum H. v. tav. II, fig. 12-14. 

Foliis linearibus, rare lineari-lanceolatis, acutis vel obtusiusculis, 
planis, uninervis, basi angustatis, vix petiolulatis, alternis, plus minus 
parallelis, millim. 10-18 longis, mill. 0,7-1,5 latis. 

O. Heer, Die mioc. Fl. Spitzbergens, p. 32, tav. III, fig. 29-35; 
Nachtr. zurì mioc. Fl. Groenlands, p. 9, tav. I, fig. 13, di ‘e, lob; 
Schimp. Op. cit. II, p. 323; Mesch. e Squin., Op. cit. p. 108. 


Equivalenti fossili — Taxrodivm dubium H. FI. tert. Helv. 
II, p. 49, tav. XVI, fig. 19, XVII, fig. 5-15; Mass. Op. cit. p. 149, 


(1) Cfr. O. HeER - Die tert. FI. der. Schweisz., vol. I, p. 55, tav. XXI, fig. 5. 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 13 


OVER tV ARL GIU Str Contri: 


2° mém. p. 35, tav. II, fig. 1, 10, 11. — Taxodites dubius Stern. 
in Goepp. Die tert. Fl von Schossnitz, p. 6, tav. II, fig. 4-9. 
Attinenze della flora mondiale vivente — Tarodium 


distichwm Rich. (Carolina, Luigiana). 

Tra il 1821 e il 1838, tramite di tempo in cui venne a luce 
il lavoro di Stemberg: Versuch einer geogn. bott. Darstellung der 
Flora der Vomwelt, fa da questo valentissimo paleontologo esat- 
tamente collocata fra i Tarodium la fillite di cui qui si tratta. 
E dopo di lui tutti si accordarono pienamente in tale deter- 
minazione. Poche sono infatti le piante fossili che abbiano, come 
questa, fornito così abbondanti e sicuri materiali di studio e di 
raffronto con specie attualmente viventi. Vi ha quasi identità 
più che somiglianza fra un'impronta del 7arodiuwm distichim 
miocenum e un ramicello del Taxrodium distichum Rich., che vive 
oggi nel Nord-America dal 38° al 17° di latit. boreale. 

L’area di diffusione di questa specie si estese dal polo alla 
nostra latitudine e in quasi tutte le località che ne posseggono i 
resti, essi sono abbondantissimi. Così tanto nel miocene inferiore 
di Spitzberg, della Groenlandia (Heer), di Bilin in Boemia (Et 
tings.), di Eriz e Rallingen in Svizzera (Heer), di S. Giustina in 
Liguria (Squinab.), di Chiavon nel Vicentino (Mass.), quanto nel 
miocene sup. di Schossnitz in Slesia (Goeppert), di Parschlug in 
Stiria (Unger), di Val d’ Arno (Gaudin), di Ceretello in Toscana 
(Capell.), di Senigallia (Mass.), di Ancona, e perfino del pliocene 
di Garfagnana (Bosniaski), è uno dei rappresentanti più comuni 
delle rispettive flore terziarie. Solo ad Oeningen (Heer) è assai rara. 

Nelle gessaie Anconitane e Senigalliesi anche di questa co- 
nifera non si sono fin qui trovate che foglie e ramicelli sterili, 
come accadde a Heer quando pubblicava la flora terziaria di Sviz- 
zera. Il Gaudin rinvenne in Val d’ Arno i soli fiori maschi. Im- 
vece nelle altre località d’ Europa succitate e nelle terre glaciali 
si raccolsero in abbondanza resti di strobili, squame, semi, inflo- 
rescenze maschili e femminee. 

Non ho creduto accogliere i criteri di Heer, seguiti da Mas- 
salongo, che aggiunge alla forma scelta per tipo di questa specie, 
2 varietà le quali si distinguerebbero così: var. d, foliis longio- 
ribus (7ax. dubium var. longifolium Mass.). var. €, foliis, apice 


LUIGI PAOLUCCI 


obtusiusculis (Zar. dubiwm var. normale Mass.). Se a parer mio 
non giova moltiplicare troppo il differenziamento delle forme ve- 
getali viventi con un metodo soverchiamente analitico, ciò mi 
sembra dannoso per le forme fossili, ove il raggiungere la deter- 
minazione della specie può ritenersi talvolta una pretesa anche 
temeraria. 


GLYPTOSTROBUS Endl. 


Si deve ritenere che l’unico attuale rappresentante di que- 
sto genere ristretto a 2 provincie della Cina (Glypt. Rheterophyt 
lus Endl.) discenda dalla forma fossile che visse diffusissima in 
tutt' Europa e nell'America settentrionale dall’ Oligocene al Plio- 
cene, rappresentata da ramicelli fogliferi, squame, strobili. 


8. Glyptostrobus europaeus H. v. tav. II, fig. 15. 

Foliis omnibus squamaeformibus, mill. 2-2,5 longis, mill. 1,5 latis, 
quadrifariam adpresso-imbricatis, basi decurrentibus, lanceolato-ellipticis, 
acutis. 

Heer, Fl. tert. Helv. I, p. 51, tav. XIX e XX, fig. 1; Nachtr. 2. 
mioc. Fl. Groenlands, p. 6, tav. I, fig. 6 e; Mass. Op. cit. p. 152, tav. 
V, fig, 52 Gaud. et Str. Mém. d. quelq. giss. foss. d. l. Tosc., p. 26, 
tav. I, p. 5-10; contrib. a la FI. foss. ital. 2°mém., p. 35, tav. II, fis. 
15 (non le altre fig. della st. specie); Schimp. Op. cit. ,II, p. 325, tav. 
LXXIII, fig. 15, 17; Mesch. e Squin. Op. cit., pag. 110. 


Equivalenti fossili — Tarodiwn europaewm Brongn. (Ann. 
sc. nat. 1.% ser., p. 175, tav, XXX, cit.); Glyptostrobus Ungeri H. 
Fl. tert. Helv. p. 52, tav. XVIII e XXI, fis. di i 

Attinenze Gola flora mondiale vivente — Cupi 
bus heterophylus Endl. (Cina). 

Posseggo di questa fillite un solo esemplare delle gessaie di Ca- 
merano, del quale offro il disegno e che ritengo sufficiente, sebbene 
minuscolo, ad essere determinato per la conifera cui l’ho riferito. 

Ma nelle gessaie di Ancona come in quelle di Senigaglia ove 
la valentia del Massalongo quasi divinò la specie stessa, colla 
scorta di un'unica impronta poco significante, fanno assolutamente 
difetto gli strobili e i semi del Glyptostrobus. 

Se pertanto non mi fossero stati di scorta i lavori dei paleo- 
fitologi sopracitati che ne diedero figure accurate e diligenti de- 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 15 


scrizioni, mancando gli organi riproduttivi, sarei stato in gran 
dubbio se la mia fillite avesse davvero appartenuto a un Glyp- 
tostrobus piuttostochè a una 7uja, trovando a mo’ d’ esempio 
molta analogia fra essa e la 7. gigantea Nutt. (T. Lobbi Host.) del 
nord ovest d'America. So che sarebbe stato forse più consentaneo 
ai criteri che oggi possediamo sulla origine boreale della nostra 
flora terziaria, in quanto la più parte delle 7huja oggi viventi 
s'incontrano nell'America settentrionale, mentre abbiamo una so- 
la specie di Glyptostrobus vivente nella Cina. E anche O. Heer 
in Die mioc. FI. spitzbergens (p. 36, tav. II, fis. 25, 26) 
registra la sua Thujites Ehrenswaerdi che assai si avvicina alla 
fillite di Ancona. 

Ma come nè la diagnosi nè i disegni della Thujites di Spit- 
zberg perfettamente corrispondono a quest’ultima nostra, mentre 
fra le figure date per il Gyptostrobus ve ne hanno alcune qua- 
si identiche ad essa e benissimo vi si addice specialmente la 


’ 


diagnosi di Heer, così m’induco a registrarla per quest’ultimo 
genere. 

La distanza lungitudinale che separa l’Italia dalla Cina po- 
trebbe per un momento ferire le aspirazioni di noi botanici evo- 
luzionisti, pensando come mai abbia potuto sbalzare colà e soprav- 
viverci fino a oggi un parente o discendente del Glyptostrobus 
d'Europa. Però l’esistenza di questo nelle terre popolari durante 
il miocene inferiore, cioè poco prima dell’età dei nostri gessi, ci 
concede di ammettere per il Glyptostrobus una comune discesa 
dal polo artico, sia verso l’ Europa fino a noi, sia verso l'Asia 
orientale, ove ne resta anche oggi un ultimo discendente. 

Dalla estrema rarità di questa fillite nelle gessaie ‘Anconita- 
ne e Senigalliesi può arguirsi che essa entrasse scarsissimamente 
nella nostra flora miocenica. Secondo Gaudin che ebbe la sorte 
di raccogliere nel m/ocene sup. di Val d'Arno anche gli strobili, 
sarebbe stata meno rara in Toscana; l’abbiano anche nel miocene 
di Sarzanello, nell’Argilla di S. Martino, nel calcare di S. Lazzaro 
(Capell. Sism.), a S. Giustina (Squinab.) in Liguria, nel pliocene 
di Castelnovo in Garfagnana (Bosniaski) e di Pontasieve in To- 
scana (Ristori). Del resto era il Gyptostrobus terziario assai 
sparso in Europa, ove visse nel yiocene inferiore a Sagor in Sti- 


LUIGI PAOLUCCI 


ria, a Kumi in Grecia, a Kéflach in Stiria, nel bacino di Vienna, 
a Bilin in Boemia, nelle ligniti di Wetterau (Ettings. Unger), e 
abbondantissima nel wiocene superiore a Locle, Oeningen ecc. 
(Heer). den 


LIBOCEDRUS End. 


Questo bel genere di cupressinee comprende 3 determinazioni 
fossili basate sopra resti di rametti fogliferi e di semi, delle quali 
due esclusive fin qui al yiocene dello Spitzberg, l’altra diffusa 
nell’oligocene e miocene d'Europa. 

Da esse discesero le 4 specie viventi refugiate in California, 
al Chili, in Patagonia e nella N. Zelanda. 


9. Libocedrus salicornioides H. v. tav. II, fig. 16. 

Ramulis oppositis, compressis, articulatis, foliosis, mill. 2 latiîs, folti is 
squamaeformibus, decussatim oppositis, quadrifariam imbricatis, latera- 
libus apice obtuso brevissime patentibus, anlicis et posticis obtusis, minimis. 

Heer, Fl. tert. Helv., I, p. 47, tav. XXI, fig. 2; Mass. Op. cit. pi 
153, tav. V, fig. 20-23,35; Schimp. Op. cit., I, p. 340, tav. LXXVIII. 
fig. 7, 8; Mesch. e Squinab., Op. cit., p. 117. 


Equivalenti fossili — Libocedrites salicornioides Endl. in 
Goepp. tert. FI. von Schossnitz, p. 6, tav. II, fig. 1-3. i 

Attinenze della flora mondiale vivente — Libocedrus 
chilensis Endl. (Chili). 2 IS 

Anche di questa fillite, rarissima nelle gessaie di Ancona, 
non ho che un frustolo, il quale tuttavia rivela evidentemente 
tutti i caratteri della fillite di Heer succitata e che quindi mi 
autorizza a riferirvela, finchè almeno non s’incontrino fra noi i 
resti di strobili. 

i disegni che ci dà il Massalongo come quelli di Schimper 
e di Goeppert differiscono alquanto dalla mia impronta fossile, i 
specialmente per la disposizione delle foglie. Ma l’insufficienza 
del materiale di cui dispongo non mi permette di discutere su 
tale consideraziene. Ferse più che al Libocedrus degli autori 'so- 
praindicati, la fillite di Ancona si avvicinerebbe a Thuja DICA 
Gaud. dei travertini pliocenici di Toscana. 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 187 


Gaudin infatti © dà parecchi disegni delle foglie e dei frutti, 
nei quali è strano che egli trovi tanta analogia con quelli di 
Thuja occidentalis L., mentre osservando le sue figure prese da 
frutti viventi della pianta che egli chiama con quest’ultimo no- 
me, di leggieri si rileva che sono lontanissimi dai frutti della vera 
Th. occidentalis L., mentre si avvicinerebbero piuttosto agli stro- 
bili degli attuali Libocedrus (p. e. a Liboc. decurrens Torr. di 
California) da cui Gaudin vuole assolutamente staccato il fossile 
di Toscana. 

Fino ad ora tanto in Ancona quanto a Senigallia non fu rac- 
colta alcuna parte del frutto, quindi parmi convenienza riferirmi 
alla fillite di Heer che più d’ogni altra vi corrisponde. 

Del resto non essendosi trovati fino ad oggi, che io sappia, 
in veruna località i frutti del presunto Libocedrus salicoriniodes 
H., regna ancora molta incertezza sulla giusta interpretazione di 
questa fillite. E tenuto conto della stretta affinità fra i generi at- 
tuali Libocedrus e Thuja, non mi parrebbe impossibile, che, noti 
una volta gli strobili, essa dovesse riferirsi a quest’ ultimo genere, 
del quale conosconsi con certezza 5 specie fossili dei terreni ter- 
ziari d’ Europa, oltre parecchie altre forme affini (7ujiles) dei 
terreni secondari. 

In Italia, oltre Ancona e Senigallia, è stata registrata di To- 
scana (Heer). In Europa si ha del miocene medio di Radoboj 
(Ungers), del Cantone di Vaud (Heer), del iniocene superiore di 
Slesia (Goeppert), dell’ambra di Prussia. 


(1) Cfr. C. Gaup. et Stroz. - Contrib. à la FI. foss. ital. 3° et 4° mém., 1859-60. 


do 


LUIGI PAOLUCCI 


II 


MONOCOTILI 


ARUNDINITES Sap. 


Il nome convenzionale di Arundinites si adatta a tutti quegli 
avanzi di culmi, foglie, rizomi e spichette che genericamente ri- 
cordano una graminea della tribù delle arundinacee. 

Tali resti possono incontrarsi in tutti i terreni dall’eocene 
al quaternario e furono distribuiti in circa 12 determinazioni 
diverse. 


10. Arundinites sepultus Paol. v. tav. II, fig. 17-19. 

Culmis magnis, validis, mill. 20-25 latis, minute sulcatis, foliis late 
linearibus, planis, null. 10-12 et ultra latis, parallelinerviis, nervis su- 
baequalibus vel pluribus firmioribus. 


Equivalenti fossili — Cwlhmifes Goepperti Miinst., ‘(Beitr. 
zur Petref. V, p. 103, tav. III, fig. 1-3 cit.) — Bambusium sepultum 
Ung. Foss. FI. von Sotzka, p. 156, tav. XXIII, fig. 5; Mass. Op. 
cit. pag. 106, tav. II, fig. 15, tav. IM-IV, fig. 5, tav. XXXVII 
fig. 10, 12 — Arundo Goepperti H. FI. tert. Helv. I, pag. 62, tav. 
XXI fie. 13, tav. SIA 2a chimp Opacità MApe993: 
Mesch. e Squin. Op. cit. p. 137 — Phragmites oeningensis A. Br. 
in Herr, Op. cit. I, p. 64, tav. XXIV, fig. 2, 5, 6,10, tav. XXVII 
fig. 2, 6; Die mioc. FI. Spitzbergens, p. 45, tav. VI, fig. 16, 17; 
Gaud. contrib. 2° mém. p. 36, tav. II, Mesch. e Squin. Op. cit. 
p. 158 — bambusium Heeri Mass. Op. cit. p. 109, tav. II, fig. 14. 

Attinenze della flora mondiale vivente — gen. Arundo 
L. (Europa). 

Nelle gessaie di Ancona non è raro incontrare dei frammenti 
di culmo e di foglie che evidentemente appartennero a qualche 
arundinacea. Resti simili e della stessa natura si raccolsero già 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 19 


da molti anni negli schisti oligocenici di Sotzka, nel miocene ine- 
dio di Radoboj (Unger), nel m/ocene sup. di Oeningen e di varie 
altre località della Svizzera (Heer), nel wmiocene medio di Bilin 
(Ettings.), nelle vicine gessaie di Senigallia (Massalongo) ecc. Più 
recentemente negli schisti neri, nelle arenarie wioceniehe della 
terra artica di Spitzberg (Heer). E in ultimo in molte località ita- 
liane, cioe nel m/0cene di S. Giustina in Liguria (Squinabol), di 
Piemonte (Sismonda), di Cerretello (Capellini), nel pliocene di 
Mongardino (Cavara) e di Sicilia (Geyler). Ho attentamente esa- 
minato i disegni di tali filliti e non esito a riferirvi anche quella 
d’Ancona, di cui sottopongo all'esame degli studiosi 2 resti di cul 
mo e uno di foglia. Ma di nessuna delle anzidette località nè di 
Ancona si possiede ancora alcuna impronta di organi fiorali che 
confermi il genere di graminacee, al quale quelle filliti vollero 
riferirsi. Quindi per quanto sottili e ingegnose si riconoscano le 
argomentazioni di Heer, che dai caratteri delle nervature delle 
foglie, dei rizomi e delle radici, seppe distinguere nelle arundi- 
nacee fossili di Svizzera un’ Arundo da una Phragmites, e di Mas- 
salongo che non accettando i criteri di Heer, ritornò al vecchio 
battesimo del preteso Bambusium, io non posso a meno di dis- 
sentire da questi due valorosi fitografi e da tutti gli altri che spe- 
cificarono le filliti di cui parlo, perché non so persuadermi come 
fra le arundinacee e, dico di più, nella intera grandiosa famiglia 
delle graminacee, tanto uniformi negli organi vegetativi, si possa 
essere autorizzati ad assorgere fino al genere consultando i resi- 
dui soli o di culmi o di foglie, senza la scorta degli organi fiorali 
che rappresentano sempre un sussidio indispensabile nella siste 
matica della foglia stessa. 

Così forse pensò dapprincipio il paleontologo Miinster creando 
per queste filliti il nome di Cwlmiles, troppo generico, mentre 
non può niegarsi che quei resti abbiano appartenuto a qualche 
specie di canna. Laonde ho creduto prudente e opportuno adot- 
tare il nome di Arundinites creato da Saporta(!, e adottato da 
Schimper per alcune filliti d’incerta sede. 


(1) Cfr. G. SAPORTA - Et. s. 1. végét. du Sud-Est d. la France. Paris, 1863-67. 


LUIGI PAOLUCCI 


POACITES Brongn. 


Si riuniscono sotto questa vaga denominazione i numerosi 
resti di graminacee (culmi, foglie, rizomi, spichette), di mole assai 
minore delle arundinacee. 

Vi si vollero distinguere 40 determinazioni fossili, molte delle 

quali sopra i soli resti di culmi o di foglie, e perciò di un valore vi 
ma; tassinomico assai incerto. ‘ 
Apparvero nel paleocene sopravvivendo abbondanti fino a 
oggi in cui dominano cosmopolite, con una rappresentanza di 
quasi 5000 specie. 


uu. 11. Poacites caespitosus H. v. tav. II, fig. 20, 20!. 


v tr. ; Foliis linearibus, planis, mill. 2,5-3,5 latis, nervis 8-12 subaequalibus, 

“ANTI parallelis. 

i fn Heer, Fl. tert. Helv. I, p. 70, tav. XXVI, fig. 1; Schimp. Op. cit. 

E. II. p. 398. , 

ue, Equivalenti fossili — Littorella Baldassarii Mass.? Op. 

A Cit. p. 126, tav. Ifig. 5, 
Be. Attinenze della flora mondiale vivente — 7rilicwm L., "i 
Ù >» Poa L., Festuca L., Glyceria R. Br., Melica L., Avena L., Lo- ca 


liwim L., ecc. (Europa). 


% Solo la somiglianza perfetta de’ miei campioni con quelli de- 
:"M scritti e designati da Heer m'induce ad adottare per questa fillite 
di a denominazione da esso istituita, ma senza veruna pretesa di 


riconoscere da semplici pezzi di foglie qualche cosa più in là di 

«MR una graminacea in generale. 

bi La figura che ci offre Massalongo della sua £Li/torella somi- 

k glia tanto alla mia fillite, da indurmi a porla, sebbene dubitativa-.’ 

di mente, fra i suoi equivalenti fossili. Non riesco a comprendere 
come quel valente paleontologo abbia potuto trovare l'analogia che 

pi. egli descrive fra la Littorella lacustris L. e il campione fossile 

“i di Senigallia, rilevando perfino il carattere delle foglie carnosette. 

A Credo che sarebbe stato necessario qualche altro sussidio organo- 

grafico, dacchè parmi che la facies della Litt. lacustris L. colle: 

CR sue foglie arcuate, lesiniformi, sia assai diverso dal disegno della 

ta Litt. Baldassarii Mass. E aggiungasi anche la considerazione che 


POR IT LOLETI, VITE. Se 


ei init. 


ital it »h , 9 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 21 


le foglie della Li/torella, molle e succolenti, male avrebbero re- 
resistito alla fossilizzazione. Non se ne ha infatti nessuna specie 
registrata nelle opere di paleontologia vegetale. Così lo Schimper 
trascura completamente la Littorella di Massalongo. 

La Poacites di cui trattiamo è stata raccolta, oltrechè in 
Ancona dove è rara, a Oeningen in Svizzera (Heer) e negli schisti 
bituminosi m/ocenici di Sobrussan in Boemia (Ettingshausen). 


12. Poacites aequalis Ettings. v. tav. II, fig. 21. 
Foliis late linearibus vel lanceolato-linearibus, mill. 10-12 latis, 
multinerviis, nervis tenuissimis, subaequalibus, valde approximatis. 
Ettings. (Foss. Fl. v. Bilin, p. 24, tav. VI, fig. $ cit.); Schimp. Op. 
cit, I, p. 401. 


Attinenze della flora mondiale vivente — come la sp. 
preced. 

Sebbene io non abbia vedute le figure che dà Ettingshausen 
della sua Poacites aequalis, pure la diagnosi, trascritta da Schim- 
per, si addice alla fillite di Ancona con esatta corrispondenza, 
percui non esito ad adottare per essa la medesima determinazione. 

Da quanto resta della impronta, potrebbe ritenersi che la 
foglia si andasse attenuando verso l'apice. La lamina doveva es- 
sere assai delicata e sottile, colla impalcatura nervosa rappresen- 
tata da oltre 50 vene esilissime, parallele, non anastomotiche. 

La mancanza appunto delle anastomosi venose allontana la 
fillite di Ancona dalla Poacites Nielseni © raccolta nel miocene di 
Prislasok in Groelandia, alla quale del resto molto somiglia. Tanto 
vero che l’ Ettingshausen e l’ Herr insieme trovarono nelle loro 2 
filliti studiate indipendentemente, analogia col genere Arundinaria. 

La nostra fillite si ha finora soltanto degli schisti bituminosi 
miocenici di Sobrussan in Boemia (Ettings.). 


CAREX L. 


Questo genere fossile è fin qui poverissimo in confronto delle 
500 e più specie viventi che esso comprende oggi, sparse gene- 
ralmente nell'emisfero boreale dell’antico e del nuovo continente. 


(1) Cfr. O. HeerR - Nuchtr. sur mioc. FI. Groenlands, p. 19, tav. IV, fig. }. 


© LUIGI PAOLUCCI 


| Possiede una dozzina circa di determinazioni, delle quali 2 
soltanto istituite con resti di foglie e di acheni, le altre soltanto 
con questi ultimi. Fanno la loro prima comparsa nell’ oligocene, 
per essere relativamente abbondanti nel wiocene. 


13. Carex tertiaria H. v. tav II, fig. 22. 
Foliis linearibus, in medio valde carinatis, mill. 4 latis. 
Heer, Fl. tert. Helv. I, p. 74, tav. XXVI, fig. 11, 13 a; Mass. Op. 
cit. p. 112, tav. XXXVII, fig. 4; Schimp. Op. cit. p. 408; Mesch. e Squin. 
Op. cit. p. 141. 


Equivalenti fossili — Cyperites tertiarius Ung. Icon. pl. 
foss. tav., V, fig. b? Carex Scheuchzeri H. FI. tert. Helv. IL p. 15, 
tav. XXVI, fig. 9, 10, tav. XXX, fig. 5? Carex Noursoakensis 
H. Nachtr. z. mioc. Fl. Groenlands, pag. 13, tav. II, fig. 14-17? 
MRTe:, Attinenze della flora mondiale vivente — gen. Carea 
Bir, - L. (Europa). 


È SR Il saggio fossile delle cave del Trave che qui registro entra 

; A indubbiamente nel gen. Curex che esisteva nell’era terziaria dalle 

so terre artiche al sud d’ Europa. Però in esso non si è conservato È 
; fu il carattere delle nervature, quindi l’ho riferito alla specie sud- 

ti detta di Heer, attenendomi soltanto alle dimensioni e all’evidenza 

di della carena che vi corrispondono esattamente. Ma non può am- 

A 


Dart mettersi che tutte le foglie di una stessa specie di Carex abbia- 
n - no uguale misura e ugual numero di nervature; perciò mi trove- 
rei d'accordo con Massalongo che avrebbe veduto nei 2 Carex 
di Heer: /ertiaria e Scheuchzeri una cosa sola. E vi aggiungerei 
Ci anche Car. Noursoakensis dell'argilla bruna friabile (braune bri- 
chige, weiche Thon) di Ifsorisok in Groelandia. 
Secondo dunque tali criteri la nostra Carex tertiaria H. di 
î Ancona e Senigaglia, si è riscontrata nelle terre artiche, nelle S 
marne ,/oceniche dell'alto Rodano in Svizzera (Heer), nel a2/0ce- 
ne superiore di Parschlug in Stiria, nel tufo di Erdobenye in Un- 
: gheria (Unger), nel miocene medio di Sobrussan in Boemia (Bt- 
tings.). 


MRI I Agia - 


ne 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 23 


JUNCUS L. 


È un genere fossile poverissimo, contando solo 3 determina 
zioni, abbastanza certe perchè istituite sopra resti di culmi, di 
antele e di frutti, esclusive al m/0cene di Svizzera e forse a que- 
lo di Ancona. 

Conprende poco meno di 150 specie viventi, sparse senza 
norma nei luoghi paludosi dalle terre glaciali all'equatore nei due 
emisferi, alcune delle quali cosmopolite. 


14. Juncus retractus H? v. tsv. II, fig. 23. 

Culmis cilindroideiîs, striatis, mill. 2-3 latis. anthela diffusa. 

Heer, Fl. tert. I, p. 81, tav. XXX, fig. 3; Schimp. Op. cit. I, p. 425. 

Attinenze della flora mondiale vivente — gen. Jucus 
L. (Europa). 

Con molta incertezza riferisco a questa specie di Heer un 
resto di culmo trovato nelle cave di Pietralacroce, che dalla pro- 
fondità della impronta, ritengo abbia dovuto essere cilindroide. Im 
esso non v' ha traccia alcuna di nodi, appare longitudinalmente 
striato e sporgono lateralmente a sinistra alcune linee che ricor- 
dano i pedicelli di un’antela. 

Ma dall’unico esemplare che posseggo non mi è dato raccoglie- 
re giudizi che mi riassicurino su qualunque determinazione. Noto 
soltanto che le poche specie di /uncus fossili descritteci da Heer 
appartengono allo stesso orizzonte geologico delle gessaie di Ancona. 


YUCCITES Sch. et Moug. 


Per semplice analogia di resti di foglie e di stipite colle 
Yuccae attuali, fu creata dai prof. Schimper e Mougeot la deno- 
minazione puramente convenzionale di Ywcciles, che non ha quasi 
alcun valore tassinomico, nel senso della sistematica propria alla 
flora attuale. 

Delle 6 determinazioni fossili che vi sono riferite, una sola 
appartiene al m/ocene, essendo le altre di orizzonti geologici assai 
più antichi, proprie cioè del /rias, dell’ infralias e dell’oolite. 

Comprende poco più di 30 specie viventi, americane. 


Me, 


24 LUIGI PAOLUCCI 


15. Yuccites Cartieri H. v. tav. III, fig. 24, 25. 
Trunco arboreo, cylindrico, (ramoso/, mill. 65 lato, cicatricibus 
transversim praelongis. 
Heer, Fl. tert. Helv, II, p. 167, tav. CXLVIII, fig. 3-7; Schimp. 
Op. cit. II, p. 428; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 180. 


Attinenze della flora mondiale vivente — gen. Yucca 
L. (Amer. boreale). i 

Presento all'attenzione degli studiosi le 2 belle filliti che ri- 
traggono i nostri disegni, raccolte nelle cave di Camerano e che 
rispondono quasi completamente alla suddetta specie di Heer. 

Ma, come scriveva quest insigne paleontologo, noi abbiamo i 
gen. Yucca, Aloe e alcune Pandaneae a cui lo stipite fossile po- 
trebbe appartenere, nè i caratteri da esso forniti ci permettono 
una scelta precisa fra questi vari generi di monocotili arboree. 
Riguardo alle filliti di Ancona l'incertezza si accrescerebbe poi 
ancora più, in quanto non ci è dato da esse conoscere con as- 
soluta certezza se le piante cui appartennero fossero o no rami- 
ficate, poichè l'impronta disegnata al n.° 25, sebbene abbia l’aspetto 


di un ramo, potrebbe essere pure un piccolo stipite. Ma attenia- 


moci al gen. istituito da Schimper finchè esemplari più completi 
ci concedano di stabilire con maggiore esattezza a qual genere 
veramente appartengano le filliti di cui si tratta. 

Non ho visto i disegni dati da Saporta (Étud. sur la véegét. 
tert.) dei suoi Dracaenites, nè credo sufficienti le diagnosi riferite 
da Schimper per decidere se le nostre filliti potessero anche ap- 
partenere al gen. suddetto. 

Da un attento esame portato su di esse risulta che la super- 
ficie dello stipite doveva essere liscia o quasi, le cicatrici sono 
lineari, sottili, poco rilevate, ma nettamente distinte, si estendono 
trasversalmente, tutte parallele, senza alcun ordine riconoscibile. 
Non parmi che debbano tutte ritenersi per cicatrici di foglie pre- 
esistenti. È Ì 

In Italia fu dubitativamente riferita a questa specie una fillite 
trovata da Squinabol nel w/ocene inf. di S. Giustina in Liguria, 
di cui non conosco il disegno. È stata primieramente raccolta 
nella molassa svizzera (Heer). 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 25 


SMILAX Tourn. 


Di questo genere fossile solo recentemente si scopersero alcuni 
resti di fiori,() e perciò, sebbene fondato quasi sempre sui resti di 
sole foglie, può essere valutato come un genere fossile sicuro, 
data la bontà dei caratteri peculiari alle foglie delle Sy/aa vi- 
venti, sia per la loro forma spesso caratteristica, sia per la di- 
stribuzione delle nervature. 

Comprende poco meno di 40 determinazioni che cominciano 
ad apparire nell’eocerne, abbondano nell’oligocene, nel miocene e 
terminano nel quaternario con specie viventi anche oggi fra noi. 

È rappresentato nella flora del mondo attuale da oltre 100 
specie, sparse nelle zone temperate e calde dell’antico continente 
e del nuovo, delle quali, poche soltanto restano ancora nell'Europa 
australe. 


16. Smilax Cocchiana Schimp. (Mass.). v. tav. III, fig. 26. 

‘Foliis ovalibus, utrinque subattenuatis, mill. 65 circiter longis, mill. 
44 in medio latis, integerrimis, apice obtusis, quinquenerviis. nervis la- 
teralibus arcuatis. 

Schimp. Op. cit. II, p. 438; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 183. 


Equivalenti fossili — Swilacites Cocchiana Mass. Op. cit. 
paella ttavosVilSztia 6% 
Attinenze della flora mondiale vivente — gen. Swmilax 


L. (Europa, Amer. sett.). 

La grande somiglianza nella forma e nella nervatura fra 
questa fillite delle cave di Camerano e quella determinata da 
Massalongo per Smilacites Cocchiana, mi ha fatto riferirla a 
quest’ultima, sebbene non vi scorga all’apice (la base manca) 
quella infossatura della roccia così diligentemente notata dal detto 
paleontologo e che rappresenta un carattere prezioso per la de- 
terminazione del gen. fossile Swm/4x. Nè mi nascondo che la 
natura della impronta rivelerebbe una foglia delicata e pieghevole, 
anzichè coriacea e rigida. 


(1) Cfr. K. ScHumanx - Lelr. d. system. Bot. u. Phytopaliontologie. Stut- 
tgart, 1894. 


LUIGI PAOLUCCI 


Se i paleontologi non avessero fin qui accolto con tanta par. 
simonia e con pochissima fede le dicotiledoni erbacee fra le filliti, 
sarei stato spinto ad ascrivere il fossile di cui tratto al gen. 
Plantago, ricordandomi esso quasi fedelmente la Plant. major 
car. intermedia Gilib. Ma non sarei stato perdonato della teme. 
rità inusitata. i 

Si cita questa stessa fillite in Italia del pliocene di Fontesecca 
e S. Selvatico (Verri). 


17. Smilax Debosisiana n. sp. v. tav. HI, fig. 27. 

Foliis rotundato-ellipticis, mill. 38 latis, mill. 60 longis, coriaceis, 
apice grosse mucronato-uncinatis, quinquenerviis, nervis lateralibus ar- 
cuatis, margine parallelis, basi et apice confluentibus, nervis tertiaris 
transversis, oblique scalaris. 


Attinenze della flora mondiale vivente — vedi specie 
preced. 

Ho per molto tempo dubitato che la speciosissima fillite di 
Camerano, di cui do il disegno, fosse veramente una foglia, sem 
brandomi piuttosto la valva laterale o mediana di una grossa 
silicula, per es. di qualche singolare Alyssinea, fra le Crucifere. ; 
A ciò m’induceva l’osservare quella specie di appendice o mu- 
crone situato all'apice della nostra fillite e che sarebbe carattere 
assai singolare per una foglia. Però tanto la disposizione delle 
nervature quanto, e più specialmente, l'assoluta mancanza di ogni 


traccia di seme o della inserzione placentare di questo, mi ha pri 

> ricondotto a ritenerla una impronta fogliare. i 

La Studiando poi attentamente il gen. fossile Syilax (Smilacites), A 
"0 non mi fu difficile riferirvela, sia per la distribuzione dei nervi, -Bl 
ui sia per il mucrone apicale, opportunamente notato anche da Mas- Me 


vi ] salongo nelle sue Syw/lacites senigalliesi, sia’ infine per lo stato 
î della superficie del fossile, di cui posseggo la doppia impronta, che 
rivela una foglia coriacea, glabra, lucente. 

Nessuna delle diagnosi e delle figure di Sylar fossili a me 
note corrisponde alla fillite di Ancona. La più gran parte di esse 


pi si raggruppa attorno al tipo europeo Sil. aspera L., per la base 
a della lamina saggittata o cuoriforme, poche rimanendone, prive 
ipo di questo carattere. La impronta dei gessi di Ancona si avvicina 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA DATI 


alquanto a Similar orbicularis H.0, che ha però l'apice smargi- 
nato e diversi i nervi secondari, a Similar Weberi Wess. che è 
assai più grande e ovato-bislunga, « Swilax convallivm H.®, di 
figura ovato-elittica, colla base della lamina scorrente. 

Noto che soltanto Gaudin nella descrizione della sua Swilaax 
Targionii di Val d’Arno®, rileva il carattere della nervatura 
laterale esterna vicinissima al margine della foglia, come si os- 
serva nella fillite nostra e nella vivente Syilax populnea Kunth, 
dell'America centrale. 

Ho dedicato questa specie alla grata memoria del Prof. Fran- 
cesco De-Bosis, appassionato collettore di Storia naturale e già 
preside del R. Istituto Tecnico di Ancona, che deve a lui la più 
gran parte delle filliti ove io porto attualmente i miei studi. 


To) Cfr. Hrer - FU. tert. Helv. III, tav. CXLVII, fig. 13, 19. 
(2) Cfr. Herr - Micce. balt. FI., tav. XII, fig. 2. 
(3) Cfr. GaupIN et Stroz. - Contrib. à la FI. foss. ital., 2° mém., p. 37. 


LUIGI PAOLUCCI 


II. 


DECORI 


MYRICA L. 


Sebbene la scoperta delle infiorescenze e dei frutti fossili di 
questo genere ne accerti l’esistenza durante l’epoca cenozoica, è 
da ritenere sempre dubbioso un grande numero delle 84 determi 

nazioni paleontologiche che vi si vollero attribuire. Ad accoglierle 13 


“ tutte risulterebbe in Europa una popolazione enorme di Myrica, 
SE fino al wz/ocene che ne comprenderebbe più di 30 specie, com- 
SAI pletamente scomparse nel pliocerne e delle quali 2 sole sono oggi, 
<a nell’ Europa, le superstiti viventi, l'una delle regioni boreali e 
20 occidentali (Myrica Gale L.), l’altra confinata alle isole Canarie 
mi: e alle Azorre (Myrica Faya L.). i 
RA Te scoperte venture condurranno forse a porre molte forme 
+ E oggi comprese in questo genere di Amentacee, fra le Proteacee 
3008 di cui esse presentano, almeno per quanto riguarda le sole foglie, 
b-: l'insieme dei caratteri. i 

pi: : In ogni modo le più antiche specie di Myrica risalgono al 

pe. cretaceo in cui fecero sulla terra la loro prima e rara comparsa. 


Lo stesso genere oggi vivente accoglie poco più di 30 specie, 
sparse principalmente in Africa, nelle Indie orientali, a Giava; 
nell'America settentrionale. 


18. Myrica aculeata Sap. v. tav. III, fig. 28. 
Be Foliis coriaceis, glabris, late ovatis, apice lanceolatis, basi contracta, 
i margine dentato-aculeatis, decim. 9 longis, decim. 5 latis, nervo mediano 
valido, nerviis secundariis parallelis, sub angulo 45°-60° exvrientibus, 
simplicibus furcatisque, in dentes abeuntibus. 

Sap. (Ann. Sc. nat. 5° sér. vol. XVIII, p. 24, tav. IV, fig. 1, cit.); 
Schimp. Op. cit. II, p. 548, III, p. 690, tav. LXXXV, fig. 23. 


r*) 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 29 


Equivalenti fossili — Banksites aculeatus Sap. étud., I, 
p. 104, tav. IX, fig. 3. 

Attinenze della flora mondiale vivente — gen. Myrica 
L. (antico e nuovo continente). 

Ebbi questa interessante fillite dalle gessaie di Camerano e 
credo possa riferirsi alla suddetta del Saporta, sebbene manchi 
in essa la base e non si possa quindi raccogliere il carattere del 
seno basilare accennato da quest’ultimo autore. 

Nulla di simile è compreso nella Flora fossile senigalliese di 
Massalongo, nè in vari anni di ricerche mi fu dato incontrarne 
più di un esemplare. Percui ritengo che anche fra noi come nei 
calcari marnosi di Aix (eocene sup.) ove il Saporta unicamente la 
raccolse, sia stata una pianta assai rara. 

Dopo la Myrica Parlatorii Mass. di Senigallia che non si 
accetterebbe più in questo genere (Schimper), la Myr. Studeri H. 
dei gessi di Stradella (Sismonda), la Myr. italica Gaud. e la Myr. 
tusca Gaud. di Val d’Arno, è la quarta Myrica italiana fra le 
tante specie fossili dei terreni terziari. 

_ Anch'io, a dire il vero, non ho la perfetta convinzione di 
essermi giustamente apposto. Ma guidato dai confronti e dalle 
analogie, non avrei saputo a quale pianta meglio adattarla. Si 
sarebbe potuto avvicinarla ad una Castanea, ma non vi corri 
sponde anzitutto la figura troppo accorciata della lamina, nè la 
forma dei denti che rende la nostra impronta quasi laciniata. 


BETULA L. 


Colla scorta delle semplici foglie che nel maggior numero 
delle specie di piante fossili debbono da sole condurre alla loro 
determinazione, non credo possibile una distinzione esatta fra il 
genere Betula e alcuni altri ad esso più o meno adiacenti, nei 
quali la forma della foglia, il margine, la nervatura, posseggono 
il medesimo aspetto e, data una estesa variabilità fogliare nei 
generi stessi, possono in essi tutti confondersi. Tali generi sono: 
Betula, Alnus, Ostrya, Carpinus, Corylus, a cui aggiungerei an- 
che in certi casi: Fagus, Ulmus, Zelkowa. 


LUIGI PAOLUCCI 


Essi perciò, intesi nel senso paleontografico, saranno sempre 
incerti in un numero più o meno grande di loro rappresentanti 
specifici. Nè a diminuire la confusione potrebbe valere l’innova- 
mento a cui avremmo pensato, di riunire cioè tutte le filliti che 
vi appartengono sotto una sola denominazione generica che ricor- 
dasse quella di una famiglia vegetale vivente, poichè essi generi 


fanno parte insieme di 5 famiglie diverse. D'altronde per ognuno 
dei generi suddetti, oltre alle impronte delle foglie, si conoscono 
anche quelle degli organi fiorali e dei frutti, percui è necessaria 
la loro singola istituzione. 1 

In quanto al genere Betula si hanno 40 determinazioni fossi ; d pr È 
che fanno la loro prima apparizione nel tramonto del cretaceo, A 
si mantengono assai scarse nel paleocene e nell’eocene, abbondano 
invece nell’oligocene e nel wiocene che comprende il maggior 


28 numero di rappresentanti. SE 
hi. Si conoscono circa 530 specie di Betulle viventi, di cui 6 in 
"2908 Europa, alcune dell'Asia settentrionale, le altre dell'America bo- 


Fal reale, che trovano il migliore raffronto colle specie fossili europee. 


19. Betula Scacchii Mass. v. tav. III, fig. 29. i 
Foliis ovatis, subacuminatis, subaequaliter serratis, basi subrecte ee 
truncatis, mill. 26 latis, mill. 80 longis, nervis secundartis rectis, paral- PA 
lelis, utrinque circa 7, sub angulo 40°-50° circiter egredientibus. uu 
Mass. Op. cit. pag. 170, tav. IX, fig. 2; Schimp. Op. cit., II, p. 372, <A E, 
Mesch. e Squinab. Op. cit. p. 2586. : 


p° . Attinenze della flora mondiale vivente — Betula nana 2 
bo: L. (Europa, Amer. sett.). 
Questa nostra fillite di Camerano trova perfetto riscontro 

nella sopracitata di Senigallia. 

SD Di essa come delle altre forme ritenute congeneri, non fu 
sf rinvenuto in Italia nessun’altro organo, oltre le foglie. Non vi 
trovo la somiglianza con Betula Dryadum Ung. voluta dal Mas- 
SH salongo. Invece si avvicinerebbe più a Belwla gypsicola Sap. e 
Betula pulchella Sap. dell’eocene di Aix e di Fenestrelle, secondo 
le diagnosi che di queste 2 ultime specie riporta lo Schimper. 

: La nostra fillite è fin quì esclusivamente caratteristica di Du 
Lai cona e Senigallia. 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 31 


20. Betula macrophylla Schimp. v. tav. IV, fig. 30. 

Foliis magnis, petiolatis, subcordato-ovatis, apice acuminatis, acute 
duplicato-serratis, mill. 70 latis, mill. 110 longis; nervo primario valido, 
recto, nervis secundartis utrinque 9-10, strictis, parallelis, plerumque 
oppositis, ab angulo 45°-55° exrorientibus, infimis exterius transversim 
rAMOSIS. 

Schimp. Op. cit. II. p. 566. 


Equivalenti fossili — Alnus macrophylla Goepp. Foss. FI. 
von Schéssnitz, p. 12, tav. IV, fig.6 — Carpinus adscendens Goepp. 
Op. cit. p. 19, tav. V, fig. 2 — Betula insignis Gaud. Contrib. 2° 
mem. p. 39, tav. X, fig. I, 25 Schimp. Op. cit. II p. 572; Mesch. 
e Squinab. Op. cit. p. 255. 

Attinenze della flora mondiale vivente — Betula lenta 
Willd. (Amer. sett.). 

Posseggo 2 filliti dl Varano e del Trave, le quali non possono 
avere un valore specifico diverso dall’A/nws fossile di Goeppert 
che Schimper, alla cui fede mi rimetto, riporta al gen. Betula, e 
ad una forma alla quale vennero riferite, non so con quanta pro- 
babilità, certe samare fossili di quest’ultimo genere. 

Se la disposizione dei nervi secondari, generalmente opposti 
anzichè alterni, può rappresentare un carattere valevole a diffe- 
renziare qualche genere fra le Betulacee e le Cupolifere, nel 
caso di queste nostre 2 filliti si tratterebbe realmente di una 
Betula. E desse collimano innoltre colla citata Betula insignis 
Gaud. che verrebbe perciò assorbita nel nome specifico di Betula 
macrophylla Schimp. Anche Carpinus adscendens Goepp. deve 
essere riferito a Betula macrophylla. i 

Mm tutto il ricco materiale fossile dei gessi senigalliesi illu- 
strato da Massalongo, manca il rappresentante di queste 2 foglie 
fossili di Ancona, che permettono d’immaginare tutta la bellezza 
dell'albero cui appartennero. 

Tale specie estendevasi all’epoca terziaria nelle terre polari 
in Islanda e forse allo Spitzberg (Heer), in Slesia (Goeppert), in 
Sassonia (Engelhardt), in Val d'Arno (Gaudin), fino ad Ancona. 


LUIGI PAOLUCCI 


ALNUS Tourn. 


Genere spesso incerto come il precedente, ma in qualche caso 
sicuramente affermato dagli avanzi di amenti maschili, di strobili, 
di semi. 

Conta circa 30 specie viventi, proprie dell'emisfero boreale, 
rare verso l’equatore, più abbondanti nei paesi freddi, tanto del 
l’antico continente quanto dell'America settentrionale. Vi si rife- 
risce un uguale numero di determinazioni fossili che apparse 
primieramente nel paleocere, abbondano specialmente nel yio0cene. 


21. Alnus rotundata Goepp. v. tav. IV, fig. 31. 

Foliis magnitudinis mediocris, ovato-rotundatis, inaequaliter dentato- 
serratis, penninerviis, nervis secundariis ex angulo 35°45° egredientibus 
simplicibus, oppositis. 

Goepp. Tert. FI. v. Schòssnitz, p. 12, tav. IV, fig. 4; Schimp. op. 
Cito pe 0g 


Attinenze della flora mondiale vivente — gen. Alnus 


Tourn. (Europa). 

Di questa fillite posseggo 2 soli frammenti basilari delle ges- 
saie di Camerano, nei quali mancano i caratteri dell’apice. Quindi 
non è possibile in essi una indiscutibile determinazione generica. 
Ma la disposizione delle nervature e l'aspetto coriaceo delle im- 
pronte rammentano più che altro il genere 4/75, percui a questo 
dubitativamente li riferisco e, ricostruendoli, più particolarmente 
ad Alnus rotundata Goepp. del iiocene sup. di Slesia. Potreb-. 
bero però appartenere anche a qualche specie di Betula che tanto 
si avvicina agli Ontani nella impalcatura nervosa della lamina 
fogliare. 


22. Alnus nostratum Ung. v. tav. IV, fig. 32. 

Foliis petiolatis, late obovalis, apice obtusissimis, denticulatis, mill. 
40 circiter lalis, mill. 52 longis, nervis secundartis rectis, parallelis, 
utrinque 7-8, suboppositis, ex angulo 45° circa emissis. 

