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Full text of "Opere del cardinale Pietro Bembo"

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LELAND STANFORD JVNIOR:YNIVERSITY 








LETTERE 
M. PIETRO BEMBO 


CARDINALE 


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VOLUME QUINTO. 
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MILANO 
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Bella Società Tipografica pe° Crassici IrALIANI, 
contrada di s. Margherita, N.° 1118. 
anno 1810. 


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LETTERE FAMIGLIARI 


DI 


M. PIETRO BEMBO 


A 


M. GIOVAMMATTEO BEMBO 
SUO NIPOTE. 


, I. 
Vi ringrazio, figliuol mio, delia solle- 


citudine , che usate nelle cose mie e di 
mia sorella. Ne ho sentito piacer infinito , 
Seguite, è per quanto si potrà, cercarete 
di vederne il fine, stimando, che le cose 
mie, e di mia sorella sicno comunemente 
vostre. Non so quelio si voglia dire il 








ci.lessere.. Fennto, in. 
bene, che yisitiate ae 
Rug mia” parte. Salutatemi 
I, Marcella, per Ja prima dopo; 

qual Marcella visiterà d. i 
figliuole ,.e le. saluterà in «pilo dub) 
fano. Di. Roma, fa. 
Cristo. è 


















SUIS 
Atri di 
arci place. che Marcela Figli” da. 
ttata nelli nove mesi, perchè nto ju 
Ma vdcirà: di quella fatica fastidiosa, che l& 
avanza. Il nome del fanciullo che nascerì ,. 
se sarà. maschio, vorrei che fosse chiamato: 
Quintilio , se femmina, Lucina. Quanto 
daepata; i Rey. Frati, di S, Magia dell’ Or 
ito spogliaui. dal Patriarca, clie mi Tacco 
* Bmand «caldamente , ancora <he i lo; ini 
sravagli .,molio.,mal' volentieri in: cose di 
Frati» per:;tsoyarpi: segto vmolte volte tutte 
siexrusnane, svellaratezze coperte. di s diabolica 
iigoonia= Rondine per, xFgira ‘causì Fo 

















since ii 


rt vedi a 


7 di i fautord 
i paste Prato cha 


ào. HA dura ‘mbld' Rifreney rito ole 
i era age 

EE quis 

si, e PORRI Ter Peli Nor 

sono, 10) pogl 18° tg "ito na DAL 
massimi questa, Pella” ‘quale! hai ti È bano 

tor contrario. Sh Petit “avete? und valdà 
Jetterà della” Sig: CM questà materia mt 
Pri il quale suolesser ubinà 
SERo "i ORO, ma doverà aver rispet- 
d 3 ragionevolmente all’imstanza che ne li 
se sì la Sig. e speziàlmente in cose giu- 
ato gano con. li vostri. Salutate mia 
h3 Lig PRA i Vo MM. “Berti ditiparta 
Nec Re Mn 
se f199a8n 9do cito al ° 






H è PESI TOS 
cismeido sae0ì sia mm. + ua i STna de 
©:nsr 9 «riai ; i cilitunp 





20. safe fro" tot vr da fg olè, afbrejoni, 
ha fatto! Tadt@ coff ‘Saltite’, ‘e poen' Cnofa adi 
ì Mi Marcela sua madre e’ “pit ‘figliavla:arò 

Ranco sil Bici con lei; votie i ‘Gra 





la 

“qigsto. * Fardi” prioni 
sgiafelo ICI ’btng mio più Vette 0 8ta «ina 
de 'Me'neé -ralle cfr tei 
ma A Vestra' ‘madte?’9 tinte do 


PROT pre di ri ra 


8 LETTERE FAMIGLIARI 
al'negpzio di quel Pad spogliati. dat Pat 
thiarca, ma non si resta di diligenza, come? 
intenderete .dal mésso loro, che oggi si par- 

»4 tn. . 
tè di qui per tornar a Venezia, per lo 
qual anche vi scrivo. Di Roma alli 28. 

Agosto 1520. 

| Bembus pater. 
e, 


Di m. 

1 Faro s- 

* . Figlinol caro. Quanto a’ mîei. amici ; 
ehe cercano il favor vostro in Senato, io: ho. 
‘caro che li conosciate per i. miei amici, e 
li serviate, acciò vi abbiano obbliga ,.e vi 
facciate tanto più amici. Nondimeno servite 

nuno quanto alla conscienza vostra,. pur, 
chg sia bene, dico di fatti, che buons: 
Hi dol si vuol’ dar ad ognuno. M. Niccolò - 
‘Tiépolo, e M. Gaspare Contarini sono per-- 
sohe da esser servite, per le loro.viruk,,: 
oncora senza alcun rispetto di altra amici» - 
gia: Di M. Jeronimo Lombardo anco è he». 
ne acquistarlo amico. Lo farò intender al. 
Magnifico Ambasciador qui, che son certo: 
li sarà grato. De’ Cardinali per ancora non 
è fatto alcuno. Quanto al desiderio vostro, 
io son certo, che così sia. Tutta volta las» 
saté far a nostro Sig. Dio, il quale sa bene 
quel che ne è a proposito. lo ho più che 
non merito, e più di parte. Basciate Quin- 
tilié, e raccomandatemi alla magpificà was. 
strà inadre, ed al magnifico, vostro Zig. Sa- 
Tutatemi Baia; sorella Marcella, M..Bergardoy. - 


eM. Plavidi! State salto: Di Rotaa ‘Alf ‘204” 
Oabbreî3 20. i « ti eno n. Sia SRI 
IR e Ste, SI 0 Ben brei pdieri 


: f 
Fogar o. slsopiò 


. . , ; . 24 le: 
E Ma inerte ea ia 


l'a 


‘e. +4, 


itigliteIio. Io vedo quelle due liù 
dello Spavento, e dell’Armeltino andar mol- 
to in lungo, il che sommamente mi incre» 
$ce , che vorrei pure vederne il fine. Non 
so 6 -proteda questo: dalla “qualità dell 

cauterle:qualifperò' non mi ‘pajbrto già ranh=-” 
- to? intrét@hite; “che! sei mesi di tempo rion' lè, 
pyoressoro' èstritare', ‘0: ur che mio fratello 

nea ‘possa’ sbllecitar più di quello, ch'egli’. 
FasiPerd--hiò' voluto scrivervi questa, esortan4” 
dovicnon' solo : ‘ail adoperarvi ,. éssendo. dal a 
mio -fratelld‘‘richiesto , ‘“rha’ ancora non CAI 
serie , -éd ‘x’ pigliare quel ciricò “ed Bs 5 
tutto';'7el'‘‘in ‘parte, perché ‘se né veda x 
tertitiinie' stid, ed-a far tutto. quello che fa- i 


resfe, se le cause fussero particolarmente, |. 
vostre: Che ‘oltre che io ne -desidero la ese.» 
pedizione ‘tanto quanto desidero , par oltra’, 
queste fina dappocaggine mia, e delli miei 
di Basti, che ad ogni farfante ‘basti e P.a- 
nimv, è le forze di tirarne in lungo, ed —. 
in infinito. 4 ‘posta sua, come se essi Fossgo, 
ro i primi,-e più riputati gentiluomini .di - 
ellt'‘pattia; e voi forestieri. Me ae viene... 1 
collera ‘ot vrà Scrivendo, però feline. State... 
sano ‘Coll - cad roper. Di: Roma ‘alli 196,5 
Norbert i co nl pale” 


ha ‘ 
3 . 


| | tnili ufficj potrete sempre fare 


‘a LISGURE BAIIAETARIc 
“312. solo18q sie9up sdo Fig s19120mnib ol 
VI. «IAU 919% 


| it 

È stata ottima elezione quella del Mas 
gaificanM;: Mancar.Minio ;al $18-- Fuso Pon. 

Gatto, s-pradentissime, Genulnomo,, Poz 
vratexrallegranvame in00 la 8; sg. da: papa: 
nia; ge sesso A81 ha; piapere,. Artena, 
prc nr Partirà, f Bia 
Belle quali: ani Hatg, avriso,, ay 
casio, «che ecni aMiegriate.par, nome mio son 
entire voler fare , (cn i Mi; ei 

direso Giritil, «AM. Iargni o Giiutipig iano 
ameoriicoh M. (iovanpi: prof sai ca 
Igfo Ala 
cenda +kchigigno, senza che io vi seriva. 
‘ Quanto al Prior di Venezia, non accade 
dir altro , se esso adfr& non pensa di fare 
‘di quello, che egli ha fatto fin ora. Ben vi 
abiofar@Y acnon orestare «di, voler: intepdero 
dilgienne-ini gionno. dello sA08F; 9 a ci 





wedo; pche; fate, del ho. W pigri 

cizveri Quintikic;-e, salutatemi M.,Rernardog 
‘Ted sspardb grandantente allo, ha ultras 
imenteb nei da, scritto mia sorella, Ber Pe 
«dorerati ar:Madogna.: vostra, ; ma dee, | 

Aagnibico wodiro Zio. Raciatemi Ma Varcellay 
reJasatdotana:» Di DDIRA: Ario di Na ALE 
Bre ubog saba i css £ 3 ib 0109m 
osns-uazioi AE: anima. nia XEESA, Voi >, 
c@abitasterim paristalcuna, fareste SENO PE- 
obre sichelimol’Ao nano da -Zi9.4, ma 
oinrcora. da adire e. kpeaonche LaficHo, ge 


DI ALI SPIA BAER ni 
fo dimostrerà più che queste parole. Sta. 
tene SICUrO. IV 


VII, , 

Ml [ob sllonp gnoissl satitto cinto DI 
gdo SL ve del abmanili spal (ca; ing 
IR PE ei ivano no 

el “Mivas ato 

ri; set Sa ii fa reddereteo “e. ‘poi: dè 
att ai Teyfba: calo” di CO, sb 
biso" °° dl’ besiefitto > di'' rgsmascai 


Di DI esta :fatlea mon vi cin 
ta + ‘iper. me volentieri: Stan 
por gt Itttite ©“ fi’ nome le:rmio,; 


vdiredPachne! "Di! Rici agli BI di Dicemse 
DPL, ‘95 agli Di de 


Dosi s0 Ipo Hactog pa: cha 
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legarli: all'Aveagaria tagli Iexde L* r, che, 
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‘bottino. va eva, più. Sd TR OT Dan, 





che buon. pro. gli facci. Anna ant , Messo, 

la, vita; e l’anor a pericolo. Un'.alira 

glino piate $ano a € contento, di un rota 
limo di sù pochi. afini, che Bon, ,Sredo "TI 





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Bair ei ? aL Bre Viit:©j}00 6£6D 


U iL È OA iuebt 
dr "Rispondo: al pificinio È “di ‘due. NOSY 5 
lettere , l'una, ricevuta molti di sono, l'ale: 
tra jeri, ,Per la prima dite, che mi FlagHar. 
. siate, di, Carletto, nell’ altra ‘sono questa 
parso: Dello. amore , «che mi porta V. È 
effetto ..me «I ha dimostrato, Quanto, ° 

rletto , ivedo .che amate' quel :putto 
nia. fratelloi, ed avete copsiderato quello, 
che ha pensato io, cioè, che se, 40 mi ,sno= 
rissi. un. di Apttosopra, come poco meno. mi 
ayyenne. questi. anni prossimi, e.gome. i 
iauore spesso in Roma; non averdo io de 
la mia vita più certezza dal “cielo, che si 
abbiano gli altri, mia. sorella ereditarebbe 


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gti M. PIETRO REMBQ: 13 
nio, nello, CHEÙ aaa Giugi mobile: 
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N salito di vento, tante fatichie, & 
Pet ine, mo la atîni ‘a benefit" 
pa Pi Too | che sf sià stato almie 
n8"selodta 1 e del suòi ingéglio; Chè: 
niù N Tania lasciando ‘19 quella” 
Bi a el tatto 3. a a ‘mia so, rellé' 
STRO “tutto” A HE Imo, mio atello, € Cell: 
radicella a del Agstro albero non rima boh” 
pero ihertditi. ma averiano da vivere, @ 
da sostentar la casa genza mia vergona. 
Nella qual considerazishe fatta da voi pru- 
dentemente, yedo , che non fate quello, 
E finno' Doll, i Î "quali intantò ‘studiano al. 
bea ‘proprio , che t9n' corrsidérano quellé - 
chie: LR: debba fare, rié amano ‘alcupò, sg* 
mpù° se. Aéssì, ‘Oftra che avete “preso, vd” 
gloss Rip aver provvisto ‘a nio, fratello", U 
ofià” Speranza, che io ‘debba’ provvedere, 
aîicpta! il voftro ,.parendomi, che ‘ se: 
fnSsi Stato! dato a ‘provvedere ad" essò | MiG 
Sit '“Tratelto , & ad un’ figliud) suo', 1 
dbbe8si” "iesitte ‘stàto “molto “più! duto':'è7 
pio Udera ad''tin' fratello det’ marito dis 
gr "RARO - “di mia! sorella Pian 
d 


te sdo . olsio fsh ssssingo sug sore cio sf 
eddo191ib919 alloro» sial cinta ia cosidde 


#5 LESETERIO FAMIGAI AD 
ht! Sedi; cdi ‘più; bonitandjlesquiti.tato 
0 t0dè Stage; chi. ‘abbiate; pensasa tébi 
siee@nie: vip choc: pensattb lio; poiche sti 
rttiprasiatò di rquellbi di: che :jo0a yainisa: 
1é “ho: Seitto 31 ibuche nd; segna del inositg 
tiubrfo «e ‘giusto € imoderdta;animoy si rfas 
nie! #1 mbrimid, vil quiab. nignicredo; 
rei essere Saàmaso.::-da vai, ‘sei inopnutiastà 
‘ancora le cose mie così care, e così con- 
‘ giunte‘ a me, che più non ne ho alcuna 
in questa vita, e se non curaste quello, 
chi it’mondo: avesse: a parlanrdi::me dopo 
Fa itférto; ‘o .in vituperia,wiri:lande, Og 
all'raltima’tettera;;: dove: dite s ohio d efferta 
vi‘‘hadimostrato l'amora}.ohesip inv partes 
tis0:;! chie abbiate. vokison dire.s vi cdimor 
trérà.; però ‘che: noni fio per sencortio fette 
dicano‘ effetto ,; che; questi Adimostagr.gà 
fissa: Ho'ben' ottimo snima:dì fanne, ie ae 
fard; "4 Div piacendo, se:wbi: madesimo nik 
tili’ sfotzerere ‘n° mutar.perisiero il che. nil 
étedo ‘elte Plodsa' ‘avsenir per niente ;; fionre 
siderando , che sete e buono .e_. prudante] 
et'oltrà: questo avete appresso di voi mia 
sorella , alli say) ed amorevoli consigli 
della quale attendendo’ non potrete errare. 
Di Marcella, che sia pregna, mi piace, 
it cfaamtoi! non yi mapcherenne figliuoli. 
Har lei mélindresee., che: inpeachisrà.: wopy 
po ‘presto. Ben vi:;s0; confartate. ad aver 
ciità;di woil'stessoy.ed:a!guardavri dh quel 
K disordini; dhe nmesitaglanesI0 ps: abb 
bieviano celsigdebblisconode oguantanoesda 


MAO PETE REA 13 
vestiitemaolA(boihoò pai della vastra leg 
mea Hera hisogni al’ altela rispanta, 99:20 
bile Sori begari o idetba? ditigeoda giostan selle 
miiaciae. sSaludeinà Mib grntrdo, ahquar 
DITA Iphythegd: aRranritmri: di urispondara , 
inendiememiasidito vestii 5 e:nogiri, a has 
ribasaisbardelia lie, Quintilio: Statecsano, 
DisRémaogllno, «dis Gein gs RZ frozen i: 


=f{09 iac n a € ‘31871 de (0° Cavefg droit =»; 4: “DA si. 
eauola cd 9n 00 o. na SPOT ata Li ee 
«ollanp - 9326309 mor a: NN ASPRE sen 


sqobGamisiimonki forona de vostre: ipelizo, 
afuslitilimadegli ri. oDio:fascig 
che giueddeia »vèstro:. ‘venga ‘‘véro; iAepote 
0! vai giarufoolarmeme il-mesta-pné:1dpr 
dvpassui neolte vorm ad. essernqui Aug 
Pi'deltiovrsazioge. Mi: date ‘piacer grandi 
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sb ubsditghamente iù: che. si: :puòe lg 
Mist vinanbe i saluta; 6: sì faccomanda. ;3 
Bbarcelha ld ami: sorella, ed jo-a rta: tile 
rroà ttendanen c'*Bzar sant, Di Villa calli la, 


Lmgtibuigzo. Sapio Tre i i a vai de bia 
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AlongBà vendi: ‘qua, to > vidi il Jmogo di 
MoVisacibo Loatsrini assai balla; che egli 
he fn ipudliartville? ibqual luogo mir pacs 
riagje irosdeicralentieri cad-affitto 3: Quan: 
dé sat Magifidanzia: mel vobessa::dane:‘por 

Shest#pi&0,2chemi.didetiyiclie lo: amole 


»- 


ab | INPTERE: FAMIGIAARE se 
affittare, e già lo volse dare al. Legato. È 
tatto il luogo, cioè casa, cortile, ‘bruolo, 
e vigna, cinto d’acqua intorno. Mi fareta 
piacere a trovare sua .M. ed intender da 
ui, se mi vuole affittare detto ‘suo: luago , 
e per quanto, pregandolo a. dirvi l’ ultimo., 
prezzo:, -ad a venire lealmente con meca, 
che sono, amico di sua M. già molti anni;, 
piezo il Clariss. M. Marìno Giorgi. Offeri- 
retemi oltra questo a-S. M. e datemi ris- 
posta. Io giunsi qui ad un'ora e mezza di 
notte, e questo perchè a Mirano stetti per 
iù d’un’ora e mezza. Tutti stiamo bene. 
. Simonetto a .tutti li vostrri si racco» 
mauda , ed a voi. Di Villa alli 19. di Lu 
glio 1531. . | ! 


XIL 


Poi che Tommaso non venne jeri con 
me, il che non so, se fu più per sua colpa 
o per mia, benchè,' se fu per mia io ne 
bo fata la penitenza col fastidio , che ne 
ho preso, diretegli, o ch'ei venga con la 
. nia barca, se la.barca potrà venire, dico 

er conto del Saracino, o ch'ei mì faccia 
intendere, quando ei vorrà, che io li mandi 
un cavallo a Mergera, che gliel manderò, 
acciocchè si. emendi l’ error passato , e sa- 
lutatelo da mia parte. 


“ce: saperne, sE 
È osars.i ie vd GRiLD | fu MOI. 5. 
-0p8# 144, DÉET: «AME Le 3 Va 
nanna Gb Leni La, ere » 
st Gio: Matteo:ffiglivol. carissimo. Il Ya 
scaveidi:Bajus: brator del Re di. Francia:; 
ache: iva \al:-Piipa, mio, satico amico insino 
pelta:corte del Duea di Urbino, mi scrixe 
darimcluba-lettera.; per la quale mi prega, 
«ha:iò gli faccia provvedere di una atanza 
eiVenezia; ed al. suo dia indirizzo sopra: cpiò. 
to,:che-a- Venezia non ho stanza, ‘ed ol 
ùiò ubm.:accettérei sì gran persona, e così 
pubislica-in: casa ibia senza licenza della - Si- 
fnoria quanilo ben l'avessi, vi scrivo, che 
ricevuta la presente, andiate al Serenissimo 
Principe con questa lettera medesima di 
sunSig.secid che sua Serenità intendendo 
la venuta sua, possa fargli apparecchiar 
Una stanza, come si.suol far a tali uomini, 
ed anche impetrar licenza a me , che 
gli: possa ‘dar alloggiamento “in casa mia a 
Padova -per-una sera.-Il che «subito subito 
mi farete intendere, rimandandomi -Gio. 
fintonio senza ‘indugio. H messo del Vesco. 
#0 ; che mi ha portata questa lettera, ha 


detto a bocca a mio fratello, che Venerdì — 


“sua Sig. sarà a Padova, e sabato vuole: es- 
«Sere: ‘a- Venezia. Non altro. Esso: Vescovo 
-ha!nome Lodovico Canvssa, e la lettera-è 
i mano: sua, Di Villa: il‘-primo di Luglio 
1522. | SIPRZIIEZITE si 


“ 


Bembe Vol LG. 0-0) 3} a 


adi —; 
la °_) 


LETTERE FAMIGLIARI. 


XIV. . 

. Io Domenica passata presi l'abito del- 
la Religion di Rodi, il che prego Dio sia 
con satisfazion della sua maestà. Se me ne 
aveste fatto una parola a tempo, vi averei 
aspettato, » chiamato. lo temeva di. darvi 
‘questo sinistro, però non ne ho detto altro. 
Vedrete per la inclusa quello che io scri» 
vo al Mag. M. Daniel Rinieri in raccoman: 
dazion di Cammillo. Averò caro, che gli 
arliate a nome mio, secondo il bisogno 

hi esso Cammillo, che vel narrerà, e ne 
preghiate sua Mag. caldamente. Vorrei, che 
mi mapndaste un ducato di buon Riobarbaro, 
tolto col favor del mio caro Compare M. 
Valerio, e vorrei che ei fusse netto e mon- 
do, siccome egli si ba a metter in operz, 
Salutatemi Marcella, e raccomandatemi a 
nostra Zia, e baciatemi Quintilio. Sta- 
te sano. Dì Padova alli 10. di Dicembre 
1522. | ue 
i _ . Bembus pater. 

XV. \ 

,. Faceva pensiero di ragionar con voi 
più d'una cosa, se venivate. Ora che non 
venite, ve ne scriverà alcuna. Direte a M. 
Domenico mio cugino, che io farò bruscar 
le vigne dei suoi campi molto volentieri, 
quando ben non avessero ad esser miei, 


DI DM. PIETRO BEMEO: r 
benchè io li piglierò senza fallo, come gli 
dissi, e presto. Io ho avuti qui molti e 
molti piaceri dal Mag. M. Francesco Dona- 
to, che fa Capitano ed ora © tortiato a 
Venezia, col quale ho però antica benivo= 
lenza, che già siamo stati compagni da gar- 
zonî. Vi priego siate contento insieme con 
tutti dae i vostri fratelli da parte mia visi- 
tarlo a casa sua, o a S. Marco o dove vi 
pareri, e prima dargli la allegata, e poi 

irgli, che avete ordine da me diringraziar sua 
Mag. delle amorevolezze usate verso me in 
tutto queeto suo reggimento, c di offerir- 
végli ad ogni suo beneplacito e ad ogni suo 
chor: con tutte le forze vostre, e de’ vostri 
parenti ed amici, non manco di quel che 
areste per me stesso, pregandolo a volervi 
conoscer per suoi buoni servitori, e figli- 
noli, e simili parole quanto più calde ed 
affettuose potrete , che lo averò carissimo; 
e della risposta datemi avviso. Credo che 
. madonna Marietta mia Zia’ sia a questi di 
guarita. Se così è mi piace, salutatela da 
mia parte, e raccomandatemi a sua Mag, 
salatatemi tutti i vostri, state sano. Lo scal» 
daletto che mi mandaste è troppo alto; se 
potrete farmene far uno a posta così gran- 
dé, cioè eosì largo, ma non così alto, vi 
rimanderia questo, se no, non importa. Di 
Padova alli 29. Dicembre 1522. 
o Bembus pater. 


XVI. 


Ho vedato quanto mi scrivete del Le- 
gato, del quale non poco mi maraviglio. 
Ma per ora non vi dirò altro, se non.che 
gli diate questa mia, nella quale «è quella di. 
M. de’ Medici. Voi gli potrete dire solamen=. 
te, che io torno a raccomandar questo ne- 
gozio a sua Sig. quanto più so e posso, '@ 
vaglio con lei. Il quale da se potrà dar 
rimedio a quel che bisogna circa detta -let= 
‘tera di Monsig. de’ Medici, se esso vorrà. 
Al che fare voi lo pregherete molto con tute. 
te le forze della eloquenza vostra, e se di 
questo caso averete 4 parlar ad alcuno dei: 
nostri o al IFranceschi.o ad altro, potrete 
dire, che «detto Monsig. Reverendissimo mi. 
ha per sue lettere raccomandato. In somma;. 
pure che io conosca in questo quanto sa- 
pete fare, e operare con la diligenza e 
valor vostro in simil cose, che non:mi.po» - 
treste far cosa più grata. Raccomandatemi : 
al mio Mag. M. Ottaviano Gr. Compare 
vostro , e ditegli che io lo attendo qui a 
queste feste, còme. esso v' ha detto. La 
malata è libera di pericolo, e anco quasi 
del tutto- della febbre, e comincia a solle- 
varsi alquanto. State sano. Di Padova il... 


di Giugno 1523. 


DIM. PIETRO BEMBO, 21- 
XVII. 


Vedrete quello, che mi scrive M. Ago- 
stin.Angiolello circa M. Pietro Boldù ‘Av- 
vogadore ,:e vedrete quello che gli scrivo 
io. Chiuderete la lettera, e poi dategliela. 
voi e raccomandategli questa cosa quanto 
più caldamente potete, non solo a nome 
mio,-ma anche a vostro, e se bisognerà 
interponer M. Angiolo, o M. Benedetto 
Bbldà ‘ad intercedere in ciò, pregate le 
sue -Magnificenze da parte mia a volerlo 
far ‘caldamente. M. Agostin Angiolello oltra 
che è mio cugino, io lo amo sincerissima-: 
mente quanto -se mi fusse fratello per la 
sure "molta virtù. Però se sua M. gli facesse. 
questo torto di intrometter contra lui, ri- 
paterei ‘esser io stesso proprio l’offeso. Nè 
sopra. ciò dirò altro. Quanto alle lettere. 
© mandatemi per Corte, vi ho inteso, e pia-. 
cemi ‘tutta la diligenzia vostra, nè ho altro 
chie: dirvi sopra ciò. State sano «con li vostri. 


Di :Villa alli 13. Luglio 1523. 
(VII 


«Gio. Matteo figliuol caro. Darete al 
Cavalier :de' Martini ducati 133. -da lire 6, 
e soldi 4..l’uno, delli 150. che avete a ri- 
scuotere dal consiglio de’ X. che sono per 
la paga di San Giovanni di Giugno del- 
l’anno passato, e :così fatevi far di ricevar 


#2 LETPERE FAMIGLIARE. 

di essi. Del resto del mio debito farò con 
Sua: Sig. quanto le scrivo per la allegata a 
questa. S° egli vi dicesse, che la paga dee 
essere di tante corone,. come già egli mi 
disse, che. saria 6. soldi più. per ducato, 
‘ direte a Sua Sig. che pigli questa paga 
secondo che ho. pagate le altre, e che poi. 
se averò a pagare altramente, io jl farà, 
quando pagherò la pension del presente an- 
no. S'ei vi dicesse d'alcune mezze .pen- 
sioni, delle quali già mi parlò, rispende- 
tegli questo stesso. Averò ben caro, ch’ egli 
vi dia un conto di tutto quello che io gli 
debbo, ed a Sua Sig. mi fate raccomanda 
to. Bartolommeo vi scriverà più particolar- 
mente la somma delle paghe, che gli ave- 
rete a fare, secondo le fatte altra volte. 
Mandate la sargia bianca. E scrivete se è 
vera -la nuova della lega fatta con l’Im- 
peratore , che qui si dice esser fatta. E 
guardatevi dagli scandoli del morbo. Salu- 
tatemi Marcella, e attendete a riscuoter 
li 150. ed a pagare. Di Villa il 2. d’Ago- 
sto. 1523, o 
Bembus pater. 


XIX. 


Alla vostra. jeri ricevuta .non accade 
altra risposta, se non. che facciate inten- 
dere al Mag. M..Pietro Contarini, che quel 
meschino di Gio. Antonio fabbro è stato 
eon gran - diligenza cercato dagli offieiali 


DI Me PIÈTRO BEMIO. 43 
del Podestà di Padova per averlo nelle 
‘ manî, e per fargli tagliar la testa, cd han- 
no avutò in commissione da sua M. gli 
officiali di portarlo vivo o morto a Padova. 
Sicchè amore Dei faccia sua Sig. presto 
quello ch' egli ha da fare, acciò non ne 
segua qualche scandolo contra il convenien- 
te if carico di sua M. che ha questa cosa 
alle mari, massimamente, che intendo chè 
questo Podestà si mette le ‘lettere degli 
Avvogadori in seno in questi simili casi 
infin ché egli ha fatto giustiziar i conden- 
nati, e poi le apre. State sano, ed a sua 
M. mi raccomandate. Di Villa alli 6. d'A- 
gosto 1523. _ 


XX, 


‘© AMa vostrà di rr. rispondo; che’ stt- 
bito che averete espedito il negozio di Giò- 
vari Antonio fabbro, vi prometto andar a 
Padova ad espedir, e tertininir con mio 
fratello il vostro tiegozio al meglio, che io 
potrò. Sapete ora quello che bisogna, ac- 
ciucchè io mi vi adoperi. Vorrei che foste 
stato dal Patriarca, e faceste tutto, che 
questa cosa tasse espedita avanti quell'altra, 
ella quale mi scriveste ultimamente, ac- 
ciocchè se quella si perdesse, questa che 
rion ha spina, né osso restasse. Non so che 
più dirvi, tinto se ne è detto fin qua. Do- 
glioîtmi' del mal ‘di  Quintilio, e vorrei, 
che 'Aùgusii' avesse © il -subd; @ quest altro 


LETTERE. FAMIGLIARI | 
insieme, el povero pntto fosse libero mas. 
simamente a questi caldi, ma non men che 
altro mi dà molestia la molestia, che vedo. 
che si dee pigliare Marcella. Sarà benissimo 
che mostriate ognì amorevolezza a M. Nic- 
colé Aurelio, anzi che così facciate vi strin- 
go, e gravo, dico in quanto per voi, e per 
tutti i nostri e vostri si potrà.Fate ogni diligen- 
za, che certo non si può far miglior elezio- 
ne di gran lunga. Di Villa alli 13. Ago- 
| sto 1523, 

Bembus pater. 


XXI. 


Piacemi di Quintilio , che sia miglio- 
rato, quanto cosa ch'io potessi avere udita, 
che a dirvi il vero, io non so perchè de 
bitava di quel putto grandemente. A Dio 
laude. Piacemi eziandio grandemente di M.. 
Niccolò Aurelio fatto Cancellier grande. 
Gli scrivo la inclusa; dategliela, ed abbrac-. 
ciatelo da mia parte, dicendogli, che avete 
questa commessione da ‘me. Di Domenico 
Bembo, gli potrete dire, che io farò ben 
ogni cosa di affittargli, o trovar lì lavoratori 
dei suoi campi, ma che non gli. voglio 
torre io ad affitto, e eerto sono, che dif- 
ficilissimamente si troverà chi gli toglia, che 
colui, che gli ha tenuti, ne ha tratto tutto” 
quel frutto, che egli ha mai potuto, senza 
dargli mai una sardella di letame, in me- o 
do che quelle terre son tutte arse, e con- 


-DI. M. PIETRO. BEMRO: a 
samate, e stanno quanto male star possono. 
Certo non. ne farò meno, che se elle fus- 
sero mie da questo mio canto. Dell’ Avvoga- 
dor aspetterò . di sentirne presto novella, 
poich’ egli vi ha parlato in quel modo. Scri-. 
vetemi qualche nuova, che scriver si possa, 
e state sano e salutatemi Marcella, e woi 
stesso , e. vostri fratelli. Di Villa alli 28., 
d'Agosto 1523. | 


XXII. 


Figliuol carissimo.- Vi mando il mio. 
Avila a casa, al quale bisognando star oc- 
culto qualche giorno per certe cose di Roma, 
non ho voluto che egli vada altrove. Sarete 
contento fargli buona compagnia, siccome 
quello che mi è uno delli più cari che. io 
abbia, e pieno. di bontà, e d'ingegno e di 
fede. Non parlate di lui con persona del 
mondo , nè circa ciò vi dirò altro. Si sol- 
lecitano i testimonj per Gio. Antonio, espe-. 
diti che essi sieno, si manderanno. Noi 
tutti stiamo sani, e salutate Marcella e voi. 
Raccomandatemi a M. Ottavian Grimaldo , 
al qual risponderò un’ altra volta. Desidero 
sentir presto nuova, che M. Andrea Nava- 
jero sia fatto all'Imperatore, il che non 
dubito, ghe non abbia ad esser per ogni corì- 
to. A_sua M. ed al buon Fannusio mi racco- 
mandate, state sano. Di Villa al 1. di Set- 
tembre 1523.. | n 


26 rEk'Prtne FAMIGLIARI 
Loc RX 70 i dt nl 


0 . MEO SZ DIAM Loan. n et 
Sono stato qui -dal' riercòledi Sattt 
sino ora ritenuto da molte piove, ché <èî 
sono state; domani piacendo a Did mi paf- 
to :per fornir il viaggio inéomiriciato: sahé' 
e gagliardo con tutti i miei. Questà vi fai 
cio per ricordarvi a sollécitar di riscuotere: 
dalli Signori Capi duc. 300. e tanto più, 
quanto stimo per le spese della patria ché 
saranno più sordi quelli Sigg. Scrissi al Se-' 
renissimo ; credo sua Serénità non sia pet 
mancarmi di favore. Io ne averò- bisogno; 
erò vi sollecito. State sano; e salutatentt 
Marcella e M. Ber‘ e M. Da. e baciatenti 
Euigi e Quintilio. Di Bologna alli 3. Apri 
le:1524. Soprastato per inolte pioggie alc 
mi giorni, ho mutato pensièro, cioè di non 
andar per ora più oltra, per la peste, che 
in Roma fa processo, e per la difficultà 
del cammino, che in più luoghi è chiuso 
per li sospetti, starò qui alcun giorno, a8= 
pettando da Roma certa risposta, poi mì 
ritornerò, rimettendo l’andata a questo Ot- 
tobre. State sano. Bembus pater. 


XXV 


Figliuolo carissimo. Io amo; éd ‘ho ii 
luogo di onorato fratello il Magn. M.' Leoa 
nardo da Porto, dabben Gentiluomo, ‘e ‘cor: 
tese, e letterato, e gli desidero ogni bene, 


DI M.- PIETRO .BEMIO, dl: 
ed ogni contentezza. Il perchè uvendo esso 
‘una causa davanti al Tribunal vostro, e 
per quella ricercandomi una lettera con la 
quale iv.-ve. lo raccomandi, vi serivo e 
prego --più.-strettamente : e. più affettuosa- 
meeute .che ‘ie posso, che voi: gli facciate 
tutto quel piacere e comodo, che da -vei; 
gli’ potrà essér dato in. quella causa, e che 
dalla ragion - e. giustizia vi. sarà permesso & 
poter fare, sicchè la sua Mag. possa cono- 
scere, che questa mia lettera © racco- 
mandazione gli sia stata di momento 4« -di 
giovamento, che me ne farete gran servi- 
gio. e piacere, ed in somma con più af- 
fetto di animo non vi potrei raccoman- 
dare. causa alcun’ altra, di quello, che 
questa vi raccomtndo di questo Gentiluo« 
mg, con il quale ho stretta ed antica ami: 
stà. State sano. Di Padova il di 1. d'Age- 
sto: 1524. i si 

sr Bembus Pater. 


XXV. 


Io non credo, che fia bisogno ricor» 
darvi, quanto è grande l'amistà ch'è tra 
quegli da Porto, e me gran tempo fa, e 
quanio io gli ami tutti, perciocché io isti- 
mo, che voi assai bene il sappiate. Facen- 
dovi adunque intendere M. Battista da Porto 
Dottore. molto ‘cortese e gentile, come cer- 
ti-suoi avversar] si sono appellati appo voi 
d'una sentenzia che esso M. Battista ha 


SB: LRICERE FAMIGLIARI | 

avuto iù Vicenza contra loro sin che-aai= 
chiaro :si può vedere, lui. aver-li;.ragion.dal: 
canto -suo , ho voluto con questa riapre: 
garvi, che se mai desideraste farmi -in quen 
sto vostro officio: alcun piacere, lo .ripor 
neste ora tutto, per quanto aspetta la. giu=. 
stizia, in favore del detto M. Battista, cere: 
tificandovi ,non poterlo . in: altra persona; 
collocare, che gran fatto più caro e. gra= 
to. mi fosse, e fatelo per l'amor che mi: 
portate. State sano. Di Villa alli. 22. Ar 
gosto 1524. ea 


XXVI, 


"tr, 


Se 1 Clarissimo-non farà cosa alcuna 
per la richiesta mia alli Ilustrissimi Capi, 
non. resterò ingannato di molto, che l’ ho 
da non molto in qua conosciuto più fred- 
do, che io non vorrei. Se io fossi nel luo 
go suo, ed esso fosse nel mio, non sarei 
stato tanto a dimostrargli l’ amor, che io. 
gli porto, ed arei avutu carissima tal occa» 
, sione, ma non se ne può altro. Gli uomini - 
si convengono torre fatti. come sono. Se ’l 
Clarissimo. Dolfino non sarà più caldo dî 
lui , io spero poco del negozio, dal quale, 

erchè non ho avuto occasion mai di far 
per lui, nè di mostrargli quanto io l’onoro 
e stimo per la suna molta virtù e bontà e 
valore, non ardisco desiderar molte. È ben 
vero, che tanto più estimerò ogni opera di; 
sua M. quanto meno l'averò particolarmena 


DY Mm. DIETRO BEMBO.. 
-te:meritata , e forse ‘che la. meriterò un 
gietno: Profferitemi a sua Sig. e ringrazia». 
- telo: del':buon -animo, ch’ egli mostra versa : 
ané.:Vi:mendo una letiera del Capitano di: 
Vicenza, per: la. quale egli mi sollecita a 
. satàsfar- l'imprestito, altramente mi darà sp 
sa.-lo lasserò, che egli faccia tutto quello, 
.che sua M. vorrà fare; se. da quelli Ilu- 
strissimi Sig. non mi vien soccorso, Miì . 
.Quole : di. Marcella, che non stia bene, 
riprendetela del suo poco animo e confote 
‘tatela, e state sano. Di Padova alli 23, d'A=-000 
gosto 1524. O . 
Bembus Pater. 


- XXVII... 


gene ‘ . . sie 
 M..Giovan Pietro Dotto ha bisogne 
del soceorso ‘vostro a giustizia, ed io assai 
desidero, che il Gentiluomo sia favorito, 
e. sovyvenuto da voi, che oltra che io desi- 
dero da me fargli piacete, son anche a que-. 
sto pregato da chi mi può comandare. Però. 
vi. stringo .a dargli tutto quel favore, e tutto 
quel soccorso che potrete, ch'io .ve. ne 
sentirò obbligo assai. -State seno. Di Villa 
alli ‘16. di Settembre ‘1524. . —. sn: 


XXVIII. 
-.* Laudato sia Dio del vostro onorata- 
mente esser rimasto Quaranta ordinarie, del 
‘qual’ Magistrato me ne rallegro.con voi bere’ 


So LETTERE FAMIGLIARI 

assai, parendomi esser cosa- proprio da-qu&si 
sti-afgri, e da-farvi assai: onorato e: gràté’ 
alla Patria vostra. Aveste questi - di passati? 
un figliuol maschio, ora avete avuto quresté: 
officio , siatene al daior di essi conostefitéà- 
con l'animo e rendetenegli grazie; facertdé: 
giustizia nelle cose, che per mano vi ‘pas» © 
seranno, che saranno molte. Il che a sut. 


‘ Maestà sarà più caro, che ogui altro sas 


x 


crificio, che' gli possiate offerire. Rendo iò 
mole grazie a M. Domenico mio germa- 
no, che vi ha tolto, e restogli di questo: 


‘obbligato al pari con voi. Raccomandate=- 


megli, e salutate Marcella, ed i vostri, &' 


- state sano, e non vi sia grave avvisarmi 


delle nuove di dì in di. Di Villa alli 23. 
Settembre 1524. 
| Bembus pater. 
XXI. 


:- Mi piace, che Quintilio stia bene; 
TLaudato Dio. Ringraziate il Mag. M. Pietro 
Lando della memoria amorevole, che sua 
Mag. serba di me. Il che certo mi è mal 
to caro. Raccomandatemi per mile volte: 


a sua Mag. pregandolo a comandarmi:; 


dove io sia buono a servirlo. Del Riobarba- 


‘ro, per ora non mi bisogna, bisognerà ben 


sin qualche giorno , però potrete parlarne’ 
al vostro compare Speziale. Bisognami un 
pignatto di Juleppe violato. E lo vorreì 
finissimo di quello di Damasco, però vi 


DI. M. PIETRO BEMRO. 3I 
prega..a .trovarlo. subito, e mandarmelo di 
moda , che non si spanda, ben consignato 
ad.alqun portatore. La Morasina sta con 
la sua febbre all’usato. Le altre, stanno: be» 
nissimo. Tutte yi ringraziano delle saluta- 
zioni. vostre € vi si raccomandano, ed 
iusieme a Marcella, la qual bacerete .da 
parte.mia., «e Quintilio, e mi raccoman- 
| derete a: mia Zia, State sano, Vorrei, che 
visitaste da mia parte M. Andrea Navajero 
a) qual mi raccomanderete. Salutatemi il 
Ragnusio assai. assai. Aspetto sentir. alcuna 
cosa da Rodo, che Dio ne mandi buone 
nuove.. Alli +28. Dicembre 1524. 


XXX. 


Della morte di vostra cugina, e di M. 
Michel Salomone, scrivo a M. Niccolò, 
ed a M. Bernardino, dolendomene. Cre- 
do che M. Ber. ne senta infinito dolore, 
bisognerà aver pazienza. Di M. Boldù non 
ha che dirvi, sc mon che governiate la 
cosa, come meglio vi pare. Io di qui non 
posso farne altra’ provvisione, anzi mi hi- 
sognava trovar modo . di intertenermi per 
qualche dì, e per poter tornar a casa, 
alla qual cosa penso di richieder quei di 
Bologna, che non credo mi verranno a 
manco, Sì che pensate, e fate voi. Saria 
bene che mandaste a Valerio, che vi tor- 
nasse quelli 5e. prima che egli avesse spesi. 


PI 


33° Letrene vAmfeurifar - 

li mille che egli ebhe. dal Papa, che ho 
poi inteso certo, che sono stati mille. Ed 
(esso si porta male a non ve li aver, man: 
dati subito giunto a Vicenza. So &hello 
che averò a fare un’altra volta. Nè aRi$? 
per ora. State sano. Di-Roma alli 20. LR 
cembre 1524. TT 


Soi 

i XXXI" ARIA, 

o POS. 

Quanto aspetta a vostro fratello, ché” 
per: la pensione che esso ha, tetnete ‘’nòîti 
‘abbia. a matar abito, non vé ne pibtrace* 
un, pensiero al mondo, che per questò* 
non ha a far mutazione alcuna , sitchè* 
datevi- di ciò pace, ed egli insième'cohi 
voi, il quale, e l’altro seluterete’ È mib' 
nome. Intendo tutti voi star bene, e Quin- 
‘ tilio e Luigi e le puttine, il che è parte 
di sanità mia, la qual mia sanità è stata 
un poco in compromesso questi di per. 
un catarro bestiale, che m'ha dato nofé 
Ora la Dio mercè sto hene, benchè. né 
ancora forte. Spero tuttavia fra 10. gioriif 
fortificarmi, e mettermi in via per iena 
a riposar con voi, e con gli altri miei. State 
.sano, e baciatemi Marcella. Di Roma allî 
118. di Marzo 1525. 1 


» . la 


DI E. PIETRO BEMBO. 33 
XXXII 

».Mons. di Bajus ; il quale è tanto Si- 
gaae.mio, quanto alcuno altro, mi priega, 
che io vi raccomandi 4a causa di M. Gio- 
van Paolo Averoldo, che ha a dovervi es- 
ser a questi di davanti. Ie che tanto sopra 
modo desidero piacere a quel Signore, che 
ha fatto a beneficio mio molte cose molto 
caldamente, in bisogne importantissime mie, 
Yi priego ad aver detto M. Giovan Paolo 
per raccomandato , non altrimente che se 
t causa fosse mia propria, in modo che es- 
#0 possa conoscere che le mie raccoman- 
dizioni gli siano state profittevoli assai. Non 
‘Potrei da voi ricever cosa più cara. State 
sano. Di Villa agli & di Luglio 1525.0000 


XXXII. 
M. Francesco Bonporto da Cittadella 


Mio amico vi raccomando assai a giustizia, 
td a favorevole espedizion di una sua cau- 
#8, che ha ad esser conosciuta dal Colle- 
gio, nel quale voi intervenite. Caro mi fia 
che oltra quello che fareste per voi per ri- 
tto delle ragion sue, e della ‘conoscenza 
che avete seco, giungiate alquanto ancora 
per rispetto mio, acciò che questa mia rac- 
“comandazion gli sia profittevole. State sano. 
Di Villa alli 19. di Luglio 1525. | 
| —  Bembus pater. 
Bembo. Vol, IX. du 


LÌ 


34 LETTERE FAMUGIIARE 
e. Lo deve bi, 


c. <td veaafi& ti 23 EE 
mule Qi dI XXX, Sb 
M. Alessandro da Zugian, Gentiluo-. 

imo Vicentino, ha bisogno del favor vostra 
in una sua causa, la quale esso vi xagionee 
rà. Ve lo racgomando non solo a piena giu- 
stizià, ma ancora a presta espedizione, Con- 
ciossiacosachè essendo esso scolaro studio- 
sissimo e diligente, desidera non perder 
molto tempo. Averò gran piacere " che ab-. 
Bihte modo di sogcorrerlo ,. e presto, State, 
sano. Di Padova alli 22. di Luglio. 4525, mo 
o pg Pemba, PAbera 
0 . | l co ciali ti fi 
Io v'ho scritto molte lettere in racgar 
mandazion di molti nel tempo di questo, vo- 
stro offizio, ma tutte sono state leggiere, a 
- comparazion di questa che io ora vi fo, 
raccomandandovi la causa di M. Battista 
Boldù, la quale fra pochi’ di avetete a giu- 
dicare, ‘anzi più tosto ad indirizzare, ed ora 
dinàre ‘in‘giudizio. Perchè ancora. che. ig, 
sappia; che senza le mie lettere voi giate, 
cértissimo quanto io ami questi ‘fratelli, € 
desideri fl ben loro; pure a soddisfaziag. 
mia vi priegò, a far per la loro” giustizia, 
altrettanto”’quanto se ella fosse la mia, q@ 
delle due ‘vostre cognate orfane, c per ans; 
cora pupille, che io ho .meto iù asa. Sen, 


‘ 


zù' fine mi ‘s4rà cato, chè M. Battista rapz. 
porti il file s che esso ricercherà alla “sua” 


ditta: ritrho sab! 3 
causa ‘dalla sentenza vostra. Se è vero, che 
M. David abbia avuto’ il lotto nuovamente 
posto, una cracetta di valuta di mille fio- 
rini ;'mé ‘ne rillegro e con Tui e‘con. vi 
Salatatemi ‘M. ‘Bernardo , è state’ $ 
ViHa:alli 10. di Giugno 1528. ” 
ERO Bemibus patti 





i SR 






- . RXXVI La 
“* Wi'racoomando la causa del portator; 
di questa M. Gherardo Boldero ‘ Gentiluo- 
mo' Feronesè a presta e pronta, e cortese 
giubtidià. Vi ‘priego .a fare, ch'egli conosca 
che la mia raccomandazione non gli sia sta- 
ta di picciol momento. State sano... Dj Pa- 
dba 'alfi 27. di Settembre 1525." . 
Peli, NXXVIL ; 
* . Nostro cugino.M. Pietro Antonio Mix 
Fésihf è qui o ‘mi priega che vi faccia & 
dé’ di'questa sia absenzia, la qual bisogner 
ri' ché ‘sia ancora per tutta questa seirma-. 
riti Sarete contento di non lasciar fare, cd- 
sà alciina conità M. Benedetto Dolfino, mens 
16 ‘è550”è ‘fuora, sì perché egli ha tutta la, * 
ehiasa'sépra di se, è ‘sì perché egli ha. tut» 
2 le“scritture della causa nellé sue mani; 
Vi''priégo ‘non solo ad esauddlo in questo, 





» 






milabcota în favorir la sua giustizia, e fare 
gt6duel'iiggior ‘onore che, potete ;: cha, 


36 LETTERE, FAMIGLIARE si 
me ne farete, piagero incomparabile. Di Bar 
doya alli 12. d' Ottobre 1525... ...; 1. i 


SLI 


-11 . . 1 


e’ 
nd‘ 


” MI ° Mt a 
Scrissi a Mous. di Bajus per M.: Mar 
ce Antonio Michele come volevate. Io ho; 
gran bisogno dell’instrumento della casa. 
pero amore Dei fatene doman qualche cor 
. sa. Quanto al vostro farvi torre a Verona, 
credo burliate, pur se ‘dite da dovero,vi 
laudo. Quanto a'denari dei Carnari, nen,pià 
gliate cosa alcuna per. niente.. Ig: sarò, t0s19 
a voi. State sano. Di Padova alli 20..Aprjz 


je 1929. e a voler. 
VITE - Bembus: patare 
SI Sg ENE LE TINTE Ion a DI aiar 
Apa ie . : XXXIX. ue Li4 di e} 


1% 
. . 


Un fratello di M. Antonio Sorjana,g 
««ag.fu a Brescia, il qual credo abbia nome 
Agostino, ha comprato vicino a Villa 
Bo:za una bella possessione d'un Padovano 
e, tutavia va comprando tutto quello, che 
sì, scqpre:in gnel d’intorno.Oraio era d' alcu- 
nì mex in .qua per alcuni campi di hosca, 
che som. congiuati con alcuni altri. campi 
di quel. Losco medesimo ,: che son migi,..f 
, volendo stiugere.il mercato con i padroni 
A:quali, si chiamano. Bernerdino,, ei Agnalo 
‘di Camerino Fadowani , essi si sono, tenvai @ 
| der Agro, €. ne, vogliono, più,;dellp .anesta, 
Ri. cendomi ,. che. se io non li voglio. per 


5, IAA Piero sà. 3 
quel'pr@îfo Sil HAT! Gentiftonio*Sotianb 
di piglierà, e però sard'contéutò; dhiè “iftdà 
.viate M. e che’ preghiate ad esser conten- 
to di non impeditè questa mia compra, che 
io non impedirei sua M. in una simil cosa 
pet niente. Se io ndu avessi la metà di 
quel bosco già mia, non ne' parlerei, ma 
avendola, ed essendo a mercato del resto, 
è conveniente chè sua’ M. faccia verso me 
quello che io farei verso lei. Disidero, d 
tbsì ‘la priego grindemente, che se questi 
Garfiétini gliene ‘faranno dir parola, sua M. 
. Aispdridà?di'nòn'voler comprare il dettv bo- 
306 ‘iseniza niostitr che io ne l’ abbia pre- 
‘gato. Offerendomi ad ogni comodo ‘dì sua 
Maab: ia'fiélto maggior. cosa che non è que- 
:sta, ed al Magnifico -M. Antonio, del, qua- 
le sono affezionatissimo, mi raccomandate. 
State sano, Di Padova li due di Dicem- 


Sti Ci I aa tec. n Berù bis: pater. 

slii Vi : DI: . e Li DUO Ro vt Fe. n m. 

Dove Det eo e RE, 0 dt 
‘ ‘ ” . , ° 


‘ PE <* °° 


Silio dis poet si © 

.75: = Det Mag;: M. Luigi Pisani -#i ho inté- 
Sb:c'Avete faetò ‘a 'bastinza. Mando 1a’ que- 
za: delle lite Go. di M. Jeronimd Marcel- 
Jo. 'Datete lire 3o. A mio cugino' M.‘ Gio- 
562% Giacomò Bembo per li ‘rovéri che ho 
Gteito- di lol E: di “questo né fate" che 
M. Giors Pietro sué fratellone ‘stppià co- 
fia aleuribi Cottiprattiinti due. niofèàdori'”< 

3egndelè delli sérte di quelli che iò uso ‘qui, | 


f 


de LELTERE, FAMIGLIARI 
#6,.ce ne sono; se no.della meglia Delte 
mpove., Dio sia quello che faccia per noi:, 
poi che non sappiamo operar quello che.ben . 
nostro sia. State sano. Vi mando la lettera 
‘ &.M. Marchiò Michele. Di Padova alli 27. 
Genn. 1526. | Sn 
E .  Bembus pater. 
e | . XLI 
na | 139 
«. Ala vostra lettera avuta questa matti-. 
© na quanto alla pratica del Belegno, rispom 
slo.brievemente, che poichè questo partito 
tanto: piace. a M. Pietro Marc. eda voi tan 
to satisfa quanto mi scrivete, io son molto 
contento , che si conchiuda. secondo. ché 
mì: ha.:scritto sua M. e con quelle condizio 
pi che benghè io sia al presente sì poco 
ad ordine di far'nuove spese, quanto .-voi 
sapete, pur non voglio mancar di soddi 
4fare al desiderio di S. M. ancora che con 
interesse. mio, ed anco vostro, Sia col no- 
me dell’ Altissimo. Nè intorno a ciò dirò al 
tro. Raccomandatemi a S. M. e state sano. 


Alli 19. di Febb. 1526. 6: 
E ' > ug Bembus: pater. 


300.00 SIL | 

. Ho veduto quanto M. Pietro Marcello, 
€ voi mi scrivete di aver S. M. data la ma- 
mo a M. Bernardin Belegno. Il che priego 


L di le Pitsnò Bindo. 9 
N.°S. Did; che sia” con la befigdizione sud, 
db 5 pofchè 'voi ne sétè ‘così * contenti, 8 
Ffesiò conteritissima. Quanto a quello ché 
thii -dite' di uscir di trama, e far darla mai 
né più presto-che si può per 'ògni rispetto, 
e poi quanto saria il meglio, che io venis- 
sì'coin Maria a Venezia, ho deliberato in 
ogni cosa obbedir al Mag. M. Pietro, così 
domattina piacendo a Dio monteremo ‘in 
barca, Maria, e sua sorella ed-io, e do- 
triàni de sera saremo a voi, atciocché sab- 
Bars dappoî desiniare, a quell'ora che ‘è 
5. M. parerà?, se ‘le dia la mario. Averià 
Ben caro;' che questa cosa andasse più sè- 
‘cretà ché si possà, e con manto persone. 
Fèò'nbn'ci vorrei dal ‘canto. mio altif ‘chè 
‘Suà' madre, ‘e sua ‘cognata , ‘e suo frétellb?, 
se ‘egli l'ha; che ‘ancora non ‘lo sd. DA 
(chto nòstto il Mag.-M.'Pietro, ed io. Bi 
dbtne ron me ne curo, pur rimetto 0 
©èsa in sua M. ma carissimo -mni sarà She 

esto primo toccar di mano si faccia più 
secreto ‘che si può. Direte a Marcella, che 
trovi qualche vesta per lei, che sia da ciò. 
E se altro bisognerà anche altro; come: è@ 
và: Hel-filo di perle , o quel che si usa; 
ma facciasi tosto, che non si tardi più che 
per sabbato. Non so' che altro dirvi. Voi 
che sete su”l fatto, saperete meglio il tut- 
adioche'gdh ad id Not scrivo” Atititmnente 
"°° M.SMP Pieur$ , ‘chie Son 6ccipatissinio* 
Itusztentilcoli st8%M; e ‘questa’ basti. Stare 


io Amrrine FAMIGLIARI 

‘sano, e domane da sera aspettatene. Dì Pa- 

dova al :. di Marzo 1526. | 
Bembus pater. 


ST | XLII. — . na 

Voi volete che io satisfaccia .questi 
‘ Gentiluomini Cornari, ed io ne son conten- 
- to solo per vostra cagione. Ma.sia con Dio, 
«da voi lo conosceva. Mando ‘adunque. Gio. 
‘’Autonio acciocchè facciate che mi diang le 
‘ ‘due pensioni passate del 1525.. che sono 
ducati certo e. settanta a lire 6. e soldi 8. 
‘ per ducato, e fuor di. banco. È avvertite 
-.«che siano buoni danari, e fate: che :nén mi 
«tengano secondo l'usanza loro, in tempo; 
‘ma espedite Gio. Antonio domani ad ogni 
‘ modo, e se volessero por tempo. a questo, 
:. direte loro che se essi indugieranno, ed a 
:Roma la sentenza si dia, che vorrò che 
- paghino le spese, e mostrerete di far que- 
‘ sta fretta per utilità loro. Aspetto pur d'in- 

tendere che siate rimaso Auditore, .il che 

potrà essere domattina, e desidero che sià. 

Vorrei ancora sentire, che Marcella fosse 

in bene è facilmente spedita. Salutatemi M. 
=Bernardin Belegno e M Vincenzo, state sa- 
» no. Alli a1. Aprile. 1526. 
E n —_Bembus. pater. 


PI M:4RIETRO BEMBO. 341 


IG 
gii e Vili SUNPCRAIO Le . . 
fore FI o #00 CO. A. 2 VR = Sha 
, i . 
a AV Lv 


è VÀ 


Farete loro voi del ricever a mio no- 

me, promettendo di far venir di qui una 
uetanza di mano mia del ricever di essi 
denari. per. satisfazion delle ,due pensioni 
‘cell’ anno passato. Ricorderate a .M. (Gio- 
. vannî e M.. Francesco che le loro M. non 
< facciana per l° avvenire come è stata faito 
5 pel .passato che io abbia o a.far più paro- 
‘ile con le loro Signorie, o mì facgriano mien- 
« divar due mesi ogni volta questi benedetti da- 
s:amari s ché prima io nol merito da. loro y e 
poi quelo non è atto da Gentiluomo.Del- 
. ‘le raccomandazion del Clarissimo M. Gior- 
gio .non. dirò: altro, se non che se. Sua: S.- 
‘fosse reverita da tutta la nostra. Patria. e 
: amata quanto ella è da me,'egli averia quel 
luogo ,. del quale ‘non. ha essa Patria mig- 
‘*giore.da poter dare, e che io in buona gra- 
“:gia di, sua Sig. reyerentemente mi racco- 


. 


9. mando. - Lo 


di XLV. 
Li io Sa 
‘6: si». Son. tornato da Roma non essendo pas- 
sato più là che Bologna per svspetto.:.del 
- ‘tmrorbo. nel.quale non ho voluto nutricarmi. 
Tornerovvi se a Dio piacerà, cessato che sia 
il morbo. Questa vi scrivo a fine che mi 
compriate qualche sacco del miglior orzo 
she si possa avere. Hollo scritto a Barto- - 


L) 


- 


I iL Atom 
Ibmmed ‘in’ fin ida ‘Bologna; mano sè WE 
fitto nulla. Esso mi'dice, che aspettava 
d’aver i-denari da M. Jacomo Cornato, il 
quale è ‘andito a'Verona. Così fa mio fra- 
— ‘tello tutte le cose, che iogli ordind: Ora 
, w:dico- che! vediate* voi: di‘ comprarniemte 
shibito, e ‘se non avete ' altro modo ‘diefate 
a'M. Giovan Loredano da parte ‘tia ;- ehe 
mene trovi 25: o 30. sacchi pur ‘del mi- 
gliore, e promettetegli voi i danari ; ‘0’ di 
quelli del Cornaro, o di quelli di Arbe:; 
che nè l'uno, né l’altro può tardar ad aver- 
si. So che M. Giovanni faria maggior'cose 
che questa per me, come ha fatto altre 
volte. State sano, e salutatemi Marcella,:e 
baciate i putti da mia parte. Di Villa alli 


25. d'Aprile 1526; 2/0 ni 
II e i Bembus pater: 
SAS TI toi nia” 
AIA “I SALVI, , Ue DY 
SINCE: ROC v; 0° ET ea 


-'" “Ho ‘avuto: la fede dei Governatori della 
paga della mia tansa, ed inteso quanto M. 
Giovanni Cornaro accetta le ragion mie deli 
lé decime della Badia. Riscuoterete ‘adànà 
que dal ‘Mag. M. Francesco questa pensio: 
he, e pagatene Te cere tolte; è ‘ritenétevi 
per la tinsa, ch'è aveté pagata. Il resto po- 
ttete ‘dare a Yostro ‘cogliato. da comprarmé: 
nè' tanti orzi, subito ‘ché ne “venga di qual- 
che‘ tuago, e'che' gli ‘parrà di pigliarit. 
Uk ser’ Vettori esattor! delle camere’ di: Ves 
nezia mi ha fatto interdir i fatti di Melareo 


t 


. JR. RETRO BRMBO, 43 
per conto-di Mad. Marietta nostra, che 
par debitriee di lirg 10, e mi ha dato altri 
conti per. nome di.mio padre, e.di M. Marco 
Giorgi; ei ancora di mio fratello; come 


potrete vede per la puliza., che esso ha 


data a Rambottino, che me la porti, la qual 
yi: mando: -Io nona so di esser debitor ‘per 
quelli conti. né depbo di ragione. Però vor- 
rei, che vedeste alle camere queste cose., 
& per debiti: di mio padre, diceste che io 
nori. ho «osa alcuna da lui,. ma. solo pet 
la-dote di mia madre, che anco non si è 
. potuta -pagar tutta. Per mio fratello vedere» 
te:‘quello’che si dee fare, e perchè cos3 
egli è mandato. per debitore. E di tutto su- 
bito. datemi: avviso , acciò costoro non mi 
: facciano qualche vergogna, e spesa sover- 
«chia. Qlura: di questo so che mio fratello 
francò quelle cose, che io ho a Villa Boz- 
za dalle daje, e voi sapete tutto. Vorrei, 
che le trovaste, e che mi mandaste la fede 
. dell’officio, acgiocchè io ne potessi far no- 
ta: nelle mie scritture, ed acciocchè potes- 
si prevalermene contra queste daje a punto, 
che costoro mi vorrebbono far pagare. Da- 
temene più particolar avviso che si possa, 
Vorrei ‘ancora , che vedeste se mio fratel» 
lo è-creditor di cosa alcuna ai Governato- 
ri per lo-suo salario della palada del Ma 


ranzano , ed infin al -dìi della sua “morte., . 


che :fu-:2'12: di questo, vedeste di riscuoter 
il sug ‘credito. Se-non potete far tante.cose 


. SÒ Tv 
‘ 
4 tu 


sone hi fa Pest do nib. 
è i » hf. La lu "4 A 33 LI 
è 


6 


di rette Wren -. a 
voi sbld’, fartitele-c6n' vostto»\cognîti;: chié* 
séti certo; che %&gli'‘torfà volentieri ‘03% 
faritda per me'’State sani tutti. Di'-Padéi® 
alti 23: di'Luglio® 1626. 3 |< 09 
?‘i- Vorrei attcora, che portaste ‘voi: rfiglli 
.desimio ‘la allegata al ‘Legato; visitànidalo? 4 
“notre ‘mìo’, quando potrete ; che? la'-leseete 
-n'0t ‘porta fretta’, ‘nè celeriià, 6 se:M: Bere 
.rardin vorrà venir con voi etl'a'momé fidi 
offeritsi a ‘sua Signoria per séètitote, 124 
averò molto: caro. È Signor da farà® Wi? 
tu. usi 01 
LADA ATA TRE Bembus pater. 
-H Signor Lionello da-Carpi fratello del 
Sig. Alberto manda un sno messo detto D 
-Facomo ‘alla Illustriss.: Sig. bfferen&otes 
- se ella il-vuole a’ suoi serviz), farle € £65® 
e 1500. o più fanti, e 300. o 400. 6-jî 
‘cavalli leggieri di buonissima qualità, 'e hd 
to - presto. Io che conosco quel Sigrore}"& 
che lo amo. per la sua molta virtù grandes 
‘mente; e che so che esso ha meglio il-mé- 
do , che pochi altri Signori d’ Italia di- far 
ottimi e singolar fanti, e sopra tutto archi- 
busieri elettissimi, e buonissimi cavalli leg- 
geri, sì per utilità ed onor della Patria no- 
strà-, è sì per far piacer-s quel buono e 
valente: Signore, vi-priego the andiate alla 
Pattega: di*Maestro» Martin *Cappellaro ;-chie 


Dig M.; PIRTRO REMBQ; =» 45 

RA appreso, Jo :riuolo.di :S;; Marco, e dix 
iata.ess9 Don. Tacgmo ,..8. che gli dis 
ciale, che io vi.scrivo a, dpvergli dare.iute 
to quel favore che potrete:,. parlando: da 
mia. parte a quei, Signori Gentiluomini, che 
più, potranno dargli, e favore, e presta ri- 
soluzigne: al ;desiderio suo di, servir. in que- 
stgbisogno la Patria nostra, ed in somma, 
facgiate alcuna buona ed amorevole opera. 
per sua Signoria x che. ne riceverò da. voi. 
singnlar. piacere, State sano. Alli 25. di Lu. 
glio. 1526. si 
MELA Bembus pater. 


XLVII. 


M Carlo da Fiume: è gentilissimo: 
Gitradino di questa città, e mio carìssimo 
antico. e fratello. Essa averà bisogno del socp 
corso vostro ; ve lo ‘raccomando tanto cal. 
damente, quanto si potesse in tutto questo vo: 
siro. Magistrato. raccomandarvi alcuno. Fare. 
ghe. egli conosca ‘che questa riccamanda» 
zion mia. abbia. potuto molto. con voi. Stax 
s cai Di Padova all uiime di Luglio 

2 to: i . : 0.0) 3 


Mifzoa ERRE eee ai 


K . ° , . [di ° i 
i ATA <a PAT, XLIX. di A004€, morud 


n Vi ‘mando la inclusa, che M, Angiolo 
Gabriel mi scrive,,e vorrei che. tnovaste;M. 
Francesoasda. Borto,,; Al quale. è; (90818 per 


\ 


48 LETTERE FAMIGLIARI + 
la lite di quei Gontiluoniini ‘di «Porto ;*€ 
che lo salutaste da parte’mia, -e-mi ‘racco’ 
mandaste a lui, e gli mostraste- da nia par 
te quella lettera di :M. Angiolo; che è - iu: 
risposta di una ‘mia scrittagli in raécoman= 
dazion di quellà lor causa, pregandolo:‘tutè: 
tavia a non ne far parola con persona; peri 
che se M. Angiolo il risapesse, si potria 
doler di me, e potrebbesi impedir, e tur- 
bar il buon animo suo. Basti che esso so- 
lo il sappia, e letta che l’averà., ripiglia- 
tela, e rimandatemela. Ed anco voi tenete: 
questo in voi solo. State sano con tutta la 
vostra famigliuola. Di Padova alli 6. d’Ago- 
sto 1526. I sa o» 
a Bembus pater? 
di LT Lu) 
| n. f SI ‘x 
E; 
=. M. Bernardin Perolo mi fa intender'urt’ 
gran bisogno, ‘che esso ‘ha del favor: ‘del 
Magistrato vostro, per ovviare a chi indi: 
rettamente lo -vuol straziare, e far andar &% 
Roma a litigar, siccome da esso diffusament' 
te intenderete. Io che certo gramdemerite: 
desidero di fargli piacere, e tanto più, quan=‘ 
10° altra volta gli ho dato-alcun sinistro, det’ 
quale sete consapevole ancora -voi, vi ‘prie:! 
gò, e non solo priego, -ma ancore vi strin 
go, e -gravo sche se ‘alcuna: giusta ‘ caufd.! 
averete di poterlo ajutare, vogliate farlo anit:' 


DI af BIRERO: DIRO. 4p 

Mosamente, acciocché col, mezzp vastrp di- 

eng, passa conoscere. y che, io desidero di 

argli. piacere. Non dirò, più ,, che mi. pare, 

che non bisogni con voi;, State sano, e da- 

rergmni Fisposia s quando, averete udito, M, 
Ino. 


Berpardino. Di Villa ‘alli.16, di Settembre, 
1926; ARES tg aa Ta 
6:39 Sa SE Lt 000 Bembys pAtere 
e4%t ni SLI 100. O, L° . sota È 


nr Ca CI ‘0. . » . ‘è . . EN ‘x 
-{;£ «8. I ?. U ti. . . si. + 
0 Le . = . n 
i ME SRO F: 


GIA CISTI 


89191. iÎC- o. IE 


a. 4 VIENI Do Ao I 
+ Vi mando per Simoné, nostro ducati 
30. da lire 6. e soldi ro. l'uno, da dare, 
a. M. Pietro Moresini per la pensione di 
Fossò, che io debbo al Vescovo di Adria. 
di questo Agosto passato. Ricordatevi far 
fare la quetanza di questa, e dell’altra, che 
si perdè. Mandovi ancora ducati nove e mez- 
zo da lire 6. e 4. per pagar la tansa posta 
aggio. sia. pagata .col dono.. Mandaretemiene 
la.poliza. dell’ officio. E vi mando ducati 
tre, che spendeste nelle cere di vostro co-. 
ggato«. Ricordatevi di trovar alcuna garta del. 
notaro ec. per incontrar.... lettera sua, di 
quella sentenzia delle acque dei molini, e 
se..mi amate, ponetevi. ‘(diligenzia. Saluta- 
temi Marcella, e datemi avviso, come stan: 
no.i vostri puttini,.che. oggitnai dovrebbo,, 
nq, star ;bene..Se vederete il mag. M, Dax, 
njal, Rinieri,, direte a sua M. chg.ia gliyenz, 
do. .molte grazie delle salutazioni, fattemi da. 


- 


23 ! ” 
- 3 rÉitene ramicriAnt 
M. Leonico a nome suo, e dell'amore che 
sua S. mostra portarmi. lo sempre l'ho ava-. 
to in somma riverenzia, e sempre averò. 
Faretemi ‘a S. S. raccomandato’ sen fine. 
Vi mando una lettera del Golo delle 'f0£ 
ze di Maria, il quale avendo avuto duesti 
15. da M. Bernardino, ne vorrebbe 16, '&a 
me. A me pare che egli sia savio. aneora 
più che eloquente, quantunque quel dì del- 
È, nozze fosse eloquentissimo a voler d'usa 
inolto Jeggera sua ‘fatica un grasso ‘ve 
‘grosso premio. Io credo, se non mi muto 
d’ opinione, che non gli darò un bezzp. 
Non so quello che me ne consiglierete 
voi. State sano. Di Padova agli 8. d*’Ows- 


ADV Ur 


bre 1526. o | 


| | Bembus pater. 
‘ è . - ‘ 2° La ir ‘ Dii 
(i “=, ' " , 4 LIL. . vi -. , . . ii LIA y t; 
. . e .. | . ‘ . e . . "a ‘u 


® si . . <. ' NOA 
è IO e: 


“Wi raccomando la giustizia della causa, 
la quale vi ragionerà il presente poristene 
Cristoforo da l'errara, e raccomandivela: a 
quantò più presta espedizione si ‘puo‘} e: 
tanto più quanto intendo, che wnò- dé!-w- 
‘stri compagni gli ha ion buoho aninio'#d- 
dosso. Se- conoscerete che Madontia Biéifica 
Manzona, della quale Cristoforo: è comtps- 
s0, abbiîa ragione, fategliefa:; e ‘presto vad 
amorevolmente ,- che ‘me ‘né’ farete’ stagdlar 
| piacere. :State' sano; Di Padova alli. vB 
Tobre 2920. Spett Go: 4 dNoL o. a. 


" DA A0I vii 


PI ff. PIETRO, REMO," 19 
Arta anareatiti ri. e de 
veg ta DI 
X:51:7 AMIATA AES n ch N 
.gn4 Rendérete infinite. grazie da parte mia 
-al. Clarissimo M. Marco Foscari, della coy- 
Xesiar.che. sua Sig.m'ha usata nel conceder- 
gi la sua casa della Rena, della quale not 
son mai per dimenticarmi. Io nel vero cre 
.Udeva:, che ella fusse più capace, che non 
-T.bo, vedendola poi, trovata, e. solo per 
«questa. causa, che le stanze terrene sono. 
+33: umide, che non si potrebbono abitare, è 
. poi questi padroni si sono pentiti, che .io 
«Jai parta-di questa casa, benchè io non. 
-ami son pentito . di. volermene partire , che 
| non voglio per niente avere a .fare con. 
«sì sinistri cervelli. Tuttavia starò qui fi- 
no. a Pasqua, ed in questo mezzo mi 
provvederò di stanza con comodità mia. Ho 
“nondimeno tutto quello obbligo alla M. di 
M. Marco, che averei, avendola usata in 
«tatto "1 mio. bisogno, e di tanto mi-fo de 
| chitere a sua Sig. alla quale assai mi rar 
;comanderete. I danari, che io vi m&- 
sdai furono numerati con Simone, e dwè- 
«giano esser quelli, che io vi scrissi, se pr 
«sono «i meno, scrivetemi il quante. Mi. 
s piace di Quintilio, che stia meg io. Questo 
“gaanto. alla. prima lettera. Alla. seconda ,;j0 
hmon. ho più bisogno della casa Malipiera',. 
séhé. se io Lavessi, la areì così salata. 
-sHo, eyura.la poliza de la , tansa paga N 
+5. Dia doni ha ro Viaggio a vosKo te» 
Benbo 7; IX. enni 


Se LETTERE FAMIGLIARI 
gnato, e cognata. Scrivetemi ‘quello avete 
faito delli ori mandativi: di Madorita ‘Cbbi” 
lie..State. sano .ton la‘ vostra ‘ compa Lo 
e: famiglia. . Di -Padova: ‘alli 123: 

1626. si. 












senza che io, l'abbia, sa! 


puton “è pifbid che. io'‘ciedessi’ ‘che essi 
avesblerò! c8Mititiato ; per nodo “che ‘a'’ n 
uò' più aprit Bocca ‘9 Bene, 
cuse ‘stiino, Essi mi hand 





















taserò duditi-Ii9, cho iglii. sono lp Ufo 
156; di if icentita) ‘cioè, fire 2000. * 
delli wostre, E quali ‘ducati'322‘sanò n 


più della in6# delle’ mie entrate, p 
quelletbidit“ ion ‘mi rende! appen: 
500. *Ohde apiésti sino ducati 7. più de 
med delle enitiate. Ldscio star, che 

st ttné te atgud'mi hanno Who, a 
vanto he ho“ chmebito tistorar a 
fizuanitò divbitGna' iù 





Îe af Da 
Gudì Adiiguo ban) 


INS1IMSFOY HIO! 





son 19 Sort. È 





Zi i GETOPOTISTIVA ei 
A % sumo st BEMBO:. NA 
ul ignori Arcipreti, e canoni 
rglendosi . salvare pet ‘come. diceil 
1 Ragno meo la loro: soma sopita 9 
me, dh kh altri. Benchè tra tutti li tassati | 
di quella diocesi, sono più che certo che 
niuno ha avuto così ingarda tassa come ho° 
avuto io; la qual ingiustizia non volende 
io Per. niente trp, pu are vaglio che subito 
vile questa, Val ate a..M. dacomo .,Banfio:; 
SUA Ii $g. olto, vostg, e.sredo, cha: “ 
Hi amicizia, she tra vai. è..: essa per . 
e, cortese natura sua ,..farà. «volezi: LA 
Ha per me questo officio, e | GOrApariate»] 
Signoria. delendovi., da. miaob 
tassa. così esorbitante, ils 
SAR que) lo Eco, Dominia; che, serittor 













ella; tassa, nè. alcuno per pun 
sto, però, che, quando., ierbes. 
mandato colà, già essi, ayevgpo: fose, paro: 
terha che gli oflesi npn ‘si, dale caga. spaen o 
ciato si. tutto, € udite, dette. ragioni, e dec: 
ve fata] a Sala di quella, Bai ide ppi tassisti 
se o quello. che è volere, quella, Hib 
Sig, che st paghi; macha pos 
il doppio , come fannp.. ifaltono 
!‘tichiesta onestissima, a | arto ad 
sono hei 6 sarò esaudito vi s«pure she, simone 
da a, Je n mie, A questo, carosmi 1a 
sarà ‘ché. "Sopapa pe \PAWREa “ile? 
) tara; ig al cANale, Or drv 
pf È meri” Questa EI per amor 











Gal, 1a ù ’ ‘. ai "* 0" CI >= 
Da CONTI 
ES 


e. n 20) MIEPPENITO 7 BLUPOTE 
52 - © LETTERE FAMIGLIARI è © 


»' 1.6, 


cosà-è fare alcuna pratica. Consigliasevi di 


«Serivo ‘al Mag. M. Vincenzo queste quattto. 
erighe. Se voi di là non mi ajuterétè ‘în 
«10, io. questo anno convengo fallire ‘ come 
 wi:scrissi, e tutta la colpa e. la ‘vergogna. 
- «*pei sarà la vostra, che sete nella. vostra 
Patria. e. lasciate .ehe ‘mi sia fatta così lar- 
. ga ingiustizia. State saho con tutti i vostri, 
«È quali oggimai hanno troppo gran piacere. 
» *«di star malati, poichè così lungamente , e 
‘Lcosì tutti insieme vi stanno. N. Sig. Dio 
,»wi-liberi da quelle noje. Di Padova alli 9g. 
-. di Luglio 1527. se i 


e. 


LV. 


Ho da M. Calcerano una lettera, per. 
la quale esso . . . a volere scrivere, e pre- 
gar M. Garlo Capello . . . per essa lettera 


DI M. PIETRO REMBO. 53 
che io vi :mando, ‘nella qual... come 
potrete vedete‘ in’ ‘essa, a quale fia . «i 
Gli ‘scrivo adiinque, e ‘ve la mardv aperta; 
accio se. vi pare 3: la, mostriate: a M. Galuer 
rano , ‘e poi la chiudiate, e la diate. Bene 
vi avvertisco, che se non fa bisogno di ce 
lerità a M. Calcerand, la riteniate, fino a 
tanto che la cosa della casa si espediscà, 
«che non vorrei che quel cervello bizzarro, 
intendendo questo, si sdegnasse, e mi ‘ne- 
gasse ciò che io da lui .cerco, il che tut- 
to direte a M. Calcerano. Quando pure 

_bisognasse tosto render a M. Carlo la let- 
Zlera; fatene il piacer suo. A véi non credo 
_ dispgni che io faccia molte parole, avendo 
pa "ne jeri da voi ‘inteso I’ opinione, e giù- 
dicig. vostro . sopra la causa di M.Calce- . 
Tano, pure ‘nou solo vi priego, ima ancora 
_ yi siringo con ogni poter mio ‘a fate a ‘he- 
. neficio di M. Calcerano quanto è òraj e 
‘sarà sempre ‘in voi. Delle altre cose jio 
vho ifiteso, e piacemi. Del Clarissimo 
> Cornaro, Dio sa che ine ne duole con ‘tnt- 
ti l'anima. Noi perdiamo il più savio Se- 
cigator chè abbia avatò la Pattia nostrada 
;molti’e molti anni in qua, danno grave,-N. 
ig. Dio'To risani; se. si può, eli doni pace, 
+ e requie. State sano. Di Padòva- alli: 27. 
Luglio 1527. . 











19qu, pI9ssat emo ci MORE ali 

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CA 
AM 
atlo 018 RIONE 
cas'bograiaberéte vere “intds0 dil''Ranit 
bio quel ché si è operato circa la casa. Se 
716° altre idriérize © ion averanno giovato 
ladbito' za dibiora proverete woi 

. "tte "potrete col M. Maffio, secoi 
Affgiohammo” fasidme, Vedrete quani 
“strivé* al Rannusio ,e sarete, con 'hii. i) 
"8é'bisogrerà ‘col’ Clarissimo M. Marco le 
icciasi il'meglio , ma nom si tardi. Îticre- 

derit, che primà che' alcun di conio ab- 

Ù tlato a M. Maffio , ‘esso ha inte 

HE fo cerco qiiella' casa, come Vi scrissi 

- T'altr'jari. Ma come si voglia, guidatela 
“Ptortsiglio del detto Clariss, a cui mi 
‘raccomandarete assai, e vedere di warla-'a 
fine. State sano allî 30! di Luglio. 1527. 
\Bembus pater. 


LVIL Sor 
*’ Quanto' io ‘ami M... . Giustiniatio 
“det Clarissimo M. Jeronimo 0 che’ néù 
‘bisogna’ che io ve lo ‘scriva, che da'Wéi 
Io'sapete “Benissimo. ‘Però’ ‘intendendò "Yo 
sia Sig: Uloversi ‘metter alla’ prova în" Lar 
fadi-del Vescovado di Tréviso; che' ‘qué 
sti «dì si ballotterà, vi priego ;‘è sttirigoè 
Bravo , che .a nome mio ‘lo raccomani sat 
al Mag. M,'Marèo Dandolo, e M. “Rbigiofo 
Gabriele , eda M; Niccolò Tiepolo ‘ed'’ù 


1D 3-iTive . 


LETTERE FAMIGLIARI 
AOBIC MOT 






susosi 4 at 
itsoop Stub e 






























DA gi dui Ri snai Sky 
DI M, PIETRO BERIO: 

M. Vincenzo Belegap nostro, ed in somma 
a tuti quegli altri, co’ quali credete che 
io alguna; cosa possa, e lo raccomandiate 
gon tuta quella caldezza, con la. quale 

arlareste Toro, se io stesso avessi ad: esse- 
Fe il ballottato, e desiderassi e cercassi. quel 
Vescovado. Non. vi seriverò sopra .questo 
lungamente, ‘che so non bisognare tra noi. 
Ben wi dico, che poche cose .potreste far 
per me, che così mi. fossero care.,, quanr 
tò sarà questa, se operarete per sua Sig. — 
_di modo ,..che esso conosca la opera vo 

Ci 


_Stra' essergli stata . giovevale e fruttuosa. 
SSlale sano. Di Padova ali. . di Agasto 
BT SATA 
im io . Bembus. pat. 

' e. i Lt 
RESTA . LwDi, 








©""*nerescemi del male di Marcella, quan. 
to dee e per suo,-e- per vostro conto, al 
quale non bisognavano ora questi affanni 
oltra le spese. Lo mi confido, che non ave- 
Th.imale. Salutatela a ‘nome mio, e .gtatdh- 
la. AM. Dayid presterò-i cavalli, gl 
diergitor «volentieri, come. ho fatto le. alu@ 
volte.,Potrà venir. per adoperacli Domenic& 
41:Mag..M. Vicenzo Michele direte, che 
se io :samprerà. la casa che sapete, io n0 1 
‘potrò .servire.d’ una tazza, che ho pensa@ 
far-dagari.di tutti i miei argenti, o di quelli 
comperarla. Se non'la comprerò , Io. pot 

servisé ‘di ue bacili, e ramini,. e di due 








(e Letti rinicirinoo 

piatti) è di sei piattelli, &’dì sei scodelege 
e/ilf sei scodelliti,, e di sei pisdenette: deb 
insalata, é di sei tazze, e ‘di ‘18 toùdè;1 
‘ cht-tanti ne ho,.e sono ‘al*‘confattto «del 
suo Mag. Fratello, e sarannò sémprei ‘Race 
comandatemi all'uno e all’altfo,'e State saniza 
Ben vi prego, che uscito del ‘fastidio* dè? 
Marcella, facciate tutto "1 vostro’ potere 06m? 
M. Maffio Bernardo per la casa. Di Vila. 
alli 9g. Agosto 1527. Bembus pater. 


- LIX. 


Di Marcella mi piîce. Del Bernardo, 
io non credo, che abbiate fatto con:Iuil 
tutto quello ‘che mi diceste volèr fare. So 
così è, fatene ogni ultima esperlenzia; e am 
datelo a trovare a posta, ed’ usatevi tuttas 
quella rettorica che avete. Chè 'se operare=: 
‘te:che egli: me la ceda, come -vi * Bastava 
l'animo di fare, vi donerò quelli 50. du-: 
cati, che sono stati promessi a Îlu1, ed-ans“ 
.Che più, quello che vorrete, cioè se biso: 
gnerà dar a lui li ducati So. a voì farò -di. 

uesta ‘sanseria‘ un buon beveraggio. Quan 
‘do egli non voglia, fategli cader la compra: 

in collegio col mezzo del Clarissimo M. Mar= 
co Molino, e fate che ella si incanti, e -fa- 

te che alcuno la incanti, e non paja' che 
sia io, e pure se vorrete anche che ci: sia 
al rio nome, fate voi.: Incantisi"a:50. dit 
‘cati per volta di più, o-come’ vi. patrà- ib 
* meglio, infino ‘alli 1290. i quali non si:pos- 


Randi Aigri By 
E seno per. mio conto. È uesta è. la , omma. 
del. tutto, xa. credo :sarà bene tenonla % 


. u i 
pressa, voi: .Vedo, che ’l mio far conto di - 
questa casa l'ha messa in grazia di M. Maf:" 
fio, che prima non se ne contentava. Ho 
ayute le candele, e son di buona forma.’ 
. State sano insieme con. Marcella e gli altri -. 
vestri ,-e nostri. Di Padova 15. Agosto. 
--3927 i se l . su 

re | Bembus patere , 


LX. 


. Alla vostra lettera ricevuta oggi, non 
risponderò a quella parte, nella qual mi di-. 
mostrate l’animo.vostro, quanto alla casa, 
-che farete che. la vendita caschi in colle- 
gio, e che la.manterrete voi stesso, mi pia-. 
ce. Forse quella bestiaccia vedendovi fat 
fatti si pentirà .di avervi per nemico, e ve 
4a cederà. Se vi paresse anche, avendo. la; 
ua coucorrenza , di passar li ‘mille e du. 
gonto ducati. che io vi scrissi e andar alli 
mille :e trecento, fatene quello che vi. par- 
rà di fare,: che ve ne do libertà. Mi piace 
di Marcella ,. che stia bene, salutatela : per 
me. Della parte dei Vescovadi son con voi, 
Delle nuove Dio le mandi buone, che ne 
abbiamo, bisoguo. Della. lettera scritta al 
Clarissimo M. Francesco Cornaro per var _ 
stra fe non la vaghate, acciocchè non paja 
che io ne faccia conto, come non faccio. 


- 


pieni deci otte . 
Se S. Magn. la va mostrando, faccia esse, 
è sua. State sano «th ‘tutti i vostri. Di Pa- 
dova alli 20. Agosto 1527. LIT 


: <LXL UA (SR ERIII 

. TI to. , o IO 5 LA di 

‘ La nuova di Genova ‘è òttimà; :Dé6 & 
se mandi delle altre, ed'anco-è bontkWitia 
iuella del Doria: Ho: veduto fa balloffézi&h 
‘di Treviso: Poco da fare ha 'avutd! Udi 
che vi ha tolto. Vi mando la fede "SA pa 
. gamento ‘che ho fatto ‘qui di quel: bhe i 
‘è toccato per l'impresto: del'’Clero, accifé 
hè me ne ‘facciate far'creditor dil’E03:8), 
deve isi fa-al monte dell’impresto , “attid& 
“hè questo Settembre, come intendo; chie 
si pagherà la mezza paga delli cinque “per 
eento, possiate riscuoterla. E tosto vi man» 
derò la fede di 328. ducati, che avrò pa- 
gati a Vicenza per questo conto per Villa 
nova. Manderetemi la fede dell’ officio di 
«questi cento ricevuti, e fatti buoni, Vi man 
do fa risposta del Camarlingo Mosto, fsttj 
‘a M. Bernardo nella sua lettera medesimy. . 
State sano. Di Padova alli ‘22. :d’ Agosto 
527. i SI N 
‘Del Bernardo., fate quanto per } altra 
mi scrivete, e dell’incanto se egli ‘andré 
invaritandola , che potrà ‘essere, che egli 
si pentirà di farmi questo dispiacere, and& 


te fino alli 1300. di buono animo, * * 


N 


Rio 1 PIETRO, PRA ___ 9 

ques LIn96Ì obama if avis 0 0@ 
1.0 dilaoy i ininlAri ui ;, ali 114 È 
Il Preposito sta pur ‘con ‘a sua febbre 
terzana doppia e continua. Questa mattina 
se gli è tratto un poco di sangue, e sperò 
d sttieverà; Quanto alla tansa, sarete con- 
SEA Pagare arla, d PA domani. .di, quei danari di zee- 
GA manda rlì qui, acciocchéè'si paghi 

e, I mandarete la: ‘quelanza. Wi 


Hi ANGOLI ‘il riscuotere la. prima paga 
si mm pre: i, quando, si riscuoterà. State 
NR AA muova di Pavia avemo avu- 
"o mattina. qui prima di: yoi. Dio.se- 
dar nanerte, Salutate, quelle donne, 





tatg, 4apo- i Padova a alli 6 d' Quolire 
Mapa 5 iano si 
«Net i Ci30i 2 i Bomb pater 


‘sy oro odo 5 si: 
“sil; ae: Pari , tg a 
ib 0ì 


“Ma 








Vi ina ndo x una lettera dj Stefario Bux 
o, ch degli mi scrive per. ordine oe 

> da. “Risposta, ‘che. gli fo, la quel chiu- 
NA e, ghele parterete. Jo înon so, comò 
most possano domandar per la Badia di 
kat 7 che 8, anni sono, che- ngn è ‘mia, 
| Bri vorrei, che parlaste ad alcun di colle 
fi per, questa. cosa e se volessero dir del 
dia péx, inten der la pensione che mi 

Da dig, fissi. averiano torto, che dique- 
sta pensione non doveria pagar cosa alcu- 
Ba, perchè così ella mi fu promessa, e co- 


4 


60 LETTERE FAMIGLIARI 

sì 4 obbliga JarSig. di pagarmi.ogni anno; 
fin che io vivo, e però desidero, che ne 
facciate qualche cosa: a questo fine. M. An- 
giolo Gabriel vi potria avvisare, e su que- 
st6 punto fate. qualche opera:, mostrando 
che io non debbo pagare, e. quando. ppy 
Sogliano che io paghi la metà, che ques 
non è la volontà della . Illustriss. : Sigwar 
che si paghi la metà delle entrate... 19} 
sterzo ; e poi dovendo: io pagar, 0 terza}p 
quel che vorranno, paghisi ‘essa Signaria 
che ha le mie entrate nelle mani, e, se di- 
cessero che non debbono pagarmi se.;.q 
questa Pasqua, e la. tansa. vogliona, cl 
‘sia pagata ora, rispondete, che. essi .ngn 
hanno ‘già fatto ad alcuno altra noja, se:ngn 
di interdir le entrate dei beneficj, £,,.g0 
quelle pagarsi. Se si vogliono. pagar. della 
mia pensione, paghinosi di essa pensione, 
e delle entrate sue, benchè io .credo che 
un valent uomo, come sete voi, mi salye- 
rià dalla. pensione, per esser cosa, ;che,;la 
Signoria me la dee mantener. tanta quanta 
essi me l’hanno data. Non so che altro dir- 
-wi. State sano. Se io non fallirò quest'anno, 
‘non farò poco, anzi sarà miracolo. Di, Pa- 





“. dova alli 14. Ottobre 1527... 
. 4 a 

n | . A 
sio Du ssd 
ia POTE ce, vo 
| Ma . | . atte lA 
de. ia ° due, Gi ala 


cifre L.. e , Li 0 HE x S, . 
MITA A di0a |, dio utt loo nisia 


IRAGISIOFIO A CIT : ‘. 


9n odo omibisil die 
TÀ Msn cre LXIV. 
ODp ber ita e. 


BIS BERTO «fit qui, è venuto:a me M, pre 
Fifha<dkCbrtàrolo,-col quale ragionando di 
esi feltera del Buontempo, ini dice, che 
AU do è -ripote ‘di Matteo Armellino, € 
Utié suo, petò mi ho fatto scriver da esto 
Mispitt Luca-la inclusa che:va all'Armelli- 
i: Vorrei: adunque, che subito avuta que-. 
"22 “asidaste a trovar l’Armellino, e con esso 
serlaste al Buontempo, il qual forse mi da- 
2 albitn modo da potermi prevalere, che 
"gEnpre questi scrivani ‘possono mòlto in si- 
‘Ailtoski-Scrivo auco due lettere al Buon- 
fenivo ;-scciocchè voi possiate dargli quel 
ifeftoftà; che non fa menzion della pensio 
se» Co mi paga la Sig. IH qual se vi dices- 
°$8, the questa tansa si fa per la pensione, 
pottere’ dargli l’altra, e forse che nè l'una, 
f‘né“Paltra è necessaria, ma voi farete a boc- 
“8:il bisogno. SO 
I * Potria esser, chel Mag. Emo, al qua- 
ie patlasto delli 300. ducati della mia pea- 
| “ione, fosse stato causa di.questa cosa, e 
l'avesse, come buon: patrizio , ricordata al- 
la Sig. I E 
Dappoi scritta tutta questa, che fa jerise- 
ra in villa, venuto qui, ho trovato la ob- 
bligazione fattami dalla IUustriss. Sig. delli 
3oo. di tenermi libero di ogni gravezza po- 
sta, e da esser posta, come vedrete, però 
siate col Buontempo, e con l' Armellino, 





64 rabbit Aeg at 

e dbn' chi vi 'pifdrdi e SO (o con 
Jatomò Bonfiò, Go n n Pia 
blig: ione, e vedete quel le, S 9 fare 
sì «@hé 'io ‘non paghi So 18 pe KBADNÌ fi 
io ‘avérò ‘a ‘pagar, che io non paghi più 
del terzo , siccome è stata, la deliberazione 
della Hlustrissima Sig.'State sano. E terre- 

te a mano questa scrittura ,, qual muj nh 
2 panto‘la der. del Préncipe, ‘è de 
smatrisca, Di Padova alli I té 











LXV. * 


‘Ho visto quanto: sèriveteî itetla | d apod 
Bernardo. Vi rispondo, che hot ife DA 
ta de' danari, nè del prezzò; 
dell appellazione o airdiipie Rot di 
gliam- dire, ‘la qual vi priég; orge Talibi ra 
Dio-vediate di averla subito ! CeRIEEAE 19 
so riòn mi niedî tutto quest'igtiy 10024 a 
con queste pratiche del prezzo. “Awitd' ci 
sarà l’appellazione, farò poi quantò piee: 
zo, tutto quello -che sia onesto , e ragione» 
vole, onde ritorno a dirvi, che siate solle- 
cito ad avere la intromissiohe primieramen- 
te, che poi di questo si vedrà. Ma mei e 
che: €ssa -iritromission. dura , didrite 6h . 
fare, € così esso con buone » sparote, è AE 
ti fatti ini menerà a piàéer sug ni, ‘8 









a fitièv4d; questa; ‘clie nel resid''incif'imt'Pat 
tirò dall'onestà; quandò Bed!" 1850’ W0ltdse90*d 
che dpi piattissi, State ho; Duro i pARide0o 





se avete 

hora, Yilla .Boaza nuovamente posta, che per 

tuttg, quella. settimana. si tao cel dono. . 
i :Jacomo Bonfia .: 


Falemeng; na Roo. A 






LAV, 


MTA ii 1 
saggio Qi aste . ‘Leno 
5 "Jeduta: quanto «scrivete. della | casa. i. 

d'Arbe,rla quale, poi che quella mattina nom..i 

si prifofnira zo ‘priego.a non mancar id; ;- 

salleckiudine finché si fornisca, she SAPemrfi o 

bene, tore 19, 0ale: posso, Quest asa Pagar i: 

cosg,savarchistE, però non vi.:raccomando ; 


‘84. tTAITERE: FAMIGLIARI 
più questa cosa, di quel che ho fatto finora 
stimando, che non - facéia mestiero racco- 
mandarlavi, e nondimeno vi priego ad usar 
ogni diligenza, perchè sia spedita, che non 
tini potrete 'farè al presente maggior piace- 
re di questo. State sano. Della fatica, che 
insieme con voi pone e ha posto in que- 
sta cosa Ì' Eccellente M. Jacomo Bonfio, a 
qualche tèmpo sarò ricordevole. In questo 
mezzo a S. E. molto e molto più mi ra 
mandate. Di Villa agli 8. di Novemb. 1527. 
Accetto il vostro ‘amorevole  offizio, e 
più voictieri accetterò la vostra person, 
quando VI piaccia di venire in qua. Vi man- 
° derò i Sonetti un'altra volta. VE 
' -Bembus pater. 


LXVIII. 


| Portarete la inclusa a M. Maffio, e mi 
 raccomanderete a S. M. pregandola, che 
in questa sua entrata di Padova, che farà 
siccome io intendo, domenica, mi voglia ado- 
prare in’ qualche cosa, acciò io creda, che 
ella m'abbia in luogo di quel buon fratel. 
‘ Jo ch'io le sono, e state sano. Non vi rac- 
comando più la cosa d’Arbe, che so che 
non bisogna. Pure vedete di.trarmi un'gior- 
«mo di questa paura, e allo Eccell.:M. Gia- 
‘ como Bonfio mi raccomandate, e state -s2- 
no con tutti i vostri. Di Villa alli 13. di 

,. ‘Novembre 1527. 


TRA 10: PIPTRA: BEMDO ì G5 
r1f i? ito vado Api. 


Dice ossia sii, 


r . 
i 


AIA OGG Av sele sw 
ui cAspettbola lettera dal Manolesso. - Sti= 
“noche ayreterrisitato :M. Giovan Giozg- 
"ifhino a-‘nodie mia, il .che se esso dimo= 
‘&rgrà in’ Yegezia, sarà bene che facciate 
8 più d'timan volte sie .così vi stringo fare, 
oRuricordo:‘ivtiscuotere 1 danari di Cor- 
-ofà:,, e:léi.sarivere a Corfù, come fu tra 
- “toi ordinaté ,, e.similmente i danari dello 
** Speziale di:-Lorenzaga, e sopra tutto‘ quel. 
c & del, Gonsiglio. de X, al Frempo che si 
‘vavwicina; rAdie: allegate a M. Valerio darete 
ricapito, e salutatemi i..vostri, o le vostre. 

< MAMI a3sedî Marzo 1529. n 
Scrivetemi come sarà stato M. Jeroni- 
mo Savorgnano,: che N. S. Dio il guarisca. - 
l Bembus pater, 
tà: Dabpob seritta. ho avuto la vostra. 
“''Piacemi.iche- Gioacchino vi sia paruto no- 
tisho:d’ assai:;: é che l’abbiate visitato. Fa- 
“mnetelo. ancora ‘a . tempo alcuna altra volta. 
Deli Gastiglione, mi -doglio. Faccia almen 
*lje:: fortuna; che .io. pon. perda anco il 
Vancstro].Sarorgnano, anzi che la nostra. 

tipatziaszio! patda., Daretemene avviso, AI 

1030 .di.. Manzo 5529, E e 
“ti Ai Dainete queste lettere , che vanno al Se- 
“«cretario del:Gardinal Cornaro, al Mag. M. 
ib Giovaiblai daligia parte,.a Sua S. molto. rac- 
comandandomi, e sia tosto, acciocchè non 
parta il cavallaro. °° Bembus pateri 
Bembo Vol. IX. 1) | 


66° LESPERE .VAMICLIA HE: 
LXX. 


i... Se-Mi Giovanbi ’Gioaechino è ancora 
a:Venezia ; sarò :’contento -\che lo visitiatei 
alcuna altra volta, e lo salutrate a-nome: 
mio, e mi raccomandiate ‘a sua . Sig.-Se: 
vi poteste ‘ricordare -chi è tolui ehe-mò: 
‘vuél dare: 100. ducati di | guadagno - della 
mia: casa, mi fareste piacere a spiare‘, .867 
esso. è più in quella opinione, € dariniese» 
aywibo. State sano. - Di -Padova alli Jase 
| Marzo: 1529.. sa 0 co Lei Py dE 
TE n. are LXXI 


Tì piace dei vostri pulti, che siano: 
guariti, e della povera Bembina, alla 

qual non bastava la disavventura del fuo- 

co , lodato Dio del tutto. Ho cara la me-. 
diétva della Tiriaca. Anche Lucilio ‘stette 

dite ‘ore l'altr jeri morto, ‘ora sta-bene.;! 
atiche ‘Torquato ‘sta ‘alquanto meglio. Vore* 
reì‘ che ‘procuraste di. riscuoter dallo» spes: 
ciale div Lorenzaga , acciò che li 300. dei. 
Procurtitori: non si toccussero ,: e se fosses 
rd tobchi .si ‘rifacessero , ‘che li ‘serbo iper» 
I itopresto , “e. non gli voglio tocear-peni 
questo rispetto , che gli altri -danari -que-s 
88'‘ario ‘mai ‘varino un poco stretti più chef 
non: pensava. ‘Darete questa: a!M; Betinabo 
dé'; ie’ ruccomandatermi sa lui; 1State: sano tex 
saltitutemi ‘Marcella.’ e Giulia. Di «Padova 
alli a6;<<Aprile 16292: >. AoiL 4° ossi 


I}: S.: PIETRO (DEMNO.: Gg 
LXXATI 


i. Norrei: che ivedeste > di. irovaré agli 
Auditorî Novi la. ‘originale: di questa -Iét<. 
tera che io vi.mando, e forse che trova: 
ta-quella lettera ‘originale ,. si troverà la: 
sentenza di:M. Triùdan Gritti. Potlestà di: 
Padova la. qual..altra volta ‘avete. fatta 
cercare a. mia Linsiauzia ,. che qui non. è 
neè libri. della: Cancelleria. Ma come che. 
sir; farete’ cercar questa. lettera. State. 
sano. Alli 22. di Maggio 1529. di Padova.. 

‘ :  Bembus pater. 
Scrivetemi spesso, come sta M. Nic- 
colbiTispolo, iii ii at pae 

Cis e siii i La Malato 
INT Ra 09 Tee RT Dal Dn III E us: 

9i!sficnivéetemi se avete dato rioapito calle. 
Jettere:che andavano a M..Mattea Dandon, 
le Del (ratta:,: pazienza; non era. però sì; 
Yran.cosa due-mesi:, avendo indugiato-tanto;.: 
Mibpiaeerà , che -paghiate quelle tre'tange: 
«della piaga dell'impresto; se anco potete pagar: 
«questa ultima, dico se questa non -sl contiene. 
du-quelle tre, tanto più mi piacerà, maglia: 
a-tempo del dono. Darete questa..al Mage 
M.-Luigi Soranzo in man propria,, .@. non; 
ed..altri, e ‘direte a. sua S. ché ia non, veri. 
rei già aver iperduti quelli 15x..scudi, fatt, 
pagare a Genova a .M.-(ttazigno.Giustis, 
niano da Mon .., perghà sli;dessaro ‘#4. 


_ 


68. = LETTERE FAMIGLIARI cn 
M. Pietro Avila, il qual M. Pietro ‘primà 
che le lettere andassero, era partito per 
Spagna, nè gli ha potuti avere. E poì ché 
S. M. mi trovò quel Genovese, che ‘prese 
i danari, e li fe’ pagare a Genova, e poi 
che esso ha tanta amicizia con Genovesi, 
io lo priego a tener modo, che se de 
sappia qualche cosa, e che si possatio 
ricuperare. State sano con tutti i vostri. 
‘Al primo di Maggio 1529. Di Padova. 

.  Bembus pater. 


LXXIV. 


Ho avuta la fede del pagamento fatio. 

er la metà della tansa del clero pér 

Villanova. Bisognerà che mi mandiate ùn 
Reloxetur da mandarlo a Villanova, chè 
a quest'ora debbano esser fatti i comàatt- 
damenti per li Rettori, che non si possa, 
no levar le biave. Io voglio dolermi dellà 
tansa di Villanova, ma per esser la peste 
.in Vicenza, e Vicenza esser vietata, iò 
mon potrò mandar colà a far le ragion 
mie. Però comparirete a quelli Signori, 
che sono fatti per realdire in Venezia , e 
diteli queste cause, e pregateli, che fe 
Signorie loro. vogliane udirmi. Domati 
“poi vi manderò le scritture da poter coni. 
‘parir davanti loro con esse. Nel conto, 
che mi mandate, e nella fede; pare 
che abbiate. pagato ducati 166, per la: me- 
tà. Ma dove è il «dono che debbo avere 


DI M. PIETRO BEMBO, 60 
dellî: ro. per cento ? Della cosa di Arbe, 
late ‘avverlito a non mij Îascidr ‘aver;dap- 
no. Non so se mai più dalle prime volté 
in qua avete visitato M. Gio. Gioacchino, 
se non l’avete fatto, fatelo alcuna volta, 
ed iscusatevi della negligenza, e raccoman- 
datemi a sua Signoria. State sano. Alli 16, 
Giugno 1529. di Padova. 





