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DUKE
UNIVERSITY
LIBRARY
THE LIBRARY OP
PROFESSOR GUIDO MAZZONI
1859-1943
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Duke University Libraries
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CARTEGGIO INEDITO
DEL CONTE
ALGAROTTI
*•***•*•**••*•*+**+•••**•*••*•*
PARTE PRIMA.
***** ********** ****************
LETTERE ITALIANE.
Ir.
A
.Jlf'tti+i t'f/S t/i'/
Jlrti'/t . JffnrAf ;■
LETTERE
DEL SIGNOR
EUSTACHIO MANFREDI (g
I.
Bologna a 8. settembre 1728.
I
O non voleva per ora dare a V. S. Illu»
strissima l'incomodo di mie lettere, ed ave-
va fatto mediatore fra noi il gentilissimo
sig. Francesco suo , acciocché le portasse
egli
(1) Profondo matematico , grande astronomo ,
leggiadrissimo poeta, coltissimo prosatore, sie-
de il primo nella scelta schiera di carelli clie
A 2 man-
^ Lettere
egli li miei rispetti , lìriche si trattiene
costì; ma al vedermi giunger oggi dalla ca-
sa Algarotti un sì nobile e generoso rega-
lo, non ho potuto tenermi dall' indirizzare
a V. S. Illustrissima, che è degnissimo ca-
po di quella, non so se dica i miei ringra-
ziamenti o più tosto le mie querele; per-
ciocché quanto mi dà materia di ringraziar-
li la loro liberalità , altrettanto me ne por-
ge di dolermi il dubbio di non godere tut-
ta la loro confidenza, che è quella che prin-
ci-
mantennero in questo secolo l'onore dell' italiana
letteratura . Fu l'amico ed il mentore d' Algarotti ,
e gli aprì l' aringo d' onore eh' ei poi percorse con
tanto successo . Le pistole che di lui pubbli-
chiamo sono un testimonio irrefragabile dell'amo-
re ch'ei portava al suo allievo, e della stima
altissima in che il teneva : Algarotti vi è dipin-
to qual ei dappoi fé di se mostra alla colta Eu-
ropa ; e il maestro vi comparisce pieno di eru-
dizione e di dottrina, candido, ingegnoso, di
quelìa eleganza di gusto di quella pulitezza e
di quella disinvoltura, che avrebbe egualmente
piaciuto , come scrisse Algarotti stesso , a Pa-
rigi che in Atene .
Inedite. 5
cipalmente mi sta a cuore . Ho protestato
altre volte e di nuovo protesto che tacito
è il piacere , che io provo nel servirli pre-
stando al signor Francesco la mia debole
assistenza , che cercherei io questo onore
a qualunque costo; non che meriti io, o
pretenda d'esserne gratificato dalla loro ca-
sa, e massimamente in maniere così ecce-
denti, degne bensì dell'animo nobile di chi
dona } ma troppo sproporzionate alla con-
dizione di chi riceve . Il signor Francesco
sarà , secondo tutte le apparenze , un gran
letterato; mi lascino dunque godere della
soddisfazione di avere in qualche piccola
parte contribuito all'indirizzare ne'primi suoi
studj un talento sì straordinario , che è il
maggior premio che io possa mai meritare
per tutto quello che avessi fatto o potessi
fare in servirli, senza caricarmi di tali ob-
blighi , quali non posso sostenere se non con
una estrema confusione . La supplico di por-
tare questi miei veraci sentimenti a tutta
l' illustrissima sua casa . Al signor Francesco
poi mi farà grazia di dire che io non gli
scrivo, perchè sono un poco in collera con
lui, giacché non mi pare che mi tratti da
A 3 ami-
6 Lettere
amico , ma quasi da straniero , regalando-
mi in simil maniera ; e che ne aspetto una
lettera di scusa scritta nello stile del suo
Bembo, e con ciò gli porti i cordialissimi
rispetti di tutti i miei . Per far fine si ac-
certi V. S. Illustrissima che quello che io
vaglio in servirli è sì poco , che non me-
rita il pensiero di contraccambiarmene; quel-
lo poi che desidero è tanto , che niente
più gli si può aggiungere , essendo io quan-
to altri possa mai essere, quale ho l'onor
di dirmi.
• 0*0*
DITE
R
IL
Bologna 5. ottobre 1728.
imasi così sorpreso dalla splendidezza
e generosità di V. S. Illustrissima nel rega-
lo inviatomi , e a un tempo stesso così con-
fuso dalla considerazione del poco o nulla
che io vaglio per meritare il suo gradimen-
to, non clic i suoi regali, che non seppi
l'ordinario passato che cosa rispondere alla
sua gentilissima lettera. Inviai tuttavia due
righe al signor Bonomo degnissimo suo fra-
tello , per accertarlo de'sentimenti di ob-
bligazione e di confusione, ne'quali io mi
ritrovava ; e lo pregai di far in mio nomo
un poco di querela con V. S. Illustrissima,
la quale sapendo meglio d'ogni altro la mia
insufficienza a servire la loro riveritissima
casa nella sua persona , mi trattava ciò non
ostante con una misura di riconoscenza co-
sì distinta , e che non può praticarsi meco
senza far anco un poco di torto alla nostra
amicizia. Le dico sinceramente, mio caro
A 4 si-
8 Lettere
signor Francesco , che ella non dee fare ta-
li parti con me , e che non posso ricever
regali da lei senza dubitare di non godere
presso di lei quella piena confidenza che
desidero. Mio fratello eresiato anche egli
sopraffatto della sua straordinaria finezza,
e perfino i servidori di casa regalati anche
essi da V. S. Illustrissima nella sua parten-
za, troppo in vero generosamente, m'impon-
gono di ringraziamela , né più sanno dire .
Ma via , lasciamo da parte tutto quello che
può aver apparenza di cerimonia, e passia-
mo ad altro . Che fa ella , mio gentilissimo
signor Francesco? E ella ancora in Vene-
zia o in villa? Sono finite le visite? Ha ve-
duto il sig. Rizzetti? Mi dia un poco nuo-
ve di lei e delle sue presenti occupazioni ,
o più tosto de' suoi divertimenti , giacché
ora non pare che sia tempo da altro . Io ,
per dirle qualche cosa di me , da che ella
partì mi sono trovato sempre tutto solo in
villa, se non quando il signor Giampie-
tro Zanotti è venuto qualche volta a tro-
varmi , e jeri sera si bevve con esso alle-
gramente alla salute del sig. Ghecco una
bottiglia del suo preziosissimo frontignak .
Oggi
Inèdite. g
Oggi il mal tempo mi ha cacciato dalla vil-
la alla città, nò so se più mi risolverò di
partirmi , tanto più che sento esservi tor-
nato il signor dottore Zanotti, e presto as-
pettatisi il signor Eustachio , co' quali, co-
me pure col sig. capitano Marchesi (che
anche esso è giunto colla bramata licenza
di restarvi, e che m'impone di riverirla in
suo nome ) si andrà riunendo la nostra ca-
merata astronomica del Toresotto ; ma fin-
ché ella non torna vi mancherà l'ultimo
e più aspettato compimento . Intanto ini
sono messo ad accozzare insieme i pezzi
del mio trattatello astronomico sopra le pa-
rallassi annue delle fìsse , per darlo fuori
una volta , e al mio total ritorno in città
penso di ripigliare le osservazioni di Sirio
e di Arturo e di aggiungere quelle di altre
fisse , per veder pure quel che si possa con-
chiudere dalle fatiche fatte nel Toresotto ,
e tanto più che sento esservi alcun altro
lungi di qua, che cerca le medesime coso
e che potrebbe prevenirmi. V. S. Illustris-
sima che ha avuta tanta parte nelle osser-
vazioni , avrà il suo luogo nella relazione
che farassi delle medesime , se una volta
arri-
io Lettere
arriverò a finirle . Ora qual libro legge V»
S. Illustrissima? Legge V. S. Illustrissima il
suo Bembo , o più tosto leggete voi le pi*
stole del vostro Bembo , magnifico ed ono-
rando messer Francesco mio ? Mai si che
io me ne accorgo dalle lettere che hi' ave-
te scritte, le quali conciosiacosachè, o per
dir meglio, comechè studiate non sieno,
danno pure a divedere che tuttavia in Ve-
nezia , non altrimente che in Bologna fa-
ceste, voi cercate d'imitarlo; al che fare
più che mai vi conforto ; e piacemi che
tutto quel tempo che dalle vostre bisogne
vi sopra vvanza , spendiate in una sì utile e di-
lettevol lettura ; con che faccio Une , nella
vostra buona grazia raccomandandomi, e Dio
vi dia il buono anno e le buone calende,
e tenga lontano da noi ogni sospetto di pi-
stolenza , acciocché presto tornar possiate
a vederci .
Inedite. 11
III.
Bologna 4- gennajo 1729.
IVLille e mille grazie le rendo degl'in-
comodi che si è preso a mia contemplazio-
ne , visitando cotesti cavalieri francesi ; sic-
come di quello che con tanta umanità mi
offre di prendersi , di trasmettere il consa-
puto pacchetto a Parigi, dove io domani
scriverò , avvisando il signor Maral di che
lo procuri dal signor Joncquet Echuein
di Lione, come Y. S. Illustrissima mi ha
prescritto . Il signor dottore Zanotti sarà
da me avvisato del cortese riguardo che el-
la ha avuto alle sue premure nel fare le
suddette visite al signor di Vornè , e suo
compagno, affinchè sappia di avere questo
debito di più colla sua gentilezza; ma egli
era di pensiere di scriverle a dirittura ( e
forse in questa medesima sera ) per avere
qualche nuova di lei da lei medesima . Ri-
ceverà V. S. Illustrissima dal nostro corrie-
re diBglogna, i dodici esemplali delle mio
rime >
12 Lettere
rime, ed uno di quelle del signor Giam-
pietro Zanotti, che ha avuta la bontà di
commettermi. Mi spiace che sono mal le-
gati e villanamente coperti, ma tali gli ho
ritrovati dal librajo , né vi era tempo da
farli rilegare . Ella li potrebbe far vestire
con carta marmorina o altra tale sopracco-
perta, per togliere la deformità della lega-
tura ; giacché la goffaggine delle rime , ri-
spetto alle mie , non ha rimedio . Il pac-
chetto è franco , e tale V. S. Illustrissima
deve riceverlo . Non si metta in pensiero
alcuno del costo de' libri. Ella ne sarà av-
visata subito che farà sapere a me la spe-
sa di quello , che mi fa grazia di trasmet-
tere a Lione , e son ben certo che questa
partita di mio debito sbilancierà l'altra di
credito per questi pochi libretti. Io salde-
rò il conto quando mi farà grazia di man-
darmelo . Le osservazioni che feci e che
V. S. Illustrissima mi accenna , furono ve-
ramente intorno a giove congiunto con mar-
te , e non con saturno ; nò da quelle osser-
vazioni io conchiusi cosa alcuna centra le
attrazioni ; dissi solo che in quelle circo-
stanze io non trovava che l'attrazione di
giove
Inedite. i3
giove sopra marte si fosse reruluta sensibi*
le, e proposi alcune ragioni di dubitare se
ciò dovesse seguire o no , in conformità del-
le leggi neutoniane; cosi pure mossi alcu-
ni dubbj in generale intorno alle mutazio-
ni , che potrebbero osservarsi nelle orbite
de' pianeti, se questi sensibilmente operas-
sero uno sopra l'altro. Il caso della con-
giunzione eliocentrica di giove con marte
ritornerà in quest'anno sulla fine di settem-
bre . Se ne torneranno a fare osservazioni j
per verificare o per correggere le suddette
conseguenze. Mi spiace di vederla distur-
bata a conto del sistema del suo gran New-
ton , e mi spaventa quella sua cosi atroce
e tragica esclamazione , con cui chiude la
sua lettera : Oli vituperio del mondo letterato !
Mi ricordi al signor conte Vezzi quel di-
voto e obbligato servitore che mi onoro di
essergli. Così pure al signor abate Reca na-
ti e al signor abate Conti . Mi conservi il
suo pregiatissimo affetto , mio caro signor
Francesco. Non le chieggo più nuove del
suo ritorno, per non infastidirla; ma fini-
to il carnevale l'aspetto. Tutti la salutano,
ed io sono come sempre .
*4 Lettere
IV.
Bologna 25. gennajo 1729.
V/GGi alle ore 20. ho ricevuta la sua
de'22., e alle 21. è comparso alla mia ca-
sa il signor di Vorney ritornato sano e sai*
Vo da cotesta nobilissima di lei patria , del-
la quale si mostra non pure contento , ma
ammirato ed invaghito ; ma sopra tutto si
dichiara preso dalle gentilissime maniere
dell'illustrissimo signor Francesco Algarot-
ti , da cui ha ricevuto mille e mille obbli-
gantissime finezze , ed anco si è sentito ri-
novarne dalla mia voce i saluti dopo d'es-
ser giunto in Bologna , e gli ha sommamen-
te graditi, lo poi che debbo dire per rin-
graziarla di tanti incomodi, che si è presi
a mio riguardo per favorirlo ? Certo ne so-
no oltremodo confuso ; ma più lo sarei , se
non considerassi il merito veramente distin-
to di questo cavaliere, il quale colia gen-
tilezza dei suoi tratti avrà data a lei una
specie di ricompensa a quegli atti di corte-
sia
Inedite. i5
sia che gli ha prestati; onde non so se fos-
se una specie d'arroganza iti me l'attribui-
re quel che ella ha fatto per lui più to-
sto alla mia intercessione , che al merito di
un sì compito signore ; e in ogni caso fa-
rò come fanno i cattivi debitori, che ne-
gano il debito, perchè si trovano imbroglia-
ti a pagarlo . Sebbene i miei verso V. S. Il-
lustrissima sono tanti e così noti e da me
stesso confessati , che male mi appiglierei
negandoli; onde è meglio dichiararmi fal-
lito e incapace di mai soddisfarli . Avanti
sera spero di avere dalla dogana il libro ,
che V. S. Illustrissima mi ha mandato da
recapitargli, come farò subito che l'abbia,
e già glie ne ho dato l'avviso . Di quelli
che io le inviai, ne faremo un conto esat-
to quando ella sarà tornata a Bologna , e
quando avrà poi saputo dirmi per quale
strada e con quale spesa abbia mandato l'al-
tro in Francia al signor Maraldi .
Orsù giacché ella non viene, vuol ella
osservare costì l'ecclissi della luna, che suc-
cederà la notte dopo la domenica de' i3.
febbrajo ? Se vuol osservarla , io le mande-
rò il mio orologio di casa, un quadrantino
per
16 Lettere
per prender le altezze del sole da regolar
l'orologio, uuo o due vetri affumicati per
guardar il sole, e un'istruzione distintissi-
ma di quanto ella dovrà fare per far esat-
tamente l'osservazione. Cannocchiali non
posso mandargliene , ma ella ne troverà cer-
tamente costì da qualche parte uno dai 5.
ai 6. o 7. piedi, e tanto basta per questa sor-
te d'osservazioni; perchè i più lunghi non
fanno veder niente di più distinto , anzi
confondono viepiù, coli' ingrandirla , l'om-
bra della terra , che già per sé stessa non
è che troppo mal terminata e sfumata. Mi
dica dunque se ella vuole che le mandi
questi arnesi , in caso però che non voles-
se piuttosto venir qua ad osservarla ; il che
quasi tutti gli amici negano esser possibi-
le , trovandosene per fino di quelli , che pre-
tendono ch'ella non ci torni mai più (guar-
di che opinioni stravolte sono quelle degli
uomini ! ) non che venirci a quaresima . Ma
sopra tutto non accetti questa offerta , che
le faccio per compiacenza, e per non mo-
strare di non gradirla . Se ella è veramente
disoccupata, se ha gusto di far l'osserva-
zione , se ha tanta libertà di attendere a
far-
Inedite. \n
farla, e a regolare antecedentemente l'oro-
logio, se non teme di esser distratta dalle
maschere da'curiosi o dagli importuni, se
in somma ha libertà, ed ha genio di far-
la, me lo scriva ; se altrimenti fosse, me
ne avvisi con certezza , che io non me ne
formalizzerò punto, potendo bene invaginar-
mi che le visite e i divertimenti del car-
novale non le lascino disporre di tutto quei
tempo , che ella medesima vorrebbe e po-
trebbe per altro disporre. Debbo anche av-
vertirla di vedere se ella nella sua casa
(perchè fuor di casa non fassi niente di
bene ) abbia una finestra che guardi ver-
so mùente e mezzo giorno, e che sia assai
alta per non istentare a vedere la luna
nell'ecclissi ; e per sua regola basta che el-
la sappia che la luna sarà presso il Cuor
del Lione; onde ella guardi da quale delle
sue finestre si vegga la sera questa fìssa dal
suo nascere (che sarà verso un'ora della
notte) fino che sia presso al meridiano; ma
perchè essa non ci viene che ad un' ora
scomoda , basta che guardi se Aldebaran si
vegga da quella finestra alle due ore e mez-
20 in circa, e se l'aspetto sia tanto obbli-
To: XI. B quo
18 Lettere
quo da non potervi drizzare un tubo di 5»
in 6. o 7. piedi. Se non potesse vedere il
principio e il fine dell' ecclissi da una stes-
sa finestra, potrebbe servirsi di due, l'una
volta verso oriente, l'altra verso mezzo gior-
no . Egli è ancora necessario per regolar
l'orologio che vegga se ha luogo per osser-
vare il sole la mattina tre ore incirca avan-
ti mezzo giorno, e poi altro luogo nel me-
desimo piano per osservarlo tre ore dopo
mezzo giorno, cioè la mattina fra le i5.
e le 16., e la sera fra le ai. e le 22., e
se in queste ore potrà essere regolarmen-
te disoccupata per due o tre giorni avan-
ti, e per uno o due dopo l' ecclissi; e fi-
nalmente se nei luoghi o vicino a' luoghi,
che destinerà per queste osservazioni , vi
sia comodo per riporvi l'orologio difeso dal
sole dall'aria aperta dai cani e dai curio-
si. Ella pensi a tutto, e se trova di poter
far pulito , me ne scriva a risposta , accioc-
ché io le mandi subito quanto ho detto .
Ma non pubblichi questa cosa se non con
chi non è capace di disturbarla, altrimen-
te avrà un mondo di curiosi, che non 1©
lascieranno fare nulla di bene. Se l'osser-
va-
Inedite. ìg
VaziOne riesce , ricaveremo la differenza dei
nostri meridiani . E mi conservi il suo af-
fetto .
V.
Dal Po 19. giugno 1729.
O,
"H che bella e cortese e dolce ed elegan-
te lettera mi ha scritta il mio gentilissimo
signor Francesco ! Certo che se il divino
suo messer Pietro Bembo gliela avesse det-
tata egli stesso , appena che io creda che
fosse stata per parermi più vaga e leggia-
dra di quello che mi è paruta . Lascio star
che ci sieno per entro e avvegnaché e tos-
lano e pericolone e Inghilesi e cotale e schia-
rimenti e non è da domandare ; perocché
senza coteste parole pur anco sarebbe bem-
besca ; né veramente le voci , ma il loro
ccoppiamento , e la proprietà, la naturalez-
za e la disposizione de' pensieri, e il can-
dore delle espressioni è quello ; che forma
B a e di-
ao Lettere
e distingue lo stile di quello scrittore. Ben-
sì mi è oltremodo rincresciuto che 1 argo-
mento di esse abbia dovuto essere per la
maggior parte così acerbo e spiacevole, sic-
come di quella , che dovette portarmi il
funesto racconto della disgrazia del nostro
signor abate Vandelli, il cui caso V. S. Il-
lustrissima mi ha sì diligentemente descrit-
to . La qual cosa potea farmi perdere tut-
to il piacere del leggere la sua, se ad un
tempo stesso non mi avesse portata la si-
curezza della guarigione del medesimo, che
priego Dio sia altrettanto sollecita, quanto
repentino e inaspettato ne fu il disastro, e
quanto meno ne era egli degno . Ma pas-
sando alle altre parti più allegre della sua,
piacemi oltremodo che V. S. Illustrissima
intervenga pur tuttavia alle conversazioni
astronomiche e letterarie , che la sera ten-
gonsi all'osservatorio, e che vi si legga il
Cheyueo e le novelle letterarie, fra le qua-
li non sarà.... -state le meno curiose quel-
le, che porta la lettera francese da me in-
viatale . De' suoi studj nella trigonometria
e nell'algebra senza fine mi rallegro; im-
perocché qual cosa non si può sperare dq
uno
Inedite* 2>i
Vino studio costante e regolare, congiunto
a tanta eccellenza d'ingegno? Certo non po-
tea V. S. Illustrissima far miglior uso del
tempo di queste vacanze , che dandosi a sì
fatte applicazioni , e specialmente a quella
dell'algebra, della quale quanto più vado
conoscendo l'importanza e l'utilità, tanto
maggiore è il pentimento che provo d'aver-
la , quando era tempo , sì poco coltivata ;
il che a V. S. Illustrissima non accaderà ,
se come ha cominciato, così senza punto
stancarsi proseguirà a volerne intendere il
fondo, e penetrare ne' suoi misterj . Non
ho tempo di soggiugnerle altro , perchè le
lettere sono per partir tosto . Mi serbi V.
S. Illustrissima la sua da me pregiatissima
grazia, e mi scriva più spesso che può sen-
za suo sconcio . Io per quanto lo compor-
teranno le mie presenti occupazioni e bri*
ghe farò il medesimo ; e stia sano .
Dopo scritta la lettera e suggellatala, la
riapro per dirle che mi è pervenuta la sua
dei 8. non meno bella e cara della prima.
B 3
aa Lettere
VI.
Ponte del Lagoscuro 1. luglio ifzy.
Vjosi' appunto dee fare V. S. Illustrissi-
ma ; scrivermi spesso , cioè tutte le volte
che può , né restare di farlo , perchè io
talvolta non le risponda così sollecitamente
come bramerei; perciocché dei due piace-
ri che provo grandissimi, uno nel ricever
le sue, e l'altro nello indirizzarle le mie
non conviene alla sua gentilezza privarmi
dell'uno, ove la mala sorte mi tolga di go
der l'altro; come appunto ha fatto a que
sti passati giorni , nei quali sono stato ol
tremodo occupato, e senza un momento di
tempo per respirare non che per iscrivere .
Eccomi dunque ora a pagarle il debito di
due risposte , che debbo alle due carissime
sue de'i5. , e dei 21. giugno, nelle quali,
per cominciare da ciò che più m'importa,
accetto la parola che V. S. Illustrissima mi
dà di non lasciarmi senza sue lettere , e il
giuramento che me ne fa in fé di Dio , e
di-
Inedite. z3
dieole alla croce di Dio che così si vuol
ben fare , e fo boto a san Francesco che
ella farà il meglio del mondo a mantener-
mela; fiate bene sta che non mi mandas-
se due versi de' suoi ogni volta che i ca-
vallari ci vengono da Bologna , che così ve-
nissero pure due volte il giorno , come fan-
no due volte la settimana ; che io non mi
sazierei di leggere così dolci e saporite e
affettuose lettere, come le sue sempre so-
no , ed anco più queste ultime che le pri-
me ; perciocché ella esercitandosi nello scri-
vere bembesco e boccaccevole , va tuttavia
perfezionando lo stile da un giorno all'al-
tro , né guari andrà che giungerà a quel-
la eccellenza, a cui dee indirizzarsi e mi-
rar sempre un raro e pellegrino ingegno ,
qual si è il suo . Ma perciocché a sì fatto
modo di scrivere mal si conviene serbare
i titoli e i complimenti , che il moderno
abuso ha introdotti , perdendone molto la
eleganza fra l'imbarazzo di tante formole
affettate , la prego a scrivermi appunto al-
la bembesca col Voi in vece del Vossigno-
ria. Sì dunque, così scrivetemi, caro sig.
Francesco mio , e vedrete che le lettere vi
B 4 ca-
2.4 Lettere
caderanno giù dalla penna anco più felice*
mente di quello che ora fanno ; ed ecco
che io ve ne do l'esempio, lasciando da
parte le cerimonie; così potessi darvelo nel-
la politezza ed eleganza dello stile . A quel-
lo di che mi avvisate intorno al nostro si-
gnor Vandelli, siate mille volte ringraziato
del contento datomi con una sì grata no-
vella. Io non pure l'ho partecipata al sig.
abate di lui fratello , ma gli ho letta la vo-
stra prima lettera , in cui si diligentemen-
te me ne raccontaste il caso, e l'ho fatto
alla presenza di molti altri di questi eru-
diti uomini, che qui si trovano, i quali
confessano tutti essere voi molto ben riu-
scito nell'imitazione di quegli scrittori , che
avete presi a seguitare . Delle novelle astro-
nomiche, comechè io ne abbia ricevute dal
signor Eustachio , e dal sig. capitano Mar-
chesi altre più fresche , pur vi sono tenu-
to senza line , e priegovi a continuarmele
sempre; perocché mi compiaccio troppo di
sentire che tuttavia vi applichiate alla pra-
tica delle osservazioni, e frequentiate leso-
lite conversazioni della sera. Ma ohimè ec-
co che mentre io scrivo viene chi mi sol-
lecita
Inedite. a5
lecita per montar in carretta ( parola che
da voi Jio presa ) e andarmene in campa-
gna co' livelli e le pertiche alla mano . Non
ho più un momento di tempo , fuorché per
dirvi che stiate sano , e per raccomandar-
mi senza fine nella vostra buona grazia .
Addio .
VII.
Pente di Lagoscuro 3. agosto 1729.
Uciiivo due righe di pugno per ringra-
ziare il mio riverito sig. Francesco, e tut-
ti i signori astronomi del loro affetto sì gen-
tilmente e largamente palesatomi nelle due,
che da V. S. Illustrissima ultimamente ho
ricevute. Io la Dio mercè, sono senza feb-
bre , dopo averne sofferti tre termini , né
questi gran fatto gagliardi , toltone l'ultimo
che fu assai nojoso. Ella è stata una di co-
teste terzanacce alla moda ; or vegga ella
che razza di febbre va a venirmi , e a quel
di-
26 Lettere
disgraziato di Francescone mio servidore va
poi a toccare un Hemitriteo , che almeno
è febbre da galantuomo , e come ella ve-
de , viene dal greco ; e quanto dobbiamo
noi credere che pagassero l'abate Lazzarini
il marchese Maffei il Muratori e cotesti let-
teratoni di prima bussola, per avere un He-
mitriteo ? ma così va il mondo . A colui
tocca l' Hemitriteo, e a me , che con rive-
renza son poi dottore , una febbretta da fac-
chino . Orsù mi rallegro con V. S. Illustris-
sima che abbia goduta per alcuni giorni la
villeggiatura di Crespellano , dove mi figu-
ro che avrà avuta la compagnia del signor
marchese Carlo Grassi . Non so quando sia
per terminarsi questa benedetta visita, tan-
to pare che ogni giorno ci nasca qualche
malanno per allungarla . È ricaduto il pa-
dre abate Grandi , è malato il signor dot-
tor Zendrini , capi della commessione pon-
tificia e veneta , ed è miracolo se sta sa-
no il signor Marinoni, capo della cesarea.
Io mi lusingava di rivederla e con lei i si-
gnori astronomi il dì dell' ecclissi , ma non
so se potrà riuscirmi. La prego di dir lo-
ro che ini sarà carissimo che ne facciano
l'os-
Inedite. 27
l'osservazione, ed a farla ella stessa con lo-
ro . Si facciano servire per quella notte in.
mia casa il meglio che sarà possibile . Già
fra gli astronomi s'intende ora per sempre
compreso il signor dottor Francesco Zanot-
ti; nella cui persona l'astronomia ha fatto
un sì grande acquisto. Li riverisca uno per
uno in mio nome, e cominci dal riverir lei
medesima. Stiasatia, mio carissimo e gen-
tilissimo signor Francesco , e mi conservi
il pregiatissimo amor suo .
28 Lettere
Vili.
Bologna 6. settembre 1729.
