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LELAND STANFORD JVNIOR:YNIVERSITY
LETTERE
M. PIETRO BEMBO
CARDINALE
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VOLUME QUINTO.
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MILANO
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Bella Società Tipografica pe° Crassici IrALIANI,
contrada di s. Margherita, N.° 1118.
anno 1810.
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LETTERE FAMIGLIARI
DI
M. PIETRO BEMBO
A
M. GIOVAMMATTEO BEMBO
SUO NIPOTE.
, I.
Vi ringrazio, figliuol mio, delia solle-
citudine , che usate nelle cose mie e di
mia sorella. Ne ho sentito piacer infinito ,
Seguite, è per quanto si potrà, cercarete
di vederne il fine, stimando, che le cose
mie, e di mia sorella sicno comunemente
vostre. Non so quelio si voglia dire il
ci.lessere.. Fennto, in.
bene, che yisitiate ae
Rug mia” parte. Salutatemi
I, Marcella, per Ja prima dopo;
qual Marcella visiterà d. i
figliuole ,.e le. saluterà in «pilo dub)
fano. Di. Roma, fa.
Cristo. è
SUIS
Atri di
arci place. che Marcela Figli” da.
ttata nelli nove mesi, perchè nto ju
Ma vdcirà: di quella fatica fastidiosa, che l&
avanza. Il nome del fanciullo che nascerì ,.
se sarà. maschio, vorrei che fosse chiamato:
Quintilio , se femmina, Lucina. Quanto
daepata; i Rey. Frati, di S, Magia dell’ Or
ito spogliaui. dal Patriarca, clie mi Tacco
* Bmand «caldamente , ancora <he i lo; ini
sravagli .,molio.,mal' volentieri in: cose di
Frati» per:;tsoyarpi: segto vmolte volte tutte
siexrusnane, svellaratezze coperte. di s diabolica
iigoonia= Rondine per, xFgira ‘causì Fo
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sono, 10) pogl 18° tg "ito na DAL
massimi questa, Pella” ‘quale! hai ti È bano
tor contrario. Sh Petit “avete? und valdà
Jetterà della” Sig: CM questà materia mt
Pri il quale suolesser ubinà
SERo "i ORO, ma doverà aver rispet-
d 3 ragionevolmente all’imstanza che ne li
se sì la Sig. e speziàlmente in cose giu-
ato gano con. li vostri. Salutate mia
h3 Lig PRA i Vo MM. “Berti ditiparta
Nec Re Mn
se f199a8n 9do cito al °
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cismeido sae0ì sia mm. + ua i STna de
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20. safe fro" tot vr da fg olè, afbrejoni,
ha fatto! Tadt@ coff ‘Saltite’, ‘e poen' Cnofa adi
ì Mi Marcela sua madre e’ “pit ‘figliavla:arò
Ranco sil Bici con lei; votie i ‘Gra
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“qigsto. * Fardi” prioni
sgiafelo ICI ’btng mio più Vette 0 8ta «ina
de 'Me'neé -ralle cfr tei
ma A Vestra' ‘madte?’9 tinte do
PROT pre di ri ra
8 LETTERE FAMIGLIARI
al'negpzio di quel Pad spogliati. dat Pat
thiarca, ma non si resta di diligenza, come?
intenderete .dal mésso loro, che oggi si par-
»4 tn. .
tè di qui per tornar a Venezia, per lo
qual anche vi scrivo. Di Roma alli 28.
Agosto 1520.
| Bembus pater.
e,
Di m.
1 Faro s-
* . Figlinol caro. Quanto a’ mîei. amici ;
ehe cercano il favor vostro in Senato, io: ho.
‘caro che li conosciate per i. miei amici, e
li serviate, acciò vi abbiano obbliga ,.e vi
facciate tanto più amici. Nondimeno servite
nuno quanto alla conscienza vostra,. pur,
chg sia bene, dico di fatti, che buons:
Hi dol si vuol’ dar ad ognuno. M. Niccolò -
‘Tiépolo, e M. Gaspare Contarini sono per--
sohe da esser servite, per le loro.viruk,,:
oncora senza alcun rispetto di altra amici» -
gia: Di M. Jeronimo Lombardo anco è he».
ne acquistarlo amico. Lo farò intender al.
Magnifico Ambasciador qui, che son certo:
li sarà grato. De’ Cardinali per ancora non
è fatto alcuno. Quanto al desiderio vostro,
io son certo, che così sia. Tutta volta las»
saté far a nostro Sig. Dio, il quale sa bene
quel che ne è a proposito. lo ho più che
non merito, e più di parte. Basciate Quin-
tilié, e raccomandatemi alla magpificà was.
strà inadre, ed al magnifico, vostro Zig. Sa-
Tutatemi Baia; sorella Marcella, M..Bergardoy. -
eM. Plavidi! State salto: Di Rotaa ‘Alf ‘204”
Oabbreî3 20. i « ti eno n. Sia SRI
IR e Ste, SI 0 Ben brei pdieri
: f
Fogar o. slsopiò
. . , ; . 24 le:
E Ma inerte ea ia
l'a
‘e. +4,
itigliteIio. Io vedo quelle due liù
dello Spavento, e dell’Armeltino andar mol-
to in lungo, il che sommamente mi incre»
$ce , che vorrei pure vederne il fine. Non
so 6 -proteda questo: dalla “qualità dell
cauterle:qualifperò' non mi ‘pajbrto già ranh=-”
- to? intrét@hite; “che! sei mesi di tempo rion' lè,
pyoressoro' èstritare', ‘0: ur che mio fratello
nea ‘possa’ sbllecitar più di quello, ch'egli’.
FasiPerd--hiò' voluto scrivervi questa, esortan4”
dovicnon' solo : ‘ail adoperarvi ,. éssendo. dal a
mio -fratelld‘‘richiesto , ‘“rha’ ancora non CAI
serie , -éd ‘x’ pigliare quel ciricò “ed Bs 5
tutto';'7el'‘‘in ‘parte, perché ‘se né veda x
tertitiinie' stid, ed-a far tutto. quello che fa- i
resfe, se le cause fussero particolarmente, |.
vostre: Che ‘oltre che io ne -desidero la ese.»
pedizione ‘tanto quanto desidero , par oltra’,
queste fina dappocaggine mia, e delli miei
di Basti, che ad ogni farfante ‘basti e P.a-
nimv, è le forze di tirarne in lungo, ed —.
in infinito. 4 ‘posta sua, come se essi Fossgo,
ro i primi,-e più riputati gentiluomini .di -
ellt'‘pattia; e voi forestieri. Me ae viene... 1
collera ‘ot vrà Scrivendo, però feline. State...
sano ‘Coll - cad roper. Di: Roma ‘alli 196,5
Norbert i co nl pale”
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| | tnili ufficj potrete sempre fare
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“312. solo18q sie9up sdo Fig s19120mnib ol
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È stata ottima elezione quella del Mas
gaificanM;: Mancar.Minio ;al $18-- Fuso Pon.
Gatto, s-pradentissime, Genulnomo,, Poz
vratexrallegranvame in00 la 8; sg. da: papa:
nia; ge sesso A81 ha; piapere,. Artena,
prc nr Partirà, f Bia
Belle quali: ani Hatg, avriso,, ay
casio, «che ecni aMiegriate.par, nome mio son
entire voler fare , (cn i Mi; ei
direso Giritil, «AM. Iargni o Giiutipig iano
ameoriicoh M. (iovanpi: prof sai ca
Igfo Ala
cenda +kchigigno, senza che io vi seriva.
‘ Quanto al Prior di Venezia, non accade
dir altro , se esso adfr& non pensa di fare
‘di quello, che egli ha fatto fin ora. Ben vi
abiofar@Y acnon orestare «di, voler: intepdero
dilgienne-ini gionno. dello sA08F; 9 a ci
wedo; pche; fate, del ho. W pigri
cizveri Quintikic;-e, salutatemi M.,Rernardog
‘Ted sspardb grandantente allo, ha ultras
imenteb nei da, scritto mia sorella, Ber Pe
«dorerati ar:Madogna.: vostra, ; ma dee, |
Aagnibico wodiro Zio. Raciatemi Ma Varcellay
reJasatdotana:» Di DDIRA: Ario di Na ALE
Bre ubog saba i css £ 3 ib 0109m
osns-uazioi AE: anima. nia XEESA, Voi >,
c@abitasterim paristalcuna, fareste SENO PE-
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lettere , l'una, ricevuta molti di sono, l'ale:
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. siate, di, Carletto, nell’ altra ‘sono questa
parso: Dello. amore , «che mi porta V. È
effetto ..me «I ha dimostrato, Quanto, °
rletto , ivedo .che amate' quel :putto
nia. fratelloi, ed avete copsiderato quello,
che ha pensato io, cioè, che se, 40 mi ,sno=
rissi. un. di Apttosopra, come poco meno. mi
ayyenne. questi. anni prossimi, e.gome. i
iauore spesso in Roma; non averdo io de
la mia vita più certezza dal “cielo, che si
abbiano gli altri, mia. sorella ereditarebbe
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STRO “tutto” A HE Imo, mio atello, € Cell:
radicella a del Agstro albero non rima boh”
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da sostentar la casa genza mia vergona.
Nella qual considerazishe fatta da voi pru-
dentemente, yedo , che non fate quello,
E finno' Doll, i Î "quali intantò ‘studiano al.
bea ‘proprio , che t9n' corrsidérano quellé -
chie: LR: debba fare, rié amano ‘alcupò, sg*
mpù° se. Aéssì, ‘Oftra che avete “preso, vd”
gloss Rip aver provvisto ‘a nio, fratello", U
ofià” Speranza, che io ‘debba’ provvedere,
aîicpta! il voftro ,.parendomi, che ‘ se:
fnSsi Stato! dato a ‘provvedere ad" essò | MiG
Sit '“Tratelto , & ad un’ figliud) suo', 1
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#5 LESETERIO FAMIGAI AD
ht! Sedi; cdi ‘più; bonitandjlesquiti.tato
0 t0dè Stage; chi. ‘abbiate; pensasa tébi
siee@nie: vip choc: pensattb lio; poiche sti
rttiprasiatò di rquellbi di: che :jo0a yainisa:
1é “ho: Seitto 31 ibuche nd; segna del inositg
tiubrfo «e ‘giusto € imoderdta;animoy si rfas
nie! #1 mbrimid, vil quiab. nignicredo;
rei essere Saàmaso.::-da vai, ‘sei inopnutiastà
‘ancora le cose mie così care, e così con-
‘ giunte‘ a me, che più non ne ho alcuna
in questa vita, e se non curaste quello,
chi it’mondo: avesse: a parlanrdi::me dopo
Fa itférto; ‘o .in vituperia,wiri:lande, Og
all'raltima’tettera;;: dove: dite s ohio d efferta
vi‘‘hadimostrato l'amora}.ohesip inv partes
tis0:;! chie abbiate. vokison dire.s vi cdimor
trérà.; però ‘che: noni fio per sencortio fette
dicano‘ effetto ,; che; questi Adimostagr.gà
fissa: Ho'ben' ottimo snima:dì fanne, ie ae
fard; "4 Div piacendo, se:wbi: madesimo nik
tili’ sfotzerere ‘n° mutar.perisiero il che. nil
étedo ‘elte Plodsa' ‘avsenir per niente ;; fionre
siderando , che sete e buono .e_. prudante]
et'oltrà: questo avete appresso di voi mia
sorella , alli say) ed amorevoli consigli
della quale attendendo’ non potrete errare.
Di Marcella, che sia pregna, mi piace,
it cfaamtoi! non yi mapcherenne figliuoli.
Har lei mélindresee., che: inpeachisrà.: wopy
po ‘presto. Ben vi:;s0; confartate. ad aver
ciità;di woil'stessoy.ed:a!guardavri dh quel
K disordini; dhe nmesitaglanesI0 ps: abb
bieviano celsigdebblisconode oguantanoesda
MAO PETE REA 13
vestiitemaolA(boihoò pai della vastra leg
mea Hera hisogni al’ altela rispanta, 99:20
bile Sori begari o idetba? ditigeoda giostan selle
miiaciae. sSaludeinà Mib grntrdo, ahquar
DITA Iphythegd: aRranritmri: di urispondara ,
inendiememiasidito vestii 5 e:nogiri, a has
ribasaisbardelia lie, Quintilio: Statecsano,
DisRémaogllno, «dis Gein gs RZ frozen i:
=f{09 iac n a € ‘31871 de (0° Cavefg droit =»; 4: “DA si.
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dé sat Magifidanzia: mel vobessa::dane:‘por
Shest#pi&0,2chemi.didetiyiclie lo: amole
»-
ab | INPTERE: FAMIGIAARE se
affittare, e già lo volse dare al. Legato. È
tatto il luogo, cioè casa, cortile, ‘bruolo,
e vigna, cinto d’acqua intorno. Mi fareta
piacere a trovare sua .M. ed intender da
ui, se mi vuole affittare detto ‘suo: luago ,
e per quanto, pregandolo a. dirvi l’ ultimo.,
prezzo:, -ad a venire lealmente con meca,
che sono, amico di sua M. già molti anni;,
piezo il Clariss. M. Marìno Giorgi. Offeri-
retemi oltra questo a-S. M. e datemi ris-
posta. Io giunsi qui ad un'ora e mezza di
notte, e questo perchè a Mirano stetti per
iù d’un’ora e mezza. Tutti stiamo bene.
. Simonetto a .tutti li vostrri si racco»
mauda , ed a voi. Di Villa alli 19. di Lu
glio 1531. . | !
XIL
Poi che Tommaso non venne jeri con
me, il che non so, se fu più per sua colpa
o per mia, benchè,' se fu per mia io ne
bo fata la penitenza col fastidio , che ne
ho preso, diretegli, o ch'ei venga con la
. nia barca, se la.barca potrà venire, dico
er conto del Saracino, o ch'ei mì faccia
intendere, quando ei vorrà, che io li mandi
un cavallo a Mergera, che gliel manderò,
acciocchè si. emendi l’ error passato , e sa-
lutatelo da mia parte.
“ce: saperne, sE
È osars.i ie vd GRiLD | fu MOI. 5.
-0p8# 144, DÉET: «AME Le 3 Va
nanna Gb Leni La, ere »
st Gio: Matteo:ffiglivol. carissimo. Il Ya
scaveidi:Bajus: brator del Re di. Francia:;
ache: iva \al:-Piipa, mio, satico amico insino
pelta:corte del Duea di Urbino, mi scrixe
darimcluba-lettera.; per la quale mi prega,
«ha:iò gli faccia provvedere di una atanza
eiVenezia; ed al. suo dia indirizzo sopra: cpiò.
to,:che-a- Venezia non ho stanza, ‘ed ol
ùiò ubm.:accettérei sì gran persona, e così
pubislica-in: casa ibia senza licenza della - Si-
fnoria quanilo ben l'avessi, vi scrivo, che
ricevuta la presente, andiate al Serenissimo
Principe con questa lettera medesima di
sunSig.secid che sua Serenità intendendo
la venuta sua, possa fargli apparecchiar
Una stanza, come si.suol far a tali uomini,
ed anche impetrar licenza a me , che
gli: possa ‘dar alloggiamento “in casa mia a
Padova -per-una sera.-Il che «subito subito
mi farete intendere, rimandandomi -Gio.
fintonio senza ‘indugio. H messo del Vesco.
#0 ; che mi ha portata questa lettera, ha
detto a bocca a mio fratello, che Venerdì —
“sua Sig. sarà a Padova, e sabato vuole: es-
«Sere: ‘a- Venezia. Non altro. Esso: Vescovo
-ha!nome Lodovico Canvssa, e la lettera-è
i mano: sua, Di Villa: il‘-primo di Luglio
1522. | SIPRZIIEZITE si
“
Bembe Vol LG. 0-0) 3} a
adi —;
la °_)
LETTERE FAMIGLIARI.
XIV. .
. Io Domenica passata presi l'abito del-
la Religion di Rodi, il che prego Dio sia
con satisfazion della sua maestà. Se me ne
aveste fatto una parola a tempo, vi averei
aspettato, » chiamato. lo temeva di. darvi
‘questo sinistro, però non ne ho detto altro.
Vedrete per la inclusa quello che io scri»
vo al Mag. M. Daniel Rinieri in raccoman:
dazion di Cammillo. Averò caro, che gli
arliate a nome mio, secondo il bisogno
hi esso Cammillo, che vel narrerà, e ne
preghiate sua Mag. caldamente. Vorrei, che
mi mapndaste un ducato di buon Riobarbaro,
tolto col favor del mio caro Compare M.
Valerio, e vorrei che ei fusse netto e mon-
do, siccome egli si ba a metter in operz,
Salutatemi Marcella, e raccomandatemi a
nostra Zia, e baciatemi Quintilio. Sta-
te sano. Dì Padova alli 10. di Dicembre
1522. | ue
i _ . Bembus pater.
XV. \
,. Faceva pensiero di ragionar con voi
più d'una cosa, se venivate. Ora che non
venite, ve ne scriverà alcuna. Direte a M.
Domenico mio cugino, che io farò bruscar
le vigne dei suoi campi molto volentieri,
quando ben non avessero ad esser miei,
DI DM. PIETRO BEMEO: r
benchè io li piglierò senza fallo, come gli
dissi, e presto. Io ho avuti qui molti e
molti piaceri dal Mag. M. Francesco Dona-
to, che fa Capitano ed ora © tortiato a
Venezia, col quale ho però antica benivo=
lenza, che già siamo stati compagni da gar-
zonî. Vi priego siate contento insieme con
tutti dae i vostri fratelli da parte mia visi-
tarlo a casa sua, o a S. Marco o dove vi
pareri, e prima dargli la allegata, e poi
irgli, che avete ordine da me diringraziar sua
Mag. delle amorevolezze usate verso me in
tutto queeto suo reggimento, c di offerir-
végli ad ogni suo beneplacito e ad ogni suo
chor: con tutte le forze vostre, e de’ vostri
parenti ed amici, non manco di quel che
areste per me stesso, pregandolo a volervi
conoscer per suoi buoni servitori, e figli-
noli, e simili parole quanto più calde ed
affettuose potrete , che lo averò carissimo;
e della risposta datemi avviso. Credo che
. madonna Marietta mia Zia’ sia a questi di
guarita. Se così è mi piace, salutatela da
mia parte, e raccomandatemi a sua Mag,
salatatemi tutti i vostri, state sano. Lo scal»
daletto che mi mandaste è troppo alto; se
potrete farmene far uno a posta così gran-
dé, cioè eosì largo, ma non così alto, vi
rimanderia questo, se no, non importa. Di
Padova alli 29. Dicembre 1522.
o Bembus pater.
XVI.
Ho vedato quanto mi scrivete del Le-
gato, del quale non poco mi maraviglio.
Ma per ora non vi dirò altro, se non.che
gli diate questa mia, nella quale «è quella di.
M. de’ Medici. Voi gli potrete dire solamen=.
te, che io torno a raccomandar questo ne-
gozio a sua Sig. quanto più so e posso, '@
vaglio con lei. Il quale da se potrà dar
rimedio a quel che bisogna circa detta -let=
‘tera di Monsig. de’ Medici, se esso vorrà.
Al che fare voi lo pregherete molto con tute.
te le forze della eloquenza vostra, e se di
questo caso averete 4 parlar ad alcuno dei:
nostri o al IFranceschi.o ad altro, potrete
dire, che «detto Monsig. Reverendissimo mi.
ha per sue lettere raccomandato. In somma;.
pure che io conosca in questo quanto sa-
pete fare, e operare con la diligenza e
valor vostro in simil cose, che non:mi.po» -
treste far cosa più grata. Raccomandatemi :
al mio Mag. M. Ottaviano Gr. Compare
vostro , e ditegli che io lo attendo qui a
queste feste, còme. esso v' ha detto. La
malata è libera di pericolo, e anco quasi
del tutto- della febbre, e comincia a solle-
varsi alquanto. State sano. Di Padova il...
di Giugno 1523.
DIM. PIETRO BEMBO, 21-
XVII.
Vedrete quello, che mi scrive M. Ago-
stin.Angiolello circa M. Pietro Boldù ‘Av-
vogadore ,:e vedrete quello che gli scrivo
io. Chiuderete la lettera, e poi dategliela.
voi e raccomandategli questa cosa quanto
più caldamente potete, non solo a nome
mio,-ma anche a vostro, e se bisognerà
interponer M. Angiolo, o M. Benedetto
Bbldà ‘ad intercedere in ciò, pregate le
sue -Magnificenze da parte mia a volerlo
far ‘caldamente. M. Agostin Angiolello oltra
che è mio cugino, io lo amo sincerissima-:
mente quanto -se mi fusse fratello per la
sure "molta virtù. Però se sua M. gli facesse.
questo torto di intrometter contra lui, ri-
paterei ‘esser io stesso proprio l’offeso. Nè
sopra. ciò dirò altro. Quanto alle lettere.
© mandatemi per Corte, vi ho inteso, e pia-.
cemi ‘tutta la diligenzia vostra, nè ho altro
chie: dirvi sopra ciò. State sano «con li vostri.
Di :Villa alli 13. Luglio 1523.
(VII
«Gio. Matteo figliuol caro. Darete al
Cavalier :de' Martini ducati 133. -da lire 6,
e soldi 4..l’uno, delli 150. che avete a ri-
scuotere dal consiglio de’ X. che sono per
la paga di San Giovanni di Giugno del-
l’anno passato, e :così fatevi far di ricevar
#2 LETPERE FAMIGLIARE.
di essi. Del resto del mio debito farò con
Sua: Sig. quanto le scrivo per la allegata a
questa. S° egli vi dicesse, che la paga dee
essere di tante corone,. come già egli mi
disse, che. saria 6. soldi più. per ducato,
‘ direte a Sua Sig. che pigli questa paga
secondo che ho. pagate le altre, e che poi.
se averò a pagare altramente, io jl farà,
quando pagherò la pension del presente an-
no. S'ei vi dicesse d'alcune mezze .pen-
sioni, delle quali già mi parlò, rispende-
tegli questo stesso. Averò ben caro, ch’ egli
vi dia un conto di tutto quello che io gli
debbo, ed a Sua Sig. mi fate raccomanda
to. Bartolommeo vi scriverà più particolar-
mente la somma delle paghe, che gli ave-
rete a fare, secondo le fatte altra volte.
Mandate la sargia bianca. E scrivete se è
vera -la nuova della lega fatta con l’Im-
peratore , che qui si dice esser fatta. E
guardatevi dagli scandoli del morbo. Salu-
tatemi Marcella, e attendete a riscuoter
li 150. ed a pagare. Di Villa il 2. d’Ago-
sto. 1523, o
Bembus pater.
XIX.
Alla vostra. jeri ricevuta .non accade
altra risposta, se non. che facciate inten-
dere al Mag. M..Pietro Contarini, che quel
meschino di Gio. Antonio fabbro è stato
eon gran - diligenza cercato dagli offieiali
DI Me PIÈTRO BEMIO. 43
del Podestà di Padova per averlo nelle
‘ manî, e per fargli tagliar la testa, cd han-
no avutò in commissione da sua M. gli
officiali di portarlo vivo o morto a Padova.
Sicchè amore Dei faccia sua Sig. presto
quello ch' egli ha da fare, acciò non ne
segua qualche scandolo contra il convenien-
te if carico di sua M. che ha questa cosa
alle mari, massimamente, che intendo chè
questo Podestà si mette le ‘lettere degli
Avvogadori in seno in questi simili casi
infin ché egli ha fatto giustiziar i conden-
nati, e poi le apre. State sano, ed a sua
M. mi raccomandate. Di Villa alli 6. d'A-
gosto 1523. _
XX,
‘© AMa vostrà di rr. rispondo; che’ stt-
bito che averete espedito il negozio di Giò-
vari Antonio fabbro, vi prometto andar a
Padova ad espedir, e tertininir con mio
fratello il vostro tiegozio al meglio, che io
potrò. Sapete ora quello che bisogna, ac-
ciucchè io mi vi adoperi. Vorrei che foste
stato dal Patriarca, e faceste tutto, che
questa cosa tasse espedita avanti quell'altra,
ella quale mi scriveste ultimamente, ac-
ciocchè se quella si perdesse, questa che
rion ha spina, né osso restasse. Non so che
più dirvi, tinto se ne è detto fin qua. Do-
glioîtmi' del mal ‘di Quintilio, e vorrei,
che 'Aùgusii' avesse © il -subd; @ quest altro
LETTERE. FAMIGLIARI |
insieme, el povero pntto fosse libero mas.
simamente a questi caldi, ma non men che
altro mi dà molestia la molestia, che vedo.
che si dee pigliare Marcella. Sarà benissimo
che mostriate ognì amorevolezza a M. Nic-
colé Aurelio, anzi che così facciate vi strin-
go, e gravo, dico in quanto per voi, e per
tutti i nostri e vostri si potrà.Fate ogni diligen-
za, che certo non si può far miglior elezio-
ne di gran lunga. Di Villa alli 13. Ago-
| sto 1523,
Bembus pater.
XXI.
Piacemi di Quintilio , che sia miglio-
rato, quanto cosa ch'io potessi avere udita,
che a dirvi il vero, io non so perchè de
bitava di quel putto grandemente. A Dio
laude. Piacemi eziandio grandemente di M..
Niccolò Aurelio fatto Cancellier grande.
Gli scrivo la inclusa; dategliela, ed abbrac-.
ciatelo da mia parte, dicendogli, che avete
questa commessione da ‘me. Di Domenico
Bembo, gli potrete dire, che io farò ben
ogni cosa di affittargli, o trovar lì lavoratori
dei suoi campi, ma che non gli. voglio
torre io ad affitto, e eerto sono, che dif-
ficilissimamente si troverà chi gli toglia, che
colui, che gli ha tenuti, ne ha tratto tutto”
quel frutto, che egli ha mai potuto, senza
dargli mai una sardella di letame, in me- o
do che quelle terre son tutte arse, e con-
-DI. M. PIETRO. BEMRO: a
samate, e stanno quanto male star possono.
Certo non. ne farò meno, che se elle fus-
sero mie da questo mio canto. Dell’ Avvoga-
dor aspetterò . di sentirne presto novella,
poich’ egli vi ha parlato in quel modo. Scri-.
vetemi qualche nuova, che scriver si possa,
e state sano e salutatemi Marcella, e woi
stesso , e. vostri fratelli. Di Villa alli 28.,
d'Agosto 1523. |
XXII.
Figliuol carissimo.- Vi mando il mio.
Avila a casa, al quale bisognando star oc-
culto qualche giorno per certe cose di Roma,
non ho voluto che egli vada altrove. Sarete
contento fargli buona compagnia, siccome
quello che mi è uno delli più cari che. io
abbia, e pieno. di bontà, e d'ingegno e di
fede. Non parlate di lui con persona del
mondo , nè circa ciò vi dirò altro. Si sol-
lecitano i testimonj per Gio. Antonio, espe-.
diti che essi sieno, si manderanno. Noi
tutti stiamo sani, e salutate Marcella e voi.
Raccomandatemi a M. Ottavian Grimaldo ,
al qual risponderò un’ altra volta. Desidero
sentir presto nuova, che M. Andrea Nava-
jero sia fatto all'Imperatore, il che non
dubito, ghe non abbia ad esser per ogni corì-
to. A_sua M. ed al buon Fannusio mi racco-
mandate, state sano. Di Villa al 1. di Set-
tembre 1523.. | n
26 rEk'Prtne FAMIGLIARI
Loc RX 70 i dt nl
0 . MEO SZ DIAM Loan. n et
Sono stato qui -dal' riercòledi Sattt
sino ora ritenuto da molte piove, ché <èî
sono state; domani piacendo a Did mi paf-
to :per fornir il viaggio inéomiriciato: sahé'
e gagliardo con tutti i miei. Questà vi fai
cio per ricordarvi a sollécitar di riscuotere:
dalli Signori Capi duc. 300. e tanto più,
quanto stimo per le spese della patria ché
saranno più sordi quelli Sigg. Scrissi al Se-'
renissimo ; credo sua Serénità non sia pet
mancarmi di favore. Io ne averò- bisogno;
erò vi sollecito. State sano; e salutatentt
Marcella e M. Ber‘ e M. Da. e baciatenti
Euigi e Quintilio. Di Bologna alli 3. Apri
le:1524. Soprastato per inolte pioggie alc
mi giorni, ho mutato pensièro, cioè di non
andar per ora più oltra, per la peste, che
in Roma fa processo, e per la difficultà
del cammino, che in più luoghi è chiuso
per li sospetti, starò qui alcun giorno, a8=
pettando da Roma certa risposta, poi mì
ritornerò, rimettendo l’andata a questo Ot-
tobre. State sano. Bembus pater.
XXV
Figliuolo carissimo. Io amo; éd ‘ho ii
luogo di onorato fratello il Magn. M.' Leoa
nardo da Porto, dabben Gentiluomo, ‘e ‘cor:
tese, e letterato, e gli desidero ogni bene,
DI M.- PIETRO .BEMIO, dl:
ed ogni contentezza. Il perchè uvendo esso
‘una causa davanti al Tribunal vostro, e
per quella ricercandomi una lettera con la
quale iv.-ve. lo raccomandi, vi serivo e
prego --più.-strettamente : e. più affettuosa-
meeute .che ‘ie posso, che voi: gli facciate
tutto quel piacere e comodo, che da -vei;
gli’ potrà essér dato in. quella causa, e che
dalla ragion - e. giustizia vi. sarà permesso &
poter fare, sicchè la sua Mag. possa cono-
scere, che questa mia lettera © racco-
mandazione gli sia stata di momento 4« -di
giovamento, che me ne farete gran servi-
gio. e piacere, ed in somma con più af-
fetto di animo non vi potrei raccoman-
dare. causa alcun’ altra, di quello, che
questa vi raccomtndo di questo Gentiluo«
mg, con il quale ho stretta ed antica ami:
stà. State sano. Di Padova il di 1. d'Age-
sto: 1524. i si
sr Bembus Pater.
XXV.
Io non credo, che fia bisogno ricor»
darvi, quanto è grande l'amistà ch'è tra
quegli da Porto, e me gran tempo fa, e
quanio io gli ami tutti, perciocché io isti-
mo, che voi assai bene il sappiate. Facen-
dovi adunque intendere M. Battista da Porto
Dottore. molto ‘cortese e gentile, come cer-
ti-suoi avversar] si sono appellati appo voi
d'una sentenzia che esso M. Battista ha
SB: LRICERE FAMIGLIARI |
avuto iù Vicenza contra loro sin che-aai=
chiaro :si può vedere, lui. aver-li;.ragion.dal:
canto -suo , ho voluto con questa riapre:
garvi, che se mai desideraste farmi -in quen
sto vostro officio: alcun piacere, lo .ripor
neste ora tutto, per quanto aspetta la. giu=.
stizia, in favore del detto M. Battista, cere:
tificandovi ,non poterlo . in: altra persona;
collocare, che gran fatto più caro e. gra=
to. mi fosse, e fatelo per l'amor che mi:
portate. State sano. Di Villa alli. 22. Ar
gosto 1524. ea
XXVI,
"tr,
Se 1 Clarissimo-non farà cosa alcuna
per la richiesta mia alli Ilustrissimi Capi,
non. resterò ingannato di molto, che l’ ho
da non molto in qua conosciuto più fred-
do, che io non vorrei. Se io fossi nel luo
go suo, ed esso fosse nel mio, non sarei
stato tanto a dimostrargli l’ amor, che io.
gli porto, ed arei avutu carissima tal occa»
, sione, ma non se ne può altro. Gli uomini -
si convengono torre fatti. come sono. Se ’l
Clarissimo. Dolfino non sarà più caldo dî
lui , io spero poco del negozio, dal quale,
erchè non ho avuto occasion mai di far
per lui, nè di mostrargli quanto io l’onoro
e stimo per la suna molta virtù e bontà e
valore, non ardisco desiderar molte. È ben
vero, che tanto più estimerò ogni opera di;
sua M. quanto meno l'averò particolarmena
DY Mm. DIETRO BEMBO..
-te:meritata , e forse ‘che la. meriterò un
gietno: Profferitemi a sua Sig. e ringrazia».
- telo: del':buon -animo, ch’ egli mostra versa :
ané.:Vi:mendo una letiera del Capitano di:
Vicenza, per: la. quale egli mi sollecita a
. satàsfar- l'imprestito, altramente mi darà sp
sa.-lo lasserò, che egli faccia tutto quello,
.che sua M. vorrà fare; se. da quelli Ilu-
strissimi Sig. non mi vien soccorso, Miì .
.Quole : di. Marcella, che non stia bene,
riprendetela del suo poco animo e confote
‘tatela, e state sano. Di Padova alli 23, d'A=-000
gosto 1524. O .
Bembus Pater.
- XXVII...
gene ‘ . . sie
M..Giovan Pietro Dotto ha bisogne
del soceorso ‘vostro a giustizia, ed io assai
desidero, che il Gentiluomo sia favorito,
e. sovyvenuto da voi, che oltra che io desi-
dero da me fargli piacete, son anche a que-.
sto pregato da chi mi può comandare. Però.
vi. stringo .a dargli tutto quel favore, e tutto
quel soccorso che potrete, ch'io .ve. ne
sentirò obbligo assai. -State seno. Di Villa
alli ‘16. di Settembre ‘1524. . —. sn:
XXVIII.
-.* Laudato sia Dio del vostro onorata-
mente esser rimasto Quaranta ordinarie, del
‘qual’ Magistrato me ne rallegro.con voi bere’
So LETTERE FAMIGLIARI
assai, parendomi esser cosa- proprio da-qu&si
sti-afgri, e da-farvi assai: onorato e: gràté’
alla Patria vostra. Aveste questi - di passati?
un figliuol maschio, ora avete avuto quresté:
officio , siatene al daior di essi conostefitéà-
con l'animo e rendetenegli grazie; facertdé:
giustizia nelle cose, che per mano vi ‘pas» ©
seranno, che saranno molte. Il che a sut.
‘ Maestà sarà più caro, che ogui altro sas
x
crificio, che' gli possiate offerire. Rendo iò
mole grazie a M. Domenico mio germa-
no, che vi ha tolto, e restogli di questo:
‘obbligato al pari con voi. Raccomandate=-
megli, e salutate Marcella, ed i vostri, &'
- state sano, e non vi sia grave avvisarmi
delle nuove di dì in di. Di Villa alli 23.
Settembre 1524.
| Bembus pater.
XXI.
:- Mi piace, che Quintilio stia bene;
TLaudato Dio. Ringraziate il Mag. M. Pietro
Lando della memoria amorevole, che sua
Mag. serba di me. Il che certo mi è mal
to caro. Raccomandatemi per mile volte:
a sua Mag. pregandolo a comandarmi:;
dove io sia buono a servirlo. Del Riobarba-
‘ro, per ora non mi bisogna, bisognerà ben
sin qualche giorno , però potrete parlarne’
al vostro compare Speziale. Bisognami un
pignatto di Juleppe violato. E lo vorreì
finissimo di quello di Damasco, però vi
DI. M. PIETRO BEMRO. 3I
prega..a .trovarlo. subito, e mandarmelo di
moda , che non si spanda, ben consignato
ad.alqun portatore. La Morasina sta con
la sua febbre all’usato. Le altre, stanno: be»
nissimo. Tutte yi ringraziano delle saluta-
zioni. vostre € vi si raccomandano, ed
iusieme a Marcella, la qual bacerete .da
parte.mia., «e Quintilio, e mi raccoman-
| derete a: mia Zia, State sano, Vorrei, che
visitaste da mia parte M. Andrea Navajero
a) qual mi raccomanderete. Salutatemi il
Ragnusio assai. assai. Aspetto sentir. alcuna
cosa da Rodo, che Dio ne mandi buone
nuove.. Alli +28. Dicembre 1524.
XXX.
Della morte di vostra cugina, e di M.
Michel Salomone, scrivo a M. Niccolò,
ed a M. Bernardino, dolendomene. Cre-
do che M. Ber. ne senta infinito dolore,
bisognerà aver pazienza. Di M. Boldù non
ha che dirvi, sc mon che governiate la
cosa, come meglio vi pare. Io di qui non
posso farne altra’ provvisione, anzi mi hi-
sognava trovar modo . di intertenermi per
qualche dì, e per poter tornar a casa,
alla qual cosa penso di richieder quei di
Bologna, che non credo mi verranno a
manco, Sì che pensate, e fate voi. Saria
bene che mandaste a Valerio, che vi tor-
nasse quelli 5e. prima che egli avesse spesi.
PI
33° Letrene vAmfeurifar -
li mille che egli ebhe. dal Papa, che ho
poi inteso certo, che sono stati mille. Ed
(esso si porta male a non ve li aver, man:
dati subito giunto a Vicenza. So &hello
che averò a fare un’altra volta. Nè aRi$?
per ora. State sano. Di-Roma alli 20. LR
cembre 1524. TT
Soi
i XXXI" ARIA,
o POS.
Quanto aspetta a vostro fratello, ché”
per: la pensione che esso ha, tetnete ‘’nòîti
‘abbia. a matar abito, non vé ne pibtrace*
un, pensiero al mondo, che per questò*
non ha a far mutazione alcuna , sitchè*
datevi- di ciò pace, ed egli insième'cohi
voi, il quale, e l’altro seluterete’ È mib'
nome. Intendo tutti voi star bene, e Quin-
‘ tilio e Luigi e le puttine, il che è parte
di sanità mia, la qual mia sanità è stata
un poco in compromesso questi di per.
un catarro bestiale, che m'ha dato nofé
Ora la Dio mercè sto hene, benchè. né
ancora forte. Spero tuttavia fra 10. gioriif
fortificarmi, e mettermi in via per iena
a riposar con voi, e con gli altri miei. State
.sano, e baciatemi Marcella. Di Roma allî
118. di Marzo 1525. 1
» . la
DI E. PIETRO BEMBO. 33
XXXII
».Mons. di Bajus ; il quale è tanto Si-
gaae.mio, quanto alcuno altro, mi priega,
che io vi raccomandi 4a causa di M. Gio-
van Paolo Averoldo, che ha a dovervi es-
ser a questi di davanti. Ie che tanto sopra
modo desidero piacere a quel Signore, che
ha fatto a beneficio mio molte cose molto
caldamente, in bisogne importantissime mie,
Yi priego ad aver detto M. Giovan Paolo
per raccomandato , non altrimente che se
t causa fosse mia propria, in modo che es-
#0 possa conoscere che le mie raccoman-
dizioni gli siano state profittevoli assai. Non
‘Potrei da voi ricever cosa più cara. State
sano. Di Villa agli & di Luglio 1525.0000
XXXII.
M. Francesco Bonporto da Cittadella
Mio amico vi raccomando assai a giustizia,
td a favorevole espedizion di una sua cau-
#8, che ha ad esser conosciuta dal Colle-
gio, nel quale voi intervenite. Caro mi fia
che oltra quello che fareste per voi per ri-
tto delle ragion sue, e della ‘conoscenza
che avete seco, giungiate alquanto ancora
per rispetto mio, acciò che questa mia rac-
“comandazion gli sia profittevole. State sano.
Di Villa alli 19. di Luglio 1525. |
| — Bembus pater.
Bembo. Vol, IX. du
LÌ
34 LETTERE FAMUGIIARE
e. Lo deve bi,
c. <td veaafi& ti 23 EE
mule Qi dI XXX, Sb
M. Alessandro da Zugian, Gentiluo-.
imo Vicentino, ha bisogno del favor vostra
in una sua causa, la quale esso vi xagionee
rà. Ve lo racgomando non solo a piena giu-
stizià, ma ancora a presta espedizione, Con-
ciossiacosachè essendo esso scolaro studio-
sissimo e diligente, desidera non perder
molto tempo. Averò gran piacere " che ab-.
Bihte modo di sogcorrerlo ,. e presto, State,
sano. Di Padova alli 22. di Luglio. 4525, mo
o pg Pemba, PAbera
0 . | l co ciali ti fi
Io v'ho scritto molte lettere in racgar
mandazion di molti nel tempo di questo, vo-
stro offizio, ma tutte sono state leggiere, a
- comparazion di questa che io ora vi fo,
raccomandandovi la causa di M. Battista
Boldù, la quale fra pochi’ di avetete a giu-
dicare, ‘anzi più tosto ad indirizzare, ed ora
dinàre ‘in‘giudizio. Perchè ancora. che. ig,
sappia; che senza le mie lettere voi giate,
cértissimo quanto io ami questi ‘fratelli, €
desideri fl ben loro; pure a soddisfaziag.
mia vi priegò, a far per la loro” giustizia,
altrettanto”’quanto se ella fosse la mia, q@
delle due ‘vostre cognate orfane, c per ans;
cora pupille, che io ho .meto iù asa. Sen,
‘
zù' fine mi ‘s4rà cato, chè M. Battista rapz.
porti il file s che esso ricercherà alla “sua”
ditta: ritrho sab! 3
causa ‘dalla sentenza vostra. Se è vero, che
M. David abbia avuto’ il lotto nuovamente
posto, una cracetta di valuta di mille fio-
rini ;'mé ‘ne rillegro e con Tui e‘con. vi
Salatatemi ‘M. ‘Bernardo , è state’ $
ViHa:alli 10. di Giugno 1528. ”
ERO Bemibus patti
i SR
- . RXXVI La
“* Wi'racoomando la causa del portator;
di questa M. Gherardo Boldero ‘ Gentiluo-
mo' Feronesè a presta e pronta, e cortese
giubtidià. Vi ‘priego .a fare, ch'egli conosca
che la mia raccomandazione non gli sia sta-
ta di picciol momento. State sano... Dj Pa-
dba 'alfi 27. di Settembre 1525." .
Peli, NXXVIL ;
* . Nostro cugino.M. Pietro Antonio Mix
Fésihf è qui o ‘mi priega che vi faccia &
dé’ di'questa sia absenzia, la qual bisogner
ri' ché ‘sia ancora per tutta questa seirma-.
riti Sarete contento di non lasciar fare, cd-
sà alciina conità M. Benedetto Dolfino, mens
16 ‘è550”è ‘fuora, sì perché egli ha tutta la, *
ehiasa'sépra di se, è ‘sì perché egli ha. tut»
2 le“scritture della causa nellé sue mani;
Vi''priégo ‘non solo ad esauddlo in questo,
»
milabcota în favorir la sua giustizia, e fare
gt6duel'iiggior ‘onore che, potete ;: cha,
36 LETTERE, FAMIGLIARE si
me ne farete, piagero incomparabile. Di Bar
doya alli 12. d' Ottobre 1525... ...; 1. i
SLI
-11 . . 1
e’
nd‘
” MI ° Mt a
Scrissi a Mous. di Bajus per M.: Mar
ce Antonio Michele come volevate. Io ho;
gran bisogno dell’instrumento della casa.
pero amore Dei fatene doman qualche cor
. sa. Quanto al vostro farvi torre a Verona,
credo burliate, pur se ‘dite da dovero,vi
laudo. Quanto a'denari dei Carnari, nen,pià
gliate cosa alcuna per. niente.. Ig: sarò, t0s19
a voi. State sano. Di Padova alli 20..Aprjz
je 1929. e a voler.
VITE - Bembus: patare
SI Sg ENE LE TINTE Ion a DI aiar
Apa ie . : XXXIX. ue Li4 di e}
1%
. .
Un fratello di M. Antonio Sorjana,g
««ag.fu a Brescia, il qual credo abbia nome
Agostino, ha comprato vicino a Villa
Bo:za una bella possessione d'un Padovano
e, tutavia va comprando tutto quello, che
sì, scqpre:in gnel d’intorno.Oraio era d' alcu-
nì mex in .qua per alcuni campi di hosca,
che som. congiuati con alcuni altri. campi
di quel. Losco medesimo ,: che son migi,..f
, volendo stiugere.il mercato con i padroni
A:quali, si chiamano. Bernerdino,, ei Agnalo
‘di Camerino Fadowani , essi si sono, tenvai @
| der Agro, €. ne, vogliono, più,;dellp .anesta,
Ri. cendomi ,. che. se io non li voglio. per
5, IAA Piero sà. 3
quel'pr@îfo Sil HAT! Gentiftonio*Sotianb
di piglierà, e però sard'contéutò; dhiè “iftdà
.viate M. e che’ preghiate ad esser conten-
to di non impeditè questa mia compra, che
io non impedirei sua M. in una simil cosa
pet niente. Se io ndu avessi la metà di
quel bosco già mia, non ne' parlerei, ma
avendola, ed essendo a mercato del resto,
è conveniente chè sua’ M. faccia verso me
quello che io farei verso lei. Disidero, d
tbsì ‘la priego grindemente, che se questi
Garfiétini gliene ‘faranno dir parola, sua M.
. Aispdridà?di'nòn'voler comprare il dettv bo-
306 ‘iseniza niostitr che io ne l’ abbia pre-
‘gato. Offerendomi ad ogni comodo ‘dì sua
Maab: ia'fiélto maggior. cosa che non è que-
:sta, ed al Magnifico -M. Antonio, del, qua-
le sono affezionatissimo, mi raccomandate.
State sano, Di Padova li due di Dicem-
Sti Ci I aa tec. n Berù bis: pater.
slii Vi : DI: . e Li DUO Ro vt Fe. n m.
Dove Det eo e RE, 0 dt
‘ ‘ ” . , °
‘ PE <* °°
Silio dis poet si ©
.75: = Det Mag;: M. Luigi Pisani -#i ho inté-
Sb:c'Avete faetò ‘a 'bastinza. Mando 1a’ que-
za: delle lite Go. di M. Jeronimd Marcel-
Jo. 'Datete lire 3o. A mio cugino' M.‘ Gio-
562% Giacomò Bembo per li ‘rovéri che ho
Gteito- di lol E: di “questo né fate" che
M. Giors Pietro sué fratellone ‘stppià co-
fia aleuribi Cottiprattiinti due. niofèàdori'”<
3egndelè delli sérte di quelli che iò uso ‘qui, |
f
de LELTERE, FAMIGLIARI
#6,.ce ne sono; se no.della meglia Delte
mpove., Dio sia quello che faccia per noi:,
poi che non sappiamo operar quello che.ben .
nostro sia. State sano. Vi mando la lettera
‘ &.M. Marchiò Michele. Di Padova alli 27.
Genn. 1526. | Sn
E . Bembus pater.
e | . XLI
na | 139
«. Ala vostra lettera avuta questa matti-.
© na quanto alla pratica del Belegno, rispom
slo.brievemente, che poichè questo partito
tanto: piace. a M. Pietro Marc. eda voi tan
to satisfa quanto mi scrivete, io son molto
contento , che si conchiuda. secondo. ché
mì: ha.:scritto sua M. e con quelle condizio
pi che benghè io sia al presente sì poco
ad ordine di far'nuove spese, quanto .-voi
sapete, pur non voglio mancar di soddi
4fare al desiderio di S. M. ancora che con
interesse. mio, ed anco vostro, Sia col no-
me dell’ Altissimo. Nè intorno a ciò dirò al
tro. Raccomandatemi a S. M. e state sano.
Alli 19. di Febb. 1526. 6:
E ' > ug Bembus: pater.
300.00 SIL |
. Ho veduto quanto M. Pietro Marcello,
€ voi mi scrivete di aver S. M. data la ma-
mo a M. Bernardin Belegno. Il che priego
L di le Pitsnò Bindo. 9
N.°S. Did; che sia” con la befigdizione sud,
db 5 pofchè 'voi ne sétè ‘così * contenti, 8
Ffesiò conteritissima. Quanto a quello ché
thii -dite' di uscir di trama, e far darla mai
né più presto-che si può per 'ògni rispetto,
e poi quanto saria il meglio, che io venis-
sì'coin Maria a Venezia, ho deliberato in
ogni cosa obbedir al Mag. M. Pietro, così
domattina piacendo a Dio monteremo ‘in
barca, Maria, e sua sorella ed-io, e do-
triàni de sera saremo a voi, atciocché sab-
Bars dappoî desiniare, a quell'ora che ‘è
5. M. parerà?, se ‘le dia la mario. Averià
Ben caro;' che questa cosa andasse più sè-
‘cretà ché si possà, e con manto persone.
Fèò'nbn'ci vorrei dal ‘canto. mio altif ‘chè
‘Suà' madre, ‘e sua ‘cognata , ‘e suo frétellb?,
se ‘egli l'ha; che ‘ancora non ‘lo sd. DA
(chto nòstto il Mag.-M.'Pietro, ed io. Bi
dbtne ron me ne curo, pur rimetto 0
©èsa in sua M. ma carissimo -mni sarà She
esto primo toccar di mano si faccia più
secreto ‘che si può. Direte a Marcella, che
trovi qualche vesta per lei, che sia da ciò.
E se altro bisognerà anche altro; come: è@
và: Hel-filo di perle , o quel che si usa;
ma facciasi tosto, che non si tardi più che
per sabbato. Non so' che altro dirvi. Voi
che sete su”l fatto, saperete meglio il tut-
adioche'gdh ad id Not scrivo” Atititmnente
"°° M.SMP Pieur$ , ‘chie Son 6ccipatissinio*
Itusztentilcoli st8%M; e ‘questa’ basti. Stare
io Amrrine FAMIGLIARI
‘sano, e domane da sera aspettatene. Dì Pa-
dova al :. di Marzo 1526. |
Bembus pater.
ST | XLII. — . na
Voi volete che io satisfaccia .questi
‘ Gentiluomini Cornari, ed io ne son conten-
- to solo per vostra cagione. Ma.sia con Dio,
«da voi lo conosceva. Mando ‘adunque. Gio.
‘’Autonio acciocchè facciate che mi diang le
‘ ‘due pensioni passate del 1525.. che sono
ducati certo e. settanta a lire 6. e soldi 8.
‘ per ducato, e fuor di. banco. È avvertite
-.«che siano buoni danari, e fate: che :nén mi
«tengano secondo l'usanza loro, in tempo;
‘ma espedite Gio. Antonio domani ad ogni
‘ modo, e se volessero por tempo. a questo,
:. direte loro che se essi indugieranno, ed a
:Roma la sentenza si dia, che vorrò che
- paghino le spese, e mostrerete di far que-
‘ sta fretta per utilità loro. Aspetto pur d'in-
tendere che siate rimaso Auditore, .il che
potrà essere domattina, e desidero che sià.
Vorrei ancora sentire, che Marcella fosse
in bene è facilmente spedita. Salutatemi M.
=Bernardin Belegno e M Vincenzo, state sa-
» no. Alli a1. Aprile. 1526.
E n —_Bembus. pater.
PI M:4RIETRO BEMBO. 341
IG
gii e Vili SUNPCRAIO Le . .
fore FI o #00 CO. A. 2 VR = Sha
, i .
a AV Lv
è VÀ
Farete loro voi del ricever a mio no-
me, promettendo di far venir di qui una
uetanza di mano mia del ricever di essi
denari. per. satisfazion delle ,due pensioni
‘cell’ anno passato. Ricorderate a .M. (Gio-
. vannî e M.. Francesco che le loro M. non
< facciana per l° avvenire come è stata faito
5 pel .passato che io abbia o a.far più paro-
‘ile con le loro Signorie, o mì facgriano mien-
« divar due mesi ogni volta questi benedetti da-
s:amari s ché prima io nol merito da. loro y e
poi quelo non è atto da Gentiluomo.Del-
. ‘le raccomandazion del Clarissimo M. Gior-
gio .non. dirò: altro, se non che se. Sua: S.-
‘fosse reverita da tutta la nostra. Patria. e
: amata quanto ella è da me,'egli averia quel
luogo ,. del quale ‘non. ha essa Patria mig-
‘*giore.da poter dare, e che io in buona gra-
“:gia di, sua Sig. reyerentemente mi racco-
.
9. mando. - Lo
di XLV.
Li io Sa
‘6: si». Son. tornato da Roma non essendo pas-
sato più là che Bologna per svspetto.:.del
- ‘tmrorbo. nel.quale non ho voluto nutricarmi.
Tornerovvi se a Dio piacerà, cessato che sia
il morbo. Questa vi scrivo a fine che mi
compriate qualche sacco del miglior orzo
she si possa avere. Hollo scritto a Barto- -
L)
-
I iL Atom
Ibmmed ‘in’ fin ida ‘Bologna; mano sè WE
fitto nulla. Esso mi'dice, che aspettava
d’aver i-denari da M. Jacomo Cornato, il
quale è ‘andito a'Verona. Così fa mio fra-
— ‘tello tutte le cose, che iogli ordind: Ora
, w:dico- che! vediate* voi: di‘ comprarniemte
shibito, e ‘se non avete ' altro modo ‘diefate
a'M. Giovan Loredano da parte ‘tia ;- ehe
mene trovi 25: o 30. sacchi pur ‘del mi-
gliore, e promettetegli voi i danari ; ‘0’ di
quelli del Cornaro, o di quelli di Arbe:;
che nè l'uno, né l’altro può tardar ad aver-
si. So che M. Giovanni faria maggior'cose
che questa per me, come ha fatto altre
volte. State sano, e salutatemi Marcella,:e
baciate i putti da mia parte. Di Villa alli
25. d'Aprile 1526; 2/0 ni
II e i Bembus pater:
SAS TI toi nia”
AIA “I SALVI, , Ue DY
SINCE: ROC v; 0° ET ea
-'" “Ho ‘avuto: la fede dei Governatori della
paga della mia tansa, ed inteso quanto M.
Giovanni Cornaro accetta le ragion mie deli
lé decime della Badia. Riscuoterete ‘adànà
que dal ‘Mag. M. Francesco questa pensio:
he, e pagatene Te cere tolte; è ‘ritenétevi
per la tinsa, ch'è aveté pagata. Il resto po-
ttete ‘dare a Yostro ‘cogliato. da comprarmé:
nè' tanti orzi, subito ‘ché ne “venga di qual-
che‘ tuago, e'che' gli ‘parrà di pigliarit.
Uk ser’ Vettori esattor! delle camere’ di: Ves
nezia mi ha fatto interdir i fatti di Melareo
t
. JR. RETRO BRMBO, 43
per conto-di Mad. Marietta nostra, che
par debitriee di lirg 10, e mi ha dato altri
conti per. nome di.mio padre, e.di M. Marco
Giorgi; ei ancora di mio fratello; come
potrete vede per la puliza., che esso ha
data a Rambottino, che me la porti, la qual
yi: mando: -Io nona so di esser debitor ‘per
quelli conti. né depbo di ragione. Però vor-
rei, che vedeste alle camere queste cose.,
& per debiti: di mio padre, diceste che io
nori. ho «osa alcuna da lui,. ma. solo pet
la-dote di mia madre, che anco non si è
. potuta -pagar tutta. Per mio fratello vedere»
te:‘quello’che si dee fare, e perchè cos3
egli è mandato. per debitore. E di tutto su-
bito. datemi: avviso , acciò costoro non mi
: facciano qualche vergogna, e spesa sover-
«chia. Qlura: di questo so che mio fratello
francò quelle cose, che io ho a Villa Boz-
za dalle daje, e voi sapete tutto. Vorrei,
che le trovaste, e che mi mandaste la fede
. dell’officio, acgiocchè io ne potessi far no-
ta: nelle mie scritture, ed acciocchè potes-
si prevalermene contra queste daje a punto,
che costoro mi vorrebbono far pagare. Da-
temene più particolar avviso che si possa,
Vorrei ‘ancora , che vedeste se mio fratel»
lo è-creditor di cosa alcuna ai Governato-
ri per lo-suo salario della palada del Ma
ranzano , ed infin al -dìi della sua “morte., .
che :fu-:2'12: di questo, vedeste di riscuoter
il sug ‘credito. Se-non potete far tante.cose
. SÒ Tv
‘
4 tu
sone hi fa Pest do nib.
è i » hf. La lu "4 A 33 LI
è
6
di rette Wren -. a
voi sbld’, fartitele-c6n' vostto»\cognîti;: chié*
séti certo; che %&gli'‘torfà volentieri ‘03%
faritda per me'’State sani tutti. Di'-Padéi®
alti 23: di'Luglio® 1626. 3 |< 09
?‘i- Vorrei attcora, che portaste ‘voi: rfiglli
.desimio ‘la allegata al ‘Legato; visitànidalo? 4
“notre ‘mìo’, quando potrete ; che? la'-leseete
-n'0t ‘porta fretta’, ‘nè celeriià, 6 se:M: Bere
.rardin vorrà venir con voi etl'a'momé fidi
offeritsi a ‘sua Signoria per séètitote, 124
averò molto: caro. È Signor da farà® Wi?
tu. usi 01
LADA ATA TRE Bembus pater.
-H Signor Lionello da-Carpi fratello del
Sig. Alberto manda un sno messo detto D
-Facomo ‘alla Illustriss.: Sig. bfferen&otes
- se ella il-vuole a’ suoi serviz), farle € £65®
e 1500. o più fanti, e 300. o 400. 6-jî
‘cavalli leggieri di buonissima qualità, 'e hd
to - presto. Io che conosco quel Sigrore}"&
che lo amo. per la sua molta virtù grandes
‘mente; e che so che esso ha meglio il-mé-
do , che pochi altri Signori d’ Italia di- far
ottimi e singolar fanti, e sopra tutto archi-
busieri elettissimi, e buonissimi cavalli leg-
geri, sì per utilità ed onor della Patria no-
strà-, è sì per far piacer-s quel buono e
valente: Signore, vi-priego the andiate alla
Pattega: di*Maestro» Martin *Cappellaro ;-chie
Dig M.; PIRTRO REMBQ; =» 45
RA appreso, Jo :riuolo.di :S;; Marco, e dix
iata.ess9 Don. Tacgmo ,..8. che gli dis
ciale, che io vi.scrivo a, dpvergli dare.iute
to quel favore che potrete:,. parlando: da
mia. parte a quei, Signori Gentiluomini, che
più, potranno dargli, e favore, e presta ri-
soluzigne: al ;desiderio suo di, servir. in que-
stgbisogno la Patria nostra, ed in somma,
facgiate alcuna buona ed amorevole opera.
per sua Signoria x che. ne riceverò da. voi.
singnlar. piacere, State sano. Alli 25. di Lu.
glio. 1526. si
MELA Bembus pater.
XLVII.
M Carlo da Fiume: è gentilissimo:
Gitradino di questa città, e mio carìssimo
antico. e fratello. Essa averà bisogno del socp
corso vostro ; ve lo ‘raccomando tanto cal.
damente, quanto si potesse in tutto questo vo:
siro. Magistrato. raccomandarvi alcuno. Fare.
ghe. egli conosca ‘che questa riccamanda»
zion mia. abbia. potuto molto. con voi. Stax
s cai Di Padova all uiime di Luglio
2 to: i . : 0.0) 3
Mifzoa ERRE eee ai
K . ° , . [di ° i
i ATA <a PAT, XLIX. di A004€, morud
n Vi ‘mando la inclusa, che M, Angiolo
Gabriel mi scrive,,e vorrei che. tnovaste;M.
Francesoasda. Borto,,; Al quale. è; (90818 per
\
48 LETTERE FAMIGLIARI +
la lite di quei Gontiluoniini ‘di «Porto ;*€
che lo salutaste da parte’mia, -e-mi ‘racco’
mandaste a lui, e gli mostraste- da nia par
te quella lettera di :M. Angiolo; che è - iu:
risposta di una ‘mia scrittagli in raécoman=
dazion di quellà lor causa, pregandolo:‘tutè:
tavia a non ne far parola con persona; peri
che se M. Angiolo il risapesse, si potria
doler di me, e potrebbesi impedir, e tur-
bar il buon animo suo. Basti che esso so-
lo il sappia, e letta che l’averà., ripiglia-
tela, e rimandatemela. Ed anco voi tenete:
questo in voi solo. State sano con tutta la
vostra famigliuola. Di Padova alli 6. d’Ago-
sto 1526. I sa o»
a Bembus pater?
di LT Lu)
| n. f SI ‘x
E;
=. M. Bernardin Perolo mi fa intender'urt’
gran bisogno, ‘che esso ‘ha del favor: ‘del
Magistrato vostro, per ovviare a chi indi:
rettamente lo -vuol straziare, e far andar &%
Roma a litigar, siccome da esso diffusament'
te intenderete. Io che certo gramdemerite:
desidero di fargli piacere, e tanto più, quan=‘
10° altra volta gli ho dato-alcun sinistro, det’
quale sete consapevole ancora -voi, vi ‘prie:!
gò, e non solo priego, -ma ancore vi strin
go, e -gravo sche se ‘alcuna: giusta ‘ caufd.!
averete di poterlo ajutare, vogliate farlo anit:'
DI af BIRERO: DIRO. 4p
Mosamente, acciocché col, mezzp vastrp di-
eng, passa conoscere. y che, io desidero di
argli. piacere. Non dirò, più ,, che mi. pare,
che non bisogni con voi;, State sano, e da-
rergmni Fisposia s quando, averete udito, M,
Ino.
Berpardino. Di Villa ‘alli.16, di Settembre,
1926; ARES tg aa Ta
6:39 Sa SE Lt 000 Bembys pAtere
e4%t ni SLI 100. O, L° . sota È
nr Ca CI ‘0. . » . ‘è . . EN ‘x
-{;£ «8. I ?. U ti. . . si. +
0 Le . = . n
i ME SRO F:
GIA CISTI
89191. iÎC- o. IE
a. 4 VIENI Do Ao I
+ Vi mando per Simoné, nostro ducati
30. da lire 6. e soldi ro. l'uno, da dare,
a. M. Pietro Moresini per la pensione di
Fossò, che io debbo al Vescovo di Adria.
di questo Agosto passato. Ricordatevi far
fare la quetanza di questa, e dell’altra, che
si perdè. Mandovi ancora ducati nove e mez-
zo da lire 6. e 4. per pagar la tansa posta
aggio. sia. pagata .col dono.. Mandaretemiene
la.poliza. dell’ officio. E vi mando ducati
tre, che spendeste nelle cere di vostro co-.
ggato«. Ricordatevi di trovar alcuna garta del.
notaro ec. per incontrar.... lettera sua, di
quella sentenzia delle acque dei molini, e
se..mi amate, ponetevi. ‘(diligenzia. Saluta-
temi Marcella, e datemi avviso, come stan:
no.i vostri puttini,.che. oggitnai dovrebbo,,
nq, star ;bene..Se vederete il mag. M, Dax,
njal, Rinieri,, direte a sua M. chg.ia gliyenz,
do. .molte grazie delle salutazioni, fattemi da.
-
23 ! ”
- 3 rÉitene ramicriAnt
M. Leonico a nome suo, e dell'amore che
sua S. mostra portarmi. lo sempre l'ho ava-.
to in somma riverenzia, e sempre averò.
Faretemi ‘a S. S. raccomandato’ sen fine.
Vi mando una lettera del Golo delle 'f0£
ze di Maria, il quale avendo avuto duesti
15. da M. Bernardino, ne vorrebbe 16, '&a
me. A me pare che egli sia savio. aneora
più che eloquente, quantunque quel dì del-
È, nozze fosse eloquentissimo a voler d'usa
inolto Jeggera sua ‘fatica un grasso ‘ve
‘grosso premio. Io credo, se non mi muto
d’ opinione, che non gli darò un bezzp.
Non so quello che me ne consiglierete
voi. State sano. Di Padova agli 8. d*’Ows-
ADV Ur
bre 1526. o |
| | Bembus pater.
‘ è . - ‘ 2° La ir ‘ Dii
(i “=, ' " , 4 LIL. . vi -. , . . ii LIA y t;
. . e .. | . ‘ . e . . "a ‘u
® si . . <. ' NOA
è IO e:
“Wi raccomando la giustizia della causa,
la quale vi ragionerà il presente poristene
Cristoforo da l'errara, e raccomandivela: a
quantò più presta espedizione si ‘puo‘} e:
tanto più quanto intendo, che wnò- dé!-w-
‘stri compagni gli ha ion buoho aninio'#d-
dosso. Se- conoscerete che Madontia Biéifica
Manzona, della quale Cristoforo: è comtps-
s0, abbiîa ragione, fategliefa:; e ‘presto vad
amorevolmente ,- che ‘me ‘né’ farete’ stagdlar
| piacere. :State' sano; Di Padova alli. vB
Tobre 2920. Spett Go: 4 dNoL o. a.
" DA A0I vii
PI ff. PIETRO, REMO," 19
Arta anareatiti ri. e de
veg ta DI
X:51:7 AMIATA AES n ch N
.gn4 Rendérete infinite. grazie da parte mia
-al. Clarissimo M. Marco Foscari, della coy-
Xesiar.che. sua Sig.m'ha usata nel conceder-
gi la sua casa della Rena, della quale not
son mai per dimenticarmi. Io nel vero cre
.Udeva:, che ella fusse più capace, che non
-T.bo, vedendola poi, trovata, e. solo per
«questa. causa, che le stanze terrene sono.
+33: umide, che non si potrebbono abitare, è
. poi questi padroni si sono pentiti, che .io
«Jai parta-di questa casa, benchè io non.
-ami son pentito . di. volermene partire , che
| non voglio per niente avere a .fare con.
«sì sinistri cervelli. Tuttavia starò qui fi-
no. a Pasqua, ed in questo mezzo mi
provvederò di stanza con comodità mia. Ho
“nondimeno tutto quello obbligo alla M. di
M. Marco, che averei, avendola usata in
«tatto "1 mio. bisogno, e di tanto mi-fo de
| chitere a sua Sig. alla quale assai mi rar
;comanderete. I danari, che io vi m&-
sdai furono numerati con Simone, e dwè-
«giano esser quelli, che io vi scrissi, se pr
«sono «i meno, scrivetemi il quante. Mi.
s piace di Quintilio, che stia meg io. Questo
“gaanto. alla. prima lettera. Alla. seconda ,;j0
hmon. ho più bisogno della casa Malipiera',.
séhé. se io Lavessi, la areì così salata.
-sHo, eyura.la poliza de la , tansa paga N
+5. Dia doni ha ro Viaggio a vosKo te»
Benbo 7; IX. enni
Se LETTERE FAMIGLIARI
gnato, e cognata. Scrivetemi ‘quello avete
faito delli ori mandativi: di Madorita ‘Cbbi”
lie..State. sano .ton la‘ vostra ‘ compa Lo
e: famiglia. . Di -Padova: ‘alli 123:
1626. si.
senza che io, l'abbia, sa!
puton “è pifbid che. io'‘ciedessi’ ‘che essi
avesblerò! c8Mititiato ; per nodo “che ‘a'’ n
uò' più aprit Bocca ‘9 Bene,
cuse ‘stiino, Essi mi hand
taserò duditi-Ii9, cho iglii. sono lp Ufo
156; di if icentita) ‘cioè, fire 2000. *
delli wostre, E quali ‘ducati'322‘sanò n
più della in6# delle’ mie entrate, p
quelletbidit“ ion ‘mi rende! appen:
500. *Ohde apiésti sino ducati 7. più de
med delle enitiate. Ldscio star, che
st ttné te atgud'mi hanno Who, a
vanto he ho“ chmebito tistorar a
fizuanitò divbitGna' iù
Îe af Da
Gudì Adiiguo ban)
INS1IMSFOY HIO!
son 19 Sort. È
Zi i GETOPOTISTIVA ei
A % sumo st BEMBO:. NA
ul ignori Arcipreti, e canoni
rglendosi . salvare pet ‘come. diceil
1 Ragno meo la loro: soma sopita 9
me, dh kh altri. Benchè tra tutti li tassati |
di quella diocesi, sono più che certo che
niuno ha avuto così ingarda tassa come ho°
avuto io; la qual ingiustizia non volende
io Per. niente trp, pu are vaglio che subito
vile questa, Val ate a..M. dacomo .,Banfio:;
SUA Ii $g. olto, vostg, e.sredo, cha: “
Hi amicizia, she tra vai. è..: essa per .
e, cortese natura sua ,..farà. «volezi: LA
Ha per me questo officio, e | GOrApariate»]
Signoria. delendovi., da. miaob
tassa. così esorbitante, ils
SAR que) lo Eco, Dominia; che, serittor
ella; tassa, nè. alcuno per pun
sto, però, che, quando., ierbes.
mandato colà, già essi, ayevgpo: fose, paro:
terha che gli oflesi npn ‘si, dale caga. spaen o
ciato si. tutto, € udite, dette. ragioni, e dec:
ve fata] a Sala di quella, Bai ide ppi tassisti
se o quello. che è volere, quella, Hib
Sig, che st paghi; macha pos
il doppio , come fannp.. ifaltono
!‘tichiesta onestissima, a | arto ad
sono hei 6 sarò esaudito vi s«pure she, simone
da a, Je n mie, A questo, carosmi 1a
sarà ‘ché. "Sopapa pe \PAWREa “ile?
) tara; ig al cANale, Or drv
pf È meri” Questa EI per amor
Gal, 1a ù ’ ‘. ai "* 0" CI >=
Da CONTI
ES
e. n 20) MIEPPENITO 7 BLUPOTE
52 - © LETTERE FAMIGLIARI è ©
»' 1.6,
cosà-è fare alcuna pratica. Consigliasevi di
«Serivo ‘al Mag. M. Vincenzo queste quattto.
erighe. Se voi di là non mi ajuterétè ‘în
«10, io. questo anno convengo fallire ‘ come
wi:scrissi, e tutta la colpa e. la ‘vergogna.
- «*pei sarà la vostra, che sete nella. vostra
Patria. e. lasciate .ehe ‘mi sia fatta così lar-
. ga ingiustizia. State saho con tutti i vostri,
«È quali oggimai hanno troppo gran piacere.
» *«di star malati, poichè così lungamente , e
‘Lcosì tutti insieme vi stanno. N. Sig. Dio
,»wi-liberi da quelle noje. Di Padova alli 9g.
-. di Luglio 1527. se i
e.
LV.
Ho da M. Calcerano una lettera, per.
la quale esso . . . a volere scrivere, e pre-
gar M. Garlo Capello . . . per essa lettera
DI M. PIETRO REMBO. 53
che io vi :mando, ‘nella qual... come
potrete vedete‘ in’ ‘essa, a quale fia . «i
Gli ‘scrivo adiinque, e ‘ve la mardv aperta;
accio se. vi pare 3: la, mostriate: a M. Galuer
rano , ‘e poi la chiudiate, e la diate. Bene
vi avvertisco, che se non fa bisogno di ce
lerità a M. Calcerand, la riteniate, fino a
tanto che la cosa della casa si espediscà,
«che non vorrei che quel cervello bizzarro,
intendendo questo, si sdegnasse, e mi ‘ne-
gasse ciò che io da lui .cerco, il che tut-
to direte a M. Calcerano. Quando pure
_bisognasse tosto render a M. Carlo la let-
Zlera; fatene il piacer suo. A véi non credo
_ dispgni che io faccia molte parole, avendo
pa "ne jeri da voi ‘inteso I’ opinione, e giù-
dicig. vostro . sopra la causa di M.Calce- .
Tano, pure ‘nou solo vi priego, ima ancora
_ yi siringo con ogni poter mio ‘a fate a ‘he-
. neficio di M. Calcerano quanto è òraj e
‘sarà sempre ‘in voi. Delle altre cose jio
vho ifiteso, e piacemi. Del Clarissimo
> Cornaro, Dio sa che ine ne duole con ‘tnt-
ti l'anima. Noi perdiamo il più savio Se-
cigator chè abbia avatò la Pattia nostrada
;molti’e molti anni in qua, danno grave,-N.
ig. Dio'To risani; se. si può, eli doni pace,
+ e requie. State sano. Di Padòva- alli: 27.
Luglio 1527. .
19qu, pI9ssat emo ci MORE ali
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cas'bograiaberéte vere “intds0 dil''Ranit
bio quel ché si è operato circa la casa. Se
716° altre idriérize © ion averanno giovato
ladbito' za dibiora proverete woi
. "tte "potrete col M. Maffio, secoi
Affgiohammo” fasidme, Vedrete quani
“strivé* al Rannusio ,e sarete, con 'hii. i)
"8é'bisogrerà ‘col’ Clarissimo M. Marco le
icciasi il'meglio , ma nom si tardi. Îticre-
derit, che primà che' alcun di conio ab-
Ù tlato a M. Maffio , ‘esso ha inte
HE fo cerco qiiella' casa, come Vi scrissi
- T'altr'jari. Ma come si voglia, guidatela
“Ptortsiglio del detto Clariss, a cui mi
‘raccomandarete assai, e vedere di warla-'a
fine. State sano allî 30! di Luglio. 1527.
\Bembus pater.
LVIL Sor
*’ Quanto' io ‘ami M... . Giustiniatio
“det Clarissimo M. Jeronimo 0 che’ néù
‘bisogna’ che io ve lo ‘scriva, che da'Wéi
Io'sapete “Benissimo. ‘Però’ ‘intendendò "Yo
sia Sig: Uloversi ‘metter alla’ prova în" Lar
fadi-del Vescovado di Tréviso; che' ‘qué
sti «dì si ballotterà, vi priego ;‘è sttirigoè
Bravo , che .a nome mio ‘lo raccomani sat
al Mag. M,'Marèo Dandolo, e M. “Rbigiofo
Gabriele , eda M; Niccolò Tiepolo ‘ed'’ù
1D 3-iTive .
LETTERE FAMIGLIARI
AOBIC MOT
susosi 4 at
itsoop Stub e
DA gi dui Ri snai Sky
DI M, PIETRO BERIO:
M. Vincenzo Belegap nostro, ed in somma
a tuti quegli altri, co’ quali credete che
io alguna; cosa possa, e lo raccomandiate
gon tuta quella caldezza, con la. quale
arlareste Toro, se io stesso avessi ad: esse-
Fe il ballottato, e desiderassi e cercassi. quel
Vescovado. Non. vi seriverò sopra .questo
lungamente, ‘che so non bisognare tra noi.
Ben wi dico, che poche cose .potreste far
per me, che così mi. fossero care.,, quanr
tò sarà questa, se operarete per sua Sig. —
_di modo ,..che esso conosca la opera vo
Ci
_Stra' essergli stata . giovevale e fruttuosa.
SSlale sano. Di Padova ali. . di Agasto
BT SATA
im io . Bembus. pat.
' e. i Lt
RESTA . LwDi,
©""*nerescemi del male di Marcella, quan.
to dee e per suo,-e- per vostro conto, al
quale non bisognavano ora questi affanni
oltra le spese. Lo mi confido, che non ave-
Th.imale. Salutatela a ‘nome mio, e .gtatdh-
la. AM. Dayid presterò-i cavalli, gl
diergitor «volentieri, come. ho fatto le. alu@
volte.,Potrà venir. per adoperacli Domenic&
41:Mag..M. Vicenzo Michele direte, che
se io :samprerà. la casa che sapete, io n0 1
‘potrò .servire.d’ una tazza, che ho pensa@
far-dagari.di tutti i miei argenti, o di quelli
comperarla. Se non'la comprerò , Io. pot
servisé ‘di ue bacili, e ramini,. e di due
(e Letti rinicirinoo
piatti) è di sei piattelli, &’dì sei scodelege
e/ilf sei scodelliti,, e di sei pisdenette: deb
insalata, é di sei tazze, e ‘di ‘18 toùdè;1
‘ cht-tanti ne ho,.e sono ‘al*‘confattto «del
suo Mag. Fratello, e sarannò sémprei ‘Race
comandatemi all'uno e all’altfo,'e State saniza
Ben vi prego, che uscito del ‘fastidio* dè?
Marcella, facciate tutto "1 vostro’ potere 06m?
M. Maffio Bernardo per la casa. Di Vila.
alli 9g. Agosto 1527. Bembus pater.
- LIX.
Di Marcella mi piîce. Del Bernardo,
io non credo, che abbiate fatto con:Iuil
tutto quello ‘che mi diceste volèr fare. So
così è, fatene ogni ultima esperlenzia; e am
datelo a trovare a posta, ed’ usatevi tuttas
quella rettorica che avete. Chè 'se operare=:
‘te:che egli: me la ceda, come -vi * Bastava
l'animo di fare, vi donerò quelli 50. du-:
cati, che sono stati promessi a Îlu1, ed-ans“
.Che più, quello che vorrete, cioè se biso:
gnerà dar a lui li ducati So. a voì farò -di.
uesta ‘sanseria‘ un buon beveraggio. Quan
‘do egli non voglia, fategli cader la compra:
in collegio col mezzo del Clarissimo M. Mar=
co Molino, e fate che ella si incanti, e -fa-
te che alcuno la incanti, e non paja' che
sia io, e pure se vorrete anche che ci: sia
al rio nome, fate voi.: Incantisi"a:50. dit
‘cati per volta di più, o-come’ vi. patrà- ib
* meglio, infino ‘alli 1290. i quali non si:pos-
Randi Aigri By
E seno per. mio conto. È uesta è. la , omma.
del. tutto, xa. credo :sarà bene tenonla %
. u i
pressa, voi: .Vedo, che ’l mio far conto di -
questa casa l'ha messa in grazia di M. Maf:"
fio, che prima non se ne contentava. Ho
ayute le candele, e son di buona forma.’
. State sano insieme con. Marcella e gli altri -.
vestri ,-e nostri. Di Padova 15. Agosto.
--3927 i se l . su
re | Bembus patere ,
LX.
. Alla vostra lettera ricevuta oggi, non
risponderò a quella parte, nella qual mi di-.
mostrate l’animo.vostro, quanto alla casa,
-che farete che. la vendita caschi in colle-
gio, e che la.manterrete voi stesso, mi pia-.
ce. Forse quella bestiaccia vedendovi fat
fatti si pentirà .di avervi per nemico, e ve
4a cederà. Se vi paresse anche, avendo. la;
ua coucorrenza , di passar li ‘mille e du.
gonto ducati. che io vi scrissi e andar alli
mille :e trecento, fatene quello che vi. par-
rà di fare,: che ve ne do libertà. Mi piace
di Marcella ,. che stia bene, salutatela : per
me. Della parte dei Vescovadi son con voi,
Delle nuove Dio le mandi buone, che ne
abbiamo, bisoguo. Della. lettera scritta al
Clarissimo M. Francesco Cornaro per var _
stra fe non la vaghate, acciocchè non paja
che io ne faccia conto, come non faccio.
-
pieni deci otte .
Se S. Magn. la va mostrando, faccia esse,
è sua. State sano «th ‘tutti i vostri. Di Pa-
dova alli 20. Agosto 1527. LIT
: <LXL UA (SR ERIII
. TI to. , o IO 5 LA di
‘ La nuova di Genova ‘è òttimà; :Dé6 &
se mandi delle altre, ed'anco-è bontkWitia
iuella del Doria: Ho: veduto fa balloffézi&h
‘di Treviso: Poco da fare ha 'avutd! Udi
che vi ha tolto. Vi mando la fede "SA pa
. gamento ‘che ho fatto ‘qui di quel: bhe i
‘è toccato per l'impresto: del'’Clero, accifé
hè me ne ‘facciate far'creditor dil’E03:8),
deve isi fa-al monte dell’impresto , “attid&
“hè questo Settembre, come intendo; chie
si pagherà la mezza paga delli cinque “per
eento, possiate riscuoterla. E tosto vi man»
derò la fede di 328. ducati, che avrò pa-
gati a Vicenza per questo conto per Villa
nova. Manderetemi la fede dell’ officio di
«questi cento ricevuti, e fatti buoni, Vi man
do fa risposta del Camarlingo Mosto, fsttj
‘a M. Bernardo nella sua lettera medesimy. .
State sano. Di Padova alli ‘22. :d’ Agosto
527. i SI N
‘Del Bernardo., fate quanto per } altra
mi scrivete, e dell’incanto se egli ‘andré
invaritandola , che potrà ‘essere, che egli
si pentirà di farmi questo dispiacere, and&
te fino alli 1300. di buono animo, * *
N
Rio 1 PIETRO, PRA ___ 9
ques LIn96Ì obama if avis 0 0@
1.0 dilaoy i ininlAri ui ;, ali 114 È
Il Preposito sta pur ‘con ‘a sua febbre
terzana doppia e continua. Questa mattina
se gli è tratto un poco di sangue, e sperò
d sttieverà; Quanto alla tansa, sarete con-
SEA Pagare arla, d PA domani. .di, quei danari di zee-
GA manda rlì qui, acciocchéè'si paghi
e, I mandarete la: ‘quelanza. Wi
Hi ANGOLI ‘il riscuotere la. prima paga
si mm pre: i, quando, si riscuoterà. State
NR AA muova di Pavia avemo avu-
"o mattina. qui prima di: yoi. Dio.se-
dar nanerte, Salutate, quelle donne,
tatg, 4apo- i Padova a alli 6 d' Quolire
Mapa 5 iano si
«Net i Ci30i 2 i Bomb pater
‘sy oro odo 5 si:
“sil; ae: Pari , tg a
ib 0ì
“Ma
Vi ina ndo x una lettera dj Stefario Bux
o, ch degli mi scrive per. ordine oe
> da. “Risposta, ‘che. gli fo, la quel chiu-
NA e, ghele parterete. Jo înon so, comò
most possano domandar per la Badia di
kat 7 che 8, anni sono, che- ngn è ‘mia,
| Bri vorrei, che parlaste ad alcun di colle
fi per, questa. cosa e se volessero dir del
dia péx, inten der la pensione che mi
Da dig, fissi. averiano torto, che dique-
sta pensione non doveria pagar cosa alcu-
Ba, perchè così ella mi fu promessa, e co-
4
60 LETTERE FAMIGLIARI
sì 4 obbliga JarSig. di pagarmi.ogni anno;
fin che io vivo, e però desidero, che ne
facciate qualche cosa: a questo fine. M. An-
giolo Gabriel vi potria avvisare, e su que-
st6 punto fate. qualche opera:, mostrando
che io non debbo pagare, e. quando. ppy
Sogliano che io paghi la metà, che ques
non è la volontà della . Illustriss. : Sigwar
che si paghi la metà delle entrate... 19}
sterzo ; e poi dovendo: io pagar, 0 terza}p
quel che vorranno, paghisi ‘essa Signaria
che ha le mie entrate nelle mani, e, se di-
cessero che non debbono pagarmi se.;.q
questa Pasqua, e la. tansa. vogliona, cl
‘sia pagata ora, rispondete, che. essi .ngn
hanno ‘già fatto ad alcuno altra noja, se:ngn
di interdir le entrate dei beneficj, £,,.g0
quelle pagarsi. Se si vogliono. pagar. della
mia pensione, paghinosi di essa pensione,
e delle entrate sue, benchè io .credo che
un valent uomo, come sete voi, mi salye-
rià dalla. pensione, per esser cosa, ;che,;la
Signoria me la dee mantener. tanta quanta
essi me l’hanno data. Non so che altro dir-
-wi. State sano. Se io non fallirò quest'anno,
‘non farò poco, anzi sarà miracolo. Di, Pa-
“. dova alli 14. Ottobre 1527...
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IRAGISIOFIO A CIT : ‘.
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TÀ Msn cre LXIV.
ODp ber ita e.
BIS BERTO «fit qui, è venuto:a me M, pre
Fifha<dkCbrtàrolo,-col quale ragionando di
esi feltera del Buontempo, ini dice, che
AU do è -ripote ‘di Matteo Armellino, €
Utié suo, petò mi ho fatto scriver da esto
Mispitt Luca-la inclusa che:va all'Armelli-
i: Vorrei: adunque, che subito avuta que-.
"22 “asidaste a trovar l’Armellino, e con esso
serlaste al Buontempo, il qual forse mi da-
2 albitn modo da potermi prevalere, che
"gEnpre questi scrivani ‘possono mòlto in si-
‘Ailtoski-Scrivo auco due lettere al Buon-
fenivo ;-scciocchè voi possiate dargli quel
ifeftoftà; che non fa menzion della pensio
se» Co mi paga la Sig. IH qual se vi dices-
°$8, the questa tansa si fa per la pensione,
pottere’ dargli l’altra, e forse che nè l'una,
f‘né“Paltra è necessaria, ma voi farete a boc-
“8:il bisogno. SO
I * Potria esser, chel Mag. Emo, al qua-
ie patlasto delli 300. ducati della mia pea-
| “ione, fosse stato causa di.questa cosa, e
l'avesse, come buon: patrizio , ricordata al-
la Sig. I E
Dappoi scritta tutta questa, che fa jerise-
ra in villa, venuto qui, ho trovato la ob-
bligazione fattami dalla IUustriss. Sig. delli
3oo. di tenermi libero di ogni gravezza po-
sta, e da esser posta, come vedrete, però
siate col Buontempo, e con l' Armellino,
64 rabbit Aeg at
e dbn' chi vi 'pifdrdi e SO (o con
Jatomò Bonfiò, Go n n Pia
blig: ione, e vedete quel le, S 9 fare
sì «@hé 'io ‘non paghi So 18 pe KBADNÌ fi
io ‘avérò ‘a ‘pagar, che io non paghi più
del terzo , siccome è stata, la deliberazione
della Hlustrissima Sig.'State sano. E terre-
te a mano questa scrittura ,, qual muj nh
2 panto‘la der. del Préncipe, ‘è de
smatrisca, Di Padova alli I té
LXV. *
‘Ho visto quanto: sèriveteî itetla | d apod
Bernardo. Vi rispondo, che hot ife DA
ta de' danari, nè del prezzò;
dell appellazione o airdiipie Rot di
gliam- dire, ‘la qual vi priég; orge Talibi ra
Dio-vediate di averla subito ! CeRIEEAE 19
so riòn mi niedî tutto quest'igtiy 10024 a
con queste pratiche del prezzo. “Awitd' ci
sarà l’appellazione, farò poi quantò piee:
zo, tutto quello -che sia onesto , e ragione»
vole, onde ritorno a dirvi, che siate solle-
cito ad avere la intromissiohe primieramen-
te, che poi di questo si vedrà. Ma mei e
che: €ssa -iritromission. dura , didrite 6h .
fare, € così esso con buone » sparote, è AE
ti fatti ini menerà a piàéer sug ni, ‘8
a fitièv4d; questa; ‘clie nel resid''incif'imt'Pat
tirò dall'onestà; quandò Bed!" 1850’ W0ltdse90*d
che dpi piattissi, State ho; Duro i pARide0o
se avete
hora, Yilla .Boaza nuovamente posta, che per
tuttg, quella. settimana. si tao cel dono. .
i :Jacomo Bonfia .:
Falemeng; na Roo. A
LAV,
MTA ii 1
saggio Qi aste . ‘Leno
5 "Jeduta: quanto «scrivete. della | casa. i.
d'Arbe,rla quale, poi che quella mattina nom..i
si prifofnira zo ‘priego.a non mancar id; ;-
salleckiudine finché si fornisca, she SAPemrfi o
bene, tore 19, 0ale: posso, Quest asa Pagar i:
cosg,savarchistE, però non vi.:raccomando ;
‘84. tTAITERE: FAMIGLIARI
più questa cosa, di quel che ho fatto finora
stimando, che non - facéia mestiero racco-
mandarlavi, e nondimeno vi priego ad usar
ogni diligenza, perchè sia spedita, che non
tini potrete 'farè al presente maggior piace-
re di questo. State sano. Della fatica, che
insieme con voi pone e ha posto in que-
sta cosa Ì' Eccellente M. Jacomo Bonfio, a
qualche tèmpo sarò ricordevole. In questo
mezzo a S. E. molto e molto più mi ra
mandate. Di Villa agli 8. di Novemb. 1527.
Accetto il vostro ‘amorevole offizio, e
più voictieri accetterò la vostra person,
quando VI piaccia di venire in qua. Vi man-
° derò i Sonetti un'altra volta. VE
' -Bembus pater.
LXVIII.
| Portarete la inclusa a M. Maffio, e mi
raccomanderete a S. M. pregandola, che
in questa sua entrata di Padova, che farà
siccome io intendo, domenica, mi voglia ado-
prare in’ qualche cosa, acciò io creda, che
ella m'abbia in luogo di quel buon fratel.
‘ Jo ch'io le sono, e state sano. Non vi rac-
comando più la cosa d’Arbe, che so che
non bisogna. Pure vedete di.trarmi un'gior-
«mo di questa paura, e allo Eccell.:M. Gia-
‘ como Bonfio mi raccomandate, e state -s2-
no con tutti i vostri. Di Villa alli 13. di
,. ‘Novembre 1527.
TRA 10: PIPTRA: BEMDO ì G5
r1f i? ito vado Api.
Dice ossia sii,
r .
i
AIA OGG Av sele sw
ui cAspettbola lettera dal Manolesso. - Sti=
“noche ayreterrisitato :M. Giovan Giozg-
"ifhino a-‘nodie mia, il .che se esso dimo=
‘&rgrà in’ Yegezia, sarà bene che facciate
8 più d'timan volte sie .così vi stringo fare,
oRuricordo:‘ivtiscuotere 1 danari di Cor-
-ofà:,, e:léi.sarivere a Corfù, come fu tra
- “toi ordinaté ,, e.similmente i danari dello
** Speziale di:-Lorenzaga, e sopra tutto‘ quel.
c & del, Gonsiglio. de X, al Frempo che si
‘vavwicina; rAdie: allegate a M. Valerio darete
ricapito, e salutatemi i..vostri, o le vostre.
< MAMI a3sedî Marzo 1529. n
Scrivetemi come sarà stato M. Jeroni-
mo Savorgnano,: che N. S. Dio il guarisca. -
l Bembus pater,
tà: Dabpob seritta. ho avuto la vostra.
“''Piacemi.iche- Gioacchino vi sia paruto no-
tisho:d’ assai:;: é che l’abbiate visitato. Fa-
“mnetelo. ancora ‘a . tempo alcuna altra volta.
Deli Gastiglione, mi -doglio. Faccia almen
*lje:: fortuna; che .io. pon. perda anco il
Vancstro].Sarorgnano, anzi che la nostra.
tipatziaszio! patda., Daretemene avviso, AI
1030 .di.. Manzo 5529, E e
“ti Ai Dainete queste lettere , che vanno al Se-
“«cretario del:Gardinal Cornaro, al Mag. M.
ib Giovaiblai daligia parte,.a Sua S. molto. rac-
comandandomi, e sia tosto, acciocchè non
parta il cavallaro. °° Bembus pateri
Bembo Vol. IX. 1) |
66° LESPERE .VAMICLIA HE:
LXX.
i... Se-Mi Giovanbi ’Gioaechino è ancora
a:Venezia ; sarò :’contento -\che lo visitiatei
alcuna altra volta, e lo salutrate a-nome:
mio, e mi raccomandiate ‘a sua . Sig.-Se:
vi poteste ‘ricordare -chi è tolui ehe-mò:
‘vuél dare: 100. ducati di | guadagno - della
mia: casa, mi fareste piacere a spiare‘, .867
esso. è più in quella opinione, € dariniese»
aywibo. State sano. - Di -Padova alli Jase
| Marzo: 1529.. sa 0 co Lei Py dE
TE n. are LXXI
Tì piace dei vostri pulti, che siano:
guariti, e della povera Bembina, alla
qual non bastava la disavventura del fuo-
co , lodato Dio del tutto. Ho cara la me-.
diétva della Tiriaca. Anche Lucilio ‘stette
dite ‘ore l'altr jeri morto, ‘ora sta-bene.;!
atiche ‘Torquato ‘sta ‘alquanto meglio. Vore*
reì‘ che ‘procuraste di. riscuoter dallo» spes:
ciale div Lorenzaga , acciò che li 300. dei.
Procurtitori: non si toccussero ,: e se fosses
rd tobchi .si ‘rifacessero , ‘che li ‘serbo iper»
I itopresto , “e. non gli voglio tocear-peni
questo rispetto , che gli altri -danari -que-s
88'‘ario ‘mai ‘varino un poco stretti più chef
non: pensava. ‘Darete questa: a!M; Betinabo
dé'; ie’ ruccomandatermi sa lui; 1State: sano tex
saltitutemi ‘Marcella.’ e Giulia. Di «Padova
alli a6;<<Aprile 16292: >. AoiL 4° ossi
I}: S.: PIETRO (DEMNO.: Gg
LXXATI
i. Norrei: che ivedeste > di. irovaré agli
Auditorî Novi la. ‘originale: di questa -Iét<.
tera che io vi.mando, e forse che trova:
ta-quella lettera ‘originale ,. si troverà la:
sentenza di:M. Triùdan Gritti. Potlestà di:
Padova la. qual..altra volta ‘avete. fatta
cercare a. mia Linsiauzia ,. che qui non. è
neè libri. della: Cancelleria. Ma come che.
sir; farete’ cercar questa. lettera. State.
sano. Alli 22. di Maggio 1529. di Padova..
‘ : Bembus pater.
Scrivetemi spesso, come sta M. Nic-
colbiTispolo, iii ii at pae
Cis e siii i La Malato
INT Ra 09 Tee RT Dal Dn III E us:
9i!sficnivéetemi se avete dato rioapito calle.
Jettere:che andavano a M..Mattea Dandon,
le Del (ratta:,: pazienza; non era. però sì;
Yran.cosa due-mesi:, avendo indugiato-tanto;.:
Mibpiaeerà , che -paghiate quelle tre'tange:
«della piaga dell'impresto; se anco potete pagar:
«questa ultima, dico se questa non -sl contiene.
du-quelle tre, tanto più mi piacerà, maglia:
a-tempo del dono. Darete questa..al Mage
M.-Luigi Soranzo in man propria,, .@. non;
ed..altri, e ‘direte a. sua S. ché ia non, veri.
rei già aver iperduti quelli 15x..scudi, fatt,
pagare a Genova a .M.-(ttazigno.Giustis,
niano da Mon .., perghà sli;dessaro ‘#4.
_
68. = LETTERE FAMIGLIARI cn
M. Pietro Avila, il qual M. Pietro ‘primà
che le lettere andassero, era partito per
Spagna, nè gli ha potuti avere. E poì ché
S. M. mi trovò quel Genovese, che ‘prese
i danari, e li fe’ pagare a Genova, e poi
che esso ha tanta amicizia con Genovesi,
io lo priego a tener modo, che se de
sappia qualche cosa, e che si possatio
ricuperare. State sano con tutti i vostri.
‘Al primo di Maggio 1529. Di Padova.
. Bembus pater.
LXXIV.
Ho avuta la fede del pagamento fatio.
er la metà della tansa del clero pér
Villanova. Bisognerà che mi mandiate ùn
Reloxetur da mandarlo a Villanova, chè
a quest'ora debbano esser fatti i comàatt-
damenti per li Rettori, che non si possa,
no levar le biave. Io voglio dolermi dellà
tansa di Villanova, ma per esser la peste
.in Vicenza, e Vicenza esser vietata, iò
mon potrò mandar colà a far le ragion
mie. Però comparirete a quelli Signori,
che sono fatti per realdire in Venezia , e
diteli queste cause, e pregateli, che fe
Signorie loro. vogliane udirmi. Domati
“poi vi manderò le scritture da poter coni.
‘parir davanti loro con esse. Nel conto,
che mi mandate, e nella fede; pare
che abbiate. pagato ducati 166, per la: me-
tà. Ma dove è il «dono che debbo avere
DI M. PIETRO BEMBO, 60
dellî: ro. per cento ? Della cosa di Arbe,
late ‘avverlito a non mij Îascidr ‘aver;dap-
no. Non so se mai più dalle prime volté
in qua avete visitato M. Gio. Gioacchino,
se non l’avete fatto, fatelo alcuna volta,
ed iscusatevi della negligenza, e raccoman-
datemi a sua Signoria. State sano. Alli 16,
Giugno 1529. di Padova.
Bembus pater.
LXXV.
Vedo quanto scrivete; che bisogna
gar il resto del deposito per tutto sab-
Li prossimo. Non posso dir altro, che
Pazieuza, Saria bene, che aveste già ri-
scossi li 85. dal Magnifico M° Giovanni
Cornaro, senza i quali nou posso pagar
questo benedetto impresto. ;Adlufique' per -
ia cosa che farete, avuta questa
lettera, troverete S. M. e fateveli dar, che
son certo non ve ‘li recuserà, avendoveli
una volta promessi, e molto meno adesso
a questo mio bisogno. Io fo conto, che quel»
li... e li 50. di San Salvatore, siana duca-
ti 134. lire 2. soldi 2. facendoli ducati da
lire 6. soldi 4. l'uno: e la metà dell’ im-
‘presto, scontati li ro. per cento, sono
350. a punto, Li 16. che vi mancheran-
no, vederete di averli dallo speziale di
Torenzaga , che ve ne dee dar molti più.
Se però, vi mancherà qualche cosa, avvi.
Spemi. subito. (Ed a, questa ‘anghe datemi
#6 =. Leffe FARICAMANT o
subito” Miposta:U ‘quanto sinistro. midi
uéstbi pagentento. Alli 24. Agosto. 1529
0 o 401)
KPidbva.
PRE 6 AI E: B _ ce
embiis pate vu
LXXVI.
Del libro mandatemelo slegato. Ma
arvertirete ‘1 portalettere, che non lo
bagni. Di Giulia vi rispondo, che questi
son tempi sì bestiali e pericolosi, che per
ora non voglio far quella spesa. Averò ben
caro, che mi scriviate una parola; chi
tolui è. lo era in un pensiero il qual non
vî ho voluto scrivere, cioè che un ricco,
€ molto gentile, e «savio uomo, avesse
<ualche volontà di far parentado con meco,
frè ancora son fuora di questo capriccie.
‘ Staremo a veder quello che ne porterà la
fortuna. Darete la inclusa dì vostra mano
sì Magnifico M. Luigi Soranzo, e non la
Hate ad alcuno de’ suoi figliuohi, ma sola-
mente a lui, e state sano, che Dio vi con
soli con questi vostri putti, che ogni trat-
to. vi danno tanta noja. È miei stanno ‘be-
zie.:E vi bo inteso della Tiriaca, Alli 22,
Aprile 1529. Di Padova. Ta
me, 0 LXXVII.
sinal'Avvogador M. Marin Justiniano ha
detto qui; che la Signoria: ha scritto a suo
6 ' .
NI: Na PIRRO -BEMRG»> !
accompagni il Re in Italia;-Lo g0A.l'ho cre
uto, pure scrivetemi se è vero ..0 : falso,
e-fate , che io intenda qualche cosa di M,
Andrea.
LXXVIII.