Bembus pater. 
LXXV. 


Vedo quanto scrivete; che bisogna 
gar il resto del deposito per tutto sab- 
Li prossimo. Non posso dir altro, che 
Pazieuza, Saria bene, che aveste già ri- 
scossi li 85. dal Magnifico M° Giovanni 
Cornaro, senza i quali nou posso pagar 
questo benedetto impresto. ;Adlufique' per - 
ia cosa che farete, avuta questa 
lettera, troverete S. M. e fateveli dar, che 
son certo non ve ‘li recuserà, avendoveli 
una volta promessi, e molto meno adesso 
a questo mio bisogno. Io fo conto, che quel» 
li... e li 50. di San Salvatore, siana duca- 
ti 134. lire 2. soldi 2. facendoli ducati da 
lire 6. soldi 4. l'uno: e la metà dell’ im- 
‘presto, scontati li ro. per cento, sono 
350. a punto, Li 16. che vi mancheran- 
no, vederete di averli dallo speziale di 
Torenzaga , che ve ne dee dar molti più. 
Se però, vi mancherà qualche cosa, avvi. 
Spemi. subito. (Ed a, questa ‘anghe datemi 


#6 =. Leffe FARICAMANT o 
subito” Miposta:U ‘quanto sinistro. midi 
uéstbi pagentento. Alli 24. Agosto. 1529 

0 o 401) 


KPidbva. 
PRE 6 AI E: B _ ce 
embiis pate vu 
LXXVI. 


Del libro mandatemelo slegato. Ma 
arvertirete ‘1 portalettere, che non lo 
bagni. Di Giulia vi rispondo, che questi 
son tempi sì bestiali e pericolosi, che per 
ora non voglio far quella spesa. Averò ben 
caro, che mi scriviate una parola; chi 
tolui è. lo era in un pensiero il qual non 
vî ho voluto scrivere, cioè che un ricco, 
€ molto gentile, e «savio uomo, avesse 
<ualche volontà di far parentado con meco, 
frè ancora son fuora di questo capriccie. 
‘ Staremo a veder quello che ne porterà la 
fortuna. Darete la inclusa dì vostra mano 
sì Magnifico M. Luigi Soranzo, e non la 
Hate ad alcuno de’ suoi figliuohi, ma sola- 
mente a lui, e state sano, che Dio vi con 
soli con questi vostri putti, che ogni trat- 
to. vi danno tanta noja. È miei stanno ‘be- 
zie.:E vi bo inteso della Tiriaca, Alli 22, 
Aprile 1529. Di Padova. Ta 


me, 0 LXXVII. 
sinal'Avvogador M. Marin Justiniano ha 
detto qui; che la Signoria: ha scritto a suo 


6 ' . 


NI: Na PIRRO -BEMRG»> ! 
accompagni il Re in Italia;-Lo g0A.l'ho cre 

uto, pure scrivetemi se è vero ..0 : falso, 
e-fate , che io intenda qualche cosa di M, 


Andrea. 
LXXVIII. 


‘1 : Vi mando, la quetanza medesima, che 
io:feei al Magnifico M. Gia... Antonio Mar 
lipiero, la qual.mi rimandò il. Mag. M 
Giò. nè: mai mi fece intendere per. che 
«usa: ed a sua. M. mi raccomandate. De 

ventaglio scrissine a M. Luigi Bembo, il 
«quale stimava che fusse in ciò più pratica 
divoi per conto della moglie ‘più. ornata, 
e:galante , che: Bon: va la voskra, Tra. vol 
atcordatela ;.di modo ehe io ne possa aver 
aino davorato a seta bianca, Della. lettera 
degl Auditori,, avvertirete qmore Dei, se 
ser trovar la minuta di lei sj potesse tro- 
rar: la..sentenza di M. ’Lriadan Gritti., o 
«alcuna scrittura del mio caso, che questo 
#arta .molto ‘a proposito. mio , ed. la. questa. 
sorrei,:Che-voi stessa vi faticaste,. e non 
.aredegte ogoi,cosa a quelli notari poltroni, 
‘ siccome ho cercato io stessa le, scritture di 
Padova, e travato quel pbco che io ho, 
che per ventura sarà assai. Quanto a M. 
. Luigi Soranzo, ho scritto a Monsig. suo 
figliuolo il bisogno. Rispondetemi dello im- 
presta.;del..Glera:,. e riscotete: a. Lorenzaga, 
i stalu.: sano. aMa ;piao6 s cha. M Niccolò 


m8 —LETTERE FAMIGLIARI: 
Tiepolo stia meglio ; desidero intendere che” 
sia guarito. Alli 29. di Maggio 1529. . 


LXXIX, 

. Rispondo ora alla vostra lettera, e 
dico che io non credo niente, che mi ab- 
biate scritto altra lettera come dite , peroc-: 
chè se già tanti anni, che vengono vostre 
lettere qua non se n’è perduta niuna, non è: 
ora da stimare, che questa sì sia smarrita: 
Quanto alla pensione di Corfù, non è buo-: 
na scusa dir ora, se un mio amico mi ha: 
ingannato, che ne posso io? Dovevate. darlai: 
a persona che non v'ingannasses ma se pur':.. 
costui va ingannato, dovevate subito ‘ac-. 
cortovene, scrivere a Corfù, e replicare 
tre e quattro volte, e dolervi con lui. Do- 
vevate almanco mostrar con me tante volte 
e tanto tempo che sono stato con voi, di 
ricordarvene, e non lasciarla andar per. 
cosa abbandonata e morta. Quesia non 
e così frasca come Îla fate. Lasciar andar 
l’entrata di 2e. ducati a beneficio di na: 
tura, non mì par che sia poca cosa, nè 
frasca come la chiamate; e forse che non - 
vi fu detto che avvertiste, che la bola;' 
non sì perdesse? Oltra che anche a man- 
darla penaste alquanti mesì, e perchè non 
vì paja che parli così iu collera, e furio- 
samente come dite, che certo non meri» 
tava questo furiosamente da voi, vi dico. 
che Mons, Bono mi ha detto nessun viags. 


"4 


‘ 


SI M. HETRÒ vENsO. 98 
gio essere così sollecitato, e céntinovato 
come è quel da Venezia a Corfù, ‘e come 
vi scrissi s'è offerto a far citar colui, e 
stver la risposta in termine di un mese e 
mezzo. Contate un poco quanto sono i vo- 
stri mesi, e pur ora bisogna che io aspetti 
da voi, che facciate ch’io abbia la bolia; 
Quanto alla coperta, confesso che è cosa 
leggiera, ma pure avendovene io parlato 
tante volte, dovevate estimarla per a- 
mor mio. Quanto alla parte che volen- 
dosi queste cose per niente bisogna aspet- 
tar tempo, vi fo intendere che Mossi 
Bono mi-ha promesso, e per dir meglio 
s'è offerto di farmi tinger certo panno bias 
vo ch’io voleva comprar, in grana di scar- 
lato, e-dicendogli io che costerà? mi rispo-: 
se non cogierà niente, perchè quando. si: 
| tinge uno scarlato egli avanza tanto della 
tintura ,, che sì tinge assai senza un soldo 
chi ha ogni poco di amicizia, peroecchè 
questa tintura che avanza, si butta via chi: 
non ha da tingere di queste cose. Quanto 
alla cosa della pension di Arbe, sempre: 
vi ho laudato nell’ animò mio. E ben vero 
che io credo, che se non si fornisce di farla 
terminar in consiglio di Dieci, come vi 
ho detto, queste saranno. allegrezze tem- 
porali,, e mi bisognerà pagar ogni cosa 
assicurata, se non vorrò che mi sia ven» 
‘ duta qualche ruota di mulino, o la casa 
e possession: di Villa Bozza, o simil cosa. 
: Non dico questo per far minor Ja vostra 


’IEISTERE FAMIGLIARI 


n4 | 
bella opera, ma per dirvi , che anche qut— 


sta non mi par che sia forhbita. E se io la 


voleva pagar era perchè non ei aveva pen 


‘sato, nè sapeva io «uello che sapevate voi, 
che l’avevate maneggiata; e benchè: mett 
‘tiate molta Jaude di avermi ricordato il 
mio utile, ed averlo adoperato con vestro 
ingegno, e con la vostra diligenza, mon 
méritereste voi infinito vituperio , se ve- 
dendo di poter far quel ch’avete fatto..non 
vi foste mosso a farlo? e non .mì aveste 
voluto -‘ajutar, essendo da me amato core 
figliuolo ? Ed oltra a ciò essendo procura- 
tor delle cose mie, e ‘sapendo voi ch. io 
riposo sepra voi solo nelle cose mie:di 2? 
M. Vincenzo Belegno vi darebbe la sen- 
tenza contra se fusse gindice in questa ca- 
‘80, il quale fa tante cose tutto’ dì-,:mnan 
solo per i suoi, ma anche per gli. strani. 
Ma per notarvi anche di negligenza nelle 
tose vostre, voi mi avete .mandato :la 
lettera, scritta al Generale dal Prior di 
Vicenza , con quei due testamenti, e non 
mi scrivete niente di quel ch’abbiate par- 
Tato con sua Sig. nè di quello che vogliate 
che faccia io. Ve li rimando, vedeteli pur 
voi, che io noa ho pratica, come assai 
ben sapete di tali scritture, e scrivetemi 
‘quel che volete che io scriva al Generale, 
anzi più tosto dite voi a sua Sig. quello 
che vi pare che si faccia. L'amico di là 
vorrebbe sapere il nome del padre. Deli- 
berate se volete che gli sia scritto. Quel 


«di 


DI M. PIETRO DENBO. / 
‘Prior &offerisce di venir a Venezia: forse 
aarebbe bene farlo venire ; pur fate voi, 
- e: governatevi. prudentemente. Benchè ìl 
«tg. Generale da se saprà quello che sarà 
-Ma;fare.:le non gli scrivo, che nan so che 
‘itserivergli , nom avendo avuto da voi sopra 
20lò @na parola. 1 testamenti mi pajono ben 
«fatti. Fateli veder voi a qualche vostro se . 
-Wi pare; e se volete seguire in questa cosa 
son’. st lasci dormire, e haittisi-il. ferro 
centre è ealdo. Direte. a Messer  Bernar- 
adino vostro cognato che io averò caro che 
«egli.. venga. Voleva scrivergli lungamente 
e.suo cavallo, ma aspetterò a parlar con 
:ui:.a: bocca. Scrivetemi se. avete avuti i 
ducati 25. da Mons. Bono, c_se gli avete 
datò a-:M. Marc’Antonio fatemene far una 
‘peliza: da Juni. Salutateli tutti a neme mio 
von ‘tutti. vostri. State sano. Di Padova 
alli 22: Novembre 1529. Dappoi scritto , 
rdiggi ho avuto la coperta e L cappa. : Mi 
itcrivete mandarmi la mostra della stampa 
fornita, e non ho veduto nè con la lette- 
ra, nè fra la coperta carta alcuna. Se _ve- 
dete che io la veda mandatemela, e man- 
xatemi anche quella poca mostra vecchia, 
itche io vi lasciai, e poi vi risponderò del 
.Preposito. ET RE 
di Bembus Pater. 


96 LEITERF FAMIGLIARI 
, e ta 
Credo sappiate quanto obbligo io tens 

go a M. Bartolommeo da Montagnana, ìl 

qual mi ha medicato più volte senza mai 
voler mercede alcuna da me , oltre la he. 
nivolenza che è stata tra sua Eccell.. e. mio 
padre, e tutta la casa mia. Esso per su$ 

lettere mi prega molto caldamente, ch. 19 

voglia raccomandarvi M. Michele da Go 

zo e il fratello litiganti con .un suo :Zio 


- 
Ù 
. . 


bestiale uomo; per la qual cosa vi pre 
quanto posso più desiderosamente , vogliath 
ar a questi fratelli tuita quella più. vi» 
va dimostrazione a effetto di ajutarli. e 
sollevarli e giovarli per giustizia , che sarà 
il poter vostro, non li mancando più, ché 
manchereste a me proprio, che :me.ne 
farete singolar piacere, quanto altro. che 
10 possa aver da voi. State sano. Di'‘Par 
dova alli 3. Luglio 1529. a. 
0 Bembus pater. . 


LXXXI. 


Dio sa ch'io vorrei fare ogni bene a 
tutti i: miei, ma poi che si sa per le espe- 
rienze passate che io sono di questo ank 
mo, se ora chel mondo è così in tumul- 
to ,-6 che ognuno ritiene appresso di se 
qualche modo di sovvenirsi ne'bisogni, 810 
non mi muterò di mantello da stare alle 


DI MW. PIETRO 'BEMBO, vi; A 
gpioggie , doverò di ragione essere escusato, 
che quando l'italia andasse sottosopra, sic- 
chè io perdessi le mie entrate, il che è 
Cosa ché ‘tante volte s'è. veduta avvenire, 
& vedesi tattavia in infmiti ‘altri, che pa- 
jano molto più sicuri di me, Giulia non 
mi darebbe modo di sovvenirmi. Se quel 

iovane si vuole contentare di 3o. campi 
di terra di sua ragione, che io li darò 
per 'dutati 600., e torre il resto. a tanto 

‘anno , e quel di sua madre, io ci pen- 
serò volentieri, ma a-dargli danari, 10 non 
posso, che non ho un soldo, e bisogna 
the io pensi: e ad impresti ed a tanse che 
corrono ogni di,-e che non patiscono in- 
dugio, or... aro altro, che pagare che 

quelli 300. ch’avete, dovendo pagar come 
doverò:‘.l'impresto. io non penso d'awerli 

Dio mi perdonerà «se non sarò sì caldo 
a guesto, come quel padre, che se fosse 
in prigion di Spagnuoli si contenterebbe a 
Starvi tanto più per maritarla. Io vi dico 
ben questo, e dicolo verissimamente, che 
se Giulia fosse mia figliuola, io non ave- 
rei avuto , nè averei ora fatica di mari- 
tarla, che l’averei messa moraca, e areb- 
be bisognato che essendo io suo padre, ella 
m'’avesse ubbidito. Raccomandatemi al Mag. 
M. Gio. Antonio Veniero, col qual. mi 
rallegro che egli abbia li. alcuno de’ suoi. 
‘bellissinii Razzi, e che gli promeita di ac- 
‘eonciarglieli, soi | 


h So Le . A 
de ito gite crt il fi do . 


LETTERE FAMIGLIARI: 
. La tansa messa pagaretela al tempo: 
senivetemi se la ‘paga dell’ impresto che: ui 
doveva riscuotere. questo ‘Marzo, si risonoi: 
te. (0 :si riscuoterà. Si: son ..messe alcune. 
parti delle Daje «e. d’altre cose: degli ‘ari 
genti, e voi non me ne avvisate cesa;mle, 
cuna, questa è più vergogna vostra, ché 
danno mio. ‘Mi. allegro di :Bembina.. State 
sano, Di Padora alli 26. d'Aprile 1529.uî 


Di N 
4 * Sì 


LXXXII. | a 8 TECA 
Lt oa LIGROIT 
=: IM Conte Jeronimo da. Tiene.,,.che disse: 
di voler dar. la decima delle .terne del (Sit 
gauor.Livio Alviano , quando:io le' feci:plussp 
seutar.la lettera di:Sna Serenità ,, che;-eb+2 
be col favor di M..Antonio: Manalessaggi 
ora ha detto: quanto vedrete-'per: ]a::inal 
elusa, che scrivo ;a Mess. Antonio, la:qualo 
gli. darete subito; e.mi scriverete quello che 
egli. vi dirà. Darete ricapito a quest albraD 
in casa dell’ Ambaseiator del Duca di,Ur- 
bino, che vi stà vicino, .non l'ho volutizs 
dare. alli portalettere, acciò che. non sì: 
smarrisca. È terza che va al Bevazzanpst 
ancora vi mando in mano, acciò vediate.ian: 
quella bottega credo di drapperia :di.M. 
Andrea Sanudo , -€ dandola gli sarà’: ben7 
data ;-che uno che .mi .ha ‘,portata qui ai. 
casa una sia lettera, alla quale ie:rispons > 
do , ha detto qui in casa-che...eitmandi:ac 
quella. bottega. Io mon vorrei che la let- 


DI-M. PIEFRO BHEMBO, 
tera ‘andasse male. Però quando alla, detta 
bottega rion: sapessero di. poterla .dare:ad. 
‘ ‘alcan-delli suoì che capitasse, vedete moi 
persaltra- via «di farle dare buon ricapito. 
M.:Santo Barbarigo saperà dove sta il Be 
verzano:, però. che esso non sta più alla. 
#:Dappol::seritto fm qua ho dato le 
due lettere, cioè quelle del Béyvazzano, e. 
che va* in «casa: dell’Ambasciador del Duca, 
a M. Francesco Masser nostro, il quale 
vien domattina a Venezia; le darà ottimo 
ricapito. Vorria che mi mandaste ducati 
etuto- larghi:di quelli che avete scossi per 
M:Luigi Bembo s’ egli verrà qui, o. peri. 
alghe. altro sicuro, che venga fra 5. o- 
«giorni ,. benchè potrà essere , che do- 
mani. wanderò Rambottino ; ed a lui i: 
danete:, ma fate che se li metta. nel petto, 
che: qualche .mariuolo. non gli facesse la 
festa. State sano con tutti i vostri. Alli 2.: 
dr-Giugno. 1529. : SE EC 
-+ Compratemì ‘una Stadera,.che:sia-,picx:' 
«cola molto, come ‘ne ho:già viste che pesi: 
lire 25. 0 50. o ancor meno, e mandatemes’, 
las ‘e:-se.non ve ne 'fossero di fatte ,.-fate»;. 
mela: fare, e ‘ben giusiare. Ta Met, 
i Io:mando un carratello di vino! a. .M;:. 
Vincenzo: Belegno: :pagherete ‘voi Ja stibev. 
ria, e'’ifarete :che Rambottino gliela porti ‘a! 
casa:rpetteidi ‘ogni spesa: idanete a: Raso 
botthn divimo.sdacati.: i in olisb ed, 05 
-991 4I edo isrmor co di Dpr 


n con 


80 LETTERE FAMIGLIARI: 
Dl 
LXXXIII. 


Mercoledì piacendo a Dio sarò a cena 
con voi. Questa vi scrivo acciò che fac- 
ciate che Vicenzo vegna. con la barca a 
Lizzafusina mercoledì a ventun’ora. Direte 
al Ranvusio che jevi mandai in mano 
propria del prete dai Bussiaghi le sue 
lettere , e che questa volta la Gazzuola 
non mi ha burlato. State sano. 

Luni mattina di Villa alli ‘10. Otto. 
bre 1529. 

Bembus pater. 
LXXXIY, 

M° allegro con voi del nuovo magi- 
strato avuto l’altr’ jeri dalla patria nostra, 
e tanto più mi allegro, quanto è qutsto luo- 
go di Auditor nuovo di qualità , che in 
esso può l’ uomo farsi molto presto cono- 
scere, e Quanto sia il valor suo. Al che 
far vi conforto, e a mettervi ben in or- 
dine, sicchè ve ne facciate onore, che io 
spero, e mi confido che vi farete. Mando- 
vi una lettera che io scrivo al Magnifico 
M. Jéronimo Barbarigo che fu nepote del 
Serenissimo , e che è coguato di M. ‘An- 
drea Dandolo. Leggeretela e parlaretegli 
sopra ciò al bisogno. Esso è° gentilissimo 
gentiluomo ; credo farà buona opera, ,€ - 
anco la cosa ion è'così disperata, come 


LI 


ne DI M. PIETRO, BEMBO.. _ 8a 
n ha scritto il Preposito. State sano, Di 
Padova alli 7. di Giugno 1529. 


LXXXV. 


Se” Prioli averà .tolta di man vostra 
la lettera, come dite, men male sarà, 
Che se gli l’ averete data voi, però che. io. 
ne sarò da loro burlato galantemente, 
ma pazienza. Il povero M. Luigi Porto è 
morto : maladetta sia la mala sorte di 
questi tempi, così sarà del povero Navaje- 
ro, son più che certo, però che egli era 
uomo da far onore alla Patria, e rarissi- 
mo: se fosse stato un poltrone sarebbe 
vivuto. Così averò in pochi dì perduti tre 
grandi uomini, i quali io grandemente 
amava. M. Jeronimo Savorgnano, e’l Por- 
to, e’l Navajero: pazienza. Se M. Niccolò 
vi darà forziert, mandatemeli per un por- 
talettere. Allegraretevi col Magnifico M. 
Niccolò Tiepolo del rimaner del cons. di 
X del quale non mi rallegro. per lettere, 
poichè nè anche per lettere mi dolsi della 
morte del suo Eccellentissimo suocero. A 
tua M. mi raccomandate. - 
« ‘Dite al Magn. nostro .M. Marcantonio 
Michele , che egli sia il ben. venuto ogni 
, volta che vorrà venire, che questa casa è 
sua, . 
- - Direte anche a mio cugino M. Do- 
menico- Bembo, che io mandai per pre 
« Benbo Vol. LX. 6 si 


83 LETTERE FAMIGLIARI - 
Piero che: ha Riese ad affitto da M. Colsy 
‘e che ho ottenuto da lui di avere il bene- 
ficio da poterlo dare a cai vorrò io, da 
questo anno indietro , e che per l'affitto. 
fattogli da M. Cola esso 1l poteva tenere 
ancora due anni. Ho anche dato ordine, 
che pre Jacomo sia admesso al beneficio 
di Fosso, sicchè penso aver satisfatto. a 
uavto voleva da me, e salutatelo'assai 
da mia parte insieme con M. Bernardin 
Veniero, il qual prego si ricordi delle 
cipolle. State sano con tutti i vostri. Acli 
12, Maggio 1529. Di Padova. A 
Bembus pater. 


LXXXVI. 

fo ebbi tante visitazioni ,. ed occupa» 
zioni nel partir mio da Padova ;, che mi 
scordai far }a procura per riseguar a M; 
Marco Antonio Lungo i mille del monte 
del sussidio. Holla fatta qui e mandovela. 
Salutatelo insieme con Giulia da parte 
mia. Io son venuto fiu qui, che s1 diceva 
esser così mala strada, assat piacevolmen: 
te, e spero far lo rimanente anco piace 
volmente. Il tempo è bellissimo e fresco. 
Direte al Preposito, che io ebbi la sua 
già a cavallo, e fuori di Padova, alla 
quale però non accade altra risposta. State 
sano con Marcella, e con Quintilio -puero, 
e con gli altri, e salutatemi M. Bernardino 
e Maria, ed il mio caro ed amorevole 


BI ;M.: PEETRO 'BEMBO, 83 
M. Vicens: Bel. Alli. 7.: Dicembre: 1529, 
Bi: Rovigo; Do vin ui 
- LXXXVII. 

Mi sono scordato questi di scrivervi, 
che diceste a M. Gio. Battista Memo; ehe 
sia .M.:non dubiti, che quello che io 
dissi a- M. Bartolommeo. Soranzo, tutto 
farò vero; che se io non l'avessi avuto in 
avimo., e in volontà, non l'arei detto. 
Ma che sua M. farà a mio giudicio bene, 
a rion vi andar per ora, non molto: par- 
lado , dico di cosa, che io abbia detta, 
sicurissimo che io non gli mancherò della 
promessa : ed a sua M. mi raccomandate, 
e proferite, come buon fratello che io 
gli sono. State sano con li vostri. Alli 2. 
d’ Agosto 1529. Di Villa. “e 
do Si * Bembus pater. 

LXXXVIIT, 

+. Perchè venendo 1’ Imperator in Lom- 
ia., io non voglio restar qui ,. ma 

lio venire a Venezia, sarebbe. bene, 
che:parlaste con quei seusari, € - mi. tro- 
vaste una.casa, la quale se fosse ben 
nelle ultime parti . della città, non mi 
dispiacerebbe . Voglio eziandio venir a. 
Venezia:.per parlar al Cardinal Pisani, 
avatitiichtegli vada a Roma..E se mon 
féese elsa sen ‘cvoccupato ; @: creda. esser 


Ù 


84 ° LETTERE FAMIGLIARI: 

per questi: 4. o 6. giorni ,.. forse che fre; 
due dì sarei a voi. Attendete a star. sand: . 
Alli 21. d’ Agosto 1529. Di Padova. ‘ 

E ..  Bembus pater. 


LXXXIX, 


+ Darete quel mazzo, che va a_ M 
Matteo Dandolo, in mano sua, e quel. 
l’ altro, che va a M. Jeronimo Negro, al 
Mag. M. Giovanni Cornaro. È ) 
Vorrei, che vi pigliaste fatica di par- 
lar ad un M. Giovanni dalla Gatta, .che 
sta in Canareio, e lo. pregaste da mia 
parte - ad esser contento di indugiar ad 
aver quelli danari, che gli dee dare. il 
Conte - Ascanio Lando per lo fitto della 
sua casa qui, in sino a tutto Giugno 
prossimo , senza molestare in questo mez- 
zo M. Giovan Francesco Burla per questo 
conto, che io di questa cortesia gli resterò 
obbligato a fare maggior cosa per-lui, 
però che fra questo tempo esso averà i 
suoi danari. Proferendomi in cosa ch'io 
possa a fargli ogni piacere. State sano. Alli 
29. d’ Aprile 1529. Di Padova. E 
| | Bembus pater. 


XC. 
Io non risponderò alle altre parti 
della vostra lettera, che ora non ho tem- 


po; farollo domani. Ora vi rispondo, quan- 


“ 


DI M.-PINTRO BEMBO. 35 
to alla. cosa dei mulini, che io son con- 
tento che sia fatto quello, che mi consi- 
glia l’ Eccellentissimo .M. Correlio. Ma 
avvertite a due cose; l’ una, che si lievi- 
no quelle parole segnate, secondo che voi 
dite gli avversar) esser contenti, che si 
levino. L’ altra, che non si faccia obbli- 
gazione di qualità, che se mi sarà fatto 
torto, io non possa appellarmene, e sopra 
ogni altra cosa guardarete a: questo. Più 
tosto che la farete fare in buona forma, 
e “sottoscritta dalle loro Signorie me la 
timanderete, fia meglio. State. sano. 
tanto tardi, ch'io dubito, se questa let- 
tera potrà. esser data ‘alli portalettere AHi 
sr, Novembre 1529. Di Padova. 

8 . <. Bembus pater. 


XCI. 


Darete a Monsignor de’ Martini duca- 
| ti Bo. dicendogli, che. glieli date a buon 
conto per -gli ‘orzi, e del resto fatene 
tante monete ,, cioè marcelli , e. da sel. e 
‘da quattro , e’ mandatemele; e. mandatemi 
ancora ‘il conto di tutti li danari che 
avete avuto in mano, da poi che lo par- 
t°, e le spese, che non dee esser gran 
- cosa. Fatto san Giovanni, anderete a ri- 
chieder la pension al Prior di san Salva= 
dore; e quando egli ve la darà; se vi 
farà il protesto, ch'egli fec& quando ei 


86 LETTENE - FENG LEARE 

mi diede gli altri, e voi gli accetterete 
con quel medesimo rispetto , e risposta, 
che feci io, rimettendovi ad esso. Man- 
datemi quelle monete tosto , che son sen- 
za. Torno a dirvi altramente delli 5o. 
cioè. che me li mendiate qui in oro, che 
li darò io a. Monsignor de’ Martini. Se 
poteste mandarmeli per Luigi Bembo, che 
viene col podestà, fatelo, se nun peri 
portalettere in due volte, o -come wi pars 
rà. State sano. Alli rg. Giugno 1529, Di 
Padova. Monto & cavallo per villa, 0x5 


Bembus pater 
(XU i 


La cosa del Canopicato non. è da 
tentare, non mi essendo io adoperato in 
cosa alcuna per la patria , come pare, 
che- abbia fatto il Cardinal Pisano, e sarei 
ripulato prosuntueso , nè mi sarebbe’ con- 
cessa. L'altra cosa, la quale io. vi promisi 
di fare, potendosi, è stata la prima-che 
io ho voluto intendere, se si può ottener 
re. Ho inteso che N. S. non ne ha mai 
fatta nessuna, nè però mi son risoluto - di 
non ne parlare, anzi penso di richieder- 
ne sta Santità se me Jo vorrà concedere : 
da me certo non mancherà, siatene Sicu- 
rissimo, e state sano, Di Bologna alli 19.. 
Dicembre 1529. 


DI M, PIETRO BEMBO, 87 


XCI. — 


L’apportator di questa sarà M. Jero- 
mimo Vergerio, di cui avete una causa in 
mano, la qual vi raccomandai a questi dì 

lettere di Apollonio, ed ora per que- 
ste. mie ritorno a raccomandarlavi a giu- 
stizia tanto caldamente, e di cuore, quan- 
to più posso, e sopra tutto ve la racco- 
mando a. presta espedizione e vi priego 
intorno a ciò a far in modo, che esso M. 
Jeronimo conosca, che le mie raccoman- 
dazioni appresso voi gli siano state giove- 
voli, e di iqualche momento; ed a voi, 
e a Marcella mi raccomando, e bascia- 
rete i vostri fanciulli in mio nome. Sta- 
te sano. Di Roma alli 26. di Geanajo 
1525. sr 

Salutatemi M. Bernardo, e M. Da- 
vid, -e scrivetemì se "È Vescovo di Tor- 
eello è ‘stato male questi dì, che qui si 
è detto ; e. se di queste, o simil «nuove 
ve ne venissero a notizia, potrete dar- 
iene avviso fin che io starò qui, State 
fano. si a i 

o Bembus Poter. 


XCIY. 


Ho avuto li bollettini delle Cazude, 
ma ho pagato all’esattor. mezzo ducato. 


88 LETTERE FAMIGLIARE 
Questa non è cattiva entrata, cinque per 
cento. Vorrò pagar all’officio tosto, che 
io possa: per ora pazienza. Darete la alle- 
gata .a M. Niccolò Tiepolo, del quale non 
mi avete dato avviso esser morta la mo- 
lie, che è già un mese. Io ho un.genti- 
tissino Dottore: ben dotto, e ben buena,. 
e' ben .savià,-.il: quale io: desidero grandò- 
mente collocar per Giudice, .o per ..Yjca- 
rio di alcun nostro gentiluomo che spada 
in reggimento. Vi priego state .attenta, se 
vedrete rimanere alcuno,.col quale o: pos- 
siate voi, o crediate, che possa io, ag- 
ciò. che questa gentile persona. -sia.-al- 
logata.- Esso è giovane , e non ha moglie, 
ma vale per dieci vecchi. Per vostra fe 
stale avvertito per amor mio. .in questo, 
che mi sarà cosa gratissima, Attendete. a 
star sano. Di Villa all’ ultimo di Luglio 
1528. o e 
Iucrebbemi del male dei vostri putti 
ma bisogna aver pazienza, che i putii ‘sono 
l'un dì malati , e l’altro sani. Delle altre 
vostre noje. ne. sento per l’amore che vi 
porto la mia parte. | 
. Sofferimo, e portiamo oltra la no- 
stra soma ; fiochè passino questi durissimi 
tempi, che poi spero, che N. S. Dio di 
ajuterà tutti E o 
Bembus pater. 


DI w. PIETRO BEMIO, 89 


XCV. 


.‘. Ho -inteso, che son poste una tansa e 
srezza;:e che questa tansa.si paga con quel- 
x. del 27.-che è stata pagata, mettendola 
da un libro all’altro, della qual sarò fatto 
‘ereditore come delle altre, e che bisognerà 
pagarla mezza solamente, la qual mezza 
pagherete- voi ora, e la doverete pagar col 
demo, latendo anche che si è scossa la: paga 
. dì settembrè sopra l’impresto del Clero, 

pero.-anderete alli Governatori, e fate di 
riscuoter la detta paga ancor voi. Doverete 
riscuoterla di ducati 100. che ho pagati 
qui in Padova. per il Canonicato, e per il 
beneficio di Fosso, i quali. pagai in due 
alte, prima ‘80. adì 10. Luglio, e poi 20. 
adi 14. Agosto, e dì ducati 332. ‘salvo il 
vero ,: che pagai-a Vicenza per la Badia - 
di Villanova, e -poi per quella parte, che 
mé è tocca per la Badia di Vidore del 
Clavissimo M. Francesco Cornaro, ora Re- 
verendissimo Cardinale che buon pro gli 
faccia. Quelli credo non siano stati messi 
amcora a mio conto: Però almanco dappoi 
che me gli banno fatti pagare, fate che 
essi siano transatati a mio nome, e che 
lo ne abbia anche questa pagar scorsa. Vi 
prego ben, che nel fare il conto di quel- 
lo che mi è toccato a pagar per lo detto 
impresto , facciate che io. non paghi più 


90 ° LETYEWÈ PAMSGLIARE = 
del debito, e di questo. datemi qualche. 
avviso, — dre 0 ST RAT . 
Ho inteso da Avila il pensiero del ‘ 
Mag. M. Lionardo . . al qual i nostri da- 
nari pajono molti buoni, e debbono esser 
più dolci degli altri, e anche il pensier 
vostro, del quale stimo siate per acqui» 
star laude assai, e volentieri:sentirò , che - 
vi siate fatto. avanti con esso, il qual sarà 
e più onesto, e più utile. Dio vi dia;e 
buon consiglio, e buon fine di. esso. Avvis 
satemene alcuna cosa, e attendete a-star 
Sano insieme con tutti i vostri. Di Padova | 
| alli 18. Febbrajo 1528. tao 
XCVI, i SE n Di 
Mi piace quello che mi avete scritto 
del giudizio vostro, approvato, e laudata 
da quelli, a’ quali l'avete proposto.:.Son 
certo che vi sia stato ciò di non poco ono- 
re. Nè lo impedisce la compagnia; così 
fate sempre che la occasione lo porterà, 
di modo che paja non affettatamente cer 
cato, ma preso per causa necessaria per 
onore, e ben pubblico. Non vedo che. ab» 
biate fatto cosa alcuna quanto alla pension 
Cornara. N mi dite anco nulla intorno 
a quello che io vi scrissi, del transferir 
| l’impresto della Badia tocco ‘a me, e met- 
terlo a nome mio. Credo che ’l vostro :Ma- 
gistrato v' impedisca. Ben vorrei, che esso 
non .v'impedigse a riscuotere la paga del 


DI M. PIETRO BEMBD: 

l'impresto .mio. Avvisatemi due parole , a 
quello che ne sarà, e state sano. Di Padova 
alli 12. di Marzo 1528. | | 

si un Bembus pater 
caio 000 RGVIL 0a 
5. Piacemi ch’ abbiate scosso la ‘paga del 
mig. impresto , e.che ne abbiate pagata la 
| mezza tansa, e della iniera anche pagata; 
come dite. Avrò caro. saper. quanto avete 
scosso., ed & che dì, perchè tengo un lie 
bro di queste ‘cose mie di tanse,: e decime 
e impresti, e voglio notar ogni eosa in essa 
ordinariamente. Non dicoequesto, perchè 
mi diate quel più, se più avete scosso, 
che vel dono, sia quanto si voglia, ma 
solo per. sapere, e. tenere ordinate le mie 
scritture. La morte di mio. fratello mi fa 
pensare a questo. Vedo il M. M. Fran. 
molo povero, poi che non mi può dare 
quelli. pochi di quattrini, se non gli ri- 
scuote da’ suoi debitori, e pur più volte 
vi ha detto a questi dì passati il fattore, 
che ve gli daria domani. Non me ne ma- 
raviglio, anzi me ne .maraviglierci, se fusse 
altrimenti. Non gli ho invidia, né vorrei 
il’suo molto oro con quel così povero anì- 
mo. Non sono questi costumi da saper 
esser grande. Le ‘spese fatte allo Speziale 
pagarete con l’ avanzo di questa pensione 
pagatone il Cocco, Vorrei, che. foste ricco, 
mon per donare a me, che voglio io sem- 


92 LEYTERE FAMIGLIARI 
pre donar;a- voi, ma per::bene, e comodo 


‘ vostro. Nè io lassai la-lettera dell'amico: 


aperta, acciò vedeste che esso mi donava, 
ma chè . m°’ incresceva chiuderla, non 
‘avendo qui Apollonio. Vi prego a solleci- 
tare il riscuotere i ducati 300. delle let- 
tere di cambio, e se aveste modo alcuno. 
di fare, che coloro vi pagassero ayanti quel 
termine, che essi hanno preso mi saria 
graudemente caro, per restituirli a chi me 
ne ha servito, ed ora me ne fa molta inè 


stanza. So. bene che sete: occupatissimo per 


l’ officio vostro, ma potreste per alcua 
altro per avventura far questo che io dico? 
M. Giovanpi Resso se ne va, dove ogn’ uno 
ha d’andare. ll fattore si mantiene assai, 
‘ e potria essere, che non mora. State con 


‘tutti i vostri sano. Di Padova alli 14. Mara. 


zo 1528. 


OXCVII. O < c, 


Vi mando Gio. Antonio acciocchòè 
facciate ogni possibile d’aver domani quel: 
li 300. scudi, dei quali: è il termine do? 
mani, e per lui me li mandiate doman 
, da sera, e vi priego, che se bisognerà la» 

sciar domattina la Quarantia, ‘0 ’l collegio 
er questo, .e possiate farlo senza scandola, 
Il facciate, che son in croce, per fin che 
non ho'restituiti questi 300. scudi a chi 


Bembus pater, 


» - 


vw. 


Br M. PIETRO REMBOI 98 
me.gli la prestati, e me gli richiede con 
incomparabile instanza. in... 
. “ Wi mando:il conto delli danari pagati 
alli Camerlinghi per conto della :casa, col 
tempo, e giorno, -solo che. li 200. ultimi, 
che portò Avila, dei quali non ho tenuto 
conto. Vi mando anco l'incanto dell’ offi- 
cio, -per-lJo quale mi fu deliberata la casa, 
scciocchè facciate - far le carte, ed iustro- 
«mento dall’ officio, su quella forma di 
parole a punto senza lasciarne pur una, 
perchè. tutte son di importanza. Hovvi 
aggiunti come vederete i confini, il che 
suol farsi in tutte le vendite, accioc- 
chè hh facciate metter nell’ instromento. 
Credo in ciò non siate per aver difficultà 
alcuna, pure se l’aveste, vedete di. far 
con gli scrivani che gli ammettano, se do- 
veste ben ‘donar loro qualche-cosa, cioè 
prometterla, ed in questo. usate ogni dili- 
genza, ma non là mostrate, se non vi ver» 
rà fatto da essi difficultà, e sarà ben che 
mostriate di avermi voi scritto, che vi 
mandi i confini. Vorrei ancora, che faceste 
farne in prima una copia, avanti che si 
facesse l’instromento autentico, e la mo- 
straste a M. Angiolo Gabriele, che la ve- 
| desse, e considerasse se starà bene, che 
esso M. Angiolo mi avvertì di questo, e 
mi disse, che gli facessi veder detto instru- © 
mento , avanti che egli si autenticasse. Ri, 
cordatevi di farci metter })a sostanza di 
quelle -due righe ultime, che vedrete nel- 


9 LEETERE FAMIGLIARI 
la vendita;cicè con. promissiou: de .evintioe 
ne, è con tutte le altre condizion - sopra 
di ciò disponenti nell’ nfficio esistenti, che 
esto è‘ molto ‘a proposito. Averò caro.; 
che questo - iristromento si faccia quanta 
più presto si potrà; Non so che altro dirvi, 
Dio voglia che circa le cose pubbliche. di 
Reame, vegna qualche buova nuova, la 
quale io non aspetto troppo. Della parte:; 
che dovevate metiere, fate che io sappia 
per Gio. Antonio alcuna cosa. Salutatemi . 
Marcella, e Giulia, State sano. Di Padova 

alli 20. di Marzo 2528. 
Bembus pater. 


XCIX, 


«1 


Se non si potrà avere scudi., dissi «& 
- Gio. Antonio, il qual vi mandai jersera; 
che pigliasse fiorini, ma non ungari, nè 
viniziani perchè non vagliono tanto quanto 
qui. Credo però, che averete già provve« 
uto, e Gib. Antonio sarà tornato partito 
di là, per tornar al giugner di questa. Vi 
ringrazio, che mi esortiate al. venir costà 
per causa di questi mali, i quali però 10 
non temo. Quanto alla casa, io non. vo» 
glio fare dispiacere alcuno al: Mag. Mi 
Marin Giorgio; ma perchè il Ranuusio 
mi scrive, che sua M. nonla potrà adopes 
rare, e che io faccia, che pardiate a_Mj 


DI: M. PIRTRO -NENSO. 95. 
Maffio Lione; .sen-coutento che gli parliate 
modestamente, e se 'l predetto M. Marino: 
sarà contento, . me: ne avvisiate;, che to 
verrò, ma non:forzate sna M. che come 
dissi, non vorrei per niente ‘fargli dispiace- 
re alcuno, ma avvertite di non nominare:.. 
il Rannusio, anzi vi scriverò questa poliza 
da potergli mostrare. Arete inteso da Gio- 
vanni Autonio di M. Giovanni, e del fat- 
tore, a’ quali : Dio: perdoni. State sano; alli 
2r. di Marzo. 1528. In Padova. Raccoman- 
datemi al Rannusio.. 0.0 cu 

. - Bembus pafer. 


C 


Vi ho scritto a - questi dì due cose; 
una che non parliate più con l’amico della 
pension mia, perchè non voglio più aver a 
far con M. Francesco nè cou altri, che con 
l'Abate, il quale è qui. E però; se ben 
ri volessero adesso. dar quei danari, non 
pigliate cosa alcuna, £ non vi impacciate 
più con le loro grandezze. L'altra è, che 
vedeste di’ordinar l’ instrumento della ca- 
sa, secondo quel ricordo che io-vi man- 
dai per: Gio. Antonio e ne .faceste veder 
la copia a M. Angelo Gabriello. Ora vi 
torno a dire, che pauiate quella più dili. 
genza, che potete in far far più tosto che 
si può detta copia, e me la mandiate qui 
avanti che si faccia l’ instromento in pub- 
blica" forma, però che assai m' importa 


98. LETTERE FAMIGLIARI 

averla senza indugio. Adunque faretene 
quello che vi permetteranno poter far le 
occupazioni vostre, e datémene qualche 
avviso. Della casa di Murano non sì faccia 
altro se io non scrivo. State sano. Di Paslora, 
alli 26. Marzo 1528. cei 


cr 


CI. . n° L La 


Io ebbi da M. Francesco Borgherini,,:; 

e M. Giovaani fratelli in Roma ducati. di . 
camera cento e dieci in due volte, ì quas. 
li essi m’ hanno scritto , che io paghi in. 
Venezia a M. Lorenzo e M. Carlo Strazzà.. 
Però vi dico che riscossi quelli trecento. 
scudi dai Besalù, che essi mi debbono per. 
la lettera di cambio che vi mandai, subiz. 
to diate voi questi ducati 110. di camergi.. 
a M. Lorenzo Strozzi, il qual sta a San. 
Polo sul campo, e fa per nome suo;.e dî. 
M. Carlo, e ve ne facciate fare la quetan.. 
za, siccome gli ricevono da me a nome.. 
di M. Pierfrancesco, e Giovanni Borghe- 
‘ rini, per altrettanti, che io dovea lora. 
. E se i detti Besalù vi tenessero a lungo, @. 
M. Lorenzo si contentasse della promessa... 
delli Besalù, fategliela fare, e pigliatene la., 
uetanza. State sano. Di Padova alli 4. 
" Aprile 1528. | (001 

| x 
“bo 


soviet i GR 


DI DI M. PIETRO simo, sn... 9 
CI, | 


° Ho veduto quauto mi scrivete, che’ 
M. Giovanni Antonio Malipiero s'è dolu- 
to con voi ch'io abbia fitto richiedere 
al’Ab. Cornaro qui la pension mia, e gli 
abbia fatto dire ch’ egli provvegga perocchè 
io non voglio più avere a richiederne il pa- 
dre suo, e che egli se n'è forse risentito 
dicendo ch’ egli arebbe creduto che in 
questo bisogno del detto M. Francesco, 
che procurg con ogni diligenzia e studio 
d'essere a Cardinale dal Papa creato, io ser- 
vito l’ avessi di buona somma di danari, 
non che io dovessi tanta istanza fare d’una 
pensione, che mi si deve. A che rispondo 
che io mi maraviglio molto più di lui, 
il qual non riprenda suo cognato dei mo- 
di, che egli meco usa, i quali non sono 
modi da essere usati nè da lui, nè cor. 
meco. Perciocchè da prima quando passa- 
to di molte settimane il termine voi a 20- 
mé mio gli chiedeste questa paga di Natale, 
egli o- vi rispose, o vi fe’ rispondere che . 
egli era con le gotte nel letto, e che levato 
che gli fosse, egli vi farebbe soddisfare. 
Qui donando io a M. Giovanni, che im- 

rta nel pagarmi questa pensione lo aver 

. Francesco le golte; poichè esso M. 
Giovanni Aotonio la paga sempre egli, e 
con una parola si può dire, pagalo ? 
Dappoi risollecitandovi io, e voi riparlando 

Bembo Vol. 1X, 7 


M. Francesco vi fe’ dire, ché i T- 
bri erano alla Giudecca, e che ‘bisogriava 
che egli si levasse, e potesse uscir di ‘casa, 
quasi che egli non sappia quello, che egli 
mi suol pagare, e bisogni veder molte scrit- 
ture sopra questa materia, 0 egli non pée- 
tesse far venir i libri dalla Giudecca "là. 
dove egli era. Dipoi levatosi, e uscito M. 
Francesco di casa esso M. Giovauni Antò- 
nio vi disse, ch'egli domani vi darebbe 
. questi danari, e questo domani più volte re- 

plicato non è ancora in tre mesi veniito, 
Per Dio se suo cognato fosse gentiluoifio, 
di quelli, che benchè siano ricchi puùfe 
. spendono volentieri le loro rendite, e ‘non 
sanno avavzarsi, nè incassar danari, io 
“mon averei a male queste, lunghezze, esfi- 
merei venissero causate per lo non potefthi 
| egli comodamente pagare. Ma se M. Fran- 
«sco è pien d’oro come si sa, e come ah= 
Cc se non si sapesse è di necessità che fa 
spendendo egli poco, e avendo grosse rene 
. dite, lasciamo stare che oltra questo il pa 
, dre gli abbia lasciato un sacco bello e grén— 
de pieno pur d’oro ben colorito e tra- 
boccante, che debbo io credere altro ‘se 
non che queste lunghezze, e. termini folte, 
. e poi queste beffe fattevi a nome mio tàn- 
. te volte, siano per poca stima, e conto 
. che egli tenga di me, e del nome mio, 
non altrimenti che sio fussi un barcaruo- 
lo, 0 up facchino da soma, che da lui 
aver dovesse? Benchè nè anche ad un ‘fac- 


Ei ‘ LETTERE FAMIGLIARI 
i ciò, 


i | .DI.M. PIETRO BEMBO, 99 
_ùghino un veramente gentiluomo doverebib 
_3usar questi modi, Crede M. Gio. Avtonio 
_*ùch"io sia così povero  d’intelletto ch'io non 

= <«onosca che questo è un beffarmi? Ma 
__< e. dirà egli. di queste altre parti? delle 
quali esso è consapevole, che da lui le 
mvete avute, cioè che valendo la Badia di 
‘“Widore a suo cognato tanto più di milfe 
‘fiorini quanto io so, e farollo vedere al 
-Zempo, egli vi fece dire per farmi pagare 
Tanta, più. per - conto dell’impresto posto 
Falla Patria nostra, che l’Abadia per af- 
"fitto più che 700. fiorini non gli rendeva? 
‘Che dirà ancora, che egli voleva, e richie- . 
“deva, ch'io pagassi la metà del detto 1m- 
“fpresto, ‘come ‘8’ io avessi la metà di quella 
“fendita avendone 170. fiorini di camera 
per la peosione, e non più? Pajono a lui 
queste, cose da gentiluomo volermi ingita- 
stameatè torre, e tenersi il mio? Sono que- 
| Ste'cose da usar con uno, che pur è gen- 
‘tiluomo anco egli? con uno che è genti. 
‘fuaîmo di quella Patria medesima della 
‘quale è gentiluomo sua Sig? con uno che 
‘ire parente è? ed'in somma sono queste 
ose da usar meco? e poi dice, che egli 
“erederebbe , che a questo suo bisegnd-i0 
“gli avessi prestato buona somma di danari? 
Be suò cognato mi tenesse per parente, 
‘come io gli sono, e avesse avuto: bisogno 
‘di miei danari, quanda io non gli avessi 
; ivuti, come non ho,ggli arei cercato "ton 


“fgui: inio interesse per. servirdelo, Ma fa- 
ce 7 Al 9IL00IR ee ALI IDELCYTA nu. 2 


tod d° rd 


109 | LETTERE FAMIGLIARI — 
cendo egli sì poca stima degli uomini, 
bene e saviamente fa ad averè egli molti 
danari. Perciocchè se per mala ventura 
luì venisse mestiero di ‘chiederne ‘altr@i; 
. credo ch’ egli s'avvederebbe, che così gli 
altri nel servirebbono, come egli serve ,*6 
presta, ‘e dona ad altrui. To ‘ho sempié 
servita: quella casa, e se non. M. Fran. 
éesco, ho servito il Cardinal suo - fratella. 
tutti gli anni, che io Papa Leone servi; 
con quella fede, e con quell’opere cow 
Je. quali io poteva e vnorare, e. sèrvir sud 
Signoria, e che ciò sia vero ve he mand 
due testimonj di molti, che io ‘ho da'poi 
tervi mandare, ciò sono due brevi ch'io. 
per sua Sig. e impetrai da Papa Leone”w 
scrissi a nome di sua Santità all’iImperato@ 
fassato, e al Nuncio, fatti tali quali”satp 
Lul amore, e dalla riverenza, che io‘. 
sua Sig. e a tutta quella Hlustre casa‘@ 
specialmente al Reverendo padre loro tiè: 
sempre portato. Lascio stare infiniti altri wf: 
fic], e opere di maravigliosa importanza fatte 
da me con Papa Leone, e con santa Mas. . 
ria in portico a .molto beneficio di sua Sis! 
guoria, e. forse se non fusse stata questa? 
persona che ora vi scrive, sua Sig. noa 
atebbe così agevolmente avuto il Vescova-- 
do come ebbe. Benchè io ‘n’avessi quel 
merito che pare che si convenga a chi 
troppo ardentemente, ed amorevolmente’ 
serve. Oltra che coptinuando io con gli - 
altri fratell? la mia huona usata voloiità(- 


v 
«- 


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iX ‘ n.09 v° e) e 
st ’ - 
. Si 


ren PIEIM. PIETRO BEMBO. cl. Id 


È» avea ultimamente posto in. mario di Mi 


 Jeronimo il. Patriarcato di Costantinopoli, Bs 
con iferma opinione d’ operar Ben tosto. 


‘ «il Cardinal Egidio, ch’ egli lo rinunciasse 
ad alcuy figliuolo di M. Jeronimo, e se 
M. Jeronimo si fusse portato in quel ma- 
neggio secondo l’ amorevole consiglia, ché 
i gli dava, forse, e senza forse, che a 
questa così grave infermità del Cardinale 


già. arei tratto a finè questo pensiero. Non. 


toglio qui rammemorar molte cose fatte in. 
ogni. tempo .da me ad onor di questa. 
famiglia, le quali dureranno più nella mer 
motia. non solamente d’ ogn’altro che ora. 
vive ma di quegli. ancora che viveranno. 
depp..noi, che non durano nella loro me- 
desima. In premio del qual. mio buono, €, 
onerevole animo .ver loro, e delle mie 
utili opere, ora .il Sig. Francesco che dee 
esser- Cardinale fra pochi di mi tratta co-. 


nie vedele; per le quali cose ho deliberato. 


onorar. sempre lui, e .riverirlo per lo in. 
nanzi, come ho fatto per l’addietro, e 


tanté più ancora maggiormente, quanto, 


egli sarà in più alto c reverendo grado,. 
ng. mai sono per mutare il mio costume,’ 


ben vero ch'io non voglio più aver a . 


far seco in parte alcuna. E poi che. Mon- 


sigoor l'Abate suo figliuolo m° è debitore ,.. 
esso voglio. che mi paghi di quello ch'io. 
aver debbo. Nè voglio donar il mie a chi. 
sopyria mercato. mi strazia,..0 se questa par, 


rola è troppo dura almeno, mi beffa, € 


‘03% =; LETTERE FAMIGLIARI . _. 
.2-ileggia. Questo direte a. M: Giovanni “Agi. 
5°: tonio Malipiero, acciò ch’ egli non sì mé- 
:**. © ravigli più di quello che io fo, o sarò ‘per 
su fare, e starete sano con tutti î vostri ba: 
sciando il vostro Quintilio, e salutando 
la mia Marcella. A° 5. di Aprile 1528. Di 
Padova. ST i 
o Bembus patéi. 
‘CI si: 
Se questi Lancinech caleranno , potrà 
‘essere che io verrò a Venezia. Se voi i 
vete la vostra casa di sopra vota , forse;;'e 
senza forse ci farei venir Ja mia famigliuò- 
la, o ancora se si potesse avere qualche 
‘ casa a voi vicina, datemene avviso. Direte 
al nostrò Rannusio, che mi serbi, se è pos- 
sibile, la casa di M, Andrea Navajero, 
Quando averò di ciò risposta, manderò un 
. mio ad assettarla, siccome esso mi scrisse, 
‘che io dovessi fare. Delle altre cose vi ri- 
° metto al Preposito, ma del mio venire di 
grazia non si dica cosa alcuna. E forse mi 
isognerà andar prima per due dì ‘a Vi. 
cenza per le cose dello impresto. State sa- 
no. Di Villa alli 9g. di Aprile 1528. 


CIV. | 
Questo benedetto Abate si asconde ‘e 


mon si ‘lascia citare, ed oggi ha fatto dix 
che non sta in quella casa. Farassegli ogti 


- 


PI. M., PIETRO. BEMBO. 103 
una scitazione , È ’domane 1 uti ‘altra, e poi 
sj. meltesà. mia la é6ùa porta, K- ‘abprà fa 

orta. della Chiesa del Duomo" ta Citazione”, 
î ‘che sarà fatto posdomane. Abbi pazien- 
sa. Ho caro che. sil li, che forse gli man. 
derò: alcuna. cassa di, robe per Murano. Sè 
questi ‘Ranzinechi faranno vista di venire a 
queste bande, che potrà esser di riò, nari 
erò la Morosina a Venezia in qualche 
loco , che voglio far il vostro consiglio al 
tutto ; , se non verranno , non la moverò. 
-La malattia del mio fattor nuovo ha ri- 
- tardato. la esecuzion della citazion della de- 
;cima.. State. sano, e scrivete tutto quello 
- ‘ ghe. sebtite. di nuovo d'importanza oghi. 
= giorno. Di Padova «' :3. di Maggio 1528. 
Atti tatta la casa. 
Bombus pier 
EE DAL 
uo ‘Figliuol. carissimo. Mi rallegro con voi 
‘de Ì «parto di Marcella (.è vero che mi dolse 
: gue] sabbato fastidioso ) e del vostro rima- 
ner. “quaranta così onoratamente. Dell utic 
e. dell'altro ringraziato ne sia l’Altissimo. 
Vi mando Rambottino , acciocchè. mì. com- 
priate , e mandiate per lui 3o. starà d’or- 
zo all’usato, se di meglio non si può. Al 
quale darete ‘il resto di quei danari che 
vi sqno .pestati- ia mano. dei Cornari, pa- 
gato d'orza,. Tutti stiano bene, salutatemi 


TISTTO ROGRRIO. Ma, Bernardino, Ko RASO 


04 LETTERE FANIGLIARI 

compare M. Vincenzo. Se avete bevuto il 
‘vino della bariletta, datela a Rambottin, e 
state sano. Di Villa alli 13. Maggio 1526, 


CVI. 


| | ‘a 
M?° incresce ch’abbiate fatta tanta sole. 
lecitudine col vostro fittajuolo senza segi- 
vermi prima una parola, perocchè se quer 
sti Tedeschi non si fermeranno sul nostre 
come pare che vogliano fare , io non matn- 
derò la Moros. a Venezia, nè farò buona 
«pesa, massime bisognandomi pagar questo 
benedetto impresto,come bisogna non ostante 
. Ja proibizion di N. S. Se voltassero_ vers 
Vicenza allora la manderia, il che si sa- 
perà fra pochi dì. Però vi '‘conforteria. a 
tener la cosa così sospesa, fin a questa di- 
‘ chiarazione e deliberazione di detti Tede- 
schi. Nè altro sopra ciò so che dirvi se 
non che vi ringrazio della diligenza, ben- 
‘chè io nen voleva che faceste altro. State 
sano. Îl mio secondo fattor uomo molta 
da bene, e che molto molto mi’ satisface 
va, jeri morì: sia del tutto laudato l’AI 
tissimo.. Attendete a tenervi savi co’ vostri e 
schifar le medicine quanto il diavolo. Di 
Padova alli 12. Maggio 1528. p 


CVII. 


Simon è venuto, nè ancora ho avuto 
un soldo da lui. Ma perchè vedo, che 1 


11 W.-PFETRO SEMBO. “vob 
biogtto. vostro non è per un giorno, se- 
coridò che mi scrivete ‘oggi non resterò di 
tnaàndar Gio. Antonio per riportarmi quelle 
robe, che -mandai a Murano. I danari che 
vi mancano fino alli do. ducati, ve li man- 
derò, quando vorrete per un portalettere, 
non ve ne lasciate aver sinistro niuno. Nel 
vero io credeva aver da Simon inolti du- 
éati,- ma -son rimaso in asso che esso me 
ne ha portato pochissimi, e questo per 
molte cause, che non accade dirle. Tutto 
è pieno di strettezza, ma quelli pochi che 
esso ‘mi ha portato, anche non gli ho -avu- 
ti, cume dico. ‘Attendete a star sano con 
li.vostri , la qual come scrivéte non è que- 
sto anno picciola grazia da Dio. Di -Pado- 
va all'ultimo di Maggio 1528. . 


- CVII 


Mi scordai rispondervi jeri, che men 
male sarà tornar al Prior di san Salvado- 
se, poichè esso vi fece dire che tornaste. 
Notata che sia la intimazione’, rimaudate- 
mi le scritture, e notate a qual portalet- 
tere le darete. Aspetto risposta di quel che 
potrete far con i Governatori.- Quanto alli 
vostri danari per il resto alli 50. avanti . 
che passi il mese, ve li manderò, se pri- 
ma vi bisogneranno, savviserete. State sano. 
Di Padova agli 8. di Giugno 1528. 

SITE I Bembus pater. 


106 LETTERE FAMIGL IARI 


bai » 
- 


CIX 00 


lui non gli ha mai volato dare il possessx 


Ho cominciato una Istoria, che posso: far. 


di manco di scriverla mandandovi la let. 
tera che sarà con questa del Conte Jero: 
nimo Martinengo molto gentil persona, e 
molto molto mio al qual grandemente de- 
sidero di compiacere. Però leggeretela , e 
con bel modo senza far saper cosa alcuna 
di questa volontà del Protonotario, e del. 


. Il Protonotario- da Gambara: ebbe da 
N. Sig. la Badia della Trinità di Verona; 
della qua) la Sig. tenendosi mal servita: dì: 


— 


Conte ad alcuno, informatevi ‘se’! Conte. 


fosse per averne il possesso, quando, ec. 
e datemene avviso subito che possiate. Ve 
la raccomando, e terrete in ‘voi la cosa, 
‘acciocchè non si nocesse all'amico mio., 
al qual desidero grandemente. far piacere. 
State sano con i vostri. Di Villa alli 4. 
Giugno 1528. ” 
Bembus pater. 


CX. 


Perchè M. pre Luca da Cortarolo sta 
male, io scrivo alla Corte al Datario sopra 
‘questi suoi beneficj, che ‘esso ha qui, e 
Ja lettera è in quella, che scrivo a' M. 


Gasparo Contarini. Vorria vedeste di man- 


‘ darla quanto più presto fosse ‘possibile alla 


“= 


‘ DI M. PIETRO BEMBO. — 169 

Corte; ponete diligenza, lasciando da par- 
te tutte le altre cose, di sapere questo, 
se si parte cavallaro. E quando vi biso- 
gnasse promettere ad un ‘cavallaro 4. o 6, 
a. anche ro. fiorini, affine ch' ei si partisse 
prima, o andasse più presto, fatelo e da: 
temi avviso del seguito. Usate in ciò ogni 
diligenza vi prego. E di questo non apritè 
bocca cop uomo del mondo. State sano, 
Di Villa alli -10. di Luglio 1528. | 
I i  Bembus pater. 


«i CL n 


-.. «Questa Tettera, che va a Mess. Fran- 
cesco dalla Memoria medico, darete alla 
speciaria, dove esso pratica, o mandate- 
gliela per un facchino a casa, che per 
niente: non si smarrisca. Se quella partita 
delle Cazude per conto: delle figlivole si 
ha a pagare, pazienza. Quest’ anno mi ven- 
gono tutti gl’intrichi. Io non ho per ora 
anari; se potete assicurar l’officio con una 
promessa di pagarla questo Settembre, fa- 
telo, che allora ne averò, e la pagherò. 
E se nen potete altramente , fatelo con uno 
di quegli argenti, e mandatemi un bollet- 
tinò dell''officio, che possa riscuoter que- 
ste entrate, benchè le entrate sequestrate 
pon vagliono la metà di quelli danari. Pia- 
cemi di M. Calcerano ; terrete adunque gli 
argenti, senza farne altro, chié questo Set- 
tembre ‘al tutto lo satisfarò. Aspettd' tispo- 


105 n. LETTERE FAMIGLIARI nine) 
sta da voi di quella cosa della Trinità ‘di 
Verona per .la richiesta fattami .dal' Copte 
Niccolò Avogaro. Non siate o lento,.0. po-. 
co ricordevole, che egli è vergogna ad un 
par vostro. .State sano. Di Villa alli 32; 
Luglio 1528. 0000 
Bembus pater 
CXII. 
. To amo molto M. Antonio da Campo: 
che è Rettor qui degli Scolari legisti. Uo-. 
mo di 32. anni, e ben doito nella sua di-- 
sciplina. e di singolar ingegno, e dì gran. 
bontà. Nacque ìîn Rodi figliuolo del mag.’ 
gior mercante di quella Isola, e ora ha a_ 
Napoli un fratello grande e grosso, e leal” 
mercante. Desidero di metter questo M. 
Antonio per Giudice, o Vicario di qual: 
che gentiluomo nostro, che vada in reg- 
gimento. Però vi prego assai assai, che. 
siate contento, che se si farà Podestà al-- 
cuuo, col quale o voi o io possiamo, ve-' 
diate di far ogni cosa di trovar luogo a, 
costui. Mi par aver scritto un’ altra volta,. 
Il che se è, non mi pento di replicar quel. 
medesimo , tanto desidero che questo miò. 
pensiero abbia luogo. Se non è, fate con.” 
to, che io ve ne abbia scritto molte volte. _. 
Potrete parlarne con M.' Niccolò Tiepolo” 
da mia parte, non solo per conto di lui. 
wa anche dei suoi amici. Io torno ora ia :. 
Villa, e doman andrò fino a Verona, pèr” 


| DI M._PIETRO BEMBO. 19 
impetrar da ‘quel “Mag. Podestà, che tn 
lisci viver delta entrata della Badia di Vil-. 
la fitrova', la' qualè esso ‘vuole, che: id'porti. 
a Verona, cosa di infinito mio sinistro e 
danno. Aricora che dei grani, che io ho 
colà sul granajo ‘ho pagato. fin quest'ora 
già ducati quattrocento alla Sign., cento e 
trentaquattro per conto dell’ impresto, e 
66. per le daje. Vedete come. va ora il 
mondo, che dappoi questo pagamento vo- 
gliono che di quel grano io ne faccia a. 
modo loro , e che lo depositi con mia sin- 
golar gravezza, che nol porterò in Verona 
con Cinquanta o sessanta ducati di spesa, - 
atciò.che non me ne possa prevalere. State . 
sano, salutatemi i vostri tutti.. Di Padova 
alli 12. di Settembre 1528. . o A 


LI 


_ .  l CXII, 


-..Ho avuto piacer grande del vostro . 
esser rimasto sopracconsolo, e parmi che . 
siate fatto.un valente barbaresco a questi 
corsi, poichè avete passato M. Vincenzo: 
Belegno. Sia ringraziato Dio dal qual tutto — 
viene. Io con voi me ne rallegro , quanto . 
sapete che io fo, e debbo fare. Intendo 
delli due cavalli turchi, che mi maada. 
vostro Cognato. Vorrei saper, se esso mi 
manda dell’ orzo. Perchè se nol manda, 
bisognerà che me ne facciate aver di là 
qualche. staro. Starete attento, quando i 
eavalli verranno, che io sappia, e mandi 


II1O LETTERE FAMIGLIARI . 

per essi. Questa lettera, che: va,a M, agper 
nardo Sandrio, potrete. dare al Int. Li: 
M. Giovanni Cornaro, «che colu 


gli sta i 


chino a l'ambasciator del Duca, ‘e ‘aldéd 
gliela. potrete dar voi da parte mia, €° 
meglio , perciocchè non importa, se b Heù 
tardaste quattro di a dargliela. Scrivetemi, 
‘come averà satisfatto a quel mondo Mi 
Andrea Navajero con la sua relaziorie. ‘Sti- 
mo l’averete visitato. E se nop l'avete datto 
fatelo, e mostrate d'aver voluto lassar”® pas 

. sar la furia de le congratulazion. sue. Mi 
piace, che Luigi nostro stia meglio., State 
sano, € salutatemi quelle donne. . Di VA 
al. ‘d’Ottobre. 1528. | 


CXIV. Ò dei 
. Ho veduto che scrivete del ragioni: 
amento ch’ ha fatto con voi Mons. lo Cat- 
‘ dinal.... al quale potrete dire con ogni 
riverenza, ch’ io sono sempre stato devo», 
tissimo di tutta casa sua, e dove ho po- 
. tuto, che ho qualche volta potuto , l'ho 
| gon effetti ben dimostrato ; e ho sopra tut- 
to con l'animo onorato lui più peravvén- 
tura, che alcun altro, e che così. son per 
fare in ogui tempo, ma ch'egli ha' ben 
mostro di tener poco conto di me. Tulta- 
via perchè ciò è usanza di gran Maestri, 


‘.a +. ÎDT M. PIETRO BEMBO. IT 
some è egh far poca stima’ delle picciole 
persohé "com ‘9’ sono, me né ho dato 
pace. Quanto vaspetta’ alla pensione che i 
Rev. suo fizliuolo mi deve, s' egli vorrà 
darmi quello di che egli m'è debitore io 
l'accetterò ; sé’ nof vorrà averò: pazienza 
fia clie è Dio piacerà ch'io l’abbia. Quan- 
io. aspetta al volermi ancor pagare avanti 
tratto, $ io vorrò, riugraziaretenelo da mia. 
parte. Quanto al tenermi, e volermi egli 
tenere per buon parente, se ciò fosse ve- 
ro. egli Arebbe' usato .verso me quegli ufticj 
shé usano tra se i buoni parenti. La qual 
cosa 8' egli fatto avesse, egli arebbe anco 
potuto far delle mie poche fortune quello 
che a lui fosse piaciuto, nè si.sarebbe ora 
in disputa sopra la pensione di suo figliuo- 
lo. Che io ho sempre fatto meno stima di 
danari, che dell'onestà e della cortesia e 
dell’ onoré, e sopra tutto della vera e fe- 

del amicizia, non che del buono ed illu- 

.StFe parentado. Ma non pare già che sia 
-stato cosa da parente aver fatto dal colle- 
+ scrivere al Podestà di Padova quella 

_ lettera sopra le cose mie, e principalmen- 

le sopra la pension sua, che non si sa- 

Xebbe scritta d'un Paltoniere, e poi farsi 

_ ‘far comandamento dai Governatori, che 
suo figliuolo paghi lo imprestito per me, 

-.&-paghi quella somma che gli è piacrata 

- per-pagate il suo debito del mio. Tutta 
Yolta perchè quello che è fatto non può 
“addietro ‘riternare, se Sua Sig. mi vorrà 


rf3: LETTERE FAMIGLIARI 

per lo innanzi riconoscere per parente, 10 
riconoscerò lei per Sig:, ma questo non 
si fa con parole, fassi con fatti, i quali 
sto vederò in.lei,-m'ingeguerò di non mi 
lasciar vincere di cortesia. State sano; Alli, 


a. d'Ottobre 1528. Di Villa. “2 e 
te ‘ Bembus patera 
ul 

" CXV. ras 


<< Averete la risposta a M. Giulio Sare® 
ceni, al quale mi raccomanderete y e prev 
ferirete, Le polize. delle tanse che asete; 
pagate per me,.io le ho, e non bisogna. 
più levarle, ma la nota di quelle che sq+ 
no-a pagar, e de’ pro scossi € .scorsi, , 
de’ miei pagati impresti fin qua. Di M. Cala. 
cerano, mi piace. Doveria pur essere: ter - 
nato quel vostro: amico da Corfù, ovvere: 
avervi fatto intender qualche cosa della 
bolla portata. Scrivo a Mess. Avdrea Na- 
vajero per li mostri Clisoniani. Scrivetemi, 
quando aspettate i cavalli di M. Bernardia | 
Belegno , e che avviso uvete avuto di loro, 

‘ Scrivetemi, se i ducati ungari si spen= 
dono lì per lire 7. e soldi 6. Vi mando la, 
moneta per Marcella. Adoperata che l’ave- 
rete, rimandatemela. State sano con tutti . 
i vostri. Di Padova agli. 11. Ottobre 1528. 
: Bembus pater. 


> 3ha 


DO 043 +7 CAVI : 3 
si. . » . DI) 
. Quando io mi parti’ da Venezia di. 
casa di Monsis. Boldù., credo:il dì avanti. 
io vi diedi un libretto di M. Gasparo. 
Contarini, che ’l doveste dare a .M. Nic- 
colò Dolfino. M. Niccolò è morto, e M. 
Gasparo non ha avuto il suo libro, anzi 
crede, che io l’abbia ancora. Scrivetemi 
quello che ne faceste, e a chi lo deste. 
Pensoedi venir a Venezia per 15. giorni 
est’ altro mese. Scrivetemi, se posso: 
avere alloggiamento in casa vostra. So che 
st-dee- far di brieve Podestà di Padova.- 
Vi astringo quanto posso , che, sia fatto. 
chi «i. voglia, lo preghiate vei da mia: 
perte subito a voler accettar per suo giu»: 
dice delle vettovaglie , il Rettor degli sco- 
lért, leudandoglielo e per dotto, e per. 
buono ; e per gentile tanto quanto altro, 
che possa aver, non ne eccettuando alcu- 
mò. E se potrete aver altro mezzo 
astrigaerlo di qualche amico, o piezo, 0: 
chi--sì sia, usatelo, che me ne farete sin 
golar lacere. State sano. Alli 20. Novem- 
1528. 


GXVIL, 


» Mi ha il Reverendissimo Cornaro scrit- 
& una lettera molto amorevole e cortese 
. Bembo Vol IX. 8 


$24 DEFFERE FUMIGLIARI . 
nigsti@àtNiv voler: chele nostre! differente 
non: vadano! più avatttio; esnor: cercarlo 
trò che l’oneste eva” ’inecd; ‘e proferea) 
dosi tanto gentilmente che nou si potrià 
dir più. Gli ho risposto quanto più corte- 
semente ho saputo:,. è--anco ho visitato a 
casa sua l’ Abate di Vidor in luogo del 
padre, per ‘non inì lasciar :vincer di: cor- 
fesia' in. quanto. posso : sarà: bene. selse 
andiate. a -visitar voi ‘a-nome mio: sua ©$ 
Reverendissima, facendole interder qusntò 
yni-sfa ‘stata’ grata questa - umanità:sna $ 
proferendomi -a tutti i servizj di suuSigb 
fiù pronto che mai, e:vedretequuntota 
volermi ‘pagar di molti -danari, chieda sub 
aver ‘debbo ;: dove: sua Sig. ‘riesca, © dd 
@rdiné ‘esso di a questo e dateinene’ avoia 
#: -Gli'ho ‘scritto perché: esso ‘i@i riv 
ch”io il faccia capace delle ragion maiexy 
ché sè le ‘pensioni non suttogiaccione als 
l’impîresto, ‘e se così è stato sentenziatà 
per îl Legato, e tutt'il mondo: il sa,.@4è 
che pago alcana pensione, non ritengo 
un picciolo per questo conto , perchè dee 
voler sua Sig. che io il paghi? Qui se 
, fosse allegato ch’.io contentai al primo 
imipresto , rispondete che -se ‘allora: utt 
avesse pagato non averei mutato paroli? 
Ma avendosi essi ‘portati-di quella: mdnide 
rà, che io poi non ho più éonsentito:ti& 
voluto: quel danno pet esser beffato "opit 
mercato ;:tdttàvia'-sempre ‘parlate congeshi i! 
& u' parlar aivereto; uniniziatà tt? Noncitt 


/ 


DI ME PEOTRO: PRIMERA. Kid. 
she altra diret,, «Stake: .$80@3109 FARCARA LN 
datemi molto molto; al,. Mag. eMea6ey an8k 
Cornaro. Alk 18. Dicembre 3048; i, Pas 
dava. le MOI 05.1 dansicninzi Giusi inob 


’ - 
GIA ET LI ooo “lo 


5 Oi is: n nu XVII, ... a 1, 3.00 239 
job Cita pi, n FISSE eil LS Leni i AR 
100 MP. avete .cCon.. queste raltime in parta 
sanata Jla.- farita, che. mi. fapeste con la 
altre d'antorne all’inapresto. E basti, Quaga 
taralla: vostra: casa; rispondetepi. quanta 
7 avete:affitata .. e.in quanti di. potresia 
fait usgir toleio.,, che’ vi.son dentro. Deb 
agtruagento: ‘della casa, ora. adunque 
fartà :ivenizto © il tempo. . Delli Lancipech.y 
Dio voglia: che.così sia, come estimate., 
| Che io per. me nol credo. State sazo;, € 
talistatenai il-.nostro. Rannusio ,. il: quale. 
ppi iserisse ultimamente, che. non si sentiy 
‘>; bene-.-se.mol.vedete alle Piazze a isla 
telo <da- maia. parte. Domani tornerà, RAR 
dova. Di Ville alli 13. d’ Aprile.1528; .... 
i A SICA NT IERI » 9 
3° GINO. i ; CAI. REP II sh i 
Hoc UTENTE di Ta Ria, 7 IV 
3-7: parlato a. Monsig.  Reveresdisima 
sepra-la pensione, e Sua. Sig. mi ha. risppx 
sto.ahe M. Giovanni nè gli ha siritto, Di 
gli.ha detto sopra ciò cosa alcuna, dicg; 
ehpra: l’nitima ‘opinione, che, e. a, sua, 
Sig ed-a:me ia vostra presenza. 10, GS$G 
i] Teca 9 Della..qual. cosa.mi degl a. DIA 
paro: dicsua M,.che uoa si sia degnala ‘almen, 


SR6i = L@MAE PiMIGLAAT! 

distnifitare a (WeasB. R. "con *dué pardle: 
la'‘0dsa "pavita y avendomî'promnésso , vet 
riendé<a Bofogns ‘at: tutto di’ volerlo: fare) 
Ho pregato il Cardinale: chè scriva #*S. 
M. éhe set Legato ha detto in favor mio 


ei mi -faccia -pagare tutta la‘ pensione, 


come è conveniente. Sarete tòi ‘col M. M.' 
Giovanni, pregàtelo a ' metter'fine a “que- 
stà differenza, se gli pare, che sia debito: 
di gentiluomo l’ attendere alle promesse 
fattè‘ a chi lo ha in molta osservanza. Sta- 
te sano con tutti.li vostri. Alli 7. di Gen- 
najo. 1530. ‘Di Bologna, 


Bembus pater, 
sata o on , ©0000 1 . 
Gf 0 CX. ai clbrAn 
"I PRESS o lO 


© Accetto: il vostro amorevole officio; e' 
| «più voleritieri accelterò voi stesso; se St 
Gifà venirete ; i Sonetti -vi matiderò ‘untal 
altra’ volta. Direte a vostro cognato “M? 
Bernardino che io neu. ho. potuto: vendi&b 


Ù 


il suo cavallo, perocchè come è stato fat. 


lo andare, nessuno è più tornato a me 
per volerlo, benchè sia stato mostrato a 
più Sigg., in effetto esso è un gran ronzo- 
ne per dir il vero. Avereì avuto più dis- 
piacere della compra, ch'egli fece dellî 
duo per me, se non vedessi che anco nel 
guo eèso si è ingannato, ma sopra tiitto s'im 
gannò quando egli non lo diede’per‘t 
220. sé è vero che esso gli potesse avere! 


3 Carvallo:tuttevia “è- più ‘hellò; cRiSSAdk 


- 


“0. Dis M:BIETRO BRA 1a7r 
T9RZ= sgtabe, Baga-.e salutatemi ;M. Vincenzo 
Be} e apo sratello-e M. Marc'Arntonio Lon 
go} &"Gialia:! e - le - sorelle AJlti ‘26: di 
Febbrajo:-4530: Dì. Padova fi afacoig 00 
cin: Dite.al, Preposito ‘che «mandi. 11.-pant 
nO,s: est quello: che si..voglia:..e-:2che: mb 
faccia ‘intendere; quando esso. potrà. esser 
qui e se. €80 ha. altre scritture ed instru? 
mewt: miei: appartenenti alla lite dell’ am 
Op 
«mar! Hi | gara | ZE 
CXXI, 00. en 
RONSAIO vir a | o 
Vi mando la lettera scritta a M. Ber- 
nardin Veniero per il Mag. M. Jeronimo.. 
Quirino. Dio faccia, che così come io 
Ir bo..soritta: .di- buon .apimo,. così id suo. 
desiderio.abbia il suo fine; il che. se finy. 
pochi sarange quelli , a chi ciò..sla pen 
essere così. caro, come a.me. Raccomaiiz 
datemi: a. S.-M. e state sano. Alli. xor:df 
Marza: 1530. Di Padova...) cn: lî 
ca ZI SI : . an 053 
ele QI. niootca 13€ 


ea EST a 0 ah SO 
:it Hp. aviato Pietra con le cose: che. mi 
gquete mandato. Serivetemi di che cosa.vi 
ho: a,fare da ‘procura ,, che ip. no] ‘50% 
dice per; M..Bernardin vostro .cagnate cs 
gnca.s0, non v.ineresce scrivetemi la. f9F3 
tiralarità..della cosa .come.la disponete ,,. € 


assehtala, Mandate; queste; en sdligenza iB 


DU. sfioro — 
Roiti p@i?19 Apritho © itillaro. 'Farleatiaà 
do. Faieesto Jie “fate . percindilo N° thee 
vidiito Kefé è tosto, “e? avvianti@iemicii 
Wed. Letido*Ta vostra difiberiza. Gila: ride 
hatione fatta “di' molte ‘cose ‘i pocho awg 
dopi' fanno i grabdi -tomiti. Stato i iggos 
É ‘g..d'’Aprile’ 1530: ‘Di Padova. e Smost 
sibi men i dra Vo le È -Bembus: patew 
| CXXIIT. io Oli 

SEL e e 

Non ho che scrivervi, se non che v'alle- 
griate con vostro éognato e cognata da 
jarte mia del figliuo! maschio che è loro: 
itatò, Che-Dio' gli e faccia. sempre conse- 
Hit, e diate ‘a lui questa. Noi tutti stisime 
bébe:M; Luigi Prioli, e '1 Moka, che hang: 
di*vednero. qui; -jeri mattina si ' partifona 
per: Bologria: e per Roma. Sto con dispias 
ecte della mala*nuova del povero-Duda! di 
Milano che si ‘dice: esser disperato: dallà 
edici:* ‘così vanno le umane’ felicità: é 


grandezze. Ali -14. di Aprile 1530 Bi 
adova: — ©» | ona 
SSA Bembus pater: 


È CXXF. 


22 “mando : F arco, ehe: mi. scordati 
dievi;‘d queste lettere date buon ricapito; 
che ss: damdole.a Mess. Agostin. Soria» 
Bb Ho usl:ringrasierete du mia: panta; 
dille: lettere uQanidatemi. per . Bernardino 


DI M,--PIRTRO, ph 


seatitto da. Roma , che g Asolazi 3 

miei Dialoghi, ele Rime yi_sono cat 
ratà: molto .0:® che amore Dei:.io. ponga 
cura. che .xi siano - «mandate. -Parlatene col 
Zoppine:, de se 690. non. ne manda: a 
Roma, vedele: - di mandarne. per «qualche 
«ia--xei- a. Monsig. Soranizo, che le dia alk 
Librari. State sano. Alli 30. di Maggie 
1530. Di Villa. | 


Bembus pater. 
0, sO 


Aver. —sorissimo veder. buon fine 3a 
ladite della decima. di Villanova; il che 
spero sarà tosto . Quanto al fazzaletto 4 
srete: poco accorto a mandarmelo. Quans 
taiall:arco-ve lo mandai per vostro cog 
té M...Maroo Antonio Longo; ma: pol ché 
ditei, nen: l'aver avuto, stimo «che Ja. ba 
biahe. perso per via. della carretta. Datemeg 

| Rig avviso, e' state sano. Al .1. di Giugna 
1590. Di Villa Lo 5pago è a Padovay-:.j 
Bembus pater. 


x . 
2.0, 3 
ih 
? 

sr 


CXXVI, 


. Mi scriveste l’ altr’ jeri ,.o-.pur questi 
giorni. a: dietrò del procurator. scale, ha 
quell? Sigg volevano che fossd: citato alla 
casmuTemo che questa;sia ‘atata: cen fatta 
dadi Diavald , «some-.si- dice, cab vali 


- #39. IBUTERE: FAMIGLIARI 
| sotto «qualche laccio, benchè::qrerto moi 
| siate” per lasciarvi ingannare e vaneetei 
vedere:il fatto vostro; e- basti: sopra seiàui 
in che sto con pensiero che non mi Jasgi 
riposare. Vi-:dissi,, che mì. mandaste due, 
Dialoghi , che io li farei legare, e -rimame 
dereigli, ‘affine che li deste all’ Ambasciab 
tor di Francia, da mandare a. Mensile di 
Curpentras ; se nen me gli avete mandatba 
mandatemegli adunque subito, che ia li: 
farò legare, mentre son'qui, dove starò. 
due o tre giorni, e rimanderovigli. Man- 
datemi 4. o 5. libbre di zuccaro della mei. 
dera buono , e due torze, e libbre 10. di. 
caadele di cera. Vi scrivo, estimando che: 
abbiate danari, se non nè avete, lasciate» 
stare fino ‘a tante, che io ve gli mandi; E; 
attendete a star: sano con tutti ::i yostris. 
Dite al Rannusio,. se sarà :lì, che mp: 
creda che io ebbi solamente giunto..cquij::lo 
sua lettera scritta alli 5. con la iettera:.cab: 
suo Bernardo, la qual mandai - questa: 
mattina per tempo in Villa. Di. Padova: 
alli 9. Giugno 1530. MEER 
. Bembus paters. 


CXXVII. 


- Wi rimando:un ligaccio il qual porta- 
rete col vostro nuovo ragazzo al:.S. Imba- 
seiator -dì Francia insieme con un di loro. 
che io. dono a sua Signoria in premio 
della fatica che gli do di mandare il ligac- 


| Î AM::PrATRO: SEM = BOE 
eiova ‘Gerpenteas.sGli. darete prithe: ja mia 
Jettsrara sua 3Sigueria: ed..ib:dibré.;cha.a 
labiva 3'iegnine: vedrete per. lo saprisarittày 
«poi sletta. che esso averà la: lettera glà 
darete: :il' ligaccio predetto . molto -a.. sua, 

” sa racosmandandomi, e dicendogli‘; 
clie avete ‘ordine da me di pagare. ib 
cavallero.,' che l’averà a portare. Credo 
nom. ‘vorrà ch'io spenda un quattrino, pux: 
se vorrà, fate.quanto esso vi dirà. Vi rin» 
srazio della: sentenza contra il Sig. Livie: 
in: favor: .della' giustizia mia. Awerò card: 
che ne ringraziate quelli magnifici Giudice: 
a nome mio. Sarà a gren proposito che; 
subito che la sentenza $i possa levare aus: 
tentica, mé .la maandiate, da mandar è 
M. Cola..:prima che si levino le biede dei. 
campi; ed .in ciò usate ogni diligenza;;E 
sapoteste avere, che doverete potere, una. 
sospensione delle sue entrate , ‘cioè un 
‘comandamento penale e grave alli lavorare 
teri e affittuali che le non possano levar. 
senza pagar la decima, serà a profitto 
‘grande; e la copia della sentenza al tutta. 
si lievi da mandar a Verona. Il Cardinal 
Corvini rispose ch’ egli non sa sopra che 
dovesse aver parlato il Legato , e simili 
cose assai della loro usanza , e prese tem- 
po che M.:Gio. Antonio Malipiaro venis- 
se: ho rimandato oggi, e dimane mi dee. 
mandar qui suo cognato ‘a far conto ,.@ 
dice non mi doyer dare, see. non una, 


n MEZZE 0 L.A 2 da) 


/ 


#43 EMPTEREC FUMTICUTAR 
peustere y>detratto!iquel-che stcl@a da.des 
traere; però che di una sone:istato passato 
da'M.Gio e della terza, ch'io gli ne 
&brriandava tre, nen è ancora memo il iem- - 
poi Vedete che Sig. liberale e-grato per avere 
lo io aspettato tanti rnebi.;-farò ogni cosa 
er non venir alla lite con lui, ma Dio 
il voglia, ch’io il- possa’ fare. Intenderete 
subito il tutto. Delli libri mandati a Roma 
avete fatto- bene. State sano, ‘agli 11. di 


Giugno 1530. Di Padova. -. UM... .. vi 
"3- NE 4 v n . : x ee 0 DIL. Dari 
O FILI SUI 
CXXVII:: ci inn (qb 


+ «Ho avuto la sentenza: ce;-‘e in-qute 
it’ora l'ho mandata: a Villanova Qugnia 
sti ducati 60. innanzi taezzo ‘Agosto quiere 
vederò al ‘bisogno, non dubitate. »Ahoorte 
‘Chet Principe. nin stia male, sarà bene 
fatciate quanto promettete «hi far: cdissar.:ial 
partita ec. e quanto più tosto sarà, fia meglidf 
he mie lettere, che ho mandate a Roma dap- 
poi che tornai da Villanova, le quali ho 
drizzate all’ Ambasciator, e voi le avete 
date a M. Agostin Soriano, non sono an- 
‘date, che ‘mi ‘è cosa ‘molestissimaz.;però 
the erané d'importanza: mia assai: Vi 
priego è ‘dirne una. parola «a -M;. Agostino; 
€d'‘intendet ‘come. esso le ha: “dute. Mulas 
detta sit-la poca amorevolezzazdegli cudmie 
pi Detemi. mel core la ‘motte det Principé 
di Salerzto ;*fotero giovani» :oDixegdi dbai 


nio li tt 

rijiosth Biate sano!; ada! crise 
pisa DI: Villa; I i GU IST perni 
SII du Aaa PROEL EIRT SRI ° Bemlius patara 
«mi II. vostro: ‘cavallo fa: eccellentezente 
venduto ; .e-per :dire il véro; assai più 
eb} ci: non -velea. ‘Sete avventurato». cruda 


Dio cin ve: i | ce. 159 

: sr » 
CHea L- PETE TOPINO xx cl 
sero i 


a Parete questa a Monsignor Jo Gente 
rale, molto a sua Sig. raccomandandomi; 
Vi mandai questi di di Padova li tre libri, 
che mi faceste legare da esser per voi 
dati con una mia lettera allo Imbasciator 
di Francia. Non me ne avete scrilto cosa 
. seuma.: Datemene ‘un: poco: di avviso. La 
alligauta. a:-M..‘Bartolommeo Nayajer del 
nostro IRannusio . darete a chi va; ed 
attendéte a star. sano in questi caldi insie» 
mao ctole: ‘da sata: si 20, Gi so €- le 30. "Di 
Mln Alli 20. lugno . :31530. 


vie SARO Bembus pate 
ou ESA ": i . . SEDIE “ul 
(UNSAFET I CX. x i 
Sie DEJE CLRTAINE SE so sb 

oelLa sentenza. venne a tempo. » COME 
zii ba-.scritto M, Cola; ed ha: operato 
quanto. hisognava:.. Ringrazio le vostra dilir 

elzà', «emi ricordo la. ‘cosa della. pevsion 

nArbe ,espeditela così bene: come avete 
fatto.::questa.. Direte a :-M, Maro: .Anmtovie 


Vastno ‘bogmato che. preghi Julia; ca.-far- piò 


tod" LETTERE FAMIGLIARI, “> > 
tosto, she, ella può qu laylscutii Gamania 
darmela. Salutatela da. mia pets Doglicp, 
del mal di Maria : mandatela ‘a salutar da 
mia parte, dicendolo a M. Bernardino, e 
raccomandatemi al mio. M. Vincenzo ea 
lui. L'error del Giorgi in luogo del Que- 
rini. fu ch’ jo. avea il pensiero ..a.suo_.goce- 
ro..State sano ed allegro. Ajlt 25. di Giu; 
gno. 1530. Di Villa. 0.0.0 lcasi 
..1Questa darete. al. Mag. .M., Agoship, 
Soriavo a-sua Mag. raccomandandome, pr 
, pregandolo a perdonarmi se io gli dé 
c3. Ho avuto risposta delle altre , nie, Jets, 
tere, delle quali stava ‘in. pensiero 3. riograzy 
ziatene sua Mag. - — . ua loin j90 
si _.; Bombus.pafeta 
se vinorislo: 
CAXXL i.e nto, sor 
vi. | “dI «guar Jnoitsx 
..< Figliuol caro. Compratemi: une spegg 
chiò con due pettini che vaglia. lit6.,3,.;4 
2. e mezza, il qual sia buon da far jug, 
prezio da ballar qui in Villa, e qualche 
altra cosa. da donna, di altrettanto pres 
zio ,. come saria una cinta di color, @iSky 
ail cosa, e libbre. 6. di anesi confetti, 0 lio, 
simil confetto gentil: compratelo, e manda: 
temi tutto subito a Padova per M. Bernar- 
din vostro cognato, se esso non sarà par- 
tito, e se’l:venirà: tosto; altramente :per li 
portalettere. Ho alla fine ayuto. risposta, 
.delle' mie leltere.. da Roma, scritte già. più 
diun’mese, le quali credetti fossero smar- 


» * 
dB. 
Pel 


"r 


DI de viti “Gilesdi ._ 1535 
rifé:"'Salytdtetti* Martella i “abate "sh id: 
Alfi?27Giagh f#890£ Di‘Vulgi: y sc aish 
e O alolebpan Pembus paset® 
0. i, preso ping 
LIRE Tr ai + SCOOXAIÎ. si Une 
i) Pi di ) 34 

‘ Increscentì,'éHe ile. lettere per: Romà* 
non siano andàte, ed ‘sibbiano a tardar coi'° 
tanto, pazienza. Avvisaretemi quando, pari... 
tirà: iF cavaflaro.“Quest’ altra’ darete al Mag.. 
M. Agostin’Sériairo; ‘come le altre. Della: 
tnico che sì pratica ‘contra, così lo ' cono 
scesse Îl' mondo, dome vedo lo conoscete: ‘ 
Voi -f:Che i tratterebbe’, comé esso merita)’ 
Dei miei libri che mandate per lo mondo; 
mnipiace;-è io piglio che facciate questo 
solamente per mia causa, e vantaggio. Che 
non. voglio interpretat male le buone ope- 
razioni vostre. Il Prencipe nostro sta pur 
male; poscia ‘©hè la Sig. manda qui per 
iedici ‘per ‘sua Serenità. State sano. Alh 6, 
di‘Luslio‘1530: Di Padova. - | © * 
24" :6ita che sono le 23. ore, dopo ‘ceng: 
torno iti Villa:-M, Bernardin vostro cogha-: 
ti: tà questa notte guarito molto meglio): 
die ‘îl “medico ‘non Pa fatto, | Ue 


SAGGIO 


“a n 
ib 194) att [I PI 


: ELI n “uc, n «' 
4 ' Did i d ‘ ' to. 
Ld 


t' ra ile 


13 se io - IENE RR: 
!l ‘’Rigliuò?'carissiino.. Acciò che vediaté 
die 6"Sto bere, di chè sempre a Dio gr! 
dibistai L@E., però chéaluri “che sila NE: 


Asi 096601 IMINUIG dISO]} Di 50301 Hu id 


e 
n 


126 . Errere FAMIGLIARE 
di‘‘dué:gravissimi.‘avetdenti :non rai ha sere 
valb ; vorrei che! mi compraste tre- bradeie 
e/imerzo di° sendado torto -razzene,: : civà 
Diatico senza ‘tettta ,. e senza marizzo, lè 
quale adesso 6° usa in gi i...M. Luig 
Bembo s the ne -ha uno Mii dice costanti 
diece grossi il braccio... Ed. anco ‘quatire 
‘breccia. d'’ormesino da coprir un par di 
calze, ‘della qualità che vi parerà: più: ab 
proposito, e un-braccio di panno riegraì 
. da ealze- del. più sottile e. più léggiarag 
ché sia in quelle drapperie. E. perrdir uteò 
glio ,, compratemene un braccio.a-umignsior 
to.e mandatemi ogni cosa ben involtocea 
man da sera. per un portalettere: Miallev 
gro con. voi che - Marcella ahbia::sip@ta 
prendere quel rimedio del suo male che 
io avrei preso del mio sel Preposito:sekte4 
y& non'ime lo. avesse sempre vietato, dico 
dell’acqua fresca; il che però non ho in- 
teso se non oggi, quando non lo appetisco 
più. Salutatela a nome mio, e basciatemi 
Quîntilio', e Sebastiano, e ‘state. sang. Di 
Padova, ‘alli 2; d’.Agosto 1530; ic: 94 
. ca ZA Bembus pateri 
Non iscrivo altro .a V.: ML chenon mi 
‘accade, avendo Monsig. scritto quante è di. 
sopra, | a te Te Ie ell 
+ ACIDI, a 
<Qathito ab Malipiero ;. se. io vi «volessi 
scrivete: la vera “Anselmdria' di iguglio ani 


DE IMIOPIETRO: ARM BO. .3. 
cos x farciranciarighiare ,: 2008 DA Ba ph 
piotembsotidelia; queosiualitài Aduau voglia 
nieatesdaztui, se. non quella chie mio yies 
he, maiko -yoglio,- iulegramente, nè ;speri 
diver. da.me mp; piecialo. Di questo nou 
gle diteccoss.alcuga: Quanto alle letterg 
nconsauulate:# Roma. con gli (. questo mi 
ricresoe ben grandemente. e-quello amif 
| de stà; portato: da: tristo .e.credo. che. suo 
foaggilo sia per averlo. a male, procurate. di 
marearle al tutto perdo primò. E se cre», 
dete ;ithe: DI .' Ag. sia per far mal ofticio; 
rolumda: forse..aspettar lettere. del..fyatello 4 
aniprei':PDei pigliatele ,.e datele. voi al cas 
vallaroz’Io :sto-bene.:Salutatemi. Marcella.y 
©Qwiatilio:; e baciatemi Sebastiauello , -@ 
state suino, Alli. 12. @’ Agosto. 11530. . Di, 
Padovagiizioii. 0... 0 i 
Q9ID LUIS: Bermbus. patere 
int SEZ TA AN VEE A n. SESERI REATO 

ocgisce o = a GXXXV. O 
JOSIE i 
4 Mi-anando-la:progura- di quel che vo- 
lete quanto ame: perché M, Cola g.a-Vila 
linuva ;:Yie& si posso mandar per ora al- 
uo. Vedete di far da yoi, se potete, se no 
sbrrverete, e M. Cola poi vi mapderà. il 
bisogno. Fate con vostro cognato per mada. 
che io non resti in parole con lui, né in 
dubbio, e fate le.edse ben chiare. Salute- 
rete M. Bernardo vostro fratello da parte 
tt: Wuanto: a-quel:gioràné 4, odite, che 
lo mandi;@ehoisigli troverò -huon loco. peg, 


ni DENZE Or"iis .X IG 

948 ait1o7 1sftrate. Visone soa cì , aL 
ainole do, Ruesomandate idibV inemnza— 
Bel. bitte sano con:tutticli mestri. Riad 
&rvi-::di mandur-te:letiero 4! Roia oe quan 

o’ saran partite, fatemene uh: verstioSaria - 
pure onesto, che io avessi una savepe dal 
le cose-del-Navajer, che va cramaisa velo 
ta (“ed io non ne so’niente; Vi-mandgsil 
vostro vinò. Alli 12. di Agosterz3àAo .00r- 
‘> -Scrivetemi, come sta il-Duca di Mi- 
lano, che qui è voce, ch'ei stia pessima- 





mente. >< 
Bembus pater. 
« ©. Un matarazzo e un:tapede e:idgP cu- 
scigi é una vesta di pelle;/--ch/ ribriarà 
Rambottino- sotto del Magnifien!MciMersh 
#a Molin, che portò qui. M..Agestitas9r 
gidlello. Vi prégo a mandarle ae::$s MA dif 
fmiia parte, e raccomantiatemi a'luî,. eb 
Madonna Lugrezia. -cLe9 id 


. CXXXVI. ‘ d.; 32P3 9 


cet 

Io desiderava grandemente; che:ta,cogi 
sa ‘della ràia -pension sopra la Badia di Arbe 
si espedisse per poter poi più liberamente 
domandar la mia acqua dei molini, acciò 
che se io prima la domafidassi, e movessi 
Aite #i Lioredani, essi non si. tirasséro in 
Aietro nella espedizion della pensionen:6# 
MNén 0 a quello che siate sopra ciaefe:sf 
te’per farla espedivdi- brieve, te insugs; 
ro la citazion dei Lorédari-soptai@ causa 
dei molini. Se credeste aver a tardar quel-. 


sos mu. FIETRO SENO. - 139 


me, e. Mate sino e lieto. M. Cola mi n die 
che ate venir. qui; se venirete, sa; 
| tete-icben venuto. Alli 16. o 17. di Ago» 
sto» mercordì sera 1530. Di Padova. .- 
È Bembus pater. 


“il —- te PESSOA a 1° balla 
° s. 


CXXXVII. 
sid a. a e 


"LD dutho 4 gran bisogno di. parlarvi, sel 
ina ‘di; Matcella sa biogo tanto. che non pos 
diatetsta» lontano da lei duo giorni. Veni 
tefené;;-e quanto più tosto tanto ‘meglio. 
‘ Ri Préposito andò questa mattina a Villar 
fiova. State sano. :Alli 20. d' Agosto 1534 
‘Di Padova. 

Mandate questa per lo primo a Roma, 
° e fate senza M. Agostin Soriano. 
Potrete venir qui un dì e star meco 
j ‘i otte e ) tornar l’altro. 

Bembus. pater. 


T*3; Cd CA . 

® . 

usar do eo . . . 7 
. 


CXXXVIII. 


Ci. mando queste: lettere,. che vanno a 
Remo, e un fascio o invogliv di scrittare, 
° i quale.invoglio farete-involgere in uoa 
tela cerata , lo copra tutto. e farota 

Bembo. id ol LX. 9 


» \. 
to. ì. 