Ung. (Chl. prot. p. 117, tav. XXXIV, fig. 1, cit.); Heer, FI. tert. 
Helv. II, p. 37, tav. LXXI, fig. 13-15; Schimp. Op. cit. II, p. 580; 
Mesch. e Squin: Op. cit. p. 259. 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 33 


Equivalenti fossili — Alnus Gastaldii Mass. Op. cit. p. 174, 
La ves tio5ì 

Attinenze della flora mondiale vivente — vedi la sp. 
preced. 

Non ostante il cattivo stato della fillite suddescritta, in cui 
non appaiono evidenti i caratteri del margine, non credo possa 
mettersi in dubbio che la si debba ritenere per la specie stessa 
descrittaci da Heer, e più particolarmente la sua var. c che egli 
ha fisurata al n.° 15 della tav. LXXI. 

Non comprendo come Massalongo abbia voluto fare una specie 
nuova del suo A/nus Gastaldii, basandosi soltanto sul carattere del 
reticolo venoso, così incerto e fugace, mentre Herr trattando della 
specie quì adottata vi riunisce niente meno di 3 diverse forme 
{Blattformen) da esso conosciute. 

Questa nostra fillite è una delle più sparse nei terreni ter- 
ziari d’ Europa. Si ha fin qui dell’Oligocene di M. Piano (Meschi- 
nelli), del ,iocene inf. di Groelandia (Heer), della Stiria, di Wet- 
terau (Unger), di Svizzera (Heer), del miocene sup. di Guarene 
(Sismonda), di Cerretello (Capellini), di Senigallia e di Ancona. 


23. Alnus Kefersteinii Ung. v. tav. IV, fig. 33. 

Folis petiolatis, (apice obtusis), basi rotundatis, margine simpliciter 
serrutatis, mill. 50 (in specim. nostr.) latis, mill. 80 circiter longis; 
nerco primario recto, nervis secundartis remotis, utrinque 5-6, parallelis, 
subincurvatis, ce angulo 45°50° erorientibus. 

Ung, (Chl, prot. p. Il5, tav. XXXIII, fig. 1-4, cit.); Heer, FI. tert. 
Helv. II, p. 37, tav. LXXI, fig. 6; Gaud. Feuil. foss. 'Tosc. p.:30, tav. 
II. fio. 7-9?, tav. IV, fig. 6; Schimp. Op. cit. II, p. 579; Mesch. e Squin. 
Op. cit. p. 258. 

Equivalenti fossili — Betula Kefersteinii Ettings. (Foss. 
FI. Loeben, tav. II, fig. 21 cit.) — Viburnum Strangei Mass. Op. 
cit. p. 280, tav. X, fig. 4? 

Attinenze della flora mondiale vivente — Alnus cor- 
difolia Ten. (Italia). 

Sebbene alla nostra fillite di Camerano manchi l'apice, resta 
tanto di essa da poterla riferire alla specie sopraindicata di Ontano. 

La rispondenza invero tanto colla figura di Unger riportata da 
Heer, quanto con quella di Gaudin non è perfetta, diversificando 
leggermente l'impronta di Ancona per le nervature che s'incur 

3 


Mati 


LUIGI PAOLUCCI 


vano un po’ ascendendo e arrivano decisamente al margine della 
foglia. Ma tutto ciò non valeva, parmi, a creare un’altra specie 
per la semplice vanagloria di una novità ingiustificata. 

Fra le filliti di Senigallia si accorda abbastanza con Vibwr- 
num Strangei Mass. con cui potrebbe essere una sola cosa La 
fillite però di Ancona è più piccola e più regolare nelle nervature. 

Questa specie è assai sparsa nel m/ocene d’ Europa e d’ Italia. 
Viene citata delle regioni artiche di Spitzberg e d’ Islanda (Heer), 
della Boemia (Ettingshausen), della Svizzera (Heer), del Samland, 
della Gallizia, dell’ Ungheria (sec. Schimper), del Piemonte (Si- 
smonda), di Toscana (Gaudin). Nel pliscene italiano ad Elsa (Ri- 
stori), a S. Venanzio in Maranello (Coppi), nelle argille di Valduggia 
(Parona). 


CARPINUS L. 


(Vedi genere Betula). I resti degli involucri fruttiferi e delle 
noci forniscono piena garanzia della esistenza fossile di questo 
genere che, rappresentato da 25 determinazioni, si sviluppò ab- 
bondantemente nel 77/0cene, iniziandosi nell’eocene e sopravvi 
vendo in Europa con 2 specie attuali, a cui si aggiunge una sola 
specie americana e 2 altre delle Indie orientali. 

Le specie fossili determinate colla scorta delle sole foglie, e 
sono in più gran numero, restano quasi sempre d’incerta sede e 
potranno essere meglio collocate dalle scoperte paleontologiche 
future. 


24, Carpinus pyramidalis H. v. tav. IV, fig, 34, 35. 

Foliis petiolatis, ovato-lanceolatis, basi subinaequali, subrotundatis 
vel subattenuatis, apice longe acuminatis, margine argute serrato, mill. 
20-25 circiter latis, mill. 55-75 longis; nervis secundartis parallelis, ap- 
prorimatis, rectis subincurvisque, utrinque 14-20, alterius rariusque op- 
positis, ab angulo 45°-66° ewcurrentibus. 

Heer, El. tert. Helv. IU p.VY; tav IXOOGVIT ti 9 tav CI 
fig. 27, 28; Gand. e Str. Feuil. foss. "l’osc. p..30, tav. IV, fig. 9 (escl. 
le altre fig.); Schimp. Op. cit. II, p. 591; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 198. 


Equivalenti fossili — Ulnus pyramidalis Goepp. Foss. FI. 
v. Schossnitz, p. 29, tav. XIII fig. 10-12 — mus longifolia Goepp. 
Op. cit. tav. XIII, fig. 1-3 — Vlnus carpinoides Goepp. Op. cit. tav. 


A PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 5D 


XII, fig. 7, 9 (escl. le altre fig.) — Carpinus oblonga Ung. in Mass. 
O p2lciE sp 09 tav PONI VARE RIESCA Op ici Ap. 0965 
Mesch. e Squin. Op. cit. p.197 — Carpinus grandis var. f. Ung. in 
Heer, Fl. tert. Helv. II, p. 40, tav. LXXII, fig. 19, 22; 23, (escl. 
le altre fig.); Mass. Op. cit. p. 208, tav. XXIV, fig. 5; Schimp. 
Op. cit. II, p. 589 (pr. part.)? Mesch. e Squin. Op. cit. p. 197. 

Attinenze della flora mondiale vivente — gen. Car- 
pinus L. (Europa). 

È questa una fillite abbastanza caratteristica delle nostre 
gessaie, della quale ho parecchi esemplari di Pietralacroce, Ca- 
merano, Varano. Rara sembra invece nei gessi di Senigallia o 
almeno colà non incontrata che scarsamente. 

Massalongo credette riferire uno dei suoi 2 esemplari a Car. 
pinus grandis Ung. pure ammettendo la sua grande affinità colle 
5 specie Goeppertiane di Vus da me iscritte negli equivalenti 
fossili; e l’altro che risponde ad alcuni de’ miei con fedeltà per- 
fetta, a Carpinus oblonga Ung. Ma le forme così dette di pas- 
saggio che ho agio di osservare mi conducono a ritenere per una 
cosa sola le 2 specie distinte dal detto paleontologo. 

Heer fino dalla prima illustrazione (1856) del suo Carpinus 
grandis, fondatamente dubitò che la sua var. f. di quest’ultimo 
potesse essere ascritta a Vus pyramidalis Goepp. che lo stesso 
Heer 5 anni dopo, possedendo miglior materiale di studio, riportò 
al gen. Carpinus. 

Nei miei campioni non ho invero constatata tutta la irrego- 
larità delle seghettature marginali poste in evidenza dagli autori 
sopracitati e specialmente da Goeppert. Però il riscontro perfetto 
che si ha in ogni altro carattere della foglia non mi fa punto 
dubitare della loro giusta determinazione. 

Del resto che le filliti determinate già per Carpinus grandis 
siano almeno in parte una cosa stessa con Carpinus pyramidalis 
H. ne converrebbe lo stesso Schimper, sebbene esso abbia creduto 
lasciare le 2 specie distinte. 

Questa specie di Carpino che doveva in abbondanza abbellire 
l’agreste paesaggio miocenico delle Marche, ove sopravvivono an- 
cora le 2 specie Carp. Betulus L., Carp. duinensis Scop. fu rac- 
colta nell’oligocene di Schossnitz in Slesia (Goeppert), nel 1ri0cene 
a Monod in Svizzera (Herr), a Priesen in Boemia (Ettings.), a 


36 ‘LUIGI PAOLUCCI ? Ke 


Sarzanello in Piemonte (Capellini), a Montajone in Toscana (Gau- 
din) e nel pliocene di Fontesecca a S. Selvatico (Verri). 


25. Carpinus ostryoides Goepp. v. tav. IV, fig. 36. 

Foliis ovato-elliplicis, acuminatis, basi cuneatis, argute duplicato- 
serratis, mill. 80 circiter latis, mill. 70 longis; nervis secundartis remo- 
tiusculis, utrinque 8-9, rectis, parallelis, suboppositis, ab angulo 45° ex- 
currentibus. 

Goepp. Tert. FI. v. Schoss. p. 19, tav. IV, fig; 8-10; Schimp. Op. 
CIAU RIE 


| Equivalenti fossili — Carpinus alnifolia Goepp. Op. cit. 
lava dliVogro glie Ì 
Attinenze della flora mondiale vivente — come la 


Sebbene nella nostra fillite di Varano non sia manifesta la Sa 
base, parmi sufficiente il resto dell'impronta per riferirla con si SE 
curezza alla specie di Carpino creata da Goeppert, cui, d'accordo n 
colla opinione di Schimper, va unita anche l’altra del naturalista i 
di Breslavia, la quale ho considerato come equivalente fossile. 

Tale fillite è fin qui nota soltanto di Ancona e di Schossnitz pe: SÌ: 
dove s'incontra molto abbondante. È 


sp. preced. 


CORYLUS L. 


(Vedi gennere Betula). Anche di questo genere fossile, di cui 
conoscesi una dozzina di determinazioni, si hanno i resti delle no- 
celle che per alcune specie ne pongono la esistenza fuori di dubbio. 

È un genere di data geologica recente, apparso nel m/0cene 
da cui per le epoche susseguenti giunse a noi con una diecina 
di specie proprie dell’emisfero boreale, in Europa, in Asia, in 
America. 


26. Corylus insignis H. tav. IV, fig. 37. 
Foliis breviter petiolatis, inaequaliter cordato-ovatis, apice abrupte nt ; 
acuminatis, duplicato-serratis, mill. 80 circiter latis, mill. 45. longis; * 
nervis secundartis subarcuatis, parallelis vel subparallelis, utrinque 6-7, 5 
suboppositis, simplicibus ramosisque. 
Heer, Fl. tert. Helv. II, p. 43, tav. LXXIII, fig. 11-17; Schimp. 
Op. cit. Il, p. 598. È 


di Sit ei a I è dl di AE VOR eee se. 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 37 


Attinenze della flora mondiale vivente — Corylus ro- 
strata Ait. (Amer. sett.). 

Disgraziatamente in questa nostra impronta delle cave del 
Trave sono incerti i caratteri del margine, ma per tutto il resto 
perfettamente risponde alle figure dateci da Heer per la specie 
fossile di Nocciola a cui l'ho riferita. 

Sarebbe dunque un genere nuovo per le nostre gessaie e una 
specie raccolta finora ad Atenekerdluk in Groelandia (Heer), nel 
miocene medio di Losanna, dell’Alto Rodano (Heer) e di Boemia 
(Ettings.), somigliante piuttosto ai Coyylus attuali del Nord-Ame- 
rica che alle specie d'Europa e d’Asia. 

È degno di nota che il Gaudin‘ riconosce in una fillite di Val 
d’Arno (marne w/oceniche sup.) la sua Betula insignis che so- 
miglia alla fillite di cui qui si tratta, e che lo stesso paleontologo 
dubita possa essere una specie di Corylus. Crede la cosa stessa 
Schimper. Ma nessuno dei due autori accenna alla coincidenza 
del nome specifico con Corylus insignis H. i 


FAGUS L. 


(Vedi genere Bella). Oltre le foglie si posseggono di questo 
genere fossile gl’involucri fruttiferi e le faggiole che ne garanti 
scono la esistenza. Comprende circa 15 determinazioni. 

Dal cretaceo in cui primieramente apparve con una sola 
forma (Pagus prisca Ettings.), lo s'incontra nuovamente e d’ un 
tratto abbondante nel miocene, ove sembra però si siano estinte 
varie sue specie. Di queste vivono attualmente una quindicina, 
sparse quà e là nei due emisferi ove costituiscono potenti essenze 
forestali e di cui una sola abita l’ Europa, 2 l'America settentrio- 
nale, le altre il Chili, l'arcipelago del Fuoco, la Nuova Zelanda, 
Giava, il Giappone. i 


(1) Cfr. Gaupin et Stroz. - Contrib. à la FI. foss. ital., 2° mém., p. 39, 
tav: Xn. 1,2. 


38 LUIGI PAOLUCCI 


27. Fagus pristina Sap. v. tav. V, fig. 38. 

Foliis breviter petiolatis, ovato-lanceotatis, apice acuminatis, parce 
acuteque serratis, mill. 30-40 circiter latis, mill. 65-110 longis; nervis 
secundartis rectis, parallelis, oppositis vel alternis, utrinque 13-14, sub 
angulo circa 45° emissis, in dentes marginales pergentibus. 

Sap. (Et. s. la végét. d. Sud-Est. d. l. France, Ann. des Sc. nat. 
III, p. 69, tav. VI, fig. 1-3, cit.); Scimp. Op. cit. II, p. 604, tav. LXSOXVI, 
fig. 29. 


Equivalenti fossili — Fagus attenuata Goepp. Tert. FI. 
v. Schossnitz, p. 18, tav. V, fig. 9; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 201 
— Fagus Marsili Mass. Op. cit. p. 201, tav. XXI, fig. 18 (esclusa 
tav. IX, fig. 19); Schimp. Op. cit. II, p. 606 — Fagus betulaefolia 
Mass. Op. cit. :p. 206, tav. XXX, fis. 10; Schimp., Op. cit. I pi 
607; Mesch. e Squin, Op. cit. p. 200 (sub /. ambiguae). 

Attinenze della flora mondiale vivente — Fagus fer- 
ruginea Ait. (Amer. sett.). 

Per quanto 6 nostre filliti delle cave di Camerano, Varano, 
Pietralacroce, corrispondano così alla figura come alla descrizione 
lasciateci da Massalongo del suo Fugus Marsilii, trovano un ri- 
scontro anche più perfetto nella specie di Saporta che perciò ho 
dovuto preferire alla determinazione della fl. foss. senigalliese. 
Ma non dubito tuttavia che le filliti del Saporta, di Senigallia e 
Ancona siano equivalenti. 

Anche il Nagus attenuata di Goeppert è da riportarsi, se- 
condo me, alla specie medesima e non veggo perchè lo Schimper 
nella sua accurata Paleont. vegetale l'abbia lasciata fra le 
specie dubbie. 

E poichè la stesso Massalongo trova quasi identità fra il Ya- 
gus attenuata G. e il suo Fagus betulaefolia, parmi che anche 
quest’ultima fillite debba comprendersi nella sinonimia della specie 
Saportiana. Sulle minute differenze delle seghettature marginali 
lo studio del polimorfismo fogliare negli alberi viventi c' insegna 
di non dover fare un conto esagerato e talvolta insidiatore. 

Alle filliti delle gessaie Anconitane di cui ho figurata la più 
perfetta debbono forse riferirsene alcune altre della collezione 
nostra, rotte o poco intelligibili. Ritengo perciò che la specie da 
cui provengono non doveva essere rara nei nostri boschi mio- 
cenici, x 


Lai 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 39 


In Europa fu incontrata negli schisti di Asson in Francia 
(Sap.), e in Italia anche nel pliocene di Toscana (Ristori). 


28. Fagus palaeosylvatica Paol. v. tav. V, fig. 39-40. 

Foltis coriaceis, petiolatis, ovatis vel obovatis, integro-subundulatis, 
mill. 30-50 circiter latis, mill. 55-70 longis; nervis sesundartis rectis, 
parallelis, plerumque alternis, utrinque 8-9, ab angulo 45° circa exv- 
rientibus. 


Equivalenti fossili — AQmites Reussii Ettings. FI. Tert. von 
Haering, p. 39, tav. XXXI, fig. 13-17 — Almus Reussii Schimp. Op. 
cit. III, p. 584 — Fagus Chiericii Mass. Op. cit. p. 207, tav. XXXII, 
fig. 5; Schimp. Op. cit. II, p. 607 — Fagus Dewcalionis Ung. in 
Mass. Op. cit. p. 203, tav. XXX, fig. 9 — Fagus sylvatica Gaud. 
Feuil. foss. Tosc. p. 31, tav. VI, fig. 6, 7; Mesch. e Squin. Op. 
cit. p. 203. 

Attinenze della flora mondiale vivente — Zagus syt 
ratica L. (Europa). 

A ben considerare tutte le filliti qui sopra citate, si scorge 
che desse evidentemente debbono ritenersi dello stesso valore spe- 
cifico, e corrispondono d'altra parte con piena esattezza a 6 nostre 
filliti di Camerano e Varano. 

Io avrei potuto senz'altro riferire queste al fossile Yagws 
syleatica Gaud. di Val d'Arno. Ma oltrechè le foglie del Magus 
sylvatica L. vivente oggi sono così ondulate nel margine da di- 
venire spesso ottusamente dentate, mentre le impronte fossili qui 
riunite appaiono intere, si sarebbe dovuto far risalire il nostro 
Faggio comune immutato fino all’ oligocene, appartenendo a tal 
terreno l’A/mi/es di Ettingshausen che non può assolutamente dis- 
giungersi dalla fillite toscana di Gaudin. Ma non è possibile ac- 
cettare una forma vegetale di un orizzonte geologico relativamente 
assai antico, come appartenente alla flora attuale, della quale non 
troviamo alcun rappresentante certo nemmeno nei nostri gessi 
miocenici. 

Quindi a togliere gli equivoci mi parve necessario definire 
con un nuovo epiteto le filliti di Ancona, insieme a quelle di 
Haering, di Senigallia e di Val d’Arno alle quali esattamente ri- 
spondono, riconoscendole come il naturale prototipo dell’ attuale 
Fagus syleatica L. a cui potranno meglio adattarsi le filliti plio- 


40 LUIGI PAOLUCCI 


ceniche e quaternarie già note colla stessa determinazione in 
Italia. 

Ritengo che con molta probabilità la fillite senigalliese defi- 
nita per Fagus Deucalionis Ung. da Massalongo possa riferirsi 
alla forma di cui si tratta, non ostante le traccie di seghettature 
marginali che essa mostra e che potrebbero essere effetto del 
bordo ondulato. A tale giudizio mi conduce anche l’osservare che 


Heer ‘( accoglie in Fagus Deucalionis Ung. una impronta di foglia 


decisamente intera. 


29. Fagus dentata Ung. v. tav. V, fig. 4l. 

Foliis majusculis, mill. (in specim. nostr.) 85 latis, mill. 60 longis, 
petiolatis, ovalibus, oblusis vel acutiusculis, dentatis, basi subaequalibus, 
nervis secundartis parallelis, allerinis oppositisque, utrinque 10-11, ex 
angulo 25° circa egredientibus. 

Ung. (Foss. FI. v. Gleichenberg, p. 19, tav. XI, fig. Il, cit.), Gaud. 
et Stroz. Feuil. foss. Tose. 1° mém. p. 32, tav. VI, fig. 5; Schimp. Op. 
cit. II, p. 605; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 201. 


Equivalenti fossili — Fagus Gussonii Mass. Op. cit. p. 202, 
tav. XXV, fig. 2, 5. È 

Attinenze della flora mondiale vivente — gen. Fagus 
L. (Europa, Amer. sett.). 

Colla scorta di 2 filliti di Ancona, delle quali rappresento 
quella meglio conservata e col raffronto delle figure dateci dai 
succitati autori per il Fagus dentata Ung. con Fagus Gussonti 
Mass. nonchè collo studio delle diverse diagnosi, parmi attendibile 


che quest’ultimo e le impronte di Ancona che perfettamente gli 


somigliano, possano tutte riferirsi alla specie fossile che ho quì 
adottata. 

Schimper pone fra le species dubiae il Fagus Gussonii Mass. 
che egli non ebbe forse campo di raffrontare con esemplari autenti- 
ci per poterlo riferire a Magus dentata Ung., arrestandosi probabil 
mente nel carattere dell’ apice accuminato datoci da Massalongo 
invece che ottuso come dicono Unger e Gaudin. Ma mentre nei 
disegni di Massalongo e in una delle mie filliti l'apice è tutt’ al 


(1) Cfr. HeeR - Nachrt. sur mvioc. Fl. Groenlands, p. 5, tav. II, fig. 12. 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 41 


più un poco acuto, nel disegno di Gaudin la foglia è rotta e 
avrebbe potuto essere anche acuta. 

Le diagnosi che ci dà il Goeppert del suo HMagus dentata !), 
più delle altre sintetica è quella che meglio si addice alle im- 
pronte di Ancona, ma non vi corrisponde la figura dello stesso 
autore. 

Del resto anche Massalongo, dubitando molto della bontà della 
sua nuova specie, la trova affine a quella che io ho prescelto. 

I Fagus dentata Ung. si ha della terra polare di Ateneker- 
dluk (Heer), di Stiria (Unger), di Slesia (Goeppert), e in Italia 
del calcare fetido di Montebamboli (Gaudin) e dell’argilla di Casino 
(Peruzzi) in Toscana. 


CASTANEA L. 


Sebbene per le sole foglie fossili possa questo genere confon- 
dersi con qualche Faggio e alcune Quercie, pure, per quanto ri- 
sguarda la paleontologia, è da ritenerlo il più solidamente fondato 
fra le amentacee, dacchéè le poche determinazioni (7-8) che vi si 
riferiscono, rispondono in generale alle 2 specie tipiche viventi 
nell'emisfero boreale, cioè a Custanea vesca Gaert. d’ Europa e 
Asia, e a Cartanea pumila Mill. americana. In ogni modo i resti 
d’involucri e di frutti confermano la certezza della sua esistenza 
che pare cominciasse all’epoca crefacea per continuare nei ter- 
reni successivi fino ai tempi nostri. 


30. Castanea palaeovesca Paol. v. tav. V, fig. 42, tav. VI, fig. 43. 
Foliis plerunque magnis, petiolatis, oblongis rel elongato-ellipticis, 
basi angustatis rotundatisve, apice acutis vel longe acuminatis, margine 
grosse dentatis, dentibus acutissimis, mill. 25-60 circiter latis, mill. 80-140 
longis; nervo primario recto vel incurvo, nervis secundariis alternis, 
rarius oppositis, rectis, in dentes marginales productis, parallelis, aequi- 
distantibus, ab angulo 35°-45° excurrentibus, utrinque 10-14 et ultra. 


Equivalenti fossili -—— Custanea palacopumila Andr. in 
Mass. Op. cit. p. 195, tav. XXIV, fig. 1 — Castanea Tornabentii 


(1) Cfr. GoEePPERT - tert. FI. v. Schossnits, p. 18, tav. V, fig. 11. 


42 LUIGI PAOLUCCI 


x 
Mass. Op. cit. p. 198, tav. XXXII, fig. 4; Schimp. Op. cit. II, p. 
612 — Castanea Forilivii Mass. Op. cit. p. 198, tav. XXIV, fig. 2; 
Schimp. Op. cit. II, p. 612 — Custanea Cubinyi Kov.in Gaud. et 
Stroz. contr. fl. foss. ital. 2° mém. p. 41, tav. VI, fig. 1, (non gli 
altri autori). 

Attinenze della flora mondiale vivente — Castanea 
resca Gaertn. (Europa). 

A proposito del genere Castanea fossile non ho potuto prendere 
diretta cognizione dell'importante lavoro di Ettingshausen sulla 
Castanea vesca e la sua forma stipite del mondo pas- 
sato(, ove l’insigne paleontologo tedesco, secondo quanto riferisce 
la Schimper', vorrebbe che tutte le Castanea fossili appartenes- 
sero ad una specie sola, antenata del Castagno d’ Europa. E inoltre 
il Castagno primevo di Ettingshausen (Castarea atavia) assorbireb- 
be anche varie specie di NMagus e molte Quercus di Massalongo. 

Io non posso invero arrivare tanto in là nella sintesi, da ri- 
tenere un'unica cosa 2 foglie che mi ricordino fedelmente la 
Castanea vesca e la Quercus Robur. Ma esaminando con atten 
zione le numerose filliti di Ancona riferentisi al gen. Custanea e 
confrontandole con molte foglie del comune Castagno d’ Europa, 
trovo almeno che 3 delle specie fossili distinte da Massalongo 
possono benissimo aver appartenuto alla stessa specie. 

Delle specie di Castanea fossili a me note, nessuna può ri- 
gorosamente accogliere la forma dei gessi di Senigallia e Ancona, 
per caratteri che hanno un alto valore morfologico, cioè l’asime- 
tria basilare della lamina e l’ottusità dei denti che punto si con- 
statano nei miei esemplari. 

La Castanea Kubinyi Kov. d'altronde, che lo Schimper, e 
con lui Meschinelli e Squinabol, vorrebbe identica a Castanea 
palacopumila Andr., è tutt'altra cosa, come si vedrà appresso e 
come dimostra la stessa diagnosi del professore di Strasburgo. Se 
vi ha una fillite ritenuta Cast. Aubinyi Kov. che collimi colla 
nostra Cast. palaeoresca, è quella di Gaudin posta da me fra i 
suoi equivalenti fossili. 


(1) Cfr. M. ErtIxGsHAUuSsEN - Veber Castanea vesca und ihre vomveltliche 
Stammnart., Sitzangsb. d. k. k. Akad. d. Wissensch. z. Wien. Vol. LXV, 1872. 
(2) Cfr. ScHImPER - Traité d. palcont. veget., vol. III, p. 587. 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 453 


Da siffatte considerazioni emerge dunque la naturale conse- 
guenza di creare un nome nuovo che accolga almeno 3 delle 
pretese specie di Massalongo e che rappresenti davvero l’avo del 
comune castagno. 

La specie fossile di cui trattiamo doveva essere un’essenza 
abbondantissima nelle foreste vicine ad Ancona, poichè le impronte 
delle sue foglie s'incontrano frequentemente in tutte le nostre 
gessaie. 

È degno di nota il fatto che il genere Castanea non sia rap- 
presentato nella ricchissima flora miocenica di Svizzera e di varie 
altre regioni geologiche contemporanee dell’ Europa centrale. 


31. Castanea (?) Kubinyi Kov. v. tav. VI, fig. 44. 

Foliis longe petiolatis, oblongo-lanceolatis, acuminatis, basi saepius 
inaequali angustatis, margine acutissime serratis, serraturis mucronatis 
(spinascentibus 2), mill. 20-30 latis, mill. 60-110 circiter longis; nervo 
primario recto vel apice subincurvo (foliis subfalcatis), nervis secundartis 
plurimis, utrinque 12-15, striclis, rectis, parallelis, oppositis rarius al- 
ternis, in dentes productis, plerumque ab angulo 45°-50° excurrentibus. 

Kovats (Iahrb. der Geol. Reichsanst. II, 2, p. 178 cit.); Mass. Op. 
cit. p, 199, tav. XXXIII, fig. 5; Schimp. Op. cit. II, p. 610. 


Equivalenti fossili — Quercus Lonchitis Ung.? Foss. FI. 
Vv. Sotzka, p. 163, tav. XXX, fig. 3-8; Heer, El. tert. Helv. II, 
tav. LXXXVIJIJI, fig. 8, tav. CLI, fig. 19, 24 (escluse le altre fig.). 

Attinenze della flora mondiale vivente — Custanea 
vesca Gaertn? (Europa). 

Se la impronta disegnata dal Massalongo non rispondesse per- 
fettamente alle numerose filliti della stessa specie raccolte nelle 
gessaie di Ancona, io non le avrei certo riferite a Castanea Ku- 
binyi Kov. che Schimper dice somigliantissima al Castagno d’ Eu- 
ropa e dove anche il Saporta più recentemente! trova l’antenato 
diretto della Castanea vesca L. mentre io dubito ancora che le 
mie filliti e quella di Senigallia possano riferirsi al gen. Castaneda, 
sia per la loro forma, sia per la lunghezza del picciolo, sia per 
la fattura dei denti, caratteri tutti che le avvicinerebbero piut- 
tosto al vasto e ancor vago genere fossile Myricd. 


(1) Cfr. G. DE SAPORTA - L'Évolution du Regne vegetal, 1885, vol. II, p. 200. 


e a TARA) 


Sin 


REI UOI 


pt ii 
a, 1) 


o 


44 LUIGI PAOLUCCI 


Inoltre Schimper unisce alla sua Cast. Aubinyi Kov. le 2 
Quercus gigas e crassinervia di Goeppert‘ che trova decisa- 
mente diverse dalla fillite di cui tratto. E vedemmo come la Cast. 
Kubinyi Kov. di Toscana disegnata da Gaudin sia una cosa sola 
colla nostra Cast. palaeovesca. 3 

Ma il Massalongo dice il suo esemplare quasi identico a quello 
che definì per Cast. Aubinyi Kov. l’ Ettingshausen nella Flora 
fossile di Tokay (1853), percui anche non conoscendo questo la- 
voro e restando nella fede di Massalongo, sono astretto a riferire 
anch'io alla specie stessa le filliti di Ancona, onde risparmiarmi, 
quando è possibile, la creazione di cose nuove che sovente offu- 
scano e deteriorano le indagini antecedenti. 

Sebbene le nostre filliti siano assai vicine a Quercus Lon- 
chitis Ung. nelle figure di Unger e di Heer, pure la mancanza 
in queste ultime del prolungamento filiforme dei denti che for- 
nisce un carattere molto spiccato, non può indurmi a identificar- 
vele pienamente. 

La collezione di Ancona possiede fin qui 12 campioni di questa 
fillite, delle cave di Camerano, Varano, Pietralacroce. A giudicare 
perciò dal loro numero, essa rappresentò un’ essenza boschiva 
assai abbondante nell'epoca miocenica delle nostre gessaie. Anche 
a Tokay, in un orizzonte geologico contemporaneo, è comunissima. 
Sulla fede di Meschinelli e Squinabol cito per questa specie fossile 
le località italiane di Sarzanello in Liguria, Torino (Sismonda) e 
Casino nel Senese (Peruzzi). 


32. Castanea Ombonii Mass. v. tav. VI, fig. 45. 
Foliis (petiolatis), lanceolatis, acuminatis, basi rotundatis, mill. 18 
(in specim. nostr.) latis, mill. 75 longis, repande dentatis, dentibus mu- 
eronulatis; nervis secundariis remotiusculis, utrinque 8-10, subrectis, pa- 
rallelis, alternis rariusque oppositis, ab angulo 45° circiter ercurrentibus. 
Mass. Op. cit. p. 200, tav. XXXIII, fig. 4; Schimp. Op. cit. IH 
pisl6l3: 


Attinenze della flora mondiale vivente — Castanea 
pumila Mill. (Amer. sett.). 


{1) Cfr. GoePPERT - Foss. FI. von Schossnits, p. 16, tav. VII fig. 1, 2. 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 45 


Finche la fillite di Senigallia illustrata da Massalongo 35 anni 
fa restava sola nel patrimonio paleontologico, era forse lecito du- 
bitare, come ha fatto Schimper 15 anni dopo, della bontà della 
sua determinazione con cui istituivasi una specie nuova di Ca- 
stanea. Ma in un campione delle cave di Camerano io ho la sorte 
di ritrovare oggi la copia identica della fillite senigalliese che 
appare a me, come parve al Massalongo, una specie di Castanea 
veramente distinta dalle 2 precedenti, non tanto per la disposi 
zione dei nervi secondarii più radi quanto per la forma sinuosa 
(repanda) del margine fra dente e dente, in modo che ognuno 
di questi sorge fra una curva convessa inferiore e un seno con- 
cavo superiore. Il nostro esemplare d’altronde non trova riscontro 
alcuno in tutte le opere di paleontologia vegetale che ho sott'occhio, 
non potendo concedere, come vorrebbe Massalongo, che essa si 
avvicini a Quercus Drymeja Ung. e Quercus Lonchitis Ung. 

Oltrechè di Ancona e Senigallia, si ha pure del miocene sup. 
di Cerretello in Toscana (Capellini). 


QUERCUS L. 


Questo genere fossile, per se stesso uno dei più ricchi e meglio 
noti in paleontologia vegetale, merita particolare attenzione per 
quanto riguarda la sua diffusissima esistenza nei gessi di Seni 
gallia e Ancona ove, come si vede qui appresso, nella recensione 
delle specie da me raccolte, alle forme di tipo americano che 
compaiono in molte altre formazioni terziarie d’ Europa, vanno 
insieme e già abbondantissime le altre che appartengono al tipo 
della nostra Quercia comune. È singolare il fatto che queste ul- 
time, le quali danno la impronta più caratteristica alla flora 
fossile di Ancona e Senigallia, manchino totalmente o quasi nei 
terreni terziari di tutta Europa, se si eccettuano le regioni polari 
che ne posseggono nell'orizzonte miocenico. Nè vi ha da credere 
che le impronte siano sfuggite alla ricerca, poichè vi si rinven- 
nero abbondanti le altre forme che portano la facies delle attuali 
specie americane, e d’altronde le foglie di Quercia in generale 
sono di facilissima conservazione. 


46 LUIGI PAOLUCCI 


Pare dunque accertato che in Ancona vivessero specie di 
Quercie sempreverdi che hanno una esistenza paleontologica piut- 
tosto lunga e antica, insieme alle Quercie a foglie caduche di 
tipo europeo che comparvero assai più tardi e presero deciso 
dominio nel pliocene. 

Im faccia a poco meno di 309 specie di Quercus viventi at 
tualmente sul globo, proprie tutte dell'emisfero boreale, la minor 
parte dell’ Europa, la maggiore dell'Asia e d'America, si trovano 
175 determinazioni fossili. Ma su queste ultime, tenendo conto 
della estrema variabilità fogliare delle Quercie, della scarsità di 
ghiande e di amenti e della incertezza dei caratteri dati dalla 
nervatura, conviene portare una tara sensibilissima, come fui 
costretto a fare io per le specie dei nostri gessi. 

Sembra che la prima comparsa del genere Quercus debba rife- 
rirsi al cretaceo superiore. Si mantenne scarso sul paleocene e 
nell’eocene, crebbe nell’ oligocene, raggiunse il più ampio signifi- 
cato fitografico nel w/0cere, così per la quantità come per la 
varietà dei resti che vi ha lasciati. 


33. Quercus proteifolia Paol. v. tav. VI, fig. 46-48, tav. VII, fig. 49. 

Foliis variatim amplis, oblongis, oblongo-ellipticis vel obovatis, basi 
plerumque inaequali rotundatis aut attenuatis, apice plus minusve acutis, 
rave obtusis, margine grosse sinuato-dentatis atque lobulatis, dentibus ob- 
tusis, interdum mucronulatis, vel oblusiusculis, mill. 20 (minime) - 60 
(marime) latis, mill. 50-160 longis; nervo primario valido, recto vel 
subincurvo, nervis secundariis rectis vel subdefleris, parallelo-divergen- 
tibus, sub angulo 45°-80° (superioribus sub angulis minus apertis) excur- 
rentibus, plerumque alternis, utrinque 6-10. 


Equivalenti fossili — Quercus pseudo-Castanea Goepp. 
in Mass. Op. cit. p. 177, tav. XXI-XXIII, fig. 6: Schimp. Op. cit. 
II, p. 649; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 226 — Quercus entelea Mass. 
Op. cit. p. 279, tav. XXI-XXII, fig. 10-12; Mesch. e ‘Squin. Op. 
cit. p. 217 — Quercus microdonta Mass. Op. cit. p. 180, tav. XXIT- 
XXIII, fig. 5; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 217 — Quercus Cornaliae 
Mass. Op. cit. p. 181, tav. XXIV, fis. 4, tav. XXV, fig. 4; Mesch. 
e Squin. Op. cit. p. 214 — Quercus Cardanii Mass. Op. cit. p. 182, 
tav. XXII, fig. 2, 4; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 211 — Quercus 
Falloppiana Mass. Op. cit. p. 184, tav. XXIEXXIII, fig. 8: Schimp. 


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PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 47 


Op. cit. II, p. 653; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 218 — Quercus ro- 
buroides Gaud. et Stroz. Contrib. Fl. foss. ital. 2° mém. p. 44, 
tav. III, fig. 14; Schimp. Op. cit. II, p. 653; Mesch. e Squin. Op. 
Giro j9 2200 

Attinenze della flora mondiale vivente — Q@Quercus 
Robur L. (Europa). 

Io non conosco nella flora attuale d’ Europa un genere di 
piante arboree che per il suo polimorfismo fogliare possa avvici- 
narsi al gen. Quercus, nel quale sa ognuno quanto siano mera- 
vigliose specialmente le 2 specie Quercus Ilex e Quercus Robur 
L. I tentativi dei botanici posteriori a Linné che smembrarono 
quest'ultima in oltre 20 specie, fra le quali appena 2 (Quercus 
pedunculata Willd. Quercus sessiliflora Sm.) hanno un qualche 
valore tassinomico, non so se furono di danno piuttosto che di 
vantaggio alla scienza. Di danno certo li ritenne il nostro Parla- 
tore che volle tutte reintegrarle, tornando al concetto specifico 
Linneano del Quercus Robur !. A seguire la scuola analistica, 
tenendo conto delle modificazioni di forma anche grossolane che 
possono presentare le foglie di questa specie, si sarebbe andati 
anche molto più in là di Mich. Gandoger, che ha devastato ogni 
criterio logico di classificazione smembrando il Quercus Robur L. 
in cinque greges e in 211 pretese forme specifiche! ‘) 

La ragione che riguardo al Quercus Robur L. ci autorizza a 
non tenere nessun conto della diversa forma delle foglie sta ap- 
punto nel sapere, studiando i soggetti viventi, quanta sia la vo- 
lubile variabilità di esse in una stessa selva di Quercie, in uno 
stesso individuo, perfino in uno stesso ramo. 

È vero tuttavia che siffatta variabilità si estende tra confini, 
sebbene lontani, determinabili. Per quanto lunga possa essere in- 
fatti la schiera delle foglie di Quercus Robur L., da quella pro- 
fondamente lobata e pinnatifida a quella intera che raccolse 
Parlatore a Vallombrosa, resteranno sempre altri caratteri, p. e. 
quelli della nervatura, dell'ambito della lamina, della sua consi 
stenza ecc. a rivelarci in qualche modo la pianta. 


(1) Cfr. F. ParcatoRE - Y7. ital., vol. IV, p. 177. 
(2) Cfr. M. GanpoGER - Fl. Europae novo fundam. instauranda, 1890, vol. 
XXXI, p. 31. 


48° LUIGI PAOLUCCI 


Or pare a me che se il mondo di oggi rappresenta la sola 
orma fedele da seguirsi per risalire al passato, noi dobbiamo per 
analogia accettare l'ipotesi che ogni qualvolta s'incontrano im- 
pronte di foglie fossili che dentro i limiti estremi suddetti ci ri- 


cordino un Quercus parente prossimo del vivente Quercus Robur 


L., quelle impronte abbiano a raccogliersi tutte in un’unica specie. 

Per tali ragioni ho creduto riunire nella mia Quercus pro- 
teifolia, chiamata appunto così per la variabilità delle sue foglie, 
7 determinazioni di Quercie fossili, fra le 26 create da Massalongo 
colle filliti delle gessaie senigalliesi. Confido che il materiale ab- 
bondantissimo dei gessi di Ancona di cui ho potuto disporre per lo 
studio delle nostre Quercie fossili (poco meno di 100 filliti) valga 
a giustificare l’ innovazione. 

Del resto io non istarò qui a riassumere tutte le lunghe e 
ingegnose considerazioni fatte dall’ illustre Massalongo per giu- 
stificare la creazione delle sue specie fossili di Quercus. Ma egli 
stesso non nasconde le continue incertezze, i dubbi inesorabili che 
lo accompagnarono nella classificazione da essò adottata. 

La straordinaria abbondanza fra noi di una Quercia miocenica 
somigliantissima all'attuale Quercus Robur è un fatto paleontolo- 
gico di somma importanza, poichè sta ad indicare come all’epoca 
dei gessi anconitani, quando ancora vivevano qui piante oggi 
estinte o refugiate, come vuolsi, in regioni lontanissime del nostro 
emisfero, s'impegnasse la lotta fra quelle forme e le avanguardie 
della nostra flora arborea vivente, che riuscì in seguito a scac- 
ciarle o ad estinguerle. E il fatto è ancora più singolare se si 
considera che in tutto il grandioso materiale di paleofitologia ter- 
ziaria raccolto fino ad oggi, in cui sono descritte più di 170 forme 
appartenenti probabilmente al gen. Quercus, soltanto in Italia, 
eccettuata forse la Quercus Furuhjelmi H. del miocene inferiore di 
Alaska di cui appresso, si manifesti d’un tratto e in tanta copia 
la specie che potrebbe ritenersi per antenato diretto del Quercus 
Robur L. esteso omai in tutt’ Europa fino a 60° di lat. bor. e 
nell'Asia occidentale. 

Fu rinvenuta, oltrechè a Senigallia e in Ancona, nel wmuiocene 
sup. di Toscana (Capellini), di Piemonte (Sismonda), nel pliocene 


di Toscana (Gaudin) e del Modenese (Coppi). 
è» 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 49 


34. Quercus groenlandica H. v. tav. VII, fig. 50, 51. 

Foliis magnis (semipedalibus), breviter petiolatis, elongato-eltipticis, 
apice cuspidatis, basi obtusis, mill. 70-90 latis, mill. 140-200 longis, 
simpliciter lobulato-dentatis, lobulis oblusis; nervo primario validissimo, 
recto vel subincurvo, nervis secundariis parallelis subdivergentibusque, 
utrinque 10-12, ab angulo 45° circiter excurrentibus, alternis, rare 0p- 


positis. 
Heer, Die mioc. FI. Spitzbergens, p. 56, tav. XXI, fig. 1-4; Sch. 


Op. cit. II, p. 650. 


Equivalenti fossili — @Qwuercus Cardanii var. latifolia 
Mass. Op. cit. p. 183, tav. XXI-XXIII, fig. 13 — Quercus senogal 
Liensis Mass. Op. cit. p. 184 tav. XXDEXXINI, fig. 9 (Lo, L6 2 
fruct.); Schimp. Op. cit. I, p. 653; Masch. e Squin. Op. cit. p. 
228 — Quercus Furuhjelmi H.? (Fl. foss. Alaska, p. 32, tav. V, 
iS Rav AVI N2 cit) Schimip Op. cit. IE pN652Mtav. 
LXXXVII, fig. 

Attinenze della flora mondiale vivente — @Quercus 
Prinus L. (Amer. sett.) — Quercus robur var. L. (Europa). 

Posseggo 9 campioni anconitani di questa fillite che corri 
sponde esattamente tanto colla specie di Heer cui l'ho riferita, 
quanto a quelle di Massalongo che ho accolto fra gli equivalenti 
fossili. A riassicurarmi che le impronte studiate da questi 2 pa- 
leontologi e la fillite di cui tratto siano specificamente una stessa 
cosa, vale la coincidenza che essi insieme, e il Massalongo assai 
prima di Heer, trovarono colla specie vivente Quercus Prinus L. 
var. monticola dell'America settentrionale. 

Anche la Quercus senogalliensis Mass., giusta il confronto che 
mi è concesso di fare con una impronta somigliantissima a questa 
pretesa specie, non ritengo possa staccarsi dalla determinazione 
che ho adottata. Ma questa mia impronta si avvicina anche mol 
tissimo a Quercus Furuhjelmi H. trovata nel miocene inferiore 
della baja degli inglesi in Alaska, percui è molto probabile che 
quest’ultima non sia che una varietà fugace di Quercus groen- 
landica H. 

Quest'ultima, assai abbondante ad Atenekerdluk, a Disco in 
Groelandia, nelle arenarie del Capo Staratschin allo Spitzberg, 
in un orizzonte geologico alquanto inferiore ai gessi di Ancona, 
doveva essere anche quì piuttosto frequente e chi sa nor abbia 

4 


| LUIGI: PAOLUCCI 


concorso colla sua discendenza, a darci certe forme di Quercus 
Robur L. che talora s'incontrano, a foglie assai grandi.. i 


35. Quercus Etymondrys Ung. v. tav. VIII, fig. 52, 53. 
Foliis petiolatis, oblongis vel late lineari-oblongis, apice acutis, basi 
plus minusve rotundatis, mill. 20-40 latis, mill. 65-110 longis, margine 
grosse dentatis, dentibus regulariter obtusis vel acutiusculis, sinubus obtusis 
seu repandis; nervo primario valido, nervis secundartis utrinque 9-41, 
rectis, parallelis, ab angulo 45° circiter erorientibus, alternis vel oppositis. 
Ung. (Foss. Fl. von Gleichenb. p. 174, tav. III, fig. 3, cit.); Gaud. 
et Stroz. contr. fl. foss. ital. 6° mém. p. 13, tav. III, fig. 11; Schimp. 
Op. cit. II, p. 650; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 216 (ex part.). di 


Equivalenti fossili — Quercus etymodrys var. canonica 
Mass. ? Op. cit. p. 180, tav. XXII-XXTIII, fig. 3; Quercus Etymodrys 
var. amphypsia Mass. ? Op. cit. p. 179, tav. XXIEXXII, fig. 1. 

Attinenze della flora mondiale vivente —. Quercus 
prinoides Willd. (Amer. sett.). 

La forma di questa foglia, per lo più largamente lineare, 
non che il numero a la disposizione delle nervature, la distin- 
guono nettamente dalle specie precedenti, mentre l’avvicinereb- 
bero a una Castanea, se il carattere dei nervi marginali non 
rivelasse la facies propria delle Quercie. 

Nessuna figura e nessuna diagnosi lasciateci dal Massalongo 
per la flora terziaria del senigalliese rispondono in maniera sod- 


“di disfacente ai miei 18 campioni che tutti si riuniscono evidente- 
28 Di mente sotto la determinazione adottata. Solo le figure di Massalongo 

HE s da me sopra citate vi si avvicinano così da comprendervele dubita- 
DIA tivamente. È da ritenere pertanto che Massalongo mancasse della. 

gi È copia di esemplari necessaria a distinguere questa forma dalle 
fe: + altre Quercus che vanno senz'altro riferite alla mia Quercus” 
Mele proteifolia. 

% Nell'orizzonte stesso geologico dei nostri gessi fu trovata dap- 

Db \ prima questa fillite nelle marne indurite di Gleichenberg (Unger) 
ci e a Puzzolente, Montemasso, Poggione in Toscana (Gaudin, Ga- 

à) Bi; pellini) dove si ha pure del pliocene. Noi la possediamo di quasi 
i tutte le nostre gessaie, cioè di Varano, Camerano, Pietralacroce, 


Trave, Monte d’Ago, lo che rivela la sua abbondanza nella flora 
fossile di cui trattiamo. 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA DI 


36. Quercus Drymeja Ung. v. tav. VIII, fig. 54. 

Foliis longe petiolatis, lanceolatis, apice acuminatis, basi obtuse an- 
gustatis, mill. 25 (in specim. nostr.) latis, mill. 100-110 longis, margine 
grosse cuspidato-dentatis; nervis secundariis remotiuseulis, vtrinque. 8-9, 
subparallelis, suboppositis, ex angulo 45° circa egredientibus. 