‘1 : Vi mando, la quetanza medesima, che
io:feei al Magnifico M. Gia... Antonio Mar
lipiero, la qual.mi rimandò il. Mag. M
Giò. nè: mai mi fece intendere per. che
«usa: ed a sua. M. mi raccomandate. De
ventaglio scrissine a M. Luigi Bembo, il
«quale stimava che fusse in ciò più pratica
divoi per conto della moglie ‘più. ornata,
e:galante , che: Bon: va la voskra, Tra. vol
atcordatela ;.di modo ehe io ne possa aver
aino davorato a seta bianca, Della. lettera
degl Auditori,, avvertirete qmore Dei, se
ser trovar la minuta di lei sj potesse tro-
rar: la..sentenza di M. ’Lriadan Gritti., o
«alcuna scrittura del mio caso, che questo
#arta .molto ‘a proposito. mio , ed. la. questa.
sorrei,:Che-voi stessa vi faticaste,. e non
.aredegte ogoi,cosa a quelli notari poltroni,
‘ siccome ho cercato io stessa le, scritture di
Padova, e travato quel pbco che io ho,
che per ventura sarà assai. Quanto a M.
. Luigi Soranzo, ho scritto a Monsig. suo
figliuolo il bisogno. Rispondetemi dello im-
presta.;del..Glera:,. e riscotete: a. Lorenzaga,
i stalu.: sano. aMa ;piao6 s cha. M Niccolò
m8 —LETTERE FAMIGLIARI:
Tiepolo stia meglio ; desidero intendere che”
sia guarito. Alli 29. di Maggio 1529. .
LXXIX,
. Rispondo ora alla vostra lettera, e
dico che io non credo niente, che mi ab-
biate scritto altra lettera come dite , peroc-:
chè se già tanti anni, che vengono vostre
lettere qua non se n’è perduta niuna, non è:
ora da stimare, che questa sì sia smarrita:
Quanto alla pensione di Corfù, non è buo-:
na scusa dir ora, se un mio amico mi ha:
ingannato, che ne posso io? Dovevate. darlai:
a persona che non v'ingannasses ma se pur':..
costui va ingannato, dovevate subito ‘ac-.
cortovene, scrivere a Corfù, e replicare
tre e quattro volte, e dolervi con lui. Do-
vevate almanco mostrar con me tante volte
e tanto tempo che sono stato con voi, di
ricordarvene, e non lasciarla andar per.
cosa abbandonata e morta. Quesia non
e così frasca come Îla fate. Lasciar andar
l’entrata di 2e. ducati a beneficio di na:
tura, non mì par che sia poca cosa, nè
frasca come la chiamate; e forse che non -
vi fu detto che avvertiste, che la bola;'
non sì perdesse? Oltra che anche a man-
darla penaste alquanti mesì, e perchè non
vì paja che parli così iu collera, e furio-
samente come dite, che certo non meri»
tava questo furiosamente da voi, vi dico.
che Mons, Bono mi ha detto nessun viags.
"4
‘
SI M. HETRÒ vENsO. 98
gio essere così sollecitato, e céntinovato
come è quel da Venezia a Corfù, ‘e come
vi scrissi s'è offerto a far citar colui, e
stver la risposta in termine di un mese e
mezzo. Contate un poco quanto sono i vo-
stri mesi, e pur ora bisogna che io aspetti
da voi, che facciate ch’io abbia la bolia;
Quanto alla coperta, confesso che è cosa
leggiera, ma pure avendovene io parlato
tante volte, dovevate estimarla per a-
mor mio. Quanto alla parte che volen-
dosi queste cose per niente bisogna aspet-
tar tempo, vi fo intendere che Mossi
Bono mi-ha promesso, e per dir meglio
s'è offerto di farmi tinger certo panno bias
vo ch’io voleva comprar, in grana di scar-
lato, e-dicendogli io che costerà? mi rispo-:
se non cogierà niente, perchè quando. si:
| tinge uno scarlato egli avanza tanto della
tintura ,, che sì tinge assai senza un soldo
chi ha ogni poco di amicizia, peroecchè
questa tintura che avanza, si butta via chi:
non ha da tingere di queste cose. Quanto
alla cosa della pension di Arbe, sempre:
vi ho laudato nell’ animò mio. E ben vero
che io credo, che se non si fornisce di farla
terminar in consiglio di Dieci, come vi
ho detto, queste saranno. allegrezze tem-
porali,, e mi bisognerà pagar ogni cosa
assicurata, se non vorrò che mi sia ven»
‘ duta qualche ruota di mulino, o la casa
e possession: di Villa Bozza, o simil cosa.
: Non dico questo per far minor Ja vostra
’IEISTERE FAMIGLIARI
n4 |
bella opera, ma per dirvi , che anche qut—
sta non mi par che sia forhbita. E se io la
voleva pagar era perchè non ei aveva pen
‘sato, nè sapeva io «uello che sapevate voi,
che l’avevate maneggiata; e benchè: mett
‘tiate molta Jaude di avermi ricordato il
mio utile, ed averlo adoperato con vestro
ingegno, e con la vostra diligenza, mon
méritereste voi infinito vituperio , se ve-
dendo di poter far quel ch’avete fatto..non
vi foste mosso a farlo? e non .mì aveste
voluto -‘ajutar, essendo da me amato core
figliuolo ? Ed oltra a ciò essendo procura-
tor delle cose mie, e ‘sapendo voi ch. io
riposo sepra voi solo nelle cose mie:di 2?
M. Vincenzo Belegno vi darebbe la sen-
tenza contra se fusse gindice in questa ca-
‘80, il quale fa tante cose tutto’ dì-,:mnan
solo per i suoi, ma anche per gli. strani.
Ma per notarvi anche di negligenza nelle
tose vostre, voi mi avete .mandato :la
lettera, scritta al Generale dal Prior di
Vicenza , con quei due testamenti, e non
mi scrivete niente di quel ch’abbiate par-
Tato con sua Sig. nè di quello che vogliate
che faccia io. Ve li rimando, vedeteli pur
voi, che io noa ho pratica, come assai
ben sapete di tali scritture, e scrivetemi
‘quel che volete che io scriva al Generale,
anzi più tosto dite voi a sua Sig. quello
che vi pare che si faccia. L'amico di là
vorrebbe sapere il nome del padre. Deli-
berate se volete che gli sia scritto. Quel
«di
DI M. PIETRO DENBO. /
‘Prior &offerisce di venir a Venezia: forse
aarebbe bene farlo venire ; pur fate voi,
- e: governatevi. prudentemente. Benchè ìl
«tg. Generale da se saprà quello che sarà
-Ma;fare.:le non gli scrivo, che nan so che
‘itserivergli , nom avendo avuto da voi sopra
20lò @na parola. 1 testamenti mi pajono ben
«fatti. Fateli veder voi a qualche vostro se .
-Wi pare; e se volete seguire in questa cosa
son’. st lasci dormire, e haittisi-il. ferro
centre è ealdo. Direte. a Messer Bernar-
adino vostro cognato che io averò caro che
«egli.. venga. Voleva scrivergli lungamente
e.suo cavallo, ma aspetterò a parlar con
:ui:.a: bocca. Scrivetemi se. avete avuti i
ducati 25. da Mons. Bono, c_se gli avete
datò a-:M. Marc’Antonio fatemene far una
‘peliza: da Juni. Salutateli tutti a neme mio
von ‘tutti. vostri. State sano. Di Padova
alli 22: Novembre 1529. Dappoi scritto ,
rdiggi ho avuto la coperta e L cappa. : Mi
itcrivete mandarmi la mostra della stampa
fornita, e non ho veduto nè con la lette-
ra, nè fra la coperta carta alcuna. Se _ve-
dete che io la veda mandatemela, e man-
xatemi anche quella poca mostra vecchia,
itche io vi lasciai, e poi vi risponderò del
.Preposito. ET RE
di Bembus Pater.
96 LEITERF FAMIGLIARI
, e ta
Credo sappiate quanto obbligo io tens
go a M. Bartolommeo da Montagnana, ìl
qual mi ha medicato più volte senza mai
voler mercede alcuna da me , oltre la he.
nivolenza che è stata tra sua Eccell.. e. mio
padre, e tutta la casa mia. Esso per su$
lettere mi prega molto caldamente, ch. 19
voglia raccomandarvi M. Michele da Go
zo e il fratello litiganti con .un suo :Zio
-
Ù
. .
bestiale uomo; per la qual cosa vi pre
quanto posso più desiderosamente , vogliath
ar a questi fratelli tuita quella più. vi»
va dimostrazione a effetto di ajutarli. e
sollevarli e giovarli per giustizia , che sarà
il poter vostro, non li mancando più, ché
manchereste a me proprio, che :me.ne
farete singolar piacere, quanto altro. che
10 possa aver da voi. State sano. Di'‘Par
dova alli 3. Luglio 1529. a.
0 Bembus pater. .
LXXXI.
Dio sa ch'io vorrei fare ogni bene a
tutti i: miei, ma poi che si sa per le espe-
rienze passate che io sono di questo ank
mo, se ora chel mondo è così in tumul-
to ,-6 che ognuno ritiene appresso di se
qualche modo di sovvenirsi ne'bisogni, 810
non mi muterò di mantello da stare alle
DI MW. PIETRO 'BEMBO, vi; A
gpioggie , doverò di ragione essere escusato,
che quando l'italia andasse sottosopra, sic-
chè io perdessi le mie entrate, il che è
Cosa ché ‘tante volte s'è. veduta avvenire,
& vedesi tattavia in infmiti ‘altri, che pa-
jano molto più sicuri di me, Giulia non
mi darebbe modo di sovvenirmi. Se quel
iovane si vuole contentare di 3o. campi
di terra di sua ragione, che io li darò
per 'dutati 600., e torre il resto. a tanto
‘anno , e quel di sua madre, io ci pen-
serò volentieri, ma a-dargli danari, 10 non
posso, che non ho un soldo, e bisogna
the io pensi: e ad impresti ed a tanse che
corrono ogni di,-e che non patiscono in-
dugio, or... aro altro, che pagare che
quelli 300. ch’avete, dovendo pagar come
doverò:‘.l'impresto. io non penso d'awerli
Dio mi perdonerà «se non sarò sì caldo
a guesto, come quel padre, che se fosse
in prigion di Spagnuoli si contenterebbe a
Starvi tanto più per maritarla. Io vi dico
ben questo, e dicolo verissimamente, che
se Giulia fosse mia figliuola, io non ave-
rei avuto , nè averei ora fatica di mari-
tarla, che l’averei messa moraca, e areb-
be bisognato che essendo io suo padre, ella
m'’avesse ubbidito. Raccomandatemi al Mag.
M. Gio. Antonio Veniero, col qual. mi
rallegro che egli abbia li. alcuno de’ suoi.
‘bellissinii Razzi, e che gli promeita di ac-
‘eonciarglieli, soi |
h So Le . A
de ito gite crt il fi do .
LETTERE FAMIGLIARI:
. La tansa messa pagaretela al tempo:
senivetemi se la ‘paga dell’ impresto che: ui
doveva riscuotere. questo ‘Marzo, si risonoi:
te. (0 :si riscuoterà. Si: son ..messe alcune.
parti delle Daje «e. d’altre cose: degli ‘ari
genti, e voi non me ne avvisate cesa;mle,
cuna, questa è più vergogna vostra, ché
danno mio. ‘Mi. allegro di :Bembina.. State
sano, Di Padora alli 26. d'Aprile 1529.uî
Di N
4 * Sì
LXXXII. | a 8 TECA
Lt oa LIGROIT
=: IM Conte Jeronimo da. Tiene.,,.che disse:
di voler dar. la decima delle .terne del (Sit
gauor.Livio Alviano , quando:io le' feci:plussp
seutar.la lettera di:Sna Serenità ,, che;-eb+2
be col favor di M..Antonio: Manalessaggi
ora ha detto: quanto vedrete-'per: ]a::inal
elusa, che scrivo ;a Mess. Antonio, la:qualo
gli. darete subito; e.mi scriverete quello che
egli. vi dirà. Darete ricapito a quest albraD
in casa dell’ Ambaseiator del Duca di,Ur-
bino, che vi stà vicino, .non l'ho volutizs
dare. alli portalettere, acciò che. non sì:
smarrisca. È terza che va al Bevazzanpst
ancora vi mando in mano, acciò vediate.ian:
quella bottega credo di drapperia :di.M.
Andrea Sanudo , -€ dandola gli sarà’: ben7
data ;-che uno che .mi .ha ‘,portata qui ai.
casa una sia lettera, alla quale ie:rispons >
do , ha detto qui in casa-che...eitmandi:ac
quella. bottega. Io mon vorrei che la let-
DI-M. PIEFRO BHEMBO,
tera ‘andasse male. Però quando alla, detta
bottega rion: sapessero di. poterla .dare:ad.
‘ ‘alcan-delli suoì che capitasse, vedete moi
persaltra- via «di farle dare buon ricapito.
M.:Santo Barbarigo saperà dove sta il Be
verzano:, però. che esso non sta più alla.
#:Dappol::seritto fm qua ho dato le
due lettere, cioè quelle del Béyvazzano, e.
che va* in «casa: dell’Ambasciador del Duca,
a M. Francesco Masser nostro, il quale
vien domattina a Venezia; le darà ottimo
ricapito. Vorria che mi mandaste ducati
etuto- larghi:di quelli che avete scossi per
M:Luigi Bembo s’ egli verrà qui, o. peri.
alghe. altro sicuro, che venga fra 5. o-
«giorni ,. benchè potrà essere , che do-
mani. wanderò Rambottino ; ed a lui i:
danete:, ma fate che se li metta. nel petto,
che: qualche .mariuolo. non gli facesse la
festa. State sano con tutti i vostri. Alli 2.:
dr-Giugno. 1529. : SE EC
-+ Compratemì ‘una Stadera,.che:sia-,picx:'
«cola molto, come ‘ne ho:già viste che pesi:
lire 25. 0 50. o ancor meno, e mandatemes’,
las ‘e:-se.non ve ne 'fossero di fatte ,.-fate»;.
mela: fare, e ‘ben giusiare. Ta Met,
i Io:mando un carratello di vino! a. .M;:.
Vincenzo: Belegno: :pagherete ‘voi Ja stibev.
ria, e'’ifarete :che Rambottino gliela porti ‘a!
casa:rpetteidi ‘ogni spesa: idanete a: Raso
botthn divimo.sdacati.: i in olisb ed, 05
-991 4I edo isrmor co di Dpr
n con
80 LETTERE FAMIGLIARI:
Dl
LXXXIII.
Mercoledì piacendo a Dio sarò a cena
con voi. Questa vi scrivo acciò che fac-
ciate che Vicenzo vegna. con la barca a
Lizzafusina mercoledì a ventun’ora. Direte
al Ranvusio che jevi mandai in mano
propria del prete dai Bussiaghi le sue
lettere , e che questa volta la Gazzuola
non mi ha burlato. State sano.
Luni mattina di Villa alli ‘10. Otto.
bre 1529.
Bembus pater.
LXXXIY,
M° allegro con voi del nuovo magi-
strato avuto l’altr’ jeri dalla patria nostra,
e tanto più mi allegro, quanto è qutsto luo-
go di Auditor nuovo di qualità , che in
esso può l’ uomo farsi molto presto cono-
scere, e Quanto sia il valor suo. Al che
far vi conforto, e a mettervi ben in or-
dine, sicchè ve ne facciate onore, che io
spero, e mi confido che vi farete. Mando-
vi una lettera che io scrivo al Magnifico
M. Jéronimo Barbarigo che fu nepote del
Serenissimo , e che è coguato di M. ‘An-
drea Dandolo. Leggeretela e parlaretegli
sopra ciò al bisogno. Esso è° gentilissimo
gentiluomo ; credo farà buona opera, ,€ -
anco la cosa ion è'così disperata, come
LI
ne DI M. PIETRO, BEMBO.. _ 8a
n ha scritto il Preposito. State sano, Di
Padova alli 7. di Giugno 1529.
LXXXV.
Se” Prioli averà .tolta di man vostra
la lettera, come dite, men male sarà,
Che se gli l’ averete data voi, però che. io.
ne sarò da loro burlato galantemente,
ma pazienza. Il povero M. Luigi Porto è
morto : maladetta sia la mala sorte di
questi tempi, così sarà del povero Navaje-
ro, son più che certo, però che egli era
uomo da far onore alla Patria, e rarissi-
mo: se fosse stato un poltrone sarebbe
vivuto. Così averò in pochi dì perduti tre
grandi uomini, i quali io grandemente
amava. M. Jeronimo Savorgnano, e’l Por-
to, e’l Navajero: pazienza. Se M. Niccolò
vi darà forziert, mandatemeli per un por-
talettere. Allegraretevi col Magnifico M.
Niccolò Tiepolo del rimaner del cons. di
X del quale non mi rallegro. per lettere,
poichè nè anche per lettere mi dolsi della
morte del suo Eccellentissimo suocero. A
tua M. mi raccomandate. -
« ‘Dite al Magn. nostro .M. Marcantonio
Michele , che egli sia il ben. venuto ogni
, volta che vorrà venire, che questa casa è
sua, .
- - Direte anche a mio cugino M. Do-
menico- Bembo, che io mandai per pre
« Benbo Vol. LX. 6 si
83 LETTERE FAMIGLIARI -
Piero che: ha Riese ad affitto da M. Colsy
‘e che ho ottenuto da lui di avere il bene-
ficio da poterlo dare a cai vorrò io, da
questo anno indietro , e che per l'affitto.
fattogli da M. Cola esso 1l poteva tenere
ancora due anni. Ho anche dato ordine,
che pre Jacomo sia admesso al beneficio
di Fosso, sicchè penso aver satisfatto. a
uavto voleva da me, e salutatelo'assai
da mia parte insieme con M. Bernardin
Veniero, il qual prego si ricordi delle
cipolle. State sano con tutti i vostri. Acli
12, Maggio 1529. Di Padova. A
Bembus pater.
LXXXVI.
fo ebbi tante visitazioni ,. ed occupa»
zioni nel partir mio da Padova ;, che mi
scordai far }a procura per riseguar a M;
Marco Antonio Lungo i mille del monte
del sussidio. Holla fatta qui e mandovela.
Salutatelo insieme con Giulia da parte
mia. Io son venuto fiu qui, che s1 diceva
esser così mala strada, assat piacevolmen:
te, e spero far lo rimanente anco piace
volmente. Il tempo è bellissimo e fresco.
Direte al Preposito, che io ebbi la sua
già a cavallo, e fuori di Padova, alla
quale però non accade altra risposta. State
sano con Marcella, e con Quintilio -puero,
e con gli altri, e salutatemi M. Bernardino
e Maria, ed il mio caro ed amorevole
BI ;M.: PEETRO 'BEMBO, 83
M. Vicens: Bel. Alli. 7.: Dicembre: 1529,
Bi: Rovigo; Do vin ui
- LXXXVII.
Mi sono scordato questi di scrivervi,
che diceste a M. Gio. Battista Memo; ehe
sia .M.:non dubiti, che quello che io
dissi a- M. Bartolommeo. Soranzo, tutto
farò vero; che se io non l'avessi avuto in
avimo., e in volontà, non l'arei detto.
Ma che sua M. farà a mio giudicio bene,
a rion vi andar per ora, non molto: par-
lado , dico di cosa, che io abbia detta,
sicurissimo che io non gli mancherò della
promessa : ed a sua M. mi raccomandate,
e proferite, come buon fratello che io
gli sono. State sano con li vostri. Alli 2.
d’ Agosto 1529. Di Villa. “e
do Si * Bembus pater.
LXXXVIIT,
+. Perchè venendo 1’ Imperator in Lom-
ia., io non voglio restar qui ,. ma
lio venire a Venezia, sarebbe. bene,
che:parlaste con quei seusari, € - mi. tro-
vaste una.casa, la quale se fosse ben
nelle ultime parti . della città, non mi
dispiacerebbe . Voglio eziandio venir a.
Venezia:.per parlar al Cardinal Pisani,
avatitiichtegli vada a Roma..E se mon
féese elsa sen ‘cvoccupato ; @: creda. esser
Ù
84 ° LETTERE FAMIGLIARI:
per questi: 4. o 6. giorni ,.. forse che fre;
due dì sarei a voi. Attendete a star. sand: .
Alli 21. d’ Agosto 1529. Di Padova. ‘
E .. Bembus pater.
LXXXIX,
+ Darete quel mazzo, che va a_ M
Matteo Dandolo, in mano sua, e quel.
l’ altro, che va a M. Jeronimo Negro, al
Mag. M. Giovanni Cornaro. È )
Vorrei, che vi pigliaste fatica di par-
lar ad un M. Giovanni dalla Gatta, .che
sta in Canareio, e lo. pregaste da mia
parte - ad esser contento di indugiar ad
aver quelli danari, che gli dee dare. il
Conte - Ascanio Lando per lo fitto della
sua casa qui, in sino a tutto Giugno
prossimo , senza molestare in questo mez-
zo M. Giovan Francesco Burla per questo
conto, che io di questa cortesia gli resterò
obbligato a fare maggior cosa per-lui,
però che fra questo tempo esso averà i
suoi danari. Proferendomi in cosa ch'io
possa a fargli ogni piacere. State sano. Alli
29. d’ Aprile 1529. Di Padova. E
| | Bembus pater.
XC.
Io non risponderò alle altre parti
della vostra lettera, che ora non ho tem-
po; farollo domani. Ora vi rispondo, quan-
“
DI M.-PINTRO BEMBO. 35
to alla. cosa dei mulini, che io son con-
tento che sia fatto quello, che mi consi-
glia l’ Eccellentissimo .M. Correlio. Ma
avvertite a due cose; l’ una, che si lievi-
no quelle parole segnate, secondo che voi
dite gli avversar) esser contenti, che si
levino. L’ altra, che non si faccia obbli-
gazione di qualità, che se mi sarà fatto
torto, io non possa appellarmene, e sopra
ogni altra cosa guardarete a: questo. Più
tosto che la farete fare in buona forma,
e “sottoscritta dalle loro Signorie me la
timanderete, fia meglio. State. sano.
tanto tardi, ch'io dubito, se questa let-
tera potrà. esser data ‘alli portalettere AHi
sr, Novembre 1529. Di Padova.
8 . <. Bembus pater.
XCI.
Darete a Monsignor de’ Martini duca-
| ti Bo. dicendogli, che. glieli date a buon
conto per -gli ‘orzi, e del resto fatene
tante monete ,, cioè marcelli , e. da sel. e
‘da quattro , e’ mandatemele; e. mandatemi
ancora ‘il conto di tutti li danari che
avete avuto in mano, da poi che lo par-
t°, e le spese, che non dee esser gran
- cosa. Fatto san Giovanni, anderete a ri-
chieder la pension al Prior di san Salva=
dore; e quando egli ve la darà; se vi
farà il protesto, ch'egli fec& quando ei
86 LETTENE - FENG LEARE
mi diede gli altri, e voi gli accetterete
con quel medesimo rispetto , e risposta,
che feci io, rimettendovi ad esso. Man-
datemi quelle monete tosto , che son sen-
za. Torno a dirvi altramente delli 5o.
cioè. che me li mendiate qui in oro, che
li darò io a. Monsignor de’ Martini. Se
poteste mandarmeli per Luigi Bembo, che
viene col podestà, fatelo, se nun peri
portalettere in due volte, o -come wi pars
rà. State sano. Alli rg. Giugno 1529, Di
Padova. Monto & cavallo per villa, 0x5
Bembus pater
(XU i
La cosa del Canopicato non. è da
tentare, non mi essendo io adoperato in
cosa alcuna per la patria , come pare,
che- abbia fatto il Cardinal Pisano, e sarei
ripulato prosuntueso , nè mi sarebbe’ con-
cessa. L'altra cosa, la quale io. vi promisi
di fare, potendosi, è stata la prima-che
io ho voluto intendere, se si può ottener
re. Ho inteso che N. S. non ne ha mai
fatta nessuna, nè però mi son risoluto - di
non ne parlare, anzi penso di richieder-
ne sta Santità se me Jo vorrà concedere :
da me certo non mancherà, siatene Sicu-
rissimo, e state sano, Di Bologna alli 19..
Dicembre 1529.
DI M, PIETRO BEMBO, 87
XCI. —
L’apportator di questa sarà M. Jero-
mimo Vergerio, di cui avete una causa in
mano, la qual vi raccomandai a questi dì
lettere di Apollonio, ed ora per que-
ste. mie ritorno a raccomandarlavi a giu-
stizia tanto caldamente, e di cuore, quan-
to più posso, e sopra tutto ve la racco-
mando a. presta espedizione e vi priego
intorno a ciò a far in modo, che esso M.
Jeronimo conosca, che le mie raccoman-
dazioni appresso voi gli siano state giove-
voli, e di iqualche momento; ed a voi,
e a Marcella mi raccomando, e bascia-
rete i vostri fanciulli in mio nome. Sta-
te sano. Di Roma alli 26. di Geanajo
1525. sr
Salutatemi M. Bernardo, e M. Da-
vid, -e scrivetemì se "È Vescovo di Tor-
eello è ‘stato male questi dì, che qui si
è detto ; e. se di queste, o simil «nuove
ve ne venissero a notizia, potrete dar-
iene avviso fin che io starò qui, State
fano. si a i
o Bembus Poter.
XCIY.
Ho avuto li bollettini delle Cazude,
ma ho pagato all’esattor. mezzo ducato.
88 LETTERE FAMIGLIARE
Questa non è cattiva entrata, cinque per
cento. Vorrò pagar all’officio tosto, che
io possa: per ora pazienza. Darete la alle-
gata .a M. Niccolò Tiepolo, del quale non
mi avete dato avviso esser morta la mo-
lie, che è già un mese. Io ho un.genti-
tissino Dottore: ben dotto, e ben buena,.
e' ben .savià,-.il: quale io: desidero grandò-
mente collocar per Giudice, .o per ..Yjca-
rio di alcun nostro gentiluomo che spada
in reggimento. Vi priego state .attenta, se
vedrete rimanere alcuno,.col quale o: pos-
siate voi, o crediate, che possa io, ag-
ciò. che questa gentile persona. -sia.-al-
logata.- Esso è giovane , e non ha moglie,
ma vale per dieci vecchi. Per vostra fe
stale avvertito per amor mio. .in questo,
che mi sarà cosa gratissima, Attendete. a
star sano. Di Villa all’ ultimo di Luglio
1528. o e
Iucrebbemi del male dei vostri putti
ma bisogna aver pazienza, che i putii ‘sono
l'un dì malati , e l’altro sani. Delle altre
vostre noje. ne. sento per l’amore che vi
porto la mia parte. |
. Sofferimo, e portiamo oltra la no-
stra soma ; fiochè passino questi durissimi
tempi, che poi spero, che N. S. Dio di
ajuterà tutti E o
Bembus pater.
DI w. PIETRO BEMIO, 89
XCV.
.‘. Ho -inteso, che son poste una tansa e
srezza;:e che questa tansa.si paga con quel-
x. del 27.-che è stata pagata, mettendola
da un libro all’altro, della qual sarò fatto
‘ereditore come delle altre, e che bisognerà
pagarla mezza solamente, la qual mezza
pagherete- voi ora, e la doverete pagar col
demo, latendo anche che si è scossa la: paga
. dì settembrè sopra l’impresto del Clero,
pero.-anderete alli Governatori, e fate di
riscuoter la detta paga ancor voi. Doverete
riscuoterla di ducati 100. che ho pagati
qui in Padova. per il Canonicato, e per il
beneficio di Fosso, i quali. pagai in due
alte, prima ‘80. adì 10. Luglio, e poi 20.
adi 14. Agosto, e dì ducati 332. ‘salvo il
vero ,: che pagai-a Vicenza per la Badia -
di Villanova, e -poi per quella parte, che
mé è tocca per la Badia di Vidore del
Clavissimo M. Francesco Cornaro, ora Re-
verendissimo Cardinale che buon pro gli
faccia. Quelli credo non siano stati messi
amcora a mio conto: Però almanco dappoi
che me gli banno fatti pagare, fate che
essi siano transatati a mio nome, e che
lo ne abbia anche questa pagar scorsa. Vi
prego ben, che nel fare il conto di quel-
lo che mi è toccato a pagar per lo detto
impresto , facciate che io. non paghi più
90 ° LETYEWÈ PAMSGLIARE =
del debito, e di questo. datemi qualche.
avviso, — dre 0 ST RAT .
Ho inteso da Avila il pensiero del ‘
Mag. M. Lionardo . . al qual i nostri da-
nari pajono molti buoni, e debbono esser
più dolci degli altri, e anche il pensier
vostro, del quale stimo siate per acqui»
star laude assai, e volentieri:sentirò , che -
vi siate fatto. avanti con esso, il qual sarà
e più onesto, e più utile. Dio vi dia;e
buon consiglio, e buon fine di. esso. Avvis
satemene alcuna cosa, e attendete a-star
Sano insieme con tutti i vostri. Di Padova |
| alli 18. Febbrajo 1528. tao
XCVI, i SE n Di
Mi piace quello che mi avete scritto
del giudizio vostro, approvato, e laudata
da quelli, a’ quali l'avete proposto.:.Son
certo che vi sia stato ciò di non poco ono-
re. Nè lo impedisce la compagnia; così
fate sempre che la occasione lo porterà,
di modo che paja non affettatamente cer
cato, ma preso per causa necessaria per
onore, e ben pubblico. Non vedo che. ab»
biate fatto cosa alcuna quanto alla pension
Cornara. N mi dite anco nulla intorno
a quello che io vi scrissi, del transferir
| l’impresto della Badia tocco ‘a me, e met-
terlo a nome mio. Credo che ’l vostro :Ma-
gistrato v' impedisca. Ben vorrei, che esso
non .v'impedigse a riscuotere la paga del
DI M. PIETRO BEMBD:
l'impresto .mio. Avvisatemi due parole , a
quello che ne sarà, e state sano. Di Padova
alli 12. di Marzo 1528. | |
si un Bembus pater
caio 000 RGVIL 0a
5. Piacemi ch’ abbiate scosso la ‘paga del
mig. impresto , e.che ne abbiate pagata la
| mezza tansa, e della iniera anche pagata;
come dite. Avrò caro. saper. quanto avete
scosso., ed & che dì, perchè tengo un lie
bro di queste ‘cose mie di tanse,: e decime
e impresti, e voglio notar ogni eosa in essa
ordinariamente. Non dicoequesto, perchè
mi diate quel più, se più avete scosso,
che vel dono, sia quanto si voglia, ma
solo per. sapere, e. tenere ordinate le mie
scritture. La morte di mio. fratello mi fa
pensare a questo. Vedo il M. M. Fran.
molo povero, poi che non mi può dare
quelli. pochi di quattrini, se non gli ri-
scuote da’ suoi debitori, e pur più volte
vi ha detto a questi dì passati il fattore,
che ve gli daria domani. Non me ne ma-
raviglio, anzi me ne .maraviglierci, se fusse
altrimenti. Non gli ho invidia, né vorrei
il’suo molto oro con quel così povero anì-
mo. Non sono questi costumi da saper
esser grande. Le ‘spese fatte allo Speziale
pagarete con l’ avanzo di questa pensione
pagatone il Cocco, Vorrei, che. foste ricco,
mon per donare a me, che voglio io sem-
92 LEYTERE FAMIGLIARI
pre donar;a- voi, ma per::bene, e comodo
‘ vostro. Nè io lassai la-lettera dell'amico:
aperta, acciò vedeste che esso mi donava,
ma chè . m°’ incresceva chiuderla, non
‘avendo qui Apollonio. Vi prego a solleci-
tare il riscuotere i ducati 300. delle let-
tere di cambio, e se aveste modo alcuno.
di fare, che coloro vi pagassero ayanti quel
termine, che essi hanno preso mi saria
graudemente caro, per restituirli a chi me
ne ha servito, ed ora me ne fa molta inè
stanza. So. bene che sete: occupatissimo per
l’ officio vostro, ma potreste per alcua
altro per avventura far questo che io dico?
M. Giovanpi Resso se ne va, dove ogn’ uno
ha d’andare. ll fattore si mantiene assai,
‘ e potria essere, che non mora. State con
‘tutti i vostri sano. Di Padova alli 14. Mara.
zo 1528.
OXCVII. O < c,
Vi mando Gio. Antonio acciocchòè
facciate ogni possibile d’aver domani quel:
li 300. scudi, dei quali: è il termine do?
mani, e per lui me li mandiate doman
, da sera, e vi priego, che se bisognerà la»
sciar domattina la Quarantia, ‘0 ’l collegio
er questo, .e possiate farlo senza scandola,
Il facciate, che son in croce, per fin che
non ho'restituiti questi 300. scudi a chi
Bembus pater,
» -
vw.
Br M. PIETRO REMBOI 98
me.gli la prestati, e me gli richiede con
incomparabile instanza. in...
. “ Wi mando:il conto delli danari pagati
alli Camerlinghi per conto della :casa, col
tempo, e giorno, -solo che. li 200. ultimi,
che portò Avila, dei quali non ho tenuto
conto. Vi mando anco l'incanto dell’ offi-
cio, -per-lJo quale mi fu deliberata la casa,
scciocchè facciate - far le carte, ed iustro-
«mento dall’ officio, su quella forma di
parole a punto senza lasciarne pur una,
perchè. tutte son di importanza. Hovvi
aggiunti come vederete i confini, il che
suol farsi in tutte le vendite, accioc-
chè hh facciate metter nell’ instromento.
Credo in ciò non siate per aver difficultà
alcuna, pure se l’aveste, vedete di. far
con gli scrivani che gli ammettano, se do-
veste ben ‘donar loro qualche-cosa, cioè
prometterla, ed in questo. usate ogni dili-
genza, ma non là mostrate, se non vi ver»
rà fatto da essi difficultà, e sarà ben che
mostriate di avermi voi scritto, che vi
mandi i confini. Vorrei ancora, che faceste
farne in prima una copia, avanti che si
facesse l’instromento autentico, e la mo-
straste a M. Angiolo Gabriele, che la ve-
| desse, e considerasse se starà bene, che
esso M. Angiolo mi avvertì di questo, e
mi disse, che gli facessi veder detto instru- ©
mento , avanti che egli si autenticasse. Ri,
cordatevi di farci metter })a sostanza di
quelle -due righe ultime, che vedrete nel-
9 LEETERE FAMIGLIARI
la vendita;cicè con. promissiou: de .evintioe
ne, è con tutte le altre condizion - sopra
di ciò disponenti nell’ nfficio esistenti, che
esto è‘ molto ‘a proposito. Averò caro.;
che questo - iristromento si faccia quanta
più presto si potrà; Non so che altro dirvi,
Dio voglia che circa le cose pubbliche. di
Reame, vegna qualche buova nuova, la
quale io non aspetto troppo. Della parte:;
che dovevate metiere, fate che io sappia
per Gio. Antonio alcuna cosa. Salutatemi .
Marcella, e Giulia, State sano. Di Padova
alli 20. di Marzo 2528.
Bembus pater.
XCIX,
«1
Se non si potrà avere scudi., dissi «&
- Gio. Antonio, il qual vi mandai jersera;
che pigliasse fiorini, ma non ungari, nè
viniziani perchè non vagliono tanto quanto
qui. Credo però, che averete già provve«
uto, e Gib. Antonio sarà tornato partito
di là, per tornar al giugner di questa. Vi
ringrazio, che mi esortiate al. venir costà
per causa di questi mali, i quali però 10
non temo. Quanto alla casa, io non. vo»
glio fare dispiacere alcuno al: Mag. Mi
Marin Giorgio; ma perchè il Ranuusio
mi scrive, che sua M. nonla potrà adopes
rare, e che io faccia, che pardiate a_Mj
DI: M. PIRTRO -NENSO. 95.
Maffio Lione; .sen-coutento che gli parliate
modestamente, e se 'l predetto M. Marino:
sarà contento, . me: ne avvisiate;, che to
verrò, ma non:forzate sna M. che come
dissi, non vorrei per niente ‘fargli dispiace-
re alcuno, ma avvertite di non nominare:..
il Rannusio, anzi vi scriverò questa poliza
da potergli mostrare. Arete inteso da Gio-
vanni Autonio di M. Giovanni, e del fat-
tore, a’ quali : Dio: perdoni. State sano; alli
2r. di Marzo. 1528. In Padova. Raccoman-
datemi al Rannusio.. 0.0 cu
. - Bembus pafer.
C
Vi ho scritto a - questi dì due cose;
una che non parliate più con l’amico della
pension mia, perchè non voglio più aver a
far con M. Francesco nè cou altri, che con
l'Abate, il quale è qui. E però; se ben
ri volessero adesso. dar quei danari, non
pigliate cosa alcuna, £ non vi impacciate
più con le loro grandezze. L'altra è, che
vedeste di’ordinar l’ instrumento della ca-
sa, secondo quel ricordo che io-vi man-
dai per: Gio. Antonio e ne .faceste veder
la copia a M. Angelo Gabriello. Ora vi
torno a dire, che pauiate quella più dili.
genza, che potete in far far più tosto che
si può detta copia, e me la mandiate qui
avanti che si faccia l’ instromento in pub-
blica" forma, però che assai m' importa
98. LETTERE FAMIGLIARI
averla senza indugio. Adunque faretene
quello che vi permetteranno poter far le
occupazioni vostre, e datémene qualche
avviso. Della casa di Murano non sì faccia
altro se io non scrivo. State sano. Di Paslora,
alli 26. Marzo 1528. cei
cr
CI. . n° L La
Io ebbi da M. Francesco Borgherini,,:;
e M. Giovaani fratelli in Roma ducati. di .
camera cento e dieci in due volte, ì quas.
li essi m’ hanno scritto , che io paghi in.
Venezia a M. Lorenzo e M. Carlo Strazzà..
Però vi dico che riscossi quelli trecento.
scudi dai Besalù, che essi mi debbono per.
la lettera di cambio che vi mandai, subiz.
to diate voi questi ducati 110. di camergi..
a M. Lorenzo Strozzi, il qual sta a San.
Polo sul campo, e fa per nome suo;.e dî.
M. Carlo, e ve ne facciate fare la quetan..
za, siccome gli ricevono da me a nome..
di M. Pierfrancesco, e Giovanni Borghe-
‘ rini, per altrettanti, che io dovea lora.
. E se i detti Besalù vi tenessero a lungo, @.
M. Lorenzo si contentasse della promessa...
delli Besalù, fategliela fare, e pigliatene la.,
uetanza. State sano. Di Padova alli 4.
" Aprile 1528. | (001
| x
“bo
soviet i GR
DI DI M. PIETRO simo, sn... 9
CI, |
° Ho veduto quauto mi scrivete, che’
M. Giovanni Antonio Malipiero s'è dolu-
to con voi ch'io abbia fitto richiedere
al’Ab. Cornaro qui la pension mia, e gli
abbia fatto dire ch’ egli provvegga perocchè
io non voglio più avere a richiederne il pa-
dre suo, e che egli se n'è forse risentito
dicendo ch’ egli arebbe creduto che in
questo bisogno del detto M. Francesco,
che procurg con ogni diligenzia e studio
d'essere a Cardinale dal Papa creato, io ser-
vito l’ avessi di buona somma di danari,
non che io dovessi tanta istanza fare d’una
pensione, che mi si deve. A che rispondo
che io mi maraviglio molto più di lui,
il qual non riprenda suo cognato dei mo-
di, che egli meco usa, i quali non sono
modi da essere usati nè da lui, nè cor.
meco. Perciocchè da prima quando passa-
to di molte settimane il termine voi a 20-
mé mio gli chiedeste questa paga di Natale,
egli o- vi rispose, o vi fe’ rispondere che .
egli era con le gotte nel letto, e che levato
che gli fosse, egli vi farebbe soddisfare.
Qui donando io a M. Giovanni, che im-
rta nel pagarmi questa pensione lo aver
. Francesco le golte; poichè esso M.
Giovanni Aotonio la paga sempre egli, e
con una parola si può dire, pagalo ?
Dappoi risollecitandovi io, e voi riparlando
Bembo Vol. 1X, 7
M. Francesco vi fe’ dire, ché i T-
bri erano alla Giudecca, e che ‘bisogriava
che egli si levasse, e potesse uscir di ‘casa,
quasi che egli non sappia quello, che egli
mi suol pagare, e bisogni veder molte scrit-
ture sopra questa materia, 0 egli non pée-
tesse far venir i libri dalla Giudecca "là.
dove egli era. Dipoi levatosi, e uscito M.
Francesco di casa esso M. Giovauni Antò-
nio vi disse, ch'egli domani vi darebbe
. questi danari, e questo domani più volte re-
plicato non è ancora in tre mesi veniito,
Per Dio se suo cognato fosse gentiluoifio,
di quelli, che benchè siano ricchi puùfe
. spendono volentieri le loro rendite, e ‘non
sanno avavzarsi, nè incassar danari, io
“mon averei a male queste, lunghezze, esfi-
merei venissero causate per lo non potefthi
| egli comodamente pagare. Ma se M. Fran-
«sco è pien d’oro come si sa, e come ah=
Cc se non si sapesse è di necessità che fa
spendendo egli poco, e avendo grosse rene
. dite, lasciamo stare che oltra questo il pa
, dre gli abbia lasciato un sacco bello e grén—
de pieno pur d’oro ben colorito e tra-
boccante, che debbo io credere altro ‘se
non che queste lunghezze, e. termini folte,
. e poi queste beffe fattevi a nome mio tàn-
. te volte, siano per poca stima, e conto
. che egli tenga di me, e del nome mio,
non altrimenti che sio fussi un barcaruo-
lo, 0 up facchino da soma, che da lui
aver dovesse? Benchè nè anche ad un ‘fac-
Ei ‘ LETTERE FAMIGLIARI
i ciò,
i | .DI.M. PIETRO BEMBO, 99
_ùghino un veramente gentiluomo doverebib
_3usar questi modi, Crede M. Gio. Avtonio
_*ùch"io sia così povero d’intelletto ch'io non
= <«onosca che questo è un beffarmi? Ma
__< e. dirà egli. di queste altre parti? delle
quali esso è consapevole, che da lui le
mvete avute, cioè che valendo la Badia di
‘“Widore a suo cognato tanto più di milfe
‘fiorini quanto io so, e farollo vedere al
-Zempo, egli vi fece dire per farmi pagare
Tanta, più. per - conto dell’impresto posto
Falla Patria nostra, che l’Abadia per af-
"fitto più che 700. fiorini non gli rendeva?
‘Che dirà ancora, che egli voleva, e richie- .
“deva, ch'io pagassi la metà del detto 1m-
“fpresto, ‘come ‘8’ io avessi la metà di quella
“fendita avendone 170. fiorini di camera
per la peosione, e non più? Pajono a lui
queste, cose da gentiluomo volermi ingita-
stameatè torre, e tenersi il mio? Sono que-
| Ste'cose da usar con uno, che pur è gen-
‘tiluomo anco egli? con uno che è genti.
‘fuaîmo di quella Patria medesima della
‘quale è gentiluomo sua Sig? con uno che
‘ire parente è? ed'in somma sono queste
ose da usar meco? e poi dice, che egli
“erederebbe , che a questo suo bisegnd-i0
“gli avessi prestato buona somma di danari?
Be suò cognato mi tenesse per parente,
‘come io gli sono, e avesse avuto: bisogno
‘di miei danari, quanda io non gli avessi
; ivuti, come non ho,ggli arei cercato "ton
“fgui: inio interesse per. servirdelo, Ma fa-
ce 7 Al 9IL00IR ee ALI IDELCYTA nu. 2
tod d° rd
109 | LETTERE FAMIGLIARI —
cendo egli sì poca stima degli uomini,
bene e saviamente fa ad averè egli molti
danari. Perciocchè se per mala ventura
luì venisse mestiero di ‘chiederne ‘altr@i;
. credo ch’ egli s'avvederebbe, che così gli
altri nel servirebbono, come egli serve ,*6
presta, ‘e dona ad altrui. To ‘ho sempié
servita: quella casa, e se non. M. Fran.
éesco, ho servito il Cardinal suo - fratella.
tutti gli anni, che io Papa Leone servi;
con quella fede, e con quell’opere cow
Je. quali io poteva e vnorare, e. sèrvir sud
Signoria, e che ciò sia vero ve he mand
due testimonj di molti, che io ‘ho da'poi
tervi mandare, ciò sono due brevi ch'io.
per sua Sig. e impetrai da Papa Leone”w
scrissi a nome di sua Santità all’iImperato@
fassato, e al Nuncio, fatti tali quali”satp
Lul amore, e dalla riverenza, che io‘.
sua Sig. e a tutta quella Hlustre casa‘@
specialmente al Reverendo padre loro tiè:
sempre portato. Lascio stare infiniti altri wf:
fic], e opere di maravigliosa importanza fatte
da me con Papa Leone, e con santa Mas. .
ria in portico a .molto beneficio di sua Sis!
guoria, e. forse se non fusse stata questa?
persona che ora vi scrive, sua Sig. noa
atebbe così agevolmente avuto il Vescova--
do come ebbe. Benchè io ‘n’avessi quel
merito che pare che si convenga a chi
troppo ardentemente, ed amorevolmente’
serve. Oltra che coptinuando io con gli -
altri fratell? la mia huona usata voloiità(-
v
«-
° °
ld ° °
iX ‘ n.09 v° e) e
st ’ -
. Si
ren PIEIM. PIETRO BEMBO. cl. Id
È» avea ultimamente posto in. mario di Mi
Jeronimo il. Patriarcato di Costantinopoli, Bs
con iferma opinione d’ operar Ben tosto.
‘ «il Cardinal Egidio, ch’ egli lo rinunciasse
ad alcuy figliuolo di M. Jeronimo, e se
M. Jeronimo si fusse portato in quel ma-
neggio secondo l’ amorevole consiglia, ché
i gli dava, forse, e senza forse, che a
questa così grave infermità del Cardinale
già. arei tratto a finè questo pensiero. Non.
toglio qui rammemorar molte cose fatte in.
ogni. tempo .da me ad onor di questa.
famiglia, le quali dureranno più nella mer
motia. non solamente d’ ogn’altro che ora.
vive ma di quegli. ancora che viveranno.
depp..noi, che non durano nella loro me-
desima. In premio del qual. mio buono, €,
onerevole animo .ver loro, e delle mie
utili opere, ora .il Sig. Francesco che dee
esser- Cardinale fra pochi di mi tratta co-.
nie vedele; per le quali cose ho deliberato.
onorar. sempre lui, e .riverirlo per lo in.
nanzi, come ho fatto per l’addietro, e
tanté più ancora maggiormente, quanto,
egli sarà in più alto c reverendo grado,.
ng. mai sono per mutare il mio costume,’
ben vero ch'io non voglio più aver a .
far seco in parte alcuna. E poi che. Mon-
sigoor l'Abate suo figliuolo m° è debitore ,..
esso voglio. che mi paghi di quello ch'io.
aver debbo. Nè voglio donar il mie a chi.
sopyria mercato. mi strazia,..0 se questa par,
rola è troppo dura almeno, mi beffa, €
‘03% =; LETTERE FAMIGLIARI . _.
.2-ileggia. Questo direte a. M: Giovanni “Agi.
5°: tonio Malipiero, acciò ch’ egli non sì mé-
:**. © ravigli più di quello che io fo, o sarò ‘per
su fare, e starete sano con tutti î vostri ba:
sciando il vostro Quintilio, e salutando
la mia Marcella. A° 5. di Aprile 1528. Di
Padova. ST i
o Bembus patéi.
‘CI si:
Se questi Lancinech caleranno , potrà
‘essere che io verrò a Venezia. Se voi i
vete la vostra casa di sopra vota , forse;;'e
senza forse ci farei venir Ja mia famigliuò-
la, o ancora se si potesse avere qualche
‘ casa a voi vicina, datemene avviso. Direte
al nostrò Rannusio, che mi serbi, se è pos-
sibile, la casa di M, Andrea Navajero,
Quando averò di ciò risposta, manderò un
. mio ad assettarla, siccome esso mi scrisse,
‘che io dovessi fare. Delle altre cose vi ri-
° metto al Preposito, ma del mio venire di
grazia non si dica cosa alcuna. E forse mi
isognerà andar prima per due dì ‘a Vi.
cenza per le cose dello impresto. State sa-
no. Di Villa alli 9g. di Aprile 1528.
CIV. |
Questo benedetto Abate si asconde ‘e
mon si ‘lascia citare, ed oggi ha fatto dix
che non sta in quella casa. Farassegli ogti
-
PI. M., PIETRO. BEMBO. 103
una scitazione , È ’domane 1 uti ‘altra, e poi
sj. meltesà. mia la é6ùa porta, K- ‘abprà fa
orta. della Chiesa del Duomo" ta Citazione”,
î ‘che sarà fatto posdomane. Abbi pazien-
sa. Ho caro che. sil li, che forse gli man.
derò: alcuna. cassa di, robe per Murano. Sè
questi ‘Ranzinechi faranno vista di venire a
queste bande, che potrà esser di riò, nari
erò la Morosina a Venezia in qualche
loco , che voglio far il vostro consiglio al
tutto ; , se non verranno , non la moverò.
-La malattia del mio fattor nuovo ha ri-
- tardato. la esecuzion della citazion della de-
;cima.. State. sano, e scrivete tutto quello
- ‘ ghe. sebtite. di nuovo d'importanza oghi.
= giorno. Di Padova «' :3. di Maggio 1528.
Atti tatta la casa.
Bombus pier
EE DAL
uo ‘Figliuol. carissimo. Mi rallegro con voi
‘de Ì «parto di Marcella (.è vero che mi dolse
: gue] sabbato fastidioso ) e del vostro rima-
ner. “quaranta così onoratamente. Dell utic
e. dell'altro ringraziato ne sia l’Altissimo.
Vi mando Rambottino , acciocchè. mì. com-
priate , e mandiate per lui 3o. starà d’or-
zo all’usato, se di meglio non si può. Al
quale darete ‘il resto di quei danari che
vi sqno .pestati- ia mano. dei Cornari, pa-
gato d'orza,. Tutti stiano bene, salutatemi
TISTTO ROGRRIO. Ma, Bernardino, Ko RASO
04 LETTERE FANIGLIARI
compare M. Vincenzo. Se avete bevuto il
‘vino della bariletta, datela a Rambottin, e
state sano. Di Villa alli 13. Maggio 1526,
CVI.
| | ‘a
M?° incresce ch’abbiate fatta tanta sole.
lecitudine col vostro fittajuolo senza segi-
vermi prima una parola, perocchè se quer
sti Tedeschi non si fermeranno sul nostre
come pare che vogliano fare , io non matn-
derò la Moros. a Venezia, nè farò buona
«pesa, massime bisognandomi pagar questo
benedetto impresto,come bisogna non ostante
. Ja proibizion di N. S. Se voltassero_ vers
Vicenza allora la manderia, il che si sa-
perà fra pochi dì. Però vi '‘conforteria. a
tener la cosa così sospesa, fin a questa di-
‘ chiarazione e deliberazione di detti Tede-
schi. Nè altro sopra ciò so che dirvi se
non che vi ringrazio della diligenza, ben-
‘chè io nen voleva che faceste altro. State
sano. Îl mio secondo fattor uomo molta
da bene, e che molto molto mi’ satisface
va, jeri morì: sia del tutto laudato l’AI
tissimo.. Attendete a tenervi savi co’ vostri e
schifar le medicine quanto il diavolo. Di
Padova alli 12. Maggio 1528. p
CVII.
Simon è venuto, nè ancora ho avuto
un soldo da lui. Ma perchè vedo, che 1
11 W.-PFETRO SEMBO. “vob
biogtto. vostro non è per un giorno, se-
coridò che mi scrivete ‘oggi non resterò di
tnaàndar Gio. Antonio per riportarmi quelle
robe, che -mandai a Murano. I danari che
vi mancano fino alli do. ducati, ve li man-
derò, quando vorrete per un portalettere,
non ve ne lasciate aver sinistro niuno. Nel
vero io credeva aver da Simon inolti du-
éati,- ma -son rimaso in asso che esso me
ne ha portato pochissimi, e questo per
molte cause, che non accade dirle. Tutto
è pieno di strettezza, ma quelli pochi che
esso ‘mi ha portato, anche non gli ho -avu-
ti, cume dico. ‘Attendete a star sano con
li.vostri , la qual come scrivéte non è que-
sto anno picciola grazia da Dio. Di -Pado-
va all'ultimo di Maggio 1528. .
- CVII
Mi scordai rispondervi jeri, che men
male sarà tornar al Prior di san Salvado-
se, poichè esso vi fece dire che tornaste.
Notata che sia la intimazione’, rimaudate-
mi le scritture, e notate a qual portalet-
tere le darete. Aspetto risposta di quel che
potrete far con i Governatori.- Quanto alli
vostri danari per il resto alli 50. avanti .
che passi il mese, ve li manderò, se pri-
ma vi bisogneranno, savviserete. State sano.
Di Padova agli 8. di Giugno 1528.
SITE I Bembus pater.
106 LETTERE FAMIGL IARI
bai »
-
CIX 00
lui non gli ha mai volato dare il possessx
Ho cominciato una Istoria, che posso: far.
di manco di scriverla mandandovi la let.
tera che sarà con questa del Conte Jero:
nimo Martinengo molto gentil persona, e
molto molto mio al qual grandemente de-
sidero di compiacere. Però leggeretela , e
con bel modo senza far saper cosa alcuna
di questa volontà del Protonotario, e del.
. Il Protonotario- da Gambara: ebbe da
N. Sig. la Badia della Trinità di Verona;
della qua) la Sig. tenendosi mal servita: dì:
—
Conte ad alcuno, informatevi ‘se’! Conte.
fosse per averne il possesso, quando, ec.
e datemene avviso subito che possiate. Ve
la raccomando, e terrete in ‘voi la cosa,
‘acciocchè non si nocesse all'amico mio.,
al qual desidero grandemente. far piacere.
State sano con i vostri. Di Villa alli 4.
Giugno 1528. ”
Bembus pater.
CX.
Perchè M. pre Luca da Cortarolo sta
male, io scrivo alla Corte al Datario sopra
‘questi suoi beneficj, che ‘esso ha qui, e
Ja lettera è in quella, che scrivo a' M.
Gasparo Contarini. Vorria vedeste di man-
‘ darla quanto più presto fosse ‘possibile alla
“=
‘ DI M. PIETRO BEMBO. — 169
Corte; ponete diligenza, lasciando da par-
te tutte le altre cose, di sapere questo,
se si parte cavallaro. E quando vi biso-
gnasse promettere ad un ‘cavallaro 4. o 6,
a. anche ro. fiorini, affine ch' ei si partisse
prima, o andasse più presto, fatelo e da:
temi avviso del seguito. Usate in ciò ogni
diligenza vi prego. E di questo non apritè
bocca cop uomo del mondo. State sano,
Di Villa alli -10. di Luglio 1528. |
I i Bembus pater.
«i CL n
-.. «Questa Tettera, che va a Mess. Fran-
cesco dalla Memoria medico, darete alla
speciaria, dove esso pratica, o mandate-
gliela per un facchino a casa, che per
niente: non si smarrisca. Se quella partita
delle Cazude per conto: delle figlivole si
ha a pagare, pazienza. Quest’ anno mi ven-
gono tutti gl’intrichi. Io non ho per ora
anari; se potete assicurar l’officio con una
promessa di pagarla questo Settembre, fa-
telo, che allora ne averò, e la pagherò.
E se nen potete altramente , fatelo con uno
di quegli argenti, e mandatemi un bollet-
tinò dell''officio, che possa riscuoter que-
ste entrate, benchè le entrate sequestrate
pon vagliono la metà di quelli danari. Pia-
cemi di M. Calcerano ; terrete adunque gli
argenti, senza farne altro, chié questo Set-
tembre ‘al tutto lo satisfarò. Aspettd' tispo-
105 n. LETTERE FAMIGLIARI nine)
sta da voi di quella cosa della Trinità ‘di
Verona per .la richiesta fattami .dal' Copte
Niccolò Avogaro. Non siate o lento,.0. po-.
co ricordevole, che egli è vergogna ad un
par vostro. .State sano. Di Villa alli 32;
Luglio 1528. 0000
Bembus pater
CXII.
. To amo molto M. Antonio da Campo:
che è Rettor qui degli Scolari legisti. Uo-.
mo di 32. anni, e ben doito nella sua di--
sciplina. e di singolar ingegno, e dì gran.
bontà. Nacque ìîn Rodi figliuolo del mag.’
gior mercante di quella Isola, e ora ha a_
Napoli un fratello grande e grosso, e leal”
mercante. Desidero di metter questo M.
Antonio per Giudice, o Vicario di qual:
che gentiluomo nostro, che vada in reg-
gimento. Però vi prego assai assai, che.
siate contento, che se si farà Podestà al--
cuuo, col quale o voi o io possiamo, ve-'
diate di far ogni cosa di trovar luogo a,
costui. Mi par aver scritto un’ altra volta,.
Il che se è, non mi pento di replicar quel.
medesimo , tanto desidero che questo miò.
pensiero abbia luogo. Se non è, fate con.”
to, che io ve ne abbia scritto molte volte. _.
Potrete parlarne con M.' Niccolò Tiepolo”
da mia parte, non solo per conto di lui.
wa anche dei suoi amici. Io torno ora ia :.
Villa, e doman andrò fino a Verona, pèr”
| DI M._PIETRO BEMBO. 19
impetrar da ‘quel “Mag. Podestà, che tn
lisci viver delta entrata della Badia di Vil-.
la fitrova', la' qualè esso ‘vuole, che: id'porti.
a Verona, cosa di infinito mio sinistro e
danno. Aricora che dei grani, che io ho
colà sul granajo ‘ho pagato. fin quest'ora
già ducati quattrocento alla Sign., cento e
trentaquattro per conto dell’ impresto, e
66. per le daje. Vedete come. va ora il
mondo, che dappoi questo pagamento vo-
gliono che di quel grano io ne faccia a.
modo loro , e che lo depositi con mia sin-
golar gravezza, che nol porterò in Verona
con Cinquanta o sessanta ducati di spesa, -
atciò.che non me ne possa prevalere. State .
sano, salutatemi i vostri tutti.. Di Padova
alli 12. di Settembre 1528. . o A
LI
_ . l CXII,
-..Ho avuto piacer grande del vostro .
esser rimasto sopracconsolo, e parmi che .
siate fatto.un valente barbaresco a questi
corsi, poichè avete passato M. Vincenzo:
Belegno. Sia ringraziato Dio dal qual tutto —
viene. Io con voi me ne rallegro , quanto .
sapete che io fo, e debbo fare. Intendo
delli due cavalli turchi, che mi maada.
vostro Cognato. Vorrei saper, se esso mi
manda dell’ orzo. Perchè se nol manda,
bisognerà che me ne facciate aver di là
qualche. staro. Starete attento, quando i
eavalli verranno, che io sappia, e mandi
II1O LETTERE FAMIGLIARI .
per essi. Questa lettera, che: va,a M, agper
nardo Sandrio, potrete. dare al Int. Li:
M. Giovanni Cornaro, «che colu
gli sta i
chino a l'ambasciator del Duca, ‘e ‘aldéd
gliela. potrete dar voi da parte mia, €°
meglio , perciocchè non importa, se b Heù
tardaste quattro di a dargliela. Scrivetemi,
‘come averà satisfatto a quel mondo Mi
Andrea Navajero con la sua relaziorie. ‘Sti-
mo l’averete visitato. E se nop l'avete datto
fatelo, e mostrate d'aver voluto lassar”® pas
. sar la furia de le congratulazion. sue. Mi
piace, che Luigi nostro stia meglio., State
sano, € salutatemi quelle donne. . Di VA
al. ‘d’Ottobre. 1528. |
CXIV. Ò dei
. Ho veduto che scrivete del ragioni:
amento ch’ ha fatto con voi Mons. lo Cat-
‘ dinal.... al quale potrete dire con ogni
riverenza, ch’ io sono sempre stato devo»,
tissimo di tutta casa sua, e dove ho po-
. tuto, che ho qualche volta potuto , l'ho
| gon effetti ben dimostrato ; e ho sopra tut-
to con l'animo onorato lui più peravvén-
tura, che alcun altro, e che così. son per
fare in ogui tempo, ma ch'egli ha' ben
mostro di tener poco conto di me. Tulta-
via perchè ciò è usanza di gran Maestri,
‘.a +. ÎDT M. PIETRO BEMBO. IT
some è egh far poca stima’ delle picciole
persohé "com ‘9’ sono, me né ho dato
pace. Quanto vaspetta’ alla pensione che i
Rev. suo fizliuolo mi deve, s' egli vorrà
darmi quello di che egli m'è debitore io
l'accetterò ; sé’ nof vorrà averò: pazienza
fia clie è Dio piacerà ch'io l’abbia. Quan-
io. aspetta al volermi ancor pagare avanti
tratto, $ io vorrò, riugraziaretenelo da mia.
parte. Quanto al tenermi, e volermi egli
tenere per buon parente, se ciò fosse ve-
ro. egli Arebbe' usato .verso me quegli ufticj
shé usano tra se i buoni parenti. La qual
cosa 8' egli fatto avesse, egli arebbe anco
potuto far delle mie poche fortune quello
che a lui fosse piaciuto, nè si.sarebbe ora
in disputa sopra la pensione di suo figliuo-
lo. Che io ho sempre fatto meno stima di
danari, che dell'onestà e della cortesia e
dell’ onoré, e sopra tutto della vera e fe-
del amicizia, non che del buono ed illu-
.StFe parentado. Ma non pare già che sia
-stato cosa da parente aver fatto dal colle-
+ scrivere al Podestà di Padova quella
_ lettera sopra le cose mie, e principalmen-
le sopra la pension sua, che non si sa-
Xebbe scritta d'un Paltoniere, e poi farsi
_ ‘far comandamento dai Governatori, che
suo figliuolo paghi lo imprestito per me,
-.&-paghi quella somma che gli è piacrata
- per-pagate il suo debito del mio. Tutta
Yolta perchè quello che è fatto non può
“addietro ‘riternare, se Sua Sig. mi vorrà
rf3: LETTERE FAMIGLIARI
per lo innanzi riconoscere per parente, 10
riconoscerò lei per Sig:, ma questo non
si fa con parole, fassi con fatti, i quali
sto vederò in.lei,-m'ingeguerò di non mi
lasciar vincere di cortesia. State sano; Alli,
a. d'Ottobre 1528. Di Villa. “2 e
te ‘ Bembus patera
ul
" CXV. ras
<< Averete la risposta a M. Giulio Sare®
ceni, al quale mi raccomanderete y e prev
ferirete, Le polize. delle tanse che asete;
pagate per me,.io le ho, e non bisogna.
più levarle, ma la nota di quelle che sq+
no-a pagar, e de’ pro scossi € .scorsi, ,
de’ miei pagati impresti fin qua. Di M. Cala.
cerano, mi piace. Doveria pur essere: ter -
nato quel vostro: amico da Corfù, ovvere:
avervi fatto intender qualche cosa della
bolla portata. Scrivo a Mess. Avdrea Na-
vajero per li mostri Clisoniani. Scrivetemi,
quando aspettate i cavalli di M. Bernardia |
Belegno , e che avviso uvete avuto di loro,
‘ Scrivetemi, se i ducati ungari si spen=
dono lì per lire 7. e soldi 6. Vi mando la,
moneta per Marcella. Adoperata che l’ave-
rete, rimandatemela. State sano con tutti .
i vostri. Di Padova agli. 11. Ottobre 1528.
: Bembus pater.
> 3ha
DO 043 +7 CAVI : 3
si. . » . DI)
. Quando io mi parti’ da Venezia di.
casa di Monsis. Boldù., credo:il dì avanti.
io vi diedi un libretto di M. Gasparo.
Contarini, che ’l doveste dare a .M. Nic-
colò Dolfino. M. Niccolò è morto, e M.
Gasparo non ha avuto il suo libro, anzi
crede, che io l’abbia ancora. Scrivetemi
quello che ne faceste, e a chi lo deste.
Pensoedi venir a Venezia per 15. giorni
est’ altro mese. Scrivetemi, se posso:
avere alloggiamento in casa vostra. So che
st-dee- far di brieve Podestà di Padova.-
Vi astringo quanto posso , che, sia fatto.
chi «i. voglia, lo preghiate vei da mia:
perte subito a voler accettar per suo giu»:
dice delle vettovaglie , il Rettor degli sco-
lért, leudandoglielo e per dotto, e per.
buono ; e per gentile tanto quanto altro,
che possa aver, non ne eccettuando alcu-
mò. E se potrete aver altro mezzo
astrigaerlo di qualche amico, o piezo, 0:
chi--sì sia, usatelo, che me ne farete sin
golar lacere. State sano. Alli 20. Novem-
1528.
GXVIL,
» Mi ha il Reverendissimo Cornaro scrit-
& una lettera molto amorevole e cortese
. Bembo Vol IX. 8
$24 DEFFERE FUMIGLIARI .
nigsti@àtNiv voler: chele nostre! differente
non: vadano! più avatttio; esnor: cercarlo
trò che l’oneste eva” ’inecd; ‘e proferea)
dosi tanto gentilmente che nou si potrià
dir più. Gli ho risposto quanto più corte-
semente ho saputo:,. è--anco ho visitato a
casa sua l’ Abate di Vidor in luogo del
padre, per ‘non inì lasciar :vincer di: cor-
fesia' in. quanto. posso : sarà: bene. selse
andiate. a -visitar voi ‘a-nome mio: sua ©$
Reverendissima, facendole interder qusntò
yni-sfa ‘stata’ grata questa - umanità:sna $
proferendomi -a tutti i servizj di suuSigb
fiù pronto che mai, e:vedretequuntota
volermi ‘pagar di molti -danari, chieda sub
aver ‘debbo ;: dove: sua Sig. ‘riesca, © dd
@rdiné ‘esso di a questo e dateinene’ avoia
#: -Gli'ho ‘scritto perché: esso ‘i@i riv
ch”io il faccia capace delle ragion maiexy
ché sè le ‘pensioni non suttogiaccione als
l’impîresto, ‘e se così è stato sentenziatà
per îl Legato, e tutt'il mondo: il sa,.@4è
che pago alcana pensione, non ritengo
un picciolo per questo conto , perchè dee
voler sua Sig. che io il paghi? Qui se
, fosse allegato ch’.io contentai al primo
imipresto , rispondete che -se ‘allora: utt
avesse pagato non averei mutato paroli?
Ma avendosi essi ‘portati-di quella: mdnide
rà, che io poi non ho più éonsentito:ti&
voluto: quel danno pet esser beffato "opit
mercato ;:tdttàvia'-sempre ‘parlate congeshi i!
& u' parlar aivereto; uniniziatà tt? Noncitt
/
DI ME PEOTRO: PRIMERA. Kid.
she altra diret,, «Stake: .$80@3109 FARCARA LN
datemi molto molto; al,. Mag. eMea6ey an8k
Cornaro. Alk 18. Dicembre 3048; i, Pas
dava. le MOI 05.1 dansicninzi Giusi inob
’ -
GIA ET LI ooo “lo
5 Oi is: n nu XVII, ... a 1, 3.00 239
job Cita pi, n FISSE eil LS Leni i AR
100 MP. avete .cCon.. queste raltime in parta
sanata Jla.- farita, che. mi. fapeste con la
altre d'antorne all’inapresto. E basti, Quaga
taralla: vostra: casa; rispondetepi. quanta
7 avete:affitata .. e.in quanti di. potresia
fait usgir toleio.,, che’ vi.son dentro. Deb
agtruagento: ‘della casa, ora. adunque
fartà :ivenizto © il tempo. . Delli Lancipech.y
Dio voglia: che.così sia, come estimate.,
| Che io per. me nol credo. State sazo;, €
talistatenai il-.nostro. Rannusio ,. il: quale.
ppi iserisse ultimamente, che. non si sentiy
‘>; bene-.-se.mol.vedete alle Piazze a isla
telo <da- maia. parte. Domani tornerà, RAR
dova. Di Ville alli 13. d’ Aprile.1528; ....
i A SICA NT IERI » 9
3° GINO. i ; CAI. REP II sh i
Hoc UTENTE di Ta Ria, 7 IV
3-7: parlato a. Monsig. Reveresdisima
sepra-la pensione, e Sua. Sig. mi ha. risppx
sto.ahe M. Giovanni nè gli ha siritto, Di
gli.ha detto sopra ciò cosa alcuna, dicg;
ehpra: l’nitima ‘opinione, che, e. a, sua,
Sig ed-a:me ia vostra presenza. 10, GS$G
i] Teca 9 Della..qual. cosa.mi degl a. DIA
paro: dicsua M,.che uoa si sia degnala ‘almen,
SR6i = L@MAE PiMIGLAAT!
distnifitare a (WeasB. R. "con *dué pardle:
la'‘0dsa "pavita y avendomî'promnésso , vet
riendé<a Bofogns ‘at: tutto di’ volerlo: fare)
Ho pregato il Cardinale: chè scriva #*S.
M. éhe set Legato ha detto in favor mio
ei mi -faccia -pagare tutta la‘ pensione,
come è conveniente. Sarete tòi ‘col M. M.'
Giovanni, pregàtelo a ' metter'fine a “que-
stà differenza, se gli pare, che sia debito:
di gentiluomo l’ attendere alle promesse
fattè‘ a chi lo ha in molta osservanza. Sta-
te sano con tutti.li vostri. Alli 7. di Gen-
najo. 1530. ‘Di Bologna,
Bembus pater,
sata o on , ©0000 1 .
Gf 0 CX. ai clbrAn
"I PRESS o lO
© Accetto: il vostro amorevole officio; e'
| «più voleritieri accelterò voi stesso; se St
Gifà venirete ; i Sonetti -vi matiderò ‘untal
altra’ volta. Direte a vostro cognato “M?
Bernardino che io neu. ho. potuto: vendi&b
Ù
il suo cavallo, perocchè come è stato fat.
lo andare, nessuno è più tornato a me
per volerlo, benchè sia stato mostrato a
più Sigg., in effetto esso è un gran ronzo-
ne per dir il vero. Avereì avuto più dis-
piacere della compra, ch'egli fece dellî
duo per me, se non vedessi che anco nel
guo eèso si è ingannato, ma sopra tiitto s'im
gannò quando egli non lo diede’per‘t
220. sé è vero che esso gli potesse avere!
3 Carvallo:tuttevia “è- più ‘hellò; cRiSSAdk
-
“0. Dis M:BIETRO BRA 1a7r
T9RZ= sgtabe, Baga-.e salutatemi ;M. Vincenzo
Be} e apo sratello-e M. Marc'Arntonio Lon
go} &"Gialia:! e - le - sorelle AJlti ‘26: di
Febbrajo:-4530: Dì. Padova fi afacoig 00
cin: Dite.al, Preposito ‘che «mandi. 11.-pant
nO,s: est quello: che si..voglia:..e-:2che: mb
faccia ‘intendere; quando esso. potrà. esser
qui e se. €80 ha. altre scritture ed instru?
mewt: miei: appartenenti alla lite dell’ am
Op
«mar! Hi | gara | ZE
CXXI, 00. en
RONSAIO vir a | o
Vi mando la lettera scritta a M. Ber-
nardin Veniero per il Mag. M. Jeronimo..
Quirino. Dio faccia, che così come io
Ir bo..soritta: .di- buon .apimo,. così id suo.
desiderio.abbia il suo fine; il che. se finy.
pochi sarange quelli , a chi ciò..sla pen
essere così. caro, come a.me. Raccomaiiz
datemi: a. S.-M. e state sano. Alli. xor:df
Marza: 1530. Di Padova...) cn: lî
ca ZI SI : . an 053
ele QI. niootca 13€
ea EST a 0 ah SO
:it Hp. aviato Pietra con le cose: che. mi
gquete mandato. Serivetemi di che cosa.vi
ho: a,fare da ‘procura ,, che ip. no] ‘50%
dice per; M..Bernardin vostro .cagnate cs
gnca.s0, non v.ineresce scrivetemi la. f9F3
tiralarità..della cosa .come.la disponete ,,. €
assehtala, Mandate; queste; en sdligenza iB
DU. sfioro —
Roiti p@i?19 Apritho © itillaro. 'Farleatiaà
do. Faieesto Jie “fate . percindilo N° thee
vidiito Kefé è tosto, “e? avvianti@iemicii
Wed. Letido*Ta vostra difiberiza. Gila: ride
hatione fatta “di' molte ‘cose ‘i pocho awg
dopi' fanno i grabdi -tomiti. Stato i iggos
É ‘g..d'’Aprile’ 1530: ‘Di Padova. e Smost
sibi men i dra Vo le È -Bembus: patew
| CXXIIT. io Oli
SEL e e
Non ho che scrivervi, se non che v'alle-
griate con vostro éognato e cognata da
jarte mia del figliuo! maschio che è loro:
itatò, Che-Dio' gli e faccia. sempre conse-
Hit, e diate ‘a lui questa. Noi tutti stisime
bébe:M; Luigi Prioli, e '1 Moka, che hang:
di*vednero. qui; -jeri mattina si ' partifona
per: Bologria: e per Roma. Sto con dispias
ecte della mala*nuova del povero-Duda! di
Milano che si ‘dice: esser disperato: dallà
edici:* ‘così vanno le umane’ felicità: é
grandezze. Ali -14. di Aprile 1530 Bi
adova: — ©» | ona
SSA Bembus pater:
È CXXF.
22 “mando : F arco, ehe: mi. scordati
dievi;‘d queste lettere date buon ricapito;
che ss: damdole.a Mess. Agostin. Soria»
Bb Ho usl:ringrasierete du mia: panta;
dille: lettere uQanidatemi. per . Bernardino
DI M,--PIRTRO, ph
seatitto da. Roma , che g Asolazi 3
miei Dialoghi, ele Rime yi_sono cat
ratà: molto .0:® che amore Dei:.io. ponga
cura. che .xi siano - «mandate. -Parlatene col
Zoppine:, de se 690. non. ne manda: a
Roma, vedele: - di mandarne. per «qualche
«ia--xei- a. Monsig. Soranizo, che le dia alk
Librari. State sano. Alli 30. di Maggie
1530. Di Villa. |
Bembus pater.
0, sO
Aver. —sorissimo veder. buon fine 3a
ladite della decima. di Villanova; il che
spero sarà tosto . Quanto al fazzaletto 4
srete: poco accorto a mandarmelo. Quans
taiall:arco-ve lo mandai per vostro cog
té M...Maroo Antonio Longo; ma: pol ché
ditei, nen: l'aver avuto, stimo «che Ja. ba
biahe. perso per via. della carretta. Datemeg
| Rig avviso, e' state sano. Al .1. di Giugna
1590. Di Villa Lo 5pago è a Padovay-:.j
Bembus pater.
x .
2.0, 3
ih
?
sr
CXXVI,
. Mi scriveste l’ altr’ jeri ,.o-.pur questi
giorni. a: dietrò del procurator. scale, ha
quell? Sigg volevano che fossd: citato alla
casmuTemo che questa;sia ‘atata: cen fatta
dadi Diavald , «some-.si- dice, cab vali
- #39. IBUTERE: FAMIGLIARI
| sotto «qualche laccio, benchè::qrerto moi
| siate” per lasciarvi ingannare e vaneetei
vedere:il fatto vostro; e- basti: sopra seiàui
in che sto con pensiero che non mi Jasgi
riposare. Vi-:dissi,, che mì. mandaste due,
Dialoghi , che io li farei legare, e -rimame
dereigli, ‘affine che li deste all’ Ambasciab
tor di Francia, da mandare a. Mensile di
Curpentras ; se nen me gli avete mandatba
mandatemegli adunque subito, che ia li:
farò legare, mentre son'qui, dove starò.
due o tre giorni, e rimanderovigli. Man-
datemi 4. o 5. libbre di zuccaro della mei.
dera buono , e due torze, e libbre 10. di.
caadele di cera. Vi scrivo, estimando che:
abbiate danari, se non nè avete, lasciate»
stare fino ‘a tante, che io ve gli mandi; E;
attendete a star: sano con tutti ::i yostris.
Dite al Rannusio,. se sarà :lì, che mp:
creda che io ebbi solamente giunto..cquij::lo
sua lettera scritta alli 5. con la iettera:.cab:
suo Bernardo, la qual mandai - questa:
mattina per tempo in Villa. Di. Padova:
alli 9. Giugno 1530. MEER
. Bembus paters.
CXXVII.
- Wi rimando:un ligaccio il qual porta-
rete col vostro nuovo ragazzo al:.S. Imba-
seiator -dì Francia insieme con un di loro.
che io. dono a sua Signoria in premio
della fatica che gli do di mandare il ligac-
| Î AM::PrATRO: SEM = BOE
eiova ‘Gerpenteas.sGli. darete prithe: ja mia
Jettsrara sua 3Sigueria: ed..ib:dibré.;cha.a
labiva 3'iegnine: vedrete per. lo saprisarittày
«poi sletta. che esso averà la: lettera glà
darete: :il' ligaccio predetto . molto -a.. sua,
” sa racosmandandomi, e dicendogli‘;
clie avete ‘ordine da me di pagare. ib
cavallero.,' che l’averà a portare. Credo
nom. ‘vorrà ch'io spenda un quattrino, pux:
se vorrà, fate.quanto esso vi dirà. Vi rin»
srazio della: sentenza contra il Sig. Livie:
in: favor: .della' giustizia mia. Awerò card:
che ne ringraziate quelli magnifici Giudice:
a nome mio. Sarà a gren proposito che;
subito che la sentenza $i possa levare aus:
tentica, mé .la maandiate, da mandar è
M. Cola..:prima che si levino le biede dei.
campi; ed .in ciò usate ogni diligenza;;E
sapoteste avere, che doverete potere, una.
sospensione delle sue entrate , ‘cioè un
‘comandamento penale e grave alli lavorare
teri e affittuali che le non possano levar.
senza pagar la decima, serà a profitto
‘grande; e la copia della sentenza al tutta.
si lievi da mandar a Verona. Il Cardinal
Corvini rispose ch’ egli non sa sopra che
dovesse aver parlato il Legato , e simili
cose assai della loro usanza , e prese tem-
po che M.:Gio. Antonio Malipiaro venis-
se: ho rimandato oggi, e dimane mi dee.
mandar qui suo cognato ‘a far conto ,.@
dice non mi doyer dare, see. non una,
n MEZZE 0 L.A 2 da)
/
#43 EMPTEREC FUMTICUTAR
peustere y>detratto!iquel-che stcl@a da.des
traere; però che di una sone:istato passato
da'M.Gio e della terza, ch'io gli ne
&brriandava tre, nen è ancora memo il iem- -
poi Vedete che Sig. liberale e-grato per avere
lo io aspettato tanti rnebi.;-farò ogni cosa
er non venir alla lite con lui, ma Dio
il voglia, ch’io il- possa’ fare. Intenderete
subito il tutto. Delli libri mandati a Roma
avete fatto- bene. State sano, ‘agli 11. di
Giugno 1530. Di Padova. -. UM... .. vi
"3- NE 4 v n . : x ee 0 DIL. Dari
O FILI SUI
CXXVII:: ci inn (qb
+ «Ho avuto la sentenza: ce;-‘e in-qute
it’ora l'ho mandata: a Villanova Qugnia
sti ducati 60. innanzi taezzo ‘Agosto quiere
vederò al ‘bisogno, non dubitate. »Ahoorte
‘Chet Principe. nin stia male, sarà bene
fatciate quanto promettete «hi far: cdissar.:ial
partita ec. e quanto più tosto sarà, fia meglidf
he mie lettere, che ho mandate a Roma dap-
poi che tornai da Villanova, le quali ho
drizzate all’ Ambasciator, e voi le avete
date a M. Agostin Soriano, non sono an-
‘date, che ‘mi ‘è cosa ‘molestissimaz.;però
the erané d'importanza: mia assai: Vi
priego è ‘dirne una. parola «a -M;. Agostino;
€d'‘intendet ‘come. esso le ha: “dute. Mulas
detta sit-la poca amorevolezzazdegli cudmie
pi Detemi. mel core la ‘motte det Principé
di Salerzto ;*fotero giovani» :oDixegdi dbai
nio li tt
rijiosth Biate sano!; ada! crise
pisa DI: Villa; I i GU IST perni
SII du Aaa PROEL EIRT SRI ° Bemlius patara
«mi II. vostro: ‘cavallo fa: eccellentezente
venduto ; .e-per :dire il véro; assai più
eb} ci: non -velea. ‘Sete avventurato». cruda
Dio cin ve: i | ce. 159
: sr »
CHea L- PETE TOPINO xx cl
sero i
a Parete questa a Monsignor Jo Gente
rale, molto a sua Sig. raccomandandomi;
Vi mandai questi di di Padova li tre libri,
che mi faceste legare da esser per voi
dati con una mia lettera allo Imbasciator
di Francia. Non me ne avete scrilto cosa
. seuma.: Datemene ‘un: poco: di avviso. La
alligauta. a:-M..‘Bartolommeo Nayajer del
nostro IRannusio . darete a chi va; ed
attendéte a star. sano in questi caldi insie»
mao ctole: ‘da sata: si 20, Gi so €- le 30. "Di
Mln Alli 20. lugno . :31530.
vie SARO Bembus pate
ou ESA ": i . . SEDIE “ul
(UNSAFET I CX. x i
Sie DEJE CLRTAINE SE so sb
oelLa sentenza. venne a tempo. » COME
zii ba-.scritto M, Cola; ed ha: operato
quanto. hisognava:.. Ringrazio le vostra dilir
elzà', «emi ricordo la. ‘cosa della. pevsion
nArbe ,espeditela così bene: come avete
fatto.::questa.. Direte a :-M, Maro: .Anmtovie
Vastno ‘bogmato che. preghi Julia; ca.-far- piò
tod" LETTERE FAMIGLIARI, “> >
tosto, she, ella può qu laylscutii Gamania
darmela. Salutatela da. mia pets Doglicp,
del mal di Maria : mandatela ‘a salutar da
mia parte, dicendolo a M. Bernardino, e
raccomandatemi al mio. M. Vincenzo ea
lui. L'error del Giorgi in luogo del Que-
rini. fu ch’ jo. avea il pensiero ..a.suo_.goce-
ro..State sano ed allegro. Ajlt 25. di Giu;
gno. 1530. Di Villa. 0.0.0 lcasi
..1Questa darete. al. Mag. .M., Agoship,
Soriavo a-sua Mag. raccomandandome, pr
, pregandolo a perdonarmi se io gli dé
c3. Ho avuto risposta delle altre , nie, Jets,
tere, delle quali stava ‘in. pensiero 3. riograzy
ziatene sua Mag. - — . ua loin j90
si _.; Bombus.pafeta
se vinorislo:
CAXXL i.e nto, sor
vi. | “dI «guar Jnoitsx
..< Figliuol caro. Compratemi: une spegg
chiò con due pettini che vaglia. lit6.,3,.;4
2. e mezza, il qual sia buon da far jug,
prezio da ballar qui in Villa, e qualche
altra cosa. da donna, di altrettanto pres
zio ,. come saria una cinta di color, @iSky
ail cosa, e libbre. 6. di anesi confetti, 0 lio,
simil confetto gentil: compratelo, e manda:
temi tutto subito a Padova per M. Bernar-
din vostro cognato, se esso non sarà par-
tito, e se’l:venirà: tosto; altramente :per li
portalettere. Ho alla fine ayuto. risposta,
.delle' mie leltere.. da Roma, scritte già. più
diun’mese, le quali credetti fossero smar-
» *
dB.
Pel
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DI de viti “Gilesdi ._ 1535
rifé:"'Salytdtetti* Martella i “abate "sh id:
Alfi?27Giagh f#890£ Di‘Vulgi: y sc aish
e O alolebpan Pembus paset®
0. i, preso ping
LIRE Tr ai + SCOOXAIÎ. si Une
i) Pi di ) 34
‘ Increscentì,'éHe ile. lettere per: Romà*
non siano andàte, ed ‘sibbiano a tardar coi'°
tanto, pazienza. Avvisaretemi quando, pari...
tirà: iF cavaflaro.“Quest’ altra’ darete al Mag..
M. Agostin’Sériairo; ‘come le altre. Della:
tnico che sì pratica ‘contra, così lo ' cono
scesse Îl' mondo, dome vedo lo conoscete: ‘
Voi -f:Che i tratterebbe’, comé esso merita)’
Dei miei libri che mandate per lo mondo;
mnipiace;-è io piglio che facciate questo
solamente per mia causa, e vantaggio. Che
non. voglio interpretat male le buone ope-
razioni vostre. Il Prencipe nostro sta pur
male; poscia ‘©hè la Sig. manda qui per
iedici ‘per ‘sua Serenità. State sano. Alh 6,
di‘Luslio‘1530: Di Padova. - | © *
24" :6ita che sono le 23. ore, dopo ‘ceng:
torno iti Villa:-M, Bernardin vostro cogha-:
ti: tà questa notte guarito molto meglio):
die ‘îl “medico ‘non Pa fatto, | Ue
SAGGIO
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ib 194) att [I PI
: ELI n “uc, n «'
4 ' Did i d ‘ ' to.
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13 se io - IENE RR:
!l ‘’Rigliuò?'carissiino.. Acciò che vediaté
die 6"Sto bere, di chè sempre a Dio gr!
dibistai L@E., però chéaluri “che sila NE:
Asi 096601 IMINUIG dISO]} Di 50301 Hu id
e
n
126 . Errere FAMIGLIARE
di‘‘dué:gravissimi.‘avetdenti :non rai ha sere
valb ; vorrei che! mi compraste tre- bradeie
e/imerzo di° sendado torto -razzene,: : civà
Diatico senza ‘tettta ,. e senza marizzo, lè
quale adesso 6° usa in gi i...M. Luig
Bembo s the ne -ha uno Mii dice costanti
diece grossi il braccio... Ed. anco ‘quatire
‘breccia. d'’ormesino da coprir un par di
calze, ‘della qualità che vi parerà: più: ab
proposito, e un-braccio di panno riegraì
. da ealze- del. più sottile e. più léggiarag
ché sia in quelle drapperie. E. perrdir uteò
glio ,, compratemene un braccio.a-umignsior
to.e mandatemi ogni cosa ben involtocea
man da sera. per un portalettere: Miallev
gro con. voi che - Marcella ahbia::sip@ta
prendere quel rimedio del suo male che
io avrei preso del mio sel Preposito:sekte4
y& non'ime lo. avesse sempre vietato, dico
dell’acqua fresca; il che però non ho in-
teso se non oggi, quando non lo appetisco
più. Salutatela a nome mio, e basciatemi
Quîntilio', e Sebastiano, e ‘state. sang. Di
Padova, ‘alli 2; d’.Agosto 1530; ic: 94
. ca ZA Bembus pateri
Non iscrivo altro .a V.: ML chenon mi
‘accade, avendo Monsig. scritto quante è di.
sopra, | a te Te Ie ell
+ ACIDI, a
<Qathito ab Malipiero ;. se. io vi «volessi
scrivete: la vera “Anselmdria' di iguglio ani
DE IMIOPIETRO: ARM BO. .3.
cos x farciranciarighiare ,: 2008 DA Ba ph
piotembsotidelia; queosiualitài Aduau voglia
nieatesdaztui, se. non quella chie mio yies
he, maiko -yoglio,- iulegramente, nè ;speri
diver. da.me mp; piecialo. Di questo nou
gle diteccoss.alcuga: Quanto alle letterg
nconsauulate:# Roma. con gli (. questo mi
ricresoe ben grandemente. e-quello amif
| de stà; portato: da: tristo .e.credo. che. suo
foaggilo sia per averlo. a male, procurate. di
marearle al tutto perdo primò. E se cre»,
dete ;ithe: DI .' Ag. sia per far mal ofticio;
rolumda: forse..aspettar lettere. del..fyatello 4
aniprei':PDei pigliatele ,.e datele. voi al cas
vallaroz’Io :sto-bene.:Salutatemi. Marcella.y
©Qwiatilio:; e baciatemi Sebastiauello , -@
state suino, Alli. 12. @’ Agosto. 11530. . Di,
Padovagiizioii. 0... 0 i
Q9ID LUIS: Bermbus. patere
int SEZ TA AN VEE A n. SESERI REATO
ocgisce o = a GXXXV. O
JOSIE i
4 Mi-anando-la:progura- di quel che vo-
lete quanto ame: perché M, Cola g.a-Vila
linuva ;:Yie& si posso mandar per ora al-
uo. Vedete di far da yoi, se potete, se no
sbrrverete, e M. Cola poi vi mapderà. il
bisogno. Fate con vostro cognato per mada.
che io non resti in parole con lui, né in
dubbio, e fate le.edse ben chiare. Salute-
rete M. Bernardo vostro fratello da parte
tt: Wuanto: a-quel:gioràné 4, odite, che
lo mandi;@ehoisigli troverò -huon loco. peg,
ni DENZE Or"iis .X IG
948 ait1o7 1sftrate. Visone soa cì , aL
ainole do, Ruesomandate idibV inemnza—
Bel. bitte sano con:tutticli mestri. Riad
&rvi-::di mandur-te:letiero 4! Roia oe quan
o’ saran partite, fatemene uh: verstioSaria -
pure onesto, che io avessi una savepe dal
le cose-del-Navajer, che va cramaisa velo
ta (“ed io non ne so’niente; Vi-mandgsil
vostro vinò. Alli 12. di Agosterz3àAo .00r-
‘> -Scrivetemi, come sta il-Duca di Mi-
lano, che qui è voce, ch'ei stia pessima-
mente. ><
Bembus pater.
« ©. Un matarazzo e un:tapede e:idgP cu-
scigi é una vesta di pelle;/--ch/ ribriarà
Rambottino- sotto del Magnifien!MciMersh
#a Molin, che portò qui. M..Agestitas9r
gidlello. Vi prégo a mandarle ae::$s MA dif
fmiia parte, e raccomantiatemi a'luî,. eb
Madonna Lugrezia. -cLe9 id
. CXXXVI. ‘ d.; 32P3 9
cet
Io desiderava grandemente; che:ta,cogi
sa ‘della ràia -pension sopra la Badia di Arbe
si espedisse per poter poi più liberamente
domandar la mia acqua dei molini, acciò
che se io prima la domafidassi, e movessi
Aite #i Lioredani, essi non si. tirasséro in
Aietro nella espedizion della pensionen:6#
MNén 0 a quello che siate sopra ciaefe:sf
te’per farla espedivdi- brieve, te insugs;
ro la citazion dei Lorédari-soptai@ causa
dei molini. Se credeste aver a tardar quel-.
sos mu. FIETRO SENO. - 139
me, e. Mate sino e lieto. M. Cola mi n die
che ate venir. qui; se venirete, sa;
| tete-icben venuto. Alli 16. o 17. di Ago»
sto» mercordì sera 1530. Di Padova. .-
È Bembus pater.
“il —- te PESSOA a 1° balla
° s.
CXXXVII.
sid a. a e
"LD dutho 4 gran bisogno di. parlarvi, sel
ina ‘di; Matcella sa biogo tanto. che non pos
diatetsta» lontano da lei duo giorni. Veni
tefené;;-e quanto più tosto tanto ‘meglio.
‘ Ri Préposito andò questa mattina a Villar
fiova. State sano. :Alli 20. d' Agosto 1534
‘Di Padova.
Mandate questa per lo primo a Roma,
° e fate senza M. Agostin Soriano.
Potrete venir qui un dì e star meco
j ‘i otte e ) tornar l’altro.
Bembus. pater.
T*3; Cd CA .
® .
usar do eo . . . 7
.
CXXXVIII.
Ci. mando queste: lettere,. che vanno a
Remo, e un fascio o invogliv di scrittare,
° i quale.invoglio farete-involgere in uoa
tela cerata , lo copra tutto. e farota
Bembo. id ol LX. 9
» \.
to. ì.
130 ISTEBRE ORE MIG LEA NE
scaldoli ‘gli orlbidella itelaspodormoedfila si
finisce, sicchè s’ attacchino con limbaaisea
ciovohè..nvn-ùi possa entrar acqua che so-
pravvenisse, e potrete legarvi sopra que:
ste lettere, a M. Gardoidi Fano. Farete mer-
cato col cavallaro di quello che gli ave-
rete @ far dare a Roma-@ ficendonvéi una
palizzetta. a:M. Carlo.; dhb dia: queb tanta
al cavaliaro. del ‘porto;;) sottoscriveridase
nella - polize, che così ho.saritta-a duagehb
dia al cavallaro quanto. :esso vedere vpenda
poliza vostra , e. questa ;*palica vandttereid
nella lettera .ch’ io «scrivo -a Ma -Cardalenp
fate buona lettera, acciò esso;la safipid
gere. Il dì di nostra Dontia, .the;sav agli
otto di questo sì celebra ..éapitvlo) pnotsna
ciale a. S.-Giovanni'del Tempio: pat ki Beiog
di. Venezia, al qual -capitalo io;sanp sitatet
citàto; siccome scuo :stati tutti glicaltzisconio
mendatarj di questa pravincid,.: Scrive dut
parole al Priore, che non potendario; viex
nire .in persona al capitolo; .per. nonr
ancora tanto. gagliardo. del. mal avatoq dl
questo carico a' voi: di comparere ..in- uibe
luega : potrete andar ad ora di .terea;iiad
udir. messa col Priore ed n vedere quellb.
che esso dirà. E perchè son certo, phfniff
vogliono ‘altro che danari, potrete promet-
tere così io generale ch’io non maacherò
io cosa alcuna del debito mio. State sano,
Salutatemi Marcella, Alli 4. di Settembre
1539. Di Padova,
I WE RZI ARETINO BENSI s3i
i: siRaccomkndattiti allobobio ile’ Mabinob
somisabbnii s105 ocaidroctis ‘a Silooia ,yneiutt
-0e sdo sopas isti e c1 Bendusdatero
95 BIG PISO IPA DIGA SU ORARI MAEZZZEÌ
mor 9sra ere CAXXIK 4 a i ate)
<9V & ily CA RCPEONTTA SS PIERO 0° POS E PIO RETTE
suu Bomdne 1}: Podestà seriverà allà Sigrio:
ma:al daso» mio del. veleno, e ‘richiederà li
cenbia: da :poter dar taglia a chi sapesse e
ddopoter ‘bandir di terre, e luoghi coluiy
ehesgvesse::macchinato tal: scellératezza. Cre-
deria;ifosse ‘bin .:fatto, che voi ‘parlaste | a
qualchè: Consighiero innanzi, e far: anche
ehel’biffansusio, se:gli paresse, ‘ne dices-
sioduasparole alia Serenità :del -Principe;
agesooche» quando :psi giuguesse,:.e si lege
gesadi lai jetfera:sessi deliberassero di met
tesa opartegi e-Ilxifacessero sorivere;; atcià
eluonotliessendo: alcuno informato, }a'léte
ter @on:gada a. monte. Questa è:c0s48- the
neuv preme: quanto sapete. Vi priego, bei
opertamor mio diligenzia, ‘estate sanor
Nb potrete parlaro di priaza: cow :1° attore:
vele sopraddetto -Rannusio, e eon lui-conr
ligliaevi bopra ciò, al quale rhi raccontati“
State sano. Agli 8. di Settembre 1530/
Di Padova; 0° de. ; VP ST si Sile
MS RIOnf] SLI Bembus pater.
qudou st itfogfo la: CR 1
use dti ei i ia e
gidonarigo tiro aio aiucizie aintsiioò
. 48 Hi 4
IE srit, Vis AZ°O00 k
PAWEOLIMRTA
‘00,198 Mori | C svasbio oo 03}-:9IP 190 Toy
alisarpsruse s15/GXAD, SI4T9vE lov 0,120
«Ou ed args 14 sus OT9sdore.m ‘4 mi 54
Io ho avuto lettese! del: Ricevitor= di
Napoli cirea: il debito mio con la Religione,
ma molto modeste, il qual mì scrive, che
. io voglia dare ordine dì satisfare al'debito
. che io ho con la Religione, altramente che
| satiano per far quello :dhesotivez!the vi.
ha detto Monsig.' Martiui;: Gt>ho1riafpostà
. e vederò di assettar quelé! cesers Quattro;
animi :sono, che io noi heravato:mepit
. «cio? di’ rendita, e questtarno:igli bos1tghmf
: datb -M.- Flaminio con'mis proceragil ques
lé ‘fu spogliato e ferito, 6;coitaniavvapnta
- quer mandarlo più di 80.:-durati:34 osp
. qiesta‘è l’entrata che ‘ne. hò-ayute ,inpstoe
. provvederò ‘al tutto. Volesse ‘Diovy:betren dè
. Religion nostra avesse avuto'quellà.vommwens
da ii se'questi anni; - n imeme: stèogràv
, siate Monsig: Martini dell’avviso ;*edrcomì
Ba dato da mia parte, e. raccami loi
a-sua S. Vi mandai l’altro.dì- und orstà
piena: di lino da: esser data.-a Maddiemes
detto ‘Gritti, cognato di: M. Bernafdiil
Venier, non me. ne avete: rispostorcedia bk
; tia, fatemene un motto. Tl- Pardestà: ndn
hà :afcora scritto , credo ‘scriserà; soggh, sè
peasso che-averò la: lettera da mandurivia.
Min vostra: Quanto alla ‘citaziol: 10 Girfîg
dite a: M. ‘Alberto Bon:, chevio recommam
de: paesta:cutaa Si. S.. Quantbratie sporie
eralo?ttasguia suore ; me he Farvornele
i DISMISURA APITIDI
voi per questo non ridere? I cieli girano
così , e. voi averete dkXdivere senza quello.
Nè iò vi mancherò mai. State sano. Alli ro.
db Setttanda:f 5fob Ba sPadova;se 00 0! |
«e rosgilofi cl nos oim nuti». Rombus patare
ado L9vissa im fanno ti atta e e
otidob fe sislaize Bia ci
ado sinomustis rioni oc 00 si A,
iv sddigotettora:ilella: morte di vostra mar.
dieode risposto questa: mattina, prima che
unite cutevessi, Daoqupe ora. non:dirò altroy
Vicposissio ancora i che. mi rimandaste qual»
lmdetterd sigherandava-al Vescovo - di No.
cer ithe1erm» nel: manzo da:mandartra Rox,
no scosnatanque farete, e stimo/che ave;
redeafhesia: lotera-più. tosto di quella, Sorin
Vatemi, se quelle soritture, che io vi mandag .
di matsdaredRomaiin:quel sacchetto ec, son
anooraandbte; Vorrei saper quello, .ghg
vitgostereamo: braccia 14. di frisetto bereth
fine» stnro «del. migliore e.albertoni neri ax
ealsitalohinp questi albertoni basterà. chg
seno delli mezzani: scrivetemi ciò che quer
stebbel/AWi costeranno, che vi manderà
lihkauasti o ifompratemele, e mandatecssli
sib.pottelettere. con scrivermi .il preszoy
per sita te ilo camanderò. M. Cola gi:pars
se dagrattina: per ...Villanova., ; e .:dice. ché
metiterboardizt con M. Agostiva. per il quarr.
gst-abi) Ottolme.;;iche;. pausa. sbbiste. a .atar
quinmoezo ainsgiorno:: sert'.ordioà non:4
xtespe stiandane:iuimanzi;: ve;lo, farà, sofent
gum ada vioscritanse ; napenti
184 ISNOTEREONEBIGLEA RT
l'-Srdine sarà dato | « chi:bvetenasmettat®
per quel dì. State- sano. Alli 19vSéttfmdi
1530: Di ‘'Padbva.