130 ISTEBRE ORE MIG LEA NE 

scaldoli ‘gli orlbidella itelaspodormoedfila si 
finisce, sicchè s’ attacchino con limbaaisea 
ciovohè..nvn-ùi possa entrar acqua che so- 
pravvenisse, e potrete legarvi sopra que: 
ste lettere, a M. Gardoidi Fano. Farete mer- 
cato col cavallaro di quello che gli ave- 
rete @ far dare a Roma-@ ficendonvéi una 
palizzetta. a:M. Carlo.; dhb dia: queb tanta 
al cavaliaro. del ‘porto;;) sottoscriveridase 
nella - polize, che così ho.saritta-a duagehb 
dia al cavallaro quanto. :esso vedere vpenda 
poliza vostra , e. questa ;*palica vandttereid 
nella lettera .ch’ io «scrivo -a Ma -Cardalenp 
fate buona lettera, acciò esso;la safipid 
gere. Il dì di nostra Dontia, .the;sav agli 
otto di questo sì celebra ..éapitvlo) pnotsna 
ciale a. S.-Giovanni'del Tempio: pat ki Beiog 
di. Venezia, al qual -capitalo io;sanp sitatet 
citàto; siccome scuo :stati tutti glicaltzisconio 
mendatarj di questa pravincid,.: Scrive dut 
parole al Priore, che non potendario; viex 
nire .in persona al capitolo; .per. nonr 
ancora tanto. gagliardo. del. mal avatoq dl 
questo carico a' voi: di comparere ..in- uibe 
luega : potrete andar ad ora di .terea;iiad 
udir. messa col Priore ed n vedere quellb. 
che esso dirà. E perchè son certo, phfniff 
vogliono ‘altro che danari, potrete promet- 
tere così io generale ch’io non maacherò 
io cosa alcuna del debito mio. State sano, 
Salutatemi Marcella, Alli 4. di Settembre 
1539. Di Padova, 


I WE RZI ARETINO BENSI s3i 

i: siRaccomkndattiti allobobio ile’ Mabinob 
somisabbnii s105 ocaidroctis ‘a Silooia ,yneiutt 
-0e sdo sopas isti e c1 Bendusdatero 
95 BIG PISO IPA DIGA SU ORARI MAEZZZEÌ 
mor 9sra ere CAXXIK 4 a i ate) 
<9V & ily CA RCPEONTTA SS PIERO 0° POS E PIO RETTE 
suu Bomdne 1}: Podestà seriverà allà Sigrio: 
ma:al daso» mio del. veleno, e ‘richiederà li 
cenbia: da :poter dar taglia a chi sapesse e 
ddopoter ‘bandir di terre, e luoghi coluiy 
ehesgvesse::macchinato tal: scellératezza. Cre- 
deria;ifosse ‘bin .:fatto, che voi ‘parlaste | a 
qualchè: Consighiero innanzi, e far: anche 
ehel’biffansusio, se:gli paresse, ‘ne dices- 
sioduasparole alia Serenità :del -Principe; 
agesooche» quando :psi giuguesse,:.e si lege 
gesadi lai jetfera:sessi deliberassero di met 
tesa opartegi e-Ilxifacessero sorivere;; atcià 
eluonotliessendo: alcuno informato, }a'léte 
ter @on:gada a. monte. Questa è:c0s48- the 
neuv preme: quanto sapete. Vi priego, bei 
opertamor mio diligenzia, ‘estate sanor 
Nb potrete parlaro di priaza: cow :1° attore: 
vele sopraddetto -Rannusio, e eon lui-conr 
ligliaevi bopra ciò, al quale rhi raccontati“ 
State sano. Agli 8. di Settembre 1530/ 

Di Padova; 0° de. ; VP ST si Sile 
MS RIOnf] SLI Bembus pater. 


qudou st itfogfo la: CR 1 


use dti ei i ia e 
gidonarigo tiro aio aiucizie aintsiioò 


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PAWEOLIMRTA 

‘00,198 Mori | C svasbio oo 03}-:9IP 190 Toy 
alisarpsruse s15/GXAD, SI4T9vE lov 0,120 
«Ou ed args 14 sus OT9sdore.m ‘4 mi 54 
Io ho avuto lettese! del: Ricevitor= di 
Napoli cirea: il debito mio con la Religione, 
ma molto modeste, il qual mì scrive, che 
. io voglia dare ordine dì satisfare al'debito 
. che io ho con la Religione, altramente che 
| satiano per far quello :dhesotivez!the vi. 
ha detto Monsig.' Martiui;: Gt>ho1riafpostà 
. e vederò di assettar quelé! cesers Quattro; 
animi :sono, che io noi heravato:mepit 
. «cio? di’ rendita, e questtarno:igli bos1tghmf 
: datb -M.- Flaminio con'mis proceragil ques 
lé ‘fu spogliato e ferito, 6;coitaniavvapnta 
- quer mandarlo più di 80.:-durati:34 osp 
. qiesta‘è l’entrata che ‘ne. hò-ayute ,inpstoe 
. provvederò ‘al tutto. Volesse ‘Diovy:betren dè 
. Religion nostra avesse avuto'quellà.vommwens 
da ii se'questi anni; - n imeme: stèogràv 
, siate Monsig: Martini dell’avviso ;*edrcomì 
Ba dato da mia parte, e. raccami loi 
a-sua S. Vi mandai l’altro.dì- und orstà 
piena: di lino da: esser data.-a Maddiemes 
detto ‘Gritti, cognato di: M. Bernafdiil 
Venier, non me. ne avete: rispostorcedia bk 
; tia, fatemene un motto. Tl- Pardestà: ndn 
hà :afcora scritto , credo ‘scriserà; soggh, sè 
peasso che-averò la: lettera da mandurivia. 
Min vostra: Quanto alla ‘citaziol: 10 Girfîg 
dite a: M. ‘Alberto Bon:, chevio recommam 
de: paesta:cutaa Si. S.. Quantbratie sporie 
eralo?ttasguia suore ; me he Farvornele 








i DISMISURA APITIDI 
voi per questo non ridere? I cieli girano 
così , e. voi averete dkXdivere senza quello. 
Nè iò vi mancherò mai. State sano. Alli ro. 
db Setttanda:f 5fob Ba sPadova;se 00 0! | 
«e rosgilofi cl nos oim nuti». Rombus patare 
ado L9vissa im fanno ti atta e e 
otidob fe sislaize Bia ci 
ado sinomustis rioni oc 00 si A, 
iv sddigotettora:ilella: morte di vostra mar. 
dieode risposto questa: mattina, prima che 
unite cutevessi, Daoqupe ora. non:dirò altroy 
Vicposissio ancora i che. mi rimandaste qual» 
lmdetterd sigherandava-al Vescovo - di No. 
cer ithe1erm» nel: manzo da:mandartra Rox, 
no scosnatanque farete, e stimo/che ave; 
redeafhesia: lotera-più. tosto di quella, Sorin 
Vatemi, se quelle soritture, che io vi mandag . 
di matsdaredRomaiin:quel sacchetto ec, son 
anooraandbte; Vorrei saper quello, .ghg 
vitgostereamo: braccia 14. di frisetto bereth 
fine» stnro «del. migliore e.albertoni neri ax 
ealsitalohinp questi albertoni basterà. chg 
seno delli mezzani: scrivetemi ciò che quer 
stebbel/AWi costeranno, che vi manderà 
lihkauasti o ifompratemele, e mandatecssli 
sib.pottelettere. con scrivermi .il preszoy 
per sita te ilo camanderò. M. Cola gi:pars 
se dagrattina: per ...Villanova., ; e .:dice. ché 
metiterboardizt con M. Agostiva. per il quarr. 
gst-abi) Ottolme.;;iche;. pausa. sbbiste. a .atar 
quinmoezo ainsgiorno:: sert'.ordioà non:4 
xtespe stiandane:iuimanzi;: ve;lo, farà, sofent 
gum ada vioscritanse ; napenti 


184 ISNOTEREONEBIGLEA RT 
l'-Srdine sarà dato | « chi:bvetenasmettat® 
per quel dì. State- sano. Alli 19vSéttfmdi 
1530: Di ‘'Padbva. 
Bembus pater. 
CXLII. 
> TE a cio catena, Lrg 
,“ Maravigliomi come :non;abbiate,a vate 
alli 29. che 'mi scrivete, icioà peri;ilaHestt 
ra mia a voi-cd al Rannusie: sstitte 1sepeg 
la cosa della Istoria. Tuttavia; Gonnsnhita 
l’abbiate avuta .a- questa ora,':il, chè sermsie 
è, e quella lettera six ita Freie: svento 
te veduto- per la. rispoîta l'gnentMagn 
| Rettori," quello che 10 rispondo sopra giò 
e però non replicherò altro. Arei voluto 
starmi in pace, méà' poiciche la patria così 
vuole, o più tosto voi così avete voluto, 
vizienza.: Di quelli che::soné iriemasit con 
3% testa ‘tagliata; non è da ‘parlar-.ota.. Ma 
essi ‘per ‘pota cosa. si. morono assai. Ad day 
risstmo M. Marco Dandolo averb: sempre 
vbbligo' grande non dell'opera, ma:idella 
Baoki:volontà ed affetto suo. versò mesi 
et’ mio! Mag. M. Mattio perithente, ell lgusf 
H' mi riceomanderete senza fine.-Vi.ma 
per' Gio. Maria Scudi dagento dai.mat 
rea Roma; :daretegli al cawallaroy-Gbg 
Teste ‘gli altri, ‘e’ serivete a:-Mi:Garlo @fla; 
tegli ‘prima! che partiate:, 0 .se-1b cavallang 
‘horn pirte dategli al Rarmusia, chielgli;dia 
ess: A bobda! poi ragionerento nhbastanna 


ROL) aste Je sgtelitogzUi 0182 s18t8 


| IP1 A) SHICTROTARMNO adi 
Giunti anos! Adliutidmo diofiditembre nido! 
EiimBwdavapi illA conse sigte ib foup 15q 


f 





sTSÌDg 2usdrasi 
CX LIMI A 


Rel RATTO, 

Sarei montato oggi in barca per veni. 
pes svol si-bé «non. che io aspetto M.:Cola, 
vhiésdisidirin d&-dee:tornere da Villanova; 
tosette Uke esso.:sia-; ivi scriverò, e vere 
sbigttte nen Date: vesta. a M.Bentdetto Tri» 
giesnee fighi dol.s el : ‘clavissimo.: M.. :Paolo, 
cd fa . thai. Salutatemi il :Ranuusia, 
maldsatosblliiro. Novembi. 1530, Di.Pada: 
Gig s1q0r cobucge tr ni as oambus: pater 
oi ulovo I9TÀ Loti rien , 


‘+ 


CUOIO IT al 

1209 sITIS SÌ SC ACALIMO Lie 1 arsera 
. 0piovo 9Î9va feno iv iii fer, 
105 Piacumni dirquello ,. che :arete ..de 
SM... sAguola sed lance:quello 4:; che:.ib ff 
pio bMlegra; sardieon ‘verità. :Vegerate;.s6 
fui setudiovè rèinasa un-libro rosso arslar 
gliobbhect la sisteria di M. Bernardofaiugdtà 
fiaser Fate che: io'abbia.la Cronica db Ml 
RuMifeeli:Mandatemi una ciota per: re 
deliargarte sche sapete che. io... perke ,; -cliè 
anche sula» ho! è stracciataje sia; lunr 
gardyrarcia!idue» e: megzo. Madama; Cecilia, 
| Ho Mibvasink&isi raccomandanaia :[Manegko 
has Lbey sindresse loro:il sio male rBicorda- 
nidviliglelio amia::canta iagli;Anditori, eodi 
gearite scdsinenn sciligenza , 0; fatela. capedire. 
State sano. Rispondete a M. Gola. Queste 


s 


Fuori Mb Mogosk lpr-visae vubloi 
n‘ ID 
TRE tino) $ vv vo sagito — 


via» ; ci Su sinsorenile ‘edo 


L BEI carafaa arrapeiote _tsBleplaba 

Bi 503 an von sie sylo) sin TOY 93 8209q 
shonen "i AR Visco ifasgis isim 
ih abs eo sai ci vil3 5180209 01420Y 8 
itosiMe-Oola: vi: masdo enni Siribribernt 


leitera ché. aùdava s:Ferrara: “coracnin ietla 
solo insieme con la lettera, 
li:deste all'Amb: di ‘Forreva:! per: fe 
snio, che li mandassà, © anéhie Piloti 
che:g}li sapeste dire , chi succeda Podestà. 
‘di Verona a M. Luigi Foscari. Non gli 1i- 
spondendo voi, vi.ha:.dwe volte rescritto , 
pregandovi che gli rispondiate dell'una co- 
sa-e.GelFditre, nè agco-a iqueste ametò ri- 
spbsto: parola alcuna.: Esso» dept price 
più: nob ‘vi scrivere. Marioy-al: qual mpomb 
ta:d'iuua.cosa e l'altra:;..7i-priego: vehes 
rispondiate , e tosto. Altro..non . sogni 
pac-oga., anzi sì voglio dire. Io:ho amsteg 

uina lettera di M. Marc'Antonio. Longone 
la: le. quale: ei mi dà avviso .:idi volersi tai 
care in iriegì .nave che tosto sì die. partie 
per: Candia, e mì er gli -suot. 
nari :i esso ha gine i dol andarmelio 
mia ie non ho-ora un -bezzo. Ho anapral 
da- far .sicune altre spese , onde ra 
tratar danari, come posso. Vorrei: ch 
ceste.ial.buon Rannusia che io la. priego: 
a'‘parlar a; M.-Calcerana,e pergasto. chisàp 
mi. presti fin a. 800. scudi sopra tanti. ar-. 


“peiibiviper :megioquiatito.: Weongi difemesthich 
- medgisttobb afectià derma gi diatsà dito 
che. altramente nè io voglio tidaxBui, 
Enxquendo\gsiàsto pensiero andasse fallito ,: 
pensate voi qualche via da trovarli: con li. 
miei argenti, comé'si;potrà. E rispondete. 
a. vostro. cognato che io vederò al tutto di 
trotagli:firid n:essto: duonti: per -dralDegli 
alte bisognerà: che: egli aspetti ch'io racco»! 
glilo dellesspie rentrete. E confortatelo .daa 
‘agiaoparte;; Datemi ‘del .tutto: risposta.: Agli; 
pò: ebbry Br. Di Padova... > << a 
siesbof absra. |: .--  Bembus pateri, 
2 fig 0O#7 Lernia net 
» ottinsest silov GGXLVI.. 0 ierione 
-09 sn iloh visir vero 0 umori 
-i1 Siria svampi.tempo che quelli!Charise: 
simirioSigubià LPrdcarutori si visolvessero :- die 
daruzzen ufinelp lisogo! nedl'Collegio: delli :Spinbi<{ 
lirggizo danto;:pnsmessomi; Ho indugiate:tuttà! 
iiermibjp e nessuna cosa vedo farsi; perdi 
pettate allecloro Signorie ora da mia:parte, 
prognazdole: x .venirne -a fine,'e a riva mois 
temedc pid ini pendente * di: questo disidario! 
figra;:30 non credo : che: M...Agostis Anso 
giallello:<sia .iper> mandar il sno :Ggliacl ay 
. Stazisinsepred:Gollegio, checosì già ‘tai: disse; 
Ep:qurò ‘se quei: Signori -Proctralori si 
esensasseto diazon aver loco, fatevi prov 
“ Imetterd?ilprimo luogo che vachetà ;'ebé! 
frasdag oltre di:5’ iutenderà che “vaehert? 
questio lofo:sma siato presto! a: frevenit ‘ell. 


1-18 LOG sIque chissa 1305 a se itzo).) 100 


#88 QUEI LO PESTO LEA ATI 
& "parlar dle: dor »Sig:p perdacke bene uabto: 
Whmintrotte vedico! disaliazo sibri Ssarde 
atriuoidi Provurnatoro che fili. «Algustio rneb 
halmandato il vuo figliandog ehe csì stai 
havdetto.il Prior :del Collegibodhegtò bisov 
mnerà . seriver ' rion «mandando Mij5A glistim 
bputto per icausa: della: nuovarquetitue 
ziun . fatta da-quei*Sigas  Giorarche adoclav 
rissimo iM. Antonio Moeenicomi:anséa 
messo far ‘vacar: esso un’ leco odi poclalale 
giunto ‘a Venèzia, ed .ora:'s0ho/passets tali 
miesi. Di.grazia cavatemi’ dir iquestostabea 
‘ rinto;, e: subito ricevuta qiiéstadate calde 
officio vedendo di aver la promessaSd@i 
rimo loco. Colui a chi si de’ dar questo 
Joco è Napolitano proprio di quelli a chi 
il constitutor del Collegio vuole che i luo- 
ghi stano dati: aspettonda:voi:msposfa so- 
pra: questo buona e : diligente;! State eadi 
MH: ar. di: Febbrajo 153r.vBì Padovatz9b 


Cc 
, SIT sa ed ece't sb 
690 te 0.0 CXILVIT. onstistia or 
es ac i So. di siti ilg 00 


- ++:.Son molte contento ' di piglitr daoleti 
tera -di cambio, che ‘10. ducati 0: pod 
danuv. Però parlate con M. Caleeramoi(se 
vedete: di ordinarquello che si. ba db lf 

e: se:patete. far voi senza: me, pigliaodd' da 
Jetterain nome vostro, fatelo. A_queb tenb 
po la pagherò al: tatto; ‘se: altro: bisogaà 
faterai ‘intendev. Grarche la prima -settirbana 
dicquaresiiba sarà: venuti viogriego E pre 
gar il cortese e valoroso M. Jacomo Bunfia 


INR. CPIZIRO: DENTRO. _ 589 
ida pespàdizionéraqquela chuséasiesgià 
seme moda: oggilnail: la :fine.. Qtranioicalie 
dere: epistolt., dite.à: chi vi ha: vichiesti (le 
fine, (eke im isonoimolto contento di }mandari 
veeld chesglielà. diete , -:quando ‘i0 riayerà 
qureblg ich essi: channo del Vescovo ,.e.tfi 
sugitaepote; im mad: loro. Dunque quandà 
vaio nie dé) mamderete:;-averete.le me, na 
nen; altnamente; ::Mi ' piace: che "li : vostit 
sialatb:stiato meglio. Attendete a star sano 
- Boprégate:jl.. Rennusiò ‘a sollecitar la tracn 
smaigirazioni glei!libri .Niceni, la-«qual fatta 
vérirò a?vbi.cAlli. 21. Febbrajo:1531;. Di 
Bàdora;r:o:: RATTI VI CO TOT TEO TI 
ote9wpomn i tab e 
idlo 5 i0lesip ih GXLVIIL 
‘out ro sto sfoge arri 


Fe ° ai etti: Ni 
-02 sFacgaandor sedi ::300. da . mandare a 


Roma ‘pete los prio! cavallaro, e .se ‘intenr 


destesatie:! cammino per: questo esercito 
del Papa fosse sospetto, mandatene per lo 


primo solamente .t5ò.! é per l’altro seguen- — 


te gli altri 150. e tuttavia scrivete voi una 
lttterh «di:tre righe a M. Carlo -da..Fano, 
dioquaruti scudi :gli mandate, e; quanto 
eglinaverà!a :dare al cavallaro di porto; lé& 
gaadola con.-questo mazzo. Itvierdie il. ica 
mbltaro: im: casa:dell’Ambasciator ; 804. infene 


dev: di M. Carlo, e faccia che.) Sig. -Arab- 


basciator.:mandi per lui. :Numerereterd 
scudi .;al. canallaro. con. qualche testimonio 
com volyve: poi. chiudete:;-e:- ballate: il sad» 


ehettid. omonsl. if vec ialavo o sinfene ok 








ha oo Render Mr, 
paro sin perno he | 
zigp la. ll ate lueale,rla GuHe; 


oggi, e mandata ove an 
esso in tutte le mie cose, ‘amote ch'a 
mi porta. Vi mandp;ley}gttere' non legate. 
in mazzo; fatelo poi voi, legandole bene 
cspringendale i INZIEMENFAn lanevostra, fette. 
3,8: facendo..al ; mazza vhosQPrarg 
N Carlo, tale. «Al moli. ;enaieto tl. sto 
lo Gualteruzzi de Fano serittore ! 
nitenzietia. In Roma. Xi ma 19. ; 
| ria, con:gli scudi; State atta pt 
Settembre 3 1560, Di i Fado di 


Bri ie il or 


LU cio vi Panta «13019918 
ue. LA ‘Rennasio,” ‘mi; sc TV6 i FASSA n 


Una pratica lagleme con 789% di; At 
- che srinscendo conoscerà. d'animo, i 
servitori. . Vi prego poi che avete; 
fidato., scrivetemi che cosa. che, plinto 

potete maundar a Roma tutti.li.Jpv 
Per, la, primo, che non tion 
tà, delja .mia ,. mandateli....M.., Berna 
lelegng; ebbe. due botte. da me:ec aio £ 
eprave di. mandarle, e mai. non jle SANA 
a :. io. pe ho, bisogno, meltgle sopra; UNA, 
baro da. Padova , e, Pio bagl abg RASTLRI 

quel: «che 1 yuole che. io;.lo pagh erp, ia 













l'jamor -di ;Dio. finisca questa, 4x4 

al. Ranpusio che.ia sya lettera, subito, 
ricapito. Del pes. 1 vogtra pfe visitpte, 8,5% 
paste, M.: Tron li SPAR iaiSPp 










mera Aa 

si Ad off dn ve VIRIN! 3 .1980 
9 rage SETA “oo È aisi fix C029 
oJogol (100 PIERRE Hip È ds UR 
9usd slobusgal , CPI di Ga 


SIIT e tibito: tinto! "ee le-diffi>” 
chia mf Aetsotib itrhiadzi ‘per farmi pei 
APRO 6hidio da ‘Osobbio’ medi 
A jalé rà aveà' ‘prestàto” 
ee 85fa questo: Carnevale marita*' 
gica, “e ha bisogno di ‘riave.’ 
re lì li gui gun narti: fo” ‘mi peositiq uesti ‘at df' 
‘* Fenier Bhltrame, sopra tanti 
argenti. Esso m'ha risposto che me ne 
sg voReftiet?;” ‘nd’ matido Bietto con 
154 dii decò * imi riporti li trecentd' 
dai. questo hg fatè parola‘ col' Rat? 
al oe nido “he “Aneo“con ‘altri. CVAR? 
Pfatef* Gné Gentle, d' argebto di viath? 
sot fio Rie chettò: c'“’chiave d'at gento the 
ai 6: Beati. o 7. la qual soglio dgi 
Sa post" di M . Jeronimo.: Bi ave: 
Otdàraf1 da ‘domprarla. Ho: Sedimito' È 
B&b Che omfri legne, e "feno" in È 
| A io -ftifentterò che i libri” stano”‘in 
MEFOS: agsettati per .mano det tuoni Rail 
iisio, «verte a voi senza dittiora: Solletk 
fatte” il’Rannusio ‘a dire’ espedizione “Alla 
Rittrta "Ut Uanibid; che “io. Most, li bagee 
| Lettino di spetiderpfi, sé”n li‘ bei 
dun vii Nodi s0 'bidogha" lia i peli pais 





rigi = == -£EYASOATFIRCINARI 
le-*segwità:, ivMagdai ‘argenti a NE) Ghlte $ 
rano] se bisogiafitemidnetina parola Biateip 
vbivgli vostri ':stian:‘botie. !Stade sane Allò 
25: “Febbrajo'1531. Di Padogaz:: ssa ol: 
9» Vi prego clie vediate dè-pigliar: tempo 
di: esser martedì agli ;Auditori ;c00: Mi Jas 
. demo Bonfio, ‘aeciò la causa abbiaranche 
il favor'vostro, 6 se in’’atbaterstassattdiò 
eltre cose ‘per quella mattina, 0. pret: giano) 
de ‘bisognerà; sai SaaS) adi dl 9 pp 


ti 


IEIFIP OLII : i. + 3Bembiesopatere 
Arie GIL tano sii siomid 
10: i eveni cl SIRTIÙI 


34e»Girea. la.-lite::del Cardinale ::Gofhara; 
son corterito,. poi che. sua :Sigusin violorid 
psetter: în voi, anche -ioy'iche:;: nei facciati 
tutto. quel che vi par che: bene gia: udine 
to agli.impresti. io ne ho pagate vtinoottag 
cati. quarauta:, non .sapertelo: io quanto 
fosse: affitata-la Badia. Ora:che.:so: che elly 
d'iaffittata ‘ducati .mille e:-cenio) cli quiarstdo 
| se.ella fosse 'affittata mille e ducentos chi: 
Gardiual paga per ogni impresto:sarianb lar 
sesta: parte di loro, e-io doverei. pagaripap 
la: mia parte la sesta parte delli. vento: settare 
tacinque che ho di pensione. Dite ;cdita: 
settantacinque per far li ducati: di.:livel sei 
e: soldi otto a Jlire sei e soldi quattro» Lab 
gual sesta parte è manco di:ducati trebtas 
Agdunque. debbo. esser: rifatto.udi: ducati 
dieci :che. ho: pagato di: più.allo.:prime-toaa 
presto. Se M. Marc'Antonio dicesse. th d{l 
quello impresto io rimasi contento, e ne 


 DIAMOMERA A BAMDO- 141 
è asd fafioe quesgasa in pole dirianzhe! 
eglioseiferig1masehe ib ardinala dertinduan: 
HA cheso maifli sla,.ite.; innanzi, ilPerò, 
che non vorrootvibezzo. manco. dé. tanti 
dratii diibgpesta 3:£.:;ci vedremo: chi ne 
ankdagnero; coltià. che quarido questo nou; 
frise sima, use in:sene stable ingannato, nom, 
dibbissesiemirifatta? sei vi dicesse-che "| 
Cardinate: cha spesa; della; Badia, ditegli chie; 
quelli mille cento e cinquanta: duoati:s0m%» 
 nestinierseazavkpesa alcuna, e venite senza 
dimora alla conelusion:, peracchè se ‘1 ve 
tirarà in lungo, io farò nascer la Senten. 
zac editona gi eiimoti voglio star su queste 
bijelolv nonshkib veduto ancora M.:Jacoma 
Bianco? Erhosfaito.dercar: per. tutte torey 
selbu@èipasssckaper deve -M.. Antonio.Cas 
pelicoatioggi;nt quando egli. debba. essen 
quis perdiv ‘vai d'intenderlo,. e .date= 
mita ey viso iMandatemi quelle isuritturé 
chie che Ma Giacomo -Bonfio. A-M. Angiolo» 
Gadeieb. scriverò: domani; benchè. esso. sk 
ma disiscritto-per essér mutata la, banca» 
qugliscsoprastanti della scuola, la. cosa. bee 
sensiperolaugata:tta poco.--State:sano., Diretel 
01AboCalcerano che io priego sua Sig; chel 
ue facdiab aver: venticinque. a. trenta: stare: 
dilozuidelia sorte che S. Sig. fecei avec; 
aeMonsig..Beldù, ‘che lo. manderò: ‘a tar. 
rigore ipliiimanderò li: danariz ed: a-.sua:SigA 
TARO reenomaonllate; :. ;ANi IQi d'Aprile: 15310 
Db Bddosazanib cis dn dd IM dose NT 
91 9°, 0ÎS9I00y dentali vi OGSTIURI GISIUT 


1, 44 LETTERE FAMIGLIARI 
- Cat Ho avuios NE e voscrer: pagatzente della 
AN6S; lis \aninorib'mazzo: 

e DESIO siIfaov Li: starzri salto 


suei Ze ssasigtano ib 090q Li 7 ne 
557295 die stu vi@il.: sin Lius) 0i008 
“Bi Gud cino: i ss » om ab goizibsge 


PIV sordesi ‘questivareitinti che sio imAgito 
. sénedato di: sezivenri. che:M. xGioiokntsei 
Malipiero -m'aveva . offerto. peri igonieiiguli 
Cardinale di pagare sua ‘Stig. tuttor ibi 
| secondo impresto, con. questo thécios 

” parlassi più d’ impresti, ma pagassi” 

‘pèrte mia. Sì che se sua Sig. vuol che 
nou faccia lite con lei, attendami. queto 
che ’1 Malipiero a sno:-nome mi ha prò- 
messo insieme con disgannarmi di. que 
pit “alte hd ‘pagato per Ù primo ini) 
| altramente io voglio veder 'faisente sévior 
| vorrò li ducati di camera Benza: “lasuiarnei! 
“ ut? bezro. | :-. .«.L ogagY 
— £-*Mandatemi Vicenzo cn Lai gondolareb 

Lizifustna ‘Junedì allé' 20; ore, vista 
avanti, che lunedì venirò a voi, 6: petssoidi! 
venire a cavallo. Vi' ricordo le sapaturer 
deîle/liti, benchè stimo che oggi le: amereto9 
manifate. State savio: “Alli Bue ‘di : 1A pila 

rin ci 


° 1991." Di Padova. 
> Beru + poraderi! 
“23508 li 031V8 
(CLIL | HISA suvimob O:T 
IT, Dig €232 52103. ais 
Mm Riberto Sanseverino” emi: sold 


con’ una lettera; "chie #&'Seritb al Mep 
PROSA FALSI ca lente i .a90D8I 5C£ si 003 


Za SON odensì 








ISATIDIMAY SRITTRIO phI 

alfob Peer pini oM 245 
Cà Aaa ico: maecimansiazioni DA cs 

liela di vostra mano, 

e fargli un poco "di conscienza ad aver 
tenuto tanti mesi inkdSllo una sì picciola 
spedizion da me a sua M. taute volte rac- 
onusieadata ade ataimgetelo:anca::per Vostro 
meimei;i poiotide Msachaiindugiato tanto. Ma 
fieblielacpiù:davanavdle , ced. .interpomateri 
ldi vostza shtoxità quante: di caldamente ; 
‘Potatcoi Sale canoy Alli. Marzo . 4530) 


nPlado vieasas. 1-3 21 EIPEZDILR ni. Rab 
oi sdo lopv spie mt i - Berabus. paseret 
Op9s5p imebosite Lisio» ari aisi ank 
»-01q sd in amore Sit cad, 
isop ib immsaue: dava) eva to 


9! Jin icleaitetmé "Ma Antonia; Capella, 
verrès do: cohiave;-della libreria che vi hei 
livoisitaeldarolela di.mano vostra a:sua Sig; 
Vengo dal Mag. M. Antonio Mocanigay,o 
develdimoredpta» la .hella e molto gentile 
Malderano Isabatta; che. mi.è, più, «caro: che 
libossisarche pi menò. a sua Esso seria, 
verdiciggi ha bÒuana lettera.a, suo SUOCERA y 

fat qualche frutto. Mi .ha offerta 
ibi Aledbri delli. suoi con molta COFleglaza 
i l'ho ringraziato e non gli ho, Tolggle = 
tewvhe-ftutto farà la sua lettera, 
Nin il mazzo da Roma. Monsig. di Saler- 
no domane sarà li, sua Sig. starà a Vene- 
zia forse otto giorni. MI farete piacer gran- 
dia istante AIA LATE ro=. 
fegaiii La duivod!ate 0905, LS Hy», 
gno 1531. Di Padova. - i Lo pater. 
Bembo Vol. IX... 10 














148. LIFTBERE FIMIGLIARI: 
L40 IONO cd 2 vv ga xu055 036 
scan gràgrtoe CIV. di ticv nz soit 
dti atte Cz Ca ir o istov ih 
- . Darete questa di: man:"vastra» 4 Mom 
di :Salerno visitandolo ‘a.nème;.:mia; e! sea 
esso. fosse partita, che- non. sredo sr sasa 
tela all’ Ambesciator:.del -:Daca:d! Urlitoes 
Vi ricordo la pension di-san:Salvadory wiavor 
datemi le polizze, della tansaziina, @-inonsì 
za, che pagaste per me ,:pigliste:dosInstruer 
mento dal Notaro del Campaniel; DeabZanoo 
non. dirò. altro. Salutate i Marcella € «stata 
sano. Alli 2r. di Giugno 1931; «i Padova; 
Ho avuto post scritta «us. di «quelli dis 
M: di Salerno qui, ed ho.tolto £aoraodsy 
questa lettera :la sua. 0: tac Login smoI 
dit 00 rt ver Lke:canà, cm 
ar DATO. Ù . CLY, Da slo 1355 
ARL (lc. amassn0 dl 
‘“»Direte a Gio. :Antopio.-che, wi «postig 
4-:ventoli di quelli. mezzani di. Lesante cr 
quattro piccioli che nsano.le donnasi par 
i.quelli. di Levante .schietti, Ho o7agdsan: 
mandato a M. Angiolo Gabriel, a @ipetiziah 
Je.eose. del quondam Jeronima Apgiolella 
fratelo-che ta del nostre.M. Agostias Essi 
ha.ehiarito. agli. Avvogadori,-t25ta;1]ualle 
partite , delle quali essi. l'hanno, domandas 
to..:# chiaritole-tutte, niente di..30f0,Jé6; 
tengono inmolestia ;e; sospeso nipé Jesris: 
solrono, non avendo niente contra gg 
Llreke:è.eéuan che. ogni dì gli bisogna dar 


DIAM/NIATAO BYE BOS 7g: 
duo ducati agli Avvocati. Dissi ogni dì, 
cioè ogni volta che.gh'Avvogadori dicono 
di volerlo udire, la quale spesa e fastidi 
nomod/leggieteanvin:mame di:Dio ;:se.fedo. 
no: le cosrsutrthiare vi «che.bisogna: sténst 
tasto: icosht Verso: poltroni 6 ladri l'essen:; 
severi è laudevole j: ma verso:‘s;budui sb: 
vortia esser dolci; «e più tosto: laudarli è 
fasorirl ;:cliesstentari;.. E questo fariapar'. 
rev'ila:iseverità ‘'neeso :i..tristi - più.:degna di. 
commuenita sione: Poi: ‘che:l'avet id: raneo«: 
nti ittato -M.-Agostin ‘a M.. Angiolo nono 
piowa!;‘ ditene: voi. una: parola .a M. -Stefa« : 
nb é'°M. Litigi; e ‘vedete che essi o: risol- 
vàfo:;'‘che nie‘ne farete :singolar: piaeerel/' 
Domenico dal Cortivo tristo:.e ribaldo:wo4o 
mbe volato ‘ruinar gli eredi di Jeronie , 
mo Aungiolello con farli far la lite di da: 
cati mille, la qual M.:Agostin vinse 
la Quarantia , quando io era li, come a- 
petiore fa poi-condamnato: in' le speséihe 
480 Forse:ducati: 20. ch'ei diè dara Miudigo-i 
siii Pet adi pagar:questi datiari;; l'ap 
sBeitito <pueste ‘altre cose;- e fatto-soppue!* 
ditte dattiti* venti; ‘che «Mi A n 
nolio it wad sisenoter, il'‘clie ‘più dwieet 
insedde it NI; Apostin,-che altro: Nomi: 
PRA IdiP tiiauto! piacer mi faretdro'fani 
lefarrcputita sstpiensiotie :j ed fà' ‘3 fe 6) 
ibferaat ygredtò Ulivo, da ‘benna Staci 
te'batb. VANI &5udì Giudto'1534! DiMXbet 
cia, s1700) slooir obifove som vauvio» 


sb sogozid ila ib ingo aL9 Pants pastord] 







II cUuAiausa SUUNTO 


17 
148 LETTERE FAMIGLIARI 
- 409 
CLVI, 


DAI itsme sh na , 
-!- Ho satisfatto al desiderio i Dafidol 
vedendo di* farne ‘piaceri. Wi 9 ade 
tlusa, atciò la diate al elarissuno M, I 
tomo: Cortraro , al qual direte, che €jien- 
do l’altto di a Villanova, eda. Soave ya 
‘isitare il ‘Castellan, nelle. man del qualé 
Sd vidi ‘un:‘bellissimo : fornunento .da;.mula 
‘th’ ei fa:a -Monsig. Reverendissima.. e 4 
Ttà ; che stimo chel Papa ,iquanio_ «ll 0- 

ua 





éra, no ne aveva un. cesì. bello,..Hgso mM 






‘diede ‘quella. lettera, rendete, grazie fa gua 
Signoria delli! ducati 100. ch'ei.-my; ha, Ù, 


Qaanta: differenza : è - da Jui,;a.quel 
%ortto, che non voglio-.-dir :altra:, di 
Seroninfio® Zane .;:-del qual tanto. vj), cq 
“©xate. ‘Direte a:sua Signoria che io Las 1) 
‘Tav qui con infinito desiderio. , € Hogli pa 
“fr ademente che -il mio-«desiderio non ab 

la ‘sortito «il: fin sue. raccomandatemi è 
‘sua Mag. , -ed attendete a star:sano, Febo 
“Dòn-è. venuto meco, perchè sua madondia 
“feta-u4: poco :malata., venirà qui damaté, 
O l’altro. Scrivetemi, che avete fatto delle 
“Iegne, che vi. dovea portar,;il General èe. 
“E BR avete. dato quelli 25. spudi al.Ginsh- 
“mani Torno oggi da Villanova. Alli 3. di 
5Luglio 1531: Di Padova...) ..... 
D và correo. 03 Bemby PET 


bl) 


fa. . ” ” Chi * “e f : 
(AE DLE 10 


Pe . 


DI M. P]iKrRO BEmbO, t49 
IRAIL'SIMA®T SASETLI DIS 
CLVII. i 


oi Vi) 
.;,  Nop dirò mai più che siate negligen» 
dire ifafete::ceme.adete.fatto ora 
50 qu 
dei Gavetadotiz che resti ‘appresso di me, 


st Ù mE Ne tre egh.: vompraste ;.1.£ 
mandaftéiàegli- 46 Biotto. Non vi.maudo 
1° dvtdri 0a Westa: (spesa. che spn senz 
n Y MiAndato' ducati. zoD..:jeri.a Mox. 
signot Mariai! per: Monsignor! Baldù... Vi 
% Refiirtn sano r30.-.sgudi. da. Ro- 
1 sip ele!tài Werawigiro non sisu già je 
URTO if lesi datano una riosalatae però 
NOIA Pure lrett:Clevissimo Messer Jacomo 
trat fortitssei di darne quel xesto,. pl 
È nal°frivrittotanderete, pregandala;g-n0- 
l fo #08Bli don tardar: più n: darvagli. 
di ‘seffferia:se non: fosse ‘che mi. gargria 


OREnARE tiuielto che è tra sua Magoificen- 

3}, "Hi, deo d'amor , i e-di-osservapza «ghe 
gi por ten PORTO a ar 

DINE «dl ‘Refivitasio , + che. .mi --piacenda 

fiordi Serenissimo; sopra: da :4ibile-. 

che io temo molté: cose: Rregato cda.cafia 

Parte ‘a Wititsano con questi caldi , i quali 


u Ilia o 
de ‘uf 485062. anderà ..1mngnziy- ma 
mi turbano più che non fariano, pensan- 


rca 


1880 -ORMIRERO  FAMIELIARI 
« 0245 Marcello p ‘otte: vUal'Ncarpo ‘grandes le 
adi ‘far? malevih quellaLsame. prigione State 
Oggi A:-Fultimo idi: Luglio 16Sx0di : Pa-. 
S@do@t;: O ('o sete STO e (CDI «de sì 
SAI 2 Meet Quisfi el abra St igioviso: 
ia el 040 6 GENI se serves ci 
piptio o algo Rini se ta sudo IOGQKÈ 0058 
Mus: Hosvoluto.ritener quisit:fattondi Ma- 
eéidonta' Lena:-Renalda: sche itia suestacziat- 
£ thfà nvemeto il putto y 6 non, ha-v 
Ibfierite dicendomi essere corà il tempia dei 
‘*Forfhesiti -e-che va digli: importà: niblto 
796. ’Tenetevi:ducati::25;: per ide -legne ga le 
**‘Qpuali’ il General:vi farà vinin: quigeta ''set- 
#fitfiàtia;: come: esso mi: «Uisse quest dira 
"i Shfattiba',ie -date:il ‘resta a Giowan Antonio. 
IGEB5bI la ‘Fettera del ‘Sig. Luigi: da--Gonzega 
in risposta di quella che gli sorispa per 
‘ «TSN$ Berhardin Borgondio, e volea mandar: 
vela, ma per mia sorte si è smarrita, mè 
la posso trovar al: mondo. La summa è, 
ch’ ei non mancherà di giustizia a M. Ber- 
©‘ nitidino, del quale sua. Signoria.-fi duole 
al 1étito., Ditegli , che ‘egli imputila. mia 
“'‘indiligenzia © salutatelo a. nome miau-Pi- 
*“iftate Yinstromento: che mi: fe': Marco: iAn- 
"*tonio Longo a san Marco, e datelo:a Gio- 
‘#*am Antonio. Vi ricordo la polizza. della 
“mezza tansa pagata. Non mi ‘poteva seriver 
"*tosa più cara, che avvisarmi). chel cluris- 
. simo: M. Piero Zen sia guarito. Racoomane 
?derètemi a- sua: Signoria molto:snglia, ; 
î° 2% Diretè a M.-Bernardaosc che quando 
.* \ } 


i5DIGIRHPITTRO:BEMBO, cIpI 
cibo farà fine:d'bffendernejliorddlamet, 
ion” manchensedi ‘fnmn liuoa:effigioèn 
— tai joma "che fifiorra. tanto, mhè:'é36 peggio 
fa che mai, non posso con onor maonipè 
scrivergli, nè amarlo, quanto esso sa che 
io l'amava, nè stimarlo ed onorarlo all’ u- 
sato. Dappoi che io in Venezia gli parlai, 
5ho inteso cose, che mi sono grandemente 
‘@ispiaziate. «Di. questo nessuna ne ha.oglpa, 
-.‘ie non esso ,: 18: l'offesa. va -parimente: a 
iselti.:: Io ‘gli ‘predissi tutto quello. she 
—igià- gli :intervenue , molto - amorevolmente, 
=. sa esgivuol eonfessare il: vero. Ora non 
<Ygli voglio predir cosa alcuaa, che:non wor- 
pei Faroti mal d'occhio, ma egli certamente 
«tigohu è savio: nè: prudente, -nè-buono ami- 
‘3ge0;0State: sano. Alli 6. .di Luglio 153x.;Di 
IPadova: i... ORO def 
vispasie ooo... Bembus pater. 
i, Dio 3 e 
pf rie 0 (CLIN. 00 ca dl 
SIAT SEA TI RIPETE PILE ci ie Ta Fe. 
“<a... Sommi scordato di scrivervi , «che. io 
sio. veggo fine alcuno della cosa delli Pro- 
ificursitori,-@ voi vi sete rimesso . dal ,giugi- 
580 per ‘una parola, che vi disse M_ Santo. 
ON prego e vì, stringo e gravo, chie seguia- 
- te. 1 giudicio., e che ne facciate nasger 
:‘sseutenza,y.che quando la sentenza sarà $at- 
«ita , faeciano .i Procuratori quello che deb- 
‘‘bono,s0. non : facelano ,-.io sarò wtcurg. di 
nonidagrer. pagare a qualche; tempo, né 
tesarne cisio paceio,:: Vorrei, e «li-questo vi 


si .® 


ao BAFTEIA FAMcHIARA 
[6 -ogni.mia possibile, iustanza, oa vani 
he *1 Badoer: venga quir la;casa sia: espe 
Però se subito; che eso. tags. ei 
“go far la lite dei. mici molini, Sa aPorà 
Ja così delli Procuratori. nan. sarà, esper 
ita, essi non la espediragno > più ge 
che averò Messer, LLorenzo..incontra sen 
dubbio alcuno, , ; auge. 5910 
*.  Vedete.la.cansa, che. mi moys;as fuer 
sto. Se mi amate,.;che. credo , mi, amjgio 
fate quanto yi scrivo,.e. Rom Guasdasto pi 
a quello, che vi .dice, o non .dice DE SeRc 
o; mia,venite alla sentenza. Se Giai.A 
tonio fosse partito per qui vederetawo 
miedesimo di. andare.a casa dell’ Ambascjas 
tor d’Urbino, che .sta a san Gioyanii 
Paulo in barbaria, e darete questa Jletter® - 
al suo Secretario , però che ello.è andato 
ad Urbino; ‘e se’l suo Secretario .ngn''fos: 
se in casa, fatela dare a sua moglie da, 
mia parte. Se Gio. Antonio vi sarà, direle 
a lui, che "1 faccia. In questa lettera vì 
è uno scudo, che mi-dimenticai porlo in 
un' altra che diedi a Gio. Antonio da por- 
targli, che va ad Urbino, ec. State sano. 
Alli 7. di Luglio 1531. Di Padova. - 
Bembus. pater 


» Di 
sh cern 














CLX. da 

Vi rimando ")° elegia di. M Bernardi. 
Navajer, che. jeri fu. dimenticata ;-gligla; 
darete, a. suà Magn., raccpmandandomi,:; 


DATO MENTITE. RS) 
usi 000 svelte Tette? da "OMAR: 7. 
rededini, 000 16l non RI avate nè dia, 
n” gi PottiotE, Atibitò ‘chie ni sieho, state 
imetic@ite e l06h6%at cavallato di Quali 
Riva spirit livin Venezia. che dappoi 
dopati? Carlo niente Ho" nial' avuto. 
Ped sii Vortetità -domatidar a M. Polò 
Bragadin, cognato dell’ Ambasciator, se in 
SAB osB0E vébuta lettera alcuna’ mia, ed 
diebsoriti, <he' parlaste ‘voi ‘stesso al 
Siffatbi: vele ufdlinamentè è venutò da Rd- 
ab; per dbttra:fe Hberatemi da questà 
fusione: Sfrivéiemi anto sé 1 Rainysfo 
Erdrttità "a Venezia. Saria il terapo di 
afiersficdssbla pension ‘di San Salvati 
itusiico gi:8. dì ‘che prese M. Jaco 
Ootiré Liri passati. Questo dido pe 
ei | « date fra sei ovver 
teo Wi silla” c più “ iaiga ducati 200. a Mog- 
dpoefio Martini per conio della Religio- 
der” State ‘sano. AI? 38. Laglio 1531. Di 












«<A fattor ‘ha scritto che ’1 Conte Jero- 
nimo da ‘Tiene ha data Ja causa in mano 
-di M. Luigi da Noale, che è segno ch’ ei 
vuol. far faccende di farla intromettep , CI 


sticist@bbla falò molte 
Axidilari.SFs È genero di M Ni L 
Post PRP'GA" Boca “ife” ‘fuantò può 





Lie pit 


- ST54 CURE SPE ERE FAMIGLIARI 
in. NenezizoNa, pregi per tutte giueste.tose 
«vogliate: antoito: parlaré agli Auditori’, i 
quali: debbgéno essere . futti: ‘vostri: amegi, 
acciò. non: «mì. Jassino - far. (torto 2. sopra 
‘tutto vi prego;.«e ‘stringa a .trovarre ad 
ogni- -modo -agli Anditori, «quando la causa 
si tratterà, @ «traitisi,. ed.:respediseasi:40- 
sto acciò il fattor possa -teraar alle:-mie 
cose qui; che ne hanno bisogno j‘@1 qual 
fattor dareie danari. che mi ‘ha sscritto 
- averne ‘bisogno. lo anche son: senza.s un 
picciolo , 0- * mandatemene delli ‘vostri. 0 
«delli miei. I miei. putti. credo .siano- gua- 
riti. Io sto bene. Attendete a. star..$ano 
. con li vostri tatti. ‘Alli 19. Agosto b53L. 
Di Padova. 
Vi mando Gio. Maria a posta per la 
cosa degli Auditori. 
Bembus pater. 


CLXII. 


Mando il fattor a voi per espedir 

- la citazion del Tiene, Se M. Cornélio è 

per star tanto lì, ch’ei la possa espedìir, 

- che credo ch’ ella sia cosa di poche tavo- 
le, datela più tosto a lui che ad altri; se 
egli è per venir, datela a M. Melîo, 

come vi parerà. lo ho più ‘che bisogno di 

quel resto dei danari del Consiglio. di;.X. 

> però ne scrivo una parola al Clarissimo 

- M. Jacomo. Di grazia sollecitatelo - anche 

: wo Darete a-sua M. anche questa lettera 


CDI MI BTETRO DEMBO. Dia 1335) 
‘he? - serivo 120 Mess.; Jetonina:oNegsio, 
. Vedrete: questa tettera:;di.MoGolagie ‘guel- 
.dothe: desidera M. -Agostim.Adgidlello he 
‘facciate per lui;:e serritelu:che:è:: persona 
vda ‘esser servita:molto serviziale e amore- 
serute ancor esso. Scrivetemi: se ‘avete fatto 
-ctassar. le. partite det-Gevernatori per l’ima- 
prato d’ Arbe. «- ’RIFENINETÀ el PA 
(Mi dule:fin «al core. non. averi. manda- 
ct6da far un presente per uno è M. Ber- 
1madin : Veniero' y-ed a M: Marc’ Antonio 
9 vostro ‘cognato si quali. intendo che sono 
artiti. Lo ‘aspettar io «danari da: voi me 
visa: fatto prolangar più che: non sì do- 
©#éa :: pazienza. State sano cen li vostri. 
Io ho Lucilio qui malato assai: grave- 
simegte. Alli 6: d'° Agosto 1531. Di Pa- 
dora. | 


= 


Bembus pater. 
CLXII, 


Io non so, se avete mai ricordato al 
clarissimo M. Antonio di Prioli, la pro- 
messa che sua Sig. mi fece così cortese» 
mente di un luogo in questo collegio del- 

li Spinelli : io stimo di no; dunque ripar- 

° latene a sua Sig. e pregatelo che se mai 
-debbo ottener cosa alcuna «da sua Mag. 
sla nia contento concedermi questa, della qual 
gliene resterò obbligato:,. come se io 

aven ricevuto .un ‘rilevato. beneficio. da 

“luis e ‘subito: datemi risposta pica: sua.Sig. 


xii IGIRBRECFANIGLAI. 
ratcosanfandomb; bf oti.i Scale 


i; s ©Boog Fog 


13131 DisPadeyep .9 














Poi: che la.causa ‘è stata in 
Auditori., provyedete, 
e-sarenno. questo altr 
s'abbia il consiglio più presto che si p 
e-incaparrate“M. Jacomo Bonfio per qu 
sto caso. I clarissimi Loredani, e gli altri 
suoi consorti banno»-tanto cavato |’ alveo 
della loro acqua che io non ho un ‘quar- 
to;di quella. che. debbo ayere, gnde i, miei 
nivlini ; stauxio maggior, .parte. del. temi 
‘indaino : sarete adunque parete 
var. il-clarissimo M. Jer. Loredana”. 
gli-eh'.iorconvengo risentirmenè , è; 
ch'iacho' tolto. leitere citatorie, per È 
ML. e gli altri cousorti davanti’ il” 
Podestà: di Padova, acciò si mandi id 
effetto -lo accordo fatto tra noi ;'‘del' quàl 
socordo vi, mando la copia sottoscritta “dî 
nibne mia da-dar a sua M. Voi per tanto 
difiiresenterete: queste due Jettére . del “Po? 
destà di Padova ai Giudici di Procnratori; 
edlarete.brdine che sian citati” tutti “quei 
nomi che in esse si contengono , in pre- 
senza, se si potranno--avere, se no alle 
loro stanze due volte in due diversi gior- 
ni.3csetondo.che nelle vettene gi. contiene ; 
© averatineta banc, Sue dlaioni 











dadfe pi PRI Pai sedi 157 
siano fatle giùridicattente.-Fatar le ceitario: 
ni, farete notagle a tergo di tate Leitereiéon 
tutiè ‘e spese; e subito rimandaretelemi. 
State sano e salutate Marcella. Di Padova, 
alli 23. di Settembfe 1581. 

sogadpirete al clarissimo M. Jeronimo Lo- 
redano. chi’ id "dndai'a°Stià pèr perlar a 
suia sopri queste cose’, e'pér: mia sori 
‘te non °Îo- trovai , ch'era ‘aridato. quella. 


DI Di, 


rl 17 f-. Ca Wie n° ve. via ec. ‘ 
mattina alla Badia, > Snusen i 
ott iui Î Bembus pater: 


- » 
. ù 1‘ e“ 
DI 


- 
Nr 
TS - té 
. CLXV. o 
. . 
o. 


- - - 
- - *- “n 


| =. Piacemi di Marcella che si sia .. alleg» 
Esrita in bene; e anco che abbia partorie 
to. femmina, che ‘oggimai de’ maschi ne 
avevate voi pur troppi. Me ne rallegro 
con lei, e con voit quali attenderete.a 

star sani, e a ben nutrir la bambina. 
Fate che Quintilio mi compri un marcel. 
lo di caparoccioli neri, dico di quelli 
grandi che solevamo mangiar questa ver- 
nata così volentieri: mandaretemeli .nel 
cesto, nel quale mi mandaste. le testudi- 
ni, e fatelo ben cucire d'’intormo, Alli 
26, di Settembre 1531. Di Padova. > © 
II ui Bembus pater. 


olo i I 
mie tai OLAVIL 
-"  Mafidai alla Mag Madonna ‘Isabetta 
Mocenigo la coperta del suo mfterazzo, € 


gentile, Nè M. ‘Antonio ta >fijatosrmee? 
meriò amorevoli ragionamenti; e fattofiii ogni! 
dolce e cara dimostrazione d’ amafmi/;; pe 
modo che io all'uno, ed all'altra mi trovo 

molto obbligato. Ho fatto pesare il,materaz- 

zo suo, il qual pesa lib. dugento. Vi priego 

déi priori danari che în: fiat li $8fran- 

n6; fo paghiate a ‘stia Big. ‘Borivo? af!@leo0 
rissimo’ M. ‘Antonio di’ Prioftpér aversde! 
sua Sig: 11 luogo promissonttit: Yi: prego: 
noti solo ‘a dargli Ja lettera 7 fha-anche 
a farvi da' sua M. promettere il? primo? 
. luogo: che vacherà ; la qual ‘promessa’, "s@° 
averete da sua Magn.,' parlèrete &“fni0 
nome ‘al Clarissimo M. Marco da 'Molté 5 
piegandolo a darmi medesimamente il *pri*” 
mo luògo, e' fatevi far ben chiaro &o! 
quiesti due questa promessa. Qiiesto- dic@ 4} 
però’ che’ il clarissimo Mess. Antonio M6? 
cenigo ‘mi ha ‘promesso ;i éhiè se? quit” 
sti due mi promettono il pritno fuedd-;* 
la ‘qual’ cosa‘doverà esser ‘facito» perdrelie 
ciascitn di Toro'‘ine Yhaadd giunta tesa? 
cessò PAT‘ UBARS ” vitcar “i Ribeb, Pnp feo? 


PIFTRO: 35MIR0: 1587 
" di. «Ai 







Voltafia. tate.sano. Non ho più carta, però; 
“viostiriro.-la, questa, dico;carta da Fabrianoy;:. 







*S219I 
ozone 
«ns 





peòquados she, dal. mio: vien Ming 


quelli; monari, mi. dogliono «anghe,; quella. 
pooa: acqua. Gon, £rascl 8 


scopi». Garistiman, wi, sarta .che,gpa . Magni; 
venistanqui”, HRPAISORA. e: -Ax VRGEE, COMA 1825 


360 LETTBRE FAMIGLIARI ‘ | 

son trattato. Mandatemi dieci lib; di can-' 
dele di cera, e state sano con Marcella, 
e tutti li vostri. All’ ultimo di. Settetgilire 
1531. In Padova. Bembus-ifiter. 


CLXVIII. 


Mandatemi per lo fattor wtia Jettera. 
dell’ officio, dove sentenziaste Michet. Sala 
mon, che vada al Podestà di Este che: 
fuccia assicurar la sentenza su î beai” che 
egli ha a Este, più viva, e di miglior 
forma che si possa. lo non so quelle usan- 
ze , fate voi quello che si usa, e-'convie.. 
ne. E per l'amor di Dio fate chel fatto” 
sia espedito, e dategli voi favor con la 
vostra presenza, che altrimenti non l’aspet-' 
to avanti natale. State sano. All’ ultimo 
.d’Agosto 1531. Di Padova. Bembus pater. . 


CLXIX. 

Poi che non avete fatte le citazioni y 
che certo è stato ecrore, ho diliberato 
pigliarmì questi sei di un poco di: spasso , 
e ande: ò in Tritisana, e tornando penso 
venire a Treville, cioè al ‘palazzo dei’ 
Prioli, e se mi sarà dato alloggiamento , 
CI starò una sera, e sarà alla fin di que- 
sta settimana. Ditene una parola al nostro 
M. Luigi di Prioli, e a sua M. mi racco- 
mandate. Vorrei che sollecitaste : il clarissi- 
mao Prioli, e Molino Procuratori. ad atten= ‘- 


DI M. PIETRO BEMBO. 16: 
dermi la promessa, ora che gli Scolari per 
Santa Giustina si provvedono di alloggia- 
mento, Ricordatevi bene quello, .chè 10 vi’ 
scrissi ultimamente, ed al clarissimo M. 
Antonio Mocenico fatemi raccomandato per 
le mille; e alla Mag. e geatilissima Ma- 
donna Isabetta. Statè sario. Direte al claris- 
simo M. Jeronimo Loredan che io prego 
sua Sig. voglia venir qui esso, ‘acciò ei 


possa veder il gran torto che mi è fatto. 


Che so se sua Sig. il vedesse; tanta è la 
bontà sua, che gliene incresceria’, é vî 
iglieria rimedio. State sano’ con’ Marcel» 
L AMi 3. di Ottobre 1531. Di ‘Padova, 
. «= IDirete al Raonusio, che io ho rimese 
to per ora l’andatà, ma tio'in Trivisana, 
e parto in questa ora; le sue lettere, 6 
Bernardo averanno ricapito. | ’- 


CLXX. 


. Ebbi .jeri il frisetto per M. Luigi 
Bembo. Oggi per le vostre intendo la cor- 
tese risposta fattavi dal Mag. M. Bartolom- 
meo Navajero, la qual mi è stata somma- 
mente cara. Renderete adunque a sua M. 
quelle maggiori grazie che potrete, di 
questa sua liberalità , e ditegli che potrà 
essere che un dì averò qualche occasione 
di fargli e piacer e comodo; la qual se 
mai. mi vérrà, conoscerà in me così buon 
voler. verso lui, come se in questo io fos- 


-- Bembo Vol. IX. II 


N 


169 > LETTERE FAWICHIAR 1 
gi il quondam clerissimo M, Andrgg, Com 
gs". aos» STO 'SSCGNTO. 
10 verrò a Venezia, lo pregherd a, farm 
aver quelle stritinre, avanti, non, himagnk 
rà. Ho trovato il confesso, e, guetanza, 
M. David, non bisogna che. mandiafe 
tro. Ben' ho aspestato con. desiderio 
martedì in que a che era..il termine, ch 
faceste qualche cosa agli Auditori,.dj quane 
to era nella procura, acciò .che.io potessi 
ì 
hi 






seguir quel’, che ho .cominciato.: 
ad oggi, che è sabbato, nulla vedo. 
cosa tei Sigg. Procuratori ne ho..intesp, 
aspetterò la risoluzione. Attendete .a. star 
sano con li vostri. Alli 28. Ottobrs .453h 
Di Padova. 0 I 


9. 
140 n. 


va SIE (un asa gl 
i In.luogo delle biscie scudellare che-nog 
avete potuta trovar , maudatemi ama. s 6689 
tola di seme di mellon coufet'o, e. fresubg 


° Farete dar questa a Mousig. Valiero ..-.{ 


. ue ° 19 
CLXXLO 00 
i rase 


.«. Ora che. avete fornito.il .vestro Qfficio, 
potrete senza. perdita. delle yosite ore-fsten 
diligente alle. cose che avete nelle mani per 
me. lo non so perchè si sia iodugiato tan- 
to a fornir quel poco atto che avevate da 
far agli Auditori con gli Loredani, che. 
era far.intender, a quelli Signori, «chè io. 
era contento che |’ ingegner «eletto: :.perstd 
Podestà ex ‘officio in absenzia. dej ILoredai 
RI, fusse. per ,non eletta ,, e che Je- sue: Me 


î f LA 
; ” » " "rr . -3 oso. 1°. . “ CIS . 
p13: U SU: €24; left +9 IL 14 i vl 19 


eleggessero ‘chia loro ‘più piacesse, Se’ iù 
<ieste' plociole 00ss si Jaidigia quindici di, 
duindo debbo‘ potere ‘sperar di venirne .@ 
he ; 0 &lmatco ètriveste voi la Cavisà, #0- 
ciò che îò -non-stéssi-tutto’! di meraviglian- 
dom e aspettando indarno. Oltra questo , 
Oramai -saria. teripo di aver il consiglio 
della iuarintia vella lite del Tiene. Vi 
priegi non -ve lo’ ‘dimentichiate, ed: ora 
che sete libero ; sollecitate l’ una cosa; e 
Paltra, ‘acciò ‘che non si stia sempre iù que- 
stì: perisieri. 13 a . \ Do n o 
:-** Ia sergia pavoriazza, e verde non ‘ha 
compito: di fare it mio tornaletto; dico quel: 
la che comprai li, però vi mando queste 
mostre, acciò mi compriate braccia due e 
miézzo della’ piivonazza, e bracvia quattro 
della ‘verde, eil''àhdate voi medesimo con 
- le.mostrè iu mano a torla , e vedete che 
elle sian simili, che altramente saria male, 
sopra tutto di colore. State sano. Alli 2. di 
Novemb. 1531. Di Padova. : 
evi Le sergie ‘vogliono essere Fiandresi, 
&doppie che: così credo le si'-chiamano. . 
350 USI ce se) =. o. te Bembus ‘pater. 
midi (Aeg e st) 0 2IO 
sb Sis.5.» «&. GEXXII, - 
DID» Micia. Pi Fig . 
ci Wi mando la inclusa, che io ‘scrivo ai 
Ga Mspimi Lioredani ,. daretele subito a M, 
7, &-‘non'-u M. Jeronimo, riccomati- 
disadorai:h qua S.. èe'dicendole che -è- due 
«lì che l'avete. avuta. Vi mando anche la 





“In . 


46, 


4 ri A 
cèpia ,; accid#ediate ipdel chi ie'gli scrivo; | 


Woî avete mandata la lettera ‘ci 


Tiené'enon Scrivete cosi vicuna della cun 
tidenza' di essa ; essendone : stato pregato; 
éd era ‘inolto ‘a propositò il sfperto. Attena 


. dete a-star satio;-Ditete: al -rniostro buun 


Ranmisio, ché“ho avito li“quinterni Gre: 
è; € vedo ‘che lo scrittor'fa:il dovery:se 


1» tigratio assai lui della sollecitudine. Eche 


quatito al Tolomeo dipiuto, se il Tolomte 


GB ifaésto che io ho qui; che io glie mare 


derò, acciò lo dia al Clarissimo Molino; 
se è altro che questo, glielo dia esso, e 
facciane nota. E che questi quattro libri, 
che io ho qui sono pur di Dionisio, e non. 
di Diodoro, e che io mi inganni, prenden- 


do l'urio ‘per l’altro. Alli 14: di Novembre 
‘ 3951. Di ‘Padova. o ha 
OCLXXIILO = 4 


Stavo per iscrivervi che per l'’amor.di . 
Dio vedeste che si venisse a fin della: pro- 


‘messa fattami da quelli Clarissimi Procu- 


ratori del Collegio degli Spinelli, quando 
ho la vostra, per la quale mi dite, che 
quelli Sig. vi hanno detto che domattina 
dobbiate essere alle loro Sig. Onde penso 


. che oggimai la cosa sia fornita, che ben 


è tempo. Pur se ancor non. fosse, vedete 


che: si «dia compimento. una volta dopo sì 
‘‘lango aspettare:che ho fatto, ricordando 
‘“Afe Joreè-Big. chele grazie fatiè.tosto, vas. 


ii: di 19" 
ininoe ill:deppip, Quanto..a scriver. al Cla 
pol sE ioe Troa si io non. cogdo che 
ento: nipNa.sj: travagli in gueste.case, pigeio- 

- lege quelli) due -Sig.. patrango. ben «ar da o 
loro... Però: non iseriverò. a M.,Junca, 99° 
varrei anche:che mi: fusse negessario sori. © 
verle. Ringrazierete.M.. Bernardo vostro fra 
tello della cagna -mandatami, e rallegrate- 
re-con-lui a mio. nome . del .guo ritorno — 

alla patria. Salutatemi anche M.. David e. 

Marcella; e- state sano. Alli. 4: di Geunajo» 

1532. Di Padova i | 


Ri: 36,1 PHEGRO EURO 





AIN GORI Bembus pater. 
io CINI, 0) 
»Uti1 


For.wi raccomando tanto strettamente 
quanto: posso con voi, e. niente manco, 
M. Ferrante da Tiene. Fate che ei’ cono- 
sca che le mie calde raccomandazion con. 
voi, sono di buon inchiostro. Credo. aver- 

ini-raécomandato questo gentiluomo altra 
volta. -Ma come si sia desidero grandemen- 

‘te. che questa vaglia con. voi. . State sano. 

‘ De la epistola, la cosa andò benissimo, Alli 
:26. Genn. 1532. Di Padova. . î 


ie el aci 
Cha s- . 


, ’ Bembus pater. 
sa 408 0) CEXRXV. 6; nt Tao 


VI FALSA A SEE TETI III SO 

i: :“«-vFate dar. questa lettera .subito.. a... M. 
©Calcerano, e’ se avete .danari ‘ché vi avan- 
*i2M10--infin:che io. vengo: a Venezia, aowa- 


166 LETTERE FAMIGLIABE 
temi braccia g..e mezzo di panno. ver-, 
le da banco alto un braccio e mezza, £ 
mandalemelo, per il portalettere, e datevi 
feîta questo carnevale. Ma saria pur trop: 
po. che quelli clarissimi Procuratori, si. ris 
solvessero in darmi oggimai quel luoga co- 
sì gratamente, promessomi del collegio degli 
Spinelli, e forse saria stato più cortesia ne: 
garmelo da prima, che tenermi tauto in 
pratica e tanto facendomelo desiderare, e 
richiedere. State sano. Alli 26. di Gennajo - 
1532. Di Padova. e 
o Bembus pater, 
CLXXVI, STO. 


. -. Dissi a- Giovanni. Antonio che poi che 
li Pesari non vogliono fabbricar ora per 
questi tempi sospetti di guerra che sono 
così ricchi, nè anche io voleva fare spesa 
nella casa, e così vi dicesse, massime che 
non voleva di qua ad un anno esserne cace 
ciato. Ora che ‘mi dite che - non vogliono 
fabbricar, essendo buona casa, me ne vien, 
molta voglia, e però vi .do. licenza, che 
facciate voi circa ciò quello che vi par, cioè 
che la pigliate, o non pigliate, che tutto 
sarà ben fatto, nè me ne domandate altro 
ma .fatene il piacer vostro. Ed essendo buo- 
na, come dite, più tosto vorrei la pigliaste 
che no. Quanto alli sonni circa M. David, — 
sono sonni, e non è da farne pensiero, 
« Confoxtatene da parte mia Marcella, c ate . 





Sr 

tèWlette Mat allezi 5. 
di, poiché N.-$. Dio ‘mi ‘ha' libertito. della 
nita “indisposizion, della: qual uoii'Starà sen 
i» fastidio. * Nitcòld. ha ‘atato ‘il frisetto; 
ate-sano. ‘Afti 21. di Marzo 1532. Di Pa- 

è“ #5 "Avrò piacer che -pigliate lai ‘casa. © 

lie «© Bembus pater. 


00 > eno 






Mi rallegro dei vostri marinari ben 
giunti a Zara, e di Lorenzo, che sia valen- 
te nel mare. Quanto alle case, quella del 
Foscolo credo che sia buona, ed averò caro 
che la vediate, ma è in luogo, dove io non 
vorrei stare, ‘cioè in mezzo a Venezia. Più 
tidlto mi piaceria la Pesara, se la potete 
aver ron si lassi. Si e avuta Îa citazione 
del Tiene. State sano. Vedrete di dar buon 
ticapito a questi, che vanno a Monsignor 
‘ Sotanzo, sì che nonsi perdessero; degli scu- 
di,the son ‘nella lettera, esso pagherà il caval- 
larò ; potrete voi condannarla in presenza 
del cavattaro, ovvero darla a Francesco ca- 
tallato, e pur condannarla, che la dia al 
primo che partirà. State sano. L' altra Jet- 
tera, che va all'Ambasciator, datela a. suo 
cognato ; è in risposta di una che sua Ma- 
gnificenza ‘mi scrive. Alli 23. Marzo 1532, 
Di Padova. / ARI 
2. 0 Fa TONI 


168 LETTERE FAMIGLIARE 
a SELE ‘ela Assi 
CLXXVIM,. .; ivi 
PITTI CA TTT gabi 

. Gran tempo è, che. io ‘so quanto . gio» 
vi in tutte le umane cose. la esser sollecita; 
e quanto si perda per.la negligenza; nè.mi 
maraviglio se essendo stata usata tanto. 
poco sollecitudine nella. cosa del collegio. 
«degli Spinelli, è ora comparso il Buzzò, 
che ba tolto di mezzo. Se 10 fidandomi nel- 
le pramesse di quelli Clarissimi Procurato- 
ri non avessi promesso quel luogo ad uno. 
scolaro, che’! desiderava, raccomandatomi 
dall Arcivescovo di Capua, al quale ho tan- 
ti obblighi, quanti si può avere, non mi 
curerei, quanto curo di questa beffa; ma 
. che io ora senza mia colpa abbia a parere 
‘un uomo.senza fede a quel Signore, mi 
è cosa sopra modo molesta, e dispiacevole.. 
Dogliomi. del :Clarissimo M. Antonio Prio- 
li, che sì benignamente, avendomi data 
la sua parola, m°’abbia tenuto fin a que» 
st'ora a fornirla. Del Clarissimo Molino, 
che avendomi risposto così cortesemente , 
mon abbia voluto, che io non fossi tenute 
così a lungo. Del Clarissimo M. Antonio,’ 
Mocenigo non mi voglio delere; ma se &.. 
S. non mi avesse promesso, come ei.glu-. 
gneva a Venezia questa Settembre passato, 
darmi il luogo di un suo, che a lui stava 
farlo vacar, quando ei voleva, credo: cer: 
to, che io neon sarei stato burlato, come 
sono, però vedete un poco di farne que- 


DIM; PIETRO BEMBO. — rg 
rela con le lor Signorie e ‘pregarle, che 
elle trovino modo ;, che to non resti in 
vergogna. Esse banno promesso, e dato un 
luogo- a M.. Agostin Angiolello; siano con- 
tente, eh’io abbia quello, é con quel Ve- 
soovo scusinsì. di averlo già dato, .che se 
quel ‘mio raccomandato entrerà lì,. forse 
averò: poi. modo, che ’l Vescovo nol-leve= 
rà. Non voglio dir-più; che direi qualche 
cosa, che mi increscerebbe aver detta. Sta 
‘e sano. Alli 24. Febbrajo 1532. Di Pa- 

ova. © —«—«— . È 


Bembus pater. 
GLXXIX 


Figliuol] carissimo. M. David mi ha 
domandato da parte vostra, se: posso dar 
loeo in casa mia a cento carra di legne vo- 
‘stre:.gli bo risposto, che*sì, ma' con que: 
sta condizion che ne facciate’ venir altre 
cento anche per me. Ora vi dico, che se 
me ne potete far venir anche dugento car- 
ra , che so che potrete fario, lo facciate. 
E ‘drizzate le dette legne e 1 navilto a M. 
Luigi Bembo nostro, mostrandone la let-. 
tera che scriverete che le legne sian sue, 
‘ notificandole il prezzo di.esse, che esso le 
pagherà., e farà quel che sarà di bisogno. 
Ho veduta la epistola di Marc'Antonio ves 
lentieri, e vedo ch’ei sì farà valente. ‘Se- 
gua ed impari bene di poter ‘esser buon. 
e dotto Ecclesiastico, come a luisi conver- - 


LS 


\ 


7a LRTTRAR'WUMIBLIANE | 
rà ‘avendo -benifioj: -Di' wi ‘ì- serita ofd 
di.buon nome de'’fatti vostri? E pine T' 4h 
tr'peri.:dal'.Semato::foste:Srvrevéiménte? Mw 
dato ‘dél soccorso tavidatò &'Safona-0 Sp 
lato. Gosì fate, che-in finé vafpilt un bitdti 
mome; che melti sacbhi dì Bcdati: non #H#i 
liano. Io credo: farle feste iui: Attài 
a star.sano, salutandotni ta Sigiafà 
Contessa, Alli 23. di Matzo 1532; Di Ve 
mezia., .« ee LR TE mofiGgRii 
n . n be 3a bih 


sE; NICEA | 
. " DI - - - ” . . 
CLX X Xx, CO: ius 


i Jo a - 


Due cose vi ho a dire; l'una è, fé 
non istiate più ad entrar nella casa Vafiti 
ra; e ad assettarvici dentro, acciò che lo 
vi possa venir, come voglia me ne veoga, 
e vi trovi asselttato , e ‘ordinato. L’ altra è, 
che avendosi a far Collaterale vogliate far 
tutto quello; ehe per voi: sì potrà’, èhe il 
Cavalier degli :Obizi abbia quel loco} pet 
che io non ‘conosco persona che sia' pét 
far quell’ officio più sinceramente, è più 
accortamente ‘di lui, :& più a btneficdò 
dello stato nostro'j sia chi‘si voglia‘; ché 
si metta a. questa . prova, Esso: sarà tosto 
in Venezia. Ho' veduta una lettera del 
nostro Magnifigo Mess. Jeronimo Quiriti 
scritta a M. Jacomo' Pattego sopra questà 
materia. Pregate sua Magnificenza ‘che pet 
amor: mio aggiunga un poco di più ‘òperà 
a questo: officio. Certo non è persona ; È 
cui più quel luogo si convenga, del detto 


RI: M. PIETRO» REMO: x°71: 
eavalierp.,:Non bisognerà temer dt essere 
ingannati, “se. esso sarà eletto ‘a “questa 
-Inago.:la vi prometto, (a. ciascun: di vl 
un:Sonetto ;.se ’l Cavalierarimane Collate» 
nale.; dico un per uno. So ben che. tuttù 
die vi. riderete di questa promessi, giccoa 
medi cosa molto debole, e da .farme 
poca stima. ‘Maho. voluto. .mostrar evsì 
. di. credervi;. che ne facciatàimolto:casos 
Rispondetemi all’una cosa e all’ altra.;5@ 


state .sani amendue- Pregate Monsignor 


Boldù , che raccomandi il Cavalier ai 
suoi fratelli, che facciano aleuna opera 


per lui. Alli 3. di Maggio 1532. Di Pa- 
va. o, e . e i. 


Bembus pater; 
 CLXXXI. 
: A me duole grandemente quello «che 
del Cavalier degli. Obizi . scrivete in con- 
sonansa di quello che mi serive anco Mon-. 
sig. Boldù.. E più mi duole -che la Cava: 
liera che è ritornata a Padova, :mì prega 
ehe io operi che voi non abbandoniate il 


Cavalier che non si fida in persona umana . 


tanto quanto. in me, e. dice .che pare che 
siate mancato di. quel che mostravate in 
principio, e comincia a desiderar splamen-. 
te di ‘non esser l’ultimo. Però vi prego; 
che vada .il:mondo come vaglia ,- non vo- 
gliate.. cc sì abbandonarlo, e gli- mostriate 
ehe. io ve ne-ho seritto e.sostentiate ‘Il: pe» 


172 LETTERE FAMIGLIA RN — | 
verinò ; voi, it‘Mag. Quitino;* e Mp4fulgi 
Beinbo per amor mio, quanto si paio 
non. ‘voglio nè ‘vi ricercò che fatciate:l'innv 

| possibile. Ma-che a sua Siîg.-fion' si: mane 
chi ‘di amorevolezza. È così pregate Mpa: 

si& Boldù che sia contento di fare. so. nos 
per altro almeno per: amor mio. Se. vaso 
non sa far meglio le sue pratiche di:quetto 
che ei fa, questo fia danno suo in questa 
prova. Vostro danno non ‘sarà in patte 6 
cuna mostrarvegli amorevoli e bttoni ami 
ci. Che non perdete. niente perchè : esso 
perda. Ben mi parrebbe che io petdessi 
assai, se.io fossi dell'amore che igli 
porto ingannato. Di grazia mostrategli: anto» 
revolezza più che si può tutti voi miei e 
parenti ed amici. Il Conte Jeronimo da 
Tiene è a Venezia per favorir M. Fran-. 
cesco da Porto Zio di sua moglie, fatelo 
citar lì in persona senza far altra spesa di 
lettera. Come intenderò da Rambottino'che 
siate nella -casa Valiera,: vi manderò col 
Vi. come desiderate. Attendete a. star sazio, 
e raccomandatemi al buono e gentile € 
valoroso Quirino, e salutatemi: i miei:-@a- 
gini, M: Luigi e M. Antonio Bembo. Aùi 
13, di Maggio ‘1532. Di Villa: 0 90» 
i i ia dal 

© CLXXXIEL 00 dia 

i o Boa E 3a (3 

‘ Ho inteso essere stato ‘tolto -în'mofa 
per ub Comandator dei sopraccastaldi-eerti 


— campi mella: Villa -dell'‘Arsego, ‘a’ ‘quali sio 


(E BMs-PIETRO AEM; > 7 

cohnfitio ;li comprerei volentieri à vedete di: 
isiteniler come. questa. cosa. passa, benchè ’ 
ora ‘sia: per ‘questo,passato impresto mal adi; ... 
endine;- di- danari,. come sapete. -Saperei ’ 
volentieri, come. è andata la.ballottazione 

‘ del Collaterale circa il..numera, delle.. bal- 
lotte ,:se si può .intenderlo, questo dico ,: 
perchè ho inteso la -Illustrissima. Sig, aver: 
rietato ed - ordinato; non se ne parli,., il 
che -s6.è , ‘non vaglio -intender quel che 
non debbo. La Contessa sorella dell’ eccel+ 
lente M...Jacomo- Bonfio ‘ha fatto molto; 
magnifiche esequie a ‘suo . marito, ed ha 
superato la espettazion di. ognuno, . È .va-. 
lewnsa :donna : io le son rimaso più affe- 
‘gionato di: quello che io era. - State sano. 
Alli 26. di Maggio 1532. Di Padova. 
ei i Bembus pater. . © 


Y 


SCI ANNNO Tare 2 PIPER . . su, 

- e. Vi mando la lettera che io scriva,alli 
Signori Capi per la cosa del mio impresto,: 
e due:eltre lettere particolari alle mede- 
sime.doro Sig. .ed una al clurissimo M..:An- 
Rlenio Mocenico, ed anche vi mandò la 
copia della lettera: dei Capi, .la qual po-. 
trete mostrar al clarissimo M. Luigi, par- 
landogli di questo, e mostrando di far di 
tutto capo a sua Sig; sì come nel vero fo, 
«@. se nol'.poteste così aver, parlandone al 
«larissimo .M. Antonio, che credo basterà, 

flandogli la sua.lettera.:e quella del ‘padre, 


174 LETTRÀX'VAMIGETARI. o. 

ed anche la vopia di quella dei Capi. De 
rete similmente ‘la sua a M. Leonardo Giu. 
stiniano , dicendogli la somma del mie ‘de; 
siderio e supplica , e raccomandandomi iù: 
buona grazia di sua Sig. affermandogli, che 
ho desilerato grandemente che sua M. 
sia capo, parendomi aver a quel tribunal 
un singolar protettore, avendovi sua S. 
A M. Pietro Badoer non scrivo, ma solo 
averete voi questo .carico ‘di parlargli da 
parte mia, raccomandandogli quanto più: 
saperete il negozio. Parlato separatamente 
alle loro Sig. darete lor all’ officio la ist. 
tera , e circa questa pratica opererete quan 
to vi parerà .che sia‘ a .proposito, solleci- 
tando la espedizion con tutti, secondo vi 
accaderà; ma sopra ..tutto col clarissimo 
Mocenigo. Scrivo anche sopra ciò una let- 
tera al Caroldo, raccomandandogli la cosa; 
gliela darete; nè circa. questo so .che.-altro: 
dirvi. M. Cola vi scrisse, che: M. Cornelio 
erede che circa la confiscazion ne. sia. pars 
te nel consiglio di X. che alcun altra.:ofi 
ficio che'l detto consiglio mon si: possa:îm: 
pedir nelle dette confiscazioni;;.se ‘così £0ws 
‘ s8,la mia causa sarta insicuro ;:@ vi prac 
go dobbiate far veder, e:cercar di queste 
parti. Vi scrissi. anche, che : vedestè con 
che autorità -del detto -consiglie ‘di Xii 
Signori delle ragion ‘vecchie: feron lm:vemo 
dita della mia casa. Per:vostra: fe;vedete! 
di trovar l'una cosa: e l’altra, e .mandarlar 
Di poca. fatica doverà esser quella autorità! 


V 


, PRIM:nTIENBO: RAMA@ == 175 
che digardata si.Sig, delle:ragisn deochie 
‘ a 4r9varla che: opressarianiente sarà nel: lo< 
n:0,.0ffigio;:Darstami qualche avviso del sucw 
Gesso: 4. state. sano. Alli è. Giugno 1534. 
Di -Padove;. .;.:.....: Bembus pateiv 


SATO Za sCAAXXXIV.. e a LR 


-:3Ta mon.yveglio- dire :«he siate rieglik 
gente nelle cosè che a me imporiano: asset, 
però che -voi non--volete ch'egli si. dicasi — 
ma; dica ben questo che’ vostro inon:aven 
ottenuto .ii consiglio nella cause -.da Tieria 
la. prima volta, mi ha fatto perder: le. ensi 
trate di questo anno: dei formenti, e que“ 
sta seconda non solo. mì. fàrà perder.le:. 
enirate..dei minati:, Je quai due parti mon: 
lano più di trenta ducati, ma: ancora:‘ha 
dato tempo .al Conte Jeronimo di farmi 
lotrometter dai:Rettori di Verona. le en- 
trate.della decima - già guadagnata e sen« 
tenziatà contra il: Sig. Giulio. La qual cosa: 
sé non. mi farà perder e. quella: causa e 
Questa‘;.mon sarà poco.; -almanoo: mi. farà; 
sudarispiù:ehe nou voglio. Queste: e tali 
Case: sy guadagnano con: la: sollecitudine» 
Allo 2. Giugno: 1532. Di: Padpra; 100 © +. 
| pce Rer:qual via il Conte Feronimo abbia: 
feti itrometter: quelle entrato, i0.mon 80; 
chenon me:nevhb più -pasticolar nuova ;- 
la: sirerò::fra: pachi::di. Per. certosiesiendi: 
vat Quaranta , .segrio sli mostra grande: dio 
ligtinaar: è stato;il mon: poter:aver:ilcousiglio. 


176 LETTERE. FAMIGLIARI 
CLXXXV. 


;. Ho visto quello che scrivete a me, e 
a M. Cola, della difficultà di aver li cone 
sigli, e conosco che da pochi mesi in qua 
questa difficultà è in campo. Quando Polo, 
essendo io a Venezia, ottenne dalli Capi 
il. primo consiglio in una causa non sua, 
dal qual ei doveva guadagnare una botig 
di viao, bisognava che vi ricordaste di. 
questo, che allora mi diceste, ma non iure 
orta. Fate che sappia tre dì avanti, quan» 
si. doverà domandar li consigli che 
manderò , .o0 verrò io a domandarli. Che 
won. voglio danniate l’anima vostra per 
niente. Dio me ne guardi che voglia esser 
causa di tanto vostro ‘male. State. sano» 
Alli 17. di Giugno 1532. Di Padova. 
Qaanto al sequestro fatto da quei Si- 
gnori, come possono sequestrar cose già 
sentenziate ” se la sentenza sta mal, fac- 
ciano che .sia citato. A casa del Diavo- 
lo non si doveria far questa ingiustizia. . 
Quanto all’ instromento mostrato allo. 
scrivan, che le Terre che son state con 
dannate a; pagarmi la decima, paghino. 
livello al Vescovado , questo, e nieute, è 
tutto uno, però che assai altre Terré. 
pagano livello al Vescovado, e decima alla, 
mia Badie.. Ed. ho sentenza già fatta-di. 
questo-in mio.favore.: 0.0.0 La 


. LI . N pat : ML 


DÌ x. rixtno sexo. 179 
CLXXXVI. 


Non so per che causa, avendo quei 
Sigg. sospesa la mia decima senza citar- 
ini, sia stato ora necessario citar i com- 
messi del 'S. Livio: questa è una ingiusti- 
zia che due volte innanzi tratto m'è fat- 
ta ; procurate ch’ ella non mi sia fatta:la 
terza, e menate con voi qualche avvocato . 
che sappia ben dir le ragion mie; pagan- 
delo, acciò ch'ei faccia ben ? officio. 
Vedrete di riscuoter la pension di San 
Salvador .che è passato San Giovanni, ‘e 
se M. Gio. Aùitonio Malipiero è li riscuo- 
itete anco quella dei Cornari. Ho avuto 
P anello di Ebano. State sano. Alli 28; di 
Giugno 1532. Di Padova. | 

Bembus pater. 


 CLXXXVII. 


"Ho inteso da questo Mag. Podestà 
che’ Mag. M. Gabriel Moro ‘sì fa torre 
a questa Podestaria di Padova; la qual 
cosa mi è piaciuta grandemente, e ‘molto 
più mi piaceria eh' ella riuscisse. Per. la 
qual: cosa -vi prego che se mai mi sete 
per far piacere alcuno, mi facciate questo 
di- tor la 'suà Mag. voi, e M. Bernardo 
vostrò' fratello ; e‘oltra questo pregate da: . 
mia parte M. Luigi Bembo,-e-M, Antomo 
: | Bembo Vol IX. 12 


LIRISARE 





VA 
«Juogi dii singolar, 
Ipleiensie] servizio ( fo. dl pregi di dA 
edgiimo, e se avete alcuno ‘6bbli- 
ass voce "he so ne dovete aver mol- 
ti, fate che lo toglienoy: apgora questi. Non 
posso aver da voi maggior, € più Cor 
pi; in ..di guesto,, Dasepi 
) ghi; mi serve, “€ gial 







sero altri, e mio ciiginò, 
a-guesto mi sarà così | soprampodo. cara. 
Beinbss. pater 


* CLXXXVNI. 





Fatemi avere “I ‘consiglio più tosto 
che, potete »: pure che io abbia tempo di 
saperlo , e venir a Venezia, Qi into as 
ta.a M. Gabriel Moro, non voglio x man Pe 
chiate della promessa, Ben mi. fia 

di late a; Sua, M. quello che. i 

‘5 che, yi trovate aver ‘pro 
Sì, di modo che non potete manc: Ri 
cheivi ‘duole non l’ avere inteso pi OPE 
siii dote in “dimostrazion del mio. buont 

tdete di lezar: questa che.v 


1° BIRRA 


















viti, obi Je 
2100 ifnoisation, ST 











I pe 
ch Gi N° Uatti uri di (i 59 199 
ali palave se ‘Bisi fu 
aviub sir sa sa MEZ sE 


; “o errori’ ada st, 


do iee ab Vi volt 






rà ‘per è della “lite 
tia Ces con to: al let doi 
églio cp iò a estimi 













de r ° 
° Piactinia mA Piserca: al mig. me Gio! 

Jatomo” Bembo, 

»; Bembus pata 





ion "10 atgcinento di adrivare” 
TA in uirino per la notte | di suo ) 
fi mi‘ i debbo Gio pa del del 







pia erà , né n 
lira inn 


ah 
ra i «> dA i TU 14 sf 


xd “Do * eriae Famfieunate “. C5daga, 
ini, e raccomanditemegli assai. Salotetemi 
Marcella, e attendete ta-star-sano. Alli, 7, 
Novembre 1532. Di Padova.. SENESE TFT 


— CXCI. 


Se voi foste sì accorto che aveste la 
‘ tavola del Diedo e me la mandaste per lo 
fattore, 0 quatito : vi flauderei, e -teneria 
‘da cima d’ uomo. ‘Se mé la maùdate vi 
prometto subito: mandarvi il sonetto: di 
.M. Jeronimo ‘Quirino. ‘ Attendete a 4 
sano, e se volete venir a star duo dì qua, 
farete bene ed io vi vederò. volentieri, 
ma non ‘venite senza Luigi o Marcuzzo. 
Salutatemi Marcella. Alli 21. di Novembre 
1532. Di Padova. 


CXCII. 


Ò Vi mando una lettera aì Generale. 
Certo mi son doluto assai della: morte ‘del 
Cardinale, Egidio, ma che. più? Queste sepo 
‘umane cose. Vi ricordo a tornare a- parlar 
.. col. Caroldo della cosa delle legne, aggioc- 
. hè se’l pensiero del Fostari.anderà avanti, 
bl 0ssa a tempo far la cosa nostra, 8; Jon. 
‘anderà, pensiamo a quello che.si, può 
. avere. State sano. Alli 23; Novembre 15 
.. Di Padova. ** ©. - 
.« —— ‘Serbate, e non perdete. quelli ‘boflet- 
‘fini che ‘hanrio ‘le contrate. delli. sbpschi 
per le legne. Se mi ;manderete il sésso vio 


DI M. PIETRO BEMbO, 18 

.. manderò il Sonetta,, il. qual, mi: farà fa- 
#6 *ite(povhe ‘care Il, piacer. ‘che. averò- 

- detiila tavola, chè” altramente “Wyt pos 

trei mai fare, così sono . lontano ‘ orà dalle 

muse volgari. | 

sa Bembus pater. 


2000 GC. sn 


“Rai Per satisfarvi si ‘ho mandato Si sont 
«to di'M.- Jeronimo. Quirino prima che 
-. fo l'abbia fornito, a modo , mio. Daretegli 
‘quest’ altro che ora, vi mando, e fate che 

esso stracci quell’ altro.. -Salutatemi M. Ber. 
| riabdin vostro «cognato, e Maria. [paudo la 

vederetè;) e state sani. All’ultimo 1 Novem 
bre, ovvero a’ 29.: 1532, Di Padova. | 
. Bembus pater. 


CXCIV. , 
- :uel: Milanese del, qual era quel libro 


j è Sonetti: ch' 1ò vidi. in casa. vostra dato- 
“ami da Wi, “mi. scriye,. che ei lo. vorria 
fe ; stampare. a- Venezia dallo stampatore ; 
‘’èhe-stampò le.wie rime, e vorria accià che 
«’’é0;: pigltasse : la . fatica volentieri ,° ché ‘io 
sr facessi. testimonio .che-1 .suo libro è cosa 
dha;.il che-s io. facessi direi la bugia, 
Ri pottéi far datino a que povero uomo: 
10 voglio. scrivere avergli fatto parlare, e 
"the mi ha risposto.non. voler stampar cose 
‘tolgari,. Vi amando la delta lettera, la qual 


r 
<Y Quan, 
& 
p . Lala fel de r rr 


82 ERE FAMIGL | 
n» i mi rimanc erete , rg i risponderò. 
Berne però prima. che parlaste al libraro 
di questa cosa, per modo che se colui il 
. £aràrichiedere non paja ch'io l'abbia con- 

gigliato. 4 quello; vorria. salzar Ja: capra, 
seavolo 1; pepsste voi. alcuna Kiel *GOpra.ò 
© scritetemela’ ch'i jo: “poi gli . rlspe erp. 
, Quel; pazza. hp. seritta Lara Orpnina ie 
ri speri i me, She.io. gl de ArAgaidinzi pa 
antadui ,. e che. alle, SP) 
“ho da fatte a a l'altro anno caio del o dilibera 
4POR, gli: Jagrar un soldo dl guaio, ‘dhe; di 
sRAgion si dee pagar, e pot - portar 
Hi che. ho, ‘fue; . ma pali | RE 
opipacgià di farla pegnorar, dicendo po- 
. aftersi.tener a lei che è è..in casa, saria ] sono 
. che. Monsig.. - Boldà e voi gli parlaste 
dogli ,.ch' ei non faccia le pazzie non. gl 
-bisognando, e. che ei. mi faccia, buon. e _ 
‘pese ‘quello che egli non può far di metio, 
è del coprir .la casa, e di. conciar. Jo 
- finestre di vetro 4 che erano prima ma: 
.guaste, e e levar via certo terren che era In 
casa, e simil. cosa, e così vediate V'uno è 
d'altro iusieme di terminar questa baja;, 
da quale. 98 imiai troppo 1° * fngresce, Ax 
giocchè quelli putti non si abbiauo invidia 
.d’nno € ’altro, menateli tutti due 
vegirate, Sabito che io. veda la preda. qui qui 
sh: ‘rimanderà il Sonetto del Quirino ,.il 
oqual.:mi farà far la. preda facilmente, .State 
132001: ‘Alli ultimo. Novembre 1531. | 
. Bemhus pater. 





Pireo Slo. #83 

Oobitoggia 33 oi bo ermscusmi in ion 
orsidil [a shisisg epr 6194 irioV 
lf [9:00 de EG> CIO 15], 8209 bi29up 15 
los Ma izii Ché Mean Me -Pitetitos LoS Brh- 
dra pa gen rita; ‘che 19/6 propo'de 
ME NIEHSTTIA te” 

rdell stadio; Fai *Eiatento 

° qua ate iaia ara as, 
drone de Sta SISI Lee 13991 
Bali'<d dti e‘ vudrevole - dita e patta 
a URAS cfiresro? suo inagisttatoi “è ftrfitio 
a RA de Msi NE Nittuld sctifà 
&nte' edhitisaa Magi: pera der cebsfia 
da sota’ 1of; e ‘# sual Sig dA 
"TEA, Mi Nickolò. ‘direte tHe do 
Oiistebo 6a tod Hi, Mal 260°‘ gatito 
> Rido? dea: diezion 3n/Vi' pitetMiata: 
Bologna» “che ‘daretetale Cost. 
2 ché 10-scrifto'a Mi Angiote: Guibidel 
Di VE tirato” Hpértd , otreretà' più Asta 
PEbE prostate 81 Chatissino Mo Ahtonio-Ca- 
Sbhelloj'é'sé dista ‘a modo sub, ‘ta cehivide- 
ati È "darete <@ Mes: Beriérdb Dorato, 


cpindilo di pan ‘înia di fari ise Diso 
GO ld Ma e I "lo 
LE Taeiuto: de 1ME “Agito 86? a 
Hit fa '"Bibotovia voler, “4p90Me 
rino pol: ‘paeto ‘chi 0 averò hè aBgtah- 
| pae riniandtid meli cht'rtantò fd. 
| Me@hdetoa ‘star sand’coti vesti Delle 
‘ Strife “clio Note espedite: int pilde iiradpeito 
risposta dél'rimittfente’ AM!-/45: Gentàjo 
-9ÙI3 DI ‘Palova. 





\ 


184 LETTERE FAMIGLIARI; 


- © “ate!ché'"? Bianco vi dia «10. prose: 
. della lingua volgare, e.tenetele, Delle, rime. 
mi ‘piace il pensier vostro; .se "queste ‘che: 
avete. si dovessero bea perdere, è : bene, 
. che si ristampino. Ebbi due. lettere, cha. 
dovettero esser quelle che . mi . mandaste. . 
Del Contarini, buon pro gli faccia , se.gli» 
fa pro. È poco danno. Gui e fatto..ben:- 
dopo le due ore un terremoto mediceye.. 
tuttavia. Scrivetemi, se l'avete. sentito costi; 
e quale. Scrivetemi in quanto tempo andé-. 
rà a Costantinopoli, e tornerà l’Orator no- 
stro, che verrà Luogotenente di Friuli. &. 
| attendete ‘a star sano. Alli 28. Gennajo 
-1533. Di Padova. | 
‘ Mandateri un libro, o anche due delle 
rime da poter corregger per le stampe. 
i Bembus pater. 


 CXCVIL.. 


-M. Luigi Prioli ha scritto a M. Fe-. 
derigo Valaresso, che veda di fargli aver 
un vaso antico che è in una chiesa. vicina. 
alle Vergini, da un prete che già gli pro. . 
mise di - darglielo, facendo M. Luigi.faro 
una colonnella di pietra da porre in luogo - 
del vaso .sotto una pila di acqua santa 
dove ‘detto vaso .è per piede, e. sostegno . 
della pila, Vi prego che parliate a M. Fe. 


REA, PROLE 
DIM. “PIéTRO BEMBO. 185 
derigo, e intendiate da lui a che termine 
‘ è la cosa, ed essendo contento il prete, 
fate far voi a qualche tagliapietra detta 
colonnetta dell’altezza ‘the bisognerà, € sms, 
plicé, e faretene quello, che ordinerà M., 
Federigo, 6 raccomandatemi a ‘sua Magni»; 
ficenza. Sono molti dì, che io "ai debbo 
scriver questo, e sempre me l'ho scordato. 
Quanto allo Stampatore, quella lettera che: 
mi avete mandata, non mi piace niente ;. 
se vuol rifar la lettera . delle ‘mie rime,i, 
rifacciala, «che gliele darò, un’altra.volta, 
da stampare. Se non vuole, o non. può, cer-.; 
cate da altri qualche bella, lettera e. man<: 
datemela ‘a vedere. Usate in ciò qualche di-:> 
ligeuza, e state sano. Alli 6. di Feb..1532:.; 
-Di Padova. | VE 
| Bembus pater. 
CXCVIII. 

Vi mando una lettera del Podestà di 
Padova alli Giudici di Procurator, per 
far citare il Clarissimo Messer Lorenza Lo- 
redano, e gli altri consorti per la.cosa dei 
miei molini, secondo la forma delle altre. . 
Vedete subito ‘di far, che ella sia eseguita. . 
con più diligenza che si pud. Il Papa mi... 
ricerca un' libro di Monsiguoy. Sadoleto ; ‘' 
che io ebbi, essendosi come credo sappia: ’ 
te, composto da lui. Io lo. prestai questi 
dì passati all’ Abate di. San Giorgio, al. 
quale scrivo la ‘inclusa, che vi mando aper- 


di 


Rondi 
: 


iB6 = ‘Terrene FESIGLIARI | 
a; -acdiò fa pettiate volstesso a sux' Sica 
siae vi facciate dareil Hibroscit qual bio 
sarete contento rivolgere in due; ‘o:tre, s0 
quatto fogli. di carta da’ straccio e ben 
‘ legato, legargli sepra questa lettera  clietò 
soriro ’a-Miorisignor Soranzo, nella quale 
le dico mandargli il libro, e condannandolo 
quabto vi pare, darlo al Magn. M. Tom- 
maso a nome mio, pregando sua Magn, 
.a darlo al primo cavallaro, e tattoman- 
darglielo assai; che }o riceverò.in ‘luogt: di 
piacer grande’ da’ sua Magn. Quantor ul 
stampator novo s fatemi veder una carta 
di quella lettera, della quate-ei vùole stàag' 
«pare le mie rime, che vederò ‘se satà:quebd 
la' mia stampa, e fate ch’ei vi dia una’cate 
‘ta stampata adesso di. fresco, perchè >le 
lettere potriano essere ora vecchie ;- e non 
buone. State sano. Alli 7: . Febbrajo ‘1533. 
.Di Padova. I ATE 
- Se mon avete portato ancora: quel H- 
‘bro alì Abate di. San-Giorgio che ovvi lu» 


sciài; portateglielo ora.. Set 
NCR: LAO, ° si, vo. ag <ì "vg 
ot CAGTX. cs cs cesto 
Fi) . , ole 


.- Questa vi fo acviò mi facciate intett 
dere quanto starà ‘il Duca di  Milano*@ 
Venezia, © quanto qui; se’ potrete "ip 
tendere; ed umche ‘acciò mi facviate initgi 


. 


| TOTt3' PIBPRO BED: div) 

« maribito choei: satà: partitog she.do.scri- 
tiate. Viratrertisié !‘che-ivio -tntovpriate mer» 
sa dazzina-dî: catieghe, ch: mi ricordor-che 
meceravate-malfortito. State: sinoi Alle hi 
Stehre-158b.: "Bi Padova: . VEGGRERCINE 
ia Sa asma dna. aBombus peter 
olio gi zenee Lg 

ne Mi i TA co | 

go: 
cp »-Direte: al ‘elarissimo: ‘Tiepolo, iche la 
oce. chè sparge il Corte; che ‘1 Duca di 
Milano. abbia interdetto all Alciato: il venir 
| qui; èfinta, acciò ché sue Magnificenzie 
nol. ‘conducano- s. Siccome. colni, ‘che. fila 
del: fatto -suo ,: della qual cosa- ne ha: mo- 
strato: molti segni,-e che il Duea:-di Mila- 
io - ion. -ha ora modo di. far studio, e 
quando. l’avesse, non: negheria alla Ita 
.8trissima Signoria wna sì picciola cosa, 
avgndole tanto obbligo, quanto egli ha. 
Ma in somma tutto è finto per la causa 
clie ‘ho detta. E -se le- loro Mag, guarde- 
ranno, € ascolteranno le veci -detè lettori 
quis non ‘condurranno mai persona da più 

i Joro. È però che si spei Iscano, € fac- 
ciano la condotta ‘oramai, che tutte que- 
ste . . ..... sì risolveranno in un pun- 
to-,-e P Alelato wenirà, e’ li più contenti 
-@et_nzondo saranno le lor Sig. ad averlo 
‘ condotto. Ma non tardino, che ie sono 
oggimhai stanco di questa tardità, e qual- 
«he ‘volta mi pento di aver amore all'uno- 
ve, -edal. profitto pubblico, ‘Raccomanda- 


388 LETPERE FAMIGLIARI. 
temi a M:“Niccola, ed..a M... Lore 
1’ uno*è T-4ltro clavissimi e. prodentasini | 
ma siano almeno.in questa cosa, , Por ché Ù 
10 :‘vi-sono .come ricordatore e minifti 
anco - risolutissimi. State. sano. Alli: 7 
Febbrajo 5533. Di Padova, se 
 Bembus palti; 


ni 


CCI. 


M. Agostin Angiolello torna a Vene- 
‘zia, per impetrar da quella Ilustrissima 
Signoria la Collateralia -di Padova, che 
per morte vacherà domane,: Vi prego 8 

far per lui in questo caso. tutto. «quello. ch 
‘sete obbligato a fare per l’amore. ch' os 
vi porta, e tutto quello. che fareste pi 
me stesso, se io volessi quell’ officio. Pre- 
gate-a. nome mio il Mag. M. Jeronimo 
Quirino che in questo negozio sua, Mag. 
sia contenta far che io conosca quanto 10 
possa con lei. Esso non è solo mio amico 
che - potria bastare, ma è mio, secondo 
cugino. Pregatene anco il Magn. M. Mat 
teo Dandolo parimente , e con quella ‘e 
cacia medesima. Direte poi al nostro. buia 
‘Rannosio: che. ei veglia mostrarmi | in, 
sto ‘l’ amore che ei mi . porta. N Ù dp 
siltro, che stimo non bisognare.. Col cla 
‘sino; “M.. Pandolfo Moresino e, Col ce a 
‘ione mio, del. .rimaner, sua così bello ‘a 
“ Savib grande. E.;fate. con M. , Ferigo, Ni ;€ 


‘con sia: Magi: che:abbia MA gesti i Der 


‘ve. Bi: Fiero "sera, 189 
ribeotiiadatò , ‘non’ come: si'‘ivet gli al: 
«tti “ib da -dovero.:Se?1 elabissimo .M. 
Luîgi Mocenico è ‘savio grande, anche con 
« Bùa”Sig:, e ‘col clarissimo :M. Antonio, fate. 
s'nome mio una’ calda e viva raccomanda» 
zione, che vaglia quanto bisogna. State 
sano. Agli 8.-di Febbrajo 1533. Di Pa- 
dova. ; l 
Bembus pater. 


° ì CGII 
i . da nei . . ro 
+ +‘ * 
“ . * * A tè» 
Sutra, . . 