Une. Die tert. El. v. Sotzia, p. 163, tav. XXX, fig. 1; Mass. Op. 
cit. p. 186, tav. XXIV, fig. ‘2? Heer, FI. tert. II, p. 50, tav. LXXXV, 
fig. 18, 19; Gaud. et Stroz. contr. fl. foss. it. 1° mém. p. 17, tav. VI-VII, 
fig. 4? idem, contr. 2° mom. p. 44, tav. IV, fig. 7-10 (non le fig. 1-6). 
Schimp. Op. cit. II, p. 638; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 215. 

Attinenze della flora mondiale vivente — @Quercus 
ralapensis H. et B. (Messico). 

Le 2 filliti delle cave di Varano e Camerano che qui illustro 
sono più grandi di tutte quelle degli autori citati, ma con molte 
di esse trovano piena corrispondenza, percui non ne potrei porre 
in dubbio la determinazione. Un po’ se ne allontana la figura 
data da Gaudin nella sua prima memoria; delle figure che egli 
dà nella 2.* memoria, solo alcune (7-10) possono comprendersi 
qui, appartenendo le altre, come vedremo, assai meglio al gen. 
Carya. Decisamente poi se ne stacca la foglia dei gessi di Seni. 
gallia che Massalongo ha saputo riferire a Quercus Drymeja Ung. 
mentre è diversa nella forma della lamina, nella figura dei denti 
e più che altro nel numero delle nervature secondarie.: 

Ritengo dunque di essere il primo ad affermare questa specie 
nel miocene sup. marchigiano, ove a giudicare dalle sole impronte 
che ne posseggo, doveva essere rara. In Europa nel piano geo- 
logico stesso è stata raccolta a Parschlug (Unger), a Oeningen 
(Heer), nell’oligocene di Sotzka e di Sagor (Unger) e forse in 
Groelandia (Heer). In Italia non sono dubbie alcune filiiti di Val 
d’Arno (Gaudin) e cito inoltre sulla fede dei prof. Meschinelli e 
Squinabol, il y2/ocene di Piemonte (Sismonda) e il pliocene del 
Bolognese (Cavara), di Toscana (Ristori), del Vicentino (Sordelli), 
del Modenese (Coppi). 

La nostra fillite troverebbe pure qualche rapporto con Quer- 
cus Nimrodis Ung. e con Quercus, Sprengelii H.®, che non 


(1) Cfr. UxGER - Die foss. FI. von Sotska, tav. XXXI, fig. 1 (non le altre 
figure). 
2) Cfr. ScHimPER - Op. cit. vol. II, p. 632, tav. LXXXVII, fig. 8. 


LUIGI PAOLUCCI 


sarebbe strano supporre appartenenti con essa ad una stessa 
specie di Quercia dotata del noto polimorfismo fogliare. 


37. Quercus furcinervis H. v. tav. VIII, fig. 55. 

Foliis coriaceis, oblongo-lanceolatis, apice (acuminatis), basi longe 
el acute cuneatis, supra basin usque ad apicem remote et obtuse dentatis, 
sinubus inter dentes repandis; nervo primario inferne valido, nervis se- 
cundariis tenuibus, subrectis, sat numerosis. 

Heer, FI. tert. Helv. II, p. 51, III, p. 179, tav. CLI, fig. 12-15 (non le. 
fig. del vol. II); Schimp. Op. cit. II, p. 649 (ex part.); Mesch. e Squin. 
Op. cit. p. 218. 

Attinenze della flora mondiale vivente — gen. Quer- 
cus L. (Amer. sett.). 

Definisco questa fillite di Pietralacroce attenendomi rigoro- 
samente alla diagnosi e alle fig. di Heer che pienamente vi cor 
rispondono. Schimper e i suoi seguaci danno alla specie stessa 
creata da Unger una interpretazione assai diversa e più vasta, 
che parmi conduca a creare un'entità specifica vaga e male de- 
terminata. Se infatti la fillite descritta da Unger nella Hora fossile 
di Swwoszowice ha la base ottusa, non può assolutamente esser 
una cosa stessa colla fillite nostra e di Heer. 


Quindi non so se le filliti d'Europa e d’ Italia che autenticamen- 


te non conosco, citate per Quercus furcinervis Ung. possano stare 
insieme a questa fillite di Ancona. Perciò ne ommetto la citazione. 


38. Quercus mediterranea Ung. v. tav. VIII, fis. 56. 

Foliis coriaceis, (breviter petiolatis), oblongo-ellipticis, apice obtu- 
siusculis vel acutis, basi angustatis (abrupte rotundatis), serratis, mill. 
23 latis, mill. 66 circiter longis; nervo primario recto, valido, nervis 
secundariis parallelis, utrinque 9-10, marginem versus incurvatis, ab an- 
gulo 50°-80° erorientibus. 

Ung. (Chlor. prot. p. 114, tav. XXXII, fig. 5-9. cit.); Heer, FI. tert. 
Helv. II, p. 51, tav.-LXXVI, fig. 13! Mass, Op. cit. p. 1:90, tav. JOXIW 
fig. 23? Gaud. et. Stroz. Contrib. fl. foss. it. 2° mém. p. 46, tav. IV, fig. 8! 
Schimp. Op. cit. II, p. 646. Mesch. e Squin. Op. cit. p. 222. 


Equivalenti fossili — Quercus palaeo-IHlex Ett. Foss. FI. 
Loeben, p. 289. 

Attinenze della flora mondiale vivente — Quercus 
Ilex L. (Europa austr.) — Quercus Pseudo- SIT a Desf. (Europa 
austr., Affrica bor.). i 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 53 


È questa una fillite delle cave di Pietralacroce, di consistenza 
decisamente coriacea, che ha tutto l'aspetto di una @wercus e 
che fra l’estesissimo polimorfismo del nostro Elce incontra qualche 
foglia sommamente affine. Essa risponde esattamente ai disegni ci- 
tati, ma assai meno ad altri che si compresero dai paleontologi nella 
stessa determinazione fossile. Tuttavia sarebbero pure ammissibili 
siffatte variazioni entro i limiti di un’unica specie di Quercia. 

Fu incontrata nel miocene inf. di Kumi (Unger), nel wmiocene 
medio di Radoboy (Ettingsh.), di Svizzera (Heer), nel »iocene 
stop. di Parschlug, di Tokay (Ettingsh.), di Val d'Arno (Gaudin), 
nel pliocene del Vicentino (Massalongo) e del Bolognese (Cavara). 

Dalla rarità dei campioni di Ancona e Senigallia sembra sia 
stata una specie scarsa in queste nostre località. 


39. Quercus ilicoides H. v. tav. VIII, fig. 57. 

Foliis coriaceis, petiolatis, obovato-ellipticis, apice cuspidatis, basi 
attenvatis, mill. 60 (in specim. nostr.) longis, lateribus utrinque triden- 
tatis, sinubus rotundatis interpositis; nervo primario valido, nervis se- 
cundariis subrectis, lobos petentibus, ab angulo 15°-50° circa eseroientibus. 

Heer, Fl. tert. Helv. II, p. 55, tav. LXXVII, fio. 16, III, p. JS0, 
tav. CLI, fig. 25 (sub nom. Quercus ilicites/; Schimp. Op. cit. II, p. 64l. 


Attinenze della flora mondiale vivente — Quercus 
ilicifolia Wang. (Amer. sett.). 

Ho trovato nelle cave del Trave la rara e interessante im- 
pronta che mi è grato aggiungere alla paleofitologia italiana. 

Non vi ha nessun dubbio sulla sua pertinenza alla specie di 
Quercus scoperta da Heer, cui risponde in ogni sua parte, seb- 
bene la nostra fillite appaia accidentalmente mostruosa tanto per 
la distribuzione dei nervi, quanto per il lobulo basilare che rap- 
presenta il 3.2 dente del lato sinistro. 

A prima vista sembrerebbe una foglia di Zex, ma vi si al- 
lontana perchè manca del cercine o nervo marginale, ha il pic- 
ciolo piuttosto lungo e le nervature secondarie raggiungono l’apice 
dei denti. 

Fin qui è stata raccolta soltanto nel ;n/ocene dell’Alto Rodano 
(Heer), e di Miinzenberg (Ludwig). 

Il suo secondo nome dlicoides è in realtà improprio, valendo 
a ricordare tanto Mex Aquifolivm L. a cui la fillite somiglia, 


b4 È LUIGI PAOLUCCI 


quanto Quercus Ilex L. dal quale è assai lontana. Ma non credo 
perciò crearne uno nuovo, essendoci già troppi nomi in ogni 


sistematica. 


40. Quercus montebambolina Gaud. v. tav. VIII, fig. 58. 

Foliis peliolatis, ovato-oblongis lanceolatis, apice acuminatis, basi 
rotundatis, mill. 20-30 latis, mill. 60-90 longis, margine remote serrato- 
dentatis, dentibus cuspidatis vel acutis, sinubus interpositis obtusis; nervis 
secundariis reclis, parallelis, utrinque 6-8, alternis oppositisve, ew angulo 
50°-40° egredientibus. i 

Gaud. et Str. Contr. fl. foss. it. 6° mem. p. 13, tav, III, fig. 10-13; 
Schimp. Op. cit. II, p. 640; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 223. 


Equivalenti fossili — Quercus Gmelini Al. Br. in Heer, 
FI. tert. Helv. II, p. 53, tav. LXXVI, fig. 14; Gaud. et Str. Contr. 
fl. foss. it. 1.° mém. p. 33, tav. VII, fig. 3; Schimp. Op. cit. IL, p. 635; 
Mesch. e Squin. Op. cit. p. 219. 

Attinenze della flora mondiale vivente — Quercus. 
Castanea Ph. (Tennessée). 

Questa specie di fillite certamente sfuggì alle ricerche di 
Massalongo che non descrive nè delinea nulla di simile nella sua 
fl. foss. senigalliese, ove avrebbe senza dubbio preso posto fra le 
Quercie, di cui l’ impronta porta tutto 1’ aspetto, specialmente se. 
si pensa ad alcune foglie del nostro Quercus Ilex. Nè comprendo 
come Ettingshausen abbia voluto farne una Castanea, da cui lo 
scarso numero delle nervature secondarie subito la distingue. 

Le filliti di Val d’Arno descritte e disegnate da Gaudin, ri 
ferite in parte alla sua Quercus montebambolina, in parte a Quer- 
cus Gmelini A. Br. si addicono esattamente alle impronte che 
abbiamo trovato nei gessi di Ancona e che perciò non possono . 
accogliere altra determinazione. Anche le filliti svizzere definite 
da Heer per quest'ultima specie, non'possono evidentemente an- 
dare disgiunte dalle nostre. Quindi parmi certo che le 2 Quercus 
distinte fin quì coi suddetti nomi diversi, costituiscono una sola, 
entità specifica, per la quale mi piace serbare la determinazione 
della fillite italiana. 

La Quercus montebambolina Gaud. interpretata qui in senso 
nuovo, fu pertanto una delle specie diffuse, oltrechè in Italia, an- 
che in Sassonia (Engelhardt) e in varie località di Svizzera (Heer). 


bt. SE 


dii 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 


41. Quercus (?) Scarabelii Mass. v. tav. IX, fig. 59 
Foliis magnis, (breviter petiolatis), coriaceis, undulatis, elongato-lan- 
ceolatis, apice acuminatis, basi subrotundatis, integerrimis, mill. 43 (in 


.specim. mostr.) latis, mill. 170 erwciter longis; nervo primario recto, 


nervis secundartis subarcuato-ascendentibus, secus marginem conjunetis, 
parallelis, utrinque 13, ab angulo 45°-60° circa excurrentibus. 

Mass. Op. cit. p. 18%, tav. XXXISOCXII, fis. 1; Ettingsh. (Foss. 
FI. v. Bilin, p. 55, cit.); Schimp. Op. ‘cit. II, p. 626; Mesch. e Squin. 
©pulcit. "ip. t2lt 

Attinenze della flora mondiale vivente — ? Quercus 
imbricaria Michx. (Amer. sett.), - ? Quercus Phellos L. (Amer. sett.). 

A qual genere di piante appartenesse questa fillite di Came- 
rano che risponde sufficientemente alla succitata di Senigallia, 
non parmi si possa con sicurezza decidere. 

È probabile che l'apparente stato coriaceo della foglia abbia, 
più che altro, condotto Massalongo a ritenerla una Quercus, para- 
gonandola a certe specie viventi nell'America settentrionale. Ma 
lo stato stesso di robustezza della lamina e delle nervature noi 
incontriamo in piante lontanissime dalle amentacee, e che pur 
tuttavia vengono rammentate anche per la forma dalla nostra 
fillite. Potrebbero valere ad esempio certi Lawurus, qualche Mes- 
pilus, qualche Prunus, qualche Crataegus dell’Asia orientale, al 
cune Terminalia ecc. 

Mantenendo quindi la determinazione di Massalongo, mi sia 
lecito per questa fillite di lasciare impregiudicato l'apprezzamento 
del genere, finchè miglior luce sia fatta sulle sue caratteristiche. 


42. Quercus (?) neriifolia A. Br. v. tav. IX, fig. 60, 61. 

Foliis petiolatis, subcoriaceis, elongato-lanceolatis, apice acuminatis, 
basi altenvatis, integerrimis (vel apice denticulis nonnullis instructis), 
mill. 24-26 latis, mill. 95-110 circiter longis; nervo mediano valido, nervis 
secundariis lenuibus, numerosis, subparallelis, subincurvis, marginem 
versus evanescentibus, oppositis alternisque, ab angulo 45°-66° exorientibus. 

Heer, Fl. tert. Helv. II, p. 45, tav. LXXIV, fig. 1-6 ecc.; Mass. Op. 
cit. p. 188, tav. XXXI, fig. 6; Gaud. et Str. Contrib. fl. foss. it. 6° mém. 
p- 52, tav. II, fig. 1; Schimp. Op. cit. II, p. 621; Mesch. e Squin. Op. 
p. 224. 


Equivalenti fossili — Quercus lignitum A. Br. (Verzeichn. 
d. foss. Pflanzen von Oeningen, p. 77, cit); Quercus commutata 
HEOpicind api 21 sta vili 3, itav. Iofio) 12. 


LUIGI PAOLUCCI 


Attinenze della flora mondiale vivente — ? Quercus 
Phellos L. (Amer. sett.) — ? Quercus Skinneri Benth. (Guatima- 
la) — ? Quercus imbricaria Michx (Amer. sett.). i 

L’insigne prof. O. Heer nella descrizione della sua Quercus 
nertifolia A. Br. afferma con certezza che questa abbia dovuto. 
appartenere a una Quercia « das Blatt gehòrt unzweifelhaft zur o 
Gattung Quercus » e l’avvicina alle suddette 3 specie viventi 
americane. Posseggo d’altronde un campione autentico di Oeningen 
che perfettamente risponde a quelli di Ancona. In faccia quindi. ia 
a tanta autorità scientifica io non avrei dovuto porre l' interro- sa 
gativo tanto più che lo Schimper ne descrive anche la ghianda. 
Però questa è data soltanto con probabilità appartenente a Quercus. 
nertifolia A. Br. i 

Ma osservando le impronte di questa fillite, sì di Svizzera che. i 
d’Italia, è pure inevitabile il ricordo di molti altri generi di piante, 
fra cui insieme al Massalongo rammenterò i generi fossili Micws, 
Ocotea, Diospyros, Laurus, Rizophora, oltre i generi viventi 
Salix, Evonymus ecc. tig 

Mi si voglia dunqne scusare se anche per questa fillite ho 
adottato la determinazione generica in maniera dubitativa. RE 

La Quercus neritifolia A. Br. fa abbastanza sparsa, sebbene 
forse non abbondante nel miocene d’ Europa. Oltrechè in An- 
cona e Senigallia, la si trova nel wm/iocene sup. a Bozzone in 
Toscana (Gaudin), in Piemonte (Sismonda), nel pliocene di To-. 
scana (Ristori) e del Bolognese (Cavara). In Europa a Oeningen 
(Braun, Heer), a Sobrussan in Boemia (Ettingsh.) e nell’oligocene 
di Armissan (Saporta). 


45. Quercus (?) chlorophylla Ung. v. tav. IX, fig. 62, 65. 

Foliis coriaceis, petiolatis, petiolo crasso, oblongo-obovatis, apice ro- 
tundatis, integerrimis, mill. 13-30 latis, mill. 17-50 longis; nervis secun- i 
dariis tenerrimis, marginem versus ascendentius, ab angulo 45°-55° ew- 


currentibus. i 
Ung. (Chl. prot. p. 111, tav. XXXI, fig. 1 cit.); Heer; El tert, 


Helv. II, p. 47, tav. LXXV, fig. 3-9; Mass. Op. cit. p. 191, tav. XXX, fis. > 
4; Schimp. Op. cit. II, p. 623. Mesch. e Squin. Op. cit. p. 233. 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 5I 
Attinenze della flora mondiale vivente — Quercus vi 


rens Ait. (Texas). 

Ho adottato per queste 3 filliti anconitane la definizione di 
Unger e di Heer, dacchè tanto le diagnosi quanto le figure di 
questi paleontologi vi corrispondono esattamente. 

Massalongo volle scindere dalla forma Ungeriana la sua @. 
Sapotacites ove egli avrebbe distinto dei nervi secondari abbreviati. 
Non sembrami questo carattere sufficiente alla separazione, tanto 
più che esso, parlando di quest’ultima sua specie, accenna alla 
singolare lunghezza del picciolo, proprio anche della Quercus 
chlorophylla Ung. 

Del resto anche qui l'attribuzione generica è piuttosto arbitra- 
ria, convenendo anche Heer ‘(© che la determinazione di quest’ ul 
tima specie è assai problematica. Essa ci ricorderebbe ugualmente 
altri generi di piante, ad esempio ARlhamnus, Laurus, Celastrus 
ecc. 

La pianta di cui provenne tale fillite fu assai diffusa ai tempi 
cenozoici in Italia e in Europa. Viene citata di Parschlung (Unger), 
di molte località svizzere (Heer), di Boemia (Ettingsh.), del m2/0- 
cene di Piemonte, di Savona (Sismonda), del Vicentino (Massal.), 
del pliocene di Lombardia (Sordelli), di Piemonte (Parona), di 
Sicilia (Geyler). 


44. Quercus (?) salicina Sap. v. tav. IX, fig. 64, 65. 

Foltis petiolatis, elliptico-elongatis, basi apiceque angustatis, integer- 
rimis, margine complanatis vel undulatis, mill. 25-35 latis, mill. 75-110 
longis: nervo primario valido, nervis secundartis tenuwibus, apicem versus 
subincurvis, sechs marginem evanescentibus, ab angulo 45°-80° exorientibus. 

Saporta, (Etud. s. la véget. du Sudest d. 1. Fr. I, p. $4, tav. VI, fig. 
6 cit.); Schimp. Op. cit. II, p. 619, tav. LXXXVII, fig. 13. 


Equivalenti fossili — Quercus Spadonii Mass. Op. cit. 
tav. XXVI-VII, fig. 54 (non il testo). 

Attinenze della flora mondiale vivente — ? Quercus 
lavrifolia Michx (Amer. sett.) — ? Quercus imbricaria Will. 
(Amer. sett.) — ? Quercus longifolia Liebm. (Guatimala). 


(1) Cfr. HeeR - FI. ters. Hel., vol. II, p. 47. 


58 LUIGI PAOLUCCI N 0 ar ; 


Im ossequio alla memoria del valente xilologo marchigiano È 
Spadoni avrei voluto adottare per questa forma fossile la deno- È 
minazione di Massalongo che accolgo fra gli equivalenti fossili, 
ma il carattere della direzione dei nervi secondari « nervis se- 
cundariis sub angulo acutissimo exorientibus » dato da quest’ ul 
timo nella diagnosi della specie da esso creata e negativo tanto 
nella figura della fiora fossile senigalliese quanto nelle filliti di 
Ancona, mi ha condotto a riferirle alla specie di Saporta cui 
pienamente rispondono, sia nella descrizione, sia nel disegno ri- 
portato da Schimper. 3 

Solo a dubitare della esattezza della mia determinazione vi 
sarebbe da opporre che la Quercus salicina fu trovata nell’eocene 
sup. dei gessi di Aix, quindi in un orizzonte geologico sensibilmente 
più antico dei gessi di Ancona, ove del resto avrebbe potuto so- 
pravvivere la pianta. 

Quasta specie somigliando specialmente a Quercus laurifolia 
Michx, ricorda anche il genere Larus. Resta quindi sempre dub. 
bio per me il posto generico che le è stato assegnato. 


45. Quercus (?) elaena Ung. v. tav. IX fig. 66, 67. 

Foliis breviler peliolatis, coriaceis, oblongo-lanceolatis, margine re- 
voluto, integerrimis, mill. 10-15 latis, mill. 50-60 longis; nervo primario van 
recto, nervis secundariis subincurvo-ascendentibus, parallelis, utrinque SON 
7-8, sub angulo 45° basi amplio, emorientibus. ,4 

Ung. (Chi. prot. p. 31, tav. IV cit.), Heer, Fl. tert. Helv. Il pid, 
tav. LXXIV, fig. 11 (non le altre fig); Schimp. Op. cit. II, p. 622; Mesch. 

e Squin. Op. cit. p. 216. 


Equivalenti fossili — Celastrophyllum elaenoides Mass. 
OPCIT IPA cav SSIS o 

Attinenze della flora mondiale vivente — ? Quercus. VIEN 
mexricana H. et B. (Messico) — ? Quercus virens Ait. (Amer. he; 
sett.) — ? Quercus cinerea Michx (Amer. sett.). i 

Due nostre filliti delle gessaie di Camerano e Varano rispon- 
dono esattamente così ‘alla Quercus cui le abbiamo riferite spe- 
cialmente, secondo la citata figura di Heer, quanto all’incerto, 
Celastrophyllun di Massalongo che restò assai perplesso prima di 
crearne una forma nuova e che egli stesso trova somigliantissimo 
a Quercus elaena Ung. : 


ie i 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 59 


Se la nostra fillite ha davvero valore specifico, sia o no pro- 
priamente una Quercus, pare sia stata fra noi assai scarsa, es- 
sendosi fin qui trovate solo 3 impronte (Ancona e Senigallia) che 
le corrispondono. È stata rinvenuta in molte località terziarie 
della Svizzera (Heer), nel miocene di Parschlug in Stiria (Unger), 
nelle marne schistose superiori dei gessi di Aix, nell’oligocene 
d’Armissan (Saporta), e in Italia nel wmiocene inf. di Novale 
presso Vicenza (Viviani, Massalongo). 


SALIX L. 


Per quanto siano da ritenersi dubbiose alcune delle 57 forme 
fossili riferite a questo genere, esso non resta meno buono e solido 
nella paleontologia vegetale, possedendosi, specialmente dei terreni 
terziari, resti di amenti maschili e femminei e di frutti, oltrechè 
di foglie che più spesso rammentano le attuali specie americane. 

Sono incerte le determinazioni del cretaceo sup. e del paleo- 
cene, epoche in cui il genere Salix avrebbe fatto la sua prima 
comparsa, continuano ad essere scarse nell’ oligocene, per affer- 
marsi con singolare abbondanza nel m/0cene, età appunto dei no- 
stri gessi. 

Pare a me quindi strano che il prof. Massalongo, ammesso 
pure che gli siano sfuggite alcune filliti che io ebbi la fortuna 
d’incontrare e di studiare, abbia riconosciuto una sola specie di 
Salice fossile (Salix angusta A. Br.) nel ricchissimo materiale di 
cui egli dispose, mentre i Salix del miocene, abbondanti, comuni 
o comunissimi in quasi tutti i depositi miocenici d’ Europa, non 
si sa perchè avessero dovuto mancare in quelli di Senigallia e 
Ancona, allora regioni umide, di Iaghi, particolarmente proprie 
alla prosperità di tali piante, e mentre ancora fra le filliti studiate 
da Massalongo ve ne ha parecchie le quali, rappresentate da sole 
foglie, stanno con maggiore probabilità al genere Salix, che agli 
altri cui quel paleontologo le riferi. 

Vedesi infatti qui appresso che nel riconoscere 3 specie di 
Salix dei gessi di Ancona, io dovetti accegliervi impronte fossili 
che giusta il Massalongo, avrebbero dovuto appartenere a fami- 
glie disparatissime, di sede paleontologica sommamente incerta, 


60 LUIGI PAOLUCCI 


e rappresentate nella flora mondiale vivente o da una sola specie 
(Nemopanthes Raf.), o da generi relegati negli ultimi confini del- 
l’emisfero australe, alla Nuova Olanda e in Tasmania (Eucalyptus 
L’ Hérit. Barnksia L. fil.) e quindi con pochissima probabilità di 
esistenza fra noi al tramonto del periodo miocenico. 

Aggiungasi inoltre che la maggior parte dei Salix oggi vi. 
venti, sommati a più di 100 specie, appartiene all’emisfero boreale, 
in Europa, in Asia e nel Nord-America. 


46. Salix Longa A. Br. v. tav. X, fig. 68, 69. 

Foliis (petiolatis), longis, lanceolato-linearibus (apice valde acumi- 
natis), basi rotundatis vel subrotundatis, integerrimis, mill. 15-17 latis, 
mill. 90-100 circiter longis; nervo primario valido, profunde insculpto, 
nervis secundariis tenuissimis, marginem versus subincurvato-ascendentibus. 

Al. Br. (Stizenb. Verz. p. 78 cit.); Heer, Fl. tert. Helv., II, p. 31, 
tav. LXIX, fig. 12-J4, Nachtr. z. mioc. FI. Groenlands, p. 20, tav. IV, 
fig. 9 (non le altre fig.); Schimp. Op. cit. II, p. 673. ) 


Equivalenti fossili — Salix angusta A. Br. in Heer, Op. 
cit. tav. LXIX, fig. 1-11: Mass. Op. cit. p. 251, tav. XXXIV, fis: 
8; Schimp. Op. cit. II, p. 673. 

Attinenze della flora mondiale vivente — Salia vt 
minalis L. (Europa). i 

Posseggo 2 sole filliti di Camerano in frammento ove, come 
scorgesi dal disegno, è rappresentata soltanto una parte della 
foglia, sufficiente tuttavia per riferirla senz'altro alla detta specie 
fossile. 


Un frammento di foglia alquanto più ristretta ebbe Massa- 


longo dalle gessaie di Senigallia e l’ascrisse a Sale angusta A. 
Br. descritta e delineata dal prof. Heer. Avrei fatto anche io la 
Stessa cosa se non avessi trovato nell’autore della flora terziaria 
svizzera figure che vi si addicono anche meglio nel Salix longa 
B. Br. Secondo Heer d’altronde le 2 dette specie di SaZix sono da 
riunirsi insieme, lo che faccio volontieri per ovviare a un differen- 
ziamento che credo ozioso. 

Ora nè dai gessi di Senigallia nè da quelli di Ancona ab- 
. biamo resto alcuno di amenti, di squame, di capsule o di qua- 
lunque altro organo riproduttore che appartenga all’attuale genere 
Salix. Se si pensa però da una parte alla fragilità e fugacità di 


rta, e 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 61 


tali organi, dall’altra alla grande scarsità in generale nei nostri 
gessi degli organi vegetali di riproduzione e alla loro mancanza 
anche in vari altri generi bene accertati, non potrà ritenersi 
troppo ardita la creazione fra noi del genere fossile Salix che dà 
in altri terreni, coevi dei gessi di Ancona, prove indiscutibili della 
sua esistenza e che considerate, come dissi, le condizioni lacustri 
o maremmane in cui doveva trovarsi la nostra regione miocenica, 
avrà potuto crescere in abbondanza d’individui e di specie. 

Non è scarso d’altra parte il polimorfismo fogliare dei Salix 
oggi diventi, specialmente in Europa e nell'America boreale ove 
crescono in maggior copia‘. Per tali ragioni io ritengo che vari 
altri generi fossili istituiti da Massalongo sulle filliti senigalliesi, 
il cui orizzonte geologico è identico a quello di Ancona, deb- 
bano essere, se le analogie hanno il loro valore, di molto depau- 
perati o anche estinti ad incremento del genere Salix. E ciò 
specialmente per le riferenze a quei generi di piante che attual- 
mente vivono sotto l’equatore o sono esclusive dell’emisfero au- 
strale, per le quali non è facilmente spiegabile la loro presenza 
in seno alla nostra flora miocenica superiore che certamente è 
di scaturigine artica e trova oggi il migliore raffronto o in su- 
perstiti della flora d’ Europa o in quelli di uguale discendenza 
dell’ America settentrionale. 

Si aggiunga ancora che il genere Salix è abbondantemente 
rappesentato in formazioni geologiche equivalenti a quella di An- 
cona, in particolar modo in Svizzera (Heer) e a Schossnitz in 
Slesia (Goeppert), ove oltre alle foglie, si incontrano anche le 
infiorescenze e le infruttescenze. La nostra specie è pure rap- 
presentata nella flora artica (Heer). 


47. Salix minima Paol. v. tav. X, fig. 70, 71. 

Foliis parvis, in petiolo attenuatis, anguste lanceolatis, mill. 4-5 latis, 
mill. 25-28 longis, integerrimis; nervo primario gracili, nervis secunda- 
riis erxilissimis, vio perspicuis, sub angulo acuto emissis. 

Equivalenti fossili — Banksia Archippae Mass.? Op. cit. 
p. 275, tav. XXIX, (fig. 22 non le altre fig.); Mesch. e. Squin. 


(1) Cfr. Axpersson - Monografia Salicum. Stocolma, 1865. 


LUIGI PAOLUCCI | 


Op. cit. p. 439 — Nemopanthes Pareti Mass. Op. cit. p. 380, tav. 
XXXV, fig. 2, 3; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 386. 
Attinenze della flora mondiale vivente — Salix incana 
Schr. (Europa). ; 
Non saprei meglio riferire che ad un Sa7ix queste filliti delle. 
cave di Camerano e Varano. Il dubbio che pongo nel riferirvi la 
Banksia Archippae Mass. risiede soltanto in ciò che le mie 2° 
filliti sono liscie superiormente anzichè rugose. Però non riesco 
a comprendere che cosa sia la detta fillite di Senigallia, nè come 
abbia potuto Massalongo riferirla ad un genere oggi confinato 
alla nuova Olanda e alla Tasmania e che come opportunatamente 
osserva Schimper ‘, sembra dubbiosa nei depositi terziari di Eu- 
ropa quanto la maggior parte della proteacee. 
Il Massalongo offre poi altra fillite identica alla mia e da 
esso riferita, senz’ altro sussidio determinativo, al genere MNemo- 
panthes, ilicinea che possiede oggi una sola specie (Nem. cana- 
densis DC.) vivente nell'America boreale. 


48. Salix tenera Al. Br. v. tav. X, fig. 72, 73. 

Foliis leneris, petiolatis, lanceolatis, limbo simmetricis vel etiam 
subfalcatis, apice acuminatis, basi atltenuatis, integerrimis, mill. 22 (in 
specim. nostr.) latis, mill. 65-82 longis; nervo primario gracili, nervis 
secundariis cum mervulis abbreviatis, tenvissimis, parallelis, marginem 
versus subascendentibus, ab angulo 45° circiter erorientibus. 

Al. Br. (Leonh. et Bronn. Iahrb. cit.); Heer, FI. tert. Helv. II, p. 32, 
tav. LXVIII, fig. 7-13; Nachtr. z. mioc. Fl. Groenlands, p. 21, tav. IV, 
fis. Jl a; Schimp. Op. cit. II, p. 674; Sordelli, av. veget. d. ang. pl. VIA 
Lomb. Atti d. Soc. It. d. Sc. nat. vol. XVI, p. 378. tav. VI, fis. 20, 
21, vol. XXI, p. 880; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 263. 


Equivalenti fossili — Eucalyptus oceanica Ung. in'Mass.. 
Op. cit. p. 410, tav. XII, fig. 2! tav. XXXII, fig. 3, 14, tav.o 
XXXIV, fig. 21! in Heer, FI. tert. Helv, IUJ p. 34, tav: (CVS 
fig. 21! — Lucalyptus Salentinorum Mass. Op. cit. p. 411, tav. 
XXXIII, fig. 18 — Salix integra Goepp. In Gaud. Feuil. foss. d. 
1. Tosc. 1.° mém. tav. II, fig. 6. i 


(1) Cfr. ScHimPER - Op. cit. II, p. 83. 


ilal'b'at oi 
PA 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 653 


Attinenze della flora mondiale vivente — Salix rubra 
Huds. (Europa). 

Le impronte di Camerano e Varano che ho descritte e dise- 
gnate rispondono assai bene tanto alla sp. di Salix cui lho rife- 
rite quanto alle figure di Excalyptus del Massalongo e di Heer. 

Rammento anzitutto che in ambedue questi generi, sebbene 
in assai maggior copia e normalmente nel secondo, s'incontrano 
foglie falcate. 

Potrebbe sembrare a tuttaprima temeraria la mia pretesa di 
condurre al gen. Salzx i due Eucalyptus delle gessaie senigalliesi, 
che sembrano insieme, come crede anche Ettingshausen, una sola 
cosa, e di togliere così quest’ultimo genere dalla nostra paleon 
tologia miocenica. 

Però a difesa del mio modo di vedere considero: 

1.° Che se si eccettuano gli Eucalipti fossili della formazione 
di Haering, dei quali non può dubitarsi, dacchè l’ Ettingshausen 
li istituì anche sui frutti, in tutti gli altri orizzonti d’ Europa e 
d’Italia si volle riconoscere lo stesso genere basandosi sul semplice 
carattere delle foglie. 

2.° Che la formazione di Haering appartenendo all’ oligocene 
è sensibilmente più antica dei terreni miogenici superiori (Ancona 
e Senigallia) e quindi assai più ricca di questi ultimi in forme 
tropicali o australi. 

3.° Che a parità di valore dei termini di confronto (sole fo- 
glie), parmi più logico attenersi al genere Salix largamente rap- 
presentato nel mioene d’ Europa e largamente superstite nella flora 
vivente dell'emisfero boreale, di quello che al genere Lucalyptus, 
oggi confinato in Australia. 

Heer intanto non accoglie nella flora terziaria di Svizzera che 
un solo campione di Eucalyptus, e dice che nè in questo nè nei 
corrispondenti austriaci si possono riconoscere i nervi marginali 
(Saumnerven) che caratterizzano quest’ultimo genere. 

Non discuto le filliti dateci per Eucalipti delle altre località 
mioceniche d’Italia, cioè di Torino (Sismonda), del Vicentino 
(Massal.) e perfino del pliocene di Cuneo (Sacco), perchè non le 
conosco. 


LUIGI PAOLUCCI 


POPULUS L. 


Sono circa 60 le determinazioni riferite a questo genere, uno 
dei meglio stabiliti in paleontologia, che possiede oltre i resti di 
pie foglie, quelli anche degli organi fiorali e dei frutti. Ma per quanto 
esso sia bene definito nella disposizione caratteristica delle ner- 
è vature fogliari, io sospetto che di quelle 60 determinazioni molte 
dovrebbero fondersi insieme se, potendole controllare e raffrontar 
tutte, si avesse presente la grandissima variabilità delle foglie di 
Populus in una stessa specie non solo, ma nello stesso albero, e, 
come dice Schimper, sul medesimo ramo. 

A confermare questo mio opinamento sta la considerazione 
che non si saprebbe perchè delle 60 specie fossili terziarie, che 
pure avrebbero potuto prosperare nelle diverse plaghe del mondo 
attuale, meno della terza parte (18 specie) stia oggi a rappresen- 
tarne la discendenza vivente, sparse nell’ emisfero boreale del 
vecchio e del nuovo continente. È 

Il genere Populus comparve con varie specie nel cretaceo sup. 


49. Populus balsamoides Goepp. v. tav. X, fig. 74. 

Foliis longe petiolatis, ovato-ellipticis, longioribus quam latis, apice 
acutis, basi subcordatis, mill. 55 circiter (in specim. nostr.) latis, mill. 
65 longis, dentato-crenatis, nervo mediano valido, nervis secundartis re- 
motis, utrinque 5-6, marginem versus incurvato-ascendentibus, alternis, 
ab angulo 70°-80° circa erorientibus. CEN 

Goepp. Tert. Fl. v. Schossnitz, p. 23, tav. XV, fig. 5, 6; Heer, Fl. —. pi 


i. tert. Helv. II, p. 18, tav. LIX-LX, fig. 1! Mass. Op. cit. p. 246, tav. RI 
Dea XIX, fig. 4? tav. XXVIII, fig. 12 Schimp. Op. cit. II, p. 699; Gaud. et _ Ti 
des. Stroz., feuil. foss. Tosc. 1° mém. p. 29, tav. III, fig. 1, 3, 4 (non le 

TASD altre fig.); Mesch. e Squin. Op. cit. p. 266. 

i SCI > 


SA Equivalenti fossili — Populus emarginata Goepp. Op. cit. 
È p. 24, tav. XV, fig. 2, 4,5 — Populus exrimia Goepp. Op. cit. 
23, tav. XVI, fig. 3? 4, D — Populus crenata Goepp. Op. cit. 
23, tav. XVI, fig. 2 — Populites Gasparinii Mass. Op. cit. 
250, tav. XXVIII fig. 312 

Attinenze della flora mondiale vivente — Populus 
balsamifera L. (Siberia, Amer. sett.). 


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PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 65 


Questa fillite di Camerano come le 2 altre che seguono non 
lasciano certamente alcun dubbio sulla loro attribuzione al genere 
Populus. In quanto alla specie è pure ormai indiscutibile che 
tutte le forme distinte dal Goeppert sono da riferire a quella 
tipica di questo stesso autore qui adottata e nettamente conva- 
lidata dal prof. Heer. Se si volesse anzi tener presente la muta- 
bilità delle foglie nei Pioppi, anche varie altre forme fossili di 
Populus sarebbero da riferire alla suddetta. 

La fillite di Ancona è pure similissima a Populites Gasparinii 
di cui Massalongo volle fare una cosa a parte, fermandosi spe- 
cialmente sul carattere del margine che nella impronta di Se- 
nigallia gli apparve intero. Ma rammentiamo come le crenature 
marginali nelle foglie dei Pioppi sono sovente evanescenti e quindi 
in qualche caso possono scomparire nella impronta sulla roccia, 
in particolar modo se questa, come nel caso dei mostri gessi 
cristalloidi, non si presta a mantenere le minute accidentalità 
dei contorni. Anche la fig. 1 della fillite di Heer, alla tav. LX è 
pressochè intera. 

La specie di cui trattiamo fu assai sparsa dal wmiocene medio 
al pliocene e più abbondantemente nel wiocene sup. Così lab- 
biamo in varie località del m/ocene inedio e sup. di Svizzera 
(Heer), del m/0cene sup. a Schossnitz (Goeppert), nel gesso di 
Guareno e Piobesi in Piemonte (Sismonda), a Montajone in To- 
scana (Gaudin), e del pliocene a Mongardino (Cavara), a Mon- 
tesecco (Verri), presso Cuneo (Sacco). 


50. Populus latior A. Br. v. tav. X, fig. 75, tav. XI, fig. 76. 

Foliis petiolatis, (latioribus quam longis) vel latitudine et longitudine 
aequalis, suborbiculatis, apice breviler acuminatis, basi subcordatis, su- 
brotundatis vel subtruncatis, mill. 60-80 circiter latis longisque, margine 
dentatis; nervo primario recto, valido, nerviis secundartis utrinque 5-6 

2 basilaribus), marginem versus ascendentibus, ab angulo 45°-35° excur- 
rentibus. 

A. Braun, (in Buckl. Geology etc. cit.); Heer, Fl. tert. Helv. II, p. 11, 
tav. LVI, fig. 4, 5, 6! (meno fedeli le altre fig.); Schimp. Op. cit. II, 
p. 681; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 268. 


Attinenze della flora mondiale vivente — Popwulus 
monilifera Ait., Populus canadensis Dess. (Amer. sett.) 


66 LUIGI PAOLUCCI 


Le 2 filliti di Camerano e Varano di cui diamo la diagnosi 
e un disegno rispondono senza dubbio al genere Populus, e fra 
le figure dateci da Heer si addicono perfettamente a quelle so- 
pracitate che apparterrebbero ad una delle 7 varietà in cui si 
credette scindere la specie fossile, anzi a quella tipica distinta 
col nome di Pop. latior varietà rotundata H. 

È detto dall’insigne paleontologo di Svizzera e da altri ri 
petuto che sebbene le foglie del Pop. lalior siano spesso più 
larghe che lunghe, se ne incontrano però ancora, come nel caso 
nostro, tanto larghe quanto lunghe. 

La specie che qui accerto per Ancona fu trovata in Toscana 
(Capellini) e nel pliocerne di Montesecco e S. Selvatico (Verri). In 
Europa nel y/ocere di Oeningen, di Kesselstein, in varii orizzonti 
specialmente superiori, in Svizzera (Heer), nel wiocene sup. di 
Parsclug e nel yi/ocene medio di Radoboj (Ettingsh.), nel miocene 
di Ginzburg in Germania e nel bacino di Vienna. 


51. Populus attenuata A. Br. v. tav. XI, fig. 77. 


Foliis longe petiolatis, rhombeis vel suborbiculatis, apice subito et. 


breviter acuminatis, basi integra subtruncatis, mill. 32 (in specim. nostr.) 
latis, mill. 80 longis, superne grosse dentatis; nervo primario tenui, nervis 
secundariis marginem versus arcuatis, utrinque 3, ab angulo 35°%-145°-60° 
circiter eworientibus. 

Al. Braun (ms. cit.); Heer, FI. tert. Helv. II, p. 15, tav. LVII, fig. 
8, LVIII, fig. 1, 3 (non le altre fig.); Schimp. Op. cit. II, p. 683. 


Attinenze della flora mondiale vivente — Populus 
nigra L. (Europa). 

Ho ritenuto per molto tempo che questa mia fillite dei gessi 
del Trave potesse riferirsi a una delle tante forme del Popwulus 
mutabilis Heer. Ma meglio osservandola la riporto oggi a Po- 


pulus attenuata, tenuto conto delle considerazioni fatte da Heer 


sopra quest’ultima. Nel Popwulus meutabilis per quanto polimorfo, 
le foglie conservano sempre la forma schematica ovata e sem- 
pre sono più lunghe che larghe. Il contrario è nella impronta 
fossile di cui parliamo. A guardare questa inoltre, corre tosto 
alla mente il nostro Populus nigra L. che ha le foglie talvolta 
quasi identiche e che tanto Heer quanto Schimper danno quale 
omologo del Popwulus attenuata Br. 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 67 


Sî sarebbe così accertata per l’Italia la forma fossile rap- 
presentante il capostipite miocenico di uno dei Pioppi viventi 
più sparsi nella nostra penisola. 

A Oeningen e a Kesselstein in Svizzera è rara, come anche 
fra noi, a giudicare dal solo esemplare incontrato fin quì. Viene 
pure citata (Schimper) delle ligniti di Wetterau, del wziocene inf. 
di Kumi in Grecia; ma non so se i fossili di tali località corri- 
spondano a quelli di Heer, cui ho riferito la fillite anconitana. 


PLATANUS L. 


Il prof. Enrico Roberto Goeppert (1855) fu il primo ad after- 
mare con certezza l’esistenza di questo genere nei terreni 72/0 
cenici col sussidio di foglie e di semi, senza l’esistenza dei quali 
il suo valore potrebbe essere ancora discusso, data la somiglianza 
grandissima delle foglie di Platano con quelle di altri generi e 
quindi la difficoltà somma, colle semplici. filliti, di determinarle. 
Valga su ciò quanto dico nella seguente trattazione della specie 
fossile anconitana che è pur la forma tipica più sicura fra le 6 
determinazioni fossili di questo genere, dalla quale possono essere 
discese le 5 specie oggi viventi, una nell'Asia Minore, le altre 4 
nell'America settentrionale. 

Esclusa una forma assai incerta dell’ eocene americano, le 
determinazioni del genere Platanus appartengono tutte al m/0cene. 


52. Platanus aceroides (Goepp.) H. v. tav. XI, fig. 78, 79, tav. XII, 

fig. 80. 

Foliis longe petiolatis, trilobato-palmatis, rare quinquelobis, lobis 
acutis, basi truncatis, rotundatis vel subcordatis, mill. 80-110  circiter 
latis, 100-130 et ultra longis, grosse dentatis, dentibus inaequalibus, acutis, 
sursum curvalis: nervis primariis 3, plerumque suprabasilaribus, nervis 
secundariis parallelis vel divergentibus, in nervis primariis lateralibus 
estrinsece validinribus. 

Goepp. 'Tert. Fl. v. Schossnitz, p. 22, tav. IX, fig. 1-3; Heer, FI. 
tert. Helv. II, p. 71, tav. LXXXVII, fig. ]-4, LXXXVIII, fig. 5-15; 
Gaud. et Str. mém. feuill. foss. Tosc. p. 35, tav. V, fig. 4, 6, tav. VI, 
I, 2.2 3; contrib. fl. foss. it. 2.° mém. p. 47, tav. V, fig. 4; Heer, Die 
mioc. Fl. Spitzbergens, p. 57, tav. XI, fig. 2, Nachtr. z. mioc. FI. 


68 LUIGI PAOLUCCI 


Groenlands, p. 21; Schimp. Op. cit. II, p. 706, tav. LXXXIX, fig. 18; 
Sacco, la valle della Stura di Cuneo, in Atti Soc. it. di Sc. nat. vol. 
XVIII, pi 275. 

Equivalenti fossili — (Cissus platanifolia Ett. (Foss. FI. 
v. Wien, p. 20, tav. IV, fig. 1, cit.) — Platanus Oeynhausiana 
Goepp. Op. cit. p. 20, tav. X, fig. 14 — Plalanus rugosa Goepp. 
Op. cit. p. 21, tav. XI, fig. 3, 4 — Platanus cuneifolia Goepp. 
Op. cit. p. 21, tav. XII, fig. 2 (non le altre fig.) — Acerites de- 
perditus Mass. (Descriz. piante terz. it. in nuovi Ann. Sc. nat. 
Bolog. p. 197, tav. II, fig. 7, cit.) — Platanus Ettingshauseni 


Mass. Op. cit. p. 234, tav. XVII, fig. 3 — Ace» Heerì Mass. FI. 


foss. Senig. p. 345 (in parte) — Acer Heeri var. ficifolium Mass. 
Op. cit. p. 348, tav. XV fig. 1 — Acer Beeri var. tricuspidatum 
Mass. Op. cit. p. 349, tav. XV, fig. 2-4 (non tav. XVII, fig. 2, tav. 
XVII, fig. 1) — Ace» Heeri var. productum Mass. Op. cit. p. 
350, tav. XVII, fig. 1 (non tav. XII, fig. 5) — Acer» Heeri var. 
deperditun Mass. Op. cit. p. 350, tav. XVIII, fig..2 — Acer Heeri 
var. Trilobatum Mass. Op. cit. p. 351, tav. XVII, fig. 4 — Pla- 
lanus deperdita Sord. Av. veg. arg. plioc. lomb. in Atti Soc. it. 
Sc. nat. XVI, p. 379, tav. Vi fio. 14° (syn. lex part.); Mesch-We 
Squin. Op. cit. p. 411 (syn. ex part.). 

Attinenze della flora mondiale vivente — Platanus 
occidentalis L. (Amer. sett.). 