Bembus pater.
CXLII.
> TE a cio catena, Lrg
,“ Maravigliomi come :non;abbiate,a vate
alli 29. che 'mi scrivete, icioà peri;ilaHestt
ra mia a voi-cd al Rannusie: sstitte 1sepeg
la cosa della Istoria. Tuttavia; Gonnsnhita
l’abbiate avuta .a- questa ora,':il, chè sermsie
è, e quella lettera six ita Freie: svento
te veduto- per la. rispoîta l'gnentMagn
| Rettori," quello che 10 rispondo sopra giò
e però non replicherò altro. Arei voluto
starmi in pace, méà' poiciche la patria così
vuole, o più tosto voi così avete voluto,
vizienza.: Di quelli che::soné iriemasit con
3% testa ‘tagliata; non è da ‘parlar-.ota.. Ma
essi ‘per ‘pota cosa. si. morono assai. Ad day
risstmo M. Marco Dandolo averb: sempre
vbbligo' grande non dell'opera, ma:idella
Baoki:volontà ed affetto suo. versò mesi
et’ mio! Mag. M. Mattio perithente, ell lgusf
H' mi riceomanderete senza fine.-Vi.ma
per' Gio. Maria Scudi dagento dai.mat
rea Roma; :daretegli al cawallaroy-Gbg
Teste ‘gli altri, ‘e’ serivete a:-Mi:Garlo @fla;
tegli ‘prima! che partiate:, 0 .se-1b cavallang
‘horn pirte dategli al Rarmusia, chielgli;dia
ess: A bobda! poi ragionerento nhbastanna
ROL) aste Je sgtelitogzUi 0182 s18t8
| IP1 A) SHICTROTARMNO adi
Giunti anos! Adliutidmo diofiditembre nido!
EiimBwdavapi illA conse sigte ib foup 15q
f
sTSÌDg 2usdrasi
CX LIMI A
Rel RATTO,
Sarei montato oggi in barca per veni.
pes svol si-bé «non. che io aspetto M.:Cola,
vhiésdisidirin d&-dee:tornere da Villanova;
tosette Uke esso.:sia-; ivi scriverò, e vere
sbigttte nen Date: vesta. a M.Bentdetto Tri»
giesnee fighi dol.s el : ‘clavissimo.: M.. :Paolo,
cd fa . thai. Salutatemi il :Ranuusia,
maldsatosblliiro. Novembi. 1530, Di.Pada:
Gig s1q0r cobucge tr ni as oambus: pater
oi ulovo I9TÀ Loti rien ,
‘+
CUOIO IT al
1209 sITIS SÌ SC ACALIMO Lie 1 arsera
. 0piovo 9Î9va feno iv iii fer,
105 Piacumni dirquello ,. che :arete ..de
SM... sAguola sed lance:quello 4:; che:.ib ff
pio bMlegra; sardieon ‘verità. :Vegerate;.s6
fui setudiovè rèinasa un-libro rosso arslar
gliobbhect la sisteria di M. Bernardofaiugdtà
fiaser Fate che: io'abbia.la Cronica db Ml
RuMifeeli:Mandatemi una ciota per: re
deliargarte sche sapete che. io... perke ,; -cliè
anche sula» ho! è stracciataje sia; lunr
gardyrarcia!idue» e: megzo. Madama; Cecilia,
| Ho Mibvasink&isi raccomandanaia :[Manegko
has Lbey sindresse loro:il sio male rBicorda-
nidviliglelio amia::canta iagli;Anditori, eodi
gearite scdsinenn sciligenza , 0; fatela. capedire.
State sano. Rispondete a M. Gola. Queste
s
Fuori Mb Mogosk lpr-visae vubloi
n‘ ID
TRE tino) $ vv vo sagito —
via» ; ci Su sinsorenile ‘edo
L BEI carafaa arrapeiote _tsBleplaba
Bi 503 an von sie sylo) sin TOY 93 8209q
shonen "i AR Visco ifasgis isim
ih abs eo sai ci vil3 5180209 01420Y 8
itosiMe-Oola: vi: masdo enni Siribribernt
leitera ché. aùdava s:Ferrara: “coracnin ietla
solo insieme con la lettera,
li:deste all'Amb: di ‘Forreva:! per: fe
snio, che li mandassà, © anéhie Piloti
che:g}li sapeste dire , chi succeda Podestà.
‘di Verona a M. Luigi Foscari. Non gli 1i-
spondendo voi, vi.ha:.dwe volte rescritto ,
pregandovi che gli rispondiate dell'una co-
sa-e.GelFditre, nè agco-a iqueste ametò ri-
spbsto: parola alcuna.: Esso» dept price
più: nob ‘vi scrivere. Marioy-al: qual mpomb
ta:d'iuua.cosa e l'altra:;..7i-priego: vehes
rispondiate , e tosto. Altro..non . sogni
pac-oga., anzi sì voglio dire. Io:ho amsteg
uina lettera di M. Marc'Antonio. Longone
la: le. quale: ei mi dà avviso .:idi volersi tai
care in iriegì .nave che tosto sì die. partie
per: Candia, e mì er gli -suot.
nari :i esso ha gine i dol andarmelio
mia ie non ho-ora un -bezzo. Ho anapral
da- far .sicune altre spese , onde ra
tratar danari, come posso. Vorrei: ch
ceste.ial.buon Rannusia che io la. priego:
a'‘parlar a; M.-Calcerana,e pergasto. chisàp
mi. presti fin a. 800. scudi sopra tanti. ar-.
“peiibiviper :megioquiatito.: Weongi difemesthich
- medgisttobb afectià derma gi diatsà dito
che. altramente nè io voglio tidaxBui,
Enxquendo\gsiàsto pensiero andasse fallito ,:
pensate voi qualche via da trovarli: con li.
miei argenti, comé'si;potrà. E rispondete.
a. vostro. cognato che io vederò al tutto di
trotagli:firid n:essto: duonti: per -dralDegli
alte bisognerà: che: egli aspetti ch'io racco»!
glilo dellesspie rentrete. E confortatelo .daa
‘agiaoparte;; Datemi ‘del .tutto: risposta.: Agli;
pò: ebbry Br. Di Padova... > << a
siesbof absra. |: .-- Bembus pateri,
2 fig 0O#7 Lernia net
» ottinsest silov GGXLVI.. 0 ierione
-09 sn iloh visir vero 0 umori
-i1 Siria svampi.tempo che quelli!Charise:
simirioSigubià LPrdcarutori si visolvessero :- die
daruzzen ufinelp lisogo! nedl'Collegio: delli :Spinbi<{
lirggizo danto;:pnsmessomi; Ho indugiate:tuttà!
iiermibjp e nessuna cosa vedo farsi; perdi
pettate allecloro Signorie ora da mia:parte,
prognazdole: x .venirne -a fine,'e a riva mois
temedc pid ini pendente * di: questo disidario!
figra;:30 non credo : che: M...Agostis Anso
giallello:<sia .iper> mandar il sno :Ggliacl ay
. Stazisinsepred:Gollegio, checosì già ‘tai: disse;
Ep:qurò ‘se quei: Signori -Proctralori si
esensasseto diazon aver loco, fatevi prov
“ Imetterd?ilprimo luogo che vachetà ;'ebé!
frasdag oltre di:5’ iutenderà che “vaehert?
questio lofo:sma siato presto! a: frevenit ‘ell.
1-18 LOG sIque chissa 1305 a se itzo).) 100
#88 QUEI LO PESTO LEA ATI
& "parlar dle: dor »Sig:p perdacke bene uabto:
Whmintrotte vedico! disaliazo sibri Ssarde
atriuoidi Provurnatoro che fili. «Algustio rneb
halmandato il vuo figliandog ehe csì stai
havdetto.il Prior :del Collegibodhegtò bisov
mnerà . seriver ' rion «mandando Mij5A glistim
bputto per icausa: della: nuovarquetitue
ziun . fatta da-quei*Sigas Giorarche adoclav
rissimo iM. Antonio Moeenicomi:anséa
messo far ‘vacar: esso un’ leco odi poclalale
giunto ‘a Venèzia, ed .ora:'s0ho/passets tali
miesi. Di.grazia cavatemi’ dir iquestostabea
‘ rinto;, e: subito ricevuta qiiéstadate calde
officio vedendo di aver la promessaSd@i
rimo loco. Colui a chi si de’ dar questo
Joco è Napolitano proprio di quelli a chi
il constitutor del Collegio vuole che i luo-
ghi stano dati: aspettonda:voi:msposfa so-
pra: questo buona e : diligente;! State eadi
MH: ar. di: Febbrajo 153r.vBì Padovatz9b
Cc
, SIT sa ed ece't sb
690 te 0.0 CXILVIT. onstistia or
es ac i So. di siti ilg 00
- ++:.Son molte contento ' di piglitr daoleti
tera -di cambio, che ‘10. ducati 0: pod
danuv. Però parlate con M. Caleeramoi(se
vedete: di ordinarquello che si. ba db lf
e: se:patete. far voi senza: me, pigliaodd' da
Jetterain nome vostro, fatelo. A_queb tenb
po la pagherò al: tatto; ‘se: altro: bisogaà
faterai ‘intendev. Grarche la prima -settirbana
dicquaresiiba sarà: venuti viogriego E pre
gar il cortese e valoroso M. Jacomo Bunfia
INR. CPIZIRO: DENTRO. _ 589
ida pespàdizionéraqquela chuséasiesgià
seme moda: oggilnail: la :fine.. Qtranioicalie
dere: epistolt., dite.à: chi vi ha: vichiesti (le
fine, (eke im isonoimolto contento di }mandari
veeld chesglielà. diete , -:quando ‘i0 riayerà
qureblg ich essi: channo del Vescovo ,.e.tfi
sugitaepote; im mad: loro. Dunque quandà
vaio nie dé) mamderete:;-averete.le me, na
nen; altnamente; ::Mi ' piace: che "li : vostit
sialatb:stiato meglio. Attendete a star sano
- Boprégate:jl.. Rennusiò ‘a sollecitar la tracn
smaigirazioni glei!libri .Niceni, la-«qual fatta
vérirò a?vbi.cAlli. 21. Febbrajo:1531;. Di
Bàdora;r:o:: RATTI VI CO TOT TEO TI
ote9wpomn i tab e
idlo 5 i0lesip ih GXLVIIL
‘out ro sto sfoge arri
Fe ° ai etti: Ni
-02 sFacgaandor sedi ::300. da . mandare a
Roma ‘pete los prio! cavallaro, e .se ‘intenr
destesatie:! cammino per: questo esercito
del Papa fosse sospetto, mandatene per lo
primo solamente .t5ò.! é per l’altro seguen- —
te gli altri 150. e tuttavia scrivete voi una
lttterh «di:tre righe a M. Carlo -da..Fano,
dioquaruti scudi :gli mandate, e; quanto
eglinaverà!a :dare al cavallaro di porto; lé&
gaadola con.-questo mazzo. Itvierdie il. ica
mbltaro: im: casa:dell’Ambasciator ; 804. infene
dev: di M. Carlo, e faccia che.) Sig. -Arab-
basciator.:mandi per lui. :Numerereterd
scudi .;al. canallaro. con. qualche testimonio
com volyve: poi. chiudete:;-e:- ballate: il sad»
ehettid. omonsl. if vec ialavo o sinfene ok
ha oo Render Mr,
paro sin perno he |
zigp la. ll ate lueale,rla GuHe;
oggi, e mandata ove an
esso in tutte le mie cose, ‘amote ch'a
mi porta. Vi mandp;ley}gttere' non legate.
in mazzo; fatelo poi voi, legandole bene
cspringendale i INZIEMENFAn lanevostra, fette.
3,8: facendo..al ; mazza vhosQPrarg
N Carlo, tale. «Al moli. ;enaieto tl. sto
lo Gualteruzzi de Fano serittore !
nitenzietia. In Roma. Xi ma 19. ;
| ria, con:gli scudi; State atta pt
Settembre 3 1560, Di i Fado di
Bri ie il or
LU cio vi Panta «13019918
ue. LA ‘Rennasio,” ‘mi; sc TV6 i FASSA n
Una pratica lagleme con 789% di; At
- che srinscendo conoscerà. d'animo, i
servitori. . Vi prego poi che avete;
fidato., scrivetemi che cosa. che, plinto
potete maundar a Roma tutti.li.Jpv
Per, la, primo, che non tion
tà, delja .mia ,. mandateli....M.., Berna
lelegng; ebbe. due botte. da me:ec aio £
eprave di. mandarle, e mai. non jle SANA
a :. io. pe ho, bisogno, meltgle sopra; UNA,
baro da. Padova , e, Pio bagl abg RASTLRI
quel: «che 1 yuole che. io;.lo pagh erp, ia
l'jamor -di ;Dio. finisca questa, 4x4
al. Ranpusio che.ia sya lettera, subito,
ricapito. Del pes. 1 vogtra pfe visitpte, 8,5%
paste, M.: Tron li SPAR iaiSPp
mera Aa
si Ad off dn ve VIRIN! 3 .1980
9 rage SETA “oo È aisi fix C029
oJogol (100 PIERRE Hip È ds UR
9usd slobusgal , CPI di Ga
SIIT e tibito: tinto! "ee le-diffi>”
chia mf Aetsotib itrhiadzi ‘per farmi pei
APRO 6hidio da ‘Osobbio’ medi
A jalé rà aveà' ‘prestàto”
ee 85fa questo: Carnevale marita*'
gica, “e ha bisogno di ‘riave.’
re lì li gui gun narti: fo” ‘mi peositiq uesti ‘at df'
‘* Fenier Bhltrame, sopra tanti
argenti. Esso m'ha risposto che me ne
sg voReftiet?;” ‘nd’ matido Bietto con
154 dii decò * imi riporti li trecentd'
dai. questo hg fatè parola‘ col' Rat?
al oe nido “he “Aneo“con ‘altri. CVAR?
Pfatef* Gné Gentle, d' argebto di viath?
sot fio Rie chettò: c'“’chiave d'at gento the
ai 6: Beati. o 7. la qual soglio dgi
Sa post" di M . Jeronimo.: Bi ave:
Otdàraf1 da ‘domprarla. Ho: Sedimito' È
B&b Che omfri legne, e "feno" in È
| A io -ftifentterò che i libri” stano”‘in
MEFOS: agsettati per .mano det tuoni Rail
iisio, «verte a voi senza dittiora: Solletk
fatte” il’Rannusio ‘a dire’ espedizione “Alla
Rittrta "Ut Uanibid; che “io. Most, li bagee
| Lettino di spetiderpfi, sé”n li‘ bei
dun vii Nodi s0 'bidogha" lia i peli pais
rigi = == -£EYASOATFIRCINARI
le-*segwità:, ivMagdai ‘argenti a NE) Ghlte $
rano] se bisogiafitemidnetina parola Biateip
vbivgli vostri ':stian:‘botie. !Stade sane Allò
25: “Febbrajo'1531. Di Padogaz:: ssa ol:
9» Vi prego clie vediate dè-pigliar: tempo
di: esser martedì agli ;Auditori ;c00: Mi Jas
. demo Bonfio, ‘aeciò la causa abbiaranche
il favor'vostro, 6 se in’’atbaterstassattdiò
eltre cose ‘per quella mattina, 0. pret: giano)
de ‘bisognerà; sai SaaS) adi dl 9 pp
ti
IEIFIP OLII : i. + 3Bembiesopatere
Arie GIL tano sii siomid
10: i eveni cl SIRTIÙI
34e»Girea. la.-lite::del Cardinale ::Gofhara;
son corterito,. poi che. sua :Sigusin violorid
psetter: în voi, anche -ioy'iche:;: nei facciati
tutto. quel che vi par che: bene gia: udine
to agli.impresti. io ne ho pagate vtinoottag
cati. quarauta:, non .sapertelo: io quanto
fosse: affitata-la Badia. Ora:che.:so: che elly
d'iaffittata ‘ducati .mille e:-cenio) cli quiarstdo
| se.ella fosse 'affittata mille e ducentos chi:
Gardiual paga per ogni impresto:sarianb lar
sesta: parte di loro, e-io doverei. pagaripap
la: mia parte la sesta parte delli. vento: settare
tacinque che ho di pensione. Dite ;cdita:
settantacinque per far li ducati: di.:livel sei
e: soldi otto a Jlire sei e soldi quattro» Lab
gual sesta parte è manco di:ducati trebtas
Agdunque. debbo. esser: rifatto.udi: ducati
dieci :che. ho: pagato di: più.allo.:prime-toaa
presto. Se M. Marc'Antonio dicesse. th d{l
quello impresto io rimasi contento, e ne
DIAMOMERA A BAMDO- 141
è asd fafioe quesgasa in pole dirianzhe!
eglioseiferig1masehe ib ardinala dertinduan:
HA cheso maifli sla,.ite.; innanzi, ilPerò,
che non vorrootvibezzo. manco. dé. tanti
dratii diibgpesta 3:£.:;ci vedremo: chi ne
ankdagnero; coltià. che quarido questo nou;
frise sima, use in:sene stable ingannato, nom,
dibbissesiemirifatta? sei vi dicesse-che "|
Cardinate: cha spesa; della; Badia, ditegli chie;
quelli mille cento e cinquanta: duoati:s0m%»
nestinierseazavkpesa alcuna, e venite senza
dimora alla conelusion:, peracchè se ‘1 ve
tirarà in lungo, io farò nascer la Senten.
zac editona gi eiimoti voglio star su queste
bijelolv nonshkib veduto ancora M.:Jacoma
Bianco? Erhosfaito.dercar: per. tutte torey
selbu@èipasssckaper deve -M.. Antonio.Cas
pelicoatioggi;nt quando egli. debba. essen
quis perdiv ‘vai d'intenderlo,. e .date=
mita ey viso iMandatemi quelle isuritturé
chie che Ma Giacomo -Bonfio. A-M. Angiolo»
Gadeieb. scriverò: domani; benchè. esso. sk
ma disiscritto-per essér mutata la, banca»
qugliscsoprastanti della scuola, la. cosa. bee
sensiperolaugata:tta poco.--State:sano., Diretel
01AboCalcerano che io priego sua Sig; chel
ue facdiab aver: venticinque. a. trenta: stare:
dilozuidelia sorte che S. Sig. fecei avec;
aeMonsig..Beldù, ‘che lo. manderò: ‘a tar.
rigore ipliiimanderò li: danariz ed: a-.sua:SigA
TARO reenomaonllate; :. ;ANi IQi d'Aprile: 15310
Db Bddosazanib cis dn dd IM dose NT
91 9°, 0ÎS9I00y dentali vi OGSTIURI GISIUT
1, 44 LETTERE FAMIGLIARI
- Cat Ho avuios NE e voscrer: pagatzente della
AN6S; lis \aninorib'mazzo:
e DESIO siIfaov Li: starzri salto
suei Ze ssasigtano ib 090q Li 7 ne
557295 die stu vi@il.: sin Lius) 0i008
“Bi Gud cino: i ss » om ab goizibsge
PIV sordesi ‘questivareitinti che sio imAgito
. sénedato di: sezivenri. che:M. xGioiokntsei
Malipiero -m'aveva . offerto. peri igonieiiguli
Cardinale di pagare sua ‘Stig. tuttor ibi
| secondo impresto, con. questo thécios
” parlassi più d’ impresti, ma pagassi”
‘pèrte mia. Sì che se sua Sig. vuol che
nou faccia lite con lei, attendami. queto
che ’1 Malipiero a sno:-nome mi ha prò-
messo insieme con disgannarmi di. que
pit “alte hd ‘pagato per Ù primo ini)
| altramente io voglio veder 'faisente sévior
| vorrò li ducati di camera Benza: “lasuiarnei!
“ ut? bezro. | :-. .«.L ogagY
— £-*Mandatemi Vicenzo cn Lai gondolareb
Lizifustna ‘Junedì allé' 20; ore, vista
avanti, che lunedì venirò a voi, 6: petssoidi!
venire a cavallo. Vi' ricordo le sapaturer
deîle/liti, benchè stimo che oggi le: amereto9
manifate. State savio: “Alli Bue ‘di : 1A pila
rin ci
° 1991." Di Padova.
> Beru + poraderi!
“23508 li 031V8
(CLIL | HISA suvimob O:T
IT, Dig €232 52103. ais
Mm Riberto Sanseverino” emi: sold
con’ una lettera; "chie #&'Seritb al Mep
PROSA FALSI ca lente i .a90D8I 5C£ si 003
Za SON odensì
ISATIDIMAY SRITTRIO phI
alfob Peer pini oM 245
Cà Aaa ico: maecimansiazioni DA cs
liela di vostra mano,
e fargli un poco "di conscienza ad aver
tenuto tanti mesi inkdSllo una sì picciola
spedizion da me a sua M. taute volte rac-
onusieadata ade ataimgetelo:anca::per Vostro
meimei;i poiotide Msachaiindugiato tanto. Ma
fieblielacpiù:davanavdle , ced. .interpomateri
ldi vostza shtoxità quante: di caldamente ;
‘Potatcoi Sale canoy Alli. Marzo . 4530)
nPlado vieasas. 1-3 21 EIPEZDILR ni. Rab
oi sdo lopv spie mt i - Berabus. paseret
Op9s5p imebosite Lisio» ari aisi ank
»-01q sd in amore Sit cad,
isop ib immsaue: dava) eva to
9! Jin icleaitetmé "Ma Antonia; Capella,
verrès do: cohiave;-della libreria che vi hei
livoisitaeldarolela di.mano vostra a:sua Sig;
Vengo dal Mag. M. Antonio Mocanigay,o
develdimoredpta» la .hella e molto gentile
Malderano Isabatta; che. mi.è, più, «caro: che
libossisarche pi menò. a sua Esso seria,
verdiciggi ha bÒuana lettera.a, suo SUOCERA y
fat qualche frutto. Mi .ha offerta
ibi Aledbri delli. suoi con molta COFleglaza
i l'ho ringraziato e non gli ho, Tolggle =
tewvhe-ftutto farà la sua lettera,
Nin il mazzo da Roma. Monsig. di Saler-
no domane sarà li, sua Sig. starà a Vene-
zia forse otto giorni. MI farete piacer gran-
dia istante AIA LATE ro=.
fegaiii La duivod!ate 0905, LS Hy»,
gno 1531. Di Padova. - i Lo pater.
Bembo Vol. IX... 10
148. LIFTBERE FIMIGLIARI:
L40 IONO cd 2 vv ga xu055 036
scan gràgrtoe CIV. di ticv nz soit
dti atte Cz Ca ir o istov ih
- . Darete questa di: man:"vastra» 4 Mom
di :Salerno visitandolo ‘a.nème;.:mia; e! sea
esso. fosse partita, che- non. sredo sr sasa
tela all’ Ambesciator:.del -:Daca:d! Urlitoes
Vi ricordo la pension di-san:Salvadory wiavor
datemi le polizze, della tansaziina, @-inonsì
za, che pagaste per me ,:pigliste:dosInstruer
mento dal Notaro del Campaniel; DeabZanoo
non. dirò. altro. Salutate i Marcella € «stata
sano. Alli 2r. di Giugno 1931; «i Padova;
Ho avuto post scritta «us. di «quelli dis
M: di Salerno qui, ed ho.tolto £aoraodsy
questa lettera :la sua. 0: tac Login smoI
dit 00 rt ver Lke:canà, cm
ar DATO. Ù . CLY, Da slo 1355
ARL (lc. amassn0 dl
‘“»Direte a Gio. :Antopio.-che, wi «postig
4-:ventoli di quelli. mezzani di. Lesante cr
quattro piccioli che nsano.le donnasi par
i.quelli. di Levante .schietti, Ho o7agdsan:
mandato a M. Angiolo Gabriel, a @ipetiziah
Je.eose. del quondam Jeronima Apgiolella
fratelo-che ta del nostre.M. Agostias Essi
ha.ehiarito. agli. Avvogadori,-t25ta;1]ualle
partite , delle quali essi. l'hanno, domandas
to..:# chiaritole-tutte, niente di..30f0,Jé6;
tengono inmolestia ;e; sospeso nipé Jesris:
solrono, non avendo niente contra gg
Llreke:è.eéuan che. ogni dì gli bisogna dar
DIAM/NIATAO BYE BOS 7g:
duo ducati agli Avvocati. Dissi ogni dì,
cioè ogni volta che.gh'Avvogadori dicono
di volerlo udire, la quale spesa e fastidi
nomod/leggieteanvin:mame di:Dio ;:se.fedo.
no: le cosrsutrthiare vi «che.bisogna: sténst
tasto: icosht Verso: poltroni 6 ladri l'essen:;
severi è laudevole j: ma verso:‘s;budui sb:
vortia esser dolci; «e più tosto: laudarli è
fasorirl ;:cliesstentari;.. E questo fariapar'.
rev'ila:iseverità ‘'neeso :i..tristi - più.:degna di.
commuenita sione: Poi: ‘che:l'avet id: raneo«:
nti ittato -M.-Agostin ‘a M.. Angiolo nono
piowa!;‘ ditene: voi. una: parola .a M. -Stefa« :
nb é'°M. Litigi; e ‘vedete che essi o: risol-
vàfo:;'‘che nie‘ne farete :singolar: piaeerel/'
Domenico dal Cortivo tristo:.e ribaldo:wo4o
mbe volato ‘ruinar gli eredi di Jeronie ,
mo Aungiolello con farli far la lite di da:
cati mille, la qual M.:Agostin vinse
la Quarantia , quando io era li, come a-
petiore fa poi-condamnato: in' le speséihe
480 Forse:ducati: 20. ch'ei diè dara Miudigo-i
siii Pet adi pagar:questi datiari;; l'ap
sBeitito <pueste ‘altre cose;- e fatto-soppue!*
ditte dattiti* venti; ‘che «Mi A n
nolio it wad sisenoter, il'‘clie ‘più dwieet
insedde it NI; Apostin,-che altro: Nomi:
PRA IdiP tiiauto! piacer mi faretdro'fani
lefarrcputita sstpiensiotie :j ed fà' ‘3 fe 6)
ibferaat ygredtò Ulivo, da ‘benna Staci
te'batb. VANI &5udì Giudto'1534! DiMXbet
cia, s1700) slooir obifove som vauvio»
sb sogozid ila ib ingo aL9 Pants pastord]
II cUuAiausa SUUNTO
17
148 LETTERE FAMIGLIARI
- 409
CLVI,
DAI itsme sh na ,
-!- Ho satisfatto al desiderio i Dafidol
vedendo di* farne ‘piaceri. Wi 9 ade
tlusa, atciò la diate al elarissuno M, I
tomo: Cortraro , al qual direte, che €jien-
do l’altto di a Villanova, eda. Soave ya
‘isitare il ‘Castellan, nelle. man del qualé
Sd vidi ‘un:‘bellissimo : fornunento .da;.mula
‘th’ ei fa:a -Monsig. Reverendissima.. e 4
Ttà ; che stimo chel Papa ,iquanio_ «ll 0-
ua
éra, no ne aveva un. cesì. bello,..Hgso mM
‘diede ‘quella. lettera, rendete, grazie fa gua
Signoria delli! ducati 100. ch'ei.-my; ha, Ù,
Qaanta: differenza : è - da Jui,;a.quel
%ortto, che non voglio-.-dir :altra:, di
Seroninfio® Zane .;:-del qual tanto. vj), cq
“©xate. ‘Direte a:sua Signoria che io Las 1)
‘Tav qui con infinito desiderio. , € Hogli pa
“fr ademente che -il mio-«desiderio non ab
la ‘sortito «il: fin sue. raccomandatemi è
‘sua Mag. , -ed attendete a star:sano, Febo
“Dòn-è. venuto meco, perchè sua madondia
“feta-u4: poco :malata., venirà qui damaté,
O l’altro. Scrivetemi, che avete fatto delle
“Iegne, che vi. dovea portar,;il General èe.
“E BR avete. dato quelli 25. spudi al.Ginsh-
“mani Torno oggi da Villanova. Alli 3. di
5Luglio 1531: Di Padova...) .....
D và correo. 03 Bemby PET
bl)
fa. . ” ” Chi * “e f :
(AE DLE 10
Pe .
DI M. P]iKrRO BEmbO, t49
IRAIL'SIMA®T SASETLI DIS
CLVII. i
oi Vi)
.;, Nop dirò mai più che siate negligen»
dire ifafete::ceme.adete.fatto ora
50 qu
dei Gavetadotiz che resti ‘appresso di me,
st Ù mE Ne tre egh.: vompraste ;.1.£
mandaftéiàegli- 46 Biotto. Non vi.maudo
1° dvtdri 0a Westa: (spesa. che spn senz
n Y MiAndato' ducati. zoD..:jeri.a Mox.
signot Mariai! per: Monsignor! Baldù... Vi
% Refiirtn sano r30.-.sgudi. da. Ro-
1 sip ele!tài Werawigiro non sisu già je
URTO if lesi datano una riosalatae però
NOIA Pure lrett:Clevissimo Messer Jacomo
trat fortitssei di darne quel xesto,. pl
È nal°frivrittotanderete, pregandala;g-n0-
l fo #08Bli don tardar: più n: darvagli.
di ‘seffferia:se non: fosse ‘che mi. gargria
OREnARE tiuielto che è tra sua Magoificen-
3}, "Hi, deo d'amor , i e-di-osservapza «ghe
gi por ten PORTO a ar
DINE «dl ‘Refivitasio , + che. .mi --piacenda
fiordi Serenissimo; sopra: da :4ibile-.
che io temo molté: cose: Rregato cda.cafia
Parte ‘a Wititsano con questi caldi , i quali
u Ilia o
de ‘uf 485062. anderà ..1mngnziy- ma
mi turbano più che non fariano, pensan-
rca
1880 -ORMIRERO FAMIELIARI
« 0245 Marcello p ‘otte: vUal'Ncarpo ‘grandes le
adi ‘far? malevih quellaLsame. prigione State
Oggi A:-Fultimo idi: Luglio 16Sx0di : Pa-.
S@do@t;: O ('o sete STO e (CDI «de sì
SAI 2 Meet Quisfi el abra St igioviso:
ia el 040 6 GENI se serves ci
piptio o algo Rini se ta sudo IOGQKÈ 0058
Mus: Hosvoluto.ritener quisit:fattondi Ma-
eéidonta' Lena:-Renalda: sche itia suestacziat-
£ thfà nvemeto il putto y 6 non, ha-v
Ibfierite dicendomi essere corà il tempia dei
‘*Forfhesiti -e-che va digli: importà: niblto
796. ’Tenetevi:ducati::25;: per ide -legne ga le
**‘Qpuali’ il General:vi farà vinin: quigeta ''set-
#fitfiàtia;: come: esso mi: «Uisse quest dira
"i Shfattiba',ie -date:il ‘resta a Giowan Antonio.
IGEB5bI la ‘Fettera del ‘Sig. Luigi: da--Gonzega
in risposta di quella che gli sorispa per
‘ «TSN$ Berhardin Borgondio, e volea mandar:
vela, ma per mia sorte si è smarrita, mè
la posso trovar al: mondo. La summa è,
ch’ ei non mancherà di giustizia a M. Ber-
©‘ nitidino, del quale sua. Signoria.-fi duole
al 1étito., Ditegli , che ‘egli imputila. mia
“'‘indiligenzia © salutatelo a. nome miau-Pi-
*“iftate Yinstromento: che mi: fe': Marco: iAn-
"*tonio Longo a san Marco, e datelo:a Gio-
‘#*am Antonio. Vi ricordo la polizza. della
“mezza tansa pagata. Non mi ‘poteva seriver
"*tosa più cara, che avvisarmi). chel cluris-
. simo: M. Piero Zen sia guarito. Racoomane
?derètemi a- sua: Signoria molto:snglia, ;
î° 2% Diretè a M.-Bernardaosc che quando
.* \ }
i5DIGIRHPITTRO:BEMBO, cIpI
cibo farà fine:d'bffendernejliorddlamet,
ion” manchensedi ‘fnmn liuoa:effigioèn
— tai joma "che fifiorra. tanto, mhè:'é36 peggio
fa che mai, non posso con onor maonipè
scrivergli, nè amarlo, quanto esso sa che
io l'amava, nè stimarlo ed onorarlo all’ u-
sato. Dappoi che io in Venezia gli parlai,
5ho inteso cose, che mi sono grandemente
‘@ispiaziate. «Di. questo nessuna ne ha.oglpa,
-.‘ie non esso ,: 18: l'offesa. va -parimente: a
iselti.:: Io ‘gli ‘predissi tutto quello. she
—igià- gli :intervenue , molto - amorevolmente,
=. sa esgivuol eonfessare il: vero. Ora non
<Ygli voglio predir cosa alcuaa, che:non wor-
pei Faroti mal d'occhio, ma egli certamente
«tigohu è savio: nè: prudente, -nè-buono ami-
‘3ge0;0State: sano. Alli 6. .di Luglio 153x.;Di
IPadova: i... ORO def
vispasie ooo... Bembus pater.
i, Dio 3 e
pf rie 0 (CLIN. 00 ca dl
SIAT SEA TI RIPETE PILE ci ie Ta Fe.
“<a... Sommi scordato di scrivervi , «che. io
sio. veggo fine alcuno della cosa delli Pro-
ificursitori,-@ voi vi sete rimesso . dal ,giugi-
580 per ‘una parola, che vi disse M_ Santo.
ON prego e vì, stringo e gravo, chie seguia-
- te. 1 giudicio., e che ne facciate nasger
:‘sseutenza,y.che quando la sentenza sarà $at-
«ita , faeciano .i Procuratori quello che deb-
‘‘bono,s0. non : facelano ,-.io sarò wtcurg. di
nonidagrer. pagare a qualche; tempo, né
tesarne cisio paceio,:: Vorrei, e «li-questo vi
si .®
ao BAFTEIA FAMcHIARA
[6 -ogni.mia possibile, iustanza, oa vani
he *1 Badoer: venga quir la;casa sia: espe
Però se subito; che eso. tags. ei
“go far la lite dei. mici molini, Sa aPorà
Ja così delli Procuratori. nan. sarà, esper
ita, essi non la espediragno > più ge
che averò Messer, LLorenzo..incontra sen
dubbio alcuno, , ; auge. 5910
*. Vedete.la.cansa, che. mi moys;as fuer
sto. Se mi amate,.;che. credo , mi, amjgio
fate quanto yi scrivo,.e. Rom Guasdasto pi
a quello, che vi .dice, o non .dice DE SeRc
o; mia,venite alla sentenza. Se Giai.A
tonio fosse partito per qui vederetawo
miedesimo di. andare.a casa dell’ Ambascjas
tor d’Urbino, che .sta a san Gioyanii
Paulo in barbaria, e darete questa Jletter® -
al suo Secretario , però che ello.è andato
ad Urbino; ‘e se’l suo Secretario .ngn''fos:
se in casa, fatela dare a sua moglie da,
mia parte. Se Gio. Antonio vi sarà, direle
a lui, che "1 faccia. In questa lettera vì
è uno scudo, che mi-dimenticai porlo in
un' altra che diedi a Gio. Antonio da por-
targli, che va ad Urbino, ec. State sano.
Alli 7. di Luglio 1531. Di Padova. -
Bembus. pater
» Di
sh cern
CLX. da
Vi rimando ")° elegia di. M Bernardi.
Navajer, che. jeri fu. dimenticata ;-gligla;
darete, a. suà Magn., raccpmandandomi,:;
DATO MENTITE. RS)
usi 000 svelte Tette? da "OMAR: 7.
rededini, 000 16l non RI avate nè dia,
n” gi PottiotE, Atibitò ‘chie ni sieho, state
imetic@ite e l06h6%at cavallato di Quali
Riva spirit livin Venezia. che dappoi
dopati? Carlo niente Ho" nial' avuto.
Ped sii Vortetità -domatidar a M. Polò
Bragadin, cognato dell’ Ambasciator, se in
SAB osB0E vébuta lettera alcuna’ mia, ed
diebsoriti, <he' parlaste ‘voi ‘stesso al
Siffatbi: vele ufdlinamentè è venutò da Rd-
ab; per dbttra:fe Hberatemi da questà
fusione: Sfrivéiemi anto sé 1 Rainysfo
Erdrttità "a Venezia. Saria il terapo di
afiersficdssbla pension ‘di San Salvati
itusiico gi:8. dì ‘che prese M. Jaco
Ootiré Liri passati. Questo dido pe
ei | « date fra sei ovver
teo Wi silla” c più “ iaiga ducati 200. a Mog-
dpoefio Martini per conio della Religio-
der” State ‘sano. AI? 38. Laglio 1531. Di
«<A fattor ‘ha scritto che ’1 Conte Jero-
nimo da ‘Tiene ha data Ja causa in mano
-di M. Luigi da Noale, che è segno ch’ ei
vuol. far faccende di farla intromettep , CI
sticist@bbla falò molte
Axidilari.SFs È genero di M Ni L
Post PRP'GA" Boca “ife” ‘fuantò può
Lie pit
- ST54 CURE SPE ERE FAMIGLIARI
in. NenezizoNa, pregi per tutte giueste.tose
«vogliate: antoito: parlaré agli Auditori’, i
quali: debbgéno essere . futti: ‘vostri: amegi,
acciò. non: «mì. Jassino - far. (torto 2. sopra
‘tutto vi prego;.«e ‘stringa a .trovarre ad
ogni- -modo -agli Anditori, «quando la causa
si tratterà, @ «traitisi,. ed.:respediseasi:40-
sto acciò il fattor possa -teraar alle:-mie
cose qui; che ne hanno bisogno j‘@1 qual
fattor dareie danari. che mi ‘ha sscritto
- averne ‘bisogno. lo anche son: senza.s un
picciolo , 0- * mandatemene delli ‘vostri. 0
«delli miei. I miei. putti. credo .siano- gua-
riti. Io sto bene. Attendete a. star..$ano
. con li vostri tatti. ‘Alli 19. Agosto b53L.
Di Padova.
Vi mando Gio. Maria a posta per la
cosa degli Auditori.
Bembus pater.
CLXII.
Mando il fattor a voi per espedir
- la citazion del Tiene, Se M. Cornélio è
per star tanto lì, ch’ei la possa espedìir,
- che credo ch’ ella sia cosa di poche tavo-
le, datela più tosto a lui che ad altri; se
egli è per venir, datela a M. Melîo,
come vi parerà. lo ho più ‘che bisogno di
quel resto dei danari del Consiglio. di;.X.
> però ne scrivo una parola al Clarissimo
- M. Jacomo. Di grazia sollecitatelo - anche
: wo Darete a-sua M. anche questa lettera
CDI MI BTETRO DEMBO. Dia 1335)
‘he? - serivo 120 Mess.; Jetonina:oNegsio,
. Vedrete: questa tettera:;di.MoGolagie ‘guel-
.dothe: desidera M. -Agostim.Adgidlello he
‘facciate per lui;:e serritelu:che:è:: persona
vda ‘esser servita:molto serviziale e amore-
serute ancor esso. Scrivetemi: se ‘avete fatto
-ctassar. le. partite det-Gevernatori per l’ima-
prato d’ Arbe. «- ’RIFENINETÀ el PA
(Mi dule:fin «al core. non. averi. manda-
ct6da far un presente per uno è M. Ber-
1madin : Veniero' y-ed a M: Marc’ Antonio
9 vostro ‘cognato si quali. intendo che sono
artiti. Lo ‘aspettar io «danari da: voi me
visa: fatto prolangar più che: non sì do-
©#éa :: pazienza. State sano cen li vostri.
Io ho Lucilio qui malato assai: grave-
simegte. Alli 6: d'° Agosto 1531. Di Pa-
dora. |
=
Bembus pater.
CLXII,
Io non so, se avete mai ricordato al
clarissimo M. Antonio di Prioli, la pro-
messa che sua Sig. mi fece così cortese»
mente di un luogo in questo collegio del-
li Spinelli : io stimo di no; dunque ripar-
° latene a sua Sig. e pregatelo che se mai
-debbo ottener cosa alcuna «da sua Mag.
sla nia contento concedermi questa, della qual
gliene resterò obbligato:,. come se io
aven ricevuto .un ‘rilevato. beneficio. da
“luis e ‘subito: datemi risposta pica: sua.Sig.
xii IGIRBRECFANIGLAI.
ratcosanfandomb; bf oti.i Scale
i; s ©Boog Fog
13131 DisPadeyep .9
Poi: che la.causa ‘è stata in
Auditori., provyedete,
e-sarenno. questo altr
s'abbia il consiglio più presto che si p
e-incaparrate“M. Jacomo Bonfio per qu
sto caso. I clarissimi Loredani, e gli altri
suoi consorti banno»-tanto cavato |’ alveo
della loro acqua che io non ho un ‘quar-
to;di quella. che. debbo ayere, gnde i, miei
nivlini ; stauxio maggior, .parte. del. temi
‘indaino : sarete adunque parete
var. il-clarissimo M. Jer. Loredana”.
gli-eh'.iorconvengo risentirmenè , è;
ch'iacho' tolto. leitere citatorie, per È
ML. e gli altri cousorti davanti’ il”
Podestà: di Padova, acciò si mandi id
effetto -lo accordo fatto tra noi ;'‘del' quàl
socordo vi, mando la copia sottoscritta “dî
nibne mia da-dar a sua M. Voi per tanto
difiiresenterete: queste due Jettére . del “Po?
destà di Padova ai Giudici di Procnratori;
edlarete.brdine che sian citati” tutti “quei
nomi che in esse si contengono , in pre-
senza, se si potranno--avere, se no alle
loro stanze due volte in due diversi gior-
ni.3csetondo.che nelle vettene gi. contiene ;
© averatineta banc, Sue dlaioni
dadfe pi PRI Pai sedi 157
siano fatle giùridicattente.-Fatar le ceitario:
ni, farete notagle a tergo di tate Leitereiéon
tutiè ‘e spese; e subito rimandaretelemi.
State sano e salutate Marcella. Di Padova,
alli 23. di Settembfe 1581.
sogadpirete al clarissimo M. Jeronimo Lo-
redano. chi’ id "dndai'a°Stià pèr perlar a
suia sopri queste cose’, e'pér: mia sori
‘te non °Îo- trovai , ch'era ‘aridato. quella.
DI Di,
rl 17 f-. Ca Wie n° ve. via ec. ‘
mattina alla Badia, > Snusen i
ott iui Î Bembus pater:
- »
. ù 1‘ e“
DI
-
Nr
TS - té
. CLXV. o
. .
o.
- - -
- - *- “n
| =. Piacemi di Marcella che si sia .. alleg»
Esrita in bene; e anco che abbia partorie
to. femmina, che ‘oggimai de’ maschi ne
avevate voi pur troppi. Me ne rallegro
con lei, e con voit quali attenderete.a
star sani, e a ben nutrir la bambina.
Fate che Quintilio mi compri un marcel.
lo di caparoccioli neri, dico di quelli
grandi che solevamo mangiar questa ver-
nata così volentieri: mandaretemeli .nel
cesto, nel quale mi mandaste. le testudi-
ni, e fatelo ben cucire d'’intormo, Alli
26, di Settembre 1531. Di Padova. > ©
II ui Bembus pater.
olo i I
mie tai OLAVIL
-" Mafidai alla Mag Madonna ‘Isabetta
Mocenigo la coperta del suo mfterazzo, €
gentile, Nè M. ‘Antonio ta >fijatosrmee?
meriò amorevoli ragionamenti; e fattofiii ogni!
dolce e cara dimostrazione d’ amafmi/;; pe
modo che io all'uno, ed all'altra mi trovo
molto obbligato. Ho fatto pesare il,materaz-
zo suo, il qual pesa lib. dugento. Vi priego
déi priori danari che în: fiat li $8fran-
n6; fo paghiate a ‘stia Big. ‘Borivo? af!@leo0
rissimo’ M. ‘Antonio di’ Prioftpér aversde!
sua Sig: 11 luogo promissonttit: Yi: prego:
noti solo ‘a dargli Ja lettera 7 fha-anche
a farvi da' sua M. promettere il? primo?
. luogo: che vacherà ; la qual ‘promessa’, "s@°
averete da sua Magn.,' parlèrete &“fni0
nome ‘al Clarissimo M. Marco da 'Molté 5
piegandolo a darmi medesimamente il *pri*”
mo luògo, e' fatevi far ben chiaro &o!
quiesti due questa promessa. Qiiesto- dic@ 4}
però’ che’ il clarissimo Mess. Antonio M6?
cenigo ‘mi ha ‘promesso ;i éhiè se? quit”
sti due mi promettono il pritno fuedd-;*
la ‘qual’ cosa‘doverà esser ‘facito» perdrelie
ciascitn di Toro'‘ine Yhaadd giunta tesa?
cessò PAT‘ UBARS ” vitcar “i Ribeb, Pnp feo?
PIFTRO: 35MIR0: 1587
" di. «Ai
Voltafia. tate.sano. Non ho più carta, però;
“viostiriro.-la, questa, dico;carta da Fabrianoy;:.
*S219I
ozone
«ns
peòquados she, dal. mio: vien Ming
quelli; monari, mi. dogliono «anghe,; quella.
pooa: acqua. Gon, £rascl 8
scopi». Garistiman, wi, sarta .che,gpa . Magni;
venistanqui”, HRPAISORA. e: -Ax VRGEE, COMA 1825
360 LETTBRE FAMIGLIARI ‘ |
son trattato. Mandatemi dieci lib; di can-'
dele di cera, e state sano con Marcella,
e tutti li vostri. All’ ultimo di. Settetgilire
1531. In Padova. Bembus-ifiter.
CLXVIII.
Mandatemi per lo fattor wtia Jettera.
dell’ officio, dove sentenziaste Michet. Sala
mon, che vada al Podestà di Este che:
fuccia assicurar la sentenza su î beai” che
egli ha a Este, più viva, e di miglior
forma che si possa. lo non so quelle usan-
ze , fate voi quello che si usa, e-'convie..
ne. E per l'amor di Dio fate chel fatto”
sia espedito, e dategli voi favor con la
vostra presenza, che altrimenti non l’aspet-'
to avanti natale. State sano. All’ ultimo
.d’Agosto 1531. Di Padova. Bembus pater. .
CLXIX.
Poi che non avete fatte le citazioni y
che certo è stato ecrore, ho diliberato
pigliarmì questi sei di un poco di: spasso ,
e ande: ò in Tritisana, e tornando penso
venire a Treville, cioè al ‘palazzo dei’
Prioli, e se mi sarà dato alloggiamento ,
CI starò una sera, e sarà alla fin di que-
sta settimana. Ditene una parola al nostro
M. Luigi di Prioli, e a sua M. mi racco-
mandate. Vorrei che sollecitaste : il clarissi-
mao Prioli, e Molino Procuratori. ad atten= ‘-
DI M. PIETRO BEMBO. 16:
dermi la promessa, ora che gli Scolari per
Santa Giustina si provvedono di alloggia-
mento, Ricordatevi bene quello, .chè 10 vi’
scrissi ultimamente, ed al clarissimo M.
Antonio Mocenico fatemi raccomandato per
le mille; e alla Mag. e geatilissima Ma-
donna Isabetta. Statè sario. Direte al claris-
simo M. Jeronimo Loredan che io prego
sua Sig. voglia venir qui esso, ‘acciò ei
possa veder il gran torto che mi è fatto.
Che so se sua Sig. il vedesse; tanta è la
bontà sua, che gliene incresceria’, é vî
iglieria rimedio. State sano’ con’ Marcel»
L AMi 3. di Ottobre 1531. Di ‘Padova,
. «= IDirete al Raonusio, che io ho rimese
to per ora l’andatà, ma tio'in Trivisana,
e parto in questa ora; le sue lettere, 6
Bernardo averanno ricapito. | ’-
CLXX.
. Ebbi .jeri il frisetto per M. Luigi
Bembo. Oggi per le vostre intendo la cor-
tese risposta fattavi dal Mag. M. Bartolom-
meo Navajero, la qual mi è stata somma-
mente cara. Renderete adunque a sua M.
quelle maggiori grazie che potrete, di
questa sua liberalità , e ditegli che potrà
essere che un dì averò qualche occasione
di fargli e piacer e comodo; la qual se
mai. mi vérrà, conoscerà in me così buon
voler. verso lui, come se in questo io fos-
-- Bembo Vol. IX. II
N
169 > LETTERE FAWICHIAR 1
gi il quondam clerissimo M, Andrgg, Com
gs". aos» STO 'SSCGNTO.
10 verrò a Venezia, lo pregherd a, farm
aver quelle stritinre, avanti, non, himagnk
rà. Ho trovato il confesso, e, guetanza,
M. David, non bisogna che. mandiafe
tro. Ben' ho aspestato con. desiderio
martedì in que a che era..il termine, ch
faceste qualche cosa agli Auditori,.dj quane
to era nella procura, acciò .che.io potessi
ì
hi
seguir quel’, che ho .cominciato.:
ad oggi, che è sabbato, nulla vedo.
cosa tei Sigg. Procuratori ne ho..intesp,
aspetterò la risoluzione. Attendete .a. star
sano con li vostri. Alli 28. Ottobrs .453h
Di Padova. 0 I
9.
140 n.
va SIE (un asa gl
i In.luogo delle biscie scudellare che-nog
avete potuta trovar , maudatemi ama. s 6689
tola di seme di mellon coufet'o, e. fresubg
° Farete dar questa a Mousig. Valiero ..-.{
. ue ° 19
CLXXLO 00
i rase
.«. Ora che. avete fornito.il .vestro Qfficio,
potrete senza. perdita. delle yosite ore-fsten
diligente alle. cose che avete nelle mani per
me. lo non so perchè si sia iodugiato tan-
to a fornir quel poco atto che avevate da
far agli Auditori con gli Loredani, che.
era far.intender, a quelli Signori, «chè io.
era contento che |’ ingegner «eletto: :.perstd
Podestà ex ‘officio in absenzia. dej ILoredai
RI, fusse. per ,non eletta ,, e che Je- sue: Me
î f LA
; ” » " "rr . -3 oso. 1°. . “ CIS .
p13: U SU: €24; left +9 IL 14 i vl 19
eleggessero ‘chia loro ‘più piacesse, Se’ iù
<ieste' plociole 00ss si Jaidigia quindici di,
duindo debbo‘ potere ‘sperar di venirne .@
he ; 0 &lmatco ètriveste voi la Cavisà, #0-
ciò che îò -non-stéssi-tutto’! di meraviglian-
dom e aspettando indarno. Oltra questo ,
Oramai -saria. teripo di aver il consiglio
della iuarintia vella lite del Tiene. Vi
priegi non -ve lo’ ‘dimentichiate, ed: ora
che sete libero ; sollecitate l’ una cosa; e
Paltra, ‘acciò ‘che non si stia sempre iù que-
stì: perisieri. 13 a . \ Do n o
:-** Ia sergia pavoriazza, e verde non ‘ha
compito: di fare it mio tornaletto; dico quel:
la che comprai li, però vi mando queste
mostre, acciò mi compriate braccia due e
miézzo della’ piivonazza, e bracvia quattro
della ‘verde, eil''àhdate voi medesimo con
- le.mostrè iu mano a torla , e vedete che
elle sian simili, che altramente saria male,
sopra tutto di colore. State sano. Alli 2. di
Novemb. 1531. Di Padova. :
evi Le sergie ‘vogliono essere Fiandresi,
&doppie che: così credo le si'-chiamano. .
350 USI ce se) =. o. te Bembus ‘pater.
midi (Aeg e st) 0 2IO
sb Sis.5.» «&. GEXXII, -
DID» Micia. Pi Fig .
ci Wi mando la inclusa, che io ‘scrivo ai
Ga Mspimi Lioredani ,. daretele subito a M,
7, &-‘non'-u M. Jeronimo, riccomati-
disadorai:h qua S.. èe'dicendole che -è- due
«lì che l'avete. avuta. Vi mando anche la
“In .
46,
4 ri A
cèpia ,; accid#ediate ipdel chi ie'gli scrivo; |
Woî avete mandata la lettera ‘ci
Tiené'enon Scrivete cosi vicuna della cun
tidenza' di essa ; essendone : stato pregato;
éd era ‘inolto ‘a propositò il sfperto. Attena
. dete a-star satio;-Ditete: al -rniostro buun
Ranmisio, ché“ho avito li“quinterni Gre:
è; € vedo ‘che lo scrittor'fa:il dovery:se
1» tigratio assai lui della sollecitudine. Eche
quatito al Tolomeo dipiuto, se il Tolomte
GB ifaésto che io ho qui; che io glie mare
derò, acciò lo dia al Clarissimo Molino;
se è altro che questo, glielo dia esso, e
facciane nota. E che questi quattro libri,
che io ho qui sono pur di Dionisio, e non.
di Diodoro, e che io mi inganni, prenden-
do l'urio ‘per l’altro. Alli 14: di Novembre
‘ 3951. Di ‘Padova. o ha
OCLXXIILO = 4
Stavo per iscrivervi che per l'’amor.di .
Dio vedeste che si venisse a fin della: pro-
‘messa fattami da quelli Clarissimi Procu-
ratori del Collegio degli Spinelli, quando
ho la vostra, per la quale mi dite, che
quelli Sig. vi hanno detto che domattina
dobbiate essere alle loro Sig. Onde penso
. che oggimai la cosa sia fornita, che ben
è tempo. Pur se ancor non. fosse, vedete
che: si «dia compimento. una volta dopo sì
‘‘lango aspettare:che ho fatto, ricordando
‘“Afe Joreè-Big. chele grazie fatiè.tosto, vas.
ii: di 19"
ininoe ill:deppip, Quanto..a scriver. al Cla
pol sE ioe Troa si io non. cogdo che
ento: nipNa.sj: travagli in gueste.case, pigeio-
- lege quelli) due -Sig.. patrango. ben «ar da o
loro... Però: non iseriverò. a M.,Junca, 99°
varrei anche:che mi: fusse negessario sori. ©
verle. Ringrazierete.M.. Bernardo vostro fra
tello della cagna -mandatami, e rallegrate-
re-con-lui a mio. nome . del .guo ritorno —
alla patria. Salutatemi anche M.. David e.
Marcella; e- state sano. Alli. 4: di Geunajo»
1532. Di Padova i |
Ri: 36,1 PHEGRO EURO
AIN GORI Bembus pater.
io CINI, 0)
»Uti1
For.wi raccomando tanto strettamente
quanto: posso con voi, e. niente manco,
M. Ferrante da Tiene. Fate che ei’ cono-
sca che le mie calde raccomandazion con.
voi, sono di buon inchiostro. Credo. aver-
ini-raécomandato questo gentiluomo altra
volta. -Ma come si sia desidero grandemen-
‘te. che questa vaglia con. voi. . State sano.
‘ De la epistola, la cosa andò benissimo, Alli
:26. Genn. 1532. Di Padova. . î
ie el aci
Cha s- .
, ’ Bembus pater.
sa 408 0) CEXRXV. 6; nt Tao
VI FALSA A SEE TETI III SO
i: :“«-vFate dar. questa lettera .subito.. a... M.
©Calcerano, e’ se avete .danari ‘ché vi avan-
*i2M10--infin:che io. vengo: a Venezia, aowa-
166 LETTERE FAMIGLIABE
temi braccia g..e mezzo di panno. ver-,
le da banco alto un braccio e mezza, £
mandalemelo, per il portalettere, e datevi
feîta questo carnevale. Ma saria pur trop:
po. che quelli clarissimi Procuratori, si. ris
solvessero in darmi oggimai quel luoga co-
sì gratamente, promessomi del collegio degli
Spinelli, e forse saria stato più cortesia ne:
garmelo da prima, che tenermi tauto in
pratica e tanto facendomelo desiderare, e
richiedere. State sano. Alli 26. di Gennajo -
1532. Di Padova. e
o Bembus pater,
CLXXVI, STO.
. -. Dissi a- Giovanni. Antonio che poi che
li Pesari non vogliono fabbricar ora per
questi tempi sospetti di guerra che sono
così ricchi, nè anche io voleva fare spesa
nella casa, e così vi dicesse, massime che
non voleva di qua ad un anno esserne cace
ciato. Ora che ‘mi dite che - non vogliono
fabbricar, essendo buona casa, me ne vien,
molta voglia, e però vi .do. licenza, che
facciate voi circa ciò quello che vi par, cioè
che la pigliate, o non pigliate, che tutto
sarà ben fatto, nè me ne domandate altro
ma .fatene il piacer vostro. Ed essendo buo-
na, come dite, più tosto vorrei la pigliaste
che no. Quanto alli sonni circa M. David, —
sono sonni, e non è da farne pensiero,
« Confoxtatene da parte mia Marcella, c ate .
Sr
tèWlette Mat allezi 5.
di, poiché N.-$. Dio ‘mi ‘ha' libertito. della
nita “indisposizion, della: qual uoii'Starà sen
i» fastidio. * Nitcòld. ha ‘atato ‘il frisetto;
ate-sano. ‘Afti 21. di Marzo 1532. Di Pa-
è“ #5 "Avrò piacer che -pigliate lai ‘casa. ©
lie «© Bembus pater.
00 > eno
Mi rallegro dei vostri marinari ben
giunti a Zara, e di Lorenzo, che sia valen-
te nel mare. Quanto alle case, quella del
Foscolo credo che sia buona, ed averò caro
che la vediate, ma è in luogo, dove io non
vorrei stare, ‘cioè in mezzo a Venezia. Più
tidlto mi piaceria la Pesara, se la potete
aver ron si lassi. Si e avuta Îa citazione
del Tiene. State sano. Vedrete di dar buon
ticapito a questi, che vanno a Monsignor
‘ Sotanzo, sì che nonsi perdessero; degli scu-
di,the son ‘nella lettera, esso pagherà il caval-
larò ; potrete voi condannarla in presenza
del cavattaro, ovvero darla a Francesco ca-
tallato, e pur condannarla, che la dia al
primo che partirà. State sano. L' altra Jet-
tera, che va all'Ambasciator, datela a. suo
cognato ; è in risposta di una che sua Ma-
gnificenza ‘mi scrive. Alli 23. Marzo 1532,
Di Padova. / ARI
2. 0 Fa TONI
168 LETTERE FAMIGLIARE
a SELE ‘ela Assi
CLXXVIM,. .; ivi
PITTI CA TTT gabi
. Gran tempo è, che. io ‘so quanto . gio»
vi in tutte le umane cose. la esser sollecita;
e quanto si perda per.la negligenza; nè.mi
maraviglio se essendo stata usata tanto.
poco sollecitudine nella. cosa del collegio.
«degli Spinelli, è ora comparso il Buzzò,
che ba tolto di mezzo. Se 10 fidandomi nel-
le pramesse di quelli Clarissimi Procurato-
ri non avessi promesso quel luogo ad uno.
scolaro, che’! desiderava, raccomandatomi
dall Arcivescovo di Capua, al quale ho tan-
ti obblighi, quanti si può avere, non mi
curerei, quanto curo di questa beffa; ma
. che io ora senza mia colpa abbia a parere
‘un uomo.senza fede a quel Signore, mi
è cosa sopra modo molesta, e dispiacevole..
Dogliomi. del :Clarissimo M. Antonio Prio-
li, che sì benignamente, avendomi data
la sua parola, m°’abbia tenuto fin a que»
st'ora a fornirla. Del Clarissimo Molino,
che avendomi risposto così cortesemente ,
mon abbia voluto, che io non fossi tenute
così a lungo. Del Clarissimo M. Antonio,’
Mocenigo non mi voglio delere; ma se &..
S. non mi avesse promesso, come ei.glu-.
gneva a Venezia questa Settembre passato,
darmi il luogo di un suo, che a lui stava
farlo vacar, quando ei voleva, credo: cer:
to, che io neon sarei stato burlato, come
sono, però vedete un poco di farne que-
DIM; PIETRO BEMBO. — rg
rela con le lor Signorie e ‘pregarle, che
elle trovino modo ;, che to non resti in
vergogna. Esse banno promesso, e dato un
luogo- a M.. Agostin Angiolello; siano con-
tente, eh’io abbia quello, é con quel Ve-
soovo scusinsì. di averlo già dato, .che se
quel ‘mio raccomandato entrerà lì,. forse
averò: poi. modo, che ’l Vescovo nol-leve=
rà. Non voglio dir-più; che direi qualche
cosa, che mi increscerebbe aver detta. Sta
‘e sano. Alli 24. Febbrajo 1532. Di Pa-
ova. © —«—«— . È
Bembus pater.
GLXXIX
Figliuol] carissimo. M. David mi ha
domandato da parte vostra, se: posso dar
loeo in casa mia a cento carra di legne vo-
‘stre:.gli bo risposto, che*sì, ma' con que:
sta condizion che ne facciate’ venir altre
cento anche per me. Ora vi dico, che se
me ne potete far venir anche dugento car-
ra , che so che potrete fario, lo facciate.
E ‘drizzate le dette legne e 1 navilto a M.
Luigi Bembo nostro, mostrandone la let-.
tera che scriverete che le legne sian sue,
‘ notificandole il prezzo di.esse, che esso le
pagherà., e farà quel che sarà di bisogno.
Ho veduta la epistola di Marc'Antonio ves
lentieri, e vedo ch’ei sì farà valente. ‘Se-
gua ed impari bene di poter ‘esser buon.
e dotto Ecclesiastico, come a luisi conver- -
LS
\
7a LRTTRAR'WUMIBLIANE |
rà ‘avendo -benifioj: -Di' wi ‘ì- serita ofd
di.buon nome de'’fatti vostri? E pine T' 4h
tr'peri.:dal'.Semato::foste:Srvrevéiménte? Mw
dato ‘dél soccorso tavidatò &'Safona-0 Sp
lato. Gosì fate, che-in finé vafpilt un bitdti
mome; che melti sacbhi dì Bcdati: non #H#i
liano. Io credo: farle feste iui: Attài
a star.sano, salutandotni ta Sigiafà
Contessa, Alli 23. di Matzo 1532; Di Ve
mezia., .« ee LR TE mofiGgRii
n . n be 3a bih
sE; NICEA |
. " DI - - - ” . .
CLX X Xx, CO: ius
i Jo a -
Due cose vi ho a dire; l'una è, fé
non istiate più ad entrar nella casa Vafiti
ra; e ad assettarvici dentro, acciò che lo
vi possa venir, come voglia me ne veoga,
e vi trovi asselttato , e ‘ordinato. L’ altra è,
che avendosi a far Collaterale vogliate far
tutto quello; ehe per voi: sì potrà’, èhe il
Cavalier degli :Obizi abbia quel loco} pet
che io non ‘conosco persona che sia' pét
far quell’ officio più sinceramente, è più
accortamente ‘di lui, :& più a btneficdò
dello stato nostro'j sia chi‘si voglia‘; ché
si metta a. questa . prova, Esso: sarà tosto
in Venezia. Ho' veduta una lettera del
nostro Magnifigo Mess. Jeronimo Quiriti
scritta a M. Jacomo' Pattego sopra questà
materia. Pregate sua Magnificenza ‘che pet
amor: mio aggiunga un poco di più ‘òperà
a questo: officio. Certo non è persona ; È
cui più quel luogo si convenga, del detto
RI: M. PIETRO» REMO: x°71:
eavalierp.,:Non bisognerà temer dt essere
ingannati, “se. esso sarà eletto ‘a “questa
-Inago.:la vi prometto, (a. ciascun: di vl
un:Sonetto ;.se ’l Cavalierarimane Collate»
nale.; dico un per uno. So ben che. tuttù
die vi. riderete di questa promessi, giccoa
medi cosa molto debole, e da .farme
poca stima. ‘Maho. voluto. .mostrar evsì
. di. credervi;. che ne facciatàimolto:casos
Rispondetemi all’una cosa e all’ altra.;5@
state .sani amendue- Pregate Monsignor
Boldù , che raccomandi il Cavalier ai
suoi fratelli, che facciano aleuna opera
per lui. Alli 3. di Maggio 1532. Di Pa-
va. o, e . e i.
Bembus pater;
CLXXXI.
: A me duole grandemente quello «che
del Cavalier degli. Obizi . scrivete in con-
sonansa di quello che mi serive anco Mon-.
sig. Boldù.. E più mi duole -che la Cava:
liera che è ritornata a Padova, :mì prega
ehe io operi che voi non abbandoniate il
Cavalier che non si fida in persona umana .
tanto quanto. in me, e. dice .che pare che
siate mancato di. quel che mostravate in
principio, e comincia a desiderar splamen-.
te di ‘non esser l’ultimo. Però vi prego;
che vada .il:mondo come vaglia ,- non vo-
gliate.. cc sì abbandonarlo, e gli- mostriate
ehe. io ve ne-ho seritto e.sostentiate ‘Il: pe»
172 LETTERE FAMIGLIA RN — |
verinò ; voi, it‘Mag. Quitino;* e Mp4fulgi
Beinbo per amor mio, quanto si paio
non. ‘voglio nè ‘vi ricercò che fatciate:l'innv
| possibile. Ma-che a sua Siîg.-fion' si: mane
chi ‘di amorevolezza. È così pregate Mpa:
si& Boldù che sia contento di fare. so. nos
per altro almeno per: amor mio. Se. vaso
non sa far meglio le sue pratiche di:quetto
che ei fa, questo fia danno suo in questa
prova. Vostro danno non ‘sarà in patte 6
cuna mostrarvegli amorevoli e bttoni ami
ci. Che non perdete. niente perchè : esso
perda. Ben mi parrebbe che io petdessi
assai, se.io fossi dell'amore che igli
porto ingannato. Di grazia mostrategli: anto»
revolezza più che si può tutti voi miei e
parenti ed amici. Il Conte Jeronimo da
Tiene è a Venezia per favorir M. Fran-.
cesco da Porto Zio di sua moglie, fatelo
citar lì in persona senza far altra spesa di
lettera. Come intenderò da Rambottino'che
siate nella -casa Valiera,: vi manderò col
Vi. come desiderate. Attendete a. star sazio,
e raccomandatemi al buono e gentile €
valoroso Quirino, e salutatemi: i miei:-@a-
gini, M: Luigi e M. Antonio Bembo. Aùi
13, di Maggio ‘1532. Di Villa: 0 90»
i i ia dal
© CLXXXIEL 00 dia
i o Boa E 3a (3
‘ Ho inteso essere stato ‘tolto -în'mofa
per ub Comandator dei sopraccastaldi-eerti
— campi mella: Villa -dell'‘Arsego, ‘a’ ‘quali sio
(E BMs-PIETRO AEM; > 7
cohnfitio ;li comprerei volentieri à vedete di:
isiteniler come. questa. cosa. passa, benchè ’
ora ‘sia: per ‘questo,passato impresto mal adi; ...
endine;- di- danari,. come sapete. -Saperei ’
volentieri, come. è andata la.ballottazione
‘ del Collaterale circa il..numera, delle.. bal-
lotte ,:se si può .intenderlo, questo dico ,:
perchè ho inteso la -Illustrissima. Sig, aver:
rietato ed - ordinato; non se ne parli,., il
che -s6.è , ‘non vaglio -intender quel che
non debbo. La Contessa sorella dell’ eccel+
lente M...Jacomo- Bonfio ‘ha fatto molto;
magnifiche esequie a ‘suo . marito, ed ha
superato la espettazion di. ognuno, . È .va-.
lewnsa :donna : io le son rimaso più affe-
‘gionato di: quello che io era. - State sano.
Alli 26. di Maggio 1532. Di Padova.
ei i Bembus pater. . ©
Y
SCI ANNNO Tare 2 PIPER . . su,
- e. Vi mando la lettera che io scriva,alli
Signori Capi per la cosa del mio impresto,:
e due:eltre lettere particolari alle mede-
sime.doro Sig. .ed una al clurissimo M..:An-
Rlenio Mocenico, ed anche vi mandò la
copia della lettera: dei Capi, .la qual po-.
trete mostrar al clarissimo M. Luigi, par-
landogli di questo, e mostrando di far di
tutto capo a sua Sig; sì come nel vero fo,
«@. se nol'.poteste così aver, parlandone al
«larissimo .M. Antonio, che credo basterà,
flandogli la sua.lettera.:e quella del ‘padre,
174 LETTRÀX'VAMIGETARI. o.
ed anche la vopia di quella dei Capi. De
rete similmente ‘la sua a M. Leonardo Giu.
stiniano , dicendogli la somma del mie ‘de;
siderio e supplica , e raccomandandomi iù:
buona grazia di sua Sig. affermandogli, che
ho desilerato grandemente che sua M.
sia capo, parendomi aver a quel tribunal
un singolar protettore, avendovi sua S.
A M. Pietro Badoer non scrivo, ma solo
averete voi questo .carico ‘di parlargli da
parte mia, raccomandandogli quanto più:
saperete il negozio. Parlato separatamente
alle loro Sig. darete lor all’ officio la ist.
tera , e circa questa pratica opererete quan
to vi parerà .che sia‘ a .proposito, solleci-
tando la espedizion con tutti, secondo vi
accaderà; ma sopra ..tutto col clarissimo
Mocenigo. Scrivo anche sopra ciò una let-
tera al Caroldo, raccomandandogli la cosa;
gliela darete; nè circa. questo so .che.-altro:
dirvi. M. Cola vi scrisse, che: M. Cornelio
erede che circa la confiscazion ne. sia. pars
te nel consiglio di X. che alcun altra.:ofi
ficio che'l detto consiglio mon si: possa:îm:
pedir nelle dette confiscazioni;;.se ‘così £0ws
‘ s8,la mia causa sarta insicuro ;:@ vi prac
go dobbiate far veder, e:cercar di queste
parti. Vi scrissi. anche, che : vedestè con
che autorità -del detto -consiglie ‘di Xii
Signori delle ragion ‘vecchie: feron lm:vemo
dita della mia casa. Per:vostra: fe;vedete!
di trovar l'una cosa: e l’altra, e .mandarlar
Di poca. fatica doverà esser quella autorità!
V
, PRIM:nTIENBO: RAMA@ == 175
che digardata si.Sig, delle:ragisn deochie
‘ a 4r9varla che: opressarianiente sarà nel: lo<
n:0,.0ffigio;:Darstami qualche avviso del sucw
Gesso: 4. state. sano. Alli è. Giugno 1534.
Di -Padove;. .;.:.....: Bembus pateiv
SATO Za sCAAXXXIV.. e a LR
-:3Ta mon.yveglio- dire :«he siate rieglik
gente nelle cosè che a me imporiano: asset,
però che -voi non--volete ch'egli si. dicasi —
ma; dica ben questo che’ vostro inon:aven
ottenuto .ii consiglio nella cause -.da Tieria
la. prima volta, mi ha fatto perder: le. ensi
trate di questo anno: dei formenti, e que“
sta seconda non solo. mì. fàrà perder.le:.
enirate..dei minati:, Je quai due parti mon:
lano più di trenta ducati, ma: ancora:‘ha
dato tempo .al Conte Jeronimo di farmi
lotrometter dai:Rettori di Verona. le en-
trate.della decima - già guadagnata e sen«
tenziatà contra il: Sig. Giulio. La qual cosa:
sé non. mi farà perder e. quella: causa e
Questa‘;.mon sarà poco.; -almanoo: mi. farà;
sudarispiù:ehe nou voglio. Queste: e tali
Case: sy guadagnano con: la: sollecitudine»
Allo 2. Giugno: 1532. Di: Padpra; 100 © +.
| pce Rer:qual via il Conte Feronimo abbia:
feti itrometter: quelle entrato, i0.mon 80;
chenon me:nevhb più -pasticolar nuova ;-
la: sirerò::fra: pachi::di. Per. certosiesiendi:
vat Quaranta , .segrio sli mostra grande: dio
ligtinaar: è stato;il mon: poter:aver:ilcousiglio.
176 LETTERE. FAMIGLIARI
CLXXXV.
;. Ho visto quello che scrivete a me, e
a M. Cola, della difficultà di aver li cone
sigli, e conosco che da pochi mesi in qua
questa difficultà è in campo. Quando Polo,
essendo io a Venezia, ottenne dalli Capi
il. primo consiglio in una causa non sua,
dal qual ei doveva guadagnare una botig
di viao, bisognava che vi ricordaste di.
questo, che allora mi diceste, ma non iure
orta. Fate che sappia tre dì avanti, quan»
si. doverà domandar li consigli che
manderò , .o0 verrò io a domandarli. Che
won. voglio danniate l’anima vostra per
niente. Dio me ne guardi che voglia esser
causa di tanto vostro ‘male. State. sano»
Alli 17. di Giugno 1532. Di Padova.
Qaanto al sequestro fatto da quei Si-
gnori, come possono sequestrar cose già
sentenziate ” se la sentenza sta mal, fac-
ciano che .sia citato. A casa del Diavo-
lo non si doveria far questa ingiustizia. .
Quanto all’ instromento mostrato allo.
scrivan, che le Terre che son state con
dannate a; pagarmi la decima, paghino.
livello al Vescovado , questo, e nieute, è
tutto uno, però che assai altre Terré.
pagano livello al Vescovado, e decima alla,
mia Badie.. Ed. ho sentenza già fatta-di.
questo-in mio.favore.: 0.0.0 La
. LI . N pat : ML
DÌ x. rixtno sexo. 179
CLXXXVI.
Non so per che causa, avendo quei
Sigg. sospesa la mia decima senza citar-
ini, sia stato ora necessario citar i com-
messi del 'S. Livio: questa è una ingiusti-
zia che due volte innanzi tratto m'è fat-
ta ; procurate ch’ ella non mi sia fatta:la
terza, e menate con voi qualche avvocato .
che sappia ben dir le ragion mie; pagan-
delo, acciò ch'ei faccia ben ? officio.
Vedrete di riscuoter la pension di San
Salvador .che è passato San Giovanni, ‘e
se M. Gio. Aùitonio Malipiero è li riscuo-
itete anco quella dei Cornari. Ho avuto
P anello di Ebano. State sano. Alli 28; di
Giugno 1532. Di Padova. |
Bembus pater.
CLXXXVII.
"Ho inteso da questo Mag. Podestà
che’ Mag. M. Gabriel Moro ‘sì fa torre
a questa Podestaria di Padova; la qual
cosa mi è piaciuta grandemente, e ‘molto
più mi piaceria eh' ella riuscisse. Per. la
qual: cosa -vi prego che se mai mi sete
per far piacere alcuno, mi facciate questo
di- tor la 'suà Mag. voi, e M. Bernardo
vostrò' fratello ; e‘oltra questo pregate da: .
mia parte M. Luigi Bembo,-e-M, Antomo
: | Bembo Vol IX. 12
LIRISARE
VA
«Juogi dii singolar,
Ipleiensie] servizio ( fo. dl pregi di dA
edgiimo, e se avete alcuno ‘6bbli-
ass voce "he so ne dovete aver mol-
ti, fate che lo toglienoy: apgora questi. Non
posso aver da voi maggior, € più Cor
pi; in ..di guesto,, Dasepi
) ghi; mi serve, “€ gial
sero altri, e mio ciiginò,
a-guesto mi sarà così | soprampodo. cara.
Beinbss. pater
* CLXXXVNI.
Fatemi avere “I ‘consiglio più tosto
che, potete »: pure che io abbia tempo di
saperlo , e venir a Venezia, Qi into as
ta.a M. Gabriel Moro, non voglio x man Pe
chiate della promessa, Ben mi. fia
di late a; Sua, M. quello che. i
‘5 che, yi trovate aver ‘pro
Sì, di modo che non potete manc: Ri
cheivi ‘duole non l’ avere inteso pi OPE
siii dote in “dimostrazion del mio. buont
tdete di lezar: questa che.v
1° BIRRA
viti, obi Je
2100 ifnoisation, ST
I pe
ch Gi N° Uatti uri di (i 59 199
ali palave se ‘Bisi fu
aviub sir sa sa MEZ sE
; “o errori’ ada st,
do iee ab Vi volt
rà ‘per è della “lite
tia Ces con to: al let doi
églio cp iò a estimi
de r °
° Piactinia mA Piserca: al mig. me Gio!
Jatomo” Bembo,
»; Bembus pata
ion "10 atgcinento di adrivare”
TA in uirino per la notte | di suo )
fi mi‘ i debbo Gio pa del del
pia erà , né n
lira inn
ah
ra i «> dA i TU 14 sf
xd “Do * eriae Famfieunate “. C5daga,
ini, e raccomanditemegli assai. Salotetemi
Marcella, e attendete ta-star-sano. Alli, 7,
Novembre 1532. Di Padova.. SENESE TFT
— CXCI.
Se voi foste sì accorto che aveste la
‘ tavola del Diedo e me la mandaste per lo
fattore, 0 quatito : vi flauderei, e -teneria
‘da cima d’ uomo. ‘Se mé la maùdate vi
prometto subito: mandarvi il sonetto: di
.M. Jeronimo ‘Quirino. ‘ Attendete a 4
sano, e se volete venir a star duo dì qua,
farete bene ed io vi vederò. volentieri,
ma non ‘venite senza Luigi o Marcuzzo.
Salutatemi Marcella. Alli 21. di Novembre
1532. Di Padova.
CXCII.
Ò Vi mando una lettera aì Generale.
Certo mi son doluto assai della: morte ‘del
Cardinale, Egidio, ma che. più? Queste sepo
‘umane cose. Vi ricordo a tornare a- parlar
.. col. Caroldo della cosa delle legne, aggioc-
. hè se’l pensiero del Fostari.anderà avanti,
bl 0ssa a tempo far la cosa nostra, 8; Jon.
‘anderà, pensiamo a quello che.si, può
. avere. State sano. Alli 23; Novembre 15
.. Di Padova. ** ©. -
.« —— ‘Serbate, e non perdete. quelli ‘boflet-
‘fini che ‘hanrio ‘le contrate. delli. sbpschi
per le legne. Se mi ;manderete il sésso vio
DI M. PIETRO BEMbO, 18
.. manderò il Sonetta,, il. qual, mi: farà fa-
#6 *ite(povhe ‘care Il, piacer. ‘che. averò-
- detiila tavola, chè” altramente “Wyt pos
trei mai fare, così sono . lontano ‘ orà dalle
muse volgari. |
sa Bembus pater.
2000 GC. sn
“Rai Per satisfarvi si ‘ho mandato Si sont
«to di'M.- Jeronimo. Quirino prima che
-. fo l'abbia fornito, a modo , mio. Daretegli
‘quest’ altro che ora, vi mando, e fate che
esso stracci quell’ altro.. -Salutatemi M. Ber.
| riabdin vostro «cognato, e Maria. [paudo la
vederetè;) e state sani. All’ultimo 1 Novem
bre, ovvero a’ 29.: 1532, Di Padova. |
. Bembus pater.
CXCIV. ,
- :uel: Milanese del, qual era quel libro
j è Sonetti: ch' 1ò vidi. in casa. vostra dato-
“ami da Wi, “mi. scriye,. che ei lo. vorria
fe ; stampare. a- Venezia dallo stampatore ;
‘’èhe-stampò le.wie rime, e vorria accià che
«’’é0;: pigltasse : la . fatica volentieri ,° ché ‘io
sr facessi. testimonio .che-1 .suo libro è cosa
dha;.il che-s io. facessi direi la bugia,
Ri pottéi far datino a que povero uomo:
10 voglio. scrivere avergli fatto parlare, e
"the mi ha risposto.non. voler stampar cose
‘tolgari,. Vi amando la delta lettera, la qual
r
<Y Quan,
&
p . Lala fel de r rr
82 ERE FAMIGL |
n» i mi rimanc erete , rg i risponderò.
Berne però prima. che parlaste al libraro
di questa cosa, per modo che se colui il
. £aràrichiedere non paja ch'io l'abbia con-
gigliato. 4 quello; vorria. salzar Ja: capra,
seavolo 1; pepsste voi. alcuna Kiel *GOpra.ò
© scritetemela’ ch'i jo: “poi gli . rlspe erp.
, Quel; pazza. hp. seritta Lara Orpnina ie
ri speri i me, She.io. gl de ArAgaidinzi pa
antadui ,. e che. alle, SP)
“ho da fatte a a l'altro anno caio del o dilibera
4POR, gli: Jagrar un soldo dl guaio, ‘dhe; di
sRAgion si dee pagar, e pot - portar
Hi che. ho, ‘fue; . ma pali | RE
opipacgià di farla pegnorar, dicendo po-
. aftersi.tener a lei che è è..in casa, saria ] sono
. che. Monsig.. - Boldà e voi gli parlaste
dogli ,.ch' ei non faccia le pazzie non. gl
-bisognando, e. che ei. mi faccia, buon. e _
‘pese ‘quello che egli non può far di metio,
è del coprir .la casa, e di. conciar. Jo
- finestre di vetro 4 che erano prima ma:
.guaste, e e levar via certo terren che era In
casa, e simil. cosa, e così vediate V'uno è
d'altro iusieme di terminar questa baja;,
da quale. 98 imiai troppo 1° * fngresce, Ax
giocchè quelli putti non si abbiauo invidia
.d’nno € ’altro, menateli tutti due
vegirate, Sabito che io. veda la preda. qui qui
sh: ‘rimanderà il Sonetto del Quirino ,.il
oqual.:mi farà far la. preda facilmente, .State
132001: ‘Alli ultimo. Novembre 1531. |
. Bemhus pater.
Pireo Slo. #83
Oobitoggia 33 oi bo ermscusmi in ion
orsidil [a shisisg epr 6194 irioV
lf [9:00 de EG> CIO 15], 8209 bi29up 15
los Ma izii Ché Mean Me -Pitetitos LoS Brh-
dra pa gen rita; ‘che 19/6 propo'de
ME NIEHSTTIA te”
rdell stadio; Fai *Eiatento
° qua ate iaia ara as,
drone de Sta SISI Lee 13991
Bali'<d dti e‘ vudrevole - dita e patta
a URAS cfiresro? suo inagisttatoi “è ftrfitio
a RA de Msi NE Nittuld sctifà
&nte' edhitisaa Magi: pera der cebsfia
da sota’ 1of; e ‘# sual Sig dA
"TEA, Mi Nickolò. ‘direte tHe do
Oiistebo 6a tod Hi, Mal 260°‘ gatito
> Rido? dea: diezion 3n/Vi' pitetMiata:
Bologna» “che ‘daretetale Cost.
2 ché 10-scrifto'a Mi Angiote: Guibidel
Di VE tirato” Hpértd , otreretà' più Asta
PEbE prostate 81 Chatissino Mo Ahtonio-Ca-
Sbhelloj'é'sé dista ‘a modo sub, ‘ta cehivide-
ati È "darete <@ Mes: Beriérdb Dorato,
cpindilo di pan ‘înia di fari ise Diso
GO ld Ma e I "lo
LE Taeiuto: de 1ME “Agito 86? a
Hit fa '"Bibotovia voler, “4p90Me
rino pol: ‘paeto ‘chi 0 averò hè aBgtah-
| pae riniandtid meli cht'rtantò fd.
| Me@hdetoa ‘star sand’coti vesti Delle
‘ Strife “clio Note espedite: int pilde iiradpeito
risposta dél'rimittfente’ AM!-/45: Gentàjo
-9ÙI3 DI ‘Palova.
\
184 LETTERE FAMIGLIARI;
- © “ate!ché'"? Bianco vi dia «10. prose:
. della lingua volgare, e.tenetele, Delle, rime.
mi ‘piace il pensier vostro; .se "queste ‘che:
avete. si dovessero bea perdere, è : bene,
. che si ristampino. Ebbi due. lettere, cha.
dovettero esser quelle che . mi . mandaste. .
Del Contarini, buon pro gli faccia , se.gli»
fa pro. È poco danno. Gui e fatto..ben:-
dopo le due ore un terremoto mediceye..
tuttavia. Scrivetemi, se l'avete. sentito costi;
e quale. Scrivetemi in quanto tempo andé-.
rà a Costantinopoli, e tornerà l’Orator no-
stro, che verrà Luogotenente di Friuli. &.
| attendete ‘a star sano. Alli 28. Gennajo
-1533. Di Padova. |
‘ Mandateri un libro, o anche due delle
rime da poter corregger per le stampe.
i Bembus pater.
CXCVIL..
-M. Luigi Prioli ha scritto a M. Fe-.
derigo Valaresso, che veda di fargli aver
un vaso antico che è in una chiesa. vicina.
alle Vergini, da un prete che già gli pro. .
mise di - darglielo, facendo M. Luigi.faro
una colonnella di pietra da porre in luogo -
del vaso .sotto una pila di acqua santa
dove ‘detto vaso .è per piede, e. sostegno .
della pila, Vi prego che parliate a M. Fe.
REA, PROLE
DIM. “PIéTRO BEMBO. 185
derigo, e intendiate da lui a che termine
‘ è la cosa, ed essendo contento il prete,
fate far voi a qualche tagliapietra detta
colonnetta dell’altezza ‘the bisognerà, € sms,
plicé, e faretene quello, che ordinerà M.,
Federigo, 6 raccomandatemi a ‘sua Magni»;
ficenza. Sono molti dì, che io "ai debbo
scriver questo, e sempre me l'ho scordato.
Quanto allo Stampatore, quella lettera che:
mi avete mandata, non mi piace niente ;.
se vuol rifar la lettera . delle ‘mie rime,i,
rifacciala, «che gliele darò, un’altra.volta,
da stampare. Se non vuole, o non. può, cer-.;
cate da altri qualche bella, lettera e. man<:
datemela ‘a vedere. Usate in ciò qualche di-:>
ligeuza, e state sano. Alli 6. di Feb..1532:.;
-Di Padova. | VE
| Bembus pater.
CXCVIII.
Vi mando una lettera del Podestà di
Padova alli Giudici di Procurator, per
far citare il Clarissimo Messer Lorenza Lo-
redano, e gli altri consorti per la.cosa dei
miei molini, secondo la forma delle altre. .
Vedete subito ‘di far, che ella sia eseguita. .
con più diligenza che si pud. Il Papa mi...
ricerca un' libro di Monsiguoy. Sadoleto ; ‘'
che io ebbi, essendosi come credo sappia: ’
te, composto da lui. Io lo. prestai questi
dì passati all’ Abate di. San Giorgio, al.
quale scrivo la ‘inclusa, che vi mando aper-
di
Rondi
:
iB6 = ‘Terrene FESIGLIARI |
a; -acdiò fa pettiate volstesso a sux' Sica
siae vi facciate dareil Hibroscit qual bio
sarete contento rivolgere in due; ‘o:tre, s0
quatto fogli. di carta da’ straccio e ben
‘ legato, legargli sepra questa lettera clietò
soriro ’a-Miorisignor Soranzo, nella quale
le dico mandargli il libro, e condannandolo
quabto vi pare, darlo al Magn. M. Tom-
maso a nome mio, pregando sua Magn,
.a darlo al primo cavallaro, e tattoman-
darglielo assai; che }o riceverò.in ‘luogt: di
piacer grande’ da’ sua Magn. Quantor ul
stampator novo s fatemi veder una carta
di quella lettera, della quate-ei vùole stàag'
«pare le mie rime, che vederò ‘se satà:quebd
la' mia stampa, e fate ch’ei vi dia una’cate
‘ta stampata adesso di. fresco, perchè >le
lettere potriano essere ora vecchie ;- e non
buone. State sano. Alli 7: . Febbrajo ‘1533.
.Di Padova. I ATE
- Se mon avete portato ancora: quel H-
‘bro alì Abate di. San-Giorgio che ovvi lu»
sciài; portateglielo ora.. Set
NCR: LAO, ° si, vo. ag <ì "vg
ot CAGTX. cs cs cesto
Fi) . , ole
.- Questa vi fo acviò mi facciate intett
dere quanto starà ‘il Duca di Milano*@
Venezia, © quanto qui; se’ potrete "ip
tendere; ed umche ‘acciò mi facviate initgi
.
| TOTt3' PIBPRO BED: div)
« maribito choei: satà: partitog she.do.scri-
tiate. Viratrertisié !‘che-ivio -tntovpriate mer»
sa dazzina-dî: catieghe, ch: mi ricordor-che
meceravate-malfortito. State: sinoi Alle hi
Stehre-158b.: "Bi Padova: . VEGGRERCINE
ia Sa asma dna. aBombus peter
olio gi zenee Lg
ne Mi i TA co |
go:
cp »-Direte: al ‘elarissimo: ‘Tiepolo, iche la
oce. chè sparge il Corte; che ‘1 Duca di
Milano. abbia interdetto all Alciato: il venir
| qui; èfinta, acciò ché sue Magnificenzie
nol. ‘conducano- s. Siccome. colni, ‘che. fila
del: fatto -suo ,: della qual cosa- ne ha: mo-
strato: molti segni,-e che il Duea:-di Mila-
io - ion. -ha ora modo di. far studio, e
quando. l’avesse, non: negheria alla Ita
.8trissima Signoria wna sì picciola cosa,
avgndole tanto obbligo, quanto egli ha.
Ma in somma tutto è finto per la causa
clie ‘ho detta. E -se le- loro Mag, guarde-
ranno, € ascolteranno le veci -detè lettori
quis non ‘condurranno mai persona da più
i Joro. È però che si spei Iscano, € fac-
ciano la condotta ‘oramai, che tutte que-
ste . . ..... sì risolveranno in un pun-
to-,-e P Alelato wenirà, e’ li più contenti
-@et_nzondo saranno le lor Sig. ad averlo
‘ condotto. Ma non tardino, che ie sono
oggimhai stanco di questa tardità, e qual-
«he ‘volta mi pento di aver amore all'uno-
ve, -edal. profitto pubblico, ‘Raccomanda-
388 LETPERE FAMIGLIARI.
temi a M:“Niccola, ed..a M... Lore
1’ uno*è T-4ltro clavissimi e. prodentasini |
ma siano almeno.in questa cosa, , Por ché Ù
10 :‘vi-sono .come ricordatore e minifti
anco - risolutissimi. State. sano. Alli: 7
Febbrajo 5533. Di Padova, se
Bembus palti;
ni
CCI.
M. Agostin Angiolello torna a Vene-
‘zia, per impetrar da quella Ilustrissima
Signoria la Collateralia -di Padova, che
per morte vacherà domane,: Vi prego 8
far per lui in questo caso. tutto. «quello. ch
‘sete obbligato a fare per l’amore. ch' os
vi porta, e tutto quello. che fareste pi
me stesso, se io volessi quell’ officio. Pre-
gate-a. nome mio il Mag. M. Jeronimo
Quirino che in questo negozio sua, Mag.
sia contenta far che io conosca quanto 10
possa con lei. Esso non è solo mio amico
che - potria bastare, ma è mio, secondo
cugino. Pregatene anco il Magn. M. Mat
teo Dandolo parimente , e con quella ‘e
cacia medesima. Direte poi al nostro. buia
‘Rannosio: che. ei veglia mostrarmi | in,
sto ‘l’ amore che ei mi . porta. N Ù dp
siltro, che stimo non bisognare.. Col cla
‘sino; “M.. Pandolfo Moresino e, Col ce a
‘ione mio, del. .rimaner, sua così bello ‘a
“ Savib grande. E.;fate. con M. , Ferigo, Ni ;€
‘con sia: Magi: che:abbia MA gesti i Der
‘ve. Bi: Fiero "sera, 189
ribeotiiadatò , ‘non’ come: si'‘ivet gli al:
«tti “ib da -dovero.:Se?1 elabissimo .M.
Luîgi Mocenico è ‘savio grande, anche con
« Bùa”Sig:, e ‘col clarissimo :M. Antonio, fate.
s'nome mio una’ calda e viva raccomanda»
zione, che vaglia quanto bisogna. State
sano. Agli 8.-di Febbrajo 1533. Di Pa-
dova. ; l
Bembus pater.
° ì CGII
i . da nei . . ro
+ +‘ *
“ . * * A tè»
Sutra, . .
© To stimo che se io non mi fsssi.iu-
terposto nella ‘cosa . dell’ Alciuto., per av»
‘Ventura ella siria a questo. dì, .espedita
Ma avendone io parlato, ogui. mosca .che
vola ‘per ‘aere’, fa ombra, e sospette , sic-
Come ‘han fatto le parole del Corte, dicen-
do :ch’il «Duca di Milano sotto pena di
eonfiscazion , :ha all’.Alciato interdetto che
non vada altrove. Nè vedono quei claris-
ssimi Reformatori chi è colui che questo
‘dîîe; il Corte ‘che vorria più tosto. il
ran Diavolo în questo studio che l’Alcia-
to, tenendosi certo, se ei vien .di aver «a
;fiimadier con pochi scolari. Oltra.che quan-
do bene il Duca avesse fatto quel inter-
«etto, dué' parole che si scrivessero all'U-
.ratòr nostro col--Duca, otterrebbono .da
- sua Sig. ogni cosa. Ma sono questi spaven-
a tacchi di quel buon vecchio, che ha. det-
«t0 3° € fatto molte : altre cose. a questo
“fine, ‘è ‘dice’ tuttavia, mosso dalla voce
1dò Liri ristoranti
Sho ta ‘ittortio;, chie Y Alciatò st’ toltduet’
qui. Il qual’Corte orti, Quiato: alla )
profession, deferit in salutari suo; t-comilià
cia a nbn salisfar più, come 'et'sélera* je
causa - della vecchiaja , ‘core qui ‘ogo’ulirò.
dice. to intendo qui molte. cose «tel ‘Corte;
in questo.certat’ che ‘colui. non sia comiv
dotto, ma faccia esso. Cottè ‘clie' “quante
2 quello che ei: dice alle; lor'Sig. doveria)
no quelli clarisstimi senza-altro:‘avigumeénte
muoversi ad accettàr. 1° Alciato , vedendè
questo vecchio -operar in contrerio.-H che‘
esso non' farà, se I° Alciato fossé ‘un -ighiò&
rante. Che rion ‘ha egli’ fattoanco, ‘pè
far condur 7° Alessandrino , -‘akfindolé at
Cielo con quelli Sigg. acciò 1° Aiciatò ‘n6a*
sta condotto? Che È, Alciato” se veniiste‘f08*
- se per levarla:scuola in grin parte “atlete
tori.presenti, ne ho più argamentiy gf
tra gli altri questo. Qui "è uno scolare
molto gentile e dotto giù in'*iqueltà acieni*
za , mio amico per causa di M. Carpetsithàs;:
che.per lettere: me l’ha “ratdomaniléto‘;
che è di quel luogo, il quale Ha adi
it -Burges ‘1’ ‘Altiato ‘più: 'd’ un antid:“A
costui ho. dimandatb'; ‘però che°vta ifi
egli ode il Corte, ed anche il Sozzino, 56
l’ Alciato venisse qui, lasciereste voi costo-
ro per dir lui? sì che io li lasseria in
quel fine, senza un rispetto al mondo, €
afideria at ‘adir ’l' Alcjato”, “perdiche. ho
dé procurat'isé not’ l'utilé mid'ini'ipà da
cosa. Gobi ‘nti’ hadettò “que” dotto” "Bi CAI
25, PIETRO -ARMRO, 193:
nevi (506, farlano molti ci CRE AORP Squid
» Paggior parte. ipemea,
a! NUO , vecchio , e gli del 3 ‘84%,
e_sì voglia, un piacer cogliò da voi.;,
che; diciate. al glarissimo;. M. Niccolò ,, che,
10, n priego > se 0. posso alcuna” cos con.
sna, | igo. »..ei sja contento se. «egli ba in:
mo di condur l’.Alciato, oggimai cons
dui urlo,, : è senza, più indugio rar, a fine.
questa trama, che. già più di’ sei. 099 ta:
mesi si ordisce. Se egli ha în animò.
non condurlo ,. si risolva, e deliberi. di.
non. “condurlo s., yel dica liberamente,
jo, .possa. rjsolutamente risponder.
all’ Alciato. che, già olti. mesi mi, scrisse:
sppra questa sua condotta ,, ‘agendo avo;
anzsi sopra essa. per ‘lettere dell' Egnazia,
a.,gome dei, Reformatori s che allora eras,
ni Questo. è sol quello, che da sua M.:
richiédo e desidero. ottenere. Del clazissi,,
ma M, Larenzo. non dico , però che sua,
agnificenza mi ha più d'una volta detto.
di : 0, se egil AVerà. ompa no..
di is enalato, sua gn mi 1 PAG.
comandate ,,, "DE PRI ‘plate, SANO. Alli 28, Qi) Feb: n
brajo e: dda piera. POUR t31) fi di PL
oa sogima& IT arci ig it
-05209 POT SI2me (TS GUIA SI 15
gii siiseenì ii GIU coi
La]
n Éa SG che (ni rt, smidizt
quella propria, ‘ma. la; lelera mi pare,
PARA: :EF0888-+, DAN. 40 80 per orta
‘e
" 4
4 »
N
»’.nome. La lettera
; I
î92 >’ LEyrinx FAMIGLIARI... .,...
b per esser vecchia : mostratela al Kant
sio insieme-con quella delle Rime, :acgioe
che ei veda la differenza, e sappia_da
che ‘difetto -questa ha:, . se ha difetto. |
stitno che ei .se'ne intenda benissimo,
non ba difetto parlate. collo Stampatore |, £
vedete che buona carta averà egli da dap-
mi. Però che voglio carta -più tosto mi-
glior della prima che altramente; e scri
vetemi il successo, che non. vedo l' ora di
far ristampare queste benedette Rime. _$
mon potete venir questo Carneval qui per
Vicenza, potrete venirci poi fra qualche
grorno. Io per niente non stimo sia h
msandar Febo senza voi. Di M. Agostiy
‘mi piace, e degli amici, che sian per Éar
3 debito. Di. Madonna Vittoria, facciano
«essi. A me-rincresce di M. Bernardo ,;0
di sua madre, i quali salutarete a mio
di citazione , che ayete
avata a far al clarissimo M. Lorenzo Lo-
redan e ‘consorti aveva un disordine in
essa, che dovendo dir a' 27. dell’ istante,
diceva a’ 27. di quaresima. Per la qual
cosa i Loredani, che avevano avuto ‘ayvi-
‘80, che di.qua alcuni altri consorti erano
eitati: per il secondo dì di quaresima , che
‘è il dì 27.: dell’.ipstante,, ‘fono , comparsi
‘iagli Auditori ;. ed. hanno. nargata che, xiòn
‘ ® conveniente, .che parle, dei consgrii.gdi
‘una lite siano citati un:giargo, e,;parte
- un altro. E’ però gli Auditori hanuo s Lo
ta questa citazion ,; scrivendo al, Ca
Dr M. PIETRO BEMBO. 10;
esto disordine, e dicendogli, che se egli
ha alcuria ‘cosa ‘in coutrario rescriva. li
Podestà rispoude alle sue Magnificenze , e
che -lo scrittor della citazion: si è scor-
dato dir quella parola a' a7. dell'instante,
e però che in emenda dell'errore sua Ma
ha. replicata la citazione per li 27. dell’in-
stante, che e il secendo dì di quaresima ,
secondo che in quest'altra lettera di cita»
zion, che vi mando, si' contiene. Vi mando ‘
anche le lettere, che ei scrive agli Audi-
tori, accò le possiate voi medesimo alle
loro Magnificenze lesger, e facciate anche
voi la scusa dell’error, dicendo, come
egli è processo e pregandoli, se i detti
clarissimi Loredani volessero sospender que-
sta citazione, che le sue Magnificenze nol
facciano, che essi hanno ben tanto tempo
di venir qui, che li può bastare, anzi
fate che le loro Sig. levino.la sospen-
Sion fatta, poi che averanno, inteso la
causa dell’ error che non è stato fatto a
posta , ma a caso. Che stimo che gli Au-
ditort non leveranno questa sospension. lo-
ro già fatta la citazion non sia per valere,
facendogli intender che i-clarissimi Lore-
dani non attendono, se .non a impedir
“con simil luoghezza e sospension. la mia
i giustizia : fate in questa da valente, acciò
‘On ‘sì perda questo mese per' niente. Il
‘’Podestà mostra fia qua esser un uomo
._Jnolto giusto. Però voglio far. ogni cosa di
u$spedir, Questa causa sotto lui. Sì che. ora
0° “Bembo Poli IX, |. 14
Id; == LESTERE FAMIGLIARI
dal. restra; ogttto rfatevi, sentire: .seotbbri
bisogna: ajiito è menate. fomili vidi voMra
compare, Banti; vaglia mà disquestirbomame
darvirda. cem prer:; una Cadenejlai'd'one da
dear, a/ suo! figliuolo J come. mragiotrassi rob
State, sana, Martedì sera; “inpanzinbimparb
tedi;-d4 Carnevale. 1638 DidPadava. cirio
îvi:Fate 1ifar ila citazion spiù tosto och
petetedio Ri. cene? na alifo 31508
CCIV. rvob
PIRO pic: SLI NOE Set LI diari: EE
AI Direte..a; .M. Agosti n che ho inteso
dal medico del Collaterale che ‘l suo male
è mortalissimo, né: può campare, anzi
morirà in breve, ma del quando esso
nba. sa-prevedere; Lo:lo' confertanraì non
ghspartire.,» che questa ..cpsai:: ha: avvduràrsi
paohs dh Dello Stampatore , vedete ncbbes
wor visingacni; in darvi. poi ‘cosa rstlm ab
té. pritha “che. ora:, e fate ichl.ervsi-Hisolraz
ki vi aspetto. questo Carnevali; petohé
andiate.d * Vicenza.;-dove sarà“a. proposito
che.-vi ‘trasferiate )\ed'ial riterbo: vostre: all
resdevò Marouzzo:, ilb'qual.nouvasbipiò.
slavigui ,;non-andanido»-fiér odireasalocole
quilta licenza bh'-e1'facevinia IVarezia:, vis
anche.sivoyra rinvlto:' dé Lnvparaes] dstuchè
sfvsiaratputintoqusettator@hb gie qehecegte
enascneticlepgdres!B: osamete jb vd 8 |
vestia!) c!disazatri@ Mcùnarlvlta vogcarby
ss ps FarglitHaddia nh roprinitiaited lateral
cosa non vuol far la Maroni! péf drieateg
che: mori vsretà che Marcella se ne avesse
DIA irl PIETRO BEMBO?: rat
aidolere. Darete la inclusa ‘obt ib'strivb:b.
aiMi : Bernardino: Veniero; a ‘Mi Benetti
suo cognato ype'balutatelo: da' mia ‘paite?
