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Full text of "Oeuvres complètes de Bartolomeo Borghesi .."

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OEUVRES   COMPLÈTES 


DE 


BAKTOLOMEO  BORGHESI 


TOME    TROISIÈME 


COUVRES    COMPLKTKS 


DE 


BARTOLOMKO  BORr.HKSI 


PUBLIEES 


PAR  LES  ORDRES  ET  AUX   FRAIS 

DE    S.  \1.  L'EMPEREUR   NAPOLÉON    IN 


ŒUVRES   ÉPIGRAPHIQUES 

TOME  PREMIER 


PARIS 


IMPRIMERIE  IMPÉRIALE 


M  DCCC  LXIV 


MUSEO  LAPIDARIO  VATlCAiXO. 


MUSEO  LAPIDARIO  VAÏICANO'. 


Dell'  utilità  e  dell'  eccellenza  délie  antiche  iscrizioni  tante  e  si  grandi  p.  55. 
cose  sono  già  state  dette  per  più  valentuomini,  che  quantunque  non 
sia  loro  toccato  un  cosi  splendido  panegirista  quai  l' ebbero  le  medaglie 
neir  eruditissimo  Spanemio,  ciô  non  di  meno  dal  comune  dei  lelterati 
è  tenuto  assai  da  poco  colui  che  fa  mostra  di  non  curarle.  Ognuno 
adunque  stimerà  sapientissimo  il  consiglio  del  Sommo  Ponteiice  felice- 
mente  régnante^,  per  ordine  di  cui  si  è  fatta  in  pochi  anni  una  colle- 
zione  lapidaria  già  si  doviziosa  da  superare  di  gran  lunga  ogni  altra  di 
Europa,  e  che  disposta  per  gli  ampj  corridori  del  palazzo  Vaticano 
forma,  se  non  il  più  bello,  il  più  dotto  ornamento  certamente  di  quel 
celebratissimo  Museo. 

Ma  per  godere  di  questo  letterario  tesoro  fa  mestieri  il  venire  a 
Ronia,  onde  sono  giuste  le  querele  degli  altri  Italiani  e  degli  stranieri, 
che  mentre  tanta  cura  si  ha  meritamente  per  far  loro  conoscere  le 
nostre  statue,  i  nostri  edifizj,  le  nostre  pitture,  quasi  niuna  poi  ora  se 
ne  adoperi  per  renderli  istruiti  délie  nostre  lapidi,  che  si  direttamente 
conducono  a  ben  intendere  i  classici,  e  ad  emendare  le  storie.  Per  lo 
che  essendo  uno  dei  precipui  fini  del  nostro  giornale  quello  di  divul- 
gare  gli  scritti  e  i  monumeiui  che  finora  0  non  furono  conosciuti,  0  lo 
furono  imperfettamente,  ci  è  parso  che  con  ragione  ci  sarebbe  attribuito 
a  colpa,  se  fino  dal  bel  principio  non  pouessimo  le  mani  in  questa 
insigne  raccolta,  che  offre  una  larga  miniera  di  cose  inédite,  e  taie  da  '>6. 

non  esaurirsi  per  brève  tempo.  Nella  quai  deliberazione  essendo  noi 

'  [Extrait  du  Giornale  ArcadicOj  1819,  t.  I,  p.  55-65;  p.  178- igi;  p.  335-337,  et 
t.  m.  p.  55-61.1  —  "-  Le  pape  Pie  VII. 

1 . 


h  MUSEO  LAPIDARIO  VATICANO. 

corsi,  siamo  alla  prima  riinasti  in  forse  se  fosse  più  opportuno  lo  sce- 
gliere  solo  quelle  lapidi  che  Lanno  pregio  di  novità,  o  vero  se  riferire 
tuite  quelle  che  si  serbano  nel  Vaticano. 

Ma  a  quest'  ultimo  divisamento  per  più  ragioni  ci  è  parso  di  atte- 
nerci;  délie  quali  questa  è  la  prima  :  che  per  ta!  modo  il  nostro  quai 
siasi  lavoro  potrà  tenere  luogo  di  una  compendiosa  illustrazione  di 
quel  Museo  epigrafico,  finchè  altri  provveduto  di  maggiore  erudizione 
e  di  maggiore  ozio  non  vi  consacri  più  particolarmente  i  suoi  studj. 
Oltre  che  di  non  poclii  dei  marmi  già  stampati  non  potevasi  tacere, 
])erchè  o  dubbiose  o  fallaci  sono  le  lezioni  già  pubblicate;  e  riguardo  ai 
rimanenti  non  è  vano  affatto  per  gli  studiosi  1'  essere  certi  che  i  primi 
editori  furono  accurati;  ed  infine,  essendo  vero  che  quasi  tutte  le  piètre 
che  si  potevano  lasciare  addietro  sono  state  rimosse  dalle  antiche  loro 
sedi  per  quivi  trasferirle,  non  sarà  discaro  a  cui  occorresse  di  consul- 
tarle  conoscere  il  luogo  dove  si  possano  rinvenire.  E  per  quest'  ultimo 
motivo  ahbiamo  altresî  creduto  di  non  doverci  allontanare  in  quanto 
air  ordine  da  quello  con  cui  sono  distribuite,  malgrado  che  alcune 
non  istiano  al  luogo  che  loro  competerebbe  ;  e  le  basi  specialmente, 
essendo  state  destinate  a  sostenere  novelle  statue,  abbiano  conseguito 
una  diversa  collocazione.  Senza  di  che,  se  avessimo  anteposto  di  disporle 
(liligentemente  secondo  il  metodo  Gruteriano,  non  poco  ci  conveniva 
di  ritardare  1' esecuzione  del  nostro  proposto,  poichè  sarebbc  stato  bi- 
sogno  il  trascriverle  tutte  prima,  per  quindi  ordinarle,  e  necessaria- 
mente  avrcmmo  poi  soggiaciuto  al  disordine  di  frequenti  giunte  e  so- 
praggiunte  pei  continui  accrescimenti  che  riceve  il  Museo,  uno  de' quali 
amplissimo  se  gli  prépara  nel  nuovo  braccio  che  si  sta  costruendo. 

Nonpero  quesla  mancanza  di  esatta  disposizione  porteià  in  line  alcun 
danno  al  commodo  degli  studiosi,  perché  giunti  a  riva  di  questa  im- 
presa  promettiamo  di  dare  una  série  d' indici  giusta  i  metodi  ricevuti, 
coi  quali  (juesto  non  grave  difetto  sarà  abbondantemente  emendato. 
Finalmcnte  ci  parrebbe  di  mal  provvederc  ail'  utilità  dei  nostri  lettori 
ed  alla  dignità  di  queste  laj)idi,  se  tutte  sole  ed  ignude  da  noi  si  ])o- 
nessero  avanti  :  ])er  la  cpial  cosa,  ad  agevolarnc  l' intelligenza  ed  indi- 


MUSEO  LAPIDARIO  VATIGANO.  5 

care  le  novellc  notlzic  chc  da  loro  ci  provengono,  le  aiidremo,  secundo 
il  bisogno,  acconipagnando  di  alcuiie  nostre  aiiiioiazioiii,  iielle  quali 
non  ci  dimcnliclicicmo  dalla  sobrietà  che  si  ricliicde  dall' angustia  dei 
nostri  fogli.  E  ((ui  lasciando  da  parte  ogni  altro  prearnbolo  daremo 
iosto  principio,  prendendo  origine,  corn'  è  dovere,  dallo  spartimenlo 
cui  è  soprapposto  il  titolo 

DU  •  DEAEQVE  •  SACRORVMQVE  •  MlNISTRl 

ch'  è  il  più  vicino  al  cancello  d' ingresso  nel  Musco  statuario  Cliiara- 
monti. 

1. 


P.  58. 


.IDERENT-CAPITOLIV • 
.STALES-  CAERE-  DEDVXIT 
.  QVE-  RITVS  •  SOLLEMNES  •  NE 
RENTVR-CVRAI-SIBI-  HABVIT 
ERATA- SACRA- ET-VIRGINES 
.EXIT 

cu)n  Gain 
o6s]iderent  Capitoliu[m 
rfijstales  Caere  deduxit 
rt<]que  ritus  sollemnes  ne 
om/«e]rentur  curai  sibi  habuit  ; 
cojerata  sacra  et  virgines 
rev]e\it. 


A  questo  insigne  frammenio  inedito  ancora  ^  ben  \  olentieri  dianio 
la  preferenza  per  1' anticbità  del  tempo  cui  si  riporta,  cbe  avanza  di 
389  anni  1'  era  Yolgare  :  e  per  V  illustre  fatto  cbe  accenna  ricordato 


'  [Il  avait  déjà  été  publié,  mais  inexacte- 
ment. (Voyez  Fabretti,  De  Aquis,  p.  54,  et 
Orelli,  n.  587,  avec  la  note  de  M.  Henzen, 
Supplem.  p.  52.)  Borg-liesi  n'avait  pas 
observé  attentivement  la  longueur  relative 
des  différentes  lignes  de  ce  fragment,  qui 
est  ainsi  conçu  : 


IDERENT-  CAPITOLIVM 

STALES- CAERE- DEDVXIT 

QVE  •  RITVS  ■  SOLLEMNES  •  NE 

.  .  RENTVR  •  CVRAI  •  SIBI  •  HABVIT 
.  .  .ERATA  •  SACRA  •  ET  •  VIRGINES 
EXIT 

M.  de  Rossi  a  reconnu  sur  la  pierre  une 


6  MUSEO  LAPIDARIO  VATICANO. 

da  Livio  ',  da  Floro-,  da  Plularco^  e  da  altri,  ma  clie  noi  auteponiamo 
di  riferire  colle  parole  di  Yalerio  Massimo,  siccome  più  opportune  al 
nostro  intendimento.  cfPresa  Roma  dai  Galli,  il  flaniine  Quirinale  e  le 
rrvergini  Vestali,  essendosi  divise  fra  loro  il  peso  délie  cose  sacre,  le 
(T  trasportavano  via  ;  ed  avevano  già  oltrepassato  il  ponte  Sublicio ,  e 
ffcominciato  a  discendere  il  colle  che  mena  al  Gianicolo,  quando 
-rfurono  vedute  da  L.  Albinio  che  in  un  carro  fuggiva  colla  moglie  e 
r:  co'  figii.  Egli  più  tocco  délia  pubblica  religione  che  délia  privata  carità, 
P.  59.  ce  ordinô  a'  suoi  di  smontarne ,  e  postevi  sopra  le  cose  sacre  e  le  vei'gini , 
rrdeviando  dall'  intrapreso  cammino,  le  condusse  alla  città  di  Geri; 
r-ove  ricevute  furono  con  somma  venerazione  :  délia  quale  ospitale 
ffcortesia  una  grata  memoria  fa  ancora  testimonianza  \  "ît 

La  prima  idea  che  cada  nell'  animo  è  quella  di  credere  che  ad 
Albinio  per  1'  appunto  fosse  consecrato  questo  marmo.  Ma  se  più  posa- 
tamente  si  consideri,  conosceremo  che  cosi  pensando  si  andrebbe  lungi 
dal  vero.  Albinio  condusse  certamente  le  Vestali  a  Geri;  ma  al  dire  di 
Valerio  egli  era  indirizzato  altrove;  ond'  è  da  supporsi  che  dopo  aver 
soddisfatto  alla  sua  religiosa  pietà,  tornassc  in  cerca  délia  famiglia  che 
aveva  abbandonata  sulla  via,  e  con  essa  si  recasse  al  luogo  ch'  era  la 
meta  del  proprio  viaggio.  AU'  opposto,  l' ignoto  di  cui  parla  la  lapide  si 
fermo  fra  i  Geriti  per  avervi  cura  dellc  cose  sacre  e  perché  i  solenni 
riti  non  s  intermettessero  :  la  quai  cosa  altresi  non  conviene  ad  Albinio. 
al  quale,  essendo  plebeo,  come  testificano  T.  Livio  e  L.  Floro,  era 

moitié  de  la  lettre  M  qui  termine  la  pre-  rmesque  Vestales  sacra  onereparlito  ferrent. 

mière  ligne,  et  au  coinmenceinent  de  la  cin-  f^easque  pontem  Subliciuni  transgressas  et 

quiènie  il  a  cru  apercevoir  quelque  trace  rrclivuni.qui  ducitadJaniculum,descendere 

dtin  P,  co(jui  a  engagé  M.  Moininsen  à  sup-  rrincipientes  L.  Albinius,  plaustro  conjugem 

pléer  urbe  recupE.K.AT A ',  voyez  le  Corp.  r-et  liberos  veliens,  aspexisset,  propior  pu- 

inscr.  Lut.  vol.  I,  p.  286.  n.  xxiv.  L.  Re-  rrblicae  religioni  quam  privatae  caritati,  suis 

NiER.J  frul  plaustro  descenderent  imperavit,  atque 

'   Lib.  V,  c.  XL.  ffin  id  virgines  et  sacra   imposita  omisso 

"  Lib.  1,  c.  xin.  rrcoepto  itinereCaeretem  oppidum  pervexil. 

■'  In  Camill.  c.  xxi.  rrUbi  cum  summa  veneratione  rccepla  grata 

\À\).  I.  c.  I,  S  10.  [ffUrbe  enim  a  Gai-  fcmemoria  ad  hoc  usque  tempus  hospitaleni 

f'iis  capla.  (piurii  llarnen  Oiiirinalis  virgi-  f-humanitatem  testantur. n] 


MUSEO  LAPIDAUIO  VATICA.NO. 


vietalo  dalla  rclijjione  il  mescliiaisi  negli  uflictj  sacerdotal!  riserbali  a 
quel  tempo  ai  soli  ])atrizj.  Laondc  ci  sombra  évidente  che  qui  si  parli 
del  flamine  Quiriiiale,  clie  fu  guida  aile  vergini  fuggitive  e  al  quale 
ben  conviene  la  cura  délie  cose  sacre  e  del  loro  liportamento  a  P»oma; 
e  confesseremo  ])oi  d' ignorare  il  suo  nome,  non  avendocelotramandato 
gli  storici,  e  pcr  colpa  degli  anni  avendolo  peiduto  la  riostra  pietra  ^ 
Non  vi  sia  perô  chi  s' immagini  di  attiibuirle  tanta  antichità  quanta  ne 
palesano  le  cose  di  cui  ci  ragiona.  Ella  spetta  chiaramente  alla  classe 
degli  elogj,  ed  è  simile  aile  iscrizioni  del  fratello  del  pi'iino  Poblicola, 
di  Siccio  Dentato,  di  Furio  Gamillo,  di  Papiiio  Cursore,  di  Claudio 
Cieco,  di  L.  Metello,  di  Fabio  Massimo,  di  Mario,  di  LucuHo,  del 
padre  di  Augusto  e  di  Munazio  Planco,  tutte  citate  o  rifeiile  dal  AIoi- 
celli  ^,  aile  quali  sono  da  aggiungersi  quelle  di  Decio  Mure^  e  di  Ernilio 
Paolo^  già  note,  l'altra  di  Romolo  venuta  recentemente  da  Pompei^,  e 
questa  di  Yalerio  Corvino^,  che  tre  secoli  sono  esisteva  in  Napoli  nella 


'  [II  n'est  pas  probable  qu'on  ait  élevë 
un  pareil  monument  à  un  personnage  dont 
le  nom  était  si  peu  populaire  qu'aucun  au- 
teur ne  nous  l'a  transmis;  aussi  M.  Momm- 
sen  a-t-il  préféré  se  ranger  à  l'opinion  de 
Fabretti  et  de  Niebuhr,  qui  attribuent  cet 
éloge  à  L.  Albinius,  lequel  sans  doute, 
comme  plébéien ,  ne  pouvait  faire  lui-même 
les  sacrifices,  mais  du  moins,  par  son  dé- 
vouement, avait  pourvu  à  ce  qu'ils  ne  fus- 
sent pas  interrompus.  Voyez  le  Corp.  tnscr. 
Lnt.  vol.  I,  p.  ^85,  n.  xxiv.  J.  B.  de  Rossi.j 

"  De  stilo  inscript,  lib.  I,  part.  I,  cap.  v, 
p.  1 58-1 66,  ed.  Rom.  [et  lib.  II,  part.  I, 
cap.  v,  p.  364  et  366.  —  Tous  ces  éloges  ne 
sont  pas  antiques  ;  ceux  de  Siccius  Dentatus 
et  de  L.  Metellus  sont  modernes,  et  l'ins- 
cription de  Munacius  Plancus  n'est  pas  un 
éloge,  mais  une  épitaphe.  Y  oyez,  du  reste, 
sur  ces  monuments,  M.  Mommsen,  dans  le 
Corp.  inscr.  Lat.  vol.  I,  p.  381-28-3.  L.  Re- 
nier.! 


^  Mazochi,  Epigramm.  ont.  Urb.  fol.  80; 
Apian.  p.  -lôA  e  807  ;  Gruler.  p.  '26,  1 1  ; 
Panvin.  Fast.  ann.  lihn;  [Orelli ,  n.  5/i6.  C'est 
une  inscription  moderne;  voy.  M.  Mommsen . 
/.  c.  L.  Renier.] 

*  Gori,  Etr.  t.  II,  p.  ^.kli;  Muratori. 
p.  1801  ,  5;  Pococke,  Inscr.  mit.  p.  76,  9: 
[Orelli,  n.  5^9  ;  Corp.  inscr.  Lnt.  tab.  XCVI. 
B,  et  vol.  I,  p.  289,  n.  XXX.] 

^  [Voy.  Giornale  enciclopedico  di  Napoli, 
181 3,  p.  179;  Avellino,  Bullett.  arch.  Na- 
pol.  anno  ni ,  p.  35  ;  Henzen ,  Supplem.  Orell. 
n.  5o53  ;  Mommsen ,  /.  A'^.  9 1 89  ;  Corp.  inscr. 
Lat.  vol.  I,  p.  983,  n.  XXII.  —  On  peut  y 
ajouter  encore  l'éloge  d'Énée,  provenant 
aussi  du  forum  de  Pompeï  (Mommsen. 
/.  N.  9188;  Henzen,  Supplem.  Orell. 
n.  5345;  Corp.  in.fcr.  Lat.  vol.  I,  p.  983. 
n.  xx) ,  et  celui  de  son  fils  Silvius,  provenant 
de  Laviniuiu.  aujourdliui  Pratica.  Corp. 
inscr.  Lnt.  vol.  I ,  p.  988  ,  n.  xxi.  L.  Renier.] 

^  [V'oy.  Henzen, Supplem.  Orell.  n.  53/i6 , 


P.  60. 


8  MUSEO  LAPIDARIO  VATICANO. 

bottega  di  un  fabbro,  e  che  essendo  sconosciuta,  per  quanto  è  a  nostra 
notizia,  non  sarà  inutile  il  pubblicare  desumendola  dal  codice  Vati- 
cano  52A9,  p.  77  : 

M- VALERIVS 

ANNORVM-XXIII 

CVM  •  EXERCITVS  ■  GALLORVM  •  IN  •  POMPTINO  •  AGRO  •  CONSEDISSET 

PRINCIPEM  •  GALLORVM  •  PROVOCANTEM-  SINGVLOS'  BELLATORES  •  fNTERFECIT 

ET  •  QVOD  •  CORVVS  •  INTER  •  EAM  •  PVGN AM  •  GALEAE  •  EIVS  •  CONSEDISSET 

CORVINVS-DICTVS-EST 

COS  •  ITERVM  •  DE-  SAMNITIBVS  •  VOLSCIS  •  SATRINIS  •  TRIVMPHAVIT 

COS  •  III  •  DE  •  SAMNITIBVS  •  COS  •  IIII  •  DE  •  CALENIS 

DICTATOR  •  II  •  DE  •  ETRVSCIS  •  ET  •  MARSIS  •  IIII  •  TRIVMPHVM  •  egit 

INTER  •  PRIMVM  •  ET  •  VLTIMVM  •  CONSVLATVM  •  EIVS  •  ANNI  •  XXXVI  •  FVERVNT 

IS  •  CVM  •  EXERCITVS  •  PER-  QVEM  -  SAMNITES  •  SVPERATI  •  sunt 

INANI  -SEDITIONE-FACTA-DESCISSVS- AB-POP-ROM-VIDERETVR 

DICTATOR-  MISSVS  -  AD  •  IMPERIVM  •  AVCTORITATE -  SVPERBIENS 

VT-  OMNES  •  MILITES  •  IN  •  VRBEM  •  REVERTERENTVR-  c/m'«i 

P.  61.  La  più  parte  di  queste  iscrizioni,  proveniente  da  luoghi   fuori  di 

Roma,  fu  dai  critici  dei  tempi  andati  accusata  di  falsità  e  severa  cen- 
sura esercitô  contre  esse  il  marchese  Maffei^,  il  quale  non  sapeva  darsi 
pace  che  Y  onorato  vi  si  ricordasse  contro  il  solito  in  nominativo,  e  vi 
mancasse  la  memoria  del  dedicante,  e  che  le  parole  e  le  frasi  non  cor- 
rispondessero  alla  rusticità  dei  tempi,  di  cui  trattavano.  Aile  quali  ob- 
biezioni  soddisfece  ainpiamente,  dopo  alcuni  altri,  il  chiariss.  Morcelli^, 
allegando  buone  prove  délia  loroverità,  e  mostrando  ch'esse  non  dove- 
vano  giudicarsi  colle  leggi  comuni  aile  altre  basi  onorarie.  Impercioc- 
chè  fece  vedere  molto  bene  che  non  furono  conteniporanee  ai  soggetti, 
di  cui  faveliano,  ma  che  si  hanno  da  credere  opéra  dei  primi  secoli 
impérial!,  in  che  furono  destinate  a  sostenerele  immagini  di  que'  sommi 

et  la  note  de  M.  Mommsen,  qui  la  croit  mo-  i83o,  par  le  professeur  S.  G.  Montanari. 

derne;  cf.  /.  N.  870*  et  Corp.  inscr.  Lat.  F.  Rocciii.J 

vol.  I,  p.  288.  L.  Renier.]  '^  [Art.  critica  Inp.  p.  '■?.9.G.] 

'   [Ces  suppléments  sont  de  Borghesi;  ils  ^   [De  stilo  inscr.  éd.  Rom.  p.  1  58;  vol,  I, 

ont  été  publiés  à  la  siiiti;  de  l'édition  du  livre  p.  s.^G  ,  éd.  Pad.] 
De  Vir'iN  illustribus ,  donnée  à   Cesena,  en 


MUSEO  LAPIDAIUO   VATICAiNO.  1) 

uoiiiini,  di  cui  si  ornavano  i  luojjlii  |)iibl)lici  délie  colonie  e  dei  niuiii- 
cipj.  E  venne  poi  sospcitaiido  clie  moite  di  esse  fossero  l'icopiale  dai 
titoli  sottoposti  aile  statue,  che  nel  foro  Iioniano  si  avvisô  essere  state 
erette  da  Aiigusto  in  onore  dei  più  insijjni  personaggi  délia  rejjubhlica  : 
e  quantunque  non  lo  asserisse  espressamente,  fece  pero  abbastanza 
conoscere  d'inchinare  alla  credenza  cbc  quci  titoli  fossero  stati  dettali 
da  Auguslo  nicdesimo.  Le  quali  congetture  di  quell'  uomo  dottissinio 
si  vanno  ogni  giorno  confermando  per  le  ulteriori  scoperte.  E  prinia- 
mente  non  è  più  da  dubitarsi,  che  Augusto  tacesse  veramente  innalzaie 
(piei  simulacri,  essendo  che  l'eruditissimo  Morelli  nei  nuovi  frammenli 
di  Dione  tratti  fiiori  dai  codici  délia  Marciana  ce  ne  ha  ofTerto  la  posi-  i>.  g-. 
tiva  autorità  di  quello  stoiico ,  dalla  quale  altresi  sap])iani()  che  lurono 
di  bronzo  K 

E  nuovo  appoggio  a  queste  teorie  soniministrerà  ora  il  nostro  Irani- 
niento,  che  non  esitiamo  a  dire  di  uno  di  (|uei  titoli  collocati  da  Au- 
gusto nel  Foro,  ben  convenendo  a  quell'  oggetto  la  sua  semplice  nia- 
gnificenza,  e  chiaramente  accusando  il  secolo  di  Ottaviano  colla  forma 
délie  sue  lettere  e  co'  suoi  arcaismi.  Quindi  l'opinione  dei  Morcelli,  il 
quale  voile  che  niolti  di  quegli  elogj  fossero  ripetuti  nelle  provincie, 
e  ch'  è  autenticata  dalla  conformità  che  si  scorge  fra  la  rotta  lapide 
di  Fabio  Massirno  trovata  in  Roma,  e  le  copie  che  se  ne  avevano  in 
Arezzo  ed  in  Riniini'^  sarà  ora  purgata  dell'  unica  difîicoltà  che  se  le 
poteva  opporre,  consistente  in  cio  :  che  se  queste  iscrizioni  derivavano 
direttamente  da  esemplari  scritti  al  tempo  dei  secondo  Cesare,  sem- 
brava  che  dovessero  conservare  F  ortografia  propria  di  quell'  età  :  il 
che  perô  non  si  avvera.  Alla  quale  opposizione  si  dovrà  rispondere, 
che  la  scrittura  dei  marmi  primitivi  fu  veiamente  quale  si  prétende 
che  dovesse  essere,  come  consta  da  quello  che  pubblichiamo;  ma  che 
fu  ridotta  a  più  moderna  lezione  quando  si  torno  a  scolpire  quelle  epi- 

'  [Dion.  Fragm.  XXIX;  lib.  IjV.  c.  x.  aujourd'hui  à  Florence;  voyez  mon  ouvrage 

ed.  Bekker.]  intitulé  Le  prime  raccolte  d'antiche  iscrizioni , 

'  [H  n'y  a  jamais  eu  de  cet  éloge  qu'un  p.  70  et  sniv.  J.  B.  de  Rossi.  ] 
seul  exemplaire.  Irouvé  à  Arezzo  et  qui  est 


10  MLJSEO  LAPIDAHIO  VATICANO. 

grati  iii  aniii  posteriori.  E  crescendo  ora  il  numéro  di  lali  elogj  sarà 
])oi  da  vedersi,  se  le  Vite  degli  uomini  illustri,  che  hanno  tanta  somi- 
gdianza  con  essi,  e  che  ora  sono  state  attribuite  a  Vittore,  ora  a  Siie- 
tonio,  ora  a  Plinio,  ora  a  Cornelio  Nepote ,  fincliè  si  è  dovuto  conchiu- 
p.  <!.i.  (1ère  d'  ignorarne  alTaito  V  autore ,  non  si  abbiano  anzi  a  credere  un' 
antica  coKettanea  dei  tiloli  che  ornavano  la  basilica  o  û  foro  di  una 
(lualche  città. 


APPIAE  •  SEX  •  F-SEVERAE 
CEIONI  •  COMMODI  ■  COS 
VII    -VIR    •    EPVLONVM 


C'i, 


A[)piae  Sexti  filiae  Severae  Ceionii  Comniodi  consulis  septemviri  e|)uloMiiiii 


Questa  memoria  sepolcrale  fu  dissotterrata  presso  il  nionuinento 
volgarniente  detto  di  Nerone  sulla  via  Gassia,  unitamente  ad  un' alti'a 
spettante  al  padre  délia  stessa  matrona;  ma  con  improvvido  consiglio 
si  sono  poi  scompagnate,  mentre  anche  questa  doveva  meglio  rifei'irsi 
alla  classe  dei  magistrati  maggiori,  in  cui  1'  altra  si  ritrova.  Ambedue 
luiono  édite  ed  illustrate  nell'  opéra  dei  Fratelli  Arvali  ^  ed  aile  cose 
ivi  dette  alcune  poche  qui  ne  aggiungeremo  relative  al  marito,  riser- 
bandoci  di  parlare  délia  famiglia  délia  moglie,  quando  incontieremo 
r  alti'a  iscrizione.  Il  chiariss.  Marini  saviamente  opino  che  il  console 
(jui  ricordato  fosse  L.  Cejonio  Gommodo  bisavolo  dell'  imperatore 
L.  Vero,  che  in  compagnia  di  D.  Novio  Prisco  ottenne  i  fasci  ordinarj 
neir  anno  di  lloma  83 1,  o  sia  78  di  Gristo,  non  suo  figlio  che  gli 
ebbe  nel  869  :  ma  non  addusse  la  ragione  dei  suo  giudizio,la  quale 
piovenne  per  certo  dall'  età  délia  seconda  la])ide,  che  Severa  di  Ceionio 
(jommodo  pose  a  .suo  padre  Sesto  Appio  Severo  queslore  di  Tito  Cesare  Vespa- 
suinn  finlio  di    (lemvc    Aup^uato.   S(î   cpicl    marmo    non   puo    ])i'ecedere 

I*.  lo'y.  |Cf;||(!-fi  il  ('(,(•  n'|>i'o(liii(o  (hms  lo  recueil  flOrfîHi.  ii.  -«-HJo.l 


MUSKO  LAlMDAlilO  VATICA^O.  H 

1  aimo  8-3  2  iii  cui  Vespasiano  lu  elevalo  al  soglio  impei'iaie,  non  piio 
tanipoco  dilTerirsene  T  e|)oca  oltre  l'SSa,  in  cui  mori  e  fu  doilicato, 
perché  Tito  (loj)o  quel  tempo  vi  si  diicbhe  lij;lio  de!  divo  Augusto, 
ne  vi  sarebbc  egli  privo  dei  tiloli  inipnijdi.  (Juindi  è  quasi  dimostralo 
spettare  quella  niemoiia  a  Ceionio  padie,  clie  in  cjucl  pcriodo  era 
capaee  di  matrinionio,  piuttosto  (^lie  al  liolio  clie  se  era  nato  esser 
doveva  bambino,  imperciocehè  l' intervallo  di  ventisette  anni,  che  per 
lo  jneno  conviene  ammettere  Ira  l' incisionc  di  quella  pietra  e  il  suo 
consolato,  è  presso  che  sulTiciente  a  costituirlo  da  se  stesso  in  una  età 
opportuna  a  ricevere  i  fasci  delF  859  :  sapendosi  che  in  quel  tem])i 
poco  dopo  i  trent'  anni  solevano  conseguirsi.  E  se  cosi  è,  ne  verra  di 
conseguenza  che  di  altri  due  anni  deve  almeno  anticiparsi  la  scullura 
di  quel  sasso,  mancandovi  a  Ceionio  il  titolo  di  console  da  lui  otteuuto 
neir  83 1  ,  conie  dicenimo,  e  che  non  vedesi  preterito  nella  lapide  di 
cui  parliamo,  incisa  posteriormente. 

E  attissime  poi  sono  queste  piètre  a  stabibre  ch'  ei  fu  veramente  il 
bisavo  e  non  Y  avo  di  L.  Vero,  che  che  altri  n'abbia  creduto  diversa- 
inente,  perché  se  al  diie  di  Spaiziano  L.  Elio  Cesare  padre  di  quell" 
imperatore  era  nel  fiore  dell'  età  e  conimendato  per  la  bellezza  quando 
fu  adottato  da  Adriano,  il  che  avvenne  certamente  nel  suo  consolato 
deir  889,  vi  sarà  assai  poca  probabilità  che  nascesse  da  un  matii-  i' 
moiiio  contratto  per  lo  meno  più  di  cinquantanove  anni  prima.  Dd 
consolato  di  questo  Ceionio  avevamo  avuto  un  cenno  da  Capitolino. 
il  quale  ci  avvisa  che  gli  avi  e  i  bisavi  di  L.  Vero  furono  tutti  consolari 
e  nobilissimi;  ma  di  costui  null' altro  sappiamo  se  non  che  viveva  an- 
cora  sotto  1'  impero  di  Nerva  0  al  principio  di  quello  di  Trajano. 
memorando  Frontino  agrum  qui  mine  est  Cetonii  C  mmodiK  Ben  perù 
si  puô  dire  ch'  ei  fu  di  nascita  Toscana,  perché  si  sa  dagli  storici  che 
i  maggiori  di  L.  \ero  provennero  0  dall'  Etruria  0  da  Faenza,  onde 
imparandosi  da  un  passo  di  Lampridio  che  faentino  fu  Avidio  iNi- 
grino  da  cui  nacque  sua  madré,  si  conoscerà  ch'  essi  intesero  di  darci 

'   [De  Aquaeduct.  lih.  II,  S  70.] 


C"). 


12  MUSEO  LAPIDAIilO  VATICANO. 

]a  patria  délie  due  stirpi  paterna  e  materna,  e  quindi  palesata  elle 
sia  i'  origine  di  una  di  esse  ci  sarà  ancor  V  altra  manifesta.  E  discen- 
deva  forse  da  quel  Ceionio  uno  dei  prefetti  dell'  esercito  di  Quintilio 
Varo  in  Germania,  tacciato  da  Velleio  Paterculo',  perché  dopo  quella 
célèbre  sconfitta  scelse  piuttosto  di  rendersi  prigioniero  clie  di  ucci- 
dersi;  avanti  cui  non  abbiamo  certamente  altra  menioria  di  questa 
famiglia.  Intanto  a  buon  riguardo  deve  stimarsi  preziosa  questa  nostra 
lapide,  siccome  quella  che  c'  insegna  1'  avola  di  un  Gesare,  e  la  bisa- 
vola  di  un  imperatore,  di  cui  la  storia  non  ci  aveva  tramandato  notizia-. 


78.  IVNONI 

IVNIAE-C-SILANI-F 

TORQVATAE 

S  ACERDOTI  •  VESTALI 

ANNIS-LXIIII 

CAELESTI  •  PATRON AE 

ACTIVS-  L 

Innoni  luiiiae  Caii  Silani  filiae  Torquatae  sacerdoti  vestali  aiinis  iaiiii. 
caelesti  patronae  Actius  libertus. 

Dai  giardini  de!  Vaticano  venue  al  Museo  questa  base  di  ottimi  ca- 
ratteri ,  ch'  è  cognita  da  molto  tempo,  essendo  stata  édita  dal  (ii'ii- 
tero^,  da  cui  l'hanno  tolta  altri  parecchi. 

Noi  non  ci  arrcstcremo  sulla  prima  riga  IVNONI,  perché  ognuno 
mezzanamente  erudito  sa  che  la  Giunone  délie  femmine  corrispondeva 
al  Genio  dei  masclii,  e  che  al  dire  di  Gensorino''  :  rc Genius  est,  cujus 
ff  in  tutela,  ut  quisque  natus  est,  vivit.  n  Ma  come  non  discorrere  alcun 
poco  di  questa  Giunia  Torquata,  che  per  la  sua  virtù  mei-ito  di  essere 

'   I  Lib.  II,  c.  cxix.]  Aui  e  mcm.  dclla  R.  Deputazione  di  sloria 

[Borghosi  a  Irailé ,  avec  plus  de  détails ,  patria  pcr  le  provincie  di  Boma<pui .  i  "'  aiirK'p. 

de  la  généalogie  de  L.  Verus,  dans  une  lettre  V.  Rocciii.  | 

adressée,  le  i3  juin   1889,  à  M.  Dionigi  '  P.  9.6,  10.  [Orelli,  11.  (')<(<).  j 

Slrocchi.  lotlro  f[ui  a  élé  iiii|»iiin('(>  dans  les  '    Dr  die  na/aJi ,  c.  m. 


ML'SKO  LAPIDAP.IO  VATICANO.  \:\ 

ricordala  dalla  sloi'ia,  e  clie  apj)arLi(3nc  ad  una  casa  C()ii{;iuiila  alla  la- 
inijjlia  impériale  da  ripetuti  viiicoli  di  ])arenlela?  Direino  adnnque  da 
prima  clie  dclla  noslra  vestale  si  ha  memoi'ia  j)ress()  Tacilo,  il  (piak      i'.  i7<). 
ci  fa  saperc  clie  iiell'  aniio  775  di  lioma  C.  (iiiiiiio  Silario  |)ro(()iis()li' 
dell'Asia  lu  accusato  di  ])repotenza  e  di  estorsioni  dalla  sua  provincia, 
e  che,  deliberaudosi  dal  senato   di  confiuai'lo  nella   deseiia  isola  di 
Giaro,  Tiherio  si  contentô  di  esigliarlo  a  Citera,  avendo  rijruardo  aile 
pregliiere  di  Torquata  sua  sorella,  vcrgiue  di  antica  santimonia".  Egli 
lu  console  ordinario  nei  primi  sei  mesi  dell' anno  76.3,  in  compagnia 
di  P.  Cornelio  Dolabella  ;  e  comc  la  vestale  in  questo  marmo  si  asse- 
risce  nata  da  un  altro  G.  Silano,  cosi  egli  nei  fasti  Capitolini  si  dice 
figlio  di  un  Gajo,  e  nipote  di  un  Marco.  Loro  avo  fu  diinque  M.  Giii- 
nio  Silano  célèbre  nelle  guerre  civdi,  clie  insieme  con  Augusto  rcisse 
1  fasci  del  729^  Moite  notizie  di  lui  sono  state  raccolte  dal  Glandorpio''    . 
e  dai  numismatici  che  illustrarono  una  sua  medaglia,  ma  tutti  hanno 
ignorato  che  fu  anche  proconsole  dell'  Asia,  quantunque  avessero  po- 
tuto  apprenderlo  da  Plinio*  e  da  Giuseppe  Ebreo^  Da  lui  nacque  il 
G.  Silano  padre  di  Torquata,  che  fu  console  egli  pure  nei  787  in  com- 
pagnia di  G.  Furnio,  e  che  nell' anno  seguente  pugno  valorosamente 
contro  i   Sauroinati,  e  li  rispinse  al  di  là  del  Danubio,  se  è  vera  la 
correzione  del  Reimaro  che  giudicô  doversi  rescrivere  G.   Giunio   in 
luogo  del  G.  Lucio  che  trovasi  nei  testo  di  Dione'',  da  cui  unicamente 
si  fa  menzione  di  quella  guerra.  E  aggiungeremo  noi,  ch'  egli  fu  anche  '«0. 

r  ajo  del  virtuoso  Germanico  nipote  dell'  imperatore  Tiherio.  Impe- 
rocchè  dove  la  storia  di  Plinio,  di  cui  non  è  libro  più  mal  trattato  dai 

'  Anmtl.  lib.  111,  c.  iai\.  [Voyez  le  nié-  médaille  donl  il  est  ici  question  n"en  est  pas 

moire  de  M.  Henzen  sur  quelques  inscrip-  moins  du  collèoue  d'Auguste  dans  le  consii- 

tions  consulaires,  Annali  dell'  Instit.  i855,  lat  en  709.  Voy.  Annali  dclF  Iiistil.  nrcli. 

p.  5  et  suiv.  J.  B.  DE  Rossi.]  t.  XXI,  p.  -i-^.  C.  Cavedom.] 

'  [Borghesi  est  revenu  depuis  sur  cette  '   Onomast.  [P.  oo5.] 

opinion,  et  il  a  démontré  que  Taïeul   de  *  Hist.  nai.  lib.  XXX\,  c.  \\..  >  7. 

C.  Silanus  était  un  autre  M.  Silanus,  qui  '  Ant.  Jud.  lib.  XVI,  c.  vi. 

fut  légat  de  César,  en  79.0.  Voy.  Annali  dell'  ''  [Lib.  Ll\  .  c.  x\.] 

Insllt.  arch.  t.  XXï.  18A9,  p.  tîG.  Mais  la 


1^1  MU8E0  LAIMDAUIO  VAÏICANO. 

copisti,  licoj'ila  due  tazze  doiiale  da  Germanico  Cesare  al  suo  precet- 
tore  Cassio  Silaiio ,  zio  di  \ihio  Avito  proconsole  délia  Gallia  A(|uita- 
iiica\  abbiamo  grande  sospetto  che  in  vece  di  Cassio  debba  leggersi 
Gajo-,  conie  sicuramente  in  cambio  di  Avito  deve  restituirsi  Abito,  onde 
egli  sia  A.  Vibio  Abito  console  suffetto  ne!  761.  E  in  questa  opinione 
ci  confermianio,  veggendo  quanta  famigliarità  avesse  poi  quel  giovane 
Gesare  colla  casa  dei  Giunj  Silani,  onde  suo  compagno  di  studio  ed 
intimo  aniico  si  dice  uno  di  essi  da  Ovidio^  il  quale  benchè  vi  si  chiami 
scorrettaniente  Salano  0  Solano,  deve  perô  essere  0  M.  Silano  con- 
sole nel  772,  che  sappiamo  essere  stato  uomo  éloquente,  e  suocero 
doir  imperatore  Galigola  figlio  di  quel  prencipe,  0  vero  il  Sdano  con- 
sole nel  760,  adottato  da  Metello  Gretico,  una  cui  figlia  dal  mede- 
simo  Germanico  lu  scelta  in  isposa  del  suo  primogenito  Nerone. 

Ma  quantunque  cosi  nobile  fosse  il  lignaggio  da  cui  Torquata  di- 
scese,  ciô  non  di  meno  ella  stessa  lo  vide  venire  in  molto  inaggiore 
splendidezza.  Imperocchè  Emilia  Lepida,  nata  da  L.  Emilio  Paulo  e 
da  Giulia  figlia  di  Augusto,  dal  medesimo  imperatore  non  molto  prima 
délia  sua  morte  fu  data  in  moglie  al  nipote  délia  nostra  vestale  G.  Ap- 
]jio  Giunio  Silano,  che  divenne  console  nel  781.  E  nel  79/i  fu  richia- 
mato  dal  suo  ])roconsolato  délia  Spagna,  perché  l' imperatore  Glaudio 
voile  dargli  in  seconde  nozze  Domizia  Lepida  zia  di  Nerone  e  madré 
délia  propria  consorte  Messalina,  il  che  pero  non  toise  che  lo  facesse 
uccidere  V  anno  appresso  per  timoré  di  un  sogno.  Molti  figli  proven- 
nero  da  quel  primo  matrimonio,  ma  il  gius,  che  in  virtù  di  essere  pro- 
nipoti  di  Augusto  potevano  vantare  alla  successione  dcH'impero,  fece 
si  che  tulti  fossero  in  varj  tempi  0  tolti  di  vita  0  confinati,  Noi  non 
ricorderemo  di  essi  se  non  M.  Silano  console  nel  799,  fatto  avvelenare 
da  Agrippina  nelT  807  mentre  era  proconsole  dell'  Asia,  dal  quale 
nacque  L.  Silano  Torquato,  in  cui  si  cstinse  il  ramo  primario  di  cosi 
illuslie  faniiglia.  Quoslo  giovane  di  alte  speranzc ,  nutrito  alla  scuola  di 

'   \Àh.  XXXIV,  c.  x\iii.  S  7.  de  l'Jnslilut  anlicol.  l.  XXI,  \H/h).  [>.  •l'î  et 

'  [Voyez  le  mëmoire  de  Borghesi  sur  la        98.  J.  B.  de  Rossi.] 
fnniillo  flos  Junii   Silnrii.  d.'ins   les  Annalea  '   Ex  Ponlo ,  lih.  11.  op.  v. 


MLJSKO  LAPIDAUK)   \  ATICA.NO.  15 

suo  zio  C.  Cassio  Longiiio  {fiiiriscoiisiiUo,  lu  fatto  morii(3(Ja  .\'eroiie  nell" 
818,  ed  a  lui  sj)ella  uiia  inalconcia  ma  pre^jevolissiiiia  lapide  di  Aterie. 
délia  quale  alcuni  recenti  viaggiatori  dell'  Altica  lianiio  |)oilalo  iiiia 
copia  in  Italia  commiinicataci  dal  cli.  sig.  Akerblad,  di  ciii  piangiamo 
ancora  le  calde  ceneri.  Speriamo  di  laie  cosa  grata  al  publiée  erudito. 
cui  non  sappiamo  clie  sia  nota  linora,  ornandone  le  noslre  carte,  tanto 
più  ch'  ella  giova  a  rinipierc;  un  vaiio  nella  série  dei  prefetli  di  lioina 
del  Padre  Coi-siiii'. 

...IIONMAPKOYZEIAA...  p,^^ 

...N   TOPKOYATON    lEPEA   0... 
lOYAIOY    KAI    lEPEA    0EOY    KA     .. 
ZTOY   EnAPXON    PQMHZ  TPIQN... 
KATAZK..    HZXPIZOY   KAI   APTYPCY... 

KOY  TAA KAAYAIOY 

ZEBAX NIKITOY 


Ci  sembra  doversi  supplire  : 

A.  lowiov  MâpKov  2etAai'oO  vlov  TopxovaTOv,  ispéa  3-eov  lovXiov,  Hy.i  IspéoL  Q-so'j  Ka/- 
(Tapos  ^s§ic<jlov,  éitap)(pv  Pûp-rfs,  rpiùtv  àvhpuiv  KaTOL<THSvy)s  p^ptic-oO  wxi  ipyvpoD  tiii 
yjxknox),  TOLfxioLv  Nspwvos  KAavS/ou  Seêao-Voù (forte)  vtuyjToiJ 

E  interpretiamo  : 

Luciuni  luniiim  iMarci  Silani  filium  Torquatum,  sacerdoteiu  Divi  lulii,  et  .sacerdo- 
tem  Divi  Caesaris  Augusli,  praefectum  Urbi,  Illvirum  aiiro  argento  aeri  flando 
loriundo,  quaeslorem  Noronis  Claudii  Augusti victoris 

Ma  ritornando  alla  nostra  vestale  è  degno  di  osservazione,  coin'  ella 
essendo  délia  casa  dei  Giunj  Silani  porti  il  cognonie  di  Torquata  die 

'  [Cette  inscription  a  été  publiée  depuis,  Silani,  Aunali  dell'  Iitstit.  nrcheoL  t.  \\I . 

d'après  le  texte  de  Borghesi,  dans  le  Corp.  18/19,  P-  ^9.  Le  pnœfectus  Urhi  qui  y  est 

inscr.  Gr.  t.  I,  p.  435,  n.  869,  et  Borghesi  mentionné  est.  ainsi  quil  le  reconnaît  dans 

lui-même  l'a  reproduite,  en  défendant  sa  ce  mémoire,   un  praefeclus   Urhi  feriarmn 

restitution  contre  les  doutes  de  M.  Boeckh,  Lalinarum.  L.  Uf.mkr.J 
dans  son  mémoire  sur  la  famille  des  Junii 


16  MLSKO  LAPlDAUiO  VATICANO. 

lii  proprio  firio  allora  dei  soli  Manlj ,  e  che  per  uiia  conccssione  fli 
Augusto,  posteriore,  a  quel  che  sembra,  aila  nascita  di  qiiesta  ver- 
mine, divenne  indi  comune  anche  ai  Nonj^  Pare  che  questa  licerca 
trovi  onde  appagarsi  nei  coslumi  di  quell' età.  Won  entreremo  nell' an- 

ix;i.  tica  conlroversia  se  le  donne  sieno  state  costantemente  prive  del  pre- 
nome,  con  cui  più  figlie  dello  stesso  padre  si  dislinguessero  Y  una 
dair  altra  ail'  iiso  dei  maschj ,  e  ci  basterà  di  asserire  che  per  1'  ordi- 
iiario  ne  furono  senza'-.  Quindi  un  padre  di  più  femmine  usô  da  prima 
di  aggiungere  al  loro  nome  gentilizio  un  altro  numerico,  dicendolc 
Tertulle,  Quariille,  Quintille  :  ma  in  progresso  si  ricorse  ail'  espe- 
diente  di  variarne  il  secondo  nome,  che  ora  si  dérivé  da  quello  délia 
madré,  ora  da  quello  dell'  avola,  ora  da  quello  degli  zii,  o  di  altro 
prossimo  parente.  E  per  riguardo  alla  denominazione  tolta  da  quel  la 
délia  madré,  per  tacere  di  una  moltitudine  di  esempj  olîerti  dalle  la- 
pidi,  e  valerci  soltanto  di  alcuni  che  somministrano  gli  storici,  ricorde- 
remo  che  la  madré  di  Nerone  si  chiamo  Giulia  Agrippina  perché  figlia 
délia  seniore  Agrippina  e  di  Germanico  adottato  nella  gente  Giulia; 
rhe  la  moglie  di  Antonino  Pio  si  appelle  Annia  Faustina  dal  padre 
M.  Annio  Vero  e  dalla  madré  Rupilia  Faustina;  e  che  senza  uscire  dalla 
casa  dei  Giunj,  ne  abhiamo  una  prova  nella  pronipote  délia  vestale, 
moglie  di  Cassio  giureconsuîto,  che  si  disse  Giunia  Lepida,  essendo 
nata  da  Appio  Giunio  Silano  e  da  Emilia  Lepida.  E  adunque  verisi- 
mile  che  non  diversa  fosse  la  ragione,  per  cui  si  unirono  in  Torquata 
i  nomi  di  due  diverse  famiglie,  con  che  vogliamo  dire,  che  prohahil- 
mente  nacque  da  una  Manlia  figlia  forse  di  quel  Torquato,  a  cui  Oia- 
zio  iiidirizzo  una  sua  ode,  e  nel  quale  sendira  che  si  eslinguesse  quella 
chiarissima   gente,   non  avendosene  dopo   altro  sentore.  E  a  c|uesta 

18/1.     congettura  dà  lume,  e  vicendevolmente  lo  riceve,  un  passo  di  Tacito, 

'  Sueton.  August.  c.  xliii.  les  noms  de  fitniille  à  In  manière  des  pré- 

"  [Cela  est  vrai  pour  Tépocpie  dont  il  sa-  noms;  voy.  mon  Suppl(^m.  au  recueil  d'Orclli , 

git;  mais  il  est  bien  reconnu  maintcnanl  quà  n.  G201  ;  Mommsen ,  UnlcriUtl.  Bial.  p.  Si, 

une  époque  plus  ancienne  les  femmes  avaient  fi/ia   el   3G5;  0.  Jahn.    Firnmn.   (Usion  , 

d^'s  prén(»ms.  ou  des  siu'noms  plac('s  devani  )).  /i5,  elc.W.  II|';n/,i;\.| 


MLSEO  LAPIDA  H 10   VAX  ICA  NO.  17 

clie  lia  inolto  esercllalo  F  iiifjefjrio  dei  ci'itici'.  Quelle  storico  nuine- 
rando  le  diverse  senteiizc  clie  si  proposero  in  senato  circa  la  peua  da 
infliggersi  al  l'iatello  délia  vestale  accusato  di  concussione,  corne  di- 
cemmo,  viene  esponendo  clie  L.  l^isone  lu  di  avviso  chc  se  gl'  inler- 
dicesse  1' acqua  e  il  fiioco,  e  si  lelegasse  a  Giaro.  E  soggiunge  poi  : 
crEadem  ceteri  (censueruni),  uisi  quod  Gii.  Lentulus  sepaïaiida  Silarii 
ff materna  boria,  quippe  alia  parente  geniti,  reddendaque  lilio  dixit, 
rradnuente  Tiberio.ii  Tutti  i  chiosatori  convengono  nell'  opiriione  clie 
vi  sia  un  errore  del  copista  in  quel!'  alia  parente  penili,  clic  non  lia 
senso ,  e  che  in  quelF  alia  corrotto  si  asconda  il  nome  gentilizio  délia 
madré.  E  una  gran  parte  di  loro  si  è  poi  accordata  in  volere  che  si  ri^ 
scriva  Cornelia,  non  per  altra  ragione  se  non  perché  è  parso  probabile, 
che  Lentulo  fosse  mosso  a  meno  dura  sentenza  per  motivi  di  pai  entela 
col  reo.  Ma  tutt'  altre  poterono  essere  le  cagioni  che  indussero  Len- 
tulo a  cosi  giudicare,  ed  egli  potè  essere  congiiinto  di  Silano,  senza 
che  la  sorella  o  zia  del  primo  fosse  madré  del  secondo  :  onde  pare 
a  noi  che  il  Grozio,  a  cui  non  si  è  voluto  dar  mente,  molto  più  si  acco- 
stasse al  vero,  quando  propose  di  riporre  in  quel  \\iogo  Manlia  o  Mallia. 
Ognuno  vede  che  Mallia  è  molto  più  affine  ad  Alia  di  quello  che  lo  sia 
Cornelia,  e  che  la  conformité,  che  si  trova  fra  quella  lezione  e  la  nostra 
lapide,  le  accresce  moltissimo  fondamento.  Oltre  che,  se  attentamente 
si  consideri,  si  vedrà  dall'  espressione  di  Tacito  che  i  béni  materni  do- 
vevano  essere  di  non  lieve  importanza;  e  veramente  apprendiamo  da- 
gii  storici  che  il  figlio  Appio  Silano,  qnantunqiie  privato  del  paterno 
retaggio,  ebbe  modo  nondimeno  di  sostenere  con  lustro  la  sua  no- 
biltà.  Ora  ciô  andrà  bene  se  la  nonna  fu  erede,  come  sospettiamo, 
del  pingue  patrimonio  dei  Manlj,  non  mai  s'  ella  fu  sorella  di  Gn.  Len- 
tulo, che  usci  da  una  casa  di  scarse  fortune,  onde  Tacito  gli  fa  F  elogio 
di  avère  in  sua  gioventù  tollerata  da  forte  la  povertà-. 

Non  ci  è  ignoto  che  taluno  potrebbe  trovare  la  ragione  del  cognome 
di   questa   vergine   nella  stessa    storia   délia  casa  dei  Silani,  perché 

'    \ Annal,  lib.  111,  c.  iaviii.1  —  ^  Anntil.  iib.  1\  .  c.  xuv. 


ps:, 


18  MUSEO  LAPIDAKIO   VATICANO. 

T.  Maiilio  Torqiiato  console  nel  589  diede  in  adozione  a  D.  Silaiio 
un  suo  fip^lio,  che  fii  il  D.  Silano  pretore  nel  612,  onde  un  terzo  D.  Si- 
lano  suo  discendente,  questore  urbano  con  L.  Lucrezio  Tricipitino  •,  si 
vanta  di  una  taie  provenienza  nelle  sue  medaglie,  nelle  quali  rappre- 
sentô  il  célèbre  lot'que  rapito  al  Gallo  neinico.  Ma  se  si  consideri  che 
pei"  piii  di  un  secolo  e  mezzo  decorso  fra  quell'  adozione  e  la  nostra 
vei'gine  niuno  dei  Silani  si  valse  di  quel  cognome,  si  conoscerà  di  leg- 
gieri,  che  quella  derivazione  è  troppo  antica  per  crederJa  vera.  Il 
primo  dei  maschi  di  quella  casa  che  lo  adoperasse  fu  D.  Giunio  Silano 
Torquato  console  nelF  806,  pronipote  délia  vestale,  a  cui  forse  per- 
venne  insienie  colla  sua  crédita,  e  che  ebbe  bisogno  di  assumere  un 
P.  >xf>.  ([uai'to  appellativo  per  differenziarsi  da  un  altro  che  gli  era  omoninio. 
Era  questi  D.  Giunio  Silano  Getulico  meniorato  nell'  81  (3  da  una  la- 
pide-, padre  conie  ben  vide  il  Marini  dei  M.  Giunio  Silano  Lutazio  (^a- 
tulo,  di  cui  ha  parlato  il  Visconti  nel  sepolcro  degli  Scipioni,  e  che 
a  nostro  credere  nacque  da  quel  D.  Silano  adultero  délia  figlia  di  An- 
gusto,  tVatello  dei  console  dei  772,  che  non  consegui  magistrattira  al 
dire  di  Tacito^, 

Il  marchese  Maffei^  tacciô  di  poco  legittinia  questa  iscrizione,  perché 
suppose  che  le  vestali  fossero  perpetuamente  chiamate  vergini,  e  non 
mai  sacerdotesse,  dalla  quale  ingiusta  censura  si  sarebbe  astenuto  se 
avesse  visto  il  nostro  marmo  di  cui  non  havvi  il  più  sincero.  E 
(jueir  obbiezione  è  stata  poi  ridotta  al  niente  dal  ch.  Morcelli^,  mo- 
strando  ch'  elle  furono  dette  sacerdotesse  da  Livio  e  da  Cicérone,  e  che 
anzi  era  questo  il  loro  nome  solenne,  perche  non  altrimenti  si  appel- 
lano  nella  formola  solita  a  recitarsi  dal  pontefice  massimo  quando  le 
|)igliava,  che  ci  è  stata  conservata  da  A.  Gellio.  Ma  ad  onta  d(dla  nostra 

'   I  La  qiiesliirc  de  C(;  personnage  et  de  "  Marini,  Fr.  Arvnl.  p.  80. 

I).  Silarius  n'es!  iiHMitioiirM'e  (jiic  sur  un  mo-  '  Annal,  lib.  III,  c.  xxiv. 

uunienl  d'une  aulliciiticilé  plus  (jue  dou-  '  Art.  critic.  lap.  p.  ïiy/i. 

teuse;  voyez  la  note  de  M.  Mommsen  sur  ^  De  Stilo  inscr.  p.  3-ji,  ri|l.  11.  p.  70. 

la  \\V  Observation  de  la  V'  Décade,  t.  1.  de  l'édition  de  Padoue]. 
p.  •:i()o.  V\\.  Hoccin.  1 


MUSEO  LAlMJ)Ai;i()  VM'ICWO.  19 

somma  riviM-eiizu  a  (jucsto  Nestorc  dcgli  crudiLi,  siamo  co.sUelti  a  cliic- 
dei'gli  Lunilmeiite  il  perinesso  di  scostarci  da  lui,  ovc  tienc  che  la  iioslra 
base  fosse  posta  a  Toivpiata  d()])o  la  sua  uioiie,  niosso  da  (juel  IV- 
NONI  che  al  pari  de!  GENIO  lia  creduto  indicarc  scmpre  un  de- 
Ibnto,  e  da  quel  CAELESTI- PATRONAE  lilolo  lioppo  superbo 
per  una  mortale.  Ma  qualité  lapidi  uon  ci  riman^jono  dcdicatc  al  gcnio  i'  187. 
d'  inqieratori  viventi,  e  la  Giunoric  di  Gissonia  AlVodite'  uon  lia  foise 
tutte  le  apparenze  di  essere  quella  di  una  viva?  Ne  i  gentili  poi  lu- 
rono  cosi  scrupolosi  nell'  usare  cogli  uoiuini  espressioni  solo  pro])iir 
degl'  immortali;  onde  si  legge  che  Flavia  Elpide  Cenidiana,  la  (pialc 
non  era  più  che  una  liberta,  CVM  •  VIXIT  •  DEA  •  ET  •  SANCTIS- 
SIMA- DICTA- EST".  Del  resto  la  nostra  difïicoltà  in  sottoscriverci 
air  opinione  Morcelliana  procède  precipuamente  da  quest'  altra  lapide 
dedicata  alla  stessa  Torquata,  ed  édita  anch'  essa  dal  Grutero^  : 

IVNIAEC  SILANI  F 

TORQVAT A  E 

VIRGVESTMAXIMAE 

IVVENIOL 

Sappianio  di  f[ui  che  questa  vergine  consegui  il  posto  supremo  ha 
le  vestali  ;  or  chi  puô  persuadersi  che  in  un  niarmo  erettole  dopo 
morte  s' indicasse  il  minor  grado  e  si  tacesse  il  niaggiore?  Per  lo  che 
conchiuderemo,  che  a  nostro  avviso  l' iscrizione,  di  cui  parliamo,  le  fu 
dedicata  mentr'era  poco  pii^i  chesettuagenaria,  ricordandovisi  sessanta- 
quattro  anni  di  sacerdozio,  e  sapendosi  che  le  fanciulle  fra  i  sei  anni 
e  i  dieci  si  ascrivevano  al  servigio  di  Vesta.  E  diremo  poi  che  non  molto 
dopo  fu  onorata  coll'  altra  pietra,  quando  era  già  pervenuta  al  priorato 
di  quel  collegio,  alla  quale  dignité  sembra  che  si  arrivasse  per  ordine  188. 

di  anzianità.  Due  altri  marmi,  oltre  questi,  ci  rimangono,  che  ricordano 
altri  suoi  liberti*,  il  che  ci  fa  persuadere  che  fosse  ricca  non  poco. 

'  Fabretli,  p.  78,  n.  79.  '  Grut.  p.  3io,  n.  /i;  Marini.  Fr.  Arrol. 

■^  Ibid.  p.  266,  n.  106.  p.  567.  [Orelli,  n.  o-jSS.] 

^  Grut.  p.  3 10.  n.3.[Lips.  Aiœtar.  p.  2 5.] 


20  MUSEO  LAPIDARIO  VATICANO. 


/•a«)uo-L-F'ARN-RAVO 
cos -pr  AET-QVAESTOKl 
candiDATO  •  IMP-  CAES 

m-  auKELi-  wmmmm^mm^, 

antONINI  •  AVG  •  PII 
/e/ICIS  •  PONTIFICI 
sflHO  •  PALATINO  •  TRI 
Mm VI  RO-MONETALI 
«•«•«•F-F-SODALES 
/iercVLANI-OB-ME 
r  à  fl  •  7^  a  <  R  O  N  O 

Lucio  Annio,  Lucii  tilio,  Arniensi,  Ravo,  consuli,  praetori,  qiiaestori  caiididalo  lni[)eraLuris 
Gaesaris  Marci  Aurelii  Commodi  Antonini  Augiisti  Pii  Felicis,  pontifici,  salio  Palatino. 
trinmviro  monetali  auro  argento  aeri  flando  feriundo ,  sodales  Herculani  ob  mérita  palroiio. 

189.  Questo  marmo  cuslodito  fia  prima  nel  Museo  Kircheriauo  lii  edito 

poco  accuratamente  dal  marchese  MafFei\  e  la  copia  datane  dal  Ma- 
rini,  il  quale  si  protesta  di  non  averlo  veduto,  è  ancora  più  scoi'relta-, 
aveiido  tra  le  altre  cose  ommesso  ogni  indizio  délia  cancellazione  del 
nome  impériale,  da  cui  si  détermina  la  sua  età. 

Corne  ognuno  s'  accorgc,  manca  dalla  parte  destra  iina  striscia  délia 
pietra,  che  ha  portato  via  seco  alquante  lettere  di  ogni  riga  ;  ma  la  per- 
(lita  non  è  taie  che  sia  tolta  ogni  speranza  di  ripararla.  E  primio^ra- 
niente  il  raro  cognome  Raviis,  desunlo  conic  Ni^rer,  Albus,  Fnlrus  e 
simili,  da  un  colore,  ch'  era  il  tanè,  ci  assicura  che  il  nome  gentilizio 
lu  \nnio;  imperocchô  una  taie  denominazione  fu  propria  di  ([uella 
gente,  corne  si  vedrà  da  altri  esempi,  che  addurremo  fra  poco.  K  il 
prenome  da  restituirsi  sai-à  prohahilmente  Lucio,  si  perché  usitatis- 
simo  nella  casa  degli  Annj,  si  pei'cliè  simile  a  qucllo  del  padre,  clic  i 
Hgli  solevano  per  F  ordinario  conservare.  Ne  più  ne  uieno  di  ciurpic 

Mus.  Ver.  p,  820,  n.  9..  —    '  Fr.  Arval.  p.  178.  [Elle  a  (H*!  dopiiis  pidilii'c  phis  cx.ic- 
(cment  par  Orelli.  n.  5oo3.] 


MUSEO  lapidai;  10   VATICAAO.  21 

ieUere  sono  perite  scnza  dujjjjio  nella  lerza  rifja,  oii(l(^  (;<;ual«3  esseiulo 
la  rottura  nella  seconda,  ne  verra  clic  pari  esseï-  dchha  la  mancanza. 
Facile  è  il  rimettere  due  di  qiicsti  cirupie  caratteri,  percliè  la  sil- 
laba  .  .  .  AET  cli' è  riinasla,  reclama  apertamenle  clie  vi  si  legga 
PRAETo?^  ;  ma  qualclie  inaggior  |)onderazione  si  l'ichiede  per  tro- 
vare  i  tre  rimanenti.  Non  penserenio  ad  un  sccondo  cognome,  perché 
una  voce  di  tal  fatta  non  amnieltendo  abbrevialura  è  assai  difficile  che 
fosse  si  corta.  Per  la  ragione  opposta  abbiamo  dovuto  rigettare  la 
prima  fantasia  che  ci  era  venuta  in  mente,  per  la  quale  credevamo  che 
vi  fosse  scritto  V-C*  iniziali  di  vir  clarissimiis,  titolo  che  certamente 
competeva  a  Ravo,  e  che  ad  arbitrio  or  si  vede  usato  oi'  prelerito  nelle 
lapidi  dei  senatori  di  queslo  tempo.  Resta  adunque  clie  onninamente  i'.  njo. 
vi  fosse  indicata  un'  altra  dignità;  ma  se  a  cio  debbono  bastare  tre  let- 
tere,  e  se  deve  essere  posteriore  alla  j)retura,  non  esiteremo  a  crederla 
il  consolato,  che  accennavasi,  corne  è  noto,  colla  sillaba  COS.  Ne 
cagiona  difficoltà  che  il  nome  di  Ravo  non  sia  notato  nei  fasti,  presse 
che  infiniti  essendo  i  suffetti  che  non  conosciamo,  il  cui  numéro  non  fu 
mai  SI  copioso  quanto  sotto  Commodo,  che  sappiamo  da  Dione  aver 
creato  in  un  anno  solo  venticinque  consoli.  E  veramente  la  nostra  la- 
pide spetta  air  età  di  quelP  imperatore,  il  cui  nome  corne  in  molle 
altre  cosi  in  questa,  per  ordine  del  senato  che  dopo  la  sua  uccisione  ne 
voile  abolita  la  memoria,  fu  anticamente  cancellato  collo  scarpello  sulla 
fine  délia  quarta  riga.  Il  che  si  rende  aperto  e  per  la  concorrenza  de- 
gli  altri  nomi  di  quel  prencipe,  e  per  le  vestigia  che  vi  sono  rimaste 
délia  prima  sillaba  COM.  Gli  altri  supplementi  sono  tutti  chiamati  o 
dalla  rottura  dei  vocaboli,  o  dalle  parole  antecedenti  e  susseguenti, 
onde  inutile  sarebbe  per  gli  eruditi  il  rendere  dilïusa  ragione  di  cose 
per  se  stesse  manifeste. 

Un  L.  Annio  Ravo  trovasi  reidstrato  in  certi  frammenti  di  fasti  sa- 

o 

cerdotali  che  si  hanno  in  questo  Museo,  editi  dal  Marini^  e  che  noi 
sospettiamo  appartenere  ai  salj  palatiiii,  del  che  a  suo  tempo  faremo 

'    Fr.  Arvrd.  p.  166. 


•2-2  MLSEO  LAPIDA  H 10  VATICANO. 

P.  191.  pai'ola'.  Si  dice  in  essi  ch'  egli  Tu  cassato  da  quel  collegio;  e  quaiiluiique 
1101)  se  ne  addiica  la  ragioiie,  pure  si  conosce  cliiaramente  che  ciô 
avvenne  innanzi  1'  anno  92/1  di  Roma.  Dali'  altra  parte  la  nostra  iscri- 
zione  non  è  certamente  anteriore  al  9^9,  epoca  in  cui  Commodo  ot- 
ienne  il  titolo  impériale.  Non  puô  adunque  quell'  Annio  essere  il  noslro 
Bavo ,  perché  nella  lapide  del  seconde  non  se  gii  ricorderebhe  un'  ono- 
rificenza  che  alnieno  cinque  anni  innanzi  aveva  perduta  ignominio- 
sainente'-.  Quindi  diremo  ch'  egli  è  suo  padre,  il  quale  sappiamo 
essersi  verainente  chiamato  Liicio;  ne  ci  farà  poi  alcuna  meraviglia  che 
padre  e  figlio  fossero  ascrilti  al  medesimo  sacerdozio,  veggendosi 
air  opposto  ogni  giorno  che  una  taie  pratica  fu  frequeniissima.  Un 
C.  Cerellio  Fufidio  Annio  Ravo  Polliziano  questore  di  Caracalla  ottenne 
una  base  onoraria  ch'  è  riferita  dal  Grutero^,  ma  dalla  disposizione  di 
quei  nomi  ci  sembra  ch'  egli  fosse  délia  famiglia  dei  Cerellj  Polliziani, 
sia  poi  egli,  0  non  sia  quel  C.  Cerellio  Polliziano  proconsole  di  Mace- 
donia,  di  cui  abbiamo  due  lapidi  nel  Museo'\  E  quindi  opineremo  che 
air  uso  di  quei  tempi  il  nome  di  Annio  Ravo  gli  sia  provenulo  dalla 
madré,  ch'  essere  potrebbe  una  sorella  0  una  figlia  del  nostro  con- 
sole. 

Ben  perô  supponiamo  che  questi  sia  quell'  ANNEIVS  ■  RAVS  me- 
morato  in  una  rotta  e  mal  concia  tavola  Gruteriana^,  ne  ci  fa  caso  la 
mancanza  di  un  V  in  RAVS,  perché  infiiiiti  esempj  abbiamo  di  taie 
19..  ortografia  '  in  IVENT  per  IVVENT,  in  FLAVS  per  FLAVVS  e  si- 
mili, come  non  ci  sorprende  che  per  errore  dell'  antico  scarpellino  0 
del  moderno  copista  da  ANNIVS  siasi  fatto  ANNEIVS.  Costui  sta 

'  [Voyez  la  lettre  sur  les  deux  consuls  du  implicitement  dans  le  Mémoire  cité  dans  la 

nom  d'Avitus,  Bullelt.  Nap.  ann.  IV.  \8hh.  note  précédente,  p.  99.  L.  Renikr.] 
p.  99  et  suiv.  J.  li.  di;  Rossi.]  '  \\  879,  n.  7. 

"  [Cela  n'est  rien  moins  (pie  certain;  on  ''  [Henzen,   Supplctn.    Orell.    n.    1)908 ; 

pouvait  bien,  sous  un  prince  le!  que  Com-  Fabrelli,  p.  ôia,  n.  3G3.] 
mode,  ne  pas  tenir  compte  d'une  disgrâce  "'  P.  3o2,  n.  9. 

encourue  sous  le  règne  de  Marc-Aurèle;  **  [^'^^-  s"'"  ^^^^^  orthographe  Quintil. 

voyez   mes  Mclan[res  d'éptffraphie,  p.  35.  Inslit.  lib.  I,  c.  vu,  S  lA.  L.  Rkmek.  | 
Rorghesi  dailleurs   l'a  reconnu  lui -môme 


MUSEO  LAPIDAIUO  VATICWO.  n 

ivi  Ira  i  cliianssiiiii  uuniiiii  aj)pail(3iiciili  ail'  uidine  (ici  saci3idoli  dcilla 
casa  di  Augusto  palatiiia,  o  i  suoi  colle.q[lii  sono  per  corto  contempo- 
ranei  del  noslro  console.  Vi  si  licordaiio  Vitiasio  l^)llione  console  ind 
929,  Pelroiiio  Sevcio  padre  delF  im[)('ral()i(;  Didio  Giuliano,  Settimio 
Antipatro  cli'  è  forse  il  l(3(jato  di  Bitinia  lammentato  da  Filostrato^  :  e 
anzi  r  età  di  quella  pietra  deve  circoscriversi  fra  il  ])i'incipio  delT  ini- 
j)ero  di  Commodo  e  1'  anno  987,  perché  fra  quoi  scnatoii  si  cita  Elio 
Saotero  favorito  di  quel  prencipe,  che  in  quell'  ainio  fu  ucciso  da 
Gleandro  successogli  nella  buona  grazia  del  régnante.  Noi  faccianio 
volentieri  questa  osservazione,  perché  se  questi  due  Ravi  sono  il  me- 
desimo  soggetto,e  se  in  un  luogo  se  gli  da  il  titolo  di  salio  palatiiio,  e 
neir  alti'o  si  chiama  sacerdote  délia  casa  di  Augusto  palatina,  se  ne 
avrà  un  hell'  argomento  che  queste  non  erano  se  non  diverse  denomi- 
nazioni  dello  stesso  sacerdozio,  il  che  travide  il  Ma  ri  ni  -  sulla  scorta 
precipuamente  délie  glosse  latino-greche  e  greco-latine  citate  dal  Gut- 
hertleto^,  nelle  quali  Ispsùs  KcchoLpos  si  fa  corrispondere  a  salio  ^. 

Un' altra  importante  osservazione  devesi  fare  sul  nostro  marmo.  Le 
magistrature  di  Ravo  si  succedono  corne  ognuno  vede  per  ordine  cro- 
nologico  inverso,  cominciando  cioè  dalF  ultima  e  retrocedendo  tino  P.  n 
alla  prima,  con  che  ci  si  fa  conoscere  che  costui  dopo  essere  stato 
questore  candidato  divenne  pretore.  Egli  adunque  salto  un  gradino 
délia  scala  prescritta  per  salire  ai  maggiori  onori,  imperocchè  dopo  la 
questura  conveniva  divenire  tribuno  délia  plèbe  0  édile  per  aver  passo 
alla  pretura.  Lo  stesso  Marini  illustrando  1'  iscrizione  di  G.  Gesonio 
Macro  Rufiniano^  il  quale  anch'  egli  fu  questore  candidato,  e  senza 
altro  intermezzo  pretore,  avverti  che  questa  novità  era  spiegata  da  un 
passo  di  Lampridio,  il  quale  c'  insegna  che  l'  imperatore  Alessandro 
Severo  rr  quaestores  candidatos  ex  sua  pecunia  jussit  munera  populo 

'   [Vit.  sophist.  c.  x\iv.]  par  Borghesi,  ne  peut   se  rapporter  aux 

^  Fr.  Arval.  p.  58o.  saliens  palatins  puisqu'on   y  remarque  des 

^  [De  Saliis,  in  Poleni  Thés.  p.  G()i,  f.]  liberlini  J.  B,  de  Rossi.] 
"  [Ce  raisonnement  pèche  par  la  base;  la  ^  Fr.  An^d.  j).  (So.'î. 

liste  de  noms  publiée  par  Gruter.  et  cite'e 


'2'i  MLSEO  LAPIDA  RIO  V  AT  ICA  NO. 

rrdare,  sed  ut  post  (jnaesturani  praeturas  accipereiit  et  iode  piovincias 
ff  regerent^;T)  e  ne  concbiuse  di  pol  che  le  lapidi  nelle  qiiali  osservasi 
questa  particolarità  si  avevano  a  credere  o  coetanee  o  posteriori  a 
quell'  imperatore.  Se  cosi  fosse,  converrebbe  supporre  che  Ravo  dopo 
essere  stato  questore  sotto  Commodo,  avesse  tardato  a  divenire  pre- 
tore  finchè  non  ascèse  al  trono  Alessandro,  il  che  per  quanto  si  re- 
stringano  i  termini,  vorrebbe  dire  che  dopo  la  qucstura  egli  avesse 
passato  in  vita  privata  almeno  trent  anni,  che  tanti  ne  decorsero  dalla 
morte  del  primo  ail'  assiinzione  del  seconde.  Ma  questa  ipotesi,  oltre 
r  essere  improbabilissima ,  non  piio  a  qualunque  patto  difendersi.  ïm- 
perocchè  quantunqiie  sia  vero  che  il  senato  dopo  la  morte  di  Com- 
modo condannô  la  sua  memoria,  e  che  quel  decreto  rimase  in  vigore 
196.  durante  il  brève  regno  di  Pertinace,  sappiamo  perô  che  Settimio  Se- 
vero  fece  abrogarlo,  e  rimise  in  onore  la  ricordanza  di  quel  cattivo 
prencipe  a  segno  taie  di  riporlo  fra  gli  dei,  e  di  affettare  di  chiamarsi 
Iratello  del  Divo  Commodo.  Ne  in  progresse  fu  su  questo  particolare 
innovata  cosa  alcuna,  del  che  fanno  fede  le  medaglie  coniate  in  onore 
délia  consecrazione  degl'  imperatori,  fra  le  quali  sono  quelle  di  Com- 
modo, di  cui  sebbene  s'  ignori  la  précisa  età,  è  perô  indubitato  che 
non  sono  anteriori  ail'  imperatore  Filippo.  Cio  posto  è  adunque  certis- 
simo  che  il  nostro  marino  fu  inciso  durante  1'  impero  di  Commodo 
stesso,  perché  questo  imperatore  non  si  dice  Divo;  e  molto  piîi  pei- 
chè  la  cancellazione  del  suo  nome  accusa  manifestamente  1'  adernpi- 
mento  dell'  ordine  del  senato,  ne  potè  questo  eseguirsi  se  non  prima 
deir  elezione  di  Settimio  Severo.  Quindi  conviene  dire  0  che  Lam- 
pridio  si  è  ingannato,  0  che  la  sua  mente  non  è  quale  l' intese  il  Ma- 
riiii.  I']  veramente  puo  slare  benissimo  che  Alessandro  Severo  altro 
non  facesse  se  non  concedere  per  diritto  ai  questori  candidati  cio  che 
prima  ottenevano  per  grazia.  Ma  comunque  sia,  è  fuori  di  dubbiezza 
che  la  nostra  iscrizione  distrugge  il  canone  Marin iano,  e  clie  sovr' 
esso  non   ])uo  fondarsi   una  sicnra   ie<»ola  ])er  stabilire  1'  età  di   uiui 

'   In  Alex.  Sev.  c.  \liii. 


MUSEO  LAPIDARIO  VATICANO.  25 

lapide'.  Di  moite  altre  annotazioni  sarcbhe  de<pio  (jueslo  iiiarmo,  le 
quali  iioi  oiiunelLiamo  per  non  cscire  dai  liinili  di  brevità  che  ci  siamo 
prescritti,  e  perché  non  ci  mancherà  occasione  di  farne  uso  allra  volta. 


p.  335. 


SILVANO  -SAC 

L-  GAVIVS 

AGATHO- DE 

SOLO • RESTI TV 

ENDVM • CVR 

VÔL-  L-  N 

Silvano  sacrum,  L.  Gavius  Agatlio  de  solo  restiluenduni  curavit  volunlale  Liicii  nostri. 

Questo  marmo  pubblicato  dal  ch.  Marini-  ci  fa  sapere  che  il  liberto 
L.  Gavio  Agatone  per  obbedire  agli  ordini  del  suo  signore  rifece  dai 
fondanienti  1'  ediciila  o  altro  edificio  consecrato  al  dio  Silvano.  Lna  taie 
memoria  non  meriterebbe  molta  attenzione,  ove  non  fosse  nobilitata 
dair  ultima  riga,  che  agevolmente  si  prenderebbe  per  un  indovinello 
délia  sfinge,  se  lo  stesso  Marini  colla  sua  vastissima  erudizione  non  se 
ne  avesse  scoperto  il  vero  significato.  Era  solito  che  quel  taie  per  com- 
missione  di  cui  si  costruiva  una  fabbrica,  tutto  che  un  altro  le  sovra- 
stasse,  e  ne  promovesse  l' esecuzione,  ponesse  ciô  non  di  meno  la  lapide 
in  proprio  nome,  aggiungendo  al  più  che  ciô  era  stato  fatto  curante  il  33G. 
tal  altro.  Ma  qui  ail'  opposto  senibra  che  il  dedicante  non  sia  se  non  il 
curatore  del  lavoro,  o  il  fattore  del  principale,  e  che  il  nierito  dell' 
opéra  appartenga  veramente  a  quel  Lucio ,  che  1'  aveva  ordinata.  La 
formola  YOLuntate  quantunque  rara  non  è  perô  nuova  nella  scienza 
lapidaria,  e  agli  esempi  VOLVNTate  •  EIVS  •  CVR«n7,  VOLVN- 
Tate  -  AVGusti  •  NOST^^'  •  COLLOCalum,  EX  •  VOLVNTATE  • 
IPSIVS  addotti  dal  Marini,  devesi  aggiungere  Y  altro  SECVNDVM  • 

'  [Voyez  le  mémoire  sur  le  diplôme  de        fiant  un  peu  l'appréciation  qu'il  en  fait  ici. 
l'empereur  Decius ,  p.  35;  Borgliesi  y  est        F.  Roccni.] 
revenu  sur  cette  règle  de  Marini,  en  modi-  '  [Fr.  Arval.  p.  710.] 


26  MUSEO  LAPIDARIO  VATICAN 0. 

VOLVNTATEM  •  DOMITIAE  •  FORTVNATAE  di  uiia  lapide 
del  Grutero  ', 

Abbiamo  detto  che  Agatone  ci  sembra  un  liberto,  e  ne  persuade  il 
suo  cognome  greco,  sapendosi  che  per  le  leggi  dell'  imperatore  Clau- 
dio fu  interdetto  ai  servi  ed  ai  barbari  d'  assumere  cognome  romano'-. 
E  ce  ne  dà  maggior  argomento  quel  noslri  altaccato  al  prenome  di 
Lucio,  colla  quale  appendice  soleano  i  liberti  e  i  servi  accompagnare  il 
nome  del  loro  padrone,  come  consta  da  moite  lapidi  e  in  particolare 
dalle  figuline.  Noi  citeremo  unicamente  la  notissima  iscrizione  di  Bre- 
scia  riferita  dal  Fabretti^,  che  due  soggetti  délia  stessa  condizione  di 
Agatone,  cioè  due  liberti  e  procuratori  deiRoscj,  poseronel  977,  lOVI- 
O  •  M  •  CONSERVATORI  •  POSSESSIONVM  •  ROSCIOR  •  PA- 
C VLI  •  AELIANI  •  N  •  COS  •'E  •  BASSAE  •  FILIORVMQVE  •  EOR. 
Qui  pure  si  deve  leggere  PacuU  Aeliani  nostri  consulis  :  onde  ne  segue 
che  Paculo  ed  Eliano  non  sono  già  due  distinte  persone,  ma  bensi 
P.  337.  due  cognomi  di  una  sola,  cioè  di  c^uel  L.  Roscio  Eliano  Paculo  memo- 
rato  in  un  sasso  del  Muratori  *,  e  quindi  saranno  questi  i  veri  nonii  del 
console  del  976  ,  a  cui  converrà  per  conseguenza  togliere  alcune  lapidi, 
che  sommi  uomini  gli  avevano  attribuite.  E  convien  credere  che  il 
costume  di  chiamare  nostro  il  padrone  fosse  ampiamente  dilTuso  :  poi- 
chè  i  servi  talora  l'appellarono  semplicemente  noster;  onde  veggiamo 
che  neir  Eimuco  ^  di  Terenzio  il  servo  Parmenone  dirigendo  il  discorso 
a  Fedria  suo  signore  gli  dice  :  crEu  noster  :  laudo,  tandem  perdoluit, 
cr  vir  es.  -n  1  caratteri  del  nostro  marmo  non  sono  molto  belli,  ma  cio  non 
ostante  egli  non  deve  essere  posteriore  a  Trajano,  0  almeno  l'è  di 
poco,  per  gli  accenti  che  si  vedono  sopra  le  lettere,  i  quali  dopo  quel!' 
imperatore  cominciano  quasi  a  mancare  del  tutto,  giusta  le  buone  osser- 
vazioni  del  Marini^ 


I    D 


P-  557,  9.  ^  Acl.  I,  se.  H,  vs.  7 A. 

•^  [Siuilon.  in  Clatid.  c.  wiv.j  "  [Fr.  Arval.  p.  710.  Voyez  cependant 

P.  695,  n.  iCo.  [Labus,  Marmt  anli-        Kellermann,  ap.  0.  Jahn,  Spécimen  epigr. 

chi  Bresciani,  p.  21,  n.  tîO.  )  p.  io5,  elGarvucci,  I  segni  voiffarmcnte  dctti 

P.  i636.  17.  accenti,  p.  /10-/18.  F.  Uoccm.J 


MLSKO  LAPIDAUIO  VATICAAO.  27 

La  génie  Gavia  di  ciii  Agalone  lu  liberlo  è  poco  nota  imiaiizi  M.  Ga- 
vio  Massimo,  clic  fii  per  veiiti  aiini  prefetlo  del  prelorio  di  Ariloniiio 
Pio,  di  cui  si  parla  iielle  lettere  di  Froiiloiie  messe  in  luce  dal  ch. 
Mai^  :  benchè  iiei  tempi  successivi  parecclii  di  (piesta  casa  si  trovaiio 
avère  occupato  i  fasci  coiisolari.  Non  saprei  diie  se  Agatone  sia  stalo 
veraniente  liberlo  di  quesla  famiglia,  cssendo  cbe  i  prenorni  di  cui 
essa  fece  uso  furono  quelli  di  Marco  e  di  Cajo.  È  vero  peiallro  che  un 
L.  Gavio  Massimo  Irovasi  ricordato  in  ini'  iscrizione  del  Mallei'-^. 

6.  T.  m. 

Q^HORTENSIVS  •  HYMN  VS  •  N  YmPHIS  •  DIvINIS  •  V  •  S  •  COMPOTE,  •  FACTVS  •  L  •  A 
ET  •  CASCELLI A  •  ARETHVSA  •  PERMISSV  •  TI  •  LATINI  •  PANDVSÀE 

Qiiintus  Hortensius  Hymnus  Nymphis  divinis  votum  solvit  compote  (m  vece  di  compos)  factiis 
libens  atiimo ,  et  Cascellia  Arethusa ,  permissu  Tiberii  Laliiiii  Pandusae. 

E  incisa  qiiesf  epigrafe  sul  labbro  di  una  lavola  di  niarnio  clie 
sosteneva  una  voila  le  tre  staluette  délie  Ninte  a  cui  è  dedicala,  corne 
si  riconosce  dalle  imposlalure  che  ve  ne  sono  rimasle.  Essa  fu  Irovata 
nel  territorio  di  Suti^i  1'  anno  1767,  e  quasi  nulla  mi  rimane  a  dire  di 
lei,  essendo  slata  ampiamente  illuslrata  dal  mio  chiarissimo  concitta- 
dino  ab.  Amaduzzi  in  una  lunga  lellera  diretta  al  doll.  Lami,  ch'  è  pub- 
blicala  nelle  Novelle  Letlerarie  Florentine  ^.  L' angustia  perô  di  quel 
loglio  fece  si  che  si  altérasse  la  dislribuzione  délie  righe,  e  vuolsi  attri- 
buire  alla  negligenza  dello  stampalore  se  vi  mancano  gli  accenti  0 
apici,che  1'  edilore  aveva  bene  avvertiti.  Aile  cose  erudite  detle  da  lui 
io  mi  permetlerô  solo  di  aggiungere,  che  mi  sembra  non  dovesse  egli 
rimanere  dubbioso  suU'  oggetto  a  cui  risguarda  il  permesso  dalo  da 
Tiberio  Latinio  Pandusa.  Chiunque  voleva  porre  una  base,  0  qualunque 
altro  monumento  sopra  un'  area  che  non  fosse  propria,  aveva  mestieri         ^^6. 


'  [Ad  Antonin.  Pium,  ep.  iv. ]  '  [Ann.  1769.  p.  9/16.  Cf.  Henzen.  Svp 

*  Mus.  Ver.  p.  193,  3.  plein.  Orell.  n.  ôyôS.] 

h. 


V-  =-'^- 


28  MUSEO  LAPIDARIO  VATICANO. 

del  coiisenso  dei  decurioni,  se  il  luogo  era  publico,  o  del  padroiie  del 
fondo,  s'  egli  era  privato.  Quiiidi  nel  primo  caso  la  formola  si  trita  locus 
datus  decurionum  decrelo,  e  quindi  nel  secondo  le  frasi  un  poco  piii  rare 
permissu,  consensu,  commente,  ex  indidgentia,  impetrata  venia,  e  simili. 
Qui  tutto  concorre  a  persuaderai  che  privato  anzi  campestre  fosse  il 
luogo  del  monumento,  perché  il  voto  si  scioglie  aile  Ninfe,  sieno  esse 
di  un  fonte  o  sieno  di  un  rio,  del  quale  tacendosi  d  nome,  si  vuol  dire 
che  il  marmo  era  posto  in  vicinanza  délie  sue  acque.  Quai  cosa  adunque 
più  naturale  se  non  che  la  ripa  su  cui  sorgeva,  fosse  di  dominio  di  Tibe- 
rio  Pandusa ,  e  ch'  egli  abbia  dato  il  permesso  ch'  era  necessario  per 
collocarvelo? 


MARTI 

GRADIVO 

D-D 

L-PLVTIVS-PIVS 
AEDILIS-MONiTOR 

AVGVR • PRAEF • SACROR 

Marti  Gradivo  dedicavit  L.  Plutius  Pius,  aedilis,  monitor  augurum. 
praefectus  sacrorum. 

Notissima  è  Cjuesta  piccola  base  giacente  un  giorno  sulla  piazza  del 
Vaticano,  essendo  stata  prima  divulgata  dal  Reinesio',  che  la  dcsunse 
dai  manoscritti  del  Langermanno ,  ed  avendola  quindi  riprodotta  il 
Fabretti-,  che  la  trovô  fra  le  schede  Barberine.  Tiittavolta  niuno  di 
essi  la  vide,  onde  non  è  da  maravigliarsi  se  le  loro  copie  non  sono  ac- 
curate.  Oltre  che  ambedue  turbarono  la  disposizione  dcllc  righe,  il 
primo  tramutô  anche  il  nome  gcntilizio  Plutius  in  Plustius,  nel  qiial 
errore  fu  seguito  dal  Van  Dale^;  e  il  secondo  ne  alterô  afl'atto  il  sonso 
scrivendo  monito  in  vecc  di  iiionitor.  Ma  qucsti  difctti  ebbcro  correzione 

'   (11.  I,  II.  970.  —  '^   P.  G(j7,  u.  188.  —  '  Dissert,  anliq,  [).  yy. 


iMUSKO  LAPIDAIUO  VATICANO.  '29 

qiiando  lu  nuovameiito  édita  dal  l'assioiiei ',  dal  Donati^,  o  dal  Doni 
nella  stampa  procurala  dal  Gori\ 

Trattasi  qui,  coin'  è  manifesto,  di  una  dedicazione  a  Marte,  il  quale 
vi  assuiise  il  predicato  di  Gradivo  solito  darsegli  mm  saevit  al  dire  di 
ServioS  e  che  gli  lu  cosi  proprio  presso  i  Iiouiani,  che  ne  diveiine  il 
suo  nome  per  antononiasia.  Cou  tutto  cio  se  ne  ignora  la  vera  oiif^iue, 
e  a  quel  che  parc  non  la  seppero  uè  meno  gli  antichi,  scrivendo  Festo  : 
«Gradivus  Mars  appellatus  esta  gradiendo  iu  bella  ultro  citroque  :  sive 
ffa  vibratione  liaslae,  quod  Graeci  dicuut  Kpd^cLivziv  :  vel  ut  alii  dicunt 
rrquia  gramine  sit  ortus,  quod  interpretantur  quia  corona  graminea 
crin  re  mditari  maximae  est  honorationis ^ ii  Raro  è  peraltro  di  vedere 
accoppiati  questi  due  appellativi  di  Marte  e  di  Gradivo,  e  noi  non  ne 
abbiamo  in  pronto  altro  esempio  se  non  quello  somministrato  da  un 
frammento  del  Donati°,  niun  conto  dovendo  farsi  dei  due  oiïerti  dal 
Gudio^,  de'  quali  è  palese  la  falsità. 

La  gente  Pluzia  è  cognita  per  moite  altre  iscrizioni,  e  volentieri  ci 
sottoscriviamo  ail'  opinione  del  Reinesio  ^  che  giudico  essere  la  mede- 
sima  che  la  Plauzia  o  Plozia,  da  cui  la  sola  varietà  dell'  ortografia  la  fa 
comparire  diversa-'.  Quantunque  il  nostro  marmo  si  trovi  in  Roma, 
chiaro  è  nondimeno  per  le  cariclie  da  L.  Pluzio  Pio  sostenute,  cli'  egli 
appartiene  ad  una  città  subalterna;  onde  potrebbe  nascere  il  sospetto 
ch'  ei  fosse  Tiburtino,  si  perché  fu  célèbre  in  Tivoli  la  casa  dei  Plauzj 
corne  anche  perché  un  gran  numéro  di  lapidi  da  quel  luogo  é  stato  da 
qualche  secolo  in  poi  transferito  alla  metropoli  '°. 

'   Iscriz.  Doni.  cl.  L  n.  lo.  '  P.  87,  2  et  3. 

'  P.  26,  h.  '  Cl.  XI,n.  33. 

'  Cl.  1,  n.  Ixh.  [Henzen,  Supplcm.  Orell.  '  [On  lit  CPLVTI  sur  un  denier  du 
n.  5670. J  vi'  siècle,  et  il  parait  que  c'est  à  tort  quon 
Ad  Aen.  lib.  I,  vs.  296,  a  voulu  identifier  les  Plutii  avec  les  Plautii  et 
[Paul.  Diac.  Excerpi.  ex  Festo,  p.  97.  les  Ploli'i;  voy.  Mommsen.  Hist.  de  h  mon- 
ed.  0.  Millier.]  naie  romaine,  p.  618,  n.  92.  G.  Gavedom.J 
P.  2  5,  7.  [Donati  a  tiré  ce  fragment  du  '"  [Suivant  Doni,  cette  inscription  pro- 
recueil de  Doni  (cl.  I,  n.  /i6),  lequel  dit  vient  de  Monte  Porzio.  près  de  Tusculuni. 
avoir  vu  la  pierre  même.  J.  B.  de  Piossi]  .f.  B.  de  Bossi.] 


80  MLSEO  LAPIDAUIO  VATICA.NO. 

Intanto  non  è  da  cUibitarsi  clie  1' edilità  conseguita  da  IMuzio  sia  la 
notissima  magistratura  municipale  di  questo  nome,  essendo  clie  non 
vi  si  annette  alcun  altro  aggiunto  che  distingua  di  quale  edilità  si 
favelli,  onde  intender  si  deve  délia  più  comune.  Air  opposto,  quando 
voile  parlarsi  degli  edili  di  Roma,  ove  ne  furono  di  diverse  specie,  non 
si  omise  giammai  di  fare  avvertenza  se  l'onorato  era  édile  curule,  o 
édile  délia  plèbe,  o  édile  céréale.  Al  Reinesio  venue  in  capo  di  cre- 
dere  qui  fallata  la  lezione  AEDILIS,  cli'  ei  voleva  cambiare  in  AEDI- 
TVVS  per  la  frivola  ragione  di  far  si  che  i  titoli  di  Pluzio  fossero  tutti 
sacri.  Ma  oltre  che  la  pietra  non  ammette  alcuna  emendazione,  non 
avvertiva  poi  egli  quanto  sarebbe  disdicevole  che  un  misero  sagresta- 
nuccio  coprisse  insieme  il  primo  posto  religioso  nella  città,  quello  cioè 
di  prefetto  délie  cose  sacre  !  Noi  lo  troviamo  sempre  occupato  dai  per- 
sonaggi  più  insigni  nel  paese  per  le  dignità  ricevute  :  e  taie  fu  quel 
T.  Flavio  Isidoro  cavalière  romano,  quinquennale  ed  augure,  che 
possedevalo  in  Terni  ^  e  taie  fu  pure  quel  Nario  tribuno  militare  e 
duumviro,  che  godevalo  in  Todi^.  Questa  carica  a  nostro  avviso  fu  solo 
propria  délie  colonie  e  dei  municipj ,  e  chi  n'  era  rivestito  vi  godeva 
proporzionatamente  di  quelle  facoltà  che  competevano  in  Roma  al  pon- 
lefice  massimo,  che  si  sa  aver  avuto  in  cura  tutto  ciô  che  concerneva  la 
religione.  In  tal  modo  spiegasi  felicemente  come  se  n'  abbia  memoria 
solo  in  lapidi  municipali,  e  non  mai  in  alcuna  spettante  a  personaggio 
Homano,  e  cosî  pure  si  troverà  nelle  città  suddite  la  corrispondenza 
del  ponteficato  massimo,  la  quale  s' ignorava  ^,  ma  che  non  doveva 
mancarvi,  sapendosi  che  la  loro  amministrazione  politica  e  religiosa  fu 
(h'I  tutto  conforme  a  quella  délia  capitale.  Perciô  conviene  accurata- 
mente  distinguere  questa  dignità  dall'  altra  di  curatore  locorum  mcro- 


'  GriU.    p.   hij,   3.    [Celte  inscripUoii  ce  jn'NARIVS  pounait  bien  être  ciussi  un 

existe  encore   ;i   Terni,    et  j'y   ai   lu  moi-  PKaclor  SACKorum;  voy.  mon  Sup[)l.  au 

nif^nie  PRAET- SACROR.,  comme  dans  recueil  (rOrelii.  n.  iîgSl).  W.  11enze>'.] 
Apianus,  Manuce  et  les  meilleurs  recueils  '   [On   connaît    ce[)en(lant    un   pontifex 

manuscrits.  W.  Henzen.]  maximus  à  Viho  Valentia;  voy.  mon  Suppl. 

•  Murât.  763,  5.  [Ce  Narius,  ou  plutôt  au  recueil  d'Orelli.  n.  r)(j56.  W.  Hfnzen.J 


MUSEO  LAPIDA  15 10  VATICAN 0.  31 

mm,  0  aedium  sacrarum,  clie  lu  iiiipicijjo  seiiatorio  per  istiluzionc  di 
Augusto,  e  le  cui  iiicombenze  furono  essenzialmente  diverse,  restrin- 
geiidosi  a  prcsiedei-e  alla  niateriale  riparazioiic  de'  sacri  edificj. 

La  prefettui'a  délie  cose  sacre  ci  fa  stiada  a  scoprire  1'  altra  carica  di 
MONITOR- AVGVR,  ch'è  conosciuta  unicamente  pei'  questa  iscri- 
zione.  Noi  crediaino  che  tali  parole  alludano  ad  un  uflîcio  solo,  e  non 
ai  due  diversi  di  monitore  e  di  augure  corne  potrebbe  parère  a  taliino, 
perche  monitor  è  termine  troppo  genei'ico,  che  per  denotare  un  inca- 
rico  particolare  richiede  1'  appoggio  di  un'  altra  voce  che  lo  determini. 
Per  la  quai  cosa  leggeremo  conhdentemente  monitor  augurum,  e  direnio 
che  si  è  usata  in  AVGVR  qiiella  stessa  ahbreviatura  che  si  è  prati- 
cata  in  SACROR.  Varj  sono  i  sensi  del  vocabolo  monitor  raccolti  nei 
lessici,  ha  i  quali  quelli  di  nomenclalor  e  di  villicus  potrebbero  accor- 
darsi  coll'  aggiunto  augurum;  ma  questi  sono  mestieri  servili  che  non 
possono  convenire  ad  un  ingenuo,  e  molto  meno  ad  un  uomo  illustre. 
Per  lo  che  vuol  darsi  Iode  al  Reinesio  che  ne  scopri  un  altro  signifi- 
cato  più  opportune  al  nostro  hisogno,  notando  :  ce  Monitor  offîcii  circa 
rcceremonias  sacrificiorum  appellatio  est,  formata  a  Graeco  kpoavv- 
^t  fj.wv  :  notatque  eum,  cujus  partes  verho  praeire  sacrificanti.  n  E  ag- 
giungeremo  poi  noi  che  in  questo  senso  corrispondente  a  praecenlor  fu  p.  Oo. 
usato  da  Tertulliano  aller  che  scrisse  :  rrllluc  suspicientes  Ghristiani 
ccmanibus  expansis,  quia  innocuis  :  capite  nudo,  quia  non  erubesci- 
crmus  :  denique  sine  monitore,  quia  de  pectore  oramus  pro  omnibus 
fc  imperatoribus  \  11  II  ch.  Monsig.  Marini-  ha  già  raccolto  tutto  quelle 
che  potevasi  aggiungere  a  ciô  che  il  Brissonio^  e  il  Van  Dale*  avevano 
dette  suir  officie  del  monitore,  ossia  sul  rite  che  un  sacerdote  praeisset 
verbis,  o  sia  intuonasse  ai  suoi  coUeghi  o  al  popolo  le  solenni  preci  che 
si  avevano  da  recitare  ^  Gonchiudesi  adunque  che  1'  ufficio  di  L.  Pluzio 
era  quelle  di  suggeritore  degli  auguri.  E  perô  da  osservarsi  che  in  al- 

'   Apolog.  c.  XXX.  *  [Dissert,  antiq.  c.  vni.] 

'  Fr.Arval.^.  iio.  ^  [Voyez   Forcellin.  Lexicon,  sub   voce 

■   [De  formnh  lib.  I.  c.  cm,  clxxviii  el         Praeeo.] 

CXCII.] 


32  MUSEO  LAPIDAUIO  VATICANO. 

cuni  collegj,  corne  in  qucllo  degli  arvéïli  iina  taie  incombenza  non  era 
commessa  stabiimente  ad  alcuno,  ma  si  afïidava  ora  ad  une  ora  ad  un 
altro  dei  fratelli,  e  clie  al  contrario  nella  più  parte  degli  altri  sacerdozj 
era  questo  un  attributo  di  chi  li  presiedeva.  Nel  nostro  caso  non  puo 
rivocarsi  in  dubbio  che  l' incarico  di  L.  Pluzio  fosse  permanente,  e  che 
da  esso  non  ridondasse  qualcbe  maggiore  onorificcnza  che  dall'  essere 
augure  semplicemente.  Dopo  ciô  sarebbe  egli  lecito  il  sospettare  che 
monitor  augiirum  fosse  il  titolo  del  capo  degli  auguri?  Certo  è  che  noi 
P.  'ji-  sappiamo  bene  la  denominazione  di  chi  aveva  il  luogo  principale  fra  i 
pontefici,  fra  i  salj,  fra  gli  arvali,  fra  i  quindici  dei  sagrifizj  e  fra 
moite  altre  société  religiose,  ma  che  non  abbiamo  il  più  piccolo  bar- 
lume  per  conoscere  conie  gli  auguri  chiamassero  chi  era  il  primo  fra 
loro.  Abbiasi  questa  congettura  per  cjuello  che  puo  valere,  purchè  non 
se  n'induca,  che  Pluzio  ^essi  per  questo  dall'  essere  un  uomo  munici- 
pale. Anche  le  città  di  provincia  ebbero  i  loro  auguri,  confessandolo 
Cicérone  :  ccHucisti  decemviri,  cum  lOD  colonorum  ex  lege  Piulli  de- 
trduxerint,  centum  decuriones,  decem  augures,  sex  pontifices  con- 
fc  stituerint  ^  ;  11  e  conosconsi  dalle  lapidi  gli  auguri  di  Fabraterno,  di 
Sentino,  di  Spoleto,  diBrindisi,  c  di  molti  altri  luoghi-^. 


'  De  lege  ugraria,  II,  c.  xxxv.  —  -  [Voy.  Henzen,  Suppl.  Orell.  Indices,  p.  ig.  J.  B.  de 
Rossi.l 


FIGULINA  D\  DOMIZIA  LUCiLLA. 


FIGULINA 


DI  DOMIZIA   LliClllA, 


MADRK  DELI/  IMPEKATORK  MARC  ALIRELIO". 


Se  ubertoso  tVutto  credono  gli  erucliti  di  coiiseguire  d'dlk  loio  rictT- 
che  quaiido  giungono  a  scoprire  qualche  inonumento  apportatore  di 
notizie  per  1'  addietro  sconosciute,  non  minore  pare  a  noi  di  racco- 
giieine  qiuintun(|ue  volte  ci  si  offre  il  modo  di  ridurre  a  dimostrazione 
le  congetture  degli  altri.  Chè  vivissima  conipiacenza  noi  proviamo  nel 
poter  chiarire  ai  detrattori  delF  antiquaria,  che  questa  scienza  non  va 
errando  alla  cieca,  come  dal  volgo  si  vociféra,  ma  che  anzi  ben  di  rado 
mette  il  piede  in  lallo  allor  che  si  fa  scorta  délia  face  délia  critica  tra 
il  fitto  bujo  de'  secoli  trapassati.  Un  tal  piacere  ci  viene  ora  rinnovato 
da  nna  figulina  venuta  fuori  dagli  scavi,  che  il  sig.  Vescovali  fa  ese- 
guiie  nella  villa  Negroni  sulle  Esquille,  la  quale  intatto  ci  mostra  il 
marchio.  con  cu'\  il  foniaciajo  voile  che  rendesse  testimonianza  délia 


[>.  :i:Hj. 


[Exilait  du  Gininaie  Arcadico ,   1819,  t.  I,  p.  Sog-^yô. 


36  FIGULINA  DI  DOMIZIA  LUCILLA. 

Ivi  adunque  ci  si  présenta  chiaraoïente  in  tre  linee  : 

P.  3fio.  ODEX-PRvDOMLVCvVERCLvQV 

ANTIIII'E^VEROII 
C  O  S 

la  quai  leggenda  è  facile  interpretare  : 

Opus  doliare  ex  praediis  Domitiae  Lucillae  Veri.  Claudius  Quinquatialis, 
Antonino  IIII  et  Vero  II  consulibus. 

Non  sappiamo  definire  s'  ella  sia  qiiella  medesima  clie  tii  édita 
tra  le  iscrizioni  doliari  del  Fabretti\  in  cui  non  si  scorge  altra  diffe- 
renza  se  non  MER  in  canibio  di  VER.  Imperocchè  se  da  una  parle 
quesio  sospetto  è  favorito  dalla  somma  loro  somiglianza  e  dalla  fré- 
quente difficoltà  che  si  prova  in  tali  sigilli  di  ben  discernere  le  lettere 
ora  mal  impresse  ora  svanite,  si  esclude  dall' altra  per  la  conosciula 
diligenza  di  quell'  efuditissimo  prelato,  e  pel  confronto  di  un  altro 
siio  maltone^  in  cui  parimente  si  osserva  ¥ECit  MEKC  ■  CLcmdii 
OyiNquatralis.  Laonde  essendo  certo  cbe  quel  Claudio  ebbe  un  servo 
chiamato  Mercurio  o  Mercuriale  o  Mercatore,  nulla  osta  cli' egli  possa 
essere  nominato  in  quest'  altra  tegola  délia  stessa  fabbrica,  e  quindi 
che  i  due  bolli  sieno  diversi  ira  loro.  Ben  perô  crediamo  che  un  tegolo 
simile  al  nostro  venisse  aile  mani  del  Boldetti^,  ma  egli  errô  certa- 
mente  nel  leggere  VPR  iu  vece  di  VER,  e  questo  sbaglio  di  un'  unica 
lettera  basto  perché  da  una  taie  scoperta  non  si  cavasse  quel  frutto  chi; 
36i.  si  poteva.  Niuno  di  tali  sigilli  fu  veduto  dal  ch.  Monsig.  Marini,  il 
(|uale  fu  costretto  di  attenersi  alla  lezione  Fabrettiana,  allorchè  do- 
vette  farne  parola  nella  dottissima  sua  opéra  délie  Figuline,  che  inedita 
conservasi  nella  biblioteca  Vaticana,  e  alla  quale  ci  protestiamo  debi- 
tori  di  una  gran  parte  délie  notizie  che  sianio  per  soggiungere.  Per  le 
quali  cose,  se  ignota  del  tutto  non  potrà  dirsi  la  nostra  tegola,  sarà  per 
altro  sconosciuta  certamente  la  vera  lezione  délia  sillaba  da  cm'  ripete 
tutto  d  suo  pregio. 

'  Inscr.  domesl.  p.  5i.3,  n.  i83.  '  Osservaz.  sopra  t  Cmileri ,  p.  53.'}.  i. 

'  [Ihid.  p.  523,  n.  187.] 


FIGULLW  DT  DOMIZIA  LLCILLA.  37 

l)j  niuiia  persoiia  si  lui  nulle  terre  colle  cosi  varia  e  cosi  IVequenLe 
memoria  quanto  di  Domizia  Lucilla,  di  cui  parla  eziandio  un' ara  sacra 
ad  Apollo',  e  V  iscrizionc  dclf  orlo  di  un  <;ran  vaso  doliar(!  |)OSSê(lulr) 
già  dal  Marini,  nella  qualc  leggevasi  EX  •  OFIC  •  FORT  •  DOMIT  • 
LVC.  Questa  femina  vi  è  sempre  l'icoi-dala  per  cagionc  de'suoi  predj, 
clie  in  un  cpltaiïio  delGrulcro^  si  dicono  pracdia  lAicilliana,  ov'  ei'ano 
posle  moite  fornaci,  di  cui  sono  note  finora  le  Doniiziaue,  le  Augustane, 
le  Caniniane,  le  Terenziane  e  le  Fulviane.  11  suo  nome  ora  s'  indica 
colle  semplici  iniziali  D-L,  ora  meno  compendiosamente,  come 
nella  nostra  tegola,  DOM-LVC,  o  DOMIT -LVCIL;  ora  infine  si 
scrive  tutto  alla  distesa  DOMITIAE- LVCILLAE,  o  DOMITIAE- 
P  •  F-  LVCILLAE  per  avvertirci  cli'  ei-a  figlia  di  un  Puhlio.  Moite  voile 
si  dice  ancora  semplicemente  Lucilla,  o  Lucilla  nostra,  con  cspressione 
cioè  d'  aiïetto  e  di  riverenza  servile,  siccome  abbiamo  poc' anzi  acceu-  i'.  3G:> 
nato  ^  ;  e  questa  non  essere  diversa  da  Domizia  Lucilla  si  dimostra  dal 
Marini  coH'  osservazione  clie  un  medesimo  Dionigi  ora  si  confessa  servus 
Lucillae,  ora  Domùiae  LucUlae,  ora  Domiliae  P.  F.  LiiciUae,  esempio 
che  poi  viene  ripetuto  in  altri  due  servi  Primitivo  e  Forlunato.  E  questa 
verità  si  conferma  dal  vedersi  memorate  nelle  tegole  di  Lucilla  alcune 
fornaci  che  sappiamo  d'  altronde  aver  certamente  apparlenuto  a  Do- 
mizia. 

Ln' altra  Lucilla  che  si  attesta  moglie  di  Vero,  LVCILLA- VERI, 
trovasi  anch' essa  molto  spesso  nei  lavori  de'  fornaciai;  e  questa  pure 
dal  Fabrelti  fu  creduta  non  diversa  dalF  altra,  fondando  su  taie  con- 
gettura  lutta  1'  illustrazione  che  poscia  ne  diede.  Egli  slimo  di  dover 
cosi  giudicare  col  confronlo  dei  due  mattoni  da  noi  citati,  cioè  di  quello 
simile  al  nostro,  in  cui  leggeva  :  rcEx  praediis  Domiliae  Lucillae  Mer- 
crcator  Claudii  Quinquatralis,  n  e  dell'  altro  in  cui  scopriva  :  rrEx  pj'ae- 
rrdiis  Lucillae  Veri  fecit  Mercator  Claudii  Quinquatralis,^'  onde  non 
potendo  dubitare  che  i  servi  nominati  in  quei  due  tegoli  fossero  la 

'  Doni,  Cl.  VU,  n.  9o3;  Murât,  p.  ':?3,         pag.  090,  nol.  i  i. —  '  [^ovoz  plus  haiil, 
1 9. .  |)ag-.  -1 T) .  ] 

'  Pag.  09/1,    1.  Vid.  Marini,  Fr.  Arval. 


:iS  FIGLLINA  Dl  DOMIZIA  LLCILLA. 

inedesima  persoiia,  ne  conchiuse  giiistamente  che  lo  stesso  doveva  dirsi 
anche  délia  padrona  del  predio.  11  Maiini  pratichissimo  di  tali  materie 
non  dubitô  di  fare  sommo  plauso  a  questa  opinione,  e  ne  corroboré 
1'  argomento  recato,  osservando  che  negli  iegoli  di  Lucilla  di  Vero 
trovavansi  anche  ricordale  le  figuline  Terenziane,  Q.  Flavio  Aprile, 
p.  -M^-A.  Livio  Marziale,  Marino  e  Fortunato  ;  persone  e  cose  tutte  nominale 
del  pari  negli  aliri  bolli  che  fanno  espressa  menzione  di  Domizia  Lu- 
cilla. 

Con  tutto  ciô  il  sentimento  del  Fabretti  aveva  trovato  un  opposi- 
tore,  benchè  non  forniidabile,  nel  Gassio',  ne  la  cosa  poteva  dirsi  di- 
niostrala,  perché  non  cra  escluso  il  sospetto  che  una  potesse  essere 
liglia  0  erede  dell'  altia,  con  che  sarebbesi  facilmente  spiegato  corne  i 
servi  e  i  béni  délia  prima  fossero  passati  in  dominio  délia  seconda. 
Confessiamo  che  il  Marini,  riflettendo  che  questa  Lucilla  di  Vero  era 
commemorata  in  sigilli  che  portano  la  data  degli  anni  907  e  908, 
aveva  messo  fuori  di  questione  ch'  essa  non  poteva  essere  l' impéra- 
trice Lucilla  figlia  di  M.  Aurelio,  che  non  fu  sposata  a  L.  Vero  se  non 
circa  T  anno  916,  917.  Ma  chi  vietava  d' immaginarsi  che  lo  stesso 
M.  Aurelio,  che  pur  ebbe  qualche  sorella  di  cui  ignoriamo  il  nome, 
n'avesse  avuta  una  chiamata  anch'  essa  Lucilla,  e  che  questa  fosse  stata 
mai-itata  ad  alcuno  dei  varj  consolari,  che  in  questi  tempi  usarono  il 
cognome  di  Vero?  Per  quanto  sfornito  di  prove  fosse  questo  sospetto, 
certo  era  ahneno  che  niuno  di  tanli  tegoli,  in  cui  si  ricorda  la  Lucilla 
di  \ero,  ci  faceva  ancora  sicuri  che  costei  si  chiamasse  Domizia. 
Quella  sicurezza  adunque  che  non  avevasi  per  l'addietro  si  sarà  adesso 
acquistata  dal  nostro  boHo,  il  quale  non  ci  lascierà  più  alcun  dubbio 
che  la  padrona  di  questi  predj  non  sia  sempre  la  medcsima. 
36/i.  Non  taceremo  tuttavia  che  una  taie  certezza  potevasi  conseguire  an- 

cora prima,  se  si  fosse  più  accuratamente  esaniinalo  quest'  altio  tegolo 
riferilo  dal  Marini,  negli  Arvali-,  e  riprodotto  nell'  opéra  inedita  délie 
Figuline,  al  n.  80  : 

'    Vita  di  S.Silviu,  ]>.   17.  —   ^   Fr,  Arvril.  |).  ()()-. 


FIGULINA  DI  DOMIZIA  LLCILLA.  39 

MYRTILI   DOMITIAE   P   F   LV 
DOLIAR  VERV 

Non  possiamo  negare  rli  essere  riniasti  sorpresi,  veggendo  che  il  doL- 
tissimo  illustratore  confessa  dl  non  sapere  cosa  faccia  ivi  quel  VERV, 
quando  pure  non  sia  uno  sbaglio  per  VERI,  cioè  doliare  Veri.  Gosi 
certaniente  dev'  essere,  sia  per  un  idiotisino  del  popolo,  sia  perché 
r  artefice  abhia  perniulata  una  lettera  ;  ma  a  nostro  parère  è  certo 
pur  anco ,  cli'  essendo  quell'  iscrizione  disposla  in  circolo ,  dovevasi 
incominciare  a  leggere  la  seconda  riga  da  VERV,  non  da  DOLIAR, 
con  che  ne  sarebbe  venuta  limpida  la  spiegazione  :  ccMyrtili  Domitiae 
rrPublii  fdiae  Lucillae  Veri  doliare.  n 

Posto  adunque  in  sodo  che  questa  matrona  appellossi  Domizia  Lucilla, 
che  fu  figlia  di  un  Publio  e  moglic  di  un  Vero,  ed  osservato  eziandio, 
che  la  sua  memoria  nei  tegoli  di  certa  data  comincia  dall'  anno  876,  e 
non  va  piii  innanzi  del  908 ^  niuno  sarà  più  per  rifiutare  il  sentiniento 
del  Fabretti,  che  costei  sia  la  madré  dell' imperatore  M.  Aurelio.  In- 
fatti  Capitolino  ci  narra  2,  ch'  ella  nacque  da  Galvisio  Tullo  due  vol  te  i'.  .'.o: 
console,  il  quale  ebbe  il  prenome  di  Publio  per  fede  délia  lapide  délie 
ferie  Latine  ^  e  che  maritata  ad  Annio  Vero  morto  in  giovine  età  senza 
avère  oltrepassata  la  pretura,  gli  partori  il  figlio  Marco  nell' anno  87/1. 
Ella  viene  chiamata  espressamente  Domizia  Lucilla  da  Sparziano  \ 
Lucilla  dicesi  una  vol  ta  da  Capitolino  ^  e  Lucdla  pure  si  conferma  dalK 
imperatore  suo  figlio  nell' opéra  che  intitolô  EIS  EATTON,  ove  rac- 
conta*^  che  AovxtXAa  Owipov  [èb'iveyxz) ,  sha  XovxiXka.  rr  Lucilla 
rc  Verum  extulit  ;  mox  et  ipsa  Lucilla  elata  est.  ^  Nel  quai  luogo  come 
giustamente  avverte  il  ch.  EcklieP,  prese  un  solenne  granchio  il  Gata- 
kero  supponendo  che  vi  si  parlasse  di  Lucilla  minore  figlia  di  M.  Au- 
relio e  moglie  di  L.  Vero,  quando  è  manifesto  che  questa  fu  uccisa  pei- 

'   [Voy.  plus  loin,  p.  àa,  note  2.]  *  \n  Didio  Iuliano ,  c.  1. 

'   [In  M.  Aurelio,  cap.  i.]  '  In  M.  Aurelio,  c.  m. 

'  Marini,  Fr.  Arval.  pag.  1-39.  [Orelli.  '  Lib.  Mil,  c.  xxv. 

n.  9471.]  '  D.N.  F.  t.  VII.  p.  98. 


/lO  FIGULINA  Dï  DOMIZJA  LLCILLA.  / 

ordiiie  di  Coiiiinodo  suo  fratello  piii  aniii  dopo  ch'  era  iiiancato  di  vita 
il  padre,  il  quale  per  conseguenza  non  poteva  acceiinarne  la  morte 
n(d  suo  libro. 

Con  tiitlo  ciô  ai  giorni  iiostri  la  génitrice  di  Aurelio  il  filosofo  viene 
comuneniente  chiamata  Domizia  Galvilla  anche  dai  critici  piii  eruditi  e 
severi.  Tutti  perô  sono  tratti  in  inganno  da  un  errore  di  copista,  che 
Irovasi  in  Capitolino,  il  quale  dopo  averla  chiamata  altrove  Lucilla, 
conie  abbiamo  avvertito,  scrive  sul  principio  délia  vita  di  M.  Aurelio  : 
1».  Ui].  r  Mater  Domitia  Galvilla  Calvisii  Tiilli  bis  consulis  fdia.n  Ma  che  costei 
si  cognominasse  Galvilla  non  fu  detto  da  altri  mai,  ne  tal  cognome 
porta  nei  tegoli  o  nelle  altre  cerle  memorie  che  ci  sono  rimaste  di  lei, 
e  Cahisilla  sarebbesi  delta  dal  nome  di  suo  padre  Galvisio,  non  Cal- 
rilla  che  procederebbe  da  Galvo  ;  onde  meritô  di  essere  citata  dal 
Noris^  per  raro  esempio  di  un  nome  feminile,  che  nulla  abbia  di  so- 
migiianle  col  nome  paterno.  Per  lo  che  non  esitiamo  a  sottoscriverci  al 
giudizio  del  Marini,  il  quale  ci  lasciô  scritto  nelle  sue  Figuline  :  rcio  per 
(rme  sono  e  saro  sempie  persuaso  che  la  parola  Galvilla  stia  in  questo 
rluogo,  corne  si  suol  dire,  a  pigione,  e  conti-o  Tintenzione  delbiografo, 
n^che  nelle  sue  carte  deve  aver  scritto,  o  cosi  voile  almeno,  Domitia 
r  Lucilla  Calvisti  Tulli  bis  consulis  filia.  Ma  o  egli  medesimo  o  il  copista, 
fT  tratti  in  errore  dalla  seguente  voce  Calvisii,  in  vece  di  Lucilla  i^ose 
rrsbadatamente  Calvilla  :  sbaglio  per  taie  cagione  occorso  più  volte  nei 
ffcodici,  e  notato  dai  critici.^- 

E  in  appoggio  di  questa  sentenza  aggiuugeremo  noi,  che  non  puô 
stare  nemmeno  che  costei  avesse  ambedue  i  cognomi  di  Galvdla  e  di 
Lucilla,  come  1'  Eckliel-,  Ennio  Quirino  Visconti^,  e  molti  altri  di  chia- 
rissimo  nome  hanno  giudicato;  imperocchè  entrambe  quelle  voci  hanno 
3f>7.  la  terminazione  vezzeggiativa,  che  non  soleva  adoperarsi  se  non  in 
(jueir  unico  nome  per  cui  una  donna  cliiamavasi  più  comunemente, 
onde  h'a  i  marmi  che  ci  sono  rimasti  di  lemine  polionime  niun  altro 
esempio  se  ne  ritrova;  e  concludiamo   in  conseguenza  che  se  costei 

'   Epiai,  corn.  p.  Zi6.  '   \Jconogr.  Rom.  L  I.  p.  81.] 

'  \D.N.  F.  t.  VII,  p.  kZ.\ 


FIGULINA  DI  DOMIZIA  LUCILLA.  /il 

avesse  aviito  voramente  queste  tre  appellazioni,  sarebbesi  diiiuiiidala 
Domizia  Calva  Lucilla,  non  Domizia  Calvilla  Lucilla. 

Moite  volte  vien  fatta  menzione  di  loi  nelle  oj)ere  di  Frontone  che  le 
era  caiissinio,  ond'  è  raro  clie  nel  commercio  epistolare  fra  lui  e 
M.  Aurelio  nianciiino  i  vicendevoli  loro  saluli.  Abbiaino  anzi  due 
epistole  greche  ^  cbc  con  la  scmplice  intestatura  MHTPI  KAIZAPOZ 
diresse  a  lei  niedesima  quello  scrittore,  mentr'  eia  console,  il  cbe  vuol 
dire  o  nell'  anno  SgB,  o  più  probabilmente  nell'  anno  seguente,  corne 
opina  il  cb.  editore  ab.  Mai.  Da  un'  altra  lettera  a  M.  Aurelio,  in  cui 
incluse  la  prima  délie  dette  epistole  per  la  madré,  consta  ch' ella  era 
intendentissima  del  greco  linguaggio,  onde  gli  raccomanda  :  r  Tu  pi-ior 
fflege,  et  si  quis  insit  barbarismus,  tu  qui  a  Graecis  litteris  recentior 
cres  corrige,  atque  ita  matri  redde.  Nolo  enim  me  mater  tua  ut  opicum 
ff  contemnat.  11  E  conosciamo  dalla  seconda  cb'  ella  talora  soggiornava 
in  Napoli,  onde  con  quell'  epistola  le  accompagna  la  propiia  moglie 
Grazia  da  lui  mandata  in  sua  vece  per  solennizzare  seco  lei  il  giorno 
in  cui  ricorreva  il  suo  nascimento. 

E  ora  deciso  cb'  essa  non  visse  tanto  per  vedere  il  iiglio  Marco  sabre 
air  impero  sul  principio  del  91^,  e  cbe  non  fu  mai  onorata  del  titolo 
d' impératrice ,  contro  ciô  cbe  avevano  opinato  il  Fabretti  e  pocbi  altri . 
che  le  attribuivano  le  medaglie  colla  leggenda  LVCILLA  •  AV-  p.  368. 
GVSTA.  Il  Marini  se  ne  accorse  da  un  passo  di  Capitolino -,  il  quale, 
dopo  aver  narrato  cbe  Marco  cedè  una  parte  dei  béni  materni  ad  Um- 
midio  Quadrato,  soggiunge  alcun'  altra  cosa  avvenuta  post  excessum 
Divi  PU  :  onde  se  il  biografo  non  ba  invertilo  1'  ordine  cronologico  pare 
évidente  cb'  ella  premorisse  ail'  imperatore  Antonino.  Ln'  altra  più 
forte  ragione  ne  dedusse  il  Visconti^,  col  solito  suo  acume,  da  questi 
versi  délie  iscrizioni  Triopee,  ove  parlando  di  Regilla  moglie  di  Erode 
Attico  si  dice  : 

Ne  sia  che  dalle  prische  semidee 
L'  alrna  madré  di  Cesare  V  escluda, 

'   [Ad  M.  Caesareui,  \\h.  II,  ep.  11.  m.]  '  [Iscrk.  greche  Triopee,  p.  ho.  n.  56. J 

^  [In  M.  Aurel.  c.  vu.] 


/i-2  FIGULINA  DI  DOMIZIA  LUCILLA. 

Ella  clie  impera  ail'  eroine  anliche, 

E  condottiera  è  dcli'  Elisie  danze 

In  compagnia  di  Semele  e  di  Alcmena^ 

Imperocchè  non  gli  sfiiggi,  che  se  fosse  andata  Ira  i  più,  imperando 
tria  il  figiio,  ed  essendo  stata  fregiata  del  titolo  di  Augusta,  non  ie  sa- 
rebbe  mancata  la  consecrazione;  e  pero  il  poêla  Marcello,  che  poco 
sopra  colloco  Faustina  in  compagnia  délie  dee,  1' avrebbe  degradata 
lacendola  figurare  soltanto  fra  le  primiere  eroine.  E  a  ciô  ben  si  uni- 
t'ormano  le  osservazioni  sui  tegoli,  dalle  quali  rilevianio  che  i  béni 
inaterni  erano  caduti  in  potere  di  M.  Aurelio  prima  ch' egli  ottenesse 
l'impero.  Ce  ne  dà  una  prova  Ti.  Claudio  Secnndino,  il  quale  dopo 
aver  fabbricato  rnattoni  ex  praediis  Liicillae  Veri,  altri  ne  costrusse  ex 
p.  liOç).  praediis  Caesaris  nostri,  il  che  ci  fa  vedere  che  M.  Aurelio  a  quel  tempo 
non  aveva  ancora  cinto  1'  alloro  :  scrivendosi  Caesaris  e  non  Augusti 
noslri,  corne  si  disse  da  poi.  Laonde  si  conchiude  che  Domizia  Lucilla 
probabilmente  mancô  di  vita  poco  dopo  il  908,  ultimo  anno  in  cui  le 
figuline  fanno  memoria  di  lei^,  e  sicuramente  innanzi  il  91  ù,  epoca  dell' 
assunzione  del  figiio  al  trono  impériale. 

Due  altre  Domizie  Lucille  sono  conosciule  nelle  carie  degli  eruditi. 
E  per  riguardo  alla  prima  si  è  creduto  daalcuni^,  che  cosi  si  chiamasse 
la  moglie  di  L.  Elio  Cesare,  figiio  adoUivo  dell' imperalore  Adriano  : 
ma  queslo  finora  non  è  che  un  sogno  privo  alïalto  di  fondamento.  Im- 
perocchè ne   Sparziano,  ne  alcun   allro  ci  ha   insegnalo  il  nome  di 

'   [  Ov^^  fiiv  vpo}VYiai  isaiXatriaiv  fMsSéovaa  Voyez  le  Bullettino  dell'  Insth.  arcli.  i  833  , 

Kaiactpos  i^pOifioio  'csapô^ztat  o^mvia  ^l.r\^y,p         ^    lo^o,  où  Celle  inscription  a  été  publiée, 
è5X''povèpxoi>-évinv'apotepâm>v^i()eâo}v,  ^^^^.  \^  j^^^g  suivante  de  Borgliesi  :  rrElla 

v>Ay^ev  iUvaiyjai  -^oponlccaimn,  dvd<yae,v ,  ^^^^^^  ^.^^  ^,,j  y  ^^^-^^  ^],^  ^^^^^.^j  j  ^^^^^^j  ^^j  j^j,_ 

avTri  t'  A'/.Kurivr)  re  adHcctpri  ts  Kaêuetrivri.  ,     i-    i  •  i-    i   i      -/• 

•^  '  ffvano  et  di  Auguiino  conseil  del  lob,  e  in 

Visconti,  /scm.gr.  Triop.  p.  3^)  ;  Corp.  {usa:         „crvana  di  lei  mi  convcrrà  allonffare  di  un 


Gr.  t,  111,  p.  9-1  o.j  Tiinno  la  durata  délia  vita  clie  aveva  asse- 

=*  [L'insciiplioii  doliaire  suivante,  qui  est  ^^^^nata  a  Domizia  Lucilla  madie  dell'  inipe- 

de  l'an  909,   a   été  découverte   depuis  à  -ratore  M.  Aurelio.  WL  Cavkdom.] 
Viterbe,  par  Kellermann  :  ^   Veggasi  il  Tillcmoiil,  Ilist.  des  Ewpc- 

fixpr.  domitiae  LVCILLAOI'VSDOLDIO  leurs ,  art.  \1V  sur  Adi'ion. 
H»/«iVSSERSILVANET  mq;.  eus. 


FIGULINA  Dl  DOMIZIA  LLCILLA.  A3 

coslei,  e  solo  ci  si  ô  latlo  sapcre  che  fu  fifjlia  tli  iNifjiiiio,  il  quale  non 
appartenne  certamente  alla  gente  Doinizia,  ma  più  presto  ali'  Avidia  : 
siccome  ha  feliceinente  scoperlo  il  Marini  coll'  aiuto  di  una  lapide  \  ati- 
cana'.  Molto  più  sicuia  è  la  seconda,  la  cui  meinoria  ci  è  slata  pari- 
menli  serbata  da  una  figulina  : 

FAVSTI   DOMITIAE   CN   F 
LVCILLAE 

Il  Fabretti  che  fu  il  primo  a  publicarla-  interprété  le  abbreviature 
Caesaris  Noslri  Filiue,  e  1'  aggiudico  alla  più  volte  mentovata  Lucilla  i*.  370. 
figlia  dell'  imperatore  M.  Aurelio.  Ma  essa  chiamossi  Annia  e  non  Do- 
mizia,  siccome  ci  testificano  le  medaglie  dei  Bizantini^,  e  qualche  altro 
monumento  ancora.  Ne  potè  esservi  alcuno  che  nello  stesso  tempo  si 
accusasse  suo  servo  e  la  chiamasse  figlia  di  Gesare,  perché  fin  ch'  ella 
stesse  sotto  la  soggezione  paterna,  costui  sarebbesi  detto  servo  di  suo 
padre,  e  non  suo.  E  quando  ella  potè  avère  dei  servi  proprj  mercè 
r  emancipazione  ottenuta  pel  suo  matrimonio  con  L.  Vero  ne!  917, 
già  da  tre  anni  prima  M.  Aurelio  era  divenuto  imperatore  :  e  in 
questo  caso  dovevasi  appellare  figlia  di  Augusto,  e  non  di  Gesare,  corne 
infatti  Y  appellano  le  medaglie. 

Il  Marini''  con  maggiore  naturalezza  giudico  doversi  leggere  CNei 
Filiae,  e  molto  probabilmente  s' immaginô  nell'  opéra  inedita  délie  Fi- 
guline,  che  costei  sia  stata  contemporanea  ail'  altra  omonima  di  cui 
ragioniamo  ;  e  sia  questo  il  motivo  per  cui  ambedue  contro  il  costume 
più  fréquente  délie  donne,  aggiunsero  per  distinguersi  il  nome  dei 
padre.  Gosi  anche  Agrippina  moglie  di  Germanico  nelle  medaglie  bat- 
tute  sotto  Glaudio  e  nei  contornati  fu  detta  Marci  (intendi  Agrippae) 
jilia,  onde  non  si  confondesse  coir  altra  Agrippina  nata  da  lei  e  mo- 
glie di  queir  imperatore.  E  veramente  senza  una  tal  ragione  cagio- 
nerebbe  meraviglia  la  frequenza  con  cui  la  nostra  Lucilla  affeltô  di 
chiamarsi  figlia  di  Publio  nelle   opère   doliari,  che  richieggono  tanta         3^1. 

'  Fr.  Arval.  p.  666.  '  [Voy.  Eckhel,  D.  N.  V.  t.  VII,  p.  98.  J 

^   [Inscr.  (lom.  p.  5ii,  n.  192.]  F7'.  Arval.  p.  668. 

6. 


hk  FIGULINA  DI  DOMIZIA  LUCILLA. 

brevità  e  nelle  quali,  quantunqiie  sieno  memorate  parecchie  altre 
matrone  nobilissime,  niiina  perô  vi  ricorda  la  discendenza  del  padre. 
E  ciescerebbe  lo  stupore  mirando  conie  non  siasi  voluto  preterirla 
anche  alcune  volte,  in  ciii  sembrava  cbe  lo  spazio  non  la  capisse,  onde 
si  è  preferito  di  conipendiare  piuttosto  l' intero  nome  nelle  sigle  D  •  P  • 
F'L  di  quello  cbe  ommetterla.  E  aggiungasi  ancora  cbe  osservando  i 
tegoli  di  Luciila  cbe  portano  data  cronologica,  si  conosce  cbe  la  giunta 
P'F  è  stata  usata  più  b-equentemente  nei  più  anticbi  cbe  nei  piii  ré- 
cent!, anzi  dopo  l'Sgi  non  vedesi  più  adoperata,  quantunque  quei 
mattoni  proseguono  sinoal  908,  siccome  si  è  detto.  11  cbe  sembra  darci 
non  poca  ragione  di  supporre,  cbe  circa  quel  tempo  essendo  morta  la 
figlia  di  Cneo  mancasse  nell'  altra  il  timoré  délia  confusione,  e  qiiindi 
cessasse  F  uso  di  evitarla. 

Queste  considerazioni  sono  state  ibrse  il  motivo,  per  cui  il  Marini  si 
è  poi  indotto  a  crederla  più  veccbia  délia  figlia  di  Publio,  ed  a  cam- 
biare  il  suo  sistema  sugli  antenati  délia  madré  di  M.  Aurelio.  Veggendo 
egli  cbe  costei  si  cbiamava  Domizia,  e  sapendo  da  Gapitolino  cbe  suo 
padre  fu  Calvisio  Tullo,  sospettô  ^  cli' ei  non  fosse  diverso  da  Domizio 
Tullo,  di  cui  parla  lungamente  una  lettera  di  Plinio^.  Sappiamo  di  là 
cbe  Aft'o  célèbre  oratore  mori  senza  aver  revocato  un  suo  antico  testa- 
mento  fatto  dieciotto  anni  prima,  con  cui  adottava  i  due  fratelli  Tullo 
e  Lucano,  i  quali  perciô  conseguirono  la  sua  pingue  crédita  malgrado 
cbe  il  testatore  se  ne  fosse  pentito,  a  tal  segno,  cbe  fu  cagione  onde 
fossero  confiscati  i  béni  del  padre  loro.  Tullo  non  ebbe  proie,  e  Lucano 
da  una  figlia  di  Curtilio  Mancia  consegui  una  femina  sola,  la  quale  dal 
nonno  Curtilio,  indispéttito  col  genero,  fu  istituita  sua  erede  coll' es- 
presso  comando  cbe  fosse  emancipata  dal  padre.  Soddisfece  Lucano 
a  questo  patio  dando  in  adozione  la  figlia  al  fratcllo  Tullo,  e  lo  lascio 
oziandio  signorc  dei  proprj  béni  alla  sua  morte,  seguita  sulla  fine  dell' 
impero  di  Domiziano,  come  risulta  dal  trovarsene  un  epigramma  ne! 
libro  iiono  di  Maiziale  '.  Tullo  sopravvisse  fin  verso  1'  anno  863,  e  lascio 

'   Fv.  Arvai  p.  (WiB.  .  '  Epifjr.  i.ii. 

'  Lilj.  VIII,  epist.  xviii. 


FIGULINA   DI  DOMIZIA  LUCILLA.  Ziô 

tutta  la  sua  successione  alla  (ijjlia  adottiva  dopo  aver  riconosciuto  cou 
ricchi  le<)[ati  i  iiipoti,  ed  anche  un  pronipote. 

Questa  fijjlia  adunquc  che  l'irnasn  padi'ona  di  un  immenso  patrimo- 
nio  erasi  immaginato  il  Marini  che  ("osse  la  noslra  Dornizia  Lucilla  nia- 
ritata  poscia  ad  Annio  Vero  :  ma  un  taie  supposlo  non  reggeva  in 
alcun  modo.  E  in  primo  luogo  Lucilla  si  protesta  le  mille  volte  di  essere 
iiglia  (li  un  Publio,  e  ail'  incontro  Tullo  essendo  stato  adottato  da 
Cn.  Domizio  Afro  portar  doveva  il  prenome  dell'  adottante,  come  lo 
portava  Domizio  Lncano,  per  fede  di  dnc  l)elle  iscrizioni  che  ci  sono 
rimaste  di  lui  '.  E  lo  porto  di  fatto  secondo  che  ci  attesta  un  tegolo  i'.  -i-ji. 
in  cui  viene  nominato  Cn.  Domizio  Agatobulo  che  si  professa  suo  li- 
berto  :  ed  ognuno  sa  che  i  liberti  usavano  il  prenome  del  loio  padrone. 
Di  poi  per  concordare  Capitolino  col  supposto  Mariniano  bisognava 
stabilire  che  la  famiglia  paterna  di  Lucano  e  di  Tullo  fosse  stata  la 
Calvisia,  onde  potcr  credere  che  il  biografo  avesse  amato  di  chiamare 
il  secondo  piuttosto  col  nome  gentdizio  suo  proprio,  di  quello  che  con 
l'adottivo.  Ma  questa  legittima  conseguenza  non  si  avvera,  perché  dalle 
citate  lapidi  di  Lucano  si  conosce  ch'  essi  provennero  dalla  gente  ïizia. 
Finalmente  un  terzo  insuperabile  ostacolo  procède  dal  computo  delF 
elà  ;  imperoccliè  se  Domizio  Tullo  alla  sua  morte  aveva  già  un  proni- 
pote, come  dice  Plinio,  ne  viene  che  già  fosse  nonna  la  figlia  sua.  Or 
come  puo  essere  credibile  che  una  femina  già  avola  nel  863  fosse  ca- 
pace  di  generare  M.  Aurelio  unclici  anni  dopo  nel  87/1? 

Con  tutto  cio  le  ragioni  ch'  emergono  per  addimostrare,  che  la  Lu- 
cilla di  Vero  ebbe  parte  nell'  eredità  di  Domizio  Tullo,  sono  troppo 
evidenti,  perché  non  si  possa  negare  che  fra  loro  sia  stata  una  stretta 
parentela.  AU'  infuori  di  questa  donna  non  vi  è  alcun  altro  di  cui  nelle 
tegole  si  faccia  piii  fréquente  menzione  quanto  di  Tullo,  ora  ricordato 
colla  compagnia  del  fratello,  ora  senza  :  il  che  vuol  dire  che  i  mattoni 
in  cui  vedesi  solo,  sono  stati  fabbricali  dopo  la  morte  dell'  altro.  Ora  87^, 
è  degno  di  osservazione   che  fra  poco  più  di  venti  servi,  di  cui  si  fa 

'  Grnt.  p.  ^io3.  1  e  9..  [Orelli.  n.  773.] 


^6  FIGULINA  DI  DOMIZIA  LLCILLA. 

ceiino  iielle  opère  cloliari  tli  Tullo,  cinque  di  essi,  cioè  Fortiiiialo, 
Successo,  Aprile,  Nicomaco  e  Primitivo  si  trovano  altresi  sulle  tegole 
di  Lucilla  :  e  che  i  due  piiiiii  si  veggono  ancora  in  quelle  di  Tullo  e 
di  Lucano  insieme  nominati.  Non  pare  egli  manifesto  che  questi  servi 
onionimi  sieno  senipre  i  medesimi,  e  cli'  essi  ci  somministrino  la  storia 
dei  cambiamenti  di  dominio  soiTerti  dal  predio  in  cui  lavoravano?  E 
che  cio  sia  veramente,  si  prova  da  tre  bolli,  che  ci  assicurano  essere 
slata  posseduta  da  Tullo  1'  officina  Caniniana,  nel  mentre  che  altri  di 
loro  ci  fanno  fede,  che  fu  anche  goduta  da  Lucilla  di  Vero. 

Paragonando  adunque  meglio  le  osservazioni  doliari  coi  racconti  di 
Plinio  e  di  Capitolino  e  col  calcolo  dei  tempi,  il  Marini  nell'  opéra 
inedita  recédé  dall'  antico  avviso,  e  credè  invece  che  la  figlia  adottiva 
di  Tullo  sia  la  Lucilla  dei  tegolo  Fabrettiano,  e  che,  essendosi  questa 
maritata  a  P.  Calvisio,  nascesse  da  loro  la  Lucilla  di  Vero.  E  cosi  cerla- 
mente  svaniscono  tutte  le  opposizioni,  econ  molta  naturalezzasicombi- 
nano  insieme  tante  e  si  diverse  cose,  che  il  suo  supposto  acquista  aspetto 
gravissimo  di  verità.  E  in  primo  luogo  si  soddisfa  al  sospetto,  che  già 
avevasi,  che  altresi  la  Lucilla  maggiore  avesse  in  alcun  modo  appaite- 
nuto  a  Tullo,  veggendosi  che  il  Fausto  délia  sua  figulina  era  stato  anche 
servo  di  lui  :  corne  si  apprende  da  altri  bolli,  e  da  questo  specialmente 
dei  Fabretti^: 

FAVSTVS  DOMIT  TVLLI 
FECIT 

p.  .^7:,.  Di  poi  quella  matrona  viene  per  tal  modo  ad  avère  in  padre  un  Cneo 
corne  si  richiede,  ne  si  nega  alla  figlia  di  continuare  a  chiamarsi  figlia 
di  Pul)lio.  Cosi,  nel  mentre  che  si  spiegano  i  tegoli,  le  narrazioni  di 
Plinio  e  di  Capitolino  rimangono  intatte  :  cosi  colla  giunta  di  una  ge- 
nerazione  svaniscono  tutte  le  dillicoltà  insorte  per  la  troppa  età  che 
conveniva  assegnare  alla  madré  di  M.  Aurelio  :  cosi  questa,  divenendo 
figlia  deir  altra,  viene  ad  essere  più  giovane,  e  nel  tempo  stesso  coeva, 

hi.scr.  doiii.  ^).  5iG.  ii.  2 ai. 


FIGULINA  DI  DOMIZIA  LUCILLA.  M 

corne  sembrava  esser  necessario  per  le  cose  [jià  dette.  Cosi  s' intende 
corne  Lucilla  minore  non  abbia  serbato  alciin  vestigio  délie  appella- 
zioni  j)atei'ne,  iniparandosi  chc  desunse  anibedue  i  siioi  noini  dalla 
geniti'ice  :  il  cbe  si  sa  essere  stato  fatto  eziandio  da  altie  li[;li(',  <■  spe- 
cialmente  dalla  sorella  dell'  imperatore  Adriano  cbe  denorninossi  Do- 
mizia  Paulina  al  pari  délia  madré. 

E  se  mai  si  ricliiedesse  onde  sia  avvenuto  cbe  Domizio  Tullo  e  la  sua 
nipote  siano  cosi  spesso  ricordati  nei  mattoni,  rncnlre  la  figlia  dell' 
uno  e  madré  dell'altra  non  lo  è  cbe  una  sola  volta,  sarà  facile  il  ri- 
spondere  cbe  i  predj  di  cui  si  traita  probabilmente  fecero  parte  del 
ricco  legato  cbe  Tullo  lasciô  alla  nipote  giusta  il  ricordo  fattone  da 
Plinio;  onde  essendo  a  lei  pervenuti  direttamente,  senza  essere  passati 
prima  in  potere  délia  madré,  non  reca  stupore  cbe  siasi  taciuto  di  quest' 
ultima.  E  siccome  1'  epistolografo  nomina  i  nipoti  in  plurale,  cosi  potrà 
supporsi  cbe  di  questi  legati  toccasse  la  sua  ricca  porzione  anche  al 
marito  Galvisio,  il  quale  trasse  forse  motivo  da  cio  di  assumere  il  co- 
gnome  Tullo  ignoto  prima  alla  sua  casa  :  sapendosi  cbe  moite  volte  P.  ^^70. 
nei  tempi  imperiali  la  ragione  dei  cognomi  va  cercata  nelle  crédita  con- 
seguite,  non  altrimenti  da  cio  cbe  avviene  ai  giorni  nostri. 

Recapitolando  adunque  le  cose  fin  qui  dette,  concbiuderemo  cbe 
in  molto  pregio  dobbiamo  tenere  queste  tegole,  cbe  ci  hanno  svelato 
r  ascendenza  materna  di  M.  Aurelio  cbe  ci  era  prima  ignotissima,  la 
quale  dietro  l' esposte  osservazioni  sarà  la  seguente.  Suo  trisavolo  fu  Cn. 
Domizio  Afro  morto  nelF  812  :  da  cui  furono  adottati  Lucano  e  Tullo 
figli  di  Sesto  Tizio,  ambedue  i  quali  assunsero  per  cio  1'  appellazione  di 
Cn. Domizio.  Lucano,  cbe  poi  mori  circa  1'  848,  da  una  figlia  di  Curtilio 
Mancia  generô  Domizia  Lucilla  maggiore,  detta  percio  figlia  di  Cneo, 
e  adottata  dallo  zio  Tullo  cbe  mancô  di  vita  verso  1'  863.  Questa  spo- 
sata  a  P.  Galvisio  Tullo  diede  la  nascita  a  Lucilla  minore  maritata  ad 
Annio  Vero,  a  cui  fra  1'  altra  proie  partori  M.  Aui'elio  nell'  87^1. 


ARA  SCOPERTA  IN  HAINBURGO. 


ARA  ANTICA  SCOPERÏA  IN  HAINBURGO, 

DAL  SIG.  CONSIGLIERE  STEFANO,  NOBILE  DE'   MAINONI, 

l)IRKTT(»ltK   DELliK    KABRICHE   DR'   TABACnilI  , 
PlIBBLICATA  CON  ALCUNE  SPIECAZIOM 

DAL    DOTÏ.    GIOVANNI    LABLS. 

MII.AKO   1820  ,   TIP.  DI  C.  G.   DESTEF4NIS  A  S.   ÏBNO  ' . 


Il  sig.   coiisigliere  de'  Mainoni,  caido  amatore   di  ogni   génère   di      P.  376. 
aiitichità  e  di  belle  arti,  fra  le  ruine  di  Garnuiito,  antica  città  délia 
Pannonia,  trovo  non  ha  giiari  una  bellissima  base  cou  questa  iscri- 
zione  ^  : 

T  •  F  L  •  T  •  F  I  i¥  377. 

mEKG • PROBVS 

D  EC  •  M  V  N  IC  ' 

CAR-EX-V-DEC  • 

OBHONOREM 

A VG  V  R  AT  V  S 

TFL-PROBI-FIL- 

S  V  1  •  D  E  C  V  R- 

MVNIC  •  EIVSD- 

E  Q^V  O  ■  P  V  B  L  • 

D  D 

L     •     D     •     D     •     D 

ORFITOET-RVFOCOS-K-SEPT- 

'  [Extrait  du  Giornale  Arcadico,   1820,  t.  VII.  p.  SyÔ-Scji,  et  t.  VIII,  p.  53-66.]  — 
-  [Voy.  Orelli.  n.  2988.] 

7- 


87«. 


52  ARA  SCOPERTA  IN  HAINRURGO. 

I  due  tianclii  sono  ornati  di  un  simulacro  pei'  parte,  scoipito  a  rilievo 
da  buon  maestro.  Quello  a  sinistra  de!  riguardaiite  rappresenta  una 
donna  di  faccia,  vestita  délia  tunica,  del  peplo  e  de!  manto,  la  quale 
colla  mano  destra  tiene  un  timone  sovrapposto  ad  un  globo,  e  colla 
manca  un  cornucopia.  Sul  di  lei  capo  si  scorgono  gli  avanzi  del  polo,  o 
vertice,  o  apice  che  dir  si  voglia,  e  da  questi  attributi  ognuno  a  prima 
vista  vi  riconoscerà  la  dea  Fort  una.  Dali'  altro  lato  apparisce  un  gio- 
vane  seminudo,  incoronato  di  torri,  avente  nelle  mani  una  patera  ed 
un  corno  d'abbondanza.  Egli  è  assai  cbiaramente  il  Genio  di  una  qiial- 
che  città,  e  con  molta  verisimiglianza  quello  délia  stessa  Garnunto.  Ma 
il  sig.  de'  Mainoni  non  contento  di  aver  tratto  di  sotterra  questo  bel 
monumento ,  ha  desiderato  eziandio  che  alcuno  lo  facesse  conoscere  al 
pubblico,  accompagnandolo  con  un  comentario  d' illustrazione  :  ne  per 
vedere  compila  questa  sua  brama  poteva  indirizzarsi  ad  un  soggetto 
più  acconcio  di  quello  che  ha  scelto.  Egli  è  il  ch.  dott.  Labus,  uno  de' 
più  illustri  professori  délia  scienza  lapidaria  che  ora  conti  l'italia,  il 
([uale  ha  nobilmente  soddisfatto  ail'  inchiesta  con  una  iunga  lettera 
édita  con  molta  eleganza  tipografica,  ed  intitolata  al  medesimo  sig. 
consigliere. 

Comincia  il  dotto  autore  dall'  interpretare  l'iscrizione,  che  felice- 
mente  legge  cosi  :  Titus  Flavius,  Tilifilius,  Sergia,  Probus,  decurio  mu- 
nicipii  Carnunti,  ex  quinque  decuriis,  oh  honorem  auguratus  Titi  Flavii 
Prohifdiisui,  decurionis  mimicipii  ejusdem,  equo  puhlico,  dono  dédit.  Locus 
datus  decreto  decurionum,  OrfUoetRufo  consuUbus,  Kalendis  Septembribus. 
Quindi  in  poche  righe  c'insegna,  che  Garnunto  fu  illustre  e  forte  città, 
m  cui  stanziarono  gl' imperatori  M.  Aurebo,  Galerio  e  Valentiniano,  e 
dove  avevano  il  quartiere  d' inverno  due  legioni,  cioè  la  décima  Pia 
Fedele ,  e  la  decimaquarta  Gemina.  Délia  sua  prisca  grandezza  fanno 
fede  molti  scrittori,  e  la  loro  testimonianza  vicne  confermata  dagli 
nvanzi  di  un  arco,  che  sussiste  tuttora  e  di  cui  in  fine  dcll'  opcretta  ci  si 
donn  il  discgno.  Moite  lapidi  si  sono  tratto  tratto  dissepellite  fra  i  suoi 
luderi,  e  tra  queste  noi  ne  sceglieremo  una  sola,  perché  inedita 
fmora,  e  perché  degna  di  andare  per  le  mani  degli  eruditi,  stante  il 


ARA  SCOPERTA  IN  HAINRURGO.  53 

modo  singolare  cou  cui  vi  s' iiidicano  i  due  Augusti  Diodeziaiio  e  Mas- 
simiano  coi  rispoltivi  loro  Cesai'i  Costanzo  c  Galerio  '  : 

D        ^        S        ^        I        ^        M 

FAVT  OB.I-IMPERII-SV1 
lOVII     •     ET     •     HERCVLIl 

RELIGIOSISSIMI 
AVGVSTI  •  ET  •  CAESAR.es 
SACRARIVM  •  RESTITVERVNT 

Fu  pensiere  del  Lazio,  fondato  sopra  un  altra  iscrizione,  non  i)er6     P.  379. 
dei  tutto  sicura,  che  Carnunto  fosse  colonia  romana,  dal  clie  il  nostro 
autore  non  dissente  per  riguardo  a'  tempi  più  anticlii.  Ma  neli'  età  cui 
si  riterisce  il  marmo  che  illustra,  è  certo  che  godeva  gli  onori  di  niuni- 
cipio,   cosi  in  esso   due  volte  appellandosi.  E   forse   ebhe  debito    di 
questo  bénéficie  ad  alcuno  degl'  imperatori  délia  casaFlavia,  potendo 
farlo  supporre  i  nomi  di  T.  Flavio  usati  dai  due  Probi  délia  nostra 
pietra,  e  sapendosi  d' altronde  che  tali  diritti  fuiono  conceduti  da  alcuno 
di  quel  prencipi  a  Scarabanzia  alti«a   città   délia  Pannonia.  E  ([ui  si 
âpre  largo  campo  al  dott.  Labus  di  svelare  la  politica  dei  Romani,  i 
quali  allorchè  riducevano  in  provincia  un  paese  soggiogato,  non  ispo- 
gliavano  già  quelle  genti  di  ogni  apparenza  di  libertà,  ne  le  esclude- 
vano  dalla  repubblica  e  dalla  partecipazione  degli  onori.  In  quella  età 
niuno  fu  chiamato  suddito,  e  molto  meno  gl' Italici  :  ma  tutti  da  quegli 
accortissimi  furono  detti  socj  0  compagni.  Quindi  colla  fréquente  con- 
cessione  délia  loro  cittadinanza  giunsero  a  conseguire  1'  altro  scopo  di 
mettere  i  vinti  a  parte  dei  loro  interessi  :  e  cosi  spiegasi  facilmente 
corne  una  sola  città  potesse  pervenire  a  farsi  signora  délia   maggior 
parte  del  mondo.  E  per  queste  riflessioni  si  chiarisce  ancora  il  motivo 
per  cui  gli  abitanti  délie  colonie  e  dei  municipj,  anche  in   tempi  m 
cui  i  comizj  più  non  si  radunavano,  seguitavano  tuttavolta  a  far  tanta 
pompa  délia  tribu  cui  appartenevano,  e  di  ufficj,  e  di  sacerdozj,  che 

'  [Voy.  Orelli,  n.  io5i.] 


hU  ARA  SCOPERTA  IN  HAINBURGO. 

paragonali  a  quelli  di  Roma  potevano  sembrare  di  vilissima  impor- 
tanza.  Iniperocchè  l' aggregazione  aile  tribii  conferiva  loro  il  diritto  di 
concorrere  a  qualunque  più  eccelsa  carica  dell'  impero,  e  gli  onori 
p.  38o.  municipali  eraiio  ad  essi  corne  una  scala  per  salirci.  Per  lo  che  non 
aveva  torto  il  nostro  T.  Flavio,  se  si  vantava  di  essere  ascriito  alla  tribu 
Sergia,  e  di  aver  posto  frai  decurioni  di  Carnunto. 

E  noto  che  1'  ordine  decurionale  era  nelle  città  di  provincia  l' imnia- 
gine  del  senato  di  Roma,  e  che  non  vi  si  ammettevano  se  non  le  per- 
sone  più  doviziose  e  piii  ragguardevoli.  Il  nostro  autore  ci  rimette  a  ciô 
che  scrisse  dillusamente  su  questa  materia  nella  sua  dissertazione  édita 
fino  dal  1 8 1  3 ,  Délia  Irihù  e  dei  decurioni  delV  antico  mimicipio  Brescinno. 
Qui  si  restringe  solo  a  provare,  che  non  altro  che  decurioni  furono  i 
quindici  primi  di  Marsiglia  nominati  da  Gesare  \  i  dieci  primi  di  Amelia 
e  di  Centoripe  ricordati  da  Tullio '^,  iprencipi  délie  colonie  di  Tacito^, 
e  i  prencipi  dei  pubblici  negozj  di  Firmico  \  E  si  prévale  poi  di  questa 
occasione  per  combattere  la  sentenza  di  un  chiarissimo  scienziato,  il 
quale  tenue  che  un  PRINCEPS  •  SABINORVM,  manifestatoci  da  un 
marmo  di  Brescia^,  null'  altro  fosse  che  un  semplice  soldato  gregario. 
Ma  quella  lapide  è  dei  tempi  imperiali;  e  saviamente  avverte  il  dott. 
Labus,  che  fino  dai  giorni  di  Mario  andô  in  disuso  la  célèbre  divisione 
degli  eserciti  l'oniani  in  haslati,  principes  e  triarii^.  Per  lo  che  il  princeps 
Sahinorum  sarà  lo  stesso  che  il  princeps  civitatis  NicopoUtanorimi ,  A  prin- 
ceps coloniae  Aeclanensis,  il  princeps  genliiim  Baqualium,  e  il  princeps 
Tmmplinnrum  di  altrc  lapidi,  non  che  il  princeps  AUinatium,  e  il  prin- 
ceps Galliae  provinciae  che  aggiungeremo  noi,  ricordando  Maturio 
Arriano  che  viene  onorato   del   primo  titolo  da  Plinio  Giuniore^   <• 

'   Bell,  civil,  lib.  I,  c.  wxv.  supjjrimée;  mais  les  noms  sul)sislèrent,  à 

^  Pro  Sex.  Rose.  Amer.  c.  i.v;  In  Vcrr.         Tcxception  de  celui  de  triarii,  qui  fut  rem- 

acl.  11 ,  111).  II .  c.  Gy.  placé  par  un  titre  dérivé  du  fihtm,  et  ils  ser- 

Uist.  \\\).  1,  c.  xxvii.  virent  à  désigner  les  diiïéi-enles  classes  des 

'  Astron.  lib.  III,  c.  iv  e  xu.  centurions;  voyez  mon  article  dans  les /Imw// 

[Rossi,  Mewone  firescî'awe^  p.  -j 78;  cl'.  dcW  Instit.  arch.   i858,  j).  9.^   et  suiv. — 

Orelli,  n.  37.59.]  W.  IIenzkn.] 

''  [Celte   ancienne   division   lïil  (mi  ellel             '  Lib.  111,  cp.  11. 


ARA  SCOPERTA  IN  HAINBURGO.  55 

C.  Valerio  Procillo  che  ottennc  il  seconde  da  Cesarc^  Ora  in  tutti     p.  38i. 
questi  casi  nuli'  altro  voile  dirsi  certaniente  se  non  che  quel  taie  era 
il  piii  rag[juardcvole  sia  per  nobiltà,  sia  per  ricchezza,  sia  per  eccel- 
lenza  fra  gli  abitanti  di  quella  data  città,  ])opolo,  o  provincia. 

Seguendo  T  ordine  dell'  cpigrafe,  si  passa  a  trattare  délie  cinque 
décurie  dei  giudici,  nelle  quali  tu  ammesso  T.  Flavio  :  e  intorno  a  loro, 
preterendo  scientemente  le  cose  già  note,  ci  si  danno  invece  ottime 
avvertenze.  E  primieramente  confermando  1'  opinione  del  Vermiglioli 
si  dimostra  che  l' abbreviatura  EX  •  V  •  DEC  va  spicgata  ex  qiiinque  de- 
curiis,  e  non  già  ex  quinta  decuria,  corne  piacque  una  volta  al  dottissimo 
Visconti.  In  seguito  si  rileva  1' errore  del  Reinesio  c  del  Gori,  i  quali 
abbattutisi  in  una  riga,  in  cui  si  leggeva  EQVO  •  PVBLICO  •  EX  •  V- 
DECVRIIS,  conlusero  le  décurie  dei  giudici  colF  ordine  de'  cavalieri, 
e  crederono  che  vi  si  parlasse  di  un  solo  ufficio  e  di  un  solo  titolo, 
Fatto  pero  sta  che  furono  due,  bensi  di  grado  eguale,  ma  fra  loro 
diversi.  Iniperocchè  fra  le  cinque  décurie  due  ve  ne  furono  ducenarie, 
per  le  quali  bastava  la  meta  del  censo  che  occorreva  de'  cavalieri.  E  ri- 
guardo  le  altre,  quantunque  sia  vero  che  per  csservi  annoverato  richie- 
devasi  il  censo  équestre,  e  quindi  sussista  che  ogni  giudice  di  esse 
poteva,  anzi  doveva  essere  cavalière,  non  pcrô  ogni  cavalière  fu  giu- 
dice :  del  che  senza  altri  esempi  sono  prova  i  nostri  due  Flavj,  il 
primo  de'  quali  fu  EX  •  V-  DEC,  H  secondo  semplicemente  EQVO 
PVBLICO.  Il  Rivautella  ed  il  Ricolvi  confessarono-  d' ignorare  quali 
cause  spettassero  alla  decisione  délie  décurie,  ma  il  nostro  autore  opina  382. 
molto  probabilmente,  che  le  più  gravi  e  quelle  che  risguardavano  la 
repubblica  si  agitassero  innanzi  il  tribunale  del  pretore  coll'  assistenza 
dei  decemviri,  o  dei  centumviri,  e  che  le  altre  concernenti  questioni 
di  fatto  e  controversie  private  si  abbandonassero  al  voto  di  giudici  a  ciô 

'  Bell.  Gall.  \\h.  l,  c.  XIX.  [Voyez  en  outre  des  peuples  barbares,  comme  les  Baquales, 

mon  Supplém.  au  recueil  d'Orelli,  Ind.  IX,  et  ceux  qui  sont  mentionnés  dans  quelques 

p.  io3.  Il  y  a  cependant  une  distinction  à  inscriptions  de  l'Algérie;  voy.  Annali  dell' 

établir  entre  ces  p'àic?/>e5;  il  ne  faut  pas  con-  Inslilut.  i86o,  p.  96-97.  M.  Hexzen.] 
fondi^e  ceux  des  municipes  romains  avec  ceux  "  [Mann.  Taurin,  t.  II.  p.  52.] 


56  ARA  SCOPERTA  IN  HAINBURGO. 

députa ti  dallo  stesso  pretore,  e  scelti  fra  le  décurie  di  cui  si  tratta.  Il 
che  posto,  ben  si  spiegano  le  altre  formule  niente  menu  comuu'i .  judicea 
selecti,  indices  de  selectis,  judices  selecti  ex  decuriis,  jiidices  ex  V  decuriis 
inler  selectos,  le  quali  tutte  vogliono  dire  il  medesimo. 

Molti  esempi  raduna  in  seguito  il  dott.  Labus  di  altri,  che  in  bene- 
merenza  di  uflizj  o  sacerdozj  ottenuti  da  essi,  o  dai  loro  figli,  o  dai  loro 
congiunti  retribuirono  aile  città,  da  cui  gli  avevano  conseguiti,  pubblici 
spettacoli  ed  opère  pubbliche.  E  conta  fra  questi  G.  Giulio  Severo,  il 

quale 

OB-  HO 
NOREM  •  MAGISTERl 
COLL-  FABRVM-SILANVM 
PECVNIA-  SVA-  FECIT 

Gli  editori  del  Museo  nazionale  Ungarico  \  nel  quale  questo  niarmo  si 
conserva,  lessero  collegium  Fahrum  Silaniim,  e  crederono  che  Silano 
fosse  un  appellativo  di  questo  collegio.  Ma  quai'  è  quell'  uomo  un  poco 
pratico,  non  diremo  degli  studj  epigrafici,  ma  délia  lingua  latina,  il 
quale  possa  discordare  dai  dottor  Labus  quando  nell'  abbreviatura 
COLL"  supplisce  COLLegii  e  statuisce  che  G.  Giulio  Severo,  in  be- 
nemerenza  dell'  onore  conferitogli  coll'  eleggerlo  maestro  dei  fabri, 
fece  a  proprie  spese  un  silano,  ossia  un  doccione  o  una  maschera  da 
cui  si  spargesse  1'  acqua  di  una  fonte?  Seguendo  un  taie  costume,  anche 
T.  Flavio  Probo  per  mostrarsi  grato  alla  città  di  Garnunto,  che  aveva 
eletto  augure  suo  figlio,  le  donô  una  statua  sorretta  dalla  nostra  base, 
1».  38:i.  ch' egli  dedicô,  o  vogliamo  dire  espose  al  pubblico,  il  dx  primo  di  set- 
tembre  dell'  anno  di  Gristo  178. 

Questa  data  somministra  al  nostro  autore  il  fondamento  di  una 
plausibile  congettura,  onde  spiegare  i  bassirilievi  che  adornano  i  fian- 
chi  deir  ara,  ed  indovinare  la  fausta  occasionc  in  cni  essa  fu  dedicata. 
Neir  anno  177  i  Marcomanni  ed  i  Ouadi,  che  abitavano  la  Bocmia  e 
la  Moravia,  avendo  riprese  le  armi,  tentarono  una  nuova  incursione 

'  \Acta  litter.  Musei  Ungarici,  t.  I,  p.  <-2(jS:  voy.  Orelli,  n.  33 -2  1.1 


ARA  SCOPERTA  IN  HAINBURGO.  57 

jH'lle  provincie  dell'  impcio.  I  due  Iratelli  Quintilj,  che  reggevano  le 
Pannonie,  iecero  tutti  gli  slorzi  per  conteiierli,  rua  cosi  stentatamente 
vi  riuscivano,  che  1'  impcratoro  M.  Aurelio  creclè  necessario  di  accor- 
l'ervi  in  persona.  Egli  parti  da  l^oma  col  (iglio  Commodo  nel  17H,  ai 
cinque  dcl  mese  commodo  corrispondeiite  ad  agosto  :  onde  F  ultiino 
giorno  dcl  mese,  0  in  quel  torno,  dovette  arrivare  a  Carnunto,  ove 
per  tre  anni  aveva  fatta  la  sua  residenza  in  tempo  ddla  prima  spedi- 
zione  contre  i  medesimi  Marcornanni.  Nulla  aduncjue  di  più  verosi- 
mile,  che  T.  Flavio  Probo  lesteggiante  per  Y  arrivo  del  desiderato  Âu- 
gusto,  profittasse  di  questa  bella  congiuntura  per  accrescere  la  pubblica 
letizia  colla  dedicazione  del  suo  dono.  E  per  verità  quest'  opinione, 
già  resa  probabilissima  dalla  coerenza  dei  tempi,  acquista  poi  maggior 
peso  dai  simulacri,  che  sono  effigiati  intorno  la  base.  Essi  indicano 
chiaramente  il  Genio  di  Carnunto  che  sacrifica  alla  Fortuna.  Ora 
ognuno  sa  che  la  Fortuna  era  appunto  la  protettrice  dei  viaggiatori. 
Oltre  di  che  quai  altra  dea  meglio  che  1'  arbitra  degli  umani  eventi 
poteva  invocarsi  a  prô  di  un  prencipe,  che  veniva  ad  intraprendere  una 
guerra?  Dali'  altra  parte  il  Genio  è  certamente  in  atto  di  sacrificare, 
ne  il  Genio  di  una  città  sacrifica  per  private  l'agioni.  Egregiamente  P.  3s/i. 
adunque  il  dott.  Labus  ha  immaginato  che  qui  si  alluda  ai  voti  sciolti 
dalla  città  di  Carnunto  alla  Fortuna  Reduce  pel  felice  avvento  di 
M.  Aurelio.  In  una  medaglia  di  Alessandro  Severo  cita  ta  dal  Rasche^ 
noi  vi  abbiamo  egualmente  un  genio  che  sacrifica  alla  Fortuna  in  pre- 
senza  dell'  imperatore.  Chi  sa  che  la  statua  sovrapposta  alla  nostra 
base,  e  di  cui  Y  iscrizione  non  fa  motto,  perché  da  se  stessa  palesavasi, 
non  fosse  appunto  quella  dell' imperatore  filosofo?  Anche  L.  Aquillio, 
per  aver  conseguito  lo  stesso  onore  dell'  augurato,  donô  a  Grumento 
la  statua  di  Adriano^,  e  Ti.  Claudio  Severo  regalô  quelle  di  Caracalla 
e  di  Giulia  Pia  al  corpo  dei  pescatori  e  dei  palombarj  di  Roma,  0  di 
Ostia  che  siasi,  da  cui  era  stato  eletto  patrono^. 

Ed  èpoi  indubitato  che  questa  base  fu  eretta  per  V  appunto  nelf  anno 

'  Toni.  II,  part,  i,  p.  1.386.  ^  Grut.  p.  891 ,  1.  [Orelli.  n.  4 11 5. 

"  Grut.  p.  2 A8 ,  9.  [VIommsen ,  /.  N.  3 1 3.] 


58  ARA  SCOPERTA  IN  HAINBURGO. 

178,  facendone  fede  il  consolato  di  Orfilo  e  di  l^ufo,  di  cui  si  vede  in- 
signita.  E  questo  il  seconde  marmo  che  si  conosca,  il  quale  ci  presenti 
i  loro  iiomi.  Ma  quanto  è  certo,  pel  consenso  di  tutti  i  fastografi  an- 
tichi  e  moderni,  che  costoro  ottennero  i  fasci  ordinarj  di  qiiest'  anno, 
altrettaiito  è  controverso  clii  essi  si  fossero,  e  quai  sia  la  famiglia  cui 
appartennero.  E  per  riguardo  al  primo,  cinque  sono  per  lo  nieno  le 
genti  senatorie,  che  in  questi  tempi  costumarono  il  cognome  di  Orfito, 
cioè  la  Calpurnia,  la  Salvidiena,  la  Gavia,  la  Vezzia  e  la  Cornelia,  aile 
quali  due  ultime  gli  scrittori  dei  fasti  hanno  con  molta  discrepanza 
attribuito  il  nostro  console, 
p.  385.  Cominciando  dalla  Calpurnia,  non  si  conosce  di  essa  che  un  Ser. 

Calpurnio  Scipione  Orfito  apparente  da  una  lapide  del  Fabretti  \  il 
quale  ci  sembra  quel  medesimo  che  mori  nell'  anno  191,  per  attestât© 
di  un  célèbre  registre  sacerdotale  pubblicato  dal  Marini^.  Ma  sebbene 
costui  si  appelli  Calpurnio,  noi  crediamo  fermamente  che  non  debba 
torsi  ai  Cornelii,  ai  quali  lo  fa  chiaramente  appartenere  il  cognome 
Scipione  ed  il  prenome  Servio;  e  teniamo  che  per  differenziarsi  da  altri 
Iratelli,  egli  (secondo  molti  altri  esempi  di  questa  età,  nella  quale 
erano  sovvertite  le  antiche  leggi  dei  nomi  romani)  desumesse  il  nome 
gentilizio  dalla  madré  :  e  veramente  una  Calpurnia  Lepida  figlia  di 
Lucio  fu  maritata  ad  un  Orfito,  siccome  ci  attesta  un  nobilissimo  ceppo 
sepolcrale  datoci  dal  Marini^. 

Ai  tempi  di  costui  visse  un  Vezzio  Scipione  Orfito  senatore,  memo- 
rato  in  una  lapide*,  che  altrove^  abbiamo  provato  essere  anteriore  di 
poco  air  anno  18^.  Ma  anch'  egli  pel  cognome  Scipione  si  palesa  di- 
scendentedai  Cornelii,  e  si  sarà  detto  Yezzio  per  una  ragione  consimile 
a  quolla,  per  cui  l' altro  chiamossi  Calpurnio  :  anzi  nuUa  osterebbe  che 
costoro  fossero  germani,  uno  de'  quali  avesse  preso  in  prestito  il 
nome  dalla  madré,  1'  altro  dalT  avola. 

Spettano  poi  alla  casa  dei  Salvidieni  quel  Salvidieno  Orfito  che  fu 

'   Inscr.  dom.  p.  7^1,  ii.  5 18.  "  Griit.  p.  3oa,  2. 

Fr.  Ai-val.  p.  iGy.  n.  V.  ''  Giorn.  Arcad.  t.  1.  j).  19-^.  |  Voy.  plus 

'  Iscriz.  Alb.  p.  100.  haut.  p.  22.] 


ARA  SCOPERTA  IN  HAINRURGO.  59 

accusato  (la  Aquillio  Uegolo,  corne  insegna  Tacito^  e  che  fu  fatto  ucci- 
dere  da  Nerone  pel  frivolo  pretesto  crquod  tabernas  très  de  domo  sua  p.  386. 
ffcirca  forum  civitatibus  ad  stationem  locasset,Ti  secoiido  che  ci  dice 
Suetonio-.  Malauiente,  a  iioslro  senno,  egli  è  stato  confuso  dal  Ma- 
rini^coirOrfito  collega  dellimperatore  Claudio  riel  consolato  dell'  aniio 
5i,  il  quale  presso  Tacito"  e  Plinio^  non  che  in  tre  marini'^  che  ci 
mostrano  tutti  i  suoi  nomi,  dicesi  semplicemente  Ser.  Cornelio  Orlito. 
Ma  la  ragione  per  cui  non  possiamo  concorrere  nel  sentimento  di 
queli'  esimio  antiquaiio  dipende  precipuamente  da  questo,  che  Salvi- 
dieno  Orfito  per  attestato  di  Dione'^  fu  ucciso  nell'  818,  e  ail'  opposto 
sappian)o  da  Tacito®  che  nel  medesimo  anno  Cornelio  Orfito  era  uno 
degli  adulatori  più  sfacciati  di  Nerone,  a  segno  taie  di  ottenere  in 
senato,  che  in  suo  onore  si  cambiasse  il  nome  ai  mesi  di  aprile,  di 
maggio  e  di  giugno.  Onde  chi  conosce  alcun  poco  1'  indole  di  questo 
severissimo  storico  non  puô  persuadersi,  che,  data  l' identità  délie  due 
persone,  avesse  egli  taciuto  ogni  cenno  del  pronto  ed  inaspettato  gui- 
derdone,  che  costui  avrebbe  ottenuto  dalla  sua  vHtà.  Dovrebbe  essere 
suo  figlio  r  altro  Salvidieno  Orfito,  che  s'  immischiô  in  una  congiura 
contro  Domiziano,  onde  ne  fu  esigliato,  come  si  rileva  da  Filostrato '•*, 
ed  anzi  ucciso  poco  dopo,  secondo  ciô  che  ci  narra  Suetonio  ^°.  E  forse  387. 
da  lui  provenne  M.  Salvidieno  Orfito  collega  di  M.  Peduceo  Priscino, 
col  consolato  dei  quali  viene  notata  un  insigne  lapide  Capitolina", 
sulla  cui  applicazione  si  sono  avute  tante  contese.  Rettamente  il  Mu- 
ratori,  il  Giorgi  ed  il  Guasco  avevano  creduto  che  costoro  fossero  i 
consoli  del  110;  ma  loro  si  oppose  acremente  il  Marini^-,  il  quale 
voile  riportarli  ail'  anno  5 1 .  Se  ne  ritratto  per  altro  nell'  opéra  inedila 

'   Hisi.  lib.  IV,  c.  xLn.  '  Lib.  LXII,  c.  xxvii. 

■^  In  Nerone,  c.  xxxvii.  *  Annal,  lib.  XVI,  c.  xii. 

*  Fr.  Arval.  p.  116.  *  NellaVita  di  Apollonio,  lib.  \  II.  c.  vin 
'  Annal,  lib.  XII.  c.  xLi.  e  xxxiii. 

*  Hist.  mit.  lib.  Il,  c.  xxxi.  '"  In  Domitiano ,  c.  x. 

'^  Kaiendar.  Antial.  [Henzen,^»//;/?/. Oz-e//.  "  Guasco,  Inscr.  Capit.  t.  II.  p.  7 û. 

n.  6445  ;  Corp.  inscr.  Lat.  1. 1 ,  p.  89.7]  ;  Grut.  '^  Fr.  Arval.  p.  1 16. 

p.  3oo,  1,  e  p.  io65,  11.  [Orelli.  n.  71 4.] 

8. 


60  AKA  SCOPERTA  IN  HAINBURGO. 

délie  FiguliiieS  acquietaiidosi  alla  senteiiza  degii  avversarj  :  e  vera- 
iiiente  oltre  le  altre  ragioni,  che  si  deducono  dal  coniesto  di  quell'  iscri- 
zione,  una  gravissima  n'émerge  dai  lasti  di  Cassiodoro  e  di  altri  che 
seco  lui  convengono,  i  quali  in  vece  di  Orfito  scrivono  Soleno,  che 
ognuno  vedrà  facilmente  essere  una  corruzione  di  Salvidieno. 

Délia  gente  Gavia  non  ci  è  cognito  se  non  M.  Gavio  Orfito  console 
nel  i65,  uomo  che  ci  rimane  ignotissimo,  quando  pure  non  voglia 
tenersi  un  parente  o  un  tiglio  di  M.  Gavio  Massimo,  che  fu  per  venti 
anni  prefetto  del  pretorio  di  Antonino  Pio. 

Non  parlianio  di  Aquillio  Orfito  che  il  Panvinio  ha  creduto  sulletto 
;dr  imperatore  L.  Vero  nel  i54,  non  essendo  ben  sicuro  se  in  quella 
lapide,  che  a  Claudia  Baccbide  chiarissima  femmina  dedicarono  Sestio 
Laterano  ed  Aquillio  Orfito  F  ultima  parola  debba  leggersi  COS,  e 
jion  piuttosto  FOSiierimt,  corne  fece  il  Grutero-. 
p.  3?^.  Ma  di  tutte  le  fauiiglie  romane  che  usarono  il  cognome  di  Orfito  la 

più  célèbre  è  la  Cornelia,  e  quella  eziandio  che  lo  mantenne  più  co- 
stantemente  di  ogni  altra.  Abbiamo  già  parlato  di  Ser.  Cornelio  Orfito 
console  nel  5i.  Indi  ci  è  noto  Ser.  Scipione  Oifito  console  nel  1/19, 
clie  poi  lu  proconsole  d'  Africa  e  innanzi  cui  Apulejo  recitô  un'  ora- 
zione,  nella  quale  lo  loda  per  la  sua  moderazione  e  per  la  sua  ino- 
destia.  Egli  è  indubitatamente  quel  medesimo  proconsole  Ser.  Cornelio 
Orfito,  di  (ui  si  ha  memoria  nell'  iscrizione  dell'  arco  di  Tripoli,  pub- 
blicata  da  molti,  ma  più  corretta  certamente  dal  MalTei^,  e  nei  Viaggi 
di  Ah  Bey  '.  Essa  è  dedicata  ai  due  imperatori  M.  Aurelio  e  L.  Vero,  e 
spetta  senza  meno  o  alla  fine  del  i63,  0  al  principio  dell'  anno  se- 
guente,  veggendosi  dato  il  titolo  di  Armeniaco  a  Ij.  Vero,  e  taciuto  in 
M.  Auiclio,  e  sapendosi  d'  altronde  che  il  secondo  ricusô  per  qualche 
tempo  la  comunanza  di  quest'  onore,  che  infine  accetto  egli  pure 
nel  ifi/i,  onde  nel  brève  periodo  di  questo  rifiuto  deve  onninamente 
stabilirsi  l'età  di  (juel  marmo.  E  intanto  noi  crediamo  che  il  console 


'   Num.  297.  ^   Mus.  Veron.  p.  Aliy,  -Jt. 

'  P.  861,  '2.  '  Tav.  XV. 


ARA  SCOPERTA  IN  HAINBURGO.  01 

de!  1^9  sin  il  proconsole  del  i63,  perché  conosciamo  la  costituzionc 
di  Tiberio,  siilla  (jiialc  veggasi  il  Hichio',  iiella  quale  era  statuito  che 
niiino  godesse  del  bciieficio  délia  sortizione  délie  due  provincie  conso- 
lari  dcir  Asia  e  delF  Africa,  se  non  dopo  un  decennio  dal  conseguimento 
dei  lasci.  Qiiindi  noi  dubitiamo  assai,  se  1'  Orlito  ciie  otlonne  dall'  impe- 
ratoie  Antonino  Pio  la  diinissione  dall'  uflicio  di  prefetto  di  Konia,  lun-  i'.  :i«(j. 
gamente  da  lui  occupato,  abbia  da  confondersi  col  nostro  console  :  il  che 
non  sarebbe  certamenle  vero,  e  piutlosto  dovrebbe  credersi  suo  padre, 
quando  sussistesse  la  ragione  addotta  dal  Casaubono,  che  qiiesta  ri- 
nunzia  fosse  stata  originata  da  soverchia  vecchiezza.  Figlio  del  console 
lu  probabilmente  Gornelio  Scipione  Orfito,  ch'  ebbe  un  sacerdozio  nel 
189-,  e  un  suo  lontano  discendente  sarà  stato  L.  Cornelio  Scipione 
Orfito  senatore  ed  augure  nel  296,  di  cui  alquante  iscrizioni  si  ri])oi'- 
tano  dal  Fea  ^.  Quindi  per  quasi  tre  secoli  avendosi  memoria  del  co- 
gnome  Orfito  presso  i  Cornelii,  e  per  moltiplici  onori  essendo  questi 
illustri  e  famosi,  giustamente  conchiude  il  dott.  Labus,  che  la  niaggiore 
probabilità  vuole  che  ad  essi  appunto  si  attribuisca  1'  ignoto  Orhto 
memorato  nella  nostra  base,  finchè  altri  più  chiari  monumenli  non 
sopravvengano  a  provare  il  contrario. 

E  qui  faremo  una  riflessione,  per  cui  nuovo  fondamento  si  accresce 
air  opinione  del  nostro  autore,  Scrive  Frontino  de  coloniis  a  proposito 
dei  consoli  del  1^9  :  Haec  determinalio  fada  est  Orfilo  seniore  et  Qiiinlo 
mcio  Prisco  consulibiis '' .  Ognuno  vede  che  il  tcsto  è  scorretlo,  onde  il 
Rigalzio  voile  leggervi  Ser.  Scipione  Orfito  et  Q.  Nonio  Prisco,  e  il  Goe- 
sio  Orfilo  conditore  et  Quintilio  et  Prisco  consnHlms.  Ma  questo  è  un  creare 
di  nuovo,  non  un  emendare.  La  lezione  da  preferirsi  è  indubitata- 
mente  quella  che  propose  il  Marini  ^  :  Orfito  seniore  et  Q.  Sosio  Prisco 
consulibns.  Ora  la  cura  di  distinguere  il  console  del  1^9  coll'  epiteto  di 
seniore  suppone  manifestamente  che  ai  tempi  di  chi  scriveva  poleva  te- 
mersi  di  confondeiio  con  uno  0  più  Orfiti  giuniori,  e  ciô  importa  che  il         ;^9o. 

'   Ad  Tacitum,  \).9.ii.  *   [Voyez  Gromnt.  vêler,  ed.   I.Jifhdianii. 

"  Marini,  Fr.  Arval.  p.  167.  p.  g^A.] 

^  Miscell.  philot.  [t.  1  -  j  p.  clxii  et  clmii.  ^   Fr.  Arvnl.  p.  178. 


62  AllA  SCOPERTA  IN  HAINBURGO. 

primo  abbia  aviito  qualche  figlio,  che  al  pari  di  lui  giungesse  ali'  onore 
dei  fasci.  È  vero  che  qiiesta  ragione  tanto  miUta  in  favoie  del  console 
del  178,  di  ciii  cerchiamo  notizie,  quanto  per  qiiello  del  17'i,  che 
parimenti  chiamossi  Orfito  senza  che  altro  sappiamo  di  lui.  Ma  sarà 
certo  almeno  che  uno  di  questi  due  consoli  appartenne  alla  gente  Gor- 
nelia,  e  che  di  alcuno  di  essi  avrà  parlato  Gapitolino  \  quando  disse, 
che  a  M.  Aurelio  cccrimini  dalum  est,  quod  adulteros  uxoris  promo- 
rrverit  Tertullum,  et"  Utdium,  et  Orpliituin,  et  Moderatum  ad  varios 
rf  honores,  n 

Passa  in  seguito  il  dott.  Labus  a  trattare  dell'  altro  console  Rufo, 
chiamato  Vezzio  dal  Panvinio,  Giuliano  da  quasi  tutti  i  nioderni  fasto- 
grafi  e  ch'  egli  fidatamente  appella  Tineio.  Esiste  in  Firenze  il  fram- 
mento  di  un'  iscrizione  greca  édita  due  volte  in  quelle  Novelle  lette- 
rarie^  e  dedicata  agli  Dei  Sinnei  e  Simbonii  per  la  sainte  dell'  imperatore 
Gommodo  Antonino  sotto  il  consolato  di  Q.  Tineio  Rufo,  mancando  il 
nome  dei  collega  per  la  rottura  del  marmo.  11  ch.  Amaduzzi,  che  fu  il 
primo  a  divulgarlo,  1'  assegno  ail'  anno  182,  in  cui  i  fasti  ci  mosirano 
un  ignoto  Rufo  compagno  di  G.  Petronio  Mamertino,  ed  ail'  opposto 
l'ab.  Fontani,  che  ignorô  1' anteriore  pubblicazione,  lo  riferi  al  col- 
lega di  Orfito  nel  178.  11  Marini^  si  dichiarô  per  la  sentenza  dell'  Ama- 
duzzi, opponendo  che  il  Fontani  non  aveva  riflettuto  che  il  monumento 
3g  1.  parlava  di  Gommodo  già  imperatore,  e  che  nel  178  viveva  ancora 
M.  Aurelio.  Ma  accuratamente  osserva  il  Labus,  che  il  giovane  Gom- 
modo fu  assunto  dal  padre  in  collega  dell'  impero,  e  ch'  ebbe  il  titolo 

'  In  Marco^  c.  xxix.  le  recueil  dans  lequel  elle  a  paru  étant  assez 

^  Anno   176A,  p.  A83,  e  anno  1788.  rare  de  ce  côté  des  Alpes,  nous  croyons  devoir 

p.  9  10.  [Cette  inscri|)tion  ayant  été  omise  la  reproduire  ici  : 

dans  le  Corpus  inscriplmmm  Graecarum ,  et 

Osoi^  crtjrNAOlZKAIZYMBCOMOIZ 
.  .  .  .avTOKKOMMOAOYANTCJNEIIMOY 
YnOKTINElOYPOYcDOY 

Cette  inscription  avait  été  découverte  à  rence  peu  de  temps  après.  —  L.  Renhcr.] 
Rome,  en  17G/1;  elle  fut  transportée  à  I^lo-  '  Fr.  Arval.  p.  C6i, 


ARA  SCOPERTA  IN  HAINBURGO.  63 

di  Auguste  fmo  dal  177,  onde  IMP  •  CAES  ■  L- AVRELIO -COM- 
MODO  •  M  •  PLAVTIO  •  QVINTILLO  •  COS  si  legge  nella  cé- 
lèbre lapide  del  collegio  giadiatorio  Aureliano ',  per  tacere  délie  me- 
daglie  che  gli  congiimgoiio  il  tilolo  impériale  colla  tiibunizia  potestà 
|jiima  e  col  suo  primo  consolato.  Frivola  è  dunque  Y  obbiezioue  del 
Marini,  la  quale  perde  tutla  la  forza  tosto  che  si  è  dimoslrato  che  ne! 
178  Commodo  chiamavasi  imperatore. 

Air  opposto  il  iiostro  autore  ha  sottilmenle  studiato  un  argomento 
per  cui  dimostrare  che  Tineio  non  puô  essere  il  console  del  182.  Egli 
osserva  che  questo  Q.  Tineio  Rufo  fu  ascritto  ail'  ignoto  sacerdozio  del 
più  volte  cilato  registro  Mariniano^  1' anno  170,  e  che  ne  cedette  il 
posto  a  M,  Annio  Libone  innanzi  il  179,  i  di  cui  consoli  si  memorano 
subito  dopo.  Considéra  appresso  che  da  questo  collegio  si  sortiva  0  per 
promozione  ad  altro  sacerdozio,  che  in  questo  caso  si  suole  senipre 
indicare  quai  fosse,  0  per  designazione  al  consolato,  come  avvenne  a 
Petronio  Septimiano  che  ne  usci  nel  1  89  e  fu  console  nel  190,  a  Oenio 
Severo  che  per  egual  motivo  ne  andô  fuori  nel  1 70,  e  forse  a  C.  Mattio 
Sullino  nel  186,  del  cui  consolato  sufFelto  siamo  pure  sicuri.  Giô 
posto,  Q.  Tineio  Rufo  che  non  fu  traslatato  ad  altro  ullicio  sacerdotale 
avendo  cessato  di  appartenervi  innanzi  il  179,  non  puô  credersi  il 
console  del  182  :  imperocchè  s'  egli  ne  usci  per  morte,  la  conseguenza 
è  évidente,  e  se  ne  sorti  per  conseguire  i  fasci  doveva  esserne  estratto  p.  3()2 
non  nel  179,  ma  nel  181,  in  cui  solo  potè  essere  designato,  Dali'  altra 
parte  il  frammento  fiorentino  avvisandoci  che  Tineio  fu  realmente 
console  sotto  Commodo,  ci  fa  certi  délia  vera  ragione  per  cui  egli 
cessô  da  quel  collegio;  onde  rimane  évidente,  malgrado  la  rottura  del 
marmo  Mariniano,  che  la  sua  abdicazione  segui  nel  177,  per  salire  al 
consolato  del  178,  e  si  avrà  quindi  a  conchiudere  che  in  quest'  ul- 
timo  anno  non  segui  alcun  mutamento  in  quel  sacerdozio,  il  che  pure 

'   [Marini,   Iscriz.  Alb.  p.    12;  Orelli,  Prt/flims;  voyez  sa  lettre  à  M.  Minervini  sur 

n.  9566.]  les  deux  consuls  du  nom  d'Avitus,  BuUelt. 

^  Fr.^rt>rt/.  p.  166.  [Borghesi  a  démontré  archeol.  Nap.  a\m.\\\ ,  18/10.  pag.  99. — 

depuis  que  cet  alhum  est  celui  des  Saliens  L.  Remer.] 


393. 


Qà  AHA  SCOPERTA  IN  HAINBURGO. 

troviamo  essere  avvenuto  solto  altri  consoli,  che  perciô  si  veggono 

preteriti  ^ 

Scoperto  cosi  il  casato  del  compagno  di  Orfito  s' inoltra  il  dott.  La- 
bus  a  cercarne  i  inaggiori,  e  ne  trova  l'avo  o  il  padre  in  quel  Rufo 
legato  augustale  di  Adriano  nella  Giudea,  che  nel  i3G  unitamente  a 
Giulio  Severo  repi'esse  la  sedizione  suscitala  da  Barcocheba.  11  nome 
di  costui  leggesi  scritto  con  molta  variété  presso  gli  storici,  dicendosi 
Tinnio  da  Giorgio  Sincello,  Ticinio  nel  teslo  armeno  di  Eusebio,  Tynio 
nel  volgarizzamento  di  S.Girolanio,  e  Tinio  dallo  stesso  sanlo  in  Daniele, 
c.  IX.  Ma  che  in  tutti  questi  luoghi  debba  restituirsi  Tineio  fu  giudizio- 
sissima  osservazione  di  monsig.  Marini,  il  quale  vide  eziandio  ch'  egli 
era  stato  legato  dello  stesso  Adriano  nella  Tracia,  siccome  ci  attesta 
una  medaglia  dei  Bizieni^.  Questa  famiglia  divenne  poscia  chiarissima 
per  gli  onori  conseguiti,  e  sono  cognitiQ.  Tineio  Sacerdote  Clémente^ 
console  nel  t58;  Q.  Tineio  Sacerdote  ascritto  al  più  volte  citato  col- 
legio  nel  170;  Tineio  Clémente  console  nel  igS,  e  Q.  Tineio  Sacer- 
dote console  per  la  seconda  volta  nel  219. 

Fermato  adunque  che  coloro  i  quali  diedero  il  nome  a  quest'  anno 
fiirono  Cornelio  Scipione  Orfito  e  Q.  Tineio  Rufo,  il  nostro  autore  si 
propone  la  dilhcoltà  che  nel  latercolo  militare  ripubblicato  dal  ch. 
Schiassi^  si  dicono  invece  ORFITO  •  ET- IVLIANO  •  COS.  I  fasto- 
graii  si  erano  iacilmente  tratti  d' iinpaccio  supponendo  che  Giuliano 
fosse  un  secondo  cognome  di  Rufo,  e  fu  questa  la  ragione  per  cui  dai 


'  [Borghesi  est  revenu  plus  lard  sur  cette 
opinion;  voy.  les  Annales  de  l'Instit.  de  cor- 
rcspondance  arcli.  i85a,  p.  i^i8,  où  il  dé- 
duit de  l'inscription  635 1  du  Corpus  inscr. 
Gr.  que  Q.  Tineius  Uufus  cpiitta  le  collège 
des  Saliens  Palatins  [tour  entrer  dans  celui 
des  pontifes,  et  démontre  que  ce  personnage 
fut  consul  en  189,  conformément  à  l'opinion 
d'Arnaduzzi  et  de  Marini,  qui  avait  été  com- 
battue par  Lahus.  VV.  Henzes.J 

'  [Mionnet,  Médailles  anliq.  t.  1,  p,  SyA  , 


n.  7/1;  Eckhel,  D.  N.  V.  tom.  H,  p.  -36.] 
^  [  Borghesi  avait  écrit  C.  Tineio ,  mais  il 
a  fait  remarquer  lui-même ,  Annali  delV  Insti- 
tulo  di  corrisp.  urcheologica ,  1  85 2  ,  p.  1  /i8  , 
que  l'inscription  dans  laquelle  est  mentionné 
ce  personnage  (Orelli,  n°  Syoi)  avait  été 
mal  lue,  et  que  le  marbre  porte  Q^TINEIO. 
W.  Henzen.  I 

'  Guida  del  forestière  al  Museo  deW  uni- 
versilà  di  Bologna,  p,  /isi.  [kellermann, 
Vigil.  Rom.  n.  io3  rt.J 


ARA  SCOPERTA  IN  H\f\fU'RGO.  65 

moderni  viene  comuiiemente  chiamalo  Giuliano  Rufo.  Ma  tlopo  che  si 

è  riuscito  a  scoprire  i  suoi  voi'i  nomi,  quest'  ipotesi  non  piio  pin  soste- 

nersi,  onde  pensa  piuttosto  il  Lahiis,   rhe  Tijieio  Riifo  o  per  morte 

preniaiura,  o  per  nltra  ([ualsiasi   raffione,  cessasses  dalT  ufïizio  iniianzi 

che  fosse  conipilo  il  suo  nundino,  e  cou  cio  si  desse  adilo  a  sostiluii'si 

lin  snR'elto  Giuliano.  ()iiesta  opinionc;  non  inconira  dilïicoltà,  perché  la 

cosa  è  cosi  consueta,  che  ne  abl)ianio  esernpi  in  quasi  tutti  gli  anni, 

nei  (juali  ci  è  dato  di  conoscere  1' esatta  successione  dei  consoli  sinio- 

gati  agli  ordinarii.  Ed  è  poi  da  lidettere  che  moite  novità  in  fatto  di 

consoiati  s'  incontrano  tanto  nel  marmo  holognese,  quanto  nell'  altro 

che  dalla  hiblioteca  di  S.  Gregorio  ad  cliviim  Scaiiri  publico  1' Odorico  ', 

i  quali  sono  certamente  due  pezzi  di  nna  stessa  iscrizione,  délia  quale 

alcuni  altri  ne  mancano,  e  che  contengono  un  elenco  di  soldati  disj)osti 

verisimilmente  secondo  V  ordine  del  loro  arrolamento.  Otto  consoiati 

ivi  s' incontrano,  ma  tre  volte  sole  vi  si  osserva  una  perfetta  corrispon- 

denza  co'  fasti,  mentre  oltre  la  varietà  che  presentemente  esaminiamo, 

altri  quattro  aimi  sono  notati  col  nome  di  un  solo.  Si  ha  egii  da  dire 

che  essendo  quel  registro  stato  inciso  sotto  l'impero  di  Gommodo,  vi     p.  Sgû. 

si  preterissero  tutti  quel  consoiati  che  incorsero  nella  sua  disgrazia?  Ma 

quaiunque  ne  sia  la  ragione,  difficilissima  sicuramente  da  indovinarsi, 

certo  è  che  queste  deviazioni  dai  fasti  comuni  concorrono  a  rendere 

sempre  più  probabiie  T  opinione  del  dott.  Labus,  che  nel  nostro  caso 

si  tratti  di  un  console  sufi'etto  non  di  un  ordinario. 

E  viene  poi  sospettando  che  questo  sull'etto  sia  l'imperatore  Didio 
Giuliano,  che  in  compagnia  di  Pertinace  fu  certamente surrogato  circa 
questi  tempi,  Una  taie  congettura  ha  senza  diibbio  molto  maggior  fon- 
damento  che  non  ebbe  quella  del  Panvinio,  il  quale  senza  alcuna 
buona  ragione  fissô  il  loro  consolato  nell'  anno  seguente.  Tuttavolta, 
perché  conseguisse  certezza,  converrebbe  sciogliere  gli  argomenti  che 
addusse  il  Reimaro  ^  quando  voile  che  il  seggio  consolare  di  Didio  e 
di  Pertinace  si  avesse  a  stabilire  avanti  il  176,  appoggiandosi  su  questo, 

'  Syllogc ,  p.  3î>o.  [ Kellermann .  Vigil.  Rom.  n.  io3.]  —  '  Ad  Dionem,  p.  1188.  S  75. 
m.  9 


66  ARA  SCOPERTA  IN  HAINBURGO. 

che  Dione  e  Capitolino  faiino  Ij-avedere  aver  Pertinace  coiiseguito  i 
fasci  iniianzi  la  ribellioiie  di  Avidio  Gassio.  Ma  egli  è  vero  allr<'sî  clie 
Capitolino  non  si  accorda  con  Sparziano  riguardo  il  consolato  di  Didio, 
onde  il  Tillemont  e  1'  Eckliel,  che  ben  se  ne  accorsero,  dovettero  con- 
tentarsi  di  rampognare  la  negligenza  degli  scrittoi'i,  su'  quali  si  posa 
la  storia  Augusta  '. 
T.  Mil,  Ma  noi  ci  eravamo  dimenticati  di  accennare  una  dottissinia  digres- 

p.  5.T.  (^ione  che  fa  il  nostro  autore,  avendo  avuto  opportunità  di  i-iferire 
nna  lapide  trovata  di  Iresco  a  Buda,  che  sciolla  da'  suoi  nessi  dice 
<*osi  -  : 

ô/..  N  E  F  T  V  N  O 

C   •  I  V  L  I  V  S 
GEM I N I VS 

CAPELLIANVS 
LEG-  AVG  •  PR  •  PR  • 

E  questi  quel  niedesiino  Capelliano,  di  cui  ci  diede  un'  altra  pietra 
il  Grutero'^  dedicata  agli  Dei  Gonservatori;  e  se  in  (juella  si  legge  di 
più  ch'  egli  tu  ascritto  al  sodalizio  tiziense,  impariaino  da  questa  che  il 
suo  nome  gentiliziofu  G.  Giulio.  E  cosa  molto  difticile  il  decidere  se  sia 
(pjel  Gapelliano  medesinio  che,  seguendo  il  partito  delf  imperatore 
Massimino,  slorzo  i  due  Gordiani  Africani  ad  uscire  di  vita.  Se  fosse 
vero  che  colui  fosse  a  quel  tempo  un  semplice  procuratore  délia  Mau- 
retania,  corne  generalmente  si  asserisce  dai  moderni,  non  vi  sarebbe 
controversia  nel  giudicarli  diversi.  Imperocchè  vi  è  ogni  j-agione  di 
credere  clie  (\mA  Gapelliano  rimanesse  ucciso  quando  1'  Africa  toino 

'   |J)ans   son    yilicl»;  sur  les  Fragmenta  GEMINVS  ;  mais  on  lit  GEMINIVS  «liiiis 

/uns  antcjustiniaHei  puhViés  par  le  cardinal  une  copie   plus   exacte   de  ce  nionuinent, 

Mai,  Borghesi  s'est  de  nouveau  occupe  du  adressée  depuis  à  Borghesi  et  communiquée 

premiei-  consulat  de  t^ertinax  et  de  Didius  par  lui  à  M.  Henzen.  Voy.  Annali  de.W  Inslà. 

.Iulianus,  et  il  en  a  fixé  la  date  à  l'an  9-28,  di corrispondenia  uicheologica ^  iHôS,  p.  9.6. 

<le  Rome,  ou  lyS  de  notre  ère.  Voyez  j)lus  L.  Rkmeh.] 
loin.  j).  111  et  suiv.  VV.  Hknzk\.  |  '  Vng.  19,  A. 

[Lahus  avait  lu,  à  la  troisième  ligne, 


\UA  SCOPERTA  L\  HAINBURGO.  67 

air  ()bljedi(3iiza  del  terzo  Gordiano,  ne  puo  suppoisi  cli'  egli  prima  otte- 
iiesse  d  govei'no  délia  Paniionia  iideiiore  in  <jualità  di  logato,  siccome 
da  queste  lapidi  si  arguisce,  e  scendesse  poscia  tanto  di  grado  da  divenire 
procuratore.  Ma  (juesto  litolo  non  gli  è  attribuito  clie  pei'  una  congct- 
tura  dipendeiitc  dalla  ciedenza  che  la  provincia  allidatagli  fosse  la 
Mauietania,  e  dal  sapersi  da  Tacito  che  dtiae  MauriUmiae  procuratorilms 
cohihenturK  Peio  Gapitolino,  nei  due  luoglii  ciie  ne;  lan  motto,  nuH' 
altro  dice  se  non  che  leggeva  i  Mauri-;  ed  alT  opposto  Erodiano  ri 
assicura  ch' egli  era  prefetto  délia  Mauretania  soggelta  ai  Roinani,  che 
da  loro  viene  detta  Numidia^.  Oia  la  Niimidia  era  abilata  da'  Moi'i 
niente  meno  délia  Tingitana  e  délia  Cesariense.  Ma  la  Niimidia  gover- 
nossi  certamente  da  un  legato  augustale,  ed  allora  non  vi  è  più  difii- 
coltà  ch'  egli  possa  avère  ottenuta  quella  legazione  dopo  1'  altra  délia 
Pannonia.  Aggiungasi  attestare  1'  istesso  stoi'ico  che  Capelliano  era 
senatore  :  il  che  quanto  si  addice  ad  un  legato,  altrettanto  disconviene 
ad  un  procuratore,  i  quali  non  furono  se  non  cavalieri  \  procuratores 
Caesarum,  quae  equestris  nobUitas  est'*.  Finalmente  tutti  convengono 
ch'  egli  aveva  sotto  i  suoi  ordini  un  giusto  esercito.  Ma  s'  egli  era  un 
procuratore,  quest'  esercito  non  poteva  essere  che  poche  coorti,  perché 
se  vi  fosse  stata  un'  intera  legione,  vi  sarebbe  stato  necessariamente  un 
legato  di  Augusto;  ed  in  lai  caso  a  questo  e  non  ail'  altro  sarebbe  per 
la  maggioranza  del  grado  competuto  il  comando  di  quei  soldati.  Per 
lo  che  si  conchiude  sembrarci  più  verisimile  che  Capelliano  fosse 
legato  délia  Numidia,  da  cui  poterono  benissimo  dipendere  anche  le 
due  Mauretanie,  tutto  che  rette  da'  loro  particolari  procuratori  :  sapen- 
dosi  appunto  che  il  legato  di  Siria  aveva  sotto  la  sua  obbedienza  il 
procuratore  délia  Giudea.  Il  che  essendo,  non  è  tolta  la  possibilité  che 
il  Capelliano  di  questa  pietra  sia  quel  niedesimo  che  fu  cosi  devoto  ail' 
imperatore  Massimino  ^ 

'  Hist.  lit).  I,  c.  XI.  '  [M.  Henzen  a  reconnu  depuis,  clans  le 

'  In  Maxim,  c.  \i\:  in  Gord.  c.  xv.  C.  JnUvn  Geminins  Capelliamis  dont  il  est  ici 

'  Lib.  Vll.c.  IX.  question,  le  légat  impérial  de  la  Pannonie 

'  Tacit.  Ayricol.  c.  iv.  inférieure,  sous  le  commandement  de  qui 


68  ARA  SCOPERTA  IN  HAINRURGO. 

P.  50.  Intaiilo  il  titolo,  di  cui  si  adoma  in  (juesti  marmi  di  LEG*  AVG- 

PR-PR,  somministra  al  dotl.  Labus  rargomento  di  un'  erudita  que- 
stione  cooli  editori  del  Museo  nazionale  Ungarico,  i  (|uali  spiegaiio 
LEGatns  AVGustaUs  FKimi  FKaetorii^  :  e  col  prencipe  di  Torremuzza, 
che  in  una  bella  lapide  di  Agrigento  avendo  trovato  Qj  PR  •  PR,  in- 
tei'preto  Qnaestoi'  FKimae  FRoviiiciae'^.  Ma  il  nostro  autoi'e,  dopo  avei'e 
negato  l'esistenza  di  tali  uflici  che  non  sono  cogniti  ad  alcun  classico, 

0  ad  alcun  marmo  legittimo,  raccoglie  una  bella  schiera  di  esempj, 
pei  quali  si  dimostra  più  cliiaro  délia  luce,  che  le  prime  abbreviature 
debbono  compiersi  LEGalo  AVGusli  PRo  FKaetore,  e  le  seconde 
Quaestof  PRo  PRaelnre.  E  applicando  questa  teoria  ai  presidi  délia 
Pannonia,  Ira'  quali,  secondo  ogni  verisimiglianza,  deve  contarsi  Ca- 
pelliano,  dopo  averne  adunato  una  copiosa  série,  ci  fa  vedeie  che 
questo  fu  appunto  d  titolo  di  cui  godevano.  Uno  di  essi  lu  (}.  Glizio 
Atilio  Agricola,  che  in  una  bella  lapide  di  Toi-ino^  si  dice  LEGAT- 
PRO  •  PR  •  IMP  •  NERVAE  •  G AES  •  TRAIAN  •  AVG  •  GER  •  DA- 
CICl  •  PROVINC  •  PANNON,  e  in  sua  illustrazione  il  nostro  au- 
tore  ci  fa  dono  di  una  jjreziosissinia  tavola  di  bronzo,  colla  quale  si 
détermina  ail' aiino  106  il  suo  secondo  consolato  ch'  eia  hnora  incerto. 
Questa  tavola  contiene  un  diploma  dell'  imperatore  Trajano,  che  fu 
edito  per  primo  dal  sig.  Lysons  nel  18 13'';  ma  siccome  siaino  certi  che 
l'opéra  di  (piest.o  dotto  Inglese  non  è  ancora  pervenuta  in  Italia,  aven- 
done  noi  fatto  inutili  ricerche  da  Napoli  lino  a  Torino,  e  dall'altra  parte 

1  operetta  del  sig.  Labus  non  essendo  vénale,  cosi  crediamo  tli  tare 

étaient  placées  les  troupes  en  faveur  des-  '  \lnsc):  SicUiae,  cl.  L  n.  \x\,  p.  i^.j 

quelles  ont  été  rendus  les  diplômes  XI  et  XII  '  [Mann.  Taurin,  part.  II ,  p.  -ji),  n.  \lii  ; 

de  M.  Arnelh.  Or  ces  diplômes  sont  certai-  Mafïei,  Mus.  Veron.  p.  «Jio,  n.  6;  cf.  Hen- 

nement  du  rèjjne  d'Aiitonin  le  Pieux.  Il  ne  zen,  Supplem.  Orell.  n.  Sûig.] 
peut  donc  y  avoir  identité  entre  ce  person-  '  Reliquiae  Brkannico -Borna me ,  toin.  I . 

nage  et  le  légat  de  l'empereur  Maximin.  Voy.  |).  iv.  |  Voy.  (iazzera ,  Notizia  di  alcnni  iivovi 

Annali  deW histitiito  dicorrinpondcina  arclieo-  diploini  imperiali ,  \).  h\\  Cardinali ,  Diphmi 

(offica,  i8b5,  j).  >)G.  L.  Remku.]  imperiali,   n.   xi;   llenzen,  Supplem.  Orell. 

[Aet.  liUerar.  Mnsei  Vnfrarici ,  sect.  I.  ;i.  Ukh'i.] 
1).  '1 1 0.  I 


AU  A  SCOPEHTA  IN  HAINBIjKGO.  60 

cosa  gratissirna  ai  iiosiii  ('luditi  licopiaiido  jjcr  iiitero  un  moiiimiento, 
(la  ciii  scaturiscc  iiilinita  liice  alla  sloria  tenebrosa  di  (juesti  tem|)i  : 

Priiiwi  pjiiic  csterna. 

imp-caesar-divi-nervae-f-nerva-Traianvs 
avgvstvs-  germanicvs-dacicvs-  pontifex-max 
imvs-tribvnic-  potestate  •  vii  -imp-iiii-cos-v-p-p 
eqvitibvs  •  et  -peditibvs-  qvi  •  militant-in  alis 
qvattvor  •  et  •  cohortibvs  -decem-et-vna-  qva  e  •  a  p 
pellantvr-t-thracvm-et-t-pannoniorvm-tam 
piana-et-ïï-gallorvm  sebosiana-  et  •  hispa 
norvm  •  vettonvm  -c-r-et-ï-hispanorym  •  et-ï 
valcionvm  •  milliaria  •  et  •  t  •  alpinorvm  ■  et  •  t 
morinorvm  •  et  •  t-  cvgernorvm  ■  et  •  t  •  b aet asi 
orvm  •  et  ■!•  tvngrorvm  •  milliaria  •  et  -ît-  thr a 
cvm  •  et  •  îtl  •  bracar  •  avgvstanorvm  ■  et  •  îti 
lingonvm  •  et  •  îtl  •  delmatarvm  •  et  •  svnt 
in-  brittannia-  svb-  l-neratio-marcello 

Q_yi-QyiNA-ET-VICENA-PLVRAVE-STIPENDIA 
MERVERVNT-QVORVM-NOMINA-SVBSCRIPTA 
SVNT-IPSIS'LIBERIS-POSTERISQVE-EORVM-CIVITA 
TEM- DEDIT- ET- CONVBIVM- CVM -VXORIBVS-  QVA  S 
TVNC  •  HABVISSENT-  CVM  -EST  •  CIVITAS  IIS'DATA 
AVT-SrQVI-CAELIBES-ESSENT-CVM-IIS  QJVA  S 
POSTEA-DVXISSENT  •  DVMTAXAT  •  SINGVLI  •  SIN 
GVLAS-  A-D-         XIIII-K-FEBR 

IWLABERIO-  MAXIMO-iT 

Q_-GLITIO-ATILIO-AGRICOLA-n    COS 
ALAE-Ï-PANNONIORVM-TAMPIANAE-CVI-PRAEST 
C • VALERIVS • CELSVS 
DECVRIONI 
REBVRRO  •  SEVE  RI  •  F-  HISPAN 
DESCRIPTVM  -ET-RECOGNITVM-EX-TABVLA-AENEA 
QVAE-  FIXA-  EST-ROMAE-IN-  MVRO  -POST-TEMPLVM 
DIVl  -  AVGVSTI  -AD-  MINERVAM 


70  ARA  SCOPERTA  IfV  HAINRURGO. 

Seconda  parle  eslerna. 