© To stimo che se io non mi fsssi.iu- 
terposto nella ‘cosa . dell’ Alciuto., per av» 
‘Ventura ella siria a questo. dì, .espedita 
Ma avendone io parlato, ogui. mosca .che 
vola ‘per ‘aere’, fa ombra, e sospette , sic- 
Come ‘han fatto le parole del Corte, dicen- 
do :ch’il «Duca di Milano sotto pena di 
eonfiscazion , :ha all’.Alciato interdetto che 
non vada altrove. Nè vedono quei claris- 
ssimi Reformatori chi è colui che questo 
‘dîîe; il Corte ‘che vorria più tosto. il 
ran Diavolo în questo studio che l’Alcia- 
to, tenendosi certo, se ei vien .di aver «a 
;fiimadier con pochi scolari. Oltra.che quan- 
do bene il Duca avesse fatto quel inter- 
«etto, dué' parole che si scrivessero all'U- 
.ratòr nostro col--Duca, otterrebbono .da 
- sua Sig. ogni cosa. Ma sono questi spaven- 
a tacchi di quel buon vecchio, che ha. det- 
«t0 3° € fatto molte : altre cose. a questo 


“fine, ‘è ‘dice’ tuttavia, mosso dalla voce 


1dò Liri ristoranti 

Sho ta ‘ittortio;, chie Y Alciatò st’ toltduet’ 
qui. Il qual’Corte orti, Quiato: alla ) 
profession, deferit in salutari suo; t-comilià 
cia a nbn salisfar più, come 'et'sélera* je 
causa - della vecchiaja , ‘core qui ‘ogo’ulirò. 
dice. to intendo qui molte. cose «tel ‘Corte; 
in questo.certat’ che ‘colui. non sia comiv 
dotto, ma faccia esso. Cottè ‘clie' “quante 
2 quello che ei: dice alle; lor'Sig. doveria) 
no quelli clarisstimi senza-altro:‘avigumeénte 
muoversi ad accettàr. 1° Alciato , vedendè 
questo vecchio -operar in contrerio.-H che‘ 
esso non' farà, se I° Alciato fossé ‘un -ighiò& 
rante. Che rion ‘ha egli’ fattoanco, ‘pè 
far condur 7° Alessandrino , -‘akfindolé at 
Cielo con quelli Sigg. acciò 1° Aiciatò ‘n6a* 
sta condotto? Che È, Alciato” se veniiste‘f08* 
- se per levarla:scuola in grin parte “atlete 
tori.presenti, ne ho più argamentiy gf 
tra gli altri questo. Qui "è uno scolare 
molto gentile e dotto giù in'*iqueltà acieni* 
za , mio amico per causa di M. Carpetsithàs;: 
che.per lettere: me l’ha “ratdomaniléto‘; 
che è di quel luogo, il quale Ha adi 
it -Burges ‘1’ ‘Altiato ‘più: 'd’ un antid:“A 
costui ho. dimandatb'; ‘però che°vta ifi 
egli ode il Corte, ed anche il Sozzino, 56 
l’ Alciato venisse qui, lasciereste voi costo- 
ro per dir lui? sì che io li lasseria in 
quel fine, senza un rispetto al mondo, € 
afideria at ‘adir ’l' Alcjato”, “perdiche. ho 
dé procurat'isé not’ l'utilé mid'ini'ipà da 
cosa. Gobi ‘nti’ hadettò “que” dotto” "Bi CAI 


25, PIETRO -ARMRO, 193: 
nevi (506, farlano molti ci CRE AORP Squid 
» Paggior parte. ipemea, 
a! NUO , vecchio , e gli del 3 ‘84%, 
e_sì voglia, un piacer cogliò da voi.;, 
che; diciate. al glarissimo;. M. Niccolò ,, che, 
10, n priego > se 0. posso alcuna” cos con. 
sna, | igo. »..ei sja contento se. «egli ba in: 
mo di condur l’.Alciato, oggimai cons 
dui urlo,, : è senza, più indugio rar, a fine. 
questa trama, che. già più di’ sei. 099 ta: 
mesi si ordisce. Se egli ha în animò. 
non condurlo ,. si risolva, e deliberi. di. 
non. “condurlo s., yel dica liberamente, 
jo, .possa. rjsolutamente risponder. 
all’ Alciato. che, già olti. mesi mi, scrisse: 
sppra questa sua condotta ,, ‘agendo avo; 
anzsi sopra essa. per ‘lettere dell' Egnazia, 
a.,gome dei, Reformatori s che allora eras, 
ni Questo. è sol quello, che da sua M.: 
richiédo e desidero. ottenere. Del clazissi,, 
ma M, Larenzo. non dico , però che sua, 
agnificenza mi ha più d'una volta detto. 


di : 0, se egil AVerà. ompa no.. 
di is enalato, sua gn mi 1 PAG. 

comandate ,,, "DE PRI ‘plate, SANO. Alli 28, Qi) Feb: n 
brajo e: dda piera. POUR t31) fi di PL 
oa sogima& IT arci ig it 


-05209 POT SI2me (TS GUIA SI 15 
gii siiseenì ii GIU coi 


La] 


n Éa SG che (ni rt, smidizt 
quella propria, ‘ma. la; lelera mi pare, 
PARA: :EF0888-+, DAN. 40 80 per orta 


‘e 
" 4 


4 » 


N 


»’.nome. La lettera 


; I 

î92 >’ LEyrinx FAMIGLIARI... .,... 

b per esser vecchia : mostratela al Kant 
sio insieme-con quella delle Rime, :acgioe 
che ei veda la differenza, e sappia_da 
che ‘difetto -questa ha:, . se ha difetto. | 
stitno che ei .se'ne intenda benissimo, 
non ba difetto parlate. collo Stampatore |, £ 
vedete che buona carta averà egli da dap- 
mi. Però che voglio carta -più tosto mi- 
glior della prima che altramente; e scri 
vetemi il successo, che non. vedo l' ora di 
far ristampare queste benedette Rime. _$ 
mon potete venir questo Carneval qui per 
Vicenza, potrete venirci poi fra qualche 

grorno. Io per niente non stimo sia h 
msandar Febo senza voi. Di M. Agostiy 
‘mi piace, e degli amici, che sian per Éar 
3 debito. Di. Madonna Vittoria, facciano 
«essi. A me-rincresce di M. Bernardo ,;0 
di sua madre, i quali salutarete a mio 
di citazione , che ayete 
avata a far al clarissimo M. Lorenzo Lo- 
redan e ‘consorti aveva un disordine in 
essa, che dovendo dir a' 27. dell’ istante, 
diceva a’ 27. di quaresima. Per la qual 
cosa i Loredani, che avevano avuto ‘ayvi- 
‘80, che di.qua alcuni altri consorti erano 
eitati: per il secondo dì di quaresima , che 
‘è il dì 27.: dell’.ipstante,, ‘fono , comparsi 
‘iagli Auditori ;. ed. hanno. nargata che, xiòn 
‘ ® conveniente, .che parle, dei consgrii.gdi 
‘una lite siano citati un:giargo, e,;parte 
- un altro. E’ però gli Auditori hanuo s Lo 
ta questa citazion ,; scrivendo al, Ca 










Dr M. PIETRO BEMBO. 10; 
esto disordine, e dicendogli, che se egli 
ha alcuria ‘cosa ‘in coutrario rescriva. li 
Podestà rispoude alle sue Magnificenze , e 
che -lo scrittor della citazion: si è scor- 
dato dir quella parola a' a7. dell'instante, 

e però che in emenda dell'errore sua Ma 
ha. replicata la citazione per li 27. dell’in- 
stante, che e il secendo dì di quaresima , 
secondo che in quest'altra lettera di cita» 
zion, che vi mando, si' contiene. Vi mando ‘ 
anche le lettere, che ei scrive agli Audi- 
tori, accò le possiate voi medesimo alle 
loro Magnificenze lesger, e facciate anche 
voi la scusa dell’error, dicendo, come 
egli è processo e pregandoli, se i detti 
clarissimi Loredani volessero sospender que- 
sta citazione, che le sue Magnificenze nol 
facciano, che essi hanno ben tanto tempo 
di venir qui, che li può bastare, anzi 
fate che le loro Sig. levino.la sospen- 
Sion fatta, poi che averanno, inteso la 
causa dell’ error che non è stato fatto a 
posta , ma a caso. Che stimo che gli Au- 
ditort non leveranno questa sospension. lo- 
ro già fatta la citazion non sia per valere, 
facendogli intender che i-clarissimi Lore- 
dani non attendono, se .non a impedir 
“con simil luoghezza e sospension. la mia 
i giustizia : fate in questa da valente, acciò 
‘On ‘sì perda questo mese per' niente. Il 
‘’Podestà mostra fia qua esser un uomo 
._Jnolto giusto. Però voglio far. ogni cosa di 
u$spedir, Questa causa sotto lui. Sì che. ora 

0° “Bembo Poli IX, |. 14 


Id; == LESTERE FAMIGLIARI 
dal. restra; ogttto rfatevi, sentire: .seotbbri 
bisogna: ajiito è menate. fomili vidi voMra 
compare, Banti; vaglia mà disquestirbomame 
darvirda. cem prer:; una Cadenejlai'd'one da 
dear, a/ suo! figliuolo J come. mragiotrassi rob 
State, sana, Martedì sera; “inpanzinbimparb 
tedi;-d4 Carnevale. 1638 DidPadava. cirio 
îvi:Fate 1ifar ila citazion spiù tosto och 
petetedio Ri. cene? na alifo 31508 


CCIV. rvob 
PIRO pic: SLI NOE Set LI diari: EE 
AI Direte..a; .M. Agosti n che ho inteso 


dal medico del Collaterale che ‘l suo male 
è mortalissimo, né: può campare, anzi 
morirà in breve, ma del quando esso 
nba. sa-prevedere; Lo:lo' confertanraì non 
ghspartire.,» che questa ..cpsai:: ha: avvduràrsi 
paohs dh Dello Stampatore , vedete ncbbes 
wor visingacni; in darvi. poi ‘cosa rstlm ab 
té. pritha “che. ora:, e fate ichl.ervsi-Hisolraz 
ki vi aspetto. questo Carnevali; petohé 
andiate.d * Vicenza.;-dove sarà“a. proposito 
che.-vi ‘trasferiate )\ed'ial riterbo: vostre: all 
resdevò  Marouzzo:, ilb'qual.nouvasbipiò. 
slavigui ,;non-andanido»-fiér odireasalocole 
quilta licenza bh'-e1'facevinia IVarezia:, vis 
anche.sivoyra rinvlto:' dé Lnvparaes] dstuchè 
sfvsiaratputintoqusettator@hb gie qehecegte 
enascneticlepgdres!B: osamete jb vd 8 | 
vestia!) c!disazatri@ Mcùnarlvlta vogcarby 
ss ps FarglitHaddia nh roprinitiaited lateral 
cosa non vuol far la Maroni! péf drieateg 
che: mori vsretà che Marcella se ne avesse 


DIA irl PIETRO BEMBO?: rat 
aidolere. Darete la inclusa ‘obt ib'strivb:b. 
aiMi : Bernardino: Veniero; a ‘Mi Benetti 
suo cognato ype'balutatelo: da' mia ‘paite? 
Tèrmoca: detviohe mi piace: grandemente 
del: migliorameuto:* di: Quiutilro; Mare 
dasquésto» si può avvedet ‘quanto’ sia? gd 
verchio .-préndersi affanno :avaviti’ tempo! 
Stade <isani iche «i N.::8. :Dio::vi eboservi 
tutti. Alli 12, Febbrajo 1533. Di’! Pàsy 
dova. o 
Ho avuta la lettera della citazione. 
Saf MANA E * Bembts pater. 
GEGIDO GIS Api ngi i ast 
[AVRO ; PARTITO ACVi SETA PETRONE TRI DI 3 _ 
dei Gririgiigiao SME: PL aa E de: TONE 
so Rangrastate :11-Maga.:M.; Tommaso dela 
lardettera: mahdatami ,-- ed a ‘sua Sig; m@ 
raccomatulaie , e proferite. Ho: peri lettere 

Pa nasio apnea : stesso. che .mi’' dite 
votidela;candoatia.: deli’ Aleiato, :Vedrò : di 
satisfan allilore: Sig: Oggi averemo la 
asmuredi sedi oraiaspetto il: Quirino :e 
Nava]ero, a,desttan. meco ; il qual. Quirinéò: 
digrdentissiazo.: Pagléerò anche caldamente 
alooclarissinho Macenico.i.per: suo ‘padre j 
che senveerio smi, servirà. Questa vi sériva: 
drbinhe hosrigentto.la: vostra; perchè, non; 
ateo 0 de pia! » desinar. tempo : di. sorivervà: 

a pibce, dj Marcella. Attenda-.a star: sana; 
pixsoggi mrodo 41.0: (COSÌ fate:. NOL.. Datemi: 
tiappsto! dello iStampatore, Mii. (di Carne»: 
raler 1633. Din Radorlra...; val dover ato, #eiu 


209 va gu. ve Sliura.il slo Beru. pole, 


è 

#0 
AE 
N N 


/ 


#68 1ASPrità e UH GIA 
GENI: 


“ov Ey'lite Loredans ntn' st'“imîftiò il 
di del termine, però 'ctie :M LéonaVie 
Actibse:- qui che’ la'sua ‘ dommna'Avea” dol 
He, e pregava ‘chesi pozessé un'tertàli 
ed’ ottb'di ; “così fu fatto i'ed ogni) tha 
Ya ib detto termine compaitsi! stato” ita! 
stiche ?l' Vicario del: Podestà vada super 
Todo ’ e0n quielli. medesimi ‘ingégriett. “E 
iperettà il Barucò è a Brescia‘; M Leona 
Yo. hi ‘preso termine per fatto verire “eb 
&iorni:, così €’ prolungati la: ‘dasa quattò 
vedete, ma-io la tengo’ a bud tet'inititi, 
Poiché il Vicario e gli ingegrierti ‘uti’ stra 
Soltà hatimo ad andard’ sopra)’ ind’ 66 
*ftin id voi. State?'sano:: Se“ MatrcAntdom 
“desidera Padova , egli è=bér tatto deldet 
sato esso da Torquato, che fagionévolint@ 
te .lo dee fare. La Morositià 'tiji Fice:;! 8 
ftfjnando Marc Antonio si ‘pàttiva*;' 18 He 
Torquato‘ pianger sì’ forte, '&be‘se ‘quel 
«putto fosse stato ‘sano, non soppbttava! tifi 
‘che si partisse y per'hon veder tost'enà- 
‘soluto quest'altro, Attetidete 4 stat: 086), 
Ad: date le: allegate a ‘M.. Déinmdso, èlla 
Aenedale , il quale sarta Mone! che vil. 
.Raste: ca £ che. è ‘tornato’*di' Baléstia. Mar. 
‘ido al Generate la sua iper i Portàlettetee, 
«greto da ‘Sisitabibo vostra no! paja''otditià 
«Ga: AUi 6. «Marzo 11533, Di Padbva,i HA 
AR a i Giri a cia ‘Bom Habk, 


A Mr, PIETRO BEABOx s9ì 
CONI, I 


« idboAvnto. Astrolabio, e le;mie mo: 
pete» ve lo; rimanderò, fra dur ,..0 tre di 
Ini.questo, mezzo ; cioè. damani ,.fate..che) 
Rapnusio, yada.a «quella bottega , dove 
egli era,, e.dica;;. lasciatemi ;Keder, quel 
I’ Astrolabio lavorato. alla Damaschipa; she 
ayele :.;esi gli risponderanna,;che .lì hau- 
zjo prestato, ad ..an.che 1 vuol veder. per 
camprarle;, 0.simil'cosa. Pei, potrà dire.il 
Rannusio, pazienza, 10. voleva vederla ,../e 
Forse l’averia comprato; e partasi. Questo 
perche causa. voglia che facciate, vI..ed5t 
250 poi, quando. vel rimanderò. M, Gig 
ann: Antogio, Mopresini, mi scrive; come 
Sedargie-.Jo gli rispondo quello, che po- 
pete veder ai dategli la lettera, ‘e. parlate. 
agliim, conformità, e s'ei vi mostrerà quel 
«opto..che mi dette, mè mostrerà cosa. più 
- Aptentica,,, ditegli che per quello .io non 

medo essergli debitor, e levatemelo . dalle 
ifpalle, Sto, con \affanuo . della casa: di-.M. 
A gIsun ‘nosino,. e, tema ogni ostacolo : ..se 
lisngna che Jo,; faccia altro, ..scrivetemi,, 
‘ghe tapio...fanò. iDirete.. al..:claritsimo:.M, 
Saiovappi,,,Antqnio. Venier 9: che. fo. più 
egitto ,essgre;in buon. credito, con. sua ‘Sig. 
sla 14: cha go tutta la Francia. e ;a lui 
senzacfipe. mai... raccomandate... State sano. 
Alli 1G;Ai, Maxzo,. 1 dì. delisolsuzio 11538. 
Ri Padova, Ho scritto l’altro dì a M. Jas 


ing GAETA PANTANI \ 
como degli Orologi , e pregatolo ch'ei 
voglia esser qui al 4éripjo per venir un’al. 
tra volta col Vicario di questo Sig. Pode- 
ui e Loredan ‘sopra’ d4ghdatlla no- 
| Vera differenza; noli tto dal Itti: a liounsa 
osta Sano Lino os cziGav io rl 194 
229 TO Vi vprebo mbntate: domabitvità battet, 
‘aeotidate! 2 Sen ‘ Barnabii CI: G9%a 
dagli ta rintlusa, e a 0@‘pressrib'de ibis A 
ca Veio ui) 00. 1 orli de erometlo nt 
Igasarsatà6*subitò dappoi? desittat ib nella 
totti; vedete di trovarid'ad bgsivamode, 
-6‘datemi: voi risposta | pettui;: che ‘itampio 
"tard:} «sapete ' quanto questa tas? mi izi- 
“porta: cur 0 lr Ted LR, UTI #a°4 @ 


BO ea YO avan sep . rolsg 
Tuir. eun 10 GOVIHH: i risa è 19% 
BISI i ar pot Losa Cia Gb IF 


seat ai ee E canon zl 36 e. 
«811: Dek aostro: M.: Agostino imi 'è deluto 
ifimora l’iattima pazienza; se: fosse pbssilif- 
4e'espellirò la compra de-1° Astrolabio) fia 
ibhe Gio. Antonio sta a' Venezia;!it;che de- 
‘tà possibile , facendogli domuns;:rrindie ci] 
Mannusio,, è concladere; e tortò, ivimbem 
riareàro- chè dubito: pur: che: quatchèobp- 
24 non: toglia:idi. mezzoisise!lhen idoragsedo. 
Star qualche:.cosa: più, nù ‘questa ‘vi; sorsi 

r'altro. State sano) AU «2ubardo FBII. 

1 Padova; er... saenozid im 
e 9Rieesi rio ail La alfa iso Gio 
COSTE] Caronaleata: i. sarai se iov slo por 


K e 1 
5 


IR Ma FRLETRO:: BEMBD. oo 
59 5 olofegria  »gelortà dasbo omog 
256 (14 MII TIC off, tu pi 15925’) eiluov 
29hOo 4 ei ofaguip sd or ar loo ntiov sii 
00 rPeteché pi. ‘Pagomo -dall'Qrologia 1098 
riganito mit hai, risposta, esser waparitchiato 
er lui di venire a l’acqua, ma per. cefae 
atattid Rresidegtitdelle; aeque: nuovi; ed es. 
gsen penifaragnalche casa:, (creder, ghe sessi 
-moguigli dariana.igenzia, e.clis,medi diartr 
srinailettera dal Badestà,..delli gua): fettera 
sifion cho, yaknsa, aprir. bocea:,;; che; forse: api 
“otraniria ut) cantraxio.s vi. palate ;peosar 
negnelloviche; moglia; inferiry però saneie:ton- 
tento: veo£e Ah Bereandin: Belegno, sa:0a- 
‘sì vi parerà, acciò manco.....a tanti pw 
gatori, e forse anche M. Vicenzo, compa- 
rer a questi Presidenti, e pregarli da par-. 
te mia, che essi vogliano conceder licenzia 
a M. Jacomo di venir a Padova per due, 
oenttd gioni opar:Ja : differenria della hcque, 
cpiinzda quali ie: l’iebbi l'altrasvolta! sottaiil 
«Padeafelo-ohà ‘poiinon: valse ;i peri Ha causi 
«ghe deprtesifanerido questa: vesì a:iimevidi | 
- fimalibrimpontanta: Be. fosserb asyuesta corn. 
-sedenvi deri) slirete: ‘alle loro Siguapie, ehe | 
-quessg dan &rhuen:; merito ddllen: fattele. 
-Ghe:presblasglisanni:-non:sbe gio rmivcet 
dii percleoppiria ...pimil)cosofsmga nda. 
tfr chisdgoarà. .i) tempo per quatmast | 
mi bisognerà averlo, stimo saràradggi 58h‘. 
otto giorni che così è il vostro termine, 
ma che voi il farete poi intender più par-. 
Led 


Boo IMITERR: FAMIGLIARI 

ticolarmente:, -perthè potria essere, che BI 
“rolungasse. Lasciate tutte le.altre: dosé..pgr 
fornir questa, la quali: importa: più che 
‘tntte le altre.:Se io credessi: che'l.clarissia 
mo--Doriato: fosse sopra le acque; come-egli 
era; gli-averia scritto. Datemi subito‘rispo= 
sta ,-e l'effetto insieme. Alli 13: di Marsa 


3533. 80 RA E: 
seggi I E TT 
vii: . a un CCX. ° ‘i - a sa 
USE I ID 


Vi mando questa al clarissimo M. An- 
tonio Capello , il qual stimo farà per me 
questo poco officio, se però alcun si può 
confida dello amor di quegli uomiti, es- 
sendo. stato il Quirini: così fermò e dostarit 
te.wella. promessa ifattami ciroa’l nostro Mz 
‘Agostia :Angiolello, della .qual coss.imonmib 
potrò scordare: fin che: averà:: premoria )-b 

rse chè nén' hanno fattorun matéo. da ib 
ne; ‘e di eccellente cendiziene: a.: quelt'ofì. 
ficio: :ma basti: in ciò. Al :Clarissimo::prà 
detto darete la -mia  lettera;;:e compariveto 
| davanti ‘a lui, e agli altri dirmodoche dix» 
né la hceenza a: M. 'Facomo, Noi «imi scisve: 
te' dei compagni che sono M.:Carlo.Mopee 
sini; e: M.. tiorenzo Giustinianb., stimolalp 
«biate xeluto dir .M. Andrea, il quale quan 
40'sia-tiio sapete. Pétò.se M. Antoniaibax 
«pallo non-la: prende per nè. idubitovse:ne 
averà -difticolta. Col Moresino: nén homes 
suna: domesticheaza i nè ‘gli “bp:ama] pavlesa 

dal .saluganto :t» faora:Mi.iceispi questi, nate 


| DI! ML: PIETRO? EIN, LIA 
tininoriarendertovuto: Javrmostrap mpeivola 
tpuplechoidtesb »iche sono qlesti prosittery 
d49 e:fu:tdatanlardetterg: ali Portello, ‘al:wd. 
sino glentik do gato -Longo:che:ve: la miauò 
dasserquesta serasla ‘“vgsa , sibi quab:febstro 
engrato;tioa siha: lasciato: veder dà use9 
pazidiiza, tutteile mie: disgrazid):siamo, «ia 
questo. Del panno verde alto un bràècio 
‘che non sì trova, pazienza; si vederà per 
‘via di Vicenza. State. sano. Alli 13. Marzo 


1533. Di Padova. — Bembus pater. 
“sf. Li Dari SE. SPP GERE VG; n 

Di è CAMP AF RNC CE CCXL, cui Sei 
NI RS ILIADE TIIII SEE ef QI 


-23 . ‘Questa vi fo: solo accioechè) divlate al 
Magnifico. Quirino che 0 mi:rallegro cova 
Su Sigi:deli bello, ‘ed utile, e: singoli giu. 
dimio ‘che. in sua parte ha ‘esso: fatto: suella 
elezwa: ingegnosissi ma: del Vicevollateraldi 
Padova. Però :che io gli fo: intendere ché 
dutto eletto è stato :amico. di. 16. e -forse 
18; anni del sautissimo Broccardo ; il più 
@ivo.,i e più intimo e. più.«a lui:simile che 
egli. abbia giammai avuto. Nella qual: ele- 
zionevoltra’l danuo della Patria vostra, che 
seguifà.di tutte quelle bande, e:per tutte 
quelleovie ehe 1 giotit, e scellerati. che so- 
Redpgegaoi, sanno trovare all'iutile par- 
ticolaratora. Se sua Magn. averà officso due 
suob-veti:ie ifedeli amici, voi e {mej man- 
madonie della fede sua , e promessa «data. 
‘Ne 0es) pienamente, n cosa cospuonesta:è 


èbsktuddzziza idasiderata , e: COSì premia 48 


+ 


£02 IBTYERE. BAMIGLIARE 
so almeno da ;servito 5 6. fatto infinàto Pity 
edre ‘ab:Vearoro .di-Brescia;.che;. mal, he 
altrettanto. IH qual, Vesadvo per cli pazicizàe. 
falsa coni. gostui al :tempo;.deb. Broctardoh 
gli.:ha ogni suo favore quiestàta? &. questa 
impresa; Nò,..ha l'infelice; e) piisevose aÎtto 
sosteggio alcuna axuto in Veneziajchg quel 
lo.del:.Vescoo:, e :se:il. Vesoora Romena . 
esso mani si aria. posto ia 4àle-,. richiesta. «E 
stimo: sea: M..: Niccolò. avesbao il;:Viesnevo 
donato: un bénefizio di dicatigento.d'estrie» 
ta, nozi gli.averia : fatto), maggior .piastig 
néè-,più rilevato servizio di,guesto.:Saperifi 
adunque, oggimai iquello..che, io: avessi a fol 
re.y'quando ie più desiderdsti altenena al 
cuna; cosa.--da dai, Ma non più Stai sane 
cidegl’amici ambiziosi fidateve pogoie Tier 
dete poco: esser inganmato.-Lquali, amentie 
Wogliono e procurano .che; tutti;.a lerergim 
no. amici, per conseguire i.desiderati eLceli 
cati onori, essi a.niuno.veri amici ;nimano 
gono. -Ond? io: passo bcea.dira;, eome mac 
monde, OP “diletta., «A «piace: Quelitcha 
più mi dispiaaque. Valalira volta,state:sqnix 
Al 14. Marzo 1533. Di Padova»: sv ssia 
RIGA O ATIPICA IT 19h dit A .o1t18 
cio abna 0 te GOXL: 4 , orisoV [ob 
gii tr in@ mini ni 0 cattro7 QLuGin INgO, 
xv H Barucd ingegner.dei:'Laredanit ver 
nuto da Brescia ed è qui, però fate dili- 
genza di aver licetiza par M. Jacomo. E 
perchè il Vicario è in Venezia chiamato 


dalla: Bigiopsicimrére itosià .ifarerionitta al- 


Ur AM. sitrfio:rfiMb07 — 208 
vagi dental elielsi ba:ino%a metter con 
Ynipdratored-essobala cente /sdpra ‘ho 
piiaD degua ja rd bene olserti troviate}! esi 
defrenzuesib ré»bgni smattina: riropalagzo sail 
Bho a’ Savi! usa altratheate idee essel 
alibegiato alta casa eli Udibesf) però che 
dadi quella ‘cità. ue chiumast if dayoino 
Fiorio; sovrano in quella «dev Pabovaribsai 
sà dico ibenesche fl :Litoriate:fce iglirparkiata 
essnettiate: ordine con-iui' di .#a per quawdo 
eitipottà: venir ‘a Padova, è chè queste: of» 
Bine:sia eerio:;'ed allora potrete: far ché 
Miodatomb'vegnà:, e 9° ci vemissò : su. (con 
luli} tanto. saria ‘imeglio iche.in arca potrias 
116 rfipionit della ‘cosa: instemse | Lintenderes 
tevik bisagno: :E ‘poi che sete :r'estato di.ver 
| mic epur'‘per attidat a Vicenza ipev. questo 
rispetto ibbiate tutta la ‘cura di questo 
negozio! vei:;)8' se anche voleste venir'con 
Mao0Tacomo!; edo Vicario :vorz ed'anche 
coat ‘sopra ‘l'acqua , mi fareste singolat 
piaver, ‘e credo non ci sareste indarno.: Mi 
proffero.:di ricompensarvi il danno dei gior- 
ni.persi; ‘66 'l' fusse.ben di ro. ducati, ve> 
nite ve ne prego. Del Quirino inon dirò 
altro. Attendete a questo negozio vi prego 
del Vicario, e di. :M. Jacomo, e anche in 
ogui modo venite. State sano Alli 16. Mar- 
POV 1083.) Di:-Padova:: 1! Bembus ipater. 
ile 361 e 0 tl lot 13,34% 
do onreneì O CONI si tr 503 
Oiparekisi) pivot SESTA TUTE SURTOILIT 136; 
‘Is «DireteacMI. Niecplò Fiepola;chsdo.iiicd 


RO.f LETTERE FAMIGLIAR, 
dirò a persona la deliberazion, Jogo, SOR 
1° Alciato, Ho avuto il libro di ,M: fiogg 
Giorgio, lo rimanderò fra pochi di;4l Que 
rino ha promesso far maraviglie per M. 
Agostin nostro, e dice che certo la faran- 
no rimanere. Vi mando per M. Bernardo 
lire 20. le quali darete a M. Fraggeseo da 
Brescia che getta: sta come dovete, SAP ER 
in Rialto, nella calle del figher.- Ricorda; 
tegli a dar fine ai piedi della .mia tangld 
di Bronzo. La causa , perchè vi riman 
Marc’ Antonio vi dirà M. Bernardg,y., 
qual. mirimetto. Attendete a slar sno. Crt 
xi averemo il dì di Carnevale. una, piaca 
xplissima Commedia. Il secondo di di qua 
resima 1533, -Di Padova, ti &Xex 
Vorria che insieme col Rannusio con- 
chiudeste il mercato goa lo stampatore, che 
provvederia di mandarvi danari, se me ne 
verranno, ed anche Niccolò, Gabertp per 
soprastante.. Vedete, per dar ricapito,.quaoti 


danari bisogueranno. |, Berta E'AETe 
Ò | sa sosia 16d 
COXIV,. 0) kh gl 


20.0» Iq 


sia 
| Darete. questa a, hi i “tig 


che la nostra. pairia, PA {rabbia fai hl sio Ha 
sta volta consigliere, ma più, me ne J eghie 
con la patria. medsiane..È Mont PA SPUTA? 
rio ufficio a questo, col fico VO Man 
teo Vettori, dell'onor hr anale, ho. - DA 
stugolar aleErsatb n, GRANA! SR £ Ica 


pi "nr, Neva ‘Artio dò 
queltò Pack pi pais ri sibta NO Cprd 
TRN, “ti thickot n atdl'stte sl 
20diMdggio "1583. DI Patekia oi sii 


(GONO 1° IRMERFIESETI LL € co 0604 


piso fo ai trita "CC XV: a carte MIZALE: GRA. 
Shiri! 4 vata nio 0 FIDI © 
5. Magi. Mi. Hina ind dl Stat ‘Una! 
rà ‘sentilabto di questa. cià: de Rota 
Mie, da Val at! cingigliò alfave ali 
lntid, evdicériti; che vol-sattble 'Hipé giual 
dae'mégi, “ore ‘verranno. "tb vis 
fuantò wi posso 4 faré opt ary ped 
e.‘sutt'Signbria bia servito,” REA 
firete. quiet tette; ché arti ; RE 
fosse ‘inia. Sfate sano. Alli id ‘di Ned 535 
1939. Di Villa, tt Bembus dle: 


4 BA SA DIRE tira 3 AND)» 


STI 15 SPSANPIO  COXVI.: ld agenti 
Vip io de Ue: ioegbai;g< voi 
thai Si € fto. i diségno © comé poten ave. 
ill'ilitesd’ da -M. ‘Agostio notaro dell’officià, 
al’ual direte questa commissibhée futtagli 
dai suoi Signori, e questa lettera al Pode- 
stà di Campo San Piero, che non s'è ado- 
perata, ‘he sono rimaste per Ce cana 
slo di' Giò: Antovio, 11 Magà"M ceo 

e Predafo mha fatto pr eguitte 

Tata A fot) ch'id sia: ‘‘comtetito Lies 
UHagPe A viflabon sua moglie jet 8 au 
HA] Boltazzo.! ‘Cero i io ‘aveva’ T#NBH ie 
fib- torufarmene a proségnis: pi VIuAD BI 
E egrzio: ua non voglio ee et 
%a Sha a dacia “aleggia 


L | 


208” LETYEEE ‘‘FAWIGLPANN 

gli: h'iorsono.corteaty the sua!Magn. 
pigli questo sollazzo, se ben-stuttò 1amestria 
intuito è nilo danno, come vede, ed 
ha ora più che mai veduic sua Magn. Fat- 
ti questi 8. o ro. giofai}*che sua Magn. 
m' ha richiesto, sia a Venezia, dove sarò 
mica #0 Dio ‘piacendò. ‘Sara bone clié una 
nvltina birqueste preghinte Mi; Angilordalk 
Cortivd!a dar: fine-al.-disega@oÙattiò di poss 
sal'beguirilo ninnaente; -ha- premesso i «ta rido 
fohuitormesta settimana clieivizne. »Credoi 
Sarà Sisità ‘eputota venuta @ mip granile paélo 
fitto. Oru.iw-ho-delle: 12: parti dellractrua: 
J'iuna!che siene al mio Molitto, 0:s3meno! 


quella lettera che io scrivo!:‘a Monsignat 
Soranzo. Lu at ui <) 


cia gise® 0I/5 ca 
deli CORNI circ; szsnp id 


to. a A) co auver] iI BISÌS 01} 
‘:+ Vol:noa.:mi scrivele cosa .;alewma; di 


t 


“ quella: cosa,::che io vi lasciaicordine di ilo 


tendere se serivermi. Ho!awuo la: Jetteed 


tes 


Luglio 1533. Di Padova. © 640bsT 


Dk ACd PIETRO DEMDA . 20% 
, Sura sppr Buonsa. nad az Losapiio: olesup rio 


bs .3bov 00095, raspigt, «Dembus (i PCV 


6808 pel eng Giclee cene ada dig sso nd 
.ogs if sdolle aaCGXVIH. -. © ALAZI VIE 4 
fue sob, pivoesif coso crateri ad ag 
sci Bilin piace y ale Messer. Antonio Descal., 
zb:ltrakte rguello asinonel, come merita. Ha: 
avuta .la .obblazione, se foste. così sollecito, ; 
chia smi .marndaste, per. Gio. Antonio l'affita 
tohdella casardelli Signori Procuratori. de: 


vlenzo he è qui a san Francesco piociglo, 


mi;;faresle!piacey grande, ma bisognerà far; 
loi:dantane ,velie: domenica non si ;fanvo; 
quegte cose. Ed -ho..ordinato. a Gio; Ante. 
mu, cite;:sia «qui: lunedì maltina ad. ogni: 
nodo ligentile: M.. Antonio: de’ Marsily ci. 
sarvizày: se) sarete ;81. diligente. voiy.che :do- 


mani a? diadha(pra igliele diciate.,. se non. 


sprpetrà itosì domani, fatel. poi ;..e- fate, 
chest” nffitto abbi: libertà di spender dusa: 
ti dieci in acconcio di detta casa, siceoma 
mibcomamesse \cortesissimamente il Clarissi- 
mo M. Carlo Morisino. E non vi sil scor- 
di questa particola.: M. ‘Jecomo dall’orolo- 
gio stava in pericolo della sua vita jerimat- 
tiba ;sgiersbra seche-l-<visitai stana. di. modo 
che io volaveasbuona, speranza, Ora.im: è 
dettt13! chè csso:sta meglio, Direte. questo. 
ab Megns;M: Mart Antonid Justiriamo, ye 
«debdota; eia, sum. Sig. mi. raccomandate, 


StatelkAnm nati sA@lits di Agosto :,1.093% Di 


Padova. prob tO LE pilzini 


\ 


200 LETTERE FAUSIGLIART 
Siavi a mente la scrittura dei Lnredani, 
quando M. Leonardo sia tornato. 


Bembus pater, 
CCATX. 


Nan vi sericsì l'altr’jeri (da Padova, 
senten.ivio* pena «di coliera, ma tuttavia 
oriin:' a M Cola, che wi scrivesse, e man- 
dusscri Îi 20 pur ia inezia tras, e quelle 

ire spee, che a far per me avevate; ora 
che sono in villa, e n60 ho da parlare ad 
avvccaii, e parmi di vivere, vi scrive. ‘Qui 
è ua bellissimo, e dolcissimo, e- fi csco sta- 
re, e penso non mi ci partir per qualche 
giorno: ‘sa voleste venir a farmi compa- 
gota, me ue fareste niacer grande; potre- 
s'e venirci C20 Luigi vistro, ad ogni mo- 
do non seie ora a que Ha cassa del vostro 
rifiicio, cHe è così laboriosa. Ia Padova mi 
fu doman lato, e aveva veiluto una lette- 
ra di M. Jacomo Barbo scritta al - Podestà 
di Castelfranco: risposi di sì, e fa laudai 
come doveva , stimo glie ne sarà daman- 
diti la copia. Scrivetemi se I! detto Pode- 
stà € venato a Venezia, e come saranuo 
successe le sue cose. Attenlete a star sano 
cou li vostei, e disponetevi al venir qua 
per 8. giorni. Alli 5. di Scttembre 1533. 

Ai Vilia. 
Bembus pates. 


— RAP RETRO PRENDO. , 
vela] raf, sii Wi Ò 1 x ni n 193 
Ra: 1° 20 PORETO - NA AA 
Non credo che bisogni, che io viscri- 
va, che avvisiate M. Antonio Descalzo in 
‘quello che farà mestiero per la lite dei 
iBloett,pur:.se bisogna, ve lo scrivo; come 
‘«b<.vaderlo ogni. mattina, acciò che es- 
so .:weda la, cosa.uon essere dimenticata per 
svonto mio da voi, ordinar le citazioni, che 
“bieogneranno, e somiglianti cose. Del par- 
lare, a M. Jacomo Michiel ‘non dirò altro, 
«fre. stima l’abbiate fatto. Avvisatemi quel- 
do,.che arete fatto con l’amico d'intorno .a 
sqauanto vi scrissi di villa. Aspetto. la- ob- 
--blazione - dei. Loredani. Attendete a star 
- sano. Alli dieci di Settembre 1533. Di Pa- 
«deva. o) 
ai da. CCXXI. 
5°. Ho avuto le lettere da Roma. : Delli 
:sendi cento, M. Cola vi scriverà quello 
-uche ne averete a fare. Questa vi. scrivo, 
«sh00iò. troviate da parte mia M. Agostia de 
onAdrianis scrivano agli Auditori, e gli di- 
cagiate, che ia il prego, ch’ ei voglia spen-. 
«uglere ana, 0 due, o tre feste in cercareil 
tiarocessa della mia lite delle acque al - suo 
“officio, con quella più diligenza, che esso 
»pettà i e.«he se lo trova, gli donerò di 
questa sua fatica 20. scudi da farsi una 
Bembe Vol. IX, 14 


230. LESTERE FAMIGLIARI :; 
vesta. Ne vaglia, che esso m'ha detto avere .. 
vi altra volta cercato di ordine vostro, 
però che desidero, che ne cerchi me-. 
glio ora e. con- maggior diligenza. Il dette. 
cesso fu: mandato sotto bolla da M.. 
riadan Gritti Podestà di Padova, che fe: 
la sentenza sua del 1453. di Agosto, della 
quale se ne appellarono gli avversarj; di 
mio avo, o forse ancora dal suo successo- 
re. E gli Auditori furono, come vederete 
perla copia della loro lettera scritta al 
etto Pedestà sopra il laudo della. detta.. 
‘ sentenza. Di questa cosa non vi più.. 
pregare, e stringere di. quel. che io. vi prie-. 
go. Scrivetemi, se avete mai fatto cosa al.. 
cuna di quello che .io vi scrissi di villa, At... 
tendete a «tar. sano. Alli 21. Settemb, 1533. 
Di Padova. 


CCXXII. 


. Non pigliate fatica. di scrivermi. il suc-- 
‘cesso della cosa, della qual vi scrissi di vil... 
la, che a me basta,. che l’abbiate fatto e, 
bene. Mi piace, che l’Adriani abbia tolta. 
la impresa di cercare. il processo. Certo.. 
cercandolo bene, lo..troverà. Direte all'Ecs.. 
cellente M. Antonio Descalzo , . ‘che .io..il,. 
priego , ch'ei sia contento far quella. ob-- 
lazion che già wi disse, che.gli parea .st: 
dovesse far altramente, che come fece.l'Ée-.. 
cellenié M. Luigi da Noale, e fatta ve la 
dia insieme con quella di -M, Luigi, che 


Ù 


DIM PIÉTRO BEesoz asi 
me îa' mandiate, che io desidero molto mes: 
derla fatta, e perdonimi' se io glì: do-nojai 
sovérchia. Non ‘gli raccomando. la :- causa: 
dei Boati, che vedo gli è raccomandata: 
State sano. ADI 28. di Settembre. 1584, Di. 
Padova. SA 

 Bembua pareri 


ECHI, eo 
| Direte all Andriani, che | se troverà 
cosa alcuna, non ‘dica parola ad aicanal- 
tro che a voi, e faretevi dar quelle; ‘che’ 
ei-:troverà. Vi intendo del Descalzò , | @& if 
M.:Sànto, e del Marsilio. State sant. AUD: 
27. Settemb. 1533. Di Padova, 
Bombus parer 


COMIV. 


Io non odo cosa alcuna della lite dei 
Boati, scrivetemene alcuna cosa.; e se alla 
espedizion ‘sua bisogna: opera vostra in: sél» 
lecitar M. Antonio Desealzo, ò n Altro yo 
ché stimo ; 6 son certe di: sì: se mi ama+ 
te; rion le: mancate. To farei altrettanto per: 
vot; se aveste una causa qui. Direte ab 
Maga, M. ‘Domenico Trivisin, che id ho v 
riavuto. il Demostene, e sono alli iacerf'-. 
di <S. M. Attendete a star ‘sano, ‘Alli er. 
Ottobre. 1533. Di Padovaì - i” LS 

 Bembius piceri? 


282 °  LEPTTENE FAMIGLIARI: 


| GCXXV. 


- 
= 


+ Darete questa a M. Benedetto: Conta- 
rini marito di Madonna Faustina Manoles- 
sa, che già fu monaca di Sau Biagio Ca.- 
taldo, il qual fu al mio convito con M. 
Filippo Capello, e M. Luigi Bembo. lo 
«mon v'invitai, che so che ‘non vi degnare- 
ete «li.venir qui, per lasciar quelle belle . 
pratiche civili, e onorate de’ vostri. broj, 
miassime avendo così fatto offizio , e nego- 
zio «pubblico di governar li danari, e teso- 
+ rodella vostra patria. State sano. Alli 2. ‘(di 
« Novembre 1533, Di Padova. > PRIDE 


, 


. . 

n - * 
è 
“ 


OCXXVI. 


‘’’ Voi non mi dite più cosa alcuna, se 
l'Andriano vuole guadagnare li 20. scudi 
ehe io vi. scrissi, che gli prometteste, tro- 
vando quel. processo, e pur sapete quanto 
questa cosa mi importa. Io ho pensato per 
più d’una causa che esso non sia disposto 
a farmi questo piacere, e forse, che io 
penso il vero; però se vi pare, crederei 
che fosse da parlarue ad alcuno altro di 
quelli scrivani, e veder se essi vogliono 
pigliar la impresa, e se vegliono procu- 
rar che si cerchi il più tosto, chie si pos- 
58; lascio questa cura alla ‘vostra verso me 
amorevolezza. Del Magnifico M. Benetto 
Contaribi vi ho inieso: lascio il tutto alla 


DI- M. PIERRO BEMBO:: 223; 
prudenza di sua' Magnificenza, al qual mi 
farete raccomandato , pregandolo ‘a salutar. 
a nome tuio la Magnifica Madonna Fau- 


stiua. -State «ano. Ali 4 Novembre: :1533, 


Di. Padova. -. Dai VE 
* Bembus. pattra 
digli: no RÉ 
 COXXVII. da pi 
" IERLATZZI MG cri 


Vi scrissi a questi di ; che a M. coni 
nelio pareva, che vi dovesse essere. uni altro 
processo all'oflicio ,-e che faceste cercare. 
Ora vi. dico. M. Cornglio .. meglio:::pensata 
sopra ciò creder che: noa ci: sia-altro-pros 
cesso, e però . non-fate cercar piùù Dit 
mi quando si muterà la Quarantia delli 
Auditori nuovi per la prima vostra. 

Fate ogni cosa che non si parli alcu-., 
na cosa di ‘questo processo trovato j: e' che 
ciò stia secreto ,-se è ‘possibile. Anzi- aredo;: 
che sia a. proposito di Messer. Agostino: chin 
nona -se ne. “appia, nè. si-Iutenda, acciò 
nos Re:acquisti . ‘malevolenza,: - Attendete; a: 
star. sino. AÙI basi + Dicembre- 1534. De 
Padoa. 00. 

To asti ori Le Sil Bombus Pater 
« voto EER: #4 ei. ‘35% 
mitico Das LCCNXVINE. oe L41958, 
mene onilogi ce o care i i 

È ‘venuto 09. Venezia Meestro Jacomo 
da- Ferpdra, ‘Medico. assai estimato.a Radama; 
dove è. stato molti: anai:, perxieadosic.da 
quella Gittà molto: male. trattata; cd ingaziea 


ari IRYYERE -FAMIGDIARI 

ta; per vivere nella. nosîra. patria  riposate 
‘e:sidàra..:Vi prego lo vediate volentieri. per 
admop mio, -e gli prestiate, tulto quel favore 
«hè potrete.a. farlo conoscere e tener caro 
di .avere. bisogno della sua arte; dico :iu 
«questi: principj, ne' quali esso non è .co- 
mosciuto.. Che dappoi. la. sua diligenza e 
svalore::.lo faranno conoscere abbastanza. 
«State :sane, - Alli. 30. Dicembre 1533... Di 
i A ci. Bembus Pater. 


+#-%:Jb ebbi molto a male che M. Cola.tor- 
“masse: da. Venezia senza «esser. processo alla 
ssentenza ‘davanti i Sig. delle ragion vecehie 
#-me ne delsi assai con lui, pensando che 
agli. avversar). con:questa così luogo. intertallo. 
| ‘duvessero: pur trovar qualche. uncin .. da, 
«atentarmi.. M. Cola si :escusò che voi lo 
“dutriageste a. questo, per la qual. cosa in- 
.tendetudo per. quauto avete scritto che glè 
‘avversarj. vogliono comparer, quello che al 
-lota' non voleano far. che nom pensano 
‘più. tornar per questa causa a Venezia, poi 
the voi: avete così voluto, siate anche 
‘quetlo -clre :defenda la mia causa che a vot 
la rimetto tutta ,. e ja. voi. la lasso.. Io sti» 
mo cle gli avversar;: col mezzo di Lo» 
redano abbiano fatto qualche pratica con 
quelli Sign. che facil cosa sarà a quel- 
«a casa tirarne un dal sno voler, e per- 
ehé l'altro. è Bembo., nen. a: potrà ia 


| DI M. PIETRO ‘BRMBO, ‘nb 
*pazzar. Dio voglia che ‘non'abbiamo più 
‘Tmpaccio di quel che saria bisogno. Messer 
Jeronimo Tolentino dice che questo guasto 
ron fu mai confiscato. È pur: avéte lì. la 
‘confiscazion delle cose di Bsrromei .se)1 
guasto era suo, e se l'era di madonna 
Margarita, some quelli suoi instrumenti 
mostrano, avete anche la confîscazion della. 
“cose di madonna Margarita, fate ora. voi, 
come se la cosa fossé vostra; so che non 
ve la lassereste tor di mao, non dico que. 
sto perchè non creda che siate per far 
quello potrete, ta dicolo perchè non si 
suol metter tanto studio nelle cose aliene, 
quanto rélle proprie. Ma ‘questa , ..poi..che 
‘per vostra causa o colpa ‘0: rispetto, è a 
‘questo termine, dovete: repatar csser più 
“che nostra. Sicchè a voi solo la-rimetto .e 
tacconiando; vi ricordo ehe avvertiate che 
le pratiche dei tristi, nén ne facciano danso 
‘e che temiate -di ‘ogni. cosa, così sarete 
‘più cauto, la qual cosa Dio. valesse. che 
aveste usttà a l’altro judicio .che la .cau- 
sa ‘si espeditia nù averia questo travaglio. 
State sano. }l dì di Pasqua della Epifa- 
nia 1534& > de sn 
| : Bembus. pater. 


CCXXX. 


fo ho tnandato ‘il fattor a Bologaa 
‘per: denari, quali venuti, se pottò, venirò. 


216: LETTERE FAHIGLIARE - | 
io a portarveli con le altre.cose che -ho & 
dervi ; in questo mezzo avete dé. procurar. 
due cosey l'una è quella delliimpresto la. . 
quale vi - doyerà esser facile. con: l’aputo. di; 
vostro. cognato ghe e -alla:;. banca, .l'eltra,, 
quella del guasto al Bontia, de, quali: dare. 
eose.non pensate di lasciar: not. fornite. 
che -io ‘non wi. lascierò partir, prima. Viene; 
‘a Venezia il présente portatoe: mie. .serviton,: © 
nuovo Pietro, che dee axere. alcuni de-. 
nari-di suo servizio alla camera-dell’arma»- 
mento. Vedete. di dargli qualche favore.xoi. 
e‘ M. Bernardin vostro. cognato :in. s fargli, 
riscuoter detti danari più tosto che ‘si pes-;. 
sa. Ho bisogno di lire -200. ovvero: almén». 
co -100, di .candele di sevo, vedete se L. 
fattor dei Pisani ne ha che non.siano gran-. 
di, ma mezzanette dae poter entrar: nelli, 
miei candelieri, e se ne -ha pigliatele,-e_ 
mandatemele per il portalettere in qual: 
che cesto subito, facendo voi il ‘mercato. 
che subito vi manderò h danari, Di..M.. 
Latino per vostra fe, poi che esso vi.sta, 
così vicino, visitatelo a mio. nome. State. 
sano. Alli 18. di Gennajo 1934. Di Padova. 
V. M. sarà contenta tener il detto Pietro . 
in casa sua fin ch'ei si espedisce. . .. 
. . Bembus pater. 


CCXXXI. 


Voi avete avuto a male. ch’ io «abbia. 
- mandato il fattor a Venezia, parendovi che 


DI M. PIETRO BEMBO::: S1Y. 
îo noh-mi fidi: di voi Voir partitirdi qua: 
già rianti: di cor ordine di mandar: (rag 

ettera: per esaminar quelli testimonj;e st# 
te.tanto, nè -vedo: cosa alcuna;ie a tante 
| lettere che vi -fo scrivere .da_M, Lula: non 
rispondete cosa alcuna; .se tou. che aretg 
parlato: col ‘Tolentino, --e quendo::aspettos 
che ‘1 Tolentino mi parli, esso tub < disé» 
cosa alcuna, e poi-alla-fin -iò- ho da voi: 
questa lettera sola, per. la quale non: 
sete: degnato di- scrivere tanto che vi possa” 
intender,. e ‘così vi pesa ‘la: pentia: per: Jeu 
molte occupazioni che ‘avete i ché non mi” 
sapete dir,.- io. ho produlto:i capitoli «ll . 
Capi di: 4bi-a rispondere a’. quali ‘il' Ziltos6 
lo ha voluto termine fino a-mattedì; nè 
so poi negarlo, però che per dir. il: Ziliole:: 
ha voluto ‘termine fino a martedì, id-non” 
inteudo nè;che-termine, nè ché"%via sia” 
questa , avendo voi indugiato tatito;, hè: 
essendovi degnato di dir perchè cauita/avè=? 
te..fatto.-questo : indugio; se ‘aduntife- pet 
vostra cortesia io non so dove. mi’ trovi', 
che non sapéte far per modo” che io ab» 
bia in 20. dì una: vostra’ lettera «chiara, 
che volete che faccia ? Credo che  ave- 

Yò anche indugiato - troppo a maridariòo, ‘ 
però. che : gli avversarj vorranno, se iv 

non m°' inganno, dar le..sue interrogazio- 

ni non per altro che. per ffar- andar il 

consiglio vacuo. Che impediva, ancora 

che aveste parlato al "Tolentino; produr 


è 
MAIL. 
, 1 . 

4 . det a” “ . 


18 LATTENE ‘FAMIGLIARI. 

i mostri capitoli? Voi: fate gti errori, e 
poi avete a: male, che io gli voglia in: 
tender per farvi provvisione; Siate. un po» 
to -più liberal delle . vostre . lettere. , 
‘ ‘quando poi alla fine pur vi degunate' di 
scriver,-non diatè tanto amator della bre. 
vità che non siate. inteso. M. Avtonio 
Capo di Vacca è a Venezia, ed è per starei 
- qualche gierno, fatelo esaminar voi e parlate. 

gli prima, € pet vostra. :fe fate per modo 
che se è possibile il consiglio non’ vada 
vacuo. M. Jerodimo Tolentino mi pur: si 
faccia beffe di tutto, vi dà buone parole, 
"po? sta su la sua, come ge «io. l'avessi 4 
rifar. -Mi parlò l’altra serà taolto ‘mossa: 
mente insieme con M. Luea Gall. e :disse 
di tornar, bè l'ho più visto. Se subito 
aveste appresentato i capitoli, come vi 

gai che doveste, far, saressimo forse ‘ora 
“fuora di questo dubbia, ma pazienza. State 
tano. Alli 3. di Marzo 1534. Di Padova. 
© Bernbus pater: 

CCXXXII. 

_ Vi mando una copia d'una lettera dei 
Capi di quaranta al Podestà qui; che su- 
spende. Il Tolentino più tristo di quelo 
che dite, ha mosso il *Borromeo ad'appet- 
larsi, per far questa suspension, acciò: che 
fo not: possa stringer : a levar: la (fabbriog; 
la qual fabbrica i Capi di Quaranta non 


DI. METRO: BEMSO, IG 
moveriaa poter suspender, però chel To- 
.Jentin di volontà cede, ed in, questo non 
. 4ì offende niente 11 -Borromeo. Tuttavia 
«questo tempo non m'importa niente, poichè 
iogni groppo. viene al pettine..lo vi obbe- 
«dirò, che non userò niente cortesia con pol- 
roni.. Voi. farete..due cose,.l’una che vi 
‘scrisse : M. Cala di mandar qui la tausa 
delle. spese contra. il Tolentino, sì fatte al- 
l’officio delle ragion-vecchie, come in Qua- 
sanlia, senza sparmiergli un bezzo. L'altra 
«di mandar qui una lettera di citazione .al 
Podestà per Mes. Alessandro - Borromeo 
some.commesso degli eredi del quondem 
-«M. Carlo. Borremeo al. consiglio di Qua- 
vanta per li due mesi prossimi, cioè Aprile 
«e Maggio, acciò che essi conoscano, che 
son voglio dormire; mandatemi anco la 
copia dell’ appellazione del detto M, Ales- 

sandro interposta ai Capi di Quaranta, e 
È anco procurerete quanto potrete, che. sì 
‘abbia 11 consiglio nei detti duo mesi, e 
più tosto che darete ’principio alla prati- 
, ca sarà meglio. Le lettere che io ho scrit» 

to, possono essere una che scrissi a M. 
Carlo Capello Ambasciator a Fiorenza, che 
vedesse con M. Carlo Borromeo, che mi 
‘valesse. consentire di -vender questo gua- 
«sta, € fu che io estimava ch'ei fusse suo, 
che. nen sapeva cosa alcuna ch'ei fusse 
stato cevfiscato ; ma error non toglie-ra- 
gione, Quella lettera mostrerà uaa-mia hontà 


A 


. a_n + "o Ain, pie . I “a, 


x 


319 LENTE FAMEGLIARE. © 
più testorche altro, Attendete;a stax, sana; 
Adli 19:dì Margo 1334; Di Padova. HICticA 


i * è. . ‘ . e 
tarato. fa , - - - 4 bi do 
DALETI TR: CRifiggtao n°. clezn ff ragni 
n. de « fa to gi: > H: ' sr * f t ; LEI 
u PIT) 7 IN ‘ ‘ ° ù bi elle Lal * 
SO ° 2: si ©° on* LAZ, e £ DI € L02008 5 33 


Sc.B0 aL dI ASTI agg 115° er PARA i 

;-: Figlival ‘opgissimo, Dio. vi.:salrà Riogra:.. 
zio: Dio che. siate, ginuta sano e salvo cor. 
li‘nestri:. già: temetti. più ‘chie. poca .nop, 
aveste riceviue alcun.sipistro,, vedendo. che: 
tanto tacdavamo:.saper.del-vostro giungere; 
Ho due: ‘vostre: lettere: dappoj. che sete a. 
Zara; -piàcemi dell'abbondanza che dite,, 
saràcausa di,-farvi.amar.da quel papolo.. 
Del: vestro non. voler Rompie dl reggientog. 
farete:quarte vi parerà.clie sta.il meg'ita: 
‘amg piace ;- questa vostra... opinione, per 
chè. averete;grtel titolo,e quella fama. del 
Lbudn;regginiéato, coma, spero, enon .ave+ 
rete ad ‘aspettar un secolo a. poterne aver 
- degli altri; «Di: Marcella che faccia mirabil- | 
mente la Contessa, ho piacere nè ho però 
creduto altramente. Sarà Contessa di gra: 
vità. -Morosina che comincia star ‘bene la —. 
riograzia, €. voi attche delle salutazion vo: . 
stre: e vi. sì raccomauda., La.sta. all’ usato 6 
tutti i miei. M;.Gole. è a Vallanpova; iò.yt 
serissi avanti .il-partir vostro: che..mi; apyle 
saste: che danari. avevate. datg; a :M. Magg 
c’Antonip.- Longa, -e..saper se, ve ne restas. 
vaco delli miei nelle mani,.e vol imi rispogs 
deste che 'l nodaro non. puote metter nel. 
l’iastramento, se zion quelli, cha, voi .desté, 
a M.. Maro Ansopio; che, ego, dugati. ses, 


“) DUM. PIETRO SERBO: © 22r. 
antutiove'; gli alîri gli avete fitenati» per. 
quelli ché é3s0 vi déveva div; néimò dite: 
quanti, nè quali. Ho voluto intender par- 
ticularmente da liti-questa cosa, che è che 
“vi avete ritenuti ducati. trenta per tre lassi 
che fece Giùtia ‘di ‘tre ‘ferrite: 667! quali 
posti con li ‘bessantamoye : furono» ducati: 
‘movantanove. Vi pregò ubi siate scarso di 
‘due parole, per lè quai mA’ seriviate avere: 
| gli avuti, e ‘che io-gli metta: a vostro cons 
to .iusieme'con -li' trentàcingué che vi re» 
starono in man delli trecento de’:Governa 
tori‘ per la-mia pensione. Verréi che:-face» 
ste‘ veder a Pietro’ Antonio se. e :Zara.s. 
«qualche caval turco bello, é‘buono.:per. 
mie: che-”si” potesse avere, ©-per quanto pre-. 

‘ zio che? non ‘sia vecchio.  State:sano ché 
N Sig: ‘Dio sia ‘Vostra guardia 'e-guida.. 
Alli ‘24. "di Aprile ‘1534. Di Padova. . ... 
TI «| Bembus patario 


| Figliùol mio caro; Dio vi: salvi, Iaten- 

‘ do ‘quanto*mi scrivete ‘che ’l-clarissimo Sig. 
nostro M. Luigi Mocenico-vi ha detto ch'ei. 
sente’ la ‘cosn. mia;-‘ma che‘non è vra tem- 
p9* da metter questa parte, ‘rispetta «ai 
, C&rdinali, e rispetto al gran’ bisogno, che. 
» Otà' si ha di trovar ’danari. A che vi ria 
| Spondo', ‘che la causa: mia 'è cosa di- poca: 
‘mornento, ed ‘interesse ‘alla Patria -che non' 
gi dee' pur metterla in alcuna considerazio-: 


222 LETTERE FAMIGLIARI. — . Ò 

ne. Dove T impresto dei Cardinali ascende- 
a qualche migliajo di ducati, la qual som: 
ma -fa- la. consideragion «di momento. Poi è‘ 
Sig. Cardinali non si faticano e di e notte 
per la patrie, come mi fatico in Deono mo: 
le loro Signorie perchè .i Cardinali :cep-.. 
chino esser liberati del loro impresto: senza 


causa, il qual imprestggiin ginporta molte mi- 
gliaja di ducati, rilra tdi metter la parte: 
per il mio che è si debile, con tanta e sì 
iusta causa? Fo ho tutta la ria speranza - 
nell’ autorità di ‘sua Sig.; se sua Sig. esco 
di capo; io ner voglio che se ne park più? 
Egli va a pericolo che se sua Sig. verrà 
in questa cosa favorirmi, ella non ‘sappia - 
separar la mia causa da quella dei Cardi: 
nali, ed appunto cén dir ch'ei non senie 
quella dei Cardinali acquistar credito nel 
‘sentir la mia; anzi mi par che’l tempo: 
. delta mia parte sia proprio questo, che 
perché negando ai Cardinali la loro richie- 
sta, si acquista alla Rep. quella somma di 
davari, che è grande,- si potrà ragione- 
volmente donar'a me questa picciola; qua. 
si poca parte di quel- molto -guadagnato y. 
oltra che proponendo la ‘mia, che è casa - 
onesta , si disfavorirà quella. dei Cardinali; - 
che non l'ha; e:parerà swa Sig. più: givista 
che a un tempo sappia. e negare, e con’ 
cedere, siccome moverndoss dalla diversità » 
delle cause, e non: dalla parità del nome ‘ 
. è titolo. d#” esse cause:, che «per ‘quanta! 
aspetta at bisogho presento di. deaach; cha 


DIM. PIRTRO REMBO,: 223 
si detree di.tutta:la somma per mia .con., 
to? e poi tanto sarà. il dono: :di maggior 
grazia, quante:.in più necessità. di dapari 
le: toro sig; il faranno,,.: siccome.-alle. lora - 
Sig. dée esser: :più caro .che-io, dia-alla par. 


tria .le fatiche di questi angi,..wgi quali - 
ho bisogno di ripose, che io je dessi lora . 

in gioventù, quando non. ne avessi biso»... 
gno. Ulumamente direte a sua Sig. che se 
la cosa fosse si facile, che du se stessa ella 


si oitenesse, io non mi curerei di meltter-  . 


la in man. di altri, sna vedendo che ella 
potria pericolir, e non ottenersi, supplico . 
sua Sig. che pigli questa causa:per, me di : 
buon animo, che io le prometto. che pi-. 
glierò. un. dì. fatica di sorte per sua Sig. 
che conoscerà che io avero meritato:da lei, 
questo patrocinio; State sano. Agli 8.. Giu. 
gno -1533. Di-Padova. .. 
CCXXXV. 

Ho avuto in questa punto la vostra. 
Mi piace tutto quello. che ii scrivete, @. 
pari abbia ben operato in tutto. Quanto. 
al. quarto libro péetrete darlo al Caroldo, 
facendovi promettere, che non lo lassi in 
mano di persovia - del. mondo dappoi mo-. 
strato alli Capi.:E.se anche li vorrete por- 
tar-a mostrare. a.dui solo: L'altra che. è 
il quiato, sarà ereda ben fatto gliel mo... 
striate , - ma non -gliel lasciate per niente. 
Esso potrà fer testimonio al consiglio di ayer= 


424 LETTERE ‘FAMIGLIARI 
fo ‘vedutò,’ torno a dirvi -che:vi facciate 
promettere at -Cardido ch'egli non’. lassi 
quelli libri: in ‘mano di persona umana, nè 
tota delle sue ‘mani. Darete - questa: .a 
Mi: Agostin Soriano, raccomandandomi:a 
éua Madonna. Al 13, di Giugno 1534 
Di Padova. ‘ ci VERTE 
to > CGKXXVL 

‘ Figlinol carissimo. Fui jersera col cla» 
rissimo M. Antonio Mocenivo, dal qual 
întesi la prontezza del suo clarissimo padre 
.Im.aver: voluto venerdì la parte, la qual 
cosa ‘non ‘si: pote far per altre lunghezze 
intervenute, di che sempre sarò a sua Sig. 
obbligato, e .serberò di questo -obbligo. 
eterna memoria, e vedo che-me ne eeguita, 
tutto quello, che io mi ho prima persuaso 
dell’amor di sua Sig. e basti. Ragionando 
col detto clarissimo, sua Magnificenza mi 
disse, ch' ei credeva che bisognassero è? tre 
quarti, ovvero i quattro quinti a voler 
prender la parte, però che in donar dana- 
ri bisogna aver questo numero, al qual dissi 
. che io stimava che sua Sig. ‘prendesse er- 
rore, però che questo Ron è donar dane- 
«ri, che io non gli. domando che mi donino 
“un quattrino, ma è non-mi ter del mio, 
e così nou bisegneranne quei quattro quia- 
tu, a che parse sua. , ‘acquietavegs ‘0 
così anche pareva a M. Jeronimo: Quizioi 


DI M. PIETRO, BEMBO: 23% - 
mostro, che era con me. ..Però sarà hene 
avvertiate la .Sig.. di M.:Luigi ,-che faccia 
che nella -parte che:si metterà, le parole 
siano di sorte,.che questo. gi comprenda’, 
Gioè: che.a .me .non si..tolga cosa alcune 
del mio per causa degli impresti,.e sia 
fatto immune da questa gravezza.,..per fia - 
che averò la.cura e peso della Istoria. Che 
non vorria un altro impresto aver a ri- 
chieder questo medesimo, però che non 
averia pui sua Sig. in quel consiglio, e 
‘Gapo, anzi reputo aver avuto. una .infini- 
ta ventura ad. averlo avuto.a questo hi- 
sogno € -tOBpa Ricordovi, per. tanto .&up- 
plicar. a-sua Sig. .se forse ella, pensava a 
«questa particolarità che si metta.nella parte, 
per quaato durerà il carico della istoria, Da 
mero che si:dioa clie io sia.fatto immune ; 
squesto impresta, e dagli altri, che potes- 
‘sero esser messi, raccomandandomi in buona 
‘grazia di sua Signoria con tutta l’ autorità 
vostrà con lei. State sano. Alli 14. di Giu- 


gno 1534. Di,Padova. ..'...0@0. . .. 
mare Sa PR. Pia” LELE E 
Leg Son perdaf ti: CGXXKXVIL. eeepc naro 


x . NI. sd ne . « “a 
10 iSmii. SITA è Ra AAZ 


o RI a. ca raso 

»: - Considerate: un poco, meglio, figlinol 
veare, il successo. di quell’ illustrissimo. con- 
vsiglio..di: X. sopra. la .suppligazion, mia, sti- 
amo che questo.sia stato; una onesta repyl- 
“sa a detta supplicazione, Parò.che..s'il .con- 
rsiglio di-XL simplice quando egli mi. dette 
tuaziBembaiFhabi Id . 2134 ng'48 ra 


226 LETTERE FAMIGLIARI 
la cura della istoria, e della libraria, ei 
-mi dette ducati sessanta per il fitto .di 
una casa, perchè non poteva o doveva 
poter quel medesimo consiglio ora privi. 
egiarmi in questa parte? Quel dir facciamlo' 
per altra via, dubito che sia un dir. nal: 
facciamo, s'egli si fosse preso parte in quel’ 
consiglio che si dovesse far quella sospen- 
sion che io potessi levar le mie entrate,. e 
poi far dati, e ricevuti, potria creder- che- 
er esecuzion delle parti del consiglio di 
. il collegio potesse adoperarsi, e fesse' 
uel che scrivete che essi hanno pensato: 
di fare, ma nen essendo stata presa di 
questo parte alcuna, non credo che *l col-. 
legio nè anche il possa . far quando beg 
egli volesse, poi che debbo. supplicar. & 
tutto il collegio questa cosa di consiglier-in 
consiglier, e di Savio grande in Savio grande, 
Io credeva esser uomo, e soldato del -con-. 
siglio di X. poi che quel consiglio mi ha, 
messo in opera, e io ad instanza sua. eser- 
cito dì e notte la mia milizia, e che perà, 
quel consiglio e non altri dovesse avermi, 
a conceder questo privilegio. Ora che quel 
“consiglio non l’ha fatto, torno a dirvi che, 
stimo non se ne farà nè potrà far altro, 
però vi scrivo questa acciocchè nos par- 
Rate più di questo negozio , nè con con-; 
sejeri, nè con altri. Se quei Sig. faranno» 
quanto hanno ‘detto Yi fare, io mi mostree 
Tr) lor grato con le opere, e farò conoscer 
‘che essi non gettano via con me i lor be- 


__D Ak prittro ‘semzo. 299° 
nîficj, ‘€ attenderò con più animo che; mai 
a'‘forniir il lavoro iincomiuciato. Se anche 
nol faranno, procurerò a pagar questo im 
presto, e vi manderò quelli‘ pochi di abi 
getti, che lio da metter in Zecca, che ‘al 
tto wibodo non ‘mi trovò al'presente, è. sad 
pie voi’ meglio: che alcuno© allo i ‘midi 

isugai, che ‘ion’ voglio lassat vender'@ 
cousumar'le mie entrate dagli dfficiali di 
Sat ' Marco’ sòpra l'impresto, per nod ave 
poi quest'anno di che viver Ur Ma sei 
aferò èrA questo sinistro, sarò pal pet 
l'avvénir ‘più ‘libero, nè‘ ‘mi consimetò’ 
digteò : questa istoria; e totnedd' a %q È 
ctle stadio, che mi ‘sarà di malico 
ca', e di più ‘consolaziotie, ‘nè ‘averd da' 
farmi volet‘mit'da persona, che sérivendè? 
la istoria iipossibile è volendo ‘dir il vero; 
nòt‘offentiei’ lesto e'quello parentaito def 
ribst $ 











NCLI ‘€ quel Signor di fuora' ché 
E" cosa' peticolosà, e forse che "N. Sig: 
vuol: cbsi ‘per il ‘meglio, al qual rimet* 
tò'sempré tutti i’iniel ‘pensieri. Basta ché 
lisserd questi cinque libri per. ségrio éd’ 
atgiimento ‘del dio buon voler verso la pa 
tr di’ quello che saria stata tutta la’ 
istoria, #6 io l'avessi fornita. Non vi dité 
vot'affutiho ‘di ‘cosa che avverigh';, ché 

initho ‘quietissiniò day; 


ti ‘‘20..di Glugni 
























A 


328. LETTERE FAMIGLIARI, 


CCXXXVUILL 
> ‘Ho. veduto quanto .mi scrivete, e 
per quanto ‘aspetta al -Clarissimo M. Luigi 
#i scrivo la allegata, la. qual gli darete: a 
Jègsere. lo vorria a mal grado degli uo- 
Sisini da poco, quando fossi - in quel. consi. 
“lio; ed avessi. a far per un altro quello 
26h6 ‘esso ha da far per me, ottener.questa 
“Bosa, ‘e appunto adesso in questo -bisoguo di 
anari, ed in questa richiesta -de’ Cardina- 
«N ‘vorrei proponerla. Potrete dire a. Sua 
-Big:ch' ei la propona, e se ella. si perderà,. 
tperdasi. Questo è ben ‘vero .che. se me.la. 
“Regheranno, penserò ad altro ,. e basti. 
: *Quanto a.M. Leonardo Giustiniano,.vi man- 
*do cinque libri della mia istoria da. mo- 
“Btrargli, acciò ch’'ei veda se scrivo, e quin- 
‘terni otto di cose raccolte che ho. fatte di 
“andino mia, per metterle nella mia istoria, 
i steciò ch’ ei veda, se io dormo tutti i miei 

Sonni.; o -se. pur mi fatico abbastanza, .ma 
‘ricordatevi di non gliegli lassar per nissua 
“conto , che non voglio che quel che . ho 
‘bcritto , sia letto per ancora per condizion 

del mondo, e s'el volesse che portaste da- 
want a loro tutti tre questi libri, portate- 
Cl, ma. non. glieli lasciate per ninna ma- 
ifàlera, piuttosto non voglio nè impresti, nè al. 
tro da loro che lasciarglieli sicchè. essi 
siano letti da alcuno, sapete la causa. Gli 

Oito quinterni nou portate alli capi, che 


DI M. PiETRO BEMBO. 239 
non è cosa da portar in quel luogo , e an- 
che se non volete portarli a M. Leonar- 
do, non glieli portate. Questo medesimo 
farete al Magnifico M. Pietro Badoero di 
‘mostrargli li-libri cinque della istpria ,-e 
idi aggiungervi quelle parole -che vi .parerà. 
"AM. Leonardo darete la sua lettera, che 
‘aperta ‘vi mando, acciò la: vediafe, e credo 
la intenderete voi meglio che non : farà 
‘esso’; che: se non erro; non -è di molto 
‘’ingegno: Che dove divo che altro. soritàor 
‘alcuno non averia scritto questi. miei cia- 
que libri per ducati cinquania:mila ,i9 :s9n 
‘’certo che esso non capirà quel sentimento, 
ma non importa ; fatto questo, don liceR- | 
za del clarissimo Mocenigo darete wc È | 
la mia lettera, seguane quel che si voglia. Aut 
qùinterni poi della istoria voi non. lasciate - 
leggere ad alcuno, sia ‘chi si veglia: se.ne 
. sarete domandato , potrete risponder. aver - 

“meli rimandati, e anche’ fatto quanto. hi- 
.ségnerà, legati e ben :coperti, mandate- 
ineli con li quinterni otto, Li quinterni 
‘della istoria son 17. Mi piace di quellal- 
‘tro ragionamento che avete fatto. .col ela- 
*rissimo Mocenigo, avendo pagata. la. vostra 
“conscienza.’ Stite sano, Agli 8. Giugno 
‘1534. Dì Padova. Ea 
LIRE n. 1 Bermbus pater. 
* — Mi son pentito di mandarvi..i quin- 
‘terni'8., vi mando solo la ‘istoria .che :san 
Quinterni I7. come dissi. 


Zia LETTERE FAMIGLIARI © 


î CUI Se do. l - 
Pg CONAI. 
pete: 7 . 
van Ho veduto quanto mi avele scritto che 
a-joperato per la causa mia il clarissimo 
M. Luigi Mocenigo , della qual’ opera gli 
sentirò obbligo, mentre averò vita e spi- 
Xi{o ; riesca l’effetto come sì. voglia; ben 
gesidererei la cosa non fosse stata rimessa 
n, ahra luogo, che dubito non se ne ve- 
rà .quello che si cerca , sì perchè io non 
son i}.primo, a cui sia stato donato mag: 
gior. cosa da quello eccellentissimo consi- 
fio, pur di questa qualità, che se non 
sro, al:Cardinal Grimano fu donato l’im- 
prssto che gli toccava’ del Patriarcato di 
pileja per. quello eccellentissimo Consi- 
ljo ,, credo all’ ultimo inìpresto. E sì per 
questa, che io son persona di quello il- 
Iustrissimo consiglio, avendomi quel Con- 
siglio dato ‘il carico della istoria, e la cura 
della Libreria. E per questo che io son 
suo uomo, ‘a me par che stava meglio a 
quel Consiglio farmi una esenzion delle 
gravezze pubbliche per conto degli impre- 
sti che non starà al Collegio, nè alla S. 
né a chi si voglia. Nè questo è aprir por- 
ta, però che non sono molti quei che ab- 
biano da quel Consiglio il carico che. ho 
19 ; che aprir porta è in una persona che 
non ha alcuna parità con alcuno altro ? 
Aprir porta fu'a donar al Cardinal Gri- 
mano: quello im presto che altri Cardinali | 


* 
© ) ; 


DI M. PIETRO BEMBO. 23t 
potranno venir a domandar il simile, e 
pur fu fatto, e fu quella porta aperta. 
Nondimanco io mi rimetto in tutto al giu- 
dicin di Sua Sig. ‘che si è operata sì amo: 
revolmente, e sì caldamente per me.: Ella 
guidi il rimanente di questo negozio, cos 
me le pare. Vi mando la copia d'ao brevè 
che scrisse Papa Clemente del’ 25, per 
levarmi dal carico di due decime chié ‘Sta 
Santità concesse 4 questa -suu ,i e di i 
altro breve, col quale Sua Santità. n 
leva tutte le gravezze usate sul ‘Bologné- 
se , quanto spetta alla mia Commenija 
di ‘Bologna, per la uale immunità" 
mia commenda vale 150. ducati 1* sid 
di più di quel che ella valeva, “acciò: ‘Ché 
gua Sigo. veda, che se ’l1 Papa:al: qua 
non fo servizio alcuno, nè mi fatico ‘per 
lui, mi fa esente e da decime e da' già: 
vezze consuete ‘a tutti gli altri, e alla Wai 
commenda medesima , ben possotio. giusta: 
mente quegli illustrissimi Sigg. di X. #8 
piglio tanta cura a loro instanza,, atei. chie 
io gli possa meglio servire, € gli serva ‘di 
miglior animo e più volentieri. Averò dirle 
ne parliate con sua Sig., e gli ragioniatée 
quanto vi dico, mostrandogli le dette’co- ‘ 
pie, sopra tutto rendetegli senza fine grazie 
dell’ opera fatta. Nè però mi voglio con: 
tentar di questo, ma voglio venîr 1a “mé- 
desimo a ririgraziarlo, finito il negozio, 
Racconiandandomi, e ringraziandone ad- 
cora ed il clarissimo M. Antonio, @ la va- 


232 LETTERE FAMIGLIARE 
. Jorosa Madonna lIsabetta a mio nome. Ste 
te sano. Alli 19: di Giugno 1534. Di Pa- 
dova. 

| . Bembus pater. 


CCXL. 


Ho avuto in questo punto la vostra. 
Mi piace tutto quello che mi scrivete, 6 
parmi abbiate ben operato in tutto. Quan 
to al quarto libro, potrete darlo al Ca- 
roldo, facendovi promettere. che non lo 
lassi in mano di persona del mondo, dap- 
poi mostrato alli Capi. E se anche li vor. 
rete portar a mostrar a lui solo. l’altro che 
è il quinto, sarà credo ben fatto gliel mo- 
| striate. Ma.non gliel lassate per niente. Esso 
potrà far testimonio al Consiglio di XL 
averlo veduto. Torno a dirvi che vi fac- 
ciate promettere al Caroldo che ei non 
lassi quelli libri in mano di persona uma- 
na, nè fuora delle sue mani. Darete que 
sta ‘a Mess. Agostin Soriano raccomandaa- 
domi a sua M. Alli 12. Giugno 1534. Di 
Padova. Bembus pater. 


CCXLI. 


Ho avuto il libro del Mag. Sanudo. 
Quanto al non mostrar i suoi libri, io cre- 
deva onorarlo mostrandoli, ma l’obbedirò. 
Quanto al metterlo nella mia istoria, co» 
me polrò io far altramente , quando sarò 


DI M. PIETRO “FEÙS0O. — ‘233 
venuto a questo tempo; e alla” delibera. 
zion del Consiglio di X. sopra la sua*isià: 
ria, e Ja provvision data a sua Mag. IE 
latatelo a mio nome. Ho inteso le nuove. 
State sano. Agli rs. di Luglio 1534. Di 
Padova. SE 


CCXLII, E 
so de im 
" Delle altre parti. ‘della vostra Jétteià 
non dirò altro se nou che aspetterò Jesi” 
 Mandatemi la mostra della lettera degli. 
Asolani, ma io non voglio per ‘niente “ 
questa opera per ora sia in' ottavo, ‘Ved& 
rete adunque con quelli primi delle. alttè 
volte , se essi hanno la lettera fresca. Del 
povero M. Costantin Savorguand: mi «dulole 
all’ anima. Vorrei che poneste questa Ret 
‘tera sotto #1 mazzo che vi fu mandato getti 
per Roma, se dato non l'avete. Se è datò, 
potrete darla al Mag. Mess. Agostin Soria- 
no, e salutar sua Mag. a nome mio, State 
sano. Alli 18. Luglio 1534. Di Padova. ‘’ 
Bembus: pater. 


CCXLII . 


Figliuol Mag. e carissimo. Voi sapete 
quanto Mess. Luisi Massimo è anticimen- 
te mio ,-e: quanto. io l’amo, è esso’ per 
molti: conti merita esser amato: da me. Essa 
è venuto qui a me,da Padova con’‘inolto 
affanno’, e mi ha narrate si come essendo 


234 LETTERE FAMIGLIARI 

Marc"Antonio suo figliuol stato accusate 
da’ tristi di un Istrumento di testamento 
che esso fece, tandem conosciuta dal Po- 
destà di Padova M. Agustin Mula, eda 
tutta la sua corte la sua innocenza, fu 
per sentenza assolto. ‘e liberato. E come 
dappoi i suoi avversar) appellandosi di que- 
sta sentenza di assolazibne all’ Avvogarià 
l'hanno lungamente tenuto in ispesa ed in 
affanno, ottenend» da M. Gabriel Véniero 
la intromissione. ll qual M. Gabriel final 
mente se n'è tolto giù, nè se ne ha vo- 
luto impacciar conoscendo il torto che es- 
so al detto suo figliuol faceva, e come 
nuovamente 1 detti suoi avversarj non a- 
vendo altro modo di mandar innanzi la 
sua mala intenzione, cercano col mezzo ‘e 
favor vostro di far di nnovo intrometter 
detta sentenza da uno Avvogador vostro 
amico , e così mi ha pregato con le lagri- 
me negli pcchi che io voglia scriver sopra 
‘ciò, € pregarvi che non vogliate esser cau- 
sa della total ruina di casa sua. Îo ho 
estimato ch'egli abbia avuto qualche in 
formazion poco vera di questo, e che voi 
non siate entrato a far cosa alcuna in tal 
causa, 0 se pure ve ne sete operato, non 
abbiate saputo che detta causa sia di un 
suo figliuolo, che non posso creder che 
sapendolo, aveste fatto non dico a lui, ma 
a me questo oltraggio. Ora comunque la 
‘ cosa sia passata, vi prego a non voler di 
qui innanzi pensar di nocer così nell’ ani 


x» 


[d 


DÌ. M. PIETRO BEMÉ0. 235 
ma al detto Mess. Luigi, il quale essendo 
tanto mio, quanto tutto ’) mondo "l sa che 
egli è, son merita da alcun dei .miei of 
fesa di tal importanza, Anzi gli prestiate 
tuito quel favor che potete. a . difesa. cou- 
tro gli avversar) suoi, che per un piacer 
non potrò da voi ricever il più grato. Non 
mi estenderò in più lunghe parole, sapea- 
do che con voi non bisogna. Mi piace che 
Marcella stia meglio, salutatela a-nome 
mio, e state sano. Alli due d'Agosto 153,4 
Di Villa. | | i oa 

CCXLIV. 
Ho veduto per ‘una lettera vostra a 
M. .Cola, che volete che la cosa passi per 
il Consiglio di X. lascerò tutto il negozio 
alla vostra prudenza. lo certo, se nona 
mi levano di questo impaccio, farò quanto 
vi dissi. Di quelle cose mandatemi da Bar- 
lettà ritenetevi la metà . de’ casicavalli, e 
di quegli altri e del resto quel che vi pia- 
cerà, e mandatemi quella parte che vor- 
rete; ma in ogni modo ritenetevene d'ogni. . 
cosa la vostra parte. State sano. Alli 3. 
d’Agosto 1534. Di Villa, 
Se M. Niccolò Tiepolo non si porter 
come farei lo per lui, esso m’ingannerà. 
. Bembus pater. 


236 LETTERE FAMIGLIARI 


20 CCXLV. 00 

Nè di quello che io voglio ho avviso 

da voi, nè di quello che io non voglio. 
‘Ho aspettato questi due dì vostre lettere, 
;non perchè io sperassi molto dalla libera» 
lità di quegli Ilustrissimi Signori che’ per 
dire il vero dal primo giorno in qua, sem- 
pre ne ho pochissimo aspettato, ma per 
sapere ciò che io a fare avessi, affine che 
il Capitano di Vicenza non mettesse mano 
nelle mie biade da Villanova, onde io pa- 
gassi più di due impresti per uno che io 
a pagare ho. Traetemi di questa briga con 
«due vostri versi. Non so immaginare quale 
causa vi possa avere ritenuto dallo scriver- 
‘mi. State sano. Mi rallegro che Marcella 
stia bene. Alli 2. di Settembre 1534. Di 
Padova. 


CCXLVI. 

- Ho pensato su la ‘cosa dell’impresto, in 
quanto che’! clarissimo Donato.non lascerà 
«passar: la cosa del Bon che non st passi, 
e faccia anche la mia. Ed ho estimato che 
.1.Sav) la abbiano a far passar per li Pre- 
gadi. Il che se è, a me non piace puntò, 
e credo che Ja si perderia largamente, e 
però sarei di opinion di non teutar per 
niente questa via, iuttavoltà pensateci un 
poco, e scrivetemene la. vostra, Opinione, 


DI M. PIETRO BEMBO. 237 
Ma se. i Savj volessero. mandarle tutte due 
per il consiglio di X. e confortassero i ca- 
pi a metter la parte, questo sì che mi pia- 
ceria, e crederei dovet succedere. Aspetto 
sopra ciò vostra risposta. Sarete contento 
portar voi stesso a nome mio questa lette- 
ra all’Orator Frangese, il qual è un Vesco- 
vo, e una persona tanto gentile, quanto 
ne venisse mai di Francia un altro, per 
quanto intendo, che mai noo l'ho veduto, 
ed è ben dotto; lo saluterete a nome'mio, 
emegli raccomanderete, Daretegli anco que- 
sta cassettina con le lettere sopra, che van- 
no a M. Francesco. Bellino in Francia, che 
gli scrivo mandargliela.. Attendete a star 
sano con lì vostri. Alli 7. Settembre 1534. 
Di Padova. sa | 


 CCXLVII. 


- Vi mando gli scudi 200. di M. Flami- 
‘ nio, delli quali farete tanto, quanto per 
la sua lettera a M. Cola, che m'avete man- 
data aperta, la quale io vi rimando, ve- 
derete che dovete fare. Vi mando la mia 
allegata a M. Flaminio aperta, ‘chiuderete- 
la voi, e scrivetegli di quanto averete fat- . 
to, quattro righe, e sarà bene, che chiu- 
diate la vostra lettera, e la mia in una 
coperta a M. Carlo Gualteruzzi Procurator 
della Penitenzieria, che è più conosciuto 
Ga’cavallari, oltra che potrete dare il maz- 
zo, che però sarà picciolo, a M. Agostin 


238 LETTERE FAMIGLIARI 
Soriano. Fate che la quetanza dica, ché 
pagate quelli danari a M. Giovanni Jacomo: 
di Dagnano per conto di Baldassar Olgin- 
to, acciò esso li paghi a M. Tomarozza in 
Roma. Fate che vi siano tutte queste paro- 
le. E dati ti danari rimandatemi la Téttérà 
di M. Flarnioio, che vi mando. State sano. 
Agli 8. Settemb. 1534. Di Padova. n 

| | Bembus péaler. 


CCXLVIII. 


Mi piace assai che Marcella sia espe: 
dita in bene, e con poca nòojà del sto, pai 
to, e vi abbia accresciuto il numero dé: 
figliuoli maschi, i quali nog soglionò tati’ 
esser troppi in mia casa; me ne’ allegro 
con voi. N. S. Dio ne sia ringriziato, è 
ve ne faccia padre’ contentissimio. Salutate- 
Ja da mia parte, e sia con lei fatto questo. 
medesimo officio parimente. Quanto al Mag. 


° M. Aoutonio Venier Savio di Terrafetma'; 


che non senta la cosa del mio imprestitò,. 
pazienza. Ma questo non è già fiellochS6;. 
merito da sua Magn. per ‘aver presò cult” 
e fatica tutti questi dr, che ‘ho fat gai! 
in villa, di onorar il Serenissimo 'Loretl tr 


nel principato del qual son ‘edtrafd’ tor 
la mia istoria, ed' holli fatto Far'und Ofa2" 


zion in gran consiglio a rispystà di'M. iu? 


- Antonio Minio, della igoal' “ina gpidt - pitte!! 


sua Serenità' non si pensò: a) 19] È 
forse se le cose si pesasseft!' Cott'giùsta’ hi? 


DI M. PIETRO BEMBO. 239 
lancia, 10 :non meriteria da. M. Antonio 
così debil premio, come è quello, di che 
lo avete richiesto. Oltra che alle ingiurie, 
che ho ricevute da quella casa, si con- 
veniva che io l’ avessi trattato -e trat-: 
tassi altramente, nop dico già «con dir: 
la bugia, che nol faria. per nesanva qua- 
lità di offesa; ma in non curar, di abbel-. 
lir ed ornar le cose, che da se von han- 
no adornamento, e narrate leggiermente 
sono di nessuna laude .e di nessun momen- 
to, e pur ho voluto onorarlo ed adornar- 
lo, perchè mi è paruto ben farcosì facen-. 
do, la qual cosa se sua Magn. vorrà veder. 
quando io sarò lì, che penso sarà tosto, 
gliela mostrerò valentieri,. e vederà quan-. 
to sono. di buon cittadino e da buona per-. 
sona 1 miei portamenti. Ma tornando. alla, 
cosa dell'impresta, passatevela senza molta 
cura, o fastidio, nè ne parlate più, se pur 
fin qua non ne avete parlato troppo; più, 
caro doveria aver avuto M. Gio. Antonio. 
Venier e quegli altri Siguori di aver occa- 
sido di potermi far a piacere e .comodo, 
‘che 19 di riceverlo s alle fatiche, le quai 
pregudo, per onorar quella Repubblica, che 
tufti.i miei pensieri, e tutte le buoue. are. 
délla miz.vita le spendo in questa cura , 
‘ne ad. altro pegsp nè dì nè notte. Parlo. 
queste ose con.me, che sapete se io dico. 
11 yero, non. aliramente che con me stesso, 
Altengete a, Sfar, sano, Alli 15, di; Settem-. 
bre;i 34: Dio Parri: da 1890 Gi dè Mal 


ado LETTERE FAMIGLIARI® 
e . Qu une Steri 


COXLIX, 459 ar 


Se vi.do buona liceriza tion''solkinen- 
te, che poniate il Dandolo in'“quel’innio@ 
ro, che dite, ma ancora suo cognato, e 
peravrentura più questo , che colui, che 
da Ini credo venga tutta la freddezza del 
Dandolo. Ora par chesia venuta nuova del- 
la morte del Papa, per la Ra mi pérsua- 
do-, e tengn certo. non si abbia a far più 
parola de. Bono, e ‘per conseguente "dà 
si farà ,.nè anco della cosa mia. Vada é@ 
me. Dio vuole, la colpa è stata ‘del piisé 
muneggio che l'amico noa mise Ja ‘parte? 
0 uoa si scaldò quanto averia potuto, ‘pa: 
zienza. [o ho la Morosina qui ‘con’ nni 
bestiale e pericolosa febbre; Dio voglia che 
abuia buon esito. Salutate Marcella, e vi! 
vete lieto, pnichè auche i Papi .ginojo 
Alli 29. di Settembre 1535. Di Padova. 
Bembus path 








Na 2 
colla 


RA CCL. ., 


Mi rallegro con voi del ‘vostro. onora: 
to rimaner Conîe a Zara; Nostro Sig. Diò 
ve ne faccia picoamente contento. E perchè 
mi dite di andar iu quellg pra a Castelfrat* 
co per duo giorni, .vi maudg Isepp0, oli 
due: cavalcature, jaggiò yeniate ‘qui pèr "où 

» n° a) 5 "803 ? 
giorno, che desidero ; vedersi ‘e ‘parlarti. 


-_ 


BI M, PIETRO BEMBO. ‘241 
Mate cano. Agli 8. Ottobre 1534. Di Pado- 
ta. Iseppo vi dirà il rimanente a bocca. —. 
0 Bembus pater. 
- «Sarete contento non deliberar della vo- 
stra corte, se prima non vi parlo. 


° CCLI. 


Io desiderai di vedervi; per ragionar 
‘ eon voi d’intorno al vostro’ magistrato, 
quelle cose, che si sbgliono trascorrere tra 
tali, quali siamo voi, ed io, più che p 
altro, ed essendo vai venuto a Castelfran- 
| 60; pensava che poteste anco agevolmette 
venir fin qui. Il che ‘poi che non ha'po: 
‘tuto essere, non importa. Del mio venire 
_« Venezia, al qual pare ‘che vi-rimettia- 
‘te, non so che dirmi, se non che non fia 
tosto: per molti conti, tra i quali è il ma- 
le della Morosina, che è pericoloso, e lun- 
go. Vi ringrazio del vostro rimettere ugnuno 
i quelli, che cercano venire a servitù ab 
voler mio. Ma.io non per ciò voglio altro. 
che quello, che debbo disiderare per con- 


. to vostro più che per mio. Del Cancelliero 


che è la maggior importanza vostra, come 
ghe mi sia stato parlato da’ più d'una par- 
te, non perciò voglio dirvi altro che que- 
‘ste, cioè ‘che vediate di’ pigliar. a e 
spetta è ‘buona. Un-buono e' valente in ciò 
., potrà ‘essere di- molto alleggerimento 
. Bembe Vol. IX. 16 È 


> LEFTARE MAMIGLIAM 
delle vostre, pormpagioni» co nalsa Qurpiee 
Gava leri,.che dite auert SA Mep; Cu 
saro 006, menasle. il’. ip, Gipreg, 
Aptono..1} quale oltra che-sono certo, cl 
vi servirà in quello ufficio molto bene @ 
fedelmente, ed averà più risguardo all’onor 
vostro, e al suo, che al guadagno, vi sa 
rà eziandio molto a. proposito per onorare 
i:gedtilaomini, che intendo. per conto; del: 
le armate ed altre galere spesso vi comvere 
rà ricevere ed onorare. :È per, véntpra 
poteste in ciò avere un ghe, "ngeli 
vi servisse di lui, E vorrei che, a, lui deg 
il primo Iuago, se i-luoghi nop sog, ì 
come pari, non possono essere. Questa; 
tutto quello che io in ciò desidera, nel: 
qual desiderio è mescolato l'interesse vosù (I 
al qual io ho rispetto più che, sd. aliron 
Nè darei costui ad altri che a voi, che non, 
seoza ‘mio sinistro l'ho allontanato ‘da mg, 
Ma considerando chè esso serve me,.. seri 
vendo voi, non mi pare allontanarlo Rapa 
to. Datemi risposta, e state sano , e ralle- 
gratevi con Marcella da mia parte di que 
sto onorato luogo suo. Alli 13. Ottob, 1534 
Di Padova. NA 



























0 Wi rendo ‘grazie CI ia nol 
teridi 'ò volentieri A d do pi rtirofe 10 Ba 
"> "GOA Ao i LESE i 












SR AR 0 


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Lo bilfho: ALU fo" Bla 
te'BRe 30 fappit i è ‘atte . 
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9 sosd offom vin. vitup 
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sari dv iii n 
£1Pbi che ion sete venuto qui jeri, co- 
-silbaiceste voler fare, vi att pei disvi 
cli Mbbdigli:"Boho lia fatto ‘venire ‘al Der 
; "dt rbt di Papà Paolo, che con-* 
E Trio fedi alli Sig. 1° impresto del! 






















r me. Ora ‘è “il tempo di 
cosa. Daretemi risposta , €, 
4, di Novembre 1534. Di 








Di 
AR 
Renderete grazie a Monsign. ‘il Gene» a 
tale, quando S. Sig. averà fornita l’opera, 
la qual son certo clie’ èsso bene e fon 
ritirà..Questa vi fo. golo acciò, late 
PRA 
ne pi gi 


n fu 
fo È 











iabià È, Lisa 
usarlo, ‘nè vogha tener in' 
tempo più questo justissimo desiderio mio; 


î did LETDTBRE :FAMIGLERART. . . a 
.e- perché, sua. Eocellenza ba -«melte :doedpih 
zioni ,. vi. prego a tenerle questa: Coss'ori: 
«cordata. Nè mi pascete voi ali:: dirmi soil 
ho parlato all’Eccellenza di M: Jacomo, es: 
so mi ha detto, ‘che ta fowmnirà.: Ma fate, 
ed operate che ei la fornisca, e che M. 
Alessandro ceda alla lite, di modo che la 
.sospension- sia levata/.e”the io possa conse- 
guir ad intrar nel mio possesso. Se mi ame- 
te, e.se credete esser amato da me; . fale 
‘che, io,ne veda il fine, il qual fine giàcto: 
averla: veduto, se non fosse stato la-engér»: 
. ®zuza, e risguardo, che io ho ia M.. Jacek 
mo,..il qual io amo non. solo. da :( ada 
-.ama. anco da fratello, siccome merita 4mgna 
- .. molta, virtù. State sano. Alli 13;di-Noremb.: 
‘1534. Di Padova, ° n 


4. 


Bembus pater. 
COLV. oa 


. o. 1 CRUL. 

Vi mando questo mazzo di lettere da 
mandare a Roma, se il Priòr di S. Giovane 
ni sta i extremis, subito facendo al ‘ ca». 
. vallaro, che primo s'ha a partire; tutio 
quello avvantaggio, .che vi. paresse son. una. 
. parola di ciò a -M.. Carlo. da. Fanp isa 
: mal sno fosse di, qualche .gierno on menti: 
+ sivragtaggio , secondo  ango-.vk pareràabtiaso 
. .vroleste..anco darlo a. M.. Agostine Soviangitt 
: fate ‘voi, dopandegli:due, méocgriiglai e vgioil 
de. dare al cavallaro..- Salo 1a rmerbistazolite 
le, dettera.. mie, subiionsano flat An uanan&g 





. DRIVER ‘sitso. 245 
èl& Annbassiator rcon*quidite-&el:fratélto, E: 
di:cià daretensi risposta usando -la © wostràî- 
diliseriza subito e senza dimora di intet-’ 
dere quando, e chi parte. State sano.ARi' 
16. di Novembre-1534. Di Padova. 


Vv). ° Bembus pater. 
e. $ è Lan core Lo E o. . e 
3 1 ila 46,0 COLVE: A . ‘ta dDE& 
a MERI TI SERENO) 


Voi-rhi parlate a certo' modo della lete' 
tèra:, che io mandava a Ferrara, che‘*nòn’ 
vi intendo; se ‘non è burla la. vostra ;-"e- 
che :M.. Ventura sia morto, se ‘così è priv 
natndatemi la lettera. Se - io “fossi stato “a! 
Venezia, non averia-voluto esser nomina=! 
to: at Priorato, che non è da me ora en: 
trar in quel ballo, il qual potrà esser più: 

lungo, e più molesto a Monsign. Giustinian 

ch’ei non vorria, pure esso non può per- 

dere, nondimeno voi’ avete fatto quel 

. che sì conveniva a farmi torre. Così dire- 

te .da:mia parte a M. Bernardin vostro co- 
gnato;-al qual farete’ questa lettera’ comue: 
ne. Non gli rispondo altrimente , che ho. 
ntille ‘occupazioni, e fastidy. Ho conosciuto 
là: sua" amorevolezza inella sua lettera. Scià 
vitemi. qualthe' coss della' stampa, quiinda': 
éllassi comincierà, @'-farete‘che:s0 ogni di 
vpevéda quella :caridi; che ae:ne 'stastiperàr’ 
Altendete: a cetàvsganiti che: nona è poca fe" 
- Tioità da.ishgiità Cd: questa:mortàb vita, 'Stipio"! 
abbiate fatto :mezzepse cus è; me née'tilles# 
gebicson sh ugisitap buon: jnoleSfaecia;‘è'ebn' 


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panel: o "if PE F' SOI inisiasmal 
‘ ste ATA codesto "9 in ib Q 
i, "' Figliagi. crimen ricade, he di di 
.grendiss,. Cardinali, Francesi, 
quercoledì, perchè 3; 3i conti ER von 
al -di avanti, ovyero «Perche .yeda 
staranno, qui.-il dì. dietro,y. MPA, 
sno parbti., Pergiacchk sForerpda = 
| staranno cqui., | 

290 e date, sano. Alli 7. Picone 


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di aver,talte A qpuei lhi; denari, per dA ata 
creditazio :hon...vi, Randava, di EAHGr gif 
qui. Jsaria;nstato. *CAFQi6 dalcer she siifo 
avesti, seT:vHa«. Nè capche vaglia. Bhe i-.% 
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ai ver negati tiiedi mo 10 gia 


rlate, è stato sempre amorevof@’ tetti 
Pini peli, e della casa vostra , e 
difensor vostro insino a darmi causa di: 
lamentarmi della*'sua poca amorevolezza 
verso di. me per questo conto. Ma io so . 
donde vengono’ Tae’ rteste cose Je quali 
{file saper ‘certe! “tenie ‘se’ iv ‘ve-le avessi 
Gette. “Giovànin*Aft6nio: che fu sempre 
Uh Tier fallo vibo ve Te ha ‘colbra. 
tW sî ber“intostrat i fedel'con voi vela 
de Ma non: P ha trattàto cotre 
uo verterà. MA tatto questo poéb' fi 
UÉe 10 RE False da se rilegato oto 
conosco che M. Cola nel maneggiù ‘©@ila 
dai ti avuto un poco dell’ avaro in 
sicune frasche , tuttavia più che in altro. 
‘ Ma se Gio. Antunio fosse stato uomo di 
fede, e di valor nel suo officio, siccome 
T-è- stato tfttto il’ contrario ,'"M. Cola 
Sira ‘stato ‘imputato da petsoria', e la 
Mia "RA nov’ avertià avuto del Vipelbttio 


the pers ithe ella: ‘iton’averk perio 
 Kardfzi3‘daphst chie Gio. Antonio” doti ‘ci 
riHe Guede ‘è stato sola e vera detsa cdi 
Asta ni! iordinet he atcascatativ digibr- 
tn feigiortio s ‘una: lè cose di inomerito 
e “all dom essere intiolpato ‘Mi 
Clan DIDZhentà MO vendo siousdse Rie Did 
MEI n IAT dil'viverj è'inordn aehià 
WACBAiAS! clio veli rich ‘nteto’ stand cart 
Ur pletta®idio!MssGola 'antiltd: miisido 9 
«Asamario[xraldivore;i dò inaoguesta: pira 


vv 


PI RINGS 077028701031 © \ SNO 
a ditvi’il'‘verdo bhò ;disiderata 18900 


pritdenza, dot Wstotavitt «pedate sail, 


Antonio così triste. cose. M. Cola è stato 
sempre di virtù, e'’di fede, e di. co- 
stanza, € sopra tutto amorevolissimo .ver-. 
s0.voi,; e così il conésceretè ih ogni tem- 

wi Ma Gio. Antonio” con fe stlé faltatio, 
‘che hon è il più falso di qui in Frareia. 
‘di lui, con la sua infedelt finirà a-néale, 
:1 suoi giorni. ‘Nè tornerete da: Zara vhe. 


ito&moscetete che io dico il-vero-;'-e se fo. 


hon avessi: considerato ‘che - in qiiel officio 
. ‘esso potrà adoperar. poco i subì: nattetali. 
*izj, e voi: con la vostra  animadverelen 
dj "farete star in cervello, non ve:l’'asgnei 


‘a potervi - esser . comodo in quel repgi 
‘‘Thento , averia . potuto con me tanto the. 
fo. ve l'avessi dato. Questo--ho volute:dir-. 
. “*si, acciò lo.conosciate megho- di quello. 
“che voi per l’addietro facevate, “e sopra. 
‘tutto .acciò che. sempre, gli crediate -pévo, 
| e solamente. col: pegno .in. mano, :però-che. 

esso rare volte -ha ‘la. verità in bocce. E di 
‘queste cose non: ‘più. ‘Ho veduto: l’ instro- 
» “mento di: M.. Marc’ Antonio ‘Lingorjzimel. 
‘ qual è, -ch’ei riceve da -me duedtis$g.. 
: per-resto. Scrivetemi. in: che; codti siro. 

andati gli altri, che vi ho: dati: da ‘Wurgli. 

Delli. due ducati farete ,: tomè; vi piva: 
N. Sig.-Dio vi dia prospero; e;falice Wlig.. 


o» LOTO - "x RIFRIAA 


“fato, Nè il conoscerlo.atto per-la-Juriga, 
3 ratica fatta in casa mia a saper. servire, 


- 


RX SRIBTRO: " 
p gip, State, , iano: con li VORLRi Al ‘oltiimo Îî Î 
Febbrajo 1058. Di. Padova. Bemb us pater, 
equa e sO? eo, 2° 
ba 3 " CCELix. È . e 4 i 

indi IVA LOTO: . 

Ho .awuto Ta gelatina, s e Je buone 
candele che mandate mi avete, delle. quali 
‘cose. vi. ringrazio. Scrivetemi” ‘quello. che 
reastano,le candele la libbra; in £ars. Del 
carallo., che non si possa AVere,,. pazignzi..| 
E ie Gio, Antonio ..ne troverà in, questa”. 
catylata suna ;.di Narenta, mi piacerà, se . 
;ignche. non ne troverà, 10 pai patti | 
uPibledri s.88:i0 li ‘potessi vedere, forse: pe 
isipiglieria;, ma non. li ve dendo | 
s prapogito, entrar, in cura di settiche D 
« 8958; solte riescono ja - .satisfazione, -L }; Mep 
-ighi anche non, fanno per: .me..: Mio, Anto, 

b0.;ha; scritto - a ,Bietto.che, se io gh, Susi | 
- Ao due. pezze di Carisea , ;ei. pottia for . 
| tto: con: vantaggio... Per, questa. spa. 
data, di; Narenta. non ‘gliele posso. più. 
ar. AMO , e. mi scriverete.- pot per. 
sani altra pratica ,- che va.le, mandi ,- 
ida: ve..la manderò. Mi.- ‘ piace ‘che stiate. 
! 00. butti vostri, ;To,5st0 ,;- rome 
I 1. 6ogliox. Salutaratemi, Madonna: la, Contajsa. 
«pba:brona Madanna Lena ;di, Febo, An Re- 
dati di;.se. ne.andò; all'altra. zita,, r BICQRDE. 
«ilintenderete; iper; M. - David, pdl: qual. fia a 
.$Yaeehpa + Chieaato prgn Eabob ci tai 
“gato, itgh a DI 899 {ALe 92001: ( NZ 
Gennajo 1536. Di Padora | 


sib0 VIMOPPRRR FAME GNAM 
soy Honfattb pene quatettog essa aper e ik 
aborte rielia sMiorakfinia 1g cvtaret sega 
weil, ce ‘limiad'uarittoio mpro!943198 nidtitoa 
sodo sinamtaò vpot, alsilsrg 8 Jov 3IIasy 
i ifigt «09 car usle e sio hBeera pan 
“isun o siieov sia ciff pie LV sdo , FH2ov 
(1 06% slerae@@OLN "iboaud HI Leb 
| | .svabs9 
il n@Bigliubborariisimo: Artad vestroi delli 
qadallsiquinop risporderinierorentbitte 19DI 
Megs. [FReboiCrostee mon ‘atinò oder a 
che basta che întendiate voi le cose sub 
cotns; tabno.i Ben mi piace e per conto 
suo, e vostro che abbiate fatto delibera- 
zion di rifiutar, eil .ekset qui a Settembre 
che non averete poi tre anni di contuma- 
db, e pettedie esser: a*!profitto dè Sostro 
gliaero. Quante: alli: ducèti:300. che ‘Ufeytt 
caro che io vi:mandassi; io fard dae 
cosa: di' mandarveli ; -evse non si'ineritti 
imprestb jo molte» decime ;>’ spero 6h vi 
sisemeare:b.in titto., ‘orminvigrao * puità , 
sarà tanto amibmpo cheispotrete: far: 
vostre:in vestite; Ben ‘vorrer ché? mio vere 
veste: pet.‘ lenprime, «quatito “posso: tà. 
dr ‘a mandatdli 5 clre' più chie potrò‘@h: 
dugiar, -mbglio:mi verriofettò ® bisopitt 
Quanto alla! vestettà .diuwolpe , irvpiò 
galdo è qui onè: sarà più tempo: lia - 
volpe y:tornaudo! voi: a-questb Sèttmbpwp 
però monsve di: mariderò. (giù; want ally 
candele»vi ho fhteso i © semibmente quite? 
td: miles Cariseciz i ma, tl cavodlo!, cessa 


PA RIONRINTRA20RÒ: (e.::-2 
At avenp 23 pertetzà ppeoaop dFistmoli . cose 
sigari 20n-ho gten Pi aloalle sktindersio, 
pOIRiTn versttenguella:pochei sele so Lor, 
venite voi a pigliarle. .&alulateimi.cla Lom 
lessau Asibtitfitadeie a star sano con tutti i 
vostri, che N. Sig: Dio sia vostra guar- 
dia, Il Lunedì d$ Carnevale 1536. Di. 
Padova. SI 
ifisb laser beltà secsiadisvedchi: Wbn li 
pofei stvrttinov@ntdnvAlitto fi: queelle tiches 
pelle qualimi:avete - messozo Diodati, aqgadi 
Reso) ii sistbuorgi do sized odo 
pt103 ao SA 2 col Beba pater 
grsdiab qiIet ecatlio ci) 615209 (9, 013 
s1do3ii4: È ib 9 OG: asigdir /b grois 
Cengio Gi Geek i fo; Pisanva mon ilo 
ARETI Rispondi: alle. ‘vostre sdelli. zo. deb 
passato =; Vi. sando: de. due; opére; deli 
miei, brigvi ,; le oqgiali. «ho: sordinatò:, che 
siam date: a. M. -Bernardo. «vbslro fratello? 
al mandospor cano questa; sà sonetti -:che 
Pale smorte .: di: quella: poves 
rp na:altro con:-lore accià son 
myaccpsiatei-di:;poco astbrevale: como 
Quante-alla nistoria ,, «im spa:!neH ottaro 
Librovn:08; Bé> sanita; »la ‘rottabrataue «db 
TasoRa di Francia-ia ;teradadar,. essand | 
slguiento . , prlgwrariti. Debabri silel Saanto 
piglio qaiilità snpu ;pocagrin, quanto didsputt 
asimntat@ de ose. eiiv tempisloro sathe 
viisleze deticaiMa: delle veri > cause: della 
cesasp SGhofuòra: e della:Batria iconvengo. 
eancaze altitra:3 chie im luè poce:sib vede. 