Tèrmoca: detviohe mi piace: grandemente
del: migliorameuto:* di: Quiutilro; Mare
dasquésto» si può avvedet ‘quanto’ sia? gd
verchio .-préndersi affanno :avaviti’ tempo!
Stade <isani iche «i N.::8. :Dio::vi eboservi
tutti. Alli 12, Febbrajo 1533. Di’! Pàsy
dova. o
Ho avuta la lettera della citazione.
Saf MANA E * Bembts pater.
GEGIDO GIS Api ngi i ast
[AVRO ; PARTITO ACVi SETA PETRONE TRI DI 3 _
dei Gririgiigiao SME: PL aa E de: TONE
so Rangrastate :11-Maga.:M.; Tommaso dela
lardettera: mahdatami ,-- ed a ‘sua Sig; m@
raccomatulaie , e proferite. Ho: peri lettere
Pa nasio apnea : stesso. che .mi’' dite
votidela;candoatia.: deli’ Aleiato, :Vedrò : di
satisfan allilore: Sig: Oggi averemo la
asmuredi sedi oraiaspetto il: Quirino :e
Nava]ero, a,desttan. meco ; il qual. Quirinéò:
digrdentissiazo.: Pagléerò anche caldamente
alooclarissinho Macenico.i.per: suo ‘padre j
che senveerio smi, servirà. Questa vi sériva:
drbinhe hosrigentto.la: vostra; perchè, non;
ateo 0 de pia! » desinar. tempo : di. sorivervà:
a pibce, dj Marcella. Attenda-.a star: sana;
pixsoggi mrodo 41.0: (COSÌ fate:. NOL.. Datemi:
tiappsto! dello iStampatore, Mii. (di Carne»:
raler 1633. Din Radorlra...; val dover ato, #eiu
209 va gu. ve Sliura.il slo Beru. pole,
è
#0
AE
N N
/
#68 1ASPrità e UH GIA
GENI:
“ov Ey'lite Loredans ntn' st'“imîftiò il
di del termine, però 'ctie :M LéonaVie
Actibse:- qui che’ la'sua ‘ dommna'Avea” dol
He, e pregava ‘chesi pozessé un'tertàli
ed’ ottb'di ; “così fu fatto i'ed ogni) tha
Ya ib detto termine compaitsi! stato” ita!
stiche ?l' Vicario del: Podestà vada super
Todo ’ e0n quielli. medesimi ‘ingégriett. “E
iperettà il Barucò è a Brescia‘; M Leona
Yo. hi ‘preso termine per fatto verire “eb
&iorni:, così €’ prolungati la: ‘dasa quattò
vedete, ma-io la tengo’ a bud tet'inititi,
Poiché il Vicario e gli ingegrierti ‘uti’ stra
Soltà hatimo ad andard’ sopra)’ ind’ 66
*ftin id voi. State?'sano:: Se“ MatrcAntdom
“desidera Padova , egli è=bér tatto deldet
sato esso da Torquato, che fagionévolint@
te .lo dee fare. La Morositià 'tiji Fice:;! 8
ftfjnando Marc Antonio si ‘pàttiva*;' 18 He
Torquato‘ pianger sì’ forte, '&be‘se ‘quel
«putto fosse stato ‘sano, non soppbttava! tifi
‘che si partisse y per'hon veder tost'enà-
‘soluto quest'altro, Attetidete 4 stat: 086),
Ad: date le: allegate a ‘M.. Déinmdso, èlla
Aenedale , il quale sarta Mone! che vil.
.Raste: ca £ che. è ‘tornato’*di' Baléstia. Mar.
‘ido al Generate la sua iper i Portàlettetee,
«greto da ‘Sisitabibo vostra no! paja''otditià
«Ga: AUi 6. «Marzo 11533, Di Padbva,i HA
AR a i Giri a cia ‘Bom Habk,
A Mr, PIETRO BEABOx s9ì
CONI, I
« idboAvnto. Astrolabio, e le;mie mo:
pete» ve lo; rimanderò, fra dur ,..0 tre di
Ini.questo, mezzo ; cioè. damani ,.fate..che)
Rapnusio, yada.a «quella bottega , dove
egli era,, e.dica;;. lasciatemi ;Keder, quel
I’ Astrolabio lavorato. alla Damaschipa; she
ayele :.;esi gli risponderanna,;che .lì hau-
zjo prestato, ad ..an.che 1 vuol veder. per
camprarle;, 0.simil'cosa. Pei, potrà dire.il
Rannusio, pazienza, 10. voleva vederla ,../e
Forse l’averia comprato; e partasi. Questo
perche causa. voglia che facciate, vI..ed5t
250 poi, quando. vel rimanderò. M, Gig
ann: Antogio, Mopresini, mi scrive; come
Sedargie-.Jo gli rispondo quello, che po-
pete veder ai dategli la lettera, ‘e. parlate.
agliim, conformità, e s'ei vi mostrerà quel
«opto..che mi dette, mè mostrerà cosa. più
- Aptentica,,, ditegli che per quello .io non
medo essergli debitor, e levatemelo . dalle
ifpalle, Sto, con \affanuo . della casa: di-.M.
A gIsun ‘nosino,. e, tema ogni ostacolo : ..se
lisngna che Jo,; faccia altro, ..scrivetemi,,
‘ghe tapio...fanò. iDirete.. al..:claritsimo:.M,
Saiovappi,,,Antqnio. Venier 9: che. fo. più
egitto ,essgre;in buon. credito, con. sua ‘Sig.
sla 14: cha go tutta la Francia. e ;a lui
senzacfipe. mai... raccomandate... State sano.
Alli 1G;Ai, Maxzo,. 1 dì. delisolsuzio 11538.
Ri Padova, Ho scritto l’altro dì a M. Jas
ing GAETA PANTANI \
como degli Orologi , e pregatolo ch'ei
voglia esser qui al 4éripjo per venir un’al.
tra volta col Vicario di questo Sig. Pode-
ui e Loredan ‘sopra’ d4ghdatlla no-
| Vera differenza; noli tto dal Itti: a liounsa
osta Sano Lino os cziGav io rl 194
229 TO Vi vprebo mbntate: domabitvità battet,
‘aeotidate! 2 Sen ‘ Barnabii CI: G9%a
dagli ta rintlusa, e a 0@‘pressrib'de ibis A
ca Veio ui) 00. 1 orli de erometlo nt
Igasarsatà6*subitò dappoi? desittat ib nella
totti; vedete di trovarid'ad bgsivamode,
-6‘datemi: voi risposta | pettui;: che ‘itampio
"tard:} «sapete ' quanto questa tas? mi izi-
“porta: cur 0 lr Ted LR, UTI #a°4 @
BO ea YO avan sep . rolsg
Tuir. eun 10 GOVIHH: i risa è 19%
BISI i ar pot Losa Cia Gb IF
seat ai ee E canon zl 36 e.
«811: Dek aostro: M.: Agostino imi 'è deluto
ifimora l’iattima pazienza; se: fosse pbssilif-
4e'espellirò la compra de-1° Astrolabio) fia
ibhe Gio. Antonio sta a' Venezia;!it;che de-
‘tà possibile , facendogli domuns;:rrindie ci]
Mannusio,, è concladere; e tortò, ivimbem
riareàro- chè dubito: pur: che: quatchèobp-
24 non: toglia:idi. mezzoisise!lhen idoragsedo.
Star qualche:.cosa: più, nù ‘questa ‘vi; sorsi
r'altro. State sano) AU «2ubardo FBII.
1 Padova; er... saenozid im
e 9Rieesi rio ail La alfa iso Gio
COSTE] Caronaleata: i. sarai se iov slo por
K e 1
5
IR Ma FRLETRO:: BEMBD. oo
59 5 olofegria »gelortà dasbo omog
256 (14 MII TIC off, tu pi 15925’) eiluov
29hOo 4 ei ofaguip sd or ar loo ntiov sii
00 rPeteché pi. ‘Pagomo -dall'Qrologia 1098
riganito mit hai, risposta, esser waparitchiato
er lui di venire a l’acqua, ma per. cefae
atattid Rresidegtitdelle; aeque: nuovi; ed es.
gsen penifaragnalche casa:, (creder, ghe sessi
-moguigli dariana.igenzia, e.clis,medi diartr
srinailettera dal Badestà,..delli gua): fettera
sifion cho, yaknsa, aprir. bocea:,;; che; forse: api
“otraniria ut) cantraxio.s vi. palate ;peosar
negnelloviche; moglia; inferiry però saneie:ton-
tento: veo£e Ah Bereandin: Belegno, sa:0a-
‘sì vi parerà, acciò manco.....a tanti pw
gatori, e forse anche M. Vicenzo, compa-
rer a questi Presidenti, e pregarli da par-.
te mia, che essi vogliano conceder licenzia
a M. Jacomo di venir a Padova per due,
oenttd gioni opar:Ja : differenria della hcque,
cpiinzda quali ie: l’iebbi l'altrasvolta! sottaiil
«Padeafelo-ohà ‘poiinon: valse ;i peri Ha causi
«ghe deprtesifanerido questa: vesì a:iimevidi |
- fimalibrimpontanta: Be. fosserb asyuesta corn.
-sedenvi deri) slirete: ‘alle loro Siguapie, ehe |
-quessg dan &rhuen:; merito ddllen: fattele.
-Ghe:presblasglisanni:-non:sbe gio rmivcet
dii percleoppiria ...pimil)cosofsmga nda.
tfr chisdgoarà. .i) tempo per quatmast |
mi bisognerà averlo, stimo saràradggi 58h‘.
otto giorni che così è il vostro termine,
ma che voi il farete poi intender più par-.
Led
Boo IMITERR: FAMIGLIARI
ticolarmente:, -perthè potria essere, che BI
“rolungasse. Lasciate tutte le.altre: dosé..pgr
fornir questa, la quali: importa: più che
‘tntte le altre.:Se io credessi: che'l.clarissia
mo--Doriato: fosse sopra le acque; come-egli
era; gli-averia scritto. Datemi subito‘rispo=
sta ,-e l'effetto insieme. Alli 13: di Marsa
3533. 80 RA E:
seggi I E TT
vii: . a un CCX. ° ‘i - a sa
USE I ID
Vi mando questa al clarissimo M. An-
tonio Capello , il qual stimo farà per me
questo poco officio, se però alcun si può
confida dello amor di quegli uomiti, es-
sendo. stato il Quirini: così fermò e dostarit
te.wella. promessa ifattami ciroa’l nostro Mz
‘Agostia :Angiolello, della .qual coss.imonmib
potrò scordare: fin che: averà:: premoria )-b
rse chè nén' hanno fattorun matéo. da ib
ne; ‘e di eccellente cendiziene: a.: quelt'ofì.
ficio: :ma basti: in ciò. Al :Clarissimo::prà
detto darete la -mia lettera;;:e compariveto
| davanti ‘a lui, e agli altri dirmodoche dix»
né la hceenza a: M. 'Facomo, Noi «imi scisve:
te' dei compagni che sono M.:Carlo.Mopee
sini; e: M.. tiorenzo Giustinianb., stimolalp
«biate xeluto dir .M. Andrea, il quale quan
40'sia-tiio sapete. Pétò.se M. Antoniaibax
«pallo non-la: prende per nè. idubitovse:ne
averà -difticolta. Col Moresino: nén homes
suna: domesticheaza i nè ‘gli “bp:ama] pavlesa
dal .saluganto :t» faora:Mi.iceispi questi, nate
| DI! ML: PIETRO? EIN, LIA
tininoriarendertovuto: Javrmostrap mpeivola
tpuplechoidtesb »iche sono qlesti prosittery
d49 e:fu:tdatanlardetterg: ali Portello, ‘al:wd.
sino glentik do gato -Longo:che:ve: la miauò
dasserquesta serasla ‘“vgsa , sibi quab:febstro
engrato;tioa siha: lasciato: veder dà use9
pazidiiza, tutteile mie: disgrazid):siamo, «ia
questo. Del panno verde alto un bràècio
‘che non sì trova, pazienza; si vederà per
‘via di Vicenza. State. sano. Alli 13. Marzo
1533. Di Padova. — Bembus pater.
“sf. Li Dari SE. SPP GERE VG; n
Di è CAMP AF RNC CE CCXL, cui Sei
NI RS ILIADE TIIII SEE ef QI
-23 . ‘Questa vi fo: solo accioechè) divlate al
Magnifico. Quirino che 0 mi:rallegro cova
Su Sigi:deli bello, ‘ed utile, e: singoli giu.
dimio ‘che. in sua parte ha ‘esso: fatto: suella
elezwa: ingegnosissi ma: del Vicevollateraldi
Padova. Però :che io gli fo: intendere ché
dutto eletto è stato :amico. di. 16. e -forse
18; anni del sautissimo Broccardo ; il più
@ivo.,i e più intimo e. più.«a lui:simile che
egli. abbia giammai avuto. Nella qual: ele-
zionevoltra’l danuo della Patria vostra, che
seguifà.di tutte quelle bande, e:per tutte
quelleovie ehe 1 giotit, e scellerati. che so-
Redpgegaoi, sanno trovare all'iutile par-
ticolaratora. Se sua Magn. averà officso due
suob-veti:ie ifedeli amici, voi e {mej man-
madonie della fede sua , e promessa «data.
‘Ne 0es) pienamente, n cosa cospuonesta:è
èbsktuddzziza idasiderata , e: COSì premia 48
+
£02 IBTYERE. BAMIGLIARE
so almeno da ;servito 5 6. fatto infinàto Pity
edre ‘ab:Vearoro .di-Brescia;.che;. mal, he
altrettanto. IH qual, Vesadvo per cli pazicizàe.
falsa coni. gostui al :tempo;.deb. Broctardoh
gli.:ha ogni suo favore quiestàta? &. questa
impresa; Nò,..ha l'infelice; e) piisevose aÎtto
sosteggio alcuna axuto in Veneziajchg quel
lo.del:.Vescoo:, e :se:il. Vesoora Romena .
esso mani si aria. posto ia 4àle-,. richiesta. «E
stimo: sea: M..: Niccolò. avesbao il;:Viesnevo
donato: un bénefizio di dicatigento.d'estrie»
ta, nozi gli.averia : fatto), maggior .piastig
néè-,più rilevato servizio di,guesto.:Saperifi
adunque, oggimai iquello..che, io: avessi a fol
re.y'quando ie più desiderdsti altenena al
cuna; cosa.--da dai, Ma non più Stai sane
cidegl’amici ambiziosi fidateve pogoie Tier
dete poco: esser inganmato.-Lquali, amentie
Wogliono e procurano .che; tutti;.a lerergim
no. amici, per conseguire i.desiderati eLceli
cati onori, essi a.niuno.veri amici ;nimano
gono. -Ond? io: passo bcea.dira;, eome mac
monde, OP “diletta., «A «piace: Quelitcha
più mi dispiaaque. Valalira volta,state:sqnix
Al 14. Marzo 1533. Di Padova»: sv ssia
RIGA O ATIPICA IT 19h dit A .o1t18
cio abna 0 te GOXL: 4 , orisoV [ob
gii tr in@ mini ni 0 cattro7 QLuGin INgO,
xv H Barucd ingegner.dei:'Laredanit ver
nuto da Brescia ed è qui, però fate dili-
genza di aver licetiza par M. Jacomo. E
perchè il Vicario è in Venezia chiamato
dalla: Bigiopsicimrére itosià .ifarerionitta al-
Ur AM. sitrfio:rfiMb07 — 208
vagi dental elielsi ba:ino%a metter con
Ynipdratored-essobala cente /sdpra ‘ho
piiaD degua ja rd bene olserti troviate}! esi
defrenzuesib ré»bgni smattina: riropalagzo sail
Bho a’ Savi! usa altratheate idee essel
alibegiato alta casa eli Udibesf) però che
dadi quella ‘cità. ue chiumast if dayoino
Fiorio; sovrano in quella «dev Pabovaribsai
sà dico ibenesche fl :Litoriate:fce iglirparkiata
essnettiate: ordine con-iui' di .#a per quawdo
eitipottà: venir ‘a Padova, è chè queste: of»
Bine:sia eerio:;'ed allora potrete: far ché
Miodatomb'vegnà:, e 9° ci vemissò : su. (con
luli} tanto. saria ‘imeglio iche.in arca potrias
116 rfipionit della ‘cosa: instemse | Lintenderes
tevik bisagno: :E ‘poi che sete :r'estato di.ver
| mic epur'‘per attidat a Vicenza ipev. questo
rispetto ibbiate tutta la ‘cura di questo
negozio! vei:;)8' se anche voleste venir'con
Mao0Tacomo!; edo Vicario :vorz ed'anche
coat ‘sopra ‘l'acqua , mi fareste singolat
piaver, ‘e credo non ci sareste indarno.: Mi
proffero.:di ricompensarvi il danno dei gior-
ni.persi; ‘66 'l' fusse.ben di ro. ducati, ve>
nite ve ne prego. Del Quirino inon dirò
altro. Attendete a questo negozio vi prego
del Vicario, e di. :M. Jacomo, e anche in
ogui modo venite. State sano Alli 16. Mar-
POV 1083.) Di:-Padova:: 1! Bembus ipater.
ile 361 e 0 tl lot 13,34%
do onreneì O CONI si tr 503
Oiparekisi) pivot SESTA TUTE SURTOILIT 136;
‘Is «DireteacMI. Niecplò Fiepola;chsdo.iiicd
RO.f LETTERE FAMIGLIAR,
dirò a persona la deliberazion, Jogo, SOR
1° Alciato, Ho avuto il libro di ,M: fiogg
Giorgio, lo rimanderò fra pochi di;4l Que
rino ha promesso far maraviglie per M.
Agostin nostro, e dice che certo la faran-
no rimanere. Vi mando per M. Bernardo
lire 20. le quali darete a M. Fraggeseo da
Brescia che getta: sta come dovete, SAP ER
in Rialto, nella calle del figher.- Ricorda;
tegli a dar fine ai piedi della .mia tangld
di Bronzo. La causa , perchè vi riman
Marc’ Antonio vi dirà M. Bernardg,y.,
qual. mirimetto. Attendete a slar sno. Crt
xi averemo il dì di Carnevale. una, piaca
xplissima Commedia. Il secondo di di qua
resima 1533, -Di Padova, ti &Xex
Vorria che insieme col Rannusio con-
chiudeste il mercato goa lo stampatore, che
provvederia di mandarvi danari, se me ne
verranno, ed anche Niccolò, Gabertp per
soprastante.. Vedete, per dar ricapito,.quaoti
danari bisogueranno. |, Berta E'AETe
Ò | sa sosia 16d
COXIV,. 0) kh gl
20.0» Iq
sia
| Darete. questa a, hi i “tig
che la nostra. pairia, PA {rabbia fai hl sio Ha
sta volta consigliere, ma più, me ne J eghie
con la patria. medsiane..È Mont PA SPUTA?
rio ufficio a questo, col fico VO Man
teo Vettori, dell'onor hr anale, ho. - DA
stugolar aleErsatb n, GRANA! SR £ Ica
pi "nr, Neva ‘Artio dò
queltò Pack pi pais ri sibta NO Cprd
TRN, “ti thickot n atdl'stte sl
20diMdggio "1583. DI Patekia oi sii
(GONO 1° IRMERFIESETI LL € co 0604
piso fo ai trita "CC XV: a carte MIZALE: GRA.
Shiri! 4 vata nio 0 FIDI ©
5. Magi. Mi. Hina ind dl Stat ‘Una!
rà ‘sentilabto di questa. cià: de Rota
Mie, da Val at! cingigliò alfave ali
lntid, evdicériti; che vol-sattble 'Hipé giual
dae'mégi, “ore ‘verranno. "tb vis
fuantò wi posso 4 faré opt ary ped
e.‘sutt'Signbria bia servito,” REA
firete. quiet tette; ché arti ; RE
fosse ‘inia. Sfate sano. Alli id ‘di Ned 535
1939. Di Villa, tt Bembus dle:
4 BA SA DIRE tira 3 AND)»
STI 15 SPSANPIO COXVI.: ld agenti
Vip io de Ue: ioegbai;g< voi
thai Si € fto. i diségno © comé poten ave.
ill'ilitesd’ da -M. ‘Agostio notaro dell’officià,
al’ual direte questa commissibhée futtagli
dai suoi Signori, e questa lettera al Pode-
stà di Campo San Piero, che non s'è ado-
perata, ‘he sono rimaste per Ce cana
slo di' Giò: Antovio, 11 Magà"M ceo
e Predafo mha fatto pr eguitte
Tata A fot) ch'id sia: ‘‘comtetito Lies
UHagPe A viflabon sua moglie jet 8 au
HA] Boltazzo.! ‘Cero i io ‘aveva’ T#NBH ie
fib- torufarmene a proségnis: pi VIuAD BI
E egrzio: ua non voglio ee et
%a Sha a dacia “aleggia
L |
208” LETYEEE ‘‘FAWIGLPANN
gli: h'iorsono.corteaty the sua!Magn.
pigli questo sollazzo, se ben-stuttò 1amestria
intuito è nilo danno, come vede, ed
ha ora più che mai veduic sua Magn. Fat-
ti questi 8. o ro. giofai}*che sua Magn.
m' ha richiesto, sia a Venezia, dove sarò
mica #0 Dio ‘piacendò. ‘Sara bone clié una
nvltina birqueste preghinte Mi; Angilordalk
Cortivd!a dar: fine-al.-disega@oÙattiò di poss
sal'beguirilo ninnaente; -ha- premesso i «ta rido
fohuitormesta settimana clieivizne. »Credoi
Sarà Sisità ‘eputota venuta @ mip granile paélo
fitto. Oru.iw-ho-delle: 12: parti dellractrua:
J'iuna!che siene al mio Molitto, 0:s3meno!
quella lettera che io scrivo!:‘a Monsignat
Soranzo. Lu at ui <)
cia gise® 0I/5 ca
deli CORNI circ; szsnp id
to. a A) co auver] iI BISÌS 01}
‘:+ Vol:noa.:mi scrivele cosa .;alewma; di
t
“ quella: cosa,::che io vi lasciaicordine di ilo
tendere se serivermi. Ho!awuo la: Jetteed
tes
Luglio 1533. Di Padova. © 640bsT
Dk ACd PIETRO DEMDA . 20%
, Sura sppr Buonsa. nad az Losapiio: olesup rio
bs .3bov 00095, raspigt, «Dembus (i PCV
6808 pel eng Giclee cene ada dig sso nd
.ogs if sdolle aaCGXVIH. -. © ALAZI VIE 4
fue sob, pivoesif coso crateri ad ag
sci Bilin piace y ale Messer. Antonio Descal.,
zb:ltrakte rguello asinonel, come merita. Ha:
avuta .la .obblazione, se foste. così sollecito, ;
chia smi .marndaste, per. Gio. Antonio l'affita
tohdella casardelli Signori Procuratori. de:
vlenzo he è qui a san Francesco piociglo,
mi;;faresle!piacey grande, ma bisognerà far;
loi:dantane ,velie: domenica non si ;fanvo;
quegte cose. Ed -ho..ordinato. a Gio; Ante.
mu, cite;:sia «qui: lunedì maltina ad. ogni:
nodo ligentile: M.. Antonio: de’ Marsily ci.
sarvizày: se) sarete ;81. diligente. voiy.che :do-
mani a? diadha(pra igliele diciate.,. se non.
sprpetrà itosì domani, fatel. poi ;..e- fate,
chest” nffitto abbi: libertà di spender dusa:
ti dieci in acconcio di detta casa, siceoma
mibcomamesse \cortesissimamente il Clarissi-
mo M. Carlo Morisino. E non vi sil scor-
di questa particola.: M. ‘Jecomo dall’orolo-
gio stava in pericolo della sua vita jerimat-
tiba ;sgiersbra seche-l-<visitai stana. di. modo
che io volaveasbuona, speranza, Ora.im: è
dettt13! chè csso:sta meglio, Direte. questo.
ab Megns;M: Mart Antonid Justiriamo, ye
«debdota; eia, sum. Sig. mi. raccomandate,
StatelkAnm nati sA@lits di Agosto :,1.093% Di
Padova. prob tO LE pilzini
\
200 LETTERE FAUSIGLIART
Siavi a mente la scrittura dei Lnredani,
quando M. Leonardo sia tornato.
Bembus pater,
CCATX.
Nan vi sericsì l'altr’jeri (da Padova,
senten.ivio* pena «di coliera, ma tuttavia
oriin:' a M Cola, che wi scrivesse, e man-
dusscri Îi 20 pur ia inezia tras, e quelle
ire spee, che a far per me avevate; ora
che sono in villa, e n60 ho da parlare ad
avvccaii, e parmi di vivere, vi scrive. ‘Qui
è ua bellissimo, e dolcissimo, e- fi csco sta-
re, e penso non mi ci partir per qualche
giorno: ‘sa voleste venir a farmi compa-
gota, me ue fareste niacer grande; potre-
s'e venirci C20 Luigi vistro, ad ogni mo-
do non seie ora a que Ha cassa del vostro
rifiicio, cHe è così laboriosa. Ia Padova mi
fu doman lato, e aveva veiluto una lette-
ra di M. Jacomo Barbo scritta al - Podestà
di Castelfranco: risposi di sì, e fa laudai
come doveva , stimo glie ne sarà daman-
diti la copia. Scrivetemi se I! detto Pode-
stà € venato a Venezia, e come saranuo
successe le sue cose. Attenlete a star sano
cou li vostei, e disponetevi al venir qua
per 8. giorni. Alli 5. di Scttembre 1533.
Ai Vilia.
Bembus pates.
— RAP RETRO PRENDO. ,
vela] raf, sii Wi Ò 1 x ni n 193
Ra: 1° 20 PORETO - NA AA
Non credo che bisogni, che io viscri-
va, che avvisiate M. Antonio Descalzo in
‘quello che farà mestiero per la lite dei
iBloett,pur:.se bisogna, ve lo scrivo; come
‘«b<.vaderlo ogni. mattina, acciò che es-
so .:weda la, cosa.uon essere dimenticata per
svonto mio da voi, ordinar le citazioni, che
“bieogneranno, e somiglianti cose. Del par-
lare, a M. Jacomo Michiel ‘non dirò altro,
«fre. stima l’abbiate fatto. Avvisatemi quel-
do,.che arete fatto con l’amico d'intorno .a
sqauanto vi scrissi di villa. Aspetto. la- ob-
--blazione - dei. Loredani. Attendete a star
- sano. Alli dieci di Settembre 1533. Di Pa-
«deva. o)
ai da. CCXXI.
5°. Ho avuto le lettere da Roma. : Delli
:sendi cento, M. Cola vi scriverà quello
-uche ne averete a fare. Questa vi. scrivo,
«sh00iò. troviate da parte mia M. Agostia de
onAdrianis scrivano agli Auditori, e gli di-
cagiate, che ia il prego, ch’ ei voglia spen-.
«uglere ana, 0 due, o tre feste in cercareil
tiarocessa della mia lite delle acque al - suo
“officio, con quella più diligenza, che esso
»pettà i e.«he se lo trova, gli donerò di
questa sua fatica 20. scudi da farsi una
Bembe Vol. IX, 14
230. LESTERE FAMIGLIARI :;
vesta. Ne vaglia, che esso m'ha detto avere ..
vi altra volta cercato di ordine vostro,
però che desidero, che ne cerchi me-.
glio ora e. con- maggior diligenza. Il dette.
cesso fu: mandato sotto bolla da M..
riadan Gritti Podestà di Padova, che fe:
la sentenza sua del 1453. di Agosto, della
quale se ne appellarono gli avversarj; di
mio avo, o forse ancora dal suo successo-
re. E gli Auditori furono, come vederete
perla copia della loro lettera scritta al
etto Pedestà sopra il laudo della. detta..
‘ sentenza. Di questa cosa non vi più..
pregare, e stringere di. quel. che io. vi prie-.
go. Scrivetemi, se avete mai fatto cosa al..
cuna di quello che .io vi scrissi di villa, At...
tendete a «tar. sano. Alli 21. Settemb, 1533.
Di Padova.
CCXXII.
. Non pigliate fatica. di scrivermi. il suc--
‘cesso della cosa, della qual vi scrissi di vil...
la, che a me basta,. che l’abbiate fatto e,
bene. Mi piace, che l’Adriani abbia tolta.
la impresa di cercare. il processo. Certo..
cercandolo bene, lo..troverà. Direte all'Ecs..
cellente M. Antonio Descalzo , . ‘che .io..il,.
priego , ch'ei sia contento far quella. ob--
lazion che già wi disse, che.gli parea .st:
dovesse far altramente, che come fece.l'Ée-..
cellenié M. Luigi da Noale, e fatta ve la
dia insieme con quella di -M, Luigi, che
Ù
DIM PIÉTRO BEesoz asi
me îa' mandiate, che io desidero molto mes:
derla fatta, e perdonimi' se io glì: do-nojai
sovérchia. Non ‘gli raccomando. la :- causa:
dei Boati, che vedo gli è raccomandata:
State sano. ADI 28. di Settembre. 1584, Di.
Padova. SA
Bembua pareri
ECHI, eo
| Direte all Andriani, che | se troverà
cosa alcuna, non ‘dica parola ad aicanal-
tro che a voi, e faretevi dar quelle; ‘che’
ei-:troverà. Vi intendo del Descalzò , | @& if
M.:Sànto, e del Marsilio. State sant. AUD:
27. Settemb. 1533. Di Padova,
Bombus parer
COMIV.
Io non odo cosa alcuna della lite dei
Boati, scrivetemene alcuna cosa.; e se alla
espedizion ‘sua bisogna: opera vostra in: sél»
lecitar M. Antonio Desealzo, ò n Altro yo
ché stimo ; 6 son certe di: sì: se mi ama+
te; rion le: mancate. To farei altrettanto per:
vot; se aveste una causa qui. Direte ab
Maga, M. ‘Domenico Trivisin, che id ho v
riavuto. il Demostene, e sono alli iacerf'-.
di <S. M. Attendete a star ‘sano, ‘Alli er.
Ottobre. 1533. Di Padovaì - i” LS
Bembius piceri?
282 ° LEPTTENE FAMIGLIARI:
| GCXXV.
-
=
+ Darete questa a M. Benedetto: Conta-
rini marito di Madonna Faustina Manoles-
sa, che già fu monaca di Sau Biagio Ca.-
taldo, il qual fu al mio convito con M.
Filippo Capello, e M. Luigi Bembo. lo
«mon v'invitai, che so che ‘non vi degnare-
ete «li.venir qui, per lasciar quelle belle .
pratiche civili, e onorate de’ vostri. broj,
miassime avendo così fatto offizio , e nego-
zio «pubblico di governar li danari, e teso-
+ rodella vostra patria. State sano. Alli 2. ‘(di
« Novembre 1533, Di Padova. > PRIDE
,
. .
n - *
è
“
OCXXVI.
‘’’ Voi non mi dite più cosa alcuna, se
l'Andriano vuole guadagnare li 20. scudi
ehe io vi. scrissi, che gli prometteste, tro-
vando quel. processo, e pur sapete quanto
questa cosa mi importa. Io ho pensato per
più d’una causa che esso non sia disposto
a farmi questo piacere, e forse, che io
penso il vero; però se vi pare, crederei
che fosse da parlarue ad alcuno altro di
quelli scrivani, e veder se essi vogliono
pigliar la impresa, e se vegliono procu-
rar che si cerchi il più tosto, chie si pos-
58; lascio questa cura alla ‘vostra verso me
amorevolezza. Del Magnifico M. Benetto
Contaribi vi ho inieso: lascio il tutto alla
DI- M. PIERRO BEMBO:: 223;
prudenza di sua' Magnificenza, al qual mi
farete raccomandato , pregandolo ‘a salutar.
a nome tuio la Magnifica Madonna Fau-
stiua. -State «ano. Ali 4 Novembre: :1533,
Di. Padova. -. Dai VE
* Bembus. pattra
digli: no RÉ
COXXVII. da pi
" IERLATZZI MG cri
Vi scrissi a questi di ; che a M. coni
nelio pareva, che vi dovesse essere. uni altro
processo all'oflicio ,-e che faceste cercare.
Ora vi. dico. M. Cornglio .. meglio:::pensata
sopra ciò creder che: noa ci: sia-altro-pros
cesso, e però . non-fate cercar piùù Dit
mi quando si muterà la Quarantia delli
Auditori nuovi per la prima vostra.
Fate ogni cosa che non si parli alcu-.,
na cosa di ‘questo processo trovato j: e' che
ciò stia secreto ,-se è ‘possibile. Anzi- aredo;:
che sia a. proposito di Messer. Agostino: chin
nona -se ne. “appia, nè. si-Iutenda, acciò
nos Re:acquisti . ‘malevolenza,: - Attendete; a:
star. sino. AÙI basi + Dicembre- 1534. De
Padoa. 00.
To asti ori Le Sil Bombus Pater
« voto EER: #4 ei. ‘35%
mitico Das LCCNXVINE. oe L41958,
mene onilogi ce o care i i
È ‘venuto 09. Venezia Meestro Jacomo
da- Ferpdra, ‘Medico. assai estimato.a Radama;
dove è. stato molti: anai:, perxieadosic.da
quella Gittà molto: male. trattata; cd ingaziea
ari IRYYERE -FAMIGDIARI
ta; per vivere nella. nosîra. patria riposate
‘e:sidàra..:Vi prego lo vediate volentieri. per
admop mio, -e gli prestiate, tulto quel favore
«hè potrete.a. farlo conoscere e tener caro
di .avere. bisogno della sua arte; dico :iu
«questi: principj, ne' quali esso non è .co-
mosciuto.. Che dappoi. la. sua diligenza e
svalore::.lo faranno conoscere abbastanza.
«State :sane, - Alli. 30. Dicembre 1533... Di
i A ci. Bembus Pater.
+#-%:Jb ebbi molto a male che M. Cola.tor-
“masse: da. Venezia senza «esser. processo alla
ssentenza ‘davanti i Sig. delle ragion vecehie
#-me ne delsi assai con lui, pensando che
agli. avversar). con:questa così luogo. intertallo.
| ‘duvessero: pur trovar qualche. uncin .. da,
«atentarmi.. M. Cola si :escusò che voi lo
“dutriageste a. questo, per la qual. cosa in-
.tendetudo per. quauto avete scritto che glè
‘avversarj. vogliono comparer, quello che al
-lota' non voleano far. che nom pensano
‘più. tornar per questa causa a Venezia, poi
the voi: avete così voluto, siate anche
‘quetlo -clre :defenda la mia causa che a vot
la rimetto tutta ,. e ja. voi. la lasso.. Io sti»
mo cle gli avversar;: col mezzo di Lo»
redano abbiano fatto qualche pratica con
quelli Sign. che facil cosa sarà a quel-
«a casa tirarne un dal sno voler, e per-
ehé l'altro. è Bembo., nen. a: potrà ia
| DI M. PIETRO ‘BRMBO, ‘nb
*pazzar. Dio voglia che ‘non'abbiamo più
‘Tmpaccio di quel che saria bisogno. Messer
Jeronimo Tolentino dice che questo guasto
ron fu mai confiscato. È pur: avéte lì. la
‘confiscazion delle cose di Bsrromei .se)1
guasto era suo, e se l'era di madonna
Margarita, some quelli suoi instrumenti
mostrano, avete anche la confîscazion della.
“cose di madonna Margarita, fate ora. voi,
come se la cosa fossé vostra; so che non
ve la lassereste tor di mao, non dico que.
sto perchè non creda che siate per far
quello potrete, ta dicolo perchè non si
suol metter tanto studio nelle cose aliene,
quanto rélle proprie. Ma ‘questa , ..poi..che
‘per vostra causa o colpa ‘0: rispetto, è a
‘questo termine, dovete: repatar csser più
“che nostra. Sicchè a voi solo la-rimetto .e
tacconiando; vi ricordo ehe avvertiate che
le pratiche dei tristi, nén ne facciano danso
‘e che temiate -di ‘ogni. cosa, così sarete
‘più cauto, la qual cosa Dio. valesse. che
aveste usttà a l’altro judicio .che la .cau-
sa ‘si espeditia nù averia questo travaglio.
State sano. }l dì di Pasqua della Epifa-
nia 1534& > de sn
| : Bembus. pater.
CCXXX.
fo ho tnandato ‘il fattor a Bologaa
‘per: denari, quali venuti, se pottò, venirò.
216: LETTERE FAHIGLIARE - |
io a portarveli con le altre.cose che -ho &
dervi ; in questo mezzo avete dé. procurar.
due cosey l'una è quella delliimpresto la. .
quale vi - doyerà esser facile. con: l’aputo. di;
vostro. cognato ghe e -alla:;. banca, .l'eltra,,
quella del guasto al Bontia, de, quali: dare.
eose.non pensate di lasciar: not. fornite.
che -io ‘non wi. lascierò partir, prima. Viene;
‘a Venezia il présente portatoe: mie. .serviton,: ©
nuovo Pietro, che dee axere. alcuni de-.
nari-di suo servizio alla camera-dell’arma»-
mento. Vedete. di dargli qualche favore.xoi.
e‘ M. Bernardin vostro. cognato :in. s fargli,
riscuoter detti danari più tosto che ‘si pes-;.
sa. Ho bisogno di lire -200. ovvero: almén».
co -100, di .candele di sevo, vedete se L.
fattor dei Pisani ne ha che non.siano gran-.
di, ma mezzanette dae poter entrar: nelli,
miei candelieri, e se ne -ha pigliatele,-e_
mandatemele per il portalettere in qual:
che cesto subito, facendo voi il ‘mercato.
che subito vi manderò h danari, Di..M..
Latino per vostra fe, poi che esso vi.sta,
così vicino, visitatelo a mio. nome. State.
sano. Alli 18. di Gennajo 1934. Di Padova.
V. M. sarà contenta tener il detto Pietro .
in casa sua fin ch'ei si espedisce. . ..
. . Bembus pater.
CCXXXI.
Voi avete avuto a male. ch’ io «abbia.
- mandato il fattor a Venezia, parendovi che
DI M. PIETRO BEMBO::: S1Y.
îo noh-mi fidi: di voi Voir partitirdi qua:
già rianti: di cor ordine di mandar: (rag
ettera: per esaminar quelli testimonj;e st#
te.tanto, nè -vedo: cosa alcuna;ie a tante
| lettere che vi -fo scrivere .da_M, Lula: non
rispondete cosa alcuna; .se tou. che aretg
parlato: col ‘Tolentino, --e quendo::aspettos
che ‘1 Tolentino mi parli, esso tub < disé»
cosa alcuna, e poi-alla-fin -iò- ho da voi:
questa lettera sola, per. la quale non:
sete: degnato di- scrivere tanto che vi possa”
intender,. e ‘così vi pesa ‘la: pentia: per: Jeu
molte occupazioni che ‘avete i ché non mi”
sapete dir,.- io. ho produlto:i capitoli «ll .
Capi di: 4bi-a rispondere a’. quali ‘il' Ziltos6
lo ha voluto termine fino a-mattedì; nè
so poi negarlo, però che per dir. il: Ziliole::
ha voluto ‘termine fino a martedì, id-non”
inteudo nè;che-termine, nè ché"%via sia”
questa , avendo voi indugiato tatito;, hè:
essendovi degnato di dir perchè cauita/avè=?
te..fatto.-questo : indugio; se ‘aduntife- pet
vostra cortesia io non so dove. mi’ trovi',
che non sapéte far per modo” che io ab»
bia in 20. dì una: vostra’ lettera «chiara,
che volete che faccia ? Credo che ave-
Yò anche indugiato - troppo a maridariòo, ‘
però. che : gli avversarj vorranno, se iv
non m°' inganno, dar le..sue interrogazio-
ni non per altro che. per ffar- andar il
consiglio vacuo. Che impediva, ancora
che aveste parlato al "Tolentino; produr
è
MAIL.
, 1 .
4 . det a” “ .
18 LATTENE ‘FAMIGLIARI.
i mostri capitoli? Voi: fate gti errori, e
poi avete a: male, che io gli voglia in:
tender per farvi provvisione; Siate. un po»
to -più liberal delle . vostre . lettere. ,
‘ ‘quando poi alla fine pur vi degunate' di
scriver,-non diatè tanto amator della bre.
vità che non siate. inteso. M. Avtonio
Capo di Vacca è a Venezia, ed è per starei
- qualche gierno, fatelo esaminar voi e parlate.
gli prima, € pet vostra. :fe fate per modo
che se è possibile il consiglio non’ vada
vacuo. M. Jerodimo Tolentino mi pur: si
faccia beffe di tutto, vi dà buone parole,
"po? sta su la sua, come ge «io. l'avessi 4
rifar. -Mi parlò l’altra serà taolto ‘mossa:
mente insieme con M. Luea Gall. e :disse
di tornar, bè l'ho più visto. Se subito
aveste appresentato i capitoli, come vi
gai che doveste, far, saressimo forse ‘ora
“fuora di questo dubbia, ma pazienza. State
tano. Alli 3. di Marzo 1534. Di Padova.
© Bernbus pater:
CCXXXII.
_ Vi mando una copia d'una lettera dei
Capi di quaranta al Podestà qui; che su-
spende. Il Tolentino più tristo di quelo
che dite, ha mosso il *Borromeo ad'appet-
larsi, per far questa suspension, acciò: che
fo not: possa stringer : a levar: la (fabbriog;
la qual fabbrica i Capi di Quaranta non
DI. METRO: BEMSO, IG
moveriaa poter suspender, però chel To-
.Jentin di volontà cede, ed in, questo non
. 4ì offende niente 11 -Borromeo. Tuttavia
«questo tempo non m'importa niente, poichè
iogni groppo. viene al pettine..lo vi obbe-
«dirò, che non userò niente cortesia con pol-
roni.. Voi. farete..due cose,.l’una che vi
‘scrisse : M. Cala di mandar qui la tausa
delle. spese contra. il Tolentino, sì fatte al-
l’officio delle ragion-vecchie, come in Qua-
sanlia, senza sparmiergli un bezzo. L'altra
«di mandar qui una lettera di citazione .al
Podestà per Mes. Alessandro - Borromeo
some.commesso degli eredi del quondem
-«M. Carlo. Borremeo al. consiglio di Qua-
vanta per li due mesi prossimi, cioè Aprile
«e Maggio, acciò che essi conoscano, che
son voglio dormire; mandatemi anco la
copia dell’ appellazione del detto M, Ales-
sandro interposta ai Capi di Quaranta, e
È anco procurerete quanto potrete, che. sì
‘abbia 11 consiglio nei detti duo mesi, e
più tosto che darete ’principio alla prati-
, ca sarà meglio. Le lettere che io ho scrit»
to, possono essere una che scrissi a M.
Carlo Capello Ambasciator a Fiorenza, che
vedesse con M. Carlo Borromeo, che mi
‘valesse. consentire di -vender questo gua-
«sta, € fu che io estimava ch'ei fusse suo,
che. nen sapeva cosa alcuna ch'ei fusse
stato cevfiscato ; ma error non toglie-ra-
gione, Quella lettera mostrerà uaa-mia hontà
A
. a_n + "o Ain, pie . I “a,
x
319 LENTE FAMEGLIARE. ©
più testorche altro, Attendete;a stax, sana;
Adli 19:dì Margo 1334; Di Padova. HICticA
i * è. . ‘ . e
tarato. fa , - - - 4 bi do
DALETI TR: CRifiggtao n°. clezn ff ragni
n. de « fa to gi: > H: ' sr * f t ; LEI
u PIT) 7 IN ‘ ‘ ° ù bi elle Lal *
SO ° 2: si ©° on* LAZ, e £ DI € L02008 5 33
Sc.B0 aL dI ASTI agg 115° er PARA i
;-: Figlival ‘opgissimo, Dio. vi.:salrà Riogra:..
zio: Dio che. siate, ginuta sano e salvo cor.
li‘nestri:. già: temetti. più ‘chie. poca .nop,
aveste riceviue alcun.sipistro,, vedendo. che:
tanto tacdavamo:.saper.del-vostro giungere;
Ho due: ‘vostre: lettere: dappoj. che sete a.
Zara; -piàcemi dell'abbondanza che dite,,
saràcausa di,-farvi.amar.da quel papolo..
Del: vestro non. voler Rompie dl reggientog.
farete:quarte vi parerà.clie sta.il meg'ita:
‘amg piace ;- questa vostra... opinione, per
chè. averete;grtel titolo,e quella fama. del
Lbudn;regginiéato, coma, spero, enon .ave+
rete ad ‘aspettar un secolo a. poterne aver
- degli altri; «Di: Marcella che faccia mirabil- |
mente la Contessa, ho piacere nè ho però
creduto altramente. Sarà Contessa di gra:
vità. -Morosina che comincia star ‘bene la —.
riograzia, €. voi attche delle salutazion vo: .
stre: e vi. sì raccomauda., La.sta. all’ usato 6
tutti i miei. M;.Gole. è a Vallanpova; iò.yt
serissi avanti .il-partir vostro: che..mi; apyle
saste: che danari. avevate. datg; a :M. Magg
c’Antonip.- Longa, -e..saper se, ve ne restas.
vaco delli miei nelle mani,.e vol imi rispogs
deste che 'l nodaro non. puote metter nel.
l’iastramento, se zion quelli, cha, voi .desté,
a M.. Maro Ansopio; che, ego, dugati. ses,
“) DUM. PIETRO SERBO: © 22r.
antutiove'; gli alîri gli avete fitenati» per.
quelli ché é3s0 vi déveva div; néimò dite:
quanti, nè quali. Ho voluto intender par-
ticularmente da liti-questa cosa, che è che
“vi avete ritenuti ducati. trenta per tre lassi
che fece Giùtia ‘di ‘tre ‘ferrite: 667! quali
posti con li ‘bessantamoye : furono» ducati:
‘movantanove. Vi pregò ubi siate scarso di
‘due parole, per lè quai mA’ seriviate avere:
| gli avuti, e ‘che io-gli metta: a vostro cons
to .iusieme'con -li' trentàcingué che vi re»
starono in man delli trecento de’:Governa
tori‘ per la-mia pensione. Verréi che:-face»
ste‘ veder a Pietro’ Antonio se. e :Zara.s.
«qualche caval turco bello, é‘buono.:per.
mie: che-”si” potesse avere, ©-per quanto pre-.
‘ zio che? non ‘sia vecchio. State:sano ché
N Sig: ‘Dio sia ‘Vostra guardia 'e-guida..
Alli ‘24. "di Aprile ‘1534. Di Padova. . ...
TI «| Bembus patario
| Figliùol mio caro; Dio vi: salvi, Iaten-
‘ do ‘quanto*mi scrivete ‘che ’l-clarissimo Sig.
nostro M. Luigi Mocenico-vi ha detto ch'ei.
sente’ la ‘cosn. mia;-‘ma che‘non è vra tem-
p9* da metter questa parte, ‘rispetta «ai
, C&rdinali, e rispetto al gran’ bisogno, che.
» Otà' si ha di trovar ’danari. A che vi ria
| Spondo', ‘che la causa: mia 'è cosa di- poca:
‘mornento, ed ‘interesse ‘alla Patria -che non'
gi dee' pur metterla in alcuna considerazio-:
222 LETTERE FAMIGLIARI. — . Ò
ne. Dove T impresto dei Cardinali ascende-
a qualche migliajo di ducati, la qual som:
ma -fa- la. consideragion «di momento. Poi è‘
Sig. Cardinali non si faticano e di e notte
per la patrie, come mi fatico in Deono mo:
le loro Signorie perchè .i Cardinali :cep-..
chino esser liberati del loro impresto: senza
causa, il qual imprestggiin ginporta molte mi-
gliaja di ducati, rilra tdi metter la parte:
per il mio che è si debile, con tanta e sì
iusta causa? Fo ho tutta la ria speranza -
nell’ autorità di ‘sua Sig.; se sua Sig. esco
di capo; io ner voglio che se ne park più?
Egli va a pericolo che se sua Sig. verrà
in questa cosa favorirmi, ella non ‘sappia -
separar la mia causa da quella dei Cardi:
nali, ed appunto cén dir ch'ei non senie
quella dei Cardinali acquistar credito nel
‘sentir la mia; anzi mi par che’l tempo:
. delta mia parte sia proprio questo, che
perché negando ai Cardinali la loro richie-
sta, si acquista alla Rep. quella somma di
davari, che è grande,- si potrà ragione-
volmente donar'a me questa picciola; qua.
si poca parte di quel- molto -guadagnato y.
oltra che proponendo la ‘mia, che è casa -
onesta , si disfavorirà quella. dei Cardinali; -
che non l'ha; e:parerà swa Sig. più: givista
che a un tempo sappia. e negare, e con’
cedere, siccome moverndoss dalla diversità »
delle cause, e non: dalla parità del nome ‘
. è titolo. d#” esse cause:, che «per ‘quanta!
aspetta at bisogho presento di. deaach; cha
DIM. PIRTRO REMBO,: 223
si detree di.tutta:la somma per mia .con.,
to? e poi tanto sarà. il dono: :di maggior
grazia, quante:.in più necessità. di dapari
le: toro sig; il faranno,,.: siccome.-alle. lora -
Sig. dée esser: :più caro .che-io, dia-alla par.
tria .le fatiche di questi angi,..wgi quali -
ho bisogno di ripose, che io je dessi lora .
in gioventù, quando non. ne avessi biso»...
gno. Ulumamente direte a sua Sig. che se
la cosa fosse si facile, che du se stessa ella
si oitenesse, io non mi curerei di meltter- .
la in man. di altri, sna vedendo che ella
potria pericolir, e non ottenersi, supplico .
sua Sig. che pigli questa causa:per, me di :
buon animo, che io le prometto. che pi-.
glierò. un. dì. fatica di sorte per sua Sig.
che conoscerà che io avero meritato:da lei,
questo patrocinio; State sano. Agli 8.. Giu.
gno -1533. Di-Padova. ..
CCXXXV.
Ho avuto in questa punto la vostra.
Mi piace tutto quello. che ii scrivete, @.
pari abbia ben operato in tutto. Quanto.
al. quarto libro péetrete darlo al Caroldo,
facendovi promettere, che non lo lassi in
mano di persovia - del. mondo dappoi mo-.
strato alli Capi.:E.se anche li vorrete por-
tar-a mostrare. a.dui solo: L'altra che. è
il quiato, sarà ereda ben fatto gliel mo...
striate , - ma non -gliel lasciate per niente.
Esso potrà fer testimonio al consiglio di ayer=
424 LETTERE ‘FAMIGLIARI
fo ‘vedutò,’ torno a dirvi -che:vi facciate
promettere at -Cardido ch'egli non’. lassi
quelli libri: in ‘mano di persona umana, nè
tota delle sue ‘mani. Darete - questa: .a
Mi: Agostin Soriano, raccomandandomi:a
éua Madonna. Al 13, di Giugno 1534
Di Padova. ‘ ci VERTE
to > CGKXXVL
‘ Figlinol carissimo. Fui jersera col cla»
rissimo M. Antonio Mocenivo, dal qual
întesi la prontezza del suo clarissimo padre
.Im.aver: voluto venerdì la parte, la qual
cosa ‘non ‘si: pote far per altre lunghezze
intervenute, di che sempre sarò a sua Sig.
obbligato, e .serberò di questo -obbligo.
eterna memoria, e vedo che-me ne eeguita,
tutto quello, che io mi ho prima persuaso
dell’amor di sua Sig. e basti. Ragionando
col detto clarissimo, sua Magnificenza mi
disse, ch' ei credeva che bisognassero è? tre
quarti, ovvero i quattro quinti a voler
prender la parte, però che in donar dana-
ri bisogna aver questo numero, al qual dissi
. che io stimava che sua Sig. ‘prendesse er-
rore, però che questo Ron è donar dane-
«ri, che io non gli. domando che mi donino
“un quattrino, ma è non-mi ter del mio,
e così nou bisegneranne quei quattro quia-
tu, a che parse sua. , ‘acquietavegs ‘0
così anche pareva a M. Jeronimo: Quizioi
DI M. PIETRO, BEMBO: 23% -
mostro, che era con me. ..Però sarà hene
avvertiate la .Sig.. di M.:Luigi ,-che faccia
che nella -parte che:si metterà, le parole
siano di sorte,.che questo. gi comprenda’,
Gioè: che.a .me .non si..tolga cosa alcune
del mio per causa degli impresti,.e sia
fatto immune da questa gravezza.,..per fia -
che averò la.cura e peso della Istoria. Che
non vorria un altro impresto aver a ri-
chieder questo medesimo, però che non
averia pui sua Sig. in quel consiglio, e
‘Gapo, anzi reputo aver avuto. una .infini-
ta ventura ad. averlo avuto.a questo hi-
sogno € -tOBpa Ricordovi, per. tanto .&up-
plicar. a-sua Sig. .se forse ella, pensava a
«questa particolarità che si metta.nella parte,
per quaato durerà il carico della istoria, Da
mero che si:dioa clie io sia.fatto immune ;
squesto impresta, e dagli altri, che potes-
‘sero esser messi, raccomandandomi in buona
‘grazia di sua Signoria con tutta l’ autorità
vostrà con lei. State sano. Alli 14. di Giu-
gno 1534. Di,Padova. ..'...0@0. . ..
mare Sa PR. Pia” LELE E
Leg Son perdaf ti: CGXXKXVIL. eeepc naro
x . NI. sd ne . « “a
10 iSmii. SITA è Ra AAZ
o RI a. ca raso
»: - Considerate: un poco, meglio, figlinol
veare, il successo. di quell’ illustrissimo. con-
vsiglio..di: X. sopra. la .suppligazion, mia, sti-
amo che questo.sia stato; una onesta repyl-
“sa a detta supplicazione, Parò.che..s'il .con-
rsiglio di-XL simplice quando egli mi. dette
tuaziBembaiFhabi Id . 2134 ng'48 ra
226 LETTERE FAMIGLIARI
la cura della istoria, e della libraria, ei
-mi dette ducati sessanta per il fitto .di
una casa, perchè non poteva o doveva
poter quel medesimo consiglio ora privi.
egiarmi in questa parte? Quel dir facciamlo'
per altra via, dubito che sia un dir. nal:
facciamo, s'egli si fosse preso parte in quel’
consiglio che si dovesse far quella sospen-
sion che io potessi levar le mie entrate,. e
poi far dati, e ricevuti, potria creder- che-
er esecuzion delle parti del consiglio di
. il collegio potesse adoperarsi, e fesse'
uel che scrivete che essi hanno pensato:
di fare, ma nen essendo stata presa di
questo parte alcuna, non credo che *l col-.
legio nè anche il possa . far quando beg
egli volesse, poi che debbo. supplicar. &
tutto il collegio questa cosa di consiglier-in
consiglier, e di Savio grande in Savio grande,
Io credeva esser uomo, e soldato del -con-.
siglio di X. poi che quel consiglio mi ha,
messo in opera, e io ad instanza sua. eser-
cito dì e notte la mia milizia, e che perà,
quel consiglio e non altri dovesse avermi,
a conceder questo privilegio. Ora che quel
“consiglio non l’ha fatto, torno a dirvi che,
stimo non se ne farà nè potrà far altro,
però vi scrivo questa acciocchè nos par-
Rate più di questo negozio , nè con con-;
sejeri, nè con altri. Se quei Sig. faranno»
quanto hanno ‘detto Yi fare, io mi mostree
Tr) lor grato con le opere, e farò conoscer
‘che essi non gettano via con me i lor be-
__D Ak prittro ‘semzo. 299°
nîficj, ‘€ attenderò con più animo che; mai
a'‘forniir il lavoro iincomiuciato. Se anche
nol faranno, procurerò a pagar questo im
presto, e vi manderò quelli‘ pochi di abi
getti, che lio da metter in Zecca, che ‘al
tto wibodo non ‘mi trovò al'presente, è. sad
pie voi’ meglio: che alcuno© allo i ‘midi
isugai, che ‘ion’ voglio lassat vender'@
cousumar'le mie entrate dagli dfficiali di
Sat ' Marco’ sòpra l'impresto, per nod ave
poi quest'anno di che viver Ur Ma sei
aferò èrA questo sinistro, sarò pal pet
l'avvénir ‘più ‘libero, nè‘ ‘mi consimetò’
digteò : questa istoria; e totnedd' a %q È
ctle stadio, che mi ‘sarà di malico
ca', e di più ‘consolaziotie, ‘nè ‘averd da'
farmi volet‘mit'da persona, che sérivendè?
la istoria iipossibile è volendo ‘dir il vero;
nòt‘offentiei’ lesto e'quello parentaito def
ribst $
NCLI ‘€ quel Signor di fuora' ché
E" cosa' peticolosà, e forse che "N. Sig:
vuol: cbsi ‘per il ‘meglio, al qual rimet*
tò'sempré tutti i’iniel ‘pensieri. Basta ché
lisserd questi cinque libri per. ségrio éd’
atgiimento ‘del dio buon voler verso la pa
tr di’ quello che saria stata tutta la’
istoria, #6 io l'avessi fornita. Non vi dité
vot'affutiho ‘di ‘cosa che avverigh';, ché
initho ‘quietissiniò day;
ti ‘‘20..di Glugni
A
328. LETTERE FAMIGLIARI,
CCXXXVUILL
> ‘Ho. veduto quanto .mi scrivete, e
per quanto ‘aspetta al -Clarissimo M. Luigi
#i scrivo la allegata, la. qual gli darete: a
Jègsere. lo vorria a mal grado degli uo-
Sisini da poco, quando fossi - in quel. consi.
“lio; ed avessi. a far per un altro quello
26h6 ‘esso ha da far per me, ottener.questa
“Bosa, ‘e appunto adesso in questo -bisoguo di
anari, ed in questa richiesta -de’ Cardina-
«N ‘vorrei proponerla. Potrete dire a. Sua
-Big:ch' ei la propona, e se ella. si perderà,.
tperdasi. Questo è ben ‘vero .che. se me.la.
“Regheranno, penserò ad altro ,. e basti.
: *Quanto a.M. Leonardo Giustiniano,.vi man-
*do cinque libri della mia istoria da. mo-
“Btrargli, acciò ch’'ei veda se scrivo, e quin-
‘terni otto di cose raccolte che ho. fatte di
“andino mia, per metterle nella mia istoria,
i steciò ch’ ei veda, se io dormo tutti i miei
Sonni.; o -se. pur mi fatico abbastanza, .ma
‘ricordatevi di non gliegli lassar per nissua
“conto , che non voglio che quel che . ho
‘bcritto , sia letto per ancora per condizion
del mondo, e s'el volesse che portaste da-
want a loro tutti tre questi libri, portate-
Cl, ma. non. glieli lasciate per ninna ma-
ifàlera, piuttosto non voglio nè impresti, nè al.
tro da loro che lasciarglieli sicchè. essi
siano letti da alcuno, sapete la causa. Gli
Oito quinterni nou portate alli capi, che
DI M. PiETRO BEMBO. 239
non è cosa da portar in quel luogo , e an-
che se non volete portarli a M. Leonar-
do, non glieli portate. Questo medesimo
farete al Magnifico M. Pietro Badoero di
‘mostrargli li-libri cinque della istpria ,-e
idi aggiungervi quelle parole -che vi .parerà.
"AM. Leonardo darete la sua lettera, che
‘aperta ‘vi mando, acciò la: vediafe, e credo
la intenderete voi meglio che non : farà
‘esso’; che: se non erro; non -è di molto
‘’ingegno: Che dove divo che altro. soritàor
‘alcuno non averia scritto questi. miei cia-
que libri per ducati cinquania:mila ,i9 :s9n
‘’certo che esso non capirà quel sentimento,
ma non importa ; fatto questo, don liceR- |
za del clarissimo Mocenigo darete wc È |
la mia lettera, seguane quel che si voglia. Aut
qùinterni poi della istoria voi non. lasciate -
leggere ad alcuno, sia ‘chi si veglia: se.ne
. sarete domandato , potrete risponder. aver -
“meli rimandati, e anche’ fatto quanto. hi-
.ségnerà, legati e ben :coperti, mandate-
ineli con li quinterni otto, Li quinterni
‘della istoria son 17. Mi piace di quellal-
‘tro ragionamento che avete fatto. .col ela-
*rissimo Mocenigo, avendo pagata. la. vostra
“conscienza.’ Stite sano, Agli 8. Giugno
‘1534. Dì Padova. Ea
LIRE n. 1 Bermbus pater.
* — Mi son pentito di mandarvi..i quin-
‘terni'8., vi mando solo la ‘istoria .che :san
Quinterni I7. come dissi.
Zia LETTERE FAMIGLIARI ©
î CUI Se do. l -
Pg CONAI.
pete: 7 .
van Ho veduto quanto mi avele scritto che
a-joperato per la causa mia il clarissimo
M. Luigi Mocenigo , della qual’ opera gli
sentirò obbligo, mentre averò vita e spi-
Xi{o ; riesca l’effetto come sì. voglia; ben
gesidererei la cosa non fosse stata rimessa
n, ahra luogo, che dubito non se ne ve-
rà .quello che si cerca , sì perchè io non
son i}.primo, a cui sia stato donato mag:
gior. cosa da quello eccellentissimo consi-
fio, pur di questa qualità, che se non
sro, al:Cardinal Grimano fu donato l’im-
prssto che gli toccava’ del Patriarcato di
pileja per. quello eccellentissimo Consi-
ljo ,, credo all’ ultimo inìpresto. E sì per
questa, che io son persona di quello il-
Iustrissimo consiglio, avendomi quel Con-
siglio dato ‘il carico della istoria, e la cura
della Libreria. E per questo che io son
suo uomo, ‘a me par che stava meglio a
quel Consiglio farmi una esenzion delle
gravezze pubbliche per conto degli impre-
sti che non starà al Collegio, nè alla S.
né a chi si voglia. Nè questo è aprir por-
ta, però che non sono molti quei che ab-
biano da quel Consiglio il carico che. ho
19 ; che aprir porta è in una persona che
non ha alcuna parità con alcuno altro ?
Aprir porta fu'a donar al Cardinal Gri-
mano: quello im presto che altri Cardinali |
*
© ) ;
DI M. PIETRO BEMBO. 23t
potranno venir a domandar il simile, e
pur fu fatto, e fu quella porta aperta.
Nondimanco io mi rimetto in tutto al giu-
dicin di Sua Sig. ‘che si è operata sì amo:
revolmente, e sì caldamente per me.: Ella
guidi il rimanente di questo negozio, cos
me le pare. Vi mando la copia d'ao brevè
che scrisse Papa Clemente del’ 25, per
levarmi dal carico di due decime chié ‘Sta
Santità concesse 4 questa -suu ,i e di i
altro breve, col quale Sua Santità. n
leva tutte le gravezze usate sul ‘Bologné-
se , quanto spetta alla mia Commenija
di ‘Bologna, per la uale immunità"
mia commenda vale 150. ducati 1* sid
di più di quel che ella valeva, “acciò: ‘Ché
gua Sigo. veda, che se ’l1 Papa:al: qua
non fo servizio alcuno, nè mi fatico ‘per
lui, mi fa esente e da decime e da' già:
vezze consuete ‘a tutti gli altri, e alla Wai
commenda medesima , ben possotio. giusta:
mente quegli illustrissimi Sigg. di X. #8
piglio tanta cura a loro instanza,, atei. chie
io gli possa meglio servire, € gli serva ‘di
miglior animo e più volentieri. Averò dirle
ne parliate con sua Sig., e gli ragioniatée
quanto vi dico, mostrandogli le dette’co- ‘
pie, sopra tutto rendetegli senza fine grazie
dell’ opera fatta. Nè però mi voglio con:
tentar di questo, ma voglio venîr 1a “mé-
desimo a ririgraziarlo, finito il negozio,
Racconiandandomi, e ringraziandone ad-
cora ed il clarissimo M. Antonio, @ la va-
232 LETTERE FAMIGLIARE
. Jorosa Madonna lIsabetta a mio nome. Ste
te sano. Alli 19: di Giugno 1534. Di Pa-
dova.
| . Bembus pater.
CCXL.
Ho avuto in questo punto la vostra.
Mi piace tutto quello che mi scrivete, 6
parmi abbiate ben operato in tutto. Quan
to al quarto libro, potrete darlo al Ca-
roldo, facendovi promettere. che non lo
lassi in mano di persona del mondo, dap-
poi mostrato alli Capi. E se anche li vor.
rete portar a mostrar a lui solo. l’altro che
è il quinto, sarà credo ben fatto gliel mo-
| striate. Ma.non gliel lassate per niente. Esso
potrà far testimonio al Consiglio di XL
averlo veduto. Torno a dirvi che vi fac-
ciate promettere al Caroldo che ei non
lassi quelli libri in mano di persona uma-
na, nè fuora delle sue mani. Darete que
sta ‘a Mess. Agostin Soriano raccomandaa-
domi a sua M. Alli 12. Giugno 1534. Di
Padova. Bembus pater.
CCXLI.
Ho avuto il libro del Mag. Sanudo.
Quanto al non mostrar i suoi libri, io cre-
deva onorarlo mostrandoli, ma l’obbedirò.
Quanto al metterlo nella mia istoria, co»
me polrò io far altramente , quando sarò
DI M. PIETRO “FEÙS0O. — ‘233
venuto a questo tempo; e alla” delibera.
zion del Consiglio di X. sopra la sua*isià:
ria, e Ja provvision data a sua Mag. IE
latatelo a mio nome. Ho inteso le nuove.
State sano. Agli rs. di Luglio 1534. Di
Padova. SE
CCXLII, E
so de im
" Delle altre parti. ‘della vostra Jétteià
non dirò altro se nou che aspetterò Jesi”
Mandatemi la mostra della lettera degli.
Asolani, ma io non voglio per ‘niente “
questa opera per ora sia in' ottavo, ‘Ved&
rete adunque con quelli primi delle. alttè
volte , se essi hanno la lettera fresca. Del
povero M. Costantin Savorguand: mi «dulole
all’ anima. Vorrei che poneste questa Ret
‘tera sotto #1 mazzo che vi fu mandato getti
per Roma, se dato non l'avete. Se è datò,
potrete darla al Mag. Mess. Agostin Soria-
no, e salutar sua Mag. a nome mio, State
sano. Alli 18. Luglio 1534. Di Padova. ‘’
Bembus: pater.
CCXLII .
Figliuol Mag. e carissimo. Voi sapete
quanto Mess. Luisi Massimo è anticimen-
te mio ,-e: quanto. io l’amo, è esso’ per
molti: conti merita esser amato: da me. Essa
è venuto qui a me,da Padova con’‘inolto
affanno’, e mi ha narrate si come essendo
234 LETTERE FAMIGLIARI
Marc"Antonio suo figliuol stato accusate
da’ tristi di un Istrumento di testamento
che esso fece, tandem conosciuta dal Po-
destà di Padova M. Agustin Mula, eda
tutta la sua corte la sua innocenza, fu
per sentenza assolto. ‘e liberato. E come
dappoi i suoi avversar) appellandosi di que-
sta sentenza di assolazibne all’ Avvogarià
l'hanno lungamente tenuto in ispesa ed in
affanno, ottenend» da M. Gabriel Véniero
la intromissione. ll qual M. Gabriel final
mente se n'è tolto giù, nè se ne ha vo-
luto impacciar conoscendo il torto che es-
so al detto suo figliuol faceva, e come
nuovamente 1 detti suoi avversarj non a-
vendo altro modo di mandar innanzi la
sua mala intenzione, cercano col mezzo ‘e
favor vostro di far di nnovo intrometter
detta sentenza da uno Avvogador vostro
amico , e così mi ha pregato con le lagri-
me negli pcchi che io voglia scriver sopra
‘ciò, € pregarvi che non vogliate esser cau-
sa della total ruina di casa sua. Îo ho
estimato ch'egli abbia avuto qualche in
formazion poco vera di questo, e che voi
non siate entrato a far cosa alcuna in tal
causa, 0 se pure ve ne sete operato, non
abbiate saputo che detta causa sia di un
suo figliuolo, che non posso creder che
sapendolo, aveste fatto non dico a lui, ma
a me questo oltraggio. Ora comunque la
‘ cosa sia passata, vi prego a non voler di
qui innanzi pensar di nocer così nell’ ani
x»
[d
DÌ. M. PIETRO BEMÉ0. 235
ma al detto Mess. Luigi, il quale essendo
tanto mio, quanto tutto ’) mondo "l sa che
egli è, son merita da alcun dei .miei of
fesa di tal importanza, Anzi gli prestiate
tuito quel favor che potete. a . difesa. cou-
tro gli avversar) suoi, che per un piacer
non potrò da voi ricever il più grato. Non
mi estenderò in più lunghe parole, sapea-
do che con voi non bisogna. Mi piace che
Marcella stia meglio, salutatela a-nome
mio, e state sano. Alli due d'Agosto 153,4
Di Villa. | | i oa
CCXLIV.
Ho veduto per ‘una lettera vostra a
M. .Cola, che volete che la cosa passi per
il Consiglio di X. lascerò tutto il negozio
alla vostra prudenza. lo certo, se nona
mi levano di questo impaccio, farò quanto
vi dissi. Di quelle cose mandatemi da Bar-
lettà ritenetevi la metà . de’ casicavalli, e
di quegli altri e del resto quel che vi pia-
cerà, e mandatemi quella parte che vor-
rete; ma in ogni modo ritenetevene d'ogni. .
cosa la vostra parte. State sano. Alli 3.
d’Agosto 1534. Di Villa,
Se M. Niccolò Tiepolo non si porter
come farei lo per lui, esso m’ingannerà.
. Bembus pater.
236 LETTERE FAMIGLIARI
20 CCXLV. 00
Nè di quello che io voglio ho avviso
da voi, nè di quello che io non voglio.
‘Ho aspettato questi due dì vostre lettere,
;non perchè io sperassi molto dalla libera»
lità di quegli Ilustrissimi Signori che’ per
dire il vero dal primo giorno in qua, sem-
pre ne ho pochissimo aspettato, ma per
sapere ciò che io a fare avessi, affine che
il Capitano di Vicenza non mettesse mano
nelle mie biade da Villanova, onde io pa-
gassi più di due impresti per uno che io
a pagare ho. Traetemi di questa briga con
«due vostri versi. Non so immaginare quale
causa vi possa avere ritenuto dallo scriver-
‘mi. State sano. Mi rallegro che Marcella
stia bene. Alli 2. di Settembre 1534. Di
Padova.
CCXLVI.
- Ho pensato su la ‘cosa dell’impresto, in
quanto che’! clarissimo Donato.non lascerà
«passar: la cosa del Bon che non st passi,
e faccia anche la mia. Ed ho estimato che
.1.Sav) la abbiano a far passar per li Pre-
gadi. Il che se è, a me non piace puntò,
e credo che Ja si perderia largamente, e
però sarei di opinion di non teutar per
niente questa via, iuttavoltà pensateci un
poco, e scrivetemene la. vostra, Opinione,
DI M. PIETRO BEMBO. 237
Ma se. i Savj volessero. mandarle tutte due
per il consiglio di X. e confortassero i ca-
pi a metter la parte, questo sì che mi pia-
ceria, e crederei dovet succedere. Aspetto
sopra ciò vostra risposta. Sarete contento
portar voi stesso a nome mio questa lette-
ra all’Orator Frangese, il qual è un Vesco-
vo, e una persona tanto gentile, quanto
ne venisse mai di Francia un altro, per
quanto intendo, che mai noo l'ho veduto,
ed è ben dotto; lo saluterete a nome'mio,
emegli raccomanderete, Daretegli anco que-
sta cassettina con le lettere sopra, che van-
no a M. Francesco. Bellino in Francia, che
gli scrivo mandargliela.. Attendete a star
sano con lì vostri. Alli 7. Settembre 1534.
Di Padova. sa |
CCXLVII.
- Vi mando gli scudi 200. di M. Flami-
‘ nio, delli quali farete tanto, quanto per
la sua lettera a M. Cola, che m'avete man-
data aperta, la quale io vi rimando, ve-
derete che dovete fare. Vi mando la mia
allegata a M. Flaminio aperta, ‘chiuderete-
la voi, e scrivetegli di quanto averete fat- .
to, quattro righe, e sarà bene, che chiu-
diate la vostra lettera, e la mia in una
coperta a M. Carlo Gualteruzzi Procurator
della Penitenzieria, che è più conosciuto
Ga’cavallari, oltra che potrete dare il maz-
zo, che però sarà picciolo, a M. Agostin
238 LETTERE FAMIGLIARI
Soriano. Fate che la quetanza dica, ché
pagate quelli danari a M. Giovanni Jacomo:
di Dagnano per conto di Baldassar Olgin-
to, acciò esso li paghi a M. Tomarozza in
Roma. Fate che vi siano tutte queste paro-
le. E dati ti danari rimandatemi la Téttérà
di M. Flarnioio, che vi mando. State sano.
Agli 8. Settemb. 1534. Di Padova. n
| | Bembus péaler.
CCXLVIII.
Mi piace assai che Marcella sia espe:
dita in bene, e con poca nòojà del sto, pai
to, e vi abbia accresciuto il numero dé:
figliuoli maschi, i quali nog soglionò tati’
esser troppi in mia casa; me ne’ allegro
con voi. N. S. Dio ne sia ringriziato, è
ve ne faccia padre’ contentissimio. Salutate-
Ja da mia parte, e sia con lei fatto questo.
medesimo officio parimente. Quanto al Mag.
° M. Aoutonio Venier Savio di Terrafetma';
che non senta la cosa del mio imprestitò,.
pazienza. Ma questo non è già fiellochS6;.
merito da sua Magn. per ‘aver presò cult”
e fatica tutti questi dr, che ‘ho fat gai!
in villa, di onorar il Serenissimo 'Loretl tr
nel principato del qual son ‘edtrafd’ tor
la mia istoria, ed' holli fatto Far'und Ofa2"
zion in gran consiglio a rispystà di'M. iu?
- Antonio Minio, della igoal' “ina gpidt - pitte!!
sua Serenità' non si pensò: a) 19] È
forse se le cose si pesasseft!' Cott'giùsta’ hi?
DI M. PIETRO BEMBO. 239
lancia, 10 :non meriteria da. M. Antonio
così debil premio, come è quello, di che
lo avete richiesto. Oltra che alle ingiurie,
che ho ricevute da quella casa, si con-
veniva che io l’ avessi trattato -e trat-:
tassi altramente, nop dico già «con dir:
la bugia, che nol faria. per nesanva qua-
lità di offesa; ma in non curar, di abbel-.
lir ed ornar le cose, che da se von han-
no adornamento, e narrate leggiermente
sono di nessuna laude .e di nessun momen-
to, e pur ho voluto onorarlo ed adornar-
lo, perchè mi è paruto ben farcosì facen-.
do, la qual cosa se sua Magn. vorrà veder.
quando io sarò lì, che penso sarà tosto,
gliela mostrerò valentieri,. e vederà quan-.
to sono. di buon cittadino e da buona per-.
sona 1 miei portamenti. Ma tornando. alla,
cosa dell'impresta, passatevela senza molta
cura, o fastidio, nè ne parlate più, se pur
fin qua non ne avete parlato troppo; più,
caro doveria aver avuto M. Gio. Antonio.
Venier e quegli altri Siguori di aver occa-
sido di potermi far a piacere e .comodo,
‘che 19 di riceverlo s alle fatiche, le quai
pregudo, per onorar quella Repubblica, che
tufti.i miei pensieri, e tutte le buoue. are.
délla miz.vita le spendo in questa cura ,
‘ne ad. altro pegsp nè dì nè notte. Parlo.
queste ose con.me, che sapete se io dico.
11 yero, non. aliramente che con me stesso,
Altengete a, Sfar, sano, Alli 15, di; Settem-.
bre;i 34: Dio Parri: da 1890 Gi dè Mal
ado LETTERE FAMIGLIARI®
e . Qu une Steri
COXLIX, 459 ar
Se vi.do buona liceriza tion''solkinen-
te, che poniate il Dandolo in'“quel’innio@
ro, che dite, ma ancora suo cognato, e
peravrentura più questo , che colui, che
da Ini credo venga tutta la freddezza del
Dandolo. Ora par chesia venuta nuova del-
la morte del Papa, per la Ra mi pérsua-
do-, e tengn certo. non si abbia a far più
parola de. Bono, e ‘per conseguente "dà
si farà ,.nè anco della cosa mia. Vada é@
me. Dio vuole, la colpa è stata ‘del piisé
muneggio che l'amico noa mise Ja ‘parte?
0 uoa si scaldò quanto averia potuto, ‘pa:
zienza. [o ho la Morosina qui ‘con’ nni
bestiale e pericolosa febbre; Dio voglia che
abuia buon esito. Salutate Marcella, e vi!
vete lieto, pnichè auche i Papi .ginojo
Alli 29. di Settembre 1535. Di Padova.
Bembus path
Na 2
colla
RA CCL. .,
Mi rallegro con voi del ‘vostro. onora:
to rimaner Conîe a Zara; Nostro Sig. Diò
ve ne faccia picoamente contento. E perchè
mi dite di andar iu quellg pra a Castelfrat*
co per duo giorni, .vi maudg Isepp0, oli
due: cavalcature, jaggiò yeniate ‘qui pèr "où
» n° a) 5 "803 ?
giorno, che desidero ; vedersi ‘e ‘parlarti.
-_
BI M, PIETRO BEMBO. ‘241
Mate cano. Agli 8. Ottobre 1534. Di Pado-
ta. Iseppo vi dirà il rimanente a bocca. —.
0 Bembus pater.
- «Sarete contento non deliberar della vo-
stra corte, se prima non vi parlo.
° CCLI.
Io desiderai di vedervi; per ragionar
‘ eon voi d’intorno al vostro’ magistrato,
quelle cose, che si sbgliono trascorrere tra
tali, quali siamo voi, ed io, più che p
altro, ed essendo vai venuto a Castelfran-
| 60; pensava che poteste anco agevolmette
venir fin qui. Il che ‘poi che non ha'po:
‘tuto essere, non importa. Del mio venire
_« Venezia, al qual pare ‘che vi-rimettia-
‘te, non so che dirmi, se non che non fia
tosto: per molti conti, tra i quali è il ma-
le della Morosina, che è pericoloso, e lun-
go. Vi ringrazio del vostro rimettere ugnuno
i quelli, che cercano venire a servitù ab
voler mio. Ma.io non per ciò voglio altro.
che quello, che debbo disiderare per con-
. to vostro più che per mio. Del Cancelliero
che è la maggior importanza vostra, come
ghe mi sia stato parlato da’ più d'una par-
te, non perciò voglio dirvi altro che que-
‘ste, cioè ‘che vediate di’ pigliar. a e
spetta è ‘buona. Un-buono e' valente in ciò
., potrà ‘essere di- molto alleggerimento
. Bembe Vol. IX. 16 È
> LEFTARE MAMIGLIAM
delle vostre, pormpagioni» co nalsa Qurpiee
Gava leri,.che dite auert SA Mep; Cu
saro 006, menasle. il’. ip, Gipreg,
Aptono..1} quale oltra che-sono certo, cl
vi servirà in quello ufficio molto bene @
fedelmente, ed averà più risguardo all’onor
vostro, e al suo, che al guadagno, vi sa
rà eziandio molto a. proposito per onorare
i:gedtilaomini, che intendo. per conto; del:
le armate ed altre galere spesso vi comvere
rà ricevere ed onorare. :È per, véntpra
poteste in ciò avere un ghe, "ngeli
vi servisse di lui, E vorrei che, a, lui deg
il primo Iuago, se i-luoghi nop sog, ì
come pari, non possono essere. Questa;
tutto quello che io in ciò desidera, nel:
qual desiderio è mescolato l'interesse vosù (I
al qual io ho rispetto più che, sd. aliron
Nè darei costui ad altri che a voi, che non,
seoza ‘mio sinistro l'ho allontanato ‘da mg,
Ma considerando chè esso serve me,.. seri
vendo voi, non mi pare allontanarlo Rapa
to. Datemi risposta, e state sano , e ralle-
gratevi con Marcella da mia parte di que
sto onorato luogo suo. Alli 13. Ottob, 1534
Di Padova. NA
0 Wi rendo ‘grazie CI ia nol
teridi 'ò volentieri A d do pi rtirofe 10 Ba
"> "GOA Ao i LESE i
SR AR 0
à
Lo bilfho: ALU fo" Bla
te'BRe 30 fappit i è ‘atte .
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‘0 az ii 6/66 OLMI
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£1Pbi che ion sete venuto qui jeri, co-
-silbaiceste voler fare, vi att pei disvi
cli Mbbdigli:"Boho lia fatto ‘venire ‘al Der
; "dt rbt di Papà Paolo, che con-*
E Trio fedi alli Sig. 1° impresto del!
r me. Ora ‘è “il tempo di
cosa. Daretemi risposta , €,
4, di Novembre 1534. Di
Di
AR
Renderete grazie a Monsign. ‘il Gene» a
tale, quando S. Sig. averà fornita l’opera,
la qual son certo clie’ èsso bene e fon
ritirà..Questa vi fo. golo acciò, late
PRA
ne pi gi
n fu
fo È
iabià È, Lisa
usarlo, ‘nè vogha tener in'
tempo più questo justissimo desiderio mio;
î did LETDTBRE :FAMIGLERART. . . a
.e- perché, sua. Eocellenza ba -«melte :doedpih
zioni ,. vi. prego a tenerle questa: Coss'ori:
«cordata. Nè mi pascete voi ali:: dirmi soil
ho parlato all’Eccellenza di M: Jacomo, es:
so mi ha detto, ‘che ta fowmnirà.: Ma fate,
ed operate che ei la fornisca, e che M.
Alessandro ceda alla lite, di modo che la
.sospension- sia levata/.e”the io possa conse-
guir ad intrar nel mio possesso. Se mi ame-
te, e.se credete esser amato da me; . fale
‘che, io,ne veda il fine, il qual fine giàcto:
averla: veduto, se non fosse stato la-engér»:
. ®zuza, e risguardo, che io ho ia M.. Jacek
mo,..il qual io amo non. solo. da :( ada
-.ama. anco da fratello, siccome merita 4mgna
- .. molta, virtù. State sano. Alli 13;di-Noremb.:
‘1534. Di Padova, ° n
4.
Bembus pater.
COLV. oa
. o. 1 CRUL.
Vi mando questo mazzo di lettere da
mandare a Roma, se il Priòr di S. Giovane
ni sta i extremis, subito facendo al ‘ ca».
. vallaro, che primo s'ha a partire; tutio
quello avvantaggio, .che vi. paresse son. una.
. parola di ciò a -M.. Carlo. da. Fanp isa
: mal sno fosse di, qualche .gierno on menti:
+ sivragtaggio , secondo ango-.vk pareràabtiaso
. .vroleste..anco darlo a. M.. Agostine Soviangitt
: fate ‘voi, dopandegli:due, méocgriiglai e vgioil
de. dare al cavallaro..- Salo 1a rmerbistazolite
le, dettera.. mie, subiionsano flat An uanan&g
. DRIVER ‘sitso. 245
èl& Annbassiator rcon*quidite-&el:fratélto, E:
di:cià daretensi risposta usando -la © wostràî-
diliseriza subito e senza dimora di intet-’
dere quando, e chi parte. State sano.ARi'
16. di Novembre-1534. Di Padova.
Vv). ° Bembus pater.
e. $ è Lan core Lo E o. . e
3 1 ila 46,0 COLVE: A . ‘ta dDE&
a MERI TI SERENO)
Voi-rhi parlate a certo' modo della lete'
tèra:, che io mandava a Ferrara, che‘*nòn’
vi intendo; se ‘non è burla la. vostra ;-"e-
che :M.. Ventura sia morto, se ‘così è priv
natndatemi la lettera. Se - io “fossi stato “a!
Venezia, non averia-voluto esser nomina=!
to: at Priorato, che non è da me ora en:
trar in quel ballo, il qual potrà esser più:
lungo, e più molesto a Monsign. Giustinian
ch’ei non vorria, pure esso non può per-
dere, nondimeno voi’ avete fatto quel
. che sì conveniva a farmi torre. Così dire-
te .da:mia parte a M. Bernardin vostro co-
gnato;-al qual farete’ questa lettera’ comue:
ne. Non gli rispondo altrimente , che ho.
ntille ‘occupazioni, e fastidy. Ho conosciuto
là: sua" amorevolezza inella sua lettera. Scià
vitemi. qualthe' coss della' stampa, quiinda':
éllassi comincierà, @'-farete‘che:s0 ogni di
vpevéda quella :caridi; che ae:ne 'stastiperàr’
Altendete: a cetàvsganiti che: nona è poca fe"
- Tioità da.ishgiità Cd: questa:mortàb vita, 'Stipio"!
abbiate fatto :mezzepse cus è; me née'tilles#
gebicson sh ugisitap buon: jnoleSfaecia;‘è'ebn'
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.grendiss,. Cardinali, Francesi,
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al -di avanti, ovyero «Perche .yeda
staranno, qui.-il dì. dietro,y. MPA,
sno parbti., Pergiacchk sForerpda =
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rlate, è stato sempre amorevof@’ tetti
Pini peli, e della casa vostra , e
difensor vostro insino a darmi causa di:
lamentarmi della*'sua poca amorevolezza
verso di. me per questo conto. Ma io so .
donde vengono’ Tae’ rteste cose Je quali
{file saper ‘certe! “tenie ‘se’ iv ‘ve-le avessi
Gette. “Giovànin*Aft6nio: che fu sempre
Uh Tier fallo vibo ve Te ha ‘colbra.
tW sî ber“intostrat i fedel'con voi vela
de Ma non: P ha trattàto cotre
uo verterà. MA tatto questo poéb' fi
UÉe 10 RE False da se rilegato oto
conosco che M. Cola nel maneggiù ‘©@ila
dai ti avuto un poco dell’ avaro in
sicune frasche , tuttavia più che in altro.
‘ Ma se Gio. Antunio fosse stato uomo di
fede, e di valor nel suo officio, siccome
T-è- stato tfttto il’ contrario ,'"M. Cola
Sira ‘stato ‘imputato da petsoria', e la
Mia "RA nov’ avertià avuto del Vipelbttio
the pers ithe ella: ‘iton’averk perio
Kardfzi3‘daphst chie Gio. Antonio” doti ‘ci
riHe Guede ‘è stato sola e vera detsa cdi
Asta ni! iordinet he atcascatativ digibr-
tn feigiortio s ‘una: lè cose di inomerito
e “all dom essere intiolpato ‘Mi
Clan DIDZhentà MO vendo siousdse Rie Did
MEI n IAT dil'viverj è'inordn aehià
WACBAiAS! clio veli rich ‘nteto’ stand cart
Ur pletta®idio!MssGola 'antiltd: miisido 9
«Asamario[xraldivore;i dò inaoguesta: pira
vv
PI RINGS 077028701031 © \ SNO
a ditvi’il'‘verdo bhò ;disiderata 18900
pritdenza, dot Wstotavitt «pedate sail,
Antonio così triste. cose. M. Cola è stato
sempre di virtù, e'’di fede, e di. co-
stanza, € sopra tutto amorevolissimo .ver-.
s0.voi,; e così il conésceretè ih ogni tem-
wi Ma Gio. Antonio” con fe stlé faltatio,
‘che hon è il più falso di qui in Frareia.
‘di lui, con la sua infedelt finirà a-néale,
:1 suoi giorni. ‘Nè tornerete da: Zara vhe.
ito&moscetete che io dico il-vero-;'-e se fo.
hon avessi: considerato ‘che - in qiiel officio
. ‘esso potrà adoperar. poco i subì: nattetali.
*izj, e voi: con la vostra animadverelen
dj "farete star in cervello, non ve:l’'asgnei
‘a potervi - esser . comodo in quel repgi
‘‘Thento , averia . potuto con me tanto the.
fo. ve l'avessi dato. Questo--ho volute:dir-.
. “*si, acciò lo.conosciate megho- di quello.
“che voi per l’addietro facevate, “e sopra.
‘tutto .acciò che. sempre, gli crediate -pévo,
| e solamente. col: pegno .in. mano, :però-che.
esso rare volte -ha ‘la. verità in bocce. E di
‘queste cose non: ‘più. ‘Ho veduto: l’ instro-
» “mento di: M.. Marc’ Antonio ‘Lingorjzimel.
‘ qual è, -ch’ei riceve da -me duedtis$g..
: per-resto. Scrivetemi. in: che; codti siro.
andati gli altri, che vi ho: dati: da ‘Wurgli.
Delli. due ducati farete ,: tomè; vi piva:
N. Sig.-Dio vi dia prospero; e;falice Wlig..
o» LOTO - "x RIFRIAA
“fato, Nè il conoscerlo.atto per-la-Juriga,
3 ratica fatta in casa mia a saper. servire,
-
RX SRIBTRO: "
p gip, State, , iano: con li VORLRi Al ‘oltiimo Îî Î
Febbrajo 1058. Di. Padova. Bemb us pater,
equa e sO? eo, 2°
ba 3 " CCELix. È . e 4 i
indi IVA LOTO: .
Ho .awuto Ta gelatina, s e Je buone
candele che mandate mi avete, delle. quali
‘cose. vi. ringrazio. Scrivetemi” ‘quello. che
reastano,le candele la libbra; in £ars. Del
carallo., che non si possa AVere,,. pazignzi..|
E ie Gio, Antonio ..ne troverà in, questa”.
catylata suna ;.di Narenta, mi piacerà, se .
;ignche. non ne troverà, 10 pai patti |
uPibledri s.88:i0 li ‘potessi vedere, forse: pe
isipiglieria;, ma non. li ve dendo |
s prapogito, entrar, in cura di settiche D
« 8958; solte riescono ja - .satisfazione, -L }; Mep
-ighi anche non, fanno per: .me..: Mio, Anto,
b0.;ha; scritto - a ,Bietto.che, se io gh, Susi |
- Ao due. pezze di Carisea , ;ei. pottia for .
| tto: con: vantaggio... Per, questa. spa.
data, di; Narenta. non ‘gliele posso. più.
ar. AMO , e. mi scriverete.- pot per.
sani altra pratica ,- che va.le, mandi ,-
ida: ve..la manderò. Mi.- ‘ piace ‘che stiate.
! 00. butti vostri, ;To,5st0 ,;- rome
I 1. 6ogliox. Salutaratemi, Madonna: la, Contajsa.
«pba:brona Madanna Lena ;di, Febo, An Re-
dati di;.se. ne.andò; all'altra. zita,, r BICQRDE.
«ilintenderete; iper; M. - David, pdl: qual. fia a
.$Yaeehpa + Chieaato prgn Eabob ci tai
“gato, itgh a DI 899 {ALe 92001: ( NZ
Gennajo 1536. Di Padora |
sib0 VIMOPPRRR FAME GNAM
soy Honfattb pene quatettog essa aper e ik
aborte rielia sMiorakfinia 1g cvtaret sega
weil, ce ‘limiad'uarittoio mpro!943198 nidtitoa
sodo sinamtaò vpot, alsilsrg 8 Jov 3IIasy
i ifigt «09 car usle e sio hBeera pan
“isun o siieov sia ciff pie LV sdo , FH2ov
(1 06% slerae@@OLN "iboaud HI Leb
| | .svabs9
il n@Bigliubborariisimo: Artad vestroi delli
qadallsiquinop risporderinierorentbitte 19DI
Megs. [FReboiCrostee mon ‘atinò oder a
che basta che întendiate voi le cose sub
cotns; tabno.i Ben mi piace e per conto
suo, e vostro che abbiate fatto delibera-
zion di rifiutar, eil .ekset qui a Settembre
che non averete poi tre anni di contuma-
db, e pettedie esser: a*!profitto dè Sostro
gliaero. Quante: alli: ducèti:300. che ‘Ufeytt
caro che io vi:mandassi; io fard dae
cosa: di' mandarveli ; -evse non si'ineritti
imprestb jo molte» decime ;>’ spero 6h vi
sisemeare:b.in titto., ‘orminvigrao * puità ,
sarà tanto amibmpo cheispotrete: far:
vostre:in vestite; Ben ‘vorrer ché? mio vere
veste: pet.‘ lenprime, «quatito “posso: tà.
dr ‘a mandatdli 5 clre' più chie potrò‘@h:
dugiar, -mbglio:mi verriofettò ® bisopitt
Quanto alla! vestettà .diuwolpe , irvpiò
galdo è qui onè: sarà più tempo: lia -
volpe y:tornaudo! voi: a-questb Sèttmbpwp
però monsve di: mariderò. (giù; want ally
candele»vi ho fhteso i © semibmente quite?
td: miles Cariseciz i ma, tl cavodlo!, cessa
PA RIONRINTRA20RÒ: (e.::-2
At avenp 23 pertetzà ppeoaop dFistmoli . cose
sigari 20n-ho gten Pi aloalle sktindersio,
pOIRiTn versttenguella:pochei sele so Lor,
venite voi a pigliarle. .&alulateimi.cla Lom
lessau Asibtitfitadeie a star sano con tutti i
vostri, che N. Sig: Dio sia vostra guar-
dia, Il Lunedì d$ Carnevale 1536. Di.
Padova. SI
ifisb laser beltà secsiadisvedchi: Wbn li
pofei stvrttinov@ntdnvAlitto fi: queelle tiches
pelle qualimi:avete - messozo Diodati, aqgadi
Reso) ii sistbuorgi do sized odo
pt103 ao SA 2 col Beba pater
grsdiab qiIet ecatlio ci) 615209 (9, 013
s1do3ii4: È ib 9 OG: asigdir /b grois
Cengio Gi Geek i fo; Pisanva mon ilo
ARETI Rispondi: alle. ‘vostre sdelli. zo. deb
passato =; Vi. sando: de. due; opére; deli
miei, brigvi ,; le oqgiali. «ho: sordinatò:, che
siam date: a. M. -Bernardo. «vbslro fratello?
al mandospor cano questa; sà sonetti -:che
Pale smorte .: di: quella: poves
rp na:altro con:-lore accià son
myaccpsiatei-di:;poco astbrevale: como
Quante-alla nistoria ,, «im spa:!neH ottaro
Librovn:08; Bé> sanita; »la ‘rottabrataue «db
TasoRa di Francia-ia ;teradadar,. essand |
slguiento . , prlgwrariti. Debabri silel Saanto
piglio qaiilità snpu ;pocagrin, quanto didsputt
asimntat@ de ose. eiiv tempisloro sathe
viisleze deticaiMa: delle veri > cause: della
cesasp SGhofuòra: e della:Batria iconvengo.
eancaze altitra:3 chie im luè poce:sib vede.
E FAMIGLIARI
ti i prati noi; i libri; sona.