Q^ 

POMPEI 

c  • 

PAPl 

T  • 

FLAVI 

P  • 

CAVLI 

C  • 

VETTIENI 

P  • 

ATINI 

TI 

•  CLAVDI 

HOMERI 

EVSEBETIS 

SECVNDI 

VITALIS 

MODESTI 

HEDONICI 

MENANDRI 


i8.  Noi  lion  parlereiiio  dell  iucremeiito  che  di  qui  riceve  la  geografia, 

non  de'  varii  corpi  d' esercito  che  per  la  prima  volta  si  i'anno  conoscere, 
non  deir  ignota  legazione  Britannica  di  Nerazio  Marcello',  non  délia 
conterma  che  da  questa  proviene  al  suo  consolalo  del  io3,  non  del 
lunie  che  si  spande  sull'  età  di  Suetonio,  che  da  questo  legato  tu  eletto 
trihuno,  secondo  attestaci  Plinio"^.  Preteriremo  che  questo  hronzo, 
per  le  savie  dottrine  del  Vernazza  ,  assicura  il  trionfo  deila  prima 
guerra  Dacica  sulla  fine  del  i  o3 ,  o  sul  principio  del  i  o/i ,  mirabilmente 
concordando  colle  medaglie  del  secondo  congiario  di  Trajano,  notate 
col  quinto  consolato^.  Taceremo  ch'  egli  toglie  ogni  dubbio  sull'  opi- 
nione  dell'  Eckhel  e  degli  altri',  che  questo  istesso  consolato  quinto  do- 
veva  dal  io3  irasferirsi  al  lo/i;  e  taceremo  pure  ch'  egli  ci  scopre  che 
il  suo  collega  non  fu  già  L.  Appio  Massimo,  notissimo  per  aver  op- 
pressa sotto  Domiziano  la  sedizione  mossa  nella  Germania  da  Antonio 
Saturnino,  siccome  tenevasi  per  fermo,  ma  bensi  Manio  Laberio  Mas- 
simo prociiratore  délia  Giudea  dopo  l'eccidio  di  Gerusalemtne^,  legalo 

'   [Voyez,  sur Neraliiis  Marcellusel sur  sa  '''  Lib.  Hl ,  episl.  viii. 

famille,  le  Mémoire  de  Boi'ghesi  sur  quel-  '  [Borghesi  a  donné  la  liste  el  la  des- 

ques  inscriptions  de  Sepino,  dans  les  An-  crij)tion  de  ces  médailles ,  dans  son  Mémoire 

unies  de  l'histitut  de  correspondance  arclicolo-  suv  le  consul  Biirbuleius ,  p.  9.0.  (uCavi;- 

Ififjuc ,   tome  XXIV,  180a,  p.  b-h-.i,  et  sur  i)Oi\r.| 

iNeratius  Marcellus  en  |)articulier,  sa  lettre  '  \D.  N.  V.  t.  VI,  p.  Ai5  et  suiv.| 

à  M.  de  Rossi,  dans  le  Bnllelm  fie  i85i,  '   [oscpli.  lirll.  .iud.  fil).  VII.  c.  vi. 

p.  35-36.  W.  IIknzkn.J 


ARA  SCOPEHTA  IN  HAlNBURGO.  71 

(lella  Mesia  ',  clie  si  diporlô  valorosaniente  nella  prima  guerra  Da- 
cica,  facendo  prigioniera  la  sorella  di  Decebalo  e  conqiiistaiido  uiia 
forte  città^;  e  che  infiiie,  essendosi  mescliialo  nolla  congiuia  di  Cal- 
piirnio  Grasso  Friigi  contro  Trajano,  Tu  per  ^anUm/AV  dei  senatoi'i  r<- 
lef^ato  in  mi'  isola,  in  m'i  trovavasi  liittora  ((uando  Adriano  fu  assunlo 
air  injpero,   il  quale,  ad   onta  degli    allrui  consigli,    riciisô   di   l'arlo       h.  59. 


nioinre  '. 


Ma  se  di  queste  cose  non  ci  conviene  di  lavellare,  perche  ci  ricor- 
diamo  di  avère  assunte  le  parti  di  compilatore,  non  quelle  di  autore  : 
per  la  medesima  ragione  ci  corre  H  debito  di  far  osservare,  che  questa 
tavola,  cornparata  colle  iscrizioni  ïorinesi  di  Q.  Glizio  Agricola,  som- 
ministra  al  dott.  Labus  il  fondaniento  di  una  bella  scoperta,  che  l'epoca 
ignota  délia  divisione  délia  Pannonia  in  due  provincie  deve  per  Y  ap- 
punto  tissarsi  a  questi  tempi.  Egii  si  è  contentato  di  accennare  questo 
suo  sentimento  :  ma  avendolo  noi  dovuto  sottoporre  a  diligente  esame 
per  portarne  gmdizio,  non  ci  saià  grave  d'  indicare  le  ragioni  che 
abbiamo  trovato  di  proteggerlo.  Scrive  Sparziano\  che  nell'anno  107 
r  imperatore  Adriano  fu  eietto  pretore,  e  che  subito  dopo  fu  spedito 
legato  deila  Pannonia  inferiore.  Dunque  in  quell'  anno  la  division^^ 
délia  Pannonia  era  già  seguita.  AH'  opposto  la  più  antica  délie  lapidi 
ïorinesi^  che,  quantunque  ora  mutda,  deve  pero  ristaurarsi  colF  au- 
torità  de!  Macaneo%  che  la  vide  (juando  era  intégra,  ci  fa  conoscere 
che  Q.  Glizio  nel  brève  impero  di  Nerva  era  già  console  e  legato  délia 
Belgica.  11  secondo  di  quei  marmi'  ci  aggiunge,  che  dopo  1'  assunzione 
di  Trajano  egli  passô  al  governo  délia  Pannonia,  il  quale  essendo  fini- 
timo  alla  Dacia  Y  obbligo  a  prender  parte  nella  piima  guerra  contio 
Decebalo  in  cui  combatte  valorosamente,  onde  ne  riportô  molti  onori 
militari.  Finalmente  dal  nostro  bronzo  si  ricava ,  che  Q.  Glizio  conchiusa 
la  pace  ritornô  a  Homa,  verosimilmente  per  accompagnare  Trajano 

'  Plia.  lib.  X,  episl.  lxxv.  '  Mail'.  Mus.  Veron.  p.  JiS.  5. 

'  Dion.  lib.  LXVIIl,  c.  IX.  "  Ad  Sex.  Aur.  Victor,  c.  xlii.  p.  i«5. 

'  Spait.  in  Hadrian.  c.  v.  '  Maff.  Mus.  Veron.  p.  21  H.  0. 

'  In  HndriaiK  c.  m. 


72  AU  A  SCOPERTA  IN  HAINBDRIM). 

nel  suo  primo  tiioiitb,  e  clie  uel  lo/i  vi  otteiine  iu  preiiiio  de  suoi  me- 
riti  il  secondo  consolato  unitamente  a  Laberio,  ch'  era  stato  il  legato 
deir  altra  provincia  limitroia,  vale  a  dire  la  Mesia.  Ora  iiella  seconda 
délie  citate  lapidi  i\  nostro  Q.  Glizio  si  dice  semplicemente  legato  délia 
Pannonia,  senza  avvertire  se  délia  superiore,  o  dell'  inferiore.  Ond'  è 
nianifesto  clie  fin  tanto  che  fu  retta  da  lui,  ella  fu  lutta  una  provincia. 
Per  le  q'uali  cose  si  ha  da  conchiudere,  che  la  riceicata  divisione  deve 
onninamente  stabUirsi  Ira  il  principio  del  loû,  e  il  loy  :  ch' ella  av- 
venne  sicuramente  in  occasione  di  una  délie  due  guerre  di  Trajano 
contro  Decebalo,  e  solo  restera  da  cercarsi  se  ciô  fosse  nella  prima  o 
nella  seconda.  Il  doit.  Labus  inclina  a  quest'  ultima  epoca,  perché  si 
è  abbattuto  in  un  altro  legato  dell'  unica  Pannonia ,  che  ottenne 
anch'  esso  i  premj  militari  in  una  guerra  Dacica  :  onde  essendo  certo 
che  durante  la  prima  quell'  otficio  era  occupato  da  Q.  Glizio  Agricola, 
non  gli  rimaneva  se  non  di  credere  che  l' altro  l'avesse  ottenuto  nella 
seconda. 

E  questo  L.  Funisulano  Vettoniano,  di  cui  una  bella  lapide,  sco- 
perta  in  Croazia  nel  1771,  lu  édita  dal  Brotier'  e  dal  Blaskovics-,  ed 
illustrata  dal  ch.  Marini^.  Egli  opinô  che  costui  avesse  conseguito  quegli 
onori  non  sotto  Domiziano,^in  cui  si  ebbe  parimenti  una  guerra  coi 
p.  (ji.  Daci,  ma  bensi  sotto  Trajano  :  perché  nel  marmo  si  parla  di  una 
corona  navale  ottenuta  in  quella  occasione,  e  la  famosa  colonna  di 
quest'  ultime  imperatore  lo  faceva  sicuro,  che  sotto  di  lui  si  combatte 
certamente  pei*  acqua  sul  Danubio,  il  che  non  si  sapeva  essere  avve- 
nuto  sotto  Domiziano.  Ma,  cou  tutto  questo,  il  suo  giudizio  fu  erroneo, 
ed  egli  fu  tratto  in  inganno  dalla  copia  poco  fedele  che  gliene  venue 
aile  mani,  neUa  quale  si  occultô  che  nel  sasso  era  cancelhila  una  linea. 
Eccone  un  esemplaie  ])iù  accurato  datoci  da  Matteo  Pietro  Katancsich*, 
il  quale  attesta  di  averlo  tratto  da  se  stesso  dal  niarmo  :  la  cui  oper'a 

'  Ad  Tacit.  t.  111,  p.  AOcj,  ed.  1776.  *  Spécimen  philologiae  et geographiae  Pan- 

'  Hislorianniversalislllyrici,  \..\\,\s.  <o.h.  noniarum,   1795.   [Voy.  Henzen,  Supplem. 

'   Giornole  de'  Lellernti  di  Pisn ,  t.  111,  Orell.  n.  563i.] 
,[).  991. 


ARA  SCOPERTA  IN  HAINBLRGO.  78 

essendo  presso  iioi  quasi  del  tutto  sconosciuta,  non  fa  meraviglia  so  li;i 
sfuggiio  alla  diligenza  del  doit.  Lal)us  : 

L-FVNISVLANO 

L-F-ANI-VETTONIANO 

TRIB-MIL-LEG-VI-VICT-QJVAES 
TORI  •  PROVINCIAE-  SICILIAE 
TRIB  -PLEB-PRAET  •  LEG  •  LEO  •  IIII 
SCYTHIC  -PRAEF-AERARI-SATVR 
NI  •  CVRATORI  •  VIAE  •  AEMILIAE  •  COS 
VII-VIR-EPVLONVM-  LEG'  PRO  •  PR 
PROVINC-DELMATIAE'ITEM-PRO 
VINC-PANNONIAE-ITEM-MOESIAE 

svpERiORis  •  'Donp^o^mm^m^mmm 

BELLO-DACICO-CORONIS-IIII 

MVRALI  •  VALLARI  •  CLASSICA  •  AVREA 

HASTIS  •  PVRIS  •  un  •  VEXILLIS  -IIII 

PATRO  N  O 

D-  D 

Qra  quella  cancellazione  ci  fa  certi  che  ivi  parlavasi  dell  impera-  F.  tj-^. 
tore  Domiziano,  attestandoci  Suetonio^  che  il  senato  dopo  la  morte  di 
lui  :  creradendos  ubique  titulos,  abolendamque  omnem  memoi'iam  de- 
ff  cerneret.  r,  E  infatti  rarissime  sono  le  lapidi  in  cui  il  suo  nome  si  sia 
salvato  dalla  giusta  indignazione  de'  suoi  nemici.  Per  lo  che  in  quelle 
linee  si  dovrà  ristaurare  : 

AB-IMP 
DOMITIANO  •  AVG  •  GERMANICO 

E  cosi  Vettoniano,  lungi  dall'  essere  stato  il  successore  di  Agricola  saià 
anzi  uno  de'  suoi  predecessori ,  il  che  per  verità  meglio  si  accorda  con 
Tacito^,  il  quale  ci  fa  sapere  ch'  egli  era  legato  délia  legione  quarta 
Scitica  fino  dai  tempi  di  Nerone  1'  anno  di  Cristo  69. 

'  In  Domitian.  c.  xxiii.  —  ^  Annal.  \\h.  XV,  c.  vu. 

III.  10 


7A  ARA  SCOPERTA  IN  HAINRURGO. 

E  wiacchè  il  discorso  è  caduto  sopra  di  lui,  non  risparmierenio  di 
pubblicaie  quattro  franimenti  di  una  sua  grandissima  iscnzione,  scol- 
pita  qualche  tempo  dopo  1'  altra,  e  forse  dopo  la  morte  di  Domiziano  : 
ond'  è  che  vi  si  veggono  aggiunte  le  cariche  ch'  egli  consegui  posterior- 
meiite.  Da  questi  quattro  frammenti  se  ne  formano  due  pezzi,  e  due 
altri  ne  mancano  per  l' intégrité  délia  lapide,  sci'itti  con  ottime  lettere 
quasi  palmari,  che  si  veggono  disordinatamente  murati  nelF  interne 
délia  rocca  di  Forlimpopoli.  Il  Vecchiazzani^  e  il  Muratori^,  non  avendo 
P.  63.  saputo  mettere  i  quattro  frammenti  a  suo  luogo,  e  di  più  avendovene 
aggiunto  un  quinto  che  dalla  diversa  forma  dei  caratteri  ben  si  conosce 
non  appartenervi,  ne  fecero  un  enigma  che  nemmeno  la  sfmge  avrebbe 
saputo  interpretare,  e  sognarono  appartenere  a  un  C.  Popilio,  di  cui 
non  evvi  û  minimo  indizio  : 

/  •  f  un  i  su  lanuS  -  L-  F  •  ANl  'VETt  o  u  iA  N  V  S  ■  C  O  S 
vii-vir-  eptiloîium' sOD  AUS  •  AVG-  ?KOcos  •  prO  VINC  •  A/RI  C  A  E 
leg  •  aitg  •  pr  '  pr  •  jn-oviNC  •  DELMATIAE  •  ITEm'proviN  C'  PANNONIAE 
item  ■  moesiae  '  sm;;ER  CVRATOR-AQVARVm  •  cwratOR- VI AE- A  Em  IL- PRAET 
trib-  pleb  •  praef-  aéra  Kl  •  QV  AEStor  •  trib  •  mil-  leg'Vl  -VI  CTR-II I- V»-.  ....■■ 


Ma  se  devesi  anticipare  la  legazione  di  Vettoniano,  come  avrebbe 
certamente  fatto  il  nostro  autore,  se  non  fosse  stato  ingannato  dal 
falso  giudizio  del  Marini,  non  perô  scapiterà  in  alcun  modo  la  sua  sen- 
tenza  sulla  divisione  délie  Pannonie,  perché  abbiamo  in  pronto  un  altro 
soggetto  da  dare  per  successore  ad  Agricola.  E  questi  L.  Giulio  Urso 
Serviano,  il  cognato  dell'  imperatore  Adriano.  Egli  proviene  da  un 
bellissimo  passo  di  Plinio,  che  non  è  stato  avvertito  ne  dal  Blaskovich, 
ne  dallo  Schoenwisner,  ne  da  alcun  altro  di  quelli  che  hanno  trattato 
dei  presidi  délia  Pannonia.  Scrive  quest'  epistolografo''  :  ccQuod  ille 

'   Bisp.  al  Be.s.  p.  8.  lion   d'après  une  nouv(?lle  copie   prise  sur 

^  Pag.  435,  0.  les  lieux  par  M.  Kr.  iiocdii.  L.  l«KNii:r,.| 
'  [Voy.  Henzen,  Supplem.  Orell.  5439.  '  Lil).  Vlll,  episl.  x\iii. 

Nous  avons  corrige  le  texte  de  cette  inscrip- 


AKA  SCOPERTA  IN  HAINBURGO.  75 

ff  (luïiius  Avitus)  oljsequium  Serviano  exactissiiuo  viio  praestitit!  Queiii 
crlegatuin  tribuiuis  ita  et  iiitellexit  et  cepit,  ut  ex  Germania  iii  Panno- 
ffiiiam  traiiscLintcm,  non  ut  conimilito,  sed  ut  cornes  adsectatorque 
ffscqueretui'.  n  Oia  il  tempo  délia  sua  lefjazione  nella  Germania  supe- 
rioix'  non  è  controverso.  Abbiamo  iu  Sj)arziaiio^  :  rcTrajaiio  a  Nerva 
fcadoptato,  ad  gratulationem  exercitus  missus  (Hadrianus),  in  Germa- 
ffiiiam  superiorem  translatus  est,  ex  qua  festinans  ad  Trajanum,  ut 
frprimus  iiuntiaret  excessum  Nervae,  a  Serviano  sororis  viro  (qui  et 
ffsumptibus  et  aère  alieno  ejus  proditis  Trajani  odium  in  eum  niovit) 
ff  diu  detentus  fractoqne  consulte  vehiculo  tardatus,  pedibus  iter  faciens, 
rr  ejusdem  Serviani  beneficiarium  antevenit.  r»  E  adunque  évidente 
cil'  egli  governava  la  Germania  quando  Trajano  divenne  imperatore.  E 
cio  pure  si  ricava  dallo  stesso  Plinio-,  il  quale  ringrazia  quel  prencij)e, 
che  inter  initia  felicissimi  principatus  sui  (dunque  quando  ei'a  ancora 
nella  Germania)  gli  abbia  conceduto  û  diritto  dei  tre  figli  per  le  pre- 
gbiere  di  Giulio  Serviano,  cbe  dal  contesto  ben  si  comprende  essere 
stato  présente.  Ciô  posto,  e  dalle  cose  superiormente  dette  risultando 
che  la  legazione  délia  Pannonia  dal  principio  dell'  impero  di  Trajano 
sino  alla  fine  délia  prima  guerra  Dacica  fu  occupata  da  Glizio  Agricola, 
ne  verra  che  la  sua  traslazione  a  quella  provincia  non  puô  stabilirsi  se 
non  dopo  la  partenza  dell'  altro.  Avrà  dunque  Serviano  avuto  parte  P-  <> 
nella  seconda  guerra  contro  Decebalo  :  terminata  la  quale ,  sull'  esem- 
pio  del  suo  predecessore,  avrà  accompagnato  il  secondo  trionfo  di 
Trajano.  E  infatti  al  pari  di  Agricola  consegui  il  secondo  consolato 
neir  anno  che  immediatamente  successe  alla  finale  conquista  délia  Da- 
cia,  vogliamo  dire  nel  107,  siccome  meglio  di  ogni  altro  faslografo  ha 
tenuto  il  Dodvello^.  Intanto  sapendosi  di  certa  scienza  che  in  quel 
tempo  fu  fatta  una  grande  variazione  nelle  frontière  di  quella  parte 
deir  impero,  essendosi  fondata  la  nuo\a  provincia  délia  Dacia,  andrà 
benissimo  che  nella  stessa  occasione  anche  la  limitrofa  Pannonia  fosse 
divisa,  onde  col  mezzo  di  due  legati  più  facilmente  vegliare  alla  difesa 

'  In  Hadrian.  c.  11.  '  Praelectioiips  Cnnideniame ,  XII,  n.  10. 

'  Lib.  X,  episl.  li.  et  XIU.  n.  5. 


uindi  giustamente  il  dotl.  Labus  avrà 


P.  66. 


76  ARA  SGOPERTA  IN  HAINBURGO 

dei  confini  coiitro  i  barbari  :  e  q 

notato  per  primo  préside  délia  Pannoiiia  inferiore  Elio  Adriano,  il 

quale  veramente  nel  107  fu  destinato  a  quell'  ufficio^ 

I  limiti  prescritti  al  nostro  foglio  ci  vietano  di  rendere  coiilo  di  al- 
cuiie  altre  giudiziose  osservazioni,  di  cui  è  arriccbita  1'  operetta  che 
abbiamo  per  le  mani,  troppo  tempo  avendo  dovuto  consumare  iii 
chiarire  uno  dei  puiiti  più  important  i  délia  storia  Pannonica.  Ma  non 
ci  pentiamo  dei  fatto,  imperocchè  la  scoperta  di  cui  abbiamo  ragionato 
è  tutta  dovuta  agli  studj  lapidarj,  e  il  mostrarla  fondatissima  e  vera  ci 
è  parso  il  miglior  comento  che  per  noi  potesse  farsi  ail'  ultima  parte 
dello  scritto  dei  nostro  autore.  In  essa  vigorosamente  rintuzza  l' impu- 
denza  di  certo  italiano,  il  quale  non  si  è  vergognato  di  asserire,  che 
se  vi  ha  scienza  avvolta  ancora  nel  sajo  delV  impostura  è  quella  degli  scrit- 
tori  d'  iscrizioni  lapidarie  :  che  il  pubblico  si  lascia  soprajfare  troppo  facil- 
mente  dalF  accigliato  aspelto  di  questi  doltori  :  che  sarebbe  a  desiderare 
qualche  moderno  Luciano  che  smascherasse  queste  letterarie  soperchierie,  con 
moite  altre  villanissime  contumelie  contro  la  scienza  epigrafica,  ed  i 
cultori  di  essa.  Noi  ci  contenteremo  di  pacatamente  osservare,  che  pei' 
scrivere  cose  di  tanto  disprezzo  contro  quest'  arte  conviene  non  avère 
aperto  mai  i  libri  dei  classici,  onde  non  aver  veduto  quanti  errori  0 
quante  false  lezioni  si  siano  corrette,  e  si  correggano  ogni  giorno  coi 
marmi  :  e  bisogna  essere  molto  poco  domestici  délie  lingue  dotte  per 
non  accorgersi  di  quante  voci  essi  abbiano  arricchito  i  lessici  greco  e 
latino.  Ugualmente  fa  mestieri  di  essere  alTatto  profani  alla  storia  ed 
alla  geografia  dei  secoli  addietro,  onde  non  confessare  gl'  infiniti  sus- 


'  [ Borghesi  a  depuis  changé  d'avis;  dans 
sa  dissertation  sur  quelques  inscriptions  de 
Sepino  {Armait  dell'  Inslit.  i852,  p.  li),  il  a 
émis  l'opinion  que  Servianus  avait  été  le  suc- 
cesseur et  non  pas  le  prédécesseur  de  Giitius 
Agricola.  Du  reste,  depuis  que  l'on  sait  que 
Servianus  fut  consul  pour  la  deuxième  fois 
en  109  et  non  pas  en  107,  le  raisonnement 
par  lequel  Borg-liesi  s'attache  ici  à  soutenir 


l'opinion  de  Labus  a  perdu  sa  hase;  el 
comme,  d'un  autre  côté,  il  est  certain  qu'Ha- 
drien ne  fut  pas  le  successeur  immédiat  de 
Giitius  Agricola,  ce  qu'on  peut  dire  de  plus 
précis  sur  l'époque  de  la  division  de  la  Pan- 
nonie  en  deu\  provinces,  c'est  qu'elle  eut  lieu 
entre  les  années  1  o3  et  1 08.  Voy.  mon  article 
sur  la  grande  inscription  d'Hadrien,  Annali 
dclV  Inslh.  1862,  p.  1 53-1 56.  W.  Henzeiv.J 


ARA   SCOPERTA  IN  IIAINRURGO.  77 

sidj  che  quest' aile  loro  somministra ;  e  solo  chi  délia  cronologia  non 
conosce  clic  il  iioiik;  poirà  Ignorarc,  ch' essa  (la  un  secolo  a  questa  parte 
è  cresciuta  più  do\  rloppio  in  giazia  spccialniente  délie  fatiche  degli 
epigrafici.  ()lli<.'  di  che  piiù  anche  duhitarsi  se  chi  taccia  d'  impostiua 
r  arte  lapidaiia  si  sia  giammai  degnato  di  osservarne  le  regole  :  peicliè 
in  questo  caso  avrebhe  certaniente  sapiiio,  che  il  primo  elernento  di 
questa  scien/a  è  la  critica,  e  la  critica  colf  inqjostura  si  accorda  ap- 
punto  coiiic  r  ac([iia  col  luoco.  Per  lo  che  simili  ingiurie  iiivolvciido 
r  aperta  coni"ession(!  d' ignorare  tutte  le  cose  lin  (jui  ennnicrate,  noi , 
per  la  parte  in  ciii  ci  sono  comuni,  le  abbiamo  ricevulc  con  animo  assai 
soflerenle,  e  ci  è  anzi  piaciuto  di  metterle  in  serbo,  potendo  giovare 
air  opportunité  a  far  riconoscere  per  nulli  i  giudizj  di  un  tribunale, 
che  da  se  stesso  si  dichiara  incompétente  per  lali  materie. 


CrPPO  VIJGLIAKK  1)1   VEHO^A. 


CIPPO  MIGLIAUE  Df  VEROISA, 

AL   SIG.   GOr\TE   GIOVANNI   BATTISTA   DA   PERSIGO, 


P  0  D  E  s  T  A     I)  I     V  E  R  0  ÎN  A 


j*  1 


Essendo  toniato  al  Miiseo  lapidario  Maliejano  iiei  pochi  ma  beatis-  l\ 
simi  giorni  da  me  condotti  lo  scorso  armo  in  codesta  ridente  città,  mi 
feri  r  occhio  un  marmo  che  non  mi  ricordava  di  aver  veduto  quando 
vi  fui  altra  volta ,  e  seppi  infatti  che  novellamente  vi  era  stato  tiasfe- 
rito  dalla  casa  Moscardi.  Egli  è  un  rocchio  di  colonna  di  straordinaria 
grossezza  scritto  con  grandi  leltere  ;  e  il  commodo  avuto  di  parago- 
narlo  coll' altro  célèbre  cippo  che  gli  giace  vicino,  appartenente  a 
Sesto  Atilio  Sarano-  proconsole  nell' anno  di  Roma  619,  mi  fece  ac- 
corgere  di  leggieri,  che  questo  pure  era  antichissimo,  e  certamente  dei 
secoli  repubblicani.  Ma  da  una  parte  le  ingiurie  dell'  età  che  ha  molto 
sofferte,  dall'  altra  la  disposizione  circolare  délia  scrittura,  la  quale 
portava  che  il  raggio  del  sole  favorisse  il  riconoscimento  di  alcuni  ca- 
ratteri,  e  disturbasse  quello  di  altri,  m'  impedirono,  non  ostante  ogni 
mia  diligenza,  di  ricavarne  Tintera  lezione.  Ella  ebbe  allora  la  bontà 
di  ordinare  che  la  pietra  si  togliesse  dal  suo  luogo,  e  fosse  rotolata, 
onde  ottenere  che  sopra  ogni  lettera  cadesse  1'  angolo  di  una  luce  pro- 
pizia.  Per  questa  semplicissima   operazione   mi   riusci  palese  ciô  che 

'■  [Extrait  du  Giornale  Arcadico.    i8-3i  ,         n.  3iio;  Corp.  inscr.  Lat.  tab.  LV,  b.  et 
t.  X,  p.  Qii-999.]  tom.  1.  p.  153.11.5^9.] 

'  [Maffei,  M«s.  Veron.  p.  i  08  .  i  ;  Orelli, 


82 


CIPPO  ilJlGLIAHK  Dl  VKKO^A. 


F,    212. 


2  1  3. 


prima  mi  era  osciiro  e  dubbioso;  e  chiara   m'  apparve  T  cpigiaie  se- 
gueiite  : 

S- POSTVMIVS- S"  F- S- N 

ALBINVS  •  COS 

GENVA 

tmrnmmm^  x  x  v  1 1 

Spurius  Postuniius  Spurii  filius  Spiirii  nepos  Albiniis  consul  Geniia  \miUu 
pa.tsuum]  .  .  .  .\xvii  '. 

Le  prime  cifre  luimeriche  dell'  ultima  riga  sono  cosi  fattamente  cor- 
rose,  che  io  temendo  il  pericolo  di  riaianere  alliicinato,  amai  piut- 
tosto  di  confessarle  incerie.  E  questo  parmi  l'obbligo  principale  di  un 
fedele  copista  di  lapidi ,  il  quai  si  ha  da  contentare  di  asserire  ciô  che 
realmente  ha  veduto,  ne  deve  prendersi  giuoco  délia  buona  fede  dei 
letton,  spacciando  come  certe  le  sue  congetture  e  i  suoi  sogni.  E  Dio 
volesse  che  molti  altri  fossero  stati  di  questo  mio  pensamento  :  che  la 
scienza  epigrafica  avrebbe  basi  molto  più  ferme  di  quello  ches'abbia; 
ne  la  maggior  fatica  che  io  debbo  subire  nell'  emendazione  dei  fasti  sa- 
rebbe  quella  di  riconoscere  in  sassi  altronde  sinceri,  quali  sieno  le 
giunte  inopportune  e  le  false  lezioni  che  l' impostura  e  l' ignoranza  vi 
hanno  spesso  introdotte'^  Non  vi  fu  bisogno  di  studio  per  accorgersi 


'  [Voy.  Corpus  inscr.  Lat.  tab.  LV,  a,  et 
toni.  I,  p.  1/19,  n.  56o,  où  cette  inscrip- 
tion est  ainsi  conçue  : 

S-  POSTVMIVS-S'F  S-N 

ALBINVS-COS 

pX*  GENVA   Cremnnam 

^  Nel  fascicolo  dei  i'ebbrajo  di  questo 
fjiornale  si  è  tornato  ad  agilare  la  contro- 
versia  sulla  fede  nicritata  da  Pirro  Lijj'orio, 
e  vi  si  è  ammesso  che  moltmimi  fra  gli  tnnu- 
inerevoli  momtmenti  che  lascio  nei  suoi  mano- 
scriiti  copiasse  dafrli  originali.  Qnesta  conf'es- 


sione  fa  onore  ail' imparzialità  dell'estensore, 
che  quantunque  mal  animato  contro  questo 
barattiere ,  niente  gli  rifiuta  di  tutto  ciô ,  che 
se  gli  puô  mai  concedere.  Ma  non  era  da 
ommettersi  che  appunto  una  délie  grandi 
arti  fu  quella  d'inlerpolare  le  vere  iscrizioni, 
e  specialmente  di  supplirle  a  suo  senno  ove 
fossero,  0  corrosc,  0  appostatamcnte  can- 
cellate.  E  queste  sono  quelle  che  continuano 
ancora  ad  ingannare  gli  erudili,  perché  la 
sua  ignoranza  ha  falto  si  che  mille  miglia 
lontano  si  conosca  la  deformità  délie  allre 
che  finse  di  planta.  Per  avère  un  saggio 
délia   sua  fedeltà  nel  trascrivero  i  marmi. 


CIPPO  MWAAXWK  DI   V  EU  ON  A.  83 

del  pregio  ddla  nostia  iscrizioiie,  cIk;  munilestossi  a  prima  visla,  onde 
non  seppi  corne  moglio  addimostrarle  ia  gratitudine  dell'  animo  mio,  se 
non  col  proinetteHe,  clie  le  avrei  scritto  alcuria  cosa  per  iHnstrarla. 
E  vero  clie  lardi  soddisfoall'  impegno  eonli-allo;  ma,  come  dice  il  pio- 
verbio,  è  meglio  tardi  che  mai. 

Per  quanto  abbia  svolto  i  libri  dei  laslograli,  degli  epigrafici,  e  di 
roloro  che  hanno  liattato  delT  antichità  di  Verona,  niuno  ha  sajjuto 


p.  aili. 


oltre  g-li  espiupi  jjià  addoUi  dal  ch.  monsig. 
Mai'ini,  basti  qiieslo  solo  che  io  prendo  a 
caso  ira  i  inollissinii  che  potrei  allegare  : 
non  permellendo  di  più  la  brevità  di  iina 
nota.  Ecco  diuKjue  una  délie  più  ceiebri 
fra  le  sue  lapidi,  ch'  egli  dice  Irovarsi  a 
Mantova,  e  che  fu  esattamente  ricopiala  dal 
povero  Gudio  [pag.  36 ,  7] ,  il  quale  si  prese 
eziandio  la  cin\T  di  notare  che  trovavasi  niu- 
filala  e  conotta  nel  Griitero,  pag.  55.  3  : 

MERCVRIO 
L-  LOCRETIVS  •  SECVN  DVS 
EX • VOTO • D • D  •  KAL •  IVL 
M  •  ANTONIO  •  COMMODO  •  III 
ET-VIRIOBYRRHO-COS 

Per  vei'ità  la  copia  che  il  (ij'utero  prese 
(lalleVerderianenonè  inoltoesalta;  ma  l'ori- 
ginale esiste  tiUlavia  nella  slessa  ciltà  di 
Mantova,  ove  io  I'  ho  veduto  ocularmente 
nel  palazzo  già  inservientealla  reale  accade- 
inia.  Eghèancora  bello  ed  intatto,  a  taie  che 
leggerebbelo  un  cieco  [V.  Lahus ,  M iiseo  di 
Mantova  .  t.  I ,  tav.  /i8 ,  p.  2  2  4];  e  dice  cosi  : 

N£  R  C  V  R  I  O 
Q^-  LOCCEIVS 
SECVNDVS 
EX-VOTO 

A  N  T  O  N  I  N  O    •  m 
1/  ultima   linea   è  slala    caiicellala    collo 


scalpello.  ma  non  in  modo  che  non  si  co- 
noscano  assai  chiaramente  le  Iraccie  di  un  E . 
e  non  sia  riniasta  inlatta  la  lineetta  che  in- 
dica  una  cilia  numerica.  Ognuno  vede  clie  la 
lapide  spella  al  961  ;  che  va  rislaurala  ET- 
GETA  II  COS  ;  e  che  1'  abrasione  fu  un 
effetto  degli  ordini  di  Caracalia,  il  quale 
voile  annullata  la  memoria  di  suo  fratello. 
Doniamo,  che  il  L  •  LOCRETIVS  pei 
Qj  LOCCEIVS.  e  i' ANTONIO  per 
ANTONINO  sieno  errori  di  lezione  0  di 
copia  :  ma  quel  COMMODO  e  quel  so- 
gnalo  VIRIOBYRRHO  donde  sono  mai 
provenuti  se  non  dalla  testa  del  Ligorio  ?  E 
se  questa  non  è  impostura  ,  quai  altra  sarà? 
Ne  a  sua  difesa  giova  1'  addurre,  che  non 
puo  farsi  giudizio  suH'  esemplare  de'  suoi 
manoscritti  serbalo  nella  Vaticana,  perché 
il  copista  non  è  correttissimo.  Io  ho  avuto 
molli  giorni  per  le  mani  1'  originale  di  To- 
rino;  ne  ho  sdegnato  la  f'atica  di  cavarne 
esattamente  tutte  le  iscrizioni  speltanli  a 
consoli  e  magistrati  romani,  che  si  trovano 
nei  primi  sei  tomi.  ad  oggetto  di  farvi  sopi-a 
con  tutto  commodo  le  mie  riflessioni.  Due 
cose  posso  quindi  assicurare  :  la  prima  che 
il  Gudio  è  slato  diligente  nello  sj)oglio  délie 
opère  Ligoriane,  perché  non  ho  trovato 
mancargliene  alcuna  délie  trascrittê  da  me . 
salvo  quelle  che  già  si  avevano  nel  Grnlero 
e  nel  Reinesio.  La  seconda .  ch  egli  è  poi 
anche  stato  fedelissinio ,  perché  se  qnalclx' 


Sa  CIPPO  MIGLIAHE  1)1  VEUONA. 

darnii  contezza  di  questo  marmo  :  onde  sono  costrelto  a  giudicarlo 
P.  p.iC).  interamente  sconosciiito.  Ne  nieno  ]'  editore  del  Museo  Moscardine  ha 
fatlo  alciin  motto.  Non  cade  il  più  piccolo  dubbio,  ch'  egli  apparlenga 
alla  classe  délie  colonne  migliari,  ossia  di  quel  pilastri  che  sogliono 
collocarsi  lungo  le  grandi  vie  pei'  numerarne  le  miglia,  e  nei  quali 
non  di  rado  si  esprime  anche  il  nome  dei  principi  o  dei  magistrati  che 
le  hanno  fatte  costruire  o  riparare.  Quesi'  iiso  risale  presse  i  Romani 


voila  si  allonlana  alquanto  dalla  lezione  dell' 
archetipo,  questo  non  torna  certamente  a 
danno  del  Lig^orio  :  ciô  avvenendo  quando 
si  è  incoiitrato  in  si  grossi  ed  evidenli  scer- 
pelloni,  ch"  egVi  uomo  abbastanza  erudito 
non  j)oteva  ingozzare,  onde  gli  ha  emen- 
dati,  secondo  che  il  buon  senso  e  la  pratica 
délia  scienza  portavano.  Ma  per  giudicare 
délia  fede  del  Ligorio  basla  una  semplice 
rinessione. 

Contemporanei  nol  raccogliere  lapidi  fu- 
ronoMartino  Smezio  ePirro  Ligorio.  Non  so 
se  si  riuscirà  ad  indicare  alcun  sasso  vedulo 
dal  primo,  pel  quale  non  si  possa  egual- 
nienle  rifcrire  la  testimonianza  di  vista  o 
deir  Agostini ,  odel  Mefello,  o  del  Cittadini, 
0  di  alcuno  dei  tant'  altri ,  délie  oui  schede 
si  adornano  le  biblioleche.  Certo  è  poi  che 
le  piètre  dello  Smezio  nella  massima  parte 
ci  rimangono  tultavia.  Air  opposto  le  Ligo- 
riane  riportate  dal  Gudio  sorpassano  in  nu- 
méro le  vedute  dallo  Smezio.  Ma  fuori  di 
Ire  0  quattro  eccezioni ,  se  jiure  tante  sono  , 
quale  vi  è  di  esse  che  sia  stata  osservata  da 
altri ,  0  di  cui  possa  dirri  ove  il  marmo  si 
trova?  Per  quale  sciagurata  fatalità  lutte  le 
Ligoriane  sono  perile;  e  per  quale  privi- 
légie le  Smeziane  nella  più  gran  parte  si 
sono  salvate?  Non  è  ella  évidente  la  conse- 
guenza,  che  la  ragione  procède  perché  le 
Smeziane  esisterono  veramente  in  bronzo  ed 
in  marmo.  o  le  Kigoriano  nnn  obboro  altra 


vitasenon  sulla  carta?Che  se  comincierassi 
a  classificare  quesl'  ultime ,  allor  si  che  la 
frode  diverrà  manifesta.  Per  esempio ,  se 
spoglierassi  il  Ligorio,  si  troveranno  non 
meno  di  sessantuno  prefetti  del  pretorio  tulti 
anteriori  alla  famosa  divisione  di  questa  ca- 
rica  fatta  da  Costantino,  e  tutl'  ignoti  a 
ciaschcdun  altro.  Possibile  che  tanti  perso- 
naggi  rivestiti  délia  seconda  dignità  dell' 
impero  sieno  tutti  sfuggili  alla  storia  ?  Ag- 
giungasi  che  la  série  di  questi  prefetti,  dei 
quali  neir  indicato  intervallo  ne  conosco 
omai  cento  venti ,  quantunque  moslri  ancora 
non  poche  lacune ,  pure  per  tratti  assai  lun- 
ghi  è  compléta,  onde  alfatto  si  rifiiita  dal 
porgere  ospizio  a  tanta  gente.  Taccio  poi 
degl'  intrinseci  vizi,  che  il  più  délie  volte 
trova  la  critica  nei  feti  Ligoriani,  come  sa- 
rebbe  la  memoria  del  inese  di  liigho  e  di 
agosto  in  lapidi  porlanti  consolati  anteriori 
a  Cesare  e  ad  Ottaviano,  nella  quai  fossa 
r  ignorante  falsario  è  per  lo  meno  caduto 
quattro  voile.  Si  conchiuda  adunque  doversi 
dai  lapidarj  toner  fermo  rapporto  al  Ligorio 
lo  stesso  canone  critico,  che  i  numismalici 
dopo  la  sentenza  profcrita  dall'  Eckhel ,  D. 
N.  V.  t.  1 ,  p.  1  Al ,  e  seg.  hanno  molto  sa- 
viamenle  stabilito  riguardo  a  quell'  altro 
impostorc  del  Golzio,  cioc  che  le  cose  da  lui 
solo  provcnienti  non  meritano  crcdcnza  al- 
ciina,  tirichè  non  vengano  appoggiate  da  |»iii 
lida  auloriti». 


CIPPO  MIGLIARE  Dl  VERONA.  85 

a  molta  vetustà  ;  e  se  malgrado  iiu  {jiusto  sospetto,  non  abbiaino  ba- 
stevoli  argomenti  per  dinioslrarne  autore  Appio  Claudio  Gieco,  cui  deve 
la  sua  origine  la  regina  délie  strade  :  sappiamo  peraltro  che  1'  adoUù 
M.  Emilio  Lcpido  quando  nell'  anno  di  Ronia  5 67  aperse  la  nostra  via 
Emilia.  Esislono  tuilora  tre  délie  colonne  cli'  egli  vi  fece  collocaie, 
délie  (pudi  una  vedesi  a  Caslel  S.  Pietro,  e  le  allie  duc  si  conservano 
nel  Museo  dell'  università  di  Bologna.  INella  più  conservata  di  queste 
ultime  da  me  veduta  si  legge  cosi  '  : 

M-AEMILIVS-M-F-M-N 
LEPID  •  CO  S 
C  CXXC VI 

Una  taie  iscrizione,  corne  ella  ben  vede,  è  sorella  germana  délia  veio- 
nese,  e  se  non  puo  contendersi  che  la  prima  offra  una  solenne  testi- 
monianza  del  cammino  fatto  spianare  da  M.  Emilio,  sarà  egualmente 
certissimo  per  la  seconda,  che  anche  Sp.  Postumio  fece  eseguire  un' 
opéra  similc  che  aveva  principio  da  Genova.  E  veramente  ci  è  noto, 
che  una  strada  detta  per  F  appunto  Poslumia  scorreva  per  codeste  parti, 
délia  quale  ci  ha  lasciato  memoria  Tacito -.  Ed  ora  conosciamo  ezian- 
dio,  in  grazia  délie  erudite  fatiche  dell'  Odorico  nelle  Letlere  ligustichc,  e  ^■ 
del  Filiasi  nelle  Memorie  dei  Veneli,  che  questa  via  dalla  Liguria  arri- 
vava  fino  aile  Alpi  Giulie,  venendo  da  Genova  a  Tortona,  Piacenza  e 
Gremona,  di  là  per  S.  Lorenzo,  Mosio,  Gazoldo  e  Goito,  a  \erona,  di 
dove  staccavasi  di  nuovo  per  progredire  nell'  alto  Padovano,  indi  nel 
Trivigiano,  e  infine  per  Oderzo  nel  Friuli.  Malo  scrivere  a  lei  tali  cose 
egli  è  da  vero  un  porlar  civette  in  Atene,  cosi  dottamente  avendo  eila 
ragionato  délia  via  Postumia  nell'  egregio  lavoro,  in  cui  ci  ha  mostrato 
le  rarità  di  codesta  sua  patria.  Ne  per  altra  ragione  ho  voluto   farne 

'   [Borghesi  avait  oublié  les  sigles  M-N  pins  loin,  p.  90 -yG.  Cf.  Corp.  iimr.  Lai. 

à  la  fin  de  la  ligne  1 .  A  droite  de  la  ligne  -3,  lab.  XLVIII.  b,  et  loin.  ï.  p.  1  '17.  n.  .")3(). 

on  voit  sur  le  monument  les  chiffres  XXI,  L.  Remer.] 
qui  ne  font  pas  partie  de  linsci-iption;  voyez  ^  Hist.  lib   III,  c.  x.xi. 


86  CIPPO  M[GLIARE  DI  VERONA. 

«luesto  ceiJiio,  se  non  perché  ricordando  una  taie  notizia,  non  vi  sarà 
chi  neghi  di  riconoscere  Sp.  Postumio  per  fondatore  di  quella  strada, 
e  la  nostra  pietra  per  una  délie  colonne  migliari,  che  lungo  essa  soi- 
p-evano.  Il  che  essendo,  noi  avrenio  alla  présente  scoperta  1'  obbligo 
p-randissimo  di  averci  manifestato  l'ignota  epoca  di  quella  grand'  opéra, 
epoca  peraltro  che  ci  conviene  ricercare  coi  presidj  dell' arte  critica, 
perché  il  nome  di  questo  console  colle  ascendenze  che  se  gli  danno 
non  si  ritiova  nei  fasti, 

L'  Odorico  fu  d'  avviso,  che  si  ponesse  mano  a  questa  via  o  nell'  anno 
090,  o  nell'  anno  67/1  di  Ronia,  ambedue  governati  da  due  consoli 
Postunij,  cioè  d  primo  da  Lucio,  e  il  secondo  da  Aulo,  1  ano  e  l'altro 
de' quali  ebbe  in  provincia  la  Liguria.  A  quest'  ultima  età  fermossi  il 
Piliasi,  avendo  rettamente  osservato,  che  1'  Emilia  la  quale  dovè  senza 
dubbio  precedere  la  Postumia  non  fu  distesa  come  si  è  detto  se  non  se 
iielfanno  667;  e  che  solo  nel  578  fu  fondata  AquHeja.  Restô  per  altro 
(lubbioso  se  dovesse  coH' Odorico  attribuirne  1' onore  ad  A.  Postumio 
p.  9i«.  console  nel  67/1,  0  a  Sp.  Postumio  che  trattô  i  fasci  nel  58o,  0  a  L.  Po- 
stumio clie  li  consegui  nell'  anno  seguente.  Malgrado  tanta  incertezza 
ne'  loro  giudiz),  non  si  ha  perô  alcuna  ragione  di  criticarli  :  perché  al 
loro  temj)o  non  si  poteva  sapere  di  più.  Essi  non  avevano  che  due  soli 
cardini  cronologici,  entro  i  quali  conveniva  circoscrivere,  come  fecero. 
le  loro  opinioni,  La  via  Postumia,  traversando  l' Insubria  e  la  Venezia, 
doveva  essere  certamente  posteriore  ail'  anno  Varroniano  620;  perché 
quelli  stcssi  che  vogliono  anticipare  il  primo  passaggio  del  Po  fatto 
•lallc  armi  romane,  non  possono  avvanzarlo  oltre  quest'  anno.  Doveva 
poi  essere  anteriore  al  687;  perché  la  famosa  senteriza  sulla  lite  dei 
conliiii  fia  i  Genovesi  e  i  Veturj  édita  |)i'in)a  dal  Grutero  ^  ed  ultima- 
mente  illustrata  dal  Seri'a'^,  la  quale  porta  la  data  di  cpiest'  anno,  ne 
la  dislinta  meuzimie  :  IBl -TERMINl  •  DVO  •  STANT  •  CIRCVM  • 
VIAM-POSTVMIAM.  I^'r  lo  rlie  Ira  qucsti  due  liuiiti  insornioiita- 

Pcif;.  -joA.  I  \ oye/A  Corpufi  inscript .  Lui.         trovato  nello  valle  di  Pnlccveru ,  iKillo  Mémo 
lab.  XX  ,  cl  loin.  1.  |).  -ja  et  siiiv.  |  rie  dell'  Accndeinia  iin^criitlc  di  doiiorn  .  I.  If . 

[Discorso    .sopra    un   (tiitico    inonioiioilo  i8o().| 


CIPPf)  MIGLIARE  DI  VERONA.  87 

bili  restringeremo  noi  pure  le  nostre  ricerche  dirette  a  liiivciiiie  il  ((jii- 
sole  desiderato. 

Nei  1  17  aiini  clie  s'  interpongono  tra  H  620  e  il  ffo"],  dieci  volte 
i  Postumj  pcrveiiiicro  al  sujîremo  onore  dei  fasci;  e  Iratlandosi  dei 
lempi  délia  i'cpul)blica,  e  di  lempi  per  la  maggior  parte  assai  noli,  è 
evscluso  il  timoré,  che  alciin  altro  di  loro  possa  essere  stato  sulletio,  di 
cui  non  ci  sia  pervenuta  contezza.  Per  singolai-issinia  lortuna  i  bene- 
meriti  fasti  Capitolini  hanno  conservato  il  nome  di  tutti  questi  consoli  : 
onde  sarà  inutile  il  mendicarne  altronde  notizie,  quando  si  banno  in 
pronto  testimonianze  superiori  ad  ogni  eccezione.  Ora  sette  di  quei 
magistrati  non  possono  certamente  confondersi  con  quello  che  noi  ri-  P.  aie,. 
cerchiamo,  perché  niuno  di  loro  porto  il  prenome  di  Spui'io.  Sono 
essi  : 

An.  590,  L-POSTVMIVS- A-F-A-N-ALBiNVS 
An.  525,  L-POSTVMIVS- A- F.  A-N-ALBiNVS  II 
An.  539,  L-POSTVMIVS- A- F- A -N-ALBlNVS  III 
An.  57/i,  L'POSTVMIVS-A-F-A-N-ALBlNVS 
An.  58 1  ,  L  -  POSTVMIVS  -  A  •  F  •  A  -  N  •  ALBIN VS 
An.  600,  L- POSTVMIVS- SP-F-L-N-ALBIN 
An.  6o3,  A -POSTVMIVS -A-/.  .  .n-albinus 

Anche  i  due  seguenti  meritano  di  essere  preteriti  :  perché  (|uan- 
tunque  conirontino  nel  prenome,  discesero  perô  da  diversi  proge- 
nitori  : 

An.  568,  SP-POSTVMIVS-L-F-A-N-ALBINVS 

An.  58o,  SP-POSTVMIVS-A-F-A-N-ALBiN-PAVLLVL 

Se  aduncjue  in  nove  di  questi  dieci  consoli  si  verifica  un  apei'to  motivo 
di  esclusione,  converrà  forzatamente  ricorrere  ail'  unico  che  rimane, 
cioè  a  Postumio  Albino  Magno ,  che  tenue  la  sedia  consolare  1"  anno 
606  in  compagnia  di  L.  Galpurnio  Pisone  Cesonino,  di  cui  per  la 
rottura  de!  marmo  non  è  restata  nelle  tavole  dei  Campidoglio  se  non 
questa  lacera  memoria.  ....  ALBINVS  •  MAGN.  E  qui  notero,  che 
anche  prescindendo  dalla  gravissima  difîicoltà  che  proverrebbe  dalla 


88  CIPPO  MIGLIARE  DI  VERONA. 

citata  sentenza  dei  Genuati  e  dei  Veturj,  non  potrcbbesi  cio  no») 
estante  pensare  a  Sp.  Postiimio  console  dei  6/i/i,  ch' è  il  primo  délia 
casa  a  succedere  ad  Albino  Magno  nei  fasti  :  perché  la  nostra  pietra 
demanda  apertamente  un  personaggio  ciii  nel  suo  consolato  fosse 
data  in  provincia  la  Gallia  ;  e  ail'  opposto  sappiamo  da  Sallustio^  che 
p.  220.  quel  Postumio  ottenne  invece  la  Numidia,  ove  fu  impiegato  nella 
guerra  contre  Giugurta. 

Stabilité  adunque  che  il  console  délia  pietra  veronese  altri  non  pue 
essere  se  non  quelle  che  precesse  nel  606,  osservero  che  il  preneme 
di  Spurie  gli  viene  assicurato  senza  contraddiziene  dai  due  antichi 
fastografi,  che  tesserono  i  lore  cataloghi  per  nemi  e  non  per  cognemi, 
quali  sono  Cassiodore  e  Mariane  Scoto^.  E  al  lore  dette  accresce  melta 
autorità  Giulie  Obsequente^,  ch'  è  1'  unico  dei  vecchj  scrittori  da  cui 
si  ricordi  queste  collegio  censolare.  Il  Sigenie  e  il  Panvinio,  la  cui  opi- 
niene  è  stata  risuscitata  dal  Piranesi,  le  avevano  asserito  figlio  di  Spurie 
e  nipete  di  Aule,  perché  lo  avevano  creduto  hglio  di  Spurie  Albino 
Paululo  console  nel  58o,  mentre  ail'  opposto  il  Pighie  gli  diede  per 
avo  e  per  padre  due  Auli,  reputandolo  generato  dal  console  dei  57  A. 
Ma  ambeduè  queste  opinioni  sono  semplicissime  congetture  che  non 
hanno  alcun  solide  appoggio  ;  onde  dobbiamo  ringraziare  il  novo 
marmo,  che  porta  una  sicura  cerreziene  ai  fasti,  avvisandeci  che  costui 
fudiscendente  da  due  Spurj.  Per  le  che  sarà  forse  miglior  consiglio  il 
tenere,  che  suo  nonne  fosse  Sp,  Albino  console  nel  568,  morte  nel 
57/i^,  da  cui  per  la  regela  générale  che  al  primegenito  seleva  iniporsi  il 
prenome  dei  padre,  pue  supporsi  nato  un  altro  Spurie,  igrioto  è  vere, 
ma  che  sarà  stato  fratello  dell' Aule  console  nel  600,  e  defento  sul 
principie  délia  sua  carica.  1  numismatici  opinane  che  da  queste  Sp. 
Magno  venisse  in  luce  un  altro  A.  Albino  triiiuiviro  in  compagnia  di 

'  [Bell.  Jug.  c.  xx\\.\  M.   Mommsen,  toin.  1,  p.  AiT».   .1.  B.  de 

^  [Ces  deux  autorités  se  réduisent  aune  Rossi.J 
seule,    l'ouvrage    du    prétendu    Marianus  ^  Prodigior.  \\X  [78]. 

Scotus  n'étant  qu'une  copie  moderne  de  la  '  Liv.  lib.  XL,  c.  xlii. 

Chionique  de  Cassiodore;  voyez  la  note  de 


CIPPO  MIGLIARE  DT  VERONA.  89 

C.  Malleolo,  e  di  un  L.  Metello  che  non  si  sa  bene  se  sia  il  Delnialico 
0  il  Diademato ,  e  cio  perché  in  varie  medaglie  si  confessa  figlio  di 
Spurio  ^  E  questi  poi  dall'  Orsino  viene  con  molta  probabilità  reputato  P.  a;?!. 
quel  medesimo,  di  cui  ci  dice  Sallustio,  che  fu  fratello  di  Spurio  con- 
sole nel  G/iA  e  che  lu  suo  legato  nella  guerra  Giugurtina.  Per  lo  che 
anche  quel  console  dovrà  credcrsi  nato  dal  nostro  Magno  :  onde  avrà 
avuto  ragione  il  Pighio  di  dirlo  figlio  e  nepole  di  due  Spurj,  tuttochè 
cio  avesse  asserito  sul  falso  fondamento  di  un  denario  Goltziano. 

Ne  per  credere  che  il  Postumio  di  cui  parliamo  sia  il  console  del  606 , 
si  cagiona  difficoltà  dal  vedersi  preterito  nella  lapide  il  secondo  co- 
gnome  di  Magno ,  che  se  gli  dona  dai  fasti  Capitolini.  Sono  del  parère 
del  Pighio,  che  quesla  non  si  abbia  a  stimare  un' appellazione  onori- 
fica,  corne  lo  lu  perPompeo,  ma  sibbene  un  soprannome  personale  del 
nostro  Spurio  originatogli  dalla  grandezza  délia  sua  statura,  ed  invalso 
nel  popolo  per  distinguerlo  dall'  altro  Sp.  Postumio  suo  contempo- 
raneo  e  console  nel  58o,  il  quale  per  1'  opposta  ragione  fu  chiamato 
Paullulus.  E  veramente  in  tutta  la  sua  casa  non  si  trova  altro  sentore 
di  questa  denominazione  ne  prima  ne  dopo  di  lui,  cosa  ben  difficile  a 
spiegarsi,  se  fosse  stata  la  riconipensa  di  grandi  azioni.  Anzi  a  riserva 
délie  tavole  Capitoline  e  dell'  anonimo  Norisiano,  non  vi  è  alcun  altro 
che  a  lui  stesso  1'  attribuisca  :  il  che  puô  far  supporre,  che  quantun- 
que  fosse  cognito  volgarmente  per  questo  nome,  egli  peraltro  non 
r  abbia  assunto  giammai.  Del  resto  anche  Sp.  Albino  console  nel  Sy/i, 
tuttochè  soprannominato  Losco  da  Livio,  manca  délia  seconda  appel- 
lazione nelle  piètre  di  Campidoglio.  Cosi  G.  Gecilio  Metello  console 
nel  6/1 1,  detto  Caprario  pel  tardo  suo  ingegno,  omise  questo  vituperoso 
cognome  in  una  sua  lapide,  di  cui  ci  ha  dato  un  frammento  il  Gru- 
tero^,  e  cosi  P.  Servilio  Vazia  Isaurico  console  nel  676  tacque  û  primo,  ^2^ 

'  [Borghesi  changea  ensuite  d'avis,  et  se  osserv.  ix,  tome  II,  p.  97 i.  Cf.  Momni- 

rangea   à  l'opinion  d'Havercamp ,  qui  re-  sen,  Hist.  de  la  monnaie  romaine,  p.  509. 

gardait  le  triumvir  monétaire  A.  Albinus  C.  Cavedo.m.] 

comme  un  fils  du  consul  de  Tan  64 A,  Sp.  "^  Pag.  877,  6.  [Corp.  inscr.  Lat.  vol.  I, 

Postumius   Albinus;    voyez    Decad.    XVI,  p.  îîSo,  n.  xii.] 


90  CIPPO  MIGLIARE  DI  VERONA. 

provenieiite  da  un'  imperfezione  délie  gambe,  nei  due  ceppi  clie  tece 
inalzare  nella  sua  censura,  e  clie  sono  riferiti  dal  Fabretti  ^  e  dal  Ma- 
rini^.  Senza  di  che  la  preterizione  dei  cognomi  nelle  lapidi  dei  secoli 
repubblicani  è  frequentissima  :  onde  per  parlare  di  quelle  sole ,  che 
personaggi  consolari  fecero  incidere  a  proprio  nome,  noi  veggiamo 
che  il  L.  Mummio  dei  608  non  euro  il  glorioso  agnomc  di  Acaico  nelF 
insigne  travertino  delMarini^;  che  il  M.  Fiilvio  dei  629  tralasciô  di 
chiamarsi  Flacco  nel  marnio  délia  valle  di  Stura  edito  dal  Durandi  ^  ; 
e  che  il  L.  Gecilio  Metello  Diademato  dei  687  soppresse  ambedue  i 
suoi  cognomi  nelle  due  iscrizioni  scolpite  sulia  rupe  dei  monte  Venda 
dateci  più  correite  dal  Filiasi  ^. 

La  storia  dei  tempi  di  cui  ragioniamo,  per  la  perdita  dei  libri  di 
Livio  e  di  quelli  di  ogni  altro  storico,  si  ricava  solo  da  compendj  e  da 
epitome,  ond'  è  cosi  digiuna,  che  non  cagiona  meraviglia  se  non  ci  ha 
tramandato  veruna  notizia  de!  nostro  console.  Tutto  ciô  che  puo  dirsi 
di  lui  si  riduce  a  questo,  ch'  egli  fu  un  oratore.  Imperocchè  tengo  per 
fermo  che  a  lui  debbasi  riferire  quel  cenno  di  Cicérone  nel  Brulus^  : 
Multae  sunt  Sp.  Albini  oraliones,  ch'  egli  annovera  fra  gli  oralori  me- 
diocri.  11  Corrado  nei  suoi  commenti  a  quest'  opéra  fu  di  avviso  che 
qui  si  parlasse  dell'  altro  Sp.  Postumio  Albino  console  in  compagnia  di 
M.  Minucio  Rufo  nel  6/17,  il  quale  abbiamo  detto  essere  stato  proba- 
bilmente  figlio  di  questo  nostro.  Ma  il  suo  giudizio  non  regge  alla 
P.  223.  prova  di  una  critica  diligente.  Ognuno  sa  che  Tullio  in  quel  suo  scritto 
conserva  1' ordine  cronologico,  e  che  va  passando  in  rivista  i  Romani, 
che  in  ogni  tempo  fiorirono  per  qualche  fama  di  eloquenza.  Ora  egli 
ascrive  quello  Sp.  Albino  ail'  età,  in  cui  ottenne  il  principato  dei  foro 
Ser.  Sulpicio  Galba  console  dei   610,   e  fra  gli  altri  gli  assegna  per 

'  Insci-.  (lom.  ]>.  /187,  n.  1C7.  \Corp.  iiiscr.  '  //  Piemonte  cispadano,  p.  7. 

Lat.  vol.  I,[).  170,  n.  608.]  ^  T.  II,  p.  12.  [Voy.  Furlanetto,  Lapidi 

^  Iscriz.  Alh.  p.   21.  \Corp.  inscr.  Lat.  Eut.  p.  99  cl  suiv.  et  les  notes  de  Borghcsi  ; 

lab.  LXXXIX,  A,  et  vol.  I,  p.  17g,  n.  609.]  Henzen,   Supplem.   Orell.   n.    5ii/i:    Corp. 

*  Fratr.  Arval.  p.  .3o.  [Orelli,  n.  563;  inscr.  Lat.  tab.  LVIU,  a  ,  rt  et  h,  et  vol.  I, 

Cor/},  macr.  Ar?/.  lai).  M,  A,  et  vol.  I,  p.  i.5o,  p.  i.'SS.ii.  hk^.L.  Remki\.| 
n.  hh\.]  «  Brutus,  c.  xxv. 


CIPPO  MIGLIARE  DI  VERO^A.  91 

coetanei  L.  Cotta  console  aiich'  esso  nel  Gio,  G.  Lelio  console  nel 
Gi^,  lo  Scipione  Africano  ^^iuniore  console  la  prima  volta  nel  607, 
L.  Miunmio  console  nel  608  e  Q.  Pompco  console  nel  6i3;  e  pro- 
siegue  poi,  che  visse  quasi  ai  medesimi  leinpi,  sed  paullo  minor  natu, 
M.  Eniillo  Lepido  Porcina,  che  ottenne  i  lasci  nel  617.  Clii  dunque 
non  vede  che  tutti  questi  sono  compagni  del  console  del  606,  non  mai 
di  quello  del  6/47?  Ma  vi  è  di  più,  che  il  medesimo  Tullio  nello  stesso 
libro'  dice  espressamente  che  l' altro  Sp.  Albino  lu  coetaneo  di  C.  Galba 
liglio  del  Servio  poco  sopra  memorato,  il  quale  a  suo  detto  successe 
in  grido  di  eloquenza  a  G.  Sempronio  Gracco,  che  fu  ucciso  nel  633. 
Oltre  di  cio  non  vi  è  alcuna  apparenza  che  il  secondo  Spurio  fosse  un 
uomo  di  studio,  ma  piuttosto  un  militare,  perche  Sallustio  ce  lo  dipinge 
avido  di  guerra,  la  quale  essendo  console  esercito  veramente  nella 
Numidia,  benchè  con  nota  se  non  di  tradimento,  certo  almeno  di  ne- 
gligenza.  E  sicuramente  non  dovè  poi  aver  campo  di  scrivere  moite 
orazioni  :  perché  secondo  che  si  rileva  dal  citato  passo  di  Gicerone,  al 
ritorno  ch'  ei  fece  dall'  Africa,  fu  condannato  in  forza  délia  legge  Ma- 
milia  come  reo  d' intelligenza  con  Giugurta. 

Ma  se  poco  sappiamo  délie  qualità  del  nostro  Postumio,  tutte  poi 
ignoriamo  le  gesta  del  suo  consolato,  délie  quali  niuno  ci  resta  che  P.  22Z1. 
abbia  mosso  parola.  Gadde  questo  nel  second'  anno  délia  terza  guerra 
Punica,  ma  egli  certamente  non  vi  ebbe  parte,  perché  Appiano  c'in- 
segna  che  la  provincia  dell'  Africa  e  l'amministrazione  di  quella  guerra 
tocco  in  sorte  al  suo  collega  L.  Pisone,  il  quale  infatti  vi  si  reco  in- 
sieme  col  pretore  L.  Ostilio  Mancino  che  aveva  il  comando  délia  flotta, 
e  dove  null'  altro  operarono  di  memoiabile,  se  non  che  il  saccheggio 
di  alcune  poche  città.  Ferveva  pure  in  quest'  anno  la  terza  guerra  Ma- 
cedonica  contro  il  Pseudofilippo;  ma  questa  fu  tutta  raccomandata  al 
pretore  Q.  Gecilio  Metello,  che  vi  riporto  due  insigni  vittorie,  onde  il 
nome  ne  ottenne  di  Macedonico.  E  continuava  eziandio  F  ardua  lotla 
contro  Viriato  nella  Spagna  ulteriore  e  nella  Lusitania;   ma  questa 

'    Bru  tus ,  cap.  \\.\iv. 


92  CIPPO  MIGLIARE  DI  VERONA. 

pure  sostenevasi  da  un  pretore,  cioè  da  C.  Plauzio  Ipseo,  corne  Ap- 
piano  ci  attesta  S  il  quale  vi  fu  sconfitto,  e  dovè  in  appresso  contenersi 
dentro  luoghi  muniti.  Gonosciamo  adunque  con  sicurezza  che  Sp.  Po- 
stumio  non  si  meschiô  in  alcuna  délie  tre  guerre  che  si  ebbero  durante 
il  suo  consolato;  e  ciô  andrà  bene,  s'  egli  era  un  uonio  piuttosto  di  toga 
che  di  spada.  Queste  cose  risguardava  certamente  quelF  audace  in- 
gegno  del  Pighio,  al  quale  fra  mezzo  a  mille  sogni  non  puo  negarsi 
un  occhio  penetrantissimo,  allorchè  considerando  che  giusta  il  costume 
di  queir  età  dovè  senza  dubbio  toccare  in  sorte  a  Postumio  una  qual- 
che  provincia,  s' ideô  di  avère  abbastanza  di  fondamento  per  giudicare 
quai  ella  fosse.  Premesso  che  le  provincie  ordinarie  di  quel  tempo  fu- 
rono  la  Gallia,  le  due  Spagne,  la  Sicilia,  la  Sardegna  e  la  Macedo- 
nia,  egli  osservô  che  a  Postumio  non  potè  affîdarsi  la  Macedonia  e  la 
p.  22:1.  Spagna  ulteriore,  perché  sono  note  le  persone  che  in  quel  tempo  le 
governavano;  e  molto  meno  potè  darsegli  la  straordinaria  provincia 
(leir  Africa  concessa  a  L.  Pisone,  come  si  è  detto.  Vide  poi  che  non 
poteva  tampoco  attribuirsegli  la  Spagna  citeriore,  la  Sicilia  e  la  Sar- 
degna, perché  fuori  del  caso  di  una  guerra  in  que'  luoghi,  del  quale 
durante  il  suo  consolato  non  vi  è  il  menomo  indizio,  solevano  queste 
reggersi  da  un  pretore,  e  quindi  la  loro  amministrazione  sarebbe  stata 
in  giorni  placidi  troppo  tenue  incarico  per  chi  aveva  il  supremo  im- 
pero.  Laonde  conchiuse  che  la  provincia  di  Postumio  dovè  essere  la 
Gallia  cisalpina  congiunta  alla  Liguria,  la  quale  per  la  sua  importanza 
e  per  la  diuturnità  délie  guerre  che  vi  furono  ,  costumavasi  già  da 
niolti  anni  di  assegnare  ad  uno  dei  consoli.  Questa  telice  congettura 
sarà  ora  rivolta  in  certezza  per  1'  autorità  del  nostro  marmo  :  tant'  è 
vero  che  gli  eruditi,  quando  sanno  farsi  ben  lume  colla  face  délia 
critica,  inciampano  di  rado.  Intanto  1'  ultima  memoria  di  moti  guer- 
reschi  nella  Gallia,  di  cui  ci  sia  giunta  notizia,  porta  la  data  del  602, 
nel  quale  Obsequente^  ci  avvisa  in  Gallia  prospère  pugnalum.  Sarà 
dunque  tutto  consono  al  vero  che  Sp.  Postumio  trovando  linalmente 

'   [Bell,  flisp.  c.L\i\.]  —  '   [Prodiifior.  XVIII  (77).] 


CIPPO  MIGLIARE  DI  VERONA.  93 

pacificato  un  paese  clu;  (la  quasi  novant' anni  era  stato  sull'armi,  si 
desse  cura  d' imbrigliare  quci  popoli  rivoltosi  con  una  strada  che  tutto 
percorrevalo  per  lrav(îrso,  e  che  unendosi  coH'  Emilia  offriva  com- 
modo  passajjgio  aile  legioni  provenienti  da  lîorna,  por  recarsi  facil- 
mente  sopra  ogni  punio  in  cui  1'  avesse  cliicsto  il  bisogno.  E  il  titolo 
di  console,  di  cui  si  adorna  in  questa  colonna  niigliare,  la  quale  niuno 
negherà  essere  1' ultinio  compimenlo  di  una  slrada,  ci  farà  poi  fede 
che  un  si  grande  lavoro  fu  interamente  eseguito  durante  la  sua  ma-  p.  aafi. 
gistratura  :  perché  se  gli  fosse  stata  prorogata  la  provincia,  e  gli  fosse 
occorso  quesio  tempo  ulteriore  per  consumare  la  sua  impresa,  non 
COS  ma  PRO-COS  vi  sarebbe  detto,  corne  sa  ognuno  che  non  sia 
afîatto  straniero  aile  costumanze  romane.  Per  lo  che  dalla  lapide  ve- 
ronese  sarà  dimostrato,  clie  la  costruzione  délia  via  Postumia  deve  on- 
ninamente  fissarsi  ail'  anno  6o6;  e  cessera  ogni  meraviglia,  se  di  ciù 
non  erasi  avuto  alcun  sentore,  avvegnachè  trattasi  di  un  fatto  avvenuto 
in  un  tempo  di  cui  è  quasi  totalmente  perila  la  storia. 

Dopo  avère  fin  qui  pai'lato  di  cio  che  costituisce  la  parte  piili  singo- 
lare  del  nostro  marmo,  resta  che  poche  cose  aggiunga  sopra  alcune 
altre  minuzie  non  affatto  indegne  di  osservazione.  E  fra  queste  con- 
terô  per  la  prima  la  semplice  S  usata  per  abbreviatura  di  SPVRIO. 
Questo  prenome  per  autorité  di  Plutarco  soleva  denotarsi  colle  prime 
due  lettere  :  Spurms  quoque  duahus  Utteris  indicatur  SP  ^  ;  e  a  questo 
detto  si  conforma  la  pratica  comune  délie  lapidi  e  dei  codici.  Ma  ciô 
è.ben  vero  dal  principio  dei  tempi  imperiali  in  appresso,  o  se  anche  si 
vuole,  dai  tempi  in  cui  era  salito  in  fiorc  Cicérone;  perché  più  antica- 
mente  Spurins  non  si  scrisse  se  non  con  una  lettera  sola,  dal  che,  se 
abbisognasse,  potrebbe  ricavarsi  un  buon  argomento  a  prô  dell'  ante- 
riore  vetustà  délia  nostra  lapide.  E  preterendo  lo  S  •  AFRA  délie  me- 
daglie  délia  gente  Afrania ,  per  restringermi  ad  esempj  tutti  tolti  dalla 
famigha   dei   Postumii,   nella  famosa   tavola   de'  Baccanali  del  568, 


'   Quaesl.  Rom.  c.  cm.  [Èaliv  olv  no.i  à  Sirôpjos  tùv  hià  hvotv  ypaf^ofxévwv,  toû  cr  nat 

rov  -W-l 


227- 


9à  CIPPO  MIGLIARE  DI  VERONA. 

S  •  POSTVMI VS  •  L  •  F  •  COS  '  dicesi  quel  taie  clie  nei  l'asti  Capiloliiii 
si  scrive  SP- POSTVMI  VS;  egualmente  A  •  ALBIN  VS  •  S  •  F  leg- 
gesi  in  alquanti  denari,  che  ho  detto  riferirsi  per  consenso  dei  iiunii- 
smatici  al  Hglio  del  nostro  console^  ;  e  del  pari  A  •  POST  •  A  •  F  •  S  *  N  • 
ALBIN  trovasi  in  alcuni  altri,  che  si  reputano  appartenere  a  suo 
nipote^  Finalmente  L  •  POSTVMIVS  •  S  •  F  mirasi  nel  bronzo  dei 
Tiburtini  inciso  al  tempo  délia  guerra  Sociale,  la  cui  fede  è  stata  riven- 
dicaia  dall'  immortale  Visconti*.  E  qui  giova  avvertire  che  è  senza  se  usa 
]'  eiTore  dello  Scaligero,  il  quale  nelF  indice  délie  sigle  del  tesoro  Gru- 
teriano  spiegô  Sexlus  la  S  di  quest'  ultima  tavola  :  mentre  niente  più 
che  due  parole  prima  vi  s' incontra  SEX'IVLIVS,  ed  un  critico  délia 
sua  sfera  doveva  accorgersi  che  se  nel  medesimo  scritto  SEX  era 
sicuramente  il  compendio  di  Sextus,  la  sola  S  doveva  esserlo  di  un  altro 
prenome.  Non  perô  voglio  io  che  queste  osservazioni  si  abbiano  ad 
estendere  ai  secoli  degî'  imperatori,  ne'  quali  il  prenome  Spurio  andô 
ogni  giorno  divenendo  più  insolito  fino  a  poi  mancare  del  tutto;  e  spe- 
cialmente  alla  S  tagliata  a  tra verso  da  una  linea,  quale  si  vede  in 
due  Gruteriane  ^,  in  una  Mariniana*^,  ed  in  altre  lapidi,  dove  ammetto 
ancli'  io  ben  volentieri,  che  questa  sigla  sia  una  più  compendiosa  ab- 
breviatura  di  Sesto. 

Si  era  risaputo  da  Livio'',  che  nel  S/ig  Genova  fu  sorpresa  e  di- 
strutta  dalla  flotta  cartaginese  di  Magone  figlio  di  Amilcare,  e  che  due 
anni  dopo  fu  ristaurata  dal  propretore  Sp.  Lucrezio.  Ma  non  sapevasi 
egualmente  che  in  capo  a  poco  più  di  cinquant'  anni  ella  fosse  cosi 
risorta  dalle  sue  rovine  da  essere  considerata  come  la  principale  città 
délia  Liguiia,  e  meritare  che  da  lei  avesse  principio  una  strada  che 

'   \Corp.  inscr.Lal.  Uib.  XVIII,  et  vol.  I,  *  Iconogr.  rom.  [T.  I,  p.  89.  —  Voyez 

|).  Ixfx,  n.  KjO.J  Corp.  inscr.  Lat.  lab.  XLXVIII ,  g,  et  vol.  I, 

"  [Voyez  plus  haut,  p.  89,  note  1.]  p.  107,  n.  901.] 
[  lis  appartiennent  probablement  au  pe-  '^  Pag.  554,  92,  et  pag.  55<),  5. 

tit-fiLs  (lu  consul  de  lan  G44,  car  la  compa-  ''  Fr.  Arval.  p.  329.  |  Kellermann ,  Viiril. 

raison  des  dépôts  monétaires  a  prouvé  que  Rom.  n.  109.,  col.  m,  lin.  5.] 
ces  monnaies  ont  été  frappées  entre  les  an-  '  Lib.  XXVIII,  c.  xi-vt. 

nées  C93  et  677.  C.  Cwedom.] 


CIPPO  MIGLIARE  DI  VERONA.  95 

litiveisava  tiitla  1'  Ilalia,  siccome  ora  conosciamo.  Ed  inipariaiiio  ora 
pure,  chc  la  vera  strada  Postumia  era  quella  che  pel  Varco  délia  Boc-  p.  228. 
chetta  djrigevasi  a  Genova;  no»  1' altro  tronco,  che  da  Torlona  coii- 
duceva  immcdiatamente  a  Savona  :  su  di  che  ijli  scrilfori  di  questa  via 
ci  avevano  lascialo  sospcsi.  Del  resto  noi  al)hian]o  nella  présente  iscri- 
zione  una  nuova  conforma  che  il  vero  nome  latino  di  (piesla  ciLlà  lu 
Genua,  corne  la  chiamano  Livio,  Valerio  Massimo,  Plinio  e  Pomponio 
Mêla,  e  come  dicesi  nella  piii  volte  citata  sentenza  dei  confini  e  i?i  un 
sasso  del  Grutero',  e  non  già  il  barharo  laniia  venuto  fuori  nei  secoli 
bassi,  di  cui  primi  furono  a  valersi  Procopio  e  Luitprando. 

Ampio  soggetto  di  erudite  inquisizioni  e  di  geojrrafiche  ricerche 
somniinisirerehbe  il  numéro  délie  miglia  interposte  fra  Genova  e  il 
luogo  in  cui  era  situata  questa  colonia;  ne  molto  importerebbe  che  si 
fossero  logore  le  prime  cifre,  perché  forse  con  pi{i  assidue  cure,  se 
non  si  riuscisse  a  leggerle,  si  potrebbe  almeno  riconoscere  la  quantité 
délie  cancellate,  osservando  la  posizione  délie  rimanenti.  Oltre  di  che 
essendosi  salvati  i  numeri  minori,  con  uno  scandaglio  délie  attuali 
distanze  non  dovrebbe  essere  difficile  di  supplire  con  qualche  sicurezza 
i  maggiori.  Ma  per  far  ciô  occorre  un  ampio  corredo  di  notizie  topo- 
grafiche  relativo  specialmente  a  quel  tratto  di  paese  percorso  da  (juesta 
strada  fra  Verona  e  Cremona,  ove  il  suo  letto  è  ora  abbandonato  : 
notizie  che  io  non  posso  avère  con  si  poca  conoscenza  di  quei  luoghi, 
e  in  tanta  lontananza  di  domicilio.  Oltre  di  che  sarebbe  indispensabile 
di  sapere  con  esattezza  il  sito  précise,  in  cui  fu  trovata  la  nostra  co- 
lonna,  il  che  a  me  non  è  riuscito  di  scoprire.  Ben  è  vero  che  con  tutto 
questo  resterebbe  campo  a  qualche  obbiezione.  E  da  avvertirsi  che 
nella  parola  POSTVMIVS  da  più  récente  scalpello  sono  state  di  i^y. 
molto  prolungate  le  due  gambe  del  primo  V,  e  cosi  pure  le  due  aste 
del  M,  e  quella  dell'  I,  e  che  finalmente  si  è  lasciato  cadere  un  altro 
I  in  mezzo  del  secondo  V,  con  che  si  è  formato  un  VIIII  di  maggiore 
dimensione  dell'  altre  lettere.  Anche  nella  colonna  bolognese  da  me 

'   Pag.  1096,  10. 


96  CIPPO  MIGLIAUE  DI  VERONA. 

su!  principio  riferita  vedesi  di  fianco  ail'  aiitica  iscrizioiie  un  mador- 
iiale  XXI.  È  chiaro  che  ambedue  hanno  subito  la  sorte  di  molti  altji 
ceppi  migliari,  nei  quali  gli  antichi  marmi  si  sono  fatti  servire  ad  una 
posteriore  misura.  Se  non  che  nella  pietra  bolognese  1'  epigrafe  es- 
sendo  piii  corta,  era  rimasto  vuoto  uno  spazio,  onde  si  potè  voltare  la 
colonna  per  inciderci  il  nuovo  numéro.  Ma  1'  iscrizione  abbracciando 
nella  nostra  quasi  1'  intero  giro  del  fusto,  non  si  è  avuto  altro  modo 
se  non  quello  di  riscrivere  sopra  Y  antica  leggenda.  Giô  posto  nasce 
gagliardo  sospetto,  che  nel  convertire  il  nostro  sasso  ail' uso  novello, 
possa  essere  stato  rimosso  dal  posto  che  prima  occupava,  e  quindi  che 
il  novero  délie  miglia  in  esso  notate  non  sia  più  veritiero.  Ma  dall'  al- 
tra  parte  è  anche  supponibile  in  questa  credenza  che  stante  la  gran 
mole  e  il  soverchio  peso  del  marmo,  piccolo  sia  stato  il  tragitto  che  se 
gli  è  fatto  fare  :  onde  restera  sempre  vero,  che  i  numeri  di  cui  è  insi- 
gnito  saranno  per  chi  sappia  bene  adoperarli  di  un  grandissimo  sus- 
sidio,  onde  conoscere  le  distanze  délia  via  Postumia.  Il  che  certamente 
niuno  potrebbe  fare  meglio  di  lei,  si  pel  vantaggio  di  trovarsi  sulia 
laccia  del  luogo,  come  perla  diligenza  e  1'  erudizione  di  cui  è  abbon- 
devolmente  fornita.  E  con  ciô  di  tutto  cuore  me  le  raccomando. 


DIGESTO  ANTEGIUSTINIAiNEO. 


111.      •  i3 


SÏJL  OIGESTO  ANTE(iIl!ST[NIANEO 

Dl  MONSIGNOR  MAI'. 


(ilontinua  cou  assiduo  zelo  1'  indefesso  Monsig.  Mai  ad  arricchire  la  p.  us. 
repubblica  letteraria  dei  iiovelli  tesori,  che  con  tanta  félicita  va  disol- 
terraiîdo  nell'  inesausta  miniera  délia  biblioteca  Vaticana.  Dopo 
averci  dato  non  ha  guari  due  v(Jumi  di  preziosissimi  scritti  degli  ora- 
tori  di  Arpino  e  di  Girta,  i  due  più  grandi  uomini  del  loro  tempo, 
eccolo  sollecito  a  legalarcene  un  terzo-^,  che  se  cède  ai  fratelli  nelT 
età  e  nella  faina  degli  autori,  li  vince  perô  forse  nella  copia  e  nella 
novità  délie  notizieche  ci  sonmiinistra.  Quattro  opère  di  quattro  diversi 
sci'ittori  in  lui  si  riiichiudono,  oltre  il  saggio  di  una  quinta,  ed  oitre 
utilissiine  varianti  di  altre  già  conosciute. 

E  parlando  per  ora  délia  prima,  dirô  ch'  ella  si  compone  di  un  no-  z^. 

bilissimo  frammento  di  antico  Digesto  di  gius  civile^,  del  quale  si  sono 
salvate  cinquantasei  pagine,  perché  un  nionaco  di  Bobbio  del  secolo 

'   [Extrait  An  Giornalc  Arcadico ,   1826,  L.  Caecilii Minutiani  Apulei grammntki dr 

t.  XXII,  p.  68-95.]  orthographia  Irium  librorum  fragmenta. 

^  Juris  civilis  antejnsthiianei  relifjuiae  me-  Romae,   in  collegio  Urbano  apud  Biii- 

ditae  ex  codice  rescripto  bibliolhecae  ponttft-  laeum,  mdcccxxiii,  in-S"  gr.  di  pagine  in 

ciae  Vaticanae,  curante  Angelo  Maio  bihlio-  tutto  356,  oltre  80  di  prefazione. 
thecae  ejusdem. praefecto ,  ^  [Ce  précieux  fragment  a  été  plusieurs 

Q.  Aiirelii  Sijiiimuchi  V.  C.  norem  oratio-  fois  revu  et  publié  depuis;  on  en  doit  à 

uiiin  partes  cum  adnolatiombiis ,  M.  Mommsen  deux  éditions  qui  ne  laissent 

C.  hilii  Victoria  iirs  Bhctorica ,  rien  à  désii'er;  la  première  a  paru  à  Berlin 

i3. 


100  DIGESTO  ANTEGIUSTINIANEO. 

ottavo  se  ne  giovô  insieme  con  altri  fogli  staccati  da  un  eseniplare  dei 
codice  Teodosiano  e  délia  legge  cosi  delta  dei  Borgognoni,  per  riscri- 
vervi  sopra  le  coHazioni  dei  santi  di  Cassiano.  Rassomiglia  questo  Di- 
gesto  nella  forma  al  Giustinianeo,  se  non  che  nel  primo  si  meschiano 
indifterentemente  le  dottrine  dei  giureconsulti  e  le  leggi  de'prencipi, 
mentre  nel  secondo  furono  soltanto  ricevute  le  risposte  dei  sapienti, 
essendosi  riserbati  i  rescritti  imperiali  ail'  altro  lihro  de!  Codice.  E  si 
osserva  pure  quest'  altra  differenza  fra  loro,  che  nell' Amalfitano  le 
costituzioni  spettanti  a  ciascun  titolo  sono  disposte  per  ordine  cronolo- 
gico,  mentre  nel  Vaticano  non  si  è  serbata  alcuna  ragione  di  tempo. 
Gonvien  confessare  che  di  questa  nuova  collezione  giuridica  non  si 
aveva  per  1  addietro  alcun  sentore  ;  e  in  fatti  la  maggior  parte  délie 
leggi  in  essa  radunate  è  apparsa  affatto  ignota,  sebbene  non  poche  an- 
cora  vi  s'  incontrino  che  sono  ripetute  nelle  Pandette  o  nei  Godici  di 
Teodosio  e  di  Giustiniano;  con  questo  vantaggio  non  di  meno  che  qui 
si  veggono  quasi  senipre  piij  ampie  ^d  intere.  Il  più  antico  degl'  im- 
peratori  che  vi  sia  ricordato  è  Trajano,  corne  il  piii  récente  è  Valenti- 
niano  seniore,  dal  che  trae  motivo  di  giudicare  Y  egregio  editore  nella 
sua  dotta  prefazione,  che  questo  lavoro  sia  anteriore  in  elà  al  codice 
di  Teodosio,  e  posteriore  a  quello  di  Gregorio  e  di  Ermogene^  Più 
dubbioso  rimane  sulla  questione,  se  sia  stato  compilato  di  privata 
autorité;  ma  propende  pcraltro  a  credere  che  l'autore  seguisse  la  re- 
ligione  pagana.  Premesse  queste  notizie  generali,  io  ne  verro  piluc- 
p.  5o.  cando  le  cose  più  importanti,  che  di  mano  in  mano  mi  si  ollViranno, 
relative  alla  storia  ed  ail'  erudizione,  lasciando  interamente  ai  giuristi 
1.1  cura  di  mostrare  quale  sia  il  vantaggio  che  da  lui  ne  proviene  alla 
scienza  légale. 

Sette  sono  i  titoli    che   ci  sono  rimasti   in   questo   frammento,   il 

en  i86o,  la  seconde  h  Bonn,  on  i86i,  820,  et  que  les  lois  de  dates  poslérioures 
sous  ce  lilre:  Juris  anlejustinirmcifrugmcvla  qu'elle  conlicnt  y  ont  dlé  ajoulécss  dans  le 
ffunc  dicuntur  Vaticana.  .1.  B.  de  Rossi.]  cours  du  iv''  siècle;  rien  ne  peut  faire  sup- 
I  M.  Mommsen  a  démontré  que  cette  poser  qu'elle  ait  été  rédi|[ée  par  une  auto- 
compilation  a  été  faite  sous  Constantin,  en  rite  publique.  J.  1{.  de  Uossi.J 


BIGESTO  ANTEGIUSTINIANEO.         '  101 

primo  de'  quali  si  denomina  ex  empto  et  vendilo,  o  contiene  un  responso 
d' incerto  giiireconsulto,  molti  di  Papiniano,  c  ventitrè  rescritti  im- 
periali  da  Alcssandro  Severo  a  Coslantino  Magno,  molti  de'  quali 
sono  disgraziatamcnte  mutilali.  Di  uno  di  ossi  pag.  5  [§  3o]',  che  porta 
la  data  Aureliano  et  Basso  coiiss.  spctlante  ail'  anno  s'y!,  giuslamente  si 
prévale  1'  crudito  annotatore  pcr  confermare  che  quello  lu  il  primo 
consolato  dell'  impcratorc  Aureliano,  contro  la  maggior  parte  de'  mo- 
derni  collettori  di  fasti,  che,  ingannati  da  due  falsissime  iscrizioni  Ligo- 
riane^  l'avevano  reputato  il  secondo.  Per  altro  raddoppiandosi  a  Basso 
quest'  onore  dai  fasti  greci  Eracliani  sostenuti  dal  marmo  di  Secenara^, 
ch'  è  r  unico  sincero  di  quest'  anno  che  finora  si  conosca,  se  qui  non 
vi  è  stata  negligenza  per  parte  del  copista,  converrà  dire,  o  che  la 
cancelleria  impériale  seguisse  in  questi  tempi  il  costume  di  coloro  che 
non  tenevano  conto  dei  consolati  sulTetti  conseguiti  prima  degli  ordi- 
narj,  o  più  probabilmente  che  Basso  non  avesse  avuto  in  precedenza 
che  i  soli  ornamenti  consolari,  i  quali  da  alcuni  si  computavano,  ben- 
chè  impropriamente,  per  un  vero  consolato,  dietro  il  primo  esempio 
datone  sotto  Settimio  Severo  da  Fulvio  Plauziano,  secondo  che  avverte 
Dione*.  E  lo  stesso  converrà  pur  credere  riguardo  al  rescritto  di 
Gallieno  del  260,  dato  [SaecuJaii^  II  et  Donato  conss.,  pag.  5  [S  19]. 
nel  quale  col  consenso  di  tutti  gli  antichi  fasti  si  rifiuta  al  secondo  il 
geminato  onore,  che  perô  gli  viene  concesso  nelle  due  tavole  di  bronzo 
già  del  Museo  Vettori,  pubblicate  dal  possessore^. 

Erasi  in  dubbio  se  Sesto  Gatio  console  nel  280  avesse  avuto  il 
cognome  di  Clemenziano  0  di  Glementino  :  ma  ora  dovrà  preferirsi  il 
secondo  pel  nuovo  esempio  che  ne  porge  la  pagina  quinta  [§  98],  con 
cui  confronta  fra  le  altre  la  bella  lapide  del  Museo  Palatino  di  Man- 


'  [ Les  pages  auxquelles  renvoie  Borghesi  ^  Gud.  qui  viditj   p.   i4i,    9.   [Orelli. 

sont  celles  du  livre  du  cardinal  Mai;  nous  n.  i856;  Mommsen,  /.  N.  5478.] 

y  avons  partout  ajouté,  entre  crochets,  l'in-  '*  Lib.  XLVI ,  c.  xlvi. 

dication  des  paragraphes  des  éditions  qui  ^  Dissert,  glyplofiraphica ^  ]i.  xu.  [Murât, 

ont  paru  depuis.  L.  Renier.]  p.  364  et  563.] 

'  Reines.  Cl.  V.  n.  /j8;  Gud.  p.  a/i.  1. 


102  DIGESTO   ANTEGIUSTINIANEO. 

heim  riterita  dal  Donati^  Fra  le  persone  mentovate  iii  questo  titolo 
non  so  bene  se  la  Rutilia  Prima  vivente  ai  tempi  di  Costantino  nel  3 1 5 , 
pag.  7  [S  33],  sia  la  medesima  ch'  è  nominata  nel  seguente  marmo  del 
Muratori-  : 

RVTILIA 

FORTVNATA 

RVTILIAE-PRIMAE 

LIB-V-A-VIII 

parendonrii  anzi  che  la  di  lui  semplicità  debba  consigliare  a  riportarlo 
a  tempi  più  aiitichi. 

Bensi  di  nobile  stirpe  diro  essere  stata  la  Flavia  Aprilla  ricordata 
due  anni  prima  nella  stessa  pagina  [§  34],  imperocchè  i  suoi  nomi  l'ac- 
cusano  discesa  da  una  famiglia  resa  illustre  da  M.  Flavio  Apro  sena- 
tore  ai  tempi  di  Trajano,  e  ricordato  da  Plinio  giuniore^  e  nel  dialogo 
De  causis  corruptae  eloquentiae'^,  non  cbe  da  due  altri  a  lui  omonimi, 
che  conseguirono  i  fasci  nel  i3o  e  nel  176. 

Che  peccato  perô  che  siasi  ommesso  il  nome  del  correttore  del 
Piceno,  a  cui  è  indirizzata  una  bellissima  ed  intera  costituzione  di 
Costantino  dell'  anno  3i3,  pag.  7  [§  35],  e  ch'  esser  doveva  un  uomo 
di  grande  importanza,  veggendosi  che  1'  imperatore  lo  chiama  joarem* 
karissime  algue  ammitissime,  il  quale  titolo  non  so  se  si  abbia  esempio 
che  sia  stato  mai  dato  a  persone  di  minor  condizione  dei  prefetti  del 
pretorio  e  délie  due  capitali^  Certo  che  Valentino  il  quale  cra  conso- 
lare  délia  stessa  provincia  nel  365  dicesi  semplicemente  Valentine  karis- 
sime nel  codice  Teodosiano^;  per  lo  che  vi  sarebbe  mai  pericolo  che  in 
quel  P.  K.  che  giusta  il  solito  l'erudilo  Monsignore  ha  interpretato  Pa- 

'   Pag.  Û70,  5.  [Orelli,n.  i8i;Steiner,  ^  [On  verra  en  elîel  plus  loin  (page  1  oH. 

hmcr.  Dan.  et  Rhen.  I,  633. J  note  3)  (pie  celle  conslilnlion  esl  adressée  an 

'  Pag.  i556,  i5  ;  Romae  apud  Ficoro-  préf'el  du  prétoire,  qui  avait  di'oil  à  ce  litre, 

nium.  J.  B.  de  Rossi.  ] 

■  Lib.  V,  ep.  XIV.  °  Lib.  II.  til.  i\,  I.  5. 

'  [Tacit.  De  Orat.]  cap.  n. 


DIGESTO  ANTEGIUSTINIANEO.  103 

rens  Karissime,  dovesse  questa  volta  prendersi  P  per  l'iniziale  del  nome 
de!  préside,  che  contro  l'uso  vedesi  prelerito?  Mérita  poi  spéciale  osser- 
vazione  la  data  di  questa  legge,  pei-  la  nicmoria  che  vi  si  la  délia  città  di 
Alba,  che  sarà  la  Fuceiite  annoverata  Ira  le  Picene  anche  nel  libro  di 
Balbo  presse  Frontino',  e  perché  ci  assicura  che  ai  29  di  agosto  di 
queir  anno  Gostantino  trovavasi  in  Aquileja  :  Dal.  JIII  Kal.  Sept.  u/j. 
FF.  ad  correclorem  Piceni  Aquileja.  Accepta  AI  111  Kal.  (kl.  Albae,  Constan- 
tino  Aug.  III  conss.  Per  lo  che  saremmo  obbligati  a  ritardar^'  il  siki 
viaggio  nelle  Gallie,  che  sulla  fede  del  suo  panegirista  e  di  Zosimo  si 
credeva  aver  intrapreso  nella  primavera  per  reprimere  i  Franchi,  che 
violando  la  data  fede  minacciavano  un'  irruzione ,  oiule  sappianio  da 
altre  leggi  che  nel  novembre  e  nel  décembre  soggiornava  a  Treveri.  Ma 
vi  è  modo  di  conciliare  questo  nuovo  documente  cogli  storici,  dicendo 
che  queir  Aquileja  non  sia  già  1'  italiana,  ma  sibbene  T  altra  situata 
nelle  vicinanze  di  Ehingen  sul  Danubio,  di  cui  ha  recentemente  par- 
lato  il  dottissimo  Amati^.  E  per  verità  qualche  cosa  di  non  comune 
deve  nascondersi  in  quella  sottoscrizione,  attesa  la  stranissima  novità 
di  portare  doppia  data  di  luogo  Aquileja,  ed  ap.  FF,  non  sembrando 
qui  niente  opportuna  l' interpretazione  ^V^ld¥isc^lm  Frumentarium ,  che 
suol  darsi  a  quelle  due  sigle.  Se  la  présente  costituzione  tu  mandata 
dalla  Germania,  come  par  certo  dal  mese  in  cui  fu  scritta,  e  dall'  inter-      F.  53. 
vallo  di  21  giorni  corso  fra  la  spedizione  e  la  ricevuta,  non  puô  a  meno 
che  quelle  significhino  alcuna  cosa  che  prevenisse  il  lettore  a  non  coi- 
rere  tosto  col  pensiere  in  Italia  al  veder  nominata  la   celebratissinia 
Aquileja.  Potrebbe  quindi  cadere  in  mente  di  supplire  APud  Francos, 
raddoppiata  ail'  uso  di  quei  tempi  la  prima  lettera  a  denotare  il  plu- 
rale, o  XVud  Francorum  Fines,  0   altra  consimile,   con  che  il  senso 
correrebbe  egregiamente^  Ma  prima  di  azzardare  alcuna  congettura. 
farebbe  mestieri  di  conoscere  il  luogo  preciso,  ov'  era  posta  1' A(]ui- 

'  [Gromaticiveteres,  QA.L?id\max\nA.\,  '  [Cette  difllculté   provient  uniquement 

p.  .25,3.]  d'une  mauvaise  lecture  du  cardinal  Mai  :  le 

-   Giornale  Arcadico ,   18-2  4,  tom.  XXI.  manuscrit  ne  porte  pas  «p-FF^  mais  bien 

p.  5g.  apff,  ce  que  M.  Mommsen  a  interprété  avec 


10^1  DIGESTO  ANTEGiUSTlNlANEO. 

leia  danubiana,  e  segnatamente  s'  ella  sorgeva  sulla  ripa  romana,  o 
sulla  ripa  dei  Franchi,  il  che  io  mi  confesse  d' ignorare  del  tutto.  Sarà 
dunque  meglio  desistere  da  ogni  vaneggiamento,  e  di  abbandonare 
]'  illiistrazione  di  questo  difficile  luogo  agli  eruditi  Alemanni,  che  aju- 
tati  dalle  cognizioni  topografiche  sono  al  caso  di  vedere  tanto  più  ret- 
tamente  di  noi. 

Il  Basso  cui  è  indirizzato  il  susseguente  rescritto  [§  36]  del  mede- 
simo  Costantino,  nel  quale  si  tratta  di  una  querela  fra  Esuperanzio 
uomo  chiarissimo  e  suo  nipote  Valentino,  sarà  senza  meno  un  prefetto 
di  Roma,  essendo  questi  i  giudici  ordinarj  dei  senatori,  e  perô  non  si 
avrà  timoré  di  equivoco  nel  reputarlo  Settimio  Basso  che  fu  prefetto 
dai  1 5  maggio  del  3 1 7  fino  al  primo  settembre  del  3 1 9 ,  siccome  ci 
assicura  1'  anonimo. 

Ad  una  lacera  costituzione  di  Valentiniano  seniore  [§  Sy],  datata 
da  Treveri  li  10  novembre  del  369,  ove  già  sapevamo  che  a  quei  tempi 

dimorava,  ne  succède  un'  altra  pari  menti  mutila  [S  38]  diretta pr. 

pv.  Ltig.  prim.,  che  il  preclaro  editore  ha  spiegato  l^?\.aesidi  Pro\inciae 
LUGdunensis  PWlMae,  suH'  esempio  délia  legge  di  Costantino  che  si 
trova  nel  codice  Teodosiano  inviata  ad  Antonio  Marcelhno  altro  pré- 
side di  quella  provincial  Ma  se  è  vero,  corne  egli  stesso  annunzia,  che 
la  prima  lettera  P  abbia  piuttosto  la  sembianza  di  un  altra  R,  io  ame- 
rei  meglio  di  supplire  coRR,  e  d' interpretare  correclon^;  non  opponendo 
ostacolo  il  citato  Marcellino  che  si  appella  préside,  atteso  che  non  è 
nuova  la  variazione  del  titolo  dei  governanti  di  una  medesima  pro- 
vincia,  onde  sappiamo  che  la  Gampania  per  esempio  fu  amministrata 
da  proGonsoli,  da  consolari,  da  correttori,  da  rettori  e  da  presidi.  Il 
nome  poi  di  questo  personaggio  che  si  è  perduto  nell'  intestatura ,  tro- 


raison  a  prnefecto  [praetorio];  ce  n'est  donc  ^  [Mais  il  n'y  a  jamais  eu  de  correctores 

pas  l'empereur  Constantin,  c'est  le  préfet  dans  les  Gaules,  et  d'ailleurs  cette  première 

du  prétoire  qui  a  envoyé  d'Aquilée  au  cor-  lettre  est  un  A  et  non  pas  un  R;  M.  Momm- 

rectour  du  Picenum  la  constitution  dont  il  sen  a  donc  lu  avec  raison  :  ad  consulkKem 

s'agit.  J.  B.  DE  llossi.]  provinciae  Lugdiincnsis  primac.  —  J.  lî.  de 

'  [Lib.  XI,  tit.  m,  I.  1.]  Rossi.| 


DIGESTO  ANTECxIUSTiiMANEO.  105 

vasi  iiel  corpo  dclla  legge,  in  cui  s'  egli  dice  Fauste  karissime;  ond'  ella 
sarà  pregevole  per  averci  palesato  un  ignoto  préside  délia  provincia 
Lionese,  e  per  la  novità  di  aver  contro  û  solito  la  data  dell'  anno  o']'.>.. 
11  quai  Fausto  non  dnhilo  esser  quel  medesimo  che  dal  codice  Giusti- 
nianeo'  conosciamo  essere  stato  poi  conte  délie  sacre  largizioni,  non 
sappiamo  bene  in  quai  anno,  perché  manca  la  data,  ma  certaniente 
innanzi  il  383,  in  cui  fu  associato  ail'  impero  Arcadio,il  cui  nome  non 
trovasi  Ira  quelli  degli  allri  Augusti  in  fronte  di  ([uell'  epistola. 

Il  secondo  titolo  tratta  de  usufnictu,  e  non  contiene  che  quattro  soli 
rescritti  imperiali  con  altrettanti  consolati.  Importante  è  il  primo 
[%  lii]  Fmisto  11  et  Gallo,  appartenente  al  298,  perché  accresce  fede 
air  anonimo  Norisiano,  ail' indice  dei  prefetti  di  Roma,  al  supposto 
Idazio,  ai  fasti  greci  minori,  al  frammento  Bucheriano  e  alla  legge  xxi 
de!  codice  Giustinianeo  de  padis^,  che  ad  Anicio  Fausto  concedono  i 
doppi  fasci  negatigli  da  tutti  gli  altri,  ed  anche  da  tre  marmi,  che  per- 
altro  essendo  cimiteriali  non  sono  per  questa  parte  di  grande  autorità^ 
Ha  molto  merito  questo  rescritto,  perché  ci  somministra  un  ignoto  P.  0: 
proconsole  dell'  Africa ,  da  aggiungersi  alla  série  datane  dal  Morcelli  \ 
che  appunto  in  questi  tempi  si  querelava  d'  ignorarlo.  Egli  é  Elio 
Dionisio,  avanti  cui  l'imperatore  Diocleziano  ordina  a  Tannonia  Giulia 
di  presentarsi  ;  e  quantunqiie  non  dicasi  apertamente  proconsole,  per 
taie  perô  si  palesa  dal  titolo  vir  clarmitmis  amicus  noster,  e  dal  no- 
tarsi  che  la  legge  fu  proposita  Carthagine.  Né  alcuno  potrebbe  sospettare 
che  invece  di  proconsole  egli  fosse  vicario  de!  prefetto  del  pretorio,  pri- 
mieramente  perché  il  titolo  che  in  questo  caso  gli  conveniva  sarebbe 
vir  spectabilis,  dippoi  perché  dagli  atti  di  S.  Marcello  centurione  délia 
legione  Trajana^  siamo  assicurati  che  quell'ulîicio  era  quest'  anno  oc- 
cupato  da  Aurelio  Agricolano.  È  noto  questo  Dionisio  per  parecchie 
iscrizioni,  fra  le  quali  trasceglierô  la  seguente,  che  dà  maggiori  no- 

'   Lib.  IV,  lit.  XL,  1.  1.  *  Neir  Africa  Christiana ,  vol  II,  p.  176. 

^  [Lib,  II,  lit.  m,  1.  ai.J  '  Presso  il  Ruiuart,  Acta  sincera  marly- 

'  [Voy.  de  Rossi,  Inscr.  christ,  mh.  Rom.         rum,  p.  -265.  [Ed.  Paris.  1689,  p.  3i3.] 
1. 1,  n,  5î3-96.] 

m.  i'» 


lOG  DIGESTO  ANTEGIUSTINIANEO. 

tizie  di  lui,  pubblicata  due  volte  dal  Fabretti  \  e  veduta  in  Horiia  dal 
Doiii^: 

L-  AELIO  •  HELVIO 
DIONYSIO-C  •  V 

IVDICI  SACRARVM  COG 
NITIONVM  TOTIVS  ORIEN 
PRAESIDI   SYRIAE  COELE 
CORRECTORI  VTRIVSQ^ 
ITALIAE   CVRATORI  AQ^ 
ET    M  I  N  ICI  A  E    C  VRAT 


OPERVM    PVBLICORV 
PONTIFICI     DEI     SOL 

iiiiiiiliiiilli¥ii^ii^ii'iMiiii 

P.  5fi.  '  COLLEGIVM 

FABRORVM    TIGNVARI 
MVLTIS  IN  SE  PATROCINIIS  CO 


Délia  cura  deile  acque  da  lui  sostenuta  sotto  l' imperatore  Diocleziaiio 
parla  pure  un'  iscrizione  Gruteriana^,  e  délia  cura  délie  opère  pubbli- 
clie  avuta  sotto  lo  stesso  impero,  si  ha  memoria  in  due  altri  marmi, 
uno  del  Grutero^,  1'  altro  del  Fabretti*^.  Intanto  questo  rescritto  ci 
mostrerà  pi'esso  a  poco  il  tempo  in  cui  esercitô  questi  ulîicj,  che  sa- 
ranno  tutti  anteriori  alT  anno  del  suo  proconsolato  non  mentovato  nella 
sovra  posta  iscrizione,  perché  incisa  anteriorraente,  mentr'  era  curatore 
dello  opei'e  pubbliche,  onde  va  bene  che  fosse  onorato  dai  fabbrica- 
tori  dei  legnami  occorrenti  alla  costruzione  degli  edificj.  Ed  è  ujjual- 

'   /h.sc>'.  r/ow.  |). -iof).  n.  5i  7,  0  pag.  700,  '  Vap-.  178,  (>.  [Urelli.  1  oiVj,] 

II.  'il  5.  *  Pag.  111.6.  [Orelli,  10/17.J 

Cl.  V.  II.  Oo.  |Orelli,  n.  Go.]  "  Insrr.  dom.  paj^,  68;'),  n.  71. 
CVRATorî"  locornm  et. 


DIGESTO  ANTEGIUSTINIANEO.  107 

mente  di  tutta  regolarità,  clie  queste  due  curazioiii  gli  fossero  di  scaia 
per  otteiiere  il  proconsolato  dell'  Âfrica  ;  veggendosi  anni  dopo  che 
quella  dell'  acque  lo  fu  del  pari  ail'  altro  proconsole  Postumio  Tiziano, 
secondo  una  lapide  del  Fabretti'.  Corne  il  suo  predecessore  Cassio 
Dione,  che  da  quella  provincia  passô  alla  prefettura  urbana  nel  196, 
cosi  egli  pure  consegui  questo  nuovo  onore  nel  3oi,  per  quanto  ci  ta 
sapere  1'  anonimo. 

È  degna  di  attenzione  anche  la  susseguente  legge  del  '298  [S  6 y.], 
perché  si  confernia  che  l' imperatore  Diocleziano  agli  8  di  febbrajo 
trovavasi  al  Sirmio,  ove  nel  giorno  précédente  ce  lo  annunziava  un' 
altra  legge  del  codice  di  Giustiniano.  Converrà  perô  dire  che  nella 
data  di  quella  che  vien  dopo  [§  /i3],  sukcripla  IIII  Kal.  Ocl.  Viminaci 
Caess.  Conss.  sia  stata  per  negligenza  dimenticata  la  nota  ///,  e  che 
perciô  dall'  anno  296  debba  trasferirsi  al  3oo.  Imperocchè  da  altre 
leggi emendate  dal  Tdlemont,  dei  19  settembre,  dei  3,  dei  17,  dei  20, 
e  dei  3o  di  ottobre,  sappiamo  che  Diocleziano  nel  primo  di  quegli 
anni  stanziava  al  Sirmio,  lontano  da  Viminacio  i5'i  miglia,  mentre 
altre  dei  26  e  27  settembre  del  3oo  ci  fanno  manifesto,  che  in  quel 
tempo  egli  appunto  risiedeva  nella  seconda  di  quelle  città. 

Ma  se  poche  sono  le  leggi  contenute  in  questo  titolo,  in  compenso 
moite  sono  le  risposte  dei  giuristi,  cioè  di  Giulio  Paulo,  d'  Ulpiano,  di 
Papiniano,  di  Salvio  Giuliano,  di  INerazio  e  di  Giuvenzio  Celso,  parec- 
chie  délie  quali  sono  ripetute  nell'antico  Digesto.  Di  due  altri  giurecon- 
sulti  è  perito  nel  codice  il  nome,  che  non  dev'  essere  impossibile  di 
ristaurare  essendosi  salvata  la  citazione  dei  loro  libri.  Si  attribuisce 
al  primo  nella  pag.  i3  [S  /i/i]  lib.  II  r.  Aur.  Felici ;  e  il  ch.  editore 
dopo  aver  rettamente  interpretato  lihro  II  responsorum,  tituba  in  di- 
chiarare  se  il  di  lui  autore  sia  Papiniano  0  Nerazio,  ognuno  dei  quali 
scrisse  libri  di  responsi.  Veda  peraltro,  se  forse  si  avesse  a  preferire 
Cervidio  Scevola,  a  cui  pure  sex  libri  responsorum  si  aggiudicano  dall 
indice  fiorentino  délie  Pandette,  e  cio  perche  quest'  Aurelio  Felice  da 


Fabrelti,  Inscr.  dom.  [).  -208.  n.  5i(J. 

1/4, 


108  DIGESTO  ANTEGIUSTINIANEO. 

lui  nuovamente  si  commémora  nell'  inforziato  ^  L'altro  ignoto,  di  cui 
si  citano  siiio  a  quattro  libri  de  interdictis,  p.  28  [§  92],  sarà  poi 
sicuramente  Venuleio  Saturnino,  che  compose  sei  libri  sopra  questa 
materia  per  confessione  dell'  indice  su  mentovato.  Ne  è  da  tacersi  che 
a  pag.  28  [§  77]  si  ha  da  correggere  il  nome  del  giurisperito  comune- 
mente  chiamato  Vinidio  Vero,  e  che  ivi  appellasi  Vitidius,  essendo  che 
la  lezione  del  codice  Vaticano  viene  gagliardamente  appoggiata  da  una 
ta  vola  di  onesta  missione  pubblicata  dal  Weszpremio^  e  ripetuta  dal 
P.  58.  Vernazza  ^  dalla  quale  s' impara  che  questo  Marco  Vindio  Vero  fu 
console  suffetto  nel  giugno  del  i38  in  compagnia  dell'  altro  giure- 
consulto  Pactumeio  Clémente. 

Trapasso  di  volo  sul  terzo  titolo  de  reuxoria  et  dotibus,  tutto  contesto 
di  squarci  di  Paulo,  di  Ulpiano  e  di  Papiniano,  ove  non  ho  da  no- 
tare  se  non  che  nell'  unica  legge  degl'  imperatori  Severo  e  Garacalla , 
riterita  dal  secondo  di  quei  giurisperiti  pag.  36  [§  119],  il  mutilo 
nome  del  personaggio  Iulio  In.  ...  cui  ella  è  diretta,  dovrà  restituirsi 
hiUo  Inliano,  per  autorité  di  un'  altra  legge  degli  stessi  prencipi,  indi- 
lizzata  al  medesimo,  che  si  trova  nel  Digesto^.  La  materia  di  cui  in 
essa  si  tratta,  cioè  dei  béni  di  coloro  che  accusati  muojono  innanzi  la 
sentenza,  già  per  se  stessa  faceva  conoscere  che  il  personaggio  a  cui  si 
rispondeva,  era  un  giudice  0  pretorc,  il  che  sarà  ora  maggiormente 
comprovato  dal  vedersi  a  lui  inviati  due  rescritti  di  un  argomento  af- 
iatto  diverso;  onde  non  ponno  essere  due  brani  di  una  medesima 
costituzione.  Per  lo  che  me  ne  verra  buon  lume  per  fissare  alquanto 
meglio  r  età  di  un  console  mentovato  nella  seguente  lapide,  di  cui 
altro  non  si  sapeva,  se  non  che  doveva  essere  posteriore  a  M.  Aurelio, 
il  quale  a  detto  di  Gapitolino^  pel  primo  curalores  multis  civitalihiSy  quo 
laliu.s  Hmaloriaa  Icnderei  dignilalcs,  c  scnalii  dedif.  La  concordanza  dei 

'   Lib.  XXXiV,  til.  m,  I.  sy.  |C'ost  Ulpien  ^  Diplomu  di  Adriano  spiegato,  p.    \ki. 

qui  est  l'auteur  de  ce  livre;  voy.  le  Digeste,  [Gardinali,  Diplomi  imperiali,  tav.  XVII. | 
lil).  XXX,  19.0,  .S  ■>.  .1.  B.  i)K  Rossi.]  '  Lil).  XLVIIl,  lit.  xm.  I.  9.. 

'  SuccincUi  medlcoriwiHungarioc  et  TidH-  ^   lo  Moiro  ,  c.  \\. 

silvuniue  hiographia ,  t.  III,  j).  638. 


DIGESTO  ANTEGIUSTINIANEO.  109 

nomi  e  deil'  uffîcio  pretorio  non  che  tutto  1'  assieme  délia  lapide  che  p.  09. 
sa  più  del  terzo  secolo  che  del  secondo,  mi  fanno  credere  agevolmente 
che  il  personaggio  onoratovi  non  sia  diverso  dal  nientovato  nei  rescritti 
superiori.  Per  lo  clie  s'  egli  fu  pretore  sotto  Severo,  e  se  innanzi  di 
giungere  al  consolato  gli  tocco  a  sorte  la  provincia  dell'  Acaja,  che  se- 
condo le  leggi  non  potè  avère  se  non  dopo  un  quinquennio  délia  pre- 
toria  magistratura,  converrà  per  conseguenza  ritardare  altresi  la  susse- 
guente  legazione  A({uitanica,  cui  succedetlero  i  fasci,  e  hssarla  sotto 
r  impero  di  Caracalla  0  di  Eliogabalo;  onde  starà  bene  che  si  dica  le- 
gatus  Augusti,  non  Augusloriim  : 

L  •  I  VL  10  •  L  •  F  •  PAL 
I  V  L  I  A  N  O 

PRAETORI-CVRATOR] 
CIVITATIS-INTERAMNA 
TIVM-NARTIVM-PRAEF 
MIN  ICIA-PROCON  SVLI 
PROVINCIAE-ACHAIAE 
LEG-LEGIONIS-SECVNDAE 
AVGVST • LEGAT • AVG 
PRO-PR-PROVINCI 
AE-AQ_yiTANIAE-CON 
SVLI • OFFICIALES 
EIVS  •  PROVINC I A  E  •  AQVITA 
NIAE-OPTIMO-PRAESIDI 
HOMINI  •  BONO 

Questa  iscrizione  trovasi  ripetuta  in  due  marmi,  uno  de'  quah  dai 
Grutero  malamente  si  disse  esistente  a  Roma^  quando  per  attestato 
del  Passeri,  in  un  opéra  inedita  nelia  biblioteca  Oliveriana,  è  stato 
sempre  a  Terni,  prima  presso  il  medico  Giazzi,  poi  nei  Carmelitani, 
finalmente  in  casa  Manassei,  ove  lo  vide  il  Marini'^.  L'  altro  i'u  poi  tro-  oo. 

vato  nei  1788  negli  scavi  di  Otricoli^,  onde  conosceremo  che  gli  ofïi- 

'   Pag.  (i-i-2  ,  n.  7.  ^  Guatlani ,  Monumenli  aiiticlti  liietlili  per 

'^  [Frntr.  Arval.  p.  169,  nota  35.]  V  unno  1788 ,  luglio,  p.  lv. 


110  DIGESTO  ANTEGIUSTINIANEO. 

ciali  délia  provincia  di  Giuliano,  per  onorare  il  suo  consolato,  gli  dedi- 
carono  una  di  queste  basi  iiella  città  di  cui  era  nativo.  Imperocchè  non 
dubito  di  crederlo  figlio  di  quell'  altro  Giuliano,  cui  spettano  questi 
due  cippi,  otricolani  anch'essi,  entrambo  editi  dal  Grutero  ^  : 


L- IVLIO-L-F-PAL  I  V  L  I  A  E  •    L  V  C  I  L  L  A  E 

IVLIANO  L  •  I  VLI  •  I  VLI  AN  I  •  F  I  L 


IIII  •  VIR  •  AED  •  P  ATRON  I  •  MVN  I  CI  Pi 


IIII-VIR-I-D  CVIVS      •       PATER 

iTTl'- VIR-QVINQ^  THERMAS  •  OCRICVLA 

QVINQjîT-DEST  NIS  •  A  SOLO  •  EXTRVCTAS 

PATRONO  SVA  •  PECVNIA  •  DO  N  A 

MVN  ICI  P  I  VIT 

PLEBS •  OB •  MERITA  DECVR  •  AVG  •  PLEPS 

L-D-D-D  L-D-DD 


E  del  padre  eziandio  si  parla  in  uno  di  questi  due  titoletti,  prove- 
nuti  essi  pure  dagli  scavi  di  Otricoli,  che  ora  si  vedono  nel  Museo  Va- 
tican o  : 

illUVLIO-L-F-  PALAT  P.V  L  I  O  •  L  •  F  •  PAL- 

LVCILIANO  IVLIANO 

liATRONO  •  MVNICI  l-'iATRONO  •  MVNICI 

pMrenaevs  PI  •  Irenaevs 

LIB  LI B 

jl  ch.  Monsig.  Marini'^  riferi  tutti  questi  cinque  marmi  ad  un  istesso 
soggetto,  ch'  egli  chiamô  L.  Giulio  Giuliano  Luciliano  ;  ma  parmi  evi- 
P-  61.  dente  che  il  console  debba  distinguersi  dal  patrono  del  municipio, 
giacchè  nella  seconda  pietra  in  cui  si  annoverano  tutti  i  suoi  officj  niu- 
nicipali,  parmi  impossibile  che  con  un  COS,  o  alineno  con  un  CV 
non  si  fosse  dato  un  cenno  délie  magistrature  tanto  maggiori  da  lui 
occupate.  E  s'  era  vero  che  fosse  figlia  di  un  senatore  e  di  un  consolare, 

'   Pag.  ti9.^,  n.  8  e  9.  —  *  Fr.  Arval.  p.  i6-^,  nota  35. 


DIGESTO  ANTEGIUSÏINIANEO.  111 

non  saiebbesi  poi  risparmiato  il  tilolo  di  chiarissima  femina  a  Giulia 
Lucilla  memorata  pure  in  questo  sasso  del  Donati^  : 

D-M-FEC 
IVLIA  •  L  •  F 

LVCILLA 

DIADVMENO 

L-PEDAGOGO 

B  •  M 

Egualmente  non  veggo  corne  possano  ad  una  stessa  peisona  attri- 
buirsi  le  due  lapidi  Vaticane  ambedue  délia  stessa  forma  e  délia  stessa 
dimensione,  che  a  mio  parère  parlano  di  due  fratelli;  lo  che  essendo 
restera  molto  probabile  cbe  la  figlia  prendesse  il  nome  di  Lucilla  da 
Luciliano  suo  zio  :  e  per  tal  modo  da  tutte  queste  iscrizioni  non  solo 
avremo  un  console  sufTetto,  ma  ben  anche  suo  padre,  suo  zio  e  sua 
sorella. 

Un  tesoro  di  pellegrine  notizie  rinchiudesi  nel  quarto  titolo  de  excu- 
mtione,  ma  occorrerebbe  un  intero  libro  per  tutte  svilupparle  e  met- 
terle  in  chiara  mostra.  Cominciando  tuttavolta,  come  ho  intrapreso, 
dai  consolati,  dirô  che  abbiamo  subito  un  nuovo  collegio  in  quelle  pa- 
role di  Ulpiano,  pag.  5o  [§  'io3]  :  idque  et  divus  Marcus  Pertmaci  et 
Aeliano  conss.  rescripsit.  Vedo  che  il  ch.  annotatore  ha  pensato  dubita- 
tivamente  ail'  anno  i63,  e  m'  immagino  che  ciô  abbia  fatto  perché  P-  ^J^. 
prestando  fede  ai  fasti  dello  Stampa  e  di  altri  ha  trovato  console  ordi- 
nario  in  quel  anno  un  Eliano,  ch'  esser  poteva  quel  medesimo  ch'era 
qui  mentovato.  Ma  il  fatto  sta  che  il  console,  il  quale  in  compagnia  di 
Pastore  aperse  quell'  anno,  non  fu  già  Eliano,  ma  Leliano,  come  scrive 
la  maggior  parte  degli  antichi  fastografi,  e  come  non  ci  lasciano  du- 
bitare  quattro  iscrizioni,  délie  quali  basterà  solo  citare  un' insigne  ta- 
vola  Gruteriana^  riconosciuta  suU'  originale  dal  diligentissimo  Metello^ 
Laonde  venendo  a  mancare  ogni  fondamento  a  questa  opinione,  con- 

'  Pag.  SiQ,  n.  1.  ^  Ne!  codice  Vaticano  ii.  11^99,  p.  i^- 

'  Pag.  196-1  97. 


11-2  DIGESTO  ANTEGIUSTINIANEO. 

verra  cercare  altri  argomenti  per  trovare  a  questi  consoli  la  loro  sede. 
Non  credo  che  alcuno  potrà  sospettare  che  col  rarissimo  cognome  di 
Pertinace  altri  si  denoti  fuori  dell' imperatore  di  questo  nome,  che  ap- 
punto  sappiamo  aver  conseguito  il  suo  primo  consolato  suffetto  nell' 
impero  di  M.  Aurelio.  Il  Panvinio  pel  primo  lo  fisso  ail' anno  179,  in 
cui  Gommodo  fii  console  per  la  seconda  volta,  appellandosi  a  Gapito- 
lino  che  lasciô  scritto^  :  rr  Post  haec  praefectus  Urbi  factus,  in  qua  prae- 
ff  fectura  post  Fuscianum  hominem  severum  Pertinax  mitissimus  et  hu- 
•rmanissimus  fuit,  et  ipsi  Gommodo  plurimum  placuit;  quia  ille  esset 
ffiterum,  cum  Pertinax  factus  est. -n  Ma  quest'  opinione  del  Panvinio, 
henchè  difesa  dal  Reinesio^  e  seguita  da  tutti  i  fastografi,  meno  forse 
il  Muratori,  che  negli  annali  preteri  di  far  memoria  del  primo  conso- 
lato di  questo  imperatore,  fu  abbattuta  dal  Reimaro^,  ove  mostrô  che 
questo  passo  di  Gapitolino  era  mutilo  e  corrotto,  il  che  pure  confessano 
i  suoi  commentatori,  ed  inoltre  maie  interpretato,  perché  ivi  si  parla 
P.  <^^-  non  del  primo,  ma  del  secondo  consolato  di  Pertinace,  ch'  esercitô  ve- 
ramente  in  compagnia  di  Gommodo  1'  anno  192,  mentr  era  nello 
stesso  tempo  prefetto.  Giô  premesso,  io  avvertirô  che  l'anno,  in  cui 
questo  principe  ebbeiprimi  fasci,  si  ricava  da  Dione,  il  quale  scrive*  : 
TQuamquam  vero  Pertinax  ob  res  praeclare  gestas  consul  esset  factus, 
rr  tamen  non  deerant  qui  id  indignarentur,  quod  esset  obscuro  loco 

-rnatus cum  autem  Gassius  res  novas  moliretur  in  Syria,  Marcus 

'•  vehementer  perterritusGommodum  filium,  veluti  qui  jam  posset  inter 
ff  pubères  haberi,  acciri  ex  Urbe  jubet.  t)  Gon  lui  si  accorda  Gapitolino^  : 

•f  Marcus  imperator praetorium  eum  fecit,  et  primae  legioni  re- 

•fgundae  imposuit,  statimque  Raetias  et  Noricum  ab  hostibus  vindica- 
"vit.  Ex  quo  eminente  industria  studio  Marci  imperatoris  consul  est 


'   In  Pertin.  c.  iv.  d(poLvù>v toO  ^o  Kacraiov  xaxà  Tr;t'  2u- 

■  Syntagma  inscr.  p.  liih.  piav  vewTspiaavros ,  a(^àhpoL  èxTcXoLjeis  à 

'  Ad  Dion.  iib.  LXXI,  nota  76.  Mâpwos,   rov    ii()(x(xohov  rôv  viov   sk  tïjs 

*  [ToO  Se  MepTÎvfXHOs  èiri  tolis  àvhpaya.-  Vwfxrjs,  (bs  xai  es  è<pïjëov5  };§>;  reXeiv  Sw- 

OioLis  i/TTOLTeiav  ÂctëèrTOs,  6(xoûs  rfcrav  oî  ve-  và[xsvov,  fjisTSTrifxi^aTO.]  Lib.  LXXI,c.  xxii. 

uetTÔjvtss  STri  t&j  dvcii  avràv  rà  yévos  è^  ^  In  Pertin.  c.  u. 


DIGESTO  ANTEGIUSTINIANEO.  113 

-' designatus .  .  .  Cassiano  motu  composito  e  Syria  ad  Daniibii  tutelarn 
crprofectus  est,  atque  iiule  Moesiae  utriusquc,  mox  Daciae  regimcii 
rr  accepit.  n  Di  qui  adunqoc  si  ritrae  che  fii  ascritto  fra  gli  uoniini  protorj 
quando  fii  maiidato  iiella  Rezia  e  ncl  Norico,  il  che  da  Dione'  si  dice 
essere  avvcnuto  iiel  172;  onde  stando  al  consueto  non  potè  oUare  al 
consolato  senza  una  particolar  dispensa  del  principe,  se  non  dopo  un 
triennio  da  che  era  stato  nominato  pretore,  il  che  ci  porta  al  lyB.  Al 
contrario  si  conosce  che,  quando  fu  repressa  la  ribellione  di  Avidio 
Cassio,  il  che  tutti  confessano  essere  avvenuto  sulla  fine  di  quell'  anno, 
egli  di  certo  era  già  stato  console;  imperoccliè  sul)ito  dopo  ottenne  pro- 
vincie  che  lo  stesso  Capitolino  distintamcnte  particolarizza  per  conso- 
lari'^  :  rrCuriam  Romanam  post  quattuor  provincias  consulares,  quia 
rrconsulatum  absens  gesserat,  jam  dives  ingressus  est.  n  Ottimamente 
dunque  Dione  premette  questa  sua  dignité  al  viaggio  che  nello  stesso 
anno  fece  Commodo  nella  Germania,  d  quale  a  detlo  di  Lampridio^  P-  «'•• 
rrPisone  et  Iuliano  coss.  profectus  in  Germaniam  XIV  kalendas  Aelias 
ff(ai  19  di  maggio)  ut  postea  nominavit,  iisdem  coss.  togam  virdem 
ff accepit,  11  délia  quale  fu  rivestito  crNonarum  luliarum  die,  quo  m 
ff  terris  Romulus  non  apparuit,  et  eo  tempore  quo  Gassius  a  Marco 
frdescivit,n  corne  poco  prima  aveva  attestato  d  medesimo  biografo^ 
Per  le  quali  cose  sarà  manifesto  che  Pertinace  ottenne  il  secondo  nun- 
dino  consolare  nell'  anno  in  cui  i  fasti  comuni  segnano  per  ordinarj 
Galpurnio  Pisone  e  M.  Salvio  Giuliano^  e  sarà  anche  conosciuta  la 
ragione  per  la  quale  absens  consulatum  gesserat  :  imperocchè  essendo 
stato  in  quel  tempo  mandato  nella  Siria  per  combattere  il  rivoltoso 
Avidio  Cassio,  non  potè  recarsi  a  Roma  ad  esercitare  la  sua  autorité. 
Fissato  cosi  1'  anno  in  cui  fu  console  per  la  prima  volta,  resta  ora 
da  sciogliersi  la  gravissima  difficoltà  che  s'  incontra  per  la  contraddi- 

'  Lib.  LXXXI,  cap.  m.  quelques  années  après,  en  1827,  l'inscrip- 

2  In  Perlin.  c.  ni.  tion  n°  iSSg  dOrelli  faisait  connaître  les 

^  In  Commod.  c.  xu.  véritables  noms  de  ces  deux  consuls,  L.  Cal- 

'>  Ihid.  cap.  n.       •  pitrnius    Piso   et    P.  Sahius   Iulianus.   — 

^  [Borghesi  écrivait  ces  lignes  en  182 4;        W.  Henzen.] 


lu  DiGESTO  ant?:giustinianeo. 

zione  degli  antichi  nella  persona  del  collega.  Conciossiachè  Capitolino 
gli  associa  Didio  Giuliano'  :  hiliauus  ei  in  consulatu  collega  fuerat  et  in 
proconsulatu  successerat ,  e  con  lui  concorda  Lampridio  :  Itdianus  fuit 
consul  cum  Pertinace,  et  in  proconsulatu  Africae  eiclem  successit,  mentre  al 
contrario  il  nuovo  Digesto  gli  assegna  per  collega  un  Eliano.  lo  dunque 
comincierô  dall'  osservare  che  non  vi  è  alcuna  buona  ragione  per  asse- 
gnare  a  Salvio  Giuliano  figlio  dell'  ordinatore  dcll'  editto  perpetuo 
piuttosto  i  fasci  ordinarj  di  quest'  anno,  che  quelli  di  un  altro,  non 
essendo  questa  che  una  semplice  congettura  del  Panvinio  senza  alcun 
positivo  fondamento.  Potremo  noi  dunque  con  molta  più  ragione  giu- 
dicare  che  il  Giuliano  collega  di  Pisone  sia  il  Didio  che  poi  divenne 
P.  65.  imperatore;  e  cio  essendo  niente  osta  perché  si  creda  che  Pisone  avanti 
il  termine  délia  magistratura  non  dirô  che  morisse,  avendo  motivi  per 
crederlo  vivo  in  anni  posteriori,  ma  si  hene  rinunziasse,  e  cosi  po- 
tesse  essergli  sostituito  Pertinace.  Di  queste  volontarie  rinunzie  innanzi 
di  aver  consumato  tutto  il  tempo  statuito  alla  durata  dell'  ufficio,  occa- 
sionate  moite  volte  dal  bisogno  di  partire  sollecitamente  per  la  pro- 
vincia,  abbiamo  esempj  in  buon  dato;  e  basti  per  ogni  altro  quelle 
contemporaneo  del  178,  in  cui  Orfito  aperse  1'  anno  in  compagnia  di 
Piufo,  ed  ebbe  poscia  per  socio  un  altro  Giuliano,  come  c'  insegna  un 
elenco  di  soldati  pubblicato  dal  Fabretti'^  che  io  stesso  ho  veduto  nel 
Museo  deir  università  di  Bologna.  Per  tal  modo  Pertinace  potè  per 
([ualche  tempo  essere  collega  del  console  ordinario  Giuliano,  il  quale 
compito  il  suo  nundino,  che  in  questi  tempi  non  saprei  ben  dire  se 
per  gli  ordinarj  fosse  di  quattro  mesi  0  di  due,  dovè  necessariamente 
avère  il  successore;  ed  ecco  quindi  verificato  il  caso  che  il  primo  mu- 
tasse compagno,  e  ne  avcsse  uno  nuovo  in  Eliano. 

Prevedo  pero  che  mi  si  opporrà  che  Didio  successc  a  Pertinace  nel 
|)ioconsolato  dell'  Africa;  onde  se  fosse  vero,  come  ho  supposto,  che 
(juegli  fosse  giunto  prima  di  questo  ad  assumerc  i  fasci,  dovea  per  ra- 
gione di  anzianità  prccoderlo  ancora  nel  conscguimento  dclla  provin- 

'   In  Pcrlin.  ca[).  .\iv.  Guida  al  Museo  di  Boloijna,  p.  62;  Kcllei- 

*  Inscr.  dom.  p.  -210, 11.  530.  [Schiassi,        niann,  Vigil.  Rom.  n.  103".] 


DIGESTO  ANTEGIUSTINIANEO.  115 

cia.  Quest'  obbiezioiio  sarebbe  stata  insolul)ile  avaiiti  la  scoperta  di 
Frontonc,  ma  ora  si  annulla  coU' oitava  sua  lettera  ad  Aritonino  Pio. 
Scriv'  e<]li  a  quest'  imperatore  :  rNam  ci  de  jure  sortiendi,  quoad  incer- 
rr tum  fuit,  disceptavi,  etpostfjuain  jure  bbcrorum  prior  alius  apparuit, 
r:  eam  quae  mihi  remansii  spleiididissimani  proviuciani  pro  electa  Jiabui  ;  r. 
dal  che  si  vede  che  il  ma<j[5;ior  numéro  dei  figli  dava  la  precedenza  fra 
i  consoli  dello  stesso  aniio,  che  avevano  diritto  alla  sorte.  E  cio  pure 
sembra  convalidarsi  da  cio  che  si  scrivc  in  questo  medesimo  titolo  a 
pag.  /i8  [§  197],  in  cui  si  dice  che  i  figli  bello  mnissi  et  in  fascibus 
sunwncUs  et  in  jndicandi  munere  pro  superslilibns  habentur,  ut  lege  Iidia 
de  maritandis  ordinibus,  de  fascibus  sumendis.  .  .  .  cavetur;  dal  che  pare 
potersi  dedurre  che  questa  fosse  una  délie  disposizioni  délia  célèbre 
legge  portata  da  Aiignsto  nel  786,  confermata  poscia  dall'  alira  legge 
non  meno  famosa  Papia  Poppea.  Ora  Didio  Giuliano  non  ebbe  mai  che  P-  w>. 
un'  unica  figlia  Didia  Clara;  Pertinace  al  contrario  ne  contava  per  lo 
meno  due  S  e  quindi  sta  bene  che  per  questa  ragione  avesse  la  pro- 
vincia  innanzi  il  suo  compagno,  tuttochè  gli  cedesse  alcun  poco  in 
anzianità. 

Passando  poi  ad  indagare  chi  possa  essere  l'altro  suo  collega  Eliano. 
per  quante  ricerche  abbia  fatte,  non  trovo  a  questi  tempi  altra  persona 
di  un  taie  cognome  suscettibile  di  questo  onore,  se  non  che  L.  Roscio 
Eliano  nominato  nel  catalogo  Vaticano  di  un  nobilissimo  collegio,  forse 
dei  salj  palatini,  pubblicato  dal  Marini^  :  il  quai  Roscio  per  essere  stato 
eletto  flamine  usci  da  quel  collegio  nel  171,  cioè  quattro  anni  soli 
innanzi  il  tempo  di  cui  ragiono,  cedendo  il  suo  posto  a  T.  Fundanio 
Vitrasio  Pollione.  Il  suo  successore  credesi  il  console  dell'  anno  sus- 
seguente  176;  onde  sta  bene  che  circa  questi  tempi  godesse  anch'  egli 
dei  medesimo  onore.  E  per  verità  egli  ei-a  di  nobilissima  famiglia  Bre- 
sciana,  che  ha  più  voite  seduto  nella  maggiore  curule,  conoscendosi 
già  nei  fasti  L.  Roscio  Eliano  Mecio  Celere  console  suffetto  Y  anno 
100,  L.  Roscio  Paculo  Eliano  console  ordinario  nel  2  2  3,  e  aspettando 

'  Dion.  lih.  LXXIII,  cap.  vu.—  *  Fr.  Arval.  p.  166.  [Voy. plus  haut.  p.  63.  note  1.] 

i5. 


IIG  DIGESTO  ANTEGIUSTINIANEO. 

di  trovarvi  posto  L.  Roscio  Paculo,  probabilmente  padre  di  quest'  ul- 
timo  e  figlio  del  nostio,  del  cui  consolato  ci  assiciirano  una  base  di 
P.  67.  Perugia  édita  più  integralmente  degli  altri  dal  P.  Abate  de  Gostanzo', 
ed  un'  altra  di  Vercelli  pubblicata  con  poco  appiaudita  illustrazioiie  dal 
professore  Ranza^. 

Resta  ora  che  io  compensi  Salvio  Giuliano  dell'  espulsione  che  ho 
di  lui  fatta  per  dare  a  siio  nipote  il  posto  che  occupava  iiei  fasti ,  al 
quale  avrà  diritto,  se  exercilihus  praeerat,  corne  attesta  Lampridio^;  non 
essendosi  per  i'  ordinario  affidati  eserciti  a  veruno  senza  provincia  con- 
solare.  E  crescerà  questo  diritto,  s'egli  era  molto  istruito  nelle  scienze, 
corne  il  Tillemonf'  ha  creduto  di  poter  ricavare  da  Diorie^  clie  lo  chiaina 
èXXoyifxwroLTOv;  perché  allora  non  si  avrà  da  dubitare  clie  di  lui  si 
parli  da  Suida  ail'  articolo  di  Damofilo,  ove  ci  narra  che  quel  hlosofo  e 
sofista  fu  educato  da  Giuliano  console  sotto  Marco  imperatore.  Per  lo 
che  a  lui  concederô  volentieri  i  fasci  suiïetti  del  178,  che  ho  già  detto 
essere  conferili  a  un  Giuliano  dalla  lapide  militare  di  Bologna;  e  sapen- 
dosi  da  Dione  ch'  egli  ebbe  milites  sibi  deditissimos ,  potrà  sospettarsi 
che  questa  appunto  fosse  la  ragione,  per  cui  quel  soldati  con  esempio 
unico  in  tutti  i  cataloghi  di  egual  natura,  abbiano  preterito  uno  dei 
niagistrati  eponimi  di  quell'  anno,  per  onorare  il  loro  ruolo  col  conso- 
lato  del  loro  générale. 

Sommamente  importante  per  la  storia  è  la  notizia  dell'  orazione  di 
M.  Aurelio,  quant  in  caslris  pracloriis  recilavil,  Paulo  iterum  et  Aproniano 
consîdibus,  VIII  Id.  lan.  pag.  h%  [§  igB],  perche  ci  prova  che  quel 
principe  nel  gennajo  del  168  trovavasi  a  Roma,  onde  avrà  tutta  la 
ragione  il  Tillemont*^,  il  quale  in  mezzo  ai  garbugli  di  Capitolino  seppe 

'  Disaniina  degli  scrittori  di  S.  Rufino,  lus,  l'un  dos  consuls  ordinaires.  \ oyez  dans 

p.  699.  [  Verniijolioli,  Iscriz.  Perug.  p.  Ai  G.  ses  Fus i.  cos.  la  note  sur  les  consuls  de  cette 

Orelli,  n.  38/i8.J  annde.  L.  Renier.] 

^  [Depuis,  Boryiiosi  adoptant  l'opinion  ^  In  Cominod.  c.  ni. 

(^mise  par  Marini  [Frat.  Arval,  p.  iog,  et  *  Hist.  des  Empereurs,  (îonimode,  arti- 

Figul.  n.  443),  a  placé  en  i84  le  consulat  cle  iv. 
de  L,  Rosciiis  Paculus,  qui  aurait  alors  roni-  '•"  [I.ib.  LXXIl,  cap.  v.  ] 

placé,  comme  suircctus,  L.  Eggius  MaruI-  "  Ilisl.  des  Empereurs,  M.  Aurèle,  art.  x. 


DIGESTO  ANTEGIUSTINIANEO.  117 

(listinguere  duc  viaggi  degli  Augusti  fratelli  alla  volta  dell'  AHeiiiagna, 
uno  sul  comiiiciare  del  167,  da  cui  ritornarono  sulla  fine  dello  stesso 
anno  dopo  coiichiusa  la  pace  coi  Marcomanni,  1' allro  iimanzi  il  ter-  P.  <i^. 
minare  dell'  anno  segiientc,  quando  ridestossi  la  guerra,  durante  il 
quai  viaggio  L.  Vero  péri  d'  apoplessia  in  Altino  circa  la  meta  di  gen- 
najo  del  169.  Dovremo  ora  dunque  confessare  che  1'  Eckhel'  a  toi'to  si 
è  rifiutato  di  prestar  fede  a  quest'  opinione  del  Tillemont;  e  quindi 
starà  egregiamente  che  le  niedagliè  coniate  sul  principio  del  168  ono- 
rino  la  Fortuna  Reduce.  Pero  in  questo  luogo  non  potrà  assolversi 
dalla  taccia  di  negligenza  il  copista  dei  nuovi  Digesti,  per  avère  ne- 
gato  a  L.  Venuleio  Aproniano  il  segno  del  secondo  consolato,  contro 
cio  che  dottaniente  scrisse  il  Marini  -,  i  cui  detti  sono  poi  stati  confer- 
mati  dalla  bellissima  lapide  scavata  a  Gabio,  ed  illustrata  dal  Visconti^. 

Venendo  ora  ai  personaggi  mentovati  in  questo  titolo,  il  Doniizio 
Rufo  che  pel  primo  s' incontra,  e  cui  rescrissero  i  divi  fratelli,  vien 
forse  altresi  ricordato  in  un  picciol  sasso  del  Museo  Veronese  riferito 
dal  Maffei^ 

Quattro  voile  aile  p.  /i2  [§  lôg],  5i,  62  e  Sg  [§  2A6],  si  fa  niemoria 
d'Elio  Diodoto,  che  fu  pretore  sotto  V  impero  di  Garacalla,  e  di  cui 
pure  fa  parola  il  seguente  marmo  del  Grutero^  che  trovavasi  a  Buda  : 

Q_:VATINIO'ADIVTORl 

.    QVONDAM-CENTVR-LEG 

ll-ADIVTR-H-M-V 

AEL-DIODOTVS  •  C  •  V 

HERES  •  PIVS 

FECIT 

La  solenne  appellazione  Clarissimus  Vir  ben  conviene  a  chi  era  stato 
pretore,  ed  ora  conosceremo  1' età  prima  incerta  di  questa  lapide,  la  (u,. 

'   D.  N.  V.  t.  VII,  p.  57.  Constanfine,  Inscripùons  romaines  de  l'Algé- 

^  Fr.  Arval.  p.  196.  rie,  n.  182-2.  L.  RemerJ. 
'  Monumenti  Gahini,  p.  i63  et  suiv.  [et  *  Mus.  Veron.  pag.  16G. 

depuis,   par   une   curieuse   inscription   de  ^  Pag.  067.  i,e\  Apiano. 


118  DIGESTO  ANTEGIUSTINIANEO. 

quale  dal  canto  suo  ci  mostra  che  Diodoto  fu  nella  Paiinonia  inferiore 
se  non  altro  con  qualche  importante  grado  militare,  se  pure  dir  non 
si  voglia ,  il  che  non  è  improbabile ,  che  vi  fosse  legato  délia  provincia. 
Osservando  poi  che  in  questo  titolo  più  volte  ripetutamente  si  no- 
minano  i  niedesimi  soggetti,  parmi  di  non  dubitare  che  il  Fulvio  Emi- 
liano  mentovato  m  un  rescritto  délia  pag.  k']  [§  189]  sia  lo  stesso 
Emiliano  délia  pag.  5i  [S  210]  a  cui  si  cita  una  lettera  di  M.  Aurelio; 
e  quindi  quel  rescritto  non  risguardando  lui  stesso,  ma  Manilio  Optivo, 
sarà  chiaro  ch'  egli  è  un  pretore  0  un  préside,  che  aveva  consultato 
r  imperatore  su  quel  dato  afî'are.  Per  la  quai  cosa  non  esito  a  crederlo 
il  padre  di  un  altro  Fulvio  Emiliano  console  ordinario  nel  206,  e  mi 
compiaccio  di  aver  trovato  finalmente  un  personaggio,  a  cui  attribuire 
una  bella  iscrizione  di  Ancira  divulgata  da  molti,  e  più  correttamente 
degli  altri  dal  Montfaucon  ^  : 

AtDOYAYIONPOY 
ZTIKONAIMIAIA 
NONn  PEXBZEBAfli 
TIZTPAVnATOINHBOY 
AHKAIOAHMOZTHEMH 
T  POnOA  EQZA  TKY 
PAZTONEAYTQN 
EYEPTETHNEniME 

AOYNENOY 
TPEBIOYAAEEANAPOY 

Fu  questa  dal  Muratori '^  e  da  altri  aggiudicata  al  figlio,  console 
corne  ho  detto  nel  206,  ma  una  talc  opinione  parve  non  soddisfare  al 
Pielando.  E  veramente  generava  non  piccola  dillicoltà  1'  osservare  che 
un' altra  lapide  esistentc  parimente  in  Ancira  ^  da  questo  medesimo 
Trebio  Alessandio  fu  dedicata  al  console  G.  Giulio  Severo  legato  délia 
Sirin.  il  (|iialc  iii   una   tcrza  pictra   consecrata  alla  moglie  sua  Cara- 

Pdldcoirr.  fjnœcd ,  p.  1 58, .'}  ;  cl",  p.  i  Gi .  ^  Monlfaucon,  Palacogr.  Gracca,  j).  i  Gg. 

Corp.  inscr.  Gr,  vol.  III,  p.  7A,  n.  lioi-2.]         [Corp.  inscr.  Gr.  vol.  III,  [).  81, 11.  ho-?.tj.] 
Vag.  565,  3.J 


DIGESTO  ANTEGIUSTINIANEO.  119 

cilea  '  clicesi  nP^TOI  T^N  EAAHNÎ2N.  Si  cra  creduto  ch'  cgii  fosse 
quel  Giulio  Severo,  che  sap])iiimo  da  Dione '^  essere  stato  legato  délia 
Bretlagna,  dalla  quai  provincia  fu  nel  i33  traslatato  da  Adriano  ai 
governo  délia  Siria  ;  ma  giustamente  avverti  Moiisig.  Marini^  ch'  egli 
doveva  essere  diverse,  percliè  sebhene  nella  lapide  si  enumerino  minu- 
tamenle  lutte  le  sue  dignità,  niuu  ceuno  peraUro  vi  si  fa  délia  le^'^a- 
zione  Biitaiinica,  che  non  poteva  tacersi,  avendola  esercitata  prima 
délia  Siriaca  che  si  ricorda  nel  marmo.  Per  lo  che  niolto  più  prohabil- 
mente  dovrà  tenersi  per  quel  Severo  nominato  da  Aristide'S  che  certa- 
mente  fu  console,  perché  da  quell' autore  si  fa  espressa  menzione  del 
suo  proconsolato  deli' Asia,  e  di  cui  egli  ci  dice  ch'  era  oriundo  délia 
Frigia  superiore.  Il  Masson  nella  Vita  di  quell'  oratore  colloco  un  taie 
proconsolato  nell'  anno  169,  e  stimô  che  la  Frigia  superiore  di  Ari- 
stide fosse  la  stessa  délia  Frigia  magna  di  Strabone^,  di  cui  faceva 
parte  la  Galazia  :  nel  quai  caso  egregiamente  concorderebbe  il  chia- 
niarsi  primo  dei  Greci,  e  il  trovarsi  i  suoi  marmi  nella  sua  patria 
Ancira,  capitale  di  quella  provincia.  Lo  che  essendo,  potrebbe  duhi- 
tarsi  ch'  egli  fosse  il  C.  Giulio  Severo  console  ordinario  nel  i55,  0  il 
C.  Giulio  Stazio  Severo,  sotto  il  cui  consolato  fu  rilasciata  1' onesta 
missione  di  Yienna,  édita  fra  gli  altri  dal  Marini*^.  Il  quai'  ultimo  Se- 
vero non  è  già  la  medesima  persona  dell'  altro,  come  si  è  general- 
mente  creduto,  senza  badare  che  il  giorno  I II  Nouas  Novembres,  in  cui  ^■ 
fu  data  la  missione,  trovasi  nel  i55  occupato  dai  sulîetli  Pollione  ed 
Opimiano  per  fede  délia  célèbre  iscrizione  di  Giuvenzio  Gelso  "  ;  e  che 
la  tribunizia  podestà  XVII  d'  Antonino  Pio  domanda  apertamente  che 
quel  diploma  sia  riportato  alla  fine  dell'  anno  précédente  i54.  Se  dun- 
que  poco  dopo  quest'  anno  Trebio  Alessandro  colloco  l' iscrizione  a 

'  Montfaucon,  Paîneogr.  Grâce,  p.  160.  ^  Fr.  Arval.  p.  665.  [Gardinali,  Diplomt 

[Corp.  inscr.  Gr.  vol.  III,  p.  8-2,  n.  AoSo.]  mperiali,  tav.  XX;  Arnetb.  Zivôff  militâr- 

^  Lib.  LXIX,  c.  XIII  et  xiv.  Diplom.  pi.  93  et  96. ] 

■'  Fr.  Arval.  p.  169.  '  Gruter.  p.  607,   1.  [Orelli,  n.  4870; 

*  Serin,  sacr.  IV,  loin.  I ,  p.  3-23  ;  [tom.  I .  Brunati ,  Musei  Kirchcriani  inscr.  pag.  55  . 

p.  5o5,  ed.  Dindoif.j  n.  109.] 

'  Lib.  XIII,  c.  VIII. 


120  DIGESTO  AKTEGIUSTINIANEO. 

Giulio  Severo,  sarebbe  cluro  a  concepirsi,  corn'  egli  avesse  vissuto 
cotanto  per  aver  cura  délia  declicazione  del  marmo  sopra  riferito  di 
Fulvio  Emiliano,  se  fosse  vero  clie  si  dovesse  attribuire  al  console 
del  206.  Ogni  difllcoltà  sarà  tolta,  se  in  cambio  sarà  dato  a  questo 
nuovo  Emiliano,  che  fu  conteniporaneo  di  quel  Severo,  fiori  sotto 
M.  Aurelio,  e  che,  se  fu  pretore  0  préside,  niente  osta  che  abbia  ancora 
potuto  conseguire  i  fasci  in  un  tempo,  in  cui  si  avevano  per  lo  meno 
dieci  consoli  Y  anno;  sapendosi  ora  che  fino  dai  giorni  di  Frontone  il 
consolato,  se  non  altro  dei  suffetti,  non  durava  più  di  due  mesi  ^ 

Tre  volte  si  fa  menzione  alla  pag.  ^7  [§  191],  5i  [§  208]  e  69 
[§  2/17]  di  un  rescrilto  degF  imperatori  Severo  e  Caracalla  a  Claudio 
Erodiano,  che  apparisce  anch'  egli  un  pretore,  e  di  cui  si  ha  me- 
moria  nella  seguente  base  palermitana  data  dal  Muratori  ^  e  dal  Tor- 
remuzza^  : 

TI  •  CLAVDIO  •  HERODI 
ANO-C-V--LEG-PROV-SI 
CIL  •  IVDICI  •  R  ARISSI 
MO  •  PATRONO  •  COL 
PANHO  RMIT  •  PRINCI 
PALES  •  VIRI  •  EX  •  AERE  •  COL 
LATO  •  D  •  D 

7a.  Veda  altri  s' egli  si  abbia  a  confondere  collo  storico  Erodiano,  che  vi- 
veva  certamente  a  questi  tempi,  perché  trovavasi  in  Roma  alla  morte 
di  Gommodo,  che  confessa  da  se  stesso  di  aver  conseguito  diverse  ma- 
gistrature, non  municipali,  ma  dello  stato;  ed  a  cui  opportunamente 
alcuni  aggiungono'il  nome  ancora  di  Clodio. 

[  Ipiano  a  pag.  53  [S  220]  asserisce  di  aver  consigliato  non  so  che 

'   [Borfflicsi  s'est  de  nouveau  occupd  de  quelle  vdcut  ce  personnag'e.  —  L.  Renier.] 

L.  Fulvius  Rusticus  Acmilianus,  dans  son  ^  Pag.  iiiA,  n.  3. 

M(';iiii)ire  sur  le  diplôme  de  Decius,  p.  38  cl  ^  Inscv.  Siciliac  et  ohjacentium  insularum , 

suiv.  et  il  y  a  appuyé  de  nouvelles  preuves  pag.  18,  n.  33.  [Orclli,  n.37r)o;  llenzen. 

l'opinion  qu'il  ëmet  ici  sur  l'époque  à  la-  Supplem.  Orcll.  n.  56o/j.] 


DIGESTO  ANTEGIUSTINIANEO.  121 

cosa  ad  Alclmo  liherto  maleriio  e  tuloie  di  Furlo  Ottavio  uomo  cliiaris- 
sinio;  dal  che  cliiaro  appaiisce,  clie  questo  senalore  era  più  giovane 
di  lui.  Ho  per  altro  un  sospctlo  assai  gagliardo  clio  il  suo  nome  qui  sia 
coiTotto  per  mancanza  di  un'  abbrcviatura  ;  perché  due  gentilizj  senza 
cognome  sono  stati  senq)re  assai  rari  in  Uoma,  e  perché  tuUo  cio  che 
di  lui  si  dice,  egregiameiiLe  conviene  a  G.  Furio  Ottaviano,  nienio- 
rato  Ira  gli  uomiiii  chiarissinii  nel  -2^0,  in  una  tavola  del  Fabretti', 
a  cui  spetla  pure  un  titoletto  del  Muratori^,  e  quest'  avanzo  di  una 
niagnifica  base  veduta  in  Ronia  dal  Doni^  : 


CAECILIAE-MA 
TRI  •  PlISSIMAE 

FVRIVS 
OCTAVIANVS 
COS-PONTIF-FIL 


Ln  nuovo  legato  da  accrescersi  alla  série  dei  presidi  délia  Belgica 
avremo  poi  in  quel  Claudio  Saturnine,  a  cui  si  nota  nella  pag.  bU 
[8  228]  aver  scritto  una  lettera  l' imperatore  Adriano.  S'  egli  era  le- 
gato di  una  provincia,  era  dunque  stato  prima  certamente  pretore: 
onde  sarà  da  distinguersi  dalF  altro  Claudio  Saturnino  che  sarà  suo  H.  73. 
figlio,  il  quale  non  ebbe  quella  carica  se  non  sotto  Antonino  Pio,  e  che 
per  tre  volte  si  nomina  nel  Digesto  Giustinianeo  \  Tertulliano^  ci 
avvisa  che  un  Claudio  Saturnino  scrisse  un  libro  de  Coronis,  ed  io  non 
so  bene  se  ad  alcuno  dei  nostri  spetti  il  seguente  sigillo  di  bronzo,  tro- 
vato  nella  Sicilia,  che  fu  cognito  a  Monsig.  Marini  : 

T-CLODI-SAT 

VRNINrC-V 

'  Pag.  09^  9.  [Mommsen,  /.  N.  635.]  *  Lib.  XVII,  lit.  i,  i.  6;  lib.  XX.  lil.  iir. 

-  Pag.  1783,  1 5.  1.  1;  lib.  L,  tit.  vu,  1.  h. 

'  Cl.  V,  11.  68.  '  [De  Coron,  c.  vu.] 

m.  16 


123  DIGESTO  ANTEGIUSTIINIANEO. 

non  elle  questa  base  di  elegantissimo  lavoro,  riferita  dai  Grutero'  : 

d.  m. 

M  •  CLAVDl  •  SATVRNINI 

. FECIT 

CLAVDIA-  TYCHE  •  PATRONO 

BENEMERENTI 

Un  qualche  ignorante  correttore  deve  poi  avère  emendato  PLAE- 
TORIO  ne!  nome  che  la  prima  mano  aveva  rettamenle  scritto  di 
Plalorio  Nepote  nella  pag.  5/i  [S  a  9  3],  in  cni  si  cita  un  rescritto  indiriz- 
zatogli  dal  Divo  Pio.  La  verità  di  questa  lezione  viene  dimostrata  da 
una  sua  lapide,  trovata  nel  Ghetto  di  Pioma  l' anno  1 63 1 ,  pubblicata  da 
molti  quasi  sempre  scorrettamente,  e  ch'  io  daro  qui  secondo  1'  esem- 
plare  che  mi  è  paruto  più  accurato,  e  che  è  certamente  scevro  d'  er- 
rori  -  : 

IMP  •  CAES  •  M  •  AVRELIVS  •  ANTONI  N  VS  •  AVG 
PONTIF-MAX-TRIB-  POTEST  •  X  V  •  COS  •  III  •  ET 
IMP  •  CAES  •  L-AVRELIVS  -VERVS  •  AVG 
TRIB-POT-  COS-II-TERMINOS  •  VET  V  STATE  - 
COLLAPSOS-  EXALTAVERVNT-  ET-  RESTITVE 
RVNT  •  R  •  R  •  PROXIMO  •  TERMINO  •  PED  .... 
POSITOS-EX-  AVCTORITATE-IMP-CAESARIS 
NERVAE  •  TRAIANI  •  AVG  •  CVRANTE 
A  •  PLATORIO  •  NEPOTE  •  CALPVRNIANO 
CVRAT  •  ALVEI  •  TIBERIS  •  ET  -RIPARVM 
ET-CLOACARVM- VRBIS 

Impariamo  di  qui  che  Plalorio  era  curatore  del  Tevere  nel  iGi, 
carica  che  concedevasi  a  pei'sonaggi  che  di  fresco  ei'ano  stati  consoli  ; 
onde  saremo  sicuri  che  a  lui  pure  non  manco  quest'  onore,  ed  anzi 
nvremo  ogni  ragione  per  giudicai'e  che  il  rescritto  gli  fosse  indirizzalo 
da  Antonino  Pio,  mentre  occupava  la  pretui'a.  Egli  lu  liglio  senza  meno 

l'.'i{j.  m5o.  8.  —  '^  L^oy.  ilenzen.  Suppl.  Ot-ell.  u.  o^ya.] 


DIGESTO  ANTEGIUSTINIANEO.  123 

di  ([Liel  Plalorio  Nepote  ricordalo  più  voile  du  Spaiziaiio  iiella  \ila  di 
Adriaiio',  di  cui  fii  l' iiiliiiio  aniico  nieiitr'  cra  ancora  privato,  e  dal 
(juale  in  appresso  fu  prima  ricolmo  d'  onoii,  poscia  avulo  in  somma 
detestazioiie.  A  lui  fu  posta  una  base  trovata  in  Aquileja  nel  181  5, 
e  poscia  trasporlata  nell'  impérial  Museo  di  Vicima^  la  quale  non 
sapendo  che  in  llalia  sia  mai  stata  pubblicala,  Uascriverô  qui  volen- 
tieri  secondo  la  copia  che  me  ne  favori  il  sig.  ab.  Polidori  : 


A-  PLATORIO  -A-  F 

SERG • NEPOTI 

APONIO-ITALICO 

MANILIANO 

C-LICINIO-POLLIONI 

COS  •  AVGVRI-  LEGAT -AVG 
PRO  •  PRAET  •  PROVINC  •  BRI 
TANNIAE-LEG-PRO  •  PR-  PRO 
VINC  •  GERMAN  •  INFERIOR 
LEG  •  PRO  •  PR  •  PROVINC  •  THRAC 
LEG- LEGION -Ï-ADIVTRI GIS 
QVAEST-  PROVINC-  MACED 
CVRAT  -VIARVM  •  CASSIAE 
CLODIAE-CIMINIAE-NOVAE 
TRAIANAE  •  CANDIDATO  •  DIVI 


TRAIANI  •  TRIB  •  MIL  •  LEG  •  XXII 

PRIMIGEN  •  P-  F -PRAET -TRIB 

PLEB- Il  Ï-VIRO-  CAPITALI 

PATRONO 

D  •  D 


lo  posso  garantirne  Y  esattezza,  avendola  faita  di  iiuovo  collazionare 
suir  originale,  per  assicurarmi  del  singolare  disordine  che  per  coljja 


'   [-Cap.  IV,  XV  elwiii.]  Brescia,  p.  3^  el  sutv.  et  Orelli.  n.  82'i 

"  [Voy.  Labus,  Antichi  monitm.  scop.  in         avec  la  note  de  M.  Henzen.  Suppl.  p.  83.] 

16. 


124  DIGESTO  ANTEGIUSTINIANEO. 

del  marmorario  vi  si  scorge  sulla  fine,  ove  in  particolare  ii  CANDI- 
DATO  che  doveva  essere  unito  al  TRIB-PLEB,  o  al  PRAET,  tro- 
vasi  staccato  e  non  retto  da  alcuno. 

L'Apollinare  che  scrive  a  Giulio  Paulo  nella  pag.  55  [§  227]  è  senza 
contrasto  il  giureconsulto  Nasennio  Apollinare,  che  lo  consulta  di 
nuovo  nel  Digesto  Giustinianeo  ^  Il  Glandorpio  si  accorse  che  il  di  lui 
nome  ivi  erroneamente  si  scriveva  Nesennio  e  Nessennio,  gentilizio 
non  mai  udito  da  alcuno,  onde  voile  coiTeggere  Cesennio  :  ma  pare  a 
me  che  con  molto  minor  guasto  si  possa  restituire  Nasennio-,  ch'  è  una 
famiglia  ben  conosciuta  per  molti  marmi. 

A  pag.  56  [S  282]  abbiamo  un  Pompeiano  pretore,  a  cui  dice  Ul- 
piano  che  imperalor  noster  rescripsit.  Potrebbe  dubitarsi  quai  sia  questo 
principe,  attesochè  da  quel  giureconsulto  si  suole  in  lai  modo  deno- 
tare  tanto  Caracalla,  quanto  Alessandro  Severo.  Qui  pero  avrà  voluto 
intendere  il  primo  ;  perché  questo  passo  proviene  dal  suo  hbro  de  ojicio 
praetoris  tulelaris,  ch'  egli  scrisse  vivente  il  figlio  di  Settimio  Severo, 
come  si  prova  da  altri  squarci  délia  medesima  opéra  esistenti  anche 
nei  novi  Digesti  pag.  Û9  [S  200]  e  pag.  5^  [§  238],  nei  quali  si  no- 
mina  impei^alor  noster  ciim  paire,  ove  per  la  inenzione  che  si  aggiunge 
del  padre  altri  esser  non  puô  che  Caracalla.  Questo  Pompeiano  adun- 
([ue  sarà  quel  medesimo  che  dallo  stesso  Augusto  fu  ucciso  nel  212, 
dopo  la  nioj'te  di  Geta,  siccome  racconta  Sparziano^:  rrOccidit  etiani 
ffPompeianum  Marci  nepotem  ex  filia  natum  et  ex  Pompeiano,  cui 
ffuupta  fuerat  Lucilla  post  mortem  Veri  imperatoris,  quem  et  con- 
ffsulem  bis  fecerat  et  omnibus  bellis  praeposuerat,  quae  gravissima 
frtunc  fuerunt,  et  ita  quidem  ut  videretur  a  latronibus  interemptus.  ^^ 
A  torto  perô  dubitô  il  Fabricio  \  che  si  i'osse  ingannato  lo  storico  nel 
dirlo  nipote  di  M.  Aurelio ,  essendo  il  suo  detto  confermato  da  Ei'o- 
diano,   che  fia   gli  uccisi   in  (jueH' occasione  nomina  LnciUae  sornris 

'    \a\).  III.  l.  V,  I.  3/4;  lil).  XXVII,  l.  1.  (lorp    i\    <')(lo])l('e    dans    son    Onomaaticon  , 

I.  39;  lih.  XXXV.  t.  II,   I.    2-;i;   lil).    XLII.  |).  (io.K  L.  IkMEU.] 
t.  I.  I.  Al.  ^   In  Carac.  c  m. 

'  [C'est  en  dhl  la  restitution  que  Glan-  '  Ad  Dion.  lih.  LXXVII,  not.  .îy. 


DIGESTO  ANTEGIUSTINIANEO.  125 

CommocU  flium  ^  ;  onde  sai'à  iiiio  rlci  jriovjuii  clie  il  genero  di  Marco 
mandava  nel  19'i  ncll'  anfiteatro  a  veder  combattere  Conimodo  coi  gla- 
dialoii,  corne  attesta  Dione'-^  :  crClaudius  Pompeianus  ille  senior  imii- 
ffqiiaiii  intcrf'uit,  licet  (ilios  siios  ad  spectanduin  mitteret.  ^ 

Sa])cndosi  adiinque  ch'  egli  lu  pretore,  cresceranno  le  ragioni  per 
reputarlo  il  Pompeiano  clic  in  cornpafjnia  di  Avito  lu  console  nel  tîoy, 
a  cui  nei  fasti  coinuni  malamente  aggiungesi  1'  altro  cognome  di  Civica, 
col  solo  fondamento  di  una  falsa  lapide  del  Ligorio  fatta  pubblica  dal 
Gudio^.  Per  lo  clie  ora  non  avrebbe  forse  più  motivo  di  querelarsi 
il  Marini,  che  si  doleva  di  non  poter  cio  dimostrare*.  Non  dire  per  altro 
ciô  ch'  egli  disse  nella  pagina  susseguente,  cioè  che  Caracalla  decoro 
questo  Pompeiano  di  due  consolati  sulTelti ,  e  del  comando  délie  truppe 
in  tutte  le  guerre,  a  lui  applicando  insieme  col  Tillemont^  e  con  tutti 
gli  altri  quelle  parole  del  passo  di  Sparziano^'  che  ho  poco  fa  riferito  : 
rcquem  et  consulem  bis  fecerat  et  omnibus  bellis  praeposuerat,  quae 
rr gravissima  tune  fuerunt. -n  Imperocchè,  preterendo  che  niuna  délie 
lapidi,  délie  leggi  e  délie  collezioni  di  fasti,  che  nomina  il  console 
del  909,  gli  attribuisce  raddoppiata  magistratura ,  domanderô  solo 
quali  furono  tutte  queste  guerre  gravissime  sotto  l' impero  di  Cara- 
calla avanti  il  219,  in  cui  Pompeiano  fu  tolto  di  vita,  le  quali  potes- 
sero  venir  commesse  al  suo  valore.  Nel  brève  tratto  di  poco  più  di  un 
anno  dalla  morte  delF  imperatore  Severo  a  quella  di  Geta,  che  diede 
motivo  alla  sua  occisione,  non  fuvvene  alcuna,  per  quanto  si  sa,  e 
certamente  non  si  ebbe  in  quest'  intervallo  alcuna  nuova  salutazione 
impériale. 

Queste  cose  adunque  debbonsi  riferire  al  padre,  a  cui  solo  egregia- 
mente  convengono ,  il  quale  fu  realmente  due  volte  console,  corne  attesta 
Capitolino -,  e  come  ci  conferma  un' ara  del  Museo  Nani,  pubblicata  dal 

'    [Tr;s  T£  KofXfxôSoy  àSsÀ^r/s  \o'JKiXXr}S  ''  Pag.  02,  5. 

viôv.]  Lib.  IV,  c.  vr,  S  3.  "  Fr.  Arvnl.  p.  700. 

"   [rioj-aTD/iai'ô?   KAa{/§jos  ô   yépwv  oùk  ^  Hist.  des  Emp.  Cararalln,  orL  vu. 

é(TTiv  6t£  iiïyjvTfidev ,  àXAà  tov»  [lèv  vieis  "  In  Carac.  c.  m. 

éTTSfjnrsv. ]  IJb.  TvXXIl.  c.  xx.  '  \x\  Marco ,  c.  \\. 


126  DIGESTO  ANTEGIUSTINIANEO. 

conte  GuaiTiieri^  E  veraniente,  egli  prese  granclissiiiia  parle  iii  lutte 
le  guerre  che  1'  Auguste  suocero  ebbe  co'  Marcomaimi  e  con  altri  po- 
poli  deir  Allemagna  ;  délie  qiiali  fu  tanta  l' importanza  che  da  Capito- 
lino  vengouo  rappresentate  conie  le  più  grandi  di  cui  si  fosse  udito 
parlare-,  e  da  Eutropio^  si  paragonano  aile  Puniche.  Infatti  da  un' 
onesta  missione  riferita  dal  Vernazza*,  sappiamo  che  fino  dall'  anno 
p.  7«.  167  egli  era  legato  délia  Pannonia  inferiore;  onde  intervenue  alla 
spedizione  del  170,  corne  si  raccoglie  da  Gapitolino  ^,  ed  a  lui  poscia 
fu  affidata  quella  guerra  per  fede  di  Dione^  e  dell'  epistola  di  M.  Au- 
relio  che  si  trova  dopo  la  seconda  apologia  di  S.  Giustino,  in  cui  nie- 
mora  il  vecchio  Pompeiano,  quem  hello  ducem praefecimus  " .  So  bene  che 
i  critici  più  severi  hanno  quell'  epistola  per  un' impostura ,  ma  ognuno 
almeno  acconsentirà  ch'  eîla  è  un'  impostura  molto  antica.  Ed  egli 
continué  poi  neU'amministrazione  di  quella  guerra  finchè  durô;  onde 
Erodiano^  ci  narra  che  nel  180,  dopo  la  morte  di  M.  Aurelio,  invano 
tentô  di  persuadere  Gommodo  a  ritardare  il  suo  ritorno  e  a  non  dare 
la  pace  ai  nemici  prima  di  averli  interamente  domati.  Sarà  aduncjue 
dimostrato,  che  il  quem  constdem  bisfecerat,  con  quel  che  siegue,  di- 
pende  dal  Pompeiano,  cui  impla  fuerat  Lucilla,  e  che  il  nominativo  reg- 
gente  da  sottointendersi  sarà  Marcus,  ch'  è  stato  nominato  poco  prima. 
Ghe  se  cio  non  estante  ad  alcuno  questa  sintassi  sembrasse  un  poco 
dura,  si  ricordi  qnesti  che  1'  autore  di  cui  si  tratta  è  Sparziano,  e  tor- 
neragli  a  mente  quanti  altri  imhrogli  di  simil  fatta  s'  incontrino  ne 
suoi  scritti.  Del  resto  questo  seconde  Pompeiano  dev'  essere  il  padre  di 
un  terzo,  che  fu  console  oïdinario  sotte  Alessandre  Severo  nel  281  ;  ed 

'   \Soprn  nn'  ara  dcl  Museo  Nani,  p.  iv:  '  Lib.  VIII,  c.  xii. 

voy.  Orell.  n.   lOSa.  Borgliesi  en  a  donné  *"  Diploma  di  Adriano ,  append.  I.n.  XVII. 

lui-môme  un  texte  plus  coitocI.  dans  son  \  CurdinaU,  Diplovnimper.  iav.  WIU.\ 
Mémoire  sur  une  inscription  de  l'ancienne  ^  In  Pertin.  c.  n. 

Narona  {Dullctt.  Nap.  N.  S.  ann.  III ,  p.  1 92) ,  '  Lib.  LXXI ,  c.  m. 

mémoire  dans  lequel  il  a  traité,  avec  tous  '   |Ù  rfixérspos  'SJoXéiJLO.p^os.  Edit.  Paris, 

les  détails    nécessaires,    de    l'hisloiie    de  ia5i,p.  iG^j.J 
T.  Claudius  Pompcianus.  —  L.  Pirnuîr.]  "   Lib.  1.  c.  vi.  8  lo  sq. 

'   In  Matco,  c.  xvn. 


DIGESTO  ANTEGIUSTINIANEO.  127 

avremo  poi  1'  iiil(;i'()  suo  iioiiic  in  (|ii(;sla  lapide  lionosc  copiala  \)\\\  ac- 
curatamente  dallo  S|)()n'  : 

PROSALVTEDOMiP  p.  r. 

NIMPLSEPTSEVERI 

//GTOTIVSQpOMIlf 

El  VSAVFANiSM  A 

TRONSETMATRIBVS 

PANNONIORVMET 

DELMATARVM 

TICLPOMPEIANVS 

TRIBMILLEGIMIN 

LOCOEXCVLTOCVM 

D I S  C  V  BtO  N  EETT  ABV  LA 

v-s 

Ji  Sulpicio  Simile  che  si  présenta  poche  iinee  dopo  [$  -233],  a  ciii 
scrisse  l' imperatore  Trajano,  dalle  cose  che  si  nari'ano  lia  lutta  1  a])- 
parenza  di  essere  un  prefetto  dell'  aiiiiona.  Egli  è  senza  iiieiio  quoi 
Simile  célèbre  per  la  sua  virtù,  che  da  semplice  centurioiie  airivù 
ad  essere  prefetto  del  pretorio  di  Trajano  e  di  Adriano  :  di  cui  parlano 
Sparziano^,  e  Dione  che  ha  conservato  il  suo  epitalllo^  Di  esso  tratta 
altresi  questa  semplicissiina  iscrizioncella  presso  il  Fabretti  '  : 

G  E  N  I  O 
SIMILIS 
FAMILIA 

Ip-uoto  ei'a  pei'  P  addietro  il  nome  délia  sua  gente,  e  saremo  obbli- 

'  Antifjuilcs  de  hjon .  p.    ly.  [Voyez  hi  ^   In  Hadriait.  c.  i\. 

nouvelle  édition  de  cet  ouvrage,  publiée  par  '  Lib.  lAlX,  c.  m\. 

MM.  Renier  et  Monl'alcon,  p.  17,  et  M.  De  ''  Inscr.  dont.   pag.   70.   n.   7.    fOrelli. 

Boiss\eu,f nscript.  rnUltinna  de  Lyo)i .  p.  .')().]  n.  17-30.] 


128  DIGESTO  ANTEGIUSTINIANEO. 

gali  a  quesla  scoperta,  se  ora  abbiaiiio  iinparato  ch'  essa  fii  ia  Sulpicia. 
Sembra  che  dalla  prei'ettura  dell'  aiinona  passasse  direttamente  a 
quella  del  pretorio  ^  ;  essendo  la  prima  dignité  uno  degli  ultimi  gradiiii 
80.  per  giungere  alla  seconda;  onde  sappiamo  clie  appunto  lo  stesso  fece 
ancora  il  célèbre  Ulpiano. 

Succède  [§  2  35]  un  altro  prefetto  dell'  annona  per  nome  Claudio 
Giuliano;  ma  bisogna  guardarsi  di  non  confonderlo  con  quello,  a  cui 
un  sinnle  ulïicio  si  attribuisce  da  due  marmi  del  Grutero'^  :  imperoc- 
cbè  questo  nuovo  fu  prefetto  sotto  Adriano,  e  perciô  innanzi  il  i38; 
mentre  T  altro  godé  la  medesima  dignità  sotto  Severo,  portando  quelle 
iscrizioni  la  data  del  201.  Ouest'  ultimo  è  assai  probabilmente  ([uel 
medesimo  Appio  Claudio  Giuliano  ch'  era  patrono  dei  Canusini  nel  2  2  3  ^, 
che  neir  anno  susseguente  fu  console  perla  seconda  volta,  come  ci  ha 
insegnato  un  marmo  del  Donati^,  e  ci  viene  ora  confermato  da  una 
nuova  iscrizione  trovata  a  Porto ^,  e  che  fu  anche  prefetto  di  Roma 
sotto  Alessandro  Severo  per  attestato  del  Digesto^',  benchè  sia  sfuggito 
alla  diligenza  di  tutti  i  dotti,  che  si  hanno  data  la  série  di  quei  magi- 
slrali.  Egii  a  mio  parère  fu  padre  dell'  altro  Claudio  Giuliano  console 
suffelto  nel  237,  come  si  ricava  da  Capitolino',  e  nacque  da  Claudio 
Giuliano  Naucellio,  qui provinciam  cum  exercilu  adminislmvil  sotto  M.  Au- 
relio  e  L.  Vero,  secondo  che  si  ricava  dalle  lettere  che  gli  scrisse  Fron- 
tone  ^.  11  nuovo  prefetto  sotto  Adriano  dal  nostro  Monsignore  viene 
reputato  con  molta  verosimiglianza  il  padre  di  Naucellio  ;  ed  io  aggiun- 
gero  che  forse  discendeva  dalla  famiglia  dell'  altro  Claudio  Giuliano 
che  aveva  comandata  la  flotta  del  Miseno,  e  che  fu  ucciso  per  ordine 
deir  imperatore  Vitellio ,  giusta  cio  che  si  narra  da  Tacito  °.  Non  saprei 

'   [Il  fut  probalilernenl  tiuparavant  préfet  ''  Pay.    178,    2.    [Corpus   inscriptionum 

rrEgyptc;  voy.  Labus,  Epigrafc  lalina  sco-  Graecarum,  n.  C707.] 

perla   in   Epllo   dal    via^rjjiatore    Belzoni,  '  [Ilenzen,  Supplem.  Orell.  n.  05-33.] 

p.   100-102,  et  Ileiizcii.  Supplem.   OrcU.  ''  Lih.  XXXI,  lit.  87,  $  3. 

n.  5309.  L.  Renier.]  '  In  Maxim,  cl  Balhin.  c.  xvii. 

*  Pag-.  3i3,  G  e  p.  3.9,  0.  "  [Ad  Amicos,  lib.  I,  ep.  viii,  w ,  \\i.] 

^  Eabietti .  Imcr.  dom.  p.  098  ,  y.  [Orelli,  '■'  Uislor.  lib.  III .  c.  lvii. 
n.  37-21  :  MoMiiusen,  /.  A^.  035.  J 


DIGESTO  ANTEGILSTINIANEO.  129 

pero  dire  a  quale  di  tutti  questi  Giuliani  spetti  la  seguente  lapiduccia 
délia  villa  Albaiii,  iiiessa  in  luce  dal  Donati  '  : 

DiS-MANlB 
TI  -CLAVDI 
PHLEGONTIS 
TI  -CLAVDI 
IVLIANI 
LIB 

Oltre  i  fin  qui  annoverati,  parecchi  j)ersoiia(r(ri  in  questo  titolo  si 
ricordano,  dei  quali  non  mi  è  riuscito  di  rinvenire  altra  contezza. 
Fra  i  più  inipoitanti  debbonsi  citare  il  prefetto  dell'  annona  Marco 
Dioca  [§  235],  o  piuttosto  Marcio,  perché  se  fosse  un  prenome,  non 
sarebbesi  scritto  per  iiitero  ;  Filuminiano  [S  28^]  che  sembra  aver 
avuto  la  stessa  carica  sotto  Garacalla;  Manilio  Carbone  [§  168J  pre- 
tore  sotto  M.  Aurelio  e  L.  Vero  ;  e  i  seguenti  che  mostrano  anch'  essi 
di  essere  niagistrati,  cioè  Polo  Terenziano  [§  200]  sotto  Garacalla, 
Flavio  Severiano  [§  201]  sotto  Severo,  e  Glodio  Pulcro  [S  2o5]  sotto 
M.  Aurelio,  il  quale  è  notabile  per  aver  risuscitato  i  nomi  dell'  antica 
gente  Glaudia  patrizia,  alla  quale  perô  non  avrà  potuto  appartenere, 
se  è  vero  ciô  che  scrisse  Suetonio-,  ch'  ella  si  era  estinta  del  tutto  in 
Britannico  figlio  dell'  imperatore  Glaudio.  Qualche  dignità  sembra 
pure  aver  avuto  un  Gereale  [§  286]  vivente  sotto  Settimio  Severo,  il 

cui  mutilo  nome  MAN è  stato  dall'  illustre  editore  ristaurato 

M.  Anicius,  senza  dubbio  perché  gli  era  noto  Anicio  Gereale  console 
designato  nel  65  e  memorato  da  Tacito  \  di  cui  questi  potrebbe  essere 
un  discendente.  Peraltro  osservo  che  ne  in  questi  Digesti,  ne  nel  gran 
corpo  délie  Pandette  Giustinianee  si  nominô  mai  alcuno  con  tutti  tre 
i  nomi,  fuori  del  rarissimo  caso  che  vi  si  trascriva  alla  lettera  qualche 
carta  più  antica  :  onde  parmi  che  nemmeno  qui  si  abbia  da  supporre 
cosi  di  leggieri  una  taie  novità,  quando  agevolmente  puô  unirsi  lalet- 

'  P.  hhl\,  i3.  [Marini.  /scr.  ^/i.  p.  79.]        rapporté  par  cet  auteur,  mais  par  Tacite, 
-  [C'est  pardistractionqueBorghesi  a  cité        Annnl.  lib.  XllI,  c.  \vii.| 
ici  Suétone;  le  fait  dont  il  sag'û  nest  pas  '  [Annal,  lib.  XV,  c.  lxxiv.] 


P.  82. 


130  DIGESTO  ANTEGIUSTINIANEO. 

tera  M  del  prenome  ail'  AN  del  nome,  e  felicemeiile  sii])plire  Man- 
Uus  0  ManUius. 

Ma  clie  dire  poi  délie  iiotizie  di  ogni  génère  che  da  questo  prezioso 
titolo  ci  provengono!  Quai  gruppo  non  ne  contiene  a  pag.  Bg  [§  26/4 1 
la  sola  epistula  divorum  Hadridni  et  Anlonini  et  fratriim  ad  Caerellium 
Priscum  praetorem  tutelarem,  ricordata  dal  giiireconsulto  Paulo  nel  suo 
libro  de  officio  praelons  tutelaris,  la  qnale  ci  mosira  che  non  di  più  re- 
scritti,  corne  supponevasi,  ma  di  un  solo  si  traita  in  un  passo  consimile 
Divus  Hadriamis  et  divus  Pius  etfralres  rescripsenmt ,  che  si  trova  nel  Di- 
gesto^  Questalettera  non  potè  essere  scritta  prima  dei  26  febbrajo  dell' 
auno  i38,  in  cui  Antonino  Pio  fu  associato  ail'  impero  da  Adriano,  ne 
dopo  i  1  0  di  luglio  dello  stesso  anno,  in  cui  quest'  ultimo  mori.  Di 
(jui  dunque  apparisce  che  in  questo  brève  intervallo  gli  atti  délia  can- 
celleria  impériale  furono  spediti  a  nome  del  vecchio  imperatore 
Adriano,  ch'era  il  solo  Augusto,  del  novellamente  eletto  Antonino  Pio. 
che  aveva  il  titolo  d' imperatore  e  di  Cesare,  ma  non  d' Augusto,  corne 
ci  provano  le  sue  medaglie  e  la  singolare  iscrizione  dei  quindici  mag- 
gio  di  queir  anno,  riportata  dal  Grutero-^  e  dei  due  giovanetti  M.  Au- 
relio  e  L.  Vero,  che  non  avevano  che  quello  di  Cesari.  E  se  è  cosi, 
come  non  piio  essere  diversamente,  perché  in  altro  modo  com'  entre- 
i-ebbero  tutti  questi  personaggi  neil'  intestatura  di  quella  lettera'?  ecco 
decisa  di  un  colpo  una  délie  ])iù  grandi  controversie  cronologiche,  la 
quale  ha  esercitato  le  penne  del  Pagi,  del  Tillcuionl,  del  Silvestri 
P.  83.  e  di  molti  altri  critici;  quella  cioè  sull'  anno  dell'  adozione  degli  Au- 
gusli  Iratelli,  che  alcuni  volevano  fissare  ail'  anno  i38,  altri  al  189. 
Ed  eccola  decisa  interamente  a  favore  del  Tillemont,  il  quale  tondato 
sulle  parole  di  Spai-ziano  ^  :  rrHadrianus.  .  .  .  adoptavit  Arriiim  Aiiloni- 
"  iinm  ....  sed  ea  demum  lege,  iil  ille  sibi  duos  adoptaret  :  Aimium  Ve- 
fM'uni  et  M.  Anloni)Him,n  aveva  sosteniito  contro  Gapitolino  che  1'  ado- 
zione di  questi  ullinii  era  accadiita  nello  stesso  giorno,  in  cui  surccssc; 
(|uella  di  T.  Antonino  loro  padre  adottivo,  cioè  ai  aBlebbrajo  del  i38. 

'   Lil).  XLIX,  til.  XIV,  I.  iH.  ■■  In  IJadi:  c.  xxiv. 

*  Pag-.  2.56,  n.  6  et  .5. 


DIGESTO  AiMEGIUSTINlANEO.  131 

l^ccoci  di  piii  palesalo  che  il  pretore  tutelare  di  queli'  anno  ("u  Cerc;!- 
lio  Prisco,  cd  ecco  iiifine  dala  un  altra  soleiine  smentita  al  medesiiiio 
Capitoliiio ,  il  qualc;  ci  avcva  iiisejjnato  che  l'istituzione  di  quel  pre- 
tore era  dovula  a  M.  Aurclio  '  :  rr  Praetoreiii  tutelarem  primus  fecit, 
fcquum  ante  tutores  a  coiisuiibns  poscereiilur, -n  quaiido  ail'  opposto 
ora  impariamo  che  quest'  uflicio  oià  esisteva  hno  dajjli  ultimi  îjioriii  di 
Adiiaiio.  Lo  che  essendo  chi  potrà  restare  esitante,  se  abbia  da  prestai- 
Cède  a  quell'  imbroglione,  o  piuttoslo  a  Giulio  Paulo  tanto  più  antico 
di  lui,  specialmeiite  trattandosi  di  uua  carica  sulla  quale  quest  iiltinio 
scrisse  uu  libro  particolare  '^  ? 

A  pag.  37  [§  126]  si  uominauo  hi  qui  sunt  ex  coUegio  sex  primo- 
rum,  che  io  credo  gli  stessi  che  i  seviri,  0  sevirales,  0  ordo  seviralis,  dei 
quali  disse  bene  1'  emineniissimo  Noris^  :  fr  In  collegiis  seu  corporibus 
cf  artificum  seviri  primo  loco  censebantur  a  corporatis  creati,  qui  eis- 
ffdem  corporibus  praesidebant.  11  (Juindi  sévir  navimdariorimi  abbiamo 
nel  Grutero^;  sévir  quinquennalis  collegii  fabrurn ,  sévir  qtiinqiiennalis  col- 
legii  omnium fabnim  nel  Muratori^  e  ordo  seviralis  collegiifabrum,  coUegii 
cenlonariorum  presso  il  medesimo^;  sévir  centonariorum  nell'  Olivieri", 
e  sévir  linliarius  nel  MariniS  sulle  quali  cariche  è  da  vedersi  l' Oderico". 


P.8i. 


'  In  M.  Axtrel.  ex. 

'  [La  découverte  de  l'inscription  de  Con- 
cordia  étant  venue  depuis  confirmer  le  té- 
moignage de  Capitolin  sur  l'époque  où  fu- 
rent institués  les  praelores  tutelares ,  Borghesi 
a  l'econnn  avec  M.  Mommsen  {Epigrapliische 
Anakkten ,  n"  -16  )  que  c'est  le  texte  de  Julius 
Paulus  qui  est  corrompu,  et  qu'au  lieu  de  ex 
epistola,  il  faut  y  lire  ex  cpistoUs.  \oy.  Annali 
delV  Inslit.  1 853 ,  p.  1 90  et  siiiv.  L.  Renier.] 

'  Cenotaph.  Pisan.  diss.  I,  c.  vi.  p.  77. 

^  Pag.  /iA5,  1.  [C'est  une  citation  fausse, 
empruntée  par  Borghesi  au  cardinal  Noris, 
lequel  a  voidu  citer  l'inscr.  645.6  de  Gruter 
(àaAi  d'Orelli).  Il  n'est  pas  question  dans 
ce  document  d'un  sévir  navicidariorum ,  mais 


d'un  personnage  qui  était  sévir  axignstnlis  et 
navicularius.  L.  Renier.] 

^  Pag.  5 16,  5  et  688,  7.  [C'est  la  même 
inscription,  et  elle  est  Ligorienne.  L.Remer.J 

'^  Pag.  517,  à.  [Il  faut  lire  dans  cette 
inscription,  ordo  seviralis ,  coUcgium fabrum , 
collegium  centonariorum.  \\.  He\ze\.  ] 

'  Marm.  Pisaur.  pag.  61,  n.  168. 

^  Fr.  Arval.  p.  366. 

■'  Dissert,  et  adnot.  p.  loi  et.suiv.  [^'oy. 
sur  les  Seviri,  qui  n'ont  rien  de  commun,  à 
ce  que  je  crois,  avec  les  Sexprimi  dont  il  est 
ici  question,  mon  article  dans  le  Zeitschrift 
fiir  die  Alterthumswissenschaft ,  1868,  n.  -2  5- 
37  et  37-60,  et  mon  Suppl.  au  recueil 
d'Orelli.  n.  7089.  W.  Henzen.] 

^7- 


132  DIGESTO  ANTEGIUSTINIANEO. 

Dalla  paff.  38  [§  i3/j]  imparianio  che  gli  arcarii  Cacsariani,  ossia 
misceptores ,  (jnibtis  reditus  domui  principis  dehiti  tradcbanlur,  coiiic  gli 
ha  defiiiiti  il  Golotredo,  avevano  i  loro  iiflicj  nel  foi'o  Traiano  :  o  da 
essa  vengoiio  pur  fuori  per  la  prima  volta  [§  iSy]  gli  anaholicarn,  cioè 
coîoro  che  lavoravano  Y  anaboUum\  di  cui  Valerio  Sinforo  regalô  Escu- 
lapio  in  iina  lapide  del  Grutero  ^  e  che  noi  diremmo  fabricatori  di  cap- 
potti,  alla  figura  dei  quali  si  accosta  il  maiitello  di  Telesforo  fedel 
compaguo  di  quel  dio. 

Subito  doj)o  compariscono  [§  i38]  îV  qui  in  centuria  censorum  vela- 
torum,  sunt,  ove  è  chiaro  che  per  una  viziosa  crasi  del  copista,  di  cui 
si  hanno  frequentissimi  esenipj  iiei  codici,  è  stata  omessa  un  a,  do- 
vendosi  leggere  centuria  accensorum.  Imperocchè  non  vi  è  dubbio  che 
ïvi  si  parla  degli  accensi  velati,  assai  spesso  nominati  dai  marmi,  da 
Festo,  ed  ora  da  Cicérone^,  de'  quali  quel  poco  che  si  sa  puo  vedersi 
nel  Fabretti^  che  pel  primo  si  accorse  ch'  essi  componevano  un  colle- 
gio;  i  quali  ora  più  non  si  contende  che  fossero  sacerdoti,  benchè  an- 
cora  siano  oscure  le  particolari  loro  incombenze.  Qiialche  cosa  di  più  se 
ne  sarebbc  saputo,  se  fosse  vero  che  in  un'  iscrizione  Muratoriana  ^,  in 
cui  si  ha  ACCENS  •  VEL  •  FLAM  •  DIVI  •  M AGN  •  ANTON ,  si  fosse 
dovuto  leggere  ACCENSo  •  VELato  •  ELAMimmi  •  DIVI  •  MAGN^ 
ANTONmt,  come  ha  fatto  1'  editore;  ma  sapendosi  che  i  flamini  non 
formavano  corporazione,  e  che  era  addetto  ciascun  di  essi  al  culto  di  un 
dio  inparticolare,  sono  di  fermo  avviso  che  debbasi  supplire  FLAM//??', 
p.  85.      e  che  in  quella  riga  siano  indicati  due  diversi  offici  religiosi. 

A  pag.  /io[§  i/i8]si  ricorda  is  qui  in  portu  pro  sainte  imperatoris 
sacrum  facit  ex  vaticinatione  archigalli,  e  sarà  questa  una  bella  memoria 
di  più  da  accrescersi  alla  dissertazione  del  Giorgi  suir  archigallo. 


'   [C'étaient  plutôt  des  bateliers  chargés  '  }nsei\  dom.  p.  A33.  |  On  en  sait  be;'u- 

(le  transporter  à  Rome  le  Mé  qui  arrivait  à  conp  ])lus  aujourd'hui  sur  ce  snjfsl,  <pii  a 

Oslio;  voy.  M.  Momnisen, /!>()/(/// JrV/' /)i.s7/<.  élé    traité    d'une    manière    définilivo    pai' 

18/19,  P-  ^'•^-  h.  Renier.]  M.  Mommsen,  dans  les  Annales  de  l'inslii. 

*  Pajr.  70,  8.  [Orelli,  n.  iBy^?.]  i8/i(),  p.  909-980.  li.  Rknieh.| 

^  De  Hejnihlica,  hh.  II,  c.  xxn,  S  ho.  '"  Pag.  10(^7,  n.  ft. 


DIGESTO  ANTEGIUSTINIANEO.  133 

Tra  gli  ofTici  militaii  si  cita  a  pag.  53  [§  222]  is  qui  commenlariofi 
habet  praefccfi,  ed  è  {jià  ben  noto  clic  ogni  coorte  avcva  il  suo  prefetto 
particolare.  Colui  che  teneva  i  commentaij  trovasi  altre  volte  chianiato 
a  commenlarm,  vel  commentaricnsis ,  e  coiiisponderà  al  iiostro  sarpente 
maggioi'e,  esscndo  sua  iiicombeiiza  il  serbaro  i  registri  e  i  conli  délia 
compagnia.  Nellc  lapidi  per  altio  dicesi  più  coniunoiiierite  lihrarins 
o  libiarius  commenlarieims\  onde  Ubrarius  stihpraefecli  e  librariits  coliorlia 
abbiamo  nel  Donati^,  librarius  tribuni  ncl  Fabretti^,  e  libîarius  kgionis 
nel  Grutero^ 

Dei  giuridici  dati  per  la  prima  volta  a  governare  l' Ilalia  da  M.  Au- 
relio  molto  resta  da  dire  anche  dopo  ciô  che  ne  lianno  scritto  il 
Zaccaria'^  ed  û  Fabricio'^;  onde  a  chi  volesse  prendersi  quest'  assunto 
potrà  giovare  il  sapere  dalla  pag.  56  [§  282],  che  ai  tempi  di  Ulpiano 
era  vietato  al  pretore  tutelare  di  dare  il  tutore  ai  pnpilli,  che  quan- 
tunque  abitassero  nella  capitale,  avevano  il  loro  patrimonio  in  regioni 
soggette  air  autorità  dei  giuridici. 

Belle  notizie  sui  fornai  di  Roma,  da  aggiungersi  a  quelle  che  si  ave- 
vano nel  codice  Teodosiano  ^  si  trovano  alla  pag.  56  e  57  [S  288- 
287].  Sapevasi  già  ch'  essi  formavano  un  collegio  detto  nelle  lapidi 
COLLEGIVM,  0  CORPVS-PlSTORVIVl\  0  anche  CORPVS- 
PISTORVM  •  SILIGINARIORVM  ",  e  conoscevasi  ancora  che  ave-  p.  86 
vano  il  proprio  patrono^'^  e  che  erano  sotto  la  spéciale  disposizione  dei 
prefetto  dell'  annona,  come  si  ricava  daCassiodoro^'.  Sendira  che  il  loro 

'  Vedasi  ii  Marini,  Fr.  Arval.  p.  /igg.  manière  beaucoup  plus  complète,  la  ques- 

*  Pag.  178,  1.  [Voy.  Kellermann,  Vigit.  tion  des  Juridici  de  TUalie.  dans  son  Mé- 

Eom.  p.  28,  n.  9.]  moire  sur  l'inscription  de  Concordia;  vov. 

^  /«scr.  rfo??î.  pag.  21 3,  n.  536.  [ligne  18.  Annali  clcW  Instit.di  corrisp.  archeoL  i8o3, 

Fabretti  avait  lu  LIB  •  PR  ;  mais  il  y  a  sur  le  p.  1 96  et  suiv.  L.  Remer.] 

monument  LIB-TR;  voy.  Schiassi,  Giiida  '  Lib.  XIV,  tit.  m,  De  pistoribus  et  caln- 

al  Museo  di  Bologna,  p.  62  ,  et  Kellermann .  boleusihus. 

Vigil.  Rom.  p.  5i ,  n.  103".  L.  Renier.]  ^  Gruler,  p.  266, 1  ;Muratori,  p.  91,  8. 

'  Pag.  80,  8.  '  Grut.  p.  81,  10.  [Orelli,  n.  181  o.j 

'  Instituzione anliquario-lapidaria ,  p.  Ii5.  '"  Grut.  p.  36i,  2.  [Murât,  p.  721.  i.j 

'  Ad  Bionem,  lib.   LXXVIII,   not.   /i5.  "  Lib.  VI,  form.  xvui. 

[Borghesi  lui-même  a  traité  depuis,  d'une 


134  DIGESTO  ANTEGIUSTINIANEO. 

colle^io  fosse  istituilo  da  Augasto,  o  aliiieuo  ai  suoi  tenipi  già  esi- 
steva"!  perché  il  COLLEGIVM- SILIGINARIORVM  alzô  aria  lapide 
per  la  sua  sainte,  che  puô  vedersi  nello  Spoii^;  ma  iiuova  forma  e 
stabilité  ebbe  da  Trajano,  di  cui  ci  dice  Aureiio  Vittore  ^  :  rcamionae 
rrperpeluae  mire  coiisiiltum,  recepto  firmatoque  pistorum  coUegio.r 
Ora  impariamo  che  ciô  fece  quell'  imperatore  con  uiia  costituzione  indi- 
jizzata  a  Sidpicio  Simile  prefetto ,  corne  pare,  dell'  annona,  stabilen- 
done  d  numéro  a  ceiito,  c  accordando  loro  il  privilegio  di  essere  esenti 
dalle  tutele;  anzi  apprendiamo  pure  che  un  altro  collegio  di  fornai  era 
istituito  ad  Ostia,  ma  che  qnesto  non  gode  va  dei  medesimi  diritti. 

Qualche  cosa  sarebbe  pure  da  dirsi  sulla  cura  del  calendario,  sui 
curatori  délie  strade,  sui  primipilari ,  sui  decuriali,  sui  negozianti  del 
foro  Suario,  e  sopra  tant'  altre  cose  che  si  ricordano  in  questo  titolo 
abbondantissimo  d'ogni  maniera  di  erudizione,  se  non  mi  fossi  già  trat- 
teiuito  soverchiamente  intorno  ad  esso,  e  se  non  fossi  costretto  a  passar 
oltre  per  non  eccedere  di  troppo  i  limiti  che  mi  sono  prescritti.  Solo 
non  voglio  preterire  una  notizia  bibliografica  che  di  qui  si  ricava,  cioè 
che  Giulio  Paulo  dopo  aver  scritta  in  un  sol  libro  T  opéra  superiormente 
menlovata  De  ojficio  praeloris  tutelaris ,  tornô  poscia  a  rimetterci  le  mani 
ampliandola  e  dividendola  in  più  volumi;  onde  a  pag.  69  [§  9^7]  si 
cita  il  primo  libro  editionis  secimdae  de  junsdictione  lulelari. 
l>.  S7.  Succède  il  novo  capitolo,  qiiando  donatoî'  intelligatur  rcvocasse  volun- 

lalem,  a  cui  dàprincipio  una  mutila  legge  [§  2/18]  di  Gostantino  Magno 
del  33o,  data  da  Costantinopoli  XVII  Kal  Augusli,  dalla  quale  cono- 
sciamo  che  quell'  imperatore,  il  quale  nel  fcbbrajo  trovavasi  a  Serdica, 
essendo  j)oi  venuto  ad  assistere  alla  dedicazione  délia  sua  nuova  città, 
accaduta  agli  undici  di  maggio,  vi  si  fermô  per  tutto  il  resto  dell'  anno, 
essendo  nel  codice  Teodosiano  data  dal  medesimo  luogo  anche  la  Icgge 
seconda  de  Indana  [iib.  XVI,  tit.  vni]  dei  99  novembre,  il  Gotofiedo 
od  il  llitter  si  erano  già  accorti  che  nel  medesimo  codice  la  leg{je  prima 
de  pacliH,  Iib.  11,  lit.  ix,  la  seconda  de  administralione  lutorum,  Iib.  111, 

'    Miscell.  entd.  (i)ditjiiii.  |);i{j.  (iA.   —  '^  De  Caesarib,  c.  xiii. 


DIGESTO  ANTEGIUSTIiNIANEO.  1:^,5 

lit.  XIX  [S  3()J,  e  I;»  priinn  de  donalionibis ,  lil).  Vlll,  lil.  xii ,  ;i  rui  i!<'! 
codice  Giuslinianeo  corrispoiidoiio  la  legjje  '.a  de]  libro  V,  lit.  xxxvik 
e  la  qB  dcl  lihio  Mil,  lit.  uv,  erano  tulte  framinenti  di  uiia  sola  costi- 
liizioiie  di  Costanliiio.  Quesla  vcrità  è  addivcMiiita  mariif(3sta  ora  c\^^' 
iiiia  taie  costiluzioMe  ])uo  qui  leggersi  por  iiitcro  a  pajj.  Go  [S  '>.Ac)J;  <■ 
(piiiidi  non  si  avià  più  duhhio  sullc  coi'iezioiii  da  l'ai'si  ai  molli  ei-rori  c 
coulraddizioni,  clie  por  colpa  doi  copisti  si  osservano  nella  data  di  questf 
leggi,  e  nella  dignilà  di  quel  Massimo  rui  sono  indirizzatc.  Iniperocchè 
il  giorno  in  cui  lurono  scritte  varianiento  notavasi,  ora  VI  Non.  Feli.  ora 
IV  Kal.  Nov.  ora  III  Kal.  Feh.  ora  III  Non.  Feb.  e  (juel  Massimo  nel  co- 
dice Teodosiano  dicevasi  praefectuH  Urbis,  mentre  nel  Giuslinianeo  si 
inmuncm\Rj)raefecluspraetorio.  Regnava  pure  discordia  nell' anno ,  perché 
ora  si  attribuivano  al  3 16  sollo  il  consolato  di  Sahino  e  di  lUdino,  oia 
più  reltamente  si  prolraevano  fino  al  828  Severo  et  llujino  cons.s.  Non 
lieve  difetto  scoprivasi  pure  nel  dirsi  date  da  Roma,  lo  che  non  poteva 
essere,  perché  Costantino  occupato  prima  nella  guerra  coi  Goti,  poi  [>.hh. 
in  quella  con  Licinio,  consumô  tutto  quesfanno  nelF  lllirico,  nella  Ma- 
cedonia  e  nella  Tracia,  senza  mai  venire  in  Italia.  Ora  pero  sarà  toita 
ogni  menda,  essendosi  veduto  che  invece  di  data,  doveva  scriversi  yjro- 
posîta  inforo  divi  Trajani;  e  tutto  andrà  egregiamenle,  ristaurando  come 
ha  t'atto  il  ch.  editore  III  Non.  Febr.  Severo  et  Rufino  conss.  E  cosi  sarà 
aperto  che  il  Massimo,  a  cui  in  quesla  costituzione  si  parla,  é  il  Valerio 
Massimo  Basilio  console  ordinario  nel  827,  che  dall' Anonimo  sappiamo 
essere  stato  ])refetto  di  Roma  dal  primo  settembre  del  819  fino  ai  18 
dello  stesso  mese  del  Z^Z,  nel  quai  giorno  gli  successe  Lucerio  Verino  '. 
Vengono  appresso  parecchi  responsi  di  Papiniano,  in  uno  de"  (juali 
si  commémora  a  pag.  66  [§  ^Sy]  un  Elio  Sperato,  ch'esser  potiebhe 

'  [Tous  les  manuscrits  du  code  Thëodo-  praetorio)  à  la  leçon  P.  V.  (praefecto  Vrbis). 

sien  et  du  code  de  Justinien  s'accordent  à  dater  C'est  aussi  l'opinion  émise  par  M.  Momm- 

cette  loi  par  les  noms  des  consuls  de  l'an  sen ,  dans  sa  deuxième  édition   des  Froff- 

iii()  ,  Sabino  et  Rujlno  conss.  mais  \h  ne  s  ac-  menta  juris  nntpjustinianni ,  p.   85.  Dans  la 

cordent  pas  snr  le  litre  de  yl/rta?wîMs^  auquel  première,  il  setait  rangé  à  tavis  de  lîor- 

elle  est  adressée.  Il  faut  donc  maintenir  la  ghesi.  J.  B.  de  Rossi.J 
date  3 1 6 ,  et  préférer  la  leçon  P.  P.  {praefecto 


]36  DIGESTO  ANTEGIUSTINIANEO. 

uno  cli  quel  due  ricordati  in  due  marmi  K  Egualmente  il  Pomponio 
Filadelfo,  che  poco  dopo  [S  9  58]  si  présenta,  non  fu  forse  diverso  da 
(juello  che  trovasi  in  questa  pietra  ^  : 

T  •  POMPONIVS  •  T  •  F  •  PHILADELPHVS 
POMPONIA-T-F-DORIS 

Gratissimo  sarà  agli  studiosi  délia  légale  il  titolo  successivo  ad  legem 
CÀnciamde  donatiouibiis ,  perché  di  questo  celehre  plébiscite  pochissimo 
è  ciô  ch'  è  riniasto  nel  gius  conosciuto.  Nella  sottoscrizione  délia  legge 
di  Costantino  a  pag.  78  [§  278]  data  XIV  Kal.  Nov.  Mediolano,  Con- 
stantio  et  Licinio  cpnss.  dovrà  onninainente  rimettersi  Constantino  et  Lici- 
nio  IV  conss.  e  cosi  riportarsi  al  3i5,  perché  ci  si  fa  espressa  menzione 
di  Vezzio  Rufino  prefetto  di  Roma,  û  qiiale  ai  5  settembre  dello  stesso 
anno  ricevè  la  prima  legge  del  codice  Teodosiano  de  maternis  bonis  ^, 
p.  89.  e  che  siamo  assicurati  dall'  Anonimo  essere  stato  prefetto  dal  90  agosto 
fino  ai  /i  dello  stesso  mese  dell'  anno  seguente.  E  a  questo  medesimo 
tempo  dovrà  pure  trasportarsi  1'  altra  legge  délia  stessa  pagina  [§  a 7  A] 
'data  Idibus  Augiistis  Romae,  Constantino  et  Licinio  Aiigg.  conss.  non  po- 
tendo  spettare  al  812,  in  cui  questi  due  principi  furono  per  la  prima 
volta  colleghi  nel  consolato;  giacchè  Costantino  non  divenne  padrone 
di  Fioma  se  non  dopo  la  morte  di  Massenzio,  avvenuta  in  quest'  anno, 
ai  28  di  ottobre;  e  nemmeno  potendo  hssarsi  al  3i3,  in  cui  lo  furono 
per  la  seconda,  avendo  già  notato  a  proposito  di  un'  altra  legge  del 
primo  titolo  esservi  grande  apparenza  che  nella  primavera  se  n  andasse 
nelle  Gallie;  donde  non  ritornô  se  non  nell'  anno  sussegucnte.  Al  con- 
trario vi  sarà  perfetta  concordanza  stabilendole  al  81 5,  perché  sap- 
piamo  che  questo  principe  ai  2  di  giugno  era  al  Sirmio  *,  di  dove  venue 
ad  Aquileja,  nella  quai  città  sottoscrisse  ai  18  di  luglio  la  legge  sopra 
citata  de  maternis  bonis.  Va  bene  adunque  ch'  egli  fosse  a  Roma  ai  1 3 
li  agosto,  ove  infatti  sappiamo  che  trovavasi  tanto  ai   2  5  dello  stesso 


(I 


'  (irnl   |).  077.  1 1  ;  Mur.'it.  p.  i  /i8o,  8.  '  Lib.  VII,  lit.  xvni,  I.  i. 

■    Miir.il.    p.'ifj.    i/içp,  7,  c    [)0g.   I72f),  ■*    Cod.  Thcodos.  lib.  II,  lit.  .\\\,  I.  1,  de 

i5.  pignoribus. 


DIGESTO  AINTEGIUSTINIANEO.  137 

mese  ^  quarito  ai  i3  di  setlembre^  e  cIkj  poi  ripartitone  capitasse  a 
Milaiio  ai  i  9  di  oltobre ,  fincliô  ai  1  a  di  décembre  lo  veggiamo  già  ritor- 
nato  al  Sirmio^,  Tuilo  cio  egregiarnente  si  accorda  coll'  epistola  iG 
di  S.  Agostino,  dalla  ([uale  si  licava  che  Goslantino  Magno  nei  rnesi  di 
agosto  e  di  setteinbie  fece  soggiorno  in  Ronia,  di  dove  chiaino  a  se 
Geciliaiio  e  i  Donatisti,  che  si  erano  a  lui  appcllati  dal  giudizio  di 
Arles.  Ma  essendorie  poscia  partito,  Ceciliano  lo  raggiunse  a  Miiauo, 
ov^  essendo  venuti  pure  i  Donatisti,  lu  promulgata  la  finale  sentenza 
che  assolveva  il  primo  e  condannava  i  secondi.  Anche  nella  legge  délia  P.  90. 
pag.  71  [§  970],  che  dicesi  subscripla  V  Kal.  Mai  Sirmi,  Caess.  conss. 
converrà  credere  che  siasi  negletto  di  aggiungere  lerliinn  al  consolato 
e  che  perciô  dal  29/1  debba  riportarsi  al  3 00,  corne  ha  fatto  il  Tille- 
mont  di  un  altra  dello  slesso  giorno  nel  codice  Giustinianeo^;  e  cio 
perché  nel  primo  di  questi  anni  Diocleziano  ai  27  di  aprile  non  risie- 
deva  già  al  Sirmio,  ma  ad  Eraclea,  corne  ci  prova  un'  altra  legge  dello 
stesso  codice  ^  11  consolato  di  Diocleziano  e  di  Massimiano,  che  in  un 
rescritto  délia  pag.  76  [§  280]  si  scrive  Aiig.  III  et  II  conss.  è  certa- 
mente  fallato,  tuttochè  in  egual  modo  si  noti  l'anno  290  nella  Gronaca 
di  Prospère;  essendo  fuori  di  contesa  che  nel  287,  in  cui  Massimiano 
fu  console  per  la  prima  volta,  Diocleziano  lo  fu  per  la  terza.  Di  cio 
fanno  amplissima  fede  i  medaglioni  coiiiati  pel  possesso  di  quel  conso- 
lato, e  descritti  dall' EckheU',  coll'  epigrafe  IMPP  •  DIOCLETIANO 
III-ET-MAXIMIANO-COSS,  non  che  la  base  del  Museo  Gapito- 
lino  colla  stessa  data  édita  già  da  gran  tempo  dal  Grutero^  e  le  tre 
iscrizioni  segnate  TER- ET- SEMEL- COS  che  si  trovano  presso  lo 
Spon^  il  Muratori^  ed  il  Marini^",  le  quali  da  tal  uno  erano  state  erro- 
neamente  assegnate  ail'  anno  3o2,  e  che  debbonsi  senza  dubbio  a  questo 

■  Cod.  Theodos.  lib.  Xî,  lit.  xxx.  1.  3 ,  de  '  D.  N.  V.  t.  VIII,  p.  2.  [Voy.  Cohen. 

appeUattonibus.  Méd.  impér.  t.  V,  p.  4-2  5.  Minervim.] 

^  Ibîd.  lib.  X,  tit.  I,  i.  x,de  jurefisci.  '  Pag.  >i83,  1. 

•*  Ihid.  lib.  XIV,  tit.  \xv.  1.  1,  defrumento  *  Miscell.  erud.  antiq.  p.  56. 

Cartliag.  '  Pag.  108,  1. 

'  Lib.  11,  tit.  XXII,  1.  ().  '"  Iscriz.  Albanc,  pag.  àg. 

'  Lib.  IV,  tit.  XIX,  1.  11. 


Î38  DIGESTO  AMEGIUSTLMANEO. 

reslituire  '.  INon  ci  sarebbe  adunque  altro  mezzo  per  diminuire  l'errore, 
se  non  quello  di  supporre  che  non  si  fosse  computato  il  primo  conso- 
lato  suffetto  di  Diocleziano;  ma  se  questa  scusa  sarebbe  sufficiente  per 
lin  ordinatore  di  fasti  corne  Prospero,  non  lo  sarà  per  unalegge,  infinité 
essendo  le  prove  che  la  cancelleria  impériale  costantemente  lo  conteg- 
giô.  Sarà  dunque  da  cercarsi  s'  ella  si  debba  assegnare  al  287,  emen- 
P-  9 1 .  dando  Aug.  III  et  I  conss.  0  pure  al  290,  restituendo  Aug.  IV et  III  conss. 
La  data  perô  V  Non.  Mari.  Mcomediae  mi  fa  propendere  a  seguire  l'eru- 
dito  cditore,  scegliendo  il  primo  anno,  sul  principio  del  quale  sappiamo 
che  Diocleziano  era  veramente  in  quella  città,  ove  aveva  passato  Tin- 
verno,  e  donde  lo  troviamo  partito  solo  ai  5  di  aprile,  in  cui  ci  com- 
parisce  a  Bizanzio;  mentre  ail'  opposto  non  abbiamo  alcuna  prova,  che 
ci  sia  stato  ne!  290.  L' altro  rescritto  dell' anno  susseguente  291, 
pag.  86  [§  3i5],  benchè  meschiato  con  quelli  di  Diocleziano,  dovrà 
concedersi  al  suo  collega  Massimiano  Erculeo,  a  cagione  délia  sotto- 
sci'izione  XII  Kal.  Mart.  Dorocortoro ,  la  (juale  ci  fa  sapere  che  chi  lo 
rilasciô  soggiornava  allora  a  Reims  nelle  Gallie,  il  che  non  puô  essere 
di  Diocleziano,  che  a  quel  tempo  aveva  la  sua  stanza  nell'  Illirico. 
Ciô  air  opposto  ben  conviene  al  collega,  che  da  Eumenio-  ci  è  noto 
essersi  in  quell'  anno  occupato  a  ripopolare  i  contorni  di  Cambrai  e  di 
Treveri,  dandoli  ad  abitare  a  molti  barbari,  che  si  erano  sottomessi 
al  dominio  romano.  Notabile  è  poi  che  sebbene  le  intestature  délie  leggi 
negli  altri  titoli  rettamente  a  Diocleziano  accoppino  Massimiano,  in 
<(uesto  peraltro  costantemente  ail'  Erculeo  si  sostituisce  Costanzo 
Cloro,  tuttochè  alcuni  di  questi  rescritti  siano  anche  anteriori  alla  sua 
elezione  in  Cesare,  come  sarebbero  quelli  del  285,  pag.  82  [§  ^^97], 
e  del  286,  pag.  7/1  [§  -^^B]-  H  che  non  ])otrà  spiegarsi  se  non  col  sup- 
porre che  le  leggi  in  esse  contenute  siano  state  desunte  da  una  fonte 
diverse  da  ([uella  da  cui  provennero  le  altre,  e  precisamente  da  una 
qualche  collezione,  in  cui  si  fossero  obbediti  gli  oi'dini  di  Costantino, 

'   [Depuis,  Borghesi  a  reconnu  que, dans        Urbts  Romae ,  vol.  I,   pafj-.   -^li.   J.  15.   di: 
res  inscriptions,  lo  formule  dont  il  s'a{>-it  in-         Rossi.J 
diquf;  lann/ie  •?.h^  :   voy.   mes  Insrr.  christ .  '   Panegyr.  Conslnniii  Caes.  c.  xxi. 