Scrivo in nome non di me solo, ma di
tutti gli amici di V. S. Illustrissima per fe-
licitarla del suo arrivo in patria, e per far-
le que' complimenti , che l'improvvisa sua
partenza appena ha lasciato loro il tempo
di concepir nell'animo, non che di espri-
merle con parole . Veramente a me ed a
tutti pare un sogno che ella quasi in un
momento abbia presa e mandata ad effet-
to una tal risoluzione > che a tutti è giun-
ta novissima, talmente che il signor dottor
Guadagni avvisatone da noi questa mattina
non volle crederla , e la stessa sorpresa ne
ha avuta il signor dottor Parma e gli altri,
che sogliono capitare alla nostra conversa-
zione, i quali aspettando di trovarvela al
solito , sentono con meraviglia che ci ab-
bia lasciati, quasi senza che noi stessi ce
ne siamo accorti . Or dunque poiché cosi
è piaciuto a Y. & Illustrissima, desidero
che
Inedite. z()
che ne abbia quella maggior contentezza ,
che può bramarne, e che i suoi signori di
casa non abbiano disapprovata la sua im-
provvisa comparsa costà. Prego V. S. Illu-
strissima a portare a ciascuno di essi i miei
ossequj , ed a scusarmi eoa loro di non aver
anticipato a' medesimi un avviso, che ella
ben sa non aver io avuto il tempo di scri-
vere nelle poche ore , che corsero fra la
sua deliberazione e la partenza . La prego
in nome comune a non lasciarci senza suo
lettere , stando noi tutti con sollecitudine
del suo viaggio in una stagione cosi fervi-
da, e in uua influenza d'aria così insalu-
bre, finché non la sentiamo arrivata costà
con prospera salute . Mi scordai di dirle
che ho saputo che nel giornale di Trevoux
del mese di maggio del corrente anno si
leggono riferite le nuove sperienze e sco-
perte , che ella tanto desiderava del signor
Bradley intorno alla luce , alla distanza del-
le fìsse e al moto della terra. Se ella ha
curiosità di vederle , potrà cercarle in quel
tomo , che si troverà , come spero , nelle
mani o del signor Michelotti , o del signor
abate Conti. Per me spero di vederle in
ori-
So Lettere
originale nella dissertazione di quell'auto-
re , che il signor cavalier Dereliam con sua
lettera giuntami jeri sera promette di man-
darmi tradotta fra pochi giorni. Se l'ope-
ra corrisponderà alla grande aspettazione
che se ne ha, e se V. S. Illustrissima gra-
dirà divederla, glie ne manderò subito un
transunto . Nella medesima lettera il signor
Derehara mi scrive queste precise parole :
J^orrei pregarla a procurarmi le sperienze co-
sii rifatte a conto del libro del Rizzetti , per
poterle mandare alla Società regia , che so
quanto gradirebbe di poterle inserire in al-
cuna delle sue transazioni . Domani gli ri-
sponderò che il gentilissimo autore dell©
sperienze è partito di qua per passare un
pajo di mesi in villa , e che al suo ritor-
no , che ha promesso sia per seguire ad
Ogni Santi , non mancherò di pregarlo a
darmi un ristretto delie suddette sperienze ;
perchè il signor cavaliere possa restar ser-
vito di trasmetterle alla società . Tocca dun-
que a V. S. Illustrissima di non farmi com-
parir bugiardo , e col tornar qua sollecita-
mente, come ci ha promesso, e col parte-
ciparmi subito le circostanze delle sperien-
ze
Inedite. Zi
ze stesse in volgare , in capitoletti corti , non
potendo servire la dissertazione distesa che
ella ne fece all'Accademia. Godio di ave-
re questa piccola occasione di contribuirò
a far giungere il suo nome a quella cele-
bre adunanza, e a farlo passare per mezzo
di essa alla pubblica notizia de' letterati .
Addio, mio gentilissimo signor Francesco :
ci voglia bene, e comandi a me senza ri-
sparmio , che sono tutto suo , e non ci fac-
cia languire come l'altra volta coll'aspetta-
zione prima delle sue nuove , e poi della
sua persona . Io sono con tutta la più per-
fetta stima e cordialità.
• 0*0+0*
* 0*0*
*o*
52 Lettere
IX.
Bologna i5. settembre 1729.
JL N villa , dove mi trovo , alle Acque , mi
è giunta la gentilissima lettera , colla qua-
le V. S. Illustrissima mi dà parte del suo
arrivo in patria del suo stato e del pensie-
re che ha tuttavia di ritornare quanto pri-
ma a rivederci , le quali cose quanto mi
sieno state care meglio è che io lasci che
V. S. Illustrissima lo estimi e misuri da sé
stessa sulla certezza , che ha del mio cor-
dialissimo affetto e della verace stima che
ho di lei , che affaticarmi inutilmente nell'
esprimerlo e significarlo con parole . Sopra
tutto grandissimo è stato il mio piacere ,
veggendo che dopo letto il primo foglio del-
la sua lettera , uno e poi anco un altro ,
tutto pieno de' suoi caratteri ne seguiva; e
se fosse potuto succedere a questi il quin-
to ed il sesto non mi sarei saziato giammai
di leggere , comechè sia certo che ciò npn
potea essere senza che ella si fosse nojata
di
Inedite. 33
di scrivere, la qual sua noja mi avrebbe di-
minuito il contento, che da tal lettera sa-
nami venuto . Io non lascerò di far gode-
re a'suoi amici, e ben presto, quella par-
te che loro dee toccare di questa medesi-
ma gioja, e già so che tutti impazientemen-
te l'attendono e la sospirano ; e s*olo mi
spiace che il sig. Eustachio non potrà en-
trarne a parte per ora , da che egli si è
portato a Castelfranco per dimorarvi al-
cun giorno presso la zia . Il signor Giam-
pietro sarà,, come spero, da me questa se-
ra ; e il signor dottor Francesco col signor
capitano mi hanno anche essi promesso di
farmi qui oggi o domani una visita, credo
anco a questo fine di aver da me qualche
nuova dei loro e mio carissimo sig. Fran-
cesco . La ringrazio senza fine delle nuove ,
che mi dà , e del signor abate Conti e del
signor Michelotti, che mi onorerà di rin-
graziar parimente in mio nome , e di ri-
cordar loro l'umilissima servitù mia. Par-
mi ottimo consiglio quello del signor Mi-
chelotti , che ella riduca in compendio quel-
la medesima dissertazione sopra le sue es-
perienze, che lesse nell'accademia, e la
To: XI. C dia
34 L E T T E R r
dia ria inviare al sig. cavaliere Dereham ,
affinchè le trasmetta alla Società regia . Que-
sto onore che avrà il nome di V. S. Illu-
strissima di comparir in quegli atti , non fìa
certamente V ultimo che le procaccerà il
suo merito ; perocché ella non cesserà di pro-
durre altre opere d'ingegno di eguale e di
maggior pregio di questa prima . La disser-
tazione del signor Bradley io ancora l'at-
tendo colla venuta a Bologna di monsignor
Monti, che già dovrebbe essere per istra-
da . Se la riceverò prima di quello che io
possa credere che ella l'abbia veduta costì,
glie ne invierò il compendio , dandomi a
credere che non ostanti gli allettamenti ,
che troverà in cotesto soggiorno, non la-
sceranno di esserle care anco le nuove let-
terarie . Se il sicnor Michelotti manderà
o
alcuna sua dissertazione da inserire negli at-
ti dell' accademia, io spero ancora che sia
per giugnere in tempo ; ma ne parlerò col
sig. dottor Francesco per saperlo più cer-
tamente, perciocché nei passati giorni so
che egli sollecitava al possibile il sig. Bec-
cari e gli altri a fine di dar l'ultima mano
all'opera, e consegnarla allo stampatore,
Sti-
Inedite* 35
Stimo che Marco , cameriere di V. S. Illu-
strissima , parta finalmente per costà questa
sera. Egli le renderà i miei libricciuoli so-
pra le variazioni delle fisse, che ella mi fa-
rà grazia di recapitare costi, e specialmen-
te di inviar con sollecitudine a Padova i
due per li signori Poleni e Riva. Vada to-
sto a trovare in villa il signor conte Vez-
eì, di cui non potrebbe avere, né bramare
compagnia migliore , e me gli ricordi quel
servidore, che mi pregio d'essergli sempre .
Vuol ella delle novelle di Bologna? il sig.
Giambattista Marcelli colla signora Gostan-
za sua cognata ed una serva, andando in
villa lungi dalla città alcune miglia , furono
in grandissimo rischio di perire e di infran-
gersi miseramente sotto le ruote dello ster-
zo , che rovesciatosi cadde colle persone ,
che vi erano entro, dall'altezza di alcune
braccia giù da un dirupo . La signora Go-
stanza ne ebbe il viso tutto graffiato , e le>
carni livide in più luoghi; gli altri non ne
patirono quasi nulla, ma il cocchiero che
conduceva lo sterzo , è cosi malconcio che
Jforse ne morrà . La dama , a cui ha ella
inviati i suoi complimenti per mezzo del
jC a siguor
36* Lettere
signor Eustachio , è tuttavia in Bologna , 6
credo che le mandi all'incontro i suoi per
mezzo di Marco. Non più; che l'ora è tar-
da . Stia sana ed allegra, e ci torni presto
a vedere .
X.
Bologna 27. settembre iJ2Q*
K
ello spaccio passato non vi scrissi co-
sì a lungo come avrei voluto, gentilissimo
signor Francesco mio, perciocché me ne
mancò il tempo , il quale mi sfuggì nel met-
tere insieme quelle bagattelle, che mi ave-
vate commesso , e che vi spedii per la cor-
riera la stessa sera . Ora dunque ripiglian-
do la dolce e cortese lettera vostra di quell"
ordinario, dicovi in primo luogo che quan-
to alia relazione, che il sig. cavalier Der-
eham desidera delle vostre sperienze de' co-
lori , per mandarla alla Società regia di Lon-
dra, niente rileva che la stendiate più i»
una
Inedite. %*
una che in un' altra lingua , né che essa
abbia forma più di semplice istoria , che di
lettera indirizzata ( come pensereste di fa-
re ) al signor abate Conti o ad altro de' vo-
stri amici > perocché io non dubito che in
qualunque modo vi risolviate di scriverla ,
non sia per riuscire a proposito , quando
vogliate in ciò adoperare quello studio e
quella diligenza , che la cosa merita ; alche
fare potete prender tempo questi mesi di
Vacanza , ed anco più se vi farà bisogno ;
né forse sarebbe male che , avendo voi fat-1
te queste esperienze colla direzione e l'as-
sistenza del vostro maestro , il signor dot-
tor Zanotti > con esso lui ne conferiste la
relazione , e ne sentiste il parere . Né la-
scerò a tal proposito di dirvi che qui è pa-
ruto alquanto strano che , avendo voi scrit-
to di costà quasi a tutti gli amici vostri di
Bologna , non abbiate per anco indirizzati
due versi a lui , che al mio parere non do-
veva esser l'ultimo a riceverne ; e tutti noi
( fuorché egli stesso ) ne abbiamo fra noi
ragionato non senza qualche meraviglia . Ma
forse voi gli avete scritto a quest' ora , o
tra poco il farete > e son certo che a qua-
C 5 lun-
J
06 L E T T E n É
luaqud tempo ciò siegua , gli sarà somma-
mente caro ; perciocché egli vi ama e vi
stima più che mai, e chiede ed ascolta vo-
lentieri novelle di voi , leggendo e rileg-
gendo le vostre lettere, le quali io faccio
vedere a lui, siccome agli alni amici co-
muni . Ora tornando alle speri enze , ben
debbo pregarvi che vi piaccia, quando le
avrete stese , in qualunque forma ciò sia ,
di darle a me , acciocché io le mandi al
cavaliere Dereha'm , che è quello che
le ha richieste , e ne ha scritto alla So-
cietà regia ; il che avendo fatto , strana
cosa parrebbe che andassero colà per altre
mani che per le sue ; quando pure non m'or-
dinaste di scrivergli , in luogo di risposta
alla domanda che egli me ne ha fatto (la
quale anco in quest'ultimo ordinario mi ha
replicata ) , che avendo voi contratto con
altri lo stesso impegno , la Società le averà
per quella strada . Io aveva proposto ( non
con altro fine che con quello della facilità e
della sollecitudine) che lo scriveste in vol-
gare, in capitoletti corti, distile piano, e
a maniera d'un nudo e secco racconto, ma
con tutte le circostanze ; nò solamente avrei
sti-
Inedite. 3g
stimato bene che riferiste quelle , che vi
erano riuscite secondo l'aspettazione e a
tenore dei principi newtoniani, ma ezian-
dio i tentativi, il successo dei quali pare-
va contrario a questi principj, notando ad
un tempo stesso le imperfezioni degli stru-
menti o le altre cagioni, per le quali l'esi-
to non aveva corrisposto a quel sistema .
Veggo con tutto ciò che lo stesso si può
fare in uno scritto, che abbia forma di let-
tera, e così in latino come in volgare, se
non die vi bisognerà più tempo. Or fate
dunque come più vi piace , mio caro sig.
Francesco o costì o in villa presso il sig.
conte Vezzi, o pure al vostro ritorno in
Bologna: ma forse è meglio cominciar co-
sii , e compiere in Bologna col consiglio del
signor Zauotti . 3Vla di ciò abbastanza . Io
vi ringrazio senza fine delle novelle , che
ani avete date, e di voi stesso e de'comu-
ni amici di Venezia, ed anco del inondo,
tratte dalle gazzette di Olanda . Solamente
non avrei voluto vedere, nel proposito di
queste ultime, un periodo nella vostra let-
tera , il quale sebbene è assai circospetto ,
tuttavia pizzica di quelle materie , di cui
G 4 non
^o I-j r. t t E n e
non si vuol parlare e molto meno scrìve-
re . Mi è stato caro il sonetto in lingua ve-
neziana, ma molto più il vostro, il quale
è piaciuto eziandio al signor dottore Fran-
cesco , al signor Giampietro e agli altri , che
lo hanno udito . Si è detta qualche burla
sopra le passioni d'animo espresse nel so-
netto , e sopra il dono destinato , che ne
è l'argomento. Io tuttavia dopo aver letta
alla conversazione astronomica la vostra let-
tera , ho dato d'un tratto di penna al no-
me della dama, di cui si parla, per poter
serbar la lettera , che troppo per altro mi
è cara, come tutte le cose vostre lo sono.
Ben si sa che i poeti si fingono in capo
amori e gelosie e crudeltà ed altre cose tai
die vanno insieme , per avere argomenti fe-
condi da poetare; si sa ancora che i doni
alle dame non si fanno sempre per amore ,
ma il pili delle volte per gentilezza; nulla
di meno in una lettera, che può andare
sotto gli occhi altrui, non si vuol mettere
alcun nome vero, ove trattisi d'amore an-
corché poetico e finto. Del sonetto dicovi
di nuovo che mi è piaciuto, siccome quel-
lo che è ben condotto con unità di argo-
mento
Inedite. /yi
mento dal principio al fine , e con locuzio-
ne leggiadra e poetica. Io ve lo rimando
in originale, e nel rovescio della carta tro-
verete che l'ho ricopiato quasi senza alcu-
na mutazione. Non vi dia fastidio tal pie-
tale in voi dimora , che sta benissimo , e
piace anco al signor dottore Zanotti . Nel
quarto verso non mi piaceva che poi sape-
te usarlo , e vedrete come ho accomodato .
Ho anco stimato meglio loquace augel , seb-
bene felice stava bene anch'esso. Ho scrit-
to dunque e 'sporravvi nell'ultimo verso , ma
se a voi meglio paresse onde e sporravvi ,
come stava, non ho che ridire. Le altre
piccole mutazioni le vedrete e le seguire-
te, se vi piacerà, come quella dell' unde-
cimo verso: Ne piacer vi potrebbe il duol
che in ange , per isfuggire il Ned avesse pia-
cer ; che poco è usato il JSed , comechè sia
della lingua; Ma se a voi dà nell'umore,
e voi mettetelo ; e scrivete ancora lacrime
per lagrime , e aria per avria , e penser
"per pensi er ; poiché veggo che vi andate tra-
sformando tutto nel vostro Bembo, non pu-
re nelle parole e nelle forme di dire , ma
eziandio in quelle dello scrivere . Vorrei
che
4z L r. t t r. n r.
che avvertiste , ove trattasi di argomento
dolce e tenero, a non impegnarvi , per quan-
to è possibile , in rime aspre, siccome lo è
quella in arto che avete usata ne' quader-
ni ; perocché la raccoppiata con altra con-
sonante è più acconcia alla forma di poe-
tare, grave e forte, che alla umile e piana
e soave. Ma coteste ed altre bagattelle lo
studio e la sperienza vi andrà insegnando,
se pur venete esercitarvi nel poetare, al
che non posso che animarvi e confortarvi ,
non lasciando tuttavia di pregarvi insieme
a non abbandonare gii altri studj ; giacché
si maraviglioso talento avete per tutti. Or-
sù io vi scrissi che l'altro jeri i padroni di
vostra casa mi parlarono del cammino , che
vorreste nella camera dove ora abitate ; il
che io già sapeva; perchè un'altra volta me
ne avevano fatto motto , ed io mi era
scordato di scrivervene . Mi parve perico-
loso per la vostra salute il far fuoco ove dor-
mite ; ma ora mi dicono che pensereste eli
dormire nell'altra stanza vicina, dove abi-
ta di presente il Francese. Ora volete voi,
mio caro sig. Francesco, cancan i dell' af-
fìtto di uà' altra stanza? Io non ho che di-
re
Inedite. jfó
re , se lo volete ; e farassi quello che vi
piacerà, ma guardate che ad altri e a voi
stesso non paja poi soverchio ; mentre ave-
te senza questo il fuoco cosi vicino nella sa-
letta. Tuttavia comandate quel che più vi
piace . Mi scordai di scrivervi che il di
de'ig. si era fatta l'osservazione di venere
coperta dalla luna in pieno giorno , e si era
vegliato buona parte della notte . Si vide
benissimo venere andarsi nascondendo pri-
ma col corno settentrionale , e poscia col
meridionale , e quindi tutta sparire ; né fra
tre osservazioni , che si fecero del suo to-
tale nascondimento da tre osservatori, vi
fu divario d'una seconda di tempo . L'emer-
sione non si potò osservare con egual esat-
tezza; perciocché la luna essendosi di mol-
to avvicinata all' orizzonte mal si distingue-
va. Si pranzò quel giorno col signor capi-
tano Marchesi col sig. dottore Zanotti e col
signor Eustachio , e ciascuno bevve alla sa-
lute del gentilissimo signor Checco , il qua-
le era il solo che mancasse a compiere la
nostra contentezza . Non potreste credere
quanto tutti vi amano, e quanto spesso di
voi ragionano . lo no , che non vi voglio pun-
to
44 L E T T E U E
to di bene . Ma sentite questa , che è und
gran nuova . È venuta da Ilenia la tradu-
zione delle famose osservazioni e teoriche
del Bradley . L'abbiamo letta . Yi giuro che >
se queste cose sono altrettanto salde e ben
fondate, quanto pajono a prima vista, l'a-
stronomia non ha scoperto nulla di più ma-
raviglioso . Ci pareva nel leggere d'aver pre-
sente il nostro Checchino , e di vederlo sal-
tare fremere e urlare : Viva Bradley . Ma
per Dio in due ore di esamina che si fe-
ce dell'argomento, per cui egli prova che
il moto successivo della luce combinato con
quello della terra nella sua orbita , debba
far apparire de' cangiamenti di luogo nelle
fisse, la cosa non ci potò entrar in capo>
e partimmo tutti persuasi che non debba
far nulla. Io poi fantasticando da me stes-
so credo d'aver trovato, che veramente deb-
ba far qualche cosa > applicando all'ottica
tin principio meccanico , che nort so esser-
vi stato ancora applicato , e che Bradley non
pare che vi applichi ; ma credo insieme che
se tal principio può veramente aver luogo
in questa faccenda , gli errori delle fisse
debbano andare tutto a rovescio di quello
che
Inedite. 4S
elie vanno secondo la teorica dell'autore,
la quale egli conferma con un maraviglio*
so consenso di osservazioni. In somma biso-
gna che io ci pensi un poco più , e per
ora sospendo ogni giudici© , e priegovi a
non far motto a chi che sia di questo po-
lso che ve ne ho scritto ; perciocché non
sono ancora in istato di giudicarne . Veg-
go bene la grande esattezza, con cui egli
ha osservato, e certamente che che sia del-
la sua teorica, panni che dobbiamo avergli
grand'obbligo per aver chiarito come stia
il fatto intorno agli errori delle fisse in de-
clinazione; perocché degli altri in ascension
retta ( i quali soli noi abbiamo qui osserva-
to ) non ha detto nulla ; ma si può vedere
quel che dee seguirne ne' suoi supposti, e
si vedrà tra poco ; perocché io mi ci vo-
glio mettere da dovvero per quanto potrò t
e ne avrò il tempo ; e basti di ciò . Il sig.
Marinoni ha scritto a mio fratello Gabrie-
le, commettendogli di riverir in suo nome
tutti gli astronomi di questo osservatorio ,
e nominatamente il signor Algarotti . Ne
vuol ella di più per testimonianza che egli
la stima , come ella merita, e che furono
va-
^6 Lettere
vanissime ombre quelle, che le passarono
per la niente? Orsù ho io altra cosa da sog-
giugnere ? Panni che no , se non che deb-
bo pregarvi a riverir senza line in mio no-
me S. E. il signor conte Vezzi , presso di
cui mi do a credere che voi ora vi ritro-
viate nella sua villeggiatura , argomentando-
lo ancora dal non aver ricevuto da voi in
questo spaccio alcun avviso che vi sia giun-
to l'involto speditovi con le passate. Or
dunque state sano ed allegro , caro amico
e signor mio, e non mi lasciate mancar vo-
stre lettere , quando con comodo vostro lo
possiate . Tutti i vostri amici per mille vol-
te vi salutano . Addio .
•0*0*0*
*o*o*
•o*
Inedite. /tf
XI.
Bologna io. ottobre 1729.
I /uando io non vi scrivo a lungo, do-
vete tener per fermo che il tempo me ne
manca ; non essendovi cosa in cui io trovi
maggior piacere , che nel trattenermi con
voi per lettere, toltane quella «li farlo in
persona , il che facendomi voi sperare in
brieve , non ho che desiderare di vantag-
gio.
Vi ringrazio , mio caro sig. Francesco ,
che mi abbiate esaudito scrivendo al signor
dottore Zanotti, benché debbo credere che
a ciò vi sareste mosso da voi stesso per la
conoscenza, che avete non meno di quan-
to egli melila, che di quanto vi stima e
vi ama. Egli si trova ora in letto colle feb-
bri terzane , o più tosto in convalescenza
delle febbri, che cominciano già a lasciar-
lo. Son certo che la vostra gli sarà stata
cara oltremodo , e lo farà guarire del tutto -
Subito si darà ordine che il cammino da
voi
48 Lettere
voi bramato si faccia , essendo già partito
il Francese da alcuni giorni .
Delle scoperte del Bradley dicovi in brie-
ve , che io srimo aver egli trovata la vera
legge delle aberrazioni delle stelle .fisse, cioè
l'ordine e i tempi, nei quali sieguono , e
ne' quali s'aumentano, e diminuiscono, e
le sue osservazioni nelle altezze confronta-
no colle nostre nelle ascensioni , assai da
presso . Ma quanto alla teoria , per cui egli
le spiega, conviene sospendere ogni giudi-
zio . Per me non ne sono ancora ben per-
suaso , e veggo che altri ancora non se ne
appagano . O quanto ne parleremo al vo-
stro ritorno ! Penso di scriver su ciò qual-
che cosa con far tutto l'onore a' vostri In-
glesi , parlando solo di Ciò che vi è di buo-
no e di certo nella sua invenzione , e ta-
cendo quello di che ancora può dubitarsi .
Ma voi non vi scordate poi che si aspetta
la relazione de' vostri esperimenti newtonia-
ni, i quali mirallegro che spieghiate e fac-
ciate vedere a così dotti signori, come il
signor conte Vezzi il signor Fabris e il si-
gnor abate Muazzo. A tutti questi vi prie-
go di portare i miei rispetti, e a questo
ul-
Inedite. /jg>
ultimo un distinto ringraziamento por l'ono-
re, che egli mi fa senza conoscermi se non
sulla vostra parola ; che certo tutto viene
dall'avergli voi cortesemente parlato dime.
Mi è stato carissimo l'avviso della come-
ta, e ve ne ringrazio oltremodo ; ma le co-
mete , che richieggono tubi di 20. piedi
per esser vedute, non si scoprono che per
puro accidente . Noi non ne abbiamo avu-
to alcuna contezza prima di questa, e ora
sarebbe inutile cercarla, dovendosi ciò fa-
re per tutto il cielo quanto egli è grande.
Ma che fatica avete voi presa di trascriver-
mi quell'intero editto! Ve ne ringrazio per
l'amore, che vi ha mosso a parteciparmi
questa ed altre novelle ; se pure non ci ha
anco avuta colpa un poco d'astio contro i
decreti di lioma , del quale dovreste pure
una volta esser guarito nella conversazione
di Narvesa , che tanto è rassegnata a' me-
desimi .
O mio caro signor Checco ! Io sono pu-
re stracco dalle fatiche fatte a' giorni pas-
sati, rispondendo a tre o quattro scritture
in materia d'acque fra le quali una di 22.
fogli . Non ne posso più , ed ora che è in
To: XI. D Bo-
So Lettere
Bologna di passaggio il p. abate Grandi mi
si affollano altre brighe. Il peggio è che
tra non molto credo di dover partire per
Lucca in altra piccola commessione . Ve-
nite dunque, che io vi vegga prima dipar-
tire. Tutti vi aspettano per abbracciarvi,
e per mille volte ti salutano . Statò sano
ed allegro, comechè mi scriviate mancar-
vi qualche cosa costi di ciò che costituisce
parte della felicità umana, né vorrei che
ne trovaste anco di troppo al vostro ritor-
no in Venezia . Però fate che sia brieve ,
e tornate qui dove meno lo bramerete , per-
chè meno ne avrete comodo e speranza .
Addio .
*o*o*
Inedite» 5ì
XII.
Lucca 16. novembre 1729.
IN questa mia nojosa stanza di Lucca è
venuta a trovarmi e a ristorarmi alquanto
dal tedio delle presenti mie occupazioni la
dolce e cara lettera vostra de'a. corrente,
la quale, comeché sia di pochi versi, con-
tiene tutto quel più che io potessi deside-
rare ; imperocché quando il mio caro sig.
Francesco esano ed allegro , e quando egli
promette di venir quanto prima a veder-»
mi , che altro più mi resta a bramare? Nul-
la certamente, fuorché l'adempimento del-
la promessa, che io non metto in dubbio;
e con questa speranza mi sostengo e con-
solo lino che io torni a Bologna , per do-
ve io sono oramai sulle mosse, e dove io
tengo per fermo di trovarlo al mio arrivo ;
anzi egli vi è forse a quest'ora e mi aspet-
ta, sgridandomi della tardanza, e stringen-
do e gravando me di quella sollecitudine
C.he io da lui richieggio . Orsù non più dun-
D 2 quo
Ìì2. Lettere
que di questo, e fra poco il rimanonte d
Locca. Jo faccio un conto che voi dopo
san Martino , giorno in cui mi avete più
Tolte detto che costì si mangiano i gnoc-
chi, ve ne torniate a Venezia. Tre giorni
vi do di tempo per congedarvi dagli ami-
ci letterati, come a dire dall'abate Conti,
dal p. Lodoli , e che so io ? Tre altri ve
ne concedo per gli amici geniali , voglio
dire quelli, co' quali si ha confidenza di
qualche amoretto, (mettiamo della Chiaret-
ta, e sia detto solo a cagion d'esempio)
tre altri poi per gli amoretti stessi ; giacché
questi si confidano bensì agli amici , ma es-
si non se ne chiamano a parte , e si voglio-
no far segretamente tutte le convenienze
di tal sorta; il che tanto più vi si deve con-
cedere , quanto più ne mostravate voglia
nelle prime, che mi scriveste di Narvesa,
nelle quali spiegavate mancarvi qualche co-
sa di ciò che costituisce la felicità umana.
Tre giorni dunque per questi ancora. E
poi , che diamine volete di più ? Voi ne ave-
te abbastanza per un altro anno , o per lo
meno fino all'estate, tempo in cui suol tor-
nare il pizzicore di andar a Venezia . Rac-
co-
Inedite. 55
cogliendo le partite , e facendone la ragio-
ne, io trovo che verso il di io. di questo
mese voi vi mettete in viaggio ; e siete in
Bologna, a tardar molto, verso li 25. , ver-
so il (mal tempo penso d'esservi anch'io,
e forse prima. Non mi mandate dunque
in malora un calcolo così faticoso , e fatto
con tutte le regole dell'arimmetica e dell'al-
gebra, ma veniteci, veniteci una volta , se
non siete già venuto; e non mi rendete
colla vostra assenza più no/osa la patria di
questa benedetta Lucca, d'onde non veg-
go l'ora di spedirmi, solo per abbracciarvi
e per trattenermi con voi . Orsù addio , mio
caro signor Checco ; che il tempo mi man-
ca, ed io non cerco che sbrigarmi di qua,
e perciò non voglio impiegarne di soverchio
né pure nello scrivervi , che è il maggior
piacere che io provi . Addio .
*o*o*
D 5
54 Lettere
XIII.
Ravenna 29. settembre iy3i.
J.NCREDIBIL piacere ho preso dalla lettura
de' vostri bei versi, né saprei dirvi quanta
parte di esso io debba riconoscere dalla lo-
ro vaghezza ed eleganza, e quanto dall' amo-
re che verso me avete dimostrato nell'in-
dirizzarmeli ; così peri' una e per l'altra ca-
gione mi sono stati oltremodo cari. Come-
chè la presente lontananza mi privi della
vostra conversazione, debbo in qualche mo-
do compiacermene; perchè largamente me
ne ricompensa facendomi godere per sì fat-
to modo di quello, che trovandomi con voi
non avrei goduto ; perciocché io credo che
stando amendue in Bologna, non vi sareb-
be mai caduto in pensiero di inviarmi una
lettera in versi. Io dunque ve ne rendo
mille e mille grazie, e ne attendo alcun'al-
tra prima del mio ritorno costà; poiché que-
sto non seguirà che intorno alla metà d'ot-
tobre. Ma che è quello ch'io sento di voi
da
Inedite. 55
da voi stesso? Voi vi dolete dunque ora
di ciò che mostravate di non curar punto?