) e RO e a
(etò' Quanti ag Ina PIPCOMIELATEA Ma
isposto, alle vostre ‘ richieste,
; 7 Cola mon. ci, quale, Ha
letto la vos lettera. Però ghe è gtato, Ai
questi dino è € (così sta, luliggia E .
indisposizion di rene. Penso andare a ‘i
dille ‘mesi ‘a’ Venezia-questo -yerno; e
Fiac Ja lite delle acque, Atten
té'insiéinte ‘con'la (Contessa. a star sani, si
io. Antopio,, al qual. nq
tivo del’ cayallo,, che mì, pare, averne,
sani sctivere abbastanza, esidero
o, è sopra tutto di ‘comodo ai re
Irerut state. sano. Alli 16, di, Novembre.
1936. Di Padova,
ur "A © GOLXIL
a voi, eli "aly ‘scritti i due. i gi
egli di’e gli altri miolio “belli” e molt col?
lenti. Nè io per me arei mai creduio che'di
quelle bande potesser venire così rare cose di
> questa qualità. Sarete contento di render-
gii. molte grazie dell' affezion , che esa; mi
imigstra , € delle laugi . che, mi, da:
méfgiori che, Bon È “alcun mio . merito.
pio ( itemni a sua SA ip tuite. a $ 199,
di
ni
mio de
a ‘me pé
For fe "osti, "Avere | gr di)
eq” fa E" così
sirio DI + ‘anéo” pel ‘mio ‘co M: ;
gfaffddef briletto di gelatind. ‘1.0, god
pd ati! vobtrd! Quanto ‘alla ‘lite de
adgite: vorrei ben, che vi, frovaste dp
Venezia. Ma poi “ché ciò indi .piiò “e: si
fard al'‘’meglio* che io potrò.
10. dio 12, essere ih Vene
fine.' Confortate la'Contessa a 1
> qUGIA,
del”
tatto via la sua doglia del” ‘fianco , | bo
che ella non è budha compagna, M.
ora sta bene e vi'‘saluta. Il povero, Mx
Cornelio: da “Feltre 1° altro di ., passò adi,
uesta a l'altra vita che m'è doluto assai.
È Madonna Cecilia nostra ha avuto una
febbre bestiale e lunga già più d'un me-
se, e s'è prevaluta contra l’openion di
. ciasturio che I’ tà‘ 'visitata. Ed ora è. più
bella ‘che mai, e ride., e burla 17€ wuole
vivere allegramebite. «Tomi sto all’ para
Aiténdete' a star sino con la vostra “fami
» glia. Salutalè ‘Avitòhio. Alli te di' ‘ Gerinajo ,
nici Di PIA ns î SP iaisk
: silonp
bossa
Figlîuòl' catisg fano. Ho 1 ini i;
pn Hibne. ara d’af na er.
rà ‘perito {di ‘po riaile.; vol ; de
pr i si,
Poblè, ‘she sò
ci. riage siatnisbntdito netedarmeltoper i
vi siate! sfbn rmelg >
primp sdilato ibosesso j #ocigozio: Mute tenage
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ramefienilosi diitgerbatde calpj puiflli ampie
Teodna ndereikso ‘accoechi averttto 100 de
‘ tes faeco ib'ipia@divinosibopitio Limes qghe!?
Madofhaida:Suotessa sè ailgrviagi ci *@0!!
pettp' diasuhito.di Mems Ma asp pero!
terh@ chio eltaiziori: si. risentaidelto pamera LI
turalstisoguale inò gia'dbenè, è Auto!kid:. gi
metipatbl è pil priegiposi dale sranmidyn
voi abliastunza: foratto dicnedispieidi faust
gliai Sulbadielazia noms mic; È adotti
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© nezig,isi e cala dlizce com ci ot9iS IM
o Cestio FO TOSTI «oBermbur passa!
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de ani e GGLXAV, otiziara di ir 018
ASI ila gi 1 SILURO iggpar ari 6
““? Figliuol c;6anfssitno: mi! fiacti "arahdd!
mente delle nozze di M. David, e dette“
buous: qualità della ‘mogli; forse’ ‘etti “Sarà
causa :di-rappacificanri itpisionte jf° e levazgiti
di live ji che’: setitistei?"MholNo -+ettittietì??
Ma più ancora mi piace che speriate che
‘il nostro Marc’ Antonio .guarisca. Il che
pur che sia, della *laaghezza del tempo
non è da far gran caso. Salutatelo a.
noniè miv.Di-iaanto- mf agalrete tizio ,
Genere , :v:-dell':Elena;'anedetiaamtnite GEN!
è care; Sariasbempoiclie “gpael sglovarfdisanioi
solansente:vgovernas@ "butit e Vativadae
la cata; "pi@0anèbra:-petibasse er ae
Dr. 465. RINTRO BEMDOR: si:
ché Mago pisarigheta: della Patriar eastra «7
Spera, ché se:isegitirà i nicardi ve! .le pers
suasibrsmosiveo «chei prenderà duna sane:
miapi Ma jalso «the -egli è inolto»rdi.ma.;
testà:ed eetinato avellei suBoIagiey Le cche»!
sisrigpulta: più .skfia..di quello righei essaì è
N, 6: (Dia.iroglia “he Le:miitiganhia Quin!f
toga; quello; ehe: vidige..M.:Jacorho :Barpeya
io NA: AAPRErÀ:s bisolvere ,.. desideri chie. Mist
Gio, Azitonio ai cantenti delst&anonitato:i
mai.bisogna 3/che 10. aspettà che 5 Cieguator
rada.:s :Lividalg4:: il che @rà:rt:rbderéor
Perà.cha: se ‘Torquato non sandiz:bani atissis
fasu - dello effigio suo, endi: sua ABarba;!
M, Pietro, io non voglio pensar a far,pest
lora,..Tenete- eosì in speranza il Barpo
senza risolverlo per ancora... 66, io in que-
sto vi fo sinistro,: vi farò ‘un’altra vol.
ta tanto maggior comodo. ‘State sano con
tutti, àÀ RYOS tri..Al kh. 30»; da (rennajo to 1346: Di
Reggae bi A avro nilof CPETE OE
ji Balmtatema; Marcella (01M Bernardi?
Balegna eo Maria: .quande altra. volta saxo.
rete: \nsttane. -"Woptro: sdme-P.B Bembo ii,
ari sisitaiga Sci SOGL 101 STOSGS IG alt
af ii analiera consi Comi petega di
veevnizi Psr Vasto ab eng ij
Sa li 0289 tg it DO bo ari
F igliuol. “ Magnifico 138 Qlaitisinia: Fio:
inteso .eapmolie: dispiacen. mit:delle. grassi)
infermità; ,. che i) sstato.- a Zara:s2 adrim 5
pus eontado o duhitande:: non cavessane: si .3
1A: Fanno: Ir Box €h® peridermonire detto» si
256 LETTERE FAMIGLIARI |
re delli 5. Aprile intendo .i ‘vostri pirtti
essere risanati ,. me-'ne -rall “con voi,
confortanidovi nondimeno aver’ cura
alla salute loro, e della lor madre; o
vostra. Che certo buona gisardia coine-sì
dice, schiva. gran fortuua , e disgrazia
molte volte. Quanto a M. Cola, esso vi
-ha sempre amato, ed ama come mai. Nè
bisogna che per questo conto prendiate
pensiero alcuno. ‘Gli ho letto il: ‘vostro
‘capitolo. :Se un ‘poco di ‘mal di fianfo,
anzi molto mal di fianco, che questi di
‘ egli ha avuto, nol molesterà oggi, :ciso
vi scriverà due versi, ‘Dell’ indovinar ‘che
| nvete fatto, di quello che io ‘doveva ri-
‘ sponder sopra la richiesta vostra., non: è
gran laude , che tempo da se portava quel-
a risposta. Li danari , che stimava poter-
vi mandare, mi sarà necessario darli alla
Signoria: per l’ impresto, che si’ apparec-
. chia. Il che quanto mi incresca, e sia mo-
lesto, voi vel potete estimar, senza -che io
lo. scriva. Sono stato fin qua sano assai; e
‘tuttavia- sono con tutti li miei, da M. Cola
in fuora, che però starà bene di brieve an-
che esso. Del cavallo 8° ei non.si potrà aver
non me ne dispererò, nè' per questa causa
voglio darvi fatica alcuna. Qui crediamo
che guerra grande abbia ad essere iri Sa
voja, e non senza interesse della'patria no-
stra, pur Dio ci governi, come sempre-ha
- fatto. Questo Imperator si dimostra tanto
| huono, e tanto savio , quanto altri’. tristo>
DI. M. PIETRO, BEMBO.
e.‘pazzo.: Del vostro o voler tornar alla pa-
tria, o forpir.il magistrato, egualmente sa-
rà,contento pur che vi senta. sauo' con li
rostri. State ‘allegro. Alli 19. di, Maggio
1936. Di Padova. e |
iii... "4. Lu
;. .Ricevute Je vostre lettere delli 3, di
Maggio, Magnifico e. carissimo figliuolo:,
nibito scrissi al nostro Rannusio s Che
î che io era qui, facesse l’ officio,
pe- jo, arei fatto con sua Serenità essendo
*.Venezia, di raccomandarli le cose di Ca-
laro, e l'onor dellf persona vostra ‘coni-
memorandoli, che dei danari che essi mi
nandarodo già tempo, il Genèral ve ne
imeva tolto ducati 1500. E che voi erava-
e ormai mezzo disperato, di quelle cose,
he mi parvero a proposito. Esso mi ri-
ponde, quanto per questa sua inclusa
‘ederete.. Stimo che i danari siano a que- ‘
ta. ora per via. E potrete ‘farvi. onvre, -
on vi pigliate soverchio fastidio per que-
te cose, che sono consuetissime a questi
iostri , che ne governano , nè fanno. mai
ran fatto altramente. É quatido conosce»
ete aver satisfatto al vostro debito, date»
i pace, se al'ri non fanno il suo, e fi-
atevi nel Signor Dio, che mai mon abban-
ona , chi spera, esi fida în lui, Io vi
0 già più dì poco scritto, che ho avuto
‘ Bembo Vel. IX, 17
f
258. LETTERE NAMIGLIARI.
tanto da rispondere a lettere gratulatorie
venutemi da ogni parte, che non ho potu-
to più. Poi con voi mì par poter usar.
negligenza più che con altri;.sì che - escu-
salemi. o. i È ST,
Quanto alli benefie;j di Marc'Antonia
si farà tutto per tempo. Non wi date naja..
alcuna. di questo, e tanto più..farò volopy
tiera quello che -far debbo, ,che-.ho .vedu
to il fanciullo attendere a farsi .da: qual»
che cosa, ed a studiar diligentemente, fi
che mon potria aver cosa più cara, lo
starò qui con licenza di N. $, fino a me
zo: Settembre. Che sarà stato .a- comodità;
mia rispetto ai caldi Romani,.che. sqa
ghiono essere. fastidiosi. In questo. mezzo;
e vi scriverò qualche volta, e .vederò
delle vostre lettere. E forse. si..intender:
rà delle cose della guerra col Turco nen.
andar. così sinistre, come voi .mostrale:
dubitare, ed anche molti altri. dubita--
no, che Dio il voglia. State sano, @:
salvo, e lieto. Alli 17. di Maggio 15339»
di Padova, — i e MEPIESICE
Tu questa éccasione ho. avuto biso
gno solo di voi, e vi ho desiderato. non
poco. l
P. Card. Bemb. e padre vostro.
- } i ‘0 8» ji . O
td ae. e) Sento € TRE SLI Gi 1, 3° ‘ail die
DIANA. IBINTRO. BEMBDI. 23
Sicoalbrioro vis: 0 stspiionaly sh ANNO
A I x SA e za
-iboig cstd stori SOCISKVI. (00 ST pura seg
I6BIO EI OT IST GR ni ner posi
N09? Dottor ‘Guechia -M. Jeronimo:' mi
ha pregato vi preghi, che venendo. li.
Sindtiti,ve 10° raccomaadi a quel desiderio
sub: al’-quale altra «qolta .ve l'ho racco<:
mandato. Cost ‘dunque: fo. : Sarà bene: se:
potrete ‘von Fiustizidi satisfarlo. Qui: si dix:
cdab;diverbit’cdose della vaglia-8 disposidioni
r
CS
di Sttièr"Fueco: verso quelli luoghi. «Ap
i séiò stiti' inviati danarie-oredo anché»
atto, pe saltar' quella ‘città: quando» une:
vetifise'tP bisogità: Ma-stiiab nustro' Signor
Dib rithovertti “quel Sigior da questi : pene:
stenti VQuliv ini starò’ fin Settembre ;' poi:
mt'itivitrà* pet Roma, e pregherò.-nostrò :
Signor’ Bio regga i miei passi e miei pens
sféri', sé averò modo, casa vostra sentirà”
del’ béti' miò*y se ‘queste grandezze: son be
ne. ‘Fu'ogui modo ‘ho speranza;:che Nostro:
Siknor'Dio che ‘mi ha governato sin questo
di; mi governerà da qui’ innànti, ‘Attet-
dele a star sano, ed a farvi onore: -Satu:
tate Gio. Abtonid, Alli 28: di Maggio 1839.
Di ‘Padova. «ion.
Sit» GOXLVII>
Figliuol Mag. e carissimo, Dio vi sal-
vi. La causa che io vi scrivo questa, è per
pregarvi che se vi venirà dinanzi una cau-
sa del Reverendo Abate di San Pateraiano.
sot
ud .
L
260: LETTERE FAMIGLIARI — -
di Fano vogliate per amor mio ‘espe LeTÀ
quanto più tosto, e favorevolmente potretà.
a giustizia, come se essa fosse mia ‘patti
colare e propria, che m'è stata da’ tal
amico raccomandata , che per così Ja ted;
go. Averò gran piacere che ’l ‘detto ‘Abate,
mi renda grazie di questa mia raccomafn:
dazione, e si landi della. persona. vostra.
Qui siamo in grande espettazion della guer-
ra tra Cesare e Francia. Il qual Cesare fa
: sare ca
veramente da magnanimo e buono impe
ratore , e. supera cgni credenza. Il parenté
vostro ora, che è stata data licenza al Cons,
tarino, rimanerà solo a quella im présa ,
alla quale io per me non sò quanto ei si
bene atto, còn la sua grande, e pompoia
eloquenza. lo sto bene con tutti i miei Se
così è di voi mi piace. Non sono ancora an-
dato in villa, ora da certa causa ritenuto,
e ora da un’altra. Penso andarvi fatto que-
sto santo Autonio. Salutatemi Marcella o
per dir più segnatamente la Signora Corì-.
tessa. Ed attendete a vivere lieto con la
vostra famiglia, e fate che quelli fanciul-.
li imparino. Madonna Cecilia, che sta al
solito all’ uno, ed all’ altra di voi si rac-
“ comanda. All’ ultimo di Maggio. 1530. ©
lo)
Bembus pater.
- CCLXIX.
Ho inteso volentieri per le vostre da
Zara figliuol Mag. e carissimo, del’ pro-
DI M, PIETRO BEMBO. 26:
spero viaggio vostro, e del buon viso fat
tovi da tutto quel popolo. Lodato: né sia
il Signor Dio, che v'ha tanto donato del=
la sua grazia. Sopra tutto m°’ è. piaciuto,
che ’1 Capitano vi sia divenuto amico, il
che non reputo poca cosa, Slimo siate a’
Cataro già più di, e aspettiamo coh desi-
, derio il M. M. Marchio Michiel di ora
‘ in ora. Qui si attende la risoluzion del con-
vento dì N. S. con l Imperator, e col Cri.
stianissimo. Del quale ben che poco si speri,
pur N. S. Dio sa operar, quando’ vuole.
Marcella sta bene con. Ja sua famiglia. Del.
le mie cose, ve ne manderò secondo ‘che,
io potrò. Attendete a star sanò. L'acqua
del Leguo ha guarito in pochi dì una do-
glia, e gravezza nella persona della quali-
tà della vostra a M. Cola. Questo dico af-
fibe che se la vostra doglia, e gravezza
. «continuasse ne deste avviso, che vi maa-
derei del Legno, e il modo di pigliar l’a-
cqua. Tate ‘che io intenda alcuna cosa det-
tavi di me a Zara dalla vostra Santa. Alli
13. Giugno 1538. Di Venezia.
Bembus pater.
CCLXX.
Mag. figliuol mio, Dio vi salvi. Molto
mi piace, non solo che siate giuoto sano
e salvo a Cataro, ma che il luogo vi sia
piaciuto più che non pensavate, e abbiate
a dimora vostra in hella e grata paris,
F.:£° BRRTERE > SACAN :
. pgine.sevizete. . N. -Sig,. Dia, ga (del, tenti
dato, Qui abbiamo avuta la: iziegna tu
PIO
rà in. sx stata s apcompagnata dr
ella del dovetg. saper yo e
da «quella del da detto. IMPEESIONO ‘onde now
deveretàaver:.sospetto costi di gasa alcuna
Quanto al mandar per Marcella, se da
guerra non molesterà , farete come vi pa:
rerà di fare. Ma non ‘consigliaste già così
questa Rep. con la..yostra scrittura che de-
ste in collegio. Benchè se non fu allora
deliberato sopra ciò quello che voi consi-
glinvate,. «nos sarete. obbligeto, oB0L,8 jgguesto:
Più : .degli. altri. Marcella .sta bene, 6:
pane che si fa. un.garzon da bene che m#
‘piace malto...State sano. Alli 27. di‘Giugne
1530. Di Venezia. Gio» pr
. Mi Cola, qual è qui: s lesse, la: ;VOGHa:
lettera e vi risaluta per le e. maitiss., ‘valtas:
| i «Bembus paseri
CCLAXI.
Mag. fi glinol, Bio | vi salvi. Ebbi le vo-
stre ultime, per letguili-intenda che aete
sano . con..li vostri. ;. di che a:Dio . lande,
to sto bene assai cori li. mici, .se.non gue
:M; Cola è alquanto indisponto s ::00, Bpero
si riaverà.di hrieve.:Vi manderò:.due. opere
| ‘Dt: M.'‘'PIETRO/BEMSO. s63
delli difei brevi; come Siane:-forniti. Ora
Wi ‘raccordo per ginstizia: Mi. Fasio di
Riberti' buon ‘vostro cittadirio ; e:da: bea
mo, il'qual vien:di eostà, e sarà poeta.
te di questa. Th tutte le cose, nelle. quali
Ai'averà bisogno del-favorii-vostroj; icaro
ili Sirasché Gli facciate-tutti quelli piaceri
Bow ono vostro the: potrete di cid..ve
fie-sentitò oBBliay:Attendate-sa star sano,
Baltitatenzi"la Gontessar'Alli42: Luglio 1536.
i Padoverst: .. . ! Sn
30. spila ale sigla
de
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aivradie * I,
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URI vo. >3I». -
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i Mag:figliuol' carissimo? Mi-piace che
Abbiate manilate-te due galere.con:ii con-
6: fanti ad‘'Antivari, ancora. ch’ egli non
abbia -bisognato: Che. si vede: che avete
“amore alla Patria, e animo:.di provreder
dove bisogna. Stimo state per star in. ozio,
e che il Turco averà altri pensieri.. Averete
inteso della ‘triegua fatta per l'autorità di
N. Sig. tra l’Imperator, e ‘l Re Cristiaais-
simo di ro. anni, e le molte feste che ne
ha fatto esso Re. La qual cosa non credo
sia piaciuta a Costantinopoli. Nostro Signor.
Dio governi il vimanente, che non .ha' men
bisogno della sua mano,. ‘che le.;.cose.fin
gui abbiano.avuto. Vi mando li due ulti-
mi. Sonetti, «che mi richiedete. Noi tutti
stiamo <bene.::Attendete a star gana, e .lig-
264 LETTERR FAMIGLIARI"
to :aridorà voi. AÙi 3. di Laglio #538; Di
Venezta. Mi. cia
dui CCLXXUE, . | 2A
i “Mag. figliuol carissimo, Dio vi saltà;: -
Ho avuto la vostra lettera con la dispo» —
sizion' dal Tarco presa. Avete fatto hene a: -
mostrarvi diligente con la. Patria. Io .era:
‘ qui in Padova quendo l'ebbi. Averete voi:
da M. Bernardo inteso prima della tregua
de’ 10. anni tra l’imperator ed il Re Cri-
stia'zissimo , e. poi la pace. -tanto. bella, ed
a proposito della - o06e del :mondo Gristiano. .
La'qual ha fatta Dio, e non gli womink
Spero che anche quest’ anno si vederà:
qualche cosa. Ma l’altro certo se ne vederan::
no molte, però che li’ Imperator vuol far
la guerra in persona. Son. pregato a pre-
i garri che vi contentiate dì dar licenza a
aolo Stevanello che è col capitano Ca-
gnolo. Averò caro gli diate la detta licenza:
ra 8. o so. di tornerò. a Venezia per an-.
dar alla Quarantia. State sano. All’ ultimo:
di-Luglio 1538. Di Padova. —. ”
CCEXXIV.
Mag. figlinolo. Intesi questi.dì per :let-
tere del nostro Rannusio della bella opera:
fatta per voi a Castelnovo., e questa mat-
tina l'ho meglio «intesa a bocca del M. M...
Maffio Leon, della quale mi -rallegro con.
DIM; PAEFRO BRMBON 265,
vai. Ne avete riportito singolar eommendar,
zion, e laude. E sete riputato e buon..@,
valente, e diligentissimo. Io per me ne
ringrazio N. Sig.- Dio: chè vi dà questa
virtù. Ora ho ‘poi ricevuto la vostra breve
delli 1r.:per. la quale mi «dite. del partir.
del :Sig. - Turco. di Andrinopali verso dl:
Caraboldan :alli 27; del. passato. Edi quel
Sanzacco .che..intendete voler: venir. a’ vo»
stri: darimis» Prego. il ciel..qhe vi-denì forze
da-trattarlo mal, e da accrescer. il-vostra .
buon nome. to sona stato molti. dì -qui..
a ‘Padova in: esamimazion di testimonj: per.
la. mia lite. Fra duo. .di-tornerò a. Vener..
‘zia. Tutti stiamo bene, e M. Cola. vi salua:
ta., ed. io vi abbraccio, e bacio. Alli 26,-
Agosto: 1538. sDt Padova," 0 an soa,
SASSI ALII A TSE VOTE ile Bembus : pater:
n
. . i) nt è 2 - è
F, tia. ai 2° hè: vu, îI
CCLXXV
e» ‘e ‘ ' « +. - . n “. Li
. n a a‘. n PESA n TL. .
: +. ‘Mag.-figliuolo. Di quanta consolazione:
mi siano stati i magnanimi'e pruilenti pore
| tamenti vostri ne le. richieste ed assalto.
di Barbarossa, so-che senza che io il dica,.
da per voi arete giudicato. Tuttavolta per
dirvi anco due parole, vi dico ‘che ancora
che io sempre abbia fatta ottima ‘esistima-.
zione del buon ‘animo, e \della:::virtà:’ vo-
stra: ,. in ogni modo-‘avete ‘superato: la es-
pettazion mia. Onde a me non è stata cosa:
molto nova che:abbiate:superato.anco:quele--
la :di ‘tuttà la nostra Patria; Dalla qual’
_
465 LEYTERE FAMIGLIARI
Patria se non sete slalo onorato: comé? itie-
ritercte, ‘e come già tutto il Colcgiouvera
deliberato di fare a le prime novedd
espolsion de l’ inimico futta: per_.voi j -gion
ve ne doverete grandemente. maravigliaro,
considerato l’ usanza : delle: Repubbliche;
nelle quali sempre vive, e-viverà la-enu.
lazione e la invidia. Ma ‘contentatevi di
questo , che da ora ‘imnanzi non vi man»
theranno tutti quelli: ènorì, che ., potete
onestamente: desiderar da lei. E. che: see
tanto laudato , e levato fino al Ciclo da
ego’ uno, che non è alcuno tante amate
da un altro, quanto pare che siate voi:dà
tutti. E quelli medesimi che v' hanno in
widia e non vorriann la: esaltazione vestirà)
se pure alcuno ve n'è, parlano-di voii:soh
somma , ed immortal laude. Tra tuttert
cose fatte da noi sono celebrate per le:più
belle, le risposte savie che avete fatte a
Barbarassa. E confessano quelli medesimi
the ressono la Rep. che averiano fatto tre
Pregadi con molte dispute sopra prima
che ne avessero saputo far una così bella,
come le vostre. Avete sopra tulto risusci»
tata quella povera di Marcella , che vi so
dire stava fresca con queste nove che an-
davano di bocca in hocca. Or lodato ne
sia N. Sig. Dio, che vi ha dato tante vir
tù. Che io sempre ne gli renderò grume.
So che per questo non vi - moverete del
vostro passo, né userete alierezza o altra
“hovità:, come sogliono. molti delli nostri
DI, M. :FIETRO BEMBO. —. 267
molto: spesso. fare. E ricoapacendo agni.gasa
da, Dio ,..@é.hon da: yoi_ vi manterrete. que-
#tb;:buon nome, ed illustre (che -vi avete
megquistato ,: con.-modestia, e prudenra.,..&
fislcezza, secondo. Iiusn::della, natura vostra.
Fosaspelto. nuore ida, Rowa, per. sapere
quando mi debbo metter in.-via per andar
a N,Sig..Nè.so ben axicora quello .che jp
a:far m'abhia, Credo nyndimeno che nos
tarderò più gran fatto qui molto. Rallegra-
mi similmente: con voi aricora. del rimaner
gi Lorenzo a sqpraccomite così onpratameg-
4e,.come ei rimase, E son certo che mai
mon sia. più rimase alcun sapraecomito. coi
giovane, come; .è ..rimaso. esso, N. Sig.;gh
dia. della sua grazia, - come-a voi ha .dalp.
Voglio. tornar a. dirvi che da qui innanzi
quanto userete più modestia nelle vostre
lettere ‘con la. Repubblica, tanto sarete
più laudato, e acquisterete maggiormente.
State (sano, e contento. Che noi ayete fatti
di voi: congentissimi,. e Vietissimi. Alli 0. di
Settembre: 1539. :Di Padova. vi
): u NE, -COCLXXVE. a “ri
ar - +Figliuol Mas. e carissimo, Dio vi;salvi.
. Sonastato questi di cen. molto fastidio per
pento. vestro. intervenendo. questa. nuesa
guerra Tarohesca.. Ed io langamente- par-
lai con _M. Michele ingegnero che ; fu. que
wi mesi: passati a Zara mardasovi; dalla Sig.
th. 2 Lf I |
268. LETTERE FAMIGLIARI
Il’ qual mi disse molie cose buone di. voi, |
e ‘mi fece buonissimo animo. Questa miatti-
RE) e. 6° 200007 - è : si “ ignet
na poi ho avuto una vostra. ‘Laudo la ‘dè
liberazion vostra. di mandar Marcella a'
Venezia con la famigliola piccola. ‘ Sarà
ber fatto, non perchè io dubiti di pericolò
alcuno di quella ‘Città; ma è buono in oghi
caso aver di suoi deboli da “rimedio in si°
curò luogo. Piacemi che Lorenzo sia uel
Galeone, e che Luigi’ sia coù M. David,
e_si porti bene. N. Sig. Diò Ji’ conservi
come dite, avete assai del vostro ‘a scotto'
in. questa guerra. La qual guerra sbero
terminerà con riputazion della Patria no-
stra, e'tosto. lo sto assai bene. Altende-
te a Star saio voi. ' Dogliomi che stinid’il
vostro successorè ndn dover andar a Zara
a questi tempi, onde voi più lingametite
starete da noi lontano. La qual cosa ‘inî
incresce più che assai. Ma rimeftiamoci in
Dio. Esso saperà, e potrà consolarci. State
sano, e salutatemi la Sig. Contessa. Alli 20.
Settembre 1537. Di Padova. |
\
Bembus pater.
CCLXXVIT
| Ho vedutò per le vostre fettere il‘di
spiacer che avete preso ‘della morte della”
Morosina, insieme can Marcella, e certò
sono che ‘così ‘sia; come dite, sapendo quan-
to la poverina e amorevole vi aiiava; ed
-
vaste qualche buon Caval Turco,.e diedine
‘con tutti i vostri, Alli 23. Settembre 1535.
Di Padova. | a
se , Bembus pater,
CCLXXVIII I
Figliuol carissimo, credo avervi scrit-
to già alcuni mesi in raccomandazion dei
Bertolachi da Zara, in causa di certo omi-
è. » . A
,
270 IRTTERE FAMIGLIARE
ognt'cosa, e séetizi girarilaf a'‘vosd cles' ib
d'altri vi' scriva; vogliate ?tender:conguta
to l’animo vostro, e ministràt'buosd giù!
stizîa: Che tanto mi sarà caro, quanto in-
tenderò che così procediate. Siccome però
tuttavia inteodo, e‘s0° chè ‘ne sete laudato
e commendato assai. Noi qui stiamo bene.
Se 'tost state vél' ebti ‘fa vostri! "fansiglia,
mi°è cardi ‘Salutaterni-Marntelld) N::$.1 Db
ci4'‘ifostrà guardia; AUi 22iNoveritha 26389
DI Padova.i i iii Iris) dimore
fee a a he vel. Li ai100
- GGEXXE Cali Sho HOST
GP toa Sri Ort IC,
‘ -_
° “Piglivo! carissimo e'‘Mag. Did:vî sai;
. Se vi doleste di me , ‘che non vi scri
molto spesso areste ‘ragioné, se non sapestò:
la'mia ‘natural negligenza’ in‘ queste: ‘deri!
moniè. ‘Oltrà’’che ‘io’ s0, ‘che sete avvisato”
da casa ‘abbastanza. Piacemi che della pe!
soria ‘vostta qui si ragiona onératamente da'
ognuno: E gli. Ambasciatori “di questa Cit
tà vi hanno laudato grandemente. Intendo
che state bene; prego N. S. Dio, che:vi.
conservi di ben in meglio! Io sono pure
qui ‘ancora s per la ‘mia. hte, la qual spes
ro fornirin-brieve: ‘Di ureltorshespopalla
trà esser scritto: dà: M. Beruatdo Ai nte79
non crédiàte cosa ‘alcuna de néli col jpegndio
in mattò. ‘Attertdete a farvi onere) "Coin
fate. N; S. Div sia nostra guardi Sat na
te in indme' ‘gio ‘quelli Preti mol idenddi, e!
POP CILS. LOLA GIG
| Di: M. PIBTRO .BEM&0, 27%.
de’quali m'avele mandato sanettie versi che.
mi sOnO stafi-carissimjii. Alli 6..di Gennajo
1536 La. Venezia. |.
vtr nie e ie siabesgam or;
«Ho avuto questi dì una vostra-degli. cotta. -
Novembre, che-mi è stata-gratissima. Ancox,,
ra: che abbia veduto in esse quello che.non:,
averia creduto, che sete caduto -Bailo: ag
Corfù di due ballotte. Sia laudato Dio, che
quell! che vi hanno -Lolto Corfù, non vi
potranno torre la virtù e] valor vostro.
orse è. stato per:lo nuigliore questa :00sa,
aoeciò non abbiate continuamente a. combate.
tere..e -a difendervi da Barbarossa. Dio. sia
del tutto ringraziato, Quanto ‘a quello che.
due .che..io faccia a benetizio de’ vostri fl-._
gliuoli ora che io posso, vi dico che sem-..
pre che io potrò, io lo farò molto. volene.
tieri. Ma vi posso ben dix. questo che, io..
non fai mai più povero di-quello che so-..
no adesso che ho fatto ducati Zoro. di de...
biti di danari tolti. ad «impresto :da.; mig.
vamio È Auttavia:per queste Garestio infir..
nite converigo-spenderitauio: cha. io vorrei ,
esser;.nello stato nil quale io: era ‘avanti —
che. voi partisie da Venezia. per Cataro, Che
mi -reputeria rassai- felice, siccome mi re- -;
utava, dovè-ara: sone un: povero Cardina»..
»b
e.che bisogna che:wiva «del.ipan -d' altri. c-
Spero nondimeno che N. S. Dio, che non
872 LETTERE FAMIGLIARI |
suole abbandonar chi si fida nella sua. M:
non abbandonerà nè anche me, quarvdo
li piacerà così fare. In questo mezzo farì,
come o, e così farete ancor voi. N
beoefizio di Cividal è di uno de’ vostri fi-
gliuoli, e di cio rion avete a temere. Glie
lo darò quando vorrete. E forse non /
terò che mi rispondiate. Mi dite che spe-
rate vedermi questo Aprile , avendo man:
date a rifiatar. Non voglio per niente che
veniate qui a questo tempo. Andate pur
per la più breve a casa vostra, che potre-
te poi venir a Roma a tempo che io po-.
trò farvi più carezze che non posso ora.
Io sto sano, e bene assai della persona, e
questo aere mì è amico, ed è più tempe-
rato la vernata che non è il nostro. Io mi
sacrerò Sacerdote queste feste, ed attende-
rò poi ad imprendere a dir la messa ed
a dirla. Vedete quanta mutazione ha vo-
luto N. S. Dio che sia di me. State sano,
Alla vigilia di Natal di N. Sig. 1529. Di
Roma. .
CCLXXXI.
Rispondo a due vostre, e prima quan-
to alla raccomandazion che mi fate.
Dico, che non basto a raccontarvi la
poca prudenza sua, ch'egli ha usata .me-
co nel trattamento di mio avviso, ch'el.
mi disse avere avuto dai suoi a posta della
DI M. PIETRO BEMBO. 273
mprte del Vescovo di'Chioggia. La qual
cosa, perchè vorria un' foglio tutto intero .
ad esservi descritta, non dirò altro, se now
uesto, che not arei mai creduto, ch' ei
osse così poco prudente. E per tia disgraà-
zia ora si duole di me, che nol. fo fare
Vescovo, non me ne averido mai fatto pur
una parola in tutto il trattarnento di que-
sta vacanza. Ma volesse N. $. ‘Dié, che
fosse degno di esser Vescovo, chele cose
potriano andar per buona. via.- Ma acciò
sappiate quello che non sapete, questo po-
ver uomo è infame’ in tutta questa corte;
ed è pubblico, e notissimo; che si fa far
quello, che si fano far, . mi vergogno a
scrivere, e narranosi duo bellissimi acci-
denti suoi in questo conto ,' che ' sone: in
bocca degli uomini grandi - e - piccoli. Ha
per male esser nato maschio, e fa quasto
può per somigliare alle femmine. lo-Fama-
va dì core prima che io sapessi questetca=
se di lui, le quali lio sapute per bocca di
chi ha ciò veduto con gli occhi tuoi, e
trovatolo in quel laudevole esercizio.‘ &î è
allargato da me da se stesso, che io non
gli ho mai fatto altro, che amorevole ce-
ra. Ren ringrazio Dio, che m’abbia libe-
rato: senza mia' opera dall’amicizia di così
qmale accostumato uotno. Dogliomi mondi-
meno guanto posso di non potervi’ satisfa-
re. in quanto mi pregate per lui, per con-
to gel vostro Luigi. Ma noù ‘vi date. ma-
| Bembo Vol. IX. . 18 e
274 LETTERE FAMIGLIARI .
ninconia , che spero aver un di modo. da
far per voi, e perli vostri cosa di maggior
momento, che questa non è. |
Io bo.un Cappellano mio da Cividal
molta. costumato, e letterato, e di religiosi
costumi, e vita, il quale io amo grande-
mente. E perchè so, che ’l vostra: Marco
Antonio non anderà a star a Cividal: per
conto del Decanato di quella Chiesa ,: che
vi ho promesso per lui, ho. pensato di re-
nunziarlo ad. esso Marc Aotonio. . E. che
Marc'Antonio lo renunzii al mio Cappellano
con la reservazione delli frutti, e col re;
resso. Ed .a questo modo esso averà tutta
$ utilità di quel beneficio, come.s° ei. fos
se in persona sua, ed il mio. Cappellano ax
verà il titolo solamente. E s' ei. morisse, .il
beneficio .tornerà a Marc’Antonio. E. perc
vi mando lo esempio di una procura che
farete far a Marc’Antonio, la qual procu:
ra come lo averò, li renunzierò .il bene
ficio senza dimora. Le morti. di questi Car-
dinati non mi hanno apportata utilità al
cuua: che sono stati tre Spagnuoli, e una
Romano con beneficj lontani, e poco a ms
convenienti.. Quanto alle speranze, che avéy
te mal poste, e se aveste atteso. ad altro,
avereste trovato miglior modo. da; nutrir
Casa vostra, non voglio rispondervi ,ora.
Potrà essere, che vi risponderò a qualche
altro tempo. Ben vi dico, che .avete da
ringraziar Dio così. voi ,. come hanno,, .@
f
| | I° M. PIETRO BEMBO. ‘875
debbono ringraziarlo tutti gli uomini, per
Ton essergli ingrati. Quanto al vostro es.
sere astretto andar a Sebenico, io non ve-
‘do questa necessità, quando avete ' tanta
grazia con la patria, che potete sperare
‘otteder' da lei il magistrato di Governator
dell’ intrata, 0 ”l Sale, a’quali offic;] non
eredo, che alcun vi anderà innanzi. Vi
profferirei qualche ajuto, se io potessi. Ma
siate di questo sicuro, che in nessun tem-
po della mia vita fui mai così povero, co-
me sono ora. Ma N. S. Dio mi ajuterà, se
piacerà alla Maestà S.
°° ‘Di Torquato, che vi sia piaciuto, mi
‘piace. Benchè io so, che così si dice sem-
pre dei figliuoli ai padri loro. Pure se si
Eràda qualche cosa, sarà ben ‘suo. Mi
piace di Luigi, che si sia posto al palazzo.
Attendete a conservarvi sano, e salbtate-
mi ‘Marcella , e sperate in N. S, Dio, che
non: sia per mancarvi della sua grazia. Vi
ringrazio dello aver pregata Suor France-
schina a far orazion per me. Ma vorrei,
che m’aveste scritto quello, che ella v'a-.
verà detto di me. Però che io non dubito
the: non gliene abbiate fatta richiesta, Alli
19. di Novembre 1540. Di Roma,
‘ IR Decanato di Cividal.sarà bene offi-
ciato, e tenuto’ nella persona di M. Ven:
&rando mio Cappellano , però che egli ha
tt quella Chiesa un suo fratello Canonico,
feligiosa ed ottima persona, che supplirà
per lui.
276 LETTERE FAMIGLIARI
CCLXXXII.
Rispondo alla vostra lettera, che.a |
questo tempo non si fanno le cose de la
Morte così largamente, come già si face»
vano, e. però che io non posso rinunziar
a Marc’Antonio il Decanato con condizion;
che quando esso non volesse più, Perin
vostro il possa avere. Però che :bisogneria,
acciocchè Perin a qualche tempo l'avesse) .
che io il renunziassi ora a Perin, e: poi
Perin: il renunziasse a Marc'Antonio riser.
wandosi il regresso. Ed :a questo : modo il
Decanato potria tornar in lui. Ma, quer
ste ora non si potria far, essendo Perin
così putto come egli è. ‘Chè come: dissi,
ora non si fanno. le cose così stravaganti,
come si facevano già. Ho adunque pensato -
di farvi per un'altra: via mpggior. benefi»
cio di questo. Io ‘he \una pension, come
dovete saper, di ducati cento sopra san
Salvator in Venezia, la qual peasion sem-
pre mi hanuo, li frati pagata molto. bene.
Se così vi piacerà, che io faccia, mì ri-
scriviate di esser contento, io renunziarò a
Marc’Antonio o a Perin Ja detta pension,
che ho podestà di renunziarla. Ma non
voglio renunziarla ora, che io sono in que-
sto mio grado assai più povero di voi, ed
ho gren bisogno delle mie entrate. Adun-
que mi.reservo a renunziarla , quando io
hei
DÌ M. PIETRO BEMBO. ‘ 247
abbia qualche cosa da N. S. da poter vi-
ver senza questa pensione. È se voi mi di-
ceste, o se in questo mezzo tu venissi &
morte, Marc'Antonio o Perin -resteriano.
su le secche ‘di, Barbaria. A. questo rispon: .
do, che.io:posso în ogni:caso: di morte in:
resenza di due testimonj ‘renuaziar quelì:
a pension a chi io -vbgliò senza supplica«
zion, e senza segnatura del Papà, o altro.:
E però ogni volta, che io- mi sentissi :ma-
lato, non ‘aspetteria l' ultimo punto, ma
a-tempo e senza dimora la: renunziaria y:
come io dissi. Disponete:ora vol, secosì vi;
piace che i0 faccia, che tanto farò, Se io
vo queste cose minuzzando più di quello
che a voi piaceria, sappiate che anclre a
me non piace usar -questi termini con voi.
Ma sono costretto dalla bella necessità a
farlo, per non moltiplicar in disordini tan-
to’che fesse-soverclito. Salutatemi Marcel-
la, ‘e ‘state'sano, Alli28. di Dicembre 1540.-
Di Roma, i ARE
- “* Dappoi scritto, ho.-ricevuto una:
vèstra;; «per la. ‘qual:‘mi ‘raccomandate
| quel frate. "Al tfdale ‘mon mancherò. . Ma: -
esso" è ‘veriuito male: a:tempo: che - ha ' tro:
vato il General morto. Intendo anche p
ella medesima vostra lettera il caso di
renzo vostro, che mi ha dato molta
molestia. Ma confortatevi, e sperate nel
favor della verità, e di nostro Signor Dia
che è essa verità, potrà ancora essere che
questa cosa gli darà maggior laude, e sarà
N
28. LETTERE FAMIGLIARI
più conosciuta la sua virtù. N. S. Dio vi
conforti e rallegri. State sano. Alli 29. A
M. Gio. Battista Fedele raccomandatomi
da voi sì caldamente ho usato una cortesia
che gli ho dato 30. scudi per pagargli la
staffetta che ei mi aveva detto che gli suoi
gli avevano spacciata con la nova del Ve .
scovato di Chioggia, ancora che io non ab.
bia quel Vescovato avuto. Hollo fatto per.
satisfazion vostra. Però che esso niente
merita da me. Che non mostra. più di co-
noscermi. E sa Dio, se io ho denari da,
gittar via, come sono gittati questi. ...
Bembus pater.
CCLXXXIIT.O
Mag. figliuol cariss. Mi rallegro con
voi del vostro essere onoratamente rimaso
Locotenente a Udine, e più me ne rallegro
con Marcella. Priego N. S. che si degni
farvi questo reggimento e utile, ed onore.
vole, e di consolazion vostra molta, sicco- .
me spero farà. State sano. Alli 7. Gen<-
majo 1541. uu
| Bembus pater.
o DI M. PIETRO BEMBO.. att
- «— COLXXXIV. -
To vedo che hoa far con persone più
cupide di tutto quello che vogliono, che
riguardose e consideranti di quello che si
dee volere. Che bisogna. che quei Mag.
entiluomini tante volte mi rimandino que-
sta benedetta quetanza? E perchè vogliono che
io levi di lei quelle parole, ducati-75. d’ oro
di camera, acciocchè non si possa per questo
saper che mi debbono ducati di camera? Se.
la bolla mia dice così, perchè non vogliono
che il dica, massime quando io dico di averli
ricevuti ? Queste sono superstizion le quali
non si convengono a far con me, che son
leal e non superstizioso con loro. E se io
avessi creduto venir a queste dìfficultà con
le loro Signorie, 10 averia voluto al tutto
averne la sentenzia de la Rota, acciò che
non si avesse più queste noje; e se mi
tratteranno più a questo modo, giuro a
Dio che io non mi lascierò trattare, che
non debbo oggimai essere un fanciullo da
rimandarvi selte quetanze indrieto a que
sto modo. Io voglio che nelle quetanze sia
ducati di camera, e non altramente. È se
questa paga è la metà di tutta la pension,
perchè levarò via quelle altre parole? O
ehe bagattelle son queste! Se le loro Si-
guorie vegliono la quetanza a questo modo,
la piglino, se non la vogliono, lascino sta-
‘4
280 LETTERE FAMIGLIARI
re, che io non la farò d'altra qualità. Da-.
rele questo mazzo che va al Mag. M. Je.
ronimo Corner in Candia, a M. Pietro
Trivisan suo cdgnato , e pregatelo da mia
parte a mandarlo per: lo primo passaggio
per sicura via, ed a sua M. mi raccoman-
date.. Ho avuto la poliza del relassetur dei
Signori sopra le camere. State sano. Di.
Padova alli 4. Agosto 1526.
CCLXXXY.
Se non avete ancor avuti i denari da
M. Giovanni Cornaro, di chi è la colpa?
mia non già, che ve l'ho e detto a
e scritto. M. Giovanni ‘è stato a .Venezia
più giorni. Emendate adunque voi l’error,
o la negligenza vostra. M. .Giovanni, il
quale è col Cardinale Pisano a Ronca, cioò
alla Villa, o Castello di M. Jeronimo Giu-
stiniano il Procurator, dovea tornare j}er sera,
e potrete oggi averlo trovato. Ma se non
l’aveste, portate quelli daneri che avete,
al cassier, e fatevi lasciar loco per la par-
tita, come avete saputo far simil cose altre
volte, sicchè -io paghi. in:tempo, e con av:
vantaggio, e non con pena. Se io aves-
si denari, ve gli averia mandati; ma non
ne ho, e convengo aver pazienza. State
‘ sano, Alli 27. Agosto. Il Venerdì 1529.
Di Padova.
. Se.le cose dell’ Imperator non strin-
geranno più di quel che par che le abbia-
. DI M.*PIETRO BEMRO. . 28ri
oa fare, io non piglierò casa a Venezia,
e non farò questa spesa; ma venirò fra.
pochi di per due giorni da voi. o
+Dappoi scritta questa ho avuta ‘la. vo-
stra. Dunque fate quanto dite. E quanto ai:
quello che avete da. pagar, dico che paghia-
te ducati 50. di manco di tutta la somma:
che avete pagata le altre volte. Che tanto».
mi è stato detratto dai Rettori, e officiali
di Vicenza. o 0
Lil s
CCLXXXVI.
Alla vostra di 27. April rispondo,
ehe son contento renunziarvi il Decanato
di Cividale. in persona di Marc’ Antonio,
il qual poi quando esso nol volesse più,
. potrà renunziare ad un altro. de’ suoi -fra-
telli. E però acciò che io’il possa fare, fa-.
te dare al putto i primi ordini, ed .anco:
scrivetemi la età sua. Se io non m°’ ingan-
no, voi non m'avete ancora ben conosciuto,
e sono tanti anni che praticate con meco.:
Però che se mi conosceste, credereste, che
io non facessi le cose che io fo, senza qual-
che onesta, e conveniente causa, siccome
è il non aver io voluto accettar Marc'Anto- ©.
nio in casa. In quello che dite che io ho ..
giovato ad altri, se io avessi con onor mio
potuto far dare il Vescovato di Talamone
ad alcun figliuol vostro, io l’avria fatto
molto volontieri; ma perchè mi saria sta-
to cosa infame ‘aver procurato quel Ve-
sb2 LETTERE FAMIGLFAR?
scovato eosì debile, e non usato a darsia
gentiluomo per un mio nepote, mi son:
volto, dove avete veduto, che per la po-
vertà e debolezza di quella famiglia, nel-
la qual già colui era chierico , ed avea non
so che beneficio, estimai non dovesse es-
sere quel Vescovato mal posto come vedo,
che non è stato. Questi dì M. ‘Cola mt
mandò per la infirmità d’ un Canonico di
Padova, credendo ch’ egli avesse a morire,
11 qual Canonico aveva Boo. ducati di bene-.
ficj;,. Li domandai a N. Sig. e Sua Sant. me
li reservò, e concesse tutti graziosamen-
te. Ed in quelli: di avendo io avute parti-
colar nota di quelli benefic;, avea -delibe-
rato darne uno deducati 130. a Marc’ An-
tonio. E lo dissi tra li miei, M.:Flavio, e
M. Flaminio , con li quali di queste cose
ragionai. Venne poi per l’altro cavallaro
di M. Cola, che colui era guarito, e non
ho potuto mandar innanzi il buon deside-
rio, e deliberazion mia verso voi. Se voi
aspettarete che io vi possa far del’ bene,
io ve ne farò, e non aspettarò me lo ri:
cordiate, Se vorrete far delle. vostre, io.
non ne potrò altro. .State sano. Basterà che
Mare’ Antonio sia fatto di prima tonsura;
se non é. Salutatemi Marcella. Alli 20. dî
Maggio 1541. PARI
Bembiis peter.
*“g-
DI. M\: PIETRO BEMIG,, 285.
0 GCILXAVIL,
.. Mag..M. Gio. Matteo figliaol carissimo.
Non si può dubitare che voi non - partici-.
piate insieme con meco delli piaceri, e di-.
spiaceri miei.. Benchè il Vescovato di Ugub-
bio non mi è stato di piacere, per .averlo.
io avuto con la perdita di quel tento mio»
‘ Sign. pur quel che iace a N. S. Iddio,
bisogna che piaccia ahcora a me. A. Lorenzo’
desidero buon viaggio, e buona fortuna, -
Quando andarete in Capodistria, salutatemi:
il Vescovo, e tenetelo per mio amico, cha
così Sua Sig. vi si dimostrerà. Baciate Mar-.
cella in nome mio, e state sani. Di Roma.
Alli 20. di Agosto 1541. i
Bembus. pater.
CCLXXXVIII,
. Mag. figliuol carissimo, -volea non,
scrivervi senza mandarvi le bolle di Marc*
Antonio espedite, ma a questo tempo per le
altre occupazion di N. S. le espedizioni di
simil. cose vanno sì tarde, che ancore la
supplicazione fatta già 20. dì data a signare
non è stata segnata: spero che domani «si
segnarà, ed in pochi dì s' espedirà del tut-
to. Quanto a Marcella io la ho, ed averò
sempre iu conto di figliuola, e so che
284 . LRTrERE FAMIGLIANI
. @ prudente, paziente, e savia, ma lasciamo
queste cose da parte. Biami N. Sig. Dio
«modo da farle del bene .che io non le
mancherò. Quanto a Cape d'Istria, mi: pia-
ce ch’abbiate accettato, e Dio volesse; ché
subito che foste fatto Luogotenente nella. .
Patria di Friuli, ancora che fa legge vi fos-'
se in favore, ma la consuetudine in con:
trario per esservi vostro cognato in. officio,
aveste subito rifiutato; e mostrato -alla
Patria nostra non volere cosa alcuna it
contesa ,. che vi mettevate ‘una corona in’
testa; e Dio perdoni a vostro cugino che
vi messe su i salti d’ andare al.gran con-
siglio, sareste rimaso del consiglio di‘X.
da ogni scontro. Non ve ne date però noja
che Dio governa il-tutto. Averete un: mas:
gistrato molto piacevole in Capo d' Istria
in ricompensa degli altri fastidiosi ch’avete
avuti. Direte a M. Bernardin vostro co-
gnato che ’ prego ad esset contenta. di
onarmi quella Podestaria de’ due Castelli,
che li avete promessa, e s'ei-ne sérà con-
tento , che non dubito, daretela ‘poi ‘voi a’
chi vi proponerà il Vescovo di Capo d'I-
stria, il quale mi dice volervi proponere
tre o quattro buoni cittadini,’ ‘de’ quali
eleggiate qual più vi piacerà. lo'a M. Ber.
nardino darò un di, se a N. Sig. Iddio
piacerà miglior cosa che questa non è, Mi.
allegro di quella Podestaria molto più con’
Marcella 3 se. non che dubito che la’ non’
venga troppo grassa in quel buon tempo
DI. M..PIETRO BEMB0.. . 285
che-l'averà; baciatela da.mia parte’, e sa-
lutatemi il Mag. M. Bernardo, e scrive.
temi quel che è di Lorenzo, della sventu-
ra: del quale sento molestia ‘grande. La cosa
de’ Diedi è espedita, per quanto aspetta
‘ a quello che essi volevano, ‘ed è in sicuro.
State sano. Alli 22. di Giugno 1541. Di
Roma. VO |
Salutatemi il clarissimo M. Antonio
Mocenico, e quando averete tempo salu-
tate la .molto Mag. - madonna Isabetta sua
consorte a nome mia, scrivendomi co-
m’essi stanno, e così del.clarissimo padre.
loro. n o
o | ; Bembus pater,
© CCOLXXXIX. .
Quanto al Patriarcato di Costantiropo» —
li, Dio mi guardi, ch'io voglia pensar a.
‘tal cosa. Se ”l Patriarca nol. tiene a buona,
titolo, tal sia di.lui, io non voglio bene-
tic; de' ‘vivi. Mi piace grandemente di Bastia-
no vestro. In Capo d' Istria. potrete dargli
modo di farsi avanti all’ imparare. Si vue-.
le agevolar, e: favorir | questa sua buona
volontà con ogni possibile modo. Vi laudo
di voler fare una lieta vita in Capo d'Istria,
è loco da ciò. Il Vescovo che è ancor
qui, dice che vuole farvi aver delli spas:
si non pochi, esso partirà fra due dì per
tornare al suo Vescovato. M. Vettor Sao-
rano, M. Carlo, M. Flaminio vi ringra-
286 IETTRARE ‘FÀMIGLIARI
ziano della memoria che tenete di loro, e
vi si raccomandano. A Marcella direte,
che io son certo che ella averà un bonis-
simo tempe in’ Capo d'Istria. Baciatela da
mia parte';:é state sano, Alli-25. di Giu:
guo 1541. 'Di Roma. SCIE,
CCXC. eo
è
Se avete avuto molte richieste ‘soprii
la Podestaria delli’ due Castelli, non mì
maraviglio , sapendo che non mancano ia
quella benèdetta: Città richieditori -delle
cose di alcuna utilità. Voi l’averete a daré
due volte, una subito che sarete in Capo
d’ Istria, l’altra prima che vi partiate
Scrivetemi a chi avete data la prima, o
promessa di darla, ed a chi la seconda.
Però che di tutto quello che mi rispon-
dete, non so trovare che mi rispondiate
a ‘proposito. Le Holle de’ vostri Diedi sì
espediranno, ma di ciò non è alcuna
importanza nel tempo; però che la cos
è in sicuro: tuttavia le farò espedir quan:
to più tosto %i potrà, benchè le espedizioni
di questa corte vanno molto più tarde
sotto questo ‘Pipa che non sono ‘state da
buon tempo ‘in qua. Salatatemi Marcella ;
è attendete a star sani, e lieti. Alli 2. dî
Luglio 1541. Di Roma.
: Bembus pater:
"À
DI M. PIETRO BEMBO. ‘ 287
a FO
CCXCI. .... .
i Le . ‘ 4‘
. Sono astretto da Monsig. Reverendis,
simo Cardinal Santa Croce che è il più
intimo ‘di Nostro Signore , a pregarvi che
abbiate per raccomandata la causa Crimi-
nal delegatavi, per la morte d’un nipote
di Messer Pietro de’Verzi, e ferite de’suoi
figliuoli,. e che abbiate dinanzi agli occhi,
e- l’ animo vostro la giustizia, come però
sua Sig. Reverendissima si confida:, che
farete. State sano. Alli 21. Agosto’ 1541.
Di Roma. i, .
CCXCII,
Mag. Gio. Matteo figlinol carissimo.
Intendo qui da M. Cristoforo dei Verzi
da Capo d’ Istria, e da altri, come vi è
stata delegata certa causa criminale per
la morte d’ un Francesco Carerio suo: fra-
tello cugino, il quale fu alli dì passati
amsazzato in questa Città da una setta di
nomini; per la qual merte seguitò. in
quelli giorni qualche rumore tra M. Pie»
tro dei. Verzi suo padre, e suoi fratelli y
e li detti interfettori, siccome del tulto
arete trovate li processi formati in Capo .
d’ Istria. E perchè sono stato pregato a
scrivervi di ciò, non ho potuto mancare
di ricordarvi che questa causa è una di
quelle che può confermare anzi accrescere
$
288 LIFTESE RANTOLIARD
l'opinione’ che si ha delle integrità; b:
giustizia vostra , procedendo in essa come!
si conviene rigorosamente, e senza rispetto
di°favori ) come-'vuole la-giustizia: -e come:
.. sòn certo che farete ancor-da voi seriza quer
sto 'inio ricordo. Soggiungeudovi che <essene
domi'stato molto laudato-per-giovane dotte; e:
da bene: il ‘prefato-.M. Cristoforo, -e racco
mandato caldamente dalli Re., e -Illustrissa
miei Signori, il Cardinale Santa:Croce je
Farnese, come -persona grata a .lor -Sighow
| rie Reverendissime per le .sue virtù, mt
sarà caro che riconosciate M. Piero dei .
Verzi suo padre, ‘e l’abbiate per racco-
mandato in giustizia , nelle sue occorren-
ze. State sano. Di Roma. Alli 21. di Ago
sto 1541. I SEE,
Vostro ‘come’ padre P. Card. Rembo::
0)
di CCXCITI. 214
| . ” 17 $
°. M. Gio. Matteo. figliuol carissimo, So. .
no in modo astretto’ da M; il Vescovo:'di
Capo. d’ Istria , -a. raccomandarvi - altuu
suoi parenti li quali conie ‘ianocetiti;-come
Sua Sig. dice, si sono constituiti in: pfigto»
ne, che io non posso far di non scritte
vene, ancor che io sia certo che non:fi@
sogni, perchè-quel che:è di giustizia‘;
eseguirete per. debito vostro ju ‘old
potrete far di grazia, li -farete: volentiti
Sy tok ago cl
DI M. PIETRO BEMBO: | 289
ad iastanzia di sua Sig. perchè vedo per
la vostra. lettera che molto l’ amate. . Pure
ho voluto farvi intendere che, sarà caro,
le facciate conoscere che dove onestamen-
te potrete non siate per maucare di fara.
quel tanto che sia a sua satisfazione , per
averne io caldamente scritto. Ho molto
piacere che la stanza di Capo d' Istria vi
piaccia, godetevela aliegramente insieme
con Marcella, ia quale .baciarete in nome
mio, e state sani. Di Roma. Alli 24. di
Settembre 1541. 0
| Vostro padre P. Card. Bembo,
| CCXCIV.
Molto Mag. e quanto. figliuolo. Se
rispondo tardo .a tre vostre leitere , causa
che ne sono state principalmente le molte
occupazioni che ho avute a questi -dì
passati, poi in esse non era cosa alcuna
che ricercasse. presta risposta. Ho visto li
sonetti, e gli epigrammi fatti in laude
vostra , gliuni e gli altri sono egualmente
belli, ho vista ancora la orazione, la
quale ancora essa è bella, e tanto più mi
è piaciuta, quanto che vi ho trovato
te cose di casa nostra-che io non
sapeva. Non l' ho acconcia altramente che
non vedo ne abbia bisogno. Maravigliomi
bene, che in quelli luoghi siano così
belli ingegni, ma conosco che la virtù
vostra 6 quella che li sveglia, e accende,
Bembo Vol. LX, 19
290 LETTERE .-FAMIGLAARK
e fa ghe. cantino di Je: in; versa. 0; in
prosa, del. che mi rallegro gan..s0i, € nea
manco con:.me stesso che. per: la nesta
congiunzione. mi pare aver ,parie.. nella
mostre lodi. Nè vi rinoresca.:se. l’ ufficig
che ora tenete, è senza .guadagno..di
danari , perchè facendo. voi le _.belle oper
re,-e li belli effetti che salete fare, e cr
me sono certo che sempre farete dovuaque
sarete, guadaguate molto maggiori ,.:e. più
stabili. ricchezze, che sono l’ onore, . e
huona fama, le quali cose.vi spianano.la
via ,.e aprono le porte a. maggior grado,
e.-a quelli che sono per virtù esaltaii now
mancano le altre. facoltà, ‘che N. S. Dio
sempre ajuta li buoni, e già vedete ..chg
Ji vostri figliuoli cominciano ‘accomufdaret.,
e. pigliate allegrezza e satisfazione. di Jorag
Però seguitate allegramente il -camuutig
che avete incominciato, che Sua M. w.
prospererà sempre. Le bolle di Miarc'Anto:
nio si espediscono tuttavia, .sj è. tardato
assai, perchè il mandato suo è venuta.
qua assai tardo, e prima dato con: tutia
la casa sua per quanto comporta la. ché
venisse non si poteva far niente, e, 66. g}:
tarderà ancora qualche dì.posi. vi maraviz,
gliate chu ogni cosa, e massime similti
espe.lizioni si fanno qui molto, tardorà,
non si manca di sollecitare , € subito che,
saranno ispedite le manderò, Che .M. Ea ;
ancora voglia: renuuziarli doi, suoi, bene =;
©j., 10 l'ho sapuio. prima, dd HO pci PRI,
BE ALI ittho *5Sab6y
sttivendotar M! Gala avereiquatoda ‘dol»
80, è ditnabdando ‘da me parete’, ‘6 -Ky
eva; lo lolaudzi ,-- e-cosfortif a fielosp
editificandoto €hE mene fiiria molto:
@i?eicome* fa vertamiente. Ai Mis ‘Aatenio*
Delio iat'ioto offerio per hi -wostre: faceda
“189fidèzionj in ‘fitto queîlò ‘che! ’per “né si
<a “beheflito sito, e ‘ion Hi indbchesti
|'rispetto ‘vostro Fu ‘qualuriggt Edd La
Mtercherà: Li infirinità di Mogiig.
di Cipod' Istria mi dispiace ni i
16:10 facciate ‘ visitare ida’ paîtè reiki
ki facciate: buodo animo; Led drtiate
stàx: allegtiteénte ,, che cosi più ficidiche
eo rà, Ben mi piace ‘che con glistibtà
te usolvere' li suol’, bot di o
ontà dua ;'se”
Iitendò miolto, volentieri. CA
pr rt ‘e tua home in sì ‘gie tà
N:!81 Bio! ‘bsperi, è 1° ticdia: i VE”
pet rispétio e “proprio hostta' cohso-i?
LI
“è |. LiFrint’r2biclrarti
Jaftone.''Bacitirete! Marcellà ii h6me mg,
& Bàistiatio:, e Pertino, “H' quali ‘mi pène.
the attendano alle lettere‘, ‘e’ che vot afi-
biate spéranza che :altitend‘undo’di' esi vdi
Abbia ‘a’ far frutto‘, fin ‘che‘Sonor.in' que
Sta’ volontà se li volete fare attendere; el
‘tcendetvelî ;' che come chuiîneifino: “a ph
gliarite piacere, da se tredésimi segaitasò
Volotitieri ,° \& se nè innamdtane } e nonp
‘fossoto più lassgre. Flavio ‘se, esta 66m
‘citist vi Yaccomanda, che essehdo» wi
Giudice, fiicciate che possiate*giuditare,
icon’ farla ricordare al suo provuraterss
che la solleciti, che altri tou ba‘fw-tpueb
. a Città ché ne abbia a pigliare più. Gara.
di’ voi. Io arò caro; che-si: espedisc® sè .
Xi ‘facciate aver li suioi damari, che”! «v&
dito suo è chiaro, è chi l’ha: da pagarts
è potente a pagarlo. State sano con: tulfa
Ja vostra famiglia. Di Roma. Alli 3. di
Novembre r54r. | UTI
«Vostro buon padre P. Card. Bembo.
CCXCV. a
| Molto Mag. figliuol ‘carissimo. Di Ga
tal ron dirò altro, che son certo sè
‘averete presa’ la pussessione. Quanto ‘aspet
ta al vostro esservi tramesso: hella praticà
deì maritar della mia Elena, ‘avete fattò
molto bene, e voglio: siate partecipe dd
tutto. Fo scrivere a: .M. Jeronimo quanto
bisogna ; ‘#0 non posso ‘più -di':qacilo
Mu,
LI
TSE PEETRO.BEMBO. — © 298
guasso 9r@rforitutto quello. _che,.do POSSO s
snn qui non. vedo che -M, Jeronime: if
-Bianco faccia tanto caso di me, quanta io
ibo fatto rdi; lui.,.-quando par. vederò la
SA. ostinagione «mi. volgerà. a , parte ,. cop
de quale io- non averò difficoltà, alcuna
*:dove sen chiamato e pregato., ,nè averò
da:donar tutto quello ,.. che. io.al mondo
, gger trovarmi un genero, e. forse..sarà coù —
giù mia quiete, e riposp,; faccia in tutto -
iN. S.. Dio, nel. qual mi. son .rimegsgi, .
quello che..sia. il meglio. Le mig. lettere
noa':.voglie: che. si . stampino:. per niente
de.questi. tempi, che uon,.spno da, cI$.;
saranno:.;pei quando Dio vorra y ed le. vi
$arà intendere. Procurate solamente. che
ven ‘se. ne ‘stampi più ‘alcuna, se pur
aloune volesse ciò fare , .come ha fatto ql
sMamuzio, benchè di queste pache venute
fuori con la impression nuova, non. im-
porta. Ma per niente non più,. Jeggerete
questo capitolo al. Mago. M.. Jeronim:
Quirini , acciocchè se intenderà che alca-
no ciò peasi, lo ammionisca a nol far? ,
‘e gli il vieti al tutto. Del vostro Sebas.a-
no ho gran piacere, e.se ei, ya negli; stud]
sla quella ;età «così caldamente ayagti p, €
a--sperar: agni: buon. profitto di, lui. negli
alini ceh’ ‘hanno; a, seguir. ql TeMpa., Avete
@perato: che io-..l'amo, molto più, fhe pon
esa :,e- voglio. che ‘l sia 11.919 Aghiuol
ciro, nè selamente mou. vi bazio del vostro
seriniermene); LARA 029€ neo dlaugo ? sfaS9% l
4
bia METTENE FAMIGIZARE
dite 9pesso. Selutatepri.» Marcella, ; essiat@
Sarti contatti Ji vostri Alli am: di:Dices
Bre:x5445 Db Ro: inn si 0 sa dig
tr: ‘Salatuténsi:. M. Bernardia mostro cine
tw} edite a :Mircelia: che valati:Mariazda
dii pater ci iii sco 1295 toria
dij b'iuc+ 100me' padvesP,«Gord.; Beteba
3-3 6/1 Pattfarca? d'Aquilegia» soriaso’ "pe
Faltrd cavallaro che quel. Fustinime vedi
We “Sila possessione: di Casal ;:‘0d iera.li
iIntioto - ‘scrive (pet: questo: venvallaro uil
iedesinid. Ib- stimo‘ perchè: da .Natabosi
ot pagar ‘gli affitti ,- che Tastiniane sd
averà-fatto dir quello: ch'egli, averb:pote
Tp ’atere i :s0 <osì sarà ‘provvedete chef
tolto "+7 sid' ‘restituito , «però: ches*questb
Natale: delibo io pegar Ja pension.di scudi
36. che‘È sopra quel beneficio; ie vali
Sun! servidor' del Cardinal: Cornaro.; ‘che
Yi, ante | ha domandata:; o viarie
CV SFERAPONE AE FIERI TO O ST a Tate
pe î È no i na CGXCVI. iz i «agi
SAI Dia tt a Lal ART Lal
441: -Molto Magnifico figlivo] mio; Bio ivi
alti. Del: vostro aver: rifiutato mi -piace,
‘vete: fatto prudentemente ,:e non: dévete
“perdervi ‘in’ qtiel: ‘luogo. -fntendo:'alcune
"Cbse di ‘quel Vescovo j' le quali se son: rà
e È mofto--peggio, che:rivi*è ly avertef.
“Bgiè ‘deî-‘Luterani ' in esa ,* cioè - checin
‘quelle questioni di quelli-arttadivi esso le
.Préto: a “favori: l'una "parte: per: tatterk
"ME è ‘bitonte; «bon -Liuone 5 @wsdé priest
e DEMI SPIENRO RENO. |
Paltra; -se'icovì ifosse:;- vorrei: clacasnon Pos
-sessetuni: caso alimondo dell'inmonche.io
| gli porto, che non l’amoyisehonrd
“etedo cherri sid haond è darbene Se egli
àbsedizibbo9i parziale.non :lt/puaedateo Tep
minate questa causa prima che và:partizià
afate':sibatizia iestoochi;a:«hi voglia. De
facchiesa:,: chessia bella (o bea: @engta ed
.affiziate mi.:piace.:-Ho. velluto, quanto dite
he si disse. ii me ji*quella santa Monaci
Idi: Zara:,) Madonna. suor Frangaschipa, già
mudzt:sti. Gorto.iche quelle; sue Parola. i
Mhamno:-cominotse assai. Voi mi. die te di
20:59-0he ,:‘che ella. rispose fa,.Mi esta,
bd -Ja -doimandava della Moresina:, seriyg
ribau :senda itdugio,. che parole, farong: fl
iine- Eri. niorì. Mpnsignor...Reverendissimo
‘ {Gardina] Brundusirc, il: quale. era. .] . Je
arbnime: -Alegndro da la Motta dottissimo. e
valentissimo uomo. : E stato. grap: danno. a
questo nostro Collegio, ed a questa santa
Sede. Era molto arvico mio, e mi ha lasciato
‘tommissario con alcuni altri Cardinali. Dio
igli donj :requie. Di: Luigi vostre :riternato
i ::piace. Ditegli da parto mia ,..ch' ei; sia
eniente:a far una. ferma deliberazion Gi
maon!giuocar. mai danari;in vita.sua, f,£h
fatta ia serti, Perocchè di. questa :delih4-
«tazwan beh serwata gli verrà. gran bene..£
‘ionsolazion ed onore. E sel si metterà; spl
rgiuoco , if tntta da..vita sua; esso npl: si
rovarà mai nè: quieto-nè contento. Bascia-
temi Marcella £e-.salutatami gli: atti yogtri
LI
LO LETTERE: FAMITELTA RE |
fi imoli s ‘che oggimai debbono tudbia esmot
Ri ndi e. vomini. State tano. Al primo di
braio” 1942 Di Roma, |; |.
a Pi Card, Bembo pad
“ CONCVIL.. 2 35343
N ‘sit 0)
bo Piscemi. ] Meg. figliuolo, che siate 2op
mato a Venezia. -Siane: landato .N. S.. Dio.
Ho:xeduto volontieri le lettere serittevi-da
Zara sopra le parole della. .reveraenda m0-
maca suor Franceschina, le quali :mi sta
parute vere profezie. . Ella dee certo. essbe
ana sania donna, Ghe: siate tutti. sani, -@-
‘.milmente m'è caro: e dolce. -Salutatemi
«Marcella, e anco Maria, quando la vede:
-rete. À- voi. damò. alcuna fatica ,.. quando
accascherà. ln questo mezzo vivete ehe
‘e. con reverenza di N. S. Diw. lo: ho arnio
questi di passati un catarro. fastidioso -che
m "ha dato noja. Ora sto bene.,.la Dio.mer-
eè. Alli 7. di Luglio 1542. Di Roma.
NIE Padre vostro P. Cardinal Bembo.
i
nt.
°
; . | : - CCXCVIIL, ‘a 01 sE ci 1
a Mog. fgliuol. carissimo. Ho. inteso Mi
Febo vostre.essersi intramesso in certa que-
suon. di gentiluomini malte.:grandi di quel-
‘la città, 1 quali temendo non Febo vi muovi
a far aleuna cosa contra loro, m'han fatto
pregare ch'io ‘vi scriva a rimanervi di ciò,
promettendo di volere avere M. Febo per
RIcRic:tiRammonenti © © —» 99%
loro: antico ».se 65 vorrà, Jo. phe MOmoRcA
la qualità di quelle genti: vi.,saprei: copy.
fortar a consigliane M. Febo:,.che. ‘gh: 19
lessi-più:îdsto per:amici che per inimici,
e non intrasse in queste trame, che le più
volte hanno pessimi fiti},: e tanto più che
quanto esso operasse più contra quelli da’
tuali sesso si tiene.:0ffeso4.&i:più:gdi::fficesse
. 0:ondannare; 0. simil: cosa; alte 69518
gseggio per Jui;.che quelli. :a : chi. ‘egli .fa-
-cesse dare alcuna pena , essendosessi e; nik-
uhi e.grandi se ne vorrebbonb un di. yea-
icare essendo usanza .ib..quella citià..di
=mon'dimenticar mai le offese. Dunque: fe-
issendo' fine vi ‘conforto .ad operari.con.Fe-
Bo; che ponga fine a questa .corivincbita
Uimimeicizia più tosto .che sì :può .cou. hene-
:malenza; e con pace attendete & star. sano.
‘Intesi che Augusta era gravida. Attendeie
sa ‘star sano sulutandomi la mia. Marcclia.
«Adli ‘13. Luglio :1642./0 0 cbac a
« *Dappot scsitta. questa. ho avuto la. 10-
«Stra .degli.8, per la quale mi:tornate a ri-
cordare la cosa delli . . .... per li quat”
ho fatto tutto quello -ch’èssi banno voluto,
e non so più oltra quello che vogliano,
Litih'io-faccia. Benchè:a dirvi .il verd.a me
<pure.che essi medesimi nol-sappiamno.:: ':
4741: QuantespadreP. Cardinal: Bembo.
efvag tit vi 0 LD AZOrE e. Te tane RE
Bi e TE fa CSA
arfad Ma e SR SE io 7 }) sid. RR
EIQUSGZA LAP VI e is veri ESA AG
&98 LETTIRR FAMIGLIARE
CCXCIX.
«::-. Mag. figliuo). carissimo; Vi scrissi a
questi superiori giorni d'intorno alla :dif
ferenza:del vestro Mi Febo. con quelli.gey
tiluomini Yicentini da--Tiene,- e pregsivia
soterposer l’antorità vostra.can:lai, e-facg
che ne seguisse: pace tra: loro; Berò.che non
stimo. faccia. a proposito di . M..Febo aser
sì alti nimici, € star-in gare, e dissension
con loro, Questi. gentiluomini. mi tornano
a far pregare, che-io..gli lievi. da questo
ampaccio , e ciò fanno -più.per non: ess
In conlumacia con.-voi e meepo, come’ essi
dkicono, che. per altro. E dicono ,. che sè
gliono. satisfare a M.. Febo con: tutti: quei
modi, che.io. ordiperò., facendomene giu
| dice, il- qual. giudicio io .transferisco .in
voi. So che essi vi-ubbidirenno, pero che
vi stimano e -onorano assai. Ancora che io
neo abbia avuta . vostra.risposta ,: non ho
yoluto mancar di repliearvi quello :stesso,
Sete prudente ,-e .dovete conosoer ..quelly
che è esercitar inimicizie con :gran..persp
ne... Credo- sia. men - male -agn) pace; che
alcuna guerra. Vi conforto a saldar con
la vostra desterità ed ‘autorità questa pia-
ga, prima che ella divenga putrida. State
sano: con -tulti. li vostri. N,.$f Dio sia guar-
dia vostra Alli 5: Agosto,.1542. Di Rewa.
+ Qfianto padre vostro Pi Cardinal: Bembe.
UOD CGI, DIFUZIIGO a9Puto dB elio 10917
Estistglto
, | DIAM RIEIPRO BERO: ° 9
‘ (0€EC.-
ie-Mag. e carissimo:figliuolo; Mi dimen-
di iper altre mie sovivervi che'mi' man»
dette ‘la: lettera: -di. Madotina. suor Fram
£ésehina: scrittavi i circa: il ‘proriosticui;; dell
Yisdt-mnf serivevale:; però sarete: contento
sifefa darmelt per: }o:' prano::catàliaro:, «dd
editi ‘solo siccome: ‘riti: imandaste. le 13
setto bon pregato: a raccomandar: all: al-
cuni’ di Li Sigtiori Cousiglieri:-è ‘did
N. Eseppo Franrezzia:; fil” ud
GFesidera. di ‘esser’ :Secretario: ‘ordinario: sb
-
l:#togo si ha ‘mesto altre-volte ; e 1° dl.
“Cina "fu il prio sotto ad' un: Cavani ‘che
Piiase*; però -vi-prego a ‘raceomandariv’ à
Yibiné ‘nio a quelli ‘sette: Signori che ‘ho
- Beguitati ‘i questa:carla, e se a vostro no-
‘me volete anche far questo officio voi com
alcèni di lovo o ‘degli ‘altri non notati, mie
tiè ‘farete’ piacere 5° ‘attendete ‘a “stai sdho
"fon ‘li vostri, ‘e scrivetemi quello ‘che’ è
di ‘Lbresto vostro. A: Marcella ce; Alli 1%
-Sétteimbric ‘1542. Di Roma, ira:
01.5 Vostro cme e pedro P, Cardinal Beinboi
FOR VARI SA Lo andate % la URI DITA
“810, SIENA 3 GOGL Relesi ia
Rileva ‘gsm È cr a 3 APE: s
Molte. Mogaifico. è quanio: glinolo.
Delta grazia: che desiderano “avere . quelli
«Gostri ‘Magnifivi Diedi virrispondo ; che: non
credo che si possa ottenere, ‘perchè non
300 LETTERE: FPURMIGLIANE
si'-suote: concedere una: grazia 'a: vità, pit
causa dello studio, che:dura pochi ‘ansté3
pur si ‘vwsarà diligenza per. ottenerla..< Nogi
pighate fatica per-nienté di: yenireba: Roi
ma; perchè noi verreme:in là al Gonoilicà
e già sono Stati depatati li.-Reverendissithi
beégati, che devono: :andare innanzi, nè
garia- a priposito la venutà ‘vostra par: quali
ehe rispetto. Io vi .vederia: molto: volentia:
ri, ed abbracciaria, e ragionaria :0en: voiy,
ma ‘bisogna che voi e io:abbiamp ‘pazienza
fin che venirò a voi. State sano, e saluta-
temi Marcella. Io sono fuor di Roma a:
spasso, € starovvi ancora quattro © sei
giorni, aspettando che. N. S.:sta : pet tor-
‘narvi, che ancora sua:-Santitàuè fuora: Da
Velletre alli 24. di Settembre «242. <. ur
© Quanto padre P.:Cardinal Bembo,
! I +
“n
-
(9-21 o SA
° CCCHI.. RFI TE TAAITT
i; . o: ciao alzi N
Ho veduto quanto scrive quelida Zan
ra. per. nome di Madonna swor.Fràrcesthi:
na. . Vi rimando la lettera insieme ::com ie
altre come-volete. Lodata ne:sia.la Maestà:
divina: Salutatela:-a nome :mio:,-e: casi::My
Febo. La, dispensa. dell’ abito ; pen seolasit:
non si suol far.. Ma Maro’ Antonio potrà
esso ‘andar: per. qualche , tempo; come! ei
vorrà ypoi: se ne potrà: parlar unsaltra yale
ta. Dal qual Marc:Antorie: ho avutd. uns
Epistola Latina: così: bella‘; chie s'élla: fassa
sua, bi'saria cure. ciò.più che noa: vale diecò
#
HE: M. - QMZIRO! SEMROS 50 d
> vvlte .it’suosbenmeficiaavuto, dal :povetpiMa
Gola.sIn ogui modo»se perseverai don; dà»
iyéàza >, er si:farà nu uosiici:da «bene, De
k-Viedi-si:-farà :tutborqquello: che si potrà»
Attendete a star: sano con-:tutti ci. vostri
Ali -12:: ‘di Ottobre-.1542: Di Roma. (uv @
‘22 Poseritta mi: sono: meglio: sa formata
della cosa de-è-Diedi.-e. trova.che: non-3
ha:bisogno di. dispertsa, mebtre ché. nas
di ‘hanno i frutti: ve SI
i, Quanto padre. P. Cardinal Bemba,
AAT sa Die ceh
E Ò COGLI, die pd rus
£4 Sta A i 0» Grasse
| Molto Mag: e quanto figliuolo, N.:Sigo
sii ha ‘conferito la parrocchiale di.S, Man:
ria de Casali della: Dincese di. Tnevisi th
teneva il ‘Reverendo’ M.. :Oitaviano Zeno,
che mori qui alli dì passati, e perchè non
si possono così presto far espedir le bolle
ho fatto espedire il breve pel qual. N. Sig.
mi* dà'licenza;ch'io possa pigliare Ja. pos-
sessione di ‘detto beneficio, e' li: frutti; se.
vè me saranno, il quale. breve.avi manda:
laieniè con ‘una procura ; che: ho. fatta in.
pèfsona. vostra:, che in mio .aome possiate
pigliare detta possessione ,.o- farla ..pighare
potaltri: qualainpue: vatfete toi + deputare
lw luogo: vosten:a fare questo. effetto; - Però
mi sarà ‘cavo che Vostra Magne: chiami:cg”
se00 Mi: Bernardino: Belegno, sed... insiem&
amediate ‘atla Miustois, Signoria, ;e diamans
6. cher si aneta “una paria istat
So LPrERE: FATE DIANE
che possiate pigliare -deità possessore sped
avtita la licenza deputate itid ‘atri vdftdetbl
im luogo ‘vostro; e se-vi pattrà sità forseo
buouo Antonio Calderone clie- età as Pados
va, che già stava con mercé; &dt ques
deputazione, ovvero substituzione, fatene
rogare un Nota}o in presenza di testim:00};,
daudo a quel che deputirete la medesima -
facoltà, che io dn a voi per lo instrumen:
to di Procura che vi mandà; è matedatelo
a ‘pigliare detta possessione, -è- 1? fràttP>60g
ce ‘ne sarinno, e ne faccia rogare "du:Ni
tajo în presenza di testimonj; "è -deputi tà
Cappellano; 0 quello che ci'è al presetté):
ché ci ‘teneva! M. Ottaviano ;*o attti che:
gh ‘parerà, che ‘officii “li “ehtesa ed «abbia
cora .d’essa , e pigli inventario | di ‘tittte ile:
robe ‘della’ sacrestia ;‘ed “altre «robe «chie dii
saranno, e - per inventario ‘le ‘conse ‘all
Cappellano, e ‘veda le: possesstoni:'i@ Beal:
‘ delfa chiesa, e gli affitti che Sono: fattis 096
ghi parrà li confermi ye quelle possessiéhii
clie noù sono affittate proeuri'che ‘31:<séls
mentino , e faccia le altre: chie:ci” serà!
da fare, è faccia” fare uno‘ instrufieàtvi
pubblico di aver presti “ila-' possessione! Watt -
Notàjb che-se-nt sarà’ rogatut ere 16 ivi
ti, eV. Midi tutto quello the <sf° fard'91
mi darà: atviso:! Stfa' sana ‘saluti Sgr 4D
cella. ‘Di Roma alli 21 di Ottobie 48321209
< "Aerò éaro che‘ rica Si stuts' 18! Gip:
pellano , perocchè ho iriteso:; che'&'buba@1
persona; cosl'‘glil‘altri Giffittunliv sl'46HD dj
OIDILOTI1) ti ohosgrit y9isbo" Isb è
Bk 4.1 PARTRO:REMPA, © God
bbonaogualisà..come. stimon;; Hp intese.;che,
MisOuevianp tpaeva molta beae.questa. her,
nsfinio .sg-anche. gue ete PETRORE sofficieng; ‘.
md cbe.il. detto Anto. fate 190. SR:
paeera, late, same o: pcy cas ix
«.11£ csì bili TRE 35: PUTCETE” Bembus Godedlinalisa
tou: 2 s,, pio cino Ù UNI DIELOT
smieshoni pi :} 1: GGAIN... LI op Li GUI: .
-LSAS TAL” agi Nr 13; I: 3° fi; fog si ‘4 A}
19 Molke, Maga e. quiuto. a
piaca che Gpme mi..scrivete, non sabibiatos
valuto ditigare,col.J lustiniano .sQpra,; albe,
neficio. di: Casale, ma. vi state risplato Ripeti
tarne- di qua risposta, perché se e569. 900
sa; di non ayervi ragione 2p198,0:9;936%>
chiavito :dal Reverendiss., Cardinal , Hg a
ils tuale subito, che.intesa. chel sug; Vican,;
rip, di: Tregisi aveva conferito, «detta: hengr..
ficio; da, se. stesso senza che io..ne parlassi.
a,gua Sign Reyecendiss. Se, Me SGUSO:. COM}
macoi sliecadomi » ch'esso Vicario,.aga Sani.
pesa;quet che: si, facesse , , e. che ;sgriveria..
alli.supi , che. Jassino tal ipspresa che nogf.
ci.hapna ragiane,..e;mi Jassipg:.il, beneficio,
pacifica sicghò, saverà aver.sgnitto", 6, vol;
PALFeLE intenderlo, ‘parlandone. can. quelli.:
tranpo. a veragavuto la commissione &
non; lpverango più, replicare, pò: recpsare ,.
di-Jersarmi il benefigio hberay;gd ‘essendo,
così dimandarate ia, quelli: Signori; ligenza,.
di pigliarne-da, possessione, .,e,far, quanto
Psr: draftzanMi SGrASSE; co dry
ip Quante alla petto il gni 0 Zebpn.
‘e del Fedele, rispondo a M° Gieronimo
30% LErréhe rasficià ni”
Qairini, la qual lettera ‘’potrete Vedere
pero in-truesta nou replicarò altro , se hat
clie a me basta aver ‘satisfalto pienamentef
prima all’officio di buon amico veriò -
Ottaviano in riceverlo, e tetterio amorestò
lissimamiente in casa mia con servitori, ®
cavalli più mesi, ed -in Gttenergti da N:
Sig. io solo la grazia di ducati’ tressità
delle spoglie*di suo Zio morto qui, ed an-
cora quando cascò malato it maudare i
miei servitori e muli, e lettica a pigliarlo
dove esso stava, e finchè è visso in trat-
tarlo e farlo governare non manco diligen-
temente, che se mi fusse' stato figliuiolo,
poi circali beaeficj aver ‘sattsfatto’alla co:
scienza mia, e di ogni brion ubmo. Siriva:
il Fedele quelche' vuole, che tutto quelto
ch'ha' scritto è bogia, ma hon me ne ma:
raviglio, pèrchè non ‘sorniglia riiente u'sudi:
fratelli. Mi dorrei bene: (/s'io” stimassi lo:
sue parole più, che quanto sono da esse:
re stimate ) che egli avesse stritto’in- pri.
giulicio dell’onor mio, ctie non offeadò;
nè noccio a nessuno , ed alui; come *a'
uomo Veneziano ho fatto sethpre cartezta’,*
ma lo scuso, se fa ufficj simitii alla natt®
ra sua, che non può fare altrimenti ,-@
spero che M. Niccoiò lo conoscetà”*se
praticarà. Voi accertarete sin’ Mori. «che
mi arà sempre per artico ; ‘e dote port
fargli piacere; che to farò'voloatieri. € ua
to all'ultima parte della’ vostra fettera, M.
Gio. Matteo, sopra li due benefic}, non
eremo nauso. — “deli
Lago pai Folserri, Mando con quer
7 ta nasigeni che ho balia MD
118, af istenza del Magn. yosi DI
vid : ; darete, € puluinielo; e ne,
0; siate-sapi. Di Roma agli 855]
bre 1548 Mostrarete a M. Jeraolino 0 Jaic
rino a Lesrias seriita nte a
qui pertine
im cado [anto P. Card Ber DI
©” Salpiatetni no pf È
fino carjssimo. ‘Ho. tue
fat che vi ari
ld Ma na suora Franceschiva , ve
sifaccia N. S. Dia, «tutto quellò. *
che-tirni a laude, ed onor di Sha Maestà,
Micduole del vostro fastidio ,- ancora; che
non sappia. di che degni si sia. Riinetigte,
qui vepstra, 0088, "i pensier. a Dio
via gonoglar sh chi si , e ferma invi,
Ho esgto siveoler piacere del rimsiner dell
diarissinno M..Bernardin Venier a Consiglier
delle: Patris. nostra, e del suo prospero r> *
torno ad. essa:.Patria, nè..so quali Peri
PeR MI. potessero. ‘queer. più gar, o
ogosolazion . che is? abbia "ded
poi ps «Consiglio. SC HI ghe non gli sia
"panca più ogni. bnon Jluoco. N S-
ica cul Avvercireta
di “Bande
nen PORIORRGIFETRO)
306 ONRTTERE .FAMIGREA RE
selie se; Justiniano_averà riscosso
90% , sito "visa restitaito, Averà questio
s che. Ho sops
ti.: 3o; Salukategy
«Mereella ,: e. state sano. "Agli Ba: Micembre
1540, Di Roma o 138.120
-% - Balutatemi: Luigi e Sdbastiano. i sca
2. Bombe. “PAG
tra Att 1 C;os
sai SALE: : COCVI.. crisià 5 si
Molto Mag. fgliuol: carìssimo. Vi mafi-
‘do. ‘una procura fattà in persona vostra ,
ui Bernardin vostro. cognato:, da pe-
prometter Elena mia: figlluola per mo
gie Francesco Quirino..del: Magn: M.
“rderònimo : con quella dote ,i-e quelle con-
idiaionm che saranno .in essa ,: e. Che: anco vi
dirà il Magn. M. Jeronimo Quirino SOSÌTO,
Sw ‘ha. trattate queste nozze, e al qua-
le in tutto rimetto e me e voi. Fatta det-
ta promessa, e l instromento di essa, ave-
ria piacere che andaste voi e il nostro M.
- Fetonimo; con l'altre. M..Jermumo ie con
‘ihrancesco- a Padova , a darle: da :iImagio
- mella Ghiesa: di San Pietro:; perònche:: pe
“niente non voglio che. ella: esta .dii. iti
Sastatisterio , sè: non quando Francesco: da
13pgrRerà, e traduitàsalle qual celebrità spb-
“ao ‘che mi teoverò-arico: 10”, .: Go Farassì in
supia: feesenza 37tà la. ‘madre! di Franccso
? vorrà trbvassi: «i He ‘tooéar cdi s © “TRAI
a Dizi SSILOL 4 ARES TL AgHa gue G7i30Y
DIAM_OPIEFRO: BETEBO, By
asbipluzerooche wimenaste: voi. Marcella,
Nèowpglivcelte cdaspetti a questo» fine . meb-
regct Blenwziin erdine; di westinsenti, Auifi
«Sertetcbtre Francesco le itoccasseula? nitaio
Seite vette Ché: élla.0 porta: el» motiastedd,
senza alcun altro adornamento:iché queto
che N.-S:sDioche la dato di.assdiibél core
‘poried: snfitio bello. A questo farete che
si trovi il nostro Mopnsie. Boldù, e M.
Vincenzo stesso , «èY.Mialonna Paris. Più
tosto che fornirete tutta questa bisogna,
Pi 1° dverd:più..varo. Fate. ‘cotmune “fuesta
elétteta a: M. Bernardino Beleguo, e:salutà-
-telo’a mdme.mio';;insieme con:: Maradlla,
-@&boti-Maria.! State: sano. Alli 23: ‘di Diceesb.
MEA sv DY Rima... onice a sile
La08” Fia:pochi, dì: pero: dar e: Maro'Anio-
N Mostro un, heneficio,. eda: Fràmoestoi di
MicBeraardi@ na: ‘altro, .: RA È Wil PESBIUTI.,
+aup le © 30 Padre vostro. P. Card Bomlio
i9D stai A ia: FI: il vi ul
«95 8228 1h g3. > COVA saranno ef
fi: sigari iron - UA TEST Si dei
100 sFigliuot: ‘chritsimo: Dopo dimane sì. par-
airgrali cquò: peb tornar a Venezia, doyecagli
@pratorquesti di venuto di; Francis) Mpns.
IMynluò, che: sutivederò Gitator del ResGiri-
Shiagissio: qhellorebe ora: è li pensana
-disibigulatsidgegneli se .attitaimo {#: Degpe]
ne fieceridle, e. perché:i0.l'ame: éronoto as-
use: so dà pa ‘amate: altresi; xagljoiehe
«iusteme ibol:M: Messi Teronimo: Quirino: e
vostro cognato lo visitate a nome mia,
308 LETTERE FAMIGLIARI |
profferendovi a sua Sig. in” tutto quello,
che per voi si potrà, € servirlo e onorar-
lo di buonissimo animo: Dico ciò quando
Te nove leggi dell’Illustrissimo Consiglio di
X. non vietirio il poterlo fare. E quando
esse il vietassino , e si potesse fare’ coniò:
ro licenza, domandatela .per inome’ mio alli
Sig. Capi, e con saputa foro fatelo, che me*
ne farete ‘piacer grande. State sano. La'vi
gilia di Natale del Signore 1542. Di ‘Ro:
ma, n
|’ Vostro quanto padre P. Card. Bembo.
| COCVINLO #
4 \
| Molto Magn. quanto figliuolo. Irten-
do che V. M. tiene in prigione uno Rinal-
do di Aldrighetti, il quale per essere stato
incolpato dì omicidio, si è come innocen-
te presentato , e innocente V. M. lo tro-
va, ma però per le molte occupazioni sue
non lo spedisce. Onde per essere esso cu-
gino d'un mio famigliare, sono astretto a
raccomandarlo a V. M. pregandola a vo-
lerlo espedire più presto che ella potrà,
secondo che la giustizia ricercarà, dalla qua-
le so che V. M. non è per deviare. Di
Venezia. Alli 22. di Settembre 1543. :- .
Geme padre P. Card. Bembo.
Cadeponte, il quale ‘essendo stato ' incolpa-
to di omicidio, e non .iroyandosi in colpa,
volle presentarsi, e giustificarsi. Ma ‘perché d
al presente si trova ammalato desidera potét
venir a Verona per farsi curare, e guarire, con
dare idonea sicurtà di ‘presentarsi subito
che sarà guarito : la qual cosa, se è così,
mi pare assai onesta. Però prego, V. M.
che quando altro non osti.;' voglia conce-
dergli tale licenza, che me' ne fà piaci?
re per satisfazione di chi mi prega. Saluta-
temi Marcella, e state sani, Di Padova. AME
1g. di Ottobre 1543.’ inn
Quanto padre P. Catt
Ab. LIBRA VIAHS LANA |
Carati AL Miti ati colata brit
dite , np ssaj da lodarsi. Salàtate Maptel:
1a CE Bistro! di Meréice@ef vostro tar-
dar più in quel magistrato, poichè esso
così tedioso vi è, come scrivete, ma bene
è far della necessità virtà. Mi piace che
Mons. di Verona si sia portata così bene
con voj: id il ringrazierò di questo cumu-
lifinesite, E ‘sttcd' glie’ he ‘infir8 Gbbligo.
‘eOsdtd/ “Ale Po: Gennafo! 1544. Di Row
Pie: COMIZIO: è gite le nio e Uan Cevoli a6
oa iS @uatto' padre Ri 'Card: Bembo.
BILE Be pot a Tag to ITA
DOibura fà: e COONI 0
0280 I vado A A
ib *’Giarissittio figliuclo. Vi prego con tut:
up'qaei vivé ‘affetto, e -più caldo, con che:
wregat ‘vi possa, che abbiate per racco».
imaridbte ‘ttitte le cose del Mugn.- M. Ga.
tiele de’ Pellegrini, non manco che:se.le:
He proprie fossero, e dargli ogni qualità
dî-favorè che pro giusbzia potrete dargli;
che lo riceverò da voi in luogo di singu-
lar-piacere, e amorevolissimo offizio. Degi-
&era che quel buon gentiluomo resti ed
a'-me’ cbbligato grandemente. per questo
ébnto.. State sano, e 'salutatemi Marcella,
&“portate le fatiche di quello’ magistrato;
R quali voi mi dite essere molte, da qua
valéroso ttomo: che sete; Io ho ‘avuto - al«
quit ‘dì ‘uti ‘poco: di ‘podagra , «la: quale
ngi ‘halaseiato: libero, e' pento «fra: po-
a Nr. 2-0: £ ._
Lil OCHLISI UTiIuit 4)
vi G 2A
+ n
div tifa l'al
DI, M.. PIETRO REMBOI 8
chi -di tornare a Roma. Di Ogabbio Auro
di Febb, 1544. Di
VE Come pae Pi Gant Beriboy
VALE ELLI ve a va SED ° 29 RE,
Ne Rc a n ai
SI M _ 3 ti Sd; gu 3f ci 4
ada cani cori c, "7
è SHIT Du. ara | gli Lo "ii 5
dg 6 hi) SRO SRETENZEO 3 o-gtà
-ROra ci
z Molto Maga. mi. ‘Gio so Ani 0
so de'Pellegrini Dottor, prevenpio d°
ver ordinato ‘certo omici 10, è presentato;
nelle- mostre forze per purgar la sua inno»
ceuza. Il quale come che si. prometta senza
dubbio alcuno di esser giudicato da giudice
giusto, benignoe grazioso, conoscendo esso
la Mi :V. di-sua natura .giustissima y°e di
| suor costume ‘benigna, e :graziosa, niente»
dimeno a: maggior. sua satisfazione..e di
casa sua, rai ha faito pregar che. io: rac«
comandi il caso. SUO, . insieme cou lui ‘alla
M.'V. promettendosi la mia raccomanda -
zione appresso lei dovergli giovare assai .
Onde io non ho voluto deneger « di far que-
sto officio, tanto più volentieri quanto che
io intendo ch'egli è in tutto innocente di
questa imputazione. Prego dunque. la M.
V. che per:amor mio sia contenta ,, senza
carico iteli* officio; chela tiene, "di .trattar
| # prefito=M.r Ottaviano ‘bènighamente , €
sgpra tatto speditlo;’ ‘Auamto più tasto sì
piuò, :ch'ella «mò. ne :faràsingular piacere.
Star sarta sla: Mi Vida quale; N, ‘Sig. Idn
dio .conservi, e prosperì lungo tempo iu
di:
co, ONRIPERE FAMIGLIARI. —
licità; DagBioma alli atc-di. Marko 15%.
di Saluiatersi Marcella. i...
e. .. Quanto. Padee Ri Gard Bembo
IE cocktil,
gii, Se Marc’ Antonio” vostro. risanerà, mi
Ba ciò paco men caro che a voi. Del cou-
«fariee:gli. suoi. benefic] a Perino,.10 i farò
benchè io nol vorrei sì fanciullo; tuftavia
- Ron, mancherò d' ubbidirwi,ma. sstibao che
-bisognenà;aspettar che'1 Papa sia. in Ronta.
Scrivetemi. bane la sua età appunto, . Quan.
- 52 -pal “beneficio di Pelestrina, anche vederò
che. siate satisfatto. Del vostro, € mio -M.