DHiKSTO  ANTKGIUSTIMANEO.  139 

il  quale  do|jo  clie  l'Erculeo  si  uccise,  fece  ahbattenie  le  imnia^jiiii  e 
cassariie  il  iioiiic ,  coiiie  inipariaino  da  Lattaiizio  '  c  da  Eusebio  '^. 
Che  se  è  vcro  che  Liciiiio  do|)o  la  morte  di  Massimirio  Daza  facesse 
altrettaiito  ri<![uardo  a  Massimiano  Armentario,  corne  sembra  ricavarsi 
da  Eusebio^,  rctlaiiieiiLe  si  saraiino  (jui  ritenuti  i  soli  due  Augusti, 
la  cui  ricordaiiza  era  riinasta  in  onore,  e  sarà  ])oi  una  disatteiizione  del 
compilalore  o  del  copista  avvezzo  ad  associare  (^ostaiizo  a  Diocleziano, 
se  io  ha  fatto  talvolta  anche  alloi'  quaiido  non  dovea  dargli  alcun  coni- 
j)agno.  E  veramenle  pare  che  le  leggi  di  qiiesto  titolo  siano  state  rica- 
vate  dai  registri  non  di  un  privato  giurisconsuUo,  ma  di  un  pubblico 
tribunale,  veggendosi  che  un  simile  decreto  di  abolizione  di  uiemoria 
viene  osservato  anche  alla  pag.  70  [§  267],  nella  quale  l'anno  2o5  si 
nota  col  solo  consolato  secondo  di  Garacalla ,  taciuto  il  nome  del  collega 
Geta  di  dannata  rimend^ranza,  onde  non  poche  sono  le  lapidi,  in  cui 
lo  veggiamo  cancellato  coUo  scarpello. 

Non  manca  di  buone  notizie  ancor  questo  capitolo,  onde  impariamo 
a  pag.  69  [§  266],  che  Topera  di  Ulpiano  in  LXXXIIl  libri  sopra 
Teditto,  fu  scritta  negli  ultimi  tempi  délia  sua  vita,  e  particolarmente 
dopo  il  229,  veggendosi  che  nel  primo  libro  riferisce  un  rescritto  di 
quest'  anno  delT  imperatore  Alessandro.  Una  solenne  conferma  dell' 
apoteosi  dell'  imperatore  Probo,  taciuta  dalle  lapidi  e  dalle  medaglie, 
di  cui  non  si  aveva  che  un  cenno  da  Eumenio  nel  panegirico  di  Go- 
stanzo,  e  nel  calendario  natalizio  dei  Gesari,  comparisce  a  pag.  78 
[§  288]*,  e  dovrà  credersi  fatta  dal  suo  successore  Garo,  per  esclu- 
dere  il  sospetto  di  essere  stato  conscio  délia  sua  morte.  Anche  uua  no- 
vella  città  detta  Suneata,  in  cui  lu  affissa  una  legge  di  Diocleziano  dell' 
anno  286,  s' incontra  a  pag.  82  [§  297];  e  spetterà  poi  ai  geograh 
H  decidere  se  mai  s'  abbia  da  credere  l' istessa  di  Synaos  0  Siuiaus,  che 

'  De  mort,  persec.  c.  xLii.  au  titre  Imperator,  aussi  M.  Mommsen  a- 

'  Hisl.  codes,  lib.  VIII,  c.  xni.  t-il  expliqué  par  le  mot  Domiims  le  d  barré 

"  Ibid.  lib.  IX,  c.  H.  qui  avait  été  pris  pour  le  sigle  de  cet  ad- 

"   [Le  card.  Mai  avait  lu  Divus  liiip.  Pro-  jectif.  L.  Remeh.] 
I»ts;  mais  jamais  lad  jectif  Divus  ne  se  joint 


140  DIGESTO  AWTEGIUSTINIANEO. 

P.  93.  fu  iina  città  vescovile  délia  Frigia  maggiore  sotto  il  iiieiropolitaiiu  di 
Laodicea,  0  com' altri  vogliono  di  Gerapoli,  le  cui  medagiie  portano 
l'epigrafe  CYNAGITrîM. 

Poco  frutto  perô  ricavasi  dalle  persone  mentovale  in  questo  titolo, 
che  rimangono  per  la  più  parte  sconosciute;  essendo  tutte  donne  0 
privati  spettanti  nel  maggior  numéro  ai  tempi  Dioclezianei.  Tuttavolta 
il  Flavio  Menandro  ricordato  da  Alessandro  Severo  a  pag.  69  [§  1266] 
potrà  dirsi  essere  stato  probabilmente  délia  stessa  famiglia,  da  cui 
provenne  il  chiarissimo  giovine  di  questa  pietra  di  Gapua'  ; 

P-FLAVIO-MENANDRO-AFRICANO-C-1 
IIII  •  VIR  •  VIAR  •  CVRANDARVM 
FILIO-DVLCISSIMO-ET-INCOMPA 
RABILI  •  GAVI A  •  PROCVLA  •  C  •  F  •  MATER 
POSVIT 

Il  nostro  editore  ha  già  notato  che  un  Auielio  Onesimo,  somigliante 
nel  nome  a  quello  che  trovasi  a  pag.  8/i  [S  3 1 2],  è  ricordato  nelle  iscri- 
zioni  Veliterne  recentemente  date  in  luce  dal  sig.  Gardinali-,  ed  io 
aggiungero  che  un  altro,il  quale  apparisce  di  un  età  anche  inferiore, 
trovasi  nel  Grutero^.  Tuttochè  il  soldato  cui  rescrissero  Severo  e  Gara- 
calla  nel  210,  pag.  62  [§  29.5],  dicasi  Atilius  Natilis,  io  ho  gran  sospetto 
che  si  debba  emendare  Nalah's;  e  un  G.  Atilio  Natale  si  ha  infatti  in  un 
marmo  di  Alife*.  L'Alessandria  che  ottenne  un  rescritto  di  Diocleziano 
nel  286,  pag.  77  [§  286],  n'ebbe  pure  un  altro  non  molto  dopo, 
nel  29^,  inserito nelle  Pandette^  Più  d'ogni  altro  pure  si  attira  l'atten- 
zione  del  lettore  Aurelio  Severo  Alessandro  che  viveva  nello  stesso 
anno  286 ,  p.  75  [§  281].  il  quale  abitava  a  quel  che  pare  nella  Tracia, 
perché  la  legge  si  dice  aiïissa  a  Bizanzio,  e  in  essa  si  fa  motto  del  préside 

'  Doni,  cl.  V,  n.  169.  [Mommsen,  /.  N.  ^  Pag.  Sg,  n.  ^i. 

n.  36o3.]  "  Gruler.  pag-.  /»6o,  y.  [Orelii,  n.  8101; 

^  N.  fio.  [Orolli,  n.  3/i5();  Mommsen.  jMommson,  /.  A^.  /178/1.] 
;.  N.  6810.]  '  Lib.  Vlll,  til.  uv,  I.  19. 


DIGESTO  ANTEGIUSTINIANEO.  Ut 

délia  provincia.  Non  puo  a  meno  che  ferisca  l' animo  l' idenlità  di  questi  H.  9^- 
tre  nomi  con  quclli  che  porto  l'imperatore  M.  Aurelio  Severo  Alessandro, 
e  che  percio  insorga  un  sospetto  che  qui  si  tratti  di  alcuno  che  si  glo- 
riasse  di  annoverarlo  Ira  i  suoi  maggiori.  Niuno  degli  storici  ci  fa  cenno 
se  dalle  tre  moglie  che  condusse  ahhia  0  no  procrcato  figliuoli  :  ma  an- 
corchè  si  crcdesse  morto  senza  proie,  potrebhe  costui  provenire  da  sua 
sorella  Teoclia,  che  l'istesso  Alessandro  avcva  in  animo  di  maritare  a 
Massimo  figlio  del  suo  uccisore  Massimino.  Ne  farebbe  maraviglia  che 
ella,  0  1  figli  deir  imperatore  se  ne  ebbe,  per  salvarsi  dall'  ira  di  quel 
barbaro ,  si  fossero  riparati  in  una  lontana  provincia ,  sapendosi  da 
Suida  ^  che  anche  Basilisco  figlio  dell'  imperatore  Numeriano  ff  Constan- 
rctinopohm  migravit,ii  e  che  i  figli  di  Probo  crvel  odio  invidiae,  vel 
fr  timoré  Romanam  rem  fugerunt,  et  in  Italia  circa  Veronam  .  .  .  iarem 
ff  locaverunt,n  al  dire  di  Vopisco^. 

Dell'  ultimo  titolo  de  cognilorihus  et  procuraloribtis  solo  poca  parte 
rimane,  e  questa  ancora  malconcia;  ne  in  esso  mi  si  présenta  cosa  degna 
di  annotazione,  ail'  infuori  dell'  ignota  città  di  Sersum  [§  826],  in  cui 
dicesi  proposta  una  legge  del  298.  Un  tal  nome  sembra  evidentemente 
abbre\iato;  ma  io  non  conosco  alcuna  città  che  cominci  con  quelle 
due  sillabe  ^. 

Termina  con  ciô  quest'  insigne  framrnento  di  dritto  romano  ina- 
spettatamente  tornato  alla  luce,  a  cui  1' accurato  editore  fa  seguire  le 
varie  lezioni  che  ha  rinvenute  nei  quaderni  del  codice  Teodosiano,  di 
cui  insieme  si  valse  il  monaco  Bobbiese,  moite  délie  quali  sono  im- 
portanti  perché  0  emendano  il  testo ,  0  confermano  le  correzioni  fatte  dal 
Gotofredo.  Egualmente  ha  riprodotto  quello  squarcio  del  responso  di 
Papiniano  che  nello  stesso  rescritto  gli  è  venuto  aile  mani,  e  col  quale 
pure  si  restaura  in  parecchi  luoghi  l'edizione  dell'  Amaduzzi,  e  si  con-  9^>. 

ferma  il  sentimento  di  coloro  che  tacciano  d' interpolata  la  legge  dei 
Borgognoni.  Chiude  finalmente  questa  prima  parte  del  suo  libro  con  re- 

'  S.  V.  Maf/as.  -  de  l'an  296;  or  Dioclétien  résidait  alors  à 

^  In  Probo,  c.  xxin.  Sirmivm.  J.  B.  de  Rossi.] 

'  [M.  Mommsen  pense  que  cette  loi  est 


l/i9  DIGESTO  ANTEGItlSTINIANEO. 

galarci  gli  scolj ,  o  sominarj  inediti,  di  maiio  anterioie  al  secolo  dc- 
cimo .  clie  si  veggono  in  niargine  del  vetustissimo  esemplaie  de!  codict' 
Teodosiaiio  che  fii  già  del  Petavio,  e  che  dall'  crédita  di  Cristina  di 
vSuezia  perveniie  alla  biblioteca  Vaticana.  Ed  io  pure  chiuderô  il  mio 
estratto  col  congratularmi  coH'  infaticabile  prelato  délia  sua  nuova  ed 
importante  scoperta,  col  tributargli  i  ben  nieritati  encomj  per  la  solle- 
citndine,  la  diligenza  e  la  dottrina  inipiegata  nel  farne  partecipe  il 
pubblico,  col  telicitare  gli  eruditi  sulle  non  poche  e  pellegrine  notizic 
che  da  questa  sono  loro  provenute,  e  coll'  eccitare  i  giurisconsulti  a 
mostrarci  quai  sia  1'  aumento  che  da  lei  ne  riceve  la  storia  dell  antico 
dritto,  il  che  io  inesperto  di  questa  scienza  severa  non  sono  stato  al 
caso  di  fare. 


SOPRA  YALERIA  MASSTMILLA. 


SOPRA  VALERIA  MASSIMILLA 

MOGLIE  DELL'  IMPERATORE  MASSENZIO' 


Non  seiiipre  basta  che  la  prospéra  forluna  ricondiica  alla  luce  dei  P.  8*;. 
monumeiiti,  pei  qiiali  si  manifesta  alcuna  délie  tante  cose  clie  s' igno- 
rano  dell'  antica  storia,  se  insienie  non  fa  si  che  pervenga  aile  mani  di 
chi  prendasi  cura  di  alzarne  grido  fra  gli  eruditi,  onde  se  ne  dilïonda 
la  conoscenza,  e  cosi  rendasi  proficua  la  scoperta.  Gio  per  dir  vero 
assai  di  rado  succède  nella  numismatica,  perché  non  appena  una  me- 
daglia  di  qualche  importanza  è  slata  portata  alla  conoscenza  del 
pubblico,  che  tosto  si  pensa  ad  illustrarla,  e  a  trarne  quel  maggior  pro- 
fitto  che  si  puô,  mentre  al  contrario  hen  di  fréquente  accade  nell'  epi- 
grafica,  che  si  continui  a  confessare  di  essere  nell'  ignoranza  di  una 
cosa,  che  già  da  una  lapide  rimasta  negletta  erasi  risaputa.  E  questo 
è  appunto  avvenuto  riguardo  al  nome  délia  moglie  dell'  imperatore 
Massenzio.  Tempo  fa  gli  antiquarii  avevano  assegnato  in  isposa  a  questo 
principe  Magnia  Urbica,  e  paraninfo  di  questo  matrimonio  era  stato 
il  Patino,  ma  più  accurati  confronti  fatti  sulle  di  lei  medaglie  persua- 
sero  poscia  al  Genebrier  di  accoppiarla  piuttosto  ail'  imperatore  Garo. 
Più  tardi  venne  fuori  il  barone  di  Stosch  col  suo  famoso  medaglioncino, 
in  cui  vedesi  il  di  lei  ritratto  congiunto  a  quello  di  Carino,  motivo  per 
cui  dopo  una  controversia  insortane  fra  il  Belley  ed  il  Khel,  e  la  sentenza 
porta tane  dall'  Eckhel,  gli  eruditi  sonosi  accordati  di  aggiudicarla  a 

'   [Extrait  de  ïAntologia  di  Firemc,  iSao,  toni.  XVIII .  p.  86-9/».] 


146  SOPRA  VALERIÂ  MASSIMILLA. 

ouest'  ultimo.  Ma  io  ho  gran  timoré  che  avesse  ragione  quel  taie  che 
avverti  1'  Eckhel  fciuimmum  eum  ipsa  Sloschii  aetate  Florentiae  ex 
ff  fraudatoris  mala  officina  prodivisse^n  perché  falsi  sono  certamente 
tutti  quelli  che  io  ne  ho  veduti,  e  falso  è  pur  quello  che  da  più  di  qua- 
rant'  anni  si  trova  nella  mia  raccolta.  E  veramente  sembra  molto  strano 
che  si  dovessero  avère  monete  in  un  numéro  abbastanza  copioso  délia 
moglie  di  un  Âugusto,  che  in  pochi  anni  rcuxores  ducendo  ac  reji- 
crciendo  novem  duxit,  pulsis  plerisque  praegnantibus,ii  corne  ci  avvisa 
Yopisco^  Tuttavolta  non  è  da  dubitarsi  che  quella  impératrice  appar- 
K.  «7-  tenga  alla  famiglia  di  Caro,  perché  le  medaglie  di  essa  sono  le  sole, 
in  cui  trovansi  ripetute  esattamente  le  diverse  sigle,  che  si  veggono 
neir  esergo  délie  sue.  Ma  alla  di  lei  mano  potrà  avère  diritto  anche 
Numeriano,  ch' è  certo  aver  avuto  moghe,  nominandosi  suo  figlio  Ba- 
silisco  da  Suida^. 

Ma  che  che  ne  sia  di  Magnia  Urbica,  vero  è  che  dopo  esser  caduta 
r  antica  sentenza  che  la  faceva  sposa  di  Massenzio,  fino  a  questi  ultimi 
giorni  si  è  sempre  confessato  d' ignorare  come  si  denominasse  la  sua 
donna.  E  pure  è  fino  dal  17^  che  il  marchese  MatTei  pubblico  *  la 
seguente  lapide  trovata  nel  territorio  di  Zagarolo,  che  fu  poi  traspor- 
tata  in  Roma  nel  palazzo  dei  prencipi  Rospigliosi  signori  di  quel  feudo  : 

DOMIN  AE  •  M  AT  RI 
VAL  •  MAXIMILLAE 

NOB-  FEM 
VAL-ROMVLVS-  C-  P 

PRO-AMORE 
ADFECTIONIS  •  EIVS 
MATRI  -CARISSIMAE 

'  D.  l\.  V.  l.  VII,  p.  519.  [M.  Cohen  la  ont  dëmonlré  do  la  manière  la  plus  indu- 
donne  comme  vraie,  d'après  l'exemplaire  du  bilable  (pie  Magnia  Urbica  était  la  leninie 
Musée  britannique.  Méd.  imp.  t.  V,  p.  308.  de  Carin;  voy.  Orelli,  n.  Soôy,  et  mes  Ins- 
C.  Cavedoni.1  criptions  romaines   de  l'Algérie,   n.    iSi'.^. 

'   In  (larin.  c.  xvi.  L.  RenikiuJ 

^  S.  V.  Mafias.  [Des  inscriptions,  décou-  ''  Mm*.  Veron.\).  3i  ■? .  <).  [Henzen.  Suppl. 

vertes  dej»nis  la  publication  de  ce  iiK'iiioire.  OreU.  n.  ^y')']\.\ 


SOPUA  VALEIUA  MASSIMILLA.  U7 

Niuiio,  che  io  sappia,  si  è  accorto  délia  priiicipessa  chc  si  asconde 
in  qiiesto  niarnio,  perché  a  iiiuno  è  vemito  in  mente  di  farne  il  para- 
pone  con  un  altro  trovato  nel  niedesimo  luogo,  e  divulgato  prima  dal 
Vignoli',  quindi  dal  Muratori^  e  dal  Ficoroni^  : 

DOMINO   •  PAT  RI 
M  •  VAL  •  MAXENTIO 

VIRO-CLARISS 
M-VAL-ROMVLVS-C-P 

PRO • AMORE 
C  ARITATI  S  •   EIVS 
PATRI  •  BENIGNISSIMO 

Basta  il  loro  semplice  confronte  per  conoscere  che  queste  due  basi 
furono  fatte  per  stare  unité,  e  ch'  esse  ebbero  per  autore  Romolo,  che 
già  sapevasi  essere  stato  figlio  di  Massenzio,  il  quale  innanzi  che  il 
padre  fosse  sublimato  al  soglio  impériale  voile  dare  questa  dimostra- 
zione  di  figliale  alïetto  ai  suoi  genitori.  E  che  in  questo  giudizio  non 
vi  sia  pericolo  d'  errore  per  una  somiglianza  di  nomi  si  dimostra  dal 
titolo  di  nobilissima  femina  che  vedesi  dato  alla  madré.  Si  sa  che 
questo  titolo  di  nobilissimo  era  proprio  dei  figli,  figlie,  fratelli,  sorelle 
degl'  imperatori,  come  apparisce  dalla  legge  unica  de  privil.  domus  Au- 
gustae\  e  da  ciô  che  ha  notato  il  Gotofredo  alla  legge  ultima  de  luslrali  P  8^- 
coUatione\  Spanemio*^  e  il  Mazzoleni^  hanno  già  avvertito  ch'  egli  ebbe 
origine  al  tempo  dell'  imperatore  Conmiodo,  ch'  è  il  primo  che  si  trovi 
nominato  NOBILISSIMVS- PRINCEPS  in  un  marmo  del  Museo 
Veronese\  e  sulle  medaglie  del  quale  fa  per  la  prima  \olta  comparsa, 
nella  numismatica  il  rovescio  NOBILITAS  •  AVG.  Ed  in  vero  es- 
sendo  egli  stato  figlio  di  un  imperatore,  e  per  la  parte  materna  nipote 
di  un  altro,  e  discendente  per  adozione  da  altri  tre,  poteva  giusta- 

'•   De  columnalmp.  Antonini  PU ,  p.  3i5.  '  Cod.  Theodos.  lib.  XIII,  tit.  i. 

-   Pas.  ■-53,  3.  *  Anitnndv.  de  Caes.  p.  /ig. 

^  Metn.  del  primo  e  secondo  Labico,]).  (i5.  '  T.  II,  p.  357. 

*   Cod.  Theodos.  lib.  X.  tit.  xxv.  '  Pag.  loi,  2. 

»9- 


1^8  SOPRA  VALERIA  MASSIMILLA. 

mente  vantarsi  délia  sua  nobiltà.  Dopo  di  lui  11  titolo  NOBILISSI- 
MVS  trovasi  concesso  a  tutti  i  Gesari,  ossia  a  tutti  i  principi  destinât! 
al  trono,  onde  vedesi  attribuito  a  Geta  in  una  lapide^,  ed  eragli 
anche  stato  dato  nell'  iscrizione  dell'  arco  romano  di  Settimio  Severo, 
ove  fu  poi  cancellato,  corne  lo  fu  nella  base  riprodotta  per  ultimo  dal 
ch.  sig.  VermiglJoli^,  il  quale  poscia  gentilmente  si  compiacque  di  av- 
vertirmi,  che  avendo  tornato  a  sottoporre  a  più  diligente  osservazione 
r  ultima  linea  che  vi  è  mezzo  cassata,  aveva  potuto  ricavarne  ET-P- 
SeFtimlO  •  GETA' NOBiliss  •  caes  '  COS.  Egualmente  vedesi  dato  a 
Diadumeniano  in  un  marmo  del  Maffei^,  ad  Alessandro  Severo  in  uno 
del  Grutero^,  a  Massimo  in  un  terzo  del  Muratori^,  per  nuHa  dire  dei 
figli  degl'  imperatori  successivi,  sui  monumenti  de'  quali  diviene  il  com- 
pagne quasi  indivisibile  di  CAESAR. 

Nella  numismatica  peraltro  il  primo  ad  adoperarlo  fu  Diadumeniano 
sui  nummi  délia  colonia  Laodicea  di  Siria,  ed  in  quelli  coniati  in  Roma 
lo  è  fmora  Filippo  giuniore.  Ne  fu  già  egli  un  titolo  esclusivo  de'  Ge- 
sari, come  è  sembrato  pensare  1'  EckheF',  il  quale  non  ha  trovato  dif- 
ferenza  fra  i  Gesari  c  i  Nobilissimi  se  non  ai  tempi  di  Gostantino  V  Go- 
pronimo,  del  quale  narra  Niceforo  Gostantinopolitano,  che  dei  suoi 
figli  creô  Gesari  Gristoforo  e  Niceforo,  e  Niceta  Nobilissimo.  Imperoc- 
chè  molto  prima  nei  fasti  e  nelle  lapidi  il  titolo  di  Nobilissimus  Puer 
vedesi  dato  a  Varroniano  figlio  dell'  imperatore  Gioviano  ed  a  Valen- 
tiniano  figlio  dell'  imperatore  Valente,  che  non  furono  Gesari,  ed  a 
Graziano  ed  Onorio  innanzi  che  lo  divenissero.  Ed  anzi  fino  dai  tempi 
del  primo  Gostantino  racconta  Zosimo  :  «Erant  et  imperii  quodam 
rrmodo  participes  Dalmatius  a  Gonstantino  Gaesar  dictus,  et  Gonstan- 
P. 89.       fctius  Gonstantini  frater,  et  Hanniballianus,  qui  purpurea  et  aureis  or- 

'   (irul.  pag-.  (ib ,  i3.  [Orelli,  9^1- ]  nients;  voyez  Mail".  Mus.  Veron.]).  ï?^m,  -i- 

'  îscriziorà  Perugine,   p.   285    [ed.    II,         Ove\\i,n.^li-?.,eimesInscr.rom.(lerAli>ikie, 

p.    fioli].  n.    1781.   L.    lllCNIER.] 

Mus.  VcroH.  p.  A53,  8.  [Ce  n'est  pas  "  Pag.  46,  10. 

Diadumënien ,  c'est  Maxime,  qui  est  men-  '  l'ag.  960,  5. 

lionne  dans  celte  inscription.  Mais  Diadu-  "^  D.  N.  V.  t.  VIII.  p.  870. 
niénien  est  ainsi  qualifie  sur  d'autres  nionu  - 


SOPRA  VALERIA  iMASSlMILLA.  1^9 

crnata  linibis  veste  iitebantur,  digniiatem  nobilissirnatus,  utvocaiit,  ab 
rripso  Goiistaiitino  ])ropler  arlgiiatioiiis  revereiitiam  conscquuli'. -n 

Fra  le  donne  poi  abbianio  Elena  nio^jHe  di  Crispo,  e  Fausta  moglie 
di  siio  fratello  Costanzo,  che  nelle  niedajjlie  si  dicono  Nobibssime  Fe- 
mine,  e  Nobilissima  Puella  chiamasi  iina  liglia  di  GalHeno  in  un'  iscii- 
zione  Gruteriana^  :  IVLIAE  •  NOBILISS  •  PVELLAE  •  FIL  •  GAL- 
LIENI  •  AVG  •  ET  •  SALON  •  AVG  • 

H  titolo  adunque  di  Nobilissima  Feinina  niostrandoci  che  Valeria 
Massimilla  era  nata  di  sangue  impériale  ci  proverà  molto  bene  che 
il  suo  marito  Massenzio  altri  non  è  che  l' imperatore  di  questo  nome. 
Imperocchè  appunto  sappiamo  ch'  egli  el)be  una  moglie  a  ciii  questo 
titolo  conveniva,  essendo  slata  figlia  delF  imperatore  Massimiano 
Armentario,  siccome  ci  fanno  sapere  Vittore^,  Lattanzio^  e  1'  Anonimo 
Valesiano  che  scrive  :  rrTunc  legatos  ad  IJibem  misit  Licinium  et  Pro- 
crbum  per  colloquium  petens,  ut  gêner  apud  socerum,  id  est  Maxenlius 
rcapud  Galerium  precibus  magis  quam  arniis  optata  mercaretur-'.  ■»  E 
più  di  tutti  gli  storici  vale  poi  la  testimonianza  délie  sue  medaglie 
coir  epigrafe  DIVO  •  MAXIMIANO  •  SOCERO  •  M AXENTI VS  • 
AVG-  0  vero  IMP  •  M AXENTIVS  •  DIVO  •  MAXIMIANO  •  SO- 
CERO. infatti  i  nomi  di  Valeria  Massimilla  sono  manifestamente  de- 
rivati  da  quelli  del  padre,  ch'  è  noto  essersi  dimandato  Gaio  Galerio 
Valerio  Massimiano. 

Di  questa  principessa  perô  nuH'  altro  sappiamo  se  non  che  era  figlia 
di  Galerio  e  délia  prima  moglie  ch'  egli  ebbe,  la  quale  fu  costretto  a 

'  [Yvvijpx^ov  hèdVToisTpÔTTOv Tivà  1ix)^u6l-  leronc,  publiée  avec  une  note  de  Borghesi. 

TtoStKaïaapiTTÔKœvalavTivorjKaTaalixdsis,  dans  \e  Bnllett.  delV  Instit.   iSôa,  p.  i^o. 

éti  Se  xai  KcovalàvTios,  àheX(pos  (wv  aiirov ,  G.  Gavedoni.  ] 

Kai  kvviêaXXiixvos ,  ècrdfJTt  ^pdb(xevoi  hoh-  ^  Pag.  î^yô,  7.  [Orelli,  n.  lOiS.Cestune 

Koèci.<psÏH(xi-zsepi)(_p\)(jw,ifj5  zo\)\syop.évov  inscription   fausse;   voy.   Mommsen,   /.  N. 

vo}^eXiaaip.o\j    -vs^xp'  aOroO    RwrcrVarT/roi*  6^7*.  L.  Renier.] 
Tu;^6rTssà^taîat§orT>;s(7ic)y£V£<œ5.]  Lib.n,  '   Epitom.  cap.  xl. 

c.  XXXIX.  [C'est  ainsi  également  que  Valérien  "  De  mort,  persec.  cap.  xviii. 

le  Jeune,  frère  de  Gallien.  reçoit  le  titre  de  ^  De  Comiantio  Chloro,  etc.  initie. 

NohUissimus  Vir  dans  une  inscription  de  Fa- 


150  SOPRA  VALERIA  MASSIMILLA. 

ripudiare  nell'  anno  Varroniaiio  io/i5  per  isposaie  Galeria  Valeria 
figlia  fleir  imperatore  Diocîeziano,  atteso  che  non  potè  nascere  da 
questa  seconda  che  non  ebbe  proie  perché  era  stérile,  secondo  attesta  il 
lodato  Lattanzio^  Ella  fece  Massenzio  padre  di  due  figli,  cioè  del 
nostro  Romulo,  e  di  un  altro,  di  cui  s'  ignora  il  nome,  e  che  sopra- 
viveva  dopo  la  morte  del  fratello ,  secondo  che  narra  i\  sesto  panegirico 
in  onore  di  Costantino^,  dal  quale  pure  s'  impara  ch'  ella  era  viva 
negli  ultimi  giorni  del  marito,  dicendoci  che  Massenzio  due  giorni 
prima  délia  battaglia  con  Costantino  usci  dal  palazzo  impériale  per  un 
funesto  presagio  che  l'aveva  spaventato  la  notte,  e  andô  ad  alloggiare 
colla  moglie  e  col  figlio  in  una  casa  privata  :  rrQuid  enim  aliud  illum 
rrsperasse  credendum  est,  qui  jam  ante  biduum  Palatio  emigraverat,  et 
ffcum  uxore  ac  filio  in  privatam  doinum  sponte  concesserat,  ut  res 
rrest,  omnibus  terribilibus  agitatus  et  nocturnis  pulsus  ultricibus;  ut 
fftu,  jam  olim  expectatus  habitator,  sacris  illis  aedibus  diu  exhalatis 
crexpiatisque  succederes.  ii  E  dalla  famiglia  poi  di  questa  principessa 
P.  90.  pare  che  al  primogenito  provenisse  il  cognome  di  Romulo,  che  assai 
verosimilmente  fu  dedotto  dal  nome  délia  nonna  di  lei,  ossia  délia 
madré  dell'  imperatore  Galerio,  la  quale  chiamossi  Romula,  onde 
quest'  Augusto  diede  poi  al  luogo  délia  propria  nascita  in  di  lei  onore 
r  appellazione  di  Romuliano,  siccome  raccontano  Vittore^  e  Lat- 
tanzio  *. 

Farà  senza  dubbio  maraviglia,  che  Romulo,  il  quale  aveva  dato  il 
titolo  conveniente  alla  madré,  non  desse  poi  al  padre  se  non  quello  di 
uomo  chiarissimo,  ch'  era  proprio  di  ogni  senatore,  quando  è  noto  che 
anche  Massenzio  era  figlio  dell'  imperatore  Massimiano  Erculeo.  Per  lo 
che  potrebbe  alcuno  tcnere  che  avesse  ragione  1'  estratto  degli  Atti  dei 
santi  Menolane  ed  Alessandro,  nei  quali  molto  parlavasi  délia  vita  di 
Costantino,  conservatoci  nella  Biblioteca  di  Fozio,  e  in  cui  si  dice  che 
Massenzio  era  figlio  non  dell'  Erculeo,  ma  di  suo  fratello  :  rrMaxentius 


De  mort,  pcrscc.  cap.  l.  ^  Ephom.  Iiisl.  Auff.  c.  \i.. 

Ciip.  \\i.  ''   Dcmorl.  jierscc.  (.\i\[).  ii. 


SOPHA  VALERIA  MASSIMILLA.  151 

rrvero  Romano  in  occidento  iinpeiio  praefuit,  IVatris  Maximiani  filius'.- 
Ma  egli  è  solo  a  racconlarci  tal  cosa,  dkîmIio  sla  poj'  1'  altra  senteriza 
la  piena  degli  scrittori,  cioè  Eutropio,  Y  imperatore  Giuliaiio,  Lallaii- 
zio,  Zosimo,  i  duc  Vittori,  Paolo  Orosio  ed  altri.  E  vi  è  anzi  di  più 
clie  alcuni  liaiiiio  espressamente  notalo  cli'  egli  era  stato  supposlo  da 
sua  madré  Eutropia,  onde  si  lia  nel  Vittore^  :  rrSed  Maxentium  suppo- 
ffsituni  ferunt  arte  mulieris,  tenere  niariti  aninium  laborantis  auspicio 
rr gralissimi  partus,iT  con  cui  si  accorda  il  citato  panegirista  di  Gostaii- 
tino,  elle  scrive^:  crille  erat  Maximiani  suppositus,  tu  Constantii  Pii 
ff  filius, n  ed  insieme  1' Anonimo  Valesiano,  che  più  dellagliatamenle 
c'  informa  :  rrDe  cujus  origine  mater  ejus,  cum  quaesitum  esset,  Syro 
fcquodam  genitum  esse  confessa  respondit.  i^  Ma  che  che  ne  sia  di  tal 
cosa  è  certo  ch'  egli  riconosceva  1'  Erculeo  per  suo  genitore,  avendo- 
sene  l' invitta  testimonianza  délie  sue  medaglie,  nelle  quali  si  scrive 
IMP  •  MAXENTIVS  •  DIVO  •  MAXIMIANO  •  PATRI.  Lo  che  es- 
sendo,  per  spiegare  la  mancanza  del  titolo  di  Nobilissimo  nella  sua 
base,  io  non  so  immaginare  altra  ragione  se  non  quella  che  fosse  in- 
cisa dopo  1'  ahdicazione  délia  porpor'a  impériale  fatta  dal  padre,  pei' 
la  quale  cssendo  passato  il  trono  in  un'  altra  linea ,  veniva  a  cessare 
in  lui  ogni  diritto  di  aspirarvi.  E  sembra  veramente  che  dopo  1'  elezione 
di  un  nuovo  Augusto  di  diversa  famiglia,  i  parenti  del  predecessoje 
perdessero  cogli  altri  onori  anche  il  titolo  di  Nobilissimi,  non  avendosi 
alcun  esempio  ch'  io  sappia  ne  di  lapidi,  ne  di  scrittori,  in  cui  dopo  il 
cambiamento  del  régnante  si  vegga  ad  alcuno  di  loro  attribuito,  E  Mas- 
senzio  ebbe  veramente  una  buona  ragione  di  astenersi  allora  dall'  P.  91. 
usarlo,  perché  al  momento  délia  rinunzia  del  padre  e  di  Diocleziano, 
avendo  quest'  ultimo  proposto  di  rivestirlo  insieme  con  Gostantino 
délia  dignità  di  Gesare,  suo  suocero  Galerio  vivamente  si  oppose  e 
fece  in  cambio  nominare  Severo  e  Massimino  Daza.  Per  lo  che  dovette 
egli  allora  sofîocare  il  suo  dispetto,  e  mostrarsi  pago  di  una  vita  pri- 

'    [Mct^évTi05  hè  Tî)s  Karà  Pojfjij;?  yjp^ev,  '   Epitom.  Itist.  Aug.  c.  XL. 

dihsl(pihoit5  6ûv  Maltfxjavoù.  Photii  Bibliotli.  "^  Cap.  m. 

n.  o.hd.  p.  ^170,  oA.  Bokker. ] 


15-2  SOPRA  VALERIA  MASSIMILLA. 

vata,  per  non  irritarsi  contre  il  possenle  suocero  divenuto  Auguslo,  e 
per  celare  ie  arti  clie  mise  in  opéra,  onde  una  rivoluzione  dei  preto- 
riani  \o  portasse  infine  siil  soglio.  Lo  che  essendo,  noi  sapremo  presso  a 
poco  il  tempo,  in  cui  queste  Lasi  furono  collocate.  L'  abdicazione  di 
Diocleziano  avvenne  per  fede  di  Lattanzio  a  Nicomedia  il  primo  giorno 
di  maggio  del  io58,  e  contemporanea  dovette  essere  presso  a  poco 
quella  dell'  Erculeo  a  Milano,  mentre  al  contrario  Massenzio  assunse 
la  laurea  impériale  ai  28  di  ottobre  del  sussegiiente  anno  1069,  corne 
ha  ben  provato  il  Tillemont\  dal  che  ne  viene  che  nell'  intervalle  di 
questi  diciotto  mesi  dovrà  riporsi  la  loro  erezione.  E  il  luogo  in  cui 
lurono  scoperte  sarà  poi  stato  la  villa,  in  cui  in  questo  tempo  erasi 
ritirato  Massenzio,  sapendosi  da  Vittore  ch'  ella  era  appunto  situata 
in  itinere  Labicano. 

Chiamandosi  adunque  il  padre  Clarissimiis  Vir,  va  bcne  che  Romulo 
prenda  la  denominazione  di  Clarissimiis  Puer,  che  cosî  debbono  onni- 
namente  interpretarsi  quelle  sigle  coll'  autorità  del  glossario  di  Papia, 
e  non  Carissimus  Puer,  corne  venue  in  testa  al  Muratori,  il  quale  aven- 
dole  trovate  nella  lapide  di  C/  Fabio  Rufmo  Lucillo^,  che  visse  tre 
anni,  due  mesi  e  undici  giorni,  notô  :  ffC'P*  siglae  obscurae,  quuni 
crde  puero  agitur.  Donec  meliora  quisquam  me  doceat,  interpréter 
r  carissimus  aut  ca7^ns  'piier.-^  Questo  titolo  tj-ovasi  espresse  per  1'  ordi- 
nario  colle  sole  iniziali,  ma  perô  vedesi  tutte  disteso  in  una  lapiduccia 
veduta  da  Lipsie^  : 

D  M 

T-ATTICI 

STRABONIS 

ROMVLI 

CLARISSIMI 

PVERI 

E  fra  le  lapidi,  in  cui  il  sensé  di  queste  sigle  non  è  equivoce  per  la 

'   Hisl.   des   Empereurs,   noie   x\xn   siif  '  Pag.  1678.  -3. 

Coiislanliri.  '  Aiictar,  iriser,  tel.  p.  56. 


SOPRA  VALKHIA  MASSIMILLA.  158 

compagnia  di  altra  persona  clie  si  prova  aver  goduto  del  clarissiniato, 
deve  contarsi  una  del  Fabretti'  pcrcliè,  corne  nella  nostra  questo  ti-  i*.'j?.. 
lolo  si  dà  al  figlio  di  un  uomo  cliiarissimo,  in  quella  si  dà  al  fratcllo 
di  Mesia  Fabia  Tiziana  cbiarissima  femina.  Qualche  altra  volta  invece 
di  C'P  incontrasi  C"I,  sicconie  in  fpiclla  di  L.  Piagonio  Tuscenio 
Quinziano^,  nell'  altra  di  Q.  Giulio  Nepoziano^  e  in  tre  Bresciane  di 
M.  Nonio  Arrio  Pauline  Apro,  due  délie  quali  furono  date  scorrella- 
mente  dal  Grutero^,  1'  altra  dal  Bianchi^,  nelle  quali  tutti;  dovranno 
queste  sigle  interpretarsi  Qlarissimus  \uvenis,  siccome  ci  niostra  un 
altro  mai'nio  pubblicato  dal  Zaccaria'',  in  cui  questa  formola  è  tutla 
distesa.  E  avendoci  insegnato  Ulpiano  ^,  cr  Clarissimae  leminae  sunt 
rr  clarissimorum  virorum  uxores  et  fdiae,  donec  nubant  aliis  inferioris 
ffgradus,-n  ognuno  intenderà  clie  i  figli  e  le  figlie  dei  senatori  secondo 
il  loro  sesso  e  la  loro  età  dovettero  chiamarsi  clarissimus  puer,  clarissi- 
mus  juvenis ,  clarissima  puella  ^. 

Intanto  dal  sapersi  cbe  Bomulo  nell'  anno  io58  o  1069  dicevasi 
ancora  puer,  ma  che  perô  egli  era  in  taie  età  da  poter  dare  degli  ordini 
da  se  stesso,  e  fare  incidere  délie  iscrizioni,  se  ne  avrà  qualche  bar- 
lume  per  conoscere  presse  a  poco  il  tempo  délia  nascita  di  questo 
oscurissimo  principe.  Se  lo  sposalizio  di  Massenzio  con  Massimilla  fosse 
stato  anteriore  alP  elevazione  dell'  Erculeo  al  trono  impériale  nel  1089, 
pare  che  venti  anni  dopo  il  primo  frutto  che  ne  provenne  avesse  do- 
vuto  avère  oltrepassata  l'età,  in  cui  poteva  ancora  dirsi  fanciullo. 
Dair  altra  parte  parmi  poco  probabile  che  dopo  che  il  padre  fu  impe- 
ratore,  potesse  Massenzio  sposare  la  figlia  di  un  privato,  finchè  taie  fu 
Galerio.  Egli  è  dunque  verisimile  che  queste  nozze  avvenissero  quando 
Galerio  fu  proclamato  Gesare  nel  io/t5,  epoca  infatti  in  cui  con  allri 

'  Pag.  685.  n.  86.  '  Pandect.  lib.  1,  tit.  ix,  1.  8. 

"  Murât,  p.  789,  6.  *  [Voyez  le  Mémoire  de  Labus,  Intorno 

^  Grut.  p.  /i23,  11.  V anlico  marmo  di  C.  Giulio  Ingenuo ,  18-27. 

'  Pag-,  hh  ,  10,  e  807,  '3.  in-8°;on  y  trouve  réunies  toutes  les  inscrip- 

'  Marmi  Cremonesi,  tav.  IV,  n.  1.  tiens  citées  ici  par  Borghesi.  L.  Remer.] 

"  Storia  letteraria  d'  Ilalia ,  t.  II.  p.  5  06. 


15^j  SOPRA  VALERIA  MASSIMILLA. 

inatrinionj  si  cerco  di  assodare  la  biioiia  armonia  fra  i  quattro  le- 
gnanti.  In  questo  caso  supponendo  cli'  egli  fosse  iiato  nell'  anno  ap- 
presso ,  ne  verrebbe  che  al  tempo  in  cui  fè  scolpire  queste  basi  egli 
avesse  avuto  circa  tredici  anni,  età  appunto  conveniente  a  ciô  ch'  esse 
domandano. 

E  questa  età  parmi  egualmente  richiesta  dal  consolato,  ch' egli 
prese  insieme  col  padre  nel  1061.  Fino  a  quel  tempo  non  erasi  ancor 
veduto  lo  scandalo  di  concedere  i  fasci  a  bambini  di  pochi  anni,  e 
qualcbe  volta  ancora  lattanti,  corne  poi  videsi  dopo  che  Gostantino 
ebbe  sovvertite  tutte  le  forme  délia  repubblica  romana;  ma  erasi 
avuto  riguardo  che  anche  i  giovani  pi'incipi  avessero  almeno  assunta 
la  toga  virile.  Per  la  quai  cosa  il  piii  giovine  dei  consoli  che  si  conosca 
innanzi  questo  tempo  fu  Nerone,  il  quale  fu  designato  di  quattordici 
anni  come  c'  insegnano  gli  storici  e  ci  mostra  il  frammento  di  una  sua 
lapide  \  ch'  è  stato  malamente  attribuito  a  C.  Gesare  figlio  di  Agrippa, 
in  cui  si  dice  QVEM  •  COS  •  POP VLVS  •  CREAVIT  •  ANN  •  N AT  • 
XIIII.  Nel  nostro  supposto  quindici  circa  avrebbene  avuto  Romulo 
quando  prese  possesso  di  quella  dignità,  e  quindi  la  sua  elezione  non 
avrebbe  avuto  niente  di  contrario  agli  usi  stal)iliti  nella  famiglia  im- 
périale. 

Da  cio  ne  proviene  buon  lunie  per  interpretare  una  volta  le  sigle  che 
si  trovano  nell'  epigrafe  délie  sue  medaglie.  Essa  trovasi  variata  in 
(pjesti  tre  modi,  non  facendo  caso  di  quelli  che  non  ponno  dare  una 
garanzia  abbastanza  sicura  di  verità,  0  di  corretta  lezione  : 

DIVO  •  ROMVLO  •  NVBIS  •  CONS  •  {vd  NVBIS  •  C  ) 
IMP  •  M AXENTIVS  •  DIVO  •  ROMVLO  ■  NV  •  FILIO 
IMP  •  M  AXENTIVS  •  DIVO  •  ROMVLO  •  N  V  -  CONS  •  FILIO 

E  indubitato  clie  queste  medaglie  iurono  stanq)at(^  dopo  il  n>ir.i, 
in  cui  egli  ricevettc  il  secondo  consolato  in  comj)agnia  del  j)a(he,  e  nel 

*  Grut.  pag.  -aaS,  5, 


SOPRA   VALEHIA  MASSIMILLA.  155 

quale  moii  annegato  nel  Tevere,  corne  ad  alcuiii  è  paruto  di  poter 
ricavare  dal  seguente  passe  del  sopracilalo  panegirico  di  CostaiitiMo  : 

rrSancte  Tibri tu  iiec  ialsiini  lîoinulujii  diu  viverc  Jiec  pairicidaiu 

ff  Urbis  passiis  es  natare.  n  Ë  inutile  il  rilerire  gli  strani  intei'pietaiiieiiti 
dati  fiiiora  a  (pjelle  due  sigle  NV,  clic  sono  stati  laccolti  dal  Jobert^ 
bastando  il  dire  clie  tanto  il  Biinardquanto  l'Eckhel  lianno  sentenziato, 
cbe  niuno  erasi  ne  meno  accostato  al  grado  di  probabile  congettuia.  E 
pure  non  vi  è  cosa  ne  più  seinplice  ne  più  sicura.  Quelle  iniziali  non 
inrlicano  se  non  cbe  il  titolo  cbe  gli  conveniva.  Se  (juando  era  ancora 
fanciullo  e  figlio  di  un  pi'ivato  appellavasi  Clarissimus  ?uer,  dopo  cbe  il 
padre  divenne  imperatore,  ancb'  egli  dovette  canibiare  il  titolo  di  Cla- 
rissimus in  quello  di  NohiUssimm,  corne  dopo  aver  presa  la  toga  virile 
non  sarà  stato  più  ?uer,  ma  V/r.  E  mi  fa  meraviglia  corne  i  numismatici 
non  siano  prima  arrivati  a  questa  facilissima  spiegazione,  quando  ave- 
vano  rettamente  interpretato  N.  F.  nobilissima  femina,  e  tutti  sapevano 
cbe  al  C.  F.  clarissima  femina ,  contraponevasi  il  C.V.  clarissimus  vir. 
Il  senso  adun([ue  tutto  piano  di  quelle  iscrizioni  è  Nobîlissimo  Vira 
BlS'CONSuh',  e  NobiUssimo-ViroFlUO.  E  il  b-utto  poi  di  questa 
interprelazione  sarà  quello  di  aver  sempre  più  conosciuta  la  falsità  già 
avvertita  dall' Eckbel  del  medaglione  del  Museo  Gesareo,  una  volta 
dei  Certosini  di  Roma,  aggiunto  dal  Baldini  aile  Numismata  praestan-  P.  9^. 
^/ora  del  Vaillante  in  cui  dicesi  M  •  AVR-ROMVLVS'NOBILIS  • 
CAES.  Se  dopo  morte  egli  non  cbiamavasi  se  non  cbe  Nobilissimus 
Vir,  sarà  indubitato  cbe  non  lu  Gesare  giammai,  come  prétende  il  me- 
daglione, percbè  se  gli  sarebbe  allora  dato  un  titolo  minore  di  quello 
cbe  gli  competeva,  dicendo  vir  in  vece  di  Caesar.  Ma  la  falsità  di  quella 
medaglia  è  ancbe  invittamente  comprovata  dalle  nostre  due  basi,  le 
quali  ci  mostrano  cbe  Romulo  non  usô  gia  il  gentilizio  di  Aurelio, 
come  il  falsario  ba  creduto  dietro  gli  insegnamenti  del  Golzio,  ma 
bensi  quello  di  Valerio.  Del  resto,  cb'  egli  non  fosse  onorato  délia 
dignità  Gesarea,  ci  vien  ancbe  palesato  dal  non  farsene  motto  nella 

'   Science  des  Médailles,  loni.  H.  p.  195.  —    '  Tom.  Ili.  p.  aSA. 


156 


SOPRA  VALERIA  MASSIMILLA. 


segiiente  iscrizione  framrnentata,  clie  imparo  in  qiiesto  momerito  essere 
stata  di  récente  scoperta  in  Ronia  nel  circo  di  Caracalla,  colla  quale 
pono  fine  a  qiiesta  jnemoria  ^  : 


DIVO-  ROMVLO  •  N  •  M  •  V 
C  O  S  •  O  R  f/  •  î  ^■  •  F  I  L  I  O 
D  -N  •  MAXENTf  •  INVICT 

V I  wmmmsm  a  v  g  •  n  e  p  o  t  i 

•  T  •  DIVI  •  MAXIMIANI  •  SENi 
O  R I  S  •  A  C  •  i unioris  •  a  u g  '  ' 


'  [Nous  avons  reproduit  cette  inscription 
d'après  la  copie  que  Kellermann  en  avait 
envoyée  à  Borgliesi ,  et  que  celui-ci  a  trans- 
crite dans  le  manuscrit  de  ses  Fastes,  à  l'an- 
née io6-3,  où  Romulus  fut  consul  pour  la 
deuxième  fois.  Lorsque  Borghesi  envoya  cette 
dissertation  au  directeur  de  YAntologia  di 
Fireme ,  il  ne  connaissait  encore  ce  document 


que  par  une  copie  tellement  incomplète  et 
inexacte ,  qu'il  nous  a  paru  inutile  de  la  faire 
réimprimer.  L.  Remer.] 

^  [  Alii  in  postrema  linea  supplevere  AC  • 
his  •  avg.  nos  AC  •  nmioris  •  aug.  Cf.  Eckliel , 
D.N.  V.  t.  VIII, p.  28.  B.  BoRc.HESi  in  Fasi. 
COS.  ad  ann.  1062. 1 


ARCO  DI  FANO. 


SULL'  EPOCA 


DEL 


RISTAURAMËNTO  DELL'  ARCO  DI  FANO, 


AL  MARCHESE   ANTALDO   ANTALDT 


Per  teiitare  di  scioglieie  la  non  l'acile  questione  risguardante  l'epoca 
précisa  in  rui  fu  ristaurato  Y  aico  di  Fano,  la  quale  ora  mi  propo- 
nete  per  parte  del  di  lui  valente  illustratore  sig.  Mancini,  fa  d"  iiopo 
deterniinare  1' età  délie  due  lapidi,  clie  vi  hanno  correlazione.  Vede- 
sene  una  tultora  scolpila  sull' architrave,  ma  perduta  è  1' altra  ch'era 
incisa  tutta  in  una  linea  nella  cornice  del  loggiato  superiore,  e  che  ïu 
poi  ricopiata  nel  prospetto  marmoreo  di  questa  fabbrica,  che  osservasi 
suHa  parete  dell'annessa  chiesa  di  S.  Michèle,  ove  dice  cosi  : 

DIVO  ■  AVGVSTO  •  PIO  •  CONSTANTINO  •  PATRI  •  DOMINORVM  • 

Ingiustamente  si  è  preteso  di  movei'  dubbio  sopra  la  sua  legittimità. 
per  la  ragione,  che  concède  a  questo  principe  cristiano  il  titolo  pagano 
di  divo,  quando  è  questa  alT  opposto  una  chiara  riprova  délia  sua 
fede,  perche  un  falsario  del  XIV  o  del  XV  secolo  non  si  sarebbe  nem- 
meno  sognato  di  attril)uirglielo.  Inlanto  è  luori  di  contesa,  che  Gostan- 
tino  fu  veramente  dopo  morte  onorato  delT  apoteosi  dal  senato.  aven- 

'  [Exli-ail  de  l'ouvrage  de  ringénieur  Arco  di  Auguslo  in  Fano  (Pesaro.  189.G. 
Ponipeo  Manoini.  intilnlé  Ilhistrddonn  drll'         in-fol.),  p.  ^S-aS.] 


P.  2:3. 


160  ARCO  DI  FANO. 

dosene  positiva  testimonianza  da  Eutropio  che  scrive  ^  :  crDenuntiata 
ff  mors  ejus  etiam  per  crinitam  stellam ,  quae  inusitatae  niagnitudinis  ali- 
ff  quandiu  fulsit  :  eam  Graeci  cometen  vocanl;  atque  inter  divos  nieruit 
ff  referri.'ji  E  il  titolo  di  divo  gli  viene  poi  confermato  dal  catalogo  na- 
talizio  dei  Cesari  stampato  per  ultimo  da  monsigiior  Mariiii'^,  in  cui 
si  nota  MENS -.FEBRAR-DIVI -CONSTANTIN!  III-K-MAR, 
da  moite  medaglie,  e  segnatamente  da  qiiella  col  rovescio  AETERNA 
PIETAS,  nella  quale  attorno  la  sua  testa  velata  leggesi  distesamente 
DIVO  •  CONSTANTINO  •  P,  e  infine  da  questa  base  romana 
pubblicata  dallo  stesso  Marini^  : 

DIVO 

CONSTANTINO 

AVGVSTO 

CORPVS 

SALARIORVM 

POSVERVNT 

Che  se  l' iscrizione  di  Fano  fu  fatta  incidere,  corne  ve  n' è  apparenza, 
da  Turcio  Secondo  Asterio  ricordato  dall' altra  lapide,  acconciamente 
avrà  egli  mentovato  la  consecrazione  di  quest'  imperatore,  perche 
Turcio  era  addetto  alla  religione  dei  gentili,  corne  si  prova  dal  tro- 
varsi  che  nel  876,  trentanove  anni  dopo  la  morte  di  quel  principe, 
egli  occupava  ancora  il  sacerdozio  di  quindecimviro  dei  sagrifizii*,  il 
che  risulta  da  un  marmo  Gruteriano^,  riportato  altresi,  ma  piii  intera- 
mente  dal  Panvinio*^  : 

D   D  •  NN  •  VALENTE  ■  V  •  ET  •  VALENTINI ANO  •  AVGG  •  CONSS 
TVRCIVS  •  SECVNDVS  •  ASTERI VS  •  V  •  C  •  XV  •  VIR  •  S  •  F 
PONTI VS  •  ATTICVS  •  V  •  C 
SERVILI VS  •  AEDESIVS  •  V  •  C  •  P  •  P  •  HIEROF  •  HEC 


'  Breviar.  lib.  X,  c.  viii.  morts;  voyez,  sur  Tapothéose  des  empereurs 

*  Fr.  Arval.  p.  887.  [Orelli.  n.  1106.]  chrétiens,  mes luscr.  christ,  urbis  Ro7n.\o\.\. 

^  Ihid.  p.  99/i.  [Orelli,  n.  1092.]  p.  338;  cf.  jwro/e^»'.  p.  xetxv.  J.  B.  deRossi.  | 
'  [ Les  chrëtiens  eux-mêmes ,  au  iv"  siècle ,  ^  Pag^.  1 9^? ,  3. 

accordaient  le  titre  de  Divus  aux  empereurs  "  In  Faut,  ad  ann.  397. 


ARCO  DI  FANO.  161 

Assicurata  cosi  1'  autenticità  cli  quest'  epigrale,  farô  ora  avvertire  ch'  elia 
ha  moltissirna  analogia  con  due  aitri  moriumenti,  i  quali  servono  a 
spargerc;  s()j)i'a  di  essa  molta  liice.  E  il  primo  un  insigne  sasso  dei 
Museo  di  Canipidoglio  rilerito  dal  Maffei  ^  nel  quale  si  legge  : 

DIVO  •  AC  •  VENERABILI 

PRINCIPI  •  CONSTANTINO 

PATRI-PRINCIPVM 

MAXIMORVM 

L  •  CREPEREIVS  •  MADALIAN VS  •  V  •  C 

PRAEF  •  ANN  •  CVM  •  IVRE  •  GLAD 

Ed  è  poi  l'allro  una  medaglia  ben  cognila,  sul  di  oui  rovescio  sta  P.  3/1. 
scritto  WSTA'VENEKandae-MEMOriae,  e  clie  rappresenta  nei 
diritto  la  testa  velata  di  Gostantino  colla  leggenda  Divus-Venerabilis' 
CONSTANT\NWS-?atcr'Trmm'AVGGustorum\  Il  titolo  di  divo 
rende  manifesto,  che  tutte  queste  epigrafi  sono  posteriori  ai  22  di 
maggio  del  887,  giorno  dclla  morte  di  quell' imperatore,  il  che  pure 
apparisce  dalf  epiteto  VENERABILIS  non  usato  sulle  medaglie  se 
non  se  pei  defunti,  invece  del  quale  nelF  iscrizione  dell' arco  si  è 
sostituito  il  PIVS,  che  quando  è  scompagnato  dal  FELIX  è  indizio  anch' 
esso  di  morte,  come  sui  nummi  di  M.  Aurelio,  di  Pertinace,  di  Setti- 
mio  Severo  e  dello  stesso  Gostanzo  padre  di  Gostantino.  Al  contrario 
è  certo  che  il  marmo  di  Gampidoglio  è  anteriore  ail' anno  3/n,  per- 
ché a  quel  tempo  Madaliano  non  era  piii  prefetto  dell'annona,  ma 
era  già  stato  promosso,  non  si  sa  precisamente  quando,  a  fare  le  veci 
del  prefetto  del  pretorio,  come  c'  insegna  una  legge  del  codice  Teodo- 
siano  ^  che  gli  è  indirizzata.  La  medaglia  poi  pel  titolo  di  Augusti  che 
conferisce  ai  figli  di  Gostantino  non  puô  precedere  i  9  settembre  887, 
perché  al  dire  d' Idazio  c:  ipso  anno  nuncupati  sunt  très  Augusti  Gonstan- 

'  Mus.   Veron.  pag.  95 1,  n.  3.  [Orelli.  Vus  et  PrtTer^  comme,  sur  d'autres  mon- 

n.  1091  et  n.  8169.]  naies,  les  siglesVN  et  M- R  parles  mots 

"  [Les  sig-les  D-V  et  PT  doivent,  plus  VeNerandae  McmoKiae.  —  C.  Cavedo.m.] 
probablement,  s'expliquer  par  les  mots  Di-  ^  Lib.  X\I.  tit.  x,  S  9. 


162  ARCO  DI  FA  NO. 

ff  tinus,  Constantius  et  Gonstans  V  Idus  Septembiis,  ii  e  dall'  altra  parte 
coiifessando  di  essere  destinata  a  celebrare  le  esequie  del  loro  padre, 
dovrà  essere  contemporanea  ai  suoi  funerali,  i  quali  per  verità  sap- 
pianio  da  Eusebio,  da  Socrate  e  da  Sozomeno  essere  stati  ritardati  di 
alcuni  mesi  perché  si  voHe  aspetlare  che  i  suoi  figli  venissero  ad  assi- 
stere  ad  una  taie  funzione,  onde  non  furono  fatti  effettivamente  se  non 
dopo  che  il  secondo  Costanzo  fu  tornato  dalla  Mesopotamia ,  ove  trova- 
vasi  per  la  guerra  coi  Parti.  La  celebrazione  adunque  di  queste  esequie 
deve  presso  a  poco  coincidere  col  tempo,  in  cui  i  figli  di  Costantino 
turono  proclaniati  imperatori,  e  quindi  la  medaglia  sarà  stata  coniata 
senza  nieno  nell'  autunno  del  387.  Il  che  posto  vi  è  tutta  l'apparenza, 
che  debbano  esserle  anteriori  le  due  iscrizioni,  nelle  quali  non  si  dà 
loro  r  appellazione  di  Augusti,  ma  si  dicono  genericamente  principi  e 
signori,  e  quindi  sono  di  fermo  avviso  che  fossero  realmente  incise  fra 
i  22  di  maggio  e  i  9  di  settembre  '.  Imperocchè  in  quel  frammentre  si 
ebbe  un  interregno,  nel  quale  dice  Eusebio  che  gli  atti  pubblici  fu- 
rono spediti  a  nome  dell'Augusto  defunto,  motivo  per  cui  attesta  che 
Costantino  seguitô  a  regnare  ancora  dopo  morte,  su  di  che  sono  a 
vedersi  H  Valesio^,  il  Pagi^  e  il  Tillemont*.  Gosi  sarà  spiegato  con  tutta 
facilita  corne  Turcio  e  Madaliano  prestassero  ad  un  morto  gli  onori 
soliti  a  rendersi  al  sovrano  régnante  e  come  non  parlassero  dei  prin- 
cipi attuali  che  in  termini  vaghi  ed  ambigui. 

L'  altra   iscrizione  poi  che  mirasi  nell'  architrave  dell'  arco,  sotto 
quella  di  Augusto,  è  la  seguente  : 

CVRANTE-L-TVRCIO-SECVNDO-APRONIANI-PRAEF-VRBFIL-ASTERIO-V-C-CORR-FLAM-ET-PICENI 

Di  questo  L.  Turcio  Secondo  Asterio  molti  altri  marmi  fanno  parola. 
Meritano  sopra  gli  altri  la  precedenza  questi  due  provenienti  da  uno 
scavo  nella  piazza  di  S.  Marco  di  Roma,  conservati  tuttora  nel  Museo 

'   [Voyez  la  lettro  do  Borfrhesi  nu  P.  Gar-  ^  Not.  ad  Euseb.  p.  9.0 fi. 

iiicci,  sur  une  inscription  (le  Sorrente,  dans  '   Critica   in    Annales   Baronii ,   ad   an - 

le  Bullet.  arch.  Map.  N.  S.  i8.S3  ,  ann.  III,  num  .3.37,  S  /». 

().  53  et  suiv.  C  (Iwedoni.]  '  Ilist.  dm  Emper.  Constantin.  art.'Lxxvr. 


ARCO  DI  FANO.  163 

Vaticano,  e  puhblicati  dal  Visconli  \  <lal  primo  (Ici  ({iiali'^  si  annunziano 
tutte  le  di}jnilà  cli  cui  lu  iiisignito  : 

ASTERlI 
L  •  TVRCIO  •  SEC VNDO  •  C  •  V 

FILIO-L-TVRCI-APRONIANI-C-M-V 

PRAEF-VRBl-NEPOTI 

L  •  TVRCI  •  SECVNDI  •  C  •  M  •  V 

CONSVLI  •  PRAETORl  •  QVAESTORI 

COMITI  •  AVGVSTORVM  •  CORRECTORI 

PICENI  •  ET  •  FLAMINI AE- ELOQVENTI A 

IVSTITIA  •  INTEGRITATE  •  AVCTORITATE 

PRAESTANTI  •  IN  •  OMNI  •  DENIQVE 

VIRTVTE  •  PERFECTO  •  ORDO 

SPLENDIDISSIMVS-  AMITERNINAE 

CIVITATIS  •  OBINSIGNEM  '  ERGASE 

AMOREM  •  P ATRONO  •  DIGNISSIMO 

STATVAM-EXAERE 

POST  •  ADMINISTRATIONEM 

AD  •  PERPETVI  •  NOMINIS 

GLORIAM- DEDIT 

dair  aiti'O  ci  si  palesa  il  nome  délia  sua  moglie,  clie  sebljeiie  moiico 
per  la  Irattura  del  sasso,  fu  forse  quello  di  Oviiiia  Paterna,  conoscen- 
dosi  poco  prima  di  questi  tempi  Ovinio  Patenio  prefetto  di  Roma  ne! 
i>.8i,  di  rui  ella  potè  esser  figlia  senza  improbabdità  : 

.  .  .lAE-  PATERNAE 

.  .NOMIAE  •  C  •  M-F 

VXORI  •  OPTVM AE 

ET-MERITO 

DILECTISSIMAE 

L-TVRCIVS-SECVNDVS 

ASTERIVS  •  V  •  C  •  EX  •  AERE 

STATVAM  •  DEDIT 

\J  ufficio  dei  cori'ettorato  délia  Flaminia  e  del  Piceno  vieiie  anche  con- 

'  Museo  Pio-Clement.  t.  II.  p.  -3  1;  [éd.  de  '  fHenzen,  Supplnn.  Orell.  n.  6/175.] 

Milan,  p.  89,  00.  I 


\U  ARCO  DI  FANO. 

fermato  a  Turcio  Secondo  da  queste  altre  due  lapidi,  la  pi-inia  délie 
quali  trovata  in  Tivoli  1' aiiiio  lyBB,  vien  riferita  dal  Muralori'  e  da 
altri,  e  somministra  biion  lume  per  ristaurare  la  susseguente  fram- 
mentata,  anch' essa  di  Tivoli,  divulgata  già  da  gran  tempo  dal  Grii- 
tero  ^  : 

1.  2. 

BEATISSIMO   SAECVLO  

DOMINORVM  

NOSTRORVM  

CONST  ANTI  CONSTANTE  •  et 

ET   CONSTANTIS  CONSTANTIS 

AVGVSTORVM  AVGVSTORVM 

SENATVS    POPVLVSQ  crrNTA-rwc 

ROMANVS  SENATVS 

CLIVVM'TIBVRTINVM  POPVLVSQVE 

IN   PLANITIEM-REDEGIT  ROMANVS 

CVRANTE-L-TVRCIO  PONTEM  •  REFECIT 

SECVNDO  •  APRONI AN!  CVRANTE •  L  •  TVRCw •  secundo 

PR AEF  •  VRB  •  FIL  APRONIANI  •  PR AEF  •  urb  -ftl 

ASTERIO-V-C-  ASTERIO-V-C-corr 

CORRECTORE  •  FLAM  FLAM  •  et  'piceni 
ET-PICENI 

Eruditi  di  prim' ordine,  coine  sarebbero  il  Noris^  il  Gotofredo\  i\ 
Mu^atori^  il  Corsini*^,  benchè  poi  alquanto  ne  dubitasse  il  Tillemoiit^ 
e  apertamente  ne  dissentisse  il  Ritter  emendando  il  Gotofredo,  non 
posero  difficoltà  nel  confondere  il  nostro  L.  Turcio  Secondo  Asterio 
(;on  L.  Turcio  Aproniano  Asterio  che  fu  correttore  délia  Toscana  e 
deir  Umbria  nel  3/i6,  e  infine  prefctto  di  Roma  per  un  triennio  dal 
362  in  poi.  Di  quest' ultimo  parla  tre  volte  Aminiano  Marcellino  "^  ;  a 
lui  sono  dirette  una  legge  del  codice  Teodosiano^  e  un'  altra  del  codice 
Giustinianeo^'^,  ove  pero  se  vorrà  sostenersi  il  suo  nome  converrà  credere 

'   Pag.  663,  9.  [Orelli,  n.  1099.]  '  Hhsl.  des  Emperevrs,  Jiilion,  aii.  xvm. 

'  Pag.  1079,  1.  '  Lil).  XXin,c.  i,S /»;Ub.  XXVI,r.  m. 

'   Cetwtaph.  Pisntia,  diss.  IV,  cap.  ii.  .H  i  ;  lih.  XXVIl,  c.  m,  S  3. 

Prosnpofjftipltia  codia's  Tlicodosiani.  "   Lih.  XIV,  lit  iv,  1.  3. 

'  Anecdola,  L  I ,  p.  i /i  i .  '"   Lih.  I,  (il.  m.,  I.  U. 
"  Séries  praefecfor.  Vrhis ,  p.  i()i. 


ARCO  DT  FANO.  Î65 

fallato  quelîo  dei  proncipr  o  dei  consoli;  e  a  lui  puiv;  non  rlisconvengo 
chc  sia  attrlbuito  col  P.  Ab.  di  Costanzo  un  IVammento  marnioreo  di 
Bettona  odilo  da  lui',  dal  qiiale  si  apprende,  clio  lu  padre  di  due  figli 
Aproniano  e  Discolio.  E<f][  è  memoi-ato  altresi  in  moite  lapidi,  délie 
quali  citerô  tre  Grnteriane^,  per  nulla  dire  di  (piattro  dei  Gudio  ^,  che 
sono  manifeste  imposture  dei  Ligorio,  tuttocliè  ad  alcune  di  loro  abbia 
prestato  fede  il  Corsini.  Fra  i  marmi  sinceri  piacemi  di  addurne  per  ciù 
che  risguarda  la  présente  controversia  uno  Gruteriano^  e  uno  Mura- 
toriano  •',  che  ci  danno  maggiori  notizie  di  lui  : 


1. 

ASTERII 

L-TVRCIO-APRONIANO-V-C 
FILIO-L-TVRCl-APRONIANI-V-C 
PRAEFECTI  -VRBIS-  NEPOTI 
L  •  TVRCi  •  SECVNDI  •  C  •  V •  CONSVLIS 
QVAESTORI-PRAETORI-QyiNDECEM 
VIRO  •  SACRIS  •  FACIVNDIS  •  CORREC 
TORI  •  TVSCI AE  •  ET  •  VMBRI AE  •  OMNI 
VIRTVTE  •  PRAESTANTI  •  STATVAM 
EX  •  AERE  •  ORDO  •  SPOLETINORVM 
AD-MEMORIAM-PERPETVl-NOMINIS 
CONLOCAVIT 


CVRANTIBVS  •  FL  ■  SPE  •  V  •  P  •  ET  •  CONDO 
NIO-TAVRO-IVN 


POST  •  AMANTi  •  ET- ALBINI  •  CONS 


'   Disamina   degli  scriUori  di  S.  Ilujino, 
p.  5i  -3. 

"  Pag.  6/17,  n.  607;  p.  1  080.  n.  9. 


ASTERI 

CONSTANTIAE 
ABSTINENTIAE-TESTIMONI 
VM  •  SEMPITER  •  L  •  TVRCIO 
APRONIANO-V-C'FIL-TVRCI 
APRONIANI-C-V-PRAEF-VR 
BI- NEPOTI -TVRCI -SECVNDI 
COS-QVAESTORI-  PRAETORI 
XV-SACRIS-FACIVNDIS-COR 
RECTORI- TVSCI  AE- ET -VMBR 
lAE-OB-EIVS -INSIGNE- M ERI 
TVM-SINGVLAREMQVE-IVSTI 
TIAM  -  QVA  -  OMNIFARIA-  LVCEN 
SIVM  -  VTILITATI  -  HONESTATIQ_^ 
PROSPEXIT  -  CONSENSV-  OB 
SEQVENTISSIMI-ORDINIS-AC 
EIVSDEM-CIVITATIS-POPVLI 
EXACTO-ADMINISTRATIONIS 
TEMPORE  •  STATVAM  -  EX  -  AERE 
PATRONO-COLLOCATAM-ADMI 
NIST RAVIT  •  DD-  NN-  III-  ET 
III  -  COS  -  DECRETA  •  EST  -  AVTEM 
POST  -  CONSVLATVM  -  AMANTII 
ET-ALBINI 

'  Pag.  38,  5  ;  p.  A 1 , 5  ;  p.  G6 ,  /i  ;  p.  08,  G. 
*  Pag.  476.  7.  [Orelli,  n.  1100.] 
'  Pag.  379.  1. 


166  ARCO  DI  FANO. 

P.  26.  Paiagonando  queste  iscrizioni  colle  altre  di  L.  Tiucio  Seconde  Aste- 

rio  io  non  diibito  di  asserire,  che  spettano  a  due  ben  divers!  personaggi. 
Osservo  che  il  correttore  délia  Flaminia  in  tutti  i  suoi  maimi  benchè  si 
dica  figlio  di  Aproniano  non  mai  perô  assume  questo  cognome,  ed  usa 
per  dilTerenziarsi  quello  di  Seconde  adoprato  prima  da  suo  nonno. 
Al  contrario  il  curatore  délia  Toscana  non  si  chiama  giammai  Secondo, 
ma  sempre  Apioniano ,  e  fu  questo  veramente  il  suo  nome  caratteri- 
stico,  perché  ad  indicarlo  di  esso  solo  si  servono  Ammiano  e  le  due 
leggi  sopracitate.  Egualmente ,  benchè  nelle  loro  lapidi  si  schierino 
tutte  le  dignità  da  essi  ottenute,  in  niuna  perô  mai  si  accumulano  i 
due  distinti  correttorati  délia  Flaminia  e  délia  Toscana,  tuttochè  l'iscri- 
zione  Vaticana  di  Secondo  dicendolo  elevato  al  consolato  non  avesse 
potuto  dissimulare  il  governo  délia  seconda  provincia,  se  si  fosse  trat- 
tato  délia  medesima  persona.  Imperocchè  se  Turcio  Secondo  post  ad- 
tmnistrationem  délia  Flaminia  e  del  Piceno  ottenne  i  fasci,  non  potrà 
supporsi  che  dopo  il  consolato  amministrasse  la  Toscana,  perché  in 
questo  caso  sarebbevi  stato  consolare,  e  non  correttore;  e  quantunque 
sappia  bene,  che  i  consolari  délie  provincie  dopo  Costantino  molto 
spesso  non  erano  stati  promossi  al  consolato,  ciô  nondimeno  non 
trovo  alcun  esempio,  che  chi  aveva  goduto  di  quell'  eminente  dignità 
siasi  mai  poscia  appellato  col  titolo  inferiore  correclor.  Ne  si  prenda 
la  scusa  che  anche  il  marmo  di  Aproniano  proveniente  dal  Muratori  e 
j)oco  fa  riferito,  benchè  si  confessi  inciso  DD  *  NN  •  III  •  ET*  III  • 
COS,  cioè  neir  anno  870,  tuttavolta  non  parla  délia  prefettura  ur- 
bana  ch' egli  consegui  nel  862,  perché  nella  stessa  lapide  si  attesta, 
che  quella  iscrizione  fu  decretata  nel  8/i6,  ond'  è  chiaro  che  fu  scol- 
pita  tal  quale  era  stata  scritta  e  votata  in  quell'  anno,  il  che  pure  si  fa 
palese  dal  confronte  colT  altra  Gruteriana  composta  anch'  essa  nel 
medesimo  post-consolato  di  Amanzio  e  di  Albino.  Di  più  la  citata  base 
Vaticana  ci  dice  che  Secondo  oltre  d'  essere  stato  console,  certamente 
sufletto,  fu  eziandio  cornes  Aiigustoruiti ,  ullicii  che  niuno  ci  avvisa  aver 
ottenuti  Aproniano,  il  (juale  viceversa  fu  prefetto  di  lîoina,  il  che  non 
si  ;iiiriiiii/i;i  del!' .-illro.  A  mio  parère  iuliiiiffue  fiirono  essi   «lue  fratelli, 


ARCO  DI  FANO.  107 

iiiio  dei  (juali  cliiaiiiavasi  più  proprianieiite Socoiido,  l'altro  Api(jniano. 
anibedue  figli  di  L.  Tiircio  Api'oniaiio  ])rer<;tto  di  Roma  1' anno  339 , 
nipote  di  un  allro  L.  Tui'cio  Sccoiido  console,  ma  ignoto  ai  fasti,  e 
torse  pronipoie  di  L,  Turcio  Fesaso  Aproniano  console  ancli'egli,  ma 
d' incerta  data,  di  cui  favella  un'  iscrizione  del  Fabretti  ',  che  il  Relando 
malamente  riporto  al  console  dell'  anno  di  Gristo  191  ,  che  ora  da  un 
marmo  Vaticano  pubblicato  dal  Marini'^  sappiamo  essere  staio  Pedone 
Aproniano.  11  cognome  di  Asterio  non  trovandosi  costumato  da  alcuno 
dei  loro  antenati,  sarà  verosimilniente  proveniito  a  questi  due  fraielli 
dalla  madré,  ma  perô  questa  denominazione  attaccossi  molto  più  tena- 
cemenle  a  Secondo  che  air  altro,  perché  osservo  che  in  niuna  délie 
sue  lapidi  se  ne  vede  mai  privo,  mentie  al  contrario  Aproniano  ne  la 
senza  in  tutti  i  marmi  che  fece  incidere  essendo  prefetto  di  Roma. 
Quindi  porto  opinione,  che  sia  piuttosto  il  primo  quell'  Asterio,  a  cui 
Pelagonio  dirige  il  capitolo  nono  del  suo  trattato  di  mascalcia,  del  quale 
è  per  fare  imminente  dono  al  pubblico  desideroso  il  benemerito  sig. 
Cioni.  Non  avendo  pero  qui  pronte  alla  mano  le  opère  di  Libanio  non 
saprei  dire  s'  egli  sia  egualmente  1'  altro  Asterio,  a  cui  furono  da  lui 
indirizzate  délie  lettere,  tuttochè  l'affermarsi  in  una  délie  sue  iscri- 
zioni  che  fu  eloquentia  praestmis  possa  renderlo  degno  dell'  amicizia 
di  quel  sofista. 

Dileguati  con  una  tal  distinzione  gl'  imbarazzi  ch'  erano  provenuti 
dalla  mescolanza,  ch'  erasi  fatta  di  tutte  le  lapidi  fin  qui  mentovate, 
dai  quali  non  si  era  saputo  sciogliere  il  Corsini,  se  non  supponendole 
mal  descritte,  vediamo  ora  cosa  puôricavarsi  da  quelle  di  Turcio  Se- 
condo per  rapporto  al  tempo  in  cui  amministrô  la  Flaminia.  Le  due 
iscrizioni  di  Tivoli  dedicate  a  Costanzo  e  Costante  per  la  mancanza  del 
nome  del  terzo  fratello  Costantino  giuniore  furono  sicuramente  erette 
dopo  l'anno  3Ao,  nel  quale  fu  ucciso  quesf  ultimo  presso  Aquileja,  e 
vice  versa  il  nome  di  Costante  ci  dimostra  che  devono  collocarsi  avanti 
il  o5o,  in  cui  anch' egli  fu  assassinato  per  la  congiura  di  Magnenzio. 

'   fnsrr.  dorn.  p.  792.  n.  U?i^. —  *  \Fr.  Arval.  p.  167.I 


168  ARCO  DI  FANO. 

Fra  questi  due  estreiiii  è  adunque  certo  chc  cade  se  non  tutto,  aiineiio 
una  parte  de]  correttorato  di  Turcio.  Ma  ch'  egli  debba  ritirarsi  di  non 
poco  tempo  al  di  sopra  del  35 o  si  fa  palese  dal  ceppo  Vaticano  conse- 
cratogli  post  admimstrationem,  in  ricoinpensa  délia  quale  ci  mostra  che 
ottenne  il  consolato  :  imperocchè  anche  quella  base  fu  anteriore  alla 
morte  di  Costante,  U  che  si  prova  dal  titolo  che  gli  vien  dato  di  cornes 
Aiiguslorum,  non  essendovi  più  stati  due  Augusti  dopo  quell'  epoca 
lino  al  36o,  in  cui  Giuliano  Apostata  divenne  collega  di  Gostanzo, 
e  vietando  Ammiano^  che  il  governo  di  Turcio  sia  protratto  tant'oltre, 
facendoci  fede  che  ne!  355  il  Piceno  era  retto  da  Patruino.  Ma  se 
con  certezza  puô  asserirsi  che  Turcio  cessô  di  essere  correttore  qualche 
anno  prima  del  35o,  niun  dato  si  ha  al  contrario  per  determinare 
quando  lo  divenisse,  non  essendovi  a  quei  tempi  alcun  limite  deter- 
minato  ail'  ufficio  di  questi  presidi,  onde  per  esempio  G.  Geionio  Rufio 
Volusiano  ci  dice  in  una  iscrizione  Gruteriana -,  che  ai  tempi  di  Go- 
stantino  fu  correclor  Ilaliae  per  annos  oclo.  L'  unica  cosa  intanto  che  puô 
asserirsi  si  è ,  che  l' iscrizione  di  Turcio  suH'  arco  di  Fano  è  posteriore 
al  primo  semestre  del  330,  perché  in  essa  si  vanta  di  esser  figlio  di 
Aproniano  prefetto  di  Roma,  e  suo  padre  non  consegui  quella  dignità 
se  non  ai  \k  luglio  di  quell'  anno,  secondo  che  attesta  1'  anonimo  de 
praefeclis  Lrhis.  Egli  non  ritenne  quell'  ufficio  se  non  tre  mesi,  onde 
sapendosi  che  per  l'ordinario  soleva  durare  un  anno,  dalla  brevità 
dello  spazio  potrebbe  alcuno  dedurne,  che  morisse  nell' esercizio  délia 
sua  carica,  sapendosi  poi  dall' iscrizione  Vaticana  del  figlio  che  quando 
gli  lu  dedicata,  era  certamente  il  padre  escito  di  vita,  siccome  costa 
dal  titolo  che  se  gli  attribuisce  Qlarissimae  Memoriae  Vir.  Da  quanto 
adnnqiie  si  è  ragionato  finora  apparisce  che  le  due  iscrizioni  dell'  arco 
di  Fano  sono  ben  lungi  dall'  essere  coetanee,  e  clie  per  lo  meno  vi  ha 
fra  loro  una  dillerenza  di  due  anni,  tutte  le  apparenze  concorrendo  a 
fermare  quella  di  Gostantino  nell'  estate  del  337,  e  non  potendo  anti- 
ciparsi  1'  altra  di  Turcio  prima  délia  meta  di  luglio  del  339. 

'   Mb.  \V,  c.  VII,  S  5.  —  *  Paff.  387.  5. 


ARCO  DI  FANO.  1G9 

Si  è  creduto  da  alcuno  chc  la  liparazione  di  quest'  arco  fosse  occa- 
sionata  da  un  ristauro  d(3lla  via  Flaminia  siilla  quale  è  collocato, 
onde  dalla  ricerca  del  tempo,  in  oui  lu  eseguito  il  secoudo,  se  ne  po- 
tesse  desumere  un  nuovo  lunie  anche  per  la  prima.  Il  londamento  di 
quest'  opinione  è  basato  sulla  seguente  iscrizione  cei'tamente  mifjliaic 
pubblicata  dal  Doiii  ',  la  quale  da  lui  vien  collocata  a  F'ano,  in  rolu- 
mella  in  plurrs  parU'fi  poslm  fliJJ'rarla  : 

IMPP  •  CAESS  •  VALER  p.  27. 

10  -  DIOCLETIANO  •  ET 

AVRELIO  •  VALERIO 

MAXIMIANO  •  PIISS  •  FE 

LICIB'SEMPER-AVGG- 

ET -FLAVIO- VALERIO 

CONSTANTIO  •  GALERI 

O-VAL-MAXIMIANO 


ROM-CXCI 

CVRANTE-L-TVRCIO-APRO 

NIANO-V-C-PRAEF-VRB-FIL 

ASTERIO  -CORR-FLAM  -ET 

PICEN  I 


Non  frapponendosi  meno  di  oltre  trent'  anni  fra  l' impero  di  Diocle- 
ziano,  e  il  correttorato  di  Turcio,  per  quanto  voglia  allungarsi  1"  uno 
e  anticiparsi  Paltro,  questa  lapide  non  potrebbe  stare ,  se  non  che 
supponendo  che  fossero  due  diverse  iscrizioni  incise  sulla  inedesima 
colonna,  cosa  ben  fréquente  sui  ceppi  migliari.  U  che  posto,  potrebbe 
questo  parère  avère  aspetto  di  verità,  perché  di  qui  risulterebbe  che 
la  Flaminia  fosse  stata  effettivamente  racconciata  sotto  il  governo  di 
Turcio.  lo  non  negherô  che  quella  via  fosse  risarcita  ai  tenqji  di  Go- 
stantino,  ciô  comprovandosi  da  un  altra  colonna  migliare  tuttora  esi- 

'  Class.  II,  n.  107. 


170  ARCO  Dl  FANO. 

«tente  a  Riiiiino  Jicl  Miiseo  del  fu  Giano  Planco,  la  quaK;  j)el  iiumeio 
che  porta  CCXI  doveva  sorgcre  vicino  alla  Gattolica,  onde  spetta  ella 
pare  senza  dubbio  alcuno  alla  Flaminia,  Fii  essa  pubblicata  la  prima 
volta  dal  Lami',  poi  dal  Donati*^;  ma  parte  per  essersi  confuse  insieme 
le  tre  diverse  iscrizioni  cbe  ivi  sono  scolpite,  parte  per  le  gravi  ingiiirie 
cbe  ha  softerte  dalT  età,  la  copia  che  se  n'  è  data  aile  stampe  riusci  cosi 
ditettosa  da  non  potersene  cavare  cosa  alcuna  di  buono.  lo  sono  de- 
bitore  alla  cortesia  del  sig.  Antonio  Bianchi,  che  a  mia  richiesta  ha 
coHazionato  di  nuovo  l'originale,  se  posso  olï'rirne  una  lezione  piii 
emendata;  e  darô  poi  per  garanti  de' miei  supplementi  un' iscrizione 
Mafl"eiana\  una  Gruteriana"^,  una  Muratoriana'^,  ed  una  dell' univer- 
sité di  Bologna  édita  più  correttamente  dal  ch.  Schiassi*^.  Ne  debbo 
anclie  lasciar  di  avvertire  che  nella  prima  iscrizione  la  quarta  riga  fu 
cancellata  a  bello  studio,  perché  vi  si  leggeva  MAXENTIO,  il  quale 
iniperatore  conosciamo  da  altri  ceppi  aver  aggiustata  questa  via,  e  il  di 
cui  nome  sappiamo  essere  stato  rasato  dai  pubblici  monumenti  per 
decreto  del  senato  : 

Dît  iiiif)  parte,  Dali'  altra  , 

inip  •  caes  ccxi 

M  •  anreiio  d  '  n  ■  j'I  •  v  a  l  '  c  ons  tan 

VA  LE  RIO  TINO  •  PIO -/e/-  rtMg- 

WM&mmmM  d  I  v  l   •  COnslanlH 

P  I  O  •  F  E  L  I  C  I  a  u  g    ■     p  i  i    '    fi  l  i  o 

INVICTO  DD-NN-m«^no 

AVG  M  AXI  M  O  •    et-   fl 

CCXI  VlCTOKl  ■  pp  •//• 

S  E  M  />  e  r  •    a  u  g  g    ■ 

b    •     r    '    p    •     n  a  t  i  s 

ccxi 

(juesta  cobjuna  ci  serba  memoria  délie  tre  successive    riparazioni 

'   Novdk  Florentine ,  t.  XII,  p.  5.')8.  |  To-  '  Pag.  1078,  (j. 

nini,  Bimini  avanli  l' era  vol{>\  p.  i  i-?.|  '  Pag.  y 58.  8. 

^   Pag.  9.9.0,  F).  ''   Gtnda  del  forestière  al  Muaeo   di  lio~ 

'   Mvft.  Ver.  p.   lo^i,  >J.  l()[pw ,  p.  'M'). 


Aiico  i)i  rwo.  ITl 

Catte  da  Massciizio,  da  Costaritiiio  c  da  Magiio  Massimo,  e  ci  mostra 
che  iiiuria  ik;  Im  Falla  ai  t(3in[)i  di  (lostanzo  c  di  Costante,  sotto  i  (jiiall 
abbiamo  vediilo  cadeic  il  coriciloralo  di  Tuicio,  e  veramerite  niun  altro 
ceppo  c  a  mia  iiolizia,  il  ([uale  ci  piovi  clie  sotto  quoi  principi  si  fosse 
lavorato  intoriio  la  Flaminia  o  l'Emilia.  Non  potrebbo  aduiiqu(3  adat- 
tarsi  a  Tiircio  se  non  il  ristauro  oi'dinato  da  Costantino,  ma  io  dubito 
assai,  cbe  anche  questo  possa  ridursi  ajjli  aiiiii  délia  sua  carica.  E  pii- 
mieramente  la  memoria  di  essere  stato  figlio  di  CostanzoGloio  lu  luollo 
piii  in  uso  nei  tempi  anteiioii  di  quel  régnante,  di  quello  clie  negli 
nltiini,  nei  quali  andata  era  in  disuso  avendo  cedulo  il  posto  ad  alhi 
titoli.  Inoltre  dalle  colonne  migliari  délia  via  Emilia,  una  délie  (juali 
lu  trovata  in  Cesena',  conosciamo  ch' essa  fu  racconciata  nei  828,  e 
quindi  tutto  porta  a  credeie,  che  contenq:)oraneo  sia  stato  presse  a 
poco  il  ristauro  délia  Flaminia.  Finalmente  cio  che  più  importa  si  è, 
che  la  colonna  di  Rimini  posta  nella  medesinia  provincia  di  Turcio  ci 
mostra  che  in  quest'  occasione  non  si  notô  sui  ceppi  migliari  il  nome 
de!  préside,  sotto  cui  si  fece  quell'  opéra,  al  che  aggiungerô  poi  di  non 
aver  conoscenza,  che  quest'  uso  siasi  mai  praticato  in  Italia  sotto  il 
governo  degl'  imperatori.  Se  consimili  furono  le  iscrizioni  messe  lungo 
r  Emilia,  quando  lu  rifatta  a  quel  tempo,  come  si  prova  da  altre  iscri- 
zioni affatto  simili  a  quella  di  Cesena,  meno  la  dilTerenza  del  numéro  i>.  28. 
délie  miglia,  trovate  a  Parma,  a  Pavia,  ad  Altino-,  ogni  ragion  vuole 
che  quelle  che  dovettero  mettersi  a  Fano,  fossero  somiglianti  a  f|uelle 
di  Rimino.  Per  lo  che  io  ho  gran  sospetto,  che  la  colonna  del  Doni,  la 
quale  viene  dalle  schede  del  Manuzio,  non  abbia  giammai  esistito  nei 
modo  ch'  egli  la  descrive,  e  sia  anzi  un  inauspicato  maritaggio  di  due 
diverse  lapidi  che  non  hanno  mai  avuto  alcuna  relazione  fra  loro.  A 
mio  parère  ï  ultima  parte  non  è  che  la  medesima  iscrizione  dell'  arco 
nostro,  con  cui  mirabilmente  combina,  se  non  che  vi  è  ommesso  il 
cognome  SECVNDO  verisimilmente  per  colpa  del  descrittore,  0  del 
copista,  alcuno  de'  quali  non  puo  assolversi  dalla  taccia  di  negligenza 

'   Doni ,  cl.  Il ,  li.  1-21.  —  ^  Grut.  p.  1 09 ,  G ,  e  288 .  -2  :  Donati  .p.  1^9.  3. 


172  ARGO  DI  FANO. 

accusata  manil'estamente  dall'  APRONIANO,  clie  non  puù  staie,  iii- 
vece  (li  APRONIANI.  Cio  che  poi  ne  rimane  è  certamente  la  stessa 
iscrizione  che  a  Fano,  in  colwnna  rudi  confraclaque ,  si  copiô  cla  se  stesso 


Il  (lilioentissinio  Sniezio  ' 


IMPP  •  caess<>vaLer 

lO  •  DIOCLETIANO  •  ET 

avreLi  o  •  vaLeri  o 

MAXIMIANO-PIISS-  FE 
LiCIB  •  SEMPER  •  AVGG 
ET-  FLAVIO  •  VALeRIO 

constantio-gaLeri 

O  •  VAL  •  MAXIMINO 

mivmm^mmBKOM  •  cxci 

E  le  duc  Imee  inancanti  si  hniino  ])oi  da  siipplire 

NOBB  •  ET  •  INVICTISS  •  CAESS 
AB  •  VRBE  •  ROM  •  CXCI 

sulla  testimonianza  di  Giriaco  d' Ancona,  che  o  vide  il  niarrno  quando 
era  meno  daiiiieggiato,  o  ne  trovô  un  altro  degl'  analoghi,  e  se  lo 
trascrisse  sebbene  con  qiialche  crrore,  corne  puo  vedersi  dalla  copia 
che  dai  nianoscritti  di  lui  ha  ])ubblicato  il  Muratori -.  A  me  che  ho 
((ualche  pratica  délie  scliede  del  Manuzio,  che  ho  maneggiate  per 
alquanti  mesi  nella  Vaticana,  sembra  évidente  che  la  lapide  del  Doiii 
deve  provenii'e  non  dalla  raccolta  che  il  primo  aveva  preparata  per 
la  stampa,  che  tu  poi  trasiusa  di  peso  nel  Grutero,  e  nella  quale  sono 
certo  di  non  averla  veduta,  ma  bensi  da  alcuno  di  quoi  siioi  libretti, 
clie  direi  pugillari,  i  quali  recava  seco  per  viajjgio.  ed  ove  quest'  uomo 
eruditissimo  ricopiava  alT  infretla  le  lapidi  clie  andava  incontrando, 
onde  giunto  a  Fano  vi  avrà  notala  una  sotto  Y  altra  Y  iscrizione  délia 

'  Pag.  57,  ♦').—  -  Pag.  /4()i,  8. 


AUCO  IJ]   FA.NO.  173 

colonnetta  e  quella  dell'arco,  senza  lorsc  farvi  alciin  segiio  di  divisionc 
fra  loro,  onde  sarà  slata  tiitta  inavvciianza  del  Doui,  o  dcl  suo  aiiia- 
nuense,  se  riandando  quello  scartalaccio  ne  ha  da  due  lapidi  lormata 
una  sola. 

Tolto  cosi  il  sost('(]no  ail'  opinione,  che  raccomodatura  délia   Ha- 
niinia  abbia  dato  niotivo    alla   ristaurazione  dell'arco,  io  pcn^o  [uwi- 
tosto,  che  fosse  questa  occasionala   da  un  générale  riattamento  aile 
mura  e  aile  torri  délia  citlà.  Mi  nasce  questo  sospetto  dal  luogo  pic- 
scello  da  Turcio  per  far  incidere  la  sua  iscrizione,  ch'egli  forse  a])po- 
statamente  separô  dall'  altra  di  Coslanlino,  e  sottopose  a  quella  di  Au- 
gusto,  onde  venisse  a  succedere  immediatamente  al  MVROS  •  DEDIT 
di  quest'  ultima,  il  che  puo  essersi  da  lui  reputato  l)aslcvole  per  ui- 
dicare  quai  cosa  era  stata  per  lui  falta,  senza  di  che  il  suo  CVRANTE 
rimane  per  aria,  e  lascia  al  letlore  il  difficile  incarico  d' indovinare  di 
che  cosa   aveva  avuto   cura.  Su  laie  supposlo  parmi  probabdissimo, 
che   questa  riparazione   fosse   stata    comandata    da   Costantino,  sia  a 
Turcio,  sia  al  suo  antecessore,  onde  essendosi  messa  mano  ail' opéra 
cominciando  dalla  porta  principale  che  conduceva  alla  metropoli ,  fosse 
questa  per  conseguenza  linita  più  presto,  quando  quel  prmcipe  usci 
di  vita,  onde  in  benemerenza  se  ne  facesse  la  dedicazione  alla  sua 
memoria  durante  il  tempo  dell' interrègne.  La  riparazione  poi  délie 
mura  ese^uita  in  appresso  richiede  tempo  e  fatica,  ne  il  lasso  di  due 
o   tre   anni   sarebbe   soverchio  a   (juesto  lavoro,   termmato  il   quale 
volendo  Turcio  lasciar  ricordanza  di  avervi  presieduto,  va  bene  che 
facesse   incidere   la   seconda   iscrizione  sullo  stesso   monumento,   da 
cui  questa  riparazione  aveva  avuto  principio.  E  veramente  si  usô  di 
collocare  sulle  porte  i  testimonii  délia  restituzione  délie  mura  délia 
citlà,  del  che  basta  per  ogni  altro  esempio  quello  edito  dal  Maffei  ^ 
inciso  r  anno  265  suU'  antica  porta  délia  citlà  di  \erona,  la  quale  ha 
non  poca  somiglianza  colla  forma  che  da  Turcio  fu  data  ail  arco  di 
Auguslo,  e  che  ci  mostra  essere  stato  costume  di  quei  tempi  di  sovrap- 

'    Mus.  Vrrnn.  p.  i  97. 


17/i  AUCO  DI  FA  NO. 

|)oi-i<'  ail«>  portt^  dello  inuia  un  loggiato ,  verisiiniliiu'iile  [)er  avère  il 
iuogo  d'  onde  diieiidenie  l' ingresso  ai  iiemici.  Cosi  parmi  spiegato 
senza  steiito  corne  qiiesla  fabbrica  possa  preseiitarci  due  lapidi  di 
Icmpi  diversi,  ma  peio  ii'op])o  vicini  fra  loio  per  poter  iiidicai'e  due 
diversi  l'islauri.  Secoudo  aduiupie  quesia  mia  opinione  la  sola  dedica- 
zioiie  a  Costaiitinx)  sarebbe  cpiella  che  stanzierebbe  T  epoca  délia  riao 
comodainia  delT  arco,  la  quale  per  quello  cbe  si  è  detto  finora  sarebbe 
stata  eompiula  nel  387  di  Cristo,  AIT  amor  vostro  mi  i-arcomando. 


ISCRIZÏONI   1)1   UHBISAGLIA. 


INTORNO 
A  DUE  ANTICHE  ISCRIZIOM  DI  LRBISAGLIA, 

AL  SIGiS.  CARLO  FILOM'. 


Moite  grazie  siano  rese  primieramente  alla  gentilezza  del  sig.  colo-  v.  i63. 
nello  Armandi,  che  mi  ha  favorita  una  copia  cosi  diligente  délie  lapidi 
da  lui  vedute  in  Lrbisagiia,  di  poi  a  voi  che  avete  avuto  1' obbligante 
pensiero  di  procurarmela.  Non  vi  siete  ingannato  nel  credere,  che  due 
di  loro  mi  sarebbero  riuscite  accettissime,  risguardando  un  perso- 
naggio  che  ha  diritto  di  trovar  luogo  nei  miei  fasti,  e  di  cui  l'ultima 
specialmente  somministra  notizie  tali  da  arricchirne  la  storia.  La  prima 
di  queste  iscrizioni  è  cognita  fino  dai  tempi  del  Grutero  ^,  e  fu  poi  ri- 
prodotta  dal  Marini^  con  tanta  esattezza,  che  non  ha  lasciato  alcuna 
cosa  da  correggere  al  nuovo  esemplare  : 

VITELLIAE 
C-F-RVFILLAE 

C  •  SALVl  •  LIBERALIS  •  COS 

FLAMINI  •  SALVTIS  •  AVG  •  MATRI 

OPTVMAE 
C  •  SALVIVS-VITELLIANVS  -VIVOS 

Ma  ignota  del  tutto  erami  la  seconda,  che  mi  dite  scoperta  due  anni  16^, 

'  [Extrait  du  Giornale  Arcadico,   1826,  Fr.  Arval.  pag.   i6i.   [Voyez  Orelli. 

t.  XXXII,  p.  i63-i8/i.]  n.  1171.] 

'  [Pag.  1023.6.] 

m.  28 


178  ISCRIZIONI  DI  URBIS4GLIA. 

sono  nelle  vicinanze  di  quell'  antica  città,  e  iiella  quale  senza  alcuno 
sforzo  si  ristaura  la  piccola  parte  che  le  hanno  invidiata  le  ingiurie 
degli  anni  '  : 

c'salviO'C'¥'WEL'LmEKAU 

nonio  ■  BASSO  •  COS  •  PROCOS  •  PROVIN 
ciae  •  waCEDONI  AE  •  LEGATO  •  AVGVSTORVM 
provinc-  BRITANN-  LEGATO  •  LEO- V -M  ACED 
/rafrî-rtRVALI-ALLECTO-AB-DIVO-VESPASIANO 
et •  divo-  tiTO  •  INTER  •  TRIBVNICIOS  •  AB  •  ISDEM 
nllecto-  INTER  •  PRAETORIOS-  QyiNQ^IIII  ■  P-C  ■  HIC  •  SORTE 
proroa  •  ffirTVS  ■  PROVINCIAE  •  ASIAE  •  SE  •  EXCVSAVIT 

Dopo  aver  autenticato  la  restituzione  délie  prime  due  righe  colla  ta- 
vola  arvale  XXII,  nella  quale  egli  si  denomina  C  •  SALVIVS*  LIBE- 
RALIS-NONIVS-BASSVS,  non  isprecherô  la  carta  in  difendere  il 
supplemento  délie  rimanenti,  che  viene  suggerito  dalla  frattura  délie 
parole  e  délie  forniole  :  poco  importando  se  nell'  ultima,  invece  di 
facTVS,  sia  stato  scritto  daTVS,elecTVS,o  altra  cosa  simile ,  quando 
Costa  dal  senso  ch'  è  superiore  ad  ogni  dubbiezza.  Questo  marmo 
avrebbe  pienamente  rassicurato  monsig.  Marini,  che  sembrô  rimanere 
ambiguo  se  l' arvale  fosse  la  medesinia  persona  del  console  délia  lapide 
prima;  e  la  confessata  eguaglianza  dei  tempi  dimostrerà  parimenti  che 
ambedue  non  sono  diversi  dall'  oratore  Salvio  Libérale,  di  cui  si  ha 
memoria  in  Suetonio  ed  in  Plinio  Giuniore.  Sappiamo  dal  primo  ^,  che 
difendendo  egli  in  faccia  ail'  imperatore  Vespasiano  la  causa  di  un 
F.  ifi.").  dovizioso  reo,  per  nome  Ipparco,  ebbe  il  coraggio  di  esclamare  :  fc  Quid 
frad  Caesarem,  si  Hipparchus  iiS  millies  habet?T)  Délia  quai  liberté 
quel  principe  non  solo  non  mostrossi  affrontato,  ma  anzi  ne  lo  lodo; 
e  vediamo  di  fatti  dalla  nuova  scoperta  che  ricolmollo  d' onori.  Ci  narra 
])oi  l'altro^,  ch' essendo  stato  accusato  di  prevaricazione  in  faccia  al 
senato  Norbano  Liciniano,  inviso  d'altronde  per  le  sue  delazioni,  rr  duo 

'  [Orelli,  n.  1 170.]  '  Lib.  III,  epist.  ix,  S  33. 

^  In  Vespas.  c.  xiii. 


ISCRIZIONI  DI  UKBJSAGLIA.  179 

"consulares laeserunt  eum  testimonio,  taiiquam  apud  judicein 

ffsub  Domitiano  Salvii  Liberalis  accusatoribus  adluisset;-)!  per  lo  che 
dicendoci  il  medesiino  PHiiio  cbe  tu  poi  coiidamiato,  e  che  queste 
imputazioiii  ei  mugis  quam  praevaricalio  nocuerunl,  se  ne  avrà  gravis- 
simo  argomento  cbe  Salvio  eziandio  fosse  stato  relegato  in  quei  mise- 
rabili  tempi  posteriori  ail'  anno  9 a,  dei  quaii  parla  Tacito  \  e  di  cui 
ci  dice  Filostrato:  cr  Plenae  sunt  exulibus  insulae  gemiluque  continens, 
crexercitus  autem  tormidine,  senalus  denique  suspicionibus'-^.^i  Sarà 
diuique  stato  ricbiamalo  da  Nerva ,  che  appena  eletto  imperatore  exules 
restiluit,  seconde  che  attesta  Dione  ^  E  veramenle  apprendianio  da 
Plinio*,  che  nelF  anno  100  di  Cristo  sedeva  in  senato,  ove  jjrese 
parte  nel  giudizio  di  Gecilio  Classico  :  nella  quai  congiuntura  viene 
onorato  dell'  elogio  di  vehemens  et  disertus.  Siniilmente  da  un'  altra 
epistola^  si  ricava,  che  nel  niedesimo  anno,  ma  qualche  niese  prima, 
iu  uno  dei  senatori  che  perorarono  a  prô  del  leo  nella  célèbre  causa 
di  Mario  Prisco,  nella  quale  quantunque  omnes  artes  suas  frotuUl  dovè 
non  di  meno  soccombere  ail'  eloquenza  dei  due  oratori  avversarj  Ta- 
cito e  Plinio,  1' ultimo  dei  quali  non  gli  nega  perô  la  Iode  di  rrvir  sub- 
fftilis,  dispositus,  acer,  disertus.  ii 

Ora  venendo  aile  novelle  notizie  che  di  lui  ci  présenta  la  nostra  la- 
pide, la  dicbiarazione  di  essere  stato  figlio  di  un  Cajo  ci  mostrerà  P.  )66. 
ch'egli  non  ebbe  alcuna  relazione  almeno  prossima  di  parenlela  coll' 
imperatore  M.  Salvio  Otone,  e  ne  meno  coi  suo  fratello  L.  Salvio 
Tiziano,  i  quaii  furono  figli  di  un  Lucio  e  nipoti  di  un  Marco.  Oltre  di 
che  questi  erano  originarj  di  Ferentino,  mentre  ail'  opposto  tutto  porta 
a  credere  che  Libérale  fosse  nativo  di  Urbisaglia,  anche  perché  vedesi 
appartenere  alla  tribu  Velina,  nella  quaie  troviamo  censili  altri  abi- 
tanti  di  quelia  città,  come  c'insegna  un  latercolo  militare*^,  e  dalla  cui 

'  Agricol.  c.  XLV.  ^  [Tows    (pevyovza.?    HaTrtyaje.  ]    Lib. 

■    [nAî/pejs  «i  vffaoi  (pvjâhojv,  /;  h'iJTTsi-  LXVIII,  c.  i. 

pos  oinùôyyjs ,  rà  Se  alpaTsvtxaTo.  hsiXicis ,  '  Lib.  III,  epist.  i.\. 

Y)  Se  ^ijKXrjTOs  vTrovoioLs.]  Apollonii  vita,  ^  Lib.  II,  epist.  xi. 

lib.  Mil,  c.  V,  S  6.  °  Marini.  Fr.  Arval.  p.  829.  [Voy.  Gro- 

23. 


180  ISCRIZIONI  DI  URBISAGLIA. 

famiglia  fu  pensiero  de!  Catalani  ^  che  l' antica  Pollenza  assumesse  la 
denominazione  di  Ui^bs  Salvia. 

La  seconda  appellazione  di  Nonio  Basso  molto  probabiimente  c  in- 
dicherà  la  famiglia,  da  cui  nacque  sua  madre,  giiista  il  costume  iiilro- 
dottosi  sotto  r  impero  o  di  annettere  ai  proprj  nomi  quelli  dell'  avo 
materno,  e  talora  pure  quelli  dei  bisavoli  (ragione  da  cui  provengono 
tanti  polionimi),  ovvero  di  allungare  il  gentilizio  délia  madre,  giusta  lo 
stde  ch'  era  in  pratica  anticamente  per  le  adozioni,  siccome  amô  me- 
glio  di  fare  i\  figlio  di  costui,  che  dai  nomi  uniti  del  padre  Salvio  Li- 
bérale e  délia  madre  Vitellia  Rufdla  fece  chiamarsi  Salvio  Vitelliano. 
Moite  volte  si  è  in  dubbio  se  il  gentilizio  paterno  sia  F  ultimo  o  il  primo; 
ma  qui  fu  seguita  per  certo  l'usanza  piii  antica,  togliendo  ogni  equivoco 
l'altra  lapide,  in  cui  il  nome  materno  fu  preterito. 

Di  questo  Nonio  Basso  non  ho  veramente  alcun'  altra  notizia  :  ma 
avverti  peraltro  monsignor  Marini,  che  questa  denominazione  fu  anche 
adoperata  dal  console  ordinario  dell'  anno  81,  che  nella  tavola  arvale 
XXIII  chiamasi  ripetutamente  L  •  FLAVIVS  •  SILVA  •  NONIVS  • 
BASSVS,  motivo  per  cui  non  sembrô  estraneo  al  sospetto  che  il 
P.  167.  nostro  Libérale  fosse  la  stessa  persona  di  quel  console.  Ma  nna  taie 
opinione  sarà  svanita  del  tutto,  se  si  osservi  che  colui  propriamente 
domandosi  Flavio  Silva,  come  dopo  la  lapide  Gapitolina  pubblicata 
dal  Muratori',  ha  ora  provato  anche  l'altra  prodotta  dal  ch.  Fea  ^, 
in  ambedue  le  quali  la  seconda  denominazione  fu  reputata  superflua. 
Sarà  pero  spiegato  con  tutta  semplicità,  come  potessero  usarla  tanto 
Salvio  Libérale  quanto  Flavio  Silva,  supponendoli  0  due  fratelli  uterini 
nati  da  una  medesima  figlia  di  Nonio  Basso,  che  fosse  passata  aile  se- 
conde nozze,  0  ])ure  due  cugini  generati  da  due  hglie  del  medesimo 
padre. 

Vi  è  apparenza  che  Salvio  non  sia  stato  un  rainpollo  di  famiglia  se- 
natoria,  perché  la  lapide  ci  fa  vedere  non  essersi  egli  incamminato  aile 

tefeiul,  Imper ium  Romanum  Iribulim  descri-  ^   Pag. 3 18,1.  [Marini,  Fr.  yl>i'«/.  [).  101 

ptum,  p.  86.J  el  1  liî. j 

'   Origini  Fennane,  p.  87.  ^  Frcmim.  difasti,  p.  8,  n.  18. 


ISCRIZIONI  DI  URBISAGLIA.  181 

magistrature  per  la  retta  via  del  vigintivirato,  corne  usarono  cli  lare 
i  figli  dei  senalori,  ne  essere  eiiti'ato  in  senato  per  l'ordinaria  porta 
délia  questura,  ma  esservi  stato  poitato  di  slancio  da  un  rescritto  del 
principe,  che  fece  uso  délia  podestà  censoria  conierendogli  i  diritti 
competenti  ai  tribuni  délia  plèbe,  senza  ch'egli  avesse  esercitata  rpiella 
carica,  e  ne  nieno  le  altre  cb'  erano  prima  necessarie  per  conseguirla. 
Non  è  perô  questa  una  novità  in  Vespasiano,  avendoci  le  lapidi  e  gli 
scrittori  serbato  memoria  di  altri  parecchi  che  furono  da  lui  insigniti  di 
questi  onori  codicillari,  narrandoci  Suetonio',  che  cr amplissimos  or- 
ffdines,  et  exhaustos  caede  varia,  et  contaminatos  veteri  negligentia. 
rpurgavit  supplevitque,  recensito  senatu  et  équité,  submotis  indi- 
ff  gnissimis  et  honestissimoquoque  Italicorum  acprovincialiumallecto.ii 
Perô  oltre  l' essere  egli  honeslissimiis  nella  sua  patria,  come  dimostra  la 
pietra,  insegnandoci  che  tu  QyiNQjIIII  e  P"C,  cioè  patrono  di 
quella  colonia  e  quinquennale  quattro  volte,  dovè  non  poco  contri- 
buire  alla  sua  esaltazione  il  grido  acquistatosi  nell'  arte  oratoria,  atte-  P.  iG8. 
standoci  il  lodato  Suetonio  che  Vespasiano  cr  ingénia  et  artes  quam 
ff  maxime  fovit;-"  e  dovè  pure  avervi  qualche  parte  la  parentela  toccata 
di  sopra  con  Flavio  Silva,  che  fu  un  valoroso  ufficiale  degli  eserciti  Ve- 
spasianei,  il  quale  dopo  la  concjuista  di  Gerusalemme,  es^endo  legato 
délia  Giudea,  impose  1' ultimo  fine  alla  guerra  coll'  espugnazione  di 
Masada  avvenuta  ai  i5  aprile  del  79,  siccome  apprendiamo  da  Flavio 
Giuseppe'-. 

Due  cose  intanto  voglionsi  ricavare  dal  fin  qui  detto,  1'  una  cioè  che 
r elezione  di  Libérale  fra  i  tribunicj  non  puô  essere  anteriore  ail'  anno  73, 
perché  fu  in  quell'  anno  che  Vespasiano  e  Tito  assunsero  la  censura  : 
r  altra  che  il  nuovo  candidato  aveva  a  quel  tempo  sorpassato  venticin- 
que  anni,  perché  diversamente  quell'  imperatore,  molto  tenace  délie 
leggi,  avrebbegli  conferita  1' onorificenza  ch'  era  propria  di  quell'  età 
coH'  ascriverlo  fra  i  questorj,  non  fra  i  tribunicj,  che  dovevano  avère 
qualche  anno  di  più.  Al  contrario,  il  passaggio  che  fece  poco  dopo  al  ceto 

'  In  Vespas.  c.  ix. —  ^  Bell.hd.  lib.  Vil,  c.  viii. 


182  ISCRIZIONI  DI  URBISAGLIA. 

pretorio,  non  coll'  elTettivo  esercizio  délia  pretura,  ma  per  la  medesima 
via  di  un  impériale  rescritto,  ci  mostrerà  che,  quando  fu  accolto  in  se- 
nato,  non  aveva  ancora  l'età  propria  per  quella  carica,  ch'  era  fissata 
air  anno  trigesimo,  giacchè  verisimilmente  in  quel  caso  senz'  altri 
preamboli  sarebbe  slato  aggregato  ail'  ordine  più  decoroso,  corne  nella 
stessa  occasione  avvenne  al  Bresciano  Minucio  Macrino,  ch'essendo  già 
maturo  ed  equestris  ordinis  princeps ,  incontanente  fu  radlectus  a  Divo 
cr  Vespasiano  inter  praetorios,!?  siccome  ci  fa  sapere  il  ripetuto  Plinio  ^ 
La  nostra  iscrizione,  dopo  aver  fatto  un  fascio  degli  onori  codicillari 
P.  169.  di  Salvio,  per  le  cariche  da  lui  poscia  sostenute  seguita  1'  ordine  cro- 
nologico  inverso,  che  suol  essere  il  più  fréquente  nei  marmi,  salvo  il 
consolato  ed  il  proconsolato,  ch'  essendo  il  colmo  di  ciô  che  poteva 
desiderare  un  senatore,  è  d'  ordinario  stile  che  siano  annunziati  di 
subito,  qualujique  sia  il  tempo  in  cui  furono  conseguiti.  Conosceremo 
da  ciô  che  la  prima  dignità,  alla  quale  fu  promosso  dopo  essere  stato 
rivestito  del  lato  clavo  senatorio  fu  il  sacerdozio  arvale,  che  gli  fa  dato 
aile  calende  di  marzo  del  78;  ed  abbiamo  di  fatti  nella  tavola  XXII- 
r  atto  autentico  délia  sua  aggregazione  a  quel  coUegio,  cosi  concepito  : 

IN-AEDE-CONCORDIAE-ADSTANTIBVS-FRATRIBVS-ARVALIBVSEX-TABELLA-IMP 
CAESARIS  •  VESPASIANI  •  AVG  •  MISSA  •  C  •  SALVIVM  •  LIBERALEM  •  NONIVM  •  BAS 
SVM  •  IN  ■  LOCVM  •  C  •  M ATIDI  •  PATRVINI  •  DEMORTVI  •  COOPT AMVS 

In  seguito  fu  mandato  a  comandare  col  titolo  dilegato  la  legionequinta 
Macedonica,  ufficio  che  non  concedevasi  ad  uomo  che  fosse  meno  che 
pretorio,  come  apparisce  da  più  scrittori  e  segnatamente  da  Tacito  ^. 
Il  quale  ufficio  certamente  occupava  nelF  anno  80,  in  cui  era  assente 
da  Roma,  per  ciô  che  si  ritrae  dagli  atli  arvali  di  quell' anno  conser- 
vatici  nella  tavola  XXIII',  dai  quali  apparisce  ch'  egli  a  quel  tempo  non 
intervenne  giammai  aile  adunanze  del  suo  collcgio.  Questa  legione 
quinta,  diversa  dall' altra  del  medesimo  numéro  appellata  Alauda  ^ 

'  Lil).  I ,  epist.  XIV.  '^   |  Le  surnom  de  colle  Ic^gion  élail  Alau- 

'  fMarini,Fr.  yln;«/.  p.  XXVIII,  ].  93-9,0. 1         due   et  non    pas    Alnuda;   voyez   loin.   II, 

^  Aifricol.  c.  vu.  [).  334,  note  5.J 

"  (Marini,  Fr.  Arval.  |).  cxxx.j 


ÏSCRIZIONI  DT  URBISAGLIA.  183 

che  aveva  i  suoi  allogjjiameiiti  nella  Gcrmania  inleriore,  si  dice  da 
Tacito  ail'  anno  63,  che  recens  e  Moesis  excita  erat^,  e  sarà  questa  la 
ragione  per  ciii  fu  denominata  Macedonica  :  imperocchè  è  da  sapersi, 
che  ia  Mesia  e  la  Macedoiiia  ai  tenipi  di  Tiberio  e  di  Caligola  iorma- 
rono  una  sola  provincia,  finchè  quest'  ultima  ne  fu  separata  e  resti- 
tuita  al  senato  da  Claudio  nel  fiU,  seconde  che  c' insegnaDione-.  Pia-  F.  170. 
cemi  di  qui  riferire  una  lapida  de!  primo  préside  délia  Mesia  dopo  la 
separazione,  che  fu  insieme  legato,  e  verisimilmenteil  primo,  di  questa 
legione,  lapida  che  trovavasi  in  Arezzo  nel  monastero  di  S.  Caterina, 
édita  da  molti,  e  segnatamente  dal  Gori^,  délia  quale  non  si  era  fin 
qui  fatto  alcun  uso,  perché  mutila  nei  suoi  fianchi,  scbbene  fosse  facile 
di  accorgersi,  che  apparteneva  ad  un  personaggio  il  quale  nella  sua 
vecchiaja  è  ben  noto  nelle  Storie  di  Tacito  ^  : 

/    •    m  ARTIO-L-F-POMp« 

macKO  'TRîB-  MIL-  LEG  •  il  •  iTTl  V  I  R.  •  V  ia  r 
cur-q-AED-CVK-?K-  LEG  •  TI  •  CLAVDI  •  CAEs  •  «u^ 
pro  '  PR  •  PROVINCIAE  •  MOESI AE  •  LEG  •  ÏV  •  SCYT  •  et 
leg-V-MACED  -VKOCOS  '  ?KOV  •  ACHAlae 
citrA-    SO  KteM    •    EX-    D    -    D    -    Publiée 

La  legione,  di  cui  parlo,  per  la  guerra  coi  Parti  fu  nel  63  spedita 
nel  Ponto^;  e  nell'  anno  susseguente  nell'  Armenia,  ove  fu  comandata 
da  Annio  Viniciano,  genero  del  célèbre  Corbulone  cui  era  affidata  la 
condotta  dell'  esercito  :  il  quale  Annio  non  avendo  ancora  1'  età  senato- 
ria,  reggevala  col  titolo  di  prolegato^,  e  presto  abbandonolla  per  ac- 
compagnare  a  Roma  dopo  fatta  la  pace  il  re  degli  Armeni  Tiridate  '. 
Gessato  il  bisogno  che  si  ebbe  di  lei,  fu  inviata  nell'  Egilto,  d'onde  sul 

'  Annal,  lib.  XV,  c.  vi.  docteur  Steiner.  Annali  dell'  Instituto  di  cor- 

^  Lib.  LX ,  c.  XXIV.  rispondenza  archeol.  tom.  XI,  1889.  p.  167; 

^  Inscr.  Etr.  t.  II,  p.  298.  voyez  ce  que  j'en  ai  dit  moi-même  dans  le 

*  [Lib.  II,  c.  xxui.  XXXV,  XXXVI,  lxxi.]  même  recueil,  lom.  XXXI.  1859.  p.  17. — 

^  [Borghesi  s'est  de  nouveau  occupé  de  W.  Henzen.] 

l'expédition  de  cette  légion  en  Orient,  dans  "  Tacit.  Annal,  lib.  XV,  c.  xxvi  et  xxviii. 

son  article  sur  les  inscriptions  du  Rhin  du  '  Dion.  lib.  LXII.  c.  xxxui. 


Ibà  ISCRIZIONI  DI  URBISAGLIA. 

principio  dell'  aniio  67  Tito  la  condusse  nella  Palestina  per  la  guerra 

Giudaica^  Era  allora  suo  legato  Sesto  Céréale,  sotto  i  cui  ordini  ebbe 

parte  nell'  espugnazione  di  Gerusalemme  ^,   dopo  la  qiiale  fu  da  Tito 

r  anno  72  rimandata  nella  Mesia^,  ov'  ebbe  in  appresso  la  sua  stanza"", 

e  dove  fu  poscia  impiegata  nelle  guerre  Daciche  contro  Decebaio  ''. 

Egli  è  adunque  in  questa  provincia  che  Libérale  avrà  sostenuto  l'uffi- 

cio  di  suo  legato,  nel  quale  sarà  stato  successore,  ma  probabilmente 

non  immediato,  di  Sesto  Céréale*^,  il  quale  forse  non  è  diversa  persona 

lai  Tuccio  Céréale,  che  Plinio  annovera  fra  i  consolari  nel   io3  ^,  e 

îui  i  fasti  comuni  accordano  i  fasci  ordinarj  del  106,  ma  sicuramente 

i  torto,  stante  la  discrepanza  dei  tempi,  come  ha  ben  veduto  il  Dod- 

vello  ^,  a  meno  che  non  volesse  supporsi,  che  fosse  quello  un  secondo 

onsolato  :  de!  che  per  altro  in  tutti  gii  antichi  fastografi  non  si  ha  il 

menomo  indizio^. 

Non  saprei  dire  quanto  tempo  persévérasse  Libérale  in  una  tal  le- 
gazione.  Pare  tuttavolta  ch'  egli  ne  fosse  esonerato  avanti  la  guerra 
Dacica  di  Domiziano,  il  cui  cominciamento  suole  riporsi  nell'  anno  86, 
non  tanto  perché  apparisce  non  aver  egli  conseguito  alcun  premio  per 
bellicose  azioni,  il  che  fa  presuniere  che  militasse  in  tempo  di  pace, 
([uanto  perché  Dione  ricorda  fra  i  generali  di  quella  guerra  un  Giu- 
liano^'',  ch' è  probabdmente  il  Calpurnio  Giuliano  di  un' iscrizione  del 
Muratori".  Consta  da  essa  ch'  egli  era  nello  stesso  tempo  legato  délia 
quinta  legione  Macedonica  e  délia  Mesia  senza  dir  quale  :  il  che  significa 
che  fu  anteriore  alla  divisione  di  quella  provincia  in  superiore  ed  in- 

'  Joseph.  Bell.  Jud.  iib.  III,  c.  iv,  §  2,  '  Lib.  II,  ep.  xi,  §  9. 

"  Joseph.  Bell.  Jud.  lib.  III,  c.  vu,  S  82;  *  Praelect.  Camden.  p.  hko. 

lib.  VI,  c.  IV,  S  3.  '^  [Dans  les  Fastes  consulaires,  cos.  suff. 

Joseph.  Bell.  Jud.  lib.  VII,  c.  v,  §  3.  ann.  incert.  Borghesi  émet  l'opinion  que  Scx~ 

''  Grut.  p.  /i8i  ,  1  ;  p.  ^190,  2.  tus  Ccrealis  doit  plutôt  être  identifié  avec  Ci- 

'"  Grut.  p.  891,    6;  [Orelli,  n.  ?)hhk;\  vica  Cerealis,  mentionné  par  Suétone,  in 

Visconti,  Monumenti  Gabinini,  p.  206,  [ed.  Domit.  c.  x,  et  par  Tacite,  Agricol.  c.  xlii. 

Rom.  Henzen,  Supplem.  Orell.  n.  545 1.]  L.  Renier.] 

'  [Joseph.  Bell.  Jud.  lib.  m,  c.  VIII,  S  32  "  Lib.  LXVIl,  c.  x. 

et36;lib.  IV,  c.  IX,  S  9;  lib.  VI,  en,  S  3;  "  Pag.  G4,  7.  [Orelli,  n.  i5Go.] 
Vit(t  Jos.  S  70.] 


ISCRIZIONI  DI  URBISAGLIA.  185 

feriore,  dopo  la  quale  ogniina  di  esse  ebbe  il  proprio  préside  :  divisioiie 
che  si  fece  o  sulla  fine  delT  impero  di  Doiniziano,  o  snl  bel  principio 
di  quello  di  Trajauo^ 

Geleberrima  è  la  costituzione  di  Augusto  dell'  anno  71^7  di  Roma, 
rimasa  in  gran  parte  in  osservanza  fino  ai  tempi  di  Diocleziaiio,  colla 
quale  divise  le  provincie  in  cesaree  ed  in  senatorie,  disponendo  per 
queste  ultime,  cbe  1'  Asia  e  1'  Africa  fossero  cavate  a  sorte  e  governate 
per  un  anno  da  chi  fosse  stato  console,  le  altre  da  chi  fosse  stato  pre- 
tore  :  e  proibendo  a  tutti  egualmente  rr  ne  ante  quintum  annum  a  gesto 
crin  Urbe  magistratu  provincias  sortirentur,  i^  conie  ci  fa  sapere  Dione  '-. 
Per  qualcbe  tempo  cbiunque  aveva  amministrato  quelle  magistrature 
avanti  il  limite  prescritto,  ebbe  egualmente  parte  ail'  estrazione,  quan- 
tunque  il  numéro  degli  aspiranti  eccedesse  il  numéro  délie  provincie 
da  estrarsi;  ma  successivamente,  e  per  lo  meno  ai  giorni  di  Dione,  com 
egli  stesso  prosegue,  1'  imperatore  rrjubet  tôt  viros,  quot  sunt  pro- 
fcvinciae,  eosque  quos  voluerit  sortem  inire^. -n  Perô  restô  sempre 
ferma  la  sostanza,  cbe  le  sole  persone  consolari  0  pretorie  fossero 
ammesse  a  concorrere  ai  rispettivi  proconsolati,  e  fra  tante  lapidi  che 
conformemente  alla  nostra  ci  descrivono  il  progressivo  avanzamento 
nelle  dignità,  non  si  ba  pure  un  esempio  che  ne  discordi.  La  provin- 
cia  délia  Macedonia  annoverata  fra  le  senatorie  da  Augusto,  richiamata 
fra  le  cesaree  da  Tiberio  nel  768  s  e  restituita  al  senato  da  Claudio 
nel  797,  siccome  ho  accennato  di  sopra,  fu  dunque  nna  di  quelle  che 
ai  tempi  del  nostro  Salvio  governavasi  da  un  uomo  pretorio,  e  come 
a  taie  saràgli  toccata,  quando  giunse  l'anno  délia  sua  sortizione ,  dopo 
aver  consumato  0  tutto  0  parte  del  tempo  intermedio  nella  legazione 
militare.  Cosi  in  questi  medesimi  tempi  ottennela  il  padre  di  P.  Tullio 
Varrone,  dopo  essere  stato  legato  délia  legione  XIII,  il  quale  avendo 

^  [  Plus  probablement  à  la  fin  du  règne  '  [Myjhévx  ■Tspo  'zsévzs  stmv  f/£Ta  to  èv  ty) 

de  Domitien  qu'au  commencement  de  celui  TnôXsi  â^^ai  xXrjpoiJcrdat.]  Lib.  LUI.  c.  xiv. 

de  Trajan;  voy.  Henzen,  Dipîo7na  militare  '  [[aapiBiiorjs  ts  yàpToîs  édvscfiKa.1  oiis 

d'Adriano,  dans  les  Annali  dell'  Instit.  di  àvèBshjcJV  KÀr;po{io-^a<  k£>,sÛ£<.]  Lib.LIII. 

corrisp.  archeol.  tom.  XXIX.  iSSy,  p.  19.  c.  xiv. 

L.  Renier.1  '  Tacit.  Annal,  lib.  I.  c.  lxxvi. 


173. 


186  ISCRIZIONI  DI  URÔISAGLIA. 

progredito  nella  carriera  politica  per  le  vie  ordinarie,  in  una  lapide  che 
ho  trovata  molto  più  corretta  in  un  codice  Vaticano  ^  di  quello  che 
\o  sia  nel  Grutero  ^,  si  dice  : 


TRIB  •  MIL  •  LEG  •  VIII  •  AVG 
Q^VRBANO  -PRO-QjPROVINC 
CRETAE- ET • CYRENARVM 
AEDILI-  PL-PR-  LEGATO  •  DIVI 
VESPASIANI-  LEG-XIII-GEMINAE 
PROCOS-  PROVINC-  MACEDONIAE 
P  •  TVLLI VS  •  VARRO 
OP  T  I  M  O   •   PAT  RI 

Erasi  in  dubbio,  se  il  diritto  di  estrarre  la  provincia  competesse  sol- 
tanto  a  chi  era  stato  effettivamente  pretore,  o  se  fosse  altresi  comune 
a  coloro,  che  per  privilégie  ne  avevano  ottenuti  gli  onori  :  e  questo 
dubbio  era  ajutato  dal  non  aversi  alcun  esempio  irrefragabile,  nel 
quale  si  vedesse  conferita  una  di  queste  provincie  ad  un  ADLECTVS* 
INTER-PRAETORIOS,  tuttochè  costoro  non  siano  rari  neimarmi, 
ed  abbiane  tessuto  un  copioso  catalogo  il  Marini^,  che  si  potrebbe  in 
oggi  impinguare.  Fra  le  due  prove  che  se  ne  adducevano  in  favore,  una 
era  desunta  dalla  seguente  lapide  del  Grutero 


4 


SEX-OPPIO-PRISCO 

V-  C  -X- VIR-  STILT-  IVD 
ELECTO  •  INT  •  ORDINAR  •  AB 

ACT  •  SENAT  •  AEDIL 

ADLECT-INT-PRAETOR 

PROC  -PROV LYCIAE 

PROC  •  PROV-  D  ACiAE  •  PROC  •  PROV 

RAETIAE  •  ET-VIND 

QVAEST- PROV- MACEDONIAE 

IIII  -VIR-VIAR-  CVRANDAR 

PATRONO-INCOMPAR 

S     •     P     •    Q_-     T    I    B    V    R    S 

OB  •  MERITA  •  EIVS 

'  N.  5287,  p.  180.  —  '  Pag.  /lyG,  5.  —  '  Fr.  Arval.  p.  727  et  790.  —  '  Pag.  646,  8. 


(SCHIZIONJ  Dl  URBISAGLIA.  187 

Ma  prescindendo  che  questo  marmo  è  di  sospettissima  tede,  perché  P.  17V 
provlene  unicaniente  dalle  Ursiniane,  cioè  dalle  schede  del  Ligorio 
possedute  dall' Ursino,  ognun  sache  1' abhreviatura  PROC  non  vuol 
già  significare  jarocowsî*/,  ma  procurator.  E  se  alcuno  si  maravigliasse, 
corne  un  uomo  pretorio  siasi  inchinato  ail'  ufiicio  tanto  men  dignitoso 
di  procuratore ,  avverta  che  cio  nasce  perché  quel!'  imbroglione  del 
Ligorio,  che  non  ha  mai  toccato  lapide  che  non  contaminasse,  ha 
fatto  un  sol  lulto  di  due  diversi  frammenti  spettanti  a  due  diverse 
persone,  gli  onori  délie  quali  recitavansi  nel  jyrimo  per  ordine  cronolo- 
gico  retto,  nell' altro  per  ordine  inverso.  Il  che  apparii'à  maiiilesto,  se 
si  consideri,  che  contro  ogni  regola  sono  ivi  attrihuiti  ad  un  medesimo 
soggetto  due  diversi  ufficj  del  vigintivirato,  cioé  il  decemvirato  délie  liti 
sul  principio,  e  il  quadrumvirato  délie  strade  sull' ultimo.  Ma  divisi 
che  siano  quei  due  frammenti,  andrà  bene  che  Prisco  fosse  prima 
decemviro ,  poi eletto  INTER  •  QV AESTORîos,  che  cosi  vuolsi  onnina- 
mente  emendare  quellinsulso  INT  •  ORDINAR,  in  seguito  segretario 
del  senato,  édile  e  pretorio  :  corne  del  pari  si  troverà  regolare  che 
r  altro  sconosciuto  dal  quadrumvirato  délie  strade  passasse  alla  questura 
délia  Macedonia ,  e  quindi  abbandonando  la  carriera  senatoria  per 
mettersi  al  servigio  diretto  di  Cesare  \  ottasse  alla  procuratoria  délia 
Rezia  e  délia  Yindelicia,  poscia  a  quella  délia  Dacia,  e  finalmente  a 
quella  délia  Licia. 

Rimarrebbe  adunque  soltanto  l' altro  esempio  proveniente  dalla  lapide 
di  G.  Porcio  Prisco  Longino,  riferita  per  ultimo  dal  Marini-,  in  cui  egli 
si  dice  ALLECTO  •  INTER  •  FRAETORIOS  •  PROCONSVLI  • 
LYCIAE  •  PAMPHYLIAE  :  ma  oltre  che  toccô  ad  essa  pure  la  dis- 
grazia  di  capitare  nelle  mani  del  Ligorio,  che  l' impasticciô  al suo  solito,  i7->. 
in  modo  che  lo  stesso  Marini  non  riusci  a  purgarnela  interamente,  ella 
spetta  poi  anche  ai  tempi  di  Alessandro  Severo,  che  si  sa  aver  fatte  non 
poche  innovazioni  nel  sistema  politico  dell'  impero  :  onde  la  sua  testi- 

'   [Il  n'existe,  à  ma  connaissance,  aucun        pour  celle  des  fonctions  équestres.  W.  Hen- 
exemple  de  personnage  ayant  ainsi  abandonné        zen.  ] 
la  carrière  des  magistratures  sénatoriales  "  Fr.  Arval.  tav.  LXl. 

si, 


188  ISCRIZIONI  DI  URBISAGLIA. 

moiiianza  non  ha  molto  peso  pei  tempi  superiori.  Importante  è  adun- 
que  sotto  questo  riguardo  il  nuovo  marmo,  che  le  è  anteriore  di  quasi 
un  secolo  e  mezzo,  il  quale  ci  diinostra  che  il  titolo  di  uomo  pretorio 
accordato  per  rescritto  del  principe  attribuiva  a  chi  n'  era  onorato  tutti 
i  diritti  competenti  a  coloro,  che  di  fatto  erano  stati  pretori. 

Ma  mollo  più  preziosa  sarà  questa  pietra  per  gli  eruditi  d'  Inghil- 
terra,  giacchè  da  essa  ne  proviene  un  nuovo  legato  impériale  di  quel 
paese,  che  chiuderà  una  lacuna  nella  série  datane  dall'  Horsley  nella 
sua  Britannia  Romana.  Noi  ne  abbiamo  un  completo  catalogo  incomin- 
ciando  da  A.  Plauzio  che  ne  fu  il  primo,  fino  a  Cn.  Giulio  Agricola, 
neila  Vita  che  il  suo  genero  Tacito  scrisse  di  quest'  ultimo,  il  quale 
secondo  1'  opinione  che  dai  critici  è  ora  generalmente  ricevuta,  pro- 
lungô  il  suo  governo  fino  a  tutto  1'  anno  di  Cristo  85.  La  gita  adunque 
di  Libérale  in  quella  provincia  non  puô  ad  alcun  patto  farsi  precedere 
a  quest' anno,  ne!  quale  incomincia  il  quinto  dell'  impero  di  Domiziano. 
Altronde  la  nostra  lapide  c'  insegna  ch'  egli  vi  fu  legatus  Augustorum  : 
ma  questi  due  imperatori  non  ponno  essere  Vespasiano  e  Tito,  perché 
moiti  ambedue  molto  prima  che  Agricola  ricevesse  il  successore.  Per- 
lochè  se  si  tratta  di  due  principi  vissuti  contemporaneamente,  non 
potranno  questi  essere  se  non  che  Nerva  e  Trajano,  del  quai'  ultimo  ci 
attesta  Plinio  ^  :  crSimul  filius,  simul  Gaesar,  mox  imperator  et  eon- 
P.  176.  ff  .sors  tribuniciae  potestatis  factus  est.  ii  Onde  fu  collega  del  primo 
iieir  impero  circa  tre  mesi,  siccome  asserisce  V  Epitome  di  Vittore.  Se 
poi  s'  intende  di  due  Augusti  successivi,  il  che  non  viene  escluso  dalla 
formola  legatus  Augustorum,  perché  abbiamo  più  distesamente  LEG  • 
PRO  •  PR  •  DI VI  •  AVGVSTI  •  ET •  TI  •  C  AES ARIS  •  AVGVSTl  jiel 
Muratori^,  LEG  •  DIVI  •  TRAIANl  •  parthici  •  et  ■  irrvp  ■  TRAIANI  • 
HADRIANI-AVG-PROVINC-HISPAN-CITERIORIS  nel  Do- 
iiati  ^  e  similmente  LEG  •  AVG  •  PR  •  PR  •  DIVI  •  TRAI A 

'   Panegyr.  c.  MU.  IMP  •  C  AES  •  TRAIANI  •  H  ADRIANI . 

^  Pag.  9,99,  5.  [Orelli,  n.  -^305.  |  etc.  Voy.  Spon,  Antiquités  de  Lyon ,  nouvelle 

'  Pag.  aSa,  9.  [Il  faut  lire,  dans  cette  édition,  p.  907.  !..  Renier.  | 
inscription,  LEG- DIVI  TRAIANI •  ET- 


ISCHlZlOiM  1)1  UUBISAGLIA.  189 

DRIANI-AVG-PROVINC-PANnomrte  nel  Finestres',  allora  oltre 
Nerva  e  Trajano  potrebbero  anch'  essere  Domiziano  e  Nerva,  Trajano 
e  Adriano.  Ma  in  qiiest'  ultimo  caso  bisognerebbe  disccndere  fino  aJ 
117,  in  cui  Trajano  mori  :  il  cbe  portercbbe  cbe  Lib(3rale  fosse  già 
settuagenario,  quando  reggeva  la  Brettagna,  età  molto  poco  propria  pei 
préside  di  una  provincia  bellicosa,  nella  quale  perciô  costumossi  sem- 
pre  d' inviare  dei  generali  nel  più  robusto  vigore  degli  anni.  Oltre  di 
che  non  intenderebbesi,  corne  un  uoino  fiorentc  pel  credito  che  aveva 
in  senato,  adorno  di  talenti  e  di  meriti,  qnale  il  nostro  Salvio  apparisce 
per  la  lestimonianza  di  Plinio,  fosse  giaciuto  negletto  per  tutto  il  lungo 
governo  di  un  principe  corne  Trajano,  cosi  ben  affetto  ai  senatori. 
Parmi  adunque  altamente  improbabile,  che  questa  sua  legazione  si 
abbia  a  differire  fino  al  principio  dell' impero  di  Adriano  :  e  se  cio  è, 
converrà  pure  ritirarla  al  di  qua  dell' anno  lo/i,  perché  dalP  insigne 
diploma  di  onesta  missione  pubblicato  dal  Lysons'^  conosciamo,  che 
r  Inghilterra  era  in  quel  tempo  governata  da  L.  Nerazio  Marcello.  Dali' 
altra  parte  non  possiamo  tenere  che  questi  due  Augusti  siano  Domi- 
ziano e  Nerva,  perché  abbiamo  veduto  di  sopra  che  Libérale  fu  esi-  i>.  177. 
gliato  da]  primo  di  questi  imperatori,  e  tutto  autorizza  a  credere,  che 
non  fosse  richiamato  se  non  dal  suo  successore.  Non  resta  adunque  se 
non  che  riconoscere  in  loro  Nerva  e  Trajano,  nei  quali  si  verifica  di 
più,  che  per  qualche  tratto  regnarono  insieme  :  lo  che  essendo,  il  titolo 
di  legalus  Augiistorum  ci  darà  buon  fondamento  di  asserire,  che  al 
principio  del  98,  in  cui  Nerva  cesso  di  vivere.  Libérale  era  già  alla 
testa  délia  sua  provincia.  Quindi  il  suo  nome  nella  série  dei  presidi 
délia  Brettagna  dovrà  inserirsi  dopo  quello  di  Sallustio  Lucullo,  che 
da  Suetonio^  sappiamo  essere  stato  rettore  di  quella  provincia  ai  tempi 
di  Domiziano,  e  che  si  ritiene  comunemente  pel  successore  di  Agricola  : 
0  se  anche  si  vuole,  dopo  quello  di  un  ignoto  Trebellio,  che  sotto  il 
medesimo  impero  gli  viene  surrogato  dall'  Horsley,  e  del  quale  tutta 
la  fede  rimanga  appresso  di  lui.  Viceversa  dovrà  il  nostro  Salvio  pre- 

'  Inscr.  6'rtte/o«.  p.  3o6.  pag.  li.  [Voyez  plus  haut.  pag.  69-70.  | 

■^  Reliquiae  Britannico -  Bomanae ,  lom.  1,  '  In  Domitian.  c.  x. 


190  ISCRIZIONI  DI  URBISAGLIÂ. 

mettersi  a  L.  Nerazio  Marcello,  che  ho  detto  incontrarsi  legato  ne! 
106;  ma  restera  sempre  fra  loro  un  posto  vacante  che  aspetterà  di 
essere  riempito,  perché  Salvio  al  principio  dell' anno  100  era  già  tor- 
nato  a  Roma,  ove  perorava  in  difesa  di  Mario  Prisco,  e  Marcello  non 
potè  ottenere  la  provincia  se  non  dopo  i  fasci  ordinarj  da  lui  eserci- 
tati  nei  primi  mesi  del  io3,  più  ora  non  dubitandosi  dell' errore  in- 
valso  neifasti,  per  correggere  il  quale  il  quinto  consolato  di  Trajano 
invece  di  essergli  anteposto  deve  anzi  succedergli. 

Dalle  cose  fin  qui  discorse  sarà  in  gran  parte  spianata  la  strada  a 
determinare  approssimativamente  1'  età  del  suo  consolato,  che  non 
potrà  essere  stato  se  non  che  suffetto,  non  trovandosene  alcuna  me- 
nioria  presso  i  fastografi.  E  primieramente  la  provincia  pretoria  délia 
P.  17X.  Macedonia  da  lui  governata  mi  somministra  un  indizio  non  disprezza- 
hde,  ch'  egli  tardasse  ad  ottenerlo.  Esaminando  le  lapidi  onorarie  dei 
personaggi  consolari,  délie  quali  un  copioso  numéro  ci  è  pervenuto, 
mi  sono  più  volte  meravigliato,  corne  siano  poche  in  proporzione 
quelle  che  loro  attribuiscono  una  deîle  provincie  pretorie  dipendenti 
dal  senato,  quantunque  non  vi  sia  quasi  alcuno  fra  loro  che  non  sia 
stato  pretore,  e  che  non  vi  abbia  per  conseguenza  avuto  diritto.  Ho 
(juindi  osservato  che  ne  mancano  sempre  tutti  coloro,  dei  quali  puô 
argomentarsi  che  siano  presto  arrivati  ad  assidersi  sulla  maggior  cu- 
lule,  ed  a  questa  osservazione  corrisponde  ancora  quel  poco  che  se 
ne  puô  trarre  dalla  storia.  Imperocchè  non  el^bela  Adriano,  che  il  suo 
l)iografo  ci  dice  essere  stato  pretore  nel  107,  e  che  fu  poi  console  nel 
109;  non  Fi'ontino  pretore  urbano  nel  71  secondo  Tacito  \  e  console 
iiel  76;  non  Agricola,  non  Pertinace,  non  Plinio  infine,  nei  quali 
lungo  intervallo  non  decorse  tra  gli  onori  pretorj  e  i  consolari.  Per  lo 
che  mi  sono  immaginato,  che  coloro  i  quali  ottennero  i  fasci  prima 
che  giungesse  il  turno  délia  loro  sortizione,  perdessero  il  gius  di  avervi 
piii  parte,  giacchè  questo  dritto  veniva  in  loro  commutato  coU'  altro  di 
aver  poi  la  provincia  consolare,  e  in  questa  opinione  mi  raffermo  non 
essendomi  riescito,  per  ricerche  che  ne  abbia  fatte,  di  trovare  alcun 

'    ffist.  lil».  I\  .  c.  wxix. 


ISCRIZIONI  DI  UllBISAGLIA.  191 

esempio,  dal  quale  si  mostri  senza  dubbiezza,  che  alcimo  dopo  i  fasci 
abbia  amministrata  una  provincia  pretoria  K  Trovo  bene  al  contrario , 
che  i'  imperatore  Settimio  Severo  governo  la  Sicilia  iiinarizi  di  esser 
console,  trovo  che  Giulio  Scapula  console  designato  era  già  stato  pro- 
console di  una  provincia,  di  cui  si  è  perduto  il  nome,  in  unniarmo  ri- 
ferito  dal  Grutero^,  e  trovo  in  altre  lapidi  édite  dal  Marini^,  dal  Gru-  ?.  179. 
tero  *,  e  da  me  medesimo  ^  nelle  quali  senza  alcun  dubbio  le  dignità 
ricevute  sono  registrate  con  esatto  ordine  cronologico,  che  L.  Giulio 
Marino,  Umbrio  Primo,  ed  A.  Giulio  Quadrato  divennero  consoli  dopo 
aver  retta  l'Acaja,  la  Licia,  e  Y  isola  di  Creta  colla  Cirenaica,  ch'e- 
rano  tutte  di  pertinenza  del  senato.  Dal  che  se  ne  avrà  buon  lume 
per  portare  lo  stesso  giudizio  anche  per  riguardo  aile  altre  iscrizioni, 
nelle  quali  la  disposizione  cronologica  è  meno  évidente,  0  anche  non  è 
stata  osservata.  Ciô  premesso,  parmi  non  restare  alcun  dubbio,  che 
cosi  pure  nel  nostro  Libérale  1'  amministrazione  délia  Macedonia  pre- 
cedesse  il  consolato.  La  legge  d' Augusto  prescriveva  che  fra  la  magi- 
stratura  e  la  provincia  s' interponessero  cinque  anni  :  ma  il  fatto  sta, 
che  da  Tiberio  in  poi,  0  sia  per  F  accresciuto  numéro  dei  suffetti,  0 
piuttosto  a  motivo  di  diffidenza  politica ,  Y  esperienza  ci  mostra  che 
nelle  provincie  consolari  l' intervalle  fu  di  un  decennio ,  ed  anche  di 
piij,  ed  io  stesso  ne  ho  addotta  una  nuova  autorité*^.  Per  ragione  di 
analogia  sembra  che  debba  essere  avvenuto  lo  stesso  anche  nelle  pro- 
vincie pretorie  ;  e  per  verità  a  cio  ci  conforma  l'unico  esempio,  che  in 
tanta  penuria  di  notizie  posso  recarne.  L' imperatore  Settimio  Severo 
nacque  nel  1/16,  e  fu  fatto  pretore  di  82  anni  :  dunque  nel  178,  se- 
conde Sparziano^  il  quale  dopo  aver  memorato  altri  suoi  impieghi 

'  [Depuis,  Borghesi  a  reconnu  la  faus-  ^  Vag.k^S,^.  [Corp.  inscr.Gr.n.  ko-i^.] 

seté  de  cette  hypothèse  et  démontré,  par  ^  Fr.  Arvat.  p.  753. 

un  certain  nombre  d'exemples,  qu'on  pou-  *  Grut.  p.  691,  12.   [Mommsen,  /.  N. 

vait  prendre  part  au  tirage  au  sort  des  pro-  igS.  ] 

vinces  prétoriennes,  après  avoir  exercé  le  ^  Décade  XI,  osserv.  m.  [Voy.  tom.  II. 

consulat,  aussi  bien  qu'auparavant.  Voyez  p.  1/1,  et  Corp.  inscr.  Gi\  n.  3548.] 

son  Mémoire  sur  le  consul  Burbuleius .  p.  43  ^  Décade  XIV,  oss.  i.  [Tom.  II.  p.  i36.j 

et  suiv.  L.  Renier.]  '  [In  Sever.  c.  iv.  ] 


102  ISCRIZIONI  Dl  URBISAGLIA. 

prosiegue  :  rr  Siciliam  proconsularem  sorte  meruit,  suscepitque  Romae 
'•aiterum  filium.  In  SicHia  quasi  de  imperio  vates  vel  Chaldaeos  consu- 
fduisset,  reus  factus .  .  .  absolutus  est.  ir  Dal  che  non  si  puô  trarre  altro 

180.  senso,  se  non  che  essendogli  toccata  in  sorte  la  Sicilia,  prima  di  an- 
darvi  0  mentre  già  v'  era,  gii  nacque  in  Roma  il  secondo  figlio.  Ora  si 
è  d'accordo  che  Geta  nacque  nel  189,  e  quindi  fra  la  pretura  di  Se- 
vero  e  la  provincia  pretoria  s' intromisero  almeno  dieci  anni. 

Se  dunque  colla  stessa  misura  si  ha  da  determinare  il  proconsolato 
di  Libérale,  ne  verra  ch'  egli  non  potè  conseguirlo  se  non  inoltrato 
r  impero  di  Domiziano  :  e  se  il  consolato  fu  ancor  posteriore,  corne 
|)otrà  supporsi  che  ne  fosse  onorato  da  un  principe,  il  quale  gli  era 
si  poco  amorevole,  che  non  tardô  molto  a  cacciarlo  in  esiglio  ?  A\ï 
opposto  Lina  tal  dignité  dovè  in  lui  precedere  la  legazione  britannica, 
perché  quella  provincia  stante  la  sua  importanza,  accresciuta  dal  co- 
inando  degli  eserciti  che  in  essa  stanziavano,  non  fu  data  che  a  per- 
sonaggi,  i  quali  avessero  toccato  l'apice  degli  onori  :  del  che  potrebbe 
cumularsi  gran  numéro  di  prove,  se  non  le  rendesse  inutili  la  sola 
testimonianza  di  Tacito,  che  comincia  il  catalogo  di  quei  presidi  colle 
parole  :  cr  consularium  primus  A.  Plautius'. -n  Ma  vi  è  di  più  che  quella 
provincia  fu  solita  a  darsi  frequentemente  subito  dopo  il  consolato. 
Per  Turpiliano  ed  Agricola  ne  abbiamo  la  fede  dello  stesso  Tacito ,  che 

écrive  del  primo-  :  rrDetentus  rébus  gerundis  Suetonius tradere 

T exercitum  Petronio  Turpdiano,  qui  jam  consulatu  abierat,  jubetur;r 
e  ci  dice  del  secondo  ^  :  ce  Consul  egregiae  tum  spei  fdiam  juveni  mihi 
f" despondit,  ac  post  consulatum  collocavit,  et  statim  Britanniae  prae- 
rpositus  est.  T)  Un  eguale  assicurazione  per  riguardo  a  Petilio  Céréale 
ci  viene  data  da  Giuseppe  Ebreo  :  ce  Vcspasianus ....  ad  Petilium  Ce- 
crrealem.  .  .  .  litteras  misit,  quibus  consulem  eum  declaravit,  jussit- 

181.  fcque  ad  Britannias   administrandas  proficisci  \  •)•)  Ne  dal  detto  degli 

'   Agricol.  c.  xw .  TiXi(A)KspeiiXi(A}...Tï)v  (ittoltov  hihoits  tijxyjv, 

^   A^mal.  lib.  XLV,  c.  xxxix.  «ai  hsXsùoûv  ap^ovra  BpSTloLvta.^  àTriévai.  ] 

Agricol.  c.  IX.  Bell.  Jud.  lib.  VII,  c.  iv,  S  -2. 

*   [OitsairoLcrtoLvus  TséfXTvei  ypi;j.iJ.'XTa  Ils- 


ISCKIZIONI  DI  UUBISAGLIA.  193 

scrittori  discordano  le  iscrizioni.  il  ciiato  diploma  del  Lysons  ci  ha 
mostrato  che  ai  19  gennajo  del  lo/i  Nerazio  Marcello  era  già  legato 
deir  Inghilterra,  c  i  fasli  ce  lo  iiisegnario  console  sul  principio  dell'  aiiiio 
avanti.  Egualmente  i  critici  ripoiigono  1'  aiidata  di  Frontino  in  quella 
provincia  nell'  anno  76,  e  il  Poleni  nella  sua  Vita  ha  stabilito  il  primo 
suo  consolato  nel  7  A  :  opinione  che  ha  ricevuto  gravissimo  fondamento 
dalla  successiva  scoperta  dei  fasti  délie  ferie  latine  editi  dal  Marini\  dai 
quali  si  rileva  che  nel  mese  giugno  0  luglio  di  quell'  anno  fu  veraniente 
console  un  taie,  del  cui  cognome  non  si  è  salvato  che  questa  misera 
lacinia. .  .  ON  .... 

Dietro  tutto  ciô  sembrami  probabile,  cheNerva,  il  quale  successe  a 
Domiziano  a'  18  settembre  del  96  e  richiamô  subito  gli  esuh,  fra  i 
quali  dovette  essere  ancora  Libérale,  non  tardasse  a  ristorarlo  deile 
sotFerte  traversie  cogli  onori  del  consolato,  e  colla  successiva  legazione 
britannica.  Cosi  Giulio  Basso,  uno  dei  suoi  compagni  nell' infortunio , 
al  ritorno  dall'  esiglio  fu  ricompensato  colla  Bitinia  per  attestato  di 
Plinio  ^.  Il  consolato  a  questi  tempi  era  già  regolarmente  addivenuto 
quadrimestre  :  onde  si  ebbero  per  lo  meno  sei  consoli  l' anno ,  secondo 
che  ci  ha  insegnato  il  prezioso  frammento  dei  fasti  Ostiensi  delf  anno 
92  pubblicato  dal  ch.  sig.  Cardinali^;  ma  lo  fu  talora  di  due  mesi  ed 
anche  di  meno,  corne  troviamo  ail' anno  69  nelle  Storie  di  Tacito.  Puô 
adunque  Libérale  aver  ricevuto  contemporaneamente  il  richiamô  dall' 
esiglio  e  la  dignità  consolare  per  1' ultimo  bimestre  dell' anno  96,  e 
più  facilmente  puô  aver  conseguito  quest'  onore  nel  successivo  97,  nel 
quale  sebbene  lungo  catalogo  di  consoli  tessa  il  Panvinio,  pure  non  l\  182. 
sono  certi  che  i  due  ordinarj  Nerva  e  \irginio  Rufo,  in  luogo  del 
quale,  defonto  nella  magistratura,  fu  a  compimento  del  tempo  asse- 
gnatogli  sostituito  lo  storico  Cornelio  Tacito.  Ammetterô  pure  che  si 
abbiano  da  attribuire  a  quest'  anno  Domizio  Apollinare  e  Vezzio  Pro- 
culo,  ma  ne  va  escluso  certamente  Giulio  Frontone,  che  deve  riportarsi 

'  Fr.  Arval.  p.  129.  arti,  t.  I,  p.  196.  [Henzen,  Supplem.  Orell. 

'  Lib.  VI,  ep.  IX.  n.  66/16.] 

^  Memorie  romane  di  Antichità  e  di  Belle 

m-  a5 


19/i  ISCRIZIONI  DI  URBISAGLIA. 

air  anno  précédente  per  ciô  che  si  ricava  da  Dione  ',  corne  ha  ben  os- 
servato  il  Fabricio  iiella  nota  sottoposta,  e  cosi  pure  Pompeo  Goilega, 
nato  da  un' erronea  spiegazione  data  aile  parole  di  Plinio'^  :  rccollega 
ff  Certi  consulatum,  successorem  Gertus  accepit;  n  ove  non  vuol  già  dire, 
che  Pompeo  Goilega  già  consolare  iterô  quest'  onore,  ma  si  bene  che 
rrVettius  Proculus  coHega  Publicii  Gerti,n  come  1' ha  chiamato  poco 
sopra,  fu  mantenuto  nel  consolato  promessogli,  e  che  un  altro  fu  so- 
stituito  in  luogo  del  suo  compagno  designato  Publicio  Gerto,  che  per 
giudizio  del  senato  veniva  ad  esser  deposto^.  Niente  poi  ci  addimostra 
che  gli  altri  dueFabio  o  Fabricio  VeientoneeFabioPostumo,memorati 
da  Plinio  nella  medesima  epistola,  fossero  consoli  in  quell'  anno  più 
che  Gornuto  Tertullo  ricordato  subito  appresso,  e  che  sappiamo  non 
esserlo  stato  se  non  che  tre  anni  dopo  in  compagnia  di  Plinio,  non 
altro  da  quel  luogo  ricavandosi,  se  non  che  costoro  furono  senatori,  i 
quali  in  quell'  anno  diedero  il  loro  voto  nella  causa  di  quel  Publicio; 
che  anzi  vi  è  tutta  1'  apparenza  che  Veientone,  il  quale  era  già  vec- 
chio  a  quel  tempo,  e  ch' era  già  stato  pretore  fino  dall' anno  5/i ',  e 
relegato  da  Nerone  nel  63^,  sia  stato  console  molto  prima  e  proba- 
bilmente  sotto  Domiziano,  cui  fu  molto  accetto  per  la  sua  adulazione, 
P.  i83.     essendo  che  viene  annoverato  da  Giovenale'^  fra  i  consolari  che  inter- 


'  Lib.  LXVIIl,  c.  I.  [Dion-Cassius  ne  dé- 
signe Fronto  que  par  son  surnom  ;  Panvinio 
et  Fabricius  en  avaient  fait  M.  Cornélius 
Fronto  ;  Borghesi  l'appelle  ici  hdius  Fronto. 
Mais  depuis  la  publication  de  ce  mémoire , 
le  diplôme  militaire  de  Baille  [Memorie  cleW 
Accademia  di  Torino,  t.  XXXV,  tav.  v  e  vi)  a 
fait  connaître  ses  véritables  noms ,  Ti.  Catius 
Fronto ,  et  ceux  de  son  collègue  M.  Calpur- 
nius  Flaccus.  Voyez  le  travail  de  Borgbesi  in- 
titulé Diplomi  impcriali  di  congedo  militare , 
dans  les  Memorie  dclV  Instituto  di  corrispon- 
denza  archeologica ,  vol.  I,  p.  43  et  suiv. — 
L.  Renikr.J 

^  Lib.  IX  ,  ep.  xni. 

'  [Borghesi  a  donné  depuis  une  interpré- 


tation plus  exacte  de  ce  passage  de  Pline  ;  il 
a  démontré  que  Puhlicius  Certus  et  Vettius 
Proculus  n'étaient  pas  consuls  désignés ,  mais 
seulement  préfets  du  trésor,  charge  au  sortir 
de  laquelle  on  était  ordinairement  élevé  au 
consulat,  et  qu'enfin  les  mots  de  Pline  ffcol- 
frlega  Certi  consulatum,  successorem  Certus 
rraccepit,"  veulent  dire  qu'en  effet  Vettius 
Proculus  fut  désigné  consul ,  tandis  que  l'on 
se  contenta  de  donnera  son  collègue  Certo  un 
successeur  dans  la  charge  de  pracfeclus  aera- 
rii.  Voyez  dans  les  Fastes  consulaires  la  note 
sur  les  consuls  de  l'an  85o.  L.  Remeb.] 

'  Dion.  lib.  LXI,  c.  vi. 

'  Tacit.  Annal,  lib.  XIV,  c.  i.. 

"^  Soi.  IV,  vs.  1 13. 


ISCIUZIONl  1)1  URBISAGLIA.  195 

vennero  al  ridicolo  consifrlio  del  lombo.  J.o  che  essendo,  anche  con- 
cedendosi  che  in  quell' anno  iossero  dcisi^j^nate  soltanto  tre  coppie  di 
consoii,  giusta  lo  stile  a  quel  lempi  divonuto  oïdinario,  restera  sempie 
vero  che  un  pajo  non  è  ancor  conosciulo  :  e  se  non  altro,  rnancherà 
sempre  il  collega  di  Vezzio  Proculo  sostituito  in  luogo  di  Certo,  che 
non  sappiarno  chi  fosse ^  Nulla  adunque  si  oppone  alla  mia  congetlura, 
che  Libérale  possa  avère  ottenuto  i  fasci  sotto  il  brève  impero  diNerva, 
dopo  i  quali  sia  stato  mandato  legato  délia  Brettagna  sulla  fine  del 
97,  tempo  nel  quale  era  già  stalo  adoltato  Traiano  e  latlo  paitecipe 
del  regno,  onde  potesse  dii'si  legahis  Auguslorum.  E  cosi  restera  a  Salvio 
uno  spazio  congruo  di  duc  anni  per  governare  quella  provincia,  ed 
essere  poi  tornato  alla  capitale  al  principio  dell'  anno  centesimo. 

Ai  tempi  imperiali  non  si  ebbero  certamente  in  Ronia  altre  magi- 
strature che  si  cavassero  a  sorte  se  non  che  i  proconsolati  :  onde  non 
puô  appartenere  che  ad  uno  di  essi  la  dignità  che  nella  penultima 
linea  dicesi  per  tal  mezzo  ottenuta.  Ma  siccome  quello  délia  provincia 
pretoria  è  già  stato  annoverato  di  sopra,  cosi  necessariamente  dovea 
qui  parlarsi  dell'  altro  délia  provincia  consolare  compétente  a  Libérale 
pei  fasci  sostenuti  :  il  che  vien  ridotto  ad  evidenza  dalla  provincia  dell' 
Asia,  che  fu  appunto  una  délie  consolari.  Il  marmo  ci  avverte  per 
altro  che  il  nostro  Salvio  si  scusô  dal  ricevere  questo  benehzio  délia 
sorte,  non  rare  essendo  state  queste  rinunzie  moite  volte  non  volon- 
tarie  e  procurate  dagl' imperatori,  quali  furono  quelle  di  M.  Lepido 
e  di  Agricola  riferite  da  Tacito-.  Altre  volte  perô  la  vecchiaja  0  la 
mala  salute  consigliavano  a  rinunziare  una  carica  faticosa,  e  che  ob-  1*.  18/1. 
bligava  a  lunghi  viaggi  per  assumerla,  come  fece  Frontone,  ch'  eletto 
anch'  esso  proconsole  d'Asia,  mentre  si  preparava  al  viaggio,  senti 
aggravarsi  le  sue  abituali  infermità,  e  perciô  se  ne  scusô  presso  1'  im- 
peratore  Antonino  Pio^.  Una  ragione  non  dissimile  deve  essere  quella 

'  [  Le   collègue  de  Vetlius  Proculus  fut  Fastes  consulaires  la  note  sur  les  consuls  de 

luUus  Lupus;  il  est  nommé,  ainsi  que  Vet-  lan  85o.  L.  Remer.] 
tius  Proculus,  dans  une  inscription  publiée  ^  Annal,  lib.  III,  c.  xxxv;  Agrtcol.  c.  xlm. 

par  Gruter.  p.    1071,   h.    Voyez  dans  les  "  Yroni.  ad  AntoninumPium,  e^.  \u\. 


196  ISCRIZIONI  DI  URBISAGLIA. 

che  sotto  un  principe  cosi  giusto  e  cosi  buono  corne  Trajano  mosse 
Libérale  a  fare  altrettanto,  tanto  più  che  dalle  cose  che  si  sono  di- 
scorse,  apparisce  bastevolinente,  che  ail'  epoca  délia  sua  sortizione  egli 
doveva  essere  già  avanzato  negli  anni.  Soliio  era  per  altro  che  a  questi 
proconsoli  abdicanti  si  desse  una  rimunerazione  in  denaro  dal  pub- 
blico  erario ,  che  salarimri  chiamasi  da  Tacito  ^  e  yépas  da  Dione  -  : 
dal  quale  apparisce  ch'  ella  a  m  monta  va  ad  un  milione  di  sesterzi. 
State  sano.  S.  Marino  a  di  2^  di  novembre  1826. 

'  Agricol  c.  xLii.  —  '  Lib.  LXXVIII,  c.  xxii. 


EXCERPTA  VATICANA. 


HISTOUICORUM  GUAECOKlJM 
EXCKRFTA    VATICAN  A'. 


Costantino  X  Porfirogeiiito,  figlio  di  Leone  VI  il  Sapiente  e  nipoU' 
(][  Basilio  1  il  Macedone,  1'  anno  di  Cristo  911  successe  ancor  lanciullo 
al  padre  nel  soglio  bizantino,  che  occupa  fino  al  gBg  ,  nel  qualc  inancô 
di  vita  per  veleno  propiiiatogli  da  suo  figlio  Rornano  II.  Fu  principe 
tutto  dedito  agli  studi  délie  lettere,  ch'  elïicacemente  proniosse,  e  ch'  e- 
gli  stesso  coltivô  con  onore,  siccome  dai  libri  che  scrisse  e  che  ancor 
ci  rimangono,  si  fa  manifesto.  Fra  le  opère  nelle  quali  ebbe  parte,  o 
che  certamente  furono  compilate  a  sua  insinuazione  dai  dotti  di  quell 
età,  contasi  un  ampio  spoglio  0  florilegio  dei  più  insigni  storici  greci 
diviso  in  cinquantalrè  volunii  con  titoli  difl'erenti,  nei  quali  fece  rac- 
cogliere  ciô  che  trovavasi  qua  e  là  narrato  su  quella  data  materia: 
onde  cosi  formarne  un  magazzeno,  del  quale  con  poco  diverso  dise- 
gno  aveva  già  ofFerto  T  esempio  fra  i  Latini  Valerio  Massimo. 

Due  libri  soltanto  di  questa  voluminosa  collezione  erano  a  noi  per- 
venuti,  uno  cioè  de  legalionibiis ,  di  cui  una  parte  fu  mandata  dalf  arci- 
vescovo  Antonio  Agostino  al  célèbre  Fulvio  Orsino,  e  ch'  è  poi  stato 
completato  dalF  Hoeschelio  ;  l' altro  de  virlutibus  et  vitiis  conosciuto  più 
comuneniente  sotto  il  nome  di  excerpta  Peiresciana,  perché  da  un  codice 

'  Scnptorum  veterum  nova  coUectio  e  Va-  Romae,  typ.  Vatic.  M  DCCC  XXVII.  in-li". 

ticanis  codicibus  édita  ah  Angelo  Maio  hihlio-  [Extr.  du  Giornale  Arcadico,  1829,  t.  XLI . 

thecae  Vaticanae praefecto.  —  Tomus  II,  His-  p.  96-1 3A  ;  t.  XLII .  p.  1 77-1 79  et  p.  3-22- 

toricorum  Graecorum partes  novas  compleclens.  . .  3 6 1 .] 


97- 


200  EXCERPTA  VATICANA. 

proveniente  da  Cipro  e  serbato  nella  biblioteca  di  INicolô  Fabrizio  Pei- 
rescio  fu  messo  alla  luce  in  Parigi  dall'  eruditissimo  Eiirico  Valesio.  1 
titoli  di  veiitidue  altri  eraiisi  risaputi  per  le  citazioni  che  ne  vengono 
latte  in  questi  due  ;  dai  quali  non  è  chi  ignori  quai  dovizia  d' inaspet- 
tate  notizie  ci  sia  stata  dischiusa,  e  corne  ne  abbiano  profittato  le  più 
accurate  edizioni  per  ristaurare  e  supplire  le  mutile  storie  dei  vetusti 
scrittori. 

Ora  di  un  terzo  di  quei  volumi,  e  délia  conoscenza  che  tre  altri 
trattavano  de  regum  successione,  de  arte  imperatoria,  de  rerum  inven- 
toribus,  siamo  noi  debitori  aile  indefesse  ricerche  del  celebratissimo 
P.  08.  Monsig.  Mai ,  da  cui  è  stato  rinvenuto  in  un  codice  rescritto  délia 
biblioteca  Vaticana,  alla  quale  cosi  meritamente  presiede,  eniulando 
le  fatiche  e  la  gloria  degli  Olsteni  e  degli  Allacci  suoi  illustri  prede- 
cessori.  Se  per  tante  sue  precedenti  scoperte  e  dottissime  pubblica- 
zioni  egli  si  era  già  reso  singolarmente  benemerito  délia  giurispru- 
denza  antica,  délia  romana  eloquenza  e  di  molti  altri  rami  délia  varia 
filologia,  verra  per  questa  a  guadagnarsi  inoltre  una  nobil  corona  dalla 
greca  letteratura,  alla  quale  restituisce  non  piccola  parte  di  nobilissimi 
scritti,  di  cui  da  tanto  tempo  compiangevasi  come  disperata  la  perdita. 
Ne  la  Iode,  quantunque  grandissima,  che  gliene  proverrà,  si  sarà  da 
lui  procacciata  a  facil  mercato;  larghi  sudori  essendogli  dovuto  certa- 
mente  costare  il  far  risorgere  e  il  leggere  tante  pagine  obliterate  di 
minute  corsivo,  ne  poca  essendo  stata  la  noia  ch'  egli  avrà  trangugiato 
per  la  riordinazione  di  tanti  fogli  capovolti  e  confusi  dal  posteriore 
copista,  siccome  apparisce  dal  prospetto  che  ne  ha  prodotto  a  convin- 
cimento  degli  studiosi.  Aile  quali  cose  se  aggiungasi,  ch'  egli  ha  con- 
traposto  al  novo  testo  la  corrispondente  versione  in  purgato  latino, 
che  l'ha  arricchito  di  copiose  note  grammaticali ,  critiche  e  filologiche, 
e  che  ha  corredato  tutto  il  suo  lavoro  di  un'  erudita  prefazione  c  di 
un  indice  scrupoloso,  dovrà  rendersegli  la  giustizia  di  dire,  ch'  egli  ha 
insieme  soddisfatto  a  tutte  le  parti  di  un  diligente  editore. 

Questo  libro  de  sentenliis  è  tessuto  di  brani  già  divulgati  di  Seno- 
fonte,  di  Arriano,  di  Procopio,  di  Agazia  e  di  ïeolilatto,  che  il  nostro 


EXCERPTA  VATICA.NA.  201 

Monsifjnore  lia  consifrliatamcnte  protcrrncssi,  lirnilaiirlosi  a  puljblicare 
le  parti  iiiedile  di  l^olihio,  di  Diodoro  Siculo,  di  Dioiiigi  d' Alicar- 
nasso,  d'Appiano  Alcssandi-iiio,  di  Gassio  Dionc,  di  Dexippo,  d'Euna- 
pio  e  di  Mcnandro,  insieme  con  iiii  IVammento  del  rornanzo  erotico  di 
lamblico  intitolato  Babi/Jonica,  clic  Ira  ([ucjjli  stoiici  lu  iriliuso  iiel 
codice.  Sovrastano  di  picjjio  le  copiose  reliquie  di  Diodoro,  dalle 
quali  è  pi'eso  cominciamento,  chc  non  occupano  meno  di  i3i  laccie, 
appartenendo  a  ciascuno  dei  XXV  libri  perduti,  se  il  solo  sesto  se  ne 
ecceltui,  i  di  cui  escerpti  sono  periti  insieme  coi  primi  quaderni  del  P  i)9- 
manoscritto.  E  non  meno  abbondanti  o  meno  slimabili  sono  i  nuovi 
frammenti  di  Dione,  che  incominciando  dall'  ultinia  parte  délia  prefa- 
zione  prose^uono  fino  alla  battaglia  di  Canne,  durante  il  (jual  tempo 
ognuno  sa  che  le  sue  storie  ci  mancano  del  tutto.  La  successive  defi- 
cienza  di  sei  pagine  lascia  aperta  una  lacuna  di  186  anni,  che  ritorna 
a  riempirsi  con  un  morselletto  del  libro  XLVIII  spettante  al  716, 
dopo  il  quale  si  prosiegue  1'  espilazione  fino  al  terminare  dell'  opéra, 
notando  moite  cose  clie  furono  tralasciate  dal  suo  compendiatore  Xifi- 
lino.  E  patente  chc  Dione  chiuse  il  suo  lavoro  coll'  anno  ottavo  di 
Alessandro  Severo,  onde  recherebbe  stupore,  corne  lo  spoglio  si  pro- 
tragga  fino  ail'  iinpero  di  Costantino ,  se  non  si  credesse  che  le  cose 
posteriori  siano  dovute  ad  un  suo  continuatore,  che  Giovanni  Antio- 
cheno  molto  probabilmcnte  vien  giudicato  dall'  illustre  editore.  Xè 
pago  egli  di  un  cosi  cospicuo  supplcmento,  con  cui  impinguare  una 
nuova  edizionc  dello  storico  di  Nicea,  un  altro  non  meno  important^ 
ne  ha  suggerito,  congregando  molti  pezzi  tratti  in  parte  da  una  sil- 
loge  di  Massimo  Planude,  da  un'  egual  coUettanea  di  Giorgidio,  e  da 
un  antico  florilegio  d' incerto  autore,  tutti  inediti  e  provenienti  dalla 
Vaticana,  ein  parte  raccolti  nelle  stampe  di  Suida,  di  Antonio  Melissa 
e  di  Arsenio  vescovo  di  Monembasia,  ch' erano  sfuggiti  al  Reimaro,  0 
che  non  furono  prima  riconosciuti  corne  appartenenti  a  Dione. 

Se  più  preziosi  per  l'antichità,  meno  forse  proficui  per  la  storia 
sono  gli  escerpti  di  Polibio  abbastanza  estesi  anch'  essi,  e  desunti  da 
tutti  i  quarante  suoi  libri,  se  non  che  per  riguardo  al  XI\  nota  il  col- 


.6 


90L)  EXCERPTA  VATICAN  A. 

lettore  di  averne  avuto  sott' occhio  soltanto  i\  proemio,  essendo  maii- 
P.  100.  caiite  il  coflice  da  lui  usato  fino  al  foglio  trigesimo.  Vi  si  trova  la  con- 
clusione  di  tiitta  Topera,  vi  è  gran  parte  del  libro  XII,  che  il  Reick 
aveva  egregiamente  indovinato  essere  stato  diretto  a  rifmtare  gli  errori 
principalmente  di  Timeo,  e  se  ne  ricavano  iiuove  notizie  personali  deilo 
storico,  fra  le  quali  non  è  l'ultima  quella  délia  richiesta  che  di  lui  fece 
agliAchei  il  console  Manilio,  e  del  viaggio  che  conseguentemente  intra- 
prese  fino  a  Corfù  K  Interamente  perdute  erano  poi  le  storie  di  Dexippo , 
di  Eunapio  e  di  Menandro ,  onde  Monsig.  Mai  ha  voluto  maggiormente 
meritare  dei  suoi  lettori  riunendo  tutti  gli  altri  frammenti,  che  se  ne 
sono  salvati,  e  rinnovandone  anche  la  versione,  quando  ha  avvertito 
che  r  antica  non  era  abbastanza  corrispondente. 

Gosi  varia  essendo  adunque  la  suppellettile  di  vecchie  scritture,  che 
primamente  vien'  ora  offerta  alla  meditazione  degli  studiosi ,  sarà  fa- 
cile immaginarsi  che  ubertoso  dev'  essere  il  frutto  che  se  ne  trarrà  per 
ogni  génère  di  erudizione,  e  segnatamente  per  1' antica  bibliografia,  e 
per  la  storia  dei  divei'si  popoli  ;  quantunque  1' argomenlo  del  présente 
libro  sia  a  quest'  ultima  meno  favoi'evole  dei  suoi  fratelli,  più  risguar- 
dando  i  detti  che  i  latti.  Ma  troppo  lunga  e  troppo  ardua  impresa  sa- 
l'ebbe  quella  di  voler  annotare  tutto  1'  uso  che  puô  farsi  di  una  cosipre- 
ziosa  scoperta  ;  e  noi  crediamo  di  soddisfare  abbastanza  ail'  ulTicio  nostro , 
se  da  un  lato  solo  la  verremo  contemplando.  Per  lo  che  scrivendo  noi 
pei  nostri  connazionali,  quella  parte  pi'esceglieremo,  che  direttamente 
li  concerne,  e  quindi  ci  restringeremo  ad  indicare  brevemente  secondo 
I'  ordine  cronologico  ciô  che  d' ignoto  ci  è  send^rato  d' incontrare  in 
queste  pagine  relativamente  alla  storia  dei  nostri  maggiori. 
loi.  E  incominciando  corne  per  preambolo  da  un  loro  costume,  cono- 

scevamo  da  Seneca"  essersi  disputato,  se  dovesse  assoggettarsi  di  nuovo 
alla  pena  una  vestale  impuia,  che  balzata  per  condanna  dalla  rupe 
Tarpoa,  incolume  avesse  fatto  quell'  orribile  salto  invocando  1'  aiuto  di 
Vesta.  Recava  sorpresa,  com'  egli  contro  il  solito  dei  retori  avesse  schie- 

'    Paf»-.  hfij. —   "  Eil).  I,  Declfnn.  m. 


EXCERPTA  VATICANA.  '208 

rato  in  bella  mostra  (jli  ar[;omentl  (\i  molli  a  pro  dell  opiiiione  pin 
severa,  clie  seinbrava  sostenula  dalie  l<3g[j[i,  traltaiido  ail'  Oj)posto  molto 
parcamente  la  pai'te  più  inferma  dclla  causa  in  lavoro  deila  rea.  Ma 
cessera  ogni  meraviglia,  ora  clie  apprendiamo  (la  Dione^  che  i  Romani 
risparmiavano  la  vita  a  quei  delinquenti  che  procipitati  dal  Campido- 
glio  r  avessero  per  buona  sorte  conservata,  più  non  verificandosi  che 
Seneca  contrariasse  la  sentenza  più  dcbole,  s' ella  era  assistita  dalla 
consiietudine.  Uno  degli  uomini  più  celchri  sj)inti  a  morte  per  tal  modo 
fil  Spurio  Cassio  console  per  la  terza  volta  nel  268,  che  gli  eruditi  si 
sono  accordati  a  chiamar  Viscellino  malgrado  la  somma  varictà  che 
s'  incontra  nei  codici,  e  che  noi  diremmo  piuttosto  Vitellino  con  al- 
quanli  dei  vecchi  fasti,  onde  secondo  1' uso  dei  cognomi  di  quei  primi 
tempi  provenga  dall'  antica  città  di  Vitellia.  Tutti  convengono  esser 
egli  stato  condannato  alla  pena  capitale  per  delitto  di  afîetlata  tiian- 
nide,  ma  lo  stesso  Dione  viene  ora  ad  assicurarci -,  tccompertum  esse 
crhominem  hune  invidia,  non  suo  aliquo  crimine  fuisse  oppressum , -.t 
onde  acquisterà  maggior  fede  ciô  che  ci  dice  L.  Siccio  Dentato  presso 
Dionigi^,  e  noi  entreremo  per  lo  meno  in  gran  sospetto  ch'  egli  fosse 
vittima  di  une  cabala  dei  patrizi,  che  odiavano  in  lui  il  primo  inven- 
tore  délia  legge  agraria.  Tuttavolta  se  si  ha  da  prestare  orecchio  a  Va-  F.  102. 
lerio  Massimo  *,  il  medesimo  Cassio  aveva  sommossi  ad  impedire  la 
surrogazione  dei  magistrati  quei  nove  tribuni  délia  plèbe,  che  il  loro 
coUega  P.  Mucio  fece  perciô  bruciar  vivi  dal  popolo.  L'atrocità  di  quel 
fatto,  la  novità  délia  pena  e  più  il  silenzio  di  tutti  gli  altri  storici  face- 
vano  dubitare  délia  credenza  dovuta  a  Valerio,  il  quale  prima  non 
contava  che  un  solo  seguace  di  tenue  fama  in  Zonara,  ma  che  troverà 
un  più  valido  appoggio  nello  storico  Niceno^  ora  che  veggiamo  che 
Zonara  secondo  il  solito  aveva  da  lui  presa  quella  narrazione. 

Parimenti  avevasi  in  conto  di  favola  cio  che  Suida   ci  diceva  di  un 

'  Pag.  iklx.  [Fragm.  XVII,  éd.  Bekker.]  ^  Anticli.  Rom.  lib.  X,  c.  xxxviii. 

"  P.  i5o.  [Fragm.  XIX.  Kai  éxhjXàv  ys  "   Lib.  XII,  c.  m,  .S  2. 

ÔTi  Kv^OTVTryjSsis  àXX oÙHohiHvaixs Ti  àitM-  '  Pag.  iSa.  [Fragm.  XXII.] 

Asro.] 

26. 


204  EXGERPTA  VATICANA. 

Februario,  il  quale  fece  bandire  Furio  Gamillo,  accusandolo  di  aspi- 
rare  al  principalo,  e  cbe  viceversa  tradotto  in  giudizio  dopo  chel'esule 
dittatore  ebbe  liberata  Roma  dai  Galli,  fu  fla^î^ellato  ed  espulso  dalla 
città,  aggiungeiido  clie  in  odio  di  lui  il  mese  cbe  portava  il  suo  nome 
fu  fatto  più  corto  degli  altri.  E  pure  ancbe  questo  racconto  procède 
da  Dione  ^  e  veramente  se  se  ne  tragga  V  innovazione  fatta  in  quel 
tempo  al  calendario,  cbe  restera  sempre  sospetta,  potrebbe  ben'essere 
cbe  fosse  fondato,  giaccbè  ancbe  Livio-  e  Plutarco^  memorano  questa 
accusa  mossa  contro  Gamillo  da  L.  Appuleio  tribuno  délia  plèbe. 
Niente  infatti  si  o])pone  cbe  quel  medesimo  Appuleio  possa  avère  avato 
il  cognome  di  Februario,  non  essendo  nuovo  cbe  i  Romani  lo  deduces- 
sero  ancora  dai  mesi,  onde  comunissimo  fu  tra  loro  quello  di  lanuario, 
ne  insolito  l' altro  di  Aprde'*;  per  lo  cbe  da  questo  luogo  non  ne 
avremmo  di  più  se  non  cbe  la  pena  a  cui  soggiacque  1'  accusatore  per 
la  sua  calunnia. 
p.  io8.  E  dai  medesimo  storico  ^  novella  autorità  si  concilia  allô  stesso  Zo- 

nara,  da  cui  appellasi  Rufo  quel  Ser.  Sulpicio  tribuno  consolare  nel 
877,  marito  di  una  délie  due  figlie  di  M.  Fabio  Ambusto,  nella  di  cui 
casa  r  allra  di  loro  sposata  a  Licinio  Stolone  udi  il  rumore  délie  porte 
percosse  dai  fasci.  Sulla  di  lui  fede  il  Sigonio  ed  il  Panvinio  gli  avevano 
aggiudicato  quel  cognome  unendolo  ail'  altro  di  Pretestato,  cbe  gli 
danno  le  tavole  Gapitoline,  ma  n'  era  poi  stato  spogliato  dai  Pigbio  e  da 
tutti  i  moderni  fastografi  pel  poco  credito  dello  scrittore  da  cui  pro- 
veniva,  e  forse  percbè  giudicarono  cb' egli  avesse  equivocato  confon- 
dendolo  coH' altro  Ser.  Sulpicio  Rufo,  cbe  occupé  la  prima  volta  il 
medesimo  tribunato  nel  366.  Ma  confortati  da  questa  più  valida  testi- 
moniaiiza  non  avremo  ora  difficoltà  di  ammettere  quella  giunta  nei 
fasti,  traendone  insieme  il  vantaggio  di  conoscere,  a  quai  branca  dei 

'  Pag.  5.S0.  [Fragm,  XXVII.]  September,  Sepiemhrius,  Ocloher,  Oclobrius, 

'  Lil>.  VI,  c.  XXX.  November,  Novembrius,   Dccembcr,  Decein-^ 

'  In  Camill.  c.  xii.  brins.  J.  B.  de  Hossi.] 
''  [On  a  aussi  des  exemples  do  noms  dr-  '■"  Pag.  i55.  [  Fragm.  XXIX.] 

rives  de  ceux  des  autres  mois ,  comme  Mains . 


KXCERPTA  VATICA^A.  205 

Sulpici  costui  appartenue.  Imperocchè  avrà  avulo  lorlo  il  Pighio,  che 
repulollo  un  IVatello  di  C.  Sul[)icio  Petlco  console  nel  890,  che  da 
Livio  sappiamo  essere  stato  del  ranio  dei  Camei'ini,  mentre  piuUosto 
si  avrà  a  credere  un  fi(]lio  del  Ser.  Rufo  qui  sopra  citato. 

Una  pari  novità  ci  si  mostra  '  nel  cognome  personale  RuLlus,  voce 
che  scioccamentc  nell'  elà  passate  erasi  riputata  una  conuzione  di 
Pullus,  e  che  il  Vossio  ncll'  Elimologico  ci  ha  insegnato  piovenire  da 
rus,  e  corrisponderc  a  ruslicus.  Yien  egli  assegnato  da  Dione  al  AI.  Fabio 
console  nel  3 9/1,  nel  898,  e  nel  Aoo,  chiamato  Arnbuslo  da  tutti 
gli  altri  per  ragioni  manifestamente  ereditarie,  quando  prima  qiiesla 
denominazione  non  leggevasi  data  se  non  che  al  liglio  di  lui  Q.  Fabio 
maestro  dei  cavalieri  nel  li^c),e  poi  console  cinque  volte,  il  (juale  per- 
altro  più  comunemente  appellasi  Rulliano.  Ma  saputo  che  siasi,  esser  P.  10^1. 
ella  un  cognome  paterno,  ci  sarà  facde  il  render  ragione  di  questa 
differenza,  imperocchè  se  alcuni  poterono  giustamente  continuarla  nel 
figlio,  si  potè  da  altri  con  pari  diritto  allungarsi  in  una  terminazione 
patronimica,  come  vediamo  praticato  nei  primi  discendeuti  di  Po- 
stumio  Albo  e  di  Valerio  Gorvo,  che  ora  si  trovano  denominati  Albi  e 
Gorvi,  ora  Albini  e  Corvini.  E  cosi  inoltre  ci  sarà  spiegata  Y  origine 
e  il  significato,  che  ci  erano  prima  ignotissimi,  délia  parola  PniUiamis, 
la  quale  non  vorrà  altro  esprimere  se  non  che  discendente  da  P»ullo,e 
che  viceversa  ci  farà  testimonianza  délia  piena  fede  che  in  questo  luogo 
è  dovuta  allô  storico. 

Rarissime  sono  le  spontanée  rinunzie  al  consolato,  di  cui  Ronia  li- 
béra ci  somministri  l'esempio;  e  una  nuova  ne  avremo-  per  parte  di 
T.  Alanlio  Torquato,  d  quale  divenuto  inviso  perla  soverchia  severità, 
con  cui  mantenne  la  disciplina  mditare  fino  a  far  uccidere  il  proprio 
figlio,  ritiutô  i  fasci  che  a  motivo  di  una  nuova  guerra  gli  vennero  ol- 
ferti  la  quarta  volta  poco  dopo  il  /n  A ,  rispondendo  sdegnosamente  : 
ffNeque  ego  vos  paterer,  neque  vos  me^n  Ma  dai  dottissimo  editore  si 
è  acconciamente  osservato,  che  questo  medesimo  fatto  viene  attribuito 

'   Pag.  160.  [Fragm.  XXVI,  6.]  ^  [Ovt'  âv  èyà}  vulmv  dvxtjxoiurjv,  oiO' 

'  Pag.  187.  [Fragm.  XXXV,  9.]  iu-Ts  èuoii.] 


206  EXCERPÏA   VATICANA. 

da  Livio  ^  ail'  altro  T.  Manlio  Torquato  pronipote  del  précédente ,  il 
quale  si  sarebbe  egualmente  scusato  dall'  assumere  la  suprema  dignità 
del  5/i/i,  che  se  gli  voleva  conferire  al  tempo  délia  guerra  Aniiibalica, 
allegando  1'  ind)ecillità  dei  suoi  occhi,  e  ribattendo  le  istanze,  cbe  se 
gliene  ripetevano  colla  medesima  sentenza  :  rr  Neqiie  ego  vestros  mores 
rr  consul  ferre  potero,  neque  vos  imperium  meum.n  Ed  ha  poi  giusta- 
p.  io5.  mente  conchiuso,  che  in  questo  dissidio  fra  Livio  e  Dione  dovrà  la 
criticasentenziare  in  favore  del  Greco,  perché  inetta  sarebbe  la  risposta 
se  provenisse  dalla  debolezza  délia  vista,  quando  al  contrario  ella  è 
tutta  conveniente  al  rigido  carattere  del  primo  Torquato,  e  ragionevo- 
lissima  dopo  i  segni  d'  odio  che  aveva  contro  di  lui  manifestati  la  ro- 
mana  giovenlù.  Per  la  quai  cosa  da  questo  luogo  si  offrira  un  nuovo 
argomento  délia  poca  cura  che  si  diede  il  Patavino  di  rettamente  ag- 
giudicare  le  cose  da  lui  narrate,  délia  quale  noi  pure  fummo  costretti 
ad  accusarlo  più  volte  nell'  illustrazione  dei  frammenti  Gapitolini. 

Se  la  corrosione  del  codice  non  avesse  fatto  soverchio  contrasto  alla 
lettura,  opportunissime  a  supplire  le  lacune  délia  sua  storia  sarebbero 
le  pagine  166  e  167,  in  cui  si  parlava  délia  superbia  di  Postumio 
Megello,  deir  impresa  di  Gurio  Dentato  e  délia  sedizione  del  popolo 
sul  monte  Gianicolo  pacificata  dal  dittatore  Ortensio.  Dopo  di  che  si 
racconta  i'  ignotissima  fuga  di  un  esercito  confederato  contro  i  Romani , 
discioltosi  fra  le  ténèbre  délia  notte  ail'  appressarsi  dell'  altro  console, 
avendo  ognuno  degli  alleati  provveduto  al  proprio  scampo  inscienti 
i  compagni,  le  quali  cose  sembrano  dover  appartenere  alla  guerra  con- 
tro i  Sanniti,  i  Lucani,  i  Bruzzi  e  gli  Etruschi,  accennata  in  questi 
tempi  dall'epitome  Liviano.  Ed  è  notabile  altresi  una  nuova  circostanza 
délia  stiage  degli  Etruschi  e  dei  Sennoni  fatta  al  lago  di  Bassanello 
da  P.  Dolabclla  console  nel  Û71,  di  cui  in  Roma  si  ebbe  prima  sentore 
per  l'onde  sanguigne,  c  pei  cadaveri  strascinati  dal  Tevere,  di  quello 
che  per  notizia  che  ne  fosse  pervenuta  -. 

Discendendo  poscia  alla  prima  guerra  Punica,  sapevasi  già  che  i 

'  I.il).  "XWI.  c.  xxii.  —  '  Varr.  536.  [Fragm.  XXXIX,  9..] 


KXCEUPTA  VATICANA.  207 

Carlaginesi  scoiilorlali  dalla  prcsa  di  Tunisi  avevano  inviata  uiia  so-  P.  106. 
leniie  ambasceria  al  console  Atilio  Regolo  ])er  domandargli  la  pace, 
ed  ora  impariamo  da  Diodoro\  cli'  ella  si  compose  di  tre  personaggi, 
dei  quali  fu  capo  Annone  figlio  di  Ainilcare,  queilo  stesso  che,  coman- 
dando  la  flotta,  pugiiô  iiiielicemeiite  prima  nelle  acque  di  Agrigento, 
indi  in  quelle  di  Eraclea,  e  che  aveva  negoziato  altre  volte  col  mede- 
simo  console  in  Sicilia.  Mancanli  di  lutte  le  particolarità  di  quella 
guerra  nel  5i  1 ,  ci  sarà  grato  poter  aggiungere  alla  storia  che  il  con- 
sole C.  Fundanio  ebbe  il  comando  dell' esercito,  che  in  quell' anno 
sotto  le  mura  di  Erice  continué  ad  essere  opposto  ad  Amilcare  Barca-. 
Avendo  quest'  ultimo  costretto  i  Romani  alla  fuga,  ingiunse  a  Vodo- 
store  non  più  ricordato  Ira  i  duci  Cartaginesi,  che  nell'  inseguirli  non 
permettesse  ai  soldati  di  abbandonarsi  allapreda,  al  quai' ordine  non 
avendo  soddislatto,  non  solo  perde  il  frutto  délia  vittoria,  ma  venue 
eziandio  in  grave  pericolo  con  tutti  i  suoi  fanti,  da  cui  poterono  a 
pena  liberarîo  dugento  cavalieri  che  si  erano  mantenuti  in  disciplina. 
Dopo  il  quai  fatto  Amilcare  mandô  a  domandare  una  sospensione 
d'  armi  a  Fundanio  per  seppellire  gli  uccisi,  che  gii  fu  arrogantemente 
ricusata  dal  console,  facendogli  dire  che  se  aveva  senno,  non  doveva 
domandare  tregua  pei  morti,  ma  pei  vivi.  Ma  di  quella  superba  ri- 
sposta  ebbe  poi  occasione  di  pentirsi,  perché  afilitto  tra  brève  da  gravi 
perdite  fu  sforzato  egli  pure  alla  medesima  richiesta,  che  Amilcare  più 
generoso  gli  accordé,  aggiungendogli  nobilmente  ch'  egli  faceva  la 
guerra  ai  vivi  e  aveva  fatto  pace  coi  morti.  Ala  la  pace  coi  vivi  ancora 
fu  poi  conchiusa  nell'  anno  seguente,  nella  quale  ebbe  parte  Giscone, 
che  secondo  Polibio  era  governatore  di  Lilibeo  pei  Cartaginesi,  e  negli  107 
articoli  délia  quale  sbagliô  Appiano,  quando  v' incluse  la  restituzione 
dei  disertori,  domandata  è  vero  dal  console  Lutazio,  ma  rifiutata  perti- 
nacemente  da  Amilcare  insieme  colla  consegna  dell'  armi,  siccome  ora 
ri  attesta  Diodoro  ^  a  cui  in  parte  suflVaga  Cornelio  Nipote  \ 

Spetta  a  questi  tempi  una  singolarissima  legge,  che  pei  lume  che 

'  Pag.5o.[Lib.XXIII,c.xii,ed.Mu]ier.]  '  Pag.  oU.  [Lib.  XXIV,  c.  xiii.] 

'  Pag.  53.  [Diodor.  lib.  XXIV,  c.  ix.]  '  In  Himilc.  c.  i. 


•208  EXGERPTA  VATICANA. 

da  lei  si  spande  mérita  di  essere  accuratamente  esaminata,  traita  dagli 
escerpti  Dioriei  di  Massimo  Planude^  nei  quali  si  legge  :  ce  Marco  Clau- 
ff  dio  et  Tito  Sempronio  cos.  decretum  Romae  fuit,  ut  fdioriim  tantnm- 
ffmodo  natu  maximus  patris  cognomiiie  uteretur.  n  II  testo  porta  tov 
TJSccTpos  èncôvvyiiccs ,  voce  usurpata  certamente  più  volte  nel  senso  datole 
dal  ch.  traduttore,  ma  che  perô  presso  i  Greci,  i  quali  non  ebbero  che 
un  iinico  nome,  non  potè  avère  una  forza  cosi  determinata  corne  il 
cognomen  dei  Latini,  e  infatti  nuH'  altro  voile  propriamente  significare 
se  non  che  un  nome  desunto  da  qualche  cosa,  e  quindi  strettamente 
])arlando  non  è  se  non  che  l'équivalente  di  denominatio.  Occorrendo 
aduiique  di  schiarire  la  mente  dell'  autore,  non  abbastanza  spiegata 
dair  espressione  troppo  generica  délia  sua  lingua,  e  dovendosi  statuire 
per  conseguenza,  a  quale  dei  tre  nomi  romani  si  riferisca  la  legge  sopra 
citata,  noi  osserveremo  che  se  avesse  da  risguardare  i  cognomi,  ella  si 
vedrebbe  smentita  ad  ogni  passo,  per  tutto  il  tempo  almeno  in  cui 
stette  in  piedi  la  repiibblica.  Infatti  subito  dopo  la  sua  pubblicazione 
noi  troveremmo,  per  servirci  soltanto  dei  fasti  consolari,  che  i  due  fra- 
telli  G.  e  P.  Valerii  consoli  nel  5i5  e  nel  5 16  portarono  insieme  il 
cognome  di  Faltoni  ;  che  L.  e  P.  Gornelii  nel  617  e  5i8  chiamaronsi 
entrambo  Lentuli  Caudini,  e  che  Marco  e  Manio  Pomponii  nel  621  e 
P.  108.  523  usarono  la  stessa  denominazione  di  Matoni.  Egualmente  nella 
_  generazione  susseguente  sono  notissimi  P.   e  L.   Scipioni,  P.  e  Sesto 

Elii  Peti,  T.  e  L.  Quiiizii  Flaminini,  Gn.  e  M.  Bebii  Tamfdi,  tutti  fra- 
telli  dimostrati,  per  niente  dire  in  anni  meno  remoti  di  M.  c  Q.  Gice- 
roni,  di  Appio,  Gajo  e  Publio  Pulcri  e  di  altri  infiniti.  Inoltre  se  lo 
scopo  délia  legge  era,  corne  sembra,  quello  di  distinguere  i  diversi 
fratelli,  come  sarebbcsi  cgli  conseguito  nelle  famiglie,  frequentissime 
in  quel  vccchi  tempi,  che  non  usavano  cognome  di  sorte  alcuna? 
Niuno  poi  pensera  certamente  ai  nomi,  che  gentilizi  appunto  si  disscro, 
perche  comuni  non  tanto  ai  fratelli,  quanto  ai  nipoti,  ai  cugini  e  ai 

Pag'.  oA  1 .  [Frafjrn.  XLIV  :  On  èiti  Map-         ■zspeaëxnépOi)  twv  'zsy.ihoov  [ists-^ziv  P(o(j.ixtoi 
HO\t  K/.ctt/Stoti  wxi  T/tou  IsixTvpœviov  imà-         TcrapeKeAeticrarTO.] 


EXGEPiPTA  VATICANA.  209 

rami  tutti  délia  mcdcsima  gentc.  Quindi  resta  unicamente,  che  colla 
parola  èTrrjôvvfxioL  volcssc  Dioiie  indicare  i  prenomi',  i  qiiali  si  cornpre- 
sero  aiicir  cssi  iicl  significato  di  quella  voce,  onde  scrive  Giovanni 
Lido-  :  UovëXios  BaXépios  UovnhKolccs ,  Ziv  al  fxsv  Svo  ènoôvv(j.iOLi  tvv 

èx   pMfXOLlWV  y  CÔS  e<pVV ,    XCÙ  'La^ivWV    'TSOLpSrh'jXrjVV    'kOLfXTVpOTTJTCL ,    i)    r]e 

TptVr;  T7;v  èx  irjs  TSepl  tov  Srjfxov  c/lopyrjs  èSetxvv  ^lâB^mv.  E  per 
verità  già  conoscevasi  che  ciascuno  dei  fratelli  portava  un  prenome 
différente,  attestandolo  positivamente  Yarrone  :  crin  praenominibus 
ffideo  non  fit  item,  quod  liaec  instituta  ad  usum  sin.fjularia,  quibus 
rrdiscernerentur  nomina  gcntilicia,  ut  ab  numéro. .  .  .  (Juintus,  Sextus, 
ffDecimus,  sic  ab  aliis  rcbus.  Cum  essent  duo  Terentii,  aut  plures, 
rdiscernendi  caussa,  ut  aliquid  singulare  haberent,  notabant^i^  Erasi 
anche  osservato  dagli  eruditi,  che  i  primogeniti  conservavano  comu- 
nemente  il  prenome  del  padre;  ma  sarà  bene  tutt'  altra  cosa  il  saper 
ora,  che  ciô  non  accadeva  già  per  un  semplice  uso,  ma  per  effetto  di 
una  legge  particolare  ;  délia  quale  insperata  noti/ia  non  potranno  che  !'•  109. 
menar  festa  i  genealogisti,  ai  quali  viene  sonmiinistrato  un  prezioso 
filo  d'  Arianna,  con  cui  avvolgersi  meno  dubbiosamente  nell'  intricato 
laberinto  délia  discendenza  délie  famiglie. 

Resta  infine  che  si  stabilisca  F  età  délia  promulgazione  di  questa 
legge,  che  nel  codice  viene  notata  fra  il  célèbre  ritorno  a  Gartagine 
di  Atilio  Regolo  spettante  al  5o/i,  e  uno  squarcio  dell'  arringa  che  nel 
535  tenue  L.  Lentulo  in  senato  per  consigliare  la  seconda  guerra  Pu- 
nica.  La  data  cronologica  che  le  viene  affissa  ce  Marco  Glaudio  et  Tito 
rrSempronio  cos. -n  non  potrebbe  spettare  se  non  che  al  589,  in  cui 
M.  Glaudio  Marcello  fu  sostituito  per  collega  a  Ti.  Sempronio  Gracco 
in  luogo  deir  ucciso  L.  Postumio.  Ma  oltre  che  sarebbe  poco  proba- 
bile,  che  nell'  anno  successive  alla  battaglia  di  Ganne  si  avesse  in 
Roma  il  tempo  e  la  voglia  d' intrattenersi  a  prescrivere  le  norme  dei 

'  [Il  est  bien  difficile  d'admettre  que,  parmi  nom  personnel,   comme   Africanus ,  Asiati- 

ies  trois  noms  romains,  \e prénom  soit  préci-  c?/s,  etc.  qu'il  a  voulu  parler.  Th.  Mommsen.] 

sèment  celui  que  Dion  a  voulu  désigner  par  ^  De  Magistrat.  Rom.  iib.  I ,  c.  xxu. 

lemotsTTwrtjfx/a.  C'est  probablement  du  SM/--  ^  De  Ling.  Lat.  Iib.  IX,  S  60. 

m.  27 


210  EXCERPTA  VATIGANA. 

iiomi,  quel  consolato  di  Marcello  non  fu  clie  momentaneo,  imperoc- 
chè  ne!  pimto  istesso,  in  ciii  ne  prendeva  possesso,  avendo  tuonato  il 
cielo,  gli  auguri  dichiararono  viziosa  la  sua  elezione,  ond'  egli  rinun- 
ziô.  Poslo  dunque  che  nel  codice  è  corso  certamcnte  errore  nel  pre- 
nome  di  uno  di  quel  consoli,  niuno  délia  gentc  Sempronia  essendosi 
chiamato  Tito  giammai,  non  vi  è  di  meglio  che  seguire  1'  opinione  dell' 
egregio  annotatore,  tenendo  clie  costoro  siano  C.  Claudio  Gentone  e 
M.  Sempronio  Tuditano  consoli  del  5 1  /» ,  nel  quai'  anno  per  la  pace 
fatta  con  Cartagine  potè  Roma  occuparsi  di  faccende  domestiche. 

Ma  ritornando  ai  fatti  storici,  troviamo  contezza  in  Dione  '  délie 
prime  pratiche  avute  coi  Romani  dagli  Spagnuoli  già  assoggettati  per  la 
maggior  parte  al  Punico  giogo,  i  quali  nel  5 28  inviarono  unalegazione 
per  indagare  1'  animo  del  console  G.  Papirio  Masone,  che  guerreggiava 
p.  ijo.  nella  Gorsica.  Quantunque  accolti  cortesemente,  partirono  rattristati 
per  avère  appreso  che  si  sarebbero  rivolte  le  armi  contro  di  loro  ad 
effetto  di  esigere  le  grosse  somme  di  denaro,  che  Roma  pretendeva 
dai  Gartaginesi  in  compenso  délia  guerra  coi  Sardi  e  coi  Gorsi,  délia 
quale  gli  accusava  di  essere  stati  i  promotori,  E  alla  medesima  Spagna 
sembra  spettare  l' ignota  città  di  Victomela-,  espugnata  poco  dopo  sul 
cominciare  délia  tenzone  con  Annibale,i  cui  abitanti,  non  inferiori  in 
ierocia  d'  animo  ai  Saguntini,  0  si  arsero  colle  loro  case,  0  tatta  strage 
délia  famiglia  si  uccisero  di  propria  mano.  Golla  disperazione  dei  quali 
fa  contrasto  lapazienza  dei  Siracusani,  riferita  dal  medesimo  Diodoro^, 
che  ridotti  ail'  estremo  délia  miseria  dopo  la  conquisla  fatta  da  Mar- 
cello délia  loro  città,  spontaneamente  si  fingevano  servi  per  essere 
vendnti  ed  alimentati  dai  niiovi  loro  padroni.  Nella  pagina  susseguente 
itmaiizi  la  sentenza  portata  nel  55o  contro  Q.  Pleminio,  che  aveva 
deiuJjato  il  tenipio  di  Proserpina  in  Locri,  parlasi  '  di  un  pontefice 
massimo,  a  cui  i  doveri  del  sacro  suo  ministero  non  permettevano  di 
allontanarsi  molto  da  Roma.  Nel  quai  luogo  voile  di  fermo  favellarsi  di 
P.  l.icinio  Grasso  console  con  Scipione  Africano  nel  B/ig,  elevato  sette 

'  Pag.  18/..  [Fragm.  XLVIII.]  '  Pag.  60.  [Diodor.  lib.  XXVI,  c.  xx.] 

'  Pag.  57.  [Diodor.  lib.  XXV,  c.  wii.]  "  Pag.  Oi .  |  Diodor.  lil).  XXVII,  c.  11. | 


EXCERPTA  VATICAN  A.  211 

anni  prima  a  quella  suprema  di.<jnilà  relijjiosa  ;  alleslaiido  anche  Livio'  : 
ff  Sicilia  Scipioni  extra  ordinem  (data)  coricedente  collcga  Crasso,  quia 
ff  saci'orum  cura  poiitificcm  maximum  in  Italia  retinehat.  ti 

Sapevasi  già  clic  una  délie  condizioni  imj)Oste  da  Scipione  ad  Aii- 
tioco  Magno,  ed  accettata  nella  stipulazione  délia  pace  del  566,  era 
stata  la  consegna  di  Toante  pretore  degli  Etoli  e  autore  primario 
délia  guerra  Etolica,  il  quale  insieme  con  Annibale  aveva  tiovato  li- 
covero  presse  di  lui  :  ma  è  nuovo  ciô  che  si  aggiunge'^  che  il  senato,  w  m. 
dopo  averlo  ricevuto  in  suo  potere,  generosamente  gli  perdono.  Egual- 
mente  Livio  erasi  contentato  di  dirci^  che  Q.  Fulvio  Flacco  console  nel 
575  con  piccolo  sforzo  aveva  trionfato  dei  Lignri,  senza  poi  darsi  la 
cura  d' indicarci,  contre  quai  parte  délia  Liguria  avesse  rivolto  le  armi. 
Al  cui  silenzio  supplisce  ora  Diodoro*,  narrandoci  che  i  Gemeleti  aven- 
dogli  per  mezzo  di  ambasciatori  dichiarato  la  guerra,  egli  li  segui  da 
vicino  nel  ritorno  e  prontamente  penetrô  nel  loro  paese.  Alla  quai 
città  di  Cemelinm  0  Cemenelium,  cognita  per  molti  autori  e  per  moite 
iscrizioni,  di  cui  rimangono  le  reliquie  a  Cimiez  tre  miglia  discosto  da 
Nizza,  egli  assegna  un'  origine  non  dissimde  da  quella  di  Roma,  atte- 
standola  cr  a  latronibus  et  fugitivis  condita  ^  ii 

Più  minute  particolarità  si  ricavano  dalla  pagina  86  *^  intorno  To- 
lomeo  VI  Filometore,  il  quale  cacciato  dal  trono  d' Egitto  da  suo  Ira- 
tello  Tolomeo  Fiscone,  se  ne  venue  a  Roma  nel  691  accompagnato  da 
tre  soli  servi  e  da  un  eunuco,  ed  ivi  prese  misero  alloggio  in  un  soffitto 
presse  il  pittore  Demetrio,  ch'  era  stato  suo  ospite  in  Alessandria,  dal 
che  si  vedrà  la  convenienza  délie  scuse  che  fece  fargli  il  senato,  e  che 
si  sono  riferite  da  Valérie  Massimo''.  Al  contrario  dalla  pagina  87^  si 
rileva  il  poco  favorevole  commiato,  con  cui  nell'  anno  seguente  furoiio 
rimandati  gli  ambasciatori  di  un  altro  re,  che  fu  Demetrio  I  Sotere,  il 
quale,  mentr  era  statico  dei  Romani,  avendo  saputo  la  morte  di  Antioco 

'  Lib.  XXVIII,  c.  xxxviii.  '  ['^■KbX)j(7lwvKtiloTJi£-:wvd)Kiaiiévr}.] 

'  Pag.  71.  [Diodor.  lib.  XXIX,  c.  xxxi.]            '  [Diodor.  lib.  XXXI.  c.  xviii.] 

'  Lib.  XL.  c.  LUI  el  lix.  '  Lib.  V.  c.  i.  exter.  S  1. 

'  Pag.  7 1 .  [  Lib.  XXIX .  c.  XXVIII.]  '  [Diodor.  lib.  XXXI    c.  xxx.] 


212  EXCERPTA  VATICANA. 

Epifane  suo  zio,  e  che  la  corona  di  Siria  era  caduta  sul  capo  de!  fan- 
ciullo  Antioco  Eupatore,  secretamente  se  n' era  faggito  contrôla  loro 
mente,  e  aveva  coU'  armi  ricuperato  il  regno  paterne  siccome  figlio  di 
Seleuco  Fdopatore.  Zonara  ci  aveva  avvisati^,  che  ad  oggetto  di  pla- 
carne  lo  sdegno  egli  inviô  loro  un'  ambasceria,  che  fu  maie  accolta; 
ed  ora  Diodoro  ci  aggiunge  essersele  dato  in  risposta  :  ce  Quod  tum  de- 
crmum  clementiam  impetraturus  esset  Demetrius,  qiium  satis  senatui 
fcpro  siii  regni  viribus  fecerit^,  n  cioè  quando  avesse  soddisfatto  aile 
aspre  condizioni,  con  cul  si  era  data  la  pace  ad  Antioco  III  il  Grande. 

Una  diversa  ortografia  o  vero  mia  menda  del  codice  hanno  resa 
ignota  al  ch.  editore  la  città  di  Begeda  nella  Geltiberia^  la  qnale  per 
aver  voluto  ampliare  il  recinto  délie  sue  mura  diede  motivo  d' inimicizia 
ai  Romani,  dai  quali  pretendevasi,  che  fosse  questa  un'  infrazione  dei 
patti.  Cionondimeno  ella  è  certamente  quella  medesima  città,  che 
trovo  detta  anche  Belgida  da  qualche  moderno,  ma  che  Segeda  o 
Segida  si  denomina  da  Strabone*,  da  Stefano  Bizantino  e  da  L.  Floro^ 
che  Segestica  seconde  il  Morales  fu  appellata  da  Livio*^  e  i  di  cui  po- 
poli  sono  a  mio  credere  gli  scorretti  Segienses  per  Segidenses  di  Plinio  ^ 
Le  medesime  cose  che  di  lei  ci  narra  il  risorto  Diodoro ,  ci  erano  già 
state  insegnate  da  Appiano^  il  qaale  ci  aggiunge  come  Fulvio  Nobi- 
liore  console  nel  601 ,  che  le  mosse  contre  l'esercito,  ne  riportô  una 
solenne  sconfitta,  onde  poi  avvenne,  che  la  piccola  fiamma  allora  su- 
scitatasi  divampô  nell'  incendie  délia  guerra  Numantina.  Viceversa 
réputé  più  emendato  il  teste  del  Sicelieta,  eve  chiama  Cacyre  quel 
principale  di  Ici  cittadino,  che  Gare  demandasi  presse  Appiane,  paren- 
demi  che  il  prime  nome  abbia  maggior  imprenta  di  origine  celtiberica. 

Un'  arguzia  del  vecchie  Gatenc,  censervataci  da  Plutarce^,  da  Livio'° 

'  Lib.  IX,  c.  XXV.  *  Lib.  Il,  c.  xviii.  [Lib.  I,  c.  xxxiii.j 

'   [Ôti  rev^erai  tùv  (piXcLvdpw-nwv  Ar;-  ''  Lib.  XXXIV,  c.  xvii. 

(irJTpios ,  èàv  TÔ  Ixavov  tsoirj  tj;  (td'jkAvtso  '  Hist.  nat,  lib.  III,  c.  m,  .S  -2/1. 

xaTà  "zrjv  tyjs  àp^'^s  è^oixrlav.]  '  Bell.  Htspan.  c.  xliv. 

'  Pag.  89.  [Diodor.  lib.  XXXI,  c.  xxxix.J  '  In  Cat.  Maj.  c.  viii. 

'  Lib.  III,  c.  IV,  .S  1.3,  p.  1O9.  '"  Epitom.  lib.  L. 