Premetto che basterà un solo sguardo ai disegni che offro 
di 3 filliti anconitane scelte fra molti campioni, dei gessi di Ca- 
merano, Trave, Varano, per convincersi subito della loro corri 
spondenza con tutte le altre figure sopracitate. 

Ora non credasi che alla bellezza e bontà della impronta 
che fornisce caratteri evidentissimi, corrisponda altrettanta fa- 


cilità nella sua determinazione. Io ritengo anzi che occorreranno. 


molti altri incontri fortunati nelle roccie che la posseggono, prima 
che siasi detta sopra tale specie l’ultima parola. 
Scoperta e pubblicata per la prima volta da Ettingshausen (! 


e da Massalongo (® nel 1853 con nomi diversi, studiata accurata‘. 


(1) Cfr. ErrIxGsHAUSEN - Die tertiaerfl. d. Oesterr. Mon. N. 2, foss. FI. v. 
Wien, 1853. 7 
2) Cfr. MassaLonGo - Dese. piante ters. It. mer., Bologna, 1853. 


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PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 69 


mente in moltissime formazioni terziarie d’ Europa fino a questi 
ultimi anni, essa subì numerose vicende e su lei si accrebbe an- 
zichè scemare la confusione, la cui ragione principale sta secondo 
me nelle attinenze che presenta coi 2 generi Platanus e Acer 
che contengono specie similissime per la figura delle foglie e sono 
inoltre ambedue assai polimorfi nelle foglie stesse. 

Il prof. Massalongo ha creduto di poter distinguere le foglie 
dei Platanus da quelle degli Acer, notando in questi certe ner- 
vature secondarie dirette ai seni del margine. Ma non mi fu dato 
riscontrare siffatto carattere differenziale nelle specie viventi eu- 
ropee che ho accuratamente esaminato. Si volle tener conto nei 
Platani dei nervi secondari più forti esternamente che interna- 
mente lungo le nervature principali laterali; ma se guardiamo 
fra gli Aceri nostrani incontreremo questo stesso carattere co- 
stantemente in Acer pseudo-platanus L., Acer obtusatum W., e 
spesso anche in Acer platanoides L. Si disse che nei Platani la 
lamina fogliare scorre un po’ verso il picciolo dopo il punto di 
partenza delle nervature principali. E l’egregio dott. F. Sordelli 
basandosi forse su questo carattere nei due frustoli di foglia fos- 
sile di cui dà la figura, ha completamente demolito l Acer Heeri 
(Acer trilobatum Stern. in Heer) di Massalongo. Ma s'incontrano 
pure foglie di Platano in cui le nervature principali partono esat- 
tamente dalla inserzione del picciolo sul margine laminare, come 
generalmente è il caso degli Aceri. 

Il solo carattere che con minore incertezza ci conduce a 
distinguere una foglia di Platano da quella di un Acero sta, a 
parer mio, nella forma dei denti marginali che in questo sono 
generalmente diritti e volti o divergenti in fuori, mentre nei 
Platani si notano per lo più a becco, colla punta alquanto ricurva 
e diretta verso l'apice della foglia. È la distinzione che lumino- 
samente afferrò l’insigne prof. O. Heer dicendo dei denti nelle 
foglie dei Platanus « zàhne, welche mit einer scharfen, hàufig 
nach vorn gekrimmten Spitze versehen sind, welche die Plata- 
nenblatter sehr auszeichnet ». 

In quanto ai Platanus fossili, tanto Massalongo quanto io non 
abbiamo avuto che il sussidio delle foglie. Per gli Acer egli ebbe 
di più le samare che, se non fosse altro, affermano indiscutibil 
mente la presenza di essi nelle nostre gessaie. 


LUIGI PAOLUCCI 


Attenendomi dunque ai criteri suesposti non che al parere 
di Massalongo il quale, non. ostante le vedute di Heer, avrebbe 
voluto riferire al genere Ptatanus alcune delle varietà di Acer 
Heeri e riscontrando accuratamente le filliti di Ancona con tutta la 
letteratura paleontologica di cui posso disporre e che unicamente, 
ho citato, riferisco le filliti di Ancona alla specie magistralmente 
istituita da Heer. Dico appunto da questi istituita perché egli ne 
fece per il primo una entità specifica ben diversa dal Platanus 
aceroides di Goeppert, che sarebbe forse l’Acerites deperdita di 
Massalongo, sulla quale Sordelli creò una nuova denominazione. 3A 
Ritengo perciò che l’egregio collega di Milano mi perdonerà se 
quì non ho potuto accogliere l’ epiteto da esso proposto. 

Alcune forme di Acer Meeri Mass. sono da riferirsi come 
vedremo, agli Acer, sulla scorta anche del prof. Heer. 

Nel recente lavoro dei prof. Meschinelli e Squinabol ‘ trovo 
ripetute le stesse citazioni delle numerose varietà di Ace» Heeri 
Mass., tanto nella sinominia di Acer trilobatum Stern. quanto in 
quella di Platanus deperdita Sord., quindi non posso compren- 
dere entro quali limiti siano fissate per gli autori suddetti queste RESA] 
2 specie. 

A _ giudicare dalla quantità delle sue foglie fossili, il Platanus 
aceroides H. doveva essere un’essenza arborea assai abbondante 
nelle foreste mioceniche di Ancona e Senigallia, ove avrà super- 
bamente dominato colla sua bellezza e colla sua mole, se è da. 
ritenere che quel Platano sia stato l’antenato dell’attuale Platanus - 
occidentalis L. ricondotto artificialmente ad abbellire le nostre A 
città e i nostri parchi. i 

Durante l'era terziaria fu il Pl. aceroides vastamente sparso 
dalle terre polari all’ Europa meridionale. Fu rinvenuto nel, mio- 
cene inf. in Groelandia, allo Spitzberg, in Islanda (Heer), nel 
miocene medio di Vienna (Ettingshausen), nel wz/ocene sup. di Oe- 
ningen (Heer), di Schossnitz (Goeppert), in Val d’ Arno (Gaudin) 
e in molte altre località mioceniche e plioceniche d’Italia secondo 
Sordelli, Sismonda, Viviani, Cavara, Peruzzi, Capellini, Verri, 
Coppi, Parona, Sacco, ecc. 


% 


(1) Cfr. MescHINELLI et SquinaB. - Flora tertiaria italica, Patavii 1893, 
p. 995 e 4ll. 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 71 


ZELKOVA Spach. 


Il fortunato incontro di frutti fossili attaccati ancora a ra 
metti fogliferi permette di riconoscere con certezza l’esistenza e 
la diffusione di questo genere nel wm/ocene di molte località eu- 
ropee, dalle terre artiche al Mediterraneo. Nella flora fossile esso 
è ristretto a 2 o al più 3 forme, come nella flora vivente non 
possiede che 3 specie di cui una sola nell'antico continente (Grecia, 
Caucaso), 2 nel Nord-America. 

Sebbene io ne possegga dei gessi anconitani le sole foglie‘ 
credo non dover dubitare del loro valore generico, essendo stati 
incontrati i frutti nei gessi identici di Senigallia. Noto soltanto 
che il carattere delle seghettature marginali non può sempre 
bastare a distinguere le impronte delle foglie di ZelRova da quelle 
di UWnus, le quali ne ripetono spesso la forma e la distribuzione 
delle nervature, e se per lo più sono doppiamente seghettate, 
non è raro incontrarne a seghettatura semplice, come è il caso 
costante della ZelRova. 


53. Zelkova Ungeri Kov. v. tav. XII, fig. 81-83. 

Foliis breviter petiolatis vel subsessilibus, magnitudine marine va- 
riantibus, ovatis, ovalo-acuminatis, ovato-lanceolatis vel lanceolato-ellip- 
ticis, inaequalibus vel subaequalibus, mill. 10-38 latis, mill. 12-80 longis, 
margine simpliciter et aequaliter serratis aut serrato-dentatis; nervis 
secundariis rectis vel subascendentibus, parallelis, utrinque 7-14, sub 
angulo 45°-55° exorientibus. 

Ung. (Icon. plant. foss. p. 42, tav. XX, fig. 19, cit.); Goepp. Op. 
Gib ipe too, uve XII fio 9,10: Mass Op: cit. ip. 26; tav. MNT 15, 
7 117,22, 24, tav. XIV) fis. 25, tav: XISIVI, fie. 14. 


Equivalenti fossili — Tlmus selkovaefolia Ung. Chlor. 
prot. tav. XLIV, fig. 7-12 — Comptonia ulmifolia Ung. Foss. FI. 
v. Sotzha, p. 162, tav. XXIX, fig. 4,5 — Planera Ungeri Ettingsh. 
Foss. FL v. Haerins, p. 40, tav. X, fis. 4, 5; Heer, Fl. tert. Helv. 
I, p. 60, tav. LXXX; Gaud. feuil. foss. Tosc. p. 34, tav. II, fig. 
10, contr. fl. foss. it. 4.° mém. p. 21, tav. I, fig. 15-17; Schimp. 
Op. cit. II, p. 714, tav. LXXXIX, fis. 9-15; Mesch. e Squin. Op. 
cit. p. 274 — Quercus semi-elliptica Goep. Op. cit. tav. .VI, fig. 


12 LUIGI PAOLUCCI |. a 


aaa Ì 4,5 — Castanea atavia Goepp. Op. cit. tav. Vi fig. 12; 13 — (o 
Ae Carpinus Ovidii Mass. Op. cit. p. 210, tav. XXI, fig. 6; Schimp. | 
Op. cit. II, p. 594; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 198. i 
Attinenze della flora mondiale vivente — Zelkova ti 
crenata Spach. (Caucaso). 
Le impronte di questa fillite sono abbondanti nelle gessaie 
di Ancona, specialmente alle cave di Varano e Camerano, quanto 
in quelle di Senigallia ove Massalongo ebbe la sorte di scoprire 
anche i frutti, che da esso attentamente studiati, lo .inducevano 
giustamente a riferire la fillite al genere Zelkova da me accolto, 
anzichè al genere Planera, al quale si riporta il nostro fossile 
| da tutti i paleontologi moderni. Secondo quanto scrive poi Schim- 
per‘, le foglie fossili di cui trattiamo somigliano, quasi a confon- 


dervele, a quelle di Zeltora crenata Spach. vivente oggi nel 
Caucaso e a Creta, piuttostochè alle 2 specie attuali di Planera s) 
dell'America boreale. 

La nostra Zelkova era indubbiamente abbondante nella flora 
marchigiana dell’ultimo episodio miocenico, e nella flora terziaria 
di Svizzera e di Schossnitz, ove si rinvennero insieme alle foglie 
anche i frutti. Però sotto il nome di Plarera essa viene regi 
strata di molti altri orizzonti terziari d’ Europa dall’oligocene al 
pliocene, sulla scorta delle sole foglie. Mi si conceda qualche dubbio DE. 
sulla validità di siffatte determinazioni, considerando quanto sia Er 
difficile, se non impossibile, distinguere le foglie di Zelkova 0 
Planera da quelle dei vicini UVlwwus, piante dotate alla loro volta 
di un vasto polimorfismo fogliare e in cui, come dissi, se domina 
il carattere del margine doppiamente seghettato, non mancano 
‘asîi, che nella flora vivente notai in certi individui del comune 
Ulmus campestris L., in cui tutte le foglie hanno la seghettatura 


semplice, quali si osservano nel genere Zelkora. LA 
Noto inoltre incidentalmente come alcune foglie ritenute Zet- 
kora della forma lanceolato-ellittica, allorchè non presentano il 
picciolo sono quasi identiche alle foglioline della foglia pennata 
di Sorbus domestica L. specialmente della varietà selvatica. 
M quanto al Carpinus Ovidii Mass. dei gessi di Senigallia, 
esso non parmi assolutamente separabile dal genere Zelkova, non 


(1) Cfr. ScHimper - Traité de paléon. véget., vol. II, p. 715. 


ire È i er, VEE La 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA (6 


ostante le minute considerazioni del valente paleontologo che lo 
istituì, e che ne descrive anche il frutto che non so come abbia 
potuto porre in rapporto colla impronta della foglia, essendone 
disgiunto. 

Fra le località ove si rinvennero i resti determinati per Zel- 
kova, ricorderò in Europa oltre i paesi citati, le ligniti di Wet- 
terau, la Croazia, l Ungheria, la Gallizia (Ettingshausen), la Francia 
(Saporta), le terre polari (Heer); e in Italia l’oligocene nelle argille 
del Vicentino (Meschinelli), il w/ocerne nella molassa di Liguria 
e nell’argilla di Piemonte (Sismonda), nella marna di Cerretello 
e Cava della Maestà in Toscana (Capellini), nel gesso di Forlì 
(Scarabeili), nell’argilla di Garfagnana (Bosniaski), in altre località 
di Toscana (Ristori), nell’arenaria di Asti e del. Bolognese (Ca- 
pellini, Cavara), nella marna di. Fontesecca (Verri), presso Cuneo 
(Sacco) ecc. 


ULMUS L. 


Resti abbondanti di foglie e di samare confermano con cer- 
tezza l’esistenza di questo genere nei terreni terziari, ove compare 
nel paleocene, è scarso nell’eocene e nell’oligocene, per divenire 
diffusissimo nel wmiocene, dal quale raggiungono i tempi nostri 
circa 30 specie più o meno buone, distribuite per la maggior 
parte nell’emisfero boreale dell’antico e del nuovo continente. 

Quasi altrettante sono le determinazioni fossili di questo ge- 
nere, fondate per lo più sulle impronte di foglie. Ma attesa la 
grande variabilità delle stesse foglie in seno ad una sola specie 
di Olmo, il numero di tali determinazioni andrebbe di molto a 
restringersi se in una loro revisione si seguissero i criteri mede- 
simi che qui appresso mi hanno guidato nello studio delle filliti 
di Ulmus delle gessaie anconitane e senigalliesi. 


54. Ulmus antiqua Paol. v. tav. XII, fig. 84-87, tav. XIII, fig. 88, 89. - 

Foliis breviter petiolatis, magnitudine valde variantibus, ovatis vel 
ovato-oblongis, apice acutis acuminatisque, basi plerunque asymmetricis, 
oblique rotundatis, mill. 11-25 circiter latis, null. 12-45 longis, margine 
simpliciter vel duplicato-serratis; nervo primario tenui, nervis secundartis 
rectis, parallelis, plus minus numerosis, simplicibus, hic illic furcalis, 
ab angulo 45°-60° excurrentibus. 


Ta | III SPRAONIOGIE 


Equivalenti fossili — Vlmus Bronnii Ung. (Chl. prot. p. 
MODA XVI REA O SIC) FRAGE STAR tere Apro ave 
LXXIX, fig. 5, 6; Gaud. contr. fl. foss. it. 2.° mem. p. 47, tav. II, 


fis. 3 — Ulmus elegans Goepp. Tert. FI. v. Schossnitz, tav. XIV, 


fig. 6-9; Mass. Op. cit. p. 213, tav. XXI, fig. 25; Schimp. Op. cit. 
II, p. 725; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 277 — Ulmus Braunii Heer, 
Op. cit. IU, p. 59, tav. ILXXIDG fig 42 Mass! T0p-7cit paz 
tav. XXI, fig. 10; Schimp. Op. cit. p. 724; Mesch. e Squin. Op. 
cit. p. 216 — Ulmus plurinervia Ung. in Heer, Op. cit. II, tav. 
LXXIX, fig. 4; Mass. Op. cit. p. 214, tav. XXI, fig. 20; Schimp. 


Op. cit. II, p. 719; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 279 — Ulmus. 


prisca Mass. (non Ung.), Op. cit. p. 212, tav. XXI, fig. 8; Schimp. 
Op. cit. II, p. 720; Mesch. e Squin. ‘Op. cit. p. 279 — Wimus 
Samniorum Mass. Op. cit. p. 214, tav. XXI, fig. 9; Schimp. Op. 
cit. p. 723: Mesch. e Squin. Op. cit. p. 280. 

Attinenze della flora mondiale vivente — Ulmus cam- 
pestris L., Ulmus effusa Willd. (Buropa, Asia occid.). 

Tenendo sott'occhio i numerosi campioni fossili (sole foglie) 
delle gessaie anconitane di Camerano, Sirolo, Varano, Trave, Pie- 
tralacroce, ai quali devesi attribuire il nome di UVlwwus, per la 
facies del loro contorno e per la nervatura e più specialmente 
per l'aspetto ruvido che ancora conservano nella loro superficie, 
volli nella scorsa estate confrontarli con foglie del nostro comune 


Ulmus campestris L. raccolte in varie località nelle boscaglie 


del monte e del piano. Quasi tutte le mie filliti trovarono in 
una o in altra foglia dell’olmo vivente un riscontro fedele. Con- 
statai pertanto che anche nel nostro Olmo le foglie sono singo- 
larmente mutabili, sia per la grandezza, sia per la forma, ora 
ovata, ora bislunga, ora quasi lanceolata, sia per la seghettatura 
spesso duplicata ma in molti casi semplice, sia per il numero 
dei nervi secondari, ora numerosi, ora scarsi, perfino in foglie dello 
stesso ramo. Se avessi quindi voluto valutare le mie sole sem- 
plici e facili osservazioni e per il primo avessi scoperto 1° Ulmeus 
fossile delle nostre gessaie, non avrei esitato a ritenere tutti i 
resti di questo, grandi e piccoli, appartenenti ad una sola specie, 
sorella primogenita degli Olmi viventi oggi fra noi. 

(rli studi invece che si sono fatti sugli Vus dei terreni 
terziari d’ Europa dai tempi di Unger e Goeppert fin qui hanno 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA {E 


saputo creare un gran nunero di specie, col corredo, è vero, non 
solo delle foglie ma anche dei frutti. Però se ci poniamo a con- 
frontare questi ultimi nello stesso 07mus campestris L. li trove- 
remo alla loro volta mutabilissimi, larghi nella misura da 8 a 18 
mill., lunghi da 10 a 16, ora subrotondi, ora troncati, ora perfino 
lungamente attenuati alla base (. Vogliamo dunque credere che 
il polimorfismo delle specie di Z,7vs sia una prerogativa acqui 
stata nel mondo vegetale dei tempi nostri, mentre in passato ba- 
stava una sola variante del fogliame o delle fruttificazioni a di- 
stinguere fra loro le specie? Allora accogliamo le 30 specie fos 
sili di Olmo che dovevano vivere nell'era terziaria nella sola 
Europa, in numero sensibilmente maggiore delle specie che vi- 
vono oggi in tutto il mondo, ma sacrifichiamo l'altissimo valore 
che hanno le analogie del presente col passato. Confesso che, 
forse un po abbagliato dagli splendori di cui rifulgono le dottrine 
evoluzioniste moderne, io non ho saputo rassegnarmi a siffatto 
sacrificio e ho dovuto creare una sola specie fossile di Us 
con tutti i materiali fossili da me posseduti e attentamente stu- 
diati, coi quali si sarebbe potuto applicare un battesimo diverso 
almeno a 5 pretese specie fossili. 

Coi nuovi criteri che ho esposti mi è pertanto impossibile 
istituire un riscontro fra gli Ulmwus fossili di Ancona e tutte le 
numerosissime impronte dello stesso genere raccolte fin quì in 
Italia nell’ oligocene (Meschinelli), nel w/ocene (Mass., Sismonda, 
Viviani) e nel pliocene (Gaudin, Strozzi, Cavara, Flicte, Coppi, 
Sacco ecc.). Ma ritengo che gran parte di esse rientra nella 
cerchia dell’Ulnus antiqua che ho qui istituita. 


FICUS Tourn. 


Se si toglie it Ficus carica foss. L. dei travertini quaternari 
di Toscana (Gaudin) e dei tufi contemporanei di Montpellier 
(Planchon) che si mostra identico alla sola specie vivente oggi 
nell Europa meridionale, questo genere resta per la paleontologia 


(1) Cfr. M. GaxnpoGER - Flora Europae, vol. XX, 1890, p. 178. 


76 LUIGI PAOLUCCI 


assolutamente convenzionale, costruito in mezzo a continue in- 
certezze, col sussidio di sole foglie, che semplicemente per analogia 
io crederei riferibili al genere cus, senza escludere che possano 
appartenere ad altra famiglia di piante. 

Con ciò non si toglie dunque la possibilità che la interpreta- 
zione data a tali filliti sia la vera, specialmente se si riflette che 
ad una discendenza così ricca e splendida qual'è quella dei Wiews 


attuali, non potevano mancare antenati nelle epoche del ferziar%0, 


a cui specialmente si riferiscono le 100 forme fossili che princi 
piano ad apparire nel cretaceo sup. e raggiungono il massimo 
della loro diffusione nell’oligocene e nel miocene. 

Eccettuata l’attuale specie d’ Europa, tutte le altre specie 
viventi di Yicws, circe 350, sono diffuse nei paesi caldi, in par 
ticolar modo nelle Indie Orientali, a Giava, nell'America inter- 
tropicale, in Arabia, indi nella Cina, in Africa, negli arcipelaghi 
dell'Australia e perfino nella Nuova Olanda. 

Le filliti dei gessi di Senigallia e di Ancona attribuite a questo 
genere sarebbero tutte da riferirsi a tipi tropicali o subtropicali. 


55. Ficus (?) lanceolata H. v. tav. XIII, fig. 90, 91. 

Foliis longe petiolatis, coriaceis, glabris, oblongo-lanceolatis, apice 
acuminatis, basi valde attenvatis, in petiolum crassum decurrentibus, 
integerrimis, mill. 28-50 latis, mill. 80-150 longis; nervo mediano valido, 
apicem versus attenuato, mervis secundariis tenwibus, suboppositis vel 
alternis, curvatis, secus marginem ascendentibus et conjunctis, ex angulo 
45°-80°, superioribus sub angulis minus apertis, egredientibus, nervis 
minoribus immiotis, venis transversis insculptis. 

Heer, Fl. tert. Helv. II. p. 62, tav. LXXXTI, fig. 2-5; IM, p. 1823 
tav. CXLI, fis. 34, 95, tav. CXIII, fis. 13; Mass. Op. cit. p. 223, tav: 
XXX, fig. 8? tav. X, fig. 42 Schimp. Op. cit. II, p. '/33, ‘tav. XX; de. 
5, 6; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 284. 


Attinenze della flora mondiale vivente — Ficus pri 
ceps Kunth. (regioni trop.). 

Possediamo alcune impronte di questa fillite delle gessaie di 
Ancona che rispondono a capello con quelle specialmente del prof. 
Heer. È singolare che Massalongo abbia potuto con 2 soli campioni 
tanto mutilati quali si veggono nelle tavole della flora fossile seni 


galliese compilare una diagnosi che fino a un certo punto risponde 
all'esame di un impronta Cameranese di rara nitidezza in ogni 


-1 


= 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 


sua parte. Ma nel numero e nella disposizione dei nervi secondari 
essa si scosta sensibilmente dalle figure lasciateci da Massalongo. 

Non parmi che la fillite chiamata da Unger (Foss. Fl. von 
Sotzka) Apocynophylluwn lanceolatwin Web. possa stare a con- 
fronto del Ficus lanceolata H. e perciò, contrariamente a quanto 
fecero fin qui gli illustratori di quest’ultima specie, non l'ho posto 
fra gli equivalenti fossili. 

Accenno alla speciale somiglianza del nostro fossile con A70n4 
elliptica Ung. che avrei dovuto porre negli equivalenti, se 1 A7.024 
fosse stata una foglia acuta come il dios anzichè 
ottusa. 

Senza cercare del resto a quali altri generi di piante potrebbe 
essere riferita questa fillite, il che sarebbe lavoro lungo e ozioso 
dopo le considerazioni generali sul genere Z7cus, basterà che io 
noti che essa è stata incontrata in molte località della Svizzera 
(Heer), nel ;ziocene medio di Bilin (Ettingsh.), e in Italia, secondo 
Meschinelli e Squinabol, presso Varese (Sordelli), nel wmocene di 
Torino (Sismonda), nel pliocene di Bassano (Sordelli) e di Pon- 
tecchio (Capellini). 

Im Ancona e Senigallia pare dalla scarsezza delle impronte 
sia stata una pianta piuttosto rara. 


56. Ficus (?) obtusata H. v. tav. XIII, fig. 92, 93. 

Foliis petiolatis, coriaceis, confertissime et minutissine granulatis, 
elliptico-elongatis, apice obtusis, basi subdecurrentibus, integerrimis, mill. 
45-55 latis, mill. 85-110 circiter longis; nervo primario recto, nervis 
secundariis tenuibus, subfleruoso-curvatis, marginem versus conjunetis. 

Heer, Fl. tert. Helv. H, p. 65, tav. LXXXII, fig. 5, 6, tav. C, fio. 
14; Mass. Op. cit. p. 227, tav. XXX, fig. 2; Schimp. Op. cit. II, p. 740; 
Mesch. e Squin. Op. cit. p. 286. 


Attinenze della flora mondiale vivente — gen. Ficus 
T. (regioni trop. e subtrop.). 

Le 2 filliti delle cave di Camerano e Pietralacroce che rife- 
risco a Ficus obtusata H. sono ambedue portate dagli straterelli 
di argilla gialla tripoliforme a grana finissima, interposti ai nostri 
gessi, e perciò in esse non appaiono molto evidentemente quelle 
minute granulazioni della superficie che si ritengono come im- 
portante caratteristica di questa specie. 


LUIGI PAOLUCCI, 


Il cattivo stato della impronta di Camerano non mi permette 
di stabilire se i due leggeri incavi laterali che si scorgono lungo 
il margine siano provenienti da perdita accidentale di questo 
ovvero preesistevano nella foglia vivente come un carattere nor- 
male della medesima. In tale ultimo caso la nostra fillite ricorde- 
rebbe, sebbene in dimensioni più grandi, il /icus panduraeformis 
di Sismonda ©, rinvenuto a Guarene di Piemonte, in un’argilla ges- 
sosa di età geologica corrispondente ai nostri gessi. 


57. Ficus (?) Titanum Ettingsh. v. tav. XIV, fig. 94. 
Foliis crasse petiolatis, subcoriaceis, ovatis, (acuminatis), basi oblusis, 
in petiolo subdecurrentibus, asperis, mill. 40 circiter latis, mill: 90 iongis, 
integerrimis; nervis secundariis remotis, utrinque 3-4, oppositis alternisve, 
sursum curvatis, ev angulo 40°-50°%egredientibus, infimis 2 subbasilaribus. 
Ettingsh. (Foss. Fl. v. Bilin, p. 77, tav. XXII, fig. 12 cit.); Schimp. 
Op. cit. II. p. 742. 


i Equivalenti fossili — Ficus Paoliana Mass.? Op. cit. p. 
225, tav. X, fig. 11; Schimp. Op. cit. II, p. 738; Mesch. e Squin. 
Op. cit. p. 286. 
Attinenze della flora mondiale vivente — Micus Am- 
pelos Burm. (Indie orient.). 
Con molta incertezza riferisco questa fillite delle cave di Ca- 
merano alla specie suindicata, poichè sebbene molto le somigli 
pure non posso escludere la possibilità della sua parentela con 


fg 
BigS* altri generi, ad es. coi Rhamnus, Persea, Quercus ecc. Però sE 
II l'aspetto ruvido che essa conserva nella impronta da me posse- j 


a duta, nonchè la partenza dei 2 nervi secondari inferiori vicinis- ? 
- simo alla base della lamina, tanto da rendere la foglia quasi. 
trinervia, e l’esistenza ancora di un nervetto accessorio sotto i 

2 nervi suddetti, adiacente e parallelo al margine, convalidano n 
fino a un certo punto la determinazione che ho data alla mia 
fillite, ove disgraziatamente manca l’apice. 


dn La fillite di cui parlo si adatta ancora, quando l’apice man- 
«7060 cante fosse stato ottuso anzichè acuto, a Micus Paoliana Mass. 
dar L'orizzonte geologico di Bilin in Boemia (Ettingshausen) ove 


(1) Cfr. Siswonpa - Prodr. FI. tert. Piém., pp. 1l, 25, tav. III, fig. 12, 


| » pier * Si TIE 
PES GOA RTRT RI I "aa Lil 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 79 


fu raccolto e determinato il Ficus Titamun è il miocene medio, 
quindi appena inferiore a quello dei gessi Anconitani. Non lo 
trovo citato di alcun’altra località italiana. 


58. Ficus (?) Jynx Ung. v. tav. XIV, fig. 95. 

Foliis longe petiolatis, coriaceis, elongato-ellipticis, apice subacu- 
minato obtusiusculis, basi rotundatis, integerrimis, mill. 25 latis, mill. 
65 longis; nervo mediano recto, valido, nervis secundartis valde appro- 
rvimatis, parallelis, simplicibus, marginem versus arcuatis, sub angulo 
75°-80° eworientibus. 

Ung. Foss.. FI. v. Sotzka, p. 165, tav. XXXIII, fig. 3? Ettingsh. 
Tert. Fl. v. Haering, p. 4l, tav. X, fig. 62 72 8! Heer, FI. tert. Helv. 
H, p.'63, tav. LXXXV; fis. 11! Schimp. Op. cit. II, p. 734. 


Attinenze della flora mondiale vivente — gen. Ficus 
T. (regioni trop. e subtr.). 

Aggiungo alla flora fossile italiana questa interessante fillite 
delle nostre cave di Varano, che esattamente risponde alle dia- 
gnosi date dai paleontologi per Micus Jynx e ai disegni che ho 
citati, ommettendo gli altri che sebbene riferiti alla specie stessa, 
vi si adattano più o meno parzialmente. 

Resta sempre dubbiosa la collocazione generica di tale foglia 
fossile e non so davvero se tutte le impronte che vi sono com- 
prese nella paleontologia europea possano ritenersi appartenenti 
alla stessa specie vegetale. Il fossile studiato da Unger e su cui 
questi istituì la specie è difatti assai diverso da quelli creduti 
in seguito la stessa cosa, sia da Ettingshausen che vi riferisce una 
foglia lanceolata (la fig. 6 cit.), sia da Heer che vi annette certe 
impronte di foglie arrotondate o quasi (le fig. 8, 9, 10 della tav. 
LXXXV, fl. foss. Sviz.). 

In ogni modo io non dubito punto della esatta corrispondenza 
della fillite di Ancona coi disegni che ho in principio citati. 

Non ardisco discutere se il Rhamnus Eridani Ung. possa 
essere Micus Jynx come vorrebbe Ettingshausen. Ma certo il 
Rhamnus Eridani Ung. della flora fossile senigalliese (tav. XXVIII, 
fig. 14) pare a me una forma decisamente diversa da ambedue 
le suddette specie, e se si accosta un po’ alla fillite anconitana 
per la disposizione dei nervi secondari, ne differisce essenzialmente 
per la terminazione dell’apice e della base. 


LUIGI PAOLUCCI 


La forma di cui tratto si ha fin qui dell’oligocene di Sotzka 
(Unger), del M. Promina, di Haering (Ettingshausen) e del miocene 
di Svizzera (Heer). 


LAURUS L. 

È un cattivo genere fossile, fondato soltanto sopra resti di 
foglie che vi si riferirono per semplice analogia nella forma, nella 
consistenza e nella nervatura eon alcune specie di Law7us viventi, 
ma che potrebbero anche appartenere a molti altri generi di 
piante. i 

Comprende circa 40 determinazioni di cui la più antica ap- 
partiene al crelaceo superiore (Laurus cretacea Ett.), poche al 
puleocene e all’eocene, la parte maggiore all’oligocene e al miocene. 

Il Massalongo vi riferì 9 filliti di Senigallia, tutte di sede 
botanica più o meno incerta, istituendo con esse 7 nuove specie, 
da me in vario modo interpretate nel corso di questo lavoro. 
Colle nuove filliti di Ancona si aggiungerebbero altre 2 forme 
interpretabili per Law,us nell'orizzonte dei gessi anconitano-seni- 


galliesi. 

D'altronde sebbene oggi non resti all’ Europa che un solo 
rappresentante di questo genere nel comune Alloro, non pare 
improbabile che il genere stesso sia stato abbondante nel clima 
del i/ocene, poichè si contano oggi oltre 30 specie di Larus 
delle regioni tropiche e subtropiche americane e più scarsamente 
dell'Asia. 


59. Laurus (?) tetrantheroides Ettingsh. v. tav. XIV, fig. 96, 97. 
Foliis longe petiolatis, coriaceis, ovato-oblongis, basi angustatis, apice 
acutis, integerrimis, mill. 24-29 latis, mull. 60-70 circiter longis; nervis 
secundariis subarcuatis, simplicibus vel marginem versus furcatis, alternis 
oppositisve, sub angulo 45°-60° exrcurrentibus. 
Ettingsh. tert. Fl. v. Haering, p. 47, tav. XII, fig. 2; Schimp. Op. 
GitoRllcap822% 


Equivalenti fossili — Laurus Heliadum Ung. in Mass. 
Op. cit. p.253, tav. XXVI, fig. 27; !Meschi ‘e Squin:Opacitzm: 
298 — Diospyros incerta Mass. Op. cit. p. 295, tav. XXVI, fig. 
6, 19 — Cupanoides Zanardinii Mass. Op. cit. p. 361, tav. XXVI, 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 81 


p. 352 — Cassia tecomaefolia Mass. Op. cit. p. 431, tav. XXVI, 
fig. 162 tav. XXXVII fis. 20? 

Attinenze della flora mondiale vivente — gen. Lawrus 
L. (Europa, regioni trop. e subtrop.). 

Non ostante che la impronta su cui Ettingshausen creò la 
detta specie di Las fosse incompleta, parmi che Massalongo, 
al quale probabilmente sfuggirono la diagnosi e il disegno del 
botanico tedesco, avrebbe potuto riferirvi il suo Lawrus Heliadiwin 
Ung. che risponde in tutto e per tutto a 4 filliti nostre delle 
gessaie di Varano e Camerano. 

Queste d’altronde trovano eguale corrispondenza almeno con 
altre 3 filliti di Senigallia, attribuite da Massalongo a 3 generi 
diversi e accolte da me fra gli equivalenti fossili. E trovo che 
la stessa convenienza per 2 di esse (Diospyros, Cupanoides) no- 
tarono i prof. Meschinelli e Squinabol. 

In quanto alla Cassia fecomaefolia parmi che la sola differenza 
attendibile, almeno per la fig. 14 della tav. XXVI di Massalongo, 
stia nella dimensione della foglia. Ma quando mai le foglie di un 
Laurus possono avere avuto tutte una eguale misura? Lo stesso 
paleontologo del resto si domanda se la sua Cassia tecomaefolia 
possa differenziarsi dal Laurus nectandraefolia W., la cui dia- 
gnosi di poco si allontana da quella di Lawrus tetrantheroides. 

Sui dubbi che potessero insorgere relativamente alla verità 
dell’attribuzione generica della fillite di cui tratto, basta ricordare 
quanto essa evochi nella mente le foglie dei viventi generi Cir 
chona (America austr.), Nectandra (America trop. e austr.), 
Myrsine (tropici), Zetranthera (Indie orient. Giava, Australia, 
America bor.), dei quali però soltanto quest’ultimo avrebbe qual 
che rappresentante nell'America settentrionale, ove con singolare 
frequenza incontriamo oggi i generi superstiti a quelli meglio 
accertati della flora terziaria d’ Europa. 

Si potrebbe obbiettare alla esistenza di Lawrus letranthe- 
roides nel iniocene sup. di Ancona, considerando che tale specie 
appartiene a un orizzonte geologico inferiore, cioè all’oligocene. 

Del resto se, come io credo, la nostra fillite rappresentata 
nelle fig. 96, 97, è nient'altro che Laurwus tetrantheroides Etting. 
io avrò per la prima volta aggiunto il carattere del picciolo a 
questa specie fossile. 


82 i LUIGI PAOLUCCI 


60. Laurus (?) primigenia Ung. v. tav. XIV, fig. 98. i 

Foliis petiolatis, subcoriaceis, lanceolato-elongatis, apice acuminatis, E 
basi attenuatis, mill. 22 (in specim. nostr.) latis, mill. 75 circiter longis, 
inlegerrimis; nervo primario recto, nervis secundariis gracilibus, pavcis, 
infimis oppositis, secus marginem ab angulo 35°-40° excurrentibus. p da SG 

Ung. Foss. Fl. v. Sotzka, p. 1€8, tav. XL, fig. 1-4; Heer, FI. tert. A 
Helv. II, p. 77, tav. LXXXIX, fig. 15; III, p. 184, tav. CXLVII, fig. 10, 
e, OLIII, fig. 3; Schimp. Op. cit. II, p. 818; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 301. 


Equivalenti fossili — Laurus Tenorii Mass. Op. cit. p. 255, 
lento DOW sit dI 

Attinenze della flora mondiale vivente — gen. Law- 
rus L. (regioni trop. e subtr., Europa merid.). 

Le sole dimensioni delle foglie non possono concedere di. dif- 
ferenziare, entro certi limiti, le specie vegetali e se nel genere 
Launrus il carattere degli organi glandoliformi all’ ascella delle 
nervature è, come si sa, transitorio e fugace, la fillite della cava i 
di Sirolo che quì ho descritta non può essere diversa da quella È 
di Senigallia, definita da Massalongo per la nuova sua specie 
Laurus Tenorii. D'altronde la fillite nostra corrisponde a capello | 
con tutti i disegni a me noti del fossile Laurus primigenia Ung. "0 
per cui mi sento autorizzato a riferirvela. Me 

Che l'impronta di cui tratto possa essere Oreodaphne Heeri {| Si 
Gaud., come ha creduto il Prof. Heer sui disegni inviatigli da | i 
Massalongo che è di parere diverso, io non credo davvero, per i 


riscontri che ho potuto fare. Mn 

Anche nel ,ziocene sup. di Ancona noi abbiamo dunque il È 
Laurus primigenia Ung., abbastanza sparso nei terreni terziari 
d’ Europa. Lo si riporta dell’oligocene di Sotzka (Unger), dei gessi E i Re 
di Aix (Saporta), di varie località della Svizzera (Heer), del 7%0- i Ren 
cene inf. di Kumi in Eubea (Unger), nell’argilla lignitifera di 
Bagnasco e nell’arenaria 7/0cenica inf. di Cosseria e Stella in 
Piemonte (Sismonda), nel calcare m/0cerico del Vicentino (Mass.), 
nel pliocene della valle della stura di Cuneo (Sacco). 

Noto la grande somiglianza fra questa fillite e quella chia- 
mata Hugenia Aizoon da Heer (!. 


(1) Cfr. Heer - 77. tert. Helv., vol. III, p. 34, tav. CVIII, fig. 17-19. 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 83 


Unger non pone in dubbio che il suo Laurus prinigenia 
appartenga al genere cui lo ascrisse, ma Ettingshausen ne vor- 
rebbe fare piuttosto una mirtacea. Ciò giustifichi il punto inter- 
rogativo che ho posto dopo il nome generico. 


61. Laurus (?) Fiirstenbergii A. Br. v. tav. XIV, fig. 99. 

Foliis coriaceis, mill. 28 latis, null. 65 circiter longis, integerrimis; 
nervo mediano valido, nervis secundariis prominentibus, tenvibus, utrinque 
4-5, ab angulo 45° circa exorientibus, subincurvatis. 

Heer, Fl. tert. Helv. II, p. 77, tav. LXXXIX, fig. 1-4; Schimp. 
Op. cit. II pi 1824. 


Attinenze della flora mondiale vivente — Laurus 
nobilis L. (Europa austr.). 

La fillite delle cave di Camerano che riferisco alla soprain- 
dicata specie di Laurwys non possiede, perchè rotta alla base e 
all’apice, tutti i caratteri datici per essa da Heer. Tuttavia vi 
corrisponde, per ciò che resta e per la più verosimile ricostru- 
zione, meglio che con qualunque altra fillite a me nota. L'aspetto 
coriaceo, ondulato, liscio della foglia, ricorda anche empiricamente 
il nostro Alloro; e anche Heer avrebbe veduto nel suo Laws 
Fiwstenbergii il prototipo dell’attuale Lawrus nobilis L. d’ Europa. 

Però ho creduto anche qui prudente apporre il (?) dopo il 
nome del genere, perchè il mio campione non è completo e, lo 
fosse anche, non potrei mai escludere qualche dubbio sul suo 
valore generico. 

Oltrechè di Svizzera (Heer), si ha questa fillite di Bilin (Et- 
tingsh.), e degli schisti di Asson in Francia (Saporta). 


62. Laurus (?) obovata Web. v. tav. XIV, fig. 100. 

Foliis petiolatis, coriaceis, obovato-ellipticis, anice acutis, basi an- 
gustatis, mill. 19 latis, mill. 42 longis; nervo primario sensim decre- 
scenti, nervis secundartis vix conspicuis, arcuatis. 

Web. (Paleont., II, p. 180, tav. XX, fig. 4, cit.); Heer, FI. tert. 
Helv. II, p. 77, tav. LXXXIX, fig. 14! 


Attinenze della flora mondiale vivente — Laurus n0- 
| bilis L. (Europa austr.). 

Due nostre filliti delle gessaie di Camerano e Varano concor- 
dano a perfezione, sebbene di dimensioni alquanto minori, colla 


84 LUIGI PAOLUCCI 


impronta* descritta e figurata da Heer, alla quale le ho riferite. 
Non stanno punto colla diagnosi che per la stessa specie fossile 
viene data da Massalongo, da Schimper e dai signori Meschinelli- 
Squinabol che recentemente la riprodussero. 

Non cito quindi i detti autori nella bibliografia di questa spe- 
cie e, non potendo istituire i dovuti controlli, faccio a meno di 


riportare le località da essi indicate. O. Heer l’ebbe da Ruppen 


e da La Borde presso Losanna in piano ,ocerico cronologica- 
mente un po’ inferiore a quello dei gessi anconitani ove per il 
primo la constato. 

Se osservando il disegno si sospetasse la sua possibile rife- 
renza alla Cassia Phaseolites Ung. già di per se stessa d’ interpre- 
tazione dubbiosa, noto che la fillite di cui ora tratto è decisamente 
coriacea e perciò solo si allontana da quest’ultimo genere. Ha 
invece qualche affinità con Myrica Studeri H. e rammenta pure 
il genere Ligustrum che non trovo nelle flore fossili d'Europa. 


PERSEA Gaertn. 


La conoscenza di certi frutti fossili riferiti a questo genere, 
oltre le filliti che presentando i caratteri propri delle lauracee vi 
furono annesse, lo rendono meno incerto del genere precedente. 

Comprende una ventina di determinazioni che s'incontrano 
dall’oligocene al pliocene, ove cessa l’esistenza del genere in Europa, 
cui non va riferita la specie (Persea indica L.) delle isole Canarie. 

Nella vegetazione del mondo attuale questo genere incorporato 
un tempo al genere Lau7us, è caratteristicamente americano. 


63. Persea (?) Guiscardii (Gaud.) Schimp. v. tav. XIV, fig. 101, 102. 
Foliis petiolatis, eracte ovalibus, apice rotundatis, basi vix  atte- 
nualtis, mill. 40-44 latis, mill. 70 circiter longis, integerrimis; nerco 
primario valido, nervis secundartîis utrinque circa 8, plerunque alternis, 
subincurvatis, retro marginen arcuato-conjunctis, ab angulo 45°-70° circa 
erorientibus. 
Schimp. Op. cit. II, p. 828. 


Equivalenti fossili — Laurus Guiscardii Gaud. feuill. 
foss. Tose. 1.° mém. p. 36, tav. X, fig. 1, tav. IX, fig. 10 — ApoL 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 85 


lonia canariensis Nees. (in Sap. et Mar. cit.); Mesch. e Squin. 
Op. cit. p. 514. 

Attinenze della flora mondiale vivente — Persea ca- 
rolinensis Nees. (Virginia, Luigiana). 

Ho riferito due impronte di foglie quasi complete delle ges- 
saie di Varano e Camerano alla fillite determinata da Gaudin del 
terziario di Toscana, perchè vi corrispondono perfettamente, sia 
nel contorno, sia nelle caratteristiche delle nervature secondiarie. 
Se non avessi potuto pienamente scorgere queste ultime, percui 
Schimper credette erronea la interpretazione di Larus e vi pre- 
ferì quella di Persea, avrei probabilmente riportato le 2 foglie fos- 
sili di Ancona a Viburnum Odoardi Mass. specialmente alla fig. 5 
della tav. X (FI. foss. Senig.). Ma in questa i nervi secondari non 
s'incurvano né si uniscono fra loro prima di giungere al margine, 
come si scorge nella citata figura di Gaudin. 

Però i 2 disegni lasciateci da Massalongo per il detto suo 
Viburnwin sono similmente diversi. 

Non conosco Appollonias canariensis Nees, fossile del Saporta 
e vivente anche oggi. Avverto soltanto che non potendo mettere 
in dubbio la uguaglianza delle 2 filliti di Ancona con quella di 
(raudin, è singolare il caso di una specie vissuta fin qui dall’ epoca 
dei gessi di Ancona, senza punto modificarsi. 


64. Persea (?) princeps Sch. v. tav. XV, fig. 103. 

Foliis lanceolato-ellipticis, utrinque attenuatis, integerrimis, mill. 27 
fin specim. nostr.) latis, mill. 75 circiter longis; nervo mediano inferne 
valido, apicem versus sensim attenuato, nervis secundariis tenuibus, inae- 
quidistantibus, arcuato-ascendentibus, secus marginem ramoso-conjunctis, 
sub angulo 45°-60° egredientibus. 

Schimp. Op. cit. II, p. $81. 


Equivalenti fossili — Laurus princeps H. FI. tert. Helv. 
DEE TT IROSTEEI ee PECORE ZO one 
XCVII, fig. 1; Gaud. Feuill. foss. Tosc. p. 36, tav. X, fig. 21 2.5 
mém. p. 48, tav. VII, fig. 2? 3? tav. VIII fig. 4?: Mesch. e Squin. 
Op. cit. p. 501 — Myrsine ambigua Mass. Op. cit. p. 292, tav. 
XXVII, fig. 7. 

Attinenze della flora mondiale vivente — Persea (Apot 
lonias) canariensis Web. (Madera). 


86 LUIGI PAOLUCCI 


Fra le tante figure dateci dai paleontologi per il fossile Persea 
(Laurus) princeps H. la nostra fillite di Varano risponde con 
migliore esattezza ad una di Gaudin (2.° mém. tav. X, fig. 2) delle 
argille bruciate di Toscana, a cui perciò posso con sicurezza 
riferirla. Le) 

Così constato per la prima volta nei nostri gessi miocenici la 
presenza di questa lauracea tanto diffusa nei terreni terziari, e 
che sembra strano non sia stata incontrata da Massalongo nei 
gessi di Senigallia. Ma esso invero ci ha lasciato per la sua 


Myrsine ambigua, genere di attribuzione assai vaga nelle foglie 


fossili, una descrizione e un disegno che parmi la cosa stessa 
della fillite di cui tratto. 

La Persea princeps Sch. appare dall’ oligocene di Kutschlin 
in Boemia (Ettingsh.) al pliocere di Toscana (Gaudin), del Bolo- 
gnese (Capellini), di Sanselvatico (Verri), di Piemonte (Pavona). 
Nei terreni miocenici è stata raccolta in molte località: ricor- 
derò Oeningen, Tausen, Locle in Svizzera (Heer), le ligniti di 
Wetterau e di Kumi (Ettingsh.), gli schisti di Asson (Sismonda), 
Guareno in Piemonte (Sismonda), S. Giustina in Liguria (Squi- 
nabol), Ceretello in Toscana (Capellini) ecc. 