Lorenzo , ho con ‘molto piacer mio inteso
| quello che mi scrivete; nè potevate mag:
gior. piacer. farmi ,. che darmi di lui que
ste nuove. Mi fido ch'egli: abbia a fare an-
cora jn parte sua onorata la famiglia vo-
stra, Salutatemi Marcella ,.. €. Messer Mar-
c’ Antonio, ed il mio Bastiano. State sani
tutti, All 20,. Settembre 1544. Dì Roma..
| © Uti pater Bembus.
| COCXIV. ve
Molto Mag. quanto figlinolo. Ho avu-
ta la lettera vostra » nella. quale mi dite
contentarvi di. compiacere i fratelli del
guondem M. Vendrando delto . affitto del
| nato dì Gividaie, e farne loro il con-
tratto, subito .che colui che lo tiene al pre
4 LI
TRDIit, 104 NTROABBM0. = 3
“gente sbbit compiuto: sil-.vertipolché!hd>lla
tenerlo, nel che «mi avete fatto. mollo pia-
.icere. A. quel. che. "dito <. delle. fatiche che
avete lo cotesto reg ggimento s non occorre
che vi dica altre, se non che elle non
, sono d’ altri che di valenti uomini, e da
i sesai.- Afttendete* ‘a star sano, "tetle Werivete
- di stare con tutta la vostra 'brigata$:%
Jutate Marcella in: miò ‘nomen DI OsbBlo
«alli 8. di. Febbrajo 1544: sica bea
. Ho avuto a questi di un: la possi di po.
dagra , della quale non sono: asidoravbén
dibero, frutti della vecchiezza. if: cirio
Vostro padre P, Card: Bembo.
c. cis odo
A OCOKV. + sal
; cal cad; z
Molto Mag. figliuol carissimo. Ho sé8-
| &ito. due. consolazioni dalla lettera vostrà,
i’ una è, che siate ritornato alla patria,
| Y' altra che abbiate avuta da tutta: quéfa
Città di Verona. tanta dimostrazione di ca
rità e d’amorevolezza .verso la: persona
vostra. Dell’ una e dell'altra N. S. Dio, che
è donator di tutte le grazie, ne sia sempre
laudato. Ho avuto anche piacer grande che
M. Luigi vostro figliuolo sia rimaso so-
‘praccomito , siccome ebbi per lettere di
M. Jeronimo Quirini a questi passati gior-
sil. State sano, e salutatemi Marcella: €
Bastiano. Alli 6, di Aprile 1545. Di. Roma.
Ma sopra tutto salutatemi M. Lorenzo,
e scrivetemi alcuna cosa. di lui, come sta,
314. LETTERE FAMEGLYANEE
e' come è ‘fatto ricco. M;! Francésso: dalle
Torre: m'ha fitto intendere 'avene .damute
nibite favor da ‘voi, ‘per: le: ratcomahdazioa
mie. ‘11 - che: mi’ è ‘stato inolto ary; e' ve.e,
riligrazio,i Uovo siretah dos. oh
"4: Véstro ‘quanto buon pace Pin Cardi
Bembo di i i Parate sordi
I CDI
na gue .
uit 4 a} di b, .6$33 tuus 143% iS. £ { sarti <>
. li >. 1 4%.
. i ‘. . 4
bd ld . ® “* è . « . . è .
fvi 2 } a. Li . °° ECCXVE. . "t . SAR d*. si
bei. 001» cu, die
O: .:Clariss. e carissimo figliuoté.Ora hoeru:
to'la vostra léttera scritta a! do. ‘di Margo,
portatami per lo caudatario-del Mar. Parisio,”
ad'’uh parente del quale accusato di omicidio,
a’favor del quale pro: giustizia vi scrissi, ave
te data favorevole espedizione, il quale m° ha
rigionato dell’onore fattovi:dalla città di Ve-
rona nel partir vostro, assai particolarmente,
essendovi lui, di ‘che sia-lodato 1 Dator di
tutte le buone grazie. Mi ha referito an-
cora ‘che ini Venezia sete stato onoràto as-
sai. Del nepote ‘the n'è nato; accetto: la
congratulazione ‘vostra, e quello sopra tut
to che' mi strivete d’Élena. Ho inteso del-
l° onorato rimaner sopraccomito del vostro
M. Luigi; ed honne presa “consolaziotie
assai: Esso potrà farsi‘ ‘601 favor’ del fraiel-
l6, e del buon nome di'lui*più fnnanzialié .
buone, èé belle ‘opere’ che \peruveentura net
potria’:ùun altro. Ib non':credo: che:siaté
per' star‘ H ‘mesi dicenote tir oziò.;: coma
strivete; anzi “étimb':‘clie stitev per esser
adopertito tellprtari bisogni itteHk: patrimò
INF Ms RIETRO> BEMEROn 3,5
Séribetemiose-sì fortifica, -0; fortificherà. Vi,
ednte, sibeche.:énederei. che fugse. oUtima-
mente ifattopse: si: fagesse,; Salutatemri Marn
cella: la quale s6-ha molte ‘fatiche, avena
do molti fgliuoli, sì può confortare, averne
dove già tratti; alcuni tanto. ,ignapgi che
fanno onere a lei, ed a voi, ed alla:cagg
. vostra. Io sto bene, e questa mattina ho:
camminato a piedt fuori di Roma più d'un
migho senza sentirmene pualo stanco. M.
‘ Lorenzo, e M.-Luigi.,-è/l. mig Sehastiano
saluto:, ed abbraceio. sin di gza,State sank
e lieti tutti. AUi 28. d'Aprile 1544. Di Roma,
Accetto le proferte vostre;..€ .se. avvei
nirà le adopererò sicuramente, come -già. le
adopero. |. = RETRO
Vostro buon padre P. Card. Bembo.
' * n °
sr . . E A A II » ‘0,
: E 9 e dl 0.4 »
. NEI n.
. :
“) LÌ
Molto Mag. figliuol cariss.:-Ho presa
quella molestia; ed affanno che: mi :sì con»
vettiva, della morte del-mio Mag. Germa:
nio; M. Domenico Bembo:, della qual. mi
scrivete, e ciò è: grande e certo. ‘incompara.
bile, essendo molto. conveniente:,.;che ess
so a-me sopravvivesse; poi che era. di mi,
nore età. Ma poichè così.è piaciute. al Sig.
Dio, convengo sopportare questo caso., più
pazientemente; che io posso, confortandos
mi a ciò la buona ed innoceatissima. vita.
sua, la quale ne può far certi, chela,
divina Maestà- averà dongto-ia “Paradiso.
6: niferefte FrimiGuiiati .
eterna dimora alla sua anima. Doleteyi' di:
questo caso assai coi Magnifici suòi nipoti:
Morti a- nome mid; pregandogli » Che' essi
fictiano “questo medesimo ufficio‘ ‘con da
lot madre' Madonna: Lucia ia nio ‘ltogo:.
Non ho -per ‘ora, che altro dirvi. State'
sano insieme ‘con Marcella, e con la vot. |
stra famiglia tutta, Scrivetemi:se 6i fortifica
Vicenza , e-quello che si fas o pensa di
fire sopra tiò. Molti anni’ sond ‘che io
grandemente: desidero ‘che ‘tfuella ‘impor
tinte città ‘sia munita‘ noi menò:che' Ve
rona.'.... ‘Di Roma. ‘Alli ‘è. di Mag-
gio-1545: ae ci he
‘- ‘Wostro come padre P, Card. Bembo;
2 : ‘ot ‘ DL aL
Dc CCCXVII, vi o
Figliuol Cariss. Poi ch’ avete incomiu-
ciato a far chiamare all’ Avogaria, saria da
fornir l’opera, e non mancare in quanto
si può per giustizia, che bisoguerà “puré
se si fa da ‘dovero' che renda quella mi
sera, e trista a suo tharito, ‘e. sé non per
altro rispetto -alnieno atciotchè ‘not si. dix’
de’ fatti nostri.-:Se burla me, won: attén”
dendomi alfe*promesst, not st doyeràCitS
sar burlar PAVozador'in cosa st'-inittaa”
edi ingiusta, ‘è ad -es$d ‘medesimo, così ‘vato
gognosa ; tuttàViavmi rimetto: &' oi 1 e hi
M: Jerotimo; ‘lo ho deliberato di hot li°
rispondere ad: urta ‘tettera;*chè ne hi Rat
to diroa ti sud“ pattind, <D attthitStriven®”
N, RIETRO .BEMBO.. 3g:
gli pila MO 3 far Map, conto al «mondo: di lui,
poi, che dice 1 Ghe incaca. a, MIU, Quei re.
cppilaciande. Atos i e +e Potria ape:
cora. esser. uo no ..A. BEBE ma.
nol farà “essendo esso. Racale
ia grato: ai amor che, essa.. gli portava: las:
ceimo stare’ che, la: “meriterel per.
hene, , che già, gli k io fatto di dargli. tane”
Ba.. ...,0 E€SSEr altramente. - Ticonosciuto:;;
ed onorato. da; lui, che ra non sono ,° per
non dire cosa alcuna di mia... . alla,
quale non: sÌ ate così fatto. .trattaz:
mento. Né sarei stato a questi dì ad aVEKr:
né fatto alcun’altra ‘dimostrazione ,- 8’ essp.
si fusse portato. verso me come, "doveva —
poriarsi, e se non’ per me, e per lei, al-
meno per rispetto. e. conto ‘dell’onor suo,
il qual onore ogui uomo da bene dee
| estimar più che la propria vita. M'i incre- "
-sce di lui grandemente. Però che era gio»,
vane: da giuscire onorato nella patria no-
| stra .e' da: meritare ogni «grazia. ,. ed ogni
grado da Jel, dove a questo, «modo diven-
terà infame, ,e sarà. oppressato, € vilipeso
da ognuno, .la pla fine me ne darò pace,
! 6 God credo che farà la povera, . . por-
. tando la .sna. ngn meritata, ‘mala sorte al
“meglio. che ella potrà; Quanto all’ Indul-
| genza che, voyria Il vostro: ‘pigrano , dire
| teg ,che dappoi. che "1 Concilio è aperta,
. non ha. rolnto concedere. indul nze
per quello, , che m * hanno affermato Son
Sig. “Cardinali” che ne:. e; hanno, supplicato,
Bi riti ‘Fiifosiie
sere sì impridesvte , che‘ io tvessi dato:tal
chiesa ad ‘uomo del-tutto senzavlettere: Nè .
cosa del mondp saria basterole stata a fare
mi fare cosa ‘di quella intligaità. ‘Volese
mostro Sig: Dio the ‘alcutio del'vestri
linoli fosse di quiella tetteratura ; e «di que:
di Anni ed'‘altre ‘qualità, cite -i0. oneftan
mente dare fliél avessi ‘Potito che 'l’ava
tei fatto molto più volentieri che ogui altra
gosa ; nè averia ‘bisognito ‘the voi «rico
dato pie l’aveste.* Ho- adutique pensato - pri»
ma di goverriar bene e'religiosimente quella
chiesa. La qiial cosa not potendò io fare
per me medesimo s che mi'- bisogna : starò
in Roma, ho deliberato di' farne mio:
diutore , M. Vettòr'Sbranto; il' quale...
fatto così buòno e vero e certo Cristiario;
ed è così dotto divenuto nelle sacre leitet
re, che forse non è di qui a Verona in
tutto questo spazio ora alcano più religiose
e più timile e riverente a nostro Signor
Gesù Cristo di lui, e questo non‘ho :pet-
sato di fare ‘a’ suoi prieghi.,' che ‘egli mai
non me u'ha aperto bocca, nè fatto dire
pure una parola da persona, ma da me
solo per essere io certo, che quel Vesco-
ado sarà ottitnamente governato da lui.
Non. potresti ‘ credere quanto quel: buon
gentiluomo è fstto'singolar verve. di Dio,
g quanto è fatto dotto nelle savre . lettera
ollo propostò a Nostro Sign. 'e sua: Sete
tità è stata contenta, che ‘io -così' abbia
pensato di fare: Si ‘espedirà: stinzo- lu:
22.) BEI: PIETRO RERBOS . dat
ff-prinho coseistorio ed io quanto,» quella
chiesa commessa a me, ed al governo mid
sarò poi securo che sarà bene e santaniente
governata. Quanto aspetta a’ vostri figliuo=
°°, sperate.in.N, Sig. Div, e.estimate che
0 abbia:anirao di -far. per loro. da buoni.
padre. Quanto alla Donna sauta di Zara;
dico che sarà tutto quello che N. Sig. Dia.
averà nella sua mente deliberato che. sis.
Piaceini che Marcella ed Augusta siano
andate’ a visitar Mariu. Son certo .che elle
sveranno molto spasso. Voi attendete a star
sanò, e far che Marc'Antonio si risani e
faccia gagliardo. E non lo lassate per ora
pensare a studio, ma solo alla sua sanità,
crivetemi come sta. Bastianello, e comf
egli impara, e come apprende e lettere &
buoni costumi, che. molto volentieri inten:
derò ben di quel fanciallo, scrivetemi an-
che alcuna cosa di Lorenzo. N. Sig. Dio
vi consoli. tutti. Alli 17. di Giugno 1544.
Di Roma. ue
Quanto padre P. Cardinal Bembo:
. © Figliuol clarissimo. M. Carlo vi fa
intendere, che non si possono espedir lé
supplicazioni senza pagar la metà delle en-
arate «de’ heneficj, e che. pur si può indu
giar' d’espedirie fin alli-sei mesi, e che già -
and .debbono-essere passati. giquanti. Io fo
graduata velentieri il.npstro frate liinocenzio
Bembo Vol IX' 07007 mu
322 LETTERE FAMIGLIARI, © .
da Zara, ed hollo fatto espedire , subito,
molto amorevolmente, se n'è. ito già quat.
tro o cinque di alla Patria per la via di
Ancona. ue e saga
Ho avuto il clariss. M. Gio. Autonà
Venier a visitazion mia due, volte, una ius
sieme con l'altro Orator, e l'aliro Jéri s0-
lo. M'è paruto accorto e prudente assai,
ma non posso ancora aver esperienza del
suo negoziar così tosto $ io non gli manco
in questo principio di ricordarli quello,
che ancora sua Magpificenzia da se non
può sapere, nè gli mancaro per l’avve:
nire in farli tutte le amorevoli dimostra:
zioni, che io potrò il più, e già -pup
aver conosciuto .il_ mio buon 'animo_ver-
so lui: come io il riveda Jo salutarò a
nome vostro; non si può ancora il povero,
gentiluomo dar pace della morte del fi
gliuolo , che era per quanto intendo tyt-
to ’ bene e la consolazion sua. Di Mar-
, cella che sia ita in villa mi piace. State
sano. Della mia Elena non vi dixà altfo,.
che so non bisognare. Alli... Giugno.
1545. Di Roma. sa II
Quanto padre P. Cardinal Bembo.
2 COCXXIE, 1:
è . it finesgio:
Clarissimo figlinolo. Nou ‘mi accorcen-..
do rispondere a nessuna altra’ parie “della.
vostra ‘lettera , che a quella dove mi. ita.
del juspadronato che ‘desiderareste poter,.
pi ‘Gi. Hiffrno Fodià: 2%
fare e dicendomi M. Calo adebvi moti
a ‘Questo particolare altrà ‘voltà ‘6 quat
che Bisogni, perthè voi possiate corisegui
questo desiderio vostro , ;yi rami sterd'
solamente, che ciò ‘non si può'a ‘niun al,
. tto inodo sperar di’ poter' otténere , se non
sì prova o the le entrate préstuti dd bé?
méficio non siano bastanti a mavitetier quell
che n'avéssero là cura , ovverd'che li ‘chie!
sà ‘abbia bisogno dì reparàzione, éd' allora
quando l’una'di queste due cose‘ si ‘passi
provare, se vorrete erigere questo pipa,
tronato vi fia bisogtio constititi» alla Chieia
tanta entrata che sia îl terzo più di quelli
chè ‘ha al presente , altrimenti non si pud'
t. niùna maniera sperare di poter otte:
rierlo , noù concelendosi ciò se’ non' per°
l'una‘ delle ‘due .cagioni ché. vi ho dette.”
Dille ‘vostre noje con yostro fratello m'in)'
oreite poco meno che a'yoi, ma che se.
né ppò per voi aliro? Mi piace, che sete.
di grande e costante animo, e sperate in”
N.-Sîg..Iddio che ve ne liberirà. Del no”
stroQuirino che sia alto come dite, a me,
pr altrettanto, Ha fatto ultimamente quel-”
la ‘bella cosa sopra ‘le scritture, donateli
da M. Galcerano, che seria stata assai ad
un Duca, N. Sig. Dio gli doni vita e con-
solazione. A. Elena,non bisogna ghi i
wa”cisà alcuna, però che ta. pi
ha altri ‘che' voi e lui di ch' el Ar dior
possa .. ... non voglio ‘più. peggare Ne
cotitdriard Ìei ‘a MIL Toprei
fa ua fortuna al ‘me
predo, di Marcella che sia
tate Lorènzo ‘e
tri, “State sano, Alli
_, M. Carlo ,,M. Flaminio, ed il vecchià:
rello di M. ‘Favio vi'tisalutafio ‘€ si rac-
comandano a voi. ._ °
Vostro come padre P. Cardinal Bembo.
“cocxsiti Vai ini |
“ °° Figliuol carissitîo; Quanto a mio...
v ringrazio di tutto quello che operate à
n
che io facessi in persona vostra , di
tiscotere quelle entrate ‘a ‘none niio' per
- fuggire e schivar le. angarie pubbliche, alte
quali non sono tenuti i Cardinali “io non
vi mando, nè voglio mandarvi. Però che
sapendo io quanto quei Signori sono dili-
genti inquisitori sopra tali cose, sapendo
che quelli beneficj' non sono miti ; tariano
inliviti romori e querele sopra ciò , e''
gionevolmente si forsebhono di me
volessi con questa vid impedir 16
«pubbliche a, danuo, della Repubblica”, "éd
lo potrei esser tenuto un tristo. Vottei
ogni ben lorò , e del vostro Mag: compa-
re, ma contra conscienza pol debbo vole-
uo. Quanto alli Diedi, vi mando la 4
plicazion segnata. La procura ‘che vai
* DIM: PIETRO BEMDO. 325
re, e sua, Magnificenzia ‘che è buono e
cortese gentiluomo, me ne procutà. Certi
0 non ,farei questo per voi sedérioito È
quale tengo per figlinolo, € Letrò. settiprè.
Sjate sano. ‘Alli 28, Giugno 1545. Di Ro
ma.
. Quanto pad P. Cariiigi Bembo,
ceo.
" Figliol ‘catissimo. Ho veduto volen»
bb n DITA
tieri il capitolo Scrittovi sopra Mad. suor
Francèschina,'é ne ‘ho preso piacere assai,
ed. Ho avuto tanto più caro ch' ella v abbia
dato a, far dive quelle ‘tre mésse di ‘San
«Gregorio , quanto i0 a questi' di’ sono "fa
tinua Iezion, di San regorio e dellibri
norali suoi, e è Raruto che'eMa quibsi
226 DETTERE FAMIGLIARI —
Japendo-quelle che io studio, vi abbia ob-
ligato ad onorar quel medesimo Santo,.
ia tutto ad-oner di Nostro Sig. Dio e del.
fa sua sautiss: e divina volontà. M. Carlo
vi manda una scrittura sopra la cosa deb
fjuspatronatus da farsi, vederetela e consi»
gliatevene , e risponderete. Mi piace che
Marcella sta tornata di Villa con buona
ciera. Salutatela a nome mio, e state sano,
Ali 11. Buglio 1545. Di Roma. Gn
ia | Pietro Cardinal Bembo.
CCCXXVE
,. Figliuol' carissimo. Quello ‘che’ io vi
, scrissi di M. Carlo non fu puntò ‘burla,
dico inquanto intorne al vostro fuspatro.
matus., che non burlargi con voi in questa
materia, io vi feci dire da M. Jerorimoil
vero. Credeva mandarvi per questo: eaval-
Jaro l’ effetto, ma non si è potuto fornire
in molte oceupazioni nelle quali è M. Car-
To, l’arete per lo primo. Rallegratevî col
mio Mag. Cugino M. Giovan Pietro Bembo
a nome mio delle nozze di M. Bernar-
do suo figliuolo , ed anche col Mag. M.
Domenico Graderigo, di quelle medesime
per conto della figliuola , e diteli che io
prego N. Sig. Iddio, che non lilassi sentir
‘elle noje , e dolori, che per queste cose
sì sentono. Salutatemi Marcella, e M.
Lorenzo, e gli altri vestri, e ‘miei figliue»
sani BI pierro bo. 97
Leg pit, AI primo’ 14°4; “4
1845 “Dì Roma te, ot PTT n
sei se Lao, Pietro) Cardigal Bimbò,
i cn SOOKAVII,
‘Claris. figliuolo. o veduto con ino
to dispiacer, mia quello’ che ‘mì scrivetè ‘
del vostro M. ‘Anionio, e dicovi ch' avete
Mes, Carlo, il;quale sa in queste spe quel-
voluto
quello che, vi parerà ‘il meglio, 4 pur
mey male, ma ‘ngn iadugiate all’’ulti
se pur Nostro Sig. Dio vorrà chiamar È
se quel giovane, che alle volie nòn si pos:
sono poi fare le cose, che far si vogliono.
eri Marcella, e Bastiano if
Salati
348 EWITERE:. FAMIGLAA RR
id » e . 5 ».
ut. 9feriani i. Lato el eis tano}
duri. sissi -( NVWHE:' o ca isi1sg fel
{
\ aiar; j29 î ST “0; 03 calaf
vr'‘Bfglidbok Catiss. Mi rimetto nella cose
del vostro juspatronato a M. Carlo, che
credo vi manderà quanuto*per ora bisogna.
Se l’Elena crede, che........ non visiti più
"wrélla ‘Stia così cara.:...... è: benea.cesi cre-
re quando ben ciò -non £fusse.i il. ‘vero.,
e ‘ditele ‘da parte mia ‘che ella non poù,
fav rmréglié)iche non se ne curare; nè :pavi
larite- indi, e ad essere seco, e quieta...6
modesta -fign superba , e- ritrosa.. Quanto
ul: Cremonese stimo che egli sia ua -Duota
ubeellaccio’,, poi che va col -pensiere: ini
quelle tramie e vorria intrameltervi!. me
Levatevelo destramente dalle spalle j;-e di-
tegli*che io amo grandemente il Todeschi:
no, hè per cosa del.mondo gli farei.veru
na iugiuria ; non voglio nè lettere da:Jui,
‘ benché ne ho già avute, nè voglio ch'éssa
abbia delle mie. Del vostro M. Lorenzo ha
da me pensato quando intesi dellé.: due
galee per forza , che dovesse «esser Capita:
no di' esse, ma ho molto maggior. piacere,
&he ei si faccia. tor Capitano delle fusté.e
‘doverà rimaner ‘di largo a voler quelli, Sie
gnori far buona elezione. . State squo., x
ciatemi Marcella. Alli 15. d’Agosto 154fxc.
Di Roma. — cgil. PO crudo,
-. Avete.in questa- una .écrittura..ch'ha
fatto fare M. Carlo sopra il vostro ‘jubpa@
TALI
DD MW, PIETRO; REBUIO 24
‘ tronato acciò la vediate, e facciate vedere
dai periti se ella vi piace gHela riman-,
diate, che così si farà, ed espedirà,
; -* Come:padre.:R.. CardiiRambo.
Ne sE + sjsuf o%f0v lol
ua 0 COCA za iv cho
0. 419 nasti n€
Figliuol Cariss. Ho veduto walogiieri
la:-vostra: lettera poi. che mi dite a hear.
crede,che.u...-non. faccia più:disprdihi; con
la sua amica, nè potea gran: fatte intenden
cosa d’ intorno a lei di maggior, soddisfa
zion mia. Voglio credere tutto questo. Pan
sora che. ella sta-su le -burle.delle quali,
| bio riso non poco, e specialmente, dalfamig
co, che disse mon voglio che tu;la, facciy
clie non $i-lassarò: mai andare.a ..la, festas
(Del ‘nostro Luigi, che non yada a Ba-
ruti. voglio credere che. sia per lo meglio,
e per:lo ‘meglio pigliarò. che M. . Lorenze
gia: fatto Capitano delle fuste, : e. per: otti-
ma cosa ricefo, che non vi lassiate occae
pare alle: maliniconie. e stiate: gagliardo, .@
ranco.con l'animo, massimamente. essen-
do chiamato jl più felice padre di. quella
belta., è grande..città. Ho. .molto caro, che
Luigi:.riesca tale quale mi dite, io certo
ho sempre sperato. bene di :quel giovane.
Scrivetemi: di ‘| Bastianello ‘alouna :cpsa., €
salutatemi M. Marc’Aatonio, e sua madre.
State sano ; ie ‘lieto. Alli 32; Agosto: 11545,
Di: Roma. i iui vie aa 046
Come padre P. Card. Bembo,
890 parent ribicotabi
\à ASSOLI Of SDA)
tea -C0CKXE oi Ce 015 5
4 DL LOT D.C AIISII
si ‘*Figlttol* Cariati. Io not so a Vene!
zia che omini vi siate, ‘io'‘vi* mandaî' ti
scrittàra ‘fatti “fare da M Curto ‘Bopra di
vostro juspatrona to; lasciatovî ‘in ’essà W9
spizio” ‘dove avente > a ‘porre’ ‘hi nori” “de
graditi, a‘tpuali’ voi volevate che si ‘des
‘etico Fi gradicare sopra ciò, € non gif
sivett pòsti né fatto di ‘ciò inenziorie’ alcu?”
na, e fate poi tauta fretta” dell'espedîzion@
che à far” ‘bha; la qual fat ‘non sì può,
seaza i nomî dei ‘detti gfaditi, nè ‘aver
anche posto dove bisogna in essa il titolò
del’ beneficio. N che pers ‘è stato poco er-
rore, perciocchè io 1° ho iu memoria cioè,
Sancti Viti et Modesti. Dunque vi riman-
do la detta scrittura acciò vi facciate scri-
vere i detti nomi di giudici” ‘che voi tole-
te avere, che bisogna ché siano cori
d’alcuna dignità, e di ciò pigliate consighe
costi con li pratici di iqielte” cose. to, fo
buona ‘accoglienza al vostro friite ‘da 7
Vicenzo iuatido Venne qui, € diedi; sli qu
favore ché‘i0 ‘potei, e poi. ‘tiel'’ partie, A
mi pregò, ‘che’ iò gli prestassi * «due
dicendo ché ‘giunto a Casa subito gti tall
darebbe a voi; glieli diedi, é gli ‘dissi, ine
noù igliasse, Fatica di miandargli. altro vé”i
mà € ti desse : A Madlonita suòr Fradeg-
schina de ‘elemosinà ‘di’ miia'’ parte. Oa”
ho una lettera da lui per la quale mi ri-
DI tr. PIETRO AENBO, se
chiede no piacere, e servizio per un fra-
te suo amico podagreso ,- il quale è ‘così
ruinato da quel male che non si può le-
vare in piè, che io impetri dar N; S.;ch'ei
rossa dire la messa nella sua cella .seden»
do. La qual licenza avuta dalla penitenzia»
ria vi mando qui inclusa, la quale ho avu»
‘ «ta, Aspelto sentir nuova che’ vostro -.M,
Lorenzo sia rimaso Capitano delle -fuste,
State sano. Del vostro Bastiano fatto uome
mi piace , e così di Perino. Alli29. Ago-
ato 1545. Di Roma, I
. Dite ad Elena che mi risponda a quel-
lo. di che la domandai, se ella era, :0 nom
GAL, n do o 0 La .
Quanto padre P. Card. Bembo,
n CECSOCXI.
. «Figliuol carissimo. H Conte di Porlez-
za di casa Triulzi nepote di Monsig. R. il
Cardinal Triulzi già tre anni s' offerse di
serivere a quella Ilustr. Sig, nelle arme,
H quale all'ora era giovanetto di men di:
enti anni. E la Sig. ricevette. volontieri:
questa sua profferta, e fecegli una. onora».
ta.lettera, per la quale gli prometteva che
alla prima guerra, o altra occasione. glà
daria cinquanta uomini d'arme, ‘o cento
cavalli lesgieri. Questo giovane desideran-
dò molto di ‘venire ‘a quel servizio, ha per
nate .tutto questo tempo ad impetrar licenr
- a n, vie I ] I
eo MIRAEN Lio
TIA LETTERE: FAMIGIZARI :
za dal Imperator: di petersi..parti, da Mi-
Jano e di venirvi. Nè potè il buon giò:
*vane fare .altramente. Perciò che .se senza
detta..licenza.ci fosse venuto, senza, biùù
dubbio quelli.governatori di:Milano gli. avé-:
riandolto,e. Porlezza che è buona terrà,
e-due- altr sesso ha in quelle ‘contra.
de: Ora che .il, Sig. Cardinale suo Zio ha
ottenuta questa licenza, desidera con’ ‘la
maglie ,,e.con:spa. madre, e tutta la cas
e famiglia sua venire al detto servizio, €
fermarsi dowe.la Illustriss. Sigporia., vorrà
che egli si fermi. Ed a questo fine il, det-
to Reverendiss. Sig. Cardinale mavda ‘n
suo a Venezia per causa .che acciò ‘non vi
venga senza qualche titolo ,-0 forma. che
faacia vedere che egli a o, non yi sia
venuta, e.quel Senato i 2000
ga con la sua cortese mano,,)
quanto questa illustre casa si sia adoperà
ta nelli servizj di quel. Dominio. Èss0 &
contenterà d’agni dimostrazione che essò
Dominio li farà, perciò ché fa pen:
con le.sue opere col tempo, é con le
casioni meritar più oltra. Vi priego adi
que e. gravo che.al detto messo del Sigù.
Cardinale , il. qual di hrieve sarà ‘a Ven&
3Îa ,-prestiate per conto. mio tutto” quél
Sasore al conseguimento del suo desiderio
che voi potrete.. Di questo ‘negozio ' tutto
“patrete parlar col.mio vgloroso compare
M. Jacomo Bonfio, il qual fece assai per
questo giovane al tempo detto della prima
IR Arno” dii 833
sua, profferà: lt a ‘guiel Donato, E pre
gatdlo a tone ‘td a' fare ‘alitfettinto. ora,
‘ugvio fu'guelld "che dll'ora esso ‘fede; che
dii dire verb ; il tatto. Questo Signo
Cardivale'ha' il’ Chnté pier Ravlo, ‘G.tion
potrebbe aver cosa più'card Usquel.Senus
to, che. veder da'Tui ‘oftbrato'essérà quiato
Ziovane, Il" qual'Sig: Cardinale id quaneb
valore, e dignità, ‘e gravità: sik ‘oguatio
il sa, e quel Senato’ princifalmentevisAlti.
IT. Ottobre 1545. Di Roma. ile finge) se
Bembo:
I, . CCCXXXIL
x DI DES egoion
Clarissimo figliuolo, M. Niccolò Orta:
nello mio ‘caro amico, & stato fuor di-ra+
gione spogliato del possesso d'un beneficiets
to congiuuto alla sua’ Pieve ‘di Bovolott,,
per recuperaziohe del quale ,‘“se-Woi pre
starete ‘agli agenti suoi cosìì' tutto ‘quel fa-
vore che per voi sì potrà, mi farete ‘c06à,
sommamente grata , per to desiderio: che
ho che egli in ‘tutto’ ciò che per'esi siopuo
CA venga ajutàto, e faforità, ib: mendy
ghe se fosse per ‘nilo’ partitolar ‘interento.
State sano insiéne con tatta fa' ‘#dtra fe
miglia. Di Roma, Alli ‘25.“di'Otiohre r544. |
Salutatemi Marcella; > "Ur inv odo
3 Cote padre'P. ‘Card. Beba,
SIT atta oa i dA
sd st
&
194]
BL rifà rimiouiiàri*
. # .
- COCKXXII, O»
, ” k_»- » >» ”
QLL NA vo
siii. fa Ea aL Ohe
| —Figliuél” carissimo € clarissitno. Anes»'
rà che ib sappia che'da::per voi' sete: ‘pei
là buona -fiattira vostra inclitiatò al ‘savidi.
e buonò M:' Francesco Donato, e che cdi
nivecete''moltò ‘bene, di quantò' ‘esso strperà'
turti “gli-altri’ che ‘saranno alla -elezion ‘ddl’
movello Printipe della nostra ‘patria’ néitità*
nati, pure io vi priego che anche per utliot*
mio, che fui nel principiò della miagifiva
nezza é compagno, ‘ed amito grande su}
e sempre 1 ho amato; e-tivetito singolari
mente, vogliate laguiugnere’ al vestro bué®d
no animo in ciò tutto quello” spirito;'‘#
prontezza che sarà in voi; che ‘s0 ché Di
e prestante ,' e- molta, acciocchè ‘quella’
maggioranza sia a. sua Magn. conferita. ‘B-
che tanto più vi scrivo -di molta “mia bll
glia, quanto slimo chè voi sarete ‘posto’
nelli 41. Non potrei sentir nuova’ chie più”
mi fosse cara e grata di gtiesta, nè della
quale ve ne sentissi maggior obbligo. Sta-
te sano. Alli 21. di- Novembre 1545. Di
Roma. , e
“Quanto vostro buos:Padré P.sCard.
Bembo, 0 0/00 A adeli Leb c:isì 00
. CISCDA ati t&3(Y 92 99
2
tt TT e i asbiasb a: sicoile
dii 0 8 gortalti Sin 0419) Isn gio
DI. M. PIETRO BEMBO,. 333
COCXXXIV.
Molto Magn. « come figlinolo. Dovendo
esser PO, in o Video per £ gran Cancel-
dado
alcuno. il naso possa, €@ voglia Éavorize. x
ed.ajutare questa .suo maneggio più. che,
sia..possibile, ed averlo in' protezione, agg.
cigcchè, ‘egli conseguisca il suo intendimen-.
o..Lo raccomando adunque a vui quanto..
posso, pregandovi che in questo suo desi»,
deriò ,, cal. INERZO,, yostro, €. .de' vostri. ami,
ci, gli vogliate prestar tutti quelli. ajntis.
La favori che. giudicarete opportuni per lui,.
me-.ne. farete, molto piagere. Salutate,
Marcella. A. NOMe miO, e state. sano. Con
tutta, Ja vostra famiglia. Di Roma. Alli 274:
Novembre 1568
Dive padre I d. - Card, I, Bembo,
de Figliuol. carissimo. Ho veduto il discorsi”
so fatto dal Magn M. Domenico Gradeni-,;-
co sopra min genero , e gli altri suol fi»
gliuoli, io desidererei che riuscisse sì per be.
neficio del detto mio genero, € sì degli
336 LETTERE FAMIGLIARI!
altri. Ma quanto alla Badia di S. Cipriano
io non credo punto che abbia ad esser sua,
che nol vedo molto gagliardo combritente
da vincere questa pugnà , la qual se suo
barba non puote condur a buon fine, man-
co credo che potrà, o saprà far esso, cre-
do dir il vero, perchè ‘in quel tempo i
'frivisani mi facevano intendere tutte le
lor cose di giorno in giorno. Se M. Do-
merico darà principio alla lite, non gli
mancherò di ogni favore che io sia per po-
ter dargli. Salutate sua M. a nome mio.
Ho avuto siugolar piacere che siate entra
to nelli 4r. così favorevolmente, e che ab-
biate operato assai per la elezione del Se-
renissimo Donato, ed emmi stato ciò. - cosa”
desideratissima per molti conti. Fui già riel-
la prima gioventù mia un tempo suo com-
pagno e poi a Padova sommamente amai
M. Pietro suo fratello, il quale se vivea sa-
fia stato il più dotto gentiluomo della no-
stra patria. Ma per troppo studio il pove-
rino si morì in breve tempo, e inì portò
via mezza l’ anima, c ne sentii infinito do
lore. Credo che suna Serenità m° abbia
sempre amato , siccome ho io sempre
emato e reverito la bontà, e "1 valo-
re, e le molte virtù di sua Serenità. Se
averete adito a lei rallegratevene affettuosis-
simamente seco. To ragionando questi pas-
sati dì dopo la morte del Lando con N. $.
e domandato da lui chi io credea che do:
vesse esser Principe, gli dissi ch'io teneva‘
DI. M, PIETRO BEMDO: 383
. per. fermo che saria quello che è successo;
ed è stato. N. S. Dio lo prosperi a-luas
ghissimi anni, eda molta felicità. Del
vostro M. Antonio m’incresce che ‘1 pove-
ro, e da ben giovane non'guarisca. Salu-
tate Marcella , e M. Lorenzo, e state sani .
tatti. Alli 5. Dicembre 1544. Di Roma.
Quanto padre P. Card. Bembo.
_ Il clarissimo M.' Antonio Venier è
fatto molto mio, ed io tutto suo che lo
vedo di ottimo anitho, e di singolar valo-
re, e fa per somma eccellenza il suo
officio, e vive da vero’ gentiluomo, €
splendidamente di maniera chel salario
che gli dà quella Sig. non li basterà a
gran pezza. È fatto di altra: qualità di
quel che egli era, certo che ei -tnenità
somma laude, e N. S. ne fa un gran
caso, a
CCCXXXVI.
Molto Mag..e carissimo figliuolo. Vi
singrazio della cortesia ‘vostra in darmi
libertà che io faccia quanto voglio del
Decanato , e Canonicato di Cividale. "Il
Barpo si inganna, però che il fratello’ del
maestro di Torquato morì in Ugubbio,
essendo mio cappellano. Potrà ‘ben’ essere
che io.il dessi al detto maestro, quando
vederò ch’ ei si porti amorevolmente, ‘©
esso, e M. Perino suo Zio, con, Torqua-
to, e di questo ne vorrò la prova prima
Bembo Vol IX. —° @s2
338. LETTERE FAMAGLIANE —
che io -faccia cosa. alcuna. Dogliami some
voi del male -del vostro Marc'Antegio,.mò
che se ne può altro? Salatate: Marcella; di
siaie sani «tutti. Al primo-:di Genneje
1540. Di Roma. TO - UE
- *. Quanto padre P. Cardinal Bembo,
Li SPE PI MERZIA |
O COGKNAVIN OT
Questa - vi fo -acciò «che .procurist
che .ad-ogm mode la sentenza: alle ragion
vecchie si faccia domane,, se. bggi fatta, 4
stesa -mon sarà. Del mandarla poi attenete
Ja promessa che avete fatta al Giliolo. Ma
se mi amate, quando bené doveste andare
alla Giudecca a trovar quel Signore do-
mattina al ricevere di questa, letteva ;, non
sì manchi per voi; e di ciò di nuoto ri,
prego. M. Cola vi scrisse da se, nè ig
vidi la sua lettera. Vi mando scudo uno,
acciò mi compriate di lui tauta uva pasa
di quella medesima che faceste dare a:M..
Cola, però che mai non vidi, nè mangigà
la migliore, ma sia di quella propria 4,4;
non d’altra. Rendete molte grazie. alla,
Mag. Madonna Isabetta, della memoria -chg;
sua Sig. serva di. me, e molto con.lei.f
rallegrate a nome mio delle nozze: della:
cognata., .e più che molto a .sua Sig. mi,
fale .cou. la vostra eloquenza. rapcomene:
dato. Col clarissimo suo consorte vi nallesi
greretefparimente , ed ancora con lo spo-
so, col qual, e con la sua casa io ho
LS
DI
DIM. METRO BENBO; 336;
amtiva: ‘malora! Attendete..a star:bano , pÀ
direte anco. at Rannusio che iv: ho: avuto:
F:Omero , «il qrale tion è ‘a. proposito;
cumeabbia : messo; gliele. rimanderò. - Ho:
anche avuto le cose di Pisa , 6 FA quila
volanra Deéll'niha” ne ‘riggrazio: M. Tom-
.maso Giunta , ancora che io mi tenga da
lui offeso per la” burla fattami del libro
eccellente del Prioli, dell’ altro lui. Ma
tòn lui ho :da far maggiori . ‘conf’ che
quasto. - -State: sano. Alli: F di i Gennajo
: Bembuta
x Si
conv. . na 0%
o, n vi
" Figlinol. carissimo. Vi ho servito nella:
cosa ‘di frate Zanobio che non: ho voluto:
far ‘parola per li frati di Sàn Giovanni #
Paolo, i quali non hanno ura ragione al”
snondo” -di voler levàr. ‘quel dre alli Crow
cieri, € così anche ha giu icato il Mag!
ator' di quella Signoria, il :quale è um
grande. uomo da bene, e molto prudenti
gepiiliomo, e molto amato ed estimaté*
DO S; fo per la sua virtù gli son fara”
afferibntitissivao ; e' lo amo, eil ‘otiorò corr
atto l'animo. Della: mia Rleba imi pl di
qiitànto scrivete. Salutatemi ' Mareella ; Ca
state vani tutti AI 9, Felibrajo 1548.
Rosi ci sato
Quarto padre Pi ‘card; Banabe,3 i
ì 1%
pil È “1° Di i > +
3jo. . rerrenc’vivifeurani
* COCXXXIX.
Figlinol Mag. e ‘carissimo. Piacemi
the siate guarito della vostra febbre, e.se
sete rimaso con le calze molto larghe nqn
importa che le ricuperarete assai tosto. Ho
randemente caro che M. Antonio vostra
Stia bene; ne ringrazio N: Sig. Dio. Vorrei
potér aver veduto il vostro, e mio Loren»
70, che mì scrivete esser andato con hél-
la compagnia a Loreto; N. Sig. Dio sia
‘8ua guida in ogni luogo, e ve ne faccia
sempre padre consolatissimo. Se Bastiano
impara volontieri, e non lassa li stud),
meno importa se'l non ha precettor come
esso vorria. La volobtà, e deliberazione di
un generoso animo in queste cose fa as-
Sai, e vince, e supera tutte le difficoltà.
Disidero veder una sua lettera, e li cre-
derò che sia sua. Salutatelo a. nome mio
ur assai. Ditegli che se si farà valente nelle
lettere , io l’averò per caro figliuol mio,
è dove potrò gliel mostrerò di bonissimo
animo; Se Mess. David nou vi è buon
fritello è tutto questo il peggio per lui,
‘@ forsi per questo N. S. Iddio non li
lascia prosperar cosa che ei faccia. Saluta-
temi la mia buona, e cara Marcella, e
state sanì. Alli 17. Aprile 1546. Di Roma.
u Come buon padre P. Card. Bembo.
DI. M..PIETRO BRMBO, 34t
CCNL.
. Molto Mag. figliuol carissimo. Ho in-
teso del Decanato , e Canonicato di vostro
figliuolo quello che io voleva ; sarete con-
terito tenerlo così fin a tanto che io ve
ne possa dare una buona, e soprabbon-
‘devole ricompensa. Degli officj che fatè
con mio genero vi ringrazio.. Sono proprj
dfficj-da voi, che per vostro ricordo Ù
ho data. mia figlinola. Se'"l vostro E,
Maro’ Antonio si libererà del mal suo ne
ringrazierò la. M. Divina. Ho. avuto la
lettera del vostro Bastiano, la quale mi è
stata molto cara, e molto graia, però che
esso mostra in essa esser molto pratico, €
dotto nella lingua volgare che non è a
«questo tempo poca laude. Io da me non
arei per niente aspettato da lui tanto-s
segua che con sì bel principio si facà
tosto eccellente molto. Esso ta qualche
similitudine allo ‘scrivere di Mess. Pie
tro Gradetigo. State sano con tutti Ji
*estri. All’ ultimo di Luglio 1546. Di
:Roma. . UEZ
. Vostro quanto padre P. Card, Bembo.
di CCCXLI. ©...
. Io ami rallegro quanto si canvien, cla-
rissimo figliuol’, delle nozze del vostro M. © -
Lorenzo, delle quali mi date avviso , €
«844 © LETTERE FAMIGLIARI
‘vedo ‘che elle: son. bellissime:-nozre. Ng.
. Dio. le faccia ‘esser a molta corisolezion
‘sua e vostra ,' della min Marcella, .e «di
‘tutta la ‘casa. Sarete cottenlie: a rsatuiari a
nome mio il: Magn. M.. Luigi:Fostarinà 6
‘; proferirmegli scoza risparmio.e-sopra Xat-
“to la sposa, amo el amai sempre quel
" giovane coine figliuolo non come nepete,
. e desidero il ben suo al par di voi-che li
“sete padre.- State: lieti, e sani tutti. Agli
. 31, Settembre 1546; Di Roma.,
. Vostro padre P. Card. Bembo,
c. CCCXLII.:
- Molto Mag. figliuolo. Di Marc’ Agito-
paio che gli sia tornata la febbre mm? incre-
‘ sce assai, ma poi che questa è casa pre-
veduta, più pazientemente doverete sop-
rtarla. Def vostro, e: mio Lorenzo, ee
‘ te fatto bétie a darmene quelle novelle
‘che ne avete, che mi sono care sopram-
‘modo, e ne rendo quelle grazie che io
‘ debbo a N. Sig. Dio che l’ha fatto riueci-
‘re da ‘tanto: in così giovane età; Citdo
che non gli siano per mancar delli ‘gdiver»
““nî da miar, quanti esso medesimo ne vor-
rà. Chi sa, se anche quello che voi gli
augurate gli avvenisse un giorno ? Ma di
-..€10 non più. Salutatemi Marcella, e dite
“’a’Bastiano ch’ ei segua in farsi dotto, e
"Valente ; però. che ‘niuna cosa fa maggfori
Sigli‘tomim the la dottrina » quandal‘elia è
i
.
l'ad
a
LI
cu cu 77 MITI PIETRO:-BEMBO, -‘843
.-eongiunita con la bontà. Il. Mag.-M, Gio.
«Cor: benchè «è soglia dire alrui quello
che sa che gli piace, pure in questo di
+ Lorento tredo ch’ei scriva la mera verità,
S poi che meravete anco quiell'altro testimo-
‘l'ifio:, "che :mandato m’avete. State sano, e
lstrivetemi, come si porta, © porterà: il
+ Yostro novello Vescovo. . Alli 18. d'Ottobre —
6 1:77. 0008
IRAP de.
de
Uti pater P. Ci. Berbus.
A NENTI CCCXLIII,
‘ Figliuol carissitào;: Io mi rallegro con
voi del vostro esser rimaso Capitano a
> Famagosta. 'Averò caro intender da voi,
«è se sete contento di: questo reggimento , €
=stosì Marcella. Di lei 10 stimo di no ,. che
‘’Finon le piàcerà far tanta via. per mare, e
-:Fasciarvi andar senza lei non sarà opera
3idi ‘buona mogliera. Pur come «i voglia,
“‘scrivetemene quattro versi, e attendete a
u' star sano, e fate che io sappia se accette-
‘rete, a Che tempo vi partirete. Salatatemi
Marcella, e M. Lorenzo, Alli 30. Ottobre
«1546. Dì Roma. . a,
230 < Quanto padre P. Card. Bembo.
PT ._ ‘ CCCXLIV. Li
:. . Clarissimo come figliuolo. Mi avete
“fatto piatere.a farmi intendere che voi,
e'-Marcelle ,, e. tutta la. vortra;. famiglia
+0.
. d
844 IETYERE FAMIGLIARI
siate sani, e che li medici sperino Iwpe
di Maro’ Antonio. lo ancora sono. per la
Dio grasia; migliorato assai della mia per-
cossa, e comincio a levermi per camera,
ed ho speranza con l’ajuto di N. Sig. Dio,
.dover andare ogni giorno migliorundo ,, e
potere uscire. alcuna , volta a .camminar
quando sarà bel tempo. Non potete. far se
non -bene ad attenervi al consiglio, e
ricordo di. Madonna suor Francesca, per-
‘chè chi ha posta la sua fidanza in Dio non
. può restar ingannato. Mi spiace che la
nuova della nave bruciata sia stata vera,e
.duolmi assai. della perdita di M. Lorenzo,
. bisogna aver pazienza e accordarsi al voler
di N .Sigo. Dio. Salutatemi Marcella, e sta-
«ite sano. Di Roma alli 4. di Novembre
1546. —. | o
Vostro caro padre P. Card. Bembo.
CCCXLY.
Figliuol Clariss. Siate il hen rimaso a
Capitano di Famagosta, e sia insieme. con
nostro $ig. Dio ringraziato quell’amorevo-
lissimo Signor ec. Piacemi che Marcella
voglia farvi compagnia con parte dei figli.
uoli. Fa da savia e da buona mogliera.
Piacemi anco, che non partiate di questi
cinque mesi, nel qual tempo potranno
Intervenir delle cose, che vi farian mutar
sentenza, N. S. Dio sia quello che governi
H vostro, ed il mio pensiero. Del nostro
| “ir. pierro "itnso. — — ‘845
“Mi Lorenzo ‘m’ iricresceria ‘grandemente ,
chè egli avesse avuto quel simistro:, che
‘ mi dite -per la nave bruciatà. Fatemene
. certo per .le prime lettere. Non: ho che
«. altro per ora dirvi. State sano con tutti
“ vostri, e rallegratevi con Marcella »a
i nome mio. Alli 13. Novembre, 1546. ‘Di
“ Roma. — 0 n
‘ Vostro quanto padre P. Card. Bembo.
CCCKLVI.
toa)
x SOL
Figliuol carissimo. Ho inteso volentie.
: ri quanto mi scrivete di- mio Genero'; e
" sento gran: piacer che siano in Amor tra
loro. Ho loro invidia di esser a villa Bòz-
za a far la vendemmia, ‘e pur che essi'la
facciano allegramente, ciò mi basterà. Se
: 31 vostro M. Lorenzo si satisfa e contenta
della sua sposa io. ne sentirò consolazion
insieme con voi--e con ‘Marcella, nè dubi-
to che questo non sia; salutatelo insieme
:con la sposa a nome mio e state sani
tutti. Alli 16. Ottobre 1546. Di Roma.
‘ Salutatemi Marcella. ILLE
Vostro come padre P. Card. Bembo.
e __‘CCCXLVII. |
Figliuol cariss. Sono più di cinquanta
sei aani, che io ho'una natutale, e viva
affezione alla Serenità del Principe, ed lio
sempre disiderato con inoltadevozione ‘fa
846. ‘thmrete cimici |
sr'andezza di- sua Seretiità, coftoscendélo
‘Sempre e’ buono, e giusto ; -è' diftiétroso
‘del: ben publico, e ‘particotar della ‘patbia
‘nostra; LA qual mia affezionson terto fia
stata conosciuta da sua Serenità., e: vui'he
‘sete’ in parte, buon téstimonio ; con questo
animo e con questa esperienza della bon-
tà sua desidero oltener da sua Serenità
una grazia molto onesta, e molto degna
- della cura sua. E questa è, ché sua Sere
. “nità dia' modo a M.‘Démenico' Graderico
“
padre di mio genero, che possa far cono-
‘scere al Senato la giustizia “della ‘causa di
"San Cipriano’ di ‘Murano’, la qual casa
‘altre volté ‘condotta’ pè] Senato, ‘e trattata,
“ancora pénde. Gli Avvogadòri banno la
“detta ‘cavisa nelle ‘mani, ma non ia posso-
ho espedire senza il favor di sua Serenità,
‘e di quello Illustrissimo Collegio. Adunque
sia da mé pregata sua Serènità con -tutto
l’affetto dell'animo mio, che’ l’ ama,’ ed
osserva ‘quanto’ sapete, a ‘pigliar questa
cura, ed a fargli ‘ayere il Senato per
espedizion di detta causa, la qual’ cosa
potrà metter l’ animo di quel buon vec-
‘chio, che già tanti anni pena, edi tutta
‘quella famiglia , o all'una via o all'altra,
Lgliarere aduhquè tempo o
in quiete e in riposo. li che io vederei
così volentieri, che sempre renderei gra-
zie a sua Serenità di questo uffizio fatto
‘da lei a satisfazion di quella famiglia. «Pi.
| portano ‘di par-
arne a'slia Serénità "e ‘ inmpettur' della: sua
| 5DI- M.--PIETRO--KEMBO. 347
a‘bbntà, 0 giustizia quello che ‘spera la mia
erantica ‘osservanza verso lei ,: e. raccoman-
sdatemi alla. buona grazia. .di :sua Serenità.
+. State sano .con tut i vostri. Agli 11. di
«« Dicembre 1546, Di Roma.
ORIONE Quanto padre P. Card. Bembo.
a... CCCXLVII,
«°° Mas. quarito figlinolo. Ho vedato quan:
«. fo voi mi scrivetè del ragionamento fatto
intorno alla persona mia’ col Mag. Quirini, .
: ch’esso tenga .per cosa .certa che abbia ad
i esser quello di che voi‘mi avete: burlato
.:. tante volte ,, domandandomi s' ia .lo crede-
“iva, e di che mi avete anco seritto. lo vi
. ho .sesnpre risposto che sarà quel che pia-
+-*erà al N. S. Dio ‘e non altramente. Ora
“vad mi scrivete, che per le parole del Qui-
...Jiuvo, yoi giete certo ch’ io creda d'essere,
1.naffermabndovi il predetto più cose, prima
: the nel'nascimento ed anco quando mì fu
‘mandato il’ Cappello io ebbi Giove. nel
, ««anezto del Cielo, e che M. Federigo mia
-- così. eccellente’ Astrologo aveva detto, che.
.. essendo venuta due volte, di certo verrà
. da terza che sarà i ‘Pontificato: che ‘di ra-
‘. do fallisce. E che nella Messa quando-at-
.. cettai.il Cappello, nell’ Epistola e nel Van-
+’ gelo ,da Nostro Signore fui chiamato a
-: somiglianza di San Pietro, dicendo Pecre
- «Sequere, me, Le quali parole fecero mara-
5 igliat tutti coloro ‘ch'erano:a quella messa,
LS
ERTTERE- FAMIGETARE -
Ehe fa anco notabile quel che disse quel
Romito, cioè ,- che sarebbé Papa uno-chq
satà Vescovo © d' Ugubbio, ‘ancora che. Jo:
ditesse, essendo ‘vivo ‘il Cardinal: Fregosa:
E che fu mirabilé quel chè disse .il Pap
quando io feci‘ l'entrata in Roma, cioè: .
Ora entra il nostro successore. Le: quali
cose mi fanno credere che voi. crediate j
ch'io creda d'’esserè. Ma’ credete a suor
Franceschina che disse, ch'io. son tanto
lontano da quel ch'io credo di ‘me’ comg,
è lontano il cielo dalla terra ‘e che però
‘vi ’sete risolto ‘d’aàdar in Levante e nen
perder più tempo come finorà avete: falto.
Vi sete poi confermato, perchè ‘avendo a.
star di qua sei--mesi, vi risposi che in gei
mesi potevatio occorrere molte : cose, che
fa confermar che voi crediate ch'io creda
d’esser certo. 1544. e
| Si-noti che dopo scritta «la ‘presenta
lettera, il predetto Cardinal Bembo. mork
«quattro mesi dopo, onde si verificò il detto
della Reverendiss. Monaca nominata di
sopra, cioè che esso Reverendiss. non sa:
rebbe altramente Papa. La qual cosa fa
credere, che tutte' le cose predette ‘da lei
in altre materie abbiano ad esser vere. ..
ii CCCXLIX.:
“i M. Trifon' ‘Drago è vènuto un ‘di
dfsesti giorni a’trovarmî, ed è stato. mb
#
N
DI. M. PIETRO REMBO:; :
più di due ore, con tanto: mio diletto , e
piacere quantò più si, possa dire, e il suo
ragionamento. non è stato d’altro che del.
la ‘persona .vostra, principiando dal prime
di,che'giugneste a Cattaro fino all’ultimoy
e fra l'altre cose mi disse. che quando
,primamente arrivaste in quella Città rom.
peste intorno a‘ due mila Martellossi, ..i
uali erano accompaguati da alcuni Tur-
chi, onde dalla parte de’ Turchi. fu fatto
gran danno siccome si vide per le teste
che furon portate in Cattaro, e che dalla
vostra non vi fu pur: morto un uomo,
onde vi portaste da Principe. dando un
zecchino per testa a’vincitori, perchè que-
sto fu atto da mettere animo a ogni timi;
da persona, e tra’ nemici mise. spayento.,
poi che si sparse tra loro la fama che
voi pagavate le teste loro un zecchin l’us.
na. E diceva che da questa operazione era
procedate ch’ a' Turchi non bastava più
l’animo di yenir sul territorio di Cattaro,
e tanto più che per tutto era sparso la
voce. ch’ in Cattaro era venuto quel Prov-
veditor così valoroso che.era già stato a
Zara. E diceva che covtra i Turchi maao-
daste vettoraglia in Nadino, ed avevate ben
fornita la terra d’ogni sorte di munizioni,
e ch’eravate amato non pur da tutti ì nostri,
ma da’ sudditi Turcheschi ancora per la -
‘ buond compagnia che voi facevate loro.
Oltre a ciò mi consolò molto quando mi
disse del toglier dell’artiglierie a quelli di
ba”
350 LETTERE FAMIGLIARE
‘Castemut'vo: quando combattéretio: sol Capo
tano del Golfo, il qual si fece:end'eraw!
vergogna con cinque Galeé, -e.‘che vedi
col vostro: soccorso delle vostrè : barche!
che mistro in terra, ricuperaste - Jo :omas?
del Capitano , e toglieste l’artiglievia : a; 100
mici. E che fu parimente evsè- onorata ei
bella a vedere, il prender -de'dieci - Brigo@at®
tini usciti di Castelnuovo per - saccheggiar
la villa di Lustiza ‘con la vostra Fusta ei
con le Barche armate in ‘poche-ore. È s0ga
giunse che fu atto di gran cuore, il pres
der tanto- fra terra il Conte - da Risano"#l:
qual ‘voi faceste annegare, .con - tutto: ché
egli vi avesse offerto di donar 500. duca<f
ti, acciocche gli salvaste la vita. E ches
faceste tagliar la testa a ‘quel valente Vaj::
voda da suoi proprj sudditi, ‘ accettando”
gli uomini suoi medesimi a’ vostri servizj;”
1 quali poi con un poco di presente ‘che?
voi donaste a Ulaniano Bassà- furon tutti
lassati ‘ritornare « casa loro, perche ‘il pré-*
ditto Vapvoda ayeva fatto e faceva tutta vià >
di mo:tì danni a questi di Cattaro, ed era?
odiato fiho dai suol ‘sudditi come si vidét.
Mi razionò similmente della vostra. vigi-'
Janza, e ch'a tutte le ore eravate-vedutò 5
e ‘che non si sapeva mai la ora, ferma ché
‘wi riposavate. E ch’in quei’ primi giorti”
‘ di' sul’ monte della Trinità vi volò sì huaîne!
gamente sopra la. testa un’ Aquila è '‘pof?
una Columba a ‘mezza notte: sul. Torrion
di Sia Francesco',-la qual tornò sndietre?!. -
, DI,My PIETRO BEMIA.. Zire.
per: quella via ch'essa venne, il qual segno:
tolto per felice augurig, e si tenne che...
Fosse: veramente mandata dallo Spirito San-
te.::Mi disse oltre a ciò. che ayendovi-un,
sesso: ratto la. esta alla porta di San, Fran
Gesco nen vi smarriste punto, e che fatto,
ip un- subito. tutto, sangue, vi. Faceste i in.
quel; juago medesimo medicare... €. vi ri-
ventiste d’aliri panni pet. non. attristar la
terra: se foste andato,. per essa, così iusan., |
guinatò. E mi ipteuerì il core, quando mi,
ragionò..della religion vostra e. della cons,
fessione e comunione che faceste ,. e cOme
il. popolo: compunto . da divozione- pianse.
per la lor parte. Gommasso dal vostro;
esempio di.bontà, Mi. disse. anco della, 8014
levazion del Pgpolo contro i Soldati, quany
de' si parti l'armata. di: sotto Cattaro, du:
bitando: d’alcuni soldati ch’erano andati
per -rerra..dietro all’armata. Perch'essi cré- :
. devano che fossero audati a. farla .tornare .
a dietro, come quelli che non, sapevano , e
che, l’uso de’ soldati è di seguir gli eserciti.
e ll’armate. per. trovar. e. veder se hanno
laggiato addietro qualche cosa da. far hot:
tino. -E che se voi non eravate così presto..
a. riparare. s seguiva una grabde ICCISIONEg,.;
che’ fino alle donne. saltaron fuori, perla.
vece ch' andò attorno ch’ eravate stato mor-
toda. quella, barnffa. Ma lodato sla. Dia:
che..sete riuscito in tanti ‘perigoli. non pur,
a deattaro ,; ma. ancp a Zara. dove vi sete;
irauaio più, zolie B.l latrgmettergi, tea BSR-;1
352 LETTERE FAMIGLIARI
tiluomini e popolari, e tra’ popoli con Kr
Tee. Mi disse anco che nel presentarsi-dé
l’armata Turchesca la salutaste con 'l'arti=
glieria, é mandaste fuori ad invitarti è
combattere. E l’atto che f&ceste col buttat
via la testa'a quel bòmbafdiero che riot
trasse ‘l'artigliaria ‘come ‘si doveva. ©“ —*
Poscritta, mi son ricordato per la più
bella cosa che mi disse, che essendo voi alla
messa sul principio che venne la nuova
della presa di Castelnuovo, il Governator
Cagnivolo con gli altri che vi erano attor-
no vi disse: Signor, che vogliam fare?. 6
voi subito gli rispondeste ad alta voce:
Udiamo la messa, onde in un tempo istes=
so mostraste animo valoroso e religioso ‘in@
Sieme. E che tanto più sete lodato di que-
ste operazioni, quanto che tutto ciò è stato
proprio vostro fatto, oltra la vostra buona
Fortuna, perchè avendo mandato Ulaman
Bassà da tre mila Martellossi per sacchieg-
giar Lustiza ed il paese all’ intorno, quét'
che avran dato Risano alla Sig. ch’ erano
in quei luoghi, saltaron fuori è sopra ‘fnd:
strada sotto una collina ruppero quelle
geriti con arte gridando fuori dall’ altra
banda, perch’i nemici credendo ‘d'’èsser
tolti di mezzo si fuggirono è furuvn rottf?
Queste e così fatte cose dettemi dul Drago!
mi hauno dato grandissima ‘consolazionè9
perch’ amandovi 10 da figliuolo' non ‘posse
se uoù allegrarmi delle vostre ‘6notate ope’
razioni. Seguite aduoque di ohorar a'quéi
PEDINE DI Mi PIETRO BEMBO, . 358
tto nrodo la Pairia, e di acquistarle cal
valor vostro gloria immortale, perchè co-
lero son veramente degni d'esser chia.
mati. uomini. che hanno hello. ariimo è
che fanno profitto e giovamento agli al-
tri uomini. . Salutate Marcella. Di Padova.
154O.. a CT
CCCL.. | 4
-, -:.H Cancellier di questo elarissimo Pe-
destà , il qual è un grande asinaccio’, @
tirannaccio, vuole da questo pover' uomo
di ‘Gio. Antonio Fabbro, il quale ha pre-
‘sentato al Podestà un bandito, al quale è
‘stata questi dì tagliata la testa, se lo ha ad
assolver del bando, ducati 10; per 5. o 6.
se li sariano dati per uscir di pratica, mà
#0. som troppo scorticamento. Però vi ri:
mando Gio. Antonio sacciò diciate sopra
questo una ‘parola a M. Giovanni Antonio .
‘Venier, se vi pare, pregandolo a far una
lettera - al Podestà che ordini, che avendo
Gio.. Antonio satisfatto alla. legge che vuole
ghe chi amazza, o conduce un bandito,
gia tratto di bando, lo debba levar di bag:
do, facendo far sopra ciò le gride oppor-
tune: senza torli. denari. Però che. la legge
op. dice ch’ei sia tratto di baudo, pagati»
e .10..ducati, che se lalegge. il dicesse,
Gio. Antonio. che . n0n 10 piaci ducati mor
sì.agria nesso a; condurlo, Dissi a, M. Gio.
* Bembo Vol IX. ee 20088
S34 LETTERE FAMIGLIARI
Aptotio; ma sel vi par-di parlas al
altri, o.anche di far parlar senza. faticare
vi ‘voi, fate come vi pare, Ma wvei are
| rete-più autorità. Se bisognerà, dite .da
parte.mia a M. Aurelio .Soverchio : vostny
‘ glue ‘parole che pigli questo poco di carico
per amor mio .che son certo lo farà volon
tieri, e ad esso pur assai mì raccomandate,
ed a M. Valerio, quando ‘lo. vederete.
State sano. A Madonna Marietta vostra Zia
Dio dia pace, ha visso la sua parte. Sale
tate Marcella, e baciate Quintilio, ed -Ah
wisetto. Di Padova. ia ERO,
Perche il condutto a. morir per man
del Podestà da Gio. Antonio ha lire 300,
di taglia, quell'asino del cancellier vorrebbe
che Gio. Antonio gliele rinunciasee tutte
per li ducati 10. ch’ei vuol da lui. Ve.
dete che poltrone. Se bisognerà far men-
zion di questa taglia alli Avvogadori, acciò
che "1 cancellier non la intrichi poi a qual.
che modo per sdegno, fate come vi pa-
rerà il meglio. Bembus pater.
CCCLLO dI
Mag. figliuolo carissimo. Avete fatta
benissimo a voler che Marca Antonio ves
siro rinunzii il Decanato, e Canonicato di
Cividal, al mio M. Vendrando, perocchè
non lo potria dare a persona più religiosa,
e. buona di lui, che € certo di qualità, la:
Quale a questi: tempi non si vede in molte,.
DI M. PIETRO BEMBO; 353
Io lo-amo singolarmente e per niente non
lo-dia -a verun altro. Quanto al. vostro
onostico delle due cose vedo }o ambòr
mostro. Tutto quello ‘però che avvenirà,
. purchè N. S. Dio vi abbia posto alquanto
del sun santissimo. spirito, ani: sarà..caro,
come a colui, che non so discernere.
meglio, se voglio giudicar senza Ja sensua»
lità vmana. Quanto al pegno che vorreste
mettere, non accade ciò fare. Perciocchè
se quetlo. avverrà che credete così. ferma-
mente voi averete vinto, .8e non avverrà
vi doverà bastare quello ‘errote -0 danno
vostro, senza altra perdita. Salutatemi Mar-
cella , e state sano con li vostri tutti. Alk
g. di. Settembre 1547. Di Roma. | . .:
Vostro quanio Padre P. Card, Bembo,
VPEPEZ: PIE: : . CCCLII. Li
.. Mons. Martini ba torto, se «avendogli.
voi :detto: di quelli danari, che sete.di di
in dì per riscuoter, non si contenta. Mi.
sarà ben caro facciate ogni cosa per riscuo-
terli presto, acciò che presto glieli diate.
Raccomandatemi ia sua Sig. e scrivetemi a
ehe speranza sete di averli -presto. Scrive»
. demi quel.che è del Buca d’Urbina, e- di
nove. Francesi alcuna cosa , €:di
foma. aucera. Salutatemi Marcella; la: qual
s.questo. di dee-esser ‘ stsal vicina a).sua:
parto, non:solo:da parjs mia; ma ancora
356 LETTERE FAMIGLIARI ., a
della Morosina, e di queste-putte. Di villa.
Venerdì a mezza notte, non potendo dor-
mire. Ho avuto i nomi di quelli da. esser
esaminati per: Gio. Antonio s1 farà con di-
ligenza ,-e- saria Igià fatto, se-nen che M,
Pre Luca è stato occupato, nè ancora è
ben fuori. di occupazione. State sano-,-€
salutatemi Avila. — SE
Us : -- Bembus patan
. 2° ce
su) CCCLII., 0.
: . Ho vedute le vostre lettere. Quanto
w- Gio. Antonio Fabbro, vi scrissi così più
vùper burla, che perchè stimassi voi non far
Autto quello che potevate, che questo nou
i mai credute. Se l'Avvogador l’espedìrà,
farà bene benchè tardi, e tuttavia sarà a
tempo. Quanto all’ invito, che vi fece vo-
stra madre, mì piace, e perchè stimo pen-
siale di vivere da vostra posta; dico quan-
to. alle spese, credo‘ non possa esser altro,
che ben fatto. Quando sia stato per vivere
pur-in tutto in compagnia , anche fate,
come vi pare il meglio, che io di ogni
vostro :vantaggio sarò : contento; Delli +da-
‘tnari del consiglio di X.-:non ho .che-alteo
‘divvi. Di Domenico. Bembo, ditegli,:che
‘quanto alli ducati:200:: poi ch’ egli.ha adeì
tari quelli suoi campi, :che io: non-.Jo, ve-
‘glio privar di essi. . Ben mi farà piacer,
prima che. li dia ad :altri, .ch’'eîime)te
faccia intender una parola. Quanto all’ af.
. ear
. DI M. PIETRO BEMDO, 359
fittuale o alla metà: io son'poco atto alle
cose: miè im ‘questa parte, non: che-a: quek.
te d'altri; ;‘pur: ci userò “diligenza; e da
àtfé=certo ! non mancherà-, ma-‘crédo che
né averò» fatica. Dogliomi: quanto più:.pos
so del: mat di Quintilio:; “bisogaerà. portar
in pazienza, quel che sarà la voleotà.di
Dio. E se - Marcella. s1 disperasse, non -né
sarà per questo altro, che.quello. che Dio
vorrà; Però ella farà saviamente ad accor-
darsi col suo voler, dappoi che averà fat-
to quello che si può dal canto suo. Dio
vi consoli tutti. Vederete destramente, e
a qualche bel modo, ‘se ’1 Cavalier dei
Martini volesse. tor i: miei - sali di Arbe
per pagamento del: suo credito, offerendogli,
the u-quel modo lo pagheria tutto in un
tratto. O. quanto saria ben. ne: poteste far
risoluzione, esso ne:aveva già, e li dette
alla Signoria. State sano. n
>
CCCLIV.
.: Ho gran volontà:di farvi comedo,.@
'di'ajutarvi in ogni vostro bisogno, e mas-
‘sSime de’ vostri..E vero che adesso mi trovo
‘in molta difficolta, però che :non ho un
‘’Quattrîino .; e pur questa maitina.i Rettori
‘di Padova: in’ hanno - mandato un officiale
° ta casa a. farmi intendere, che se non pror-
« vedo ‘a :pagar -l’impresto mi: faranno .#éa-
A dere l'entrate in. .erba, così credo, che egsi
rist mi fe Le TAO SP a ABI CA Ur
6
358 LETTERE FAMIGLIANI |
siano per fur ‘a Vicenza: Qui pago datati
100; a Vicenza .13:f. sì che potete -vedero
come io mi trovo. Non dico questo, - per»
chè non voglia al tutto, ma ‘per farvi per:
tecipe delle mie molestie, se potrete aspet<,
tare ;il' pagamento dei Cornari che conve-
rità essere presto, vi soccorrerò di quelli,
se: nen potrete avvisatemi; che farò quel
‘provvizione, come meglio potrò. Scrivetemi
quanto è che Julia vi è in casa, non dico
per voler venir a couta® minutamente con
voi, ma perche oggi parlandosi di questa
mon fa chi | sapesse, ed io vorrei saperlò.
State sano, e portate le vostre difficoltà ,
come vedo che fate tutte le cose, cioè alle
gramente ,‘ e non dubitate ch’ io sia per
miincarvi mai. Se questi maladetti impresti
ndn »fesssero:! stati avereste avuto . da - me.
più ajsto , che non pensate, laudate del
tatto | Dio. State sano con i vostri. Di
Padova:-.il di natal mio alli 20. Maggio
1528.
n! Bembus pater..
si * CCCLY.
5. :«Jo ho:inteso quanto: mi:serivete: delle
. cosa.-d’Arbe; e del favore'che in ciò m'ha
dato il Principe, e M. Daniel: Renièr; di
cele ho-sentito singularissimo piacere, e mi:
piacerà che voi. facciate poi quello che.
, sorivere di fare, uando sarete alla banca:
per fornirla:, ansi. vi priego ad usar ogni
\
—
DI M, .PIÉTRO BEMBO:; 4
via, e modo, e diligenzia, perchè :sia cons
detta la cosa a buon porto. Quanto a ren<
der grazie, a M. Daniel, serivo la incluse;
la qual gli darete voi stesso, a sua Mi;
senza: fihe raccomandandomi. State sano,’
Darete aniche questa al Raonusio, al qual
scrivo che riferisca grazie alla Serenità del
Principe della sua amorevolezza. AI fatto
direte che io vorrei ch’ei avesse dato quel:
formento per Je lire quattordeci la prima:
ora, senza aspettar tanto. SRET SA
Ri
CCCLVI. se
- : : Dv 'd
Mag.-M. Giovan Matteo. M. Agostin
Beaziano ha avuto per resignazione di My
Inmocenzo Sinibaldo da Pesaro la commendar
di Pola, ‘ed Aquiteja, della «quale per :non:
avere avuto comodità di espedirne le ok:
le, pér ancora non ha tolto il possesso; e’
li frutti tuttavia si riscuotono in nòm&
del detto M. Innocenzio, il quale ha scrit-
to a maestro Valerio medico suo Zio che
faccia risponder con detti frutti alli pro-
curatori di M. Agostmo. lo averei caro
chie ‘nom vi- esserrdo : discencio?,.: ne: diteste
uti parola con -detto-M.':Valerio, -é voleno -
dé egli darvi:ti-denatti delli tali: finti ;4f
riceveste: per vigor..idella:.procuta;.ché al
legata con questa :vi manda detto -Mi- Ago
stiro, facendogli «quetanza: del ilricevere:
late:.pazienze,. se vi do:questa; molestia
LETTERE FAMIGLIARI,
che a M. Agostin nè posso, nè debbo man-
care. Averò caro li riscotiate dal M. M. Va-
lerio Superchio, o da chi esso vi dirà,
se potrete, detti frutti, e li, serbiata a far-
ne quanto esso M. Agostino ordinerà. Sta-
te sano.con Marcella, e con li vostri dolci
pnitini. con
. ; Bembus pater.
© OCCCLVIL
. Vi mando Gio. Maria a posta, acciò
vediate alla bottega del Libraro che tien
il Libro per insegna in Merzaria a mezzo
della strada del Relojo a man stanca, se.
egli ha più in bottega un Astrelabio la-
vorato alla Damaschina, del quale il ma-
stro domanda ducati 40. se egli l’ ha, li
lasciate queste sei monete che vi mando
che vagliono ducati d’oro in oro larghi 40.
in pegno, togliendolo per mandarmelo
tanto che solamente il possa vedere. E se
vi paresse darli a M. Vicenzo voi li 40,
ducati, che’ M. domanda, e tener voj
queste monete, acciò non portino pericolo.
‘di perdersi, o di esser tosate, forse sarà.
meglio. Lo mando in questo punto sotto
sopra, rimandatemelo doman da sera. Sta-
te sano.
DI M: PIETRO BEbtno.. St:
‘ CCCLVIIL
#
e»
.*. Woi'avete mandato un ptso da ttòppo
‘ gran ducati che i miei non sorio che” ton
piccioli, Ma da vero la: bilaticia è un‘bi:
lancion, che per la grandezza non si moves
per ogni poca differenzia, però pigliatene
un’altra che sia come quella .che già mi
mandaste ;, anzi più tosto vorrei che fosse.
ancora assai più picciola che quella. Cle
così sentono bene ogni variazione, e mo-
mento. Ma pure, se questa che mi avete.
ora mandata fosse tale, quale è quella;.
non ve Ja rimanderei, poi questa ha il
so del ducato ingordissimo che mi fa
credere ch' ei sia del ducato Viniziano nio
vo. Son ben contento clie ne ‘sia uno da
uesto. ducato, ma ne voglio tin’ altta dal
ucato vecchio, e ne vorremo uno ‘dal
ducato di camera, e uno dello sttdo , e,
uno del bislacco, e poi degli argenti,. ed
anche vorrei che fussero tutti segnati del-'
la foggia di quel dello scudo che mi tro=
vaste voi l’ altro dì a. Venezia. Fate diligen:
zia di-tutti questi a questo modo.. E sé
nen trovarete bilancie fatte, fatemene' fat
una a posta che sia gentile, e picciola; €
fatemele far una cassa anche leggiera , co-
me quell’ altra, o meglio. Il Preposito è
guarito. Attendete a star sano, ed allegro.
Di Padova, Agli 1r. di Ottobre. |
Bembus pater.
/.
o4 LEFRENE \NAMIIOLIA HD
ia a'digzo, 10 ie atmeun sto ì gh
legni EXsi 5: 000
SL ST RS dann SENO
- Fate -oghi.\éosa. di arerebdel Mag:--M.
Jacomo quel: resto; ed: :a'valti F datéli a Mb:
‘Avila che viene a Venecia...B:!ise-h .
sven; trivaftemirso. scudi da dare -al.detii
to-M.: Avila che ne- hava piagalie mieò.: de:
biti, .eltra:.che. fapendo 2003‘ the-: ia set
séiza ‘un soldo;-era.:vnstrecartiesia © mate:
darmi-a-qualtche modà i#ualehe ducateii
cemé mi scrivestedi: far:;.o-darmi lee:
avviso che mon: stéssi- a.--vostta speranza;
State SAMO; gna, in
‘» , v ka
COCLX, Vo la
M. Pietro Leone d'Ugubbio gentilis-
sima persona, Gentiluomo di Mons. Stampa,
e mio fmicissimo, ha in questa guerra,
nei servigj di -questa Signoria: perduti’ due
suoi valerosissimi fratelli, i -quali il Sig.
Duca d’Urbino avea appresso di se in gran.
conto, in luogo della qual perdita, volen.:
do esso ora dimandare a ‘quei -Signor®
qualche grazia, per conto: d'offic, ‘mi!
scrive da Venezia che io lo: voglia. raedo-.
mandare ad alcuno di questi che: egli:«srhi.
ha mandato in questa lista.: Jo che Y'amoi
molto, e desidero farli -cosa: gratà, gli ris:
spondo che esso venga ‘a *‘îrovar vo+;:.«ef:
v'informàideb.suo-bisogno chei-per: amore;
DI: M. PIETRO APEMBBI 383
mio farete quanto vi fia possibile di fare
in suo favore, la-anide:d priego a volere
abbracciar questa cosa con molta amore-
volezzay di inbde:utre (bce M.i Pietro: tono-
sca: che. io.‘ve T. abbiz: caldamettte re di cuo+.
ré-raccomandsto.;:siccome i0:fo. "PBunque
i 'wome mio: preglierete conimoltainstantai;
figltuoli di M.: Giorgio: Cornato ; widilMi .
Bomenico Trevisanò,-e;M.Franteseo Its!
nato, e moko: maggiormente! M. Diccold:
Tiepolo, e:quegli arvora dé più”che'rvab
conoscerete che- debba potèr:ygiorarti: State:
sano. Fate vi ‘prego assai che queto getrit
uomo , e ‘gentil persona conosca’ che: id?
l'amo, ed he caro, e fate le raccomanda-
zioni a tutti quelli, con ì quali doveranno
“
poter valere caldamente.
ra CCCLXI. .-..
. Figliuol caro.,:Dio vi’ salvi. Da ‘mio.
fratello intenderete il resto. Questa solo vi
fo: per salutarvi insieme con la mia Mar-
cella, e per dirvi che mi farete piacere a‘
scrivermi spesso delle nove che di dì in’
di‘sorgono, è se per ogni cavallaro io aves-
si «disci righe -da voi lo arei carissimo. Be-
sidero- ancora intender da voi come vaunv:
le-cose giù ‘corminviate;; le ‘quali tanto: vi'
raccomandati: -Salatatemi Madonna vostra
madre; e :mia sorella ; e vostra moglie, e:
vostri: fratelli, :e ‘è mio M., Donienico. Sta-'
304. LETTERE FAMIGLIARI -
té sano. Di Roma. All18: di Maggio 1520.
‘Il voàtrò buon padre' Pietrò Bend
. «1 , . ‘st. a È
S5Uo.ga dB.
1 OOCILXII, 7 03 corsia
1 RE 4 ste. 23 85
. ‘Figliuol’'caro. A ‘due vbétrée”'poco Sil
sponderò. Ho rnolto caro le Hove che tif
stirivete e particolari, è pibbiféhe , vene
‘ringrazio e prego a seguitar ; quando senza
incomedo vostro potrete farlo. Vi mando.
questa mia lettera a Monsig. di ‘Torcello
în raccomandazione di mià sorella, core
chiedete. La potrete leggere, e chiudere
col mio sigilto. Farò prova di satisfar a vo-
stra Zia da San Lorenzo, e tosto vi ri-
sponderò risolutamente. Bén credo mniente
se ne potrà fare, da me non mancherà.
Ho inteso volontieri quanto ini scrivete del
Mag. M. Andrea Gritti, e piacemi che ini
ogni tempo, e occasione èi si mostri quel:
l’animoso, e valoroso gentiluomo ch'egli è. .
Mi è caro che mia sorella sia con «ot. Vi-
vete tutti allegramente più che si può, ed
amorevolmente. Piacemi che vi troviate
spesso in casa mia con Madonna Mor. e
che ella ancora vegua qualche volta a star-.
si con voi, È vero che vi ho un poco d'ir.
vidia. Quante più amorevolezze tutti voi le
usarete, me ne farete maggior piacer, e ve
ne sentirò obblizo. Ho inteso gli anni di
M. Bernardo, al qual direte che. îo- ho
gran piacere del processo -ch'io vedo eh'a
a negli studi; e che quatto a ‘me aspetta
ADE
A.
0 ALII LAU ;_ 38
(402070. Mk METRO BEMBG .. 868.
ei si-dia buona voglia s €86 Dia a me da-
rà vita, io spero dar a lui modo di poter
attender quietamente agli stud) , salutatelo
da mia parte. E però non lo lasciate tanto
star sui libri. che questo gli sia di nocu-
mento alla sanità, che sopra tutté è da
curar .la vita. Alli vostri ed alli nostri mi
raccomandate , € state sano. Di Roma all.
26. di:Giugno 1520;
. . «j-. Marcella figliuola cata ,, io ti bacio di
qua, tu bacierai Te tue sorelle da .mié
parte... 2. n O
, us ll , Bembus pater.
- COCLXHI.
. Figliuol mio caro. Qui si intende esser
fatto-M, Antonio Grimani Doge, sia cou
utilità e gloria della patria nostra. I caponi
vi sargnno apparecchiati, quando io verrò
a Venezia. Ora sarà bene che andiate a
baciar Ja mano a sua Serenità da mia par-
. te, rallegrandovi con lei di questo sommo
grado di dignità, datoli dalla patria ec.
Aggiugnendo che quando sua Serenità sarà
alquanto rimessa dalle occupazioni di que-
ste congratulazioni, io verro in persona a
fer. questo ufficio. Sarà bene facciate que-
Ata visitazion subito, però che da Verona
saranno .venule ,.0 veniranno subito lettere
sopra la cosa: mia di Villanova, siccome
dde..ola intenderete , al: quale scrivo il bi-
sogno. Nella qual cosa vorrei aver il Principe
-
»
366 DEDIRAR FARIGIIARI
più tosto, faverevele che arsersa. -Bisegna
eltra questo che facciate alguania:sltre vi.
sitarioni a quelli copsiglieri., ed alcuoi senz
grandi, informandoli' della. causa peedettà,
| la qual quanta’ più pesso a vaglio con rei,
vi raccomando: ia ogni sua ,parié a paria
gi consigliem. a-sav) , a -comparer alla -
ed allegar ed a fa quarto LITÀ ‘A. propo»
sito. Il che insieme con Cola da :per voi
putrete veder e conoscere se. sarà biso»
gno aver :M, Luigi Bittoer alla Sig. che
credo sarà a proposito , gli scrivo la.: ia
eluse., la. qual potrete dargli. Stimo- pei
le offerte ‘ultima nente. a Padova fattori.
lo farà volentieri, Ho veduto volentieri
mella vostra Jettera la salutazion del mio
M, Bomenieo.da loro, ritorvategliela mul-
tiplicatamente:; © raccomandatemi a, lai
senza fine. State sano insieme cou.tuihi li
vestri e mici. Torso a raccomandazvi È:
soprascritta causa quanto più posso. Di
Villa agli 8. Luglio 1921. P n.
CCCLXIV.
Scrivo al Mag. M. Audrea Gritti la
allegata, la quale vi mando aperta, a&cciò
la leggiate, e ce.sua Mag. vi domanderà.
quale è quello. che più era che iù altro
tempo m'ha ad esser contrario, gli potrete
° dire che è il Mag. M. Luigi, per causa
ch'io fo una lite con suo: figlinolo , il qua:
le: innanzi.cbe io :gli movessi lite alcuna‘
DIAMO PERTRO: BEWDO, 36
la: medie esso ta me, facendomi: citare ;in
eorte sopra: il beneficio. di: Levenzaga , ‘nel
lecsua:Sig: nos:vi avea:‘ragioa al mon.
id io-ho.tutta la. ragion «del .monda
nella: causa, per da: quale: ho poi -fatta: ci.
tar sua Sig:-idemandandole. :quelto che è
veramente mio, e sua Signoria mi' deo y
came si vedrà per: i' fini dell’una cosa-@
dell’ altra. Pregindo poi voi sua Mag. che
non mi lascì per’ qui straziare a' sua
‘M. che non lo-:mierito nè da: ‘sua M. nè
da alcuno di quella patria. Ho: pensato che
l’amico faccia ogni cosa -per.:straziarmi; è
perciò bo così scritto. Scrivo ‘ancor ‘que
st'altre al Patriarca, acciò sua Sig. scaldi
. la freddezza di suo fratello ‘nella cosa dt
Gio. Antonio, :aeciò che una volta . se ne
renga a fine. «Potrete portarla a sua Sig.
e raceomandarmele. State sano, e saluta
temi Marcella, la quale mi piace che cia
stata con voi a -sollazzo questi di. Di Villa
alli 28. d'Aprile 1533. SE
| Bembus pater.
CCCLXV.
Io amo molto il Reverendo padre
Generale de l’ ordine de i Servi M. Jero-
mimo da Lucca, e molte desidero fargli
piacere. Però: intendendo io sua S; essere.
a-Venezia, e aver bisogno del favore di
quella lllustrissima Sig. voglio che per amor
mio: siate contento‘ parlare .a i che in:
‘988 LETTERE ‘FAMIGLIARI vu
.Gi li-potranno giovare, nostri o parinif,
. amici, a nome mio,e raccomandar loro
1 negozj di sua Sig. come fareste di’ così
mia particolare, e a me bene importante,
che riceverò questo. vostro ufficio a naolto
piacer mio. State sano. Di Padova. Alli 25.
di Giugno 1520.
e o Bembus patsr.
hi ** Credo: che sappiate quanfo M. Éiuipi
Massimo è di casa: mia ; e sopra tutto rriò,
‘e da quanti anni in qua. Però ancora
“ch’ ei potesse venire a voi per favore seti-
"24 mie lettere, e voi ragionevolmente. gliel
"doveste prestare, nondimeno a satisfazio-
‘me: mia ho voluto farvi queste‘poche rî-
ghe, pregandovi a far per lui m quella
sua occorrenzia che esso vi esponerì, titto
‘quello che fareste per me ‘proprio. - State
sano. Di Padova. Alli 13. di Maggio 1528.
1 ST Bembus pater.
:
rr
CCCLXVII.
Vorrei .che visitaste Monsig. di Pola a
| nome mio, il quat'è ritornato lì Legato
del Papa , al, quale direte che.io volea far-
i li'Fiveréazia”a Pidova, prima’ éht ésso si
partfise; È driiftito”a 7 nici che‘mi’ 16.
v
A
“L viso UA & -quabda esi’ n° Avvio
cono chéSsua Sig. E, Pitta dia ver
. DI x. PIETRO REMBO. — —‘@69
rò.un di a Venezia sol a questo fine, Da-
réte a sua Sign. queste lettere che io ‘vi
amando. State sano, Di Villa ‘alli 2, ‘di
Giugno. 1526, ,,
.
+ 3 oe TAL LEI SE ion
“€ SCLXVILE sidtagi
. a LI DI SEA +1. ” ei 1 Cala =.
. .. Tonon ho'vostre lettere, dappoi' che
‘me ne scriveste una piena di burle , ‘il dì
dappoi la mia partita che mi tnaraviglio,
e aspettava d'intendere che ‘aveste riscossa
‘ la mia pensione Cornara. DI grazia. siate
un poco più sollecito, e non, Tata -che dl
tempo di pagar ‘quelle tanse epl dono, pas:
gi. È poi anghe ho bisogno qui. grandissl-
.ano di denari, che questi Sig. e..soprastap-
ti m'hanno tassato 130. ducati per Io, (a-
mogicato, e per fosso, che hisogna pagare
ora, Pepsate come ilo starò per conto “di.
Villanova. Sicchè se mi amate punto puf-
40, ponete cura, e. pensiero in riscugter
presto questa benedetta pensione. Son vé-
nuto oggi qui per questi pagamenti. ‘Se
questo anno non fallisco, non fo poco. Sta-
te sano con li vostri. Di Padova. ‘Alli 7.
Luglio 1527. x Bembus pater.
»- ' » . « a. I i Vr se
ore . LXCCCIX, È MISE,
- : Benehè sia certa..pom puo .P
, a satisfazion mia vi scrivo. ci
26 tatto "l possibile far si può chel nogita
dt) «Pempo Lol.dky, AC sutezio Givi
*r
Vai
a È
Eta LETTRAZ FAMIGLIARI,
ago. M. Agnolo Gabrielè rimanga Orate-
re a N. S. il che mi saria tanto caro, quan.
to casa che io aver potessi, e se conosce.
rete che io possa cosa alcuna in ciò di
ui con mie lettere, fate che io’ il sappia
i non mancherò. E questa inclusa dar&
te voi al clarissimo M. Jeroniino Giusti.
piano il «procurator-, e state sano cen Ri
gostri, € scrivetemi quaiido si farà, e quer
che credete di M. Angiolo. Di È Pedone. N
28. Diceph. IOZ7 LL...
LE v* | , “ CROLRÉ, : un
Il Sig. Virginio Orso | Conte dell AD:
illara ..che fu figliuolo de’ Sig. Cir
gr » che fu soldato di questa. Bi
ig. mi hà mandato ‘uno suo a
rvetere suò Castello con la qui “inch
lettera x desideroso di gervir ' questa. Rep,
come ha altre, volte. mostrato. Però vi pre
do la Jettera a me scritta, edi
£d, acciò la diate a. quelli Sigg SR
i saper, Si focale chel. meglio” I
mò, par lore, Sign.. e. .sia. espedite, Q
e. hr1 d)
d uni Cp) pr tra. State e sanp. DI
done Al Ab 3° ‘di 1 Gingno 1528, ‘5 paiv
Fiv. at “. : Pet Ro 1; Uia
- va DE n ODO Dl] E ad +M
c vrii fa {riso £ I Stiro
GAI Me ia O tO DO ata i ss
»”
35 Ewa 107 d00037 Lo 97 $ CudÌ lf
LE el Alerho pit
Par: IRDRO
En
Ho avuto qui tre di'in' Casa M. Giò:
vanni Gioacchino uomo del Re di Francia
che vien da Roma, .ed è venuto lì <
I Ambasciator di Francia che È stato q
sti dì a Verona , il qual Ambasciatore
aspettato da lui , il 1, M.: Giovani
molto mio vicin da Urbino., e da Roma,
benchè sono 16. anni ch'io nol ‘vidi più:
È Genovese di basso luogo, ma si è fatto
rande, e molto ficco con la sua virtù.
lo gli ho fatto qui quante carezze, ho. sa-
puto, e potuto che gli bo molto ‘obbligo
erò che ésso molto mi ha amato’, ed hi
alto qualche ‘cosa per me. Sarete cont
10 visitarlo più tosto che potrete da part
tia, dicendogli chi voi sete, e profferenz
dovegli molto amorevolmente. È perchè ic
chédo che ‘esso starà in Venezia pochi
vortei che faceste quest'ufficio più d'una
Volta. ‘Esso ha, da, parlare‘alla Sig. 6. viene
di Ferrara, ‘e'da Roma in. posta. Ingegna-
feyi di farli ‘carezze che nou ini potreste
fdr' cosa ‘Hiiba ‘fiù grata, è datemene ave
visa LET è in ‘Casa ‘dell’ Atmbafcià=
to°di* Pratica. Farete questo officio, con
M. Giovanni diligentemente, e più volte,
mentre esso starà in Venezia, però che po;
tria tornar a molta ‘contentezza nostra,
Ma tenete questo in voi. Di Villanova non
1A
È
372 - LETTERE FAMIGLIAR eo
vi pigliate molta cura. State sano con tut:
ti ì vostri, Alli 20. di Marzo 1529. Di Pa-
dova. . | ve Lu
-
CCCLXXII.
. Voi vederete per questa dell’ amico
uello che esso mi scrive. del Magn.. M.
Leonardo Emo. A che vi dico che io cre:
do che sarà ben fatto che andiate doman
a trovar sua Magn. e gli facciate intender
che quella non è: casa da pagar ducati
1500. però che è tutta ruinata, né io pos:
so pensar di entrarvi dentro, se -non_ vi.
fo spesa di ducati 500. almanco, e che que;
sto sia vero, si può sua Magn. accorger
dal poco conto che ne. fa M. Maffio Ber-
nardo, benchè son certo che sua Mag. ne
è informatissima ; oltra che io non. posso
averla, se non dappoi la morte del .Conte
Bernardin, il qual potria ancor viver tan-
to che questi danari, quando non fossero
più delli mille, sariano ancora mal spesi,
€ però pregate sua S. a non voler con me
far questi guadagni. Ed in questo pregate
lo ‘non da parte mia, che credo ch’ei mi
voglia poco Lene, come sapete, ma
| parte vostra, promettendogli di volerli voi
essere obbligato di tutto quel piacere che
sua M. vi farà. E ch’ei sì potrà ben con-
- tentar, quando ei: guadagnerà la buona
spesa del taglio della vendita senza . voler-
mi tirar gli orecchi a questo modo, dicen-
DI M. PIETRO BEMBO, 373
dogli che se sua M. è in quel pensier vol;
non la volete incantar di un picciolo, e
. circa ciò andar con lui per quelle vie che
vi parerà dover tenere. E su l’incanto ;
se non-vi sarà chi la metti più oltra, po-
trete andar moderatamente, e ‘credo che.
doverà'bastar avanzar alla Sig. cento du-
cati, tuttavia mi rimetto a voi, ma-non
‘ crederia-per niente fosse da passar li cen-
to e cinquanta, 0 al summo li duéè cento,
dico non: avendo altri incantatori. Ne sopra.
ciò dirò altro, se non che io torno a dir
vi che prima parliate al Mag. 'M. Leonar-
do, e’ mostriate che questa cosa. sia più
che vostra. Di ‘Padova. Alli 24. Agosto.
1929-00 o a i
0 Bembus pater.
COCLAXITI.
Potrete dire a M. Leonardo che io
avea ‘domandato questa casa a M. Maffio,.
the fosse contento di cedermela, e che non:
contentando simplicemente di ‘farlo, .gli
avereste profferto ducati 100. di guadagno.
E che questi che esso non ha‘ voluto, li
» LI
darete a’ Signori che la reincanteranno, è
fon più, E con questo risponder alli: ‘5o0.
e esso ‘per odio ch'ei mi ha, domanda;;.
è ‘tion per amor della patria»: In somma.
Usate ‘arte ‘inéontro all'arte: ‘e’ fate. da ‘vas
fénte, cioè trovatevi voi all’iicinto. Salutate -
"a , eo
Maicellaf i 0000 pei tt nana
n
"NEI vii 0lerG,) 8 1109820 ia 189%) InL
. /
-_
#74 AETTERE, FA MIPLIARE
Qii ai a. SIRENA
Mi FEST < COCLXXIV. : Di Di sE c.
“vi prego, figlinolcarissiimo, quanto più
0550 og tate, aver per raccomandato M..
Fi da Tiene. Gentiluomo Vicentino,
c ollegio del quale a voi tocca, sicpome
g. di notte, e pon: ll lasciate far torto in
Se di per qpi sì potrà che” ne riceverà
gingular. piacere. Intendo il suo’ caso essere
splo calunnie delli. suoi avversar]. ‘Utoume
Que sit, averò sommamente ‘caro che quel
ggotiluomo mi abbia a render grazie ’ di
esta raccomandazione mia, State sano. Alli
4h: Settembi din Di Padova. È
a o - COGLI.
| Saria oramai tempo che quelh claris:
è Sini. Sig g. Procuratori si risolvessero di dar°
quel luog go nel collegio degli Spinelli
Di tanto promessomi. Ho indugiato tutti 1.
termini, e nessuna ‘cosa ‘vedo farsi. Però .
parlate alle loro .Sig. ‘ora .da mia parte,
pregandole a venirne ‘a fine, ed a non mi
tener più in, pendente di questo desiderio
xiiò. To ino’ credo che M. Agostin Angio
lello sia ‘per difandaré “I suo gliuolo a sia-
rè‘ih quel Collegio che così già imi ‘disse;
età dad qué, Sig, « Procuratori” si scul
citi to “nion' “ever ] tiogo: fatevi promente
09 ginti e cir Wii dell O daistia ci { li Gi
di di erro 58
il primo luogo che vacherà, che fra due o
tre dì s'intenderà che vattherà questo luo-
0, tna siate presto a revenir, ea
1 ‘alle lor’ Sig. però ‘che ‘fra’ ‘questo ter
shine che ‘vî dica di due giortti sarà seri
to ai Procuiitori che M; ‘Agostin “nor ‘Ra
riandatò il'sùò figliublo, che ‘cod ‘fit Di
Hetto”il Prior del collegio che fti bisogite
tà ‘icriver,' noît’infilidadò ‘M.' Agdstin”R
buttò, per causa dellà ‘nnoya’ constitazidit
fatta da quéi Sigg., oltra' che il clatisstnibi
“<M. ‘Antonio Mocenigo mi avea promestà
far vadar esso ur Ittogo dî pochi dì gitinî
to'a Venezia, ed ora. sono. peleati, sin
mesi. Di grazikcavaterbi'di questo Laberibé
to, e subito ricevuta questa, fate caldo
officio, vedendo di averla promessa del
primo luogo. Colui a chis dee dar que-
sto luogo è Napolitano proprio di quelli,
a chi hi constitutor del collegio. vuole che
i luoghi siano dati. Aspetto' da voi risposta”
Sopra uesto buona, e diligente. State sa-'
no. Alli 21. Febb. Di Padova. Ì
MPI + ">. ERIN
ne,
+
Questa fi fo, 'acciò diciate al ‘Magni.
M. Giovan Giorgio da Dressano che 08
pi lego ‘elit ‘sia contento far che io ‘abbià,
per quattro giorni quella Deca di Livia. .
tradotta in volgar dal Boccaccio, là qualè,
sta Sig. ha ora in Venezia, se in questò.
io non li fo sinistro che subito gliela ren-
\
LÉÈTTERE FAMIGLIARI
derò. Potrà darla ad un portalettere lega-
ta, che verrà a me sicurissima. Ed a sua
Sig. mi raccomandate. Vorrei vedere il no-
stro M, Agostino oggimai Vicecollaterale ,
é m'incresce delle fatiche che li debbono.
aver duplicate questi tanti concorrenti no-
vi, a questo palio, i quali tuttavia spero’
che faranno la sua. vittoria maggiore , e
iù cara, State sani. Alli 20. Febb. 1533.