EXCERPTA  VATIGANA.  -2\?> 

e  da  Appiano',  ha  rcso  célèbre  ia  legazione  inviata  in  Bitinia  iiel  P.  uS. 
606,  onde  riconciliare  il  re  Prusia  con  siio  figlio  Nicomede;  la  quale 
componendosi  di  un  podagroso,  di  uno  stolido  e  di  un  altro  che  aveva 
il  capo  in  più  luoglii  ferito,  gli  diede  argomento  di  dire,  che  quell' 
ambasceria  non  aveva  ne  piedi,  ne  cuore,  ne  testa.  Si  era  indarno  desi- 
derato  di  sapere  chi  fossero  coloro,  quantunque  non  mancasse  ragione 
per  credere  che  non  dovevano  essere  di  chiaro  nome,  giaccbè  il  pretore 
urbano,  a  cui  il  senato  aveva  commesso  di  disporre  quella  missione, 
il  buon  esito  délia  quale  era  tutto  riposte  nell'  energia  e  nclla  célé- 
rité ,  essendo  stato  segretaniente  guadagnato  da  INicomede ,  aveva 
avuto  cura  di  scegliere  uomini  inettissinii.  Ma  questa  curiosità  ci  viene 
ad  un  tempo  appagata  da  Polibio^  e  da  Diodoro^  e  sebbene  in  ambe- 
due  i  luoghi  siano  stati  storpiati  i  nomi  dalF  ignoranza  dei  menanti, 
non  è  difficile  tuttavolta  il  ristaurarli,  onde  ricavarne  che  prencipe 
délia  legazione  fu  L.  Licinio,  a  cui  la  podagra  aveva  tollo  1'  uso  dei 
piedi,  aggiuntisigli  per  compagni  A.  Mancino,  che  per  la  caduta  di  una 
tegola  aveva  avuto  cosi  fracassato  il  capo  da  reputarsi  a  miracolo  il 
viver  suo,  e  L.  Malléole,  di  cui  non  vi  era  in  tutta  Roma  maggior  ba- 
lordo.  Fra  i  due  Licini,  che  si  conoscono  viventi  a  cjuel  tempo  col 
prenome  di  Lucio ,  non  potrà  essere  il  primo  L.  Lucullo  console  nel 
6o3  tornato  pure  allora  dal  proconsolato  délia  Spagna,  ove  colla  vélo- 
cité dei  movimenti  aveva  debellati  molti  popoli  e  délia  cui  astuzia  si  ha 
saggio  in  Strabone^,  e  nei  frammenti  Peiresciani  di  Dione^  attesochè 
con  tali  qualité  egli  sarebbe  dei  tutto  inopportune  al  caso  nostro. 
Laonde  preferisco  L.  Murena  bisavolo  ciel  console  dei  692,  che  Tul-  nà. 
lio*^^  ci  attesta  essere  stato  uomo  pretorio,  condizione  se  non  indispen- 
sabile,  convenientissima  almeno  al  capo  di  una  legazione.  E  per 
riguardo  ai  compagni  parmi  che  il  primo  di  loro  fosse  figlio  di 
A.  Ostilio  Mancino  console  nel  5 8/1,  come  ho  l' altro  per  un  discendente 

'  Bell  Mithrid.  c.  vi.  '  Lib.  VIII,  c.  vi,  S  29,  p.  38i. 

'  Pag.  lilig.  [Lib.  XXXVIl ,  c.  xiv,  éd.  '  Pag.  35.  [Lib.  XXXVI.  c.  vm.] 

Didot.]  ^  Pro  Muren.  c.  vu. 
'  Pag.  99.  [Lib.  XXXII.  c.\x.] 


'2\à  EXCERPTA  VATICANA. 

di  uno  dei  due  fratelli  ed  edili  L.  e  M.  Publicj  Malleoli  memorati  da 
Festo  S  da  Varrone,  da  Ovidio  e  da  altri,  un  di  cui  figlio  o  iiipote  sarà 
stato  probabilmenie  1'  altro  Publicio  Malleolo  leo  di  parricidio  nella 
persona  délia  propria  madré,  che  pel  primo  lu  cucito  nel  sacco  e  get- 
tato  in  mare  V  anno  653  ^. 

Appartengono  a  Viriato  e  alla  lotta  da  lui  sostenuta  alcune  ignote 
cognizioni,  che  ci  somministra  il  libro  XXXIII  di  Diodoro,  dal  quale 
si  apprende,  che  quel  valoroso  Lusitano  già  divenuto  condoltiero 
di  soldati  menô  in  moglie  la  figlia  di  Astolpa,  uno  dei  più  ricchi  uo- 
mini  délia  Spagna,  ch'  era  stato  prima  congiunto  di  famigliarità  coi 
Romani.  E  si  commenda  poi  lo  stesso  Viriato  per  la  sua  naturale  fa- 
condia,  délia  quale  fece  uso  segnatamente  nel  riprendere  l'incostanza 
dei  cittadini  di  Tucca,  i  quali  ora  aile  sue  parti  si  accostavano,  ora  a 
quelle  dell'  inimico.  Due  città  si  conoscono  fra  loro  vicine,  presso  che 
omonime,  aile  quali  cio  potrebbe  riferirsi,  insegnandoci  Plinio^,  che 
allô  stesso  convento  giuridico  Astlgitano  furono  aggregate  le  due  colo- 
nie crTucci,  quae  cognominatur  Augusta  Gemella,-)-)  e  rr Ituci,  quae  Vir- 
er tus  Iulia,i7  la  prima  nelle  sue  lapidi  presso  il  Grutero  appellasi  RES- 
P VBL  •  TVCCITANORVM ,  e  COLONI A  •  AVG  •  GEMELLA  • 
TVCCITANA,  mentre  T  altra  chiamasi  ITVCI  anche  nelle  sue 
p.  n5.  medaglie  autonome  riportate  dal  Florez".  L' egregio  annotatore  ha 
preferito  la  seconda,  senza  dubbio  perché  1' ha  veduta  memorata  in 
questa  guerra  da  Appiano,  da  cui  si  scrive  :  rr  Viriathus  Servilianum 
ff  coegit  relictis  castris  Ituccam  remigrare  ^  ;  ii  ma  sotto  la  sua  correzione 
io  starei  per  la  prima,  ricordata  anch'  essa,  ma  coll' altro  suo  nome  dal 
medesimo  storico  :  cr  Servilianus  Escadiam,  Gemellam  et  Obolcolam 
ff  urbes  Viriathi  pracsidiis  lirniatas  expugnavit *';i7  e  ciô  non  tanto  per 

'   S.  V.  Pubiicius  clivui).  [l'îiJI".  288,  éd.  xal  Ïitttois  ra^vràTOis  rjvœ^Xei  tois  -ûjoXs- 

0.  Mùller.]  (liois  (Jié/^pi   tov  yiepovïXtavèv  es  îrxjxHyjv 

*  Liv.  Epitome,  lib.  LXVIII.  àrao-7j;o-a«.|  Uell.  Ilispnn.  c.  lxvii. 

^  Hisl.  nat.  lib.  III,  c.  i,  S  19.  ''   [Ù  Se  'ï.spovïXta.vùs ■xûôXeis  eîXev 

'*  Tab.  XXXI,  fig.  12.  Etaxahiavre  KaiVéfxsXXavKaiÙëôXnoXoLV.] 

^   [  Ô   Se  OvpiaTdos tl/iXots  àvhpiat  Dell.  Ilispan.  c.  LWiii. 


EXCERPÏA  VATICA.NA.  215 

la  più  pretta  conforiiiità  alla  lezioiie,  quaiito  perché  non  consta  che 
Ituci  abbia  mai  aderilo  alla  t'azione  nemica  ai  liomani,  ii  che  al  con- 
trario si  è  addimoslrato  (lell'  altra. 

Ma  degno  di  magjjiore  alteiizione  sarà  il  risorgiinento  délia  coiUro- 
versia,  che  reputavasi  definita,  intorno  1  epoca  délia  pace  con  Viriato, 
che  gii  eruditi,  sulla  lestimonianza  di  Appiano  '  e  di  Livio-,  avevano 
stanziato  essere  stata  conchiusa  nel  61  3  dal  proconsole  Q.  Fabio  Mas- 
simo  Servdiano,  non  osLante  il  dissenso  dell'  autore  délie  \ite  degli 
iiomini  illuslri^  e  di  Dione  ',  da  cui  differivasi  di  due  anni,  attribiicn- 
dola  a  M.  Popilio,  che  nel  suo  consolato  del  61 5  ebbe  apjnmto  per 
provincia  la  Spagna.  Gonciossiachè  V  opposizione  di  cosloro  diviene 
piij  gagliarda,  dopo  che  si  palesa  confederato  con  essi  Diodoro^,  il 
quale  attesta  di  più,  che  Popilio  era  in  quel  tempo  console  eiïettiva- 
mente,  con  che  viene  a  rifiutare  ogni  concHiazione,  che  si  fosse  potuta 
tentare,  supponendo  ch'  egîi  fosse  stato  prima  un  legato  di  Serviliano. 

hnportantissima  per  la  cronologia  è  ugualmente  un'  allra  questione 
originata  dal  seguente  squarcio  di  Diodoro  ''  :  r-  .  .  .  .  Car])onis  atque 
rr  Silani.  Tanta  autem  multitudine  occisa,  alii  filios  alii  fratres  lugebant,  P.  nr.. 
fr  alii  in  orbitate  relicti  liberi  deplorabant  exitium  et  Italiae  solitudinem  : 
rrplurimae  vero  niulieres  viris  spoliatae  aerumnosam  viduitatem  expe- 
crriebantur.  Intérim  senatus  excelso  animo  cladem  ferens,  multos  saepe 
rriuctus  et  pioratuum  summam  vim  reprimebat;  quamque  ipse  ex  tam 
■Tf  gravi  casu  tristitiam  capiebat,  fortiter  tolerabat.  ii  Memore  il  ch.  edi- 
tore  che  Silano  e  Carbone  vengono  nominati  come  consoli  dall'antico 
scoliaste  di  Cicérone,  ch'  egli  scoperse  anni   sono    nei   codici   rescritti 

Bell.  Hlsp.  c.  L\i\.  'ZSOLîZes   ixT;oXsXsi(i(j.évoi   Tyv   7côv    yovéùjv 

'  Epitoyne ,  lib.  LIV.  iijw'ksiri.v  nai  t))v  hoiXioLs  èprjfii'y.v  KCHTCohii- 

In  Viriath.  povTO,  Tjiksï<ylti  Se  jxtvn.iKSs  iv^pwv  èale- 

'  Fragm.GLXlll,p.  68.  [Fragm.LXXV.]  pyjfxévon  yr>ip^^'^^  iTuyo'j?  è/.iaSoLVGv  'sset- 

'  Pap-.  98.  [Lib.  XXXlll ,  c,  \\i.]  par.  H  hè  ct'j} >cAî;to5  p.syalo'^ijyjMs  (pépoiicra 

'  Pag.  111.  [Lib.  XXXIV,  c.  xxwn  :  ...  t>)i' <Tt>fx(^opàt',  rà  t£  ^o/./.à'aév9r]  xai  rrjv 

Hipêcûvos  Kat  liXoivov  "  rocrovTOv  Se  TsXyj-  virapëoXijv  tùv  KAanOuùv  to  -ûtoÀù  xaré- 

Oovs  àvr}p->jp.svov ,  oi  fxèv  tiioOs  oi  Se  dhsX-  alzXXs  holI  t))v  sttI  rr}  (ni^xi^opi  X-ùiryjv  èni- 

(poiis  è-Tévdovv,  Tirés  Se  -ûraxirpcor  ôp(poLvoi  HpDTvIoaévrf  (Sapéojs  é<pspsv.] 


216  EXCERPTA  YATICANA. 

délia  biblioteca  Ambrogiana,  gli  è  stato  facile  il  giudicare,  che  qui 
pure  si  favellasse  di  loro.  Perô  fin  d' allora  egli  si  accorse,  che  quei 
consoli  si  cercavano  indarno  nei  fasti ,  onde  abbracciando  1'  opinione 
di  un  dottissinio  erudito  oltremontano  inchinô  a  credere  che  spettas- 
sero  air  anno  Yarroniano  670,  nel  quale  assunsero  i  fasci  L.  Gornelio 
Cinna  per  la  quarta  volta  e  Cn.  Carbone  per  la  seconda.  Imperocchè 
è  noto,  che  Cinna  sul  primo  cominciare  di  quella  sua  magistratura  fu 
ucciso  dai  soldati  in  Ancona,  onde  poteva  aprirsi  1' adito  a  sospettare 
che  nel  suo  posto  vacante  fosse  surrogato  un  Silano,  il  quale  per  tal 
modo  divenisse  collega  di  Carbone.  E  la  medesima  sentenza  ha  ora 
riprodotta,  eccitando  gli  studiosi  dei  fasti  a  voler  più  diligentemente 
scrutinare  questo  punto  ;  al  quai  invito  volendo,  per  quanto  è  in  noi 
corrispondere,  ci  solfermeremo  alquanto  ad  esaminarlo. 

E  incominciando  dal  commentatore  Tulliano,  scrive  egli^  :  ce  Tune 
rrSilanus  et  Carbo  cos.  legem  tulerunt,  ut  omnes,  qui  essent  ex  foede- 
crratis  populis,  civitatem  Romanam  consequerentur  :  si  modo  illo  tem- 
rrpore,  quo  lex  lata  esset,  domicilium  in  Italia  haberent,  et  intra  diem 
117.  ffsexagesimum  professi  apud  praetorem  fuissent,  t)  Queste  cose  sono 
manifestamente  ricavate  da  cio  che  dice  il  medesimo  Cicérone  -  :  cf  Data 
rr  est  civitas  Silvani  lege  et  Carbonis  :  si  qui  foederalis  civitatibus  ad- 
rrscripti  fuissent,  si  tum  ,  cum  lex  ferebatur,  in  Italia  domicilium  habuis- 
rrsent,  et  si  sexaginta  diebus  apud  praetorem  essent  professi.  17  Tutta 
la  differenza  consiste  nel  titolo  di  consoli,  che  lo  scoliaste  ha  aggiunto 
del  suo  a  Silvano  e  Caibone,  e  nella  mutazione  che  ha  fatto  del  primo 
nome  da  Silvano  in  Silano ,  varietà  che  trovasi  pure  nella  più  parte  dei 
codici  deir  Arpinate.  È  da  vedersi  pertanto  in  quai  tempo  quella  legge 
fosse  portata ,  a  parère  dello  stesso  Tullio.  Egli  difende  il  poeta  Archia 
accusa to  in  virtù  délia  legge  Papia,  da  cui  fu  prescritto  crue  quis  pere- 
rrgrinus  pro  cive  se  gereret,i^  e  vuol  mostrare  che  il  suo  cliente  era 
veramente  cittadino  romano,  perché  quando  fu  emanata  la  legge  di 


'   Scliol.  Ijohieiis.  in  orationem  pro  Arclàa ,  *  Pro  Archia,  c.  iv,  §  7. 

arguni.  [p.  303,  éd.  Orelli.] 


EXCEUPÏA  VATICANA.  217 

Silvano  e  di  Carbone,  egli  già  trovavasi  ascritto  alla  cittadlnanza  délia 
città  confederata  di  Eraclea,  e  perché  aveva  soddisfatlo  a  tulte  le  coii- 
dizioni  elle  quella  le[j<je  iinponeva.  Dice  duiKjiie  '  clie  Archia  fc  Romain 
ffvenit  Mario  consule  et  Gatulo,-n  ossia  nel  G52  ;  clic  dopo  un  inter- 
vallo  di  tempo  abbastanza  lungo  tornando  da  un  viaggio  fatto  in  Sicilia 
in  compagnia  di  L.  Lucullo,  crvenit  Heracleam  ;  quae  cum  esset  civitas 
raecjuissimo  jure  ac  foedere,  adscribi  se  in  eam  civitatem  voluit-pi  il 
che  ottenne  ad  intercessione  dello  stesso  Lucullo  ;  e  che  di  poi  rr  data  est 
ff  civitas  Silvani  lege  et  Garbonis^pi  onde  Archia,  ce  cum  domicilium 
cfRomae  multos  jam  annos  haberet,  professus  est  apud  praetoreni 
ff  Q.Metellum  fannliarissimum  suum',  r  il  che  è  a  direpresso  Q.  Melello 
Pio  ;  giacchè  poco  prima  ^  aveva  enunciato  cli' egli  rrerat  jucundus  P.  118. 
ff  Q.Metello  illi  Numidico  et  ejusPio  filio,  v  e  nuovameiite  ripete*' :  rr  Quid? 
ra  Q.  Metello  Pio  familiarissimo  suo,  qui  civitate  multos  donavit,  ne- 
crque  per  se  neque  per  Lucullos  impetravisset  ?  i^  Combatte  poi  le  due 
obbiezioni  che  gli  venivano  opposte,  e  per  riguardo  alla  prima  desunta 
dalla  mancanza  dell'  atto  originale  dell'  aggregazione  del  poeta  alla 
cittadinanza  di  Eraclea,  risponde"  :  ce  tabulas.  .  .  Heracliensium  pu- 
re blicas.  .  .  Italico  bello,  incenso  tabnlario  inlerisse  scimus  omnes;?)  e 
air  altra,  che  d  suo  nome  non  trovavasi  nelle  tavole  del  censo,  oppone^  : 
rrEst  enim  obscurum  primis  (censoribus)  Julio  et  Crassonullam  populi 
cr  partem  esse  censam  ?  -n  Dal  che  è  chiaro  che  Giulio  e  Crasso  furono  i 
primi  censori,  che  dovevano  comprendere  Y  accusato  nel  censimento. 
Ciô  premesso,  se  Archia  ottenne  la  cittadinanza  romana  in  grazia 
d'essere  ascritto  a  quella  di  Eraclea,  è  évidente,  ch'  ei  non  potè  con- 
seguire  la  prima  se  non  dopo  che  gli  stessi  Eracleoti  furono  niessi  a 
parte  di  questo  dritto.  Ora,  quando  ciô  avvenisse,  si  dichiara  dallo  stesso 
Cicérone  nell' orazione pro  Dalbo-^  :  cr  Lege  Julia ,  qua  lege  civitas  est  sociis 

'   [Pro  Archia,  c.  m,  §  5.]                                     "  [Pro  Archia,  c.  x,  S  26.] 

'  [Ibid.  c.  IV,  S  6.]  '                   '  [Ibid.  c.  IV.  S  8.] 

'  [Ibid.  c.  IV,  S  7.]  '  [Ibid.  c.v,  ?  11.] 

''  [Loc.  cit.]  '  C.  VIII,  S  9  1. 
'   [Ibid.  c.  m,  S  6.] 

m.  38 


218  EXCERPTA  VATICANA. 

ff  etLatiiiis  data,  . . .  magna  coiiteiitio  Heracliensium  et  Neapolitanoruiii 
rfuit,  ciim  magna  pars  in  iis  civitatibus  foetleris  sui  liberiatem  civitati 
r  anteferret.  n  La  legge  Giiilia  fu  promnlgata  dal  console  L.  Giulio  Gesaie 
nel  66/i  in  favore  délie  città,che  nella  ribellione  ïlalica  rimasero  fedeli 
a  Roma,  corne  apparisce  da  Appiano^  Patercolo-,  Strabone^,  A.  Gellio' 
ed  altri ;  e  quantunque  fosse  legge  consolare,  prese  tuttavolta  il  nome  del 
solo  console  Giiilio,  perché  portata  dopo  gli  undici  di  giugno,  nel  quai 
ig-  giorno  fu  ucciso  il  suo  collega  P.  Rutilio  Lupo,  giusta  Ovidio^.  La  legge 
adunqiie  di  Silvano  e  di  Garbone,  più  conosciuta  dai  giuristi  sotto  il 
nome  di  Plauzia  Papiria,  fu  certamente  posteriore  alla  legge  Giulia,  di 
cui  anzi  non  fu  che  un'  ampliazione,  perché  la  Giulia  diede  la  cittadi- 
nanza  agli  abitanti  dellc  città  confedei'ate  e  la  Plauzia  1'  estese  anche 
agli  stranieri,  che  fossero  a  quelle  aggregati.  Dali'  altra  parte  se  Giulio 
e  Grasso  dovevano  registrare  il  nome  di  Archia  nelle  loro  tavole,  è 
indubitato  egualmente  che  la  legge  di  Silvano  e  di  Garbone  dev'essere 
0  anteriore,  o  per  lo  meno  contemporanea  alla  censura  di  costoro. 
Ora  P.  Licinio  Grasso  e  L.  Giulio  Gesare  furono  eletti  censori  1'  anno 
665,  per  fede  délie  tavole  Gapitoline  e  di  Plinio°,  ed  ambedue  poi  fu- 
rono messi  a  morte  dalla  fazione  di  Ginna  nel  667,  siccomc  racconta 
Appiano  ^  con  altri  infiniti.  Parimenti  se  gli  archivj  di  Eraclea  furono 
l)iuciati  nella  guerra  Italica,  è  chiaro  che  cio  non  potè  avvenire  più 
tardi  del  666,  nel  quale  il  console  Silla  estinse  ogni  reliquia  di  quella 
guerra,  Tutto  cio  rinchiuderebbe  1'  epoca  di  questa  legge  entro  stret- 
tissimi  cancelli;  ma  cio  che  addimostra  spettar'  ella  veramente  al  665, 
è  la  ])retura  di  Metello  Pio.  Imperocchè  se  dentro  sessanta  giorni  dalla 
sua  data  doveva  farsi  la  prescritta  dichiarazione  in  faccia  a  un  pi'etore, 
e  se  Archia  la  fece  innanzi  di  lui,  sarà  provato  ch'  egli  era  pretore  in 
([ueir  anno  medesimo,  in  cui  fu  ])0)'tata  la  legge.  Ora  Metello  Pio  eb])c 
la  provincia  nel  666,  nel  quai'  anno  successe  nella  Puglia  a  Gosconio, 

'  Bell.  cir.  lil).  1 ,  c.  \M\.  '  Fasti,  lib.  VI ,  vs.  503. 

'  IJh.  II,  c.  XVI.  **  Htst.  nat.  lil).  XIII,  c.  m,  .S  -ji/i. 

'  Lit).  V,  c.  I.  '  Bell.  civ.  lib.  I,  c.  lwii. 

*  Noci.  Au.  lil).  IV,  c.  IV. 


EXCERPTA  VAÏICANA.  210 

siccome  attesta  Appiano',  ond'  v  manifesto  ch  egli  aveva  esercitato  la 
pretura  in  Rom  a  nell'  aiino  avanti, 

Fei'oiata  cosi  da  tante  ])arti  l'età  précisa  délia  le>]<]e  di  Silvano  e  di 
Carbone,  non  potranno  costoro  pii^  essere  i  consoli  del  670,  anche  •'.  >io. 
prescindendo  dalle  gravissime  difïicoltà  che  opponeva  quell'anno,  il 
quale  si  rifiuta  ostinatamente  di  ammettere  al  suo  re^jgimento  alcun 
Silvano  0  Silano.  Inlatti  non  è  già  solo  Patercolo  ad  atfermare  clje  in 
luogo  deir  ucciso  Ginna  non  fu  sostituito  alcun  altro ,  e  che  Carbone 
continué  da  se  nella  niagistratura  ;  ma  egli  è  sostenuto  non  meno  da 
Livio-,  che  da  una  più  minuta  testimonianza  di  Appiano",  e  se  ne  lia 
poi  r  irrefragabile  conferma  délie  tavole  Capitoline  : 

CN  •  PAPiRIVS  •  CN  •  F  •  C  •  N  •  CARBO  •  ÏÏ  •  SOLVS 
CONSVLATVM  •  GESSIT. 

Per  trovar  luogo  a  costoro,  0  per  indagare  chi  siano,  noi  dovremo  per- 
tanto  limitare  le  nostre  ricerche  al  665 ,  0  estenderle  tutto  al  più  anche 
al  66/i,  per  non  escludere  il  caso  possibile,  che  la  legge  Plauzia  Pa- 
piria  fosse  promulgata  sulla  fine  di  quest' ultimo,  e  che  per  conse- 
guenza  i  sessanta  giorni  da  lei  prescritti  parte  cadessero  neil'  anno 
précédente,  parte  nel  susseguente.  Nel  primo  di  essi  amministrarono 
i  fasci  P.  Rutdio  Lupo,  che  come  abbiamo  detto  mori  a  mezzo  délia 
sua  magistratura  agli  i  1  di  giugno,  e  L.  Giulio  Gesare,  che  non  sola- 
mente  la  compi,  ma  prosegui  eziandio  per  una  parte  dell' anno  ve- 
niente  a  combattere  con  Papio  Mutdo.  Nel  secondo  ottenne  il  conso- 
lato  Cn,  Papirio  Slrabone,  che  trionfante  degli  Ascolani  ritornô  in 
Roma  VI-KAL'IAN,  essendo  proconsole  T  anno  dopo  nella  stessa 
guerra  Sociale.  Egli  ebbe  in  collega  L.  Porcio  Catone,  che  mentre  si 
accingeva  a  guerreggiare  coi  Marsi,  fu  ucciso  per  frode  del  figlio  di 
Mario  non  essendo  ancora  terminato  Tinverno,  siccome  attesta  d  più 
volte  ricordato  Appiano*,  d  che  sembra  confermato  dal  narrarci  Pli- 

'   Bell.  civ.  lib.  I.  c.  lui,  ^  Bell.civ.  lib.  1.  c.  lwvhi. 

'  Epilome,  lib.  LXXXlll.  *  ibid.  c.  l. 

28. 


220  EXCERPTA  VATICANA. 

nio  ',  clie  ai  3o  di  aprile  di  quell'anno  Stabia  fu  espugnata  da  Silla  siio 
legato,  il  quale  anche  a  senso  del  medesimo  Appiano  subentro  nel 
coniando  del  suo  esercito.  Non  è  dunque  possibile  ad  alcun  patto  d' in- 
triidere  in  questi  due  anni  un  nuovo  collegio  consolare,  perché  in  am- 
bedue  uno  dei  consoli  eletti  da  prima  conservô  costantemente  la  sua 
dignità.  Per  la  quai  cosa  noi  dovremmo  tacciare  di  aperto  mendacio  il 
coinmentatore  di  Tullio,  se  non  restasse  luogo  a  qualcuno  tenero  dell' 
onor  suo  di  prenderne  coniro  noi  le  difese,  cosi  ragionando  :  Sia  pure 
che  nei  fasti  di  questi  tempi  non  si  trovi  luogo  per  due  consoli  nuovi. 
Voi  stessi  perô  concedete  che  vi  sarebbe  per  uno.  Ora  se  lo  scoliaste  ha 
scritto  :  rr  Tune  Silvanus  et  Garbo  cos.  legem  tulerunt,  ii  clii  vi  ha  delto 
neir  abbreviatura  cos.  di  supplire  consules  piuttosto  che  consul?  L' au- 
tore  non  ha  dato  questo  titolo  se  non  che  a  Carbone.  Quai  cosa  im- 
pedisce  che  un  console  abbia  potuto  unirsi  ad  un  tribuno  délia  plèbe 
nel  persuadere  1'  accettazione  di  una  legge  ? 

Gertamente  la  questione  proposta  sotto  questo  nuovo  aspetto  diviene 
più  grave  e  élude  moite  difficoltà.  Primieramente  nella  scelta  da  farsi 
fra  le  due  leziom  Silvano  di  Gicerone  e  Silano  del  commentatore,  vien 
tolto  ogni  diibbio  che  s'  abbia  da  preferire  la  prima,  onde  vi  si  parli  di 
M.  Plauzio  Silvano,  che  fu  veramente  tribuno  délia  plèbe  nel  665, 
seconde  la  chiarissima  testimonianza  di  Asconio^  :  ce  M.  Plautius  Silva- 
crniis  tr.  pi.  Gn.  Pompeio  Strabone,  L.  Porcio  Gatone  cos.  secundo 
fcanno  belli  Italici,-"  il  quai  Plauzio  Silvano  è  poi  abbastanza  cognito 
per  l'altra  legge  de  judiciis  àa  lui  portata  in  quell'anno  medesimo.  E 
vero  che  il  nuovo  console  Garbone  non  potrebbe  reputarsi  surrogato 
nel  66/i  in  luogo  dell'  ucciso  Rutilio  Lupo,  vietandolo  apertamente 
Appiano  ^  :  cr  In  reliquum  anni  nemo  sufl'ectus  est  Piutilio,  quod  Gacsari 
crnon  vacaret  in  urbem  revcrti  ad  comilia.n  Ma  non  si  ha  una  cosi 
espressa  proibizione  per  trasferirlo  ail' anno  successive,  nel  quale  sa- 
rebbe più  opportune  al  nostro  bisogno,  e  per  tenerlo  suffetto  a  L.  Por- 

Hisl.  nal.  lil).  III,  c.v,  S  70.  toû  é-rov?  oùk  èjévero,  Hé^Torj   Kahapos 

In  Corndian.  %  ult.  [p.  79,  éd.  Orelli.]         oin  àyoLyôinos  axph)v  SjaSpafAê;»'  è-!ti  cxp- 
\Po\trùlrx}  ixèv  S))  hiihoy^os  èivi  Xotirov         yjx\.[jiai(t.  £?  i*oû(iï}v.]BcU.  civ.  lib.  l,c.  xliv. 


EXCERPTA  VATICANA.  221 

cio  Catone  morto,  corne  si  è  avvisato  altra  \olta,  prima  ch' entrasse  la 
primavera  del  suo  consolalo.  Alla  quai  sentenza  viene  poi  aggiunto 
gravissimo  peso  da  Plinio  ',  il  quale  in  quest' anno  assegna  elTeltiva- 
mente  a  Cn.  Pompeo  per  collega  un  Caibone  :  crin  Campano  autem 
fcagro  Stabiae  oppidum  fuere  usque  ad  Gn.  Pompeium  el  L.  Carbonem 
frconsules  pridie  Calendas  Maii,n  ov'  è  da  porsi  mente  alla  data,  che 
coincide  appunto  col  tempo  in  cui  una  délie  sedie  consolari  ^acava 
per  V  uccisione  di  L.  Porcio.  Ne  potrebbe  opporsi  che  questo  L.  Car- 
bone sia  stato  ignoto  a  M.  Tullio,  che  in  un'  epistola  passa  in  rivista 
tutte  le  persone  di  quella  famiglia  che  vissero  ai  suoi  tem])i.  Imperoc- 
chè  nel  bel  mczzo  del  suo  discorso  asserisce  :  ce  Cognovimus  C.  Carbo- 
ff  nem  -  et  ejus  fratrem  Scurram  :  quid  bis  improbius?  -n  II  quai  Gaio  si  sa 
da  Vaierio  Massimo  ^,  che  fu  ucciso  dai  suoi  soldati  nella  guerra  Sillana, 
e  ch'  era  fratello  di  Gn,  Garbone  tre  volte  console  nel  669,  nel  670 
e  nel  672,  crqui  Lilybaei  a  Pompeio  nostro  est  interfectus',  ^o  ignoran- 
dosi  poi  del  tutto  chi  sia  il  terzo  fratello  Scurra,  che  per  la  concordanza 
dei  tempi  starebbe  egregiamente,  che  fosse  il  Lucio  di  Plinio.  E  ag- 
giungasi  in  fine  che  un  Garbone  viene  altresi  annoverato  dall'  unico 
L.  Floro^  frai  duci,  che  in  quest' anno  medesimo  665  amministrarono 
la  guerra  Sociale  :  crGato  discutit  Etruscos,  Gabinius  Marsos,  Garbo  p.  123. 
fcLucanos,  SuUa  Samnites;ii  onde  sarebbe  verisimile  il  dire  che  in- 
sieme  colla  carica  di  L.  Gatone  avesse  conseguito  il  comando  militare, 
che  le  era  stato  annesso. 

Noi  abbiamo  raccolto  e  niesso  in  mostra  tutto  ciô  che  puô  allegarsi 
in  sostegno  dello  scoliaste,  ma  parlando  ingenuamente  non  saremmo 
disposti  per  questo  a  ricevere  nei  fasti  il  nuovo  Garbone.  Un  personag- 
gio  consolare  vissuto  ai  tempi  di  Gicerone,  délia  cui  dignità  non  ri- 
manga  alcun  vestigio  nelle  tante  sue  opère,  è  una  tal  meraviglia,  che 
eccede  ogni  credenza.  E  invincibile  è  poi  1'  ostacolo  proveniente  dalle 
tavole  Gapitoline,  ch'  escludono  positivamente  ogni  suftetto  da  questo 

'  Hist.  nat.  lib.  III,  c.  v,  8  70.  ^  Lib.  IX,  c.  vu,  mil.  $  3. 

^  Ad  Farn.  lib.  IX,  ep.  xxi.  [Les  manus-  '  Cic.  Ad  Fam.  lib.  IX,  ep.  xxi. 

crits  ont  Cn.  Carbonem.]  '  Lib.  111.  c.  xvui.  [Lib.  II.  c.  vi  Jahn.J 


p.   la/i, 


222  EXCERPTA  VATICANA. 

anno,  il  silenzio  délie  quali  in  tempi  cosi  viciai  alla  loro  età  annuila 
tutte  le  supposizioni.  E  veramente  chi  avrebbe  potiito  teneie  i  comizj, 
nei  quali  rimpiazzare  il  defooto  Catone?  Non  il  coHega  Pompeo,  che 
trionfo  ai  27  di  décembre,  e  che  avrebbe  perdiito  ogni  dritto  al  trionfo. 
se  avesse  prima  rimesso  il  piede  in  Roma.  Non  un  dittalore,  essendo 
costante  che  per  cento  venti  anni  avanti  Silla  non  ebbesi  dittatura. 
Resta  adunque  che  tanto  nel  665 ,  quanto  nel  66/i  si  lasciasse  vacante 
la  sedia  sgombrata  dalla  morte  di  uno  dei  consoli.  Per  lo  che  sotto- 
scriviamo  al  giudizio  dei  critici,  i  quali  nel  testo  Pliniano  Cn.  Pompeium 
et  L.  Carbonem  consules  sentenziarono  corrotto  dalla  negligenza  dei  co- 
pisti  l'ultimo  nome  in  luogo  di  L.  Ca(oîiem\  che  doveva  esservi  ;  e 
teniamo  poi  che  il  Carbone  autore  délia  legge  Plauzia  Papiria  in  com- 
pagnia  di  M.  Silvano  fosse  un  suo  collega  nel  medesimo  tribunato. 
Intatti  possiamo  mostrare,  che  uno  di  quella  famiglia  fu  elfettivamente 
tribuno  délia  plèbe  a  quel  tempo.  Scrive  Tullio^  :  crErat  Hortensius  in 
r-bello  (Italico),  primo  anno  miles,  altero  tribunus  mditum.  Sulpicius 
rclegatus  aberat^. . .  Reliqui,  qui  tum  principes  numerabantur,  in  ma- 
rc gistratibu  s  erant.  .  .  .  Erat  enim  tribunus  plebis  tum  G.  Gurio.  .  .  . 
ffQ.  Metellus  Celer.  .  .  .  Q.  Varius,  C.  Carbo,  Cn.  Pomponius.ii  Nel 
primo  adunque  0  nel  second'  anno  délia  guerra  Sociale,  ma  più  proba- 
bilmente  nell'  ultimo,  se  i  nomi  sono  stati  disposti  con  ordine  crono- 
logico,  il  che  è  a  dire  nel  66/1  0  nel  665,  era  tribuno  un  C.  Carbone,  e 
ciô  pure  si  dimostra  da  un  altro  luogo  '^  :  rMe  stante  C.  Carbo  C.  f.  tri- 
fcbunus  plebis  in  concione  dixit  his  verbis  :  0  Marce  Druse,  patrem 
rrappello.  .  .  tu  dicere  solebas  sacram  esse  rempublicam.  Quicumque 
tfcam  violavissent,  ab  omnibus  esse  ei  poenas  persolutas.  .  .  .  Patris 
rdictum  sapiens  temeritas  fdii  comprobavit.  n  Le  quali  cose  dimostrano 
abbastanza  che  questo  discorso  fu  tenuto,  dopo  che  il  figlio  Druso  fu 
ucciso  nel  663.  E  chi  poi  fosse  questo  C.  Carbone,  si  l'icava  da  un  terzo 

'  [Tous  les  bons  manuscrits  onl  en  effet  '^  Brutus,  c.  lwxix,  §  3o5  e  seg. 

L.  Catonem;  la  leçon  L.  Carbonem  n'est  cn-  '  VeggasiAppiano,fie//.cîV.lib.I,c. xlvu. 

tide  dans  le  texte  f|ue  par  une  conjecture  '  Orator,  c.  lxih ,  S  2 1  î2  e  seg. 
fl'Enn.  Bîiiljciro.  I 


EXCEI'.PTA   VATICANA.  223 

passo  '  :  rr  In  codem  i<)iliir  iiiimeio  ejusdem  aetatis  C.  Carbo  luit  illius 
rr  eloqueiiLissimi  viri  filins.  .  .  (}.  V.'iiiiis.  .  .,  Gn.  Pompoiiius, -i  dal  chfî 
appariscc;  csscr  egli  slalo  un  li'aLeilo  cu<jiiio  del  Gn.  Garbone  console 
tre  volte,  figlio  deil'  oratore  G.  Garbone  console  nel  63 A,  c  quello  in 
linc  cli(3  nel  679.  fu  ucciso  da  Daniasippo,  siccome  ba  egi-egiamente 
notato  il  Manuzio,  Laonde  se  ne  concbiude  clie  nell'  orazione  pro  Ar- 
chia  sono  coiTotlissinii  i  nonii  dci  due  Iribuni  Silvano  e  Garbone,  che 
abbiamo  fin  qui  presi  in  esanie;  e  cbe  iallace  per  conseguenza  è  la 
discorde  lezione  dell'  interprète  Tulliano,  corne  lo  è  il  nuovo  titolo  che 
ba  loro  attrdjuito,  ingannato  probajjilmente  dagb  usi  del  tempo  impé- 
riale, nel  quale  i  soli  consoli  portavano  le  Icggi. 

Rivolgendoci  quindi  al  passo  di  Diodoro,  già  per  le  stesse  cose  fin  P.  i^' 
qui  discorse  sarà  manilesto  che  il  Garbone  eil  Silano  da  lui  memorati 
debbono  essere  due  personaggi  diversi  da  quelli  dello  scoliaste,  subito 
che  il  nome  di  uno  di  loro  più  non  corrispondc.  Il  cbe  pure  viene  di- 
mostrato  dalla  differenza  dell'  età.  Lo  squarcio  in  controversia  è  pre- 
ceduto  dalla  descrizione  délia  prigionia  e  délia  morte  di  Alessandro  II 
Zebina  re  di  Siria,  avvenuta  nel  682  ,  e  da  tre  miserabdi  frammenti,  il 
primo  de'  quali  tratla  délia  fuga  di  M.  Fulvio  Flacco  nella  sedizione 
del  635,  il  secondo  degli  Scordisci,  per  lo  che  è  probabile  che  appar- 
tenga  alla  vittoria  conseguita  da  loro  sopra  il  console  G.  Porcio  Gatone 
nel  6/10,  il  terzo  infine  ha  di  vista  Giugurta  già  divenulo  re  di  Numi- 
dia,  ma  amico  tuttoia  dei  Romani,  onde  parla  di  cosa  anteriore  al 
643,  in  cui  cominciô  la  guerra  Giugurtina.  Viceversa  gli  succède  im- 
mediatamente  la  paitenza  dalla  Sicilia  del  proconsole  L.  Lucullo,  e  la 
venuta  del  successore  G.  Servilio  avvenute  suî  principio  del  65 -j,  colle 
quali  chiudesi  d  libro  XXX\I.  Se  dunque  la  narrazione  del  Siceliota 
deve  risguardare  un  fatto  anteriore  al  proconsolato  di  costoro,  sarà 
certo  ch'  ella  non  piio  avère  relazione  coi  due  magistrati  dello  scoliaste, 
i  quali  non  esercitarono  il  loro  ulïicio  se  non  che  tredeci  anni  dopo 
c[ueir  epoca.  Le  quali  cose  considerando  teniamo  per  fermo  cbe  quel 

'    BrUtUS,  c.   LXII,  i^  •2-2  i. 


T2à  EXCERPTA  VATICANA. 

paragrafo  appartenga  alla  guerra  coi  Cimbri  e  coi  Teutoni,  suscilalasi 
appiinto  in  quell' intervallo,  e  che  segnatameiite  ricordi  le  due  prime 
sconfitte  date  da  quci  popoli  ai  Romani,  quella  cioè  cbe  presso  Noreia, 
P.  126.  in  oggi  Gorizia,  ioccô  a  Gn.  Papirio  Garbone  console  nel  6/n\  e  l'altra 
ricevuta  nella  Gallia  da  M.  Giunio  Silano  console  nel  6^i5^.  E  vero 
cbe  costoro  furono  consoli  in  due  anni  diversi,  ma  F  identità  délia 
guerra  e  la  parità  dell'  infortunio  gli  banno  fatti  più  volte  congiun- 
gere  insieme,  onde  leggesi  in  Quintiliano^:  rr  Jam  fugatorum  Garbonis 
fcatque  Silani  sub  comparatione  felix  mditia  est.  t>  Ed  altrettanto  osser- 
vasi  pure  presso  Patercolo  ^  :  rrlmmanis  vis  Germanarum  gentium, 
crquibus  nomen  Gimbris  ac  Teutonis  erat,  quum  Gaepionem,  Man- 
ffliumque  conss.  et  ante  Garbonem  Silanumque  fudissent  fugassent- 
rrque  in  Galliis,  et  exuissent  exercitu.n  Quindi  egregiamente  concorda 
cio  che  si  soggiunge  su  tanla  nioltitudine  di  uccisi,  sulle  querele  dei 
padri,  délie  mogli,  dei  fratelli  e  dei  figli  per  la  perdita  dei  loro  cari, 
sulla  solitudine  dell'  Italia,  e  sulla  costanza  addimostrata  in  tanta  dis- 
grazia  dal  senato  romano.  Lo  cbe  essendo,  i  due  luoghi  di  Diodoro  e 
dello  scoliaste  Giceroniano,  cbe  diedero  origine  alla  présente  disquisi- 
zione,  riceveranno  una  spiegazione  plausibile,  senza  cbe  perciô  debba 
portarsi  turbaniento  nei  fasti,  cbe  in  questi  tempi  sono  troppo  solida- 
mente  stabiliti. 

Ma  riprendendo,  cb' è  ben  ora,  il  nostro  cammino,  noi  c' incontre- 
remo  in  nuovi  particolari  délia  guerra  Sociale,  e  degli  avvenimenti 
cbe  la  cagionarono,  somministrati  dal  medesimo  Diodoro  ^.  Singola- 
rissima  è  l' intera  formola  di  giuramento,  con  cui  si  legarono  quegl'  Ita- 
liani,  cbe  aspirando  alla  cittadinanza  di  Roma  si  erano  associati  per 
secondarc  i  torbidi  disegni  dei  loro  fautore  M.  Druso  tribuno  délia 
pleine.  Nel  testo  si  intitola  nudamente  jusjurandum  Philippi^^  ma  non 

'  Liv.^/>//ome,lib.LXII[;  Jul.Oljseqiiens,  ^  Z)ec/«m.  III,  c.  xiii. 

Prodigior.  c.  xxxviii  [98];  Tacit.  German.  "  Lib.  II,  c.  xii. 

c.  xxxvi.  '■"  Pay.  1 15  e  scj»'.  [Lib.  XXXVII,  c.  ix  et 

'  Ascoii.  //*  Cornclian.  [p.  08  ,  ctl.  Orolli;  |  soq.] 

Liv.   Epilomc,   lib.   LXV;    Florus,    lib.    I,  "   [Upjcos  <l><A/7r7rou.]  Lib.  XXXVU,  c.  xr. 
c.  XXXVII.  ÎLib.  III,  c.  III.  1 


I'.     JO-. 


EXCERPTA  VATICANA.  2:>5 

puô  supporsi  prestato  da  L.  Marcio  Filippo  console  in  tempo  del  tiilni- 
nato  di  Druso  e  ne  ineno  da  alcun'  altro  Roinano,  ripugnando  la 
clausola  :  rrquod  si  civiLalciu  consequai' Drusi  Icge,  patriam  aihitrabor 
rr  Romani  ^  Il  Per  lo  che  il  nostro  annotatore  ha  giudicato,  che  quel 
console  non  lo  piestasse  ma  lo  proponesse,  e  previcne  poi  1' obbiezione 
délie  gravi  inimicizie,  che  regnavano  Ira  Druso  e  lui,  ricordando,  che 
si  riconciliarono  insieme,  onde  scrive  1' aiitore  délie  Vite  degli  uomini 
illustri'-:  fcCum  Latini  consulem  in  Albano  monte  interfectiiri  essent, 
fr(Drusus)  Philippum  admoniiit  ut  caveret.  n  E  a  questo  scopo  avrebbe 
forse  giovato  anche  un  passo  di  Cicérone,  in  cui  dice  al  figlio  di  lui^  : 
cfTiius  pater,  Philippe,  nonne  uno  tempore  cum  suis  inimicissimis  in 
cf  gratiam  rediit,  quihus  cum  omnibus  eadem  respublica  reconciliavit, 
rrquae  alienarat?-n  Non  so  peraltro  se  questa  riconciliazione  ,  la  quale 
non  fu  che  filtizia  a  segno  taie  che  la  voce  pubblica  accuso  Filippo 
deir  assassinio  di  Druso,  ed  egli  dopo  essere  stato  il  contradittore 
délie  sue  leggi  fu  anche  l'autore  délia  loro  rescissione,  giungesse  mai 
a  tal  punto  da  farlo  cooperare  aile  sue  macchinazioni  per  dare  la  citta- 
dinanza  ai  confederati.  Certo  che  da  questa  medesima  pagina  si  ma- 
nifesta chiaramente  che  il  senatusconsulto  ottenuto  da  lui,  con  cur 
furono  abrogate  quelle  leggi  sotto  il  pretesto  délia  mancanza  degli 
auspicj,  siccome  insegna  Asconio  \  fu  anteriore  alla  morte  del  tribuno, 
contro  ciô  che  ha  mostrato  di  credere  il  Freinsemio  ^  Quindi  noi  ab- 
biamo  gran  tema,  che  il  soverchio  laconismo  del  compilatore  abbia  qui 
offuscata  l' intelligenza  délia  mente  di  Diodoro,  e  che  Marcio  Filippo 
in  questo  giuramento  non  abbia  avuto  altra  parte  se  non  quella  di  ij8. 

discoprirlo  e  di  pubblicarlo  per  mettere  in  aperto  le  trame  dell'  ordita 
congiura. 

Tutti  gli  storici  si  accordano  nel  dipingerci  il  grave  dispetto  che 
invase  gl'  Italiani  quando  si  videro  defraudati  nella  speranza  di  aver 
parte  ai  comizj,  e  1' intense  odio  che  concepirono  contro  i  Romani, 

'   [Èàv  Se  yévMfxai  TSaXhif?  tw  Apov<70v  ^  De  Prov.  comul.  c.  l\,  S  21. 

và{xw,  'VSTvpila.  vyrîrroinxi  rr/r  pMfxijv.]  *  In  Cornelian.  [p.  68,  éd.  Orelli.] 

^  [Aurel.  Vict.  De  Viris  illustr.  c.  lxvi.]  ^  Supplem.  Livii,  lib.  LXXI,  c.  xxxvii. 
111.  29 


226  EXCERPTA  VATICANA. 

(lel  (iiiale  si  avrà  luiovo  argomento  neil'  ignoto  fatto  relative  ad  un 
eccellente  commediante  per  nome  Samnione,  ch' era  a  quesli  ultimi 
carissimo  pel  molto  riso  che  suscitava  ^  11  che  sapendo  i  Picentiiii,  per 
togliere  loro  questo  diletto  avevano  fermato  di  iiccidedo,  se  accorto- 
sene  l' istrione  nel  mostrarsi  dalla  scena,  con  moite  facezie,  e  col  para- 
gonarsi  alla  rondine  che  sicura  travola  da  nemico  a  nemico,  e  pone  il 
iiido  nelle  case  di  tutti,  non  avesse  ammolliti  gli  animi  e  mitigato  lo 
sdegno.  Perô  F  antica  amicizia,  1' ospitalità  e  le  parentele  che  stringe- 
vano  i  due  popoli  non  poterono  esser  estinte  cosi  subito  dal  rancore 
da  non  seguitare  sulle  prime  a  gettare  qualche  scintilla;  onde  ci  si 
narra  -,  che  avendo  Mario  condotto  i  Romani  contro  i  Marsi  coman-- 
dati  da  Pompedio  Silone,  i  due  eserciti  opposti  dimenticate  le  armi 
si  diedero  mutui  segni  di  benevolenza,  e  gli  stessi  capitani  ebbero  fra 
loro  un  pacifico  colloquio,  ch' è  rimasto  ignoto  a  Plutarco,  il  quale 
non  ne  memora  che  uno  posteriore  ed  ostile^. 

Nel  foglio  susseguente  *  si  ha  ricordo  d'  un  Gretese  che  venne  a  pat- 
teggiare  col  console  Giulio  il  prezzo  del  suo  tradimento,  e  che  ail' 
esibita  fattap^li  di  ricompensarlo  colla  cittadinanza  romana,  rispose 
esser  questa  una  splendida  inezia  :  rcNos  autem  (Gretenses)  onniem 
rargenti  causa  lapidem  movemus,  terram  universara  ac  mare  concur- 
P.  129.  r santés ^T!  Da  cio  si  è  crcduto  che  anche  l'isola  di  Greta  inviasse  soc- 
corso  in  quella  guerra  agl'Italici;  ma  dall' ultime  parole  saremmo 
tentati  di  travedervi  piuttosto  un  corsaro,  dei  quali  la  sua  patria 
abbondava,  simile  a  quell'  Agamennone  archq:>irata  di  Gilicia,  autore 
poco  dopo  délia  strage  dei  figli  dei  Pennesi,  il  quale  trovandosi  dete- 
nuto  nelle  carceri  di  Ascoli  era  stato  nel  primo  scoppiare  dell' insurre- 
zione  rimesso  in  libertà  dai  Piceni.  Gelebre  è  in  questi  tempi  1'  assedio 
di  Esei-nia  iatto  dai  confederati,  suH'  esito  del  quale  non  si  è  concordi; 
altri  dicendola  soccorsa  da  L.  Silla,  altri  piià  probabilmente  l'eputan- 

'  Vag.  117.  [Lib.  XXXVII,  c.  xii.|  ''  |  To^etiofxev  yàp  vf^efs  èni  tô  xépZos , 

^  Pag-.  118.  [Lib.  XXXVII,  c.  xv.|  «ai  -cràv  jS^Aos  r/fxwv  x'^P"'  [«'='']  àpyvpîou , 

^  ]n  Mario ,  c.  xxxiii.  ve[x6ixevoi  'zsàcrav  ywp'xv  waî  ^-otAarVav.] 

"  P.-in.  ii<).  lui).  XXXVII,  c.  XVII.  I 


EXCEliPTA  VATICANA.  -l'il 

dola  riconquistata  da  lui  :  ma  certo  sarà  aliiieno,  per  le  nuove  testinio- 
iiianze  ^  esseie  slala  ridotta  a  tali  estremità  dalla  famé,  che  gli  abitanti 
non  solo  furono  astietti  a  cacciarne  iuLli  i  servi,  ma  a  ricorrere  ezian- 
dio  ai  più  vili  aliment! . 

Dalla  (juerra  Sociale  nacque  1'  allra  più  atroce  di  Silla  e  di  Mario; 
ed  è  notissimo  che  Cinna,  il  quale  era  stato  espulso  e  privato  del  con- 
solato  dal  suo  colle<>a  Cn.  Ottavio,  essendosi  accostato  aile  inuia  di 
Roma  con  poderoso  esercito,  il  senato  vedendosi  inferioredi  i'orze  tento 
per  via  di  ambasciatoi'i  di  movere  jjratiche  d  accordo.  Qui  si  è  con- 
servata  la  risposta  dell'  esule  :  rrNon  posse  se,  unde  consul  cxiverat, 
rreodem  privatum  reverti'^-n  E  nuovo  del  tutto  è  poi  il  colloquio  che 
ne  sussegui  fra  il  medesimo  Cinna  e  Q.  Metello  Pio  richiamato  coi  suoi 
soldali  alla  difesa  délia  patria,  nel  quale  quest'  ultimo  si  studio  di  con- 
ciliare  le  opposte  pretese,  esibendogli  che  si  sarebbe  acconsentito  rut 
ff  imperatoriam  dignitatem  retineret^,  n  al  quafelTetto  fu  il  primo  a  salu- 
tarlo  imperatore.  Ma  questa  proposizione  dispiacque  egualmente  ai 
due  partiti,  perché  Mario  sopraggiungendo  alîermô  non  convenire  che 
chi  era  vittorioso  dimettesse  il  consolato,  e  Ottavio  negô  pertinace-  P-  i3o. 
mente  di  soffrire,  che  Roma  ritornasse  sotto  il  dominio  di  Cinna.  Ma 
stranissima  è  poi  la  morte  del  giovane  Mario,  colla  quale  fu  imposto 
fine  a  quella  guerra,  e  intorno  cui  si  fa  dire  a  Diodoro"  :  rrpersequen- 
r  tibus  crudeliter  hostibus  in  cuniculorum  adytis  interfectus  proprio 
fr  sanguine  extinxit  ignem  insomni  superstitione  perpetuo  servatum.-n  E 
inconcusso  che  il  console  C.  Mario  fu  ucciso  a  Preneste,  del  che  con- 
viene  pure  il  présente  frammento.  Ora  come  potè  col  suo  sangue 
estinguere  il  fuoco  perpetuo  délie  \estali?  Egli,  come  ognuno  sa,  cu- 
stodivasi  a  Roma;  e  al  più  potrà  credersi,  che  se  ne  nutrisse  un  altro 


'  Pag.  i9  0.[Lib.  XXXVII,  c.  XVIII.]  i^côio/o-ei' (WO-7£ cr7paT>;} ôv  e/rai  tôv  K«w«v.] 

^  [Oïs  âTTÔxpitriv  éhoûKSvo  itiTOLTOs s^sa:]-  '*  Pag.  127.  [Lib.  XXXVIII,  c.xvii.  Éttî/ 

Xiidùs  Ù15  orj  'orpocrs^é^'xro  T})r  èTràvohov  èv  toî  ye  X^P"'  "^V^  '^'^^  hiùJKOVTOJv  daÔTrjTOs 

ihiù}TOV(T)(yjnoL-mûonj(T'XCTdoLi.]Lih.\\WlU,  xcù  -ûspo?  avTOÏ?  àhitiois  [Li%i(povt]dsi5  divé- 

c.  I.  (7§£(jsv  àr  rcô  aiptart  tô  àKOtftrjTW  hsKTthoii- 

'    Pag.  ig/i.  [  Lib.  XXXVIII.  c.  11.  2i»i't-  uovsiaTyjpovusr'Ov  ■zrûp  è^  oùôjvos.] 

29. 


228  EXCERPTA  VATICANA. 

in  Albano,  conoscendosi  le  vestali  arcis  Albanae  ;  ma  chi  ha  mai  soii- 
tito  che  vestali  e  fuoco  sacro  fossero  a  Preneste  ?  Laonde  sarebbe  mai 
da  sosjDetlarsi ,  che  qui  si  nascondesse  un  insigne  abbaglio  del  compen- 
diatore,  il  quale  com'  è  accaduto  qaalche  altra  volta  avesse  confuso 
due  narrazioni  in  una  sola,  atlribuendo  per  tal  modo  ad  uno  ciô  che 
spetta  ad  un  altro  ?  Gerto  che  in  quest'  anno  medesimo  Q.  Mucio  Sce- 
vola  pontefice  massimo  per  ordine  dcllo  stesso  Mario  fu  scannato  a 
Roma  nel  tempio  di  Yesta  ;  e  quindi  abbiamo  in  Floro^  :  rr  Vestales  am- 
er plexus  aras  tantum  non  eodem  igné  sepelltur,  n  e  più  opportunamente 
nello  stesso  Diodoro'-  :  ^rSiquidem  quae  sicariorum  crudelitas  erat,  per 
creos  non  stetit  quin  ad  ipsos  Vestae  focos  mactatus,  sempiterna  reli- 
re gione  custoditum  ignem  cruore  suo  extinguei'et.  i^ 

E  impossibile  T  indovinare  a  quai  proposito  il  continuatore  di  Dione 
abbia  raccontato,  sotto  l' impero  di  Diocleziano  ^  che  L.  Ottavio  si  rifiu- 
tasse  d' intervenire  ad  una  cena  trionfale  cui  venue  invitato,  se  come  si 
P.  1 3 1 .  addiceva  non  gli  fosse  stato  dato  il  primo  posto.  Dottamente  il  prelato  an- 
notatore  lia  illusti'ato  questo  luogo  col  confronto  di  Valerio  Massimo  '  : 
rrMoris  est  ab  imperatore  ducturo  triunqjhum  consules  invitari  ad  coe- 
rrnam,  deinde  rogari,  ut  venire  supersedeant,  ne  quis  eo  die,  quo  ille 
rrtriumpharit,  majoris  in  eodem  convivio  sit  imperii.  t»  Forse  1'  uso  di  ri- 
trattare  ai  consoli  l'invito  cbbe  origine  da  questo  contrasto;  ma  comun- 
que  sia  non  pare  dubbioso,  che  qui  sitratti  di  L.  Ottavio  console  nel  679, 
e  del  trioufo  di  P.  Servilio  Vazia  sugl'  Isauri,  atteso  che  i  fasti  non  cono- 
scono  altro  console  cou  quel  nome,  e  che  in  quell'  anno  non  potè  esservi 
altro  trionfo.  Dal  che  avremo  il  vantaggio  di  accorgerci,  che  si  ha  da  anti- 
cipa re  di  un  anno  il  ritorno  trionfale  di  Servilio  Isaurico,  che  il  Sigo- 
nio,  e  dietro  lui  i  fastografi  avevano  stabilito  ail'  anno  680,  sul  fon- 
damento  di  essersi  delto  da  Tullio^  :  rrP.  Servilius  quinquennium 
rrcxercitui  pracfuit,-n  e  supponendo  ch'  egli  fosse  andato  nclla  provin- 

'  Epitom.  lil).  II .  (;.  viii.  f  Ml).  III,  c.  xxi,  '  Pag-,  o.hh.  [Fragm.  Htst.  Gr.  éd.  Mùller, 

éd.  0.  .Jal.n.J  vol.  IV,  p.  10.8.] 

'  DcvirLcivitiis,  p.OiG.  [  Lili.  XXXVIII,  "  Lib.  II ,  c,  vin,  S  6. 

c.  wii.l  ■'  In  Verr.  <icl.  II.  lib.  III,  c.  xc.Ssii. 


EXCERPTA  VATICANA.  229 

cia  1' anno  susseguenle  al  stio  corisolalo  (Ici  H-yF).  Nella  ([m\V  iiltinia 
credenza  hanno  sbagliato  cortaiiiente,  perché  Servilio  ])arti  per  la  Ci- 
licia  un  anno  prima,  cioè  mentr'  era  console  ancora ,  sicconie  attesta  il 
Irammento  di  Sallustio  conservatoci  da  Prisciano  e  da  Nonio  :  rltaque 
ff  Servilius  aegrotum  Tarent!  collegam  prier  transgressas  [iter  vortit  ad 
ffCoricum  urbem  inclutani] ',•"  ove  il  litolo  di  collega  dato  ad  Appio 
Claudio,  che  si  ammalo  nel  rccarsi  in  Macedonia  ,  diinostra  assai 
chiaro,  che  quando  si  lasciarono  a  Tarento  dura  va  tuttavia  il  consorzio 
délia  loro  dignità. 

Degnissima  infine  di  chiudere  il  présente  estratto  di  ciô  che  accresce 
la  storia  di  Roma  repubblicana,  sarà  1'  iscrizione  che  Pompeo  Magno 
pose  nel  tempio  da  lui  edificato  a  Minerva,  in  parte  conservataci  da 
Plinio-,  e  che  ora  troviamo  assai  piii  ampia  in  Diodoro.  La  preziosità 
di  questo  monumento,  che  rinchiude  il  sommario  di  tutte  le  gesta  di 
Pompeo  neir  Oriente,  ci  fa  credere  che  sarà  per  piacere  ai  nostri  let- 
tori  d'  averlo  sott'  occliio  per  intero^.  fr(Cnaeus)  Pompeius  Gnaei  filius 


V.  i  :',:>. 


'  Hislor. lib.  I.  [ Fragm.  Sh  el  87 ,  éd.  Kritz. 
Ce  sont  deux  fragments  différents  et  qui ,  pro- 
bablement, n'ont  aucun  rapport  entre  eux.  ] 

^  Hist.  nat.  lib.  VII,  c.  xxvi,  S  97. 

■^  Pag.  199.  [Uo^Tïijïos  rvaiorj  vies  fxéyas 
a^TOxpàriop  tî)v  'zSfxpaXtov  rrjs  oiHOV[xsvrj5 
KOii  -îniacLs  xàî  svtos  Ùks^vov  Vi](J0\ts  èXe\)- 
dépœas  roi)  TueipxTiHOv  'zsoXé(xot) ,  à  pvaifxs- 
vôs  'uroTS  TSoXiopxov^évrjvTyp'  kpioëcup^àvov 
jSa«T<Xe/av,  TaXariai'  ts  nai  ràs  {(Trepxsjfxs- 
voLs  p^wpas  KOLi  èivapx^ioLs  Aaiav ,  BiOvin/xv, 
VTTspoLcnriaoLs  hè  nix(pXixyoviixv  rs  xai  tov 
WôvTOv,  kpp-svlav  T£  «ai  A^ai'ar,  sti  §è 
iëvjpiocv,  KoAp^/Sa,  M£(707roTaju/av,  2cy^>;- 
vrjv,  Tophvrjvrjv,  vTroxà^as  §è  ^aaiXén  M;;- 
hwv  \apsîov,  (SacTiAça  ApT&)Aj;a  l^yjpwv, 
^OLtTiXéa.  AptaloëovXov  lot/Sa/wi',  ^aaiXéoL 
kpéTCLv  Na^araiW,  ^aaiXéa  Apotêcor,  «ai 
Tj)»'  waTà  KjÀjKtav  2'jp/av,  ïovSa/ar,  Apa- 
ê/ai»,  ]s.vpr]v'XiKy)v  STrapp^j'ar,  Xyjxiorj? ,  \oiv- 


yoxjs,  "ïiOavovs ,  Hvjôpj^ov?  xai  rdè  Xoi-irà  (^OÀa 
rà  fjt£Ta|ù  KoX^îhos  wai  MatcoTihos  Aiu.vy]5 
rijv  ■nrapàXiov  K0L-7é)(^oi>T0L  xal  tovs  toOtw!' 
^OLrjiXeïs  èvvéa  tov  àpidfxov  xal  'ssàvTX.  ra 
èvTos  Tifs  IlovTtKijs  Kcci  Tïfs  Epv6pi5  5-a- 

Aâ(T(7Vâ    htOLX'XTOtKOVVTCl.  ,     Htl    Ta    Ôpl'X    TfjÇ 

rjysixovias  toïs  àpon  Tijs  yijs  'ZSpoaStëàaxs, 
«aï  xà?  'zspocrôhovs  Pwp.aian'  (pv/.â^'xs ,  as  hè 
■TSpOG'XV^l'jOIXS  ,  Toiis  X£  ivhpiivT'xs  Kii  xà 
Xomà  à^jSpvfxaxa  rwv  Q-swv  xai  tojv  ■zjoXs- 
fxicot  ix<p£Xô(X£V05  dvédi)H£  xî;  3-sàJ  y^pvrro'js 
(xupiovs  xai  hi(7)(^iXiovs  é^yjiioma,  ip')\jpio\j 
TàXavTOi  rptaKÔata.  énlà.  Lib.  XL.  c.  iv.  — 
Le  texte  de  ce  passage  a  été  corrigé  d  après 
la  révision  qui  a  été  faite  du  manuscrit  par 
M.  Herwerden  ;  le  mot  èirap^ioiv.  lu  par  ce 
savant  après  le  nom  de  la  Cyrénaïque,  suffi- 
rait à  lui  seul  pour  prouver  que  ce  pays 
était  déjà  réduit  en  province  romaine  lors- 
(jnil  fut  soumis  par  Pompée.  Th.  Mommse\.] 


230  EXCEUPTA  VATICAN  A. 

cfMagnus  imperator  littora  orbis  cunctasque  intra  Oceanum  insulas 
fcPiratico  bello  liberavit.  Idem  expedivit  obsessum  jamdiu  Ariobarzanis 
rrregniim,  Galatiam  praeterea  et  siiperiores  regiones  ac  provincias 
f-Asiam,  BitliyDiam.  Défendit  etiam  Papblagoniam,  Pontum,  Arme- 
rrniam  et  Achaiam  :  insuper  Ibcriam,  Golcbidem,  Mesopotamiam,  So- 
erphenem,  Gordyenem.  Subegit  autem  Medorum  regem  Darium,  Ibe- 
r-  rorum  regem  Artoleum,  ludaeorum  regem  Aristobulum,  Nabataeorum 
rr regem  Aretam,  Arabum  regem;  tum  Ciliciae  proximam  Syriam , 
ffludaeam,  Arabiam,  Cyrenaicam,  Achaeos,  lozygos,  Solnos,  Henio- 
rchos  ceterosque  populos  inter  Golcbidem  et  paludem  Maeotin, 
rrquotquot  ad  mare  pertingunt,  et  horum  reges  novem  :  omnes  item 
rr populos,  qui  circum  Ponticum  Rubrumque  mare  incolunt.  Fines  im- 
rrperii  ad  orbis  terminos  promovit.  Romanorum  vectigaiia  conservavit, 
rrpartimque  auxit.  Statuas  et  cetera  simulacra  deorum  reliquumque 
rr  hostium  ornatum  direptum  dicavit  Deae,  auri  pondo  GGIOOGIOGIOLX 
rrargenti  talenta  GGGVII.-)^ 

Moite  piii  nazioni  sono  qui  memorate  che  presso  Plinio,  il  quale  al- 
tresi  si  appella  a  quest'  iscrizione.  E  cliiaro  cbe  V  Acaia  ricordata  dopo 
r  Armenia  non  puo  essere  la  Grecia ,  a  cui  fu  dato  questo  nome  quando 
fu  ridotta  in  provincia  romana,  ma  esser  deve  T  Acaia  Pontica,  délia 
p.  i33.  quale  non  sappiamo  se  col  nome  di  regione  si  abbia  memoria  in  alcun' 
altro,  oltre  Seneca  ^  :  ccScytliia  et  totus  illeferarum,  indomitarumque 
ff  gentium  tractus  civitatesAchalaePonticis  impositas  littoribus  ostentat.  -n 
11  re  degl'  Iberi,  che  qui  dicesi  Artoleo,  chiamasi  Artoce  da  Appiano'^; 
ma  non  sappiamo  chi  sia  questo  nuovo  re  degli  Arabi,  diverso  da  Areta, 
vinto  da  Pompeo,  non  ricordato  da  alcun'  altro,  e  di  cui  si  tace  il 
nome.  Egli  non  potrebbe  essere  se  non  un  re  degli  Arabi  Sceniti,  che 
abitavano  la  parte  inferiore  dclla  Mesopotamia  ;  cjuando  pure  non  si 
credesse  piuttosto  che  quell'  Arabum  regem  debba  unirsi  al  précédente 
Nabataeorum  regem  Arelam,  onde  voglia  denotare  un  doppio  regno  di 
costui.  Fra  i  popoli  dimoranti  tra  la  Golcliide  e  la   palude  Meotide, 

'    (lonaol.  lul  Uelviam,  c.  vi,  S  8.   —   '^  BcU.  Milhr.  c.  cxvii. 


EXCERPTA  VATICANA.  -231 

sono  celebri  jjli  Achei  e  {i;li  Eniorlii,  c  non  ijjiioli  i  lozy[îi  rlclti  Inzuges 
da  Ammiano  Marcellino',  e  Zygi  (la  Slrahone  -  e  da  Plinio^;  ma  se 
non  ci  è  corriizione  nel  nome  dobbiamo  conlessare,  che  ci  erano  ]))')ma 
inauditi  i  Solni^  Appiano  ci  avcva  insejjnalo  cbe  queste  popolazioni 
obbcdivano  a  molli  regoli  ^  ed  ora  fino  a  nove  ne  conta  la  présente 
iscrizione. 

Ma  più  soi'prendente  è  il  vedere  fra  i  paesi  conquistati  da  Pom- 
peo  annovei'arsi  la  Cirenaica,  di  cui  niun'  altro  ba  latto  sillaba  ;  la 
quale  donata  per  testamento  ai  Romani  dal  suo  re  Tolomeo  Apione 
morto  nel  GSy,  si  lasciô  per  alcun  tempo  in  libertà  dal  senato,  fincbè 
finalmente  fu  ridotta  in  provincia  :  onde  leggiamo  in  Appiano  ^'  ed  in 
Plutarco''  cbe  nel  710  fu  assegnata  a  Cassio  e  Bruto  insieme  coll'  isola 
di  Greta,  alla  quale  restô  in  seguito  annessa.  Gli  eruditi  sulla  testi- 
monianza  di  Eutropio  ^  cbe  la  dice  aggiunta  ail'  impero  romano  in 
tempo  délia  guerra  Cretica,  banno  creduto  cbe  cio  avvenisse  nel  687.  i'.  i:^'j. 
ma  ignoravasi  il  pei'sonaggio,  da  cui  fu  traita  in  soggezione.  Imparan- 
dosi  or  dunque  cbe  fu  Pompeo,  dovrà  dirsi  cbe  cio  eseguisse  in  occa- 
sione  délia  guerra  Piratica  in  quel  medesimo  anno  da  lui  felicemente 
consumata.  E  le  copiose  monete  di  quel  paese  col  nome  di  L.  Lollio  ci 
daranno  poi  non  piccolo  argoniento  di  giudicare,  cbe  per  una  ta!  spe- 
dizione  si  valesse  dell' opéra  di  quel  capitano,  cbe  fu  veramente  suo 
legato  in  quella  guerra,  e  in  cui  ebbe  appunto  un  comando  opportu- 
nissimo  a  quell'  impresa,  avvisandoci  Appiano  :  rr  Insulae  vero  et  Aegeum 
crmare   universum  cum   Hellesponto   obtigerunt  L.   Lollio'.-^   Ma   su 

'   Lib.  XXII,  c.  vni.  S  3i.  Soanos;  voy.  Plin.  Htst.  nat.  lib.  VI,  c.  xiv. 

^  Lib.  XI,  p.  /192,  695,  696.  S  16.  Strabon  les  appelle  ^oivss,  lib.  XI. 

^  Hist.  nat.  lib.  IV,  c.  xii,  §  80.  [Ils  n'y  en,  .S  19.  p.  ^97,  ^99.] 
sont  pas  oppelésZi//j'e.s^  mais  lozyges.  Peut-  '  Bell.  Mithr.  c.  cii. 

être  cependant  Borghesi  entend- il  parler  ici  "  Bell.  civ.  lib.  III,  c.  vni. 

des  Zigae  de  Pline  (  Hist.  nat.  lib.  VI ,  c.  vn  ) ,  '  In  Brut.  c.  xix. 

que  quelcjues  personnes  confondent  en  effet  "*  Lib.  VI,  e.  xi. 

avec  les  Zygae  de  Strabon.  C.  Cavedoxi.]  "  Bell.  Mithr.  c.  xcv.  [Ta?  he  vô(jov?K:ti 

"  [Le  texte  était  en  effet  corrompu,  et  au  tô  Kiyxïov  oltkxv  xai  tov  ÈXXijffTiovTOv  en 

lieu  de  SoArovs,  Sohws ,  il  faut  lire  2oavoO?.  ènzivw  \oxjxios  AôAAjo?  (£(pi*/.ao-(7s).] 


232  EXCERPTA  VATICANA. 

questo  proposito  ci  riserbiamo  di  tenere  iielle  uostre  Osservaziotii  iiii- 
mismatiche  più  diffuso  ragionamento\  onde  illustrare  questi  nummi, 
che  si  sono  mostrati  fmora  ritrosi  a  tutte  le  cure  degli  studiosi  ;  e  noi 
saremo  debitori  alla  présente  scoperta,  se  ci  riiiscirà  di  determinare  una 
volta  il  loro  autore  e  la  loro  età. 
T.  XLli,  Trapassando  dai  secoli  repubblicani  a  quelH  dei  Gesari,  noteremo 

''  '''^*  da  prima  che  il  Gornelio  proveniente  da  un  frammento  di  Dione'-,  il 
quale  rimproverato  per  mali  costumi  délia  moglie  incolpô  Augusto  di 
essere  stato  l' autore  délie  sue  nozze,  non  è  alirimenti  Gornelio  Ginna, 
ma  Gornelio  Sisenna  :  siccome  apparisce  dal  libro  LIV,  cap.  xxvu  del 
medesimo  storico,  d'onde  quel  brano  è  stato  distaccato.  E  lo  stesso 
Sisenna  vien  eziandio  molto  probabilmente  ricordato,  prima  corne 
triumviro  monetale,  poi  come  proconsole  délia  Sicdia  in  alquante 
medaglie  del  Tesoro  Morelliano^,  e  forse  anche  in  un'  iscrizione  del 
Museo  di  Parigi\  la  quale  accenna  un  L  •  CORNELIVS  •  SISENNAE- 
LIBERT  •  HILARVS,  e  quindi  ci  puô  dare  un  argoraento  di  credere, 
che  abbia  avuto  il  prenome  di  Lucio.  Fu  avvertito  da  Tacito  ^,  che 
Tiberio  ebbe  in  costume  di  prorogare  lungamente  i  presidi  nell'  am- 
i7«.  ministrazione  délie  provincie  :  del  che  la  pagina  sopra  cita  ta  ci  riporta 
la  ragione,  la  quale  da  lui  rendevasi  recitando  1'  apologo  di  un  uomo, 
che  avendo  ulcéra ti  i  piedi  respingeva  chi  ne  cacciava  le  mosche,  ad- 
ducendo  che  quelle  erano  sazie,  menlre  le  altre  che  sopraverrebbero 
sariano  fameliche.  Gosi  pure  da  Suetonio^  e  da  Seneca''  eraci  stato 
trasmesso  che  sotto  l'impero  di  lui  la  legge  de  majestale  fu  spinta  a 

'  [Borghesi  ne  s'est  pas  occupé  de  cette  voyez  Berichte  der  Saclmschen  Gesellschaft, 

question   dans  ses  Observations  numismati-  i85o,  p.  188.  L.  Renier.] 
ques,  mais  il  l'a  traitée  dans  une  lettre  à  ^  Pag.  553. 

M^'  Cavedoni,   que  nous  avons  fait  réini-  ^  In  g.  Apronia,  II,  e  in   g.  Cornclia, 

primer  à  la  fin  de  ses  OEuvres  numisma-  tav.  V,  VII,  R. 

tiques;  voy.  t.  II,  p.  897  etsuiv.  Il  y  déve-  "   [De  (liarac,  Inscriplions  du  Musée  du 

loppe  ro[)inion  qu'il  émet  ici  sur  l'époque  de  Louvre,  \)\.  LU,  n.  5/47.  Voyez  Décade XVII, 

la  réduction  de  la  Cyrénaïque  en  province  osserv.  vu,  tome  II,  p.  336. | 
romaine;  mais  il  est  revenu  sur  celte  opi-  ^  Annal,  lih.  I,  c.  lxxx. 

niori,  après  la  découverte  du  fragment  de  "^   In  Ttber.  c.  lix. 

Salluste,   tiré   du    palimpseste   de  Berlin;  '  i)e  £ene^c.  lib.  III ,  c.  xxvi. 


EXCEKPTA  VATICANA.  233 

tanto  rigore  da  essere  delillo  capitale  ce  cfligiem  (principis j  nummo  vel 
cfannulo  impressam  latrinae  aut  liipaiiari  inlulisse';r)  ed  ora  si  ag- 
giunge  ^,  che  per  una  cosi  lieve  iiiavvcrteiiza  fu  messo  a  morte  un 
consolare,  che  non  sarà  facile  indovinare  clii  sia  fra  i  molti  che  per 
quella  legge  furono  allora  condannali.  Apprendcsi  poi  dalla  carta  2o/i, 
che  Zonara^  aveva  desunte  da  Dione*  le  particolarità  délia  seconda  con- 
giura  contro  Caligola  scopeita  1'  aiino  798,  per  la  quale  fu  giustiziato 
il  questore  di  lui  Betilicno  Basso  ;  c  sarà  anzi  tolto  ogni  dissenso  in- 
torno  il  suo  nome  fra  Seneca^,  e  1' edizioni  dello  slorico  Niceno  dalle 
quali  scorrettamente  dicevasi  Cassio.  Per  lo  che  avrà  errato  il  Fabricio 
che  voile  farne  due  distinte  persone  opponendo  che  il  Basso  di  Seneca 
fu  flagellato,  mentre  il  Cassio  di  Dione  fu  messo  a  morte  ;  senza  badare 
abbastanza  che  il  fdosofo  non  escludeva  l'uccisione,  che  viene  anzi 
poco  dopo  mentovata,  solo  avendo  allora  per  iscopo  di  mostrare  la 
crudeltà  di  Caligola  che  si  era  dilettato  nel  contemplare  i  tormenti  di 
tre  senatori  romani.  Perô  convien  credere,  che  manchi  tuttora  su 
questa  congiura  il  vero  testo  Dioneo  che  fu  piili  0  meno  compendiato, 
e  forse  non  diligentemente,  da  Xifdino,  da  Zonara  e  dal  PorOrogenito; 
û  che  risulta  non  tanto  dalla  varietà  che  s' incontra  fra  loro,  quanto 
dalle  contradizioni  che  si  scoprono  cogli  altri  scrittori.  Imperocchè  il  P-  179- 
secondo  e  il  terzo  fra  i  primi  si  accordano  nel  dire,  che  fra  i  senatori 
allora  imprigionati  Anicio  Céréale  era  il  padre  di  Sesto  Papinio  ;  il 
che  oltre  1' essere  poco  verosimile  si  per  la  diversité  dei  nomi,  corne 
perché  Anicio  non  fu  designato  console  se  non  che  nell'  818,  si  oppone 

'  [Une  intéressante  découverte,  faite  ré-  mondes  limage  des  empereurs;  c'est  là  cer- 

cemment  à  Pompéi,  est  venue  nous  donner  tainement  ce  que  la  loi  punissait,  et  non  pas 

l'explication  de  cette  loi.  Les  murs  d'un  lu-  le  fait  de  porter  sur  soi  des  médailles  irapé- 

panar,  remarquable  par  les  inscriptions  ob-  riales,  ou  d'avoir  à  son  doigt  un  anneau 

scènes  qu'on  y  a  gravées  à  la  pointe ,  pré-  dont  le  chaton  représentait  limage  de  lem- 

sentent  des  empreintes  de  monnaies  de  Galba,  pereur.  Minervim.  ] 
de  Vespasien  et  de  Titus,  empreintes  que  "^  Pag.  55/i. 

l'on  y  a  faites  en  appliquant  sur  l'enduit  le  "^  Annal,  lib.  XI,  c.  vi,  p.  Sôy  e  seg. 

droit  de  ces  monnaies.  (Voy.  Fiorelli,  Gior-  "  Lib.  XLIX  ,  c.  xxv. 

nah degli scavi ,  1869  ,  p.  5 '2.)  On  avait  donc  '"  De  Ira,  lib.  III,  c.  xvni. 

Ihabitude  dimprimtr  dans  ces  lieux  im- 

III.  3o 


Tdà  EXCERPTA  VATICANA. 

poi  anche  direttamente  ail' asserzione  di  Seneca,  da  cui  si  attesta  nel 
luogo  citato,  che  quel  Papinio  iiacque  da  un  consolare  ;  ond'  è  per 
certo  il  secondogenito  di  Sesto  Papinio  Gallieno  console  nel  789,  di 
cui  si  ha  un  cenno  in  Tacito^  E  del  pari  quest'  ultiino  storico  accusa 
apertamente  Céréale^  di  essere  stato  lo  scopritore  di  quella  congiura, 
mentre  il  Porfirogenito  ci  vuol  far  credere  ch'  egli  nihil  omnino  dixit  ^, 
e  Zonara  invece  ne  attrihuisce  la  colpa  a  Sesto  Papinio  sedotto  dalla 
promessa  dellimpunità.  La  poca  diligenza  del  Porfirogenito  apparisce 
eziandio  dalla  pag.  208,  in  cui  ci  riferisce  siccome  Mitridate  re  degli 
Iheri,resosi  prigioniero  col  patto  di  non  essere  ucciso,  ne  condotto  in 
trionfo,  arditamente  rispondesse  aile  minacce,  colle  quali  1' accolse 
Timperatore  Claudio,  quando  gli  fu  presentato  in  Roma.  E  chiaro  in- 
fatti  ch'  egli  ha  confuso  d  re  degli  Iberi  ucciso  nell'  Armenia  da  Rada- 
niisto  in  questi  tempi  medesimi  coll'altro  Mitridate  re  del  Bosforo,  a 
cui  veracemente  le  predette  cose  appartengono  secondo  la  copiosa 
relazione  di  Tacito^.  Il  solo  Zonara  ci  aveva  conservata  la  giustissinia 
richiesta,  che  sotto  il  medesimo  impero  fece  ai  Romani  un  principe 
harbaro  per  nome  Carataco,  dopo  aver  veduto  le  ricchczze  e  la  ma- 
gnificenza  délia  loro  metropoli  :  ma  dall'  istessa  pag.  208  sappiamo 
ora  di  più,  ch' egli  era  un  prigioniero  di  nazione  Britanno,  a  cui  fu 
concesso  di  vivere  liberamente  in  Italia,  insieme  colla  moglie  e  coi 
P.  180.  figli;  e  percio  sarà  manifesto  esser  egli  il  medesimo  Carataco,  che  fu 
vinto  da  Ostorio  Scapula^.  Nuove  arguzie  ci  somministra  il  regno  di 
Nerone  *^,  siccome  quella  di  un  senatore,  che  da  lui  interrogato  cosa 
gli  paresse  del  suo  infâme  matrimonio  con  Sporo,  scaltramente  gli 
rispose  :  rr  Cosi  avesse  il  padre  tuo  menato  tal  moglie  !  n  E  1'  altra  del 
liberto  Febo,  che  alla  demanda  che  cosa  facesse  allora  l' imperatore, 
diede  in  risposta,  cr  Partorisce  ii  ;  alludendo  alla  parte  diDanaë,  chestava 
rappresentando  sulla  sccna.  Dopo  1' uccisione  di  Agrippina  sua  ma- 
dré, furono  atterrate  le  statue  di  lei  ;  ma  Nerone   avendo  frapposto 

Annal,  lib.  VI,  c,  \lix.  "  Annal,  lib.  XII,  c.  xliv  e  seg. 

"  Ibid.  lib.  XVI,  c.  xvii.  '  Tacit.  Annal.  lib.  XII,  c.  xxxv  c  seg. 

[IlavTeAcos  oi'hèv  el-nsv.^  "   Pyg.  '2  1 5  e  9  1  G. 


EXCEHPTA  VATICANA.  '235 

piccolo  indugio  a  toriiarsciie  a  Koina,  avveniic  che  non  si  giunse  in 
tempo  di  rimovernc  una,  clie  avrcl)be  veduta  nel  suo  passaggio  ;  onde 
lu  coperta  con  un  lenzuolo,  il  clie  diede  motivo  ad  un  bell'  umoie  di 
scriverle  sollo'  :  rEgo  verecundor,  el  te  non  pudetîr)  Ne  taceremo  una 
nota  importante  dell'  erudito  editore  ai  due  frammenti  aile  pag.  2i/i 
e  919.  Ivi  si  narra  clie  caduto  Vespasiano  in  disgrazia  di  ^Jeroue,  il 
quale  gli  aveva  vietato  di  più  comparirgli  d'innanzi,  nel  racconian- 
darsi  per  questo  a  Febo  liberto  di  lui,  andava  querelando,  qnonam 
pergam'^1  al  che  l'altro  di  mala  grazia  replico  sis  xopaxccs,  secondo  un 
greco  proverbio,  che  indica  un  luogo  di  supplizi  nella  Tessaglia.  Egli 
ha  dunque  opportunamente  avvertito,  che  il  medesimo  fatto  si  rac- 
conta  altresida  Suetonio^,  da  cui  se  gli  fa  dare  in  risposta  :  abi  Morho- 
niam;  la  quai  voce  da  lui  giudicata  corrotta  ha  indarno  esercitata  la 
solerzia  dei  comentatori,  qiiando  era  facile  di  fai-  disparire  quel  mo- 
stro ,  emendando  :  abi  in  Gcmonias  ''. 

Mancano  gli  escerpti  degT  imperi  susseguenti  lino  ad  Adriano,  sotto 
cui  si  parla  ^  di  una  sedizione  in  Alessandria  da  lui  repressa  con  una  i'-  iBi. 
semplice  lettera;  la  quai  sedizione  è  forse  quella  stessa  già  conosciuta, 
e  ch'  ebbe  origine  dai  contrasti  insorti  pel  ritrovamentodiuno  dei  buoi, 
che  gli  Egizi  veneravano  pel  dio  Api^  Ed  agli  onori  resi  da  quel  prin- 
cipe alla  defonta  Plolina  sua  madré  adottiva,  alla  quale  era  debitoredell' 
impero ,  aggiungeremo  ora  la  funèbre  orazione,  che  di  lei  recito  secondo 
r  antico  uso  romano,  che  commetteva  ai  figli  la  cura  di  lodare  gli  estinti 
genitori.  In  essa  l' encomiô  specialmente ,  percliè  nelle  moite  cose ,  ch'  ella 
gli  aveva  domandate,  non  aveva  giammai  ricevuto  ripulsa,  volendo  con 
cio  significare,  che  le  sue  rich'ieste  furono  sempre  giuste  e  discrète. 

Fra  ipersonaggi,  che  pei  ritrovamenti  dei  nostro  monsignore  hanno 
ricuperato  gran  parte  dell' antica  loro  célébrité,  niuno  deve  essergli 
piii  tenuto  di  quel  Simile,  che  avendo  incominciato  dalF  essere  centu- 

'  Pag. '2 1 1.  [Éyw  «((Tp^tiroftaj  wai  ffO  otix  "  [Les  manuscrits  ont  Moriom/W;,  et  il  n  y 

aihr}.]  a  pas  de  raison  pour  le  changer.  Th.  Mommsen.] 

^   [Uoii  àTTéXdct);]  ^  Pag.  •2'ii. 

^  In  Vespasiati.  c.  xiv.  *  Spartian.  in  Hadriun.  c.  xii. 

3o. 


236  EXCERPTA  VATICANA. 

rione  solto  Traiano  (erroneameiite  scanibiato  con  Adriano  dal  Porfi- 
ro^enito'),  meritô  perle  sue  virtù  di  conseguire  la  prefettura  del  pre- 
torio  sotto  il  successore,  e  di  essere  onorato  inoltre  con  una  pubblica 
statua.  Imperocchè  c  insegnô  da  prima  nei  frammenti  del  gius  ante- 
giustinianeo^,  che  quel  prefetto  innanzi  d'  esserlo  dei  pretoriani,  lo  fu 
deir  annona,  e  che  appartenue  alla  gente  Sulpicia;  ed  ora  ristaurando 
il  testo  di  Dione''  ci  conferma  che  seconde  ï  attesta to  di  Giovanni  Ga- 
zeuse edito  dal  Salmasio  nelle  note  a  Sparziano'S  egli  non  sorpassô 
r  età  di  cinquant'  anni,  contro  V  opinione  del  Tillemont,  che  gliene 
aveva  assegnati  settantasei.  Oltre  di  ciô  ci  ha  fatto  conoscere  la  sua 
moglie  e  i  suoi  figli,  pubblicando  nelle  note  la  seguente  lapida  del 
Museo  Vaticano  : 

p.  182.  .  .  .  D  I  A  •  C  •   F  •   Q^V  A  R  T  A 

...T-SVLPICIO-  SIMILI 

.  .  .  S-VIRO-SVO  -ET-  SEX-TESITAN 
.  .  .  O  •  QVARTINO  •  FILIS  SVIS  •  EX  •  HS  •  CD 
.   .    .  TVM-ET-AEDIFICIA-QVAE-IVNCTA-SVNT 

.  .  .      T         •         F         •         I 

solo  non  potrô  sottoscrivermi  al  parer  suo,  ove  crede  che  di  qui  si  ricavi 
eziandio  che  Sulpicio  Simile  abbia  avuto  il  prenonie  di  Tito,  avendo 
già  dimostrato  il  ch.  Labus,  quando  lo  aggiunse  alla  série  dei  prefetti 
dell'Egitto,  ch'  egli  chiamossi  Publio^;  onde  la  frattura  délia  présente 
iscrizione  si  avrà  più  verisimilmente  da  supplire  clauDlA  •  C  •  F  • 
QVARTA  sï¥eT-SVLPICIO- SIMILI. 

Viene  appresso  l'uccisione  di  Serviano  e  di  Fosco,  narrata  altresi 
dair  edito  Dione''',  ai  quali  sembrerebbc  ora  che  si  aggiungesse  un 
ignotissinio  Silvano.  Ma  io  tengo  per  fermo,  che  vi  si  abbia  sempre  da 
riconoscere  la  medesima  persona,  e  che  ncl  testo  del  Porfirogenito  il 

'  Pag.  23  9.  lui  avait  altribué  ce  prdnom  on  s'appuyant 

*  [Voy.  plus  haut,  p.  1-37  et  suiv.]  sur  l'inscr.  liji^c  du  Corp.  inscr.  Gr.  ins- 

fLib.  LXVIII,  c.  xi.x.]  cription  qui  avait  6té  mal  lue  et  qu'il  a  mal 

'   In  Iladrian.  c.  i.x.  corrig^jc.  Tu.  Mommsen.] 
^  Di  un'  eptgrafe  latina  scoperta  in  Egitlo  ^  Lih.  LXIX,  c.  \vn. 

dal  viagfriatore  Belzoni ,  p.  100.  —  [LaLus 


EXCERPTA  VATICANA.  237 

iioine  di  Serviaiio  sia  due  volte  vizialo,  la  prima  in  Silvano,  la  seconda 
in  Servdio.  Nuova  confcrnia  incontrasi  a  pagina  228  dell'ignoranzanelle 
lettere  di  Basseo  Rufo  prefetto  del  pretorio  di  M.  Aurelio;  del  quai'  ul- 
time ci  si  aggiungc,  che  nella  guei'ra  contro  il  ribellato  Avidio  Cassio 
non  voile  ammettere  alcun  soccorso  di  soldati  stranieri,  asserendo  noji 
convenire  clie  i  barbari  fossero  spettatori  délie  dissensioni  romane. 

Ma  una  vera  scoperia  è  quella  cbe  ri{juarda  1'  ultinia  superstite  tra 
le  figlie  di  quell'  imperatore,  délia  quale  avevasi  qualcbe  barlume, 
ma  di  cui  ignoravasi  il  nome  :  onde  ne  verra  a  ricevere  incremenlo  la 
genealogia  délia  casa  Augusta.  Lasciando  da  parle  la  proie  mascbile  di  i'.  i83. 
quel  principe,  noi  sapevamo  da  Erodiano  :  cr  Imperator  Marcus  filias  qui- 
(cdem  suscepit  complures ^  :  ti  sulle  appellazioni  délie  quali  non sarà  inutile 
ilfare  avvertenza,  potendo  il  loro  esempio  gettar  molta  luce  sulla  ragione 
délia  nomenclatura  délie  dame  Romane  oscurissima  in  questi  tempi. 

La  maggiore  di  tutte  le  sorelle  fu  certamente  l' Augusta  Lucilla ,  ma- 
ritata  da  prima  ail'  imperatore  Lucio  Vero,  e  dopo  la  morte  di  lui  a 
Ti.  Claudio  Pompeiano  console  due  volte,  attestando  ripetutamente  lo 
stesso  Erodiano  -  :  ce  Pompeianus  qui  Gommodi  sororem  natu  maximam  in 
cr  matrimonium  babebat ,  1^  e  di  nuovo^  :  rr  Lucilla  erat  Commodo  maxima 
ccnatu  soror. n  Ella  chiamossi  Annia  Lucilla,  per  fede  di  una  medaglia 
dei  Bizantini  descritta  fra  gli  altri  dal  cav.  Mionnet*;  onde  è  chiaro  che 
prese  il  cognoine  dall'  avola  paterna  Domizia  Lucilla,  e  che  conservé  il 
gentilizio  originario  délia  propria  casa,  tramandatole  dal  nonno  M.  Annio 
Vero,  ch'  era  pur  quello  délia  madré  Annia  Faustina.  E  noto,  corne  poi 
avendo  tramata  una  congiura  contro  suo  fratello  Commodo  fu  nel  986 
esigliata  per  suo  ordine  a  Capri,  e  quindi  a  poco  fatta  morirc. 

La  seconda  figliuola  domandossi  Domizia  Faustina,  di  cui  abbiamo 
r  iscrizione  sepolcrale  veduta  nel  mausoleo  di  Adriano  dall'anonimo 
del  Mabillon  ^  e  che  viceversa  assunse  il  nome  dell'  avola  e  il  cognome 

'   [Tw   ^aaiXsiioini   Mapww    ©-KjaTips?  '   [AouwAAa  ^f  t&j  KofxfxàSw'zrrpso-êuTàT); 

{xèv èyévovTO  ^Asiovs.]  Lib.  1,  c.  11.  isivroûv  dhsX(pij.]  Lib.  I,  c.  vi,  S  6. 

^  [Stiv(WKS«  ■yàp  Tj; -sTpeffêuTaT); T&)v àSsA-  *  Tom.  I,  p.  879  ,  n.  107. 

(^ùv  TOI)  KofxptôSou.]  Lib.  I,  c.  VI,  .§  1 1.  ^  Analect.  vet.  p.  363.  [Orelli,  n.  879.J 


238  EXCERPTA  VATICANA. 

délia  madré.  Di  lei  parla  il  padre  in  un  epistola  a  Frontone  '  :  ff  Alvi 
cf  fluxus  constitit,  febriculae  depulsae,  macies  lamen  pertenuis  et  lussi- 
fcculae  nonnihil  restât.  Profecto  intellegis  de  parvola  nostra  Faustina 
frhaec  me  tibi  scribere.-n  E  dicesi  poi  apertamente  sua  tiglia  nella  rispo- 
P.  186.  sta  di  Frontone  :  rdllud  pericuium,  qiiod  quasi  tuum.  .  .  .  acceperam, 
ff  filiae  tuae  Faustinae  fuisse  aperuisti.  •>•>  La  sua  mala  sainte  la  spinse  an- 
cor  fanciulla  al  sepolcro,  e  dalla  cita  ta  iscrizione  si  vede  apertamente, 
ch'ella  mori  mentr'  era  ancor  vivo  Antonino  Pio,  e  innanzi  che  il  padre 
salisse  al  principato. 

Niuna  di  queste  due  avendo  veduto  la  morte  del  fratello  impe- 
ratore,  resta  necessariamente  cbe  tre  altre  femmine  siano  nate  da 
M.  Aujelio,  attestando  positivamente  Lampridio^  :  ccCommodus  soro- 
cr  res  très  superstites  reliquit.  n  La  più  grande  tra  queste  era  Fadilla 
per  testimonianza  del  lodato  Erodiano,  dal  quale  si  riferisce  ^,  che 
crmaxima  natu  soror  Fadilla  nominei-)  avverti  Commodo  del  pericolo 
che  correva  nel  tjli-i  per  l' irritamento  del  popolo  contro  Cleandro. 
S' ignora  il  suo  nome  :  ma  è  évidente  che  desunse  il  cognome  dalla  zia 
materna  Aurélia  Fadilla,  sorella  di  Faustina  giuniore,  0  vero  dalla 
bisavola  parinienti  materna  denominata  Arria  Fadilla.  Ella  viene  anche 
memorata  da  Yulcazio  Gallicane  \  che  riporta  una  lettera  scritta  da 
Faustina  al  marito  in  tempo  délia  ribellione  di  Avidio  Cassio,  vale  a 
dire  nel  928,  in  cui  gli  fa  sapere,  ce  quia  Fadilla  nostra  aegrotabat,  in 
ffFormianum  venire  non  potuipi  e  dalla  quale  apparisce  pure,  ch'  ella 
non  era  ancora  niaritata  chiamandosi  poco  doipo  ptiella  virgo^. 

Dalla  storia  non  si  era  conservata  particolare  ricordanza  délie  altre 
due.  ma  per  una  aveva  supplito  al  difetto  una  lapide  Gruteriana*^  de- 

'   Ad  M.  Cacs.  lib.  IV.  ep.  xi.  Arch.  Nap.  N.  S.  aiin.  111 ,  p.  i  9,G  el  suiv.  que 

"^  In  Commod.  c.  xviii.  celle  lellie  el  la  réponse  de  Marc-Aurèle  sont 

[Uhs  ■TùfisaëvTiTrj rœv  Kofxfx(!»§oti  àSeA-  enlicrcnicnl  a^jocryplies.  L.  Renier.] 

^«v,  <I>a5/ÀAavr  cit'Ofxa  at;T)7.J  Lib.  I.  c.  xni,  *   Pag'.  26^?,  8.  [Orclli,   n.  8G9.  Voyez 

Sa.  en  oulre,  dans  mes  Inscr.  rom.  de  l'AIffcric, 

'   In  Avid.  Cass.  c.  x.  les  inscriplions  '2718  el  2719,  dont  la  der- 

[Borghf'si  a  démontré  depuis,  dans  son  nière  prouve  que  celle  fille  de  Marc-Aurèle 

nié-moiie  sur  une  inscription  de  Narona.  Bnll.  vivait  encoi-e  sous  Caracalla.  T..  Renier.] 


EXCEHPTA  VATICAXA.  239 

flicala  VIBIAE- AVRELIAE- SABINAE-DiW  MARCI  •  AVG//.s7î 
Filiae,  délia  quale  a  iiostro  parère  lu  liherto  quel  MOCIMVS  •  SABI- 
NAE'AVGusti  (id  est  Commodi)  -  SOKOKIS  •  Ll^etiiis ,  mernorato  iii 
un  altro  marmo  riferito  dal  Grutero^  e  dal  Miiralori^.  Il  seconde  nome  P.  iBO. 
di  questa  quarta  fijjlia  di  M.  Aureiio  è  (|i]elio  clie  usava  il  padre  dopo 
che  fu  adottato  nella  fami^lia  di  Antonino  Pio,  c  il  cognome  fii  de- 
sunto  dalla  bisavola  iifjualmente  adoitiva,  1' Augusta  Sabina;  appunto 
corne  ad  uno  de'piccoli  fratelli  délia  nostra  Vibia  Aurélia,  ricordalo 
in  un'  iscrizione  greca  del  Muratori  ^  fu  dato  il  nome  di  Adriano,  in 
rinnovazione  del  marito  di  quelT  impératrice.  Ma  d'  onde  si  sarà  mai 
dedotto  il  primo  di  Vibia  inaudilo  del  tutto  nella  cognitissima  paren- 
tela  di  M.  Aureiio?  Non  crediamo  d' ingannarci  avvisando  che  il  co- 
gnome  Sabina  ce  ne  porga  sentore  :  perché  nelle  donne  di  due  nomi  e  di 
un  cognome,  quest'  ultimo  è  spesso  dipendenie  dal  primo,  corne  nella 
impératrice  Erennia  Gupressenia  Etruscilla,  in  Lorenia  Gornelia  Gri- 
spina^,  in  Mesia  Fabia  Tiziana^,  derivanti  da  un  Ei'ennio  Etrusco,dal 
console  L.  Lorenio  Grispino,  dal  consolare  G.  Mesio  Tiziano*^,  e  in  altre 
parecchie  délie  qualinon  è  questo  il  luogo  di  lare  troppo  lunga  comme- 
morazione.  Premettiamo  pertanto  che  non  si  sa  alfatto  chi  fosse  il  ma- 
rito deir  Augusta  Matidia  nipote  di  Traiano,  e  che  ci  è  del  pari  inco- 
gnito il  gentilizio  délie  sue  due  figlie,  cioè  dell'  impératrice  Sabina,  e 
délia  seconda  Matidia  morta  sotto  il  regno  di  M.  Aureiio,  che  l'onorù 
dipubblici  funerali  :  presso  cui  le  sue  bambine  solevano  lalvolta  villeg- 
giare  :  cheloro  lasciô  in  legato  una  ricchissima  collana  di  perle,  e  délia 
quale  tutte  le  notizie  che  potevano  aversi  sono  state  raccolte  dal  nostro 
monsignore  alla  pag.  167  délia  seconda  edizione  di  Frontone.  Niuno 
certamente  presta  più  fede  ai  nostri  giorni  al  nome  di  Giulia,  che  dai 
vecchi  eruditi  si  attribuiva  alla  sposa  di  Adriano,  dopo  che  l'Eckhel  ha  186. 
dimostrato^  ch'egli  non  aveva  origine  se  non  che  da  una  falsificazione 

•  Pag.  590,  1.  '  Gud.  p.  3/»5,  12. 

'  Pag.  906,  9.  ^  Fabretti,  Inscr.  dom.  p.  G85.  86. 

'  Pag.  691,  -2.  [Corp.  tnscript.  Graecar.             "^  Reines,  cl.  VI,  n.  62. 

n.  5968  e.]  '  D.N.  F.  t.  VI.  p.  520. 


UO  EXGERPTA  VATICANA. 

del  Golzio.  Congetturando  adunque  che  tanto  la  prima,  quanto  la  terza 
denominazione  di  Vibia  Aurélia  Sabina  provengano  da  quella  sua  bisa- 
vola,  chiameremo  in  sostegno  del  nostro  pensamento  questa  lapide  ^  : 

D  •  M 

L-VIBIVS-AVG-  LIB  •  FLORVS'FECIT 
VIBIAE-  CHELIDONI-CONIVGI-  SVAE 
KARISSIMAE-B-M-ET-SIBI-ET-VIBiS 

SABINIANO-MATIDIANO-FLORO-THELIMORPHO 
MATIDIANE  •  LIBERIS  •  SVIS  •  ET  •  VIBIO -THELIMORPHO 
AVG  •  LIB  •  PAR.ENTI  •  SVO  •  KARISSIMO 
ET  •  LIBERTIS  •  LI  BERT  ABVSQV  E  •  Suis 

SVORVMQVE  •  POSTERISQVE-EOR 

M  •  CVM  •  VPOG AEO  •  SVO  •  tERED  •  EXTERV  •  NON  •  sequetur 

Ella  vieiie  coadjuvata  da  un  altro  frammento  di  buoni  tenq^i-,  nel 
quale  si  legge .  .  .  VIBI  •  AVG  •  L .  .  .  . 

Ognun  sa  che  non  ha  mai  esistito  alcun  Augusto  che  si  chiamasse 
L.  Vibio,  dal  quale  il  liberto  Floro  polesse  cosi  denominarsi.  Vibio 
Treboniano  Gallo  e  Vibio  Volusiano,  che  sono  i  soli  di  questo  casato 
che  godessero  il  trono,  portarono  ambedue  il  prenome  di  Caio  ;  onde 
non  ponno  avère  alcun  diritto  su  questo  marmo.  Resta  adunque  che 
si  debba  leggere  Lucius  •  VIBI VS  •  AVGustae  ■  LlBerlus  •  FLORVS  ;  e 
si  osservi  poi  che  costui  ebbe  una  particolare  affezione  di  mettere  ai 
suoi  famigliari  de'  nomi  che  gli  fossero  cari  ;  onde  ad  uno  di  essi  diede 
la  propria  nomenclatura,  ad  un  altro  quella  del  padre,  per  lo  che  è 
molto  facile  a  credersi  clie  nei  rimanenti  rinnovasse  la  memoria  délie 
sue  anticlie  signore.  In  qualuncpie  ipotesi  i  nomi  congiunti  di  Sabiniano 
e  di  Matidiano,  il  quai  ultimo  è  rarissimo,  parlano  troppo  eloquente- 
i'.  187.  mente  da  se  stessi,  perché  possa  dubiLarsi  del  tempo,  a  cui  quesla 
lapide  appartiene.  Teniamo  adunque  che  costui  fosse  un  liberto  délia 
impératrice  Sabina;  ed  è  poi  noto  che,  secondo  la  legge  dottamente 
sostenuta  dal  Fabretti^,  i  liberti  délie  donne  ed  anche  délie  principesse 

'  (init.  [).   11 1^1,  8.  [Momnisen,  /,  N.  ^  Mural,  p.  918.  7. 

71 3;];  Henzon,  Suppîcm.  Orcll.  n.  5^iCo.j  ^  Pag.  /j3G,  ^5. 


EXCERPTA  VATICANA. 


'2h\ 


desumevano  la  prima  parte  délia  iiomericlalura  dal  p^eiiitore  délia  pa- 
droiia.  Il  sunto  adunquc  di  queslo  ra[>ioriaiiienlo  sarà,  che  il  marito 
deir  Augusta  Matidia  debba  essere  slalo  un  igiioto  L.  Vibio,  al  quale 
restera  a  pregarsi  una  fortuiia  coiisirnile  a  quella  cli'è  toccata  a  C.Ma- 
tidio  Patruino  padre  di  quell'  impératrice  e  sposo  dell'  altra  Augusta 
Marciana,  che  oscurissimo  egli  pure  ci  è  stalo  in  fine  rivelato  dalla 
tavela  arvale  XXII. 

Ma  accostandoci  più  da  vicino  al  iiostro  proposito ,  se  conoscevasi 
r  esistenza  di  una  quinta  figlia  di  Marco,  abbiamo  già  detto  che  igno- 
ravasi  chi  ella  si  fosse  :  ne  tampoco  sapevasi  a  quale  délie  tre  ultime 
attribuire  cio  ch' Erodiano  ci  aveva  narrato  di  Caracalla^  :  crQuin  et 
crCommodi  sororem  jam  anum,  atque  ab  omni])us  imperatoribus,  ut 
ffMarci  fdiam  oportuit,  magno  in  honore  habitam,  morte  afTecit,  cau- 
ccsatus  quod  Getae  necem  apud  ipsius  matrem  deflevisset.-n  Ora  tutte 
queste  oscurità  vengono  dileguate  da  un  insigne  squarcio  di  Dione  : 
ff  Antoninus  décréta  Cornificiac  nece,  honoris  veluti  causa,  jussit  eam 
rquam  vellet  mortem  praeoptare.  Illa  autem  diu  liens,  patremque 
crMarcum  et  avum  Antoninum,  fratremque  Gommodum  memorans,  ad 
ccextremum  haec  addidit  :  0  infelix  animula  aegro  in  corpore  clausa, 
«egredere,  libertatem  adipiscere,  ostende  bis,  etiamsi  nolint,  te  Marco 
a  esse  prognatam.  Tum  omni  ornatu  deposito,  seque  ipsa  neci  accom- 
ccmodans,  venis  incisis  obiit^.-n  Pare  che  le  dubbiezze  ch'  ella  accenna 
sparse  sulla  legittimità  délia  sua  nascita,  provenissero  dall'  impudicizia 
délia  madré;  come  è  poi  sicuro  che  desunse  il  suo  nome  dalla  zia 
paterna  Annia    Cornificia  maritata   ad   Immidio  Quadrato.  Cosi  di- 


p.  188. 


'  [  Tr,v  T£  Rofjtfjt6§oi»  dh£A(py}v,  TspeaS'jTiv 
rjoT} ,  xai  zypos  tsàvTWV  ^acriXéœv  dis  Màpxov 
Q-Djcirépot.  TSTipjfjiéi'-)]!',  âiréHT£ivsv  •  airioLV 
STra^a^wv,  d)s  §aKpva-â(T};  'srapà  rf;  fX);Tpi 
aÙToi)  èiri  tù  'zsaihos (pôvoj.]  Lib.  IV,  c.  vi.  S  6. 

"  [Ôti  kvTOûvTvos  Kopvt(ptKloLV  (xé/.'Xoov 
dvatpsiv,  (t)5  hfjdsv  rtf/wr  èxé).£i)(7sv  avTt'jv 
éléadoit  ^-xvoiTOv  ùv  foii)~s7y.i  iTTodavsïv  >; 
Se  wÀaOo-aira  tsoa/.'x  koii  (xvyjadstfnx  rov  'cra- 


Tpds  Mâpxou  xai  to'j  -zôàiTTioit  A7't«i'(Vo*j 
xai  Toi)  dheA(porJ  Ko(j.(xàho\t ,  réAos  STryjyoLye 
TccvTOL  •  rw  hxxrlv^ès  "^D'/^ihiov  èv  sovyjpoo 
(TcoiJLixTi  xci.dsipjp.evov,  ê^sXds ,  èAs\)Ospcb- 
6y}Ti  y  osii,ov  avTors  6tj  Màpxou  S-t»-)  T^rjp  ei , 
xàv  p.)]  èdéAcoatv  •  -n  xoù  à'Kodsp.évr]  Tsivia. 
TÔi'  xocrpLOV  ùv  'zsspiz^é^XrjTO ,  xii  sùOerij- 
aa.at  £a!;T);r,  Tis  (p/J^ois  iiïéTeu;  xai  diré- 


doivev.]  Pag.  -2 00. 


3i 


2/i2  EXCERPTA  VATICANA. 

stinte  quesie  due  prlncipesse  omonime,  slarà  beiie  che  délia  figiia  si 
parli  nella  prima  epistola  del  primo  libro  di  Frontone  ad  Antoninum 
ïmperatorem,  nella  quale  il  siio  augusto  discepolo  lo  dispensa  dal  venire 
alla  villa  di  Lorio  per  le  usate  felicitazioni  nel  di  natilizio  di  Cornifi- 
cia;  siccome  sul  fondamento  di  questo  passo  di  Dione,  e  su  ciô  che  si 
ricavava  dalf  epistola  di  risposta,  aveva  già  egregiamente  avvertito  il 
nostro  prelato.  E  il  di  lei  nome  dovrà  poi  ristaurarsi  nelle  malconce 
iscrizioni,  che  gli  Efesini  dedicarono  a  tutti  i  figli  di  M.  Aurelio,  édite 
nel  Gudio  ^  dal  Pococke^,  dal  Froelich^  e  dal  Muratori*,  délie  quali 
mi  contenterô  di  supplire  quelle  soltanto  che  fanno  al  nostro  propo- 
sito  ^  : 

^AAIAAAN  KopvKpiKiav  crABEINAN 

GYrATEPA  evrATépa  3-vyoiTépa 

MAYPHAIOY  MAYP);A/oTj  (i- aùpy})^iov 

ANTQNEINOY  ANT  Qvsivov  dvTMveivov 

KAIEAPOZZEBAZTOY  KAIZAPos  ffegacr7où  Hahapos  <Te§oi(Tloù 

Egualmente  a  questa  nuova  sorella  dell'  Augusto  Gommodo  dovrà  a 
nostro  credere  restituirsi  la  seguente  lapide  da  noi  veduta,  che  insieme 
colle  altre  délia  basilica  di  S.  Paolo  fu  fatta  pubblica  dal  prestantis- 
simo  monsignor  Nicolai  "^  : 

P.  •so.  D  •  M 

I  A  N  V  A  R  I  O 
A  R  K  A  R  I  O 
CORNIFICIAE 
AVG-SORORIS 

DIGNISSIMO- CANDI 

DATO 
HYMENAEVS-AVGG 


'  Praefattonis  oppend.  p.  33,  n.  ?)-j  e  38.  ^  [Voy.  Corp.  inscr.  Gr.  n.  -^969,  •H)7o, 

^  Inscr.  ant.  p.  18,  6.  a,  h.\ 

■■  Quatuor  tentamina ,  p.  /i58.  "  Basilica  di  S.  Paolo,  p.  97.  [Hcnzen, 

*  Pag.  ii/j*?,  3;  p.  590,  /i;  p.  .S91,   1.  Suppl.  Orcll.  n.  f,lijf\.] 


EXCEIIPTA  VATICANA.  2Zi3 

Imperocchè  si  ha  fondanKinto  per  diibilare,  se  1'  altra  Cornificia  sia 
perveiiuta  a  vederc  il  IVatolio  sul  soglio^;  ed  anche  in  queslo  caso 
sarebbesi  delta  non  AVG'SOROR,  ma  AVGG- SOROR,  siccome 
osservasi  praticato  dalla  nuova  sorella  di  1^.  Vero,  Ceionia  Plaiizia,  che 
in  un'  iscrizione  puhblicata  da  queslo  giornale^  dicesi  AAEA0H  AY- 
T0KPAT0Pf2N;  e  cio  per  la  conosciutissiina  adozione  di  Anlonino 
Pio,  che  aveva  latta  una  sola  faniiglia  délie  due  case  di  Marco  e  di 
Lucio. 

Più  dubhiosi  resteremo,  se  a  lei  pure  appartenga  una  liberta  menio- 
rata  nell'  iscrizione  di  un  ceppo  marnioreo,  che  lu  riferito  due  voile 
con  niolta  varietà  dal  Grutero^  e  iinianzi  lui  dallo  Smezio*,  di  cui 
questa  sembra  la  niiglior  lezione  : 

D  I  S  •  M  A  N  I 

CORNIFICIA 
FAVSTINAE-  LIB 

EVPORIA 

ARAM-ÎN-FRONTE 

PEDES-X-  IN  -AGRO-FED 

XI 

Ci  pare  anzi  che  più  probabilmente  debba  assegnarsi  alla  zia,  nontanto  P.  190. 
perché  alla  padrona  non  viene  dato  alcun  tilolo,  il  che  meglio  conviene 
alla  sorella  di  un  seniplice  Cesare,  quanto  pel  cognome  di  Faustina, 
che  fin  qui  non  abbiamo  alcuna  ragione  di  attribuire  alla  figlia  di  Marco; 
mentre  ail' opposto  sianio  invitati  a  giudicare,  che  l'alti-a  con  intera 
nomenclatura  si  domandasse  Annia  Cornificia  Faustina.  Imperoccliè 
ricavasi  da  Capitolino  ^  ch'  ellafu  maritata  a  M.  Ummidio  Quadrato  con- 
sole nel  920;  onde  vi  è  tutta  l'apparenza  che  di  lei  si  parli  in  una  te- 
gola  riportata  conie  mutila  dal  Marini^  e  che  noi  riprodurremo  per 

'  Capitolin.  in  Marco,  c.  vn.  '  Pag.  868,  ^,  e  p.  97 1-  0. 

-  Tom.  XVII,  anno  1823,  p.  i!i8.[Corp.  '  Foi.  12-2  ,  3. 

iiiscr.   Gr.  n.  5883:  cf.  BiiUett.  ileW  Insiit.  '  In  Marco,  c.  i. 

arcli.  1809,  p.  77.  n.  vu.]  '''  Fr.  Arval.  p.  oih. 

Si. 


24â  EXCERPTA  VATICANA. 

reintegrarla  secondo   la  lezione  cbe  ne  abbiamo  fatta  nel  Museo  Capi- 
toliiio  iii  compagnia  del  cb.  sig.  Sarti  : 

OPVS  DOL  EX   PRAED   VMIDI   QVADRATI 

ET  ANNIAES  FAVSTINAE  EX  F 

SEX   APRI   SILVINI 

Questa  infatti  non  puô  essere  l'altra  Annia  Faustina  vivente  ai  me- 
desinii  tenipi,  figba  del  console  dell'  881  M.  AnnioLibone^  zio  paterno 
di  M.  Aurelio,  la  quale  perciô  dicesi  sua  consobrina  da  Lampridio  ^,  e 
avyysvrfs  ova-cc  tw  oiinoxpôiTopi  eyyir/la  da  Galeno^,  da  cui  nacqiie 
Vitrasia  Faustina  y\jvh  evnccTpis,  uccisa  da  Commodo  nel  986*,  e  cbe 
ancb'  essa  per  comando  del  medesimo  fu  messa  a  morte  nell'  Acaja 
r  anno  9^8  ^;  atteso  cbe  non  fu  già  ella  maritata  ad  Ummidio  Quadrato, 
ma  si  bene  a  T.  Vitrasio  Pollione  console  per  la  seconda  volta  nel  929. 
Dobbiamo  una  tal  notizia  a  questo  marmo  importantissimo  bencbè 
P-  191.  frammentato ,  e  quel  cb'  è  peggio  mal  letto ,  trovato  ai  bagni  di  Greoulx , 
e  riferito  dal  Millin*^,  ove  l'informe  linea  PRAE. . .  III  •  IMP,  cbe  non 
ba  senso  ragionevole,  essendo  opposto  aile  leggi  di  quel  tempo  cbe  un 
consolare  sia  stato  prefetto  del  pretorio ,  e  molto  più  di  tre  imperatori , 
dovrà  certamente  emendarsi  PRAEF  •  VRBIS,  non  potendo  in  una  la- 
pide posteriore  al  999  essere  stata  fra  le  altre  caricbe  preterita  la  più 
insigne,  ottenuta  per  lo  meno  nel  ^'■2'],  siccome  ba  mostrato  il  Corsini^ 


'   [L  inscription  doliaire  suivante,  qui  est  '  De pmenotiotiead  Post.  c.  xu. 

conservée  au  musée  du  Vatican   et  paraît  '  Lamprid.   in    Comniod.   c.    iv;    Dion, 

inédite,  a  permis  à  Borghesi  de  corriger  les  lib.  I^XXII,  c.  v. 

noms  de  ce  consul,  qui  s'appelait  Lucius  et  ^  Lamprid.  in  Commod.  c.  vu. 

non  pas  Marais  :  ''  Magasm  encyclopédiqîie ,  1811,  toin.  III , 

EXPLANNLIBOSALEXOFFANDEC  p.  269,  [et  tom.  V,  p.  5(|;  Orelli,n.  3/iai.J 

SERVIANOIIIETVARO  '  Ser.  praef.  Urb.   p.   83.  [Borghesi  est 

COS  revenu  depuis  sur  les  assertions  qu'il  émet 

Voyez  les  Fastes  consulaires  h  l'année  881.  ici.   Dans  une   lettre   qu'il   m'a    écrite    le 

L.  Renier.  ]  29  avril  1 854 ,  et  qu'on  trouvera  à  cette  date 

In  Commod.  c.  v.  dans  sa  Correspondance j  il  démontre  que  les 


EXCEUPTA  VATICANA. 


2/i5 


coir  appoggio  (Jcir  apocn'fa,  ma  pcro  anlica  lellera  di  M.  Aurelio,  che 
succède  alla  seconda  a])ologia  di  S.  Giustino  : 


a    n    n    i    a m 

FIL-FAVSTINA 

T- VITRASl  •  POLLI 

ONIS-  COS-n -PRAE/ 

Tn-IMP-PONTIF 

procO  S  •   ASIAE 

VXOR 

N  Y  M  P  xH  I  S 

GRISELICIS 


Dopo  ciô  la  nostra  Cornificia  sarà  ella  stata  niaggiore  o  minore  di 
Vibia  Sabina  neil'  età,  essendosi  già  riconosciuta  Fadiila  corne  la  più 
attempata  délie  tre  figliuole  di  Marco  sopravissule  alla  morte  di  Com- 
modo?  Nell'epistola  sopra  enunciata^in  cui  si  dispensa  Frontone  dall 
intervenire  a  Lorio  nel  giorno  in  ciii  ricorreva  il  nascimento  di  lei,  ag- 
giungesi  ancora,  |;?«//î(.s  noster  Antotiinus  aliquo  lenius  tussit.  E  questi  F An- 
tonino  nato  gemello  con  Gommodo  ai  3i  d'agosto  del  91^,  e  morto 
quattro  anni  dopo,  siccome  attesta  Lampridio  -  :  rr  (Gommodus)  natus  est 
rrapud  Lanuvium  cnm  fratre  Antonino  gemino,  pridie  Gai.  Septembris, 
rr  pâtre  patruoque  coss Antoninus  quadrimus  est  elatus.ii  Quella 


conséquences  tirées  par  Corsini  de  ia  préten- 
due lettre  de  Marc-Aurèle  étaient  erronées , 
et  que  les  termes  de  cette  lettre  prouveraient 
au  contraire  que  T.  Vitrasius  Pollio  avait  été 
préfet  du  prétoire.  Voyez  d'ailleurs  son  mé- 
moire sur  deux  inscriptions  de  Foligno ,  An- 
naUdeir Instit. archeol.  i866,t.X\'IlI,p. SAy. 
et  sa  lettre  à  M.  Gerhard,  dans  les  Mém.  de 
la  Soc.  des  Antiquaires  du  Rhin,  1 8/1 3 ,  n.  u , 
p.  1  o/j-i  o5.  Quant  à  l'inscription  de  Gréoux. 
on  nous  saura  peut-être  gré  d'en  donner  ici 
un  nouveau  texte  tiré  d'un  fac-similé  publié 
en  i8A3  par  M.  Piouard.  à  la  suite  de  son 


Discours  sur  l'importance  de  l'épigraphie  : 

a  n  n  i  a / 

FILFAVSTINa 

TVITRASIPOLL? 

ONISCOSIIPR  AE/ 

r-  0  JH  I  T  I  M  P  P  O  N  T  I  F 

proeOSASIAE 

VXOR 

N  YMPHIS 

GRISELICIS 


La   restitution   des   lignes  6  et 
M.  Mommsen.  L.  Remer.J 

'   Ad  Anton,  imp.  lib.  I,  ep.  i. 

"  In  Commod,  c.  i. 


5   est   de 


l(J-2 


2^0  EXCERPTA  VATICANA. 

lettera  adunque  non  puô  essere  stata  scritta  più  tardi  del  9 1 8  ;  c  se  a  quel 
tempo  già  celebravasi  l'anniversario  di  Cornificia,  ella  avrà  avuto  per  lo 
nieno  un  anno;  onde  il  suo  natale  puo  ben  essere,  e  sarà  anzi  molto 
probabilmente  anteriore,  ma  non  certo  posteriore  al  917.  Dali'  altra 
parte  Filostrato  ci  descrive  M.  Aurelio  résidente  al  Sirmio  insieme  colla 
moolie  e  con  una  figlia  ancor  balbettante,  che  poco  dopo  si  d'ice  piiella 
triennis\  notando  espressamente  cbe  a  quel  tempo  l'imperatore  dimo- 
rava  nella  Pannonia  a  cagione  délia  guerra.  Tutti  convengono  cbe  ciô 
appartenga  alla  prima  spedizione  Marcomannica,  che  astrinse  vera- 
mente  quel  principe  a  restare  assente  alquanti  anni  dall'  Italia;  spedi- 
zione cb'egli  intraprese  movendo  da  Roma  sul  llnire  del  929,  siccome 
ba  dimostrato  l'Eckbel^  col  fondamento  délie  medaglie  iscritte  PRO- 
FECTIO-AVG,  alcune  pocbe  délie  quali  porlano  la  data  délia  tri- 
bunizia  podestà  XXIII,  ma  la  piii  parte  quella  délia  XXIV.  Il  Tille- 
mont  ha  riferito^il  fatto,  cui  si  riporta  la  narrazione  di  Filostrato,  al 
92/1  :  ma  a  noi,  che  possiamo  abbondare  nei  limiti,  basta  di  aver  mo- 
strato,  che  non  puô  essere  anteriore  ail'  anno  précédente.  E  dunque  da 
conchiudersi  che  Cornificia,  nata  non  più  tardi  del  917,  non  puo  essere 
la  fanciulla  che  aveva  tre  anni,  non  prima  del  928;  e  quindi  diremo, 
che  mancando  ogni  ragione  per  sospettare  di  una  sesta  figlia  di  M.  Au- 
I'.  uf6.  i-elio,  Sabina  è  con  inolta  verisimiglianza  la.  puella  di  Filostrato,  e  cbe 
per  conseguenza  si  succedettero  nelf  ordine  dell'  età  Fadilla,  Cornifi- 
cia e  Sabina. 

Dal  fin  qui  dette  puo  venire  agevolata  la  via  a  congetturare  chi  fosse 
il  marito  délia  nostra  principessa.  Dei  tre  generi  di  M.  Aurelio,  ai  quali 
lurono  date  in  matrimonio  le  tre  ultime  sue  figlie,  due  vengono  cliia- 
ramente  ricordati  dal  più  \olte  citato  Lampridio'',  cioèL.  Antistio  Burro 
console  nel  98/1,  e  M.  Petronio  Mamertino  console  delf  anno  seguente. 
Il  terzo  ricavasi  da  Dione  e  da  Erodiano,  ovc  ci  parlano  di  Annia 
Faustina  terza  nioglie  dell'  iinperatore  Elagabalo;  délia  quale  il  se- 

'   [Tp(£T2r  'crajS/w.J  Vila  Herod.  Attic.  in  Ilist.  des  Empereurs,  l.  II;  Marc-Aurèle. 

Vil.  Sopliisl.  lil).  II.  c.  M.  art.  XIV. 

'  D.  A^  V.  l.  \  11,  |).  r)8.  '  In  Commod.  c.  vi  et  vu. 


EXCEHPTA  VATICANA.  2A7 

condo  ci  dicc  clie  rr  l'e ferre  [jenus  siium  ad  Commodum  dicebatiii- ':  •• 
meiitre  l'altio  ]a  defiiiiscc  un  poco  più  chiaramenle  :  r-Erat  eiiim  Clau- 
ffdii  Severi  et  M.  Aiitonini  neptis^.ii  L'EckJiel''  lia  sventala  ropiriione 
de!  Fabricio,  clie  avevala  reputata  figlia  di  Liicilla  e  di  Claudio  Poui- 
peiano;  ma  non  ci  ])are  clie  in  questo  caso  s'inconlii  alcuna  nécessita 
di  ricorrere  ail'  espediente  ch' enli  ha  preso  di  dare  ail'  omoyovrjs  di 
Dione  il  senso  di  ahneplis.  Ammettiamo  che  Annia  Faustina,  quando 
passo  aile  nozze  di  Ela^jabalo  iiel  97 A,  avessc  una  venliiia  di  anni,  non 
dovendo  pin  esserc  nella  prima  puberlà,  se  per  l'iTinanzi  era  già  stata 
maritata  a  Pomponio  Basso.  Gosi  supponendola  vcnuta  in  luce  circa 
il  955,  quai  difficoltà  che  possa  esser  nata  da  Vibia  Sabina,  che,stando 
air  opinione  del  Tillemont,  l'avrebbe  partorita  in  età  di  trcntatrè  anni, 
ed  ancbe  di  meiio?  Perché  niente  osta  che  la  narrazione  di  Filostrato 
possa  venire  abbassata  qualche  poco  di  più.  Noi  dunque  prendendo 
l'espressione  di  Dione  nel  senso  più  comune,  osserviamo  che  la  fami- 
glia  di  Claudio  Severo  dev'  essere  certamente  quella  del  padre,  perché  P.  ig'i 
senza  di  cio  Dione  non  avrebbe  anteposto  un  privato  ad  un  imperalore. 
Quindi  pensiamo  cbe  Annia  Faustina,  la  quale  avrà  presi  i  suoi  nomi 
dalla  nonna,  fosse  generata  da  questa  figlia  di  Marco  e  da  un  figliuolo 
di  Claudio  Severo  fdosofo  peripatetico,  ed  uno  dei  precettori  di  quel!" 
imperatore.  Ne  si  opponga  troppa  viltà  a  questo  matrimonio  :  perché 
Claudio  Severo  il  filosofo,  ch'é  il  solo  dei  suoi  maestri  a  cui  M.  Aure- 
lio  dia  il  titolo  di/m/er*,  fu  certamente  amplissirao  personaggio  per  cio 
che  si  raccoglie  dall'  epistola  che  gli  diresse  Frontone  ^  e  per  quello 
che  ne  scrive  Galeno^  da  cui  si  ritrae  ch' egli  fu  console  circa 
l'anno  916''.  E  restera  poi  dubbioso  s' egli  sia  quel  medesimo  Ti.  Clau- 

'  [TpiT7]v  §£  TsâXiv  rjyâysTO  {BXtoyi€(x-  k.  t.  A.  De  se  ipso,  lib.  I,  c.  xiv.]  —  "  Ad 

Xos)  àvaÇiépoxxTCLv  to  yévos  eis  Kônuahov.]  Amicos ,  lib.  I,  ep.  m. 
Lib.  LXXIX,  c.  V,  S  ^.  '^  Nel  libro  De  pmenotioiie  ad  Post.  e  spe- 

^  [Toi  Ts  yàp  'S.eovTJpox)  to\i  KXavhiov  «ai  cialniente  nel  cap.  11. 
ToO  kvTMvivov  Toù  Mâpxou  àivôyovos  rjv.]  '  [Voyez  le  mënioirede  Borgliesisur  une 

Lib.  V,  c.  VI.  inscription  tle  Narona ,  BitUctt.  Nap.  N.  S. 

'  D.  N.  F.  tora.  VII,  p.  961.  ann.  IIl,  p.  i35  et  sniv.  Il  y  de'montre,  à 

[ITapà  Toii   àhsX(poiJ    ixoij    Seourfpov,  l'aide  de  ce  document  el  dune  inscription 


us  EXCERPTA  VATICANA. 

dio  Severo ,  ch'  era  stato  console  ordinario  nell'  899 , 0  se  piuttosto  quest' 
ultimo  si  abbia  a  credere  suo  padre.  Gli  eruditi  si  sono  accordati  nel 
Mudicare  che  Burro  fosse  il  marito  di  Fadilla  :  onde  per  le  cosc  già 
dette  resterebbe  che  Maniertino  lo  sia  stato  di  Gornificia;  il  che  sarebbe 
dimostrato,  se  si  potesse  essere  sicuri  che  délia  terza  coppia  si  favellasse 
neila  seguente  iscrizione  romana^  il  che  peraltro  restera  incerto,  non 
avendosene  altro  argomento  fuori  délia  nuda  identità  dei  nomi  : 

VIBIAE  •  SABINAE  •  CONIVGI 
O  B  S  E  Q_y  ENTISSIMAE  •  ET 
MIRAE-CASTITATIS-FEMINAE 
CLAVDIVS  •  SEVER.VS  •  CONCORDIVS 
ET  •  S  I  B  I 

P.  195.  Tutta  volta,  anche  senza  di  cio,  ora  che  si  è  conosciuto  che  Gornificia 
neir  ordine  délia  nascita  tenne  dietro  a  Fadilla ,  potrà  reputarsi  con 
probabilité,  che  fra  i  generi  di  M.  Aurelio  a  lei  sia  toccato  qiiello,  che 
successe  nel  consolato  al  marito  délia  sorella  maggiore;  essendovi  tutta 
l'apparenza  che  ad  ambidue  fossero  dati  i  fasci  per  onorare  la  paren- 
tela  che  avevano  contratta  colla  casa  impériale.  E  in  questo  caso  Gor- 
nificia sarà  stata  la  madré  di  Petronio  Antonino,  che  insieme  col  padre 
Maniertino  e  con  lo  zio  Sura  Seltimiano  fu  fatto  togliere  di  vita  per 
ordine  di  Gommodo  Tanno  9^3  ^ 

Proseguendo  il  nostro  cammino,  diremo  importante  il  primo  dei 
frammenti,  che  risguardano  l'impero  di  questo  figlio  di  M.  Aurelio  ^ 
dal  quale  impariamo  che  un  Prisco  legato  délia  Brettagna  fu  salutato 

grecque  trouvée  à  Poinjjeiopolis(  Corp.  inscr.  trois  sœurs  de  Lucille,  c'est-à-dire  Fadilla, 

Gr.  n.  Al 54),  que  le  précepteur  de  Marc-  qui  seule  était  alors  en  âge  d'être  mariée; 

Aurèle ,  qui  s'ap| lelait  Gnacus  et  non  pas  Ti-  eudn  qu'Annia  Faustina ,  femme  d'Elagabale , 

herius,  fut  consul  en  (S(j();que  son  fils,  Gu.  était  petite-lille  de  cette  princesse,  et,  par 

(Jlandius  Scverus  le  fut  deux  fois,  en  91 G  et  conséquent,  arrière-pelite-fdle  de  Marc-Au- 

en  996,  et  que,  lors  de  son  dernier  cousu-  rèle.  l^.  Renier.] 

lat,  il  était  déjà  gendre  dcMarc-Aurèle;d'où  '   Grut.  p.  8A0,  -j. 

il  conclut  qu'il  avait  épousé  non  pas  la  plus  ^  Lamprid.  in  Cormnod.  c.  vu. 

jeune  des  (illes  de  ce  prince,  mais  l'aînée  des  '  Pag.  2!^/i. 


EXCERPTA  VATICANA.  2/i9 

imperatore  dai  suoi  soldali  :  dijjiiilà  pcr  allro  ch'cgli  lifiiito  di  ricc- 
vere,  rispondcndo  loro,  rrTalis  e<]0  siiiii  inipcrator,  quales  vos  estis 
r  milites  '  ;  n  cori  chc  a  nostro  credere  voile  loio  ricordare,  ch'eraiio  tutti 
stretti  dal  medesimo  giuramento.  Il  cli.  editore  è  rimaso  dubbioso,  se 
qui  si  parli  di  Stazio  Prisco  uno  dei  Jjeiierali  délia  {juerra  Partica,  o  se 
questo  nome  si  abbia  da  reputare  scanibiato  con  quello  di  Pertinace  : 
ma  ci  sembra  da  preierirsi  la  prima  sentenza,  atteso  che  la  legazione 
Britannica  di  qucll'  illustre  gueriiero  vienc  assicurata  da  un  suo  titolo 
onorario  prcsso  il  Grutero^  : 

m  '  statiO'M'  ¥  'CL'  PKISCC 
l  ICINIO  •  ITALICO  •  LEGATO  •  AVGVSTORVM 
PR-PR-PROV-  CAPPADOCIAE-LEG-AVG/r 
PR-PR-PROV-BRITTANNIAE-LEG-AVG^ 
PR•PR•PROV•MOESIAE•SVPER•CVRATOr^  p.  ,yG. 

ALVEI  •  TIBERIS  •  ET •  CLOACARVM •  VRBIS -Cas 

LEG-AVGPROV-DACIAE-LEG-LEG-XIII-G-P-F-LEG-LEG 
rlnl  •  GEM-  MARTIAE-VICTRICIS-SACERDOTI-TITIALI 
/^AVIALI-PR-INTER-CIVES-ET-PEREGRINOS-TR-PL-QVAEST 
FROC  •  AVG -"XX  •  HEREDITATIVM  •  PROV  •  NARBONENS  •  ET- AQV ITAn 
/;R-EQj,ALAeT-PR-C-R-TR-M1L-LEG  T-ADIVTR-P-F-ET-LEG-X-g--P-/ 
eT-LEG-ÏÏÏÏ-GALLICAE-PRAEF-COH-nÏÏ-LINGONVM  •  VEXILLO  'MIL 
fZONATO-A-DlVO-HADRIANO-IN-EXPEDITIONE-IVDAIC^( 

Q^-CASSIVS-DOMITIVS-PALVMBVS 

il  supplemento  délia  prima  riga  è  messo  fuori  di  questione  dal  confronto 
con  due  altre  sue  lapidi  riferite  dal  medesimo  Grutero  ^  Consta  intanlo 
da  questa,  cb'egli  ebbe  il  governo  delF  Inghilterra  poco  dopo  il  912, 
nel  quale  fu  console  ordinario;  e  che  non  dovè  farvi  lunga  dimora, 
perché  dopo  Y  uccisione  di  Severiano  legato  délia  Cappadocia  iu  nel 
915  destinato  a  succedergli,  siccome  appariscc  da  Gapitolino^.  Onde 
starà  bene  che  fosse  richiamato  da  una  provincia,  in  cui  la  sua  presenza 

'   [Èyw  siixt  oLvioxpàTOûp  oîoiii(X£îs  (ripa.-  Henzen.    Suppletn.    Orell.    n.    5i8o.]    — 

Tt&jraj  ècrlé.]  '  Pag.  a ,  n.  1 1  ;  p.  Ao,  n.  i3. 

'  Pag. /193,  1.  [Smet.qiuvidit.  fol.  6G.  1;  *  \n  Marco,  c.  w.  H  in  Vero,  c.\n. 

m.  82 


250  EXCERPTA  VATICANA. 

poteva  esserepericolosa.  Dovrebbe  pero  dirsi  che  il  compilatore  avesse 
coUocata  quosta  memoria  fuori  di  luogo;  cssendo  certo  che  Siazio  Prisco 
niori  sotto  l'impero  di  Marco;  se  non  pensassimo  che  Dione  ne  abbia 
facilmente  favellato  in  occasione  délie  nuove  e  più  aperte  sedizioni, 
che  scoppiarono  nell'  esercito  Britannico  ai  tempi  di  Cominodo. 

Tutti  gli  storici  ci  avevano  narrato  che  questo  principe  fece  togliere 
la  testa  al  colosso  di  Nerone dedicato  al  Sole,  per  sostituirvi  la  propria; 
ma  ora  sapremo  che  lo  ridusse  eziandio  a  rappresentare  un  Ercole,  ag- 
giungendogli  la  clava  e  la  pelle  leonina,  e  sottoponendogli  l'iscrizione 
LVCIVS-COMMODVS-HERCVLES,  cheuna  pasquinata  cambiô 
in  quest'  altra  :  fc Jovis  filius  Gallinicus  Hercules,  non  sum  Lucius,  sed 
rrcogunt  me^-)!  Dal  che  verranno  ad  avère  una  pii!i  piena  illustrazione 
le  sue  medaglie  colla  clava  nel  rovescio,  e  l'epigrafe  HERCVLI  • 
COMMODO-AVG. 
p.  197.  Malaniente  dal  Porfirogenito  chiamasi  Flacco  il  console  Sosio  Fal- 

cone  proclamato  imperatore  dai  soldati  in  odio  di  Pertinace,  che  a  di 
lui  intercessione  sfuggila  condanna  dipena  capitale  inflittagli  dal  senato, 
e  che  ora  ci  si  dice  aver  vissuto  il  rimanente  de'  suoi  giorni  in  campa- 
gna.  Al  successore  Didio  Giuliano  volevasi  in  Roma  innalzare  una  statua 
d' oro  - ,  ch'  egli  non  accettô ,  contento  di  una  di  bronzo ,  che  dopo  la  sua 
uccisione  fu  atterrata;e  la  medesima  moderazione  mostrô  Settimio  Se- 
vero,  quand 0  non  ammise  che  pochi  dei  molti  onori  che  il  senato  gli 
aveva  decretati ,  rispondendo  :  <t  Malle  se  aniniis  diligi  quam  decretis^.  n 
Se  non  è  un  secondo  cognome,  il  quale  non  è  raro  a  questi  tempi, 
è  difficile  immaginarsi  come  siasi  permutato  il  nome  in  Bibiano  0  Vi- 
biano  *  a  quel  senatore,  che  Settimio  tento  indarno  di  subornare 
perche  si  facesse  il  delatore  dcgli  amici  del  suo  emulo  Albino,  e 
che  Claro  appellasi  rettamente  nelle  edizioni  di  Dione.  Se  non  che 
I  aggiungersi  qui,  ch' egli  era  un  uomo  consolare,  renderà  sempre 
più  manifesto  esser'  egli  il  C.  Giulio  Erucio  Claro,  che  infatti  fu  con- 

'     ^.los  z!ctïs  Kd/./ivtKos  UfjiK/.fis  '   [Tafs  •Ivy^'xis   (xe  (piXshe  xai  fxr;  rois 

'  Paff.  ■?.9S} ,  c.  cix.  '  Pa^.  siay. 


EXCEHPTA  VAÏICANA.  251 

sole  ne!  9^G.  Aiichc  Sparziano  '  coii<jiun}je  alla  morle  comandata  (IpI 
giurcconsulto  Papiniano  (jiiella  di  nii  Pclionio,  che  non  si  sa  chi  sia  : 
ma  dai  nuovi  franinienli  coslui  diccndosi  Palroino,  enlreremo  in  giu- 
stificato  sospetto  clie  si  iraiti  di  Valeiio  Patruino  procuratore  appunto 
di  Caracalla,  che  viene  memorato  nei  Digesli-.  De'jna  di  una  niajjgiore 
avvertenza  è  Tallra  correzione,  che  si  fa  al  nome  certamente  depra- 
vato  da  Xifdino^  di  quel  Giunio  Paulino  poeta  satirico,  a  oui  Caracalla 
regalo  dieci  mila  sesterzi  in  premio  di  certi  versi  che  gli  aveva  com- 
niesso  di  comporre  contro  di  se.  Dai  nuovi  frammenti  chiamasi  Giulio  l*.  )9«. 
Paulo,  e  si  aggiunge  ch'era  un  uomo  consolare,  ma  cosiavvezzo  a  niol- 
teggiare  anche  i  principi,  ch'essendo  stato  una  volta  imprigionalo  d'or- 
dine  di  Settimio  Severo,  che  minaccio  di  fargli  tagliare  la  testa,  gli 
rispose,  esserne  padrone,  ma  fin  a  tanto  che  gli  fosse  attaccata  al  busto, 
niuno,  e  nemmeno  egli  stesso,  avère  la  podestà  di  tenere  la  sua  lin- 
gua;  al  che  l'imperatore  sorrise  e  fece  riporlo  in  liberté.  Egli  è  dun- 
que  persona  di  famiglia  non  ignota,  poichè  apparisce  nato  probabil- 
mente  dall'  altro  poeta  Giulio  Paulo,  morto  sotto  il  regno  di  Antoniiiu 
Pio,  a  cui  A.  Gellio,  che  frequentava  la  sua  compagnia,  fa  l'elogio  di 
dirlo*  :  crVir  bonus  et  rerum  litterarumquc  veterum  impense  doctus;--- 
come  viceversa  si  avrà  ragione  di  supporlo  il  padre  del  célèbre  giure- 
consulto  Giulio  Paulo,  consolare  anch'  egli  e  prefetto  del  pretorio  di 
Alessandro  Severo.  Ed  anzi  potrebbero  spingersi  più  oltre  i  sospetti  fino 
a  reputarlo  Tignoto  genitore  dell'  impératrice  Giulia  Cornelia  Paola 
prima  moglie  di  Elagabalo;  tanto  più  che  il  titolo  di  svyevso-loLTv^chi^ 
le  attribuisce  Erodiano,  ben  converrebbe  alla  figlia  di  un  consolare:  se 
Dione  chiamandola  soltanto  co'  due  ultimi  nomi  non  mostrasse  di  pre- 
diligere  la  credenza,  ch'  ella  sia  provenuta  dalla  gente  Cornelia.  E  bellis- 
sima  è  ugualmente  l' emendazione,  che  dalla  pagina  555  portasi  al  testo 
dello  stesso  Dione;  ove  parlando  dei  gravosi  tributi  esatti  da  Cara- 
calla, si  racconta  che  nel  circo  si  giunse  una  volta  ad  esclamare'^  :  ^Nos 

'   In  Carac.  c.  iv.  *  Noct.  Att.  lib.  XIX,  c.  vu. 

"   Lib.  XLIX,  tit.  XIV,  I.  5o.  ^   [Tovs   Çcôrras    àTroAoOfjiev,    ivot.    toùî 

Lib.  LXXVII,  c.  XI.  TsdvsùTxs  ^-i-d/k^fxsv.]  Lib.  LXXVII,  c.  x. 

3-2. 


252  EXCERPTA  VATIGANA. 

rrvivos  perdimus,  ut  mortuos  sepeiiamus. -n  Délia  quai  senteiiza  per  la 
corruzione  di  una  parola  non  arriva vasi  ad  intcndere  il  valore,  che  al 
199.  contrario  ci  diventeràlimpidissimo,  cambiato  che  siasi  il  verbo  àizoXoZ- 
fxsv  in  àTrefxnoXovfj.ev ;  onde  a  ragione  si  querelavano  i  Romani,  crven- 
ffdimus  vivos  ut  mortuos  sepeliamus.  iî 

332.  Coir  impero  di  Elagabalo  cessano  gli  escerpti  di  Dione;  e  solo  da 
Valeriano  incominciano  quelll  del  suo  continuatore,  che  per  la  loro 
preziosità  si  bramerebbero  più  copiosi,  onde  diradare  la  folta  caligine, 
che  ingombra  questi  tempi.  Dalla  pagina  235  s' impara  che  il  padre  dei 
tiranni  Macriano  e  Quieto,  al  cui  tradimento  s'imputa  la  sconfitta  e  la 
prigionia  di  Valeriano,  non  dimandossi  anch'  egli  Macriano,  siccome 
appellasi  comunemente,  ma  Macj'ino,  secondo  che  lo  chiama  Zosimo'; 
e  ch'  egli  non  fn  già  prefetto  del  pretorio,giusta  i  sospetti  del  Tillemont, 
ma  lo  era  dell'  annona  e  cornes  thesaiirorum  :  notizia  pregevolissima, 
perché  ci  mostra  che  questi  conti  sono  più  antichi  dei  tempi  di  Co- 
stantino  e  di  Diocleziano,  dai  quali  si  riputavano  istituiti.  Vi  si  vede 
ch'egli  non  segui  quel  principe  sventurato  alla  battaglia;  ma  perché 
era  mutilo  di  un  piede,  fermossi  a  Samosata,  ove  raccolse  i  fuggitivi 
scampati  dalla  strage,ed  ove  Sapore  vittorioso  gl'inviô  Cledonio  pme- 

333.  posiluin  admissionihus  dell'  imperatore,  ch'era  stato  fatto  pi'igioniero 
insieme  con  lui,  ad  oggetto  di  persuadergli,  sebbene  indarno,  di  venire 
presso  il  suo  signore. 

Il  solo  Zosimo  ci  aveva  fatto  cenno  di  un  Moro  chiamato  Cecrope, 
che  in  questi  tempi  ardi  con  tanti  altri  assumere  la  porpora  impé- 
riale, e  di  cui  ora  si  aggiunge^,  che  fu  prontamente  ucciso  dai  suoi 
soldati  per  opéra  di  Teodoto  cognito  fra  i  capitani  di  Gallieno,  e  da 
lui  adoperato  contro  Emiliano  nell'  Egitto  e  contro  Postumo  nelle  Gal- 
lie.  Ma  si  conosce  di  più,  che  il  nome  finora  attribuitogli  era  fallato 
per  colpa  dei  menanti;  giacchè  dai  nuovi  escerpti  costui  invece  vien 
detto  Memore,  e  cosi  vienc  egualmente  denominato  nell'  insigne  co- 
dice  Vaticanodello  stesso  Zosimo  consultato  dai  ch.  editore.  Onde  sarà 

[Et   oussi  Zonoras,   Annal,  lib.  XII,  c.  x\iv,  p.  OgS,   éd.  Bonn.  Cf.  Corp.  inscr.  Gr. 
n.  3/ lu.  C.  (JWKDOM.l —  ^  Paf»-.  •?.?>(').  c.  cxi\. 


EXGERPTA  VATICANA.  253 

falso  cio  clie  prima  ci-edevasi,  cioè  clT  cfjli  fosse  quel  medesimo  Ce- 
crope,  elle  uccise  poscia  Gallieno.  E  ci  si  narra  poi  clie  qiiando  Iii- 
genuo  fu  elevato  da  questo  principe  ad  un  ullicio  che  non  si  nomina, 
ma  elle  probabilmente  sarà  stato  il  cornando  degîi  eserciti  délia  Mesia, 
l'Augusta  Salonina,  oiTesa  dalla  sua  fisonomia,  concepi  gravi  sospetti 
délia  sua  fede,  che  non  tardarono  a  verificarsi,  essendosi  di  li  a  poco 
ribellato.  Per  la  quai  ragione  aveva  dato  ordine  di  Lenerlo  di  vista  ad 
un  tal  Valentino,  promosso  ancli'  esso  ncl  medesimo  leni])o  ad  una 
carica  luminosa  :  del  quai  personaggio  la  storia  non  ha  sentore  :  quando 
pure,  secondo  la  congettura  del  nostro  prelato,  non  si  abbia  da  cre- 
dere  quel  Valente  che  fu  proconsole  dell'  Acaja,  ove  aspiro  anch'  egli 
alla  suprema  podestà. 

La  pagina  288  ci  parla  di  una  sfida  a  personale  duello,  che  Gallieno 
mandô  a  Postumo,  il  quale  imperava  nelîe  Gallie,  da  cui  non  fu  rice- 
vuta  :  ma  è  nuovo  del  iutto,  che  il  célèbre  Odenalo  Palmireno  fosse 
figlio  di  un  altro  Odenato,  che  corne  sospetto  di  tramare  cose  nuove  fu  F.  Vi'* 
fatto  privare  di  vita  da  un  ignoto  Rufino  vecchio  podagroso,  che  appa- 
risce  essere  stato  il  préside  Romano  di  quelle  regioni,  e  che  su  di  ciô 
dovette  scolparsi  al  ti'ibunale  dell'  imperatore,  innanzi  cui  era  stato 
accusato  dal  figlio  dell'  ucciso.  Dalle  quali  cose  si  conferma  bensi, 
che  la  famiglia  del  marito  di  Zenobia  era  una  délie  più  potenti  dei 
paese,  ma  nello  stesso  tempo  si  dimostra  sempre  più  la  falsità  dell'  opi- 
nione  che  facevalo  principe  sovrano  di  Palmira.  Il  che  presso  molti 
critici  aveva  già  incontrato  gravi  diffîcoltà;  avendosi  qualche  indizio 
fino  dai  tempi  di  Alessandro  figlio  di  Mammea,  che  quella  città  fosse 
soggetta  air  impero  Romano. 

Un  facilissimo  sbaglio  del  copista  ^  ha  poi  falsaniente  attribuito  il 
nome  di  Quinto  al  secondo  figlio  del  sopracitato  Macrino,  il  quale 
addiinandavasi  C.  Fidvius  Quietus  per  indubitata  testimonianza  délie 
sue  medaglie.  Ma  piuttosto  che  reputare  corrotto  anche  il  nome  del 
susseguente  Garino  invece  di  Macrino,  amiamo  di  crederlo  un  ignoto 

'  Pag.  -389.  c.  cxxii. 


nii  EXCERPTA  VATICANA. 

personaggio,  del  quale  ci  si  (lice  aver  egli  sopportato  di  inala  voglia 
che  Odeiiato  spacciasse  di  guerreggiare  a  nome  dei  Romani;  motivo 
per  cui  da  quest"  ultimo  ne  fu  ordinata  1'  uccisione,  la  quale  non  sem- 
bra  che  avesse  etTetto.  Imperoccbè  queste  cose  si  narrano  corne  acca- 
dute  dopo  che  Odenato  ebbe  intimata  la  resa  ad  Emesa,  in  cui  Quieto 
aveva  slabilita  la  sua  sede,  e  ail'  opposto  innanzi  che  quella  città  fosse 
stretla  d'  assedio  Macrino  suo  padre  era  già  perito  in  battaglia  nei  con- 
fini  délia  Tracia,  combattendo  contro  Aureolo. 

Alla  storia  di  Claudio  il  Gotico  è  da  aggiungersi  \  cK  essendo 
ancora  privato  fu  ferito  pugnando  in  un  tallone,  motivo  per  cui  un 
P.  335.  soldato  paragonoUo  ad  Achille  :  il  che  sembra  avvenuto  mentre  coman- 
dava  neir  Illirico,  e  durante  la  guerra  contro  Ingenuo,  alla  quale  inter- 
venue veramente  un  imperatore,  cioè  Gallieno,  che  si  cita  come  pré- 
sente. Un  intoppo  incontrasi  poi  nella  pagina  sAo,  ove  si  narra  che  sotto 
il  regno  di  Claudio  un  barbaro  per  nome  Andonnoballo  disertô  dagli 
Eruli  ai  Romani,  e  venue  a  colloquio  con  un  ^î^ovXos  dell'  imperatore, 
il  quale  voile  persuadergli  di  entrare  al  servigio  impériale;  al  chel'al- 
tro  rcplico  tacciandolo  di  animo  servile,  solo  dedito  al  ventre,  avendo 
venduta  la  sua  libertà  per  essere  alimenlato  e  vestito.  Ora  quale  ulTicio 
sarà  mai  questo  di  ^i^ovXos  alTatto  inaudito  ad  ognuno?  La  voce  è 
sicuramente  nuova,  e  non  se  ne  vede  nemmeno  1'  etimologia.  Fra  tutte 
le  congetture  ci  sembra  la  migliore  quella  di  un  nostro  dottissimo 
amico,  che  con  lieve  mutazione  legge  ^îyovXos  e  interj)reta  vigil  impe- 
ratoris.  E  noto  infatti,  che  oltre  i  vigili  urbani  istituiti  da  Augusto,  i 
quali  in  una  lapide^  cheli  mentova  nel  sccondo  caso  si  trovano  eziandio 
chiamati  VIGVLVM,  tutti  gli  eserciti  ebbero  le  loro  guardie  o  senti- 
nelle, che  anch'  esse  si  dicevano  vigiles;  del  che  basti  per  ogni  altro 
l'esempio  che  ne  porge  Tacito^.  E  Codino''  descrive  poi  bene  quest' 
altra  specie  di  vigili,  che  custodivano  il  (S^oaadTOv,  cioè  la  residenza 
♦'  il  castrum  dell' imperatore  in  tempo  di  spedizioni  guerres  che,  con 

'   Pajr.  907,  c.  cxxi.  "   ^//s^  lib.  V.  c.  xxii. 

*  [Orelli.  n.  3 100;  Kelleimariri,   Vi(;{l.  "  De  Office.  \\\ 

lUtin.  II.  16.  I 


EXCERPTA  VATICANA.  '255 

guardie  diurne  e  notturne,  che  quindi  si  appellavano  jS/yXat,  vigiliae, 

e  (jiiesti  componevansi  por  la  piii  parte  di  valorosi  barl)ari  hYinsfugae 

0  dedilitii.  Gerto  che  con  una  laie  spiegazione  divieiie  naturalissimo 

che  il  primo  con  cuil'Erulo  s' incoiitro  fosse  una  sentiiiella  del  campo 

impériale:  e  starà  egualmente  bene,  che  l'uno  intendesse  il  lingiiaggio 

deir  altro,  potendo  facilmente  la  guardia  essere  stata  nativa  délia  nie-     P.  :'..i(i. 

desima  nazione  :  nel  quai  caso  meglio  se  le  applicherebbero  i  rimpro- 

vej'i  che  il  barbaro  le  dirigge. 

Zonara  ci  aveva  insegnato  ^  che  Aureîiano,  poco  dopo  la  sua 
elevazione  al  trono,  aveva  raccolto  un  gran  consiglio  di  stato  per 
deliberare  sull' amniinistrazione  dell'  impero;  ed  ora  conosciamo  che 
non  lu  già  tenuto  a  Roma,  secondo  che  parve  al  Tillemont,  ma  si 
bene  a  Ravenna.  E  il  cenno  poi  che  succède  ci  fa  concepire  un'  alla 
idea  délie  virtù  civiche  di  Nummio  Albino  console  per  la  seconda 
voila  neir  anno  1016,  che  ci  si  descrive  corne  vecchio  ed  aggravato 
da  mortale  malattia  in  tempo  che  i  Marcomanni  avevano  occupata 
Piacenza.  Importantissimo  è  poi  l' unico  paragrafo  risguardante  1'  Au- 
gusto  Probo^.  1  critici  avevano  derisa  la  narrazione  di  Zonara,  la 
quale  c'  insegna  che  Garo  governatore  délia  Tracia,  avendo  subodo- 
rato  che  si  tramava  di  eleggerlo  imperatore,  domandô  alla  corte  di 
essere  richiamato;  il  che  non  avendo  ottenuto,  i  suoi  soldati  man- 
darono  ad  efTetto  il  loro  divisamento,  costringendolo  ad  assumere  la 
porpora  ed  a  condurli  in  Italia.  Del  che  informato  Probo,  spedi  sotto 
gli  ordini  di  un  générale,  che  non  si  nomina,  un  altro  esercito  per 
ricondurre  in  dovere  i  ribellanti  :  il  quale  giunto  in  faccia  a  Garo,  a 
lui  si  sottomise,  imprigionando  il  proprio  condottiere,  in  seguito  di 
che  lo  stesso  Probo  fu  poi  ucciso  dalle  milizie  ch'erano  con  lui  rimaste. 
Tutto  ciô  viene  esattamente  confermato  dal  nuovo  frarnmento,  che 
parla  in  modo  assai  positive  délia  ribellione  di  Garo,  e  délia  risoluzione 
di  reprimerla  colla  forza  délie  armi,  presa  a  persuasione  del  tribune 
Martiniano,  che  niente  impedisce  che  possa  essere  quel  medesimo,  che 

'   ^n?i.  lib.XII,  c.  xwii. —  ^  Pag.  '2^3.  c.  cxxvn. 


•256  EXCERPTA  VATICANA. 

P.  337.  trent'  anni  dopo,  già  salito  a  somnii  onori  ecl  avanzato  in  età,  siccome 
i  suoi  niimmi  il  dimostrano,  divise  per  qualche  mese  il  soglio  impé- 
riale coiî  Licinio. 

Non  ignoravasi  che  gli  accessi  di  demenza,  a  cui  ando  soggelto  Dio- 
cleziano  negii  ultimi  anni  del  suo  regno,  furono  il  precipuo  motivo 
délia  sua  abdicazione;  e  qui  si  aggiunge  ^  che  i  suoi  sonni  venivano 
turbati  da  uno  spetlio,  il  quale  gli  comandava  di  cedere  l'inipero  a 
Galerie,  siccome  fece.  Ed  utile  al  numismatici  sarà  il  sapere^,  che 
Licinio  squagiiava  le  monete  coniate  in  onore  délie  viitorie  di  Costan- 
tino  Magno  sopra  i  Sarmati;  imperocchè  oltre  l'esserci  resa  ragione 
délia  loro  rarità,si  conoscerà  eziandio,  che  fra  le  varie  guerre  ch'egli 
ebbe  con  quei  popoli,  i  nummi  coll'  epigraie  S  ARM  ATI  A  •  DE- 
VICTA  appartengono  alla  spedizione  narrata  daZosimo^,  ed  eseguita 
neir  anno  loyB.  Finalmente  troveremo  *  una  piii  chiara  conferma  del 
detto  di  Zonara,  che  il  medesimo  Costantino  erasi  da  prima  ideato  di 
stabilire  la  sede  dell'  impero  a  Serdica,  célèbre  città  délia  Tracia  in 
oggi  Sofia,  ove  infatti  le  date  délie  leggi  ci  mostrano  aver  egli  fatto  fré- 
quente residenza ,  innanzi  che  si  cand^iasse  poi  di  pensiero  in  favore 
del  promontorio  Sigco,  ossia  del  vecchio  Ilio,  e  che  si  déterminasse  in 
ultimo  per  Bizanzio. 

Abbandonando  poi  il  continuatore  di  Dione  per  passare  ad  Euna- 
|/io ,  questo  medesimo  autore  ci  confessa  nel  proemio  del  secondo  li- 
bro^,  che  il  principale  istigatore,  da  cui  venne  spinto  a  scrivere  le  sue 
storie,  fu  il  medico  dell' iraperatore  Giuliano  TApostata,  il  célèbre 
Oribasio,  che  da  lui  si  torna  a  dire  Pergameno;  onde  sarà  confermato 
l'errore  di  Suida  e  di  Filostorgio,  che  l'avevano  fatto  di  Sardi.  E  da- 
338.  ranno  poi  motivo  di  erudite  ricerche  ai  gcografi  i  popoli  Nardini'"',  dei 
quali  non  ci  è  riuscito  finora  di  trovare  altro  cenno;  contro  dei  (juah 
lo  stesso  Giuliano  mosse  una  militare  spedizione.  Si  nota  che  quel!' 
Augusto  soleva  molto  vantarsene  :  e  che  la  descrissc  anzi  in  una  sua 

'   l'ag-.  2/i5,  c.  cxxviii.  "  Pag.  2/16,  c.  c.vxx. 

'  Pag.  2/16,  c.  cxxvni.  ■'  Pag.  966  [c.  vi;  c.  iv,  ed.  Bonii.|. 

I.il).  II.  c.  wir  0  sog.  '^  Pag.  o.Fx)  [c.  xi;  c.  xi,  ed.  nonii.|. 


EXCERPTA  VATICANA.  257 

iettera  ail'  ignoto  slorico  Cillcnio,  pcr  correggere  le  cose,  nelle  quali 
si  era  questi  discostato  dal  vero  ncl  raccontarle.  Intanto  è  da  osservarsi, 
che  quella  spediziono  viene  narrala  uel  codice,  corne  eseguita  dopo 
ohe  Giuliano  aveva  già  preso  il  titolo  di  Aiigusto\  cioè  a  dire  dopo  la 
primavera  del  3Go,  e  iniianzi  ch'egli  componesse  l'orazione  che  ancora 
ci  resta  contro  il  cinico  Eraclio,  la  qiiale  si  giudica  scritta  poco  dopo 
la  morte  di  Gostanzo  avvenuta  li  3  di  novembre  del  36 1.  Il  clie  es- 
sendo,appena  questa  guerra  potrà  credersi  diversa  da  quella  ch'egli 
ebbe  col  re  Vadomario,  il  qiiale  sacclieggiava  i  confini  délia  Rezia  ed 
aveva  battuto  ed  ucciso  il  conte  Libinone,  ma  ch'egli  astutamente  scppe 
larsi  prigioniero;  dopo  di  che  valicato  il  Reno  sorprese  i  nemici  e  li 
costrinse  alla  pace.  Ammiano  Marcellino,  che  racconta  queste  cose^, 
chiama  quei  popoli  col  nome  generico  di  Alemanni;  ma  è  ben  ])roba- 
bile,  che  ne  avessero  un  altro  particolare;  ed  in  queslo  caso  i  Nardini 
dovrebbero  cercarsi  sulla  sponda  Renana  opposta  a  Basilea.  Ma  su  di 
ciô  meglio  vedi'anno  gli  eruditi  délia  Germania. 

La  pagina  seguente  ci  scopre  la  ragione  che  mosse  quell'  impera- 
tore  a  comporre  F  orazione  che  abbiamo  superiormenle  citata  contro  il 
fdosofo  cinico,  ch'  Eraclio  cliiamasi  da  Eunapio,  mentre  altri  lo  dicono 
Eraclito.  L'  aveva  questi  invitato  ad  ascoltare  le  sue  lezioni ,  dandogli 
grandi  speranze  che  le  avrebbe  trovale  attissime  per  la  migliore  ammi- 
nistrazione  delF  impero;  ed  egli  allettato  dalla  magnificenza  délie  pro- 
messe, lo  aveva  compiaciuto.  Ma  vedutosi  burlato,  volea  vendicarsene,  P.  339. 
e  lo  fece  generosamente,  usando  le  armi  non  di  principe,  ma  di  filo- 
sofo.  Il  quai  Eraclio  torna  poi  a  nominarsi  alla  pagina  267,  c.  xx^,  ove 
si  racconta ,  che  presentatosi  a  Procopio  parente  del  già  ricordalo  Giu- 
liano, il  quale  erasi  ribellato  a  Yalente,  percosse  fortemente  il  suolo 
col  suo  bastone,  gridando  :  crForti  animo  esto,  ut  aliquis  te  quoque 
ccposterus  laudet^.  -n 

Era  notissimo  il  sofista  Musonio  già  proconsoie  dell'  Acaja,  ch'  essendo 

'   Pag.  258,  c.  x[c.  X,  ed.  Bonn.].  "  [Aakiixos  èaao,  ïvx  ris  as  xai  oyl>iyôva>v 

^  Lib.  XXI,  c.  IV.  el  sim?.  Cf.  Odijss.  A.  vs.  3o-2.] 

'  [C.  xxviii.  ed.  Bonn.] 

m.  33 


258  EXCERPTA  VATICANA. 

vicario  délia  prefettura  del  pretorio  iiell'  Asia,  si  fe'  incontro  ad  un'  iii- 
ciirsione  degrisauri,  dai  quali  fu  morto  cou  tutti  i  suoi  l'anno  SGy  : 
ed  ora  troviamo  ^  il  suo  epitaffio  in  qualtro  versi,  dai  quali  si  raccoglic 
che  fu  sepolto  in  Ilio.  Se  ne  cita  autore  un  Teodoro,  che  appaiisce  un 
personaggio  d'  importanza,  résidente  in  Sardi,  e  che  opportunamente 
l'annotatore  ha  creduto  quel  Teodoro  proconsole,  di  cui  rinmngono 
due  altri  epigrammi  presse  il  Brunck^;  il  che  essendo,  puô  formarsi 
una  plausibile  congettura,  che  colui  fosse  il  proconsole  dell'  Asia 
di  queir  anno  da  aggiungersi  alla  loro  série,  che  in  questi  tenipi  è 
appunto  rnancante.  Ne  taceremo  la  facezia  di  un  dialogo  tratto  dagli 
escerpti  di  Massimo  Planude^,  che  ci  conferma  la  già  nota  moderazione 
deir  imperatore  Graziano.  Una  femmina  presentossi  a  quel  principe 
per  querelarsi  del  niarito,  che  la  percuoteva,  e  n'ebbe  da  lui  in  ri- 
sposta  :  questo  non  m' appartiene.  Al  che  la  donna  replicô,  che  suo  ma- 
rito  congiurava  eziandio  contro  di  lui  :  E  cio,  allora  le  soggiunse,  non 
appartiene  a  voi. 

Ma  ritornando  ad  Eunapio,  un  nuovo  personaggio  ci  viene  da  lui 
proposto*  in  quell' Argibolo,  che  si  mostra  come  un  confidente  del 
Goto  Gaina,  e  come  suo  cooperatore  nella  ruina  delF  eunuco  Eu- 
P.  3/10.  tropio  arhitro  dell'  impero  ai  gioi'ni  di  Arcadio.  Ed  un'  altra  ag- 
giunta  alla  storia  degli  uoniini  illustri  sarà  poi  quella  risguardante 
Fravito,  0  Fravitta^,  pagano  di  religione  ed  uno  dei  ca])i  dei  Goti, 
il  quale  avendo  sposata  una  Romana  si  era  attaccato  ail'  impero,  a 
cui  restô  sempre  fedelissimo.  Fu  uno  dei  più  gran  capitani  del  suo 
secolo,  che  avendo  purgato  le  provincic  dai  masnadieri  che  le  ma- 
nomettevano,  sconfissc  poi  Gaïna  e  i  suoi  Goti  in  una  célèbre  battaglia 
navale  e  salvô  Costantinopoli;  in  premio  di  che  fu  fatto  console  oi'di- 
nario  per  l'Oriente  l'anno  di  Gristo  /loi.  Dopo  il  suo  innalzamento 
air  apice  degli  onori,  più  non  si  aveva  notizia  alcuna  di  lui;  c  solo 
ora    apprendiamo,    che  fu   ucciso   fraudolentemente   mentre    rcgna- 

'   l'.'ig.  971  [c.x\v  =  c.xx\ix,  ed.  Bonn,].  "  Pog.  287  [c.  xLni=c.  Lxii,cd. Bonn. |. 

'  Totn.llI,p.  6.  •'  Pag'.  288  [c.  xLvr=c.  lxv,  ed.  Bonn.]. 

•^  Pag-.  5/17,  c.  IV. 


EXCERPTA  VATICANA.  259 

vano  dissiflj  fin'  due  iinpeiatoii,  cIkî  alli-i  non  ponno  esserc  se  non 
clie  Onorio  ed  Arcadio;  e  per  conscfjueiiza  iniianzi  la  morte  di  quest' 
nltimo  seguita  il  primo  di  mafjfjio  del  A 08.  Lo  storico  ne  addossa  la 
colpa  a  Iciace  alessandriiio,  di  cui  ci  dice  che  sotto  la  reggenza  dell' 
AugLista  Pulcheria  fii  mullato  per  cio  di  quattro  mila  monele  d'  oro  dal 
vicario  Erenniano,  il  quale  sarà  da  aggiungersi  auch'  egli  alla  Notizia 
délie  dignità  dell'  impero  orientale.  E  lo  studioso  annotatore  lia  poi 
vediito  ',  clTegli  è  ([uel  lerace  sommamente  addetto  a  S.  Ciriîlo,  di  cui 
parla  Socrate-;  nel  (|ual  caso  il  Giovamii,  che  si  memora  come  parte- 
cipe  deir  uccisione  di  Fi-avito,  altri  non  potrebbe  essere  che  il  cele- 
herrimo  S.  Giovanni  Grisostomo.  Ma  se  ciô  è,  sarà  questa  certamente 
una  délie  solite  calunnie,  délie  quali  Eunapio,  caldo  partegiano  del 
paganesimo,  suole  aggravare  i  Cristiani;  e  a  noi  basterà  di  averla  ac- 
cennata  ai  signori  accademici  délia  religione  cattolica,  per  essere  certi, 
che  la  loro  pietà  non  sarà  tarda  a  vendicare  la  memoria  di  uno  dei  più  P-  3/ii 
insigni  campioni  délia  Chiesa  contro  le  accuse  del  greco  idolâtra  ^.  E  con 
ciô  porremo  fine  al  nostro  estratto,  giacchè  le  altre  cosc,  che  rimar- 
rehbero  provenienti  da  Menandro,  appartengono  tolalmente'  ail'  im- 
pero d'Orienté,  e  quindi  sono  fuori  dello  scopo  che  ci  eravamo  pro- 
posti,  siccome  estranee  del  tutto  alla  storia  dell'  Italia  e  di  Roma. 


'  Pag.  710. 

'  Hisf.  lib.  VII,  c.  \iii. 

'  [  Personne  n"a  encore  répondu  à  cet 
appel  de  Borghesi;  je  le  ferai  dans  une  des 
prochaines  livraisons  de  mon  Bulletin  d'Ar- 
chéologie chrétienne  (août  i863).  Du  reste, 
saint  Jean  Chrysostome  n"a  pas  besoin  dêti-e 
défendu;  ce  nest  pas  de  lui  que  parle  Eu- 
nape.  Celui  qui  fit  périr  le  consul  Fravitus 
était  un  personnage  très-puissant  à  la  cour 
d'Arcadius,  et  qui  y  disposait  à  son  gré  de 
toutes  les  charges:  or  saint  Jean  Chryso- 


stome, surtout  depuis  l'an  /loi,  était  bien 
loin  d'avoir  celte  position;  dès  cette  année, 
en  effet.  Eudoxie.  femme  dArcadius.  avail 
commencé  à  le  persécuter.  Le  personnage 
dont  Eunape  a  voulu  parler  est  évidemment 
Jean ,  comte  des  largesses  d'Arcadius  en  ici  , 
auquel,  suivant  Zosirae  [Hist.  lib.  III, 
c.  xvni),  l'empereur  confiait  tous  ses  secrets, 
et  qui  était  même  soupçonné  d'entretenir 
des  rapports  criminels  avec  l'impératrice.  — 
J.  B.  DE  Rossi.l 


33. 


MARMO  DI  S.  PAOLO. 


ILLIJSTRAZIONE 
Dl  m  MARMO  INTERESSANTE, 

SCOPERTO 
NELLA  BASILICA  DI  S.  PAOLO  AD  QUATUOR  ANGULOS, 

DETTA  OSTIENSE'. 


Questo  grandiose  frammento  fu  rinvenuto  iiel  demolire  il  tabciiia-     P. 
colo  marmoreo  sull'  altare  délia  confessione  dell'  incendiata  basilica  di 
S.  Paolo  2  : 

d  M 

. . .  staliUo . . ,/. . .  B  A  R  B  A  R  O  •  C  O  S 

, .  .  .  leg--  AVG  G  •  G  E  R  M  •  s  V  P  E  R 

/EG-AVG-PROV-THRAC 

donato  •  donis  '  mil  -iELLO-PARTH  •  MESOP 

praet q-  PROV  •  AFRI C  •  TR  •  L  ATI  C  ■ 

kg X  vir  •  stli  T  •  IVDIC  •  SEVIR  •  EQj  ROM 

c  0  n  j  u  g  i-l)  eN  E  •    MERENTI 

ARCIANA-C-F 

F 

Comprende  circa  la  meta  dell'  intera  iscrizione,  per  quanto  piiô  giiidi- 
carsi  dalla  peiiultima  riga,  ch'  è  una  délie  poche  sviscettibili  di  un  pieno 
ristauro,  e  nella  quale  sembra  certo  che  fosse  ripeluta  l  iisitatissima 
formola  coniiigi  ôeNEMERENTI.  La  lapide  è  certamente  sepolcrale, 

'  [Extrait  du  Giornale  Arcadico ,  i83o,tom.  XL\I,  p.  ly^-igA.j  —    '  iVoy.  Henzen. 
Supplem.  Orell.  n,  55oi.] 


'26/1  MARMO  DI  S.  PAOLO. 

facendone  iudubiiata  fede  1' avanzo  dell' intitolazione  agli  Dei  Mani, 
che  osservasi  sul  priiicipio  ;  e  fu  posta  ad  un  console  chiamato  Bar- 
baro,  da  Marciana  o  Larciana  chiarissima  femiiia,   che  la   dilTerenza 

170.  dei  cognome  fa  credere  piii  presto  moglie  che  figlia  del  defonto.  La 
inenzione,  che  vi  si  fa  nella  quinta  riga  délia  guerra  Partica  offre  su- 
bito buon  liime  per  non  errare  di  molto  nel  giudizio  délia  sua  età. 
Senza  contare  la  più  antica  spedizione  di  M.  Antonio,  alla  quale  è 
troppo  manifesto  che  questo  marmo  non  puo  riferirsi ,  e  solfermandoci 
air  anno  979,  in  cui  il  regno  dei  Parti  passô  in  potere  dei  Persiani, 
quattro  sono  le  guerre  con  quella  nazione  memorate  dalla  storia, 
mosse  da  Traiano,  da  L.  Vero,  da  Settiniio  Severo  e  da  Caracalla. 
Ma  la  prima  e  1' ultima  vengono  escluse  dallo  stesso  frainniento,  û 
quale  ci  attesta  che  allora  regnavano  due  Augusti,  il  che  non  verifi- 
candosi  sotto  Traiano  e  Caracalla,  rimane  chiaro  che  quei  due  pren- 
cipi  non  ponno  essere  se  non  che  i  due  Augusti  fratelli,  cioè  M,  Aure- 
lio  e  L.  Vero,  0  pure  Settimio  Severo  col  figliuolo.  Lo  che  essendo,  la 
mente  corre  spontaneamente  a  pensare,  che  questo  console  Barbaro 
sia  il  fratello  di  L.  Elio  Cesare  e  lo  zio  dell'  imperatore  L.  Vero,  cioè 
M.  Ceionio  Civica  Barbaro,  di  cui  ha  dilfusamente  ragionato  il  Ma- 
rini'.  E  infatti  uomini  dottissimi  alla  prima  scoperta  délia  lapide  non 
esitarono  a  sposare  questa  sentenza.  Egli  ottenne  effettivamente  il  con- 
solato  ordinario  in  compagnia  di  M.  Melilio  Regolo  nell'  anno  Varro- 
niano  910,  ed  è  anzi  il  solo  di  questo  cognome  di  cui  i  fasti  ci  serbino 
l'icordanza.  Ma  se  questo  sospetto  si  verra  più  maturamente  conside- 
rando,  si  conoscerà  facilmente  che  non  puô  verificarsi  per  tre  ragioni. 
Nasce  la  prima  dal  sapersi  abbastanza  precisamente,  che  Civica 
Barbaro  non  intervenne  alla  spedizione  contro  il  re  dei  Parti  Volo- 
gese  III,  che  durô  circa  quattro  anni,  essendo  stata  intrapresa  da 
L.  Vero  nel  91  5,  tornandone  nel  919.  Imperocchè  apprendiamo  da 

17^'-  Capitolino'-,  che  nel  917  Civica  trovavasi  in  Roma,  e  che  fu  scelto  ad 
accompagnare  Lucilla  figlia  di  M.  Aurelio  destuiata  sposa  delT  impe- 

'    Fr.  Arval.  p.  6 F) 7.  —  "^   In  Marco,  c.  i.\. 


MAHMO  DI  S.  PAOLO.  265 

ratore  suo  riipolc ,  il  (juale  venne  a  riceverla  ad  Efeso.  Ne  vi  è  proba- 
bilità  che  dopo  avère  soddisfatto  alla  sua  commissione  passasse  a  rni- 
lilare  nelF  esercito  che  combatteva  coi  Parti  ;  essendovi  al  contrario 
ogni  apparenza  che  la  sua  lontananza  dalla  capitale  fosse  di  brève  du- 
rata,  percio  che  ricavasi  da  Galeno,  Questo  farnoso  iiiedico  per  sua  pro- 
pria confessione  venne  a  Homa  poco  dopo  la  partenza  di  L.  Vero  per 
Y  Oriente ,  e  ne  parti  innanzi  il  ritorno  di  lui,  essendovisi  trattenuto  poco 
più  di  tre  anni.  Nel  tempo  che  dimorô  nella  metropoli  dell'  impero,  egli 
si  acquistô  gran  credito  colle  sue  sezioni  anatomiche,  e  Ira  gl' illuslri 
personaggi  che  solevano  intervenire  a  vederle,  nomina  ripetutamente  ' 
questo  Barbaro  zio  dell'  imperatore  Lucio.  Sembra  che  durante  il 
soggiorno  di  Galeno  egli  non  restasse  per  lungo  tempo  assente  da 
Roma. 

Il  secondo  argomento  viene  suggerito  dal  medesimo  nostro  marmo, 
il  quale  nel  memorare  le  cariche  sostenute  dal  defonto  serba  manife- 
stamenle  1'  ordine  cronologico  inverso,  cominciando  dalle  più  recenti, 
e  gradatamente  risalendo  aile  più  antiche;  solo  dovendo  eccettuarsi  la 
dignità  consolare,  che  per  la  sua  eccellenza  è  di  ordinario  costume, 
che  si  annunzi  sempre  per  la  prima,  qualunque  fosse  il  tempo,  in  cui 
erasi  conseguita.  La  linea,  in  cui  si  fa  parola  délia  guerra  Partica, 
deve  senza  dubbio  supplirsi  donato  donis  mililarihus  6ELLO  PARTH, 
e  dalla  coilocazione  di  lei  si  fa  aperto,  che  costui  ricevette  i  doni  mi- 
litari, 0  innanzi  di  essere  legato  délia  Tracia,  o  piuttosto  in  tempo 
che  reggeva  quella  provincia.  Ma  qualunque  délie  due  opinioni  si 
prescelga,  sarà  sempre  vero  ch'  egli  fu  decorato  di  questi  doni  innanzi 
di  esser  console,  perche  la  Tracia  fu  provincia  pretoria,  come  vedremo,  P.  177. 
ne  usavasi  di  mettere  al  suo  reggimento  un  uomo  consolare.  Lo  che 
essendo  restera  chiara  la  difïerenza  di  questo  Barbaro  dallo  zio  di 
L.  Vero  ;  attesochè  questi  ottenne  i  fasci  cincjue  anni  prima  délia  guerra 
di  Vologeso,  ne  un  personaggio  cosi  distinto  per  la  sua  stretta  paren- 
tela  colla  casa  impériale,  dopo  aver  ricevuto  il  sommo  degli  onori,  sa- 

'   De  praenot.  ad  Post.  c.  11  et  v, 

m.  34 


1».     17.S. 


266  MARiMO  Dl  8.  PAOLO. 

rebbe  poi  stato  illegalmente  degradato  col  mandarlo  ad  un  govenio 
inferiore  alla  sua  dignità. 

L'  ultima  ragione  poi  per  escludere  Civica  da  ogni  diritto  su  questa 
lapide  dipende  dall' opinione  in  cui  soiio,  che  la  guerra  Partica  qui 
mentovata  non  sia  già  l' intrapresa  da  L.  \  ero,  ma  bensi  quella  niossa 
da  Settimio  Severo.  Ove  mi  riesca  di  provar  ciô,  non  essendosi  inco- 
minciata  la  seconda  se  non  quarant' anni  dopo  il  consolato  di  Civica, 
è  facile  il  conchiudere  cli'  egli  a  quel  tempo  o  era  iiscito  di  vita,  o  al- 
meno  non  era  piii  in  un'  età  capace  di  militare. 

E  cliiaro  cbe  il  MESOFotamico  è  stato  aggiunto  per  particolarizzare 
la  guerra  di  cui  si  è  inteso  di  favellare,  onde  distinguerla  da  quella 
di  Traiano,  che  celebratissima  in  molti  monumenti,  viene  sempre  detta 
Partica  assolutamente.  Ora  quel  predicato  non  mi  sembra  molto  accon- 
cio  per  denotare  la  guerra  di  L.  Vero.  Concedo  che  in  quell'  occasione 
da  Avidio  Gassio  lu  ricuperata  la  Mesopotamia  aggiunta  aile  provincie 
romane  da  Traiano  e  abbandonata  dal  successore  Adriano  ;  ma  pero 
lo  sforzo  maggiore  di  quella  spedizione  fu  rivolto  conti'o  l'Armenia, 
che  fu  conquistata  da  Stazio  Prisco  e  da  Marzio  \ero;  e  il  di  cui  trono 
fu  restituito  a  Soemo,  che  n' era  stato  espulso  dai  Parti.  E  veramente 
non  dalla  Mesopotamia,  ma  dall' Armenia  fu  tratto  il  titolo  testimonio 
di  quelle  vittorie,  che  si  congiunse  ail'  altro  cli  Partico,  onde  ambedue 
gli  Augusti  fratelli  sulle  medaglie  e  sui  marmi  vengono  denominati 
Armeniaci  Partie!.  Ma  non  occorre  dilTondersi  in  congetture,  quando 
si  ha  la  prova  pi'ecisa,  che  con  queste  due  appcllazioni  si  conti'adi- 
stinse  veramente  quella  guerra.  Imperocchè  si  legge  nell'  iscrizione  di 
M.  Ponzio  Leliano'  DONATO  •  DONIS  •  MILITARIB  •  BELLO- 
ARMENIACO-ET-PARTHICO'AB-IMP-ANTONINO-AVG- 
ET  •  A  •  DIVO  •  VERO  •  AVG,  e  cosi  pure  troviamo  nell'  altra  di 
M.  Claudio  Fiontone  riierita  dal  l)arone  di  Férussac '^  DONAT  ■ 
DONIS  •  MILIT  •  BELLO  •  ARMEN  •  ET  •  PARTH  •  AB  •  IMP  •  AN- 
TONIN  •  AVG  •  ET  •  A  •  DIVO  •  VERO  •  AVGVST.  Se  dmi(|ue 

'   ()rii(.[).  'iT);,  •?..  [Orelli,  n.  '.UHO.]—  ''  Biilld.  lomA  .  i8-^/i ,  soct.  VII ,  p.  0.99.  |  Ilnn- 
zcii,  Supplem.  Orell.  n.  0/179.] 


M  AH  MO  1)1  S.  PAOLO.  267 

(|uella  giiei'ra  era  coiiosciuta  aRoma  sotto  il  nome  di  Armeniaca  Partica, 
restera  che  quest'  altra,  che  appeilasi  Partica  Mesopotamica ,  si  abbia  da 
credere  da  lei  diversa  ;  e  se  cio  è  ne  verra  pure  ch'  ella  non  possa 
essere  se  non  bi  terza  mossa  da  Settimio  Severo,  non  avendosene 
alcun'  altra,  a  cui  possa  applicarsi  la  condizione,  che  a  quel  tempo 
regnassero  due  imperatori. 

Non  ignoro  che  da  alcuni  si  sogliono  distinguere  due  guerre  Partielle 
sotto  Severo.  Si  conviene  délia  poca  importanza  délia  prima,  la  quale 
non  fu  che  il  compimento  délia  guerra  civile  contro  Pescennio,  e  che 
si  détermina  ail'  anno  9/18.  Ma  piacemi  meglio  1'  opinione  deU'EckheP 
e  de!  Visconti'^,  i  quali  hanno  tenuto  che  in  quell'anno  non  si  venisse 
a  formale  rottura  fi'a  le  due  nazioni,  e  che  V  imperatore  si  contentasse 
di  respingere  soltanto  le  scorrerie  di  alcuni  popoli  e  principi  dipen- 
denti  dagli  Arsacidi,  0  che  al  più  egli  avesse  da  combattere  con  qual- 
che  corpo  staccato  di  Parti  venuto  in  soccorso  degli  Osroeni  e  degli 
Adiabeni,  contro  i  quali  aveva  allora  rivolto  le  armi.  In  qualunque 
caso  non  potrebbe  esser  questa  la  spedizione  contemplata  nella  nostra  P.  179. 
lapide,  perché  Garacalla  non  solo  non  partecipava  allora  del  titolo  di 
Augusto,  ma  ne  tampoco  era  ancora  stato  salutato  Gesare.  La  grande 
guerra,  che  procuré  a  Settimio  la  denominazione  di  Partico  Massimo, 
ebbe  origine  perché,  nel  mentre  ch' egli  era  aile  mani  col  suo  rivale 
Albino,  \ologese  IV  invase  con  grandi  forze  la  Mesopotamia,  siccome 
ci  narra  Dione^.  Severo  parti  sulla  fine  del  960  per  rispingerlo,  e  nei 
conflitti  che  poscia  seguirono  l'Armenia  non  ebbe  alcuna  parte,  per- 
ché un  altro  Vologese  figlio  di  Sanatruce  re  di  quel  paese  prévenue  la 
burrasca  col  domandare  la  pace,  che  gli  fu  conceduta  dai  Romani.  La 
guerra  adunque  fu  rivolta  dalla  parte  délia  Mesopotamia,  da  cui  i 
nemici  si  ritirarono  ail'  appressare  di  Severo  ,  il  quale  da  quella  banda 
pénétré  nella  Parzia  al  finire  dell'  estate,  occupé  Seleucia  e  Babilonia, 
e  air  ingresso  dell'  inverno  espugnô  eziandio  Ctesifonte  capitale  del 
regno,  che  abbandoné   dopo  averla  saccheggiata.  Tutto  cié  avvenne 

'   D.  JV.  V.  tom.  VII.  p.  1--3.  -      "  Iconogr.  gr.  ch.  v.  S  01,  t.  III.  p.  \ih  et  siiiv.  — 
'  Lib.  LXXV.  c.  IX. 


268  MARMO  DI  S.  PAOLO. 

neir  anno  901,  nel  quale  Garacalla  fu  associato  ail'  impero,  e  salutalo 
Augusto  dai  soldati  ;  e  quantunque  non  se  ne  sappia  precisamente  il 
mese,  sbagliô  perô  certamente  Sparziano^  che  differi  questo  avveni- 
mento  dopo  la  presa  di  Gtesifonte.  Imperocchè  ci  rimangono  ancora 
due  sincerissime  iscrizioni,  1' una  édita  dal  Moratori  ^,  l'altra  dal  Fa- 
bretti  ^,  nelle  quali  il  figlio  di  Settimio  già  vedesi  chiamato  Augusto 
in  Ronia  ai  19  di  settembre  e  ai  i5  di  ottobre.  Dato  adunque  il 
tempo  necessario  perché  la  notizia  dall' Oriente  pervenisse  in  Italia,  e 
perché  potessero  incidersi  le  lapidi,  restera  fermo  che  1' assunzione  di 
Garacalla  dovette  sempre  precedere  l' ingresso  dell'  esercito  Romano 
sul  territorio  dei  Parti,  ancorchè  non  volesse  anmiettersi  la  vecchia 
sentenza,  che  ha  stabilito  il  principio  del  suo  impero  nel  giorno  an- 
P.  180.  niversario  di  quello  del  padre,  vale  a  dire  ai  9  di  giugno.  Tutto  per- 
tanlo  combina,  onde  a  questa  guerra  alluda  il  nostro  marmo. 

Pero  io  non  credo  ch'  ella  fosse  denominata  Mesopotamica  per  la 
sola  ragione  che  in  essa  fu  ricupei'ata  quella  provincia.  Primieramente 
in  questo  caso  sarebbesi  chiamata  non  Partica  Mesopotamica,  ma  Me- 
sopotamica Partica,  perché  la  riconquista  délia  Mesopotamia  prece- 
dette  r  invasione  délia  Parzia ,  corne  per  lo  stesso  niotivo  la  guerra  di 
L.  Vero  si  disse  Armeniaca  Partica,  non  Partica  Armeniaca.  Dipoi  è 
affatto  insolito  che  i  Romani  menassero  vanto  di  avère  riguadagnato 
qualche  porzione  del  loro  impero  occupato  dai  nemici,  anzi  fino  dai 
tempi  délia  repubblica  era  espressamente  vietato  di  trionfarne.  Gli 
sludiosi  deir  antica  geografia  sanno  bene  che  la  provincia  romana 
délia  Mesopotamia  conquistata  da  L.  Vero  non  comprendeva  già  la 
Mesopolamia  tutta  intei'a,  0  sia  tutta  la  regione  situata  fra  1' Eufrate 
ed  il  Tigri,  ma  che  la  parte  specialmente  australe  era  rimasla  in  po- 
tere  degh  Arabi  che  continuarono  a  signoreggiarla,  motivo  per  cui 
da  alcuni  autori  viene  anche  chiamata  Arabia  Scenitica,  quantun<|ue 

'   [In  Sevcr.  c.  xvi.]  empruntée  à  Panvinio,  lequel  la  tenait  de 

*  Pag.  io35,  6.  [Orelli,n.  8687.  Cette  Ligorio.  J.  15.  de  Rossi.  ] 

inscription  n'a  aucune  autorité;  Doni,  qui  '  Pag.  S9O,  n.  9.^7.  |Orelli.  n.  •a^jSû.l 

dit  lavoir  tirée  des  Schcdae  Mamttianae ,  Ta 


MARMO  DI  S.  PAOLO.  269 

r  Eufrate  la  dividesse  dall'Arabia  Déserta.  Severo  reduce  daCtesifonte 
nel  962  condusse  T  esercito  contro  qucsta  porzione  délia  Mesopotamia 
non  soggetla  ai  Romani,  onde  aprirsi  il  passaggio  per  ritornare  nella 
Siria,  ma  quantunque  riiiscisse  nel  suo  divisamento  non  potè  pero 
espugnare  la  città  di  Atra,  il  di  ciii  re  Baiscmio  vole\a  egli  puiiire 
di  aver  sôccorso  Pescennio.  Ne  i  suoi  sforzi  furono  coronaii  da  iiiiglior 
successo  quando  torno  la  seconda  volta  a  cingerla  d'assedio,  non  si 
sa  bene  peraltro  se  nello  stesso  anno,  o  nell' anno  susseguente,  Sta 
diinque  egregiamente  che  nella  nostra  iscrizione  la  guerra  Alesopo- 
tamica  si  faccia  succedere  alla  Partica,  e  clie  da  lei  si  prendesse  il  P-  181, 
secondo  appellativo  con  cui  distinguere  questa  spedizione  da  quella 
di  L.  Vero.  Délia  quale  spedizione  di  Settimio  non  mi  è  riuscito  di 
trovare  alcun'  altra  memoria  sulle  lapidi,  non  tenendo  conto  délia 
Ligoriana  pubblicata  dal  Giidio  '  ;  onde  sarà  non  piccolo  pregio  di 
questa  nostra  l' averci  insegnato  la  denominazione,  sotto  ciii  lu  co- 
nosciuta. 

Da  quanto  si  è  ragionato  sin  qui  rimane  troppo  manifesta  F  esclu- 
sione  di  Civica  Barbaro  da  ogni  pretesa  sopra  questo  epitaffio,  e  il 
bisogno  di  ricercare  alcun'  altro,  cui  possa  concedersi.  Nel  silenzio  délia 
storia  di  questi  tempi,  che  ci  viene  solo  narrata  da  compendiatori ,  e 
nella  mancanza  di  altri  marmi  fortunatamente  soccorre  aile  nostre 
ricerche  la  numismatica,  la  quale  per  alquanti  imperi  ci  sonmiinistra 
la  série  dei  governatori  délia  Tracia.  Le  medaglie  d'Anchialo,  di 
Bizia,  d'  Adrianopoli,  di  Pautalia,  di  Filippopoli,  di  Serdica  e  di  Traja- 
nopoli,  tutte  città  di  quella  provincia,  e  délie  quali  ne  conosco  fino 
a  ventisei  diverse,  sotto  l' impero  appunto  di  Severo  fanno  fréquente 
menzione  di  un  loro  préside  Barbaro  ;  e  l' identità  del  tempo  e  délia 
carica  ci  renderanno  buona  testimonianza,  ch' egli  sia  il  personaggio 
che  ricerchiamo.  Il  suo  nome  ordinariamente  si  esprime  colF  abbrevia- 
tura  HrCTBAPBAPOY,overoHreCTABAPBAPOY:matalora 
meno  compendiosamente  si  scrive  HT 'CTATI  •  BAPBAPOY.  corne  in 

'   Pag.  166.  ?>. 


-270  MARMO  DI  S.  PAOLO. 

due,  l' una  di  Bizia,  Taltra  di  Trajanopoii,  descritte  dalMioiinet',  o  pure 
HreM -CTATei  •  BAPBAP,  seconde  una  terza  di  Serdica  mal  letta 
dal  Vaillant  e  restituita  alla  vera  lezione  dallo  stesso  Mionnet'-.  Senza 
p.  182.  prestar  fede  al  falso  nome  di  Acilio  mostratoci  da  una  medagiia  di 
Traianopoli  prodotla  dal  Vaillant  •\  o  ail'  altro  di  Ostilio  di  cui  dietro 
un'  altra  di  Bizia  sospettô  sulle  prime  il  ch.  Sestini",  restava  perô  sem- 
pre  il  dubbio  se  questo  Barbaro  appaitenesse  alla  gente  Stazia,  0  piut- 
tosto  alla  Statilia,  ma  questo  dubbio  ancora  fu  poi  disciolto  da  un 
insigne  medaglione  di  Pautalia  pubblicato  dal^Eckhel^  nel  quale  si 
legge  HreMO  Clli  TIAIOY   BAPBAPOY  nAYTAAIfîTiîN. 

A  intera  conoscenza  pertanto  di  questo  personaggio  più  non  reste- 
rebbe  se  non  che  di  saperne  il  prenome,  ne  questo  pure  mancberebbe, 
se  si  volesse  credere  al  Vaillant,  che  gli  ha  attribuito  quello  di  Tibe- 
rio,  adducendo  in  due  nummi  di  Filippopoli  HTG  TIB  BAPBAPOY, 
ed  Hre  Tl  BAPBAPOY,  ed  in  un  terzo  di  Trajanopoh  HTeMOC 
TIB  BAPBAPOC.  Ma  la  falsità  di  quest'  ultima  lezione  fu  già  notata 
dair  Eckhel '^,  che  la  rimproverô  di  un  manilesto  peccato  grammati- 
cale per  r  Hr6M0C  invece  di  HFGM^N,  ne  io  credo  che  siano  piii 
certe  le  altre  due,  perché  osservo  che  in  tutte  le  medaglie  dei  presidi 
délia  Tracia,  e  cosi  pure  in  quelle  délia  vicina  Mesia  Inferiore,  il  pre- 
nome è  poco  fréquente,  0  quando  s' incontra  non  si  dà  mai  il  caso  che 
sia  scompagnato  dal  nome.  Per  questa  mcdesima  ragione  non  mi 
tengo  abbastanza  sicuro  ne  meno  deli'  HfGTBAPBAPOZ,  del  Mu- 
seo  Tiepolo^:  ne  dell'  HFGTBAPBA  promulgato  recentemente  nella 
prima  parte  europea  del  Museo  Hedervariano^,  quantunque  ne  faccia 
lusinghevole  invito  il  sapere,  che  il  prenome  Tito  fu  assai  famigliare 
alla  gente  Statilia;  troppo  facile  sembrandomi  lo  scambiare  in  HFGT 
il  solito   HTCT   in   medaglie  che  non  oiTrono   mai  il  punto  divisorio 

'   Suppl.  t.  II.  p.  '.i3/i,  n.  17  1,  c  p.  5io .  '""  Catal.  Mus.  Caes.   Vindob.  1.  I.  p.  7S, 

11.  180)].  II.  19. 

'  Ibid.  p.  485,  n.  166'i.  '  D.  N.  V.  t.  IV,  p.  2/.5. 

''  Graec.  p.  88.  '  Pag.  9/17. 

"  Leti.  l.  Vil,  p.  11.  '  Pflg.  7-3,  n.  28. 


MAUMO  DI  S.  PAOLO.  271 

délie  parole.  Più  proliahile  mi  sembrerebbe  il  chiamarlo  Marco,  cli' ù     P.  i83, 
denominazione  cognita  aiicli'essa  degli  Stalilii,  appellandosi  percioalla 
sovracitata  medaglia  di  Scrdica  dcl  Mioiinel  ',  ma  iiivcce  di  HrCMovos 
CTATGIXtov  iiilerprelando  Hr£(xovos  MccpKO'u  CTATGfXfovroircsom- 
pio  di  fjiiellc  di  alli'i  presidi,  siillo  rpiali  si  vedn  HTe  •  M   nOMriHIOY 

OYoneiCKOY,  Hre-  m  toyaaioy  maeimoy,  Hre-  m  ai- 

C6P0Y6IAIAN0Y.  E  poticdjbe  addurscne  una  sufTiciente  ragione  aA 
dire,  cb'è  quasi  inusilata  su  questi  nummi  l' abbreviatura  HFGM.  non 
avendosene  altro  sicuro  esempio  da  potcr  citare  se  non  Y  HFGM  *  M  • 
nONTCABeiNOY  del  Mionnet-,  cb'è  pero  dei  tempi  di  Antonino 
Pio,  e  di  una  medaglia  di  primo  modulo,  cbe  oiïriva  maggioi'  area  da 
l'iempire.  Pero  io  non  intendo  di  dare  a  quesla  congettura  maggior 
])eso  di  quello  che  mérita,  e  più  sicuro  sarà  certamenle  il  consiglio  di 
attendere  la  sopravvegnenza  di  qualcbe  altra  medaglia  che  meglio  ci 
scbiarisca,  la  quale  se  mai,  com'  è  accaduto  in  altri  dei  presidi  sopra- 
citati,  ci  olTrisse  per  esempio  HP-M-CTA,  ci  darebbe  definita  la 
questione. 

Intanto  essendo  questa  la  prima  voila,  in  cui  un  governatore  délia 
Tracia  incontrasi  memorato  tanto  sulle  meclaglie  greche  quanto  sopra 
una  lapide  latina,  se  ne  avrà  modo  finalmente  di  dimostrare  qual'era 
il  loro  titolo  e  il  loro  grado,  e  di  togliere  cosi  alcune  dubbiezze  che 
tuttavia  molestano  i  numismatici.  Sappiamo  da  Tacito^,  che  nel  772 
per  autorità  dell'  imperalore  Tiberio  essendo  stato  privato  del  regno 
Rescupori  a  motivo  dell'  uccisione  da  lui  fatta  di  suo  nipote  Coti  \, 
ffThraciain  Rhoemetalcem  fdium,  cpiem  paternis  consdiis  adversatum 
ff  constabat,  inque  liberos  Cotyis  dividitur  :  iisque  nondum  adultis  Tre- 
ffbellienus  Rufus  praetura  functus  datur,  qui  regnum  intérim  tracta-  18/1. 

rcret,  exemplo  quo  majores  M.  Lepidum  Ptolemaei  liberis  tutorem  in 
r  Aegyptum  miserant.  -n  Fu  questi  il  primo  Romano  che  spiegasse  giurisdi- 
zione  nella  Tracia,  e  da  lui  spetta  una  bella  iscrizione  rimasta  ignota  ai 
commentatori  di  Tacito,  e  riferita  pin  correttamente  degli  altri  dal  Doni\ 

'  Suppl.  t.  II,  p.  /i85,  n.  )6G-î.  ''  AnnnLWh.  U.c.  lxmi. 

"  T.  I,  p.  .'ii(),  n   3A-:>.  '  Cap.  v.  n.  3o. 


272  MARMO  DI  S.  PAOLO. 

quantunque  eqiiivocasse  nel   rneUerla  a  Ronia,  quando  fu  trovata  fra 
le  rovine  dell'  antica  Concordia ,  ed  eslste  a  Portogruaro  ^  : 

T-TREBELLIENO-T-F 

CLA-RVFO 
QjTR-PL-LEGATO 
CAESARIS-AVGVSTI 
PLEBS 

Ne  guari  andô  che  tutta  la  Tracia  fu  rimessa  sotto  il  governo  di  un 
solo,  perché  Caligola  nel  792,  siccome  riferisce  Dione -,  trasferi 
Coti  VI  a  regnare  sull'  Armenia  minore  e  riuni  i  suoi  stati  a  quelli  di 
Remetalcell,  che  non  potè  a  lungo  goderne  essendo  stato  ucciso  nel  1'  800 
per  tradimento  délia  moglie.  I  Traci  si  rivoltarono  in  quest'  occasione, 
ma  r  imperator  Claudio  li  sottomise  e  ridusse  quel  regno  in  provincia 
romana,  secondo  che  insegna  Eusebio  e  il  suo  seguace  Sincello. 

Gran  dissenso  peraltro  régna  su  di  questo  fra  gli  eruditi,  attesochè 
Suetonio,  Eutropio,  Vittore  ed  Orosio  attribuiscono  a  Vespasiano  la 
riunione  délia  Tracia  all'impero,  e  ciô  che  più  monta,  lo  stesso  Eu- 
sebio, 0  piuttosto  S.  Girolamo  ^,  torna  a  ripetere  sotto  quel  principe  : 
rrAchaia,  Lycia,  Rhodus,  Byzantium,  Samus,  Thracia,  Gilicia,  Gom- 
frmagene,  quae  antea  liberae  et  sub  regibus  amicis  erant,  in  provin- 
rciam  redactae,iT  determinando  questo  fatto  alF  anno  V  del  suo  prin- 
cipato,  0  vero  al  VI,  siccome  hanno  alcune  altre  edizioni.  I  sostenitori 
délia  prima  sentenza  hanno  risposto  esser  solo  per  un  fallo  di  lezione 
che  questi  scrittori  si  fanno  parlare  délia  Tracia,  e  che  in  tutti   quel 

'  [J'ai  revu  cette  inscription,  et  la  copie  °  Lib.  LIX,  c.  xii. 

que  j'en  ai  prise  est  ainsi  conçue:  ^  Ed.  Mai,  Script,  vet.  nov.  coll.  t.  VIII. 

T  •  TREBELLENO  •  L  •  F  P-  ^^°-  [Saint  Jérôme  a  emprunte  ce  fait  à 

CLA-RVFO  Eutrope,  en   l'attribuant  arbitrairement  à 

QjTR-PLLEGATO  l'année  5  ou  6  de  Vespasien ,  et  Eutrope , 

CAESARIS-AVGVSTI  comme  Victor  et  Orose,  l'avait  tiré  de  Sué- 

î'LEBS  (Que  (^Vcspas.  c.  vnr).  Celui-ci  en  est  donc 

Le  ms.  de  Tacite  a  aussi  TrehcUenus ,  que  les  le  seul  ^{-arant.  Tu.  Mommskn.] 
éditeursonteu  tort  de  changer.  Tu.  Mommsen.] 


MAIÎMO  DI  S.  PAOLO.  273 

luoglii  deve  leggersi  Trachea  o  Trachia,  coine  verarnenie  si  scrive  in  una 
parte  (Ici  loi'o  codici,  csseiido  qiicslo  iiii  epiteto  da  unirsi  alln  siisse- 
guente  Gilicia.  Gon  tulto  cio  si  scguita  aiicora  a  difeiidcre  gagliarda- 
meiite  l' opinionc  deHo  Scaligcro,  il  quale  sehbene  ainmettosse  per  l*.  i*^'». 
vera  la  piinia  lestimoiiiauza  di  luisebio,  crcde  lullavolta  clie  una  parte 
délia  Tracia  avesse  continuato  ad  obbedire  a  qualcbe  regolo  e  cbe  di 
questa  s'  iinpadronisse  poi  Vespasiano.  Peraltro  è  da  osservarsi  che 
Suetonio  e  gli  altri  storici  avrebbero  parlato  assai  iiii|)ropriarnente 
dicendo  in  modo  assolulo,  cbe  la  Gilicia  venne  allora  in  podestà  dei 
Romani,  quando  fino  dai  tempi  délia  repubblica  la  piii  gran  parte  di 
quella  regione  già  costituiva  una  provincia,  e  qiialcbe  volta  ancora 
consolare.  In  latti  da  Dione  \  ove  parla  délia  célèbre  divisione  délie 
provincie  fatta  nel  727  fra  Augusto  e  il  senato,  viene  espressamente 
computata  fra  le  cesaree,  e  due  presidi  di  lei,  1' uno  sotto  Tiberio, 
l'altro  sotto  Nerone,  sono  ricordati  da  Filostrato-  e  da  Tacito^  AH'  op- 
posto  è  ben  vero  cbe  Galigola,  per  detto  di  Dione  ^,  donô  ad  Antioco  IV, 
re  di  Gommagene,  quella  parte  délia  Gilicia  cbe  portava  il  nome  di 
Aspra,  0  di  Agreste,  0  di  Tracbea.  E  quel  re  possedevala  sotto  Glau- 
dio,  per  attestât©  del  medesimo  Tacito  ^,  il  cbe  pure  colle  medaglie 
coniate  in  suo  onore  ci  confermano  Aegae,  Alexandria  ad  Issum,  Ane- 
murium,  Gelenderis,  Hierapolis,  Lacanatis ,  Laerte ,  Mopsus ,  tutte 
ciltà  di  quel  paese,  il  quale  realmente  insieme  colla  Gommagene  fu 
unito  da  Vespasiano  all'impero,  quando  nel  quarto  anno  del  suo  go- 
verno  fece  spogliare  il  medesimo  Antioco  di  tutli  i  suoi  stati,  siccome 
difl'usamente  ci  narra  Giuseppe  Flavio  ^.  Dali'  altra  parte,  dopo  essersi 
saputo  per  le  cose  già  dette ,  cbe  la  Tracia  era  stata  divisa  da  Tiberio 
in  due  porzioni,  e  cbe  di  nuovo  fu  riunita  da  Galigola  sotto  lo  scetlro 
di  Remetalce  II,  è  difficile  immaginarsi  una  terza  divisione,  la  quale 
poi  fosse  cosi  estesa  da  poter  prendere  il  nome  di  tutta  la  regione.  In 
ogni  caso  per  convalidare  la  prima  asserzione  diEusebio,  e  per  togliere 

'  Lib.  I.III,  c.  XII.  *  Lil).  LIX,  c.  VIII. 

^  Apollon,  vit.  lib.  IV,  c.  xii.  ^  Anml.  lib.  XII,  c.  lv. 

'  Annal,  lib.  XIII.  c.  xxxiii.  '  Bell.  Jud.  lib.  VII,  c.  vu. 

m.  35 


186. 


21li  MARMO  DI  S.  PAOLO. 

(li  contesa,  che  già  innanzi  Vespasiano  la  Tracia  eia  soggetta  ail'  im- 
pero,  io  metterô  in  campo  un'  autorità  superiore  ad  ogni  eccezione, 
la  quale  nella  présente  conlroversia  non  era  stata  addotta  puranche. 
E  qiiella  di  Tacito,  che  esaminando  lo  stato  dell'  impero  romano  ai 
tempi  di  Galba  ci  dice  :  rr Duae  Mauretaniae,  Raetia,  Noricum,  Thracia, 
fret  quae  aliae  procuratoribus  cohibentur,  ut  cuique  exercitui  vicinae, 
rita  in  favorem  aut  odium  contacta  valentioruni  agebantiir '.  i)  Ecco 
dunqiie  non  solo  provato  che  la  Tracia  prima  di  Vespasiano  era  sotto- 
messa  ai  Romani,  ma  che  di  più  ail'  uso  délie  provincie  minori  ella 
soleva  essere  amministrata  da  un  procuratore. 

Ne  cambiato  aveva  condizione  di  governo  ai  tempi  di  Domiziano, 
siccome  mi  mostra  un' iscrizione  forse  inedita  già  esistente  a  Perinto, 
che  ho  tratta  dalla  descrizione  di  un  viaggio  fatto  da  un  anonimo  ai 
tempi  di  Papa  Eugenio  IV,  che  si  conserva  nella  biblioteca  Vaticana'^  : 

AN  BEAZOYPAQ 
AYTOkPATOPI  KAIZAPI  AOMITIA 
NQ  ZEBASTQ  TEPMANIKQ  TO  lA 
VnATQ  EniTPOnEYONTOE  0PAKHZ 
K-OYETTIAIOY  BAEZOY  TIKAAY 
AIOZ  ZEBAZTOY  AnEAEYOEPOZ 
ZHNA  TPIHPAPXOZ  KAAZZHZ  HEPIN 
eiAZ  ZYN  KAAYAIOIZ  Tl  YIOIZ  KYPEINA 
MAEIMQ  ZABINQ  AOYnQ  <DOY 
TOYPQ  TEKNOIZ  lAIOIZ  ITPQTOZ 
KA0IEPQZAN 

P.  187.  (}uindi  ben  s'intende  come,  da  un'  epistola  diPlinio^  si  arguisca,  che 
la  Tracia  aveva  una  certa  dipendenza  dal  legato  augustale  délia  Mesia, 
essendo  d'oi'dinario  stile  che  i  procuratori  délie  provincie  minori  fos- 
sero  soggetti  al  governatore  délia  pi-ovincia  consolare  vicina ,  come 
nppiinto  sappiamo  che  il  procuratore  délia  Giudea  era  sottoposto  al 

'  Htst.  lib.  I ,  c.  XI.  voyageur  qui  l'a  copiée  est  le  célèbre  Cy- 

^  Cod.  5960,  p.  3.  [(]etle  inscription  ne        riaque  d'AnctW.  J.  B.  ok  Rossi.] 
so  trouve  pas  dans  lo  Corp.  inscr.  Gr.   Le  ^  Lib.  X,  op.  i.n  [ep.  xLni,e(l.  Keil.J. 


MARMO  1)1  S.  PAOLO.  275 

legato  délia  Siria.  E  starà  cgualmente  berie  che  alloiquando  la  Biti- 
nia  da  provincia  seiiatoria  passo  ad  essere  piovincia  cesarea,  in  gra- 
zia  délia  straordinaria  missione  di  Plinio,  aiiclie  la  Tiacia  gli  fosse  as- 
soggettata,  togliciidola  alla  dipendeiiza  del  legato  délia  Mesia,  onde 
nella  sua  célèbre  iscrizione  di  Milano  egregiamente  fu  supplito  dal 
Ma  ri  ni  '  : 

LEGAT  •  PRO  •  Pli  •  PRO VINCI  AE  •  ?ONti ■  et  '  hithyniae 
CONSVLARI-POTESTArlN-  E  AM  •?  K.OV  IN  Cl  AM-Ef  in -thracimn  af^ 
IMP  •  CAESAR  •  NERVA  •  TrAI  ANO  ■  AVG  •  GERMANico  •  dacico  •  missiis 

Non  andô  guari  perô,  che  dallo  stesso  Trajano  lu  dato  anche  alla 
Tracia  un  legato  suo  proprio,  del  che  ci  rendono  testinionianza  alcune 
niedaglie  di  Perinto  édite  dal  Sestini^  coH'  epigrafe  EFII  lOYOYEi;- 
Tiov  KEACov  T\Ps(7ë£VT:Gv  ANTic/lpoLTvyov.  E  questi  il  célèbre  giuris- 
consulto  Giuvenzio  Celso,  che  fu  poi  console  per  la  seconda  volta 
nell'  882.  Quelle  niedaglie  attribuiscono  ail'  imperatore  il  titolo  di  Da- 
cico, e  tacciono  quello  di  Partico,  onde  v'è  probabilità,  che  dopo  finita 
la  legazione  Pliniana  fosse  la  Tracia  elevata  ail'  onore  di  esser  retta  da 
un  uomo  pretorio,  al  che  potè  dare  un  giusto  niezzo  la  conquista  délia 
liniitrofa  Dacia,  e  il  bisogno  di  vegliare  più  attentamente  sopra  quei 
nuovi  sudditi,  c  sopra  i  barbari  circonvicini. 