Desidero in questo la fermezza e la costan-
za dell'animo vostro , e mi giova credere
che abbiate preso a lamentarvi sopra un
amore non corrisposto , per avere più lun-
go tempo di esercitar il vostro ingegno ,
imitando il linguaggio d'una passione, sen-
za di che per avventura non avreste poe-
tato con tanta dolcezza , nascendo questa ,
più che altronde, dal ttuòos. Sebbene voi
sapete che apprezzabili sono le poesie , ove
in esse anche senza passioni si esprima e
si imiti 1' >)$os , come adir il costume d'un
giovane schifo e severo, qual vi siete voi,
e lontano da coteste novelle d'amori e di
galanterie. Perchè io aspetto ora un'altra
pistola poetica piena di gravità e di mora-
lità, e che imiti non una fìnta passione,
ma il vostro vero costume. Ora di ciò ab-
bastanza. Io so che voi siete ora tutto nel-
la geometria e nell'algebra. Se io me ne
compiaccia, lascio che lo pensiate voi stes-
so, che potete ricordarvi quanto io vi ab-
bia commendato sì fatto studio. In niuna
cosa può maggiormente perfezionarsi , e per
D 4 niuna
56 Lettere1
niuna strada più rendersi noto al mondo
cotesto vostro straordinario talento . Ringra-
ziatene dunque non pure in vostro, ma an-
co in mio nome chi per essa vi è scorta
e guida , dico il nostro sig. dottore Fran-
cesco Zanotti , al quale aggiugnerete mille
saluti per parte mia, e starete sano , tenen-
domi raccomandato nella buona grazia vo-
stra.
Inedite. 5j
XIV.
Bologna 6. maggio ìféz.
O
mio caro signor Checco , in qual do-
lorosa congiuntura siete voi tornato alla pa-
tria ! a vedere stentare e poi morir final-
mente il vostro dolce ed amabile fratellino,
che tanto vi dovea esser caro , quanto quel-
la età e quell'indole e quella innocenza me-
ritava, e quanto lo stesso vostro dolor pre-
sente , e il passato affanno della sua malat-
tia fa manifesto. Yi giuro che questa no-
vella mi ha trafitto il cuore, né a me so-
lo, ma a tutti e tutte di mia casa è stata
amarissima; né vi dico che la pura verità,
dicendovi che per fino la Viola ne piagne
per amor vostro. Voi vi ricorderete quan-
te volte io vi richiedea qui in Bologna di
Jui , che sebbene, mai non lo avea veduto,
pure lo amava a riguardo vostro, che pa-
reami vedere in lui un angioletto , quale
eravate voi quando prima ci compariste ;
anzi mi sono talvolta lusingato che dopo
58 L E T T E R E
la vostra partenza di qua egli venisse a far-
vi, come voi , i primi suoi studj, e mi an-
dava consolando con tale speranza della per-
dita, che di voi abbiamo fatta. Ora io noi
vedrò più certamente , e già poco ancora
posso sperare di riveder voi . Che altro dun-
que mi resta che no/a e tristezza, la qua-
le duri finche durerà la memoria di voi,
cioè a dire finché io viva? Io scrivo, co-
me voi vedete, senza alcun riguardo al vo-
stro presente dolore , nel quale se io mi
dassi a credere di poter consolarvi, prima
avrei cercato di consolare me stesso ; ma
sento che noi posso , anzi panni che né pu-
re il voglia, giovandomi di correr la me-
desima sorte, e di essere tristo o lieto se-
condo che voi lo siete ; benché tristo trop-
po facilmente si può , lieto non credo di
poter esser mai , stando da voi lontano . Or
che dirò dell'affanno , che a voi verrà gran-
dissimo dulie lagrime della sconsolata sig.
vostra madre e del degnissimo signor Bo-
nuomo e della giovane sposa , la cui alle-
grezza per le vicine nozze viene da un sì
funesto colpo amareggiata e rivolta in pian-
to . Certo pietosissimo ò il caso loro ed il
vo-
Inedite. 5g
vostro , e quello eziandio del nostro dotto-
re Francesco , la cui presenza vado fra me
pensando se possa accrescervi o scemarvi
il dolore , né so ben dirlo ; perocché aman-
dovi egli teneramente , non so in una tan-
ta cagione di angoscia quanto possa giova-
re esser saggio , e a voi , riamandolo come
fate, temo non possa nuocere veder pian-
ger con voi anco i saggi . Io mi credo che
madama , a cui oggi sarà giunta la mala
novella, sia inconsolabile . Io era stato alcu-
ni giorni sono per vederla , e perchè non
la trovai , e pur seppi che mi aspettava ,
vi tornai giovedì passato . Che posso dirvi?
Per due ore che mi vi trattenni , non si par-
lò che di voi e della disgrazia che le vo-
stre lettere pur troppo facevan temere vi-
cina. Io tornerovvi il più tosto che mi
fia possibile ; che son certo sarà a lei di
qualche sollievo lo sfogarsi meco nel suo
dolore , e a me il sentire quanto ella vi
compatisca e vi ami . Al signor Giampietro ,
al signor Eustachio e agli altri amici tutti
dirò quanto mi avete imposto. Essi stava-
no in una penosa aspettazione della trista
nuova che avranno, né si parlava fra noi
d'ai-
Co Lettere
d'altra cosa. Vi giuro che è una desolazio»
ne il vederci dopo la vostra partenza , e
più dopo che si era risaputo il travaglio in
cui eravate . Abbiate ajmeno cura di man-
tenervi sano , e portate le mie condoglian-
ze a tutta r onorarissima vostra casa, se pu-
re a voi soffre il cuore di farlo ; che a me
soffre appena di pregar veri e. Io sono anco-
ra in Bologna almeno lino alla metà del
mese. Raccomandatemi al nostro sig. dot*
tore Francesco . Addio .
XV.
Bologna i3. maggio 17S2.
Oara questa l'ultima che io vi scriverò
da Bologna, d'onde ho destinato di parti-
re sabbato prossimo per Ravenna , e poscia
per Roma. Comechè mi rincresca l'allon-
tanarmi dalla patria e dalla casa in questa
età, e nelle indisposizioni alle quali sono
soggetto , nò il saprei bene per quanto tem-
po;
Inedite. Ci
^)o ; meno tuttavia mi rincresce , perchè es-
sendone già voi partito , per cui cagione
questo soggiorno erami più caro, ho soffer-
to in più tempi il dolor di questa separa-
zione, che forse tutto ad un tempo mi sa-
aebbe stato insopportabile. Io, come sarò
giunto in Roma , yi darò nuova di me, ac-
ciocché sappiate ove indirizzarmi le vostre
lettere e i vostri comandamenti . Riverite
intanto il signor dottore Francesco nostro,
da cui con questa medesima intendo di pren-
der congedo , come pure dagli altri amici
tutti. Dite al signor dottore Francesco che
in Bologna è il signor d. Pietro di Marti-
no, che; come egli sa, vi si aspettava , ve-
nutovi a far la pratica nelle osservazioni fi-
siche e nelle astronomiche. Egli è un gio-
vane non pure studioso e intendente , ma
dotto e scienziato, e soprattutto nella geo-
metria e nell'analitica più che mediocre-
mente istrutto . Desidera di conoscere il si-
gnor d. Francesco e di profittare de' suoi
insegnamenti quando egli fìa tornato qua ,
ed io quanto posso il più glielo raccoman-
do. Bramava eziandio di conoscer voi e di
renervi compagnia negli studj , e gli è spia-
ciuto
f>2 Lettere
cinto d'esservi venuto troppo tardi . Io spe*
ro di sentire prima di giugno in Roma dal-
le lettere degli amici qualche novella del*
le nozze , e del vostro viaggio per la Fran-
cia . Non so se sarete ancora del pensiero
di cui eravate, d'intraprender questo viag-
gio coli' occasione del ritorno colà del sig»
cardinale di Polignac , il quale tra pochi
giorni vedrete in Venezia . Io ho parlato
più volte con S. E. , che è veramente un
signore di dottrina e di bontà incompara-
bile. Non ho voluto nominargli la vostra
persona per non impegnarvi a cosa alcuna,
nell'incertezza in cui sono se veramente vo-
gliate e possiate prendere questa occasione
per viaggiare, non sapendo massimamente
se le nozze della signora sorella vostra sie-
no per ultimarsi cosi presto . Voi vedrete
anco in Venezia il signor principe della
Torella, che ci viene alla festa della Sen-
so,, e che pare risoluto di stabilirsi in Bo-
logna , dove ha preso casa nel palazzo Pia-
tesi in faccia all'Istituto. Al signor Eusta-
chio Zanotti comunicherò la vostra lettera .
Jeri si fece la funzione del dottorato del-
la signora Laura Bassi, la quale riuscì de-
co-
I N E t> T T E . G5
cerosissima , essendovi intei venuto iì signor
cardinale diPolignac, oltre il legato e l'ar-
civescovo . Madama colla confessa Maria Ra-
nuzzi furono quelle che condussero la can-
didata al collegio de'dottori, e quindi alla
sala d'Ercole nel palazzo pubblico ove seguì la
funzione . Non dubito che non vi sia manda-
to il libretto de' componimenti stampati in
questa occasione ; ed io sono impaziente <M
vedere il nostro sig. Giampietro, per leg-
ger quelli che mi scrivete d'avergli invia-
ti . Addio, mio carissimo e dolcissimo sig.
Checco . Nella vostra memoria mi racco-
mando .
f>4 L e t t e n
XVI.
Roma 26. luglio ìy'òz.
N
ello spaccio passato, per non lasciare
affatto senza risposta la dolcissima vostra ,
che pur in quel momento mi era pervenu-
ta, in ora assai tarda, vi scrissi brevemen-
te , e mi riserbai di farlo oggi più a lun-
go ; giacché anche senza l' occasione che
me ne avevate data colla mentovata lette-
ra, io stesso era impaziente diromper con
voi il silenzio , il che fino a quel tempo
mi aveano tolto di poter fare le mie mol-
te occupazioni . Io non so tuttavia se ne
pur oggi, con tutto l'agio che ho di scri-
vervi, potrò farlo in modo da soddisfar pie-
namente al mio desiderio , anzi son certo
di non poterlo ; perchè né parlandovi né
scrivendovi non mi ricordo di essermi giam-
mai potuto saziare di voi . Io dunque, uiio
gentilissimo signor Checco , non vi dirò né
di amarvi , come sempre ho fatto, né di de-
siderare l'amor vostro; perchè del primo
panni
I jV F. I> I T E . 65
panni di poter comprendere dalla vostra
che siate assai certo , e il secondo nasce
da quel primo per necessità . Prenderò piut-
tosto queste due cose come ipotesi , o vo-
ciarli dire come assiomi o postulati , che
debbono esser, come sapete, di eterna ve-
rità, e per me non sarà mai che noi sie-
no ; da che voi dedurrete facilmente come
corollario, che se io ho lasciati passare og-
gimai tre mesi senza scrivervi , <Woi za con-
chiudere che io non l'abbia potuto . E ac-
ciocché voi non abbiate a far meco all'in-
contro un simile ufficio di scusa, per non
avermi scritto dal canto vostro , sappiate
che io largamente ve ne ho per iscusato ;
jnercecchè n^ voi sapevate con certezza qual
fosse di mano in mano il mio soggiorno
per questi tre mesi, nò quando l'avete sa-
puto avete indugiato un momento a scri-
vermi, di che ho grado all'amor vostro,
e quanto posso il più ve ne ringrazio, e
mi vi dichiaro tenuto. Passerò dunque a
rallegrarmi con voi che dopo il funesto ca-
so della perdita del vostro amabile signor
fratello abbiate avuto il contento delle noz-
ze dell' eccellentissima signora sorella vo-
Xo: 2sl. E stia,
66* Lettere
Stra , e che l' elozione elei serenissimo Do-
ge, seguita frattanto, abbia dato a voi ed
al nostro dottore Francesco un si nobile ed
augusto spettacolo; delle quali cose quante
volte ho sentito parlare, tante mi ha pun-
to invidia verso il dottore Francesco che
con voi vi si è trovato ; comechè questa in-
vidia sia caduta più sopra il godere che egli
ha fatto la vostra dolce compagnia , che so-
pra le cose dall'uno e dall'altro vedute.
Mi rallegro eziandio del piccol viaggio da
voi fatto aggiorni passati a Verona e a Vi-
cenza, e son certo che nell'una e nell'al-
tra avrete trovato di che compiacervi per
le bellissime antiche e moderne fabbriche,
e per gli uomini letteratissimi che vi sog-
giornano . Con ciò avrete anco potuto tol-
lerare più riposatamente il ritardo del viag-
gio di Parigi , al quale molto bene avete
fatto a non esporvi senza compagnia ; né
questa è facile a trovarsi quale a voi biso-
gnerebbe , e conviene attenderne a bell'agio
le occasioni . Intanto avrà bene la vostra
nobilissima patria di che trattenervi, mas-
simamente avendovi tanti e tali amici, e
potendo godere della loro conversazione sen-
za
Inedite. 67
za cercarne altrove delle più apprezzabili >
a gran rischio di non trovarne in alcun luo-
go del mondo . Avete oltre il degnissimo
signor conte Vezzi vostro zio , il sig. aba-
te Conti, il signor dottore Fabbri, e tanti
altri che vi amano e vi stimano, a' quali,
se è vero ciò che fu scritto , si è aggiun-
to il sig. principe della Torella , che non
dubito non vediate spesse volte e non ne
siate veduto ben volentieri, come lo era-
vate in Bologna . Ma io mi era quasi di-
menticato di rallegrarmi con esso voi di
quello che più lo merita , voglio dire dell'
elezione dello stato a cui la provvidenza
per vie non intese e non pensate quasi ne-
cessariamente vi chiama , che dee esser quel-
lo dell'ammogliarvi. Ammogliatevi dunque,
sig. Checco mio , ammogliatevi > fate pre-
sto. Noia sentite voi che la natura con dol-
ci , ma altrettanto pungenti stimoli a ciò
vi spinge e vi sprona , e quasi a forza vi
costrigne ? Oh , direte voi , come sai tu co-
testi segreti della natura . Io vi veggo gio-
vane bello dilicato , amico del bel sesso :
che altro può volervi per conchiudere che
siete in caso di prender moglie , e che an-
E a zi
GS Ti r. T T E R E
zi ne avete Insogno? Via dunque, io che
vi consigliai a metter il collarino, vi con-
forto ora a deporlo, e a prender quella ri-
soluzione a cui quasi da un consenso taci-
to della natura e delle contingenze della
vostra casa siete chiamato. Ma di ciò ab-
bastanza ; perocché né io son quello che
mi impacci di dar consigli, uè voi che sie-
te saggio avete uopo di cercarne . E tanto
meno debbo io darvene sul particolare di
prender moglie , quanto col ciò fare ver-
rei troppo a pregiudicarmi , togliendo a me
stesso quel piccolissimo e fievole avanzo
di speranza che pur mi resta di avere an-
cora a rivedervi . Non credereste quanto
siasi questa risvegliata da alcune poche pa-
role della vostra lettera , nelle quali non
mi escludete affatto da tal lusinga, mostran-
do che vi sia cara la ricordanza della no-
stra conversazione di Bologna, e specialmen-
te del soggiorno che si faceva alle acque
con voi e coirli altri amici . Chi sa che non
vi prenda un giorno anco uno di que' vo-
stri entusiasmi di dar una improvvisa scap-
pata a Bologna? Chi sa che ciò non succe-
da anco in quest'anno al tempo delle vii-
Ie«-
Ineditek 6g
foggiature? che voi non veniate a sorpren^
der me , o piuttosto io a sorprender voi
col dottore Francesco col signor Giampie-
tro col signor Eustachio, e per dir tutto >
ancora con madama, ulle acque? Imperoc-
ché non dovete metter in dubbio che quel*-
la casa non sia tanto vostra quanto ile mia >
e che arrivandoci non siate sempre il ben
venuto e l'aspettato , ancorché io non ci
fossi; che giù tutti di mia casa ne hanno
da me istruzione , ed anco senza averla san-
no che dee sempre esser aperta per voi »
Io ne ho scritto , tre giorni sono , al dot-
tore Francesco , pregandolo a scrivervene
anch'esso, acciocché da ogni parte sappia-
te che quando vi piacesse di prender tal
risoluzione , non avete bisogno di metter
sopra ciò alcun concerto , non potendo ve-
nire ad alcuna ora che non rendiate con-
tento e me e tutti del rivedervi . Oh , mi
replicherete voi forse, ci sarai tu al tem-
po delle villeggiature in quest'anno? Mai
sì che io spero di esserci , e ci sarei e più
presto e più volontieri , se sapessi che voi
ci-doveste essere , e finalmente quando non
ci fossi, potrei arrivarci, e quando non ci
E 5 ai>
f}ò Lettere
arrivassi, sempre mi sarebbe di un sommo
piacere il sentire che voi ci foste. Sicché
bacine pur voi a dir da dovvero divenirci,
nò vi prendete altra cura; che io prende-
rò tutte sopra di me le altre . Ora passia-
mo a'vostri studj , e a'bellissimi componi-
menti poetici, de' quali tanto il sig. Giam-
pietro quanto il dottore Francesco mi scri-
vono sì spesse volte , e con tanto applauso ;
nel che mi recano il maggior piacere del
mondo , senza darmi tuttavia di che mara-
vigliarmi , non sapendo io immaginar cosa
sì bella , nò sì eccellente , che da quel vostro
divino ingegno , non debba aspettarsi . Io
so che avete fatto un bellissimo sonetto ali*
abate Conti , e voglio ad ogni patto veder-
-lo. Mandatemelo, ed accompagnatelo con
molte altre cose vostre, acciocché quando
gli Zanotti e Ghedino e Fabbri e tutti gli
altri ne godono a tutto pasto , io non ab-
bia ad esser quel solo che ne rimanga a
digiuno . Datemi eziandio novella degli altri
studj; perocché non credo che questo so-
lo vi tenga sempre occupato . Per dirvi ora
qualche cosa dime, io ^r imo dover tratte-
nermi ia Roma per tutto agosto, o certa-
mente.
Inedite. 71
mente non credo di poterne partir prima.
Ho trovati qui alcuni miei vecchj amici ,
e molti ne vado facendo di nuovo , né il
merito è così raro in questa città , come
comunemente si crede , avvegnaché non sia
sempre conosciuto né premiato . Ma gli af-
fari , e più di questi le convenienze mi am-
mazzano . Voi mi vedreste girare per Ro-
ma con un parrucchino alla moda , col col-
larino bene stretto , con manichetti corti e
lindi , con abito talare attillato alla mia bel-
la vita, che in somma pajo il dio d'amo-
re che abbia presa la prima tonsura . La
barba si fa ogni due giorni, le riverenze
sono misurate e in cadenza. Volete altro?
Voi non mi riconoscereste a prima vista
per quel goffo e per quel poltrone che so-
no la mercè di Dio . Vado ridendo da me
come un matto di quello che voi direste ,
se ci capitaste , e guardo per le strade a
vedere se io vi incontro. Ma il malanno
è che questo genere per me affatto nuovo
di vita , mi obbliga a qualche soggezione
nel mangiare, come a non cenar quasi mai,
e a bever sempre acqua , altrimente non
ci starei sano, massimamente da che pati-
E 4 sc0
72 Lkttere
sco di bruciore d'orina, che mi rende tal-
volta intollerabile la carrozza . Io vi ho con-
tate di me tante cose per saperne all'in-
contro qualcheduna di voi . Pretendo che
mi scriviate alcuna volta, come io farò a
voi , quanto potrà essere senza vostro scon-
cio. Emaldi molto vi si raccomanda. Io lo
vidi in compagnia d'un signor abate Teoli
che vi conosce e vi ama , e caramente vi
saluta. Egli vi conversò in Roma quando
ci veniste in collegio, e fin d'allora prese
giusto concetto del vostro gran talento . An-
co col sig. senator Bovi ambasciatore nostro
di Bologna ho fatta dolce menzione di voi ,
di cui ha infinita stima . Il padre maestro
del sacro palazzo non l'ho per anco vedu-
to. Con altri ancora si è ragionato di voi,
ma chi può ricordarseli tutti? Voi fate di
attendere a star sano, e a volermi bene,
e al signor conte Vezzi, al sig. abate Be-
canati, al signor abate Conti, al sig. dottore
Fabbri raccomandatemi senza fine, ma so-
pra tutti a voi stesso, che fin di qua strin-
go ed abbraccio con Uitto l'affetto . Addio.
Inedite. j3
XVII.
Roma 16. agosto l'j'òz.
vjomincio il mio dispaccio d'oggi dal ri-
sponder all' umanissima e dolcissima vostra
de 3. corrente, acciocché quando per le al-
tre lettere mi mancasse il tempo (che mol-
to oggi debbo scrivere ) per questa almeno
non mi manchi; e in piimo luogo vi rin-
grazio quanto più so e posso della fatica
presavi di scrivermi così a lungo, conoscen-
do in ciò l'abbondanza dell'amor vostro e
la cura , che vi prendete di saziare colla
vostra lettera quella brama, che sapete aver
io ardentissiina di vostre novelle > nel che
tuttavia non dovete , mio caro sig. Chec-
co , guardar tanto al mio desiderio , che
perciò vi prendiate soverchio disagio ; pe-
rocché quello è insaziabile ed infinito, e
perciò indiscreto , ne mai si chiamerà con-
tento sebben mi scriveste un quinterno di
carta pienissimo; ma un altro desiderio è
pur in me, che combatte con quello, ed
è di
74 Lettere
è di non dare a voi troppa noja, e dinoti
togliervi da' vostri divertimenti, e molto me-
no dagli studj , a'quali con tanto mio go-
dimento vi veggo tuttavia e più che mai
inteso . Ma lasciando ora mai questo esor-
dio, che comincia ad essere troppo lungo,
dirovvi che mi è stato d'infinito piacere il
sentirvi in Padova, nobilissima e letteraris-
sima città, e piena di grandissimi uomini,
e della quale io non saprei trovare la più
adattata per farne vostra stanza e soggior-
no , quando questo non dovesse, come do-
vrà, essere nella vostra inclita patria Vi-
negia , di cui, comechè non vi mostriate ora
così contento come lo eravate , mentre vi
si trattenne il nostro dottore Zanotti , tut-
tavia non vi credo poi cosi diverso da tut-
ti gli altri uomini , che sogliono starvi non
solo con piacere, ma eziandio con maravi-
glia, che io voglia dubitare che non siate
per accomodatici; massimamente avendo-
vi oltre gli agi della casa paterna, che
certo altrove non trovereste , tanti dottissi-
mi e degnissimi amici, che colà vi aspet-
tano, e co'quali potrete vivere dolcissima
e giocondissima vita. Io non aggiugnetò a
queste
Inedite. ij§
queste cagioni di dover amare il soggiorno
della vostra patria, quella di potere e do-
vere colà ritrovarvi una bellissima e nobi-
lissima sposa, sì perchè veggo dalla vostra
lettera che per ora non siete troppo incli-
nato a seguire in ciò il mio consiglio , e
quello de' vostri congiunti e degli amici (co-
me per altro son certo che farete col pro-
gresso del tempo ) si anco perchè mi guar-
derei di parlarcene più ; tal minaccia mi
avete voi fatta la prima volta che ve ne
ho scritto . Che certamente l'avermi voi
detto che tal cosa torrebbe a voi il campo
di tornarcene a star alcun tempo in Bolo-
gna, e per conseguente a me ogni speran-
za di rigodervi, dee bastare perchè io mai
più non tenga con voi si fatto discorso , ed
io ora conosco quanto fui malaccorto scri-
vendovene , che non seppi conoscere in
quanto mio danno tornava un tale consi-
glio. Sicché, gentilissimo sig. Checco mio,
mi disdico ora in amplissima forma di quel-
lo che vi ho scritto , e dicovi che farete
bene a non prender altrimente moglie, per
lo meno finché durerà in voi questo buon
desiderio di consolare me e gli altri amici
vo-
yS Lettere
vostri di Bologna colla vostra presenza , il
quale se io dirò di bramare che duri fin-
ché io sarò vivo, non parrammi dimetter
troppo lungo ritardo al vostro ammogliarvi ;
perciocché l'età mia e gl'incomodi che ho
di salute da alcun tempo in qua non mi
concedono di concepire di me troppo lun-
ga speranza. Sebbene si potrebbe forse an-
co trovar rimedio al rivedervi , senza che
ciò mettesse indugio all'accasarvi, e sareb-
be o che voi ci veniste colla novella sposa ,
o che io venissi a trovar voi in Vinegia il
giorno delle vostre nozze . E non credete
voi forse che io ad ogni modo volessi co-
noscerla? Anzi voglio informarla di tutte
le malizie vostre , e dirle che avete delle
amiche in Bologna, e che so io? Ma ab-
bastanza ho scherzato sopra una cosa si se-
ria, e che tanto a me importa, quanto è
quella di rivedervi; intorno a che, sebbe-
ne vado vedendo che poca speranza mi re-
sta che ciò sia per seguire nel prossimo au-
tunno , in cui temo di dover trattenermi
in Roma , nulla di meno acciocché non per-
diate l'usanza di venir a Bologna, vi esor-
to a farlo nel seguente settembre coli' occa-
siono
Inedite. jj
sìone che il principe ci. Carlo passerà di
colà per andar a Parma , e alloggierà a san
Michele in Bosco . Voi avete casa alle acque
a vista dell'alloggio di quel principe . Qual
più bella occasione di questa per veder la
sua magnifica corte, e per godere ad un
tempo gli amici , che nella stessa casa po-
tranno esser con voi quanto a voi piacerà ?
a'quali io porterò di qui una segreta invi-
dia della vostra conversazione , ma questa
invidia ila temprata dal piacere di sapere
che voi vi siate ancora in Bologna, e nel-
la conversazione dei nostri Zanotti di Fab-
bri di Ghedino e degli altri, co'quali sì vo-
lontieri solevate trattenervi , e da' quali sen-
tirò darmi novelle di voi . Echi sa che io
ancora ( perocché le cose potrebbono con-
tro la mia aspettazione cangiarsi ) non so-
pravvenga a trovarvi colà, e non vi faccia
una improvvisa sorpresa ? Sicché a voi sta
di vedere se colla soddisfazione de' vostri
signori di casa, e senza pregiudicio degli
studj intrapresi in Padova, possiate fare co -
testa scappata ; e a me non tocca che di
far preparare alle acque la vostra camera ;
anzi questa già è preparata , come quella
che
yS Lettere
che quest'anno si rimane vuota, e i miei
di casa già sono intesi del mio desiderio ,
nò potrete mai giugner ad essi che non
siate aspettato. Non credo che mi bisogni
soggiugner altro per accertarvi che questo
sarebbe per me il maggior contento del
mondo. Passerò dunque ad altro , e dirov-
vi che mi è sommamente piaciuto il vo-
stro sonetto al dottore Zanotti , ma che non
per tanto io non vi assolvo dal debito di
mandarmi l'altro per l'abate Conti ; percioc-
ché questo mi fu dallo stesso dottore Za-
notti grandemente lodato, e di qual peso
sia presso di me la sua lode voi il vi sa-
pete. Mandatemelo dunque, e mandateme-
ne con esso quanti altri vi piacerà, accioc-
ché godendo, come so che ne godono, gli
amici di Bologna de'frutti di cotesto vostro
eccellente ingegno, io solo non sia quello
che abbia a desiderarli . Che poi fra gli stu-
àj della poesia voi dispensiate alcuna par-
te del vostro tempo a quelli della lingua
inglese e delle matematiche, è cosa che
ben si dovea aspettare da voi, ed io infi-
nitamente me ne compiaccio ; essendo ben
certo che qualunque studio vi delibererete
di
Inedite.. 70/
eli coltivare , sarà da voi non pure perfet-
tamente maneggiato , ina eziandio illustra-
to e abbellito. Molto vi invidio la conver-
sazione del signor mar. Poleni e quella del
signor Morgagni , a' quali ricorderete lamia
osservanza , e la venerazione che professo
al loro gran merito. Per dirvi alcuna cosa
di me, io trovo qui uomini di gran men-
to e di somma erudizione, co'quali molto
mi compiaccio di conversare . Le scienze
matematiche non si posseggono che da po-
chi in grado che passi il mediocre, ma tut-
tavia presso quell'ordine di persone, clic
vi ho detto , hanno la dovuta stima . I Fran-
cesi non sono in quel discredilo , in cui
qualche nostro Italiano si è fatto da poca
in qua un dovere di metterli ; ma si dà
loro quel merito, che è dovuto nelle cose
letterarie. Si hanno e si leggono i libri nuo-
vi, e se ne fa buon giudicio . Nella latini-
tà e nella poesia il gusto non è molto per-
fetto , se si guardano quelle poche produ-
zioni, che di qui escono, ma se si consi-
dera l'applauso, che si dispensa alle cose
degli altri, anche in questo genere convieu
dire che si giudica assai bene . Una mez-
za
80 li F. T T F 11 E
za dozzina di tali persone , che io ci cono-
sco, basta bene per far contrapposto a die-
ci migliaja di falsi letterati, clic ammorba-
no questo paese. Ma ini manca il tempo
e la carta. Emaldi l'abate Teo-li il signor
ambasciator Bovio vi rimandano mille sa-
luti . State sano ; scrivetemi a tutto vostro
agio e a tempo perduto . Sopra tutto ama-
temi , e siate certo che io vi ho sempre
nel cuore e negli occhi . Addio .