1 Padova. | E
cu Bembus pater.
CCCLXXVII O —
: M. Giovanni Gioacchino è venuto a’
Venezia con la moglie, e voi non me né
dite niente» È alloggiato: in casa Marcello
alla Giudecca, però porterete voi questa:
domani subito dopo desinare, acciò lo tro-
Viate in casa, e visitatelo a nome mio. Co-
sl gli scrivo. Vi prego fate ogni cosa di
‘aver il consiglio per quest'altri duo mesì,
più tosto che potrete, per la causa Borro-
| mea. Vi rimando quella mostra dell’ormisin
verde che mi piace, pigliatene braccia 16.
€ mezzo e attendete a star sano. Salutate-
rhi Vareella, Alli 30. Marzo 1534. Di Pa-
dova. | |
—_ Bembus pater.
DI M, MIETRO- BEMBOy 377%;
CCCLXXVIN.,
. Figliuol carissimo. Mi doglio del put-,
tino che la morte vi ha tolto, e vi con-°
forto a pigliar quel che Dio vi manda con,
la man destra, siccome però son certo ché.
facciate. E però dico più questo a Marcel.
la che a voi, massimamente avendovi Did.
donati tanti altri figliuoli, quanti ha. Sony;
astretto a pregarvi che vogliate aver per
raccomandati M. Francesco e M. Bartolom.-
meo figliuoli di M. Federigo dei Bertolac-
ci nobili di Zara nella inimicizia che hban-
no con alcuni altri Zaratini per lo scan-
dolo successo ec. Così adunque fo, e vi;
priego che in quanto: porta la giustizia ,,,
ed onor vostro, abbiate lor quel maggior
rispetto, e risguardo che si ‘può, sicchè essi,
conoscano la mia raccomandazione aver
fatto buon frutto. Io. sto bene con tutti,
li miei, Attendete a star sano ancor vai,
con gli vostri. Alli 17. Giugno 1535. Di,
Padova. | see I
Scrivetemi alcuna cosa se ci è lì qualz
che cavallo per me. 04 8
(0. Bembus paler
COCLXXIX. °
Figliuol Mag. e carissimo. Questa vi.
fo solo per raccomandarvi "caldamente M.
Tommaso Turanno cittadin di Zara in tut:
08 tie’ Fiori. _
fo ciò ‘in che gli potrete giovafè cori hot
vostro che ine ne farete ‘cosa’ gratissita;
Desidero che esso conosca questa Tacconi
dazione niîa avergli ‘fatto profito”; -é' how
essere stata ‘vana. To sto Dede 0° i “infeti
Vi ricordo. it caval'Tiircg. Aftetrdete a ‘stà;
sano con la famiglia Vostra tutta, e'a'dafti.
buon tempo, e sopra tutto 4’ iiporfat di
nel magistrato quello otiore, € Budùtiémé
dhe 10 spero portarete. . Alli ‘’6.- ‘d'Ottobre
1535. Di Villa. , I
Nel caval Turco opta ‘tutto desiderò
buono , e'soavée andare: 0 * na Mi
POT I TOMVEABETTE - embus ate
© COCLXXKX I
. - Figliuol cariésimo. Vi-scrjssi per l’altro
tavallaro , raccomabdandovi “fl ‘desiderio d
Monsignor Reverendissimo il Cardinal Trial:
zi circa il Conte, di Porlezzà ‘suo ‘’nepote.
Son certo averete fatto conoscere’ a‘ M:
Triulzo suo setvitore mandato a Venezig
a posta per questo negozio qualche seguo,
ed effetto della disposizion vostra ‘în age:
volar questa impresa, ‘il chè wi safà così
gratissima, esserido questo Sig. non solo
gran Cardinale e di molta autorità, ma
molto mio Sig. ancora. È ‘dappoi venuto
in animo alli Vescovi di Bologna, € di
Parenzo; .l’uno de' quali era tello al
Sig: Ridolfo Campegi io novaménte ‘niortà’ .
che aveva condotta di tinguiata ’Godiftit*
DI N- PIEFRO-BERRO, —.
d'arme. dai Mgrimima,S, = Patt
suo german, .cùgino. di' .p poneha quelli
Illust. Sig. nn fratello, del detto Vescovo
di Parento, uomo atto al mestier. dell'arn
me di: anni trebta, a. questo esercizio, per
continugr:.la Junga,. e-molto.smtica servità
loro: com quella. Rep. incominciata. da .I.
Giovan Campeggio eccellentissima,.giurisi
consulto che lesse molti anni. iù Padova,
e fu carissimo, e gratissimo alla. patria no.
stra, padre del Cardinal Campe io, ed
avo di questo giavane chiamato M. Vin-
cenzo che desidera servir quella. Sig. Ora
perchè io amo assat l'uno, € l’altro di
detti Vescovi che sono singular persone, e
molto miei amici, :sarete contento senza
derogar a quanto v' ho pregato per la cosa
del Cardinal Triulzi, e- di.suo nepote il
Conte di Porlezza ; favorir il desiderio di
questi altri benemeriti: Sign. coa la: nostra
patria per quello che ‘modestamente po:
trete, senza dar causa a M. Trivulzio d’a-
dio doler di me, il quale voglia ezian-
.
- LI
“
io favorir. questi altri c0mpetitori suoi.
gi.sele prudente, usate-1n questa materia
la ‘detta. prudenza .‘vostra.., State sano.. Al.
Do . ì | i | CCCLXXXI. ° n 6 . , | L |
} 43 n | I .
di Jo ‘ves appunto sgritto l’allegpta, qnane,
lo, ebbi le ‘vostre, e’ telo. che, do aynto.
. DE, io $ Ve <d* __ < x 480.0 a o 1
bpan, giudizio, lè voglio noccitar il. nilo.
380 LETTERE FAMIGLIARIO
per il meglio‘così aj pubto;,, ébme , ve lo
scrivo. Credo ‘che abbiate ‘il, quarjo - bro".
voi, comè wi scriveste, se non l’ayete, "su:
bito ripigliatelo e chiudetelo nel’ vostra.
scancello , finchè me ‘li rimandiate tutti.
Vi.mando Gio. Antonio a posta, per-
chè abbiate questa sera questa lettera. Sta-
I Idemni Bembus pater.
CCCLXXXII.
‘ * Io non dirò mai che non siate animo-
sò, poichè avete avuto animo di spendere
mille e quattrocento sessanta ducati nella
casa, il che da che fatto l'avete mi piace,
ed emmi caro ; vedete che sia contirmata
la compreda per collegio, sicchè non s'ab-
bia a far altro, e datemene avviso che su-
bito verrò a voi. E state sano. o
ne Bembus pater.
CCCLXXXMNE: 0000)
È x sil
Sono venuto. a Venezia ‘a questa scti-
sa Madonna ‘Veronica da Correggio, e Mi?
donna Graziosa Pia; la qual Madouna Ve:
ionica è sorella del Protonotario da Gam:
ata, è anco per molta amicizia che' È
stata con la casa sua, e la mia, ella ‘mà
sempré chiamata, fratelloe chiama”, ‘ e’
è
“ . so
let sortita ‘ho chiamita,’ ‘Mad. Grastofg 4
“N
e DI M. PIETRO BEMBO.. “© 38r"
poi madre della cavalleria degli Obici mia
comare. Mad. Veronica m° ha scritto, ia-
.vitandomi a Venezia, ed io, le rispondo,
iscusandomi, Vorrei che ‘le portasfe la let-
«tera .che sarà in questa, e chè visitaste a.
mio nome l’una, e l’altra offerendovi alle
loro S. amorevolmente, e pregandole a”
comandarvi, come a quelle Madonne, lè”
quali sapete che 10 amo, e onoro sopra
tutte le altre. E-così di-quanto elle staran-
.no a Venezia, mi sarà caro le visitiate
più spesso che potrete. Se Marcella oltra
«questo si vorrà degnar di. visitarle, ©
«sarà in accorncio di farlo, a me sarà caro,
tuttavia per questo non. pigli sinistro so-
.verchio. Ni raccomando queste donne. State
sano. Di Villa Alli 7. Di Maggio.
n Pietro Bembo.
CCCLXXXIV.
Vorrei che visitaste domani il Sig. M.
Giovanni Gioacchino a..nome mio, e mi
scriveste come esso sta. Diretegli che della
malvagia moscatella che io ho qui, non
‘me è più nel magazzino in Venezia, che
tutta È stata venduta. Lo fo intender tardo
.a sua Sig. che non ho potuto prima aver-
ne. la certezza. Sua Sig. mi raccomanderà
alla Sig. Madonna Caterina, e starà sana,
, Altrettanto . farete voi con Marcella. Vi
.ricordo la citazione a M. Francesco che
getta. intasato atetne
- 0L | o vi LO
Io adopero ora la ‘vostra Luterni e
mi serve assai bene, però vorrei ne fa?
ceste far inia”siniile iù tutto, se non che
vorrei che I; buco dell’ olio fusse. più aliv?
scciò si empiesse bene il'canale, hel qui:
le sta lo ‘stoppino, ela luce fosse té
questo più viva. Ho ancora fihiti i Ri]
bicchieri ella foggia vostra, che sapete quaij?
to mi piacciono ;' però vorrei ghe andaste
un di a Murano, e me ne ordinaste mez:
za dozzina di quelli meglio fatti che, #
può, non grandi, e’ .col piè picciolo ,-é
schietto, cioè. senza cerchio. Barà bebe
che compriate’ anco. qualche guastadettg
- picciola , é forse qualche: altro bicchierò:”
Se spenderete vi tornerò quri denari. Stàt
te sano. I i I
+9
CECLXXXYVI, Ciao
i è ce elio cio casal)
— Mag. figlinolo. Messomi già ‘ih “catà-?
mino per Roma più di ‘tre ore sone5!
, giunto assai per tempo a. Conselve: ‘‘Wiciftl
a Padova 12. miglia, ho presò la -pendia”if)
mano per ‘salutarvi in quèesta'‘mia partd!!
é far quello’ ch'io non “ho: potato fia”
ne di ‘passati. Ho avuto’ dispiacere e teli
piccoto cordoglio che la parte posta: PaR!
tr° jeri da tutto ‘7 Coll
beviefiffarvi: son’ st’
pi. ,EgpmRO BEMRO,, 383
di quel. Savio di ‘Terraferma, che non so-.
lamente non ha, voluto ‘essere d’ Opinion.
con tutti, gli altri, ‘ma abco contraddisse
che non vi fosse data la provyisione , di-:
cendo che la Rep. era povera. Vi conforto,
a. sopportar, questa ingiuria della ortuna,
con ogni pazienza, la “qual non potrà mat
torvi tanto che non siate ennio per un.
grande, e savio: e, onorato , e. apimosa . gi
tadino, ‘della Patria nostra. E; se, tornerele 4
‘san9 e. con. uesto: nome, dk
t.
-.
n che” resterete el Consiglio di. go. Con;
quanto non si è i prio poor
lo vo,
IPA
a ognerò sano con quali li “mpiei LO anpi:
mi
quanta. «sarà di iacere r ‘sug. , Maestà. È
potre
comodo e ‘onor di casa vostra. Fate far
qualche orazion ; iper me ai N. S. Dio, a
quelle buone anime che av»le in Cattaro .
e. gopra tutto. alla vostra Monaca Santa da .
PA scrivendole sopra, ciò quattro. versi».
8A: fano 4 lodato Dio, Così desidero, sentir,
di; vol. nigi e. Maro Antonio si. lesi sen:
titk,gueatà. state un.paco male.
vesenne sBbar. pene. Salutai . i con
GHAFe. 6.3. a, per. oi, nio s
Ipnissigna e epnsolata .per.il. vostro, buon
DOME, € Op sima. sagei Be sea prete
daxa.da Fl: Aroifary AGRO, PIA
A
Beajlsxime Pater. Con quell
£ più umile riverenza, e divozioné; “chie
..gî conveniva, lessi ‘insieme con rnîé dUa-
wsorte il Breve di V. Beatitudine' &‘noi ib-
drizzato, e datone dal Reverendo “nostfo
zio Secretario e servo di S. Santità,"e
+flexis: gergibus ricevessimo la Santissima,
ed a, noi supremameote cara benedizion
sua, della quale, siccome di dono molto
maggiore, che da essere dalla picciolezza
nostra sperato, rendiamo a V. Santità quel-
Je più immortali grazie che possiamo, esti-
mando , che a questo nostro matrimonio
«con molta satigfazion nostra contratto, sot-
to " favore di V. Beatitudine non abbia a
anancare la grazia di N. S. Dio, e la'pro-
tezione della sua Maestà, poichè V. San-
tità suo Vicario così pia, e benigoamente
benedicendone , ne promette la sua, e ne
dà animo di spera nelle occasion nostre
il clementissimo favor suo. Conosciamo
molto più , che ad esprimerlo non bastia:
mo, quanto sia questa grazia rara, e gran.
de, e quanto ad essere da noi estimata, e
‘adorata. V. Santità ‘a tanta Beniguità' cs.
LE
. "i
_* ,. -
+ - . . .
ag SER o, ° . "e sso Ù 3
MAIA 2% ”
odi: Pai sw
,
ole
29
DI M. PIETRO BEMBO? 386
sere descesa verso noi di nessun grado ,@
onto, se von in quanto ‘siamo figliuoti ‘e
servi d'una fedel creatura di V. Beatitu-
dine. Però lasciando ad esso nostro zio il
far di questo certa V. Santità, ed a ba-
ciarne tornato a Roma il suo Santissimo
piè in nostro nome, pregheremo conti-
nuamente N. Signor Dio sotto speranza
della benigna clemenzia , e favor di Y.
Beatitudine per la felicità, e lunga vita
sua, li cui Santissimi piedi prostrati a ter-
ra, e supplici. con tutto l’animo’nostro ha-
ciamo , e adoriamo. Di Venezia alli 15. di
Dicembre 1519. i se
Umilissimo servo di V. Santità
Gio. Matteo Bembo.
Il fine delle Lettere di M. Pietro Bembo
4 M. Gio. Matteo Bembo SUO: Nipote. .
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Ti sa
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» -
PROPOSTA
DI M. i di
PIETRO BEMBO
Al Principe M. Leonardo 'Loredano ,
ed alla Signoria di Vinegia per nome
di Papa Leone X.
Estratta dal Volume primo delle lettere
dell Autore stampato in Roma
appresso i Fratelli Dorico
nel 1548.
pP apa Leone, Serenissimo Principe <
ed Illustrissima Signoria, il quale ha con- -
tinuamente servata memoria delle cose,
che questo Dorainio ha per addietro g
DAY, e. ct. :
i ve sii RROPOSTA .,. Luni
beneficio de’ suoi. Fratelli, € della _sua
famiglia amorevolmente molte volie ado-
perato , ed ha sempre amato il tempera-
mento di questa Repubblica fondata ‘in
santissime leggi, e la prudenza, e la grg-
«vità sua; mentr’ egli è stato. în minor
‘ fortuna, con tutti que’ modi, co’ quali
s° è. per lui potuto, ha cerco, e pro-
«Gacciato il comodo, e. l’onor vastrd; e
«sempre d'agni vostra avversità s'è doluto
.n0n altramepte, che se questa Città la
«medesima Patria sua stata fosse, e dappoi
‘pervenuto al Pontificato, quantunque iu-
contavente, chiudeste voi la Lega col Re
di Francia, senza farneli alcuna cosa sen-
tire : nondimeno vincendonelo il paterno
«affitto suo si dispose di fare ogni opera
che voi lo stato vostro reintegraste, ed a
uesto fine tentando , e movendo, come
.81 suol dire, ogni pietra, e con lo Impe-
adore, e col Re di Spagna, e spesovi
.sopra molto tempo, e molti peosieri, po-
sciachè egli vide non potergli a conve-
mente pace. indurre con voi, come che
egli assai chiaro per le passate sperienze
, conoscesse di quanto pericolo era favorir
+Frarcesi, ed in Italia richiamargli, pure
. fermatosi in sul volere, che questa Signo-
«Ya riguperasse tutto il perduto, incomin-
«ciò a procurar la pace tra ’] Re d’ Inghil-
«terra 4 ed il Re di Francia, e quella cob-
«dotta al fia suo, confortò, ‘ siccome sala
Serenità voitra , il detto Re di ‘Franciti'al'
Y
DI M. PIETRO BEmBO: Ò 389
venire. in Italia, affine, che da quella *
venuta ne ‘seguisse il btiteficlo di questa
Repubblica, la qual fu'' cosa; che: fortè
‘offese gli animi degli altri Principi. ita
‘contenti di sua Santità rendendogli’ tuttì,
Ma tuttavia nè anco questo: giovando, è
:tardando il Re la sua venuta, ‘o perchè
mon la curasse molto, stanco e sazio del
guerreggiare , e dello spendere ‘anco egli:,
o perchè così volesse N. ‘Sig. Dio, che
per altra, e più sicura via’ deliberatò
avesse di rassettare, e tranquillar le cose
‘vostre, e quelle della. conquassata: ‘ Italia; ‘
,€ avvenuto, che i nemici del Re si sono
in questo tempo, e spazio diliberati, e
risoluti, e preparati alla difesa di modo,
che nessuna speranza chi’ sanamente con-
sidera , Aver più si può sopra luî, come
‘intenderete. Laonde né con lo Impèradò-
‘“ré,-nè col Re Cattolico ' avendo vostro
‘Signore trovato modo di soddisfar a’ vor,
.-8, di racchetarvi, nè col Re Cristianissinio
. Sperando di. poterto ritrovar più, egli si
. stava in grande affanno , e travaglio d' a-
- Rumo , e ‘di mente tutto sospeso. Nel qual
ravaglio dimorando egli molto mal cén-
..sento ,: solo per lo non. si' potere esso
risolvere a beneficio ‘di voi, e tuttavia
. Jntrattenendo lo Imperadorè ed i Re Cat-
.jtolico, e tarito ancor più, quanto meno
BA poteva sopra Francia fondamento ‘alcun
dare »s..Sopraggiunsero le novelle Turche
he ,. tta, che’ si ‘disse
SUITE. Air pai;
“Sqhe È; 3, cotta le e 00
590 FRoPOsTtA Ia
f Gran Turéo aver’ dato ul Sofi. ]
quali novelle ‘forte commovendo ‘i’ ail:
fno di Sua Beatitudine, convsceùdo ‘“é
prima , e’ potissima cura sua déveréè ‘dii
sere, lo avere alla salute delli cristiani?
comunanza risguardo , egli ia “inttò! di
rivolse è. precurar la unione de’ Principi
cristiani, per pciere fatto ciò; matdirà?
avanti la talite volte in vano e pensita’, dl
ragionata, e proposta impresa, e guri
contra Turtbi'; siccome a buono, ‘e vigie
lavte Pontefice si conveniva, non lasciansè
do per tutto ‘ciò di sollecitare Cesare, él’
il Cattolito alla restituzion dello stato ‘dell’
la Serenità vostra, e così ne serisie a"Priti*
, eîpi ‘tutti, a cui di ciò 6’ apparienta ii’
scrivere, e’ sopra tutto caldissimametité' 4’
Césare, come vedeste. Anzi non ben. coò
tento di confortargli, e pregargli alla, dét
ta unione per lettere, si dispose di màn-
dar loro Legati a questo fine, e specifik’
mente Monsignor lo Cardinale: di Sanita!
Maria in Portico allo Imperadore. La quil’
deliberazion fatta da lui, venutogli poi”
parendo che il mandarlo Legato ‘si traesb'
ietro. più lunga dimora, e tempo pe è
gli impedimenti, che la legazione ‘lia’ seèà}
esidéroso della reintegrazioh di quiestà”
Dominio s «i dispose di mandarzielo pri-'
vato’ Nubzio, più guardando all' effet”
dell'anidata ‘sua, ed al poter tanto più
tosto ‘procurare il" comodo della Sigudi >
i dai da ea . . ot
caadizion dii 99 + basi Do erncra, DIA SEG cb
d
20 Lituh PI Me PIkrhO BRMBpse o.
adstra, che ‘all’onor de) Cardinale c
darissimo, come sapete: Datendo egli adunt.
que apdare in Lamagna, e già s' era pré
69, ché postà in iscrittura , è fornita foid
% la coiminission sus, la quale io vidi, e
ssi, di vero Signori tanto favorevole alle.
i vustrè, che parca., se op] Signo,
ré ì tnandasse più tosto, Nunzio mesta.
Repuhblica , che sno; ragionando di pu
cò. sGpra la comrkissian predetta molle co-.
sè; gli forte sì dolea, e ‘ratimaricàva ,;
che Bergamo alla divozion dell'imperadore.
tornata fosse, affermardomi, ché, a ‘lui:
arebbe dato il'cuore di fare assai a bene.;
ficio vosttò , se quella Città si fosse rign:.
tenuta per voi. Ori essendo a questo tét:,
niine, ed in tale stato le cose, ebbé no-"
strò 'Sigaòte dal Re Cattolico per lettere di;
6. del mese prossimamente passato, che”
egli chiadesse la pace tra Cesàre, e la Se:
rénità vostra, con restitution di’ tutto lo
Sisto vostro , da Verona în, fuori, pagaia
done voi all’ Imperadore dugento mila fic:
rini d'oro, o quel più, che necessario fos-".
a giudicio di sua Beatitudine, la nat
cosa' avulasi a' 25. del detio mese, fe’ ri:
sélver nostro Signore , il quale per addie-
tro molte ‘volte v' avea' pensato, dî confor=
tar voi ad accettàre îl partito. E così lal-
îra multina par témpissimo fattomi a. 56;
éhiamare mi scopotse questa resoluziong
sua, e ordinomrai; ‘clie io mandassi' dicéri-
do alt'Ambasciator vostro, ed al Cardina=.
89s .. <. PROPOSTA
fe e Grimano , e Cornelio, che. eglivo.wmes,
nissero ‘a lui, imponendorai, che io mi vi
trovassi ancora io. A’ quali egli parlò,
uanto lettere dell’ Ambasciatore , .£
rse delle: Joro Signorie dee avere vostra
Serenità inteso a bastanza. Ma l’altro di
poi, che fu a’27. non rimanendo egli ben
soddisfatto di fare intendere a questa Cif-
‘tà per lettere la detta risoluzion sua, de-
‘liberò mandarle una voce viva per maggio-
‘re espressione dell'animo suo , estimaudo
‘egli, che‘ questa ‘proposta bene intess ,: .€
‘accettata da voi, si tiri dietro la salute,
mon accettata forse la ruina di questa Re-
‘pubblica. Ed elesse me a questo officio,
‘sì perche io potessi a voi buona testimo-
‘nianza rendere della suà mente che e den-
‘tro, e di fuori sempre l’avea veduta, e
‘sì acciocchè questa Signoria essendo io -dei
‘suoi, più fede mi avesse a prestare in ciò,
‘the io le dicessi: commettendomi, che
venuto qui più tosto, e con più diligenza,
che io facessi alla Serenità vostra intende-
re: che avendo egli deliberato procacciar
primieramente la salvezza della Cristiana
‘Comunanza, siccome principalissima parte
del suo Ufficio ; perciò che s'è vero, . che
“il Turco ‘abbia rotto, e sconfitto il Sophì,
“è bene armarci noi di modo, che tornag-
‘*do egli potente, e superbo da quella vit-
‘toria , egli non la possa offendere: se. è
- falso ,, come anco si dubita; e vero si#,
che dal Sophi sia stato vinto il Turco;
4
_
DI M. PIETRO- BEMBO. 893
tpfuesto appunto è il tempo da fare ardita
mente la impresa contra lui; e non volen-
do ‘starsi.e consumar più luogo tempo in
trame, ed in consigli senza conclusigne al-
‘una, siccome egli stato era . tutto questo.
tempo del suo Pontificato ; egli s' era del
‘tutto risoluto a confortar questa. Città. e
pregarla con tutta l’autorità del paterno
‘affetto suo verso lei a prendere, e ad ac-
‘eettar questo accordo. E dice, che ella i
faccia primieramente per. onore, e. rive-
renza di Dio, acciocchè nol prendendo
voi, e perciò sturbandosi la union dei
‘Prencipi Cristiani ; che tutta, rassettati, e
‘riuniti Voi con l’Imperio, agevol cosa fia,
Che si fornisca , e a capo se ne venga in
brievi giorni; la Chiesa di Dio, e la San-
‘ta fede sua ed i suoi popoli, non ne ri-
‘cevano qualche scorno. Secondamente per
»
-rispetto di lui, e per. trarlo di questa noja,
nella quale egli è stato tutto questo tempo
‘solo per cagion della restaurazion. vostra.
'A° quali se egli avuto riguardo non avesse,
‘îl primier dì del suo Pontificato, egli ave-.
rebbe potuto racchettar le «cose. di quella
‘fanta Seggia, e della Patria sua, siccome
fe avesse sapute disegnare, e ordinare -egli
®*
.%
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“
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‘stesso. Ma soprattutto vuole nostro Signore
che voi:vi moviate a ciò per beneficio vo-
‘stro. Conciossiacosachè men: male è., anzi
pur vie meglio, lasciando Verona, la qua-
s chi ben considera, si dipone, e. sequie-
sà - Afcag toi. è IPC
4
LI
(“I »
ad “ Tonbbggra NM IG
sttà più tosto a-hrievel'telmpd sithè SMNAP
lasci; e ‘parso quella - sciistici densidie
Mw quale: sì*'Phgtrerà: in + buona: parte 16?
tempi, ‘€ con''apevolezze, riéupérar: vitto
iPrimanedte:-del' ‘vostro ‘gratidi ,- é belt
Stato, ‘è alle guetre porre, che volendo”
voi - Verona } enon‘? avendo; poichè ela
pure sotto. Iwpetio è -‘af- presente; per
}iesta cagiot -porre:n manifestissiio petti!
“glio tutto esso vostro Stato, -@ ‘per’: avvene”
tuta forse ‘anco? fa ‘libertà di <uesta’ - Repp
E dice'-N.:S., è ‘srgomenta così, Due cos?
sono org in -elezion vostra ;-0 la pare voti?
lo *mperadore ,-6 l’amistà ‘vol. Re di Frinde
cia. Dalla -pace con: lo'inperador tre bepds;
no alla Serenità vostra tutte iqueste cose:
pritna di presente la ricuperazione di quel
le Terre vostre, le quali non: possedete;:
insieme con l’uso, e l'utilità:.di Toro, fue®
ri solo Verona. :Appresso le -rendite ;;;e tu:
utilità d’alquante altre che possedete ; ti
sono Crema, Vicenza, Padova.; «e ‘per diri
più: il vero, ‘quasi l'utile di tutta: la vostrai;
terra ferma, che sapete bene, quanto voi:
né'traete a‘questi tempi. Da poiil-matrca@i:
delle: spese degli: esereiti , che per cagionti
detta: guerra beeessariamente nutrir si ceft05
wetigono.: A questo ‘modo in-ub -pudito wo:
e ‘le vostre rendite crescerete, e le speso:
scémerete: che sono le due cose, che:ri3
torhar possono nel pristino vigore, e colori!
suo questa Repubb. Da - poi vesseréte het
noje e gli: affanui , che sapete quanti -j!9%
DI M. PISTRO BEMBO. 395
quasto sarj, e' quanto gravi sono cun voi
stati.si:lungamente,e vi paxtorirete quiete gs
@. riposo, assa. oggima? necessario. a.'questai
Gittà, ed a’.popoli vostri. Da pei non ispore
rete, più a périglio la somma’ dell’.Jmperig;
Vostra, e vi levetete- questa: spigà . dell'anis
mo, clie-a ciascuna oya.lo dee slimolarey;
è. pugnete; del dubbio, e. del; sospetto, che:
per un.-disordipe, -0 per-una secufiita bel,
vostro esercito:, o‘per alcun tradimento.di;,
qualche suddito, di -quilche condotticr ve;
stro, o per altri molti somiglianti-ercori 5}
che.avvenir: possono, se né vada, .@;perdan.
si .il tutto. E' ricordivi bene, quante. velte: -
questi.non molti auni addietro avete. ca».
gione avuta di temerne. Oltre.ciò. a ‘que:
stà. cammino andande entrerete per. la via;
medesima. di -ricuperar Veronae:istessa. Per»
ciocchè. è opinien' di i molti: savj;--uomiai y.
che «quando hene il Re di’ Francia'’venissg.,
in: Itaha,'e riquperasse a questa: Signoria,
_ fl.rguo Stato, nou perciò potrà egli ricun.
perarle Verona; essertto- allo ’mperadot;
agevolissimo. mandarvi sempre buoma quaa-:
tità di. fanti a difenderla , come egli fatto.
ha più. velte. Laddaie facendo voi pae;
— con, lui, e per.la pace levandogli il. pen;
Saro alle cose della Italia; come gli leverer.
te; agli senza dubbio entrerà in nuore int...
rese, alle cose. della Borgogna, alle ques:
par già volto, 0. all'acquisto dell Lapwe:
tiot di Cestantinapoli facenrosi la. Impreta;:
contra, Turchi, 0.in. altri disegnati. @ pero.:
396. PROPOSTA do
samenti, e trame, che gli sono sempre co-
sa.molto naturale, e: molto propria., per
ciascuna delle quali essendo necessario’ che
gli. veuga bisoguando aver quantità. di
moneta, eziandio che voi non voleste A
si vorrà egli darvi Verona, e renderlavi,
e così la ricupererete voi con agevolezza,
ed al sicuro. Non potrà uno animo gran:
de, e vasto come il suo è, avendo con vol
pace, non aver di voi uopo hene spesso;
oltra che bella, e grande loda così faceri-
do acquisterete dal mondo tutto, e opinio-
ne, che, siate buoni e pacefici, e cessar fa-
rete. quella voce, che si dà a questa Rep.
«d’.aspirar grandemente all’ Imperio della
JJtalia, la qual voce, non accettando voi
3l proposto partito , si confermerà, e stabi.
Jirà nella mente di ciascuno, stimandosi,
«che nessuni altri ricusare il potessero, spe-
cialmente essendo egli a beneficio di tutti
1 popoli Cristiani, e desiderandosi ciò per
dar modo alla union de’ Prencipi, perchè
ne segua la guerra contra gl’ infedeli, se
non spirits, che ostinatamente affettino,. e
attendano alla Signoria del tutto. Il che
dice N. S. che non dee ultima cosa essere
in considerazione appo voi. Queste sono le
parti utili congiunte con la pace. Vegga
ora la Serenità vustra, e ben consideri,
quali e quanti danni partorir vi potrà il
voler continuare, e mandare innagzi )° a-
maistà de’ Francesi, nella qual considerazio-
Se ESSI RIO
\
- — ..._ DI M. PIETRO ‘Femso. Igp.
né, dicé N. S: così. O il'Re di Francia
vertà ‘in Italia, o égli non’ ci’ verrà; Se
verrà, veduto che ‘essendogli voi ‘sempre
buoni amici stati, ed avendogli mantendi
fa ottima leanza, anzi pure ‘avendosi’ que+
sta Signoria tirata addosso ‘la guerra: dello
Imperadote, e la sua mnimistà solamente
ner lo avere voluto ella servare al‘Re fe
de, e per tale e tanto rispetto doven-
dovi ‘egli eterno obbligo sentire, egli
mondimeno vi ruppe guerra senza cagione
alcuna averne, accordandosi, é “legandosi
col vostro nimico medesimo, fattovi nimi-
co per sno conlo, e per lo non gli avere
voi voluto ‘consentire 11 Ducato di Melano,
che era del Re, nella qual guerra egli di
tutta la terra ferma, che teneva, vi spo-
giò ,s sopra cui , nè in tutta, né To parte
égli ragion niuna non ebbe giammai: che
st dee credere, che egli ora ‘debba voler
‘fare, che ragionevolmente dee in odio ave-
re ‘tutto il nome Viniziano, vedendo egli,
‘che ogni Viniziano grandissima cagione ‘ha:
«di sempre odiar lui, dal quale tant: nostri
-daoni, tanti travagli, ‘tante ruine sorio
‘ procedute ? Ed ‘ora dico, che egli potrà
, dire d'avere ‘alcuna giurisdizione sopra
Crema, e Bergamo, e Brescia, che’ sono
alquanti anni state’ sue. Non credete voi,
.che egli penserà ‘di ripigliarlesi, ‘almeno
per torre a voi modo d’esser grandi, e di
potere a qualclie tempo vendicarvi di it?
crediatelo , crediatelo, oltre gli altri argo-
menti, eziandio per quello del capitolo,
che'eslì col:Re d'Izighiltetra’ fede “a “que:
gta Signoria ben palese, e ‘ben chiaro, Ag
‘ dimostra chehte lanwimo ‘di lui sfa:d'iatee
fp alle ensé della Lombardia, ed'‘alff@’gità
risdizion sue sopra le terre vostre: Glie' sg
giudicaste (clre egli avesse fatto lega ott
vot per altro ;-che per valersi di: qu
Stato talla sîcuperazion di Melato’, voi -@i
troppò sareste errati. Non 'vi‘‘fhole ara'ésì
sere ‘amico colui, che esser non vollè;
Qquendo egli devea, é vi fe'‘‘inganvo’j tali‘
vuble di'-#di‘giovarsi, ed ‘apprestarsi ‘4
potervi ingenziaré un’ altra! volta. Ma pù
éto ‘pure, che egli non pensi allo 'ngantidà
fidti:-tarete voi almeno i9 gelosia sempié
di uf? Nol: temerete? E per dir' più il verà
mol temerete per le passate prese da vol
sperienze «della “sna fede, potendo egli tog'
una -trombetta dalla.mattina alla sera tp
vi lo Stato tutto? © non bisognerà: per
questa temenza , e rispetto, che gli siate
sempre: sottoposti, sempre ad ubbidienzà;
sempré servi? Ora qual perdita, Serenissf'
mo Principe, è maggiore, o può essere di '
questa? Qual Verona può ‘eontravalerè;.
e’ ristorar: questa servitù, questo ragiònie="
| wolissimo sospetto, questa cootinua paura?”
Ma-chi sa, che primà , che ‘egli’ venga ,
per agevolar la sua venuta , che: parer gi
dee vie prù ‘che malagevole , egli nau'siù.
per pigliar con lo 'mperadore, è col Ké'
Cattolico accordo, e lasci loro lo Stato vés'*
stro; che essi hanno in preda, 'piqmn 31
DI M., RJEIBO..BEMBO. 39
da.jpro . ancora. di ajutargli: a pigliare fi
mmanente? Lo so. ben tante è Serenissima
Signoria, che sono venute a. nostro. Siguon
rg noyelle di. buona parte, «che gli. fanua
intendere, ch° il Re di Francia. peasa di
lasciarni per ogni piccolo acconcio.sug, :@
tanto nol fa, quanto. egli ancora nel. troy
ta. 07 se ciò addivenisse, che non. sarebhp
cosa. guari lontana. dall’ usanza.. di questo
Re,- il ‘quale veggiamo aver lasciati - gli
cozzesi antichi.,. e.perpetui supi.amici,,. e
fontederati in preda degl Inglesi, ed j
avarresi in. preda degli. Spagnuoli, dei
ali due popoli Il un Ra ha perduto .le
ato suo per. lui; l'altre prese col cogna:
to, che Re. d'Inghilterra è, guerra per
Arpcarlo: dall’ inspresa contra Fravcesi,s
.@-1p quella..guerra marto a. lui Seryans,
da.;: se questo , dico, addivenisse,.non din
rehbe ‘ogauna , dice nostro .Signore, che,
a.woi bene stesse ogni male, .che vi siatà,
fidar .woluti di chi una volta ingannati VÀ;
ha.. così laidamente, e spacialmente con
tanti esempj iovanzi gli occhi aver d'ali.
ci
«
trui,, ;a. cui egli ha falto questo: medesima, |
ibganno ? La qual cosa Dio non. voglia ».
che. dire sj passa, giammai di questa. cost.
udente ,. e .grave, e saggia. Signoria, €.
4 . ; . O i A
apuh. Queste cose, e queste parti tutte da.
corisiderar sono, che avvenir possano, venew:,
do.i] Gristianissimo in Italia, o per gomposi=,
zione ,, o per ferza; conciosiacosa, che per,
è tri
semplice ba DIOLA 0... € «Gi. volontà, degli. a
Li datori e PIGPOREE IS
ripeipi , 08 i ne "hi
ai. Ma-se egli ‘ho n
fo la'yeguta , 0° tenentata' è”! ristpinte
essendone, fidcome’ egli T' abnd': ‘puenò
fa, a qual’ termite” d' tua? partenroni
froverete esser voi ;'avend6'ifiutato: frei
Sgrdo, e la pace, chè ‘otà gi vi propoae%
& per. cid’ avendoli vol'Attiacio, fenperio)
9.la Spagha' fatta “nimitai “ftta “È Ralia@
on riman questo Do/hitito ta preda “ice
la. © manîfesta ‘“de' suoi ‘nergrici? Per-Diot
ignori, guaridate ; che a voi'Don si post
gire quel proverbio. Essi cardo: ‘hannò
‘appàratò a sapere, e ricordivi, '-che-la ‘
ppeuitenza da sezzo non giova:È di mestie-
x0, che altri s° avvegga” fer tempo di
quelo. che ‘danneggiar lo può; e' schifile.
“Ora, che il Re non sia per venite in -Ita-
dia eziandio non tentando di venirci:è
“on solamente da sospettare, ma ‘ancora
igraudemente da credere; perciocchè :se
avendo egli chiusa questi passati’ mesi: la
lega col Ré d'Inghilterra, ed armato trovan-
: dosi con più di ventimila fanti pagati:per far
la impresa ,.e potendula egli far di volon
* tà, e consentimento di N. S. e col fave
re, e con la riputazion, che gli dava in
quel tempo quella leg, quando egli
rebbe : suoi nimici sopraggianti i spreve-
duti e impatriti, si per altre: caffionigre
sì ancor per riverenza di N, S:'che:favo-
reggiaca il Re, quando sè veduto, nalla
di meuo egli venir non si volle., nè «diko
3
_
| DI M. PIETRO .BEMBO. ‘407
lmggitato., e sollecitato da sua Santità ; che
=» dea.credere, che egli debba volere faré
‘&igggesto tempo., nel quale e Svizzeri, ‘€
Spegnuoli, e. lo Imperadore , e Melano, e
Fotioza. e. Genova tutti unitt, e d’uri
»zAedesimo animo. insieme con N. S. non
‘yerranno ,. che egli ci venga, e saransegli
‘preparati ‘allo ’ncontro; aggiuntogli la nuo-
Ha a bella. moglie. allato, la. quale tanto
di più: gli farà in obblio metter le guerre,
-E-sono di. quelli, che stimano, che que-
«ste. nozze abbiano a raccorciar la sua vita,
anzi pure a farla brevissima, siccome d'uom
yecchio. non. molto continente .preso, €
“ ‘iayaghito nell’amor ‘di quella Fanciulla,
. .dhe più.che diciotto anni non ha: la qual
ai: dice esser. la più bella cosa, e’ la più
«vaga, che. si sia per addietro di molti
anni. veduta: in quelle contrade. E già pa-
re. ch'egli incominci a debilitarsi fat
cegionevole. di mala qualità. Senza che da
stimar: non è, che al Re d'Inghilterra, il
‘quale promesso ha di dargli alquanti ar-
s.gxeri per .la venuta, sia cara la grandezza
«tua : :conciossiacosa, che il inaturale, e
.sempiterno odio di queste due nazioni‘,
0a pata, nè permetter può, chelluro
per legge, o per parentadi, che si faccia-
AO , moglia lo innalzamento , e la grandez:
asa .«dell' altro. Oltra che sono venute a
. mastro Signore certissime novelle, acciò
«che la Serenità Vostra sappia, e scuepra
“più ionangi; che quando il Cristianissimo
Bembo Vol, IX.
-
quegli ancieri «NOVE
nobiederà r anciori jobhe:dl°
Lie. sei di A igntò .di dare pet ren
qeranno :b cn cagiint: e-stodinda’ tran ila
Jenge')a bisogna .-e-da itpn-darglislebbMa
questo tao sSerepiséine:: Pritcipe roper
smor di.sostrio Signore 0bewe ne pri
ghe Rep gimenga, ago pirprino tepittuoi silenzio:di
adiinque sda-dtimare;: ché
dhe dir sancia: ‘on: sias-per: Arena
guon
va, 0 pae desiderio Pi ripdto, 0 perstthò
seen sicoome:verdetà Al vira rriolto roi»
e, è ‘mal: sicuro, & se pure egli: rorità
farlo, vedete; ‘Bignori; ip quale::stato: «2000
le; cose:x questo. dies: Svizzeri:et "sono deli
berati., e-promettono ‘e st: vantan soli 7uò
tenza .. favore ;; ‘0. soldb idit.persoma:, disuoi
lessiar.: passat: occupandogli i ‘passi , ed'‘ab
varco ‘opponendoglisi , “©. -pure:-pessar: rile
tcinndolo, di chiudernelo net mezzo; = :di
pra pi vata. € rompernelo vie theglio7
o' a Novara l’untio ‘pressato: rioi
Pericle e ‘hanno: già descritti e -appareto
chiati 40000, fazîiti-tatti-d’ un vole pie
da ‘impresa da spignerii avauti“’oguî volteB;
che?i Re di. voter:venire' farà segao:- Bei
quali tutti ogni bella :cusa treder:si i può
uandò s'è veduto ;:cliu solo /otto
Mero. acunfiobero: Un: eotanto:: esercito: >@
ai bebe instratto:t’ hanno vatesto. Ma ‘b0@
fien:sgoli Svizzeri &-\0iò fate; Perciocehè
fsenocesi le: for--forde vi @ giagneraute:
Ed cdio..iù. esduta Îettére ia :Dog@
va DL . APERTO: SEMDO, î 20%
adestpoa el passato Me 13
serprofetisce odi; ri did Roli
di arosa! faborbdelt imprega;; ie :(diceavee
ri6&do!di ptrbvargli -donra sdanuò paleano
eqgon zion’: di epuella d. Aggi
guiega ni "medesimmamento de doré
rhiandio: Fiorentini} : hù: vedendé
- Milo SignurSvisberày: Mblatio ;;: goa:
Iniperto:;: e:: Genova . d'ruaio: 18 Itò ; io
2u0R imestargli: a: rischio; 0 rep + 8060
Gdstorp . tutti: a :fide.); che: pr appanni scle
sicura: I: ‘quali se “hinno: da e uire
slia:spése mon: è: da dubitate. Ma. :kecioci
chè: voi, Signori, queto - par particolave indent
dinte ,.- promette: Magnifico. Lorenzo id
dug:dì trovar: in; quella. Città.,; e mettere
fnsiethe. -dugentomila fiorini di, ero ad .
tichiesta di. N. Sig..\c-ad. ‘ogni cenno suoi
E sono;.queste nel “posto sole, un gran
Hu aero ae” vedete. Non vi man
TANG. 100: non: Imperedore gp.
oe di.Melano, il: quale sola si "rele,
che..ianto può, che-a-voi più noja dà}
che egli.non, wi bisognenehbe, È -per cli»
deriJa somma del tutto, men vi mancherà
tagstro Signora sì il-4quale si vuol dichiari
Tue Rom. 38107. nentiale più ,oktra ;: per
tiocchè spronaadolo: Ja cura delle Gristio
ye coso. a: lu? non par questo.:tem «i
gionsi; pendente: più Jangamente . -- Paoss
per.queste regioni-Eutte ul sicueo conci
der,: »: Signori, che: ..il :Re.di-. Francia passare
Ap: Talia. poni.potrà:; 3 dun euteto: incbeb
#04. Ai PROPOSTA if 10 a
tcuudoltf. dotante putendé cllacordlisterteh
del passe. La:qual::cosa .seiaveente , do
ss. iraverà. questa: Signoria? Nom! Guetta
manifesta. ed;aperta preda di Barisotèf
‘ Quantunque stima:;nostro Signore”, è ona
dot {he .eglino..non-abbiano a dovertiné
‘ gugiarpi “a ..quel «tempo, nm: tiene piò
’ fermo, che incontianente;: che woi--arete:#l
partijo. rifiutato, - che ‘ona vi::si ‘proporle!
‘chiusa..la -lega , che si. chiuderà: senza: di
mora y-essi- seme verranno! a'-danhi vestirà;
per-torvi..il.medo di. poteridar favor, nidi
sjuto.- ai | Franeesi.:Lia qual.-:teosa è 'iiolis
ragienevole .per se. atessa.:Che ‘se :eglibo
«non-averauno. deliberato: di ,contrastare ul
Be, medesimamente contrastar: vorranàt
‘a’ suoi. collegati, e per non’ avere a feti
‘cotanto. ad un. tempo ,: a Toro profitto: fia
lo incominciare. da voi, e debilitarvi;
Questo teme di voi N. S. sopra ogni: cosà;
‘e questo meilesimo temendo egli- alla: Pù=
tria sua.,,-e ciò è, che se Fiorentini d’en<'
txare in lega con:gli Svizzeri, è con ti
.tilivi loro coliegati si ritraessero:, essi’ nè'
| venissero direttamente a danni: loro | sit
come havno di voler fare. apertamente!
minagciato.,.. veduto. oltre a-:ciò., che: ad:
esso pare,-che 1, Sig. di sopra: volemio:egli
‘ad .tutto. liberare la Itatia-da’ Burberi:,: #60
glia, comineiare a liberarla -da’ Francesi} hp
‘ canchiuso di-risolversi con la Italiana pato
- te, E. dagli il cuore d’.indurre: eziandio. il
“Re ‘di:Francia. con. alcun. tributo ,-dhe;gli
’
DI M. MIETRO'DEMB0O. __, 46%
gdia:il: Duca: ili Metano a:starsi. di 1a: dal
monti, amorevolmente mostrandoghi la! sl
pissibilità del venire:; “come. mostrare ‘age
voleste è& può:a chiunque udire ‘vr
Lia. ii vero,v-Faito- prima ‘questo diò
SEQrsa : cOn. voi... questo ragionamento’ j
imuoseno: alia presa. diliberazione - sera?
ehe vi.fa chiare le ragioni, :che N. sisoori
clha:quale. egli sempre-altrettatto: rispetti |.
A della. vostra: Repubblica 4 e di Yol'avug
te; quanto segli ha tuttavia della sua medesid |
ma Patria, e de'suoi, e per:la cui salveri
c;ha molte cure y ‘molti pesieri, - molte
fatiche ..prese:., tenendo. dra ‘ per: certissis
ma;.:questo:; esser. 1) ben: vostro. m° Ha imi..
pesto;; she. consla begedizion sua accom
e ‘preghi: lasciando le passion particÉlari &'
rigerenza della: Divina. Maestà , ed a sic»
cesta della. Cristiana. comunanza a pren-
dergial:tatto, e ad accettar la condizion ;
Che egli vi propone, ‘di racquistar. tutté' i
lo, Stato vostro da Verona ,. come s' è det«-
t9, in.fuori.,:con pagamento delli dugen
to: razla-:Gorini .d' oro:, o aleuna’coga più;
s&gondo che:conchiùder si potrà. il mero'}
promettendovi: nondimeno egli‘ per se ,'@
per nogne del Cattolico “Re: di ‘fare ‘ogni
Qpera, € ‘tenere agni via ; che Verona:
esiandio. più tosto, che-si- possa , vi' ritottà.
j @.d’intraporre.ini ciò-tutta Fatitorità*
disquella, santa: Seggia , e-sua:; dal pigliàt'
sm.
4
» TRA RA
de atiliticostra. Cheire cio. fibri ; asse),
vhes0 vi* dica‘ thé se vga nos v0leeocì
Pare: ppet''ichiito della prebsntev'vbatre miti,
i, "Ero eseridovi li aricaperaziong:e
aficgulno? delle ulere tetto vovtrer:ctacuai
svestiv:tjinfîce :pomeduied;- Ve. per Tatre
“ttitifento i; depiete ,. che darete quei
agitttiz? ed'agli atti osti *popoli; eden
cupete sine farloro 'di'-ciò:mestieto j':se7Sap
“mob velete: "per: cagiori della: rain@;"che
iper umoltt capi addisso iv). gi cisiva 31 andò
sstà'@e* Frences; se. new ameorper rig
«di tut; ché-evgì ‘patermansente sg’:
itato se faticsto.a beneficio Josteo: cotalste
: ivo; ha ‘Ora io Pi e dì
“medesimo si fatica: più cile", gianà miti:1310à
sttgliate vol: :pen'cagion ;del Figlinal ati
° Bie:farlozla salvezza, e-gioria dita £eda,
‘33 de popoli; del quale ‘principalmente. zi
sttrdia; disi procaccia ‘cen. questo accordo,
ie-a lui Verona doviate in: luogo di:tante
altre città., dì talto imperio 4 i-fanfa;îe
e Juuga:libertà , .e-Repubbliea, che ‘7 so
Onmipotentissimo Padre ha.iénato .a-voiy
"quale ‘molto: tosto «i porri meg cole
. &itornar<: Vetona-, » ma «ancera::restitujoti
‘cotanto .altro Stato, che il:Turco possivie
di' questa : Siguoria-,-:e. farvi-più grandist
«prù:gioriesi:; che nai. La quale: sperantia,
te:riuno. altre rispetto: non “vi miovessei
sù vidoverelibe ella imuovere;>e spigliora
iquesto, éssettasnentor;;acciò.: chie: si
Vic
[Seri pid saitrà-gl'infedgliz lai
I DI M. PISTA: EMBO. _ toy
fatendosi , iahii non vede, ..cheiguntia. Sh
djnonm:40 Redograndirài pila stherPriacipe
#ienana iadtro:;.£ed-in tato c:Rd3in, i prato
giom.:#empiierha è: Wllimamente:; vu He Do
Iiiso:fignere.s oke.io chiarananto.si.:disan
4 pi :peotesti , «che: se:v0i ara. pesi: dia
ba nprosunzia aria, la. proposta: condi
didne nom. acgelarete ?:coma:.cha, egli: gia
pirocià fare» .aon: le. .lagritne: agli ocohia;
salecome: celuiij iche;, teneramente:sma que
«ita; Sigoeziag pure..isttavia. catimandogi
asigli: per ruyquosta . ostinazione »;:1@- darti,
e:ptrfidia, sè: buoni j-nè giusti; nè:rigbe
suati !,; egli. i farà: .coa cmsa delere ori - ‘
«pirotesti: dieo»» chè segli ‘incontenente; la
isciesà dar-prolbzion: vastra:, :e non. van
hà ipiti:di Yo, e della:gtato:, ©. delle
«bsè .viuìre:: nigna cura ;::nibn::‘pebsietd. —
pigharet ia’; quali ie calainità.;di; ciò! nb
[a dirvi xvumg:, © dissolazione ;- dice... che
sieè:néia azeti dai imputarne altri, chie.voi
| stessi: Agli; inaangi .:tratto; Se né '.scusttà
enù Principi stuttà e farà. sore: intendere
«juanto egibfitieato:»*è-è beneficio di qué
ele: Donsinib;eda reproba ostinazion : vostri
Boprui:tattosmat.:ha imposto; chevio vi: dice,
snilre anos ero: Brediate,. che-<eghi: ‘così .ayee
tazibate pi protesti r:per-indardi «a quella,
gles st: cerco che .se--henioraiizon'saceg:
teeesecde pace s/agli-però: sode fan itatte
ret L-Barbere: mò riti aciy Prime | n
yridi auphofiaici pù ilella Seggia di Bons
400 . ‘PROPOSTA
nè delta Patria sua; perciocchè voi di cid
itigannati vi trovéreste; e vuole, che io
a ‘memoria vi ritorni, che nè-anco il Du-
ca' di Melano detto Lodovico credette;
che quiestà $. dovesse poter - fur lega ‘col
fé di Francia a danni ‘di li; petcivo-
ié egli tion efa a pro, e berit del dostro .
iato ‘ver’ cod granle, € ‘così potete: vi:
cino, siétontié fel vero non era.: Nondime
no egli ‘rimgnesse di ciò ingannato s evo
gon Frantià vi legriste : di che ne seguf-<in
brevissimo bpaziò la sconfittà, e ‘la -presura
sua. Dice ancora, che io vi. ricordi, chè
per lo nòn voler questa Signoria lascisr
Faenza, e Rimino, o forse anco una sola.
di queste terre alla Chiesa; ‘a tempo del
Predecessoi suo, ella ne . perdè in pochi
-‘mesì tutto Il suo Stato così grande, e coù
bello, e così potente, come egli era, -€
perciò vi conforti a non‘volere ‘ora a ‘tem:
po di lui a posta di Verona, la’ quale
tome detto ‘sè, si dee credere, che si
‘dipositi solamente, e sequestri, perder tutto
il'rimanente, e peravventura , il che Dio
on voglia, eziandio la libertà della Re-
. pub. conservata cotanti secoli. Vuole più
ultimamente , che io ancora vi dita, che
. nen crediate con lo star duri, e-ritrosi‘a
Questo, e costanti nella lega co’ Francesi,
Wrar Plmperadore, e il Re Cattolico ‘a
rendervi eziandio Verona per- ispiccar; €
| Scioglier da Francia questa ‘Sign. quasi-he-
Cessitati a ciù, se vogliono la vitteria con-
DI M. RIEFRO BEMBO.
bp i Crivtiagioniono, Percià che gesto, che
vi; si propane ora è lo scaglion Sezzajo , al
ugle costoro scendono piuttosto per sod-
disfare a Sua Santità, che sì lungamente
ha sopra cià battuto, e chiesto, e conteso,
che:.vi,sia restituito il vostto , che per al. -
troy. pafenda pro , che se l’ Imperadore
vi ritorna Bergamo, e. Brescia, che egli
ha, pessiata..voi onestamente lasciare a' lui
Werona, che non avete. È se forse la Serénità
vostra. pensasse, che il Re di Spagna que-
sto. tentamento facesse per mettervi alle
" mapi, ©.edastiarvi col Francese, e volessesi
egli poi accordare, e legare a danni vostri
eon esso lui, promette N, S. esservi mali
levadore in ciò, che tanto ‘appieno osser=
mato .vi sarà., quanto egli ora vi propone.
Fin qui ho parlato, Serenissimo Prencipe,
siccome Nuacio di Nostro Signore, e come
ispressor dell'animo suo, e dichiaratore, e
appertatore. della sua mente. Ora parlerò
0 «Q01ne Pietro Bembo Cittadino, e Ser-
«miter vpstro , disideroso dell'onore, e del
«hene,di questa comunanza al pari di cia-
‘opua delle Signorie, vostre che qui siete.
dae, Signori quando da nostro Signore mi
fix imposto il venire in diligenza a questa
Signeria, quantunque alla età, e alla com-
plession: mia, lana non verde, e l’altra
“noa vohasta, e all'esercizio mio, assai lén-
«tano da. ciò, non si convenga l'andare. per
Jataffetta , «e. questa inusitata fatica a me
9 gn
410. OT PROPIOLA 5:17
panesse 0 i granea. «pestabmerte ®Quer
stò -gualzasisstior 410 sfleviesioni’ i tenpt, i nod=
dimeno cla»pigliziisolentieni;, astimendal!di
portar viuna. Buenifsioa sioyalla;;retandowtà
pacs,’ e iquiote, €; sieurenza lid lnogo.dellé
guerre «db tonvagli v‘ @1da': petinoli,.; néj
i-da multi. anti Mi quasstati: Be, pae
le:corttinuo.-«Nè ci pensi alerin dirmois che
to: sia: :quii reouta:per:- vendersi. cianeesif
eszogue) affimocd’ avquistarsiodià.. Nasize
nore.$oazia) 9 forse cont Imperatore: 9
eol Re: Gattelicai.Gbe della: pideibidi: queste
due Prentipi:ise ili. uo. avessi fatto alema
dibegne,iprana: chel ara. ingegnato-mj:sAtal
‘dl'acquistaria 3 RS:inp.iaret dimbotrato: ipo
îtmprei apgrta delsnmre:-dolloSigriorig. vos
atre ,..confe:: fatto-be senza..risgitàrdo., be
ta: di-:Nostrd :Sigaore;lib #0. bene :disii
dorate: sempre; ed cre più.che:;mat;la dis
asdere , e. terco. «La qual grazia. noia: possa
i» acquistare per pessuna via megligi ciò
ini; «dd il suo costume imitando» Gulli rit
Prencipez. e :d’ottima -volentà,,.: ci. mentd.
essendo, ha'quelli suoi .servenii «più: caeài
che sono. :di: buona. velantà.,.e-di hug
monte. once 086 E: percianchè la jadopet
darsbalcose:-e. beneficio della Patria: sno: can
bi.buoaam e:loderole:fu sempre, mon chedé
acquistasti:muova grazia. con lui: per ingane
nas la: Patria; intia,.asia io ne perderei «quel
anto, giuquanti che -possò di:lei a. questa
dicaserci astpiistasoi:: Ho. adungne iparlatol
DI M. RENO #mbo. 40%
iupro alto Sist: -vostr) giodtane scobuig
cher lascjoril'atberoiIneturelizz'ce <P umor
delle baie Perini: debbopsiposio nè rit
giocati ipa rsemgito bi atc alli parte;
Sbetg; :d del amutirostrò catauvpio Laon«
de più'arditamente vi iprivgo) clie mirpros.
stiate? fode;'eicrediate; che: soliterag mesi cda
anzio vmia niwio iugunrio, <hiuna:faillaciaj
fiuaa: arto È mMastosai: Quatitos all'igcoettare
esi; 6 riftatar: tipuesto: pavtitd; fatene: puo
Suteiotk profitto» vostro), è laivvotontàrdet
Signore deli Cielo; -Î) «qualeriio:‘priego a
giant piùzite; "e: sapphco-dirotissinid jub
iwekiinatissimo alla: stia buttà};ve- pietà 0hb
egli «quello: farvi: inspiri:;; e induca: ; oh
èc rcut-bi “coriotciato: “etsere il: bene di
voi «è: di ;questu'travagliata' Signoria, Mu
36:vi<s0 ben dire; ed ‘affermar: questo,
ale dlemonio) :che: qui rifiutato” Subbintay
sicasizi à da -‘lega dello ’mperadore, e del
Ciniolieé ;:‘e de Ertazeri, &di: Metana, @.
di Ginove»,) * di -Fiorenta ; ‘e’ di ‘Nosirà
Sigtibre di ‘comube difesa :vontra chiunque:
Bia: xqual lega Demne sia.:chiusa Y se -esserrdo: ;
Nostro.:Sigtiore con voi, quello; che: egli
per:sdidietpo. è-'stato’ non hu tuttavia posti:
19 e'rtimicivostri-ulguia volta qualche:oe«
st negare) the'd:di.darmo vostro;--e-di
‘ dibpizcemsrata y"che' stimate voi} che - eglè
siisper dover: fare uancer: che: egli: sontra
ta ‘fl: favela ;‘essendosi.chiusa detta;
méit più: contta Frances) che:egniva. void
Ioi:qual lega: aecioctht sappiate: ianto:ok=
4r2 PROPOSTA
tré} è oggimiàî ve tramata,, eordita, Peré
diocché aspéettandosi questa risoluzion. del
Gattolico , sè sopra essa € parlato s e' di..
sptitato!molte volte , e disposte tutte Je par-,
utdi' maniera, che elle ‘in un punto pren,
deranno la lor forma. Daranno alla.;fega,
Nostro Sign. e, Fiorentini mille uomini ad:
ariiie, éd ancor più. Ne. darà ‘il ‘Cattolico,’
diiotento , Cesare trecento di quei suoi aly
16 ‘Borgogniona , Melano quattrocento., che
flevio ‘in somma duemila, e cinquecentop
E'daratiuo ‘tutti oltre ‘a questi ancor due;
mila Cavalli leggieri, daranno, Fanti delle
tetie del Papa., e de’ Fiorentini , se biso;
+ quanti bisognerà , e fieno i miglio,
‘di tutta Ttalia , e ‘quello. che. imponta,
più che altro, essi già pensato, ‘e. ordina-
tò° uh nuovo modo a fare; che i denari y;
ché ‘a ‘spendere si aranno per la impresa,
sian sempre alla mano, secondo che essi
‘ verranno bisognando, e quasi nel. mezzo,
della ‘piazza dello esercito. Perciocchf...dar,
rino tutti promessa’ di banco' sicura, qua:
le in Roma, e qual in Melano, SÎGCPIRE,
iù: fia espediente, ciascuno per le porzigp;”
loro a suoi tempi, che non se, ne perder;
o tarderà oncia, e pensano di, trare, fe;
giandio Ferrara, e, Mantova, ,e N onfera,
rato, e Saluzzo, e Savoja. ad eptrare das
lega, ed a contribuire alla ‘spesa goa, espoi
logo + spigbdendo iù Savoja di presente quats,
8,6 Hr ue ‘mila Svizzeri «per. far sk
Ducs 16’ per yolorità. ‘o... per. Sorga Al
“sug ito
sisi eli DI IL PUETRO inimmo, ..- . 4LS,
. Yoglie Toto declinare , è dichiararsi « lora,
coinpigdo. E anco si sono tra "1 Cartolico>
SÙ casa di Nostro Signgre de parentadi,
_ artiitiati “di ‘qualità , che potranno esser poi,
cé gibvevoli a ‘qliesta Signoria, compiendo,
disi di téssersi , è. non essendo” essa com
‘Moto. Olira che a Nostro. Signore sono, nq
velle veriutè dil'Commissario sio, che ip
Verona è, le Jettere del quale sempre sqnp;
vere ‘state: è ultimamente ‘molto; più che
.50°S voluto non ‘atebbe, ché dicono, cher
Tri peradore Vuole scendere En Olin;
N che ‘quanto sia per dovervì esser di DE
09, e di presstirà, e d’amafitudine, avena,
« dòd' voi tuttayia ,'e Spagnoli, e altri Imper;
riali ‘la quest altro lato, voi vel potel
considerar di ‘leggiero: Quantunque leme,
; Nostrò. Signore d'un altro. vostro incomodo,
‘pil ’imiportapie, è più grave, a cui rime-
diò ‘altuno non avete se eglino .si dispor-,
ribbé a darlavi, .e non, tème_giammaji,
sità 'Salitità senza cagione, che per yentos.
roitibri don si re e cioè, che rilintato
èt voi l'accordo, gli Spagnoli, e gl'Impe-
RARA dal Mata dalla no
co vùi}, hon ardano, non'dico io, come,
l’anno passato fecero, alquanti luoghi,; ma,
dido' Este, Moncelice , Montagnano , Colo-,
glid, ‘e forse anco Vicenza, che è loro,
«Spostissita, è ‘apertissima, e da quella pat;;
16, ‘dove essi sono, discorrendo,,. e- Pieye
Sato, € Campo Sin ‘Piero, e Cittadella, er
“Buissianiò, “ed în somma venendo în giù, e
414, SO ETRROPOSEA GIG -
pel Trivigiano «non. mettano-.a:::f#0r05jan
amma-sutte le Castella, tutina de :Vilog
tutte le. Gase, e.Seressi, e’ podéri della Niki
bili, :è-de’:Papobi vostri in finan Md
ed: in.cu le alghe di questa Città: Al quis
impeto ;-e furor :Barbarico dubita Note
Signore. nom: poter: trovar:ripardy: im tante
vi si.rivolgerè. tutto il mondo affo noti
tro.’ Notate:bene; Hlust.. Signoti oa sveri
tite a questo “paricolo ;:dicui, vi. parlo.:®
tutto. è viétar 3tarqua, che inon: incomingi
a. rompere ‘il-eho‘agerale sstole: essegi; rt
fassi leggietmentei;: che -poichè. ella: :inede
minéiato: ha, ‘e rotto, ella. pigla forsasa
corso in .guisa, che mon. si può»-ritener piùb
Yoi per: pruova-sapete:; che’::tosa è avére
. il' Pontefice ‘nimido. Sapete quel che ‘è: né
mater soli contra: molte potenze, e:: multe
forze. Sapete: per: quantò. tesoro: si .vuole
tal volta poter frastornare iun mal. presa
rincipio, ‘e uon giova: Ora, che sete 1a: su
* eleggere, ‘consi te: quanto;; (6 ..come
sostener potrete l' impeto di cotanta degà
quando a. poca parte di lei cotiviene : «he
cediate, e nona sete:-a sostenerla: bastanti
Estimate - quanto i ‘vostri.Cittadioi, ì vostri
Popoli sono contenti, sono. ahili, squo. pre»
sti a portar molti disagi, e molte gravezze
più oltre, e troverete, che egli non sì può
meglio fare, che scansare, e declinare le
furie de’ mali pianeti. Diceva: Alfonso il
vecchio Re di Napoli un motto di questa
mapiera: Chinati, e conciati. Voi vi chi
DI M. RIETRO=REMBO, 475:
sateowigantocpii di quelto,s0hè-ivérfeste,
moti di quello}; che ora siete ;:.lasciando
allé Fuiperadore: Verona: Ma-tuttatinse voi
vbiachinate, e voi.vi accanviate altresì i .@
dii ;noà sa,:che'quandò altri s*è acconcie
«pit: più agevolmente innialzar: si Può; ché
nilo: egli - cade, e trabocca:-tuttavia ?
igliate, Signori, e accettate la . proposta: di
Ni*$::-con. allegro animo, € elto.;.. perciac=
dàè quaado voi. mostrerete da’ suoi.:pruden: .
ti veramichevoli consigli.nof wolere -dipars
tirviz'e- darete: seguo: «dp. volere: in. tutta.
rimettervi nel paterno affetto -.di'Jui., :3aÌ
raccenderete: mella .sua mente un disiilerio
di :far pet voi, e idi conservarvi .tale j. che
listroverà: ben mado. vedendo di .poteif
: questo stato quello’, che egli vuole , .di
testorreintegravio; det tutto. Date per -que-
stà via j> alli tanti’ danvi, alle’tante con-
assazioni vostre refrigerio » © sostegrio;
Date! questo :respiramento a’ vostri. popoli;
cherstanchiy ‘e Sinti “dalle tempe stosì ‘onde
deglil tea ;e avverse. fortuna vostra, i
priegauo dicriposo ;,. ed «in :somma date a |
divaderg al-moudo, che: nè più proéfici, e
riposati uomini; nè:migliori Cristiani song
pio: 161: ire i "a i, - 5 }
L= A NSIG* Dado ciano fo. NE SI a a
i . 30.0
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6°, . ‘2.1 Fo e 1, 2. Lo . - . $i ..
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47
LETTERE INEDITE
DI
M. PIETRO BEMBO
Estratte dagli Originali esistenti in mano
del Sig. Marchese UgoLINo Barisonz,
4 M. Carlo Bruno.
H. avuta una lettera di M. Flaminio
@ noi aperta, così mandata a M. Gio. Fra-
sca, per la quale esso mi richiede i Du-
cati 200.,.come vedrete per questa copia,
e la lettera ho rimandata al detto M. Gio,
Frasca, onde aperta la nostra cassetta, ho
tolto li detti denari, e questa mattina Ii
ho mandati a M. Gio. per il fattore che
Benbo Vol IX. 27
dI JETTERE: INEDITE .
‘va a Venezia a menar qui sua moglie, sic-
«chè quella acgua-per conto dello impre-
stito non mi leva, che non arei mat im-
pedito il voler de’ patroni. Ho nondimeno
dipoi, che io. vi scrissi avuto lettere da
M. Gio., pr, le quali esso mi dà qualche.
speranza, che quelli Sigg. abbiano a levar-
mai quello incontro, Ho. scritto di no gl
Capitano di;Vieenza , che credo userà cor-
tesia. lo fo la stalla alli Monari di muro
e-coppi, -e sono per fare due o tre pen-
nelli alla brenta insieme a quelli Gentil-
nomini Mussati, onde rivengo a. spendere.
Li denari di Gio. Antonio e nostri che si
sono riscossi dalli formeuti sono spesi. Di-
rò questo: voi.se poteste far qualche scu-
do , lo facciate. Pure io.mi ‘provvederò a,
gualche mode, Attenderò a fornir,e aver
cura agli affari, e state sano. L'armata di
Barbarossa è passata in Barberia, e M. An-.
drea Doria è partito da Genova con 23,:
Galee per seguitar il Giudeo. Corsale , ib
quale ora ritorna alla Sicilia. con 22. vele.
Alli .8. Settembre 1534. Di Padova.. Dopo:
desinare piacendo. a Dio anderò ‘ in’ Villa,
Ho fornite con ‘molta fatica la: cosa.:ttei;
Lanzarotti , e M. Lampridio lavera. i. cawpi
te tina, BA
Sarà bene, che vediate. ora di. fave;
quella roba , acciò se aveste alcuna .diffre
«oltà., aveste ad usare il: favore di: quek
Podestà, ché.col mezzo .di Tommaso «non
Gredo: mi mancasse: Li aisi
+
DIN: fierno sinto. —— iù
z Nar vi: JOE . 030% E ii, I°
(3 2A MI Gola Brunog 030 <A
I . . e "het
! “x ‘ iii SO olia
To sono in ferma opinione, che vu
da Bologna son abbiano scritto ;:0 che: lb
lettere si siano smarrîte,mè: tti: pare ?chié
sia possibile, che la bisogna fosse altrimest
*#. Il che mi duole, sì perchè: può esser
ita di male; e in notizia di vesa'altrui, che’
minore sarebbe se si sapesse ;‘evinelto. piùf
perciocchè io non posso deliberate . di tuans
dare a Bologna uno ‘de' miei, che bisognau
va, che io mandassi in questi:di,” Però: s4
in qualche modo potessi venite nella::nol
tizia di questo, non si matichi. Se non 'pé@
, trai, aspetterò la prima lettera da loro i
risposta e delle mie, e delle tue. Or sé
replicassi , dicendo loro; che’ scrivano -di
nuovo quello che scrissero per le altre ;i @
non aspettino che elle più mi rimangaud
indietro, sarebbe ben fatto. Vorrei, ‘chè
‘mi comperassi un vaso di quelli d'alaba»
stro, e non di quella. pietra ‘tenera Naw
poletana, che si suol vendere in tanta.
‘copia in Roma, e intendo, che ne sotié
molte ‘a-Venezia, di. quella forma che x
tè. paresse più ‘bella, mon niolto graude,
nè molto piccolo, che vorrei donare ‘ad'
etto: a «cui l'ho in Bologha promesso. Ma
mon: vorrei. vi spendessi più ‘che 20. 0'‘30;
soldi. Fammi: legare una :sttofadelle-mie ‘tin
s4e-per- me; che :non:me lic niuna, € mai
dalami, o portala tu: altrettanto farai dei:
o è
ld »°
FdT treni vente
dialoghi. latini, benchè di quelli me ‘né
bisogaeranno più di 4., ma una legata,
le. altre slegate. Vorréi che ti facessi dare
al Bevazzano due libri, io gli prestai 4»
anni sono un Temistio tradotto’ da Ermò.
lao coperto di verde , e l’altro Aloisio A-
disio. tradotto in forma precola, che hò
di loro bisogno, A
. — Worrei-aaco, che M. ‘Gio: Maschi ‘sì
facesse dare a M. Gio. Corner la pensioti
di Natale passato ,. e quel resto dell’altra,
€ la portassi tu venendo qui; e se esso
vorrà la ricevuta, gliela manderò. M. Ago-
stio Bevazzano ha anche Atanasio, se'te lo
“plesse dare da se, piglialo, ma non' gliel
dimandar tu. Scrivi quello, che s'ha dellà
‘partita di Francesco, e della nuova ‘in Bo-
Te gna del Papa. Sta sano. Alli 14. Marzo
1vio. Di Padova. 0
.
A M. Cola Bruno.
.._ Della resa dell’imprestito, io non 80
xquello che a Verona sia seguito , che da 7.
ovvero 8. dì da M. Gio. Maschi non ho
lettere, di che mi maraviglio sopra modo.
Stimo nondimeno, che niente sia fatto‘;
‘ però crederei, .che fnsse bene, se così vi
| paresse, che scriveste due parole a M. Ago-
stico , pregandolo, se senza sinistro suo può
essere, che voglia pagar quelia mezza parte
dell’imprestito al ;Sig. Cap. Or al mio li
conseguarete iania biada, che esso ‘mède
|
DI M, PIETRO BEMBO. | 42%
simo, venda, e né tragga 1 denari. ii .in Vik
lanova , quando , esso vorrà. Sé "p ro si e
resse di andar’ da lì a Bolog ma n
di quello | provvision, € s0] Ri LR. |
sopravvedere' quello che fa quel Ettore,
e:i portamenti suoi, non sarla se non be»
ne, scrivendo prima a M. Agostino , not
al Capitano , acciò non mi faccià, ùè denk
no, né yergogua. State sano.” XHI da Bef
tembre, ante nonam 15346 Patavio:
a Asia}
AM Cola Bribibi 18” in
E 3,26 Can Li
ds - di,
‘ ”- _
ati. 4
mi Ho avuto il pesce, md tante tardò»,
ghe i lo ne avea comprato quf, ‘stithanidò
più non venisse, ma non importa. ‘Lè d-
striche sono state. buone. Ho veduto ‘Pot
tone. Delli 8. ‘ducati ancora”, the ho'a dare
a M. Marc' Antonio Justiniano per nome
di M. Flaminio non t'ho ‘scritto, percioò
chè Monsig. Boldù ha preso a darglieli per
me, il quale di dì in di sta per venir co-
stà. Dimani voglio mandarti la mia rispo»
sta ; per. 1 Conte Gio. Franc.‘ de Imitatione.
Intendo ‘di M. Mare Antonio’ Longo | e‘ @f
ulia; siano î ben venuti, ‘e dèl: caso, chè
ha fi mandarmi pér M. Benedetto Lonigd.
Sta sano. Alli 7. Marzo 1530; Di Padors.
ITS ALA LEE : i I -
dui A M. Cola Bruno.
Ù si co x A,
pe
I : M. Pié Luca è è a Venezia, e dicono,
sc 6 sta) mol ò male. “Sarà beife ; Tebe ti
459 Ul ‘45 at gU ba” Ma Dl rg de CARLI ni; E °%
423 . IIVPLER® INEDITE: -.
misndizte” :micdo da, trovar le ragion nostre,
e-H posseno ‘the manderò 0 forse ‘anderò
s0:A melo sche abbisogna. State sano,
abi: 16 «di uigun 1685. Di Padova. I
E» O “. Cola: Brun, n lo
ia «0. i LI o}
Diu nia ;5
a Ca | quei dvvocnti vedute. con. “diligenza
Fe serittuve, -hbanio deliberato melto -altrar
acente: du:quel,- pareva a quelli di Gostà;
einen voglione per niente ;far riguncia nè
ii sior sicuna della estera. del: sPodestà, ehe.
érdina la. esecuzioR della. sentenza; ma. vo-
gliono, che citati i + Loredani ,. si do-
mandi. alli Auditor, che pronuncino: quek
Fatto del Porlestà esser. inappellabile, pep
star bene, e .juridicamente, e perchè han-
80. pensato a quello. cle potran. dire.glé
svversar), bisogna prima che mi mandi
uelle relazioni che fecero M: Paulo ;e M.
facomo. de Fausis, quando livellarono l'a»
equa, dove dicono aver. trovato. l’acqua
nel piano tale, a tal. termine. ‘e- che , pe?
sua giovamento dirauno , che le acque.era
no a comune, che sienp. autentiche cop
sigillo del Podestà. Mandami ancora la gone
pra. dell’ acqua: della rozugla,, e mapdan
tutte quelle scritture, che song, ,@1FC8, 1 Mo
lini di M. Bernardo mio Padre, sian ven
dite, o ricordi, per li.quali si vede le sue
alienazion , che sono nella cassetta tratte
in più parte. Potrai riveder tutte quelle
scritture vecchie , e sopra tutto. mandami
DI "N. PIETRO ELMSO. 42%
&l''ifistramenti , per lì quali mi-pagò della
dote di mia madre, e aspettanti ad essa
dote, e quello per. lo quale pigliò :î mo-
lini per parte di essa. dote. Queste. sctif»
ture tutte mandamele subito. Dappoi vor-
rei parlasti a'M. Jacomo. de ‘Fausis, e gli -
domandasti , che ti dicesse, quando fosse
ta livellazion delle -acque. «della Battaglia ,
e altro, che fu sotto M.: Marco. Antony
1iofedan, nella qual livellazion fa messa pena
di ducati 100. a chi nou voglia: -quelli lis
velli, che bisoguaria int miandasti la copie
di quella pena in autentica. forma ,. ageiò
si vedesse, che quella posta .ora per.
Podestà riun è cosa inconsueta, Questa de
liberazion: mi tenirà qui forse un poco più
che io non pensava. Pur mi sforzerò.#i
‘tornar subito che io possa. :Io:. qui nia
‘potrei star peggio volentieri*di quello ae
‘fo: ll forziero si-ba avuto. Sta.sano. Quela
scritture: della mia cassetta, e quelle dei
Prati manderai subito che potrai; e. s@
‘dimora, che alcuno non si aspetti per far
fatcende, ‘Spero -si terminerà questa causty
€ ‘più: tosto in meglio che io qui non pene
ava. E poi a Padova la: cosa. non averè
‘dubbio non ssi '‘términi;-All*ultimo:di Sete
tembre 1519.’ Fn' Venéslà/ 10 00;
ho ca SIRIANO
LE so Rrbteig ao dd. tia k}A4AL
o. 4 203.0 1A SERENE posi! sani. = DEI È
»- CN RTAS POPE. o s461k:
Le: I SE e i. ; ciba segue e 1°.
I CISSE TE SRO AE AL PARO E TI EE TFR
| . ta” o .
ie. \. 0. MI . . MEPENEETPRO: i, gl.
ali DÈ, fee ele REIT IO li; DU Hi ibi
M .
ari riiziile OI cifeg d e 9361921 DI 4%:
424 ‘ erine vicenete-
.. tua. gi.) A. af, » AAT ALe |
ELIOT GENTOO
c | ‘Mi Colo Brutò.:: 1 MIR
te ge e, GA Mac vo 0311
| M. Col guardaretein wuelti fogli
‘ scritti di mino ‘del Pètraitos; che sono neb
ja cassetta ‘di cipfesto, dove vi seno aleuni
che dicono? svndi sa de. vi ‘a °° 1 p8C
DERE Ad Ta AP EI ue IR
°° Vedrassi quanto in nostra cura porse,
. E quaritd'indarno s'affatiea j e suda. ‘
éderete , con quelli due’ versi sono scrik
t,-è mandatemene uno esempio di: vostra
AMO. a a
+ To non sono molto gagliardo nelle mie
r@i nel cavalcare ; perocchè ; se io- cavaice,
se; od otto miglia, fo una erina ‘spessa: e
nea, come erano le vostre. Ho preso:a
ber la mattina innanzi dì del latte di pe
cen, che a tempo di sonno mi guarì; c6-
| me sapete. Se avete or voi alcuna cosa,
che sia per giovarmi, fate che io it sup
ia. Avrei eziandto caro, che ne parlaste
al nostro M. Pietro da Noale, ie con M.
Jeronimo da Urbifiò , a ‘vedere quello che
fosse a mio proposito. Il mal mio è quel-
lo, che io vho detto, e dappoi che ho
cavalcato, e nel cavalcare ancora ho una
debolezza delle rehi grande, la quer poi
mi sì parte ‘al riposo, e così la spefezea €
DI. M.. PIETRA. REMBO. 423
.1negrezza della orina. In camminare non
mi nuoce gran fatlo , nè fo quella orina ,
ancora che ie cammini due miglia , sicco=
. ame io fo molto spesso, e per dir più il
sero ogni dì ,.che,pon. sia consistorio, e
«ion -piova. Per..questa rispetto, se
sarò pià: forte al partir di N, Sig,, per Bò-_
togna,, «il che si,crede:sarà a_ mezza. Gi
«majo., io:z0i rimarrò in Roma; ma,tene
questo in voi, -non ne parlate ad ‘altrui.
Attendete a star sano. Vi raccomando Tor-
quato, ela Elena, sebbene non, bisogna,
Aîli 10. Dicembre 1540, Di Roma.
Bembus.
To non venendo a Bologna con N. Sig. -
mi sparmierò molti, ducati, che convenirei
trovar per tutte quelle cose, che io potes-
. si, che potrebbono esser tanti, che mial
-per. me. Perciocchè si farà una spesa. in-
- finita, nè mi basterebbono 490. ducati ii
mese; . sicchè .eziandio per, questa causa
«penso di rimanermi , e privarmi del, poteg-
«vi vedere ,.che mi sarebbe di molta ‘con-
.salazione, :e dolcezza; perciocchè potrei
‘agevolmente impetrar da N. Sign. di poter
ami.passare a Badoya per la State ventura.
e dei £
Ci, lodi, Cola Bruno. °°!"
e»: . Ho pensato sull’affittar della Commenda,
seghe l'altr’jéri mi diceste pensare di'ritér-
iuepre, se trovassi, € diroyvi,, che se trove-
rele. per li conti ,.che farete, e per Ie al-
428 COSTA INEDITE
re rifiè 5 che potfete tenere; ote l'umio
si sia portato, e fedelnsétite‘y ‘e; diligtare.
fhente, se così vi parrà, come a me par-
rebbé, nè si botesse “per ‘li rispetti delli
‘nostri ‘Hisogot fur di meno, voi ‘rion la de.
"vette dal d'affitto; perciocchè ‘vssentdo
“tritto quel tempo l'alquatiti anni , pesci
thè io’: tolsi 4° Mad. Julia, stata. buona
“ractolta di-‘@ritv, pare; ‘che: meho: der
‘T'impossibi? sis, che nbi:'vada com@ella an-
"dò gli wanî'di' Mad: Falis: 'H-che se'aveo
‘nîsse, rificrescerebbe l'averlé fatto. Rimét-
to nondimeno il tutto al giudicio - vostrò,
ma di vero, se la mia è dabbene, io non
‘muterei qualità ‘di “condizione alcuna. Ho
avuto notizia, che M. Carlo è ito a Roma
‘per la ‘più breve via ;: bisognatidovi* esser
‘tosto’ e chè è itò aPesarò. Questo hose
vuto jeri da ‘Mess. Guido ‘da Bagno Gefi-
tiluomo' Mantovano, ‘è ‘servito di Monsib.
Rev. Farnese, € non istimo j':ché’uon es
sendo egli gagliardo, sia ito - da Veroza
per la più breve a -Férrara, e ivi si sia
posto în barca per’ Ravenna, e Pesaro; a
“Mantova ; dove è questi di’ Mess: Guido.
To arò oggi Moosig. da*Salerno a ‘désinde
meco. State sano e salutbte : M: ‘Flaminio.
Il M. di Casa: credo ‘vértà (questa “notté,
Arete avulò con vei ‘quella seta il Rant,
Agli 8: d’ Uitobre 1538. :Di Venezia, | &!”
115% o ‘ivuto da M. Laitipr li protefa
di Pertuato si “rituraaro al: suo ‘berieficlé
| DEA PIETRO: BERIO! 427
«Monsig.-Seranzo, la quale darò a lui, che
gg: sì ‘aspetia qui... . Sti
iti--: E venuto: qui Gregorio Angioletto, e
miti ha detto; che. il fattor.di. Villanova ha
dato--Jicesza a sua. madre; dalla nostra pos-
.sessione, e altre, cose; che. da lui..intende-
rete. To.ho commesso. a;M.,:dicendogli non
-ssper. cosa alcuna di quelle.cose. Se senza
nastro. danno potete-Jassar di. continuar in
quella. possessione sarà ben farlo. Altramen-
ie -abbia. pazienza, in .sonama fateno quanto
vi ‘pare. dd eigen
A M. Cola Bruno. . e
-_-
‘9
ai i e Eee e
+... Il Mastro di:casa‘m’.ba .sczitto, .che
areste piacer di weder la roba.,- che io
he;avuta,:e averle. medaglie per questo
“Santo, nel quale pensat, che: più gentiluo»
mini verranno a vedere lo studio. Dun
“gue-vi mando. la roba, e le . medaglie per
Mad. Cecilia, e-che domattina procurerà
d'avere... Fate, che Gio, Maschi, il
«quale: vi.mendo questa sera,.sia in Porzia
al, passar di.lei - e .pigli; e la roha, e.ung
.cassettita dit cipresso, nella - quale: vi sono
+e: medaglie \d'argeuto,,.e - quelle di rame.
40: quelle .di rame. vi troverete uno Antp-
nino Pie, che .ha per-rovescio. Enea cow
Apchise in ispalla ; e*con.gli: Dei, ‘penati
2: NA.ICASACiliAa £.-2- cOn: Ascanio: a umano.
a
#4.
4 LETTERE INEDITE.
In quelle d’ argento nelle. Romane..trove-
rete un Bruto, e un Cassio, c un Mario,
Je quali non arete più vedute. H Mariò ha
per rovescio. una vittoria, che dice : VIG,
CIM, VICTORIA GIMBRORUM.. Che sonò
assai. rare.medaglie, Arete anco quelle d’oro
nella loro cassetta, e li. piattelletti in un
tovagliuolo, .il quale mi .rimanderete per
la. Lucia. Arete anco gli anelli.,. e quelle
cose, che sogliono star seco , dal mio Dia-
maute in fuori. Sollecitate che a Villano-
va si venda ciò, che è da vendere, e ri
scuoti ciò, che è da riscuotere. Ho avuto
gran voglia di venire a vedere il vostro
orto; ma ho diliberato nom mancare alla
lite in parte alcuna, per vedervi un dì il
‘fine., il. quale potrà. essere ,, che sia per
composiziorie.e giudizio arbitrario, pure
per aucora non ne son bene sicuro. Atten-
dete a star :sana, e salutatemi M. Federigo.
ANI 7. di Giugno 1538. Di Venezia. ©
si. «ld M. Cola Bruno. De
* . <» | . ‘+. 241
...., La Moglie del Fattor. passato. morta
«di: Villanova. .è stata qui dolendosi, che Îe
‘fatiche di suo marito noa sono state .satis-
fatte da noi, nè li. sono stati fatti li con-
‘ti, allegando. esser rimasta :con due figliuo-
le, le quali ella noa può nutrire, e pre-
geudons a soccorrerla. Jo non ho ereduto
cosa alcuna, perghé mi rendo certo non
abbigle valpto, che quel buono uomo uoà
00. IM. *siergb' sEMBdD: | 429
sîa stato salisfatto, dd 'ét50,'ò li sudl'iere-
di: delle sue -buotit‘opère, perchè sé'altra-
rhente fosse, é Che gli restasse’di qualche
farte debitore, date alcutio' ordînés: che
Sia ‘satisfatto di tanté ‘fatichè-sedoddo* vî
arerà opportuno, e dnché ‘se fosse 'satisfata
6°, fiverò piaterè, che’ si faccia ‘“al6iày
élemosina' a quelle‘ povere pupilit!'-State
sano. Alli 3. di Giugnò 1535: “Dr Piidova!
eee
î LE
«£" M. Cola Bruno; ©
° © La vostra ‘delli 23. ho avuta'oggi. Ho
seritto a Vicenza al Suffritaneo, ed a quel-
lì altri, come vi ricordite. La Morosina: &
ittanto migliorata 6ltra ogdi: spettanza, ‘è
potrà essere, che io ve la manderò ‘a Pa-
ova, Tutto oggi ha piovuto’, ‘e' tuttavia
piove, che ha impedito quelli ‘aprimerîti
non solo della nuova stallà ‘di ‘fnotino; ‘ma
anco del Molino, che tutto bisogna riapri-
re. Vi mando due lettere di M, Flaminio.
n! pp: si crede guarito; ma li medici non
Jo sanno affèrmare, essendone -stati burlatt
tante volte. State sano. Alli 26. Sett. 1530. .
Pi Villa. I E
cc A IM Cola Biuno,
MAFIE "4
* 0.
N
L)
?,
‘
=" © i mindo la ‘mia risposta, e A Plitdj
edi che sia"in’prosh più cdrretta; ‘che si
ssa: À me' pare ribri Aver fato iu pira
430 trereaRtmREDIee
fa meno biasimevole cose di quella. Ti manè:
do i denari:idi fitto:-di Paxgua: per M. An-.
drea Dandolo. Se esso si porta bene nella
causa io mi ‘sforzerò di mandargli la paga
auco di Santa Justina;- Altramente::non' ki
manderò, che ho che fare assai delli miei:
ttrini che ho, che son pochi tuttavia,
Ho :avuto-il caso: Se hai lettere da: Bolo»
gua; maudalemi. Sta sano. Agli 8. di Marro.
1530. Di Padova. A
‘x Ai MI Cola Bruno. r
M. Bernardino Bolognetto mi sollecita
che gli dia i denari de’suoi cavalli, e cer-.
ti altri denari delle sue biade, e dice vo-
ler comprare certa possession alla Motta. -
de per ora non posso darglieli, nè credo,
che esso ne abbia bisogno. Vedi se è così,
come .j0 stimo, informatene, e poi me ne
dirai una parola. Sta sano. Alli 19. Marzo
1530. Di Padova. - Dt
- AM. Cola Btuno, .
n°
+
TE
:- . Per lettere de li 23. di M. Cristiana:
intendo ; ‘la Corte dovere partirsì di: Bolox;
gua. fra. li: tre dì seguenti; perà darai sen-s
za dimora. a M. Alvise Soranzo questa, clità
10 scrivo a Monsig. suo, e manda questa
lettera a M. Crisuano per lo primo incon-
DIM. PIETRO :BBMBO. 43t
tro,.e sta sano, Lunedì tornerò. a Padova,
Alli 26. di Marzo 1530. Di Villa. in
| ESE . . Bembus..
.. Dopo scritto ho ‘avuto la tua con i
. bri, che sono rimasti a Padova. Hai ben
fatto. Ma dovendosi il Papa. partir così to»
sto non penso. di mandarvi ora alcuno.
Manderei, se egli indugiasse alcun giorho,
il che se egli far non può, volendo essere
in Roma per li dì sant, per li quali se.
egli non potrà essere, egli non partirà pri-
ma che fatta. Pasqua. Manda le mie lette-
re se potrai, incontanente.
4 M. Cola Bruno. . .:.
. coatv0 000.0
Vi mando le incluse, da Roma, Fate:!
nutrire quelli cavalli; perocché i: grisetto:
è. stato::sì mal tenuto,. che fatica. si. averà,.
a riaverlo. Mai non gli sono stati unti li.
piedi «li fiammata, per-modo che par mei.
no, che affatto guasto, Oltra che: ha:persa;
tutto il suo bello andar, e portatura, né
posso tornarglielo. M. Aurelio Mezzabarba
sarà il portator di questa. Fatelì vezzi, e sta-
te sano.
Sono in pratica di aver un buon fat-
ter:;'ma ve lò rbariderò prima.;:-che-so il
pigli, acciò al ‘vediate, e puuliate' con luia:
e-io-accordiate y se vi parerà.a proposlid.:
Alli 26,61 Laglio, i ricci se
sid. SS PO: sella 3:
. nr x I «è» A
.- VENERE FURIA -.. ci REPIINE, Pr E +3
Ue: ‘ + abi Tel ra LI Asd tore. ei. I, bUaSI "e
‘(> ‘=
482 - LETTERE INEDITE .
A M. Carlo Gualteruzzi
da Fano.
Magn., e carissimo Compare mio, Diò
vi salvi. Non.vi ho seritto più di sono,
aspettando piuttasto da voi lettere, e ia
questo mezzo. ho due vostre, una delli 13.
T'eltra delli 22. del passato, alle quali ri-
. bponderò brievemeate, essendo io occupa»
to tuttavia assai, Quanto aspetta alli parti»
ti proposti da-me a N. Sig. non ho che
dirvi più di quello, che io wi dissi per la
mia lettera, la quale aria caro, N. S. aves-
se veduto. Solo vi dirò, che .ogui di ho
maggiori argomenti di credere, che a N.
.8.. agevole È l'aver la possession del Prio-
rato di Ungaria per alcun delli suoi. Quan.
.to a me ,- che sono così debole, non man-
ca, anzi resta la. speranza di venirne a pro
un giorno, Quanto alla scusa,. che fate
della ;tardità , che si trapone alla risolu-
zione «della bisogna, che se ne può per
nor altro? Non vorrei già, che questa
risoluzione si tardasse alla venuta di Sua
Sautità a Mantova, che potrebbe in quel
tempo. perdersi alcuna occasione buona,
che sarebbe da esser abbracciata. Ma tut-
to governi Nostro Signore Ubaldino, Dio,
che sa quello, che si fa ad uopo. Di
Mess, mi piace, salutatelo a nome mio. Del
‘nostro Gasparo, io sorio in parie contento
DI NM. PIETRO BEMBO: $93
che abbiàte intesi i suoi costumi, affine
che sappiate voi meglio, quale briglia , o
quale sprone faccia mestiero a ben gui»
‘darlo. È in parte mal contento, in quan
to sento aver dolore pet tal cagione, e di
vero che io ne ho-affanno. Confortovi non-
dimeno a pigliare'ogui cosa, che senza col.
pa vostra vi dia.noja, con pazienza, Sepra
tutto von bisogna che pensiate d' avermi
disagiato o nojato con lé sua’ dimora;enzi
l'ho io veduto per amor di voi con quel»
l'occhio, col quale ho veduto Torquato ,
che ho sempre ayuto core figliuol . caro ,
e più vezzi gli arei fatto, chè non ho, se
io non avessi stimato . farlo più ‘insoleute» :
in quella guisa, che alla grande confiden-
fa. di se stesso, e ardire, che egli già avea,
bisognava tenerlo basso, e umile da ogni
parte. Egli ha un buono e gentile inge-.
gno, e se vorrà bene adoperarlo , potrà
agevolmente farsi valoroso uomo. La qual .
cosa ‘egli potrà pur volere con l’ indirizzo
della prudenza vostra. Mi piace che.ab-
‘biate condotte le bolle di Torq. a piom-
bo. Se. mi mandarete .le supplicazioni,
come dite, se ne piglierà la possessione
per Torquato. Piacemi ‘anca, che abbiate
presa la possessione. della casa. di Borgo.
el partito . delli 100. scudi: da'"dare.; o
torre, che egli propone, non so che dire,
s8e non bho Î consiglio vostro sopra .ciò.
Ho risposto alle vostre due lettere ; con
quelle saranno alcune lettere di Monsig.
Bernbo Vol. IX. 28
sft4 - SARA" 0 PE
Bor Pa VSigo e sd alttà, Bo
io” P Rasbastiadot mb: dare: id0d:
ehe se detto mi’ manda, eci paese uo
*#blea" té ‘la Jetterày‘ufie egli!imi scri.
We” Modi ‘dhe: ‘fo hi-deggesti; € uvrt
P #Woleh: rftio' ‘apre ciò - dàsei'aca
eine) ChE lé rintinicia idel -berfelicio? dil&
tertliitfo ‘per <Porguatb' si: £61nise }
Di set riittacia: del ipriorat@: di Moaég.
Stadio ' fer? la tomunitt: di-Biescia® paste
SOR 'Einditità “foste-h VerQuito »teseta
di tante "pendiohe }- quafità cè di: più sla
ensidu’ Crestaziania:, ‘Ehé ‘tori’ ‘è. #: detto
erieficio ;‘“che’ sarebbe Gucati vo. jie
“a: sarto ‘al ‘sicuro. Dultgne sarete: ton-
Behro dar ‘ordine alla rinitovia di S. Patr-
“Misto con "quel ‘miglior modo si può
ciò riftetto” riella bontà “e” Amore: ‘VOSTRO
‘sgerso me, siccome ho “fatto :nelle»:cote
cindggiori sempre” ‘e farei della mia. ‘‘mede-
‘Sitha vita;' se me ne venisse il bisopuo.
‘ State .saiib'; € salutatenti: ja mia: Siger. ce
‘nare. bai 3 Aprile 1537. Di Venezia:
o zoa nic
di A Mi Carlo. Gualceraai szl0e
Lt ASIEZNRE ‘43 deu aidbsò.
Ohotao: M. ‘Carlo mi; ‘Dio rus ’satoi.
Pa dà: Fentervi:ntolte e inolte. grasie nen
‘#blo délla/firica;-ed ‘operà vostie posts jin
HWténet usi) Breve di N. S1>per: ‘lr: Badde-
Sha Monzche'di 8; Pietiòo di Padova. «el
“Agriale permie lettere vi :pregai; nia anto;
fa dello rotoli ubicate i
Y
hé se ottanzionabi fosse. 61 baserà r, PAF
sayuartento; della Badgasa, gl ARFA ch
Moi (bava: degna: E.lascjo, stare x
pela: posto; dal vostro .. e, sEoletf Fatti
0c8: detta Badessa. 1008; niglamente
sla sfalich Soskra.:.Fhes RAgannop 8
èrebbe,: «ma egiandjo parte del.pr ini Ioki el
IT} SFOveR:.06507E Spero hegessa ria mienigie
«Foaltazia,..nop. sai: puo. 46: 9p (Essere. GApl$=
«sima e dolcissima. la. ripiene, e soprabhon-
odevele amarevalezza. vostra, Vedete, quante
vesgioni, di, dovervi..ringraziaré sono, le mig.
aFe:non'sbo anco etto, tutto. Che . lo..al
«peofeninvi voi:di,.così presto, e desideroso
«@nizaoi di piaresmi negli altri bisogni ‘miei
per lo:imagnzi. vale. più;.£he ogni prezzo,
quando io ‘posso:averne. ope assai “Pep.
ché non ho ora costì Il nostro Avila, che
solea praowsrer: le ‘cose. mie. Ta: qual pro.
testa vostra io ricevo, ed abbraccio son
.iiamante, volentieri Da poteva aver: 8”) cosa
saleuzia.piùsgera di .questa., Ho. oltra,. tutte
ntjuesta: cose veduta. l'amor. vostra ia guar
Rab sti pplianzione della. Erepasitura; di; Las
{sia PANI che:: miandata:; TRI Yet. cche mi.fa
-aanteduto;di...6069, GA6:30/ intesa: pog: Arg
“RR Ara aa 0:; POlto o RasA: APIclA A
36 rie ed
tesa. Dunque rinpraziateri “07 #testd fa
min vecd:; che :‘io:’ron- biXb a farl6h
esté cart, come voriet. Farofidia ma
doi ‘quanto: meritate, ed :io‘tenttità’’ sotto’,
mou”solo per Quelli tanti -conti ;* mangi —
me con essi:#fcora ‘fer quello: della” sratf-
dé virtù vostea , ‘la ‘quale: amé-ed -'onoro
buon tesipo fa, ed aticorà etorerò ‘sé
gre. Manttovi ducati ‘cinque di ‘Camera fà
questa lettera, e tutto ‘a-voî mi préòfesì
sii dono. Alta ‘prima vostra’ lettera’ ‘stimo
ser risposto; rispondendo - #fta ‘secondi.