E FAMIGLIARI 

ti i prati noi; i libri; sona. 

) e RO e a 

(etò' Quanti ag Ina PIPCOMIELATEA Ma 
isposto, alle vostre ‘ richieste, 

; 7 Cola mon. ci, quale, Ha 
letto la vos lettera. Però ghe è gtato, Ai 
questi dino è € (così sta, luliggia E . 
indisposizion di rene. Penso andare a ‘i 
dille ‘mesi ‘a’ Venezia-questo -yerno; e 
Fiac Ja lite delle acque, Atten 

té'insiéinte ‘con'la (Contessa. a star sani, si 
io. Antopio,, al qual. nq 

tivo del’ cayallo,, che mì, pare, averne, 
sani sctivere abbastanza, esidero 

o, è sopra tutto di ‘comodo ai re 
Irerut state. sano. Alli 16, di, Novembre. 
1936. Di Padova, 


ur "A © GOLXIL 























a voi, eli "aly ‘scritti i due. i gi 

egli di’e gli altri miolio “belli” e molt col? 
lenti. Nè io per me arei mai creduio che'di 
quelle bande potesser venire così rare cose di 

> questa qualità. Sarete contento di render- 
gii. molte grazie dell' affezion , che esa; mi 
imigstra , € delle laugi . che, mi, da: 
méfgiori che, Bon È “alcun mio . merito. 
pio ( itemni a sua SA ip tuite. a $ 199, 


di 





ni 
mio de 
a ‘me pé 
For fe "osti, "Avere | gr di) 
eq” fa E" così 
sirio DI + ‘anéo” pel ‘mio ‘co M: ; 
gfaffddef briletto di gelatind. ‘1.0, god 
pd ati! vobtrd! Quanto ‘alla ‘lite de 
adgite: vorrei ben, che vi, frovaste dp 
Venezia. Ma poi “ché ciò indi .piiò “e: si 
fard al'‘’meglio* che io potrò. 
10. dio 12, essere ih Vene 
fine.' Confortate la'Contessa a 1 


> qUGIA, 
del” 
tatto via la sua doglia del” ‘fianco , | bo 










che ella non è budha compagna, M. 
ora sta bene e vi'‘saluta. Il povero, Mx 
Cornelio: da “Feltre 1° altro di ., passò adi, 
uesta a l'altra vita che m'è doluto assai. 
È Madonna Cecilia nostra ha avuto una 
febbre bestiale e lunga già più d'un me- 
se, e s'è prevaluta contra l’openion di 
. ciasturio che I’ tà‘ 'visitata. Ed ora è. più 
bella ‘che mai, e ride., e burla 17€ wuole 
vivere allegramebite. «Tomi sto all’ para 
Aiténdete' a star sino con la vostra “fami 
» glia. Salutalè ‘Avitòhio. Alli te di' ‘ Gerinajo , 
nici Di PIA ns î SP iaisk 
: silonp 











bossa 
Figlîuòl' catisg fano. Ho 1 ini i; 
pn Hibne. ara d’af na er. 
rà ‘perito {di ‘po riaile.; vol ; de 
pr i si, 





Poblè, ‘she sò 


ci. riage siatnisbntdito netedarmeltoper i 
vi siate! sfbn rmelg > 
primp sdilato ibosesso j #ocigozio: Mute tenage 
vedere sensi @phttarg lalovostrazomesnatazi® 
ramefienilosi diitgerbatde calpj puiflli ampie 
Teodna ndereikso ‘accoechi averttto 100 de 
‘ tes faeco ib'ipia@divinosibopitio Limes qghe!? 
Madofhaida:Suotessa sè ailgrviagi ci *@0!! 
pettp' diasuhito.di Mems Ma asp pero! 
terh@ chio eltaiziori: si. risentaidelto pamera LI 
turalstisoguale inò gia'dbenè, è Auto!kid:. gi 
metipatbl è pil priegiposi dale sranmidyn 
voi abliastunza: foratto dicnedispieidi faust 
gliai Sulbadielazia noms mic; È adotti 
tuti: Ali: 3iidi Aprile cr3By.01bp van 
© nezig,isi e cala dlizce com ci ot9iS IM 
o Cestio FO TOSTI «oBermbur passa! 
Sg ni Di af, tanza sup oliosiasti 65198 
de ani e GGLXAV, otiziara di ir 018 
ASI ila gi 1 SILURO iggpar ari 6 
““? Figliuol c;6anfssitno: mi! fiacti "arahdd! 
mente delle nozze di M. David, e dette“ 
buous: qualità della ‘mogli; forse’ ‘etti “Sarà 
causa :di-rappacificanri itpisionte jf° e levazgiti 
di live ji che’: setitistei?"MholNo -+ettittietì?? 
Ma più ancora mi piace che speriate che 
‘il nostro Marc’ Antonio .guarisca. Il che 
pur che sia, della *laaghezza del tempo 
non è da far gran caso. Salutatelo a. 
noniè miv.Di-iaanto- mf agalrete tizio , 
Genere , :v:-dell':Elena;'anedetiaamtnite GEN! 
è care; Sariasbempoiclie “gpael sglovarfdisanioi 
solansente:vgovernas@ "butit e Vativadae 
la cata; "pi@0anèbra:-petibasse er ae 





Dr. 465. RINTRO BEMDOR: si: 
ché Mago pisarigheta: della Patriar eastra «7 
Spera, ché se:isegitirà i nicardi ve! .le pers 
suasibrsmosiveo «chei prenderà duna sane: 
miapi Ma jalso «the -egli è inolto»rdi.ma.; 
testà:ed eetinato avellei suBoIagiey Le cche»! 
sisrigpulta: più .skfia..di quello righei essaì è 
N, 6: (Dia.iroglia “he Le:miitiganhia Quin!f 
toga; quello; ehe: vidige..M.:Jacorho :Barpeya 
io NA: AAPRErÀ:s bisolvere ,.. desideri chie. Mist 
Gio, Azitonio ai cantenti delst&anonitato:i 
mai.bisogna 3/che 10. aspettà che 5 Cieguator 
rada.:s :Lividalg4:: il che @rà:rt:rbderéor 
Perà.cha: se ‘Torquato non sandiz:bani atissis 
fasu - dello effigio suo, endi: sua ABarba;! 
M, Pietro, io non voglio pensar a far,pest 
lora,..Tenete- eosì in speranza il Barpo 
senza risolverlo per ancora... 66, io in que- 
sto vi fo sinistro,: vi farò ‘un’altra vol. 
ta tanto maggior comodo. ‘State sano con 
tutti, àÀ RYOS tri..Al kh. 30»; da (rennajo to 1346: Di 
Reggae bi A avro nilof CPETE OE 
ji Balmtatema; Marcella (01M Bernardi? 
Balegna eo Maria: .quande altra. volta saxo. 
rete: \nsttane. -"Woptro: sdme-P.B Bembo ii, 
ari sisitaiga Sci SOGL 101 STOSGS IG alt 
af ii analiera consi Comi petega di 
veevnizi Psr Vasto ab eng ij 
Sa li 0289 tg it DO bo ari 
 F igliuol. “ Magnifico 138 Qlaitisinia: Fio: 
inteso .eapmolie: dispiacen. mit:delle. grassi) 
infermità; ,. che i) sstato.- a Zara:s2 adrim 5 
pus eontado o duhitande:: non cavessane: si .3 
1A: Fanno: Ir Box €h® peridermonire detto» si 


256 LETTERE FAMIGLIARI | 
re delli 5. Aprile intendo .i ‘vostri pirtti 
essere risanati ,. me-'ne -rall “con voi, 
confortanidovi nondimeno aver’ cura 
alla salute loro, e della lor madre; o 
vostra. Che certo buona gisardia coine-sì 
dice, schiva. gran fortuua , e disgrazia 
molte volte. Quanto a M. Cola, esso vi 
-ha sempre amato, ed ama come mai. Nè 
bisogna che per questo conto  prendiate 
pensiero alcuno. ‘Gli ho letto il: ‘vostro 
‘capitolo. :Se un ‘poco di ‘mal di fianfo, 
anzi molto mal di fianco, che questi di 
‘ egli ha avuto, nol molesterà oggi, :ciso 
vi scriverà due versi, ‘Dell’ indovinar ‘che 
| nvete fatto, di quello che io ‘doveva ri- 
‘ sponder sopra la richiesta vostra., non: è 
gran laude , che tempo da se portava quel- 
a risposta. Li danari , che stimava poter- 
vi mandare, mi sarà necessario darli alla 
Signoria: per l’ impresto, che si’ apparec- 
. chia. Il che quanto mi incresca, e sia mo- 
lesto, voi vel potete estimar, senza -che io 
lo. scriva. Sono stato fin qua sano assai; e 
‘tuttavia- sono con tutti li miei, da M. Cola 
in fuora, che però starà bene di brieve an- 
che esso. Del cavallo 8° ei non.si potrà aver 
non me ne dispererò, nè' per questa causa 
voglio darvi fatica alcuna. Qui crediamo 
che guerra grande abbia ad essere iri Sa 
voja, e non senza interesse della'patria no- 
stra, pur Dio ci governi, come sempre-ha 
- fatto. Questo Imperator si dimostra tanto 
| huono, e tanto savio , quanto altri’. tristo> 


DI. M. PIETRO, BEMBO. 
e.‘pazzo.: Del vostro o voler tornar alla pa- 
tria, o forpir.il magistrato, egualmente sa- 
rà,contento pur che vi senta. sauo' con li 
rostri. State ‘allegro. Alli 19. di, Maggio 
1936. Di Padova. e | 
iii... "4. Lu 
;. .Ricevute Je vostre lettere delli 3, di 
Maggio, Magnifico e. carissimo figliuolo:, 
nibito scrissi al nostro Rannusio s Che 

î che io era qui, facesse l’ officio, 

pe- jo, arei fatto con sua Serenità essendo 
*.Venezia, di raccomandarli le cose di Ca- 
laro, e l'onor dellf persona vostra ‘coni- 
memorandoli, che dei danari che essi mi 
nandarodo già tempo, il Genèral ve ne 
imeva tolto ducati 1500. E che voi erava- 
e ormai mezzo disperato, di quelle cose, 
he mi parvero a proposito. Esso mi ri- 
ponde, quanto per questa sua inclusa 
‘ederete.. Stimo che i danari siano a que- ‘ 
ta. ora per via. E potrete ‘farvi. onvre, - 
on vi pigliate soverchio fastidio per que- 
te cose, che sono consuetissime a questi 
iostri , che ne governano , nè fanno. mai 
ran fatto altramente. É quatido conosce» 
ete aver satisfatto al vostro debito, date» 
i pace, se al'ri non fanno il suo, e fi- 
atevi nel Signor Dio, che mai mon abban- 
ona , chi spera, esi fida în lui, Io vi 
0 già più dì poco scritto, che ho avuto 


‘ Bembo Vel. IX, 17 


f 


258. LETTERE NAMIGLIARI. 
tanto da rispondere a lettere gratulatorie 
venutemi da ogni parte, che non ho potu- 
to più. Poi con voi mì par poter usar. 
negligenza più che con altri;.sì che - escu- 
salemi. o. i È ST, 
Quanto alli benefie;j di Marc'Antonia 
si farà tutto per tempo. Non wi date naja.. 
alcuna. di questo, e tanto più..farò volopy 
tiera quello che -far debbo, ,che-.ho .vedu 
to il fanciullo attendere a farsi .da: qual» 
che cosa, ed a studiar diligentemente, fi 
che mon potria aver cosa più cara, lo 
starò qui con licenza di N. $, fino a me 
zo: Settembre. Che sarà stato .a- comodità; 
mia rispetto ai caldi Romani,.che. sqa 
ghiono essere. fastidiosi. In questo. mezzo; 
e vi scriverò qualche volta, e .vederò 
delle vostre lettere. E forse. si..intender: 
rà delle cose della guerra col Turco nen. 
andar. così sinistre, come voi .mostrale: 
dubitare, ed anche molti altri. dubita-- 
no, che Dio il voglia. State sano, @: 
salvo, e lieto. Alli 17. di Maggio 15339» 
di Padova, — i e MEPIESICE 
Tu questa éccasione ho. avuto biso 
gno solo di voi, e vi ho desiderato. non 
poco. l 
P. Card. Bemb. e padre vostro. 


- } i ‘0 8» ji . O 
td ae. e) Sento € TRE SLI Gi 1, 3° ‘ail die 


DIANA. IBINTRO. BEMBDI. 23 


Sicoalbrioro vis: 0 stspiionaly sh ANNO 
A I x SA e za 


-iboig cstd stori SOCISKVI. (00 ST pura seg 
I6BIO EI OT IST GR ni ner posi 
N09? Dottor ‘Guechia -M. Jeronimo:' mi 
ha pregato vi preghi, che venendo. li. 
Sindtiti,ve 10° raccomaadi a quel desiderio 
sub: al’-quale altra «qolta .ve l'ho racco<: 
mandato. Cost ‘dunque: fo. : Sarà bene: se: 
potrete ‘von Fiustizidi satisfarlo. Qui: si dix: 
cdab;diverbit’cdose della vaglia-8 disposidioni 


r 
CS 


di Sttièr"Fueco: verso quelli luoghi. «Ap 


i séiò stiti' inviati danarie-oredo anché» 
atto, pe saltar' quella ‘città: quando» une: 
vetifise'tP bisogità: Ma-stiiab nustro' Signor 


Dib rithovertti “quel Sigior da questi : pene: 
stenti VQuliv ini starò’ fin Settembre ;' poi: 
mt'itivitrà* pet Roma, e pregherò.-nostrò : 
Signor’ Bio regga i miei passi e miei pens 
sféri', sé averò modo, casa vostra sentirà” 


del’ béti' miò*y se ‘queste grandezze: son be 
ne. ‘Fu'ogui modo ‘ho speranza;:che Nostro: 


Siknor'Dio che ‘mi ha governato sin questo 
di; mi governerà da qui’ innànti, ‘Attet- 
dele a star sano, ed a farvi onore: -Satu: 


tate Gio. Abtonid, Alli 28: di Maggio 1839. 
Di ‘Padova. «ion. 


Sit» GOXLVII> 


Figliuol Mag. e carissimo, Dio vi sal- 
vi. La causa che io vi scrivo questa, è per 
pregarvi che se vi venirà dinanzi una cau- 
sa del Reverendo Abate di San Pateraiano. 


sot 


ud . 
L 


260: LETTERE FAMIGLIARI — - 
di Fano vogliate per amor mio ‘espe LeTÀ 
quanto più tosto, e favorevolmente potretà. 
a giustizia, come se essa fosse mia ‘patti 
colare e propria, che m'è stata da’ tal 
amico raccomandata , che per così Ja ted; 
go. Averò gran piacere che ’l ‘detto ‘Abate, 
mi renda grazie di questa mia raccomafn: 
dazione, e si landi della. persona. vostra. 
Qui siamo in grande espettazion della guer- 
ra tra Cesare e Francia. Il qual Cesare fa 
: sare ca 
veramente da magnanimo e buono impe 
ratore , e. supera cgni credenza. Il parenté 
vostro ora, che è stata data licenza al Cons, 
tarino, rimanerà solo a quella im présa , 
alla quale io per me non sò quanto ei si 
bene atto, còn la sua grande, e pompoia 
eloquenza. lo sto bene con tutti i miei Se 
così è di voi mi piace. Non sono ancora an- 
dato in villa, ora da certa causa ritenuto, 
e ora da un’altra. Penso andarvi fatto que- 
sto santo Autonio. Salutatemi Marcella o 
per dir più segnatamente la Signora Corì-. 
tessa. Ed attendete a vivere lieto con la 
vostra famiglia, e fate che quelli fanciul-. 
li imparino. Madonna Cecilia, che sta al 
solito all’ uno, ed all’ altra di voi si rac- 

“ comanda. All’ ultimo di Maggio. 1530. © 


lo) 
Bembus pater. 


- CCLXIX. 


Ho inteso volentieri per le vostre da 
Zara figliuol Mag. e carissimo, del’ pro- 


DI M, PIETRO BEMBO. 26: 
spero viaggio vostro, e del buon viso fat 
tovi da tutto quel popolo. Lodato: né sia 
il Signor Dio, che v'ha tanto donato del= 
la sua grazia. Sopra tutto m°’ è. piaciuto, 
che ’1 Capitano vi sia divenuto amico, il 
che non reputo poca cosa, Slimo siate a’ 
Cataro già più di, e aspettiamo coh desi- 

, derio il M. M. Marchio Michiel di ora 
‘ in ora. Qui si attende la risoluzion del con- 
vento dì N. S. con l Imperator, e col Cri. 
stianissimo. Del quale ben che poco si speri, 
pur N. S. Dio sa operar, quando’ vuole. 
Marcella sta bene con. Ja sua famiglia. Del. 
le mie cose, ve ne manderò secondo ‘che, 
io potrò. Attendete a star sanò. L'acqua 
del Leguo ha guarito in pochi dì una do- 
glia, e gravezza nella persona della quali- 
tà della vostra a M. Cola. Questo dico af- 
fibe che se la vostra doglia, e gravezza 
. «continuasse ne deste avviso, che vi maa- 
derei del Legno, e il modo di pigliar l’a- 
cqua. Tate ‘che io intenda alcuna cosa det- 
tavi di me a Zara dalla vostra Santa. Alli 
13. Giugno 1538. Di Venezia. 

Bembus pater. 


CCLXX. 


Mag. figliuol mio, Dio vi salvi. Molto 
mi piace, non solo che siate giuoto sano 
e salvo a Cataro, ma che il luogo vi sia 
piaciuto più che non pensavate, e abbiate 
a dimora vostra in hella e grata paris, 


F.:£° BRRTERE > SACAN : 
. pgine.sevizete. . N. -Sig,. Dia, ga (del, tenti 
dato, Qui abbiamo avuta la: iziegna tu 


PIO 


rà in. sx stata s apcompagnata dr 
ella del dovetg. saper yo e 
da «quella del da detto. IMPEESIONO ‘onde now 
deveretàaver:.sospetto costi di gasa alcuna 
Quanto al mandar per Marcella, se da 
guerra non molesterà , farete come vi pa: 
rerà di fare. Ma non ‘consigliaste già così 
questa Rep. con la..yostra scrittura che de- 
ste in collegio. Benchè se non fu allora 
deliberato sopra ciò quello che voi consi- 
glinvate,. «nos sarete. obbligeto, oB0L,8 jgguesto: 
Più : .degli. altri. Marcella .sta bene, 6: 
pane che si fa. un.garzon da bene che m# 
‘piace malto...State sano. Alli 27. di‘Giugne 
1530. Di Venezia. Gio» pr 
. Mi Cola, qual è qui: s lesse, la: ;VOGHa: 
lettera e vi risaluta per le e. maitiss., ‘valtas: 
| i «Bembus paseri 


CCLAXI. 


Mag. fi glinol, Bio | vi salvi. Ebbi le vo- 
stre ultime, per letguili-intenda che aete 
sano . con..li vostri. ;. di che a:Dio . lande, 
to sto bene assai cori li. mici, .se.non gue 
:M; Cola è alquanto indisponto s ::00, Bpero 
si riaverà.di hrieve.:Vi manderò:.due. opere 


| ‘Dt: M.'‘'PIETRO/BEMSO. s63 

delli difei brevi; come Siane:-forniti. Ora 
Wi ‘raccordo per ginstizia: Mi. Fasio di 
Riberti' buon ‘vostro  cittadirio ; e:da: bea 
mo, il'qual vien:di eostà, e sarà poeta. 
te di questa. Th tutte le cose, nelle. quali 
Ai'averà bisogno del-favorii-vostroj; icaro 
ili Sirasché Gli facciate-tutti quelli piaceri 
Bow ono vostro the: potrete di cid..ve 
fie-sentitò oBBliay:Attendate-sa star sano, 
Baltitatenzi"la Gontessar'Alli42: Luglio 1536. 
i Padoverst: .. . ! Sn 
30. spila ale sigla 


de 
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i Mag:figliuol' carissimo? Mi-piace che 
Abbiate manilate-te due galere.con:ii con- 
6: fanti ad‘'Antivari, ancora. ch’ egli non 
abbia -bisognato: Che. si vede: che avete 
“amore alla Patria, e animo:.di provreder 
dove bisogna. Stimo state per star in. ozio, 
e che il Turco averà altri pensieri.. Averete 
inteso della ‘triegua fatta per l'autorità di 
N. Sig. tra l’Imperator, e ‘l Re Cristiaais- 
simo di ro. anni, e le molte feste che ne 
ha fatto esso Re. La qual cosa non credo 
sia piaciuta a Costantinopoli. Nostro Signor. 
Dio governi il vimanente, che non .ha' men 
bisogno della sua mano,. ‘che le.;.cose.fin 
gui abbiano.avuto. Vi mando li due ulti- 
mi. Sonetti, «che mi richiedete. Noi tutti 
stiamo <bene.::Attendete a star gana, e .lig- 


264 LETTERR FAMIGLIARI" 

to :aridorà voi. AÙi 3. di Laglio #538; Di 

Venezta. Mi. cia 

dui CCLXXUE, . | 2A 
i “Mag. figliuol carissimo, Dio vi saltà;: - 

Ho avuto la vostra lettera con la dispo» — 

sizion' dal Tarco presa. Avete fatto hene a: - 

mostrarvi diligente con la. Patria. Io .era: 

‘ qui in Padova quendo l'ebbi. Averete voi: 
da M. Bernardo inteso prima della tregua 

de’ 10. anni tra l’imperator ed il Re Cri- 

stia'zissimo , e. poi la pace. -tanto. bella, ed 

a proposito della - o06e del :mondo Gristiano. . 

La'qual ha fatta Dio, e non gli womink 

Spero che anche quest’ anno si vederà: 

qualche cosa. Ma l’altro certo se ne vederan:: 

no molte, però che li’ Imperator vuol far 

la guerra in persona. Son. pregato a pre- 

i garri che vi contentiate dì dar licenza a 
aolo Stevanello che è col capitano Ca- 

gnolo. Averò caro gli diate la detta licenza: 

ra 8. o so. di tornerò. a Venezia per an-. 

dar alla Quarantia. State sano. All’ ultimo: 

di-Luglio 1538. Di Padova. —. ” 


CCEXXIV. 
Mag. figlinolo. Intesi questi.dì per :let- 
tere del nostro Rannusio della bella opera: 
fatta per voi a Castelnovo., e questa mat- 
tina l'ho meglio «intesa a bocca del M. M... 
Maffio Leon, della quale mi -rallegro con. 


DIM; PAEFRO BRMBON 265, 
vai. Ne avete riportito singolar eommendar, 
zion, e laude. E sete riputato e buon..@, 
valente, e diligentissimo. Io per me ne 
ringrazio N. Sig.- Dio: chè vi dà questa 
virtù. Ora ho ‘poi ricevuto la vostra breve 
delli 1r.:per. la quale mi «dite. del partir. 
del :Sig. - Turco. di Andrinopali verso dl: 
Caraboldan :alli 27; del. passato. Edi quel 
Sanzacco .che..intendete voler: venir. a’ vo» 
stri: darimis» Prego. il ciel..qhe vi-denì forze 
da-trattarlo mal, e da accrescer. il-vostra . 
buon nome. to sona stato molti. dì -qui.. 
a ‘Padova in: esamimazion di testimonj: per. 
la. mia lite. Fra duo. .di-tornerò a. Vener.. 
‘zia. Tutti stiamo bene, e M. Cola. vi salua: 
ta., ed. io vi abbraccio, e bacio. Alli 26,- 
Agosto: 1538. sDt Padova," 0 an soa, 

SASSI ALII A TSE VOTE ile Bembus : pater: 


n 


. . i) nt è 2 - è 
F, tia. ai 2° hè: vu, îI 
CCLXXV 
e» ‘e ‘ ' « +. - . n “. Li 
. n a a‘. n PESA n TL. . 


: +. ‘Mag.-figliuolo. Di quanta consolazione: 
mi siano stati i magnanimi'e pruilenti pore 
| tamenti vostri ne le. richieste ed assalto. 
di Barbarossa, so-che senza che io il dica,. 
da per voi arete giudicato. Tuttavolta per 
dirvi anco due parole, vi dico ‘che ancora 
che io sempre abbia fatta ottima ‘esistima-. 
zione del buon ‘animo, e \della:::virtà:’ vo- 
stra: ,. in ogni modo-‘avete ‘superato: la es- 
pettazion mia. Onde a me non è stata cosa: 
molto nova che:abbiate:superato.anco:quele-- 
la :di ‘tuttà la nostra Patria; Dalla qual’ 


_ 


465 LEYTERE FAMIGLIARI 

Patria se non sete slalo onorato: comé? itie- 
ritercte, ‘e come già tutto il Colcgiouvera 
deliberato di fare a le prime novedd 
espolsion de l’ inimico futta: per_.voi j -gion 
ve ne doverete grandemente. maravigliaro, 
considerato l’ usanza : delle: Repubbliche; 
nelle quali sempre vive, e-viverà la-enu. 
lazione e la invidia. Ma ‘contentatevi di 
questo , che da ora ‘imnanzi non vi man» 
theranno tutti quelli: ènorì, che ., potete 
onestamente: desiderar da lei. E. che: see 
tanto laudato , e levato fino al Ciclo da 
ego’ uno, che non è alcuno tante amate 
da un altro, quanto pare che siate voi:dà 
tutti. E quelli medesimi che v' hanno in 
widia e non vorriann la: esaltazione vestirà) 
se pure alcuno ve n'è, parlano-di voii:soh 
somma , ed immortal laude. Tra tuttert 
cose fatte da noi sono celebrate per le:più 
belle, le risposte savie che avete fatte a 
Barbarassa. E confessano quelli medesimi 
the ressono la Rep. che averiano fatto tre 
Pregadi con molte dispute sopra prima 
che ne avessero saputo far una così bella, 
come le vostre. Avete sopra tulto risusci» 
tata quella povera di Marcella , che vi so 
dire stava fresca con queste nove che an- 
davano di bocca in hocca. Or lodato ne 
sia N. Sig. Dio, che vi ha dato tante vir 
tù. Che io sempre ne gli renderò grume. 
So che per questo non vi - moverete del 
vostro passo, né userete alierezza o altra 
“hovità:, come sogliono. molti delli nostri 


DI, M. :FIETRO BEMBO. —. 267 
molto: spesso. fare. E ricoapacendo agni.gasa 
da, Dio ,..@é.hon da: yoi_ vi manterrete. que- 
#tb;:buon nome, ed illustre (che -vi avete 
megquistato ,: con.-modestia, e prudenra.,..& 
fislcezza, secondo. Iiusn::della, natura vostra. 
Fosaspelto. nuore ida, Rowa, per. sapere 
quando mi debbo metter in.-via per andar 
a N,Sig..Nè.so ben axicora quello .che jp 
a:far m'abhia, Credo nyndimeno che nos 
tarderò più gran fatto qui molto. Rallegra- 
mi similmente: con voi aricora. del rimaner 
gi Lorenzo a sqpraccomite così onpratameg- 
4e,.come ei rimase, E son certo che mai 
mon sia. più rimase alcun sapraecomito. coi 
giovane, come; .è ..rimaso. esso, N. Sig.;gh 
dia. della sua grazia, - come-a voi ha .dalp. 
Voglio. tornar a. dirvi che da qui innanzi 
quanto userete più modestia nelle vostre 
lettere ‘con la. Repubblica, tanto sarete 
più laudato, e acquisterete maggiormente. 
State (sano, e contento. Che noi ayete fatti 
di voi: congentissimi,. e Vietissimi. Alli 0. di 
Settembre: 1539. :Di Padova. vi 
): u NE, -COCLXXVE. a “ri 
ar - +Figliuol Mas. e carissimo, Dio vi;salvi. 
. Sonastato questi di cen. molto fastidio per 
pento. vestro. intervenendo. questa. nuesa 
guerra Tarohesca.. Ed io langamente- par- 
lai con _M. Michele ingegnero che ; fu. que 
wi mesi: passati a Zara mardasovi; dalla Sig. 


th. 2 Lf I | 


268. LETTERE FAMIGLIARI 


Il’ qual mi disse molie cose buone di. voi, | 


e ‘mi fece buonissimo animo. Questa miatti- 
RE) e. 6° 200007 - è : si “ ignet 
na poi ho avuto una vostra. ‘Laudo la ‘dè 
liberazion vostra. di mandar Marcella a' 
Venezia con la famigliola piccola. ‘ Sarà 
ber fatto, non perchè io dubiti di pericolò 
alcuno di quella ‘Città; ma è buono in oghi 
caso aver di suoi deboli da “rimedio in si° 
curò luogo. Piacemi che Lorenzo sia uel 
Galeone, e che Luigi’ sia coù M. David, 
e_si porti bene. N. Sig. Diò Ji’ conservi 
come dite, avete assai del vostro ‘a scotto' 
in. questa guerra. La qual guerra sbero 
terminerà con riputazion della Patria no- 
stra, e'tosto. lo sto assai bene. Altende- 
te a Star saio voi. ' Dogliomi che stinid’il 
vostro successorè ndn dover andar a Zara 
a questi tempi, onde voi più lingametite 
starete da noi lontano. La qual cosa ‘inî 
incresce più che assai. Ma rimeftiamoci in 
Dio. Esso saperà, e potrà consolarci. State 
sano, e salutatemi la Sig. Contessa. Alli 20. 
Settembre 1537. Di Padova. | 


\ 


Bembus pater. 


CCLXXVIT 


| Ho vedutò per le vostre fettere il‘di 
spiacer che avete preso ‘della morte della” 
Morosina, insieme can Marcella, e certò 
sono che ‘così ‘sia; come dite, sapendo quan- 
to la poverina e amorevole vi aiiava; ed 


- 


vaste qualche buon Caval Turco,.e diedine 


‘con tutti i vostri, Alli 23. Settembre 1535. 
Di Padova. | a 
se , Bembus pater, 
CCLXXVIII I 
Figliuol carissimo, credo avervi scrit- 


to già alcuni mesi in raccomandazion dei 
Bertolachi da Zara, in causa di certo omi- 


è. » . A 


, 


270 IRTTERE FAMIGLIARE 
ognt'cosa, e séetizi girarilaf a'‘vosd cles' ib 
d'altri vi' scriva; vogliate ?tender:conguta 
to l’animo vostro, e ministràt'buosd giù! 
stizîa: Che tanto mi sarà caro, quanto in- 
tenderò che così procediate. Siccome però 
tuttavia inteodo, e‘s0° chè ‘ne sete laudato 
e commendato assai. Noi qui stiamo bene. 
Se 'tost state vél' ebti ‘fa vostri! "fansiglia, 
mi°è cardi ‘Salutaterni-Marntelld) N::$.1 Db 
ci4'‘ifostrà guardia; AUi 22iNoveritha 26389 
DI Padova.i i iii Iris) dimore 
fee a a he vel. Li ai100 

- GGEXXE Cali Sho HOST 
GP toa Sri Ort IC, 


‘ -_ 


° “Piglivo! carissimo e'‘Mag. Did:vî sai; 
. Se vi doleste di me , ‘che non vi scri 
molto spesso areste ‘ragioné, se non sapestò: 
la'mia ‘natural negligenza’ in‘ queste: ‘deri! 
moniè. ‘Oltrà’’che ‘io’ s0, ‘che sete avvisato” 
da casa ‘abbastanza. Piacemi che della pe! 
soria ‘vostta qui si ragiona onératamente da' 
ognuno: E gli. Ambasciatori “di questa Cit 
tà vi hanno laudato grandemente. Intendo 
che state bene; prego N. S. Dio, che:vi. 
conservi di ben in meglio! Io sono pure 
qui ‘ancora s per la ‘mia. hte, la qual spes 
ro fornirin-brieve: ‘Di ureltorshespopalla 
trà esser scritto: dà: M. Beruatdo Ai nte79 
non crédiàte cosa ‘alcuna de néli col jpegndio 
in mattò. ‘Attertdete a farvi onere) "Coin 
fate. N; S. Div sia nostra guardi Sat na 
te in indme' ‘gio ‘quelli Preti mol idenddi, e! 


POP CILS. LOLA GIG 


| Di: M. PIBTRO .BEM&0, 27%. 
de’quali m'avele mandato sanettie versi che. 
mi sOnO stafi-carissimjii. Alli 6..di Gennajo 
1536 La. Venezia. |. 
vtr nie e ie siabesgam or; 
«Ho avuto questi dì una vostra-degli. cotta. - 
Novembre, che-mi è stata-gratissima. Ancox,, 


ra: che abbia veduto in esse quello che.non:, 


averia creduto, che sete caduto -Bailo: ag 
Corfù di due ballotte. Sia laudato Dio, che 
quell! che vi hanno -Lolto Corfù, non vi 
potranno torre la virtù e] valor vostro. 
orse è. stato per:lo nuigliore questa :00sa, 


aoeciò non abbiate continuamente a. combate. 


tere..e -a difendervi da Barbarossa. Dio. sia 


del tutto ringraziato, Quanto ‘a quello che. 
due .che..io faccia a benetizio de’ vostri fl-._ 


gliuoli ora che io posso, vi dico che sem-.. 
pre che io potrò, io lo farò molto. volene. 
tieri. Ma vi posso ben dix. questo che, io.. 


non fai mai più povero di-quello che so-.. 


no adesso che ho fatto ducati Zoro. di de... 
biti di danari tolti. ad «impresto :da.; mig. 


vamio È Auttavia:per queste Garestio infir.. 


nite converigo-spenderitauio: cha. io vorrei , 


esser;.nello stato nil quale io: era ‘avanti — 
che. voi partisie da Venezia. per Cataro, Che 


mi -reputeria rassai- felice, siccome mi re- -; 
utava, dovè-ara: sone un: povero Cardina».. 


»b 


e.che bisogna che:wiva «del.ipan -d' altri. c- 


Spero nondimeno che N. S. Dio, che non 


872 LETTERE FAMIGLIARI | 

suole abbandonar chi si fida nella sua. M: 
non abbandonerà nè anche me, quarvdo 
li piacerà così fare. In questo mezzo farì, 
come o, e così farete ancor voi. N 
beoefizio di Cividal è di uno de’ vostri fi- 
gliuoli, e di cio rion avete a temere. Glie 
lo darò quando vorrete. E forse non / 
terò che mi rispondiate. Mi dite che spe- 
rate vedermi questo Aprile , avendo man: 
date a rifiatar. Non voglio per niente che 
veniate qui a questo tempo. Andate pur 
per la più breve a casa vostra, che potre- 
te poi venir a Roma a tempo che io po-. 
trò farvi più carezze che non posso ora. 
Io sto sano, e bene assai della persona, e 
questo aere mì è amico, ed è più tempe- 
rato la vernata che non è il nostro. Io mi 
sacrerò Sacerdote queste feste, ed attende- 
rò poi ad imprendere a dir la messa ed 
a dirla. Vedete quanta mutazione ha vo- 
luto N. S. Dio che sia di me. State sano, 
Alla vigilia di Natal di N. Sig. 1529. Di 
Roma. . 


CCLXXXI. 


Rispondo a due vostre, e prima quan- 
to alla raccomandazion che mi fate. 

Dico, che non basto a raccontarvi la 
poca prudenza sua, ch'egli ha usata .me- 
co nel trattamento di mio avviso, ch'el. 
mi disse avere avuto dai suoi a posta della 


DI M. PIETRO BEMBO. 273 
mprte del Vescovo di'Chioggia. La qual 
cosa, perchè vorria un' foglio tutto intero . 
ad esservi descritta, non dirò altro, se now 

uesto, che not arei mai creduto, ch' ei 
osse così poco prudente. E per tia disgraà- 
zia ora si duole di me, che nol. fo fare 
Vescovo, non me ne averido mai fatto pur 
una parola in tutto il trattarnento di que- 
sta vacanza. Ma volesse N. $. ‘Dié, che 
fosse degno di esser Vescovo, chele cose 
potriano andar per buona. via.- Ma acciò 
sappiate quello che non sapete, questo po- 
ver uomo è infame’ in tutta questa corte; 
ed è pubblico, e notissimo; che si fa far 
quello, che si fano far, . mi vergogno a 
scrivere, e narranosi duo bellissimi acci- 
denti suoi in questo conto ,' che ' sone: in 
bocca degli uomini grandi - e - piccoli. Ha 
per male esser nato maschio, e fa quasto 
può per somigliare alle femmine. lo-Fama- 
va dì core prima che io sapessi questetca= 
se di lui, le quali lio sapute per bocca di 
chi ha ciò veduto con gli occhi tuoi, e 
trovatolo in quel laudevole esercizio.‘ &î è 
allargato da me da se stesso, che io non 
gli ho mai fatto altro, che amorevole ce- 
ra. Ren ringrazio Dio, che m’abbia libe- 
rato: senza mia' opera dall’amicizia di così 
qmale accostumato uotno. Dogliomi mondi- 
meno guanto posso di non potervi’ satisfa- 
re. in quanto mi pregate per lui, per con- 
to gel vostro Luigi. Ma noù ‘vi date. ma- 

| Bembo Vol. IX. . 18 e 


274 LETTERE FAMIGLIARI . 
ninconia , che spero aver un di modo. da 
far per voi, e perli vostri cosa di maggior 
momento, che questa non è. | 
Io bo.un Cappellano mio da Cividal 
molta. costumato, e letterato, e di religiosi 
costumi, e vita, il quale io amo grande- 
mente. E perchè so, che ’l vostra: Marco 
Antonio non anderà a star a Cividal: per 
conto del Decanato di quella Chiesa ,: che 
vi ho promesso per lui, ho. pensato di re- 
nunziarlo ad. esso Marc Aotonio. . E. che 
Marc'Antonio lo renunzii al mio Cappellano 
con la reservazione delli frutti, e col re; 
resso. Ed .a questo modo esso averà tutta 
$ utilità di quel beneficio, come.s° ei. fos 
se in persona sua, ed il mio. Cappellano ax 
verà il titolo solamente. E s' ei. morisse, .il 
beneficio .tornerà a Marc’Antonio. E. perc 
vi mando lo esempio di una procura che 
farete far a Marc’Antonio, la qual procu: 
ra come lo averò, li renunzierò .il bene 
ficio senza dimora. Le morti. di questi Car- 
dinati non mi hanno apportata utilità al 
cuua: che sono stati tre Spagnuoli, e una 
Romano con beneficj lontani, e poco a ms 
convenienti.. Quanto alle speranze, che avéy 
te mal poste, e se aveste atteso. ad altro, 
avereste trovato miglior modo. da; nutrir 
Casa vostra, non voglio rispondervi ,ora. 
Potrà essere, che vi risponderò a qualche 
altro tempo. Ben vi dico, che .avete da 
ringraziar Dio così. voi ,. come hanno,, .@ 


f 


| | I° M. PIETRO BEMBO. ‘875 
debbono ringraziarlo tutti gli uomini, per 
Ton essergli ingrati. Quanto al vostro es. 
sere astretto andar a Sebenico, io non ve- 
‘do questa necessità, quando avete ' tanta 
grazia con la patria, che potete sperare 
‘otteder' da lei il magistrato di Governator 
dell’ intrata, 0 ”l Sale, a’quali offic;] non 
eredo, che alcun vi anderà innanzi. Vi 
profferirei qualche ajuto, se io potessi. Ma 
siate di questo sicuro, che in nessun tem- 
po della mia vita fui mai così povero, co- 
me sono ora. Ma N. S. Dio mi ajuterà, se 
piacerà alla Maestà S. 

°° ‘Di Torquato, che vi sia piaciuto, mi 
‘piace. Benchè io so, che così si dice sem- 
pre dei figliuoli ai padri loro. Pure se si 
Eràda qualche cosa, sarà ben ‘suo. Mi 
piace di Luigi, che si sia posto al palazzo. 
Attendete a conservarvi sano, e salbtate- 
mi ‘Marcella , e sperate in N. S, Dio, che 
non: sia per mancarvi della sua grazia. Vi 
ringrazio dello aver pregata Suor France- 
schina a far orazion per me. Ma vorrei, 
che m’aveste scritto quello, che ella v'a-. 
verà detto di me. Però che io non dubito 
the: non gliene abbiate fatta richiesta, Alli 
19. di Novembre 1540. Di Roma, 

‘ IR Decanato di Cividal.sarà bene offi- 
ciato, e tenuto’ nella persona di M. Ven: 
&rando mio Cappellano , però che egli ha 
tt quella Chiesa un suo fratello Canonico, 
feligiosa ed ottima persona, che supplirà 
per lui. 


276 LETTERE FAMIGLIARI 


CCLXXXII. 


Rispondo alla vostra lettera, che.a | 


questo tempo non si fanno le cose de la 
Morte così largamente, come già si face» 
vano, e. però che io non posso rinunziar 
a Marc’Antonio il Decanato con condizion; 
che quando esso non volesse più, Perin 
vostro il possa avere. Però che :bisogneria, 


acciocchè Perin a qualche tempo l'avesse) . 


che io il renunziassi ora a Perin, e: poi 
Perin: il renunziasse a Marc'Antonio riser. 
wandosi il regresso. Ed :a questo : modo il 
Decanato potria tornar in lui. Ma, quer 
ste ora non si potria far, essendo Perin 
così putto come egli è. ‘Chè come: dissi, 
ora non si fanno. le cose così stravaganti, 


come si facevano già. Ho adunque pensato - 


di farvi per un'altra: via mpggior. benefi» 
cio di questo. Io ‘he \una pension, come 
dovete saper, di ducati cento sopra san 
Salvator in Venezia, la qual peasion sem- 
pre mi hanuo, li frati pagata molto. bene. 
Se così vi piacerà, che io faccia, mì ri- 
scriviate di esser contento, io renunziarò a 
Marc’Antonio o a Perin Ja detta pension, 
che ho podestà di renunziarla. Ma non 
voglio renunziarla ora, che io sono in que- 
sto mio grado assai più povero di voi, ed 
ho gren bisogno delle mie entrate. Adun- 


que mi.reservo a renunziarla , quando io 


hei 


DÌ M. PIETRO BEMBO. ‘ 247 
abbia qualche cosa da N. S. da poter vi- 
ver senza questa pensione. È se voi mi di- 
ceste, o se in questo mezzo tu venissi & 
morte, Marc'Antonio o Perin -resteriano. 
su le secche ‘di, Barbaria. A. questo rispon: . 
do, che.io:posso în ogni:caso: di morte in: 
resenza di due testimonj ‘renuaziar quelì: 
a pension a chi io -vbgliò senza supplica« 
zion, e senza segnatura del Papà, o altro.: 
E però ogni volta, che io- mi sentissi :ma- 
lato, non ‘aspetteria l' ultimo punto, ma 
a-tempo e senza dimora la: renunziaria y: 
come io dissi. Disponete:ora vol, secosì vi; 
piace che i0 faccia, che tanto farò, Se io 
vo queste cose minuzzando più di quello 
che a voi piaceria, sappiate che anclre a 
me non piace usar -questi termini con voi. 
Ma sono costretto dalla bella necessità a 
farlo, per non moltiplicar in disordini tan- 
to’che fesse-soverclito. Salutatemi Marcel- 
la, ‘e ‘state'sano, Alli28. di Dicembre 1540.- 
Di Roma, i ARE 
- “* Dappoi scritto, ho.-ricevuto una: 
vèstra;; «per la. ‘qual:‘mi ‘raccomandate 
| quel frate. "Al tfdale ‘mon mancherò. . Ma: - 
esso" è ‘veriuito male: a:tempo: che - ha ' tro: 
vato il General morto. Intendo anche p 
ella medesima vostra lettera il caso di 
renzo vostro, che mi ha dato molta 
molestia. Ma confortatevi, e sperate nel 
favor della verità, e di nostro Signor Dia 
che è essa verità, potrà ancora essere che 
questa cosa gli darà maggior laude, e sarà 


N 


28. LETTERE FAMIGLIARI 
più conosciuta la sua virtù. N. S. Dio vi 
conforti e rallegri. State sano. Alli 29. A 
M. Gio. Battista Fedele raccomandatomi 
da voi sì caldamente ho usato una cortesia 
che gli ho dato 30. scudi per pagargli la 
staffetta che ei mi aveva detto che gli suoi 
gli avevano spacciata con la nova del Ve . 
scovato di Chioggia, ancora che io non ab. 
bia quel Vescovato avuto. Hollo fatto per. 
satisfazion vostra. Però che esso niente 
merita da me. Che non mostra. più di co- 
noscermi. E sa Dio, se io ho denari da, 
gittar via, come sono gittati questi. ... 
Bembus pater. 


CCLXXXIIT.O 


Mag. figliuol cariss. Mi rallegro con 
voi del vostro essere onoratamente rimaso 
Locotenente a Udine, e più me ne rallegro 
con Marcella. Priego N. S. che si degni 
farvi questo reggimento e utile, ed onore. 
vole, e di consolazion vostra molta, sicco- . 
me spero farà. State sano. Alli 7. Gen<- 
majo 1541. uu 

| Bembus pater. 


o DI M. PIETRO BEMBO.. att 
- «— COLXXXIV. - 


To vedo che hoa far con persone più 
cupide di tutto quello che vogliono, che 
riguardose e consideranti di quello che si 
dee volere. Che bisogna. che quei Mag. 

entiluomini tante volte mi rimandino que- 
sta benedetta quetanza? E perchè vogliono che 
io levi di lei quelle parole, ducati-75. d’ oro 
di camera, acciocchè non si possa per questo 
saper che mi debbono ducati di camera? Se. 
la bolla mia dice così, perchè non vogliono 
che il dica, massime quando io dico di averli 
ricevuti ? Queste sono superstizion le quali 
non si convengono a far con me, che son 
leal e non superstizioso con loro. E se io 
avessi creduto venir a queste dìfficultà con 
le loro Signorie, 10 averia voluto al tutto 
averne la sentenzia de la Rota, acciò che 
non si avesse più queste noje; e se mi 
tratteranno più a questo modo, giuro a 
Dio che io non mi lascierò trattare, che 
non debbo oggimai essere un fanciullo da 
rimandarvi selte quetanze indrieto a que 
sto modo. Io voglio che nelle quetanze sia 
ducati di camera, e non altramente. È se 
questa paga è la metà di tutta la pension, 
perchè levarò via quelle altre parole? O 
ehe bagattelle son queste! Se le loro Si- 
guorie vegliono la quetanza a questo modo, 
la piglino, se non la vogliono, lascino sta- 


‘4 


280 LETTERE FAMIGLIARI 

re, che io non la farò d'altra qualità. Da-. 
rele questo mazzo che va al Mag. M. Je. 
ronimo Corner in Candia, a M. Pietro 
Trivisan suo cdgnato , e pregatelo da mia 
parte a mandarlo per: lo primo passaggio 
per sicura via, ed a sua M. mi raccoman- 
date.. Ho avuto la poliza del relassetur dei 
Signori sopra le camere. State sano. Di. 
Padova alli 4. Agosto 1526. 


CCLXXXY. 


Se non avete ancor avuti i denari da 
M. Giovanni Cornaro, di chi è la colpa? 
mia non già, che ve l'ho e detto a 
e scritto. M. Giovanni ‘è stato a .Venezia 
più giorni. Emendate adunque voi l’error, 
o la negligenza vostra. M. .Giovanni, il 
quale è col Cardinale Pisano a Ronca, cioò 
alla Villa, o Castello di M. Jeronimo Giu- 
stiniano il Procurator, dovea tornare j}er sera, 
e potrete oggi averlo trovato. Ma se non 
l’aveste, portate quelli daneri che avete, 
al cassier, e fatevi lasciar loco per la par- 
tita, come avete saputo far simil cose altre 
volte, sicchè -io paghi. in:tempo, e con av: 
vantaggio, e non con pena. Se io aves- 
si denari, ve gli averia mandati; ma non 
ne ho, e convengo aver pazienza. State 
‘ sano, Alli 27. Agosto. Il Venerdì 1529. 
Di Padova. 
. Se.le cose dell’ Imperator non strin- 
geranno più di quel che par che le abbia- 


. DI M.*PIETRO BEMRO. . 28ri 
oa fare, io non piglierò casa a Venezia, 
e non farò questa spesa; ma venirò fra. 
pochi di per due giorni da voi. o 
+Dappoi scritta questa ho avuta ‘la. vo- 
stra. Dunque fate quanto dite. E quanto ai: 
quello che avete da. pagar, dico che paghia- 
te ducati 50. di manco di tutta la somma: 
che avete pagata le altre volte. Che tanto». 
mi è stato detratto dai Rettori, e officiali 
di Vicenza. o 0 


Lil s 


CCLXXXVI. 


Alla vostra di 27. April rispondo, 
ehe son contento renunziarvi il Decanato 
di Cividale. in persona di Marc’ Antonio, 
il qual poi quando esso nol volesse più, 
. potrà renunziare ad un altro. de’ suoi -fra- 
telli. E però acciò che io’il possa fare, fa-. 
te dare al putto i primi ordini, ed .anco: 
scrivetemi la età sua. Se io non m°’ ingan- 
no, voi non m'avete ancora ben conosciuto, 
e sono tanti anni che praticate con meco.: 
Però che se mi conosceste, credereste, che 
io non facessi le cose che io fo, senza qual- 
che onesta, e conveniente causa, siccome 
è il non aver io voluto accettar Marc'Anto- ©. 
nio in casa. In quello che dite che io ho .. 
giovato ad altri, se io avessi con onor mio 
potuto far dare il Vescovato di Talamone 
ad alcun figliuol vostro, io l’avria fatto 
molto volontieri; ma perchè mi saria sta- 
to cosa infame ‘aver procurato quel Ve- 


sb2 LETTERE FAMIGLFAR? 
scovato eosì debile, e non usato a darsia 
gentiluomo per un mio nepote, mi son: 
volto, dove avete veduto, che per la po- 
vertà e debolezza di quella famiglia, nel- 
la qual già colui era chierico , ed avea non 
so che beneficio, estimai non dovesse es- 
sere quel Vescovato mal posto come vedo, 
che non è stato. Questi dì M. ‘Cola mt 
mandò per la infirmità d’ un Canonico di 
Padova, credendo ch’ egli avesse a morire, 
11 qual Canonico aveva Boo. ducati di bene-. 
ficj;,. Li domandai a N. Sig. e Sua Sant. me 
li reservò, e concesse tutti graziosamen- 
te. Ed in quelli: di avendo io avute parti- 
colar nota di quelli benefic;, avea -delibe- 
rato darne uno deducati 130. a Marc’ An- 
tonio. E lo dissi tra li miei, M.:Flavio, e 
M. Flaminio , con li quali di queste cose 
ragionai. Venne poi per l’altro cavallaro 
di M. Cola, che colui era guarito, e non 
ho potuto mandar innanzi il buon deside- 
rio, e deliberazion mia verso voi. Se voi 
aspettarete che io vi possa far del’ bene, 
io ve ne farò, e non aspettarò me lo ri: 
cordiate, Se vorrete far delle. vostre, io. 
non ne potrò altro. .State sano. Basterà che 
Mare’ Antonio sia fatto di prima tonsura; 
se non é. Salutatemi Marcella. Alli 20. dî 
Maggio 1541. PARI 
Bembiis peter. 


*“g- 


DI. M\: PIETRO BEMIG,, 285. 
0 GCILXAVIL, 


.. Mag..M. Gio. Matteo figliaol carissimo. 
Non si può dubitare che voi non - partici-. 
piate insieme con meco delli piaceri, e di-. 
spiaceri miei.. Benchè il Vescovato di Ugub- 
bio non mi è stato di piacere, per .averlo. 
io avuto con la perdita di quel tento mio» 
‘ Sign. pur quel che iace a N. S. Iddio, 
bisogna che piaccia ahcora a me. A. Lorenzo’ 

desidero buon viaggio, e buona fortuna, - 
Quando andarete in Capodistria, salutatemi: 
il Vescovo, e tenetelo per mio amico, cha 
così Sua Sig. vi si dimostrerà. Baciate Mar-. 
cella in nome mio, e state sani. Di Roma. 
Alli 20. di Agosto 1541. i 
Bembus. pater. 


CCLXXXVIII, 


. Mag. figliuol carissimo, -volea non, 
scrivervi senza mandarvi le bolle di Marc* 
Antonio espedite, ma a questo tempo per le 
altre occupazion di N. S. le espedizioni di 
simil. cose vanno sì tarde, che ancore la 
supplicazione fatta già 20. dì data a signare 
non è stata segnata: spero che domani «si 
segnarà, ed in pochi dì s' espedirà del tut- 
to. Quanto a Marcella io la ho, ed averò 
sempre iu conto di figliuola, e so che 


284 . LRTrERE FAMIGLIANI 
. @ prudente, paziente, e savia, ma lasciamo 
queste cose da parte. Biami N. Sig. Dio 
«modo da farle del bene .che io non le 
mancherò. Quanto a Cape d'Istria, mi: pia- 
ce ch’abbiate accettato, e Dio volesse; ché 
subito che foste fatto Luogotenente nella. . 
Patria di Friuli, ancora che fa legge vi fos-' 
se in favore, ma la consuetudine in con: 
trario per esservi vostro cognato in. officio, 
aveste subito rifiutato; e mostrato -alla 
Patria nostra non volere cosa alcuna it 
contesa ,. che vi mettevate ‘una corona in’ 
testa; e Dio perdoni a vostro cugino che 
vi messe su i salti d’ andare al.gran con- 
siglio, sareste rimaso del consiglio di‘X. 
da ogni scontro. Non ve ne date però noja 
che Dio governa il-tutto. Averete un: mas: 
gistrato molto piacevole in Capo d' Istria 
in ricompensa degli altri fastidiosi ch’avete 
avuti. Direte a M. Bernardin vostro co- 
gnato che ’ prego ad esset contenta. di 
onarmi quella Podestaria de’ due Castelli, 
che li avete promessa, e s'ei-ne sérà con- 
tento , che non dubito, daretela ‘poi ‘voi a’ 
chi vi proponerà il Vescovo di Capo d'I- 
stria, il quale mi dice volervi proponere 
tre o quattro buoni cittadini,’ ‘de’ quali 
eleggiate qual più vi piacerà. lo'a M. Ber. 
nardino darò un di, se a N. Sig. Iddio 
piacerà miglior cosa che questa non è, Mi. 
allegro di quella Podestaria molto più con’ 
Marcella 3 se. non che dubito che la’ non’ 
venga troppo grassa in quel buon tempo 


DI. M..PIETRO BEMB0.. . 285 
che-l'averà; baciatela da.mia parte’, e sa- 
lutatemi il Mag. M. Bernardo, e scrive. 
temi quel che è di Lorenzo, della sventu- 
ra: del quale sento molestia ‘grande. La cosa 
de’ Diedi è espedita, per quanto aspetta 
‘ a quello che essi volevano, ‘ed è in sicuro. 
State sano. Alli 22. di Giugno 1541. Di 
Roma. VO | 
Salutatemi il clarissimo M. Antonio 
Mocenico, e quando averete tempo salu- 
tate la .molto Mag. - madonna Isabetta sua 
consorte a nome mia, scrivendomi co- 


m’essi stanno, e così del.clarissimo padre. 


loro. n o 
o | ; Bembus pater, 
© CCOLXXXIX. . 
Quanto al Patriarcato di Costantiropo» — 
li, Dio mi guardi, ch'io voglia pensar a. 
‘tal cosa. Se ”l Patriarca nol. tiene a buona, 
titolo, tal sia di.lui, io non voglio bene- 
tic; de' ‘vivi. Mi piace grandemente di Bastia- 
no vestro. In Capo d' Istria. potrete dargli 
modo di farsi avanti all’ imparare. Si vue-. 
le agevolar, e: favorir | questa sua buona 
volontà con ogni possibile modo. Vi laudo 
di voler fare una lieta vita in Capo d'Istria, 
è loco da ciò. Il Vescovo che è ancor 
qui, dice che vuole farvi aver delli spas: 
si non pochi, esso partirà fra due dì per 
tornare al suo Vescovato. M. Vettor Sao- 
rano, M. Carlo, M. Flaminio vi ringra- 


286 IETTRARE ‘FÀMIGLIARI 

ziano della memoria che tenete di loro, e 
vi si raccomandano. A Marcella direte, 
che io son certo che ella averà un bonis- 
simo tempe in’ Capo d'Istria. Baciatela da 
mia parte';:é state sano, Alli-25. di Giu: 
guo 1541. 'Di Roma. SCIE, 


CCXC. eo 


è 


Se avete avuto molte richieste ‘soprii 
la Podestaria delli’ due Castelli, non mì 
maraviglio , sapendo che non mancano ia 
quella benèdetta: Città richieditori -delle 
cose di alcuna utilità. Voi l’averete a daré 
due volte, una subito che sarete in Capo 
d’ Istria, l’altra prima che vi partiate 
Scrivetemi a chi avete data la prima, o 
promessa di darla, ed a chi la seconda. 
Però che di tutto quello che mi rispon- 
dete, non so trovare che mi rispondiate 
a ‘proposito. Le Holle de’ vostri Diedi sì 
espediranno, ma di ciò non è alcuna 
importanza nel tempo; però che la cos 
è in sicuro: tuttavia le farò espedir quan: 
to più tosto %i potrà, benchè le espedizioni 
di questa corte vanno molto più tarde 
sotto questo ‘Pipa che non sono ‘state da 
buon tempo ‘in qua. Salatatemi Marcella ; 
è attendete a star sani, e lieti. Alli 2. dî 
Luglio 1541. Di Roma. 
: Bembus pater: 

"À 


DI M. PIETRO BEMBO. ‘ 287 
a FO 


CCXCI. .... . 


i Le . ‘ 4‘ 


. Sono astretto da Monsig. Reverendis, 
simo Cardinal Santa Croce che è il più 
intimo ‘di Nostro Signore , a pregarvi che 
abbiate per raccomandata la causa Crimi- 
nal delegatavi, per la morte d’un nipote 
di Messer Pietro de’Verzi, e ferite de’suoi 
figliuoli,. e che abbiate dinanzi agli occhi, 
e- l’ animo vostro la giustizia, come però 
sua Sig. Reverendissima si confida:, che 
farete. State sano. Alli 21. Agosto’ 1541. 
Di Roma. i, . 
CCXCII, 

Mag. Gio. Matteo figlinol carissimo. 
Intendo qui da M. Cristoforo dei Verzi 
da Capo d’ Istria, e da altri, come vi è 
stata delegata certa causa criminale per 
la morte d’ un Francesco Carerio suo: fra- 
tello cugino, il quale fu alli dì passati 
amsazzato in questa Città da una setta di 
nomini; per la qual merte seguitò. in 
quelli giorni qualche rumore tra M. Pie» 
tro dei. Verzi suo padre, e suoi fratelli y 
e li detti interfettori, siccome del tulto 
arete trovate li processi formati in Capo . 
d’ Istria. E perchè sono stato pregato a 
scrivervi di ciò, non ho potuto mancare 
di ricordarvi che questa causa è una di 
quelle che può confermare anzi accrescere 


$ 


288 LIFTESE RANTOLIARD 

l'opinione’ che si ha delle integrità; b: 
giustizia vostra , procedendo in essa come! 
si conviene rigorosamente, e senza rispetto 
di°favori ) come-'vuole la-giustizia: -e come: 


.. sòn certo che farete ancor-da voi seriza quer 


sto 'inio ricordo. Soggiungeudovi che <essene 
domi'stato molto laudato-per-giovane dotte; e: 
da bene: il ‘prefato-.M. Cristoforo, -e racco 
mandato caldamente dalli Re., e -Illustrissa 
miei Signori, il Cardinale Santa:Croce je 
Farnese, come -persona grata a .lor -Sighow 
| rie Reverendissime per le .sue virtù, mt 
sarà caro che riconosciate M. Piero dei . 
Verzi suo padre, ‘e l’abbiate per racco- 
mandato in giustizia , nelle sue occorren- 
ze. State sano. Di Roma. Alli 21. di Ago 
sto 1541. I SEE, 
Vostro ‘come’ padre P. Card. Rembo:: 
0) 
di CCXCITI. 214 
| . ” 17 $ 
°. M. Gio. Matteo. figliuol carissimo, So. . 
no in modo astretto’ da M; il Vescovo:'di 
Capo. d’ Istria , -a. raccomandarvi - altuu 
suoi parenti li quali conie ‘ianocetiti;-come 
Sua Sig. dice, si sono constituiti in: pfigto» 
ne, che io non posso far di non scritte 
vene, ancor che io sia certo che non:fi@ 
sogni, perchè-quel che:è di giustizia‘; 
eseguirete per. debito vostro ju ‘old 
potrete far di grazia, li -farete: volentiti 
Sy tok ago cl 


DI M. PIETRO BEMBO: | 289 
ad iastanzia di sua Sig. perchè vedo per 
la vostra. lettera che molto l’ amate. . Pure 
ho voluto farvi intendere che, sarà caro, 
le facciate conoscere che dove onestamen- 
te potrete non siate per maucare di fara. 
quel tanto che sia a sua satisfazione , per 
averne io caldamente scritto. Ho molto 
piacere che la stanza di Capo d' Istria vi 
piaccia, godetevela aliegramente insieme 
con Marcella, ia quale .baciarete in nome 
mio, e state sani. Di Roma. Alli 24. di 
Settembre 1541. 0 

| Vostro padre P. Card. Bembo, 


| CCXCIV. 
Molto Mag. e quanto. figliuolo. Se 
rispondo tardo .a tre vostre leitere , causa 
che ne sono state principalmente le molte 
occupazioni che ho avute a questi -dì 
passati, poi in esse non era cosa alcuna 
che ricercasse. presta risposta. Ho visto li 
sonetti, e gli epigrammi fatti in laude 
vostra , gliuni e gli altri sono egualmente 
belli, ho vista ancora la orazione, la 
quale ancora essa è bella, e tanto più mi 
è piaciuta, quanto che vi ho trovato 
te cose di casa nostra-che io non 
sapeva. Non l' ho acconcia altramente che 
non vedo ne abbia bisogno. Maravigliomi 
bene, che in quelli luoghi siano così 
belli ingegni, ma conosco che la virtù 
vostra 6 quella che li sveglia, e accende, 
Bembo Vol. LX, 19 


290 LETTERE .-FAMIGLAARK 
e fa ghe. cantino di Je: in; versa. 0; in 
prosa, del. che mi rallegro gan..s0i, € nea 
manco con:.me stesso che. per: la nesta 
congiunzione. mi pare aver ,parie.. nella 
mostre lodi. Nè vi rinoresca.:se. l’ ufficig 
che ora tenete, è senza .guadagno..di 
danari , perchè facendo. voi le _.belle oper 
re,-e li belli effetti che salete fare, e cr 
me sono certo che sempre farete dovuaque 
sarete, guadaguate molto maggiori ,.:e. più 
stabili. ricchezze, che sono l’ onore, . e 
huona fama, le quali cose.vi spianano.la 
via ,.e aprono le porte a. maggior grado, 
e.-a quelli che sono per virtù esaltaii now 
mancano le altre. facoltà, ‘che N. S. Dio 
sempre ajuta li buoni, e già vedete ..chg 
Ji vostri figliuoli cominciano ‘accomufdaret., 
e. pigliate allegrezza e satisfazione. di Jorag 
Però seguitate allegramente il -camuutig 
che avete incominciato, che Sua M. w. 
prospererà sempre. Le bolle di Miarc'Anto: 
nio si espediscono tuttavia, .sj è. tardato 
assai, perchè il mandato suo è venuta. 
qua assai tardo, e prima dato con: tutia 
la casa sua per quanto comporta la. ché 
venisse non si poteva far niente, e, 66. g}: 
tarderà ancora qualche dì.posi. vi maraviz, 
gliate chu ogni cosa, e massime similti 
espe.lizioni si fanno qui molto, tardorà, 
non si manca di sollecitare , € subito che, 
saranno ispedite le manderò, Che .M. Ea ; 
ancora voglia: renuuziarli doi, suoi, bene =; 


©j., 10 l'ho sapuio. prima, dd HO pci PRI, 


BE ALI ittho *5Sab6y 
sttivendotar M! Gala avereiquatoda ‘dol» 
80, è ditnabdando ‘da me parete’, ‘6 -Ky 
eva; lo lolaudzi ,-- e-cosfortif a fielosp 
editificandoto €hE mene fiiria molto: 
@i?eicome* fa vertamiente. Ai Mis ‘Aatenio* 
Delio iat'ioto offerio per hi -wostre: faceda 
“189fidèzionj in ‘fitto queîlò ‘che! ’per “né si 

<a “beheflito sito, e ‘ion Hi indbchesti 
|'rispetto ‘vostro Fu ‘qualuriggt Edd La 
Mtercherà: Li infirinità di Mogiig. 
di Cipod' Istria mi dispiace ni i 
16:10 facciate ‘ visitare ida’ paîtè reiki 
ki facciate: buodo animo; Led drtiate 
stàx: allegtiteénte ,, che cosi più ficidiche 
eo rà, Ben mi piace ‘che con glistibtà 
te usolvere' li suol’, bot di o 













ontà dua ;'se” 
Iitendò miolto, volentieri. CA 








pr rt ‘e tua home in sì ‘gie tà 
N:!81 Bio! ‘bsperi, è 1° ticdia: i VE” 
pet rispétio e “proprio hostta' cohso-i? 





LI 


“è |. LiFrint’r2biclrarti 

Jaftone.''Bacitirete! Marcellà ii h6me mg, 
& Bàistiatio:, e Pertino, “H' quali ‘mi pène. 
the attendano alle lettere‘, ‘e’ che vot afi- 
biate spéranza che :altitend‘undo’di' esi vdi 
Abbia ‘a’ far frutto‘, fin ‘che‘Sonor.in' que 
Sta’ volontà se li volete fare attendere; el 
‘tcendetvelî ;' che come chuiîneifino: “a ph 
gliarite piacere, da se tredésimi segaitasò 
Volotitieri ,° \& se nè innamdtane } e nonp 
‘fossoto più lassgre. Flavio ‘se, esta 66m 
‘citist vi Yaccomanda, che essehdo» wi 
Giudice, fiicciate che possiate*giuditare, 
icon’ farla ricordare al suo provuraterss 
che la solleciti, che altri tou ba‘fw-tpueb 
. a Città ché ne abbia a pigliare più. Gara. 
di’ voi. Io arò caro; che-si: espedisc® sè . 
Xi ‘facciate aver li suioi damari, che”! «v& 
dito suo è chiaro, è chi l’ha: da pagarts 
è potente a pagarlo. State sano con: tulfa 
Ja vostra famiglia. Di Roma. Alli 3. di 
Novembre r54r. | UTI 
«Vostro buon padre P. Card. Bembo. 


CCXCV. a 


| Molto Mag. figliuol ‘carissimo. Di Ga 
tal ron dirò altro, che son certo sè 
‘averete presa’ la pussessione. Quanto ‘aspet 
ta al vostro esservi tramesso: hella praticà 
deì maritar della mia Elena, ‘avete fattò 
molto bene, e voglio: siate partecipe dd 
tutto. Fo scrivere a: .M. Jeronimo quanto 
bisogna ; ‘#0 non posso ‘più -di':qacilo 


Mu, 


LI 


TSE PEETRO.BEMBO. — © 298 
guasso 9r@rforitutto quello. _che,.do POSSO s 
snn qui non. vedo che -M, Jeronime: if 
-Bianco faccia tanto caso di me, quanta io 
ibo fatto rdi; lui.,.-quando par. vederò la 
SA. ostinagione «mi. volgerà. a , parte ,. cop 
de quale io- non averò difficoltà, alcuna 
*:dove sen chiamato e pregato., ,nè averò 
da:donar tutto quello ,.. che. io.al mondo 
, gger trovarmi un genero, e. forse..sarà coù — 
giù mia quiete, e riposp,; faccia in tutto - 
iN. S.. Dio, nel. qual mi. son .rimegsgi, . 
quello che..sia. il meglio. Le mig. lettere 
noa':.voglie: che. si . stampino:. per niente 
de.questi. tempi, che uon,.spno da, cI$.; 
saranno:.;pei quando Dio vorra y ed le. vi 
$arà intendere. Procurate solamente. che 
ven ‘se. ne ‘stampi più ‘alcuna, se pur 
aloune volesse ciò fare , .come ha fatto ql 
sMamuzio, benchè di queste pache venute 
fuori con la impression nuova, non. im- 
porta. Ma per niente non più,. Jeggerete 
questo capitolo al. Mago. M.. Jeronim: 
Quirini , acciocchè se intenderà che alca- 
no ciò peasi, lo ammionisca a nol far? , 
‘e gli il vieti al tutto. Del vostro Sebas.a- 
no ho gran piacere, e.se ei, ya negli; stud] 
sla quella ;età «così caldamente ayagti p, € 
a--sperar: agni: buon. profitto di, lui. negli 
alini ceh’ ‘hanno; a, seguir. ql TeMpa., Avete 
@perato: che io-..l'amo, molto più, fhe pon 
esa :,e- voglio. che ‘l sia 11.919 Aghiuol 
ciro, nè selamente mou. vi bazio del vostro 
seriniermene); LARA 029€ neo dlaugo ? sfaS9% l 


4 


bia METTENE FAMIGIZARE 
dite 9pesso. Selutatepri.» Marcella, ; essiat@ 

Sarti contatti Ji vostri Alli am: di:Dices 
Bre:x5445 Db Ro: inn si 0 sa dig 
tr: ‘Salatuténsi:. M. Bernardia mostro cine 
tw} edite a :Mircelia: che valati:Mariazda 
dii pater ci iii sco 1295 toria 
dij b'iuc+ 100me' padvesP,«Gord.; Beteba 
3-3 6/1 Pattfarca? d'Aquilegia» soriaso’ "pe 
Faltrd cavallaro che quel. Fustinime vedi 

We “Sila possessione: di Casal ;:‘0d iera.li 
iIntioto - ‘scrive (pet: questo: venvallaro uil 
iedesinid. Ib- stimo‘ perchè: da .Natabosi 
ot pagar ‘gli affitti ,- che Tastiniane sd 
averà-fatto dir quello: ch'egli, averb:pote 
Tp ’atere i :s0 <osì sarà ‘provvedete chef 
tolto "+7 sid' ‘restituito , «però: ches*questb 
Natale: delibo io pegar Ja pension.di scudi 
36. che‘È sopra quel beneficio; ie vali 
Sun! servidor' del Cardinal: Cornaro.; ‘che 
Yi, ante | ha domandata:; o viarie 
CV SFERAPONE AE FIERI TO O ST a Tate 
pe î È no i na CGXCVI. iz i «agi 
SAI Dia tt a Lal ART Lal 
441: -Molto Magnifico figlivo] mio; Bio ivi 
alti. Del: vostro aver: rifiutato mi -piace, 
‘vete: fatto prudentemente ,:e non: dévete 
“perdervi ‘in’ qtiel: ‘luogo. -fntendo:'alcune 
"Cbse di ‘quel Vescovo j' le quali se son: rà 
e È mofto--peggio, che:rivi*è ly avertef. 
“Bgiè ‘deî-‘Luterani ' in esa ,* cioè - checin 
‘quelle questioni di quelli-arttadivi esso le 
.Préto: a “favori: l'una "parte: per: tatterk 
"ME è ‘bitonte; «bon -Liuone 5 @wsdé priest 








e DEMI SPIENRO RENO. | 
Paltra; -se'icovì ifosse:;- vorrei: clacasnon Pos 
-sessetuni: caso alimondo dell'inmonche.io 
| gli porto, che non l’amoyisehonrd 
“etedo cherri sid haond è darbene Se egli 
àbsedizibbo9i parziale.non :lt/puaedateo Tep 
minate questa causa prima che và:partizià 
afate':sibatizia iestoochi;a:«hi voglia. De 
facchiesa:,: chessia bella (o bea: @engta ed 
.affiziate mi.:piace.:-Ho. velluto, quanto dite 
he si disse. ii me ji*quella santa Monaci 
Idi: Zara:,) Madonna. suor Frangaschipa, già 
mudzt:sti. Gorto.iche quelle; sue Parola. i 
Mhamno:-cominotse assai. Voi mi. die te di 
20:59-0he ,:‘che ella. rispose fa,.Mi esta, 
bd -Ja -doimandava della Moresina:, seriyg 
ribau :senda itdugio,. che parole, farong: fl 
iine- Eri. niorì. Mpnsignor...Reverendissimo 
‘ {Gardina] Brundusirc, il: quale. era. .] . Je 
arbnime: -Alegndro da la Motta dottissimo. e 
valentissimo uomo. : E stato. grap: danno. a 
questo nostro Collegio, ed a questa santa 
Sede. Era molto arvico mio, e mi ha lasciato 
‘tommissario con alcuni altri Cardinali. Dio 
igli donj :requie. Di: Luigi vostre :riternato 
i ::piace. Ditegli da parto mia ,..ch' ei; sia 
eniente:a far una. ferma  deliberazion Gi 
maon!giuocar. mai danari;in vita.sua, f,£h 
fatta ia serti, Perocchè di. questa :delih4- 
«tazwan beh serwata gli verrà. gran  bene..£ 
‘ionsolazion ed onore. E sel si metterà; spl 
rgiuoco , if tntta da..vita sua; esso npl: si 
rovarà mai nè: quieto-nè contento. Bascia- 
temi Marcella £e-.salutatami gli: atti yogtri 





LI 


LO LETTERE: FAMITELTA RE | 
fi imoli s ‘che oggimai debbono tudbia esmot 
Ri ndi e. vomini. State tano. Al primo di 
braio” 1942 Di Roma, |; |. 
a Pi Card, Bembo pad 
“ CONCVIL.. 2 35343 
N ‘sit 0) 
bo Piscemi. ] Meg. figliuolo, che siate 2op 
mato a Venezia. -Siane: landato .N. S.. Dio. 
Ho:xeduto volontieri le lettere serittevi-da 
Zara sopra le parole della. .reveraenda m0- 
maca suor Franceschina, le quali :mi sta 
parute vere profezie. . Ella dee certo. essbe 
ana sania donna, Ghe: siate tutti. sani, -@- 
‘.milmente m'è caro: e dolce. -Salutatemi 
«Marcella, e anco Maria, quando la vede: 
-rete. À- voi. damò. alcuna fatica ,.. quando 
accascherà. ln questo mezzo vivete ehe 
‘e. con reverenza di N. S. Diw. lo: ho arnio 
questi di passati un catarro. fastidioso -che 
m "ha dato noja. Ora sto bene.,.la Dio.mer- 
eè. Alli 7. di Luglio 1542. Di Roma. 
NIE Padre vostro P. Cardinal Bembo. 


i 


nt. 
° 


; . | : - CCXCVIIL, ‘a 01 sE ci 1 


a Mog. fgliuol. carissimo. Ho. inteso Mi 
Febo vostre.essersi intramesso in certa que- 
suon. di gentiluomini malte.:grandi di quel- 
‘la città, 1 quali temendo non Febo vi muovi 
a far aleuna cosa contra loro, m'han fatto 
pregare ch'io ‘vi scriva a rimanervi di ciò, 
promettendo di volere avere M. Febo per 


 RIcRic:tiRammonenti © © —» 99% 
loro: antico ».se 65 vorrà, Jo. phe MOmoRcA 
la qualità di quelle genti: vi.,saprei: copy. 
fortar a consigliane M. Febo:,.che. ‘gh: 19 
lessi-più:îdsto per:amici che per inimici, 
e non intrasse in queste trame, che le più 
volte hanno pessimi fiti},: e tanto più che 
quanto esso operasse più contra quelli da’ 
tuali sesso si tiene.:0ffeso4.&i:più:gdi::fficesse 

. 0:ondannare; 0. simil: cosa; alte 69518 
gseggio per Jui;.che quelli. :a : chi. ‘egli .fa- 
-cesse dare alcuna pena , essendosessi e; nik- 
uhi e.grandi se ne vorrebbonb un di. yea- 
icare essendo usanza .ib..quella citià..di 

=mon'dimenticar mai le offese. Dunque: fe- 
issendo' fine vi ‘conforto .ad operari.con.Fe- 

Bo; che ponga fine a questa .corivincbita 
Uimimeicizia più tosto .che sì :può .cou. hene- 
:malenza; e con pace attendete & star. sano. 
‘Intesi che Augusta era gravida. Attendeie 
sa ‘star sano sulutandomi la mia. Marcclia. 
«Adli ‘13. Luglio :1642./0 0 cbac a 
« *Dappot scsitta. questa. ho avuto la. 10- 
«Stra .degli.8, per la quale mi:tornate a ri- 
cordare la cosa delli . . .... per li quat” 
ho fatto tutto quello -ch’èssi banno voluto, 
e non so più oltra quello che vogliano, 

Litih'io-faccia. Benchè:a dirvi .il verd.a me 
<pure.che essi medesimi nol-sappiamno.:: ': 


4741: QuantespadreP. Cardinal: Bembo. 
efvag tit vi 0 LD AZOrE e. Te tane RE 
Bi e TE fa CSA 
arfad Ma e SR SE io 7 }) sid. RR 
EIQUSGZA LAP VI e is veri ESA AG 


&98 LETTIRR FAMIGLIARE 
CCXCIX. 


«::-. Mag. figliuo). carissimo; Vi scrissi a 
questi superiori giorni d'intorno alla :dif 
ferenza:del vestro Mi Febo. con quelli.gey 
tiluomini Yicentini da--Tiene,- e pregsivia 
soterposer l’antorità vostra.can:lai, e-facg 

che ne seguisse: pace tra: loro; Berò.che non 
stimo. faccia. a proposito di . M..Febo aser 
sì alti nimici, € star-in gare, e dissension 
con loro, Questi. gentiluomini. mi tornano 
a far pregare, che-io..gli lievi. da questo 
ampaccio , e ciò fanno -più.per non: ess 
In conlumacia con.-voi e meepo, come’ essi 
dkicono, che. per altro. E dicono ,. che sè 
gliono. satisfare a M.. Febo con: tutti: quei 
modi, che.io. ordiperò., facendomene giu 
| dice, il- qual. giudicio io .transferisco .in 
voi. So che essi vi-ubbidirenno, pero che 
vi stimano e -onorano assai. Ancora che io 
neo abbia avuta . vostra.risposta ,: non ho 
yoluto mancar di repliearvi quello :stesso, 
Sete prudente ,-e .dovete conosoer ..quelly 
che è esercitar inimicizie con :gran..persp 
ne... Credo- sia. men - male -agn) pace; che 
alcuna guerra. Vi conforto a saldar con 
la vostra desterità ed ‘autorità questa pia- 
ga, prima che ella divenga putrida. State 
sano: con -tulti. li vostri. N,.$f Dio sia guar- 
dia vostra Alli 5: Agosto,.1542. Di Rewa. 
+ Qfianto padre vostro Pi Cardinal: Bembe. 


UOD CGI, DIFUZIIGO a9Puto dB elio 10917 


Estistglto 


, | DIAM RIEIPRO BERO: ° 9 
‘ (0€EC.- 


ie-Mag. e carissimo:figliuolo; Mi dimen- 
di iper altre mie sovivervi che'mi' man» 
dette ‘la: lettera: -di. Madotina. suor Fram 
£ésehina: scrittavi i circa: il ‘proriosticui;; dell 
Yisdt-mnf serivevale:; però sarete: contento 
sifefa darmelt per: }o:' prano::catàliaro:, «dd 
editi ‘solo siccome: ‘riti: imandaste. le 13 
setto bon pregato: a raccomandar: all: al- 
cuni’ di Li Sigtiori Cousiglieri:-è ‘did 
N. Eseppo Franrezzia:; fil” ud 


GFesidera. di ‘esser’ :Secretario: ‘ordinario: sb 


- 


l:#togo si ha ‘mesto altre-volte ; e 1° dl. 
“Cina "fu il prio sotto ad' un: Cavani ‘che 
Piiase*; però -vi-prego a ‘raceomandariv’ à 
Yibiné ‘nio a quelli ‘sette: Signori che ‘ho 


- Beguitati ‘i questa:carla, e se a vostro no- 


‘me volete anche far questo officio voi com 

alcèni di lovo o ‘degli ‘altri non notati, mie 
tiè ‘farete’ piacere 5° ‘attendete ‘a “stai sdho 
"fon ‘li vostri, ‘e scrivetemi quello ‘che’ è 
di ‘Lbresto vostro. A: Marcella ce; Alli 1% 
-Sétteimbric ‘1542. Di Roma, ira: 

01.5 Vostro cme e pedro P, Cardinal Beinboi 


FOR VARI SA Lo andate % la URI DITA 
“810, SIENA 3 GOGL Relesi ia 
Rileva ‘gsm È cr a 3 APE: s 

Molte. Mogaifico. è quanio: glinolo. 
Delta grazia: che desiderano “avere . quelli 
«Gostri ‘Magnifivi Diedi virrispondo ; che: non 


credo che si possa ottenere, ‘perchè non 


300 LETTERE: FPURMIGLIANE 
si'-suote: concedere una: grazia 'a: vità, pit 
causa dello studio, che:dura pochi ‘ansté3 
pur si ‘vwsarà diligenza per. ottenerla..< Nogi 
pighate fatica per-nienté di: yenireba: Roi 
ma; perchè noi verreme:in là al Gonoilicà 
e già sono Stati depatati li.-Reverendissithi 
beégati, che devono: :andare innanzi, nè 
garia- a priposito la venutà ‘vostra par: quali 
ehe rispetto. Io vi .vederia: molto: volentia: 
ri, ed abbracciaria, e ragionaria :0en: voiy, 
ma ‘bisogna che voi e io:abbiamp ‘pazienza 
fin che venirò a voi. State sano, e saluta- 
temi Marcella. Io sono fuor di Roma a: 
spasso, € starovvi ancora quattro © sei 
giorni, aspettando che. N. S.:sta : pet tor- 
‘narvi, che ancora sua:-Santitàuè fuora: Da 
Velletre alli 24. di Settembre «242. <. ur 

© Quanto padre P.:Cardinal Bembo, 


! I + 


“n 
- 
(9-21 o SA 


° CCCHI.. RFI TE TAAITT 
i; . o: ciao alzi N 

Ho veduto quanto scrive quelida Zan 

ra. per. nome di Madonna swor.Fràrcesthi: 
na. . Vi rimando la lettera insieme ::com ie 
altre come-volete. Lodata ne:sia.la Maestà: 
divina: Salutatela:-a nome :mio:,-e: casi::My 
Febo. La, dispensa. dell’ abito ; pen seolasit: 
non si suol far.. Ma Maro’ Antonio potrà 
esso ‘andar: per. qualche , tempo; come! ei 
vorrà ypoi: se ne potrà: parlar unsaltra yale 
ta. Dal qual Marc:Antorie: ho avutd. uns 
Epistola Latina: così: bella‘; chie s'élla: fassa 
sua, bi'saria cure. ciò.più che noa: vale diecò 


# 


HE: M. - QMZIRO! SEMROS 50 d 
> vvlte .it’suosbenmeficiaavuto, dal :povetpiMa 
Gola.sIn ogui modo»se perseverai don; dà» 
iyéàza >, er si:farà nu uosiici:da «bene, De 
k-Viedi-si:-farà :tutborqquello: che si potrà» 
Attendete a star: sano con-:tutti ci. vostri 
Ali -12:: ‘di Ottobre-.1542: Di Roma. (uv @ 
‘22  Poseritta mi: sono: meglio: sa formata 
della cosa de-è-Diedi.-e. trova.che: non-3 
ha:bisogno di. dispertsa, mebtre ché. nas 


di ‘hanno i frutti: ve SI 
i, Quanto padre. P. Cardinal Bemba, 
AAT sa Die ceh 
E Ò COGLI, die pd rus 
£4 Sta A i 0» Grasse 


| Molto Mag: e quanto figliuolo, N.:Sigo 
sii ha ‘conferito la parrocchiale di.S, Man: 
ria de Casali della: Dincese di. Tnevisi th 
teneva il ‘Reverendo’ M.. :Oitaviano Zeno, 
che mori qui alli dì passati, e perchè non 
si possono così presto far espedir le bolle 
ho fatto espedire il breve pel qual. N. Sig. 
mi* dà'licenza;ch'io possa pigliare Ja. pos- 
sessione di ‘detto beneficio, e' li: frutti; se. 
vè me saranno, il quale. breve.avi manda: 
laieniè con ‘una procura ; che: ho. fatta in. 
pèfsona. vostra:, che in mio .aome possiate 
pigliare detta possessione ,.o- farla ..pighare 
potaltri: qualainpue: vatfete toi + deputare 
lw luogo: vosten:a fare questo. effetto; - Però 
mi sarà ‘cavo che Vostra Magne: chiami:cg” 
se00 Mi: Bernardino: Belegno, sed... insiem& 
amediate ‘atla Miustois, Signoria, ;e diamans 
6. cher si aneta “una paria istat 


So LPrERE: FATE DIANE 
che possiate pigliare -deità possessore sped 
avtita la licenza deputate itid ‘atri vdftdetbl 
im luogo ‘vostro; e se-vi pattrà sità forseo 
buouo Antonio Calderone clie- età as Pados 
va, che già stava con mercé; &dt ques 
deputazione, ovvero substituzione, fatene 
rogare un Nota}o in presenza di testim:00};, 
daudo a quel che deputirete la medesima - 
facoltà, che io dn a voi per lo instrumen: 
to di Procura che vi mandà; è matedatelo 
a ‘pigliare detta possessione, -è- 1? fràttP>60g 
ce ‘ne sarinno, e ne faccia rogare "du:Ni 
tajo în presenza di testimonj; "è -deputi tà 
Cappellano; 0 quello che ci'è al presetté): 
ché ci ‘teneva! M. Ottaviano ;*o attti che: 
gh ‘parerà, che ‘officii “li “ehtesa ed «abbia 
cora .d’essa , e pigli inventario | di ‘tittte ile: 
robe ‘della’ sacrestia ;‘ed “altre «robe «chie dii 
saranno, e - per inventario ‘le ‘conse ‘all 
Cappellano, e ‘veda le: possesstoni:'i@ Beal: 
‘ delfa chiesa, e gli affitti che Sono: fattis 096 
ghi parrà li confermi ye quelle possessiéhii 
clie noù sono affittate  proeuri'che ‘31:<séls 
mentino , e faccia le altre: chie:ci” serà! 
da fare, è faccia” fare uno‘ instrufieàtvi 
pubblico di aver presti “ila-' possessione! Watt - 
Notàjb che-se-nt sarà’ rogatut ere 16 ivi 
ti, eV. Midi tutto quello the <sf° fard'91 
mi darà: atviso:! Stfa' sana ‘saluti Sgr 4D 
cella. ‘Di Roma alli 21 di Ottobie 48321209 
< "Aerò éaro che‘ rica Si stuts' 18! Gip: 
pellano , perocchè ho iriteso:; che'&'buba@1 
persona; cosl'‘glil‘altri Giffittunliv sl'46HD dj 


OIDILOTI1) ti ohosgrit y9isbo" Isb è 


Bk 4.1 PARTRO:REMPA, © God 
bbonaogualisà..come. stimon;; Hp intese.;che, 
MisOuevianp tpaeva molta beae.questa. her, 
nsfinio .sg-anche. gue ete PETRORE sofficieng; ‘. 
md cbe.il. detto Anto. fate 190. SR: 
paeera, late, same o: pcy cas ix 

«.11£ csì bili TRE 35: PUTCETE” Bembus Godedlinalisa 


tou: 2 s,, pio cino Ù UNI DIELOT 
smieshoni pi :} 1: GGAIN... LI op Li GUI: . 
-LSAS TAL” agi Nr 13; I: 3° fi; fog si ‘4 A} 


19 Molke, Maga e. quiuto. a 
piaca che Gpme mi..scrivete, non sabibiatos 
valuto ditigare,col.J lustiniano .sQpra,; albe, 
neficio. di: Casale, ma. vi state risplato Ripeti 
tarne- di qua risposta, perché se e569. 900 
sa; di non ayervi ragione 2p198,0:9;936%> 
chiavito :dal Reverendiss., Cardinal , Hg a 
ils tuale subito, che.intesa. chel sug; Vican,; 
rip, di: Tregisi aveva conferito, «detta: hengr.. 
ficio; da, se. stesso senza che io..ne parlassi. 
a,gua Sign Reyecendiss. Se, Me SGUSO:. COM} 
macoi sliecadomi » ch'esso Vicario,.aga Sani. 
pesa;quet che: si, facesse , , e. che ;sgriveria.. 
alli.supi , che. Jassino tal ipspresa che nogf. 

ci.hapna ragiane,..e;mi Jassipg:.il, beneficio, 

pacifica sicghò, saverà aver.sgnitto", 6, vol; 
PALFeLE intenderlo, ‘parlandone. can. quelli.: 
tranpo. a veragavuto la commissione & 
non; lpverango più, replicare, pò: recpsare ,. 
di-Jersarmi il benefigio hberay;gd ‘essendo, 
così dimandarate ia, quelli: Signori; ligenza,. 
di pigliarne-da, possessione, .,e,far, quanto 
Psr: draftzanMi SGrASSE; co dry 

ip Quante alla petto il gni 0 Zebpn. 

‘e del Fedele, rispondo a M° Gieronimo 


30% LErréhe rasficià ni” 

Qairini, la qual lettera ‘’potrete Vedere 
pero in-truesta nou replicarò altro , se hat 
clie a me basta aver ‘satisfalto pienamentef 
prima all’officio di buon amico veriò - 
Ottaviano in riceverlo, e tetterio amorestò 
lissimamiente in casa mia con servitori, ® 
cavalli più mesi, ed -in Gttenergti da N: 
Sig. io solo la grazia di ducati’ tressità 
delle spoglie*di suo Zio morto qui, ed an- 
cora quando cascò malato it maudare i 
miei servitori e muli, e lettica a pigliarlo 
dove esso stava, e finchè è visso in trat- 
tarlo e farlo governare non manco diligen- 
temente, che se mi fusse' stato figliuiolo, 
poi circali beaeficj aver ‘sattsfatto’alla co: 
scienza mia, e di ogni brion ubmo. Siriva: 
il Fedele quelche' vuole, che tutto quelto 
ch'ha' scritto è bogia, ma hon me ne ma: 
raviglio, pèrchè non ‘sorniglia riiente u'sudi: 
fratelli. Mi dorrei bene: (/s'io” stimassi lo: 
sue parole più, che quanto sono da esse: 
re stimate ) che egli avesse stritto’in- pri. 
giulicio dell’onor mio, ctie non offeadò; 
nè noccio a nessuno , ed alui; come *a' 
uomo Veneziano ho fatto sethpre cartezta’,* 
ma lo scuso, se fa ufficj simitii alla natt® 
ra sua, che non può fare altrimenti ,-@ 
spero che M. Niccoiò lo conoscetà”*se 
praticarà. Voi accertarete sin’ Mori. «che 
mi arà sempre per artico ; ‘e dote port 
fargli piacere; che to farò'voloatieri. € ua 
to all'ultima parte della’ vostra fettera, M. 
Gio. Matteo, sopra li due benefic}, non 


eremo nauso. — “deli 

Lago pai Folserri, Mando con quer 

7 ta nasigeni che ho balia MD 

118, af istenza del Magn. yosi DI 

vid : ; darete, € puluinielo; e ne, 

0; siate-sapi. Di Roma agli 855] 

bre 1548 Mostrarete a M. Jeraolino 0 Jaic 

rino a Lesrias seriita nte a 
qui pertine 


im cado [anto P. Card Ber DI 

©” Salpiatetni no pf È 
fino carjssimo. ‘Ho. tue 
fat che vi ari 






ld Ma na suora Franceschiva , ve 
sifaccia N. S. Dia, «tutto quellò. * 
che-tirni a laude, ed onor di Sha Maestà, 
Micduole del vostro fastidio ,- ancora; che 
non sappia. di che degni si sia. Riinetigte, 
qui vepstra, 0088, "i pensier. a Dio 
via gonoglar sh chi si , e ferma invi, 
Ho esgto siveoler piacere del rimsiner dell 
diarissinno M..Bernardin Venier a Consiglier 
delle: Patris. nostra, e del suo prospero r> * 
torno ad. essa:.Patria, nè..so quali Peri 
PeR MI. potessero. ‘queer. più gar, o 
ogosolazion . che is? abbia "ded 
poi ps «Consiglio. SC HI ghe non gli sia 
"panca più ogni. bnon Jluoco. N S- 


ica cul Avvercireta 
di “Bande 


nen PORIORRGIFETRO) 


306 ONRTTERE .FAMIGREA RE 
selie se; Justiniano_averà riscosso 
90% , sito "visa restitaito, Averà questio 





s che. Ho sops 

ti.: 3o; Salukategy 

«Mereella ,: e. state sano. "Agli Ba: Micembre 

1540, Di Roma o 138.120 

-% - Balutatemi: Luigi e Sdbastiano. i sca 

2. Bombe. “PAG 
tra Att 1 C;os 

sai SALE: : COCVI.. crisià 5 si 


Molto Mag. fgliuol: carìssimo. Vi mafi- 

‘do. ‘una procura fattà in persona vostra , 
ui Bernardin vostro. cognato:, da pe- 
prometter Elena mia: figlluola per mo 
gie Francesco Quirino..del: Magn: M. 
“rderònimo : con quella dote ,i-e quelle con- 
idiaionm che saranno .in essa ,: e. Che: anco vi 
dirà il Magn. M. Jeronimo Quirino SOSÌTO, 
Sw ‘ha. trattate queste nozze, e al qua- 
le in tutto rimetto e me e voi. Fatta det- 
ta promessa, e l instromento di essa, ave- 
ria piacere che andaste voi e il nostro M. 
- Fetonimo; con l'altre. M..Jermumo ie con 
‘ihrancesco- a Padova , a darle: da :iImagio 
- mella Ghiesa: di San Pietro:; perònche:: pe 
“niente non voglio che. ella: esta .dii. iti 
Sastatisterio , sè: non quando Francesco: da 
13pgrRerà, e traduitàsalle qual celebrità spb- 
“ao ‘che mi teoverò-arico: 10”, .: Go Farassì in 
supia: feesenza 37tà la. ‘madre! di Franccso 
? vorrà trbvassi: «i He ‘tooéar cdi s © “TRAI 
a Dizi SSILOL 4 ARES TL AgHa gue G7i30Y 


DIAM_OPIEFRO: BETEBO, By 
asbipluzerooche wimenaste: voi. Marcella, 
Nèowpglivcelte cdaspetti a questo» fine . meb- 
regct Blenwziin erdine; di westinsenti, Auifi 
«Sertetcbtre Francesco le itoccasseula? nitaio 
Seite vette Ché: élla.0 porta: el» motiastedd, 
senza alcun altro adornamento:iché queto 
che N.-S:sDioche la dato di.assdiibél core 
‘poried: snfitio bello. A questo farete che 
si trovi il nostro Mopnsie. Boldù, e M. 
Vincenzo stesso , «èY.Mialonna Paris. Più 
tosto che fornirete tutta questa bisogna, 
Pi 1° dverd:più..varo. Fate. ‘cotmune “fuesta 
elétteta a: M. Bernardino Beleguo, e:salutà- 
-telo’a mdme.mio';;insieme con:: Maradlla, 
-@&boti-Maria.! State: sano. Alli 23: ‘di Diceesb. 
MEA sv DY Rima... onice a sile 
La08” Fia:pochi, dì: pero: dar e: Maro'Anio- 
N Mostro un, heneficio,. eda: Fràmoestoi di 


MicBeraardi@ na: ‘altro, .: RA È Wil PESBIUTI., 
+aup le © 30 Padre vostro. P. Card Bomlio 
i9D stai A ia: FI: il vi ul 
«95 8228 1h g3. > COVA saranno ef 
fi: sigari iron - UA TEST Si dei 


100 sFigliuot: ‘chritsimo: Dopo dimane sì. par- 
airgrali cquò: peb tornar a Venezia, doyecagli 
@pratorquesti di venuto di; Francis) Mpns. 
IMynluò, che: sutivederò Gitator del ResGiri- 
Shiagissio: qhellorebe ora: è li pensana 
-disibigulatsidgegneli se .attitaimo {#: Degpe] 
ne fieceridle, e. perché:i0.l'ame: éronoto as- 
use: so dà pa ‘amate: altresi; xagljoiehe 
«iusteme ibol:M: Messi Teronimo: Quirino: e 
vostro cognato lo visitate a nome mia, 


308 LETTERE FAMIGLIARI | 
profferendovi a sua Sig. in” tutto quello, 
che per voi si potrà, € servirlo e onorar- 
lo di buonissimo animo: Dico ciò quando 
Te nove leggi dell’Illustrissimo Consiglio di 
X. non vietirio il poterlo fare. E quando 
esse il vietassino , e si potesse fare’ coniò: 
ro licenza, domandatela .per inome’ mio alli 
Sig. Capi, e con saputa foro fatelo, che me* 
ne farete ‘piacer grande. State sano. La'vi 
gilia di Natale del Signore 1542. Di ‘Ro: 
ma, n 


|’ Vostro quanto padre P. Card. Bembo. 
| COCVINLO # 


4 \ 
| Molto Magn. quanto figliuolo. Irten- 
do che V. M. tiene in prigione uno Rinal- 
do di Aldrighetti, il quale per essere stato 
incolpato dì omicidio, si è come innocen- 
te presentato , e innocente V. M. lo tro- 
va, ma però per le molte occupazioni sue 
non lo spedisce. Onde per essere esso cu- 
gino d'un mio famigliare, sono astretto a 
raccomandarlo a V. M. pregandola a vo- 
lerlo espedire più presto che ella potrà, 
secondo che la giustizia ricercarà, dalla qua- 
le so che V. M. non è per deviare. Di 
Venezia. Alli 22. di Settembre 1543. :- . 

Geme padre P. Card. Bembo. 