XVIII.
Roma 6. seiiembre ìySa.
UE l'abate Emaldi vi ha scritto, come
promise di fare , nel passato spaccio , egli vi
avrà inviati mille saluti in mio nome , e
con essi un ricordo di scrivermi alcuna vol-
ta , del quale veggo ora che non avevate
bisogno, mentre senza aspettarlo mi avete
inviata una sì lunga e caia e diligente let-
tera, e con essa due dei più leggiadri so-
netti
Inedite. Sì
netti che io m'abbia letti, e tanti altri se-
gni oltre ciò dell'amor vostro, che io non
dovrei bramarne di più, scarnandovi quan-
to faccio potessi prescriver misura alle mie
brame. Non mi toglie tuttavia questa im-
mensità d'amore il conoscimento di quan-
to vi debbo per la cura, che vi siete pre-
sa di saziarlo così largamente, e come più
posso ve ne ringrazio e mi vi professo te-
nuto. Io torno a dirvi che l'uno e l'altro
sonetto è de'più belli, che mi ricordi ài
aver veduti , né d'altro poeta si terrebbe
che fosse che d'uno di quei rari spiriti dei
i5oo. , se chi lo legge non sapesse che
anco nel secol nostro voi con pochissimi
altri siete giunti colla perfezione dell'imi-
tare a segno di render dubbio un tal giu-
dicioj talmente che io vi chiamerei volon-
tieri falsarj in poesia , come altri lo è in
caratteri ; cosi bene sapete voi acconciare
a quelle antiche fogge non pure i pensieri
e le parole, ma anco i numeri poetici e
tutta l'orditura, e se altro vi ha nel sonet-
to . Manderei questi due al nostro signor
Giampietro, se non credessi che gli avesse
veduti ; perchè son certo che estremamen-
To: XI. F te
P$ Lettere
te gli piacerebbeio , come tutte le cose vo-
stre . Egli mi scrive che si augurava di aver-
vi in Bologna per leggervi il suo Coriola-
no , che oramai era per terminare , e per
sentirne il vostro giudicio , che egli in ogni
cosa, ma specialmente nella tragedia, sti-
ma assaissimo , e così pure in ogni altra
maniera di poesia. Vedete dunque quanto
male voi fate a non tornar questo autunno
a Bologna . Ma se io passo leggermente so-
pra questa vostra colpa , la quale non è per
me d'alcun danno nella presente mia lon-
tananza , non così sarei facile a condonar-
vi l' altra , quando in essa incorreste , di.
mancare alla promessa fattami di venirci ,
allorché io vi ritorni ; la qual cosa non è
per andar così a lungo che io non possa
£n da ora cominciare a strignervi a man-
tener la parola datami , che è in questi pre-
cisi termini, cioè che insieme colà tornia-
mo , e che colà possiamo dolce e gioconda
vita insieme per lungo tempo menare . Io
dunque vi obbligo e gravo a non perder
la memoria di tal promessa , ma a mante-
nerla in tutte le sue circostanze , e sarò ri-
gido riscuotitore di questo debito vostro.
Ma
Inedite. 83
Ma per passare ad altro , io mi rallegro sen-
za fine e del vostro viaggio a Vicenza e
del presente soggiórno di Padova , che è
quella stanza che più conviene e all'età e
all'inclinazione e al raro ingegno vostro,
e nella quale direi che io bramassi che vi
fermaste , se io potessi esserci in vostra
compagnia. Quanti eruditi uomini in ogni
genere , anzi quanti generi di erudizione
recondita e pellegrina e altrove affatto sco-
nosciuta troverete voi senza dubbio in co-
testa città ! Di quanti libri importantissimi
e per voi del tutto nuovi pascerete l'ingor-
da brama di apprendere ! Quanti studiosi
e virtuosi amici , e a voi simili vi acqui-
sterete , e in che dolci ragionamenti trapas-
serete le ore, e i giorni ! Certo non vi man-
cheranno costi ancora ottimi conoscitori e
lodatori delle vostre bellissime poesie, l'e-
sempio de' quali risvegli la vostra musa, e
alle cui muse voi stesso siate esempio per
risvegliarle . Che se ad altra maniera di stu-
àj rivolgeste per avventura il pensiero , giac-
ché niuna ve ne ha , di cui non vi cono-
sca egualmente vago e capace ; alcuna co-
sa non può restarvi a desiderare, avendo
F a voi
o,4 Lettere
voi costì i Volpi i Facciolali i Lazzarini i
Poleni i Morgagni i Riva e cento altri , per
un solo de'quali degnissima e giustissima
cagione avreste di costì trattenervi ; talmen-
te che io comincio a dubitare non forse
vi rubino per sempre a noi, e pavento que-
ste medesime mie lodi , nelle quali troppo
incautamente sono entrato, non accorgen-
domi del danno , che può venirne a Bolo-
gna. Lasciando dunque da parte sì fatto di-
scorso , io vorrei che mi faceste il piacere,
come prima con comodo vostro il potrete ,
di dirmi in brieve quali fossero quelle os-
servazioni , certo ingegnosissime , che voi
l'anno addietro leggendo Tito Livio aveva-
te fatte sopra la durata de' regni dei sette
re romani, e per le quali mostravate non
poter essi aver vissuto (almeno tutti) sì lun-
gamente come quell' istorico ha scritto, se
pur si voleva salvare la verità di altre co-
se per lui medesimo raccontate ; e ciò fu
in occasione che preparavate una disserta-
zione accademica per illustrare e conferma-
re con essa il sentimento del cavalier New-
ton intorno all'incertezza de' tempi e alla
fallacia della cronologia tecnica , fondata so-,
pia
Inedite. 85
pra le durate de' re. L'occasione che ho
di pregarvi d'un tal favore mi nasce da un
ragionamento , che pur questa mattina ho
tenuto col cardinale Davia t che mi richie-
dea dei mio parere intorno al sistema cro-
nologico di quel grand' uomo , a cui egli è
molto inclinato a prestar fede , quanta può
tuttavia aversene ad alcuno in materia os-
cura, e appoggiata sopra semplici conghiet-
ture . Io gli ho detto a questa occasione
ohe voi avevate notate in Livio alcune co-
se, che favoriscono tal opinione; ma non
ho saputo dirgli quali sieno , ed hogli pro-
messo di scrivervene , pregandovi a mandar-
mele ; ma di nuovo vi priego a non pren-
dervi sopra ciò né fretta né soverchia fati-
ca, bastandomi che mi accenniate in due
parole le ripugnanze , che voi trovavate in
quell'isterico, nate dalla soverchia lunghez-
za de'regni. Jeri appunto nell'anticamera
del Papa vidi il vostro degnissimo signor
zio, il padre maestro del sacro palazzo, che
io era già stato a cercare , come egli me ,
senza che l'uno avesse potuto trovar l'al-
tro. Egli entrava all'udienza mentre io ne
lisciva . Me gli diedi a conoscere in passan-
F 3 do
<SG L F. T T E II E
do (o a riconoscere più tosto , perocché ai-,
tre volte in Roma gli ho parlato ) ed egli
mostrò divedermi volentieri; mi lece mot-
to di voi, sopra cui disse di volermi par-
lare, ma più non potemmo allora. Io tra
pochi giorni muterò albergo , e passerò in
casa del signor ambasciator Bovio , luogo as-
sai più vicino al palazzo, ove egli abita,
di Monte Cavallo , e farò d'abboccarmi se-
co ad ogni maniera. Il signor ambasciator
stesso vi saluta caramente e con esso i co-
muni amici . Voi tenetemi raccomandato
a' signori Poleni Morgagni Volpi Facciolati
e agli altri di costì , e datemi novelle di
voi stesso, come pure degli amici di Vi-
negia, la quale non credo però che amia-
te sì poco da non voler andare a godere
la solita villeggiatura del signor conte Vez-
zi , e la compagnia di esso e del signor
dottore Fabbri; giacché quella di Vedrana
di Russo e di Roncorio tutta in questo an-
no toccherà al nostro dottore Francesco.
Addio, mio gentilissimo sig. Checco .
N E D I T E . 87
XIX.
Roma 3.0. settembre \>jù2..
c.
Omeche tutte le vostre passate lettere
avessero di che consolarmi nella mia luoga
lontananza da voi , per qualche lusinga che
mi davano di aver pur anco un giorno a
vedervi e ad abbracciarvi in Bologna , quel-
la che mi avete ultimamente scritta mi ha
sopra tutte rallegrato, avendomi cangiata la
speranza in sicurezza con una ferma pro-
messa di ritornarvi, come prima io vi sia
ritornato; di che non saprei dirvi quanto
io mi vi senta tenuto , né quanto fra me
stesso ne goda e ne trionfi. Io porterò og-
gi mai in pace lo star separato da voi alcu-
ni mesi; né più di tristezza darammi que-
sta separazione di quello che mi abbiano
dati gli altri o miei o vostri viaggi , che
per qualche tempo ne hanno divisi; e poi-
ché dal mio tornare dovrà dipendere il ri-
vedervi, potete ben credere che io a tut-
to potere affretterò l'ora della mia maggior
F 4 con-
88 L K T T E II E
contentezza. Venendo dunque agli altri par-
ticolari della dolcissima lettera vostra, dl-
rovvi che martedì passato fui a ritrovare
alle sue stanze il padre maestro del sacro
palazzo , ed oltre il piacere che presi dal
discorrere per lo spazio d' un'ora con uo-
mo si saggio e per ogni conto si degno ,
infinitamente mi piacque di sentire quan-
to teneramente egli vi ami, di che mi fe-
ce larghissime espressioni . Egli avrebbe de-
siderato non meno di me che seguitando
l'incominciata carriera veniste a farvi co-
noscere , e a stabilirvi in Roma , dove lar-
go campo poteva aprirsi a' vostri avanza-
menti e all'onor vostro e della casa , sui
fondamento non meno del vostro grand' in-
gegno , che del suo credito e del suo amo-
re per voi. Ora conosce anch' egli la nec-
cessità di prendere , dopo la morte del pic-
colo fratellino , altra risoluzione , e siccome
saggio anche a questa si accomoda . Mi dis-
se di volervi scrivere d'avermi veduto, ed
io promisi a lui di darvi parte del nostro
abboccamento. Egli è veramente degno di
quella stima , che in questa corte ha gran-
dissima , e se tornassero tempi non disfavo-
re-
Inedite. 89
revoli alla gerarchia de'regolari, potrebbe per
giudicio di tutti conseguire , siccome per
concetto comune egli merita , le più alte
dignità . Vi ringrazio poi senza fine di quel-
lo che mi scrivete intorno a' passi di Tito
Livio, de' quali vi richiesi, e che apparten-
gono alle durate dei re romani . Se pote-
te, dopo il vostro ritorno a Venezia, man-
darmeli senza rilegger a bella posta quello
scrittore , mi farete piacer sommo ; ma quan-
do dovesse costarvi una tanta fatica , non
lo accetterei ; né sopra ciò ho stretto coi
signor cardinale Davìa tal impegno da non
potermene disciorre. Ho goduto di sentire
che abbiate intrapresa e quasi terminata la
traduzione dall'inglese della risposta del De-
saguliers al Rizzetti . Certo che io voglio
sentirmela legger da voi al mio e vostro ri-
torno in Bologna, e da quest'ora vi costi-
tuisco e vi creo mio interprete della lingua
inglese per gii altri libri di simili materie,
che si potranno far venire colà, e partico-
larmente per le transazioni della Società re-
gia , delle quali ne conviene in coteste no-
stre parti star privi per sì lunghi tempi ,
appunto per mancanza di traduttore . Io poi
sen-
90 Lettere
sentendo che a voi piacerebbe che io ter»
minassi di ordinare e di compire la mia
istituzione astronomica, ardo già da quest'
ora di desiderio di farlo per cagion vostra ,
ma non avendo qui meco quegli scritti, né
quando gli avessi, restandomi un momen-
to di tempo per accignermi a tal intrapre-
sa, non posso che rimetterla al mio ritor-
no a Bologna , dove spero che sarò lascia-
to in riposo , se non per altra cagione , per-
chè mi vedranno del tutto inetto al mover-
mi , avendo contratti tali incomodi di sa-
lute , che non mi lascierebbero viaggiare
che a piccole giornate né senza stento ; tal-
ché , dolcissimo signor Checco mio , spero
di passarmela nell'ozio dell'Iustituto e in quel-
lo delle acque , senza venirne più distrat-
to, ed ivi goder voi e gli amici comuni
nella nostra solita giocondissima conversa-
zione , nella quale leggeremo eziandio il
Coriolano del nostro sig. Giampietro , che
a voi particolarmente desidera di farlo sen-
tire , stimando, come dee, il vostro finis-
simo gusto non punto guasto da quelle pre-
venzioni, che alcuni credono dover segui-
tare per meritare il nome di buoni Italia-
ni .
Inedia te» ni
ni. Le mie rime della nuova edizione non
le ho ancora vedute, né molto mi curo di
vederle per le tante bagattelle che vi sono ,
e specialmente per quello sciocco capitolo
e per alcuni sonetti . Ma poiché erano già
stampati altra volta, io non era più padro-
ne di essi . Quello che di voi si è detto
in quel libro , sarà forse fra gli argomenti
de'sonetti , e il signor Giampietro lo avrà
scritto , che panni appunto me ne mostras-
se alcuna cosa prima del mio partire. Egli
non può avervi tanto lodato, che assai più
non vi lodino le cose vostre . Panni di aver
soddisfatto a tutte le particolarità della vo-
stra lettera , quando avrò soggiunto che gli
amici comuni vi salutano mille volte per
ciascuno, e che voi salutiate altre mille in
mio nome cotesti di Venezia ; giacche sup-
pongo che ci siate tornato , o siate per far-
lo in breve . Tenetemi nella dolce e cor-
tese memoria vostra, e state sano ed alle-.
grò . Addio .
92 Lettere
XX.
Roma io. gennajo iy33.
.1 i a ce mi oltremodo nella vostra lettera
dolcissima, che jeri mi pervenne , divede-
re che dopo alcuni mesi d'indugio allo scri-
vermi , o piuttosto al riscrivermi , voi non
adduciate di ciò alcuna scusa ; il che mi
fa intendere quel che più desidero , cioè
che usate meco di quella maggior confiden-
za che ben dovete prendere nella nostra
amicizia , e che perciò il carteggiar meco
non vi è di soggezione alcuna , come ap-
punto il mio intendimento è che non vi
sia ; e vi ringrazio che così facendo date a
me tanto maggior libertà di scrivervi , quan-
to conosco diportarvi colle mie meno d'in-
comodo. Benché né però affatto affatto vi
siete voi astenuto dallo scusarvi, ma lo ave-
te fatto per sì buon modo che non paja
che lo facciate , allegandomi alla sfuggita
alcune cagioni bastantissime ad assolvervi
da ogni colpa di ritardo , quando di tal as-
so-
Inedite» gS
soluzione vi facesse uopo , che non vi fa
certamente, e potevate del tutto risparmia-
re un tal ufficio ; ma ciò non ostante mi
è stato caro . Certo che il vostro silenzio
mi era molto penoso, né io l'ho nascosto
al nostro dottore Zanotti , e veggo che egli
ve ne ha scritto; ma ciò che mi dava sol-
lecitudine era la cagione del silenzio più.
che il silenzio stesso, venendo io avvisato
che vi foste dato in Padova ad una fissa
malinconia, che io temeva non fosse o ca-
gione o se<?no di sconcerto della vostra sa-
Iute . Ora da tal cura eziandio mi libera
la carissima vostra , che parmi scritta col
cuore allegro anzi che no , se pure non at-
tribuisco io alla lettera o a chi la scrisse
quell'allegrezza, che ella porta a me stes-
so colla certezza della vostra prossima ve-
nuta a Bologna . Se finora io ho sollecita-
to quanto mi era possibile lo spacciarmi di
qua per accostarmi a coleste parti nelle qua-
li voi siete , ben potete immaginarvi quan-
to più farollo ora per la speranza di abbrac-
ciarvi in Bologna , ed anco di baciarvi ; giac-
ché di questo ancora il vostro amore si mo-
stra desideroso , lascio pensarvi del mio . Io
in-:
g4 Lettere
intanto non potendo in altro modo soddw
sfar per ora a tal brama, ho scritto al dot-
tore Zanetti che venendo e^li a trovarvi il
prossimo carnevale a Venezia , vi baci a
mio nome ben mille volte , e come Cice-
rone a Tirone vel si in medio foro videi il :
il che voi saprete poi dirmi se egli avrà
fatto diligentemente ; molto importandomi
che i miei baci sieno mille ben contati , e
che non intenda di scontarne nò pur uno
con quelli che e' vi darà in suo proprio no-
me , i quali so che non avranno numero ,
e che voi li confonderete co' vostri, come
que'di Catullo e di Lesbia, ne quisquam
malus invidere possit , cum tantum sciat es-
se basiorum. Ma prima che mi manchi la
carta , lasciate che io vi esprima il piace-
re che ho provato sentendo che siate per
dar fuori le rime del nostro dottore Fran-
cesco, che pensiate accompagnarle con uà
vostro poemetto che serva di dedicatoria;
e quello che supera ogni mia passata o fu-
tura allegrezza , che questa sia per essere
indirizzata a me stesso. D'onde mai avete
voi tratto un sì nuovo e pellegrino modo di
fare ad un tempo stesso onore a voi , ono-
re
Inedite. g5
pe al nostro comune amico, onore all'Ita-
lia ed al secolo , ma sopra tutto a me onor
sommo, incredibile, incomparabile? Io vi
vorrei ringraziar d'un tal pensiero, se mi
paresse di trovar parole che significassero
la millesima parte di quello che per ciò vi
debbo . Ma certamente io avrò eterna me-
moria d'una tanta vostra umanità e finez-
za, e perfino ch'io viva mi parrà di esse-
re la mercè vostra a parte di quell'applau-
so, che riporterà senza dubbio da tutti non
meno l'opera dedicata che io stesso poema
della dedicazione , che son certo sarà no-
bilissimo e degnissimo di star alla fronte
di cosa tanto singolare . Sicché , mio caro
Checco, fate presto, e date costì o piut-
tosto a Padova , dove si stampa si pulita-
mente, la commissione a' signori Volpi di
far una eccellente edizione di quell'aurea
operetta , acciocché ella esca con quel cor-
redo che ben inerita. Oh quanto sono im-
paziente di veder il poema, sia canzone o
inno che voi mi dite ! Sicché fate di man-
darmelo sì tosto che egli , il dottore Fran-
cesco, l'avrà veduto. Io recapitai jeri la
vostra lettera a questo signor ambasciato!
Bp-
q6 Lettere
Bovio. Son certo che l'avrà gradita; per-
chè so quanto vi ama e vi stima . Agli
amici comuni ho fatti i vostri saluti , e
voi li farete e in Vinegia e in Padova in
mio nome. Mi convien finire; perchè ho
una faticosa posta da spacciare . Etiam atque
ctìam vale , ineque utfacis ama; mutuo me
idfacturum tibi persuadeas . Saprete che il
sig. Giampietro Zanotti è a Piacenza a farvi
opere e commedie . Addio .
N E D I T E . QJ
XXI.
Bologna 3. novembre 1733.
R
enditore della presente sarà il signor
abate Francesco Algarotti veneto , che in.
compagnia del sig. Eustachio Zanotti , ni-
pote del celebre signor dottore Francesco
Zanotti , a voi ben noto , se ne viene a
passare alcun mese in cotesta gran città ,
e a godere il bel paese della Toscana . Del
primo di questi due non occorre che io mi
affatichi a dirvi molto ; perchè la sua in-
dole il suo garbo e lo sue amabilissime ma-
niere , che a prima vista ravviserete , ab-
bastanza ve lo faranno conoscere ; e più an-
cora lo scorgerete dal trattare e conversa-
re con esso . Quello che da voi stesso non
potreste ravvisare , e che debbo dirvi , si
è che questo giovine fino dalla sua tenera
età fu da' suoi signori di casa, nell' inviar-
lo a studio a Bologna , a me indirizzato 6
raccomandato, e che nello spazio di sei e
più anni ne' quali vi si è trattenuto , rico-
To: XI. G no-
C)8 L E T T F. R E
noscendo io in lui uno straordinario talen-
to congiunto ad una certa naturale elegan-
za di gusto in ogni maniera di buoni stu-
d] , ho conceputo verso lui tale affetto , elici
non ho amico al mondo che io ami con
maggior tenerezza . Dopo ciò stimo sover-
chio il dirvi quanta cura io mi prenda del
suo onore e delle sue convenienze , e quan-
to caldamente a voi lo raccomandi . Egli
viene accompagnato da molte lettere , ls
quali concorreranno coi suo merito perso-
nale a fargli costì ogni introduzione ; ma
io nella persona vostra , che egli ben co-
nosce e che infinitamente stima, son cer-
to di procurargli un amico dotto onesto e
fedele , che varrà solo quanto tutti gli al-
tri, che costi potrà acquistarsi . Egli è gio-
vine d'un' incredibile vivacità ; ma di Unis-
simo accorgimento. La prima di queste qua-
lità lo mette in islato di ricever talvolta
qualche saggio consiglio ; la seconda lo co-
stituisce in grado di saperne profittare. Non
potrei avere al mondo maggior piacere che
nel sentire che Cidi avesse incontrato costi
l'amore e la stima medesima, che ha in
Bologna ed in altre città, ove si è tratte-
nuto,
.'
Inedite. 99
liuto , e che in somma riuscisse un grand'
uomo , come ha dalia natura tutto il capi-
tale per divenirlo , e come richiede l'onore
della sua casa, che oltre l'essere facolto-
sissima, è imparentata colla prima Nobil-
tà di Venezia , ed è essa medesima in ista-
to di essere ascritta all' ordine patrizio .
Quanto al suo compagno, il nome d'Eu-
stachio significa che egli è mio figlio di
battesimo , qualità che potrebbe bastar da
sé sola a dover io amarlo distintissimamen-
te , ma che però non è la principale che
m'induca a farlo ; mentre vengo a ciò dol-
cemente forzato dalle rare qualità sue e di
ingegno e di costume. Egli ha sortito un
eccellente ingegno , e lo ha poi coltivato
sotto la disciplina dello zio co' migliori stu-
dj , e singolarmente con quelli della filoso-
fia e delle matematiche , nelle quali se di-
cessi che qui non abbiamo chi l'uguagli,
non direi forse più del vero . E mio aiu-
tante e collega nella professione astrono-
mica in questo Instituto, e appunto corno
tale penserebbe di profittare di questo viag-
gio con far costi qualche osservazione astro-
nomica, al quai fine avrà seco gli arnesi
G 2. ne-
ioo Lettere
necessarj . Fra le altre grazie , che io vi
chieggo per riguardo a lui , una si è che
gli facilitiate il modo di adempire questo
suo desiderio , trovandogli luogo a proposi-
to per far qualche uso de' predetti istrumen-
ti , sopra di che mi riporto a quello che vi
dirà egli medesimo a bocca. Troverete un
giovane d'un costume angelico e d'una mo-
destia incomparabile; e tanto di lui, quan-
to dell'altro mi prometto che sarete con-
tento d'averli conosciuti, e che stimerete
ben collocato tutto quel favore , che vi pia-
cerà di compartir loro , il quale io cosi ri-
ceverò e tanto ve ne sarò tenuto , quanto
se a me medesimo lo aveste compartito . Più
non aggiungo; perchè so che al vostro amore
questo già basta , e forse è soverchio ; e Uni-
sco col raccomandarmi nella vostra buona
grazia , e col dirmi qual sempre sono .
Inedite. 101
XXII.
Bologna 2. gennajo 1734.
JLJenchè colle mie dello spaccio addietro
io stimi d'avervi tolto da quella inquietu-
dine, che vi dava il dubbio di mia salute,
tutta volta non ho voluto lasciar di rescri-
vervi per ringraziarvi di questa medesima
inquietudine sì cortesemente e sì abbondan-
temente testimoniatami nell'ultima vostra.
Io sto, la Dio mercè, così bene come sta-
va in Roma gli ultimi mesi, se non che mi
conviene essere più riservato nel movermi,
e nel mangiare di quel che allora mi bi-
sognasse , per mantenermi in tale stato . Eb-
bi l'ultimo attacco il dì de' 18. decembre,
che sebbene non fu più mite , fu nulladi-
jneno più breve degli altri, e da questo e
da qualche altro indicio panni di poter rac-
corre, che i parosismi sieno per rallentarsi
ormai, o almeno per rendersi più soffribi-
ìi. Jeri sera il nostro dottore Francesco mi
lesse la vostra satira , o sermone che dir
G 3 vo-
103 L E T T E II E
vogliamo, tutto pieno della graziosa e sal-
sa amarezza oraziana . Ma che dirò delle
vostre rime , che a questi giorni ho avute ,
e che tengo tuttavia sul tavolino? Gran par-
te di esse aveva io udita recitarmi da voi
medesimo, ma molte altre, e forse forse le
più belle , mi sono giunte affatto nuove . Per
Dio che io sempre più mi vergogno di es-
sermi lasciato indurre a permettere che si
stampino quelle mie baje , e quel che è
peggio che si ristampino come di mio con-
senso , potendo esse chiamarsi appetto alle
vostre cacata diaria . Io mi rallegro , mio
caro signor Checco , dell'onore che a voi
ne viene e ne verrà grandissimo presso i
buoni e saggi estimatori del merito di sì
fatte cose . Debbo anco ringraziarvi dell'ono-
re , che in piti d'un luogo di esse avete a
me fatto colle vostre lodi ; sebbene per far-
melo intero non basta pubblicare ciò che
di me avete detto ; bisognerebbe abbrucia-
re in oltre ciò che io ho scritto. La vo-
stra epistola a me indirizzata a Roma io mi
credeva che andasse alla testa delle rime
del nostro dottore Francesco che sento ora
pubblicarsi da voi ( di che son certo che
tutti
Inediti:. io5
tutti i letterati ne avranno grado ed obbli-
go alla vostra attenzione); ina avendola ora
veduta tra le vostre rime , ho dubitato che
abbiate cangiato pensiere . Forse però ella
comparirà nell'una e nell'altra opera; riè,
ovunque ella si vegga , altro clic buona com-
parsa potrà fare . Addio , mio caro signor
Checco . Al signor Eustachio non ho elio
scrivere, ma salutatelo per me mille volte.
*o*o*o*o*o*o*o*o*o*o*o*o*
XXIII.
Bologna g. f ebbra jo 1704*
_1N questo punto mi giugne la vostra, ©
in questo punto , cioè sul partir delle let-
tere vi rispondo , per darvi avanti la vostra
partenza un abbraccio col cuore , e per au-
gurarvi felice viaggio verso Roma . Doma-
ni scrivendo al nostro monsignor Leprotti
gli dirò quello che debbo di voi , comechè
egli già sappia e da me e da altri quanto
può bastare per accogliervi , e per avervi
G 4 car0
1 04 Lettere
caro quanto altra persona del mondo . Tro-
verete in esso un ottimo amico . Se voi mi
aveste prescritto a qual altro in Roma vi
piacesse che io dessi contezza di voi, l'avrei
fatto ; benché per altro io non lo reputi
necessario , sì perchè voi avete colà a que-
st'ora ottime introduzioni , sì anche perchè
niuno vi ha con cui io potessi procurarve-
le , che non sia tanto amico di Leprotti
quanto di me stesso , e presso cui la sua
intercessione non sia anco più autorevole
assai più della mia . Il signor Eustachio mi
ha fatte in vostro nome mille affettuose e-
spressioni . La nostra conversazione è stata
ed è tuttavia sopra di voi . Così a dispetto
vostro ho saputo tutte quelle novelle del
vostro soggiorno in Firenze , delle quali mi
siete stato sì scarso . Credo bene che oltre
queste ve ne abbiano delle altre più segre-
te , delle quali io non ho voluto interrogar-
lo, sapendo quanto egli vi sia fedele; on-
de queste si rimarranno nella loro oscurità
a gran discapito de' giornalisti, che di qui
a cento anni si affaticheranno per pubblicar
rx xvUìcra della vostra vita. Addio, mio
caro signor Checco , che caramente abbrac-
cio ,
Inedite. io5
ciò } ed accompagno col cuore per tutto .
I miei vi salutano . Voi in Roma mi salu-
terete l'abate Niccolini l'abate Bottari il
nostro Eraaldi , e tutti quelli che vi chie-
deranno di me , e direte loro che non ho
per anco perduta la speranza di rappezzar-
mi e di vivere qualche anno, parendo elio
gli attacchi del mio male si rendano me-
no frequenti. Al signor ambasciatore Bovio
e alla casa Bolognetti i miei rispetti , ma
prima al padre Maestro del sacro palazzo ,
da cui dovete incominciar le visite. Addio
di nuovo •
• 0*0*
106 Lette Ti £
XXIV.