Delle ‘novelle ;;' che nell’una” e nell alti
mi scrivete, vi,rivigrazio , e ‘veggo, che îò
eouvengo far'questòo ufficio ‘multe volte;
tàa verametite:mi- pare averlo fatto” abba:
stenta. ‘State: sano. | Alli 21. di -Genttàjo
15209" Di Vinegiaio 0 i eni
+.0:'##1 ‘vostro, e se si-può , ‘più che tuttà
mostro PL B. i Gr
| 3
<À M. Carlo Gualteruzzi.
Le vostre lettere da noi aspettate,
oggi vennero, carissimo.il mio M. Cardo, e ci
hanno tutti rallegrati, che’ incomindiava
xi0: a temere alcuna ‘cosa di voi, vedeérido
taoto ‘tardare il:vostro giagner ‘in Roma:
Dunque iodato Dio di ciò, evoi fingra.
vato dello:avertene dato contezza. ‘Quant
to ‘silla mia medaglia ;- ella ‘è in-mano': del
mastro pernfornirsi : fornita l’arete, comé'
‘@esiderate :}:‘ la: quel ‘coss. aréi “fatto ant
?
O DI. M-. PIETRO \REMBO. .. 43
senza. la ricordanza vostra .:- A Mansig.
NEW}. di Ravenna basciaréte. «la mano iper”.
‘ae, molto. iu buona grazia di-S. Sire
comandandomi:, e mallevatore: ponendati’
tra lei, e me dil ciò; :che-.ie- buono: e’
affezionatissimo servitor le- SODO, sr 3ouao
‘© “Di Carlo arete da M. Gola, é.da M
Avila il:bisogno. Sallo: Iddio ,..che a.- mè:
ricresce' di: :cotesto impaccio, -.che:sì luny
gamente: mi. sta Sopra. ini ct
“- - Degli Annalisti v.ho' intesp’,, e ha My
‘Avila ragiovato sopra: ciò. Areì: «esro che’
pasciachè essi: vanno così’ minutamente ;,.(€
‘’ .con'tante arti cercando - ciò',- ché ;non-è*
ragionevolmente: il loro, eglino: si: rimanesy
sero scherniti.. Ultimamente -ho: lette ..he”
lettere .indirizzatevi, da Napoli.-.M..Avila‘
predetto non ne farà risposta. Voi amatemio
e tenetemi per bene, e compiutamente‘
vostro. State sano. Al terzo di- di ‘ Novem=
bre 1531. di Padova. i Ò
»
‘A M. Carlo Gualteruzzi .
.. Pazienza, posciachè altro fare- non. se’
ne può., Compare mio. caro, se Papa
Clemente è morto ,; N. Sign. Dio. il ricera
‘nel. grembo della sua. pietà:- Doglioment
mnieco medesimo , e con-yoi,; : il quale; #03
mo , che -speravate-alcuaa- cosa col. fargg
di; Monsig.- Garnesecchi ,. di. cui.graydes
mente in questà: parte: mi. piace . ruta”
quello... che ei mi.scrivete cthe segli Hipsb
“OT “nta deri.
"Porti nfed‘crhstintentente 4 presente sderia
li, e dorittaria eria''Fortutibi, ehvasiglicipett
“Béntemente ’e’‘imodestimente» sbarogi
"fietfa ‘} ae Hetai Sarete: contento
dolerniv“ néne tafio ‘0068085: di 1 elba
maniera, che si conviene ali’ affezione,
che io gli portò: Che: 8,S.‘Ha per venire
a starsi con noi, come dite, è ciò quel
“sold ‘confortò?, * che io ‘pigli: 1inc Questo
"Bajevole caso del Sigi und. Le culbiazioni,
“ehe 'da' ‘pdite di Sua Sigadria ‘miadate 310
_1éStitevo Come ‘cosa a: mE -tnélto care;
7@llo "itontro ” V.ESig: le protetta dimo
‘tatto ciò ; Che in mio potere 5°.) n ‘catisfa-
“zione è disposizion''sua; - Delle fiite chi
< on ‘Avviene, che se 'ne ‘ragioni piùz'sepil
Biuovo Pontefice nonsi sebie; e 6e-Anco egli
Nori si sente ésser!tale, che sperar se vi6 poste
Chechessia. ‘Stimo' averete a queittora>ride»
vuta la bolla della prima totsura- del
vostro Goro, la' quale'sei sarà verita
tempo mi piacerà. Il ‘inostro: nato a Veru-
li è somigliante ad'‘un’altio; ‘che ‘io vidi
R: ui pochi anpi sotio. ‘Del giudicio che;mi
Fire farsi costì del'Papa-futwro; ‘prendo
piacere, in quanto si regione di'tale; vhe
soleva già esseré ‘’gr&ude “€ stnguitar, aio
«go. Tuttavoltà dispongane ff: Cisl ai be
—B* e profitto del’ Cristianesiino. :: Lev vostre
i letere' mi “giùrigono ‘sempre-tosì'\vare , the
osBitina più, nè a gian -pertà: lantà: Non
60 di man 'lévaflemi, se io:-rivn te rileggo
più volte,‘ Siatdné* ritigraziato »istciza fin
i
Dire DIETA: AEMBO.
«ibtade guns» Goro rostro. sia hengza; atteri-
eBegbiziasimo allo seundio, sed. Pp.ua di
issuno, sipradente ME
Fano ritorsò hello
alibi 13h dOatohre .
Der ni
poni
Jptimi. esser. tanto, amato,, fueolo 8, Se
ibbda» questa novella tosto , e non si. péui
iseggimai. più; da, chi può ciò fare a sde-
ofitarsi in questa parte; che in tutte ‘non
ode già..io;,.che, si possa. Piacemi sopra tiit-
unito n che;S. Sig. stia, bene del corpo , c0me
-adite. Le profferte. che; mi fate così ‘dilci
n amomei dio Mons. Garnesecchi, i0 Te tidevo
oddi buonissima voglia. Renderete A S. Sig.
vfuelle. grazie, che, comostete ‘convenienti a
ogipdta vcostesia,; Della bisogna , dell'‘Attiico
«aio pdellac quale, pe di poggati ppi piango
#9, MISERIA. ANEDFRE iL:
ste la: minuta, vi ringrazio. Latta;ssauia,
cgrtesia., che gli si;.patrà: usare..d: 40torapt
s:senza nessun danno, vostnan:0i
I buoo .M. Antonio. JLomellipo, smi. DTS
cara. Se ”l.nostro Merenda .è ancera, 0a
‘salutatelo per me, e attendete a star.isano,
ip;.questi .caldi,. ‘quibus non, Fianzinira,
majores,, insieme con. la mia. QuoratanGhr
mate., Il vastro Goro sta.,bene x@ IMI panae
AIB 17» » di Luglio 1538. Ri Padgya:.ie 30
NRE ARTE . Al Rembp, YOGA,
La . si. co SZ
“smi” EGIZIA
“i! DE te
e
. *
Sig . mio, “Alla raccomandazione, che
Ù S. Si fa per Maestro Jacome. ona 95,
| rispondo, che V. Sig. ha merurma. et: Mizkura,
‘imperium sopra, tutte le cose mie, € che.
to in questo» farò, quanto, ella ordina».
TE e vorrà che io faccia. Ben le. voglic 108,
alcune cose a. satisfazion della consciens,
za mia. Ciò sono, prima | ka Ma eono.
è Fimasto solo er voler “usprpare, a no
ma Iene, Je toa Fi È e A
DI ‘MirIeTRO-“Berido. — == 44%
| ilefleriziato:;- che a ‘lui; che non:btfma it:
dit'‘rsénzegne 0° male alcuno , quando elidi
. toernanti“a utile:di chi-l’ha dette. ‘Poî. “vi?
ditò che quelle. cose: -delle ‘quali “esso: è
scaduto}e mne vuole esser rirnesso:nbn sin
cose leggiere , nè di peca’véluta., ‘perciocà?
- chè intendé ,-che v' è-certa -‘cusa | e ‘cértdi
giardino ‘bello ‘e grande; ‘été non: è da
tlo, ma da tenerlo per quello che-égH:
è, Siccome i' miei. informeranno. V.' Sig:
Ultimamente vi fo intendere, che quelle.
cose, che una volta sono scadute, non,
sono più mie, ma sono del luogo, al quale
un. buon ministro non le può, nè -dee ra-.
gionevolmente torre, e debbono ‘esser. delli.
suacessori mici. Nè io per'insià qui to mat
«volato dar via una spanna di-terra, chef
mi: sia venuta ‘it. mano, anzi‘iè ho piut*
tosto: io comperate del’ tnio ‘alcuna volta
di quelle, che sono statè vicine afle altrà;
della magione; e donatéle -a Téi, ‘e perciò,
‘benchè io -sia stato pregatò ‘dà’ più miei
amici a voler compiacere a M: Jacopo, nor.
d’'ho ‘però ‘mai volàto, fare, nè pensava if
miodo alcuno di farlo ; volendo continuate ‘
questa mia usanza di non torre ‘alla mia’
magione il suo, anzi avér ordinato, che
séhza rispetto alcuno si rituperassero; ©
certo , se quelli terreni o case fossero hent
miei particolari, non averei detto a V. S.-
se non una sola parola , che tion tengb io”
men desiderio di satisfare & . voi tutto' ciò
che ‘per me si può, di quello ché‘ eo:
.ORRETERB'INEDISE 20
viene alla lunga e fedele amistà è fratel:
danza -hosina, <a. quale -per.1ssitii Ndpetto
voglio sopportare, che non dirò - manchi,
qa: pure -divenga; im panie;alcuna;:mifinore,
«am Gouskiudo adangue sithaiquandesceg
buona sotdiafazione ‘e piena, di Ys: Sig. db
guess. giondare inmanzi questa:mj0; 0049989
T coriegienza:. ") buona. volorità ; Elo: cia.
ahmi, :che:eerto da altro::osipe itha:Ma
sie: fontirgò, mon derimai; do de: men
do-riceverò in-piacer grande:e singolar.de-
qioda voi. ‘e: se .V, Sig, «per. satisfarle- 9
«qualche «modo gli vol denare alcuna cpse,
4o0n: contento: the: ella gli pedferisci; il, ga-
ade quelli inoglii:;. per quanto. .io...zjiverò
enza pagarmi, né ‘mai.io, dosì.gli farò que-
itanza -0 effitteralcuno ;'pusthé essi. alla ita
igion ritornino;: «E .faccialo: Y. Sig. senza .ri-
e-tuttò : i: mio. è-suo / userà: sesapre.
Auando: poi -altramente .£0ss6 :.: Fiac en
“tenti ego volo: sed situi tu-visi Nellé: chi
duona: grasia:senza;-fine:m] divo.c Agli: %.
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«9:1GNen-ha isevo:tanto potere la tua: la
dassenza ch :cilaimi:tà ‘possa’ fare-id mo-
‘G o-ipétano:} chela non toda, ‘e. not :tt
be gli Né ‘in'tuste così: nojose.-fa*'
iché mil fa nfvodtare la: mia .forrevole-- ed
sìrgoglioss:fertuva, che ‘lx menforia- di ‘te
tiòt mè De rissunta in un'punto, e ‘sioco»
ine ‘dopo: impetuosa prosgia di Chbolte ‘osti
‘ato -nuvolette?bwol fate spesso anantmosò
SSote ;- ella: now::scacti ognt:mebbia : di* pen-
| «Bier» dell''animo!mio ; è la maia ‘turbata .men-
“dt dell'amatitudine degli-ffanni-; per mol.
dt8-che-sia, co’ raggi dellà* sua. delvezza*,
“Sita rischiari:: l'uno’ della: tua: lontananza:,
-&'éltro delle mie ‘alle voltè. troppo possenti
“tioje sbllazzo e ristoro-so@vissimo. -Mandoti
s‘tfir ‘un mio:soguo assai probato testimonio
"Coe io eredo ) di queste. parole,. opera
“sten ‘meno dell'amore ché io ti porto, che
Idella -inia-pena , e sio. non m'inganno
-piuttebto utile , che: ber vestita.,--pur- tut-
tavia frulto di: notte. ‘nom. molto. serena,
siccome sai tu, che sogliono quasi der u-
sanza del mio cielo essere le mie. Viene a
te per accenderti alla bella impresa, già
certo di che forza e consiglio sia l'alto e
| (1) Da un MS. del Sig. D. Antonio
Sforza. i
. | LETTERE INEKBITE -
uro animo tuo, e l’amore delle tue can-
didissime muse. Viene anche: per conoscer
più interamente con ciò quanta parte di
me stesso sia tu, ed .in fine desideroso eu
contento solamente degli occhi ‘e del giu-
dizio tuo, per satisfarti: piuitosto., che per
piacerti, non però senza rossore, siccome ‘
picciolo e. primo dono, e pargli ‘in così
rara. benevolenza essere ancora troppo tar:
do principio ; s’egli ti fie-grato, forse mi:
darai ardire qualche altra volta di non
sognare, se anche altrimenti gl’interverrà,-
piacerammi almeno:, che non ti potrà es-
sere stata di molta noja sì breve lezione, e
poi. essendo di cosa sognata, non te ne fie
maraviglia. Zale..
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e. 4 w” +3 Fa - tx >». 443
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‘A Papa Leon X.
4 Roma.
. (1) Lo giunsi qui lunedì, che fu a’quat-
tro, avendo posto nel cammino, che è
stato assai malagevole, meno di cinque
giorni. E subito fatto intendere a questa
Signoria la mia venuta, arei avuto 1l Mar-
tedì mattina udienza, se non che quella
ora era stata promessa ad un Ambasciato-
re del Turco, la venuta del quale, e altre
(1) Dal Volume primo delle lettere
‘dell’. Autore stampato in Roma da’ Fratelli
Dorico nel 1548. —.
246 20 ALBDIBRE i? Si
eose; che si- son: dette, .fanoo. aredertej
che: Turcd rirerato abbia atinb graside
sconfitta: dal -Sofi. Benchè questi:Sigmori dis
cato: ,' che per lettere: da (iostawtinopioli cs
raàccerti , il:Sofì essere .stato inferiore za cd
st Turco erimaso Bignate Aétta!Gamgiagn®
Ebbi adunque udienza ; questa !imattipaia
mella camera‘ del. Principe, così riehigsta
da'me, che: questa: Signeria: era gien dari
quela: nelle usate: lor: salev:unorstamen@e
mandandomi ad.:incootrare;; e accompagna
re da molti delle lor Sig. pier riveronsa
di vostra Santità ‘La. qual cesa io non:1v@
li. vedendo, che all’essero.io. genuto per
de: poste ,:‘e per pochi -di-levmolte.eeremo-
‘nie. non Mi.si dovevano , e. percioocha; sò
vera slato avvettite.esseré.o impossibileye®
+sommamente malagevolen sfeccar ::qaésta
Sign. da Fravcia perla openion, che.han=
1m0 di non poter per altra via sparar h
‘reintegrazion del loro; Stato:,..lar quale ope:
mione ha fatto le. radici alte nelle menti
d: questi. Signori, massimamente. che: lese
g@no certa la venuta .di quei Re,se pere
1 de, che io giunsi erano. venute. lettere
di Francia, con, le.. scritte: .delle: esertité),
che s' appresta. per l'Italia... che: molton gi
aveguo rallegrati,..bo giudicato :essene:5
diente propor.loro. la. cqmmission: dateibi
da--Vostra Santità molto risolata ,-c gigia»
da e mostrar loro. vivamente il jJoro.: dae
gio se mon accettano il. Cansiglio di lei.,'€
così postò in:.carta quello.;, che.ia E ">
LI
DI M. NETRO..BEMBO. 441
letu:iivea , sà. pèîr non: mancate (iù. parte.
alcuna delle casè dettemi da Vostra Santis
tà, è molto ‘più affiue , che-essi: credesse:
ito yiuehe. ia ;01: fossi venato con) materia bea
Ronsiderata :; ie -deliberata., :ilessii a ‘ questa
Sipislr:scrittura:, che ora te: mundo .a'Vdi
stra: Santità; la quali letta, «preso..i; Peano
idipe sempo:a rispondetmi:, conwenendosi
<trattar:-la materia prima ..ne'loro consigli,
Pure: egli disse allora tanto: come da; 3€;
«non: per. risposta , che vid. compiest;,': es
permi stato. detto il vero:) &: volez: questa
Signoria ,.0 -non accettati d'avcordo , 0" tie
rare la risoluzione allungo ) sperando: for
se: che "l: :tempo a mutare abbia Vostra
Sautità da «questa seutenzia. Perchè ho pèu»
salo’, 82. io vedrò. che fra 1. termine
me quale. potranno -avet diliberato , e cone
-sultato.;) cherquesta Sig.: non si risolya,
4’ andare in-Collegio, e dire, che io ab
bia în. commissione , che se passato quer
*3egiorni;iche fieno: stati: bastevoli a farmi’
risposta ,.essi: risoluti non si: saranno,
pigli questa îrresoluzion: loro. per negazior
mne, e mi-parta ,.e ritorni a Vostra Santi»
tà: da -oude:avendo io voluto significae
dero il tutta’, io.;faccia loro intendere, che
se'fra due ‘altri: dì seglino.imon.smi rispoar .
‘deranng; ie ‘mispartirò senza: dir loroaltra
“e: così farò se da’ vostra Santità non averò
‘muovo ‘erditie j e se--per.un briere sue,
the esplicasse: avermi così ordinato: Vostra
Santità rinforzasse: lo: ampormi j/ che sp nana
: “|
d45 LETTERE |
mi- lasciassi tirare in tempo, e gagliarda:
mente di nuovo m'’ imponesse il protestare
a questa Signoria , che si risolva al sì, 0
al no, altramente che io mi partissi, cre-
derei ,. che altro che. giovar: non potesse.,
Perciocchè io ‘non posso. in. tutto -credere,,
che quando questa Signoria, vedrà, che
Vobtra Santità faccia da dovero ella con.
senta mai di perderlasi, e.-ipimicarlasi. .
Duuque se Vostra Santità- desidera -trarré'
questa cosa. a buon. fine, non è:da ri.
metter punto il sallecitargli alla: risoluzio.
ne, e il protestargli, che ‘non si, risolven».
do essi, Vostra San. chiuderà la lega con
gli ‘avversarj ‘loro. -H Trivulzi Ambasciatore
el : Cristianissimo è stato. i. appresso
. mangiare alla Signoria, giudico per inten-
der quello, che. io abbia questa -mattina
proposto per nome di .V. San. Sua Sign.
ha mandato un suo Cancelliere a visitar-
mi, e ad offerirmisi, come Persona. di
quel Re, che è buon figlinolo di Vostra
Beatitudine. Qui s'è già inteso il tralta-,
meuto del matrimonio del Magnifico Lo.
renzo nella figlinola della Duchessa di-Car-
dona; e quinci stimano essere nata la
muova intelligenza di Vostra Santità cow
Ispagna. Bacio umilmente il piede ‘santigy
simo Vostro. A’ 6 di Dicembre - 1514. - Di
Vinegia. STO '
? } ‘ - %
EL alt AA
«d fi
DI M. PIETRO BEMBO; 4439
«su nie 4°, Papa ‘Leon X.'
> LISA ve ii Mi: ni : di
3SBIEDI Li A Roma.
Fila
e na. vt Te
=? To ‘sorsi a'6. del presente, ‘che pris
ma ; chie io proponessi:ti questa’ Sign. ‘tà
commîssivfidatami da' vostra Beatitudine
avea intesò' questi Padri esser molto fissi
riella lorò lega col Cristianissimo,, e mala
evole:; ‘è forse impossibile: cosa essere il
potergli smhovere da quel proponimento ,'
e dappoi ‘che io la piopesi loro, per la
| risposta del Prencipe “non ‘perciò :datami
>
pér ‘risposta, avea: comipreso'. così stato
essére- il vero. Poscia questi giorni sonò
stato: ptr ‘diverse vie certificato , che que
sta-*Signoria per. niénte non accetterà il
etitò , siccome quelli, che credono, che:
possibile sia ‘vietarla venuta del Cristianis-
sitib in Ifalia”, ‘e quelli ,, che tengono per
‘indubifato, che Vostra Santità, e chi si
tegherà: con lei sabbia ad essere ingannata
dal’ Cattolico. Perciocchè ‘hanno contezze 4
gltcortie essi‘tengono, certissime, che .il
detto Cattolico propone tuttavia per un
guo-Nuncio secreto, che egli ha appresso
H: detto Re, -la' restituzion del Ducato di
Méelano &Sua- Maestà volendolasi pigliar
pet: amica ‘pacificamente , con questa con:
dizione; che egli tasci questa Sig. e dico»
no, che anco l’Imperadore ha voluto ac*
cordo col predetto Cristianissimo con utile
Bembo Val. IX. 29
, | LBTSERR <; ;-
el Re. Ma, perfhè era. con, danno di: «que
sta Signoria , Sua. Magstà acceltar.a non l' ha
yoluto. Qode. se gli lenguno:, granamente
obbligati” s € An car di fede, non.gli. roglia;
no. Ha ua 10 debilitato. Ja, proposta. mia
ciò , che essi dicono ,, alcuni, di quelli. db
Vostra Beatitudine avere appresso la puri
mia. ‘da oma, detto all’ enliesciade dor .
questa Signoria se ad altrgi 5Ghe-se. a
cesi verragno jn, «talia, vpi. sarete, Fganeo,
6e.. Il che i lo slimo, non. sia Nero o ;0j6€:piia
te. vero. è, & qualche altro. modo 1a; 8849
eito da doloro, e 09g altro; SeMiIMento ,
che interpetrato non. è. siato, Sono ancor
enute lettere da Roma particolazi,; ha
dicono, che. .i o ho un’ altra. “00M UGIESONa
da Vostia Santità a parte 4. promeltére
a questa Signoria eziandio . Verona insieme
col rimanente, che promesso de. ho. Tutta
uesle cose accrescono difficoltà alla. mate:
ria diflicilissima da. se stessa, aggiunto
ancor ciò ,, che pensano, che Vostra,Santin
tà solo per odio del Re Cristianissimo,
tenti di spigcargli da lui, Perciocchè hanna
da alquanti mesì in qua continuate novel
Te. e dall’ Ambasciator. loro ip Francia +,8
dal Francese qui., d’ un malvagio. e accesa
gnimo di |. uella | Maestà incentro. vKestra
Beatitudine cagion déH' odio , che es di
cono, e nen perchè ella vegga. così. pala
sevole il suo venire in Italia, .come ella.il
fo e così ‘possenti se uni ‘gli AVVEKSAN
suoi, al wietargliele... V. Santità savissinr
DI M. PIETRO bEMBO. |. _4SF
sonsidertià Per" uesti rispetti ratti quantò
sia nedessariv, che'elli continui '#@veramen-
terla:sonizia della commission''datami .; ed
il protesto, che se questi Signori ‘non ‘ac-
cettario 1° accordo’ con Cesare 5 "voi gli la-
sèerete,.e potrete‘anco dirlo all' 'Ambasciar
tor loro’, mostrando di avere avuto da me,
the iò non isperi buòna ‘risoluzion della
mia proposta-, per trovate gli animi qui
cstinati, e se anco Vostra Safitità con, un
ito di commozion'd'animo, è querela 3
@hé ‘questa Sig.‘ non corbscà il buon :
vostro. verso lei, dirà ciò a' udllo Ambe:
sciator mal’soddisfatta miostratidosehe, fié
perarventure vie meglio, e perchè quali
ignorié niente ancor m'ha falto integd&
fe, o-ayer deliberato, 0 voler deliberate
ra la proposta di Vostra Santità. Questà
sbittina vo mandato il Beazranò ‘a’ solleci:
targli: dicendd loro , che se ‘cssi ‘nin si E
solversano .; io sarò astretto a partirmi,
così avendo in commission da Vostra ‘Bea:
titudine. Non ho voluto per'antora metter
fiano ‘a quel- protesto, che iv scrissi’ &
Vostra Santità avere in animo di fav loré,
che se ‘eglino fta-due dì nori sì risolresser
fo, io piglierei la ‘loro irresoluzione ‘ per
“ftegazione , ‘emi partire, aspettindo "iG
fis due dì risposta da-lei alle mid Iéitere;
Hinbomi risposto, che essi- si risol verarini
& fisporiderannomi. Il Signor Bartoloniniéa
Wlvino è qui tre:iì sonò, ‘e ‘staracci’ tré
ahis, Fa sué mostre di -Cavhtli- leggieri:aî
452 | LETTERE
Mergara, volendo riducerè il numero tut.
. to de’ cavalli di questa Signoria, che sono
assal più di mille, ‘a soli ottocento elettis-
| simi, come egli dice, che ha fatto delli
uomini d’ arme, avendogli e cassì, € ri-
messi a sua’ ‘voglia di modo; che egli si
crede pér. la somma di ‘ottocentotinquanta
cavalli aver Îa miglior compagnia s chesia
In’ tutta Italia, é meglio a ‘cavallo. Jerî
sera’ volle, che i io seco cenassi, onorani
mi molto ,per nome di Vostra” Santilà;. è
molte cosè ditéadomi da riferire ‘a’ let 3
l che tutte in somma tendono a questo finé,
. di dolersi, che ella non abbia voluto érèc
, dere agli amorevoli ricordi ‘suoi , e di € con».
è
fortarla: ora ‘a non voler fidarsi ‘in ‘altri
‘che iv questa Sign. Raccomandasi a * piedi
. di Vostra ‘Beatitudine. 1}: Sigoor Rénzo
eziandin è qui. ll Vescovo” d° Aste ‘Oratoà.
del Cristianissimo è venuto a’ visitarm,.
. siccome è servitor del suo Re buon ‘Fij li-;
. uolo di Vostra Santità, e servitore inse
me con tutta la casa ,'e famiglia: sua "di
Vostra Beatitudine. Parla della venuta del’
Re in Icatia assai modestamente. Io basciò
umilmente il'savtissimo pié di Vostra ‘Bea:
, titudine. Agli 1. di Dicembre, ISId: Dì,
Vinegia.
Li
PRC RP EF SE (0A Mb
AL) AI i da. LESPIZETE ESS DR) |
DI M. PIETRO BEMBO. — 458.
A Papa Leone X.
|. A Roma...
. To fui questa mattina chiamato da
questa Sig., la quale mi rispose avere inn”
tesa la proposta fattale da ‘me per nome,
di Vostra Santità questi passati giorui, che;
io fui alla presenza sua, e quella bea con:,
siderata secondo l’ uso di questa Repubb. ‘
alli loro Consigli rispondermi col Senato.
in cotal maniera, e ecemi il Prencipe,leg-,
gere una scritta di questa contenenza. &'
ciò è, che questa Sig. aveva avuta gratis.‘ -
sima Ja venuta mia, siccome di Ambascia=
tore di V. Beat., di cui questa Repubb.
è sempre devotissima stata, toccando, in.
parte la benivolenza .. mostrata da questa,‘
Siguoria per addietro all’Illustrissima sua
famiglia e come di Cittadiu suo, e perchè.
la proposta mia conteneva due capi prin-,
cipali, l'uno era la. pace con la Cesarea.
Maestà con lasciarle Verona, l’altro il man
car dalla lega col Cristianissimo per ynirs,
sì con gli altri. AI primo, dice questa Signa».
ria, che Vostra Santità sapientissima può:
ben considerar di prima, quanto sia a pro-
posito di cotesta Santa Sede, e suo, e di
questo Stato, che allo "mperadore nimico
non meno della detta Sede, che di questa
Signoria, si lasci l’ adito ‘di quella Città ,
da poter perturbar la Italia ad ogni sua
posta. Appresso che questa Signoria non
.
No
3° STI LIBIA Si TT
solamente non potrebbe credere di aver
ricuperate quelle:-Giîtà.; che restituir le si
vogliono, essendo-in.-poter dell’ Imperador
sempre che egli volesse, chiuder loro il
‘di ‘poferte soccorrere «né bisogni, ma
eziandio , ‘che:‘egli potrebbe ‘ tener: quiesto
Stato ‘continuamente ‘in. travaglio: ancor di
queste akro, che da Yierona ‘m.:qua ‘sino;
I secondo , che essendo::pempre-:'stato: iti
costume di: questa Sigeotia servar: fede «i
gollegati suoi:, «e. avendo: questa: : Repubb:
molte: volte. più tosto sostetter, gravisi
pini «danni chè: romper de leanze:;: -er-dé
eonfederszioni sive, ella non:ipuò. ora nani
care.«iin' cid; testificando a |.V. cSaht.,. che
dli:‘questo. Stato ella si può! promettere: "x
beneficio di: cotesta : Sanita - ‘e suo: nieno
timeno ;:the ellu possa ‘della. Patria,.:sua3
Questa:è la contenenza delia'scrittura, che
nesta Signoria ini fece legsere per risposta
li':-quanto io le avea proposto’ per nome
di Vostra Santità , con la quale le manda
i-Beazzano, che per nome mio le diràle
altre cose, che ho stimate esser degne del
la. sua notizia; Al quale siccotae ‘a bparno,
e fedel servo suo, € insieme e secreto, e
ingegnoso; ella si degnerà darle fede Bat.
cio.a \V. Sant. il santiss, piè. mòn: solo iper
- me, ma: ancora per nome di:trio.i Padne;
ghe al..tutto, se Dio gli concdde - tanto di
vita., wuol venirè a basciàrlo : in'- persona.
A°15. di. Dicembre 1514. Di: Vinegia. < :;
[9
. £ » .
À v' 3 MELI ed e n ‘ Li e.
Liu, f RI Qi: Mai 20 sis 1ì 3 1.3 -? IEETi: t: ° vd LD,
. el n
Di M. PIETRO BEMBO, 458
: È . SIOE . . < SSTIIRE, NA A e :
ia |. A Papa-Leone A; 0 i
«00000 vd Roma; i i
oe va na pig ge
cm Avatar db. del presente la. risoluzion
be.di questa: Sighdrià; sicconte ‘la . sera pet
Iò: Beazzane :scrisst a-:V, Sant; .:perciooch@
quella sera:stessa mi' giunsero dué brievi }
Funo,.che- n'imponeva,; che' io -bolleritasfi.
la risoluzione; e teneridosi. questo Signeria
sospesa; mé>partissi, © :tormassi..4. Vi: Sarity
l’altro:;.che':m tustassi com :questi'-Sigi' le
hberazion: dei Conte Cristoforo Fregapate
andai «la. mattina: seguente ‘in:..Collegio',.@'
mostrai loto prima il'brieve appartenente
alla:risoluzion loro , noti per soliecitarli.a
cià; ‘otte. s' erazio già risoluti, é‘aveano ri
spostd ;; uri peiichè vedesseto ; che se: ip
avea. per addietro: fatto loro instanza‘;‘chg
essi: sì risolvessero , era/ ciò stato: per: ordi»
ne datomi. da : Vostra Beatitudine, A: ché
nòn mi risposero ‘altro, se: nort“averta: gi
nbbidita:, e aver:risposto assai ribotatanitrb!
‘ te:z: per-won- tenerla sospesa ; benchè ave
sero::petuto irovar molti ‘colori di nou: rid
sponder: così clisaro. Alla: lettura: poi del
Beieve ‘del -Gosite Cristoforo -si- ristutirego:
tatti assai::dicemwdoui:;:iche::V. Santità pre»
card! la. libetazion:del’rmaggior: Diavolo:
affermandomi ;, che mar questo’ Stile . atF
ebbe nimico: più acerbo; più ‘infestò ,i più
‘grave di lui, e -che tutta questa Cità avea'
èpiù erudble uomo: «che vivesse: ‘osgidi‘>
-
452 - LETTERE. o...
Mergara, volendo riducerè il numero tut
to de' cavalli di questa Signoria, che sono
| assai più di mille, a soli ottocento elettis-
. sìimi, come egli dice, che ha fatto delli
uomini d’ arme, avendogli e cassì, e ri-
messi a sua voglia di modo; che egli si
crede per.Ia somma di ‘ottocentotinquanta
°. cavalli aver la miglior compaguia , che sia
in’ tutta Italia, € meglio a ‘cavallo.’ Jerî
sera’ volle, che io seco cetiassi, onorando-
mi molto per nome di Vostra Santilà;. è
molte cosè dicendomi da riferire a’ lei;
. che tutte in somma tendono a questò finé,
. di dolersi, che ella non abbia voluto «€rè*
. dere agli amorevoli ricordi ‘suoi, e di con»
fortarla ora ‘a non voler fidarsi ‘in ‘altri,
‘che in questa Sign. Raccomandasi a’ piedi
, di Vostra Beatitudine. IV Sigior Rénzo
eziandin è qui. 11 Vescovo d° Aste ‘Oratò@
del Cristianissimo è venuto’ a’ visitarni y
| siccome è servitor del suo Re buon ‘Figli-;
. uolo di Vostra Santità, e servitore insie-
me con tutta la casa ,'e famiglia .sua “di
Vostra Beatitudine. Parla della venuta del’
Re in Icatia assai modestamente. Io basciò
umilmente il'sautissimo piè di Vostra Bea-
. titudine. Agli rr, di Dicembre. 1514. Di,
Vinegia. SI 0
| | PETIT
cor
DI M. FIETRO-DEMBO. — 4b
teròca V. Sant. Ho per tutto quel. digror
| ritratto, che non ne faranno cgsa ;alcuna,
ed a questa Signoria duale: fino, all ampuna +
clie se Je richiegga, e addozaandi. questa
uomo, parendo, loro, che. ingontanente , |
che egli:sia fuori delle prigion loro, .tulta <
1 Frigoli ne abbia a dover esser. tormens ‘
| tato. peggio, che giammai, e. stia, poscia,
per lo continuo.in calamità,.e.in fuoco «s0)g
solo per costui. Nel vero, Padre Santo. questa
Signoria ha gran cagion di temer. del. Cony
te Cristoforo, che è stato.a questa Provipy
cia. tutta un nuovo Acelia. da Romana,
Nondimeno ho fatto ogni pruova per nome
di vostra Santità affine di rimuovergli (da
questa -loro. credenza; noh altramente;. che
sel detto Conte’ fosse un Santo. Qui.s' ha
novella .il: Reverendissimo . Curcense essere '
ito.al. Re Cristianissimo. L'Ambasciator. di
questa Signoria che andava in Inghilterva,
e doveva, partire il dì dinauzi, jeri di res -
pente cadde appopletico e .temesi abbia. g
rimanere debole: d'un braccio. .Ali” altra, '
che va in Francia, e’ doveano andare in».
sieme, è stato rubato per somma d'otto-
cento Fiorini d’oro di cose, sue, che erano,
in. salvo in un monistero, Credesi sia ciò
| stato tristo ‘augurio deli’ andata loro, Al;,
T.Inglese è stato eziandio inisto. avvenimen»
to: Manda ‘questa. Signoria alla. Reina di
Francia una corona di ore con un Balascig,
e.una Perla :in pero, .che dicono. valere |
più :di trentila. Sorini; donano ezianilio gs -**
d._
SQ
ed = è
454 SITISSLETTERE STE
solamente non potrebbe credere di aver
ricuperate quelle:Gittà:, ole restituir le si
vogliono , essendo-‘in poter dell’ Imperador
sempre che egli volesse, chiuder loro il
passo di poferte: soccorrere né’ bisogni, ma
esiandio , ‘che.‘egli :potrebhe - tener. quiesto
Stato ‘continuamente ‘in. travaglio: ancor di
questo akro, che da Yierona ‘im -:qua sono;
I secondo ,. che essendo: :penipre-:'stato iti
costume di: questa Sipaotia servar fede zi
gollegati suoi:,-e avende:: questa: Repubb:
miolte volte selptto più: testo sustetter grati
pini «danni ,, che romper de leanze:;- e dé
eonfederszioni sue, ella non.‘può. ora mani
carevin ciù, testiflicando-a :-V. -Saht.;. ‘che
dli:‘questo. State elle si può' promettere:''a
beneficio dr: cotesta Sanita : ‘e suo: niet
timeno ;:che ella possa ‘della Patria, :8ua3
Questa-è la conteuenza delia ’scrittura, che
nesta Signoria inà fece legsere per risposta
di quanto io le avea proposto’ per nomea
di Vostra Santità, con la quale le manda
3} Beazzano, che per nome mio le diràle
altre «cose, che ho stimate esser degne del:
la. sua. notizia, Al quale -siccotae a buaro,
e fedel-servo suo, € insieme e secreto, e
ingegnoso’, ella si degunerà darle fede Bat
cio. a \V. Sant..il santiss, piè. mnòn: solo iper
| me, ma:ancora per nome di-tiiio.i Padre;
ehe al..tutto, se Dio gli concéde tanto -di
vita., wuol venirè a basciàrlo : in° persona.
A°15. di. Dicembre 1514 Di: Vinegia. < ::;
siate IT. ca giiat di: Leb.
Lutti... 4-1
dA
PASO
DI M. PIETRO DEM BO: . Mg
” 1 a 0) i te 000: £/ senile SF
7 ‘i n <f . . ‘ . i , & 2
© 0! A Papa Leone ine cit
ai tre pe. Qi Roma de ea
v dra . n I° ° ne
OCT x“ #
L te 1°
:. 'Jeri sera-alle tre oce dinette giunse;
ri Flavio. col Brieve di Vostra Santità dei
15: in credenza delle lettere di Mbnsigeor:
S. Maria in: Portico ,- per le :quali-«ua Si,
guorià mi:dimostra la: debita. alterazione
. di ‘Vostra: Beatitudine per la novella :datale
da mne del mia nun ‘isperari. buona: risblu»
zion da questi Signori. Percliè ;mandato io
questa mattina per Messer:Alberto Tealdinb.
ecretario intimo di - questa’ ‘Signoria.,: gli
diedi e il Brieve di Vostra Santità , ‘e la
lettera «di Monsignor Santa. Maria in. Por-
tico , :che le mostrasse ‘alla. Signoria con.
quelle parole; che mì parvero fare al pro:.
posito, e dissigli “alquante delle novelle da:.
temi: da-sua Signoria. Non volli ‘avdare io:
în Collegio; sì: «perchè avea: già il Lunedì
presa licenza: da ‘questi: Signori, e sì: pere
cioochè nen mi pares alla ‘Maestà di Vo-.
stra ‘Beatitudine--convenirsi dopo la lora
risolazion fatta.a vostra Santità' il tornare
più ‘ad essi. Era. con: Flavio: venuto un Cav
vallaro spacciato «dall'A mbasciator loro.Laon-
de:oggi hanno. fatto loro consultisopra queste:
cose.Credo incomincino un poco a ravvedersi,
che hanno preso errore ‘a credere, che id
avessi nuova commissione a parte. E veg:
gono, che le mie profezie incominciano a
te vero: è » & qualche aliro moda sia,.susa
eito da eoluro, e con altra: sentimento ,
le?2*
enute lettere da Roma particolari. che
ie vo venire in Italia, come ella il
DI w. PIETRO DEMBO. | 4%
sonsideretà' per Questi rispetfà riti quant
sia necessario , che ella continui'severamen-
te:la:somzia della commission''datami ; ed
il' protesto, che se questî'Sighori non ac-
cettano l'accordo' con Cesare , voi gli la-
seerete ,.e potrete anco dirlo all'’Ambascia:
tor loro’, inostrando di avere'avato da me
the io non isperi buona risoluzion’ della
mià: proposta, per trovare gli animi qui
ostinati, e se anco Vostra Soia con, un
psico di commozion'd'adimò, è querela 3
Ché questa Sig.‘ non conbscà il biion'volét
vostro verso lei, dirà ciò a' quello Amba,
séiator mal'soddisfatta mostratidosehe,
le
eravventure vie meglio , e perchè su
Bignoria niente re 10° ha fatto inte e
re, o-aser lane » 0 voler deliberate
ra la proposta di Vostra Santità. Questa
silttica Na mandato il Beazrano ‘a pieve
targli dicendg Iuro , che se essi non si ri
solveraano., io sarò astretto a partirmi,
così avendo io commission da Vostra Bea:
titudîne. Non ho voluto per antora metter
fiano ‘a quel protesto, che iv scrissi &
Vostra Sanità avere in animo di fav lord,
che se ‘eglino fra ‘due dì nor si risolvesser
10, io piglierti la ‘loro irresoluzione ' per
fiegazione , e-mi partire, aspettandò "i
fr due dì risposta da lei alle nic Tettere.
Hinnomi risposto, che essi si risolverarino;
& sisponderannomi. 11 Siguor Bartolowtased
Wlviano è qui tre'dì sonò, e ‘staracci’ tre
altri, Fa sué mostre di Cavalli leggieri:'a
452. ‘0 LETTERE o...
Mergeara, volendo riducerè il numero tut.
. to de’ cavalli di questa Signoria, che sono
| assai più di mille, ‘a soli ottocento elettis-
, simi, come egli dice, che ha fatto delli
uomini d’ arme, avendogli e cassì , € ri-
messi a sua voglia di modo;. che egli si
crede -pèr.la somima di ‘ottocentotinquanta
°. Cavalli aver la miglior compagnia , che sia
| in’ tutta Italia, € ineglio ‘a ‘cavallo.’ Jeri
sera' volle, che io seco cenassi, onorando-
mi molto per miome di Vostra’ Santilà;. €
| molte cosè ditéendomi ‘da ‘riferire a’ lei ;
, che ‘tutte in somma tendono a questo finé,
. di dolersi, che ella non abbia voluto crè:
, dere agli amorevoli ricordi ‘suoi, e di con».
fortarla ora ‘a non voler fidarsi ‘in ‘altri,
‘che in questa Sign. Raccomandasi a° piedi
. di Vostra ‘Beatitudine, ‘IV Sigior Rénzo
. eziandin è qui. 1 Vescovo ‘d’ Aste ‘Oratoà
del Cristianissimo è venuto’ a’ visitarmn \
. siccome è servitor del suo Re buon ‘Figli
. uolo di Vostra Santità, e servitore indie:
me con tutta la casa ,'e famiglia sua “d
Vostra Beatitudine. Parla della venuta del’
Re in Itatia assai modestamente. Io basciò
umilmente il sautissimo piè di Vostra ‘Bea-
, titudine. Agli 11. di Dicembre. 1514. DI
Vinegia.
2° 8 st . ",
VI
« . . -* . cntieà
3 LL
*- 14 E.
si ,
. . . . NESPIL : net
LUPA I ' . lied . . ICE OVFIEPR 2346, bio | I
: nu DL è
DI M. PIETRO ,BEMBO.
no, nè. aneo a. ;sua. Santità. Ho adunque
voluto: non soppatiever più:le mie lettere,
e- per Frarcesco, :che portò .ia., Vostre: Sis
guorie le prime mie, gliele mando. Io fa-
. rò quanto scrissi per lo Beazzano dover
fare, se altro da Nostro Signore, @ da Vo-
stre Signorie .noo. arò. Il. quale. spaccio
doverà essere qui per. tutto, domani. lo
sono di quella stessa openione, che° io
era., quanda io- ispedii esso. Beazzano. Nè
mi. muove di sentenza. la. :pertinacia. .di
questi Signori, nella qual sona ,,.. come .io
stimo, più per quelle notizie. avute da Ro-
ma. che. jo. dico , che per altro, benchè
jo intende, che con tutto quello essi on-
deggiano, e ngn sanno che farsi, Il Signor
Bartolommeo Alviano m’ha in Padava mal.
ti. vezzi fatti per riverenza di Nostro Si»
gnore... del qual Sig. e di Padoya molt
case a. sua Santità porterò. Certo. .il. detto
Siguore molte .lode merita, il quale se
tise poehi auni appresso, e non si. parta
di..quel luogo, farà quella Città tanto for.
ta. che noa. si potrà disiderar più, oltra
Ghe.le fa ancora altro giovamento. da molte
‘ parti., A_Vostre,.Signorie bascio la mano,
A?.33, di Dicembre 1514. Di Vinegia. _.
Wi.
sr. tile 4a
-. + Ricevute le ultime lettere di V. St
risposta del’ Beazzano, che fu'a’ 27. dé
passato alle. tre ore, mandatemi dal Sere:
nissimo Prencipe, per le quali V. Sign ni
conrmetteva,, che io senza ditnora mì. art
tissi, e tornassi a_N. S, per non dar teri
alla commission sua. Ja tallina segtier
ispeditomi delle mie bisogue particolari, é
domestiche fatta collazione entrai'in barcà,
e fui a Chioggia non prima, che ‘la setà
a notte, per. molio contrarie vento, chi
soffidò quel giorno. Salito poi a Chioggià
per le poste, e affrettando il cammino),
avendomi il Beazzano scritto, che io vé
nissi tosto a Roma, parendomi’ pure utì
bel fatto il correr per questa marina quan-
to poteano i cavalli avacciarsi, io fui benè
il Sabbato di alle 20. ore qui iù. Pésard
ma così stanco, e battuto, e rotto, che 7
mi accorsi, che le staffette non sono' ope
ra da vecchi, anzi: per dir meglio mi con
fermai in questa openione, che accortò
me n'era io molto prima, che iv da RomA
“mi partissi. Passai quella notte non senzà
qualche alterazione di febbre, né mi gio»
varono le carezze, ed 1 vezzìi fattimi €
Madonna Emilia, che nel vero furòn
assai. La Signora Duchessa nostra era zi
DI M. PIETRO BEMÉO, 458
A Papa Leone X.
n". «1 Roma.
= Avuta a'15. del presente la. risoluzio»
Be di questa: Signoria; siccome la sera pet
lò Beazzano serissi a ‘V. -Sant, perciooché
quella sera stessa mi giunsero dué brievi ;
l'uno, che m'imponeva, che io sollecitassi
la risoluzione, e tenendosi questa Signoria
sospesa , mi ‘partissi, e tornassi a V. Sarìt.;
altro ,.che ro tustassi con questi Sig. lx
hiberazion' dei Conte Cristoforo Fregapate;
andai la mattina seguente ‘in’ Collegio, 6@
mostrai loro prima il'brieve appartenente
alla risoluzion loro , non per sollecitarli 4
eiò, che s'erano già risoluti, e aveanori+
sposto, ma perchè vedesseto, che. se io
mrea per addietro fatto loro instanza ,ché
essi sì risolvessero, era ciò stato: per ordi»
ne. datomi da Vostra Beatitudine, A. che
non mi risposero altro, se non averla già
mbbidita , e aver risposto assai risolutameni
- te:; per: tion tenerla SOSpesa s. benchè aveé
sero ‘potuto trovar molti colori di non: ris
onder così chiaro. Alla lettura poi del
leve ‘del Conte Cristoforo si risentirono
tutti ‘assai -dicendomi:, che V. Santità pro»
euràva' la liberazion del'maggior Diavolo $
e più crudele uomo. che vivesse ‘oggidi';
ai andomi., che mai questo Stnto -ntirf
ebbe rimico più acerbo, più ‘infesto,. più
‘grave di lui, e che tutta questa Città avea
gb6 . €17 SLORTBAR 4 PI
So la predette Signoria i per n0ntesret anzio:
da Roma sempre aspettato, cha: 19:40; press
ponessi: quell'altro. pertito, sicanmne commit
sione avute: da'-S. Bent. di parte». AG:200PÀ
fossi:torhato alla Siganrià c:© Aresti; ore
accennato, comunque si. volesse colesta, ess
si serebbon confermati in: taite.Je altre cor
se,;che hanno. avuto da: Rama, ;€;;speziale
siente-in quella, che N..$. mon: sia. pes
. sspiccarsi ida .loro così, come 406 hba:}ex det
to, auzi-che S, Sant. nen possa. fer. senz
esci, € si sarebbon peravrventuara:levati dany
to in su con le speranze loro, che 4rebhoy
woluto essi. esser pregati-avendo ad secetta:
ze .il partito: Laonde mi -parve.dìi tacerla;
quanto a. quelii Signori : «estimanda ehe
poi di costa: si potesse :ciò-. fare: con: più
| yiputazion: di mestro Sig., e’ più: lopp siti
tà, conciossiacosachè : 11 dar: oro ansa da
imsuperbire: sia il danno di quella Repukbr
£ vero, che avendo ioia cenar quella mes
desima sera, che io. ebbi le lettere vostre,
© fu l’ultima; che io in Viuegia ful,.m
casa M. Luigi Soranzo Genero di M. Peo;
to :Cuppello,; che è del. Consiglio. de'..X. dj
Quale: anco vi si.dovea:trovare., e'.trovorì
tisi termina&udo alle quittro.ore. di matte
det detto Consiglio , «mi ‘parve: opporinnò
dire :alui quamto .V..$. mi :commettera,
siccome da ‘me, e con modo, che ciò nea
gli avesse:adalzar più. offerendomi; fe
to era buono a fare cosa alcuna, .che ‘pil
DI M, fIETRO ‘BEMBO. 469
césse loro, chè essi ‘m'adoperdssero, Ja: qua
COM tatti indizione ; stimo: via eda ford
stata “atcettatà “con: poco frutto. Scpissi ano»
éto‘Signorè: tilella - sera , th 10.ida: Pado»
dactitoraaî, che fu:‘a°:23, il :Sigs Renzo as
st seiiato è Roma. Il':che:non fu.vero,
ra fu-apréva fino da: quelli -Sigitori, ie
fusi dive , @ oredere; siccome: cosa: vera
#Miile: molte , ‘afffae che non'.si..saprsse:;
chè eeliné ie riinandavanoin Crema, tes
#hEfido non'egli potesse essere :ibtrapreso }
‘ritenuto in alcun taogo di: quelli, per
diQquali esso .a passare: avea. Di che ne so»
opeltevano alquanto. ‘Mandarenla: con mob
td 'Ritidenva ; avendo di Lombardia ;aleuni
sétori ‘avati:;;che- gli: .confermarono. vie
più in'’ana speranza, nella quale già eras .
sibi :e ‘ciò: è, che umo delli confederati con
vostro: Sig. s'avesse a spicoar da lai, 0.4
mbb:‘ehtrare in lega cen $S. Sant., ‘e pare;
che questo sia il Doge «di Genova. Anco
di:N::S.: non: hanno mai. tenuto. quello’,
the iv' ho. protestato loro, © stavanne: al
tir:amio di-buona voglia. assai. Ho valu»
Db -dar:questi:-pochi avvisi a V..:S. per let
tere ;:poichè io portargliele a -bocca. così
tetto, cnme.io volea, son passo. Alle, out
brascha grazià. bascio. la .. mano: ‘pregandola
miti ‘raccomandi a Mous. nio. de'Medici, éd
al mio Sig. Magn. Bascio i piedi-santissimi
ali nostro Sig.:H primo di dell'anno 1515,
4 e de IRE LI è £-
454 SSWA SLETTERE ST
solamente non potrebbe credere di aver
ricuperate quelle Gittà.;‘:che restituir le si
vogliono , essendo-‘in.-poter dell’ Imperador
sempre che egli volesse, chiuder loro il
passo di: 'poferie: soccorrere «né bisogni, ma
esiandio , ‘che.‘egli :potrebhe ‘ tener. quiesto
Stato ‘continuamente ‘in travaglio. ancor di
ueste altre, che da Verona ‘m-qua sono;
I secondo ;. che' essendo: :pemipre: stato: iti
costume di: questa Signoria servar fede xi
collegati: swoi:, e. avendo: questa: Repubb:
molte volte elpito' più tosto sostetrer, gravis!
gini: -danni ,.chè:romper de leanze;: e dé
eonfedertsrioni..sue;, ella non.‘può.: ora man:
cave.in' ciò, testificando:-a :.W. -Saht.,: ‘che
dii: questo: Stato ella si può: promettere: "a
beneficio di: cotesta :Santa Sede, ‘e suo:nien»
timeno ; che ellu:possa ‘della’ Patria, :sua:
Questa -è la contenenza delia scrittura, che
questa Signoria mi fece leggere per risposta
li' «quanto io' le avea proposto’ per noma
di Vostra Saatità , con la: quale le manda
1Beazzano, che per nome mio le dirà-le
altre cose, che ho stimate esser degne del:
la. sua. notizia, Al quale siccotae a buona,
e fedel-servo suo, € insieme e. secreto, -@
ingegnoso:, ella si degnerà darle fede, Ba:
cio. a \V. Sant..il santiss. piè;non: solo (per
- me, ma:ancora per nome di mio. Padre,
che al.tutto, se Dio gli concede tanto :di
Yita., suol venirè a basciarlo : in'- persona.
A°15. di. Dicerabre 1514 Di Vinegia. | :..
RIGATA A La
La. e dd “.. 2 <. HI N .
RAZZA s7 dl s090) ne. 4 è VAL pb? i CUI.
VESSERI:
DI M. PIETRO BEMBO. O:
feci. Benchè io in ogni modo farò quello,
che. gli. promisi di fare, che nen vorrei
mi tenesse per uomo di parole. Segua poi
giò che si voglia. Mandai la vastra,.a}l’Al-
yarotto in mano. Piacemi della Naumachia,
Salutatemi il Fausto, e state sano. Mopsi:
gu. Reverend. Salviati cenò Domenica mey
£o, e vi saluta molto amorevalmente con M
Tommaso Giunti insieme, A’19. Oltob. 1530,
Di. Padova, une Ce ua
» «© di M.. Gio. Battista Rannusio. .. . ;
--.- Scrissi già alcuni di, Rannusio mig
garo., alla Serenità. del Principe circa la
condotta dell’Alciato, quello ch'io. n'intenr
deva ,.e ne sentiva, astretto da. alquauti di
questi nobili Sis. Oltramontani..E com'’ias
tesi, per ordine di sua. sublimità fu dato
baono indrizzo , che ’1 desiderio loro con
g'unto con grande ogore, e utile. di que-
sto .studio avesse. il. suo _. fine. Per. ancora
a}ieate è stato fatto, avendo.1 Signori Ri-
formatori promesso al Rettore, e ad alquan-
i de’ detti scolari, che furono a questo
«fine a Venezia, che. per tutto il. mese pas-
sato l’espediriano. Ora s’ è inteso, M. Frag
geschin:da Corte aver mandato uno sgolg-
. ao Piemontese ai detti Signori Riformatori
‘ e' specialmente al Magnifico M. Sebastianò
° Foscariui, proponendogli fo Alessandrimo,
che. lesse a Tucino , con. ampio, mandato
di condurlo , non per altro rispetto eleHie
ds
SSIS LETTERE SIT
solamente non potrebbe credere di aver
ricuperate quielle:-Città:, che restituir le si
vogliono , essendo-'in--poter dell’ Imperador
sempre che egli volesse, chiuder loro il
passo di ‘poferie soccorrere né” bisogni, ma
esiandio , ‘che:‘egli :potreblie ‘ tener. questo
Stato ‘continuàmente ‘im. travaglio. ancor di
ueste: altre, che da Verona im qua sUn0;
I ‘secondo ;, che essendo: :penipre-:stato: iti
costume di: questa Sipaotiv servar fede xi
gollegati swoi:,-e :avende:: questa: Repubb:
miolte: volte elptto” più ‘ tosto sustetier, gravisi
pini «danni ,-.chè: romper de leanze:;: vedé
eonfederszioni.-ive, ella non:ipuò. ora nvan:
care. ciò; testificando a ::Y. cSaht.;. che
di‘ questo: State elle. si può' promettere: a
beneficio di: cotesta Satta : ‘e suo:njens
timeno ;-che ellau-possa ‘della’ Patria, :sua»
Questa-è la contenenza della’scrittura, che
questa Siguoria mi fece leggere per risposta
i: quanto 10 le avea proposto per nomea
di Vostra Santità , con la: quale le manda
i Beazzano, che per nome mio le dirà-le
altre cose, che ho stimate esser degne del:
la. sua notizia, Al quale siccotae a buara,
© fedel-servo suo, € insieme e. secreto, @
ingegnoso: ella si degnerà darle fede, Ba!
cia: a \V. Sant..il santiss. piè. mon. solo iper
. me, ma:ancora per nome di-mioi Padre;
ghe al.tutto , se Dio gli concede tanto :di
Yita., suol venirè a basciarlo : in’ persona.
A°15. di. Dicerabre 1514 Di Vinegia. : ..
na .
Li . Lgs. 8 MEGA) » e. io “u ? £ vu’ ,
a et Do diata/® Gil o ali di DD;
nu DI M. PIETRO SEMBRO. 4T.
voîet; che quello onorevole: partito non sir
lasci; è firà dar fide atta ‘richiesta ‘onestisa
siria’ di questi ‘scolari; desiderosi dellè
Buotie lettere je buona dottrima.: Ma. tuts
fivia per fe ‘invite cecupationi di sua subli» .
iità, fa: forse ‘Blsosuo che ciò le sia ricor
dato. Fa qual cosà vi priezo: e -astringoy
che’ siate contento di fare' a nome mio.eotk
sua Serenità voi. Tatendo la maggior difs
ficultà èsser net Glarissimo Foscarini, e per
questo rispetto il Corte gli ha inviato il
Piemontese, il’’qual Foscarini non' so come
par che sempre abbia avato in odio tuttà
le buone lettere in'ogni facoltà. Non dirò
ditrò , siete’ prudente, :sbécorrete ancor
voi per la parte vostra al bisogno, ed'ono4
re di questo studio, sictome fo ora io4
che senza niun interesse mio nè picciolo.3
fè grande (che non vidi mai ‘l'-Alciato'Y
piglio fatica, estimando esser ‘mio debito ,,
essendo Veneziano, il così fare: Sopra tuts
‘tb raccomantfatemi umilmente - in: buon
grazia di sua sublimità.' State ‘sano, e salt.
tatemi i clarissimi; € valorosi ‘M.: Nicedè
Tiepolo, e M: Gasparo Contavigi, ‘imnolto
amorevolmente, A” 7. di Luglio 1532, DE
| Padova. | Pi
»4 A M. Gio, Battista:-Rannusio.: |» |»
. *
2 aftgyio 2 4.0
*.. Vi ringrazio grandemente -M. Gio: Bat
tista ‘mio caro, del dono, the fatto-m'are-
te; delle-balle orazioni di Cicertinb vio»
“72 03 DUPIERB è +
mamevte impresse, e de'dae libretti. volgas
yi, parimente- ora impressi. delle cose del»
Y India; e Moudo nuovo. Ed ho presi da
voi questi presenti, non con meno obbli-
. go., che: ssixmi aveste donate un bel
cavalio da dugento scudi, come. dite; Pen-
, so abbiate voi fatto tradurre in volgare.
questi libri dello. Spagnuolo, e.certo sona
bene, e gentilmente tradotti. Credo tutta-
via avervi ritrovato un errore nella carta
63. dalla seconda facciata, dove dice:
dico, che s'avanza più di sette mila leghe.
.H che non è possibile, che poco più è tut-
‘to il circuito della Terra. Stimo debba.di-.
xe settecento leghe, e così dee. essere nel-
lo nolo. Sarà da far correggere quel..
| lì, che not sono ancora venduti. Sono sta...
to salutato a questi passati giorni a nome.
di M. Giacopo Caroldo Secretario;, vi pre
go a risalutarlo altrettanto amorevolmente
nome mio. Parmi esser molto molto ob»
‘ Aligato a sua Signoria, che sempre l'ho:
veduto molto cortese e gentile verso me.
R:cconmsandatemi ancora al Magn. Cancel-
lier grande’ Messer Andrea de’ Franceschi
più che assai, Attendete a star. sano. Fa-
retevi dare a M. Gio Matteo Bembo l’in-
ventario de’ libri Niceniani in carta buona
legato ia raso eremesino, con la coperta
‘sua. H. quale io ebbi dai Signori Procura-
tori, e ponetelo nella libreria, senza farne
parola con alcuno, che partendo M. Gioi
Matteo ,. non .voglio che’l libro resti fuori.
DI M. PIETRO “BEMBO. ———$€$98
Ho -riavuto il Dioscoride antico, “lo: porte»
.rò ‘poscia io con gli altri, ch’.io .ho. Salu
«tatemi tutta casa vostra, ma appresso .il miè
chiarissimo, .e valoroso. M.- Marc Antonio
Cornero, e M. Lodovico Barbarico.: A*.25,
Genn. 1535. Di Padova. ci... |. .
. ent e
AM. Gio. Battista Rannusio. ...»°
Ritornato jersera da Praja, dove an.
dai per esercizio, «€ per aprie l’occhio;
ritrovai le vostre lettere, per le quali imm.
tesi la morie della vostra .cara. consorte
Madonna Franceschina. La qual novella
mi diede quel dolore, che ella dovea, amans
do io voîè comé onorato fratello , e saperi
do per esperienza di quanto affanno. ne
‘sieno queste separazioni. .Che quando sia»
‘mo oggimai vecchi, e-più a bisogno ne fà
l’ aver dolce, e fedel compagnia ce ne vegs.
giamo privare, è cosa molto lagrimosa,;
ed acerba. Pure, poichè altro far non se
ne può, sarà ufficio della vostra pruden>
za, che in tutte le altre cose solete usarè;
accordarvi cul voler del Cielo, e darveno
pace siccome sono più che certo che fare
te. Vi avrei voleutieri veduto qui per un
giorno, siccome mi davate speranza di do-
ver fare, e stimo vi saria stato a profitto
l’aprir alquanto l’anime vostro . rmchiusg
dai dolore, col riveder gli amici vestri;.
Ma poichè "i vostro Paalino vi. ritiene;
pazienzia , fatelo almeno come :egso. sul
45 È SOTISTRARER® E I
fibero, che vwigiorer® ed io nOi aticenròà .
tugotar‘canténto, Mes; Michel ide San
Michele ‘nostrp*. nor: é-ventito:. £s aspelso
con desidetié. Nostro Sig," Diet: maso
ton gli altri vostri. Strté sano; che addeba
rato credo ‘siate assai”, € salatat, consotalit
dola è nome miò , ‘la ‘Magnifica Madomsa
Tomaris ‘véstra “madre: A° t0.»di° Marro
‘1536. Di Padova. 7 ai ji
pre RCOTEe 1,
[°
L.A
NILE
Fato DPI ala Pri
e A M: Gio,"Battista: Rarmusivi
SCNPE STA IDEE STE
no, mi piscè ‘e piaceràmimi ancor più,
che facciate ogni cosa in accomodarlo di
tatto ciò ch’egli:da vot vorrà.:Quanto al
Clemente, ch'egli v ha’ detto, ‘che indi
lzisciate scriver più ,' perciocchè 1° eriginale
è qui, esso dice il vero, chie alcume così
di Clemente son qui, ma'non ci soné
tà oréuata le quali facevate trascriver&
Però vi dico, che forniate di farto traseris
vere ad ogni modo. ‘Scrivo a M. Girolamné
Quirino , che satisfaccia la spesa che avrés
te: fatta in detta scrittura. Ho fatto Je’ vé:
Sire raccomandazioni al -Reverendiss. Sant
Croce ; it quel vi risaluta itarito più wolett
tieri, quanto ‘eglîi dice esservi tenuto‘ di
cortesia usatagli‘da-tvoi in mostrargli la:N%
breria Nicena, per una lettera, ch’ egli vi
portò di M. Giovan Lascari, che di ciò vi
pregava. Dinque: saprete ora, ‘chi sna Sig.
Revefeidibbiina sie;B-certo-prudentissimidy
DI M. PIERRO REMBO. == &70
&é:ben: :dotto, 6 molto. valoroso , e. religio
so.-Signoré,.: Con Mongig. l'Arcivescovo, Un
salense oggi ho ragionato. buona. «perra.,.
#ei., e dettoli;; quanto, mi. pseragiae pes
conto suo. . S' io potessi: Pido ,£
Posso , 9 avessi: più entrata , G: LR
forse ‘mi, sarebbe. egli.di vero n
molto benemerito di . questa, Santa. Sede.
State sano, e baciatemi Paoline, e saluta |
temi M. Tommaso nostro Giunta, e M,
Michele di San Michele. A. &;di. Marzo,
1541. Di Roma.
«d M. Giovammatteo Bembo. G).
VEE, 53
--Figliuolo carissimo. To ‘avea intesa. la
novella del rimaner del nostra ‘M. . Luigy
alla. Doana di mare .due dì avanti, che ig
Ja: vostra lettera avessi dal Clariss. Oratore,
che se ne rallegrò meco, la qual. cosa my
è stata carissima , come dovete vedere, sebr
bene io nol vi dicessi, e me .ne rallegra
eon vei e con Marcella, .la qual Marcella
voglio , che s'allegri con lui da parte miay
Mi rendo certo., che averete. continua :al-. .
legrezza -di. quel. figlinolo:, che sempre mar
strò esser buono e dabbene ; .e. converse»
vole e atto alla civilità di quella; Repub,
Nastro Sig: Die lo «prosperi di - bene 49
14 . €
vee
1.0: iti
-( 1) Dalle lettere di div-Autori il Zembo:
reco-edimpresse dal Sarnsouinazioh4 8a.
N
99 . pawvaLRISBBE mora 0.
meglio: Delli, partiti ,..che. avete di mpritar
M. Lorenza, mi piace: ma più. .mi ;piace
il sug quimo, ed anche il vostra, col.guar
le state :suspeso a questo per rispetto dei
tempi assai difficili e sospettosi, che. cor:
tono. N. Sig. Dio vi consigli. esso al vostro
peeglia...Saluterete-la Eccell. del Monte a
. mame mio e diteghì s che io l ubbidisco n
‘ pon usar inolto. cibi grossi , benchè jo ab;
bia assni.huone stomaco, e che: io mi guarilg
assai -da i-frutti con l'esempio di, Galeno,
e me ne trovo bene, imperocchè dappei:
chè io fo.-questa guardia, che sono intor-
no ad otto anni, non ho mai avuto feb-
bre. Ho delle podagre , che tutta questa
‘state mi hanno dato:.noja, :ma solamente
ne .i piedi, Jo ho sempre amato malte .il
R. Card. Cornaro, avendolo conosciuto
pieno di bontà .e di prudenzia infin da
molto giovane, e di singolar viriù, e son
per amarlo , ed onorarlo.a mio poter sem;
pre; sarete contento visitar S. Sig. Rey@-
rendiss. a nome mio, e molto raccomazi-
darlemi. Della riprension fatta da. voi al
l’ Amico, mi piace assai, poich’ella ka
giovato , come dite. Farete bene. a. consi
gHar suo figliuolo a cominciar ad attende
re agli onori della :patria., che. oggimat
è il tempo, senza i quali onori un geutil-
uomo Viniziano non è mezzo. Lo lo ama,
‘e desìdero.il ben suo. assai più, che nap
fa esso medesimo, State sano..con tiniti, :li
rostrh Alli, 24. dirlyglio 1546. Di Roma, -
- _- DI M. PIETRO ‘REMBO., 479
è Vastro quanto Padre P.. Card: Bembo.
“-.‘ Poichè l' Orator' vostro ‘qui “mi “diede
da ‘nuova del vostro M. Luigi, e rallegrose |
sene. meco e voi rallegratevi con M. Maria
suo figliuolo del suò esser rimaso ‘Camier- .
lingo a Verona, il'qual Oiatore si porrà
in questa Corte molto eccellenterdente,
amato ed ouorato da- ogiuno , ‘e sopra
tutti da Nostro Sig, il quale-sempre lo
n
vede voltentieri, e' gli comunica le cose.
più intime sue , é ‘lo ama e:stima moltoi
od
A M. Giovammatteo Bembo. sa
Mag. Figliuol ‘cariss. Quanto al venir.
vostro a Roma a vedermi, come il succes=
sof vostro sia venùto al suo Magistrato ,
#i rispondo, che poche cose più caré po»
trei avere, che vedervi. Ma vi -ricordo
chie I venir a Roma la State è cosa perico-
losissima , però vi dico, che per niente noà
“vi mettiate in cammino avanti Settembre
ed anche al fine suo. Sono stato tanto sen-
za questo piacer di rivedervi, che potrò
ben star questi pochi mesi ancora, e: così
‘voi, di riverler me. Ben vorrei, che mi
mandaste al ricever di questa lettera; che
avete avuta da Mad. suor -Franceschina da
Zara, della qual mi scrivete, che la ve-
“rel molto volentieri. ‘lo'sto bene:, lodatò
‘sia nostro Sig. Dio ;-benchè molto invec-
ehîato come. vediete réenendo-qui: arlosiàs
i)
4 o A iv 05 - or |
ciiè' polif' essere’, ‘che i ijnel tento ,' chè:
otréte venir'voi a'Roma', io potret' vettit
verso ia‘:cdn N. Sig.-che fa pensiero molts
fertiò ‘di essere 'per il dì -d' Oguissauti
Treoto' al Concilio. L'altr*-jerl- sua è Sans
creò sette Cardinali, ‘de’ quali due sonò
aè6ai amici niiéi, e ‘molto singolari‘; e same
tè , e ràre &'dotte persone, tra’ quali è il
Rev. Don” Gregorio Cortese, che fu : per:
citqui anni Altile a S: Giorgio Maggiore —
sella Pattia nostra. Salutatemi Maréella;:@
Atteridete a star sani. Alli 5. di ‘Giugne'
1542. DI Romiai ii 8
i ‘Bembus pater.
«#4 M. Giovammatteo Bembo.
Figliuol cariss. e: Mag. Dio vi salvi.
Sond ‘stato ‘Huesti di con molto fastidio per
conto vostro, ‘intendendo questa. nuovà
raerra Turchesca-, ed ‘ultimamente : partai
ton mastro Michele ingegnero, che fa.ques
$ti passati mesi: a Zara y° mandatovi dalla:
Signoria, il quale mi disse ‘ molte buons
cose di ‘voi, e nm fece buonissimo stimo
Questa matting poi ho avuto: vostre. Leu
&o0 la: deliberazione; che avete fatta di man
dar Marcella è Venezia con’ la. famigliudà
la ‘picciola. Sarà ben fatto. non. perche.
dubiti di pericolo alcuno di quella città,
ma è buono in ogni caso avere i suoi de-
boli da rimedio in sicuro-luoge.-Piacemi ,
che Lorenzo sia nel Galeone, e chetAiti
DI M. PIETRO. BEMBO. 479,
se;igia. con. M. David £ si pori. bene. No:
stro-Sig. Bio di conservi. Come, dite, Avete,
assni...der,.sostro; a. Scotto. la questa quer:
5a, «da. quale: spero terminerà con. Tipatàz
208” della Patria nostra, e. tosto. lo , S1@
assai. bene. Attendete a, 8t8r. sano vol,
Dogliomi, che. ‘sumo, il. vostro. 8UCcessore.
Hon. dovere andare.a Zava a questi temple,
-0nde voi più lungamente starete. da doi
lontano, la. qual, cosa sm’ ineresce più. ‘che
assal:; ma-rimetliamoci in. Dip s 850 sapé-
rà e ‘potrà consolarci. State.sang, .&.saluta-
temi la Signora Contessa, Alli. 20. Bettemb,
1597 Di: Padova.
Bembus pater.
203»
A. M. Giovammatico Bembo. (1)
” Molto, Mag. e. cariss. ‘fglinolo.. Vi ren»
de grazie: della promessa, che,aygle fatta
per me a M, (irolamo Quizino circa, la
dote, che io do ad. Elena mia figliuola RC
a;suo fighaalo Francesco , che-ha .ad ess
cer.sun marito. Quanto altimore, che ave.
tesarnio «di non: perder: con questo il vo:
‘stro credito ;con. IMEsO , VE NE, €$CUSO .mpl»
to::valentieni:;- ma veggio, noudimena , che
Marcella. ha. avuto miglior giudicio, «- che
vai. Dateri buona voglia; ghe: se. 0 demax
‘x < 4 153 vu n 4 "t 3. "a: "15 vari "4, 3 vst
s Dalle lettera da Dl. “ori
du s i o vÌ id ha ladoi “die SIOE avi ù ar tt si,
40 air Ledidit CIA
uri venîssi a morte, avrete ad'esser tatigfati
to, se it véstro' credito fosse: diéce vote»
tanto, quasto è; ma io spero di tassarto,'
e farvene contento, di mato mia'con budi’
na e'grossa visura del'tempò’; ‘ché "E “pas
satò pert'mia fmpoteuria, o ‘almeno ' pet
mia incortodità: Stàte ‘sano; ‘A’ 13: di Géa-"
miajo 1543. Di Roma. sa
. tue. 1 0 dh
. ) . . . . < n .} - i. “, Re «3 .
A Medesimo. |
"a hi . [I . " 1° . a ” "Li
Molto Magn. figliuolo. Penso, ‘ché’
ià avrete fatto pigliare la possessione . del
ieficio di Casale, perchè le difficoltà;
che ci erano, saranno state levate per
‘lettere del Reverendissimo Cardinal Pisano
il quale, come per le altre vi dissi, ba
scritto ai suoi, che si levino da partito,
e lascino l'impresa, perchè non haunò
ragione in esso’ benefizio, e il suo Vicariò
di Trevisi non l’ ha potuto conferire , es:
sendo vacato in. Roma' per morte d’ub
Cameriero di N. S. Se pur tion l’aveste.
ancora fatta prendere , non tatdate più,
acciocchè non c’intervenga qualche altra
difficoltà. Fate opera di averne licenza da’
quei Signori, e mandate a pigliarla, ce:
me la ‘prima vi scrissi e fate difigeo=
zia d’ intendere se ci è da riscotere qual”
che parte dei frutti, o fitto d’esso
benefizio , ch’ è da credere che qualche
cosa ci sia da riscuotere, perchè buona
DI M. PIETRO BEMBO. 4Sa
parte de i fitti si suol pagare a Natale ,.
e-ancora. dappoi Natale; ed essendoci da”
riscuotere , fate, che si riscuota altempo,.
the si deve pagare; e se quel Giustiniano.
al quale è stato il benefizio conferito , né
avesse riscosso alcuna parte, dimandatela,
e fute opera, che vi sia restituita, per-
chè non avendo ragione nel benefizio, còè.
me ton ha, non ha potuto riscuotere, nè
ò tenere i frutti d’esso; e nel resto
rete secondo la prima lettera , che ve ne
‘ “Sono stato astrelto a quiesti di scrivere,
tina lettera a V. M., che lè sarà presentatsig
in favore d'un M. Federico da Bozzolo, il
quale vorria, come uomo di guerra, avet;
soldo dali’ Illustriss. Signoria. Îo gli rispo-:
si, che la Signoria non suol. dar soldo
niuno, se non a tempo di guerra, e quan-
do ha bisogno, pur non potei negare d
scrivervene; nondimeno V.M. quando sar
ricercata , faccin in questo quell’ operà
che le parerà conveniente, ed onesta di
fare, e nen più oltra, che non mi curo
che essa se ne scaldi più che quanté
giudicherà , che sia da fare, e le piacerài
ò ne Tho veluta avvettir con questa.
lutate Marcella , e state sani. Di ‘Roma.
A” 23, di Nov, 1643, "”" << —
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Bembo Vol. IX. 3:
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A.M. Giovammatteo .Bembokit) <<
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L'allegrezza ,: che mi scrivete amer
ricevuta. del bello: ed. onorato Breve, "che
«N. <S. a voi, e a Marcella s'è «deguato. idi
scrivere ,. rallegrandosi delle nozze.a que-
sti.dì celebrate fra voi,.e la sua benedi-
zione dandovi, e lunga prosperità :diside-.
randovi,-e.dal Cielo pregandovi, .il qual -
Brieve m’avete mandato a.vedere, m'è mol-
to cara stata. Piacemi, che a questo prin
«ipio della vostra compagnia abbiate sì buo-
.0+augurio, e sì buona . arra di doveme
.@ onore e conteniezza ciascun di voì rae-
cogliere per, lo.tempo, che è a venire: co-.
me. si dee credere e. tener, che sia la vo-
lontà e il priego fatto a Dio dal Vicario
del suo figliuolo in terra. Di che tutto .mi
rallegro con l’uno e con l’altra di voi,.e
rendone oltre. a ciò grazie a S. Sant. con
.Ja lettera, che fia in questa, la qual maù- —
dlerete col primo cavallaro a Roma. Fia
bene, che Marcella, visitando Maria e Giu-
lia, prieghi la Badessa di S.Caterina a far
con .ie sue Monache divota orazione a Dio
per la salute e felicità di Papa Leone;-ed
anco le dette sue sirocchie dovraono fare
in ciò altrettanto s e ancor più , in quan»
to elleno sperar possono, che S. Sant. mi .
i)
asa
(1) Dal II, Vol. delle Lettere dell'Autore.
I
| DI M. Mifrro REMO: 488
doni modo di poterle accompaguare ono;
ratamente ancora esse) il che ‘fare pari-
mente disidero, acciocchè etie escano al-
tresì di quel rmsonistero, nella guisa; che
“® Marcella uscita. Basciercte la: Sposa , :e
‘starete :sano. A'15. di Novembre 1519. Di
“Padova. ;. . . se | i
«+. «4 M. Giovammatteo Bembo
x |. «fifluditor. Nuovo. .
.- «Benchè io non creda bisognare, dove
si ‘tratti delle cose del -Cavatiier degli Ohi-
zi mio carissimo compare, che io il vi rae-
comandi, pure per più. soddisfazion mia
vi priego, che elle ora vi siano raccoman.
.date oltra l’usato, e tanto più, quanto ia
son fatto certo, che il suo uvversario ha
tutto il torto, e contra ogni giustizia gli
‘.dà fatica davanti .al tribunal vostro, il qua:
Ze è Gio. Paolo Trivisano. Dunque sarete
contento. levar questo buono e cortese.
gentiluomo di questa .noja senza indugio’,
€ favorevolmente per amor mio. Le altre
«wolte -vi soglio raccomaudar ‘Je cause a giu-
‘stizia, questa volta vi raccomando la cau-
8a .del Cavalier separatamente, e vi -priego
a diliberare in favor suo; perciocchè 10
80 per-vera scienza , che la giustizia tuttà
è con lui. State sano, A°20. di Novembre
1529. Di Padova, .
aa
#)i:2 iii. tonla:” i n
484 LETTÈRE
A, Madonna Niccela Donzellg.
‘delli Duchessa dî Fertaral' o
‘°. (x) To ittèl da mé' stimato, ché vet
vi foste d’ogni mio infortunio doluta, 4îé:
came colei, la quale io, e per la riverenè
za che alla Signora Duchessa’ porto, e'pét
la vostra tnolfa' virtù amatido è onorattio
fome sorella ,' ceto sonò , che f° abbiaté
n luogo di fratello altresì. Tuttavia. lo “4°
feti voi ‘preso pensiero di “fartbene certò
er le vostre Ietteré , n'è carissitho' stato”
indlta gratia ve ne tetido , e' sei
brieghi degli afflitti hanno potere ali
tuto col cielo, io il priego, che esso tosta
mi dia occasione di rallegrarmi con -vot
. dii'aleuria vostra altrettanta consolazione ;
vanto mio affanno è questo, del qua
ra meco vi dolete. A tutte quelle ‘vostre
fentili e dilicate compagne sarete contenta
fàccomandarmi , se m’arete perciò prittà
raccomandato grandemente a voî stessa. A
zr. Genn. in Venezia. © °
(1) Dalle lestere di diversi Autort
stampate in Venezia nel 1544. 8. per Peo-
lo Gerardo,
Di mM. PIETRO BEMBO. qbi
A**%
Ota mè il. wiio Cristallo più caro, ché
tutte le perle degli Indiani mari: e ceto
pietosamente fatip avete a dargli quella 7a-
rità, che gli avete dato; e quella compa:
gnia. Sallo Iddio , che nessuna cosa um.’
na, mi può tanto, cara essere, quarito quesì
certezza, e gaperetelo ancora up giorno voi,
se Lora saper nol potete, Nè cosa alcuna hi
inai letta d’intorno a simili casi grande, <
alta, e riaravigliosa, che io non desider
a. qualche tempo di pareggiare, è l'animg
non me ne basti: pure che ne faccia prc
va quella pietà; che sola nèl mezzo. de
guio. cristallo fia sempre in ogni fortunaa
‘dp ogni occasione, in ogni tempo, Dappols
chè ia a V. S. rion serissi, ho fatto sopra
ian cortesissimo è dolcigéimo sogua d’ nog
di queste passate notti tre Sonetti, i quali;
pereliò sona aucora migle rassettati, mi
giservo a mandarsi un altio giorno insit!’
ine con qualche ritrovamento pet le vo:
èire scritture, conie mi ha detto per vesti).
nome Eu. Jo. Come M. * sia partito pa
Vinegia , verrò a farvi riverenza: alla ati ;
mercé bascio la mano, e il mio cristallo
le raccomando:
riot A ° mrtie mit ° . r di ta 3 ° *3 Pali 3» n. ” v <F
. . » . t . - # .
sta , . . x n. . P "
LARE 0 or rn. Lai ta : “ki: : 4 Ù
° . - ” AGI
. ‘
2 ‘ L LAT .
Pe ti. PA | € N ni ,* . v. a°% t TA è < 4” o <a que.
” ” i di i . hi - “» » Cal « a
alle. 0° CRITERI e
. . + .
. 1
A * * * ° i di dr
lo ho affanno delle vostre noje: forse
not guari meno, che voi, nè può esser.
altamenti , così ha voluto e vuole. il-mio.
detino e il grande obbligo, che .ie vi hoy
earò sempre; ma: oltre |’ affanno. delle
vistre noje bh’ ho più altri, tra i quali.n'è;
wo, che io penso, che voi.vi prendiate.
sgravezza di. non ‘potere far lieto il ‘mio co-
‘e della vostra cara presenza , quanto for=.
te-areste- fatto ,-se dal. vostro le : presenti
naje fussono state lontane. Il .che:se così
3: -pregovi a pensare, che: niente: può
movere' un péusiero , fermato a così dn-
"are tutta -una vita, l’ affanno di'pochi
H.,- quando bene ciò fusse affanno ,: che.
non è, se voi con lo vostro affannarveng.
non: lo fate. Io ebbi, e ho, e spero d'aver
iempre quello che' io ho voluto, e voglio,
* vorrò continuo, e di ciò mi contento.
Se voi ora vi prenderete pensiero di ‘ma
fer questa, cagione, «crederò che non vi
tnga contenta -l’avere:di- me quello , ch'io
Cedo avere di voi, e mi tiene contento.
A****
In questo punto io ho riverentemente
le vostre lettere ricevute pure dolcissime,
come sogliono essere le cuse, che da voi
vengono, € piene di quel mele, che sole
I DI M. PIETRO" BEMBO. . 487
ne” fiori delle vostre parole si coglie e non
altrove. Ringrazio V. Sig: della nuova, che
mi date della restaurazione vostra delli
due termini di terzana, della qual terza-
. na fo niente avea inteso, ed è-ciò stato il:
mio’ migliore, che -peravventura intenden-
dolo io, a me sarebbe ella venuta. conti-
nova. Solb-intesi‘ del: favore: al mio M.
Lodovico dato, delle somme virtù: di- V.
Sig.’ infiammatissimo, anzi più tosto tutto
‘fuoco. Rendole- eziandio grazie delle sue
care proferte , e conosco non aver parole
pure ‘al debito di questa riconbscensaba-
stanti. Quanto a'miei Asolani, io porto -lox
ro‘una grande invidia per più rispetti,.essi:
non -sperarono giammai , che tanto di. fes
licità. dovesse esser la loro. In buon punto
. @glino nelle: vostre mani vennero. M..Lo-
dovico*mi scrive; che a loro-non- fa più:
| miestier d'uscire ad esser ‘dal mondo lettày
per aver-gloria, che più di quella, che
‘essi già. banuio , a loro venir non può, e
— dice il vero. Io adunque di pensare alou-
na altra cosa procaccerò, che. a voi per-
venga, come questi sono pervenuti, acctoc»
chè ‘quella felicità, che io aver non. posso,
abbiano almeno le mie scritture. State sa-
na. Alli 24. Luglio.
A’servigj di V. S. Pietro Bembo.
« A
vw»
406. osr-iarc
Ai Mag. ed Eccellentissiimo
{Wu M'Javopa Sansosizta, >. +.
LL; Fort a hi ori dee
sità ©, Tagan caro ad intendece
api ‘ÎSa la mina, che di ch
anno. passelo er l'amor 0 che.al»
AMOr
da. palorsi con TI, effetti . mostrare , che
è mi occorre dirvi altr,
se popo che. be atlendiate a conservarvi . sano.
Di Roma, Alli 33, di Ottobre 2546,
iron piaci pronto P, Card lembo,
> lestere di diversi. Autori al
pd ell , raccolis dal dal Sangovino, :
Di MN, pierho dEMto. 489
A M.-Giovan Giorgio Trissino(1)
Perchè io now fui mai di così piccio»
lo ,. è ristretto animo, che piacendo a chi
“st ‘sia alcuna delle cose mie, purchè geo.
til persona fosse, per bella, o di valor
. ch'io la tenessi, gliel'abbia negata, veden-
do che V. S. ora mi niega una delle non
‘ ln talto sue, nè di tiolto prezzo, nos pos-
so nen istimar, che vero. sia quel, chè
mi scrivete, ch’ ella vi sin per alcun im+
. portantissimo rispetto' cart. Però assei mi
duole averne fatto richiesta, non
lo sia rimaste ingannato di voi, il quale
sempre ho riputato esser gentile e valoro-
tà persona molto, ma sì bene perch'io sti-
mo abbiate -sentito alcun rincrescimento,
che vi sia stato bisogno negar a me, che
& voi nessuna cosa averei negato, una rt
chiesta così leggera. lo stimava, pregandovi
a donarmi le vostre rsgioni sopra la meda-
glia di M. Anton Niccolò, quanto io vi
spiaceva , privandovene, taoto piacervi,
rimanendovene obbligato, credendo di voi
quello che in me provo, cioè, che nessas
più utile guadagno si faccia, che donande
ene, e che non si possa ragunar più ric-
(+) Dal Segretario di Pamfilo Per.
SICO,
«x LETPERBO . Mo
co tesoro, che di buoni amici, e con que-
sta credenza vi scrissi, e perchè sappiate,
che non minor cagione ha -mosso me a
pregarvi di quella, che voi -ha mosso a: ne-
| garmi questo priego ,-dicovi, che questa
medaglia ba la somiglianza propria d° una
donna , che vive, la qual io assai onoro,
ed'è quella, che io ho chiamato Berenice
nelli mici Asolani, in modo--che più ca.
ro-mi saria. stato, che compiaciuto me ne
aveste, che qualunque altro dono io aves-
si da voi potnto ricever a questi tempi:,
‘ tuttavolta nessuna cosa voglio da voi cort
vostra gravezza. A quanto dite, che -Vale--
rio venne in contezza di questa : medaglia
per voi, .e che diece anni sono, che:de-
siderate d’ averla, perch’io m'ho- posto in:
animo di credervi quanto scrivete , voglio.
stimar, che Valerio m'abbia voluto ingan-
nare, piuttosto che pensar, che - abbiate
vol voluto usar meco questi infingimenti
o menzogne. Se io ho preso error in giu.‘
dicare, che voi aveste chiesta. la -medaglia
a- M. Auton Niccolò per ‘me, e di cià v'm-
cresce , increscavi, ch'io abbia -credato,
che .siate di cortese ed alto animo, perciéc:
chè d'un basso, ed avaro cuore non |*a-
verei creduto. Delle offerte, ‘che in ogni
altra cosa mi fate, vi rendo. molte grazie)
ma. poichè in questa, ch'io pensai che non
fosse la maggior del mondo sono:stato po-
co avventurato con voi, .perdonatemi, 6e
più mon. surò per farne «prova... :
Y
DI M. PIETRO BEMBO. 490
. TE
+3? '
| Lettera del Bembo © ©»
al Conte Pietro Navarro ‘a nome
del Cardinal Egidio. -
Li giorni i passati raccomandai a V.
Sig. le ‘cose della mia Abazia di 8. Leonar-
do, ed insieme la mia Religione; al pre-
sente oltrechè io la visito volontieri con
mie lettere, le scrivo per raccomandarle Mes.
Pietro da Campo Cittadino e Mercante
Napolitano, pregando V. S. che sia conten-
ta per amor mio difender lui, e le -cose.
sue nella mutazione di quello stato, che st:
spera per la virtù di M. Illustriss. di Lau:.
trech e vostra, sia per succeder- in breve.
Inoltre, perchè qui in Padova si trova un:
fratello di questo, chiamato Antonio, al
presente .Rettor di questo studio , mol-:
to dotto in leggi, e costumatissima e pru-
dente persona, e atta a regger qualun-
que importante Magistrato le fosse com-:
messo, quando V. Sig. si degnasse spender
della sua autorità, per fargli aver in Na-.
poli alcun offizio, secondo che da M.‘Pie-
tre suo . fratello - le sarà ricordato, a -me
saria quest’ opra di V. S. gratissima , ed
ella benissimo collocheria ogni suo beneti-.
cio, al che fare di cuore la prego e gra-:
vo, © se.in questa-cosa parerà a V. Ss.
ch’ io sia troppo ardito o molesto , ue dia
o) detinii
la. 'colpajardo- Messa, ‘ehe gucettapda agiafi.
mi così .sivertente , mi. dà. ogdi. h aldanza.
e. sicurerza con dei, alla quale, di RAP,
li. reccomaadlati e. me sempre rACCEMANA Oi:
Di Padova a’ :21. d'Aprile 1A8d.:
AI Cardinal! ‘ii .
f:
<A M Giorgio Balleono 04)
‘a ERANO | 2! vw.
Vi ringrazio, Mi. Giorgio mio. cara.
dell’ cip rino effetto del.vostro cunere, cha
mi. mostrate nelle vostre. leutere, rall Ki
devi meco della nuova promozione.
Sign. fatta di me al Cardinalato, il quale
affetto avrei io conosciuto da me senza le
vostre lettere. Quanto al venir vostro a me
iti li conti, che avete a fare con la
mera Ap. io sempre vi vedrei tanto vo:
lentieri, quanto persona, che i io veder po-
tessi; ma vi prego a non vi pigliar. tanto
disagio e sinistro, ci rigedrem pui a Roma
n tosto, se a Dio. piacerà. Ho avuto di:
Spagna dal Sign. Consalo Pirresio due let:
tere di Sua M. al.Re de Romani suo. fras
tellp, e all’Oratore.l’Onden, in raocomar:
derione mia , sopra la bisogna delli Pr.,
ecritte letinamenie, tanto affazionate, che
smo:
4) 2 Della lettere. di diversi Axiori rac-
colta da Arzo VESTITI Gig A dc ITAL
. tit tei i I LIE tt
\
L20000. DI Me SIRNPHO"FEMBO, 49%
‘non’ rei stpato desillerare-aHa::metà favos!
révoli'‘tuanid sot. Mi : strive? esso Siga
Cotsalo, che i Sìy.Luigi-* ha ‘ciò:vperato,
i? quite ‘pare ini sia’ faito :: sario molto
caldo. Di tutto ciò: simo u tei tenuto, che.
mi avete:e- mostrato. quello, che io ve ne
potessi sperare, e favorito, © faticatovi
erchè io l’avessi. Vi mando l'esempio
delle lettere dî Gesare,: che 60 non cre
dereste, che fossino quali sono se non
le vedeste, Attendete & star: sgno. lo son
iuîtò vostto, e spero, che N: Sigx-Bio mi
darà ‘poter altuna cossa un di a beneficio:
ed onor vostro. A°* r4. di Aprile 1589. Di
Vinegia. RISE È 50000 ce al
(i * © + Pietro Card. Bombe
‘ I” EI 1) ce MENTE
ci "o - ‘n RI TUTE, sj
Sarei ventito ogpì -a - fave ‘a’ V. Sig
riverenza, siccome era nun. 10 qual più,:@:
it debito, o Il desiderio mio, ma comechè
sia, l’umo e l’altro éra' grandissimo; e ina
finito, se stato non fosse, che una di que»
ste notti mai -destai con certa ‘offesa nel!
collo tale, che: 10 ora muovere nel posso;
se non cor ‘talta la persona, e antora:male;
cosicchè mi ‘dà noja non poca; : Gredo; sia;
“ (1) Dal-libro-secondo» delle ‘lettere di
div. raccolte da Bernardino Pihos: --. 4
do4 40 "LRTTRRE 0
stato.-un sinistro di :torta, ché certo ha
an torto avuto ad esser venuta ‘ad assi»
firmi a‘questou tempo, ma essa comincia
da poca: ora in qua ad avvedersi dell’er:
rore; e pare.che s'allenti, -e procacci: di
partire; il che fatto, io tosto a V. Sig.
verrò, che stimo sarà fra due dì, esse
più ella tarderà a partirsi, pure verrò che
‘non voglio appresso. l'offesa del collo che
vi s' aggiunga ancora quella del ..cuore
che. suole. essere molto. più grave, quan-
tucque elia mi sia oggimai :sopraggiunta,
posciachè in tardo il venire-a basciarvi la
mano più -he io non vorrei, perchè verrò
ad egni modo testo, se non per altro ri-
apetto, simeno per guarire di questa. se-
coorla offesa. Qui è grandissimo caldo, nè
jo per me ho mai sentito il maggiore, che
tutto mi sento ardere, ed esser fuoco;
mon: 10, se voi cotanto ne sentite, io ‘pen-
serei di no per niente, che avete più om-
bra costi, che non ho qui. io; senza che
maturalmente meno sentono il caldo le
duane, che gli uomini -nòn sogliono sen-
tire.. Alla buona grazia .di V. Sig. bascio
la mano. i
A*4**
Vergognavansi due Sonetti questi : dì
partoritimtni: dal mio Peasiero divenire a: V.
Sig. innanzi ,. siccome rustichetti , secondo
Pietro Bembo.
- atri STA E i cn
——=— =»:
DI M. PIETRO BEMBO. | 49b
il.luogo, dove essi nati sono:;-e male ve-: -
etici; ma-io-ho dato loro ardiîre, accertan»
doli,«che nessuna altra.cosa è bisngno di.
portare a voi, che fede, della quale. essi
dicono, che son. piéni. Vengono adunque
a. V. Sig. rassicurati, e seco arrecano «104
‘cauzonina pure oggi nata. a gara del v0-.
stro: Yo pienso, si me muriesse; ma tue
‘tavia essa gli fa riverenza, e conosce chia- .,
ro, che le vezzose dolcezze degli Spagnuo-
li ritrovamenti ‘nella grave purità : della.
Toscana. lingua non hauvo luogo, e se
portate vi sono non vere, e natie. pajono,
ma finte .e straniere. Piaccia a V. Sig. di
non lasciare, che i detti versi eschino delle
mani sue, né. similmente altro, che io le
mandi fatto di nuovo per lo innanzi, per»
ciorchè suole a me rade volte avvenire,
che io quella forma lasci nelle mie rime
invecchiare, che io do loro nella primiera
scrittura, e molte macchie scuopre e ma-
mifesta- il tempo, che l’amore, e il caldo. .
del parto tiene altrui ricoperte e .nascose..
Questa grazia s'io da V, Sig. impetrerò, . prù
sicuramente dell’ altre cose le. manderò di.
giorno in giorno, alla qual cosa fare e.i
suoi a. me dolcissimi comandamenti, e l’a-
more che io al mio M. Er. sono tenuto di,
portare» il quale ha l’onor vostro sopra
a sua vita caro, e la grande catena degli
obbiighi, chela molta umanità vostra m'ha
al collo vinta con mille nodi, me ne spro-
nano...Altro son-:ho a dirvi,, se non che
#
4g co» LETFERE — —>
quest’ ozio , quest ombre, questa solinga
vita, questi nascondimenti cotanto a mè
per. lo sddietro sempre e dolci e cart sta»
ti, ora alquanto mi sono paruti mer belli,
ehe negli altri tempi, né così mi piaccio.
mo, come essi mi soleano piacere. Che sé.
gue sia questo , o di che male principio,
werrei, che V. S. ne cercasse ne' suoi hbri,
pev sapere, se essi co’ miei souò conformi;
alla cui buona grazia tante volte mi rac-
comando, quante sono le foglie di questo
giardino, sopra il quale riguardando, ad
un fresco e dolce fenestrino a poggiato A
vi scrivo. State sana. Alli 3. Li lugno
2503.
DE Pietro Bembo.
Al Vescovo d'Adria.
(1) To mi allegro con V. Sig, della li-
‘ berazione, che a lei è seguita della pen-
‘sion sua del Vescovato, che non è stata
poca ventura a questi tempi, ne’ quali gli
altti uomini hanno tutte Ie disavventure.
Quanto : alla pension mia, ch' ella mi ri-
chiede, benchè io sappia a questi dì pas-
LI ste . .
(1) Questa, e la seguente lettera, non
si trovano prima d'ora impressa, e ci Pa
rono somministrate dal Sig. Marchese. Ba-
rasone.
Ca
I,
1.
. _. DI M. PIETRO BEMBO, 497
fito il termine di pagarla, pure perché
prossimamente ho pagato alla .città. molti
Lenari s € per causa dell’ imprestito. comur
ne, e perchè ho comprata da' li une casa
in Padova, che mi costa molti denari, di
| modo che io mi trovo asciutto e stretta
di moneta, prego V. Sigo. sia contenta: $
prestarmi questi pochi denari suoî:, tanto
che io glieli possa dare comodamente,-poia.
chè a lei è ‘wenata comodità di aspettare
sì picciola cosa senza sinistro, non aven/
do ella a pagar quella sua, che era cog'
grande, e così grave. So, che V. Sig. nd
comoderà volentieri per sua cortesia , @
io il porrò a molto obbligo, alla quale
mi raccomando. Di Villa a’ 29. di Settem-
bre 1527. |
Al Piovano di S. ‘Apostolo,
Signor Piovano. Vi prego a re ed
astringere il Rev. Padre Frate Bernardino
a mangiar carne non per far agio e co-
inodo al suo corpo, del quale io so che
egli non cura, ma per giovamento delle
nostre anime, che l’ assolviamo, acciocchè
esso possa predicar l Evangelio a laude di
Cristo benedetto,-al qual esercizio egli non
basterà, nè durerà questa Quadragesima,
se non lascia i.cibi quadregesimali ,-c
Bembo Fol. IX. 32
499 LETTERE
gl fanno it catarro , che si vede.: Danque
ccialo per amor di Cristo, per lo quale
esso fa tante altre disagesoli cose, è .dutf
quel disagio di contrapporsi alla sua, vo-
fontà, posciaché egli ne dura @ sustiene
tanti altri. Raccomavdatemi a sua Paterni
ta. Alli 12. di Marzo 1539. In Venezia.
| Fine del Volume IX.
ERKNORI
P. 16 lin.14 vostrri
» ult. otfieali
ss 14 jari
ss 2 mandai
3 . Sara
ss $ io al
ss ult. sì
ss 6 Signori
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