Due  al  tri  legati  di  questa  provincia  ci  sono  cogniti  sotto  il  successore 
Adriano,  cioè  A.  Platorio  Nipote  LEG-PRO-  PR-PROVINCTHRAC 
apparente  dal  suo  titolo  onorario,  che  pubblicai  nel  mio  estratto  del  P-  18». 
gius  civile  antegiustinianeo  del  cIj.  monsig.  Mai,  inserito  in  questo 
nostro  giornaleS  e  Tineo  Rufo,  HREC- KAI  •  ANTI -TOY- CEBAC, 
che  il  Marini  cavô  fuori  da  una  niedaglia  di  Bizia  ^  e  ch  è  quel  mede- 

1   /'>.  Arvul.  p.  768.  Institnto  di  corrisp.  archeol.  i85/i.  p.  62  et 

^  fM.  Monimsen  a  restitué  depuis  cette  i3.  L.  Remer.] 
inscription ,  en  comparant  les  meilleures  co-  ^  Lettere  di  continuazione ,  t.  IV,  p.  56. 

pies  qui  nous  en  sont  restées,  et  il  a  dé-  '   iSo/i.  t.  XXll.  [Voyez  plus  haut,  page 

montré  qu'au  lieu  de  Et  in  thraciam,  il  faut  1-2 2.] 

ici  suppléer  Eœtra  sortem.  Voy.  Annali  delV  °  Fr.  Arval.  p.  655  e  nota  101. 

35. 


p.   i8( 


276  MARMO  DI  S.  PAOLO. 

simo  che  si  segiialô  riduceudo  in  dovere  i  rivoltosi  Giiidei.  Anche  ai 
tempi  di  Antonino  Pio,  Antonio  Zenone  si  appella  legato  propretore 
in  tre  medaglie  di  Filippopoli  S  e  in  nna  quarta  di  Perinto  ^  ma  egli 
è  i'  ultimo  dei  governanti  di  quella  regione,  che  sni  nunimi  di  lei 
assuma  quel  titolo.  Imperocchè  i  successori  di  lui  sotto  il  medesimo 
imperante  o  tacciono  affatto  la  qualità  délia  loro  carica,  scrivendo 
YnO-cDABtouArPinnEINOY^,  eni-lOYKOMOAOYS  o  pren- 
dono  la  nuova  qualifica  di  egemoni,  corne  nel  sovracitato  HTEM  •  M  • 
^ONT•CABEINOY^  HT  •  nOMn  •  OYOn  EIIKOY '\  HTE- 
TAPriAI  •  ANTIKOY  \  E  questa  seconda  costumanza  rimase  poi  co- 
stante  fino  a  Garacalla,  sotto  cni  le  medaglie  délia  Tracia  cessarono  di 
nominare  il  magistrato  romano;  non  potendosi  poi  dubitare  del  sup- 
[)lemento  di  (piella  voce,  ora  pin,  ora  meno  accorciata.  trovandosi  alla 
dislesa  HTeMONOC- M -TOYAAIOYMAEIMOYnAYTAAIflTrîN 
in  un  medaglione  di  Gommodo  del  Real  Museo  di  Baviera  citato  dal 
Sestini  ^ 

L'Eckhel  dottamente  provô"  che  la  voce  rtys^œv  presso  i  Greci  in- 
distintamente  adatlavasi  a  qualunque  sorte  di  magistrato  primario,e 
che  percio  corrisponde  con  tutta  esattezza  al  praeses  dei  Latini,  del 
quale  scrisse Macro  nei  Digesti^":  cf  Praesidis  nomen  générale  est,  eoque 
ff  et  proconsules  et  legati  Gaesaris,  et  omnes  provincias  régentes,  licet 
ffsenatores  sunt^',  j)raesides  appellantur.  -n  Istitui  percio  la  duplice  que- 
stione,  se  gli  egemoni  délia  Tracia  fossero  i  magistrati  particolari  délie 
rispettive  città,  nelle  quali  furono  coniate  le  medaglie,  ovvero  i  rettori 
romani  dell'  intera  provincia,  e  in  queslo  secondo  caso  s'eglino  rice- 

'   Mionnet,  Snppl.  t.  11 ,  p.  6 A7, 11.  1  Mi-2  ;  ^  Mionnet ,  Méd.  mit.  i.  1 ,  p.  A 1 6 ,  11.  3^2. 

Haym  ,  Tesoro  Brilan.  p.  aSh ,  lav.  XXXIV,  ^  Eckhel ,  Catal Mus.  Cacs.  part.  1 ,  p.  78 . 

fig.  10,  éd.  (li  Vienna;  Froeiich,  Quatuor  n.  1. 

lentatn.  p.  196.  '  Mus.  Sanclcm.  l.  11 ,  |).  -^31. 

^  Seslini .  Letterc  di  conlinuazione ,  t.  VI,  ^   Class.  gen.  p.  3i. 

p.  9.9..  "  D.N.  F.  t.  m.  p.  -ih'-l 

'   V.iillanl,  Gr.  p.  Zi5.  '"  Lib.  \Ml.\\\l\,\.  \ ,DeOfcio praesidis. 

'   lv;kliel.  C«<rt/.  .¥m.5.  CV(e.s-.  |)ar(.  I.  p.  7<|.  "(H    (aut   lire   :   r  Licel   senatores  non 

n.  -jo^.  '•siiiil.'-  Tu.  \1ommse\.  I 


MARMO  DI  S.  PAOLO.  277 

vesserola  loro  nomina  daH'imperatoro,  o  dal  s(3iialo,  jjiusta  la  iiotissima 
(livisione  délie  provincie  in  cesaree  e  proconsolari.  E  «jiustameiite  le 
risolse  ambedue  mostrando  che  la  Tracia  fu  sempre  proviiicia  cesarea , 
e  che  gli  egemoni  non  fiirono  se  non  che  i  governatoi'i  mandai i  dnl 
principe  per  arnministrarla. 

Gon  tutto  quesio  è  rimasla  una  qualche  altra  conlroversia  ajicoia 
indecisa.  E  vero  che  praeses  è  nome  generico,  ma  è  vero  alliesi  che 
dopo  Alessandro  Severo  divenne  il  titolo  proprio  se  non  di  tutte,  di 
alcune  almeno  délie  provincie  imperatorie,  giusta  il  notissimo  passo  <li 
Lampridio^  dal  quale  si  narra  che  quell'  Augusto  rrprovincias  praeto- 
errias^  praesidiales  plurimas  tecit,  proconsulares  ex  senatus  voluntate 
rrordinavit.  n  Infatti  prima  délie  innovazioni  portate  daDiocleziano  nelT 
amministrazione  dell'  impcro,  ed  anche  ai  tempi  di  Caracalla  ti'oviamo 
per  esempio  PRAESIDI  •  PROVINCIAE  •  NVMIDIAE  \  PRAE- 
SES-PROV-HISP-CITS  e  PRAESES -j^romNCIEGERM ANIAE- 
SVPERIORIS^  Egualmente  conosciamo  che  i  sovrastanti  aile  piccole 
provincie  non  si  stettero  contenti  del  modesto  titolo  di  procuratori,  che 
avevano  da  prima,  ma  assunsero  in  seguito  F  altro piii  pomposo  di  praf^- 
ses,  onde  il  solo  Grutei'o  ci  somminisira  PROC  ■  ET  •  PRAESIDl  • 
PROV  •  SARDINI AE  ",  PROC  •  ET  •  PRAESIDl  •  ALPIVM  \  pro- 
rwATORI  •  ET-  PRAESIDl  ■  ALPIVM  •  COTT\armn\  PRAESIDl  • 


1'.   uiû. 


'   [In  Alex.  Sev.  c.  xxiv.] 

'  [Les  manuscrits  ont  provinctalegatorias , 
doù  Saumaise  a  tiré  provincias  legatorias, 
comme  l'exige  Topposition  des  provinciae 
proconsulares.  Le  biographe  a  voulu  dire 
probablement  qu'Alexandre  envoyait  sou- 
vent, au  lieu  d'un  legutus ,  un  procurator  et 
praeses j,  c'est-à-dire  un  gouverneur  non 
sénateur;  car,  quoique  le  titre  de  praeses 
convienne  aussi  aux  gouverneurs  de  rang- 
sénatorial,  comme  terme  technique  et  légal 
il  désigne  un  gouverneur  de  rang  équestre. 
Th.  Mommsex.  1 


'  Donati,  p.  -264,  i.  [Orelli.  n.  9Û6.J 

'  Grut.  p.  978,  9.  [Cette  inscription  est 
du  temps  de  l'empereur  Carus.  et  le  per- 
sonnage qui  y  prend  le  titre  dont  il  s'agit 
porte,  sur  un  autre  monument  de  la  même 
époque .  celui  de  V  •  C  •  LEG  •  AVGG  ■  PK  • 
PR-PROVINCIAE-HISPANIAE  CI- 
TER lORIS.  Voy.  Grut  p.  078.  1:  Orelli. 
n.  loûo.  L.  Remer.] 

'  Grut.  p.  698,  3. 
Pag.  '487.' 6. 

^  Pag.  /tgS,  6. 

'  Pag.  693.7. 


278  MARMO  DI  S.  PAOLO. 

FKOV 'TIN Git(mae\  tacendone  altri  che  si  trovaiio  raccolti  presso  il 

Ma  ri  ni  '^. 

Poteva  adunque  credersi  che  la  légale  mutazione  del  titolo  di  lega- 
tus  in  praeses  fosse  molto  piià  antica  dei  tempi  di  Alessandro  Severo,  e 
in  questa  ipotesi  la  Tracia  sarebbe  una  délie  prime  provincie  a  sommi- 
nistrarne  l'esempio.  0  diversamente  si  aveva  luogo  di  giudicare,  ch'es- 
sendo  cessate  le  ragioni  per  cui  quel  paese  si  era  fatto  governare  da 
un  legato  propretore,  fosse  stato  restituito  ail'  antica  amministrazione 
di  un  procuratore,  il  quale  sulle  tracce  di  altri  suoi  colleghi  avesse 
voluto  nobilitare  il  proprio  officio  col  denominarsi  egeinone  o  préside. 
Ma  il  confronto  Ira  la  lapide  del  nostro  Barbaro,  che  lo  dice  legatus 
Augustorum  provinciae  Thraciae,  e  le  medaglie  coniate  sotto  il  suo  reg- 
gimento,  dalle  quali  appellasi  egemone,  dissipa  fmalmente  tutte  queste 
incertezze.  E  manifesto  per  esso,  che  da  Traiano  in  poi  la  Tracia  pro- 
segui  ad  essere  governata  da  un  legato  propretore,  e  che  la  mutazione 
del  titolo  avvertita  sui  nummi  non  ebbe  altra  origine  se  non  che  dall' 
uso  che  incominciava  a  diffondersi  di  chiamare  presidi  generalmente 
i  reltori  délie  provincie,  qualunque  fosse  il  loro  grado.  E  infatti  fra 
l'epistole  Pliniane  del  libro  X  vedesi  in  quella  che  nelle  vecchie  edi- 
zioni  è  la  53,  e  che  nelle  recenti  trovasi  al  numéro  58,  che  anche 
Traiano  scriveva,  ignoscet  illis  Moesiae  praeses,  tuttochè  non  possa  du- 
bitarsi  che  la  Mesia  sotto  il  suo  impero  fosse  commessa  ad  un  legato 
augustale. 

Ho  detto  superiormente  che  la  Tracia  fuprovincia  pretoria ,  e  non  con- 
I'.  M)!,  solare;  onde  prima  di  désistera  dal  ragionare  di  lei,  mi  trovo  in  debito 
di  mostrare  il  duplice  fondamento  délia  mia  asserzione.  Viene  sommi- 
nistrato  H  primo  tanto  dalla  nostra  iscrizione  quanto  da  quella  di  Pla- 
torio  Nipote,  da  ognuna  délie  quali  ci  consta  che  la  Tracia  fu  il  primo 
goveino  da  loro  couseguito.  Egli  è  adunque  chiaro  che  questa  fu  la 
provincia  cesarea,  che  loro  spettava  in  conseguenza  dclla  ])retura,  il 
che  vien  meglio  addimostrato  dall'  osservarsi  che  la  seconda  legazionc 

'  Pag.  366.  1.  —  ^  Fr.ArvuL  \).  i}-ï6 ,  nota  'j5/i. 


MARMO  Dl  S.  PAOLO.  279 

toccata  ad  ambeclue  fu  quella  délia  Gciiiumia  Superiore,  o  Inferiore, 
l'ana  e  l'altra  délie  quali  è  già  comprovato  che  furono  consolari.  An- 
che pin  fermo  è  l' allro  aro[omento  desuiilo  da  cio  che  si  narra  da  Dione  ' 
intorno  Claudio  y\tlalo,  co[jnito  eziandio  per  un  nummo  di  Pautalia 
coir  effigie  di  Goniinodo  edito  dall'  Eckliel'^.  Scrive  quello  storico  che 
nel  971  Elagabalo  crinCypro  Claudium  Attalum,  qui  Thraciae  fuerat 
ff  olini  praescs  et  a  Severo  tenipoi'e  belli  Nigriani  senatu  motus,  a  Ta- 
re ranto  autem  dignitati  pristinae  restitutus,  eo  tempore  ex  sortitione 
rrCypro  praelectus  erat,  interfecit,  propterea  quod  oU'endisset  Coina- 
rr  zonteni  ^  -n  Attalo  adunque  non  fu  mai  console,  perché  se  lo  fosse  stato 
nel  cavar  a  sorte  la  provincia  senatoria  non  poteva  toccargli  Cipro,che 
fu  sempre  uno  dei  proconsolati  riserbati  ai  pretorj,  ma  doveva  venir- 
gli  0  l'Asia  0  l'Africa,  che,  siccome  è  notissimo,  furono  le  dueprovincie 
del  senato  destinate  ai  consolari. 

Questo  Barbaro  dev'  essere  stato  di  nobile  schiatta,  attestandoci  la 
lapide  che  nella  sua  prima  giovinezza,  e  innanzi  di  occupare  il  deccm- 
virato  che  giudicava  le  liti,  fu  seviro  dei  cavalieri  romani.  Il  pochis- 
sinio  che  si  conosceva  di  questo  ufficio  è  stato  detto  dal  Fabretti\  e  dal 
Marini^  ma  è  cosi  poco,  che  si  restringe  a  farci  sapere  che  quei  seviri  P.  192. 
erano  i  prefetti  di  sei  turme  di  cavalieri.  Ma  quali  turme  erano  queste, 
e  quali  le  loro  incombenze?  In  tanto  bujo  per  me  porto  opinione.  che 
quelle  lurm£  siano  le  stesse  délie  quali  parla  Suetonio  ^  ccTrojam  hi- 
er sit  turma  duplex  majorum  minorumque  puerorum, i^  ossia  le  sei  squa- 
dre  di  giovinetti  Romani,  nelle  quali  posteriormente  furono  divisi  pro- 
babilmente  secondo  l'anno  délia  rispettiva  età,  che  in  certe  determinate 
feste  ed  in  altre  straordinarie  eseguivaiio  le  decursiones,  nelle  quali 
consisteva  il  ludus  Trojanus  reso  cosi  célèbre  dai  versi  rli  Virgilio',  su 

'   Lib.  LXXIX,  c.  m.  toO  KA>;pov  tj)  KOttow  'srpOfny.-/,6évTa,  otj 

-   Catal.  Mus.  Caes.  part.  I,  p.  78,  n.  10.  rw  K«opià|oi'Tt  ■zspoasHexpoDKSi  (èÇ'ov£v<Te). 

^   [ÉvT£Tr7Kt(7rp&)  KAavStov  AT7aAoi'Toi'  '  Inscr.  dom.  Y>.  hio. 

Tïjs  QpâKïjs  'tsotè  âp^oiVTa  xai  vira  p.èv  toO  ^  Fr.  Arval.  p.  776. 

^soMvpov  in  ToO  avvehpiox)  èv  tw  toO  N/-  "  In  Caes.  c.  xxxix. 

jpov  T^oXéiico  SK-K£(T0VTX,  iiTo  §£  ToC  Ta-  '   Aeti.  lib.  V,  vs.  ôUb  e  seguenti. 

pivTOM  ss  oiùro  è-KCLvx^fJJévzy.,  «ai  tôts  èjc 


280  MARiMO  Dl  S.  PAOLO. 

cui  è  da  vedersi  ï excursus  dell'  Heyrie  ^  Da  infiiiiti  luogbi  dei  classici 
si  ricava,  clie  questi  giovinetti  erano  tutti  patrizi,  o  figli  di  senatori,  ed 
ognuno  sa  che  per  quanto  eccelsa  fosse  la  riascita  dei  Romani,  finchè 
non  erano  ascritti  ail' ordine  senatorio,  rimanevano  nel  ceto  dei  cava- 
lieri.  Non  è  qiiesto  il  luogo  di  appoggiare  la  mia  opinione,  perché  ciô 
mi  obbligherebLe  a  duplicare  i  limiti  che  ho  prefissi  al  présente  arti- 
colo;  bastandomi  di  poter  asserire,  che  questi  seviri  cosi  frequenti  nelle 
iscrizioni  appariscono  tutti  di  un'  età  molto  giovenile,  e  che  non  ne 
conosco  alcuno,  il  quale  possa  dimostrarsi  che  sia  stato  un  honio  novus 
nei  senso  romano ,  nel  mentre  che  di  moltissimi  è  manifesta  la  nobi- 
lità  délia  loro  origine.  Non  per  questo  mi  attenterô  di  far  discendere 
Statilio  Barbaro  dalla  célèbre  famiglia  degli  Statilii  Tauri,  sembran- 
domi  anzi  ch'ella  venisse  meno  ai  tempi  di  Nerone,  do])o  i  quali  se  ne 
perde  ogni  memoria  :  e  infatti  la  storia  parlandoci  di  Statilia  Messalina , 
ultima  moglie  di  quell'  imperatore,  non  ci  fa  motto  di  alcun  suo  parente. 
Viceversa  ai  tempi  di  Adriano  le  figuline  mi  fanno  conoscere  T.  Stati- 
P.  19.3.  lio  Massimo  Sevei'o  Adriano'^  ricordato  nell'  anno  880  ^  e  di  cui  ho  tro- 
vato  memoria  anche  tre  anni  prima  in  un  altro  tegolo  inedito  da  me 
veduto  nei  magazzeni  dei  Museo  Vaticano,  il  quale  non  è  forse  di- 
vei'so  dallo  Statilio  Severo,  a  cui  Ti'aiano  diresse  un  rescritto  nei  Di- 
gesti  ^,  e  elle  con  tulta  probabdità  fu  il  padre  di  un  altro  T.  Statilio 
Severo,  console  ordinario  nel  Q'^*^.  Gli  stessi  Digesti  fanno  parola^  di 
Statilio  Secondo  legato  dell'  imperatore  Adriano  '^;  e  alcuno  di  questi 
ben  potrebbe  essere  un  antenato  dei  nostro  Barbaro. 

'   [ Borghesi  a  de  nouveau  parlé  des  sef«n  d'Athènes  relative  à  Hadrien,  AnnciU  dell' 

equitum  Bomanormn,  dans  son  mémoire  sur  Instit.  dicorrisp.  arch.  186  9,  p.  1/41,  note  1. 

l'inscription  de  Concordia ,  Annali  dell'  Instil.  W.  IIknzkn.  ] 

^/i cormp.  rtrc/t.  1 853, p.  18g, maison  main-  ^  Fabretti,  Inscr.  dont.  p.  620,  n.  3tî5. 

tenant  l'opinion  qu'il  émet  ici  sur  la  nature  ^  Marini,  Fr.  Arval.  p.  3 18. 

de  cette  charjj'e;  et  dcpnis,  M.  Momnisîn,  ''  làb.  XXIX,  lit.  I,  1.  9^. 

dans  son  Ili.si.  Boni.  lom.  I,  3' éd.  p.  78/1,  '  Lib.  XLVIII ,  tit.  lll,  1.  11. 

a  clierciié  à  expliquer  autrement  ](!  titre  dont  ''   [de  légat  d'Hadrien  est  probal)lement 

il  s'agit;  voyez  ce  que  j'en  ai  dit  moi-même  le  même  cpie  le  T-STATILIVS- MAXI- 

dans  mon  article  sur  la  grande  inscription  MVS  •  Secundus  qui  a  écrit  son  nom  sur 


MARMO  DI  S.  PAOLO.  281 

Regolarissimi  furono  i  passi,  con  cui  si  avanzô  nella  carriera  degli 
onori  :  imperocchè  fu  prima  seviro  de'  cavaiieri  romani,  iiidi  decerii- 
viro  délie  liti,  e  tribuno  laticlavio  di  iiiia  lejjione,  che  la  frattiira  dei 
marmo  ci  vieta  di  saperc  quai  fosse,  e  iiifiiie  senatore  mercè  la  (jue- 
stura,  ch'  esercito  appresso  il  proconsole  dell'  Africa.  11  vacuo  che  riinane 
innanzi  qiiest'  ultima  carica  era  occupato  da  due  altri  ufficii,  uno  dei 
quali  doveva  essere  necessariamente  quello  che  lo  condusse  alla  pre- 
tura,  fosse  mo'  egli  il  trihunalo  délia  plèbe,  o  alcuna  délie  edilità.  i'al- 
Iro  fu  senza  dubbio  la  pretura ,  ch'  egli  non  potè  a  meno  di  conseguiie, 
se  fu  poi  legato  propretore  délia  Tracia,  che,  siccome  abbiamo  veduto, 
da  lui  reggevasi  circa  il  tempo  délia  guerra  Partica.  Secondo  ogni  ve- 
risimiglianza  al  ritorno  da  quella  spedizione  dovette  ricevere  nei  fasci 
il  guiderdone  dei  valore  che  i  doni  militari  ci  attestano  a  ver  dimostrato 
in  quella  guerra,  ma  questi  fasci  furono  certamente  suffetti,  essendo 
già  cogniti  abbastanza  tutti  i  consoli  ordinari  de!  principato  di  Settimio 
Severo.  Ne  gli  avrà  certamente  conseguiti  avanti  il  gS-i,  al  di  cui  comin- 
ciare  terminossi  la  guerra  coi  Parti,  dopo  la  quale  potrebbe  essere  stato 
rinviato  a  Roma  per  assumere  la  nuova  dignità.  Ma  perô  è  assai  dub-  P.  jo''- 
bioso,  che  cosi  veramente  fosse,  ed  è  ugualmente  incerto  di  quanto  si 
abbia  da  ritardare  questo  suo  onore ,  atteso  che  potè  egli  egualnif  nte 
seguire  l'imperatore  nelle  sue  posteriori  spedizioni  contro  gli  Arabi 
délia  Mesopotamia  Inferiore,  ed  anche  non  esser  tornato  alla  capitale 
se  non  che  in  compagnia  di  lui  sul  finire  dei  gBB.  La  lacuna  délia  terza 
imea  conteneva  probabilmente  alcuna  délie  cariche,  che  si  solevano 
conferire  ai  novelli  consoli,  come  sarebbe  a  dire  la  sovraintendenza  délie 
fabbriche  sacre,  o  di  alcuna  délie  strade  maeslre  d'Italia.  Certo  è  poi 
che  la  mancanza  délia  seconda  riga  dev'  essere  empiuta  dalla  memoria 
di  uno  0  due  sacerdozi,  dei  quali  niun  consolare  si  lasciava  privo,  es- 
sendo d'ordinario  stile,che  questi  si  memorassero  subito  dopo  il  conso- 
lato.  La  legazione  délia  Germania  Superiore  fu  1' ultima  dignità  da  lui 
occupata.  Egli  l' ebbe  certamente  regnando  Settimio  Severo,  ossia  innanzi 

le  colosse  de  Memnon ,  ANNO  ■  XX  •  HA-        gr.  et  latines  de  l'Egypte,  tom.  Il .  p.  -280 . 
DRIANI-IMP-N;  voy.  Letronne.  Inscr.        n.  358.  C.  Cavedoxi.i 

m.  36 


28-2  MARMO  Dl  S.  PAOLO. 

il  9O6,  in  cui  quel!'  imperatore  iiiori,  imperocchè  il  titolo  LEGAVGG 
pin  non  si  verificô  se  non  che  nel  991  nei  pochi  mesi  dell'  inipeio  di 
Balbino  e  Pupieno.  E  vero  che  il  limite  da  me  fissato  potrebbe  anipliarsi 
di  un  anno  portandolo  al  966,  e  avendo  riguardo  alla  société  nel  regiio 
de'  due  tratelli  Caracalla  e  Geta,  se  non  che  la  lapide  essendo  stata 
incisa  dopo  la  morte  del  nostro  legato  dovi'ebbe  essere  naturalmente 
posteriore  a  quell'  anno;  ma  dopo  1' uccisione  di  Geta,  e  nei  sommi 
rigori  di  Caracalla  che  ne  vennero  in  seguito,  niuno  sarebbesi  più  az- 
zardato  di  ricordare  la  dignité  di  quel  principe  infelice.  Sotto  dunque 
l'impero  di  Severo,  0  piuttosto  circa  la  di  lui  meta,  potiemo  aggiun- 
gere  Statilio  Barbaro  alla  série  dei  presidi  délia  Germania  Superiore, 
che  ci  è  stata  data  dallo  Schœpflino,  il  quale  non  ne  ha  conosciuto 
alcuno  durante  quel  principato. 


C.   EPKIO  MARCELLO. 


36. 


C.   EPRIO  MARCELLO'. 


Il  ch.  cav.  Avcllino  con  iina  dotta  memoria  ha  testé  preso  ad  illu-  P.  1^7. 
strare  la  vita  di  Eprio  Marcello  célèbre  oratore  dei  tempi  di  Nerone  e 
di  Vespasiano,  traendone  ai'gomento  dalla  seguente  iscrizione  onoraria 
a  lui  dedicata,  rinveiiuta  anni  sono  nell'  atrio  délia  cliiesa  di  S.  Prisco 
presso  l'antica  Capua,  e  clie  ora  serbavasi  inedita  nel  Real  Museo  Bor- 
bonico  ^  *. 

T-CLODIO-M-F-FAL 
EPRIO  •  MARCELLO 
CO  S  -TT-  AVG  VRI 
CVRIONI-MAXIMO 
SODALI-AVGVSTALI 
PR-  PER-PROCO  S 

ASIAE-TÎT 
PROVINCIA- CYPROS 

Da  questa  importante  lapide  ci  sono  state  per  la  prima  volta  scoperte 
la  sua  antica  nomenclatura,  il  prenome  dell'  oscuro  suo  padre,  la  sua 
tribu,  i  sacerdozi  ai  quali  fu  ascritto,  le  attribuzioni  délia  sua  pretura, 
e  di  più  il  suo  gemino  consolato,  mentre  per  l'addietro  appena  di  uno 
solo  poteva  farsi  ragioncvole  congettura. 

'   [  Osservazioni  del  cav.  F.  M.  AveUino  so-  corrispondenza  archeologica  di  Roma,  1 83i , 

pra  un   epigrafe  del  Beal  Museo  Borbonko,  p.  167-1 56.] 

vella  quale  si  fa  menzione  di  C.  Eprio  Mar-  "   [Mommsen,  /.  N.  36oi;  Henzen.  Sup- 

cello.  Napoli,  dalla  stamperia  Reale,  iSiîi,  plein.  Orell.  n.  5626.] 
inh".  —  Extrait  du  Bullettino  dell'  Insùluto  di 


286  C.  EPRIO  MARCELLO. 

Egli  ha  diviso  il  suo  lavoro  in  due  parti,  nella  prima  dclle  quali  ha 
'is.  l'accolto  iutto  ciô  che  intorno  ad  Eprio  ci  harino  tramandato  gli  antichi 
scrittori,  riserbandosi  a  ragionare  nella  seconda  dei  monumenti,  che 
faniio  ricordanza  di  lui.  Ecco  il  sunlo  di  amhedue,  confidando  che 
siano  per  essere  accolte  di  buon  grado  le  notizie  di  un  persouaggio 
che  intéressa  del  pari  la  storia  letteraria  e  la  politica  del  suo  secolo. 

Di  abbietta  origine  o  di  poveri  genitori,  in  un  anno  che  non  è  noto, 
nacque  Eprio  Marcello  in  Capiia,  onde  va  bene  che  fosse  censito  nella 
tribu  Falerna,  cui  furono  particolarmente  ascritti  i  Capuani,  siccome 
quella  che  aveva  desunto  il  nome  dai  loro  campi  Falerni^  Fino  dalla 
prima  giovinezza  recatosi  a  Ronia  diede  opéra  agli  studi  dell'  eloquenza 
ed  alla  professione  di  avvocato,  nella  quale  poi  si  alzô  in  tanto  grido, 
che  ne  raccolse  ricchezze  grandissime,  e  giunse  a  dividere  il  principato 
del  foro  coH'  altro  illustre  oratore  suo  contemporaneo  Vibio  Crispo'-. 
Essa  gli  apri  eziandio  la  carriera  degii  onori,  e  quindi,  allorchè  nell' 
(Soi  il  prctore  L.  Silano  fu  deposto  nel  di  précédente  alla  scadenza 
délia  sua  carica,  Eprio  subentrô  nell'  esercizio  per  quel}'  nnico  giorno 
dolla  vacante  pretura,che  dalla  lapide  apprendiamo  essere  stata  quella 
che  rendeva  ragione  ai  forestieri  ^  Qucsta  magistratura  quantunque 
cosi  brève  bastô  tuttavolta  a  renderlo  capace  di  essere  eletto  in  appresso 
legato  augiistale  délia  Licia;  ma  non  sembra  che  in  quel  governo  si 
dipoitasse  con  molta  intégrité.  Imperocchè  tornato  a  Roma  nell'  811' 
venue  cliiamato  in  giudizio  dai  suoi  provinciali,  ma  ei  seppe  muovere 
tanti  intrighi,  che  non  solo  corne  innocente  fu  assoluto,  ma  alcuni  dei 
suoi  accusatori  n'cbbero  condanna  di  esiglio-'. 

Intorno  questi  tempi,  e  certamente  innanzi  l'BiS,  gl'indirizzo  (^o- 
lumella  la  sua  prima  opéra  agraria,  Di  grave  obbrobrio  pero  si  coperse, 
quando  iicH'  819  accetto  da  Nerone  1'  incarico  di  sostenere  l'accusa 

'   [Cï.  Grolcknd,  Inipcrium  Ro7nnnnm  Iri-  safjc  cité,  et  Rorgliesi   lui-même,  dans  le 

hutim  descriplum ,  p.  hh.\  Bullettino  dcU'  Instit.  di  corrisp.  arch.  i(S4(), 

^   Dial.  de  Orat.  c.  viii.  p.   17.3.  W.  Menzen.] 
''  Tacil.  Aiiunl.  iil).  XH,  c.  iv.  ^  Tncit.  A)iii(iL  lih.  XII [,  c.  wxiii. 

'  [Ou  plutôt  on  810;  voy.  Tacite,  pas- 


C.  Kl>RIO  MARCELLO.  287 

proniossa  da  Capitoiie  Cossuziano  contro  Trasea  Pelo,  rendendosi  com- 
plice per  lai  inodo  dclT  iii[»iusla  seiilenza  e  dclla  morte  dell'  uomo  il 
più  virtuoso  fra  i  Romani  di  (jueH'  età  K  Egli  n'  cbbe  dall'  imperatore 
un  guiderdone  di  cinque  niilioni  di  seslei'zi,  ma  si  atliro  insieme  gravi 
inimicizie  e  l'indignazione  di  tutli  i  buoni.  Per  lo  che  dopo  la  morte  di 
Néron  e  fu  acremente  attaccato  in  senato  da  Elvidio  Prisco,  che  si  sfor-  v.  ir^y. 
zava  di  vendicare  il  suocero  Trasea,  e  acerbi  rimproveri  ebbe  pure  a 
soflVire  da  Licinio  Gecina,  allorchè  nell' anno  successive  82 'i,  avendo 
seguito  Ottone  alla  guerra ,  deliberava  con  molti  altri  senatori  a  Mo- 
dena,  se  conveniva,  0  110,  di  riconoscere  il  principale  di  Vitellio.  Ma  da 
j)rima  il  dubbio  in  cui  si  era  sulle  intenzioni  di  Galba,  di  poi  l'aulo- 
rilà  dei  più  nioderati  troncarono  quei  liligi^.  Risorsero  pero  più  caldi 
col  primo  negli  ullimi  giorni  dello  slesso  anno,  allorchè  si  Iratto  delT 
elezione  dei  legati  da  inviarsi  al  novello  imperatore  Vespasiano,  che 
furono  scelti  a  sorte  secondo  û  parère  di  Eprio  ^  e  accaniti  divennero 
nel  senato  dei  primo  febbrajo  828,  nel  quale  Elvidio  tentô  di  ripro- 
porre  contro  di  lui  l'accusa  délia  morte  di  Trasea.  Ma  a  cjuesti  pure 
neila  seguente  tornata  impose  fine  il  Gesare  Domiziano,  dichiarando 
doversi  tirare  un  vélo  sulle  cose  passale  \ 

Gli  scriltori  convengono  che  l'arte  sopraRina  e  l'eloquenza  dell'ora- 
tore  di  Gapua  trionfô  in  quest'  occasione  delT  inesperienza  di  Elvidio  e 
deir  odio  slesso  dei  padri,  e  che  coi  medesimi  mezzi  riusci  poi  ad  insi- 
nuarsi  molto  avanti  nella  buona  grazia  di  Vespasiano  ^  Non  puô  dun- 
que  dubitarsi  ch'  egli  sia  uno  degli  amici  di  quel  principe,  contro  i 
quali  dopo  la  sua  venuta  a  Roma  seguita  sul  cadere  dell'  estate  dello 
slesso  anno,  allamenle  declamava  il  medesimo  Elvidio ^  corne  si  avrà 
pure  gran  fondamenlo  per  credere  che  Suetonio  l'avesse  di  mira, 
quando  ci  dice''  che  niun'  innocente  fu  punito  solto  \espasiano  cr  nisi  eo 
rrinvilo  et  decepto,n  soggiungendo  subito  dopo,  come  Elvidio  fu  rele- 

'  Tacit.  Annal,  lib.  XVL  c.  xxii  e  seg.  '  Tacit.  Hist.  lib.  IV,  c.  xlih. 

^  Tacit.  Hist.  lib.   IV,  c.  vi.  e  lib.    II,  '  Dial.de  0^rt^  c.  v  e  viii. 

c.  LUI.  *  Dion.  lib.  LXVI,  c.  xii. 

'  Ibid.  lib.  IV,  c.  vi,  vu.  viii.  '  In  Vespas.  c.  xv. 


288  C.  EPRIO  MARCELLO. 

gato  in  esiglio,  il  clie  sembra  dover'  essere  avvenuto  dopo  il  principio 

Gli  onori  ottenuti,  che  la  nuova  lapide  ci  mostra  essere  stati  tutti 
quelli,  cui  poteva  mai  aspirare  un  privato,  il  potere  di  cui  godeva  alla 
corte  e  la  benevolenza  délia  quale  l'onorava  ^imperatore^  non  trat- 
tennero  perô  Eprio  Marcello  dal  mostrarsegli  sconoscente,  del  che  lo 
rimproccia  Dione'^  nell'  avvisarci  che  insienie  con  Cecina  Allieno  ordi 
neir  882  una  congiura  contro  di  lui.  Ma  scoperta  la  trama,  Allieno  tu 
ucciso  per  ordine  di  Tito,  ed  Eprio,  giudicato  e  condannato  dal  senato, 
si  recise  la  gola  con  un  rasojo. 
P.  100.  Dopo  aver  cosi  ordinato  tutte  le  memorie,  che  di  quest'  oratore  ci  ha 

ti-amandate  la  storia,  scende  il  cav.  Avellino  a  trattare  délie  medaglie 
che  a  lui  appartengono.  Tolte  le  differenze  provenute  dalla  maggiore 
o  minore  conservazione  dei  nummi,  che  i  descrittori  hanno  avuti  sott' 
occhio,  egli  le  riduce  a  due,  entrambe  di  rame  e  di  seconda  grandezza, 
meglio  degli  altri  riferite  nel  Tesoro  Morelliano^  e  dal  cav.  Mionnet*. 
Sul  diritto  délia  prima  vedesi  la  testa  imberbe  e  diademata  del  senato, 
secondo  che  indica  la  leggenrla  OEON  •  CYNKAHTON ,  in  cambio 
délia  quale  apparisce  nella  seconda  il  riti*atto  laureato  di  Vespasiano 
coir  epigrafe  AYTOKPATOPA  •  KAICAPA  •  OYECH ACIANON.  È  co- 
mune  a  tutte  due  lo  stesso  rovescio,  su  cui  si  scrive  ANOY  •  EDPI^- 
MAPKEAAfî  •  r  •  KY,  0  vero  TO  •  T  •  KY,  col  tipo  di  una  hgura  ni  piedi 
con  abito  succinto  e  il  modio  sul  capo,  avente  un  globo  o  altra  cosa 
di  figura  sferica  nella  destra,  e  un  tridente  nella  sinistra.  I  precedenti 
numismatici  supplirono  KYirpiwv  e  crederono  che  Marcello  fosse  stato 
proconsole  di  Cipro,  mentre  l'Eckhel  ail'  opposto  leggendo  KY aourjov 
vi  trovô  ricordata  la  città  di  Gyme  nell'  Eolide,  e  conseguentemente  tra- 
muto  ad  Eprio  il  proconsolato,  dandogli  invece  quello  dell'  Asia  per  un 
triennio.  Questa  sentenza  avendo  ricevuto  am])ia  conferma  dalla  sco- 
perta iscrizione  ha  aperto  la  via  ail'  egrcgio  illustratore  di  spiegare  quell' 
oscurissimo  tipo  che  lu  molto  usitato  dalla  zecca  di  Gyme,  opinando 

'   Dial.  de  Oral.  c.  viii.  ^  In  g.  Epria. 

-  Lib.  LXVL  c.  xvi.  '   Méd.  ant.  t.  III .  \).  10. 


C.  i:iMUO  MARCELLO.  280 

che  vi  si  rappresenti  la  città  medesima  personificala,  e  ciù  pel  confronlo 
chêne  ha  fatto  col  celcbro  bassorilievo  Puteolano,  in  cui  vedcsi  efli- 
giata  in  compagnia  di  altre  città  dell'  Asia  abbattutc  dal  terremoto,  e 
ristorate  da  Tibcrio.  Al  quai  giiidizio  molto  volenlieri  mi  sottoscrivo,  e 
corne  il  tridente  assai  bciii;  si  addice  ad  un  luogo  marittimo,  cosisarebbe 
poi  da  ossei'varsi,  se  quel  simbolo  ignoto  sostenuto  nella  dcstra,  che 
variamente  si  è  detto  un  globo,  un  pomo,  un  vaso,  potesse  mai  essere 
piuttosto  una  palla  di  cavolo,  o  di  broccolo,  cioè  la  KvfxaL  dei  Greci  e 
la  cyma  dei  Latini,  la  quale  facesse  allusione  al  nome  délia  città. 

Fermato  coU'  autorità  di  queste  medaglie  e  délia  lapide ,  ch'  Eprio 
Marcello  amministro  per  tre  anni  la  provincia  dell'  Asia  sotto  l'impero 
di  Vespasiano,  giustamente  statuisce  il  nostro  autore  che,  per  le  cose 
estratte  di  sopra  dagli  stoi'ici,  questo  suo  governo  fu  evidentemente 
posteriore  ail'  828.  Viceversa  dalle  espressioni  adoperate  nel  dialogo 
de  Oratorihus  ^  ricava  con  non  minor  fondamento  che  Marcello  trova- 
vasi  in  Roma  l'anno  828,  in  cui  fu  scritto  quel  dialogo-.  Il  suo  pio- 
consolato  adunque  avrà  sicuramente  0  preceduto  0  susseguito  quel!' 
anno;  ma  egli  riflette,  che  nella  seconda  opinione  non  si  avrebbe  più 
tempo  bastevole  per  collocare  una  magistratura  triennale,  il  ritorno  a 
Roma,  gli  ambiziosi  intrighi  e  la  morte  infine  di  Eprio  accaduta,  corne 
si  è  detto,  nell'  882.  In  conferma  di  che  io  osserverô,  che  anche  la 
série  proconsolare  dell'  Asia  si  rifiuta  di  ricevere  dopo  r828  un  reg- 
gimento  di  cosi  lunga  durata.  Si  hanno  alquante  medaglie  di  Smirne 
fatte  imprimere  dal  pioconsole  Vezzio  Bolano  durante  la  vita  di  Vespa- 
siano; se  ne  ha  una  di  Tito,  in  cui  la  corrosione  dei  diritto  non  ci  lascia 
conoscere,  quali  titoli  gli  siano  attribuiti^;  ma  se  ne  hanno  insieme 
due  altre,  in  cui  Giulia  sua  figlia  appellasi  AugustaS  la  quai  denomi- 
nazione  si  sa  non  aver  ella  conseguita,  se  non  dopo  che  il  padre  sub- 
entro  nell'  impero  ai  2/1  di  giugno  delF  882.  È  chiaro  adunque  che 
Vezzio  reggeva  d  freno  dell'  Asia,  quando  usci  di  vita  Vespasiano,  ma 

'  Cap.  VIII.  "  Sestini,  Lett.  t.  IV,  p.  116;  Arrigoni, 

^  Cap.  xvii.  VIII.  p.  129. 

'  Morell.  %).  in  Tito,  lav.  XIII,  lig.  10. 

m.  37 


P.  1.^1. 


290  G.  EPRIO  MARCELLO. 

è  chiaro  egualmente  che  una  parte  clello  stesso  anno  882  spetta  al  di 
lui  successore,  cioè  al  padre  dell'  imperatore  Trajaiio,  che  una  bella 
lapide  del  Chaiullcr  ^  ci  mostra  essere  stalo  proconsole  nel  settimo  coii- 
solato  di  Tito  già  diveouto  Augusto.  Ora  conviene  ricordarsi,  che  V  aniio 
proconsolare  non  cominciava  già  corne  quello  délie  altre  magistrature 
dalle  caleude  di  gennajo,  ma  bensi  dal  giorno  in  cui  si  metteva  il  piede 
nella  provincia  :  che  il  termine  stabilito  da  una  costituzione  dell'  impe- 
ratore Tiberio'-,  innanzi  il  quale  i  novi  governatori  dovevano  partire 
da  Roma,  era  il  primo  di  giugno  :  e  che  in  fine  i  presidi  dell' Oriente 
solevano  consumare  circa  due  mesi  nel  viaggio,  onde  Cicérone,  stac- 
catosi  dal  Tusculano  ai  7  di  maggio,  entrô  nella  Gilicia  ai  3o  di  giugno, 
ma  che  perô  dalla  legge  dovevano  esserne  loro  accordati  tre,  perché 
altrettanti  ne  avevano  per  ritornare,  leggendosi  nello  stesso  Dione  : 
crLatum  est,  cui  successor  missus  esset,  is  ut  statim  ex  provincia  abiret, 
P.  i52.  crac  ne  in  redeundo  domum  tempus  tereret,  sed  intra  tertium  mensem 
ffRomam  i-everteretur  ^,  ii  Da  tutto  ciô  se  ne  trae  che  il  proconsolato 
di  Vezzio  Bolano,  il  quale  non  fu  che  di  un  anno  solo,  siccome  risulta 
dalla  seconda  Selva  del  libro  quinto  di  Stazio  *,  dev'  essere  cominciato 
verso  la  fine  di  luglio,  0  il  principio  di  agosto  dell'  83 1,  circa  il 
quai  tempo  nell'  anno  susseguente  gli  sarà  succeduto  Ulpio  Traiano. 
Lo  che  essendo,  ognuno  vedrà  che  rimanendo  impedita  una  parte  di 
queir  anno,  non  rimarrebbe  libero  ad  Eprio  dopo  1'  828  un  intero 
triennio.  Ma  v'è  di  più,  che  conviene  sottrarre  anche  un  altr' anno  per 
concederlo  a  Silio  Italico,  del  cui  proconsolato  sotto  Vespasiano  ci  fanno 
fede  alquante  medaglie  di  Blaundo,  diDorileo  e  di  Smirne,  oltre  la  te- 
stimonianza  diPlinio  Giuniore.  Silio  per  detto  dello  stesso  Plinio^  novis- 
simus  a  Nerone  faclus  est  consul  neW  821,  dal  quai  principe  deve  Eprio 
avère  onninamente  ottenuto  i  ])rimi  fasci;  ed  anzi  prima  dell'  890  per 

l'ag.  3o,  n.  78.  [Cf.  Corp.  inscr.  Gr.  tj;   âvaxo^i^rf   [xij  èyy^poviisir,  iXX  èvrès 

11.  3i46,  8935.]  Tpiôjv  (lyjvœv  èTvaviéva.1.^  Lib.  LUI,  c.  xv. 
'  Dion.  lib.  LVR,  c.  xiv.  "  [Vers  fyli-^^h.] 

'   [Oraj^  Té  tw  b  SiâSop^os  êXOr),  en  t£  '   Lib.  RI,  ep.  vu. 

ToO  êdvov^  OLÙriK'x  ctÙTÙi'  è^op[iS.aOcLi  xai  èv 


C.  EPHIO  MARCELLO.  291 

la  ragione  che  si  adduce  dal  iiostro  autore'.  Se  pcitanlo  Silio  j]li  ce- 
deva  di  non  poco  neli'  anzianità  d(3l  consolato,  deve  eziandio  avergli 
ceduto  nel  diritto  délia  sortizione  délia  piovincia,  e  quindi  il  procon- 
solato  di  E])rio  sarà  stato  senza  meno  anl(;rioie  a  quello  di  Silio,  Otti- 
mamente  adunquc  il  cav.  Avellino  1' ha  collocato  nel  quadriennio  dall' 
S'ih  a  tutto  r8'J7,  e  cosi  1' avrà  determiiiato  in  modo  non  dubbioso 
e  tutto  comodo  a  riempire  la  lacuna  che  incontravasi  nella  vita  de! 
suo  oratore.  Imperocchè  starà  benissimo,  che  dopo  essersi  vendicato 
de!  nemico  Elvidio  sul  principio  dell'  82/1,  andasse  nell'  Asia,  e  assu- 
masse il  régime  di  quella  provincia  nel  secondo  semestre  di  quell'anno, 
giusta  l'uso  degli  altri  proconsoli,  e  starà  del  pari  egregiamente  che 
compito  il  suo  tricnnio  se  ne  tornasse  alla  capitale,  circa  il  settembre 
deir  8a 7  -,  onde  nell'  anno  appresso  dalT  autore  del  Dialogo  ci  sia  rap- 
presentato  come  résidente  a  Roma. 

L'Asia  essendo,  come  ognun  sa,  una  délie  provincie  consolari  del 
senato,  la  di  lei  sortizione  supponeva  manifestamente  in  Eprio  un  pré- 
cédente consolato,  e  questa  credenza  è  poi  stata  abbondantemente  au- 
tenticata  dalla  lapide,  che  invece  di  uno  gliene  ha  attribuito  due.  Fu- 
rono  essi  entrambo  suffetti,  ed  entrambo  ignoti  ai  fasti,  nel  favellare 
dei  quali  è  piaciuto  al  ch.  autore  di  seguire  alcune  mie  congetture. 
Certo  è  che  fino  ail'  anno  811^,  in  cui  Marcello  tornô  dal  governo 
délia  Licia,  egli  non  era  stato  console  ancora,  perché  la  Licia,  cosi  P.  i53. 
quando  perla  célèbre  costituzione  di  Augusto  nel  797  restô  nel  par- 
taggio  degl'  imperatori,  come  allorchè  sotto  Trajano  fu  in  candjio  délia 
Bitinia  ceduta  al  senato,  si  mantenne  sempre  provincia  pretoria,  onde 
se  Eprio  avesse  precedentemente  conseguito  la  porpora  consolare,  non 
poteva  più  competergliene  F  amministrazione  \  Viceversa  il  governo 
deir  Asia,  il  cui  principio  è  stato  superiormente  fissato  ail'  Sa/t,  som- 
ministra  un  ostacoio  abbastanza  solido,  perché  i  suoi  primi  fasci  non 

'  Alla  pag.  9  1.  ^  [Lisez  810.  Voyez  plus  haut,  p.  28G. 

^  [On  verra  plus  loin ,  p.  292 .  note  9 .  qu'il         W.  He\ze\.  ] 
était  déjà  à  Rome  dans  la  première  moitié  '  [\ oyez  cependant  plus  haut,  page  19 1 , 

de  cette  année.  W.  Henzen.]  note  1.] 

37. 


292  G.  EPRIO  MAHCELLO. 

possano  ne  meno  dall'  altra  parte  vagare  iargamente.  E  cognito  che  da 
Tiberio  in  poi  un  decennio  soleva  o  doveva  interporsi  fra  l' esercizio  délia 
dignité  ipatica  e  la  sortizione  délia  provincia,  onde  con  questa  norma 
il  primo  consolato  di  Eprio  restera  circoscritto  entro  il  quadriennio  che 
decorre  dall'  811  '  ail'  8i/i.  E  vero  che  l'esperienza  ci  mostra  che  a 
questi  tempi  era  già  andata  in  dimenticanza  l'antica  legge  Gornelia, 
quantiinque  rinnovata  da  Silla,  dalla  qiiale  veniva  interdetto  di  pren- 
dere  un  secondo  consolato,  se  non  erano  trascorsi  dieci  anni  dalla  ge- 
stione  del  primo.  Tuttavolta  non  sembra  doversi  dubitare  che  Marcello 
sia  stato  debitore  a  Vespasiano  délia  ripetizione  dei  fasci,  e  in  questo 
caso  non  potranno  essi  collocarsi  se  non  dopo  il  suo  asiatico  proconso- 
lato,  il  che  è  a  dire,  non  prima  dell'  827 ^^  jn  c^j  fu  (][  i-itorno  a  Roma, 
ne  dopo  r  882,  in  cui  si  uccise. 

Dal  fin  qui  detto  sarà  mostro,  quanta  luce  dalla  sagacità  del  cav. 
Avellino  sia  stata  diffusa  sulla  vita  dell'  oratore,  di  cui  si  era  assunto  a 
tener  discorso.  E  per  verità  tanta  è  stata  la  diligenza  da  lui  adoperata 
nel  riunire  tutto  cio  che  poteva  sapersene  da  lasciare  poca  speranza 
d' incontrarsi  in  alcuna  cosa,  che  gli  sia  rimasta  sconosciuta.  Per  me 
non  ho  da  aggiungere  se  non  che  una  medaglia  di  secondo  bronzo  co- 
niata  in  Laodicea  délia  Frigia,  édita  dal  Mionnet^  e  dal  Sestini  \  la 
quale  attribuirô  volentieri  al  primo  anno  del  proconsolato  di  Eprio, 
giacchè  fra  duecento  e  sei  presidi  dell'  Asia,  che  mi  trovoadunati  nelle 


'  [Lisez  8io.Voy.plushaut,etBorghesi, 
dans  le  Bullelt.  dell'  Instit.  18/46,  p.  176; 
il  y  a  démontré  que,  d'après  les  dernières 
découvertes,  le  premier  consulat  d'Eprius 
Marcelkis  doit  être  placé  dans  le  deuxième 
semestre  de  810,  ou  dans  le  deuxième  tri- 
mestre de  811,  ou  enfin,  ce  qui  lui  paraît 
plus  probable,  dans  le  deuxième  semestre 
de  81  A.  W.  He\ze\.] 

^  [Marcellus  l'ut,  en  eiï'et,  consul  pour  la 
deuxième  fois  au  mois  de  mai  de  l'an  897 
(voyez  le  diplôme  de  Vespasien  chez  (lardi- 
nali .  Dipl.  imper,  tav.  VI .  et  mon  Supplém. 


au  recueil  d'Orelli,  n.  54 18).  Cest  poiu'quoi 
Cardinali  (Dipl.  imp.  p.  91)  veut  faire  re- 
culer d'un  an  son  proconsulal  d'Asie  ;  mais, 
comme  l'année  de  son  départ  pour  la  pro- 
vince semble  être  bien  établie,  il  faut  croire 
plutôt  avec  M^'  Cavedoni  (D?);/ow«.  mil.  p.  1 0) 
qu'il  en  revint  quelques  mois  avant  le  terme 
légal  de  son  administration.  Borghesi  lui- 
même  a  toujours  été  de  cet  avis.  Voyez 
BuUcll.  (Icir  instit.  archcol.  18^16,  p.  17 •a. 
W.  IIenzen.  ] 

'  Mêd.  anl.  t.  IV,  p.  3i0. 

'   Lett.  t.  IX,  p.  io3. 


C.   KIMilO  MARCELLO.  293 

raie  schecle,  non  ne  incontro  alciin  alti'o,  cIkï  siasi  cognoniinato  Mai- 
cello.  Ella  lappresenta  an  un  lalo  la  l«'sla  nuda  del  popolo  col!  epi- 
grafe  AHMOC  •  AAOAlKeHN  ',  e  ci  la  vedeiv  dalF  allio  iina  foioiia 
fli  lamo,  entio  cui  sta  sciillo  in  cinque  righe  OMONOIA  •  6111  •  MAP- 
K6AAOYAN0Y.  Dopo  cio  non  mi  resta  se  non  cIk'  di  piegare  la 
buona  l'oituna  ad  olTiirc  IVecpieniiMiuMile  a  cjuesl'  iliusti'e  archeologo 
altri  monumenti  di  eguale  inijjortanza,  non  potendo  capitare  in  mani 
inigliori  per  essere  schiariti  con  maggiore  accnraiezza,  con  più  soda  cii- 
tica  e  con  pifi  acconcia  eiiulizione. 


P. 


'  [Mionnet  a  rectifié  depuis  la  descrip- 
tion qu'il  avait  donnée  de  cette  monnaie, 
qui  offre  au  droit  la  tête  de  Bacchus ,  avec 
son  nom  AIONYCIOY  et  celui  de  la  ville 


AAOAlKeQN.  et  non  pas  AHMOC  • 
AAOAIKGQN:  voy.  Snpplém.  tom.  VII. 
p.  5Hi.  n.  ^9.'].  C.  Cavedoxî.] 


INTORNO  UfV  ERMA. 


IMOl'.NO   UN    l']nMA 


scoi'i:r.ïO 

I 


NELLA  HOMAGNA 


Fi'a  le  ville  di  Casaiiiuraia  e  di  S.  Zaccaria,  il  chc  è  a  dire  cou  piii  \\  iSa. 
lai'go  intervallo  Ira  le  ciità  di  Ravenna  e  di  Gervia,  faceiidosi  uiio  scavo 
di  poca  proioiidilà  in  un  iondo  del  conte  Giuseppe  Mangelli  di  Forli, 
uomo  lodato  per  coltura  di  spirito  e  per  aniore  ai  buoni  studi,  lu  riii- 
veniito  mesi  sono  un  erme  di  niarino  bianco,  alto  nietro  uno  e  cin- 
quanta  centimetri,  clie  verisimilmentc  era  collocato  ad  uso  di  termine 
lungo  r  antica  via  Regina,  che  attraversava  quel  contorni.  La  parte 
inferiore  del  sinmlacro  ha  la  solita  forma  cuLica  quadrilatera,  e  la 
superiore  rappresenta  fino  ai  fianclii  una  figura  giovanile  con  ca])o 
nudo  e  crine  corto  e  ricciuto,  involta  nel  pallio  che  le  copre  ambedue 
le  braccia,  un  di  cui  lembo  è  gettato  sulF  oniero  destro.  11  pallio  si  sol- 
leva  d'innanzi,  avviluppandosi  in  arco  per  lasciare  scoperte  le  vergogne 
virili,  sotlo  le  quali  appariscono  le  forme  délia  natura  muliebre.  Siil 
ventre  infine  è  incisa  la  seguente  iscrizione,  la  quale  vien  chiusa  da 
una  foglia  di  edera,  e  da  un  ramoscello  che  le  sono  sottoposti-  : 

lOV-TER-M- 

VAL-ANT- 
AN  -TI  •  CO  • 


'   [Extrait  du  Bullettino  dcW  Instittito  di  publié  diius  les  Annali  deW  Insliluto  di  cor- 

corrispondenza  archeologica  di  Roma,  i83i,  risp.  arcli.  ib/jy,  t.  XIX,  pi.  S.] 
p.  j8-3-i8^.  Un  dessin  du  monument  a  été  '  [Voy.  Henzen,  Suppl.  Orell.  n.  6658.] 

III.  38 


298  INTOUNO  UN  ERMA. 

Eila  non  oiïre  difficoltà,  ne  in  leggerla  IOV^  TEK'ninali  Marais  VA- 
Lerins  ANTom'ws  ANTICO  Votum  Libens  Solvit,  e  ne  nicno  nell'  in- 
terpretarla.  Il  soprannonie  di  Orio  o  Terminale  è  uno  dci  più  vetusti 
che  sia  stalo  assegnato  a  Giove,  parlandone  Platone^  Riguardo  a'  Ro- 
mani, Dionigi  di  Alicarnasso  c'  insegna  che  il  re  JNuma  Pompilio  fc  cum 
jiississet  unumquemqne  suum  agrum  circumscribere  et  lapides  in 
rffinibus  ponere,  lapides  illos  Jovi  Terminai!  sacros  esse  voluit'-.-')  Per 
lo  che  questo  Giove  anche  da  molti  antichi  venne  conluso  col  dio  Ter- 
mine, eguali  essendo  le  loro  incombenze  di  avère  in  tutela  i  confini; 
e  quindi  sarà  forse  dopo  aver  vinto  una  qualche  lite  intorno  di  essi, 
che  gli  sarà  stato  sciolto  il  présente  voto  dal  possessore  del  campo.  Egli 
P.  i83.  chiamavasi  Marco  \alerio  Antonio  Anticone,  e  il  doppio  gentilizio,  di 
cui  è  provveduto,  uno  dei  quali  secondo  il  solito  dei  tempi  imperiali 
dovrebbe  essere  il  paterno,  1' altro  il  materno,  persuade  che  non  fosse 
persona  del  volgo.  Riesce  nuovo  il  cognome,  ma  non  n'è  difficile  la  deri- 
vazione,  palesandosi  chiaramente  per  un  accrescitivo  di  anticus,  ante- 
riore,  posto  innanzi,  o  piuttosto  di  antiquus,  che  i  Latini  scrissero  anche 
anticus.  Da  quando  cesso  il  primitivo  costume  di  distinguere  le  diverse 
persone  di  una  stessa  famiglia  variando  il  prenome,  uno  dei  modi,  ai 
quali  si  ricorse  per  differenziarsi,  fu  appunto  quello  di  mutare  la  ter- 
niinazione  deicognomi,  dal  che  ebbero  origine  le  tante  finali  diminu- 
tive,  accrescitive,  vezzeggiative  e  peggiorative,  che  in  loro  s'  incon- 
trano.  Parimenti  non  è  nuovo  nell'  epigrafia  di  vedere  o  in  tulla  la 
lapide,  o  in  qualche  parola  solamente  separate  le  sillabe  da  un  punto  : 
e  questa  pratica,  ch' è  stata  avvertita  in  altri  marmi  dal  Marini^  mi  fa 
credere  che  la  présente  iscrizione  non  debba  essere  anterioie  al  secoîo 
degli  Anlonini.  In  taie  opinione  mi  conferma  la  foglia  di  edera  c  il  ra- 
moscello,  ambedue  i  quali  dopo  i  più  bei  tempi  dell' impero  furono 
adoperati  come  punto  finale,  ed  anche  corne  punto  intermcdio\  e  che 

De  Legibus ,  lih.  VIII  [|).  8^i'3,  K.  |.  iepoùç  ditéhsi^ev  Opion  Sto?  toù»  Xif/on5.\ 

'  Antiq.  Rom.  lil».  II,  c.  lxxiv  :  [xeAeû-  '   \Fr.  Arval.  p.  33.] 

cra»  •jàp  inialy   -ssspi')  pi-J^ii  xijv  ca'jToO  '   |  Uno  inscri|»tioi)  de  (lirla  rappelle  cet 

KTfjatv,  Kai  alfirrti  "/idoDs  è-ni  Tofs  ôpots,  usaoe  des  feuilles  df  lierre;  on  y  lil  :  LIT- 


I\T0I{.\0   l\\  KIJMA.  291) 

qui  non  si  voolioiio  ripetere  se  non  che  da  iiiia  hi/zairia  dello  scaipol- 
lino,  elle  anio  <li  non  lasciarcî  inoperoso  lo  spazio  di  un'  iilhina  litiea. 
Quesla  cpigrafe,  quantunque  cosi  brève,  non  manca  di  nierilo,  essendo 
la  prima  nienioria,  ch'  io  conosca  sulle  lapidi,  di  Giove  Terminale. 

Dalla  dedicazione  che  gliene  fii  fatta,  non  si  puo  luttavolla  dedurre, 
clic  a  lui  debba  allresi  riferirsi  1'  immajjine  espressa  nella  scultura.  Gli 
attributi  cbe  se  le  danno,  non  ponno  mai  competcre  a  Giove,  il  qtiale 
0  veccbio  o  giovane  cbe  si  dipinga,  si  mostra  costantemente  con  capelli 
folti  ed  alquanto  prolissi,  strelti  quasi  sempre  da  una  qualcbc  co- 
rona,  o  almeno  da  uno  strofio,  ossia  bcndello.  Molto  meno  poi  si  addi- 
cono  a  Giove  Terminale,  quantunque  mollo  bene  gli  convenga  la  forma 
inferiore  di  cubo,  avendosene  T  effigie  in  alcune  medaglie  di  Metello 
Scipione  e  di  Terenzio  Yarrone',  sulle  quali  ci  viene  ofl'crio  colla  par- 
ticolaiità  di  una  lunga  barba  attorta  in  boccoli  cadeiiti,  corne  la  cbioma 
del  calamislratiis  ApoUo.  Laonde  risguardando  ai  moltiplici  casi  cbe  le 
iscrizioni  ci  somministrano  di  simulacri  di  un  nume  dedicati  ad  un  al-  i*.  i86. 
tra  divinilà,  nascerebbe  spontanea  la  credenza,  cbe  qui  fosse  effigiato 
Ermete  o  Mercurio,  del  quale  è  cosi  propria  la  figura  dell'  erma,  che 
ne  ha  da  lui  ricevuto  il  nome.  Infatti  a  questo  Dio  egregiamente  si 
adatta  la  faccia  giovanile,  il  capello  riccio  e  tosato,  e  molto  più  l'in- 
segna  di  virilità,  testificando  Macrobio'-  :  fPleraque  etiam  simulacra 
rMercurii  quadrato  statu  figurantur,  solo  capite  insignita,  et  virili- 
crbus  erectis,n  e  ciô  per  ragioni  provenienti  dalla  teologia  di  allora. 
Ne  farebbe  grave  difficoltà  la  mancanza  délie  ali  al  capo,  perché  si 
conoscono  altie  sue  statue,  in  cui  n'  è  privo  ;  ne  si  opporrebbe  tampoco 
V  osservazione,  che  1'  erma  è  affatto  ignudo  per  1'  ordinario  ed  ha  tron- 
cate  le  braccia,  onde  il  detto  di  Giovenale\  rtruncoque  simillimus 


TERAE  •  N  •  XXXX  •  AVRO  •  INLV-  n.  6 ,  et  in  g.  Tercntia,  n.  /. ,  B.  [Cohen .  Mcd. 

MINATAE  •  HEDERAE  ■  DESTIN-  consul,  pi.  VIII.  QiecUia,  lo,  et  pi.  XXXIX, 

GVENTES  •  INCOCTILES  •  X;  voyez'  Terentla,  6  et  6.] 
Renier,  Inscr.  rom.  de  l' Algérie,  n.  1891.  ^  Saturn.  lib.  I.  c.  xi\. 

C.  Cavedoni.]  '  Sat.  VIII. 

'    TItes.  Morell.    in  g.  Caecilia,  tah.  II. 

38. 


300  INTOHNO  UN  EUMA. 

rrlieiiiKie,  n  potendo  ciLarsi  un  osempio  alTatlo  coiisimile  in  un  (h^naro 
di  M.  !*isone^  sul  quale  è  scolpito  un  ernia  di  Mercurio  colle  hraccia 
egualnienie  inviluppate  enlro  il  mantello.  Se  non  che  corne  altribuire 
a  Mercurio  1'  unione  dei  due  sessi  ?  Gio  non  puô  spettare  che  al  solo 
Erniafrodito,  ma  ])erô  essendo  egli  nato  da  Mercurio  e  da  Venere, 
starà  bene  che  al  figlio  siasi  accomunata  gran  parte  del  costume  pa- 
terno.  La  novità  pertanto  di  vederlo  cosi  rappresentato  produrrà  che 
la  présente  scoperta  sia  di  qualche  importanza  anche  per  1'  antichilà 
figurata^. 

'   Thés.  Morell.  in  <j.  Qdpurnia,  tab.  II,         Hermès  androgyno  représenté  sur  un  vase 
1 1 .  [Cohen ,  Mcd.  cons.  pi.  X ,  Culjmrnia,  22.]        do  Gnalhia ,  Btdlett.  Nap.  ann.  V,  p.  80-38 , 
^  [On  peut  comparer  à  ce  ïiionumenl  un        pi.  V.  —  C.  Gavedom] 


ISCRIZIONÏ  DI  OTTAVIA. 


INTORNO 

A   DUE   ISCHIZIOM   \)l   OTTAVIA 

FIGLIUOLA  DI  CESAHR  AlIHUSTO. 

KKCKNTEMENTE  SCOPKRTK  I  >i  ROMA. 

\    SALV\TOP.E    BKTTI  ', 


Dal  comuiie  aiiiico  mardi.  Bioiidi  mi  si  era  già  dato  (jualchc  seii-  l'.  380. 
tore  délie  controversie  cosli  suscitate  da  due  iscrizioiii  riuveuute  iiello 
scorso  mese  in  un  antico  colombario  ])resso  la  poila  di  S.  Sebastiano  : 
e  ne  conosco  bene  il  motivo  ora  che  voi,  eccitandoini  a  dirvene  il  mio 
pensiere,  me  ne  avete  favorito  una  diligentissima  copia,  dalla  quale 
apprendo  che  sono  cosi  concepile  : 

12. 

PAEZVSAE  •  OCTAVIAE 
CAESARIS  •  AVGVSTI  •  F 

ORNATRICl 
VIX-ANN-XVIII 

2  3. 

PHILETVS-OCTAVIAE 
CAESARIS  •  AVGVSTI  •  F 
AB  -ARGENTO • FECIT 
CONTVBERNALI  •  SVAE 
CARISSIMAE-ET-SIBI 

'   [Extrait  du  Giornale  Armdico ,   i83i,  '  [  Ilonzcii .  6;/y>y^/t'//<.  0;t-//.  u.  ô'^o.l 

î.  XLIX.  p.  230-938.]  '  \Ihkl.n.h^^^ 


30/i  ISCUJZIOM  1)1  OTTAVIA. 

Poslo  il  piiiicipio,  dal  quale  voi  pure  non  vi  moslrat(3  alieno,  clie  tali 
epigrafi  spettino  ail'  imj)ero  tli  Augusto,  grave  cerlamente  e  giustissimo 
sai'à  1  imbarazzo  che  (levé  cagionare  una  nuova  sua  figlia  denoniinaia 

■2:y-.  Otlavia;  noto  essendo  lippis  et  (oîisoribus,  ch' egli  non  ebbe  clie  una 
figliuola  sola,  la  quale  cliianiossi  Giulia.  Infatti,  senza  parlare  degli 
aitri  scrittori,  decisiva  è  la  testiinonianza  del  diligentissimo  Suetonio\ 
da  cui  si  attesta  che  quell'  imperatore  ce  ex  Scribonia  Juliam,  ex  Livia 
frniliil  liberorum  tulit,  quum  maxime  cuperet.  liifans,  qui  conceptus 
reral,  immaturus  est  editus.n  Un  biografo  cosi  minuto,  che  ci  rende 
conlo  peiTnio  di  un  aboi'lo  generato  da  celui  del  quale  scrisse  la  vita, 
corne  avrebbe  potuto  ignorare  ([uest'  altra  proie,  se  realmente  l'avesse 
avula?  Ne  puô  ricorreisi  alla  scusa,  che  1'  unica  figlia  di  lui,  cosi  al- 
taniente  célèbre,  ollre  il  nome  di  Giulia  abbia  avuto  anche  quello  di 
Ottavia  :  perche  siamo  ancor  troppo  lontani  dai  tempi,  in  cui  comincia- 
rono  ad  usare  due  genLilizj,  e  perché  in  ogni  caso  non  si  sarebbe  mai 
onuiiesso  il  primo  nome,  col  quale  era  generalmente  conosciuta.  Non 
troYo  dunque  altro  mezzo  per  disciogliere  questo  nodo  Gordiano,  se 
non  quello  di  reciderlo  risolutamente  ail' uso  di  Alessandro,  negando 
cioè  che  il  Caesar  Angustus  del  nuovo  marmo  sia  il  figlio  del  divo  Giulio, 
e  sostenendo  invece  che  in  quelle  due  parole  non  si  hanno  già  da 
riconoscere  i  nomi  proprii  di  Ottaviano,  ma  bensi  le  qualificazioni  gê- 
nerai i  comuni  ad  ogni  imperatore  délia  famiglia  dei  Gesari. 

E  per  verità  niuno  ignora,  che  tulti  i  successori  di  lui  si  appropria- 
rono  la  denominazione  di  Augusti,  e  che  dopo  la  sua  morte  questa 
voce  da  un  onorevole  agnome,  che  gli  era  particolare,  passa  a  divenire 
un  Lilolo  générale  di  quanti  poscia  tennero  il  principato  di  Roma. 
Quindi  se  nelle  leggende,  di  cui  trattiamo,  invece  di  Caesaris  Auguslif. 
si  fosse  scritto  semplicemenlc  Aiigtisli  f.  come  per  tacerne  altri  poste- 

2:^2,  riori  vengono  ap])ellali  Britannico,  Tito  e  Domiziano  nelle  loro  me- 
daglie  piesso  l'Eckhel-,  e  corne  altresi  chiamasi  Antonia  figlia  dell' 
imperator  Glaudio  in  una  lapide  del  Muratori^  sono  certo  che  mi  con- 

'   in  ylM^'7/.s7.  c.  i.xiii.  ^  Pag-.  996.  8.  [Orelli,  n.  G79.] 

'  D.  .\.  V.  L  1\,  p.  25/1,  351,  5/17. 


ISCRIZIOM  1)1  OÏTVVIA.  305 

cederesle  assai  facilnK'iil(3  non  esser  necessai'io  clic  l;i  conosciiiln  Ol(,i\ia 
dovesse  esser  nata  dal  piinio  Augiislo,  ma  cIk;  polichhc  heu  osserc 
stata  procreata  da  qualunquc  filli'o  dcjjli  Aiinusli,  clic  lo  sussefjiiirono. 
Tutla  adunque  la  difïicollà  procède  dalla  coinpafjnia  del  Caemrk. 

Non  è  qui  del  mio  assunlo  1'  entraie  in  lunj'lii  discorsi  snllc  varie 
vicende  di  quesla  parola,  perche  nel  nosLio  caso  consento  di  prosc- 
guire  a  ris^juardarla  per  un  cognome,  coin<;  lo  lu  nella  sua  oi'inine. 
Ma  questo  cognorne,  pervenulo  ad  Ollaviano  ])cr  T  adozione  di  lui  lalla 
da  Giulio  Cesare,  che  cosa  ha  di  cosi  privalivo  per  lui,  clic  non  sia 
proprio  eguahncnte  dei  primi  quattro  suoi  successori  ?  Non  fuiono 
anch'eglino  adottati  nella  gente  Giulia,  e  non  si  domandarono  essipuie 
7V.  Caesar  Augnslus,  C.  Caesar  Auguslu.s,  Ti.  Chmdtns  Caesar  Avfrusliis, 
Nero  Caesar  Auguslus?  Quai  cosa  adunque  impedisce  che  non  jKjlessero 
chiamarsi  anche  assolutamente  Gesari  Augusti,  quando  1'  esperienza  dei 
marmi  e  degli  autori  ci  mostra  che,  nei  secoli  imperiali  specialmente, 
fui'ono  cosi  spesso  preteriti  i  prenomi  ed  i  noini  ?  Voi  ])cr6  nii  i-isjjon- 
derete,  che  queste  denominazioni  essendo  già  staie  solennemente  con- 
secrate  per  indicare  Ottaviano,  i  successori  di  lui  non  poterono  più 
usarle  senza  una  qualche  aggiunta  che  li  distingucsse,  sotto  pena  di 
generare  una  tal  confusione  da  non  conoscersi  piii  di  chi  si  favellasse. 
Nel  che  vi  daro  hen  ragione  :  ma  nello  stesso  tempo  vi  domandero 
quai  cosa  vi  sia  di  piii  chiaro  nell'  Augush  films,  di  cui  si  è  parlalo 
poco  fa,  e  neW  Atigîtsli  liberhts  d'  infiniti  Tiberii  Glaudii,  che  percio 
non  si  sa  se  abbiano  otlenuta  la  manomissione  da  Tiberio,  da  Claudio,  i».  -^n. 
0  da  Nerone.  Se  il  dir  nudamente  Augusti  filins  non  iinporlô  che  si 
avesse  di  mira  Ottaviano,  mditano  le  stesse  ragioni  perché  si  potesse 
dire  ugualmente  Caesaris  Augusti filia  senza  riferirsi  a  lui.  Laonde  mi 
aspetlo,  che  voi  ritirandovi  in  un  ultimo  trinceramento  tornerete  ad 
obbiettarmi,  che  non  si  ha  perô  veruna  prova,  ch'  effettivamente  i  suc- 
cessori di  lui  abbiano  adoperato  quelle  appellazioni  senza  congiungervi 
una  loro  caratteristica.  Ed  io  vi  acconsentiro,  che  non  ne  sia  stata 
peranche  prodotta  alcuna  :  perché  non  è  a  mia  notizia,  o  almeno  non 
mi  ricordo,  che  fin  qui  siasi  mai  dubitato  da  alcuno  degli  epigrafici, 
111.  39 


306  ISCRIZIONl  DI  OTTAVIA. 

che  tutte  le  lapidi  memoranti  Gesare  Augusto  spetlassero  ad  Ottaviaiio. 
Ma  se  la  queslione  sarà  ridotta  a  taie  estreniità,  spero  che  dovrete 
darrni  vinta  la  causa. 

È  vero  che,  preso  alla  sprovista  sopra  un  argomento  del  tutto  nuovo, 
io  debbo  pregarvi  a  restar  pago  dei  pochi  esempi,  che  in  una  ricerca 
frettolosa  mi  sono  capitati  aile  mani,  sicuro  che  ail' occorrenza  potro 
ampliarvene  la  lista  con  une  studio  più  diligente.  Eccovene  intanto 
une  chiarissimo  *  : 

CINNAMIS'CAESARIS 

AVG  •  VERNA  •  DRVSILLIANA 
CINNAMI  •  ET  •  SECVNDAES  •  F 
ANNORVM  •  V-  HIC  '  SITA-  EST 

Questo  Gesare  Augusto,  che  per  1'  crédita  di  Drusilla  diveniie  pa- 
drone  délia  fanciulla  Ginnamide,  non  è  certaniente  il  vincitore  délia 
battaglia  d'  Azzio,  perché  egli  premori  a  qualunque  délie  tre  donne  di 
questo  nome,  e  perciô  non  potè  essere  il  loro  erede.  Se  intenderete 
P.  23/i.  Livia  Drusilla  moglie  di  lui,  sarà  Tiberio  suo  figlio  :  sarà  Galigola,  se 
ricorrerete  a  Drusilla  figlia  di  Germanico  sua  sorella,  corne  ho  per 
fermo,  o  alla  bambina  Giulia  Drusilla  sua  figliuola.  Ma  ch'  ei  sia  asso- 
lutamente  Galigola,  vi  si  farà  aperto  dal  confronto  coH'  epitaffîo  di  Gin- 
namione,  fratello  délia  licordata  Ginnamide-: 

CINNAMIO 

C  •  CAESARIS  •  AVG  •  VERNA 

CINNAMI  •  CAESARIS-  ET 

SECVNDAE-  DRVSILLIANOR 

FILIVS-HIC 

E  per  ti'oncarvi  ogni  via,  ])er  cui  poteste  dubitare  che  queslo  G.  Ge- 
sare invece  di  Galigola  fosse  Ottaviaiio,  vi  aggiungo  una  terza  lapide '\ 


'   Mural,  i».  8(j3.  .3.  '  Murât,  p.  8(j:5,  9.. 

'  Mural.  |).  ()95 .  i3. 


ISCRIZIONI  Dl  OTTAVIA.  307 

dalla  quale  risulta  che  il  padre  e  la  madré  di  Ginnamidc  e  di  Cinna- 
mione  continuavaiio  tultavia  ad  esser  servi  ai  tempi  di  Claudio  : 


CINNAMVS 

TI-CLAVDI-  C  A  ES  A  RI  S 

AVG-GERMANICI 
DISP-  DRVSILLIAN  VS 
CVM  •  FILIS  •  SVIS  •  HIC 
POSVIT  •  SECVNDA  •  CONImx  ' 


Egu  al  mente  chi  potrà  rifiutarsi  di  riconoscerc  il  nicdesiino  Caligola 
in  quest'altro  frammento  pubbîicato  dal  Marini-,  faccndone  cosi  aperta 
testimonianza  la  data  dell'anno  791  ? 


M  •  AQ_yiLA  •  IVLIANO  P.  2.35. 

P-NÔNIO-ASPRÉNÀTE  COS 

VII-K-IVNIÀS 

PRÔ  •  SALVTE  •  ET  •  PÀCE  •  ET 

VICTORIA- ET -GENIÔ 

CAÉSARIS-AV^' 


Cosi  pure  non  puo  dubitarsi  che  M.  Vezzio  Valente  iiitendesse  parlar 
di  Nerone,  quando  s'  intitola  in  una  lapide  riminese-' 

PROC  •  IMP  •  C AES  •  AVG  •  PRO V  •  LVSITAN 

essendo  questa  la  carica  che  attualmente  occupava,  0  almeno  l'ultima 
da  lui  sostenuta,  allorchè  gli  lu  dedicata  quell'  iscrizione  nelT  819, 
sotto  i\  consolato  di  C.  Luccio  Telesino  e  di  C.  Suetonio  Paulino. 
Da  un' insigne  base  rotta  nella  sommità,  che  si  conosce  perô  spel- 

'  [C'est  ainsi  que  Borghesi  complète  ce  '  Griit.  p.  1  iot>.  h.  [Kellerniann,  Vigil. 

mot:  peut-être  vaut-il  mieux  lire  CONTm-         Rom.  n.  60;  Tonini.  Rimini  nvanti  il piinci- 
bernalis.  L.  Rexier.]  pio  delV  cm  voilure,  p.  35o:  Henzen .  Sii/i- 

'  Iscriz.  AJhane ,  j).  10.  [Orelli.  n.  (399.]        pkm.  Orell.  n.  6767.] 

39. 


308  ISCRIZIONI  DI  OTTAVIA. 

tare  al  console  C.  Domizio  Tullo,  esistente  in  Foligno  presso  i  niai'chesi 
Niccolini,  pubblicata  due  volte  dal  Muratori'  e  corretta  sull'  originale 
dal  Marini-,  io  ricavci'o  soltanto  le  righe  cbe  lanno  al  mio  intento.  La 
lapide  procède  con  ordine  retrogrado,  e  dopo  aver  detto  clie  costui 
essendo  designato  pretore,  fu  da  Vespasiano  mandato  legato  propretore 
deir  escrcito  d'  Africa,  e  che  in  tempo  délia  sua  assenza  fu  annoverato 
Ira  oji  iiomini  pretorii,  aggiunge  : 

DONATO-AB 
F.  2.S6.  ;wP-VESPASIANO -AVG-ET-TITO-CAESARE-AVG-F-CORONIS 
MVRALI-VALLARI-AVREIS-HASTIS-PVRIS-II'VEXILLIS-III 
ADLECTO  •  1  NTER  •  PATRIC  lOS  •  TR  •  PL  •  QVAEST  •  C  A  E  S  A  R  •  AVG 
TR  •  MIL  •  LEO  •  V-aLAVD-XVIR-STLITIBVS-  IVDI 
CANDIS etc. 

Se  costui  fosse  stato  questore  del  Gesare  Augusto  Ottaviano,  avrebbe 
Hvuto  l'età  questoria  di  venticinque  anni  nel  767  pei*  lo  meno,  in  cui 
([ueir  imperatore  mori,  e  pcr  conseguenza  avrebbe  ottenuto  i  doni 
militari  di  otlant'anni,  percliè  Vespasiano  e  Tito  non  glieli  poterono 
conferirc  al  più  presto  se  non  nell'  822.  E  in  un'  ctà  cosi  vigorosa 
avrebbe  comandato  1'  esercito  dell'  Africa,  e  sarebbe  poi  corso  di  ga- 
loppo  in  Germania  pcr  condurvi  gli  aiuti,  cbe  abbisognavano  per  la 
guorra  contro  Glaudio  Givile,  siccome  la  stessa  lapide  accenna.  Anzi 
dopo  tulto  ciô  avrebbe  tenuto  il  consolato,  sarebbe  tornato  in  Africa 
pi'oconsole\  e  più  cbe  centenario  avrebbe  circa  F  8/18  veduto  la  morte 
di  suo  fratcllo  Domizio  Lucano,  corne  c' insegna  Marzialc'.  Credat  Ju- 
daetis  Apella.  Il  fatto  sta  cbe  secondo  1'  ordine  regolare  délie  sue 
dignilà,  il  Gesare  Augusto  di  questo  marmo  non  puo  essere  cbe 
Néron  e. 

Preterisco  altre  citazioni  o  meno  cbiare,   o  cbe   lianno  bisogno   di 

'   l'<\'|.  yOG ,  T),  c  j).  H')H.fi.  miliiis  liUcanus,  Crul.  p.  AoT),  1;  Orclli. 

^  Fr.  Arval.  j).  yGB.  |(i('.  Henzoïi,  Siip-  ii.  770. j 

plem.  Orell.  p.  75,  n.  77-). |  '   Lib.  IX,  epijji-.  i.ii.  |  Voyez  plus  liaul. 

''  [Voy.  rinscripLioK  «le  son  l'irre  (In.  iJo-  p.  hh  el  suiv.] 


ISCRIZIONI  Dl  OTTAVIA.  309 

troppe   parol<!   pei'   cssci*c   climostrate,  e    mi   arresto  a   rpiest'  iiltiina 
pietra',  rir  ù  cosi  opportuna  al  nostro  proposilo  : 

VALERIA-HILARA 

NVTRIX 

OCTAVIAE-CAESARIS-AVGVSTI 

HIC  •  REQVIESCIT  •  CVM 
TI-CLAVDIO -FRVCTO      VIRO 

SVO-CARISSIMO 

TI-CLAVDIVS-PRIMVS-ET-TI  •  CLAVDIVS  •  ASTER 

BENEMERENTIBVS  ■  FECERVNT 

L'editore,  coiitro  ogiii  regola,  pretese  tli  sotloiiilendci'c  CAESA- 
RIS*  AVGVSTI -sorom,  credendovi  noininata  Ottavia  madré  di  Mar- 
cello :  e  deve  essere  stata  iina  disattenziooe  del  ch.  Orelli-,  quaiido 
cambiô  sororis  'mfiliac,  perche  non  più  lontano  clie  nell'iscrizione  pre-  P. 
cedente  aveva  già  recato  l'esempio  di  ANTON! AI  •  AVGVSTAI  • 
DRVSI,  e  di  IVLIAI- AVG- AGRIPPINAI-TI-CLAVDI -CAE- 
SAR-AVGVSTI.  Allronde  cbi  non  sa  che  un  nome  maschile  in 
genitivo,  il  quale  sia  attaccato  a  quello  di  una  femmina  senza  alcuna 
dichiarazione,  è  sempre  quello  del  marito?  Non  sarebbe  adunque  più 
sola  la  vostra  Ottavia  a  suscitare  degl' imbrogli,  pretendendo  di  farsi 
riconoscereper  figlia  di  Augusto,  giaccbè  si  aggiugnerebbe  anche  quest' 
altra,  che  non  ne  genererebbe  minori,  se  reclamasse  la  participazione 
del  s  110  talamo.  Gonciliate  voi,  se  vi  dà  l'animo,  questo  inaspettato 
matrimonio,  ed  io  dopo  vi  concedero  che  la  nuova  figlia  possa  esserne 
stata  il  frutto.  Ma  siccome  cio  è  impossibile,  cosi  sarà  forza  conchiu- 
dere  di  buon  accordo,  che  gli  eruditi  hanno  avuto  torto  per  1'  addietro 
neir  attribuire  indistintamente  ad  Ottaviano  tutte  le  lapidi  che  parla- 
vano  di  Cesare  Augusto,  e  che  di  qui  innanzi  conviene  accuratamente 
avvertire  ove  queste  due  voci  sono  nomi  proprj,  ed  ove  sono  titoli  délia 
podestà  suprema. 

'  Murât,  p.  gi8,  /i. —  ^  N.  65 1.  [Voy.  Henzen,  Supplem.  Orell.  p.  Ci.  n.  05 1.] 


310  ISCRIZIONI  DI  OTTAVIA. 

Cou  una  tal  distinzione  lutte  le  diffieoltà  che  le  iiuove  lapidi  lace- 
vano  insorgere  saranno  spianate,  non  solo  senza  alcuna  lesione  ail 
autorité  délia  storia,  ma  ben  anzi  a  lei  pienaniente  conformandosi.  Ihi- 
perocchè  la  vostra  principessa  non  sarà  che  1'  infelice  e  virtuosa  Olla- 
via  celebrata  dai  versi  di  Seneca,  che  acconciamente  si  dice  CAESA- 
RIS- AVGVSTI -Fï/m,  perché  naccjue  dal  matrinionio  delF  Augusto 
Claudio  con  Valeria  Messalina,  e  che  nella  lapide  Muratoriana  poco 
sopra  addotta  si  annunzia  invece  CAESARIS'AVGVSTI  •j/.ror  per- 
ché lu  moglie  dell'  imperatore  Nerone.  Egualmente  ella  si  chiama  OC- 
TAVIA- AVGVSTI  anche  nella  medaglia  coloniale  delî'Eckhel', 
p.  i!38.  e  viceversa  OCTAVIA  •  AVGVSTI  •  F  in  un  altro  nummo  citato 
dal  medesimo  numismatico  -.  Più  chiaramente  si  esprime  un  altro 
niarmo  del  Muratori^,  in  cui  viene  denominata  OCTAVIA -DIVI- 
CLAVDI  -F*.  Oltre la  memoria  che  si  ha  di  lei  nella  tavola  arvale XV, 
il  Giutero^  ci  ha  conservato  un  suo  titolo  scoperto  in  Roma  nel  i569, 
e  che  anticamente  sarà  stato  collocato  sull'arco  di  Claudio  insieme  con 
quelli  di  altri  principi  délia  sua  famiglia,  clie  sono  riferiti  dallo  stesso 
collettore '^.  Quantunque  sia  alquanto  danneggiato,  pure  non  è  difficile 
di  cosi  restituirlo  : 

oCTAilAI 

//•CLAVDiI 

CAISARIS 

AVGVSTI  •  P  •  P  •/ 

Continuate  a  daruii  notizia  délie  altre  scoperte,  che  si  sono  latte  nel 
nuovo  colombario,  ed  abbialemi  per  raccomandato  ail' anior  vostro. 


'    D.  N.  V.  t.  VI.  p.  980.  "  [Klle  esl  ai)|)elée  KAAYAIA  OKTA- 

^  ///ù/.  p.  98i.[Ilsemble,j)ar ccqu'ajonte  OYIA  dons  une  inscri|)lion  de  Sainos;  voy. 

Eckhel,  que  ceUélég-oiido  ne  peut  ôli'e  admise  (Ini'iin.  Drsciipllon  des  Ues  de  Paimos  et  de 

f'I  que  la  monnaie  a  été  mal  lue.  Cf.  Colien,  Smnos,  p.  -21 5.  G.  Cwkdom.] 
Mèd.  intj/ér.  t.  I,  p.  21 3.  C.  Cwkdoni.]  '"  Pag-.  ^l'^S,  (1. 

'  Pajj.  89.3.  (j.  "   Pag.  936.  '1  e  9.  [Orclli.  n.  (ISo.  | 


ISCRIZIONE  VENETA. 


OSSERVAZIONI 


INTOBNO 


UN'  ISCRIZIONE  VEINETA'. 


Nel  demolire  una  casa  in  Venezia  si  rinvenne,  non  ha  guari,  questo      p.  280. 
nobil  frammento,  che  fu  trasportato  nel  nascente  museo  di  quel  semi- 
nario  patriarcale,  e  che   mostra  di  essere  circa  la  meta   dell'  intera 
iscrizione  : 

L  •  VO  LVSIO-  l'f-  snturnino 
COS  •  AVG  •  SOdali'  augustali 

SODALI-TITIO 

LEG-PRO-PR'TI-cfles-flît^-    .     . 

Spetta  manifestamente  ad  un  L,  Volusio  console,  che  fiori  sotto  l'ini- 
pero  di  Tiberio  0  di  Claudio  :  del  che  ci  fa  fede  Tultima  riga,  la  quale 
non  ammette  altro  supplimento  se  non  che  LEGalo  '  ?KO  •  FKaetore  • 
Tlberii •  caesaris  * mignsti,  0 vvero  Tlberii •  claudii •  caesaris  '  aiigusti.  Nella 
mia  osservazione  vi  délia  Décade  VF  ho  già  parlato  abbastanza  di 
L.  Volusio  Saturnine  :  crCui  vêtus  famdia,  neque  tamen  praeturam 
fregressa  :  ipse  consulatum  intulit,  censoria  etiam  potestate  legendis 
rrequitum  decuriis  functus,  opuQique,  quis  domus  illa  immensum  vi- 
crguit,  primus  adcumulator,  •■>  seconde  che  attesta  Tacito*.  Egli  ebbe  i 
fasci  suffetti  del  7/12  in  conipagiiia  di  G.  Ganinio  Rebilo  :  sorti  il  pro- 
consolato  dell'  Africa  forse  nel  7/18  per  autorità  délie  medaglie,  che  ivi 
illustrai:  fu  legato  di  Augusto  nella  Siria  dieci  anni  dopo,  giusta  un 

'  [Extrait  du  Giornale  Arcadico,  i83i,        LEG- PRO •  PR-TI -C .  .  .  Th.  Mommse\.] 
t.  XLIX,  p.  280-801.]  ^  [Voy.  tome  I,  p.  3i  1  et  suiv.j 

^  [Ma  copie  porte,  à  la  quatrième  ligne,  *  Annal,  lib.  III,  c.  xxx. 


3\i  ISCRIZIONE  VENETA. 

altro  iiuiuino  delF  Eckhel  '  ;  e  passo  di  questa  vita  nel  778  sul  princi- 
P.  981.  pio  del  settimo  anno  di  Tiberio '-.  Il  Vadlant-^  con  non  poca  verisimi- 
gliaiiza  lo  reputô  geiierato  dal  Q.  Volusio  che  nel  708  segui  in  Gilicia 
il  SLio  maestro  Cicérone',  e  che  il  Glandorpio  appoggiato  a  quest'  ul- 
tima  citazione  ha  tenuto  per  niarito  di  una  zia  dell'imperatore  Tiberio  : 
colla  quai  credenza  ognuno  s' immaginerà  facilmente  corne  il  figliuolo 
poi  salisse  a  tant'  auge  di  dovizie  e  di  onori.  Da  quel  Lucio  nacque  un 
altro  L.  Volusio  Saturnino,  che  ricevette  anch'  egli  i\  consolato  sulTetto 
l'anno  766  insieme  con  P.  Silio,  siccome  ci  ha  insegnato  un  frammento 
di  fasti  illustrato  dal  ch.  sig.  Clémente  Cardinali^  Ampliô  costui  con 
una  lunga  parsimonia  le  ricchezze  paterne,  per  le  quali  vien  celehrato 
da  Columella''  e  da  Tacito  \  e  consegui  eziandio  la  prefettura  di  Roma 
per  testimonianza  di  Plinio  ^,  nella  quai  magistratura  fini  decrepito  i 
suoi  giorni^,  essendo  morto  nell'  809  in  età  di  98  anni  siccome  si 
ha  dallo  stesso  Tacito  nel  passo  seguente^°  :  crAt  L.  Volusius  egregia 
fffama  concessit  :  cui  très  et  nonaginta  anni  spatium  vivendi,  praeci- 
rrpuaeque  opes  bonis  artibus,  inoffensa  tôt  imperatorum  amicitia  fuit,n 
secondo  che  ha  corretto  il  Lipsio  in  luogo  del  volgare  malitia.  Intorno 
poi  alla  discendenza  di  lui  torna  a  narrarci  il  lodato  Plinio  ^^  :  cfNuper 
crL.  Volusio  Saturnino  in  praefectura  Lrbis  extincto,  notum  est  e  Cor- 
rrneliaScipionum  gentis  Volusium  Saturninuni,  qui  fuit  consul,  genitum 
rr  post  LXII  annum  :  -ii  il  che  vuol  dire  ch'  egli  ebbe  l' indicata  ])role  circa 
il  778.  Si  è  quasi  concordemente  opinato  che  questo  figliuolo  fosse  il 
Volusio  Saturnino,  il  quale  con  P.  Cornelio  Scipione,  probabilmente  suo 
cughio,  occupo  il  consolato  ordinario  dell'  809  in  tempo  appunto  délia 
982.      morte  del  padre,  e  che  per  le  cose  detteci  da  Plim'o  avrà  avuto  più  di 

'   D.  N.  V.  t.  m,  p.  275.  Orelli,  n.  O^A,  ol  Corp.  inscr.  Lai.  vol.  I. 

"  Tacit.  Annal,  lib.  III,  c.  xxx.  p.  /lyO,  n.  \ii.] 

■'  Nummijamil.  p.  07G.  "  De  re  rust.  lih.  I,  c.  vu. 

''  Ad  Famil.  lib,  V,  ep.  x;  Ad  Attic.  lib.  V,  ''  Annal,  lib.  XIV,  c.  Lvi. 

ep.  XXI.  "  Hist.mt.Vih.  XI,  c.  xxxviii  (90). 

''  Memorie  romane  di  Antichilk  et  di  Belle  "  Ihid.  lib.  VU,  c.  xlix  (/i8). 

Arli,   lom.  I,  p.   179.  —  [Voy.  Atli  dell'  'M/ma/,  lib.  XHI,  c.  xxx. 

Accndemiapontif.  d'Archcol.  tom.  II,  p.  267  ;  "  Hist.  nat.  lib.  VII ,  c.  xii  (i  i  ). 


ISCRIZIONE  VENETA.  315 

trent'  anni,  <|Liaiido  ascèse  a  quest'  onore  :  il  che  iioto  per  correggere 
l'erroneo  calcolo  latto  dal  CorsinP.  Egii  pero  prenominossi  Quinto  e 
non  Lucio,  siccome  comprovano  pin  Iiio'jlii  di  Tacilo,  un  senalns-con- 
suho  del  Doni-,  un'  iscrizione  del  (jrulero^  veduta  dal  Pigliio,  e  la 
lavola  ai'valc  X\  II  h;  ed  io  aggiungero  clie  ([uesto  prenome  conlerma 
1' opinione  degli  eruditi  intoi-no  il  suo  genitore,  leggendosi  nello  stesso 
GruteroS  clie  Volusia  Irène  e  Dorione  posero  una  lapide  al  loro  figlio 
Misto,  servo  di  L.  Yolusio  Saturnine,  col  perniesso  del  loio  niiovo  pa- 
drone  Quinto.  E  da  lui  si  reputa  procreato  un  allro  Quinto,  che  lïi 
console  ordinario  con  Domiziano  l'anno  8/i5,  da  cui  sarà  disceso  il 
Volusio  Saturnino,  che  viveva  ai  tempi  di  Gommodo^,  limanendo  poi 
incerto,  come  attaccare  a  quest'  albero  Y  Appio  Annio  Marso  Volusio 
Saturnino  memorato  in  un  tubo  di  piombo  presso  il  Muratori'',  e  cosi 
pure  il  ramo  dei  Volusi  Torquati  che  sembra  aver  desunlo  queslo  co- 
gnome  dalle  nozze  con  qualche  matrona  délia  gente  INonia  o  Bellicia. 
Dei  quai  ranio  non  conoscevasi  prima  se  non  che  una  femmina  ricor- 
data  in  due  lapidi,  una  del  Donati',  1' altra  del  Muratori^;  ma  ora  è 
venutofuori  anche  unmaschio  indicatoci  dalla  seguenle  iscrizione  copia- 
tami  in  un  orto  délia  via  Lateranense  dal  mio  egregio  amico  ab.  Amati, 
che  non  so  se  fin  qui  sia  stata  pubblicata''  : 

DIS-MANIBVS 
VOLVSIAE-OLYMPIADIS 
M-LICINIVS-EVTYCHVS 

Q_y  I-DISPENSAVIT  p.  283. 

VOLVSIO-TORQVATO 

LVCI-FILIO 
CONIVGI  •  SANCTISSIMAE 

FECIT-ET'SIBI 


'   Séries pr II efeclormn  L'rbis ,  p.  ko.  ''  Miirijii,  Fr.  Arvat.  Uiv.  x\\\. 

'  Cl.  11,11.  G6.  [Orelli,n.  3ii5.j  '  Pag.  /170,  7. 

'^  Pag.  9,  h.  [Henzen.  SuppJeui.   Oicll.  '  Pag.  /ii8.  G. 

11.  5-'ioG;  Moraniscn.  /.  N.  a/iGS.]  "  Pag.  iqSG,  \î. 

''  Pag.  9SG,  /i.  °  [Henzen,  S?</)/)/e/«.  Orell.  11.  G 089. 


316  ISCRIZIONE  VENETA. 

Da  qiiesta  rapida  rivista  di  tutti  i  personaggi  délia  gente  Volusia, 
che  sono  finora  conosciuti  nei  migiiori  tempi  imperiali,  risulta  che  la 
lapide  veiieta  non  puô  spettare  se  non  che  ad  uno  dei  due  Lucj  padre 
e  figlio  consoli  nel  7/19  e  nel  766,  i  quali  sarà  stato  facile  anche  anti- 
camente  di  confondere  insieme,  se  bisognô  mettere  fra  loro  un  segnale 
di  distinzione,  corne  vedesi  praticato  nella  sottoposta  epigrafe^  : 

EVXINO  •  L-VOLVSI  •  SATVRNINI-P 

NEGOTIATORI 

ACANTHVS  •  L-VOLVSI  •  HELENI  •  L 

H-C-FECIT 

E  chiaro  che  la  sigla  P,  da  cui  si  termina  la  prima  riga,  significa 
Patris,  corne  pure  altrove^,  al  che  non  avendo  prestato  attenzione  il 
Marini  ^,  fu  da  lui  questa  lapide  attribuita  inavvertentemente  al  figlio. 

Se  r  ultima  parola  del  nuovo  frammento  avesse  salvata  una  sola 
lettera  di  più,  che  ci  assicurasse  dell'  imperatore  ivi  nominato,  saremmo 
forse  tolti  da  ogni  incertezza  sulla  persona,  cui  devesi  aggiudicarlo  : 
imperocchè  se  si  parlasse  di  Claudio,  non  cade  dubhio  che  non  po- 
trebbe  pensarsi  al  padre,  il  quale  fini  di  vivere  ventun  anni  prima  che 
incominciasse  quell'  impero.  Ma  siccome  più  probabilmente  si  fa  ivi 
p.  286.  menzione  di  Tiberio,  cosi  i  dritti  potranno  essere  comuni  tanto  al  pa- 
dre quanto  al  figlio  :  avendo  superiormente  avvertito,  che  anche  il 
primo  di  loro  sopravvisse  più  di  sei  anni  sotto  la  dominazione  di 
questo  principe.  Per  lo  che  sarà  d'  uopo  di  piià  largo  ragionamento 
per  determinare  positivamente,  a  chi  di  quel  due  debba  riferirsi  il  ti- 
tolo  rinvenuto. 

Tre  considerazioni  intanto  mi  muovono  a  giudicare  piuttosto  in  fa- 
vore  del  figlio  :  la  prima  délie  quali  è  desunta  dalla  loro  età  rispettiva. 
Questi,  corne  ho  annunciato  di  sopra,  terminé  i  suoi  giorni  nell'  809 
contando  novantatre  anni  di  vita,  dal  che  ne  conscgue,  ch'  egli  sia  nato 
nel  71  G.  Cio  posto,  converi'à  per  lo  manco  atlribuire  al  padre  una 

'  Mural,  p.  gôi,  10.  —  ^  (inU.  p.  j-io,  G.  —  ^  Fr.  Arval.  p.  i23. 


ISCUIZIONE  VENETA.  317 

ventina  d'anni  di  più,  percliè  possa  averlo  generato  :  il  che  portera  chc 
sia  venuto  alla  luce  avanti  il  OgG,  Quindi  al  principio  del  768,  in  ciii 
cominciô  a  verificarsi  il  titolo  di  Icgalo  di  Tiberio,  Volusio  seniore  avrà 
numerati  almeno  seltantadue  aiini,  mentre  il  giuniore  non  ne  avrà 
avuti  clic  cinquanta  due.  Se  dunqiie  si  considérera,  che  il  padre  tro- 
vavasi  a  quel  tempo  in  un'  ctà  già  troppo  avanzata  per  essere  più  atto 
a  sostenere  il  comando  di  un  esercito,  e  se  si  avvertirà  altresi,  che 
dieci  anni  prima  aveva  conseguita  da  Augusto  la  massima  délie  lega- 
zioni,  quai'  era  la  siriaca,  per  non  potere  più  sperare  da  alcun'  altra  un 
incremento  di  onore,  si  conoscerà  facilmente  che  la  presunzione  sta 
tutta  in  favore  del  figlio,  che  viceversa  era  allora  nel  fiore  délia  viri- 
lità,  ed  a  cui  pure  non  deve  essere  mancala  la  provincia  consolarc 
cesarea. 

Deduco  il  secondo  argomento  dal  confronto  con  un  sasso  malcon- 
cio  del  Ghersoneso  Tracio,  addotto  dal  Muratori  ',  ch'  è  pero  facile  il 
restituire  : 

coLONIA  P.  28: 

L- VOLVSIO  •  SrtTVRNINO 
COS'vii'vii'o  '  cpuLON 

Dec  clEC 

La  differenza  del  sacerdozio  ci  assicura  che  questo  L.  \  olusio  è  diverso 
da  quello  délia  lapide  veneta,  perché  se  volesse  credersi  la  medesima 
persona,  converrehbe  ammettere  quattro  sacerdozj  in  un  privaLo  :  il 
che  è  fuori  di  ogni  regola,  e  non  ha,  ch'  io  sappia,  alcun  esempio.  Se- 
neca,  descrivendoci-  gli  ambiziosi  dei  suoi  tempi,  limita  le  loro  pretese 
a  due  :  rrTanta  tamen  importunitas  hominum  est,  ut  quamvis  multum 
cracceperint,  injuriae  loco  sit  plus  accipere  potuisse.  Dédit  mihi  prae- 
crturam?  sed  consulatum  spcraveram.  Dédit  duodecim  fasces?  sed 
crnon  fecit  ordinarium  consulem.  A  me  numerari  voluit  annum?  sed 
crdeest  mihi  ad  sacerdotium.  Cooptatus  in  collegium  sum?  sed  cur  in 

'   Pog.  1  99.5,  8.  —  ^  De  ira,  lib.  III.  c.  xxxr. 


318  ISCRIZIONE  VENETA. 

ffunumîii  Nei  marmi  certaniente,  fuori  del  caso  dei  principi  délia  la- 
miglia  impériale,  i  qaali  dopo  Nerone  ebbero  il  privilégie  di  essere 
ascritti  a  tutti  i  collegi,  non  mi  è  mai  occorso  d'incontrare  più  di  tre 
aggregazioni  sacre  in  uno  stesso  soggetto  ;  ne  in  maggior  numéro  n'  ebbe 
Galba,  di  cui  ci  dice  Suetonio^  :  rrAccepit  sacerdotium  triplex,  inter 
fr  quindecimviros  sodalesque  Titios  item  Augustales  cooptatus. -n  Ne  di 
più  di  altreltante  fu  insignito  lo  stesso  Claudio  innanzi  di  addivenire 
iniperatore  :  a  cui  una  lapide  del  Marini^  attribuisce  le  medesime  di- 
gnité sacre  di  Volusio,  cioè  l'augurato  e  i  due  sodalizj  augustale  e 
Uziense.  Per  le  quali  cose  se  al  padre  si  assegnasse  il  nuovo  marmo, 
converrebbe  necessariamente  riferire  al  figlio  quelio  del  Ghersoneso. 
Ma  la  maggior  semplicità  di  quest'  ultimo  sembra  persuadere  clie  sia 
p.  aSfi.  più  antico  dell'  altro.  E  veggasi  di  l'atti  quanto  ben  corrisponda  al 
paragone  con  quelio  di  L.  Gornelio  Balbo  console  nei  71^^,  di 
Ap.  Glaudio  Pulcro  console  nei  716*,  di  M.  Erennio  Picente  console 
nei  720^,  di  Sesto  Appuleio  console  nei  726  ^  di  P.  Sdio  Nerva  con- 
sole ne!  73/1^  di  L.  Galpurnio  Pisone  console  nei  789 ^  di  G.  Marcio 
Gensorino  console  nei  7^6  ■',  di  L.  Gornelio  Silla  console  nei  7^9"^,  e 
di  altri,  tutti  incisi  durante  la  vita  di  Augusto.  Di  più,  un  sacerdozio 
solo  meglio  si  confà  colle  costumanze  dei  primordi  dell'  impero,  nei 
quali  alcun  residuo  ancora  conservavasi  dell'  antica  moderazione  re- 
pubblicana,  mentre  un  cumulo  di  tre  meglio  si  spiega  in  Volusio  giu- 
riiore,  che  provo  gli  efl'elti  dell' amicizia  di  molti  imperatori.  Final- 
mente  parmi  più  verisimile,  che  il  sodalizio  augustale,  il  quale  non 
potè  conierirsi  avanti  la  fine  del  767,  fosse  dato  piuttosto  nella  sua 

'   Iii  Galb.  c.  Mil.  '  Murât,  p.  i55(),  lo. 

'■'  jf'V.  ylri'rt/.  p.  707.  '  ])e  Lama,  Iscrizioni antichc  collocatc  ne' 

''  Murât,  p.  99.3,  3.  [Mominsen,  /.  A^.         mxiri  délia  scala  Farnese ,  p.  60. 

36o2.|  '  GruL  p.   h?>h,  G.  [Mommson,   /.  N. 

''  Oiclli,    11.   3/117.  I  Moinmsen  ,    /.   A'.         ^'•^19-] 

-j.hoh.]  '"  Grut.  p.  3y8,  3.  [On  j)ourrnit  aujour- 

'  Orolli,  H.  110.  dliui  au<j'menler   beaucoup  le  nombre  de 

''  Donali ,   [t.  71.   3.  |  Mommson .  /.   A'.         ces  exoin|)les.  .1.  B.  nr,  Rossi.  | 

ÔOi  (j.l 


ISCRIZIONE  VEGETA.  319 

istituzioiie  ad  un  consolare  di  florida  eU'i,  clic  poteva  eseguirne  l'iii- 
combenz(3,  di  quello  clie  ad  un  altro  jjià  l'olto  dalla  veccliiaia,  c  clie 
seconde  ogni  pjobabilità  doveva  a  quel  teinj)o  essersi  già  rit  ira  lo  dai 
pubblici  alï'ari. 

Ma  la  rag^ione  potissinia  che,  a  mio  parère,  esclude  il  padre  da  ogni 
diritto  sopra  la  lapidcî  veneta,  nasce  dalF  altestazione  laltaci  da  luia 
medaglia  dell'  Eckliel',  ch'  egli  nel  768  fu  legato  di  Ottaviano  nella 
Siria.  Ognuno  sarà  coslretto  a  concedermi,  che  una  dignità  cosi  prin- 
cipale, quai  era  il  governo  délia  provincia  piii  ricca  e  più  importante 
deir  impero,  non  poteva  tacersi  nel  suo  eiogio.  lo  ammettero  bene, 
che  ai  tenq^i  di  Augusto,  ed  anche  dopo  fino  a  Nerone,  non  fu  in  mollo 
costume  l'aggiungere  il  nome  délia  provincia,  che  si  era  govcrnata  :  p.  087. 
spesso  contentandosi  di  annunziare  in  génère,  che  si  era  stati  procon- 
soli,  0  legati  di  quel  taie  imperatore.  Conosciamo  di  fatti  per  la  seconda 
parte  M.  Artorio  Gemino,  LEG'CAESAR- AVG^,  T.  Trebelleno 
Rufo,  LEGATO -CAESARIS-AVG 3,  T.  ElvioBasila,  LEGATO- 
CAESARIS-AVGVSTIS  Q.  Vario  Gemino,  LEG  •  DIVI  •  AV- 
GVSTP,  Postumo  Mimesio  Sardo,  LEGATVS  •  TI  •  CAESARIS  • 
AVG^  Sesio  Papinio,  LEG  «TI  •  CAESARIS -AVG -PRO  •  PR s 
C.  Cilnio  Petino,  LEGATI -TI  •  CAESARIS -AVG  ^  Scsto  Palpeho 
Islro,  LEG -TI-CLAVDI- CAESARIS -AVG'^.  Ammettero  ancora 
che  la  ristrettezza  dello  spazio  da  supplirsi  consiglia  a  credere,  che 
quest'  uso  fosse  anche  seguito  nella  nostra  lapide.  Ma  dopo  concesso 
tutto  ciô,  restera  sempre  vero,  che  anche  senza  nominare  la  Siria  non 
si  poteva  ommettere  di  notare,  che  Volusio  il  padre  era  stato  legato  di 
Cesare  Augusto  :  e  quindi,  se  l'epigrafe  a  lui  veramente  spettasse,  sa- 
rebbesi  scritto  LEG  •  PRO  •  PR •  DI VI  •  AVG VSTI  •  ET  •  TI  •  C  AES A- 

'  D.  N.  V.  t.  III,  p.  975.  '  Marini,  Fr.  Arval.  p.  53.  [Mommsen, 

'  Orelli,  n.  1811.  /.  N.  5/171.] 

^  Dom,cl.  V,  n.  3o.  [Voyez  plus  haut,  "  Grut.  p.  188,  1. 

p.  -272.]  '  Grut.  p.  lilij,  9. 

^  Candida  Dionigi,   Viaggio  nel  Lazto,  "*  Fabretti, /«wr.  <^/oj«.  p.  760,  n.  569. 

p.  60.  [Orelii,  n.  4365;  Mommsen,  /.  iV.  °  Grut.  p.  hh-j,  k  et  5.  [Voy.  Henzen . 

/i546.]  Svppkm.  Oi'pU.  p.  66,  11.  693.] 


320  ISCRIZIONE  VENETA. 

RIS  •  AVGVSTI ,  corne  fece  Dolabella  console  nel  768  \  Prevedo  che 
ini  si  risponderà  :  E  chi  vi  assiciira  che  questa  legazione  di  Augusto 
non  occupasse  appunto  la  lacuna  dopo  SODALI -TITIO?  Non  mi 
oppongo  aile  probabili  apparenze  che  puô  avère  questa  congettura; 
ma  non  mi  si  negherà  ne  meno,  che  se  questa  carica  doveva  esporsi 
separatamente  da  quella  che  si  consegui  sotto  Tiberio,  non  potè  espri- 
mersi  con  meno  parole  di  queste  :  LEG  •  PRO  •  PR  •  DIVI  •  AVG.  Ora 
la  lunghezza  délia  linea  antécédente  è  conosciuta,  ne  puô  estendersi 
P.  988.  più  in  là  di  COS  •  AVG  •  SOdali  •  augustali,  perché  innanzi  1'  apoteosi 
di  Claudio  non  si  ebbero  altri  sodalizj  maggiori  se  non  l' augustale  e 
il  tiziense,  e  perché  Ira  mezzo  1' enumerazione  dei  sacerdozj  non  puo 
interporsi  altro  ulTicio.  Dali'  altra  parte  questo  spazio  ben  corrisponde 
a  quello  che  si  richiede  per  leggere  nella  prima  riga  L'VOLVSIO* 
L-F'SATVRNINO.  Da  ciô  ne  viene,  che  la  seconda  linea  componevasi 
certamente  di  ventuna  lettere,  ed  è  poi  da  notarsi  che  la  dimensione 
del  carattere  è  in  lei  eguale  a  quella  délia  terza.  Non  è  dunque  pos- 
sibile  d'introdurre  in  quest'ultima  SOY) A\A-T\T\0 ' leg' irro' i)r' divi' 
aug.  il  che  importerebbe  ventisei  lettere,  perché  l'eccedenza  di  cinque 
lettere  h^a  una  riga  e  1'  altra  é  soverchia  ;  ed  é  chiaro  che  la  lacuna  non 
ammette  un  cosi  lungo  ristauro^. 

Mostralo  cosi,  che  tutte  le  ragioni  si  accordano  nell'  assegnare  il 
trammento  di  cui  si  parla  al  console  del  756,  passerô  ad  indagare  se 
lu  vcramente  da  Tiberio,  oppure  da  Claudio,  che  gli  fu  affidata  questa 
legazione.  L'argomento  dell'  età,  che  ho  adoperato  di  sopra  per  ne- 
garla  al  console  del  7^2,  mi  gioverà  eziandio  per  escludere  il  seconde 
di  questi  imperatori.  Essendosi  provato  che  il  figlio  Volusio  nacque  nel 
71  G,  chi  non  vedc  che  alla  proclamazione  di  Claudio,  seguita  nel  79^, 

'  Grul.  j).  39G,  1.  [Orclli,  n.  2365.]  Borghesi.  D'ailleurs,  l'inscription  de  Venise 

*  I  On  a  Irouvé  depuis,  à  Aenona  en  Dal-  ayant  à  la  première  ligne  8  lettres  conser- 

matie,   une  autre   inscription  évidemment  vées  et  11  perdues,  à  la   deuxième  ligne 

relative  au  inêine  personnage,  et  dans  la-  8  lettres  conservées  et  i3  perdues,   rien 

quelle  on  lit  :  DWl- AVG  [mti- et- ]  TI*  n'empêche  de  supposer  qu'à   la   troisième 

C[aesrtm-f/îVrrtM^'-J  VSTI  •  F,  ce  qui  prouve  li{jne,  où  elle  a  11  lettres  conservées,  elle 

la  nécessité  du  supplément  rejeté  ici  par  en  ait  eu  i5  de  perdues.  Tu.  Momhsen,] 


ISCRIZIONE  VENETA.  321 

egli  contava  78  aiini?  Di  j)iù  iiiaiica  quasi  il  tempo  materiale,  in  cul 
al)bia  potulo  sotto  quell'  Augusto  escrcitare  un  laie  uiïicio  :  perché 
l'arô  osservare  più  a])])asso,  clie  circa  il  ])rincipio  tli  quell' inipero  deve 
essergli  stala  conferita  la  prefcttura  di  lioina,  nella  (juale  mori.  Resta 
dunque  che  ottenesse  la  provincia  da  Tiberio  :  ma  la  storia  non  ci 
somministra  alcun  barlume  pei-  congetturare  (|ual  fosse,  e  poco  aiuto 
ci  vien  dato  dalla  provenienza  de!  inarmo,  che  non  sappiamo  ove  ori- 
ginariamente  era  collocato.  Tuttavolta  essendosi  rinvenuto  in  Venezia. 
la  cosa  più  probabde  è,  ch'  ivi  sia  stato  trasportato  dalla  vicina  Dal-  w  '.So 
mazia^;  e  in  questo  caso  sarebbe  lecito  sospettare  che  Volusio  sia  stato 
il  successore  di  P.  Cornelio  Dolabella  nella  legazione  dell'  illirico,  che 
appunto  ignoriamo  chi  fosse.  In  taie  ipotesi  il  piincipio  del  suo  governo 
dovrebbe  riporsi  circa  il  778,  perché  due  iscrizioni  dello  Spon^  ci  pro- 
vano  che  Dolabella  nel  771  e  nel  772  era  ancora  in  Dalmazia,  e  Ta- 
cite^ ce  lo  assicura  già  tornato  a  Roma  nel  77Û. 

Una  grave  inavvertenza  riguardo  a  questo  L.  Volusio  si  commise 
dali'  illustre  padre  Gorsini^,  la  quale  fu  giustamente  notata  dal  Ma- 
rini^  e  poscia  dal  lodato  sig.  Cardinali".  Gonobbe  egli  il  riferito  luogo 
di  Tacito"^  :  ce  L,  Volusius  egregia  fama  concessit,  cui  très  et  nonaginta 
ff  anni  spatium  Yi\  endi  :  ii  e  se  ne  giovô  anzi  per  proporre  Y  emenda- 
zione,  non  so  perô  quanto  necessaria,  nel  testo  di  Plinio  ^  :  "Proflu- 

cfvium  sanguinis  fit multis  per  ora  stato  tempore,  ut  nuper 

fcMacrinio  Yisco  viro  praetorio,  et  omnibus  annis  Volusio  Saturnino 


'  [L'inscription  d'z'Venona  .  que  jai  citée 
plus  haut,  et  un  fragment  provenant  du 
même  endroit  et  paraissant  aussi  appartenir 
à  Saturninus  conlirmenf.  cette  conjecture  sur 
la  provenance  de  ce  monument.  Du  reste, 
il  faut  remarquer  que  rien  dans  les  inscrip- 
tions dAenona  ne  prouve  que  la  légation 
obtenue  par  ce  personnage  sous  le  règne 
de  Tibère  ait  été  celle  de  la  Dalmatie;  et, 
en  effet,  ce  ne  put  être  celle-là,  car  une 
inscription  trouvée  à  Corinium ,  dans  cette 
même  province,  et  que  j'ai  vue,  lui  attribue 
m. 


cette  légation,  mais  sous  le  règne  de  Cali- 
giila.  Th.  Mommsen.  ] 

^  MisceUanea  erudhae  antiquitatis ,  [).  i-g 
et  1 8 1 . 

^  Anna},  lib.  III,  c.  XLVii. 

"  Ser.  praef.  Urhis ,  p.  /to. 

^  Fr.  Avval.  p.  ggS. 

*  Memorie  romane  di  Anticliità  c  di  Belle 
Ard,  t.  I,  p.  198. 

'  [Annal,  lib.  XIII.  c.  xxx.j 

*  Hist.  nnt.  lib.  XI,  c.  xxxvui  (90). 


322  ISCRIZIONE  VENETA. 

ffUrbis  praefeclo,  qui  nonagesimum  etiam  excessit  aiinum.ii  Ma  non 
baclô  elle  da  quel  passo  dell'  annalista  veniva  irrevocabilmente  fissala 
ia  morte  di  lui  nell'  809  in  tempo  del  consolato  del  figlio,  e  non  ebbe 
di  mira  se  non  che  1'  altra  asserzione  già  da  me  riportata  dello  stesso 
Plinio  :  crNuDer  etiam  L.  Volusio  Salurnino  in  Urbis  praefectura  ex- 
rr  tincto  notum  est  e  Cornelia  Scipionum  gentis  Volusium  Saturninum, 
ffqui  fuit  consul,  genitmn  post  LXIl  annuni  \v  Sapendo  egb  adunque 
che  il  naturalista  scriveva  il  XIV  libro  délie  sue  storic  nelF  83o  -,  quel 
?iuper  interprefato  in  senso  troppo  rigoroso  gT  imbroglio  tutti  i  conti: 
F.  290.  e  avendo  creduto  che  il  prefetto  Volusio  fosse  mancato  di  vita  intoi^no 
queir  anno,  censuré  ingiustamente  il  Lipsio  per  aver  riconosciuto  il 
liglio,  qui  fuit  consul,  nel  Q.  Volusio  ch'  ebbe  i  fasci  nell'  809,  da! 
quale  voile  onninamente  distinguerlo,  senza  perô  arrischiarsi  di  pale- 
semente  confonderlo  col  collega  di  Domiziano  nell'  8/1 5,  perché  vide 
bene  che  il  consolato  di  costui  non  potè  esser  noto  a  chi  péri  nell'  eru- 
zione  del  Vesuvio  dell'  882.  E  pure  dal  confronto  di  quel  due  luoghi 
Pliniani  doveva  facilmente  accorgersi  che  il  imper  di  Volusio  Saturnino 
non  doveva  essere  di  freschissima  data,  s' era  stato  anteriore  ail'  altro 
nuper  di  Macrinio  Visco  :  e  uomo  dotto,  com'  egli  era,  non  poteva  igno- 
i-are  che  il  valore  di  questa  voce  ammette  un'  estensione  anche  latis- 
sima:  onde  leggiamo  per  esempio  in  Cicérone^:  ffEa  quae  nuper,  id  est 
cfpaucis  ante  saeculis,  reperta  sunt.  n  La  conseguenza  intanto  di  questa 
svista  è  stata  quella  di  avère  stabdito  la  prefettura  ui'bana  di  Volusio 
circa  1'  826  :  il  che  è  a  dire  sedici  anni  dopo  ch'  egli  era  passato  nel 
numéro  dei  pii'i ,  interponendolo  fra  Ducenio  Gemino  prefetto  nell'  82  1 
ai  tem])i  di  Galba,  e  fra  Plauzio  Eliano  ch'  ebbe  il  medesimo  ufficio  da 
Vespasiano.  E  cosi  uito  nel  medesimo  scoglio,  in  cui  falsamente  pretese 
che  avesse  naufragato  il  Lipsio  :  perché  se  Volusio  fosse  mancalo  di 
9.3  anni  nell'  829,  avrebbe  di  venti  anni  avuto  il  consolato  del  766, 
(|uando  gliene  mancavano  ancora  cinque,  non  diro  ail' età  consolare, 
ma  alla   stessa  età  senatoria  pi-escritta   da  Augusto  secondo   Dioue*. 

'   [Lil).  VII.  c.  Ml  (1/1).  J  ■  De  nal.  Ikor.  \\h.  Il,  c.  1,. 

'  [Ilisf.  nal.  lil).  XIV,  c.  V  {k).]  "   Lil).  Ml .  c.  w. 


ISCHlZIOiNE  VENETA.  32:i 

E  dunque  évidente  che  corivieiie  riportare  la  prcfelluia  di  lui  ad  un 
tempo  più  alto  :  il  che  non  puo  farsi  senza  sconvolgere  la  série  de! 
Corsini,  e  senza  l'ichiamare  ad  un  bieve  esanie  i  diritti  dei  pret'elti 
antei'iori. 

Posto  per  cardine,  che  L.  Volusio  lascio  la  vita  nell'  (^09,  mentrc 
occupava  ancora  la  sua  carica,  è  inutde  al  nostro  scopo  1'  inquirer(î  p.  ^y 
sui  siioi  più  antichi  predecessori,  che  prima  esercitarono  la  nuova  au- 
loi'ità  confei'ita  loro  da  Augusto.  Basterà  di  ricordare  che  giusta  la  con- 
corde testimonianza  di  Tacito^  e  di  Dione^,  quelF  ullicio  resto  vacante 
nel  785  per  la  moi-te  di  L.  Pisone  pontefice,  figlio  del  suocero  di  Giu- 
lio  Cesare,  console  nel  789  e  célèbre  non  meno  per  le  sue  vittoi'ie 
sui  Traci  e  sui  Bessi,  che  per  l'abuso  da  lui  fatto  del  vino,  il  qualc 
perô  non  gl'  impedi  di  giungere  ad  un'  età  ottuagenaria.  Notero  bensi 
di  passaggio,  che  attestandosi  positivamente  dal  primo  dei  citati  scrit- 
tori,  che  Pisone  era  succeduto  nella  dignità  prefettizia  a  T.  Statilio 
Tauro  console  per  la  seconda  volta  nel  728,  uomo  anch'  egli  provectae 
aetalis,  converià  espellere  altre  quattro  persone,  che  il  Corsini  aveva 
in  questo  i'rattempo  indebita mente  allogate  nella  série  dei  prefetti  or- 
dinarj.  Paolo  Emilio  Regillo  sarà  il  primo,  assegnato  ail'  anno  767,  che 
si  annunzia  sempliceinente  come  questore  di  Tiberio,  proveniente  da 
una  lapide  spagnuola  del  Grutero  ^,  che  io  uniformandomi  al  parère 
di  altri  avrei  creduta  apocrifa  per  la  novità  dell'  espressione  PRAE- 
FECTO- VRB-IVRI-DICVND,  se  \\  dott.  Puertas  non  mi  avesse 
assicurato,  ch'  esiste  tuttavolta  in  Sagunto,  quantunque  ora  alquanlo 
mutila,  secondo  che  mi  fa  vedere  la  copia  da  lui  favoritami.  Il  secondo 
è  Pomponio  Grecino  decemviro  délie  îiti,  rammentato  ail'  anno  770, 
ma  che  spetta  probabilmente  ad  un  tempo  inferiore  :  il  quale  dé- 
riva da  un  frammento  di  Gubbio  ristampato  alquanto  più  esattamente 
dal  padre  Sarti  \  Le  cariche  di  ambedue  ci  mostrano,  che  costoro 
sono  due  ragazzi,  ch'  io  rimanderô  fra  i  prefetti  délie  ferie  latine,  loro 
uiancando  il  consolato,  cioè  il  primario  requisito  che  si  richiedeva, 


lÇ)-i. 


Annal,  lib.  VI ,  c  x,  '  Pag.  3/t8,  n.  9. 

Lib.  LMII.  c.  xi.\.  *   De  cpiscopis  Eufjnhinis ,  p.  xxiv. 

/n  , 


324  ISCRIZIONE  VENETA. 

secoiido  il  consiglio  di  Mecenate  accettato  tla  Augusto  e  conservaloci 
da  Dione  ^  :  rr  Praefectiis  Urbi  ex  primarils  viris  creandus  est,  qui 
cfomnes  magistratiis,  qui  geri  ante  hune  convenit,  gesserit  ^ -n  Esclu- 
derô  poi  il  fainoso  Seiaiio  attribuito  al  776,  ed  iicciso,  corne  ognun 
sa,  ne!  78/1  :  non  avendo  in  suc  favore  se  non  che  lo  scoliaste  di  Gio- 
venale,  il  quale  confuse  nianifestamente  il  prefetto  del  pretorio  col 
prefetio  di  Roma,  malgrado  che  quelle  due  cariche  fossero  in  quei 
tempi  fra  loro  incompatibili.  E  prendero  infine  a  fischiate,  insieme  col 
Gardinali-,  il  G.  Perpernio  Naiiziano,  ch'  è  un  fetido  parto  del  Ligo- 
rio,  da  me  riscontrato  nel  touio  quintodecimo  dei  suoi  manoscritti, 
e  che  per  taie  si  manifesta,  se  non  allro,  ai  falsi  nomi  dati  in  quella 
lapide  ai  consoli  del  782  :  essendo  ben  da  dolersi  che  il  Gorsini  abbia 
spesso  contaminato  il  suo  dotto  e  laborioso  lavoro  colle  imposture  di 
costui. 

Dopo  ciô,  mettendoci  in  via,  impariamo  da  Dione^  e  da  Tacito '*, 
che  a  Pisone  fu  sostituito  L.  Elio  Lamia,  console  fmo  dal  766  :  il  quale 
moii  neir  anno  dopo  786  :  e  converro  pienamente  nel  mettere  in  sua 
vece  Gosso  Gornelio  Lentulo  console  nel  778,  figlio  del  Gn.  Gornelio 
Lentulo  Gosso ,  che  riportô  gli  onori  trionfali  per  le  vittorie  sui  Getuli, 
e  che  aveva  avuto  i  fasci  ordinari  del  763.  Egli  s' appoggia  sopra  un 
chiarissimo  passo  di  Seneca^,  che  ce  lo  dipinge  virtim  gravem  et  mode- 
ralîim,  sed  mer»um  vino  et  madenlem.  Il  Gardinali  ^  ha  già  reltamente 
osservato ,  che  manca  ogni  ragione  perché  il  Gorsini  restasse  dubbioso 
se  questo  Gosso  pi-efetto  sia  il  padre  0  il  figliuolo,  quando  Tacito^  ci  ha 
annunziato  la  morte  del  vincitore  dei  Getuli  fino  dalF  anno  778.  Non 
\\  993.  abbiamo  poi  alcun  argomento  per  giudicare  quanlo  si  protraesse  la  ma- 
gistratura  di  costui;  ma  io  farô  terminarla  avanti  la  fine  del  regno  di 
Tiberio,  perché  nell'ultimo  anno  di  quell'imperatore  incontro  un  altro 

'    \\\oAict.p'/o5  §é  Sî;  t«s  en  twj»  'ZSporjHÔv-  \Àh.  IjVIII  ,  c.  xi\. 

Tf/jv ,  xai  èKTÔiv  Tsàvra.  zà  xv.Otjkovt'x  'uspo-  '  Annal,  lib.  VI,  c.  \xvn. 

■Jî2-!t<>/ tT£D!J.évœv  dTToheiKvitrOft).]  Ml).  LU,  '  Lib.  XII,  ep.  iawiv. 

c.  \xi.  ''  Mem.  romane  di  Anticitilà,  I.  III ,  p.  lU). 

*  Mcm.  romane  di  Anticitilà,  t.  I,  p.  'J.58.  '  Annal,  lib.  IV,  c.  XLiv. 


ISCRIZIONE  VENETA.  325 

prefetlo,  clic  injjiiistamente  aparcj'  niio  non  si  è  voluto  accogliere  nella 
série. 

Flavio  Giusoppi!,  dcscrivendo  miriutamente  le  avvcntiire  di  Agrippa, 
poscia  re  cle'Giudci,  ci  narra  che  verso  la  iiietà  dcl  789  essendo  stato 
arrcstato  il  sno  cocchiere  Entiche,  cnm i^erdnclua  easet  ad  Pisonem  Urbis 
'praefcdum  ',  rivelô  i  discorsi  scgreti  che  in  carrozza  aveva  teriuti  con 
Caligola  il  siio  padrorie,  il  (jnale  due  0  Ire  mesi  dopo  fu  perciô  messo 
in  carcere  :  c  riferendo  corne  quest'  ultinio  lu  poi  liberato  subilo  do|)o 
la  morte  di  Tiberio,  avvenuta  ai  17  di  aprile  d<'l  790,  ripete^  :  ffMox 
crallatae  sunt  a  Gaio  litterae,  alterae  ad  senatum,  quibus  Tiberii  inor- 
fctem  significabat,  alterae  ad  Pisonem  Urbis  praefectum,  quae  et  hoc 
cfipsum  niinciarunt,  jusseruntque  Agrippam  e  castris  in  eas  aedes 
ff  transleni ,  quas  habitabat  antequani  vinciretur.  i^  Il  Lipsio  nelle  note 
a  Tacjto^  cui  tutti  gli  altri,  compreso  il  Corsini\  sono  venuti  dietro, 
accueô  Giuseppe  di  errore  per  aver  fatto  sopravvivere  a  Tiberio  1'  an- 
tico  prefetto  Pisone,  clie,  corne  si  è  veduto,  gli  premori  di  cinque 
anni,  aggiungendo  :  rcNec  enim  aliiim  habeo,  de  quo  possint  illa  in- 
ff  telligi.i?  Ma  da  una  parte  è  diiTicile  \\  negar  fede  ad  un  gravissimo  sto- 
rico,  che  ha  avuto  cosi  piena  conoscenza  di  quei  fatti  da  raccontarli 
colle  più  leggiere  particolarità,  e  dall'  altra  la  ragione  del  Lipsio  è  fra- 
gile e  per  giunta  non  vera.  Inqjerocchè  quantunque  non  possa  pen- 
sarsi  a  L.  Pisone  Augure  console  nel  763,  che  si  iiccise  di  propria  niano 
nel  777  ■'',  ne  a  L.  Pisone  figlio  del  prefetto,  trucidato  nienlre  era  le-  p.  29A. 
gato  délia  Spagna  Giteriore  nel  778",  resta  perô  un  quarto  L.  Pisone 
figlio  di  Plancina  e  del  Gneo  che  fece  avvelenare  Germanico  ad  istiga- 
zione  di  Tiberio,  a  cui  niente  si  oppone  che  questo  imperatore  abbia 

'   [^kywyi)?  aùrov  èfit  nsiawvoi.  yevofxé-  -nyôAswî    toî;tô   t£    dyopsvovcra ,    nat    tuv 

vr)s,  Ôs  rjv  (pvXa.^  rrjs  -rsàleMs.]  Ant.  Jud.  ÀypiTnrav  èxéXevcjsv  en  toO  al^txonéhov 

lib.  XVIII ,  c.  VI ,  §  5.  ixsTOLaltjcTSCv  eis  rnjv  oîxioLV  èv  j;  ■zspÔTeçtOv 

'  Ibid.  §   10.    [ÈiTJcr7oAa/   t£   àipinovro  i)  hsOijvoLi.litny.v  ^ïysv.^^ 
•srapà  ToOrai'ow,  1)  (xèv  'zrpàs  tijv  ad-) nXyjTOV  ^  Annal,  lib.  \I,  c.  x. 

TOI)  Tiëeptoii  htoi(7'xÇ)ov(7ix  T))j'  TeÀ£i/T))î'  jcai  ''  iSer.  prarf.  Urb.  p.  36. 

Tj)r  aÙToii  -aapiXy^ip  tTjs  tjyeiJ.ovi'x^  ysvo-  ^  Tacit.  Annal,  lib.  IV  ,  c.  \xi. 

(Jiévy/v ,  y)  hs  'oroùs  \lsi(ju-'V%  tov  (pitXnKa.  rrjs  "   îhid.  c.  \LV. 


2  9l>- 


3-26  ISCRIZIONE  VENETA. 

poluto  concédere  la  prefettura  nel  789  dopo  ia  morte  di  Cosso ,  non 
mancandogliene  alcun  merito,  perché  era  stato  console  ordinario  iiove 
anni  prima,  cioè  nel  780.  Dione  ci  avvisa  ^  eh'  egli  era  in  sospetto 
a  Galipola  :  onde  niente  di  più  probabde,  che  fosse  da  lui  rimosso 
flalla  carica  e  mandato  nell'  Africa,  ove  lo  troviamo  proconsole  nel 
792,  in  rimpiazzo  probabilmente  di  M.  Sdano,  che  governava  qnella 
provincia  al  principio  deli'  impero  di  Gajo,  siccome  si  raccoglie  da 
Tacito-^. 

Questo  seconde  Pisone  avrà  avuto  per  successore  in  Roma  M.  San- 
quinio  Massimo,  a  cui  tocco  il  primo  consolato  suffetto  forse  nel  779, 
per  quanto  puô  congetturarsi  da  un  marmo  di  Pompei  riferito  dal  ch. 
ab.  Guarini^,  e  che  per  attestato  di  Dione\  mentr' era  prefetto  urbano, 
appunto  nel  792,  ricevette  i  fasci  la  seconda  volta  per  rinunzia  latta- 
gliene  da  Galigola  ai  trenta  di  gennaro.  La  sua  prefettura  non  puô  es- 
sere  stata  lunga.  Apprendiamo  da  Tacito  ^  che  nell'  800  egli  era  morto 
legato  délia  Germanialnferiore,  nel  quai  governo  dev'essere  successo  a 
P.  Gabinio.  Quest'  ultimo,  a  detto  di  Dione '^,  vinse  i  Gauci  nel  79^,  per 
la  quai  vittoria  gli  fu  dato  da  Glaudio  i\  soprannome  di  Gaucio  insieme 
cogli  onori  trionfali,  secondo  che  apparisce  da  Suetonio '.  Non  igno- 
randosi  adunque  che  questi  onori,  come  quelli  del  trionfo,  non  si  sole- 
vano  conseguire  se  non  dopo  la  partenza  dalla  provincia,  è  da  credersi 
che  Gabinio  0  nello  stesso  anno ,  0  al  più  nel  susseguente,  ritornasse 
a  Roma,  e  quindi  che  Sanquinio  abbandonasse  contemporaneamente 
la  dignità  che  occupava  per  recarsi  a  rimpiazzarlo.  In  taie  ipotesi  la 
prefettura  sarà  vacata  nel  796  ail'  incirca  :  dopo  il  (jual  tempo  s' in- 
contra nella  série  del  Gorsini  un  ampio  vano,  che  si  estende  a  tutto 
r  impero  di  Glaudio  e  ad  una  parte  di  quello  di  Nerone.  Sarà  egli 
pertanto  degnamente  riempito  snrrogando  a  Sanquinio  il  nostro  Volu- 
sio  :  e  non  essendo  da  supporsi  che  quella  dignità  gli  sia  stata  confe- 

'   fJb.  LIX,  c.  XX.  '  Lib.  LIX,c.xin. 

^   Hist.  lib.  IV,  c.  XLviii.  ^  Annal,  lib.  XI,  c.  wiii. 

■■  Com?//enL  P7,  éd.  Il, p.  5i.  [Mommsen,  ''  Lib.  LX,  c.  viii. 

/.  A'.  2-270. 1  '  In  Cloud.  c.  x\iv. 


ISCRTZIONE  VENETA.  '6'21 

iiln  iiell'  ulliniu  decrepitezza,  non  si  troverà  straiio,  clie  la  jiroliinfja- 
/ioiie  non  ordinaria  dcUa  sua  vita  abbia  prodotto  altrcsi,  clio  lunfja- 
niente  la  conservasse. 

In  canibio  di  Vohisio  morto  prefcUo,  conic  si  è  dctto  piîi  volte,  nell' 
809,  dovrebbe  collocarsi  T.  Flavio  Sabino,  fralello  dell'  imperalore 
Vespasiano,  ucciso  dopo  F  incendio  del  Campidoglio  ai  18  di  docenibif 
deir  829  ^  E  difatti  detiaendo  la  durala  dell'  imporo  di  Galba  (da  ciii. 
conie  vedremo,  fii  spogliato  del  suo  ofticio),  la  (jiiale  lo  sloriro  pei' 
rotondare  il  numéro  puo  aver  calcolata  per  un  ainio  inlero,  resterebbe 
esattissima  1' asserzione  dello  stesso  Tacito^  :  fcSeptem  annis,  quibns 
cf  Moesiani ,  duodecim,  quibus  praefecturam  Urbis  obtinuil.  n  Ma  questa 
conmioda  disposizione  viene  turbata  dallo  scrittore  medesinio  col  no- 
lare^,  che  neir  81/1  Pedanio  Secondo  mentre  teneva  la  prefeltura  di 
Roma  fu  assassinato  da  un  suo  proprio  servo,  per  la  punizionc  del  quai 
delitto  nacque  grave  dissenso  in  senato.  Il  Corsini  congetturo  :  (rFieri 
fffortasse  potuil,  ut  Sabinus  ille,  siculi  Galbae  tenqîoribus  duodecim 
crannorum  illoi"um  seriem  in  ordinem  redaclus  abrupil,  ita  quoque  Ne- 
rr  ronis  temporibus  anno  quodam,  autaliquot  anni  mensibus  cessaverit, 
fffortasse  ut  suffecti  consulis  munere  fungi  posset^. n  Ma  questa  ragione  w  096. 
non  piiô  esser  vera  :  primieramente  percbè  se  innanzi  la  carica  urbana 
Sabino  aveva  goduto  per  sette  anni  la  legazione  consolare  délia  Mesia, 
era  stato  adunque  console  molto  prima;  ed  anzi  precedentemente  al 
suo  tVatello  cadetto,  se  crprivatis  utriusque  rébus  Vespasianum  aucto- 
ff  ritate  anteibat^i^  e  se  ffante  principatum  Vespasiani  decus  domuspe- 
ff  nés  Sabinum  erat*^.  -n  Secondariamente  poi  percbè  il  consolato  non  in- 
terrompeva  la  prefettura,  essendo  piuttosto  in  costume  cbe  la  prefeltura 
portasse  con  se  la  ripetizione  dei  fasci,  come  si  è  veduto  in  Sanquinio, 
e  come  potrei  mostrare  con  una  moltitudine  d'esempi  degli  anni  prossi- 
mamente  posteriori.  Altronde  Flavio  Sabino  essendo  stato  il  primo  ad 
occuparla  due  volte,  e  avendo  ciô  meritato  cbe  se  ne  facesse  annota- 

'  Tacit.  Htst.  lilj.  ill ,  c.  lxiv  et  i,\ix.  '  Ser.  praef.  Urb.  p.  kk. 

-  îhid.  c.  Lxxv.  '"  Tacil.  Hist.  lih.  III,  c.  l\\. 

'  Annal,  lib.  XIV.  c.  xlii  et  xi,iii.  '  Ihid.  c.  lwv. 


328  ISCRIZIONE  VENETA. 

zione,  talchè  senza  parlare  d' altri,  lo  stesso  Tacito  scrivc  '  :  rr  Urbi 
rrFlavium  Sabinum  praefecere,  judicium  Neronis  secuti,  sub  quo  eaai- 
cfdem  ciipam  obtinuerat  ;  it  peicbè  non  avrebbe  avvertilo  il  caso  anche 
più  straordinario,  cbe  per  altre  due  fiate  si  fosse  assiso  in  quel  seggio, 
aggiungendo  una  sillaba  sola  per  dirci,  ce  sub  quo  bis  eamdein  curani 
r  obtinuerat?T)  Per  concordare  dunque  Tacito  con  se  medesimo  io  non 
vedo  altro  mezzo  se  non  quello  di  sospettare,  cbe  sia  occorsa  una  faisa 
lezione  nel  suo  testo,  e  perciô  invece  di  ctseptem  annis,  quibus  Moe- 
fcsiam,  duodecim,  (juibus  praelecturam  Urbis  obtinuit,ii  si  abbia  da 
riscrivere  rrtotideni,  quibus  praefecturam  Urbis  obtinuit.  t)  Ghe  se  nei 
codici  dcllo  storico  questi  numeri,  invece  di  essere  scritti  alla  distesa, 
fossero  stati  espressi  con  cifre  aritmetiche,  crescerebbe  la  probabilité 
délia  niia  congettura,  potendo  ognuno  vedere  quanto  facile  e  quanto 
fréquente  sia  lo  scambio  tra  Xli  e  \IÏ. 
P.  297.  Dietro  ciô  a  Volusio  Saturnino  io  farô  seguire  L.  Peclanio  Seconde, 

cbe  in  un  anno  incerto  fu  console  surrogato  in  compagnia  di  Sesto  Pal- 
pelio  Istro,  per  testimonianza  di  Pîinio-.  E  a  lui  defonto  nell'  8 1  A  sosti- 
tuirôT.  Flavio  Sabino,  c!i'  era  certaniente  in  posto  alla  morte  di  Nerone, 
avendosene  l'espressa  confessione  di  Plutarco^,  ch'è  sfuggita  al  Gorsini  : 
rrOtlio  auteui  Piomae  custodem  Flavium  Sabinum  Vespasiani  fratrem 
rconstituit,  sive  hoc  etiam  egerit  ob  Neronis  honorem  (nam  ab  illo 
rr magistratum  Sabiuus  acceperat,  quo  eum  privavit  Galba),  sive  ut  Vc- 
ff  spasiano  benevolentiam  fidemque  ostenderet  in  Sabino  amplificando.  11 
Il  prefetto  messo  nei  suoi  piedi  da  Galba  nell'  821  fu  G.  Ducenio  Ge- 
nn'no  ^,  sul  consolato  del  quale,  certamente  anteriore  ail'  81 5,  sonosi 
avute  diverse  opinioni  dal  Panvinio,  dal  Fabretti  e  dal  iMarini.  E  dopo 

'   Htst.  lib.  I,  c.  XLVI.  ^Xâoviov  "Ecuëïvov ,  àhsXtpàv  Ovso-Tracrjai'oî) , 

^   Illst.  natur.  ]'\h.  X,  c.  xii  (iG).  [Bor-  KOLTécrlijcrev,  she  jcai  toïito  'rspi^as èiriTifxrj 

ghosi  a  démontré  (l(;|)iiis  que  L.  Pcnlanius  ISepôôvo^  (^sap'  ènsivov  yàp  sîXy}(p£i  tijv  dp- 

Secundiis  et  Sex.  Pnlpeliiis  Histcr  lurent  con-  j/7)i'  ô  Saêù'Os,  dÇieiXsTO  hèrdXêois  avràv) . 

suis  en  800;  voyez,  dans  ses  lùislcs  consu-  shs  (xdXXov  evvotoLv  èveheinvvro  Ovea-rroL- 

laircs,  la  note  sur  les  consuls  de  cette  année.  (jiolvcj)  holi  Tsialiv  av^'-xw  'ï.ocëïvov.] 

\j.  Remeiî.  ]  '  Tacit.  IJist.  lib.  I,  c.  \iv. 
In  Ollione,  c.  v.  [T);s§é  Pwixtjs  Ç><jA'xk'x 


ISCRIZIONE  VENETA.  3'29 

lui  è  fuori  di  questioiie  doversi  riporre  la  seconda  prefettura  di  Flavio 
Sabino  nell'  Sas  :  la  qiiale  terminera  colla  sua  uccisione  ai  18  di  dé- 
cembre dcllo  stesso  anno,  siccome  si  è  detto. 

Da  qiiest'  epoca  in  poi  si  âpre  nella  série  una  certissima  lacuna, 
ignorandosi  aiïatto  chi  abbia  avuto  il  governo  di  Roma  nei  primi  anni 
di  Vespasiano.  T.  IMauzio  Eliatio,  cbe  incontrasi  dopo\  non  puo  essere 
stato  il  successore  immediato  di  Sabino.  Il  suo  elogio  di  ponte  Lucano- 
ci  dice  : 

HVNC   LÉGATVM   IN    [sic) 
IN   HISPÀNIAM    AD     PRAÉFECTVR  VRBIS   REMISSVM 
SENÀTVS    IN    PRAÉFECTVRA   TRI VMPH ALIBVS 
ORNAMENTlS       HONORÀVIT      AVCTORE      IMP 
CAESARE   AVGVSTO   VESPASIANO 

Ora  sappiamo  da  Suetonio  ^,  clie  quando  Galba  prese  la  poipora  im- 
périale nel  giugno  delF  821  ,  erano  già  otto  anni  cli'  esercitava  la  lega- 
zione  délia  Spagna,  e  sappiamo  egualmente  da  Tacito  *,  ch'  egli  mise 
nel  suo  posto  M.  Gluvio  Rufo,  il  quale  è  vero  cbe  nell'  anno  seguente  P.  -^yS. 
tornô  in  Italia,  ma  non  perdette  per  questo  la  provincia,  rrquam  rexit 
fcabsens  exemplo  L.  Arruntii.i^  Conosciamo  di  più  cbe  al  principio 
deir  828  Plauzio  Eliano  era  ancora  in  Roma,  ove  come  pontefice  assi- 
stette  alla  religiosa  cerimonia,  con  cui  si  diede  incominciamento  alla 
ricostruzione  del  tempio  di  Giove  Capitolino^.  La  sua  partenza  per  la 
Spagna  non  piiô  dunque  fissarsi  piij  presto  délia  fine  di  quell'  anno, 
e  per  conseguenza  il  suo  ricbiamo,  occasionato  dalla  promozione  cbe 
se  gli  diede  a  prefetto  délia  città,  non  potrà  cadere  cbe  circa  la  meta 
deir  impero  Vespasianeo  *'. 

'  Tacit.  Annal,  lib.  XV,  c.  xviii.  °  [On  sait  par  l'inscription  du  Ponte  Lu- 

"^   [Orelli,  n.  760;  Fea,  Framm.  di  Fusti ,  cano  qu'il  était  préfet  de  la  ville  lorsqu'il  fut 

p.  civ;  Garrucci,  /  segni  voJgarmente  detli  honoré  dun   deuxième   consiihit.    HVNC 

accenti,  p.  87.]  IN  EADEM  PRAEFECTVRA  VRBIS 

'  In  Galba,  c.  ix.  IMP  •  CAESAR  ■  AVG    VESPASIÀ- 

'  Hist.  lib.  I,  c.  vni.  et  lib.  II.  c.  lxv.  NVS   ITERVM   COS-FÉCIT;  or  une 

'  Tacit.  Hisl.  lib.  IV.  c.  lui.  lessère  de  gladiiih'iir  iqjpartenaiit  à  M.  Des 

111.  Aa 


3:i0  ISCRIZIONE  VENETA. 

Volentieri  ammetterô  poi  l'opinione  del  Corsiiii,  che  innanzi  la  fine 
dell'  impero  meclesimo  gli  siiccedesse  il  giureconsiillo  Pegaso,  per  la 
teslimonianza  che  ce  ne  porge  il  Digesto'.  Imperocchè  non  puô  con- 
ferirsi  a  Pegaso  la  dignità  lasciata  vacante  da  Sabino,  e  chiudere  cosi 
l'eniinciata  lacuna  anteponendolo  ad  Eliano  :  primieramente  perché 
costui  non  ehbe  il  consolato  insieme  con  Pusione  se  non  che  sotto  il 
regno  di  Vespasiano,  corne  si  attesta  nelle  Istituzioni  Giustinianee '^; 
onde  i  fasti  dell'  822  essendo  interamente  rienipiti  coll'  autorità  di 
Tacito,  si  ha  la  certezza,  che  alla  morte  di  Sabino  egli  non  possedeva 
ancora  i  requisiti  necessarj  per  essere  prefetto.  Di  poi  perche  nei  prinii 
anni  di  Domiziano  continuava  ad  esercitare,  se  non  tutta,  almeno  una 
parte  délia  ricevuta  podestà,  seconde  i  noti  vcrsi  di  Giovenale^  : 

Rapta  properabat  aboUa 
Pegasus,  attonitae  posilus  modo  viHicus  Urbi. 
Anne  aliud  tune  praefecti? 

P.  299.  Il  vero  senso  dell'  ultimo  emistichio  non  poteva  intendersi  dal  Cor- 
sini,  essendosi  penetrato  soltanto  dopo  la  scoperta  dell' opéra  di  Lo- 
renzo  Lido  De  magistratibus  Bomanis,  il  quale  nel  libro  primo  ''  accenna 
r  innovazione  fatta  da  Domiziano  di  dodici  prefetti  di  Roma;  più  chia- 
ramente  spiegandosi  nel  libro  secondo^  :  rrDomitianus  non  modo  de 
crpraefecturae  praelorii  veteri  honore  detraxit,  verum  et  praefecturam 
crUrbis,  quantum  quidem  in  ipso  fuit,  dilaceravit,  duodecim  pro  uno 
crpraefectos  Urbis,  singulos  videlicet  singulis  Romae  partibus,  consli- 
fftuens.li 

Vergers,  et  qui  a  été  pul)li('e  par  M.  Henzen ,  *  Sat.  IV,  vs.  76-78. 

a  prouvd  qu'il  fut  consul  pour  la  deuxième  ''  Cap.  xlix. 

lois  au  commencement  de  Tan  S:>.'];  c'est  ^  Cap.  \ix.  [Ù6sv  ov  (xàvov  sTrapp^oTï/xa 

donc  en  HoG  quil  faut  placer  son  élévation  tmv  'zspa.iTW^iwv  Tr;s  ovcryjs  aiiTt)  tù  isp'tv 

à  la  préfecture  de  lionie.  Voyez  le  Mémoire  de  riixrjs  èltjiiiwcrsv ,  iXXà  [xijv  ua.ï  Ty)v  -zso'kiap- 

M.  Henzen  dans  les  Annales  de  l'Institut  de  yov  è^ovcrlav,  rô  ys  eis  avrùv  ijnov,  htecnrd- 

corresp.  arch.  iSSg,  p.  5  etsuiv.  L.  Rr,\u;r.J  Otjos  Stio 'crpô?  rof?  ^sKa  vTràp^ovs  tsô'Xsw^ 

Eil).  1,  t.  II,  .S  ult.  De  origine  juris.  dvd'  évos,  «ôî  §>)  kolÔ'  énacrlov  Tfj.fjixoL  t))? 

'^    ]j\\).    Il,   til.   X\III,  i^   .^.  Pù)fXi}S ,  'STpO)(^£ipi(ji(X£V05  \ 


ISCHIZIONE  VENETA.  331 

Dopo  avci-  reso  fin  qui  ad  un  Icmijjo  ])iù  accoiicio  la  prcfelluia  di 
\oliisio,  restorebhe  in  fine  clie  si  rcslaurassero  le  ultime  due  l'ijjlie  del 
nostro  fi'annnento.  Ma  quanlo  è  sicnra  la  restituzione  délie  due  prime, 
altrettanto  è  dubbiosa  quella  délie  altre.  L' iscrizione  è  certamente  délia 
nalui-a  di  quelle,  die  non  mentovano  se  non  clie  gli  uffici  ma^jjiori,  o  per 
espi'imernii  più  esattamcuile,  quelli  che  si  erano  otlenuti  d()j)o  il  con- 
solato.  Non  dubilo  quindi  clie  una  délie  dignità,  délie  quali  la  IVatlui-a 
del  manno  ci  ba  invidiato  la  memoria,  fosse  il  proconsolato  deli' Asia  o 
deir  AIrica,  cbe  V  amministrazione  dei  fasci  gli  dava  il  gius  di  conseguire 
dopo  un  quinquennio.  Imperoccbè  Volusio  essendo  sopravvissuto  lunga- 
mente  al  consolato,  ed  anzi  avendo  dovuto  usare  del  suo  diritlo  di  soili- 
zione  vivente  Augusto  che  glielo  aveva  conferito,  è  difficile  il  supporre 
cbe  circa  il  tempo  debito  ei  sia  rimaso  privo  délia  provincia  senatoria  : 
tanto  più  cbe  la  provincia  cesarea  tardô  alnieno  undici  anni  ad  essergli 
concessa.  Ma  dall'  altra  paite  manca  ogni  indizio  per  argomentare 
se  questa  lapide  gli  sia  stata  dedicata  anteriormente  o  posteriormente 
alla  sua  prefettura.  Nel  secondo  caso  sarebbe  facile  il  supplimento  con 
ordine  rétrograde  : 

SODALI  •  TITIO  -prae/urbis 

LEG  •  PRO  •  PR •  TI  •  caes  •  aug  •  pro ' cos' d' d'^ 

]\è  in  taie  supposto  dovrebbe  far  maraviglia,  cbe  si  fosse  taciuto  il 
nome  délia  provincia  da  lui  retta  con  autorità  proconsolare,  ricoi'dando 
cio  cbe  bo  notato  di  sopra  riguardo  ai  legati  augustali,  ed  osservando 
cbe  un  egual  silenzio  mantennero  i  proconsoli  L.  Ceciiio  Rufo-,  T.  Elvio 
Basila^,  Manio  Gordio  Rufo*,  Q.  Asconio  Gabinio  Modesto^  G.  Gilnio 

'   [J'ai  parlé  plus  haut  des  suppléments  de  "  Candida   Dionigi,   Viaggio  nel  Lazio, 

la  ligne  3;  à  la  fin  de  la  ligne  d  il  faut  PA-  p.  60.  [Orelli,  n.  /j365;  Moininsen,  /.  T. 

TRONO,  mot  par  lequel  se  terminent  les  libàQ.] 
deux  autres  inscriptions.  Tu,  Mommsen.]  *  Orelli, n.  3i  /i 2. [Voy. Décade V,oss.vn, 

■^  ?ieines.  Sijiitagm.  cl.  vi,  n.  16.  [Orelli,  tome  1,  p.  t^Gg.] 
689;  Corp.  inscr.  Lai.  vol.   I,  pag.   187,  "*  Malfei,  Mtis.  Veron.  p.  iili,  1. 

n.  639.] 


332  ISCRIZIONE  VENETA. 

Petino  ',  L.  Giulio  Rufiuo",  C.  Bubellio  Blando^  e  il  Q.  Sanquinio  délia 
mia  osservazione  ottava  délia  Décade  quarta*. 

Peraltro  se  si  vei'ificasse  il  sosjjetto  clie  questo  marmo  fosse  di  origine 
dalmatina,  e  che  avesse  anticamente  esistito  entro  i  limiti  del  governo 
affidato  da  Tiberio  a  L.  Voliisio,  potrebbe  allora  apparire  più  probabile 
che  gli  fosse  stato  dedicato  in  tempo  del  suo  regginiento,  e  pei-  conse- 
guenza  prima  délia  prefeltui'a.  Gon  taie  opinione  potrebbe  credersi, 
che  dopo  il  sodalizio  tiziense  succedesse  la  memoria  del  proconsolato , 
che  r  angustia  dello  spazio  da  compiersi  consiglierebbe  allora  di  credere 
r  asiatico  piuttosto  che  1' africano  :  e  la  situazione  délia  pietra,  come 
nel  titolo  affine  del  supposto  suo  predecessore  Dolabella^  rendendo 
inutHe  d'  indicare  il  paese,  in  cui  1'  onorato  esercitava  attualmente  la 
legazione,  meglio  sarebbe  di  compiere  il  ristaiiro  : 

SOD ALI  •  TITIO  'pro  •  cos  '  asiae 
LEG  •  PRO  •  PR  •  TI  •  caes  •  aug ' patrono 

3oi.  Ma  queste  cose  siano  dette  soltanto  per  mostrare  l' incertezza  di  tali 

supplimenti,  e  per  conchiuderne  che  dalle  ultime  due  righe  non  puo 
cavarsi  fondatamente  a  piô  délia  storia ,  se  non  quel  tanto  ch'  espres- 
samente  ci  annunziano. 


Borghesi  n'avait  pu  faire  usage,  pour  cette  dissertation,  des  insci^iptions  du  co- 
lumbarium des  Volusii ,  découvert  en  1826,  dans  la  vigna  Ammendola ,  sur  la  voie 
Appienne,  mais  publié  seulement  en  i83i,  par  Amati,  dans  le  Giornale  Arcadico'^. 
Nous  tirons  de  ces  documents  ce  qu'ils  contiennent  d'essentiel  pour  l'histoire  de 
cette  famille,  en  les  citant  d'après  Cardinal!,  qui  les  a  reproduits  dans  ses  Diplomi 
imperiali.  Les  originaux  sont  aujourd'hui  de  nouveau  enfouis  dans  les  magasins  du 
Vatican. 

Ces  inscriptions  paraissent  ap|)artenir  presque  toutes  à  la  mémo  époque;  la  seule 

'   Fabretti,  Inscr.  dom.  p.  700,  5G9.  "   [Tomcl,  p.  q/j/j.J 

'  Crut.  p.  A2/1,  6.  '  Crut.  p.  896,  i.[Orelli,n.  2365. J 

^  Orelli,  u.  fiy/i.  "  [Tome  L,  p.  260  et  suiv] 


ISCRIZIONE  VENETA.  333 

qui  soit  datée  (Cardinali,  n.  253)  est  de  l'an  812,  NERONE- 111  •  MESSALLA  • 
COS,  c'est-à-dire  de  trois  années  seulement  postérieure  à  la  mort  du  vieux  et  riche 
préfet  de  la  ville  Lnciiis,  qiù  mourut  en  8or)  et  eut  pour  liérilier  son  fils  Quintus, 
consul  en  cette  même  année  809.  Conformément  à  ces  données,  la  plupart  des 
affranchis  portent  le  prénom  Lucius  (106,  256,  258,  259,  267,  628;  VOLV- 
SIA  L'L,  25G),  \esQuvUi,  peu  nombreux,  sont  évidemment  des  jeunes  gens 
(261,  271,  525),  et  l'on  voit  (pi'à  l'époque  où  ces  inscriptions  furent  rédifjées, 
le  maflre,  le  propriétaire  des  esclaves,  celui  qui  avait  accordé  l'emplacement  pour 
la  sépulture,  était  le  fds,  Quintus  Noster  (255,  262,  26/1,  266  ,  525),  Cependant, 
au  lieu  du  lils,  quelques  inscriptions  de  la  familia,  en  petit  nombre  il  est  vrai, 
mentionnent  le  père  (273,  L- VOLVSl  •  SATVRNINI -TOPIAR.  —  522,  L- 
VOLVSI  •  SATVRNINI  •  SER-  AB  •  HOSPITIIS  •  ET  •  PAEDAGOG ■  PVEROR. 
—  78,  L- VOLVSl  CITHAROEDO.  —  628,  L- VOLVSIO  •  PARIDI  •  A 'CV- 
BICVLO  •  ET  •  PROCVRATORl  •  L  •  N) ,  ce  qui  peut  s'expliquer  par  le  fait  qu'elles 
seraient  d'une  époque  antérieure  à  809,  quoique  cela  ne  soit  pas  absolument  né- 
cessaire. La  même  observation  s'applique  à  l'inscription  incomplète  n"  106,  L"  VO- 
LVSIO •  DIODORO  •  L  •  VOLVSIVS  •  ZENON  •  FILIVS  •  FECIT  •  PERMISSV- 

L Mais  il  n'en  est  pas  ainsi  du  n"  52  3,  où  un  Q^VOLVSIVS'PHOEBVS, 

portant,  comme  on  le  voit,  le  nom  du  fds,  déclare  avoir  obtenu  la  permission  du 
père  et  du  lîls,  PERMISSV- L- ET- Q_:N0STR1.  On  ne  peut  guère  l'expliquer 
qu'en  supposant  que  le  père  avait,  dans  les  derniers  temps  de  sa  vie,  émancipé 
son  fds,  en  lui  confiant  une  partie  de  sa  fortune  et  l'administration  compliquée  de 
ses  biens.  C'était  ainsi  en  réalité  au  fds  que  l'esclave  devait  son  affranchissement; 
aussi  porte- t-il  son  nom,  et  c'est  seulement  par  convenance  qu'en  mentionnant  la 
permission  il  nomme  également  le  père  en  premier  lieu. 

Les  renseignements  que  ces  inscriptions  nous  fournissent  sur  les  femmes  sont 
plus  précieux.  Dans  le  n°  260  est  mentionnée  une  esclave  de  cette  CORNELIA- 
L- VOLVSl,  que  Pline  nous  apprend  avoir  été  la  femme  du  préfet  de  la  ville.  A 
la  même  personne  se  rapporte  l'inscription  n°  h-2'],  barbare  et  incomplète  au  point 
de  ne  pouvoir  être  comprise.  Je  considère  comme  sa  fdie  CORNELIA- VOLV- 
SIA,  à  une  esclave  de  laquelle,  nommée  Elate,  est  consacrée  l'inscription  n"  378. 
Un  nom  nouveau  pour  nous  est  celui  de  TORQVATA  •  Q_;_VOLVSl,  dont  l'es- 
clave Panope  est  mentionnée  dans  le  n"  377;  ce  ne  peut  être  que  l'épouse  du  con- 
sul de  l'an  809,  ce  qui  s'accorde  avec  le  fait  que  deux  autres  esclaves,  une  Spu- 
rinna  (n°  522)  et  un  Spendo  (n"  253),  sont  qualifiés  de  TORQVATIANI;  ils 
avaient,  selon  toute  pi'obabilité,  fait  partie  de  la  dot  de  cette  Torquata.  Spendo 
date  son  inscription  (n"  2  53)  de  l'an  812,  et  pourrait  bien  être  le  même  que  le 
Spendo  contubernalis  de  la  Panope  du  n°  377. 


33/i  ISCRlZlOiNK  VENETA. 

Ou  voit  |)ai'  ce  qui  procède  quelle  était  la  relation  existant  entre  les  Volusii  Tor- 
qualiei  les  Volusii  Satumini.  Il  est  évident  que  le  VOLVSIVS-TORQVATVS- 
LVCI-FILIVS  de  l'inscription  citée  par  Borgliesi ,  p.  3i5,  ne  peut  être  un  fds  de 
(J.  Volusius  et  de Torquata;  mais  il  n'y  a  rien  là  d'étonnant  :  cette  inscrip- 
tion ne  provient  pas  du  columbarium  des  Volusii;  elle  est  probablement  plus 
récente  de  plusieurs  générations.  Le  Q.  Volusius  Saturninus  qui  fut  consul  en  809 
])eut  avoir  eu  deux  fils,  Q.  Saturninus,  qui  fut  consul  en  8/i5,  et  un  L.  Torquatus, 
de  qui  pourrait  descendre  le  Volusius  Torquatus  de  cette  inscription. 

Th.  Mowmse>. 


TESSERE  GLADIATORfE. 


SOPHA 

DUE  TESSEUK  (iLADIATOlUE  CO^S()L\|{| 

SCOPEUÏE   ULTIMAMENTE  li\   ROMA'. 


E  inutile  il  ridire  di  (juale  ulilità  pei'  la  correziouc  e  pel  suppliiiieiilo  v.  OG. 
dei  fasti  consolari  siano  state  ricoiiosciute  le  lessere  gladiatorie,  sic- 
coine  quelle  che  per  quanto  puo  finora  giudicarsi  provenondo  tutte  da 
Uoriia  ^,  porlauo  senipre  il  nome  dei  consoli  ch'  eiaiio  attualmente  iii 
ufficio,  lié  si  limitano  agli  epoiiimi  secoiido  1' uso  non  infrequente  iiei 
monuuienti  délie  proviucie;  che  di  più  iiotaiido  il  mese  ed  il  giorno, 
soniministi'ano  sicure  norme  per  argomentare  la  varia  durata  dei  con- 
solati.  Laonde  rese  un  importante  servigio  il  ch.  sig.  Clémente  Cardi- 
nali,  allorchè  avendo  preso  ad  illnslrare  altre  quatlro  di  queste  tessere, 
già  conservate  nel  Museo  Vettori,  radunô  la  collezione  di  tutte  quelle 
insignite  di  nota  cronologica,  délie  quali  ebbe  notizia^.  Egli  amiunzio 
di  averne  portato  il  numéro  a  trentaquattro,  oltre  cinqiie  altre  cou 
consolato  sconoscinto  ai  fasti  comuni  :  ma  convien  credere  che  una  sia 
stata  omessa  per  negligenza  dello  stampatore,  perché  di  fatto  le  le- 
gistrate  sono  soltanto  trentatre.  Probabilmente  la  mancante  sarà  quella 
deir  anno  7712,  snlla  quale  ricondnrro  più  a  basso  il  discorso,  riferita  «'.y. 

'   [Extrait  du  Giornale  ArauVco ,  i83i.  inscr.  Lut.  t.  I,  p.  190-201.  n.  yiii.  768  el 

t.  LIV,  p.  66-98.]  776  fl.  C.  Cavedom.] 

^  [On  en  connaît  aujouidhui   trois   au  '  Memorie  romane  di  Antichità  e  di  Belle 

moins,  qui  ont  été  trouvées  loin  de  Rome,  Arii,  t.  II,  p.  1/17. 
à  Modène,  à  Parme  et  à  Arles;  voy.  Corp. 

m.  /1.3 


338  TESSERE  GLADIATORIE. 

dal  conte  cli  Cayliis  \  che  non  trovo  descritta  nel  suo  catalogo  :  non 
avendo  egli  potuto  avère  di  mira  1' altra  del  701,  édita  pel  primo  dal 
Reinesio-,  che  fu  da  lui  giiidicata  apocrifa  per  la  ragione  che  porta  la 
data  III  •  KL  •  FEB  ,  nientre  è  noto  che  i  consoli  di  quel  tempo  Gn.  Do- 
mizio  e  M.  Valerio  non  entrarono  in  carica  se  non  al  principio  di  Inglio. 
Tuttavolta  le  nostre  tessere  essendo  state  il  solo  génère  forse  d'  anti- 
caglie,  che  il  Ligorio  siasi  astenuto  dal  contaminare,  e  pel  poco  conto 
in  cui  si  avevano  da  prima  essendo  rimaste  iramuni  da  contraffazione 
fino  dopo  il  principio  del  secolo  passa to,  non  è  facile  il  conccjîire,  corne 
fra  quelle  di  vecchia  scoperta  quesla  sola  sia  stata  l'alsificata,  e  corne 
almeno  non  siasi  accorto  délia  frode  1'  Heinsio  uomo  di  bastevoli  co- 
(rnizioni  antiquarie,  clie  n'era  il  possessore.  Altronde  nei  nomi  e  in 
tutlo  il  resto  ha  buona  fisonomia  di  verità ,  e  V  obbiezione  che  le  viene  op- 
posta,  quantunque  grave,  non  è  pero  indissolubile.  Certo  è  che  a  quei 
tempi  non  essendosi  ancora  introdotto  1'  uso  dei  posiconsolali ,  V  anno 
y  01  non  ebbe  altra  caratteristica  se  non  quella,  che  gli  provenne  dal 
nome  dei  consoli  che  poscia  furono  eletti.  Se  dunque  la  tessera  fu  conse- 
gnata  subito  dopo  la  pugna,  non  è  improbabile  clie  si  lasciasse  vuota  la 
quarta  riga,  come  in  quella  comunicata  dal  Sanclemente  al  Guasco^, 
datata  V-K-FEBR,  e  che  per  non  perdere  poi  la  memoria  dell' anno 
fosse  in  seguito  riempita  dopo  successa  la  nuova  elezione.  Ma  non  è 
poi  cosi  sicuro,  che  si  avesse  sempre  tanta  premura  di  render  subito 
al   gladiatore  la   meritata  testimonianza  ;  leggendosi  in   una  del  Ma- 


'  Becueil  d'Antiquités,  l.  III.  p.  o-c^o, 
pi.  LXXIV,  1. 

■  Syntogm.  cl.  v,  n.  60.  |  Corp.  inscr.  Lat. 
vol.  I,  p.  197,  11.  73.').] 

■^  Mus.  Capitol,  l.  il ,  p.  (J7.  \Co)p.  inscr. 
Lat.  vol.  I,  p.  t^ioo,  c.  C^olli;  lessèi'c  esL  cor- 
tfiinenionl  fausse;  la  forme  SPECTAVIT 
l(!  prouve  iiK-ontestabiement.  Mais  il  y  <'ii  a 
une  autre  parfaifoiuenl  aufliciilirjue  qui  con- 
(irnie  |)leiiK'iiK'ii(  r()[)inioii  ('mise  ici  par 
f)or<>liesi:  la  voici  ; 


ANTIOCVS 

SCRIBONI 

SP 

A-D-V-ID-IAN 

La  qualrième  face  y  est  restée  vide,  l/ori- 
<;itial  est  au  Musée  Britanni<pie  ;  jeu  ai  l'em- 
preinte. I-e  Corp.  inscr.  Lat.  vol.  i,  p.  'iioo, 
n.  775,  n'en  donne  cpie  la  deuxième  et  la 
troisième  lijjne.  Fii.  Rnsciii..  | 


-iii' 


TESSERE  GLADIATORIK.  339 

riui  '  SFectatus  MEnse  Qyinlili,  dal  che  seml)ra  indicai'si  chc  fosse 
incisa  (juaiido  si  ei'a  già  dimenticato  il  {jioriio  pieciso,  in  cui  avvenne  wck. 
il  combattirnenio-.  Più  apcrto  iiiotivo  di  esclusione  pcr  la  iiovità  délia 
forma  ciliiidrica,  j)er  la  diversità  délia  inaleria  e  pcr  le  cose  clie  ne 
ho  risapute,  credo  io  di  avère  ri<]uardo  l'ulliina  delT  838  [jià  posse- 
dula  dal  Hiniinese  Giano  Planco,  clie  ne  parlo  nelle  Novelle  Fiorejilinc^, 
e  che  tu  accolla  fra  le  iscrizioni  etrusclie  del  Gori  '^  e  nella  raccolla  del 
Donati^.  Ella  somminislrô  argomento  di  erudite  investigazioni  ail'  Ha- 
genbuchio*^,  ma  le  sue  fatiche  furono  gettate  al  vento,  perche  il  Gori 
r  avverti  poco  doj)0  di  aver  imparato  che  quella  tessera  era  opéra  di 
un  falsario  romano^.  Ed  io  fra  le  carte  di  mio  padre  trovai  sopra  di 
ciô  ogni  notizia  desiderabile  nella  minuta  di  una  sua  lettera  ad  un 
amico  (forse  l'Amaduzzi),  dalla  quale  appresi,  che  nelle  nostre  vici- 
nanze  era  stalo  rinvenuto  un  piccol  cilindro  di  antica  corniola,  il  quale 
fu  acquistato  dal  Bianchi,  e  clje  questi  aveva  fatto  incidervi  la  pubbli- 
cata  iscrizione  per  rendere  più  prezioso  il  suo  cimelio. 

In  compense  pertanto  di  questa  dichiaratamente  falsa  ne  suggeriro 
un'  altra  con  consolato  incerto  sfuggita  al  sig.  Cardinali,  clie  dal  Padre 
Lupi  fu  mandata  al  Muratori,  e  senza  essere  da  ([uesto  intcsa  venue 
da  lui  pubblicata  ^  : 

FELIX  =  PETIC  =  SP-K-FEB  =  M- CAESOGALIYS 

Io  non  mi  sono  atlentato  di  rigettarla,  e  per  F  autorità  delta  sua  pro- 

'  Fr.  Arval.  p.  828.  [Orelli,  n.  qSôi;  ^  Ann.  1  7/i3,p.  ySa  ,eann.  lyiS.p.  619. 

Corp.  tnscr.  Lut.  vol.  I,  p.  igS,  n.  781.]  ^  Toin.  01,  praef.  p.  xxxi. 

^  [Cette  lessère  a  été  trouvée   près   de  ^  Pag.  169,  3. 

Parme.  On  n'en  connaît  qu'une  autre  où  °  Epist.  epigr.  p.  B69. 

rindicîition  du  jour  soit  égolement  oujise,  et  '   Ibid.  p.   383.  [^oy.  Corp.  inscr.  Lot. 

elle  provient  comme  celle-ci  de  la  Gaule  vol.  I,  p.  200.  e.] 

Cisalpine  :  elle  a  été  trouvée  près  de  Modène  ;  ^  Pag.  1789,  27.  [Ce  n'est  pas  une  tes- 

voy.  Cavedoni,  Bullett.  deU:  Institut.  i83/4,  sère;  c'est  l'inscription  dune  de  ces  urnes 

p.  23 1,  et  Corp.  inscr.  Lat.  vol.  I,  p.  197,  de  San-Cesario  qui  ont  été  publiées  d'abord 

n.  763.  La  particularité  dont  il  s'agit  doit  par  le   P.  Lupi.  Severae  martyris  epitaph. 

donc  être  expliquée  par  une  autre  raison  p.  86  et  suiv.puispar  le  P.  Garrucci.  Bw/Zf^^ 

que  celle  qui  est  ici  proposée  par  Borghesi.]  Map.  miovo ,  vol.  1,  lab.  xii,  et  récemment 


UO  TESSERE  GLADIATORIE. 

venienza,  e  perché  niente  escliide  clie  vi  si  possano  iiascondere  duc 
ignoti  suffetti,  essendosi  in  libertà  di  leggere  nell'  estrema  liiica  Marco 
CAESOnio,  Gaio  ALUo,  ALfidio,  ALhinio,  ALlieno  IVS/o  o  WSlino, 
0  anche  Marco  CAESîo,  CAESeiiiio,  CAESemiio,  Olo  per  Aulo,  o 
p.  69.  vero  Quinto  GALUo,  GALIonio,  GALerio  IVS/o.  Se  perô  vi  si  avesse 
da  credere  nominata  una  sola  persona,  Marcus  CAESOnius  GALLVS, 
la  singolarità  del  caso  reiio  me  la  renderebbe  gravemente  sospctta, 
corne  me  lo  sono  per  la  stessa  ragione  le  due  altre  tratte  dalle  schede 
Vettori,  e  pubblicale  in  altra  occasione  dal  lodato  Cardinali,  délie 
quali  perô  sembra  che  l'erudito  editore  abbia  in  seguito  concepito 
qualch'  ombra,  non  avendole  in  questo  lavoro  classificale  : 

PAMPHILVS  =  SERVILI  =:  SP-PR- ID -Qy!  —  M-SILANVS  ' 
PETRVLIVS  :=  C-SEXTI  =  SP-K'IVN  =  L'SABINVS'-^ 

Coniputando  la  Reinesiana  sarebbero  adunque  quaranta  le  tessere 
consolai'i  ch'  erano  note  quand'  egli  scriveva,  non  tenendo  conto  dell' 
apocrifa  del  Museo  Borgiano  del  7/11^,  e  dell'  altra  parimenti  spuria 
del  763  da  lui  citata  \  ne  di  quelle  del  Museo  Gervasoni  Angelini  di 
Rimino,  délie  quali  ebbe  coniezza  dall'  Olivieri,  che  le  sentenziô  tutte 
di  false.  lo  le  ho  vedute  e  posso  attestare  che  fu  rettissimo  quel  giu- 
dizio.  Ascendono  al  numéro  di  sedici,  tre  délie  quali  non  hanno  con- 
solalo.  e  tre  non  sono  che  una  copia  délie  già  note  del  69^,  del  696 
e  del  757,  0  come  io  credo  piuttosto,  del  785.  Pubblicherô  le  altre, 
onde  niuno  possa  essere  condotto  in  inganno^. 

dans  le  Corp.  inscr.  Lut.  vol.  I,  p.  îii9  et         lion   sans  doute,   avait  écrit  à  la  dernière 

suiv.  Le  fac-similé,   dans  les  Priscae  Lnt.         ligne  MSERVILIVS.  L'original  est  au- 

mon.  tal).  xv,  n.  ^2,  la  donne  ainsi  :  jonrd'luii    an    Musée    lîritannicjue;  j'en   ai 

__,,-.   ^-^,„   c--,  -    -r-n  l'empreinte  sous  les  veux.  Fn.  I\iTscui,.l 

FELIX  PETICSP  K  FEB  ^  y     r<-  i-  vr 

,»   ^  A  r-r-    ^  A  T  TT  rr-  Gardinali ,  worn.  Arcadtco,   tom.  XI, 

MCAES-GALIVS  o      r^        •  t  t 

p.  90  1.  [Corp.  inscr.  Lat.  t.  1,  p.  901,  n.  \ 

et  non  pas  CAESO. L'original  est  conservé  ^   [Corp.  inscr.  Lat.  vol.  I,  p.  901. y!| 

au  collège  Romain.  Fr.  Ritsoiil.]  '  Mem.  rom.  di  Antichità,  t.  11,  p.  i59. 

'   Cardinali,   Giorn.  Arcadico,  tom.  XI,  [Corp.  inscr.  Lat.  vol.  I,p.  <o.o\.z.\ 

p.  aSi  ;  ïscr.  ant.  ined.  n.  3i8.  [Corp.  inscr.  ''  [Corp.  inscr.  Lat.  vol.  I,  j).  901,  i-s.  | 

Lat.  t.  I,  p.  901,  /.  Rorghesi,  par  dislrac- 


TESSERE  GLADIATORIE.  :5'ij 

P-PERELIVS  =   ANTELIVS  =   P-I<-IAN   —  TI-AVRIVS-COS 
DEMETRIVS  SECSTVS  =:  TERZVLVS  =:  SPECT  —  QiCAES-M-AVR-COS 
M-FELIS  =  ANTONI  =  SP-PR-ID-QVI  =VENNO-COS 
L-MANLIO=  T-PETRONI=  SP-lll-N-  IVN  =  VENNO'COS 
C-MEMMI  =  MEMM1VS  =  P-K-FEB=  PALMA'COS 
MARTIALIS=:PETILLI=:P-F<-IVN  —  CORVO-COS 
SEXTIS  =  MAMA  =i  P-  K-PEB  =  PRISCO-COS 
MARCIVS=  CELR=SPI<-APR=  M'MEMI-L-A 
CESTIVS  =  PERELI  r=  P    I<    NOV  =  ANTONINYS  •  AVC 
FA.VI-DIVI=C'FABI-C-F  =  A-M-D   IV  =    .   .    .    O.AV.AD 

Al  catalogo  del  Cardinal i  fu  poi  fatta  un'  appendice  di  altre  sci  dal 
mio  egregio  amico  dott.  Labus\  mentre  quasi  contemporaneamente 
una  settima  dell'  anno  762  veniva  divulgaia  in  qnesto  giornale-  dall' 
altro  mio  amico  il  ch.  Amati.  Postei'iormente  di  tre  nuove  ho  ricevulo 
comnumicazione,  una  dell'  anno  69/1,  serbala  nel  Museo  Verità  di  Ve- 
rona,  e  trasmessami  dal  Labus^  : 

R  V  F  I  O 
S  E  R  T  O  R  I 
S  P  •  ID  •  SEX 
L-AFR-  Q_-MET 

e  due  del  684,  acquistate  in  Borna  daU'eruditissimo  doit.  Nott,  ch'  ebbe 
la  gentilezza  di  farmele  osservare  : 

HERACLEO  PILODAMVS 

MVCI  GELLI 

SP-K-QVIN  SP-K-  Q_y  I 

CN-POM-M-CRi  CN-PO-M-CRA-' 

Questa  série  di  cinquanta  tessere°  riceve  ora  novello  aumento  dalle 
due  seguenti  \enute  da  poco  aile  mani  del  diligentissimo  raccoglitore 

'  Neir  annolazione  wi  alla  dissert,  del  *  [Corp.  inscr.  Lat.t.  Lp.  lyB.n.  yâS.J 

Morcelli  sulle  tessere  degli  spettacoli  romani.  '  [Ibid.  n.  -■2-2.] 

i826,oUobre,  p.  io/i.[Orelli,n.  2565;  '  [On  en  connaît  anjourd'hui  0-2,  sans 

Corp.  inscr.  Lai.  voi.  I,  p.  198,  n.  7/19.]  compter  les  dontenses  et  les  fausses.  L.  Re- 

'  [Corp.  inscr.  Lat.  t.  I.  p.  196,  n.  7-28.]  \ier.] 


a/j2  TESSEIIE  GLADIATOUIE. 

sig.  Capranesi,  ambeclue  d' indiibitata  legittimità,  siccoiiie  mi  assicura 
un  giudice  competentissimo,  quai  è  il  predetto  abatc  Amati;  alla  cui 
amicizia  debbo  la  fedele  partecipazione  di  tutlo  ciô  che  si  rinviene  nell' 
aiitica  signera  del  mondo,  spettante  a'miei  studj  sui  fasti  : 

FORTVNATVS  P  I N  V  S 

CRVSTIDI  DOMITl 

S  P  •  K  •  D  E  C  SP  •  N  •  SEP 

DRVS-C-M'SiL-COS  '  M  •  ASIN-C-PET  ^ 

Farô  poche  parole  délia  prima.  La  gente  Cruslidia,  délia  quale  fu 
servo  quelFortunato,  non  è  ignota,  avendosene  memoria  in  due  marmi 
r  iino  del  Muratori'\  l'altro  del  Fabretti*  ripetuto  ])ni  correttamente 
dal  Marini  ^  Anche  il  consolato  quantunque  non  ancora  iscritto  nei 
fasti  e  dichiarato  d'anno  incerto  dal  Cardinali,  è  già  cognito  per  un' 
altra  tessera  da  lui  riferita,  e  pul)blicata  primieramente  dal  Gori'',  che 
porta  la  data  SP  •  ID  •  AVG  •  DRVS  •  C  •  M  •  SIL  •  COS ,  i  quali  nomi 
furono  poi  completati  da  questo  tegolo  scoperto  a  Citlà  di  Gastello  : 

DRVSO  •  CAESARE  •  M  •  SILANO  •  COS 
GRANI 

Fu  illustrato  dal  sig.  canonico  Giulio  Mancini^  aile  cui  dottrine  presto 
pienissimo  assenso  il  Marini  \  onde  sulle  loro  orme  ripeterô  che  questi 
consoli  appartengono  ail'  anno  Varroniano  768.  Gonsta  da  una  délie 
tessere  del  Museo  Vettori,  che  in  quest'  anno  G.  Norbano  continuava 
ancora  nella  sua  magistratura  aile  idi  di  giugno,  mentre  ail' opposto 
dalla  superiore  del  Gori  apparisce,  che  aile  idi  di  agosto  gli  era  già 
stato  sostituito  M.  Sdano.  Se  ne  conchiude  adunque,  che  la  surroga- 
zione  seconde  il  solito  di  questi  tempi  avvenne  aile  calende  di  higlio; 

'    [Corp.  inscr.  Lai.  hib.  111,  S,  el  vol.  1,  '  Fr.  Arvali ,  ]).  38. 

j).  199,  n.  7G0.I  "^  Symbolae  liller.  t.  Vlli,  p.  i8.  [Corp. 

^  [Corp.  inscr.  Lai.  lA).  lll,Q,elvol.  I,  inscr.  Lai.  lab.  111,    L.  el  vol.  1,  p.  199. 

p.  199,11.  766.]  11.  7()-i.] 

^  Pag.  1093,  1/1.  '   Giornalc  di  Padova,  gcnnaio  i  Sol*. 

'  Inscr.  doiii.  p.  fi^'j.  80.  "  Fifruline,  n.  ^'.96,  0. 


TESSERE  GLADIATORIE.  :\'ù\ 

(j  apprenclendosi  oia  clic;  il  siiiïelto  Silaiio  durava  tuttavia  iiella  carica 
aile  calendc  di  décembre,  se  ne  inlerii'à  (juasi  cou  c(!i't(îzza,  clie  niiiii 
allra  mutazione  avveniie  nei  fasli  di  quel!'  arino,  i  ([uali  percio  saraimo 
integramcnte  listanrati,  scrivendo  : 

NERO-CLAVDIVS-TI-AVG-F-DIVI-AVG-N-DRVSVS-CAESAR 
C  •  NORBAN  VS  •  C  •  F  •  FLACCVS 

SVFF-FAL-IVL-M-IVNIVS SILANVS  ' 

Inaiidito  essendone  d  consolato ,  raaggiore  studio  doiiianda  la  seconda , 
alla  quale  sola  per  conseguenza  consacrerô  le  mie  cnre.  Spero  clie  du»' 
cose  facilmente  mi  si  concederanno  dagli  eruditi  :  la  prima  cioè  chc 
questi  consoli  debbono  credersi  anteriori,  o  al  pin  contemporanei  a 
Nerone,  perche  fra  tante  tessere,  dopo  aver  rigetlata  quella  deir83H. 
non  se  ne  conosce  che  questa  sola  di  poclii  anni  posteriore  a  quelT 
impero^  : 

S  A  L  V  I  V  S 

C  A  L  P  V  R  N  I 

SP-XIII-K-AVG 

L-FLAVIO-FIM-C-ATI 

la  di  cui  lezione  è  stata  in  più  modi  vessata  per  condurla  ad  esprimere 
anni  diversi;  quando  invece  è  correttissima,  e  riceve  tutto  il  hinic 
dal  marmo  Napolitano  di  Tetlia  Casta^,  nel  qiiale  pure  si  legge  EDI 
YnATHN  AOYKIOY  OAAOYIOY  0IMBPIA  KA!  ATEIAIOY  BAP- 
BAPOY.  Apparisce  da  esso  che  i  suffetti  L.  Flavio  Fimbria  e  G.  Atilio 
Barbaro  debbono  aver  conseguito  i  fasci  poco  dopo  il  primo  consolato 
di  Domiziano  dell'  anno  82 /i\  ch'  è  precedentemente  memorato  nella 
stessa  lapide.  L'altro  punto  sul  quale  mi  confido  di  non  trovare  oppo- 

'   [Cette  restitution  a  été  depuis  pleine-  Annali  dell'  Inslil.  icSSy,  p.  5  et  suiv.  C'ojy;. 

ment  confirmée  par  la  découverte  des  fastes  msa\  Lat.  t.  l,  p.  -aco  ,  n.  77^.  L.  Renier.  ! 

dAntium;  voy.  Henzen.  n.  ^hh-2,  et  Corp.  '  (]arminioFalcone,5<ormY/«S.  Gennaro , 

mscr.  Lft^.  vol.  I.  p. '17,5,  n.  XIV.  Fr.  RoccHi.]  p.   371.  [Minervini,  L'antica   lapida  napn- 

"  Murât,  p.  990,   1,   e  611,  3.  [Corp.  letanadi  Teitia  Casta ,  p.  â,  lin.  16.] 

inscr.  Lat.  t.   I,  p.  -jod,  n.  773.  On  en  a  '  [C'est  cette  année-là  même  qu'ils  furent 

trouvé  flepuis  une  de  lan  8;i7  ;  voy.  Henzen.  consuls  suflecti.  à  [)arlir  des  calendes  de 


34/1  TESSERK  GLADIATORIE. 

sizione  sta  nel  dire  che  uno  dei  persoiiaggi  délia  nao\a  lessera  è  cerla- 
mente  un  Marco  Asinio.  Non  deve  esser  difficile  l' indagare  notizie  di 
costui,  essendo  fortunalamente  cognitissima  la  sua  tamiglia.  L'albero 
di  lei  ci  è  stato  dato  dal  Ruperlo  nelle  ta  vole  genealogiclie,  dal  Rycliio 
e  dal  Brotier  nei  commenti  a  Tacito,  cd  è  stato  aumentato  da  altri,  e 
specialmente  dal  sig.  Cardinali  che  moite  cose  scrisse  di  questa  casa'. 
P.  73  lo  passerô  qiiest'  albero  brevemente  in  rivista,  tanto  per  ricercar 
contezza  del  nostro  console,  quanto  per  aggiungere  alcune  mie  osser- 
vazioni. 

Tutti  convengono  nel  porre  per  primo  stipite  Herio  Asinio  di  patria 
Marrucino,  clie  fu  uno  dei  pretori  creati  dai  rivoltosi  Italiani  nella 
guerra  Marsica'-;  e  ciô  con  gran  fondamento,  attesochè  i  noipi  di 
Herio  e  di  Marrucino  si  trovano  rinnovali  fra  i  suoi  discendenti.  Egli  fu 
ucciso  in  battaglia  sul  principio  di  quella  guerra  nel  66/i^;  onde  non 
potè  nascere  da  lui  1'  oratore  Asinio  Pollione,  che  nell'  osservazione 
decinia  délia  mia  Décade  ottava*  mostrai  non  essere  venuto  alla  luce 
se  non  che  circa  il  677.  Herio  adunque  se  n'  è  creduto  1'  avo;  e  vera- 
niente  la  tavola  Goloziana,  i  fasti  trionfali  Gapitoliui,  ed  altri  marmi  ci 
attestano  che  fu  suo  padre  un  Cneo,  di  cui  non  si  hanno  altre  notizie, 
se  pure  aicuiio  non  volesse  confonderlo  col  Cn.  Asinio  Dione,  vivente 
ai  tempi  di  Silla,  ricordato  da  \  alerio  Massimo^ 

Da  tali  antenati  provennero  i  due  fratelii  Asinio  Marrucino  e  il 
licordato  G.  Asinio  Pollione,  dei  cjuali  credo  quest'  ultimo  il  cadetto, 
perché  ebbe  un  prenome  diverso  da  quello  del  padre,  e  quindi  non 
godette  del  privilegio  concesso  ai  primogeniti  dalla  legge  del  5i/j,  che 
dagli  scritti  di  Dione  ha  risuscitata  il  cli.  Mai^  Marrucino  non  è  cono- 
sciuto  se  non  che  per  1'  epigramma  XII  di  Gatullo,  niun  conto  dovendo 

juillet;  voy.  Borghesi,  dans  le  Gïorna/e  ylr-  Bell,   civil,    lib.  I,  c.  m:  Sil.   Ital.   lib.  J, 

cadico,  (.  LIX,  p.  79,  et,  dans  ses  Fastes  vs.  17. 

consulaires,  la  note  sur  les  consuls  sullecli  '  Liv.  Epilom.  lib.  i.wiii. 

de  l'an  S^h.  L.  Renier.]  "  [Voy.  tome  I.  p.  fiio.\ 

'   Mem.  rom.  di  Anlichilii ,  t.  Il,  p.  i  o5  e  ''   Lib.  IX,  c.  xv,  i^  0. 

seg.  "  [Voyez  plus  baul.  p.  -îog.  la  notr;  de 

^  Vell.  l'ateic.  lib.    Il,  c.  xvi  ;   Appiaii.  M.  Mommsen.] 


TKSSEKE  GLADIATOHIE.  3/ir, 

farsi  délia  lapide  Lultora  esistente  a  Gliieli,  che  1' Allegiaiiza  '  si  coii- 
leiito  di  chiciinaie  restiluita,  ma  che  più  giustanieiite  venne  giudicata 
apocrila  dal  Muratori  -  e  dal  .Romanelli  ^,  iiella  (juale  si  preiioiuiii;! 
Tito  e  vanta  lalsameiite  il  tilolo  di  console.  Pollione  al  conliario  è 
celebiatissinio  pei  suoi  scritti  e  per  la  sua  elocjuenza;  e  (juantunijue 
aimoverato  ira  (jli  uoniini  novi  da  Velleio  *  elevo  al  più  alto  <ji;ido  di 
splendore  la  sua  l'amiglia,  ottenne  i  lasci  nel  71/1,  trionlù  delUi  Dalnui- 
zia,  e  mori  ottuagenario  nel  7^7,  secondo  la  testimonianza  délia  cro- 
naca  di  Eusebio.  Si  è  niostrato  d' ignorare  clii  fosse  sua  nioglie,  quando 
Appiano ^  ci  attesta,  che  lu  una  figlia  del  L.  Quinzio  proscritto  (hii 
triumviri  nel  711.  Egli  è  stato  reputato  la  medesima  persona  col 
L.  Quinzio  famigliare  di  Cicérone  nel  70^^°,  ed  io  lo  tengo  lo  stesso  col 
(juinzio  Gallo  legato  nell'  Asia  del  proconsole  Q.  Fili[)po,  a  cui  il  me- 
desimo  Tullio  raccomando  alcuni  suoi  amici\  attesochè  con  taie  opi- 
nione  saràpronto  il  motivo,  per  cui  secondo  il  costume  allora  crescente, 
si  veggapoi  attribuito  il  cognome  materno  ad  uno  dei  figli  di  Pollione, 
dei  quali  se  ne  conoscono  lino  a  quattro. 

Mettero  in  conto  primieramente  cogli  altri  genealogisti  una  Icniinina 
maritata  a  M.  Claudio  Marcello  Esernino  console  nel  73*2,  da  cui  nac- 
que  Marcello  Esernino  foratore,  che  si  attesta  nipote  di  Pollione  da 
Seneca*^  e  da  Suetonio".  Ciô  mi  sembra  più  probabile  di  quello  che 
farlo  col  Carditiali  un  figlio  di  Asinio  Gallo;  essendo  cheTacilo'°  distin- 
gue apertamente  la  famiglia  di  Pollione  da  quella  di  Esernino  :  r  Fa- 
fccile  Asinium  et  Messallam  inter  Antonium  et  Augustum  belloruni 
crpraeniiis  refertos,  aut  divitum  lamiliarum  heredcs  Aeserninos  et  Ar- 
rcruntios  magnum  animum  induisse.^-»  \i  è  stato  chi  a  (juesto  Marcello 
ha  dato  il  prenome  di  Caio  c  gli  ha  concesso  un  consolato  sufl'etto 
nel  759,  ponendolo  collega  di  \j.  Ai'iunzio  in  sostituzione  di  M.  Eini- 

'   Opuscoli ,  p.  !2î!3.  "  Ad  Allie,  lib.  VII,  ep.  ix. 

"  Pag.  1812,  2.  '  Ad  Famil.  lib.  XIII,  ep.  xliii  c  \li\. 

■   To/ragr.  t.  III,  p.  1 19.  [Voy.  Mommseii,  **  Con^rov.  lib.  I\  .  prooein. 

/.  A'.  821  *.J  ^  In  Augusl.  c.  xi.m. 

'  Lib.  II,  c.  cxviii.  '"   Anmd.  lib.  XI.  c.  vu. 
^  Bell,  civil,  lib.  IV,  c.  xii  e  xxvu. 

ui.  kli 


3/i()  TESSERE  GLADIATORIE. 

75.  lio  Lepido  0  tbndandosi  sulla  Gruteriana'  L-ARVNTIO  •  ET  •  C  • 
CLAVD- MARCELLO -COSS,  la  quale  non  puo  speitare  al  70'^, 
in  cnifurono  ordinari  il  padre  di  Arrunzio  c  quello  di  Esernino,  atteso 
che  quest'  ultinio  ebbe  indiibitatamente  il  prenonie  di  Marco,  lo  non 
negherô  la  porpora  consolare  in  un  anno  incerto  ail'  oratore  Esernino, 
perché  se  gli  fosse  mancala,  Tacito  non  avrebbe  potuto  chiamarlo  ad 
swiima  proveclum^.  Ma  sosterrô  bene  che  non  potè  conseguirla  nel  759, 
perché  lungi  che  L.  Arrunzio  persévérasse  tutto  l'anno  nell'  ammini- 
strazione  dei  fasci,  cio  toccô  invece  al  suo  collega  M.  Lepido,  e  ad 
Arrunzio  lu  sostiiuito  L.  Nonio  Asprenate,  sicconie  c'  insegnano  due 
tessere  gladiatorie,  una  del  Grutero^,  l'altra  del  Marini*.  Penso  di 
|)iM  che  Esernino  avesse  non  il  prenome  di  Caio,  ma  quello  di  Marco 
corne  suo  padre,  e  ch'  egli  sia  uno  dei  cui'atori  del  Tevere  sotto  la  pre- 
sidenza  del  consolare  C.  Vibio  Rufo  mentovati  in  un'  iscrizione  Grute- 
riana^  Lo  che  essendo,  cosa  si  farà  délia  lapide,  che  ha  prestato  fon- 
damento  alla  combattuta  congettura?  Si  pronunzierà,  che  provenendo 
unicamente  da  schede,  e  rimanendo  soggetta  ad  altre  censure,  é  on- 
ninamente  spuria,  corne  1' aveva  già  sospettata  il  Marini^  e  dichiarala 
il  Gardinali  \  malgrado  che  sia  sfuggitaalla  vigile  crilica  del  ch.  OreHi\ 

Tre  niaschi  inollre  nacquero  da  Pollione,  cioé  Salonino  dato  alla 
hice  nel  716  e  niorto  nove  gioi'ni  dopo^,  Herio  Asinio  mancato  in  età 
giovanile  '*',  e  C.  Asinio  Gallo,  che  dal  suo  prenome  e  dalla  sua  età 
consolare   si  manifesta   pel  primogenito.    11   liuperto,   il  Rychio  e   il 

76.  Brotier  gli  hanno  assegnato  di  piii  un  quarto  figlio  ignotissimo  pieno- 
minato  Marco,  onde  potesse  da  lui  provenire  M.  Asinio  Agrippa,  il  quale 
io  >^opprimo  pei'  le  ragioni  che  adduri-o  quando  tratterodi  quest' ultimo. 


1  i) 


l*ag.  10,  -i.  '   Mem.  rom.  di  Antichità,  L  I.  p.  -'.50. 

^  Annal,  lib.  XI,  c.  vi.  '  N.  1670.  [(lelle  inscri})li()n  nous  h  ('Ii' 

'■  Pag.  33/i,  8.  [Corp.  inscr.  Lai.  vol.  I.  transmise  par  Boissard.  M.  Moinmsen  la  croil 

p.  198,  n.  75^1.]  Ligorionne;  voy.  /.  N.  p.  itî8  et  n.  38-i. ''. 

'    /'V.  Anal.  p.   6/1.').  I  C'o»7>.  hiscr.  Lai.         .1.  R.  dkRossi.] 

vol.  I,  p.  ujH.  n.  755.]  '  Sorv.  ad  Virgil.  Ed.  IV;  Acron.  m  flo- 

P«'ig-  197,  •>•  '■«<•  lil>-  IL  od.  I,  i5. 

*  Fr.  Anal.  p.  O-? ,  nola  ■>.-i-].  '"  Senec.  Controv.  lib.  IV.  prooeni. 


TESSEllE  GLADIATORIE.  3/i7 

C.  Asinio  Gailo,  oraloie  aiich'  ogli  di  grido,  ricc'vette  il  coiisolato 
ordiiiaiio  ncl  yAO,  e  moii  d'  iiicdia,  non  si  sa  se  iorzala  o  volonlaiia, 
nol  780  '.  Fu  il  solo  dei  ligli  di  Pollioncî  clie  contijiuasse  la  laniiglia, 
sposando  \  ipsania  Agrippina,  nata  dal  célèbre  M.  Agrippa  e  da  Poni- 
j)onia  liglia  di  T.  Pomponio  Allico-,  nioj'jlic  in  prima  di  Tibeiio,  clic 
la  ripudio  iiel  y/i'i  '\  morta  nel  77?)  \  da  cui  lu  an'icchiio  di  nunierosa 
piole.  Fecero  parte  di  questa  Asinio  Salonino  ce  M.  Agrippa  et  Pollioiie 
cf  Asinio  avis,  IVatre  Druso  insignis,ii  il  quale  nel  mentre  eh'  era  desti- 
nato  sposo  di  una  figlia  di  Gernianico,  mori  nel  776  •',  e  un  Cn.  Asinio 
FOLLIONIS-ET-AGRIPFAE-NEPOS,  noto  unicamente  per  una 
lapide  di  Pozzuoli^.  Quantunque  generalmente  costoro  siano  stati  re- 
putati  due  fratelli,  io  non  vedo  cosa  si  opponga  a  crederli  una  sola 
])ersona.  che  con  intero  nome  si  chiamasse  Cn.  Asinio  Salonino.  Pro- 
vennero  inoltre  da  quel  matrimonio  G.  Asinio  Pollione  console  nel  77<i, 
che  opportunaniente  si  attesta  figlio  di  Gaio  nelP  indice  di  Dione'',  e 
che  forse  fu  il  primogenito;  Asinio  Gallo,  che  dovrebbe  essere  stato 
console  anch' egli,  detto  PoUionis  nepos  da  Suetonio\  il  quale  avendo 
cospirato  contro  Claudio  fu  mandato  in  esiglio  nel  799  "'  ;  e  Ser.  Asinio 
Gelere  fatto  morire  dallo  stesso  Claudio '°,  che  si  annunzia  figlio  di 
Gallo  in  questa  lapide  di  un  liberto  di  sua  madré '^  : 

M   •  V  I   P  S  A  N   I  V  S  P.  77, 

AGRIPPINAE-L 
THALES  •  COLLACTAN 
CELERIS'GALLI-FILI 
VIXIT -ANN- LXIIX 
CHRISES-FRATER-MERENTI 
FECIT 

'   Tacit. /l««rt/.  lib.  VI.  C.  xxiii.  Spon,   Mise.  p.   182;  Mural,    p.    676,   (>. 

^  Dion.  lib.  LVII.  c.  11;  Tacit.  Annal.  [Monimseii, /.  A.  2^99. J 
Hb.  1,  c.  xir.  '  Lib.  LVII. 

^  Suelon.  in  Tiher.  c.  vu.  ^  In  Claud.  c.  xni. 

^  Tacit.  Annal,  bb.  III,  c.  xix.  °  Dion.  lib.  LX,  c.  xxvu. 

^  Id.  ihid.  '°  Senec.  De  morte  Claudii  lud.  c.  xiii. 

'^  Fabrelti,  Inscr.  dont.  p.  yoB  ,  n.  3/16;  "  Fabretti , //iscr.  dom.  p.  486.  n.  i5o. 

Ixh. 


3/i8  TESSERE  GLADIATORIE. 

H  suo  prenome  e  il  suo  collega  nella  dignità  consolare,  già  avvisataci 
da  Plinio'  e  da  Macrobio',  appariscono  da  un  lacero  passo  di  Fron- 
lino^  che  deve  restitiiirsi  Ser.  Asinio  Cekre  L.  Nonio  Quintiliano  cos.'^  i 
qiudi  dal  Panvinio  sono  stati  giudicati  suffelti  nel  798,  e  che  lo  fu- 
rono  ccrtamente  in  quel  torno,  dovendo  essere  posteriori  al  791  pej- 
riô  che  richiede  il  citato  luogo  di  Frontino,  e  per  \  altro  di  Plinio  non 
oltrepassare  l' impero  di  Galigola,  ucciso  ai  2  A  di  gennaio  del  79 A- 

A  tutti  questi  figîi  di  Gallo  già  conosciuti  avrà  da  aggiungersi  una 
femmina  ignota,  che  sembra  risultare  dal  frammento  di  un  gran  cippo 
lomano,  prodotto  dal  MafTei  ^  con  qualche  sbaglio  e  saltando  una  riga, 
ma  di  cui  posso  dare  una  niiglior  lezione,  ricavata  suH'  originale  dal 


diligentissimo  Amati 


.  .  .I-NEPTIS-C-ASIN.  .  . 

.  .  .POLLIONIS.  .  . 

.  .  .Q:TI  •  CAE.  .  . 

.  REM  •  DRVSI  •  C  AES  ARIS  •  YKotris .  .  . 

.  .  .INTERMITTERE.  .  . 


Resta  infine  M,  Asinio  Agrippa  console  nel  778,  uscito  di  \ita  nell' 
anno  susseguente  e  cliianiato  figlio  di  Marco  nell'  indice  consolare  di 
Dione  •"',  niotivo  per  cui  i  genealogisti  di  questa  famiglia  l'hanno  cre- 
duto  nato  da  un  ignoto  fratello  di  Asinio  Gallo,  e  quindi  figlio  anch' 
esso  di  Pollione.  Ma  io  tengo  per  fermo  che  quell'  indice  corrotto  assai 

///.s7.  nal.  lil).  I\  ,  c.  wii.  rH/'rttor  r((/»(7/v(»i .  puis  conlimici' : /1|s/h?oJ  ,  r-l 

"  SuUivn.  lib.  III,  c.  XXVI.  voir  dans  ....  tonio  Quintiliano  X'miWaxiwn 

'  De  Aquis ,  $  109..  d'un  consulat  qu'on  no  peut  rosliluei-  dune 

'  [Le  manuscrit  porte  :  huic  snccesnil  posi  manière  certaine.  Le  dernier  éditeur,  en  écri- 

fjucm  Ser.  Asiiiius  Celer  A  .  .  .  .  tonio  Quin-  vaut  post  mensem  Ser.  Asinio  Celerc  A 

liliduo  constdibus  A.  Didius  Gallus.  Le  mol  tonio  Quintilinno  consulihus,  n  ci  \ias  compris 

fjuem  ('tant  probablement  une  corruption  de  que  la  date  post  mensem  exclut  celle  du  con- 

mcnsem,  ainsi  que  l'a  reconnu  M.  Nipperdey,  sulat.  Th.  Mommsen.  ] 

il  faut  conserver  le  nominatif  et  voir  dans  ''  Mus.  Fero».  p.  9,88,  7. 

Ser.  Asinius  Celer,  non  un  consul,  mais  un  '"  Lib.  LVII. 


TESSERK  GLADIATORIE.  :5VJ 

(li  soven!(3  dalla  no[»lijr(îMza  (Ici  iiienaiili,  lo  sia  ancora  in  (jueslo  liiogo; 
c  piacemi  assai  più  di  scpiiire  il  sciilimento  de!  Lipsio  e  del  Cardinali, 
che  invece  riiaiiiio  repulalo  iiii  altro  fij^iio  di  C.  Gallo,  tre  ragioiii 
conf'ortaiidomi  in  (juesla  senlcnza.  E  evidcnle  da  [iriina  che  col  prc- 
nome  e  cognonie  di  cosUii,  ainbedne  eslranei  alla  gonte  Asinia,  si  voile 
rinnovcllare  la  menioria  del  fainoso  M.  Agrippa;  il  che  apeiiamente 
l'accusa  générale  dalla  figlia  di  lui  Vipsania  Agiippina.  Dipoi  Tacilo  ' 
lo  afferma  nato  claris  majorihus,  quam  velmlù,  il  che  saià  verissinio 
s'ebbe  in  padre  Asinio  Gallo,  e  per  avi  Asinio  Pollione  e  M.  Agrippa, 
nientre  nel  contrario  parère  sarebbe  inesatto  il  numéro  dei  più;  non 
polendo  contare  fra  i  suoi  cbiari  rnaggiori  se  non  che  il  solo  Pollione, 
ignotissirao  esseiido  il  su])posto  suo  genitore.  Final  mente  è  necessario 
di  accrescere  il  numéro  dei  consolari  che  furono  procreati  da  Asinio 
Gallo,  onde  si  avveri  F  altro  dette  dello  stesso  Tacito-,  che  lo  annunzia 
toi  consularnim  parenleni,  dei  quali  non  conosceremmo  che  due,  cioè 
Asinio  Pollione  ed  Asinio  Gelere.  Ed  è  poi  questa  la  ragione,  per  cui 
tengo  che  abbia  ottenuto  i  fasci  anche  Asinio  Gallo  giuniore  :  onde  il 
padre  per  questo  titolo  celebrato  dall'  annalista  non  sia  da  meno  di 
Q.  Metello  Macedonico,  che  meritô  dagli  storici  il  medesimo  encomio, 
perché   da  lui   nacquero  quattro  consoli. 

Ma  se  per  questa  parte  ho  reso  giustizia  ad  un'  opinione  del  sig. 
Cardinali,  non  saprei  poi  seguirlo  neU'altra,  colla  quale  annovera  tra 
questi  figli  anche  Vipsanio  Gallo,  che  mori  esercitando  la  pretura  nel 
770  ^  Niun  argomento  si  adduce  pei-  persuaderci  ch'  egli  appartenesse 
alla  gente  Asinia,  anzi  ne  trovo  uno  ail'  opposto,  il  quale  mi  dimostra 
che  non  potè  derivare  dal  matrimonio  di  Asinio  Gallo  con  Vipsania 
Agrippina.  Questa  matrona,  come  si  è  dette,  fu  ripudiata  da  Tiberio 
nel  7^2  ,  mentre  era  ancor  gravida,  onde  per  quanto  si  vogliano  affrel- 
tare  le  sue  seconde  nozze,  il  primo  frutto  che  da  esse  prévenue  non  puo 
esser  nato  innanzi  il  7/18.  Al  contrario  è  necessario  che  Vipsanio  Gallo 
cominciasse  la  vita  almeno  tre  anni  prima,  onde  avesse  1  età  légale 
di  trent'  anni  per  esser  pretore  nel  770.  Per  me  in  questo  luogo  è 

'  Annal,  lil».  IV,  c.  l\i.  —  "  Annal  lib.  YI ,  c.  wiii.  —  '  Anna},  lih.  Il,  c.  li. 


350  TKSSERE  GLADIATORIE. 

siuo-gita  iriosservata  ai  leceiiti  commentatori  di  Tacito  una  l'alsa  cor- 
rezioiie  del  Lipsio,  cbe  voHe  sempre  emenclare  Vipscmius  ov  inique 
trovo  scritto  Vipsanus,  o  Vipstamis;  e  credo  cbe  costiii  sia  il  padre  dell' 
altro  Vipstano  Gallo  memorato  in  un  frammento  di  lapide  del  Maiïei  ^ 
che  r  Hagenbucbio-  ba  reputato  console  sulîetto  entro  il  triennio  dall' 
anno  80 5  ail'  807,  non  so  bene  perô  con  quanta  verilà,  non  essendo 
questa  l'occasione  di  esamiiiarlo. 

Venendo  alla  generazione  sussegiiente,  tenevasi  cbe  dalF  Asinio 
Gallo,  esigliato  da  Claudio,  fosse  venuto  il  console  ordinario  dell'  81 5, 
che  nei  fasti  si  notava  coniunemente  L.  Asinio  Gallo.  Ma  dopo  i'in- 
venzione  fatta  in  Ronia  di  una  lapide  mandata  aile  stampe  dall'  Ama- 
duzzi\  e  da  me  diligentemente  riscontrata  nel  Mnseo  Yaticano,  nella 
quale  il  nome  di  quel  console  trovasi  ripetuto,  è  fuori  di  questione 
cb'  egli  spetlo  alla  gente  Afinia,  allronde  conoscinta,  non  ail'  Asinia,  dal 
cui  albero  si  clovrà  per  consegnenza  staccare.  Yiceversa  le  nuove  sco- 
peite  gli  banno  aggiunto  un'  ignota  figliuola  di  Asinio  Celere,  la  quale 
prese  la  seconda  denominazione  dall'  avola,  e  cbe  proviene  da  un 
marmo  recato  da  prima  nelle  EfFemeridi  romane*,  e  riprodotto  quindi 
dal  piii  volte  citato  sig.  Cardinali  nelle  sue  iscrizioni  inédite,  posto  al 
servo  HERACLAE  •  ASINIAE  •  AGRIPPINAe  •  CELERIS  •  FI- 
LIAE•STRATOR^. 