Cadeponte, il quale ‘essendo stato ' incolpa- 
to di omicidio, e non .iroyandosi in colpa, 
volle presentarsi, e giustificarsi. Ma ‘perché d 
al presente si trova ammalato desidera potét 
venir a Verona per farsi curare, e guarire, con 
dare idonea sicurtà di ‘presentarsi subito 
che sarà guarito : la qual cosa, se è così, 
mi pare assai onesta. Però prego, V. M. 
che quando altro non osti.;' voglia conce- 
dergli tale licenza, che me' ne fà piaci? 
re per satisfazione di chi mi prega. Saluta- 
temi Marcella, e state sani, Di Padova. AME 
1g. di Ottobre 1543.’ inn 
Quanto padre P. Catt 





Ab. LIBRA VIAHS LANA | 
Carati AL Miti ati colata brit 


dite , np ssaj da lodarsi. Salàtate Maptel: 
1a CE Bistro! di Meréice@ef vostro tar- 
dar più in quel magistrato, poichè esso 
così tedioso vi è, come scrivete, ma bene 
è far della necessità virtà. Mi piace che 
Mons. di Verona si sia portata così bene 


con voj: id il ringrazierò di questo cumu- 
lifinesite, E ‘sttcd' glie’ he ‘infir8 Gbbligo. 
‘eOsdtd/ “Ale Po: Gennafo! 1544. Di Row 

Pie: COMIZIO: è gite le nio e Uan Cevoli a6 
oa iS @uatto' padre Ri 'Card: Bembo. 
BILE Be pot a Tag to ITA 
DOibura fà: e COONI 0 
0280 I vado A A 
ib *’Giarissittio figliuclo. Vi prego con tut: 
up'qaei vivé ‘affetto, e -più caldo, con che: 
wregat ‘vi possa, che abbiate per racco». 
imaridbte ‘ttitte le cose del Mugn.- M. Ga. 
tiele de’ Pellegrini, non manco che:se.le: 
He proprie fossero, e dargli ogni qualità 
dî-favorè che pro giusbzia potrete dargli; 
che lo riceverò da voi in luogo di singu- 
lar-piacere, e amorevolissimo offizio. Degi- 
 &era che quel buon gentiluomo resti ed 
a'-me’ cbbligato grandemente. per questo 
ébnto.. State sano, e 'salutatemi Marcella, 
&“portate le fatiche di quello’ magistrato; 
R quali voi mi dite essere molte, da qua 
valéroso ttomo: che sete; Io ho ‘avuto - al« 
quit ‘dì ‘uti ‘poco: di ‘podagra , «la: quale 
ngi ‘halaseiato: libero, e' pento «fra: po- 


a Nr. 2-0: £ ._ 
Lil OCHLISI UTiIuit 4) 
vi G 2A 


+ n 


div tifa l'al 


DI, M.. PIETRO REMBOI 8 
chi -di tornare a Roma. Di Ogabbio Auro 
di Febb, 1544. Di 

VE Come pae Pi Gant Beriboy 


VALE ELLI ve a va SED ° 29 RE, 

Ne Rc a n ai 
SI M _ 3 ti Sd; gu 3f ci 4 
ada cani cori c, "7 
è SHIT Du. ara | gli Lo "ii 5 
dg 6 hi) SRO SRETENZEO 3 o-gtà 


-ROra ci 
z Molto Maga. mi. ‘Gio so Ani 0 

so de'Pellegrini Dottor, prevenpio d° 
ver ordinato ‘certo omici 10, è presentato; 
nelle- mostre forze per purgar la sua inno» 
ceuza. Il quale come che si. prometta senza 
dubbio alcuno di esser giudicato da giudice 
giusto, benignoe grazioso, conoscendo esso 
la Mi :V. di-sua natura .giustissima y°e di 
| suor costume ‘benigna, e :graziosa, niente» 
dimeno a: maggior. sua satisfazione..e di 
casa sua, rai ha faito pregar che. io: rac« 
comandi il caso. SUO, . insieme cou lui ‘alla 
M.'V. promettendosi la mia raccomanda - 
zione appresso lei dovergli giovare assai . 
Onde io non ho voluto deneger « di far que- 
sto officio, tanto più volentieri quanto che 
io intendo ch'egli è in tutto innocente di 
questa imputazione. Prego dunque. la M. 
V. che per:amor mio sia contenta ,, senza 
carico iteli* officio; chela tiene, "di .trattar 
| # prefito=M.r Ottaviano ‘bènighamente , € 
sgpra tatto speditlo;’ ‘Auamto più tasto sì 
piuò, :ch'ella «mò. ne :faràsingular piacere. 
Star sarta sla: Mi Vida quale; N, ‘Sig. Idn 


dio .conservi, e prosperì lungo tempo iu 


di: 


co, ONRIPERE FAMIGLIARI. — 
licità; DagBioma alli atc-di. Marko 15%. 
di Saluiatersi Marcella. i... 

e. .. Quanto. Padee Ri Gard Bembo 


IE cocktil, 


gii, Se Marc’ Antonio” vostro. risanerà, mi 
Ba ciò paco men caro che a voi. Del cou- 
«fariee:gli. suoi. benefic] a Perino,.10 i farò 
benchè io nol vorrei sì fanciullo; tuftavia 
- Ron, mancherò d' ubbidirwi,ma. sstibao che 
-bisognenà;aspettar che'1 Papa sia. in Ronta. 
Scrivetemi. bane la sua età appunto, . Quan. 
- 52 -pal “beneficio di Pelestrina, anche vederò 
che. siate satisfatto. Del vostro, € mio -M. 
Lorenzo , ho con ‘molto piacer mio inteso 
| quello che mi scrivete; nè potevate mag: 
gior. piacer. farmi ,. che darmi di lui que 
ste nuove. Mi fido ch'egli: abbia a fare an- 
cora jn parte sua onorata la famiglia vo- 
stra, Salutatemi Marcella ,.. €. Messer Mar- 
c’ Antonio, ed il mio Bastiano. State sani 
tutti, All 20,. Settembre 1544. Dì Roma.. 
| © Uti pater Bembus. 


|  COCXIV. ve 
Molto Mag. quanto figlinolo. Ho avu- 


ta la lettera vostra » nella. quale mi dite 
contentarvi di. compiacere i fratelli del 
guondem M. Vendrando delto . affitto del 
| nato dì Gividaie, e farne loro il con- 
tratto, subito .che colui che lo tiene al pre 


4 LI 


TRDIit, 104 NTROABBM0. = 3 

“gente sbbit compiuto: sil-.vertipolché!hd>lla 
tenerlo, nel che «mi avete fatto. mollo pia- 
.icere. A. quel. che. "dito <. delle. fatiche che 
avete lo cotesto reg ggimento s non occorre 
che vi dica altre, se non che elle non 
, sono d’ altri che di valenti uomini, e da 
i sesai.- Afttendete* ‘a star sano, "tetle Werivete 

- di stare con tutta la vostra 'brigata$:% 

Jutate Marcella in: miò ‘nomen DI OsbBlo 
«alli 8. di. Febbrajo 1544: sica bea 
. Ho avuto a questi di un: la possi di po. 
dagra , della quale non sono: asidoravbén 
dibero, frutti della vecchiezza. if: cirio 
Vostro padre P, Card: Bembo. 
c. cis odo 
A OCOKV. + sal 
; cal cad; z 
Molto Mag. figliuol carissimo. Ho sé8- 

| &ito. due. consolazioni dalla lettera vostrà, 
i’ una è, che siate ritornato alla patria, 
| Y' altra che abbiate avuta da tutta: quéfa 
Città di Verona. tanta dimostrazione di ca 
rità e d’amorevolezza .verso la: persona 
vostra. Dell’ una e dell'altra N. S. Dio, che 
è donator di tutte le grazie, ne sia sempre 
laudato. Ho avuto anche piacer grande che 
M. Luigi vostro figliuolo sia rimaso so- 
‘praccomito , siccome ebbi per lettere di 
M. Jeronimo Quirini a questi passati gior- 
sil. State sano, e salutatemi Marcella: € 
 Bastiano. Alli 6, di Aprile 1545. Di. Roma. 
Ma sopra tutto salutatemi M. Lorenzo, 

e scrivetemi alcuna cosa. di lui, come sta, 


314. LETTERE FAMEGLYANEE 

e' come è ‘fatto ricco.  M;! Francésso: dalle 
Torre: m'ha fitto intendere 'avene .damute 
nibite favor da ‘voi, ‘per: le: ratcomahdazioa 
mie. ‘11 - che: mi’ è ‘stato inolto ary; e' ve.e, 
riligrazio,i Uovo siretah dos. oh 
"4: Véstro ‘quanto buon pace Pin Cardi 
Bembo di i i Parate sordi 


I CDI 


na gue . 
uit 4 a} di b, .6$33 tuus 143% iS. £ { sarti <> 
. li >. 1 4%. 
. i ‘. . 4 
bd ld . ® “* è . « . . è . 
fvi 2 } a. Li . °° ECCXVE. . "t . SAR d*. si 
bei. 001» cu, die 


O: .:Clariss. e carissimo figliuoté.Ora hoeru: 
to'la vostra léttera scritta a! do. ‘di Margo, 
portatami per lo caudatario-del Mar. Parisio,” 
ad'’uh parente del quale accusato di omicidio, 
a’favor del quale pro: giustizia vi scrissi, ave 
te data favorevole espedizione, il quale m° ha 
rigionato dell’onore fattovi:dalla città di Ve- 
rona nel partir vostro, assai particolarmente, 
essendovi lui, di ‘che sia-lodato 1 Dator di 
tutte le buone grazie. Mi ha referito an- 
cora ‘che ini Venezia sete stato onoràto as- 
sai. Del nepote ‘the n'è nato; accetto: la 
congratulazione ‘vostra, e quello sopra tut 
to che' mi strivete d’Élena. Ho inteso del- 
l° onorato rimaner sopraccomito del vostro 
M. Luigi; ed honne presa “consolaziotie 
assai: Esso potrà farsi‘ ‘601 favor’ del fraiel- 
l6, e del buon nome di'lui*più fnnanzialié . 
buone, èé belle ‘opere’ che \peruveentura net 
potria’:ùun altro. Ib non':credo: che:siaté 
per' star‘ H ‘mesi dicenote tir oziò.;: coma 
strivete; anzi “étimb':‘clie stitev per esser 
adopertito tellprtari bisogni itteHk: patrimò 


INF Ms RIETRO> BEMEROn 3,5 
Séribetemiose-sì fortifica, -0; fortificherà. Vi, 
ednte, sibeche.:énederei. che fugse. oUtima- 
mente ifattopse: si: fagesse,; Salutatemri Marn 
cella: la quale s6-ha molte ‘fatiche, avena 
do molti fgliuoli, sì può confortare, averne 
dove già tratti; alcuni tanto. ,ignapgi che 
fanno onere a lei, ed a voi, ed alla:cagg 
. vostra. Io sto bene, e questa mattina ho: 
camminato a piedt fuori di Roma più d'un 
migho senza sentirmene pualo stanco. M. 
‘ Lorenzo, e M.-Luigi.,-è/l. mig Sehastiano 

saluto:, ed abbraceio. sin di gza,State sank 

e lieti tutti. AUi 28. d'Aprile 1544. Di Roma, 

Accetto le proferte vostre;..€ .se. avvei 

nirà le adopererò sicuramente, come -già. le 

adopero. |. = RETRO 
Vostro buon padre P. Card. Bembo. 


' * n ° 
sr . . E A A II » ‘0, 
: E 9 e dl 0.4 » 
. NEI n. 
. : 
“) LÌ 


Molto Mag. figliuol cariss.:-Ho presa 
quella molestia; ed affanno che: mi :sì con» 
vettiva, della morte del-mio Mag. Germa: 
nio; M. Domenico Bembo:, della qual. mi 
scrivete, e ciò è: grande e certo. ‘incompara. 
bile, essendo molto. conveniente:,.;che ess 
so a-me sopravvivesse; poi che era. di mi, 
nore età. Ma poichè così.è piaciute. al Sig. 
Dio, convengo sopportare questo caso., più 
pazientemente; che io posso, confortandos 
mi a ciò la buona ed innoceatissima. vita. 
sua, la quale ne può far certi, chela, 
divina Maestà- averà dongto-ia “Paradiso. 


6: niferefte FrimiGuiiati . 
eterna dimora alla sua anima. Doleteyi' di: 
questo caso assai coi Magnifici suòi nipoti: 
Morti a- nome mid; pregandogli » Che' essi 
fictiano “questo medesimo ufficio‘ ‘con da 
lot madre' Madonna: Lucia ia nio ‘ltogo:. 
Non ho -per ‘ora, che altro dirvi. State' 
sano insieme ‘con Marcella, e con la vot. | 
stra famiglia tutta, Scrivetemi:se 6i fortifica 
Vicenza , e-quello che si fas o pensa di 
fire sopra tiò. Molti anni’ sond ‘che io 
grandemente: desidero ‘che ‘tfuella ‘impor 
tinte città ‘sia munita‘ noi menò:che' Ve 
rona.'.... ‘Di Roma. ‘Alli ‘è. di Mag- 
gio-1545: ae ci he 
‘- ‘Wostro come padre P, Card. Bembo; 
2 : ‘ot ‘ DL aL 
Dc CCCXVII, vi o 
Figliuol Cariss. Poi ch’ avete incomiu- 
ciato a far chiamare all’ Avogaria, saria da 
fornir l’opera, e non mancare in quanto 
si può per giustizia, che bisoguerà “puré 
se si fa da ‘dovero' che renda quella mi 
sera, e trista a suo tharito, ‘e. sé non per 
altro rispetto -alnieno atciotchè ‘not si. dix’ 
de’ fatti nostri.-:Se burla me, won: attén” 
dendomi alfe*promesst, not st doyeràCitS 
sar burlar PAVozador'in cosa st'-inittaa” 
edi ingiusta, ‘è ad -es$d ‘medesimo, così ‘vato 
gognosa ; tuttàViavmi rimetto: &' oi 1 e hi 
M: Jerotimo; ‘lo ho deliberato di hot li° 
rispondere ad: urta ‘tettera;*chè ne hi Rat 
to diroa ti sud“ pattind, <D attthitStriven®” 


N, RIETRO .BEMBO.. 3g: 
gli pila MO 3 far Map, conto al «mondo: di lui, 
poi, che dice 1 Ghe incaca. a, MIU, Quei re. 
cppilaciande. Atos i e +e Potria ape: 
cora. esser. uo no ..A. BEBE ma. 
nol farà “essendo esso. Racale 
ia grato: ai amor che, essa.. gli portava: las: 
ceimo stare’ che, la: “meriterel per. 
hene, , che già, gli k io fatto di dargli. tane” 
Ba.. ...,0 E€SSEr altramente. - Ticonosciuto:;; 
ed onorato. da; lui, che ra non sono ,° per 
non dire cosa alcuna di mia... . alla, 
quale non: sÌ ate così fatto. .trattaz: 
mento. Né sarei stato a questi dì ad aVEKr: 
né fatto alcun’altra ‘dimostrazione ,- 8’ essp. 
si fusse portato. verso me come, "doveva — 
poriarsi, e se non’ per me, e per lei, al- 

meno per rispetto. e. conto ‘dell’onor suo, 

il qual onore ogui uomo da bene dee 
| estimar più che la propria vita. M'i incre- " 
-sce di lui grandemente. Però che era gio», 
vane: da giuscire onorato nella patria no- 
| stra .e' da: meritare ogni «grazia. ,. ed ogni 
grado da Jel, dove a questo, «modo diven- 
terà infame, ,e sarà. oppressato, € vilipeso 
da ognuno, .la pla fine me ne darò pace, 
! 6 God credo che farà la povera, . . por- 
. tando la .sna. ngn meritata, ‘mala sorte al 
“meglio. che ella potrà; Quanto all’ Indul- 
| genza che, voyria Il vostro: ‘pigrano , dire 
| teg ,che dappoi. che "1 Concilio è aperta, 
. non ha. rolnto concedere. indul nze 

per quello, , che m * hanno affermato Son 


Sig. “Cardinali” che ne:. e; hanno, supplicato, 


Bi riti ‘Fiifosiie 
sere sì impridesvte , che‘ io tvessi dato:tal 
chiesa ad ‘uomo del-tutto senzavlettere: Nè . 
cosa del mondp saria basterole stata a fare 
mi fare cosa ‘di quella intligaità. ‘Volese 
mostro Sig: Dio the ‘alcutio  del'vestri 
linoli fosse di quiella tetteratura ; e «di que: 
di Anni ed'‘altre ‘qualità, cite -i0. oneftan 
mente dare fliél avessi ‘Potito che 'l’ava 
tei fatto molto più volentieri che ogui altra 
gosa ; nè averia ‘bisognito ‘the voi «rico 
dato pie l’aveste.* Ho- adutique pensato - pri» 
ma di goverriar bene e'religiosimente quella 
chiesa. La qiial cosa not potendò io fare 
per me medesimo s che mi'- bisogna : starò 
in Roma, ho deliberato di' farne mio: 
diutore , M. Vettòr'Sbranto; il' quale... 
fatto così buòno e vero e certo Cristiario; 
ed è così dotto divenuto nelle sacre leitet 
re, che forse non è di qui a Verona in 
tutto questo spazio ora alcano più religiose 
e più timile e riverente a nostro Signor 
Gesù Cristo di lui, e questo non‘ho :pet- 
sato di fare ‘a’ suoi prieghi.,' che ‘egli mai 
non me u'ha aperto bocca, nè fatto dire 
pure una parola da persona, ma da me 
solo per essere io certo, che quel Vesco- 
ado sarà ottitnamente governato da lui. 
Non. potresti ‘ credere quanto quel: buon 
gentiluomo è fstto'singolar verve. di Dio, 
g quanto è fatto dotto nelle savre . lettera 
ollo propostò a Nostro Sign. 'e sua: Sete 
tità è stata contenta, che ‘io -così' abbia 
pensato di fare: Si ‘espedirà: stinzo- lu: 


22.) BEI: PIETRO RERBOS . dat 
ff-prinho coseistorio ed io quanto,» quella 
chiesa commessa a me, ed al governo mid 
sarò poi securo che sarà bene e santaniente 
governata. Quanto aspetta a’ vostri figliuo= 
°°, sperate.in.N, Sig. Div, e.estimate che 
0 abbia:anirao di -far. per loro. da buoni. 
padre. Quanto alla Donna sauta di Zara; 
dico che sarà tutto quello che N. Sig. Dia. 
averà nella sua mente deliberato che. sis. 
Piaceini che Marcella ed Augusta siano 
andate’ a visitar Mariu. Son certo .che elle 
sveranno molto spasso. Voi attendete a star 
sanò, e far che Marc'Antonio si risani e 
faccia gagliardo. E non lo lassate per ora 
pensare a studio, ma solo alla sua sanità, 

crivetemi come sta. Bastianello, e comf 
egli impara, e come apprende e lettere & 
buoni costumi, che. molto volentieri inten: 
derò ben di quel fanciallo, scrivetemi an- 
che alcuna cosa di Lorenzo. N. Sig. Dio 
vi consoli. tutti. Alli 17. di Giugno 1544. 
Di Roma. ue 

Quanto padre P. Cardinal Bembo: 


. © Figliuol clarissimo. M. Carlo vi fa 
intendere, che non si possono espedir lé 
supplicazioni senza pagar la metà delle en- 
arate «de’ heneficj, e che. pur si può indu 
giar' d’espedirie fin alli-sei mesi, e che già - 
and .debbono-essere passati. giquanti. Io fo 
graduata velentieri il.npstro frate liinocenzio 
Bembo Vol IX' 07007 mu 


322 LETTERE FAMIGLIARI, © . 
da Zara, ed hollo fatto espedire , subito, 
molto amorevolmente, se n'è. ito già quat. 
tro o cinque di alla Patria per la via di 
Ancona. ue e saga 
Ho avuto il clariss. M. Gio. Autonà 
Venier a visitazion mia due, volte, una ius 
sieme con l'altro Orator, e l'aliro Jéri s0- 
lo. M'è paruto accorto e prudente assai, 
ma non posso ancora aver esperienza del 
suo negoziar così tosto $ io non gli manco 
in questo principio di ricordarli quello, 
che ancora sua Magpificenzia da se non 
può sapere, nè gli mancaro per l’avve: 
nire in farli tutte le amorevoli dimostra: 
zioni, che io potrò il più, e già -pup 
aver conosciuto .il_ mio buon 'animo_ver- 
so lui: come io il riveda Jo salutarò a 
nome vostro; non si può ancora il povero, 
gentiluomo dar pace della morte del fi 
gliuolo , che era per quanto intendo tyt- 
to ’ bene e la consolazion sua. Di Mar- 
, cella che sia ita in villa mi piace. State 
sano. Della mia Elena non vi dixà altfo,. 
che so non bisognare. Alli... Giugno. 
1545. Di Roma. sa II 
Quanto padre P. Cardinal Bembo. 
2 COCXXIE, 1: 
è . it finesgio: 
Clarissimo figlinolo. Nou ‘mi accorcen-.. 
do rispondere a nessuna altra’ parie “della. 
vostra ‘lettera , che a quella dove mi. ita. 
del juspadronato che ‘desiderareste poter,. 


pi ‘Gi. Hiffrno Fodià: 2% 
fare e dicendomi M. Calo adebvi moti 
a ‘Questo particolare altrà ‘voltà ‘6 quat 
che Bisogni, perthè voi possiate corisegui 
questo desiderio vostro , ;yi rami sterd' 
solamente, che ciò ‘non si può'a ‘niun al, 

. tto inodo sperar di’ poter' otténere , se non 
sì prova o the le entrate préstuti dd bé? 
méficio non siano bastanti a mavitetier quell 
che n'avéssero là cura , ovverd'che li ‘chie! 
sà ‘abbia bisogno dì reparàzione, éd' allora 
quando l’una'di queste due cose‘ si ‘passi 
provare, se vorrete erigere questo pipa, 
tronato vi fia bisogtio constititi» alla Chieia 
tanta entrata che sia îl terzo più di quelli 
chè ‘ha al presente , altrimenti non si pud' 

t. niùna maniera sperare di poter otte: 
rierlo , noù concelendosi ciò se’ non' per° 
l'una‘ delle ‘due .cagioni ché. vi ho dette.” 
Dille ‘vostre noje con yostro fratello m'in)' 
oreite poco meno che a'yoi, ma che se. 
né ppò per voi aliro? Mi piace, che sete. 
di grande e costante animo, e sperate in” 
N.-Sîg..Iddio che ve ne liberirà. Del no” 
stroQuirino che sia alto come dite, a me, 
pr altrettanto, Ha fatto ultimamente quel-” 
la ‘bella cosa sopra ‘le scritture, donateli 
da M. Galcerano, che seria stata assai ad 
un Duca, N. Sig. Dio gli doni vita e con- 
solazione. A. Elena,non bisogna ghi i 
wa”cisà alcuna, però che ta. pi 
ha altri ‘che' voi e lui di ch' el Ar dior 
possa .. ... non voglio ‘più. peggare Ne 
cotitdriard Ìei ‘a MIL Toprei 
































fa ua fortuna al ‘me 
predo, di Marcella che sia 
tate Lorènzo ‘e 
tri, “State sano, Alli 
_, M. Carlo ,,M. Flaminio, ed il vecchià: 
rello di M. ‘Favio vi'tisalutafio ‘€ si rac- 
comandano a voi. ._ ° 
Vostro come padre P. Cardinal Bembo. 


“cocxsiti Vai ini | 


“ °° Figliuol carissitîo; Quanto a mio... 
v ringrazio di tutto quello che operate à 


n 
che io facessi in persona vostra , di 
tiscotere quelle entrate ‘a ‘none niio' per 

- fuggire e schivar le. angarie pubbliche, alte 
quali non sono tenuti i Cardinali “io non 
vi mando, nè voglio mandarvi. Però che 
sapendo io quanto quei Signori sono dili- 
genti inquisitori sopra tali cose, sapendo 
che quelli beneficj' non sono miti ; tariano 
inliviti romori e querele sopra ciò , e'' 
gionevolmente si forsebhono di me 
volessi con questa vid impedir 16 

«pubbliche a, danuo, della Repubblica”, "éd 
lo potrei esser tenuto un tristo. Vottei 
ogni ben lorò , e del vostro Mag: compa- 
re, ma contra conscienza pol debbo vole- 





uo. Quanto alli Diedi, vi mando la 4 
plicazion segnata. La procura ‘che vai 








* DIM: PIETRO BEMDO. 325 
re, e sua, Magnificenzia ‘che è buono e 
cortese gentiluomo, me ne procutà. Certi 
0 non ,farei questo per voi sedérioito È 
quale tengo per figlinolo, € Letrò. settiprè. 
Sjate sano. ‘Alli 28, Giugno 1545. Di Ro 
ma. 


. Quanto pad P. Cariiigi Bembo, 






ceo. 





" Figliol ‘catissimo. Ho veduto volen» 
bb n DITA 
tieri il capitolo Scrittovi sopra Mad. suor 
Francèschina,'é ne ‘ho preso piacere assai, 
ed. Ho avuto tanto più caro ch' ella v abbia 
dato a, far dive quelle ‘tre mésse di ‘San 
«Gregorio , quanto i0 a questi' di’ sono "fa 
tinua Iezion, di San regorio e dellibri 
norali suoi, e è Raruto che'eMa quibsi 





226 DETTERE FAMIGLIARI — 
Japendo-quelle che io studio, vi abbia ob- 
ligato ad onorar quel medesimo Santo,. 
ia tutto ad-oner di Nostro Sig. Dio e del. 
fa sua sautiss: e divina volontà. M. Carlo 
vi manda una scrittura sopra la cosa deb 
fjuspatronatus da farsi, vederetela e consi» 
gliatevene , e risponderete. Mi piace che 
Marcella sta tornata di Villa con buona 
ciera. Salutatela a nome mio, e state sano, 
Ali 11. Buglio 1545. Di Roma. Gn 
ia | Pietro Cardinal Bembo. 


 CCCXXVE 


,. Figliuol' carissimo. Quello ‘che’ io vi 
, scrissi di M. Carlo non fu puntò ‘burla, 
dico inquanto intorne al vostro fuspatro. 
matus., che non burlargi con voi in questa 
materia, io vi feci dire da M. Jerorimoil 
vero. Credeva mandarvi per questo: eaval- 
Jaro l’ effetto, ma non si è potuto fornire 
in molte oceupazioni nelle quali è M. Car- 
To, l’arete per lo primo. Rallegratevî col 
mio Mag. Cugino M. Giovan Pietro Bembo 
a nome mio delle nozze di M. Bernar- 
do suo figliuolo , ed anche col Mag. M. 
Domenico Graderigo, di quelle medesime 
per conto della figliuola , e diteli che io 
prego N. Sig. Iddio, che non lilassi sentir 
‘elle noje , e dolori, che per queste cose 
sì sentono. Salutatemi Marcella, e M. 
Lorenzo, e gli altri vestri, e ‘miei figliue» 











sani BI pierro bo. 97 
Leg pit, AI primo’ 14°4; “4 
1845 “Dì Roma te, ot PTT n 
sei se Lao, Pietro) Cardigal Bimbò, 
i cn SOOKAVII, 


‘Claris. figliuolo. o veduto con ino 
to dispiacer, mia quello’ che ‘mì scrivetè ‘ 
del vostro M. ‘Anionio, e dicovi ch' avete 


Mes, Carlo, il;quale sa in queste spe quel- 
voluto 






quello che, vi parerà ‘il meglio, 4 pur 
mey male, ma ‘ngn iadugiate all’’ulti 


se pur Nostro Sig. Dio vorrà chiamar È 
se quel giovane, che alle volie nòn si pos: 
sono poi fare le cose, che far si vogliono. 

eri Marcella, e Bastiano if 


Salati 





348 EWITERE:. FAMIGLAA RR 
id » e . 5 ». 
ut. 9feriani i. Lato el eis tano} 


duri. sissi -( NVWHE:' o ca isi1sg fel 


{ 


\ aiar; j29 î ST “0; 03 calaf 
vr'‘Bfglidbok Catiss. Mi rimetto nella cose 
del vostro juspatronato a M. Carlo, che 
credo vi manderà quanuto*per ora bisogna. 
Se l’Elena crede, che........ non visiti più 
"wrélla ‘Stia così cara.:...... è: benea.cesi cre- 

re quando ben ciò -non £fusse.i il. ‘vero., 
e ‘ditele ‘da parte mia ‘che ella non poù, 
fav rmréglié)iche non se ne curare; nè :pavi 
larite- indi, e ad essere seco, e quieta...6 
modesta -fign superba , e- ritrosa.. Quanto 
ul: Cremonese stimo che egli sia ua -Duota 
ubeellaccio’,, poi che va col -pensiere: ini 
quelle tramie e vorria intrameltervi!. me 
Levatevelo destramente dalle spalle j;-e di- 
tegli*che io amo grandemente il Todeschi: 
no, hè per cosa del.mondo gli farei.veru 
na iugiuria ; non voglio nè lettere da:Jui, 
‘ benché ne ho già avute, nè voglio ch'éssa 
abbia delle mie. Del vostro M. Lorenzo ha 
da me pensato quando intesi dellé.: due 
galee per forza , che dovesse «esser Capita: 
no di' esse, ma ho molto maggior. piacere, 
&he ei si faccia. tor Capitano delle fusté.e 
‘doverà rimaner ‘di largo a voler quelli, Sie 
gnori far buona elezione. . State squo., x 

ciatemi Marcella. Alli 15. d’Agosto 154fxc. 
Di Roma. — cgil. PO crudo, 
-. Avete.in questa- una .écrittura..ch'ha 
fatto fare M. Carlo sopra il vostro ‘jubpa@ 


TALI 


DD MW, PIETRO; REBUIO 24 
‘ tronato acciò la vediate, e facciate vedere 
dai periti se ella vi piace gHela riman-, 
diate, che così si farà, ed espedirà, 


; -* Come:padre.:R.. CardiiRambo. 
Ne sE + sjsuf o%f0v lol 
ua 0 COCA za iv cho 


0. 419 nasti n€ 

Figliuol Cariss. Ho veduto walogiieri 
la:-vostra: lettera poi. che mi dite a hear. 
 crede,che.u...-non. faccia più:disprdihi; con 
la sua amica, nè potea gran: fatte intenden 
cosa d’ intorno a lei di maggior, soddisfa 
zion mia. Voglio credere tutto questo. Pan 
sora che. ella sta-su le -burle.delle quali, 
| bio riso non poco, e specialmente, dalfamig 
co, che disse mon voglio che tu;la, facciy 
clie non $i-lassarò: mai andare.a ..la, festas 
(Del ‘nostro Luigi, che non yada a Ba- 
ruti. voglio credere che. sia per lo meglio, 
e per:lo ‘meglio pigliarò. che M. . Lorenze 
gia: fatto Capitano delle fuste, : e. per: otti- 
ma cosa ricefo, che non vi lassiate occae 
pare alle: maliniconie. e stiate: gagliardo, .@ 
ranco.con l'animo, massimamente. essen- 
do chiamato jl più felice padre di. quella 
belta., è grande..città. Ho. .molto caro, che 
Luigi:.riesca tale quale mi dite, io certo 
ho sempre sperato. bene di :quel giovane. 
Scrivetemi: di ‘| Bastianello ‘alouna :cpsa., € 
salutatemi M. Marc’Aatonio, e sua madre. 
State sano ; ie ‘lieto. Alli 32; Agosto: 11545, 
Di: Roma. i iui vie aa 046 
Come padre P. Card. Bembo, 


890 parent ribicotabi 


\à ASSOLI Of SDA) 
tea -C0CKXE oi Ce 015 5 
4 DL LOT D.C AIISII 


si ‘*Figlttol* Cariati. Io not so a Vene! 
zia che omini vi siate, ‘io'‘vi* mandaî' ti 
scrittàra ‘fatti “fare da M Curto ‘Bopra di 
vostro juspatrona to; lasciatovî ‘in ’essà W9 
spizio” ‘dove avente > a ‘porre’ ‘hi nori” “de 
graditi, a‘tpuali’ voi volevate che si ‘des 
‘etico Fi gradicare sopra ciò, € non gif 
sivett pòsti né fatto di ‘ciò inenziorie’ alcu?” 
na, e fate poi tauta fretta” dell'espedîzion@ 
che à far” ‘bha; la qual fat ‘non sì può, 
seaza i nomî dei ‘detti gfaditi, nè ‘aver 
anche posto dove bisogna in essa il titolò 
del’ beneficio. N che pers ‘è stato poco er- 
rore, perciocchè io 1° ho iu memoria cioè, 
Sancti Viti et Modesti. Dunque vi riman- 
do la detta scrittura acciò vi facciate scri- 
vere i detti nomi di giudici” ‘che voi tole- 
te avere, che bisogna ché siano cori 
d’alcuna dignità, e di ciò pigliate consighe 
costi con li pratici di iqielte” cose. to, fo 
buona ‘accoglienza al vostro friite ‘da 7 
Vicenzo iuatido Venne qui, € diedi; sli qu 
favore ché‘i0 ‘potei, e poi. ‘tiel'’ partie, A 
mi pregò, ‘che’ iò gli prestassi * «due 
dicendo ché ‘giunto a Casa subito gti tall 
darebbe a voi; glieli diedi, é gli ‘dissi, ine 
noù igliasse, Fatica di miandargli. altro vé”i 
mà € ti desse : A Madlonita suòr Fradeg- 
schina de ‘elemosinà ‘di’ miia'’ parte. Oa” 
ho una lettera da lui per la quale mi ri- 


DI tr. PIETRO AENBO, se 
chiede no piacere, e servizio per un fra- 
te suo amico podagreso ,- il quale è ‘così 
ruinato da quel male che non si può le- 
vare in piè, che io impetri dar N; S.;ch'ei 

rossa dire la messa nella sua cella .seden» 

do. La qual licenza avuta dalla penitenzia» 
ria vi mando qui inclusa, la quale ho avu» 
‘ «ta, Aspelto sentir nuova che’ vostro -.M, 

Lorenzo sia rimaso Capitano delle -fuste, 

State sano. Del vostro Bastiano fatto uome 

mi piace , e così di Perino. Alli29. Ago- 

ato 1545. Di Roma, I 

. Dite ad Elena che mi risponda a quel- 
lo. di che la domandai, se ella era, :0 nom 

GAL, n do o 0 La . 
Quanto padre P. Card. Bembo, 
n CECSOCXI. 

. «Figliuol carissimo. H Conte di Porlez- 
za di casa Triulzi nepote di Monsig. R. il 
Cardinal Triulzi già tre anni s' offerse di 
serivere a quella Ilustr. Sig, nelle arme, 
H quale all'ora era giovanetto di men di: 
enti anni. E la Sig. ricevette. volontieri: 
questa sua profferta, e fecegli una. onora». 
ta.lettera, per la quale gli prometteva che 
alla prima guerra, o altra occasione. glà 
daria cinquanta uomini d'arme, ‘o cento 
cavalli lesgieri. Questo giovane desideran- 
dò molto di ‘venire ‘a quel servizio, ha per 
nate .tutto questo tempo ad impetrar licenr 
- a n, vie I ] I 


eo MIRAEN Lio 


TIA LETTERE: FAMIGIZARI : 
za dal Imperator: di petersi..parti, da Mi- 
Jano e di venirvi. Nè potè il buon giò: 
*vane fare .altramente. Perciò che .se senza 
detta..licenza.ci fosse venuto, senza, biùù 
dubbio quelli.governatori di:Milano gli. avé-: 
riandolto,e. Porlezza che è buona terrà, 
e-due- altr sesso ha in quelle ‘contra. 
de: Ora che .il, Sig. Cardinale suo Zio ha 
ottenuta questa licenza, desidera con’ ‘la 
maglie ,,e.con:spa. madre, e tutta la cas 
e famiglia sua venire al detto servizio, € 
fermarsi dowe.la Illustriss. Sigporia., vorrà 
che egli si fermi. Ed a questo fine il, det- 
to Reverendiss. Sig. Cardinale mavda ‘n 
suo a Venezia per causa .che acciò ‘non vi 
venga senza qualche titolo ,-0 forma. che 
faacia vedere che egli a o, non yi sia 
venuta, e.quel Senato i 2000 
ga con la sua cortese mano,,) 
quanto questa illustre casa si sia adoperà 
ta nelli servizj di quel. Dominio. Èss0 & 
contenterà d’agni dimostrazione che essò 
Dominio li farà, perciò ché fa pen: 
con le.sue opere col tempo, é con le 
casioni meritar più oltra. Vi priego adi 
que e. gravo che.al detto messo del Sigù. 
Cardinale , il. qual di hrieve sarà ‘a Ven& 
3Îa ,-prestiate per conto. mio tutto” quél 
Sasore al conseguimento del suo desiderio 
che voi potrete.. Di questo ‘negozio ' tutto 
“patrete parlar col.mio vgloroso compare 
M. Jacomo Bonfio, il qual fece assai per 
questo giovane al tempo detto della prima 






















IR Arno” dii 833 
sua, profferà: lt a ‘guiel Donato, E pre 
gatdlo a tone ‘td a' fare ‘alitfettinto. ora, 
‘ugvio fu'guelld "che dll'ora esso ‘fede; che 
dii dire verb ; il tatto. Questo Signo 
Cardivale'ha' il’ Chnté pier Ravlo, ‘G.tion 
potrebbe aver cosa più'card Usquel.Senus 
to, che. veder da'Tui ‘oftbrato'essérà quiato 
Ziovane, Il" qual'Sig: Cardinale id quaneb 
valore, e dignità, ‘e gravità: sik ‘oguatio 
il sa, e quel Senato’ princifalmentevisAlti. 
IT. Ottobre 1545. Di Roma. ile finge) se 
Bembo: 
I, . CCCXXXIL 
x DI DES  egoion 


Clarissimo figliuolo, M. Niccolò Orta: 
nello mio ‘caro amico, & stato fuor di-ra+ 
gione spogliato del possesso d'un beneficiets 
to congiuuto alla sua’ Pieve ‘di Bovolott,, 
per recuperaziohe del quale ,‘“se-Woi pre 
starete ‘agli agenti suoi cosìì' tutto ‘quel fa- 
vore che per voi sì potrà, mi farete ‘c06à, 
sommamente grata , per to desiderio: che 
ho che egli in ‘tutto’ ciò che per'esi siopuo 
CA venga ajutàto, e faforità, ib: mendy 
ghe se fosse per ‘nilo’ partitolar ‘interento. 
State sano insiéne con tatta fa' ‘#dtra fe 
miglia. Di Roma, Alli ‘25.“di'Otiohre r544. | 
Salutatemi Marcella; > "Ur inv odo 
3 Cote padre'P. ‘Card. Beba, 

SIT atta oa i dA 


sd st 





& 




























194] 





BL rifà rimiouiiàri* 


. # . 


- COCKXXII, O» 


, ” k_»- » >» ” 
QLL NA vo 


siii. fa Ea aL Ohe 
| —Figliuél” carissimo € clarissitno. Anes»' 
rà che ib sappia che'da::per voi' sete: ‘pei 
là buona -fiattira vostra inclitiatò al ‘savidi. 
e buonò M:' Francesco Donato, e che cdi 
nivecete''moltò ‘bene, di quantò' ‘esso strperà' 
turti “gli-altri’ che ‘saranno alla -elezion ‘ddl’ 
movello Printipe della nostra ‘patria’ néitità* 
nati, pure io vi priego che anche per utliot* 
mio, che fui nel principiò della miagifiva 
nezza é compagno, ‘ed amito grande su} 
e sempre 1 ho amato; e-tivetito singolari 
mente, vogliate laguiugnere’ al vestro bué®d 
no animo in ciò tutto quello” spirito;'‘# 
prontezza che sarà in voi; che ‘s0 ché Di 
e prestante ,' e- molta, acciocchè ‘quella’ 
maggioranza sia a. sua Magn. conferita. ‘B- 
che tanto più vi scrivo -di molta “mia bll 
glia, quanto slimo chè voi sarete ‘posto’ 
nelli 41. Non potrei sentir nuova’ chie più” 
mi fosse cara e grata di gtiesta, nè della 
quale ve ne sentissi maggior obbligo. Sta- 
te sano. Alli 21. di- Novembre 1545. Di 
Roma. , e 
“Quanto vostro buos:Padré P.sCard. 
Bembo, 0 0/00 A adeli Leb c:isì 00 


. CISCDA ati t&3(Y 92 99 
2 
tt TT e i asbiasb a: sicoile 


dii 0 8 gortalti Sin 0419) Isn gio 


DI. M. PIETRO BEMBO,. 333 
COCXXXIV. 


Molto Magn. « come figlinolo. Dovendo 
esser PO, in o Video per £ gran Cancel- 


dado 


alcuno. il naso possa, €@ voglia Éavorize. x 
ed.ajutare questa .suo maneggio più. che, 
sia..possibile, ed averlo in' protezione, agg. 
cigcchè, ‘egli conseguisca il suo intendimen-. 
o..Lo raccomando adunque a vui quanto.. 
posso, pregandovi che in questo suo desi», 
deriò ,, cal. INERZO,, yostro, €. .de' vostri. ami, 
ci, gli vogliate prestar tutti quelli. ajntis. 
La favori che. giudicarete opportuni per lui,. 
me-.ne. farete, molto piagere. Salutate, 
Marcella. A. NOMe miO, e state. sano. Con 
tutta, Ja vostra famiglia. Di Roma. Alli 274: 
Novembre 1568 
Dive padre I d. - Card, I, Bembo, 


de Figliuol. carissimo. Ho veduto il discorsi” 
so fatto dal Magn M. Domenico Gradeni-,;- 
co sopra min genero , e gli altri suol fi» 
gliuoli, io desidererei che riuscisse sì per be. 
neficio del detto mio genero, € sì degli 


336 LETTERE FAMIGLIARI! 

altri. Ma quanto alla Badia di S. Cipriano 
io non credo punto che abbia ad esser sua, 
che nol vedo molto gagliardo combritente 
da vincere questa pugnà , la qual se suo 
barba non puote condur a buon fine, man- 
co credo che potrà, o saprà far esso, cre- 
do dir il vero, perchè ‘in quel tempo i 
'frivisani mi facevano intendere tutte le 
lor cose di giorno in giorno. Se M. Do- 
merico darà principio alla lite, non gli 
mancherò di ogni favore che io sia per po- 
ter dargli. Salutate sua M. a nome mio. 
Ho avuto siugolar piacere che siate entra 
to nelli 4r. così favorevolmente, e che ab- 
biate operato assai per la elezione del Se- 
renissimo Donato, ed emmi stato ciò. - cosa” 
desideratissima per molti conti. Fui già riel- 
la prima gioventù mia un tempo suo com- 
pagno e poi a Padova sommamente amai 
M. Pietro suo fratello, il quale se vivea sa- 
fia stato il più dotto gentiluomo della no- 
stra patria. Ma per troppo studio il pove- 
rino si morì in breve tempo, e inì portò 
via mezza l’ anima, c ne sentii infinito do 
lore. Credo che suna Serenità m° abbia 
sempre amato , siccome ho io sempre 
emato e reverito la bontà, e "1 valo- 
re, e le molte virtù di sua Serenità. Se 
averete adito a lei rallegratevene affettuosis- 
simamente seco. To ragionando questi pas- 
sati dì dopo la morte del Lando con N. $. 
e domandato da lui chi io credea che do: 
vesse esser Principe, gli dissi ch'io teneva‘ 


DI. M, PIETRO BEMDO: 383 
. per. fermo che saria quello che è successo; 
ed è stato. N. S. Dio lo prosperi a-luas 
ghissimi anni, eda molta felicità. Del 
vostro M. Antonio m’incresce che ‘1 pove- 
ro, e da ben giovane non'guarisca. Salu- 
tate Marcella , e M. Lorenzo, e state sani . 
tatti. Alli 5. Dicembre 1544. Di Roma. 

Quanto padre P. Card. Bembo. 

_ Il clarissimo M.' Antonio Venier è 
fatto molto mio, ed io tutto suo che lo 
vedo di ottimo anitho, e di singolar valo- 
re, e fa per somma eccellenza il suo 
officio, e vive da vero’ gentiluomo, € 
splendidamente di maniera chel salario 
che gli dà quella Sig. non li basterà a 
gran pezza. È fatto di altra: qualità di 
quel che egli era, certo che ei -tnenità 
somma laude, e N. S. ne fa un gran 

caso, a 


CCCXXXVI. 
Molto Mag..e carissimo figliuolo. Vi 
singrazio della cortesia ‘vostra in darmi 
libertà che io faccia quanto voglio del 
Decanato , e Canonicato di Cividale. "Il 
Barpo si inganna, però che il fratello’ del 
maestro di Torquato morì in Ugubbio, 
essendo mio cappellano. Potrà ‘ben’ essere 
che io.il dessi al detto maestro, quando 
vederò ch’ ei si porti amorevolmente, ‘© 
esso, e M. Perino suo Zio, con, Torqua- 
to, e di questo ne vorrò la prova prima 

Bembo Vol IX. —°  @s2 


338. LETTERE FAMAGLIANE — 

che io -faccia cosa. alcuna. Dogliami some 
voi del male -del vostro Marc'Antegio,.mò 
che se ne può altro? Salatate: Marcella; di 
siaie sani «tutti. Al primo-:di Genneje 


1540. Di Roma. TO - UE 
- *. Quanto padre P. Cardinal Bembo, 
Li SPE PI MERZIA | 

O COGKNAVIN OT 


Questa - vi fo -acciò «che .procurist 
che .ad-ogm mode la sentenza: alle ragion 
vecchie si faccia domane,, se. bggi fatta, 4 
stesa -mon sarà. Del mandarla poi attenete 
Ja promessa che avete fatta al Giliolo. Ma 
se mi amate, quando bené doveste andare 
alla Giudecca a trovar quel Signore do- 
mattina al ricevere di questa, letteva ;, non 
sì manchi per voi; e di ciò di nuoto ri, 
prego. M. Cola vi scrisse da se, nè ig 
vidi la sua lettera. Vi mando scudo uno, 
acciò mi compriate di lui tauta uva pasa 
di quella medesima che faceste dare a:M.. 
Cola, però che mai non vidi, nè mangigà 
la migliore, ma sia di quella propria 4,4; 
non d’altra. Rendete molte grazie. alla, 
Mag. Madonna Isabetta, della memoria -chg; 
sua Sig. serva di. me, e molto con.lei.f 
rallegrate a nome mio delle nozze: della: 
cognata., .e più che molto a .sua Sig. mi, 
fale .cou. la vostra eloquenza. rapcomene: 
dato. Col clarissimo suo consorte vi nallesi 
greretefparimente , ed ancora con lo spo- 
so, col qual, e con la sua casa io ho 


LS 


DI 


DIM. METRO BENBO; 336; 
amtiva: ‘malora! Attendete..a star:bano , pÀ 
direte anco. at Rannusio che iv: ho: avuto: 
F:Omero , «il qrale tion è ‘a. proposito; 
cumeabbia : messo; gliele. rimanderò. - Ho: 
anche avuto le cose di Pisa , 6 FA quila 
volanra Deéll'niha” ne ‘riggrazio: M. Tom- 
.maso Giunta , ancora che io mi tenga da 
lui offeso per la” burla fattami del libro 
eccellente del Prioli, dell’ altro lui. Ma 
tòn lui ho :da far maggiori . ‘conf’ che 
quasto. - -State: sano. Alli: F di i Gennajo 

: Bembuta 


x Si 


conv. . na 0% 
o, n vi 
" Figlinol. carissimo. Vi ho servito nella: 
cosa ‘di frate Zanobio che non: ho voluto: 
far ‘parola per li frati di Sàn Giovanni # 
Paolo, i quali non hanno ura ragione al” 
snondo” -di voler levàr. ‘quel dre alli Crow 
cieri, € così anche ha giu icato il Mag! 
ator' di quella Signoria, il :quale è um 
grande. uomo da bene, e molto prudenti 
gepiiliomo, e molto amato ed estimaté* 
DO S; fo per la sua virtù gli son fara” 
afferibntitissivao ; e' lo amo, eil ‘otiorò corr 
atto l'animo. Della: mia Rleba imi pl di 
qiitànto scrivete. Salutatemi ' Mareella ; Ca 


state vani tutti AI 9, Felibrajo 1548. 


Rosi ci sato 
Quarto padre Pi ‘card; Banabe,3 i 


ì 1% 
pil È “1° Di i > + 


3jo. . rerrenc’vivifeurani 
* COCXXXIX. 


Figlinol Mag. e ‘carissimo. Piacemi 
the siate guarito della vostra febbre, e.se 
sete rimaso con le calze molto larghe nqn 
importa che le ricuperarete assai tosto. Ho 

randemente caro che M. Antonio vostra 
Stia bene; ne ringrazio N: Sig. Dio. Vorrei 
potér aver veduto il vostro, e mio Loren» 
70, che mì scrivete esser andato con hél- 
la compagnia a Loreto; N. Sig. Dio sia 
‘8ua guida in ogni luogo, e ve ne faccia 
sempre padre consolatissimo. Se Bastiano 
impara volontieri, e non lassa li stud), 
meno importa se'l non ha precettor come 
esso vorria. La volobtà, e deliberazione di 
un generoso animo in queste cose fa as- 
Sai, e vince, e supera tutte le difficoltà. 
Disidero veder una sua lettera, e li cre- 
derò che sia sua. Salutatelo a. nome mio 

ur assai. Ditegli che se si farà valente nelle 
lettere , io l’averò per caro figliuol mio, 
è dove potrò gliel mostrerò di bonissimo 
animo; Se Mess. David nou vi è buon 
fritello è tutto questo il peggio per lui, 
‘@ forsi per questo N. S. Iddio non li 
lascia prosperar cosa che ei faccia. Saluta- 
temi la mia buona, e cara Marcella, e 
state sanì. Alli 17. Aprile 1546. Di Roma. 
u Come buon padre P. Card. Bembo. 


DI. M..PIETRO BRMBO, 34t 
CCNL. 


. Molto Mag. figliuol carissimo. Ho in- 
teso del Decanato , e Canonicato di vostro 
figliuolo quello che io voleva ; sarete con- 
terito tenerlo così fin a tanto che io ve 
ne possa dare una buona, e soprabbon- 
‘devole ricompensa. Degli officj che fatè 
con mio genero vi ringrazio.. Sono proprj 
dfficj-da voi, che per vostro ricordo Ù 
ho data. mia figlinola. Se'"l vostro E, 
Maro’ Antonio si libererà del mal suo ne 
ringrazierò la. M. Divina. Ho. avuto la 
lettera del vostro Bastiano, la quale mi è 
stata molto cara, e molto graia, però che 
esso mostra in essa esser molto pratico, € 
dotto nella lingua volgare che non è a 
«questo tempo poca laude. Io da me non 
arei per niente aspettato da lui tanto-s 
segua che con sì bel principio si facà 
tosto eccellente molto. Esso ta qualche 
similitudine allo ‘scrivere di Mess. Pie 
tro Gradetigo. State sano con tutti Ji 
*estri. All’ ultimo di Luglio 1546. Di 
:Roma. . UEZ 
. Vostro quanto padre P. Card, Bembo. 
di CCCXLI. ©... 
. Io ami rallegro quanto si canvien, cla- 
rissimo figliuol’, delle nozze del vostro M. © - 
Lorenzo, delle quali mi date avviso , € 


«844 © LETTERE FAMIGLIARI 

‘vedo ‘che elle: son. bellissime:-nozre. Ng. 
. Dio. le faccia ‘esser a molta corisolezion 
‘sua e vostra ,' della min Marcella, .e «di 
‘tutta la ‘casa. Sarete cottenlie: a rsatuiari a 
nome mio il: Magn. M.. Luigi:Fostarinà 6 
‘; proferirmegli scoza risparmio.e-sopra Xat- 
“to la sposa, amo el amai sempre quel 
" giovane coine figliuolo non come nepete, 
. e desidero il ben suo al par di voi-che li 
“sete padre.- State: lieti, e sani tutti. Agli 
. 31, Settembre 1546; Di Roma., 
. Vostro padre P. Card. Bembo, 


c. CCCXLII.: 


- Molto Mag. figliuolo. Di Marc’ Agito- 
paio che gli sia tornata la febbre mm? incre- 
‘ sce assai, ma poi che questa è casa pre- 
veduta, più pazientemente doverete sop- 

rtarla. Def vostro, e: mio Lorenzo, ee 
‘ te fatto bétie a darmene quelle novelle 
‘che ne avete, che mi sono care sopram- 
‘modo, e ne rendo quelle grazie che io 
‘ debbo a N. Sig. Dio che l’ha fatto riueci- 
‘re da ‘tanto: in così giovane età; Citdo 
che non gli siano per mancar delli ‘gdiver» 
““nî da miar, quanti esso medesimo ne vor- 

rà. Chi sa, se anche quello che voi gli 

augurate gli avvenisse un giorno ? Ma di 
-..€10 non più. Salutatemi Marcella, e dite 
“’a’Bastiano ch’ ei segua in farsi dotto, e 
"Valente ; però. che ‘niuna cosa fa maggfori 
Sigli‘tomim the la dottrina » quandal‘elia è 


i 


. 
l'ad 
a 


LI 


cu cu 77 MITI PIETRO:-BEMBO, -‘843 
.-eongiunita con la bontà. Il. Mag.-M, Gio. 
«Cor: benchè «è soglia dire alrui quello 
che sa che gli piace, pure in questo di 
+ Lorento tredo ch’ei scriva la mera verità, 
S poi che meravete anco quiell'altro testimo- 
‘l'ifio:, "che :mandato m’avete. State sano, e 
lstrivetemi, come si porta, © porterà: il 
+ Yostro novello Vescovo. . Alli 18. d'Ottobre — 


6 1:77. 0008 
IRAP de. 


de 


Uti pater P. Ci. Berbus. 
A NENTI CCCXLIII, 
‘ Figliuol carissitào;: Io mi rallegro con 
voi del vostro esser rimaso Capitano a 
> Famagosta. 'Averò caro intender da voi, 
«è se sete contento di: questo reggimento , € 
=stosì Marcella. Di lei 10 stimo di no ,. che 
‘’Finon le piàcerà far tanta via. per mare, e 
-:Fasciarvi andar senza lei non sarà opera 
3idi ‘buona mogliera. Pur come «i voglia, 
“‘scrivetemene quattro versi, e attendete a 
u' star sano, e fate che io sappia se accette- 
‘rete, a Che tempo vi partirete. Salatatemi 
Marcella, e M. Lorenzo, Alli 30. Ottobre 
«1546. Dì Roma. . a, 
230 < Quanto padre P. Card. Bembo. 
PT ._ ‘ CCCXLIV. Li 
:. . Clarissimo come figliuolo. Mi avete 
“fatto piatere.a farmi intendere che voi, 
e'-Marcelle ,, e. tutta la. vortra;. famiglia 


+0. 
. d 


844 IETYERE FAMIGLIARI 
siate sani, e che li medici sperino Iwpe 
di Maro’ Antonio. lo ancora sono. per la 
Dio grasia; migliorato assai della mia per- 
cossa, e comincio a levermi per camera, 
ed ho speranza con l’ajuto di N. Sig. Dio, 
.dover andare ogni giorno migliorundo ,, e 
potere uscire. alcuna , volta a .camminar 
quando sarà bel tempo. Non potete. far se 
non -bene ad attenervi al consiglio, e 
ricordo di. Madonna suor Francesca, per- 
‘chè chi ha posta la sua fidanza in Dio non 
. può restar ingannato. Mi spiace che la 
nuova della nave bruciata sia stata vera,e 
.duolmi assai. della perdita di M. Lorenzo, 
. bisogna aver pazienza e accordarsi al voler 
di N .Sigo. Dio. Salutatemi Marcella, e sta- 
«ite sano. Di Roma alli 4. di Novembre 


1546. —. | o 
Vostro caro padre P. Card. Bembo. 
CCCXLY. 


Figliuol Clariss. Siate il hen rimaso a 
Capitano di Famagosta, e sia insieme. con 
nostro $ig. Dio ringraziato quell’amorevo- 
lissimo Signor ec. Piacemi che Marcella 
voglia farvi compagnia con parte dei figli. 
uoli. Fa da savia e da buona mogliera. 
Piacemi anco, che non partiate di questi 
cinque mesi, nel qual tempo potranno 
Intervenir delle cose, che vi farian mutar 
sentenza, N. S. Dio sia quello che governi 
H vostro, ed il mio pensiero. Del nostro 


| “ir. pierro "itnso. — — ‘845 
“Mi Lorenzo ‘m’ iricresceria ‘grandemente , 
chè egli avesse avuto quel simistro:, che 
‘ mi dite -per la nave bruciatà. Fatemene 
. certo per .le prime lettere. Non: ho che 
«. altro per ora dirvi. State sano con tutti 
“ vostri, e rallegratevi con Marcella »a 
i nome mio. Alli 13. Novembre, 1546. ‘Di 
“ Roma. — 0 n 


‘ Vostro quanto padre P. Card. Bembo. 
CCCKLVI. 


toa) 


x SOL 
Figliuol carissimo. Ho inteso volentie. 
: ri quanto mi scrivete di- mio Genero'; e 
" sento gran: piacer che siano in Amor tra 

loro. Ho loro invidia di esser a villa Bòz- 
za a far la vendemmia, ‘e pur che essi'la 
facciano allegramente, ciò mi basterà. Se 
: 31 vostro M. Lorenzo si satisfa e contenta 
della sua sposa io. ne sentirò consolazion 
insieme con voi--e con ‘Marcella, nè dubi- 
to che questo non sia; salutatelo insieme 
:con la sposa a nome mio e state sani 
tutti. Alli 16. Ottobre 1546. Di Roma. 

‘ Salutatemi Marcella. ILLE 
Vostro come padre P. Card. Bembo. 

e __‘CCCXLVII. | 
 Figliuol cariss. Sono più di cinquanta 
sei aani, che io ho'una natutale, e viva 
affezione alla Serenità del Principe, ed lio 
sempre disiderato con inoltadevozione ‘fa 


846. ‘thmrete cimici | 

sr'andezza di- sua Seretiità, coftoscendélo 
‘Sempre e’ buono, e giusto ; -è' diftiétroso 
‘del: ben publico, e ‘particotar della ‘patbia 
‘nostra; LA qual mia affezionson terto fia 
stata conosciuta da sua Serenità., e: vui'he 


‘sete’ in parte, buon téstimonio ; con questo 


animo e con questa esperienza della bon- 
tà sua desidero oltener da sua Serenità 
una grazia molto onesta, e molto degna 


- della cura sua. E questa è, ché sua Sere 


. “nità dia' modo a M.‘Démenico' Graderico 


“ 


padre di mio genero, che possa far cono- 
‘scere al Senato la giustizia “della ‘causa di 


"San Cipriano’ di ‘Murano’, la qual casa 


‘altre volté ‘condotta’ pè] Senato, ‘e trattata, 


“ancora pénde. Gli Avvogadòri banno la 
“detta ‘cavisa nelle ‘mani, ma non ia posso- 


ho espedire senza il favor di sua Serenità, 


‘e di quello Illustrissimo Collegio. Adunque 
sia da mé pregata sua Serènità con -tutto 
l’affetto dell'animo mio, che’ l’ ama,’ ed 


osserva ‘quanto’ sapete, a ‘pigliar questa 
cura, ed a fargli ‘ayere il Senato per 
espedizion di detta causa, la qual’ cosa 
potrà metter l’ animo di quel buon vec- 


‘chio, che già tanti anni pena, edi tutta 


‘quella famiglia , o all'una via o all'altra, 


Lgliarere aduhquè tempo o 


in quiete e in riposo. li che io vederei 
così volentieri, che sempre renderei gra- 
zie a sua Serenità di questo uffizio fatto 
‘da lei a satisfazion di quella famiglia. «Pi. 
| portano ‘di par- 

arne a'slia Serénità "e ‘ inmpettur' della: sua 


| 5DI- M.--PIETRO--KEMBO. 347 
a‘bbntà, 0 giustizia quello che ‘spera la mia 
erantica ‘osservanza verso lei ,: e. raccoman- 
sdatemi alla. buona grazia. .di :sua Serenità. 
+. State sano .con tut i vostri. Agli 11. di 
«« Dicembre 1546, Di Roma. 
ORIONE Quanto padre P. Card. Bembo. 


a... CCCXLVII, 


«°° Mas. quarito figlinolo. Ho vedato quan: 
«. fo voi mi scrivetè del ragionamento fatto 
intorno alla persona mia’ col Mag. Quirini, . 

: ch’esso tenga .per cosa .certa che abbia ad 
i esser quello di che voi‘mi avete: burlato 
.:. tante volte ,, domandandomi s' ia .lo crede- 
“iva, e di che mi avete anco seritto. lo vi 

. ho .sesnpre risposto che sarà quel che pia- 
+-*erà al N. S. Dio ‘e non altramente. Ora 
“vad mi scrivete, che per le parole del Qui- 
...Jiuvo, yoi giete certo ch’ io creda d'essere, 
1.naffermabndovi il predetto più cose, prima 
: the nel'nascimento ed anco quando mì fu 
‘mandato il’ Cappello io ebbi Giove. nel 
, ««anezto del Cielo, e che M. Federigo mia 
-- così. eccellente’ Astrologo aveva detto, che. 
.. essendo venuta due volte, di certo verrà 
. da terza che sarà i ‘Pontificato: che ‘di ra- 
‘. do fallisce. E che nella Messa quando-at- 
.. cettai.il Cappello, nell’ Epistola e nel Van- 
+’ gelo ,da Nostro Signore fui chiamato a 
-: somiglianza di San Pietro, dicendo Pecre 
- «Sequere, me, Le quali parole fecero mara- 
5 igliat tutti coloro ‘ch'erano:a quella messa, 


LS 


ERTTERE- FAMIGETARE - 
Ehe fa anco notabile quel che disse quel 
Romito, cioè ,- che sarebbé Papa uno-chq 
satà Vescovo © d' Ugubbio, ‘ancora che. Jo: 
ditesse, essendo ‘vivo ‘il Cardinal: Fregosa: 
E che fu mirabilé quel chè disse .il Pap 
quando io feci‘ l'entrata in Roma, cioè: . 
Ora entra il nostro successore. Le: quali 
cose mi fanno credere che voi. crediate j 
ch'io creda d'’esserè. Ma’ credete a suor 
Franceschina che disse, ch'io. son tanto 
lontano da quel ch'io credo di ‘me’ comg, 
è lontano il cielo dalla terra ‘e che però 
‘vi ’sete risolto ‘d’aàdar in Levante e nen 
perder più tempo come finorà avete: falto. 
Vi sete poi confermato, perchè ‘avendo a. 
star di qua sei--mesi, vi risposi che in gei 
mesi potevatio occorrere molte : cose, che 
fa confermar che voi crediate ch'io creda 
d’esser certo. 1544. e 
| Si-noti che dopo scritta «la ‘presenta 
lettera, il predetto Cardinal Bembo. mork 
«quattro mesi dopo, onde si verificò il detto 
della Reverendiss. Monaca nominata di 
sopra, cioè che esso Reverendiss. non sa: 
rebbe altramente Papa. La qual cosa fa 
credere, che tutte' le cose predette ‘da lei 
in altre materie abbiano ad esser vere. .. 


ii CCCXLIX.: 
“i M. Trifon' ‘Drago è vènuto un ‘di 
dfsesti giorni a’trovarmî, ed è stato. mb 


# 
N 


DI. M. PIETRO REMBO:; : 
più di due ore, con tanto: mio diletto , e 
piacere quantò più si, possa dire, e il suo 
ragionamento. non è stato d’altro che del. 
la ‘persona .vostra, principiando dal prime 
di,che'giugneste a Cattaro fino all’ultimoy 
e fra l'altre cose mi disse. che quando 
,primamente arrivaste in quella Città rom. 
peste intorno a‘ due mila Martellossi, ..i 

uali erano accompaguati da alcuni Tur- 
chi, onde dalla parte de’ Turchi. fu fatto 
gran danno siccome si vide per le teste 
che furon portate in Cattaro, e che dalla 
vostra non vi fu pur: morto un uomo, 
onde vi portaste da Principe. dando un 
zecchino per testa a’vincitori, perchè que- 
sto fu atto da mettere animo a ogni timi; 
da persona, e tra’ nemici mise. spayento., 
poi che si sparse tra loro la fama che 
voi pagavate le teste loro un zecchin l’us. 
na. E diceva che da questa operazione era 
procedate ch’ a' Turchi non bastava più 
l’animo di yenir sul territorio di Cattaro, 
e tanto più che per tutto era sparso la 
voce. ch’ in Cattaro era venuto quel Prov- 
veditor così valoroso che.era già stato a 
Zara. E diceva che covtra i Turchi maao- 
daste vettoraglia in Nadino, ed avevate ben 
fornita la terra d’ogni sorte di munizioni, 
e ch’eravate amato non pur da tutti ì nostri, 
ma da’ sudditi Turcheschi ancora per la - 
‘ buond compagnia che voi facevate loro. 
Oltre a ciò mi consolò molto quando mi 
disse del toglier dell’artiglierie a quelli di 


ba” 


350 LETTERE FAMIGLIARE 

‘Castemut'vo: quando combattéretio: sol Capo 
tano del Golfo, il qual si fece:end'eraw! 
vergogna con cinque Galeé, -e.‘che vedi 
col vostro: soccorso delle vostrè : barche! 
che mistro in terra, ricuperaste - Jo :omas? 
del Capitano , e toglieste l’artiglievia : a; 100 
mici. E che fu parimente evsè- onorata ei 
bella a vedere, il prender -de'dieci - Brigo@at® 
tini usciti di Castelnuovo per - saccheggiar 
la villa di Lustiza ‘con la vostra Fusta ei 
con le Barche armate in ‘poche-ore. È s0ga 
giunse che fu atto di gran cuore, il pres 
der tanto- fra terra il Conte - da Risano"#l: 
qual ‘voi faceste annegare, .con - tutto: ché 
egli vi avesse offerto di donar 500. duca<f 
ti, acciocche gli salvaste la vita. E ches 
faceste tagliar la testa a ‘quel valente Vaj:: 
voda da suoi proprj sudditi, ‘ accettando” 
gli uomini suoi medesimi a’ vostri servizj;” 
1 quali poi con un poco di presente ‘che? 
voi donaste a Ulaniano Bassà- furon tutti 
lassati ‘ritornare « casa loro, perche ‘il pré-* 
ditto Vapvoda ayeva fatto e faceva tutta vià > 
di mo:tì danni a questi di Cattaro, ed era? 
odiato fiho dai suol ‘sudditi come si vidét. 
Mi razionò similmente della vostra. vigi-' 
Janza, e ch'a tutte le ore eravate-vedutò 5 
e ‘che non si sapeva mai la ora, ferma ché 
‘wi riposavate. E ch’in quei’ primi giorti” 
‘ di' sul’ monte della Trinità vi volò sì huaîne! 
gamente sopra la. testa un’ Aquila è '‘pof? 
una Columba a ‘mezza notte: sul. Torrion 


di Sia Francesco',-la qual tornò sndietre?!. - 


, DI,My PIETRO BEMIA.. Zire. 
per: quella via ch'essa venne, il qual segno: 
tolto per felice augurig, e si tenne che... 
Fosse: veramente mandata dallo Spirito San- 
te.::Mi disse oltre a ciò. che ayendovi-un, 
sesso: ratto la. esta alla porta di San, Fran 
Gesco nen vi smarriste punto, e che fatto, 
ip un- subito. tutto, sangue, vi. Faceste i in. 
quel; juago medesimo medicare... €. vi ri- 
ventiste d’aliri panni pet. non. attristar la 
terra: se foste andato,. per essa, così iusan., | 
guinatò. E mi ipteuerì il core, quando mi, 
ragionò..della religion vostra e. della cons, 
fessione e comunione che faceste ,. e cOme 
il. popolo: compunto . da divozione- pianse. 
per la lor parte. Gommasso dal vostro; 
esempio di.bontà, Mi. disse. anco della, 8014 
levazion del Pgpolo contro i Soldati, quany 
de' si parti l'armata. di: sotto Cattaro, du: 
bitando: d’alcuni soldati ch’erano andati 
per -rerra..dietro all’armata. Perch'essi cré- : 
. devano che fossero audati a. farla .tornare . 
a dietro, come quelli che non, sapevano , e 
che, l’uso de’ soldati è di seguir gli eserciti. 
e ll’armate. per. trovar. e. veder se hanno 
laggiato addietro qualche cosa da. far hot: 
tino. -E che se voi non eravate così presto.. 
a. riparare. s seguiva una grabde ICCISIONEg,.; 
che’ fino alle donne. saltaron fuori, perla. 
vece ch' andò attorno ch’ eravate stato mor- 
toda. quella, barnffa. Ma lodato sla. Dia: 
che..sete riuscito in tanti ‘perigoli. non pur, 
a deattaro ,; ma. ancp a Zara. dove vi sete; 


irauaio più, zolie B.l latrgmettergi, tea BSR-;1 


352 LETTERE FAMIGLIARI 

tiluomini e popolari, e tra’ popoli con Kr 
Tee. Mi disse anco che nel presentarsi-dé 
l’armata Turchesca la salutaste con 'l'arti= 
glieria, é mandaste fuori ad invitarti è 
combattere. E l’atto che f&ceste col buttat 


via la testa'a quel bòmbafdiero che riot 
trasse ‘l'artigliaria ‘come ‘si doveva. ©“ —* 

Poscritta, mi son ricordato per la più 
bella cosa che mi disse, che essendo voi alla 
messa sul principio che venne la nuova 
della presa di Castelnuovo, il Governator 
Cagnivolo con gli altri che vi erano attor- 
no vi disse: Signor, che vogliam fare?. 6 
voi subito gli rispondeste ad alta voce: 
Udiamo la messa, onde in un tempo istes= 
so mostraste animo valoroso e religioso ‘in@ 
Sieme. E che tanto più sete lodato di que- 
ste operazioni, quanto che tutto ciò è stato 
proprio vostro fatto, oltra la vostra buona 
Fortuna, perchè avendo mandato Ulaman 
Bassà da tre mila Martellossi per sacchieg- 
giar Lustiza ed il paese all’ intorno, quét' 
che avran dato Risano alla Sig. ch’ erano 
in quei luoghi, saltaron fuori è sopra ‘fnd: 
strada sotto una collina ruppero quelle 
geriti con arte gridando fuori dall’ altra 
banda, perch’i nemici credendo ‘d'’èsser 
tolti di mezzo si fuggirono è furuvn rottf? 
Queste e così fatte cose dettemi dul Drago! 
mi hauno dato grandissima ‘consolazionè9 
perch’ amandovi 10 da figliuolo' non ‘posse 
se uoù allegrarmi delle vostre ‘6notate ope’ 
razioni. Seguite aduoque di ohorar a'quéi 


PEDINE DI Mi PIETRO BEMBO, . 358 
tto nrodo la Pairia, e di acquistarle cal 
valor vostro gloria immortale, perchè co- 
lero son veramente degni d'esser chia. 
mati. uomini. che hanno hello. ariimo è 
che fanno profitto e giovamento agli al- 
tri uomini. . Salutate Marcella. Di Padova. 
154O.. a CT 

 CCCL.. | 4 


-, -:.H Cancellier di questo elarissimo Pe- 
destà , il qual è un grande asinaccio’, @ 
tirannaccio, vuole da questo pover' uomo 
di ‘Gio. Antonio Fabbro, il quale ha pre- 
‘sentato al Podestà un bandito, al quale è 
‘stata questi dì tagliata la testa, se lo ha ad 
assolver del bando, ducati 10; per 5. o 6. 
se li sariano dati per uscir di pratica, mà 
#0. som troppo scorticamento. Però vi ri: 
mando Gio. Antonio sacciò diciate sopra 
questo una ‘parola a M. Giovanni Antonio . 
‘Venier, se vi pare, pregandolo a far una 
lettera - al Podestà che ordini, che avendo 
Gio.. Antonio satisfatto alla. legge che vuole 
ghe chi amazza, o conduce un bandito, 
gia tratto di bando, lo debba levar di bag: 
do, facendo far sopra ciò le gride oppor- 
tune: senza torli. denari. Però che. la legge 
op. dice ch’ei sia tratto di baudo, pagati» 

e .10..ducati, che se lalegge. il dicesse, 
Gio. Antonio. che . n0n 10 piaci ducati mor 
sì.agria nesso a; condurlo, Dissi a, M. Gio. 
* Bembo Vol IX. ee 20088 


S34 LETTERE FAMIGLIARI 

Aptotio; ma sel vi par-di parlas al 
altri, o.anche di far parlar senza. faticare 
vi ‘voi, fate come vi pare, Ma wvei are 
| rete-più autorità. Se bisognerà, dite .da 
parte.mia a M. Aurelio .Soverchio : vostny 
‘ glue ‘parole che pigli questo poco di carico 
per amor mio .che son certo lo farà volon 
tieri, e ad esso pur assai mì raccomandate, 
ed a M. Valerio, quando ‘lo. vederete. 
State sano. A Madonna Marietta vostra Zia 
Dio dia pace, ha visso la sua parte. Sale 
tate Marcella, e baciate Quintilio, ed -Ah 
wisetto. Di Padova. ia ERO, 
Perche il condutto a. morir per man 
del Podestà da Gio. Antonio ha lire 300, 
di taglia, quell'asino del cancellier vorrebbe 
che Gio. Antonio gliele rinunciasee tutte 
per li ducati 10. ch’ei vuol da lui. Ve. 
dete che poltrone. Se bisognerà far men- 
zion di questa taglia alli Avvogadori, acciò 
che "1 cancellier non la intrichi poi a qual. 
che modo per sdegno, fate come vi pa- 
rerà il meglio. Bembus pater. 


CCCLLO dI 


Mag. figliuolo carissimo. Avete fatta 
benissimo a voler che Marca Antonio ves 
siro rinunzii il Decanato, e Canonicato di 
Cividal, al mio M. Vendrando, perocchè 
non lo potria dare a persona più religiosa, 
e. buona di lui, che € certo di qualità, la: 
Quale a questi: tempi non si vede in molte,. 


DI M. PIETRO BEMBO; 353 

Io lo-amo singolarmente e per niente non 
lo-dia -a verun altro. Quanto al. vostro 
onostico delle due cose vedo }o ambòr 
mostro. Tutto quello ‘però che avvenirà, 
. purchè N. S. Dio vi abbia posto alquanto 
del sun santissimo. spirito, ani: sarà..caro, 
come a colui, che non so discernere. 
meglio, se voglio giudicar senza Ja sensua» 
lità vmana. Quanto al pegno che vorreste 
mettere, non accade ciò fare. Perciocchè 
se quetlo. avverrà che credete così. ferma- 
mente voi averete vinto, .8e non avverrà 
vi doverà bastare quello ‘errote -0 danno 
vostro, senza altra perdita. Salutatemi Mar- 
cella , e state sano con li vostri tutti. Alk 
g. di. Settembre 1547. Di Roma. | . .: 
Vostro quanio Padre P. Card, Bembo, 


VPEPEZ: PIE: : . CCCLII. Li 
.. Mons. Martini ba torto, se «avendogli. 
voi :detto: di quelli danari, che sete.di di 
in dì per riscuoter, non si contenta. Mi. 
sarà ben caro facciate ogni cosa per riscuo- 
terli presto, acciò che presto glieli diate. 
Raccomandatemi ia sua Sig. e scrivetemi a 
ehe speranza sete di averli -presto. Scrive» 
. demi quel.che è del Buca d’Urbina, e- di 
nove. Francesi alcuna cosa , €:di 
foma. aucera. Salutatemi Marcella; la: qual 
s.questo. di dee-esser ‘ stsal vicina a).sua: 
parto, non:solo:da parjs mia; ma ancora 


356 LETTERE FAMIGLIARI ., a 
della Morosina, e di queste-putte. Di villa. 
Venerdì a mezza notte, non potendo dor- 
mire. Ho avuto i nomi di quelli da. esser 
esaminati per: Gio. Antonio s1 farà con di- 
ligenza ,-e- saria Igià fatto, se-nen che M, 
Pre Luca è stato occupato, nè ancora è 
ben fuori. di occupazione. State sano-,-€ 
salutatemi Avila. — SE 
Us : --  Bembus patan 

. 2° ce 
su) CCCLII., 0. 
: . Ho vedute le vostre lettere. Quanto 
w- Gio. Antonio Fabbro, vi scrissi così più 
vùper burla, che perchè stimassi voi non far 
Autto quello che potevate, che questo nou 
i mai credute. Se l'Avvogador l’espedìrà, 
farà bene benchè tardi, e tuttavia sarà a 
tempo. Quanto all’ invito, che vi fece vo- 
stra madre, mì piace, e perchè stimo pen- 
siale di vivere da vostra posta; dico quan- 
to. alle spese, credo‘ non possa esser altro, 
che ben fatto. Quando sia stato per vivere 
pur-in tutto in compagnia , anche fate, 
come vi pare il meglio, che io di ogni 
vostro :vantaggio sarò : contento; Delli +da- 
‘tnari del consiglio di X.-:non ho .che-alteo 
‘divvi. Di Domenico. Bembo, ditegli,:che 
‘quanto alli ducati:200:: poi ch’ egli.ha adeì 
tari quelli suoi campi, :che io: non-.Jo, ve- 
‘glio privar di essi. . Ben mi farà piacer, 
prima che. li dia ad :altri, .ch’'eîime)te 
faccia intender una parola. Quanto all’ af. 


. ear 


. DI M. PIETRO BEMDO, 359 
fittuale o alla metà: io son'poco atto alle 
cose: miè im ‘questa parte, non: che-a: quek. 
te d'altri; ;‘pur: ci userò “diligenza; e da 
àtfé=certo ! non mancherà-, ma-‘crédo che 
né averò» fatica.  Dogliomi: quanto più:.pos 
so del: mat di Quintilio:; “bisogaerà. portar 
in pazienza, quel che sarà la voleotà.di 
Dio. E se - Marcella. s1 disperasse, non -né 
sarà per questo altro, che.quello. che Dio 
vorrà; Però ella farà saviamente ad accor- 
darsi col suo voler, dappoi che averà fat- 
to quello che si può dal canto suo. Dio 
vi consoli tutti. Vederete destramente, e 
a qualche bel modo, ‘se ’1 Cavalier dei 
Martini volesse. tor i: miei - sali di Arbe 
per pagamento del: suo credito, offerendogli, 
the u-quel modo lo pagheria tutto in un 
tratto. O. quanto saria ben. ne: poteste far 
risoluzione, esso ne:aveva già, e li dette 
alla Signoria. State sano. n 


> 


CCCLIV. 

.: Ho gran volontà:di farvi comedo,.@ 
'di'ajutarvi in ogni vostro bisogno, e mas- 
‘sSime de’ vostri..E vero che adesso mi trovo 
‘in molta difficolta, però che :non ho un 
‘’Quattrîino .; e pur questa maitina.i Rettori 
‘di Padova: in’ hanno - mandato un officiale 
° ta casa a. farmi intendere, che se non pror- 
« vedo ‘a :pagar -l’impresto mi: faranno .#éa- 
A dere l'entrate in. .erba, così credo, che egsi 
rist mi fe Le TAO SP a ABI CA Ur 


6 


358 LETTERE FAMIGLIANI | 
siano per fur ‘a Vicenza: Qui pago datati 
100; a Vicenza .13:f. sì che potete -vedero 
come io mi trovo. Non dico questo, - per» 
chè non voglia al tutto, ma ‘per farvi per: 
tecipe delle mie molestie, se potrete aspet<, 
tare ;il' pagamento dei Cornari che conve- 
rità essere presto, vi soccorrerò di quelli, 
se: nen potrete avvisatemi; che farò quel 
‘provvizione, come meglio potrò. Scrivetemi 
quanto è che Julia vi è in casa, non dico 
per voler venir a couta® minutamente con 
voi, ma perche oggi parlandosi di questa 
mon fa chi | sapesse, ed io vorrei saperlò. 
State sano, e portate le vostre difficoltà , 
come vedo che fate tutte le cose, cioè alle 
gramente ,‘ e non dubitate ch’ io sia per 
miincarvi mai. Se questi maladetti impresti 
ndn »fesssero:! stati avereste avuto . da - me. 
più ajsto , che non pensate, laudate del 
tatto | Dio. State sano con i vostri. Di 
Padova:-.il di natal mio alli 20. Maggio 
1528. 
n! Bembus pater.. 


si * CCCLY. 


5. :«Jo ho:inteso quanto: mi:serivete: delle 
. cosa.-d’Arbe; e del favore'che in ciò m'ha 

dato il Principe, e M. Daniel: Renièr; di 
cele ho-sentito singularissimo piacere, e mi: 
piacerà che voi. facciate poi quello che. 
, sorivere di fare, uando sarete alla banca: 
per fornirla:, ansi. vi priego ad usar ogni 


\ 


— 


DI M, .PIÉTRO BEMBO:; 4 
via, e modo, e diligenzia, perchè :sia cons 
detta la cosa a buon porto. Quanto a ren< 
der grazie, a M. Daniel, serivo la incluse; 
la qual gli darete voi stesso, a sua Mi; 
senza: fihe raccomandandomi. State sano,’ 
Darete aniche questa al Raonusio, al qual 
scrivo che riferisca grazie alla Serenità del 
Principe della sua amorevolezza. AI fatto 
direte che io vorrei ch’ei avesse dato quel: 
formento per Je lire quattordeci la prima: 
ora, senza aspettar tanto. SRET SA 

Ri 


CCCLVI. se 


- : : Dv 'd 

Mag.-M. Giovan Matteo. M. Agostin 
Beaziano ha avuto per resignazione di My 
Inmocenzo Sinibaldo da Pesaro la commendar 
di Pola, ‘ed Aquiteja, della «quale per :non: 
avere avuto comodità di espedirne le ok: 
le, pér ancora non ha tolto il possesso; e’ 
li frutti tuttavia si riscuotono in nòm& 
del detto M. Innocenzio, il quale ha scrit- 
to a maestro Valerio medico suo Zio che 
faccia risponder con detti frutti alli pro- 
curatori di M. Agostmo. lo averei caro 
chie ‘nom vi- esserrdo : discencio?,.: ne: diteste 
uti parola con -detto-M.':Valerio, -é voleno - 
dé egli darvi:ti-denatti delli tali: finti ;4f 
riceveste: per vigor..idella:.procuta;.ché al 
legata con questa :vi manda detto -Mi- Ago 
stiro, facendogli «quetanza: del ilricevere: 

late:.pazienze,. se vi do:questa; molestia 


LETTERE FAMIGLIARI, 

che a M. Agostin nè posso, nè debbo man- 
care. Averò caro li riscotiate dal M. M. Va- 
lerio Superchio, o da chi esso vi dirà, 
se potrete, detti frutti, e li, serbiata a far- 
ne quanto esso M. Agostino ordinerà. Sta- 
te sano.con Marcella, e con li vostri dolci 
pnitini. con 

. ; Bembus pater. 


© OCCCLVIL 


. Vi mando Gio. Maria a posta, acciò 
vediate alla bottega del Libraro che tien 
il Libro per insegna in Merzaria a mezzo 
della strada del Relojo a man stanca, se. 
egli ha più in bottega un Astrelabio la- 
vorato alla Damaschina, del quale il  ma- 
stro domanda ducati 40. se egli l’ ha, li 
lasciate queste sei monete che vi mando 
che vagliono ducati d’oro in oro larghi 40. 
in pegno, togliendolo per mandarmelo 
tanto che solamente il possa vedere. E se 
vi paresse darli a M. Vicenzo voi li 40, 
ducati, che’ M. domanda, e tener voj 
queste monete, acciò non portino pericolo. 
‘di perdersi, o di esser tosate, forse sarà. 
meglio. Lo mando in questo punto sotto 
sopra, rimandatemelo doman da sera. Sta- 
te sano. 


DI M: PIETRO BEbtno.. St: 


‘ CCCLVIIL 


# 
e» 


.*. Woi'avete mandato un ptso da ttòppo 

‘ gran ducati che i miei non sorio che” ton 
piccioli, Ma da vero la: bilaticia è un‘bi: 
lancion, che per la grandezza non si moves 
per ogni poca differenzia, però pigliatene 
un’altra che sia come quella .che già mi 
mandaste ;, anzi più tosto vorrei che fosse. 
ancora assai più picciola che quella. Cle 
così sentono bene ogni variazione, e mo- 
mento. Ma pure, se questa che mi avete. 
ora mandata fosse tale, quale è quella;. 
non ve Ja rimanderei, poi questa ha il 
so del ducato ingordissimo che mi fa 
credere ch' ei sia del ducato Viniziano nio 
vo. Son ben contento clie ne ‘sia uno da 
uesto. ducato, ma ne voglio tin’ altta dal 
ucato vecchio, e ne vorremo uno ‘dal 
ducato di camera, e uno dello sttdo , e, 
uno del bislacco, e poi degli argenti,. ed 
anche vorrei che fussero tutti segnati del-' 
la foggia di quel dello scudo che mi tro= 
vaste voi l’ altro dì a. Venezia. Fate diligen: 
zia di-tutti questi a questo modo.. E sé 
nen trovarete bilancie fatte, fatemene' fat 
una a posta che sia gentile, e picciola; € 
fatemele far una cassa anche leggiera , co- 
me quell’ altra, o meglio. Il Preposito è 
guarito. Attendete a star sano, ed allegro. 
Di Padova, Agli 1r. di Ottobre. | 
Bembus pater. 


/. 


o4 LEFRENE \NAMIIOLIA HD 
ia a'digzo, 10 ie atmeun sto ì gh 
legni EXsi 5: 000 
SL ST RS dann SENO 
- Fate -oghi.\éosa. di arerebdel Mag:--M. 
Jacomo quel: resto; ed: :a'valti F datéli a Mb: 
‘Avila che viene a Venecia...B:!ise-h . 
sven; trivaftemirso. scudi da dare -al.detii 
to-M.: Avila che ne- hava piagalie mieò.: de: 
biti, .eltra:.che. fapendo 2003‘ the-: ia set 
séiza ‘un soldo;-era.:vnstrecartiesia © mate: 
darmi-a-qualtche modà i#ualehe ducateii 
cemé mi scrivestedi: far:;.o-darmi lee: 
avviso che mon: stéssi- a.--vostta speranza; 
State SAMO; gna, in 


‘» , v ka 


COCLX, Vo la 
M. Pietro Leone d'Ugubbio gentilis- 


sima persona, Gentiluomo di Mons. Stampa, 
e mio fmicissimo, ha in questa guerra, 
nei servigj di -questa Signoria: perduti’ due 
suoi valerosissimi fratelli, i -quali il Sig. 
Duca d’Urbino avea appresso di se in gran. 
conto, in luogo della qual perdita, volen.: 
do esso ora dimandare a ‘quei -Signor® 
qualche grazia, per conto: d'offic, ‘mi! 
scrive da Venezia che io lo: voglia. raedo-. 
mandare ad alcuno di questi che: egli:«srhi. 
ha mandato in questa lista.: Jo che Y'amoi 
molto, e desidero farli -cosa: gratà, gli ris: 
spondo che esso venga ‘a *‘îrovar vo+;:.«ef: 
v'informàideb.suo-bisogno chei-per: amore; 


DI: M. PIETRO APEMBBI 383 
mio farete quanto vi fia possibile di fare 
in suo favore, la-anide:d priego a volere 
abbracciar questa cosa con molta amore- 
volezzay di inbde:utre (bce M.i Pietro: tono- 
sca: che. io.‘ve T. abbiz: caldamettte re di cuo+. 
ré-raccomandsto.;:siccome i0:fo. "PBunque 
i 'wome mio: preglierete conimoltainstantai; 
figltuoli di M.: Giorgio: Cornato ; widilMi . 
Bomenico Trevisanò,-e;M.Franteseo Its! 
nato, e moko: maggiormente! M. Diccold: 
Tiepolo, e:quegli arvora dé più”che'rvab 
conoscerete che- debba potèr:ygiorarti: State: 
sano. Fate vi ‘prego assai che queto getrit 
uomo , e ‘gentil persona conosca’ che: id? 
l'amo, ed he caro, e fate le raccomanda- 
zioni a tutti quelli, con ì quali doveranno 


“ 


poter valere caldamente. 


ra CCCLXI. .-.. 
. Figliuol caro.,:Dio vi’ salvi. Da ‘mio. 
fratello intenderete il resto. Questa solo vi 
fo: per salutarvi insieme con la mia Mar- 
cella, e per dirvi che mi farete piacere a‘ 
scrivermi spesso delle nove che di dì in’ 
di‘sorgono, è se per ogni cavallaro io aves- 
si «disci righe -da voi lo arei carissimo. Be- 
sidero- ancora intender da voi come vaunv: 
le-cose giù ‘corminviate;; le ‘quali tanto: vi' 
raccomandati: -Salatatemi Madonna vostra 
madre; e :mia sorella ; e vostra moglie, e: 
vostri: fratelli, :e ‘è mio M., Donienico. Sta-' 


304. LETTERE FAMIGLIARI - 
té sano. Di Roma. All18: di Maggio 1520. 
‘Il voàtrò buon padre' Pietrò Bend 
. «1 , . ‘st. a È 


S5Uo.ga dB. 
1 OOCILXII, 7 03 corsia 
1 RE 4 ste. 23 85 


. ‘Figliuol’'caro. A ‘due vbétrée”'poco Sil 
sponderò. Ho rnolto caro le Hove che tif 
stirivete e particolari, è pibbiféhe , vene 
‘ringrazio e prego a seguitar ; quando senza 
incomedo vostro potrete farlo. Vi mando. 
questa mia lettera a Monsig. di ‘Torcello 
în raccomandazione di mià sorella, core 
chiedete. La potrete leggere, e chiudere 
col mio sigilto. Farò prova di satisfar a vo- 
stra Zia da San Lorenzo, e tosto vi ri- 
sponderò risolutamente. Bén credo mniente 
se ne potrà fare, da me non mancherà. 
Ho inteso volontieri quanto ini scrivete del 
Mag. M. Andrea Gritti, e piacemi che ini 
ogni tempo, e occasione èi si mostri quel: 
l’animoso, e valoroso gentiluomo ch'egli è. . 
Mi è caro che mia sorella sia con «ot. Vi- 
vete tutti allegramente più che si può, ed 
amorevolmente. Piacemi che vi troviate 
spesso in casa mia con Madonna Mor. e 
che ella ancora vegua qualche volta a star-. 
si con voi, È vero che vi ho un poco d'ir. 
vidia. Quante più amorevolezze tutti voi le 
usarete, me ne farete maggior piacer, e ve 
ne sentirò obblizo. Ho inteso gli anni di 
M. Bernardo, al qual direte che. îo- ho 
gran piacere del processo -ch'io vedo eh'a 
a negli studi; e che quatto a ‘me aspetta 


ADE 


A. 


0 ALII LAU ;_ 38 
(402070. Mk METRO BEMBG .. 868. 
ei si-dia buona voglia s €86 Dia a me da- 
rà vita, io spero dar a lui modo di poter 
attender quietamente agli stud) , salutatelo 
da mia parte. E però non lo lasciate tanto 
star sui libri. che questo gli sia di nocu- 
mento alla sanità, che sopra tutté è da 
curar .la vita. Alli vostri ed alli nostri mi 
raccomandate , € state sano. Di Roma all. 
26. di:Giugno 1520; 
. . «j-. Marcella figliuola cata ,, io ti bacio di 
qua, tu bacierai Te tue sorelle da .mié 
parte... 2. n O 

, us ll , Bembus pater. 


- COCLXHI. 


. Figliuol mio caro. Qui si intende esser 
fatto-M, Antonio Grimani Doge, sia cou 
utilità e gloria della patria nostra. I caponi 
vi sargnno apparecchiati, quando io verrò 
a Venezia. Ora sarà bene che andiate a 
baciar Ja mano a sua Serenità da mia par- 
. te, rallegrandovi con lei di questo sommo 
grado di dignità, datoli dalla patria ec. 
Aggiugnendo che quando sua Serenità sarà 
alquanto rimessa dalle occupazioni di que- 
ste congratulazioni, io verro in persona a 
fer. questo ufficio. Sarà bene facciate que- 
Ata visitazion subito, però che da Verona 
saranno .venule ,.0 veniranno subito lettere 
sopra la cosa: mia di Villanova, siccome 
dde..ola intenderete , al: quale scrivo il bi- 
sogno. Nella qual cosa vorrei aver il Principe 


- 


» 


366 DEDIRAR FARIGIIARI 

più tosto, faverevele che arsersa. -Bisegna 
eltra questo che facciate alguania:sltre vi. 
sitarioni a quelli copsiglieri., ed alcuoi senz 
grandi, informandoli' della. causa peedettà, 
| la qual quanta’ più pesso a vaglio con rei, 
vi raccomando: ia ogni sua ,parié a paria 
gi consigliem. a-sav) , a -comparer alla - 
ed allegar ed a fa quarto LITÀ ‘A. propo» 
sito. Il che insieme con Cola da :per voi 
putrete veder e conoscere se. sarà biso» 
gno aver :M, Luigi Bittoer alla Sig. che 
credo sarà a proposito , gli scrivo la.: ia 
eluse., la. qual potrete dargli. Stimo- pei 
le offerte ‘ultima nente. a Padova fattori. 
lo farà volentieri, Ho veduto volentieri 
mella vostra Jettera la salutazion del mio 
M, Bomenieo.da loro, ritorvategliela mul- 
tiplicatamente:; © raccomandatemi a, lai 
senza fine. State sano insieme cou.tuihi li 
vestri e mici. Torso a raccomandazvi È: 
soprascritta causa quanto più posso. Di 
Villa agli 8. Luglio 1921. P n. 


CCCLXIV. 


Scrivo al Mag. M. Audrea Gritti la 
allegata, la quale vi mando aperta, a&cciò 
la leggiate, e ce.sua Mag. vi domanderà. 
quale è quello. che più era che iù altro 
tempo m'ha ad esser contrario, gli potrete 
° dire che è il Mag. M. Luigi, per causa 
ch'io fo una lite con suo: figlinolo , il qua: 
le: innanzi.cbe io :gli movessi lite alcuna‘ 


DIAMO PERTRO: BEWDO, 36 
la: medie esso ta me, facendomi: citare ;in 
eorte sopra: il beneficio. di: Levenzaga , ‘nel 

lecsua:Sig: nos:vi avea:‘ragioa al mon. 
id io-ho.tutta la. ragion «del .monda 
nella: causa, per da: quale: ho poi -fatta: ci. 
tar sua Sig:-idemandandole. :quelto che è 
veramente mio, e sua Signoria mi' deo y 
came si vedrà per: i' fini dell’una cosa-@ 
dell’ altra. Pregindo poi voi sua Mag. che 
non mi lascì per’ qui straziare a' sua 
‘M. che non lo-:mierito nè da: ‘sua M. nè 
da alcuno di quella patria. Ho: pensato che 
l’amico faccia ogni cosa -per.:straziarmi; è 
perciò bo così scritto. Scrivo ‘ancor ‘que 
st'altre al Patriarca, acciò sua Sig. scaldi 
. la freddezza di suo fratello ‘nella cosa dt 
Gio. Antonio, :aeciò che una volta . se ne 
renga a fine. «Potrete portarla a sua Sig. 
e raceomandarmele. State sano, e saluta 
temi Marcella, la quale mi piace che cia 
stata con voi a -sollazzo questi di. Di Villa 
alli 28. d'Aprile 1533. SE 
| Bembus pater. 


CCCLXV. 


Io amo molto il Reverendo padre 
Generale de l’ ordine de i Servi M. Jero- 
mimo da Lucca, e molte desidero fargli 
piacere. Però: intendendo io sua S; essere. 
a-Venezia, e aver bisogno del favore di 
quella lllustrissima Sig. voglio che per amor 
mio: siate contento‘ parlare .a i che in: 


‘988 LETTERE ‘FAMIGLIARI vu 

.Gi li-potranno giovare, nostri o parinif, 
. amici, a nome mio,e raccomandar loro 
1 negozj di sua Sig. come fareste di’ così 
mia particolare, e a me bene importante, 
che riceverò questo. vostro ufficio a naolto 
piacer mio. State sano. Di Padova. Alli 25. 
di Giugno 1520. 
e o Bembus patsr. 


hi ** Credo: che sappiate quanfo M. Éiuipi 
Massimo è di casa: mia ; e sopra tutto rriò, 
‘e da quanti anni in qua. Però ancora 
“ch’ ei potesse venire a voi per favore seti- 
"24 mie lettere, e voi ragionevolmente. gliel 
"doveste prestare, nondimeno a satisfazio- 
‘me: mia ho voluto farvi queste‘poche rî- 
ghe, pregandovi a far per lui m quella 
sua occorrenzia che esso vi esponerì, titto 
‘quello che fareste per me ‘proprio. - State 
sano. Di Padova. Alli 13. di Maggio 1528. 
1 ST Bembus pater. 


: 


rr 


CCCLXVII. 


Vorrei .che visitaste Monsig. di Pola a 

| nome mio, il quat'è ritornato lì Legato 

del Papa , al, quale direte che.io volea far- 

i li'Fiveréazia”a Pidova, prima’ éht ésso si 

partfise; È driiftito”a 7 nici che‘mi’ 16. 
v 


A 


“L viso UA & -quabda esi’ n° Avvio 
cono chéSsua Sig. E, Pitta dia ver 


. DI x. PIETRO REMBO. — —‘@69 
rò.un di a Venezia sol a questo fine, Da- 
réte a sua Sign. queste lettere che io ‘vi 
amando. State sano, Di Villa ‘alli 2, ‘di 
Giugno. 1526, ,, 


. 


+ 3 oe TAL LEI SE ion 


“€ SCLXVILE sidtagi 
. a LI DI SEA +1. ” ei 1 Cala =. 


. .. Tonon ho'vostre lettere, dappoi' che 
‘me ne scriveste una piena di burle , ‘il dì 

dappoi la mia partita che mi tnaraviglio, 
e aspettava d'intendere che ‘aveste riscossa 
‘ la mia pensione Cornara. DI grazia. siate 
un poco più sollecito, e non, Tata -che dl 
tempo di pagar ‘quelle tanse epl dono, pas: 
gi. È poi anghe ho bisogno qui. grandissl- 
.ano di denari, che questi Sig. e..soprastap- 
ti m'hanno tassato 130. ducati per Io, (a- 
mogicato, e per fosso, che hisogna pagare 
ora, Pepsate come ilo starò per conto “di. 
Villanova. Sicchè se mi amate punto puf- 
40, ponete cura, e. pensiero in riscugter 
presto questa benedetta pensione. Son vé- 
nuto oggi qui per questi pagamenti. ‘Se 
questo anno non fallisco, non fo poco. Sta- 
te sano con li vostri. Di Padova. ‘Alli 7. 
Luglio 1527. x Bembus pater. 


»- ' » . « a. I i Vr se 
ore . LXCCCIX, È MISE, 


- : Benehè sia certa..pom puo .P 

, a satisfazion mia vi scrivo. ci 
26 tatto "l possibile far si può chel nogita 
dt) «Pempo Lol.dky, AC sutezio Givi 


*r 


Vai 
a È 


Eta LETTRAZ FAMIGLIARI, 
ago. M. Agnolo Gabrielè rimanga Orate- 
re a N. S. il che mi saria tanto caro, quan. 
to casa che io aver potessi, e se conosce. 
rete che io possa cosa alcuna in ciò di 

ui con mie lettere, fate che io’ il sappia 
i non mancherò. E questa inclusa dar& 
te voi al clarissimo M. Jeroniino Giusti. 
piano il «procurator-, e state sano cen Ri 
gostri, € scrivetemi quaiido si farà, e quer 
che credete di M. Angiolo. Di È Pedone. N 
28. Diceph. IOZ7 LL... 

LE v* | , “ CROLRÉ, : un 

Il Sig. Virginio Orso | Conte dell AD: 
illara ..che fu figliuolo de’ Sig. Cir 

gr » che fu soldato di questa. Bi 

ig. mi hà mandato ‘uno suo a 

rvetere suò Castello con la qui “inch 
lettera x desideroso di gervir ' questa. Rep, 
come ha altre, volte. mostrato. Però vi pre 
do la Jettera a me scritta, edi 

£d, acciò la diate a. quelli Sigg SR 
i saper, Si focale chel. meglio” I 





mò, par lore, Sign.. e. .sia. espedite, Q 
e. hr1 d) 

d uni Cp) pr tra. State e sanp. DI 
done Al Ab 3° ‘di 1 Gingno 1528, ‘5 paiv 
Fiv. at “. : Pet Ro 1; Uia 
- va DE n ODO Dl] E ad +M 
c vrii fa {riso £ I Stiro 
GAI Me ia O tO DO ata i ss 


»” 
35 Ewa 107 d00037 Lo 97 $ CudÌ lf 


LE el Alerho pit 


Par: IRDRO 





En 





Ho avuto qui tre di'in' Casa M. Giò: 
vanni Gioacchino uomo del Re di Francia 
che vien da Roma, .ed è venuto lì < 
I Ambasciator di Francia che È stato q 
sti dì a Verona , il qual Ambasciatore 
aspettato da lui , il 1, M.: Giovani 
molto mio vicin da Urbino., e da Roma, 
benchè sono 16. anni ch'io nol ‘vidi più: 
È Genovese di basso luogo, ma si è fatto 

rande, e molto ficco con la sua virtù. 
lo gli ho fatto qui quante carezze, ho. sa- 
puto, e potuto che gli bo molto ‘obbligo 
erò che ésso molto mi ha amato’, ed hi 
alto qualche ‘cosa per me. Sarete cont 
10 visitarlo più tosto che potrete da part 
tia, dicendogli chi voi sete, e profferenz 
dovegli molto amorevolmente. È perchè ic 
chédo che ‘esso starà in Venezia pochi 
vortei che faceste quest'ufficio più d'una 
Volta. ‘Esso ha, da, parlare‘alla Sig. 6. viene 
di Ferrara, ‘e'da Roma in. posta. Ingegna- 
feyi di farli ‘carezze che nou ini potreste 
fdr' cosa ‘Hiiba ‘fiù grata, è datemene ave 
visa LET è in ‘Casa ‘dell’ Atmbafcià= 
to°di* Pratica. Farete questo officio, con 
M. Giovanni diligentemente, e più volte, 
mentre esso starà in Venezia, però che po; 
tria tornar a molta ‘contentezza nostra, 
Ma tenete questo in voi. Di Villanova non 




















1A 
È 






372 - LETTERE FAMIGLIAR eo 
vi pigliate molta cura. State sano con tut: 
ti ì vostri, Alli 20. di Marzo 1529. Di Pa- 
dova. . | ve Lu 


- 


CCCLXXII. 

. Voi vederete per questa dell’ amico 
uello che esso mi scrive. del Magn.. M. 
Leonardo Emo. A che vi dico che io cre: 
do che sarà ben fatto che andiate doman 
a trovar sua Magn. e gli facciate intender 
che quella non è: casa da pagar ducati 
1500. però che è tutta ruinata, né io pos: 
so pensar di entrarvi dentro, se -non_ vi. 
fo spesa di ducati 500. almanco, e che que; 
sto sia vero, si può sua Magn. accorger 
dal poco conto che ne. fa M. Maffio Ber- 
nardo, benchè son certo che sua Mag. ne 
è informatissima ; oltra che io non. posso 
averla, se non dappoi la morte del .Conte 
Bernardin, il qual potria ancor viver tan- 
to che questi danari, quando non fossero 
più delli mille, sariano ancora mal spesi, 
€ però pregate sua S. a non voler con me 
far questi guadagni. Ed in questo pregate 
lo ‘non da parte mia, che credo ch’ei mi 

voglia poco Lene, come sapete, ma 
| parte vostra, promettendogli di volerli voi 
essere obbligato di tutto quel piacere che 
sua M. vi farà. E ch’ei sì potrà ben con- 
- tentar, quando ei: guadagnerà la buona 
spesa del taglio della vendita senza . voler- 
mi tirar gli orecchi a questo modo, dicen- 


DI M. PIETRO BEMBO, 373 


dogli che se sua M. è in quel pensier vol; 


non la volete incantar di un picciolo, e 
. circa ciò andar con lui per quelle vie che 
vi parerà dover tenere. E su l’incanto ; 
se non-vi sarà chi la metti più oltra, po- 
trete andar moderatamente, e ‘credo che. 
doverà'bastar avanzar alla Sig. cento du- 
cati, tuttavia mi rimetto a voi, ma-non 
‘ crederia-per niente fosse da passar li cen- 
to e cinquanta, 0 al summo li duéè cento, 


dico non: avendo altri incantatori. Ne sopra. 


ciò dirò altro, se non che io torno a dir 
vi che prima parliate al Mag. 'M. Leonar- 
do, e’ mostriate che questa cosa. sia più 
che vostra. Di ‘Padova. Alli 24. Agosto. 
1929-00 o a i 

0 Bembus pater. 


COCLAXITI. 


Potrete dire a M. Leonardo che io 


avea ‘domandato questa casa a M. Maffio,. 


the fosse contento di cedermela, e che non: 
contentando simplicemente di ‘farlo, .gli 
avereste profferto ducati 100. di guadagno. 
E che questi che esso non ha‘ voluto, li 


» LI 


darete a’ Signori che la reincanteranno, è 
fon più, E con questo risponder alli: ‘5o0. 


e esso ‘per odio ch'ei mi ha, domanda;;. 


è ‘tion per amor della patria»: In somma. 
Usate ‘arte ‘inéontro all'arte: ‘e’ fate. da ‘vas 


fénte, cioè trovatevi voi all’iicinto. Salutate - 


"a , eo 


Maicellaf i 0000 pei tt nana 


n 


"NEI vii 0lerG,) 8 1109820 ia 189%) InL 


. / 


-_ 


#74 AETTERE, FA MIPLIARE 
Qii ai a. SIRENA 
Mi FEST < COCLXXIV. : Di Di sE c. 


“vi prego, figlinolcarissiimo, quanto più 
0550 og tate, aver per raccomandato M.. 
Fi da Tiene. Gentiluomo Vicentino, 
c ollegio del quale a voi tocca, sicpome 
g. di notte, e pon: ll lasciate far torto in 

Se di per qpi sì potrà che” ne riceverà 
gingular. piacere. Intendo il suo’ caso essere 
splo calunnie delli. suoi avversar]. ‘Utoume 
Que sit, averò sommamente ‘caro che quel 
ggotiluomo mi abbia a render grazie ’ di 
esta raccomandazione mia, State sano. Alli 


4h: Settembi din Di Padova. È 


a o - COGLI. 
| Saria oramai tempo che quelh claris: 
è Sini. Sig g. Procuratori si risolvessero di dar° 
quel luog go nel collegio degli Spinelli 
Di tanto promessomi. Ho indugiato tutti 1. 
termini, e nessuna ‘cosa ‘vedo farsi. Però . 
parlate alle loro .Sig. ‘ora .da mia parte, 
pregandole a venirne ‘a fine, ed a non mi 
tener più in, pendente di questo desiderio 
xiiò. To ino’ credo che M. Agostin Angio 
lello sia ‘per difandaré “I suo gliuolo a sia- 
rè‘ih quel Collegio che così già imi ‘disse; 
età dad qué, Sig, « Procuratori” si scul 


citi to “nion' “ever ] tiogo: fatevi promente 


09 ginti e cir Wii dell O daistia ci { li Gi 


di di erro 58 

il primo luogo che vacherà, che fra due o 
tre dì s'intenderà che vattherà questo luo- 

0, tna siate presto a revenir, ea 

1 ‘alle lor’ Sig. però ‘che ‘fra’ ‘questo ter 
shine che ‘vî dica di due giortti sarà seri 
to ai Procuiitori che M; ‘Agostin “nor ‘Ra 
riandatò il'sùò figliublo, che ‘cod ‘fit Di 
Hetto”il Prior del collegio che fti bisogite 
tà ‘icriver,' noît’infilidadò ‘M.' Agdstin”R 
buttò, per causa dellà ‘nnoya’ constitazidit 
fatta da quéi Sigg., oltra' che il clatisstnibi 
“<M. ‘Antonio Mocenigo mi avea promestà 
far vadar esso ur Ittogo dî pochi dì gitinî 
to'a Venezia, ed ora. sono. peleati, sin 
mesi. Di grazikcavaterbi'di questo Laberibé 
to, e subito ricevuta questa, fate caldo 
officio, vedendo di averla promessa del 
primo luogo. Colui a chis dee dar que- 
sto luogo è Napolitano proprio di quelli, 
a chi hi constitutor del collegio. vuole che 
i luoghi siano dati. Aspetto' da voi risposta” 
Sopra uesto buona, e diligente. State sa-' 
no. Alli 21. Febb. Di Padova. Ì 


MPI + ">. ERIN 








ne, 





+ 
Questa fi fo, 'acciò diciate al ‘Magni. 
M. Giovan Giorgio da Dressano che 08 
pi lego ‘elit ‘sia contento far che io ‘abbià, 
per quattro giorni quella Deca di Livia. . 
tradotta in volgar dal Boccaccio, là qualè, 
sta Sig. ha ora in Venezia, se in questò. 
io non li fo sinistro che subito gliela ren- 


\ 


LÉÈTTERE FAMIGLIARI 
derò. Potrà darla ad un portalettere lega- 
ta, che verrà a me sicurissima. Ed a sua 
Sig. mi raccomandate. Vorrei vedere il no- 
stro M, Agostino oggimai Vicecollaterale , 
é m'incresce delle fatiche che li debbono. 
aver duplicate questi tanti concorrenti no- 
vi, a questo palio, i quali tuttavia spero’ 
che faranno la sua. vittoria maggiore , e 

iù cara, State sani. Alli 20. Febb. 1533. 
1 Padova. | E 
cu Bembus pater. 