Bologna 6. marzo iy34«
A.
ncorche' io già sapessi il vostro felice
arrivo in Roma , ho goduto sommamente
di sentirne l'avviso da voi medesimo-, e di
ricever con esso quelle novelle che più bra-
mava della vostra soddisfazione nel trovar-
vi in un sì grande e bel paese , e che , se
non m'inganno , sempre più sarà per pia-
cervi. A me certamente è accaduto, quan-
te volte vi sono tornato, di trovarlo sempre
più bello , contuttoché io non avessi né il
tempo né la curiosità né la cognizione che
voi avrete, per cercare e godere in esso
tutto quello che vi ha di apprezzabile . Il
nostro monsignor Leprotti mi scrisse d'aver-
vi pur allora veduto una sola volta , non
avendo potuto ancora esser da voi per le
occupazioni che gli davano i suoi malati ,
ma che vi attendeva tosto a pranzo da lui,
dove sarebbero eziandio il signor abate Nic-
colini e il signor abate Bottari, che sono
ap-
Inedite. 107
appunto quei due che sopra gli altri io bra-
mava che fossero da voi conosciuti , dan-
domi a credere che la loro conversazione
ed amicizia possa esservi, non meno di quel-
la di monsig. Leprotti, di particolar soddi-
sfazione , siccome che all' incontro possa pia-
cer loro la vostra. Non dubito che essi non
siano per farvi tutte quelle introduzioni co-
stì che voi bramerete, e non siano anche
per compiacersene , conoscendo di farlo a
persona che ben lo merita . Quante volte
li vedrete , tante vi priego di ricordarmi lo-
ro amico e servidore ; così pure al nostro
signor Emaldi ed agli altri comuni amici
che costì troverete , ma soprattutto al no-
stro signor ambasciator di Bologna e al de-
gnissimo padre Maestro del sacro palazzo e
al padre Marat ti . Di me non posso darvi
nuove gran fatto diverse da quelle che ne
aveste già in Firenze , se non che egli par
pure che i miei insulti si vengano renden-
do meno frequenti , e di tanto io mi con-
tento , sottoscrivendomi volontieri a soffrir-
li una volta ogni quattro o cinque settima-
ne , purché nelle loro intermissioni non mi
tolgano d'occuparmi ne'mieistudj geniali,
e di
108 Lettere
e di passatamela nell'osservatorio in compa-
gnia de'soliti amici . Essi vi riveriscono tut-
ti, e vi ringraziano de' saluti che per par-
te vostra ho portati a ciascuno di loro . 11
sig. Perelli ha inteso l'enimma della mate-
ria combustibile che io non ho cercato d'
intendere, benché non mi paresse difficile
d'indovinarlo. Si rallegra che la materia
suddetta non abbia preso fuoco, ed io de-
sidero altresì che noi prenda in cotesto cli-
ma anche più caldo . Voi avrete costì di
che pascervi, oltre le grandezze del paese,
anco delle forestiere, sentendosi che l'in-
fante d. Carlo sia per giugnervi e per trat-
tenervisi colla sua corte . Desidero che lo
seguitino anche le sue truppe, o almeno
che mi si levino dalle mie stanze delle
Acque, che da un mese in qua mi tengo-
no imbarazzate , come vi tengono tutte le
altre fuor di porta s. Mammolo e in quelle vi-
cinanze; il che tuttavia meno mi rincresce
da che voi non ci siete ; che certo molto
mi sarebbe spiaciuto, se essendovi voi non
avessi potuto godere l'estate quel poco di
respiro die io vi prendeva, e dove soleva-
te venir qualche volta a trovarmi . Egli è
tempo
Inedite. log
tempo che finisca con abbracciarvi caramen-
te, e con salutarvi a nome di tutti i miei
di casa , che non lasciano passar giorno in
cui di voi non si ricordino . Di me non
dico , perchè so che noi mettete in dub-
bio . Datemi spesse volte novelle di voi ,
e de' disegni che vi passano per la menta
intorno a' vostri viaggi. Addio.
XXV.
Ravenna 3. luglio ijo'^
N,
on dubito punto che a misura delle no-
velle or triste or buone che di me vi giun-
gono, non si risenta il vostro cortese ed
amorevol animo ; e le assicuranze che ave-
te voluto darmene nell' ultima dolcissima
lettera vostra , ben potete sapere che con
me sono del tutto soverchie, comechè non
mi sieno per tutto ciò punto meno care .
Ecco che pur ora ho avuto un secondo at-
tacco in Ravenna , da cui appena mi sono
ria-
ìio Le t t r. n e
riavuto fra jeri ed oggi . Ho scritto que-
sta sera una lunga lettera al nostro Leprot-
ti, e mi sento il polso debole , il che mi
obbliga ad esser più breve con voi. Sento
con sommo piacere il contento che pren-
dete in cotesto soggiorno dalla conversazio-
ne del signor Folk.es del signor Celsio e
del padre abate Revillas , a' quali tutti por-
terete i miei rispetti e le mie congratula-
zioni per il nuovo osservatorio, che mercè
il nostro Leprotti è sorto nel palazzo pon-
tificio . Quando avranno stabilita la direzio-
ne della meridiana indipendentemente da
quella della Certosa, desidererei di sapere
come la troveranno d'accordo, per mezzo
dei cenni da darsi da un luogo all'altro,
con quella della Certosa , e se la differen-
za che dovrebbe trovarvisi corrisponda a un
dipresso alla distanza de' meridiani . Non du-
bito che voi ancora non prendiate parte
nelle osservazioni che a tal line si faranno.
Vi felicito della vostra marchesa romana,
cioè de'vostri dialoghi, de'quali vi ringra-
zio che non mi abbiate fatto mistero . Se
poi si desse caso che tornaste finché io son
vivo a riveder le marchese bolognesi , e ciò
fosse
Inedite. 111
fosse dentro la presente estate o nel pros-
simo autunno, vi faccio sapere che io pre-
tendo che mi manteniate nel possesso di
godere qualche vostra visita in villa, fa qua!
villa non sarà più né agli Angeli, nò allo
Acque, ma a s. Procolino , luogo pochissi-
mo lontano da quelli, a cui si va per un
vicolo dietro l' osteria della Palazzina , o
in cui mi ricordo di essere stato con voi
l'anno del ?.-j. , mentre eravamo insieme
agli Angeli , a cogliere e a mangiare una
sera le giuggiole. Quello sarà il mio ritiro
sì tosto ch'io torni a Bologna , ed ivi do-
vrà forse deliberarsi qualche cosa sopra la
mia pelle. Serbatemi, mio caro sig. Ghec-
co , il dolcissimo amor vostro, e state sa-
no, e fatevi amare e stimar da tutti, co-
me son certo che fate. Niente desidero ai
mondo più di questo . Addio .
+ 0*0*
113 Lettere
XXVI.
Bologna s5. ottobre ijo^.
JLJopo una lunga aspettazione di vostre
novelle ho il contento di riceverne ad un
tempo stesso e dal signore Zanotti e da voi
medesimo , e con poco indugio anco dal no-
stro monsignor Leprotti , che al par di noi
ne stava con inquietudine . Siamo ora tut-
ti consolati di sentirvi in Parigi dopo un
felice viaggio , e colla buona compagnia del
signor Celsio e del sig. Maldercreutz . Vi
ringrazio per la mia parte di avermene in-
viato l'avviso , che è stato sommamente ca-
ro non solo a tutti di mia casa e agli ami-
ci della conversazione astronomica, ma a
tutti quelli che in questa città vi amano ,
cioè a dire che vi conoscono . Non dubito
che quando vi troverete meno occupato di
quello che si soglia essere al primo arrivo
in una gran città , non siate per darmi nuo-
ve più precise del vostro stato , e soprattut-
to del vostro commercio con cotesti cele-
bri
Inedite. i i 3
bri letterati , de'quali Parigi è sì doviziosa.
Nell'occasione che ebbi, due mesi sono,
di rescrivere ad una lettera del sig. di Mau-
pertuis , gli parlai della vostra prossima ve-
nuta a Parigi e di quella del sig. Celsio,
e lo pregai a farvi costi quelle introduzio-
ni, che aveste potuto desiderare. L'istesso
so che avea fatto il signore Zanotti scriven-
do al signor diMairan; e quando i signori
Cassini e Maraldi saranno di ritorno dal lo-
ro viario astronomico, che dovrebb'essero
in breve, passerò coli' uno o coli' altro di
essi il medesimo ufficio . Ben so che la mia
mediazione non vi è punto necessaria per
procurarvi quell'adito, che il vostro meri-
to a quest'ora vi avrà fatto presso cotesti
grand' uomini ; ma voi non dovete sdegna-
re, che ciò facendo io serva al mio pro-
prio interesse , con farmi onore della vo-
stra amicizia.
La vostra lettera a madama è stat^ pun-
tualmente recapitata . Spero che ne avre-
te presto il riscontro dalla risposta di lei
medesima, la quale questa stessa mattina
è stata a trovarmi, e a parlarmi di voi, in
letto; perocché questo è il luogo, dove per
To: XI. H lo
1 1 4 Lettere
lo più mi convien ricever le visite ; come*
che oggi appunto abbia cominciato ad al-
zarmene, non so per quanto tempo. An-
che i vostri complimenti sono stati portati
a cui andavano, e tutti mi hanno caricato
di commissioni per restituirveli , facendo
ciascuno a gara perchè i suoi siano i più
accetti .
Se non fosse un' impertinenza mandarvi
delle novelle astronomiche, dove è il più
celebre osservatorio del mondo, e d'onde
tutti gli altri le aspettano , vi direi che qui
abbiamo misurati in due plenilunj diversi,
cioè in quello di settembre e in quest'ul-
timo d'ottobre, il diametro della luna sul
circolo d'ascensione retta o sia siili' orario ,
e parimente sul parallelo , e il primo si è
trovato amendue le volte maggiore del se-
condo d'un mezzo minuto incirca, appun-
to come mi fu scritto aver ritrovato cote-
sto celebre astronomo il signor Godin ; on-
de vi è molta apparenza che la luna sia
anche coli' asse maggiore a un dipresso per-
pendicolare all'orbita; il che toglie la ma-
raviglia che da codesta Accademia reale del-
le scienze tale sia stata trovata anco la ter-
ra ;
Inedite. n5
ra; ma di ciò stimo che molto si discor-
rerà al ritorno del signor Cassini dal suo
viaggio. Mi farete grazia di dar parte di
ciò a' signori Svezzesi vostri compagni, che
divotamente riverisco, e attendendo vostre
lettere , quando ciò possa essere senza scon-
cio delle vostre occupazioni e dei diverti-
menti , che vi darà cotesta gran dominan-
te , termino col ricordarvi che io sono e
sarò sempre con tutto il mio cuore e a
tutte prove .
H a
ii6 Lettere
XXVII.
Bologna ìg. febbrajo ij5~-
O E io non vi amassi quanto faccio , e so
non fossi certo che voi mi fate la giustizia
•di prendere nella miglior parte le mie in-
sinuazioni , e di crederle fedeli,, non mi
indurrei a scrivervi cosa , che potesse in
qualche modo spiacervi , se pure può spia-
cervi un avviso fondato sopra notizie , elio
forse non hanno sussistenza. In Roma si è
risaputo , o per dir meglio notificato che
nei dialoghi , che voi siete per pubblicare
sopra la luce, siano alcune espressioni, le
quali non sieno per essere a grado di chi
ha ivi la censura de' libri, onde si possa
dubitare che la vostra opera riporti di co-
là qualche ingiuriosa nota. Non so indur-
mi a creder tal cosa , conoscendovi , come
faccio, saggio e circospetto; ma la nostra
amicizia e la viva passione y che ho per 1'
onor vostro, e per quella estimazione, di
cui vi conosco degnissimo , e di cui vorrei,
ve-
Inedite. i i ^
Vedervi in possesso presso ogni ordine di
persone , non comporta che io vi taccia que-
sta ciarla , la quale , ancorché mal fondata ,
produrrà indubitatamente questo effetto,
che il vostro libro quando uscirà si legga
con uno spirito più critico e con tutti que-
gli svantaggi , che ponno nascere da un pre-
giudicio, ancorché mal fondato. Yi priego
dunque per l'amore di voi stesso a rivede-
re l'opera vostra (ancorché per avventura
fosse stata revista e approvata costi ) e ad
osservar diligentemente se v'abbia cosa al-
cuna, non dirò nella sostanza della dottri-
na , che non dubito non sia affatto sana ,
ma in qualche tratto in qualche motto in
qualche arguzia di quelle , onde il vostro
vivacissimo spirito l'avrà adorna, che pos-
sa essere presa in sinistro , anche con qual-
che torto di chi così l' interpretasse , e le-
vamela , lasciandovi quel solo ( e certamen-
te sarà il più ) che può contribuire alla cer-
tezza delle vostre dimostrazioni senza pre-
giudicio della eleganza dello stile . Se l'amo-
re di voi medesimo, per cui vi ho prega-
to , a ciò non basta , ed io vi torno a pre-
gar© per l'onore de' vostri amici, de' quali
H 3 ben
ilo" Lettere
ben so che la vostra somma pulitezza fa
tutto il conto ; dovendo voi pensare (come
non dubito che non abbiate pensato) che
ogni eccezione di tal natura, che potesse
darsi al vostro libro , invilupperebbe anche
questi nella medesima odiosità, la quale da
chi vive in Italia ed ama la sua quiete non
può riputarsi leggera , anzi è pur la mag-
gior e la più temuta che esser possa ; e con-
siderate, vi priego, che tal' odiosità tanto
appunto sarebbe contro ciascun di essi più
fondata, quanto ciascuno vi è più confiden-
te e più intimo, che vuol dire più caro.
Io pretendo d'avere in questo ordine un
luogo così distinto nel vostro animo , che
parmi di pregarvi per mio proprio interes-
se ; e fermamente spero che mi esaudire-
te. Ben so quante cose potreste qui repli-
carmi , ma io non accetto alcuna replica
per buona, se non quella che io medesimo
ho data sul principio, cioè che il vostro
libro non sia per dar occasione a chi che
sia in alcuna sua parte di essere tirato ia
senso sinistro anche con qualche torto. Più
non aggiungo ; perchè in materia simile si
vuol avere de' riguardi a metter in carta 3;
ma
Inedite. tig
ma vi priego che voi stesso colla vostra som-
ma avvedutezza aggiugniate a questo mio
amichevol consiglio quel peso , che io non
ho saputo dargli , e diciate a voi medesimo
tutte quelle altre ragioni che io taccio. So-
pra tutto poi mantenetemi nel grado di pri-
ma della vostra buona grazia, pensando che
io , ove il mio avviso fosse anche inoppor-
tuno e soverchio, non l'avrei demeritata
per essermi in ciò ingannato, nascendo un
tale inganno dal solo amore, che vi porto
e vi porterò sempre . Addio • Addio .
• o*o*
H 4
120 Lettere
XXVIII.
Bologna 2. aprile ìy^y.
HO il contento di ricevere da voi me-
desimo quelle nuove , che io aveva chiesto
di voi al signor Sebastiano con quella an-
sietà , in cui ben potete credere che mi
avea posto l'avviso da lui datomi della vo-
stra grave malattia . Vi ringrazio che non
ostante il trovarvi tuttavia in convalescenza
vi siate preso il pensiero di rispondere al-
la mia già scrittavi ; né vorrei che ciò vi
fosse di disagio ; non essendovi cosa al mon-
do che più possa premermi della vostra sa-
lute > se pur non fosse il vostro onore, il
quale comprendo dalla vostra saggia rispo-
sta che ben vi sta a cuore , né mai ne ho
dubitato . Io debbo dunque , dopo ciò che
vi scrissi, rimettere a voi medesimo il pren-
der quelle misure , che pensando riposata-
mente alle cose da me dettevi stimerete es-
sere le più convenevoli , né sopra questo
più oltre vi sarò importuno . I vostri ami-
ci
I N E 1> I T E . 121
ci erano afflittissimi per la novella che io
aveva detto loro della passata indisposizio-
ne da voi sofferta, ed ora gli ho rallegra-
ti con quella , che ne siete già riavuto . Sti-
mo che alcuno di essi vi scriverà. Io ed
essi saremo totalmente quieti allora sola-
mente che intenderemo da voi non esser-
vi restato alcuna reliquia del male passato ,
come sempre può temersi , trattandosi di
pleuritide; e per questo solo vi prego e gra-
vo di farmi due parole di risposta , se pur
non vi tornasse meglio scriverne ad altri ,
da cui io potessi risapere il vostro presen-
te stato, ed avere una total sicurezza che
siate ben guarito, che è quello che io bra-
mo di sapere con certezza. Giacché nel fi-
ne della vostra ini parlate della cometa,
vi mando una brieve relazione delle osser-
vazioni, che ne abbiamo fatte, affinchè 1©
vediate voi , e le mostriate a chi stimere-
te poter gradire di vederle, e fra gli altri
al signore Zendrini , che suole mandarmi le
sue osservazioni astronomiche da che ha in-
trapreso di farne . Suppongo che la mostre-
rete altresì al signor abate Conti al signor
conte Riccati e agli altri di quella dotta
con-
122 Lf. TTERE
conversazione. Parmi che finora la retta li-
nea , in cui si è supposto moversi equabil-
mente la cometa, soddisfaccia non solo a
quelle prime osservazioni, dalle quali ne
fu calcolata la posizione, ma eziandio alle
altre che si sono andate facendo dipoi , al-
meno per fino a' 23. marzo (perocché del-
le altre fatte dopo quel giorno non ho per
anco fatta prova come rispondano alla det-
ta teoria ) e però stimo che se la trajetto-
ria della cometa è veramente curva, come
ragionevolmente si crede, la curvatura sia
insensibile per tutto quel tratto di essa, che
la cometa ha scorso dalla sua prima appa-
rizione lino a'23. marzo. Due o tre volte
ho creduto di non dover più rivederla , at-
tesa la debolezza del lume, con cui appa-
riva, ma poi contro la nostra aspettazione
l'abbiamo riveduta ed osservata; onde mi
guarderò dal ridirvi (ciò che leggerete nel-
la annessa relazione) che non vi sia più
speranza di osservarla , se pure il lume del-
la luna, che comincierà a farsi veder la
sera , non mi facesse questa volta meglio
indovinar delle altre . Con maggior como-
do se ne stenderà una più piena relazione ,
e for-
Inedite. ìàS
ift forse si stamperà . Io mi riserbo ancora
di rivedere e di correggere i risultati de' cal-
coli , che leggerete a pie di questo foglio .
Mio caro sig. Francesco , abbiate cura del-
la vostra salute. Non potete farmi cosa più
grata di questa, né io so pregarvi d'altro.
Addio . Di nuovo state sano .
•0*0*0*0*0*0*0 +0*0*0*0*0*
XXIX.
Bologna 27. novembre ìj'S'j.
A
lle molte e tutte liete novelle, che di
voi mi diede il si*'. Eustachio Zanotti nel
o
suo ritorno , vi ringrazio che abbiate ora
aggiunto voi stesso quelle , che mi porta la
vostra dei 20. corrente , che ho ricevuto in-
sieme co'gentilissimi versi, co'quali l'ave-
te accompagnata . Questi ho subito comu-
nicati al nostro signor dottore Francesco e
al signor Eustachio predetto, e a' medesi-
mi secondo il vostro ordine ho fatta con-
fidenza del disegno , che avreste di dedi-
care
1^4 Lettere
care il libro al gran personaggio , a cui {
versi sono indirizzati . Non so quello che
ne parrà a' signori Zanotti, de' quali il dot-
tore Francesco mi ha detto di scrivervene
questo medesimo ordinario. Quanto a me,
se debbo parlarvi schietto , e certamente lo
debbo , perchè e voi me lo ordinate , e la
nostra amicizia lo esige, non so concepire
la minima speranza che la cosa possa riu-
scire . Se al mondo vi è alcun principe tut-
to serio tutto severo e tutto lontano da ciò
che è galanteria, egli è quello, sopra cui
avete posto l'occhio. Ad un tal personag-
gio come mai può esser grata V offerta d' un
libro , che ha per titolo , la Filosofia per
le Darne, e che comincia dal dichiarare
che l'autore lo ha composto per piacere al-
le donne? Aggiugnete che alla serietà sua
naturale si aggiungono ora tanti fastidiosi
pensieri e tante traversie quante ben sa tut-
to il mondo . Il contegno con cui si vive
e si conversa in quella corte ( parlo di ciò
che apparisce in pubblico , e che è sotto
gli occhi del padrone) è tale da toglier il
coraggio a chi che sia di tentare un passo
simile , e molto meno lascia sperarne alcu-
na
Inedite, ia5
na benemerenza , che si potrebbe forse a-
spettare dalla dedica d'un libro d'erudizio-
ne d'istoria di critica o d'altro tale arso-
mento, ma per mio avviso non si può at-
tendere da un opera che per quanto sia
dotta elegante e per ogni conto apprezzabi-
le sarà sempre riguardata dall'occhio di chi
ha tali massime per una bagattella . Ma que-
sta non è ancora la più forte delle ragio»
ni, che mi fanno temere . Mi conviene ag-
giungervi che quel tale , che vorreste ch'io
facessi mediatore, è d'umore anche più se-
vero e più stoico del principe stesso, che
egli serve . Mi par di vederlo ( e non cre-
do d'ingannarmi per la lunga pratica che
ne ho ) al legger che egli facesse la mia
istanza, e al sentir l'argomento del libro,
ributtarsi subito , e forse formalizzarsi del-
la libertà , che io prendessi nell' esibirgli co-
sa, in cui non fosse la dignità di quel prin-
cipe né la sua propria . In somma temo che
non se ne farebbe niente , o almeno mi
par d'esser certo che per mio mezzo non.
riuscirebbe . Eccovi sveltamente il parer
mio , e quando io arrivo con voi allo scu-
sarmi dall'obbedirvi, dovete ben persuader-
vi
126 Lettere
vi che ne ho giusta ragione , o piuttosto
che non io, ma l'affare medesimo è quel-
lo che me ne scusa . Per altro voi siete ora
in una città, ove non ponno mancarvi al-
tri mezzi né altri consigli per prendere so-
pra ciò la vostra deliberazione . Io deside-
ro d'ingannarmi nel pronostico , che vi ho
esposto , e bramo che altri vi agevoli la stra-
da al vostro fine . Soggiungo che quel me-
desimo gentiluomo , per le cui mani inten-
dereste di presentar il libro , vi può forse
far egli l'apertura ; giacché , per quanto sen-
to , è ora a quella corte ; né so se la co-
sa fosse più riuscibile dedicando il libro noa
già al sovrano , ma alla sovrana , a cui tan-
to non disdice indirizzar un'opera , che ten-
de all'istruzione d'un sesso, di cui ella è
come donna e reina ; ma ciò non ostante
sempre si vorrebbe troncare tutto quello che
è galanteria per rispetto agli occhi, sotto
i quali dovrebbe porsi l'opera ; il che né
a voi piacerebbe di fare, e obbligherebbe
a rifare da capo a piedi l'opera stessa. Ma
di ciò abbastanza . Condonate , caro amico ,
se vi parlo con troppa sincerità . I versi mi
sono estremamente piaciuti , e se qualche
bar
Inedite. 127
bagattella vi fosse da cangiare , ve ne scri-
verà forse il nostro dottore Francesco . Or-
sù ; sollecitate la stampa del libro , e poi pre-
paratene un altro di argomento più grave,
o per jneglio dire di genere , in cui non
abbia tanta parte l'amore e il piacere, che
regna in questo primo da capo a piede.
Per altro a conseguir il titolo decoroso, a
cui aspirate , son certo che non vi manche-
ranno altre strade . Tutti i miei vi saluta-
no . State ben sano ed allegro , e coman-
datemi , se vaglio ad altro .
*o*o*
J2$
XXX.
Bologna 8. gennajo iy58.
O ul £ne della settimana passata ricevei i
due pieghi di libri da voi inviatimi , e per
le stesse mani la vostra lettera de' 1 8. de-
cembre, che ne aveva annessa un'altra pu-
re per me ed una per monsignor Leprot-
ti . Feci aver subito il suo esemplare al dot-
tore Francesco e il suo a Beccari , quello
del marchese Guido , che è ora a Venezia ,
lo diedi al signor Eustachio , che promise
d'avvisamelo per lettera; ritenni per me
quello, che mi avete destinato, e non vo-
lendo esporre quello del dottor Crudeli a
qualche accidente nelle mani del Proccac-
cia, ne scriverò sabbato al medesimo signor
Crudeli , che mi avvisi per cui mano deb-
ba mandarglielo ; poiché la solita licenza
d'estraerlo da Bologna forse non si avreb-
be senza esibir il libro a chi dee segnarla,
e l'esibirlo sarebbe un azzardarlo. Questo
az-
Inedite. 129
azzardo non correrà l'altro piego diretto a
monsignor Leprotti , il quale ho consegna-
to al signor Antonio Zampieri , che ha da
spedirgli un altro involto di libri già da
qualche tempo , e per cui mezzo sempre
gli ha avuti sicuramente . Non mancai pe-
rò lo stesso giorno di sabbato di avvisare
monsignor Leprotti con mia lettera d'ave-
re per lui il detto piego , né di mandargli
la lettera, che da voi mi era venuta per
esso . Feci anco sapere al dottore Zanotti
che se nell'aspettazione di altri esemplari,
i quali voi promettete mandare , volesse ce-
dere il suo, si manderebbe al signor Vici-
ni di Modena , e Io manderò se così egli
si contenta . Dopo seguiti tutti questi reca-
piti mi è giunta la terza vostra lettera , che
è del primo corrente, nella quale mi av-
visate dell'errore accaduto alla pag. 282.,
mettendo mille seicento ottanta due in luo-
go di 1680., e l'ho corretto nel mio esem-
plare come in quello dei signor Crudeli,
che ancor tengo , ma la sollecitudine neli'
ubbidirvi del recapito degl'altri mi toglie di
far il medesimo in essi , né altro posso fa-
re che avvisare chi li riceverà che emen-
To: XI. I dino
i5o L f t t r n E
dino quel luogo , come l'ho già scritto a
monsignor Leprotti .
Vengo ora al libro medesimo, di cui mi
richiedete il mio giudicio ; ma questo è
quello stesso, che già ridiedi quando me
ne mostraste il manoscritto . Il gran talen-
to dell'autore si scorge e nelle cose, che
dice, e nell'ordine, con cui le dispone,
e nel modo di dirle . Tutto ò scritto in
una maniera che istruisce ed alletta , e se
fosse possibile che le donne intendessero
mai bene simili cose , questo è il solo li-
bro, da cui potrebbono impararle, né ap-
punto voi cercavate più di questo; ma io
son certo che egli sarà d'uso anche agli uo-
mini, de' quali essendovene molti, che sfug-
gono volentieri ogni menoma applicazione,
e che vorrebbero imparar le cose d'una ma-
niera comoda e facile, avranno di che sod-
disfarsi nel ieggerlo . Del restante ora che
l'ho letto con tutto il mio agio, veggo che
non vi era alcun fondamento a quelle si-
nistre prevenzioni contro di esso , delle qua-
li vi diedi avviso .
Due sole cose ho notate, che vi dirò eoa
quella candidezza, che mostrate di deside-
rare;
Inedita. i5t
rare; una in ordine alla morale, l'altra in
ordine alla letteratura. La prima è che la
galanteria e l'amore vi ha un poco troppa
parte . Il libro di Fontenelle , comechè gra-
ziosissimo e galantissimo anco in tal gene-
re, non dirà a cagion d'esempio che in
certe ore del giorno o pur della notte si
risarcisse colla dama la perdita del tempo
fatta ne' dialoghi. Credo ancora che quell'
autore si sarebbe guardato dalla necessità
di parlare con una dama de' vermi sperma-
tici, cosa che per quanto sia stata da voi
coonestata e passata con disinvoltura , si
sarebbe a mio credere risparmiata con mag-
gior vostra lode . Così andate discorrendo
d'alcuni altri passi, che, se non m'ingan-
no, non Uniranno di piacere né pure in
Francia , dove si pensa e si parla con tan-
ta libertà in materia di galanteria; né so
ancora ben dirvi che effetto possa fare co-
là l'aver posto alla testa d'un libro, che
dee passare come fatto per una dama ita-
liana sul lago di Garda , un ritratto , di cui
molti pretenderanno di conoscer in Francia
l'originale .
L'altra cosa é , che sebbene il libro è sorit-
I a to
lOZ L E T T E II E
to con pulizia, e iu molti luoghi anche con
buon sapore di lingua italiana , in alcuni al-
tri però è di frase totalmente francese , e
generalmente ha il genio di quella lingua
nei modi di legare e attaccar insieme le
cose , e nel dar loro ciò che essi chiama-
no le tour . Io non vi reco questo a gran
colpa, essendo io di quelli , che si sono for-
mati uno stile bastardo , e che per conse-
guenza non ponno condannare a buona equi-
tà la mescolanza delle frasi negli altri scrit-
tori j ma ve lo dico, perchè parmi d'esser
certo che altri lo dirà , e che voi ne avre-
te della critica da quelli , che fanno pro-
fessione del rigorismo in materia di lingua.
Egli è ben vero che questi non sogliono es-
sere gli uomini più dotti del mondo .