I  fasti  deir  anno  807  ci  somministrano  il  console  M.  Asinio  Mar- 
cello, cbe  trasse  apparentemente  il  suo  cognome  dall' illustre  cugino 
Marcello  Esernino,  e  cbe  per  la  somiglianza  del  prenome  si  è  con  pro- 
babilità  giudicalo  figlio  di  M.  Asinio  Agrippa.  Tacito  ^  ci  racconta  cbe 
neir  anno  81/1  un  Asinio  Mai'cello  si  rese  complice  délia  falsibcazione 
di  un  tcstamento,  ma  cbe  la  memoria  dei  suoi  maggiori  e  l'interces- 
sione  dell'  imperatore  lo  salvarono  piii  dalla  pena  cbe  dall'  infamia. 
Agginng(!  poi  cbe  Pollione  lu  suo  bisavo,  e  cb'  egli  era  di  non  dis])rczza- 
bili  coslumi,  se  non  cbe  credeva  cbe  la  povertà  fosse  il  pi-ecipuo  di  tutti 

'  Mus.  Veron.  p.  289,  5.      ,  "  Aiin.  189.1,  p.  38 1. 

^   Epist.  cpigr.  p.  996.  '  Annal,  lil),  XIV,  c.  xl. 

Novcllc  Fioi-cntine,  t'J'j^i .  p-  iA(). 


T  E  s  s  E  1{  I^:  C.  L  A  D I  AT  0  R I E.  .*}  5 1 

i  mali;  dal  clie  si  arguisce  abbastanza  che  la  geiite  Asiiiia,  loi'sc  a  mo- 
livo  (Iclle  pcrsecuziorii  sofferte  sotio  Claudio,  cra  a  ([ucsii  lempi  assai 
ilecaduta  dalF  antica  opiilenza.  11  Tillemont'  lo  credè  un  figlio  de] 
sopracitato  console  M,  Marcello,  S(;nza  badare  cbe  in  laie  supposto  Vo\- 
lione  sarebbe  stato  suo  Irisavolo.  Ml'  oj)posto  il  (ilandorpio,  il  Hvcbio 
<'d  alli'i  ne  hanno  latta  una  persona  sola  col  console,  il  che  pure  inconLia 
(pialclic  dillicoltà.  Ti'alascio  che  più  innaiizi  ci  si  desteranno  gravi  so- 
spetti  che  quest'  ultiino  niorisse  nelF  Hoy,  durante  il  suo  odicio;  ma 
in  ogni  caso  sembrerebbe  più  importante  che  lo  storico  invece  di  nolaïc 
la  nobiltà  del  reo,  avesse  dovuto  avverlirci  ch'  egli  era  un  consolare. 
Resta  adunque  che  si  giudichi  più  facilmeiite  un  suo  IVatello.  Aviemo 
bensi  un  figlio  di  quel  console  nel  Q.  Asinio  Marcello  nato  da  Marco, 
console  anch'  egli,  ma  d'anno  incerto,  se  è  sincera  un'  iscrizione  del 
Grutero-  provenienle  dal  Panvinio.  0  costui  gode  di  una  lunga  vec- 
chiaja,  o  pure  sarà  stato  un  suo  figlio  il  Q.  Asinio  Marcello  possessore 
di  poderi,  nei  (juali  si  fabbricarono  moite  opère  doliari^,  la  prima  délie 
<|uali  porta  la  data  dell'  SyC),  e  cui  dui'ava  ancora  la  vita  nell'  88 y,  se-  i'.  8i, 
condo  che  ci  attestano  altri  due  mattoni  riportati,  ma  non  esattamenle, 
dal  Muratori*,  poco  dopo  il  quai  tempo  dev'  esser  morto.  Il  Marini  •' 
gli  ha  dato  per  fratello  1' Asinio  Pollione  ricordato  in  un  tegolo  del 
Grutero  '^,  a  cui  ne  spettano  insieme  due  altri  messi  poscia  alla  luce  dal 
Guattani'',  e  anche  questi  due  veduti  al  Tuscolo''  dall'  Amati  : 

ASIN-POL  A-POLL 

'   Htst.  des  Empereurs,  Néron,  art.  xii.            i^^O  un  fragment  de  corniche  en  marbre 

^  Pag.  192,  8.  (le  grandes  dimensions,  sur  lequel  se  lisait 

Marini,  Fr.  Arval.  p.  190.  l'inscription  suivante,  gravée  en  li'ès-heaux 

"  Pag.  dûh,  10  et  11.  caractères  : 

l   ^'^■«/'■«e,  n.  763.  A  •  P  O  L  L  1  O  N  I  S  •  F 

Pag.   1 83  ,  1  1 .  as/  N  I    •    C  E  L  E  R  I  S   e 

[  ^^''^''-  '!''''^-  ^-  ^1;  P-  ^«5.  _  _^^,^.^  IVS  •  POLLIO  -F 

*■  [La  famille  des  Asinii  Polliones  et  des 
Asinii  Celeres  a  eu  des  propi'iétés  près  de  J'ai  depuis  cherché  en  \  ain  ce  heau  frag- 

Tusculum,  à   l'endroit  où   existent  encore        ment.  .1.  B.  de  Rossi.  ' 
aujourd'hui  des  briqueteries.  J'y  ai  vu  en 


35-i  TESSERK  GLADIATORIE. 

Dietio  un  taie  giuclizio  io non  porro  dilikoltà  nel  credeie,  ciie il  padrone 
di  quella  fornace  fosse  1'  Asinio  Pollione  prefelto  di  un  ala  mdilare  nell' 
822,  commeniorato  da  Tacito  \  e  nell  opinare  di  più,  clie  questo  gio- 
vane  cominciando  dalla  carriera  mililare,  com'era  prescritto,  giungesse 
in  fine  a  dare  û  nome  ai  fasti  nell'  83/i,  nei  quali  coll'  aulorità  délie 
tavole  Arvali  trovasi  ora  scritto  fra  i  consoli  ordiiiaij  Asinio  Pollione 
^e^l•ucoso.  Chi  ha  voliito  farlo  nascere  dal  Pollione  console  nel  776 
non  ha  considerato  ahbastanza  che  Y  intervallo  di  cinquantotto  anni 
Ira  la  dignité  del  padre  e  quella  del  figlio  è  poco  lavoreA^ole  a  questa 
congettura ,  in  un  tem])o  in  cui  i  fasci  si  davano  legalinente  a  trentatre 
anni,  e  che  altronde  ad  ognuno  délia  casa  era  lecito  di  rinfrescare  la 
memoria  del  primo  autore  délia  propria  nobiltà. 

I  predj  di  Asinio  Marcello  colle  fornaci  e  gli  opérai  che  vi  lavoravano 
furono  ereditati  da  una  sua  figlia,  che  ora  chiamasi  Asinia  Marcelli 
/{lia,  ora  Asinia  QuadralUla'- ,  la  quale  erane   certamente  in  possesso 

P.  «9.  negli  anni  89/1  e  896,  e  che  vi  continuava  anc  ra  nel  908^.  11  veder 
passati  questi  béni  in  dominio  di  una  donna  potrebbe  invitare  al  so- 
spetto  che  in  lei  si  fosse  estinta  la  famiglia  di  Asinio  Marcello,  se  l'iden- 
tità  del  cognome  non  porgesse  viceversa  argomento  di  avvisarsi,  che 
a  questa  discendenza  si  debba  forse  attaccare  Asinio  Quadrato  scrittore 
di  storie  al  tempo  dell'  imperatore  Filippo,  e  quindi  fors'  anche  il 
C.  Asinio  Pretestato  console  nel  996,  l  genealogisti  infine hanno  conve- 
nuto  che  l' Asinio  Basso  uomo  pretorio,  e  il  figlio  di  lui  Asinio  Kufo, 
vivent!  ai  tempi  di  Pliuio  giuniore,  spettano  ad  un'  altra  casa,  impe- 
roccliè  nella  commendatizia  che  in  favore  del  secondo  questi  scrive  a 
Ftiiidano*,  in  cui  parla  dei  loro  maggiori  e  dei  loro  studi,  aveva  troppo 
interesse  e  Iroppa  occasione  di  rammentare  la  loro  provenienza  da  Pol- 
hoiie  e  da  Gallo,  se  veramcnte  avessero  appartenuto  a  quella  prosapia. 

II  frutio  intanto  di  questo  lungo  discorso  sarà  quello  di  aver  veduto, 
che  nella  gente  Asinia  non  si  conoscono  se  non  che  due,  i  quali  ab- 
biano  usato  il  prenome  di  Marco,  cioè  l'Agrippa  console  nel  778,  e  il 

'   llisl.  lil).  II.  c.  i.i\.  '   Marini.  Fr.  Arval.  p.  iç).')  o  'Jt'.'xjj. 

'  Fabretti.  Inscr.  d(»ii.  p.  5ui.  5i  e5-2.  '   Lil>.  1\.  <■[).  wii. 


TESSERE  GLADIATORIE.  353 

Marcello  console  iieH'  807,  ojjmiiio   (!(;'  (|ii;ili   jimcMx'  i  recjuisili  ri- 
chiesti  per  esser  noiniiiato  iKîlla  iiosira  t('ss(;ra. 

Ma  pel  secondo  si  haiirio  raj<jioiii  tli  escludeilo  derivate  da  al  Ira 
sorgente.  Tacite'  nari'a  che  IVa  i  porteiili,  i  ((iiali  ])redissero  la  moite 
di  Claudio,  avveiiuta  ai  i3  di  ottohre  delT  amio  consolare  di  Marcello, 
fiiiimerabatur  dimiiiutiis  omnium  magistratunm  numerus,  quaestore, 
fraedili,  tribune  ac  ])iaelore,  et  consule  paucos  intra  menses  defunc- 
frtispT  e  con  lui  si  accordano  in  rpiesto  i-acconto  Dione''^  e  Suetonio^, 
il  quale  poco  dopo  aggiunge  :  rrClaudius  cum  consoles  designaret,  ne- 
r^minem  ulti'a  mensem,  quo  obiit,  designavit.  r  Consta  adunque  di  i'.  8;^. 
due  particolarità  nei  fasti  delF  807;  la  prima  cioè,  che  uno  dei  consoli 
mori  durante  la  sua  dignità  e  prima  dei  i3  di  ottobre;  l'altra  che 
questi  consoli  non  crano  destinati  ad  occupare  tutto  1'  anno  la  carica. 
0  dunque  i  designati  fino  alla  fine  di  ottobre  lurono  gli  ordinari,  0  pure 
neir  intervalle  erano  stati  loro  sostituiti  i  suffetti.  Nella  prima  ipotesi 
il  defunto  sarà  necessariamente  Asinio,  e  con  cio  sarebbe  cliiara  la 
ragione,  per  cui  in  appresso  non  si  abbia  altra  memoria  di  lui.  Impe- 
rocchè  il  suo  collega  Acilio  A  viola  sopravvisse  senza  dubbio,  e  lo  tro- 
viamo  proconsole  dell'  Asia  nell'  818,  e  curatore  dell'  acque  nell'  827, 
siccome  mostrai  nella  mia  osservazione  prima  délia  Décade  XIV  \  Ne 
gioverebbe  il  dire  che  Asinio  puo  aver  finito  i  suoi  giorni  dopo  le  none 
di  settembre,  in  cui  fu  data  la  tessera,  perché  sussisterebbe  sempre 
che  Aviola  si  sarà  mantenuto  nel  posto  fino  aile  calende  di  novembre, 
e  conseguentemente  mancherebbe  il  luogo  per  l'altro  collega,  che  la 
stessa  tessera  gli  assegna.  Ma  io  credo  veramente  più  probabile  la  se- 
conda supposizione,  cioè  che  anche  in  quest'anno  la  durata  dei  consoli 
ordinaii  non  oltrepassasse  il  primo  semestre,  secondo  il  costume  già 
incominciato  ad  introdursi  fino  da'  tempi  di  Auguste  e  di  Tiberio,  e 
continuato  da  Nerone  al  dire  di  Suetonio^  Infatli  se  ben  si  consideri 
il  passo  di  questo  biografo  relative  alla  designazione  dei  consoli  faita 

'  Annal,  lib.  XII,  c.  lxiv.  "  [Voy.  tome  IL  p.  i35  et  suiv,] 

^  Lib.  LX,  c.  XXXV.  ^  In  Néron,  c.  xv. 

'  ïn  Clavd.  c.  xlv. 

m.  /!i5 


H  h 


35/1  TESSERE  GLADIATORIP]. 

da  Claudio,  che  ho  addotto  superiormeiUe,  sembra  egli  indicare  qiial- 
che  cosa  di  più  che  la  solita  iiomina  de'  soli  due  eponimi,  la  quale  por- 
tata  a  dieci  mesi  riuscirebbe  stranissima,  perche  si  allontanerehbe 
egualmente  dall'  aiitica  pratica  di  dodici,  e  dalla  più  récente  di  sei. 

Oltre  di  che  spero  di  avère  argomento  più  positivo,  che  nemmeno 
in  quest  anno  mancarono  i  suflelti.  Seneca  nel  suc  ludus  fa  paro- 
dia deir  apoteosi  di  Claudio,  decretata  prima  délia  sepoltura  del  suo 
cadavere,  trasportando  la  scena  dal  senato  di  Ronia  al  consesso  degli 
dei  neir  Olimpo.  Attribuisce  loro  tutti  i  costumi  Romani  fino  a  fingere 
che  avessero  i  consoli  anch'  essi,  e  quindi  fa  che  da  Giovc,  ossia  dal 
nuovo  imperatore,  frprimus  interrogatur  sententiam  Janus  pater  :  is 
rdesignatus  erat  in  Kalendas  Julias  postmeridianus  consul,  homo  quan- 

crtumvis  vafer,  qui  semper  vidit  àjtxa  TSpoo-ŒM  xal  onio-cTM Proximus 

ff  interrogatur  sententiam  Diespiter  Nicepotae  filius,  et  ipse  designatus 
r  consul  nummulariolus.  Hic  ([uaestu  se  sustiiiebat,  vendere  civitatulas 
rrsolebat^i^  Parmi  chiaro  che  qui  si  è  volulo  celiare  sui  consoli,  che 
ebbero  parte  alla  consecrazione  del  defonto^  e  se  cio  è,  non  piio  dubi- 
iai'si,  che  fossero  surrogati  dicendosi  chiaramente  ch'  erano  stati  desi- 
gnati  in  Kalendas  Julias.  Infatti  F  autore  délia  satira  assegna  a  questi 
numi  dei  caratteri  che  in  moite  cose  non  si  accordano  colle  dottrine 
délia  mitologia.  Senza  entrare  in  altri  particolari,  che  mi  condurreb- 
bero  troppo  fuori  di  strada,  ognuno  sa  che  Giano  presiedeva  aile  ca- 
lende  di  gennajo  :  onde  come  sta  che  le  sue  attribuzioni  siano  differite 
di  sei  mesi?  0  io  m'inganno  grandemente,  o  Seneca  ha  inteso  rimpro- 


De  morlc  Claudii  lud.  c.  i\. 
'  [Comme,  suivant  l'usage  romain,  ce 
n'ëtaient  pas  les  consuls  en  exercice,  mais 
les  consuls  désignés,  qui  élaienl  appelés  les 
premiers  à  voler,  il  est  évident  que  Sénèque 
n"a  pas  voulu  ])arler  ici ,  comme  le  pense 
lîoi'ghesi.  des  consuls  du  second  semestre 
de  807,  mais  de  ceux  qui  étaient  destinés  à 
gouverner  r01ymj)e  Tannée  suivante.  Or 
I  amiée   terrestre   808  commençant  ()ar  le 


consulat  de  l'empereur  régnant,  c'est  pro- 
hablement  pour  éviter  toute  allusion  à  ce 
prince  que  le  satiiique  parle  des  consuls  du 
second  semestre  de  cette  année.  11  est  pos- 
sible qu'il  ait  eu  l'intention  de  railler  les 
personnes  deslinc'cs  à  exei'ccr  cette  charge 
à  Rome;  mais  il  se  p(!ut  aussi  ((ik;  l'allu- 
sion ,  d'ailleurs  certaine ,  l'oule  sur  autre 
chose  ([ue  sur  l'époque  du  consulat.   Th. 

MoMMSEN.] 


TESSERE  GLADIATORIE.  355 

verarc  di  doppia  faccia  uno  dei  consoli  ch'  eritio  in  ufïicio  al  primo  di 
luglio  ,  e  quindi  per  far  seiitirc  il  suo  frizzo,  e  disLiiiguere  il  vecchio 
Giaiio  dal  iiuovo,  ebbe  cura  di  chiamar  quosto  ponieridiano,  appli- 
cando  leggiadramente  la  divisione  dcl  giorno  alla  partizione  consola ro 
deir  anno. 

Se  dunquc  al  secondo  semestre  si  ehbero  miovi  reggitori,  ne  j)uic 
iii  ((iiesto  caso  la  nostra  cpigrafe  potrà  rilerirsi  ail'  807,  perché  se  si  p.  85. 
vollero  nolare  coloro  che  tenevano  il  primo  seggio  in  senato  ai  cinque 
di  settembre,  Asinio  Marcello,  se  non  era  morto  come  penso,  n'era  già 
scaduto  al  finire  di  giugno,  e  se  viceversa  contro  l'usato  stile  délie  tes- 
sere  si  fosse  amato  di  preferire  quelli  che  diedero  il  nome  ail' anno,  si 
sarebbero  cilati  i  due  ordinai'j  Asinio  ed  Aviola,  non  mai  nn  ordinario 


e  un  surrogato. 


Non  resta  pertanto  se  non  che  di  ricoriere  a  M.  Asinio  Agijppa, 
che  nel  778  tenne  i  fasci  ordinai'j  unitamente  a  Gosso  Gornelio  Len- 
tulo,  il  quale  non  èper  certo  il  collega  che  ora  gli  verrebbe  accoppiato. 
Per  altro  risalendo  ail'  impero  di  Tiberio  veniamo  appunto  in  tempi, 
nei  quali  non  fu  insolito,  che  ad  uno  dei  consoli  fosse  dato  il  succes- 
sore,  mentre  il  compagno  restava  tutto  F  anno  in  uffîcio.  Nel  decorso 
di  questo  ragionamento  ne  abbiamo  già  veduto  due  esempj  al  769  e 
al  768,  e  sei  altri  ce  ne  somministrano  negli  ultimi  anni  di  Augusto  il 
760,  il  76/1  e  il  765,  nei  quali  Lucilio  Longo,  Gassio  Longino  e  Vi- 
sellio  Varrone  furono  surrogati  a  Nerva  Siliano,  ad  Emilio  Lepido  ed 
a  Fonteio  Gapitone;  e  cosi  pure  sotto  Tiberio  il  769,  il  771  e  il  785, 
in  cui  Scribonio  Libone ,  lo  stesso  imperatore  e  Gamillo  Arrunzio 
kirono  rimpiazzati  da  Pomponio  Grecino ,  da  Sejo  Tuberone  e  da 
A.\itellio.  Niente  adunque  osta  perché  non  possa  credersi  che  anche  in 
qnest'  anno  Asinio  Agrippa  abbia  avuto  per  socio  nel  primo  semestre 
Gosso  Lentulo,  e  nel  secondo  il  personaggio  di  cui  per  la  prima  volta 
ora  acquistiamo  contezza. 

Ma  chi  sarà  costui,  che  viene  indicato  semplicemente  colla  prima 
sillaba  C  -PET?  Niun  dubbio  che  siano  queste  le  iniziali  di  un  genti- 
lizio,   cosi   richiedendo   la  corrispondenza  dei  collega  che  dicesi  M- 


;^,5(;  TESSERE  GLADIATOIUE. 

ASIN,  non  M-AGRIP.  Fra  le  genli  nobili  romane  non  ne  ahhianio 
pei'o  clie  tre  sole,  aile  quali  una  taie  intestatura  possa  adattarsi.  I.a  Pe- 
treja  :  ma  questa  rimase  estinta  nella  guerra  AlVicana  di  Giulio  Cesare, 
p.  s(i.  per  l'riccisione  del  padre  e  del  figlio  ^  La  Pelillia,  e  avremmo  oppor- 
tnnamenle  solto  il  regno  di  Tiberio  un  Petillio  Padb,  padre  del  parente 
di  Vespasiano  (J.  Pelillio  lUdb  Geriale,  console  sulïetto  nelT  8^3  c  nell' 
8 0,-7.  Ma  egli  viene  rispinto  da  Tacito^,  da  cui  siamo  informati  cb'  era 
lin  uomo  pretorio,  il  quale  con  ogni  inezzo  più  iniquo  tentava  di  aprirsi 
la  strada  al  consolato  del  781,  onde  non  puo  avère  alcnna  pretesa  sul 
[)recedente  778.  Rimane  dnnque  la  Pelronia,  faniiglia  a  dir  vci'o  più 
nota  e  più  diramata  delT  allre,  alla  quale  non  esito  di  ascrivei'e  la  per- 
sona  di  cui  si  favella. 

Di  alcuni  consolari  di  (juesta  casa,  cbe  non  hanno  trovato  ancora 
una  sede  certa  nei  l'asti,  si  ba  inemoria  in  tempi  0  coetanei,  0  poco 
discosti  da  quelli  di  Asinio  Agrippa,  i  dritti  dei  quali  sarà  doveroso  di 
esaniinare,  piima  di  esporre  alcuna  opinione.  Si  présenta  innanzi  gli 
allri  P.  Petronio,  cbe  il  TilIemont^  alla  cui  sentenza  volentieri  mi  ac- 
chelo,  ha  stimato  padre  del  P.  Petronio  Turpiliano  console  ordinario 
nell'  81/1,  e  viceversa  il  Furlanetto '^  ba  non  meno  plausibibnente  cre- 
duto  liglio  deir  altro  P.  Petronio  Turpiliano  tiiumviro  monetario  di 
Auguslo  nel  735.  Egli  1'  ba  reputato  pure  il  PETRONIVS- F  •  F,  cbe 
fu  eletlo  augure  nel  7()o,  corne  apparisce  dal  registro  di  (juei  sacer- 
doti  illustralo  dal  sig.  Cardinali''.  Giusta  il  savio  pai'ere  del  Rycbio  °  è 
il  consolare  ricordato  da  Suetonio",  da  cui  nacque  Petronia  nioglie  in 
prima  di  Vitellio  cbefu  iinperatore,  al  quale  partoriVitellioPetroniano, 
e  passa  ta  aile  seconde  nozze  con  P.  Dolahella  ucciso  nell'  8'J!î\  cIh;  bi 
rese  madré  di  Ser.  Cornelio  Dolabella  l^elroniano  console  orcbnario 
87.       nell'  889.   Puo  trovaisi  un  ïnolivo  délie  nozze  di  sua  liglia  con  \  ilellio 

'    De  hcll.  AJncciH.  c.  xoiv;  Gros.  lib.  VI,  '"  Mcm.  rom.  di  Anlichilh ,  (.11,  p.  Sy. 

.-.  \i.  '  AdTacil.  IHst.  lil).  Il,c.  i.xiv. 

^  Amial.  lilj.  IV,  c.  lwiii.  '  In  Vilell.  c.  vi. 

llkl.  des  Emper.  Caius,  ar(.  xui.  "  Tacil.  Ilist.  lib.  II,  c.  i.\iii. 
''   ForceUinian.  kxic.  s.  v.  Pktmoma. 


TESSERE  TtLADIATORIE.  357 

nei  legaini  cIk;  <>ià  siringevano  h  loio  lainiglie,  sapendosi  che  questo 
P.  Petronio  ebbc  in  consorte  la  fiolia  Ji  nna  VitoUia,  per  fededi  Tacito, 
cil'  è  il  primo  a  far  parola  di  lui  iiel  77A  '.  Egli  viene  commendalo  da 
Filone-  per  la  sua  doltriiia,  ])er  la  piacevolezza  de'  suoi  modi  e  per  la 
docilità  del  suo  rialurale.  Pdleviamo  pure  dallo  stesso  scrittorc,  che 
godé  continuale  inagislrature,  fra  îc  quali  ricorda  il  procoiisolato  dell' 
Asia,  coiifermalogli  da  due  nummi,  uno  di  Smirne  ^,  i' altro  di  Per- 
gamo*,  dal  quaruUimo  siamo  inoltre  avvisali  averlo  ritenuto  tre  anni. 
Queste  medaglio  ne  dcterminaiio  presso  a  j)o(:o  il  leiiipo.  La  Smirriea 
rappresentando  il  tempio  decrelato  dal  coniune  dell'  Asia  al  senalo,  a 
Tiberio  ed  a  Livia,  non  puo  essere  antoriore  al  779,  in  cui  dal  senalo 
si  prescelse,  clie  i'osse  edificato  a  Sniinie,  e  deve  anzi  essere  posteriore 
a  queir  anno,  in  cui  fu  proconsole  M.  Lej)ido^,  La  Pergamena  poi  as- 
sociando  le  teste  di  Tiberio  e  délia  madré,  0  dovrebbe  essere  coniata 
mentre  la  seconda  era  ancop  viva,  0  non  molto  dopo  la  morte  di  lei,  se- 
guita  nel  782,  perché  dopo  1' avversione  che  il  figlio  spiegô  contro  la 
niemoria  délia  delonta,  dovette  passar  presto  la  voglia  di  onorarla. 
Gerto  è  che  Petronio  nel  789  era  già  tornalo  a  Ronia,  leggendosi  che 
in  quel  tempo  dai  senatori  fu  eletto  in  compagnia  dei  quattro  progeneri 
di  Tiberio  a  stimare  il  danno  cagionato  ai  privati  dall'  incendio  del 
circo  e  dell'  Aventino^.  Tre  anni  apprcsso,  ossia  nel  792  fu  dato  da 
Caligola  in  successore  a  L.  Vitellio  neîla  legazione  délia  Siria,  siccome, 
appoggiandosi  a  Giuseppe  Ebreo,  ha  dimostrato  il  Noris'';  nella  quai 
carica  persisteva  tuttavia  dopo  1'  autunno  de!  79^1,  per  autorità  di 
un'  al  Ira  sua  medaglia,  notata  coH'  anno  90  dell'  era  Antiochena^;  di  P.  s8. 
fatti  solo  neir  anno  susseguente  gli  venue  sostituito  Vibio  Marso.  Fu 
messo  a  morte  per  ordine  di  Claudio  :  onde  Seneca  gîielo  dà  per 
avvocato   iuiianzi    il   tribunale   di   Eaco,    chiamandolo    velus    convicloy 

^  Annal,  lib.  lll,  c.  xli\.  ^  Tacil.  Annal,  lib.  IV,  c.  lyi. 

"  Lcg.  ad  Caium,  p.  1097.  C,  ed.  Paris.  ''  Ibkl.  lih.  VI,  c.  xlv. 

i64o,  '   Cenolaph.   P'min.    dissei't.    II,   c.    xvi, 

'   Thes.Morell.  lab.  H,  n.  /i.  §  12. 
'  Wiomet.  Snpplèn.  f.V.  p.  'i-^g,  n.  gSg.  '  Eckbol .  /).  N.  V.  t.  III,  p.  80. 


358  TESSERE  GLADIATORIE. 

ejiis,  hoiiio  Claudiana  lingua  disertusK  11  Paiiviiiio,  il  Golzio,  F  Almelo- 
veeii  ed  alU'i  gli  aggiudicarono  i  fasci  sulTeltl  del  789;  ma  il  Tillemont- 
provo  clic  non  potè  allora  amministrarli.  E  per  verità,  se  fu  proconsolc 
non  niolto  dopo  il  779,  deve  averli  onninamente  conseguili  prima  di 
andare  nell'  Asia.  Potrebbe  adunque  concorrere  a  questi  del  778;  ma 
oltre  la  grave  dillicollà  proveniente'dalla  mancanza  delF  intervallo  pre- 
scritto  ira  la  magislratura  e  la  sortizione  délia  provincia,  ne  fa  insupe- 
rabile  ostacolo  la  diffei-enza  del  prenome,  clie  ne  costituisce  due  diverse 
persone.  A  noi  occorre  un  Cajo  Petronio  :  e  al  contrario  costui  cliia- 
niossi  Publio  per  concorde  lestimonianza  di  Tacito,  di  Seneca  e  di 
Filone,  anzi  dello  stesso  suo  edilto  ai  Doriensi,  ricopialo  da  Giuseppe 
Ebreo  ^. 

Un  altro  personaggio  opportuno  aile  nostre  ricerche  potrebbe  tro- 
varsi  in  uno  dei  consoli  cbe  diedero  H  nome  ail'  oscurissima  legge  Giu- 
nia  Petronia,  citata  da  Ermogeniano '\  risguardante  i  servi,  con  cui, 
rfsi  dissonantes  pares  judicum  existant  sententiae,pro  libertate  pronun- 
crciari  jussum.r  II  inotivo  cbe  le  diede  origine  ci  è  rimaslo  piii  chiaro, 
dopo  essersi  sapulo  dalle  nuove  Istituzioni  di  Gajo  ^  cbe  pari  di  fatto 
era  il  numéro  di  quel  giudici.  rf  Consilium '^  autem  adbibetur  in  urbc 
cfRoma  quidem  quinque  senatorum  et  quin(|ue  equitum  Piomanorum 
crpuberum;  in  provinciis  autem  viginti  recuperatorum  civium  Romano- 
P.  89.  ff  rum.  1-)  Ella  viene  repulata  la  stessa  colla  legge  Petronia'',  di  cui  ci  dicc 
Alodeslino^  :  crPost  legem  Petroniam  et  senatus  consulta  ad  eam  legem 

'   De  morte  Clnudii  lud.  c.  xiv.  les  cas  de  partage  des  voix.  Th.  Mommse.n.] 

"■  Hist.  des  Empereurs,  noLe  IV  sur  Tibère.  '  [  Il  n'y  a  aucune  raison ,  ni  pour  idenli- 

■'  Bell.  Jud.  lib.  XIX,  c.  vi.  fier  la  loi  Juniu  Petronia,  qui  réglait  les  suf- 

*  Diffcst.  lib.  XL,  lit.  I,  fr.  2/1.  frages  dans  les  procès  sur  la  liberté,  avec  la 

■'  Lib.  I ,  c.  VI ,  .S  7.  loi  Petronia,  qui  réprimait  quelques  abus  de 

"  [Ce  consilium,  qui  permettait  la  ma-  pouvoir  des  propriétaires  d'esclaves,  ni  de 

numission  aux  propriétaires  mineurs,  était  regarder  comme  consulaire  l'une  ou  l'autre 

bien  diiïérent  du  collège  déjuges   chargé  de  ces  lois.  Celaient  probablement  deux  ])1<''- 

de   prononcer  dans  les  procès   sur   la    li-  biscites  des  derniers  temps  de  la  républicpie 

berté.  Ces  juges  étaient  les  decemviri  liti-  ou  du  règne  d'Auguste.  Voy.Iludorll, /Jcc/(/.v- 

lius  judicandis,   et  comme  ils  étaient   dix,  gescli.  vol.  I,  j).  G3.  Tu.  Mommsen.] 

il  i-ivail  él('  en  eflèt  nécessaire  de  slaliiei-  sur  "  Digesl.  lib.  XLVHl ,  til.  vin.  l'r.  11..^  -2. 


TESSERE  GLADIATORIE.  359 

rrpertinentia  doniiiiis  potoslas  al)lata  est  ad  l^estias  depugnaiidas  siio 
rarbitrio  serves  tradei'e  :  oblalo  taiiicji  judici  servo,  si  justa  sil  doniini 
trquerela,  sic  poenae  tradeiui*.  ii  Malaiiieiite  per  l'addielro  se  ii'  era 
opinato  autore  il  V.  l^elroriio  Tiii'[)iliano,  console  nell'  8  i /i  ;  ostaiido 
il  noine  de!  coinpa^jno,  clie  non  lu  un  Giunio,  ma  L,  Ccsennio  Peto,  e 
sapendosi  di  più  cli'  essendo  stata  connnessa  a  Petronio  la  legazione 
délia  Bietlagna,  P.  Calvisio  Rusone  fino  dalle  calende  di  marzo  era  già 
sostituito  per  socio  a  Gescnnio.  Quella  legge  dev'essere  ])iù  antica,  per- 
ché dopo  l'impero  di  Tiberio,  e  forse  in  occasione  che  Galigola  abrogo  i 
comizi,  ch'  egli  stesso  aveva  restituiti  al  popolo,  i  nuovi  editti  legislativi 
cessarono  di  ])rendere  il  nome  di  leggi,  contenti  di  quello  di  senatus 
consulti.  Ma  fjuantunque  1'  età  di  questo  nuovo  Petronio  convenga  per- 
cio  assai  bene  al  nostro  intendimento,  pure  insorge  ancor  qui  la  mo- 
lesta difiicoltà  délia  non  corrispondenza  del  collega.  Per  me  incbinerei 
volentieri  ad  assegnare  quella  legge  al  P.  Petronio,  di  cui  si  è  ragio- 
nato  di  sopra,  e  cosi  potremmo  entrare  in  qualcbe  speranza  di  deter- 
minare  l'anno  del  suo  consolato.  Non  credo  che  il  compagno  Giiuiio 
sia  un  nuovo  personaggio,  perché  ai  tempi  di  Tiberio  non  rinvengo 
alcuno  di  quesia  gente,  che  possa  aver  seduto  iiella  maggiore  curule, 
il  cui  nome  non  sia  già  iscritto  nelF  albo  consolare.  Gogniti  sono  tutti 
i  consolati  dei  Giunj  Silani  e  i  due  dei  Giunj  Blesi,  Giunio  Gallione, 
ossia  Anneo  Novato,  i  cui  fasci  non  sono  ancora  abbastanza  fissati,  non 
puo  risalire  a  tanta  antichità,  perché  quando  Seneca  suo  fratello  scri- 
veva  i  libri  de  ira  sotto  Galigola,  non  era  ancora  stato  adottato,  e  per 
conseguenza  non  portava  ancora  l' appellazione  di  Giunio. 

Resta  perciô  giusta  la  mia  congettura,  che  l'altro  autore  délia  legge 
Giunia  Petronia  debba  cercarsi  nei  fasti,  i  quali  per  ventisei  anni  dal 
755  al  780  (togliendo  i  primi  undici,  che  già  sono  pieni  e  non  am- 
mettono  ulteriore  appendice),  non  offrono  che  due  casi  acconci  allô 
scopo.  Avveravasi  il  primo  nel  768,  in  cui  s' incontra  il  suffetto  M.  Giu- 
nio Silano,  ma  ora  l'  altra  tessera,  che  ho  qui  pubblicata,  ha  chiuso 
ogni  lacuna  in  cpiell'  anno.  Sussiste  quindi  soltanto  la  seconda  oppor- 
tnnità  nel  77'>. ,  in  cui  ti'oviamo  ordinarj  un  allro  M.  Giunio  Silano  e 


360  TESSERE  GLADIATORIE. 

L.  Norbano  Balbo,  senza  che  si  abbia  alcuiia  notizia  dei  surrogati.  Puo 
dii'si  adunque,  che  aile  calende  di  luglio,  seconde  il  coiisiiclo,  fosse 
messo  nei  piedi  di  Norbano  P.  Petronio,  il  quale  per  tal  modo  dive- 
nisse  il  secondo  collega  di  quel  Giuuio.  1  tenipi  corrisponderebbero 
egregiamente;  giacchè  fra  il  consolato  e  il  proconsolato  di  Petronio 
s' interporrebbe  circa  il  decennio,  cbe  Tiberio  soleva  lasciar  decorrero 
prima  di  dare  ai  magistrati  la  provincia  senatoria.  E  del  pari  quella  età 
assai  bene  si  addirebbe  ad  una  tal  legge,  sapendosi  cbe  in  quelT  anno 
il  senato  si  occiipo  effettivamente  délia  legislazione  dei  servi,  come  ci 
mostra  1'  altra  leR"e  Giunia  Norbana  de  servis  minus  soUemniter  manu- 


'DD' 


missis. 


Non  si  ha  che  un'  obbiezione  da  fare  a  questa  congettura;  e  pro- 
viene  dalla  seguente  tessera  del  conte  di  Caylus,  che  ho  già  citata', 
dalla  quale  apparirebbe  che  L.  Norbano  si  fosse  mantenuto  nella  carica 
fino  quasi  alla  fine  dell'  anno  : 


MARCELLINVS  •  Q^MAX  ■ 
TASVCIO-V 
M-SIL-L-NO-B-COS 
A-D-X-F-NOV- 


91.  Ma  ella  mi  sembra  soggetta  a  grandi  eccezioni.  Il  ch.  Orelli^  per  darle 
pure  un  senso  tollerabile,  ha  interpretato  Vieil  nella  sigia  délia  se- 
conda linea  :  ma  questa  è  una  formola  affatto  nuova  invece  del  solenne 


'  [Celte  lessère  existe  encore  aujourd'hui 
au  cabinet  des  Antiques  de  la  Bibliothèque 
impériale  de  Paris.  On  s'explique  diflicile- 
ment  comment  elle  a  pu  être  publiée  avec 
tant  d'inexactitude  par  Caylus,  dont  le  texte 
a  été  reproduit  dans  le  Corpus  inscrtphonmn 
Latinarxim,  vol.  I,  p.  "30 1,  /*.  Elle  est  re- 
présentée en  fac-similé,  d'après  une  em- 
preinte, dans  les  Priscae  Latinitatis  monu- 
mcnta,  tab.  XCVII,  L  (Cf.  Enarrat.  p.  92), 
avec  les  variantes  suivantes  : 


M-MARCELINVS-Q:.MAX 

FASVCIO 

A-D-X-K-NOV 

M-SIL-L-NOR-COS 

Deux  ou  trois  lettres  de  la  deuxième  ligne 
sont,  il  est  vrai,  passablement  obscures  et 
problématiques;  mais  du  V  llnal  (ce  V  qui 
a  cl<.!  un  vrai  casse-tète  poiu'  les  savants). 
il  n'y  a  absolument  aucune  trace.  Quoi  qu'il 
en  soit,  la  fausseté  de  cette  tessère  n'en  est 
pas  moins  hors  de  doute.  Fr.  Ritsohl.  ] 
^  N.  2661. 


TESSEUE  GLADIATORIE.  361 

SFeclatus,  sostenuto  dal  conscnso  di  tutte  le  tessere  che  si  conoscono. 
Non  minore  stranezza  si  osserva  nelT  alterazione  deli'  oïdine  délie  rif^he, 
essendosi  ])reniessa  la  data  dell'  aniio  a  (jii(;lla  del  giorno,  conlio  lo 
stile  jjfeneralniente  osservalo  in  (|nesli  avorj,  Insolilo  è  pure  di  deno- 
tare  il  nome  o  il  cognome  dei  consoli  con  una  semplice  iinziale  invece 
délia  prima  sillaba,come  qui  si  vede  praticalo  ncl  cognome  di  lialho. 
Anche  i  nomi  non  mancano  di  série  obijiezioni.  TASVCIO  è  eviden- 
temente  un  diminutivo  di  Tasuciis;  ma  provenendo  da  tolo-iv  ë-z^wv, 
tanto  egli  quanto  i  suoi  derivati  dovrebbero  avère  rasj)irala,  corne 
euimchus,  daduchus,  lyclinuclms  ed  altri  composti  del  verbo  e;^w.  Di 
più  per  la  sua  terminazione  egli  è  un  caso  rello,  duncpie  due  e  non 
uno  sarebbero  i  giadialori  mentovali  in  questa  lessera,  perché  i  servi 
non  ebbero  mai  se  non  che  un  nome  solo.  Per  distornare  questo  pode- 
roso  ostacolo  (l'ermo  sempre  che  qui  si  scrive  Tasucio  non  Tasucianus,  e 
che  percio  questa  voce  non  puô  denotare  il  primitivo  padrone],  non  si 
ha  altro  scampo  se  non  che  leggere  MARCELLINVS  Quinli MAXimi 
TASVClOnis  Vicit,  Ora  come  sta  che  il  servo  abbia  il  nome  tuUo 
ingenuo  di  Marcellino,  e  il  padrone  l'agnome  servile  di  Tasucione?  E 
come  supporre  questo  in  un  nobile,  che  per  taie  si  manifesta  Quinto 
Massimo  al  denotarsi  col  solo  prenome  e  cognome,  soppresso  il  genti- 
lizio?  In  una  epigrafe  di  sedici  parole  sei  o  sette  difhcoltà,  alcune 
délie  qnali  gravissime,  debbono  destare  un  veemenle  sospetto,  che  la 
buona  fede  del  conte  di  Gaylus  sia  slata  questa  volta  sorpresa  da  un  i*.  92. 
falsario. 

L' ultimo  Petronio,  clie  potrebbe  avère  qualche  pietesa  di  venire 
accoppiato  con  M.  Asinio,  sarebbe  quello  di  cui  parla  Tacito',  ossia  il 
Petronio  Arbitro,  autore  del  Salijricon,  di  cui  moite  cose  ha  scritto  dot- 
lamente  il  Jannelli'-.  E  confronterebbero  di  fatti  la  qualità  di  consolare 
e  r  identité  del  prenome  Cajo,  che  gli  vengono  attribuite  dall'  annaii- 
sta.  Ma  questa  denominazione  è  assai  controverse,  perché  tanto  Plinio^ 
quanto  Plutarco*  lo  chiamano  ail'  opposto  Tito,  e  l'autorità  di  quest" 

'  Annal,  lib.  XVI.  c.  xviii.  xix.  '  HIst.  mit.  lib.  XXXVII,  c.  11. 

*  Dissert.  IJI  ad  Perott.  cod.  ms.  *  De  discrim.  adul.  et  amie.  c.  xix. 

m.  /,6 


362  TESSERE  GLADIATORIE. 

ulliQio  seiiibra  dover  prevalere,  perch'  egli  scrisse  quel  prenome  non 
per  iniziale,  ma  per  intero,  onde  ha  da  essere  stato  nien  facile  uno 
scambio  dei  copisti.  Ne  osta  se  quella  appellazione  fu  insolita  alla  gente 
Petronia  romana,  non  avendole  Ar])itro  appartenulo,  se  fu  Marsigliese. 
Maggior  motivo  di  differenziarlo  dal  nostro  console  nasce  dalla  sua  età. 
Tacito^  ci  asserisce,  ch'  egli  fu  proconsole  di  Bitinia,  rrmox  consul, 
^dein  revolutus  ad  vitia,  seu  vitiorum  imitaiione  inter  paucos  familia- 
(trium  Neroni  adsumptus  est,  elegantiae  arbiter,  dum  nihil  amoenuni 
fret  molle  adfluentia  putat,  nisi  quod  ei  Petronius  adprobasset.  IJnde 
rrinvidia  Tigellini,  quasi  adversus  aemulum  et  scientia  voluptatum  po- 
rc tioreni.-ii  Per  lo  che  accusato  corne  complice  nella  congiura  di  Flavio 
Scevino,  fu  costretto  a  tagliarsi  le  vene  nell'  819.  S' egli  fu  proconsole 
di  Bitinia  avanti  di  addivenir  console,  come  positivamente  si  afferma, 
e  come  dev'  essere,  perché  la  Bitinia  dall'  impero  di  Augusto  fino  a 
([uello  di  Trajano  fu  sempre  provincia  pretoria,  onde  Arbitro  avrebbe 
perduto  il  diritto  di  cavarla  a  sorte  dopo  il  consolato-,  ne  verra  di  con- 
seguenza,  ch'  egli  non  potè  ottenere  quest'  ultimo  assai  sollecitamente. 
Dalo  ancora  ch'  egli  sia  stato  eletto  pretore  appena  ch'  ebbe  1'  età  le- 
gittima  di  trent'  anni,  se  per  sortire  la  provincia  dovette  aspettare  il 
prescritto  decennio,  è  certo  che  non  potè  giungere  al  seggio  consolare, 
se  non  nell'  età  di  quaranta  due  anni  per  lo  meno.  Ora  se  questa  sua 
dignità  dovesse  determinarsi  al  778,  ne  verrebbe  che,  quando  fu  rice- 
viito  nella  famigliarità  di  Nerone  in  tempo  ch'  era  già  incominciata  la 
potenza  di  Tigellino,  dunque  non  prima  dell'  8i5,  ne  avrebbe  avuti 
settantanove,  e  sarebbe  stato  pii!i  che  ottiiagenario  quando  si  uccise. 
Mil  chi  non.  vede  che  un'  età  cosi  provetta  è  incompatibile  coi  vizj  dei 
«piali  viene  tacciato,  e  che  per  conseguenza  l'ignoto  consolato  di  Pe- 
tronio  Arbitro  non  puo  smoversi  dall'  impero  Neroniano? 

Dimostialo  per  tal  modo,  che  la  nostra  tessera  non  ])uo  spettare  ad 
alcuno  dei  l^etronii  consolai'i,  ch'  crano  noti  fin  qui,  io  nel  silenzio 
degli  scrittori,  non  trovo  a  chi  altri  possa  attribuii'si  se  non  se  a  G.  Pe- 

'   Àinuil.  lih.  XVi ,  c.  xvin.  —  ^   [Voyez  plus  liatil,  p.  i()i,nolo  1  .j 


TESSERE  GLADIATORIE.  363 

troriio  Umljrino,  ricordato  noi  seguente  rnarmo  del  Museo  Gapiloliiio, 
conosciuto  fiiio  dai  <jiorni  del  Grutero'  : 

T  •  Oy  INCTIVS-CRISPINVS 

VALERIANVS 
C  •  C ALPETANVS  •  STATIVS  •  RVFVS 
C  •  PONTIVS  •  PELIGNVS 

C  •  PETRONIVS  •      VMBRiNVS 
M-CRASSVS-  FRVGI 

CVRATORES 
LOCOR'PVBLICOR-  IVDI-CAND 
EX-S-C-CAVSA-COGNITA 

EX    PRIVATO  •  IN  •  PVBLIC  •  RESTlTVER 

Coiiie  ha  ben  vediito  il  Marini-,  i  niagistrali  di  quesla  lapide  non  liaiino 
da  confondersi  coi  due  notissimi  curalores  aedium  sacrarum,  operum 
locorwnque ptiblicorum,  islituiti  da  Augusto,  e  clie  dovevano  essere  slati 
pretori  :  diversi  essendo  questi  nostri  cosi  pel  numéro  di  cinque,  corne 
per  l'ufficio,  che  non  fu  quello  di  sovrastare  alla  fabbrica  e  alla  ma- 
nutenzione  dei  pubblici  edifizi  sacri  e  profani,  ma  bensi  l'altro  di  i'.  ()5. 
rendere  al  pubblico  i  luoghi  occupali  dai  privati  e  di  delerminarne  i 
giusti  confini.  Una  tal  cura  fu  da  prima  esercitata  per  se  stesso  da 
Augusto^,  ma  trovasi  poi  che  nel  767  era  divenula  una  délie  attri- 
buzioni  dei  consoli\  Pare  adunque,  che  questa  separata  magislratura 
dovesse  la  sua  istituzione  a  Tiberio,  il  quale  si  piacque  di  simili  depu- 
tazioni  di  cinque  senatori,  0  per  dir  meglio  di  quattro  senatori  presie- 
duti  da  un  consolare;  onde  nel  7G8  ne  creô  un'  altra  consimile  perché 
avesse  pensiero  del  corso  del  Tevere^.  E  sembra  pure  che  quella  di  cui 
parliamo  cessasse  dopo  il  suo  impero;  insegnandoci  un  marmo  del  Maffei*^ 
che  le  incombenze  affidatele,  dopo  il  ripristinamento  délia  censura  ai 

'  Pag.  aoo,  G.  *  Donati,  p.  hôo,  5,  e  p.  li-ji,  i-i. 

*  Fr.  Arval.  p.  776.  ^  Dion.  lib.  LVII,  c.  xiv;  Grut.  p.  197. 

^  Sueton.    in   Augusl.    c.    xxxu;    Grut.         3. 
p.  '200.  1  e  3;  p.  19G,  3.  '  Mus.  Veron.  p.  3o6.  7. 

/16. 


:U\h  TESSERE  GLADIATORIE. 

tenipi  (]\  Claiulio,  furoiio  restituite  ai  censoi'i.  Certo  è  poi,  clie  le  due 
iscrizioni,  che  di  lei  faiino  memoria,  spettano  al  tempo  da  me  statuito, 
perché  1' allra  del  Fabretti  '  è  posleriore  al  7^9,  in  cui  ebbe  i  fasci 
L.  Asprenate  iiomiiiatovi  pel  primo,  e  viceversa  anteriore  al  777,  nel 
qiiale  si  uccise  di  propria  maiio  il  terzo  di  quei  curatori  M.  Cecilio  Gor- 
iHilo,  iiomo  pretorio".  Ne  puo  dubitarsi  clie  anche  gli  altri  loro  colleghi 
lossero  tratii  dal  senalo,  atlestandosi  nella  stessa  lapide,  che  P.  Viriasio 
Nasone  era  attualmenie  tribuno  délia  plèbe,  c  P.  Licinio  Stolone  essendo 
dichiaratamente  il  tnumviro  monetale  dei  tempi  di  Auguslo.  in  quella 
poi,  che  ho  poco  fariferila,  il  consolare  è  T.  Quinzio  Grispino  Valeriano, 
sulïetto  nel  765  in  compagnia  di  P.  Lentulo  Scipione.  G.  Galpetano  lu 
capo  dei  curalori  degli  archivj^,  e  uno  dei  curatori  del  Tevere^  i  quali 
per  aulorilà  del  passo  già  citato  di  Dione''  furono  tutti  senatori.  G.  Ponzio 
p.  (,(;.  Peligno  legato  proprctoi'e  di  Tiberio  è  noto  per  una  lapide  tuttora  esi- 
stente  a  Brescia,  stampata  poco  esattamenle  dal  G^ute^o^  dalla  quale 
consla  ch'  esercitô  per  due  volte  questa  cura  dei  luoghi  pubblici  nell' 
intervallo  Ira  la  questura  e  1'  edilità  curule;  dal  che  sembra  potersi 
dedurre,  che  quelF  niïicio  fosse  annuo  di  sua  nalura,  ma  che  gli  fosse 
])roi"ogalo.  Intine  M,  Grasso  Frugi  è  quel  medesimo  che  fu  poi  console 
oïdiiiaiio  nel  780.  Abbiamo  adunque  in  G.  Petronio  Umbrino  un  sena- 
tore  pi'ecisamenle  del  tempo  che  ci  è  necessario,  e  niente  vieta  di  cre- 
dere  che  proseguendo  nella  strada  délie  magistrature,  per  la  quale  si 
era  incamminato,  possa  esser  giunto  a  trattare  i  fasci  nel  778.  L' esser 
egli  anteposto  a  M.  Grasso  Frugi  indica  che  aveva  sopra  di  lui  (jualche 
preminenza ,  almeno  di  anzianità  ,  onde  starebbe  egregiamente ,  che 
r  avesse  anche  preceduto  di  un  biennio  nella  |)romozione  al  consolato. 
A  mio  avviso  egli  è  un  liglio  del  G.  Petronio  successore  di  Gornelio 
Gallo  nella  prefettura  deli'Egitto,  la  quale  amministro  dal  798  al  730 
secondo  i  calcoli  del  Lal)us,  e  in  cui  si  rese  famoso  per  aver  ])ortato  le 
ainii  Piomane  nell'  Etiopia,  vincendo  la   l'egina  Gandace.  Seud)i'a  poi 

'   Inscr.  doni.  p.  656,  n.  /i8>2.  '  Griit.  j).  197,  .'». 

^   T.'icit.  Annal,  lil».  IV,  r.  \\\u\.  ^   Lib.  LVII,  c.  xiv. 

Mmv.l.  ().  685,  1.  '  Pag.  /lôy,  3. 


TESSEUK  GLADIATORIE.  3(')5 

elle  siavi  stala  qualche  rclazione  di  parentela  fia  il  iiosU'o  C.  Petroiiio 
e  Ponzio  Nignno,  console  iiel  790,  allcso  die  nel  célèbre  giuramento 
(legli  Ariliesi,  riferito  dal  Fabretti',  (juest' ullimo  cliiamasi  cou  tiilli  i 
suoi  nonii  C  Pelrotiio  Ponzio  Ni<;rino. 

Cotai  parentela  ira  le  due  famiglie  viene  più  cliiararnente  accusata 
dair  antico  scoliaste  di  Giovenale,  clie  al  verso  638  délia  satira  M,  in 
ciii  si  ])arla  di  Ponzia  clie  avveleno  i  jiropri  ri[;li,  ricordata  alti'esi  in 
più  epigrainnii  di  Marziale,  noto  secoiido  la  correzione  del  Lipsio  : 
rr  Pontia  P.  Petronii  fdia,  queni  Nero  convictum  in  crimine  conjiira- 
r  tionis  damnavit,  defnncto  niarito  (ilios  suos  vcncno  necasse  convicta, 
cfcuni  largis  se  epulis  onerassct  et  veneno,  venis  incisis  saltans,  (|iio 
rr  maxime  studio  oblectabatur,  extincta  esLf)  Si  è  creduto  clie  (jiii  sia 
l'allato  il  prenome  del  padre,  percbè  P.  Petronio  seniore  lu  messo  a 
morte  ai  tempi  di  Claudio,  siccome  abbiamo  veduto,  e  P.  Petronio  di 
lui  figlio  fu  ucciso  per  ordine  di  Galba^,  onde  niuno  di  loro  lu  coii- 
dannato  da  Nerone.  Il  Lipsio^  voile  emendare  Titi,  percbè  amo  di  con- 
l'onderlo  con  Petronio  Arbitro  :  e  dello  stesso  parère  fu  1' autore  di  una 
lapide  Gruteriana*  dicbiarata  spuria  dal  De  \ita\  Ma  per  quanto  si  sa 
deir  autore  del  Salyricon,  non  pare  cb'egli  avesse  ne  moglie,  ne  proie. 
Da  questo  luogo  intanto  si  fa  cbiaro,  cbe  qualcbe  adozione  deve  essere 
intervenuta  fra  le  genti  Ponzia  e  Petronia ,  veggendosi  cbe  presse  îo 
scoliaste  il  gentilizio  del  padre  non  corrisponde  a  quello  délia  figlia. 
Délia  quale  adozione  venendoci  poi  oiTerto  un  indizio  dai  nomi  di  C.  Pe- 
tronio Ponzio  Nigrino,  parmi  più  proliabile  il  supporre,  cbe  quella  bar- 
bara  madré,  conservando  1'  appellazione  primitiva  délia  sua  casa,  na- 
scesse  dacostui,  del  quale  non  sappiamo  la  fine;  onde  puô  essere  stato 
benanclie  uno  dei  tanti  consolari  messi  a  morte  da  Nerone;  e  cb'egli 
air  opposto,  discendendo  dalla  Ponzia,  fosse  adoLtalo  dal  nostro  C.  Pe- 
tronio e  perciô  ne  assumesse  il  nome.  In  tal  caso  sarebbe  lecito  altresi 
di  difendere  come  sano  il  prenome  di  Publio  datogli  dal  commenta- 

'   Inscr.  (lom.  p.  678,  n.  i3.  *  Pag.  912,  6. 

^  Tacit.  Hist.  lib.  I ,  c.  vi.  "  Inscr.  Benrv.  p.  lx  .  n.  ùùB. 

^  Ad  Tacit.  Annal,  lib.  XVI,  c.  wiii. 


366  TESSERE  GLADIATORIE. 

toie  ;  Jjastaiiclo  perciô  di  appellarsi  ail'  esempio  di  niolti  altri,  corne  di 
Pomponio  Attico.  di  Bruto  1'  uccisore  di  Gesare  e  dell'  imperatore 
Galba,  i  quali  ora  furono  chiamati  col  loro  prenome  originario,  ora 
coir  adottivo. 

Se  vere  sono  le  cose  fin  qui  ragionate,  la  loro  conseguenza  sarà,  che 
in  grazia  délia  nuova  tessera  nei  fasti  dell'  anno  778  si  dovrà  d' ora 
innanzi  riscrivere  : 

M  •  ASINI VS  •  C  •  F  •  C  •  N  •  AGRIPPA 

CN  •  CORNELIVS  •  CN  •  F  •  CN  •  N  •  LENTVLVS  •  COSSVS 
SVFF  •  KAL  '  IVL  •  C  •  PETRONI VS  •  C  •  F  •  VMBRIN VS 

E  per  tal  modo  la  série  consolare  di  questi  tempi  essendo  accre- 
sciuta  di  un  nuovo  Petronio,  ne  verra  pure,  che  non  resti  più  cosi  sicura 
r  aggiudicazione  che  si  era  fatta  dell'  altra  legge  Petronia  sui  magistrat! 
municipali,  citata  in  un  marmo  di  Pompei  edito  dal  sig.  march.  Arditi', 
dietro  cui  se  n'  era  potuto  rinvenire  nuove  traccie  in  un'  iscrizione  del 
Fabretti  '-.  il  ch.  Furlanetto  ^  l' aveva  con  somma  probabilità  attribuita  a 
P.  Petronio,  i  cui  fasci  si  sono  superiormente  déterminât!  ail' anno  77'i  ; 
ma  ora  potrà  movere  qualche  pretesa  sopra  di  lei  anche  il  nostro  G.  Pe- 
tronio del  778*;  su  di  che  staremo  attendendo  il  giudizio  dell'  egregio 
cav.  Avellino,  il  quale  nelle  sue  osservazioni  sulle  lapidi  pompejane  ci 
ha  messo  poco  lii^  nella  speranza  di  veder  consecrate  a  questa  legge  le 
sue  dotte  investigazioni. 

'   [La  legge  Petronia  illustrnta,  Napoli,  ^  [Voyez,  dans  le  tome  II  de  ses  Opus- 

1817,  in-/»",  p.  5;  Orelli,  n.  8679;  J^Iomm-  coli,  la  note  5  de  la  page  28/1 ,  où  il  a  donné 

sen,  /.  N.  n.  â25o.]  le  premier  la  véritable  explication  des  sigles 

^  Inscr.  dom.  p.  /i85,  n.  iSg.  IllI  -VIR-  P  •  L-  P  de  l'inscription  de  Fa- 

^  Forcellinian.  kxic.  s.  \.  Petronia.  hretti  mentionnée  plus  haut,  explication  dont 

'  [Avant   tout   il  faudrait  prouver  que  d'autres  savants  se  sont  depuis  disputé  la 

c'est  une  loi  consulaire  et  non  un  plébiscite.  priorité.  L.  Remer.] 

Th.  Mommsen.  1 


DIPLOMI  IMPERIALI. 


DIPLOMI    fMPERIALl 

DI 
CONGEDO  MITJTARE'. 


Savio  e  lodaio  consiglio  fu  quelle  de!  Barone  Vernazza,  d'  illustre  !'.  3.' 
ricordanza,  allorchè  nel  mandare  alla  luce  un  diploma  impériale  di 
congedo  militare  uni  insieme  ed  ordino  tutti  gli  altri,  che  fino  al  nu- 
méro di  ventuno  erano  allora  conosciuti.  Il  quai  domestico  esempio  è 
ora  stato  seguito  dal  ch.  mio  collega  in  quest'  Istituto,  i\  professore 
Gazzera  di  Torino^,  che  nel  dar  fuori  un  nuovo  cimelio  délia  stessa 
natura  gli  ha  aggiunto  per  compagni  tutti  gli  altri,  che  dopo  il  Vernazza 
sono  venuti  a  notizia  del  pubblico  ;  cosi  che  in  queste  due  opérette  se  ne 
avrà  pronta  aile  mani  la  piena  raccolta,  Di  sette  diplomi  si  compone 
pertanto  la  présente  appendice ,  che  comprende  i  due  di  Traiano  de- 
gli  anni  867  e  809  pubblicati  dal  Lysons^e  riprodotti  dal  Labus  nel 
suo  dotto  commentario  sull'  ara  di  Hainburgo  "  ;  quelle  di  M.  Aurelio  e 
di  L.  Vero  del  91/1  da  me  ristaurato,  pubblicato  dal  Ravizza^  e  ripe- 
tuto  dal  Giornale  Arcadico'^;  Y  altro  di  Settimio  Severo  e  di  Caracalla  del 
961  edito  dal  De  Lama'';  e  il  frammento  di  Diocleziano  divulgato  dal 

'  [Extrait  des  Memorie  deW  Instttuto  di  ^  Reliquiae    Britannico-Romanue ,  Kent. 

corrispondenza  archéologie  a  di  Ro7na,tom.l ,  tab.  1  et  2, 
p.  3 3-5 1.]  "  [Le  premier  seulement  de  ces  deux  di- 

^  Notizia  di  alcuni  nuovi  diplomi  imperiali  plômes  avait  éié  reproduit  par  Labus  :  voyez 

di  congedo  militare,  e  ricerche  intorno  al  con-  plus  baut,  p.  69.  L.  Renier.] 
solato  di  Tiberio  Catio  Frontone,  del  profes-  ^  Epigr.  ant.  di  Chieti,  p.  10. 

sore  Costanzo  Gazzera,  socio  e  segretario  "  Luglio  1827,  tom.  XXX\.  p.  75-76. 

délia  Reale  Accademia  délie  scienze.  Torino ,  '  Giornale    Arcadico,    febbraro    iSaS, 

dalla  stamperia  Reale.  i83t,  in-6".  tom.  XVII ,  p.  -274-98/4, 

III.  /17 


370  DIPLOMI   IMPERIALI. 

Guarini  \  che  pel  titolo  attribuito  a  Massimiano  Erculeo  di  SAKmalicus 
Maximus  V  dev'  essere  posteriore  al  io5/i,  in  cui  fu  scritto  il  célèbre 
editto  di  Stratonicea,  nel  quale  Diocleziano,  e  per  conseguenza  anche 
r  Erculeo,  si  appella  soltanto  SARM -MAX-IIII.  Di  questi  siccome 
noti  da  qualche  tempo  mi  dispenserô  dal  tenere  discorso,  quantunque 
p.  3/1.  ora  ricompariscano  arricchiti  di  parecchie  buone  osservazioni,  e  mi  re- 
stringero  a  ragionare  soltanto  degli  altri  due,  che  al  merito  comune  ai 
loro  fratelli  uniscono  il  pregio  délia  novità. 

Quello  ch'  è  interamente  debitore  délia  sua  pubblicazione  al  mio  col- 
lega,  dopo  essere  stato  rinvenuto  a  Peregova  nell'  Ungheria,  è  passato 
nell' impérial  Museo  di  Vienna,  e  non  conserva  se  non  che  una  sola 
délie  due  laminette,  la  quale  di  più  è  anche  frammentata'^  Tuttavolta 
comparando  lo  scritto  délie  due  faccie  si  perviene  a  restituirlo  in  gran 
parte  :  anzi  1  editore  per  mostrarne  il  senso  seguito  1'  ha  anche  ristau- 
i-ato  interamente  :  ma  io  per  non  dar  luogo  ad  alcun  inganno  riterrô 
quel  soli  supplimenti,  che  sono  sicuri  : 

imp  caes  divi  /ta^/RI  AN  FDI  VITRAI  AN  I 
parthici  n  divi  weRVAEPRONTAELIVS 
liadrianus  a  n  f  ONINVSAVGPI VSPONT 
max  trib  pot.  .  .  IMPIICOS  IIII  PP 
equit  et  pedit   r/M  IMILINA  LISlTT  QVAE 

appell NETGALLETPANN 

et  i   lilpia  cONTETCOHXÏÏIVLP 

et coETTfL  VLPHISPcc 

et AELAcoETIaVGNERV 

....   et   i  ulpia  BRITTcoETI  H  ISP  AN 

.  .  .  .et ef  ilHISPSCVTETTCY 

.  .  .et NETVÏTHRACETSVNT 

in et  cî/rENSVBMACRI  NI  O 

^y  M  i  N  Q_E  T  V I G I  N  T  S  T I  P 

EMERITDIMISHONESTMISSQVOR 
NOM  I NSVB5CRIPTSVNTC I  VITRO  M  A  N 
QVIEORNONHABDEDETCONCVM 

'  ISov.  monumcnti  EcUmesi,  y.  16.  weau  fac-similc,   dans  ses  Zwolf  vouiischc 

^  |M.  Ameth  en  a  depuis  pid>lié  un  non-        M ililur- Diplôme ,  n°  ix,  pi.  XXI l.j 


DIPLOMI  IMPERIALI.  371 

VXORQVASTVNCHABCVMEST 
CIVITISDATAAVTCVMISQVASPOST 
DVXDVMTAXATSINGVLIS 
A  D  V   K   OCT 

SEXCALPVRNIOAGRICOLA 

TICLAVDIOIVLIANO 
COhTvLPIABRITTON  ce  CVIPRAEST  P.  35. 

L  NONIVS         BASSVS         PICEN 

EX      PEDITE 
LVONER     COMOLACI     F     BRITT 
DESCRIPTETRECOGNITEXTABVLAAER 
QVAEFIXAESTROMAEINMVRPOST 
TEMPLVMDIVIAVGADMINERVAM 

Giustamente  si  osserva  dal  cli.  autore  essere  un  merito  pailicolare 
di  qiiesti  bronzi  l'aprire  le  vie  ad  un  génère  di  storia  tutto  nuovo  délia 
milizia  rornana,  a  ([uella  cioè  che  risguarda  gli  ausiliari  ed  i  confede- 
rati;  e  sotto  questo  aspetto  H  riferito  diploma  non  sarà  meno  prege- 
vole  di  qualunque  altro.  Imperocchè  venivano  da  lui  commemorate  tre 
aie  di  cavalleria  e  dodici  coorti  di  fanteria;  e  quantunque  sia  perito  il 
nome  dialcune,  offre  tuttavolta  di  che  ampliare  il  catalogo  che  di  tali 
corpi  ci  lu  dato  dal  sig.  Cardinali  ^  Ma  per  rispetto  aile  aie  mi  permetta 
il  mio  collega  di  scostarmi  alquanto  dal  suo  sentimento.  Egli  crede  che 
r  indicazione  délia  prima  occupasse  tutta  intera  la  sesta  riga,  e  che  le 
due  rimanenii  fossero  ricordate  nella  settima  :  onde  suppli  QVAE 
appell  i  ulp  aqiiùaN  ET  GALL  ET  PANN  et.  i  hisp  et  ulp  cONT. 
INiun  diibbio  che  gli  avanzi  del  nome  dell'  ultima  spettino  ad  un'  ala 
Ulpia  di  contarii,  ossia  di  lancieri,  e  tutto  al  più  potrebbe  restare  leg- 
giermente  incerto ,  se  si  parli  délia  prima  célèbre  in  uiolti  marmi  ^,  op- 
pure  di  una  supposta  seconda,  di  cui  finora  non  si  ha  conoscenza.  Ma 
ben  mi  riesce  strana  la  mescolanza  di  tre  diverse  nazioni  in  uno  stesso 

^  Memorie  romane  di  Anticidtà,  tom.  III ,  diplôme  qui .  ainsi  qu'on  le  verra .  appartient 

p.  217  e  seg.  à  une  province  voisine ,  a  prouvé  depuis  que 

^  [Le/ac-sw«7edun  diplôme  de  Tan  157,  c'était  en  effet  cette  première  aile  des  con- 

publié  par  M.  Arneth,  Militàr-Diplom.  pi.  X,  tarit  qui  était  ici  nommée.  W.  Henzen.] 


372  DIPLOMI  IMPERIALI. 

reggimeiito,  e  tengo  di  più  che  il  sccondo  di  loro  non  sia  sconosciuto. 
Infatti  una  lapide  di  Gamerino,  édita  da  molti  e  in  ultimo  dall'  Orelli  ^ 
ci  fa  rimembranza  di  un  Menio  Agrippa  PRAEF  •  ALAE  •  GALLOR  • 
ET-PANNONIOR-CATAFR«6'/«e,  il  quale  viveva  anch' egli  sotto 
P.  36.  l'inipero  di  Antonino  Pio.  Parmi  adunque  più  probabile  il  credere,  che 
délia  prima  ala  non  sia  rimasto  superstile  se  non  che  F  ultimo  N^,  e  che 
dietro  1'  esempio  addotto,  il  nome  délie  altre  due  si  abbia  da  leggere 
ET  GALL  ET  PANN  catafi-  et  i  ulpia  cONT. 

Fra  le  otto  coorti,  de'  quali  più  o  meno  intera  si  è  serbata  la  me- 
moria,  era  già  nota  la  sesta  dei  Traci,  e  cosi  pure  la  prima  dei  Brit- 
toni  e  la  prima  degFIspani,  ambedue  migliarie;  se  non  che  ai  titoli  di 
Flavie  e  di  Elie,  de'  quali  entrambo  furono  insignite,  converrà  ora 
aggiungere  1'  altro  di  Ulpie,  che  ottennero  dalF  imperatore  Traiano.  La 
prima  dei  Nervii,  sebbene  ignota  al  Gardinali,  pure  era  apparsa  nel 
secondo  diploma  dei  Lysons^,  ma  ne  consegue  anch'  essa  F  accrescimento 
dei  cognome  di  Augusta.  La  seconda  degF  Ispani  incontrasi  nel  Gru- 
tero^  ma  quando  sia  la  medesima,  toccherà  a  lei  pure  il  nuovo  predi- 
cato  di  scutata  ;  noji  essendo  nuovo  che  anche  le  coorti  ausiliarie  fos- 
sero  armate  di  scudi ,  giacchè  un  PRAEF  •  COHORT  •  SC  VTATAE 
ci  si  mostra  in  una  lapida  di  Veio,  sfuggita  anch'  essa  al  Gardinali, 
quantunque  édita  dal  INibby^  Ho  detto  :  quando  sia  la  medesima, 
perché  fra  le  tre  che  vengono  adesso  in  luce  per  la  prima  volta,  si 
trova  un'  altra  COH  •  1  •  HISPAN  diversa  per  certo  dalla  I  •  FL-VLP  • 
HISP  •  oo  memorata  due  righe  avanti;  onde  potria  ben  essere,  ch'  eila 
losse  la  prima  scutata,  e  che  quindi  si  avessero  a  sceverare  ambe- 
due dalle  altre  coorti  spagnuole,  che  progrediscono  in  numéro  fino 
a  dieci.  La  prima  CY. .  .  non  sembra  potersi  supplire  diversamente 

^-  8o4.  cl  les  Annales   de   l'Instilnt   de    Corrcspon- 

[Peut-être  n'est-ce  pas  une  conjecture  dance  archéologique,  i  855 ,  p.  3i,  note  y. 

trop  hardie  de  suppléer  campagoN  ou  hisp-  W.  Henzen.] 

campagoN;  on  sait  en  effet  qu'une  aile  de  ''  [Voy.  Gardinali, i)îp/omùV«/;.  Lav.  Xll.| 

ce  nom  (-lait  slalionnée  dans  la  province  à  ''  Pag.  355,  G. 

laquelle  appartenait  ce  diplôme.  Voyez  mon  '^   Viaggio  nei  contorni  di  llomu,  lom.  I. 

Supplément  au  recueil  d'Orelli,  n.  G858',  pag.  5i. 


DII'LOMI  IMPERIALI.  373 

(la  CYprioriim,  o  CYrenensium,  ma  prohabilmente  avrà  ragione  il 
nostro  autore,  chc  ha  prescelto  il  seconde  popolo,  perché  questc 
coorii  corne  vedremo  stanziavano  appurito  nella  Cirenaica^  Felicis- 
sima  infine  mi  sembra  l' interpretazioiie  AEL Anensium,  ch'  egli  dà  ail' 
avanzo  del  nome  di  un'allra  coorte,  credcndola  composta  degli  Arabi 
abilaiori  délia  città  di  Ela  o  di  Elana  sul  mar  lîosso  in  vicinanza  delF 
Egitto,  ch'  esser  dovette  una  dellc  conquiste  di  Traiano  :  ben  rillet- 
tendosi  da  lui,  chc  se  si  ebbcro  aie  e  coorti  di  Arabi,  d'  Iturei,  di 
Damasceni  e  di  Petriani^,  niente  osta  che  se  ne  potessero  avère  ancora 
di  Elanesi. 

La  formula  ET  SVNT  che  sussiegue,  chiama  necessariamente  la 
provincia,  in  cui  erano  acquartierati  questi  soldali ,  e  quanlunque  non 
rimanga  di  lei  se  non  che  il  misero  avanzo.  .  .EN,  basta  tultavia  per- 
ché si  possa  con  sicurezza  interpretare  CyrEN^,  essendo  essa  1'  unica 
provincia  romana,  in  cui  si  avveri  quella  terminazione.  Imperocchè 
1'  Armenia,  l'Adiabene,  l'Osroene  e  simili  regioni  orientali,  che  in  vai-j 
tempi  furono  conquistate  dall'impero,  non  ne  facevano  parte  sicura- 
mente  sotto  il  regno  di  Antonino  Pio,  e  le  leggi  sul  troncamento  délie 
parole  escludono  la  Lugdunense,  la  Narbonense '^,  ed  altre  di  egual 


'  [On  vei'ra  plus  loin  que  Borgliesi  s'est 
trompé  sur  le  nom  de  la  province  où  étaient 
stationnées  ces  troupes;  mais  alors  même 
qu'il  eût  eu  raison  sur  ce  point,  il  n'aurait 
pas  dû  en  faire  un  argument  en  faveur  de 
la  restitution  du  mot  CYrenensium,  parce 
que,  ordinairement,  les  troupes  auxiliaires 
n'étaient  pas  stationnées  dans  leur  patrie. 
Du  reste,  si  l'on  s'en  rapporte  dx\  fac-similé 
de  M.  Arneth,  qui  paraît  exécuté  avec  plus 
de  soin  que  celui  de  Gazzera ,  il  n'est  point  ici 
question  d'une  nouvelle  cohorte ,  mais  d'un 
surnom  de  la  cohorte  II  Hispanorumsculata, 
qui  se  serait  appelée  en  outre  CYpria  ou 
CYrenensis.  W.  Henzen.] 

^  [On  ne  connaît  ni  aile  ni  cohorte  de  Pe- 
triani;  on  connaît  seulement  une  ala  Pe- 


Iriana  (OreUi,  5i6;  Henzen,  5/155),  ainsi 
appelée  de  quelque  officier  romain  nommé 
Petra,  et  non  pas  de  la  ville  de  ce  nom. 
Yoy.  Annali  delV Instit.  dicorrisp. arch.  1 855, 
p.  27.  W.  Henzex.] 

^  [J'ai  démontré,  en  comparant  les  trou- 
pes mentionnées  dans  ce  diplôme  avec  celles 
en  faveur  desquelles  fut  rendu  le  diplôme  de 
Statius  Priscus,  en  157,  que  l'opinion  à  la- 
quelle se  range  ici  Borghesi  était  erronée . 
et  que  la  ligne  dont  il  s'agit  doit  être  sup- 
pléée :  ET  SVNT  in  dacia  apul  'E'H(sî)  ou 
in  dacia  maluENîsi).  Cette  correction  a  été 
depuis  approuvée  par  Borghesi.  Voyez  An- 
nali deir  Instit.  di  corrisp.  arch.  1 855,  p.  3 1 . 
note  9.  W.  Hexze.-v.] 

'  [  La  même  raison  s'opposerait  à  ma  res- 


37. 


37Z»  DIPLOMI  IMPERIALI. 

flesinenza.  E  parrà  poi  molto  bene  che  1'  abbondaiiza  dello  spazio  li- 
chiegga  la  premessa  di  un'  altra  parola,  essendochè  la  Cirenaica  non 
fece  mai  provincia  da  se  sola,  ma  dopo  essere  stata  assoggetlata  ai 
Romani  da  Pompeo,  fii  riunita  al  proconsolato  di  Creta.  Farà  dun- 
que  meraviglia  come  il  Gazzera,  d' accorde  col  Labns,  piuttosto  che 
restaurare  colla  scorta  d'  infinili  esempi  ET  SVNT  in  creta  et  cy- 
rEN,  abbia  amato  di  leggere  in  aegypto  et  cyrEN  :  del  quai  loro  con- 
siglio  non  essendosi  addotte  le  ragioni,  mi  è  convenuto  investigarle,  e 
parmi  veramente  di  averne  trovata  alcuna,  che  mi  move  a  seguire  il 
loro  avviso. 

Per  quanto  moderatamente  si  voglia  calcolare  la  cjuantità  dei  soldati, 
che  componevano  quesle  tre  aie  e  dodici  coorti,  quattro  o  piuttosto  sei 
délie  quali  erano  migliarie,  converrà  sempre  farla  ascendere  a  circa 
dieci  mila  uomini.  In  conseguenza  se  sei  mila,  ossia  una  legione,  fu- 
rono  creduti  un  numéro  abbastanza  importante  per  meritare  di  essere 
sempre  affidati  ad  un  legato  dell'  imperatore ,  questo  corpo  maggiore 
non  puô  aver  avuto  un  comandante  di  minor  dignità.  Ora  non  puô  a 
meno  di  cagionare  sorpresa  tanta  copia  di  soldatesche  nel  governo  di 
Creta,  che  fu  una  délie  piii  piccole  provincie  proconsolari,  le  quali  per 
la  stessa  loro  istituzione  dovevano  essere  inermi  ;  e  infatti  senz'  altre 
ricerche  vedremo  dal  secondo  diploma,  che  la  Sardegna  e  la  Corsica, 
le  quali  anch'  esse  erano  di  ragione  del  senato,  non  furono  presidiate  se 
non  che  da  due  coorti.  Di  piii  come  conciliare  in  tal  caso  nella  stessa 
provincia  le  due  autorità  elerogenee  di  proconsole  e  di  legato  di  Au- 
gusto?  Qualche  straordinario  mutamento  deve  adunque  essere  occorso 
nella  di  lei  amministrazione,  e  difatti  la  storia  ci  somministra  un'  occa- 
sione,  che  dovette  richiederlo.  Imperocchè  sappiamo  che  sulla  fine  dell' 
V.  38.      impero  di  Traiano  avvennc  nella  Cirenaica  una  furiosissima  ribellione 

tilulion;  mais  il  siiflil  de  comparer  quelques  et  à  la  Nari)onnaise;  c'est  qu'on  sait  parfai- 

diplomes  militaires,  pour  voir  qu'on  n'y  ob-  tement  qu'il  n'y  avait  pas  darmëe  dans  ces 

servait  pas  si  scrupuleusement  les  lois  de  l'a-  provinces  à  l'époque  à  laquelle  appartient 

bréviation.  VV.  Henze\.  —  Une  antre  raison  notre  diplôme.  L.  Remhr.| 
devait  empécber  de  penser  à  la  Lyonnaise 


DIPLOMI  IMPEHIALI.  375 

pcr  parte  dei  Giudei  clie  l'ecero  stra^^e  (Ji  ])iù  di  dugento  e  venti  mila 
fra  Greci  e  Piomani  ivi  abitaiiti;  la  quai  ribellione  cssendosi  comuni- 
cala  air  Egitto  dcgenero  in  aperta  guerra,  di  cui  Adriano  commise  la 
condotta  a  Marzio  Tui'bone,  clie  riusci  in  fine  a  restituire  in  quel  luo- 
glii  r  autorità  impériale.  Parimenti  è  noto  essere  stata  una  délie  solite 
provvidenze  dei  Gesari  quella  di  avvocare  a  se  le  provincie  proconso- 
iari,  quando  le  guerre  o  gravi  turbolenze  vi  si  manifestavano.  Per  tali 
ragioni  Augusto  si  riprese  la  Dalmazia  dando  in  cambio  Gipro  e  la  Gallia 
Narbonese,  e  per  alcuni  anni  sospese  l' invio  dei  proconsoli  nella  Sar- 
degna.  Gosi  Tiberio  ripose  solto  la  sua  diretta  podestà  la  Macedonia 
colla  Mesia,  finchè  Glaudio  rese  al  senalo  la  Macedonia,  formando  délia 
Mesia  una  nuova  provincia  cesarea.  Gosi  Traiano  permuta  coi  senatori 
laPanfilia,  ricevendone  la  Bitinia,  che  sotto  Severo  o  Garacalla  fu  poi 
loro  restituita  :  e  cosi  M.  Aurelio  e  L.  Vcro  per  l' irruzione  di  \  olo- 
gese  affidarono  temporariamente  1'  Asia  al  loro  legato  Avidio  Gassio. 
Niente  adunque  di  più  probabde,  anzi  di  piii  conforme  agli  usi  romani, 
che  in  quella  circostanza  la  Girenaica  fosse  staccata  dalla  Creta,  che 
seguitô  ad  essere  proconsolare,  siccome  apparisce  dal  Digesto^  per 
assoggettarla  al  prefetto  dell'  Egitto,  cui  fu  dato  il  carico  di  quella 
guerra.  E  in  questa  nuova  situazione  potè  rimanere  alcun  tempo  a  mo- 
tivo  dei  timori,  che  continuavano  a  destare  gli  Ebrei,  che  in  gran  nu- 
méro ivi  dimoravano,  e  che  sul  cadere  dell' impero  di  Adriano  ripre- 
sero  effettivamente  le  armi  nella  Palestina,  onde  ne  segui  la  seconda  p.  39 
distruzione  di  Gerusalemme.  Gosi  pure  di  nuove  sollevazioni  giudaiche 
ed  egiziane  sotto  il  successore  Antonino  ci  fa  motto  Gapitolino^.  Gerto 
è  frattanto,  che  le  prove  dell'  unione  délia  Girenaica  colla  provincia 
cretese  abbondano  nelîe  lapidi  per  tutto  il  primo  secolo  cristiano  :  che 
malgrado  le  mie  ricerche  non  mi  è  riuscito  di  trovarne  alcuna  durante 
r  impero  di  Adriano  e  di  Antonino  Pio  :  ma  che  ricompariscono  daM.  Au- 
relio in  poi,  da  cui  probabilmente  dopo  sedata  la  rivolta  di  Avidio  Gas- 
sio fu  restituita  ail'  antica  società,  facendone  fede  fra  gli  altri  i  marmi 

'   Lib.  XI.VIII,  lit.  XVI,  Ir.  /i.  —  "^  In  Antonino  Pio,  c.  v. 


376  DIPLOMI  IMPERIALI. 

del  célèbre  Fabio  Gilone^  e  di  Settimio  Geta,  fratello  dell'  imperatore 
Settimio  Severo^. 

L'opinione  finor^a  difesa  riceve  nuovo  fondamento  dalla  memoria  del 
préside,  sotto  il  comando  del  quale  erano  poste  quelle  coorti,  e  di  cui 
non  ci  è  rimasto  se  non  che  il  solo  nome:  SVB  MACRINIO  . . .  Questa 
gente  fu  pocliissirao  estesa  :  ed  io  non  conosco  che  tre  soli  personaggi 
a  lei  appartenenti ,  cioè  Macrinio  Visco  uomo  pretorio  contemporaneo 
di  Plinio  ^,  Macrinio  Vindice  prefetto  del  prelorio  di  M.  Aurelio*,  il 
quale  comandando  la  cavalleria  péri  nel  99 5  in  una  battaglia  contro 
i  Marcomanni  ^,  e  il  console  M.  Macrinio  Avito  Gatonio  Yindice ,  in  cui 
si  estinse  la  linea  mascliile  délia  sua  casa,  apparente  da  una  lapida  del 
Museo  Vaticano,  édita  con  qualche  scorrezione  dal  Grutero^.  Il  profes- 
sore  Gazzera  ha  supplito  :  SVB  •  MACRINIO  ■  avito  -praef.  immaginan- 
dosi  senza  dubbio  un  supposto  padre  0  zio  di  questo  console ,  non  es- 
sendo  possibile  ch'  egli  avesse  di  mira  lui  medesimo.  Imperocchè  dalla 
stessa  lapida  siamo  fatti  certi,  che  il  primo  ufficio  da  lui  conseguito  fu 
quello  di  prefetto  délia  coorte  VII  dei  Galli,  nel  quai  comando  fu  do- 
nato  DONIS-MIL-IN-BEL-GERM-AB-IMP-M-AVR-ANTO- 
NINO  •  AVG,  onde  rimane  dimostrato  ch'  egli  non  ha  potuto  reggere 
alcuna  provincia  sotto  il  principe  antecessore.  Per  me  perô  egli  è  ma- 
p.  /lo.  nifestamente  il  figlio  del  prefetto  del  pretorio,  che  s' istradava  per  la 
carriera  dell'  armi  nelîa  stessa  guerra,  in  cui  gli  fu  ucciso  il  padre.  Lo 
che  essendo  mi  pare  meglio  chiamato  il  supplimento  SVB -MACRI- 
NIO •Z/'mJîce-pm»?/".  attribuendo  cosi  quell' ufficio  al  genitore  dilui,  col 
quale  egregiamente  si  accordano  i  tempi  e  la  carica  successivamente 
occupata.  Se  si  trattasse  di  qualunque  altra  provincia  se  ne  incontre- 
rebbe  difficoltà  insormontabile,  perché  se  Vindice  fu  prefetto  del  pre- 

Marini,  Iscriz.  Albane,  p.  5o;  Grut.  ^  Grut.    p.   logy,   7.  [Coiy.  inscr.   Gr. 

p.  1099,  7,  [Il  n'est  pas  nécessaire  de  faire  n.  2691.  ] 
remarquer  que  toutes  ces  conjectures  ont  ^  Hist.nat.  iib.  XI,  c.  xxxviii. 

perdu  leur  base  depuis  qu'il  esL  démontré  "  Grut.  p.  5 1 3 ,  1 . 

que  leîj^  troupes  mentionnées  dans  ce   di-  ^  Patrie.  De /e^a<.  p.  12/1  ,ed.  Bonn.  Dion, 

ploine  étaient  stationnées  dans  la  Dacie  el  Iib.  LXXI,  c.  m. 
non  pas  dans  la  Cyrénaïque.  W.  Henzen.]  '  Pag.  i33,  5. 


DIPLOMI  IMPERIALI.  377 

lono  non  fu  per  conseguenza  senatore,  e  quindi  nù  proconsole,  ne 
legato.  Ma  ncll'  cnunciata  opinione  chc  quel  soldati  niilltassero  nell 
Egitto,  la  qualità  délia  persona  non  potrebbe  meglio  convenire,  es- 
sendo  questa  1'  unica  provincia  per  1'  appunto,  il  cui  reggimento  era  in- 
terdetto  a  chi  aveva  1'  accesso  in  senato,  e  sapendosi  anzi  clie  la  di  lei 
prefettura  era  una  délie  scale  ordinarie  per  salire  a  quella  del  pretorio. 
Si  avrà  dunque  molto  verosim  il  mente  di  qui  un  nuovo  prefetto  egi- 
ziano  da  aggiungersi  alla  série  che  ce  ne  ha  data  il  Labus\  la  quale 
viceversa  non  si  rifiuta  di  ammetterlo,  niente  impedendo  che  possa  ve- 
nire  interposto  tra  Furio  Yittorino  e  Basseo  Piufo,  l'uno  suo  anteces- 
sore,  r  altro  suo  collega  nel  comando  dei  pretoriani. 

Non  meno  importante,  ma  più  chiara  si  troverà  l' indicazione  del  con- 
solato,  che  se  è  ignoto  ai  fasti  non  perô  gli  scrittori  ignorano  le  per- 
sone  dei  consoli,  dei  qiiali  la  diligenza  dell'  illustratore  ha  ripescato 
certe  novelle,  ch'  erano  giàbastate  per  darmi  fondata  congettura  di  non 
essere  ioro  mancata  quella  sublime  dignità.  Imperocchè  del  primo  ci 
attesta  Gapitolino-,  che  sul  cominciare  dell'  impero  di  M.  Aurelio  e  di 
L.  Vero,  ossia  nel  91^^,  ccadversus  Britannos  quidem  Calpurnius  Agri- 
(fcola  missus  est  pi  nella  quale  legazione,  che  fu  data  costantemente  ad 
un  consolare,  siccorae  risulta  da  Tacito*,  successe  a  M.  Stazio  Prisco, 
che  nello  stesso  anno  dalla  Brettagna  fu  traslatato  nella  Cappadocia  ^.  Ed 
è  poi  da  tenersi  che  Agricola  continuasse  lungamente  nell'  amministra- 
zione  délia  guerra  commessagli,  che  si  protrasse  per  lo  meno  fino  alla 
seconda  spedizione  Marcomannica  del  922*^  facendone  fede  una  lapida 
d' Inghilterra,  in  cui  si  dice  :  SVB  •  CALPVRNIO  •  AGRICOLA  • 
LEG' AVC,  la  quale  è  certamente  posteriore  alla  morte  di  L.  Vero 
seguita  circa  la  meta  di  gennaro  dell'  anno  medesimo,  perché  altrimenti 

'  Epigrafe  scop.  in  Egitto,  p.  /19  e  seg.  série,  1867,  tome  IX.  p.  61.  E.  Hub>er.] 

"^  In  Marco,  c.  viii.  *  Agricol.  c,  xiv. 

^  [Je  crois  qu'il  faut  reculer  d'un  an.  ^  Capitol,  in Fero^  c.  vu;  Grtit.  p.  698.  1 . 

c'est-à-dire  jusqu'en  916,  l'arrivée  de  Sex.  [^oy.  plus  haut,  p.  "2^9.] 

Calpurnius  Agricola  dans  la  Bretagne.  Voy.  ^  Capitol,  in  Marco,  c.  xx. 

mon  article   sur  les  gouverneurs  de  cette  '  Camden.  p.  6G0. 
province  dans  le  Rhein.  Muséum,  nouvelle 

ni.  /18 


378  DIPLOMI  IMPERIALl. 

sarebbesi  appellato  LEG'AVGG.  L' identità  del  preriome  Sesto, 
rarissimo  nella  gente  Calpurnia ,  puô  coiisigliare  a  crederlo  délia  casa  di 
quel  Sesto  Galpurnio  Giuliano,  discendente  per  certo  del  Caipurnio 
Giuliano  legato  di  Domiziano  nella  Mesia^  a  proposito  del  quale  scrisse 
Frontone-  :  crEquitis  Romani  unius  contubernalis  mei  Sexti  Calpurni 
rrdignitatem  rogatu  meo  exornasti  duabus  jam  procurationibus  datis. -n 

Più  certe  notizie  si  hanno  délia  famiglia  del  suo  collega,  che  si  re- 
puta  discendente  dal  Claudio  Giuliano,  che  dopo  aver  comandata  la 
flotta  del  Miseno  fu  procuratm^  ludi  magni,  e  quindi  ucciso  per  ordine 
del  fratello  daU'imperatoreVitellio  nell'  822  ^.  Nacque  apparentemente 
il  console  da  un  altro  Claudio  Giuliano  prefetto  dell'  annona  sotto 
Adriano^,  e  viceversa  fu  padre  di  un  quarto  dello  stesso  nome,  che  ot- 
tenne  anch'  egli  la  medesima  prefettura  nell'anno  gBA^,  dalla  quale 
potrebbe  pensarsi  che  con  regolare  promozione  passasse  a  quella  del 
pretorio,  onde  si  avesse  a  confondere  col  Giuliano  che,  nel  codice  Giu- 
stinianeo*^,  troviamo  pochi  anni  dopo  investito  di  quelF  ufficio  da  Se- 
vero  e  da  Caracalla.  Il  che  se  fosse ,  converrebbe  distinguerlo  dall'  Appio 
Claudio  Giuliano,  forse  allora  suo  figlio,  patrono  dei  Canusini  nel  976  ^, 
console  per  la  seconda  volta  l'anno  dopo,  prefetto  di  Roma  ai  tempi  di 
Alessandro  Severo  e  probabilmente  nel  987^.  Del  compagno  di  Agri- 
cola  si  fa  ricordanza  in  un  titoletto  del  Donati^,  e  fra  varie  lettere  che 
gli  furono  indirizzate  da  Cornelio  Frontone  ce  ne  rimangono  ancora 
P. '12.  due,  dalle  quali  apparisce  ch' ebbe  altresi  il  cognome  di  Naucelio^*^. 
Consta  pure  da  esse  che  sotto  i  Divi  Fratelli  amministrô  una  provincia 
e  un  esercito,  dal  che  ottimamente  ricava  il  nostro  autore  che  fu  un 
legato  consolare. 

Ma  in  quale  anno  questa  nuova  coppia  di  consoli  si  dovrà  aggiun- 
gere  ai  fasti?  Saviamente  risponde  il  profcssore  Gazzera,  ch' essendo 

'  Dion.  lib.  LXVII,  c.  x;  Mural,  p.  66,  7.  '  Grut.  p.  821 ,  9,  e  p.  3i3,  6. 

^  Ad  Pium,  ep.  ix.  "  Lib.  VII,  tit.  xxxiii,  1.  1. 

'  Plin.  Hist.  nat.  lib.  XXXVII ,  c.  111  ;  Tacit.  '  Fabrelti ,  Inscr.  doni.  p.  698 ,  9. 

Hisl.  lib.  III,  c.  LMi,  Lxxvi,  Lxxvir.  **  Cod.  Just.  lib.  I,  til.  xliv,  1.  1. 

''  Mai,  Digesto  Antegiustvitaneo ,  p.  67 .  "  Pag. /i 5 6,1 3. 

[  Voyez  plus  haut,  p.  198.]  '"  Ad  Amicos,  lib.  I,  ep.  viii  <;  xx. 


DIPLOMI  IMPERIALI.  379 

perito  il  numéro  dellc  tribunizie  podestà  dell'  imperatore,  rnanca  V  uiiico 
sicuro  londamento  che  si  avrebbe  avuto  per  deierminarlo,  onde  si  puô 
asseverare  soltanlo,  che  costoro,  i  quali  occuparono  ii  nundino  di  set- 
tembre  e  di  ottobre,  esercitarono  il  loro  uliicio  non  prima  dell'  898,  sul 
principio  del  qualc  Antonino  presc  il  quarto  consolato  iscritto  nol  di- 
ploma,  enon  dopo  il  918,  aLtesoclie  ai  7  di  niai'zo  snccessivi  quel  prin- 
cipe usci  di  vita.  Inchinerebbe  tuttavolta  ad  assegnarli  al  citato  anno 
898,  supplendo  nei  titoli  imperiali  TRIB* POT- VIII;  e  cio  a  motivo 
che  in  quell'  anno  si  diede  sicuramente  un  congedo  ai  soldati,  del  che 
ci  rende  testimonianza  la  prima  pagina  interna  di  un  allro  diploma 
dello  stesso  Antonino  edito  dallo  Schoenvvisner ',  nel  quale  è  desiderato 
il  nome  dei  consoli.  La  ragione  addotta  dimostra  certamente  la  possi- 
bilità  délia  congettura,  ma  lascia  pcrô  luogo  ad  osservare  che  in  questo 
caso  tanto  Agricola  quanto  Giuliano  avrebbero  tardato  sedici  anni  dopo 
il  consolato  a  ricevere  la  provincia  cesarea,  essendo  che  ambedue  non 
la  conseguirono  se  non  dopo  la  morte  di  Antonino  Pio.  Ora  quest'  in- 
tervallo  puô  sembrare  soverchio,  specialmente  dopo  gli  esempi  che  ho 
raccolti  nell'  illustrazione  del  marmo  di  Salvio  Libérale 2,  dai  quali  si 
vede  essere  stato  di  uso  fréquente,  che  la  legazione  délia  Brettagna  se- 
guisse  da  vicino  la  dignità  ipatica.  Per  lo  che  taluno  potrebbe  trovare 
più  verosimile,  che  i  fasci  di  costoro  si  avessero  da  riavvicinar  maggior- 
mente  al  principio  dell' impero  dei  due  fratelli^. 

Infme  per  non  lasciar  trapassare  alcuna  riga  inosservata  riflette  il 
mio  collega,  che  il  L.  Nonio  Basso  prefetto  délia  coorte  prima  dei  Brit- 
toni  dev'  essere  un  discendente  0  un  atïine  del  poco  fà  ricordato  G.  Sal-  p.  'Vi. 
vio  Libérale  Nonio  Basso  console  ai  tempi  di  Nerva,  ed  io  aggiungerô 
anche  del  L.  Flavio  Silva  Nonio  Basso  console  ordinario  dell'  83 A". 
L' apprendersi  ora  che  questo  prefetto  era  Piceno  conferma  l' opinione 
ch'  io  aveva  già  esposta  sulla  patria  degli  altri  due  personaggi  ^. 

'  Iter  Pannon.  part.  II .  p.  121.  [  Cardi-        en  9 1 1  ;  voyez  daiis  ses  Fastes  la  note  sur  les 
nali ,  Diplomi  imperiali,  tav.  xix.]  consuls  suiïecti  de  cette  année.  L.  Renier.] 

''  [Voyez  plus  haut,  p.  192.]  '  Marin.  Frai.  Anal.  tav.  xsiir. 

^  [Depuis,  Borghesi  a  placé  ce  consulat  ''  [Voyez  plus  haut.  p.  lygetsuiv.] 

^8. 


380  DIPLOMI   IMPERIALI. 

H  secondo  dipioma  molto  più  conservato,  quantunque  anch'  esso 
maiicante  di  una  pagina,  fu  rinvenuto  in  Sardegna,  ed  è  stato  recen- 
temente  piibblicato  pcr  la  prima  volta  dal  sig.  cav.  Badle  ^  : 

impnervacaesaravgvstvspontifex 
maximvstribvnicpotestatcostipp 

peditibvseteqvitibvsqvi  milita  nt 
incohortibvsdvabvsIgeminasardo 
rvmetcvrsorvmetiTgeminaligv 
rvmetcvrsorvmqvaesvntinsardi 
niasvbticlavdioserviliogemino 
qviqvinaetvicenaplvravestipen 
diamervervntitemdimissishones 
tamissioneemeritisstipendlisqvo 
rvmnominasvbscriptasvntipsis 
liberisposterisqveeorvmcivita 
temdeditetconvbivmcvmvxo 
ribvsqvastvnchabvissentcvm 
estcivitasiisdataavtsiqvicaeli 
besessentcvmiisqvasposteadvxis 
sentdvmtaxatsingvlisingvlas 
a    d    vi    idvs    octobris 

TI   CATIO  fronTONE 

Go  S 
McALPVRnto  flacCO 

COHORT  "ÏÏ  GEMINa  Ugurum  ETCVRSORVM 

CVI  p'AEST 

TFLAVi us         moGNVS 

p./,/,.  TVNILAE EGARES 

DESCRIPTVMETreco^>^^«VMEXTABVLAAE 

NEAQVAEFIX  aestro  m  a  EINMVROPOST 

TEMPLVM  Dlvi  a  ug  ad   mINERVAM 

Non  essendo  ancor  giunta  fi  no  a  me  la  spiegazione  datane  dal  primo 
editore,  mi  manca  il  modo  di  favellarne,  ma  non  posso  tuttavia  tem- 
perarmi  dal  notare  la  noLiltà  di  questo  nnovo  préside  délia  Sardegna. 
La  famiglia  dei  Servilj  Gemini  lu  una  délie  piii  antiche  délia  repub- 

'   Memor.  délia  Reale  Accad.  di  Torino,  Loin.  XXXV.  [Cardinali,  Diplomi  imperiali ,  lav.  x.  | 


DIPLOMI   IMPEHIALI.  381 

blica,  ed  è  cel(3br(3  per  niolti  consolât!  ed  ;iUri  [ximarj  onori,  che  cori- 
segui,  specialmente  nel  seslo  sccolo  di  lioma.  Nella  niia  osservazione  vu 
délia  Décade  VIII  '  mi  sono  studiato  di  coiidurne  la  discendenza  fino  al 
M.  Servilio  console  nel  yBG,  che  chianiossi  Noniano,  perché  adottato 
dalla  gente  Nonia  nella  Servilia,  a  ciii  l' imperatore  Tiberio  cedette 
nel  770  la  ricca  eredità  lasciatagli  da  Pakdeio,  crejus  nobilitatem  pecu- 
rrnia  juvandam  praefatusn  al  dire  di  Tacito  ^.  Egli  fu  padre  di  un  altro 
M.  Servilio  Noniano  célèbre  oi'atore  e  console  anch'egli  nel  788,  dopo 
la  cui  morte,  seguita  nell'  812,  reputavasi  estinta  la  sua  casa,  non  Iro- 
vandosenepiii  vestigio.  Ma  ora  conosceremo  che  mantenevasi  ancora  ai 
tempi  di  Nerva,  sia  che  questo  préside  fosse  da  lui  procreato,  sia  che 
nascesse  dal  matrimonio  di  un  Claudio  colla  Gonsidia  M.  ServUii  consu- 
laris  filia  guarita  dal  niedico  Démocrate  secondo  1' attestato  di  Plinio^. 
Riguardo  a  questo  diploma  d  professer  Gazzera  non  si  è  preso  altro 
assunto  se  non  quello  d' illustrarne  lo  sconosciuto  consolato,  ch' evi- 
dentemente  appartenue  ai  primordi  dell'  impero  di  Nerva ,  ossia  ail'  ul- 
time nundino  dell'  anno  8/19,  atteso  che  la  magistratura  ipatica  in  questi 
tempi  era  ancora  quadrimestre,  siccome  ci  ha  confermato  il  frammento 
di  fasti  di  soli  quattro  anni  indietro,  edilo  dal  ch.  Fea  \  Gon  piena  si- 
curezza  il  nostro  autore  ha  restituito/zwiTONE  nella  frattura  del  primo 
nome,  fondandosi  suH'  autorità  di  Dione  %  da  cui  si  asserisce  che  un 
Frontone  era  console  per  1'  appunto  nei  giorni,  che  succedettero  ali' 
uccisione  di  Domiziano  avvenuta  ai  18  settembre  di  quell'  anno  ;  il  quai 
console,  quantunque  avvertito  dal  Reimaro,  era  stato  ingiustamente  dis- 
simulato  da  tutti  i  fastografi.  Fi  dal  confronte  dell'  asserzione  dello  sto- 
rico  col  nuovo  diploma  ne  ha  poi  invincibilmente  dedotto,  che  questo 
personaggio  è  l'oratore  Catio  Frontone  più  volte  commemorato  da  Plinio 
Seconde*^,  da  cui  si  loda  come  vir  movendanim  lacrifnarum 'peritissimiis ,  il 
quale  nell'  853  difese  in  senato  Mario  Prisco,  e  nei  due  anni  susse- 

'  [Voyez  tome  I,  p.  Sg/i-SgS.]  ^  Lib.  LXVIII,  c.  i. 

^  Annal,  lib.  II,  c.  XLViii.  ^  Lib.  11,  ep.  11;  lib.  IV.  ep.  ix;  lib.  VI, 

^  Hist.  nat.  lib.  XXIV,  c.  vu.  ep.  xiii. 

"*  Framm.  di  fasti,  p.  xliv.  n.  h). 


382  DIPLOMI  IMPERIALI. 

guenti  Giulio  Basso  e  Rufo  Vareno.  In  conseguenza  del  quai  rettissirno 
giudizio  ha  potuto  distinguere  quest'  oratore  dall'  altro  più  célèbre  Froii- 
tone,  maestro  di  M.  Aurelio  e  di  L.  Vero,  con  cui  era  stato  erronea- 
mente  confuso  da  parecchi  dei  passati  eruditi.  INiuuo  ora  potrà  più 
dubitare,  che  non  sieno  state  due  diversissime  persone,  ciô  apparendo 
non  tanto  dalla  diversité  del  nome,  che  in  uno  fu  Ti.  Gatio,  nelF  altro 
M.  Gornelio,  quanto  dalla  discrepanza  délia  loro  età,  imperocchè  il 
primo  ricevette  i  fasci  nell'  8/19,  il  secondo  tardô  ad  ottenerli  fmo  ail' 
896.  E  con  pari  fondamento  i' ha  sceverato  eziandio  dalf  ignotissimo 
collega  di  Traiano  nel  consolato  dell'  853,  che  nella  più  parte  dei 
vecchi  fasti  si  dice  Frontone,  in  due  soli  Frontino  0  Pontino,  e  che  da 
taluno  dei  moderni,  cui  hanno  prestato  un  fievole  appoggio  due  false 
lapide  Ligoriane ,  è  stato  creduto  M.  Giulio  Frontone,  mentre  altri  più 


robabilmente  l' hanno  mudicato  lo  scrittore  Sesto Giulio  Frontino'.  Im- 


tt 


perocchè  Y  unica  cosa  che  si  sa  di  sicuro  di  quel  collega  di  Traiano ,  si 
è  che  per  attestato  di  Plinio^,  egli  era  console  allora  per  la  terza  volta, 
il  che  basta  perché  non  possa  meschiarsi  giammai  con  Gatio  Frontone , 
che  ora  impariamo  non  essere  asceso  ai  seggio  consolare  se  non  che 
neir8/i9,  troppo  ripugnando  agii  usi  di  quei  secoli,  che  un  privato 
nello  spazio  di  meno  di  un  lustro  si  sia  assiso  tre  fiate  sulla  maggiore 
curule. 

Dair  altra  parte  non  dispiacerebbe  al  mio  collega  di  atlribuire  al  suo 

Gatio  r  elogio  che  di  un  Frontone  viene  fatto  da  Marziale^,  ove  lo  dice 

p. /i6.      clarum  mililiae,  Froiito,  togaeque  decus:  il  quai  Frontone  è  stato  gene- 

ralmente   creduto  quel  medesimo,  in  casa  di  cui  si  riunivano  a  reci- 

lare  i  loro  componinienti  i  poeti  derisi  da  Giovenale  nella  satira  prima ^  : 

Froiilonis  platani  convulsaque  marmora  clamant 
Scmper  et  assicluo  ruplae  clamore  côlumnae. 

'   [Il  a  été  en  effet  constaté  depuis,  par  Trajan,  dans  le  consulal  de  853,  était  Sex. 

une  inscription  publiée  par  Sarti  et  Setlele,  Julius  Frontinus.  W.  Henzen.  J 
Ad  Dionysii  opus  de  Vattcanis  cryptis  append.  ^  Panegyr.  c.  lx,  lxi. 

tah.  XX,  p.  G9,  (voyez  mon  Supplément  au  '  Lib.  l,  epigr.  lvi. 

recueil  d"Oielli,n.G5i5).  que  le  collègue  de  '  Sat.hxs.  i2-t3. 


DIPLOMI  IMPERIALI.  383 

Ma  checchè  ne  sia  del  Frontone  di  Giovenale,  clie  non  impngnero  po- 
ter  esserc  probabilmente  il  nostro  oraloie,  attoso  che  quella  salira  iii 
scritta  dopo  1'  853,  c  forse  alquanti  anni  più  tardi,  memorandosi  in 
essa  ^  la  condanna  di  Mario  Prisco,  io  dii])ito  assai  che  per  la  inedesima 
ragione  dci  tenipi  possa  portarsi  un  egual  giudizio  del  Frontone  di  Mar- 
ziale.  Gonsta  che  quel  poeta  non  diede  già  luori  tutti  in  iina  volta  i 
suoi  epigrammi;  ma  che  di  mano  in  mano  che  ne  aveva  scritto  un  certo 
numéro  li  veniva  riunendo  in  sépara ti  librctti,  ch'  erano  da  lui  suc- 
cessivamente  mandati  alla  luce.  E  vei'o  che  pubblico  il  secondo  libro 
innanzi  del  primo,  siccome  confessa 2,  ma  egli  attesta  egualmente  che 
a  quel  tempo  era  già  composto  il  primogenito,  quantunque  inedito, 
nel  quale  si  protesta  di  aver  raccolto  quaerumqtie  hisijtivenis  et  puer  qiion- 
dam^.  Ora  l' epigramma  secondo  del  secondo  libro  fu  scritto  manifesta- 
mente  in  occasione  che  Doniiziano  assunse  il  cognome  di  Germanico, 
il  che  le  medaglie  mettono  fuori  di  questione  essere  avvenuto  nell'  887. 
Sembra  certo  adunque  che  la  compilazione  del  libro  primo  debba  es- 
sere stata  anteriore  a  quest'  epoca  e  facilmente  posteriore  ail'  anno 
833,  cui  spetta  il  libro  De  spectaculis,  che  generalmente  nei  codici  se 
gli  premette.  Ne  contro  una  taie  opinione  si  promove  difTicoltà  dagli 
epigrammi  che  cominciano  e  chiudono  lo  stesso  libro  primo,  essendo 
chiaro  per  loro  medesimi,  ch'  essi  furono  aggiunti  dall'  autore  al  mo- 
mento  dell'  edizione.  Per  lo  che  se  1'  epigramma  risguardante  Fron- 
tone, che  trovasi  nel  bel  mezzo  di  quel  libro,  ha  da  credersi  ante- 
riore di  dodici  anni  almeno  ail'  8/19,  se  a  quei  tempi  i'  età  consolare 
era  determinata  a  trentatre  anni ,  e  se  le  lodi ,  che  da  Plinio  ven- 
gono  date  a  Catio  inducono  una  ragionevole  probabilità  che  non 
avesse  egli  da  desiderare  lungamente  quest'  onore,  non  si  potrà  a 
meno  di  entrare  in  grave  sospetto  che,  quando  Marziale  scrisse  C|uei 
versi,  Gatio  Frontone  fosse  ancora  un  giovane  di  primo  pelo ,  al 
quale  per  conseguenza  non  potrebbe  convenire  quello  splendido  elogio. 
Per  le  quali  cose  mi  sembrerebbe,  che  più  probabilmente  si  avesse  da 

'  Vs.  45.  —  ^  Lib.  II,epigr.  lxwxiii.  —  ^  Lih.  I .  epigr.  cxiv. 


38^  DIPLOMl  IMPEIilALI. 

riferire  a  Q.  Pactumeio  Frontone  console  nell'  833  ^,  o  se  anche  si 
vuole,  a  Sesto  Ottavio  Frontone  coHega  del  Giulio  Gandido^,  che  fu  poi 
console  la  seconda  volta  nell'  858;  i  fasci  dei  quali  saranno  anteriori 
air  8/i5,  se  Ottavio  in  quell'  anno  era  già  préside  délia  Mesia  ^. 

Passa  quindi  il  professore  Gazzera  ad  esaminare  chi  sia  1'  altro  Fron- 
tone, che  viene  memorato  da  Eliano,  nella  sua  Tactica,  allorchè  ci 
dice^  :  rDe  instruendis  copiis  juxta  Homeri  praeceptum  scriptores  ha- 
crbemus  Stratoclem,  Hermiam  et  Frontonem,  qui  nostra  aetate  vivit, 
f'virum  consularem.  n  Quell' opéra  lu  intitolata  dall'  autore  ail' impe- 
ratore  Adriano,  onde  niun  dubbio  che  1'  indicato  Frontone  sia  stato 
console  o  innanzi  quel  principe,  o  sotto  di  lui.  Laonde  tornerà  giu- 
stamente  a  venire  espulso  Gornelio  Frontone ,  ora  che  dalle  sue  epistole 
ci  fu  comprovato  ch'  egli  non  ebbe  i  fasci  se  non  che  dal  successore  An- 
tonino  Pio.  E  niun  riguardo  a  parère  del  nostro  autore  dovrebbe  poi 
aversi  ail'  altro  console  M.  Claudio  Frontone,  un  di  cui  titolo  onorario 
trovato  nel  foro  Traiano  fu  prodotto  dal  ch.  Mai  ^,  atteso  che  la  pro- 
venienza  dai  manoscritti  del  Ligorio  glielo  fa  riputare  una  délie  solite 
finzioni  di  quel  notissimo  iuipostore.  Perô  convien  portare  un  piii  favo- 
revole  giudizio  di  quel  marmo  dopo  la  scoperta  che  se  n'  è  fatta  di  un 
altro  in  Ungheria  dedicato  al  medesimo  soggelto^,  dal  quale  risulta  che 
la  quasi  totalità  anche  del  titolo  romano  è  sincera ,  e  che  soltanto  il  Li- 
gorio vi  ha  interpolate  o  corrotte  alcune  délie  prime  righe,  per  non  ri- 
P.  /i8.  nunziare  al  suo  costume  di  non  lasciarsi  uscire  dalle  mani  alcuna  iscri- 
zione  senza  contaminarla.  Ma  con  tutto  questo  nemmeno  egli  potrà 

'  Marin.  Frat.  Arval.  tav.  xxiii.  xai  Èpixeia  nai  <^pôv7wv(  tû>  Had'rtiiàe  v-na.- 

'  Fabretli,  Inscr.  dom.  p.  333,  n.  AcjG;  rmw  àvSpt.] 

Grur.  p.  968,  3.  ^  M.    Cornelii  Frontonis  et  M.  Aurelii 

•'  Grut.  p.  675.  1.   [ Cardinal!,  Diplomi  Epistol.  éd.  Rom.  praef.  p.  xxii.  [Henzen, 

imperiali,  tav.  vin.  Le  diplôme  de  Domitien,  Supplem.  Orell.  n.  5^78.] 

publi(^  par  M.  Henzen,  dans  le /??<//e».  rfe//'  ''  Bulletin   Fcrussac ,     189^,    sect.    vu, 

Instk.  i8i8,  p.  'ih  et  suiv,  a  prouvé  qu'ils  p.  299.  [Henzen,  Supplem.  Orell.  n.  6/179. 

furent  en  effet  consids  en  889,  à  partir  des  C'est  en  Transylvanie  et  non  pas  en  Hongrie 

calendes  de  mai.  L.  Remer.]  que  cette  inscription  a  étd  trouvée.  W.  Hen- 

'  Cap.  I.  [Ilspi  Tijs  naO'  Ofirjpov  txkti-  zen.] 
x'^5  èvTV)(^0(X£v  arjyypcLiipeÎKJi  STparonAer  ts 


DlPLOMl  IMPERJALI.  385 

essere  il  ricordato  (la  Eliano,  quantuiiquc  sia  chiaramente  il  Frontone 
di  Luciano^  che  intervenne  alla  guerra  Partica  di  L.  Vero,  essendochè 
dal  confronto  dellc  duc  lapide  si  ricava  ch'  egli  non  cbbe  il  consolato 
se  non  che  da  M.  Aiirelio.  Resta  adiinque  ferma  la  duplice  esclusione,  per 
cui  concliiudc  il  Gazzera  non  aversi  altio  personaggio,  cui  si  possameglio 
riporlare  la  testinionianza  del  grecoscrittore,  quanto  il  nuovoCatio.  Xè 
io  faro  contrasto  al  suo  detto,  perché  nel  supposto  che  Catio  abbia  as- 
sunto  il  consolato  dell'  8/19  appena  entrato  nell'  elà  légale,  avrebbe  avuto 
cinquanta  quattro  anni  allorchè  Adriano  monté  sul  trono,  onde  potè  an- 
che vedere  la  fine  di  quell'  impero.  Solo  mi  sia  lecito  di  avvertire,  che 
puo  esservi  un  altro  concorrentc,  i  cui  dritti  non  sono  stati  esaminati, 
cioè  Emilio  Frontone  padre  probabilmente  di  Emilio  Frontino  procon- 
sole deir  Asia  sotto  M.  Aurelio,  citato  da  Eusebio^,  e  di  Emilio  Fron- 
tiniano  senatore  sul  principio  del  regno  di  Gommodo  ^.  Proviene  costui 
da  una  lapida  di  Gittà  di  Gastello  édita  meglio  degli  altri  dal  Gori^, 
nella  quale  si  parla  di  due  sentenze  prolTerite  in  fevore  dei  Tifernati 
Tiberini  prima  da  questo  Frontone,  poscia  da  Arrio  Antonino  ambedue 
niomini  chiarissimi.  Si  ha  molta  presunzione  per  credere,  che  costoro 
occupassero  d  seggio  di  uno  dei  quattro  consolari  d' Italia  instituiti  da 
Adriano,  ed  aboliti  da  M.  Aurelio,  nel  quai  caso  insorgerebbe  in  lui 
un  altro  console  Frontone  capace  di  disputare  a  Gatio  la  niemoria  di 
Eliano. 

\enendo  infine  al  secondo  console  del  nuovo  bronzo  applaudo  al 
supplimento  M'cALFVKNio  facCO;  ma  debbo  chiedere  al  mio  col- 
lega  un  nuovo  permesso  di  dissentire  dal  suo  avviso,  ([uando  lo  crede 
quel  Galpurnio  Flacco,  a  cui  nel  Digesto^  Dmis  Hadrianus  dijferendam 
accusationem  adidteni  resmpsil.  E  évidente  dal  contesto,  che  colui  era 
un  pretore,  0  il  préside  di  una  provincia,  onde  appena  puo  dubitarsi 
che  sia  il  Flacco  legato  délia  Lusitania  sotto  il  medesimo  AugusLo,  ri-  p.  h^. 
cordato  nel  frammenlo  di  un'  iscrizione  del  Ghandler*^,  ristaurata  in 

'    Quomodo  scrib.  hist.  c.  xxii.  '  Etr.  t.  II,  p.  33g. 

'  Hist.  eccles.  lib.  V.  c.  xviii.  '  Lib.  XXXVII,  tit.  ix,  1.  8. 

^  Grut.  p.  3o2,  9.  '^  Inscr.  anttq.  append.  p.  9-2,  vu. 
m.                                                                                                                               ig 


386  DIPLOMI  IMPERfALI. 

gran  parte  dal  Marini\  e  che  con  poche  aitre  aggiunte  puô  leggersi 
interaniente  cosi  : 

yiiov  xaXTToxjpviov   KYRSINA   TAAKKON   i)  ir  a  t  o  v 
oiwvian-nv  -sspsa^svT-tjv  KM   A  N  T  ICTP  AT  H  TO  N   AYTOKparopoj 
KatV.  rpajavoû  àSplANOY   CeBACTOY   enAPXGIAC    AOY  ^  j  rart  a  s 
Yiye^àva  Isy.  7  ffsgACTHCeniMeAHTHNOAOJNAYPHAI  ACKAirpiovf/i^dAvs 

alpa-vvyàv    S>7fxapX0N    TAMIAN    PCOMAIOJN   XIAIAPXON  Xey 

àpxnv  àp^avra'Â  ANAPOJN   OACJN   eniMeAHTHr 

r;  ^ovXrf  koli  0  hfjpios  craAAMINICON    TIMHC    XAPI  N 

Se  dunque  costui  ebbe  da  Adriano  un  governo  pretorio ,  quai'  era  indu- 
bitatamente  il  lusitanico,  e  lo  stesso  dicasi  del  lugdunense,  quand' anche 
si  volesse  seguire  la  sentenza  ineno  probabile  del  Chandler,  sarà  sem- 
pre  manifeste,  ch'  egli  non  avrà  mai  potuto  conseguire  tanto  prima  i 
fasci  da  Nerva,  ma  che  dovrà  averli  ottenuti  dopo  il  ritorno  dalla  pro- 
vincia.  Per  lo  che  non  ho  esitato  a  conferirgli  nelle  mie  schede  quelli 
ch'  egualmente  suffetti  e  sconosciuti  seguono  la  data  di  un  chirografo 
di  donazione  presso  il  Muratori  ^  : 

ACT- XVIII -K-IANVAR 
C  •  CALPVRNIO  •  FLACCO  •  L  •  TREBIO 
GERMANO  COS 

Diiatti  quest'  atto  si  riporta  comodamente  ai  giorni  di  Adriano  non 
tanto  per  cio  che  si  è  detto  del  nostro  Galpurnio,  il  quale  potrebbe 
essere  allora  il  padre  di  un  altro  Galpurnio  Flacco,  che  non  fu  senza 
ofïici  sotto  Settimio  Severo^,  quanto  per  le  ragioni  provenienti  dal  suo 
collega,  che  circa  questa  età  viene  ricordato  da  Volusio  Meciano,  allor- 
chè  scrisse^  :  crTrebius  Germanus  legatus  etiam  de  impubère  sumpsit 
crjudicium,')^  c  di  cui  pure  troviamo  un  superstite  in  un  tribuno  mili- 
tare  del  medesimo  impero  di  Settimio^. 

Distinto  pertanto  cosi  per  la  diiïerenza  dei  tempi,  come  per  la  di- 

'  Frat.  Arval.  [).  7A7.  |  (If.  (jorp.  inscr.  '  Dtgest.  lih.  IV,  lit.  iv,  fr.  9  3. 

Gr.  n.  9638.]  "  Ibid.  lib.  XXIX ,  lit.  v,  fr.  1  fi. 

^  Pag.  439,  I.  *  Grut.  p.  /i6,  9. 


DIPLOMI  IMPERIALl.  387 

versità  del  prenomc,  il  G.  FJacco  compagiio  di  Germano  dal  M.  Flacco 
socio  di  Froiitonc,  sarà  ora  da  indagarsi  se  in  questa  famif^lia  s' incontii  \\  5o. 
alcun  allro  che  sia  lecito  confondere  con  lui.  E  bon  parmi  di  averlo 
trovato  opporlunissimo  in  quel  Flacco  coctaneo  di  Gatio  ed  amico  di 
Plinio  giuniore,  che  gli  diresse  un'  epistoîa  in  ringraziamento  di  certi 
tordi  da  lui  mandatigli  in  dono,  nel  titolo  délia  quale  tanlo  i  codici 
Arzeniano  e  Riccardiano,  quanto  gli  escerpti  del  codice  d' Amburgo  fatti 
dal  Lindenbrogio  opportunamente  gli  aggiungono  il  gentilizio  Galpur- 
nio^  Anche  Sesto  Pomponio^  ci  ha  tramandato  notizia  di  un  Gal- 
purnio  Flacco,  cui  era  stato  lasciato  un  servo  con  certe  condizioni, 
intorno  le  quali  fu  chiesto  il  parère  del  giurisconsulto  Sahino.  Questa 
memoria  eziandio  potrebbe  richiamarsi  alla  medesima  persona,  se  quel 
giurisperito  fosse  Gelio  Sabino,  che  fiori  dominando  Vespasiano;  ma 
non  dissimule  parermi  piii  verisimile ,  che  ivi  si  tratti  di  Masurio  Sa- 
bino vissuto  sotto  Tiberio  e  autore  di  un'  opéra  sul  gius  civile  che  fu 
dallo  stesso  Pomponio  commentata.  Sarà  dunque  coslui  un  Galpurnio 
più  antico,  e  probabilmente  uno  dei  primi  délia  sua  casa,  venuto  di 
Spagna,volentieri  sottoscrivendomi  ail'  opinione  del  nostro  autore,  che 
di  là  ne  deduce  V  origine  pel  confronte  con  una  lapida  di  Tarragona  ^, 
Alla  quai  sentenza  accresce  nuovo  peso  V  osservazione,  che  tanto  il 
Flacco  spagnuolo,  quanto  il  legato  délia  Lusitania  furono  ascritti  alla 
stessa  tribu  Quirina. 

Del  reste  non  sembrando  da  dubitarsi  per  1'  esatta  coincidenza  dei 
tempi,  che  il  nuovo  console  sia  1'  amico  di  Plinio,  questa  istessa  ami- 
cizia  darà  gran  fondamento  per  congetturare,  ch'  egli  pure  fosse  un 
oratore  o  almeno  un  uomo  di  lettere.  Lo  che  essendo,  quai  persona 
più  opportuna  per  crederlo  quel  Galpurnio  Flacco  ignotissimo,  da  cui 
abbiamo  gli  escerpti  délie  declamazioni  di  dieci  retori  minori,  scoperti 
e  pubblicati  dal  Piteo,  e  che  sogliono  andare  congiunti  aile  declama- 
zioni di  Quintiliano?  Gerto  che  la  sua  età,  la  comunanza  dell'  ori- 
gine spagnuola  e  il  suo  stile,  che  non  partecipa  alfatto  délia  susseguente 

'  Lib.  V,  ep.  II.  ^  Grut.   p.  389.  7.  [Henzen,  Supplem. 

^  Digest.  lib.  XL.  lit.  v.  fr.  ai.  Orell.  n.  7102.] 

49. 


p.  5), 


388  DIPLOMl  IMPERIALI. 

scuola  Froiitouiana ,  poiino  facilitare  il  sospetto  ch'  egli  fosse  un  disce- 
polo  di  quel  sommo  maestro  d'eloquenza,  mentre  ail'  opposto  l' iscri- 
zione  del  Chandler  ci  dà  molta  ragione  per  tenere  ,  clie  il  G.  Galpurnio 
Flacco  dei  tempi  di  Adriaiio,  a  cui  fin  qui  si  è  attribuito  quello  scritto, 
fosse  un  uomo  piuttosto  di  spada  che  di  toga.  Se  questa  congettura, 
che  sottometto  al  severo  giudizio  dei  critici,  otterrà  il  loro  sutYragio,  le 
nuove  pubhlicazioni  del  professore  Gazzera,  oltre  Y  aumenlo  recato 
ai  fasti,  acquisteranno  anche  il  merito  di  avère  sparso  qualche  lume 
maggiore  sopra  uno  degli  articoli  più  oscuj'i  délia  storia  letteraria. 


FASTl  SACERDOTALI. 


FUAMMEMO 

DI 

F4STI    SACERDOTAU' 


Fino  dal  iH'iti  usci  di  sotterra  questo  preziosissinio  marnio  |)iove- 
niente  dagli  scavi,  che  la  munificenza  de!  duca  di  Blacas,  ailora  amba- 
sciatore  délia  Maestà  Cristianissima  presso  la  S.  Sede,  ordinô  aile  falde 
del  Gampidoglio,  perché  gli  architctti  dell' Accademia  di  Francia  potes- 
sero  esaminare  la  pianta  del  teinpio  délia  Goiicordia  : 

FELICI  -AVG D-CAELIO 

•IIII-NON  •  MAI-  IN  -AEDE-  DIVI- 
TERIS  -IMP-ANTONINI-Pll-FELI 
SV-  F-  L  •  EGN ATI VS -VICTOR-  LOLL 
5  \0  •  FELICE  •  AVG  •  ET  •  OCLATINIO 

X  •  PR •  ID  •  I VL  •  IN  '  AEDE  •  DIVI  •  Pli  • 

OS  •  EX  •  S  •  C  •  COOPTATVS 

OS-A-P-R'C-DCCCCLXXIII-VI-IDlVL-INA 
10  EX  S  •  C 

mm.  NOBILISSIMVM-CAES-iMPERlI 

VERO  •  ET  •  Tl  -  C  LAVD  •  QVINT 
XVIII    VIII-KAL-APRIL-  IN 
AE 

t-p-p-pro-cos-ex-s-c-c 

i»:pm  pio-fel-avg-et-m 
ost-romam'condita 

90  erra 

'  [Extrait  des  Memorie  deW  Inslitulo  di  nuscrit  original,  possédé  en  partie  par 
corrispondenza  archeologica  diRoma,  1882 ,  M.  0.  lahn,  en  partie  par  Tlnstitut  de  cor- 
tome  I,  pages  -^SS-SîîS,  et  revu  sur  le  ma-        respondance  archéologique.) 


39l>  FASTJ  sacerdotal 

Supplimenlo. 


imp '  antonino 'pio  '  FELICI  •  AVG * iiii '  et'D'  C AELIO  •  balbino  ' ii •  cos 

a- p-  r-c- dcccdxv •  IIII  •  NON  •  MAI  •  IN  •  AEDE •  DIVI  -pii •  et •  dkae •J'auslinae 

ex-UtTEKlS  •  IMP  •  ANTONINI  •  Pli  •  FEUcis-aug 

et -ex-  comenSW  '  F  •  L  •  EGN  ATIVS  •  VICTOR  •  LOLlùinus  •  coopt 

5       imp •  antonino' plO  •  FELICE •  AVG  •  ET  •  OCLATINIO  •  advento •  cos 

a-p-r-r-dcccehX  •  PR  •  ID  •  IVL •  IN  •  AEDE  •  DIVI  •  Pli  •  ef  divae •  j'auslinae 

imp  •  mes  •  m  •  aureliVS  •  anloninus  •  PI VS  •  FELIX  •  AVG  ' p'  ni'  trib'pot'cos'p'p 

pro'cOS'EX-S'C'  COOPTATVS 

gralo  ■  pt ■  spleuco ■  cOS •  A  •  P  •  R •  C  •  DCCCCLXXIII  •  VI  •  ID  •  IVL  •  IN  •  Arde ■  divi-pii 
10  EX  S-C 

;/(  •  aur  ■  alexandnun  •  NOBILISSIMVM  •  CAES  •  iMPERlI  •  hcr  •  cùOj>la(um 

seVERO  •  ET  •  Tl  •  CLAVD  •  QV iNTmno  •  cos 

a'p-r-c dcccclxxXVlW  '  VIII  •  KAL  •  APRIL  •  IN  •  aede •  divi'pii  •  cl 
divae  'faustinA  E 
1 5  imp  '  eues  •  c  •  iulius  '  verus  •  maximinus  ' pius  'felix  •  aug 

P.  906.  pont  '  max '  Irih  -poT  •  P  •  P  •  PRO  •  COS  •  EX  •  S  •  C  •  Cooptalus 

imp  •  c  '  iul  •  maximino  •  PIO  •  FEL  '  AVG  •  ET  •  M  •  antonio  •  gordiano 

ofricano-cos' mino'pOST 'KOMAM'CONDlTAvi' dcccclxxxix 

c  •  iulius  '  verus  •  maximus  '  gerniANlcus  '  nobilissimus  '  caes 
2  0  ERRA ex-  S' c  cooptatus 

Egli  non  isfuggi  alla  diligenza  de!  march.  Melchiorri,  zelantissinio 
raccoglitore  di  ogni  epigrafica  novità,  il  quale  se  lo  trascrisse  tantosto, 
e  avendolo  due  anni  dopo  falto  soggetto  dei  suoi  studi,  lo  pubbiicô 
corredato  di  supplemento  e  d' illustrazione  ^ 

I  consolati,  che  gli  accrescono  pregio,  si  attrassero  tosto  la  mia  atten- 
zione,  la  quale  si  accrebbe  per  le  diffîcoltà  cagionatemi  da  (juello  che 
si  ricoida  nella  linea  tredicesiina,  e  ch' era  stato  aggiudicalo  ail'  anno 
Ga])itolino    978,    ristaurandolo   imp  '  alexandro  '  seVEKO  '  ET  •  TI  • 


'   Memorie  romane  di  Anlicliilà  e  di  Belle        dans  son  Suppldmenl  au  l'ecneil  d  Orelli . 
Arti,  (.  III.  p.  ()i.  [M.  Ilonzen  l'a  reproduit        11.  Go53.] 


FASÏI  SACERDOTALI.  393 

CLAVD  •  Oyinltlio  '  marcello'  coH.  Imperocchè  essendo  luori  di  conlesa 
per  mille  altii  riscontri,  che  i  l'asci  assunti  in  quell'  anno  dal  figlio  di 
Mammea  furono  i  second! ,  non  sapeva  iininafjinare  la  rajjione,  per  cui 
da  questa  pielra  ci  venissero  lapprcsenlati  corne  i  primi.  E  piii  destava 
la  mia  nieraviglia  che  risorgesse  la  già  ahhaltuta  congeliura  del  Pan- 
vinio,  per  cui  al  collega  Marcello  fu  attribuilo  il  nome  di  C.  Ouintilio; 
ora  ch'  è  manifesto  essersi  detto  quel  console  L.  Aufidio.  J)ella  quai 
verità  già  da  un  tempo  ci  ha  reso  testimonianza  una  sincerissima  lapide 
di  Lione  veduta  coi  propri  occhi  dal  march.  Maffei  ',  quantunque  per 
un  errore,  di  cui  egli  medesimo  si  accusa  nel  Museo  Veronese^,  vada 
attorno  congiunta  con  un  altra  di  Montpellier,  che  in  alcuna  guisa  non 
le  appartiene. 

Per  queste  ed  altre  ragioni  mille  duhhiezze  mi  si  avvolgevano  per 
l'animo,  le  quali,  venuto  a  Roma,  non  potei  occultare  al  ch,  editore,  P.  «57, 
che  cortesemente  si  esibi  di  dissiparle  col  procurarmi  1'  ispezione 
délia  lapide.  Laonde  fummo  insieme  ad  osservarla  presso  il  sig.  Fea, 
da  cui  ora  si  conserva,  e  il  frutto  dell'  esame  istituitone  fu  quello  di 
confermare,  salvo  qualche  minuzia,  la  verità  délia  lezione  già  pubbli- 
cata,  ma  di  accorgerci  a  prima  vista,  che  quest'  iscrizione  era  stata  in- 
cisa in  vari  tempi,  e  da  cinque  scarpelli  diversi.  Da  ciô  fu  facile  di  trarre 
prontamente  la  conseguenza  che  il  senso  délie  righe  scolpite  da  una 
mano  non  poteva  congiungersi,  e  molto  meno  meschiarsi,  con  quello 
délie  intagliate  da  un'  altra.  La  lunghezza  del  tempo,  che  si  era  inter- 
posto  fra  r  estrazione  délia  copia  e  l'uso  che  poscia  ne  fece,  aveva  can- 
cellato  dalla  mente  del  march.  Melchiorri  questa  osservazione,  il  quale 
nel  ripeterla  fu  il  primo  ad  accorgersi  che  per  una  taie  dimenticanza 
ei  si  era  lasciato  menar  fuori  dal  retto  sentiero,  e  che  il  suo  suppli- 
mento  non  poteva  più  sostenersi.  Ed  essendo  egli  allora  distratto  (la 
altre  cure,  voile  per  sua  gentilezza  a  me  commettere  1'  incarico  di  re- 

'  Antiq.  Gall.  p.  72,  ed.  Veron.  Murât.         \es  Antiquitutes  Galliae ,  \es  deux  inscriptions 
p.  356,  2.  se  suivent,  mais  ne  sont  pas   confondues. 

^  Pag.  1 1  3.  [Ce  n'est  pas  lui-même  qu'il        L.  Renier.] 
accuse  de  cette  erreur,  c'est  Muratori;  dans 

III.  5o 


39/1  FASTI  SACERDOTALI. 

stituire  quest'  epigrafe  alla  sua  vera  inlelligenza,  onde  gli  studiosi  délia 
cronologia  romana  non  restassero  defraudati  dei  nuovi  lumi  che  da 
essa  provengono.  Alla  quale  incombenza  se  non  ho  potuto  più  presto 
soddisfare,  io  gliene  chiederô  perdonanza.  Intanto  mi  sono  creduto  in 
debito  di  accennare  queste  cose  si  per  rendere  la  conveniente  Iode  ail' 
ingénuité  di  quelF  erudito  cavalière,  corne  per  discolparmi  appresso  i 
lettori,  se  non  perderô  tempo  nel  contraddire  ad  opinioni,  che  il  nobi- 
lissimo  autore  ha  spontaneamente  ripudiate. 

È  scritta  questa  lapide  in  una  sottil  lastra  di  marmo  venato ,  che  ha 
subite  d'  ogni  intorno  le  ingiurie  dei  secoli.  Inoltre  le  sono  state  appo- 
sitamente  tolte  collo  scarpello  le  righe  i5  e  19,  délia  quai'  ultima  non 
l'imangono  se  non  poche  vestigia  sulla  fine,  e  cosi  pure  hanno  sofTerto 
un'  eguale  litura  tre  nomi  nella  linea  6,  e  sul  principio  dell'  1 1  e  délia 
p.  a58.  17.  Corne  si  è  notato,  ella  fu  scolpita  da  cinque  diversi  artefici,  al  primo 
de'  quali  appartengono  quattro  righe  ed  altrettante  al  secondo.  Sono 
opéra  dei  terzo  le  linee  9 ,  1 0  ed  11,  a  cui  subentra  il  quarto  dalla  1 2 
fino  alla  16  ,  che  viceversa  dalla  17  in  poi  viene  rimpiazzato  dal  quinto. 
11  primo  carattere  è  abbastanza  ben  formato  e  fu  lavorato  con  dili- 
genza;  ma  i  successivi  gradatamente  peggiorano,  usando  forme  sempre 
più  neglette  e  più  smilze.  E  1'  ultimo  specialmente  sembra  accusare 
molta  fretta,  perche  le  lettere  non  hanno  un  solco  regolare  e  seguito, 
ma  furono  semplicemente  accennate  con  colpi  staccati  di  un  ferro  pun- 
tuto  percosso  dal  mazzuolo.  Non  puô  esitarsi  nel  giudicare  che  questa 
tavola  facesse  parte  dei  registri  di  un  qualche  collegio  sacro  mostran- 
dolo  apertamente  la  solenne  voce  COOPTATVS,  sulla  quale  sarebbe 
vano  r  aggiunger  parole  dopo  le  dotte  cose  che  ne  ha  raccolte  il  Ma- 
riiii  '.  Noto  è  infatti  che  gli  antichi  Romani,  come  usarono  di  conse- 
gnare  aile  piètre  i  fasti  dei  magistrati,  cosi  non  neglessero  di  eternare 
in  egual  modo  la  successione  dei  religiosi  sodalizj;  dei  che  parecchie 
lapidi  tutlora  esisUmti  ci  fanno  amplissima  fede.  11  ])iù  ilbistre  di  questi 


'   Fr.  Arval.  |».    i  ^i  a  ig.  [Voyez   aussi        talion   der  Rômer  ;  Leipsick,    1818.  in-8°. 
Je  livre  de  M.  Mercklin.  intituM  :  Die  Coop-        W.  Hknzkn.] 


l  ASTI  SACERDOTALI.  .395 

cataloglii  vieil  lirerilo  dal  Grutero  ^  (3  due  altri  franimenti,  clie  al  rnede- 
simo  spettano  per  quel  clic  pare,  sono  stati  dissepolti  in  appresso.  Il 
primo  conservalo  ncl  Musco  Capitol iuo  fu  l'alto  di  pubblico  diritto  dal 
Fabretti^  o  dal  Muratoii^;  l'altro  rinvenuto  dal  Fea  fu  illustrato  dal 
cil.  Gleiiieiite  Cardinali'*  :  dopo  la  scoperta  de!  quai'  ultimo  si  è  avuto 
motivo  di  sospcttaie,  che  risguardiiio  tutti  il  collegio  degli  auguii  •'. 
Siamo  debitori  al  Maririi  ^  délia  pubblicazione  di  un  altio  di  questi  elen- 
cbi  esistente  nel  Museo  Vaticano,  che  altrove  congettuiai  appartenere 
ai  Salii  Palatini  ^  detti  con  altro  nome  sacerdoti  délia  casa  Augusta 
Palatina^  Lo  stesso  Grutero-'  ci  ha  dato  inoltre  quello  dei  pontefici  P.  259. 
délia  colonia  di  Sutri,  e  recentemente  il  citato  sig.  Cardinali^"  ha  pro- 
dotto  un  frammento  di  egual  natura,  che  con  molta  verosimiglianza 
ha  riportato  ai  sodali  Glaudiali  di  Boville".  Oltre  questi  di  pertinenza 
0  sicura  0  probabile  se  ne  conta  un  quinto  d'  ignota  aggiudicazione 
che  dal  lodato  Museo  Vaticano  fu  ripubblicato  più  correttamente  dal 
Marini^-,  e  per  ultimo  un  sesto  cognito  fino  dai  primi  tempi,  in  cui 
presero  voga  gli  studi  epigrafici,  che  dalle  schede  di  Fra  Giocondo 
fu  messo  in  iuce  dal  Grutero  ^^,  ma  con  errori  cosi  palmari,  che  giu- 
stamente  si  ebbero  grazie  al  sig.  Fea,  quando  coll'  aiuto  di  un  vecchio 
manoscritto  potè  correggerne  alquanti  ^*.  Giovandomi  di  offrire  un 
saggio  délie  iscrizioni  di  questo  génère,  perché  se  ne  possa  fare  il 
confronto   con  quella  di  cui  sono   per  ragionare,  preferisco  questa, 

'  Page  3oo,  1.  ,9  pgg,  ^02.  1. 

^  Inscr.  dom.  p.  696,  n.  188.  ^^  Mem.  rom.  di  Antkhità  e  di  Belle  Arli , 

'  Pag.  35o,  -2.  L  II,  p.  309. 

'^  Mem.  rom.  di  Antichilà  e  di  Belle  Arti ,  "  [Borghesi  a  démontré  depuis,  dans  son 

t.  II,  p.  87.  mémoire  sur  le  consul  Burbuleius.  p.  79  et 

^  [Voy.  Osservazioni  numismatiche ,  De-  suiv.  que  c'est  un  fragment  des  fiistes  dn 

cade  VII,  osservazione  vn ,  tome  I ,  p.  3/19  grand  collège  des  Augustales  Claudiales: 

et  35o.]  voyez,  au  surplus,  Henzen.  Supplem.  Orell. 

"  Fr.  Arval.  p.  i65.  n.  6o46.  L.  Renier.] 

'  [  Giornale  Arcadico,  1819,  l.  I.  p.  190  '^  Fr.  Anal.  p.  86. 

et  suiv.  Voyez ,  plus  haut,  p.  22  et  suiv.  Cf.  '^  Pag.  3oo,  2. 

Bidlett.  Nap.  i8/i5,  p.  99.]  '*'  Frammenti  di  F  asti ,  p.  .59. 

*   [Voyez,  plus  haut,  p.  «3,  note  U.] 


p.  260. 


396  FASTI  SACERDOTALI. 

avendo  maniera  di  presenlarne  una  lezione  che  non  lascia  forse  altra 
cosa  da  desiderare  : 

Romae  olim  in  pavimenlo  ecclesiae  S.  Martini  ad  Marforium  '  : 

PRAESENTEII    ET    CONDIANO    COS 

P  MARTIVS  VERVS     

IMPCOMMODOVI   ET   PETRONIO   SEPTIMIANO    COS- A  •  P-R- C'B-CCCCXLh' 
ID-OCT-IN  PALATIO  IN  AEDE  lOVIS  PROPVGNATORIS  IN  LOCVM  MARTI  VERI 
L-ATTIDIVS     CORNELIANVS     COOPTATVS 
SATVRNINO    ET    GALLO    CO  S  •  A  •  P  •  R  •  C  •  B- C  C  CC  L  •  P  R  •  I  D  •  D  E  C 
IN   PALATIO   IN    AEDE    lOVIS    PROPVGNATORIS     IN     LOCVM 
ATTIDI     CORNELIANI   VITA   FVN  CT  I     C-CL-     PATERNVS 
COOPTATVS 
TI-CLAVDIO     SEVERO-C-AVFIDIO    VICTORINO    COS- A- P- R- C-B-CCCCLII 
IIII    ID-APR-IN    PALATIO     IN    AEDE    lOVIS    PROPVGNATORIS 
IN  LOCVM   CLAVDI   PATERNI   VITA   FVNCTI 
.    .   .  ATRIVS  CLONIVS      COOPTATVS 
IN  AEDIOV-PROPVGN-EXLITTERIS 


Preterisco  poi  scienteniente  V  altro  brano  aggiunto  dal  Gudio  al  Gru- 
tero'-^,  e  pubblicato  eziandio  dali'  Almeloveen  ^,  che  da  taluno  si  po- 
trebbe  sospettare  aver  fatto  parle  del  sopra  riferito;  dovendo  la  sua 
origine  allô  screditatissimo  Ligorio,  nel  nono  libro  dei  cui  manoscritti 
r  ho  io  stesso  riscontrato  *. 


'  [rrEdiderunt  Mazochius  f.  XXIV,  Apia- 
nus  f.  820,  Panvinius  in  Fastis,  ad  ann. 
963,  Smetius  f.  i5i,  i3,  Manutiiis  Ortho- 
grapli.  p.  A63,  Gruterus  p.  3oo,  2,  Fea 
Framm.  di  Fasli,  p.  5 9,  Orellius  n.  4 9  alii- 
que;  sed  apud  onines  mendis  abundat.  Nos 
quantum  licuit  emendavimus  (Memorie  deW 
Instit.  Arch.  vol.  I,  p.  ^Sg)  coJlatls  codice 
Marcanovano  eoque,  qiiem  habuit  cardinalis 
Canale,  necnon  schedis  Vaticanis  lacobi  Li- 
lii  11.09.38,  pag.  /i,  et  scbedis  Achillis  Stalii 
in  Bibliotheca  Vallicelliana  adservatis  B, 
1  oh.  Castigationes nostras  serius  confirmatas 
comperimus  a  codice  Florentino  Peruzziano, 
cujus  typum  exbibemus  ex  lidelissimo  apo- 
grapho,  vulgo  vocant  Facsimile,  ab  aniico 


Braun  nobis  comparalo.  Codex  iste  priorera 
ac  postreniani  linoam  addit  ceterisque  omni- 
bus praestat,  quod  unus  linearum  ordinem 
servavit.fl  Note  extraite  du  manuscrit  des 
Fasles  de  Borghesi.  Voyez  en  outre  Henzen, 
Supplem.  Orell.  n.  GoSy,  et  de  Rossi,  Le  prime 
Raccoltc,  p.  1 59  du  tirage  à  part.  L.  Renier.] 

^  Pag.  19-2,  1 3 . 

^  Praef.  ad  Fast.  p.  34. 

*  [A  ces  fragments  de  fastes  sacerdotaux 
cites  par  Borghesi ,  on  peut  encore  ajouter 
ceux  qui  ont  élé  trouvés  dans  les  fouilles  de 
la  basilique  Julia;  voyez  mon  Supplément 
au  recueil  d'Orelli,  n.  6o58,  et  le  Bulleit. 
deW  înslit.  18A9,  pag.  i33  et  suivantes. 
W.  Henzen.  J 


FASTI  SACERDOTALI.  397 

Taie  essendo  il  contcnuto  di  queste  tavole,  o<)[nnn  vede  chc  non  po- 
terono  scolpirsi  tulto  ad  un  Iratto,  ma  clie  di  mano  in  mano  che  ve- 
niva  ascritto  un  nuovo  collnr^a,  aggiungevasi  la  memoria  délia  sua 
elezione.  Bensi  ammetteio  volentieri,  almanco  pei  sacerdozi  più  anti- 
chi,  che  non  si  cominciasse  fino  dai  primordi  délia  loro  istituzione  a 
tenerne  rcRistro  mannoreo  :  ma  è  évidente  del  pari  che  le  nomine 


P' 


posteriori  alla  prima  incisione  si  dovettero  notare  secondo  i'  ordine  pro- 
gressivo  dci  tempi  nei  qiiali  avvennero.  Quindi  sarà  chiarissima  la  ra- 
gione  per  cui  la  nostra  lapide  vedesi  scritta  con  diversi  caratteri,  se 
di  cinque  diverse  cooptazioni  in  vari  aimi  avvenute  ella  ci  rende  testi- 
monianza,  e  se  non  meno  di  ventitre  anni  s'interpongono  Ira  1'  ultima 
e  la  prima.  E  non  è  già  questa  una  particolarità  che  siatutta  sua  pro- 
pria, perché  fra  le  poche  iscrizioni  qui  ricordate  che  ho  potuto  vedere, 
io  l'ho  anche  avvertita  in  quella  dei  Salii  Palatini  del  Museo  Vaticano, 
e  piii  chiaramente  mi  è  apparsa  nel  frammento  del  Gampidoglio  che  ho 
superiormente  citato  dal  Fabretti.  Per  lo  che  quai  dovrà  essere  1  au- 
torità  di  queste  piètre,  certamente  sincrone  aile  cose  che  narrano,  e  p.  2G1. 
quale  il  pregio  in  cui  si  hanno  a  tenere,  se  loro  mercè  ci  è  dato  di 
consultare  gli  stessi  archivi,  per  cosi  dire,  dei  rispettivi  collegi  ai  quali 
appartennero  ? 

Il  march.  Melchiorri,  avendo  considéra to  che  i  sacerdoti,  dei  quali 
si  favella  nel  nostro  marmo,  congregavansi  nel  tempio  del  Divo  Pio, 
porto  la  plausibilissima  opinione,  cui  volentieri  mi  sottoscrivo,  chc  questi 
fossero  i  sodali  Antoniniani  istituiti  per  1'  apoteosi  di  quell'  imperatore  ; 
e  citô  a  proposito  questo  passo  di  Gapitolino^  :  rcMeruit  et  flaminem 
c:et  circenses  et  templnm  et  sodales  Antoninianos.  ii  Ma  quanto  è  certo 
che,  suir  esempio  dei  sodali  Augustali  consecrati  ad  Augusto  a  consi- 
mili  collegiati  fu  commesso  anche  il  culto  di  Antonino  Pio,  altrettanto 
potrebbe  semhrare  dubbioso  il  nome  che  fu  loro  attribuito,  perché  lo 
stesso  biografo,  tornando  a  parlarne^,  li  chiama  invece  Aureliani  :  rcEt 
cflaudavit  uterque  (Marcus  et  Verus)  pro  rostris  patrem,  flaminemque 

'  In  Pioj  c.  xiii.  —  ^  In  Marco,  c.  vu. 


:^98  FASTI  SACERDOTALI. 

cf  ei  ex  afïinibus  et  sodales  ex  amicissimis  Aurelianos  creavere.  ii  Per  altro 
è  agevole  il  dire,  che  usarono  ambedue  le  denominazioni,  toJte  en- 
trambo  dai  iiomi  di  quel  principe,  che  innanzi  V  adozione  chiamavasi 
T.  Aurelio  Antonino,  se  non  che  colla  seconda  designossi  strettamente 
il  nuovo  Divo  cui  furono  addelti,  mentre  coll'  altra  più  générale  si  com- 
presero  la  moglie  Faustina  e  gli  altri  délia  sua  casa,  venendo  dichia- 
rati  i  sacerdoti  délia  gente  Aurélia,  corne  i  Flaviali  lo  furono  délia  Fla- 
via  e  gli  Augustali  délia  Giulia;  alla  quai  sentenza  somministra  grave 
fondamento  l'esempio  recato  dal  Maffei^  di  un  consolare  SODALIS  * 
AVRELIANI  •  ANTONINIANI.  E  veramente  non  puô  sospetlarsi 
che  il  secondo  appellativo,  piuttosto  cbe  da  Antonino  Pio,  dérivasse  da 
suo  figlio  M.  Aurelio  Antonino,  divinizzato  egli  pure,  facendone  oppo- 
sizione  M.  Ponzio  Leliano,  console  probabilmente  nel  916,  e  SODA- 
LIS  •  ANTONINIAN  VS  •  VERIAN VS.  Imperocchè  la  di  lui  lapide  ^ 
p.  262.  in  cui  prende  quel  titolo ,  fu  certamente  eretta  mentr'  era  ancora  tra' 
vivi  M.  Aurelio,  siccome  risulta  dall'  aggiungersi  in  seguito,  ch'  egli  ot- 
tenne  i  doni  militari  AB  •  IMF  •  ANTONINO  •  AVG  •  ET  -A-  DIVO  • 
VERO'AVG.  Da  Ici  perô  egualmente  si  dimostra,  che  i  sodali  Ve- 
riani  furono  gli  stessi  degli  Antoniniani,  d  che  è  a  dire  con  altri  ter- 
inini  cbe,  dopo  la  consecrazione  di  L.  Vero,  i  sacerdoti  del  padre  furono 
eziandio  incaricati  dei  sacri  onori  del  figlio  adottivo.  Per  la  quai  cosa 
invece  di  Aurehani  Antoniniani  presero  a  dirsi  Antoniniani  Veriani,  e 
quindi  si  espresse  con  proprietà  Capitolino^,  allorchè  scrisse  :  crMarcus 
rr  llaniinem  et  Antoninianos  sodales  et  omnes  honores,  qui  divis  ha- 
ffbentur,  Yero  dedicavit.  i^ 

Dietro  un  taie  esempio  è  da  credersi,  che  le  loro  incombenze  venis- 
sero  estese  anche  agli  altri  principi  di  questa  casa,  che  col  progresso 
del  tenq^o  furono  divinizzati.  Per  riguardo  di  M.  Aurelio  ce  ne  fa  fede 
il  pin  voile  citato  Capitolino*  :  ccTemplum  Marco  constitutum,  dati  sa- 
ff  cerdotes  Antoniniani  et  sodales  et  flaniiries  et  omnia,  quae  de  sacratis 
ffdecrevit  antiquitas,  n  onde  ne  acquistarono  la  nuova  denoininazione 

'  Mus.  Ver.  p.  81,  8.  [Orelli,  n.  2378.]  '  In  Marco,  c.  xv. 

'  Grut.  p.  657,  3.  [Orelli,  n.  3 186.]  '  Ibid.  c.  xxix. 


FASTI  SACERDOTALI.  399 

di  Marciani.  E  per  rispetto  a  Commodo  ne  vedrenio  oi''  oi'a  il  testimoiiio 
di  una  lapide.  Ne  si  cainbio  l' usato  stile  nell'  apoteosi  diPertinace,  quan- 
tunque  iiascesse  da  tutt'  altra  stirpe,  essendo  stato  intruso  egli  pure 
nella  discendenza  del  Divo  Pio  dal  successore  Severo,  colla  doppia  ado- 
zione  cli'  egli  finsc  fatta  di  se  dallo  stesso  Pertiriace  et  da  M.  Aui-elio. 
Consegiientciïiente  prosegue  a  iiarrarci  Ca])itolino  ^  :  «Filius  Perliiiacis 
rfflameii  est  factus;  Marciani  sodales,  qui  divi  Marci  sacra  curabanl. 
rcHelviani  sunt  dicti  propter  Hclvium  Pertinacem ,  ii  con  cui  concorda 
egregiamente  Sparziano^  :  cfSeverus  Pertinacem  inter  divos  sacravit, 
craddilo  flamine  et  sodalibus  Helvianis,  qui  Marciani  fuerant.  t^  A  luUo 
ciô  ben  corrisponde  un'  iscrizione^  posta  ad  uno  di  questi  sacerdoti  vis- 
suto  ai  tenq^i  di  Caracalla,  che  vi  si  dice  SODALI  •  MARCIANO- 
AVRELIANO  •  COMMODIANO  •  HELVIANO  •  SEVERIANO  ;  p.  .63. 
dalla  quale  si  apprende  allresi  che  Settimio  Severo  fu  aggiunto  al  calen- 
dario  degii  altri  divi  venerati  da  questo  collegio.  E  lo  stesso  si  fece  pari- 
menti  di  Caracalla  suo  figlio,  attestando  Sparziano^  :  ccHabet  templuni, 
cfhabet  Salios,  babet  sodales  Antoninianos,  qui  Faustinae  templum  et 
fcdivale  nomen  eripuit,n  colle  quali  ultime  parole  abbastanza  ci  signi- 
fica  che  questi  Antoniniani  erano  i  sacerdoti  dei  vecclii  Antonini,  alla 
figlia  e  alla  moglie  dei  quali  aveva  egli  rapito  il  tempio  erettole  dal 
marito  aile  falde  del  monte  Tauro.  Lampridio^  ci  dà  notizia  che  in  onore 
di  Alessandro  Severo  crdati  sunt  et  sodales,  qui  Alexandrini  appellati 
crsunt  :n  e  dal  fin  qui  detto  si  avrà  ragione  per  sospettare  che  fossero  i 
soliti  sodali  Antoniniani ,  ai  quali  secondo  il  consueto  si  fosse  applicato  il 
cognome  dell'ultimo  deificato  délia  razza  degli  Antonini,  siccome  quello 
che  voile  farsi  credere  figlio  di  Caracalla ,  secondo  che  appare  dalle  sue 
leggi*^,  e  dalle  sue  iscrizioni,  délie  quali  basterà  citare  la  Gruteriana", 
in  cui  s' intitola  DIVI  •  ANTONINI  •  MAGNI  •  PII  •  F  •  DIVI  •  SE- 
VERIPIINEP. 

'  In  Pertiii.  c.  xv.  '^  In  Alex.  c.  lxhi. 

^  In  Severo,  c.  vu.  '^  Cocl.  \\h.  II ,  lil.  i ,  I.  8 ,  e  lib.  XII  . 

^  Grut.  p.  879,  7.  [Orelli,  n.  âSyg.j  tit.  xxxvi,  1.  l\. 

'  In  Caracall.  cap.  ult.  '  Pag.  191  ,  8. 


àOa  FASTI  SAGERDOTALI. 

E  qui  finiscono  le  notizie  che  dagli  scrittori  e  dni  marmi  ci  vengono 
somministrate  di  questo  collegio,  le  quali  giungouo  appunto  fino  ai 
tempi,  di  cui  tratta  la  nova  lapide,  dopo  i  quali  ci  è  ignoto,  quanto 
ancora  sussistesse.  Il  DodwelP  ha  giudicato  che  venisse  a  cessare  insieme 
cogli  altri  ai  giorni  dell' Augusto  Tacito,  che  fece  ergere  un  tempio  in 
onore  di  tutti  gl'  imperatori  consecrati ,  e  nel  quale  fu  d'  avviso  che  riu- 
nisse  tutto  ciô  che  apparteneva  al  loro  culto  ;  del  che  rimanga  la  fede 
appresso  dilui.  Intanto  senibra  bastevolmente  fondato  che  questi  sodali 
fossero  sempre  i  medesimi,  tuttochè  seconde  il  variare  dei  tempi  as- 
sumessero  le  varie  denominazioni  di  Aureliani ,  di  Antoniniani,  di  \e- 
riani,  di  Marciani,  di  Commodiani,  di  Elviani,  di  Severiani  e  di  Ales- 
sandrini. 
p.  96/1.  Più  dubbioso  è  il  giudizio,  se  si  abbiano  da  confondere  cou  loro  anche 

i  sodali  Adrianali,  ch'  erano  stati  istituiti  da  Antonino  Pio  in  onore  dell' 
Augusto  Adriano  giusta  1'  attestazione  di  Sparziano^.  Se  ne  sarebbe  si- 
curi,  se  si  potesse  prestar  fede  ad  un'  iscrizione  dell'  anno  926^,  posta 
ad  un  SODALI  -AELIAN-  HADRIAN ALI  •  ET  •  ANTONIALI  - 
ET  •  FAVSTINIAN;  ma  eila  procède  dai  sospetti  adversarii  di  Achille 
Stazio,  senza  essere  mai  stata  veduta  da  alcuno,  e  porta  inoltre  con  se 
indizi  troppo  patenti  di  falsità  ^.  Tuttavolta ,  anche  senza  far  conto  di  quella 
lapide,  non  mancano  siifficienti  congetture  perrendere  probabile  1'  opi- 
nione  alTermativa.  Conosciamo  di  fatti  che  non  ad  ognuno  dei  singoli 
imperatori  divinizzati  destinavasi  uno  spéciale  collegio  che  gli  onorasse, 
ma  sibbene  uno  ad  ogni  famiglia.  Cosi  gli  Augustali,  fondati  pei  primi 
da  Tiberio,  erano  dedicati  alla  gente  Giulia  per  detto  di  Tacito ^  e 
(juindi  oggetto  del  loro  culto  tanto  fu  il  divo  Giulio,  quanto  il  divo  Au- 
gusto, ai  quali  più  tardi  fu  aggiunto  anche  Claudio,  come,  se  non  altro, 
ci  mostra  la  lapide  del  console  P.  Plozio  liomano'',  il  ([ualc  fu  sodah's 

'  Pmelect.  6V»m/en.  Pi-aelecl.  I,  ad  Spar-  inanuscnls  conservés  à  Tui-iii,  et  dans  les 

liaiii  liddrian.  c.  vu.  schedac ,  autrefois   lîarberines,   aujourd'hui 

^  In  Hadrian.  c.  xxvii.  Vaticanes,  de  cet  imposteur.  J.  B.  dk  Rossi.j 

^  Doni.  cl.  IV,  n.  19.  |Orelli.  n.  9.376.]  '^  Hist.  lib.  V,  c.  xcv. 

'  [En  effet  cette  inscription  provient  de  ''  FabreUi,  Inscr.  dom.  \t.   hiï  ,  n.  353. 

Ligorio;  elle  se  trouve  au  volume  XX  de  ses  [Orelli,  n.  806  A.] 


FASTI  SACERDOTALI.  àO\ 

Auguslalis  Clmidialis.  Parimente  non  si  dubila  clie  i  sodali  Flaviali  fos- 
sero  coniuni  tanlo  a  Vespasiano,  (jiianto  a  Tito.  Quindi  Antonino 
essendo  stalo  figlio  adottivo  di  Adriano,  sembrerebl)e  che  secondo  il 
consueto  i  sagrifizi  da  farsi  per  lui  dovessero  essere  stati  conimessi  ai 
sodali  del  padre,  i  quali  non  altro  avessero  fatto  se  non  che  aggiungore 
alloro  nome  di  Adiianali  il  nuovo  di  Anloniniani.  E  cosi  spieglicrebbesi 
con  molla  facHità  la  ragione,  per  cui  le  memorie  lapidée,  che  ci  sono 
riniaste  dei  prinii,  superino  di  gran  lunga  iiel  iiiinieio  quelle  dei  se- 
condi,  délie  quali  non  ne  conosco  piii  di  sei,  (piantunque  la  dura  ta  tanto 
maggiore  del  regno  nella  famiglia  di  Antonino  sembrasse  aver  dovulo 
portare  il  contrario.  Imperocchè  potrebbesi  credere,  cbe  molti  per  non 
attaccarsi  dietro  un  cosi  lungo  strascico  di  nomi,  quanti  ne  lurono  ag- 
giunti  in  appresso,  si  fossero  contentati  di  cbiamarsi  Adrianali  dal  primo 
divo,  per  cui  furono  istituiti,  corne  veggiamo  che  gli  Augustali  omi- 
sero  quasi  sempre  di  soprannominarsi  Claudiali.  Ed  allora  potremmo 
portare  piii  a  lungo  le  memorie  del  nostro  sodalizio,  avendosi  una  la- 
pide del  sodale  Adrianale  M.  Elio  Aurelio  Teone  \  che  deve  esser  vis- 
suto  ai  tempi  di  Gallieno  :  conciossiachè  paia  da  non  controvertersi 
ch'  egli  sia  lo  stesso  Elio  Aurelio  Teone,  di  cui  parla  un'  altra  iscrizione 
di  Siria,  che  si  memora  dal  ch.  Letronne-,  e  che  gli  dedicarono  gli 
OPTIONES  •  LEG  •  III  •  KYR  •  VENERIANAE •  GALLIANAE,  le 
quali  ultime  parole  si  ha  gran  motivo  di  credei'e,che  siano  state  mal 
lette  dal  Burckhardt  in  vece  di  VALERIANAE- GALLIENAE^ 

Air  opposto,  per  distinguere  gli  Adrianali  dagli  Antoniniani  giovano 
le  parole  di  Capitolino,  et  sodales  ex  amicissimis  Aurelianos  creavere,  le 
quali  non  sembra  che  possano  intendersi  se  non  che  délia  scelta  di 
nuovi  sacerdoti.  OItre  di  che  la  denominazione  di  Aureliani  gli  accusa 
dedicati  alla  gente  Aurélia,  a  cui  Adriano  non  appartenue.  E  qualche 
riguardo  mérita  pure  il  vederli  i-accolti  in  ciede  Divi  Pu,  quando  nel 

'  Grut.  p.  logo,  i3.  [Orelli,  n.  817/1.]  lacorrection  VALERIANAE;  mais  GAL- 

^  Journal  des  Savants ^  1821 ,  page  686.  LIANAE   se   trouve    sur  la   ])ierre.    Th. 

[Orelli,  n.  3392.]  Mommsex.] 
^  [Les  copies  postérieures  ont  confirmé 


à02  FASTI  SACERDOTALI. 

caso  contrario  sembrerebbe  clie  si  fossero  piutlosto  dovuti  congregare 
in  templo  Hadriani  memorato  dallo  stesso  Gapitolino  ^  Aggiiingasi  clie 
in  una  base  Tiburtina^  Sosio  Prisco,  console  nel  929 ,  si  dice  SODA- 
LIS  •  HADRIANALIS  •  SODALIS  •  ANTONINIANVS  •  VERIA- 
N  VS ,  il  che  mostrerebbe  che  s' intendesse  parlare  di  due  diversi  sodalizj , 
giacchè  se  viceversa  si  fosse  traitato  di  un  solo,  sarebbesi  risparmiato 
ii  secondo  SODALIS,  scrivendo  più  brevemente  sodalis  Hadrianalis, 
P.  266.  Anloninianiis ,  Verianus.  lo  senza  pretendere  di  definire  la  queslione,  dirô 
che  sarei  piii  propenso  alla  prima  sentenza  in  grazia  del  seguente  fram- 
mento  del  Museo  Vaticano  ; 

adlecto  •  inter  ■  pa 

t  r  ICIOS  •  A  •  DIVO  •  PERTIN ACE  •  III  •  VIR  •  A  •  A  •  A  •  F  •  F 
soDALI-HADRIANALI-FLAMINI-COMMODIAN 
7J0/YTIMVS-LIB  •  ET-PROC-PATRONO 

Fin  ({ui  si  è  creduto  che  il  flamine  in  Roma  di  ciascun  divo  Augusto 
fosse  tratto  dal  coHegio  dei  suoi  sodali ,  e  per  riguardo  almeno  ai  fla- 
mini  Augustali  si  sa  ciô  chiaramente  di  Germanico  e  di  suo  figlio  Ne- 
rone  per  deposizione  délia  tavola  Arvale  XLVIII  e  di  Tacito  ^  compa- 
rata  con  un'  iscrizione  Fabrettiana  *.  Se  dunque  quest'  ignoto  era  sodale 
Adrianale  ed  insieme  flamine  Commodiano,  ciô  vuol  dire,  che  quei  so- 
dali erano  addetti  al  culto  anche  di  Gommodo ,  il  che  è  impossibile  di 
concepire,  se  non  supponendo  che  gli  Adrianali  fossero  gli  stessi  che 
gli  Antoniniani, 

Premessi  questi  pochi  ccnni  intorno  i  sacerdoti,  dei  quali  secondo 
ogni  probabilità  si  fa  ricordanza  nel  nuovo  marmo,  nel  porre  mano  alla 
di  lui  spiegazione  conviene  innanzi  tutto  soddisfare  alla  maggior  diffî- 
coltà  che  s' incontra  nelle  lapidi  di  questo  génère,  ed  ô  quella  di  rico- 
noscere,  se  la  nota  cronologicaappartenga  al  personaggio  che  la  pi'ecede, 
0  a  quello  che  la  sussegue.  Nelle  ta  vole  consolari  Gapitoline,  per  ovviare 

'   In  Hadrian.  c.  viii.  '  Annal,  lih.  I,  c.  nv. 

^  Spon.  Mise.  p.  189,  '>.  |Orolli,  n.  -«yOi;  *  Inscr.  dom.  p.  3(j5.  n.  376. 

Annali  deW  Instit.  iSA^i,  p.  /17.] 


FASTI  SACEKDOÏALI.  A03 

cho  le  luciiioiie  di  un  aiiiio  si  confondessero  cou  ({iielle  di  un  allro,  si 
adoperô  frequentemenle  di  separarle  con  piccole  lijieo;  ma  iici  lasti 
sacerdotali  essendosi  negletta  questa  precaiizione,  accade  d'  oïdinario, 
che  quando  lianno  perduto  il  loro  principio,  e  che  non  si  vede,  per 
conseguenza,  quai  metodo  abbiano  seguito  nella  prima  cooptazionc,  si 
rimane  per  le  successive  in  grandissima  perplessità.  Impeiocciiè  jdi 
esempi  che  si  sono  salvati,  mostrano  abbastanza,  che  su  di  ciô  non  p.  267. 
hanno  avuta  alcuna  regola  lissa.  Generalmente  i  più  anticlii,  unifor- 
mandosi  allô  stile  délie  tavole  trionfali,  costumarono  di  notare  prima  il 
nome  dell'  aggregalo,  quindi  l'anno  dell'aggregazionc;  e  questo  sistema 
vedesi  seguito  nel  ricordato  frammento  illustrato  dul  Gardinali,  ch'«3  il 
più  vetusto  di  ogni  altro,  e  in  tiitte  quelle  cooptazioni  délia  tavola  Gru- 
teriana,  che  sono  anterioii  a  M.  Aurelio.  Ma  sotto  quell'  imperatore  vi 
s' incontra  il  primo  caso  dell'  anno  anteposto  al  sacerdote ,  e  vi  si  vede  pure 
che  il  nuovo  costume  prevalse  infine  sopra  l'antico  nei  tempi  posteriori. 
Infatti  egli  trovasi  adottato  anche  nel  catalogo  dei  maestri  dei  Claudiali 
edito  dal  lodato  Gardinali  \  che  comincia  dall' impero  di  Garacalla.  Ma 
questa  osservazione  non  puo  somministrare  da  se  sola  una  base  abba- 
stanza solida,  su  cui  fondare  un  sicuro  giudizio  per  gli  altri  frammenti, 
che  mancano  di  principio  e  di  fine,  onde  per  essi  non  resta  altra  spe- 
ranza  se  non  quella  di  abbattersi  in  qualche  personaggio,  pel  quale  la 
storia  somministri  un  aiuto. 

Per  tal  modo  si  acquista  un  sufticiente  criterio,  che  la  seconda  ma- 
niera fosse  seguita  nel  frammento  dei  sacerdoti  clie  si  congregavano 
nel  tempio  di  Giove  Propugnatore,  e  che  ho  riprodotto  poco  fa.  Impe- 
rocchè  chi  potrebbe  credere  che  P.  Marzio  Vero,  già  console  per  la 
seconda  volta  nel  982,  e  forse  il  più  célèbre  condottiere  d'  armi  délia 
sua  età,  fosse  sopravissuto  a  Gommodo,  passando  fra  i  più  nel  96]  , 
quando  Dione  -  attesta  positivamente  che  quel  principe  0  apertamente 
0  col  veleno  toise  di  vita  tutti  coloro  ch'  erano  saliti  in  fama  nel  regno 
dei  padre  e  nel  suo,  tranne  soltanto  Pompeiano,  Pertinace  e  \  ittorino? 

'   Mern.  roin.  di  Anlichità,  t.  II.  p.  807.  —  "   I^ib.  LXXII,  c.  m. 


/40/1  FASTI  SAGERDOTALI. 

Se  Marzio  fosse  rimasto  superstite,  egli  meritava  per  le  sue  gesta  contro 
i  Parti  e  contro  Avidio  Gassio  di  tenere  il  primato  fra  quegli  eccet- 
tuati,  ond' è  ben  più  probabile  clie  il  9 A3  sia  il  suo  anno  emortaale 
anzi  che  quello  délia  sua  aggregazione. 

Procedendo  per  questa  via,  mi  è  facile  addirnostrare  che  anche  gli 
P.  368.  altri  registrati  nella  pietra,  di  cui  favello,  incominciavano  colla  data 
cronologica,  Ghi  volesse  tenere  la  contraria  sentenza  sarebbe  forzato  a 
concedere ,  che  l' imperatore  Elagabalo  mentovato  nella  settima  riga 
non  fosse  stato  ammesso  in  questo  collegio  se  non  che  nelT  anno  Gapi- 
tolino  978.  Ma  chi  potrebbe  persuadersi  che  si  fosse  tardato  tre  anni 
interi  a  conferire  ad  un  imperatore  il  sacerdozio  délia  sua  famiglia, 
giacchè  pretendeva  di  essere  un  figlio  di  Garacalla?  Inoltre  chi  sarebbe 
il  nobilissimo  Gesare  délia  linea  undecima  aggregato  ai  2  5  di  marzo 
del  988?  Durante  il  regno  di  Alessandro  Severo  non  si  ebbe  alcuno  ri- 
vestito  di  quella  dignità  :  e  se  si  rispondesse  ch'  egli  è  Massimo  figlio  di 
Massiaiino,  che  in  quelF  anno  appunto  successe  nell'  inipero,  per  quale 
stranezza  il  figlio  Gesare  sarebbe  stato  anteposto  al  padre  imperatore  ? 
Il  giudizio  adunque  délia  critica  ben  si  accorda  con  quello  degli  occhi, 
i  quali  osservando  che  la  quarta  linea,  in  cui  trovasi  il  nome  del  primo 
candidato,  è  simile  nella  forma  délie  lettere  alla  prima  e  dissimile  dalla 
(|uinta,  ambedue  annunzianti  un'  epoca  consolare,  sono  forzati  a  con- 
chiudere  che  anche  in  questo  catalogo  la  data  dell'  elezione  lu  notata 
sul  principio,  e  non  sulla  fine.  Per  lo  che  seguendo  la  scorta  del  diffé- 
rente carattere  saremo  certi  di  non  errare  nel  defiiiire  i  veri  limiti  di 
ciascuna  cooptazione,  e  dopo  aver  veduto  che  la  prima  comprendeva 
quattro  righe,  più  non  restera  che  diprenderle  parzialniente  in  esame. 

Lin.  1 . 

...FELICI    AVG D-CAELIO 


Giustamente  ha  stanziato  il  mardi.  Melchiorri,  che  qui  si  ricordano  i 
consoli  deir  anno  9(>G,  noti  jier  infinité  Icggi,  e  |)cr  varie  iscrizioni  da 
lui  citate,  aile  quali  se  ne  ponno  crescere  altrc  quattro.  Le  prime  due, 


FASTl  SACERDOTALI.  405 

eclil»^  (lai  Marini  '  e  iicgii  alli   del  Miisoo  Ungarico^,  nominano  l'ini- 

peratore  senza  il  colle^ja,  che  vicevci'sa  si  aggiunjje  nell'  altre  riferite 

dal  Griitero^  e  nclle  Memorie  di  Anlichilà".  In  quest'  ultima,  ch'  è  la      w  afig. 

medosima  tavola  dei  Claudiali,  che  ho  indicata  poco  fa,  s' incontrano 

tutte  le  j)arole  che  sono  sopravissutc  nella  présente  riga,  e  percio  da 

lei  se  ne  trarrà  di  peso  il  supplinHîiilo  : 

iiiip  •  antonino  ■  pio  •  FELICI  •  AVG  ■  itii  w/  •  D  •  C  AELIO  •  balhino  •  ii  •  cos 

Su  questo  consolalo  sono  concordi  le  opinioiii  degli  eruditi,  dopo 
che  il  INoris  mostro^,  che  il  collega  di  (iaracalla  è  quel  medesimo  clie  lïi 
poscia  imperatore  con  Piipieno,correggendo  cosi  1'  errore  del  Panvinio, 
che  avevalo  reputato  un  suo  fratello,  cui  aveva  dato  il  prenome  di  Pu- 
blio,supponendolounnipote  dell'allro  PublioBalbino  console  nell' 890. 
lo  aggiungerô  solamente  che  Balhino  era  in  età  di  trenlacinque  anni, 
allorchè  prese  i  secondi  fasci  qui  menlovati,  avendone  avuti  sessanta 
quando  fu  ucciso  nel  991  *^;  il  che  non  sarà  inutile  di  aver  notato  per 
ricavarne  che  i  primi,  dei  quali  non  si  ha  altro  sentore,  non  ponno 
eccedere  a  qualunque  patto  Y  impero  di  Settimio  Severo. 

Lin.  2. 

.    .   .IIII  •  NON  •  MAI  •  IN  •  AEDE  •  DIVI 


E  solenne  costume  cosi  degli  altri  iasti  sacerdotali,  corne  dei  nostri, 
di  far  succedere  ail'  epoca  consolare  1' anno  posl  Romam  conditam,  e  la 
nona  riga  ci  mostra  ch'  erasi  abbracciato  il  computo  Capitolino,  il  quale, 
corne  ognun  sa,  précède  di  un  anno  d  Varroniano.  Dovrà  dunque  ri- 
staurarsi  sul  principio  a.  p.  r.  c.  dcccclxv,  corne  quello  in  cui  tennero  il 
seggio  curule  Garacalla  e  Balhino.  Ne  fa  ostacolo  il  giorno  IIII  •  NON  • 
MAI,  in  cui  fu  convocato  il  collegio,    tuttochè  incutesse   timoré    al 

'  Fr.  Arvul.  p.  9/1.  [Orelli,   11.    t>3io;  "  Tom.  11,  p.  .807.   [Henzen.  Supplem. 

Mommsen,  /.  N.  09/11.]  Orell.  n.  60/16.] 

^  Tom.  1,  p.  220.  [Orelli,  n.  1922.]  ''  Episi.  cons.  p.  127. 

Pag.  721  ,  9.  "  Zonar.  Annal,  lil).  MI,  c.  wii. 


à06  FASTI  SACERDOTALI. 

mardi.  Melchiorri,  il  quale  credè  che  quella  data  non  potesse  appar- 
tenere  a  questo  consolato,  perché  fino  dalle  calende  di  niarzo  M.  An- 
tonio Gordiano  era  stato  sostituito  a  Balbino,  e  perché  nei  monumenti 
pubblici,  fra  i  quali  comprese  gli  atti  dei  sodalizi,  furono  espresse  con 
ogni  esattezza  le  sufîezioni  dei  consoli. 
P.  ^70.  A  mio  parère  la  prima  cosa  non  é  certa,  la  seconda  non  é  vera.  Capi- 

tolino^  dice  semplicemente  che  il  maggiore  dei  Gordiani  rrconsulatum 
rcprimum  iniit  cum  Antonino  Garacalla ,  secundum  cum  Alexandre  pi 
ed  è  poi  chiaro  che  in  iino  dei  due  luoghi  s'inganna,  perché  Gordiano 
seniore  non  fu  console  che  una  volta  sola  per  testimonio  délie  sue  me- 
daglie.  Ma  comunque  sia,  né  da  lui,  né  da  altri  si  détermina,  in  quale 
dei  quattro  consolati  di  Garacalla  gli  fosse  associato.  Nello  stesso  modo 
che  il  Panvinio  ha  prescelto  il  più  récente,  potrebbe  un  altro  con  eguale 
diritto  prediligere  il  più  antico,  supponendo  che  Settimio  Severo,  se- 
conde un  uso  non  insolito  ai  suoi  predecessori,  gli  avesse  rinunziato  il 
suo  postonel  gBB.  Parimenti  è  unagratuita  asserzione  dello  stesso  Pan- 
vinio, che  d  processo  consolare  di  Gordiano  avvenisse  aile  calende  di 
marzo. 

Ma  anche  ammesso  tutto  cio,  non  potrà  poi  concedersi  che  i  registri 
sacerdotali  tenessero  conto  dei  suffetti,  mentre  fra  quanti  ne  ho  supe- 
riormente  annoverati ,  unico  é  il  più  vetusto  di  loro  a  ricordare  i  sur- 
rogati  dei  7 1  /i,  benché  poi  sia  da  avvertirsi,  che  insieme  con  essi  noniuia 
i  consoli,  ai  quali  subentrarono,  e  che  in  quei  vecchi  tempi  si  aveva  ra- 
gione  dei  suffetti  anche  nelle  lapidi  private.  AH'  opposto  tutti  gli  altri 
consolati ,  che  in  numéro  quasi  di  una  cinquantina  ci  vengono  presentati 
dal  complesso  di  quelle  piètre,  sono  costantemente  ordinari,  e  avrebbe 
voce  di  pétulante  chi  perciô  volesse  sostenere,  che  tutte  le  aggrega- 
zioni  da  loro  descritte  fossero  seguite  in  gennaro  0  in  febbraro.  Per  me 
certo  non  crederô  mai  che  ai  tempi  di  Gommodo  e  di  Severo  l' ammi- 
nistrazione  dei  fasci  si  prolungasse  fino  a  dieci  0  undici  mesi,  siccome 
bisognerebbe  concedere  per  non  trovarsi  contraddetto  dal  fi-ammento 

'    In  Gord.  c.  iv. 


FASTI  SACERDOTALI.  /i07 

dei  sodali  di  Giove  Propuonatore.  Ne  consegne  pertanlo  clie,  qualunque 
fosse  lo  stile  délia  cancelleria impériale,  degli  ;itli  ricl  senato  e  dei  com- 
mentari  di  qualche  collegio,  i  regislri  alineno  délie  religiose  elezioni  si 
atteiincro  al  volgar  costume  di  uominare  soltanto  i  consoli  ordinari, 
dal  chc  ne  viene  clie  la  loro  data  dei  giorno  è  inconcludente  pei  fasti, 
nuU'allro  annunziando  nel  nostro  caso  se  non  clie  decoireva  il  majrjrjo 
di  queir  anno  ch' era  stato  apei'to  da  Balbino  e  da  Caracalla. 

Air  indicazione  dei  tempo  succède  quella  de!  luogo,  in  cui  lecesi 
r  elezione  dei  nuovo  sodale,  e  la  frattura  dei  marmo  sarà  prontamente 
riparata  dalla  linea  sesta, che  c'insegna  doversi  qui  leggere  IN  •  AEDE  • 
DIVI  'pii.  Del  quai  edificio  si  parla  altresi  in  un'  iscrizione  \  da  cui  si 
racconta  che  gl'imperatori  M.  Aurelio  e  Connnodo  lecero  porre  a  Basseo 
Rufo  prefetto  dei  loro  pretorio  STATVAM  •  ARMAT  •  IN  •  FORO  • 
DIVl  •  TRAIANl  •  ET  •  ALIAM  •  CIVILl  •  AMICTV  •  IN  •  TEM- 
PLO  -DIVl  •  Pli,  e  cosi  pure  in  Sparziano,  il  quale  ci  narra  -,  che  per 
ordine  di  Caracalla  croccisus  est  Petronius  (o  meglio  PcUniimis,  sic- 
ff corne  si  scrive  dal  Porfirogenito  dei  Mai^)  ante  templum  Divi  Pii, 
ffiractaque  sunt  eorum  per  plateam  cadavera.n 

So  che  da  altri  si  attribuisce  a  questo  medesimo  imperatore  d  tem- 
plum D.  Antonini  et  cohmma  cochlis,  che  nella  descrizione  di  Vittore* 
vien  collocato  nella  nona  regione  :  ma  si  il  nome  di  Antonino  invece 
di  Pio,  come  la  di  lui  unione  alla  colonna  Antoniniana,  mi  rendono 
piij  probabile  ï  opinione  di  coloro  che  lo  stimano  il  tempio  dedicato  a 
M.  Aurelio  secondo  Capitolino  ^  e  1'  epitome  di  Vittore.  lo  aderirô  pie- 
nauiente  al  march.  Melchiorri,  il  quale  ha  creduto  che  1'  edificio  qui 
mentovato  sia  quel  medesimo,  la  di  cui  fronte  si  mira  anch'  oggi  nel 
Foro  innanzi  la  chiesa  di  S.  Lorenzo  in  Miranda,  e  porge  infatti  nuovo 

'  Grut.  p.  875,  1.    [Henzen,  Supplem.  descriptions  des  régions  de  Rome ,  n'en  sont 

Orell.  p.  872,  n.  3676.]  pas  les  auteurs.  Ces  descriptions  sont  ano- 

"  In  Caracall.  c.  iv.  nymes,  sous  les   titres  de   Curiosum  Urbis 

^  Pag.  9-28.  [Voyez  plus  haut,  p.  gSi.]  Romae  et  de  Notitia  regionum  Urbis  Romae ; 

*■   [Il  est  aujourd'hui  démontré  qu'Aure-  voy.  Preller,  Die  Regionen  der  Stadt  Rom. 

lius  Victor  et  Sextus  Rufus,  auxquels  on  avait  lena  ,  18/16,  in-8°.  J.  R.  de  Rossi.J 
attribué  jusque  dans  ces  derniers  temps  les  ^  In  Marco,  c.  xviir. 


/j08  fasti  sacerdotali. 

appoggio  alla  sua  sentenza  la  viciiianza  di  quesla  l'abbjica  al  luogo  in 
ciii  fu  scoperta  la  pietra,  la  quale  vi  fu  forse  trasportata  in  secoli  non 
molto  remoti,  per  farne  cake  nelle  fornaci,  di  cui  ivi  appresso  si  rin- 
vennero  le  vestigia. 

È  noto  per  moite  medaglie  che  qiiesto  tempio  fu  eretto  dallo  stesso 
Antonino  Pio  per  l'apoteosi  di  Faustina  scniore;  ma  è  cliiaro  egual- 
menle  che  dopo  morte  egli  n'ebbe  la  comunione  colla  moglie,  atte- 
standolo  il  titolo  che  tutt'  ora  sussiste  : 

DIVO  •  ANTONINO  ■  ET  •  DIVAE-  FAVSTINAE-  EX  •  S-  C  • 

P.  272.  Dietro  cio  vado  considerando  che  malgrado  l' aggiunta  di  PII  rimane 

molto  vacuo  in  questa  riga,  perché  ella  adequi  in  lunghezza  la  supe- 
riore,  e  che  un'  eguale  disuguaglianza  apparisce  eziandio  nella  sesta, 
alla  quale  mancherebbe  ogni  plausibile  supplimento.  E  questa  defi- 

cienza  si  fa  maggiormente  sentire  nella  lacuna  IN AE, 

che  abbraccia  le  due  linee  1 3  e  1 A ,  lacuna  che  il  Melchiorri  ha  giudi- 
cato  di  poter  riempire  IN  •  aede  •  concordiAE.  Ma  ciô  è  troppo  poco  per 
tanto  spazio,  ned  è  giustificato  il  bisogno  dei  sodali  Antoniniani  di  ab- 
bandonare  la  stanza  consueta  per  convocare  il  loro  collegio  pochi  passi 
lontano,  non  giovando  l'esempio  dei  fratelli  Arvali,  che  avevano  il  loro 
bosco  cinque  miglia  fuori  di  Roma,  per  lo  che  occorrendo  loro  di  con- 
gregarsi  entro  la  città,  in  cui  mancavano  di  residenza  propria,  erano 
obbligati  di  farlo  ora  in  un  tempio,  ora  nell'altro.  Per  tutte  queste  ra- 
gioni  io  preferisco  di  leggere  con  ogni  naturalezza  IN  •  AEDE*  DIVI  • 
pii •  et  '  divae  fauslinAE ,  e  di  cosi  ristaurare  nei  tre  luoghi  indicati,  senza 
negare  peraltro  che  alcun'  altra  volta  per  economia  di  spazio  si  potesse 
anche  tacere  il  nome  délia  moglie,  come  abbiamo  veduto  essersi  fatto 
nella  lapide  Gruleriana  e  nel  tosto  di  Sparziano,  chenominano  soltanto 
il  tempio  dei  Divo  Pio. 

Lin.  ;i 

TERIS-lMP-ANTONlNI-PlI-FELI 

Su  II  esemj)io  délia  cooptazione,  che  nella  la  vola  XXll  fecero  gli  Ar- 


FASTI  SACERDOTALI.  409 

vali  ex  labella  Jtitp.  (Àiesaris  Vespasicmi  Aug.  felicemente  ha  supplito  il 

Melchion-i  ex  •  ///TERIS  •  IMP  •  ANTONINI  -  Pli  •  FELIas  •  aw/r.  Note 

sono  le  viceiide,  cui  ando  soggetta  la  cooj^tazione  dei  sacerdoli  rimante 

il  governo   lepubblicano.  Da  j)nma  ciascuno  del  collefji  rinipiazzo  da 

se  stesso  i  posti  vacanti,  finchè  Cn.  Doinizio  Enobarbo  tribuno  délia 

plèbe  nel  65 1  crpontificibus  ollensior,  quod  alium  ([uam  se  in  patris  sui 

rclociim  cooptassent,  jus  sacerdotuni  subrogandonini  a  collegiis  ad  po- 

ffpulum  transtulit,ii  siccome  ci  narra  Suetonio^  e  con  esso  Velleio^  e 

Cicérone  l  Silla  nella  sua  dittatura  abrogé  questa  leggeS  clie  da  La- 

bieno  tribuno  anch'esso  nel  691  lu  ripristinata  in  l'avore  dei  comizi^ 

Ma  da  che  la  somma  del  potere  venue  nelle  mani  di  un  solo,  le  reli- 

giose  elezioui  s'involgono  in  dense  ténèbre,  ch'  è  assai  difficile  di  dissi- 

pare,  ed  io  sarei  abbastanza  soddisfatto,  se  mi  riescisse  soltanto  di  di- 

radarle.  Fer  quanto  apparisce  da  un'  epistola  di  Cicérone  ^  la  legge 

Giulia  de  sacerdoliis,  di  cui  fu  autore  Giulio  Cesare,  conservé  ai  comizi 

questa  prerogativa,  ed  essi  la  mantenneroaltresisotto  Auguste, siccome 

ba  diffusamente  disputato  il  Noris^  Bensi  per  relazione  di  Dione^  lu 

concesso  a  questo  principe  nel  7-25   :  kpécLs  t£  a.v'cov  xai  invèp  tov 

àpidfxov,  oaovs  âv  dsl  èdsXy'fcrri ,  TJSpooLipsïa-doLi  'cspoaxoLTS&lyjcroLino.  La 

più  parte  degli  eruditi  ha  ricavato  di  qui  che  la  nomina  dei  sacerdoti 

fosse  ceduta  ad  Augusto,  ma  io  non  vedo  che  dalle  parole  dello  storico 

si  possa  ricavar  altro  se  non  che  gli  fu  data  la  facoltà  di  ampliarne  il 

numéro  oltre  Io  stabilito  per  ogni  collegio  e  di  farne  eleggere  quanti 

voleva^  Il  che  più  chiaramente  apparisce  da  ciô  che  soggiunge  :  r  Quod 

In  Nerone,  c.  11.  «ai,  qui,  en  eflet,  semble  exprimer  que  les 

Lib.  II,  c.  XII.  nominations  se  faisaient  aussi  régulièrement 

De  lege  agrar.  II,  c.  \ii.  par  l'empereur.  W.  Hemze.\.  —  Sans  doute, 

Ascon.  in  Divin,  c.  vu.  à  cette  époque,  à  peu  près  comme  pour  les 

Dion.  lib.  XXXVII,  c.  xcvii.  lois,  le  droit  du  sénat  subsistait  concurrem- 

Ad  Brut.  ep.  V.  ment  avec  celui  des  empereurs,  et  Ion  com- 

Cemtaph.  Pisan.  p.  1 9 5.  prend  facilement  qu'il  l'exerçait  surtout  lors- 

Lib.  LI,  c.  XX.  qu'il  s'agissait  de  conférer  les  sacerdoces  soit 

[M.  Mercklin,  Die  Cooptation j  p.  -20S,  aux  empereurs  eux-mêmes,  soit  aux  princes 

fait  valoir  contre  cette  explication  la  particule  de  leur  famille.  Th.  Mommsen.  ] 


410  FASTI  SACERDOTALI. 

rfquidem  ab  eo  receptum,  deinceps  in  infinitum  excrevit,  ui  iiiilii  ne- 
rrqiiaquam  opus  sit  amplius  de  numéro  sacerdotum  accurate  commeii- 
frtari  '.  Il 

A  mio  parère  la  creazione  dei  sacerdoti  fu  tolta  al  popolo,  quando 
furono  aboliti  i  comizi,  nei  quali  si  eleggevano,  il  che  avvenne  sul  priri- 
cipio  deir  impero  di  Tiberio,  di  ciii  una  délie  prime  cure  rffuit  ordi- 
fcnatio  comitiorum,  quam  manu  sua  scriptam  Divus  Augustus  relique- 
ff  ratjii  al  dire  di  Velleio'-.  Tacito^  ci  fa  sapere  che  per  questa  riforma 
cr  e  campo  comitia  ad  patres  translata  sunt,  ti  e  Dione  *  si  estende  a  dar- 
cene  più  minute  particolarità,  dalle  quali  apprendiamo  che  l'impera- 
tore,  essendosi  riserbata  la  nomina  dei  consoli,  fcex  ceterorum  magi- 
ffstratuum  candidatis,  quot  vellet,  electos  solebat  in  senatum  mittere 
fralios  ei  commendans,  qui  tune  omnium  suffragia  auferebant,  alios 
ffSulTi'agiis,  comparationi  et  sorti  permittens^.  vi  Non  puô  dubitarsi 
P.  27/1.  che  i  sacerdoti  corressero  la  stessa  sorte  dei  minori  magistrati,  di- 
mostrandolo  poco  dopo  la  nuova  maniera  délia  loro  creazione,  che 
nel  775  incontriamo  presso  Tacito*^  :  crPaucis  post  diebus  Caesar 
fcauctor  senatui  fuit  Vitellio  atque  Veranio  et  Servaeo  sacerdotia  tri- 
er buendi.  n 

Il  senato  adunque  per  questa  costituzione  di  Tiberio  essendo  suben- 
trato  nei  diritti  che  avevano  i  comizi,  sai'à  spiegato  come  poscia  pren- 
desse  parte  nell'  elezioni  sacerdotali,  e  come  si  trovi  che  alcune  si 
dicono  espressamente  seguite  EX-S'C.  Vedesi  infatli  dall' esempio 
allegato,  che  gl' imperatori  usarono  da  prima  la  formalità  di  far  eleg- 
gere  dai  senatori  le  persone  da  loro  proposte,  formalità  peraltro  da 
cui  ben  presto  si  dispensarono.  Imperocchè  poco  dopo  l'autorità  dei 
senato  non  vedesi  pii^i  invocata,  se  non  per  le  aggregazioni  degl'  impe- 

'    [Ôirep  TSOD  s|  sHsivov  'srapaZoOèv  es  ''   [Twi»  §è  Sr)  ràs  àAAas  àpp^à?  atroi/vTwr 

dôpialov  èTri]ii^-)jOîj ,  écris  (xrjlèv  éri  ^pfjvce.i  è^eXéysTO  Ôaovs  ijOzXe ,  nai  a<pa5  es  to  cniv- 

[xe  'usepl  Toii  TsXtjdovs  aOràJv  dKpiSoXoyetcr-  éhpiov  èaé-Ksixue ,  tous  fxèv  cTWialàs  ai/TW , 

dai.]  oïirep  iino  Tsàvioiv  tjpowTO ,  tovs  hè  stt/  ts 

*  Lib.  II,  c.  cxxiv.  Zma.iwfxaai  Kai  èiri  ù(xoXoyla.  tco  rs  nk^pw 
'  Annal,  lib.  I,  c.  xv.  -croioûfxevos.  ] 

*  Lib.  LVIII.  c.  \x.  '  Annal,  lib.  III.  <•.  mx. 


FASTI  SACEIiDOTALI.  à\\ 

raioii  0  di  itilii  dolla  casa  impériale,  mentre  quelle  dei  privali  non 
dipendono  più  clie  dai  codicilli  del  principe.  Dione  ci  dice  che  gli 
Augusti  rr omnibus  sacerdotiis  inaugurati  sunt,  ac  alios  plerosque  in 
ffsacerdotum  collegia  adsciscunl ',ti  ma  non  c  insegna  quando  si  arro- 
gassero  questo  diritto.  Ma  o  fosse  lo  stesso  Tiberio,  cbe  più  tardi  se  lo 
appropriasse,  o  vero  il  successore  Caligola,  dopoessersi  pentito  di  aver 
reso  al  popolo  i  comizi,  certo  è  che  ai  lempi  di  Claudio  già  n'erano  in 
possesso,  avendosi  il  suo  biglietto  di  nomina  per  un  Arvab;  nella  ta- 
vola  XII.  Egualmente  osserviamo  nel  citato  regislro  degli  augui'i  che  la 
cooptazione  di  Nerone  ancor  Cesare  fu  decrelata  EX-S'C,  formola 
che  poi  si  tace  in  quella  di  Rutilio  Gallico  e  degli  allri  privali  che  si 
ricordano  in  appresso.  Di  Oltone  ci  dice  Tacito^:  rr  Ponlificatus  augu- 
re ratusque  honoratis  jam  senibus  cumuluni  dignitatis  addidit,  et  recens 
crab  exilio  reversos  nobiles  adolescentulos  avilis  et  paternis  sacei-doliis 
crin  solatium  recoluit.  ii  Per  confessione,  corne  si  è  detto,  dell'  altra 
tavola  Arvale  XXII,  Salvio  Libérale  fu  ammesso  in  quel  collegio  nell' 
83  1  ex  labella  dell'imperatore  Vespasiano  :  e  Plinio  giuniore  in  un' 
epistola^  richiede  direttamente  a  Traiano  la  dignità  di  augure  o  di  set-  P. 
temviro.  Il  pej'chè  1'  uso  di  nominare  i  sacerdoti  con  rescritto  del  prin- 
cipe rimontando  fino  ai  primi  tempi  dell'  impero,  io  non  so  acquietarmi 
dair  altra  parte  all'opinione  di  eoloro  che  ne  hanno  fatto  autore  Ales- 
sandro  Severo,  in  virtù  del  passo  di  Lampridio*  :  rr  Pontificatus  et  quin- 
rrdecimviratus  et  auguratus  codicillares  fecit,  ita  ut  in  senatu  alle- 
rrgerentur.  Ti  Parmi  piutlosto  doversi  intendere  che  Alessandro  fece 
ammettere  nel  senato  chi  per  sovrano  favore  era  stato  insignito  di  uno 
di  quei  sacerdozi^  e  sarebbe  veramente  questa  una  novità,  perché 

[Ev  -crao-ajs  xars  isp^awais  ispôotrd'xt  sage,  croyant  qu'il  signifie  que  désormais 

HCii  'apotréTi  xal  toîs  iX).oi>  ràs  zrXsiovs  les  nominations  devaient  se  faire  exclusive- 

(T(^rX^v  hihôvy.i.\  Lib.  LUI,  c.  xvu.  ment  par  iempereur  dans  le  sénat,  tandis 

Hist.  Jib.  1,  c.  Lxxvii.  que  M.  Mercklin.  Die  Coopt.  p.  i56,  en  de'- 

Lib.  X ,  epist.  xv.  duit  que  iempereur  faisait  encore  conOrmer 

lu  Alex.  c.  xLix.  ses  nominations  par  le  sénat.  W.  Henzex.] 

[  M.  Marquardt .  Romische  A  Uerth.  II ,  3 ,  —  Les  manuscrits  ayant  allegarenhir  et  non 

p.  208 ,  n.  887,  explique  autrement  ce  pas-  pas  allegerenlur,  il  est  évident  que  toutes  ces 


/il2  FASTI  SACERDOTALI. 

prima  le  dignité  religiose  non  concedevano  per  se  stesse  alcun  diritto 
al  lato  clavo\  benchè  per  1'  ordinario  non  si  conferissero  se  non  che  a 
persone  che  n'  erano  già  rivestite.  Infatti  puô  osservarsi  clie  dopo  quel 
tempo  non  s'  incontra  forse  nelle  lapidi  alcuno  di  quei  sacerdoti  che 
non  sia  accompagnato  dal  titolo  senatorio  vir  clarissimus^.  Ne  risulta 
adunque  da  tutto  cio  esser  conforme  alla  pratica  di  questi  tempi,  che 
l'unico  privato  délia  cui  aggregazione  si  fa  cenno  nel  nostro  marmo, 
r  abbia  ottenuta  in  grazia  di  un  rescritto  dell' imperatore  Caracalla. 

Lin.  k. 

.  .  .SV- F -L'EGNATIVS- VICTOR-  LOLI 


Il  march.  Melchiorri  ha  interpretato  SVFfectus  nei  tre  primi  carat- 
teri  di  questa  riga,  il  che  gli  ha  l'atto  lusinghevole  invito  a  premettere 
consul  nella  parte  perduta,  supponendo  che  L.  Egnazio  Vittore  fosse 
console  surrogato,  allorchè  fu  ammesso  tra  i  nostri  sodali.  Ma  tre  ra- 
gioni  tutte  fortissime  mi  allontanano  dal  di  lui  pensamento.  Confesso 
non  esser  nuovo,  che  ai  sacerdoti,  i  quali  attualmente  occupavano  il 
consolato,  se  ne  attribuisse  il  titolo  negli  atti  del  loro  collegio,  onde 
T  •  HOENI  •  SEVERI  •  COS  e  m.  petKONl  •  SEPTIMIANI  •  COS 
P.  276,  leggiamo  nel  cilato  rcgistro  del  Marhii^.  Parimenti  t.  sextiiiS  '  A¥K\- 
CANVS-COS  incontrasi  nella  tavola  Arvale  XÏV,  che  ho  riscon- 
trata  nei  magazzini  del  Museo  Vaticano,  la  quale,  quantunque  ora  mu- 
tila anche  dalla  parte  destra,  pure  mi  ha  fatto  vedere  esser  falso  il 
sospetto  dello  stesso  Marini^,  che  non  avendola  potuto  osservare,  credè 
che  quel  COS  dovesse  unirsi  alla  linea  seguente.  Ma  ben  sarebbe  sin- 


hypothèses  sont  fausses  et  qu'Alexandre  ne  '   [Voyez cependant Tite-Live,lib. XXVII, 

lit  autre  chose  que  de  décider  qu'à  l'avenir  c.  vni.  Tu.  Mommsen.] 

loutes  les  nominations  aux  sacerdoces  faites  ^  Grut.  p.  27,  9  e  6  ;  p.  98,  1;  p.  1  9-< , 

par  l'empereur  seraient  communiquées  au  3;  Marini,  Iscr.  Alh.  p.  1/1,  etc. 

sénat.  Adkfrare  est  le  terme  technique  pour  ^  Fr.  Arval.  p.  166  e  167. 

Ho/?y?er,  faire  faire  le  protocole ;voy.  Dirksen,  ''  Ilnd.  p.  97. 

Manualc,  s.  v.  Tu.  Mommsen.] 


FASTI  SACERDOTALI.  ^13 

golare  o  novissimo,  clie  (jucsta  qualifica  si  premcttesse  al  nome  cIcHa 
persona,  qaando  in  ogni  alLio  nionnmento  epigrafico  coslantemente 
gli  succède.  Egualmente  inaudita  sui  iiianni  sinceri  è  1'  addizione  dell' 
altia  ])arola  suff'eclus  alla  ])]iiiia  consul.  In  (jualunque  tempo  dellanno 
assumessci'O  i  fasci  quei  magislrati,  per  molti  secoli  si  chiamarono  tutti 
indistintamentc  consiiks  senz'  altro  aggiunto;  ma  poichè  nel  progresso 
si  tennero  più  onorati  coloro  clie  occupavano  quella  caiica  aile  calende 
di  gennaro,  questi  bensi  se  ne  vardarono  dicendosi  consides  ordi- 
narii,  senza  pero  che  si  applicasse  agli  altri  alcun  e[)iteto  cIjc  déno- 
tasse inferiorità.  Su  di  che  è  décisive  l'esempio  della  Muratoriana', 
la  quale  nomina  tanto  i  consoli  ordinari,  quanto  i  suriogali.  Fi- 
nalmenle  il  supplimento  SVFfcclus  viene  escluso  da  una  ragione  di 
fatto,  ed  è  che  nel  marmo  1'  V  è  diviso  con  un  punto  dal  F,  il  che 
dimostra  apertamente  che  quelle  due  lettere  spettano  a  due  parole 
diverse. 

Tutt'  altra  cosa  dovendo  aduncjue  cercarsi  sul  principio  di  questa 
linea,  io  proporrei  di  trovarvi  piuttosto  un  cenno  del  consentimento 
che  prestarono  gli  altri  sodali  a  ricevere  nel  loro  collegio  Egnazio  Yit- 
tore ,  leggendo  seguitamente  ex  •  liUeris  •  ùnp  '  antonini'pn  'felicis  '  aug  •  et  • 
ex'consenSV 'Fralnmi.  La  formola  è  solenne,  ne  aliéna  da  simili  casi. 
EX  •  PERMISSV-  CONSVLIS  •  ET  •  EX  •  CONSENSV-  SENATVS 
osservasi  nelia  IV  tavola  Arvale,  DECuriomim  •  DEC re(o- ET  •  CON- 
SENSV-PLEBIS  nel  Marini^,  CONSENSV- ORDINIS  nel  Mura- 
tori^,  EX  •  CONSENSV-  ET  •  POSTVLATIONE  -  POPVLI  nel 
Grutero*,  e  senza  andar  per  le  lunghe  basti  la  fréquente  medaglia  di  P.  .277. 
Augusto  '  coir  epigrafe  CONSENSV  -  SENAT  •  ET  -  EQj  ORDIN  • 
P-QjR.  Parimenti  non  è  insolito  che  gli  ascritti  ad  un  medesimo 
corpo  si  chiamassero  fratelli,  senza  poi  diie  che  ci  sono  onninamente 
oscuri  i  costumi  e  le  leggi  di  questi  sodali,  onde  non  si  ha  alcun  ar- 
gomento  da  opporre  alla  supposta  loro  fratellanza,  che  di  qui  appari- 

'  Pag.  572,  1.  [Orelli,  ASyo;  Henzen,  ^  Pag.  A87,  3. 

Supplem.  p.  ^73.]  *  Pag.  686,  2. 

'  Fr.  Arval  p.  399.  '  Eckhel,  D.  N.  V.  tom.  VI.  p.  126. 


4U  FASTI  SACERDOTALI. 

lebbe  per  la  prima  volta  ^  Iiitanto  L.  Tettio  Ermete  chiama  fratres  caris- 
simos  et  collegas  certi  ignoti  sacerdoti  nel  Muratori^;  Domizio  Seconde 
nel  Fabretti  ^  offre  non  so  quale  riparazione  fralribiis  suis  nel  collegio 
dei  Velabrensi;  Valerio  Grescenzione  padre  di  tutti  gli  Dei,  ed  Aurelio 
Esuperanzio  sacerdote  di  Sdvano,  dedicano  un' ara  cumfratribus  et  so- 
roribiis  presso  il  Grutero*,  ed  abbiamo  poi  una  lettera  di  Velio  Fido  a 
Giuvenzio  Gelso,  ch'era  promaestro  di  uno  dei  più  nobili  sodalizi  di 
Roma,  nella  quale  ora  lo  dke  f rater,  ora  collega^.  Del  resto,  tre  cose 
generalmente  si  richiedevano  per  l' elezione  dei  sacerdoti  ^  la  nomina 
cioè,  la  cooptazione  e  l' inaugurazione,  la  prima  délie  cjuali  abbiamo 
già  veduto  fatta  dall'imperatore;  spettando  la  seconda  al  collegio,  la 
terza  al  maestro,  o  a  cbi  altro  era  il  capo  dell'adunanza. 

Ai  tempi  di  Augusto  scorgiamo  nella  tavola  I,  che  gli  Arvali  proce- 
devano  alla  cooptazione  per  via  di  suffragi,  per  tabellas  cooptarunt,  ma 
l>.  278.  poicbè  la  nomina  fu  devoluta  agi'  imperatori,  è  ben  naturale  che  non 
si  osasse  più  di  sottomettere  a  scrutinio  l'esecuzione  délia  loro  volontà. 
Tuttavolta  non  vi  è  cosa  improbabile  in  credere  che,  per  formalité  al- 
meno,  si  continuasse  a  richiedere  ai  confratri  il  loro  cons.enso,  corne 
abbiamo  veduto  che  anche  pei  magistrati  candidati  dei  principe  segui- 
tava  a  richiedersi  quello  dei  senato.  Infatti  nella  tavola  XXII,  in  cui 
si  ha  un'altra  cooptazione  dei  tempi  dell' imperatore  Vespasiano,  non 
si  muove  più  parola  délie  tabelle,  ma  perô  dicesi  fatta  adstantibus  fra- 
iribus  ArvaUbus,  ove  il  cenno  délia  loro  presenza  puô  bene  equivalere 
a  quello  dei  consenso,  che  suppongo  indicato  nella  nostra  iscrizione. 

'   [Je  no  crois  pas  qu'on  trouve  un  exemple  "^  Pag.  1-26,  1. 

du  niol/mïres  pour  désigner  les  membres  des  '  Inscr.  dom.  p.   16/1,  n.  t^gy.  [Orelli, 

grands  collèges.  Les  Arvales  ne  font  exception  n.  1  /i85.  ] 

que  parce  que, suivant  la  Iradition,  leur  col-  *'  Pag.  21,  3.  [Orelli,  n.  1288,  daprès 

lége  avait  été  constitué,  dans  l'origine,  par  Boni  (cl.  I,  n.  1),  lequel  a  lu  plus  exacte- 

ies  douze  (ils  d'Acca  Larentia.  Pour  moi ,  je  ment  V AL-CRESCENTINVS  •  P ATRl  • 

lis  :  omnium -cotisenSVFactus,  en  suppri-  DEORVM   •   OMNIVM  ;  voy.  Hcnzen. 

mant  à  la  fin  cooptntus,  de  sorte  qu'il  s'agi-  Suppl.  Orell.  Indices,  p.  62.  L.  Renier.] 
rait  d'une  nomination  faite  par  le  sénat  au  ^  Murât,  p.  672,  1.  [Orelli,  n.  /iSyc] 

nom  de  l'empereur.  Tu.  Mommsen.  |  "  Veggasi  il  Marini,  Fr.  Arval.  p.  \h. 


FASTI  SACERDOTALI.  âl5 

E  cio  basti  intorno  al  présente  listauro,  ciie  non  intendo  di  spitigere 
oltre  i  confini  di  una  sempiice  congettui-a. 

Più  sicuro  è  qiiello  del  restante  délia  jijra  L -EGNATIVS  •  VIC- 
TOR-LOLLM7m.s--coo]?toiw.s,  apparendo  inanifesto  che  il  nuovo  sodale 
sia  quello  stesso  L.  Egnazio  Vittore  Lolliano,  a  cui  i  cittadini  di  Platea 
ollersero  la  seguente  lapide,  veduta  a  Teb(^  da  Ciriaco  Anconitano^  c 
l'iprodotta  dal  Muratori'^  : 

ATAOHTYXH 

TONAANnPOTATONYnATIKON 

.    EnANOPOQTHNAXAM AZ 

AErNATIONBlKTOPAAOAAIANON 

TONArNONKAlAlKAION 

nAPATQEAEYOEPIQAIIKAI 

THOMONOIATQNEAAHNQNnAATAlEQN 

nOAISTONEAYTHZEYEPrETHN 

E  non  esito  ad  attribuire  al  medesimo  anche  questi  altri  tre  marrni 
deir  Asia  Minore,  ch'io  debbo  alla  cortesia  del  defunto  amico  Akerblad 
di  chiarissima  ricordanza,  il  quale  voile  spogliare  le  ricche  sue  schede 
per  farmi  parte  di  tutto  cio  che  contenevano  risguardante  i  magistrali 
Romani.  Non  debbo  perô  tacere  che  la  copia  sottoposta  del  primo  di 
loro  non  è  che  un  brano  di  una  più  lunga  iscrizione,  ch'egli  omise  di 
trascrivermi  per  intero,  nuH'altro  comprendendo  ch' intéressasse  il  mio 
scopo. 

A  Tiatira^.  P.  279. 

THCEnirPATHC 

ANTirPATONE 

TEOHEICTOAPXE! 

ONANOYETNATIQ 

AOAAIANQMAnEA 

AAlOYAYnO  etc. 

'   Pag.  XXXIV,  n.  aaS.  ^  [^'oy-  Corpus  inscripùonmn  Graecarum , 

*  Pag.  555,  1.  \^Corj).  inscr.  Gr.  n.  1626.        n.  35i6.J 
Cf.  tom.  II,p.  8U.] 


^16  FASTI  SACERDOTALI. 


A  Tiatira^ 

KM   TOIC   EKACTOY   AYTQN   TEKNOIC  THN   AE  THN   KAMAPAN    OC    AAN   ETEPON 
EnENBAAH  TQ  OEIQ  OIKQ  TOY  CEBACTOY  YnEYGINOC   ECTQ  ATTH 

Al   APXEIQN   ANGY  AOAAIANQ  TO   B   M   AVANAIOY   K  CMAP 

THN   AE  nPO   THC   KAMAPAC  HYANEIAA   TOIC    0 

A  Didime^. 

ANOY   EK  TIAOAQPIAZ  TOY  ZEB   EHI   AN 

OYnATOY  TO   B    ETNATIOY 

TOY   AANHPOTATOY   YHATIKOY   lOYNIOY   KYINT 

La  mancanza  del  nome  nella  seconda  di  queste  lapidi  potrebbe  iar 
dubitare,  s'ella  spetti  al  nostro  Lolliano,  o  più  tosto  a  Q.  Hedio  Rufo 
LoHiano  Genziano,  che  fu  anch' egli  proconsole  d'Asia,  siccome  appa- 
risce  da  un'  iscrizione  Gruteriana^,  e  che  si  memora  eziandio  in  un 
frammento  di  Smirne  recato  dal  Pococke*  e  dall'  Hesseîio^,  se  non  che 
il  second' anno  del  suo  proconsolato  molto  meglio  si  addice  ad  Egnazio, 
cui  anche  la  terza  di  loro  ci  attesta  essere  stata  prorogata  la  provincia , 
di  quello  che  a  Genziano,  pel  quale  non  ne  abbianio  alcun  fondamento. 
P.  802.  Ed  anzi  puô  sospettarsi  che  gli  fosse  confermata  anche  pel  terz'  anno ,  a 
lui  richiamando  una  colonna  di  Alessandria  nella  Troade,  che  avrà  in 
ultimo  probabdmente  servito  da  ceppo  niigliare,  fattaci  conoscere  dal 
Barker  Webb°.  Ci  si  dice,  ch'ella  era  ornata  di  tre  epigrafi,  la  prima 
in  greco  non  più  leggiblle,  l'altre  due  in  latino,  corne  siegue,  in  una 

'   [^oy.  Corpus  inscripùonum  Gruccarum,  ''  Inscr.  ant.  p.  tiG.  1. 