CCCLXXVII O — 


: M. Giovanni Gioacchino è venuto a’ 
Venezia con la moglie, e voi non me né 
dite niente» È alloggiato: in casa Marcello 
alla Giudecca, però porterete voi questa: 
domani subito dopo desinare, acciò lo tro- 
Viate in casa, e visitatelo a nome mio. Co- 
sl gli scrivo. Vi prego fate ogni cosa di 
‘aver il consiglio per quest'altri duo mesì, 
più tosto che potrete, per la causa Borro- 
| mea. Vi rimando quella mostra dell’ormisin 
verde che mi piace, pigliatene braccia 16. 
€ mezzo e attendete a star sano. Salutate- 
rhi Vareella, Alli 30. Marzo 1534. Di Pa- 
dova. | | 
—_ Bembus pater. 


DI M, MIETRO- BEMBOy 377%; 


CCCLXXVIN., 
. Figliuol carissimo. Mi doglio del put-, 
tino che la morte vi ha tolto, e vi con-° 
forto a pigliar quel che Dio vi manda con, 
la man destra, siccome però son certo ché. 
facciate. E però dico più questo a Marcel. 
la che a voi, massimamente avendovi Did. 
donati tanti altri figliuoli, quanti ha. Sony; 
astretto a pregarvi che vogliate aver per 
raccomandati M. Francesco e M. Bartolom.- 
meo figliuoli di M. Federigo dei Bertolac- 
ci nobili di Zara nella inimicizia che hban- 
no con alcuni altri Zaratini per lo scan- 
dolo successo ec. Così adunque fo, e vi; 
priego che in quanto: porta la giustizia ,,, 
ed onor vostro, abbiate lor quel maggior 
rispetto, e risguardo che si ‘può, sicchè essi, 
conoscano la mia raccomandazione aver 
fatto buon frutto. Io. sto bene con tutti, 
li miei, Attendete a star sano ancor vai, 
con gli vostri. Alli 17. Giugno 1535. Di, 
Padova. | see I 
Scrivetemi alcuna cosa se ci è lì qualz 
che cavallo per me. 04 8 
(0. Bembus paler 


COCLXXIX. ° 
Figliuol Mag. e carissimo. Questa vi. 


fo solo per raccomandarvi "caldamente M. 
Tommaso Turanno cittadin di Zara in tut: 


08 tie’ Fiori. _ 
fo ciò ‘in che gli potrete giovafè cori hot 
vostro che ine ne farete ‘cosa’ gratissita; 
Desidero che esso conosca questa Tacconi 
dazione niîa avergli ‘fatto profito”; -é' how 
essere stata ‘vana. To sto Dede 0° i “infeti 
Vi ricordo. it caval'Tiircg. Aftetrdete a ‘stà; 
sano con la famiglia Vostra tutta, e'a'dafti. 
buon tempo, e sopra tutto 4’ iiporfat di 

nel magistrato quello otiore, € Budùtiémé 
dhe 10 spero portarete. . Alli ‘’6.- ‘d'Ottobre 
1535. Di Villa. , I 

Nel caval Turco opta ‘tutto desiderò 
buono , e'soavée andare: 0 * na Mi 
POT I TOMVEABETTE - embus ate 


© COCLXXKX I 
. -  Figliuol cariésimo. Vi-scrjssi per l’altro 
tavallaro , raccomabdandovi “fl ‘desiderio d 
Monsignor Reverendissimo il Cardinal Trial: 
zi circa il Conte, di Porlezzà ‘suo ‘’nepote. 
Son certo averete fatto conoscere’ a‘ M: 
Triulzo suo setvitore mandato a Venezig 
a posta per questo negozio qualche seguo, 
ed effetto della disposizion vostra ‘în age: 
volar questa impresa, ‘il chè wi safà così 
gratissima, esserido questo Sig. non solo 
gran Cardinale e di molta autorità, ma 
molto mio Sig. ancora. È ‘dappoi venuto 
in animo alli Vescovi di Bologna, € di 
Parenzo; .l’uno de' quali era tello al 
Sig: Ridolfo Campegi io novaménte ‘niortà’ . 
che aveva condotta di tinguiata ’Godiftit* 


DI N- PIEFRO-BERRO, —. 

d'arme. dai Mgrimima,S, = Patt 
suo german, .cùgino. di' .p poneha quelli 
Illust. Sig. nn fratello, del detto Vescovo 
di Parento, uomo atto al mestier. dell'arn 
me di: anni trebta, a. questo esercizio, per 
continugr:.la Junga,. e-molto.smtica servità 
loro: com quella. Rep. incominciata. da .I. 
Giovan Campeggio eccellentissima,.giurisi 
consulto che lesse molti anni. iù Padova, 
e fu carissimo, e gratissimo alla. patria no. 
stra, padre del Cardinal Campe io, ed 
avo di questo giavane chiamato M. Vin- 
cenzo che desidera servir quella. Sig. Ora 
perchè io amo assat l'uno, € l’altro di 
detti Vescovi che sono singular persone, e 

molto miei amici, :sarete contento senza 
derogar a quanto v' ho pregato per la cosa 
del Cardinal Triulzi, e- di.suo nepote il 
Conte di Porlezza ; favorir il desiderio di 
questi altri benemeriti: Sign. coa la: nostra 
patria per quello che ‘modestamente po: 
trete, senza dar causa a M. Trivulzio d’a- 
dio doler di me, il quale voglia ezian- 


. 
- LI 


“ 


io favorir. questi altri c0mpetitori suoi. 
gi.sele prudente, usate-1n questa materia 
la ‘detta. prudenza .‘vostra.., State sano.. Al. 


Do . ì | i | CCCLXXXI. ° n 6 . , | L | 
} 43 n | I . 


di Jo ‘ves appunto sgritto l’allegpta, qnane, 
lo, ebbi le ‘vostre, e’ telo. che, do aynto. 
. DE, io $ Ve <d* __ < x 480.0 a o 1 

bpan, giudizio, lè voglio noccitar il. nilo. 


380 LETTERE FAMIGLIARIO 

per il meglio‘così aj pubto;,, ébme , ve lo 
scrivo. Credo ‘che abbiate ‘il, quarjo - bro". 
voi, comè wi scriveste, se non l’ayete, "su: 

bito ripigliatelo e chiudetelo nel’ vostra. 
scancello , finchè me ‘li rimandiate tutti. 

Vi.mando Gio. Antonio a posta, per- 

chè abbiate questa sera questa lettera. Sta- 

I Idemni Bembus pater. 


CCCLXXXII. 
‘ * Io non dirò mai che non siate animo- 
sò, poichè avete avuto animo di spendere 
mille e quattrocento sessanta ducati nella 
casa, il che da che fatto l'avete mi piace, 
ed emmi caro ; vedete che sia contirmata 
la compreda per collegio, sicchè non s'ab- 
bia a far altro, e datemene avviso che su- 
bito verrò a voi. E state sano. o 
ne Bembus pater. 
CCCLXXXMNE: 0000) 
È x sil 
Sono venuto. a Venezia ‘a questa scti- 
sa Madonna ‘Veronica da Correggio, e Mi? 
donna Graziosa Pia; la qual Madouna Ve: 
ionica è sorella del Protonotario da Gam: 
ata, è anco per molta amicizia che' È 
stata con la casa sua, e la mia, ella ‘mà 


sempré chiamata, fratelloe chiama”, ‘ e’ 


è 
“ . so 


let sortita ‘ho chiamita,’ ‘Mad. Grastofg 4 


“N 


e DI M. PIETRO BEMBO.. “© 38r" 
poi madre della cavalleria degli Obici mia 

comare. Mad. Veronica m° ha scritto, ia- 
.vitandomi a Venezia, ed io, le rispondo, 
iscusandomi, Vorrei che ‘le portasfe la let- 
«tera .che sarà in questa, e chè visitaste a. 
mio nome l’una, e l’altra offerendovi alle 

loro S. amorevolmente, e pregandole a” 


comandarvi, come a quelle Madonne, lè” 


quali sapete che 10 amo, e onoro sopra 
tutte le altre. E-così di-quanto elle staran- 
.no a Venezia, mi sarà caro le visitiate 
più spesso che potrete. Se Marcella oltra 
«questo si vorrà degnar di. visitarle, © 
«sarà in accorncio di farlo, a me sarà caro, 
tuttavia per questo non. pigli sinistro so- 
.verchio. Ni raccomando queste donne. State 
sano. Di Villa Alli 7. Di Maggio. 
n Pietro Bembo. 


CCCLXXXIV. 


Vorrei che visitaste domani il Sig. M. 
Giovanni Gioacchino a..nome mio, e mi 
scriveste come esso sta. Diretegli che della 
malvagia moscatella che io ho qui, non 
‘me è più nel magazzino in Venezia, che 
tutta È stata venduta. Lo fo intender tardo 
.a sua Sig. che non ho potuto prima aver- 
ne. la certezza. Sua Sig. mi raccomanderà 
alla Sig. Madonna Caterina, e starà sana, 
, Altrettanto . farete voi con Marcella. Vi 
.ricordo la citazione a M. Francesco che 
getta. intasato atetne 


- 0L | o vi LO 
Io adopero ora la ‘vostra Luterni e 

mi serve assai bene, però vorrei ne fa? 
ceste far inia”siniile iù tutto, se non che 
vorrei che I; buco dell’ olio fusse. più aliv? 
scciò si empiesse bene il'canale, hel qui: 
le sta lo ‘stoppino, ela luce fosse té 
questo più viva. Ho ancora fihiti i Ri] 
bicchieri ella foggia vostra, che sapete quaij? 
to mi piacciono ;' però vorrei ghe andaste 
un di a Murano, e me ne ordinaste mez: 
za dozzina di quelli meglio fatti che, # 
può, non grandi, e’ .col piè picciolo ,-é 
schietto, cioè. senza cerchio. Barà bebe 
che compriate’ anco. qualche guastadettg 
- picciola , é forse qualche: altro bicchierò:” 
Se spenderete vi tornerò quri denari. Stàt 
te sano. I i I 
+9 


CECLXXXYVI, Ciao 
i è ce elio cio casal) 
— Mag. figlinolo. Messomi già ‘ih “catà-? 
mino per Roma più di ‘tre ore sone5! 
, giunto assai per tempo a. Conselve: ‘‘Wiciftl 
a Padova 12. miglia, ho presò la -pendia”if) 
mano per ‘salutarvi in quèesta'‘mia partd!! 
é far quello’ ch'io non “ho: potato fia” 
ne di ‘passati. Ho avuto’ dispiacere e teli 
piccoto cordoglio che la parte posta: PaR! 
tr° jeri da tutto ‘7 Coll 





beviefiffarvi: son’ st’ 





pi. ,EgpmRO BEMRO,, 383 
di quel. Savio di ‘Terraferma, che non so-. 
lamente non ha, voluto ‘essere d’ Opinion. 
con tutti, gli altri, ‘ma abco contraddisse 
che non vi fosse data la provyisione , di-: 
cendo che la Rep. era povera. Vi conforto, 
a. sopportar, questa ingiuria della ortuna, 
con ogni pazienza, la “qual non potrà mat 
torvi tanto che non siate ennio per un. 
grande, e savio: e, onorato , e. apimosa . gi 
tadino, ‘della Patria nostra. E; se, tornerele 4 

‘san9 e. con. uesto: nome, dk 


t. 
-. 


n che” resterete el Consiglio di. go. Con; 


quanto non si è i prio poor 
lo vo, 


IPA 


a ognerò sano con quali li “mpiei LO anpi: 
mi 


quanta. «sarà di iacere r ‘sug. , Maestà. È 
potre 


comodo e ‘onor di casa vostra. Fate far 
qualche orazion ; iper me ai N. S. Dio, a 
quelle buone anime che av»le in Cattaro . 
e. gopra tutto. alla vostra Monaca Santa da . 
PA scrivendole sopra, ciò quattro. versi». 
8A: fano 4 lodato Dio, Così desidero, sentir, 
di; vol. nigi e. Maro Antonio si. lesi sen: 
titk,gueatà. state un.paco male. 
vesenne sBbar. pene. Salutai . i con 
GHAFe. 6.3. a, per. oi, nio s 
Ipnissigna e epnsolata .per.il. vostro, buon 
DOME, € Op sima. sagei Be sea prete 
daxa.da Fl: Aroifary AGRO, PIA 





A 











Beajlsxime Pater. Con quell 

£ più umile riverenza, e divozioné; “chie 
..gî conveniva, lessi ‘insieme con rnîé dUa- 
wsorte il Breve di V. Beatitudine' &‘noi ib- 
drizzato, e datone dal Reverendo “nostfo 
zio Secretario e servo di S. Santità,"e 
+flexis: gergibus ricevessimo la Santissima, 
ed a, noi supremameote cara benedizion 
sua, della quale, siccome di dono molto 
maggiore, che da essere dalla picciolezza 
nostra sperato, rendiamo a V. Santità quel- 
Je più immortali grazie che possiamo, esti- 
mando , che a questo nostro matrimonio 
«con molta satigfazion nostra contratto, sot- 
to " favore di V. Beatitudine non abbia a 
anancare la grazia di N. S. Dio, e la'pro- 
tezione della sua Maestà, poichè V. San- 
tità suo Vicario così pia, e benigoamente 
benedicendone , ne promette la sua, e ne 
dà animo di spera nelle occasion nostre 
il clementissimo favor suo. Conosciamo 
molto più , che ad esprimerlo non bastia: 
mo, quanto sia questa grazia rara, e gran. 
de, e quanto ad essere da noi estimata, e 
‘adorata. V. Santità ‘a tanta Beniguità' cs. 


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DI M. PIETRO BEMBO? 386 
sere descesa verso noi di nessun grado ,@ 
onto, se von in quanto ‘siamo figliuoti ‘e 
servi d'una fedel creatura di V. Beatitu- 
dine. Però lasciando ad esso nostro zio il 
far di questo certa V. Santità, ed a ba- 
ciarne tornato a Roma il suo Santissimo 
piè in nostro nome, pregheremo conti- 
nuamente N. Signor Dio sotto speranza 
della benigna clemenzia , e favor di Y. 
Beatitudine per la felicità, e lunga vita 
sua, li cui Santissimi piedi prostrati a ter- 
ra, e supplici. con tutto l’animo’nostro ha- 
ciamo , e adoriamo. Di Venezia alli 15. di 
Dicembre 1519. i se 


Umilissimo servo di V. Santità 
Gio. Matteo Bembo. 


Il fine delle Lettere di M. Pietro Bembo 
4 M. Gio. Matteo Bembo SUO: Nipote. . 


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PROPOSTA 


DI M. i di 


PIETRO BEMBO 


Al Principe M. Leonardo 'Loredano , 
ed alla Signoria di Vinegia per nome 
di Papa Leone X. 


Estratta dal Volume primo delle lettere 
dell Autore stampato in Roma 
appresso i Fratelli Dorico 
nel 1548. 


pP apa Leone, Serenissimo Principe < 
ed Illustrissima Signoria, il quale ha con- - 
tinuamente servata memoria delle cose, 
che questo Dorainio ha per addietro g 


DAY, e. ct. : 
i ve sii RROPOSTA .,. Luni 
beneficio de’ suoi. Fratelli, € della _sua 
famiglia amorevolmente molte volie ado- 
perato , ed ha sempre amato il tempera- 
mento di questa Repubblica fondata ‘in 
santissime leggi, e la prudenza, e la grg- 
«vità sua; mentr’ egli è stato. în minor 
‘ fortuna, con tutti que’ modi, co’ quali 
s° è. per lui potuto, ha cerco, e pro- 
«Gacciato il comodo, e. l’onor vastrd; e 
«sempre d'agni vostra avversità s'è doluto 
.n0n altramepte, che se questa Città la 
«medesima Patria sua stata fosse, e dappoi 
‘pervenuto al Pontificato, quantunque iu- 
contavente, chiudeste voi la Lega col Re 
di Francia, senza farneli alcuna cosa sen- 
tire : nondimeno vincendonelo il paterno 
«affitto suo si dispose di fare ogni opera 
che voi lo stato vostro reintegraste, ed a 
uesto fine tentando , e movendo, come 
.81 suol dire, ogni pietra, e con lo Impe- 
adore, e col Re di Spagna, e spesovi 
.sopra molto tempo, e molti peosieri, po- 
sciachè egli vide non potergli a conve- 
mente pace. indurre con voi, come che 
egli assai chiaro per le passate sperienze 
, conoscesse di quanto pericolo era favorir 
+Frarcesi, ed in Italia richiamargli, pure 
. fermatosi in sul volere, che questa Signo- 
«Ya riguperasse tutto il perduto, incomin- 
«ciò a procurar la pace tra ’] Re d’ Inghil- 
«terra 4 ed il Re di Francia, e quella cob- 
«dotta al fia suo, confortò, ‘ siccome sala 
Serenità voitra , il detto Re di ‘Franciti'al' 


Y 


DI M. PIETRO BEmBO: Ò 389 

venire. in Italia, affine, che da quella * 
venuta ne ‘seguisse il btiteficlo di questa 
Repubblica, la qual fu'' cosa; che: fortè 
‘offese gli animi degli altri Principi. ita 
‘contenti di sua Santità rendendogli’ tuttì, 
Ma tuttavia nè anco questo: giovando, è 
:tardando il Re la sua venuta, ‘o perchè 
mon la curasse molto, stanco e sazio del 
guerreggiare , e dello spendere ‘anco egli:, 
o perchè così volesse N. ‘Sig. Dio, che 
per altra, e più sicura via’ deliberatò 
avesse di rassettare, e tranquillar le cose 
‘vostre, e quelle della. conquassata: ‘ Italia; ‘ 
,€ avvenuto, che i nemici del Re si sono 
in questo tempo, e spazio diliberati, e 
risoluti, e preparati alla difesa di modo, 
che nessuna speranza chi’ sanamente con- 
sidera , Aver più si può sopra luî, come 
‘intenderete. Laonde né con lo Impèradò- 
‘“ré,-nè col Re Cattolico ' avendo vostro 
‘Signore trovato modo di soddisfar a’ vor, 
.-8, di racchetarvi, nè col Re Cristianissinio 
. Sperando di. poterto ritrovar più, egli si 
. stava in grande affanno , e travaglio d' a- 
- Rumo , e ‘di mente tutto sospeso. Nel qual 
ravaglio dimorando egli molto mal cén- 
..sento ,: solo per lo non. si' potere esso 
risolvere a beneficio ‘di voi, e tuttavia 
. Jntrattenendo lo Imperadorè ed i Re Cat- 
.jtolico, e tarito ancor più, quanto meno 
BA poteva sopra Francia fondamento ‘alcun 
dare »s..Sopraggiunsero le novelle Turche 
he ,. tta, che’ si ‘disse 


SUITE. Air pai; 


“Sqhe È; 3, cotta le e 00 


590 FRoPOsTtA Ia 
f Gran Turéo aver’ dato ul Sofi. ] 
quali novelle ‘forte commovendo ‘i’ ail: 
fno di Sua Beatitudine, convsceùdo ‘“é 
prima , e’ potissima cura sua déveréè ‘dii 
sere, lo avere alla salute delli cristiani? 
comunanza risguardo , egli ia “inttò! di 
rivolse è. precurar la unione de’ Principi 
cristiani, per pciere fatto ciò; matdirà? 
avanti la talite volte in vano e pensita’, dl 
ragionata, e proposta impresa, e guri 
contra Turtbi'; siccome a buono, ‘e vigie 
lavte Pontefice si conveniva, non lasciansè 
do per tutto ‘ciò di sollecitare Cesare, él’ 
il Cattolito alla restituzion dello stato ‘dell’ 
la Serenità vostra, e così ne serisie a"Priti* 
, eîpi ‘tutti, a cui di ciò 6’ apparienta ii’ 
scrivere, e’ sopra tutto caldissimametité' 4’ 
Césare, come vedeste. Anzi non ben. coò 
tento di confortargli, e pregargli alla, dét 
ta unione per lettere, si dispose di màn- 
dar loro Legati a questo fine, e specifik’ 
mente Monsignor lo Cardinale: di Sanita! 
Maria in Portico allo Imperadore. La quil’ 
deliberazion fatta da lui, venutogli poi” 
parendo che il mandarlo Legato ‘si traesb' 
ietro. più lunga dimora, e tempo pe è 
gli impedimenti, che la legazione ‘lia’ seèà} 
esidéroso della reintegrazioh di quiestà” 
Dominio s «i dispose di mandarzielo pri-' 
vato’ Nubzio, più guardando all' effet” 
dell'anidata ‘sua, ed al poter tanto più 
tosto ‘procurare il" comodo della Sigudi > 


i dai da ea . . ot 
caadizion dii 99 + basi Do erncra, DIA SEG cb 


d 


20 Lituh PI Me PIkrhO BRMBpse o. 
adstra, che ‘all’onor de) Cardinale c 
darissimo, come sapete: Datendo egli adunt. 
que apdare in Lamagna, e già s' era pré 

69, ché postà in iscrittura , è fornita foid 
% la coiminission sus, la quale io vidi, e 
ssi, di vero Signori tanto favorevole alle. 








i vustrè, che parca., se op] Signo, 
ré ì tnandasse più tosto, Nunzio mesta. 
Repuhblica , che sno; ragionando di pu 
cò. sGpra la comrkissian predetta molle co-. 
sè; gli forte sì dolea, e ‘ratimaricàva ,; 
che Bergamo alla divozion dell'imperadore. 
tornata fosse, affermardomi, ché, a ‘lui: 
arebbe dato il'cuore di fare assai a bene.; 
ficio vosttò , se quella Città si fosse rign:. 
tenuta per voi. Ori essendo a questo tét:, 
niine, ed in tale stato le cose, ebbé  no-" 
strò 'Sigaòte dal Re Cattolico per lettere di; 
6. del mese prossimamente passato, che” 
egli chiadesse la pace tra Cesàre, e la Se: 
rénità vostra, con restitution di’ tutto lo 
Sisto vostro , da Verona în, fuori, pagaia 
done voi all’ Imperadore dugento mila fic: 
rini d'oro, o quel più, che necessario fos-". 

a giudicio di sua Beatitudine, la nat 
cosa' avulasi a' 25. del detio mese, fe’ ri: 
sélver nostro Signore , il quale per addie- 
tro molte ‘volte v' avea' pensato, dî confor= 
tar voi ad accettàre îl partito. E così lal- 
îra multina par témpissimo fattomi a. 56; 
éhiamare mi scopotse questa resoluziong 
sua, e ordinomrai; ‘clie io mandassi' dicéri- 


do alt'Ambasciator vostro, ed al Cardina=. 


















89s .. <. PROPOSTA 
fe e Grimano , e Cornelio, che. eglivo.wmes, 
nissero ‘a lui, imponendorai, che io mi vi 
trovassi ancora io. A’ quali egli parlò, 
uanto lettere dell’ Ambasciatore , .£ 
rse delle: Joro Signorie dee avere vostra 
Serenità inteso a bastanza. Ma l’altro di 
poi, che fu a’27. non rimanendo egli ben 
soddisfatto di fare intendere a questa Cif- 
‘tà per lettere la detta risoluzion sua, de- 
‘liberò mandarle una voce viva per maggio- 
‘re espressione dell'animo suo , estimaudo 
‘egli, che‘ questa ‘proposta bene intess ,: .€ 
‘accettata da voi, si tiri dietro la salute, 
mon accettata forse la ruina di questa Re- 
‘pubblica. Ed elesse me a questo officio, 
‘sì perche io potessi a voi buona testimo- 
‘nianza rendere della suà mente che e den- 
‘tro, e di fuori sempre l’avea veduta, e 
‘sì acciocchè questa Signoria essendo io -dei 
‘suoi, più fede mi avesse a prestare in ciò, 
‘the io le dicessi: commettendomi, che 
venuto qui più tosto, e con più diligenza, 
che io facessi alla Serenità vostra intende- 
re: che avendo egli deliberato procacciar 
primieramente la salvezza della Cristiana 
‘Comunanza, siccome principalissima parte 
del suo Ufficio ; perciò che s'è vero, . che 
“il Turco ‘abbia rotto, e sconfitto il Sophì, 
“è bene armarci noi di modo, che tornag- 
‘*do egli potente, e superbo da quella vit- 
‘toria , egli non la possa offendere: se. è 
- falso ,, come anco si dubita; e vero si#, 
che dal Sophi sia stato vinto il Turco; 


4 


_ 


DI M. PIETRO- BEMBO. 893 
tpfuesto appunto è il tempo da fare ardita 
mente la impresa contra lui; e non volen- 
do ‘starsi.e consumar più luogo tempo in 
trame, ed in consigli senza conclusigne al- 
‘una, siccome egli stato era . tutto questo. 
tempo del suo Pontificato ; egli s' era del 
‘tutto risoluto a confortar questa. Città. e 
pregarla con tutta l’autorità del paterno 


‘affetto suo verso lei a prendere, e ad ac- 
‘eettar questo accordo. E dice, che ella i 


faccia primieramente per. onore, e. rive- 
renza di Dio, acciocchè nol prendendo 
voi, e perciò sturbandosi la union dei 


‘Prencipi Cristiani ; che tutta, rassettati, e 
‘riuniti Voi con l’Imperio, agevol cosa fia, 


Che si fornisca , e a capo se ne venga in 


brievi giorni; la Chiesa di Dio, e la San- 


‘ta fede sua ed i suoi popoli, non ne ri- 


‘cevano qualche scorno. Secondamente per 


» 


-rispetto di lui, e per. trarlo di questa noja, 


nella quale egli è stato tutto questo tempo 


‘solo per cagion della restaurazion. vostra. 


'A° quali se egli avuto riguardo non avesse, 


‘îl primier dì del suo Pontificato, egli ave-. 


rebbe potuto racchettar le «cose. di quella 


‘fanta Seggia, e della Patria sua, siccome 
fe avesse sapute disegnare, e ordinare -egli 


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‘stesso. Ma soprattutto vuole nostro Signore 


che voi:vi moviate a ciò per beneficio vo- 


‘stro. Conciossiacosachè men: male è., anzi 


pur vie meglio, lasciando Verona, la qua- 
s chi ben considera, si dipone, e. sequie- 


sà - Afcag toi. è IPC 


4 


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ad “ Tonbbggra NM IG 

sttà più tosto a-hrievel'telmpd sithè SMNAP 
lasci; e ‘parso quella - sciistici densidie 
Mw quale: sì*'Phgtrerà: in + buona: parte 16? 
tempi, ‘€ con''apevolezze, riéupérar: vitto 
iPrimanedte:-del' ‘vostro ‘gratidi ,- é belt 
Stato, ‘è alle guetre porre, che volendo” 
voi - Verona } enon‘? avendo; poichè ela 
pure sotto. Iwpetio è -‘af- presente; per 

}iesta cagiot -porre:n manifestissiio petti! 
“glio tutto esso vostro Stato, -@ ‘per’: avvene” 
tuta forse ‘anco? fa ‘libertà di <uesta’ - Repp 
E dice'-N.:S., è ‘srgomenta così, Due cos? 
sono org in -elezion vostra ;-0 la pare voti? 
lo *mperadore ,-6 l’amistà ‘vol. Re di Frinde 
cia. Dalla -pace con: lo'inperador tre bepds; 
no alla Serenità vostra tutte iqueste cose: 
pritna di presente la ricuperazione di quel 
le Terre vostre, le quali non: possedete;: 
insieme con l’uso, e l'utilità:.di Toro, fue® 
ri solo Verona. :Appresso le -rendite ;;;e tu: 
utilità d’alquante altre che possedete ; ti 
sono Crema, Vicenza, Padova.; «e ‘per diri 
più: il vero, ‘quasi l'utile di tutta: la vostrai; 
terra ferma, che sapete bene, quanto voi: 
né'traete a‘questi tempi. Da poiil-matrca@i: 
delle: spese degli: esereiti , che per cagionti 
detta: guerra beeessariamente nutrir si ceft05 
wetigono.: A questo ‘modo in-ub -pudito wo: 
e ‘le vostre rendite crescerete, e le speso: 
scémerete: che sono le due cose, che:ri3 
torhar possono nel pristino vigore, e colori! 
suo questa Repubb. Da - poi vesseréte het 
noje e gli: affanui , che sapete quanti -j!9% 


DI M. PISTRO BEMBO. 395 
quasto sarj, e' quanto gravi sono cun voi 
stati.si:lungamente,e vi paxtorirete quiete gs 
@. riposo, assa. oggima? necessario. a.'questai 
Gittà, ed a’.popoli vostri. Da pei non ispore 
rete, più a périglio la somma’ dell’.Jmperig; 
Vostra, e vi levetete- questa: spigà . dell'anis 
mo, clie-a ciascuna oya.lo dee slimolarey; 
è. pugnete; del dubbio, e. del; sospetto, che: 
per un.-disordipe, -0 per-una secufiita bel, 
vostro esercito:, o‘per alcun tradimento.di;, 
qualche suddito, di -quilche condotticr ve; 
stro, o per altri molti somiglianti-ercori 5} 
che.avvenir: possono, se né vada, .@;perdan. 
si .il tutto. E' ricordivi bene, quante. velte: - 
questi.non molti auni addietro avete. ca». 
gione avuta di temerne. Oltre.ciò. a ‘que: 
stà. cammino andande entrerete per. la via; 
medesima. di -ricuperar Veronae:istessa. Per» 
ciocchè. è opinien' di i molti: savj;--uomiai y. 
che «quando hene il Re di’ Francia'’venissg., 
in: Itaha,'e riquperasse a questa: Signoria, 
_ fl.rguo Stato, nou perciò potrà egli ricun. 
perarle Verona; essertto- allo ’mperadot; 
agevolissimo. mandarvi sempre buoma quaa-: 
tità di. fanti a difenderla , come egli fatto. 

ha più. velte. Laddaie facendo voi pae; 
— con, lui, e per.la pace levandogli il. pen; 
Saro alle cose della Italia; come gli leverer. 
te; agli senza dubbio entrerà in nuore int... 
rese, alle cose. della Borgogna, alle ques: 
par già volto, 0. all'acquisto dell Lapwe: 
tiot di Cestantinapoli facenrosi la. Impreta;: 
contra, Turchi, 0.in. altri disegnati. @ pero.: 


396. PROPOSTA do 

samenti, e trame, che gli sono sempre co- 
sa.molto naturale, e: molto propria., per 
ciascuna delle quali essendo necessario’ che 
gli. veuga bisoguando aver quantità. di 
moneta, eziandio che voi non voleste A 
si vorrà egli darvi Verona, e renderlavi, 
e così la ricupererete voi con agevolezza, 
ed al sicuro. Non potrà uno animo gran: 
de, e vasto come il suo è, avendo con vol 
pace, non aver di voi uopo hene spesso; 
oltra che bella, e grande loda così faceri- 
do acquisterete dal mondo tutto, e opinio- 
ne, che, siate buoni e pacefici, e cessar fa- 
rete. quella voce, che si dà a questa Rep. 
«d’.aspirar grandemente all’ Imperio della 
JJtalia, la qual voce, non accettando voi 
3l proposto partito , si confermerà, e stabi. 
Jirà nella mente di ciascuno, stimandosi, 
«che nessuni altri ricusare il potessero, spe- 
cialmente essendo egli a beneficio di tutti 
1 popoli Cristiani, e desiderandosi ciò per 
dar modo alla union de’ Prencipi, perchè 
ne segua la guerra contra gl’ infedeli, se 
non spirits, che ostinatamente affettino,. e 
attendano alla Signoria del tutto. Il che 
dice N. S. che non dee ultima cosa essere 
in considerazione appo voi. Queste sono le 
parti utili congiunte con la pace. Vegga 
ora la Serenità vustra, e ben consideri, 
quali e quanti danni partorir vi potrà il 
voler continuare, e mandare innagzi )° a- 
maistà de’ Francesi, nella qual considerazio- 


Se ESSI RIO 


\ 


- — ..._ DI M. PIETRO ‘Femso. Igp. 
né, dicé N. S: così. O il'Re di Francia 
vertà ‘in Italia, o égli non’ ci’ verrà; Se 
verrà, veduto che ‘essendogli voi ‘sempre 
buoni amici stati, ed avendogli mantendi 
fa ottima leanza, anzi pure ‘avendosi’ que+ 
sta Signoria tirata addosso ‘la guerra: dello 
Imperadote, e la sua mnimistà solamente 
ner lo avere voluto ella servare al‘Re fe 
de, e per tale e tanto rispetto doven- 
dovi ‘egli eterno obbligo sentire, egli 
mondimeno vi ruppe guerra senza cagione 
alcuna averne, accordandosi, é “legandosi 
col vostro nimico medesimo, fattovi nimi- 
co per sno conlo, e per lo non gli avere 
voi voluto ‘consentire 11 Ducato di Melano, 
che era del Re, nella qual guerra egli di 
tutta la terra ferma, che teneva, vi spo- 
giò ,s sopra cui , nè in tutta, né To parte 
égli ragion niuna non ebbe giammai: che 
st dee credere, che egli ora ‘debba voler 
‘fare, che ragionevolmente dee in odio ave- 
re ‘tutto il nome Viniziano, vedendo egli, 
‘che ogni Viniziano grandissima cagione ‘ha: 
«di sempre odiar lui, dal quale tant: nostri 
-daoni, tanti travagli, ‘tante ruine sorio 
‘ procedute ? Ed ‘ora dico, che egli potrà 
, dire d'avere ‘alcuna giurisdizione sopra 
Crema, e Bergamo, e Brescia, che’ sono 
alquanti anni state’ sue. Non credete voi, 
.che egli penserà ‘di ripigliarlesi, ‘almeno 
per torre a voi modo d’esser grandi, e di 
potere a qualclie tempo vendicarvi di it? 
crediatelo , crediatelo, oltre gli altri argo- 
menti, eziandio per quello del capitolo, 


che'eslì col:Re d'Izighiltetra’ fede “a “que: 
gta Signoria ben palese, e ‘ben chiaro, Ag 
‘ dimostra chehte lanwimo ‘di lui sfa:d'iatee 
fp alle ensé della Lombardia, ed'‘alff@’gità 
risdizion sue sopra le terre vostre: Glie' sg 
giudicaste (clre egli avesse fatto lega ott 
vot per altro ;-che per valersi di: qu 
Stato talla sîcuperazion di Melato’, voi -@i 
troppò sareste errati. Non 'vi‘‘fhole ara'ésì 
sere ‘amico colui, che esser non vollè; 
Qquendo egli devea, é vi fe'‘‘inganvo’j tali‘ 
vuble di'-#di‘giovarsi, ed ‘apprestarsi ‘4 
potervi ingenziaré un’ altra! volta. Ma pù 
éto ‘pure, che egli non pensi allo 'ngantidà 
fidti:-tarete voi almeno i9 gelosia sempié 
di uf? Nol: temerete? E per dir' più il verà 
mol temerete per le passate prese da vol 
sperienze «della “sna fede, potendo egli tog' 
una -trombetta dalla.mattina alla sera tp 
vi lo Stato tutto? © non bisognerà: per 
questa temenza , e rispetto, che gli siate 
sempre: sottoposti, sempre ad ubbidienzà; 
sempré servi? Ora qual perdita, Serenissf' 
mo Principe, è maggiore, o può essere di ' 
questa? Qual Verona può ‘eontravalerè;. 
e’ ristorar: questa servitù, questo ragiònie=" 
| wolissimo sospetto, questa cootinua paura?” 
Ma-chi sa, che primà , che ‘egli’ venga , 
per agevolar la sua venuta , che: parer gi 
dee vie prù ‘che malagevole , egli nau'siù. 
per pigliar con lo 'mperadore, è col Ké' 
Cattolico accordo, e lasci loro lo Stato vés'* 
stro; che essi hanno in preda, 'piqmn 31 


DI M., RJEIBO..BEMBO. 39 
da.jpro . ancora. di ajutargli: a pigliare fi 
mmanente? Lo so. ben tante è Serenissima 
Signoria, che sono venute a. nostro. Siguon 
rg noyelle di. buona parte, «che gli. fanua 
intendere, ch° il Re di Francia. peasa di 
lasciarni per ogni piccolo acconcio.sug, :@ 
tanto nol fa, quanto. egli ancora nel. troy 
ta. 07 se ciò addivenisse, che non. sarebhp 
cosa. guari lontana. dall’ usanza.. di questo 
Re,- il ‘quale veggiamo aver lasciati - gli 
cozzesi antichi.,. e.perpetui supi.amici,,. e 
fontederati in preda degl Inglesi, ed j 
avarresi in. preda degli. Spagnuoli, dei 
ali due popoli Il un Ra ha perduto .le 
ato suo per. lui; l'altre prese col cogna: 
to, che Re. d'Inghilterra è, guerra per 
Arpcarlo: dall’ inspresa contra Fravcesi,s 
.@-1p quella..guerra marto a. lui Seryans, 
da.;: se questo , dico, addivenisse,.non din 
rehbe ‘ogauna , dice nostro .Signore, che, 
a.woi bene stesse ogni male, .che vi siatà, 
fidar .woluti di chi una volta ingannati VÀ; 
ha.. così laidamente, e spacialmente con 
tanti esempj iovanzi gli occhi aver d'ali. 


ci 
« 


trui,, ;a. cui egli ha falto questo: medesima, | 


ibganno ? La qual cosa Dio non. voglia ». 
che. dire sj passa, giammai di questa. cost. 
udente ,. e .grave, e saggia. Signoria, €. 
4 . ; . O i A 
apuh. Queste cose, e queste parti tutte da. 
corisiderar sono, che avvenir possano, venew:, 
do.i] Gristianissimo in Italia, o per gomposi=, 
zione ,, o per ferza; conciosiacosa, che per, 
è tri 


semplice ba DIOLA 0... € «Gi. volontà, degli. a 


Li datori e PIGPOREE IS 
ripeipi , 08 i ne "hi 
ai. Ma-se egli ‘ho n 
fo la'yeguta , 0° tenentata' è”! ristpinte 
essendone, fidcome’ egli T' abnd': ‘puenò 
fa, a qual’ termite” d' tua? partenroni 
froverete esser voi ;'avend6'ifiutato: frei 
Sgrdo, e la pace, chè ‘otà gi vi propoae% 
& per. cid’ avendoli vol'Attiacio, fenperio) 
9.la Spagha' fatta “nimitai “ftta “È Ralia@ 
on riman questo Do/hitito ta preda “ice 
la. © manîfesta ‘“de' suoi ‘nergrici? Per-Diot 
ignori, guaridate ; che a voi'Don si post 
gire quel proverbio. Essi cardo: ‘hannò 
‘appàratò a sapere, e ricordivi, '-che-la ‘ 
ppeuitenza da sezzo non giova:È di mestie- 
x0, che altri s° avvegga” fer tempo di 
quelo. che ‘danneggiar lo può; e' schifile. 
“Ora, che il Re non sia per venite in -Ita- 
dia eziandio non tentando di venirci:è 
“on solamente da sospettare, ma ‘ancora 
igraudemente da credere; perciocchè :se 
avendo egli chiusa questi passati’ mesi: la 
lega col Ré d'Inghilterra, ed armato trovan- 
: dosi con più di ventimila fanti pagati:per far 
la impresa ,.e potendula egli far di volon 
* tà, e consentimento di N. S. e col fave 
re, e con la riputazion, che gli dava in 
quel tempo quella leg, quando egli 
rebbe : suoi nimici sopraggianti i spreve- 
duti e impatriti, si per altre: caffionigre 
sì ancor per riverenza di N, S:'che:favo- 
reggiaca il Re, quando sè veduto, nalla 
di meuo egli venir non si volle., nè «diko 


3 


















_ 


| DI M. PIETRO .BEMBO. ‘407 
lmggitato., e sollecitato da sua Santità ; che 
=» dea.credere, che egli debba volere faré 
‘&igggesto tempo., nel quale e Svizzeri, ‘€ 
Spegnuoli, e. lo Imperadore , e Melano, e 
Fotioza. e. Genova tutti unitt, e d’uri 
»zAedesimo animo. insieme con N. S. non 
‘yerranno ,. che egli ci venga, e saransegli 
‘preparati ‘allo ’ncontro; aggiuntogli la nuo- 
Ha a bella. moglie. allato, la. quale tanto 
di più: gli farà in obblio metter le guerre, 
-E-sono di. quelli, che stimano, che que- 
«ste. nozze abbiano a raccorciar la sua vita, 
anzi pure a farla brevissima, siccome d'uom 
yecchio. non. molto continente .preso, € 
“ ‘iayaghito nell’amor ‘di quella Fanciulla, 
. .dhe più.che diciotto anni non ha: la qual 
ai: dice esser. la più bella cosa, e’ la più 
«vaga, che. si sia per addietro di molti 
anni. veduta: in quelle contrade. E già pa- 
re. ch'egli incominci a debilitarsi fat 
cegionevole. di mala qualità. Senza che da 
stimar: non è, che al Re d'Inghilterra, il 
‘quale promesso ha di dargli alquanti ar- 
s.gxeri per .la venuta, sia cara la grandezza 
«tua : :conciossiacosa, che il inaturale, e 
.sempiterno odio di queste due nazioni‘, 
0a pata, nè permetter può, chelluro 
per legge, o per parentadi, che si faccia- 
AO , moglia lo innalzamento , e la grandez: 
asa .«dell' altro. Oltra che sono venute a 
. mastro Signore certissime novelle, acciò 
«che la Serenità Vostra sappia, e scuepra 
“più ionangi; che quando il Cristianissimo 


Bembo Vol, IX. 


- 


quegli ancieri «NOVE 







nobiederà r anciori jobhe:dl° 
Lie. sei di A igntò .di dare pet ren 
qeranno :b cn cagiint: e-stodinda’ tran ila 


Jenge')a bisogna .-e-da itpn-darglislebbMa 
questo tao sSerepiséine:: Pritcipe roper 
smor di.sostrio Signore 0bewe ne pri 
ghe Rep gimenga, ago pirprino tepittuoi silenzio:di 
adiinque sda-dtimare;: ché 

dhe dir sancia: ‘on: sias-per: Arena 
guon 

va, 0 pae desiderio Pi ripdto, 0 perstthò 
seen sicoome:verdetà Al vira rriolto roi» 
e, è ‘mal: sicuro, & se pure egli: rorità 
farlo, vedete; ‘Bignori; ip quale::stato: «2000 
le; cose:x questo. dies: Svizzeri:et "sono deli 
berati., e-promettono ‘e st: vantan soli 7uò 
tenza .. favore ;; ‘0. soldb idit.persoma:, disuoi 
lessiar.: passat: occupandogli i ‘passi , ed'‘ab 
varco ‘opponendoglisi , “©. -pure:-pessar: rile 
tcinndolo, di chiudernelo net mezzo; = :di 
pra pi vata. € rompernelo vie theglio7 
o' a Novara l’untio ‘pressato: rioi 
Pericle e ‘hanno: già descritti e -appareto 
chiati 40000, fazîiti-tatti-d’ un vole pie 
da ‘impresa da spignerii avauti“’oguî volteB; 
che?i Re di. voter:venire' farà segao:- Bei 
quali tutti ogni bella :cusa treder:si i può 

uandò s'è veduto ;:cliu solo /otto 

Mero. acunfiobero: Un: eotanto:: esercito: >@ 
ai bebe instratto:t’ hanno vatesto. Ma ‘b0@ 
fien:sgoli Svizzeri &-\0iò fate; Perciocehè 
fsenocesi le: for--forde vi @ giagneraute: 
Ed cdio..iù. esduta Îettére ia :Dog@ 





va DL . APERTO: SEMDO, î 20% 
adestpoa el passato Me 13 

serprofetisce odi; ri did Roli 
di arosa! faborbdelt imprega;; ie :(diceavee 
ri6&do!di ptrbvargli -donra sdanuò paleano 


eqgon zion’: di epuella d. Aggi 
guiega ni "medesimmamento de doré 
rhiandio: Fiorentini} : hù: vedendé 
- Milo SignurSvisberày: Mblatio ;;: goa: 
Iniperto:;: e:: Genova . d'ruaio: 18 Itò ; io 
2u0R imestargli: a: rischio; 0 rep + 8060 
Gdstorp . tutti: a :fide.); che: pr appanni scle 
sicura: I: ‘quali se “hinno: da e uire 
slia:spése mon: è: da dubitate. Ma. :kecioci 
chè: voi, Signori, queto - par particolave indent 
dinte ,.- promette: Magnifico. Lorenzo id 
dug:dì trovar: in; quella. Città.,; e mettere 
fnsiethe. -dugentomila fiorini di, ero ad . 
tichiesta di. N. Sig..\c-ad. ‘ogni cenno suoi 
E sono;.queste nel “posto sole, un gran 
Hu aero ae” vedete. Non vi man 
TANG. 100: non: Imperedore gp. 
oe di.Melano, il: quale sola si "rele, 
che..ianto può, che-a-voi più noja dà} 
che egli.non, wi bisognenehbe, È -per cli» 
deriJa somma del tutto, men vi mancherà 
tagstro Signora sì il-4quale si vuol dichiari 
Tue Rom. 38107. nentiale più ,oktra ;: per 
tiocchè spronaadolo: Ja cura delle Gristio 
ye coso. a: lu? non par questo.:tem «i 
gionsi; pendente: più Jangamente . -- Paoss 
per.queste regioni-Eutte ul sicueo conci 
der,: »: Signori, che: ..il :Re.di-. Francia passare 
Ap: Talia. poni.potrà:; 3 dun euteto: incbeb 











#04. Ai PROPOSTA if 10 a 
tcuudoltf. dotante putendé cllacordlisterteh 
del passe. La:qual::cosa .seiaveente , do 
ss. iraverà. questa: Signoria? Nom! Guetta 
manifesta. ed;aperta preda di Barisotèf 
‘ Quantunque stima:;nostro Signore”, è ona 
dot {he .eglino..non-abbiano a dovertiné 
‘ gugiarpi “a ..quel «tempo, nm: tiene  piò 
’ fermo, che incontianente;: che woi--arete:#l 
partijo. rifiutato, - che ‘ona vi::si ‘proporle! 
‘chiusa..la -lega , che si. chiuderà: senza: di 
mora y-essi- seme verranno! a'-danhi vestirà; 
per-torvi..il.medo di. poteridar favor, nidi 
sjuto.- ai | Franeesi.:Lia qual.-:teosa è 'iiolis 
ragienevole .per se. atessa.:Che ‘se :eglibo 
«non-averauno. deliberato: di ,contrastare ul 
Be, medesimamente contrastar: vorranàt 
‘a’ suoi. collegati, e per non’ avere a feti 
‘cotanto. ad un. tempo ,: a Toro profitto: fia 
lo incominciare. da voi, e debilitarvi; 
Questo teme di voi N. S. sopra ogni: cosà; 
‘e questo meilesimo temendo egli- alla: Pù= 
tria sua.,,-e ciò è, che se Fiorentini d’en<' 
txare in lega con:gli Svizzeri, è con ti 
.tilivi loro coliegati si ritraessero:, essi’ nè' 
| venissero direttamente a danni: loro | sit 
come havno di voler fare. apertamente! 
minagciato.,.. veduto. oltre a-:ciò., che: ad: 
esso pare,-che 1, Sig. di sopra: volemio:egli 
‘ad .tutto. liberare la Itatia-da’ Burberi:,: #60 
glia, comineiare a liberarla -da’ Francesi} hp 
‘ canchiuso di-risolversi con la Italiana pato 
- te, E. dagli il cuore d’.indurre: eziandio. il 
“Re ‘di:Francia. con. alcun. tributo ,-dhe;gli 


’ 


DI M. MIETRO'DEMB0O. __, 46% 


gdia:il: Duca: ili Metano a:starsi. di 1a: dal 
monti, amorevolmente mostrandoghi la! sl 


pissibilità del venire:; “come. mostrare ‘age 
voleste è& può:a chiunque udire ‘vr 


Lia. ii vero,v-Faito- prima ‘questo diò 


SEQrsa : cOn. voi... questo ragionamento’ j 


imuoseno: alia presa. diliberazione - sera? 


ehe vi.fa chiare le ragioni, :che N. sisoori 


clha:quale. egli sempre-altrettatto: rispetti |. 
A della. vostra: Repubblica 4 e di Yol'avug 


te; quanto segli ha tuttavia della sua medesid | 
ma Patria, e de'suoi, e per:la cui salveri 


c;ha molte cure y ‘molti pesieri, - molte 


fatiche ..prese:., tenendo. dra ‘ per: certissis 
ma;.:questo:; esser. 1) ben: vostro. m° Ha imi.. 


pesto;; she. consla begedizion sua accom 


e ‘preghi: lasciando le passion particÉlari &' 


rigerenza della: Divina. Maestà , ed a sic» 


cesta della. Cristiana. comunanza a pren- 


dergial:tatto, e ad accettar la condizion ; 


Che egli vi propone, ‘di racquistar. tutté' i 


lo, Stato vostro da Verona ,. come s' è det«- 
t9, in.fuori.,:con pagamento delli dugen 
to: razla-:Gorini .d' oro:, o aleuna’coga più; 


s&gondo che:conchiùder si potrà. il mero'} 


promettendovi: nondimeno egli‘ per se ,'@ 
per nogne del Cattolico “Re: di ‘fare ‘ogni 


Qpera, € ‘tenere agni via ; che Verona: 


esiandio. più tosto, che-si- possa , vi' ritottà. 
j @.d’intraporre.ini ciò-tutta Fatitorità* 
disquella, santa: Seggia , e-sua:; dal pigliàt' 


sm. 


4 


» TRA RA 
de atiliticostra. Cheire cio. fibri ; asse), 
vhes0 vi* dica‘ thé se vga nos v0leeocì 
Pare: ppet''ichiito della prebsntev'vbatre miti, 
i, "Ero eseridovi li aricaperaziong:e 
aficgulno? delle ulere tetto vovtrer:ctacuai 
svestiv:tjinfîce :pomeduied;- Ve. per Tatre 
“ttitifento i; depiete ,. che darete quei 
agitttiz? ed'agli atti osti *popoli; eden 
cupete sine farloro 'di'-ciò:mestieto j':se7Sap 
“mob velete: "per: cagiori della: rain@;"che 
iper umoltt capi addisso iv). gi cisiva 31 andò 
sstà'@e* Frences; se. new ameorper rig 
«di tut; ché-evgì ‘patermansente sg’: 
itato se faticsto.a beneficio Josteo: cotalste 
: ivo; ha ‘Ora io Pi e dì 
“medesimo si fatica: più cile", gianà miti:1310à 
sttgliate vol: :pen'cagion ;del Figlinal ati 
° Bie:farlozla salvezza, e-gioria dita £eda, 
‘33 de popoli; del quale ‘principalmente. zi 
sttrdia; disi procaccia ‘cen. questo accordo, 
ie-a lui Verona doviate in: luogo di:tante 
altre città., dì talto imperio 4 i-fanfa;îe 
e Juuga:libertà , .e-Repubbliea, che ‘7 so 
Onmipotentissimo Padre ha.iénato .a-voiy 
"quale ‘molto: tosto «i porri meg cole 
. &itornar<: Vetona-, » ma «ancera::restitujoti 
‘cotanto .altro Stato, che il:Turco possivie 
di' questa : Siguoria-,-:e. farvi-più grandist 
«prù:gioriesi:; che nai. La quale: sperantia, 
te:riuno. altre rispetto: non “vi miovessei 
sù vidoverelibe ella imuovere;>e spigliora 
iquesto, éssettasnentor;;acciò.: chie: si 


Vic 
[Seri pid saitrà-gl'infedgliz lai 





I DI M. PISTA: EMBO. _ toy 
fatendosi , iahii non vede, ..cheiguntia. Sh 
djnonm:40 Redograndirài pila stherPriacipe 
#ienana iadtro:;.£ed-in tato c:Rd3in, i prato 
giom.:#empiierha è: Wllimamente:; vu He Do 
Iiiso:fignere.s oke.io chiarananto.si.:disan 
4 pi :peotesti , «che: se:v0i ara. pesi: dia 
ba nprosunzia aria, la. proposta: condi 
didne nom. acgelarete ?:coma:.cha, egli: gia 
pirocià fare» .aon: le. .lagritne: agli ocohia; 
salecome: celuiij iche;, teneramente:sma que 


«ita; Sigoeziag pure..isttavia. catimandogi 
asigli: per ruyquosta . ostinazione »;:1@- darti, 
e:ptrfidia, sè: buoni j-nè giusti; nè:rigbe 
suati !,; egli. i farà: .coa cmsa delere ori - ‘ 
«pirotesti: dieo»» chè segli ‘incontenente; la 
isciesà dar-prolbzion: vastra:, :e non. van 
hà ipiti:di Yo, e della:gtato:, ©. delle 
«bsè .viuìre:: nigna cura ;::nibn::‘pebsietd. — 
pigharet ia’; quali ie calainità.;di; ciò! nb 
[a dirvi xvumg:, © dissolazione ;- dice... che 
sieè:néia azeti dai imputarne altri, chie.voi 
| stessi: Agli; inaangi .:tratto; Se né '.scusttà 
enù Principi stuttà e farà. sore: intendere 
«juanto egibfitieato:»*è-è beneficio di qué 
ele: Donsinib;eda reproba ostinazion : vostri 
Boprui:tattosmat.:ha imposto; chevio vi: dice, 
snilre anos ero: Brediate,. che-<eghi: ‘così .ayee 
tazibate pi protesti r:per-indardi «a quella, 
gles st: cerco che .se--henioraiizon'saceg: 
teeesecde pace s/agli-però: sode fan itatte 
ret L-Barbere: mò riti aciy Prime | n 
yridi auphofiaici pù ilella Seggia di Bons 

















400 . ‘PROPOSTA 
nè delta Patria sua; perciocchè voi di cid 
itigannati vi trovéreste; e vuole, che io 
a ‘memoria vi ritorni, che nè-anco il Du- 
ca' di Melano detto Lodovico credette; 
che quiestà $. dovesse poter - fur lega ‘col 
fé di Francia a danni ‘di li; petcivo- 
ié egli tion efa a pro, e berit del dostro . 
iato ‘ver’ cod granle, € ‘così potete: vi: 
cino, siétontié fel vero non era.: Nondime 
no egli ‘rimgnesse di ciò ingannato s evo 
gon Frantià vi legriste : di che ne seguf-<in 
brevissimo bpaziò la sconfittà, e ‘la -presura 
sua. Dice ancora, che io vi. ricordi, chè 
per lo nòn voler questa Signoria lascisr 
Faenza, e Rimino, o forse anco una sola. 
di queste terre alla Chiesa; ‘a tempo del 
Predecessoi suo, ella ne . perdè in pochi 
-‘mesì tutto Il suo Stato così grande, e coù 
bello, e così potente, come egli era, -€ 
perciò vi conforti a non‘volere ‘ora a ‘tem: 
po di lui a posta di Verona, la’ quale 
tome detto ‘sè, si dee credere, che si 
‘dipositi solamente, e sequestri, perder tutto 
il'rimanente, e peravventura , il che Dio 
on voglia, eziandio la libertà della Re- 
. pub. conservata cotanti secoli. Vuole più 
ultimamente , che io ancora vi dita, che 
. nen crediate con lo star duri, e-ritrosi‘a 
Questo, e costanti nella lega co’ Francesi, 
Wrar Plmperadore, e il Re Cattolico ‘a 
rendervi eziandio Verona per- ispiccar; € 
| Scioglier da Francia questa ‘Sign. quasi-he- 
Cessitati a ciù, se vogliono la vitteria con- 


DI M. RIEFRO BEMBO. 
bp i Crivtiagioniono, Percià che gesto, che 
vi; si propane ora è lo scaglion Sezzajo , al 
ugle costoro scendono piuttosto per sod- 
disfare a Sua Santità, che sì lungamente 
ha sopra cià battuto, e chiesto, e conteso, 
che:.vi,sia restituito il vostto , che per al. - 
troy. pafenda pro , che se l’ Imperadore 
vi ritorna Bergamo, e. Brescia, che egli 
ha, pessiata..voi onestamente lasciare a' lui 
Werona, che non avete. È se forse la Serénità 
vostra. pensasse, che il Re di Spagna que- 
sto. tentamento facesse per mettervi alle 
" mapi, ©.edastiarvi col Francese, e volessesi 
egli poi accordare, e legare a danni vostri 
eon esso lui, promette N, S. esservi mali 
levadore in ciò, che tanto ‘appieno osser= 
mato .vi sarà., quanto egli ora vi propone. 
Fin qui ho parlato, Serenissimo Prencipe, 
siccome Nuacio di Nostro Signore, e come 
ispressor dell'animo suo, e dichiaratore, e 
appertatore. della sua mente. Ora parlerò 
0 «Q01ne Pietro Bembo Cittadino, e Ser- 
«miter vpstro , disideroso dell'onore, e del 
«hene,di questa comunanza al pari di cia- 
‘opua delle Signorie, vostre che qui siete. 
dae, Signori quando da nostro Signore mi 
fix imposto il venire in diligenza a questa 
Signeria, quantunque alla età, e alla com- 
plession: mia, lana non verde, e l’altra 
“noa vohasta, e all'esercizio mio, assai lén- 
«tano da. ciò, non si convenga l'andare. per 
Jataffetta , «e. questa inusitata fatica a me 





9 gn 


410. OT PROPIOLA 5:17 
panesse 0 i granea. «pestabmerte ®Quer 
stò -gualzasisstior 410 sfleviesioni’ i tenpt, i nod= 
dimeno cla»pigliziisolentieni;, astimendal!di 
portar viuna. Buenifsioa sioyalla;;retandowtà 
pacs,’ e iquiote, €; sieurenza lid lnogo.dellé 
guerre «db tonvagli v‘ @1da': petinoli,.; néj 
i-da multi. anti Mi quasstati: Be, pae 
le:corttinuo.-«Nè ci pensi alerin dirmois che 
to: sia: :quii reouta:per:- vendersi. cianeesif 
eszogue) affimocd’ avquistarsiodià.. Nasize 
nore.$oazia) 9 forse cont Imperatore: 9 
eol Re: Gattelicai.Gbe della: pideibidi: queste 
due Prentipi:ise ili. uo. avessi fatto alema 
dibegne,iprana: chel ara. ingegnato-mj:sAtal 
‘dl'acquistaria 3 RS:inp.iaret dimbotrato: ipo 
îtmprei apgrta delsnmre:-dolloSigriorig. vos 
atre ,..confe:: fatto-be senza..risgitàrdo., be 
ta: di-:Nostrd :Sigaore;lib #0. bene :disii 
dorate: sempre; ed cre più.che:;mat;la dis 
asdere , e. terco. «La qual grazia. noia: possa 
i» acquistare per pessuna via megligi ciò 
ini; «dd il suo costume imitando» Gulli rit 
Prencipez. e :d’ottima -volentà,,.: ci. mentd. 
essendo, ha'quelli suoi .servenii «più: caeài 
che sono. :di: buona. velantà.,.e-di hug 
monte. once 086 E: percianchè la jadopet 
darsbalcose:-e. beneficio della Patria: sno: can 
bi.buoaam e:loderole:fu sempre, mon chedé 
acquistasti:muova grazia. con lui: per ingane 
nas la: Patria; intia,.asia io ne perderei «quel 
anto, giuquanti che -possò di:lei a. questa 
dicaserci astpiistasoi:: Ho. adungne iparlatol 








DI M. RENO #mbo. 40% 
iupro alto Sist: -vostr) giodtane scobuig 
cher lascjoril'atberoiIneturelizz'ce <P umor 
delle baie Perini: debbopsiposio nè rit 
giocati ipa rsemgito bi atc alli parte; 

Sbetg; :d del amutirostrò catauvpio Laon« 
de più'arditamente vi iprivgo) clie mirpros. 
stiate? fode;'eicrediate; che: soliterag mesi cda 
anzio vmia niwio iugunrio, <hiuna:faillaciaj 
fiuaa: arto È mMastosai: Quatitos all'igcoettare 
esi; 6 riftatar: tipuesto: pavtitd; fatene: puo 
Suteiotk profitto» vostro), è laivvotontàrdet 
Signore deli Cielo; -Î) «qualeriio:‘priego a 
giant piùzite; "e: sapphco-dirotissinid jub 
iwekiinatissimo alla: stia buttà};ve- pietà 0hb 
egli «quello: farvi: inspiri:;; e induca: ; oh 
èc rcut-bi “coriotciato: “etsere il: bene di 
voi «è: di ;questu'travagliata' Signoria, Mu 
36:vi<s0 ben dire; ed ‘affermar: questo, 
ale dlemonio) :che: qui rifiutato” Subbintay 
sicasizi à da -‘lega dello ’mperadore, e del 
Ciniolieé ;:‘e de Ertazeri, &di: Metana, @. 
di Ginove»,) * di -Fiorenta ; ‘e’ di ‘Nosirà 
Sigtibre di ‘comube difesa :vontra chiunque: 
Bia: xqual lega Demne sia.:chiusa Y se -esserrdo: ; 
Nostro.:Sigtiore con voi, quello; che: egli 
per:sdidietpo. è-'stato’ non hu tuttavia posti: 
19 e'rtimicivostri-ulguia volta qualche:oe« 
st negare) the'd:di.darmo vostro;--e-di 
‘ dibpizcemsrata y"che' stimate voi} che - eglè 
siisper dover: fare uancer: che: egli: sontra 

ta ‘fl: favela ;‘essendosi.chiusa detta; 
méit più: contta Frances) che:egniva. void 
Ioi:qual lega: aecioctht sappiate: ianto:ok= 


4r2 PROPOSTA 
tré} è oggimiàî ve tramata,, eordita, Peré 
diocché aspéettandosi questa risoluzion. del 
Gattolico , sè sopra essa € parlato s e' di.. 
sptitato!molte volte , e disposte tutte Je par-, 
utdi' maniera, che elle ‘in un punto pren, 
deranno la lor forma. Daranno alla.;fega, 
Nostro Sign. e, Fiorentini mille uomini ad: 
ariiie, éd ancor più. Ne. darà ‘il ‘Cattolico,’ 
diiotento , Cesare trecento di quei suoi aly 
16 ‘Borgogniona , Melano quattrocento., che 
flevio ‘in somma duemila, e cinquecentop 
E'daratiuo ‘tutti oltre ‘a questi ancor due; 
mila Cavalli leggieri, daranno, Fanti delle 
tetie del Papa., e de’ Fiorentini , se biso; 
+ quanti bisognerà , e fieno i miglio, 
‘di tutta Ttalia , e ‘quello. che. imponta, 
più che altro, essi già pensato, ‘e. ordina- 
tò° uh nuovo modo a fare; che i denari y; 
ché ‘a ‘spendere si aranno per la impresa, 
sian sempre alla mano, secondo che essi 
‘ verranno bisognando, e quasi nel. mezzo, 
della ‘piazza dello esercito. Perciocchf...dar, 
rino tutti promessa’ di banco' sicura, qua: 
le in Roma, e qual in Melano, SÎGCPIRE, 
iù: fia espediente, ciascuno per le porzigp;” 
loro a suoi tempi, che non se, ne perder; 
o tarderà oncia, e pensano di, trare, fe; 
giandio Ferrara, e, Mantova, ,e N onfera, 
rato, e Saluzzo, e Savoja. ad eptrare das 
lega, ed a contribuire alla ‘spesa goa, espoi 
logo + spigbdendo iù Savoja di presente quats, 
8,6 Hr ue ‘mila Svizzeri «per. far sk 
Ducs 16’ per yolorità. ‘o... per. Sorga Al 


“sug ito 











sisi eli DI IL PUETRO inimmo, ..- . 4LS, 
. Yoglie Toto declinare , è dichiararsi « lora, 
coinpigdo. E anco si sono tra "1 Cartolico> 
SÙ casa di Nostro Signgre de parentadi, 
_ artiitiati “di ‘qualità , che potranno esser poi, 
cé gibvevoli a ‘qliesta Signoria, compiendo, 
disi di téssersi , è. non essendo” essa com 
‘Moto. Olira che a Nostro. Signore sono, nq 
velle veriutè dil'Commissario sio, che ip 
Verona è, le Jettere del quale sempre sqnp; 
vere ‘state: è ultimamente ‘molto; più che 
.50°S voluto non ‘atebbe, ché dicono, cher 
Tri peradore Vuole scendere En Olin; 
N che ‘quanto sia per dovervì esser di DE 
09, e di presstirà, e d’amafitudine, avena, 
« dòd' voi tuttayia ,'e Spagnoli, e altri Imper; 
riali ‘la quest altro lato, voi vel potel 
considerar di ‘leggiero: Quantunque leme, 
; Nostrò. Signore d'un altro. vostro incomodo, 
‘pil ’imiportapie, è più grave, a cui rime- 
diò ‘altuno non avete se eglino .si dispor-, 
ribbé a darlavi, .e non, tème_giammaji, 
sità 'Salitità senza cagione, che per yentos. 
roitibri don si re e cioè, che rilintato 
èt voi l'accordo, gli Spagnoli, e gl'Impe- 
RARA dal Mata dalla no 
co vùi}, hon ardano, non'dico io, come, 
l’anno passato fecero, alquanti luoghi,; ma, 
dido' Este, Moncelice , Montagnano , Colo-, 
glid, ‘e forse anco Vicenza, che è loro, 
«Spostissita, è ‘apertissima, e da quella pat;; 
16, ‘dove essi sono, discorrendo,,. e- Pieye 
Sato, € Campo Sin ‘Piero, e Cittadella, er 
“Buissianiò, “ed în somma venendo în giù, e 





414, SO ETRROPOSEA GIG - 
pel Trivigiano «non. mettano-.a:::f#0r05jan 
amma-sutte le Castella, tutina de :Vilog 
tutte le. Gase, e.Seressi, e’ podéri della Niki 
bili, :è-de’:Papobi vostri in finan Md 
ed: in.cu le alghe di questa Città: Al quis 
impeto ;-e furor :Barbarico dubita Note 
Signore. nom: poter: trovar:ripardy: im tante 
vi si.rivolgerè. tutto il mondo affo noti 
tro.’ Notate:bene; Hlust.. Signoti oa sveri 
tite a questo “paricolo ;:dicui, vi. parlo.:® 
tutto. è viétar 3tarqua, che inon: incomingi 
a. rompere ‘il-eho‘agerale sstole: essegi; rt 
fassi leggietmentei;: che -poichè. ella: :inede 
minéiato: ha, ‘e rotto, ella. pigla forsasa 
corso in .guisa, che mon. si può»-ritener piùb 
Yoi per: pruova-sapete:; che’::tosa è avére 
. il' Pontefice ‘nimido. Sapete quel che ‘è: né 
mater soli contra: molte potenze, e:: multe 
forze. Sapete: per: quantò. tesoro: si .vuole 
tal volta poter frastornare iun mal. presa 
rincipio, ‘e uon giova: Ora, che sete 1a: su 
* eleggere, ‘consi te: quanto;; (6 ..come 
sostener potrete l' impeto di cotanta degà 
quando a. poca parte di lei cotiviene : «he 
cediate, e nona sete:-a sostenerla: bastanti 
Estimate - quanto i ‘vostri.Cittadioi, ì vostri 
Popoli sono contenti, sono. ahili, squo. pre» 
sti a portar molti disagi, e molte gravezze 
più oltre, e troverete, che egli non sì può 
meglio fare, che scansare, e declinare le 
furie de’ mali pianeti. Diceva: Alfonso il 
vecchio Re di Napoli un motto di questa 
mapiera: Chinati, e conciati. Voi vi chi 


DI M. RIETRO=REMBO, 475: 
sateowigantocpii di quelto,s0hè-ivérfeste, 
moti di quello}; che ora siete ;:.lasciando 
allé Fuiperadore: Verona: Ma-tuttatinse voi 
vbiachinate, e voi.vi accanviate altresì i .@ 
dii ;noà sa,:che'quandò altri s*è acconcie 
«pit: più agevolmente  innialzar: si Può; ché 

nilo: egli - cade, e trabocca:-tuttavia ? 
igliate, Signori, e accettate la . proposta: di 
Ni*$::-con. allegro animo, € elto.;.. perciac= 
dàè quaado voi. mostrerete da’ suoi.:pruden: . 
ti veramichevoli consigli.nof wolere -dipars 
tirviz'e- darete: seguo: «dp. volere: in. tutta. 
rimettervi nel paterno affetto -.di'Jui., :3aÌ 
raccenderete: mella .sua mente un disiilerio 
di :far pet voi, e idi conservarvi .tale j. che 
listroverà: ben mado. vedendo di .poteif 
: questo stato quello’, che egli vuole , .di 
testorreintegravio; det tutto. Date per -que- 
stà via j> alli tanti’ danvi, alle’tante con- 
assazioni vostre refrigerio » © sostegrio; 
Date! questo :respiramento a’ vostri. popoli; 
cherstanchiy ‘e Sinti “dalle tempe stosì ‘onde 
deglil tea ;e avverse. fortuna vostra, i 
priegauo dicriposo ;,. ed «in :somma date a | 
divaderg al-moudo, che: nè più proéfici, e 
riposati uomini; nè:migliori Cristiani song 


pio: 161: ire i "a i, - 5 } 
L= A NSIG* Dado ciano fo. NE SI a a 
i . 30.0 
, n ” n "“ ' 
6°, . ‘2.1 Fo e 1, 2. Lo . - . $i .. 
Oii:t E° miei 0 b fa 11 cel 407 x DE #7, er "4 
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SIEDE dio GERA ni gg a a gione. 
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PRI IT IC Wo giitarma o: pd e 0 AR piatt 


of » 


47 
LETTERE INEDITE 


DI 
M. PIETRO BEMBO 


Estratte dagli Originali esistenti in mano 
del Sig. Marchese UgoLINo Barisonz, 


4 M. Carlo Bruno. 


H. avuta una lettera di M. Flaminio 
@ noi aperta, così mandata a M. Gio. Fra- 
sca, per la quale esso mi richiede i Du- 
cati 200.,.come vedrete per questa copia, 
e la lettera ho rimandata al detto M. Gio, 
Frasca, onde aperta la nostra cassetta, ho 
tolto li detti denari, e questa mattina Ii 
ho mandati a M. Gio. per il fattore che 

Benbo Vol IX. 27 


dI JETTERE: INEDITE . 
‘va a Venezia a menar qui sua moglie, sic- 
«chè quella acgua-per conto dello impre- 
stito non mi leva, che non arei mat im- 
pedito il voler de’ patroni. Ho nondimeno 
dipoi, che io. vi scrissi avuto lettere da 
M. Gio., pr, le quali esso mi dà qualche. 
speranza, che quelli Sigg. abbiano a levar- 
mai quello incontro, Ho. scritto di no gl 
Capitano di;Vieenza , che credo userà cor- 
tesia. lo fo la stalla alli Monari di muro 
e-coppi, -e sono per fare due o tre pen- 
nelli alla brenta insieme a quelli Gentil- 
nomini Mussati, onde rivengo a. spendere. 
Li denari di Gio. Antonio e nostri che si 
sono riscossi dalli formeuti sono spesi. Di- 
rò questo: voi.se poteste far qualche scu- 
do , lo facciate. Pure io.mi ‘provvederò a, 
gualche mode, Attenderò a fornir,e aver 
cura agli affari, e state sano. L'armata di 
Barbarossa è passata in Barberia, e M. An-. 
drea Doria è partito da Genova con 23,: 
Galee per seguitar il Giudeo. Corsale , ib 
quale ora ritorna alla Sicilia. con 22. vele. 
Alli .8. Settembre 1534. Di Padova.. Dopo: 
desinare piacendo. a Dio anderò ‘ in’ Villa, 
Ho fornite con ‘molta fatica la: cosa.:ttei; 
Lanzarotti , e M. Lampridio lavera. i. cawpi 
te tina, BA 
Sarà bene, che vediate. ora di. fave; 
quella roba , acciò se aveste alcuna .diffre 
«oltà., aveste ad usare il: favore di: quek 
Podestà, ché.col mezzo .di Tommaso «non 
Gredo: mi mancasse: Li aisi 


+ 


DIN: fierno sinto. —— iù 


z Nar vi: JOE . 030% E ii, I° 
(3 2A MI Gola Brunog 030 <A 
I . . e "het 
! “x ‘ iii SO olia 


To sono in ferma opinione, che vu 
da Bologna son abbiano scritto ;:0 che: lb 
lettere si siano smarrîte,mè: tti: pare ?chié 
sia possibile, che la bisogna fosse altrimest 
*#. Il che mi duole, sì perchè: può esser 
ita di male; e in notizia di vesa'altrui, che’ 
minore sarebbe se si sapesse ;‘evinelto. piùf 
perciocchè io non posso deliberate . di tuans 
dare a Bologna uno ‘de' miei, che bisognau 
va, che io mandassi in questi:di,” Però: s4 
in qualche modo potessi venite nella::nol 
tizia di questo, non si matichi. Se non 'pé@ 
, trai, aspetterò la prima lettera da loro i 
risposta e delle mie, e delle tue. Or sé 
replicassi , dicendo loro; che’ scrivano -di 
nuovo quello che scrissero per le altre ;i @ 
non aspettino che elle più mi rimangaud 
indietro, sarebbe ben fatto. Vorrei, ‘chè 
‘mi comperassi un vaso di quelli d'alaba» 
stro, e non di quella. pietra ‘tenera Naw 
poletana, che si suol vendere in tanta. 
‘copia in Roma, e intendo, che ne sotié 
molte ‘a-Venezia, di. quella forma che x 
tè. paresse più ‘bella, mon niolto graude, 
nè molto piccolo, che vorrei donare ‘ad' 
etto: a «cui l'ho in Bologha promesso. Ma 
mon: vorrei. vi spendessi più ‘che 20. 0'‘30; 
soldi. Fammi: legare una :sttofadelle-mie ‘tin 
s4e-per- me; che :non:me lic niuna, € mai 
dalami, o portala tu: altrettanto farai dei: 


o è 
ld »° 


FdT treni vente 
dialoghi. latini, benchè di quelli me ‘né 
bisogaeranno più di 4., ma una legata, 
le. altre slegate. Vorréi che ti facessi dare 
al Bevazzano due libri, io gli prestai 4» 
anni sono un Temistio tradotto’ da Ermò. 
lao coperto di verde , e l’altro Aloisio A- 
disio. tradotto in forma precola, che hò 
di loro bisogno, A 
. — Worrei-aaco, che M. ‘Gio: Maschi ‘sì 
facesse dare a M. Gio. Corner la pensioti 
di Natale passato ,. e quel resto dell’altra, 
€ la portassi tu venendo qui; e se esso 
vorrà la ricevuta, gliela manderò. M. Ago- 
stio Bevazzano ha anche Atanasio, se'te lo 
“plesse dare da se, piglialo, ma non' gliel 
dimandar tu. Scrivi quello, che s'ha dellà 
‘partita di Francesco, e della nuova ‘in Bo- 
Te gna del Papa. Sta sano. Alli 14. Marzo 
1vio. Di Padova. 0 


. 


A M. Cola Bruno. 


.._ Della resa dell’imprestito, io non 80 
xquello che a Verona sia seguito , che da 7. 
ovvero 8. dì da M. Gio. Maschi non ho 
lettere, di che mi maraviglio sopra modo. 
Stimo nondimeno, che niente sia fatto‘; 
‘ però crederei, .che fnsse bene, se così vi 
| paresse, che scriveste due parole a M. Ago- 

stico , pregandolo, se senza sinistro suo può 
essere, che voglia pagar quelia mezza parte 

dell’imprestito al ;Sig. Cap. Or al mio li 
conseguarete iania biada, che esso ‘mède 


| 


DI M, PIETRO BEMBO. | 42% 
simo, venda, e né tragga 1 denari. ii .in Vik 
lanova , quando , esso vorrà. Sé "p ro si e 
resse di andar’ da lì a Bolog ma n 
di quello | provvision, € s0] Ri LR. | 
sopravvedere' quello che fa quel Ettore, 
e:i portamenti suoi, non sarla se non be» 
ne, scrivendo prima a M. Agostino , not 
al Capitano , acciò non mi faccià, ùè denk 
no, né yergogua. State sano.” XHI da Bef 
tembre, ante nonam 15346 Patavio: 


a Asia} 


AM Cola Bribibi 18” in 


E 3,26 Can Li 


ds - di, 


‘ ”- _ 
ati. 4 


mi Ho avuto il pesce, md tante tardò», 
ghe i lo ne avea comprato quf, ‘stithanidò 
più non venisse, ma non importa. ‘Lè d- 
striche sono state. buone. Ho veduto ‘Pot 
tone. Delli 8. ‘ducati ancora”, the ho'a dare 
a M. Marc' Antonio Justiniano per nome 
di M. Flaminio non t'ho ‘scritto, percioò 
chè Monsig. Boldù ha preso a darglieli per 
me, il quale di dì in di sta per venir co- 
stà. Dimani voglio mandarti la mia rispo» 
sta ; per. 1 Conte Gio. Franc.‘ de Imitatione. 
Intendo ‘di M. Mare Antonio’ Longo | e‘ @f 
ulia; siano î ben venuti, ‘e dèl: caso, chè 
ha fi mandarmi pér M. Benedetto Lonigd. 
Sta sano. Alli 7. Marzo 1530; Di Padors. 


ITS ALA LEE : i I - 
dui A M. Cola Bruno. 

Ù si co x A, 
pe 


I : M. Pié Luca è è a Venezia, e dicono, 
sc 6 sta) mol ò male. “Sarà beife ; Tebe ti 


459 Ul ‘45 at gU ba” Ma Dl rg de CARLI ni; E °% 


423 . IIVPLER® INEDITE: -. 
misndizte” :micdo da, trovar le ragion nostre, 
e-H posseno ‘the manderò 0 forse ‘anderò 
s0:A melo sche abbisogna. State sano, 
abi: 16 «di uigun 1685. Di Padova. I 
E» O “. Cola: Brun, n lo 


ia «0. i LI o} 
Diu nia ;5 


a Ca | quei dvvocnti vedute. con. “diligenza 
Fe serittuve, -hbanio deliberato melto -altrar 
acente: du:quel,- pareva a quelli di Gostà; 
einen voglione per niente ;far riguncia nè 
ii sior sicuna della estera. del: sPodestà, ehe. 
érdina la. esecuzioR della. sentenza; ma. vo- 
gliono, che citati i + Loredani ,. si do- 
mandi. alli Auditor, che pronuncino: quek 
Fatto del Porlestà esser. inappellabile, pep 
star bene, e .juridicamente, e perchè han- 
80. pensato a quello. cle potran. dire.glé 
svversar), bisogna prima che mi mandi 
uelle relazioni che fecero M: Paulo ;e M. 
facomo. de Fausis, quando livellarono l'a» 
equa, dove dicono aver. trovato. l’acqua 
nel piano tale, a tal. termine. ‘e- che , pe? 
sua giovamento dirauno , che le acque.era 
no a comune, che sienp. autentiche cop 
sigillo del Podestà. Mandami ancora la gone 
pra. dell’ acqua: della rozugla,, e mapdan 
tutte quelle scritture, che song, ,@1FC8, 1 Mo 
lini di M. Bernardo mio Padre, sian ven 
dite, o ricordi, per li.quali si vede le sue 
alienazion , che sono nella cassetta tratte 
in più parte. Potrai riveder tutte quelle 
scritture vecchie , e sopra tutto. mandami 


DI "N. PIETRO ELMSO. 42% 
&l''ifistramenti , per lì quali mi-pagò della 
dote di mia madre, e aspettanti ad essa 
dote, e quello per. lo quale pigliò :î mo- 
lini per parte di essa. dote. Queste. sctif» 
ture tutte mandamele subito. Dappoi vor- 
rei parlasti a'M. Jacomo. de ‘Fausis, e gli - 
domandasti , che ti dicesse, quando fosse 
ta livellazion delle -acque. «della Battaglia , 
e altro, che fu sotto M.: Marco. Antony 
1iofedan, nella qual livellazion fa messa pena 
di ducati 100. a chi nou voglia: -quelli lis 
velli, che bisoguaria int miandasti la copie 
di quella pena in autentica. forma ,. ageiò 
si vedesse, che quella posta .ora per. 
Podestà riun è cosa inconsueta, Questa de 
liberazion: mi tenirà qui forse un poco più 
che io non pensava. Pur mi sforzerò.#i 
‘tornar subito che io possa. :Io:. qui nia 
‘potrei star peggio volentieri*di quello ae 
‘fo: ll forziero si-ba avuto. Sta.sano. Quela 
scritture: della mia cassetta, e quelle dei 
Prati manderai subito che potrai; e. s@ 
‘dimora, che alcuno non si aspetti per far 
fatcende, ‘Spero -si terminerà questa causty 
€ ‘più: tosto in meglio che io qui non pene 
ava. E poi a Padova la: cosa. non averè 
‘dubbio non ssi '‘términi;-All*ultimo:di Sete 
tembre 1519.’ Fn' Venéslà/ 10 00; 


ho ca SIRIANO 

LE so Rrbteig ao dd. tia k}A4AL 

o. 4 203.0 1A SERENE posi! sani. = DEI È 

»- CN RTAS POPE. o s461k: 

Le: I SE e i. ; ciba segue e 1°. 

I CISSE TE SRO AE AL PARO E TI EE TFR 

| . ta” o . 
ie. \. 0. MI . . MEPENEETPRO: i, gl. 

ali DÈ, fee ele REIT IO li; DU Hi ibi 

M . 


ari riiziile OI cifeg d e 9361921 DI 4%: 


424 ‘ erine vicenete- 
.. tua. gi.) A. af, » AAT ALe | 
ELIOT GENTOO 
c | ‘Mi Colo Brutò.:: 1 MIR 
te ge e, GA Mac vo 0311 
| M. Col guardaretein wuelti fogli 
‘ scritti di mino ‘del Pètraitos; che sono neb 
ja cassetta ‘di cipfesto, dove vi seno aleuni 


che dicono? svndi sa de. vi ‘a °° 1 p8C 
DERE Ad Ta AP EI ue IR 
°° Vedrassi quanto in nostra cura porse, 
. E quaritd'indarno s'affatiea j e suda. ‘ 


éderete , con quelli due’ versi sono scrik 
t,-è mandatemene uno esempio di: vostra 

AMO. a a 

+ To non sono molto gagliardo nelle mie 
r@i nel cavalcare ; perocchè ; se io- cavaice, 
se; od otto miglia, fo una erina ‘spessa: e 
nea, come erano le vostre. Ho preso:a 
ber la mattina innanzi dì del latte di pe 
cen, che a tempo di sonno mi guarì; c6- 
| me sapete. Se avete or voi alcuna cosa, 
che sia per giovarmi, fate che io it sup 

ia. Avrei eziandto caro, che ne parlaste 
al nostro M. Pietro da Noale, ie con M. 
Jeronimo da Urbifiò , a ‘vedere quello che 
fosse a mio proposito. Il mal mio è quel- 
lo, che io vho detto, e dappoi che ho 
cavalcato, e nel cavalcare ancora ho una 
debolezza delle rehi grande, la quer poi 
mi sì parte ‘al riposo, e così la spefezea € 


DI. M.. PIETRA. REMBO. 423 

.1negrezza della orina. In camminare non 
mi nuoce gran fatlo , nè fo quella orina , 
ancora che ie cammini due miglia , sicco= 
. ame io fo molto spesso, e per dir più il 
sero ogni dì ,.che,pon. sia consistorio, e 
«ion -piova. Per..questa rispetto, se 
sarò pià: forte al partir di N, Sig,, per Bò-_ 
togna,, «il che si,crede:sarà a_ mezza. Gi 
«majo., io:z0i rimarrò in Roma; ma,tene 
questo in voi, -non ne parlate ad ‘altrui. 
Attendete a star sano. Vi raccomando Tor- 
quato, ela Elena, sebbene non, bisogna, 
Aîli 10. Dicembre 1540, Di Roma. 
Bembus. 

To non venendo a Bologna con N. Sig. - 

mi sparmierò molti, ducati, che convenirei 
trovar per tutte quelle cose, che io potes- 
. si, che potrebbono esser tanti, che mial 
-per. me. Perciocchè si farà una spesa. in- 
- finita, nè mi basterebbono 490. ducati ii 
mese; . sicchè .eziandio per, questa causa 
«penso di rimanermi , e privarmi del, poteg- 
«vi vedere ,.che mi sarebbe di molta ‘con- 
.salazione, :e dolcezza; perciocchè potrei 
‘agevolmente impetrar da N. Sign. di poter 
ami.passare a Badoya per la State ventura. 


e dei £ 


Ci, lodi, Cola Bruno. °°!" 


e»: . Ho pensato sull’affittar della Commenda, 
seghe l'altr’jéri mi diceste pensare di'ritér- 
iuepre, se trovassi, € diroyvi,, che se trove- 
rele. per li conti ,.che farete, e per Ie al- 















428 COSTA INEDITE 
re rifiè 5 che potfete tenere; ote l'umio 


si sia portato, e fedelnsétite‘y ‘e; diligtare. 


fhente, se così vi parrà, come a me par- 
rebbé, nè si botesse “per ‘li rispetti delli 


‘nostri ‘Hisogot fur di meno, voi ‘rion la de. 


"vette dal d'affitto; perciocchè ‘vssentdo 
“tritto quel tempo l'alquatiti anni , pesci 
thè io’: tolsi 4° Mad. Julia, stata. buona 
“ractolta di-‘@ritv, pare; ‘che: meho: der 


‘T'impossibi? sis, che nbi:'vada com@ella an- 


"dò gli wanî'di' Mad: Falis: 'H-che se'aveo 
‘nîsse, rificrescerebbe l'averlé fatto. Rimét- 
to nondimeno il tutto al giudicio - vostrò, 
ma di vero, se la mia è dabbene, io non 
‘muterei qualità ‘di “condizione alcuna. Ho 
avuto notizia, che M. Carlo è ito a Roma 
‘per la ‘più breve via ;: bisognatidovi* esser 
‘tosto’ e chè è itò aPesarò. Questo hose 
vuto jeri da ‘Mess. Guido ‘da Bagno Gefi- 
tiluomo' Mantovano, ‘è ‘servito di Monsib. 
Rev. Farnese, € non istimo j':ché’uon es 
sendo egli gagliardo, sia ito - da Veroza 
per la più breve a -Férrara, e ivi si sia 
posto în barca per’ Ravenna, e Pesaro; a 
“Mantova ; dove è questi di’ Mess: Guido. 
To arò oggi Moosig. da*Salerno a ‘désinde 
meco. State sano e salutbte : M: ‘Flaminio. 
Il M. di Casa: credo ‘vértà (questa “notté, 
Arete avulò con vei ‘quella seta il Rant, 
Agli 8: d’ Uitobre 1538. :Di Venezia, | &!” 
115% o ‘ivuto da M. Laitipr li protefa 


di Pertuato si “rituraaro al: suo ‘berieficlé 


| DEA PIETRO: BERIO! 427 
«Monsig.-Seranzo, la quale darò a lui, che 
gg: sì ‘aspetia qui... . Sti 
iti--: E venuto: qui Gregorio Angioletto, e 
miti ha detto; che. il fattor.di. Villanova ha 
dato--Jicesza a sua. madre; dalla nostra pos- 
.sessione, e altre, cose; che. da lui..intende- 
rete. To.ho commesso. a;M.,:dicendogli non 
-ssper. cosa alcuna di quelle.cose. Se senza 
nastro. danno potete-Jassar di. continuar in 
quella. possessione sarà ben farlo. Altramen- 
ie -abbia. pazienza, in .sonama fateno quanto 
vi ‘pare. dd eigen 


A M. Cola Bruno. . e 


-_- 


‘9 


ai i e Eee e 
+... Il Mastro di:casa‘m’.ba .sczitto, .che 
areste piacer di weder la roba.,- che io 
he;avuta,:e averle. medaglie per questo 
“Santo, nel quale pensat, che: più gentiluo» 
mini verranno a vedere lo studio. Dun 
“gue-vi mando. la roba, e le . medaglie per 
Mad. Cecilia, e-che domattina procurerà 
d'avere... Fate, che Gio, Maschi, il 
«quale: vi.mendo questa sera,.sia in Porzia 
al, passar di.lei - e .pigli; e la roha, e.ung 
.cassettita dit cipresso, nella - quale: vi sono 
+e: medaglie \d'argeuto,,.e - quelle di rame. 
40: quelle .di rame. vi troverete uno Antp- 
nino Pie, che .ha per-rovescio. Enea cow 
Apchise in ispalla ; e*con.gli: Dei, ‘penati 
2: NA.ICASACiliAa £.-2- cOn: Ascanio: a umano. 


a 


#4. 


4 LETTERE INEDITE. 
In quelle d’ argento nelle. Romane..trove- 
rete un Bruto, e un Cassio, c un Mario, 
Je quali non arete più vedute. H Mariò ha 
per rovescio. una vittoria, che dice : VIG, 
CIM, VICTORIA GIMBRORUM.. Che sonò 
assai. rare.medaglie, Arete anco quelle d’oro 
nella loro cassetta, e li. piattelletti in un 
tovagliuolo, .il quale mi .rimanderete per 
la. Lucia. Arete anco gli anelli.,. e quelle 
cose, che sogliono star seco , dal mio Dia- 
maute in fuori. Sollecitate che a Villano- 
va si venda ciò, che è da vendere, e ri 
scuoti ciò, che è da riscuotere. Ho avuto 
gran voglia di venire a vedere il vostro 
orto; ma ho diliberato nom mancare alla 
lite in parte alcuna, per vedervi un dì il 
‘fine., il. quale potrà. essere ,, che sia per 
composiziorie.e giudizio arbitrario, pure 
per aucora non ne son bene sicuro. Atten- 
dete a star :sana, e salutatemi M. Federigo. 
ANI 7. di Giugno 1538. Di Venezia. © 
si. «ld M. Cola Bruno. De 
* . <» | . ‘+. 241 

...., La Moglie del Fattor. passato. morta 
«di: Villanova. .è stata qui dolendosi, che Îe 
‘fatiche di suo marito noa sono state .satis- 
fatte da noi, nè li. sono stati fatti li con- 
‘ti, allegando. esser rimasta :con due figliuo- 
le, le quali ella noa può nutrire, e pre- 
geudons a soccorrerla. Jo non ho ereduto 
cosa alcuna, perghé mi rendo certo non 
abbigle valpto, che quel buono uomo uoà 


00. IM. *siergb' sEMBdD: | 429 
sîa stato salisfatto, dd 'ét50,'ò li sudl'iere- 
di: delle sue -buotit‘opère, perchè sé'altra- 
rhente fosse, é Che gli restasse’di qualche 
farte debitore, date alcutio' ordînés: che 

Sia ‘satisfatto di tanté ‘fatichè-sedoddo* vî 
arerà opportuno, e dnché ‘se fosse 'satisfata 
6°, fiverò piaterè, che’ si faccia ‘“al6iày 

élemosina' a quelle‘ povere pupilit!'-State 
sano. Alli 3. di Giugnò 1535: “Dr Piidova! 
eee 

î LE 


«£" M. Cola Bruno; © 

° © La vostra ‘delli 23. ho avuta'oggi. Ho 

seritto a Vicenza al Suffritaneo, ed a quel- 

lì altri, come vi ricordite. La Morosina: & 

ittanto migliorata 6ltra ogdi: spettanza, ‘è 

potrà essere, che io ve la manderò ‘a Pa- 
ova, Tutto oggi ha piovuto’, ‘e' tuttavia 


piove, che ha impedito quelli ‘aprimerîti 


non solo della nuova stallà ‘di ‘fnotino; ‘ma 
anco del Molino, che tutto bisogna riapri- 
re. Vi mando due lettere di M, Flaminio. 


n! pp: si crede guarito; ma li medici non 
Jo sanno affèrmare, essendone -stati burlatt 


tante volte. State sano. Alli 26. Sett. 1530. . 
Pi Villa. I E 
cc A IM Cola Biuno, 


MAFIE "4 


* 0. 
N 


L) 


?, 
‘ 


=" © i mindo la ‘mia risposta, e A Plitdj 
edi che sia"in’prosh più cdrretta; ‘che si 


ssa: À me' pare ribri Aver fato iu pira 


430 trereaRtmREDIee 
fa meno biasimevole cose di quella. Ti manè: 
do i denari:idi fitto:-di Paxgua: per M. An-. 
drea Dandolo. Se esso si porta bene nella 
causa io mi ‘sforzerò di mandargli la paga 
auco di Santa Justina;- Altramente::non' ki 
manderò, che ho che fare assai delli miei: 
ttrini che ho, che son pochi tuttavia, 
Ho :avuto-il caso: Se hai lettere da: Bolo» 
gua; maudalemi. Sta sano. Agli 8. di Marro. 
1530. Di Padova. A 
‘x Ai MI Cola Bruno. r 
M. Bernardino Bolognetto mi sollecita 
che gli dia i denari de’suoi cavalli, e cer-. 
ti altri denari delle sue biade, e dice vo- 
ler comprare certa possession alla Motta. - 
de per ora non posso darglieli, nè credo, 
che esso ne abbia bisogno. Vedi se è così, 
come .j0 stimo, informatene, e poi me ne 
dirai una parola. Sta sano. Alli 19. Marzo 
1530. Di Padova. - Dt 


- AM. Cola Btuno, . 


n° 
+ 
TE 


:- . Per lettere de li 23. di M. Cristiana: 
intendo ; ‘la Corte dovere partirsì di: Bolox; 
gua. fra. li: tre dì seguenti; perà darai sen-s 
za dimora. a M. Alvise Soranzo questa, clità 
10 scrivo a Monsig. suo, e manda questa 
lettera a M. Crisuano per lo primo incon- 


DIM. PIETRO :BBMBO. 43t 
tro,.e sta sano, Lunedì tornerò. a Padova, 
Alli 26. di Marzo 1530. Di Villa. in 

| ESE . . Bembus.. 
.. Dopo scritto ho ‘avuto la tua con i 
. bri, che sono rimasti a Padova. Hai ben 
fatto. Ma dovendosi il Papa. partir così to» 
sto non penso. di mandarvi ora alcuno. 
Manderei, se egli indugiasse alcun giorho, 
il che se egli far non può, volendo essere 
in Roma per li dì sant, per li quali se. 
egli non potrà essere, egli non partirà pri- 
ma che fatta. Pasqua. Manda le mie lette- 
re se potrai, incontanente. 
4 M. Cola Bruno. . .:. 


. coatv0 000.0 

Vi mando le incluse, da Roma, Fate:! 
nutrire quelli cavalli; perocché i: grisetto: 
è. stato::sì mal tenuto,. che fatica. si. averà,. 
a riaverlo. Mai non gli sono stati unti li. 
piedi «li fiammata, per-modo che par mei. 
no, che affatto guasto, Oltra che: ha:persa; 
tutto il suo bello andar, e portatura, né 
posso tornarglielo. M. Aurelio Mezzabarba 
sarà il portator di questa. Fatelì vezzi, e sta- 
te sano. 

Sono in pratica di aver un buon fat- 
ter:;'ma ve lò rbariderò prima.;:-che-so il 
pigli, acciò al ‘vediate, e puuliate' con luia: 
e-io-accordiate y se vi parerà.a proposlid.: 
Alli 26,61 Laglio, i ricci se 

sid. SS PO: sella 3: 


. nr x I «è» A 

.- VENERE FURIA -.. ci REPIINE, Pr E +3 

Ue: ‘ + abi Tel ra LI Asd tore. ei. I, bUaSI "e 
‘(> ‘= 


482 - LETTERE INEDITE . 


A M. Carlo Gualteruzzi 


da Fano. 


Magn., e carissimo Compare mio, Diò 
vi salvi. Non.vi ho seritto più di sono, 
aspettando piuttasto da voi lettere, e ia 
questo mezzo. ho due vostre, una delli 13. 
T'eltra delli 22. del passato, alle quali ri- 
. bponderò brievemeate, essendo io occupa» 
to tuttavia assai, Quanto aspetta alli parti» 
ti proposti da-me a N. Sig. non ho che 
dirvi più di quello, che io wi dissi per la 
mia lettera, la quale aria caro, N. S. aves- 
se veduto. Solo vi dirò, che .ogui di ho 
maggiori argomenti di credere, che a N. 
.8.. agevole È l'aver la possession del Prio- 
rato di Ungaria per alcun delli suoi. Quan. 
.to a me ,- che sono così debole, non man- 
ca, anzi resta la. speranza di venirne a pro 
un giorno, Quanto alla scusa,. che fate 
della ;tardità , che si trapone alla risolu- 
zione «della bisogna, che se ne può per 
nor altro? Non vorrei già, che questa 
risoluzione si tardasse alla venuta di Sua 
Sautità a Mantova, che potrebbe in quel 
tempo. perdersi alcuna occasione buona, 
che sarebbe da esser abbracciata. Ma tut- 
to governi Nostro Signore Ubaldino, Dio, 
che sa quello, che si fa ad uopo. Di 
Mess, mi piace, salutatelo a nome mio. Del 
‘nostro Gasparo, io sorio in parie contento 


DI NM. PIETRO BEMBO: $93 
che abbiàte intesi i suoi costumi, affine 
che sappiate voi meglio, quale briglia , o 
quale sprone faccia mestiero a ben gui» 
‘darlo. È in parte mal contento, in quan 
to sento aver dolore pet tal cagione, e di 
vero che io ne ho-affanno. Confortovi non- 
dimeno a pigliare'ogui cosa, che senza col. 
pa vostra vi dia.noja, con pazienza, Sepra 
tutto von bisogna che pensiate d' avermi 
disagiato o nojato con lé sua’ dimora;enzi 
l'ho io veduto per amor di voi con quel» 
l'occhio, col quale ho veduto Torquato , 
che ho sempre ayuto core figliuol . caro , 
e più vezzi gli arei fatto, chè non ho, se 
io non avessi stimato . farlo più ‘insoleute» : 
in quella guisa, che alla grande confiden- 
fa. di se stesso, e ardire, che egli già avea, 
bisognava tenerlo basso, e umile da ogni 
parte. Egli ha un buono e gentile inge-. 
gno, e se vorrà bene adoperarlo , potrà 
agevolmente farsi valoroso uomo. La qual . 
cosa ‘egli potrà pur volere con l’ indirizzo 
della prudenza vostra. Mi piace che.ab- 
‘biate condotte le bolle di Torq. a piom- 
bo. Se. mi mandarete .le supplicazioni, 
come dite, se ne piglierà la possessione 
per Torquato. Piacemi ‘anca, che abbiate 
presa la possessione. della casa. di Borgo. 

el partito . delli 100. scudi: da'"dare.; o 
torre, che egli propone, non so che dire, 
s8e non bho Î consiglio vostro sopra .ciò. 
Ho risposto alle vostre due lettere ; con 
quelle saranno alcune lettere di Monsig. 

Bernbo Vol. IX. 28 


sft4 - SARA" 0 PE 
Bor Pa VSigo e sd alttà, Bo 
io” P Rasbastiadot mb: dare: id0d: 
ehe se detto mi’ manda, eci paese uo 
*#blea" té ‘la Jetterày‘ufie egli!imi scri. 
We” Modi ‘dhe: ‘fo hi-deggesti; € uvrt 
P #Woleh: rftio' ‘apre ciò - dàsei'aca 
eine) ChE lé rintinicia idel -berfelicio? dil& 
tertliitfo ‘per <Porguatb' si: £61nise } 
Di set riittacia: del ipriorat@: di Moaég. 
Stadio ' fer? la tomunitt: di-Biescia® paste 
SOR 'Einditità “foste-h VerQuito »teseta 
di tante "pendiohe }- quafità cè di: più sla 
ensidu’ Crestaziania:, ‘Ehé ‘tori’ ‘è. #: detto 
erieficio ;‘“che’ sarebbe Gucati vo. jie 
“a: sarto ‘al ‘sicuro. Dultgne sarete: ton- 
Behro dar ‘ordine alla rinitovia di S. Patr- 
“Misto con "quel ‘miglior modo si può 
ciò riftetto” riella bontà “e” Amore: ‘VOSTRO 
‘sgerso me, siccome ho “fatto :nelle»:cote 
cindggiori sempre” ‘e farei della mia. ‘‘mede- 
‘Sitha vita;' se me ne venisse il bisopuo. 
‘ State .saiib'; € salutatenti: ja mia: Siger. ce 
‘nare. bai 3 Aprile 1537. Di Venezia: 
o zoa nic 
di A Mi Carlo. Gualceraai szl0e 
Lt ASIEZNRE ‘43 deu aidbsò. 
Ohotao: M. ‘Carlo mi; ‘Dio rus ’satoi. 
Pa dà: Fentervi:ntolte e inolte. grasie nen 
‘#blo délla/firica;-ed ‘operà vostie posts jin 
HWténet usi) Breve di N. S1>per: ‘lr: Badde- 
Sha Monzche'di 8; Pietiòo di Padova. «el 
“Agriale permie lettere vi :pregai; nia anto; 
fa dello rotoli ubicate i 


Y 









hé se ottanzionabi fosse. 61 baserà r, PAF 
sayuartento; della Badgasa, gl ARFA ch 
Moi (bava: degna: E.lascjo, stare x 
pela: posto; dal vostro .. e, sEoletf Fatti 
0c8: detta Badessa. 1008; niglamente 
sla sfalich  Soskra.:.Fhes RAgannop 8 
èrebbe,: «ma egiandjo parte del.pr ini Ioki el 
IT} SFOveR:.06507E Spero hegessa ria mienigie 
«Foaltazia,..nop. sai: puo. 46: 9p (Essere. GApl$= 
«sima e dolcissima. la. ripiene, e soprabhon- 
odevele amarevalezza. vostra, Vedete, quante 
vesgioni, di, dovervi..ringraziaré sono, le mig. 
aFe:non'sbo anco etto, tutto. Che . lo..al 
«peofeninvi voi:di,.così presto, e desideroso 
«@nizaoi di piaresmi negli altri bisogni ‘miei 
per lo:imagnzi. vale. più;.£he ogni prezzo, 
quando io ‘posso:averne. ope assai “Pep. 
ché non ho ora costì Il nostro Avila, che 
solea praowsrer: le ‘cose. mie. Ta: qual pro. 
testa vostra io ricevo, ed abbraccio son 
.iiamante, volentieri Da poteva aver: 8”) cosa 
saleuzia.piùsgera di .questa., Ho. oltra,. tutte 
ntjuesta: cose veduta. l'amor. vostra ia guar 
Rab sti pplianzione della. Erepasitura; di; Las 
{sia PANI che:: miandata:; TRI Yet. cche mi.fa 
-aanteduto;di...6069, GA6:30/ intesa: pog: Arg 
“RR Ara aa 0:; POlto o RasA: APIclA A 


36 rie ed 
tesa. Dunque rinpraziateri “07 #testd fa 
min vecd:; che :‘io:’ron- biXb a farl6h 
esté cart, come voriet. Farofidia ma 
doi ‘quanto: meritate, ed :io‘tenttità’’ sotto’, 
mou”solo per Quelli tanti -conti ;* mangi — 
me con essi:#fcora ‘fer quello: della” sratf- 
dé virtù vostea , ‘la ‘quale: amé-ed -'onoro 
buon tesipo fa, ed aticorà etorerò ‘sé 
gre. Manttovi ducati ‘cinque di ‘Camera fà 
questa lettera, e tutto ‘a-voî mi préòfesì 
sii dono. Alta ‘prima vostra’ lettera’ ‘stimo 
ser risposto; rispondendo - #fta ‘secondi. 
Delle ‘novelle ;;' che nell’una” e nell alti 
mi scrivete, vi,rivigrazio , e ‘veggo, che îò 
eouvengo far'questòo ufficio ‘multe volte; 
tàa verametite:mi- pare averlo fatto” abba: 
stenta. ‘State: sano. | Alli 21. di -Genttàjo 
15209" Di Vinegiaio 0 i eni 


+.0:'##1 ‘vostro, e se si-può , ‘più che tuttà 
mostro PL B. i Gr 
| 3 


 <À M. Carlo Gualteruzzi. 