65. Persea (?) mirabilis Paol. v. tav. XV, fig. 104. 

Foliis magnis, petivlatis, longe et exacte elliplicis, integerrimis, mill. 
37 latis, mill. 110 circiter longis; nervo mediano crasso, nervis secun- 
dariis inaequidistantibus, parallelis, marginem versus furcalo-conjunetis, 
patentibus, ab angulo 60°-80° erorientibus, utrinque 11-42. 


Attinenze della flora mondiale vivente — gen. Persea, 
Laurus, Ficus, Anona, Magnolia ecc. 

Per semplice analogia ho collocato qui questa bellissima  fil- 
lite della cava del Trave che ho poi incontrato anche in quella di 
Sirolo, e per la quale non ho saputo trovare alcun riscontro esatto, 
nè nelle flore fossili da me consultate, nè nella flora mondiale vi 
vente ove le affinità sue sono numerosissime, e quindi in ragione 
diretta tanto più difficile la sua giusta interpretazione. 

Più che altro parmi si avvicini a certe Persea, come a Per- 
sea superba Sap. che ha però le estremità acute, a Persea spe- 
ciosa H. a cui forse si sarebbe potuta riferire se i suoi nervi 
secondari uscissero dal primario ad angolo acuto, anzichè paten- 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 87 


tissimi. Trova pure analogie con Laurus Lalages Ung. 0, e Lau- 
rus Forbesi d. 1. Harp. in Crié ©). 

In ogni modo l'albero guarnito delle foglie la cui sola me- 
moria resta per ora nelle 2 impronte dei gessi anconitani, doveva 
certo rappresentare una delle piante più caratteristiche e son- 
tuose delle nostre foreste mioceniche. 


SASSAFRAS Nees. 


La forma singolarmente caratteristica delle foglie di questo 
genere ristretto oggi a poche specie del Nord-America e delle 
Indie orientali autorizza a ritenerlo una dei meglio fondati della 
paleontologia. 

Tra le poche determinazioni specifiche di esso che possono 
accogliersi con certezza se ne incontrano 2 del m/ocene delle 
gessaie di Ancona e Senigallia. 


66. Sassafras Ferrettianum Mass. v. tav. XV, fig. 105. 

Foliis longe petiolatis, trilobatis, ambitu late obovatis, bosi sensim 
in petiolo angustatis, sinubus rotundatis, caeterum integris; nervis pri- 
martis tribus suprabasilaribus; medio recto, lateralibus subincurvatis, 
usque ad apicem loborum attingentibus, ab angulo 45° circiter exorien- 
tibus, nervis tertiariis arcuatis, subparallelis. 

Mass. Op. cit. p. 268, tav. XII, fig. 1-3, tav. XIII, fig. 1; Gaud. 
contr. fl. foss. it. 2.° mém. p. 50, tav/X, fig. & Schimp. Op. cit. II, 
p. 835; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 305. 


Equivalenti fossili — Sassafras primigenium Sap. (FI. 
foss. des trav. anc. de Sézanne, p. 78, tav. VIII, fig. 9, 10 cit.); 
Schimp. Op. cit. II, p. 834, tav. XCII, fig. 14, 14a. 

Attinenze della flora mondiale vivente — Sassafras 
officinale Nees (Amer. sett.). 

Posseggo 3 impronte di questa elegante fillite delle gessaie 
di Varano e Sirolo, una delle quasi, riprodotta in disegno, quasi 


(1) Cfr. F. UnGER - Die foss. Flora van Sotska, p. 169, tav. XL, fig. 6, 9. 
(2) Cfr. L. CrIE - L'Quest de la France è l'époque tertiaire, p. 39, tav. K, 
fig. 60. 


88 "LUIGI PAOLUCCI 


completa e che non può lasciare alcun dubbio di riscontro colle 
filliti identiche di Senigallia, con cui Massalongo fondò la specie 
che abbiamo qui adottata. 

Jo ritenni a tutta prima, studiando la diagnosi e il disegno 
lasciatici da Saporta (riprodotti da Schimper), che il suo Sas- 
safras primigenivwin, sebbene similissimo al nostro, potesse rite- 
nersi per una specie diversa a motivo del lobo medio della foglia, 
che in quest'ultima specie è lungo più del doppio dei lobi late- 


rali, mentre nel Sassafras PFerreltianum, almeno in alcuni saggi 


di esso, oltrepassa di poco (un terzo al più) gli stessi lobi laterali. 

Ma il Massalongo alla tav. XII, fig. 3, FI. foss. Senig. ci dà 
una foglia di Sassaft1s Ferretlianim in cui tale differenza scom- 
pare e se quella ficura è fedele come ritengo, appare quasi una 


copia del disegno lasciatoci da Saporta. Dei 3 campioni nostri, il 


più completo possiede la forma tipica (tav. XII, fig. 1, Mass.), gli 
altri 2 sembrano forme di transizione verso la specie saportiana. 
Ora tenendo conto della possibilissima variabilità fogliare del 


Sassafras terziario, posseduta anche dal viv. Sassafras officinale 


Nees, dell'America boreale, al quale sono ugualmente analoghe e 
somiglianti le 2 specie fossili di cui tratto, parmi non vi sia nes 


suna ragione che giustifichi il differenziamento specifico delle 2° 


specie sopradette accolte fin quì dai paleontologi, e convenga riu- 
nirle ambedue sotto il nome scelto primieramente dal Massalongo. 

Il Sassafras Ferrettianum avrebbe dunque vissuto, secondo 
i nuovi criteri qui esposti, dal periodo più antico del terziario 
cioè dal Paleocene dei travertini antichi di Sézanne (Saporta) al 
pliocene di Val d'Arno superiore (Ristori). Nel miocene oltrechè 
di Ancona e Senigallia, si ha di S. Giustina in Liguria (Squina- 
bol), di Piobesi e Guarene in Piemonte (Sismonda), di Val d’ i 
(Gaudin), di Atenekerdluk in Groelandia (Heer). 


67. Sassafras Aesculapi H. v. tav. XV, fig. 106. 

Foliis membranosis, oblique ovato-orbiculatis, basi in petiolo brevi- 
ter cuneato-decurrentibus, apice obtusissimis, integerrimis, mill. 80 latis, 
mill. 45 longis; nervo primario valido, subfleruoso, nervis secundariis 
paucis, 2-3 utroque latere, duobus suprabasilaribus, MPEG ZA, alternis, 
ascendentibus, flexuosis, arcualim conjunctis, 

Heer. Fl. tert. Helv. II, p. 82, tav. X0, fig. 13-16; Schimp. Op. cit. 
II, p. 835. 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 89 


Equivalenti fossili — Persoonia laurina Heer? FI. tert. 
Helv. II, p. 95, tav. XCVII, fig. 25-28 — Celastrus sassafrastifolius 
Mass. Op. cit. p. 368, tav. XXVIII, fig. 6; Mesch. e Squin. Op. 
cit. p. 378. 

Attinenze della flora mondiale vivente — Sassafras 
officinale Nees, var. integrifolium (Amer. sett.) — Persoonia 
daphnoides Cunn.? (Nuova Olanda) — Gen. Pterocelastrus Meiss.? 
(Capo di B. Sper.). 

Dopo molte incertezze sulla giusta determinazione di una bella 
fillite delle cave di Varano, ho dovuto decidermi a riferirla al 
Sassafras Aesculapi istituito da Heer su foglie fossili di Oeningen, 
che presentano con questa di Ancona la migliore corrispondenza. 
Tuttavia resta sempre una grandissima somiglianza fra la stessa 
fillite e ciò che chiama Heer Persoonia laurina che soltanto per 
lievi modificazioni della nervatura si credette staccare dal Sas- 
safras suddetto. 

La impronta di Varano è poi indubbiamente una sola cosa 
con Celastrus sassafrassifoliys Mass. delle gessaie Senigalliesi. E 
non comprendo come all’ attento paleontologo che studiò que- 
st’ ultimo sia sfuggito il riscontro col Sassafras di Heer, mentre 
egli volle crearne un nuovo Celastrus che non ha per nulla 1’ a- 
spetto fogliare proprio di questo genere. : 

Il Sassafaras Aesculapi H. fu pure trovato nell’ Oligocene di 
Boemia (Ettingsh.), nel m2/0cene di Svizzera (Heer) e del Vicen- 
tino (Massalongo). 


BENZOIN Nees. 


Di questo genere di Lauracee povero nella vegetazione at- 
tuale di poche specie viventi nel Nepal e nell’ America setten- 
trionale, abbiamo pure pochi rappresentanti apparsi nel miocene 
e che istituiti sopra resti di foglie e d’involucri fiorali (Heer), 
non sembrano. d’ interpretazione dubbiosa. 


68. Benzoin antiquum H. v. tav. XV, fig. 107. 

Foliis membranosis, petiolatis, oblongo-ellipticis vel subspathulatis, 
apice obtusis rotundatisve, basi sensim cuneato-attenuatis. integerrimis, 
mill. 22 lalis, mill. 60 circiter longis; nervo mediano basi velido, nervis 


90 HONG LUIGI PAOLUCCI 


secundariis inaequidistantibus, sparsis, flexuoso-ramosis, ab angulo 35°-50° 
erorientibus, arcuatim conjunctis, nervulis subpercurrentibus flexuosulis, 
anastomosantibus. i 

Heer, Fl. tert. Helv. II, p. 81, tav. XC, fig. 1-8; Mass. Op. cit. 
p. 270, tav. XXVI, fig. 22; Schimp. Op. cit. II, p. 836; Mesch. e Squin. 
Op. cit. p. 306. 


Attinenze della flora mondiale vivente — Benzoin 
odoriferum Nees (dal Canadà alla Virginia). 

Dall’ aspetto di questa nostra fillite delle cave di Pietrala- 
croce ritengo che la smarginatura dell’apice sia accidentale an- 
zichéè inerente ai caratteri propri della pianta, altrimenti la sua 
attribuzione sarebbe per lo meno dubbiosa e converrebbe piut- 
tosto riferirla a un Pillosporwmn. 

Non tenendo conto pertanto della detta accidentalità, essa 
risponde esattamente per la nervatura assai caratteristica alle 
impronte egualmente determinate da Massalongo e da Heer, e 
per la forma specialmente alla fig. 7 (tav. XC, FI. Helv.) di 
quest’ ultimo. 


x 


E stata incontrata nel y/ocene di Radoboj (Unger), e nello. 


stesso orizzonte di Ancona e Senigallia a Oningen, Locle, Rivoz 
in Svizzera (Heer). 


CINNAMOMUM Burm. 


Le abbondantissime impronte di foglie che s'incontrano nei 
nostri gessi e che, d'accordo con Massalongo per ciò che riguarda 
Senigallia, riferisco a questo genere, non avrebbero invero di per 
se sole tutto il valore per rendere indiscutibile la loro attribu- 
zione generica, poiché nella formazione gessifera anconitana come 
in quella senigalliese manca fin quì qualunque resto di organi 
fiorali e di frutti, e quelle foglie potrebbero anche interpretarsi 
appartenenti ad altri generi per es. al genere Cocculus, Sarco- 
cocca, Paliurus ecc. 

Ma la scoperta in un colle foglie, di rami, infiorescenze e 
frutti, fatta specialmente da Heer nei terreni terziari di Svizzera, 
toglie ogni dubbio sulla loro interpretazione e ci rivela come 


realmente intere foreste di C/nrn4momuin dominarono durante. 


Pal 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 91 


l'era cenozoica nell’ Europa centrale, in Italia, in Dalmazia, in 
Grecia e nel Nord-America. 

Se ne contano 20 determinazioni paleontologiche, capaci pro- 
babilmente di una sensibile riduzione, che fanno la loro prima 
apparizione nell’eocere, si estinguono nel pliocene e trovano ri- 
scontro nelle 30 specie circa viventi attualmente alle Indie Orien 
tali, a Cevlon, nella Cina, nel Giappone, a Giava, a Sumatra, nelle 


Molucche. 


69. Cinnamonum polymorphum A. Br. v. tav. XV, fig. 108-110. 

Foliis coriaceis, petiolatis, ellipticis obovatisve, rarius subrhomboi- 
dalibus, triplinerviis, apice abrupte acuminatis, basi attenuatis, integer- 
rimis, mill. 20-40 latis, mill. 45-60 longis; nervis prinartis lateralibus 
suprabasilaribus, margini subparallelis, nervis secundariis paucis, saepius 
în nervo primario mediano 1-2, arcuatis. 

Heer, Fl. tert. Helv. II, p. 88, tav. XCIII, fig. 25-28, tav. XCIV, 
fig (1-26: Mass. Op. cit. tav. VII, fig. di, 13, tav. VII, fie. 5; tav: 
XXXVIII, fig. 19 (non le altre fig.); Sord. av. veg. arg. plioc. lomb. 
atti Soc. It. sc. nat. XVI, p. 337, tav. VI, fig. 222 Schimp. Op. cit. II, 
p. 842; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 309 (in part.). 


Equivalenti fossili — (Ceanothus polymorphus A. Br. 
(Leonard und Brauns Iahrb. 1845, p. 171 cit.) — Daphnogene po- 
lymorpha Ett. Tert. FI. v. Haering, p. 45, tav. XXXI, fig. 4? 5? 
11? — Camphora polymorpha Heer, Fl. tert. Helv. I, p. 112, 
tave Ie fio: e 

Attinenze della flora mondiale vivente — Cinnamo- 
mum Camphora Nees (Giappone, -Cina). 

Il carattere felicemente afferrato da Heer per potere in qual 
che modo distinguere questa forma di Cinnamonum dalla farag- 
gine delle altre foglie più o meno diverse ma indubbiamente del 
genere stesso, è quello dell’apice della foglia subitamente acu- 
minato, così da render questa in certi casi pressochè caudata 
(geschweift). 

Senza pretendere di valutare la stabilità di un tale carattere, 
mi pare che esso possa bene servire alla sistematica, almeno ar 
tificiosa, con cui sono state classificate le abbondantissime foglie 
del nostro Cinnamonmumn fossile. E non so perchè Massalongo, 
non tenendone conto, abbia creato col suo Cinn. polymorphiwin 
una cosa che, eccezione fatta delle poche figure qui sopra citate, 


LUIGI PAOLUCCI 


le quali rispondono a quelle di Heer, in tutte le altre se ne al- 
lontana, riferendosi piuttosto come vedremo a Cinn. Scheuchzeri 
H.a cui Massalongo credette riferire una sola fillite di Senigallia, 
arrestandosi piuttosto al carattere della base laminare. 

La diagnosi poi lasciataci da Massalongo del suo Cnn. poly- 
morphun è affatto diversa da quella della stessa specie compilata 
da Schimper, che molti anni dopo, vi ha riassunto i migliori e 
più costanti caratteri. fi 

Seguendo dunque i criteri di quest'ultimo paleontologo e di 


Heer ho dovuto scostarmi dalle vedute di Massalongo e degli altri 


che recentemente lo hanno seguito, trascurando le 5 varietà che 
egli istitui del suo Cinn. polymorphwn e che nella presente re- 
visione di tale genere hanno, come si vede, altra destinazione o 
sono quì in parte assorbite. 

Fra le forme di Cinnamonuumn che s'incontrano abbondantis- 
sime nei nostri gessi, questa, a giudicarne dal numero relativo delle 
impronte, doveva essere la meno comune, dacchè ne ebbi 3 soli 
esemplari fra i 30 e più che appartengono al medesimo genere. 

Noto il fatto che in nessuno dei miei campioni appaiono le 
ghiandole ascellari alla base delle nervature, notate dagli autori. 

Delle figure di filliti italiane riferite ristrettamente a questa 
specie, conosco soltanto quella del Sordelli che registro quì dubi- 
tativamente, mancando essa della metà superiore. I prof. Meschi- 
nelli e Squinabol sotto lo stesso nome specifico accolgono tutte 
le forme date da Massalongo per varietà di Cinz. polymorphum e 
vi riportano gli autori italiani che ne hanno trattato. Perciò io 
citerò questi ultimi con riserva. 

La forma di cui trattiamo sarebbe stata pertanto incontrata 
in moltissime località d’ Europa, dal wmiocene inf. al pliocene: 
in quasi tutte le località terziarie esplorate in Svizzera (Heer), a 
Marsiglia, Armissan, Peyriac (Saporta), a Wetterau, a Bilin (Et- 
tingsh.), nel Vicentino (Massal.), a Superga e Guarene (Sismonda), 
a Forlì (Scarabelli), nel Bolognese (Cavara), a Gaville in Toscana 
(Ristori), presso Cuneo (Sacco), in Sicilia (Geyler). 


70. Cinnamomum Scheuchzeri H. v. tav. XVI, fig. 111, 112. 
Foliis coriaceis, petiolatis, ellipticis ovalibusque, triplinerviis, apice 


sensim acutis vel oblusiusculis, basi attenuatis, integerrimis, mill. 17-27 


Mercato i e ET. sit £ - PA 
gr SA ; 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 


e) 
DI 


latis, mill. 35-60 longis; mervis primartis lateralibus suprabasilaribus, 
margini subparallelis, apicem non attingentibus, nervis secundartis paucis, 
arcuatis, in nervo mediano validioribus. 

Heer, Fl. tert. Helv. II, tav. XCI, fig. 4-24, tav. XCII, XCIII, fig. 
], 5; Mass. Op. cit. p. 266, tav. XXXV, fig. 22; Gaud. e Stroz. contr. 


‘fl. foss. it. 2.° mém. p. 49, tav. VIII, fig. 5? 72; Schimp. Op. cit. Il, 


p. 840. Mesch. e Squin. Op. cit. p. 312. 


Equivalenti fossili — Cinn. polymorphum var. Mass. Op. 
Gav VIA ORO Tav AVIO MO IE2 ATA SALO! 

Attinenze della flora mondiale vivente — Cinnamo- 
num pedunculatim Th. (Giappone). 

In Ancona come a Senigallia è questa la forma di Cinna- 
momuin terziario che più abbondantemente s'incontra, compresa 
e confusa da Massalongo con ciò che egli intese per Cinn. poly- 
morphum. i 

Ne posseggo oltre 15 campioni delle gessaie di Camerano, 
Varano, Trave, Sirolo, da me riuniti sotto lo stesso nome special 
mente per la forma gradatamente acuta e anche ottusetta che 
mostra l'apice della foglia. I nervi secondari in qualche impronta 
non si scorgono, cosicchè le 5 nervature primarie appaiono sem- 
plici; in un saggio al contrario scorgonsi assai bene 4 nervi se- 
condari nella metà superiore del nervo primario mediano. 

È assai comune in molte località mioceniche d’ Europa e 
d’Italia. Lo ricorderò del wmiocene inf. di Kumi, del miocene 
medio di Radoboj (Unger), del m2/0cene medio e sup. di Svizzera 
(Heer), di Wetterau (Ettingsh.). E in Italia nel miocene di To- 
rino (Sismonda), di Sarzanello (Capellini), nel pliocene di Mon- 
gardino (Cavara), di Toscana (Bosniaski, Peruzzi), di Fontesecca 
e San Selvatico (Verri), di Cuneo (Sacco) ecc. 


71. Cinnamomum lanceolatum H. v. tav. XVI, fig. 113, 114. 

Foliis coriaceis, petiolatis, lanceolatis, triplinerviis, basi apiceque 
acuminatis, margine saepe revolutis, integerrimis, mill. 13-22 latîs, mill. 
40-80 longis; nervis primartis lateralibus suprabasilaribus, margini sub- 
parallelis, ab angulo acutissimo exrorientibus, apicem non attingentibus, 
nerviis secundariis paucis vel nullis. 

Heer, Fl. tert. Helv. II, p. 86, tav. XCIII, fis. 6-11; Mass. Op. cit. 
p. 265, tav. VIII, fig. 2-4, tav. XXXIII, fig. 9? Schimp. Op. cit. II, 
p. 842; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 308. 


dd | LUIGI. PAOLUCCI — n “Voi 


Equivalenti fossili — Daphnogene lanceotata Ung. foss. 


Fl. v. Sotzka, p. 167, tav. XXXVII, fig. 1-7; Ettingsh. tert. FI. A 
Vv. Haering, p. 46, tav. 23,26. “ag 
Attinenze della flora mondiale vivente — gen. Cin 


namomun Burm (Asia orient.) 

Le foglie tipiche di questa forma presa da Heer in conside. 
razione di specie si staccano invero da tutte le altre per il loro i "= 
contorno decisamente lanceolato. Ma potendone disporre insieme |. 
molti campioni veggo che fra essi s'incontrano forme di passaggio 
a quelle della specie precedente e del'Cinnam. Rossmissleri H. 

Comunque sia, anche la forma di cui quì tratto è abbondante 2 
in Ancona, avendone 8 campioni delle gessaie di Sirolo, Came- 
rano, Varano. Incontrasi ugualmente frequente a Senigallia e in 
molte altre località d’ Italia e d’ Europa. Sembra d’origine piut- 
tosto antica; la ricorderò dell’eocerne nel Veronese (Mass.), dell’o- 
ligocene nel Vicentino (Mass.), a Sotzka (Unger), a Haering (Et- 
tingsh.), nei gessi superiori di Aix (Saporta), del ,/ocene a Radoboj, 
a Kumi (Unger), in varie località di Svizzera (Heer), a Wetterau 
(Ettingsh.), presso Torino (Sismonda), del pliocene di Toscana (Ri 
stori) e di Mongardino nel Bolognese (Cavara). 2° STI 


72. Cinnamomum Buchi H. v. tav. XVI, fig. 115. Pol 

Foliis coriaceis, petiolatis, obovato-oblongo-ellipticis, triplinerviis, pa 
basi angustatis, apice (productis), integerrimis, mill. 30-34 latis, mill. - 
70-80 circiter longis; nervis primariis lateralibus suprabasilaribus su- 39 
breclis, apicem non attingentibus. no 

Heer, Fl. tert. Helv. II, p. 90, tav. X0V, fis. 2; 3, 6, % (non Je 
altre fig.); Gaud. e Stroz. contr. fl. foss. it. 2.° mém. p. 49, tav. VIIL 
fis. 3; Schimp. Op. cit. II, p. 845; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 308. 


Attinenze della flora mondiale vivente — Cinnamo- È 51,700 
mun Camphora Nees (Giappone, Cina). “Pi 

Ho riferito a questa specie 2 filliti anconitane dei gessi di 
Camerano e Varano, sebbene monche all’apice. Però fui condotto pere 
alla determinazione adottata osservando la maggior larghezza 
della foglia al terzo superiore di essa anzichè alla metà, il mar- 00 De 
cato assottigliamento verso il picciolo ed i nervi primari laterali 
che decorrono quasi diritti, scostandosi dal parallelismo del mar 
gine. Per tali caratteri i miei due campioni rispondono perfetta- 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 95 


mente a quello citato di Gaudin e a 4 delle 8 figure dateci da 
Heer. 

Pel nome della specie ho adottato la dizione primitiva di 
Heer, sembrandomi non esatta quella di Bwchii adottata da Schim- 
per, in quanto tale denominazione proviene dal nome proprio 
Buch. 

Questa specie è stata fin qui incontrata in Italia nel m/ocene 
medio presso Torino (Sismonda) e nel y/0cene sup. in Val d'Arno 
(Gaudin). In Europa la troviamo in Svizzera ove abbonda spe- 
cialmente a Eriz (Heer), nelle argille presso Marsiglia (Saporta), 
a Kumi in Grecia (Ettingshausen). 


73. Cinnamomum obtusifolium Paol. v. tav. XVI, fig. 116, 117. 

Foliis coriaceis, petiolatis, oblongo-ellipticis, spatulatis, triplinerviis, 
apice obtusissimis rolundatis, basi sensim angustatis, integerrimis, mill. 
13-22 circiter latis, mill. 30-50 longis; nervis primartis lateralibus su- 
prabasilaribus, arcuatis, margine subparallelis, apicem non attingentibus. 


Equivalenti fossili —- Cinnam. polymorphum var. obtu- 
sifolium Mass. Op. cit. p. 264, tav. VIII, fig. 6, 8, 17? Sacco, la 
Valle d. Stura di Cuneo, Atti Soc. it. sc. nat. XXVI, p. 276; 
Mesch. e Squin. Op. cit. p. 276. 

Attinenze della flora mondiale vivente — gen. Cinna- 
momum Burm (Asia orient.). 

Se dall’ attento paleontologo Heer sono state accolte come 
specie le forme antecedenti, e tutte le rimanenti descritte da lui 
e da altre, non vi ha ragione alcuna per non fare assorgere al 
grado stesso la forma che qui ho descritto e designato. 

Sono 3 impronte complete o quasi delle gessaie di Sirolo e 
Camerano, le quali possono riferirsi a 2 almeno delle 3 figure 
dateci da Massalongo per la sua varietà del Cinn. polymorphum, 
di cui ho conservato la denontinazione. 

Una delle nostre filliti (fig. 116) tende un po’ al contorno 
incavato all'apice e perciò si accosta anche a Cinnamomum re- 
tusum H., come a Cinnamomum emarginatnn Sap.) 


(1) Cfr. Herr - FI. tert. Helv., II, p. 87, tav. XCIII, fig. 12-14. 
(2) Cfr. G. Saporta - Et. s. I. vegét. d. Sud-Est. d. l. Fr., I, p. 95, tav. VII, 
fig. 5. cit. in Schimp. 


LUIGI PAOLUCCI 


Certo se avessi ardito, contro i criteri di Heer, di riunire 
tutte le forme di Cinnamomwn qui descritte sotto una sola specie 
o entità botanica proteiforme, queste 2 ultime si sarebbero inter- 
pretate al più come semplici varietà. 


OREODAPHNE Nees. 


Fra le 7 determinazioni, appartenenti tutte al terziario più 

| recente riferite a questo genere mercé il sussidio delle sole foglie 

e perciò più o meno dubbiose, se ne ha una (0rceodaphne Heeri 

Gaud.) che ricorda con singolare fedeltà 1 Oreodaphne foetens 

Nees vivente oggi alle Canarie e a Madera, e che fornisce quindi 
sufficiente garanzia sulla sua interpretazione generica. 

Pare dunque che nel wmiocene e nel pliocene vivessero in 
Puropa alcune specie del genere Oreodaphne, che possiede at- 
tualmente più di 50 specie particolarmente caratteristiche del-. 
l'America australe. r 


74. Oreodaphne Massalongi Paol. v. tav. XVI, fig. 118. 

Foliis magnis, coriaceis, elliptico-spathulatis, basi in petiolo atte- 
nuatis, apice rotundato-obtusis, mill. 55 latis, mill. 150 circiter longis, 
integerrimis, nervo mediano recto, valido, nervis secundartis etiam validis, 
remotiusculis, inaequidistantibus, alternis oppositisve, elongatis, arcuatis, 
marginem versus conjunctis, ‘ab angulo 35°-45° circa excurrentibus. 


Equivalenti fossili — Lawrus oreodaphnifolia Mass. Op. ©) 
cit. p. 254, tav. XXXV, fig. 11 (escluso Laurus oreodaphnifolia 
Mass. sinon. di Oreodaphne Heeri Gaud. in Schimp. Db: Quo I00, 
p. 849; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 319). 

Attinenze della flora mondiale vivente — 2 Oreoda- 
plhne foetens Nees. (Madera). 

Allorchè Massalongo nella flora fossile senigalliese illustrava 
questa bellissima fillite di cui abbiamo un esemplare quasi completo 
delle cave di Camerano, dandole il nome che qui faccio rivivere 
nelle equivalenze fossili, eragli già nota lOreodaphne Heeri di 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 97 


Gaudin ©®, alla quale ei non credette riferire la impronta dei gessi 
di Senigallia, di cui volle piuttosto fare un Larus. 

Massalongo secondo me si appose giustamente differenziando 
la sua fillite da quella di Gaudin, ma impropriamente creandone 
un Larus. 

La fillite di Senigallia non ha affatto quei caratteri che for- 
niscono ad un organo come ad un apparecchio o a una qualun- 
que forma la facies percui è dato al naturalista, meglio talvolta 
che colla minuta analisi, d’incontrare il vero. La lamina spatoli- 
forme, il decorso delle nervature secondarie, la loro irregolarità, 
la loro dominante alternanza, diniegano che possa trattarsi di un 
Laurus, nel senso che i botanici moderni danno a questo genere. 
E per quanto può arguirsi dall’ aspetto della impronta che ho 
sott'occhio, essa doveva avere la superficie liscia-opaca anzichè 
lucente come nei Laurus. 

Che poi la fillite nostra e di Senigallia sia diversa da 0reo- 
daphne Heeri Gaud. basta per convincersi, dare un semplice 
sguardo alle figure lasciateci da Gaudin dove, oltre alla presenza 
costante delle glandole nell’ ascella dei nervi secondari, vi è la 
terminazione acuminata della foglia (ottusa forse per deformità 
accidentale o per rottura nella fig. 5 della tav. X Gaud.) che. le 
imprime forma bislunga anzichè spatolata. 

Ad Oreodaphne foetens Nees (Laurus foetens Ait., Laurus 
Maderensis Lmk., Laurus Till Poir., Persea foetens Spr.) vi- 
vente, che ha le foglie lanceolate acuminate, si addice assai me- 
glio il fossile di Val d’ Arno e di Piemonte, come vuole Gaudin, 
di quello sia la fillite di Massalongo, secondo parve a quest’ ultimo. 

Dalle predette considerazioni emerge pertanto che la fillite 
di Ancona uguagliata a quella di Senigallia, non è Oreodaphne 
Heeri G. come vogliono i più recenti paleofitologi e non può 
nemmeno rigorosamente aggregarsi fra i Lawrus. Accettandola 
quindi per una specie a se di Oreodaphne, è conseguente che io 
le abbia dato il nome dello scopritore. 

Essa si avvicina assai al fossile Laurus styracifolia O. Web. 


(1) Cfr. Gaupix et Strozzi - Mem. gisem. fewil. foss. d. Ul. Tosc., p. 35, tav. 
X, fig. 4-0. 


=} 


LUIGI PAOLUCCI 


specialmente ad uno dei campioni così determinato da Heer (tav. 
CVII. fig. 17 della della FI. foss. Sviz.) e che go opportu- 
namente riconduce al genere Oreodaphne. 


VIBURNUM L. 


Comprende una quindicina di determinazioni fossili, di attri- 
buzione abbastanza certa, non solo per le caratteristiche delle 
foglie ma anche per la scoperta dei semi (Heer). 

Fa la sua prima comparsa nel paleocene con una specie 
(Viburnum giganteum Sap.) che insieme alle altre dei terreni 
seguenti, si avvicina a specie viventi esotiche, mentre nel 7%0- 
cene sup. e nel pliocene s'incontrano le forme assimilabili al 
Viburno comune d’ Europa. 

Nella flora attuale questo genere è rappresentato da oltre 50 
specie diffuse nell’antico continente e in America, delle quali 3 
sole restano in Europa, superstiti a quelle terziarie che l’abita- 
rono dalle terre artiche ai suoi confini meridionali. 


75. Viburnum palaeo-Tinus Paol. v. tav. XVII, fig. 119. 

Foliis breviler peliolatis, coriaceis, margine revolutis, oblongo-ellip- 
ticis vel ovato-oblongis, basi rotundatis, integerrimis, mill. 35-40 circiler 
latis, mill. 70-85 longis; nervo mediano valido, nervis secundartis remotis, 
utrinque 4-6, arcuatis, ascendentibus, ab angulo 45°-50° exorientibus. 


Equivalenti fossili — ? Magnolia Morisii Mass. Op. cit. p. 
DISTA LV RSOSV o: 
Attininenze della flora mondiale vivente — W/bur- 


mit Tinus L. (Europa). 
Nessuna delle piante fossili di Senigallia si accorda comple- 


tamente colle 2 filliti qui descritte, delle cave di Camerano e 


Monte d’ Ago, sebbene esse si avvicinino assai a Magnolia Mori 
stò Mass. che potrebbe assai probabilmente appartenervi, tenuto 
anche conto di quanto abbia Massalongo vagato in incertezze 
per quest'ultima determinazione. 


Una delle nostre impronte, sebbene non completa, serba di 


se tanto da mostrare chiaramente lo stato cariaceo, la tenacità 
della impalcatura fibro-vascolare, la forma della lamina col mar- 


I 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 99 


gine rivolto in basso, la disposizione, la direzione e il numero 
delle nervature, che sono. tutti caratteri riscontrabili nel nostro 
Viburnum Tinus. L. Non a torto dunque parmi avere interpre- 
tato la foglia fossile di cui tratto come l’antenato di quest’ ultimo, 
senza la necessità d’invocare generi esotici la cui esistenza fra 
noi nel miocene superiore, basata sul solo carattere delle foglie, 
è sempre più dubbiosa di quella dei generi sopravissuti fra noi. 

A sostenere poi la determinazione delle 2 filliti di Ancona 
che abbiamo adottata, vi ha l'impronta del pliocene di Monsum- 
mano ‘© che vi risponde quasi in ogni parte e che Gaudin riferì 
senz'altro al comune Viburno. Essa però si allontana alquanto 
dalla Magnolia Morisii, fra la quale e la fillite di Gaudin sa- 
rebbe da porre le 2 foglie fossili di Ancona. 


76. Viburnum (?) Odoardi Mass. v. tav. XVII, fig. 120. 

Fo'iis (petiolatis), ovato-ellipticis, apice subacuminatis, basi rotun- 
datis, integerrimis, mill. 42 latis, mill. 80-90 circiter (in specim. nostr.} 
longis; nervo mediano valido, nervis secundartis alternis, utrinque 8-9 
subparallelis, simplicibus vel marginem versus ramosis, ascendentibus, ab 
angulo) 35°-40° ewxcurrentibus. 

Mass. Op. cit. p. 281, tav.. XXXVI, fig. 5, 7; Schimp. Op. cit. II, 
p. 886; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 509. 


Attinenze della flora mondiale vivente — Viburrwn 
nudwn L. (Amer. sett.). 

Posseggo 2 impronte di questa pianta delle nostre gessaie di 
Varano e del Trave che non lasciano dubbio nel riscontro colla 
fillite del senigalliese scoperta da Massalongo e determinata per 
un Viburnum. 

Non discuto la sicurezza di siffatta determinazione generica, 
ma parmi possa ritenersi verosimile. Del resto sarebbe inutile 
aggiungere altre somiglianze a quelle tante che cita il Massalongo, 
fra generi diversissimi e lontani, a proposito di questa fillite. Non 
fu trovata fin quì che nel y/ocene sup. di Ancona e Senigallia. 


(1) Cfr. Gaup. et Strozzi - Contrib. flor. foss. ital., IV.? mém. p. 23, tav. 
V, fig. 6. 


LUIGI PAOLUCCI 


FRAXINUS L. 


La conoscenza dei resti di samare e delle foglie abbastanza: 
caratteristiche di questo genere ne pongono fuori di dubbio 1 e- 


sistenza durante l'era cenozoica. 

Conta 18 determinazioni, proprie dei terreni terziari più: re- 
centi, riferibili in parte alle poche specie viventi ancora in Eu- 
ropa, in parte alle altre 50 circa che abbondano specialmente 
nell’ America settentrionale. 


77. Fraxinus Capellini Paol. v. tav. XVII, fig. 121-122. 

Foliis impari-pinnatis, folivlis sessilibus, late lanceolatis, acuminatis, 
terminali basi cuneato, lateralibus oblique attenuatis, mill. 24-27 latis, 
mill. 67-77 circiter longis, minute arguteque serratis; nervo primario 
stricto, valido, mervis secundariis utrinque 42-15, tenuibus, plerumque 
alternis, parallelis, marginem versus arcuatis, ab angulo 50°-80° exo- 
rientibus. 


Attinenze della flora mondiale vivente — Pyraotnus. 


excelsior L. (Europa). 

Le cave di Camerano mi hanno fornito le 3 belle impronte 
con cui qui istituisco la nuova specie di Frax/nus, dedicandola 
all’ IMustre prof. G. Capellini. Due di esse rappresentano 1’ ultimo 
paio di foglioline laterali e porzione della media terminale, l’altra 
lo sola fogliolina terminale quasi intera. 


La conservazione insieme di 5 foglioline che rivelano una: 
foglia pennata, la figura delle foglioline stesse, la seghettatura 
del margine, la disposizione dei nervi secondari, non lasciano; 
a parer mio, nessun dubbio sull’attribuzione al genere Fyaxi7us 


che loro ho dato. 


Essa si avvicina assai più alle attuali specie europee e spe- 
cialmente a Pvax. excelsior L. di cui lo riterrei prototipo, delle 
altre filliti delle gessaie senigalliesi che Massalongo credette ri-. 


ferire allo stesso genere. 
Per la diagnosi si avvicinerebbe a /yar. macroptera Bttings. 
trovato nell’argilla del ,/0cene medio di Bilin in Boemia. 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 101 


APOCYNOPHYLLUM Ung. 


È un genere esclusivamente paleontologico, istituito riunendo 
impronte di foglie d’ incerta sede, le quali pur non potendo ot- 
tenere una giusta collocazione in uno dei generi di piante viventi, 
revocano alla memoria le foglie di certe Asclepiadacce, come i 
Nerium, gli Apocynum ecc. 

Comprende quasi 30 determinazioni dell’oligocene e del m2%0- 
CENE. 


78. Apocynophyllum Rutulorum Mass. v. tav. XVII, fig. 123. 

Foliis membranaceis, breviter crasseque peliolatis, late lanceolato-el- 
lipticis, utrinque attenuatis, mill. 26 (in specim. nostr.) latis, mill. 80 
circiter longis, integerrimis; nervo mediano valido, nervis secundartis 
arcuatis, inaequidistantibus, subsimplicibus, ab angulo 45°-55° circa exo- 
rientibus. 

Mass. Op. cit. p. 287, tav. XXX, fig. 5; Schimp. Op. cit. II, p. 908; 
Mesch. e Squin. Op. cit. p. 499. 


Attinenze della flora mondiale vivente — fam. Apo- 
cinaceae. 

Non so che cosa realmente possa essere la fillite a cui Mas- 
salongo diede questa denominazione e alla quale si adattano 2 
impronte delle gessaie di Camerano e di Pietralacroce. Troppe 
sono le specie di piante nostrane o esotiche che tornano in mente 
esaminandole, per poter scegliere con una certa particolare pro- 
babilità un genere a cui riferirle. 


79. Apocynophyllum Sismondae Mass. v. tav. XVII, fig. 124. 

Foliis coriaceis, lanceolato-spatulatis, (acuminatis, basi attenuatis 
longe de:urrentibus), integerrimis, margine revolutis undulatisque, mill. 
40 (in specim. nostr.) latis, mill. 120 longis: nervo primario valido, 
inferne prominenti, nervis secundartis crebris, parallelis, simplicibus, 
oppositis alternisve, ascendentibus, parum curvalis, ab angulo 40°-50° 
exorientibus. 

Mass. Op. cit. p. 286, tav. SXXII, fig. 3; Sehimp. Op. cit. III; 
p- 907; Mesch. e Squin. Op, cit. p. 499. 


Attinenze della flora mondiale vivente — v. spec. 
preced. 


LUIGI PAOLUCCI 


Ho molto ma innutilmente cercato per trovare un genere di 
piante viventi a cui potesse riferirsi questa fillite che, secondo 
la particolareggiata descrizione lasciataci da Massalongo del suo 
Apocyn. Sismondae, vi risponde pienamente almeno per la parte 
rimasta della nostra fillite di Camerano che manca dell’apice e 
della base e mostra la pagina inferiore. 

La sporgenza e la disposizione della nervatura mi avrebbe 
spinto ad avvicinarla a’ un qualche Ficus 0 Artocarpus; però 
non l'ho fatto pensando che la nuova determinazione sarebbe 
sempre rimasta assai dubbiosa, e quindi mi accontento solo di 
fornire un semplice materiale di più per le ricerche future. 


80. Apocynophyllum helveticum H. v. tav. XVII, fig. 125. 

Foliis lanceolatis, petiolatis, apice acutis, basi angustatis, integer- 
vimis, mill. 16-24 latis, mill. 75-85 longis; nervo primario stricto, nervis 
secundariis numerosis, sublilibus, oppositis alternisve, parallelis, margi- 
nem versus arcuatis, patentibus, sub angulo 60°-80° exorientibus. 

Heer, Fl. tert. Helv. IMI, p. 191, tav. CLIV, fis. 2, 3; SERRA, Op. 
cit. II, p. 091; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 498. 


Attinenze della Flora mondiale vivente — gen. Ne- 


riwn L. (Europa austr. Asia trop.). 

Indiscutibilmente sono da riferirsi alle suindicate figure di 
Heer 2 nostre filliti delle cave di Camerano e Varano che dap- 
prima credetti assimilabili al genere Neriwmn, tanto somigliano 
all’ Oleandro. ; 

Non rispondono a nessuna delle filliti senigalliesi, fra le quali 
soltanto quella dataci da Massalongo per Sapindus dubius (tav. 


XXIX, fig. 24 della FI. foss. Senig.) presenta con esse qualche 


somiglianza, sebbene decisamente diversa nella terminazione ba- 


silare e nel margine. 
L'Apocynoph. helreticwin H. oltrechè del miocene di Svizzera 
(Heer), si ha del Samland (Andrae) e di Piemonte (Sismonda). 


SAPOTACITES Ettings. 


Come il precedente è un genere paleontologico convenzionale, 
costituito di filliti che rammentano le foglie coriacee di certe 


Sapotacee. 


cer A rr REL PREDIOTA 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 103 


Vi si riunirono una ventina di forme fossili peculiari all’ol- 
gocene e al miocene. 


81. Sapotacites ilicifolius Paol. v. tav. XVIII, fig. 126. 

Foliis coriaceis, breviter petiolatis, ovato-ellipticis, integerrimis, mar- 
gine undulatis, mill. 20 latis, mill. 40 longis; nervo mediano walido, 
apicem versus sensim attenuato, nervis secundartis tenuissimis, satis nu- 
merosis, parallelis, curvato-ascendentibus, ab angulo 60°-80° exorientibus. 


Attinenze della flora mondiale vivente — fam. Sa- 
polaceae. 

Dalle cave di Varano ebbi questa fillite a cui sono costretto 
affidare una determinazione nuova, non rispondendo a nessuna 
delle foglie fossili a me note, sebbene affine a molte di esse. 

Per la forma si avvicina a 2 impronte dei gessi Senigalliesi, 
cioè a Laurus Brocchiana Mass. (tav. VIII, fig. 10 FI. foss. Senig). e 
a Sapotacites Mimusops Ett. in Mass. (tav. XXVI, fig. I, op. cit.); 
ma differisce da entrambe per i nervi secondari che nella prima 
sono assai più scarsi, nella seconda mancano, oltrechè il lembo 
scende nel picciolo quasi cuneato mentre nella nostra fillite si 
attenua arrotondato. 

Più che altro si accosta a Sapotacites tenuinervis H. (FI 
tert. Helv. tav. CIII, fig. 5), ma non può adattarvisi nè pel 
picciolo nè molto meno per la nervatura secondaria, rappresen- 
tata nella fillite di Heer appena da 2 o 3 nervi laterali. 

Meglio che con qualunque altro genere, mostra affinità con 
quello dei Sapotacites Ettings. al quale lho perciò riferita. E parmi 
adattato anche l'epiteto ehe avrebbe doppia giustificazione per la 
esteriore somiglianza che la nostra foglia fossile presenta, sia nel- 
l'aspetto decisamente coriaceo, sia nella forma, con certi Ilex e 
con alcune foglie del Quercus Mex in cui il polimorfismo fogliare 
raggiunge, come si sa, un grado elevatissimo. 


DIOSPYROS L. 


Oltre alle foglie di questo genere che abbondantemente s' in- 
contrano nei terreni terziari, concorrono a convalidarlo impronte 
di fiori, calici, corolle e frutti. 


104 LUIGI PAOLUCCI 


Dalle terre polari e dalla regione Baltica al Mediterraneo, 
l'Europa, a cui non resta oggi che un solo Diospyros vivente, 
fu popolata da numerose forme di questo genere (fin qui circa 
25 determinazioni) affini alla specie europea ovvero a quelle e- 
sotiche che in numero di oltre 70 sono sparse nelle Indie Orien- 
tali, al Capo, a Madagascar, Giava, Celebes, in Cina, al Giappone, 
nelle due Americhe e alla Nuova Olanda. 

La prima apparizione di:questo genere si riferisce dubitati 
vamente al cretaceo sup.; sono accertate alcune forme dell’ eo- 
cene, altre più numerose dell’ oligocene e del miocene; ed esso 
tramonta col pliocene. i 


82. Diospyros brachysepala A. Br. v. tav. XVIII, fig. 127, 128. 
Foliis membranaceis, petiolatis, ellipticis, utrinque angustatis, in- 
tegerrimis, mill. 24-80 (in specim. nostr.) latis, mill. 60-75 longis; nervo 
primario recto, nervis secundariis remotiusculis, curvato-ascendentibus, 
marginem versus conjunetis, ab angulo 35°-45° esorientibus. 
Al. Br. (Jahrb. fùr Min. u. Geol. p. 170 cit,); Heer, Fl. tert. Helv. 
III, p. 11, tav. CII, fig. 1-14; Sord. Av. veg. arg. plioc. lomb. Atti Soc. 


it. sc. nat. XVI, p. 389, tav. VII, fig. 30-32; Schimp. Op. cit. II, p. 949; 


Mesch. e Squin. Op. cit. p. 491. 


Equivalenti fossili — Tetrapteris arpyarum Ung. Foss. 
FI. v. Sotzka, p. 176, tav. L, fig. 10 — Getonia petraeformis 
Ung. Op. cit. p. 181, tav. LIV, fig. 4 — Getonia macroptera Ung. 
Op. cit. p. 180, tav. LIV, fig. 6. 

Attinenze della flora mondiale vivente — Diospyros 
Lotus L. (Europa). sua 

Ho riferito all Ebenacea suindicata 3 filliti quasi complete 
delle nostre gessaie di Varano e del Trave, nelle quali il genere 
della pianta cui appartennero parmi abbastanza rivelato e dal- 
l'aspetto membranoso della foglia e dalla sua forma, oltrechè dalle 
nervature e dalla loro delicatezza. 

Resta così per la prima volta affermato anche nelle gessaie 
del littorale marchigiano il genere fossile Dispyros, con quella 
forma o specie che per Ia sua diffusione e per i suoi caratteri 
potrebbe ritenersi il capostipite del vivente Dlospyros Lotus L. 

Massalongo non incontrò a Senigallia che una sola fillite la 
quale parvegli, in mezzo a mille dubbi, una specie del genere 
Diospyros e che chiamò Diosp. incerta. Ma come egli stesso dice, 


FRS 


PIANTE FOSSILI. TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 105 


quella impronta varrebbe ugualmente e forse meglio per vari al- 
tri generi lontani dalle Ebenacee, e noi la riferimmo già ad un 
Laurus. 

Il Diosp. brachysepala di cui sono conosciuti anche gli or- 
gani fiorali, è stato incontrato in molte località dalla Groelandia 
(Heer) all'Italia. Si ha dell’oligocene di Sotzka (Unger), del 72/0 
cene di Svizzera (Heer), di Wetterau (Ettingshausen), del Piemonte 
(Sismonda), di Vicenza (Massalongo), di Toscana (Capellini), del 
pliocene di Lombardia (Sordelli) e del Bolognese (Cavara). 


ANDROMEDA L. 


Sebbene questo genere fossile sia affermato anche dalla sco- 
perta di frutti fossili, io lo ritengo assai incerto per molte delle 
sue determinazioni, fatte colla scorta delle sole foglie che nelle 
Andromeda viventi sono variabilissime e confondibili con altre 
piante. 