Io non ho per anco veduti i nuovi ver-
si , che mi scrivete aver inviati al sig. Eu-
stachio; perchè da tre giorni non ho ve-
duto lui medesimo , e forse non esce di
casa per non andare per la neve fino al gi-
nocchio. Li vedrò volentieri , essendo cer-
to di trovarvi qualche cosa di bello, quand*
anco fossero simili ai men belli che di voi
abbia veduti .
I giù-
Inedite. i55
I giudicj degli altri, che mi chiedete so-
pra il vostro libro , si vogliono non ricer-
care , ma aspettare , raccogliendoli a poco
a poco a misura che vengono , per avelli
sinceri. Io vi avviserò di quello che ne sen-
tirò. In tanto so che non posso ingannar-
mi rallegrandomi con voi di questo saggio
della vostra bella mente , e confortandovi
a far in modo che egli non sia l'ultimo.
Addio. Amatemi e state sano. Addio.
XXXI.
Bologna 2g. gennajo iy38.
A? inalmente il signor Tommaso Crudeli
Jia risposto alla mia scrittagli tempo fa in-
torno al modo di fargli pervenire sicuramen-
te l'esemplare da voi destinatogli del vo-
stro libro, e mi ha istrutto sopra l'indiriz-
zo , che dovrò fargli , e perciò sabbato pros-
simo il libro gli sarà spedito .
Vidi in mano del signor Eustachio (ora
I 3 eletto
; Z/\ L r. T T E A v.
eletto professore pubblico delle matemati-
che in questo studio ) alcuni rostri genti-
lissimi versi sopra un ventaglio . Gli dissi
che per parte mia vi scrivesse che mi era-
no paruti oltre modo belli, e di gusto per-
fettamente italiano . A voi ora sta , sapen-
done fare di questa sorta , ed anco degli al-
tri alla maniera francese, appigliarvi o all'
una o all'altra ; o quello che stimerei me-
glio, seguir la maniera italiana negl'italia-
ni e la francese ne' francesi. Una sola pa-
rola mi parve non troppo usata né forse
plausibile , e fu la parola energica , e me
ne è sovvenuto ora rileggendola anco nel-
la lettera, che da voi in questo spaccio ho
ricevuta . Stimerei che a un bisogno doves-
se dirsi energetica , o più tosto né l'uno né
l'altro , ma trovar ripieghi da schifare tal
bisogno .
Scrivo dal letto con un poco d'incomo-
do dal raffreddore , e perciò non ho avuto
tempo di cercare nel vostro libro gli esempi
delle maniere di dire francesi , che vi dis-
si parermi spesso da voi usate . Io l' aveva
aperto giorni sono per questo fine , ma m*
incontrai in alcune carte, ove è sì pulita-
mente
Inedite. i35
mehte scritto , che mi scordai di ciò che
cercava , e mi lasciai portar oltre dal pia-
cere della lettura senza badarvi più . Ma
con un poco di tempo voglio ad ogni pat-
to farvi la critica intorno a ciò ; giacché
mi andate stuzzicando a farlo . Addio . Non
posso scrivere che stentatamente; e il tem-
po mi manca . Addio .
*o*o*o* o* o*o*o*o*o* o*o*o*
XXXII.
Bologna 11. agosto iy58.
A
lla vostra de' 22. giugno scrittami da
Carcassona non ho voluto dar risposta pri-
ma di potervi ragguagliare di aver fatta la
commissione datami in essa, di cercar l'ob-
biettivo desiderato da monsieur Guillemi-
net . Io scrivo a lui medesimo in questo
spaccio coli' indirizzo da voi datomi de' si-
gnori Bouer e Delon di Genova , avvisan-
dolo essermi stato promesso da Roma di
mandarmi a prova un obbiettivo del Cam-
I 4 pani
i36 Lettere
pani di i5. piedi di Parigi, che sono zo.
palmi romani , colla condizione di ripigliar-
lo indietro, quando non riesca perfetto, e
di pagarlo , quando riesca , scudi romani 4°.
Attenderò se il signor Guilleminet accetti
questo partito , e accettandolo , farò venire
il vetro per provarlo , e per farne secondo
gli ordini, che ne riceverò. Io ho conso-
lati i vostri amici , e prima di tutti me me-
desimo colle novelle , che mi avete date
di voi e dei vostri viaggi nell'oscurità to-
tale , in cui ne eravamo tutti da tanto tem-
po . E stata per noi una grata sorpresa il
sentirvi tutto inteso a cercare le antichità
nel Languedoc , quando il vostro silenzio
ci aveva fatto credere che foste occupato
piuttosto nelle mode di Parigi , dove secon-
do l'itinerario da voi inviatomi la presen-
te mia lettera vi dovrebbe finalmente tro-
vare . Quando ci siate arrivato , vi prego
di fare i miei complimenti al signor Mau-
pertuis, ragguagliandolo che io aveva data
commissione, già sono molti mesi, al sig.
Cassini che gli facesse tenere un esempla-
re del mio libro sopra la meridiana di san
Petronio; ma che essendosi perduta la let-
tera,
Inedite. 13-7
tera , in cui erano specificati i nomi di quel-
li, a' quali io destinava gli esemplari costà
inviati del detto libro , ho rescritto ultima-
mente al signor Cassini come debba distri-
buirli, e suppongo che il signor Mauper-
tuis avrà ricevuto il suo, il quale , non più
che gli altri , ho mandato sciolto , per ri-
sparmiargli la spesa di farlo slegare e rile-
gare ; giacché qui non era sperabile che fos-
sero legati passabilmente. Mi farete anco
grazia di dirgli che attendo con impazien-
za il dettaglio , che egli mi fece sperare del-
le sue osservazioni del Nort intorno alla fi-
gura della terra , essendo estremamente
curioso di vedere il metodo da lui tenuto
e la descrizione degli strumenti, de' quali
si è servito , per meglio intender ciò che
ho veduto in istampa tauto del signor Cel-
sio, quanto del signor Cassini sopra l'istes-
so argomento . Se intorno a còtesta gran
disputa o intorno ad alcun' altra particola-
rità astronomica avrete di che ragguagliar-
mi, mi farete sommo piacere. Dell'Italia
non vi maravigliate se non vi do novelle
letterarie, ben sapendo Voi quanto siano
scarse. Di Beccari di Fabbri e degli altri vo-
stri
l38 L E T T e n E
stri amici, de'quali mi domandate, vi ri»
mando mille saluti; essi vi amano e vi sti-
mano come sempre , e sono stati a parte
della mia inquietudine trovandosi da tanto
tempo senza saper nulla di voi. Tutto ciò
si dee intendere anche in modo più spe-
ciale de' vostri grandi amici , il signor Fran-
cesco e il signor Eustachio Zanotti. Al pri-
mo ho mandato la vostra lettera in villa,
dove si trova ; perchè legga egli stesso quan-
to scrivete di lui . Al secondo la mostrerò
fra pochi giorni quando fìa di ritorno anch'
egli dalla villa , e lo animerò a compire il
trattato di prospettiva, che da lui aspetta-
te, e che esibite di far imprimere in In-
ghilterra . Vengo al particolare del vostro
libro, del quale avete gran torto di sospet-
tare che sia stato posto in dimenticanza .
Io non mi ricordo d'aver mai sentito par-
lar tanto e°qui e fuor di qui d'alcun libro,
come si è fatto e si fa tuttavia di questo .
1 giudizj che se ne danno , sono quali si
potevano aspettare , e però non è maravi-
glia che se ne sentano diversi e diametral-
mente opposti gli uni agli altri. Quelli che
giudicano senza prevenzione , e che vanno
alla
Inedite. i3q
alla sostanza delle cose , non lasciano di
compiacersi della facilità e della grazia , con
cui avete trattato e messo in sì buon lu-
me un argomento cosi difficile. Ma la so-
verchia libertà d'alcune espressioni, la tene-
rezza troppo grande d'alcune altre, i tratti
di disprezzo contro alcuno, la mescolanza
delle maniere di dire oltramontane colle ita-
liane, ed altre simili bagattelle tengono luo-
go appresso di altri di gravissime cagioni
per dirne male . Voi saprete che in Roma
è già uscito dalla Congregazione dell'Indi-
ce il decreto di proibizione clonec corriga-
tur, clausula che vi è stata fatta aggiugne-
re da chi, non potendo opporsi al torren-
te di quelli , che lo volevano in ogni ma-
niera far condannare , ha almeno voluto mi-
tigare la censura . Debbo io avanzarmi ,
caro amico, a darvi un consiglio? Si cer-
tamente lo debbo ; perchè son certo che
voi lo prenderete in ottima parte . Giacché
voi vi disponevate a ristampare il libro per
conto di migliorare qualche bagattella di lin-
gua; perchè non potreste voi in tal' occasio-
ne cangiar altresì qualcheduno dei tratti , che
vi hanno attirata la censura predetta , mo-
strando
lZ^O Lettere
strando di riceverla rispettosamente? I trat-
ti predetti non sarebbero che pochissimi ,
ed io mi prometterei di risaperli tutti , uno
per uno ; anzi con tal correzione ho già in
capitale che il libro si ristamperebbe in Ro-
ma. Ma che dico io di cangiare? Né pur
questa fatica voglio che voi facciate . Vo-
glio solo che vi fidiate di me del sig. Fran-
cesco Zanotti e di un altro grande amico,
che avete in Roma, e che diate a noi fa-
coltà di mutare quello che a noi parrà do-
versi mutare ; il che sarà il meno che fia
possibile . Si torrà a un tempo stesso ogni
scrupolo per conto della lingua , e per quel-
lo della Congregazione dell'Indice, e il fron-
tespizio del libro porterà che egli è stato
corretto dal medesimo autore. Che ne di-
te voi? Vi prego a pensare se vi torni con-
to mostrare sì poca stima dell'Italia e del-
la vostra medesima patria ( che pare la più
avversa a questa opera ) da non curarne per
niente il giudicio , e di passar sopra a quell*
odiosità, anco indebita, che pare che vi
sovrasti, specialmente tornando voi una vol-
ta in queste parti ; dalle quali ancorché for-
se siate ora lontanissimo col pensiero, do-
vete
Inedite. i^i
Vete riflettere che ponno succedere mille
cose , che vi facciano desiderare di tornar-
vi , e di esservi bene accolto . Pensateci un
momento, e scrivetemi quello che avrete
risoluto . Io dopo avervi esposto con ogni
candidezza il mio sentimento , sarò per ac-
comodarmi sempre quanto ila possibile al
vostro piacere. State sano, e amatemi co-
me fate, accertandovi di farlo scambievol-
mente . Addio , Addio .
XXXIII.
Bologna 19. gennajo 1739.
vJuesta volta s\ che avrete ragione di
dire che fra tutti gli amici di Bologna, a'
quali avete data parte dei vostro arrivo a
Parigi , io sia il meno puntuale a risponder-
vi; ma sappiate che questa poca puntuali-
tà nasce per l'appunto da un desiderio di
esser più puntuale; mentre per rispondere
ho dovuto cercar prima alcune notizie , e
mi
l42 L E T T E II E
mi è convenuto aspettarle lino a quest'ora»
Io non ho dunque voluto darvi alcun pa-
rere sopra ciò di che mi richiedete , cioè
intorno alla correzione e ristampa del vo-
stro Newtonianismo , prima di sapere con
certezza quel eh' è passato in ordine alla
proibizione di esso , della quale diversamen-
te si è parlato da diversi. Ora con lettere
di monsignor Leprotti (il quale, per non
iscordarmene , vi riverisce, ed aspetta una
vostra lettera , che io gli ho fatto sperare
sulla vostra parola) vengo finalmente avvi-
sato che sebbene nella Congregazione dell'
Indice fu stabilito il decreto della proibi-
zione , promosso più che da altri dal padre
Ridolfi allora segretario della Congregazio-
ne; nulladiraeno non è mai stato sottoscrit-
to dal cardinale Davia prefetto della mede-
desima Congregazione ; e però non si è pub-
blicato , né facilmente se ne parlerà più ,
da poiché quel tal padre Ridolfi ha lascia-
ta la segreteria dell'Indice, ed è stato pro-
mosso a maestro del sacro palazzo , carica
lasciata vuota con dispiacere di tutti dal
vostro degnissimo zio il padre maestro Gio-
Vanelli , la cui morte vien compianta da tut-
ta
Inedite. i/fi
ta Roma . In tale stato di coso il nostro
Leprotti va pensando che non tosse per es-
ser più òli stagione rimetter in campo la
ristampa del libro, ancorché corretto, per
non risvegliare, come si suol dire, i cani
che dormono , potendo darsi caso che il
pubblicarlo di nuovo non servisse che a ri-
suscitare le ciarle di quelli , che tanto ne
hanno sparlato, e che ora tacciono . Ecco-
vi qual sia nel presente stato delle cose il
parere d'un vostro buon amico, e vi con-
fesso che a me ancora par ragionevole ; e
tanto più che essendosi anco in Bologna ,
come sentirete dalle lettere de' due Zanot-
ti , quasi del tutto ammutolite le voci di
chi lo censurava oltre il dovere , anzi es-
sendo stato letto e lodato il libro in alcu-
ne scelte conversazioni letterarie (salvo qual-
che disapprovazione in ordine alle maniere
francesi , che vi si leggono , ina che a giu-
dicio de'saggi non ponno guastare un libro ,
ove tanto è di buono ) nò pur qui vi è cau-
sa alcuna di dover mutarlo . Posso dirvi ol-
tre ciò che in altre città ancora è stato let-
to , e tuttavia si legge e si loda , e però
se vi ha ancora chi ne giudichi diversamen-
te >
i44 Lettere
te, non si può più dire che universalmen-
te venga riprovato , ma al più che vi han-
no due partiti, in favore, e in disfavore,
né a noi conviene mettervi dal canto di
questo ultimo col cangiarlo. Una delle co-
se , che gli hanno portato vantaggio , è sta-
ta a mio credere l'essersi frattanto veduto
in luce l'altro Newtonianismo di Voltaire,
che è paruto a molti cosa assai meschina;
ed è stato graziosamente detto in Roma da
un uomo di lettere , che Voltaire nel suo
libro ostenta quella geometria che egli non
ha , e che Algarotti nasconde quella che
ha; giudicio che a me pare molto adatta-
to e verace . Io poi mi rallegro che già ne
sia pubblica la traduzione in lingua france-
se, e che gli Inglesi ne siano contenti, co-
me hanno tutta la ragione di esserlo. Ma
voi , sig. Checco mio , non istate in ozio «
Producete , e ben presto , qualche altra beli'
opera, e tale che tutti abbiano necessità di
lodarla; come sicuramente l'avranno, se se-
guiterete il vostro buon giudicio, e rispar-
mierete qualche tratto di quelli, che non
essendo punto necessarj , ponno , anzi deb-
bono per necessità esser disgustati a qual-
che-
Inedite. 12J5
cheduno , come a cagion d'esempio, ciò
che avete detto del Rizzetti ( giacché anco
su questo particolare mi richiedete che vi
avvisi di ciò che nel vostro libro è in al-
trui dispregio ) potendo ben voi avvedervi
che a ama uomo del mondo può piacere
di fare quella figura , che a lui fate fare
nella vostra opera . Ma di questo abbastan-
za, e tanto più che so avervene i due Za-
notti scritto assai a lungo .
Del sig. Guilleminet col quale mi met-
teste in commercio, debbo dirvi che ione
ricevei una gentilissima lettera, ma che pa-
rendogli soverchio il prezzo dell'obbiettivo
del Campani, di cui io l'aveva avvisato,
si risolse di non farne altro . Io ho poi tar-
dato a rescrivergli fino al mese di decem-
bre passato ; perchè la salute non me lo
permise prima , ed anco perchè ho aspet-
tato di trovar occasione d'inviargli per la
via di Genova il mio libro de Gnomone
Bononiensi , di cui mostrava curiosità , e
spero che gli pervenga ben tosto . Voi ora
mi parlate d'un altro astronomo di Tolosa,
il cui nome non so se io abbia saputo leg-
ger bene per Garipuy . Se egli, con qua-
To: XI. K luu-
l46 L E T T E II E
lunque nome si cliiami , mi scriverà di es-
ser quegli, di cui voi mi avete scritto , vo-
lentieri entrerò con esso in corrisponden-
za, e anche di questo come dell'altro avrò
tutto l'obbligo a voi.
Della dolce patria vostra (giacché anco
sopra ciò m'interrogate) non sapendo io su
qual fondamento sia stabilita V avversione
mostrata a voi e all'opera vostra, poco o
nulla saprei dirvi in ordine ai rimedj . Pren-
do tuttavia buon augurio da ciò che mi scri-
vete, cioè che in Venezia si fosse comin-
ciata una ristampa di quella , il che mostre-
rebbe che l'odiosità né pur ivi fosse così
universale. Per altro se vi ha rimedio di
scemare o di togliere l'avversione in quel-
li, che l'hanno, io stimerei che si doves-
se cominciare da que' vostri nazionali, che
senza dubbio sono in gran numero in co-
testa città, e ne saranno ancor molti in In-
ghilterra, dove accennate di voler tornare,
e sopra tutto dagl'ambasciadori, e rappre-
sentanti pubblici. Io ho osservato che niu-
na cosa più dispiace a questi che di veder-
si poco corteggiati dai loro proprj naziona-
li, e niuna cosa all'incontro più gli obbli-
Inedite. 147
ga che il vederseli spesso attorno, e l'es-
sere da essi riconosciuti in un certo modo
come capi e protettori della nazione nella
corte e nella città , ove si trovano . Non
dubito che voi non facciate la vostra cor-
te agli ambasciatori di Venezia , ma stime-
rei che gli obbligasse molto il fargliela an-
co con maggiore assiduità e diligenza ; nel
che quando anco sul principio non mostras-
sero tutto il gradimento , anzi quando sa-
peste di certo che non parlassero vantag-
giosamente di voi; nulla di meno, al pa-
rer mio , non dovete stancarvi , ma raddop-
piare l'attenzione, e mostrare incerto mo-
do di aver bisogno di essi più ancora elio
non l'avete, di volerli per protettori , e di
non far nulla senza loro . Simili cose con
un poco di tempo non ponno fare che ot-
timo effetto ; e se vi sta veramente , come
mostrate e come è ragionevole , a cuore la
patria , non dovete trascurarle a qualunque
costo ; cioè a dire sagrifìcando ancora qual-
cheduno de' vostri piaceri e divertimenti al-
la loro buona corrispondenza ed amicizia.
Ecco quello che può dirvi un uomo poco
pratico del mondo , ma che dall' età può
K a aver
l/fi Lettere.
aver presa qualche cognizione ed esperienza >
e che sopra tutto vi ama di tutto cuore .
Ho ricevuto e letto il libro del sig. Mau-
pertuis . Bisogna restar convinto dell'esat-
tezza delle sue osservazioni , e così confes-
sano meco tutti quelli, a'quali l'ho fatto
leggere, che non sono pochi. Ma per le-
varsi ogni scrupolo conviene attendere an-
co quelle del Perù . Se la figura della ter-
ra si cercasse per li principj meccanici e
a priori, tutti da gran tempo sono convin-
ti che ella sia newtoniana. Ma cercandosi
solo quello che mostrano le osservazioni ;
quante più se ne combinano insieme, tan-
to ne sarà più sicuro e ben fondato il giu-
dicio . Nell'ipotesi newtoniana delle attra-
zioni potrebbe la terra per l' inegual densi-
tà delle sue parti esser di figura irregola-
te , e con ciò conciliarsi le osservazioni del-
la Francia con quelle della Lapponiaj on-
de parmi che convenga attendere ancha
un poco .
Vorrei darvi un incomodo : che vi por-
taste in mio nome dal signor Cassini , a
cui scrivo di ciò nel presente ordinario, o
pure , che è lo stesso , dal signor Maraldi ,
eoa
Inedite. i4g
con offerirvi a ricevere da essi quei tomi
delle memorie dell'Accademia delle scien-
te , che piacesse loro di consegnarvi per
me. Il signor Cassini mi richiese quali to-
mi mi mancassero, ed io glieli specificai,
e nuovamente ora glieli specifico, aggiun-
gendo che se vogliono consegnarli a voi ,
saranno ottimamente consegnati. Vi prego
a far ciò in modo che non mostriate che
io esiga questo regalo dall'Accademia , dal
che sono lontanissimo , ma solo che volen-
do esso mandarmeli sappia a chi debba con-
segnarli . Quando ciò siegua , mi farete pia-
cere di osservare se fra quelli, che vi daranno,
vi sia anco il tomo dell'anno 1726. Quando
non vi fosse , vorrei che me lo comperaste
costi , senza farne saper nulla né al sig. Cassi-
ni né al sig. Maraldi né ad altri . Ciò fatto ,
tutti i tomi che avrete , vorrei che me li
mandaste fino a Lione al vostro corrisponden-
te, d'onde io poi li farei venire per Tori-
no . Io rimborserò al vostro signor fratello
(se cosi vi piace) tuito quello che avrete
speso tanto nella condotta fino a Lione,
quanto nella compera del detto tom. 1726. ,
caso che non sia fra quelli, che vi daran-
K 3 no.
i5o Lettere
no . Vorrei pur arrivare ad aver il compi*
mento di questa opera ; perciò a voi mi
raccomando. S'intende che i tomi siano
dell'edizione di Parigi in quarto. Addio-
Mentre scrivo, 1'Annina che è presente,
mi commette di riverirvi in suo nome ■
Addio .
Bistro
LETTERE
DEL SIGNOR
GIAMPIETRO ZANOTTI.
i53
LETTERE
DEL SIGNOR
GIAMPIETRO ZANOTTI (i).
I.
Bologna zo. settembre 1729.
J. N fretta , perchè ho mille cose da fare r
a cagione che domani io parto per il Fina-
le di Modena . Io vi ringrazio moltissimo
della
(1) Nacque in Parigi l'anno 1624- •> donde
in tenera età fu condotto a Bologna sua patria
originaria ; ebbe a fratello Francesco Maria , e
fu padre di Eustachio sorti ambidue all' orna-
mento d'Italia. Datosi di buon'ora agli studj
delle amene lettere e della Pittura-, si distinse
in quelle come leggiadro poeta ed elegante pro-
satore , e in questa rese chiaro il suo nome con
molti disegni e dipinti d'uno stile puro ed ar-
monioso, ma più col fervore ond'egli promos-
se
1 54 Lettere
della memoria, che di me avete, né cosa
posso sentire, che più mi piaccia; e per-
chè io bramo di dir cosa , che altrettanto
piaccia a voi , dirovvi che questa mattina
ho veduto la gentilissima signora marchesa
Ratta, e le ho le espressioni vostre tene-
rissime recate, alle quali con non dissimi-
li ha risposto ; e se ù> tempo avessi di dir-
vi quello che ha detto, e quella sua grazia
avessi nel dirlo , voi subito tornereste a Bo-
logna, né indugiereste un momeuto . EU' è
veramente > come voi dite ; questa dama fa
Poeti ,
se il buon gusto dell' arte , e coli' istituzione
dell'Accademia Clementina del disegno, di cui
fu uno de' principali fondatori e della quale scris-
se la storia con pari diligenza che venustà . Di-
sinvolto nelle maniere, schietto e leale di pro-
cedere , giocondo ed ameno nella conversazio-
ne , tale mostrossi anche negli scritti suoi , e
ne faran fede queste pistole famigliari che or
di lui pubblichiamo . Un nonnulla , come scris-
se di lui un valentuomo , prendeva corpo sot-
to la sua maestra mano , e come in tela sa-
peva dargli risalto colle tinte del valoroso
suo pennello , così lo rendeva piacevole nello
scriverlo in carta agli amici . Morì nel 1765.
Inedite» i55
Poeti , e quelli che sono conserva , concios-
siachè diffìcil cosa sia conoscerla e non lau-
darla, e noi fare in versi, purché un pò
poco s'abbia favorevole il coro delle Muse.
Il signor Moussi , che altri disegni ha com-
perati , parte buoni e parte no , mi volea
seco a pranzo questa mattina, ma non ho
potuto ricevere le grazie sue . Io vi racco-
mando il mio padre Riva, e se voi siete >
come il siete , ottimo estimatore degli one-
sti e valorosi uomini , dev'essere anche vo-
stro , e però come cosa vostra ve lo racco-
mando . Visitatelo, com'io farei, ch'egli
v'accoglierà come me stesso ; perch'egli vi
conosce, e sa che meritate l'amor di chi
che sia ; anzi per questo deve accogliervi
più giocondamente e cortesemente che me
non farebbe . Io sono in fretta .
•o*o*
56
T E R E
IL
Bologna 29. aprile 1702.
o
H quanto io sono contento dell'amor
vostro , il quale non vi lascia obbliarmi , co-
inechè avvolto ne' travagli e nelle afflizio-
ni ! Ma quanto io sono dell'amor vostro con-
tento , altrettanto mi lagno della fortuna ,
che in tal modo affligga un amico sì. caro ,
e cui desidero ogni maggior bene . France*
sco mio fratello s' è trovato costà in mal
punto , da che sento che anche a lui mol-
to duole il pericolo di vostro fratello e il
vostro dispiacere ; tuttavia può essere che
gli venga fatto , dacché lo amate moltissi-
mo, di alleviare in parte il vostro dolore ,
e s'è cosi, in buon punto si è costà ritro-
vato, potendo in parte esservi d'utile e di
giovamento . La vostra canzonetta coi sonet-
to ho insieme con l'epigramma di France-
sco dato al dottore Balbi , che queir uso
ne farà, che voi sapete, acciochè il mon-
do vegga quanto estimate questa divina Bas-
si,
Inèdite. i5^
Si , e acciochè la raccolta delle composi-
zioni abbia maggior lume e maggior bellez-
za , che altronde non può meglio ritrarre
che dalle cose vostre . Io già per lei feci
un sonetto, e credo che voi l'udiste, ma
non ne sono stati sazj abbastanza i rac-
coglitori delle rime , ed hanno voluto che
di più v'aggiunga una canzone, la quale
oggi appunto ho terminata. Voi mostrate
gran dispiacere di non essere in Bologna,
e la memoria de i diletti, che qui aveva-
te certamente è ciò, che vi tormenta %
ma perchè non tornate? Temete voi di pa-
rere uomo leggiero? Avreste pure una bel-
la occasione di ritornare , cioè per esser pre-
sente al dottoramento della Bassi, che s'ha
a far solennissimo . Dico ciò , lusingandomi
che il vostro fratellino stia alquanto meglio ,
che in quanto agli sposi , essi senza voi fa-
ranno l'ufficio loro, né d'un momento si
ritarderà l'opera d'un nepotino , che vaa
meditando di farvi. Tutti l'avrebbono ca-
ro, e di madama non parlo , che vel pote-
te immaginare . Jeri mattina io era seco
quando ebbe la vostra lettera , e quello vi-
di, che meglio è ch'io non vi dica. Do-
mani
Ì.18 L E T T E R E
mani manderò a lei le poesie , che mi or-
dinaste di darle , e potete immaginarvi se
le farà copiar prontamente. Il grand' Eusta-
chio è ora in Bologna, e mi ha comanda-
to di salutarvi . Tra poco dee però ritorna-
re a Ravenna , e di là passare a Roma . Que-
sto gii può essere di grand' utile, e gli è
ancora d'onore, ma di tant' utile non ab-
bisogna, e circa l'onore ne ha tanto cha
ne porria dare a qualunque , e però mi pa-
re che assai meglio facesse se qui restasse
e co' suoi libri e con noi, senza faticarsi
tanto , e senza esporsi a quei tanti perico-
li, che in viaggiando s'incontrano. Messer
Alessandro Fabri senza line vi si raccoman-
da, e lo stesso fa lo schifosetto e rabbio-
setto Vicini, e il fa ancora Eustachio mio.
Conservatemi sempre l'amor vostro, che al
mio non potrà togliervi inai cosa alcuna.
Addio. State sano.
Inedite. i5q
AL SIGNOR
FRANCESCO M.A ZANOTTI
III.
Bologna ag. aprile iy32.
J-O vi ringrazio sommamente della vostra
soave lettera , dalla quale sento che voi giu-
gneste costì con prosperità . Mi spiace ben
molto della malattia dell'Algarottino, la qua-
le travaglia e affligge tutta quella casa , e voi
certo dovete molto disturbo sentire . Avrò
piacere di sapere il line d'un tal male , che
voglia Dio che sia buono , come lo desidero .