Le vostre lettere da noi aspettate, 
oggi vennero, carissimo.il mio M. Cardo, e ci 
hanno tutti rallegrati, che’ incomindiava 
xi0: a temere alcuna ‘cosa di voi, vedeérido 
taoto ‘tardare il:vostro giagner ‘in Roma: 
Dunque iodato Dio di ciò, evoi fingra. 
vato dello:avertene dato contezza. ‘Quant 
to ‘silla mia medaglia ;- ella ‘è in-mano': del 
mastro pernfornirsi : fornita l’arete, comé' 

‘@esiderate :}:‘ la: quel ‘coss. aréi “fatto ant 


? 


O DI. M-. PIETRO \REMBO. .. 43 
senza. la ricordanza vostra .:- A Mansig. 
NEW}. di Ravenna basciaréte. «la mano iper”. 
‘ae, molto. iu buona grazia di-S. Sire 
comandandomi:, e mallevatore: ponendati’ 
tra lei, e me dil ciò; :che-.ie- buono: e’ 
affezionatissimo servitor le- SODO, sr 3ouao 
‘© “Di Carlo arete da M. Gola, é.da M 
Avila il:bisogno. Sallo: Iddio ,..che a.- mè: 
ricresce' di: :cotesto impaccio, -.che:sì luny 
gamente: mi. sta Sopra. ini ct 
“- - Degli Annalisti v.ho' intesp’,, e ha My 
‘Avila ragiovato sopra: ciò. Areì: «esro che’ 
pasciachè essi: vanno così’ minutamente ;,.(€ 


‘’ .con'tante arti cercando - ciò',- ché ;non-è* 


ragionevolmente: il loro, eglino: si: rimanesy 
sero scherniti.. Ultimamente -ho: lette ..he” 
lettere .indirizzatevi, da Napoli.-.M..Avila‘ 
predetto non ne farà risposta. Voi amatemio 
e tenetemi per bene, e compiutamente‘ 
vostro. State sano. Al terzo di- di ‘ Novem= 
bre 1531. di Padova. i Ò 


» 


‘A M. Carlo Gualteruzzi . 


.. Pazienza, posciachè altro fare- non. se’ 
ne può., Compare mio. caro, se Papa 
Clemente è morto ,; N. Sign. Dio. il ricera 
‘nel. grembo della sua. pietà:- Doglioment 
mnieco medesimo , e con-yoi,; : il quale; #03 
mo , che -speravate-alcuaa- cosa col. fargg 
di; Monsig.- Garnesecchi ,. di. cui.graydes 
mente in questà: parte: mi. piace . ruta” 
quello... che ei mi.scrivete cthe segli Hipsb 


“OT “nta deri. 
"Porti nfed‘crhstintentente 4 presente sderia 
li, e dorittaria eria''Fortutibi, ehvasiglicipett 
“Béntemente ’e’‘imodestimente» sbarogi 
"fietfa ‘} ae Hetai Sarete: contento 
dolerniv“ néne tafio ‘0068085: di 1 elba 
maniera, che si conviene ali’ affezione, 
che io gli portò: Che: 8,S.‘Ha per venire 
a starsi con noi, come dite, è ciò quel 
“sold ‘confortò?, * che io ‘pigli: 1inc Questo 
"Bajevole caso del Sigi und. Le culbiazioni, 
“ehe 'da' ‘pdite di Sua Sigadria ‘miadate 310 
_1éStitevo Come ‘cosa a: mE -tnélto care; 
7@llo "itontro ” V.ESig: le protetta dimo 
‘tatto ciò ; Che in mio potere 5°.) n ‘catisfa- 
“zione è disposizion''sua; - Delle fiite chi 
< on ‘Avviene, che se 'ne ‘ragioni piùz'sepil 
Biuovo Pontefice nonsi sebie; e 6e-Anco egli 
Nori si sente ésser!tale, che sperar se vi6 poste 
Chechessia. ‘Stimo' averete a queittora>ride» 
vuta la bolla della prima totsura- del 
vostro Goro, la' quale'sei sarà verita 
tempo mi piacerà. Il ‘inostro: nato a Veru- 
li è somigliante ad'‘un’altio; ‘che ‘io vidi 
R: ui pochi anpi sotio. ‘Del giudicio che;mi 
Fire farsi costì  del'Papa-futwro; ‘prendo 
piacere, in quanto si regione di'tale; vhe 
soleva già esseré ‘’gr&ude “€ stnguitar, aio 
«go. Tuttavoltà dispongane ff: Cisl ai be 
—B* e profitto del’ Cristianesiino. :: Lev vostre 
i letere' mi “giùrigono ‘sempre-tosì'\vare , the 
osBitina più, nè a gian -pertà: lantà: Non 
60 di man 'lévaflemi, se io:-rivn te rileggo 
più volte,‘ Siatdné* ritigraziato »istciza fin 





i 


Dire DIETA: AEMBO. 
«ibtade guns» Goro rostro. sia hengza; atteri- 
eBegbiziasimo allo seundio, sed. Pp.ua di 
issuno, sipradente ME 
Fano ritorsò hello 
alibi 13h dOatohre . 


Der ni 
poni 















Jptimi. esser. tanto, amato,, fueolo 8, Se 


ibbda» questa novella tosto , e non si. péui 
iseggimai. più; da, chi può ciò fare a sde- 
ofitarsi in questa parte; che in tutte ‘non 
ode già..io;,.che, si possa. Piacemi sopra tiit- 
unito n che;S. Sig. stia, bene del corpo , c0me 
-adite. Le profferte. che; mi fate così ‘dilci 
n amomei dio Mons. Garnesecchi, i0 Te tidevo 
oddi buonissima voglia. Renderete A S. Sig. 
vfuelle. grazie, che, comostete ‘convenienti a 
ogipdta vcostesia,; Della bisogna , dell'‘Attiico 


«aio pdellac quale, pe di poggati ppi piango 


#9, MISERIA. ANEDFRE iL: 
ste la: minuta, vi ringrazio. Latta;ssauia, 


cgrtesia., che gli si;.patrà: usare..d: 40torapt 
s:senza nessun danno, vostnan:0i 

I buoo .M. Antonio. JLomellipo, smi. DTS 
cara. Se ”l.nostro Merenda .è ancera, 0a 
‘salutatelo per me, e attendete a star.isano, 
ip;.questi .caldi,. ‘quibus non, Fianzinira, 
majores,, insieme con. la mia. QuoratanGhr 
mate., Il vastro Goro sta.,bene x@ IMI panae 
AIB 17» » di Luglio 1538. Ri Padgya:.ie 30 
NRE ARTE . Al Rembp, YOGA, 


La . si. co SZ 


“smi” EGIZIA 


“i! DE te 


e 
. * 


Sig . mio, “Alla raccomandazione, che 
Ù S. Si fa per Maestro Jacome. ona 95, 
| rispondo, che V. Sig. ha merurma. et: Mizkura, 
‘imperium sopra, tutte le cose mie, € che. 
to in questo» farò, quanto, ella ordina». 
TE e vorrà che io faccia. Ben le. voglic 108, 
alcune cose a. satisfazion della consciens, 
za mia. Ciò sono, prima | ka Ma eono. 


è Fimasto solo er voler “usprpare, a no 
ma Iene, Je toa Fi È e A 


DI ‘MirIeTRO-“Berido. — == 44% 
| ilefleriziato:;- che a ‘lui; che non:btfma it: 
dit'‘rsénzegne 0° male alcuno , quando elidi 
. toernanti“a utile:di chi-l’ha dette. ‘Poî. “vi? 
ditò che quelle. cose: -delle ‘quali “esso: è 
scaduto}e mne vuole esser rirnesso:nbn sin 
cose leggiere , nè di peca’véluta., ‘perciocà? 
- chè intendé ,-che v' è-certa -‘cusa | e ‘cértdi 
giardino ‘bello ‘e grande; ‘été non: è da 

tlo, ma da tenerlo per quello che-égH: 
è, Siccome i' miei. informeranno. V.' Sig: 
Ultimamente vi fo intendere, che quelle. 
cose, che una volta sono scadute, non, 
sono più mie, ma sono del luogo, al quale 
un. buon ministro non le può, nè -dee ra-. 
gionevolmente torre, e debbono ‘esser. delli. 
suacessori mici. Nè io per'insià qui to mat 
«volato dar via una spanna di-terra, chef 
mi: sia venuta ‘it. mano, anzi‘iè ho piut* 
tosto: io comperate del’ tnio ‘alcuna volta 
di quelle, che sono statè vicine afle altrà; 
della magione; e donatéle -a Téi, ‘e perciò, 
‘benchè io -sia stato pregatò ‘dà’ più miei 
amici a voler compiacere a M: Jacopo, nor. 
d’'ho ‘però ‘mai volàto, fare, nè pensava if 
miodo alcuno di farlo ; volendo continuate ‘ 
questa mia usanza di non torre ‘alla mia’ 
magione il suo, anzi avér ordinato, che 
séhza rispetto alcuno si rituperassero; © 
certo , se quelli terreni o case fossero hent 
miei particolari, non averei detto a V. S.- 
se non una sola parola , che tion tengb io” 
men desiderio di satisfare & . voi tutto' ciò 


che ‘per me si può, di quello ché‘ eo: 


.ORRETERB'INEDISE 20 
viene alla lunga e fedele amistà è fratel: 
danza -hosina, <a. quale -per.1ssitii Ndpetto 
voglio sopportare, che non dirò - manchi, 


qa: pure -divenga; im panie;alcuna;:mifinore, 


«am Gouskiudo adangue sithaiquandesceg 
buona sotdiafazione ‘e piena, di Ys: Sig. db 
guess. giondare inmanzi questa:mj0; 0049989 
T coriegienza:. ") buona. volorità ; Elo: cia. 
ahmi, :che:eerto da altro::osipe itha:Ma 
sie: fontirgò, mon derimai; do de: men 
do-riceverò in-piacer grande:e singolar.de- 
qioda voi. ‘e: se .V, Sig, «per. satisfarle- 9 
«qualche «modo gli vol denare alcuna cpse, 
4o0n: contento: the: ella gli pedferisci; il, ga- 
ade quelli inoglii:;. per quanto. .io...zjiverò 
enza pagarmi, né ‘mai.io, dosì.gli farò que- 
itanza -0 effitteralcuno ;'pusthé essi. alla ita 
igion ritornino;: «E .faccialo: Y. Sig. senza .ri- 
e-tuttò : i: mio. è-suo / userà: sesapre. 
Auando: poi -altramente .£0ss6 :.: Fiac en 
“tenti ego volo: sed situi tu-visi Nellé: chi 
duona: grasia:senza;-fine:m] divo.c Agli: %. 
- duGiugoe 192 DI +Padova. cessi gip st 
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PI MIMETROFPENZO, 145 
sJosiri 3 asitusi Dirli vo duet gif oca 
olisqgi MicFeronimo Savorpnano: 1} cal 
e idoneo ri ar LISA RI TORTA ONT RE, 
«9:1GNen-ha isevo:tanto potere la tua: la 

dassenza ch :cilaimi:tà ‘possa’ fare-id mo- 

‘G o-ipétano:} chela non toda, ‘e. not :tt 
be gli Né ‘in'tuste così: nojose.-fa*' 
iché mil fa nfvodtare la: mia .forrevole-- ed 
sìrgoglioss:fertuva, che ‘lx menforia- di ‘te 
tiòt mè De rissunta in un'punto, e ‘sioco» 
ine ‘dopo: impetuosa prosgia di Chbolte ‘osti 
‘ato -nuvolette?bwol fate spesso anantmosò 
SSote ;- ella: now::scacti ognt:mebbia : di* pen- 
| «Bier» dell''animo!mio ; è la maia ‘turbata .men- 
“dt dell'amatitudine degli-ffanni-; per mol. 
dt8-che-sia, co’ raggi dellà* sua. delvezza*, 
“Sita rischiari:: l'uno’ della: tua: lontananza:, 
-&'éltro delle mie ‘alle voltè. troppo possenti 
“tioje sbllazzo e ristoro-so@vissimo. -Mandoti 
s‘tfir ‘un mio:soguo assai probato testimonio 
"Coe io eredo ) di queste. parole,. opera 
“sten ‘meno dell'amore ché io ti porto, che 
Idella -inia-pena , e sio. non m'inganno 
-piuttebto utile , che: ber vestita.,--pur- tut- 
tavia frulto di: notte. ‘nom. molto. serena, 
siccome sai tu, che sogliono quasi der u- 
sanza del mio cielo essere le mie. Viene a 
te per accenderti alla bella impresa, già 
certo di che forza e consiglio sia l'alto e 





| (1) Da un MS. del Sig. D. Antonio 
Sforza. i 


. | LETTERE INEKBITE - 

uro animo tuo, e l’amore delle tue can- 
didissime muse. Viene anche: per conoscer 
più interamente con ciò quanta parte di 
me stesso sia tu, ed .in fine desideroso eu 
contento solamente degli occhi ‘e del giu- 
dizio tuo, per satisfarti: piuitosto., che per 
piacerti, non però senza rossore, siccome ‘ 
picciolo e. primo dono, e pargli ‘in così 
rara. benevolenza essere ancora troppo tar: 
do principio ; s’egli ti fie-grato, forse mi: 
darai ardire qualche altra volta di non 
sognare, se anche altrimenti gl’interverrà,- 
piacerammi almeno:, che non ti potrà es- 
sere stata di molta noja sì breve lezione, e 
poi. essendo di cosa sognata, non te ne fie 
maraviglia. Zale.. 


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© Esistenti' in varie raccolte, ed in‘! 


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‘A Papa Leon X. 
4 Roma. 


. (1) Lo giunsi qui lunedì, che fu a’quat- 
tro, avendo posto nel cammino, che è 
stato assai malagevole, meno di cinque 
giorni. E subito fatto intendere a questa 
Signoria la mia venuta, arei avuto 1l Mar- 
tedì mattina udienza, se non che quella 
ora era stata promessa ad un Ambasciato- 
re del Turco, la venuta del quale, e altre 








(1) Dal Volume primo delle lettere 
‘dell’. Autore stampato in Roma da’ Fratelli 


Dorico nel 1548. —. 


246 20 ALBDIBRE i? Si 
eose; che si- son: dette, .fanoo. aredertej 
che: Turcd rirerato abbia atinb graside 
sconfitta: dal -Sofi. Benchè questi:Sigmori dis 
cato: ,' che per lettere: da (iostawtinopioli cs 
raàccerti , il:Sofì essere .stato inferiore za cd 
st Turco erimaso Bignate Aétta!Gamgiagn® 
Ebbi adunque udienza ; questa !imattipaia 
mella camera‘ del. Principe, così riehigsta 
da'me, che: questa: Signeria: era gien dari 
quela: nelle usate: lor: salev:unorstamen@e 
mandandomi ad.:incootrare;; e accompagna 
re da molti delle lor Sig. pier riveronsa 
di vostra Santità ‘La. qual cesa io non:1v@ 
li. vedendo, che all’essero.io. genuto per 
de: poste ,:‘e per pochi -di-levmolte.eeremo- 
‘nie. non Mi.si dovevano , e. percioocha; sò 
vera slato avvettite.esseré.o impossibileye® 
+sommamente malagevolen sfeccar ::qaésta 
Sign. da Fravcia perla openion, che.han= 
1m0 di non poter per altra via sparar h 
‘reintegrazion del loro; Stato:,..lar quale ope: 
mione ha fatto le. radici alte nelle menti 
d: questi. Signori, massimamente. che: lese 
g@no certa la venuta .di quei Re,se pere 
1 de, che io giunsi erano. venute. lettere 
di Francia, con, le.. scritte: .delle: esertité), 
che s' appresta. per l'Italia... che: molton gi 
aveguo rallegrati,..bo giudicato :essene:5 
diente propor.loro. la. cqmmission: dateibi 
da--Vostra Santità molto risolata ,-c gigia» 
da e mostrar loro. vivamente il jJoro.: dae 
gio se mon accettano il. Cansiglio di lei.,'€ 
così postò in:.carta quello.;, che.ia E "> 


LI 


DI M. NETRO..BEMBO. 441 
letu:iivea , sà. pèîr non: mancate (iù. parte. 
alcuna delle casè dettemi da Vostra Santis 
tà, è molto ‘più affiue , che-essi: credesse: 
ito yiuehe. ia ;01: fossi venato con) materia bea 
Ronsiderata :; ie -deliberata., :ilessii a ‘ questa 
Sipislr:scrittura:, che ora te: mundo .a'Vdi 
stra: Santità; la quali letta, «preso..i; Peano 
idipe sempo:a rispondetmi:, conwenendosi 
<trattar:-la materia prima ..ne'loro consigli, 
Pure: egli disse allora tanto: come da; 3€; 
«non: per. risposta , che vid. compiest;,': es 
permi stato. detto il vero:) &: volez: questa 
Signoria ,.0 -non accettati d'avcordo , 0" tie 
rare la risoluzione allungo ) sperando: for 
se: che "l: :tempo a mutare abbia Vostra 
Sautità da «questa seutenzia. Perchè ho pèu» 
salo’, 82. io vedrò. che fra 1. termine 
me quale. potranno -avet diliberato , e cone 
-sultato.;) cherquesta Sig.: non si risolya, 
4’ andare in-Collegio, e dire, che io ab 
bia în. commissione , che se passato quer 

*3egiorni;iche fieno: stati: bastevoli a farmi’ 
risposta ,.essi: risoluti non si: saranno, 
pigli questa îrresoluzion: loro. per  negazior 
mne, e mi-parta ,.e ritorni a Vostra Santi» 
tà: da -oude:avendo io voluto  significae 
dero il tutta’, io.;faccia loro intendere, che 
se'fra due ‘altri: dì seglino.imon.smi rispoar . 
‘deranng; ie ‘mispartirò senza: dir loroaltra 
“e: così farò se da’ vostra Santità non averò 
‘muovo ‘erditie j e se--per.un briere sue, 
the esplicasse: avermi così ordinato: Vostra 


Santità rinforzasse: lo: ampormi j/ che sp nana 
: “| 


d45 LETTERE | 
mi- lasciassi tirare in tempo, e gagliarda: 
mente di nuovo m'’ imponesse il protestare 
a questa Signoria , che si risolva al sì, 0 
al no, altramente che io mi partissi, cre- 
derei ,. che altro che. giovar: non potesse., 
Perciocchè io ‘non posso. in. tutto -credere,, 
che quando questa Signoria, vedrà, che 
Vobtra Santità faccia da dovero ella con. 
senta mai di perderlasi, e.-ipimicarlasi. . 
Duuque se Vostra Santità- desidera -trarré' 
questa cosa. a buon. fine, non è:da ri. 
metter punto il sallecitargli alla: risoluzio. 
ne, e il protestargli, che ‘non si, risolven». 
do essi, Vostra San. chiuderà la lega con 
gli ‘avversarj ‘loro. -H Trivulzi Ambasciatore 
el : Cristianissimo è stato. i. appresso 
. mangiare alla Signoria, giudico per inten- 
der quello, che. io abbia questa -mattina 
proposto per nome di .V. San. Sua Sign. 
ha mandato un suo Cancelliere a visitar- 
mi, e ad offerirmisi, come Persona. di 
quel Re, che è buon figlinolo di Vostra 
Beatitudine. Qui s'è già inteso il tralta-, 
meuto del matrimonio del Magnifico Lo. 
renzo nella figlinola della Duchessa di-Car- 
dona; e quinci stimano essere nata la 
muova intelligenza di Vostra Santità cow 
Ispagna. Bacio umilmente il piede ‘santigy 
simo Vostro. A’ 6 di Dicembre - 1514. - Di 
Vinegia. STO ' 


? } ‘ - % 


EL alt AA 


«d fi 


DI M. PIETRO BEMBO; 4439 


«su nie 4°, Papa ‘Leon X.' 


> LISA ve ii Mi: ni : di 
 3SBIEDI Li A Roma. 
Fila 


e na. vt Te 

=? To ‘sorsi a'6. del presente, ‘che pris 
ma ; chie io proponessi:ti questa’ Sign. ‘tà 
commîssivfidatami da' vostra Beatitudine 
avea intesò' questi Padri esser molto fissi 
riella lorò lega col Cristianissimo,, e mala 

evole:; ‘è forse impossibile: cosa essere il 
potergli smhovere da quel proponimento ,' 
e dappoi ‘che io la piopesi loro, per la 


| risposta del Prencipe “non ‘perciò :datami 


> 


pér ‘risposta, avea: comipreso'. così stato 


essére- il vero. Poscia questi giorni sonò 


stato: ptr ‘diverse vie certificato , che que 
sta-*Signoria per. niénte non accetterà il 


etitò , siccome quelli, che credono, che: 


possibile sia ‘vietarla venuta del Cristianis- 
sitib in Ifalia”, ‘e quelli ,, che tengono per 
‘indubifato, che Vostra Santità, e chi si 
tegherà: con lei sabbia ad essere ingannata 
dal’ Cattolico. Perciocchè ‘hanno contezze 4 
gltcortie essi‘tengono, certissime, che .il 
detto Cattolico propone tuttavia per un 
guo-Nuncio secreto, che egli ha appresso 
H: detto Re, -la' restituzion del Ducato di 
Méelano &Sua- Maestà volendolasi pigliar 
pet: amica ‘pacificamente , con questa con: 
dizione; che egli tasci questa Sig. e dico» 
no, che anco l’Imperadore ha voluto ac* 
cordo col predetto Cristianissimo con utile 


Bembo Val. IX. 29 


, | LBTSERR <; ;- 
el Re. Ma, perfhè era. con, danno di: «que 
sta Signoria , Sua. Magstà acceltar.a non l' ha 
yoluto. Qode. se gli lenguno:, granamente 
obbligati” s € An car di fede, non.gli. roglia; 
no. Ha ua 10 debilitato. Ja, proposta. mia 
ciò , che essi dicono ,, alcuni, di quelli. db 
Vostra Beatitudine avere appresso la puri 
mia. ‘da oma, detto all’ enliesciade dor . 
questa Signoria se ad altrgi 5Ghe-se. a 
cesi verragno jn, «talia, vpi. sarete, Fganeo, 
6e.. Il che i lo slimo, non. sia Nero o ;0j6€:piia 
te. vero. è, & qualche altro. modo 1a; 8849 
eito da doloro, e 09g altro; SeMiIMento , 
che interpetrato non. è. siato, Sono ancor 
enute lettere da Roma particolazi,; ha 
dicono, che. .i o ho un’ altra. “00M UGIESONa 
da Vostia Santità a parte 4. promeltére 
a questa Signoria eziandio . Verona insieme 
col rimanente, che promesso de. ho. Tutta 
uesle cose accrescono difficoltà alla. mate: 
ria diflicilissima da. se stessa, aggiunto 
ancor ciò ,, che pensano, che Vostra,Santin 
tà solo per odio del Re Cristianissimo, 
tenti di spigcargli da lui, Perciocchè hanna 
da alquanti mesì in qua continuate novel 
Te. e dall’ Ambasciator. loro ip Francia +,8 
dal Francese qui., d’ un malvagio. e accesa 
gnimo di |. uella | Maestà incentro. vKestra 
Beatitudine cagion déH' odio , che es di 
cono, e nen perchè ella vegga. così. pala 
sevole il suo venire in Italia, .come ella.il 
fo e così ‘possenti se uni ‘gli AVVEKSAN 
suoi, al wietargliele... V. Santità savissinr 


DI M. PIETRO bEMBO. |. _4SF 
sonsidertià Per" uesti rispetti ratti quantò 
sia nedessariv, che'elli continui '#@veramen- 
terla:sonizia della commission''datami .; ed 
il protesto, che se questi Signori ‘non ‘ac- 
cettario 1° accordo’ con Cesare 5 "voi gli la- 
sèerete,.e potrete‘anco dirlo all' 'Ambasciar 
tor loro’, mostrando di avere avuto da me, 
the iò non isperi buòna ‘risoluzion della 
mia proposta-, per trovate gli animi qui 
cstinati, e se anco Vostra Safitità con, un 

ito di commozion'd'animo, è querela 3 
@hé ‘questa Sig.‘ non corbscà il buon : 
vostro. verso lei, dirà ciò a' udllo Ambe: 
sciator mal’soddisfatta miostratidosehe, fié 
perarventure vie meglio, e perchè quali 

ignorié niente ancor m'ha falto integd& 
fe, o-ayer deliberato, 0 voler deliberate 
ra la proposta di Vostra Santità. Questà 
sbittina vo mandato il Beazranò ‘a’ solleci: 
targli: dicendd loro , che se ‘cssi ‘nin si E 
solversano .; io sarò astretto a partirmi, 
così avendo in commission da Vostra ‘Bea: 
titudine. Non ho voluto per'antora metter 
fiano ‘a quel- protesto, che iv scrissi’ & 
Vostra Santità avere in animo di fav loré, 
che se ‘eglino fta-due dì nori sì risolresser 
fo, io piglierei la ‘loro irresoluzione ‘ per 
“ftegazione , ‘emi partire, aspettindo "iG 
fis due dì risposta da-lei alle mid Iéitere; 
Hinbomi risposto, che essi- si risol verarini 
& fisporiderannomi. Il Signor Bartoloniniéa 
Wlvino è qui tre:iì sonò, ‘e ‘staracci’ tré 
ahis, Fa sué mostre di -Cavhtli- leggieri:aî 












452 | LETTERE 


Mergara, volendo riducerè il numero tut. 


. to de’ cavalli di questa Signoria, che sono 


assal più di mille, ‘a soli ottocento elettis- 


| simi, come egli dice, che ha fatto delli 


uomini d’ arme, avendogli e cassì, € ri- 
messi a sua’ ‘voglia di modo; che egli si 
crede  pér. la somma di ‘ottocentotinquanta 


cavalli aver Îa miglior compagnia s chesia 


In’ tutta Italia, é meglio a ‘cavallo. Jerî 


sera’ volle, che i io seco cenassi, onorani 
mi molto ,per nome di Vostra” Santilà;. è 
molte cosè ditéadomi da riferire ‘a’ let 3 


l che tutte in somma tendono a questo finé, 
. di dolersi, che ella non abbia voluto érèc 
, dere agli amorevoli ricordi ‘suoi , e di € con». 


è 


fortarla: ora ‘a non voler fidarsi ‘in ‘altri 


‘che iv questa Sign. Raccomandasi a * piedi 


. di Vostra ‘Beatitudine. 1}: Sigoor Rénzo 


eziandin è qui. ll Vescovo” d° Aste ‘Oratoà. 
del Cristianissimo è venuto a’ visitarm,. 


. siccome è servitor del suo Re buon ‘Fij li-; 
. uolo di Vostra Santità, e servitore inse 


me con tutta la casa ,'e famiglia: sua "di 
Vostra Beatitudine. Parla della venuta del’ 
Re in Icatia assai modestamente. Io basciò 
umilmente il'savtissimo pié di Vostra ‘Bea: 


, titudine. Agli 1. di Dicembre, ISId: Dì, 


Vinegia. 


Li 


PRC RP EF SE (0A Mb 


AL) AI i da. LESPIZETE ESS DR) | 


DI M. PIETRO BEMBO. — 458. 


A Papa Leone X. 
|. A Roma... 


. To fui questa mattina chiamato da 
questa Sig., la quale mi rispose avere inn” 
tesa la proposta fattale da ‘me per nome, 
di Vostra Santità questi passati giorui, che; 
io fui alla presenza sua, e quella bea con:, 
siderata secondo l’ uso di questa Repubb. ‘ 
alli loro Consigli rispondermi col Senato. 
in cotal maniera, e ecemi il Prencipe,leg-, 
gere una scritta di questa contenenza. &' 
ciò è, che questa Sig. aveva avuta gratis.‘ - 
sima Ja venuta mia, siccome di Ambascia= 
tore di V. Beat., di cui questa Repubb. 
è sempre devotissima stata, toccando, in. 
parte la benivolenza .. mostrata da questa,‘ 
Siguoria per addietro all’Illustrissima sua 
famiglia e come di Cittadiu suo, e perchè. 
la proposta mia conteneva due capi prin-, 
cipali, l'uno era la. pace con la Cesarea. 
Maestà con lasciarle Verona, l’altro il man 
car dalla lega col Cristianissimo per ynirs, 
sì con gli altri. AI primo, dice questa Signa». 
ria, che Vostra Santità sapientissima può: 
ben considerar di prima, quanto sia a pro- 
posito di cotesta Santa Sede, e suo, e di 
questo Stato, che allo "mperadore nimico 
non meno della detta Sede, che di questa 
Signoria, si lasci l’ adito ‘di quella Città , 
da poter perturbar la Italia ad ogni sua 
posta. Appresso che questa Signoria non 


. 


No 


3° STI LIBIA Si TT 
solamente non potrebbe credere di aver 
ricuperate quelle:-Giîtà.; che restituir le si 
vogliono, essendo-in.-poter dell’ Imperador 
sempre che egli volesse, chiuder loro il 
‘di ‘poferte soccorrere «né bisogni, ma 
eziandio , ‘che:‘egli potrebbe ‘ tener: quiesto 
Stato ‘continuamente ‘in. travaglio: ancor di 
queste akro, che da Yierona ‘m.:qua ‘sino; 
I secondo , che essendo::pempre-:'stato: iti 
costume di: questa Sigeotia servar: fede «i 
gollegati suoi:, «e. avendo: questa: : Repubb: 
molte: volte. più tosto sostetter, gravisi 
pini «danni chè: romper de leanze:;: -er-dé 
eonfederszioni sive, ella non:ipuò. ora nani 
care.«iin' cid; testificando a |.V. cSaht.,. che 
dli:‘questo. Stato ella si può! promettere: "x 
beneficio di: cotesta : Sanita - ‘e suo: nieno 
timeno ;:the ellu possa ‘della. Patria,.:sua3 
Questa:è la contenenza delia'scrittura, che 
nesta Signoria ini fece legsere per risposta 
li':-quanto io le avea proposto’ per nome 
di Vostra Santità , con la quale le manda 
i-Beazzano, che per nome mio le diràle 
altre cose, che ho stimate esser degne del 
la. sua notizia; Al quale siccotae ‘a bparno, 
e fedel servo suo, € insieme e secreto, e 
ingegnoso; ella si degnerà darle fede Bat. 
cio.a \V. Sant. il santiss, piè. mòn: solo iper 
- me, ma: ancora per nome di:trio.i Padne; 
ghe al..tutto, se Dio gli concdde - tanto di 
vita., wuol venirè a basciàrlo : in'- persona. 
A°15. di. Dicembre 1514. Di: Vinegia. < :; 


[9 


. £ » . 
À v' 3 MELI ed e n ‘ Li e. 
Liu, f RI Qi: Mai 20 sis 1ì 3 1.3 -? IEETi: t: ° vd LD, 
. el n 


Di M. PIETRO BEMBO, 458 
: È . SIOE . . < SSTIIRE, NA A e : 
ia |. A Papa-Leone A; 0 i 

«00000 vd Roma; i i 


oe va na pig ge 
cm Avatar db. del presente la. risoluzion 
be.di questa: Sighdrià; sicconte ‘la . sera pet 
Iò: Beazzane :scrisst a-:V, Sant; .:perciooch@ 
quella sera:stessa mi' giunsero dué brievi } 


Funo,.che- n'imponeva,; che' io -bolleritasfi. 


la risoluzione; e teneridosi. questo Signeria 
sospesa; mé>partissi, © :tormassi..4. Vi: Sarity 
l’altro:;.che':m tustassi com :questi'-Sigi' le 
hberazion: dei Conte Cristoforo  Fregapate 

andai «la. mattina: seguente ‘in:..Collegio',.@' 
mostrai loto prima il'brieve appartenente 


alla:risoluzion loro , noti per soliecitarli.a 


cià; ‘otte. s' erazio già risoluti, é‘aveano ri 
spostd ;; uri peiichè vedesseto ; che se: ip 
avea. per addietro: fatto loro instanza‘;‘chg 
essi: sì risolvessero , era/ ciò stato: per: ordi» 
ne datomi. da : Vostra Beatitudine, A: ché 
nòn mi risposero ‘altro, se: nort“averta: gi 
nbbidita:, e aver:risposto assai ribotatanitrb! 
‘ te:z: per-won- tenerla sospesa ; benchè ave 
sero::petuto irovar molti ‘colori di nou: rid 
sponder: così clisaro. Alla: lettura: poi del 
Beieve ‘del -Gosite Cristoforo -si- ristutirego: 
tatti assai::dicemwdoui:;:iche::V. Santità pre» 
card! la. libetazion:del’rmaggior: Diavolo: 
affermandomi ;, che mar questo’ Stile . atF 
ebbe nimico: più acerbo; più ‘infestò ,i più 
‘grave di lui, e -che tutta questa Cità avea' 


èpiù erudble uomo: «che vivesse: ‘osgidi‘> 


- 


452 - LETTERE. o... 
Mergara, volendo riducerè il numero tut 
to de' cavalli di questa Signoria, che sono 
| assai più di mille, a soli ottocento elettis- 
. sìimi, come egli dice, che ha fatto delli 
uomini d’ arme, avendogli e cassì, e ri- 
messi a sua voglia di modo; che egli si 
crede per.Ia somma di ‘ottocentotinquanta 
°. cavalli aver la miglior compaguia , che sia 
in’ tutta Italia, € meglio a ‘cavallo.’ Jerî 
sera’ volle, che io seco cetiassi, onorando- 
mi molto per nome di Vostra Santilà;. è 
molte cosè dicendomi da riferire a’ lei; 
. che tutte in somma tendono a questò finé, 
. di dolersi, che ella non abbia voluto «€rè* 
. dere agli amorevoli ricordi ‘suoi, e di con» 
fortarla ora ‘a non voler fidarsi ‘in ‘altri, 
‘che in questa Sign. Raccomandasi a’ piedi 
, di Vostra Beatitudine. IV Sigior Rénzo 
eziandin è qui. 11 Vescovo d° Aste ‘Oratò@ 
del Cristianissimo è venuto’ a’ visitarni y 
| siccome è servitor del suo Re buon ‘Figli-; 
. uolo di Vostra Santità, e servitore insie- 
me con tutta la casa ,'e famiglia .sua “di 
Vostra Beatitudine. Parla della venuta del’ 
Re in Icatia assai modestamente. Io basciò 
umilmente il'sautissimo piè di Vostra Bea- 
. titudine. Agli rr, di Dicembre. 1514. Di, 
Vinegia. SI 0 
| | PETIT 

cor 


DI M. FIETRO-DEMBO. — 4b 
teròca V. Sant. Ho per tutto quel. digror 
| ritratto, che non ne faranno cgsa ;alcuna, 


ed a questa Signoria duale: fino, all ampuna + 


clie se Je richiegga, e addozaandi. questa 


uomo, parendo, loro, che. ingontanente , | 
che egli:sia fuori delle prigion loro, .tulta < 
1 Frigoli ne abbia a dover esser. tormens ‘ 


| tato. peggio, che giammai, e. stia, poscia, 


per lo continuo.in calamità,.e.in fuoco «s0)g 


solo per costui. Nel vero, Padre Santo. questa 


Signoria ha gran cagion di temer. del. Cony 


te Cristoforo, che è stato.a questa Provipy 
cia. tutta un nuovo Acelia. da Romana, 
Nondimeno ho fatto ogni pruova per nome 
di vostra Santità affine di rimuovergli (da 
questa -loro. credenza; noh altramente;. che 
sel detto Conte’ fosse un Santo. Qui.s' ha 


novella .il: Reverendissimo . Curcense essere ' 


ito.al. Re Cristianissimo. L'Ambasciator. di 


questa Signoria che andava in Inghilterva, 
e doveva, partire il dì dinauzi, jeri di res  - 


pente cadde appopletico e .temesi abbia. g 


rimanere debole: d'un braccio. .Ali” altra, ' 


che va in Francia, e’ doveano andare in». 
sieme, è stato rubato per somma d'otto- 
cento Fiorini d’oro di cose, sue, che erano, 
in. salvo in un monistero, Credesi sia ciò 
| stato tristo ‘augurio deli’ andata loro, Al;, 
T.Inglese è stato eziandio inisto. avvenimen» 


to: Manda ‘questa. Signoria alla. Reina di 


Francia una corona di ore con un Balascig, 
e.una Perla :in pero, .che dicono. valere | 
più :di trentila. Sorini; donano ezianilio gs -** 


d._ 
SQ 


ed = è 


454 SITISSLETTERE STE 
solamente non potrebbe credere di aver 
ricuperate quelle:Gittà:, ole restituir le si 
vogliono , essendo-‘in poter dell’ Imperador 
sempre che egli volesse, chiuder loro il 
passo di poferte: soccorrere né’ bisogni, ma 
esiandio , ‘che.‘egli :potrebhe - tener. quiesto 
Stato ‘continuamente ‘in. travaglio: ancor di 
questo akro, che da Yierona ‘im -:qua sono; 
I secondo ,. che essendo: :penipre-:'stato iti 
costume di: questa Sipaotia servar fede zi 
gollegati suoi:,-e avende:: questa: Repubb: 
miolte volte selptto più: testo sustetter grati 
pini «danni ,, che romper de leanze:;- e dé 
eonfederszioni sue, ella non.‘può. ora mani 
carevin ciù, testiflicando-a :-V. -Saht.;. ‘che 
dli:‘questo. State elle si può' promettere:''a 
beneficio dr: cotesta Sanita : ‘e suo: niet 
timeno ;:che ella possa ‘della Patria, :8ua3 
Questa-è la conteuenza delia ’scrittura, che 
nesta Signoria inà fece legsere per risposta 
di quanto io le avea proposto’ per nomea 
di Vostra Santità, con la quale le manda 
3} Beazzano, che per nome mio le diràle 
altre «cose, che ho stimate esser degne del: 
la. sua. notizia, Al quale -siccotae a buaro, 
e fedel-servo suo, € insieme e secreto, e 
ingegnoso’, ella si degunerà darle fede Bat 
cio. a \V. Sant..il santiss, piè. mnòn: solo iper 
| me, ma:ancora per nome di-tiiio.i Padre; 
ehe al..tutto, se Dio gli concéde tanto -di 
vita., wuol venirè a basciàrlo : in° persona. 
A°15. di. Dicembre 1514 Di: Vinegia. < ::; 


siate IT. ca giiat di: Leb. 


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DI M. PIETRO DEM BO: . Mg 
” 1 a 0) i te 000: £/ senile SF 
7 ‘i n <f . . ‘ . i , & 2 
© 0! A Papa Leone ine cit 
ai tre pe. Qi Roma de ea 
v dra . n I° ° ne 


OCT x“ # 
L te 1° 


:. 'Jeri sera-alle tre oce dinette giunse; 

ri Flavio. col Brieve di Vostra Santità dei 
15: in credenza delle lettere di Mbnsigeor: 
S. Maria in: Portico ,- per le :quali-«ua Si, 
guorià mi:dimostra la: debita. alterazione 
. di ‘Vostra: Beatitudine per la novella :datale 
da mne del mia nun ‘isperari. buona: risblu» 
zion da questi Signori. Percliè ;mandato io 
questa mattina per Messer:Alberto Tealdinb. 

ecretario intimo di - questa’ ‘Signoria.,: gli 
diedi e il Brieve di Vostra Santità , ‘e la 
lettera «di Monsignor Santa. Maria in. Por- 
tico , :che le mostrasse ‘alla. Signoria con. 
quelle parole; che mì parvero fare al pro:. 
posito, e dissigli “alquante delle novelle da:. 
temi: da-sua Signoria. Non volli ‘avdare io: 
în Collegio; sì: «perchè avea: già il Lunedì 
presa licenza: da ‘questi: Signori, e sì: pere 
cioochè nen mi pares alla ‘Maestà di Vo-. 
stra ‘Beatitudine--convenirsi dopo la lora 
risolazion fatta.a vostra Santità' il tornare 
più ‘ad essi. Era. con: Flavio: venuto un Cav 
vallaro spacciato «dall'A mbasciator loro.Laon- 
de:oggi hanno. fatto loro consultisopra queste: 
cose.Credo incomincino un poco a ravvedersi, 
che hanno preso errore ‘a credere, che id 
avessi nuova commissione a parte. E veg: 
gono, che le mie profezie incominciano a 


te vero: è » & qualche aliro moda sia,.susa 
eito da eoluro, e con altra: sentimento , 


le?2* 


enute lettere da Roma particolari. che 


ie vo venire in Italia, come ella il 


DI w. PIETRO DEMBO. | 4% 
sonsideretà' per Questi rispetfà riti quant 
sia necessario , che ella continui'severamen- 
te:la:somzia della commission''datami ; ed 
il' protesto, che se questî'Sighori non ac- 
cettano l'accordo' con Cesare , voi gli la- 
seerete ,.e potrete anco dirlo all'’Ambascia: 
tor loro’, inostrando di avere'avato da me 
the io non isperi buona risoluzion’ della 
mià: proposta, per trovare gli animi qui 
ostinati, e se anco Vostra Soia con, un 
psico di commozion'd'adimò, è querela 3 
Ché questa Sig.‘ non conbscà il biion'volét 
vostro verso lei, dirà ciò a' quello Amba, 
séiator mal'soddisfatta mostratidosehe, 


le 
eravventure vie meglio , e perchè su 
Bignoria niente re 10° ha fatto inte e 
re, o-aser lane » 0 voler deliberate 
ra la proposta di Vostra Santità. Questa 
silttica Na mandato il Beazrano ‘a pieve 
targli dicendg Iuro , che se essi non si ri 
solveraano., io sarò astretto a partirmi, 
così avendo io commission da Vostra Bea: 
titudîne. Non ho voluto per antora metter 
fiano ‘a quel protesto, che iv scrissi & 
Vostra Sanità avere in animo di fav lord, 
che se ‘eglino fra ‘due dì nor si risolvesser 
10, io piglierti la ‘loro irresoluzione ' per 
fiegazione , e-mi partire, aspettandò "i 
fr due dì risposta da lei alle nic Tettere. 
Hinnomi risposto, che essi si risolverarino; 
& sisponderannomi. 11 Siguor Bartolowtased 
Wlviano è qui tre'dì sonò, e ‘staracci’ tre 
altri, Fa sué mostre di Cavalli leggieri:'a 


452. ‘0 LETTERE o... 

Mergeara, volendo riducerè il numero tut. 
. to de’ cavalli di questa Signoria, che sono 
| assai più di mille, ‘a soli ottocento elettis- 
, simi, come egli dice, che ha fatto delli 
uomini d’ arme, avendogli e cassì , € ri- 
messi a sua voglia di modo;. che egli si 
crede -pèr.la somima di ‘ottocentotinquanta 


°. Cavalli aver la miglior compagnia , che sia 


| in’ tutta Italia, € ineglio ‘a ‘cavallo.’ Jeri 
sera' volle, che io seco cenassi, onorando- 
mi molto per miome di Vostra’ Santilà;. € 
| molte cosè ditéendomi ‘da ‘riferire a’ lei ; 
, che ‘tutte in somma tendono a questo finé, 
. di dolersi, che ella non abbia voluto crè: 
, dere agli amorevoli ricordi ‘suoi, e di con». 
fortarla ora ‘a non voler fidarsi ‘in ‘altri, 
‘che in questa Sign. Raccomandasi a° piedi 
. di Vostra ‘Beatitudine, ‘IV Sigior Rénzo 
. eziandin è qui. 1 Vescovo ‘d’ Aste ‘Oratoà 
del Cristianissimo è venuto’ a’ visitarmn \ 
. siccome è servitor del suo Re buon ‘Figli 
. uolo di Vostra Santità, e servitore indie: 
me con tutta la casa ,'e famiglia sua “d 
Vostra Beatitudine. Parla della venuta del’ 
Re in Itatia assai modestamente. Io basciò 
umilmente il sautissimo piè di Vostra ‘Bea- 
, titudine. Agli 11. di Dicembre. 1514. DI 


Vinegia. 
2° 8 st . ", 
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« . . -* . cntieà 
3 LL 

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LUPA I ' . lied . . ICE OVFIEPR 2346, bio | I 
: nu DL è 


DI M. PIETRO ,BEMBO. 

no, nè. aneo a. ;sua. Santità. Ho adunque 
voluto: non soppatiever più:le mie lettere, 
e- per Frarcesco, :che portò .ia., Vostre: Sis 
guorie le prime mie, gliele mando. Io fa- 
. rò quanto scrissi per lo Beazzano dover 
fare, se altro da Nostro Signore, @ da Vo- 
stre Signorie .noo. arò. Il. quale. spaccio 
 doverà essere qui per. tutto, domani. lo 
sono di quella stessa openione, che° io 
era., quanda io- ispedii esso. Beazzano. Nè 
mi. muove di sentenza. la. :pertinacia. .di 
questi Signori, nella qual sona ,,.. come .io 
stimo, più per quelle notizie. avute da Ro- 
ma. che. jo. dico , che per altro, benchè 
jo intende, che con tutto quello essi on- 
deggiano, e ngn sanno che farsi, Il Signor 
Bartolommeo Alviano m’ha in Padava mal. 
ti. vezzi fatti per riverenza di Nostro Si» 
gnore... del qual Sig. e di Padoya molt 
case a. sua Santità porterò. Certo. .il. detto 
Siguore molte .lode merita, il quale se 
tise poehi auni appresso, e non si. parta 
di..quel luogo, farà quella Città tanto for. 
ta. che noa. si potrà disiderar più, oltra 
Ghe.le fa ancora altro giovamento. da molte 
‘  parti., A_Vostre,.Signorie bascio la mano, 

A?.33, di Dicembre 1514. Di Vinegia. _. 


Wi. 


sr. tile 4a 
-. + Ricevute le ultime lettere di V. St 
risposta del’ Beazzano, che fu'a’ 27. dé 
passato alle. tre ore, mandatemi dal Sere: 
nissimo Prencipe, per le quali V. Sign ni 
conrmetteva,, che io senza ditnora mì. art 
tissi, e tornassi a_N. S, per non dar teri 
alla commission sua. Ja tallina segtier 
ispeditomi delle mie bisogue particolari, é 
domestiche fatta collazione entrai'in barcà, 
e fui a Chioggia non prima, che ‘la setà 
a notte, per. molio contrarie vento, chi 
soffidò quel giorno. Salito poi a Chioggià 
per le poste, e affrettando il cammino), 
avendomi il Beazzano scritto, che io vé 
nissi tosto a Roma, parendomi’ pure utì 
bel fatto il correr per questa marina quan- 
to poteano i cavalli avacciarsi, io fui benè 
il Sabbato di alle 20. ore qui iù. Pésard 
ma così stanco, e battuto, e rotto, che 7 
mi accorsi, che le staffette non sono' ope 
ra da vecchi, anzi: per dir meglio mi con 
fermai in questa openione, che accortò 
me n'era io molto prima, che iv da RomA 
“mi partissi. Passai quella notte non senzà 
qualche alterazione di febbre, né mi gio» 
varono le carezze, ed 1 vezzìi fattimi € 
Madonna Emilia, che nel vero furòn 
assai. La Signora Duchessa nostra era zi 


DI M. PIETRO BEMÉO, 458 


A Papa Leone X. 
n". «1 Roma. 


= Avuta a'15. del presente la. risoluzio» 
Be di questa: Signoria; siccome la sera pet 
lò Beazzano serissi a ‘V. -Sant, perciooché 
quella sera stessa mi giunsero dué brievi ; 
l'uno, che m'imponeva, che io sollecitassi 
la risoluzione, e tenendosi questa Signoria 
sospesa , mi ‘partissi, e tornassi a V. Sarìt.; 
altro ,.che ro tustassi con questi Sig. lx 
hiberazion' dei Conte Cristoforo Fregapate; 
andai la mattina seguente ‘in’ Collegio, 6@ 
mostrai loro prima il'brieve appartenente 
alla risoluzion loro , non per sollecitarli 4 
eiò, che s'erano già risoluti, e aveanori+ 
sposto, ma perchè vedesseto, che. se io 
mrea per addietro fatto loro instanza ,ché 
essi sì risolvessero, era ciò stato: per ordi» 
ne. datomi da Vostra Beatitudine, A. che 
non mi risposero altro, se non averla già 
mbbidita , e aver risposto assai risolutameni 
- te:; per: tion tenerla SOSpesa s. benchè aveé 
sero ‘potuto trovar molti colori di non: ris 

onder così chiaro. Alla lettura poi del 
leve ‘del Conte Cristoforo si risentirono 
tutti ‘assai -dicendomi:, che V. Santità pro» 
euràva' la liberazion del'maggior Diavolo $ 
e più crudele uomo. che vivesse ‘oggidi'; 
ai andomi., che mai questo Stnto -ntirf 
ebbe rimico più acerbo, più ‘infesto,. più 
‘grave di lui, e che tutta questa Città avea 


gb6 . €17 SLORTBAR 4 PI 

So la predette Signoria i per n0ntesret anzio: 
da Roma sempre aspettato, cha: 19:40; press 
ponessi: quell'altro. pertito, sicanmne commit 
sione avute: da'-S. Bent. di parte». AG:200PÀ 
fossi:torhato alla Siganrià c:© Aresti; ore 
accennato, comunque si. volesse colesta, ess 
si serebbon confermati in: taite.Je altre cor 
se,;che hanno. avuto da: Rama, ;€;;speziale 
siente-in quella, che N..$. mon: sia. pes 
. sspiccarsi ida .loro così, come 406 hba:}ex det 
to, auzi-che S, Sant. nen possa. fer. senz 
esci, € si sarebbon peravrventuara:levati dany 
to in su con le speranze loro, che 4rebhoy 
woluto essi. esser pregati-avendo ad secetta: 
ze .il partito: Laonde mi -parve.dìi tacerla; 
quanto a. quelii Signori : «estimanda ehe 
poi di costa: si potesse :ciò-. fare: con: più 
| yiputazion: di mestro Sig., e’ più: lopp siti 
tà, conciossiacosachè : 11 dar: oro ansa da 
imsuperbire: sia il danno di quella Repukbr 
£ vero, che avendo ioia cenar quella mes 
desima sera, che io. ebbi le lettere vostre, 
© fu l’ultima; che io in Viuegia ful,.m 
casa M. Luigi Soranzo Genero di M. Peo; 
to :Cuppello,; che è del. Consiglio. de'..X. dj 
Quale: anco vi si.dovea:trovare., e'.trovorì 
tisi termina&udo alle quittro.ore. di matte 
det detto Consiglio , «mi ‘parve: opporinnò 
dire :alui quamto .V..$. mi :commettera, 
siccome da ‘me, e con modo, che ciò nea 
gli avesse:adalzar più. offerendomi; fe 
to era buono a fare cosa alcuna, .che ‘pil 


DI M, fIETRO ‘BEMBO. 469 
césse loro, chè essi ‘m'adoperdssero, Ja: qua 
COM tatti indizione ; stimo: via eda ford 
stata “atcettatà “con: poco frutto. Scpissi ano» 
éto‘Signorè: tilella - sera , th 10.ida: Pado» 
dactitoraaî, che fu:‘a°:23, il :Sigs Renzo as 
st seiiato è Roma. Il':che:non fu.vero, 
ra fu-apréva fino da: quelli -Sigitori, ie 
fusi dive , @ oredere; siccome: cosa: vera 
#Miile: molte , ‘afffae che non'.si..saprsse:; 
chè eeliné ie riinandavanoin Crema, tes 
#hEfido non'egli potesse essere :ibtrapreso } 
‘ritenuto in alcun taogo di: quelli, per 
diQquali esso .a passare: avea. Di che ne so» 
opeltevano alquanto. ‘Mandarenla: con mob 
td 'Ritidenva ; avendo di Lombardia ;aleuni 
sétori ‘avati:;;che- gli: .confermarono. vie 
più in'’ana speranza, nella quale già eras . 
sibi :e ‘ciò: è, che umo delli confederati con 
vostro: Sig. s'avesse a spicoar da lai, 0.4 
mbb:‘ehtrare in lega cen $S. Sant., ‘e pare; 
che questo sia il Doge «di Genova. Anco 
di:N::S.: non: hanno mai. tenuto. quello’, 
the iv' ho. protestato loro, © stavanne: al 

tir:amio di-buona voglia. assai. Ho valu» 

Db -dar:questi:-pochi avvisi a V..:S. per let 
tere ;:poichè io portargliele a -bocca. così 
tetto, cnme.io volea, son passo. Alle, out 
brascha grazià. bascio. la .. mano: ‘pregandola 
miti ‘raccomandi a Mous. nio. de'Medici, éd 
al mio Sig. Magn. Bascio i piedi-santissimi 
ali nostro Sig.:H primo di dell'anno 1515, 


4 e de IRE LI è £- 


454 SSWA SLETTERE ST 
solamente non potrebbe credere di aver 
ricuperate quelle Gittà.;‘:che restituir le si 
vogliono , essendo-‘in.-poter dell’ Imperador 
sempre che egli volesse, chiuder loro il 
passo di: 'poferie: soccorrere «né bisogni, ma 
esiandio , ‘che.‘egli :potrebhe ‘ tener. quiesto 
Stato ‘continuamente ‘in travaglio. ancor di 
ueste altre, che da Verona ‘m-qua sono; 
I secondo ;. che' essendo: :pemipre: stato: iti 
costume di: questa Signoria servar fede xi 
collegati: swoi:, e. avendo: questa: Repubb: 
molte volte elpito' più tosto sostetrer, gravis! 
gini: -danni ,.chè:romper de leanze;: e dé 
eonfedertsrioni..sue;, ella non.‘può.: ora man: 
cave.in' ciò, testificando:-a :.W. -Saht.,: ‘che 
dii: questo: Stato ella si può: promettere: "a 
beneficio di: cotesta :Santa Sede, ‘e suo:nien» 
timeno ; che ellu:possa ‘della’ Patria, :sua: 
Questa -è la contenenza delia scrittura, che 
questa Signoria mi fece leggere per risposta 
li' «quanto io' le avea proposto’ per noma 
di Vostra Saatità , con la: quale le manda 
1Beazzano, che per nome mio le dirà-le 
altre cose, che ho stimate esser degne del: 
la. sua. notizia, Al quale siccotae a buona, 
e fedel-servo suo, € insieme e. secreto, -@ 
ingegnoso:, ella si degnerà darle fede, Ba: 
cio. a \V. Sant..il santiss. piè;non: solo (per 
- me, ma:ancora per nome di mio. Padre, 
che al.tutto, se Dio gli concede tanto :di 
Yita., suol venirè a basciarlo : in'- persona. 
A°15. di. Dicerabre 1514 Di Vinegia. | :.. 
RIGATA A La 


La. e dd “.. 2 <. HI N . 
RAZZA s7 dl s090) ne. 4 è VAL pb? i CUI. 


VESSERI: 


DI M. PIETRO BEMBO. O: 
feci. Benchè io in ogni modo farò quello, 
che. gli. promisi di fare, che nen vorrei 
mi tenesse per uomo di parole. Segua poi 
giò che si voglia. Mandai la vastra,.a}l’Al- 
yarotto in mano. Piacemi della Naumachia, 
Salutatemi il Fausto, e state sano. Mopsi: 
gu. Reverend. Salviati cenò Domenica mey 
£o, e vi saluta molto amorevalmente con M 
Tommaso Giunti insieme, A’19. Oltob. 1530, 


Di. Padova, une Ce ua 


» «© di M.. Gio. Battista Rannusio. .. . ; 
--.- Scrissi già alcuni di, Rannusio mig 
garo., alla Serenità. del Principe circa la 
condotta dell’Alciato, quello ch'io. n'intenr 
deva ,.e ne sentiva, astretto da. alquauti di 
questi nobili Sis. Oltramontani..E com'’ias 
tesi, per ordine di sua. sublimità fu dato 
baono indrizzo , che ’1 desiderio loro con 
g'unto con grande ogore, e utile. di que- 

sto .studio avesse. il. suo _. fine. Per. ancora 
a}ieate è stato fatto, avendo.1 Signori Ri- 
formatori promesso al Rettore, e ad alquan- 

i de’ detti scolari, che furono a questo 
«fine a Venezia, che. per tutto il. mese pas- 
sato l’espediriano. Ora s’ è inteso, M. Frag 

 geschin:da Corte aver mandato uno sgolg- 

. ao Piemontese ai detti Signori Riformatori 
‘ e' specialmente al Magnifico M. Sebastianò 
° Foscariui, proponendogli fo Alessandrimo, 

che. lesse a Tucino , con. ampio, mandato 

di condurlo , non per altro rispetto eleHie 


ds 


SSIS LETTERE SIT 
solamente non potrebbe credere di aver 
ricuperate quielle:-Città:, che restituir le si 
vogliono , essendo-'in--poter dell’ Imperador 
sempre che egli volesse, chiuder loro il 
passo di ‘poferie soccorrere né” bisogni, ma 
esiandio , ‘che:‘egli :potreblie ‘ tener. questo 
Stato ‘continuàmente ‘im. travaglio. ancor di 
ueste: altre, che da Verona im qua sUn0; 
I ‘secondo ;, che essendo: :penipre-:stato: iti 
costume di: questa Sipaotiv servar fede xi 
gollegati swoi:,-e :avende:: questa: Repubb: 
miolte: volte elptto” più ‘ tosto sustetier, gravisi 
pini «danni ,-.chè: romper de leanze:;: vedé 
eonfederszioni.-ive, ella non:ipuò. ora nvan: 
care. ciò; testificando a ::Y. cSaht.;. che 
di‘ questo: State elle. si può' promettere: a 
beneficio di: cotesta Satta : ‘e suo:njens 
timeno ;-che ellau-possa ‘della’ Patria, :sua» 
Questa-è la contenenza della’scrittura, che 
questa Siguoria mi fece leggere per risposta 
i: quanto 10 le avea proposto per nomea 
di Vostra Santità , con la: quale le manda 
i Beazzano, che per nome mio le dirà-le 
altre cose, che ho stimate esser degne del: 
la. sua notizia, Al quale siccotae a buara, 
© fedel-servo suo, € insieme e. secreto, @ 
ingegnoso: ella si degnerà darle fede, Ba! 
cia: a \V. Sant..il santiss. piè. mon. solo iper 
. me, ma:ancora per nome di-mioi Padre; 
ghe al.tutto , se Dio gli concede tanto :di 
Yita., suol venirè a basciarlo : in’ persona. 
A°15. di. Dicerabre 1514 Di Vinegia. : .. 


na . 
Li . Lgs. 8 MEGA) » e. io “u ? £ vu’ , 
a et Do diata/® Gil o ali di DD; 


nu DI M. PIETRO SEMBRO. 4T. 
voîet; che quello onorevole: partito non sir 
lasci; è firà dar fide atta ‘richiesta ‘onestisa 
siria’ di questi ‘scolari; desiderosi dellè 
Buotie lettere je buona dottrima.: Ma. tuts 
fivia per fe ‘invite cecupationi di sua subli» . 
iità, fa: forse ‘Blsosuo che ciò le sia ricor 
dato. Fa qual cosà vi priezo: e -astringoy 
che’ siate contento di fare' a nome mio.eotk 
sua Serenità voi. Tatendo la maggior difs 
ficultà èsser net Glarissimo Foscarini, e per 
questo rispetto il Corte gli ha inviato il 
Piemontese, il’’qual Foscarini non' so come 
par che sempre abbia avato in odio tuttà 
le buone lettere in'ogni facoltà. Non dirò 
ditrò , siete’ prudente, :sbécorrete ancor 
voi per la parte vostra al bisogno, ed'ono4 
re di questo studio, sictome fo ora io4 
che senza niun interesse mio nè picciolo.3 
fè grande (che non vidi mai ‘l'-Alciato'Y 
piglio fatica, estimando esser ‘mio debito ,, 
essendo Veneziano, il così fare: Sopra tuts 
‘tb raccomantfatemi umilmente - in: buon 
grazia di sua sublimità.' State ‘sano, e salt. 
tatemi i clarissimi; € valorosi ‘M.: Nicedè 
Tiepolo, e M: Gasparo Contavigi, ‘imnolto 
amorevolmente, A” 7. di Luglio 1532, DE 


| Padova. | Pi 


»4 A M. Gio, Battista:-Rannusio.: |» |» 


. * 
2 aftgyio 2 4.0 


*.. Vi ringrazio grandemente -M. Gio: Bat 
tista ‘mio caro, del dono, the fatto-m'are- 
te; delle-balle orazioni di Cicertinb vio» 


“72 03 DUPIERB è + 

mamevte impresse, e de'dae libretti. volgas 
yi, parimente- ora impressi. delle cose del» 
Y India; e Moudo nuovo. Ed ho presi da 
voi questi presenti, non con meno obbli- 
. go., che: ssixmi aveste donate un bel 
cavalio da dugento scudi, come. dite; Pen- 
, so abbiate voi fatto tradurre in volgare. 
questi libri dello. Spagnuolo, e.certo sona 
bene, e gentilmente tradotti. Credo tutta- 
via avervi ritrovato un errore nella carta 
63. dalla seconda facciata, dove dice: 
dico, che s'avanza più di sette mila leghe. 
.H che non è possibile, che poco più è tut- 
‘to il circuito della Terra. Stimo debba.di-. 
xe settecento leghe, e così dee. essere nel- 
lo nolo. Sarà da far correggere quel.. 
| lì, che not sono ancora venduti. Sono sta... 
to salutato a questi passati giorni a nome. 
di M. Giacopo Caroldo Secretario;, vi pre 
go a risalutarlo altrettanto amorevolmente 
nome mio. Parmi esser molto molto ob» 
‘ Aligato a sua Signoria, che sempre l'ho: 
veduto molto cortese e gentile verso me. 
R:cconmsandatemi ancora al Magn. Cancel- 
lier grande’ Messer Andrea de’ Franceschi 
più che assai, Attendete a star. sano. Fa- 
retevi dare a M. Gio Matteo Bembo l’in- 
ventario de’ libri Niceniani in carta buona 
legato ia raso eremesino, con la coperta 
‘sua. H. quale io ebbi dai Signori Procura- 
tori, e ponetelo nella libreria, senza farne 
parola con alcuno, che partendo M. Gioi 
Matteo ,. non .voglio che’l libro resti fuori. 


DI M. PIETRO “BEMBO. ———$€$98 
Ho -riavuto il Dioscoride antico, “lo: porte» 
.rò ‘poscia io con gli altri, ch’.io .ho. Salu 
«tatemi tutta casa vostra, ma appresso .il miè 
chiarissimo, .e valoroso. M.- Marc Antonio 
Cornero, e M. Lodovico Barbarico.: A*.25, 
Genn. 1535. Di Padova. ci... |. . 


. ent e 

AM. Gio. Battista Rannusio. ...»° 
Ritornato jersera da Praja, dove an. 

dai per esercizio, «€ per aprie l’occhio; 
ritrovai le vostre lettere, per le quali imm. 
tesi la morie della vostra .cara. consorte 
Madonna Franceschina. La qual novella 
mi diede quel dolore, che ella dovea, amans 
do io voîè comé onorato fratello , e saperi 
do per esperienza di quanto affanno. ne 
‘sieno queste separazioni. .Che quando sia» 
‘mo oggimai vecchi, e-più a bisogno ne fà 
l’ aver dolce, e fedel compagnia ce ne vegs. 
giamo privare, è cosa molto lagrimosa,; 
ed acerba. Pure, poichè altro far non se 
ne può, sarà ufficio della vostra pruden> 
za, che in tutte le altre cose solete usarè; 
accordarvi cul voler del Cielo, e darveno 
pace siccome sono più che certo che fare 
te. Vi avrei voleutieri veduto qui per un 
giorno, siccome mi davate speranza di do- 
ver fare, e stimo vi saria stato a profitto 
l’aprir alquanto l’anime vostro . rmchiusg 
dai dolore, col riveder gli amici vestri;. 
Ma poichè "i vostro Paalino vi. ritiene; 
pazienzia , fatelo almeno come :egso. sul 


45 È SOTISTRARER® E I 
fibero, che vwigiorer® ed io nOi aticenròà . 
tugotar‘canténto, Mes; Michel ide San 
Michele ‘nostrp*. nor: é-ventito:. £s aspelso 
con desidetié. Nostro Sig," Diet: maso 
ton gli altri vostri. Strté sano; che addeba 
rato credo ‘siate assai”, € salatat, consotalit 
dola è nome miò , ‘la ‘Magnifica Madomsa 
Tomaris ‘véstra “madre: A° t0.»di° Marro 


‘1536. Di Padova. 7 ai ji 
pre RCOTEe 1, 


[° 
L.A 
NILE 


Fato DPI ala Pri 
e A M: Gio,"Battista: Rarmusivi 
SCNPE STA IDEE STE 


no, mi piscè ‘e piaceràmimi ancor più, 
che facciate ogni cosa in accomodarlo di 
tatto ciò ch’egli:da vot vorrà.:Quanto al 
Clemente, ch'egli v ha’ detto, ‘che indi 
lzisciate scriver più ,' perciocchè 1° eriginale 
è qui, esso dice il vero, chie alcume così 
di Clemente son qui, ma'non ci soné 
tà oréuata le quali facevate trascriver& 
Però vi dico, che forniate di farto traseris 
vere ad ogni modo. ‘Scrivo a M. Girolamné 
Quirino , che satisfaccia la spesa che avrés 
te: fatta in detta scrittura. Ho fatto Je’ vé: 
Sire raccomandazioni al -Reverendiss. Sant 
Croce ; it quel vi risaluta itarito più wolett 
tieri, quanto ‘eglîi dice esservi tenuto‘ di 
cortesia usatagli‘da-tvoi in mostrargli la:N% 
breria Nicena, per una lettera, ch’ egli vi 
portò di M. Giovan Lascari, che di ciò vi 
pregava. Dinque: saprete ora, ‘chi sna Sig. 
Revefeidibbiina sie;B-certo-prudentissimidy 


DI M. PIERRO REMBO. == &70 
&é:ben: :dotto, 6 molto. valoroso , e. religio 
so.-Signoré,.: Con Mongig. l'Arcivescovo, Un 
salense oggi ho ragionato. buona. «perra.,. 
#ei., e dettoli;; quanto, mi. pseragiae pes 
conto suo. . S' io potessi: Pido ,£ 

Posso , 9 avessi: più entrata , G: LR 
forse ‘mi, sarebbe. egli.di vero n 
molto benemerito di . questa, Santa. Sede. 
State sano, e baciatemi Paoline, e saluta | 
temi M. Tommaso nostro Giunta, e M, 
Michele di San Michele. A. &;di. Marzo, 
1541. Di Roma. 


«d M. Giovammatteo Bembo. G). 


VEE, 53 
--Figliuolo carissimo. To ‘avea intesa. la 
novella del rimaner del nostra ‘M. . Luigy 
alla. Doana di mare .due dì avanti, che ig 
Ja: vostra lettera avessi dal Clariss. Oratore, 
che se ne rallegrò meco, la qual. cosa my 
è stata carissima , come dovete vedere, sebr 
bene io nol vi dicessi, e me .ne rallegra 
eon vei e con Marcella, .la qual Marcella 
voglio , che s'allegri con lui da parte miay 
Mi rendo certo., che averete. continua :al-. . 
legrezza -di. quel. figlinolo:, che sempre mar 
strò esser buono e dabbene ; .e. converse» 
vole e atto alla civilità di quella; Repub, 
Nastro Sig: Die lo «prosperi di - bene 49 


14 . € 
vee 
1.0: iti 





-( 1) Dalle lettere di div-Autori il Zembo: 
reco-edimpresse dal Sarnsouinazioh4 8a. 


N 


99 . pawvaLRISBBE mora 0. 

meglio: Delli, partiti ,..che. avete di mpritar 
M. Lorenza, mi piace: ma più. .mi ;piace 
il sug quimo, ed anche il vostra, col.guar 
le state :suspeso a questo per rispetto dei 
tempi assai difficili e sospettosi, che. cor: 
tono. N. Sig. Dio vi consigli. esso al vostro 
peeglia...Saluterete-la Eccell. del Monte a 


. mame mio e diteghì s che io l ubbidisco n 


‘ pon usar inolto. cibi grossi , benchè jo ab; 


bia assni.huone stomaco, e che: io mi guarilg 
assai -da i-frutti con l'esempio di, Galeno, 
e me ne trovo bene, imperocchè dappei: 
chè io fo.-questa guardia, che sono intor- 
no ad otto anni, non ho mai avuto feb- 
bre. Ho delle podagre , che tutta questa 


‘state mi hanno dato:.noja, :ma solamente 


ne .i piedi, Jo ho sempre amato malte .il 
R. Card. Cornaro, avendolo conosciuto 
pieno di bontà .e di prudenzia infin da 
molto giovane, e di singolar viriù, e son 
per amarlo , ed onorarlo.a mio poter sem; 


pre; sarete contento visitar S. Sig. Rey@- 


rendiss. a nome mio, e molto raccomazi- 
darlemi. Della riprension fatta da. voi al 
l’ Amico, mi piace assai, poich’ella ka 
giovato , come dite. Farete bene. a. consi 
gHar suo figliuolo a cominciar ad attende 
re agli onori della :patria., che. oggimat 
è il tempo, senza i quali onori un geutil- 
uomo Viniziano non è mezzo. Lo lo ama, 
‘e desìdero.il ben suo. assai più, che nap 
fa esso medesimo, State sano..con tiniti, :li 


rostrh Alli, 24. dirlyglio 1546. Di Roma, - 


-  _- DI M. PIETRO ‘REMBO., 479 
è Vastro quanto Padre P.. Card: Bembo. 
“-.‘ Poichè l' Orator' vostro ‘qui “mi “diede 


da ‘nuova del vostro M. Luigi, e rallegrose | 


sene. meco e voi rallegratevi con M. Maria 


suo figliuolo del suò esser rimaso ‘Camier- . 


lingo a Verona, il'qual Oiatore si porrà 
in questa Corte molto eccellenterdente, 
amato ed ouorato da- ogiuno , ‘e sopra 
tutti da Nostro Sig, il quale-sempre lo 


n 


vede voltentieri, e' gli comunica le cose. 


più intime sue , é ‘lo ama e:stima moltoi 


od 


A M. Giovammatteo Bembo. sa 


Mag. Figliuol ‘cariss. Quanto al venir. 


vostro a Roma a vedermi, come il succes= 


sof vostro sia venùto al suo Magistrato , 
#i rispondo, che poche cose più caré po» 
 trei avere, che vedervi. Ma vi -ricordo 
chie I venir a Roma la State è cosa perico- 
losissima , però vi dico, che per niente noà 


“vi mettiate in cammino avanti Settembre 


ed anche al fine suo. Sono stato tanto sen- 
za questo piacer di rivedervi, che potrò 
ben star questi pochi mesi ancora, e: così 
‘voi, di riverler me. Ben vorrei, che mi 
mandaste al ricever di questa lettera; che 
avete avuta da Mad. suor -Franceschina da 
Zara, della qual mi scrivete, che la ve- 
“rel molto volentieri. ‘lo'sto bene:, lodatò 
‘sia nostro Sig. Dio ;-benchè molto invec- 
ehîato come. vediete réenendo-qui: arlosiàs 


i) 


4 o A iv 05 - or | 
ciiè' polif' essere’, ‘che i ijnel tento ,' chè: 
otréte venir'voi a'Roma', io potret' vettit 
verso ia‘:cdn N. Sig.-che fa pensiero molts 
fertiò ‘di essere 'per il dì -d' Oguissauti 
Treoto' al Concilio. L'altr*-jerl- sua è Sans 
creò sette Cardinali, ‘de’ quali due sonò 
aè6ai amici niiéi, e ‘molto singolari‘; e same 
tè , e ràre &'dotte persone, tra’ quali è il 
Rev. Don” Gregorio Cortese, che fu : per: 
citqui anni Altile a S: Giorgio Maggiore — 
sella Pattia nostra. Salutatemi Maréella;:@ 
Atteridete a star sani. Alli 5. di ‘Giugne' 
1542. DI Romiai ii 8 
i ‘Bembus pater. 
«#4 M. Giovammatteo Bembo. 
Figliuol cariss. e: Mag. Dio vi salvi. 
Sond ‘stato ‘Huesti di con molto fastidio per 
conto vostro, ‘intendendo questa. nuovà 
raerra Turchesca-, ed ‘ultimamente : partai 
ton mastro Michele ingegnero, che fa.ques 
$ti passati mesi: a Zara y° mandatovi dalla: 
Signoria, il quale mi disse ‘ molte buons 
cose di ‘voi, e nm fece buonissimo stimo 
Questa matting poi ho avuto: vostre. Leu 
&o0 la: deliberazione; che avete fatta di man 
dar Marcella è Venezia con’ la. famigliudà 
la ‘picciola. Sarà ben fatto. non. perche. 
dubiti di pericolo alcuno di quella città, 
ma è buono in ogni caso avere i suoi de- 
boli da rimedio in sicuro-luoge.-Piacemi , 
che Lorenzo sia nel Galeone, e chetAiti 


DI M. PIETRO. BEMBO. 479, 
se;igia. con. M. David £ si pori. bene. No: 
stro-Sig. Bio di conservi. Come, dite, Avete, 
assni...der,.sostro; a. Scotto. la questa quer: 
5a, «da. quale: spero terminerà con. Tipatàz 
208” della Patria nostra, e. tosto. lo , S1@ 
assai. bene.  Attendete a, 8t8r. sano vol, 
Dogliomi, che. ‘sumo, il. vostro. 8UCcessore. 
Hon. dovere andare.a Zava a questi temple, 
-0nde voi più lungamente starete. da doi 
lontano, la. qual, cosa sm’ ineresce più. ‘che 
assal:; ma-rimetliamoci in. Dip s 850 sapé- 
rà e ‘potrà consolarci. State.sang, .&.saluta- 

temi la Signora Contessa, Alli. 20. Bettemb, 
1597 Di: Padova. 
Bembus pater. 


203» 


A. M. Giovammatico Bembo. (1) 


” Molto, Mag. e. cariss. ‘fglinolo.. Vi ren» 
de grazie: della promessa, che,aygle fatta 
per me a M, (irolamo Quizino circa, la 
dote, che io do ad. Elena mia figliuola RC 
a;suo fighaalo Francesco , che-ha .ad ess 
cer.sun marito. Quanto altimore, che ave. 
tesarnio «di non: perder: con questo il vo: 
‘stro credito ;con. IMEsO , VE NE, €$CUSO .mpl» 

to::valentieni:;- ma veggio, noudimena , che 
Marcella. ha. avuto miglior giudicio, «- che 
vai. Dateri buona voglia; ghe: se. 0 demax 


‘x < 4 153 vu n 4 "t 3. "a: "15 vari "4, 3 vst 


s Dalle lettera da Dl. “ori 


du s i o vÌ id ha ladoi “die SIOE avi ù ar tt si, 





40 air Ledidit CIA 

uri venîssi a morte, avrete ad'esser tatigfati 
to, se it véstro' credito fosse: diéce vote» 
tanto, quasto è; ma io spero di tassarto,' 
e farvene contento, di mato mia'con budi’ 
na e'grossa visura del'tempò’; ‘ché "E “pas 
satò pert'mia fmpoteuria, o ‘almeno ' pet 
mia incortodità: Stàte ‘sano; ‘A’ 13: di Géa-" 


miajo 1543. Di Roma. sa 


. tue. 1 0 dh 
. ) . . . . < n .} - i. “, Re «3 . 
A Medesimo. | 
"a hi . [I . " 1° . a ” "Li 


Molto Magn. figliuolo. Penso, ‘ché’ 
ià avrete fatto pigliare la possessione . del 
ieficio di Casale, perchè le difficoltà; 
che ci erano, saranno state levate per 
‘lettere del Reverendissimo Cardinal Pisano 
il quale, come per le altre vi dissi, ba 
scritto ai suoi, che si levino da partito, 
e lascino l'impresa, perchè non haunò 
ragione in esso’ benefizio, e il suo Vicariò 
di Trevisi non l’ ha potuto conferire , es: 
sendo vacato in. Roma' per morte d’ub 
Cameriero di N. S. Se pur tion l’aveste. 
ancora fatta prendere , non tatdate più, 
acciocchè non c’intervenga qualche altra 
difficoltà. Fate opera di averne licenza da’ 
quei Signori, e mandate a pigliarla, ce: 
me la ‘prima vi scrissi e fate difigeo= 
zia d’ intendere se ci è da riscotere qual” 
che parte dei frutti, o fitto d’esso 
benefizio , ch’ è da credere che qualche 
cosa ci sia da riscuotere, perchè buona 


DI M. PIETRO BEMBO. 4Sa 
parte de i fitti si suol pagare a Natale ,. 
e-ancora. dappoi Natale; ed essendoci da” 
riscuotere , fate, che si riscuota altempo,. 
the si deve pagare; e se quel Giustiniano. 
al quale è stato il benefizio conferito , né 
avesse riscosso alcuna parte, dimandatela, 
e fute opera, che vi sia restituita, per- 
chè non avendo ragione nel benefizio, còè. 
me ton ha, non ha potuto riscuotere, nè 

ò tenere i frutti d’esso; e nel resto 
rete secondo la prima lettera , che ve ne 
‘ “Sono stato astrelto a quiesti di scrivere, 
tina lettera a V. M., che lè sarà presentatsig 
in favore d'un M. Federico da Bozzolo, il 
quale vorria, come uomo di guerra, avet; 
soldo dali’ Illustriss. Signoria. Îo gli rispo-: 
si, che la Signoria non suol. dar soldo 
niuno, se non a tempo di guerra, e quan- 
do ha bisogno, pur non potei negare d 
scrivervene; nondimeno V.M. quando sar 
ricercata , faccin in questo quell’ operà 
che le parerà conveniente, ed onesta di 
fare, e nen più oltra, che non mi curo 
che essa se ne scaldi più che quanté 
giudicherà , che sia da fare, e le piacerài 
ò ne Tho veluta avvettir con questa. 
lutate Marcella , e state sani. Di ‘Roma. 
A” 23, di Nov, 1643, "”" << — 


, 
ded. 
«e 
Pd 
[N . . A a 
o ann : "Tare 


Bembo Vol. IX. 3: 


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A.M. Giovammatteo .Bembokit) << 
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L'allegrezza ,: che mi scrivete amer 
ricevuta. del bello: ed. onorato Breve, "che 
«N. <S. a voi, e a Marcella s'è «deguato. idi 
scrivere ,. rallegrandosi delle nozze.a que- 
sti.dì celebrate fra voi,.e la sua benedi- 
zione dandovi, e lunga prosperità :diside-. 
randovi,-e.dal Cielo pregandovi, .il qual - 
Brieve m’avete mandato a.vedere, m'è mol- 
to cara stata. Piacemi, che a questo prin 
«ipio della vostra compagnia abbiate sì buo- 
.0+augurio, e sì buona . arra di doveme 
.@ onore e conteniezza ciascun di voì rae- 
cogliere per, lo.tempo, che è a venire: co-. 
me. si dee credere e. tener, che sia la vo- 
lontà e il priego fatto a Dio dal Vicario 
del suo figliuolo in terra. Di che tutto .mi 
rallegro con l’uno e con l’altra di voi,.e 
rendone oltre. a ciò grazie a S. Sant. con 
.Ja lettera, che fia in questa, la qual maù- — 
dlerete col primo cavallaro a Roma. Fia 
bene, che Marcella, visitando Maria e Giu- 
lia, prieghi la Badessa di S.Caterina a far 
con .ie sue Monache divota orazione a Dio 
per la salute e felicità di Papa Leone;-ed 
anco le dette sue sirocchie dovraono fare 
in ciò altrettanto s e ancor più , in quan» 
to elleno sperar possono, che S. Sant. mi . 


i) 


asa 





(1) Dal II, Vol. delle Lettere dell'Autore. 


I 


| DI M. Mifrro REMO: 488 
doni modo di poterle accompaguare ono; 
ratamente ancora esse) il che ‘fare pari- 
mente disidero, acciocchè etie escano al- 
tresì di quel rmsonistero, nella guisa; che 
“® Marcella uscita. Basciercte la: Sposa , :e 
‘starete :sano. A'15. di Novembre 1519. Di 
“Padova. ;. . . se | i 
«+. «4 M. Giovammatteo Bembo 
x |. «fifluditor. Nuovo. . 

.- «Benchè io non creda bisognare, dove 
si ‘tratti delle cose del -Cavatiier degli Ohi- 
zi mio carissimo compare, che io il vi rae- 
comandi, pure per più. soddisfazion mia 
vi priego, che elle ora vi siano raccoman. 
.date oltra l’usato, e tanto più, quanto ia 
son fatto certo, che il suo uvversario ha 
tutto il torto, e contra ogni giustizia gli 
‘.dà fatica davanti .al tribunal vostro, il qua: 
Ze è Gio. Paolo Trivisano. Dunque sarete 
contento. levar questo buono e cortese. 
gentiluomo di questa .noja senza indugio’, 
€ favorevolmente per amor mio. Le altre 
«wolte -vi soglio raccomaudar ‘Je cause a giu- 
‘stizia, questa volta vi raccomando la cau- 
8a .del Cavalier separatamente, e vi -priego 
a diliberare in favor suo; perciocchè 10 
80 per-vera scienza , che la giustizia tuttà 
è con lui. State sano, A°20. di Novembre 
1529. Di Padova, . 


aa 


#)i:2 iii. tonla:” i n 
484 LETTÈRE 


A, Madonna Niccela Donzellg. 
‘delli Duchessa dî Fertaral' o 


‘°. (x) To ittèl da mé' stimato, ché vet 
vi foste d’ogni mio infortunio doluta, 4îé: 
came colei, la quale io, e per la riverenè 
za che alla Signora Duchessa’ porto, e'pét 
la vostra tnolfa' virtù amatido è onorattio 
fome sorella ,' ceto sonò , che f° abbiaté 

n luogo di fratello altresì. Tuttavia. lo “4° 
feti voi ‘preso pensiero di “fartbene certò 

er le vostre Ietteré , n'è carissitho' stato” 

indlta gratia ve ne tetido , e' sei 
brieghi degli afflitti hanno potere ali 
tuto col cielo, io il priego, che esso tosta 

mi dia occasione di rallegrarmi con -vot 

. dii'aleuria vostra altrettanta consolazione ; 
vanto mio affanno è questo, del qua 

ra meco vi dolete. A tutte quelle ‘vostre 
fentili e dilicate compagne sarete contenta 
fàccomandarmi , se m’arete perciò prittà 
raccomandato grandemente a voî stessa. A 
zr. Genn. in Venezia. © ° 





(1) Dalle lestere di diversi Autort 
stampate in Venezia nel 1544. 8. per Peo- 
lo Gerardo, 


Di mM. PIETRO BEMBO. qbi 
A**% 


Ota mè il. wiio Cristallo più caro, ché 
tutte le perle degli Indiani mari: e ceto 
pietosamente fatip avete a dargli quella 7a- 
rità, che gli avete dato; e quella compa: 
gnia. Sallo Iddio , che nessuna cosa um.’ 
na, mi può tanto, cara essere, quarito quesì 
certezza, e gaperetelo ancora up giorno voi, 


se Lora saper nol potete, Nè cosa alcuna hi 
inai letta d’intorno a simili casi grande, < 
alta, e riaravigliosa, che io non desider 
a. qualche tempo di pareggiare, è l'animg 
non me ne basti: pure che ne faccia prc 
va quella pietà; che sola nèl mezzo. de 
guio. cristallo fia sempre in ogni fortunaa 
‘dp ogni occasione, in ogni tempo, Dappols 
chè ia a V. S. rion serissi, ho fatto sopra 
ian cortesissimo è dolcigéimo sogua d’ nog 
di queste passate notti tre Sonetti, i quali; 
pereliò sona aucora migle rassettati, mi 
giservo a mandarsi un altio giorno insit!’ 
ine con qualche ritrovamento pet le vo: 
èire scritture, conie mi ha detto per vesti). 
nome Eu. Jo. Come M. * sia partito pa 
Vinegia , verrò a farvi riverenza: alla ati ; 
mercé bascio la mano, e il mio cristallo 
le raccomando: 


riot A ° mrtie mit ° . r di ta 3 ° *3 Pali 3» n. ” v <F 
. . » . t . - # . 
sta , . . x n. . P " 
LARE 0 or rn. Lai ta : “ki: : 4 Ù 
° . - ” AGI 
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Pe ti. PA | € N ni ,* . v. a°% t TA è < 4” o <a que. 
” ” i di i . hi - “» » Cal « a 


alle. 0° CRITERI e 
. . + . 
. 1 


A * * * ° i di dr 


lo ho affanno delle vostre noje: forse 
not guari meno, che voi, nè può esser. 
altamenti , così ha voluto e vuole. il-mio. 
detino e il grande obbligo, che .ie vi hoy 
earò sempre; ma: oltre |’ affanno. delle 
vistre noje bh’ ho più altri, tra i quali.n'è; 
wo, che io penso, che voi.vi prendiate. 
sgravezza di. non ‘potere far lieto il ‘mio co- 
‘e della vostra cara presenza , quanto for=. 
te-areste- fatto ,-se dal. vostro le : presenti 
naje fussono state lontane. Il .che:se così 
3: -pregovi a pensare, che: niente: può 
movere' un péusiero , fermato a così dn- 
"are tutta -una vita, l’ affanno di'pochi 
H.,- quando bene ciò fusse affanno ,: che. 
non è, se voi con lo vostro affannarveng. 
non: lo fate. Io ebbi, e ho, e spero d'aver 
iempre quello che' io ho voluto, e voglio, 
* vorrò continuo, e di ciò mi contento. 
Se voi ora vi prenderete pensiero di ‘ma 
fer questa, cagione, «crederò che non vi 
tnga contenta -l’avere:di- me quello , ch'io 
Cedo avere di voi, e mi tiene contento. 

A**** 

In questo punto io ho riverentemente 

le vostre lettere ricevute pure dolcissime, 


come sogliono essere le cuse, che da voi 
vengono, € piene di quel mele, che sole 


I DI M. PIETRO" BEMBO. . 487 
ne” fiori delle vostre parole si coglie e non 
altrove. Ringrazio V. Sig: della nuova, che 
mi date della restaurazione vostra delli 
due termini di terzana, della qual terza- 
. na fo niente avea inteso, ed è-ciò stato il: 
mio’ migliore, che -peravventura intenden- 
dolo io, a me sarebbe ella venuta. conti- 
nova. Solb-intesi‘ del: favore: al mio M. 
Lodovico dato, delle somme virtù: di- V. 
Sig.’ infiammatissimo, anzi più tosto tutto 
‘fuoco. Rendole- eziandio grazie delle sue 
care proferte , e conosco non aver parole 
pure ‘al debito di questa riconbscensaba- 
stanti. Quanto a'miei Asolani, io porto -lox 
ro‘una grande invidia per più rispetti,.essi: 
non -sperarono giammai , che tanto di. fes 
licità. dovesse esser la loro. In buon punto 
. @glino nelle: vostre mani vennero. M..Lo- 
dovico*mi scrive; che a loro-non- fa più: 
| miestier d'uscire ad esser ‘dal mondo lettày 
per aver-gloria, che più di quella, che 
‘essi già. banuio , a loro venir non può, e 
— dice il vero. Io adunque di pensare alou- 
na altra cosa procaccerò, che. a voi per- 
venga, come questi sono pervenuti, acctoc» 
chè ‘quella felicità, che io aver non. posso, 
abbiano almeno le mie scritture. State sa- 
na. Alli 24. Luglio. 

A’servigj di V. S. Pietro Bembo. 


« A 
vw» 


406. osr-iarc 


Ai Mag. ed Eccellentissiimo 
{Wu M'Javopa Sansosizta, >. +. 


LL; Fort a hi ori dee 












sità ©, Tagan caro ad intendece 

api ‘ÎSa la mina, che di ch 

anno. passelo er l'amor 0 che.al» 
AMOr 





da. palorsi con TI, effetti . mostrare , che 

è mi occorre dirvi altr, 
se popo che. be atlendiate a conservarvi . sano. 
Di Roma, Alli 33, di Ottobre 2546, 


iron piaci pronto P, Card lembo, 





> lestere di diversi. Autori al 
pd ell , raccolis dal dal Sangovino, : 


Di MN, pierho dEMto. 489 


A M.-Giovan Giorgio Trissino(1) 


Perchè io now fui mai di così piccio» 
lo ,. è ristretto animo, che piacendo a chi 
“st ‘sia alcuna delle cose mie, purchè geo. 
til persona fosse, per bella, o di valor 
. ch'io la tenessi, gliel'abbia negata, veden- 
do che V. S. ora mi niega una delle non 
‘ ln talto sue, nè di tiolto prezzo, nos pos- 
so nen istimar, che vero. sia quel, chè 
mi scrivete, ch’ ella vi sin per alcun im+ 
. portantissimo rispetto' cart. Però assei mi 
duole averne fatto richiesta, non 
lo sia rimaste ingannato di voi, il quale 
sempre ho riputato esser gentile e valoro- 
tà persona molto, ma sì bene perch'io sti- 
mo abbiate -sentito alcun rincrescimento, 
che vi sia stato bisogno negar a me, che 
& voi nessuna cosa averei negato, una rt 
chiesta così leggera. lo stimava, pregandovi 
a donarmi le vostre rsgioni sopra la meda- 
glia di M. Anton Niccolò, quanto io vi 
spiaceva , privandovene, taoto piacervi, 
rimanendovene obbligato, credendo di voi 
quello che in me provo, cioè, che nessas 
più utile guadagno si faccia, che donande 

ene, e che non si possa ragunar più ric- 





(+) Dal Segretario di Pamfilo Per. 


SICO, 


«x LETPERBO . Mo 

co tesoro, che di buoni amici, e con que- 
sta credenza vi scrissi, e perchè sappiate, 
che non minor cagione ha -mosso me a 
pregarvi di quella, che voi -ha mosso a: ne- 
| garmi questo priego ,-dicovi, che questa 
medaglia ba la somiglianza propria d° una 
donna , che vive, la qual io assai onoro, 
ed'è quella, che io ho chiamato Berenice 

nelli mici Asolani, in modo--che più ca. 
ro-mi saria. stato, che compiaciuto me ne 
aveste, che qualunque altro dono io aves- 
si da voi potnto ricever a questi tempi:, 
‘ tuttavolta nessuna cosa voglio da voi cort 
vostra gravezza. A quanto dite, che -Vale-- 
rio venne in contezza di questa : medaglia 
per voi, .e che diece anni sono, che:de- 
siderate d’ averla, perch’io m'ho- posto in: 
animo di credervi quanto scrivete , voglio. 
stimar, che Valerio m'abbia voluto ingan- 
nare, piuttosto che pensar, che - abbiate 
vol voluto usar meco questi infingimenti 
o menzogne. Se io ho preso error in giu.‘ 
dicare, che voi aveste chiesta. la -medaglia 
a- M. Auton Niccolò per ‘me, e di cià v'm- 
cresce , increscavi, ch'io abbia -credato, 
che .siate di cortese ed alto animo, perciéc: 
chè d'un basso, ed avaro cuore non |*a- 
verei creduto. Delle offerte, ‘che in ogni 
altra cosa mi fate, vi rendo. molte grazie) 
ma. poichè in questa, ch'io pensai che non 
fosse la maggior del mondo sono:stato po- 
co avventurato con voi, .perdonatemi, 6e 
più mon. surò per farne «prova... : 


Y 
DI M. PIETRO BEMBO. 490 


. TE 
+3? ' 


| Lettera del Bembo © ©» 
al Conte Pietro Navarro ‘a nome 
del Cardinal Egidio.  - 


Li giorni i passati raccomandai a V. 
Sig. le ‘cose della mia Abazia di 8. Leonar- 
do, ed insieme la mia Religione; al pre- 
sente oltrechè io la visito volontieri con 
mie lettere, le scrivo per raccomandarle Mes. 
Pietro da Campo Cittadino e Mercante 
Napolitano, pregando V. S. che sia conten- 
ta per amor mio difender lui, e le -cose. 
sue nella mutazione di quello stato, che st: 
spera per la virtù di M. Illustriss. di Lau:. 
trech e vostra, sia per succeder- in breve. 
Inoltre, perchè qui in Padova si trova un: 
fratello di questo, chiamato Antonio, al 
presente .Rettor di questo studio , mol-: 
to dotto in leggi, e costumatissima e pru- 
dente persona, e atta a regger qualun- 
que importante Magistrato le fosse com-: 
messo, quando V. Sig. si degnasse spender 
della sua autorità, per fargli aver in Na-. 
poli alcun offizio, secondo che da M.‘Pie- 
tre suo . fratello - le sarà ricordato, a -me 
saria quest’ opra di V. S. gratissima , ed 
ella benissimo collocheria ogni suo beneti-. 
cio, al che fare di cuore la prego e gra-: 
vo, © se.in questa-cosa parerà a V. Ss. 
ch’ io sia troppo ardito o molesto , ue dia 


o) detinii 
la. 'colpajardo- Messa, ‘ehe gucettapda agiafi. 
mi così .sivertente , mi. dà. ogdi. h aldanza. 
e. sicurerza con dei, alla quale, di RAP, 
li. reccomaadlati e. me sempre rACCEMANA Oi: 
Di Padova a’ :21. d'Aprile 1A8d.: 

AI Cardinal! ‘ii . 

f: 


<A M Giorgio Balleono 04) 


‘a ERANO | 2! vw. 
Vi ringrazio, Mi. Giorgio mio. cara. 
dell’ cip rino effetto del.vostro cunere, cha 
mi. mostrate nelle vostre. leutere, rall Ki 
devi meco della nuova promozione. 
Sign. fatta di me al Cardinalato, il quale 
affetto avrei io conosciuto da me senza le 
vostre lettere. Quanto al venir vostro a me 
iti li conti, che avete a fare con la 
mera Ap. io sempre vi vedrei tanto vo: 
lentieri, quanto persona, che i io veder po- 
tessi; ma vi prego a non vi pigliar. tanto 
disagio e sinistro, ci rigedrem pui a Roma 


n tosto, se a Dio. piacerà. Ho avuto di: 


Spagna dal Sign. Consalo Pirresio due let: 
tere di Sua M. al.Re de Romani suo. fras 
tellp, e all’Oratore.l’Onden, in raocomar: 
derione mia , sopra la bisogna delli Pr., 
ecritte letinamenie, tanto affazionate, che 





smo: 


4) 2 Della lettere. di diversi Axiori rac- 


colta da Arzo VESTITI Gig A dc ITAL 


. tit tei i I LIE tt 


\ 


L20000. DI Me SIRNPHO"FEMBO, 49% 
‘non’ rei stpato desillerare-aHa::metà favos! 
révoli'‘tuanid sot. Mi : strive? esso Siga 
Cotsalo, che i Sìy.Luigi-* ha ‘ciò:vperato, 
i? quite ‘pare ini sia’ faito :: sario molto 
caldo. Di tutto ciò: simo u tei tenuto, che. 
mi avete:e- mostrato. quello, che io ve ne 
potessi sperare, e favorito, © faticatovi 

erchè io l’avessi. Vi mando l'esempio 
delle lettere dî Gesare,: che 60 non cre 
dereste, che fossino quali sono se non 
le vedeste, Attendete & star: sgno. lo son 
iuîtò vostto, e spero, che N: Sigx-Bio mi 
darà ‘poter altuna cossa un di a beneficio: 
ed onor vostro. A°* r4. di Aprile 1589. Di 


Vinegia. RISE È 50000 ce al 
(i * © + Pietro Card. Bombe 


‘ I” EI 1) ce MENTE 
ci "o - ‘n RI TUTE, sj 


Sarei ventito ogpì -a - fave ‘a’ V. Sig 
riverenza, siccome era nun. 10 qual più,:@: 
it debito, o Il desiderio mio, ma comechè 
sia, l’umo e l’altro éra' grandissimo; e ina 
finito, se stato non fosse, che una di que» 
ste notti mai -destai con certa ‘offesa nel! 
collo tale, che: 10 ora muovere nel posso; 
se non cor ‘talta la persona, e antora:male; 
cosicchè mi ‘dà noja non poca; : Gredo; sia; 





“ (1) Dal-libro-secondo» delle ‘lettere di 
div. raccolte da Bernardino Pihos: --. 4 


do4 40 "LRTTRRE 0 
stato.-un sinistro di :torta, ché certo ha 
an torto avuto ad esser venuta ‘ad assi» 
firmi a‘questou tempo, ma essa comincia 
da poca: ora in qua ad avvedersi dell’er: 
rore; e pare.che s'allenti, -e procacci: di 
partire; il che fatto, io tosto a V. Sig. 
verrò, che stimo sarà fra due dì, esse 
più ella tarderà a partirsi, pure verrò che 
‘non voglio appresso. l'offesa del collo che 
vi s' aggiunga ancora quella del ..cuore 
che. suole. essere molto. più grave, quan- 
tucque elia mi sia oggimai :sopraggiunta, 
posciachè in tardo il venire-a basciarvi la 
mano più -he io non vorrei, perchè verrò 
ad egni modo testo, se non per altro ri- 
apetto, simeno per guarire di questa. se- 
coorla offesa. Qui è grandissimo caldo, nè 
jo per me ho mai sentito il maggiore, che 
tutto mi sento ardere, ed esser fuoco; 
mon: 10, se voi cotanto ne sentite, io ‘pen- 
serei di no per niente, che avete più om- 
bra costi, che non ho qui. io; senza che 
maturalmente meno sentono il caldo le 
duane, che gli uomini -nòn sogliono sen- 
tire.. Alla buona grazia .di V. Sig. bascio 
la mano. i 


A*4** 
Vergognavansi due Sonetti questi : dì 
partoritimtni: dal mio Peasiero divenire a: V. 
Sig. innanzi ,. siccome rustichetti , secondo 


Pietro Bembo. 


- atri STA E i cn 


——=— =»: 


DI M. PIETRO BEMBO. | 49b 


il.luogo, dove essi nati sono:;-e male ve-: - 


etici; ma-io-ho dato loro ardiîre, accertan» 
doli,«che nessuna altra.cosa è bisngno di. 
portare a voi, che fede, della quale. essi 
dicono, che son. piéni. Vengono adunque 
a. V. Sig. rassicurati, e seco arrecano «104 


‘cauzonina pure oggi nata. a gara del v0-. 


stro: Yo pienso, si me muriesse; ma tue 


‘tavia essa gli fa riverenza, e conosce chia- ., 


ro, che le vezzose dolcezze degli Spagnuo- 


li ritrovamenti ‘nella grave purità : della. 
Toscana. lingua non hauvo luogo, e se 


portate vi sono non vere, e natie. pajono, 
ma finte .e straniere. Piaccia a V. Sig. di 
non lasciare, che i detti versi eschino delle 
mani sue, né. similmente altro, che io le 
mandi fatto di nuovo per lo innanzi, per» 
ciorchè suole a me rade volte avvenire, 
che io quella forma lasci nelle mie rime 
invecchiare, che io do loro nella primiera 


scrittura, e molte macchie scuopre e ma- 
mifesta- il tempo, che l’amore, e il caldo. . 
del parto tiene altrui ricoperte e .nascose.. 


Questa grazia s'io da V, Sig. impetrerò, . prù 


sicuramente dell’ altre cose le. manderò di. 


giorno in giorno, alla qual cosa fare e.i 
suoi a. me dolcissimi comandamenti, e l’a- 


more che io al mio M. Er. sono tenuto di, 


portare» il quale ha l’onor vostro sopra 
a sua vita caro, e la grande catena degli 
obbiighi, chela molta umanità vostra m'ha 
al collo vinta con mille nodi, me ne spro- 
nano...Altro son-:ho a dirvi,, se non che 


# 


4g co» LETFERE — —> 

quest’ ozio , quest ombre, questa solinga 
vita, questi nascondimenti cotanto a mè 
per. lo sddietro sempre e dolci e cart sta» 
ti, ora alquanto mi sono paruti mer belli, 
ehe negli altri tempi, né così mi piaccio. 
mo, come essi mi soleano piacere. Che sé. 
gue sia questo , o di che male principio, 
werrei, che V. S. ne cercasse ne' suoi hbri, 
pev sapere, se essi co’ miei souò conformi; 
alla cui buona grazia tante volte mi rac- 
comando, quante sono le foglie di questo 
giardino, sopra il quale riguardando, ad 
un fresco e dolce fenestrino a poggiato A 
vi scrivo. State sana. Alli 3. Li lugno 
2503. 
DE Pietro Bembo. 


Al Vescovo d'Adria. 


(1) To mi allegro con V. Sig, della li- 
‘ berazione, che a lei è seguita della pen- 
‘sion sua del Vescovato, che non è stata 
poca ventura a questi tempi, ne’ quali gli 
altti uomini hanno tutte Ie disavventure. 
Quanto : alla pension mia, ch' ella mi ri- 
chiede, benchè io sappia a questi dì pas- 


LI ste . . 


(1) Questa, e la seguente lettera, non 
si trovano prima d'ora impressa, e ci Pa 
rono somministrate dal Sig. Marchese. Ba- 
rasone. 


Ca 
I, 
1. 


 . _. DI M. PIETRO BEMBO, 497 
fito il termine di pagarla, pure perché 
prossimamente ho pagato alla .città. molti 
Lenari s € per causa dell’ imprestito. comur 
ne, e perchè ho comprata da' li une casa 
in Padova, che mi costa molti denari, di 
| modo che io mi trovo asciutto e stretta 
di moneta, prego V. Sigo. sia contenta: $ 
prestarmi questi pochi denari suoî:, tanto 
che io glieli possa dare comodamente,-poia. 
chè a lei è ‘wenata comodità di aspettare 
sì picciola cosa senza sinistro, non aven/ 
do ella a pagar quella sua, che era cog' 
grande, e così grave. So, che V. Sig. nd 
comoderà volentieri per sua cortesia , @ 
io il porrò a molto obbligo, alla quale 
mi raccomando. Di Villa a’ 29. di Settem- 
bre 1527. | 


Al Piovano di S. ‘Apostolo, 


Signor Piovano. Vi prego a re ed 
astringere il Rev. Padre Frate Bernardino 
a mangiar carne non per far agio e co- 
inodo al suo corpo, del quale io so che 
egli non cura, ma per giovamento delle 
nostre anime, che l’ assolviamo, acciocchè 
esso possa predicar l Evangelio a laude di 
Cristo benedetto,-al qual esercizio egli non 
basterà, nè durerà questa Quadragesima, 
se non lascia i.cibi quadregesimali ,-c 


Bembo Fol. IX. 32 


499 LETTERE 
gl fanno it catarro , che si vede.: Danque 
ccialo per amor di Cristo, per lo quale 
esso fa tante altre disagesoli cose, è .dutf 
quel disagio di contrapporsi alla sua, vo- 
fontà, posciaché egli ne dura @ sustiene 
tanti altri. Raccomavdatemi a sua Paterni 
ta. Alli 12. di Marzo 1539. In Venezia. 


| Fine del Volume IX. 


ERKNORI 


P. 16 lin.14 vostrri 


» ult. otfieali 
ss 14 jari 

ss 2 mandai 
3 . Sara 

ss $ io al 
ss ult. sì 

ss 6 Signori 
$$ 20Q acce- 
» 20 delle 


! CORREZIONI 


vostri 


| officiali 


ri 

rendi 
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se 
Signore 
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dello