Quindi a me pare che le 40 e più forme fossili che vi si 
vollero riferire potranno essere suscettibili per gli studi avve- 
nire di una forte riduzione. Esse si sono incontrate dal Mediter- 
raneo alle regioni polari, cominciando dal crelaceo sup. per 
arrivare al wiocene in cui starebbe il dominio del genere. 

Attualmente di esso, inteso nel senso linneano, non rimane 
all'Europa che 2 soli rappresentanti (Andromeda polyfolia L. 
Andromeda caliculata L.) propri dei paesi freddi. Tutto il resto 
del genere, circa 70 specie, è diffuso nelle regioni temperate e 
calde dell’antico e del nuovo continente. 


83. Andromeda (?) Amorettiana Mass. v. tav. XVIII, fig. 129. 

Foliis spatulatis, in peliolum decurrentibus, apice dilatatis, rotun- 
datis, mill. 15 latis, mill. 43 longis; nervo mediano tenui, nervis secun- 
dariîis inaequidistantibus, arcuatis, ascendentibus, simplicibus. 

Mass. Op..cit.. p. 298, tav. XXXV, fig. 16, 23. 


Equivalenti fossili — Lewcothoe Amorettiana Mesch: e 
Squin. Op. cit. p. 480. 
Attinenze della flora mondiale vivente — gen. An- 


dromeda L. 


LUIGI PAOLUCCI 


A questa vaga determinazione di Massalongo , risponde una 
fillite nostra del Trave, in cui la foglia è conservata insieme a 
porzione del rametto in cui restò attaccata. 
È da ritenere che fosse una pianta sempreverde, ma non 
saprei giudicare se realmente deve interpretarsi per un'And70- 
meda, presentando molta affinità con altri generi, ad esempio 
Daphne, Oreodaphne, Celastrus ecc. i 
In ogni modo per quanto difficile sia il suo assegnamento | 
generico, a me pare che questa fillite, accennata appena da Schim-. 
per (!, sia abbastanza caratteristica da meritare la nostra atten- 
zione. Fin qui non fu raccolta che a Senigallia e in Ancona. 
Parmi non vi fosse ragione di trasportarla dal genere Andyo0- 
meda al genere Leucothoe, creato artificialmente a spese di quello. 


ARBUTITES Ettings. 


È una denominazione generica convenzionale da attribuirsi 
a quelle filliti, come la nostra di Ancona, che non trovando col 
locazione fedele nella sistematica della flora mondiale vivente, 
possegono la facies delle foglie di Abs. 


VA 84. Arbutites doricus Paol. v. tav. XVIII, fig. 150. 

% bi; Foliis coriaceis, petiolatis, oborato-lanceolatis, apice obtusis via api- 
Nea culatis, basi sensim attenuatis, integerrimis, mill. 20 latis, mill. 50 longis; 
i nervo primario stricto, in petiolo dilatato, nervis secundartis tenwibus, 
fi remotiusculis, apicom versus incurvatis, basilaribus ab angulo acuto mar- 
MI gini subparallelis erworientibus. 


Equivalenti fossili — Rhododendron Uranine Ung. Foss. 
FI. v. Sotzka, p. 174, tav. XLV, fig. 19; Schimp. Op. cit. JJ -pi 
20 — Myrica integrifolia Ung. (Iconogr. p. 32, tav. XVI, fig. 6, 
cit.); Schimp. Op. cit. II, p. 992 — Laurus obovata Web. in Heer, 
FI. tert. Helv. II, p. 77, tav. LXKXXIX, fig. 16; Mass. Op. cit. p. 260; 
Schimp. Op. cit. II, p. 823; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 300 — 
Ficus garillana Gaud? Contrib. fl. foss. it. 6.° mém. p. 14, tav. sl 


(1) Cfr. ScHimPER - Op. cit., vol. II, p. 11. 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 107 


II, fig. 8; Schimp. Op. cit. II, p. 744; Mesch. e Squin. Op. cit. 


p. 284. 
Attinenze della flora mondiale vivente — Arbutus 
Andrachne L. Buropa austr. orient.) — Laurus? pl. sp. — Ficus? 


plur. sp. — Myrica sapida Wall (Indie orient.). 

A lunghe ma poco fruttuose ricerche sono stato spinto nello 
studio di questa conservatissima fillite di Camerano, che da se 
sola non può assolutamente bastare per una sicura determina- 
zione generica, mostrando nella sua semplicità singolare attinenza 
con varie foglie di alberi appartenenti a famiglie fra loro molto 
lontane. 

Tuttavia dove ho trovato coincidenza quasi perfetta è con 
Arbutus Andrachne L. che ha le foglie intere, e anche col no- 
stro Aybutus Unedo L. se ne togli il carattere del margine che 
in quest ultimo è più o meno denticolato. 

Colle filliti di Austria-Ungheria, di Svizzera, di Val d’ Arno 
che ho citato fra gli equivalenti fossili, essa trova invero moltis 
sima analogia, sebbene o per la forma o per il valore delle ner: 
vature o per la singolare inserzione del picciolo nella lamina, 
non identità perfetta. 

Il riscontro più attendibile che ho trovato colle filliti di Eu- 
ropa è con RRododendron Uraniae dell’ oligocene di Sotzka, in 
realtà interpretato da Unger della stessa famiglia delle ericacee, a 
cui apparterrebbe pure secondo me questa nuova fillite di Ancona. 

Giudicata per A7Dulus potrebbe anche ritenersi quale stirpe 
primigenia del vivente Arbutus Unedo L., non ostante che abbia 
le foglie intere. Fra le forme infatti di questa ultima specie. stu- 
diata da Gandoger () trovo Arb. purpurea di Toledo, Arb. exoptata 
del Corno alle Scale, Avbutus ovoidalis di Sardegna, che hanno 
le foglie appena denticolate. 

La diagnosi che ci ha lasciata Massalongo del Larus obo- 
rata W.risponde, meno il carattere dell’ apice, alla fillite di An- 
cona di cui tratto. Ma non essendoci di esso la figura non mi 
concedo alcun giudizio in proposito. 


(1) Cfr. M. Gaxpoger - Flora Ewropae terrarumque adjacentitum, novo fun- 
damento ete., Paris, 1888. vol. XV, p. 149. 


108 LUIGI PAOLUCCI 


CORNUS L. 


La conoscenza dei frutti e delle brattee insieme alle evidenti 
caratteristiche generiche delle foglie ci fanno ritenere abbastanza 
fondata la ricognizione paleontologica di questo genere, ove nelle 
impronte portate dai terreni, terziari più recenti si scorgono gli 
avi delle attuali specie europee che si riducono a 4, sopra 20 
circa 0 poco più, diffuse per la maggior parte nell'America boreale, 
rare e sporadiche in Siberia, al Giappone, al Nepal. 


Conta 15 determinazioni fossili che fanno la loro prima com- 


parsa nel paleocene, ma divengono specialmente significanti fel 
l'epoca wmiocenica. i 


85. Cornus palaeosanguinea Paol. v. tav. XVIII, fig. 131. 

Foliis coriaceis, petiolatis, obovato-ellIpticis, apice (@btusis 2), basi 
obluse attenuatis, integerrimis, mill. 25 latis, mull. 50 circiter longis; 
nervo mediano stricto, nervis secundariis suboppositis, utrinque 4-5, ar- 
cuatis, parallelis, prominentibus, ab angulo 45° circiter exorientibus. 


Attinenze della flora mondiale vivente — Cornus 
sanguinea L. (Europa). 

Istituisco questa nuova specie fossile di Cous sopra un esem- 
plare delle gessaie di Varano, che sebbene mancante dell’apice, 
rivela con sicurezza il genere cui appartiene. In quanto alla 
specie ho esperimentato sopra le foglie del comune Cornus s47- 
quinea L. assolutamente selvatico (delle macchie di M. Conero 
presso Ancona), notando che fra cento foglie raccolte a caso non 
è difficile incontrarne qualcuna che corrisponda perfettamente a 
questa fillite: d'onde il nome specifico da me attribuitogli. 

Non ho potuto riferirlo al fossile Cornus Studeri H. e Cor- 


nus Rhamnifolia Web. principalmente pel numero delle nerva- 


ture secondarie in queste assai più grande (8-11). Per il carattere 
di esse risponderebbe a Cormus lignitum Sch. e a Cornus pauci 
newvis H. Ma in questi ultimi la base della foglia è ottusa o ar- 
rotondata (stumpf gerundet). 

La nostra fillite potrebbe pertanto valere quale forma ante 
nata della volgare Sanguinella. , i 


" 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 109 


86. Cornus Schimperi Paol. v. tav. XVIII, fig. 132. 

Foliis petiolatis, membranaceis, elliptico-suborbicularibus, utrinque 
rotundatis, apice apiculatis, integerrimis, mill. 80 latis, mill. 85 longis; 
nervis secundariis tenwibus, valde arcuatis, ad apicem exrceurrentibus, 
utrinque 3-4, ab angulo subrecto eworientibus. 


Attinenze della flora mondiale vivente — gen. Cor- 
nus L. 

La forma di questa fillite dei gessi di Varano e la disposi- 
zione dei nervi secondari autorizzano di riferirla indubbiamente 
al genere Cornus. Ma ognun vede subito nel nostro disegno quanto 
si allontani dalla specie precedente, in particolar modo per la te- 
nuità della nervatura e della stessa lamina che fanno credere ad 
una specie realmente diversa da quella. 

Si avvicinerebbe a Cornus Nichesolae Mass. (Op. cit. tav. 
XXXVII, fig. 8). Ma in realtà io non scorgo nel disegno di questa, 
mancante di buona porzione dell’apice, tutti i caratteri del ge- 
nere al quale fu riferita. 

Trova pure qualche termine di paragone con una delle tre 
fisure dateci da Heer per il suo Cornus orbifera (FI. tert. Helv. 
tav. CV, ifis. 15). 

Ho voluto dedicare questa nuova forma all’infaticabile paleon- 
tologo di Strasburgo Prof. W. Ph. Schimper. 


87. Cornus (2) Benthamoides Goepp. v. tav. XVIII, fig. 133. 

Foltis ovalo-oblongis, coriaceis, integerrimis, mill. 80 latis, mill. 70 
circiter longis; nervo mediano stricto, nervis secundartis remotiusculis, 
oppositis alternisve, subarcuatis, ab angulo 35°-45° exorientibus. 

Goepp. (Fl. foss. v. Java, p. 50, tav. XIII, fig. 79 cit.): Mass. Op. 
cit. p. 306, tav. XXVI, fig. 4; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 404. 


Attinenze della flora mondiale vivente — Cornus 
alba L. (Siberia, Amer. sett.). 

Due nostre filliti di Camerano, sebbene mancanti della base, 
conservano tuttavia tanto di se da concedere una determinazione 
e non trovano adattamento migliore che nella specie delle ges- 
saie senigalliesi alla quale le ho riferite. Che questa sia poi dav- 
vero un Cornus anzichè altro genere di pianta, lo stesso Massa- 
longo non sa dire, divagando in reminiscenze fitografiche di ge- 
neri lontanissimi, p. es. Benthamia, Quercus, Laurus ecc. 


LUIGI PAOLUCCI 


LIRIODENDRON L. 


Per i peculiari caratteri delle foglie e per la scoperta di resti 
dei frutti è indiscutibile l’esistenza geologica di questo bel genere 
di Magnoliacee in Europa, ove pel primo l'illustre Massalongo 
scopri nei gessi senigalliesi l’unica specie fossile terziaria che ho 
pure io incontrata in quelli. di Ancona. Specie che rappresenta mu 
l’antenato dell'unica forma Liriodendron tulipifera L., oggi vi 
vente nell’ America boreale. Si noti il fatto poleontologico singo- 

lare che in quest’ultimo continente nel territorio di Nebraska 

si scoprirono 2 diverse filliti di Lir/oderndron appartenenti a ter- 

reni del crelaceo e perciò assai più antichi del w2/0cene, delle 
quali una si avvicina molto alla specie fossile d’ Europa e quindi 

a quella vivente, senza che del genere stesso si abbia fin qui 
nessuna traccia in tutti gli orizzonti geologici interposti. 


88. Liriodendron Procaccinii Mass. v. tav. XVIII, fig. 134. 

Foliis longe petiolatis, trilobatis, lobo medio maximo truncato, emar- 
ginato, lobis lateralibus oblusis, integerrimis, basi rotundato-truncatis, 
mill. 85 (fin specim. nostr.) ab opice loborum lateralium latis, mill. 57 
longis; nervo primario stricto, nervis secundariis utrinque 5-6 inaequa- 
libus, divergentibus, suboppositis, ew angulo 45°-60° egredientibus. 

Ung. (Gen. et sp. p. 443 cit.); Mass. Op. cit. p. 311, tav. VII fig. 
23, tav: XXXIX, fig. 3-6; Schimp. Op. cit, III, p. 77; Mesch. e Squin. 
Op. cit. p. 322. 


L 


PBquivalenti fossili — Liriodendron helveticum Fisch. in 
Heer, Fl. tert. Helv. I, p. 29; tav. CV, fig. 6. 

Attinenze della flora mondiale vivente — Lirioden- 
dron tulipifera L. (Amer. sett.). NECA gia 

Una conservatissima impronta delle gessaie di Pietralacroce. 
conferma anche per Ancona l’esistenza di questa bella fillite, e- 
minentemente caratteristica. 

Non vi ha dubbio alcuno che essa abbia lo stesso valore 
specifico della fillite svizzera riportata da me tra i suoi equiva- 
lenti fossili, non ostante che in quest’ultima i lobi laterali siano 
acuti, carattere del resto di pochissima importanza. 

Sono quindi da trascurare a parer mio, le 6 varietà istituite 
da Massalongo sopra singole foglie. 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA alatal 


Il Liriodendron Procaccinii, ultimo rappresentante di tal 
genere in Europa, oltrechè in Svizzera (Heer), a Senigallia e in 
Ancona, fu raccolto anche nel w/ocene inf. d'Islanda {Heer), in 
Toscana (Heer), e in Piemonte (Sismonda, Massalongo). 


TILIA L. 


Questo genere fossile comparso e svoltosi durante il m/ocene 
ha valore sicuro, possedendosi resti, oltrechè di foglie, anche di 
infiorescenze colla loro brattea caratteristica e di frutti. 

Conta una diecina di determinazioni che ricordano ora le 
forme viventi nell’ America settentrionale, ora le forme europee. 
Possiede circa 15 specie attuali. 


89. Tilia Passeriana Mass. v. tav. XVIII, fig. 135. 

Foliis longe petiolatis, ovato-rotundatis, vivx asymmetris, apice suba- 
cuminatis, basi truncato- subcordatis, dentato-crenatis, mill. 35 (in specim. 
nostr.) latis, mill. 35 longis; nerviis secundariis utrinque 4-5, 2 basilaribus. 

Mass. Op. cit. p. 320, tav. IX, ag. 10; Schimp. Op. cit. IMI, p. 116; 
Mesch. e Squin. Op. cit. p. 329. 


Attinenze della flora mondiale vivente — Tilia pube- 
scens Ait. (Amer. sett.) — Tilia parvifolia Ehr. (Europa). 

La lieve tendenza alla figura cuoriforme che mostra questa 
nostra fillite di Varano e più ancora la sua forma asimetrica mi 
ha deciso ad ascriverla alla detta forma di Tiglio, altrimenti l’a- 
vrei attribuita ad un populus, genere verso il quale fu spinto lo 
stesso Massalongo a proposito della fillite di cui si tratta. Ma dal 
momento che nei gessi di Senigallia si rinvennero organi di frut- 
tificazione del genere Tilia, parmi conveniente il mantenervela. 

Colla fillite di Ancona, accogliendola nella determinazione 
qui adottata, si aggiunge intanto il carattere del picciolo che è 
mancante nella impronta senigalliese. 


ani 


112 LUIGI PAOLUCCI 


ACER L. 


Data la certezza della esistenza di questo genere fossile di 
cui si hanno impronte di fiori e di samare in mezzo ad una 
quantità grandissima di foglie, parrebbe a tuttaprima che esso 
fosse uno dei meglio istituiti in paleontologia. 

Invece se si tolgono le forme rappresentate indubbiamente 
da organi riproduttivi ovvero da certe foglie che trovano ter- 
mini fedeli di confronto con specie viventi di Acer, fra le meno 


polimorfe, per le altre regna molta incertezza, non ostante gli. 


ultimi progressi delle indagini e dei confronti istituiti sulle reliquie 


fossili vegetali. E ciò dipende: 1.° dalla facilità con cui le foglie. 


di Acer, possono in certi casi confondersi con quelle di altri ge- 
neri, per es. Platanus, Liquidambar, Vitis; 2. dalla mutabilità 
delle foglie, nota in molte specie di Acer viventi. 

Esponemmo già nel genere Platanus, come esso abbia as- 
sorbite parecchie delle filliti definite. per Acer da Massalongo. 


Parlando qui appresso di questo stesso genere, tanto diffuso nei 
gessi di Senigallia e di Ancona, vedremo come possano meglio. 


collocarsi ed interpretarsi le numerose determinazioni del Mas- 
salongo. Converrà quindi ritenere possibile una tara nelle 60 
e più forme di Acero distinte in paleontologia, che hanno prin- 
cipio nel cretaceo sup. e raggiungono per dir così, il meridiano 
del loro sviluppo verso il tramonto dell’epoca w/ocerica, lasciando 
nel mondo attuale una discendenza diffusa principalmente nell’e- 


misfero boreale sui due maggiori continenti e rappresentata da 


oltre 40 specie. 


90. Acer palaeorubrum Paol. v. tav. XIX, fig. 156. 

Foliis longe petiolatis, palmato-trilobis, lobis plerumque inaequalibus, 
lobo medio lateralium longiore et latiore, inciso-dentatis, dentibus inae- 
qualibus, apice acuminatis, sinubus angulum acutum vel rectum forman- 
tibus, basi rotundatis, mill. 60 circiter latis, mill. 75 longis. 


I 


Equivalenti fossili — Acer trilobatum H. FI. tert. Helv. 
IM, p. 47, tav. CXIV-CXV, fig. 11, 12 (meno fedeli le ‘altre fis: 
della st. sp.); Schimp. Op. cit. III, p. 130; Mesch. e Squin. Op. 
cit. p. 355 — Acer Heeri rar. productum Mass. Op. cit. tav. 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 152 


XII, fig. 5 (non le altre fig. della st. sp.) — Acer Heeri war. tri 
cuspidatwn Mass. Op. cit. tav. XVIII, fig. 1, (non le altre fig. 
della st. Sp.) 

Attinenze della flora mondiale vivente —. Acer uu 
brum L. (Amer. sett.). 

Avverto anzitutto che a scanso di confusione ho dovuto cam- 
biar nome a questa fillite, avendosi Acer ilobatum Lmk. come 
sinonimo ancora usato del vivente Acer monspessulanin L. La 
denominazione che vi ho sostituito risponde alla somiglianza gran 
dissima di essa con Acer rubrum L. degli Stati Uniti; e tale da 
far supporre (Schimper) che quest’ultimo non sia se non la forma 
miocenica d’ Europa sopravissuta fino ad oggi nell'America set 
tentrionale. 

La maggior parte delle nostre filliti riferentisi all’Acer Heeyi 
Mass. furono riunite, come vedemmo, con Platanus aceroides H. 
Non mi restano quindi che alcuni campioni troppo incerti per 
tenerne conto e una impronta completa su cui ho compilata la 
suesposta diagnosi di cui dò il disegno, accogliendola per Acer 
trilobatwm H. 

È una delle tante varietà fogliari di quest’ Acero fossile che 
indubbiamente doveva vivere in Ancona come a Senigallia ove 
si rinvennero ancora le samare. 

Per quanto attente e coscenziose siano state le determina- 
zioni di questa specie fin qui dateci dai paleofitologi, non possiamo 
escludere la possibilità di qualche equivoco colle foglie di Pla- 
tano, alle quali certe foglie di Acero per numerose transizioni 
sommamente si avvicinano. Io mi riporto pertanto alla fede di 
Schimper e dei prof. Meschinelli e Squinabol nel citare la sua 
area di diffusione. Indubbiamente però fu una delle essenze più 
spiccate nella vegetazione arborea wm/ocenica dell’ Europa cen- 
trale, ove appare in quasi tutte le località studiate. In Italia si 
ha di Piemonte (Sismonda), della Toscana (Capellini), oltrechè di 
Senigallia e di Ancona. 


91. Acer controversum Paol. v. tav. XIX, fig. 157-140. 

Foliis coriaceis, longe petiolatis, palmato-trilobis, basi rotundatis, 
lobis integerrimis, modo undulatis, lanceolatis, acuminatis vel obtusiu- 
sculis, plerumque divaricato-patentibus, rarius ascendentibus; fructibus 
ovalibus alatis, alis divergentibus. 


LUIGI PAOLUCCI 


Equivalenti fossili — Acer monspessulanum Viv. (Mém. ì 


Soc. géol.. d. F. 1833, p. 130, tav. X, fig. 1, cit. fide Schimper) —_ 
Acer pseudo-monspessulanum Ung. ex part. Chl. protog. tav. 
XLII, fig. 1, 2, 3, tav. XLII, fig. 5 — Acer integrilobum Web. 
(Paleont. II, p. 196, tav. XX, fig. 5, cit.); Heer, FI. tert. Helv. II, 
p.. 58, tav. CXVI, fig. 11?; Schimp. Op. cit. II p. 141; Mesch. 
e Squin. Op. cit. p. 349 — Acer vibifolivm Goepp. FI. foss. v. 
Schoss. p. 34, tav. XXII, fig. 18, 19 — Acer decipiens A. Br. in 


Heer, Fl. tert. Helv.- III, p. 58, tav. CXVII, fig. 15-22 — ‘Acer? 


riaenum Mass. Op. cit. p. ‘330, tav. XV, fig; 6, XX fig:723 
XXXVIII, fig. 6 — Acer irimerum Mass. Op. cit. p. 335, tav. 


XV, fig. 8, 10, tav. XVIII, fig. 4-7, tav. XXXVIII, fig. 15 — Acer. 


sp. Gaud. et Stroz. contrib. à la fl. foss. ital. 6.° mém. p. 21, tav. 
IV; fig. 1-5. 3 

Attinenze della flora mondiale vivente — Acer cam 
pestre L. Acer monspessulanum L. (Europa). 

Non so se riunendo numerose forme fossili di Acer, fin qui 
inutilmente discusse e controverse da botanici e geologi sotto un 


unica determinazione che cercherò giustificare quì appresso, io. 


abbia posto un termine alla confusione che per più di 60 anni, 
cioè dalla scoperta della fillite (Viviani 1833) fino ad oggi regna 
riguardo alla sua giusta interpretazione. 


T 


Parve al prof. Heer di aver stabilito i migliori termini di È 


confronto confermando le due forme fossili: Acer decipiens A. 
Br., Acer integrilobun Web. e protestando vivacemente ‘( contro 


il nostro valentissimo Massalongo per la istituzione dei suoi due 


Acer triaenum e trimerwn. Ma linsigne botanico di Zurigo non. 
pensò che le sue osservazioni sull’Ace» integrilobum Web. si re-. 


stringevano sopra un unico fossile sensibilmente diverso dalle im- 
pronte senigalliesi che ei voleva riferite alla stessa determinazione : 


tanto che io dubito ancora di poter considerare l’una e le altre per 


ugual cosa. 

Riguardo poi ad Acer decipiens A. Br. separatamente de- 
scritto da Heer come entità specifica, esso incontra invece identità 
perfetta in alcune impronte di Senigallia e di Ancona. Ma queste 


(1) Cfr. O. HreR - FI. tert. Hele., vol. IM, p. 198. 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 10 5) 


sono da considerarsi come forme estreme, dalle quali, per forme 
intermedie lasciateci da Massalongo e che io scorgo nei molti 
esemplari raccolti in Ancona (Cave di Camerano, Varano, Pietra- 
lacroce, Trave), si passa con evidente gradazione alle foglie del- 
l’Acer integrilobun Web. ‘La differenza più marcata sta nella 
grandezza della lamina. Ma basta avere osservato anche superfi- 
cialmente le foglie di tutte le nostre specie viventi di Acer, per 
convincersi subito che tale misura è variabilissima secondo l'età 
della pianta o l’età e la posizione del ramo che porta la foglia. 

Anche Massalongo, come egli stesso propone ne’ suoi mano- 
scritti, pensò giustamente di riunire tutte le varietà fogliari dei 
suoi Ace; suindicati in una unica specie fossile. Però fece 1’ op- 
posto, adottando il criterio analitico, più per dispetto (0 a tanta 
contrarietà di opinioni che per convinzione. 

Paragonando le numerose impronte del nostro Acer contro 
rersuin cogli Aceri viventi oggi in Europa, trovo sensibilissima 
affinità tanto con Acer monspessulanum L. (foglia a 3 lobi ot- 
tusi) quanto con Acer campestre L. (foglie a 3 o 5 lobi ottusi od 
acuti). Mi sia dunque concesso di ritenere il nostro Acero fossile 
quale una forma primordiale d’onde per divergenza di alcuni 
caratteri, uscirono queste ultime 2 specie tuttora viventi. 

Esso è stato incontrato nel y/ocene di molte località d’ Europa 
e spesso, come in Ancona e Senigallia, abbondantissimo. Ricorderò 
per sommi capi la Svizzera (Heer), la Francia (Saporta), lAustria- 
Ungheria (Unger, Ettingshausen). In Italia si ha del pliocene 
bolognese a Mongardino (Cavara) e di Toscana a Gaville (Ristori). 

Dalle cave di Camerano ebbi anche la samara di Acero che 
ho disegnata, nella quale, come in quelle di Senigallia, resta l’im- 
pronta dell’achenio, della costola interna dell'ala e di piccola 
porzione della lamina. La riferisco a questa specie che è la più 
diffusa nei nostri gessi, col solo criterio della probabilità. 

92. Acer integerrimum Mass. v. tav. XIX, fig. 141. 
Foliis coriaceis, (longe petiolatis), basi rotundato-cordatis, palmato- 


quinquelobis, lobis lanceolato-acuminatis, integerrimis, margine undulatis, 
tribus superioribus majoribus, infimis patentibus minoribus. 
9 


(1) Cfr. Mass. - FI. foss. Senigall., p. 332. 


LI DI ti 
SUR 


116 1 a LUIGI PAOLUCCI 


Mass. Op. cit. p. 341, tav. XVIII, fig. 3; Gaud. et Stroz. contrib. 


etc. 6.° mem. p. 20, tav. IV, fig. 7; Schimp. Op. cit. III, p. 139; Mesch. 
e Squin. Op. cit. p. 349. 

Equivalenti fossili — Acerites integerrimus Viv. Mém. 
Soc. géol. d. Fr. tav. XI, fig. 6, cit.) — Acer trachyticum Kov. 


(Foss. Fl. v. Erdòbenye, p. 32, tav. VII, fig. 1, 2, cit.) — ZLiqui- o 


damnbar Scarabelliannn Mass. Op. cit. p. 239, tav. XV, fig. 7, 


ROS io NONNI 
Attinenze della flora mondiale vivente — Acer Lobelii 
Ten. (Italia). 


Non sarebbe impossibile che questa forma di Acero mioce- 


nico fosse una cosa sola colla specie precedente, dacchè non è 
raro vedere negli Aceri oggi viventi, specialmente in Acer Opw- 
lus Mill. Acer campestre L. fra quelli d’ Europa, foglie a 5 lobi 
in mezzo ad altre trilobe. Tuttavia, ossequiente alle idee di va- 
lenti paleontologi, io ho riferito ad una specie propria la fillite 
di Varano che sebbene rotta negli apici, mostra 5 nervature prin- 
cipali palmate le quali la rivelano quinqueloba. 


Che il Liguidanbar Scarabellianuin di Massalongo vada sotto 


la presente determinazione, parmi non vi sia da mettere in dub- 
bio. E lo stesso Massalongo, sommamente incerto su questo suo 
Liquidambar concede possa essere un Acer. Tale fillite d’altronde, 


avendo i lobi interi diversifica essenzialmente dal Liqgidambar. 
‘emvopacuin A. Br. trovato nelle gessaie di Senigallia e non an- 


cora in quelle di Ancona. 


L’'Acer integerrimmn Mass. vicinissimo al vivente Acer Lo- 


belii Ten. potrebbe ritenersi come antenato dell’attuale Acer pla- . 


lanoides L. di cui la forma tenoreana non è che semplice varietà. 


È stato incontrato fin qui nel w/ocene di Stiria (Kovats) e 


nell’ orizzonte stesso dei nostri gessi, a Stradella (Mass.) e in Val 


d'Era (Gaudin). 
BYRSONIMA L. Rich. 


A questo genere di Malpighiacee proprio dell’ America inter- 
tropicale ove conta oltre 40 specie, si riferi da Massalongo una 


| fillite dei gessi senigalliesi di vaghissima interpretazione che, seb 


i 
ro 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 117 


bene rammenti molte piante di generi assai disparati, non trova 
in realtà riscontro fedele con nessuno di essi e con veruna delle 
filliti già collocate in paleontologia. Perciò, ancorchè in senso 
provvisorio e convenzionale, ho dovuto quì mantenerla, possedendo 
una impronta dei gessi di Ancona che si adatta perfettamente a 
quella di Senigallia. 


95. Byrsonima (?) pachyphylla Mass. v. tav. XX, fig. 142. 

Foliis crasse petiolatis, lanceolato-spatulatis, apice rotundatis, bre- 
viter acumvinatis, basi sensim attenuatis, in petiolum decurrentibus, inte- 
gerrimis, mill. 23-32 (in specim. nostr.) latis, mill. 80-90 longis; nervo 
primario inferne valido, nervis secundartis crebris, subundulatis, ramosis, 
nervis abbreviatis immixtis, ab angulo 45°-55° circiter eworientibus. 

Mass. Op. cit. p. 353, tav. XXVI, fig. 28; Mesch. e Squin. Op. cit. 
p. 368. 


Attinenze della flora mondiale vivente — Byrsonina 
crassifolia H. B. (Amer. trop.). 

Nella suesposta diagnosi ho descritto 2 filliti delle cave di 
Camerano e Sirolo, le quali mentre potrebbero andare a confon- 
dersi per il contorno e per la forma con certi Larus, Ficus, 
Terminalia ecc. viventi o fossili, hanno di proprio e caratteri 
stico l'aspetto della lamina e il reticolo della nervatura. 

Esse rispondono esattamente alla fillite di Senigallia cui Mas- 
salongo, in mezzo a divaganti reminiscenze, affidò ma con poca 
sicurezza il battesimo di Byrsonima pachyphyla, in cui se non si 
volesse accogliere il valore del nome generico, vi ha almeno la 
bontà dell’ epiteto che esprime felicemente lo spessore del lembo 
fogliare. 5 

Io ho passato in rassegna moltissime diagnosi e figure di piante 
fossili nonchè quasi tutti i generi di piante arboree europee vi 
venti e quelli esotici che conosco, ma inutilmente. 

Quindi nella necessità di dover pure dar un nome a queste 
mie 2 filliti, mi rassegno ad accogliere la denominazione di Mas- 
salongo, lieto soltanto di aggiungere ai caratteri per esse già noti, 
quello dell’ apice della foglia che il Massalongo non potè ricono- 
scere, possedendo una impronta incompleta. Ad altri più valente 
e fortunato di me sia dato di colmare la lacuna fitografica. 


—_ LUIGI PAOLUCCI 


Non comprendo perchè il diligentissimo prof. Schimper nono 
wr abbia fatto alcun conto di questa fillite del senigalliese. Essa è "i OE 
citata soltanto dal prof. F. Sacco del piano messininiano di Valle "N 
della Stura ove sarebbe comune. 


SAPINDUS L. 


Data la ricognizione dei frutti di Sapindws nelle ligniti mio- 
ceniche di Wetterau (Unger) e di foglie intere pennate del ge D: 
nere stesso nella molassa svizzera (Heer), non può revocarsi in 
dubbio la sua esistenza fossile. Però se in pochi casi singoli ne * DE 
fu certa la determinazione, altrettanto essa rimane dubbiosa per. È 
molti altri casi, nei quali si pretese assorgere a questo genere 
dalla presenza di una sola fogliolina, interpretata come un ele- 
mento della foglia composta pennata di Sapindus. Così accade 
appunto per le determinazioni ascrittevi da Massalongo nella flora 
fossile senigalliese e che vi ascrivo io per ciò che riguarda le 
filliti di Ancona, senza nascondermi la grande incertezza di sif- 
fate determinazioni. Meo 
Da noi adunque che non possediamo dei Sapindus fossili nè | 
residui di frutti nè intere foglie pennate, ma soltanto la proba-. soa 
bilità di attribuirvi certe filliti ritenute elementi fogliari di questo 
genere, esso non può riscuotere per ora un valore maggiore di 
quello convenzionale, poichè resta sempre la possibilità di riferirle 
ad altri generi, per es. Salix, Euphorbia, Cupania, Nephelium ecc. i 
Il genere fossile Sapindus possiede 24 determinazioni, di cui 
le più antiche risalgono all’eocene, la maggior parte appartiene 
all’ oligocene ed al miocene, col finire del quale o al principio del 
pliocene esso si estinse in Europa. Oggi possiede circa 30 specie 
distribuite nelle zone calde del vecchio e nel nuovo continente. 


94. Sapindus (?) falcifolius Al. Br. v. tav. XX, fig. 143, 144. 
(Folîis abrupte pinnatis), foliolis petiolulatis, membranaceis, lanceo- 
lato-acuminatis, subfalcatis, integerrimis, basi inaequalibus, mill. 11-16 
latis, mill. 55-68 circiter longis; nervo primario stricto, nervis secundariis 
tenuibus, inconspicuis, sub angulis variis orientibus. 
A. Br. (Stizenberg. Verzeichniss. p. 87 cit.); Heer, FI. tert. Helv. 
III} p..61, tav. CXIX, CXX, fig. 2-8, CXXI, fig. 1, 2; Mass #Op.citana 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 119 


p- 359, tav. XXXIII, fig. 8, XXXIV, fig: 2; Gand. et Stroz. Contrib. ete. 
I° .mém. p. 37; tav. XII, fig. 9, 10, 6.° mem. p. 21; tav. II, fig. i6; 
Schimp. Op. cit. III, p. 163; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 360. 


Attinenze della flora mondiale vivente — Sapindus 
marginalis Will. (Amer. bor... — Sapindus surinamensis Poir., 


Sapindus frutescens Aubl. (Amer. trop.) 

Sono 4 filliti delle cave di Camerano e Varano che non pos- 
sono andare disgiunte da quelle di Senigallia definite da Massa- 
longo per Sapindus falcifolivs Br. 

Ma per quanto la loro forma incurvata a falce, la tenuità 
della lamina, la delicatezza dei nervi secondari militino a favore 
di questo genere e ci conducano a ritenere quelle impronte come 
foglioline che appartennero ad una foglia composta pennata, pure 
nè di Ancona né di Senigallia abbiamo fin quì resto alcuno che 
di ciò ci garantisca. Percui penso che le suddette filliti nostre 
avrebbero pur potuto appartenere a qualche SaZix ove come già 
dissi, non è raro incontrare certe foglie falcate per deformazione 
e che poco differiscono per la nervatura dei Sapindus. E fra i 
Salix non mi parrebbe soverchia pretesa assimilarle al Salix te- 
nera A. Br. di cui ho trattato. 

In ogni modo il Sapindus falcifolius A. Br. è accertato senza 
dubbio in Oningen ove furono raccolte foglie intere colle foglio- 
line in posto, in varie località della Svizzera (Heer) e in Germania 
(Al. Braun); in Italia si sarebbe trovato nell’oligocene del Vicen- 
tino (Massalongo, Meschinelli), nel wm/ocene sup. a Cerretello e 
Cava della Maestà in Toscana (Capellini), nel pliocene di Mon- 
tajone e Gaville (Gaudin) e Castelnuovo (Bosniaski) in Toscana, 
di Mongardino nel Bolognese (Cavara). 


95. Sapindus (?) Rotarii Mass. tav. XX, fig. 145. 

Foliolis breviter petiolulatis, lanceolatis, apice angustato-acuminatis, 
basi subaequalibus, integerrimis, mill. 24 (in specim. nostr.) latis, mill. 
60 circiter longis; nervo mediano stricto, nervis secundariis tenmbus, 
inaequalibus, mervulis abbreviatis immirtis, marginem versus arcuato- 
conjunetis, ab angulo 50°-70° erorientibus. 

Mass. Op. cit. p. 359, tav. XIV, fig. 4; Schimp. Op. cit. III, p. 168; 
Mesch. e Squin. Op. cit. p. 363. 


Attinenze della flora mondiale vivente — gen. Sa- 
pindus (America). 


.. LUIGI PAOLUCCI 


Tanto dal disegno lasciatoci da Massalongo del suo Sapindus | 
Rotarii, quanto dalla nostra fillite delle cave di Pietralacroce che 
sci fedelmente vi corrisponde, non è possibile stabilire con certezza se der: ; 
le impronte siano di singole foglioline appartenenti ad una foglia 
pennata ovvero di foglie semplici intere. Perciò ogni pretesa di ve- 
dere in tali filliti esclusivamente un Sapindo è per lo meno esagerata. 
Tuttavia dacché è necessario dar pure un nome a questo fos- 
sile, nè le incertezze diminuirebbero riferendolo a qualche altro 
genere, manteniamo una determinazione poco significante, atten- 
dendo miglior luce dalle scoperte future. l 
Finora è specie unicamente caratteristica delle gessaie di Se- i 
nigallia e di Ancona. 


96. Sapindus (?) Hazslinszkii Ett. v. tav. XX, fig. 146. 

Foliolis late lanceolatis, peliolulatis, (apice acuminatis), basi dila- 
talîs inaequalibus, inltegerrimis, nervo primario stricto, nervis secundariis 
tenuibus, arcuatis, subsimplicibus, ab angulo 50°-80° erworientibus. 

Ettings. (Fl. foss. v. Tokay, p. 33, tav. IV, fig. 2 cit.); Mass. Op. 
cit. p. 360, tav. XXXIII, fig. 1; Schimp. Op. cit. III, p. 168; Mesch. e — 
Squin. Op. cit. p. 362. 53 


Attinenze della flora mondiale vivente — gen. Sa 
pindus (America). IONI 
Non ostante che la fillite delle cave del Trave cui ho appli- 
cato questa determinazione sia incompleta, quanto resta di essa 
basta a identificarla rigorosamente con quella di Senigallia che 
ebbe da Massalongo lo stesso nome. 

Osservando la delicatezza della impronta che rivela una la 
mina membranosa, liscia, a nervatura sottile, un po’ contorta in 
basso, non esiterei anch'io a ritenerla una fogliolina staccatasi 
da una foglia composta pennata. Se poi sia un Sqapindus anzichè 
una Cassia, un’ Acacia o altro, non ardisco giudicare. i 

Oltrechè a Senigallia e Ancona, fu trovata questa fillite nello 
stesso i2/0cene sup. in Ungheria (Ettingsh.) e a Guarene in Pie- 
monte (Sismonda). i ì 


97. Sapindus (?) anconitanus Paol. v. tav. XX, fig. 147. 
Foliolis petiolulatis magnis, falcatis, oblongo-lanceolatis, basi rotun- 
datis subaequalibus, integerrimis, mill. 0 latis, mill. 110 cinciter longis; 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 121 


nervo mediano stricto, prominente, nervis secundartis tenuibus, numerosis, 
subarcuato-patentibus, parallelis, oppositis alternisve, marginem versus 
conjunctis, ab angulo 60°-80° exorientibus. 


Non so se questa bella fillite delle cave di Camerano sia stata 
incontrata da qualche recente paleontologo che io non abbia po- 
tuto consultare. Certo non corrisponde esattamente a nessuna delle 
diagnosi e delle figure che ho passate attentamente in rassegna, 
sebbene assai si avvicini a certi Sapindus, tanto da doverla su- 
bordinatamente comprendere fra questi ultimi. Somiglia infatti a 
Sapindus Haszslinszkii Ett. ma ne differisce per le nervature, a 
Sapindius dubius Ung. di cui non ripete la forma attenuata della 
base, a Sapindus falcifolius A. Br. ma troppo grande per esservi 
assimilato. 

Ne ho fatta quindi una specie nuova e l’ho compresa nel 
genere Sapindus per la sua facies, ritenendola una fogliolina la- 
terale di una foglia pennata. 


CELASTRUS. L. 


In quanto questo genere è rappresentato nei gessi di Seni- 
gallia e di Ancona, valgono le stesse considerazioni esposte per il 
genere precedente, di cui però è forse meno incerto, dovendosi 
interpretare le filliti che vi si riferiscono per vere foglie, quali 
appaiono, anzichè per foglioline. 

A me pare tuttavia e tengo a dichiararlo, non possa affer- 
marsi ancora indiscutibilmente la sua esistenza nel nostro miocene, 
non ostante che il genere Celastrus sia stato fin qui accolto da 
tutti i paleontologi italiani senza traccia alcuna dei resti di fiori 
e di frutti, alla stregua delle impronte di sole foglie, che per la 
forma e per la distribuzione delle nervature si accordano pure 
con molti altri generi come: Lonicera, Salix, Daphne, Eleoden- 
dron, Evonymus ecc. 

Ben diversamente garantito è il genere fossile Celastrus in 
altre località d'Europa, ed è nel miocene di Croazia (Unger) ove 
insieme a foglie s' incontrarono impronte di fiori coi loro elementi 
caratteristici, e nelle ligniti mioceniche di Bonn (Weber) in cui 
apparvero colle foglie anche i frutti. 


LUIGI PAOLUCCI 


Quindi alle 55 denominazioni che ha riscosso questo genere 
nei terreni terziari d’ Europa ove comparisce nell’eocene, raggiunge 
il massimo sviluppo e si spegne nel miocene, dovrà essere asse- 
gnata una sensibile riduzione dagli studi futuri. 


Attualmente è rappresentato da poco meno di un centinaio 
di specie tutte esotiche, diffuse in Asia, Africa e America. 


98. Celastrus (?) Redii Paol. v..tav. XX, fig. 148. SN 
Foliis (petiolatis), lanceolatis, utrinque attenuato-acuminatis, inte- i 
gerrimis, mill. 20 latis, mill. 60 longis; nervo mediano walido, nervis 
secundartis tenvibus, subsimplicibus, arcuatis, parallelis, ab angulo 45° 
circa eomorientibus. 7 


Equivalenti fossili — Microtropis Redii Mass. Op. cit. p. 
31, tav S0VI, fis. 1, SOI 3 NIE 12: XXXIV, fig. 

; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 382. 
Attinenze della flora mondiale vivente — gen. Ce- 
lastrus (Asia, Africa, America). 4 

Il Microtropis Redii fu istituito da Massalongo sopra vari 
‘ampioni delle gessaie di Senigallia equivalenti senza dubbio fra 
loro e a cui perfettamente si addicono 2 impronte di Camerano 
che ho qui descritte. Ma egli ha prescelto il genere Microtropis 
oggi vivente nelle Indie orientali e ha citato le affinità con parec- i 
chi altri generi fossili o viventi esolici poco attendibili, senza punto 
tener conto del genere Celastrus, verso il quale i suoi Microtro- 
pis e le nostre filliti anconitane presentano una singolare ade- 
renza, e specialmente con Celastrus pedemontanus Sism. e Cela- 
strus europaeus Ung. 

Quest’ ultimo genere d'altronde, per quanta cernita voglia 
farsi alle numerose specie fossili che oggi vi si raggruppano, ha i 
sempre un vero e sicuro valore nella flora miocenica di alcune Ea 
parti d’ Europa, dove rappresentò un'essenza forestale caratteri 


Fra i nostri Celastrus questo sarebbe il maggiore nella dimen-. 
TR sione delle foglie, raccolto fin qui, oltrechè a Senigallia e in Anco- 
na, nel y2/0cene sup. a Cava della Maestà in Tescana (Capellini). 


i stica, mentre il contrario deve dirsi del Microtropis. Ecco le 
fi". ragioni che mi hanno indotto a rigettare quest’ultimo dalla paleon- 
‘90 Ì tologia marchigiana, sostituendolo con una nuova specie di Cela- 
Si strus, a cui ho serbato il secondo nome datogli da Massalongo. 
Maia” 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 123 


99. Celastrus (?) elaenus Ung. v. tav. XX, fig. 149-151. 

Foliis petiolulatis, lanceolatis vel oblongo-lanceolatis, basi angustatis, 
apice obtusis vel sensim acutiusculis, integerrimis, mill. 8-14 latîis, mill. 
17-40 circiter longis; nervo primario distincto, nervis secundartis incos= 
picuis, arcuato-ascendentibus. 

Ung. Foss. Fl. v. Sotzka, p. 177, tav. LI, fig. 19-21; Heer, FI. tert. 
Helv. III, p. 69, tav. CXXI, fig. 45, CLIV, fig. 27?; Mass. Op. cit. p. 369, 
tav. XXXIV, fig. 15, 16, 22; Schimp. Op. cit. III, p. 189; Mesch. e Squin. 
Op. cit. p. 375. 


Equivalenti fossili — Celastrus pedinos Mass? Op. cit. 
p. 370, XXVIVII, fig. 10. 
Attinenze della flora mondiale vivente — gen. Ce- 


lastrus c. s. 

Non saprei collocare meglio che sotto questa incertissima de- 
terminazione 4 filliti anconitane delle cave di Varano, Camerano 
e Sirolo, che per la loro forma comune a tanti e svariati generi 
di piante e per la illegibilità dei nervi secondari non permette- 
ranno mai una collocazione sicura. 

Lo stesso Celastrus elaenus del resto sembrami creato da 
Unger sopra foglie sensibilmente diverse fra loro e forse appar- 
tenenti anche a specie diverse. Nei disegni della flora fossile di 
Sotzka appaiono le nervature che secondo la diagnosi del paleon- 
tologo tedesco sarebbero invisibili. Il prof. Heer ci dà per lo 
stesso Celastrus due foglie decisamente ottuse, mentre due almeno 
dei disegni di Unger sono di foglie molto assottigliate all’ apice 
che è soltanto smussato. Il Massalongo adotta quest’ultima forma, 
rappresenta in disegno delle foglie acute descrivendole poi ottuse 
nella diagnosi e, separando quelle veramente ottuse, vi istituisce 
una specie nuova col nome di Celastrus pedinos. 

Ma tale sconfortante confusione era inevitabile in faccia agli 
sforzi titanici dei dotti che vollero a ogni costo, nella interpreta- 
zione di queste filliti, sormontare ostacoli ancora insuperabili. 

Io confesso adunque di accogliere la determinazione di Unger 
semplicemente per dare un nome a una forma di foglia fossile, 
senza alcun’altra pretesa. 

Il Celastrus elaenus così come fu inteso fin qui dai paleon- 
tologi appare nell’oligocene di Sotzka (Unger) e del Vicentino 


LUIGI PAOLUCCI 


(Meschinelli), nel miocene medio di Bilin (Ettingshausen), nel 
miocene sup. di Parschlug (Unger), di Svizzera (Heer), di Seni- 
gallia (Massalongo) e di Ancona. 


RHAMNUS L. 