Io non m'aspettava meno circa il trattamen-
to, che costì v' è fatto; perchè io so quanto
cotesti vostri albergatori sieno cortesi e di
grazie larghi ed abbofldevoli ; e circa la con-
fusione , che avete di non meritarle, caro
voi non v'affliggete tanto, che non avete
poi giusta occasione per questo di buttarvi
in
160 Lettere
in mare. La divina Bassi , come avrete udi-
to, si portò divinamente bene, e vi so di-
re che la gente molto ne parla. V'erano
forestieri moltissimi a tale effetto venuti ,
i quali cose grandi avran riportate ai lor
paesi. Di un tal prodigio tutti han piace-
re, se non se alcuno o alcuna, cui punga
rabbiosissima invidia. Da ogni parte vengo-
no poesie ai sua laude, così venissero an-
cora orologi e scatole d' oro o altri sì fat-
ti ingredienti , i quali già sarebbon venuti
a qualunque cantrice si fosse fatta sentire
con maraviglia. Sentite questa, s'è da ri-
dere. Don Benedetto Piccioli anch' egli ha
fatto uà sonetti no gentile, ma perchè egli
sembra trattare un poco di sodomia , è sta-
to da' revisori cassato. Egli dice tra l'altre
cose, parlando alla Bassi, che per lei il suo
sesso muterà usanza, e v'aggiunge non so
che di fesse . Io ho fatto una canzone in
fretta, e d'uno stil matto. La traggo me-
co in Inghilterra ad onorare le ceneri del
Neuton. Essa Bassi nr*ha imposto di rive-
rirvi. Io ho l'epigramma consegnato a Bal-
bi. Chiunque l'ha veduto, lo ha molto lo-
dato , ma questa è una nuova , di cui non
ab-
Inedite. iGi
abbisognate. Lo addottoramento della Bas-
si alcuni credono che si farà lunedì , altri
pensano alcuni giorni dopo , e dipende il
farlo dal ritorno dell'arcivescovo, che ora
è a s. Giovanni. Il collegio de' dottori ha
già determinato il modo , che bassi a fare.
Primieramente il padre della Bassi porterà
al collegio il denaro , il quale sarà rifiuta-
to . Il giorno dell'addottoramento si ragu-
nerà il collegio nel solito luogo , e senza
alcuno esame sarà a viva voce la Bassi ac-
clamata dottoressa e maestra , e quindi par-
tiranno subito in varie carrozze , e anderan-
no al palazzo pubblico, ove nella gran sa-
la d'Ercole si farà a lei la dispensazione
della laurea dottorale, e vi sarà invito di
dame e cavalieri. Le due dame, che ac-
compagneranno la vergine dottoressa, saran-
no quelle medesime, che la servirono per
la conclusione, cioè la Ranucci e la Rat-
ta. Se più ne sapessi , più ve ne direi . Cir-
ca don Ercole , egli fu il mercoledì a pran-
zo cogli Anziani, come sapete, e poi ven-
ne a casa , dove , toltone questi due ultimi
giorni, non ha parlato con alcuno , peggior
di prima nella rusticità e selvatichezza. Io
To: XI. L in' ini-
162 L E T T T. R S
ju'irtlmagino, che il pensare di avere un
non soche a partorire il rendesse tale, ma
partoritolo finalmente si è rimesso un po-
co, e quello che v'ha di lmono si è, che
3ia partorito da sé senza bisogno d'alcuna
allevatrice . Adesso è conversevole alquan-
to. Ha fatto un mondo di visite , per quel-
3o che se ne dice. Noi per altro noi sap-
piamo da lui . Sono stato seco a pranzo dal
senatore Albergati , e domenica fummo dall'
Aldrovandi , e v'era ancora il dottore Eu-
stachio Manfredi, e v'era una bellissima
conversazione . Gli ho detto quello che voi
ani dite, ed egli l'ha avuto caro, e vera-
niente si crede di avere il pulpito di san
Zaccaria. Ha bensì avuto quello di s. Lo-
renzo in Damaso per il 35. , ma si vorreb-
be piuttosto il 36. , essendo egli impegna-
to per il 35. col pubblico di Pistoja. Egli
m'ha imposto di salutarvi. Così han fatto
Fabri Ghedini Vicini e il gran Manfredi
con quella sua gentile maniera. Il segreta»
rio del vicelegato fa il medesimo . Sapete
voi chi e<di è? Ecli è l'abate Forni. Ave-
te voi ancora veduta cotesta letteratissima
Bergalli? Vedetela un poco, se non l'ave-
te
Inedite. i65
te veduta. Addio: state sano; che così tut-
ti di casa desideriamo .
V'a££Ìun£0 che la Bassi sarà ancora nel
OD O
medesimo tempo aggregata al collegio di fi-
losofia .
IV.
Bologna io. giugno 1732.
VJTli è pur molto ch'io non v'ho scritto;
ma perchè vi pensate voi che così abbia
fatto ? Forse perchè mi sia dimenticato deli"
amor vostro, delle cortesie tante e infini-
te , che ho da voi ricevute , e del merito
vostro? No certamente, ma perchè scriven-
do a mio fratello , che tanto vosco è stret-
to di buona e leale amicizia , ho inteso di
scrivere anche a voi , e così con un solo
disagio a due cose soddisfare , che egual-
mente mi premono; dissi disagio, perchà
tale intendo essere lo scrivere in sé mede-
simo; che per altro non s'ha miglior pia-
L 2 cero
ìG.j. Lettere
cere dello scrivere a persone carissime, sV
per far loro noto l'amore, che slia per
esse , come per riceverne risposto, onde il
loro nuovamente e più chiaro apparisci .
Mio fratello non parla del suo ritorno, io
non chieggo che neppur voi ne parliate.
Certo che il suo ritorno mi sarebbe caris-
simo , ma non lo è meno la sua dimora
costà, sapendo quanto egli vi sta volentie-
ri, come Vinegia gli piace (e a cui non
dovrebbe piacere?) com'egli è in casa vo-
stra trattato , e quanto goda della vostra
compagnia, e quanto voi della sua; e pe-
rò tutto questo non mi lascia desiderare ,
come senza ciò farei, ch'egli sollecitamen-
te ritorni. Se a ciò penserete, v'avvedre-
te che l'amor mio combatte l'amor mio,
e che con questo egli quale si è , cioè gran-
dissimo , si dimostra. Alcuni sperano che
tornando egli , voi torniate seco , e moltis-
simi ne hanno desiderio . Fra questi crede-
te pure ch'io mi ritrovo, tra gli altri non
so . E quaud'anco alcuna volta io speri il
vostro ritorno , cerco a tutto potere di scac-
ciare dame una tale speranza ; perchè non
venendo voi , non avessi a pagar troppo ca-
ro
Inedite. i65
ro con nuovo e grandissimo dispiacere quel
breve contento , che avessi tratto dal solle-
tico della speranza ; e più ancora perchè io
sono avvezzo a non veder mai le mie spe-
ranze adempiute ; tanto son io in grado al-
la fortuna ; e così meglio si è che il vostro
ritorno non isperi ; che tornando ne sarà
doppio il contento , e un motivo avrò di
meno somministrato alla fortuna , per far
sì che voi non torniate. Il grande e divi-
no Manfredi dovrebbe ora trovarsi in Ro-
ma , da che sappiamo che giovedì partì da
Ravenna a quella volta . Dio lo conservi sa-
no , e moltissimi anni , e faccia che colà
poco dimori , e quello compia con onor suo ,
perchè v'è andato. I Gabrielli sono ali©
acque ; le Manfredi non vi sono ancora ;
io ci vado giovedì a desinare , e starò pres-
so la ninfetta , cui facevate sì dolce e buon
viso , non so se affatto inutilmente ; perchè
voi non solete i colpi gittare all'aria . Vedete
s'è vero quello ch'io vi dicea. In questo
punto ricevo lettera di mio fratello , che mi
parla del suo ritorno e non del vostro ; e
il vostro non mi tacerebbe certamente, s©
doveste tomaie , sapendo quanto un tale av-
L 5 viso
i66 Lettere
viso mi avrebbe dato piacere. Così la for-
tuna vuole, cred'io, per averlo io alcuna
volta sperato. Per lo innanzi dunque, se
vorrete, ci scriveremo, e voi mi dovete
mandar sempre i vostri componimenti qua-
lora ne farete ; perchè non potete farmi
maggior piacere . Io ne traggo quello di leg-
gerli e rileggerli , e quello ancora di darli
a leggere agli amici, che trovo meco con-
cordi ad applaudei loro sommamente . Sen-
to che il mio sonetto per il Sagramento vi
sia piaciuto , e di questo mi glorio quanto
si può mai dire. Francesco mi chiede quel-
lo di san Filippo Neri , ed io gliel mando
in questo ordinario. Io ho tratto fuori del-
la cassetta del mio tavolino la mia trage-
dia, e vi do avviso che più non intendo
ad altro che a questa , e la voglio termi-
nar questa state. Così foste qui ; che il giu-
dizio vostro di quando in quando me ne
dareste, e ne trarrei molto profitto. Non
la pubblicherò però certamente, se non me
lo date in qualche maniera, purché non
siate oltremonti . Mi vi raccomando ben di
cuore .
Inedite. 167
V.
Bologna 17. giugno iy32.
1
O scrivo questa volta a voi solamente ,
conciossiachò io estimi che mio fratello
più non si trovi costà, e sevi si trovasse,
questa lettera valere anche per lui . Io vi
rendo grazie infinite delle espressioni del
rostro amore, e come l'amore vi pre<*o a
continuarmi ancora l'espressioni, dacché que-
ste non solamente dell'amor vo>tro mi as-
securano sempre più, ma mi dilettano an-
cora con la eleganza e grazia , di cui son
piene, la qual grazia ed eleganza si è ta-
le, che ancor senza l'amore infinito piace-
re mi recherebbe . Fate però che questo a
quelle sempre stia legato e congiunto, ac-
ciochè io non abbia da voi alcuna cosa a
desiderare. Sento che molto più voi, che
il mal dello stomaco abbia costà ritenuto
mio fratello ancora alcuni giorni; ma voi,
che non avete male di stomaco , e che sì
lo amate, perchè con esso lui non venite
L 4 ancor
jG8 L F. T T E R E
ancor voi? Dalle espressioni, che fate, ri-
cavo con mio dispiacere che non verrete,
e perciò mi bisogna quietare intorno a que-
sto, e lasciar d' indurvi a far ciò, che voi
dovete conoscere non convenirvi . Fabri non
mi ha ancora mostrato i due sonetti vostri ,
ma se vorrà che a lui mostri questo, che
ora mi avete mandato , gli converrà farlo .
Io credo che que' due vaglian moltissimo
perchè sono vostri, ma se fossero cento,
non possono valer più di questo, ch'io ho,
che infinitamente vale . Quando sì fatte co-
se partorite fate ch'io le vegga; ch'io vi
prometto che in mercè n'avrete que' mo-
stri, ch'io produrrò. Io ci avrò guadagno
certamente grandissimo , ma egli è di ra-
gione che nei traffici il vantaggio stia a prò
del povero , e il ricco non se n' ha a do-
lere . Il divino Manfredi ha scritto da Ro-
ma, e secondo quello che scrive vi giunse
mercoledì, e dice di aver patito nel viag-
gio, e di patire ancora male d'urina, ma
di star però meglio alquanto . Dio immor-
tale ! Non è quell'uomo più in istato di far
viaggi , e male venga a coloro , che a ciò l'in-
ducono . Io intendo però di escludere da
questa
Inedite. 169
questa maledizione chiunque il sollecitasse
a ritornare . Qui s'è sparsa voce, che il Pa-
pa gli abbia conferita la carica , che tenea
monsig. Riviera, cioè segretario della Con-
gregazione dell' acque . La si tiene però per
una ciancia, e se n'ha più d'una ragione;
tuttavia Bologna è sì sgraziata , e lo son io ,
che potrebbe esser vero. Questo mi sareb-
be un colpo mortalissimo , e credo che in
un giorno mi farebbe diventar vecchio per
più di dieci anni . La nostra inclita Bassi
vi si raccomanda , ed anche a mio fratello.
Io sono stato questa mattina a trovarla ; per-
chè così mi avea fatto richiedere. L'ho tro-
vata in letto con mio gran dispiacere gra-
vemente offesa da una flussione nell' occhio
destro , che non le permette di sostenere
qualunque piccol raggio di luce , e Dio vo-
glia che le ardenti faville, ch'escono da*
miei begli occhi non le abbiano pregiudi-
cato . Io per non offenderla li tenea chiu-
si quanto potea. Avrete già saputo che il
cardinale di Polignac le mandò una bellis-
sima scatola d'oro. Bisognerebbe che così
tutti i cardinali facessero . Hanno pur tro-
vato le lettere maniera di esser premiate,
cac-
170 Lettere
cacciandosi in corpo a questa fanciulla, e
prendendo quell'odore , che loro può dare.
Sappiate ino di più, eh' è fuori una satira
contro la Bassi lunghissima, scritta in ver-
si latini, belli dicono, ma infamissimi. Non
s'oppongono alla sua dottrina, ma a'suoi
costumi, a quelli de'suoi parenti , e di co-
loro, che vanno in sua casa, e il minor
titolo, che le danno, si è quel di putta-
na, Voi vedete che iniquità, e a qual se-
gno giugne la scelleraggine . Non credo cho
vi sia giovane più savia e modesta di lei,
e così crede chiunque la conosce . Oh che
coscienza ! Oh che peccato ! O Dio non v'è ,
e colui, se così crede, può starsi allegro
di sua indegnità di sua scelleratezza; o se
v'è, come v'è, e v'è punitor giusto delle
colpe, io non so come potrà l'empio scher-
mirsi giammai dall'ira divina ,' e come spe-
rare nella misericordia benché infinita . A
cui ha fatto male questa giovine? A niuno
certamente, e la sola invidia ha prodotto
un sì gran male. S'è però mostrato il sa-
tirico quanto scellerato, altrettanto scioc-
co e malaccorto nella sua rabbia ; da che
non dovea dir tanto male , se volea che gli
si
Inedite. 171
ti fosse creduto almen da coloro, che so-
lo per faina conoscono la Bassi ; perchè chi
seco tratta, né pure qualunque piccola co*
sa in questo genere crederebbe . Alla di-
vina Bergalli , qualor la vedete , recate sem-
pre le mie raccomandazioni. Madama ha
la febbre , e mi dicono che sia terzana dop-
pia : me ne dispiace moltissimo , e a voi
ancora ne dee dispiacere . Vicini vi abbrac-
cia, ed io sono il vostro etc.
VI.
Bologna 24. giugno iy32.
JL O vi ringrazio moltissimo della diligenza
vostra nello scrivermi , e della vostra bon-
tà e cortesia , scrivendomi sì soavemente e
con tante espressioni d' amore . Di quella
parte , che riguarda la laude mia non cosi
volontieri io vi ringrazio; perchè non pos-
so credere che da altro derivi che dal pen-
sar che voi fate, ch'io ami di esser loda-
to
1^2 Lettere
to più del dovere, e di questo giudizio vo*
stro io sento alcun poco di dispiacere; da
che non vorrei mai che alcuno , e voi prin-
cipalmente, mi tenesse per uomo , che quel-
lo desiderasse e richiedesse , che non ha
ad avere . Se minor conoscenza avessi dell'
ingegno vostro, mi lusingherei che l'amo-
re lo avesse offuscato ; ma so ch'egli è ta-
le che neppur dall'amore , per immenso che
sia , può venire in menoma parte adombra-
to. Francesco mio fratello , com'egli v'avrà
scritto , giunse qua sabbato mattina con ot-
tima salute, e potete immaginarvi con qual
piacere il rivedemmo ; ma quanto sarebbe
stato maggiore , se con esso lui vi avessi ri-
veduto ! Non m' ha letto ancora la vostra
canzone per la Carrara ; la vedrò ben vo-
lentieri, e glie la chiederò; perchè io so-
no avidissimo delle cose vostre. Vi ringra-
zio perciò del leggiadro sonetto , che mi
avete mandato per la partenza di mio fra-
tello, e duplicatamente vi ringrazio; perchè
oltre la bellezza ed eleganza veggo in lui
un nuovo segno del vostro amore verso la
sua persona. Egli è nobile e magnifico quan-
to può dirsi, e più che presso mio fratel-
lo,
Inedite. iy3
lo, presso un tal sonetto perderebbe il vo-
stro Navagero e il Bembo . A Francesco do-
mani il mostrerò . Voi sapete che la sera
il veggio di rado . Io però voglio dire una
cosa, ch'io sfuggirei il più spesso che io
potessi , e rade volte la troverete nel Pe-
trarca o nel Bembo. Si è questo un certo
incontro di vocali , che panni che non fac-
cia bel suono , come questo : Maestri tuoi
o?nai: poiché dall'acque tue Orito. Scusa-
te, se tanto ardisco; dico quello che par-
mi ; voi quello che è meglio giudicherete .
Quando vedrò Vicini sentirò quello che di-
ce delle vostre osservazioni sopra que'suoi
sonetti. Ei suole alle volte piegarsi all'al-
trui parere , alle volte no ; tuttavia egli mal
non verseggia , e direte voi così ancora , se
de'suoi sonetti non v'ha mandato i peggio-
ri. Manfredi mi ha scritto da Pioma ; etra
le altre cose mi chiede di voi , dicendo che
da poiché gli avrò scritto ove siete, se in
Vinegia ancora o altrove, egli vi scriverà.
La nostra Bassi sosterrà venerdì le sue con»
clusioni per quanto si spera ; da che il mal
suo degli occhi dà speranza di poterglielo
permettere . Circa la satira infamissima si
sa
174 Lett»hé
sa che v'è, si sa a cui fu mandata, ina
coloro, che l'hanno, non la mostrano che
di soppiatto a pochi , e a niun la darebbo-
no . Se mi verrà alle mani, voi l'avrete.
Guardate un po' quanto può la dottrina ; el-
la produce in Adria quella maraviglia nuo-
va, che voi mi dite. Salutatela a mio no-
me cotesta decima musa , alla quale voglio
poi , con vostra buona pace , scrivere o in
verso o in prosa. La sua canzone e il suo
sonetto per la raccolta di vostra sorella mi
piacciono molto . Egli è un comporre gra-
ve insieme e leggiadro , cui gli ornamenti
poetici non mancano, né soverchiamente
v'abbondano. Le altre cose della raccolta
pur mi pajono buone . Non so già per qual
cagione mio fratello nel suo sonetto mutas-
se quel verso : O de Zefiri amica e dei di'
porti, che in questo modo più mi piaceaj
ma per saperlo forse sarà meglio chiederlo
a lui. So ancor io che vi spiace la malat-
tia di madama ; e potete pensare che an-
che a me spiace moltissimo . I miei tutti
vi salutano cordialissimamente , e cosi i
Manfredi, che stanno ora alle acque, ma
in mezzo ancora alle acque sono caldi d'
amore
I N E T> I T E . Ìy£
cmore per voi. Vi piace questa maniera?
o andate a dire che n'abbia il Bembo del-
le sì fatte . Mi vien detto che il principe
della Torella abbia in Vinegia piantato sog-
giorno per lungo tempo, e però dovendo-
si uno di questi giorni terminare la stam-
pa delle Poesie Manfrediane a lui dedica-
te , mi converrà pensar a mandar quelle
copie costà, che gli ho destinate , e se non
vi spiace , le manderò a voi , perchè gliele
presentiate a mio nome . Oh quanto peso
darete alla dedicazione mia , se una tal gra-
zia mi farete ! Non vorrei però che intan-
to ne parlaste con alcuno; perchè? perchè
lo so io . Ne manderò nello stesso tempo
una copia per voi, ed una per la divina
Bergalli , a cui tanto mi raccomanderete.
Conservatevi sano ed allegro , e credete
fermamente ch'io sono il vostro ec.
* 0*0*
176 Lettere
RISPOSTA
DEL CONTE
ALGAROTTI
VII.
Venezia 12. luglio 17 32.
Vjon una Vostra breve, ma umana lette-
ra ho ricevuto il pachetto di Rime Manfre-
diane , che ben sapete . Al signor Principe
ho presentato le copie , che per lui erano
destinate ; le quali ci hanno dato occasione
di far lunga, ed onorata memoria di voi,
e della dottrina vostra, e di occupare una
gran parte di tempo con infinito nostro pia-
cere; nel che, posciachè vi sono al dir de'
geometri degli infiniti maggiori e minori,
io sono stato certamente superiore al Prin-
cipe ; e dirò anco di essergli stato superio-
re d'un' infinito ; poiché anco questo mi per-
mei-
Inedite. 177
mettono i geometri , che io sicuramente
dica, e liberamente ; cioè un infinito esse-
re infinitamente maggiore d'un altro infini-
to . Alla Bergalli ho presentata la copia sua,
e con essa le due copie della Raccolta; la
quale presentazione se io volessi dirvi da
quali cose, e da quai discorsi sia stata se-
guita, e'tni converrebbe ripetere tutto quel-
lo che ho detto poc'anzi. Io ho ricevuto
la mia altresì; e quni grazie non vi debbo
io rendere, amatissimo signore Giampietro,
del pegno di amicizia carissimo e deside-
ratissimo, che voi mi date così adoperan-
do; e quale infinito obbligo non v'ho io?
Ma che dirò della onoratissima menzione
che di me fate e nella prefazione , e nel-
le note, e così per me gloriosa e magni-
fica, che io stesso dentro all'animo mio non
avrei ardire di desiderarla? Io in verità, sig.
Giampietro mio , vi debbo tanto , quanto io
non pensava avere giammai a dovervi . Io
domattina parto per Padova , ove mi trat-
terrò quindeci dì, e d'indi forse anderom-
ani a Vicenza , et oltre. Voi però, se vo-
lete seguitarmi il piacere delle vostre let-
tere, delle quali io non vorrei esser privo
To: XI. M iu
1^8 L B T T E R E
in tempo niuno , scrivete a Venezia , come
solete ora; che qui vi sarà chi le riscuota
per mandarmele ovunque io mi sia per es-
sere . Con questa mia voi riceverete una
lettera , la quale priegovi far avere al vostro
Irate a Russo ; il quale non so se ne ab-
bia ricevuto un'altra, che io gli scrissi la
settimana scorsa ; perchè saria bene , che
voi , sig. Giampietro , faceste diligenza al-
la posta per vedere s' ella v' è ; e se v' è ,
che gliele mandaste insieme con questa. Io
ho scritto oggi sono otto giorni al divino
Manfredi a Roma, e a quest'ora cred' io
avrà avuta la mia; se voi gli scrivete ac-
comandate me a lui in quel modo , che
la divina Bergalli si accomanda a voi, che
vale a dire senza fine . Voi raccomandate-
mi a voi stesso persi fatto modo, che né
diversità di luogo , nò lunghezza di tempo r
od altra cosa debba farvi scordare di me,
e di adoperarmi alcuna volta in servigio vo-
stro , e di credermi per sempre tutto vo-
stro .
Mandatemi pure l'ordinario venturo quat-
tro copie delle Rime Manfrediane; si vera-
mente che me ne scriviate il prezzo acciò
che io possa soddisfarvi • Addio .
Inedite. ìyg
Vili.
Bologna io. settembre \yrÒ2.
UH quanto mi piace il vedere che voi
conserviate sempre memoria di me ! Non
vi dico menzogna certamente , se vi dico
che il piacer, ch'io ne sento, non è supe-
rato da qualunque abbia provato giammai,
e Dio volesse ch'io qui dovessi un'altra vol-
ta rivedervi, e fosse prima che lasciassi il
mio poema tragico passar dalla mia in al-
tra mano ; che so quanto mi gioverebbe .
Per giugnerne al fine più non ci mancano
che quattro versi , ma per ridurlo a segno
che dovesse piacere , presso a due mila bi-
sognerebbe rifarne , e può essere ancora che
il faccia , quantunque facendolo so che mai
non dovrà piacere . Voi mi parlate di un
certo Bruto , che a Vicenza fu fatto , e me
ne ricordo, e Martello il lesse una sera in
casa Conti alla presenza di molti, e v'era
ancora il nostro divino Eustachio , e se non
erro , fu piaciuto assai ; se non che nel
M a mezzo
i8o Lettere
mezzo parea che s'addormentasse la favola,
né facesse caininino. Io non so se Martel-
lo questo giudizio riferisse all'autore, e co-
me dall' autore fosse ricevuto ; ma gli è
vero ch'io non so poi bene ancora se ciò
succedesse del Bruto , anzi ora panni che
la tragedia cui questo intervenne, fosse la
morte di Cesare . Il primo e second'arto di
quella, che si lesse, furono certamente esti-
mati bellissimi e degni di qualunque gran
poeta, e l'ultimo ancora, ma non il terzo
e il quarto ; voi se avrete letto il Bruto ,
saprete s'egli èdessa. Il sonetto vostro per
le nozze della Rattina mi piace moltissimo,
e se ho a dirvi il vero , mi piace molto più.
che quelli delTrissino, e non credete che
io aduli ; come dico a voi , ho detto anche
a coloro , cui tali componimenti ho mostra-
to. Che Vicenza sia bella città ve lo cre-
do ancor io, da che ella ha tali edifizj; e
forse non avranno quei cittadini il talento
di questi, cioè di guastare qualunque cosa
bella per ridurla all'uso moderno, e di que-
sto voi siete buon testimonio. Eustachio no-
stro sta in Roma tuttavia, e Dio sa quan-
do ritornerà. Desidero che sia prestissimo,
ma
Inedite. ìgi
ma non lo può esser tanto che all'avida
brama eh' io ho di rivederlo , non sembri
lungo , e non riesca rincrescevole . Io scri-
vo dalle acque con donne e ragazzi attor-
no, e però non so che mi scriva. V'ha la
signora Nina ancora, che con tutti gli al-
tri vi saluta . La inclusa canzonetta è del
dottore Giuseppino, e voi vedrete che el-
la è buona assai , e se tale non vi sembre-
rà , io conoscerò di aver mal giudicato . Per
ordine suo ve la mando. Oh se qui foste,
quante cose avrei da dirvi ! Voi molte an-
cora da dire a me. Della Bergalli non ho
nuova alcuna, e sinché non siete in Vine-
gia non ispero di averne . Della Bassi vi di-
rò ch'ella sta e che stiamo insieme facen-
do un' egloga per certi sposi . Voi ne avre-
te poi copia a suo tempo. Feci ultimamen-
te un sonetto per un gonfaloniero , ed è
questo :
Poi , che a spuntar dal vostro speco ombroso ,
Settembre e Ottobre, ornai Vali movete,
Per cui biondeggiali l'uve, e il polveroso
S'appresta aratro , onde alfui poi si miete;
M 3 Si
iSz Lettere
Sì voi sedere i/* alto e glorioso
Scanno tra' Padri il mio signor vedrete ;
Quel, che talora obblia cibo e riposo.
Vegliando inteso alla cornuti quiete.
E chiedetelo pure ai fra tei vostri
Se alle pia fredde notti e ai soli ardenti
Stancò la mente ; altrui non a sé nato :
Giusto è però , se dei diritti nostri ,
Tra i suoni e i plausi delle allegre genti,
Il sommo onore a custodir gli è dato .
M'era scordato di dirvi , che cosa parmi di-
vina quell'endecasillabo scritto al Volpi. Se
molte cose farete simili , potrete raccorle
insieme, e farne uà volume che molto sa-
rà tenuto in predio . lo mi rallegro molto
con voi , e per lo amore ch'io porto alla
poesia , desidero che non l' abbandoniate
giammai. Francesco vi scrive, e però non
ho che dirvi a nome suo . State sano , e
scrivetemi , e amatemi .
Inedite. il
IX.
Bologna 2Z. settembre ijZz.
A
lla perfine si è terminato il grande af*
fare del poema di Bertoldo Bertoldino e
Cacasenno, che sarà diviso in venti canti,
siccome venti sono i rami dello Spagnuolo ,
che hanno a ornarli in quella guisa , che
quelli del Castelli i canti del Tasso . Ora
ino si vorrebbe che voi uno di questi can-
ti faceste , e un altro ne facesse la Bergal-
li . All'uno e all'altra si manderà il libro
di questi tre personaggi e il canto, cui la
sorte gli avrà fatto avere insieme col suo
rame. Le ottave non debbono giugnere a
quaranta , e trenta ancora basterebbono , e
circa lo stile fosse egli pure quello del Ber-
ni ; che tal sarebbe il bisogno . Gli altri poe-
ti sono tutti buoni o tenuti per buoni , on-
de non si trarrà disonore dalla lor compa-
gnia . Lo stampatore Lelio dalla Volpe è
galantuomo , e vuol dare alcun segno del
suo grato animo , ma alla cappucinesca , po-
M 4 ve-
1 8 f LlTTERE
veramente ; a tutti vuol donare un libro
de' commentar] dell'accademia filosofica.
Non dico questo per guadagnar voi e la
divina Bergalli, ma per mostrarvi che que- .
sto galantuomo merita di essere soddisfatto
in questo suo desiderio, anche per questo
ch'egli ha buon cuore e gratitudine. Cir-
ca il tempo ve ne sarà più del bisogno, e
se siete ancora in Padova potete differire a
parlarne alla Bergalli di questa faccenda ,
sino al vostro ritorno inVinegia. Io credo
di non avervi a dir altro intorno a ciò . Io
poi me la passo bene , e la tragedia mia
direi di averla finita , se non dovessi mu-
rare alcune cose. Ho fatto ora un'egloga
in compagnia della Bassi, che si sta stam-
pando. Farovvene aver due copie, una per
voi ed una pure per la Bergalli . Voi sa-
prete già che si le nozze fecero della mar-
chesina, e che il matrimonio si consumò.
Benedetta sia madama, che non ha voluto
poesie; meriterebbe per questo un poema.
Voi , che avete ozio ed ingegno , fatelo per
amor di Dio . Oh che belli episodj vi cac-
cereste ! É tanto ch'io non fo altro che
scrivere, ch'io sono stracco e stucco quan-
to
Inedite. i85
to può dirsi . Io vi prego , sig. Francesco ,
ad amarmi come avtte fatto sin'ora, e a
credermi tutto vostro. Se siete in Padova,
vi supplico di raccomandarmi caldamente
al sig. abate Lazzarini , e se siete in Ve-
nezia , alla Bergalli e al signor abate Re-
canati .