II.  3517.J  ^  Praef.  ad  Gud.  appencl.  j).  Ao.  X\.  •;!, 

[  Voy.  Corpus  inscriplionum  Craecarum,  [Voy.  Corp.  inscr.  Gr.  n.  317;).  | 
n.  9870.J  ''   Osscrvazioni  suW  agro    Troiano,   iiolla 

'  Pag. /117.  5.  Bibliot.  iluliana ,  1821,  vol.  XXIII. 


FASTI  SACERDOTAL!.  à\l 

clelle  quali  è  assai  verisimile  che  queU'inaudito  TOLLIANO  dovesst' 
leggersl  LOLLIANO  : 

TOLLIANO  /L  •  CONSTANTI VS 

ili-PROCOS  MAXIMIANVS 

Non  è  iiisolito  inlatli  di  liovaie  sui  sassi  inigliari  iscrizioiii  di  diveisi 
tempi,  ne  puô  questa  attribuirsi  a  Lolliano  Mavorzio  contemporaneo 
dell'imperatore  Costaiizo  e  console  ne!  355,  essendo  che  un  suo  titolo 
onorario^  ci  la  sapere  ch'egli  non  fu  proconsole  dell'Asia,  ma  si  bene 
deir  Africa. 

Il  march.  Melchiorrl  ha  poi  aggiudicato  al  nostro  sodale  una  base- 
in  oggi  segata  in  due  parti,  esistente  non  già  Taurini,  o  sia  a  Belgrado, 
ma  nelia  cattedrale  di  Giavarino  in  Ungheria,  secondo  che  apprendesi 
dallo  Schoenwisner^  : 

Da  un  hUo  :  Dali'  allro  : 

VICTORIAE  DEDICANTE 

AVGG-NN  EGNATIO 

ET-  LEO -I  VICTORE 

ADI-P-F  LEG-AVGG 

ANTONINIANAE  PR-PR 

P-MARCIVS'P-F  ET-CL 

SEXTIANVS  PISONE 

EPHESO  LEGATO   LEG 

P-P-D-D  V-IDVS-IVNIAS 

APRO-ET-MAXIMO 

cos 

Abbraccio  volentieri  la  sua  opinione ,  non  tanto  per  1'  esatta  corrispon-  p.  a8i. 
denza  dei  tempi,  quanto  perché  questo  legato,  giusta  ciô  che  saro  per 
dire  in  appresso,  apparisce  un  consolare,  quale  le  due  lapidi  di  Tebe 
e  di  Didime  ci  asseriscono  essere  stato  Egnazio  Lolliano.  Ne  mi  trat- 
tiene  la  diversa  predilezione  dellappellativo,  avendo  osservato  piii 
volte  in  altri  nobili  Greci  dei  tempi  imperiali  provveduti  di  doppio 
cognome,  che  nei  monumenti  délia  loro  nazione  prescelgono  di  usare 

'   Mural,  p.  70'j  ,  -j.  —  ^  Grut.  p.  106.  3.  —  ^  Itei-  Pannon.  p.  -Jiô. 

m.  53 


p.  282. 


àiS  FASTl  SACERDOTALI. 

quello,  per  cui  erano  piCi  conosciuti  nel  proprio  paese,  e  al  conliario 
nelle  lapidi  latine  adoperano  l'altro,  con  cui  erano  probabilmeiite  re- 
gistrati  nel  censo  rornano.  Mi  trarrei  troppo  in  liingo,  se  volessi  ad- 
durre  i  fondamenti,  siii  quali  appoggio  quest'osservazione^  bastandomi 
di  qui  citare  l'esempio  del  célèbre  Erode  Attico,  al  quale  si  attribuisce 
soltanto  la  seconda  denominazione  nelle  epigrafi  latine  -,  e  che  vice 
versa  non  usa  se  non  che  la  prima  nelle  iscrizioni  grecbe^. 

Ad  un  alti'o  Lolliano,  che  porta  tutti  quattro  i  medesimi  nomi  dell' 
Antoniniano,  fu  dali'Areopago  dedicata  in  Atene  un'iscrizione  riportata 
pel  primo  dallo  Spon*,  ma  l'esservi  chiamato  TQ.N  AONN^ÎN  TON 
PHTOPA  fece  aggiudicarla  al  sofista  Lolliano,  che  fiori  circa  i  tempi 
deir  imperatore  Adriano,  e  di  cui  ci  ha  lasciato  la  vita  Filostrato^c  Lna 
taie  opinione  è  stata  suggellata  dall'  autorità  del  dottissimo  cav.  Boeckh 
neir insigne  sua  raccolta  délie  iscrizioni  greche^,  il  quale,  mosso  dall' 
identité  dei  nomi,  giudici  che  allô  stesso  sofista  appartenesse  anche 
l'altra  iscrizione  dei  Plateesi  che  ho  ricopiata  di  sopra,  quantunque 
non  sappia,  se,allorchè  gli  sarà  toccato  di  ragionare  di  lei,  abbia  per- 
sistito  nel  medesimo  sentimento,  non  essendo  ancor  giunta  fino  a  noi 
la  continuazione  di  quel  suo  egregio  lavoro  ''.  Spero  perô  ch'  egli  sarà 
per  cambiare  d'avviso,  allorchè  avrà  conoscenza  dell'altro  omonimo 
proveniente  dal  nostro  frammento,  il  quale  non  pnô  certamente  con- 
fondersi  con  quelF  oratore,  essendogli  posteriore  di  più  di  un  mezzo 
secolo  d'età.  Infatti  la  dignité  consolare  che  il  marmo  di  Platea  gli  at- 
tribuisce, quanto  bene  si  addice  a  chi  era  ascritto  ad  un  illustre  soda- 


'  [Borghesi  a  parlé  de  nouveau  de  cet 
usage  dans  sa  dissertation  intitulée  :  Dichia- 
razione  d'  una  lapida  Grulcriana,  p.  38  ol 
suiv.  W.  Henzen.] 

'  Murât,  p.  372,  6;  Grut.  p.  3oi;  Ma- 
rini,  Fr.  Arval.  p.  82/1. 

^  Grut.  p.  27,  1,  et  p.  Sifi,  1;  Fabretti, 
liiscr.  dom.  p.  /j  1 3 ,  n.  355  ;  Walpole ,  Metn. 
p.  3();  Mann.  Oxon.  a[)|)eMd.  n.  clwxii. 


''   Vil.  sophist.  lib.  1,  c.  xxni. 

"   Corp.  inscr.  Gr.  n.  877. 

'  [M.  lioeckli  a,  en  effet,  niainleiui  son 
opinion  dans  le  Corpus  inscriplionnm  Grae- 
carum,  n.  1609;  mais  il  l'a  modifiée  en 
partie  au  tome  II,  p.  8/1/1  du  môme  ou- 
vrage. Voyez  d'ailleurs  les  nouvelles  obser- 
vations de  Borghesi,  dans  la  dissertation  de 
M.  Gervasio  sur  l'inscription  de  Mavortins 
Lollianus,  p.  18.  VV.  lb;Nzi:\.] 


FASTI  SACEHDOTAIJ.  àVJ 

lizio  (il  lloiiia,  (:li(3  assni  probabilmeriLe  non  concedevasi  che  a  uomini 
chiarissimi,  altreltanto  sembra  doversi  negare  a  quel  sofista  pel  silen- 
zio  del  suo  biogralo,  il  (|uale  sarebbe  inescusabile  di  a  ver  taciuto  del 
primo  onore,  cb(;  in  quel  Leinpo  potesse  conseguire  un  pjivato,  dopo 
aver  creduto  degno  di  ricordanza  ch'cgli  era  slato  prefetto  dell'  annona 
in  Atene.  A  mio  parère  il  più  antico  Lolliano  i'u  con  molta  verosimi- 
glianza  il  padre  del  seconde,  ed  avrà  profittato  del  lavore  procaccia- 
togli  dalla  lama  délia  sua  eloquenza  per  apriie  al  figlio  la  carriera  délie 
magistrature.  Data  per  vera  la  congettura,  con  cui  se  gli  è  aggiudicata 
la  lapide  di  Giavarino,  quest'ultimo  sarebbe  stato  legato  propretore 
délia  Pannonia  inferiore  nel  960,  e  quindi  innanzi  ([uellanno  console 
suffetto,  non  venendo  memorato  nei  lasti.  Gonciossiachè  già  si  sa  per 
altri  riscontri  che  l'una  e  l'altra  Pannonia  erano  provincie  consolari, 
e  in  quest'  età  se  ne  ha  poi  la  positiva  testimonianza  di  Dione',  il  quale 
rimprovera  l'imperatore  Macrino  di  aver  opeiato  contro  il  costume  dei 
maggiori,  per  aver  data  quella  legazione  a  Marcio  Agrippa,  uomo  pre- 
torio  che  non  aveva  efïettivamente  amministrati  i  fasci,  ed  a  cui  sol- 
tanto  erano  stati  concessi  gli  ornamenti  consolari.  Laonde  siarà  bene 
che  sei  anni  appresso,  cioè  dopo  essere  stato  console  e  legato,  fosse 
LoUiano  insignito  del  sacerdozio,  sapendosi  che  anche  Plinio  nol  con- 
segui  se  non  qualche  anno  post  fasces  depositos;  e  starà  egualmente  bene 
che  jure  sortilmiis  ricevesse  poscia  il  proconsolato  delF  Asia,  ch'era  una  p.  9M. 
legittima  conseguenza  dell'  ottenuto  consolato.  Ne  metterei  poi  diffi- 
coltà  che  fra  i  suoi  discendenti  si  avessero  a  notaie  Q.  Flavio  Mesio 
Egnazio  Lolliano  Mavorzio  console  ordinario  nel  1  108,  e  il  di  lui  figho 
Q.  Flavio  Mesio  Cornelio  Egnazio  Severo  Lolliano  Mavorzio  ricordato 
in  una  lapide  del  Muratori  ^. 

Lin.  5. 

...  10  •  FELICE  •  AVG  •  ET  •  OCLATINIO  .  .  . 

Si  passa  con  questa  linea  alla  seconda  cooptazione,  mercè  la  quale 

'  Lib.  LXXVIIl.  c.  xiw.  —  '  Pag.  702.  3. 

r)3. 


A20  FASTI  SACERDOTALI. 

fil  ascritto  al  coHegio  l' imperatore  Elagabalo,  e  seconde  l'eseiiipio  délia 
prima  si  comincia  dalla  data  del  consolato,  che  con  tutta  sicurezza  si 
dovrà  ristaurare  : 

imp  ■  atilotiiiio  -pIO  •  FELICE  •  AVG  •  ET  •  OCLATINIO  •  advenlo  •  cos 

Dopo  le  moite  cose  che  se  ne  sono  scritte  specialmente  dal  Noris  '  e 
dal  Marini^,  nulF  altro  più  resta  se  non  che  di  portare  una  piccola 
emenda  al  gentilizio  del  secondo  console.  Giustamente  erasi  conosciuto 
che  Tintera  sua  denominazione  veniva  somniinistrata  da  una  lapide 
del  Fabretti^,  che  parla  di  alcuni  solda ti  Qui  '  Militaverunt  '  Caio  ■ 
OCLATINO-ADVENTO-COS,  ma  non  si  era  badato,  che  nel 
primo  N  doveva  avvertirsi  un  nesso  di  due  lettere,  che  non  è  il  solo  in 
quella  pietra.  Il  nostro  frammento  ci  mostra  che  colui  chiamossi  Ocla- 
tinio,  e  non  Oclatino,  corne  si  è  scritto  finora,  il  che  ha  poi  confermato 
il  march.  Melchiorri  collazionando  nel  Museo  Vaticano  un'  iscrizione 
Muratoriana\  in  cui  pure  ha  trovato  OCLATINIO -ADVENTO, 
onde  acquisterà  maggior  fede  il  Gudio  ^,  che  cosi  lesse  anche  in  una 
del  Doni*^.  Non  è  dunque  quel  nome  un  patronimico,  o  un  derivativo 
!8-'i.  dalla  gente  Oclazia,  come  mostrô  di  credere  il  Marini,  ma  bensi  un 
vero  gentilizio,  del  quale  non  dovrà  far  meraviglia  se  non  si  è  incon- 
trato  altro  esempio,  sapendosi  che  Advento  non  fu  nella  sua  origine 
se  non  che  un  semplice  gregario,  quantunque  poscia  giungesse  ad 
essere  prefetto  del  pretorio,  console  e  prefetto  di  Roma^ 

Lin.  6. 
.  .  .X-PR-lD-IVL-IN- AEDE-DlVI-PlI.  .  .  . 

11  numéro  X,  che  si  è  salvato,  annuncia  abbastanza  che  sul  prin- 
cipio  notavasi  l'anno  Capitolino  del  consolato  di  Oclalinio,  ed  ho  già 

'  Eptst.  cous.  '  [  Une  inscription  trouvée  en  Angleterre 

Fr.  Arval.  p.  5-^5  e  6/19.  peut  l'aire  sup])oser,  avec  une  grande  proba- 

Inscr.  dom.  p.  389,  n.  5ii.  hilité,  qu'il  avait  été  procurateur  de  la  l>re- 

Pag.  354,  9.  [Orelli,  n.  ^)hï^.\  tagne  au  commencement  de  sa  carrière.  Voy. 

Pag.  3 1,5.  le  Rhcin.  Muséum,   nouvelle  série,   t.    XII. 

'  CI.  [,  n.  39.  p.  80,  et  t.  XIV,  p.  3Gi.  E.  HiJBNER.  | 


FASTI  SACERDOTALI.  A21 

parlalo  iiella  liiiea  2  di  cio  clie  marica  sulla  fine;  onde  saià  cliiaio  T  iii- 
tero  ristauj'o 

ay  •  /•  •  c  ■  (hrchvX-  PR-  ID  •  I VL •  I N  •  AEDE  •  DI VI  -Fll-er  dime •jamlmae 

Il  giorno  poi  \k  di  luolio  conferma  quanto  ho  enunciato  di  sopra, 
cioè,  che  le  date  di  ([uesta  tavola  non  sono  di  alcun  sussidio  per  deter- 
minare,  quanto  tempo  restassero  iii  carica  i  consoli  rispettivi.  Ricavasi 
da  Dione\  che  i  niagistrati  ordinari  di  quest'anno  furono  l' imperatore 
Macrino  ed  Advento,  ed  altrettanto  apparisce  dalla  sovracitata  Murato- 
riana^  dedicata  PR-  ID  •  M  ART,  nella  quale  il  nome  di  Macrino  è  cas- 
sato,  ma  non  in  modo  che  non  possa  leggersi,  come  ho  verificato  da 
me  medesimo.  Ora  è  certo  che  quell' imperatore  non  tardô  molto  ad  ab- 
handonare  il  seggio  consolare,  attestando  lo  stesso  Dione^  che  quando 
giunsero  le  lettere,  con  cui  egli  dalla  Siria  annunziava  la  sollevazione  di 
Elagabalo  incominciata  ai  1 6  di  maggio,  ambedue  i  consoli  erano  presenti 
in  senato,  dal  che  si  fa  manitesto,  che  alcun  altro  era  succeduto  nel  suo 
posto.  Ne  colui  che  occupavalo  ne  fu  espulso  dallo  stesso  Elagabalo  per 
subentrargli,  quando  poco  dopo  la  vittoria  riportata  sul  rivale  agli  8  di 
giugno,  gli  prese  la  fantasia ,  contro  ogni  esempio,  di  sostituire  nei  fasti  il 
proprio  nome  in  luogo  di  quello  di  Macrino,  notando  espressamente  il  me-  p.  285. 
desimo  storico,  che  quello  fu  un  consolato  di  puro  titolo,  w  quem  neque  a 
ff  nobis  acceperat,  neque  unquam  attigit,  gestiis  enim  jam  erat*.  -n  È  dun- 
que  di  fatto,  che  ai  1  A  di  luglio  Elagabalo  non  era  uno  dei  consoli  attuali; 
ed  intanto  il  suo  nome  dovette  notarsi  su  questa  pietra,  perché  giusta  i 
suoi  ordini  cosi  doveva  scriversi  la  magistratura  eponima  di  quell' anno. 

Lin.  7  e  8. 

.  .  .VS^^B^PIVS- FELIX -AVG-  .... 
.  .  .OS-EX-S-C-COOPTATVS 

Un  imperatore  régnante  alla  meta  di  luglio  nell'  anno,  in  cui   fii 

Lih.  LXXVIII,  c.  XMi.  ''   [Mî;Te  ^(^siporovndeis   èir'  aOT>;v  fJ-iJTS 

Pag.    35/1,    -2.  èXù}5  èÇ'OLlJ/âp.SVOS  Ol.VTyj5,TSpohl-)jvV(Tlojàfi.\ 

'  Lib.  LXXVIII,  c.  XXXI.  Lib.  LXXIX,  c.  viii. 


p.    28fi. 


h11  FASTI  SACERDOTALI. 

console  Oclatinio  Advento,  non  puô  essere  altri  che  Elagaljalo,  ed  in- 
fatti  lio  scandagiiato  che  la  parola  ANTONINVS  confronta  esalta- 
mente  colio  spazio  cancellato  nel  marnio,  e  che  di  più  corrispondono 
eziandio  le  reliquie  supersliti  di  alcune  lettere.  Lampridio  per  ben  tre 
volte  ci  ripete  il  motivo  di  questa  abrasione,  scrivendo  nella  Vita  di 
queir  Augiisto  \  che  dopo  la  sua  uccisione  rmomen  ejus,  id  est  Anto- 
rrnini,  erasuni  est  senatu  jubente,-)^  e  di  nuovo^  :  cclta  odibilis,  ut  no- 
ce men  ejus  senatus  eraserit,^^  e  in  quella  di  Alessandro^  :  rrAntonini 
crnomen  ex  annalibus  senatus  auctoritate  erasum  est.  n  E  di  un  tal  se- 
natorio  decreto  vedianio  ancora  gli  effetti  non  solo  nella  nostra  tavola 
e  neir  iscrizione  già  citata  del  Gudio  ^,  ma  altresi  in  un  frammento  del 
Fabretti^  in  lapidi  riferite  dal  Muratori*^,  dal  Donati"',  dal  Sanclemente^ 
dal  \isconti^  e  in  altre  ancora. 

Gontemporaneamente  ail'  elezione,  che  si  fece  di  costui  fra  i  nostri 
sodali,  fu  pure  ricevuto  fra  gli  Arvali  per  referto  délia  tavola  XLI,  la 
quale  ci  dice  :  FRATR  •  ARVAL  •  CONVENER  •  AD  •  COOP- 
TAND-lMP-CAES-M-AVRELLIVM-ANtomWm>wm-/e/-AVG- 
P-M-TR-POT-COS-P-P-PROCOS.  Abbiamo  clunque  qui  tutti 
i  titoli,  che  in  quel  tempo  si  diedero  al  nuovo  Augusto,  o  che  piuttosto 
si  usurpô  da  se  stesso  senza  aspettare  che  gli  fossero  conferiti  dal  se- 
nato,  secondo  che  afferma  Dione'°;  il  perché  dietro  una  scorta  cosi 
sicura  suppliremo  noi  pure  in  queste  due  linee  : 

imp'caes'm'aurelliVS  '  antoninus'FlYS  •  ¥EL\X-  AW  G'p'm'tnb'pot'cos-p'p- 
procOS  •  EX  •  S  •  C  •  COOPTAT  VS 

Havvi  perô  imbroglio  certamente  nell'  atto  di  aggregazione  oll'ertoci 
dalla  tavola  Arvale  sopraccitata,  imperocchè  si  premette  da  prima  senz' 
altro  preambolo  la  formola  délia  cooptazione  :  indi  si  narra,  come  e 


'  (Jaj).  wii. 

^  Caj).  jiMii. 

'  Cap.  I. 

'  PafT.  .3i.  5. 

Imcr.  dom.  j) 

.   'ujli.  II.   188 

Vag.  111/1.  /j ,  e  |).  ■^  0 1 G ,  8 , 
Pap;.  /j6/i,  5  e  0. 
De  rnlg.  ucrac  cmend.  j).  1  ^1  1 
Monuin.  Guhin.  p.  t^oy. 
Lib.  lAXlX.c,  11. 


FASTI  SACERDOTALl.  fiT^ 

quali  Arvali  lo  cooptarono  sotlo  il  portico  d('\  lenipio  délia  Goncordia, 
senza  aiilepopre  al  solilo  la  dala  de!  latio,  la  quale  iiivece  sussegue  :  e 
in  fine  si  espone,  corne  nella  cella  di  Giunone  nel  (^arnpidoglio  i  Ira- 
telli  fecero  voli  per  la  sainte  del  loi-o  impériale  collega,  omettendo 
qui  viceversa  Y  ordinaria  indicazione  di  (oloro  che  intervennero  a 
questi  voli.  Nasce  il  dnhhio  peitanto,  se  un  laie  racconto  spelli  ad  un 
giorno  solo  o  a  due  giorni  diversi.  Del  seconde  avviso  lu  il  Marin  i ,  mosso 
dalla  difTerenza  del  luogo,  in  cni  vedesi  adunato  il  collegio,  mentre  io 
al  conlrario  inchino  piultoslo  al  primo,  sembrandomi  che,  se  fossero 
due  alti  dislinti,  sarebbesi  secondo  lo  slile  di  ([uelle  lavole  ripetuta 
ambedue  le  voile  la  memoria  degT  intervenicnti  e  la  data.  Parmi  inlatli 
naturalissimo,  che  gli  Arvali,  dopo  aver  proceduto  ail'  aggregazione 
nel  tenqiio  délia  Goncordia  ,  facessero  il  brève  tragitto  di  salire  in  Gampi- 
doglio  pel  concepimento  dei  voti,  essendo  da  osservarsi  che  la  cella  di 
Giunone  Regina  era  per  loro  il  luogo  solenne  di  una  taie  iunzione, 
corne  ci  mostrano  le  tavole  XXXVIII,  XLVI,  XLIV  due  volte,  e  forse 
anche  la  XL.  Il  ricevimento  adunque  di  questo  principe  nei  due  collegi 
sartà  seguito  nello  stesso  di,  che  nella  tavola  Arvale  notasi  IMP-AN- 
TONmo-AVG-E^aDVENTO-co.r  FR-ID-IVL,  e  quindi  précédente 
di  poco  sarà  stata  la  convocazione  del  senato  memorata  da  Dione\  nella  iv  :'.H7. 
quale  fu  riconoscinto  imperatore,  e  incui  furono  recitate  le  sue  prime 
lettere  scritle  dopo  aver  superato  in  battaglia  Macrino  agli  8  di  giugno. 
Nella  quai  adunanza  si  sarà  fatto  d  senatusconsulto  mentovalo  nella  Mil 
riga,  il  che  essendo,  avremo  il  vantaggio  di  sapere,  quando  Pioma  in- 
cominciô  ad  obbedire  ad  Elagabalo,  giacchè  i  trentasei  giorni  interposti 
fra  gli  8  di  giugno  e  i  i  û  di  luglio  somministrano  poco  piià  dello  spazio 
necessario ,  perché  da  Antiochia  délia  Siria  potesse  giungervi  la  nolizia 
délia  sua  vittoria,  e  di  piii  quella  dell'  uccisione  delP  antecessore  avve- 
nuta  alquanto  più  tardi  nella  Gappadocia.Oltre  di  che  ne  avremo  ezian- 
dio  una  sicurezza  délia  cura  che  mettevasi  in  quest'  età  di  non  perder 
tempo  neir  ascrivere  gi'imperatori  a  tutti  i  sacei'dozi,  appena  ch'erano 

'  Lib.  LXXIX,  c.  II. 


Zi2A  FASTI  SACERDOTALI. 

saliti  al  trouo,  veggendosi  due  sodalizi  affatto  segregati  ira  loro  procc;- 

dere  a  quest'  atto  nel  giorno  medesimo  '. 

Lin.  9. 

...OS-A-P'RC-DCCCCLXXIII-VI-ID-IVLIN'A... 

La  miitazione  dei  carattere  ci  fa  avvertili  che  incomiucia  uiia  miova 
cooptazioiie,  la  quale  occupa  minore  spazio  dell'altre,  ristringendosi  in 
tre  linee.  Non  cade  contesa  che  le  due  lettere . . .  OS.  premesse  ail'  epoca 
délia  fondazione  di  Roma,  siano  l'avanzo  del  consolato,  corn' è  egual- 
mente  évidente  che  questa  volta  dev'  essere  stato  espresso  piia  compen- 
diosamente  coi  soli  cognomi,  non  ammettendo  la  parte  perduta  più  di 
due  parole.  E  quantunque  ordinariamente  nei  fasti  sacerdotali  i  con- 
soli  siano  descritti  con  tutti  i  loro  nomi,  non  è  perô  ad  essi  alfatto  sco- 
nosciuta  1'  altra  maniera  ,  perché  LATERANO  ■  ET  •  RVFINO  leggesi 
nella  tavola  del  Grutero-,  Antonino  AVG  •  III  •  ET  •  COMAZonte  ii  nel 
Irammento  del  Fahretti^,  e  SATVRNINO  •  ET  •  GALLO  nell'altro  dei 
(88.  sodali  di  Giove  Propugnatore.  V  anno  adunque  di  Ronia  DCCCGLXXIII 
ci  farà  sicuri  del  ristauro  çjrato  et  seleuco  cOS,  si  perché  abbiamo  ve- 
duto  fmora  che  la  nostra  tavola  segue  1'  era  Capitolina,  corne  perché, 
se  quest' anno  volesse  credersi  Varroniano,  converrebbe  supplire,  corne 
sopra^  Anlonino  Aug.  Illet  Comazonte  II,  e  tutto  ciô  eccederebbe  di  troppo 
la  laguna  da  riempirsi. 

E  da  gran  tempo  che  per  questi  consoli  sono  in  sollecitudine  gli  eru- 
diti.  Grato  et  Seleuco  scrivono  d'  accordo  gli  antichi  fasti,  coi  quali  con- 
sentono  la  tavola  Arvale  XLII  e  un'  iscrizione  Germanica  non  troppo 
bene  ricopiata  dal  Donati  \  solo  discostandosene  i  fasti  di  Teone,  ossia 
i  fasti  Greci  minori,  i  quali  offrono  invece  'Lœ^iviavos  xcal  SeXevxos.  Ma 
questa  discrepanza  fu  conciliata  dal  Pagi^,  il  quale  si  accorse  che  Grato 

'   [Les  nouveaux  fragments  de  fastes  sa-  lui.  Il  est  donc  probable  que  toutes  ces  cooj)- 

cerdotaux  retrouvas  dans  la  basilique  Julia  lations  se  faisaient  le  ni/^me  jour.  W.  IIi:nzeïv.| 
(Suppleni.  OrelL  n.  6008)  ont  di'inontrë  que  ^  Pag.  3oo.  i . 

la  cooptation  d'Elagabale  par  le  colli^ge  qui  ^  Inscr.  dont.  p.  hv^h  .  n.  iK8. 

tenait  ses  réunions  dans  le  tenij)le  de  Jupiter  '   Pag.  AGg,  f>. 

Prfrjniffitnfor  fi'éliiii  ïi\il(i  é^ii\<im(;i\l  prid.  Id.  '   Critica  ad  Barouitiin. 


FASTI  SACERDOTALf.  /i25 

(loveva  aver  avuto  un  altro  cognoine,  e  lo  provo  coll'  autorità  di  Ginlio 

Africano  cilato  cla  Giorgio  Sincello  \  presso  cui  si  leggc  Kctff  ov  Ovî-à- 

Tsvov  rpoLTOs  'LsvspioLvoç  VMfxoLtwv  xccl  'LéXsvTios.  Generalmeiite  si  è 

creduto  corrotto  quel  'ï^svspioLvos  du  ernonclarsi  "Laùviccvos-  per  concoi- 

dare  con  Tconc ,  bciicliè  (jiuîsta  seiiteiiza  non  soddisiacosse  molto  al 

Helando,  il  quaie  niostro  di  prediligcre  la  lezione  del  Sincello,  amrnel- 

tendo  tuttavia  che  questo  console  potesse   in  latino  essersi  chiamato 

Servianus.  Successivamente  vennero  alla  luce  due  altri  monumenti, 

uno  membranaceo,  l' altro  marmoreo,  i  quali  porsero  motivo  di  nuova- 

menle  disputare  di  questo  consolato.  Il  marmoreo  fu  un'  iscrizione  di 

Laodicea ,  délia  quale  si  hanno  due  lezioni ,  la  prima  del  Pocockc '^  : 

YnAT^NOY...    PIOrPATOY   KAI . . .    INI...  OY  ZEAEYKOY, 

i'altra  del   Ghandler*  :  YnATIlNOY...   OYf  •  ATOY  •  K  •  lOY  •  ET 

. .  .OY  ZEAEYKOY.  Il  membranaceo  poi  fu  l'indice  consolare  premesso 

al  libro  LXXIX  del  célèbre  codice  di  Dione  che  fu  già  dell'  Orsino,  dal 

quale  quell' erudito  ricavô  ...CTPATOC  CABIANOC  KAI  M  OABl-     w  ^^. 

TEAA   CEAEYKOC,   e  che  riveduto  poscia  da  monsig.  Falcone  gli 

ofFerse  nel  nome  del  primo  console  B -T- C  •  FRATOC   CABIAN.  Im- 

prese  il  Marini^  a  j)aragonare  queste  nuove  scoperte,  ma  sgomentatu 

da  tanta  varietà  si  protesté  di  non  capirne  nulla,  e  bramô  che  si  ossei- 

vassero  meglio  le  membrane  Ursiniane  conservate  ora  nella  Biblioteca 

Vaticana*^.  lo  ho  soddisfatto  conogni  possibile  diligenza  al  suo  desiderio, 

e  posso  dire  che  questo  consolato  comprende  nel  codice  due  righe,  ma  che 

sul  principio  délia  prima  1'  amanuense  aveva  sbagliato,  onde  raschiô  la 

pergamena  per  riscrivervi  sopra.  Le  correzioni  sono  in  gran  parte  sva- 

nite,  mentre  la  vecchia  scrittura,  che  s'era  internata  profondamente ,  ha 

serbato  dell'  orme  abbastanza  visibili,  onde  mi  è  l'iuscito  leggere  : 

f  BETECTPATOC  CABIAN 
KAI    M  TABITEAA  CEAEYKOC 

'   Ediz.  del  1 65 -3,  p.  912,  B.  ^  Itiscr.  ant.  p.  9-j.[Voy.  Corp.  inscr.  Gr. 

~  [^svTjpiavùs  est  en  effet  une  mauvaise  tom.  III,  p.  921.  n.  6^72 ,  et  p.  1 172  .  an 

lecture  de  Téditeur;  les  manuscrits  ont  Sa-  même  numéro.] 
ëtviavôs.  L.  Renier.]  ^  Fr.  Arval.  p.  678. 

^  Inscr.  p.  5.  n.  20.  ^  Cod.  1278. 

in.  54 


^26  FASTI  SACERDOTALI. 

Il  primo  E  è  stato  evidentemente  emendato,  e  pare  coll'  intenzione 
di  trasformarlo  in  un  A;  corne  lo  è  stato  egualmente  il  secondo  T,  da 
cui  si  è  cavato  il  F  iniziale  di  TPATOC.  Anche  il  précédente  C  ha  sof- 
l'erto  la  mano  medica,  sembrando  che  se  ne  fosse  voluto  fare  una  let- 
tera  astata;  e  sopra  lui  fu  poi  condotta  la  lineetta  dell'  abbreviatura , 
indizio  non  equivoco  che  quel  nome  è  accorciato.  Posto  dunque  che 
la  comparazione  délie  due  lezioni  del  marmo  di  Laodicea  ci  sommi- 
nistra  OY.  .  .  PIOY  FPATOY,  e  che  ambedue  i  descrittori  vi  hanno 
trovato  spazio  bastevole  per  supplire  OYaXsPIOY,  io  non  porrô  dif- 
ficoltà  nel  credere  che  anche  nel  codice  Vaticano  il  menante  avesse  cor- 
retto  r  BAAEP.  Nella  quale  opinione  concorro  tanto  più  volentieri, 
quanto  che  non  è  nuova  questa  famiglia  ai  tempi  imperiali,  onde  Flavio 
290.  Giuseppe  '  ci  ha  lasciato  memoria  di  un  Valerio  Grato  procuratore  délia 
Giudea  sotto  Tiberio ,  e  fra  i  provenienti  dalle  lapidi  un  C.  Valerio  Grato 
si  ricorda  in  un  catalogo  Romano,  che  V  editore  Muratori^  ha  creduto, 
non  so  quanto  bene,  di  sacerdoti.  Parimenti  in  un'  iscrizione  del  Do- 
nati^  vien  menlovato  un  G.  Valerio  Sabiniano,  il  quai  secondo  cognome 
assicurerô  invittamente  al  nostro  console  sull'  appoggio  di  un  insigne 
suc  titolo  onorario ,  che  mi  copiai  parecchi  anni  sono  in  Roma  nei  ma- 
gazzini  del  sig.  Vescovali  e  che  ci  avrebbe  dato  di  lui  ogni  desidera- 
bile  notizia,  se  disgraziatamente  non  fosse  stato  segato  per  meta  ^  : 

c  ■  valerio  •  VOLT  •  GRATO 
sabWlANO 
cos'orDlNAKlO 
praef'flAM- ET -ALIM 

;;R-K-TVTELAR 

7-fc-semVo-EQ_:R-TVRM-III 
.   .   .  VRO 
.  .  .  S-AVG'LIB 
.  .  .  a/IMENTORVM 
.    .    .  i  VSTISSIMO 

'  Ant.  Jud.  lib.  XVIII,  c.  11.  "  [Cette  inscriplion  est  nujouid'hui  à  I*a- 

"  Pag.  lyt). ,  1.  ris,  dans  la  collection  de  M.  U'  duc  de  Rla- 

■  Pag.  fi9.->.,  17.  cas.  Tu.  Mommsen.  | 


FASTI  SACEUDOTALI.  fiTi 

Per  la  carica  iridicata  iiella  quarta  riga  è  da  confrontarsi  l' isciizioiie. 
di  Balbino  Massimo  data  dal  Marini  ^  e  confessera  poi  che  non  sapiei 
supplire  la  settima  se  non  leggendo  viocWKO.  I.o  stesso  Marini  sospettô 
ch'  egli  fosse  il  .  .  .  IVS*  SABINIANVS,  clie  s' incontra  nel  registro 
sacerdotale,  forse  dei  Salj,  da  lui  edito,  che  ho  lodalo  allre  volte;  e  per 
verità  un  suo  sacerdozio  empirebbe  acconciamente  la  lacunn  délia  linea 
quinta.  Ma  mi  fa  una  qualche  difficoltà  1'  osservare,  che  quella  co- 
optazione  avvenne  nell' anno  962,  onde  potrebbe  più  piobabilmenle 
assegnarsi  a  suo  padre,  0  ad  un  altro  Sabiniano.  Intanto  dagli  uffîci 
sostenuti  da  costui  pare  dimostrato  ch'  egli  fosse  un  uomo  interamente 
di  toga. 

Che  se  per  le  cose  fin  qui  ragionate  uno  dei  nostri  consoli  puo  con  P.  uç^x. 
sufficiente  fondamento  appellarsi  C.  Valerio  Grato  Sabiniano,  tutto  an- 
cor  riniane  dubbioso  ed  oscuro  per  riguardo  al  suo  coHega  Seleuco. 
L'  Orsino  propose  di  chiamarlo  Claudio,  unicamente  perche  nel  Di- 
gesto^  si  riporta  una  lettera,  che  un  Claudio  Seleuco  scrisse  a  Papi- 
niano;  e  questa  opinione  essendo  stata  abbracciata  dal  Leunclavio  nel 
suo  supplimento  agi'  indici  consolari  di  Dione,  n'  è  venulo  che  quasi 
tutti  i  fastografi  1'  abbiano  seguita ,  credendola  di  Dione  medesimo. 
Meglio  il  Falcone,  e  dopo  di  lui  il  Marini^  hanno  pensato  a  Giulio  An- 
tonio Seleuco  che  da  moite  medaglie  di  Marcianopoli  si  dimostra  essere 
stato  legato  délia  Mesia  inferiore  appunto  sotto  il  regno  di  Elagabalo. 
Ma  anche  questa  sentenza,  per  quanto  apparisca  probabile,  urta  nello 
scoglio,  che  quei  nonii  non  si  ponno  in  alcun  modo  comporre  ne  cogli 
avanzi  deil'  iscrizione  di  Laodicea ,  ne  coH'  indice  consolare  di  Dione. 
E  non  è  poi  gran  meraviglia  di  trovar  ripetuto  il  cognome  siro  di  Se- 
leuco in  tempo  che  un  Siro  reggeva  l' impero,  il  quale  di  più  ccfecit  li- 
ce bertos  praesides,  legatos,  consules,  duces,  omnesque  dignitates  polluit 
tf  ignobilitate  hominum  perditorum , -n  come  ci  dice  Lampridio  *.  Fra 
tante  ténèbre  1'  unica  cosa,  che  pare  certa,  si  è,  che  costui  pure  avesse 
due  cognomi.  Per  riguardo  al  prenome  e  al  nome  non  trovo  motivo  di 

'  Fr.  Arval  p.  679.  [Orelli.  n.  3i5i.]  '  Fr.  inW.  p.  83 1. 

'  Lib.  XXXIV,  tit.  IX,  I.  i3.  '  In  EUogab.  c.  xi. 

54. 


à2S  FASTI  SACERDOTALl. 

necrar  fede  al  codice  di  Dione,  clie  lo  chiaraa  apertamente  M.  Fabio, 
e  quindi  non  vedo,  perché  non  si  abbia  da  ristaurare  nella  lezione  de] 
Ghandler  che  ho  per  la  più  esatta,  YnATi^N  OYaXspiOY  TpATOY 
KoLi  (paé'IOY  ET  . . .  OY  XEAEYKOYi.  Ma  rispetto  al  primo  cognome 
esiste  tanta  discrepanza  IVa  il  suo  .  .  .  ET .  .  . ,  fra  1' .  .  .  INI .  .  .  del  Po- 
cocke  e  il  TE  A  A  o  1'  ITEAA  di  Dione,  che  senza  una  miglior  lezione 
del  marmo  laodiceno,  o  senza  una  nuova  scoperta  che  ci  aiuti,  non  è 
possibile  di  venirne  a  riva. 

p.  299.  Lin.  10. 

EX  S  •  C 

Ho  già  detto,  corne  il  senato  col  succedere  ai  comizi  acquistô  il  gius 
di  eleggere  ai  sacri  ministeri,  e  corne  in  brève  ne  fii  in  gran  parte  spo- 
gliato  dai  principi  che  si  arrogarono  il  diritto  di  distribuirli  ai  privati. 
Non  gli  restô  pertanto  se  non  che  la  facoltà,  délia  quale  fece  uso  per 
lungo  tempo,  di  conferirli  agi'  imperatori  ed  ai  loro  figliuoli,  non  es- 
sendosi  voluto  comparire  di  prendere  si  queste,  corne  le  altre  digmtà, 
di  proprio  arbitrio.  Quindi  1'  ammissione  a  tutti  i  collegi  divenne  una 
cosa  solita  a  decretarsi  dal  senato  ai  nuovi  regnanti  ed  ai  loro  dichia- 
rati  successori,  délia  quale  si  celebrô  la  memoria  sulle  loro  medaglie, 
rappresentandovi  i  simboli  allusivi,  che  sono  più  comunemente  l'asper- 
sorio,  il  simpulo,  1'  orciuolo  e  il  lituo,  aggiuntavi  spesso  la  secespita,  e 
cambiatone  talvolta  alcuno  ora  nell'  apice,  ora  nel  tripode  ed  ora  ne! 
bucranio.  Malamente  anche  da  sommi  numismatici  si  sogliono  chia- 
mare  gl'  istrumenti  pontificali,  quando  dovrebbero  dirsi  sacei'dotali, 
imperocchèven'ha  di  quelli  ira  loro  che  non  appartennero  certamente 
a'  pontefici,  come  d  lituo  che  fu  sempre  di  esclusiva  pertinenza  degli  au- 
guri,  e  la  patera,  il  tripode  e  il  bucranio,  che  risguardano  gli  epuloni, 
i  quindecemviri  e  gli  augustali -.  E  peggio  da  altri  sonosi  creduti  le  in- 

'  [Cette    restitution    est    inadmissible,  OAB;  le  ^en/«7ï«M?H,  suivant  Ghandler,  se- 

comme  Ta  très-hien  vu  M.  Franz;  car  entre  rail  OYET.  .  .OY.  —  Tu.  Mommsen.] 
K  et  I  il  n'y  a  de  place  que  pour  l'A  de  ^  [C'est-à-dire  les  Sodales  Augustales. 

KAI  et  l'on  ne  peut  y  faire  entrer  la  syllabe  Borg^hesi  a  aussi  traité  des  symboles  des 


FASTI  SACERDOTALI.  /j'i9 

segnc  del  poiitificato  massimo,  avvcgnacliè  si  veggono  pel  contrario 
attribuite  anche  a  taluno  clie  non  occupô  mai  quella  dignité ,  quali  sa- 
rebbero  per  esempio  Massimo  ed  Etrusco.  E  per  riguardo  agi'  impera- 
tori,  che  non  furono  prima  Gesari,  o  che,  se  lo  furono,  non  avevano 
ancora  conseguite  le  aggregazioni ,  vedesi  che  sul  principio  non  si  co- 
stuma di  loro  decrctarie  insieme  coll'impero  e  col  pontificato  massimo, 
ma  che  per  esse  si  adopero  come  pel  consolato,  pcl  titolo  di  padre  délia 
patria  e  per  alLri  onori ,  che  qaantunque  non  si  facessero  molto  aspet- 
tare,  pure  non  si  conferirono  se  non  con  qualche  intervallo  dopo  l' im-  P.  293. 
periale  acclamazione.  Gosi  Vespasiano,  riconosciuto  per  Augusto  in 
Roma  sulla  fine  dell'  822,  non  si  vanta  dei  suoi  sacerdozi  se  non  che 
sulle  medaglie  dell' 8^5 ';  Nerva  eletto  imperatore  nel  settembre  dell' 
8/19,  ostenta  i  simboli  sacerdotali  sui  nummi  dell'  85o^;  Adriano,  sa- 
lito  al  trono  in  agosto  dell'  870,  differisce  a  farlo  fino  ail'  872  ^,  e  An- 
tonino  Pio,  creato  Gesare  sul  principio  dell'  891  e  di  li  a  poco  Au- 
gusto, li  mette  in  mostra  nel  successivo  892  ".  Ed  è  poi  questi  Fultimo 
dei  regnanti,  sui  rovesci  dei  quali  tali  simboli  appariscono,  del  che  è 
facile  render  ragione,  perché  M.  Aurelio  e  Gommodo  furono  aggregati 
mentr'  erano  ancora  Gesari,  e  Pertinace  fu  il  primo  a  cui  in  un  giorno 
solo  si  conferirono  tutti  i  privilegi  imperiali ,  siccome  attesta  Gapitolino^ 
Pel  quai  fatto,  come  le  altre  onorificenze,  cosi  anche  1'  aggregazione 
générale  divenne  un  accessorio  délia  sovrana  dignità,  onde  i  monetieri 
cessarono  di  tenerne  più  conto.  Difatti  gi'  imperatori  successivi  si  tro- 
vano  cooptati  subito  che  si  ebbe  la  notizia  délia  loro  esaltazione,  sic- 
come per  Macrino  c'insegna  la  tavola  Gruteriana°,  per  Elagabalo  l'ab- 
biamo  veduto  or'  ora,  e  per  Massimino  lo  vedremo  tra  brève. 

Anche  pei  Gesari  1'  ammissione  in  tutti  i  sodalizi  non  fu  da  prima  un 
necessario  accompagnamento  délia  loro  dignità,  colla  differenza  per  al- 

grands  sacerdoces  dans  ses  Osservazioni  Nu-  ^  Mezzabarba,  p.  171. 

mismatiche,  Décade  VII,  osserv.  vi,  tome  I.  '  Idem,  p.  19-2. 

p.  3^5.  W.  Henzen.]  ^  In  Pertin.  c.  v. 

'  Eckhel,  D.  N.  V.  t.  VI,  p.  285.  "  Pag.  3oo,  1. 

'  Mezzabarba,  p.  i/i'i. 


430  FASTI  SACERDOTALI. 

tro,  che,  quando  lo  divenne,  non  cessarono  essi  di  farne  pompa  sulle 
]oro  monete.  Da  princi])io  i  figli  e  i  nipoti  di  Augusto  e  di  Tiberio  si 
stettero  contenti  alcuno  di  uno  o  due,  altri  di  tre  o  quattro  sacerdozi; 
e  il  primo  fu  Nerone  che,  adottato  e  fatto  Cesare  nell'  8o3 ,  appena  neli' 
anno  seguente  ebbe  assiinta  la  toga  virile,  fu  SACERDos  •  COOP- 
Tatus  '  IN  •  OMNm  •  CONLegia  •  SVPRA  •  NVMemm  •  EX  •  Senatus  ■ 
Consulto,  per  testimonianza  di  una  medagiia  dell'  Eckhel  \  Tito  e  Domi- 
p.  29/1.  ziano  conseguirono  gli  onori  cesarei  negli  ultimi  giorni  dell'  822,6  non 
puô  dubitarsi  che  del  pari  ottenessero  i  sacerdotali,  affermandolo  chia- 
ramente  del  secondo  una  lapide  del  Marini^,  che  lo  dice  SACERDOS  • 
CONLEGIORVM  •  OMNIVM.  Per  altro  dovettero  tardare  a  ricevere 
questi  ultimi  fino  ail'  826,  si  perché  non  gli  ebbe  prima  ne  meno  il 
loro  padre  Yespasiano,  come  perché  in  quest'  anno  ricade  la  coopta- 
zione  di  Tito  ricordata  nella  solita  tavola  del  Grutero  \  M.  Aurelio  fu 
insieme  con  L.  Yero  adottato  Cesare  nell'  891,  e  poscia  crin  sacer- 
cfdotum  collegia  jubente  senatu  receptus,')^  al  dire  di  Gapitolino*  :  il 
che  dev'  essere  avvenuto  nell'  anno  seguente,  pel  titolo  di  console  che 
portano  le  sue  medaglie  cogli  strumenti  sacerdotali  ^.  Gommodo  fu  ap- 
pellato  Gesare  ai  12  ottobre  del  919,  e  crXIV  aetatis  anno  in  colle- 
ce  gium  sacerdotum  adscitus,  t^  per  fede  di  Lampridio*^,  il  quale  poi  ripete" 
crassumptus  est  in  omnia  collegia  sacerdotalia  sacerdos  XIII  calendas 
ffinvictas  Pisone  et  Iuliano  cos.n  ossia  ai  20  di  gennajo  del  928  :  e 
ciô  ben  corrisponde  aile  sue  monete  coniate  in  questa  circostanza,  che 
gli  danno  Y  appellazione  di  Sarmatico  ^.  La  proclamazione  cesarea  di 
Garacalla  fu  opéra  dell'  esercito  nel  passaggio  di  Viminacio  1'  anno  9^9, 
ma  non  fu  ratificata  dal  senato  se  non  nell'  anno  seguente ,  in  cui  Se- 
vero  secondo  Sparziano  ^,  dopo  aver  vinto  Albino ,  rr  Gaesarem  Bassia- 
^Mium  fdium  suum  Antoninum  appellari  jussit,  decretis  imperatoriis 


'  D.  /V.  F.  t.  VI,  p.  9.iU. 
'^  Fr.  Arval.  p.  191 . 
^  Png.  3oo,  1. 
'   In  Marco,  c.  vi. 
Eckhel,/).  N.  V.  t.  VIL  p.  /i6. 


"  In  Commod.  c.  i. 
'  Ibid.  c.  XII. 

^  Eckhel,/).  iV.  Va.  Vil,  p.  io5. 
In  Sever.  c.  xiv. 


FASTI  SACERDOTALI.  ^31 

ffinsignibuspi  il  che  dovettc  avvenire  avanti  i  9  di  giugno,  pei-  quaiilo 
puô  trarsi  da  un'  iscrizione  romaiia'.  Ora  in  qu(3ll'  anno  niedesinio  lu 
decorato  dei  sacerdozi  per  asserzione  délia  più  volte  citata  tavola  Gru- 
teriana^,  e  dei  suoi  nummi,  nei  quali  assume  il  titolo  Imperalor  desli- 
natus,  che  ben  corrisponde  aile  imperiali  insegne  di  Sparziano. 

Sendîi'a  dunque  cli' e^^li  sia  il  primo  a  cui  queste  due  onorilicenze 
lossero  contemporaneamente  concesse,  forse  perche  ciô  era  divenuto 
pratica  riguardo  alla  dignité  imperatoria,  che  nello  stesso  tempo  se  gli  i*.  ai 
prometteva.  Per  rispetto  a  Geta  nulla  puô  di  certo  affermarsi,  perché 
quantunque  costi  che  la  sua  nomina  in  Cesare  avvenne  nel  95 1 ,  i  suoi 
nummi  tuttavolta  relativi  ai  sodalizi  sono  destituiti  d'  ogni  epoca.  Sem- 
bra  pero  che  anch'  egli  0  nel  medesimo  tempo,  0  alnianco  assai  presto, 
ne  fosse  provveduto,  perché  è  raro  che  le  sue  medaglie  anche  con  faccia 
puerde,  0  col  tipo,  0  col  titolo  PONT,  non  facciano  loro  alkisioiie. 
E  questa  mancanza  di  note  cronologiche  incontrasi  eziandio  negl'im- 
pronti  délia  stessa  natura  di  Alessandro  Severo  ^,  onde  saremmo  anche 
per  lui  nella  medesima  incertezza,  malgrado  che  i  moderni  critici  ab- 
biano  stanziato  che  la  sua  adozione  segui  nel  97^,  sicconie  vedremo. 
Solo  da  un  suo  rovescio  rappresentante  il  processo  dei  suo  primo  con- 
soiato,  in  cui  chiamasi  PONTIFEX,  erasi  conosciuto  che  gli  aveva 
conseguiti  al  principio  dei  976  :  ma  ora  che  dalla  présente  lapide  siamo 
assicurati  che  la  sua  cooptazione  fra  gli  Antoniniani  successe  agi'  1 1  di 
iuglio  deir  anno  précédente,  avremo  gran  fondamento  per  credere  che 
coUo  stesso  senatusconsulto  glifossero  conferiti  tanto  i  sacerdozi,  quanto 
i  diritti  di  Cesare.  Il  che  puô  dirsi  poi  francamente  di  Gordiano  Pio, 
che  non  persistette  in  quest'  ultimo  grado  se  non  circa  tre  mesi,  onde 
necessariamente  in  questo  brève  intervallo  furono  coniate  le  sue  me- 
daglie coi  simboli  sacri.  Dopo  i  quali  esempi  potremo  tenere  che  si  fa- 
cesse  altrettanto  con  Massimo,  con  Filippo  giuniore,  con  Etrusco ,  con 
Ostiliano,  con  Salonino,  col  secondo  Tetrico,  con  Carino,  e  se  vi  è  al- 
cun  altro,  délie  cui  religiose  aggregazioni  ci  faccia  certi  la  numismatica. 

'  Grut.  pag.  46,  9.  —  '  Pag.  3oo,  1.  —  '  Eckhel,  D.  N.  V.  t.  VII,  p.  968. 


432  FASTI  SACERDOTALT. 

Tre  soli  intaiito  fra  i  Cesari  sembra  clio  siaiio  stati  privi  délia  geiie- 
ralità  dei  sacerdozi,  il  che  si  deduce  dal  non  trovarsi  sulle  loro  monete 
aicun  tipo  che  ne  faccia  ricordanza,  contro  il  solito  di  tutti  gli  aitri. 
Sono  essi  L.  Elio ,  Albino  e  Diadumeniano ,  e  pare  che  debba  attribuir- 
'.  296.  sene  la  ragione  non  tanto  alla  brevità  délia  loro  vita,  quanto  alla  loro 
lontananza  da  Roma,  la  quale  avrebbe  impedito  che  potessero  inau- 
gurarsi.  Rispetto  a  L.  Elio  la  cosa  è  sicura,  perché  in  iina  sua  lapide^ 
incisa  pochi  mesi  prima  délia  sua  morte,  egli  s' intitola  XV  •  VIR  • 
SACR-  FACIVNDIS,  ne  si  sarebbe  vantato  di  un  sacerdozio  che  non 
era  il  primario,  se  gli  avesse  posseduti  tutti,  0  almanco  il  più  nobile, 
cioè  il  pontificato.  Ma  reca  maggior  meraviglia  che  ne  sia  stato  senza 
Diadumeniano  vissuto  in  un  tempo,  in  cui  i  sacerdozi  erano  divenuti 
una  conseguenza  necessaria  délia  dignità  di  Gesare.  Se  non  che  oltre  le 
ragioni  addotte  puô  esservi  stata  anche  1'  altra,  ch'  egii,  non  contando 
se  non  che  dieci  anni  di  età,  non  aveva  forse  deposta  ancora  la  pre- 
testa  puerde,  tuttochè  in  Garacalla  e  forse  in  Geta  si  fosse  già  dato 
r  esempio  dei  sacri  ufïici  conferiti  a  chi  non  aveva  assunto  ancora  la 
toga  virile. 

Lin.  1 1. 

-mm.  NOBILISSI   M   V    M-C   A    ES-iMPERlI... 


Recherebbe  grave  imbarazzo  1'  accusativo  di  questa  linea  per  la  di 
lei  interpretazione  e  supplemento,  se  non  se  n'  avesse  un  esempio  af- 
fatto  identico  e  dei  medesimi  tempi ,  somministrato  dalla  ripetuta  tavola 
Gruteriana^,  ch'  io  riprodurrô  con  qualche  correzione  suggerita  dalle 
schede  Manuziane  dei  Vaticano  : 

L  •  VIRIO  •  AGRICOLA  •  SEX  •  CATIO  •  C/emena'NO  •  COS 

IN  •  LOCVM  •  A  •  TERENTi  •  PVDew<IS 

Q_:PEiroNIVM-MELIOrpM 

coOPTATVM 

;r  r  •  C  •  ANN  •  DCCCCLXXXIII 

'   flriil.  |).  -^52,  -i.  —  ''  Pag.  3oo,  1. 


FASTI  SACEHDOTALI.  /i33 

Niun  alloiitanamenlo  qui  s  inconlia  dalla  rorniola  ordinaria  dellti 
altre  cooptazioni,  puramente  grammaticale  essendo  la  difl'ereiiza ,  pei- 
cui  invece  del  pi'imo  caso  finora  adoperato  sccondo  l'indole  dclla  lin-     p.  097. 
gua  latina,  piacque  a  taluno  di  grecizzare  col  prediligere  il  quarto. 

H  principio  délia  riga  accusa  manifesti  iiidizi  dell'  abrasione  che  ha 
sollerta  la  sillaba .  .  .  VM,  ciô  non  estante  leggibile,  che  sola  di  quel 
nome  ha  sopravvissuto  alla  iVattura  del  manno.  Quale  adunque  sarà 
quest'  erede  del  trono  impériale,  di  cui  si  è  voluto  abolire  la  memoria? 
Indubitatamente  Alessandro  Severo,  perche  1'  anno  978,  sia  che  pren- 
dasi  secondo  il  computo  Gapitolino,  0  secondo  il  Vaironiano,  non  am- 
mette  altri  Gesari  ;  e  percio  dovrà  ristaurarsi  7)i  '  aur  ' alexandrVM  •  NO- 
BILISSIMVM  "CAES.  Ma  corne  si  potrà  mai  credere  che  fosse  dannata 
la  ricordanza  di  un  ottimo  principe,  délia  cui  morte  ci  scrive  Lampri- 
dio ',  crpopulus  Romanus  senatusque  omnis  cum  provincialibus  cunctis 
rr neque  tristius  unquam,  neque  asperius  acceperunt  ?r  E  da  cui  anzi 
si  prosiegue  :  cfSenatus  eum  in  deos  retulit,  cenotaphium  in  Gallia, 
ffRomae  sepulchrum  amplissimum  meruit.  Dati  sunt  et  sodales,  qui 
ff  Alexandrini  appellati  sunt,  addita  et  festivitas  matris  nomine  atque 
cfipsius,  quae  hodieque  Romae  religiosissime  celebratur  natali  ejus 
ffdie.ii  Infatti  è  vero,  per  quanto  mi  ricordo,  che  niuno  innanzi  al 
march.  Melchiorri  ha  sospettato  dell'  abrasione  del  nome  di  Alessandro, 
e  che  anzi  il  Marini,  avendola  incontrata  nella  tavola  Arvale  XLIV, 
giudicô  ch'  ella  non  poteva  ripetersi  se  non  che  da  un  caso  fortuito. 
Ma  con  tutta  la  riverenza  dovuta  a  quell'  esimio  antiquario  questi  casi 
sono  troppo  frequenti  per  provenire  da  un'  accidentalità.  A  buon  conto 
quattro  già  ne  somministrano  la  nostra  e  la  sua  tavola,  e  1'  ara  votiva, 
e  la  colonna  migliare  a  lui  non  ignote,  e  fatte  pubbliche  dallo  Schoen- 
wisner'^.  Oltre  questi  posso  citarne  altri  sei,  il  primo  dei  quali  viene 
offerto  da  un'  inscrizione  Gruteriana^  da  paragonarsi  ad  una  Murato- 
riana*;  tre  provengono  dal  Muratori-',  e  di  récente  scoperta  sono  gli 

'  In  Alex.  c.  Lsiii.  '  Pag.  355,  -2. 

^  Iter  Pannon.  p.  \hb  e  i53.  ^  Pag.  356,  2:  656.  5.  e  199-2,  6. 

^  Pag.  io3,  1  ) . 

m.  55 


/,3Zi  FASTl  SACERDOTALI. 

P.  yy8.  ultimi  due,  clie  furoiio  trovati  ad  Haddersheim^  e  al  Porto  Glaudiaiio'-. 
E  riferirô  per  intero  1' undecimo  marmo,  edito  negli  atti  del  Museo 
Ungarico^,  potendo  correggerne  le  mende  colla  copia  che  ne  trasse 
dali'  originale  in  Pest  e  che  gentilmente  mi  comunicô  il  mio  egregio 
amico  sig.  Gatlaneo,  conservatore  dell'  Impériale  gabinetto  numisma- 
tico  di  Milano,  il  quale  giiinse  eziandio  a  distinguere  il  nome  cassato 

fleir  imperatore  : 

IMP-CAES 

m  •  aurelliu 

s  •  SEVERVS 

alexander 

P-F-AVGVSTVS 

PONT-  MAXI 

MVS-TRIB 


RESTITVIT 

AB-AQ_;MP 
VIII 

Ne  questi  debbono  essere  i  soli  esempi,  che  siano  apparsi  finora 
col  nome  soppresso  di  AlessandroS  pentendomi  di  non  avertenuto  me- 
moria  di  tutti  quelli,  nei  quali  mi  sono  incontrato,  e  ricordandomi  spe- 
cialmente  di  aver  veduto  altresi  scarpellato  il  secondo  nome  di  alcune 
legioni  che  da  questo  principe  eransi  denominate  Severiane  Alessan- 
29f^  drine.  E  dunque  forza  di  convenire  che  una  cassatura  ripetuta  in  tanti 
monumenti  deve  aver  avuta  la  medesima  origine  da  cui  si  ripete  quella 
di  molti  altri  imperatori,  cioè  un  pubblico  comando.  Opportunissima 
intanto  alla  présente  questione  è  questa  lapide  del  Museo  Vaticano, 

'   Kunslblall,  6  jun.  iSa'd.  n.  ijohS;  dans  ion  Inscr.  romaines  de  l'Algé- 

^  Giornak  Arcadico,  dec.  i8>;!5,  p.  352.  rie,  n.  iio6,  38o9, ,  38o3,  etc.  chez  Avel- 

^  Torn.  I,  p.  ho.  lino,  OpuscoU,  t.  III,  p.  an;  dans  le  Corp. 

"  [On  en   trouvera   d'aulnîs  dans  mon  mscr.  Gr.  n.  A55^i ,  A56a  ,  6997,  5ooi,  etc. 

Supplénr).  au  recueil  d'Orclli,  n.    5617   cl  W  .  Henzen.J 


FASTI  SACERDOTALI.  A35 

insigne  per  la  singolai'ità  di  una  doppia  lilura  non  avvertila  dal  (irii- 
tero,  da  cni  lu  riferita^: 

PRO-SALVTE-ET-REDITV-  D-  N  •  iMP  •  CAESARIS 


(••  iulio    vero    maximinn    P  I O     F  E L I C  I 


INVICTO  •  AVG-|DOMITIVS-BASSVS-)-FRA-GENS 
VICE  •  PRINCIPIS  •  PEREGRINORVM  •  TEMPLVM  •  lOVIS  •  REDVCIS  •  C  •  P  •  OMNI 

CVLTV  •  DE  •  SVO  •  EXORN  AVIT 

La  dedica  a  Massimino  incisa  sopra  la  prima  canceilatura ,  e  quindi 
abrasa  anch'  ella,  ma  che  conserva  perô  moite  vestigia,  lu  Ictta  ezian- 
dio  dal  Marini  ^,  il  quale  equivocô  nel  giudicare  che  la  memoria  pri- 
mitiva  appartenesse  a  Settimio  Severo,  tratto  probabilmente  in  inganno 
da  qualche  languida  relicpiia  del  secondo  nome,  che  sembra  ancora  di 
travedere.  Ma  il  nome  di  Settimio  fu  sempre  a  Pioma  in  riverenza,  ed 
io,  avendo  preso  pazientemente  a  misuraie  gli  spazi,  ho  potnto  per- 
suadermi  che  quest'  iscrizione  diceva  da  prima  cosi  : 

PRO  •  SALVTE  •  ET  •  REDITV-  D  •  N  •  iMP  •  CAESARIS  •  M  •  AVR 
SEVERI-ALEXANDRI-AVG  •  ET-  IVLIAE-  MAMMAEAE-AVG 
MATRIS- AVG-ET-CASTR- 
Ora  è  da  avvertirsi  che  l' intitolazione  a  Massimino  lu  scolpita  nel 
primo  anno  del  suo  impero,  mancando  1'  appellazione  di  Germanico, 
ch'  assunse  nella  seconda  podestà  tribunizia,  siccome  dimostrano  le  sue 
medaglie.  Ne  quel  titolo  sarebbesi  qui  certamente  preterito,  se  F  inci- 
sione  fosse  stata  posteriore,  scarseggiandosi  anzi  di  materia,  con  cui 
empire  la  lacuna,  per  cui  si  dovette  ricorrere  alla  giunta  del  generico  P.  3oo. 
predicato  d' invitto.  Il  nome  adunque  di  Alessandro  fu  in  questa  lapide 
cancellato  poco  dopo  la  sua  morte;  per  lo  che  io  tengo  per  fermo  che 
Massimino,  dopo  averne  procurata  I'  uccisione,  facesse  anche  condan- 
narne  tantosto  la  memoria  dai  senatori,  i  quali  dovettero  tutto  appro- 
vare,  rrdum  periculosum  existimant  inermes  armato  resistere,^  corne 

'  Pag.  92,  3.  —  ^  Iscriz.  Alh.  p.  65. 

55. 


436  FASTI  SACERDOTALI. 

dice  a  questo  proposito  Vittore^  Infatti  scrive  Erocliano-  :  cr  omues  con- 
fffestim  amicos  consiliariosque  Alexandri  a  senatu  lectos  sustulit  e  nie- 

ftdio omniaqiie  Alexandri  ministeria,  quibiis  ille  per  tôt  annos 

rrusus  fuerat,  ex  aula  ejecit,  plurimis  etiam  interfectis^.  ii  E  parmi  poi 
assai  verisimile,  che  dopo  che  lo  stesso  Massimino  fii  dichiarato  nemico 
del  popolo  Roinano ,  1'  odio  che  si  aveva  contro  di  lui ,  e  la  ricordaiiza 
délia  boiità  del  suo  predecessore  movessero  il  senato  a  riti-attare  quel  de- 
creto  ed  a  votargli  anzi  le  onorificenze ,  che  sono  ricordate  da  Lampridio. 
Stabilito  adunque  che  il  nome  soppresso  fu  quello  di  Alessandro 
Severo ,  niuno  ignora  che  Elagabalo  ad  insinuazione  dell'  avola  Giulia 
Mesa  in  pieno  senato  adottô  per  figlio  questo  suo  cugino,  facendogli 
decretare  il  titolo  e  gli  onori  di  Gesare.  Noto  è  pure  il  dissenso  degli 
antichi  storici  suU'età  di  un  taie  avvenimento.  Imperocchè  Lampridio  \ 
('apitohno  ^  e  Vittore*^  gli  fanno  concedere  questo  grado  dai  senatori 
subito  dopo  la  morte  di  Macrino,  ossia  nell'  anno  971,  mentre  all'op- 
posto  Erodiano^  dopo  averci  detto  che  Alessandro  contava  dieci  anni 
di  età  quando  Elagabalo  divenne  imperatore,  alTerma  che  ne  aveva 
dodici  allorchè  fu  proclamato  Gesare,  il  che  ci  trasporta  ail'  anno  973. 
Ma  egli  non  è  costante  nelle  sue  affermative,  perché  poco  prima  aveva 
congiunto  la  collazione  délia  dignità  Gesarea  al  figlio  di  Mammea  colla 
di  lui  elevazione  al  consolato  in  compagnia  del  padre  adottivo ,  e  i 
p.  3oi.  fasti  ci  rendono  invitta  testimonianza  ch'  egli  non  ("u  console  se  non 
che  nel  976.  Alla  quai'  ultima  sentenza  sembra  accostarsi  Dione  ^,  il 
quale  ne  riportal'  adottamento  agli  ultimi  tempi  di  Elagabalo.  E  quesla 
pure  viene  ora  seguita  generalmente  dai  critici,  che  sono  stati  soccorsi 
da  una  medaglia  di  Gesarea  del  Libano  disegnata  dai  Pellcrin-',  su  cui 

'   De  Caesaribua .  c.  \\\.  T^Xeialoiis  aiirùv  K'xiàiréHTetveVyèKtëovXàs 

^   Lib.  VII,  c.  I.  ÙTTOTrlevwv.] 

^  [Ev6é(i)5  ovv  Tovs  T£  <piXovs  'wàrras,  '   In  Ilcliogabat.  c.  v;  in  Alex.  c.  i. 

oi  (Tvvfjcrav  tw  ÀAelârSpw  (jvve%poi   intà  '   In  Macrin.  c.  iv. 

T)7s  (yijyHkrj-rox)  ^ovXfjs  è-nù.syfJéwes ,  dire-  "   De  Caesarihus ,  c.  xxiii. 

(TX£i»dto-aTO. . .  T)7V  Ts  S-spaTTSj'av  TsiarLv ,  rj  '   Lib.  V,  C.  vu. 

(jvyysyùvet  rw  kXe^âvhpoi}  tocfoxjtcov  stôiv ,  '  Lib.  LXXIX,  c.  xvii. 

T>;s  (Sao-j/s/oii   aù/.ys  otTi-éTref/i/'s ,  tovs  ts  ''  Mélanges,  t.  I ,  |).  aS. 


FASTl   S.\(.i:Hl)OTALI.  à^l 

suuo  da  vedersi  TEckhel'  e  il  Musco  Sanclemenziano-,  la  quale  oU'ih 
iiel  diritto  la  testa  nuda  d'  Alessandro  coH'  epigrafe  AVR  •  AAEXAN- 
APOS'  CAISAR.  e  mostra  nell  esergo  del  rovescio  la  data  BA0.  ossia 
33-2.  Nasce  questa  data  dall  ry^  dei  Seleucidi  comune  nella  Siria  e  nella 
Fenicia,  che  comlncia  dall  autuiiiio  dell' anno  ^  arroniano  ^k-i:  ond' 
eila  ci  prova,  che  questa  mcdaglin,  la  qiiale  già  attribuisce  al  figlio  di 
Mammea  il  titolo  di  Cesare.  fu  battuta  innanzi  l'autunno  del  9-û.  Per 
lo  che,  paragonando  queslo  numnio  colle  narrazioni  di  Erodiano  e  di 
Dione,  e  considerando  dall"  altra  parte  che  Cesarea  iu  la  patria  di  Ales- 
sandro. e  quindi  naturaloiente  dovette  esser  sollecita  di  onorarela  sua 
esaltazione,  tosto  che  n' ebbe  la  notizia,  se  n'  era  cavata  la  giusta  coii- 
segueuza,  che  la  di  lui  adozione  doveva  essere  seguita  nell'  estate  del 
l'ipetuto  anno  97Û.  Il  quai  raziocinio  è  poi  stato  autenticato  da  duealtre 
medaglie  di  Ortosia,  città  ancli"  essa  délia  Fenicia,  édite  parinienti  dal 
Pelîerin^  portanti  la  medesima  epigrafe  M  •  AYP  •  AAEEANAPOC  • 
KAICAP.  ma  diverse  nella  data,  che  inuua  è  la  medesima  BAO,  nien- 
tre  nell  altra  si  segna  PAO.  cioè  a  dire  533.  Imperocchè  essendo  di- 
mostrato,  corne  vedrenio  in  appresso,  che  Alessandro  Severo  già  nell 
aprile  del  975  era  divenuto  Augusto,  resta  cliiaro  per  queste  due  me- 
daglie che  il  cardine  dell'  era  dei  Seleucidi  anche  a  quei  tempi  rima- 
neva  sempre  û  medesimo,  onde  la  seconda  del  533  dovendo  essere 
stata  impressa  fra  l'autunno  del  97 ù  e  la  primavera  del  975,  ne  Aiene  p.  3f 
necessariamente  che  1'  altra  col  53-2  debba  precedere  la  rinnovazione 
dell"  anno  Siriaco. 

Sarà  dunque  non  piccol  mérite  délia  nostra  tavela  1"  apporre  1  ulthno 
sigillé  a  queste  argomentazioni  dei  numismatici.  facendo  piena  fede 
che  Alessandro  Severo  fine  dai  1  ••  di  higlio  dell*  anno  Capitolino  973. 
corrispondente  al  Yarroniano  97^.  portava  eflettivamente  il  nome  di 
Cesare.  Ed  appostatamente  ho  preso  a  mostrare  di  sopra,  che  in  questi 
tempi  insieme  colla  dignità  Cesarea  si  solevano  conferire  i  sacerdozi  per 
dedurne  che  d  senatusconsulto,  con  cui  gli  furono  attribuiti  i  secondi. 

'  D.  N.  V.  L  Ht.  p.  .36-2.  —  -  Toni.  IV.  p.  501.  —  '  Recueil,  t.  \\\.  p.  ûA5.  pi.  i34. 
n.  1-2. 


438  FASTI  SAGERDOTALI. 

dev' essere  quel  medesimo,  con  cui  gli  lu  concessa  la  prima;  dal  clie 
ne  consegue  che  ï  adozione  di  questo  principe  non  ha  da  essere  se  non 
che  di  pochissimi  giorni  anteriore  alla  sua  coopiazione. 

Hpredicato  di  Nobilissimo,  del  quale  ho  già  parlato  abbastanza  nella 
mia  memoria  sopra  Valeria  Massimilla  moglie  delF  imperatore  Massen- 
zio  ',  non  présenta  più  soggetto  di  osservazione.  Egli  principiô  ai  tenipi 
di  Commodo,  e  dai  figli  di  Scvero  in  poi  divenne  il  titolo  proprio  di 
tutti  i  principi  délia  casa  impériale.  Ma  nuovo  del  tutto  è  l' altro  sus- 
seguente,  che  non  ci  è  rimasto  se  non  che  dimidiato,  e  che  il  march. 
Melchiorri  giudicô  di  supplire  iMPERlI  sociiim.  E  veramente  potrebbe 
egli  appoggiarsi  aH'autorità  di  Erodiano,  da  cui  si  narra  che  Elagabalo 
di  11  a  poco  disgustossi  con  Alessandro  :  rr  Jamque  adoptionis  impe- 
ffriique  participati  poenitebat -,  ii  e  potrebbe  eziandio  citare  in  esempio 
un'  espressione  corrispondente  di  Plinio^,  il  quale  ci  riferisce  che  Traiano 
crfactus  est  simul  filius,  simul  Gaesar,  mox  imperator  et  consors  tribu- 
rrniciae  potestatis.  i^  Ma  analizzando  la  cosa,  in  che  altro  consisteva  la 
società  e  la  partecipazione  dell'  impero  se  non  che  nella  comunicazione 
p.  3o3.  délie  due  podestà  tribunizia  e  proconsolare,  dall'  una  délie  quali  veniva 
conferita  la  somma  autorità  intra  pomerîuin,  dall'  altra  extra  Urbem,  e 
che  Augusto  divise  di  fatti  con  Tiberio,  Vespasiano  con  Tito,  Nerva  cou 
Traiano,  Adriano  con  L.  Elio  e  con  Antonino  Pio?  Ora  Alessandro  in 
tempo  che  fu  Cesare,  non  ebbe  ne  1'  una  ne  1' altra,  e  sappiamo  anzi 
che  non  1' ha  conseguite,  se  non  quando  fn  dichiarato  imperatore,  sic- 
come  attesta  espressamente  Lampridio^  :  ce  Augustum  nomen  recepit, 
rr  addilo  et  ut  patris  palriae  nomen  et  jus  proconsulare  et  tribuniciaui 
frpotestatem  et  jus  quintae  relationis,  déférente  senatu,  uno  die  assu- 
ré meret.n  Altrettanto  ci  dimostrano  evidentemente  i  calcoli  istituiti  dall' 
Eckhel  suHe  sue  podestà  tribunizie.  Egli  adun(|ue  non  lu  nel  latto  col- 
lega  di  Elagabalo  nell' impero,  ne  taie  potè  quindi  denominarsi.  Fer 
lo  che  preferirei  di  sostituire  con  pin  verità  iMPERlI  hereilem,  titolo 

'   [Voy.  plus  haut,  p.  1^7  et  suiv.]  '  Panegyr.  c.  xiv. 

[Ka<  iJ.sTsyivjôCTKS  Q-é(xsvos  aOrèr  viàv  '   fn  Alex.  c.  i. 

Kii  xotvoûvùv  TJ)s  àp;^-,;s.]  Lil).  V,  c.  vu. 


FASTI  SACEUDOTALI.  ^39 

insolito',  è  vero,  nia  clic  sarà  efjuipollente  all'altro  imper alor  des tiîiatus 
messo  liioii  in  questi  ((3iii|)i  medesimi,  e  dcl  (juali;  fu  decoialo  il  jjre- 
teso  di  lui  padre  Garacalla  nella  sua  elevazione  al  ranjjo  di  Cesare,  e 
prima  clie  ricevesse  alcuna  parte  délia  suprema  autorilà. 


.  VERO  •  ET  •  TI  •  CLAVD  •  QVlNT 


Sianio  nella  quarta  cooptazione,  clie  si  estende  per  cinque  linee,  e 
che  al  solito  si  manifesta  dalla  nuova  forma  del  carattere,  e  dal  iiiioxo 
consolato.  Troppe  sono  le  reliquie  rimaste  di  quest'  ultimo,  perché 
non  si  abbia  da  esitare  in  riconoscervi  1'  anno  Varroniano  988,  che 
dagli  antichi  fasti  notasi  con  mol  ta  concordia  Severo  et  (JuirUiano,  non 
essendo  da  farsi  caso  dei  fasti  Fiorentini  maggiori ,  che  invece  del  se- 
condo  sostituiscono  il  nome  manifestamente  corrotto  di  Movcriavos.  E 
in  egual  conto  debbono  aversi  i  fasti  minori,  ossia  quelli  di  Teone,  che 
viceversa  in  luogo  di  Severo  pongono  Pompeiano,  essendo  da  ricor- 
darsi  che  in  questi  tempi  sono  essi  oltremodo  confusi,  onde  non  è  im-  p.  3o/i. 
probabile,  che  sia  questa  una  viziosa  ripetizione  del  console  del  98/i, 
o  di  quello  del  99/1.  AH'  opposto  confrontano  il  frammento  Bucheriano. 
la  legge  seconda  del  Godice,  De  ojficio  praef.  praelor.  Orientis,  e  tre  iscri- 
zioni  cristiane  riferite  dal  Muratori-  e  dal  Donati\  non  fidandomi  molto 
deir  unica  gentdesca  divulgata  dal  Pratilli*.  Ella  ci  présenta  un  L.  Coi- 
nelio  Festo  CLASS  •  SICIL  •  ET  •  ANNONAE  •  PRAEF,  il  quale  du- 
plice  ufficio  mi  rimane  non  poco  sospetto  si  per  la  singolarità  di  a  ver 
posposto  il  PRAEF  che  si  sarebbe  dovuto  premettere,  corne  per  l' in- 
compatibdità  délie  due  incombenze,  giacchè  si  sa  che  il  prefetto  delT 

'  [Borghesi  a  depuis  reconnu  le  même  ^  Pag.  180,  3  e  k.  [M.  de  Rossi.  hiscr. 

titre,  donné  à  Alexandre  Sévère,  dans  une  Christ,  iom.  I .  p.  i3.  regarde,  avec  raison, 

inscription  trouvée  à  Walwick  Chesters,  en  connne  fausses  ces  deux  inscriptions,  qui  ont 

Angleterre;  voy.  BuUett.  dell'  Instit.  i85i,  été  empruntées  par  Donati  au  Diario  lapi- 

p.  76,  et  Henzen,  Supplem.  Orell.  n.  55 16.  dnrio  de  Galletti.  W.  Henzex.] 
C.  Gavedoni.]  '    Via  Ajrpia,  p.  5i3. 

'  Pag.  358,  3. 


-^/lO 


FASTI  SACERDOTALI. 


annona  aveva  la  sua  stabile  residenza  in  Roma,  onde  non  pare  che  se 
gli  potesse  contemporaneamente  affidare  il  comando  di  una  flotta.  Non 
essendo  questa  la  prima  volta ,  in  cui  è  venuta  meno  la  fede  del  Pra- 
tiHi\  stimo  più  prudente  consiglio  il  metterla  da  parte  ^,  ed  intanto 
compenserô  il  vacuo  ch'  ella  lascia  nelle  lapidi  di  cjuest'  anno  aggiun- 
gendone  un' altra  provenuta  dal  cimitero  di  Priscilla,  e  che  ho  tratta 
dalle  iscrizioni  cristiane  inédite  del  Marini^: 

FIRMINO   COMPARI   SVO 

KARISSIMO   ANNORVM   P 

M-LII-QVIEVIT  IN  PAGE 

III-NON-DECEMB 

SEV-  ET-QVIN  •  COSS 


P.  30.-). 


Non  puo  a  meno  di  non  cagionar  meraviglia  laconcorrenza  in  quest' 
anno  di  quattro  iscrizioni  consolari  cristiane,  quante  non  se  ne  con- 
tano  nel  complesso  di  tutti  gli  anni  precedenti,  onde  aveva  quasi  in- 
cominciato  a  dubitare ,  che  appartenessero  piuttosto  a  secoli  posteriori , 
nei  quali  non  mancano  Severi  e  Severini,  dei  colleghi  dei  quaîi  non 
siamo  ben  certi^.  Ma  mi  ha  rassicurato  la  prima  del  Donati,  la  quale 
porta  inoltre  la  data  PRIDIE  •  NON  •  APRILIS  •  DIE  •  BENERIS, 
attesochè  il  di  quattro  di  aprile  s'  incontrô  veramente  in  queir  anno 
di  venerdi,  secondo  il  calcolo  che  ne  ha  fatto  il  Cardinali^. 


'  [Voyez,  sur  le  peu  de  confiance  que 
mérite  Pratilli,  M.  Mommsen ,  /.  N.  p.  1 85  ; 
cf.  72  et  9  1 5.  W.  Henzen.] 

^  [  Voy.  Mommsen ,  /.  /V.  1 9 1  *.j 

^  l'ag.  600  ,  n.  10.  [Elle  est  fausse;  voy. 
•le  Rossi ,  fnscr.  Christ.  1. 1 ,  p.  1 3.  W.  Henzen.] 

*  [Les  collègues  des  deux  Severus  et  des 
deux  Severinus ,  consuls  ordinaires  au  iv°  et 
au  V*  siècle,  sont  liien  connus,  quoique  l'on 
ne  connaisse  pas  tous  leurs  noms.  L  hypo- 
thèse de  Ijorghesi  qu'un  Qidnlimms ,  consul 
inconnu  aux  fastes,  pourrait  être  le  collègue 
d'un  Severus  ou  Severinus  des  derniers  siècles 


de  l'empire ,  est  fondée  sur  quatre  inscrip- 
tions ,  dont  trois  sont  fausses  (voyez  les  notes 
précédentes),  et  dont  la  quatrième,  qui  est 
authentique,  ne  contient  rien  qui  puisse  au- 
toriser cette  hypothèse.  Voy.  le  BuUeil.  di 
archeol.  crist.  i863,  p.  aS.  J.  B.  de  Rossi. | 
^  Mem.  rom.  di  Anlichith,  t.  I,  p.  y5o. 
[Le  calcul  de  Cardinali  est  faux;  le  h  avril 
•:?35  ne  fut  pas  un  vendredi ,  mais  un  samedi. 
ce  qui,  du  reste,  n'est  pas  étonnant,  lins- 
ciiplion  sur  laquelle  il  s'appuie  étant  fausse. 
Voy.  mes  Inscr.  Christ,  vol.  1.  proleg.  |).  lxxiii. 
.1.  I).  DE  Rossi.  I 


FASTI  SACERDOTALI.  Zi/il 

Questi  consoli  cou  tr()j)|)()  lieve  congettura  iurono  detti  dal  Parivinio 
L.  Gatilio  Scvero  e  L.  l{a»joriio  Urinazio  ()uinziano,  solo  pei'chè  un  Ca- 
tilio  Severo  si  ricorda  da  Lampridio  '  Ira  i  consinflieri  dell'  impcratore. 
Alessandro,  e  perché  ii  secondo  fu  da  lui  reputato  figlio  de!  L.  lîajjonio 
proveniente  da  una  lalsa  lapide  Ligoriana  rifeiita  dal  Grutero-,  ch'è 
peraltro  desunla  da  una  vera  piodotta  dallo  stesso  coUeltore".  Peppio 
fecc  il  mardi.  Maffei*,  al  quale  cssendo  capitato  un  altro  tilolo  dello 
stesso  Ragonio  Urinazio  Larcio  Quinziano,  si  ostinô  a  pretendere  contro 
il  Muratori,  ch'  egli  medesimo  fosse  il  console  di  quest'  ainio,  senza 
badare  clie  ivi  si  attribuiva  a  Ragonio  la  qualità  consolare,  e  clie  vi  eia 
poi  abraso  ad  arte  il  nome  di  Commodo,  siccomc  bo  io  stesso  ricono- 
sciuto  ocularmente  a  Verona  :  per  io  che  rimane  fuori  di  contesa,  che 
quella  pietra  fu  incisa  innanzi  1'  uccisione  di  quell'  imperatore.  Ne  più 
solidi  fondamenti  ebbe  dail'aitra  parte  il  Muratori-',  allorcbè  ci  propose 
due  altri  consolari,  cioè  Cn.  Pinario  Severo  vissuto  ai  tempi  di  Tra- 
iano,  e  T.  Cesernio  Stazio  Quinzio  Macedone  Quinziano,  ricordato  al- 
tresi  in  due  lapidi  del  Marini  ^  che  sembra  dell'  età  di  Settimio  Severo. 
Ma  tutti  questi  sogni  furono  dissipati  dal  ridetto  Marini',  slanziando 
che  dei  nostri  consob  non  altro  sapevasi  se  non  che  i  nudi  cognomi 
Severo  e  Quinziano  :  e  fece  pure  altrettanto  dietro  le  sue  orme  il  sig. 
Cardinali^  se  non  che  tentô  senza  miglior  fortuna  di  far  risorgere  la 
sentenza  del  Panvinio,  aggiudicando  questi  ûisci  al  figlio  del  Ragonio 
del  Maffei,  che  si  denomina  L.  Ragonio  Urinazio  Tuscennio  (Juinziano  i'.  ■îoG. 
in  due  marmi  del  Grutero^  e  in  un  terzo  del  Muratori  '°. 

Noi  deplorando  la  frattura  délia  nostra  tavola,  per  cui  si  prosiegue 
ad  esserci  invidiata  la  conoscenza  del  primo  di  questi  consoli '^  profitte- 
remo  intanto  dei  nuovi  lumi  che  da  lei  ci  provengono  intorno  il  secondo, 

'  In  Alex.  cap.  ult.  '  Mem.  rom.  di  Anlichitii ,  t.  I,  p.  aôo. 

^  Pag.  45,  9.  ^  Pag.  463,  1  e  9. 

•'■  Pag.  1099,  1.  '"Pag.  789,  6. 

''  Mus.  Veron.  p.  1 13  ,  i.  "  [Voy.  les  nouveaux  fastes  sacerdotaux, 

"  Pag.  358,  '2  e  /i.  Suppîem.  Orell.  n.  6o58,  par  lesquels  nous 

"  Fr.  Arval.  p.  18  e  8-29.  avons  appris  que  ce  consul  portait  le  pré- 

Ibid.  p.  356.  nom  Gnaeus.  P)orgliosi  a  cru  en  outre  pou- 

iir.  56 


/|/i2  FASTI  SACERDOTALl. 

per  determinar  fiiialmente  ch'  egli  chiamossi  Ti.  Claudio  Quinziano.  Ne 
restera  poi  iiiogo  a  dubitare  ch' egli  sia  quel  consolare,  di  cui  ])ai'la 
un  ceppo  onorario  trovato  a  Casapulla ,  ed  ivi  uiia  volta  esistente  nella 
villa  deir  erudito  Gamillo  Pellegrini,  ove  fu  veduto  dal  Gudio,  che  lo 
riferisce^  con  maggior  diligenza  che  non  ha  fatto  il  Pralilli,  da  cui  |)ure 
si  riporta  '^  ; 

L-TI  -CLAVD 
AVRELQVIR 
QVINTIANO 

TRIVMVIRO-MO 
NETALI-A-A-A-F-F 

QVAESTO  R  I  •  C  A  N 
DID-PRAET-COS 

PONTIF 
Tl-CL-FELIX-ll-VlR 
AMICO  •  I  NCOMPAR 

L-D-D-D 

Per  non  restare  niera vigliato  del  doppio  prenonie  di  costui  basta 
consultare  la  luiiga  lista  di  consimili  esempi  raccolta  dal  Maiini";  e 
non  si  ha  poi  da  lasciare  senza  osservazione  cli'  egli  si  prevaJse  de! 
privilegio  concesso,  o  più  tosto  generalizzato  da  xAlessandro  Severo  ai 
([uestori  candidati,  ut  posl  quaesturam  pi^aeluras  acciperent,  sicconie  ci 
annunzia  Lampridio*. 

Presso  il  GiuLei'o^  e  presso  il  Donati ''  incontrasi  una  inalconcia  la- 
pide d'  hïghilterra,  clie  ci  porge  un  CL •  QVINTIANVS .  .  .  COS. 
la  (juale  j)oti'ebh('  dai-  ansa  a  credere  che  fosse  stato  legato  coiisohuc 


voir  lui  uUi-il)iiei'  depuis  le  gentiliriuni  Clan-  encore  dans  la  villa  Pellcfjn'ni  ;  voy.  Moiniii 

ilius;  voy.   BnllcUino  dcH'  Imliiulo  di  cor-  seii,  /.  A^.  3597.  \V.  IIk.nzrn.  j 
rispondenia  arcli.  di  Uoma,   18/17,  [).  i^fj.  '   Fr.  Avval.  p.  .'55. 

\V.  IIk\zi:\.  I  '  In  Alex.  c.  xliii. 

l'ag.  i:ii  ,•)..  '  Pa{T.  ()o.  8. 

Vin  Appin.  |)ai).  355.  |  Ce  cippe  e.\islc  '    l'a^j.  5]  .  6. 


FASTI  SACEUDOTALI.  /iVS 

(lella  Brelta{][na,  bciichè  pin  jjiohabilmenlc  jioii  vi  si  lialti  s(;  non  clie 
(li  un  soldalo  bcne/iciarius  consiiUs.  Forse  con  ma>j[fioi"  verosimi[;lianza 
possono  a  lui  lilciiisi  le  duc;  l<'[f{]i  indirizzatc  dalT  iniperatore  Gordiano 
a  un  Quinziano',  la  j)iinia  dcdlc  quali  porta  la  data  dei  3  di  aj)ri]('  del 
996,  non  mancando  apparenza  ciic  siano  inviato  ad  un  préside  di 
una  qualrlic  proviiicia. 

Lin.  i3. 
.  .  .XVIII- VIII-  KAL-APRIL-  IN 


L' avvanzo  numerico  XVIII,  innanzi  ciii  rirnane  qualche  iraccia  di 
un  altro  X,  appartiene  ail'  cpoca  cronologica  corrispondente  al  con- 
solato  di  Severo  e  Quinziano,  la  quale  dovrà  ristaurarsi  a  -  p  ■  r  ■  c  ■ 
dcccclxœXVUl.  Facilmenle  qualcuno  osserverà,  che  quest'  anno  se- 
guita  il  computo  di  Varrone,  e  reputerà  una  stranezza,  che  dopo  avère 
la  nostra  tavola  abbracciato  finora  1'  era  Gapitolina,  improvisamente 
qui  cambi  tenore.  E  sarebbe  veramente  questa  una  stravaganza,  se  un 
solo  ne  fosse  stato  I'  autore,  mentre  ail'  opposto,  essendosi  già  avvertito 
ch' ella  fu  opéra  di  piii  persone,  nient' altro  potrà  inferirsene  se  non 
che  non  furono  tutte  dello  stesso  parère.  Consta  in  fatti  che  ai  tenipi 
imperiali  queste  due  furono  le  opinioni  che  prevalsero  suH'  altre  in- 
torno  1'  epoca  délia  fondazione  di  Roma ,  ambedue  le  quali  contarono 
gran  numéro  di  seguaci,  finchè la  Varroniana  resté  vittoriosanella  splen- 
dida  ricorrenza  dell'  anno  millenario,  che  a  giudizio  dei  piii  accurati 
critici  fu  celebrato  secondo  il  suo  computo  dalle  Palilie  di  aprile  fine 
aile  Palilie  dell'  altro  aprile,  ond'  è  probabilmente  per  questa  ragione 
che  non  mi  è  riuscito  di  trovar  più  vestigio  dell'  era  Gapitolina  dopo 
r  impero  di  Filippo.  Intanto  per  provare  fino  a  quel  tempo  1'  uso  pro- 
miscuo  di  queste  due  epoche,  non  vi  è  bisogno  di  dipartirsi  dalf  esem- 
pio  domestico  dei  fasti  sacerdotali.  Vediamo  infatti ,  che  nel  medesimo 
secolo  decinio  il  riferito  registre  dei  sodali  di  Giove  Propugnatore  se-         3o8, 

'  Co^.  lib.  IX,  lit.  XVI,  1.  2  et  3. 

56. 


hhk  FASTI  SACERDOTALI. 

gue  r  era  del  Gampidoglio,  inentre  ail'  opposio  il  frammenlo  del  Fa- 
bretti  ^  e  quello  dei  sodali  Glaudiali  Bovillensi-  notano  i  coiisolati  di 
Prisco  ed  Apollinare,  e  di  Severo  e  Vittorino  secondo  gl' insegnameriti 
di  Varrone.  Ma  nulla  vi  ha  di  più  decisivo  a  questo  riguardo,  quanto 
r  incostanza  délia  tante  volte  citata  tavola  Gruteriana^.  Ommesse  le 
cooptazioni  nelle  quali  \  anno  fu  logorato  dall'  età,  ella  ci  présenta  Var- 
roniani  i  tre  primi  consolati  di  Glaudio  V  edOrfito,  di  Tracalo  e  Tur- 
piliano,  di  Vespasiano  III  e  Nerva,  e  ail'  opposto  ci  moslra  Capitolini  i 
susseguenti  diDomiziano  XVI  e  Saturnine,  e  di  Messalla  e  Pedone.  Quindi 
alterna  i  due  metodi  in  quelli  di  Présente  e  Rufino,  dei  due  Augusli 
fratelli,  di  Prisco  ed  Apollinare,  e  finalmente,  dopo  averci  descritti  ail' 
uso  Gapitolino  i  tre  altri  di  Laterano  e  Rufino,  di  Severo  III  e  Gara- 
calla,  e  di  Faustino  e  Rufino,  chiude  con  altrettanti  Varroniani,  che 
sono  quelli  di  Présente  ed  Estricato  II,  di  Elagabalo  II  e  Sacerdotell, 
e  di  Agricola  e  Glementino.  Dopo  tantavarietà  clii  potrà  più  farsi  me- 
ravigiia  nella  nostra  lapide  di  questo  semplice  passaggio  da  una  ma- 
niera air  altra? 

Il  Sanclemente*  studio  un  modo,  con  cui  conciliarc  una  cosi  fréquente 
discrepanza ,  e  dopo  aver  rettamente  stabilito  che  l' epoca  délia  fondazione 
di  Roma  cominciava  ai  2 1  di  aprde  in  cui  celebravansi  le  feste  di  Pale, 
e  ne!  quale  per  conseguenza  doveva  ricominciarsi  fanno,  pensô  che  le 
cooptazioni  obbedienti  all'eraGapitolina  fossero  accadutefra  il  primo  di 
gennajo  e  i  2  1  di  aprile,  e  che  le  Varroniane  al  contrario  si  dovessero  col- 
locare  fra  quest'  ultimo  giorno  e  i  3 1  di  décembre.  Non  si  nega  che  l'e- 
poca  ah  Urbe  condita  dovè  in  origine  computarsi  daPalilie  a  Palilie,  e  puo 
anche  concedersi,  che  questa  maniera  fu  seguita  nelle  tavole  trionfali, 
tuttochè  si  adduca  eziandio  un'  altra  ragione  del  ti'ovarvisi  anteposti  i 
P.  3oy.  mesi  di  autunno  a  quelli  di  primavera.  Ma  perché  la  spiegazione  riu- 
scisse  soddisfacente  converrebbe  mostrare ,  che  quest'  uso  fu  lungamcnte 
continuato  anche  dopo  il  600,  in  cui  il  proccsso  dei  consoli  fu  traspor- 
tato  aile  calende  di  gennajo,  le  quali  divennero  per  conseguenza  il 

'   Inscr.  dom.  p.  /19/1,  n.  188.  ■*  Pag.  3oo,  1. 

[Voy.  lleiizcn,  Suppl.  Orcll.n.  Go/17. J  '  De  vutgaris  aerae  eniend.  \).  110. 


FASTI  SACERDOTALI.  hk'o 

principio  dell'  anno  civil(î.  Senz'  i;ntrare  in  iina  questione  che  sarebbe 
troppo  lunga  a  risolvere,  e  tenendonii  strettaniente  entro  i  limiti  dei  fasti 
religiosi,  io  osservero  che  la  rarità  di  qucHi  fra  ioro,  che  conglungoiio 
le  duc  date  dcll'  anno  e  del  giorno,  avcva  fin  (|iii  iinpedito  di  portai' 
giudizio  deir  opinionc  del  Sanclemenle.  L'  unica  cooptazione  che  finora 
conoscevasi  anteriore  aile  Faillie,  era  quella  dei  i  o  di  aprile  dell'  anno 
969  nel  consolato  di  Severo  e  Vittorino,  somnfiinistrata  dal  fram- 
menLo  dei  sodali  di  Giove  Propugnalore,  la  qiiale  seguila  1'  era  Capi- 
tolina  ,  corne  le  altre  precedenti.  Ma  appunto  per  questo  ella  non  era 
convmcenle  in  contrario,  perché  restava  sempre  lo  scampo  di  ricor- 
rere  ad  un'  eccezione,  e  di  rispondere  che  questa  volta  era  piaciuto  ail' 
autore  di  seguire  il  calcolo  Varroniano.  Altrettanto  perô  non  potrà  dirsi 
nel  caso  nostro, in  cui  abbiamo  quest'  altra  aggregazione  dei  26  di  marzo. 
Nel  sistenia  proposto,  dai  91  di  api'ile  del  consolato  di  Severo  e  Quin- 
ziano  cominciarono  tanlo  1'  anno  987  Gapitolino,  quanto  il  988  Var- 
roniano, onde  ai  26  di  marzo  0  doveva  scriversi  986,  se  voleva  usarsi 
il  primo,  o  987,  se  piaceva  di  adoperare  il  secondo.  Ora  1'  aimo  che 
vediamo  notato  si  allontana  da  ambedue  i  calcoli,  e  quindi  mostra 
contro  la  sentenza  del  Sanclemente,  che  fino  dalle  calende  di  gennajo 
erasi  cominciato  a  contare  l'anno  Varroniano  988. 

Lin.  i5  e  16. 

. .  .MIIflll«««iiiI^fiSI^»l 

.  .  .T-P  P-PRO-COS-EX-SC-C 


La  linea  che  annunziar  doveva  \\  nome  del  novello  sacerdote,  è  to- 
talmente  abrasa,  ma  la  susseguente,  che  proseguiva  a  recitarci  i  suoi  p.  3 10. 
titoli,  mette  fuori  di  contesa,  ch'egli  era  un  imperatore.  Niente  perô 
di  più  piano,  quanto  il  dimostrare  chi  sia.  La  storia  c'  insegna  che,  nel 
consolato  appunto  di  Severo  e  Quinziano ,  Alessandro  Severo  nel 
villaggio  di  Sicila  presso  il  Reno  fu  ucciso  in  un  tumulto  di  soldati  ad 
istigazione  di  Massimino,  che  in  sua  vece  fu  elevato  al  principato.  Sono 
questi  i  due  soli  Augusti,   che  imperarono  in  quell'anno,  ma  Aies- 


/,/iG  FASTI  SAGERDOTALI. 

sandio  Jioii  puô  essere  il  cooptato  di  questa  riga,  perché  abbiamo  già 
veduta  la  sua  aggregazione  fino  da  quando  era  Cesare.  Resta  adunqiie 
onninamente  ch'egli  sia  il  siio  successore,  e  veramenle  dev' essere  un 
iinperatore  novello,  perché  niuii  numéro  apparisce  dopo  gli  avanzi 
délia  Lribunizia  podestà,  il  che  vuol  dire  ch'è  la  prima.  E  starà  bene 
che  il  suo  nome  veggasi  abolito,  non  essendosi  anzi,  come  negli  altri 
principi,  aspettata  la  sua  morte  per  farlo.  Imperocché  fu  tanto  l'odio 
del  popolo  romano  contro  di  lui,  che  appena  si  sparse  la  notizia  délia 
soUevazione  dei  Gordiani,  spontaneamente  furono  dalla  plèbe  rr  statuae 
fratque  imagines  Maximini  ceterique  honores  statim  convulsi-n  al  dire 
di  Erodiano  '  :  né  tardô  il  senato  a  dichiararlo  nemico  pubblico  in- 
sieme  col  figliuolo.  Nella  quale  occasione  non  è  da  dubitarsi  che  fosse 
ordinala  insieme  la  légale  proibizione  délia  sua  memoria,  leggendosi 
li-a  le  accîamazioni  fatte  in  senato  dopo  la  sua  uccisione  e  conservateci 
da  Gapitolino-  ce  Maximini  nomen  olim  erasum,  nunc  animis  eraden- 
rrdum.'n  Dell'  esecuzione  del  quai  decreto  oltre  la  nostra  tavola  ci  sono 
testimonj  una  colonna  migliare  presso  d  Maffei  ^,  1'  iscrizione  Vaticana 
che  ho  poco  fa  riportata,  e  una  terza  di  Magonza,  délia  quale  dovrô 
parlarc  in  appresso*.  Goll'aiuto  pertanto  di  altri  suoi  monumenti  sarà 
facde  di  supplire  : 

imp  •  caes  •  c  •  iuliiis  '  verus  •  maximinus  '  pius'felr  aug' 
pont  '  max  •  trib-poT  -PP-PRO'COS-  EX  •  S  *  C  *  Cooptatus 

\\  ;3m.  Gonsla  adunque  di  (jui  che  ai  y5  di  marzo  del  988  Massimino  cia 

già  riconosciuto  in  Roma  come  imperatore,  e  questa  notizia  basterà  a 
collocare  la  nostra  tavola  fra  le  piii  preziose  scoperte  che  si  siano  fatte 

[AvSpjâî'TS^  ovv  K<xi  ebcôves  Ti(xai  ts  n  /ii  l 'j  ,  dans  les  fastes  sacenJolaux  trouvés 

TsiffOLt  Toï)  Mci^tfxîvorj  KarecTTrwrTO.Lilj.VlI,  en  i8Ac),  Bullett.  dcU'  Inslit.  18^9,  p.  i33, 

c.  vn.]  i36  ,  dans  une  inscription  romaine  dédide 

^  In  Maxim,  cap.  ult.  à  Maximns  Caesar,  Bullett.  dclV  hislit.  i852. 

Mus.  Veron.  p.  Zi53,  8.  p.  19,  et  dans  une  inscription  de  la  l'aies- 

[Voy.p.  hîyh.  —  I^es  noms  de  Maximin  tine,  Corp.  inscr.  Gr.  n.  /j585.  C'est  à  tort 

ont  (;té('jraloiiient  effacés  dans  une  inscri|)ti()n  (|Lie  dans  celle-ci  M.  Franz  a  voulu  reslituei' 

de  Zaraï,  lU-nier,  Jnscr.  rom.  de  V Algérie,  les  noms  des  Gordiens.  W.  Henzkn.] 


IWSTI  SACERDOTALl.  '\M 

fia  ]un{TO  tempo,  vcnendo  da  Ici  dc(iiiiL()  i)\\n\  avanzo  délia  questione 
forse  la  pin  clainorosa,  clie  sia  mai  slala  Ira  i  ci-onologi.  Intendo  par- 
lare  di  quelle  sul  principio  e  sulla  diirata  dell'  impero  di  Alessandro 
Sevci-o,  da  cui  ne  derivava  1'  allra,  slrettamerile  coii[]iiinta  colla  piima, 
intorno  1'  opoca  délia  sua  moite,  clie  dai  più  ripouevasi  nella  pii- 
inavera  di  (|U(;st'  aniio,  mentre  da  altii  volevasi  dilleriLa  lino  ail'  au- 
tumio.  I.a  paile  che  aveva  in  queste  contioversie  il  célèbre  ciclo  di 
S.  Ippolilo  ha  latto  si  che  non  solo  abhiano  esercilato  l' injrejjno  del 
Pagi,  del  Basnagio,  del  Tillemont  e  degli  alhi  scrittoi-i  délia  sloria 
générale  tanto  ecclesiastica  quanlo  profana,  ma  che  siano  state  ezian- 
dio  parlicolarmente  discusse  dal  Dodvvell ',  dal  Valsecchi-,  da  Mon- 
sig.  délia  Torre^  dal  VignoliS  negli  Atti  degli  eruditi  di  Lipsia\  non 
che  in  altre  raccolte^  ai  quali  sono  da  aggiungersi  il  Mazzoleni'  e  lo 
Spalletti  \ 

Sembrava  ciie  la  vitloria  sopra  lutte  due  le  (piestioni  losse  linuista 
a  coloro,  i  quali  avevano  sostenuto  ch'entrambo  gi'imperatori  h^laga- 
balo  ed  Alessandi'o  erano  stati  uccisi  nel  mese  di  marzo,  ma  la  seconda 
almeno  di  loro,  ch'è  quella  che  principalmente  ci  risguarda,  risorse 
sulla  fine  del  secolo  passato  patrocinata  da  due  eruditi  di  gran  lama. 
Uno  di  essi  fu  il  Zoega^  che  facendo  valere  un  calcolo  fondato  sopra 
due  medaglie  egiziane  di  Antonino  Pio  esistenti  nel  gabinetto  re;th' 
di  Francia,  torno  a  protrarre  la  morte  di  Alessandro  Severo  hno  a! 
mese  di  novembre.  Ma  egli  trovô  un  degno  contradittore  nel  Sancle- 
mente,  il  quale'^  prese  a  vigorosamente  combatterlo,  negando  fede  a 
([uei  nunnni  che  capovolgevano  tutta  la  cronologia  di  questi  tempi.  E 
veramente  convien  credere  che  o  fossero  ritoccati,  o  mal  letti,  osser- 
vandosi  che  sono  stati  preteriti  nel  suo  catalogo  dal  Mionnet,  che  ci 

'   Dissert.  XI  (hjprian.  polito  dell' edizione  del  Fabricio.  e  la  nola 

'   De  Elagabali  trih.  pot.  V.  i  3  del  Reimaro  al  libro  LXXIX  di  Dioiie. 
De  ann.  imperii  Elagabali  et  de  initio  '  Animadvers.  in  mm.  maœ.  modnii  e  Mu 

imperii  Severi  Ale.xandin.  seo  Pisano. 

'*  De  ann.  imperii  Severi  Alexandri.  '  Dicluarazione  di  una  tavohi  o-spitale. 

'  Ann.  1712,1714,171661719.  "  Numi  Aegypt.  p.  273. 

'  Veggasi  il  tomo  I  délie  Opère  di  S.  Ip-  '"'  De  vulgarl-s  aerae  emcnd.  p.  -27.")  e  segg. 


p.  3i3. 


ààS  FASTI  SACERDOTALI. 

ha  comiinicate  le  dovizie  di  quel  museo.  Chè  anzi  fatlosi  scudo  dell' 
epoca  di  altre  medaglie  greche,  torno  il  Sanclemente  in  questo  mede- 
simo  arringo  con  una  dissertazione  inserita  in  calce  del  volume  seconde 
délie  Lettere  di  contmiiazione  del  Sestini.  Più  moderato  fu  1'  altro  difen- 
sore  di  quest'opinione,  cioè  l'Eckhel,  d  quale  dopo  aver  confessato  che 
la  morte  di  Elagabalo,  seguita  circa  gli  ii  di  marzo  del  976,  era  una 
cosa  di  già  giudicata\  riprodusse  per  l'altra  questione  la  medaglia  di 
Mammea  del  Museo  Gorrari  édita  dal  Vaillant^,  e  coniata  in  Amasia 
del  Ponto  coH'  anno  CMB,  ossia  2/12.  E  rimise  eziandio  in  campo  la 
legge  seconda  del  codice  Giustinianeo,  de  ojj.  praef.  praet.  Orientis,  che 
si  annunzia  data  dall'  imperatore  Alessandro  ai  1 3  agosto  del  consolato 
di  Severo  e  Quinziano  :  ma  non  osô  di  trarre  tutte  le  conseguenze, 
che  risultavano  da  questo  doppio  argomento,  sgomentato  dalle  insu- 
perabili  difficoltà  che  gli  offriva  la  série  délie  medaglie  Alessandrine. 
Laonde  ricorse  ad  un  mezzo  termine,  stabilendo  la  morte  del  figlio  di 
Mammea  sul  principio  di  luglio.  Non  rimase  perô  soddisfatto  di  questa 
decisione  il  citato  Sanclemente  ^  il  quale  tornô  ad  insorgere  oppo- 
iiendo  l'autorità  di  Erodiano ,  da  cui  si  narra  che  Massimino,  dopo 
essere  stato  elevato  ail'  impero  per  l' uccisione  di  Alessandro  e  dopo 
aver  soffocato  la  ribellione  di  Magno,  mosse  guerra  ai  Germani  e  sac- 
cheggiô  gran  tratto  del  loro  paese  maturis  jam  segetibiis'',  per  lo  che,  se 
innanzi  la  mietitura  aveva  già  passato  il  Reno,  necessario  era  che  qual- 
che  tempo  innanzi  fosse  stato  rivestito  del  supremo  comando.  E  per 
rapporto  alla  medaglia  di  Mammea  rispose  che  le  monete  di  Commodo 
avevano  bensi  stabilito  il  cardine  dell'  era  di  Amasia  ail'  anno  7/17  di 
P«oma,  ma  non  ne  avevano  determinato  il  mese  :  onde  niente  impe- 
diva  che  si  anticipasse  dall'autunno  fino  circa  il  principio  di  maggio. 
Fra  d  quai  tempo  e  gli  11  di  marzo,  in  cui  era  seguita  F  assunzione 
di  Alessandro,  si  aveva  un  sufïiciente  intervallo,  perché  potesse  giun- 
gerno  la  notizia   nol  Ponto  in  modo  da  permctiere  la   fabbricazione 

'    D.  N.  V.  l.  VII.  [).  289.  '    [Uàhal'XTWV  ïriiwv  ànaa.<io\nfxiv.  Lilt. 

■    Am?h.  Gr.  p.  161.  VII.  c.  FI.] 

'  Mus.  Stinclem.  t.  IV.  p.  /i3. 


FASTf  SACERDOTALI.  Ii!x\) 

(li  iiii'allra  sua  inctlaplia  coiramio  CKH,  ossia  ;!'>,8,  uiciitic  alT  op- 
posto  la  iiovulla  dolla  sua  morte,  circoscritta  allora  in  génère  alla  pri- 
inavera  del  (j88,  doveUc  an-ivare  dopo  l' irijjresso  deiraniio  iiiiono 
degli  Aiiiasiciisi,  c  dopo  la  peiciissione  dcl  cilalo  iiiiiiiiiio  di  Mamrnea 
coir  cia  ^M'}.. 

E  questa  l'isposta  poteva  esser  Imoiia,  iiiiiaiizi  clie  il  Sestini  scio*diessc 
del  tutlo  (jueslo  nodo,  avvisandoci  \  che  quelTanno  è  stato  mal  letto 
dal  Vaillant,  e  clic  invccc  di  CMB  si  ha  da  cori-eggore  CAA,  ossia  2.86, 
il  che  esclude  allatto  dalla  présente  lite  (jnella  medaglia,  su  ciii  si  è 
tanto  disputato.  Riguardo  poi  alla  legge  del  Godice,  il  Pagi  ave  va  già 
sospettato,  che  ne  fosse  sbagliata  la  data,  e  che  invece  à'Idib.  Aunr.  si 
avesse  da  leggere  Idib.  lan.  o  Idib.  Febr.  ma  io  penso,  air()p])ost(),  che 
più  probabilmente  sia  sano  il  giorno,  e  fallato  il  nome  dell'imperatore. 
Per  ie  cose  fin  qui  dette  è  certo,  che,  se  quella  legge  fu  promulgata 
ai  i3  di  agosto,  non  dovette  esserne  autore  Alessandro,  ma  Massimino; 
ed  è  certo  egualmente,  che  se  provenne  da  ([uest'  ultimo,  dovett' essere 
nella  raccoita  délie  leggi  soppresso  il  suo  nome  pel  riferito  decrcto  del 
senato.  0  dunque  erro  il  susseguente  compilatore  nel  volerlo  ristau- 
rare,  tratto  in  inganno  dal  consolato  di  Severo  e  (juinziano,  che 
appartiene  vei'amente  alT  impero  di  Alessandro,  o  piuttosto  sciente-  i*.  :u'-\. 
mente  sostitui  il  nome  dclF  uno  a  qnello  dell'  altro  pei'  non  anniiettere 
nella  sua  raccoita  la  memoiia  dannata  di  un  principe,  la  quale  avrehbe 
infirmata  l'autorità  délia  legge. Per consimile  ragione  anche  nel  libroVïil 
tit.  /i5,  leg.  6,  e  lib.  IX,  tit.  i,  leg.  3  noi  troviamo  surrogato  il  nome 
dello  stesso  Alessandro  a  quello  di  Elagabalo;  ed  è  poi  questo  il  vero 
motivo  di  una  parte  degli  anacronismi  del  Godice,  dei  quali  alcun  al- 
tro proveniente  dalla  medesima  fonte  fu  da  me  notato  nell'  estratto 
del  gius  antegiustinianeo  del  Mai  ^,  e  che  troppo  leggermente  sono 
stati  imputati  alla  sbadatezza  dei  copisti.  Ne  osta  se  nel  medesin)o  Go- 
dice s'  incontra  qiialche  rarissimo  esempio  délie  leggi  di  Massimino 
portanti  il  suo  nome,  noto  essendo  che  da  moite  e  diverse  collettanee 

'    (^lass.  gen.  p.  58.  [Cf.  Mionnot .  Siippl.  l.  IV,  p.  /|3S,  ii.  85.] —  -  [Voyez  plus  haut, 

p.  i3S.| 

III.  b-] 


/i50  FASÏI  SAGERDOTALI. 

iii  varj  tempi  e  con  varie  norme  compilate  ricavô  Triboniano  il  Corpus 
juris,  che  ora  possediamo. 

Rimosse  per  tal  modo  le  obbiezioni ,  clie  avevano  fatto  vacillare  iiella 
lede  dovula  a  Dione,  aiilore  contemporaneo  cd  informatissimo  délie 
cose  per  la  sua  dignità  senatoria  e  consolare,  iioi  avremo  da  lui  il 
giorno  preciso  dell'  assunzione  al  trono  di  Alessandro  Severo.  Egli  ci 
dice\  che  la  battaglia  presso  Antiochia,  in  cui  Elagabalo  vinse  Ma- 
crino,  avvenne  agli  8  di  giugno,  ed  asserisce  che  ce  per  annos  très,  men- 
er ses  novem  diesque  quaituor  praefuit,  si  quis  a  pugnae  die,  in  qua 
frpotestatem  summam  obtinuit,  velit  numerare '-. -n  II  principato  adun- 
que  di  Elagabalo,  secondo  i  suoi  conti,  fini  agli  1 1  di  marzo  del  97 5, 
nella  mattina  del  quai  giorno  fu  ucciso  nei  castri  pretorii  dai  soldati , 
che  salutarono  tantosto  imperatore  Alessandro  e  lo  accompagnarono  al 
palazzo,  siccome  narra  Erodiano^  Ora  i  due  Vittori,  Orosio,  Eusebio, 
Sincello,  Giulio  Polluce,  la  ci'onaca  Pasquale  ed  altri  si  accordano  ad 
assegnare  a  quest' ultimo  Iredici  anni  rotondi  di  regno,  dal  che  ne 
verrebbe  che  1'  uccisione  di  lui  fosse  avvenuta  nello  stesso  di  natalizio 
del  suo  impero,  e  quindi  dagli  11  di  marzo  fino  ai  2  5  resterebbe  un 
intervallo  soprabbondante,  perche  potesse  giungerne  a  Roma  la  no- 
tizia,  e  occasionare  1'  aggregazione  di  Massimino.  Ma  convien  confes- 
sare,  che  qualche  giorno  di  più  si  ha  da  concedere  ail' impero  di  Ales- 
sandro, perché  Erodiano  ^  gli  attribuisce  quatlordici  anni,  il  che 
giusta  il  suo  stile  vuol  dire ,  ch'  era  già  entrato  ncll'  anno  decimo- 
quarto.  E  infatti  da  Eutropio  ^  ai  tredici  anni  si  aggiungono  otto 
giorni ,  e  nove  da  Lampridio '',  il  che  porterebbe  la  di  lui  morte 
ai  18,  0  ai  19  di  mar/o.  Lo  stringimento  del  tempo  non  mi  farà  negar 
lede  ai  loro  detli,  perche  noto  espressamente  Gapitolino^  che  anche 
di  li  a  poco  la   nuova  dell'  uccisione  di  Massimino,   accadiita  sotio 

'  Lih.  L\XVlII,c.  XXXIX.  '  Lil).  V,  c.  Mil. 

'   [Erscrt  Tpjo-i  «ai  (xrjalv  èvvéoL  r}(xépii5  *  Lût.  VI ,  c.  i  e  i\;  lib.  Vil  ,  c.  i. 

Ts  rérlapaiv,  èv  afs  rjp^ev,  ojç  âv  zis  dira  *  Lib.  VIII,  c.  xxiii. 

Tïjs  {liyr}?  èv  fj  ro  'uja.vrsXès  Kpàiro;  écrxsr  '  In  Alex.  c.  lx. 

ipi6(x->j(Tetsv.]  Lib.  LXXIX,  c.  m.  '  lu  Maximin.  c.  xxv. 


FASTI  SACERDOTALI.  'i51 

]('  iniiia  (Il  Aquileja,  perveiine  a  Borna  entio  il  ([iiarto  giorno,  de! 
quale  l'imase  eziandio  baslcvolo  porziono  jxîi-  adunarc  il  senalo  c  fare 
tutto  le  altre  cose  ch'  egli  racconla.  Dalo  adimcjne  che  Alessandro  sia 
stato  privato  di  vita  nella  sentenza  di  Eutiopio  ai  )8  di  marzo  poco 
dopo  il  niezzogiorno,  corne  lifei'isce  Lampridio,  io  non  lio  per  nienlc 
improbabilc  che  un  diligeiile  corriere,  paililo  la  slessa  sera,  possa 
averne  portato  la  iiotizia  dalle  vicinanze  di  Magoi'iza  a  Borna  in  cento 
sessant' oi'C  di  viaggio  all'incirca,  ed  esservi  giunto  il  giorno  -^a  ahha- 
stanza  in  tempo  per  dar  luojjo  alla  convocazione  del  senato,  in  cui  |)ro- 
clamare  il  nuovo  iniperatore.  Ne  mi  la  alcun  caso,  che  nella  stessa 
sera  i  sodali  ch'erano  insieme  senatoii  (e  tali  furono  tutti,  o  pi-esso  che 
tutti),  ne!  ritornare  dall'adunanza,  abbiano  potuto  fermarsi  nel  lempio 
di  Antonino  per  piocedere  alla  eerimonia  délia  cooptazione,  che  in- 
sieme colle  altre  cose  dovevano  avère  poco  prima  decietata.  Ed  è  poi 
da  avvertirsi  che  Massimino,  secondo  Erodiano^  era  già  stato  salutato 
Augusto  dai  soldati  almeno  il  giorno  innanzi  che  fosse  ucciso  Alessan- 
dro, ed  anzi  più  giorni  ])rima  se  si  crede  a  Zosimo,  niente  esseiidovi  i>.  ;^>.ii. 
di  più  vario,  quanto  le  circostanze  che  si  narrano  deîla  sua  eleva- 
zione.  Il  che  aumcnta  sempre  più  la  possibilité,  che  anche  salva  la  fede 
degli  storici  egli  fosse  riconosciuto  come  principe  in  Roma  ai  2  5  di 
marzo,  secondo  che  testifica  la  nostra  tavola. 

Lin.  17. 

.  .  .Wmm^  lO-FEL-AVG-   ET-M 


Siam  giunti  alla  quinta  aggregazione,  scritta,  come  si  è  annunciato, 
con  caratteri  più  incolti  délia  précédente,  ma  si  pei  danni  maggiori 
riportati  dalla  frattura  del  marmo,  come  per  la  doppia  litura  solFerta 
dal  nome  di  uno  dei  consoli  e  del  cooptato,  è  cosi  poco  cio  ch'  è  ri- 
masto,  che  invece  di  una  spiegazione  non  potrô  più  olTrire  se  non  che 
délie  congetture.  Perô  1'  oscurità  dei  tempi  ai  quali  appartiene  deve 

'   Lib.  VI.  c.  vm  e  i.\. 


/iô2  FASTI  SACERDOTALI. 

far  teiiere  grau  conto  di  ogni  qualsiasi  barlunie,  che  possa  giovai'e  a 
schiai'irli,  ond'  io  preferirô  d'  implorare  l' iiidulgenza  del  lettore,  e  di 
mettermi  piuttosto  a  repentaglio  di  soguare,  di  quello  che  per  una 
troppo  vile  circospezione  abbandonare  queste  righe  corne  di  disperata 
intelligenza. 

Intanto  non  puô  dubitarsi  che  la  prima  linea  conlenga  un  conso- 
lato,  ma  egli  è  troppo  miitilo  pei-  potersi  manifestare  da  se  medesimo, 
e  appena  somministra  alcune  caraLterisliche,  sulla  scorta  délie  quali 
indovinarlo.  Innanzi  tutto  deve  essere  il  primo  consolato  di  un  Au- 
guste, e  di  un  Augusto  di  poi,  di  cui  sia  stata  dannata  la  memoria; 
in  terzo  luogo  deve  averne  pai*tecipato  un  collega  col  prenomc  di 
Marco ,  e  finalmente  dev'  essere  avvenula  in  quell'  anno  la  coopta- 
zione  di  un  personaggio,  di  cui  pure  sia  stata  abolita  la  ricordanza. 
ï  fasti  ce  ne  somministrano  prossiniamente  tre,  nei  quali  si  avvera 
la  prima  condizione,  e  sono  quell i  di  Massimino  ed  Africano  nel  998, 
di  Gordiano  Pio  ed  Aviola  nel  992,  di  Filippo  seniore  e  Tiziano  nel 
998,  la  soverchia  distanza  escludendo  che  si  pensi  a  quello  di  Clau- 
dio il  Gotico  nel  102 a.  e  mollo  più  ai  successivi  di  Aureliano  e  di 
Probo. 

Gordiano  Pio  oltre  alla  prima  prescrizione  soddisfa  insieme  alla 
terza,  avendo  avuto  per  compagno  Marco  0  Manio  Acilio  Aviola,  sic- 
comc  ci  ha  mostrato  un'  iscrizione  Capitolina',  ma  egli  manca  alla 
seconda  e  alla  quarta,  perché  il  suo  nome  fu  rispctlato  mai  sempre, 
e  non  solo  nel  suo  primo  consolato,  ma  durante  tutto  il  suo  regno, 
la  famiglia  impériale  non  ebbe  altri  piincipi,  se  non  che  lui.  Maggiori 
probabilità  oiïrirebbe  Filippo,  di  cui  trovasi  cancellato  il  nome  nell' 
ara  del  Museo  Nani  illustrata  dal  conte  Guarnieri  e  in  uiTaltra  iscri- 
zione dala  dal  f.ovrich^,  e  ch'  ebbe  un  figlio  Cesare,  di  cui  pure  vedesi 
la  rimendjiaiiza  distrutta  nei  marmi  insieme  con  quella  del  padre^. 
Ma  egli  restera  espulso  dal  ])i'enome  del  collega,  se  è  vero  che  si  chia- 

'  Murât,  p.  36i,  1.  '  Maffei,  Mvs.  Veron.  p.  .'h -7 ,  3;  CiuL 

=   Osscrvaz.  sni  viag'p  di  Dalmazùi  delV         p.  3i  i,  i. 
abb.  Forlis,  [).  i')ïu 


FASTI  SACERDOTALI.  â53 

masse  G.  Mesio  Tiziaiio  sicconie  ha  giiulicato  il  Reinesio  '  e  ripetulo 
il  Muratori^,  al!ril)uen(lojjli  un'  iscrizionc  del  Fabrctti^  clie  lo  con- 
fessa apei'tamentc  console  e  clic  \nh  laqjamente  lo  denomiiia  G.  Mesio 
Aqiiillio  Fahio  Ti/iano.  E  veramento  non  puo  negarsi,  che  costui  abbia 
dovuto  fiorirc  in  ((iiesli  {]iorni ,  atlostandoci  un'  altra  iscrizione  del 
lodalo  Fabrelti'*  cb' ('.<»li  ei'a  un  ragazzo  ai  tenipi  di  Garacalla,  al  (|iialc 
competeva  ancora  il  titolo  di  chrminms  puer.  Per  1'  esclusione  dcgb 
aUi'i  resta  adunque  possessoje  del  canipo  Massimino,  che  non  si  mostra 
refrattario  ad  alcuna  délie  leggi  stabilité,  ed  in  cui  lavore  si  aggiunge 
una  maggiore  probabilité,  essendo  il  più  vicino  alla  data  dell' ultimn 
cooptazione'^. 

Il  suo  consolato  è  uno  dei  più  tenebrosi,  e  dev'  esserlo  se  il  suo 
nome  fu  rasato  dai  fasti  ;  solo  i  pii^i  giovani  Ira  gli  antichi  collettori, 
quali  sono  Gassiodoro,  Prospero,  Mariano  Scoto,  il  frammento  Buclie- 
riano  e  il  lil)ro  pontilicale  di  Anastasio,  avendolo  rettamente  segnato 
Maximino  et  Africano.  AH'  opposto  l' anonimo  Norisiano,  i  fasti  greci  mag- 
giori  e  quelli  d'Oxford  notarono  Maximo  et  Afrtcano,  cui  altri  tennero 
dietro  colla  dilTerenza  di  a  ver  più  o  meno  confuse  il  primo  di  loro  coi 
varj  Massimi  che  procedettero  per  l' innanzi,  onde  Maximo  III  et  Aj'ri- 
cano  leggesi  nel  supposto  Idazio,  iMaximo  IIII  et  Africano  negli  altri  due 
anonimi  editi  per  1' ultime  dal  Roncalli,  e  peggio  Mal/fxov  to  ç'  xcù 
A(ppmoLvov  nella  cronaca  Pasquale.  I  fasti  greci  minori  si  risentono  tut- 
tavia  deir  antica  cassatura,  nuH'  altro  in  essi  i-itrovandosi  se  non  che 

Kixi  A(ppi}cavG\j,  corne  puô  vedersi  nella  nuova  recensione,  che 

n'ha  fatta  il  Relando^  Tutti  poi  si  erano  guardati  d'avvisarci,  cli'  egli 
era  l' Auguste  proscritto,  ed  anzi  fu  confuse  coi  privati  dall'autore  délia 
SLq)posta  lettera  di  S.  Fabiano  presse  il  Labbe',  che  scrisse  Maximino 
et  Africano  rv.cc.  conss.  con  cui  concorda  1'  alti-a  epistola  non  meno  dub- 

'  Syntagm.  inscr.  cl.  VI.  n.  6-:>.  d'Orelli,  n.  6o58,  ies  nouveaux  fastes  sacer- 

■  Negli  Annali.  dotaux  découverls  dans  la  basilique  Julia. 

^  Inscr.  dont.  p.  1 19,  G.  W.  Hexzeiv.] 

'  Jbiil.  p.  685,  86.  '  Fast.  com.  p.  176. 

^  [Voyez, dansmonSupplén)entau  recueil  Tom.  I.  p.  658. 


V.  3iS. 


p.  3. 


^15/,  FASTI  SAGEPiDOTALI. 

biosa  di  S.  Antero  presso  il  medesimo',  se  non  che  canibiô  il  nome 
di  Massimino  in  Massimiano.  Non  avevamo  dunque  se  non  che  la  data 
délia  legge  6  de  jure  dot.  Maximino  A.  et  Africano  conss.  e  cosi  pure  quella 
délia  legge  i3  de  pactis,  le  quali  ci  avessero  significato  che  uno  di  loro 
era  1'  imperatore,  il  che  è  poi  stato  riconosciuto  vero  dai  critici,  non 
tante  per  1'  use  costante,  che  i  novelli  principi  assumessero  i  fasci  aile 
calende  di  gennajo  immediatanienle  siisseguenti  alla  loro  elezione. 
quanto  per  la  fede  indubitata  che  ci  fanno  le  medaglie  di  Massimino, 
di  essere  stato  da  lui  preso  effettivamente  il  consolato  al  cominciare 
délia  seconda  podestà  tribunizia.  Fino  ai  nostri  giorni  peraltro  egli  non 
erasi  ancor  veduto  nei  marmi,  onde  sarà  singolare  il  seguente  rinve- 
nuto  a  Magonza,  non  sono  ancora  molti  anni,  e  comunicatomi  dal 
mio  ottimo  amico  sig.  Luigi  Vescovali,  il  quale  si  compiacque  altresl 
di  avvisarmi,  che  il  nome  di  Massimino,  quantunque  abraso,  era  tutta- 
via  riconoscibile  ^  : 


IN-H-  D  ■  D  •  DEAE 
NE-MONTEM- 
VETVSTATE • 
RESTITVERVNT 
VITATIS-MATTÎACOR 
S   E   P    •    I    M    P    •    ui  a  x  i  vi  i  n  o    •    a  u  g 
ET-AFRICANO  -COS-HI  •  QJ/ORVM-NO 
Ml  NA-ISTA  •  SVNT 
C  •  MEDDEGNATIVS- SEVERVS-CVR  BIS 


VIRTVTI  •  BELLO 

VAT  I  C  A  N  V  M 

CONLABSVM 

HASTl  FERI  •  CI 

X  •  K  AL 


L  •  L  E  V  I  N  I  V  s  •  Q_V  E  T  V  S 
T  -VITALINIVS  •  PEREGRINVS 
COSTANTIVS  MARCIANVS 
C  RIXIVS  ADNAMATVS 
C  LAMILLIVS  CRESCENS 
TITIVS     BELAT  VLLVS 

VS    SEVERVS 

.  .  .  .  LICIN  VS  COSTA  S 
T  1  V  S     VICTOR 


TERTINIVS  ABROSVS 
MACRINIVS  PRISCVS 
ATRECTVS  CVPITIANVS 
.  .  .  ERRI  VS  I  V  ST  1  N  VS 
ATTONIVS  ASCLEPIVS 
VRSIVS  MATVRVS 
STATVTIVS  SECVNDINVS 
SERVANDIVS    SENVDVS 


Tom. 


[).  65i. 

"  [Voyez  Orelli,  n.  /1983,  et  la  noie  de 
M  Flen/f'ii.  Supplem.  p.  A 9 5.  M.  Vescovali 


avait  omis  dans  sa  copie  I  avant  -derni^ic 
ligne  de  la  première  colonne,  j 


FASTI  8ACERD0TALI.  ^i55 

Ma  S(;  in  <;iazia  dell'  iscrizioue  Magonliiia  veiine  ora  tolto  da  ogni 
contesa  che  uno  doi  coiisoli  del  989  lu  1'  iiii])<Malore  Massimino,  si 
restava  poi  sempre  nelT  anlica  ignoranza  relativainente  al  suo  col- 
Icga'.  H  Panviiiio  1'  ha  cliianialo  C.  Giulio  AlVicano,  senza  addurne  P.  '■'■ 
alcuii  loiidaiiuMito,  iiè  credo  elie  allio  ne  avesse  se  non  che  questa 
hunigha  non  lu  iguota  a  Tacilo,  a  Quirililiano  ed  a  Plinio  giuniore,  non 
supponendo  mai  ch'  egli  abbia  preteso  di  confondei-e  con  questo  console 
il  Giulio  Africano  scrittore  ecclesiastico,  benchè  abbia  liorito  ai  tenipi 
di  Origene.  Fra  i  successivi  cronologi  altri  Y  hanno  seguito  vwre  pacu- 
dum,  corne  si  protesta  di  Tare  lo  Stampa,  altri  più  circospetti  1'  hanno 
abbandonato  contentandosi  del  semplice  cognome  ch'  era  unicamente 
sicuro.  Una  buona  notizia  di  più  ci  darà  dunque  il  nostro  Iramniento 
aggiungendogli  il  prenome  di  Marco,  e  questa  notizia  Ijasterà  per  impe- 
dire,  che  non  si  pensi  ne  al  giurisconsulto  Sesto  Cecilio  AlVicano,  se 
pure  egli  è  quel  desso  che  da  Lampridio  viene  nominato  fra  i  consi- 
glieri  di  Alessandro  Severo,  il  che  non  pare;  ne  al  console  L.  Ovinio 
Gurio  Proculo  Modiano  Africano,  di  cui  parla  un' iscrizione  del  Museo 
Vaticano,  che  alla  forma  dei  caratteri  sembra  veramente  posterioie 
air  età  degli  Antonini  e  che  fu  édita  dal  Fea  '".  Invece  ella  mi  dà  un 
piccolo  incentivo  a  congetturare,  che  questo  M.  Africano  sia  il  M.  An- 
tonio Gordiano  Africano  giuniore,  che  due  anni  dopo  vesti  per  poche 
settimane  la  porpora  impériale  nell'  Africa.  Si  conviene  ch'  egli  aveva 
già  avuto  il  consolato,  quando  fu  spedito  in  quella  provincia  coH'  inca- 
rico  di  legato  del  padre  che  vi  era  proconsole  ;  cio  ricavandosi  da  Capi- 
tolino^,  che  cosi  descrive  il  progresso  délie  sue  dignità  :  crQuaesturam 

rcHeliogabalo  auctore  promeruit praeturam  Alexandro  auctore 

cfurbanam   tenuit,  in  qua  tantus  jurisdictionis  gratia  fuit,  ut  slatim 


'   [La  question  relative  à  ce  consulat  a  suffectus,  probablement  avec  Alexandre  Sé- 

éié  décidée  définitivement  par  les  nouveaux  vère  en  982;  voyez  dans  les  Fastes  la  note 

fastes  sacerdotaux  trç[^ivés  dans  la  basilique  sur  les  consuls  de  cette  année.  L.  Remer.] 
Julia,  dans  lesquels  le  collègue  de  Maximin  '  Frammenti  di  Fasti,  n.  /17.  p.  6^. 

est  nommé  Piqnenius  Africanus.  W.  Hexzen.  ^   In  Chrd.  c.  xvin. 

—  Quant  à  Gordien  le  jeune,  il  fut  consul 


/i5G  FASTI  SACERDOTALI. 

r: consulat u m,  qiieiri  pater  sero  acccpeiat,  niereretui'.  Maximini,  slmi 
frejusdem  Alexandii  temporibus  ad  proconsulatuin  palris  niissus  iega- 
r  tus  est  obsecutus  atque  illic  ea  quae  superius  dicta  sunt  contigerunt.  r 
infatti  Gordiano  il  padie  non  solo  lu  latto  proconsole  al  tempo  di 
Alessandro  Severo,  ma  benanche  circa  il  982,  in  cui  1'  imperatore 
esercitô  1'  ultimo  suo  consolato,  se  pure  è  vero  ciô  che  scrive  lo  stesso 
Capitolino^  :  cripse  ex  consulatii,  quem  ej^eiat  cum  Alexandro,  ad  pro- 
r-consulatum  Africae  missus  est  ex  senatus  consulto.  n  E  lo  stesso  si  con- 
fernia  dalla  lettera  di  ringraziamento  cbe  per  quest'  ottima  scelta  dal 
niedesimo  Alessandro  fu  diretta  al  senato,  e  che  dal  biografo  si  rife- 
risce  più  abbasso^,  la  quai  lettera  presuppone,  che  quell'  Augusto  fosse 
allora  assente  da  Borna,  e  verosiiinlmente  occupato  nella  guerra  coi 
Persiani.  Ora,  se  il  figlio  fosse  già  stato  console  a  quel  tempo,  per 
quai  ragione  avrebbe  tardato  cotanto  a  seguire  il  padre  nella  proviri- 
cia,  tanto  più  che  la  scelta  dei  legati  appaiteneva  al  proconsole,  salva 
r  approvazione  del  principe,  corne  insegna  Dione?  Questa  ragione  si 
ti'overà  chiarissima  nella  mia  opinione,  e  sarà  quella  di  essere  allora 
occupato  dalla  pretura  e  dall' aspettazione  dei  fasci,  in  virtù  dei  quali 
divenire  ejusdem  clignitatis  vir,  quali  dovevano  essere  i  legati  consolari 
deii' Asia  e  dell' Africa  a  parère  dello  stesso  Dione  ^  Gapitolino  adun- 
que  non  rifiuta,  ma  benanche  favorisée  la  mia  congettura,  secondo 
la  quale  Gordiano  giuniore,  dopo  esser  stato  al  principio  dell'  anno 
collega  nel  primo  consolato  di  Massimino  pel  solilo  bimestre  di  questi 
tempi,  avrebbe  poscia  ottenuta  la  legazione  africana.  Ma  che  sarebl)e 
j)oi ,  se  quel  passo  dello  storico  fosse  mal  interpunto,  comc  [)uo  aversi 
qualche  motixo  di  sospettare,  onde  si  avesse  da  leggere  piuttosto  :  cf  Ut 
rstatim  consulatum,  (pieni  pater  sei'o  acceperat,  mereretur  Maximini 
rvel  Alexandri  temporibus?  r  Avendoci  data  presse  a  poco  1  epoca  délia 
sua  questura  e  délia  sua  pretui'a.,  l'agion  vuole,  che  non  ci  abbia  fatta 
desiderare  quella  del  suo  consolato,  ch'  era  maggiormenle  importante, 
e  dietro  cui  resta  inutile  \  altra  délia  sua  legazione  che  ne  vien  di  con- 

In  (ionh  c.  III.  —  ^  |[i  Cidii}.  c.  v.  —      l.il».  LUI.  c.  \i\.  [Kh  Twr  ôfxoTifxwr'.  ] 


FASTI  SACERDOTALI.  ^57 

seguciizji,  ('  clic  ricade  tra  f  m  quae  sîiperius  dicla  sunl.  Lo  clic  essciido, 
la  presenza  di  un  ioiioio  Africano  iicl  lasli  di  (jiicsli  lempi  e  la  (oii-  p.  3-; 
correnza  dello  st(3sso  pierioiiie  di  Marco  ini  sembla  che  diano  alla  pré- 
sente opinione  un  grado  taie  di  probabilità  da  non  merilare  di  essere 
troppo  leggerniente  disprezzala.  Non  dissimulo  eh'  ella  trova  un  oppo- 
sitore  in  Ei-odiano,  secondo  ciii  Goi'diano  seniore  non  sarel>besi  cliia- 
mato  Africano  innanzi  di  essere  subJijnato  airinipero;  imperoccliè  ci 
dice,  che  gli  abitanti  délia  sua  provincia  dopo  averlo  salutato  Augusto, 
proprio  ejus  nomini  Africani  nomen  a  se  adilidereK  Ma  Capitolino-,  cbe 
ripete  la  medesiina  cosa,  aggiunge  che  su  di  cio  non  erano  concordi 
i  pareri,  e  che  allri  lo  credevano  un  vecchio  cognome  délia  sua  casa, 
quod  de  Scifionum familia  originem  Irahercl,  il  che  senibra  veiamente  più 
probabile,  nuovo  essendo  del  tutto  che  simili  denominazioni  negl'  impc- 
ratori  provenissero  da  altra  fonte  che  quella  dei  popoli  vinti  in  batta- 
glia.  Ed  è  poi  molto  consono  al  vero,  che  fra  le  due  appellazioni  del 
nuovo  principe  gli  Africani  prediligessero  quella  ch'  era  loro  cosî  oppor- 
tuna,  il  che  ad  alcuno  avvezzo  a  sentirlo  chiamare  Gordiano  puo  aver 
dato  motivo  di  credere,  ch'  ella  fosse  nata  dalla  circoslanza. 

Lin.  18. 
OST-ROMAM     CONDITA 


Se  il  contesto,  e  1'  autorité  di  Valerio  Probo  non  fossero  slali  piii  che 
bastevoli  per  darci  l' interpretazione  délie  sigle  AP-RC,  1'  avremnio 
avuta  da  questa  linea,  in  cui  si  scrisse  alla  distesa  rt?î/?o-;; OST-RO- 
MAM-CONDITAm.  E  quest'anno  sarà  il  DCCCCLXXXIX  corri- 
spondente  al  consolato  di  Massimino,  supposto  sempre  che,  corne  ne! 
précédente ,  cosi  in  questo  pure  siasi  adoperata  1'  era  Varroniana  non 
mancando  poi  al  completamento  délia  riga  se  non  che  il  giorno  e  il 
mese  délia  cooptazione. 


[T&j  Huptif}  oLÙToii  ovà^t-vi  'UjpoadévTes  k(pptKavov  iKà'Xeaav  d(p'  éa.vrcûv.\  Lib.  Vil,  c.  vj. 
-  ^  In  Gord.  c.  ix. 

m.  58 


458  FASTI  SACERDOTALT. 

Lin.  19  e  20. 
.    .     .ERRA 


323.  Pi'ovato  elle  siasi,  coiiie  ho  tentato  di  fare  di  sopra,  che  qiiest' atto 

a])])artiene  ail' anno  in  cui  fu  console  AJassimino,  appena  potrenio 
dubitare,  che  il  nome  scarpeilato  del  nuovo  sodale  sia  quello  de! 
suo  (î()huolo  Massimo'.  Imperocchè  da  una  parte  attesta  Capilolino- 
clie  lu  rasata  la  memoria  tanto  del  padre,  quanto  del  liglio,  eraso  no- 
inine  Maximinorum,  e  cio  vediamo  mandato  ad  elTetto  nella  colonna 
nn'gliare  già  citata  altra  volta  del  Mafl'ei^.  DalT  altro  lato  siamo  egual- 
niente  sicuri,  che  Massimo  dovette  essere  cooptato  in  tutti  i  religiosi 
coHegi  per  la  fede  che  ce  ne  fanno  le  sue  medaglie  cogl'  istrumenti 
sacerdotali,  una  délie  quali  d'  argento  aggiunge  nelT  esergo  le  sigle 
S  •  C ,  sulla  cui  spiegazione  non  sarebbe  rimasto  sospeso  T  Eckhel  *,  se 
avesse  avvertito  al  vero  significato  di  questi  simboli,  e  se  si  fosse  i"icor- 
dato,  che  tutte  le  cooptazioni  dei  principi  si  fecero  sempre  EX*SC. 
Massimo  adunque  dovette  essere  necessariamente  aggregato  anche  ira 
i  sodali  Antoniniani,  e  perconseguenza  memorato  nei  loro  registri,  onde 
niente  di  più  probabile,  che  lo  fosse  in  questa  riga,  dalla  cui  cassa- 
tui'a  sono  scampati  soltanto  sulla  fine  gli  avvanzi  di  un' A  e  di  tre  unità, 
che  io  su])pongo  provenienti  dal  bisillabo  ANI.  E  queste  lettei'e  ponno 
lacilmente  conciliarsi  col  di  lui  nome,  ricavandosi  dai  nunnni  che  Mas- 
sinn'no  in  seguito  délie  vittorie  l'iportate  nelf  estate  précédente  aveva 
assunto  in  quest' anno  il  cogiiouie  di  Germanico,  e  che  quest'  a])pel- 
lazioiK'  In  comunicata  ancora  al  Hglio,  su  qualche  medaglia  del  cpiale 
leggiamo  l'epigrafe  MAXIMVS  •  CAES  •  GERM.  Per  le  quali  cose 

'    [Cf'la  <i  (Ué  mis  liors  di;  «lonle  pjir  l<;  '   I/m.v.  Ver.  p,  /i53,  8;   [el   aussi   dans 

iikjI  1 VVENTVTIS  qui  se  lit  dans  les  non-  rinscri|)Liou  romaine  puMic'e  dans  1(!  IhilleU. 

veaux  fastes   sacerdotaux;   Supjtlem.    Orell.  dcll'  Instk.  iHfv).  j».  k).  .1.  15.  m:  Hossi.] 
n.  r)o58.  W.  I1.:n/.kx.]  '   />.  V.  V.  loni.  VII ,  p.  •)()«. 

■  Cap.  ultini. 


FASTI  SACERDOTALI.  'i59 

parmi  spiaiiato  il  supplimeiilo  di  (|uesta  ii<ja  c ' iulius ' vei^iis "maximus ■ 
gerniANlcus  •  nobilissimiis  •  cacsK  Ma  se  ciô  è ,  non  sarà  vero  ciù  clie  geiie- 
ralmente  si  crede,  che  Massimo  sia  stalo  salutalo  Cesaie  dall'  esfrcito 
nel  tempo  medesimo  che  il  padre  fu  proclamalo  imperalore,  o  al  menu 
converrà  dire,  che  i\  seiialo  non  poco  lardasse  a  riconoscerlo  in  qiiesta  P.  ;^a/i. 
qualità.  ïmporoccliè  apparisce  dagli  csempi  addotti,  che  in  questi  tcnipi 
il  dccrcto  délia  dionità  cesarea  soleva  andare  di  conq)agnia  con  quello 
deir  ammissione  in  tutti  i  collegj,  e  la  data  délia  nostra  cooptazionc 
non  puo  anticiparsi  innanzi  le  calende  di  gennajo  del  989,  nelle  ([uali 
prese  i  fasci  Massimino,  più  di  nove  mesi  dopo  cli'era  salito  al  supremo 
potere.  E  veramentc,  se  il  padre  e  il  figlio  fossero  stati  elevati  al  prin- 
cipato  contemporaneamente,  perché  la  cooptazione  del  figlio  non  sa- 
rebbe  segiiita  nello  stesso  giorno  in  cui  abbiamo  visto  avvenuta  quella 
del  padre  ?  Dubilo  adiinque  grandemente  che  0  si  siano  prese  in  troppo 
stretto  senso  le  segiienti  parole  di  Capitolino^,  suite  quali  unicamentc 
riposa  la  volgare  credenza,  0  ch'  egli  stesso  siasi  ingannato,  tanto  piii 
che  confessa  di  non  essere  gran  fatta  informato  délie  cose  di  Massimo  : 
ff Maximinus  Augustus  ab  exercitu  appellatus  est,  filio  sibimet  in  pai- 
cfticipatuni  dato,  de  quo  pauca,  quae  nobis  sunt  cognita,  mox  dice- 
rmus.-^  Intanto  la  sentenza  délia  nostra  tavola  viene  possentemente 
avvalorata  da  un  medaglione  del  Mionnet^,  che  sembra  certamente  co- 
niato  per  solennizzare  1'  esaltazione  di  quel  giovane  principe.  Rappre- 
senta  da  un  lato  la  sua  testa  nuda  coU'  epigrafe  C'IVLVERVS' 
MAXIMVS-CAES,  e  mostra  dall'  altro  1'  effigie  laureata  di  Massi- 
mino colla  leggenda  MAXIMINVS  •  PIVS  •  AVG  •  GERM  •  P  •  M  • 
TR-  P-II*COS-P-P,  per  le  quali  note  cronologiche  anche  quel  nummo 
non  puô  anticiparsi  avanti  le  calende  del  989.  Prevedo  che  mi  si  ob- 
bietterà  una  medaglia  alessandrina  del  Museo  Arrigoni  che  attribuisce 
a  Massimo  il  titolo  di  Cesare,  e  che  per  la  data  L-  A,  ossia  anno  primo 

'   [Les  nouveaux  fastes  sacerdotaux.  5m/>-  ^  In  Maœiîmn.  c.  \ ni. 

plem.  Orell.  n.  6o58,  prouvent  qu'il   faut  ^  [Barété  des  méd.  rom.  t.  I,  p.  386;  cf. 

ajouter  encore  le  titre  de  princeps  hwentutis.  Cohen.  Méd.  imp.  t.  I\.  p.  loi.l 
W.  Hexzex.1 


/,r,0  FASTI  SACERDOTALI. 

flev'  essere  stata  impi-essa  avanti  l'autunno  de)  988.  Ma  questa  iiieda- 
fflia  iinica  0  ha  avuto  qualclie  lettera  rifatta,  0  è  stata  mal  letta,  per- 
ché deve  appartenere  al  padre,  corne  lo  dimostra  la  laurea  che  cir- 
conda  la  testa  del  diritto,  la  quaîe  a  Massimo  non  competeite  giammai, 
p.  ;îj5.  e  clie  le  sue  niedaglie  si  romane,  come  peregrine,  non  gll  hanno  mai 
attribuita.  Ed  anzi  dalla  mancanza  de'  suoi  nummi  sinceri  egiziani  delV 
anno  primo,  mentre  alciini  se  ne  contano  del  seconde,  e  molti  del 
lerzo  e  del  quarto,  caverô  io  un  nuovo  argomento  da  unirsi  ai  supe- 
riori  per  conchiudere,  che  Massimo  veramente  non  ottenne  il  grado  di 
Cesare,  se  non  dopo  incominciato  il  989. 

Pin  non  restano  délia  nostra  iscrizione  se  non  che  le  quattro  let- 
lere  ERRA,  miscrabili  reliquie  dell'  ultima  riga.  Alla  somiglianza  del 
carattere  si  hanno  da  giudicare  spettanti  ail'  aggregazione,  di  cui  si  è 
favellato  finora,  la  quale  non  pare  che  potesse  circoscriversi  entro  tre 
righe  soUanto.  Ma  quai  senso  ragionevole  potrà  loro  darsi  ?  Oh  qui  da 
vero  haerci  aqua!  Aile  volte  mi  è  corso  per  mente  che  stante  la  celebrata 
bellezza  di  Massimo  potesse  esser  stato  chiamatoy/o.s  orhis  /ERRArwm, 
come  le  deliciae generis  humani  di  Tito,  0  piuttosto  spes  orbis  ^ERRA- 
riim  suir  esempio  di  altri  Cesari,  che  nelle  loro  medaglie  vengono 
saliitati  SPES-PVBLICA.  Altra  fiata  lio  fantasticato,  che  qui  si  nascon- 
desse  il  luogo,  in  cui  i  sodali  tennero  l'adunanza  ;  ma  ho  dovuto  finire 
col  conchiudere  clie  questi  erano  sogni  d'  mfcrmi  e  foie  di  romanzi,  e 
che  r  indovinello  era  di  tal  natura  da  lasciai'si  alla  sfinge.  Contentia- 
moci  adunque  di  cio  che  si  è  ritratto  linora  da  questo  nobih'ssimo  tVam- 
mento,  mercè  del  quale  si  è  potuto  fissare  1'  età  di  un  illustre  perso- 
naggio,  listaurare  per  mctà  un  consolato  ordinario,  e  determinare 
presso  che  il  giorno  dell*  elezione  di  un  (icsai'e  e  di  un  iuq^eratore, 
oitre  i  fondamenli  che  se  ne  sono  avuti,  su  cui  stabilire  délie  congetture 
abbastanza  plausibili  sull'  aggiudicazione  di  un  altro  consolato,  e  suH' 
origine  deîla  dignità  di  un  altio  Cesare. 


LAPIDE  GKUTEKIANA. 


DICIIIAUAZIONK 
D'UNA   LAPIDK  GIUJTERIANA 

PER   CUI   SI    DETERMINA 

IL  TEMPO  JJELLA   PUEFETTURA   iJRBANA   Dl   PASIFILO 
E  L'  ETÀ  DI  PALLADIO  lUTILIO  ÏALHO. 

LETTA    ALL'  AC.CADEMIA    Dl    TOIUNO   NELL'  AUUMÎNZA    WA    13    1)1    FEliliHMO    WiW . 


Alloi'cliè,  luolti  aiiiii  sono,  o  sapientissimi  Accademici,  mi  coiidiissi 
a  visitare  codesta  bella  metropoli,  ii  barone  Veriiazza  di  chiaia  iiic- 
iiioria,  vostro  segretario  a  quel  tempo  e  inio  rispettabilissimo  amico, 
non  pago  di  avermi  procurato  Y  onore  di  assistere  ad  una  dotla  vostra 
adiinanza,  voile  anche  gentilmenie  costringermi  a  non  comparirvi  come 
semplice  uditore.  L'  angustia  de!  tempo  e  la  riverenza  dovuta  ad  un 
cosi  illustre  consesso  avrebbero  dovuto  consigliarmi  ad  un  rispettoso 
silenzio;  ma  il  desiderio  di  offrire  ad  un  erudito  di  tanta  fama  una 
pubblica  prova  délia  mia  stima  con  una  cieca  obbedienza  vinse  nell" 
animo  mio  qualunque  altra  considerazione.  Profitlai  quindi  di  una 
scheda,  clie  fortunatamente  era  rimasta  dimenticata  nel  mio  portafo- 
glio  dopo  il  ritorno  che  aveva  fatto  non  molto  prima  dalle  rive  del 
Tevere,  e  dissi  brevemente  di  una  lapide  non  ben  descritta  per  T  ad- 
dietro,  sul  fondamento  délia  quale  mi  parve  che  potesse  restituirsi  a 
stabile  sede  un  prefetto  di  Roma  ed  un  antico  scrittore  reputato  fino 
allora  di  epoca  incerta.  Questo  scritto  sarebbe  rimasto  nell' obblivione 
in  cui  r  aveva  lasciato,  se  dopo  che  alla  vostra  benignità  è  piaciuto  di 
farmi  uno  del  vostro  bel  numéro,  il  ch.  segretario  professore  Gazzera 

'   [Extr.  (les  Memorie  dell'  Accademia  di  Torino,  t.  XXXVIII.  i835.  p.  1-07.] 


fiU  LAPIDE  GRUTERIANA. 

non  me  1'  avesse  richiesto  coine  cosadoviita  a  codesla  Realc  Accadeaiia. 
Ma  nel  ricomparirmi  dinanzi  mi  ha  falto  vergognare  délia  sua  iiudità, 
ed  inoltre  alcune  cose  clie  allora  s'  ignoravano  o  erano  dubbiosc  si 
sono  ])oi  l'isapute  o  certificate  per  le  susseguenti  scoperte  fatte  dalla 
scienza  archeologica,  onde  ho  sentito  la  nécessita  di  rifonderlo.  Ve  lo 
presento  ora  dunque  alquanto  meno  povero  e  digiuno  di  quello  che 
era,  ma  laie  perô  sempre  da  abbisognare  di  esser  raccomandato  alla 
vostra  indulgenza. 

Il  Grutero^  pubblicô  un' iscrizione  scoperta  l'anno  i58(j  nelle  terme 
romane  di  Tito,  ma  la  copia  da  lui  data  non  fu  scevra  d'  errori,  che 
mossero  il  Ueinesio  ed  il  Gudio  a  farla  soggetto  di  studio  per  emen- 
darla.  Le  loro  congetture  sonaper  me  divenute  inutili,  dopo  che  mi  è 
accaduto  di  trovarne  un  esattissimo  apografo  nelle  schede  originali 
del  Manuzio-,  il  quale  attesta  di  aver  veduto  il  marmo  coi  proprii 
occhi;  aggiungendo  che  insieme  con  due  altri  rinvenuli  nello  stesso 
luogo,  dei  quali  parlerô  fra  poco,  fu  trasportato  alla  chiesa  di  S.  An- 
tonio neir  Esquille,  ed  ivi  tutti  tre  guasti  per  convertirli  in  altro  uso. 
Ecco  intanto  la  lapide  Gruteriana  giusta  la  lezione  di  quel  manoscritto  : 

3.  PROPAGATORl-ORBIS 

AC-ROMANAE-REI 

^iliJilii^^iliiillirilP  A  X 
VICTORI-AC 

TRIVMFATORI-SEMPER-AVG 

w^mMmm^mmmmÊC  o  n  s  •  o  r  d 

PRAEF-VRBI-ITERVM-IVDEX 

COGN  •  SACR  •  MAIESTATI  •  EIVS 

DICATISSIMVS 

'  Pag.  971,  h.  ciana  de  Venise ,  p.  /j(S ,  0 1 ,  et  y  esl  précédëe 

'  Cod.  n.  5î!53,  pag.  iC5,  délia  Biblio-  de  cette  note  :  ff  In  ti'iltiis  basibus  inarmoreis 

teca  Valicana.  [Manuce  avait  hvé  cette  ins-  freiïossis  anno  1089  mens.  Febr.  in  tlicrmis 

cription  des  schcdae  de  Celse  Citladini,  dont  rrseu  palatio  Tili  imp.  in  ipso  trivio  euntibus 

cette  partie  du  manuscrit  du  Vatican  n'est  rra  [bustis]   Gallicis  ad  ecclesiam  S.  Pétri 

qu'un  extrait.  Elle  se  lit  dans  la  copie  de  ces  rrad  Vincuia,  descendendo  ad  ampbithea- 

schedae  qui  se  trouve  à  la  liibliotlièque  Mar-  rtrum  :  sunt  nunc  anle  liospitale  S.  Antonii 


LAPIDE  GUUTERIANA. 


465 


Nel  destro  fianco  poi  dcllo  stcsso  cippo  eraiio  scolpite  qiieste   Ire 


l'ighe 


D • PRID- FAL- IVNIAS 

ARBITIONE-ET-LOLLIANO 

CONSS 


Ognuno  vede  che  uelle  due  linee  canceJlate  dallo  scalpello  si  coiile- 
nevano  i  iiomi  dell'  imperatore  cui  fii  eretta  la  base,  e  quelli  deil' 
illustre  persoiiaggio  che  gliela  dedicô.  Ma  non  estante  le  ragioni, 
certamente  politiche,  per  le  quali  si  voile  abolire  la  loro  menioria, 
quelle  raschiature  appunto,  aiutate  dai  titoli  dati  al  primo  e  dalle 
cariche  sostenute  dal  seconde,  ci  presterebbero  una  scorta  poco  fallace 
per  indovinarli.  Se  non  che  per  riguardo  al  dedicante  ci  vieiie  rispar- 
miata  ogni  fatica,  bastando  il  coniVonto  con  quest' altra  pietra  édita 
dal  Guasco^  e  prima  di  lui  dal  Muratori-  : 


MAXIMO- Vie 

TORI-ACTRIVMFA 
TORI-SEMPER-AVG 

FABIVS  •  TITIANVS  •  V  •  C  •  CONS 
ORDINARIVS-PRAEF-VRBI 
ITERVM  •  IVDEX-COGNITIONVM 
SACRARVM  -MAIESTATI-EIVS 
DICATISSIMVS 


rrin  Esquiliis.i  Et  p,  176:  n-in  tre  basi  di 
«■marmo  cavate  del  1689  di  febbraro  nella 
•rcrocevia  di  S.  Pietro  in  Vincola  al  Coliseo, 
rrcioè  nelle  terme  di  Tito  che  poi  furono  dette 
rrdi  Trajano.i  Manuce  est  entièrement  dac- 
cord  avec  Cittadini  sur  la  provenance  de 
cette  inscription:  creffossa  est,  dit-il,  in  pa- 
rrlatio  seu  thermis  Tili  lôSg  Febr.  in  ipso 
fftrivio  euntibus  a  bustis  Gallicis  ad  S.  Pétri 
ff  adVinculadescendendoad  amphilheatrum , 
rruna  cum  duobus  aliis  ejusdem  Pasifdi  ti- 
rrtulis.  r,  Et  à  la  fin  :  rr  furono  portate  a  S.  Ant. 
fr  nelle  Esquilie.  e  guaste  per  aitre  opère.  ^ 


Enfin ,  cette  inscription  se  lit  dans  les  ma- 
nuscrits de  Winghe  à  la  bibliothèque  de 
Bruxelles,  n.  17,872-17,878,  2.  f.  3i. 
avec  cette  mention  :  frvidit  Celsus.  s,  et  dans 
la  copie  de  ces  manuscrits  possédée  par  le 
marquis  Raffaelli  de  Cingoli,  f.  i33.  —  Le 
mot  Fabius  se  trouve  dans  la  copie  de  Citta- 
dini, p.  61,  et  dans  celle  de  Winghe.  p.  3i . 
où  cependant  il  est  ainsi  écrit  :  /ABIVS. 
—  VV.  Henzen.] 

'  Inscr.  Mus.  Capitol,   tom.   I,  p.   qoo, 
n.  1 17. 


Pag.  398,  5. 


P.  /i. 


59 


A66  LAPIDE  GRUTERIANA. 

Ghi  iieo^herà  clie  in  qiiesti  due  sassi  fosse  ripetuta  la  medesima  epi- 
wrafe,  e  che  quindi  il  nome  da  ristaiirarsi  nella  sesta  riga  del  primo 
sia  quello  di  Fabio  Tiziano  ?  11  che  aggiunge  fede  aH'Orsino,  da  cui 
proviene  la  copia  del  Grutero,  il  quale  malgrado  la  cassatura  riusci  a 
leggervi  FABIVS. 

Di  qiiesto  console  Tiziano  ci  sono  pervenute  bastevoli  notizie.  lo  lo 
reputo  un  discendente  dall'  aliro  console  Mezio  Fabio  Tiziano,  che  in 
conipagnia  delF  imperalore  Filippo  il  padre  resse  i  fasci  ordinari  nell' 
anno  2/»  5  dell' era  volgare;  del  quai  suo  antenato  e  délia  famiglia  di 
lui  di  origine,  come  sembra,  siciliana  molto  si  favella  nelle  lapidi  di 
queir  isola  raccolte  dal  principe  di  Torremuzza^  Da  altre  iscrizioni 
Gruteriane^  che  si  vogliono  lutte  l'iferire  alla  sua  prima  prefettura 
di  Roma,  apparisce  che  il  nostro  Tiziano  ebbe  il  prenome  di  Tiberio, 
e  che  innanzi  di  giungere  al  supremo  onore  dei  fasci  era  stato  corret- 
tore  délia  Flaminia  e  del  Piceno,  consolare  délia  Sicilia,  proconsole 
deir  Asia  e  conte  del  primo  ordine.  Nulla  perciô  impedisce  di  credere 
che  mentre  occupava  una  di  quelle  cariche  minori  gli  fosse  indirizzata 
la  legge  di  Costantino  dell'  anno  3i6\  scritta  ad  un  Tiziano  senza  indi- 
carne  1' uffîzio,  ma  che  contenendo  un  regolamento  sulle  poste  dei 
cavalli  spetta  senza  meno  ad  un  magistrato.  I  fastografi  con  molto  con- 
senso  gli  assegnarono  il  consolato  ordinario  del  887  in  compagnia  di 
Feliciano.  Dali'  indice  dell'  anonimo  de  praefeclis  Llrbis  apparisce  che  fu 
fatto  prefetto  di  Roma  ai  2 5  di  ottobre  del  889,  e  che  ai  7  di  marao 
deir  anno  seguente  lascio  nel  suo  posto  il  vicario  Giunio  Tertullo, 
essendogli  occorso  di  recarsi  alla  corte  impériale,  verisimilmente  per 
olïrire  ail'  imperalore  Costante  in  Aquileja  le  congratulazioni  del  senato 
da  lui  presieduto  suH'  esito  felice  délia  guerra  mossagli  dal  fratello 
Gostantino  giuniore,  e  terminata  colla  morte  di  quest'  ultimo,  seguita  , 
poco  prima  dei  9  di  aprile.  Ritornato  dal  suo  viaggio  riprese  il  govcrno 
délia  capitale  ai  17  di  giugno,  e  lo  conservo  fino  ai  28  di  febbraio  dell' 
anno  successivo,  in  cui  gli  subentro  Aurelio  Gcisino  :  onde  sta  bene 

'  Siciliae  inscr.  p.  34 ,  51;  p.  5o,  21  ;  ^  Pajj.  igS,  4,  7,  8,  e  p.  ^07,  8. 

p.  52,  25;  p.  57,  38.  '  Cod.  Theod.  lib.  VIII,  lit.  v.  1.  2. 


LAPIDE  GRUTERIANA.  ^G7 

che  questa  medesima  prefettura  se  gli  atlribuisca  iii  uiia  legge  tlei 
26  di  fjiugno  del  3/io'.  S.  Gii'olamo  iiella  contiriuazione  délia  cro- 
naca  di  Eusebio  lo  encomia  corne  un  uomo  éloquente,  annunziandoci 
che  nel  3/i6  era  prcfetlo  del  pretorio  délie  Gallie.  La  quai  dignità  dev 
egli  aver  occupalo  lungamente,  giacchè  una  seconda  legge'-^  ci  niostra 
che  n' era  rivestito  fino  dai  3o  di  giugno  del  3/i3,  uienlre  una  teiza"* 
e  una  quarta''  ci  provano  che  vi  perseverava  ancora  ai  3o  di  niaggio  e 
ai  1 3  di  novembre  del  3/19.  Il  Tillemont^  inclino  a  ciedere  che  sul  finire 
deir  anno  gli  fosse  sostituito  Rufino  a  motivo  délia  legge  dei  '28  di 
decembie  diretta  Rufino  praef.  praet.'^,  ma  io  penso  piultoslo  che  coslui 
succedesse  invece  ad  Anatolio  nella  prefettura  del  pretorio  dell'  llli-  p.  c 
rico,  iiella  quai  regione  lo  troviamo  di  fatti  nell' anno  seguente  per 
testimonianza  di  Pietro  Patrizio'^,  e  dove  anunette  lo  stesso  Tilleniont, 
dietro  un  passe  di  S.  Epifanio,  cli'  egli  occupasse  il  medesinio  ufïicio 
nel  35 1  e  nel  352.  Parmi  quindi  più  verisimile  il  prolungare  di  un 
altro  paio  di  mesi  la  prefettura  di  Tiziano  nelle  Gallie,  onde  sotto  lui 
avvenisse  ai  18  di  genuaio  del  35o  la  rivoluzioiie  che  porto  la  morte 
di  Gostante  e  1' esaltamento  al  trono  di  Magnenzio,  alla  quale  dev' 
egli  aver  concorso  in  qualche  parte,  leggendosi  che  fu  poscia  uno  dei 
più  favoriti  suoi  partigiani.  Consta  inoltre,  ch'  egli  dovette  esser  man- 
date prontamente  da  Magnenzio  in  Italia  per  ridurre  Pioma  alla  sua 
obbedienza,  attestandoci  il  lodato  anonimo  che  riprese  possesso  délia 
prefettura  urbana  ai  27  di  febbraio  dello  stesso  anno  35o,  e  che  la 
ritenne  fino  al  primo  di  marzo  delP  anno  seguente,  in  cui  tornè  ad 
essergli  surrogato  Aurelio  Celsino.  E  apprendiamo  poi  da  Zosimo''  la 
ragione  per  cui  il  nuovo  imperatore  si  mosse  a  richiamarlo  presse  di 
se  neir  Illirico,  che  fu  quella  d'  inviarlo  ainbasciatore  alf  imperatore 

'   Cad.  Theod.  lib.  IX,  tit.  xvii.  1.  1;  Cod.  ''   Cod.  Theod.  lit».  IX.  til.  \\n.  I.  a. 

Just.  lib.  IX,  tit.  XIX,  \.  -2.  ^  Hist.  des  Empereurs,  Constance,  ail.  xn 

'  Cod.  Theod.  lib.  XII,  tit.  i,  1.  36;  Cod.  et  xxv,  et  note  i5. 

Just.  lib.  X.  tit.  Lxm,  1.  h.  '  Cod.  Just.  lib.  VI,  tit.  lxii.  I.  3. 

'  Cod.  Theod.  lib.  VII,  tit.  i,  1.  3;  Cod.  '  Delegat.^. '2j\[^.i^o.iù.ed.C.Mu\\er.] 

.Just.  lib.  XII.  tit.  XXXVI.  1.  lo.  *  Lib.  Il,  c.  xlii. 

59. 


à6S  LAPIDE  GRUTERIANA. 

Costanzo  in  Gibali  con  proposizioni  di  pace.  Ma  avcndo  usato  un  lin- 
ffuaggio  altero,  ed  offeso  il  principe  nemico  con  pungentissimi  detti, 
toi-nô  senz'  essere  riuscito  nella  sua  missione,  onde  ne  segui  ai  28  di 
settembre  -dello  stesso  anno  la  baltaglia  di  Mursa,  che  prodiisse  la 
ruina,  e  infine  la  volontaria  uccisione  di  Magnenzio  nel  353.  Tutta- 
volta  da  un  passo  di  Temistio^  e  da  un  altro  dell' imperatore  Giuliano-, 
che  senza  nominarlo  espressamente  sembrano  denotarlo  in  modo  assai 
chiaro,  i  critici  h  anno  ritratto,  che  dal  vincitore  Costanzo  gli  fosse  poscia 
generosaniente  perdonato. 

Stabilito  cosi  senza  lema  di  equivoco  il  nome  de!  dedicante,  e  co- 
nosciute  eziandio  le  qualità  délia  sua  persona,  sarà  spianata  la  via  a 
determinare  con  non  minore  fondamento  chi  fosse  1'  Augusto  ch'  egli 
voile  onorare.  Non  parlerô  del  Grutero,  d  quale  dal  luogo  in  cui  clas- 
sifico  la  pietra,  che  è  soggetto  del  mio  discorso,  parve  volerla  assc- 
gnare  a  Macrino,  0  ad  alcun  altro  dei  principi  interposti  fra  Garacalla 
e  Gordiano  Pio,  essendo  évidente  ch'  ella  non  puô  risalire  a  tanta  anti- 
chità.  Air  opposto  il  Giiasco,  da  cui  falsamente  si  asseri  essere  intégra 
la  sua  compagna,  mentrc  io  che  1'  ho  veduta  nel  Museo  Gapitolino, 
posso  attestare  che  serba  chiai'i  indizii  di  frattura  nella  testa,  sogno 
al  certo,  quando  ritardandola  di  troppo  la  stimô  consecrata  a  Magno 
Massimo.  Per  seguire  il  suo  parère  converrebbe  ammettere  che  Tiziano 
avesse  vissuto  gli  anni  di  Nestoi'e,  talchè  dopo  essere  stato  console 
nel  337  protraesse  la  vita  fino  almeno  al  387,  in  cui  quel  nuovo  usui- 
patore  inipadronissi  di  Roma.  Oltre  di  che  la  sola  ommissione  del  titolo 
Dominus  yioster,  senza  l'aggiunta  del  quale  non  mai  si  nominano  gl'  im- 
peratori  di  quei  tempi  nei  pubblici  marmi,  doveva  bastare  a  renderlo 
accorto  dell'  ingiustizia  del  suo  supposto.  Anche  senza  il  |)aragoiie 
délia  sua  pietra  colla  nosLra,  chi  non  vede  che  il  MAXIMO  non  è 
ivi  un  îiome  pi'oprio,  ma  un  predicato  aggiunto  al  VICTORI  ?  Meiio 
impiobabilc  conjparisce  a  prima  visla  T  altribuirla  a  Costanzo,  come 
i'eceio  il  Gudio^  ed  il  Muraloi'i ',  che  fuori  di   proposito  pensô  allra 

'   Oral.  VI,  )).  80,  ed.  i()8/i.  '  Ad  Griil.  p.  571,  II. 

'  Oral.  Il,  |).  178,  0(1.  Petav.  "   V^r.  sO^j,  3. 


LAPIDE  GRUTERIANA.  m) 

volta  a  Costantino  Magno',  (|ii;niliiii(jii(^  iiiia  Lai  sontenza  si  rornpa 
anch' essa  in  Ibnnidabili  sco[jli.  (lerlo  v,  cIk;  (jiiosLe  la])i(]i  non  possoiio 
essere  anteriori  al  .'^^)o,  percliè  fantio  espressa  menzione  délia  seconda 
prefettiira  di  Tiziano,  onde  conveircljbc  dire  che  fossero  posteriori 
alla  cadnta  di  Majjnenzio,  e  che  il  cessalo  prefetlo  le  avesse  dedicatc 
a  Gostanzo  in  benenierenza  di  avergli  salvala  la  vita.  Ma  in  questo  caso 
chi  avrebbe  poi  cancellato  il  nome  di  un  imperatore  vittorioso,  la  ciii 
auiorità  si  mantenne  anche  dopo  la  sua  morte,  tante  sue  leggi  essendo 
poi  state  riceviite  nei  codici  ?  E  chi  a  (juel  tempo  sarebbesi  pin  airi- 
schiato  di.parlare  di  repnbldica  al  figlio  di  Costantino,  a  ciii  quel  nome 
era  divenuto  odioso,  appunto  perché  gran  vanto  ne  aveva  menato 
Magnenzio,  il  quale  per  incuorare  gli  occidentali  in  suo  favore  aveva 
fatto  loro  sentire  altamente  1'  ingiuria  recala  a  Uoma  dalla  famiglia 
deir  avversario  posponendola  a  Gonstantinopoli  ?  Ma  per  tbndarsi  sopra 
una  sola  ragione,  che  non  ammetta  risposta  :  se  le  nostre  lapidi  fossei'o 
state  dedicate  a  Gostanzo,  come  Fabio  Tiziano  avrebbe  avulo  la  stol- 
tezza  di  vantarsi  délia  sua  seconda  pretettura,  quando  ei'a  questa  una 
délie  principal i  sue  colpe,  avendola  acceltata  dal  tiranno?  Gome  egli 
solo  non  avrebbe  conosciuto  le  leggi  promulgate  dal  vincitore  nel  35 2 
e  nel  353,  due  délie  quali  ci  sono  rimaste  nel  codice  di  Teodosio-, 
con  cui  gli  atti  dell'  impero  Magnenziano  furono  abrogati,  e  ainiul- 
late  le  nomine  in  esso  fatte,  talchè  perfino  la  memoria  dei  consoli  di 
quel  tempo  in  occidente  fu  tolta  dai  fasti  ? 

Resta  unicamente  per  tanto,  che  questi  due  marmi  spettino  a  Ma- 
gnenzio, cui  saranno  stati  intitolati  da  Fabio  Tiziano  in  tempo  délia 
sua  seconda  prefettura,  e  che  quindi  si  abbiano  correntemente  da  ri- 
st  au  rare  : 

PROPAGATORl-ORBIS 

AC  •  ROM  AN  AE  •  REI 

p  u  b  '  d  •  n  •  VI  a  g  n  e  n  t  i  0  '  m  A  X 

VICTORI  •  AC 
TRIVMFATORI-SEMPER-AVG 

'  Vng.  ^^r)^^,  5.  —  -  I.ib.  XV,  tit.  XIV,  1.  5,  c  lib.  XVI,  lit.  \.  I.  5. 


470  LAPIDE  GRUTERIANA. 

H  lilolo  di  propagalor  reipiihlicae  oltimamente  converrà  a  clii  iielle 
sue  moiiete  si  vanta  ora  conie  LIBERATOR-REIPVBLICAE,  ora 
corne  RESTITVTOR-LIBERTATIS,  e  che  di  egiiali,  anche  di  più 
eiifatici  elogi  viene  onorato  nella  seguente  colonna  migliare  del  Museo 
Veronese  ^  : 

p.  ;,.  LIBERATORI  •  ORBIS 

ROMANI- RE  STITVTORI 
LIBERTATIS-ET-R-P-CON 
SERVATORI • MILI 
T  VM  •  ET  •  PROVI  NCI 
ALI  VM  •  D  •  N 

MAGNENTIO 
INVICTO-PRIN 
CIPI'VICTORI 

mmm  r  i  v  wmmmîmmmm 

La  fine  dovrà  compiersi  el  •  TKWMpliatori'  semper  •  aug,  per  autorità 
di  un' altra  replica  riferita  dal  Muratori^,  e  da  me  stesso  veduta  ne! 
terrilorio  di  Forli.  La  colonna  Veronese  ed  una  terza  anche  più  mu- 
tila conservata  nel  Museo  di  Bologna^  furono  probabilmente  rovesciate 
e  rotte  in  odio  del  tiranno,  mentre  ail'  opposto  nella  Forli vese,  ch'  è 
sana,  fu  per  la  stessa  ragione  raso  il  suo  nome.  Gosi  in  un  modo  o  in 
un  altro  fu  obbedito  agli  ordini  dell'  imperatore  Costanzo  di  perdere 
la  licordanza  del  suo  rivale,  e  dietro  un  taie  esempio  conosceremo  che 
ambedue  gli  stessi  modi  furono  adoperati  a  Roma  riguardo  aile  due 
lapidi,  di  cui  si  tratta.  E  cosi  del  pari  s' intenderà  facilmente  come  in 
queir  occasione  fosse  anche  raschiato  il  nome  di  Tiziano,  cli'  era  stato 
il  suo  principale  magistrato  in  quella  città. 

Sporo  che  da  ognuno  sarà  facilmente  conosciuta  la  solidità  di  cpiesli 
raziocinii,  ma  mi  aspelto  altresi  che  mi  verra  richiesto  corne  dunque 
avvenga  che  la  prima  base  porti  la  data  del  consolato  di  Arbizione  e  di 

Pajj,  io5,  2.  ^  Schiassi,  Guida  del  forestière  al  Museo 

Pag,  262,  1.  délie  Antichità  di  Bologna,  p.  32. 


LAPIDE  GRUTERIANA.  /i71 

Lolliano,  ossia  dell'  anno  355.  S'  ella  confessa  di  essere  stata  dedicata  i'. 
due  anni  dopo  la  morte  di  Maf^nenzio,  corne  a  quel  tempo  potrà  essere 
stata  scolpita  per  onorare  un  delunto  di  già  dannata  memoria?  Questo 
nodo  insolubile,  ch'  è  stato  la  pietra  d' inciampo  dei  passati  erudili,  ('• 
quelle  che  rende  preziose  le  scliedc  Manuziane,  le  quali  ci  trajrgoiio 
felicemente  da  ogni  impaccio,  avvertendoci  che  nel  lato  opposto  ail' 
iscrizione   di  Tiziano  leggevasi  sul  medesimo  cippo   cpiest'  altra  epi- 

grafe  : 

FABIVS-FELIX 
PASIFILVS-PAVLINVS 
VC-ET-  INL-  PRAEF 
VRBI-DEDICAVIT 

Aggiungono  poi,  che  questa  istessa  leggenda  scorgevasi  in  due  allie 
basi  trovale  insieme  colla  prima,  ma  che  nella  seconda  non  era  accom- 
pagnata  da  alcun'  altra  scrittura  e  che  nella  terza  rétro,  sed  inversa 
lapide,  osservavasi  la  seguente,  che  non  m'  è  occorso  finora  di  trovare 
pubblicata  da  alcuno^  : 

DOMINO-NOSTRO 

PIISSIMO 
DIOCLETIANO 
INVICTO  •  AVGVSTO 

AEMILIVS  •  VICTOR  •  V  •  F  •  A  •  R  AT 
D  •  N  •  M  •  Q_-  E  1  V  S 

L'  iscrizione  di  Pasifilo  Paolino  non  fu  ignota  al  Grutero^  il  quale 
seppe  altresi  ch'  era  ripetuta  in  due  marmi,  ma  ignorô  che  alcuno  di 
loro  avesse  prima  servito  ad  altro  fine.  Noi  al  contrario  avendo  in  oggi 
la  notizia  che  la  medesima  base  mostrava  da  un  canto  il  titolo  di 
Tiziano,  dall' altro  ^uello  di  Pasifilo,  ne  trarremo  la  legittima  conse- 
guenza,  che  la  dedicazione  latérale  intermedia  col  consolato  di  Arbi- 

'  1  Elle  avait  été  publiée,  mais  inexacte-  schedis.  Voy.  plus  haut,  p.  464 ,  la  note  sur 
nient,  par  Gruter  (p.  979,  1),  auquel  elle  Tinscription  relative  à  Magnence.W.HENZEN.] 
avait  été  donnée  par  Gutenstenius ,  e  Fuhii  *  Pag.  1080,  1. 


Z,72  LAPIDE  GRUTERIANA. 

zione  e  di  Lolliauo  puô  egualmente  assegnarsi  si  ali'  uno  clie  ail'  altro 
di  loro.  Ora  per  le  cose  superiornieiile  discorse  essendo  abbondante- 
mente  piovato  che  quella  dedicazioiie  non  piio  spetlare  a  Fabio  Ti- 
ziano,  perché  la  niemoria  di  Magnenzio  non  si  potè  rinnovare  dopo  la 
sua  morte,  ci  converrà  forzatamente  conchiudere  che  appartiene  a 
Pasifdo  Paolino.  E  cosi  veramente  dev'  essere,  perché  Pasifilo  fu  senz' 
aicun  dubbio  posteriore  a  Tiziano  ;  il  che  si  comprova  col  diligentissimo 
elenco  dei  prefetti  di  Pioma  altre  volte  citato,  al  qiiale  sarà  difficile  di 
mostrare  che  sia  rimasto  ignolo  alcun  prefetto  di  queitenipi.  Egli  co- 
mincia  dall'  impero  di  Yaleriano  nel  2  5/i,  e  continua  per  un  secolo 
fino  al  35/i,  cioè  fino  ad  un  anno  solo  avanti  la  data  délia  nostra  de- 
dicazione,  ma  presso  di  lui  si  trova  bensi  nolato  due  volte  Tiziano,  ma 
Pasifilo  Paolino  non  mai.  Ci  sarà  dunque  chiaro  ail'  evidenza  che  quest' 
ultimo  si  prevalse  per  fare  incidere  le  sue  memorie  tanto  délia  più 
antica  base  di  Diocleziano,  quanto  délia  più  récente  di  Magnenzio, 
ch'  era  divenuta  inutile  dopo  rovesciato  quell'  usurpatore.  E  con  ciô 
non  fece  egli  che  seguire  il  costume  di  tanti  altri  prefetti,  i  quali  dopo 
che  Roma  incomincio  a  scarseggiare  di  marmi  stranieri  adoperarono 
air  occorrenza  gli  antichi,  senza  tampoco  prendersi  moite  volte  la  cura 
di  cancellare  le  primitive  iscrizioni,  il  clje  è  già  stato  accuratamenle 
osservato  dal  ch.  Marini'. 

Pasifilo  Paolino  non  è  noto  se  non  che  in  gi-azia  di  questi  marmi, 
serbandone  gli  scrittoii  il  più  alto  silenzio.  Il  Corsini^,  che  manco  di 
altre  notizie  di  lui,  limase  incerto  dell'  età  in  cui  visse,  e  solo  gli  parve 
di  poter  collocare  la  sua  prefettura  verso  la  fine  del  quarto  secolo  di 
Cristo,  perché  nel  896  dal  Codice  Teodosiano^  viene  memorato  un 
Pasifilo,  che  il  Gotofredo  ben  si  accorse  dal  contesto  essere  stato  il 
préside  di  una  piovincia.  Poco  probabilmente  il  Valesio  nelle  note  ad 
Ammiano  Marcellino'  lo  confuse  col  filosofo  Pasifilo,  che  quello  storico 
racconta  essere  stato  messo  alla  tortura  in  Antiochia  nel  87^,  quando 
fu  scoperta  la  congiura  di  Tcodoro  contro  l' imperatore  Valente.  Ma 

'  hertz.  AU),  p.  /n ,  n.  xxxix.  ^  Lili.  II,  tit.  i,  I.  8. 

'  Séries  praefeclorum  Urhis,  \).  ooç).  ''  Lib.  XXIX,  c.  i,  S  3G. 


LAPIDE  GRUTERIAiXA.  ^73 

cresceranno  le  ragioni  per  distinguerlo  da  ambedue  ora  che  la  dedi- 
cazione  délia  nostra  pietra  ci  lia  scoperto  ch'  egli  occupava  la  prefet- 
tura  di  Roma  ncll'  ultiino  giorno  di  maggio  del  355.  Sarà  durique  stato 
r  immediato  successore  di  Meminio  Vitrasio  Orfito,  col  nome  del  quale 
l'anoinmo  pose  fine  ail' indice  de'  suoi  prefetti,  scritto,  corne  si  è  detto, 
un  anno  avanti  la  ristaurazione  délia  nostra  base.  Consta  da  esso  che 
Orfito  ascèse  allô  scanno  prefettizio  ai  lo  di  dicembre  dell'anno  353, 
e  che  vi  si  manteneva  tuttora  nel  3 5 A,  il  clie  pure  risulta  da  Am- 
miano\  e  meglio  dal  Codice  Teodosiano,  nel  quale  abbiamo  due  leggi 
indirizzategli  in  tal  qualité,  la  prima  ai  i6  di  marzo^,  la  seconda  ai 
2  2  di  agosto^.  Ne  puô  anzi  du])itarsi  che  lo  conservasse  eziandio  nei 
primi  niesi  dell'  anno  seguente,  attestandolo  di  nuovo  due  leggi,  T  una 
dei  28  di  marzo*,  1'  altra  dei  2/1  di  aprile^ 

Convien  perô  confessare,  che  per  istabilirc  la  prefettura  di  Pasitilo 
ai  3i  di  maggio  del  355  s' intoppa  in  alcune  diiïicoltà,  che  farà  uopo 
rimovere.  Nasce  la  prima  dal  trovarsi  continuata  nei  codici  legislativi  la 
memoria  di  Orfito  come  prefetto  per  tutto  i\  sessennio  dal  353  al  359; 
onde  il  Wagner^  giudico  che  persévérasse  tutto  quel  tempo  nella  ma- 
gistratura,  e  che  se  trovasi  alcuno  interpostogli,  non  si  abbia  questi  da  P.  i3. 
credere  se  non  che  un  suo  vicario.  Il  che  se  fosse,  Pasifilo  intitolan- 
dosi  apertamente  FRAEF- VRBI,  sarebbe  espulso  da  quell'  età.  Ma  è 
facile  convincere  il  Wagner  di  errore  con  una  testimonianza  superiore 
ad  ogni  eccezione,  cioè  colla  lapide  Muratoriana'  dedicata  allô  stesso 
Orfito ,  nella  quale  vien  detto  PRAEFECT  •  VRBI  •  NON  •  M VLTO  • 
INTERPOSITO  -TEMPORE-  ITERVM  •  PRAEFECTO- VRBI; 
dal  che  risulta  apertamente  che  corse  una  reale  interpolazione  nelP 
esercizio  délia  sua  dignità. 

Ne  piij  solido  è  l'ostacolo,  che  sotto  altro  aspetto  si  présenta  nelF 
opinione  del  Gorsini.  Stimô  egli  che  Orfito  occupasse  tre  volte  la  pre- 

'  Lib.  XIV,  c.  VI,  8  5i.  '  Cod.  Theod.  lib.  VIII,  tit.  xii,  1.  7. 

'  Lib.VI,lit.  IV.  1.  7.  '  AdAmmian.Maicell.  iib.XVI,c.x.S/i. 

^  Lib.  IX,  tit.  XXV,  1.  1.  ~'  Pag.  720,  2. 

'  Lib.  VIII,  tit.  XIII,  I.  3. 

m.  60 


ûlh  LAPIDE  GRUTERIANA. 

fettura  iirbana,  e  stabili  che  incorainciasse  la  seconda  nel  35/i;  nel 
(jual  caso  converrebbe  dire,  che  1'  avesse  continuata  senza  interruzione 
fino  almeno  a  tutto  il  355.  Iniperocchè  egli  si  chiama  ITERVM* 
PRAEF-VRBI  in  due  basi,  che  si  potrebbero  dire  affatto  consimili, 
se  non  si  osservasse  qualche  piccola  differenza  fra  loro  nelle  abbre- 
viature  e  nella  disposizione  délie  righe,  una  délie  quali  veduta  dallo 
Smezio^  fu  scoperta  nel  monte  Gelio  vicino  alla  chiesa  dei  SS.  Gio- 
vanni e  Paolo,  l'altra  si  rinvenne  nel  Foro  presso  S.  Adriano^.  Ambe- 
dne  fiirono  da  lui  dedicate  al  Gesare  Giuliano  Apostata,  e  per  conse- 
guenza  non  possono  essere  state  scolpite  prima  dei  6  di  novembre 
de!  355,  giorno  in  cui  fu  conferita  a  Giuliano  la  dignità  cesarea.  Ma 
fu  un  sogno  de!  Gorsini  quella  triplice  prefettura,  due  sole  attribuen- 
done  ad  Orfito  le  sue  lapidi  e  lo  stesso  Ammiano  Marcellino^,  che  me- 
mora  la  seconda  ail'  occasione  délia  venu  ta  a  Roma  delF  imperatore 
Gostanzo  nel  SSy*.  Le  prefetture  infatti  cosi  urbane,  come  pretoriane 
non  si  contavano  già  ad  anno  per  anno  ail'  uso  dei  consolati,  ma  si 
avevano  per  una  sola  qualunque  fosse  la  loio  durata  o  di  giorni,  o  di 


'  Pag.  58,  8;Grut.  p.984,8. 

^  Cod.  Vat.  n.  6o35,  p.  io,  e  n.  5^3^, 
p.  993  ;  Panvinio  iiei  Fastt,  ail'  anno  1 109. 
[Le  ras.  6o35  du  Vatican,  que  Borghesi 
atlribue  à  Aide  Manuce,  contient  les  schedae 
de  Panvinio,  fondées  en  grande  partie  sur 
Ligorio,  qui  a  aussi  reproduit  cette  inscrip- 
tion dans  ses  manuscrits  de  Turin  et  de 
Naples.  Mais  le  ms.  5â36  du  Vatican  est 
une  copie  de  la  collection  épigraphique  de 
Snielius,  conservée  à  la  Bibliothèque  de  Na- 
jjles,  où  cette  inscription  se  lit,  f°  i3o.  On 
ne  peut  donc  douter  de  l'authenticité  de  ce 
monument.  W.  Henzex.  ) 

'  Lih.  XVI,  ex,  S  h. 
\  On  conserve  au  musée  du  Vatican  deux 
inscrij)tions  consacrées  à  l'empereur  Cons- 
tance par  Orfitus,  préfet  de  Rome  pour  la 
seconde  fois,  et  auxquelles  on  peut  donnei- 


cette  date,  ce  qui  permettrait  de  croire  que 
celles  de  Julien  ne  sont  pas  d'une  époque 
antérieure.  Une  de  ces  inscriptions  est  fort 
mutilée;  mais  l'autre  est  très-bien  conser- 
vée; en  voici  le  texte  : 

PROPAGATORI-IMPERII 
ROMANI-D-N-F-L-IVLIO  {xir) 
CONSTANTIO    MAXIMO 
TOTO    ORBE    VICTORI 
ACTRIVMPH  •  SEMP  •  AVG- 

MEMMIVS  VITRASIVS 
ORFITVS-V-C-  ITERVM 
PRAEF-VRBI  IVDEX 
SAC-COGN -TERTD   N'M-Q^E 

On  verra  j)lus  loin  que  cela  s'accorde  par- 
faitement avec  l'opinion  de  Borghesi  sur 
l'époque  de  la  deuxième  préfecture  d'Orlitus. 
W.  Henzkn.I 


LAPIDE  GUUTERIANA.  Ixlï, 

inesi,  0  di  aiiiii,  non  numerandosi  la  seconda  e  la  terza  se  non  nel 
caso  ch'  effettivamente  si  fosse  dopo  qualclie  intervallo  tornalo  a  con- 
seguirla  due  o  tre  volte.  Malamente  adunque  il  Corsini  ha  preso  pei- 
una  prefettura  i  pochi  giorni  che  Orfito  ne  fu  livestito  sul  finire  del 
353,  ed  ha  tenuto  in  conto  di  un'alti-a  il  proseguimenlo  di  lei  nel  356 , 
dovendosi  diie  ail'  opposlo,  che  la  prima  duio  dai  lo  di  decembic 
del  353  fuio  almeno  ai  ik  di  aprile  del  355,  giusta  cio  che  si  è 
esposto  superiormente,  e  che  la  seconda  ricomincio  sul  principio  del 
357,  0  sul  terniinare  del  356,  se  si  vuole  riferire  a  quest'  anno  unu 
legge  del  codice  ïeodosiano^  che  il  Gotofredo  ed  il  Relando  hanno 
riportata  ail'  anno  seguente,  e  che  manca  délia  data  del  giorno  e  del 
mese. 

Più  formidabile  sarebbe  1'  obbiezione  provenienle  da  un'  altia  legge 
dello  stesso  codice  ^  ad  Orfitum  P.  U.  che  dicesi  data  prid.  Non.  lui. 
Med.  Arbitione  et  Lolliano  coss.  ossia  ai  6  di  luglio  del  355,  perche  se 
veramente  Orfito  avesse  protratto  fino  a  quel  giorno  la  sua  dignità, 
resterebbe  escluso,  che  prima  dei  3o  di  maggio  gli  fosse  succeduto 
Pasifilo.  Se  non  che  ognuno  conosce  quanlo  siano  generalmente  cor- 
rotte  le  date  délie  leggi  per  la  negligenza  e  l'ignoranza  dei  copisti,  e 
quanto  frequentemente  si  Irovino  in  esse  scambiati  fra  loro  i  mesi.di 
lan.  di  lun.  e  di  lui.  Penso  adunque  che  sia  un  altro  merito  délia  nostra 
lapide  l'averci  scoperio  in  questa  legge  un  errore,  che  niuno  finora 
si  era  avvisato  di  rinvenirvi,  e  che  dai  6  di  luglio  debba  ella  riman- 
darsi  ai  6  di  gennaio  di  quest' anno  medesimo,  in  cui  sta  bene  egual- 
mente  che  l' imperatore  Gostanzo  risiedesse  a  Milano.  Per  le  quali  cose 
rimanendo  per  ultima  memoria  délia  prefettura  di  Orfito  quella  che 
ho  già  citata  dei  2I1  ai  aprile,  ne  conseguirà  che  Pasifilo  Paolino  non 
subentrô  in  quella  carica  se  non  che  nello  stesso  mese  di  maggio,  alla 
fine  del  quale  la  nostra  base  ci  fa  sicura  fede  ch'  era  da  lui  occupata. 

Egli  non  puo  averla  peraltro  lungamente  mantenuta.  xVbbiamo  da 
Anmiiano  Marcellino^,  che  l' imperatore  Gostanzo  dopo  essere  tornato 

'  Lib.  IX,  tit.  XVII,  1.  3.  —  -  Lib.  XIV,  tit.  iir,  1.  -j.  —  '  Lib.  XIV,  c.  xi.  §  i/i. 

Co. 


'il6  LAPIDE  GRUTERIANA. 

dalle  Gallie  a  Milaiio,  nella  primavera  del  35^  mandô  nell' Oriente 
Leonzio,  che  fu  poscia  prefetto  di  Roma,  sotto  1'  apparenza  di  succe- 
dere  nell' uffîcio  di  questore  al  defunto  Monzio  Magno,  ma  col  vero 
scopo  d' invigilare  che  Costanzo  Gallo  non  tentasse  alcuna  novità  nello 
stato.  Dopo  aver  qnindi  riferita  l' uccisione  di  questo  principe  e  la 
morte  posteriore  di  Silvano,  ch'  erasi  ribellato  nelle  Gallie,  la  quale  si 
crede  seguita  verso  la  meta  di  agosto  del  355,  prima  d' intraprendere 
a  parlare  dell'  innalzamento  al  grado  Cesareo  di  Giuliano  Apostata 
avvenuto  ai  6  di  novembre,  fa  ricordo  di  una  sedizione  suscitatasi  in 
Roma  e  raffrenata  da  questo  Leonzio  ^  Non  puô  dubitarsi  che  fosse 
allora  prefetto  délia  città,  si  pel  cenno  che  Âmmiano  ne  aveva  dato 
precedentemente,  come  perché  attesta  di  lui  in  qu esta  occasione,  che 
regehat  Urbem  aeternam.  Leonzio  infatti  prende  il  titolo  di  PRAEF- 
VRB  in  un  iscrizione  del  Muratori^,  e  si  ha  ogni  motivo  di  tenere  che 
continuasse  a  portarlo  tuttavia  ai  29  di  ottobre  del  356,  per  ciô  che 
apprendiamo  da  una  legge  del  codice  Teodosiano^  Se  dunque  la  sedi- 
zione romana  compressa  da  Leonzio,  secondo  1'  ordine  délia  narra- 
zione  di  Ammiano  Marcellino,  avvenne  dopo  1' uccisione  di  Silvano  e 
prima  dell' esaltamento  di  Giuliano  Apostata,  converrà  ammettere  che 
questo  Leonzio  fosse  nel  suo  ufficio  di  prefetto  di  Roma  per  lo  meno 
neir  oltobre  del  355.  Conchiudesi  pertanto  che  la  prefettura  di  Pasi- 
lilo  Paolino  non  puô  essersi  estesa  al  di  là  dei  cinque  mesi  che  inter- 
P.  16.  corrono  fra  1' aprile  e  1' ottobre,  e  che  percio  non  dovremo  meravi- 
gliarci  se  di  questa  brève  magistratura  esercitata  in  tempo  di  piena 
pace  non  ci  era  pervenuta  alcuna  memoria  nei  libri. 

Dalle  cose  fin  qui  ragionate  ne  risulta  adunque  che  fa  mestieri  di 
correggere  il  catalogo  dei  prefetti  di  Roma  di  questi  anni,  facendo  co- 
minciare  dai  10  di  décembre  del  353  la  prima  prefettura  di  Memmio 
Vitrasio  Oi-fito  c  ])rotraendola  a  tutto  1' aprile  del  355,  sostituendogli 
poscia  fino  al  settembi-e  0  ail'  ottobre  il  nostro  Fabio  Pasifilo  Paolino. 
A  lui  sarà  successo  Flavio  Leonzio,  ch'  era  già  in  posto  avanti  i  ()  di  no- 

'  Lil).  XV,  c.  VII.  -  ■'  Pag.  9Xih,  h.  —  '  Lil).  XVI,  lit.  11,  1.  i3. 


LAPIDE  CRUTERIANA.  !xll 

vembre  dello  stesso  anno,  c  clic  vi  si  manteneva  ancora  ai  99  di  otiobre 
del  356,  dopo  ciii  tornerà  Vitrasio  Oifito  colla  sua  seconda  prefettuia , 
la  quale  indla  osta  che  possa  essore  cominciata  anclie  nel  mese  seguente, 
e  che  per  la  data  di  al(|iiaiite  le[;<ji  si  proiraesse  per  lo  meno  (ino  ai 
9.5  di  inarzo  del  359.  Quiiidi  ne  seguita,  che  si  avrà  da  espellere  in 
questi  tempi  dalla  série  un  Giuliano,  che  il  Corsini  interpose  Ira  Leonzio 
ed  Orfito,  appellandosi  ad  una  legge  ^  che  porta  1'  intestatura  Imp. 
Conslanlius  A.  et  luliamis  Caes.  ad  fuUanum  senza  nonje  di  dignità,  e 
che  tei-rnina  colla  data  vi  Kal.  Mart.  Constantinop .  ace.  Id.  Mai.  R(jm. 
Conslanlio  IX  et  Iuliano  Caes.  II  ross.  Il  Gotofredo,  malgrado  la  nian- 
canza  dell'  indicazione  délia  carica,  ha  ammesso  che  fosse  diretta  ad  un 
prefetto  di  Ronia  a  motivo  primieramente  del  titolo  che  gli  vien  dato 
di  Vostra  Sublimité,  di  poi  perché  vi  si  traita  dei  decuriali  i-omani. 
ch' erano  appunto  sotto  la  dipendenza  del  prefetto,  e  perché  in  fine  si 
cita  che  fu  accepta  Romae.  Ma  egli  ha  ragionevolmente  osservato,  che 
questa  legge  data  da  Costantinopoli  non  puo  spettare  al  357,  giacchè 
r  Augusto  Costanzo  risiedette  a  questi  tempi  in  Occidente  ed  ordina- 
riamente  a  Milano,  anzi  consta  che  in  quell' anno  non  fu  certamente 
in  Levante.  Per  lo  che  stimô  errato  il  consolato,  e  invece  di  Conslantio  IX      P. 
et  Iuliano  II  coss.   che  sono  le  note  del  357,  corresse  Conslantio  X  et 
Iuliano  III,  con  che  ci  riportô  al  3 60,  in  cui  veramente  Costanzo  tro- 
vavasi  a  Costantinopoli,  ov'  era  tornato  fino  dalla  fine  dell'  anno  pré- 
cédente. Pienamente  aderendo  per  questa  parte  al   suo  giudizio,  io 
noterô  di  più  che  nel  357,  durante  il  viaggio  che  si  assegna  a  questa 
legge,  Costanzo  non  solo  era  in  Italia,  ma  ben  anche  a  Roma,  ove  fece 
il  suo  solenne  ingresso  ai  99  di  apriie'^  e  aggiungerô  poi  che  nella  pri- 
mavera  di  quell'  anno  è  inammissibile  un  nuovo  prefetto,  apparendo 
abbastanza  da  Ammiano^  che  tanto  i  preparativi  per  ricevere  l'impe- 
ratore,  quanto  la  sua  venuta  successero  nella  seconda  magistratura  di 
Orfito.  Ma  io  temo  inoltre  che  per  risanare  interamente  quella  legge 
non  basti  di  rimandarla  al  3 60.  Imperocchè  è  certissimo  per  confes- 

'    Cod.  Theod.  lib.  XIV,  lit.  1,  1.  1.  —  "  TiUemont,  Hist.  des  Empereurs,  noie  xxxix  sur 
Conslance.  —  '  Lib.  XVI,  c.  x,  §  ^. 


/,78  LAPIDE  GRUTERIANA. 

siorie  délia  sua  lapide  sepolcrale',  che  Juiiio  Basso,  successore  di  Orfito, 
mori  iiella  propria  prefettura  ai  2Û  di  agosto  del  869,  ed  appren- 
diamo  poi  da  Ammiano  '^  che  gli  fu  temporalmente  sostituito  il  vicario 
Aiiemio  sino  ail'  arrivo  délia  niiova  nomina  che  si  aspettava  dall'  im- 
peratore,  la  quaie  dovette  tardare  alcun  poco,  perch'  egli  trovavasi 
allora  nella  Mesia,  ma  che  non  puô  dubitarsi  che  cadesse  sopra  Ter- 
tullo,  atteso  che  lo  stesso  Ammiano^  ce  lo  rappresenta  già  investito  di 
qiieU'onore  avanti  la  fine  dell'anno.  Ora  per  fede  del  medesimo  sto- 
rico*  questo  TertuUo  conserve  il  suo  ufficio  finchè  non  ne  fu  spogliato 
da  Giuliano  Apostata  già  entrato  in  aperta  guerra  con  Gostanzo  nel 
36i;  onde  ne  meno  nel  36o  si  trova  uno  spazio  vacuo  per  collocare  il 
Giuliano  di  quella  legge.  Il  perché  io  ho  gran  sospetto,  che  ivi  sia  corso 
errore  anche  nell'  intestatura,  la  quale  diceva  forse  Imp,  Constantius  A. 
et  Iulicmus  Caes.  ad  lunium  Tertiillum  P.  U.  siccome  ha  mostralo  il  Yalesio 
che  costui  chiamavasi,  e  quindi  1'  identità  délia  prima  sillaba  nelle 
denominazioni  cosi  vicine  del  Gesare  e  del  prefetto  puô  ben  avère  in- 
gannato  l'occhio  del  menante  e  fattogli  ripetere  il  primo  nome,  secondo 
che  r  esperienza  c  insegna  essere  moite  altre  volte  accaduto  nei  ma- 
noscritti. 

Indarno  il  Gorsini  per  sostenere  la  dignità  di  questo  falso  Giuliano 
r  ha  confuso  con  D.  Simonio  Giuliano,  ch'  ebbe  sicuramente  il  governo 
di  Roma,  ma  in  un'  epoca,  a  mio  credere,  molto  piii  antica.  Proviene 
egli  dalla  seguente  iscrizione  incisa  sul  célèbre  moggio  di  rame  del 
Museo  Mediceo  riferita  da  molti,  e  segnatamente  dal  Fabretti^  e  dal 
Gori'^  : 

MENSVRAE  AD    EXEMPLVM 

EARVM    QVAE    IN    CAPITOLIO    SVNT 
AVCTORE    SANCTISSIMO    AVG    N 

NOBILISSIMO    CAES 

PER  REGIONES  MISSAE  CVR   D    SIMONIO 

IVLIANO    PRAEF    VRBI    C    V 

'   Fabretti,  Inscr.  dom.  p.  f)05.  n.  t  to..  "  Lib.  XXI,  c.  \,  S  7,  e  c.  xii,  §  2A. 

''  Lib.  XVII.  c.  XI,  S  5.  '  Inscr.  dom.  \^.  r)->.8,  n.  38o. 

■  Lib.  XIX,  c.  X,  8  1.  '  "  Inscr.  Etr.  toiu.  lll,  lab.  1. 


LAPIDE  GRUTERIANA.  A79 

E  ragionevolmentc  se  gli  è  poi  attribuito  anche  questo  marmo  trovato 
iielle  terme  Ercolaiie',  da  cui  apparisce  clie  prima  era  stato  préside 
délia  Dacia  : 

HERCVLI-SANC 
TO  •  SIMONIVS 
IVLIANVS  •  V-  C 
PR  AESES  •  D  A 
CIARVM 

La  ragiooe  eh'  ebbe  il  Gorsini  di  ritardare  1'  elà  di  Simonio  fu  quella  i'.  i.). 
di  veder  qui  la  Dacia  nominata  nel  numéro  di  più,  onde  credè  che  si 
parlasse  non  dell'  antica  Dacia  transdanubiana  aggiunta  ail'  impero  da 
Trajano,  ma  délia  nuova  di  qua  del  Danubio  iondata  nella  Mesia  da 
Aureliano,  trasportandovi  gli  abitatori  dell'  altra,  seconde  che  narrano 
Eutropio,  Vopisco,  Sesto  Rufo,  Giornande  ed  altri,  la  quale  ai  tempi 
di  Gostantino,  come  sembra,  fu  poi  divisa  in  due,  cioè  in  Ripense  e  in 
Mediterranea.  Ma  questa  ragione  è  senza  alcuna  lorza  ;  imperocchè 
Ulpiano  scrive^  che  a  suoi  lempi  rrquibusdam  praesidibus  ut  mul- 
fftis  provinciis  interdicere  possint  indultum  est,  ut  praesidibus  Syria- 
fcrum  et  Daciarum,!^  e  un  mucchio  d' iscrizioni,  che  o  per  la  loro 
età,  0  pel  luogo  in  cui  furono  rinvenute,  spettano  senza  dubbio  alla 
provincia  di  Trajano,  ci  danno  sicurezza,  che  molto  prima  di  Aure- 
liano  erano  conosciute  più  Dacie.  Per  citare  la  sola  collezione  del 
Muratori,  vi  troviamo  GENIO  •  DACIARVM  due  volte^,  VEXIL- 
LATIO  •  DACIARVM  in  un  terzo  marmo  \  e  RESTITVTOR  • 
DACIARVM  si  chiama  apertamente  da  un  quarto  l' imperatore  Tra- 
jano Decio^  Anzi  collo  stesso  sussidio  délie  lapidi  conosciamo  di  più 
che  la  Dacia  del  primo  Trajano  dividevasi  in  tre  provincie,  come  con- 
tinua ad  esserlo  ai  giorni  nostri  nei  tre  principati  di  Transilvania,  di 

'  Murât,  p.  y/iG,  6.  *  Pag.  88o,  7.  [ex  Caryophilo  de  Thernm 

■  Lib.  X  de  Offîdo  proconsuUs ,  in  Digest.  Herculan.  p.  19.] 

lib.  XLVIII,  tit.  XXII,  1.  7.  '  Pag.  1101.3.  [Maff.  Mus.  Ver.  p.  -2 '19. 

'Pag.   17,    8    [Orelli,    ji.    19^8],    e  1 0;  Orelii,  n.  961.] 
pag.  77,  11. 


^80  LAPIDE  GRUTERIANA. 

Moldavia  e  di  Valacchia^.  Infatti  CORON ATVS  DACiarum  III  ai 
tempi  di  Gordiano  Pio  dicesi  M.  Antonio  Valentino  presso  il  Muratori  ^  ; 
L.  Mario  Perpetuo  fii  COnSularis  DACiarum  III,  e  L.  Emilio  Garo 
LEGatus  AVGusti  ?Ko?Kaetore  III  DACIARVM  ^  e  di  nuovo  LE- 
Gatus  AVGusti  PR-  PR-TRIVM  •  DACiarum  si  annunzia  M.  Glaudio 
Frontone  nel  bel  titolo  pubblicato  dal  barone  di  Férussac*.  Gonsta  da 
quest' iiltirno  che  Frontone  fu  ivi  legato  ai  tempi  di  M.  Aurelio,  anzi 
poco  dopo  la  morte  di  L.  Vero,  dal  cbe  puo  argomentarsi  che  la  sud- 
divisione  di  qiiella  provincia,  se  non  fu  coetanea  alla  sua  conquista, 
risalga  almeno  fino  ail' anno  168,  in  cui  i  due  Augusti  memorati  ri- 
portarono  una  qualche  vittoria  sopra  quei  popoli,  come  accenna  la 
cronaca  di  Eusebio,  0  pure  fmo  ai  tempi  di  Antonino  Pio,  che  represse 
un'altra  loro  ribellione,  per  testimonianza  di  Gapitolino^. 

Ne  si  è  anche  senza  qualche  lume  per  conoscere  il  nome  di  quelle 
tre  provincie.  Gon  un  marmo  del  Museo  Vaticano  ^  fu  onorato  un  PRO- 
C^rator- AVGwsïr  DACIAE- APVLENSIS,  e  in  un  altro  del  Gru- 
tero^  si  ricordano  i  NEGOTIATORES  •  PROV- APVL,  che  lo 
Scaligero  nell' indice  assegnô  alla  Puglia  italiana,  senza  badare  che  la 
pietra  fu  trovata  sulle  rive  dell'  antico  Marisso,  0  del  Maros  dei  nostri 
di.  E  cliiaro  che  quella  provincia  prese  il  suo  nome  dal  municipio  0 


'  [La  Dacie  de  Trajan  ne  formait  que 
deux  districts,  la  Dacia  superior  et  la  Dacia 
inferior;  voy.  mon  Supplément  au  recueil 
d'Orelli,  n.  6280,  et  Arneth,  Mititàr-Diplom. 
11.  VII.  Mais  dans  le  diplôme  IX  de  M.  Ar- 
neth, qui.  ainsi  que  je  lai  dëmonlré,  appar- 
tient certainement  à  la  Dacie,  le  nom  mutilé 
de  la  province  ne  peut  être  suppléé  que  par 
Malvensensts  ou  Apulemts  (voy.  plus  haut, 
p.  873,  note  3),  noms  qui  ne  se  trouvent 
qu'à  l'époque  où  la  Dacie  était  divisée  en 
trois  districts.  Or  ce  diplôme  a  été  accordé 
par  Antonin  le  Pieux,  ce  qui  rend  très- 
j)rohable  l'opinion  émise  ici  par  lîorghesi, 
(|ue  cette  division  doit  être  attribuée  à  cet 


empereur.  Voy.  sa  lettre  sur  les  gouverneurs 
de  la  Dacie,  dans  les  Annales  de  l'Institut 
arch.  de  Borne,  1 855  ,  p.  35 ,  et  mon  article 
sur  les  antiquités  de  la  Transilvanie ,  dans  le 
Bulletin  de  18/18,  p.  i52  et  suiv.  W.  Hen- 

ZEN.] 

^  Pag.  i5i,  2.  [Orelli,  '3 171.] 

'  Koleseri,  Auraria  Bomano-Dacica,  p.  lO 
e  /i6.  [Cf.  Henzen,  Supplem.  Orell.n.  6917, 
G918.I 

''  Bulletin,  Sciences  hist.  t.  I,  p.  '?.V)(^. 
[Henzen,  Supplem.  Orell.  n.  5/179.] 

^  In  Pio,  c.  v. 

"  Orelli,  n.  3888. 

'  Pag.  433,  2. 