Concessa pure la somiglianza delle foglie di Ahamnus con 
quelle di Coyns (Schimper), resta sempre assicurato al genere "a 
Rhamnus un sufficiente valore, per la identità di certe filliti colle 
foglie dei Ramni d’ Europa, ove ancora oggi ne sopravvivono 12 
n specie. 
Si hanno circa 40 determinazioni nei depositi terziari d’ Eu- 
ropa, dalla Groelandia alla Grecia e anche nell'America setten- 
trionales a cominciare dall’eocere, raggiungendo la massima dif- 
fusione nel ,/0ocene e terminando nel postpliocene, con affinità 
alle specie di Ramno viventi tanto in Europa quanto in altre 
parti dell'emisfero boreale ove attualmente il genere predomina 
e se ne contano circa una trentina di specie. Di 


100. Rhamnus Rossmassleri Ung. v. tav. XX, fig. 152. 

Foliis coriaceis, oblongo-ellipticis, acutis, basi rotundatis, integer- 
vimis, mill. 14-20 latis, mill. 40-45 circiter longis; nervo mediano inferne | 
valido, superne stricto, nervis secundariis utrinque 9-10, parallelis, mar- ; ca 
ginem versus arcuato-ascendentibus, oppositis, alternisve, ab angulo 45°- 


i cl 60° erorientibus. “VA 
LI Ung. (Gen. et sp. pl. foss. p. 464, cit.); Heer, Fl. tert. Helv. III, 
o p. 80, tav. CXXVI, fig. 18-20; Mass. Op. cit. p. 281, tav. XXVI, fig. 26? 
nb tav. XXXVI, fig. 6; Schimp. op. cit. III, p.. 229; Mesch. e Squin. Op. 
Sa cit. p. 397. 
Attinenze della flora mondiale vivente — /Mhamnus 


PFrangula L. (Europa). 

A questa buona specie fossile che pare realmente l’antico 
stipite dell’attuale /thammnus Prangula, riferisco con sicurezza 
2 filliti di Camerano e Varano che nell’orbita di variabilità fo- 
gliare plausibile in seno ad una stessa specie, si adattano oltrechè 
alle diagnosi, a tutte le figure succitate e particolarmente alla. 
fig. 18, tav. CXXVI di Heer, e alla fig. 6 tav. XXXVI di Mas: 
salongo. 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 125 


Ebbero la stessa determinazione filliti 12/0ceniche raccolte in 
varie località di Svizzera (Heer), in Austria-Ungheria (Unger), in 
Piemonte (Sismonda) e forse a Mongardino nel Bolognese (Cavara). 


101. Rhamnus Decheni Web. v. tav. XX, fig. 153, tav. XXI, fig. 154. 

Foliis membranaceis, petiolatis, ovato-lanceolatis, apice acuminatis, 
basî attenuatis, integerrimis, mill. 26-80 latis, mill. 80-85 longis; nervo 
mediano stricto, nervis secundaris remoliusculis, utrinque 5-8, subincur- 
vato-ascendentibus, parallelis vel subsparsis, marginem versus conjunctis, 
ab angulo 40°-50° circa exorientibus. 

O. Web. (Palaeont. II, p. 204, tav. XXIII, fig. 2 cit.), Heer, FI. 
tert. Helv. III, p. 81, tav. CXXV, fig. 152 14; Mass. .Op. cit. p. 382, 
tav: XXVI; fig. 31, DOXX, fio. 7, XXXIII, fig. Il; Gaud. et Stroz. Con- 
trib. ete. l.° mem. p. 39, tav. VII, fig. 6; Schimp. Op. cit. III, p. 229; 
Mesch. e Squin. Op. cit. p. 394. 


Attinenze della flora mondiale vivente — Alhamnus 
lanceolata Pursh. (Amer. sett.). 

Ho riunito sotto questa denominazione 3 filliti di Camerano 
e Varano che in un primo e superficiale esame potrebbero attri- 
buirsi a specie e magari a generi diversi. Ma confrontandole coi 
disegni pubblicati per Rhamnus Decheni W. da Massalongo, Heer, 
(raudin, e tenuto il debito conto delle descrizioni dateci per questa 
specie dai paleontologi, parmi convenga riunirle, ampliando al- 
quanto il concetto fitografico dell’antica specie Weberiana, come 
espongo nella diagnosi che ho sopra compilata. 

Massalongo pone fra i caratteri fissi di tale foglia fossile il 
parallelismo dei nervi secondari, ma nelle sue figure ve n'è già 
una in cui questo parallelismo è profondamente alterato. Heer e 
Schimper, scorgendo forse l’incostanza dello stesso carattere, hanno 
creduto opportuno sopprimerlo nella diagnosi. 

Noi vediamo d’altronde in molte specie di piante penninervie, 
es. Viburni, Evonimi, Ramni ecc., che hanno per lo più i nervi 
secondari paralleli, come questi non raramente si allontanino dalla 
posizione normale, o divergendo o confluendo fra loro. Converrà 
dungue valutare in giusta misura oltrechè la forma della foglia, 
l’aspetto suo, la potenza della costa mediana, il numero e la po- 
tenza delle nervature laterali, senza prendere a rigore la costanza 
del loro parallelismo. 


LUIGI PAOLUCCI 


Io credo che in un’accurata revisione dei campioni autentici 
della flora fossile senigalliese alcune impronte attribuite a svariati 
generi, verrebbero per dire così a fondersi con Alhamnus De 
cheni W. Ma lo arguisco soltanto dai disegni del Massalongo, quindi 
non mi sento autorizzato nemmeno a proporne il tentativo. 

La specie di cui tratto viene citata del miocene di alcune 
località germaniche (Weber) e di Svizzera (Heer), del Piemonte 
(Sismonda), di Val d’ Arno (Gaudin) e del pliocere di Mongardino | 
(Cavara) e del Vicentino (Sordelli). I 


102. Rhamnus Gaudini H. v. tav. XXI, fig. 155. 
: Foliis magnis, peliolatis, ovato-ellipticis, apice acutis, basi subro- 
tundatis, argute serratis, mill. 42-45 latis, mill. 90-95 longis; nervo 
mediano valido, nervis secundariis utrinque 8-10, parallelis, subrectis, 
ad marginem arcuatis, ab angulo 45°-60° erorientibus. 

Heer, Fl. tert. Helv. III, p. 79, tav. CXXIV, fig. 5, 9 (meno buone 
le altre fig.), CXXV, fig. 1! Schimp. Op. cit. IH, p. 228; Mesch. e Squin. 
Op. cit. p. 495. 


Attinenze della flora mondiale vivente — Rhamnus. 
grandifolius Fisch. (Caucaso). I 

È singolare il caso che nella ricchissima collezione di filliti 
con cui Massalongo compì la spendida opera sulla flora fossile 
senigalliese, mancasse questa specie. D'altronde non v'ha da du- 
bitarne notando che nessuna delle sue diagnosi e de’ suoi disegni 
si avvicina a questa foglia, di cui posseggo 3 esemplari completi 
delle cave di Camerano e Varano. 

Im essi invero il numero delle nervature secondarie è alquanto 
minore che negli esemplari di Heer, mentre tutto il resto esat- 
tamente vi corrisponde. Però non credo che ciò valga a crearne 
una specie e neppure una varietà nuova. 

Rispettando l'autorità del paleontologo svizzero non ho posto 
il punto interrogativo avanti al nome generico. Ma non posso na- 
scondere che osservando l'aspetto delle 3 filliti di Ancona che vi 
si riferiscono, assai facilmente tornano in memoria le foglie di 
certi Prunus e specialmente del Prunus Cerasus che vi si adat- 
terebbe con particolare somiglianza. 

Il Rhamnus Gaudini H. è abbondante nel wmiocene di varie 
località svizzere (Heer). In Italia si ha pure del i/ocene sup. 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA IE2IT( 


di Piemonte (Sismonda), di Toscana (Capellini) e della Folla 
d’ Induno in Lombardia (Sordelli). 


103. Rhamnus Heeri Ettings. v. tav. XXI, fig. 156. 

Foliis magnis, longe petiolatis, membranaceis, ovato-obiongis, apice 
acutis, basi saepe inaequilateris, remote denticulatis, (varius ‘integer. 
rimis), mill. 30 latis, mill. 90 circiter longis; mervo primario valido, 
nervis secundartis tenuibus, sat numerosis, arcuato-ascendentibus. : 

Ettingsh. (Foss. Fl. v. Bilin, III, p. 43, tav. L, fig. 20, tav. LI, 
fig. 2, cit.); Schimp. Op. cit. III, p. 231; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 396. 


Equivalenti fossili — /lRamnus Eridani Ung. in Heer, 
Bl- tert. Helv. LN, p. 81, tav. OXXV, fig. 16, OXXVI, fig. 1! 
Attinenze della flora mondiale vivente — gen. Rham- 


nus L. (Amer. sett.). i 

Questa nostra fillite di Pietralacroce mal conservata nella 
nervatura, è nel resto identica al Rhamnus Eridani H. (fig. 1, 
tav. CXXVI FI. foss. Svizz.) a cui venne più tardi (1869) prefe- 
rito da Ettingshausen. il nome di ARamnus Heeri. Ma essa non 
si addice punto alle 2 impronte dei gessi senigalliesi identificate 
da Massalongo col RR. Eridani di Unger (foss. FI. von Sotzka) 
che sarebbe piuttosto un Micws. 

Resta dunque così aggiunta una nuova specie di AMa,mnmus 
ai gessi di Ancona già nota in paleofitologia. Essa è stata infatti 
incontrata nel w/0cene d'Islanda e di Groelandia, in molte lo- 
calità svizzere (Heer), in Boemia (Ettingsh.), nel mocene sup. 
di Piemonte (Sismonda) e di Toscana (Capellini). 


104. Rhamnus Scarabellii Paol. v. tav. XXI, fig. 157. 

Foliis magnis, breviter petiolatis, ellipticis, apice acutis, basi inae- 
qualiter rotundatis, obscure crenulatis, mill. 40 latis, mill. 80. longis; 
nervo mediano valido, apice attenuato, nervis secundariis utrinque 6-7, 
parallelis, arcuato-ascendentibus, marginem versus furcato-conjunetis, ab 
angulo 45°-60° circiter exorientibus. 


Attinenze della flora mondiale vivente — gen. han 
nus L. (Europa). 

Questa nostra fillite di Camerano è vicina al fossile ARam- 
nus inaequalis H. (tav. CXXV, fig. 8-12, FI. tert. Helv.), ma 
deve assolutamente distinguersene per il numero delle nervature 


LUIGI PAOLUCCI 


secondarie che nella nostra specie sono circa la metà, e per le 
de seghettature marginali rade, ottuse e poco distinte, anziche con- 
tinue ed acute. Mostra ancora vari punti di contatto con Morwus 
Bertoloniana Mass. (tav. X, fig. 5, FI. foss.,Senig.) che però è 
palminervia. Somiglierebbe pure abbastanza a Rhus Meriani H. 
(tav. CXXVI, fig. 6. FI. tert. Helv.) che però è considerata come 
una fogliolina di foglia pennata e inoltre è sessile, mentre la no- 
‘stra fillite porta evidentemente un picciolo breve ma robusto e 
distinto. i 

Non trovando quindi raffronto in alcun’ altra foglia a me nota, 
ho dovuto crearne una specie nuova, adattandola al genere Aha 
mnus, al quale meglio risponde nell’analisi dei suoi caratteri e in 
quell’ insieme che costituisce la facies di un gruppo naturale di 
piante. 

‘ La dedico all’'illustre Senatore Scarabelli-Flamini, già da molto 
tempo chiarissimo cultore della paleontologia italiana. | Di de 


“ 


JUGLANS L. 


I residui di foglie, di frutti, di amenti maschili fanno fede 
sicura di questo genere nei depositi terziari, ove si raccolsero 43 
determinazioni, probabilmente troppe se si tiene conto che: 1.° 12 
determinazioni furono istituite sopra i soli frutti e perciò potreb- . 
bero appartenere, almeno in parte, a quelle fondate sopra le sole 
foglie; 2.° il fatto della variabilità fogliare nelle specie attuali di 
noci, avveratosi anche per lo passato, potrebbe! aver condotto a 
differenziare impronte fossili che fossero invece assimilabili; 5.° il 
numero delle determinazioni fossili è quasi 9 volte maggiore di 
quello delle specie attuali che sono 6 o 7, di cui una sola appar- | 
tiene all'Europa, una all’Asia, 5 all'America settentrionale. 1 

In ogni modo sembra che la prima comparsa del gen. Ju- 
glans risalga al cretaceo sup. Il suo maggiore sviluppo appartiene 
al miocene ove crescevano tra noi le forme dell’attuale tipo ame- 
ricano, e al pliocene l'ultimo rappresentante fossile che è la 
sopravvissuta Juglans regia d° Europa. 


I ITA 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 129 


105. Juglans acuminata Al. Br. v. tav. XXI, fig. 158, 159. 

(Foliis pinnatis), foliolis petiolulatis, oblongo-lanceolatis, apice 
cecuminatis, basi subaequalibus vel inaequilateris, integerrimis, undulatis, 
mill. 27-83 latis, mill. 105 circiter longis; nervo mediano valido, nervis 
secundartis utrinque 10-11, parallelis, allernis oppositisve, arcuato-ascen- 
dentibus, ab angulo 60°-80° exrorientibus. 

Al. Br. (Leonh. et Bronn, Jahrb. p. 120 cit.); Heer, FI. tert. Helv. 
III, p. 88, tav. CXXVIIIl, fig. 10 (non le altre fig.); Gaud. et Stroz. 
Contrib. etc. 1.° mém. p. 40, tav. IX, fig. 3; Sord. av. veg. arg. plioc. 
lomb. Atti Soc. it. Sc. nat. XVI, p. 397, tav. VII, fig. 29; Schimp. Op. 
cit. III, p. 239; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 232. 


Attinenze della flora mondiale vivente — Juglans 
regia L. (Europa austr.). 

Nell’ esteso polimorfismo fogliare che i paleofitologi hanno 
concesso al fossile di cui quì tratto, entrano indubbiamente 2 
filliti di Camerano e Sirolo che pei loro caratteri, specialmente 
per quello della dissimetria basilare, evidente nella impronta di 
Camerano, devono essere accettate come foglioline della foglia 
pennata di un noce. 

Fra le tante figure che rappresentano questo fossile nella 
paleontologia d’ Europa, ho citato soltanto quelle che più esatta- 
mente si addicono alle 2 filliti di Ancona. Come pure ho creduto 
inutile ripetere la sinonimia che ne danno gli autori, basata sopra 
semplici analogie. Ma con ciò non escludo che Juglans acuminata 
Br. possa essere una sola cosa colle altre pretese specie: /ugla7ns 
Sieboldiana Goepp., Juglans pallida Goepp., Juglans salicifolia 
Goepp., alle quali aggiungerei anzi Juglans obtusifolia H., Juglans 
vretusta H., Juglans radobojana Ung., Juglans parschlugiana Ung., 
per farne di tutte insieme l’antenato della vivente nostra Juglans 
regia L. 

Il Noce di cui parlo mentre fu comune in moltissime località 
d’ Europa, sembra sia stato raro fra noi, se è concesso arguirlo 
dalla scarsità delle impronte. Due sole infatti ne possego di An- 
cona e ciò che ritenne Massalongo Juglans Sieboldiana Goepp. dei 
gessi di Senigallia (tav. XXVIII, fig. 4) sembrami tutt'altra cosa. 

L'area di diffusione di Juglans accuminata Br. si estese, spe- 
cialmente nel miocene, dall’America settentrionale e dalla Groe 
landia all’ Europa meridionale, ove Ancona rappresenta il punto 
estremo verso il sud. Ricorderò l’ Alaska, la Groelandia, molte 


9 


150 LUIGI PAOLUCCI 


i località della Svizzera (Heer), l’ Ungheria, 1° Austria (Goeppert, l 
s BEttingsh.), e in Italia il Piemonte (Sismonda, Capellini), e la To- 
scana (Gaudin). Sepravvisse durante il pliocene italiano nel Bolo-. 
gnese (Capellini, Cavara), presso Siena (Peruzzi), a Fontesecca e 
Sanselvatico (Verri). 


106. Juglans bilinica Ung. v. tav. XXI, fig. 160, 161. ut: 

(Foliis pinnatis), foliolis magnis membranaceis, ellipticis, apice y 
(acutis), basi plerumque rotundatis, vix decurrentibus, aequilateris (fo- << 
È liolo terminali), vel inaequilateris (foliolo laterali), serrulatis, mill. 36- 
A j 18 latis, mill. 90-95 circiter longis; nervo mediano valido, nervis secun- 


dariis plus minus numerosis, parallelis, curvato-ascendentibus, marginer 


versus conjunctis, ab angulo 45°-75° egredientibus. 


Ung. (Gen. et sp. p. 469 cit.); Heer, FI. tert. Helv. III, p. 90, tav. 
CXXX, fig. 5-19; Schimp. Op. cit. III, p. 244; Mesch. e Squin. Op. cit. 
p. 233 (in DO (nec Gaud. et Stroz. Contrib. etc. l.° mém. p. 40, 
tav. IX, fig. 1, nec Mass. Op. cit. p. 399, tav. VXi, fis. 21). 


Equivalenti fossili — Paria Ungeri Gaud. contr. ete. 3.5 
ME 1 I DINA ir la fig. 1) — Juglans paviaefolia Gaud. 
contr. etc. 4.° mém. p. 25, tav. VI — Aesculus Ungeri Schimp. 
Op. cit. II, p. 178. 

Attinenze della flora mondiale vivente — Juglans 
nigra L. Juglans cinerea L. (Amer. sett.). 

Ebbi dalle cave di Camerano e del Trave 2 filliti quasi com- 
plete di cui do la diagnosi e la figura, sull’ attribuzione delle quali 
al genere /yglans parmi non possa cader dubbio, tenuto conto del 
peculiare aspetto membranoso che serbano le foglie anche fossili, 
della loro forma, dell'apertura dei nervi secondari e della termi 
nazione inferiore della lamina. Una di esse (fig. 161) attaccata È i 
ad un lungo e sottile stelo si rivela come l’ultima fogliolina im- 
pari di una foglia pennata; l’altra (fig. 160) è evidentemente una 
fogliolina laterale. 

Un :superficiale esame potrebbe avvicinare questa fillite a 
Rhamnus ducalis di Gaudin (1.8 mém. tav. IX, fig. 7, 8), ma i 
nervi secondari patenti anzichè ad angolo superiore acuto subito 
ne l’allontanano. 

In quanto alla determinazione specifica della nostra fillite, essa | 
trova pieno riscontro in molte figure della tav. CXXX di Heer 
(FI. tert. Helv.), unicamente destinata a Juglans bilinica Ung 


pe 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 151 


corrisponde bene alla diagnosi data per questa specie dallo stesso 
botanico svizzero e da Schimper, quindi mi sento autorizzato 
a riconoscerla collo stesso nome. Se non che la foglia fossile di 
Ancona trova pure raffronto perfetto con Juglans paviaefolia 
Gaud. mercè la quale lo stesso Gaudin ritornò sullo studio della 
sua Pavia Ungeri (3. mém. tav. IV) che corresse e riuni a 
quest’ ultima specie. Confrontando difatti i disegni delle 2 dette 
tavole di Gaudin, non può dubitarsi che rappresentino una sola 
specie vegetale, eccettuata la fig. 1 della tav. IV, che deve rife- 
rirsi, come vedremmo, a Juglans Lamarmorae Mass. 

Im quanto alla fillite che Gaudin chiamò Juglans bilinica 
Ung., credo che dopo gli studi recenti sulle Juglandacee fossili, 
la si debba riconoscere piuttosto per una Caria o Pterocaria. 

Al prof. Schimper sfuggì l'emendamento suggerito a se stesso 
da Gaudin e mantenne la Pavia Ungeri ritenuta da esso piuttosto 
un Aesculus, trascurando, non so perché, la Juglans paviaefolia 
Gaud. La medesima cosa ripetevano i prof. Meschinelli e Squinabol. 

Il disegno poi di Massalongo col quale esso rappresenta 
Juglans bilinica Ung. non trova nessun raffronto in quelli di 
Heer che ho creduto di sciegliere per tipo. 

Mentre adunque col fossile di cui quì tratto si accerta per 
Ancona l’esistenza della Juglans bilinica Ung. si viene pure a 
concludere che quest’ultima è una sola cosa con Pavia Ungeri 
e Juglans paviaefolia di Gaudin. 

La Juglans biliniea Ung. visse assai diffusa e per un periodo 
abbastanza lungo in Europa. Si ha dell’oligocene di Armissan 
(Saporta), del 72/0cene di Svizzera ove è abbondantissima (Heer), 
di Austria Ungheria (Unger, Ettingsh.), di Piemonte (Sismonda), 
di Liguria (Capellini), del Vicentino (Viviani, Massalongo), di To- 
scana (Capellini), ove raggiunge anche il pliocene inf. (Gaudin). 


107. Juglans (?) Lamarmorae Mass. v. tav. XXII, fig. 162. 

(Foliis pinnatis®) foliolis magnis, ovato-ellipticis, apice acutis, basi 
integra cuneatis, reliquo margine argute serratis, mill. 55 latis, mill. 130 
circiter longis; nervo mediano valido, nervis secundariîs utrinque 14-16, 
Inaequidistantibus, subparallelis, ramoso-furcatis invicem conjunctis, sub 
angulo 60°-86° erorientibus. 

Mass. Op. cit. p. 392, tav. XXXVI, fis. 3; Schimp. Op. cit. III, 
p. 247; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 236. 


132; LUIGI PAOLUCCI 


Equivalenti fossili — Pavia Ungeri Gaud. contr. etc. 3.5 
mém. tav. IV, fig. 1 (non le altre fig.). 
Attinenze della flora mondiale vivente — Juglans 


porcina Mey., Juglans squamosa Poir. (Amer. sett.). 


Di questa fillite posseggo 2 campioni quasi interi delle cave. 


di Camerano, in uno dei quali parmi vedere la fogliolina termi- 
nale e nell’altro quella laterale di una grande foglia pennata. La 
loro larghezza non si concilia con l'ipotesi di riferirli ad una 
foglia composta palmata, e a vedervi un Ippocastano si oppone 


ancora la disposizione dei nervi mediani quasi ad angolo retto 


sulla costa centrale. D'altronde collimano ambedue in ogni parte 


colla succitata figura di Gaudin (Pavia Ungeri) intesa pur essa 


da Schimper come Aesculus Ungeri. 

Ma Gaudin, come notammo trattando della specie precedente, 
si avvide più tardi che la sua Pavia non era altro che una Ju- 
glans e a questo genere viene ascritta da Massalongo la fillite che 
chiamò Juglans Lamarmorae che pienamente risponde i filliti. 
anconitane qui sopra descritte. 


Schimper l’accoglie invero come una specie dubbia (incertae 


affinitatis) e pare anche a me che non possa assolutamente esclu- 
dersi la probabilità, dato più ampio materiale di studi, di meglio 


definirla. Ma fino ad oggi non ho trovato per essa un più adatto. 


riscontro. 
È una forma nota soltanto di Senigallia e di Ancona. 


JUGLANDITES Sternb. 


Questo genere esclusivamente fossile, di valore convenzionale, 
comprende fino ad oggi oltre la seguente forma di Ancona, 3 de- 
terminazioni rappresentate da specie di filliti del paleocene di Se- 
zanne, le quali hanno la facies delle juglandee, Partecipante dei 

caratteri di Juglans, Carya, Engelhardtia. 


108. Li uziandies carpinifolius Paol. v. tav. XXII, Le 163. 
(Foliis pinnatis), foliolis petiolatis, peramplis, ovato-rhombaeis, avice 


acutis acuminatisve, basi integra subinaequaliter cunealis, regulariter 


serrulatis, mill. 65 latis, mill. 105 longis; nervo mediano valido, nervis 
secundartis tenuibus, sat numerosis, parallelis, subincurvatis, marginem 
versus plerunque furcatis, ab angulo 45°-60° egredientibus. 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 155 


Equivalenti fossili — Carpinus producta Ung. Foss. FI. 
v. Sotzka, tav. XXXII, fig. 9! — ? Nagus Marsilii Mass. tav. IX, 
fig. 19 (non la fig. 18, tav. XXI. 

Attinenze della flora mondiale vivente — gen. Ju 
glans L. Carya Nutt. Engelhardtia Lesch. (Amer. sett.). 

Se un esame sintetico e superficiale di questa interessante 
fillite delle cave di Camerano revoca alla memoria la foglia di 
una betulacea o anche di un Faggio, l'osservazione analitica di 
essa conduce a criteri tassonomici assai lontani dal primo. La re- 
golarità infatti delle dentellature marginali, la sottigliezza relativa 
del picciolo e più che altro le nervature secondarie esilissime 
che, senza raggiungere il margine, quà e là si biforcano, fanno 
credere che la impronta di cui trattiamo sia di una Juglandacea. 

Meglio che a qualunque altra fillite già nota, essa risponde 
alla citata figura di Unger del suo Carpinus producta che Schim- 
per riferisce realmente a Engelhardtia Brongniarti Sap., tenendo 
però conto soltanto dei frutti che Unger annette alla detta specie 
di Carpino e trascurandone le foglie della flora fossile di Sotzka, 
che diversificano in vero da quelle meglio accertate per il genere 
Engelhardtia, uno dei più caratterizzati nei terreni terziari. 

Anche la citata fillite di Massalongo, molto imperfetta nel 
margine, che egli annette al suo Fagus Marsilii si avvicina alla 
nostra Juglandites, ma se ne allontana un po’ per la nervatura, 
quindi mi lascia indeciso sulla sua interpretazione. Certamente 
però parmi debbasi separare dall’ altra fillite senigalliese ritenuta 
per Fagus Marsilii e che già riferii a Fagus pristina Sap. 

Provvisoriamente dunque mi sia concesso di collocare la nuova 
fillite di Camerano fra le Juglandacee, attendendo che studi miglio- 
ri o ulteriori scoperte valgano ad assegnarle un posto più sicuro. 


CARYA Nutt. 


La conoscenza delle foglie e dei frutti fossili di questo genere 
di Juglandacee pone fuori di dubbio la sua esistenza in Europa 
nel in/ocene, da cui una sola forma fin qui nota sopravvisse nel 
pliocene ove il genere si spegne, mentre esso vive attualmente 
con una dozzina circa di specie nell’America boreale. Se ne hanno 
oltre 20 determinazioni. 


LUIGI PAOLUCCI 


109. Carya italica (Mass.) Paol. v. tav. XXII, fig. 165-167. 
e (Foltis pinnatis), foliolis membranosis, plerumque subfalcatis, pe- 
i tiolulatis, lanceolatis, apice longissime acuminatis, basi subrotundatis 
aequilateris vel inaequilateris, reliquo margine remote acuteque denti- 
culato-cuspidatis, mill. 16-29 latis, mill. 80-120 longis; nervo mediano 
valido, nervis secundariis pertenuibus, remotiusculis, arcuato-ascenden- 
tibus, parallelis, ab angulo 50°-60° exorientibus; nuce ovata, ORUUSA, crasse sai 
peduneulata. \ 


Equivalenti fossili — Juglans italica Mass. Op. cit. p. 396, 
tav. XXXIII, fig. 2-15; Schimp. Op. cit. II, p. 248; Mesch. e Squin.. 
Op. cit. p. 2959 — Quercus Drymeja Ung. in Gaud. contrib. Gio: 
tav. IV, fig. 1, 2, 3, 4 @non le altre fig.). 

Attinenze della flora mondiale vivente — Carya a- 
quatica Nutt. (Carolina, Nuova Geogia) — Carya olivaeformis 
Nutt. (Luigiana). 

E questo uno- dei fossili più abbondanti e caratteristici delle 
gessaie anconitane, di cui posseggo 10 campioni delle cave di 
Camerano, Trave, Pietralacroce, Varano, ove accanto alle foglie 
si rinvenne pure l'impronta di un frutto qui disegnato, che po- 
trebbe loro riferirsi e confermare la determinazione che propongo. 

Ebbe Massalongo 2 soli campioni dello stesso fossile dei gessi 
di Senigallia e molto felicemente vi riconobbe, dopo ponderate 
titubanze, i rappresentanti di foglioline appartenenti a una foglia 
composta pennata, anzichè singole foglie che in tale ultimo caso 


guri i si sarebbero con probabilità interpretate per foglie di un @Qwer- 
v de cus se il solo carattere dall’ aspetto loro membranoso anzichè co- 
“d riaceo non bastasse ad escluderle da quest’ ultimo genere. 

SI Ad accogliere siffatte filliti come parziali elementi di una 


grande foglia composta mi conduce il considerare che esse sono 
più spesso ricurve (foglioline laterali), più raramente diritte (fo- 
glioline terminali). A. riferirle, d'accordo col valente paleontologo 
dei gessi senigalliesi, ad una Juglandacea mi guida il fatto della. 
loro somiglianza sensibilissima con 2 Caryae viventi dell’ Ame- 
rica settentrionale. D'altronde vuoi per la base arrotondata, vuoi 
per la grande tenacità e disposizione dei nervi secondari, non 
credo certo alla possibilità di riferirle ad una specie quarzo) 
di Quercus. 


# 
: 
7 
3 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 155 


Tale mia attribuzione sarebbe convalidata dalla scoperta di 
un frutto (fig. 167) trovato nello strato stesso della cava di Va- 
rano vicino alle foglie della nostra Carya italica, al quale bene 
si addicono per quanto di esso ci resta, i caratteri di una noce 
di quest’ultimo genere e che quindi avrà potuto appartenere alla 
specie di cui più abbondano le foglie. 

Anche Schimper (op. cit. tav. C 11, fig. 15) riporta da Unger 
il disegno di una impronta ritenuta frutto immaturo di una Carya, 
che molto somiglia a quella di Ancona. 

Gaudin interpretando il fossile Quercus Drymeja Ung. assai 
diversamente da quanto ho fatto io in questo lavoro, vi riferisce 
4 impronte di Val d’ Arno che, per quanto egli vi scorga la con- 
sistenza coriacea, assolutamente appaiono una stessa cosa colla 
nostra Carya italica, da cui non ho potuto quindi staccarle. 

Lo Schimper non fece, secondo me, il dovuto conto di questa 
bella fillite, considerandola come cosa vaga e incerta, mentre essa 
è per noi singolarmente caratteristica, in quanto non fu incon- 
trata fin quì che nei gessi del littorale marchigiano ove è in par: 
ticolar modo abbondante e da cui si estese, secondo quanto ho 
dianzi esposto, mel miocene superiore di Val d’ Arno. 


110. Carya (?) berberidifolia Paol. v. tav. XXII, fig. 168. 

(Folius pinnatis?), foliolis membranosis, parvis, petinlulatis, lan- 
ceolatis, apice acutis, basi integra sensim attenvatis, reliquo margine 
remote et argulissime serrulatis, mill. 10 latis, mill. 36 longis: nerco 
primario striclo, nevvis secumdariis tenwibus, subarcuato-ascendentibus, 
ab angulo 45° exorientibus. ; 


Equivalenti fossili — Juglans hydrophyla Ung. in Mass. 
Op. cit. p. 389, tav. XXXVIII, fig. 12, 18 (non gli altri aut.) — 
Quercus Drymeja v. Mandraliscae Gaud. contrib. etc. 2.° mém. 
p. 45, tav. IV, fig. 5! (non le altre fig.). 

Attinenze della flora mondiale vivente — gen. Carya 
Nutt. (Amer. sett.). 

La mia fillite delle cave del Trave che qui ho descritta e 
disegnata è perfettamente identica a quella citata dal Gaudin 
che la incorporò alla sua Quercus Drymeja Ung., e somiglian- 
tissima alle 2 succitate di Senigallia, le quali sono certo da in- 
tendersi appartenenti con essa alla medesima specie di pianta. 


156 LUIGI PAOLUCCI 


Ma pare a me che il Massalongo, in mezzo alle tante incer- 
tezze che lo agitarono nello studio dei succitati 2 fossili senigal — 
liesi, male si apponesse riferendoli alla Juglans hydrophyla di 
Unger che è cosa ben diversa, come si scorge dal semplice con- 
fronto delle figure. Tanto vero che quell’ illustre paleontologo, 
attenendosi alla descrizione di Unger, ha compilato per la sua 


Juglans hydrophyla una diagnosi che non risponde in gran parte. 


ai disegni ch'egli ce ne ha lasciati. 

E in tal caso prese insieme la fillite di Ancona colle 2 di 
Senigallia e con quella di Val d’ Arno, che cosa rappresentano 
esse? Io non credo si possa oggi rispondere a siffatto problema 
meglio di 40 anni fa e convenga rassegnarsi a dare alla nostra fil- 
lite un posto provvisorio nel genere Carya, che è da essa ricor- 
dato, attendendo un po’ di luce dalle scoperte future. 

Non nascondo che dall’ esame della sua forma e dei denti 
marginali questa impronta fossile si addirebbe abbastanza bene 
al genere Berberis, ma la tenuità e la disposizione della nervatura 
secondaria ne l’allontana. D'altronde per quest’ultimo carattere 
e per la poca consistenza della lamina si è condotti a ritenerla 
piuttosto una fogliolina anzichè una foglia, accogliendola così fra 
la Juglandacee che all’epoca terziaria ebbero indiscutibilmente in 
Europa potente dominio. 

Poichè ho dovuto staccare questa fillite dalla vera Juglans 
hydrophyla Ung. a cui lascio tutto il valore paleontologico, sono 
stato anche costretto di darle una denominazione generica nuova. 


PTEROCARYA Kunth. 


Si sa che le differenze di maggior valore tassinomico fra. 
questo genere di Juglandacee e il precedente consistono nel nu- 
mero degli stami, nella posizione dei carpelli e degli stimmi ein |. 
lievi modificazioni dei frutti; quindi non potrebbero essere acces- : — 
sibili collo studio dei resti fossili, quand’ anche questi esistessero 
per ambedue i generi. Ma vi ha di più che del genere fossile 
Plerocarya non si hanno se non residui di foglie che soltanto 
dal numero maggiore delle foglioline (Heer) vorrebbero distin- 
guersi da quelle di Cara. de 


pi VA i AE E a De 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 137 


La sua attribuzione paleontologica è da ritenersi pertanto 
dubbiosa. 

Vi si comprendono 6 determinazioni tutte sz/0ceniche, alle 
quali fanno riscontro 4 specie attuali, viventi nel Caucaso, in 
Cina, al Giappone. 


111. Pterocarya (?) denticulata H. v. tav. XXII, fig. 164. 

(Foliis pinnatis), foliolis sessilibus, oblongo-lanceolatis, subfalcatis, 
apice (acuminatis), basi rotundatis, argute et dense serratis, mill. 32 
fin specim. nostr.) lalis, null. 400 circiter longis; nervo mediano stricto, 
nervis secundariis numerosis, parallelis, marginem versus arcuato-con- 
junctis, ab angulo 60°-80° erorientibus. 

Heer, Fl. tert. Helv. III, p. 94, tav. CXXXI, fig. 5-7; Schimp. Op. 
cit. III, p. 260; Mesch. e Squin., Op. cit. p. 242, 


Equivalenti fossili — Juglans denticulata Web. (Paleont. 
JI, p. 211, tav. XXI, fig. 10; cit.) Juglans Stoppanii Mass. 
Op. cit. p. 398, tav. XXXIV, fig. 4; Schimp. Op. cit. IMI, p. 249, 
Mesch. e Squin. Op. cit. p. 237 — Juglans elaenoides Ung. in Mass. 
Op. cit. p. 397, tav. IX, fig. 11 — Fraxinus inaequalis H. in 
Mass. Op. cit. p. 284, tav. XXXIV, fig. 17? Mesch. e Squin. Op. 
cit. p. 496 — Pterocarya Massalongi Gaud. contrib. etc. 1.° mém. 
p- 40; tav. VIII, fig. 1-6, tav. IX, fig. 25 Schimp. Op. cit. III, p. 
261; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 242 — Carya denticulata Schimp. 
Op. cit. IMI, p. 255. 

Attinenze della flora mondiale vivente — Pterocarya 
caucasica Mey. (Caucaso). 

Dal confronto del disegno dì questa nostra fillite delle cave 
di Camerano con tutti quelli da me citati nella diagnosi e negli 
equivalenti fossili, ognun vede come necessariamente debbano 


fondersi in una sola specie almeno 5 forme fossili credute fin quì 
appartenenti a piante diverse. A confermare questo mio opina- 
mento sta il fatto che 3 di tali forme furono dai paleontologi in- 
dipendentemente paragonate alla specie vivente Plerocarya cau- 
casica Mey. Schimper inoltre cita confusamente la stessa. fillite 
di Weber (Juglans denticulata) e la stessa figura tanto per Pte- 
rocarya denticulata H., quanto per Carya denticulata Sch., la 
quale ultima deve essere perciò eliminata adottando la prima. 


Ta att 


LUIGI PAOLUCCI 


Relativamente al Mraxinus inaequalis di Massalongo a me 
non pare che esso, checchè ne dica questo valente paleontologo, 
possa riferirsi alla specie stessa di Heer, in cui la seghettatura 
marginale occupa soltanto la metà superiore della foglia e i nervi 
secondarî escono ad angolo acuto anzichè patenti dal nervo pri- 
mario. Quindi con grande probabilità anche la detta specie di 
Senigallia viene a fondersi nel fossile di cui qui tratto. 

Esso è sparso in molte località woceriche dell’Alto Rodano 


in Svizzera (Heer) ove è assai comune, nelle ligniti di Bonn, in 


Liguria e in Toscana (Capellini, Peruzzi), in Piemonte (Sismonda), 
nel pliocene inf. di Toscana (Gaudin). 


HESPERIDOPHYLLUM Mass. 


Lo Schimper nel suo trattato .di paleontologia vegetale ha 
completamente trascurato questo genere di esclusivo valore fossile, 
istituito da Massalongo sopra alcune filliti del M. Bolca. Tuttavia 
credo non possa disconoscersi la sua importanza, solo perchè non è 
dato assegnare un genere noto alle impronte che vi furono riunite. 

Nella fillite di Ancona che quì appresso descrivo, identica 
ad altra di Senigallia già definita da Massalongo, si scorgono in- 
vero le migliori analogie con certe foglie di Esperidacee, d’onde 
la erimologia del nome generico che la distingue. D'altronde non 
è improbabile che piante di tale famiglia nell’epoca terziaria ab- 
biano potuto vivere in Europa ove anche oggi se ne incontrano 
alcuni rappresentanti. 

Le determinazioni a me note sono 5, di cui 3 dell’eocene di 
M. Bolca, una dell’oligocene di M. Promina, una del wm/ocene di 
Ancona e Senigallia. 


‘ 112. Hesperidophyllum senogalliense Mass. v. tav. XXII, fig. 169. 


Foliis coriaceis, petiolatis, ovato-ellipticis, (apice breviter obtuseque 
apiculatis), basi rotundato-subattenuatis, petiolo brevissime dilatato arti- 
culatis, integerrimis, mill. 21 latis, mill. 55 (in specim. nostr.) circiter 
longis; nervo mediano valido, nervis secundartis tenvissimis, parallelis, 
sat numerosis, ab angulo 45°-60° exorientibus. 


Mass. Op. cit. p. 325, tav. XXVIII, fig. 13; Mesch. e Squin. Op. 


cit. p. 342. 


L 

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si 
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Da 


PA + = PALE CI ®, 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 159 


Attinenze della flora mondiale vivente — fam. Espe- 
ridacee. 

Non ostante che questa nostra fillite di Varano manchi del- 
l’apice, non ho nessun dubbio di riferirla a quella di Senigallia 
convenzionalmente determinata da Massalongo. 

Confesso che tutti i miei sforzi per poter determinare questa 
impronta meno vagamente di quanto fece il paleontologo senigal- 
liese riuscirono vani. Ciò non toglie però che essa rappresenti 
uno dei fossili più importanti e caratteristici delle nostre gessaie. 


TERMINALIA L. 


Foglie, infiorescenze e frutti fossili affermano l’esistenza di 
questo genere di Combretacee in 7 determinazioni appartenenti 
all’oligocene e al miocene, al finire del quale si spense in Europa 
la stirpe, che sopravvive oggi in circa 70 specie nelle regioni 
intertropiche dell’antico e del nuovo continente. 


115. Terminalia radobojensis Ung. v. tav. XXIII, fig. 170. 

Foliis magnis, integerrimis, late lanceolatis vel obovato-lanceolatis, 
apice acuminatis, basi in petiolum sensim attenuatis, mill. 40-45 latis, 
mill. 130-150 longis; nervo mediano valido, nervis secundariis sat remotis, 
arcuato-ascendentibus, sub angulo 45°-55° erorientibus. 

Ung. Chlor. prot. p. 142, tav. XLVIII, fig. 2; Heer, FI. tert. Helv. 
III, p. 32, tav. CVIII, fig. 10-12; Schimp. Op. cit. III, p. 296; Mesch. e 
Squin. Op. cit. p. 418. 


Equivalenti fossili — Terminalia ardisiaefolia Mass. Op. 
Cit. p. 407, tav. XIV, fig. 2; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 417. 

Attinenze della flora mondiale vivente — Terminalia 
Catappa L. (Indie orient.). ; 

Ebbi dalle cave di Camerano e del Trave 3 filliti che non 
lasciano dubbio sulla loro rispondenza col fossile di Unger al 
quale le ho riferite. 

Massalongo che riconobbe e determinò la specie stessa nel- 
l’Aquitaniano di Vicenza non ebbe la sorte d’incontrare nelle 
gessaie senigalliesi nessun esemplare tipico. Però la sua 7eymi- 
nalia ardisiaefolia parmi non possa avere altra determinazione, 


LUIGI PAOLUCCI 


tenendo conto delle oscillazioni morfologiche ammissibili nelle 
foglie di una stessa specie. È del resto probabilissimo che questo 
bell’albero abbia potuto vivere presso Ancona come in varie altre 
località d’ Europa e d’Italia. Fu trovato primieramente nel miocene 
medio di Radoboj (Unger), quindi a Eriz, Delémont in Svizzera 
(Heer), nelle ligniti di Salzhausen, in Ungheria, nel miocene inf. 
di Kumi (Unger), a S. Giustina in Liguria (Squinabol), nell’oligo- 
cene sup. del Vicentino (Mass.) nel wiocene sup. di Piemonte 
(Sismonda), nel pliocene del Bolognese (Cavara). 


114. Terminalia (?) Ponzii Mass. v. tav. XXIII, fig. 171. 

l'oliis magnis, fere sessilibus, oblongo-ellipticis, utrinque attenuatis, 
integerrimis, subundulatis, mill. 40 latîs, nvill. 125 longis, nervo primario 
prominulo, nervis secundartis sat numerosis, parallelis, vin incurvatis 
reclisce, simplicibus vel apicem versus furcatis, ab angulo 45°-55° egre- 


; dientibus. 
Ù: Mass. Op. cit. p. 406, tav. XXXI, fig. 2; Mesch. e Squin. Op. d 
pi cit. p. 418. 5 £ 
È $ Attinenze della flora mondiale vivente — gen. Ter 
bi ; minalia L. (regioni trop.). 
Sa È uma fillite delle cave del Trave che coincide a perfezione 
fee i colla specie di Massalongo alla quale la riferisco. Siffatta precisa 
al coincidenza viene a confermare secondo me le vedute dello stesso a 3 


naturalista che vi scorse una specie distinta, portante la facies 
È, della foglia di una Terminalia. D'altronde non è possibile, come 
ne vorrebbe qualche paleontologo, riferirla alla specie precedente, non 
Y tanto per la direzione dei nervi secondari, quanto per il numero 
di questi, doppio di quelli della Teyrmin. radobojensis Ung. Non 
I può neppure assimilarsi a Quercus (?2) Scarabellii Mass. in cui 
is la massima larghezza è verso la metà della foglia o inferiormente 
anzichè verso l’apice. 

In ogni modo il posto di questa fillite fra le Terminalia resta 
provvisorio, rammentando essa anche altri generi di piante. 
a Finora si ha dell’oligocere di M. Piano nel Vicentino (Meschi } 
nelli) e del n/ocene sup. di Ancona e Senigallia. 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 141 


EUGENIA Mich. 


È un cattivo genere per quanto riguarda la paleontologia, 
istituito soltanto mercè impronte di foglie aventi l’aspetto delle 
Mirtacee, distinte in 5 determinazioni dell’oligocene e del miocene. 

I suoi rappresentanti attuali ammontano a circa 250 specie 
della zona tropicale, più abbondanti in America che in Asia e in 
Africa. 


115. Eugenia (?) Apollinis Ung. v. tav. XXIII, fig. 173. 

Foliis coriaceis, breviter petiolatis, late lanceolatis, acutis vel obtu- 
stusculis, integerrimis, mill. 12 (in specim. nostr.) latis, mill. 35 longis, 
nervo mediano excurrente, nervis secundartis sparsis, subobsoletis, 

Ung. Foss. Fl. v. Sotzka, p. 182, tav. LVI, fig. 3-18; Ettingsh. 
Tert. Fl. v. Haering, p. 85, tav. XXVII, fig. 20, 21;_ Mass. Op. cit. p. 411, 
tav. XXXIV, fig. 18; Schimp. Op. cit. IMI, p. 312; Mesch. e Squin. Op. 
cit. p. 427. 


Attinenze della flora mondiale vivente — Eugenia 
monticola DC. (Giamaica) — Myrtus cotinifolia Burm. (Amer. 
australe) — Myrcia rostrata DC. (Brasile). 


Questa nostra fillite delle cave di Varano risponde esattamente 
tanto alla fillite di Senigallia, quanto a quelle di Unger e di Et- 
tingshausen cui la riferisco senza che però si diradino punto le 
grandi incertezze in mezzo alle quali venne determinata dal pa- 
leontologo viennese che pel primo la esaminò. 

E considerando l’infimo valore dei caratteri che essa offre 
allo studio, vi è anche da dubitare se tutte le impronte di foglie 
fossili che fin quì furono riferite alla sua denominazione, rappre- 
sentino una stessa entità specifica: in ogni modo ricordiamo che 
venne registrata dell’ oligocene di Sotzka (Unger), di Haering, 
Sagor, M. Promina (Ettingsh.), di M. Piano (Meschin.) del wocene 
inf. del Vicentino (Massal.), oltrechè del nostro weiocene sup. 


116. Eugenia (?) anconitana Paol. v. tav. XXIII, fig. 172. 

Foliis membranaceis, lanceolalis, apice acuminatis, basi longe in 
petiolo attenuato-cuneatis, ‘integerrimis, mill. 25 latis, mill. 95 longis; 
nervo mediano stricto, nervis secundartis tenuissimis, remotis, subineur- 
valo-ascendentibus, duobus inferioribus margine subparallelis. 


LUIGI PAOLUCCI 


Attinenze della flora mondiale vivente — gen. Eugenia 
(Amer. trop. Indie orient.). 

Questa bella fillite delle nostre cave di Varano si addice fe- 
delmente per la disposizione delle nervature :e fino a un certo 
punto per la forma a Eugenia haeringiana scoperta da Unger 
nell’ oligocene di Haering e di Sotgka, ritrovata più tardi da 
Heer nel miocene svizzero o da Sismonda in quello di Piemonte. 

Però non mi è concesso di annettervela poichè manca del- 
l’ aspetto coriaceo che caratterizzerebbe la detta specie di Unger, 
la quale ha inoltre le foglie lanceolato-lineari mentre la nostra 
fillite è piuttosto largamente lanceolata. 

Essa ricorda pure qualche forma di Salix e se si vuole an 
che di Larus; il che presenterebbe una singolare coincidenza 
colla fillite eocenica del M. Bolca definita da Massalongo per £w 
genia laurifolia var. salicoides, ma di cui questo paleofitologo, 
che io sappia, non ci ha lasciato che il nome. Noto in ogni modo 
che rarissime sono le specie dell’eocene sopravvisute fino al mio- 
cene superiore delle nostre gessaie. i 


MYRTUS Tourn. 


Ritengo questo genere fossile abbastanza buono, sebbene fon- 
dato sulle sole foglie che, specialmente per la nervatura margi- 
nale, oltre gli altri caratteri ad esso propri, è possibile diferen- 
ziare in maniera soddisfacente. 

Tengasi conto ancora che il genere Myrlus possiede oggi, 
oltre una sessantina di specie d’ America e d’ Asia, parecchie 
forme indigene dell’ Europa australe, residuo evidente di quelle 
che vissero quivi nell’ epoca terziaria, di cui si comosce una doz- 
zina circa di determinazioni, dall’ eocene al mriocene sup. 


117. Myrtus Helvetica H. v. tav. XXIII, fig. 174. 

Foliis parvis, coriaceis, ellipticis, integerrimis, margine ope lentis 
nervoso, mill. 25 longis, mill. 8 latis; nervo primario stricto, nervis 
secundariis obsoletis. : 

Heer, FI. tert. Helv. III, p. 196, tav. CLIV, fig. 11; Schimp. Op. 
cit. III, p. 313. 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 1453 


Attinenze della flora mondiale vivente — Myrtus 
communis L. (Europa austr.). 

Ciò che mi fa ritenere che questa nostra fillite delle cave 
del Trave, identica alla citata di Heer, sia in realtà un Myrtus è 
la presenza della nervatura marginale, bene visibile alla lente, 
caratteristica di questo genere di piante. 

Si ha soltanto del miocene medio di Croisettes in Svizzera 
(Heer). 


CRATALDGUS L. 


Se fra una ventina di determinazioni riunite in questo ge- 
nere, parecchie restano di attribuzione dubbiosa, rimangono però 
sempre alle filliti riferitevi caratteri sufficienti per non distaccarle 
dalle Pomacee, che indubbiamente esistevano nel terziario d’ Eu- 
ropa, ove ne vivono anche oggi numerose discendenze, senza 
contare una sessantina di specie esotiche, appartenenti in gran 
parte all’ America settentrionale. 

I Orataegus fossili s'incontrano dall’ oligocene al pliocene, 
ma la famiglia cui appartengono è da ritenersi di origine più 
antica, risalendo forse fino al cretaceo. 


118. Crataegus palaeo-Pyracantha Sap. v. tav. XXIII, fig. 175. 

Foliis longiuscule petiolatis, elliptico-lanceolatis, breviter acuminatis, 
crenulatis, mill. 22 latis, mill. 50 longis; nervo mediano valido, nervis 
secundariis tenwibus, subarcuatis, parallelis, sparsis, ab angulo 45°-50° 
exorientibus. 

Sap. (Et. sur la végét. d. Sud-Est, d. l. Fr., ILL, p. 113, 186, tav. 
VII, fig. 2, 3, cit.); Schimp. Op. cit. III, p. 323. 


Attinenze della flora mondiale vivente — Crataegus 
pyracantha Pers. (Europa merid.) — Crataegus crus-galli L. 


Crataegus prunifolia Bosc. (Amer. sett.) 
Avrei riferito questa fillite delle cave di Varano al fossile 
pliocenico dei travertini Toscani determinato da Gaudin © per 


(1) Cfr. C. GaupIix - Contrib. à la FI. foss. ital., 4.° mém., p. 26, tav. VII, 
fig. 9. 


LUIGI PAOLUCCI 


x 


Crataegus pyracantha, al quale essa è somigliantissima, se non 
ne fosse alquanto differenziata dal margine decisamente crenato 
anzichè seghettato e dalle nervature secondarie più patenti. Im 
ogni modo ritengo per fermo che la nostra fillite di Ancona rap-o E 
presenti il prototipo della specie comune vivente oggi fra noi. 

Il Saporta la dice abbondante nelle argille oligoceniche del 
bacino di Marsiglia e negli schisti di Asson. La diagnosi che ne 
dà risponde perfettamente alla foglia quì illustrata. i 


PRUNTS L. 


Le foglie, i frutti, i noccioli fossili di questo genere garan- 
tiscono pienamente l’esistenza paleontologica di molte se non di 
tutte le 35 determinazioni terziarie riferitevi. 

È di data geologica recente, facendo la sua prima e abbon- 
dante comparsa nel iz/0cene e continuando nel pliocene per giun- 
gere a noi con 20 specie attuali d’ Europa e 50 circa d’Asia e 
dell'America settentrionale. ° 


119. Prunus nanodes Ung. v. tav. XXIII, fig. 176. 

Foliis membranaceis, (petiolatis), ovato-oblongis, mill. 20 latis, 
mill. 40 circiter longis, crenatis; nervo primario stricto, nervis secun- 
dartis tenuibus, crebris, parallelis, apicem versus obsoletis, ab angulo 
15° circa esorientibus. 

Ung. (Fl. foss. v. Gleichenberg, p. 26, tav. VI, fig. 11, 12, cit.); 
Heer, Fl. tert. Helv. vol. III, p. 95, tav. CXXXII, fig. 1 (non le altre 
fi.); Schimp. Op. cit. III, p. 333; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 446. 


Attinenze della flora mondiale vivente — Prunus 
spinosa L. (Europa). 

Questa nostra fillite di Camerano potrebbe a tutta prima 
confondersi con qualche L77s, ma oltrechè si allontana da questo 
genere per le seghettature del margine che sono semplici e ot- 
tuse (crenature) anzichè acute, manca alla sua superficie quel- 
l'aspetto caratteristico delle Olmacee che si mantiene anche nelle 
foglie fossili, e conserva al contrario abbastanza bene la facies 
di una foglia di Prunus. 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 145 


L'ho riferita a Prun. nanodes secondo” le vedute di Heer, 
specie fossile abbastanza buona, conoscendosene anche i frutti, 
perché corrisponde alla fig. 1, tav. CXXXII della FI. tert. Helv., 
presa da un saggio della molassa svizzera di Locle. Differisce 
alquanto dall'altra di Oeningen. 

La fillite di Val d’Arno dataci per questa specie da Gaudin) 
parmi tutt'altra cosa e lo stesso valente botanico considera assai 
dubbiosa la sua determinazione. Non conosco le altre filliti, di 
Toscana determinate col medesimo nome da Ristori. 


PALAEOLOBIUM Ung. 


E genere convenzionale, esclusivamente fossile, fondato sopra 
una diecina di filliti dell’oligocene e del miocene che partecipano 
dei caratteri di parecchi generi viventi di Leguminose arboree. 


120. Palaeolobium sotzkianum Ung. v. tav. XXIII, fig. 177. 

(Foliis pinnatis), foliolis membranaceis, magnis, integerrimis, ter- 
minali oblongo-obovato, apice rotundato, basi subattenuato, mill. 40 lato, 
mill. 75 longo; nervo primario apicem versus sensim attenuato, nervis 
secundartis tenuwibus, sparsîis, arcuato-ascendentibus, ab angulo 45°%65° 
exorientibus. 

Ung. Foss. Fl. v. Sotzka, p. 186, tav. LXII, fig. 6, 7; Heer, FI. 
tert. Helv. III, p. 106, tav. CXXXIV, fig. 4, (dubbiose le altre fig.); 
Schimp. Op. cit. III, p. 367; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 459. 


Attinenze della flora mondiale vivente — gen. Cyclo- 
lobiwim Benth. (Brasile) — Dalbergia L. fil. (Brasile, Indie orient.). 

Questa fillite di Sirolo ha riscontro perfetto, sebbene essa 
sia poco più grande, nella citata foglia fossile di Heer e anche 
in quelle di Unger che creò il genere a cui l'ho riferita. 

D'altra parte l’aspetto della lamina non che della nervatura 
ce la rivela con grande probabilità quale una fogliolina di una 
foglia pennata che potrebbe essere di Leguminosa. 


(1) Cfr. C. GaupIx - Contrib. à la fl. foss. ital., 2.° mém., p. 55, tav. VII, 
fig. 14. 
10 


LUIGI PAOLUCCI 


"i 


La simmetria basilare e il prolungamento del nervo mediano 
in pedicello, mi fanno credere che questa fillite anconitana rap- 
presenti la fogliolina terminale. 

Non è rara nell’oligocene di Sotzka (Unger) e nel miocene 
di Svizzera a Monod, Petit-Mont, Swarzachtobel (Heer). 


SOPHORA L. 


Si costituisce di 2 sole filliti d’incerta sede dell’oligocene e 
del ,ni/ocene, somiglianti a qualche forma dell’attuale genere So- 
phora che conta oltre 20 specie, sparse nelle due Americhe, nelle 
Indie orientali, in Siberia, nella China, al Senegal. 


121. Sophora (?) europaea Ung. v. tav. XXIV. fig. 178. 

(Foltis pinnatis), foliolis membranaceis, breviter petiolulatis, ovato- 
rotlundatis vel ovato-oblangis, apice obtusis, basi subaequalis, integerrimis, 
mill. 23-80 latis, mill. 40-45 longis; nervo mediano stricto, nervis secun- 
dartis lenuissimis, inaequidistantibus, plus minus numerosis, saepe furcatis, 
ab angulo 50°-60° emissis. mad 

Ung. Foss. FI. v. Sotzka, p. 187, tav. LXIII, fig. l-5; Ettingsh. 
tert. Fl. v. Haering, p. 89, tav. XXIX, fig. 20; Heer, Fl. tert. Helv. II, 
tav. CXXVIII, fig. 36; Mass, Op. cit. tav. XXVIII, fig. 10; Schimp. Op. 
cit. III, p. 369; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 460. 


Equivalenti fossili — Cussia vulcanica Ettingsh. in Mass. 
Op. cit. tav. XXXIV, fig. 24 (non la fig. 36, tav. XXVI). 

Attinenze della flora mondiale vivente — Sophora 
tomentosa L. (Isole Caraibe) — Sophora litoralis Schr. (Brasile) — 
Podalyria styracifolia Sims. (Capo B. Sper.). i 

Queste 2 filliti delle cave di Camerano e Varano trovano 
perfetto riscontro nelle diagnosi e nelle figure di tutti gli autori 
ai quali le ho riferite col nome adottato, istituito da Unger per 
semplice verosimiglianza. 

L'aspetto invero delicato della lamina e della nervatura di 
queste nostre 2 foglie, può farle ritenere come foglioline di una 
pianta a foglie pennate, e con una certa probabilità appartenente 
alla famiglia delle leguminose. Ma la determinazione generica, 
per non dire della specifica, resta sempre più convenzionale che 
reale. 


AL 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 147 


Delle 2 filliti senigalliesi dateci da Massalongo per Cassia 
vulcanica Ettingsh., l’una (fig. 56, tav. XXVI) parmi anzichè una 
fogliolina una vera foglia intera che rammenti piuttosto un Ran 
nus, l’altra si addice esattamente alla nostra impronta. 

È stata pure incontrata nell’oligocene di Sotzka (Ung.), Hae- 
ring, M. Promina, Erdòbénye (Ettingsh.), nel ,iocene di Svizzera 
(Heer), di S. Zaccaria e Asson in Francia (Saporta), del Vicentino 
(Massalongo), e di Toscana (Capellini). 


CERCIS L. 


È un buon genere fossile del quale possediamo residui di fo 
glie e di legumi, dall’ ecocere al pliocene di Europa ove non resta 
oggi vivente che una specie sola, lontana compagna alle altre 
poche sorelle dell’ America settentrionale, della China e del Giap- 
pone. 

Conta 8 determinazioni paleontologiche. 


122. Cercis Virgilianum Mass.? v. tav. 179. 

Legumine lineari-oblongo, coriaceo, compresso, nervis oblique tran- 
sversis instructo, mill. 12 lato, mill. 60 longo. 

Mass. Op. cit. p. 425, tav. IX, fig. 20; Mesch. e Squin. Op. cit. p. 461. 


Attinenze della flora mondiale vivente — Cercis Si 
liquastrum L. (Europa austr.). 

Riporto con titubanza ad una specie vegetale fossile deter- 
minata da Massalongo nei gessi di Senigallia, una fillite delle cave 
di Pietralacroce mal conservata, mancante degli apici e delle 
impronte dei semi, ma che tuttavia ha tutti i restanti caratteri 
della valva di un legume che, tenuto conto delle striature tra- 
sverse notate anche da Saporta nel suo fossile Cercis Ameliue, 
probabilmente può essere stato un Cercis. 


CASSIA L. 


Sono assai giuste le considerazioni esposte dal prof. Schimper 
per convalidare la bontà di questo genere fossile, le cui reliquie, 
sebbene rappresentate soltanto da foglie e foglioline, abbondano 
in molti terreni d’ Europa dell’oligocene e del miocene, con una 


Pai 


LUIGI PAOLUCCI 


rappresentanza di 25 determinazioni, in faccia a oltre 300 specie 
oggi viventi nelle regioni tropicali e subtropicali di tutta la terra. 

Data pure la incertezza di alcune attribuzioni al genere 
Cassia, resta infatti molto verosimile il credere che il clima ter- 
ziario d’' Europa, equivalente a quello scelto attualmente dalle 
numerose specie di questo genere, sia stato egualmente favore- 
volmente al loro sviluppo. Ma che tenuto conto delle abitudini. 
di tali piante che rifuggono dai luoghi umidi e dai corsi d’acqua, 
poche relique saranno state fluitate nei depositi ove ora ci è dato 
rintracciarle. i 


123. Cassia ‘vulcanica Ettingsh. v. tav. XXIV, fig. 180. 

(Foliis pinnatis), foliolis ovato-oblongis, acutis, sessilibus, mill. 18 
latis, mill. 40 longis; nervo primario stricto, nervis secundariis tenwissimis, 
subobsoletis. - 

Ettingsh. (Foss. FI. v. Heilig, p. 13, tav. II, fig. 18, 19 cit.); Mass. 
Op. cit. p. 430, tav. XXXIV, fig. 24, tav. XXVI, fig. 362; Mesch. e Squin._ 
Op. cit. p. 469. 


Attinenze della flora mondiale vivente — Cassia sti 
pulacea Ait. 

Una nostra fillite delle cave di Varano che ha tutto l’aspetto 
d'una fogliolina appartenente ad una foglia pennata, si adatta 
pienamente a una delle succitate figure della Flora fossile seni 
galliese e non così all’ altra da me contrasegnata col ? e che non 
mi sembra da riunirsi alla prima. 

Massalongo dice della sua Cassia vulcanica Ett.: foliolis sub- 
coriaceis, mentre la impronta dei gessi anconitani è membranosa _ 
come del resto appare il disegno massalongiano che meglio si. 
addice a una leguminosa. 

Il prof. Schimper, non so perchè, ha completamente trascu 
rato la Cassia vulcanica Ettingsh. Forse ebbe in mente di fon- 
derla con Cassia Ryperborea Ung. di cui si hanno molte impronte 
che quando mancano del pedicello presentano grandissima atti 
nenza colla prima. E anche io vi avrei riferito questa nostra 
foglia fossile anconitana se non si mostrasse anch’ essa, come 
quelle di Senigallia, decisamente sessile e perciò di necessità di- 
stinta dalla Cassia Rhyperborea che ha le foglioline pedicellate. 


EL 
Vasa 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 149 


° Fu incontrata fin quì soltanto nel i/ocene del Vicentino, di 
Senigallia (Massal.) e di Ancona, oltrechè nelle arenarie di Hei- 
lingen presso Kremnitz (Ettingsh). 


124. Cassia (?) Phaseolites Ung. v. tav. XXIV, fig. 181-183. 

(Folîis pinnatis), foliolis petiolulatis, membranaceis, oblongis, apice 
obtusiusculis, basi subrotundatis, integerrimis, mill. 11-22 latis, mill. 32-50 
longis; nervo mediano stricto, nervis secundariis tenwissimis, arcuatis vel 
obsoletis. 

Ung. Foss. Fl. v. Sotzka, p. 188, tav. LXV, fig. 1-5; LXVI, fig. 6 
{meno fedeli le altre fig.); Ettingsh. Tert. Fl. v. Haering, p. 9), tav. 
XXX, fig. io-17? Heer, Fl. tert. Helv. IlI, p. 119, tav. CXXXVII, fig. 
66-74, tav. CXXXVII, fig. 1-2; Mass. Op. cit. p. 432, tav. XIII, fig. 3? 
Schimp. Op. cit. III, p. 383; Sord. Avv. veg. d. arg. plioc. lomb. Atti 
Soc. it. sc. nat. vol. XVI, p. 399, tav. VII, fig. 33; Mesch. e Squin. 
Op. cit. p. 467. 


Equivalenti fossili — Cassia lignitum Ung. in Heer, FI. 
tert. Helv. tav. CXXXVIII, fig. 23 (non le altre fig.), in Gaud-: 
contrib. fl. foss. it. 1.° mém. tav. XII, fig. 13, 14, 2.° mém. tav. 
TRS 

Attinenze della flora mondiale vivente — gen. Cassia 
L. (regioni trop. e subtrop.). 

Riporto a quest’attribuzione giustamente ritenuta dubbiosa 
dal prof. Schimper, 7 filliti delle cave anconitane di Camerano, 
Trave e: Sirolo, le quali del resto per la delicatezza della lamina 
e della nervatura nonchè per la forma, appaiono quasi indubbia- 
mente come foglioline di foglie pennate. 

Dallo studio della diagnosi e delle figure lasciateci da Unger 
per la Cassia Phaseolites che egli istitui, evidentemente si com- 
prende che quel paleontologo ebbe di questa forma un concetto 
seguito da Ettingshauten, ben diverso da quello che più tardi 
attribuì il prof. Heer alla denominazione medesima. 

Mentre infatti le nostre filliti rispondono pienamente alle fi- 
gure di quest’ultimo paleontologo, si allontanano assai da quelle 
di Unger. Inoltre dopo Heer il Gaudin trovò nel wziocene sup. di 
Toscana alcune impronte che pure esattamente si addicono alle 
nostre e a quelle di Heer, ma che il botanico francese credette 
attribuire a Cassia ligritumn Ung. Invero nell’autore della gran- 
diosa flora terziaria svizzera vi ha per quest’ultima specie una 


LUIGI PAOLUCCI 


figura che non so come possa differenziarsi da alcune altre rife- 
or rite a Cassia Phaseolites e identiche a quelle di Ancona. Per 
i tali regioni ho creduto queste ultime equivalenti alle 2 specie di 
Cassia secondo gli autori sopracitati. 

Massalongo ci dà per Cassia Phaseolites una impronta che a 
giudicare dal disegno in cui risulta la robustezza della nervatura 
mediana e del picciolo, non può assolutamente essere intesa per 
una fogliolina, ma appare invece quale una foglia intera che ci 
ricorda se non un Quercus, un Laurus o un Nicus. 

Esclusi dunque dall’ area di diffusione della Cassia Phaseolites 
gli orizzonti geologici indicati da Unger e da Ettingshausen, re- 
stano meglio accertate varie località svizzere (Heer), il #i0cene 
di Piemonte (Sismonda), di Toscana (Gaudin, Capellini) e di An- 
cona, il pliocene del Vicentino e di Lombardia (Sordelli). 


LEGUMINOSITES Brongn. 


E un vasto genere creato in paleontologia per raccogliere 
tutte quelle filliti che pur possedendo i caratteri delle leguminose, 
non trovano esatta referenza in alcun genere di queste. 


° 125. Leguminosites robinioides Paol. v. tav. XXIV, fig. 184. 

fr: (Foliis pinnatis), foliolis parvis, crasse petiolulatis, ovato-ellipticis, 
i obtusis. integerrimis, mill. 9 latis, mill. 15 longis; nervo mediano sat 
valido, nervis secundariis inaequidistantibus, subobsoletis. 


In questa fillite di Camerano resta insieme alla fogliolina 
una porzione di stelo che appare probabilmente la rachide della 
foglia composta a cui quella fogliolina apparteneva; d’ altronde 
la forma di questa rivela più che altro una leguminosa e ram- 


b; menta specialmente certe /tobinia. 

«Tall 

| Non vi ho trovato riscontro in nessuna delle flore fossili a 
no me note. 
® 126. Leguminosites zizyphoides Paol. v. tav. XXIV, fig. 185. 

di (Foliis pinnatis), foliolis petiolulatis, ovato-oblongis, apice obtusis, 


basi valde inaequilateris, integerrimis, mill. 14 latis, mill. 25 longis; 
nervo mediano debili, nervis secundartis obsoletis. 


Questa impronta proviene dalla cava di Sirolo nè trova se- 
La delicatezza della nervatura e il 


condo me riscontro altrove. 


gi a n DA it vo 
Mg i cv 


PIANTE FOSSILI TERZIARIE DEI GESSI DI ANCONA 151 


suo margine intero mi fanno credere che essa possa rappresen- 
tare la fogliolina di una qualche leguminosa, anzichè un Z%3y- 
‘phus che a tutta prima mi parve vedervi. 

Però ad escluderla da questo genere sta il margine intero 
anzichè crenato o seghettato come si mostra quasi costantemente 
nelle specie viventi di quest’ultima Ramnacea che hanno inoltre 
la nervatura abbastanza prominente. 


127. Leguminosites cameranensis Paol. v. tav. XXIV, fig. 186. 

(Foliis pinnatis), foliolis coriaceis, subsessilibus, ovatis, apice obtusis, 
basi truncato-rotundatis, integerrimis, mill. 10 latis, mill. 18 longis; 
nervo mediano stricto, nervis secundartis sparsis, evanescentibus. 


Pongo qui provvisoriamente questa piccola ma elegante im- 
pronta delle cave di Camerano che ha fornito al nostro gabinetto 
la maggior parte delle filliti illustrate in questo lavoro. 

Ha la facies di una fogliolina di foglia pennata, ma non e- 
scludo assolutamente la possibilità che essa sia una foglia intera, 
per la quale tuttavia non mi fu dato trovare migliore attribu- 
zione. Somiglia a Leguminosites Tschudii Heer (Tav. CXXXVIII, 
fig. 56 della FI. tert. Helv.) e a Legumin. Proserpinae (tav. cit. 
fig. 55) dello stesso autore. 


ve) 


da 


128. Leguminosites gleditschiaeformis Paol. v. tav. XXIV, fig. 187. 

(Foliis pinnatis), foliolis parvis, brevissime petiolulatis, oblongo- 
elliplicis, apice obtusiusculis apiculatis, basi oblique rotundatis, integer- 
rimis, mill. 7 latis, mill. 18 longis; nervo mediano debili; nervis secun- 
darîis obsoletis. 


È una fillite male conservata di Varano che per 1’ aspetto 
della lamina e per la forma parmi debba attribuirsi ad una fo- 
gliolina di foglia composta che potrebbe essere una Leguminosa. 

Rammenta qualche Gledilschia e si avvicina a Leguminosites 
Ioclensis della flora terziaria svizzera di O. Heer (tav. CXXXIX, 
fig. 42). 


aree 


INDICE 


DELLE PIANTE FOSSILI CITATE 


N66, ; 
pr ni x 
do 
Mai Pa 
ù dl i pag. 
ur Acer controversum Paol... . . 115 
ST :»  decipiens A. Br... .. . 114 
Wi DIRE ceri IM assores e 08. 
«» »  v.deperditum Mass. . 68 
» » v.ficifolium Mass. . 68 
Ù » » v.produetum Mass. 68,112 
} » » v.tricuspidatum Mas. 68,112 
» » v. trilobatum Mass.. 68 
»  integerrimum Mass... . . 115 
» integrilobum Web. . . ... 114 
è » monspessulanum Viv. . 114 
» palaeorubrum Paol. 2: 
» pseudo-monspessulanum Web. 114 
È » ribifolium Goep. . 114 
A » trachyticum Kov.. . 116 
»  triaenum Mass... ... . 114 
ppironiTo Dany HR IR 
-» trimerum Mass. . ... . 114 
Acerites deperditus Mass.. . . . 68 
» integerrimus Viv. . . 116 
Aesculus Ungeri Sch. SALSO 
Alnites Reussi Ett. . 39 
 Alnus Gastaldii Mass. . ero, 
» Kefersteinii Ung.. . . .. 33 
» macrophylla Goep.. SI 
» nostratum Ung. . Bene: 
MM R'eussisSeha nas 99 
» rotundata Gocp. Ss 92 
Andromeda Amorettiana Mass. . . 105 
— ApocynophyIlum helveticum H. . . 102 
uo Rutulorum Mass. . 101 
» Sismondae Mass.. 101 
Apollonia canariensis Nees. . 84 
Araucarites Sternbergi Goep. . .7,10 


Arbutites doricus Paol. . 
Arundinites sepultus Paol.. 
Arundo Goepperti H. 
Bambusium Heeri Mass. 

» sepultum Ung. 
Banksia Archippae Mass . 
Banksites aculeatus Sap. . +. . 
Benzoin antiquum H. . 

Betula Dryadum Ung. . 

»  gypsicola Sap. . 

»  insignis Gaud. 

» Kefersteinii Ung. 

» macrophylla Sch. 

»  pulchella Sap. 

». Scacchii Mass... (0. . 
Byrsonima pachyphylla Mass.. 
Camphora polymorpha H.. 
Carex Noursoakensis H. 

PRESCheuechzer WE O 

» tertiaria H.. 

Carpinus adscendens Goep. 


» alnifolia Goep. 

» grandis Ung. . 

» oblonga Ung. 

» ostryoides Gocp. . 

» Ovidii Mass. . 
65) produeta Ung. 


» pyramidalis H. . 
Carya berberidifolia Paol. . 
»  denticulata Sch.. 


DMitalica Rao ata 
Cassia hyperborea Ung. 
» lignitum Ung... . 


»  Phaseolites Une. . 


pag. 


. 106 


18 
18 
18 
18 
6l 
29 
89 


NES liuotdo (03 Colon oso 
= qoeTty9e o © 


UO 09 do OTO do 
ST LOS 


(DI 


(36 
(ox 


nz. 


SM199 


34 


185 
FUSTI 
- 134 


. 148 
. 149 
. 149 


Cassia tecomacfolia Mass. 
» vulcanica Eit.. . . 
»i “vulcanica Btt. - 
Castanea atavia Goep. . . 


» Foriliviù Mass. 
» Kubinyi Kov. . . 
» Kubinyi Kov. 


» Ombonii Mass. . 


» palacopumila Andr. 


» palaeovesca Paol. 
» Tornabenii Mass. 


Ceanothus polymorphus A. Br. . 
Celastrophyllum elaenoides Mass. 


Celastrus elaenus Ung... 


» curopaeus Ung.. 
» pedemontanus Sism. . 
» pedinos Mass. . 


» Redii Paol.. . . 


» sassafrasiifolius Mass. 


Cercis Ameliae Sap. . 
»  Virgilianum Mass. 


Chamaecyparites Hardtii Endl, . 


Cinnamomum Buchi H.. . . . . 
» emarginatum Sap. 
» lanceolatum H.. . . 
» obtusifolium Paol. . 
» polymorphum A. Br. . 
» » v. obtu- 


sifolium Mass... 


» retusum H. . 
» Rossmàssleri H. . 
» Scheuchzeri H.. 


Cissus platanifolia Ett.. 
Comptonia ulmifolia Ung.. 
Cornus Benthamoides Gocp. 

»  lignitam Sch. 

» Nichesolae Mass. . 

» orbifera H. 

» palaeosanguinea Paol. 

» paucinervis H. . . 

» ramnifolia Web. 

» Schimperi Paol. . 

DI ESto den ELE 
Corylus insignis H. . . . 
Crataegus palaeo-Pyracantha 
Culmites Goepperti Miinst. 


Cupanoides Zanardinii Mass. 
Cupressites taxiformis Ung. . 


Cvperites tertiarius Ung. . 


. 


Sap. 


Daphnogene lanceolata Ung.. 


» polymorpha Ett. . . 
Diospyros brachysepala A. Br. . . 104 
» incerta Mass. . . .80,104 
Engelhardtia Brongniarti Sap. . . 133 
Eucalyptus oceanica Ung. . +. . 62 
» Salentinorum Mass. . 62 
Eugenia Aizoon H. . . . I IREMABE: 
» anconitana Paol. . . . . 14l 
» Apollinis Ung... . . . 14l 
» haeringiana Ung. . . . 1424 
» laurifolia v. salicoides Mass. 142 
Fagus ambigua Viv.. «TOS 
» attenuata Goep.. . . + 
»  betulaefolia Mass. . SL UAno0) 
» . Chiericii Mass. ò di 78) 
» dentata. Ung. . |. + E RA0, 
»  Deucalionis Ung. 5 39 
» (Gussoni Mass. . . SITO) 
»  Marsilii Mass. . 333 
» palaeosylvatica Paol. _. . 39 
»  pristina Sap. . . . #1 ‘10898 
piisylvaticaGaud SSN N00) 
Ficus gavillana Gaud. . aL Obi 
DEI VIXU SS O) 
pogilanceolata HORSE RSRaeSoo 
» obtusata H. . . . RESO 77 
» panduraeformis Sism. . 78 
». (Paoliana Mass, 0 78 
»  Titanum Ett. . . ; n79 
Fraxinus Capellinii Paol. . SESIRL00, 
» inacqualis Eli RL% 
» macroptera Ett. . REL 00) 
Getonia macroptera Ung... . . 104 
» petraeformis Ung. . . 104 
Glyptostrobus europaeus H. . . . 14 
» Ungeri H. d 14 


38 


Hesperidophyllum senogalliense Mas. 138 
RETE: 


Juglandites carpinifolius Paol. 


Juglans acuminata A. Br. . 
»  bilinica Ung. . 
» denticulata Web.. 
» elaenoides Ung. . 
» hydrophyla Ung.. 
», | ‘italica Mass... 
» Lamarmorae Mass. 
» obtusifolia H. . 
» pallida Gocp. . . 


parschlugiana Ung. 


129 
150. 
137 
137 
185 
154 
181 
129 
129 
129 


INDICE DELLE PIANTE FOSSILI CITATE 


Pag. 


Juglans paviaefolia Gaud.. . . +. 150 
»  radobojana Ung... . . 129 

»  salicifolia Goep. . . 129 

» Sieboldiana Goep. gal29) 

». Stoppanii Mass... 197 
DINE UST o RO 
JuncusgretractUS Ate RO 
Laurus Brocchiana Mass... . 103 
»  EForbesi dl. Harp. . . 87 

»  Fiirstenbergii A. Br. . . 83 
sta QUA RT SA 
TRE en e N 30) 
»iembalages Uno: Sett 87 
DiemMonovata®\Vieb®f Mont. 83 
»maobovata INVebSMi nt 106 

» oreodaphnifolia Mass. . 96 

»  primigenia Ung.. . . 82 

Da prima el eg e ao 
DARLE Orc as SSR 82 

» tetraniheroides Ett. . . . 80 
Leguminosites cameranensis Paol. . 151 
» gleditschiaeformis Paol.151 

» loclensiSEHAREeSNe Nolo] 

» ———Proserpinae H. lol 

» robinioides Paol. . . 150 

» sca iee 5 

» zizyphoides Paol. . 150 
Leucothoe Amorettiana Mes. et Sq. 105 
Libocedrites salicornioides Endl. . 16 
Libocedrus salicornioides H. . . 16 
Liquidambar europacum A. Br.. . 116 
» Scarabellianum Mass. 116 
Liriodendron helveticum Fisch:. . 110 
» Procaceinii Mass. . . 110 
Littorella Baldassarii Mass... . 20 
Magnolia Morisii Mass. . . . 98 
-Microtropis Redii Mass. . <. . . 122 
Morus Bertoloniana Mass... . 128 
Myrica aculeata Sap... . . . + 28 
»  integrifolia Ung. . . . .106 
Myrsine ambigua Mass. . . . . 85 
Myrtus helvetica H..-. . ...: 142 
Nemopanthes Pareti Mass. . . 62 
Oreodaphne Heeri Gaud. . . . . 96 
» - Massalongi Paol... . 96 
Palacolobium sotzkianum Ung. . . 145 


Pavia Ungeri Gaud..  .... 130,132 


Persea Guiscardii Sch. . 
Daimiranilise 20 MR 


84 
86 


Persca princeps. Sch... . 
DIBMESP E GIO SAIL RATA 
» superba Sap... . 

Persoonia laurina H. . . 


Phragmites oeningensis A. Br. . 


Pinites palacostrobus Ett. . 

» ‘Saturni Goep. +... 
Pinus Cocconii Paol. . 

»  deflexa Sap. 

» pseudo-Taeda Sap. . 

d. Sti Ma ooo 
Planera Ungeri Btt.. . 
Platanus aceroides H. 


» cuneifolia Gocp.. ò 
» deperdita Sord. . 
» Ettingshauseni Mass... 
» ocynhausiana Gocep. . 
» rugosa (oep.. + 


Poacites aequalis Ett. . . . 

» caespitosus H. . 

» Nielsen Rio 
Populites Gasparinii Mass. 
Populus attenuata A. Br. . 

» balsamoides Goep. 


» crenata Goep. . 

» emarginata Goep. . 
» eximia Goep. . . 

» latior A. Br. 

» TUUS 


Prunus nanodes Ung. . . . 
Pterocarya denticulata H. 

» Massalongi Gaud. 
Quercus Cardanii Mass. 


» » 

» chlorophylla Ung. . 5 
» COMMUTATIIIA 
» Cornaliae Mass. 

» Drymeja Ung. . . . 

» Drymeja Uno... . | 

» » v. Mandraliscae 


Gaud. . 
» elaena Ung.. . . . 
» entelea, Mass... + 
» Etymodrys Une. 


» » v.amphypsia Mass 
» » v. canonica Mass. 
» Fallopiana Mass... + 


» furcinervis H. . . . 
» Furuhjelmi Ung... 


. 


v. latifolia Mass. . 


Pau. 
85 
86 
86 


[o °) 
= (09 co 


wu 


n 


di a 


Db 


LUIGI PAOLUCCI 


Quercus Gmelini A. Br. 

» groenlandica H.. 

» Illcites HE 
ilicoides H. . . 
lignitum A. Br. . 
Lonchitis Ung. . 
mediterranea Ung. 
microdonta Mass... 
montebambolina Gand. 
neriifolia A. Br. . . 
Nimrodis Ung... 
palaco-Ilex Ett. . 
proteifolia Paol. . . 
pseudo-Castanea Gocp. 
roburoides Gaud.. . 
salicina Sap. . . . 
sapotacites Mass. . 
Scarabellii Mass. . 
semi-elliptica (Goep. 
senogalliensis Mass. 
Spadonii Mass. . 
Sprengelii H. .. 

Rbamnus Decheni Web. 
ducalis Gaud. 
Eridani Ung. 
Gaudini H.. . 
Heeri Btt.. . 
inaequalis H. . 
Rossmassleri Une. . 
Scarabellii Paol. 
Rhododendron Uraniae Ung. 
Rhus Meriani H.. . . . 
Salix angusta A. Br. . 
integra (roep. . 
longa A. Br. . . 
minima Paol. . . 
tenera A. Br. . . . 
Sapindus anconitanus Paol. 
dubius Ung. . . 
falcifolius A. Br.. 
falcifolius A. Br. 
Hazslinszkii Ett.. 
Hazslinszkii Ett. 
Rotarii Mass. . 
Sapotacites ilicifolius Paol.. 
» Mimusops Ett. 
» tenuinervis H. 
Sassafras Aesculapi H. . . 


pag. 
. 54 


0057 
Me 
. 125 
. 130 

79, 127 
. 126 
-1127 
. 127 
. 124 
. 127 
. 106 
1108 


Sassafras Ferrettianum Mass. . 
» primigenium Sap. 
Sequoia Couttsiae H.. . . 
Langsdorfii H. . . 
Nordenskibldi H. . 

senogalliensis Mass. 
Sternbergi H. . . 
Smilacites Cocchiana Mass. 
Smilax Cocchiana Sch. . . 

convallium H. . . 

Debosisiana Paol. 

orbicularis H. . . 

Targionii Gaud. 

Weberi Wess. . . 
Sophora europaea Ung... 
Taxites Langsdorfii Brongn. 

DINNEROStORn MU not ET 
Taxodites dubius Stern... . 
Taxodium distichum miocenum H. 

cuoita dal alone 
» v. longifolium 
Massa 
» v.normale Mass. 
europaeum Brongn. . . 
Terminalia ardisiaefolia Mass. . 

» Ponzii Mass. . . . 

» radobojensis Ung... 
Tetrapteris arpiarum Ung. È 
Thuja Saviana Gaud. . . o 
Thujites Ehrenswaerdiî H. 5 
Tilia Passeriana Mass. . 

Ulmus antiqua Paol... 

Bra Larisa, 

Bronnii Ung... 

carpinoides Gocp. 

elegans Goep. . 

longifolia Goep . 

plurinervia Ung. 

prisca Mass... 

pyramidalis Goep. . 

samniorum Mass. . 

zelkovaefolia Ung.. 
Viburnum Odoardi Mass. . 

» Odoardi Mass. . 

» palaeo-Tinus Paol. 

» Strangei Mass.. 
Yuccites Cartieri H. . . 
Zelkova Ungeri Kov. . 


INDICE 


DELLE SPECIE E DEI GENERI VIVENTI CITATI 


Acer campestre LEI Sie 

Sg Hobellielen At: 

» monspessulanum L. 

PW ErUDLOM LIRE 
ANusal'ourn. st to 

» cordifolia Ten. . 
Andromeda L. . . 
AO EST, 
Arbutus Andrachne L. 
pedoni 
avena eee atta 
. Benzoin odoriferam Nees. SES 
. Betula lenta Willd. . 31 
figo nana, Lt 3160) 
Byrsonima crassifolia H. UA 
CEE SIL SADE A PR: 
Carpinusplio- ce 55, 36 
Carya Nutt. ) 133, 135 
Carya aquatica Nutt. . . 134 

»  olivaeformis Nutt. .. . . 134 
CassiaRir ee cena . 149 
Cassia stipulacea Ait.. ; . 148 
Castanea pumila Mill. ie 44 
SINO vesca Gaertn. | 42, 43 
CelastrustG i ne RNl2284023 
‘Cercis Siliquastrum. ili... 47 
. Cinnamomum Burm. . SS94A95 
Cinnamomum Camphora Nees.. 91,94 
:TIERI BOL AE pedunculatum Th. . 93 
(CONIUSEIFA i e 109 
‘ Cornus' alba L. . . nes=109 

»  sanguinea L. SanenI0S 
Corylus rostrata Ait. RIEN 


Crataegus crus-galli L. 
» prunifolia Bose. . 
» Pyracantha Pers. 
Cyclolobium Benth. . . 
Dalbergia L. fil. 
Diospyros Lotus L. 
Engelhardtia Lesch. 
Eugenia Mich. 
Eugenia monticola DC. 
Fagus L. SIAE 
Fagus ferruginea Ait.. 
» sylvatica L.. 
EEsiuea Pea AN Me 20) 
IMCIE LIINIoio o aleta 77, 79,86 
EicustAmnpelos#B ur Aeris en8 
» princeps Kunth. . . SINGIO, 
Erasimustexcelsior srt ea 100) 
Gy Cerato e NO 
Glyptostrobus heterophyllus Endl. 14 
Jie, crete Mat 138; 
Juglans cinerca L.. . . 0. . 130 
Telaio Sato 30) 
DIL paola Nano a 2: 
PMITE RAI a rr RI 


»  squamosa Poir. . 19200 


JIA E USMATE SANS 
Laurus L. . pati di 81,82, 86 
Taurus mobilis Bot. SITES] 
Libocedrus chilensis Endl. STI 
Liriodendron tulipifera L. SANSLLO 
Koln eee e 20) 
Magnolia L. . . . ere SEO 
ME LCANI ee es SARE 20 


Myrcia rostrata DC. . 
NECA NC 
Myrica sapida Wall. . 
Myrtus communis L. . 

» cotinifolia Burm. 
Nomua ILoo ene ea 
Oreodaphne foetens Nees. 
PersealGacrn fe ee 
Persea canariensis Web. . 

» carolinensis Nees. 
Persoonia daphnoides Cun. 
Pians Carne Le eda 

>» patula Sch. et S. . 

DIMISTIO O 13 eee A 
Platanus occidentalis L. . 
PORVI RE E 
Podalyria styracifolia Sims. 
Populus balsamifera L. 

» canadensis Dess. 

» monilifera Ait. . 

Snia: ra e 
Prunus Cerasus L.. . 

PAM DILLO SAI TSO r 
Pierocarya caucasica Mey. 
Pterocelastrus Meiss. . + 
WNErCHE RE O 


Quercus Castanea Ph... 


» cinerea Michx. . 
MES ERE 
ilicifolia Wang. . 
imbricaria Michx. 
laurifolia Michx. 
longifolia Liebm. 
mexicana H. et B. 
E hello stelo 
prinoides Will. . 
EST sO 


Quercus pseudo-coccifera Dess. 

» Rob re Ae 

» Skinneri Benth. . . 

» virens Ait. (7. . 

» xalapensis H. et B. 
Riartamz o aloe 
Rhamnus Frangula L. . 

» grandifolia Fisch. 

» lanceolata Pursh. . 
Saline SCR N E 
Diani, Velitilso fo o ii ero 


po uimaaligi oo e leco 60 


Sapio Aus I E e TO So) 
Sapindus frutescens Aubl. . . . 19 
» marginalis Will. To) 
>» surinamensis Poir. . . 119 
Sassafras officinale Nees. °°... 87 
» » v. integrifolium 
Neesi ini Mes 
Sequoia gigantea Tore. . 0. 711 
» sempervirens Endl.. . . 5 
SaalarLo Soda ig a) ela, Le o 
Smilax populnea K. . . . ò 
Sophora litoralis Schr. i 
» tomentosa L.. . 
Taxodium distichum Rich. 
Toga, bs i o. vee 
Terminalia Catappa L. . 
Tilia parvifolia Ehr. . . 
» pubescens Ait. . 
pian ID Sl oo 
Ulmus campestris L. . 
» effusa Willd. . 
Viburnum nudum L. .. 
» Tinus L. . 
Nanteen ba roniar ie ata 
Zelkova cerenata Spach. 


= 4 ve, ga e” ay E ei i )d-fcre a n'e “i AM OLI TO N I e CRI e I aeiegeio = >: 
ea ria £ n BT IE Rina a se as QUITAO MR N - a a È È ia ST È 4 ala. n 
di PI : ni uo Pes Do xi Ù: po Ù n % pi 


IA. Sequoia Lungsdorki H. 


Seguora Norderiskhidldi H. 


2 Pinus Cocconii Paol. 
d9. 


ng 
Couttsiae HA. 


= 


1 Pinus Saturni l 
eguota 


i 
: 


10.1H Sequoia Sternbergi H 12.14 Tuxodium distictum miocenum H. 15. Glyptostrobus europaevs H. 
16. Libocedrus salicornicides H. 1719 Arundinites scpultus Paol 20. 20° Poacites cospitosus H 
22. Carex tertiaria H 31 Poncites aequatis Et £I.Juncus retractus E. 


“g 


s l 
tucotes Cartieri N. 86. Imilax Cocchiana Seh. (Mass)  £7 Imilax Detosisiana Paol. 


29. Betula Scacchi Mass. 


pere” 


> 5 


VA —- £ 


Betula macrophyWla Sch. 31 Alnus rotundata Goepp 32 Alnus nostratum Ung. 23 Alnus Kefer- 
steinu Ung 3435 (arpinus pyramidalisH. 36 Carpinus ostryoides Goepp. 37 Corylus insignis H. 


fl oa 


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spristina Sap 39.40. Fagus palacosylvatica Pao 


Ma 


4/ fagus der 


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ovesca Paol. 


S 


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Tav.VI 


Si 


preuctieo car 


ZA 


A5. (astanea Ombonii Mass. 


dv. 


DI) Castaneo Cubernygi A 


43 Castanca polocovesca Paol. 
46-43. Quercus protertohia Paol. 


50. DI. Quercus groenlandica I. 


449, Quercus protetfolia Paol. 


tieni 


rit diet Cc enne die 


J / M 

22. 53. Quercus ctymodrys Ung. S4. Quercus Prymeya Ung DS. Quercus furciner:s H. 
Y \ . 

D6 Quercus mediterranea Ung. 57. Quercus ilicordes H. 39. Quercus montebanmbolina Gaud. 


. 


Mercus 


63. 4 


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olii AR 


R° 
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N 
S 
S 

Sa 
S 

$ 


i 9 Quercus Scarabellii Mass. 


Tav.X 


66. 09, Salis longa A. Br ZO.T1. Salix minima Paol. 2.793..Salix tenera A. Br. 


MU. Populus balsamordes Gocpp. 


76. Populus latior A.Br 


be 
ero 


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70.19. Plata 


S 
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A Br. 


Pop ulus latior 


(6. 


Tav. XI 


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SETOTTER 
PET 1A io ? 


S4-S7 Vilmus ar Aigua Paol. 


UA 


di Platanus aceroides MH. dI-83. Lellova Cngeri xl 


J 


7) 


92 93 Picus obtusata 


SS 
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S 


qua Paol. 


Ulmus anti 


db dI. 


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SE 


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I. Ficus Titanum Ett. 94. FicusIynx Ung. 96.97 Laurus tetrantherowdes Ett. 9$ Laurus primigena Tg. 
99 Laurus Furstenbergi A Br 100 Laurus obovata Web. /0/. 102. Persea Guiscardii (Gaud) Sch. 


> 


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M1 12 (innamonum Schewchzeri DL 13 14. Cnnamomum lanccolutum H. N75. (tInnamornuni 
AA (ra monioa obtsisilolium Paol 10. OrcodaphneMassalongi Paol. 


et, 


MI Viburnum palaco-Tynus Paol. 120. Viburnum Odoardi Mass. 121122. Fraxinus Capellinit È 
123 Apocynophylun Rululorum Mass. 124 Apocynophylum Sismondae Mass. 125. Apocy 
helveticum I. : i a 


126. Sapotacites ilicitolius Paol. 127.126 Duospyros trachysepala ABr. 129 Andromeda Amorettiana Mass. 
130 Arbutites doricus Paol 137 Cornus pulacosanguinea Paol. /32.CornusSchimperi Paol. 153. Cornus 
Beuthamowdes Mass. 134 Liriodendron Procaccini Mass. 135 Tilia Passeriana Mass. 


nia edi, | Ù uauie 


742. Byrsonyma packyilyla Mass. 143 Hd Sopendus faletoliusABr 149 Sapindus Rotari Mass 
146. Sapindus Hazslins:hi ft. UT. Sopindus ancoritanus Pad. 148 Celastrus Redi Paol. 
I49-/51. Celastrus claenus Ung 152 Rhamnus Rossnassleri Ung 195. Phamrus Decherni Web 


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FD DITA RI te LL 


I 


165. Suglundites carpinifolius Paol 16% Pterocarya denticulata L 


162.Juglans Lamarmorae Mass. 
165-167 Carga italica (Mass)Paol 168 larga berberidifolia Paol 169 Lespergoophyllun serogalitense Huss 


gus palae 


Passi 


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H6: Cr 


II] 


lobium votzhianum di 


Myrtus helvetica H. 


MIT. Palaco 


Cry. IH. 
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us nanodes Ur 


Ierminolia radobopensis Ung. 104. Terminalia Po 


I. Eugensa Apollis 


270. 


ARA 


1 


"tec iii 


114 Sophora europaea Ung. 179. Cercis Virgilianum Mass /50. Cassia vulcanica Etting 


181-183 Cassia Phascolides Ong. 1% beguminosites robinivides Paol. 185. Leguminosites izyphovdes 


Paol /$6 Leguminosites cameranensis Paolo. 187 Legununosiles gleditschiuetornus Paol 


53 


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