LAPIDE  GRUTERIANA.  /«81 

coloiiia  di  Apulo  mentovato  da  Ulpiano,  c  da  più  di  trenta  iscrizioni, 
délia  quai  città  sono  cognite  le  ruine  presso  Garlsburg,  e  quindi  non 
puô  dubitarsi  clie  la  Dacia  Apulense  fosse  posta  nell'  odieina  Transil- 
vania.  Un'  altra  lapide  del  Grulero\  che  lia  occupato  rnolto  i  geografi. 
ci  serbo  nienioria  di  un  ?KAE¥cclm  Municipii  DACORVM  lAS- 
SIORwm  ai  Icmpi  di  Antonino  Pio,  e  quesli  si  sono  creduti  gli  abi- 
tanti  di  lassi,  moderna  capitale  délia  Moldavia,  onde  puô  esser  lecito 
di  sospettare,  che  cosi  si  denominasse  un'  altra  délie  Dacie.  La  terza 
finalmente,  la  quale  per  conseguenza  corrisponderebbe  alla  Valacchia, 
apparisce  dal  titolo  di  un  console,  che  sotto  1'  impero  di  M.  Aurelio 

0  di  Garacalla  fu  ?KOCnrator -FROViimae-DACiae' M  ALV , 

il  cjual  titolo  è  stato  da  me  veduto  nel  Museo  Vaticano,  ed  ora  lo  ripro-      i>.  o, 
durrô  per  correggere  gli  errori  sfuggiti  nella  copia  esibitane  dal  Gru- 
tero  2  : 

M-MACRINIO-AVITO-M-F-CLAVD-CATONIO 
VINDICI-COSAVG-P-R-QVIRITIVM-LEG-AVG 

PR-PR-PROV-MOES-INF-LEG-AVG-PR-PR-PROV-MOES 
SVP-CVR-CIVITAT-ARIMIN-PROC-PROV-DAC-MALV 
PRAEF  •  ALAE  •  CONTAR  •  PRAEF'ALAE  •  III  •  THRAC 
TRIB-MIL-LEG-VI-VICTR-PRAEF'COH-VI-GALL-DONAT 
BONIS  •  MIL •  IN  •  BELL •  GERM  •  AB  •  IMP  •  M  •  AVR •  ANTONINO  •  AVG •  HAST 
pVK  •  II   •   ET-VEXILL-   II  •   CORNA-  MVRALI-ET-VALLAR   {.sic) 


IVNIA  •  FLACCINILLA-  MARITO  •  KARISSIMO   •  ET 

MACRINIA  •  RVFINA  •  PATRI  •  PIISSIMO 
VIXIT-ANNIS-XLII  -M-V 

Posso  attestare  la  sincerità  délia  lezione  MALV,  ma  non  ho  modo 
per  compiere  quella  voce,  non  essendomi  riuscito  di  trovare  nell  an- 

'   Pag.  269,  8.  [Cette  inscription  ne  doit  commencement  de  la  huitième  ligne  :  PVR- 

pas  avoir  une  grande  autorité;  si  elle  n'est  VEXILLII,  et  il  n'avait  pas  remarqué  la 

pas  fausse,  elle  a  été  certainement  très-mal  lacune  qui  existe  au  commencement  de  la 

copiée.  W,  Hexzen.  ]  ligne  suivante.  Cette  lacune  devait  contenir 

'  Pag.  433,  5.  [J'ai  revu  cette  inscription  un  autre  nom  de  luma  FlacciniUa  et  le  pré- 
sur  le  monument.  Borgliesi  avait  lu  ainsi  le  nom  de  son  père.  W.  Henzen.  j 

m.  6 1 


fiS-2  LAPIDE  GRUTERIANA. 

tica  geografia  alciiii  nome  di  città  o  di  fiume  per  quelle  regioni,  che 

sia  opportune  ail'  uopo^ 

Bensi  dietro  queste  premesse  mi  è  dato  di  mostrare,  che  Simonio 
Giuliano  fu  préside  non  délie  due  Dacie  Ripense  e  Mediterranea,  ma 
in  vece  délie  tre  Dacie  più  antiche,  assicurandolo  un  inedito  frammento 
che  mi  venue  aile  mani  nelle  fedelissime  schede  del  Metello^,  nelle 
quali  si  nota  che  fu  trascritto  dal  Budeo,  e  ch'  esisteva  nella  chiesa  di 
S.  Martine  ai  Monti  di  Roma,  il  cui  pavimento  è  già  noto  essere  stato 
lastricato  per  1'  addietro  con  rottami  di  vétusté  iscrizioni  : 

.  .    .sIMONI-PROCVLI-IVLlANI-C-v.  .  .  . 

.  .    .si/RI  AE  •  CO  ELES  •  D  ACI  ARVM  •  III  ■  P.    .  .  . 

.  .   îMj'I  DI  C  I   ■  P  ER  •  TR  AN  SP  A  D  VM  •  PR.    .  .  . 

.  .     .     .TI-HII-QVI -CENTVM'IVGERA-AGRI-CVM      .  .  . 


Quindi  ne  consegue  che  Simonio  resse  quelle  provincie  non  solo  in- 
nanzi  Aureliano  fondatore  délia  nuova  Dacia,  ma  ben  anche  innanzi 
Gallieno,  sotto  il  cui  impero,  al  dire  di  Eutropio^  cr Dacia,  quae  a 
crTrajano  ultra  Danubium  fuerat  adjecta,  amissa  est,ii  o  corne  asserisce 
Paolo  Orosio*  :  ce  Dacia  trans  Danubium  in  perpetuum  aufertur.  ii  E 
alla  stessa  conclusione  in  parte  si  perviene  per  altra  via,  se  si  consi- 
deri,  che  Simonio  fu  anche  giuridico  nell' oltre  Po.  E  vero  che  il  Fa- 
bricio  ha  abbattuto  l'opinione  di  coloro,  che  fondandosi  sopra  un  passo 
mal  inteso  di  Dione^  avevano  fatto  abolire  i  giuridici  da  Macrino,  e 

'   I  Ce  nom  nous  a  été  révélé  depuis  par  teur  des  trois  Dacies,  dont  le  titre  a  été  ainsi 

la  publication  du  diplôme  militaire  du  Mu-  restitué  par  l'illustre  épig'raj)liiste  :  PROC- 

sée  de  Naples,  relatif  aux  er/îti^es  sm^m/ares  AV[gush  iii]   DACtnrim    APVLchô/a' 

(Avellino,  Opuscoli,  t.  III,  p.  178;  Henzen,  AVKariae  M[alv]ensis.  Voy.  Bullett.  deW 

Svpplem.  Orell.  n.  552o);  c'est  celui  de  la  Imlit.  arch.  18/18,  p.  i53,  et  i855,  p.  3/i. 

colonia  Malvensts.  Quant  au  nom  de  la  troi-  L.  Renier.] 

sième  Dacie,  Borgliesi  a  cru  le  découvrir  ^  God.  Vat.  n.  6089.  pag.  2G1. 

dans  une  inscription  copiée  par  Neigebaur,  ^  Lib.  IX,  c.  vui. 

près  de  l'emplacement  de  Sarmizegothusa,  '  Lib.  VII,  c.  xxii, 

et  dans  laquelle  est  mentionné  un  procura-  '  Lib.  LXXXVIIl,  c.  \\u,  nota  1  1.). 


LAPIDE  GRUTERIANA.  ^8.'^ 

chc  si  è  ora  conosciuto  che  M.  Elio  Aurelio  Teone  giuridico  délia  Fla- 
minia  e  dell'  Umbria  '  fiori  ai  tempi  di  Valeriaiio.  linperoccbè  dai  viaggi 
in  Siria  del  Burckhardt  si  è  avuta  un'  iscrizione  dedicatagli  da  alcuiii 
soldati  LEGionis  ■  III  •  }^YKenaicae  •  VENERIANE  •  GALLIANE,  le 
quali  parole  certamcnlc  corrotte  Iianno  da  reslituii'si  VALERIANE- 
GALLIENE-,  onde  siano  i  nonii  dei  princi|)i  regnanli,  clie  in  «piesli 
tcnipi  non  è  raro  di  vedcre  assunti  dalle  legioni  e  dalle  coorti.  Ma  con 
tutto  queslo  rimane  sempre  fermo,  che  sotlo  Aureliano  i  giuridici  isti- 
tuiti  da  M.  Aurelio  avevano  già  ceduto  d  luogo  ai  correttori,  essendo 
notissimo  che  Tetrico  dal  primo  di  questi  Augusli  fu  fatto  correttore 
délia  Lucania^. 

A  minori  difficollà  va  soggetta  1'  opinione  del  Gori^,  quantunque 
erronea  anch'  essa,  colla  quale  assegnô  la  prefettura  urbana  di  Simo- 
nio  air  impero  di  Gallieno,  perché  trovo  una  corrispondenza  fra  il 
SANCTISSIMO- AVG-N  del  suo  moggio,  e  il  SANCTISSIMO  • 
GALLIENO  •  AVG'N  che  si  legge  nell'  iscrizione  délia  porta  di  Ve- 
rona.  Giustamenle  per  altro  gli  fu  risposto  dal  Corsini,  che  il  predi-  i'.  23. 
calo  di  santissimo  fu  dato  generalmente  agi' imperatori  di  quel  tempi, 
e  innanzi  e  dopo  Gallieno.  E  d  Gori  doveva  poi  riOettere,  che  conviene 
onninamente  ricacciare  la  magistratura  di  Simonio  innanzi  l' impero  di 
Valeriano,  perché  cominciando  dal  aSA  la  série  dei  prefetti,  procède 
seguita  per  1'  autorité  dell'  anonimo.  Se  fosse  vero,  corne  ha  pensato  il 
Corsini,  che  un  imperatore  ed  un  Cesare  fossero  nominati  ne!  bronzo 
Mediceo,  troverebbe  questi  commodissima  stanza  ne'  regni  o  di  Trebo- 
niano,  o  di  Decio,  o  di  Filippo,  ognuno  de' quali  ebbe  un  figlio  decorato 
del  titolo  Gesareo.  Ma  sembra  a  me  che  le  parole  AVCTORE  •  SANC- 
TISSIMO-AVG-N  •  NOBILISSIMO'CAES  non  si  possano  inten- 
dere,   se  non  che  di  una  sola  persona.  E  quantunque  non  sia  solilo 

'  Orelli,  n.  889 9..  dans  son  inémoire  sur  1  inscription  de  Con- 

^  [Voy.  plus  haut.  p.  hoi,  note  3.]  cordia;  voy.  Anii.  deW  Instit.  i8d3.  p.  ^-^o- 

'  [Borghesi  a  traité  avec  détails  la  ques-  -222.  W.  Henzf.n.] 

tien  des  correciores  de  l'Italie ,  et  il  a  appuyé  '  Lisci\  Eir.  t.  111.  p.  2. 

de  nouvelles  preuves  l'opinion  qu'il  émet  ici , 


liSfi  LAPIDE  GRUTERIANA. 

che  gli  iniperatori,  i  quali,  corne  è  noto,  si  dicevano  ancora  Cesari, 
prendessero  più  il  titoîo  di  nobilissimi  dopo  essere  divenuti  Augusti, 
pure  la  cosa  non  è  senza  esempio,  e  iroviamo  di  fatli  neU'Eckhel^  C' 
PESVBIO  •  TETRICO  •  NOBILISSIMO  •  C AES  •  P  •  F  •  AVG,  e  nel 
Grutero  MM?  •  M  •  AVRELIO  •  C  ARINO  •  NOBILISSIMO  •  C  AES  • 
PIO  •  FELICI  •  IN VICTO  •  AVG  \ 

La  particolarità  intanto  di  veder  riuniti  in  una  sola  persona  cosi  la 
denominazione  impériale,  corne  la  Cesarea,  presta  un  argomento  per 
credere  che  non  vi  fosse  allora  alcun  Cesare,  il  che  sussistendo  con- 
verrebbe  avanzare  di  qualche  altro  poco  questa  iscrizione  fino  ail'  età 
di  Gordiano  Pio.  Egli  invero  prima  di  essere  Augusto  era  stato  nobilis- 
simo  Cesare,  onde  potè  anche  dopo  conservare  questo  iitolo,  corne  ve- 
diamo  dalle  sue  medaglieS  che  mantenne,  essendo  imperatore,  1' altra 
appellazione  di  principe  délia  gioventii,  ch'  era  ancli'  essa  un  attributo 
degli  eredi  del  trono.  Il  pensiero  poi  di  provvedere  ail'  equità  délie 
misure  ben  si  accorda  colla  cura  che  egli  si  diede  per  l' amministrazione 
délia  giustizia  attestataci  dalla  moltitudine  délie  sue  leggi,  e  colla 
tranquillità  délia  quale  sotto  di  lui  torno  a  godere  l'Italia.  Aggiungasi 
che  il  suo  impero  è  vacuo  di  prefetti,  perché  Timesiteo'^  non  fu  che 


'  D.  N.  V.  t.  VII,  p.  i58. 

^Pa8r.277.8. 

^  [A  ces  exemples  on  peut  ajouter  trois 
inscriptions  afi'icaines,  Renier,  Inscr.  rom. 
de  l'Algérie ,  n.  1 5 1 o,  1 5 1 1  et  2726.  Quant 
à  l'inscription  9  54 1  du  même  recueil,  qui 
semhle  donner  le  titre  de  NBC,  noMlissimus 
Caesar,  à  Maximien  Auguste,  elle  est  fort 
mutilée,  et  je  crains  qu'elle  n'ait  pas  été 
bien  lue.  J.  B.  de  Rossi.j 

'  Eckhel,  D.  N.  V.  t.  VU,  p.  Sif). 

•  L' Eckhel, /)./V.  V.  t.  VII,  p.  3i(),  fu 
il  |)rimo  ad  accorgei'si  che  il  célèbre  suocero 
di  (iordiano  Pio  non  poleva  a  ver  avuto  il 
cognome  di  Misiteo ,  troppo  ripu<>nando  che 
un  uomo  cosl  virtuoso  avesse  sofferto  di 
chiamarsi   osor  Deorum,   siccome   significa 


quella  voce.  Gredè  adunque  che  si  dovesse 
correggere  Timesiteo,  ossia  cultor  Deorum, 
parte  soccorso  da  Zonara  e  da  Zosimo,  che 
l'appellano  Timesicle,  TifJu/o-jwA»)?,  e  parte 
confortato  dail'  osservazione ,  che  i  nomi  di 
Furia  Sabinia  portati  da  sua  figlia  Tran- 
quillina  confrontano  con  quelli  di  G.  Furio 
Sabinio  Temesiteo  apparenti  da  una  lapide 
dello  Spon,  Miscell.  ^.  tl\S  [Recherche  des 
antiquités  de  Lîjon,  p,  i^i;  Henzen,  Sup- 
plem.  Orell.  n.  563o],che  potrebbc  bon 
essere  stata  dedicata  a  questo  personaggio 
prima  délia  sua  elevazione  alla  prcfeltura 
del  prclorio.  Sono  lieto  di  poter  rivolgere  in 
certezza  una  cosi  ingegnosa  congettura ,  ap- 
poggiandola  col  seguentc  frammento  da  me 
trovato  nel  codice  Vaticano,  n.  59.53,  f.  907, 


LAPIDE  GRUTERIANA. 


/i85 


prefetto  del  pretorio,  ripujjiiariclo  agli  usi  di  questi  tempi  di  riunire  in 
uno  stesso  soggetto  le  due  prelelture,  e  perche  Flavio  Euricle  Epitiii- 
cano  deve  leslituirsi  ail' anno  /j5o.  Il  Corsini  non  badô  che  costui , 
seconde  il  costume  già  da  noi  avvertito  de' suoi  predeccssori,  si  servi 
per  fare  scolpire  la  sua  iscrizione  di  un  marrno  vecchio,  di  cui  lasciù 
sussistere  la  dcdicazione,  del  che  pero  ben  si  accorse  il  Marini,  che  vide 
quella  base  solto  V  altar  maggiore  délia  chiesa  di  S.  Vito  ad  arcurn 
Galheni  e  l'ha  riportata  per  questo  fra  le  sue  iscrizioni  cristiane  ^  Con 
tali  apparenze  non  mi  meraviglierei  punto  che  il  prefetto  Simonio  si 
nascondesse  in  quel  Giuliano,  a  cui  da  Goi'diano  Pio  furono  inviate  due 
leggi^,  le  quali  mancano,  è  Yero,  dell'  indicazione  délia  dignità ,  ommessa 
quasi  sempre  dal  codice  Giuslinianeo  nelle  leggi  anteriori  a  Costantino, 
ma  clie  perô  non  hanno  aspetto  di  appartenere  alla  classe  de'  rescritti 
privati,  mentre  anzi  la  prima  contenendo  un  altro  principio  di  legisla- 
zione  criminale,  mostra  ogni  probabilité  di  essere  una  costituzione  in- 
dirizzata  ad  un  primario  magistrato.  Esse  portano  la  data  dei  27  di 
luglio  del  909  e  dei  20  dello  stesso  mese  del  2/11;  e  quindi  avve- 
randosi  il  mio  supposto  avremo  da  loro  l'epoca  précisa,  in  cui  Simonio 
Giuliano  tenne  le  redini  di  Roma^ 


ove  si  diceva  esistente  nel  pavimento  délia 
basilica  Lateranense  : 

.  .  .  .VS  -TIMISITHEVS 
.  .  .  .PRAEF  •  PRAETORIO 
.  .  .  .ATICVM  •  M  AIOR 
.    .    .    .MO-FORTISSIMOQVE 

Foi'se  invece  di  ATICVM  doveva  leggersi 
RTICVM,  e  allora  potrebbe  esservi  men- 
zione  dell'  immenso  portico,  clie  Gordiano 
e  Timesiteo  avevano  cominciato  a  fabbricare 
nel  canipo  Marzio ,  di  cui  parla  Capitolino , 
c.  xxx.  [Voyez  dans  la  nouvelle  édition  des 
Antiquités  de  Lyon,  p.  i63  et  suiv.  le  texte 
exact  de  l'inscription  de  Spon,  qui  a  éié 
retrouvée  en  1867,  et  dans  laquelle  les 
noms  du  personnage  dont  il  s'agit  sont  ainsi 


écrits  :  C  •  FVRIO  •  SABINIO  •  AQVI- 
LAE •  TIMESITHEO.  L.  Remer.—  Quant 
au  fragment  trouvé  dans  la  basilique  de  La- 
tran,  Manuce.  auteur  du  manuscrit  5253 
du  Vatican,  l'avait  tiré  du  recueil  de  Citla- 
dini,  et  dans  ce  recueil  (Cod.  Marc.  p.  i35) 
la  troisième  ligne  de  ce  fragment  est  ainsi 
conçue  :  .  .  .  "ATI  •  CVM  •  MAJOR  •  I A- 
RIS ,  ce  qui  ne  se  prête  pas  à  la  restitution 
proposée  par  Borgbesi.  J.  B.  de  Rossi.] 

'  Pag.  i/io,  11. 

'  Cod.  Jusl.  lib.  IX  ,  lit.  vu ,  1.  5  ,  e  lib.  IV. 
tit.  xxxiv,  1.  6. 

^  [Borgbesi  s'est  de  nouveau  occupé  de  la 
date  de  la  préfecture  de  Simonius,  dans  son 
mémoire  sur  l'inscription  de  Concordia ,  Ann. 
deirinstit.  1 853,  p.  208  et  suiv.  W.  Hexze\.] 


/i8G  LAPIDE  GRUTERIANA. 

Soombrati  per  tal  modo  gli  ostacoli  che  potevano  opporsi  allô  sta- 
bilimeiito  délia  prefettura  di  Pasifilo  Paolino,  io  osserverô  che,  quaii- 
timqiie  sia  vero,  corne  abbiaino  annunziato,  che  di  lui  non  ci  è  rimasta 
altra  memoria,  l'età  perô  determinatagli  dalle  schede  Manuziane  ben 
corrisponde  a  qualche  barlume,  che  mi  è  riuscito  scoprire  délia  sua 
famiglia.  Per  le  lettere  di  S.  Girolamo  e  di  Simmaco,  e  per  moite 
iscrizioni^  è  notissima  Fabia  A.conia  Paolina  moglie  di  Vezzio  Agorio 
Pretestato,  uscito  di  vita  nel  887,  mentre  era  prefetto  del  pretorio 
d'  Italia  e  designato  console  per  1'  anno  seguente.  Si  attesta  da  quelle 
lapidi  ch'  era  figlia  di  Aconio  Gatullino  Filomazio,  console  ordinario 
del  3A9,  onde  apparendo  che  dal  lato  paterno  ella  non  prese  se  non 
che  il  gentilizio  di  Aconia,  sarà  di  tutta  verisimiglianza  che  dalla  madré 
abbia  desunti  gli  altri  nomi  di  Fabia  Paolina.  Si  avrà  dunque  da  lei 
un  indizio  delF  esistenza  di  una  nobile  famiglia  in  Roma,  che  usava 
queste  denominazioni  appunto  circa  la  meta  del  quarto  secolo  di 
Gristo  :  e  in  tanta  convenienza  di  tempi  niente  impedirà  di  congettu- 
rare,  che  Fabio  Felice  Pasifdo  Paolino  possa  anche  essere  stato  un 
h^atello  délia  génitrice  di  lei. 
p.  df).  Passando  ora  alla  seconda  parte  del  mio  discorso,  dirô  che  la  sco- 

perta  délia  vera  età  del  nostro  prefetto  somministra  buon  argomento 
per  mcglio  conoscere  anche  quella  di  Palladio  Rutilio  Tauro  Emiliano, 
il  quale  scrisse  quattordici  libri  de  Re  rustica,  che  ci  sono  rimasti.  Niun 
sentore  si  aveva  di  lui,  ne  del  tempo  in  cui  visse,  e  solo  si  sapeva  che 
lu  posteriore  a  L.  Apulejo,  di  cui  un  passo  egli  cita  nel  libro  primo. 
Giô  voleva  dire  che  fiori  certamente  dopo  il  regno  diM.  Aurelio,  onde 
a  ragione  fu  ripreso  il  Vives,  che  F  aveva  collocato  sotto  Adriano.  Ma 
dopo  quello  ch'  è  stato  detto  dal  ch.  Scotti  intorno  a  Gargilio  Marziale, 
nel  pubblicare  che  fece  alcuni  capitoli  trovati  nella  reale  biblioteca  di 
Napoli  délia  sua  opéra  de  Re  horlensi,  che  viene  da  Palladio  moite  volte 
ricordata,  ci  sarà  cliiai'o  che  deve  rimandarsi  anche  al  di  sotto  dell 
impero  di  Alessandro  Severo  e  di  Gordiano.  Dali'  altra  parte  i  critici 

'  Grill.  |).  809,  ^  e  3;  p.  3io,  t  ;  Donati.  p.  79,,  2. 


LAPIDE  GKUTERIANA.  /i87 

più  accurati,  dopo  un  dilijienle  csanie  rlel  suo  stile,  si  sono  accoili 
ch' egli  non  poteva  discendere  fino  a  tempi  cosi  decaduti,  corne  sono 
quelli  di  Onorio,  secondo  che  da  alcuni  prelondevasi.  Quindi  lianno 
convenuto,  ch'  egli  deve  avère  scritto,  quando  la  famiglia  di  Costan- 
iiiio  occupava  il  soglio  impériale,  e  conseguentemenle  ne  hanno  fissata 
1' epoca  circa  la  melà  del  quarto  secolo  cristiaiio.  L' unico  mezzo  peio 
di  stabilire  sopra  basi  sicure  la  sua  età  era  quello  d' indagare  il  lenijjo 
in  cui  visse  Pasifdo,  ch'egli  chiama  uomo  dottissinio,  ed  a  cui  indi- 
rizzô  il  XIV  libro,  ossia  i  suoi  versi  de  insitionibus.  Dai  modi  amichevoli 
si,  ma  insieme  riverenti  usati  nell' epistola,  dalla  quale  i  versi  sono 
accompagnati,  e  più  dall'  essere  nell'  ottavo  verso  appcllato  socio  da 
un  uomo  che  ottenne  una  délie  principali  dignità  dell'  impero,  quale 
mostrerô  in  appresso  essere  stato  Palladio,  sembra  dedursi  che  anclu' 
questo  Pasifdo  fosse  un  personaggio  di  alto  grado.  Il  perché  se  lo  stile 
del  citato  scrittore  accusa  il  secolo  Costantiniano,  essendosi  ora  trovato 
in  questi  tempi  un  Pasifdo  prefetto  di  Roma,  si  avrà  gravissimo  londa- 
mento  per  credere  ch'egli  sia  appunto  quel  taie,  a  oui  Palladio  aveva 
dedicato  il  suo  libro,  e  cosi  le  congetture  dei  critici  avranno  nella  nostra 
pietra  una  base  più  ferma  su  cui  assodarsi. 

Prevedo  perô  che  quest'  opinione  incontrerà  gravissima  censura,  e 
che  se  le  opporrà  di  cozzare  di  fronte  colla  legge  generalmente  rice- 
vuta  e  bandita  dal  Sirmondo  nella  prefazione  délie  note  a  Sidonio  : 
ff  Media  aetate  et  post  eversam  rem  publicam  obtinuit,  ut  cum  multis 
rrfere  nominibus  nobiliores  uterentur,  proprium  tamen  unicuique  no- 
frmen  esset,  quod  postremum  semper  collocarunt.  ii  Imperocchè,  se  ciô 
fosse  vero,  vedendosi  nel  caso  présente  adoperato  un  solo  nome,  si  di- 
rebbe  con  giustizia  che,  se  Palladio  avesse  inteso  parlare  del  nostro 
prefetto,  1'  avrebbe  chiamato  Paolino,  e  non  Pasifdo,  atteso  che  quello, 
e  non  questo  fu  il  suo  nome  diacritico,  siccome  apparisce  dalla  sua 
posteriore  collocazione.  lo  so  bene  che  dopo  cessato  l'antico  uso  repub- 
blicano  di  distinguere  gli  uomini  délia  stessa  casa  colla  varietà  del  pre- 
nome,  e  dopo  che  da  molti  si  prese  a  chiamare  tutti  i  figli  collo  stesso 
prenome  del  padre,  nacque  la  nécessita  di  differenziare  le  persone 


488  LAPIDE  GRUTERIANA. 

colla  diversité  del  cognome.  Ora  questo  per  antica  istituzione  ponen- 
dosi  da  ultimo  ne  viene  che  in  coloro,  i  quali  non  adoperarono  se  non 
che  un  cognome  solo  ,  la  legge  del  Sirmondo  si  trova  veritiera.  Ma  non 
è  sempre  lo  stesso  per  gli  altri  che  n'  ebbero  piii  d'  uno.  Da  prima  il 
seconde  cognome,  ossia  l'agnome,  non  fu  molto  comune,  e  non  pro- 
venne  guari  se  non  dalle  vittorie ,  corne  in  P.  Cornélius  Scipio  Africmms, 
L.  Cornélius  Scipio  Asiatimis,  Q.  Caecilius  Metellus  Numidicus;  o  dalle 
adozioni,  corne  Q.  Fabius  Maximus  Aemilianus,  Cn.  Cornélius  Lentulus 
Maixellimis ,  Q.  Servilius  Caepio  Brutus;  o  da  un  soprannome  imposto 
dal  popolo,  come  P.  Cornélius  Lentulus  Spinther,  P.  Cornélius  Lentulus 
iSura,  Q.  Caecilius  Metellus  Celer.  Ma  fin  d'  allora  volendo  denotare  al- 
cuno  con  una  sola  appellazione  vediamo  essere  stato  libero  il  farlo  coll' 
uno  0  coir  altro  dei  loro  cognomi.  Non  ho  la  pretesa  d' ingolfarmi  nel 
vasto  pelago  délia  polionomia  romana  nata  da  motivi  di  adozioni,  di 
eredità,  o  di  particolari  ambizioni,  ma  restringendomi  a  parlare  del 
p.  28.  doppio  cognome,  dirô  bene  che  fu  molto  più  fréquente  dopo  sotto 
l'impero,  specialmente  fra  i  nobili;  onde  Isidoro,  scrittore  di  bassissima 
età,  non  dubitô  di  asserire^  che  quattro  erano  generalmente  i  nomi 
délie  persone  :  rr  Species  propriorum  nominum  quattuor  sunt  :  praeno- 
ff  men,  nomen,  cognomen,  agnomen,  n  aggiungendo  :  rr  extrinsecus  enim 
ff  venit  agnomen  ab  aliqua  ratione.  i-)  Per  autenticare  il  mio  detto ,  e  per 
dare  insieme  un  saggio  délia  nomenclatura  romana  nei  tempi  impe- 
riali,  sottoporro  una  lista  délie  denominazioni  di  inolti  principi,  sic- 
rome  di  quelli  di  cui  si  hanno  maggiori  notizie,  e  non  la  incomincierô 
se  non  dopo  la  meta  del  secondo  secolo  cristiano,  per  avvicinarmi  di 
|)iM  agli  anni  de' quali  m' occorre  di  ragionare  : 

L.  Veko.  —  L.  Aurelius  Verus  Antoninus'^.  Provennero  in  lui  am- 
bedue  i  cognomi  dall'  adozione. 

CoMMODO.  —  M.  Aurelius  Commodus  Anloninus.  Il  secondo  gli  fu  dato 
dal  padre,  il  primo  dallo  zio  adottivo  L.  Vero,  che  1'  uso  innanzi  di 
regnare. 

'  Orlijh,.  lil,.  I.  c.  VI.  ,,.  yf).  —  ''  Kckhel,  D.  N.  V.  t.  VII. 


LAPIDE  GRUTERIANA.  489 

DiDio  GiuLiANO.  —  M.  Didius  Severus  Iulianus.  Severo  lïi  iJ  co.<morne 
de!  padrc,  Giuliano  quelle  dello  zio  materno  Salvio  Giuliano. 

Pescennio  JNiGiio.  —  C.  Pescennius  Niger  Itislus. 

Severo.  —  L.  Seplimius  Severus  Perlinax.  Dcsunse  il  primo  dallo  zio, 
e  s'  inipos(;  il  seconde  in  memoria  del  predecessore  Pertinace. 

Garacalla.  —  M.  Aurelim  Severus  AnlonimisK  Uno  è  il  cof^iioiiie 
paterno,  l'altro  (juello  del  supposto  avo  M.  Auielio. 

Geta.  —  L.  Seplimius  Severus  (lela-.  Anch' egli  prese  il  j>iiiiio  dal 
padre,  il  secondo  dall'avo,  o  dallo  zio  pateruo. 

Macrino.  —  M.  Opeliiis  Severus  Macrinus.  Assunse  il  primo  quando 
fu  eletto  imperatore  in  ricordanza  di  Settimio  Severo,  l'altio  tii  il  suo 
proprio. 

DiADUMENiANO.  —  M.  Opelius Diadumenianus  Anloninus.  Piicevette  (piello 
dair  avo  materno,  gli  fu  dato  questo  allorchè  fu  dicliiarato  Gesare. 

Elagabalo.  —  M.  Aurelius  Bassianus  Antoninus^.  Porto  il  primo  tino 
da  privato,  desumendolo  dalla  madré  Giulia  Soemiade  Bassiana,  e 
trasse  il  secondo  dal  preteso  padre  Garacalla. 

Alessandro.  —  M.  Aurelius  Severus  Alexander.  Ne  dedusse  uno  dal 
finto  padre  Garacalla,  1'  altro  fu  il  suo  agnome  datogii  per  essere  nato 
in  un  tempio  dedicato  ad  Alessandro  Magno. 

MassimijXO.  —  C.  Iulius  Verus  Maximinus. 

Massimo.  —  C.  Iulius  Verus  Maximus.  Li  ricavo  ambedue  dal  padre, 
variando  la  desinenza  dell'  ultimo  per  distinguersi. 

GoRDiANO  Africano.  —  M.  Aïitoni'us  Gordianus  Africanus.  Trasse  il 
primo  dalla  madré  Ulpia  Gordiana,  ma  non  si  è  d'  accordo  suH'  origine 
del  secondo. 

PupiENO.  —  M.  ClodiusPupienus  Maximus'^.  Pupienus  fu  il  nome  suo 
proprio  forse  tolto  dalla  madré,  Maximus  quello  del  padre ^ 

'  Eckhel,  D.  N.  V.  t.  VII,  p.  221.  ^  Museo  Sanclement.    tom.'  III.    p    7/1: 

^  Sestini,  Mus.  Hedervar.  part.  II,  p.  63.  Mionnet,  t.  VI.  p.  4o8.  n.  2897. 

n.  5;  Grut.  p.  267.  2.  ■'  [\oyez  le  mémoire  de  Borghesi.  5m//' 

■*  Sestini,  Mus.  Hedervar.  parte  Europea,  iiiip.  Pupieno,  dans  le  Dnllett.  Nap.  2"  série, 

p.  7/1,  n.  hh.  t.  VII.  p.  60  et  suiv.  J.  W.  pe  Rossi.] 


99. 


^90  LAPIDE  GRUTERIANA. 

FiLippo  GiuNiORE.  —  M.  luUus Sevevus  Philippus^.  Nascono  dalla  madre 
Otacilia  Severa,  e  dal  padre  M.  Giulio  Filippo. 

Dec  10.  —  C.  Afessiiis  Quintus  Traianus  Decius. 

Etrusco.  —  Q.  Herennius  Etruscus  Messius  Decius.  V  Etmscus  gli  fu 
comunicato  dalla  madre  Herennia  Etruscilla,  il  Decius  dal  padre. 

OsTiLiANO.  —  C.  Valens  Hostilianus  Messius  Quintus.  L'  ultimo  fu  uno 
dei  cognomi  del  padre;  non  si  sa  d'  onde  ricavasse  gli  altri. 

Treboniano.  —  C.  Vihius  Trebonianus  Gallus.  E  ignota  1'  origine  del 
Trehonianus  che  fu  il  suo  agnome;  Gallus  era  un  cognome  anlico  délia 
sua  casa^  usato  dal  G.  Vibio  Gallo  Proculeiano^  ch'io  credo  suo  nonno, 
0  suo  bisnonno, 

VoLUSiANO.  —  C.  Vihius  Asinius  Gallus  Veldumnianus  Volusianus.  Gallo 
fu  uno  dei  cognomi  del  padre,  Veldumniano  quello  di  mi  suo  ante- 
nato,  e  si  manca  di  ogni  notizia  riguardo  al  Volusiano. 

Salonino.  —  P.  Licinius  Cornélius  Saloninus  Valerianus.  Derivarono 
dalla  madre  Gornelia  Salonina ,  e  dall'  avo  paterno  Licinio  Vale- 
riano. 

Questa  série  basterebbe  da  se  sola  a  dimostrare  quanto  sia  fallace 


'  Eckhel,  D.  N.  V.  tom.  VII,  p.  335; 
Orelii,  n.  ôoyô;  Sestini,  Lettere  di  coiili- 
nuazione,  tom.  VII,  p.  69. 

"'  Miirat.  p.  869,  h.  Il  ch.  Furlanetto  nel 
lessico  Forcelliniano  s.  v.  Trecenarius  ha  no- 
tato  giustamente ,  che  in  qiiesto  marmo  si  ha 
da  leggere  TRICENARIO  in  vece  di  RI- 
CEN ARIO ,  il  quale  sarà  perciô  un  grado 
militare,  non  un  secondo  cognome  di  quel 
Sesto  Vibio  Gallo. 

'  Grut.  p.  AHy,  9.  Dopo  che  si  è  rimasti 
d'  accorde  che  Afinia  Gemina  Bebiana  ap- 
parente da  una  lapide  di  Perngia  (Orolli, 
n.  997)  sia  slala  la  moglie  di  Treboniaiio 
Gallo ,  non  dubito  che  questo  principe  fosse 
di  origine  perugina,  e  che  alla  sua  casa 
iipparlenga  eziandio  il  C,  Vibio  Gallo  Pro- 
culeiano  avo  di  Vibio  Veldumniano ,  che  gli 


eresse  questa  lapide  nella  medesima  città. 
Ne  dà  gravissimo  indizio  l' osservarsi  che  il 
raro  cognome  di  Veldumniano  fu  usato  per 
r  appunto  daVolusiano  figlio  dell'  imperatore. 
Il  marmo  è  dell'  anno  9o5,  onde  se  è  vero 
che  Treboniano  Gallo  avesse  47  anni  quando 
fu  ucciso  nel  aS/i ,  corne  dice  il  secondo  Vit- 
tore,  fj[uesto  Veldumniano  non  potrà  con- 
fondersi  con  Volusiano,  che  allora  non  era 
nato  certamente,  ma  sarà  0  il  padre  0  un 
zio  dello  stesso  Treboniano,  0  tutto  al  più 
un  suo  fralello  più  attempato  di  lui.  |  Bor- 
ghesi  a  traité  depuis  ces  questions,  d'une 
manière  plus  approfondie,  dans  son  n)é- 
moire  SuW  iscrizione  Perugina  délia  porta 
Marzia,  p.  17  et  suiv.  du  tirage  à  part. 
L.  Renier.  1 


LAPIDK  GUUTERIANA.  ^91 

la  legge,  che  il  nome  diacritico  si  mettesse  sempre  da  ultimo;  coricios- 
siachè  s'  ella  si  trova  osservata  in  molti  di  questi  principi,  si  vede  poi 
smentita  in  parecclii  altri,  conie  in  L.  Vero,  in  Conrimodo,  in  Pescennio 
Nigro,  in  Severo,  nel  primo  Gordiano,  in  Pupieno,  in  Etrusco,  in 
Ostiliano,  in  Treboniano  e  in  Salonino.  E  cosi  dev'  essere  perché  con- 
sultando  le  loro  mcdaglie  si  conosce  che  non  avevano  alcuna  regola 
fissa  per  la  collocazione  del  cognome  particolare.  Imperocchè  se  il  figlio 
di  Macrino,  per  esempio,  chiamossi  più  comunemente  M.  Opelio  An- 
lonino  Diadumeniano,  non  manca  perô  il  caso  di  trovarlo  appellalo  al 
rovescio  M.  Opelio  Diadumeniano  Antonino'.  E  cosi  Trajano  Decio 
tanto  fu  detlo  C.  Mesmus  Quinius  Traimms  Decius  quanto  C.  Messivs  p.  Si 
Quintns  Demis  Traiamis'-.  Ma  vi  è  di  piii  che  non  si  fu  ne  meno  co- 
stanti  nel  mantener  sempre  questo  istesso  cognome.  Di  falti  il  citato 
Diadumeniano  ora  si  chiamô  sempiicemente  M.  Opeliiis  Diadumemanus^, 
ora  M.  Opelius  Antoninus'^,  e  del  pari  Trajano  Decio  fu  domandato 
talvolta  C.  Messius  Traianus,  talvolta  Decius  Aug.^  Anzi  nelle  stesse  meda- 
glie  romane  Treboniano  Gallo  prende  indifferentemente  la  denomina- 
zione  d'  IMP  •  C AES  •  TREBONIANVS  •  AVG,  e  d' IMP  •  C  •  GAL- 
LVS'AVG*^.  Questa  incostanza  apparisce  pure  nei  nomi  dei  figli  di 
Decio,  il  primo  de'  quali  iisô  a  vicenda  i  cognomi  di  Decio  e  di  Elrusco, 
come  risulta  dalle  leggende  QjHERENNIVS-MESSIVS  •  ETRV- 
SC VS ^  e  Q_:  HERENNIVS  •  TRAI AN VS  •  DECIVS  »,  in  ciô  imitato 
dal  fratello  per  riguardo  ai  suoi  cognomi  di  Ostiliano  e  di  Quinto,  del 
quale  pure  abbiamo  la  doppia  epigrafe  C  •  VALENS  HOSTILIA- 
NVS^  e  C- VALENS  •MESSIVS•QyINTVSl^  e  anche  C -VA- 
LENS *  QVINTVS^^  La  quai  varietà  è  poi  chiarissima,  ove  si  para- 

'  Seslini, Mus. Hedervar.^art.  Il,  Tp.?)-jU,  '  Tanini.  p.  20;  Pellerin,  Me'/ft/jg^esjt.  II. 

n.  9/1.  pi.  XXXI,  n.  1  0. 

'  Eckhel,  D.  N.  V.  t.  VII,  p.  ^lx-2.  '  Eckhel,  D.  N.  V.  t.  VII,  p.  3/i8. 

^  Ibid.  p.  961.  '  Banduri , part.  I.  p.  53;  Tanini.  p.  96: 

"  Vaillant,  Colon,  p.  70  eya.  Zoega,  p.  298. 

'■"  Ibid.  p.   199,   i93;Maff.  Mus.  Veron.  '"  Tanini,  p.  93. 

p.  109,  4.  "  Eckhel,  D.  N.  V.  t.  Vil.  p.  353. 


'■  Eckhel,  D.  N.  V.  t.  VII,  p.  356,  355. 


63. 


à9'2  LAPIDE  GRUTERIANA. 

goiiino  le  due  medaglie  in  cui  sono  congiunte  le  teste  d'ambedue; 
imperocchè  in  quella  dello  Spanemio'  sono  indicati  colla  leggenda  Qj 
HER-ETR-DECIVS-C-VAL-HOSTILIANVS,  mentre  nell' altra 
di  Bandurio^  si  designano  coi  nomi  AETRVSC  VS  •  ET  •  QVIN- 
TVS'CAES.  Questi  nummi  provano  adunque  ad  evidenza  la  liberté 
p.  32.  che  si  ebbe  sotto  gli  Augusti  di  chiamare  gli  uomini  di  più  cognomi 
con  qiiello  che  nieglio  talentava  a  ciascuno,  e  la  falsità  per  conse- 
guenza  délia  regola  del  Sirmondo,  stando  alla  quale,  si  è  in  continuo 
pericolo  di  fare  di  una  persona  sola  due  persone.  Fu  ella  in  fatti  che 
condusse  il  Tillemont^  nell'  errore  di  credere  che  quattro  e  non  due 
fossero  stati  i  figli  di  Trajano  Decio,  e  siamo  debitori  alT  Eckhel  di 
averci  mostrato  che  al  solo  figlio  di  Gallieno  debbono  attribuirsi  le 
monete  che  fino  a  lui  dai  numismatici  erano  state  divise  fra  Salonino 
e  Valeriano  giuniore  creduto  fratello  di  quell'  imperatore  *.  Per  questa 
falsa  ragione  avrebbe  proseguito  a  restare  ignoto  il  tiranno  annunziato 
sulle  medaglie  TI- CL-MAR-PACATIANVS,  attesochè  1' ultimo 
nome  di  lui  era  inaudito  alla  storia ,  se  finalmente  un  nuovo  suo 
nummo,  che  porta  la  data  dell'  anno  di  Roma  looi  non  ci  avesse  fatto 
certi  délia  sua  età,  e  non  avesse  confermato  al  Tôchon  ciô  ch'  aveva 
pensato  il  Chamillard,  cioè  che  quel  MAR  doveva  supplirsi  MAKimis, 
e  che  costui  era  il  Marino  di  cui  avevano  parlato  Zosimo  e  Zonara  al 
tempo  deir  imperatore  Fili])po.  Ma  ciô  che  meglio  dimostra  l' insus- 


^  De praest.  num.  t.  H,  p.  266. 

'  Part.  1,  p.  37. 

^  Hist.  des  Empereurs,  note  11  sur  Trajan 
Dèce. 

'  [L'empereur  Galluîii  eut  deux  fils,. 
P.  Cornélius  Ltcinius  Valcrianus ,  qui  fut  tué 
à  Cologne  en  qSq  par  le  tyran  Postume,  et 
qui  est  connu  par  plusieurs  inscriptions 
(Orelli,  n.  1009;  W^man ,  Snpplem.  Orell. 
n.  5998  et  55A6;  Renier,  Inscr.  rom.  de 
r Algérie,  n.  1 5 1  o  et  S^Sa  ) ,  et  P.  Cornélius 
Licinius  Saloninus  Vuleriunus,  qui  fut  plus 
lard   associé  à  l'empire.  C'est  au  premier 


qu'appartiennent  les  médailles  portant  pour 
légende  au  droit  les  mots  DIVO- VALE- 
RIANO-CAES  ou  DIVO -CAES -VA- 
LERIANO, et  au  revers  le  mot  CONSE- 
C RATIO.  Voyez  Letronne  dans  le  Jonrnal 
des  Savants,  18/17,  p.  780  et  suiv.  M^'  Cave- 
doni,  dans  VAlbutn,  XIX"  année,  u.  xvii , 
p.  1  3/1 ,  et  M.  Ilenzen ,  dans  son  Supplément 
au  recueil  d'Orelii,  note  sur  le  n°  55/iG,  et 
p.  79  àes  Indices,  où  Ton  trouve  la  nomen- 
clature exacte  des  princes  de  la  famille  de 
Valérien.  L.  Renier.] 


LAPIDE  GRUTERIANA.  un 

sistenza  di  ogiii  regola  certa  nella  nomenclalura  di  questa  elà,  si  è  clic 
ne  meno  gli  antichi  furono  esenti  dalle  dubbiezze  originale  dalla  du- 
plicità  del  cognome  in  una  persona  medesirna,  onde  Capitolino'  con- 
fessa ingeniiarnente  1'  impiccio,  in  cui  1'  aveva  messo  1'  ini])eralore 
Pupieno,  clie  Massimo  fu  chiamato  più  sovente  dagli  storici  greci,  e 
Pupieno  dai  latini,  impiccio  clie  non  gli  cesso  se  non  dopo  aver  impa- 
ra to  da  Fortunaziano  esser  egli  stato  detto  ccPupienum  nomine  suo, 
rrcognomine  vero  paterno  Maximum. -n 

Ma  perché  queste  eccezioni  alla  norma  del  Sirmondo  non  si  cimî- 
dano  ristrette  ai  soli  principi  délia  casa  Augusta,  io  proseguirô  ad 
esaminare  quanto  ella  si  avveri  anche  per  riguardo  ai  privati.  Una  délie 
precipue  fonti  délia  polionimia  provenne  dall'  uso  generalmcnte  in-  p.  33. 
valso  presse  i  nobili  di  accusare  X  origine  materna,  attaccando  un 
qualche  nome  da  lei  précédente  agli  altri  ereditati  dal  padre;  uso  ch'  è 
rimasto  tuttora  presse  la  nazione  spagnuola.  In  più  modi  ciô  si  fece, 
ora  assumendo  tutti  i  nomi  délia  madré,  o  dell' avolo  materne,  che 
talvolta  si  anteposero,  talvolta  si  posposero,  talvolta  si  meschiarono 
coi  proprii  :  ora  prendendone  il  solo  gentilizio,  che  anch'  esso  talora 
si  fa  precedere,  talora  succedere  ail'  ereditario  :  il  che  essendosi  fatlo 
ad  arbitrio,  ne  viene  quindi  la  fréquente  difficoltà,  quando  non  con- 
corrano  altri  ajuti,  di  statuire  la  vera  casa  a  cui  appartenue  il  polio- 
nimo,  e  l' impossibilité  di  ordinare  la  genealogia  délie  famiglie  in  questi 
secoli.  A  me,  cui  non  occorre  ora  di  favellare  se  non  che  délia  plura- 
lità  dei  cognomi  uniti  ad  un  solo  gentilizio,  basterà  di  osservare  che 
uno  dei  modi  piij  consueti  fu  quelle  di  prendere  il  cognome  délia  ma- 
dré, del  che  parecchi  esempi  sono  stati  addotti  dal  mio  egregio  amico 
il  ch.  Labus-,  ovvero  di  allungare  il  nome  o  il  cognome  materne  in 
una  terminazione  derivativa,  corne  al  tempo  délia  repubblica  si  fece 
per  le  adozioni,  e  come  nel  caso  nostro  potrebbe  essere  Paulinus  de- 
dotto  da  Pmila.  L'  ordinaria ,  ma  non  perô  invariabile  collocazione  del 
derivativo  materne  fu  alla  coda  degli  altri  nomi,  e  molto  spesso  servi 

'  In  Maxim,  el  Balhin.  c.  xvr.  —  ^  Antich.  momnn.  scop.  in  Brcscia,  p.  -3 6, 


fx<è!i  LAPIDE  GRUTERIANA. 

di  agnome,  il  che  spiega  1' abbondanza  di  queste  terminazioni  sotlo  ii 
governo  degli  Augusti.  In  tal  caso  si  verifica  la  legge  del  Sirmondo, 
ina  ella  è  fallace  tutte  le  volte  che  alcuno  predilesse  un  altro  cognome 
ricavato  da  diversa  sorgente.  Ecco  una  decina  di  esempi  che  confer- 
mano  la  mia  sentenza,  tratti  dalla  série  consolare,  la  quale  è  la  sola 
che  in  tanta  caligine  di  tempi  possa  interrogarsi  con  sicurezza,  siccome 
qiiella  che  col  fondamento  degli  antichi  fasti,  e  col  confronto  di  più 
lapidi  fra  loro,  puô  mostrarci  quai  era  il  nome  peculiare  e  più  gene- 
ralmente  ricevuto  dei  consoli. 
3^1.  A  Galerio  Tracalo,  console  ordinario  nell'  anno  68,  si  aggiunse  il  co- 

gnome di  Turpdiano  da  Giovanni  Malala\  sostenulo  da  Cassiodoro,  da 
Prospero,  da  Mariano  Scoto  e  dai  fasti  di  Oxford  :  ma  egli  non  è  co- 
nosciuto  che  sotto  il  nome  di  Tracalo  dagli  altri  fastografi,  da  tre 
lapidi 2,  da  Frontino^  da  Tacito*  e  da  Quintiliano^ 

C.  Bellico  Natale  Tebaniano,  console  sufletto  nell'  anno  medesimo,  in- 
filza  tutti  questi  nomi  nell'  epitafio  délia  sua  tomba'',  ma  non  è  chia- 
mato  se  non  coi  primi  tre  in  due  bronzi  d' imperiali  diplomi^  in  altre 
due  lapidi  ^  e  nel  titolo  di  un  suo  ser\o°. 

L.  Elio  Plauzio  Lamia  Emiliano ,  console  sufFetto  nell'  anno  8o,  a  cui 
vien  dato  quest'ultimo  nome  da  Dione^*^,  n'  è  privo  quando  viene  ricor- 
dato  in  una  tavola  Arvale  '\  e  si  appella  semplicemente  Lamia  da  Sue- 
tonio'^  e  da  Giovenale^^. 

Sei\  Cornelio  Dolahella  Petroniano,  console  ordinario  nel  86,  per  esser 
nato  da  una  Petronia^''  assunse  questo  agnome,  che  gli  viene  assicurato 
da  un  diploma  di  onesta  missione^^;  perô  non  si  conosce  se  non  come 

'  Lib.  X.  "  Grut.  p.  Q78,  12;  Murât,  p.  807,  9. 

^  Murât,  p.  3o6,  1;  Grut.  p.  3oo;  Fa-  ^  Fabretli,  Inscr.  dom.  p.  108,  n.  269. 


bretti,  Inscr.  dom.  p.  /i85,  n.  169. 

'  De  Aquis,  8  102. 

'  Hisl.  lib.  I,  c.  xc,  e  lib.  H,  c.  lx. 

'  Inslil.   lib.   X,  c.    v,   119;    lib.   XII 
c.  1,6. 

''  Murât,  p.  307,  3. 


'  Lib.  LXVl,c.  III. 

'  Mariai,  Fr.  Arval.  p.  222. 

^  In  Domittano,  c.  i  e  x. 

'  Sat.  IV. 

"  Tacit.  Ilist.  lib.  Il,  c.  lxiv. 

'"  Marini,  Fr.  Arval.  \i.  /'lôG. [Cardin al i , 


Marini,  Fr.  Arval.  p.  A/19  e  65o.  Diplomiimp.  lav.  VII. 


LAPIDE  GRUTERIANA.  /i95 

Dolabella  (la  lutti  i  vecclii  fasli ,  da  Censorino',  da  Gapitolino^  e  da 
un'  epigrafe  Gruteriana^. 

Flacco  Corneliano,  console  ne!  i  y/i'S  è  chiamato  unicamente  Flacco  in 
tutte  le  vecchie  collezioni  di  fasli,  e  in  due  iscrizioni  del  Gruteio^  e 
del  Morcelli  \ 

L.  Tulilio  Ponziano  Genziano,  suH'etlo  nel  i83,  apparente  da  una  ta- 
vola  Arvale  del  Marini^  si  dice  solo  Tutilio  Ponziano  nel  suo  sigillo 
edito  dal  medesimo  antiquario^. 

L.  Fabio  Cilone  Seplimino^,  console  per  la  seconda  volta  nel  20/1 ,  non 
è  noto  che  pel  nome  di  Gilone  a  lutti  i  vecchi  fasti,  a  moite  lapidi  e 
leggi,  ad  alquanti  rescritti  imperiali  conservati  nel  codice  Giustinianeo. 
a  Dione,  a  Sparziano  e  ad  altri. 

L.  Mario  Massimo  Perpeluo  Aiireliano,  console  nel  228,  non  prende 
l'ultima  denominazione  se  non  che  in  quattro  marmi^°,  mancandone 
sempre  nella  data  di  un'  infinità  di  leggi,  in  tutti  i  vetusti  fasti,  in 
cinque  altre  iscrizioni,  negli  scritti  di  Dione  e  in  quelli  di  tutti  coloro 
che  lo  citarono  corne  storico  dei  tempi  imperiali. 

A  Servio  Calpurnio  Domizio  Destro,  console  nel  226,  la  sua  base  ono- 

raria  recentemente  scoperta^^  aggiugne  l' agnome  di  CRI che  non 

si  è  potuto  supplire,  perche  affatto  sconosciuto  ad  un  gran  numéro  di 


p.  35 


'  De  die  natali,  c*  x\ni, 

^  In  Pio,  c.  I. 

'  Pag.  5,  9. 

*  Ignarra,  De  palaestra  Neap.  p.  979. 
[Corp.  inscr.  Gr.  n.  5853.] 

'  Pag.  108,  5. 

"  De  stilo  inscr.  p.  356,  éd.  Rora. 

'  Fr.  Arval.  p.  cxlv. 

'  Ibid.  p.  362. 

'  Gud.  p.  906  ;  Marini ,  Iscriz.  Alh.  p.  5o 
e  5i. 

'"  Gardinali,  Inscr.  Velit.  n.  35;  Murât. 
p.  397,  A,  p.  719,  9,  ep.  9  09  3,  5.  [Il  faut 
y  ajouter  encore  Tinscription  découverte  de- 
puis à  Ardée,  et  que  Borgbesi  a  expliquée 


dans  le  Giornale  Arcadico ,  i856,  t.  CXLIII. 
p.  9  et  suiv.  J.  B.  DE  Rossi.] 

"  Bullettino  delV  Instituto  dicorrisp.  arcli. 
i833,  p.  69.  [Lo  texte  de  Kellermana,  au- 
quel renvoie  Borghesi  et  qui  était  le  seul 
que  l'on  connût  alors ,  est  très-inexact.  De- 
puis ,  cette  inscription  a  été  transportée  dans 
la  villa  Borghèse,  et  je  Ty  ai  copiée  avec 
M.  Mommsen.  On  n'y  lit  ni  le  surnom 
CRI .  .  .  . ,  ni  le  deuxième  nom  de  famille 
Domitius.  Ce  monument  n'appartient  donc 
pas  à  la  catégorie  d'inscriptions  dont  il  sagil 
ici.  Voyez  les  Annales  de  l'Institut.  18Ù9. 
p.  9  98 ,  et  mon  Supplém.  au  recueil  dOrelli , 
n.  65o3.  W.  He^zeiv.] 


^96  LAPIDE  GRUTERIANA. 

le^f^i,  ai  fastografi  ed  aile  lapidi,  nelle  quali  viene  nominato  presso  il 
Marini^  il  Fabretti^,  il  Morcelli^,  il  Grutero  *  ed  il  Fortis^ 

Finalmente  il  console  suffetto  circa  l' impero  di  Alessandro  Severo 
p.  36.      C.  Porcio  Prisco  Longino,  a  cui  i  Tiburtini  dedicarono  iina  base  '^,  dicesi 
semplicemenie  C.  Porcio  Prisco  in  una  tavola  Arvale,  in  cui  è  ricor- 
dato  due  volte  ^ 

Ma  se  per  le  prove  fin  qui  addotte  si  viene  sempre  meglio  dimo- 
strando  non  sussistere ,  che  nelle  persone  di  piii  cognomi  quello  per  cui 
alcuno  era  piii  particolarmente  conosciuto  si  metlesse  sempre  da  ultimo , 
e  se  corne  dissi  ciô  non  puô  esser  vero,  perché  non  si  ebbe  alcun  me- 
todo  fisso  nel  collocarlo,  onde  a  cagion  di  esempio,  il  console  Pedone 
del  1 15  si  disse  ugualmente  M.  Vergilianus  Pedo,  e  M. Pedo  Vergilianus^, 
perl'altro  elenco  che  aggiungo  sarà  del  pari  manifesto  non  esservi  stato 
ne  meno  alcun  uso  costante,  per  cui  siffatte  persone  si  designassero 
piuttoslo  per  l'agnome  che  pel  cognome. 

M.  Squilla  Gallicano,  noto  per  una  lettera  che  gli  scrisse  Frontone  •', 
lu  collega  nel  127  di  T.  Atilio  Tiziano.  Questo  consolato  si  scrive  ge- 
neralmenie  nei  fasti  Titiano  et  Gallicano,  ma  pure  in  tre  figuline  édite 
dal  Marini'o  è  piaciuto  meglio  segnarlo  SQVILLA- ET -TITIANO  • 
COS. 

Da  un  marmo  del  Grutero^^  erasi  risaputo  che  uno  dei  consoli  del 
jâ8  ebbe  il  doppio  cognome  di  Asprenate  Torqualo.  Quest'  ultimo  è 
stato  più  comunemente  ricevuto,  ma  il  primo  fu  prescelto  dall' ano- 
nimo  Norisiano  e  da  un  bollo  del  Museo  di  Monsignor  di  Bagno  ^'^ 

Servio  Ottavio  Lenate  Ponziano  ebbe  i  fasci  nel  1 3 1 ,  e  nelle  iscrizioni 
e  nei  fasti  vedesi  adottato  1'  agnome  :  pure  in  una  lapide  trovata  al 


'   Fr.  Arval.  p.  iG6.  '   Marini,  Fr.  Arval.  tav.  XLIl. 

^  Imcr.  dom.  p.  2o3,  n.  5o8.  '  Grut.  p.  1068,  1,  e  p.  3oo. 

'  De  slilo  inscr.  p.  296.  ed.  Rom.  ®  Ad  amicos,  lib.  I,  ep.  97. 

'  Png.  9,  9 ,  e  pag.  119,19.  '"  Fr.  Arval.  p.  3i8  e  p.  33i . 

■  Voy.  Viaggio  di  Dalmazia ,  part.  Il,  "  Pag.  33  7. 

p.  99.  9.  '^  Marini,  Figuline,  u.  /j55. 
"   Marini,  Fr.  Arval.  j).  (;lxxviii. 


LAPIDE  GRUTERIANA.  ^97 

Tuscolo  nel  1826  '  si  voile  notare  in  quest' aniio   M -ANTONIO  • 
RVFINO  •  S  •  OCTAVIO  •  LENAT  •  CONS. 

L.  Ceionio  Cornmodo  e  Seslo  Veluleno  Civica  I*ompeiano  procedettero       i>.  37. 
nel  iP)().  QuanliHi(|ue  siano  cogniti  volgarmente  sotto  i  nonii  d'i  Coni- 
niodo  e  di  l^ornpeiano,  cio  non  di  meno  in  una  figulina  del  Fea'^  si 
dissero  CEIONIO -ET- CIVICA -COS,  e  di  nuovo  COMM-ET 
VETVL-COS  in  un  altro  tegolo  da  me  veduto  a  Roma,  ed  in  una 
lacera  lapide  del  Muratori^  corretta  dall'  Hultmanno". 

Un  marnio  del  Grutero  ^  ci  aveva  insegnato  che  uno  dei  cousoli  del 
i/ii  erasi  chiamato  con  inlero  nome  M.  Peduceo  Stloga  Priscino.  Perô 
in  un  altro  del  Muratori  ^  si  appclla  M.  Peduceo  Stloga,  e  vice  versa 
M.  Peduceo  Priscino  in  un  terzo  sasso  del  Museo  Vaticano  ''. 

Messaliuo  fu  il  seconde  cognome  di  C.  Praslina  Pacato  console  nel 
1/17,  e  questo  gli  viene  dato  in  tutti  i  fasti,  nella  data  d'una  legge,  e 
in  due  lapidi,  una  stampata  dal  Marini^,  1' altra  inedita  nelle  mie 
schede  ^,  ma  alF  opposto  chiamasi  Pacato  in  due  figuline  dello  stesso 
Marini  '^,  ed  anche  nella  stessa  iscrizione  ch'  egli  dedicô  fortVN  AE  ■ 
.wicTISSIMAE-TVSCVLANAE". 

Da  due  piètre  del  Marini  ^'^  e  del  Fea^^  avevamo  imparato  che  lo  zio 
deir  imperatore  L.  Vero,  console  nel  167,  chiamossi  M.  Civica  Barbaro. 
Ora  costui  viene  detto  Barbaro  nei  vecchi  fasti,  in  tre  lapidi,  in  una 
figulina,  da  Filostrato^^  e  da  Galeno^^  ma  in  vece  appellasi  Civica  da  38. 

Gapitolino  ^°. 

'  [Bidlett.   dell'  Instit.   i835,   p.    106;         chità,  t.  III ,  p.  10g.  [Elle  a  été  depuis  pu- 

Henzen,  Suppîem.  Orell.  n.  O996.]  bliée  exactement  par  Borghesi,  dans  le  Bul- 

*  Frammenh  di  Fasti ,  p.  17,  n.  hû.  letl.  Nap.  ann.  II,  p.  11 3.  —  C.  Prastiim 
^  Pag.  65,  4.  prend  au  contraire  le  surnom  de  Messnlinus 

*  Miscell.  epigr.  p.  358.  et  ne  porte  pas  celui  de  Pacatm  dans  trois 
^  Pag.  18a,  h.  inscriptions  de  l'Algérie,  n.  10,11  et  /i36o. 
^  Pag.  397,  h.  L.  Remeb.] 

'  Fea,  Framm.  di  Fasti,  p.  3i,  n.  27.  "^  Fr.  Arval.  p.  669. 

^  Fr.  Arval.  p.  ihh.  ''^  Framm.  di  Fasti,  p.  54,  n.  35. 

'  [Voy.  Bullelt.  Nap.  ann.  II,  p.  \\h.]  '*  Vit.  Sophist.  lib.  I,  c.  xxv.  §  7. 

'"  Fr.  Arval.  p.  xlvii  e  p.  ihti.  '^  Ilspj  toù  ■zspoyvixvàaxsiv,  c.  11. 

"  Non  esatta  nelle  Metn.  rom.  di  Anti-  '"  In  Marco,  c.  vm. 

m.  63 


/498  LAPIDE  GRUTERIANA. 

Valeiio  Grato  Sabiniàno ,  console  nel  221,  al  quale  suH'autorità  di  un 
suo  titolo,  deir  indice  consolare  di  Dione  e  di  Giorgio  Sincello  ho  assi- 
curato  tutti  questi  nonii  in  una  mia  operetta,  clie  vedrà  fra  non  molto 
la  luce  \  si  appeila  Snhiniano  dai  fasti  greci  minori,  e  all'opposto  do- 
mandasi  Grato  presso  gli  altri  fastografi,  e  in  tre  piètre  prodotte  dal 
Marini^,  dal  Chandler^  e  dal  Donati*. 

Tralascio  altri  esempi,  perché  meno  sicuri,  e  solo  notero  che  gli 
addotti  sono  più  che  bastevoli  a  provare  la  libertà  in  cui  si  era  di  sce- 
gliere  nei  consoli  provveduti  di  cognome  e  di  agnome  quello  che  me- 
glio  piaceva,  il  che  deve  renderci  guardinghi  nell'  ammettere  cosi 
facil mente  nei  fasti  la  surrogazione  di  un  sulTetto,  solo  perché  in  qual- 
che  nionumento  s'  incontra  discrepanza  nel  nome  di  uno  dei  consoli 
ordinari. 

Un'altra  origine  del  doppio  cognome  deve  desumersi  daH'invasione, 
che  sotto  gli  Augusti  fecero  in  Roma  i  costumi  stranieri  per  la  continua 
aflîuenza  dei  Greci  e  degli  Orientali.  Il  ch.  nostro  collega  Letronne  ha 
dimostrato^  che  i  Greci,  i  Siri,  gli  Egizi,  0  almeno  i  più  illustri  fra 
loro,  dopo  essere  stati  aggregati  all'impero  praticarono  di  avère  due 
nomi,  r  uno  nazionale,  l'altro  latino.  Molti  essendone  stati  ammessi 
ai  pubblici  ufïicii  nella  metropoli,  è  naturale  che  la  nomenclatura  ro- 
mana  si  risentisse  di  questo  loro  uso,  del  che  fa  piena  fede  la  frequenza 
dei  cognomi  grecanici,  che  colF  avanzarsi  dei  secoli  imperiali  si  viene 
sempre  pin  incontrando  fra  i  magistrati.  Peraltro  fu  importante  avver- 
tenza  dello  stesso  Letronne  che  non  si  ebbe  alcuna  legge  nella  dispo- 
p.  39,  sizione  di  questi  nomi,  trovandosi  il  nome  latino  premesso  0  posposto 
iiidiiferentemente  a  quello  délia  famiglia.  Agli  esempi  da  lui  recati  alcun 
altro  ne  accrescerô  scelto  tra  coloro  che  per  1'  aggiunla  del  prenome 
e  del  gentilizio  fanno  chiara  mostra  di  aver  partccipato  délia  cittadi- 
iianzn  romana.  Se  s' incontra  per  una  parte  A'OONTEIOC  OOPTIC 

'   [C'est  son  Mémoire  sur  le  fragment  des  ^  Inscr.  nnt.  ]).  ç^'i ,  0. 

fastes  sacerdotaux;  voyez  plus  haut,  p.  isi  "  Pa^j.  A69,  5. 

et  suiv.  L.  Renier.  I  ''   Recherches  pour  servir  à  l'Iiifil.  d'K/njptr, 

'^  Fr.  Anal.  p.  iG/i.  p.  9/17. 


LAPIDE  GRUTEUIANA.  /»yO 

ACKAHniAAHC,  HOnAIOX  AIAIOZ  OAABIANOZ  1Q.\A0Z\ 
r-KAAYAION  ZEIAIANON  nOAYKPITON  \  TIB  •  KA  •  MON- 
TANON  TON  KAI  HIYXION  \  ci  si  iill;iccia  non  meno  (Jall'  altm 
AYP-ArHIlAAOY  XEKOYNAOY',  TITATIAION  TIMOKPA- 
TH  MEMMIANON^  HOAIAION  APnOKPATiriNA  TON  KAI 
nPOKAON\  Ma  niuiia  cosa  mette  in  pin  cliiara  rnostia  (jiiesta  liceiiza 
qnanto  il  conIVoiito  délie  lapidi  di  due  fratelli,  anibedue  li>fli  del  con- 
sole Claudio  Frontino  vissuto  ai  tempi  di  Ântouino  Pio^  che  si  dissero 
Ti.  Claudio  Frontino  Nicerato-'  e  Ti.  Claudio  Setiada  Celiano'°,  1'  uno 
de'quaii  prépose  il  co'jnome  latino  al  greco,  1' altro  il  greco  al  latino. 
Con  taie  mancanza  di  ogni  norma  positiva  sulla  collocazione  dei 
due  cognomi  non  deve  far  meraviglia  se  anche  presso  gl'illustri  stra- 
nieri  s' incontrano  talvolta  scambiati  di  luogo,  corne  ho  già  avvertito 
vedersi  non  di  rado  nella  stessa  persona  presso  i  Romani.  Siane  di 
esempio  il  célèbre  Ti.  Claudio  Attico  Ërode  console  nel  ik'd,  il  quale 
porta  questi  suoi  nomi  cosi  ordinati  in  due  lapidi  del  Boeckh^*  e  in 


'  Grut.  p.  36/i,  1.  [Corp.  inscrtpt.  Gr. 
11.6297.] 

^  Murât,  p.  5/17,  5.  \Corp.  inscript.  Gr. 
ri.  8009.] 

'    Corp.  inscr.  Gr.  n.  3 98. 

*  Ibid.  n.  1875. 

'  Murât,  p.  63o,  8.  [Corp.  inscript.  Gr. 
n.  /ioi6.] 

"  Murât,  p.  56i,  2.  [Corp.  inscript.  Gr. 
n.  1 19Û.] 

'   Corp.  inscr.  Gr.  n.  2026. 

'  Digest.  lib.  IV,  tit.  xii,  fr.  18. 

*  Corp.  inscr.  Gr.  n.  11 33  et  n.  1827; 
Grut.  p.  889,  6.  [Orelli,  n.  3ii3.] 

'"  Riporlerô  questa  iscrizione .  perché 
ignoro  se  sia  stata  altre  volte  pubblicata.  lo 
1'  ho  traita  dalle  schede  del  Manuzio  [ou 
plutôt  de  Panvinio;  voy.  plus  haut,  p.  Ujli. 
la  note  de  M.  Henzen]  (God.  Vatic.  6o85, 
p.  66),  e  da  quelle  del  Metello  (God.  Vatic. 
6089 ,  p.  363) ,  dalle  quali  ho  imparato  che 


fu  trovata  nel  castelio  di  Montorio  ai  2  5  di 
aprile  del  1672  ,  insieme  con  quella  del  f'ra- 
tello  riferita  dal  Grutero,  che  ho  citafa  qui 
sopra  : 

T  I  •  C  L  A  V  D  I  O 
SAETHIADAE 

C  A  E  L  I  A  N  O 
CL-   FRONTONI 
C   O   S   •   F  •  X  •   V  I   R 

STL-IVD-TRIB-MIL-LEG 
III  -GALLICAE-  Q_-  PROVINC 
SICILIAE-  CANDIDATO  •  IMP 
ANTONINI  •  ET  •  VERI  ■  AVGVSTOR 

SOD  ALI  •  HADRIANALI 
TRIB-PLEB-PRAET-FID-COM 
LEGATO-LEG-XI-CL-AVG 

PATRONO-COLONIAE 
D  •  D 

"   Corp.  inscriptionum  Graec.  n.  i883  c 
n.  882. 

63. 


500  LAPIDE  GRUTERIANA. 

tre  altre  del  Muratori  \  del  Fabretti  ^  e  del  Grutero  ^  e  che  ali'  opposto 
viene  chiamato  Erode  Attico  da  A.  Gellio,  da  Capitolino,  daPausaiiia. 
da  Ateneo  e  da  altri.  Sembra  tuttavia  che  i  nobili  specialmente  fore- 
siieri  possessori  di  due  cognomi  ne  preferissero  uno  per  gli  atti  pubblici 
e  adoperassero  più  volentierl  quell'altro  negli  iisi  privati.  Senza  par- 
tirci  dal  lodato  Ateniese  Claudio  Attico  Erode  io  avvertirô  ch'  egli  lu 
iscritto  nei  fasti  sotto  la  denomiuazione  latina  di  Attico,  e  quindi  viene 
indicato  con  questo  solo  cognome  in  due  iscrizioni  consolari  del  Ma- 
rini*,  in  una  terza  del  Muratori  ^  in  una  quarta  Tudertina  délie  mie 
schede  probabilmente  inedita,  e  nelle  basi  onorarie  che  furono  dedi- 
cate  a  lui  e  a  suo  figlio*^,  non  mettendone  in  conto  qualche  altra,  che 
a  mio  parère  spetta  più  probabilmente  a  suo  padre.  AU'  opposto  egli 
antéposé  di  chiamarsi  col  semplice  suo  nome  greco  di  Erode  nelle  moite 
opère  da  lui  fatte  costruire  \  non  che  nelle  proprie  lettere  ^,  e  cosi  viene 
appellato  continuatamente  da  Filostrato  nella  sua  Vita,  nel  carteggio 
famigliare  di  Frontone  e  in  simili  altre  occasioni.  Anche  P.  Valerio 
Gomazonte  console  nel  220,  prefetto  del  pretorio  e  tre  volte  prefetto 
di  Roma,  non  è  conosciuto  se  non  che  sotto  questi  nomi  da  tutti  i 
fastografi,  in  quattro  lapidi  che  di  lui  si  hanno^  e  nello  stesso  indice 
consolare  di  Dione,  quantunque  il  medesimo  storico  ci  avvisi  che  nomi- 
navasi  particolarmente  Eutichiano^".  Gosi  P.  Mummio  Sisenna  Rutiliano 
console  nel  i33^^  viene  chiamato  col  solo  ultimo  nome  da  Luciano^^, 
ma  non  1'  usa  giammai  in  tutti  i  suoi  monumenti  consolari  serbatici 
dair  anonimo  Norisiano  e  da  Idazio,  da  due  figuline  del  Fabretti  ^^  e 

'  Pag.  827,  7.  [Maff.  Mus.  Ver.  p.  ^120,  append.  n.  18-2  [Corp.  inscr.  Gr.  n.  6i85]; 

5;  Orelli,  n.  ^719.]  Visconti,  Iscriz.  gr.  Triopee. 

'  Inscr.  dont.  p.  1 56 ,  n.  25 1 .  '  Philostrat.  Vit.  Sophist.  lib.  II ,  c.  i ,  S 1 3. 

^  Pag.  943,  1.  [Orelli,  n.  6/109.]  ^  Murât,  p.  9016,  3,  e  p.  35o,  9;  Ma- 

"  Fr.  Arval.  p.  3^6  e  p.  333.  rini,  Fr.  Arval.  p.  G/17;  Orelli,  n.  37/11. 

=*  Pag.  327,  6.  '"  Lib.  LXXIX,c.iv. 

'  Corp.  inscript.   Gr.   n.   1077;   Murât.  "   Grut.  p.  1097,  7;  Marini,  Iscr.  Alb. 

p.  2o5o,  2.  [Corp.  inscr.  Gr.  n.  2871.]  p.  1/19,  nota  5. 

'  Corp.  inscr.  Gr.  n.  26,  n.  998,  n.  966;  '^  Pscuclomant. 

Fabretti , /H«cr.  f/o?H.  p. /ii3  ,  n.  355  [Corp.  '^  /wscr.  f/om.  p.  5o6,  n.  i25,ep.5i2, 

inscr.  Gr.  n.  61  SA]  ;  Maittaire,  Marm.  Oxon.  n.  17/». 


LAPIDE  GRUTERIANA.  501 

da  tre  lu.irnù  csistenti  presso  il  Doni  ^  il  MuraLori^  e  negli  Atti  dell'  Ac- 
cademia  Romana  d'archeologia\  Malgrado  i  fastografi  e  le  tre  lapidi 
che  ora  conosco  del  suo  consolato  del  5».  s». 9,  avremmo  ignorato  che  lo 
storico  Cassio  Dione  di  Nicea  avesse  avuto  il  seconde  cognome  di  Coc- 
ceiano,  se  Suida,  Fozio  e  Tzetze  non  ce  lo  avcsscro  riferito.  Finalinenle 
chi  avrebbe  sospcttato  che  Ser.  Gornelio  Repenlinoprcfetto  del  pretorio 
di  Antonino  Pio*,  e  il  console  Ti.  Claudio  (jiuiiano,  memorato  nel  di- 
plonia  fatto  di  pubblica  ragione  dal  ch.  collega  professore  Gazzera  ^, 
avessero  avuto  un  altro  cognome  vernacolo,  se  Frontone  nelle  sue 
epistole*"'  non  gli  avesse  famigliarmente  chiamati  Naucellio  c  Gontuccio?      w  la 

Ben  è  vero  che  queste  ultime  loro  denominazioni  possono  anche 
essere  provenute  da  una  terza  fonte  dei  due  cognomi,  cioè  dal  sopran- 
nome  imposto  dal  popolo,  che  vocahulum  vien  detto  da  Tacito  \  signum 
da  Lampridio^  e  da  altri  citati  dal  Salmasio''.  Isidoro^^  lo  domanda 
cognomenlum,  e  dopo  averio  distinto  dal  cognome  e  dall'agnome,  lo 
definisce  :  cr  cognomentum  autem  vulgo  eo  quod  nomini  cognitionis 
fc  causa  superadditur,  sive  quod  cum  nomine  est.  v»  Di  tali  popolari  ap- 
pellazioni  abbiamo  molti  esempi  negli  scrittori.  Plinio  c'insegna'^  che  a 
motivo  délia  somiglianza  del  volto  cr  Scipioni  cognomen  Salutio  mimus 
fr dédit,  sicut  Spinter  secundarum,  tertiarumque  Pamphilus  collegio 
ffLentuli  et  Metelli  cos.  ii  Tacito  racconta  ^^  :  crGenturio  Lucilius  interfi- 
ffcitur,  cui  mditaribus  facetiis  vocahulum  cède  alteram  indiderant, 
crquod  fracta  vite  in  tergo  militis  alteram  clara  voce  et  rursus  alteram 
ff poscebat.  11  Ed  egualmente  leggiamo  in  Vopisco'^  :  rcQuum  essent  in 
crexercitu  duo  Aureliani  tribuni,  huic  signum  exercitus  apposuerat 
(tManus  ad  ferrum.  •>•>  L' use  dei  soprannomi  assai  si  diffuse  coll'  avanzarsi 

'  Cl.  II,  n.  i4i,  '  Annal,  lib.  I,  c.  xli. 

^  Pag.  33 0,  2.  "  In  Diadumeniano ,  c.  iv. 

'  Tom.  II,  p.  469.  '  Ad  Capitol,  ibid. 

*  Capitol,  in  Marco,  c.  viii;  Marini,  Fr.  '"  Origin.  lib.  I,  c.  vi. 

Arval.  p.  55o.  "  Hist.  nat.  lib.  VII,  c.  xii. 

'  [Notizia  di  alcuni  nuovi  diplomi  imp.  etc.  '^  Annal,  lib.  I ,  c.  xxiii. 

Torino ,  1 83 1 .  Voy.  plus  haut ,  p.  370-371 .]  '^  In  Aurelian.  c.  vi. 

^  Pag.  3oo,  280  e  291,  éd.  Rom. 


502  LAPIDE  GRUTERIANA. 

deH'impero,  o  almeno  le  persone,  cui  venivano  imposti,  provarono  mi- 
nor  ripugnanza  nell'  adottarli;  il  che  si  dirnostra  dalla  frequenza  cou 
cui  poscia  s' incontrano  nelle  lapidi,  parecchie  délie  quali  sono  state 
raccolte  dallo  Scaligero  \  e  moite  piij  furono  aggiimte  dal  Fabretti  '^, 
lo  mi  restringero  ad  offrire  un  saggio  délie  diverse  manière,  con  cui 
si  usô  di  congiungerli  agli  altri  nomi  : 

p.  /,8.  M  •  DATELLIVS  •  TROPHIMVS •  QVI  •  ET •  FORTVNATVS  \ 

L  •  PERCENNIO  •  L ASCI VO  •  QVI  •  ET  •  MONNICVS  K 
FLAVI AE  •  CAPITOLIN  AE  •  CVI  •  ET  •  F  A  CCI  AE  ^, 
AGATHOCLES  •  O  •  CAE  •  RODIOS  ^ 

trasferita  cosi  di  peso  in  lettere  latine  la  formola  greca  ô  koli, 

CLODIAE  •  ACHILLEE  •  SIVE  •  CYRILLAE  ', 

ACCI A  •  VEL  •  MARIA  •  EST  •  NOMEN  •  MIHI  », 

C  •  IVLIVS  •  NEREVS  ■  QVI  VOC ATVR  •  PETITI VS  ^ 

C  •  MANTIVS  •  I AN VARIVS  •  QVI  •  VOCITATVR •  ASELLVS  ^\ 

D  •  M  •  LVCILl  •  METROBi  •  SIGNO  •  SAPRICI  '^ 

Aile  volte  il  soprannome  fu  messo  dai  parenti  o  dai  nutritori  fino  dall' 
infanzia,  del  che  ci  rende  testimonianza  il  Fabretti  ^^,  presso  cui  si 
trova  NOME  •  FVIT  •  NOMEN  •  H AESIT  •  NASCENTI  •  C VSVC- 
CIA;  ma  più  spesso  fu  dato  dal  popolo,  come  al  di  d'  oggi  e  corne  lo 
fu  per  certo  a  L.  Domizio  Evaristol^  al  quale  SODALES'NOMEN  • 
IMPOSVERVNT  •  BENEDICTI. 

E  giacchè  m'è  occorso  di  parlare  di  soprannomi,  non  preteriro  una 
questione  lapidaria  intorno  cui  sono  ancora  divise  le  opinioni  degli  eru- 

'  Indice  Gruteriano,  c.  ix.  '  Grut.  p.  ii32,  i3. 

■  Inscr.  (loin.  c.  m,  n.  21  e  seg.  '"  Marin! ,  Fr.  Arval.    [>.   3o5.   |()re]li, 

''  Grul.  p.  io4o,  7.  n.  2679.] 

'  Fabretti,  Inscr.  dont.  p.  1A7.  n.  i83.  "  Murât.  Pracf.   t.  I,  coi.  88;  [Orelli, 

'  Ibid.  p.  1/16,  n.  17.5.  n.  2780];  cf.  Oderic.  Sylloge,  p.  8^7,  [et 

"  Murât. p.  lAOo,  7.[Mommsen,/. /V. 6.]  BuUet.  Nap.  nov.  ser.  ann.  V,  p.  62.  | 

'  Murât,  p.  629,  /j.  '^  Inscr.  dom.  p.  166,  n.  176. 

Reines.  Syntagm.  cl.  XX,  n.  1/12.  '^  Grut.  p.  liai,  U. 


LAPIDE  GRUTERIANA.  503 

diti,  la  quale  per  Uil  niezzo  parmi  potersi  afrevolmerite  risolvere.  Ne 
col  trattarla  credo  allontanarmi  dal  rnio  scopo,  perché  ella  mi  coii- 
durrà  a  discendere  ai  tcmpi  per  rappunto,  in  cui  fiori  Pasifilo  Paoliuo. 
e  mi  somministrerà  un  altro  modo,  con  cui  evitarc  la  proposta  obbie- 
zione.  Nelle  basi  specialmenle  onorarie,  apjiartenenti  alla  declinazione 
deir  impero,  non  è  raro  di  abbaltersi  in  nomi  proprii  staccati,  che  non      h,  Uh. 
hanno  che  fare  col  riinanente  del  dettato,  ora  incisi  nella  cornice,  ora 
nella  prima  linea  dell'  iscrizione,  ma  sempre  nel  mezzo,  vale  a  dire  nel 
luogo  più  cospicuo,  il  quai  uso  è  stato  ben  osservato  dal  Fabretti  '  e 
dallo  Zaccaria^.  Aile  volte  è  stato  creduto  il  nome  dello  scultore,  aile 
volte  dci  clienti,  altre  volte  del  dedicante,  altre  inline  del  personaggio, 
che  si  era  voluto  celebrare  :  ma  ora  che  simili  basi  sono  assai  cresciutc 
di  numéro ,  credo  lecito  di  asserire  che  solo  l' ultima  opinione  è  la  vera  : 
che  quel  vocabolo  appartiene  sempre  a  chi  veniva  rappresentato  nella 
statua  sovrapposta,  e  ch'  egli  è  il  nome,  per  cui  era  più  generalmente 
conosciuto  dal   popolo.  Lo  scopo  quindi  di   una  tal  costunianza  era 
quello  di  far  noto  a  colpo  d'  occhio  chi  era  1'  onorato  anche  a  coloro 
che  non  volevano  arrestarsi  a  leggere  l'epigrale,  e  un  taie  provvedi- 
mento  dovette  divenire  opportuno  quando  per  la  moltiplicità  dei  nomi 
non  era  facile  il  riconoscerlo,  e  dopo  che  pei  preamboli  suggeriti  dall' 
adulazione  conveniva  pescarne  l' indicazione  alla   meta  délia  lapide. 
Fondo  questo  giudizio  sulla  seguente  schiera  di  esempi,  nei  quali  la  coi- 
rispondenza  fra  d  nome  dislaccato  e  quello  délia  persona ,  cui  fu  eretta 
la  base,  è  troppo  manifesta  : 

AETERII.  Minuzio  Eterio  vissuto  nell' anno  867  \ 

CRESPINI.   G.  \ibio  Crespino  patrono  di  Benevento"^. 

GRACCHl-V-C.   Arrio  Mecio  Graccho  patrono  di  Salerno  '. 

HONORATIANI.   Flavio  Onoraziano  senatore^ 

Inscr.  dom.  p.  99  e  seg.  ^  De  Vita,  Imcriptiones  Bencv.  p.  o.S .  7. 

Istituzione  antiquario-lapidario ,  p.  935  [Moninisen,  /.  Y.  iSay.] 

•^  S6g.  ^  Murât,  p.  1117,  1.  [Mommsen.  /.  ^V. 

^  Gud.  p.  189,  9.    [Mommsen,  /.  N.  109.] 

•^9^"^-]  "  Fabretti.  Inscr.  dom.  p.  99,  n.  ■?.'>Ji. 


50/1  LAPIDE  GRUTERIANA. 

IVLIANI'V'C.   Postiimio  Giuliano  senatore  morto  uel  386  ^ 
p.  45.  KAMENII.  Alienio  Geionio  Giuliano  Cameuio  prefetto  di  Roma 

ne!  333^, 

POMPEIANI.  Barbarie  Pompeiaiio  consolare  deila  Gampagna  nel 
333  ^ 

TATIANI.  G.  Giulio  Rufiniano  Ablavio  Taziano,  che  taluno  ha 
creduto  IWblavio  console  nel  33 1*. 

BASSI.  Anicio  Auchenio  Basso  console  nel  /^o8^ 

ANICI-BASSI.  Ilmedesimo^ 

CL-CLAVDIANI-V-C.   Glaudio  Glaudiano  il  poeta  ^ 

PETRONl-MAXIMI.  Petronio  Massimo  console  nel  /i33^ 

publ-CAEioni  iuUANl.  Publio  Geionio  Giuliano  correttore  délia 
Toscana  e  dell'  Umbria  ". 

IVLI-AGRI-TARRVTENI-MARCIANI-V-C.  Giulio  Agrio 
Tarrutenio  Marciano  prefetto  di  Roma  circa  d  38/i^°. 

Tutli  questi  nomi  separati  si  trovano  posti  nel  secondo  caso,  e  taie 
tu  veramente  la  pratica  più  comune;  onde  per  reggerli  converrà 
sottointendere  o  imago  o  statua,  o  altra  parola  équivalente.  Ma  perô 
s' inconlra  usato  anche  il  terzo  caso ,  giusta  il  costume  générale  dei 
titoli  onorarii  latini  : 

CLEMENTIANO.  Pollio  Giuho  Glemenziano  patrono  di  Nola". 

MANNACHIO.   Umbonio  Mannachio  patrono  di  Eclano^'^. 

'  Orelli,  n.  à.SGo.  [Visconli,  Mus.  Pio-  ^  Dalle  schede  dell' Amaduzzi,  che  vide 

Clem.  t.  1,  p.  77,  éd.  Milan.]  questa  base  nel  palazzo  vescovile  di  Narni 

^  Oderic.    Sylloge ,    p.     189.     [Orelli,  [^'oy-  Henzen,  Supplem.    Orell.  n.  5i3()]; 

n.  ti35i.]  Grut.  p.  887,  9 ,  e  p.  660,  h. 

•  Orelli,  n.   33i6.   [Mommsen,   /.   N.  '"  Murât,  p.  loZio,  u. 

19/16.]  "  Grul.    1096,    8.   [Mommsen,  /.  iV. 

'  Murât,  p.  1019,  2.  [Orelli,  n.  1181.]  1989.  C'est  par  erreur  que  Borghesi  a  écrit 

•'■  Visconli,  Mus.  Pio-Clem.  t.  I,  p.  80,  CLEMENTIANO;   il   y   a   CLEMEN- 

ed.  Milan.  [Orelli,  n.  io5.]  TIANI  dans  l'inscription.  Ce  noni  devrait 

"  De  Vila,  Inscr.  Benev.  p.  ^3,  n.  27  e  donc  être  reporté  dans  la  liste  précédente. 

9.8.  [Mommsen,  /.  N.  1/118  et  1/1 19.]  L.  Humer.  | 

^  Grut.  |).  391,  5.  [Oi'clli,  1182.]  '^  Cuarini,    Rtcerche  Eclanesi,  p.    10/1. 

'  Grul.  p.  kh^.  7.  [Orelli.  11/10.]  [Mommsen,  /.  N.  iii5.] 


LAPIDE  GRUTERIANA.  505 

FL  •  MEROBAVDI  •  V  •  S  •  COM  •  S  •  C.  IlpoetaFlavioMerobaude'. 

FL-STILICHONI  •  VC.  Il  célèbre  Flavio  Stilicone  suocero  dell' 
iiiiperatore  Onorio  -. 

T  •  ANNONIO  •  BOIONIO  •  CRHYSANTI.  ï.  Annonio  Boionio 
Crisanzio  ])atrono  di  Pozzuoli  nel  161  -^ 

Rarissimo  è  poi  che  si  trovi  adoperato  il  iiomiiialivo,  o  anche  l'ac- 
cusativo  giusta  lo  stile  dellc  lapidi  greclie,  corne  qui  appresso  : 

IVI ARCELLINVS.  Flavio  Coinelio  Marcellino  correttore  délia  Pu- 
blia e  dclla  Calabria*. 

FILVMENVM.  L' atleta  Filumeno  af  tempo  degl' imperatori  Va- 
lentiiiiano  e  Valente  ^. 

Fin  qui  si  è  visto  osservata  la  regola  générale,  che  1' ultimo  nome 
fosse  il  più  cognito,  onde  come  taie  fii  ripetuto  ad  oggetto  di  indicare 
prontamente  la  persona.  Ma  che  questa  regola  abbia  avuto  le  sue 
grandi  eccezioni  si  fa  chiaro  altresi  dal  niiovo  elenco  che  sottopongo, 
nel  quale  il  nome  prescelto  non  fu  l' ultimo  : 

ACONTIl.  L.  Ranio  Aconzio  Optato  console  nel  33/i^ 

AGORII.  Vezzio  Agorio  Pretestato  prefetto  di  Roma  nel  867  ". 

ANICI  •  IVN.  Anicio  Paolino  Giuniore  console  nel  33/i,  detto  altri- 
menti  con  tutti  i  suoi  nomi  Amnio  Manio  Gesonio  INicomaco  Anicio 
Paolino  ^. 

AVCHENII.   Anicio  Auchenio  Basso  console  nel  /i©8^ 

C'NERATI.  G.  Neratio  Proculo  Massimiliano  patrono  d'Eclano'*^. 


'  Orelli,  n.  ii83. 

'  Grut.  p.  /il 2,  3.  [Orelli,  n.  11 33.] 

'  Murât,  p.  33i,  1.  [Mommsen,  /.  N. 
•2606.  Il  faut  lire  TANNONIO  etnon  pas 
T  •  ANNONIO  ;  la  date  qui  se  trouve  sur 
une  autre  face  du  monument  appartient  à 
une  inscription  antérieure.  L.  Renier.] 

'  De  \ita,  Inscr.  Benev.  p.  22,  n.  26. 
[Mommsen,  /,  /V.  1625.  Cette  inscription  a 
été  mal  lue.  ] 

^  Fabretti,  Inscr.  dom.  p.  100,  n.  226. 
[Orelli,  n.  2583.] 
III. 


'  Smet.  f.  66 .  1  1  :  Grut.  p.  /i63 .  ti  ;  Mu- 
rat,  p.  1057,  3. 

'  Grut.  p.  1102.  2,  ex  Sirmondu.  qui 
vidit.  [Orelli.  n.  2356.] 

'  Grut.  p.  353,  li. 

^  Gud.  p.  11/1.  1. 

'"  Ciuarini,  Hicerche  d' Eclano ,  p.  106. 
[Le  texte  publié  par  Guarini  est  inexact: 
les  mots  C  ■  NERATI  ne  se  lisent  pas  en 
tête  de  cette  inscription  :  voy.  Mommsen .  /. 
N.  11 36.  L.  Remer.I 


6lx 


P.  i6. 


/i8. 


506  LAPIDE  GRUTERIANA. 

TARRVTENII.   Tarrutenio  Massimiliano  consoiare  del  Piceno  K 
MOYAniOYNElKlOYBOirîTAPXOYAnorONOY.  M.  llpio 

Paramono  '^. 

Per  tante  prove  manifestissime  essendo  adunque  addimostrata  la 
natiira  e  lo  scopo  di  tali  nomi  isolati,  non  si  avrà  da  dubitare  che 
abbiano  d  medesimo  significato  anche  i  seguenti,  quantunque  quei 
nomi  non  siano  stati  replicati  nel  corpo  délie  isciizioni  :  ma  in  simili 
casi  converrà  dire  essere  quella  un'  appellazione  di  più  da  aggiungersi 
aile  altre  di  quel  dato  personaggio,  che  sarà  stata  ommessa  la  seconda 
volta  per  amore  di  brevità,  e  corne  un'  inutile  ripetizione. 

ADELFI.   Clodio  Gelsino  correttore  délia  Puglia  e  délia  Galabria  ^. 

AEGIPPI.  L.  Mussio  Emdiano  procuratore  dei  due  porti  del 
Te\  ère  ^. 

ARGENTII.   Brizzio  Pretestato  consoiare  délia  Bizacena '^. 

ASTERII.  L.  Turcio  Aproniano  correttore  délia  Toscana  e  dell 
Umbria  nel  3/i6,  e  prefetto  di  Roma  nel  363*^. 

CARRADII.  L.  Aurelio  Auxonte  Leonida  curatore  di  Capua  \ 

CHAMARCOREI.  L.  Giulio  Augurino  vissuto  al  principio  deir 
impero  di  Diocleziano  ^ 

EVCHARIO.  L.  Lictorio  Evangelo^ 

GREGARII*  V-C.  Geionio  Gontucio  curatore  délia  Flamiiiia  e  del 
Piceno  nel  Aoo  '". 

PALLADl.  P.  Elio  Dionisio^'. 

PONTl.   G.  Elvio  Onorato  '\ 


'   Visconti,  Opère  varie,  t.  1,  p.  87.  '  Fabretti,  Inscr.  dom.  p.  lui,  n.  9^'6-î. 

'  Corp.  inscr.  Or.  n.  i()'i6.  [  Mommsen ,  /.  N.  3Go5.] 

^  De    Vila,    Inscript.    Benev.  page  92,  "  Mariiii ,  Iscriz.  Alh.  p.  /19. 

n.  22.  [Orelli,  n.  3i()3;  Mommsen,  /.  N.  ''  Grul.  p.  782,  G. 

1623.]  '°  Fabrelti,  Inscr.  dom.  p.  101.  n.  229; 

"  Murât,  p.  5 1/1,  1.  |  Orelli,  3178.]  Gud.  p.  120,  1. 

^  Grut.  p.  1019,  2.  [Mommsen,  I.  N.  "   Fabretti,  Inscr.  dom.  p.  loi,  n.  223. 

OSqS.]  '^  Maffei,  Mus.  Ver.  p.  /i63,  3.  [Orelli, 

'  Grut.  p.  /17O,  7;  Murât,  p.  379,   1.  n.  53o;  Vict.  Guérin,  Voyage  arcli.  dam  la 

[Voy.  plus  haut,  p.  i65.J  régence  de  Tunis,  t.  Il,  p.  2/j3.] 


LAPIDE  GHIjTERIANA.  507 

TRITVRRII.  M.  Nnmiiiio  Albiiio  console  riel  9^3  '. 
VERZOBIO.   G.  Umbrio  Eudrasto  pationo  di  Benevento^ 
VERZOBIO.   G.  CvA'io  Bassco  Donalo  decurione  di  Benevento^ 
ZMINTHI.   T.  Gedio  A tilio  Grescente  decurione  di  Pesaro*. 
Posso  infalti  recaie  alcune  prove,  che  anche  questi  norni ,  quan- 
tunque  non  ripetiiti,  speltai'(Mio  tnitavolta  al  personaggio  cui  lu  dedi- 
cata  la  lapide.  Imperoccliè  ASTERII  leggesi  in  ironie  di  un  cippo  del 
Museo  Vaticano  edito  dal  Visconti-'  e  dedicato  a  L.  Turcio  Secondo  cor- 
rettore  délia  Fiaminia  e  del  Piceno  alla  morte  di  Gostantino,  il  (jiuiKi 
in  un'  altra  pietra  stampata  contemporaneamente  dal  citato  Visconti, 
non  che  in  una  Muratoriana  ^  e  in  due  Gruteriane  \  si  appella  segui- 
tamente  L.  Turcio  Secondo  Asterio.  Il  perché  non  potrà  negarsi  che 
anche  1' ASTERII,  il  quale,  corne  ho  annunziato  poco  fa,  trovasi  in 
cima  délie  basi  di  suo  h'atello  L.  Turcio  Aproniano,  fosse  pure  un 
suo  cognome.  Egualmente  MAVORTI  e  MAVORTII  mirasi  in  due 
marmi  appartenenti  a  Q.  Flavio  Mesio  Egnazio  Lolliano  console  nel 
355^  e  in  un  altro  spettante  a  suo  figlio  Q.  Flavio  Mesio   Gornelio 
Egnazio  Severo  Lolliano  °;  ed  in  vero  i\  primo  di  loro  dalf  indice  dei 
prefetti  di  Roma  viene  detto  Flavio  Lolliano  Mavorzio. 

Non  debbo  perô  dissimulare  le  obbiezioni  che  si  potrebbero  addurre 
contro  questo  mio  avviso,  che  tali  nomi  distaccati  posti  alla  sonmiità 
délie  lapidi  siano  quelli,  pei  quali  erano  più  volgarmente  conosciuti 
i  personaggi  cui  furono  dedicate.  Si  trovano  infatti  alcuni  di  questi 


'  Murât,  p.  359, i;  Fabrelti;  Inscr.  dom. 
p.  100,  n.  9^8. 

"  De  Vita,  Inscr.  Benev.  p.  97,  n.  3. 
[Mommsen,  /.  N.  1699.] 

^  De  Vita ,  Inscr.  Benev.  j).  1 3  ,  1  (i. 
[Mommsen,  /.  N.  1-^79.] 

''  Donati,  p.  657,  k. 

^  Museo  Pio-Clementino ,  t.  II ,  p.  2 1 .  [Voy. 
plus  haut,  p.  iG3.] 

'  Pag.  663, 9.  [Voy.  plus  haut,  p.  Zj  6/1  (1).] 

'  Pag.  1079,  1,  e  p.  199,  3.  [Voy.  plus 
haut.  p.  16I1  (1)  et  p.  160.] 


*  Orelli,  n.  9986  e  n.  3 169.  [Momm- 
sen,/. N.  95o9.  —  Une  nouvelle  inscription 
relative  à  ce  personnage  a  e'té  trouvée  à 
Pouzzoles  en  1866;  voy.  Mommsen.  /.  A". 
95o3.  Borghesi  s'en  est  occupé  dans  une 
lettre  adressée  à  M.  Gervasio ,  et  que  ce  sa- 
vant a  publiée  dans  ses  Osservaiioni  sulla 
iscrizione  onoraria  di  Mavorzio  Lolliano  in 
Pozzuoli,  p.  1 4  et  suiv.  W.  Henze\.] 

■'  Murât,  p.  709,  3.  [Mommsen,  /.  N. 
95o/i.| 


6/i. 


I'.  69. 


508  LAPIDE  GRUTERIANA. 

nomi  attribuiti  dai  marmi  ad  uomini  del  resto  cognitissimi ,  i  quali 
non  si  sa  d'  altra  parte  clie  si  siano  mai  serviti  di  loro.  In  un'  iscrizione 
riportata  dal  Visconti  ^  si  soprappone  il  nome  SPEDII  ad  Acilio  Gla- 
brione  Sibidio,  padre  di  Glabrione  Fausto  console  nel  /i38,  che  Sibidio 
chiamasi  costantemente  da  Simmaco  nelle  lettere  cbe  gli  scrisse.  Gosi 
a  Q.  Aradio  Rufino  Valerio  Proculo,  préside  délia  Bizacena  nel  Sai, 
in  due  tavole  del  G^utero^  ed  a  suo  figlio  L.  Aradio  Valerio  Proculo, 
console  nel  3/io,  in  tre  iscrizioni  dello  stesso  collettore^  viene  applicato 
il  nome  POPVLONII ,  di  cui  perô  non  si  fa  alcun  cenno  in  tutte  le 
memorie  cbe  ci  rimangono  del  consolato  del  secondo,  e  ne  meno  in 
Simmaco,  in  S.  xAgostino  e  nell'  anonimo  antore  de  praefectis  Urbis,  che 
j'avellarono  di  essi.  Ugualmente  EVSEBII  leggesi  in  cima  di  un  litolo 
dedicato  al  célèbre  Simmaco  l'oratore,  console  nel  891*,  e  PHOS- 
PHORII  in  un  altro  di  suo  padre,  console  sulTetto  probabilmente  nel 
07 6^  quantunque  dagli  scritti  del  primo  e  dai  ricordi  lasciali  da  tutti 
coloro  che  li  memorano  ambedue  non  si  abbia  il  menomo  indizio 
che  fossero  cosi  domandati.  E  ne  meno  tacerô  avverarsi  anche  di 
più,  che  simili  nomi  furono  dati  e  non  dati  nei  marmi  aile  medesime 
persone.  NEBVLI  si  aggiunge  in  un'  iscrizione  di  G.  Vesidio  Rufino 
patrono  di  Benevento  '^,  che  in  un'  altra  ^  si  dice  puramente  Vesidio  Ru- 
fino. In  due  marmi  del  Museo  Vaticano  editi  ambedue  dal  Fabretti^, 
nei  quali  si  fa  parola  del  senatore  Grepereio  Rogato,  sulla  cornice 
del  primo  se  gli  accresce  il  cognome  SECVNDINI,  che  gli  viene 
5o.  risparmiato  nel  secondo.  Lo  stesso  accade  in  due  altre  basi  dello 
stesso  Museo,  che  riporlero,  perché  non  so  se  la  prima  sia  stata  di- 

'  Iscrizioni  del  Museo  Jenhins,   n.  12,  ^  Anj]-.  Mai,    ihiâ.     p.    XXIV;    Orelli . 

Opère  varie,  t.  I,  p.  86.  [Le  monument  est  n.  1 186. 

aujourd'hui  au  musée  du  Vatican;  au  lieu  °  De  Vita,   Inscr.   Benev.    p.   17,  n.  9. 

de  SPEDII,  on  y  lit  VSPEDII,  quoique  le  [Mommsen,  7.  N.  ib-2(j.] 
V  soit  un  peu  fruste.  W.  IIenzen.]  '  De  Vita,   Inscr.  Benev.  p.    17,  11.    i. 

^  Pag.  369,  1  e  9.  [Mommsen,  /.  N.  i595.] 

^  Pag.  36 1,  1  e  9;  p.  363,  9.  "  Inscr.  dom.  p.  101  ,  n.  9  3o,  e  p.  3i. 

*   .\ï]^.  }t\a\,Juris  civilis  et Symmnchiora-  n.  i.'^o. 
lionum  parles ,  p.  XXX;  Orelli,  n.  1 187. 


LAPIDE  GRUTERIANA.  509 

vulgata,  e  perché  la  seconda  io  fu  scorrettamente  dal  Reinesio'  e  dal 
Fabretti  ^  : 

HELVINI-  C-CAERELLIO 

C-CAERELLI  O  POLLITI ANO  •  C  •  V 

POLLITTIANO-C-V  procosmacedoniae 

PROrn^.  PROVINT  BONCII-VICTORINVS 

P RO LOS  •  P  RO V I N  C  ivlianvs  •  et  •  germanvs 

MACEDONIAE  venvssianvs-ex- africa 

BONClI  •  VICTORINVS  ^^  '  innvmerabilia  •  eivs 
AGENTIVS-ET-BRVTTIO  IN-SE-BENEFICI A 

PATRONO 

INCOMPARABILI 

Or  corne,  si  dira,  simili  iiomi  poiranno  credersi  i  più  comuiii  di  quelle 
date  persone,  se  viene  provato  ch'esse  talvolta  ne  facevano  di  ineno? 
Spero  di  avère  in  parte  preparato  la  risposta  a  queste  obbiezioni, 
allorchè  ho  nolato  di  sopra  che  parecchi  personaggi  di  doppio  cognome 
ne  preferirono  imo  per  gli  atti  pubblici,  l' altro  per  gli  usi  privati.  Niuno 
negherà  ch'Erode  fosse  il  cognome  favorito  del  célèbre  sofista  di  Atene, 
e  pure  ho  mostrato  che  nella  più  parte  délie  lapidi,  in  cui  fu  memo- 
rato  come  console,  questo  suo  cognome  viene  ommesso.  Non  trovo 
quindi  diflficoltà  che  in  un' occasione  cosi  solenne,  corn' era  la  dedica- 
zione  d'una  statua,  alcuno  si  contentasse  di  dare  a  Gerellio,  a  Gre- 
pereio,  a  Vesidio  solo  i  pubblici  nomi,  tralasciando  il  privato,  quan- 
tunque  più  volgare.  Ma  io  penso  altresi  che  in  simili  casi  moite  di  tali 
appellazioni  non.  siano  che  soprannomi ,  e  Io  credo  più  facilmente 
quando  ad  uomini  di  origine  certamente  romana  veggo  date  denomina- 
zioni  grecaniche,  sapendosi  bene  quanto  il  volgo  délia  capitale  gre- 
cizzasse  nei  secoli  inferiori  dell'impero.  E  veramente  se  1' uso  dei  so- 
prannomi fu  in  quel  tempi  cosi  dilTuso,  se  frequentemente  si  veggono 
ricordati  negli  epitafi  sepolcrali,  che  cosa  impedisce  che  fossero  ani- 
messi  anche  nelle  basi  destinate  alla  gloria  di  alcuno ,   specialmente 

'  Syntagm.  cl.  VI,  n.  i8.  —  ^  Inscr.  dom.  c.  ix,  n.  363. 


5J0  LAPIDE  GRUTERIANA. 

quando  erano  di  onorevoie  significato,  corne  Fosforio,  o  portatore  di 
luce,  in  Simmaco  il  padre,  ed  Eusebio,  o  pio,  nel  figlio?  Aggiungerô  po- 
tersi  anzi  dimosirare  che  appellazioni  di  tal  natura  non  furono  escluse 
ne  dalle  lapidi,  ne  dal  loro  frontispizio.  Esistono  nel  Museo  Vaticano 
due  piccole  basi,  già  pubblicate  dal  Mafrei\  poste  da  Aurélia  Soteride 
e  da  Mussio  Crisonico  nntritores  lactanei  a  due  nobili  bambine  attidate 
aile  loro  cure.  Sopra  la  cornice  di  quella  di  Gellia  Agrippina  leggesi 
GLAVCOPI-VENERI,  e  MEROPI -HELIADES  sull'  altra  di  Li- 
cinia  Lampezia^.  Il  mio  dottissimo  amico  abb.  Amati  ha  felicemente 
spiegato  quelle  voci,  riconoscendovi  altrettanti  vocativi  di  quei  vagbis- 
simi  vivoxopi(/]ixà  dati  a  femmine,  che  in  greco  sono  neutri,  e  giudi- 
candoli  i  nom1  di  blandizie,  con  cui  quei  balii  chiamarono  la  prima 
délie  loro  alunne  Gkmcopium  Venerium,  occhigaltina  Veneruccia,  e  Me- 
ropium  Heh'ades,  Meropuccia  Eliade  la  seconda,  con  manifesta  allusione 
délia  Merope,  figlia  del  Sole  e  sorella  di  Fetonte,  al  XoLfxmiv  del 
cognome  Lampezia.  Ciô  posto,  essendo  stato  sempre  in  liberté  di  cia- 
scheduno  di  assumere  o  di  non  assumere  il  soprannome  che  gli  viene 
imposto,  quale  stranezza  se  non  se  ne  trova  alcun  indizio  negli  scritti, 
o  altre  memorie  di  coloro,  a  cui  o  per  modestia,  o  per  vergogna,  o 
per  qualunque  altra  ragione  non  piacque  riceverlo? 

Ma  per  ritornare  al  nostro  argomento,  e  per  venire  di  proposito 
all'età  di  Pasifdo  Paolino,  ecco  alcuni  esempj  che  smentiscono  anche  a 
quel  tempo  la  legge  del  Sirmondo,  i  quali  io  trarrô  in  parte  dalla  série 
dei  prefetti  di  Roma,  in  parte  dagli  scrittori.  11  piii  volte  citato  anonimo 
chiama  Valerio  Massimo  Basilio  il  prefetto  del  819,  ma  negli  anni 
susseguenti  in  cui  continué  la  prefettura  lo  appella  solamente  Valerio 
Massimo,  e  Massimo  infatti  si  dice  nelle  infinité  leggi  che  gli  troviamo 
dirette.  Del  pari  attribuisce  i  nomi  di  Aconio  Catullino  Filomazio  ai 
prefetto  del  3/i9,  ma  ommette  l'ultimo  nell' anno  appresso,  e  in  ciô 

'  Mus.  Veron.  p.  p.q.S.  1  e  2.  LIADES,  mais  HELLADI;  de  sorte  que 

^  [Ce   dernier  monument  ne  se  trouve  l'explication  de  ces  noms  proposée  par  Amati 

pas  au  Vatican ,  comme  le  dit  Borghesi ,  mais  ne  peut  être  admise,  surtout  si  l'on  se  rap- 

dans  la  villa  Casali,  et  on  n'y  lit  pas  HE-  pelle  qu'on  a,  dans  l'inscription  suivante. 


LAPIDE  GRUTERIANA.  511 

corrispondoiio  le  leggi  indirizzategli  clie  lo  (loniandano  Catullino,  il 
che  pur  fanno  le  lapidi  e  i  (asti  riel  memorare  il  suo  consolato  del  8/19. 
Non  negherei  tuttavia  che  i  nomi  gicci  di  Basilio  e  di  Filomazio  po- 
tessero  essere  soprannomi.  Siiuiliiiente  Flavio  Peregiirio  Satuiiiino, 
prefetto  di  Homa  solto  Onorio,  cui  spetta  uiia  lapide  dell' Oielli',  è 
semplicemente  detto  Peregrino  iiella  legge  che  lo  stesso  Onorio  gli  scrisse 
quando  era  conte  del  sacro  patrimonio '^  Cosi  Cecina  Decio  Albino, 
prefetto  di  anno  incerto  vivente  Arcadio,  ricordato  in  una  lapide  del 
Grutero^  domandato  qualche  voila  Cecina  Albino  da  Macrobio,  più 
comunemente  da  lui  chiamasi  Cecina. 

Anche  meno  osservanti  délia  regola  Sirmondiana  s' incontrano  gli 
scrittori,  il  che  più  torna  al  mio  soggetto.  Ammiano  Marcellino*  ci  ta 
sapere  che  Costantino  aggiunse  a  Strategio  il  nome  di  Musoniano,  sotto 
il  quale  è  noto  infatti  negli  atti  délie  sue  magistrature  e  presso  S.  Ata- 
nasio  due  volte;  ma  Libanio  prosegui  sempre  a  nominarlo  Strategio^. 
Publio,  0  Publilio  Optatiano  Porfirio,  di  cui  abbiamo  un  panegirico 
a  Costantino  nelle  opère  del  Velsero,  quantunque  detto  Porhrio  da 
S.  Girolamo  nel  cronaco,  viene  chiamato  Optatiano  da  aitri  e  segnata- 
mente  dall'anonimo,  quando  l'annoverafra  i  prefetti  di  Rouia,  Latinio 


qui  est  conservée  dans  la  même  villa,  un 
pendant  exact  du  monument  dont  il  s'agit  : 

MEROPI        e$        HELLADI 


Q_-  LICINIO 
Qj  FIL 

F  L  O  R  O 
OCTAVIANO 

EQjROM- 
AV  RELIA 

SOTERIS 
ET-  MVSSIVS 
CHRYSONICVS 
NVTRITORES 
L  ACT A  N  E I 


Muratori  a  publié  cette  inscription,  p.  1^77. 


n.  9,  comme  n'en  faisant  quuue  avec  celle  de 
Licinia  Lampetia ,  et  il  en  a  omis  par  consé- 
quent les  deux  premiers  mots.  Ces  deux 
mots  se  trouvant  répétés  en  tête  de  l'inscrip- 
tion de  Licinius  Florus  et  de  celle  de  sa  sœur 
Licinia  Lampetia ,  il  est  évident  qu'ils  ne 
peuvent  se  rapporter  seulement  à  celle-ci. 
Mais  ce  n'en  sont  pas  moins  des  vocatiff 
comme  le  pensait  Amati.  Peut-être  n"est-il 
pas  inutile  de  faire  remarquer  qu'ils  sont  en 
caractères  plus  petits  et  moins  bien  gravés 
que  le  reste  de  l'inscription.  W.  He.nzen.] 

'  N.  3i6i. 

"   Cod.  Theod.  lib.  IX,  p.  xlii.  1.  16. 

^  Pag.  987,  9.  [Orelli,  n.  1 199.] 

'  Lib.  XV,  c.  xin,  s  9. 

'  Epist.  347,  359,  393,  éd.  Wolf. 


512  LAPIDE  GRUTERIANA. 

Pacato  Drepanio,  autore  del  panegirico  a  Teodosio,  si  nomina  real- 
mente  Drepanio  in  due  leggi  ^;  ma  ail'  opposto  dicesi  Pacato  nelle  lettere 
che  gli  scrive  Simmaco  ^,  e  Drepanio  Pacato  da  Ausonio  quando  gl'  in- 
dirizzô  il  suo  Ludus  seplem  sapientum.  Sappiamo  che  Servio,  il  commen- 
tatore  di  Virgilio,  il  quale  figura  sotto  questo  nome  fra  gl'  interlocutori 
di  Macrobio,  si  appellava  peraltro  Mauro  Servio  Onorato.  E  notissimo 
che  Cassiodoro  non  fu  V  iiltima  denominazione  del  segretario  di  Teo- 
dorico,  Magno  Aurelio  Cassiodoro  Senatore^,  sotto  il  quai  iiltimo  voca- 
bolo  è  conosciuto  da'  fasti  e  dalle  lapidi.  Cosi  non  s'ignora  che  Carisio 
il  grammatico,  Firmico  autore  di  un'  opéra  di  astrologia ,  Vegezio 
scrittore  de  re  militari,  e  Rutilio  il  poeta  che  scrisse  l' Itinerarium,  si 
appellarono  propriamente  Flavio  Carisio  Sosipatro,  Giiilio  Firmico  Ma- 
terne, Flavio  Vegezio  Renato,  e  Claudio  Rutilio  Numaziano.  Con  esem- 
pio  tutto  al  nostro  consimile  Aureho  Ambrogio  Teodosio  Macrobio, 
notissimo  autore  dei  Saturnali,  si  disse  appunto  Teodosio  da  Avieno 
quando  gl'indirizzô  le  sue  favole. 

Ma  niuno  puô  darci  meglio  un'  idea  dello  stato  délia  nomenclatura 
in  questi  tempi,  quanto  uno  dei  consoli  dell'anno  medesimo,  in  cui 
Pasifilo  si  approprié  la  base  di  cui  ragiono,  il  quale  vi  è  chiamato 
Lolliano,  corne  in  tutte  le  altre  memorie  che  ci  restano  del  suo  con- 
solato,  nelle  leggi  che  gli  furono  indirizzate  mentre  era  prefetto  del 
pretorio  d' Italia,  e  in  un  suo  titolo  onorario'',  ove  se  gli  antepone  il 
nome  di  Flavio.  Peraltro  ho  già  dinanzi  notato  che  per  autorità  di  due 
altri  titoli  di  egual  natura  costui  si  domandô  con  tutti  i  suoi  nomi 
Q.  Flavio  Mesio  Egnazio  Lolliano  Mavorzio.  Ora  egli  vien  detto  Flavio 
liolliano  Mavorzio  dall'  anonimo  nel  registrarlo  fra  i  prefetti  di  Roma,  e 
viceversa  Mavorzio  Lolliano  da  Firmico  nella  dedicatoria  dei  suoi  libri 
astronomici.  Ma  il  più  singolare  si  è  che  Ammiano  Marcelllno,  il  quale 

'   CW.  77(CO(/.  lilj.  IX,  lit.  II,  I.  A  ,  etil.  XLii,  siodorio;  ce  personnage  s'appelait  Flavius 

I.  fj.  Magnus  Aureliiis  Cassiodorius  Senator.  Voy. 

"  Lib.  VIII.  ep.  xii;  lib.  IX,  ep.  lxi  e  mes  Inscr.  christ.  Urhis  Rom.  loniA,  \t.  h^i. 

LXIV.  J.  B.  DE  Rossi.  ] 

'  [Au  lieu  de  Cassiodoro,  il  faudrait  Cas-  '  Grut.  p.  A3i,  h. 


LAPIDE  GRCTERIANA.  513 

(li  lui  parla  due  volte,  la  prima  lo  chiama  semplicemente  LoHiano  ',  la 
seconda  solamente  Mavorzio^,  talchè  se  non  si  fosse  trattato  di  un  sog- 
getto  per  altre  parti  cognitissimo,  chi  avrebbe  potuto  immaginarsi  clie 
lo  storico  avesse  favellato  di  una  stessa  persona? 

Riassumendo  adunque  le  cosc  fin  qui  discorse,  io  animctto  hene 
nei  tempi  imperiali  la  regola  del  Sirmondo  per  tutti  coloro  che  rinia- 
sero  contenti  degli  anticlii  tre  nomi,  e  anche  moite  volte  pei  polionimi. 
Ma  se  costoro  fino  almeno  a  tutto  il  quarto  secolo  di  Cristo  non  ebljero 
alcuna  stabile  norma  per  la  collocazione  dell'agnome,  ossia  del  nome 
ch'era  loro  più  particolare,  se  pareccbi  usarono  anzi  più  volentieri 
un'appellazione  negli  atti  pubblici,  un' altra  nel  conversare  domestico. 
se  cio  potè  spesso  avvenire  perché  una  era  il  cognome  veramente, 
r altra  un  soprannome,  avrô,  io  spero,  dimostrato  che  a  torto  il  Sir- 
mondo ha  preteso  di  universalizzare  una  legge,  alla  quale  a  ciascun 
passo  si  vede  disobbedito  con  ogni  licenza.  Per  lo  che  applicando 
questi  principii  al  nostro  Fabio  Felice  Pasifilo  Paolino,  osserverô  che 
il  vocabolo  Pasifilo,  pel  suo  significato  grecanico  di  amico  di  tutti,  ha 
molta  apparenza  di  essere  il  suo  cognome  privato,  o  anche  un  sopran- 
nome da  lui  accolto,  e  quindi  puô  star  bene  ch' ei  sia  stato  prescelto 
sopra  gli  altri  dal  suo  amico  Palladio  in  una  lettera  famigliare. 

Appostatamente  mi  sono  diffuso  a  provare  che  1'  ultimo  nome,  e  spe- 
cialmente  il  derivativo  materno,  non  fu  sempre  1'  appellazione  per  cui 
alcuno  è  conosciuto  nei  fasti  e  nelle  pubbliche  scritture,  perché  mi  è 
sembrato  che  sciolti  cosi  dalle  pastoie  del  Sirmondo  si  aprisse  un 
campo  non  ancora  tentato  per  rintracciare  qualche  notizia  di  quest" 
ignotissimo  scrittore  Palladio  Rutilio  Tauro  Emiliano.  Certo  che  vane 
iornerebbero  le  nostre  ricerche,  se  si  continuasse  a  praticarle  sotto  la 
denominazione  di  Palladio,  atteso  che  dagli  esempi  finora  recati  si  è 
abbastanza  veduto  che  nelle  persone  di  molti  nomi  il  primo  non  fu  mai 
quello  di  cui  ordinariamente  si  valevano.  Intanto  non  puô  dubitarsi 
che  costui  fosse  una  persona  di  considerazione.  iNelle  lettere  a  Pasifilo 
egli  parla  de' suoi  servi,  nel  libro  IV  accenna  i  suoi  fondi  nella  Sar- 
'  Lib.  XV,  c.  viii,  §  17.   -  -  Lib.  XVI,  c.  vm.  §  5. 

'".  65 


5U  LAPIDE  GRUTERIANA. 

degna  e  nel  territorio  napoletano;  ne  è  da  trascurarsi  la  quadruplicità 
dei  suoi  nonii,  indizio  poco  equivoco  in  questo  secolo  di  nobiltà.  Ma 
ciô  che  meglio  lo  dimostra  per  un  qualificato  personaggio  si  è  che  in 
testa  délie  sue  opère  se  gli  attribuisce  il  titolo  di  vir  illustris,  ch'  è  no- 
tissimo  non  aver  appartenuto  se  non  che  aile  primarie  dignità.  Posto 
adunque  che  i  critici  hanno  determinato  ch'  egli  scrivesse  circa  la  meta 
del  quarto  secolo  cristiano,  opinione  che  ha  ricevuto  non  lieve  appog- 
gio  dalla  nostra  lapide,  la  quale  ci  ha  ofîerto  nel  355  un  prefetto  Pasi- 
tilo  a  cui  puô  avère  dedicato  il  suo  libro,  vediamo  ora  a  quali  persone 
in  questi  giorni  conveniva  quel  titolo. 

Egli  ebbe  origine  fino  almeno  dai  tempi  di  Diocleziano ,  perché  Vo- 
pisco,  che  scrisse  le  sue  storie  prima  délia  morte  di  quell'  imperatore, 
dovendo  nominare  Giunio  Tiberiano,  prefetto  di  Roma  nel  991e  nel 
3o3,  lo  chiania  praefectus  Urbis,  vir  illustris  ac  praefata  reverenlia  nomi- 
nandusK  Era  già  in  pieno  uso  ai  tempi  di  Gostantino  e  de'  suoi  figli,  e 
lino  al  372  non  venue  dato  se  non  ai  consoli,  ai  patrizi,  ai  pretetti 
del  pretorio  ed  a  quelli  délie  due  capitali,  nel  quai'  anno  Valentiniano 
seniore  lo  concesse  eziandio  ai  magistri  militum,  siccome  appai'isce  da 
una  sua  legge-,  dalla  quale  risulta  altresi  che  conservavasi  anche  da 
colui  che  dopo  la  magistratura  ad  privatam  secesserit  vitam.  Più  tardi 
1».  56.  r  ottennero  i  questori,  i  magistri  ojficiorum,  i  comités  sacrarum  largitio- 
num,  i  comités  rerum  privatarum,  ed  û  praepositus  sacri  cubiculi,  il  quale 
nel  /i'i'2  fu  anche  a  tutti  questi  anteposto^. 

Sembra  adunque  difficile,  che  un  uomo  che  dal  suo  titolo  si  accusa 
salito  0  al  consolato,  0  al  patriziato  0  ad  alcuna  délie  prefetture,  possa 
essere  rimasto  del  tutto  sconosciuto.  Intanto  i  fasli,  la  série  dei  pre- 
tetti urbani  e  le  notizie  che  abbiamo  dei  patrizi,  dignità  di  récente  isti- 
tuzione  e  percio  in  questi  tempi  non  conferita  che  a  pochi,  in  tutto  il 
(|uarto  secolo  di  Gristo  non  ci  presentano  alcun  Emiliano. 

Solo  tra  i  prefetti  del  pretorio  trovasi  uno  di  questo  nome,  che  sotto 

In  Aurelian.  c.  i.  alla  prima  del  medesimo  libro,  lit.  viii,  e 

^  Cod.  Theofl.  lib.  VI,  til.  vu,  I.  1.  Veg-        alla  lerza  del  libro  VII,  til.  viii. 
yansi  le  note  del  Gotofredo  a  quesla  legge,  '  Cod.  Theod.  lib.  VI,  tit.  vin,  1.  1. 


LAPIDIi  GHIJTEHIANA.  515 

Gostantino  teiine  la  profettura  d'  ïtalia  nel  3/i8';  ma  egli  è  un  poco 
troppo  antico  percliè  la  sua  età  possa  conciliarsi  cori  quella  di  Pasi- 
filo.  Air  opposto  ab])iamo  henc  un  Tauro,  che  fu  precisamente  suo  con- 
teniporaneo.  Era  costui  senatorc  fino  dal  35 1,  e  fu  depulato  con  altri 
suoi  colleghi  a  giudicare  délia  disputa  ch'ebhei'o  Fotino  e  Basilic  d  Ari- 
cira  innanzi  i  padi'i  del  concilie  di  Sirniio^.  Sul  finire  dol  353  o  sul 
principio  del  356  essendo  questore  fu  mandate  nell' Armenia^.  Nel 
355,  siccome  appare  da  alcune  leggi,  d  certamente  poi  nel  357  ^^ 
prefetlo  del  pretorio  d' Ïtalia,  il  quai  ulïicio  ritcnne  lino  alla  sua  dis- 
grazia,  e  in  taie  qualità  assistette  al  famoso  concilie  di  Bimini  nel  3 5 9, 
essendogli  stato  promesse  d  consolate,  se  non  avesse  lasciato  partire  i 
vescevi  senza  che  si  fessere  accordati  Ira  lore*,  promessa  che  gli  venne 
mantenuta  col  dargli  i  fasci  ordinari  del  36 1.  Ma  in  quell' anne  Giu- 
liane  Apestata  avendo  valicato  le  Alpi  per  muovere  guerra  a  Cestanzo, 
Tauro  ch'  era  dévote  a  quest'  ultime  fuggi  dall'  ïtalia  col  suo  collega 
Fiorenzo  per  ricoverarsi  a  Cestantinopoli,  del  che  indispettite  Giuliano 
ordinô  che  nei  pubblici  istrumenti  fessere  chiamati  i  conseil  fuggitivi  ^.  P.  ^^t- 
E  fra  brève  per  la  morte  di  Cestanzo  essendosi  reso  padrone  di  tutto 
r  impero,  gl'  imputé  a  deîitto  la  sua  fuga,  e  prima  che  fosse  scaduto 
dal  suo  consolate  le  mande  in  esiglie  a  Vercelli^,  dope  di  che  man- 
chiamo  di  egni  altra  notizia  di  lui.  Niente  di  più  naturale  che  nell'  ozio 
del  suo  esiglie  egli  si  dedicasse  aile  studio  délia  celtivaziene  dei  campi, 
ed  ingannasse  il  tempo  colle  scrivere.  Tali  pelitiche  circestanze  dell' 
autore  gioverebbero  a  spiegare  la  circespezione  che  ha  usato  in  tutta 
la  sua  opéra  di  non  far  travedere  alcuna  cosa  che  le  risguardi  0  che 
alluda  ai  tempi  in  cui  visse.  E  spiegherebbere  eziandie  ceme  sul  prin- 
cipio dei  suoi  versi  scrivesse  : 

Pasiphile,  onialus  fidei,  cui  jure  fatemur, 
Si  quid  in  arcano  pectoris  umbra  tegit; 

'  Cod.  Theod.  Hb.  XI,  tit.  xvi,  1.  h.  '  Ammian.  Marcell.  lib.  XIV,  c.  xi.  §  16. 

"  Tillemont,  Hist.  ecclésiastique,  t.  VI.  '  Tillemont.  al  luogo  citato,  art.  lxxmii. 

art.  xLvii,  sur  les  Ariens,  e  gliautori  da  lui  '  Zosim.  lib.  III.  c,  x. 

citati.  *  Ammian.  Marcell.  lib.  XXII.  c.  ni.  .§  li. 

65. 


516  LAPIDE  GRUTERIANA. 

il  che  sembra  indicare  clie  aveva  dei  secreti,  corne  hanno  tutti  t>li  st'a- 
voriti,  che  non  si  arrischiava  di  aflidare  ad  alcuno,  tranne  a  cjnesto 
suo  fedelissimo  amico.  H  suo  viaggio  in  Armenia,  che  ho  più  sopra 
notato,  moslrerebbe  com'  egh  avesse  conoscenza  délia  maniera  con 
cui  gli  Asiatici  custodivano  le  pécore  \  siccome  la  sua  stanza  a  Vercelli 
potè  facilmente  acquistargli  notizia  del  modo,  ch'  egli  esattamente  de- 
scrive,  con  cui  mietevasi  nelle  Gallie^.  lo  non  insisterô  di  soverchio  su 
questa  mia  congettura  che  riconosce  1'  amico  di  Pasifdo  nel  console 
Tauro,  limitandomi  a  far  riflettere  ai  critici  che  in  lui  si  avverano 
il  nome,  il  grado,  l'età,  1' ozio  e  la  ragione  per  iscrivere,  non  che 
alcune  altre  condizioni  richieste  in  questo  autore  di  agricoltura. 

'  November,  tit.  XIII.  —  "  Jtinius.  Ut.  XI. 


CONSOLATO  DELL'  ANiNO  DCCXLVIL 


S[JL 

CONSOLATO    DELL'ANNO   DCCXLVII 

1)1   ROM  A, 

AL  SIG.   FRANCESCO  MAHiA    AVELLINO'. 


«La  seguente  iscrizione (3ra slata  tagliata  per  la  meta,  ed  i  due  pezzi  di  iiiarmo 
adoperati  corne  rivestimento  del  muro  di  un  edifizio'privato  ultimaniente-  dis- 
sotterrato  in  Pompei,  e  quindi  anche  di  là  staccati,  hanno  iasciato  nel  cemento 
la  nitida  impressione  délie  loro  lettere,  la  quale  da  me  con  massima  diligenza 
ritratta  mi  ha  data  questa  indubitata  lezione  ^  :n 

DAMA-  PVP  -AGRIPPAE 
MANLIANVS-LVCRETI 
ANTEROS  •  STAI  •  RVFI 
PRINCEPS  •  MESCINI 
5.  MI  N  ISTRI  •  PAGI 
AVG  •  FEL- SVBwr// AN 
PRIMI  •  ?  OSlErunJ 
ti-clavdio-nerone-iTer 
cn  •  calpvrnio  •  pisone  •  cos 

Apparisce  a  prima  vista,  che  questa  lapide  spetta  ail'  aiino  Varro-      t'.  3oH. 
niano  7Û7,  nel  quale  Tiberio  ancora  privato  geminô  i  fasci  ordinarj 
avendo  avuto  per  socio  Gn.  Galpurnio  Pisone.  Niuno  ha  dubitato  clie 
questi  sia  il  famigerato  Gn.  Pisone   marito   di  Plancina,   |)roconsole 
d' Africa,  legato  prima  délia  Spagna  Giteriore,  poi  délia  Siria,  autore 

'  [Extrait  des  Opuscoli  diversi  di  F.  M.  lettre  d'Avellino  à  Borghesi ;  voy.  Mommsen . 

Avellino,  vol.  II,  p.  3o6-3i5,  et  collationnë  /.  N.  2298.] 

sur  le  manuscrit  original  par  M.  Minervini.  ]  '  [Note   d'Avellino,   dans  ses   Opuscoli. 

^  [Au  mois  de  juin  i833,  suivant  une  t.  II,  p.  288.] 


5-20  CONSOLATO  DELL  ANNO  DCCXLVIL 

délia  niorle  di  Gernianico,  chiamato  percio  in  giiidizio  in  faccia  al  se- 
-  nato,  e  innanzi  la  condanna  uccisosi  di  propria  mano  nel  778  ^  Ini- 
perocchè  ciô  risulta  da  Tacito^  che  ci  ha  conservato  il  libelle,  nelquale 
innanzi  di  morire  scrisse  a  Tiberio  :  aPer  quinque  et  quadraginta  an- 
fcnorum  obsequium,  per  colkgium  cousulalus,  quondam  Divo  Augusto, 
crparenti  tiio,  probatus  et  tibi  amicus,  nec  quicquam  post  haec  roga- 
ccturus,  salutem  infelicis  fdii  rogo.n  E  lo  stesso  ricavasi  da  Dione^  : 
cfNeque  enirn  ullus  eorum,  qui  consulatu  una  cum  Tiberio  functi  fae- 
rrrant,  nisi  violenta  morte  obierat;  sed  et  Quintilius  Varus,  Cn.  Piso, 
(■  ipseque  Germanicus  per  vim  et  maie  perierant.  v 

L'  unica  controversia  che  sia  insorta  intorno  il  présente  latercolo  ha 
risguardato  se  Pisone  conseguisse  in  qiiesto  anno  il  suo  ufficio  per  la 
prima  volta  o  per  la  seconda.  E  bastato  che  l' indice  consolare  pre- 
messo  al  libre  LV  di  Dione  segnasse  Tië.  KlavSios  Ti€.  vi.  t6  |3',  xcù 
p.  307.  Vv.  KoiXTVovpvios  Vv.  vL  Usiœmv  to  ^',  perché  la  corrente  dei  fastograh 
cominciando  da  più  antichi,Cuspiniano,  Sigonio,  Panvinio  e  Golzio,  e 
venendo  fino  ai  recenti  Stampa,  Muratori  e  Piranesi,  si  siano  precipitati 
nella  seconda  sentenza.  E  qiiesta  puô  anche  dirsi  la  viltoriosa  al  pré- 
sente ,  essendo  stata  difesa  a  giorni  nostri  dal  marchese  Melchiorri 
e  dal  cav.  Pietro  Visconti*,  i  qiiali  hanno  rinfrescato  il  parère  del 
Sigonio,  che  questi  sia  il  medesimo  Pisone  dato  per  compagno  ad  Au- 
gusto nel  781  in  luogo  dell'  estinto  Murena,  benchè  poi  abbiano  dis- 
simulato  i  gravi  argomenti  con  cui  era  già  stata  combattuta  quell'  opi- 
nione.  Questi  argomenti  furono  messi  in  campo  dal  Pighio,  il  quale 
giustamente  oppose  che  se  Pisone  fosse  stato  collega  di  Augusto,  ciô 
non  si  sarebbe  preterito  da  Tiberio  quando  ricordô  al  senato  rrpatris 
ffsui  legatum  atque  amicum  Pisonem  fuisse^, t)  atteso  che  i  vincoli  nati 


'   Tacit.  y4nw«/.  lib.  III,  c.  xv.  repfxavixàs  ctùrôs ,  ^ictioo?  xaï  xaxws  ii^w- 

^  Annal,  lib.  III,  c.  xvii.  Aovto.] 

'■  Lib.  LVII,  c.  XX  :  I  Oxj  yàp  éaliv  ôalis  "   Nel  n"  xxxv   [p.  68  |  délia  loro  Sillo^re 

Twv    Û7r«T£U(TdtvT&)t»   -stotè   fxeT*   avTov    oO  (V  iscrizioni   slarnpala  nel  18':^ 3  ed  iiiserila 

^taicos  itiédavev,  àXXà  toOto  fxèv  Oiiàpos  anche  nell'  Effemeridi  Romane. 

0  KvivriXios,  ToïiTO  hè  Uiacov  à  Fraros, Ôre  "■  Tacit.  Annal,  lib.  III.  c.  xiii. 


CONSOLATO  DELL'ANNO  DCCXLVII.  521 

daila  socielà  iielle  caricho  erano  presse  i  Hoinarii  più  soleimi  di  o<;iii 
altro.  E  mostropoi  che  il  console  del  781  non  lïi  il  legalo  délia  Siria, 
ma  beiisi  suo  padre,  adducendo  un  insi^rne  j)asso  di  Tacito  '  :  rTiberiiis 
ffSyriae  praeiecerat  Gn.  Pisoneni  ingenio  violentum  et  obsequii  ij;ii;]- 
rcrum,  insita  ferocia  a  pâtre  Pisone,  qui  civili  bello  résurgentes  in 
frAfrica  partes  acerrimo  ministerio  adversus  Gaesarem  juvit  :  inox 
rrBrutum  et  Gassium  secutus,  concesso  reditu,  petitione  liononirn 
ccabstinuit,  donec  ultro  ambiretur  delatum  ab  Augusto  consulalum 
ff  accipere.  i-) 

Le  quab  ragioni  io  rinforzero  con  un'  altra  gravissima  desunta  dalla 
numismatica.  Tutti  convengono  che  d  figlio  sia  il  CN  •  PISO  •  CN  •  F- 
III  •  VIR- A  •  A- A-F'F,  che  fece  coniare  le  medaglie  di  rame  deli- 
neate  dal  Morelli  nella  gente  Calpurnia,  tavola  terza'^  le  quali  non  j>.  i<A 
ponno  essere  anteriori  al  781,  perche  ricordano  la  tribunizia  potestà 
di  Augusto,  ne  posteriori  al  761,  perché  tacciono  il  di  lui  pontilicato 
massimo  di  là  in  appresso  invariabilmente  ricordato  in  tali  monete. 
Ora  corne  costui  nell'  anno  medesimo  781  avrebbe  potuto  essere  ad  un 
tempo  triumviro  e  console,  ovvero  dopo  il  consolato  divenire  triumviro? 

Non  potendo  resistere  ail'  evidenza  délie  obbiezioni  del  Pighio  solo 
è  stato  il  Freinshemio^  a  prendere  una  strada  di  mezzo,  col  concedere 
cioè  che  il  figlio  Pisone  non  abbia  avuti  i  fasci  del  781,  ma  coH'  ani- 
mettere  insieme  che  possa  averli  conseguiti  in  un  anno  posteriore. 

Air  opposto  la  nota  ilerum  è  da  poi  stata  negata  al  console  del  7/17 
dai  critici  più  avveduti,  come  d  Pagi,  I'  Eckhel  ed  il  Sanclemente  *,  il 
quale  ultimo  ne  ha  addotto  per  motivo  ch'  ella  viene  ommessa  da  tutle 
le  antiche  collezioni  di  fasti.  Il  che  è  vero  generalmente,  se  se  ne  eccet- 
tui  la  sola  cronaca  Pasquale,  0  Alessandrina,  la  quale  manifestamente 
ha  ricopiato  Dione^  Ma  quantunque  perciô  si  concedesse  che  1  abba- 

'  Annal,  lib.  II,  c,  xliii.  ^  [Ou  plutôt  les  Fusti  Idaliani  uu  His- 

^  [Voy.  Gohea,  Méd.cons.  ^\.Ll,  Calpur-  pani,  qui  ont  également  Nerone  Ile  Pisone  II. 

nia,  9,  10,  11.]  Voy.  Morarasen,  dans  le  Corp.  inscr.  Lat. 

^  Supplem.adLiv. lib. CXL,c. XXIV e XXV.  vol.  I,  p.  h%h  et  546.  Cf.  le  même.  Die 

'  Devulg.  aerae  emend.  p.  58.  Rômische  Chronologie,  p.  11 3.  W.  Henzen.] 

m.  66 


5-22         GONSOLATO  DELL'  ANNO  DCCXLVIL 

glio  proveiiga  non  da'  suoi  copisti,  ma  dallo  storico  niedesimo,  il  quale 
perô  si  è  ben  guardato  dal  ripeterlo  nel  corso  dell' opéra',  tuttavolta  la 
sua  autorità  dovrebbe  cedere  a  quella  di  uno  scrittore  gravissimo  e  con- 
temporaneo,  voglio  dire  di  Dionigi  d' Alicarnasso^,  il  quale  attesta 
di  aver  cominciato  a  scrivere  le  sue  istorie  in  quest'  anno,  cli'  egli 
nota  K'XoLvSiov  ^^épwvct  t6  SsvTspov  vttolts'uovtcc ,  xcù  Uhœvcc  KaX- 
TTQvpviov.  Ed  a  lui  coiisona  è  la  testimonianza  dei  marmi,  leggendosi 
TI  •  NERONE  •  ET  •  CN  •  PISONE  •  CONSVLIBVS  nella  terza  délie 
tavole  Ancirane  a  sinistra^  e  TI -CLAV  •  CN  •  PISON  nella  tessera 
309.  gladiatoria  del  Gori*,  poco  conto  potendo  farsi  per  questa  parte  del 
frammento  pubblicato  dai  citati  sig.  Melchiorri  e  Visconti,  attesoche  la 
l'rattura  non  vi  ha  lasciato  se  non  TI  •  NERONE -CN -PI .  .  .  .  Ghe 
se  si  opponesse  non  esser  chiara  la  loro  mente,  perché  egualmente 
hanno  preterita  la  nota  del  secondo  consolato  in  Tiberio,  cui  sicura- 
mente  competeva,  risponderei  che  non  puô  farsi  la  stessa  obbiezione 
a  quest'  altra ,  che  non  è  già  un  condotto  di  piombo ,  com'  è  stato  gra- 
tuitamente  supposto,  ma  bensi  una  lapide  trovata  a  Marano  nel  Piceno 
Ira  le  rovine  di  un  acquedotto,  édita  imperfettamente  dal  Muratori  ^ 
nieglio  dal  Gohicci°  : 

TI  •  CLAVDIO  •  NERONE 
ITERVM -CN- PISONE -COS 
AQVAeductus    PV  BL  •  O  P  V  S  •  SI  GN  I 

ntim ' 

CVR 
.     .ALBA RAVO 

Alla  ([uale  aggiungendosi  oi'a  la  conlerma  dell'  iscrizione  Pompeiaiia , 
la  questione  si  avrà  da  tenere  per  tei'minata  del  tutto  :  e  veramente  se 


'  Lib.  LV,  c.  VII.  '  Pag.  2100.  1. 

'^  Antiq.  Rom.  lib.  I,  c.  m.  ^  Nella  Cnp'a  Marithna  ilhistrata ,  p.  81, 

'  [Peri'ot  et  Guillaume,  Voyage  en  Ga-  e  nella  collezlone  degli  opuscoli  del  Lazza- 

latie,  pi.  XXV,  col.  3.]  roni,  l.  VI,  p.  210. 

'  Imct\   Elrur.    praef.    l.    III,    p.    \x\i.  '   Yo\'?,c,  ad jinem 'proihictum ,  o  aUm  co^a 

[Corp.  in.icr.  Lai.  vol.  I,  p.  198,  n.  7A7.J  siniile. 


CONSOLATO  DÏ'AA:  A\\0  DCCXLVII.  523 

il  console  del  7/17  non  potè  avère  il  liiuinvirato  nionetale  se  non  dopo 
il  781,  manca  quasi  il  tempo  materiaie  perché  secondo  l'ordinaria  pro- 
gressione  délie  cariche  nell'  intervallo  abbia  ottenuto  i  lasci  un'  al  lia 
vol  ta. 

Per  terminar  poi  di  correggere  questo  collegio  nei  lasti,  altro  non 
resterebbe  se  non  clie  di  emendare  il  prenome  dell' avo  di  Tiberio, 
che  dal  Sigonio  e  dal  Panvinio  in  poi  si  è  delto  Appio  per  la  lalsis- 
sima  ragione  che  essi  aggiudicarono  a  quel  principe  ancora  privato  la 
medaglia  Morelliana  coH'  epigrafe  TI  •  CLAVD  •  TI  •  F  •  AP  •  N  ^  ch'  è 
inolto  pii^i  antica,  benchè  abbia  ora  qualche  ragione  per  non  crederla 
anteriore  al  ritorno  di  Silla  in  Italia.  È  vero  che  niuno  lia  i  vetusti 
scrittori  ci  ba  indicato  espressamentè  chi  fosse  questo  nonno,  ma  eineii- 
derebbe  il  loro  difetto  la  lapide  scoperta  a  Compulteria  spettante  al 
padre  dell' imperatore^,  in  cui  egli  vien  detto  TI -CLAVDIO -T- F- 

NER S'  ella  è  sincera,  del  che  la  difïicoltà  che  ora  espongo  mi 

mette  qualche  scrupolo,  tengo  per  fermo  0  che  sia  occorso  un  errore 
tipografico  in  alcuna  délie  stampe,  0  che  la  congiunzione  di  un  I  abbia 
falto  inganno  ail' occhio  del  descrittore,  perché  il  prenome  di  Tito  fu 
costantemente  ignoto  alla  patrizia  gente  de  Claudii  :  ed  io  le  fo  ap- 
punto  quest'  avvertenza  sperando  che  per  la  sua  vicinanza  ella  sarà 
in  istato  di  insegnarci  cosa  si  debba  pensare  di  (|uesto  mai-mo  sin- 
golarissimo^.  Certo  é  che  da  Tullio*  chiamasi  apertamente  Tiberio  il 
suocero  del  Q.  Volusio  padre  del  L.  Volusio  console  del  7/12,  il  primo 
dei  quali  si  ha  qualche  altra  presunzione  per  vedere  che  avesse  in  mo- 
glie  una  zia  del  successore  di  Augusto.  11  quai  Tiberio  Nerone,  legato 
di  Pompeo  nella  guerra  piratica  del  687  ^  é  i\  senatore,  che  intervenue 
al  giudizio  di  Catilina  ne!  691,  secondo  il  referto  di  Sallustio^  i  di 

'   Thés.   Morell.   in  g.  Claudia,  tab.  I,  jamais  existe;  voy.  Mommsen. /.  Y.  898  ". 

n.  6.  [Cohen,  Méd.   cons.  pi.  XII,   Qau-  L.  Remer.] 

^»«,  3.]  '  Ad  Attic.  lil).  V.  ep.  xxi. 

-  Romanelii,    Topogr.  part.  II.  p.   ZiSy.  ^  Flor.  Epitom.  lih.  III.   c.  vi  ;   Appian. 

[  Orelli ,  n .  6 8 1 .  ]  Bell.  Milhrid.  c.  xcv. 

[C'est  une  inscription  fausse  et  qui  n"a  Catil.  c.  lxxx. 

H6. 


\  3io. 


5-2/i  CONSOLATO  DELL'  ANNO  DCCXLVIL 

cui  recenti  commentalori  1'  hanno  a])punto  creduto  il  iioniio  dell  iin- 

peratore. 

Air  opposto  le  note  genealogiche  di  PisoUe  non  ammettono  ecce- 
zione,  venendo  autenticate  da  quelle  clie  si  attribuiscono  a  suo  padre 
nelie  tavole  Gapitoline  CN-F'CN'N.  Gonsta  da  esse  che  il  suo  avo 
fu  il  Cn.  Pisone,  figlio  anch'  egli  di  un  altro  Gneo  proquestore  di  Pompeo 
nella  guerra  Piratica,  corne  ci  nioslra  una  medaglia  Morelliana\  il 
quale  avendo  cominciato  a  collegarsi  con  Gatilina  fu  creduto  meglio 
dal  senato  di  allontanare,  mandandolo  questore  propretore  nella  Spa- 
gna  Giteriore,  ove  poco  dopo  rimase  ucciso,  tutto  cio  venendoci  nar- 
rato  da  Sallustio^  e  confermato  dal  titolo  onorario  sottoposto  alla  sua 
immagine  in  Roma,  veduto  dallo  Smezio^  e  riportato  dal  Grutero\ 

Per  ultimo  è  da  dolersi  che  le  lapidi  Pompeiane,  le  quali  spesso 
segnano  il  consolato,  non  avessero  1'  uso  di  aggiungere  il  giorno  e  il 
niese  délia  loro  dedicazione,  perché  questa  nostra  avrebbe  potuto  pro- 
habilmente  portarci  gran  lunie  sull'  altra  questione  dei  suffetti  di  quest' 
anno.  Scrisse  il  Sigonio,  che  Tiberio  non  ritenne  il  suo  secondo  conso- 
lato se  non  che  per  tre  mesi,  ed  invocô  1'  autorità  di  Suetonio^,  nel  che 
perô  commise  un  fallo  manifesto,  essendo  che  il  biografo  parla  di  quello 
p.  8 12.  che  gli  fu  secondo  dopo  la  sua  elevazione  al  principato,  onde  quest' 
assertiva  deve  riportarsi  al  77 A,  ove  si  troverà  veritiera.  In  oggi  il  San- 
clemente  e  i  iodati  signori  Melchiorri  eVisconti,  per  ragioni  che  del 
resto  sarebbero  plausibili,  hanno  slabilito  suffetti  aile  calende  di  luglio 
L.  Manlio  e  Q.  Torquato,  che  il  Panvinio  aveva  assegnati  air  anno 
susseguente,  desumendoli  da  due  lapidi  da  lui  riportate.  Ma  essi  non 
si  sono  accorti  che  la  prima,  KAL •  SEXTIL •  L •  MANLIO  •  QjTOR- 
QVATO  •  COS  •  SEMPRONI VS  •  TVDITAN VS  •  TESTAMEN- 
TVM  •  IVRE  •  MIL  •  QVOD  •  IPSE  •  FACIO,  non  è  altro  che  il  prin- 
cipio  del  diffamato  testamento  di  Tuditano,  edito  dal  Mazocchi'',  dal 

'  In  g.  (Àdj)urmu,   lab.  IJ .  n.  5.  [Voy.  "  Pag.  383,  5.  [Corp.  inscr.  Lut.  vol.  1, 

Cohen,  Méd.  cons.  pi.  X,  Calpurma,  ^5.]  p.  17 'j,  n.  698.] 
'  Catil.  c.  XVIII  e  \i\.  '  In  Tiber.  c.  lxvi. 

[Fol.  60.-7.]  ''  Epigrammata  miliq.  iltbis ,  f.  18. 


CONSOLATO  DELL  ANNO  iJCCXLVIf.  525 

Fabricio  '  e  ira  le  spurie  dal  Grutero-,  la  cui  ialsila  accoiiseiiLila  oia 
da  tutto  il  mondo,  fu  scoperta  fino  dal  primo  suo  apparire.  Ho  lettf» 
inialti  nelle  note  inarginali  apposte  dal  Metello  ail'  esemplare  del 
Mazocchi  conservato  nella  biblioteca  Vaticana^  chc  lanto  cgii  quanto 
Beriedetto  Egio,  il  Lelio  e  1'  Agostini  (il  qual(3  lo  condarinô  nel  dia- 
logo  XI)  lo  giudicavano  una  firizione  :  che  si  variava  nel  luogo  d'  onde 
dicevasi  provenuto,  alcuni  dicendolo  trovalo  nelle  Baleari,  allii  por- 
tato  da  Efeso;  e  che  in  fine  essi  lo  credevano  un'  inipostura  di  Pom- 
ponio  Leto,  corne  il  testamento  di  L.  Guspidio*  e  il  contratto  di  Pa- 
scuzio\  Ne  in  miglior  concetto  tengo  la  seconda,  che  ail'  infuori  del 
Panvinio  non  è  stata  cognita  ad  alcun  altro,onde  da  lui  ricopiolla  il 
Grutero  '^  : 

L  •  M  A  N  LI O  •  Qj  T  O  RQVATO  •  C  O  S 

IMP  •  CAESAIl •  DIVI  •  F  •  AVGVSTVS 

PONT-MAX-TRIB  -POT-XVTl 

IMP-XIIII 

Ghe  significa  quel  nominativo  isolato  che  non  regge  nulla?  Peichè 
ira  i  titoli  di  Augusto  si  sono  ommessi  contro  il  solito  i  suoi  consolati? 
Ella  ha  tutta  1'  apparenza  di  una  colonna  migliare,  ma  da  quando  in 
qua  hanno  queste  portato  1' epoca  consolare?  Osservo  poi  che  dalla 
famiglia  dei  Manlii  Torquati  fu  escluso  il  prenome  di  Quinto,  e  che  il 
INonio  il  quale  pel  primo  délia  sua  casa  assunse  il  cognome  di  Tor- 
quato  da  lui  trasmesso  ai  suoi  discendenti  pel  regalo  del  torque,  che 
da  ragazzo  ottenne  da  Augusto,  siccome  narra  Suetonio",  chiamossi  non 
Quinto,  ma  Gaio.  Laonde  reputo  finta  ancor  questa  a  solo  intendi- 
mento  di  fissar  1'  anno  dei  consoli  del  testamento  di  Tuditano,  e  l'ag- 
giungo  aile  altre  délia  medesima  classe,  délie  quali  ha  parlato  il  Mal•ini^ 


'  Antiq.  lib.  II,  p.  la.  vinio  n'indiquent  pas  la  provenance  de  cette 

^  Pag.  19,1.  inscription  ;  mais  elle  est  évidemment  fausse , 

^  Cod.  6/179.  et  probablement  Ligorienne.  J.  B.  de  Rossi.] 
''  Grut.  Spur.  p.  19,  -2.  '  In  August.  c.  xlv. 

^  Ibid.  p.  9,  1.  *  Frat.  Arval.  p.  64.)  e  66/1. 

Pag.  1  87,  1  o,  [Les  manuscrits  de  Pan- 


526  CONSOLATO  DELL' ANNO  DCCXLVll. 

cacciaiido   per  conseguenza  dai  fasti  corne  privi  di  ogni  foiidameuto 
L.  Manlio  e  Q.  Torquato,  e  relegandoli  fra  i  consoli  apocrifi. 

Parmi  poi  di  avère  una  ragione  abbastanza  forte  per  asserire  che 
in  quest'  anno  non  si  ebbero  suffetti,  almeno  ail'  epoca  in  appresso 
consueta  délie  calende  di  higlio.  Narra  Dione  che  Tiberio  in  questo 
siio  consolato  dovette  par  tire  da  Roma  per  assurnere  il  comando  délia 

-  guerra  Germanica,  per  lo  che  cdudos  votos  pro  Augusti  reditu  Gaius 
rrcum  Pisone  fecit^n  La  ragione  che  ebbe  lo  storico  per  fare  una  taie 
avvertenza  fu  quella  di  mostrare  secondo  che  ha  fatto  in  altri  anni, 
corne  x^ugusto  veniva  avvezzando  questo  ragazzo  ai  pubblici  ufficj,  ma 

•  è  chiaro  ugualmente  che  Gaio  figlio  di  Agrippa  non  ebbe  in  questi 
giuochi  altra  parte  che  quella  di  fare  colla  persona  le  veci  dell'  assente 
Tiberio,  atteso  che  questo  se  ne  attribuisce  tutto  1'  onore  nella  lapide 
incisa  in  quest'  occasione,  conservata  tuttora  in  Roma  nel  cortile  délia 
Propaganda^,  e  cosi  concepita  : 

TI  •  CLAVDIVS-TI-F-  NERO 
PONTIFEX  •   COS  •  ITERVM 

IMP-ITERVM 
LVDOS-VOTiVOS-PRO'REDITV 
IMP  •  CAESARIS  •  DiVl  •  F  •  AVGVSTI 

PONTIFICIS-MAXIMI 

lOVI-OPTIMO-MAXIMO-FECIT 

EX • S  •  C 

Tali  gioclii  perô  non  nacquero  da  alcuna  straordinaria  circostanza 
<li  (juel  tempo,  perché  Augusto  si  era  restituito  alla  capitale  fino  al- 
meno dal  settembre  dell'  anno  précédente,  ed  anzi  1'  aggiunto  VOTI- 
VOS  ci  dimostra  che  furono  gli  annui  ai  quali  con  voto  si  era  obbligato 
il  senato  fino  dai  786^  pel  ritorno  di  Augusto  d'  oltremare,  e  che  por- 
tavano  il  nome  di  Auguslalia,  da  non  confondersi  perô,  come  hanno 

'   I  Tr)v  Se  hï)  TstvtîjMçiv  "zrjv  virèp  tïjs  '^  Smet.  fol.  17,  9;  Grul.  p.  1  1 ,  1 .  [Orelii, 

èTravôhov  toO  AvyoxjaToi)  yevo(xévrfv  à  Tàios  ri.  Sqq-  ] 
dt^' ixiiTOÎKTVvT<ï)niaù)vihiédï)xev.]hih.LV,  '  Dion.  lib.  LIV,  c.  \. 

c.  vni. 


CONSOLATO  DELL'ANNO  IJCCXLVII.  597 

fatto  parecchi,  colle  aUre  Auguslalia  in  onoi'c  del  ualale  del  uiedesiuio 
Cesare,  clie  ricorrevano  ai  ^28  di  settembrc,  e  che  non  fuiono  sancitc 
dal  senalo  se  non  nel  yA.'J  '.  Fincliè  visse  Ottaviano  fu  incombenza  dei 
consoli  di  presiedere  ad  anihedue  le  Augustali,  siccorne  per  lifjuajdo 
aile  prime  apparisce  da  Dione^  e  da  un'  allry  hipidc';  „ia  n(;l  yfi-  lu 
decretato  che  le  Au(;usl;di  natalizic  restassei'o  in  cura  dei  consoli  e 
che  le  ffAugustalia  pro  reditu  tiibuni  plebis  tanquam  sacrosancti  cele- 
cfbrarent^Ti  Cio  premesso  è  ora  da  avvertire  che  le  Augustali  y;ro  rediin 
cadevano  ai  1  s  di  ottobre,  nel  quai  di  il  calendaiio  Malïeiano''  segn;. 
AVGVSTalia,  e  F  Anziatino^  accenna  ludi  ^N  CIRCO,  meglio  spie- 
gandosi  il  calendario  Amiternino^  che  nota  sotto  il  medesimo  giorno  : 
LVD?:  IN  ClRCo  FEKiae  eX  Senahis  Consullo  Quod  Eu  Die  IM- 
Feralor  CAESar  AVGuslus  EX  TRANSMARINï.s  PROVINCm- 
VRBEM  INTRAVIT  ARAQy^e  FORTumie  REDVCI  CONSTl- 
Tula  est. 

Or  dunque  se  Pisone  in  persona,  e  Tiberio  per  mezzo  di  procuia- 
tore  celebrarono  i  ludi  votivi  pro  reditu;  se  questa  era  un'  incombenza 
dei  consoli,  e  se  quel  giochi  ricorrevano  ai  1  a  di  ottobre,  sarà,  io  credo, 
dimostrato  che  fino  a  quel  giorno  coiitinuavano  nell'  esercizio  délia 
loro  dignità,  e  che  per  conseguenza  non  si  eia  portata  ancora  alcuna 
innovazione  nei  fasti  del  7/17. 

'  Dion.  lib.  LIV,  c.  xxxiii.  [M.  Momm-  '  (Jrul.  p.  1  1,  -2.  [Cf.  Oielli,  ad  n.  599.: 

sen ,  dans  le  Corp.  inscr.  Lat.  vol.  I ,  p.  hok  ,  "  [là^svéoia  oi  vTrarot. . .  àywvodeTcbtyi, 

fait  rapporter  ce  passage  aux  Augustalta  pro  ri  ts  %iyow1ihoi  oi  hjuoioxot  œs  hxi  is- 

reditu,  et  non  pas  aux  Augustalta  natalUia,  poTipsirsTs  ôvres  hioiTiOwcriv.]  Dion.  lib.  LVl. 

et  quand  on  lit  avec  attention  le  texte  de  c.  xlvi.  Cf.  Tacit.  Annal,  lib.  I,  c.  xv. 

Dion,  on  ne  peut  douter  qu'il  n'ait  raison.  '  [Corp.  inscr.  Lat.  vol.  1,  p.  807.] 

VV.  Henzen.]  ^  [Ihid.  p.  399.] 

-  Lib.  LIV,  c.  xxvn.  '  \Ihid.  p.  325.] 


\'.  -.u 


ISCRIZIOM   l)J   OBEliPETTAU. 


67 


l^TOHNO  A   IMJK  ISCI'JZIONI 


DI 


OBERPEÏTAL . 


Negli  Amiali  di  Vienna  per  1'  anno  iSag"^  fu  pubblicata  la  seguente 
iscrizione  incastrata  nel  palazzo  di  Obcrpettau  nelia  Stiria.  I;i  <\un\(i 
quantunque  mal  conservata  o  mal  trascritta,  pure  ci  ofïVe  noti/ic  im- 
porta ntissime  : 

I  •  O  •  M  •  D 
D  I  D  Y  M  V  S 
AVGG  •  VLLI  FI  • 
EX-NVMMVL-  PP 
5.  PRO'SALVTE-SVA 
"E  •  AV  R  E  L  I  A  E 
ALEXANDRIIIIMII 
C  O  N  I  V  G  I  S 

mmms  •  l  •  m  • 

1  o .  mmv  o  •  E  T  •  MiliyiB 

Sana  è  la  prima  riga,  in  ciii  si  parla  di  Giove  Dolicheiio  :  sana  la 
seconda  col  nome  del  dedicante  :  ma  chi  non  dira  corrolta  la  lerza,  in 
CLii  è  scritto  AVGG' VLLIFI?  Tuttavolta  si  ha  gran  lume  per  emen- 
darla  dalla  quarta  EX-NVMMVL*  PP.  Ognuno  sa,  quanto  spesso  i 
nummularj  si  trovino  in  compagnia  degli  officinatori  per  concepire 

'   [Extrait  du  Bulleitino  delV  Institulo  di        nuscrit  oj'iginal  conserve  dans  les  archives 
corrispondenza  urcheologica  di  Ronia,  i835,         de  cet  institul.J 
p.  1-7,  et  revu  par  M.  de  Rossi  sur  le  ma-  ^  Tom.  XLV,  p,  61.  n.  i-^. 

67. 


532  ISCKIZIONI  DI  OBERPETTAU. 

P.  2.  tosto  il  sospetto,  che  la  sillaba  FI  délia  guasta  riga  appartenga  appunto 
ad  alciino  di  loro.  OFFICINATORES  •  ET  •  NVMMVLARI  •  OFFI- 
CINARVM  •  ARGENTARIARVM  •  FAMILIAE  •  MONETARme 
abbiamo  nella  p.  /i5,  3,  del  Grutero;  O¥¥tcinator  MONetae,  e  NVM- 
MVLARIO •  OFFICiW^e  MONetae  nella  p.  583,  7;  NVMMVLA- 
RIO- PRIMO -OFFICmrte  MONETr/e  ARGENTARïW,  e  NVM- 
MVLAKIO  -  0¥¥\Cinae  MONETAE  nella  p.  638,  2  e  3,  e 
viceversa  OFFICINATORES  •  MONETAE  •  AVRARIAE  •  AR- 
GENT ARIAE  •  CAESARIS  nella  p.  7/1,  1  :  da  controporsi  ai 
SIGNATORES  •  SVPPOSTORES  •  MALLIATORES  •  MONE- 
TAE-CAESARIS -N  délie  p.  1066,  5,  e  1070,  1.  Dietro  ciô  io 
penso,  cbe  quell'  VLL,  il  qiiale  non  puô  avère  alcun  senso,  debba  es- 
sere  NN,  non  avvertita  cioè  nel  primo  N  la  gamba  anleriore,  per  cui 
se  n  è  formato  un  V,  e  mal  diviso  il  seconde  in  due  LL,  onde  leggo 
DIDYMVS  AVGGusloruvi  NNostrorum,  sotto  inteso  al  solito  serviis. 
Trovo  poi  nel  residuo  IFI  il  nominativo  da  cui  dipende  Y  ex  immmula- 
riis;  prendo  la  linguelta  malamente  attaccata  al  secondo  L  pel  punto 
divisorio  ;  prendo  invece  il  punto  per  1'  avanzo  di  una  linea ,  e  ne 
laccio  VFI,  e  quindi  VFF,  poco  badando  alla  permutazione  dell'  O 
coir  V,  lettere  già  solite  a  scambiarsi  fino  dai  tempi  di  Quintiliano. 
Per  tal  modo  prosieguo  a  leggere  VFFîa'««/or-EX -NVMMVLa/m^ 
concludendo,  che  coslui  era  un  lavorante  fi-a  gl'  impiegati  monetari. 
Resta  per  ultimo  il  PP,  cbe  per  non  citare  se  non  1'  esempio  délia  Orel- 
liana  n.  1687,  interpreto  ?rovinciae  Fannoniae,  0  se  anclie  si  vuole  ¥?an- 
noniarum,  0  ?¥annonicis,  giaccbè  siamo  in  teuq)i  nei  quali  era  già  in 
uso  il  raddop])iamento  délie  lettere  per  significare  il  plurale. 

Ma  voi  dunque,  mi  si  opporrà,  con  questo  vostro  V¥¥iciualor-EX- 
NVMMVLariis'Provinciae- Fannoniae  ammettete  una  zecca  impériale 
in  quella  provincia,  délia  quale  non  si  ba  il  menonio  indizio  ?  Gonve- 
niamo  dei  tempi,  e  gl'  indizi  non  mancberanno.  E  costante  in  epigralia, 
che  il  doppio  G  nella  parola  AVGG  dimostra,  cbe  la  lapide  non  puô 

'  [M.  Mommsen  avait  proposa  une  res-        VlLUcus  •  ET -EX-  NVMMVLflno;  voy. 
liliition  Ix'fMifoiip  plus  naturelle  :  AVGG*         Henzen,  Suppl.  Orell.  n.  65^19.  L.  Renier. 


ISCHIZIONI  DI  OBRRPETTAU.  533 

essere  anteriore  a  M.  AiireJio  <;  L.  V(3ro  :  ma  piio  Ijfiie  appartenere 
anche  ail'  ctà  di  Severo  c  di  Garacalla,  o  ad  altra  inferiorc.  Ora  ha  p'ik 
notato  r  Eckhcl  '  :  rr  Animadvertendum  ad  numnios,  qui  prioris  Severi 
rraniiis  flati  sunt,  complures  ex  his  esse  fahricae  rudioris  et  epifjra- 
crphem  saepe  luxatam  ollcrio. .  .  qiio  ciica  duhitaii  neqiiit  eos  alicubi 
rr  extra  Urbem  esse  perçusses,  n  La  mia  série  d'  argento  ricca  di  170  me-  p.  3, 
daglie  diverse  di  quest'  imperatore  appojjgia  pienamente  il  dette  de! 
iiumismatico  viennese.  Le  medaglie  baibariclie  vi  abbondano  sul  prin- 
cipio  del  suo  impero  :  continuano  per  alcuni  anni  e  nomiriatamente 
coir  IMP-X,  e  IMP'XI;  ma  non  ne  ho  che  una  sola  di  questo  gé- 
nère, in  cui  se  gli  dia  il  titolo  di  PIVS  da  lui  assunto  nell' anno  di 
Gristo  201.  Ove  dunque  stabiliie  la  patria  di  questi  nummi  j)iù  pro- 
babilmente,  che  nella  provincia,  in  cui  Severo  fu  proclamato  impera- 
tore ?  Non  dovette  aver  egli  un  pronto  bisogno  di  moneta  pel  donativo 
e  pel  soldo  dei  suoi  soldati,  e  non  essendo  ancor  padrone  délia  zecca 
di  Roma  non  dovè  tosto  pensare  a  fondarne  un' altra,  che  in  appresso 
potè  sopprimere?  Non  ho  qui  libri  atti  a  sincerarmene,  ma  mi  pare  di 
sapere  che  quelle  regioni  non  manchino  di  minière  d'  argento.  1  nii- 
seri  avvanzi  che  ha  serbato  la  lapide  délia  data  consolare  ....  VO  • 

ET -M cOS  ben  si  accordano  colla  mia  opinione.  La  larghezza 

deir  iscrizione  attestata  dalle  linee  rimaste  intere  mette  fuori  di  con- 
troversia,  che  i  consoli  non  poterono  essere  indicati  se  non  che  al  so- 
lito  pel  cognome,  e  ogni  presunzione  porta  a  credere,  che  questi  fossero 

—  Depuis  j'ai  vu  la  pierre,  qui  existe  en-  Le  troisième  G  de  la  troisième  lif^ne  a  été 
core;  rinscription  est  ainsi  conçue  :  efifacé  dans  l'antiquité.  Les  consuls  mention- 


nés sont  ceux  de  l'an  907  de  notre  ère; 
les  trois  empereurs  indiqués  par  la  sigle 


I     •     O     •     M     •     D 

D    I    D    Y    M    V    S  Axrrrn       ^  a       q    r       qx  ^       r 

„   ,.,  .Tir.  AVGGG  sont  donc  beptime  hévere,  La- 

EXNVMMVL-PPS  racalla  et  Géta.  Il  faut  lire .  à  la  quatrième 

PRO-SALVTE-SVA-ET  ligne.    EX  •  N  V M  M  V  Lrtr?o    Vrovincioe 

A  V  R  E  L  I  A  E  Vannoniae  Superioris.  Le  reste  ne  présente 

ALEXANDRIAE  ^^^^^^^  difficullé.  Th.  Mommsen.] 

CONIVGIS  invT/f  VU  r 

-  ,  .,  D.  ly.  V.  t.  \  Il ,  p.  iby. 

APRO  •  ET-MAXI.MO 
COS 


53/1  ISCRIZIONI  DI  OBERPETTAU. 

ordinarj.  Ora  nei  tempi  ai  quali  puo  ragionevolmente  riferirsi  il  marino 
non  trovo  il  caso  clie  il  cognome  di  uno  dei  consoli  terminasse  in  VO 
e  quello  dell'  altro  cominciasse  per  M.  Ne  conchiudo  che  la  frattura 
avrà  portato  via  la  prima  gamba  del  N ,  dietro  che  è  pronto  il  ristauro 
fabiaNO  •  ET  •  Muciano  •  cOS ,  che  ci  riporterebbe  appunto  ail' anno  201. 

Dalle  cose  dette  apparirebbe  intanto  che  noi  avremmo  1'  obbligo 
grandissime  a  questa  pietra  di  averci  insegnato,  che  la  zecca  esterna 
di  Settiniio  Severo  fu  probabilmente  stabilita  a  Pettau,  il  che  potrebbe 
avère  nella  numismatica  moite  conseguenze.  Forse  in  tutto  questo  di- 
scorso mi  sarô  lasciato  trasportare  da  qualche  sogno,  ma  non  è  sogno 
pero  che  qui  si  parli  di  nummulari,  e  ch'  è  ben  piii  probabile,  che  vi 
s' intenda  di  monetieri,  piuttosto  che  siano  stati  molti  banchieri  in  una 
piccola  città  di  provincia  ancor  semibarbara.  Gomunque  sia,  questi 
sogni  mostreranno  almeno  il  pregio,  che  puô  avère  la  présente  lapide, 
e  l' importanza  di  certificarsi  délia  sua  lezione. 

Neir  anno  1821  usci  dalla  terra  quest'  altra  iscrizione  nella  stessa 
città  ^  : 

I       O       M       D 

T  •  FLAVIVS 

C  ARVS 

PRO  •  S  A  LV  T  E 

5.      SVA- ET- FL- Vie 

TORINAE'CONI 

ET  •  SVORVM 

V  •  S      L      M 
TIT-T-LANIO    COSS- 

Tosto  che  ïu   pub])licata  dal   cav.   Steinbûcliel  ^,   ella  mi   vennc   co- 

'  [La  pierre  existe  encore;  je  lai  vue  Les  deux  plus  anciennes  copies  manuscrites 
aussi;  mais  l'inscription  a  été  refaite  par  une  donnent,  l'une  la  leçon  reproduite  par  Bor- 
roain  maladroite,  de  sorte  qu'on  ne  par-  g-hesi,  l'autre  TIT'TLANISCO.  Pcut-êtie 
viendra  probablement  jamais  à  en  découvrir  y  avait-il  II  •  SILANIS  •  COS ,  ce  qui  don- 
la  véritable  leçon.  Aujourd'hui  on  lit  à  la  nerail  l'an  iHy  de  notre  ère.  Tu.  Mommsen.J 
derriièiT'  lijrne  :  ^  Negli  Annali  di  Viennn,  1899,  t.  XLV, 
TIFL-BLANIS-CC^.  p.   ()0,n.   6. 


ISCRIZIONI  DI  OBKUPETTAU.  535 

municata  da   im  amico,  c  siillc   priiin;   mi    |,;,ive  spcdito   di   leMjrore 
T\To  -  Filio     ET  •  Lndo  •  ANNIO  •  COSS,  liportandola   cosï^all 
aiino  70  di  Gristo,  iii  cui  L.  Aimio  Jiasso  lu  imo  dci  suiïolli,  (^  jii  cui 
Tito  in  compagnia  di  suo  padre  Vespasiario  ebbe  por  la  piim;,  \olla  1 
lasci  oïdiriaij,  riotati  iii  egual  modo  anche  nei  fasti  Casinati  '  :  Vespa- 
mNO- II -TITO -FILIO -COS.  Ma  essendo  ora  lornato  a  studiarla 
con  maggior  ponderazione,  vedo  clie  una  taie  sentenza  urta  in  infinité 
dillicoltà,  e  non  puô  dilendersi  ad  alcun  patto.   Da  Tacito"^  appaiisce 
chiaro,  clie  nel  69,  cioè  a  dire  quasi  nello  stesso  tempo  di  cui  qui  si 
tratterebbe,  già  1'  anno  consolare  dividevasi  regolarmente  in  tre  nun- 
dmi  di  quattro  mesi  I' uno,  come  vediamo  essersi   continuato  anclie 
sotto  Domiziano  per  fede  del  frammento  dei  Fasti  Ostiensi  datoci  dal 
sig.  Fea^,  ed  esistente  nel  Vaticano.  Imperocchè  dopo  averci  detto  io 
storico,  che  agli  uccisi  ordinarj  Galba  e  Vinio  furono  sostituiti  Ottone 
e  il  Iratello,  e  dopo  averci  narra to,  che  costoro  vollero  incastrare  nei 
prossimi  mesi  anche  i  loro  amici  Virginio  Ruio  e  Ponqieo  Vopisco,  con- 
tmua  :  crCeteri  consulatus  ex  destinatione  Neronis  aut  Galbae  man- 
ffsere,  Gaelio  ac  Flavio  Sabinis  in  (kalendas)  Julias,  Arrio  Antonino 
rret  Mario  Gelso  in  Septembres.!^  Da  ciô  risulta  che  T  anno  era  stato 
distribuito  da  principio  fra  Galba  e  Vinio  che  procedettero  aile  calende 
di  gennaro,  fra  Gelio  e  Flavio  che  dovevano  entrare  in  carica  al  primo 
di  maggio,  e  fra  Arrio  Antonino  e  Mario  Gelso  designati  pel  primo  di 
settembre,  onde  Ottone  non  fece  altro  se  non  che  prendere  pei'  se  il 
rnnanente  del  tempo  compétente  a  Galba,  e  togliere  i  primi  due  mesi 
a  Gelio  e  a  Flavio  per  darli  a  Virginio  e  a  Vopisco.  Stabilité  cosî  le  re- 
gole  ordmarie  pel  procedimento  dei  consoli  in  questi  tempi,  ognun 
vede  che  Annio  Basso,  il  quale  in  compagnia  di  Gecina  Peto  occupava 
quel  magistrato  XV   K- DEC  S  e  a  cui  era  per  conseguenza  toccato 
r  ultnno  nundino  dell'anno,  non  potè  mai  essere  collega  di  Tito,  che 
occuponne  il  primo,  perché  dovettero  fra  loro  interporsi  i  consoli  del 

Fabretti,  Inscr.  dom.  p.  /(85,  n.  1.S9.  '  [Framm.  di  Fasti ,  p.  xliv.  n.  ic>:  Hpii- 

[Mommsen,  /.  N.  ki^h.]  zen,  n.  6/i^i6.j 

'  /^««i.  lib.  I,  c.  Lxxvii.  ^  Grut.  p.  289,  3.  [Orelli,  n.  -j!xo.\ 


53G  ISCRIZIONI  DI  OBERPETTAU. 

secondo  nundino,  che  dal  Cavedoni^  si  è  mostrato  essere  stati  Mu- 
ciano  per  la  seconda  volta  e  Petilio  Céréale,  dato  anche  che  il  col- 
legio  consolare  di  quest'  anno  non  fosse  più  numeroso  de!  solito,  corne 
si  lia  qualche  ragione  di  sospettare,  e  corne  rimane  probabilissimo  per 
la  quantità  délie  persone  a  cui  Vespasiano  dovette  dislribuire  dei 
premi  per  1'  opéra  che  gli  avevano  prestata  nella  guerra  testé  ilnita 
con  Yitellio.  Ne  puô  credersi,  che  il  L.  Annio  de!  nostro  marmo  sia 
un  uomo  diverse  da  L.  Annio  Basse,  ne  ricorrendo  per  ciô  ad  Annio 
Gallo,  che  fu  veramente  un  consolare  di  questi  tenqji  ben  note  presso 
Tacito,  si  puô  supporre,  che  Vespasiano  gli  avesse  rinunziato  una  parte 
del  suo  nundino,  perché  ([uell' Annio  chiamossi  Appio  e  non  Lucio, 
perché  si  conosce  il  suo  collega  L.  Verulano  Severo,  e  perché  si  hanno 
altre  ragioni  per  fissare  i  suoi  fasci  sotto  Nerone. 

Altre  incongruenze  oltre  di  ciô  verrebbero  suscitate  da  quella  mia 
prima  opinione.  Titus  ha  la  sua  propria  abbreviatura  T,  né  in  cambio 
di  essa  si  è  mai  visto  TIT.  Nei  fasti  Casinati  sta  benissimo,  che  si  dica 
TITO'FILIO,  perché  ciô  si  riferisce  a  Vespasiano  nominato  prece- 
dentemente;  ma  nel  nostro  caso  in  cui  Tito  sta  solo  da  se,  quai  curiosa 
maniera  sarebbe  quella  di  denotarlo  in  tal  modo,  invece  del  solito 
T-CAES  0  T-AVG-F? 

Mille  ragioni  si  uniscono  poi  a  persuadere  che  questa  lapide  debba 
essere  di  un'  età  ben  inferiore  al  principio  dell'  impero  dei  Flavj.  Il 
P-  ^5.  Marini  ha  già  osservato^,  che  nei  buoni  terapi  non  fu  solito  di  unire  i 
nomi  dei  due  consoli  colla  copula  ET,  quando  si  notava  il  loro  pre- 
nonie,  e  la  mia  esperienza  deve  attestare  in  suo  favore,  che  tranne  po- 
chissimi  esempi,  quest'  uso  non  cominciô  a  propagarsi  se  non  ai  tempi 
di  Antonino  Pio.  Più  nota  è  la  seconda  legge,  che  ricaccia  ai  secoli  infe- 
riori  T  abbreviatura  COSS,  clie  qui  si  vede.  Senza  stare  al  soverchio 
rigore  del  Fabretti  ^,  il  quale  non  voile  ammetterla  innanzi  V  inq)ero 
di  Gallo  e  di  Volusiano,  io  posso  dire  che  la  prima  volta  in  cui  mi  si 


'   fSotizia  e  dichiarazionc  di  un  diploma  "^  Fr.  Arval.  p.  i/i3,6. 

mililare;  Modena,  iU'Ôù,  in-8°,  p.  i3.  ^  Inscr.  dom.  p.  hko. 


ISCRIZIONI  DI  OBERPKTTAU.  537 

è  dato  di  ocularmenle  vedeila  è  stato  iicl  mariiio  del  iMui-aloii  '  dell 
aimo  di  Cristo  i^i8  csistente  ne!  Museo  iapidario  di  Urbino.. .  ATO- 
ET  •  SALVIO  •  IVLIANO  •  COSS,  ovc  pero  mi  è  paruto,  che  il 
seconde  S  fosse  stato  aggiunto  da  una  mano  posteriore.  f.;i  pin  aii!ic;i 
pi'ova  sicui'a  che  se  ne  potrà  acldurie  finora,  sarà  dunque  la  lavola 
patronale  di  M.  Aristio  Albino  Irovata  poclii  anni  sono  in  SaiTlegna'-^,  e 
appartenente  ai  consoli  dclT  anno  i58. 

A  ciô  corrispondono  anche  le  altre  deduzioni,  che  si  ricavano  dal 
resto  deir  epigrafe,  o  dalle  circostanze  che  1'  acconipagnano.  Il  culto 
siriaco  di  Giove  Doliclieno  non  si  estese  in  Occidente  se  non  sotto  il 
regno  degli  Antonini,  corne  altra  volta  rilevô  saviamente  al  suo  solito 
il  lodato  Marini^  I  nonii  di  T.  Flavio  portati  dal  dedicante  danno,  è 
vero,  nn  motivo  di  sospettare,  che  abbiano  avuto  1'  origine  o  mediata, 
0  immediata  da  un  principe  di  (juesta  casa;  ma  è  anche  diflicile  a  com- 
prendere,  che  i  liberti  o  i  clienti  di  una  famiglia  di  Rieti  poco  prima 
povera  e  oscura  potessero  essere  già  penetrati  nella  Pannonia  fino  dai 
primi  mesi,  in  cui  sali  al  principato.  La  piena  somiglianza  ira  (juesla 
lapide  e  quella  prodotta  sopra  alla  pagina  53 1  è  pure  un  indizio  non 
leggiero,  che  non  deve  esser  corso  grande  intervallo  ira  la  loro  inci- 
sione.  Infine  reputo  difficile  dimostrare,  che  alcuna  délie  iscrizioni 
rimasteci  di  Pettau  sia  anteriore  alla  deduzione  délia  colonia,  che  in 
essa  fece  Trajano^  Se  dunque  per  le  ragioni  fin  qui  addotte  il  nostro 
sasso  dev'  essere  posteriore,  e  forse  di  non  poco,  a  quest'  epoca,  sa- 
rebbe  al  tutto  straordinario  di  trovarvi  mentovato  uno  dei  consoli  ail' 
antica  maniera  repubblicana,  cioè  col  prenome  e  col  gentilizio,  taciuto 
il  cognome,  che  in  appresso  non  si  ommise  giammai,  talchè  i'  uso  co- 
mune  fu  poi  quello  di  chiamarli  o  col  semplice  cognome,  o  col  nome 

'  Pag.  829,  3.  quelles  se  trouve  la  sigle  COSS.  mes  Inscr. 

^   [Gazzeva ,  Di  un  decrelo  di  paironulo  e  chrislianae   Urhis  Romae,  tom.    I.   proleg. 

di  clientela  délia  colonia  Giulia  Usellis;  To-  p.  xxi.  J.  B.  de  Rossi.] 
rino,  i83o,  in-i",  tav.  XI;  Henzen,  Suppl.  ^  Fr.  Arval.  p.  589. 

Orell.  n.  64i3.  — Voyez,  sur  les  inscrip-  "  [Voy.Hemen.Supplem.Orell.n.b-iSo.] 

lions  de  l'an  107  et  de  l'an  111,  dans  les- 

III.  68 


53b  ISCRIZIONI  Dl  OBERPETTAU. 

e  cogiioiiie ,  un  poco  meno  frequentemente  cou  tutti  tie  i  loio  iiomi ,  e 
rarissime  vol  te  col  prenome  e  cognonie. 
p.  7.  Giô  posto ,  e  posto  eziaiidio  che  non  si  ha  alcun  punto  che  ci  obblighi 

a  dividere  le  parole,  la  niigiior  spiegazione  in  questo  caso  sembrami  la 
più  semplice,  quella  cioè  di  leggere  1'  ultima  riga,  corne  il  marmo  la 
mostra,  TIT-'E*  LANIO 'COSS,  e  di  credere  che  questi  secondo 
lo  stile  ordinario  siano  due  cognomi,  abbreviato  d  primo,  intero  il  se- 
condo. La  trattina  costituente  il  nesso,  che  aggiungerebbe  la  F  e  ne 
t'arebbe  la  voce  inestricabile  TITF,  0  TIFT,  non  è  per  me  se  non  il 
punto  divisorio  solito  specialmente  a  succedere  aile  voci  tronche ,  come 
credo  proveniente  da  un'  accidentale  scheggiatura  del  marmo  1'  altra 
lineetta,  che  autorizzerebbe  1' addoppiamento  del  N,  il  di  cui  uso  in 
taie  senso  non  so  se  possa  provarsi  conosciuto  dalle  lapidi  germaniche, 
le  quali  invece  furono  molto  amiche  di  aggruppare  le  lettere.  Non  sono 
adunque,  a  mio  parère,  questi  consoli  se  non  che  due  degl'  infiniti  sut- 
fetti,  che  mancano  ancora  alla  série  consolare  appartenenti  probabil- 
mente  ai  tempi  di  M.  Aurelio  0  di  Severo,  intorno  i  quali  è  vano 
rompersi  la  testa  per  fissarne  1'  anno,  finchè  non  sopragiungano  altri 
confronti.  Lanius  è  nome  di  mestiere,  ond'  è  adattatissimo  a  servire 
di  cognome,  benchè  non  conosca  a  quai  famiglia  appartenesse.  Il  TIT 
si  supplirà  poi  agevolmente  TlTianus,  ne  mancano  in  quesf  età  per- 
sonaggi  cosi  denominati  capaci  dei  fasci,  come  sarebbe  i\  Tiziano  com- 
pagno  di  L.  Vero  nella  guerra  Partica  memorato  da  LucianoS  e  spe- 
cialmente d  T.  Flavio  Tiziano  délia  Gruteriana  /n3,  1,  che  sembra 
a  ver  vissuto  ai  tempi  di  Severo  e  di  Garacalla,  e  a  ver  avuto  qualche 
attinenza  colla  Flavia  Tiziana  moglie  dell'  imperatore  Pertinace,  il 
quale  se  fu  proconsole  d'Africa,  come  ivi  si  dice,  fii  dunque  console 
certamente.  E  a  far  prescegliere  questo  piuttosto  che  un  altro,  darebbe 
torse  una  qualche  tentazione  la  coincidenza  dei  suoi  nomi  con  quelli 
deir  autore  del  marmo,  che  potrebbe  credersi  un  suo  dipendente,  nel 
quai  caso  si  avrebbe  pronto  il  motivo  per  cui  avesse  amato  meglio  di 
preferire  al  consolato  ordinario  il  sufîetto  del  suo  patrono. 
'  Quomodo  comcrihenda  sit  hist.  c.  xxi. 


VIGILUM  ROMANORUM  LATERCULA. 


68. 


VIGILUM   UOM/VNORUM 
LATERCULA  DUO  COELIMO\TA NA, 

MAGNAM  PARTEM  MILITIAE  ROMANAE  EXPLIGANTIA, 

EDIDIT  ATQUE  ILLUSTRAVIT 

OLAUS   KELLERMANN'. 


Non  è  récente,  ne  ingiusta  la  querela  dei  guerrieri  studiosi  délie 
antichità  délia  loro  arte,  che  in  mezzo  a  tan  ta  copia  di  scrittori  e  di 
monumenti,  pei  quali  viene  schiarito  il  sistema  nîilitare  dei  Romani, 
cosi  scarse  poi  siano  ed  imperfette  le  minute  notizie  risguardanti  l' in- 
terna composizione  dei  corpi,  e  il  numéro,  la  qualité  e  gli  attributi  dei 
gradi  subalterni  inferiori  al  centurionato.  Ma  a  tali  lagnanze  soddisfa 
ora  in  gran  parte  il  nostro  collega  dott.  Kellermann  coll'  opéra  che 
annunziamo,  in  cui  ha  profittato  di  una  scoperta  ch'  era  rimasta  ne- 
gletta.  Fino  dal  1820  nella  villa  Mattei  sul  monte  Gelio  furono  scavate 
due  grandi  basi  quadrate  di  marmo,  una  délie  quali  s' intitolô  ail' impe- 
rator  Caracalla  dalla  quinta  coorte  dei  vigili  nell'  anno  cristiano  2 1  o,  di 
cui  la  sola  iscrizione  délia  facciata  venue  messa  in  pubblico  dal  ch.  Fea; 
r  altra  non  fu  dedicata  ad  alcuno ,  niuna  leggenda  essendo  stata  srol- 

'   [Vigilum  Romanormn  lalercula  duo  Coe-  omnium,  et  inscriptioiiuin   variarum   milila- 

limontana ,  magnam  partem  militiae  Romanae  rium  adjecit  Olaus  Kellermann ,  Danus  ;  Ro- 

explicanlia,  edidit  atque  illuslravit ,  appcudi-  mae,  i835,  in-fol.  —  Extrait  du  BuUetùno 

cent  inscriptionum  qxiae  ad  Vigiles  jjertinent,  deW  Instituto  di  corrispondenza  archeotogica 

lalerculorum  mililarium  huctisque  cognitoi'um  di  Roma ,  i835,  p.  170-176.] 


5/i2  VIGILUM  ROMANOliUM  LATERCULA. 

pita  sulla  sua  fronte,  per  ciii  difettiamo  eziandio  dell'  iiidicazioiie  degii 
iiftîciali  maggiori,  che  nell'  altra  pietra  sono  ivi  notati.  Il  merito  prin- 
cipale di  questi  due  cippi  è  quello  di  portare  inciso  negli  altri  tre  lati 
tutto  il  ruolo  délia  coorte  coH'  attribuzione  dei  diversi  ufficj  a  chi  gli 
occupava;  merito  in  loro  singolare,  perché  quantunque  ci  restino 
molti  altri  framnienti  di  simili  ruoli,  niuno  perô  ci  era  pervenuto  nella 
sua  intégrité.  Presse  che  un  terzo  dei  medesimi  nomi  trovandosi  ripe- 
tuto  si  neir  una  come  nell'  altra  base,  è  stato  facile  accorgersi  che  am- 
bedue  spettavano  alla  stessa  coorte,  come  dalla  loro  disposizione  se 
n' è  dedotto  con  sicurezza,  che  la  mancante  dei  titolo  era  anteriore  di 
tempo  alla  compagna.  Dal  che  se  n'  è  potuto  conchiudere,  che  i  Aigili 
délia  coorte  quinta,  volendo  onorare  con  una  statua  il  primogenito  di 
Settimio  Severo,  e  seguire  Y  esempio  délia  prima  coorte  che  ciô  fece 
neir  anno  9o5\  avevano  commessa  di  subito  la  scultura  délia  base  più 
antica;  ma  sia  per  le  variazioni  sopravvenute  nella  loro  fda,  com' è 
probabilissimo,  sia  pei  molti  errori  commessi  dallo  scarpellino,  sia  per 
qualunque  altro  motivo  non  essendo  questa  riuscita  soddisfacente,  la 
lasciarono  in  abbandono  senza  servirsene,  facendo  incidere  in  sua  vece 
la  seconda,  che  fu  effettivamente  dedicata.  In  quest'  intervallo  molti 
passaggi  da  un  grado  ail'  altro  naturalmente  sopraggiunsero,  e  perciô 
nel  paragone  dei  due  cippi  un  altro  utile  si  ricava,  ed  è  quello  di 
averne  non  piccoli  dati  per  conoscere  la  scala  délie  promozioni.  Ora 
r  ordinamento  dei  vigili  non  era  cosi  discorde  da  quello  dei  resto  délia 
miiizia  urbana,  ed  anche  délia  legionaria,  che  nella  massima  parte  non 
convenissero  insieme,  per  cui  dell'  improvvisa  luce,  che  rilulge  sui 
primi,  non  poca  si  riflette  anche  sull'  altre. 

Per  tali  ragioni  pienamente  conoscendo  il  nostro  collega  l' impor- 
tanza  di  queste  due  basi,  non  ha  sofferto  che  piii  a  lungo  restassero 
ignorate  dal  pubblico,  al  quale  ne  présenta  una  fedelissima  copia  in- 
sieme colla  rappresentazione  dei  loro  carattere  in  due  tavole  litogra- 
fiche,  tutto  cio  accompagnando  con  un  dotto  commentario  latino.  E 

'    M.iiiiii.  Iscr.  Alhane,  p.  200. 


VIGILUM  ROMANORUM  LATEUCLLA.  543 

percliè  iiulla  restasse  a  desiderarsi ,  lia  raccolto  eziaiidio  tutlo  cio,  du; 
lin  qui  dagli  scrittori  e  dai  marmi  si  cra  risaputo  dei  vijjili,  n'\  (jumIi 
mancava  un  particolare  illustratore.  Ejjli  altribuisce  la  loio  sluhiic  loii- 
dazionc  ad  Aujjusio  nel  769,  il  quale  per  testimonianza  di  Diorie  cou-  p 
siderando  quaiito  spesso  lioma  cra  desolata  dagl'  incendj,  diputù  iri 
selte  luoglii  délia  ciità  una  guardia  di  liberti  ad  ostinguerli  clje  cliianiô 
vigiles  a  vigilando.  Provalosi  il  buon  elletto  dell  isliluzione,  se  ne  ani- 
pîiarono  tra  brève  le  incombenze,  estendendole  ancbe  a  vegliare  sui 
furti  ed  a  mantenere  il  buon'  ordine,  per  cui  divenne  una  vera  guai'dia 
di  polizia  dei  nostri  giorni.  Ne  più  si  compose  di  soli  liberti,  ma  \i 
furono  ammessi  anche  i  cittadini  e  i  soldati  délie  provincie,  assegnando 
loro  uno  stipendie  dal  pubblico  erario,  ed  allettandoli  con  privilegj. 
Sette  essendo  stati  i  quartieri  loro  assegnati,  furono  per  consegueuza 
divisi  in  sette  coorti,  le  quali  ora  conosceremo  essere  state  milliarie, 
contenendo  il  primo  cippo  un  totale  di  9.80  nomi,  il  secondo  di  101 3. 
Ad  ogni  coorte  furono  date  in  custodia  due  délie  quattordici  regioni, 
in  cui  dividevasi  Roma,  e  gli  antichi  regionarii  ci  hanno  conservato  un 
cenno  di  quelle ,  in  cui  ciascuna  di  loro  aveva  i  suoi  alloggiamenti , 
benchè  per  la  negligenza  dei  copisti  sieno  molto  discordi  nella  distri- 
buzione.  Perô  dietro  accurati  confronti  il  nostro  autore  ha  potuto  con- 
chiudere,  che  la  retta  lezione  da  preferirsi  è  dovuta  al  franimento  di 
Vittore'  comunicato  dai  Lcibnitzio  al  Fabretti,  secondo  il  quale  la  quinta 
coorte  stanziava  nella  regione  seconda  Gelimontana,  ove  difatti  sono 
stati  rinvenuti  i  nostri  marmi. 

H  comandante  di  questa  guardia  di  sette  mila  uomini  si  denominava 
prefetto,  e  il  sig.  Kellermann  ci  ha  data  la  série  di  tutti  quelli  che  sono 
noti.  La  seconda  base  memora  corne  taie  a  quel  tempo  G.  Giulio  Quin- 
tiliano,  ch'  era  già  conosciuto  per  un  altra  pietra.  Fin  da  principio  il 
prefetto  fu  tratto  dall'  ordine  dei  cavalieri,  e  cosi  si  continué  per  lungo 

'  [Ce  n'est  pas  un  fragment  de  Victor,  Vigiles,  ma  dissertation  dans  les  Annali dell' 

mais  de  la  compilation  anonyme  intitulée  Instituto  di  conisp.  arch.  iSaS.  p.  -i^b-iç^-]. 

Notitia  Urbis  Romae;  voy.  plus  haut,  p.  4o8,  J.  B.  de  Rossi.  ] 
note  6.  Voyez  en  outre,  sur  les  stations  des 


5^/1  VIGILUM  ROMANORUM  LATERCULA. 

tempo,  osservaiidosi  che  ii  suo  tiLolo  vir  perfecttssimus  non  lu  canibiato 
nel  senatorio  clarissimus  se  non  che  ai  glorni  di  Gostantino.  Apparisce 
dal  Digesto,  ch'  egli  aveva  una  giurisdizione  sua  propria,  e  che  giudi- 
cava  degl' incendia rj ,  dei  rapitori,  dei  ladri  con  frattura  o  senza,  dei 
manitengoii  e  di  altri  simili  delinquenti,  purchè  il  reo  non  fosse  troppo 
famoso  0  debitore  di  troppo  grave  delitto,  nel  quai  caso  lo  rimetteva 
al  prefetto  délia  città,  da  cui  dipendeva.  Per  lo  che  non  faranno  mera- 
viglia  gli  attuarj,  gli  scrittori  e  gli  altri  ministri  dei  suo  tribunale  che 
incontreremo  fra  gli  uflicj  minori.  Aveva  in  ajuto  un  vicario  a  lui  con- 
seguentemente  soggetto  che  domandavasi  sottoprefetto ,  ed  occupava 
allora  quel  posto  M.  Firmio  Amintiano.  Il  nostro  autore  opportunamente 
ci  avverte  di  non  confondere  il  sottoprefetto,  ch'  era  una  carica  ordina- 
ria ,  collo  straordinario  viceprefetto  risultante  da  una  lapide  sola  ;  colla 
quale  appellazione,  denotavasi  chi  o  per  l'assenza  o  per  la  vacanza  dei 
prefetto  ne  esercitava  temporariamente  le  veci.  Secondo  lo  stde  comune 
délia  fanteria  romana  ad  ogni  coorte  era  preposto  un  tribuno,  e  Lucio 
Speratio  Giusto  chiamavasi  quello  che  comandava  la  quinta  nelF  anno 
citato  2  10.  Siccome  tutto  il  corpo  dei  vigili  dividevasi  in  sette  coorti, 
cosi  ogni  coorte  suddividevasi  in  sette  centurie,  ognuna  délie  quali 
veniva  retta  da  un  centurione.  Si  vede  che  non  si  aveva  molta  cura  di 
tenere  presso  a  poco  uguale  la  forza  di  ciascheduna,  perché  nella  prima 
hase  la  centuria  di  Torquato  è  abbondante  di  i68  persone,  mentre 
quella  di  Giusto  non  ne  conta  se  non  che  9A;  ed  egualmente  nel  se- 
condo cippo  la  centuria  di  AntuUo  ascende  al  numéro  di  178,  mentre 
all'opposto  r  altra  di  Severo  si  ristringe  ad  85.  Notabile  è  pure  che  fra 
i  sette  centurioni  délia  lapida  dedicata  non  si  trovi  alcun  Italiano  : 
imperocchè  si  confessano  nativi  di  Berna  nella  Rezia,  di  Savaria,  di 
Petovio  e  di  Aquinco  nella  Pannonia,  di  Ratiaria  nella  Mesia,  di  Gesarea 
nella  Mauretania ,  e  dal  cognome  Soemo  si  ha  motivo  per  credere  che 
anche  T  ullimo  fosse  un  Siro,  benchè  non  si  capisca  il  motivo,  per  cui 
egli  solo  non  abbia  notato  la  propria  patria.  Appoggiata  in  fine  a  buoni 
fondamenti  è  la  nuova  osservazione  dei  nostro  autore  che  il  Iribunao 
e  il  ceriturionato  dei  vigili  erano  i  primi,  che  si  solevano  ottenere 


VIGILUM  ROMANORUM  LATEUCULA.  5/'i5 

quando  si  ora  promossi  a  [jratlo  majjfrioie,  dai  (|uali  rcfrolarmente  si 
passava  ad  occupare  \o  stesso  posto  iiellc  cooili  uibane,  iiidi  Ira  i  pre- 
toriani. 

Succedono  i  principales,  clie  noi  chiameremo  bassi  ufïiciali,  sotlo  il 
quai  nome  si  coniprendcvano  coloro  che  avevano  qua]ch<3  iiicombenza 
particolare,  per  cui  erano  considerati  da  piiî  dei  semplici  gregarj.  Esclusi 
i  centurioni  se  ne  contano  nella  prima  base  107,  nella  seconda  101  : 
ma  è  da  dolersi  che  neli'  iillima,  quantinKjue  se  ne  conosca  il  numéro 
percbè  è  nota  la  quantité  délie  righe,  luttavolta  a  motivo  di  essei-ne 
alquanto  malconcia  la  cima,  sia  perita  la  memoria  di  dodici  di  tali  ca- 
riche,  talchô  non  se  ne  possa  fare  un  pieno  confronto  colle  ricordate 
nell'altra,  E  questa,  corne  abbiam  detto,  la  parie  più  ignota  e  più  im- 
portante dei  nuovi  marmi,  nei  quali  il  nostro  collega  ha  avulo  ma."^- 
gior  campo  di  spiegare  la  sua  dottrina  e  la  esperienza,  si  per  correg-  P 
gère  i  falli  dello  scultore  e  le  ingiurie  delT  età,  come  per  supplire  le 
abbreviature  con  cui  sono  enunciati  tali  uffîzj  e  per  determinarne  le 
funzioni.  Non  potendo  seguirlo  in  cosi  minuti  particolari,  noi  ci  limi- 
teremo  a  soddislare  la  curiosità  dei  lettori  col  darne  una  semplice  lista. 

E  innanzi  tutto  conviene  avvertire,  che  parecchi  di  quesii  ufïicj  sono 
estranei  alla  coorte,  perché  risguardano  gl'  impiegati  dei  prefetto  0  dei 
sottoprefetto,  i  quali  potendo  essere  scelti,  come  furono,  in  tutie  quante 
le  coorti,  manca  per  conseguenza  ogni  argomento  per  giudicare  dei 
loro  numéro  complessivo.  Prescindendo  àsà  principaUs  henefwiarim prae- 
fecti  e  da  una  mezza  dozzina  di  suoi  benefciarii,  cioè  dagli  esenti  dal 
servizio  per  suo  benefizio,  entrano  in  questa  classe  il  conncuJarius  prae- 
fecti,  specie  di  assessore  0  cancelliere,  di  cui  ha  pienamente  trattato  il 
Gotofredo';  1'  a  commentariis  praefecti,  che  stendeva  gli  atti;  Y  exceplor 
praefecti,  che  scriveva  sotto  la  dettatura;  Va  quaeslionibiis  praefecti ,  che 
applicava  la  tortura  per  estorcere  la  confessione  dai  rei;  infine  1"  inau- 
dito  cacus  0  caciis  praefecti  cohortium,  che  con  molta  verisimiglianza 
il  nostro  autore  crede  positivo  dei  noto  caciila  diminutivo,  spiegandolo 

'  Cod.  Tkeod.  lib.  IV,  tit.  vm. 

m.  69 


5A6  VIGILUM  ROMANORUM  LATERCULA. 

V  ordinanza  del  prefetto.  A  questi  si  hanno  da  aggiungere  gli  addetti  al 
sottoprefetto,  cioè  il  suo  cornicularius ,  il  heneficiarius  e  il  librarius  os- 
sia  il  copista. 

Venendo  ai  gradi  che  si  conferivano  entro  la  coorte  medesima, 
il  tribuno  che  la  comandava  aveva  pur  egli  il  proprio  ufficio  com- 
posto  di  un  cornicularius,  di  un  librarius,  di  uno  o  due  exceptores  e  di 
undici  o  dodici  codicillarii ,  parola  nuova  in  latino,  ma  ch'  è  chiaro  signi- 
ficare  lo  stesso  che  a  codicillis,  vale  a  dire  scrittore  di  lellere  o  di  vi- 
glietti.  Non  gli  mancavano  i  suoi  beneficiarii  fino  al  numéro  di  otto,  e  al 
pari  dei  tribuni  délie  coorti  urbane  e  pretorie  teneva  i  secutores  iribuni 
(tredici  ne  conta  la  prima  base,  quattordici  la  seconda),  intorno  ai 
quali  siamo  in  gran  bujo.  Fra  le  spiegazioni  date  la  migliore  sembra 
quella  del  Reinesio  che  li  confuse  cogli  stipatores,  onde  si  abbiano  da 
credere  una  specie  di  guardia  che  seguisse  il  tribuno  nelle  sue  ronde. 
In  ciascuno  dei  due  ruoli  si  nota  un  solo  optio  cohortis,  il  che  dà  giusto 
motivo  al  nostro  autore  di  reputarlo  1'  ajutante  del  tribuno.  Eravi  poi 
in  ogni  centuria  1'  optio  centuriae,  cioè  il  tenente  o  1'  ajutante  del  cen- 
p.  175.  turione,  il  vexillarius  ossia  1'  alfiere,  il  tesserarius,  che  portava  intorno 
la  parola  di  riconoscimento,  e  come  sembra,  anche  il  buccinalor  0  cor- 
netta,  atteso  che  in  una  centuria  la  quale  non  ne  manca,  essendosene 
aggiunto  un  altro,  vi  si  chiama  buccinalor  supra  numerum. 

Progredendo  agi'  impieghi  in  servizio  dell'  intera  coorte  troviamo 
tre  imaginiferi,  spiegati  da  Vegezio,  qui  imagines  imperatoris  ferunt,  e 
ne  sta  bene  il  numéro,  perché  si  avevano  allora  tre  principi  Severo, 
Garacalla  e  Geta.  Inoltre  un  victimarius  pei  sagrifizj;  un  tabulat^ius  0 
archivista  ;  un  horrearim  0  magaziniere;  un  optio  arcarii  senza  Y  arca- 
rius,  forse  perché  vi  era  un  solo  cassiere  générale  per  tutto  il  corpo 
cou  un  subaltei'no  in  ogni  coorte;  tre  balnearii  0  a  balneis  con  altret- 
tanti  optioncs  balnearii  e  due  unctores  cohortis  ad  uso  dei  bagni;  un  car- 
cerarius  0  profosso  con  due  optiones  carcerarii  per  la  custodia  délie  pri- 
gioni;  ed  anche  quattro  medici  memorati  a  parte  nella  cornice  délia 
base.  Saranno  poi  slati  tutti  proprii  dei  vigili  due  aquarii  e  due  sifona- 
rii,  il  cui  uorne  richiama  abbastanza  che  la  loi'o  opéra  era  consecrata 


VIGILUM  ROMANORUM  LATERCLLA.  5/j7 

air  estinzione  degl'  incendii.  Chiuderemo  iiifiiie  qucst'  elenco  cou  un 
emerilus  e  coii  alcuiii  emerili  beneficiarii,  i  rjuali  è  noto  essere  i  giuljilali, 
elle  avevano  compito  il  tempo  délia  loro  milizia. 

Ora  non  laceremo  la  lelice  spiegazione  data  dal  nostro  aiiloïc  ad  un 
altro  segno,  cioè  alla  foglia  di  edera  che  si  antepone  al  nonu'  di  al*  uni 
soldati,  con  ciii  pensa  volersi  denotare  quei  tali,  che  dopo  la  consegiia 
de!  ruolo  allô  scarpcllino,  o  pci-  congedo,  o  per  passaggio  ad  un  altio 
corpo  erano  iisciii  dalla  coorte,  lalcliè  non  ne  l'acevano  più  ])arte  noi 
giorno  délia  dedicazione.  Egli  termina  con  diligenti  confronti  per  de- 
terrainare  la  preminenza  Ira  loio  di  queste  piccole  cariche,  e  per  rego- 
lare  il  sistema  délie  promozioni  :  ma  quantunque  le  sue  cure  sieiio 
ricompensate  da  molto  t'elici  successi,  cio  non  di  meno  simili  indagini 
non  saprebbero  essere  suscettibili  di  estratto;  tuUo  il  loro  merito  con- 
sistendo  nella  comparazione  di  esempi,  che  1' angustia  di  queslo  Coglio 
ci  vieta  di  riprodurre. 

Al  commentario  il  nostro  collega  fa  seguire  una  prcziosa  appendice 
di  più  di  trecento  antiche  iscrizioni,  senza  contare  parecchie  allre  che 
hanno  trovato  luogo  nelle  sobrie  note,  fra  le  quali  ve  n'  ha  délie  im- 
portantissime,  di  cui  ha  arricchito  ciascuna.  Vengono  da  prima  fino  al 
numéro  97  tutte  le  lapidi  di  assicurata  legittimità,  che  sono  comparse 
fmora  appartenenti  ai  vigili,  sulle  quali  ha  appoggiato  le  sue  dottrine  i*.  176. 
e  le  sue  spiegazioni.  Egli  le  ha  ddigentemente  segregate  dalle  moite 
apocrife  0  Ligoriane,  il  che  è  omai  dimostrato  un  sinonimo,  indagando 
di  queste  la  vera  origine,  e  spogliandole  del  prestigio  dei  bei  nomi,  che 
sembravano  raccomandarle;  indicandole  cio  non  di  meno  perché  non 
si  avesse  da  credere,  che  gli  fossero  sconosciute.  Seguono  fino  al  n.  1 1  5 
tutti  i  frammenti,  che  1' epigrafia  latina  ha  serbato  di  ruoli  di  soldati. 
i  quali  gli  hanno  pure  giovato  non  poco  nei  suoi  paragoni.  Tutto  il 
resto  si  compone  di  lapide  militari  di  ogni  génère  in  gran  parte  iné- 
dite, 0  che  se  tali  non  sono,  furono  almeno  rivedute  da  lui  stesso  o 
dai  suoi  amici,  per  cui  ha  potuto  rettificarne  la  lezione  e  correggernc 
gli  errori,  alcuni  dei  quali  gravissimi.  Coronano  il  libro  cinque  indici. 
che  riassumono  tutte  le  lapidi  riferite,  e  h-a  questi  saranno  particolai- 

69. 


5A8  VIGILUM  ROMANORUM  LATERCULA. 

mente  apprezzati  dagli  studiosi  quello  degli  ufficj  militari  ed  il  geo- 
grafico,  ricco  di  trecento  cinquanta  nomi. 

Quest'  opéra  è  un  évidente  dimostrazione  dell'  infinita  utilità  délie 
lapide  per  conoscere  i  costumi  degli  antichi,  imperocchè  sul  conto  dei 
vigili  nuir  altro  quasi  ricavavasi  dagli  scrittori,  se  non  che  la  loro  isti- 
tuzione.  INoi  nel  rendere  la  débita  Iode  al  sig.  Kellermann  pel  suo  bel 
lavoro,  che  in  fatto  di  diligenza,  di  critica  e  di  acconcia  erudizione  si 
puô  propoire  per  modello  a  fatiche  di  simil  génère,  lo  feliciteremo 
particolarmente  sulla  sua  perizia  nel  leggere  correttamente  le  antiche 
iscrizioni;  arte  assai  più  difficile  di  quello  che  volgarmente  si  pensi, 
talchè  fu  mal  nota  a  parecchi  degli  stessi  grandi  collettori,  ed  in  cui 
hanno  primeggiato  lo  Smezio,  il  Fabretti,  il  Maffei,  il  Marini,  ed  a 
giorni  nostri  Girolamo  Amati.  E  non  è  meno  da  commendarsi  il  tatto 
sicuro  che  dimostra  di  aver  acquistato  per  discernere  le  lapide  sincère 
dalle  adultérine,  tristo  retaggio  lasciatoci  dai  letterati  del  xv  e  del  xvi  se- 
colo,  di  cui  malgrado  lo  spurgo  che  se  ne  vien  facendo  ogni  giorno, 
pure  è  assai  grande  la  copia,  che  giace  tuttavia  non  avvertita  nelle  rac- 
colte  anche  più  reputate;  siccome  egli  stesso  ci  ha  ora  fatto  vedere, 
scartandone  una  quarantina  délie  spettanti  al  suo  assunto,  pochissime 
délie  quali  avevano  già  incorsa  la  censura  dei  dotti.  Ricco  essendo  di 
tali  doti  è  dunque  da  desiderarsi,  che  il  dottor  Kellermann  si  accinga 
a  qualche  impresa  di  maggior  estensione  a  profitto  di  una  scienza, 
nella  quale  è  entrato  si  a  dentro,  e  certamente  il  saggio  da  lui  offertoci 
fa  manifesto  che  non  gli  mancherebbero  le  forze  per  ordinare  in  corpo 
la  grande  farragine  délie  iscrizioni  latine,  il  che  dopo  1'  esempio  datone 
per  le  greche  dal  ch.  cav.  Boeckh  è  il  più  gran  voto  che  possa  conce- 
pirsi  dagli  epigrafici. 


INDICE 

DEL  CONTENUTO  IN  QUESTO  VOLUME. 


PACIHE. 


Museo  lapidario  Vaticano .  .    3 

Figulina  di  Domizia  Lucilla,  madré  dell'  imperatore  Marc' Aurelio 35 

Ara  scoperta  in  Haimburgo,  pubblicata  con  alcune  spiegazioni  dal  dott.  Giovanni 

Labus 5i 

Cippo  migliare  di  Verona,  al  sig.  conte  Giovanni  Battista  da  Persico,  podestà  di 

Verona H  i 

Su!  Digesto  antegiustinianeo  di  nionsignor  Mai.  .....    oo 

Sopra  Valeria  Massimilla,  moglie  dell'  imperatore  Massenzio lio 

SuU'  epoca  del  ristauramento  dell'  arco  di  Fano,  al  marchese  Antàldo  Antaldi lOo 

Intorno  a  due  anticlie  iscrizioni  di  Urbisaglia,  al  sig.  Carlo  Filoni l'j'j 

Historicorum  Graecorum  excerpla  Vaticana  édita  ab  Ang.  Maio 199 

Illustrazione  di  un  marmo  intéressante  scoperto  nella  basilica  di  S,  Paolo  ad  quatuor 

angulos  detta  Ostiense 368 

G.  Eprio  Marcello 286 

Intorno  im  erma  scoperto  nella  Romagna 297 

Intorno  a  due  iscrizioni  di  Ottavia,  figliuola  di  Cesare  Augusto,  recentemente  scoperte 

in  Roma ,  a  Salvatore  Betti 3o3 

Osservazioni  intorno  un'  iscrizione  Veneta 3 1 3 

Sopra  due  tessere  gladiatorie  consolari  scoperte  ultimaraente  in  Roma 3.87 

Diplomi  imperiali  di  congedo  militare 869 

Frammento  di  fasti  sacerdotali 391 

Dichiarazione  d'  una  lapide  Gruteriana  per  cui  si  détermina  il  tempo  délia  prefettura 

urbana  di  Pasililo  e  1'  età  di  Palladio  Rutilio  Tauro /i63 

Sul  consolato  dell'  anno  767  di  Roma,  al  sig.  Francesco  Maria  Avellino 519 

Intorno  a  due  iscrizioni  di  Oberpettau 53 1 

Vigilum  Romanorum  latercula  duo  Coeliniontana ,  magnam  partem  militiae  Romanae 

explicantia,  edidit  atque  illustravit  Olaus  Kellermann 54 1 


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