586 Lettere
RISPOSTA
DEL CONTE
ALGAROTTI
X.
Venezia 27. settembre 17Z2.
IL
na dolcissima lettera io ho ricevuto in
Padova, la quale oltre gli altri testimonj
dell'amor vostro, ch'ella mi recava, che
ine ne recava infiniti , ella mi recava pur
quello di un vaghissimo , e bellissimo sonet-
to vostro sì per la novità della invenzione
in una materia massime così secca e ste-
rile, come si è quella di un gonfaloniero ,
e sì ancora per la gravità, e per lo splen-
dore della locuzione , e per la leggiadria
delle immagini; così che io più non potea
desiderar da voi , che vale a dire da uno
de'più gran maestri dell' arte poetica dell'
età
INEDITE. l87
età nostra. Una canzonetta pure mi man-
daste del signor Giuseppino vaga e leggia-
dra , che altramente non potea essere , es-
sendo stata approvata e lodata da voi; per
la quale priegovi a nome mio col sig. Giu-
seppino allegrarvi. Che più? Uno splendi-
dissimo giudizio d'un mio sonetto mi reca-
va quella medesima lettera vostra ; cosi che
se io non sapessi d'altronde la sincerità e
schiettezza dell'animo vostro, io crederei,
che voi così diceste non per altro , che per
burlarvi di me; ma questo non potendo es-
sere, s'egli non mi fa insuperbire, egli pe-
rò mi fa tenere d'assai più che io per l' ad-
dietro non mi tenea ; che i giudicj vostri son.
tali, che ancor che a vantaggio delle mie
proprie cose sien dati , grandissimo effetto
sopra di me si fanno . Ma se io volessi nu-
merare ad uno ad uno tutti i testimoni d'
amore , che quella vostra lettera mi reca-
va, io non avrei giammai finito di rispon-
dervi. Il che se io prima d'ora fatto non
ho in quella maniera , che per me si po-
teva, imperciocché non avrei giammai po-
tuto rispondervi degnamente e bastante-
mente; voi avrete saputo dal fratel vostro,
che
1 88 Lettere
che una terzana che mi sopravvenne, e pei*
cagion di cui son venuto a Venezia ne è
stata in causa ; dalla quale ora son rimesso
sì veramente che nò studiare , né leggere
troppo a lungo mi è concesso . Un'altra let-
tera vostra ho ricevuto l'altr'jeri anch'essa
piena di amore per me ; la quale siccome
niuna meraviglia per questo conto recato
mi ha , essendomi l'umanità dell'animo vo-
stro y e l'amor vostro già aperto e mani-
festo , così gran meraviglia mi ha recato
per quella parte, che spetta la commissio-
ne , che mi date del fare un canto del
Bertoldo; e questa meraviglia è nata prin-
cipalmente da questo , che voi mi dite , che
si desiderano i migliori poeti che travagli-
no intorno a quest'opera, e veggo poiché
s' indirizzano a me , che non debbo esser
posto né meno tra i mediocri , se non quan-
to il giudizio vostro di me potesse sollevar-
mi alquanto , ed innalzarmi a quel rango
de'migliori. Ma ditemi in verità: mi coman-
date voi che io lo faccia questo canto? poi-
ché se così è, io vedrò in tutti i modi di
farlo. Altramenti il non aver mai compo-
sto nello stile del Berni, che per me sa-
rebbe
Inedite. i8g
rebbe cosa affatto nuova , e il comporre an-
co in ottave , il che io non ho mai né pur
fatto, mi sgomenta in modo , che io non
ardisco né meno di pensarvi; né m'indur-
rei giammai a farlo , se non se allor che
voi mi stringeste . Oltre di che non po-
co ancora mi spaventa il dover compa-
rire il mio nome in confronto de' migliori
poeti dell'Italia. Perchè se voi non avete
in ciò tal parte , che vogliate a tutti i mo-
di , che io imprenda sì fatta cosa , scusate-
mi in tutte le maniere appresso chiunque
potesse avere tal desiderio . Alla Bergalli ,
se ella sarà in Venezia, non mancherò di
parlarne ; et areilo fatto a quest'ora, se fossi
a quest'ora uscito di casa, il che non ho
fatto per riguardo al male sofferto questi
passati dì. Il quale medesimo male non mi
permette lo scrivervi più a lungo, poiché è
in causa che la testa non è ancora assai
forte, e buona per iscriver lunga scrittura .
Faccio dunque fine non senza raccomandar-
mi mille volte all'amor vostro, e pregarvi
di imprimere oramai l'ultimo solco alla vo-
stra tragica fatica, che io ardo di deside-
rio di vedere compita , e perfezionata . Rac-
co-
l()o Lettere
comandatemi pure a tutti quelli che vi sta-
vano intorno allorché mi scrivevate quella
prima vostra lettera, tra quali era pure la
signora Nina. Amatemi sig. Giampietro ama-
tissimo , e state sano .
XI.
Bologna 4« ottobre iy32»
UE io vi scrissi quel che vi scrissi circa
il poema di Bertoldo ec. il feci per com-
piacere a chi desiderava per la molta sti-
ma, che ha di voi, che un canto ne face-
ste , e perchè ancora molti , che vi com-
pongono , desideravano di avervi compagno ,
e io più di tutti . Io ancora credea che un
si giocondo e libero argomento non vi di-
spiacesse ; ora mo credo il contrario , e pe-
rò vedendo che una tal' opera vi grava, non
che di chiedervela nuovamente , e vigore
in ciò adoprare e forza di dire , mi spiace
anzi di avervene parlato . Il creder poi che
non
Inedite. iqt'
non siate atto a quello stile , e che vi sgo-
menti il fare ottave , oh questo sì che non
mai mi venne in mente , nò mai mi ci ver-
rà . Chi fa sonetti e canzoni così egregia-
mente, come voi fate , può ancora fare ot-
tave bellissime , e chi è inteso di tutte le
grazie e urbanità dell'italiana lingua, come
voi siete, può ottimamente comporre nel-
lo stile piacevole , essendo provveduto dei
migliore che v'abbisogni. La cosa dunque
si riduce al non aver voglia di fare un sì fatto
componimento , e questo a me basta per
non costringervi di vantaggio ; perchè il pia=-
cer vostro più che l'onor di Bertoldo deesi
dame molto estimare. Sentirò quello, che
s'abbia detto la divina Bergalli , ma voi trop-
po il male esemplo ci avete dato , onde an-
che da lei nulla spero. Io desidero di sen-
tire che siate ritornato alla primiera sani-
tà, e quando ciò avrete fatto vi prego a
procurare di conservarvela , nulla di quello
cose facendo , che possono in qualche mo-
do ritrarvene , e ciò per ben vostro e per
consenso di tutti coloro , che vi amano , che
moltissimi sono. Io scrivo dagli Angeli , an-
zi dalle acque , e in questo punto giunga
Eu-
iga Lettere
Eustachio mio figlio, che tornato a Bolo-
gna co' signori Pepoli , ma per tornar fuori
seco dopo alcuni giorni. Egli vi riverisce,
e vi si raccomanda grandemente. Appunto
terminato ch'io avrò di scrivervi , voglio la-
vorare un poco nella mia tragedia. Lune-
dì si pubblicò una raccolta nuziale per le
nozze del Marescotti , e in essa v'ha un'eglo-
ga , se volete, da me fatta in compagnia
della Bassi. Se sapessi come farvela avere
senza spesa di porto, il farei. Tutte que-
ste persone acquose vi si raccomandano , e
tra loro v'ha la sig. Nina, che ogni gior-
no cresce in vivacità, e vibra raggi da ogni
parte . Io sono al solito , signor Francesco
mio carissimo ec.
• 0*0*0*
*o*o*
*o*
Inedite. ig3
XIL
Bologna 25» ottobre ij3z.
I
O non veggo più vostre lettere , ma per-
chè ciò estimo derivare non dall'amor vo-
stro , ma da qualche faccenda , che voi v'
abbiate , non me ne dolgo . Ho poi spessis-
simo nuove di voi da mio fratello , e que-
sto mi consola almeno in questa parte che
so che voi state bene e allegramente . Dio
così voglia che stiate sempre , e sempre an-
cora , quanto potete, mi amiate . Voi non sie-
te voluto entrar nel poema di Bertoldo ; cre-
dete che tutti n'hanno dispiacere, e n'han
ragione; io non dico di averne quanto gli
altri; perchè amandovi più d'ogni altro , m'è
caro più l'agio vostro che la eccellenza di
quel poema . Non è ciò però ancor dispe-
rato , e un canto vi resta , che a nessuno
si commetterà, finché resta un'ombra di
speranza, che voi accettiate di farlo. Se al-
la Bergalli non avete ancora parlato , non
ne parlate più . Se poi parlato aveste , e
To: XI. N detto
I g 4 L r t t r n r.
detto avesse di sì , ditemelo, perchè si pos-
sa prendere le dovute misure, e un canto
assegnarle. Non potreste credere quanto vo-
lentieri tutti fanno quest'opera, e dove sul
principio si temea di non aver tanti poeti ,
quanti erano d'uopo, ora a tutti non si può
soddisfare , ma a molti ancor non si vuole .
L'opera vostra in qualche modo vi si vor-
icbbe, ma voi non volete; fate però la vo-
stra volontà , e lasciate che noi tutti ab-
biam pazienza . Noi dico veramente col cuor
sulle labbra , come soglio parlare , ma il di-
co perchè amo il vostro piacere , né vo-
glio con inchieste gravarvi . Mi disse mio
fratello che voi avreste voluto da me un
sonetto per lo ingresso dell'ambasciatore ce-
sareo . Voi sapete che vo ripulendo la mia
tragedia che è lo stesso che dire ch'io non
ho voglia di badare a sonetti; e senza vo-
glia voi sapete che o non si fanno , o fa-
cendone si fanno conoscere per creature
nate a dispetto di chi le produsse, cioè più
del solito difformi e brutte, e perchè ve-
diate s'è vero, eccovene un argomento.
Oh
Inedite. iq5
Oh qual pegno d'amore! Oh qual distringe
Leal nuova amistade Adria , e Lamagna !
Oh qual' alta e felice V accompagna
Speranza , onde di tema Asia si tinge .
Qiialunque Dea, clic più s'adorna e cinge
Di coralli e di perle, e in mar si bagna,
E Nereo con la sua fida compagna ,
Ohe al glauco sen sì spesso accoppia e stringe,
De la superba nave, iti cui si serra
Sommo intelletto e valor vero , ah tutti
Cozzano innanzi alla spalmata proda ;
E tu , beli Adria , il passo a lei disserra ,
E di tal gioja fa suonar tuoi flutti ,
Che V Ellesponto impallidendo l'oda.
Io v' ho a dare una nuova fresca fresca .
Ignazio , quel dalla Babilonia d'Egitto , da
jeri notte in qua ha perduto il cervello .
La casa eustachiana è perciò venuta a Bo-
logna , e questa notte tutti sono stati in
piedi per casa. Credo che a quest'ora sia
jiello spedale . Egli, giorni sono, maritò una
N 2l sua
196 Lettere
sua sorella ; e in questa sua pazzia nuli' al-
tro dice , se non se : N' è cagione mia so-
rella, mia sorella n'è cagione, e grida tut-
to spaventato . Poveretto ! Quanto me ne
dispiace ! Voi potete immaginarvi come stan-
no queste donne Manfredi, le quali essen-
do solite ad annegarsi in un bicchier d'a-
cqua, pensate che fanno in un golfo sì fat-
to . Io non ho né il matto , né le paurose
ancora veduto. Questa sera queste vedrò ,
se non quegli, e anche a me converrà far
molte ciance . Voi , che siete un santari-
no , pregate un poco il Signore per questa
faccenda ; dico un poco ; perchè un vostro
poco è bastante a far qualunque gran be-
ne . Vi prego a tenermi a voi medesimo
sempre raccomandato, ad amarmi, a scri-
vermi , e a star sano .
Il dottor Giuseppino partì lunedì con Y
abate Vaselli , e m' aspetto che ovunque
egli sarà passato nascano prodigiose e sapo-
rite menzogne : voi sapete se il seminato-
re n'è prodigo. In Torino poi oh che ri-
colta ! Dopo il ritorno oh che messe abbon-
dante ! Così vi dico ; perchè voi siete in-
formato , e n avete riso .
Inedite. 197
RISPOSTA
BEL CONTE
ALGAROTTI
XIII.
Padova 6. novembre xqZi.
J.O debbo rispondere a due lettere vostre ;
delle quali se io volessi dirvi qual paruta
mi sia o più elegante, o più d'amor pie-
na, e di bontà verso dime, io non saprei
dir certamente ; tanto di queste cose tutte
e due abbondano oltremodo . Questo vi di-
co io bene, che l' essere amato da voi, elio
io tanto amo ed onoro mi è così caro , che
nulla più; e il ricever da voi lettere, e
così fatti testimonj dell'amor vostro, m'è
più caro ancora; che essendo ora io pri-
vo di tanti amici , per li quali io già me-
nava così dolce vita e così gioconda, al-
N 3 cuna
ig8 Lettere
cuna noja e alcuna tristezza d'animo non
può che recarmi , e Dio volesse talora con
qualche misura . Per dissipar le quaii co-
se niente più giova, che il sapere di vive-
re nella memoria loro , e il ricevere dell'
amor loro quegli argomenti, che io ricevo
da voi ; il quale non contento di allegrar-
mi per quello che si spetta a voi , facen-
domi certo che mi amate, e che la me-
moria mia v' è cara , lo fate altresì per
quello che si spetta agli altri , dandomi con-
tezza , come fate , del desiderio per me ono-
revole, che cotesti sigg. hanno, che io en-
trassi con loro a parte della leggiadra loro
fatica in ornare e celebrar Bertoldo ; a*
quali se io potessi soddisfar degnamente , e
più a voi , perchè di tutti sete lo migliore,
Dio il sa , che io *il farei più che di buona
voglia. Ma credete, sig. Giampietro mio,
che il ricusare che io fo cotale impresa si
sarà per lo miglior loro; e laBergalli, eh
entrasse nel luogo mio lo riempirebbe as-
sai più degnamente, e secondo che al va-
lor vostro più si conviene. Alla quale Ber-
galli, io, come vi scrissi già, non parlai,
poiché ella era in campagna , nò di ciò ho
vo-
Inedite. ìgg
voluto scriverle , se voi prima non mi ave-
ste detto di dover così fare ; e sì vi scris-
si, se vi ricorda : ma voi di ciò non m'ave-
te risposto nulla. Ora ditemi ciò clic vole-
te , che io faccia , ed io il farò prontamen-
te. Ma quali grazie non debbo io render-
vi del vostro così leggiadro e maestoso in-
sieme , e bel sonetto per questo ambascia-
tore? il quale se voi dite nato a dispetto
vostro , io non so qual cosa poi vi direte
nata colla buona licenza vostra. Egli si sa-
rà certamente delle più belle cose , che com-
porranno questa raccolta; la quale, per quan-
to io odo, sarà delle migliori, e lo sareb-
be, ancorché altro non vi fosse, che il so«
netto vostro e quello di vostro fratello . Ma
per passare dalle belle e leggiadre cose,
alle brutte e difformi priegovi dirmi , che
cosa sia avvenuto della mia canzone per lo
signor conte Carrara? se egli l'abbia da voi
avuta o no ? e infine che sarà di cotesta
raccolta , che io credo sarà più mostruosa ,
e più smisurata cosa delle decisioni della
Piota romana? La nuova, che voi m'avete,
dato della pazzia d'Ignazio mi ha non po-
co contristato l'animo, benché egli per av-
N 4 ven-
200 Lettere
ventura sarà più felice ora , che non Io
era prima, sì veramente che quella sua nuo-
va affezione, che dicono pazzia, non segui-
ti ad esser cosi tetra, e maninconica , co-
me pare , che sia stata fino ad ora . Chi
sa che non gli comincino ora a parer mat-
ti i savj di questo mondo? E non sarà el-
la questa una gran saviezza , che egli avrà
già acquistato ? Se egli comincia ora a fa-
re un altro personaggio diverso da quello ,
ch'egli facea per l' addietro su la scena di
questo mondo , il signor Giuseppino , per
quante mi dite , seguita pure a far sempre
il medesimo , che sia benedetto } che ove si
sia presa una bella piega di vita , non si
dee lasciarla per un' altra per tutto l' oro
del mondo . Se non saranno giganti , ser-
penti, donne legate ad uno scoglio, palaz-
zi incantati quelle cose , che egli avrà ri-
trovato per istrada, sarà forse qualche co-
sa peggior di queste . Noi siamo in vero
obbligati a questa razza d'uomini, poiché
ci proveggono facendoci ridere non che non
sentir gì' incomodi e i mali , ond' è la
vita aspra , e noiosa . Or voi amatemi , sig.
Giampietro , come fate , e fatemi gustar del
dol-
Inedite. zoi
dolce, che mi viene dalle lettere vostre,
e dal sapere spesso nuova di voi; che vale
adire di colui, che io amo , ed onoro sen-
za fine. All'amicizia vostra tutta accoman-
datemi ; alle persone acquose altresì . Tra
queste metterei pure la signora Nina , ma
que'raggi , ch'ella d'ogni parte vibra , mi spa-
ventano fin di qui . Addio addio , sig. Giam-
pietro .
La raccolta del Marescotti mi farete gra-
ta cosa di mandarmi per lo corriere senz'
altro .
202 Lettere
XIV.
Bologna 11. novembre iy32.
Vi
I scriverò brevemente , perchè ho poco
tempo; voi rispondetemi lungamente, se
tempo avete, né dovete vendicarvi con una
pena, la quale finalmente di troppo ecce-
de la colpa mia , se pure è colpa il non
annojarvi soverchiamente. Io questa sera vi
mando per la posta la raccoltina Marescot-
ti, ove vedrete l'egloga fatta dalla Bassi e
da me . Circa il canto di Bertoldo io più
non ve ne parlo , e vi prego ancora a non
parlarne alla Bergalli , non volendo più star
sospeso chi ordina il libro ; ma di ciò , che
mi scrivete , e di ciò , che a lei non iscri-
veste , io vi sono nello stesso modo tenu-
to , come vi sarei stato in qualunque altra
maniera. Mi dispiace moltissimo la vostra
melanconia; ma perchè non tornate voi a
Bologna; da che qui non avevate, la Dio
mercè, sì fatto male? Se vel cagiona la pa-
tria vostra, da lei fuggite : patria finalmen-
te
Inedite. 2o5
te è quel paese , ove si sta lieto e giocon-
do. Gli amici tutti vi desiderano, e altre
persone oltre gli amici . Io per me spero
che così farete , e ne vo molto contento .
Ignazio sta alquanto meglio , e non dice e
non fa pazzie , ma bisogna vedere se sarà
costante in questo stato. Ella è stata certo
una cosa assai molesta per il dottore Era-
clito la prima volta che gli giunse in stan-
za gridando e facendo fracasso , come se
dietro avesse avuto chi volesse ucciderlo .
Povero radazzo ! Dio voglia che torni sano .
Voi avrete letta già l'orazione fabbriana ,
per la quale dubito che più non si faccia
la pittoresca accademia. Nell'orazione par-
rai che in alcuni luoghi abbia parlato ve-
ramente con molta asprezza, e che il me-
desimo potesse dirsi con tale soavità che i
pittori confessassero il vero, e non se n'
offendessero . Se così avesse parlato a Car-
lo quinto monsignor della Casa , non so che
fosse intervenuto , non dico di Piacenza ,
ma di lui medesimo . Tuttavia i pittori , i
quali poco intendono , fanno più rumore
di ciò che meriti la faccenda . Io son fuori
di ogni intrico, e ne ringrazio Dio , e co-
sì
fio4 Lettere
sì non m'occorre o tenere il partito delit-
tori o quello diFabri, ma solamente star©
a vedere, e andare a seconda dell'acqua. I
miei tutti di casa vi riveriscono , e le per-
sone acquose sono venute all'asciutto, e pe-
rò ancora la signora Nina , cui certo pia-
cerebbe più un poco di umidità che altro.
A lei questa sera recherò i vostri saluti .
Io sto lavorando nel canto di Bertoldo , e
presto l'avrò finito > e circa la tragedia, la
lascio ora in riposo . Ricordatevi di me ,
amatemi e scrivetemi, ma sopra ogni altra
cosa siate diligentissimo nel conservarvi sa-
no e giocondo . Io sono .
Il cavaliere Carrara mi ringraziò , e m' im-
pose di ringraziarvi a suo nome , e disse
che niuna cosa vostra avea avuta mai per
la sua raccolta .
•o*
Inedite. 2o5
XV.
Bologna i/\. aprile ìyZ'S.
Jt oche righe in iscritto, perchè spero che
tra pochi giorni molto a bocca discorrere-
mo . Io vorrei che voi mi portaste un pic-
colo vasetto di teriaca esquisita , ma avver-
tite bene che io non voglio che il suo prez-
zo sia maggiore d'un paolo, e so io il per-
chè . Avrei questo impaccio dato a mio fra-
tello, ma penso ch'egli sia abbastanza im-
pacciato in vedere cotesta vostra bella cit-
tà , che piccola cosa non è da vedere . Oh
quanti abbracciamenti vo' darvi a mio con-
to ! Ma quanti ancora ve n'ho a dare a con-
to del dottore Eustachio ! Egli me n'ha scrit-
to /eri , ed io certamente debbo obbedirgli ,
e voi dovete star saldo . Per compimento
d'ogni mio piacere non desidero più , se
non eh' egli torni da Roma « Oh che villeg-
giatura farem questa estate ! La più giocon-
da che mai possa dirsi . Voi avrete poi cer-
te altre giocondità, di cui in iscritto non
s'ha
206 L E T T E n E
s'ha a parlare. Voi bensì ve le godrete in.
carne viva , e non in bronzo o in sasso .
Salutate mio fratello ; e riverite per me tut-
ti i miei padroni ed amici . A voi racco-
mandatemi poi senza fine .
*o*o*o*o*o*o*o*o*o*o*o*o*
LETTERA
DEL CONTE
ALGAROTTI
XVI.
Firenze 5. dccembre iy33.
Ili la lettera vostra , che m'ha procurato la
conoscenza del padre Lorenzini onestissimo
e gentilissimo uomo anco più che a padre
non si converrebbe, e molto più l'ultimo
favore che io ricevo da voi,, che certo è
grandissimo degnandovi voi, il cui giudizio
nelle
I N E T> I T E V 2C7
nelle cose poetiche ognuno che sappia che
cosa sia fare un verso sa quanto sia grave
e di somma autorità , di dimostrare al pub-
blico , che in qualche maniera approvate
quelle mie bagattelle, vuol pure che io a
qualche modo procuri di ringraziarvi ; e cer-
to se voi crederete , che io credo che que-
sto sia il più splendido giudizio, che potes-
se farsi delle poesie mie , che così creden-
do crederete ciò cfi^ è, crederete ancora
che io vi sento obbligo infinito . Senza che
voi mi procurate ancora la buona grazia del
signor marchese Landi ; a cui oltre le qua-
lità sue l'essere da voi stimato come egli
è , è di grande ornamento ed onore ; dei
qual ultimo favore io vi sentirei assai più
obbligo che io non fo , se il primo non fos-
se così grande e luminoso, che mi trae tut-
to a sé . Se io desiderassi di potervi in qual-
che modo dimostrare la gratitudine mia ,
io credo che voi ve lo immaginiate . Ma
come il potrò mai io? se per avventura voi
non foste contento del desiderio mio ; il
qual certamente a qualunque altro che mai
stato sia , per grande ed ardente che e' si
fosse , non è inferiore . State sano ed ama-
temi come fate .
so8 Lettere
XVII.
Bologna i4- decembre iy33.
V,
01 di poco fate gran conto prezzando in
tal guisa quella lettera , eh' io ho scritta avan-
ti le vostre rime ; ma a questo segno giu-
gne la vostra cortesia . Io però molto vi rin-
grazio e vi debbo della compiacenza, che
aver dimostrate di quel poco, che ho fat-
to, anzi nulla per voi; perchè quel po-
co F ho fatto per me , sapendo che non
lieve onore sono per acquistare dalla pub-
blicazione delle vostre poesie . Oltre ciò io
ho il piacere di dedicarle ad un signore ,
cui qualche segno pubblico io dovea del
grato animo mio verso tante ed infinite gra-
zie da lui ricevute. Contentatevi dunque
che anche perciò a voi sia debitore , da
che certamente a me né per ciò ne per
altro lo siete. Il nostro grande Eustachio
presentemente sta assai bene , ma voi po-
tete immaginarvi qual modo di star bene
possa essere il suo . Se Iddio però ce lo
con-
I N E » I * E . 20g
conservasse così , poco per noi non fareb-
be. Ebbi lettera l'altro giorno del padre
Lorenzini ; ora vorrei ch'Eustachio alcune
volte lo andasse a riverire . Bisogna sapere
che sono più di 43« anni che siamo ami-
ci, e sempre l'ho trovato ver me onesto
e cortese . Io tengo un libretto e una car-
tuccia scritta da mandare ad Eustachio , per-
chè dia l'uno e l'altra al signor cavaliera
Gaburri, ma non so come mandarli costà,
e non fargli spender denaro. Se Manfredi
manderà gl'istrumenti astronomici, mi va-
lere di tale occasione. Addio, signor Fran-
cesco amabilissimo . All'amor vostro mi rac-
comando. Io sono al solito.
*o*o*o*
•0*0*
To: XI.
210 L E T T E n E
XVIIL
Bologna 7. febbrajo l'jZ/^.
G
iunse venerdì sera Eustachio mio figliuo-
lo sano e in tuono , e tutto pieno delle gra-
zie vostre ; perlochè non posso lasciare di
rendervi mille grazie , ed assicurarvi che n'
avrò memoria finché io viva . Voi l'avete
trattato non solo onestamente , ma genero-
samente, e non avete avuto misura nel be-
neficarlo. Credete che non potevate far co-
sa, che più mi piacesse, e di cui potessi
esservi più tenuto . Nulla posso fare per
voi , ma se alcuna cosa potessi fare , niuna
farei sì volentieri ; e questo per dimostrarvi
quanto io vi sia grato di un tanto bene ,
e quanto mi sia piaciuto . Io ve ne rendo
dunque grazie senza fine, e desidero alcun
vostro comando, perchè più all'opere che
alle parole conosciate qual sia l'animo mio
verso voi . Il grande Eustachio Manfredi
presentemente sta bene . Voglia Dio che
così stia sempre . Egli ha presentemente al-
Inedite. su
le acque gli Spagnuoli , che dormono e man-
giano, ove il facevamo noi. S'avvicina il
tempo , che il Gesuita suo fratello dee pre-
dicare in san Petronio . Ricordatevi di quel ,
ch'io dissi circa il fargli una raccoltina .
Anche di lontano saprete lodarlo . Io non
so dove questa lettera vi giugnerà , ma in
qualunque luogo ella vi dirà ch'io v'amo
sommamente e stimo, e ch'io sono al so-
lito.
XIX.
Bologna 7. aprile i^4'
■OE voi vi ricorderete , parlammo insieme
ima volta di fare una raccoltina per il pa-
dre Manfredi predicatore in san Petronio ;
ora voi vedete che il tempo è giunto di
farla . Noi siamo in otto o in dieci , che
la facciamo, e perchè forse voi avrete pia-
cere di essere nel numero di coloro , che
a. Manfredi dimostrano tale benivoglienza
O a ed
fìi2 Lettere
ed estimazione, io vi do questo avviso, e
del ragionamento avuto insieme vi ricor-
do. Ho veduto le rime di mio fratello , che
voi avete fatto imprimere sontuosamente ,
e di ciò pur vi ringrazio ; perchè debbo ren-
dere grazie a qualunque gli fa onore e pia-
cere; da che paitecipo anch'io dell'uno e
dell'altro. Il gran Manfredi ora non istà
male, ma in modo però che sempre il ma-
le si aspetta. Egli ha rinunziato 1« coque,
e pensa di passarsi la state entro la specu-
la; io però non lo credo, e improvvisamen-
te gli verrà voglia d'un poco di campagna,
della quale se mai ha avuto bisogno, lo ha
presentemente. Quando costà il signor Giu-
seppe Marsoni vi desse uno scudo o sia fì-
lippo per me, pigliatelo, che qui poi mei
farete avere come prima potrete . So ch'egli
avrà piacere di riverirvi e vedervi . Io sono
al solito .
Inedite. 210
XX.
Bologna 12. fcbbrajo iy35.
IO ricevo una gentilissima vostra, della
quale vi rendo mille grazie , come dell'aver
consegnato al signor di Crozat le due me-
daglie. Circa quello, che mi dite dei no-
stri averi a Parigi, quello mi dite, ch'io
già credea , onde potete credere che non
m'è stato poi sì doloroso l'avviso, che me
ne date ; perdio già l'animo v'era disposto.
Quanto più sempre però me ne renderete
instrutto , sempre più quello farete , che io
desidero. Intorno a monsieur Chuberi voi
mi avete fatto maravigliare . Come vanno
le cose di questo mondo ! Guardatevi di
non fare lo stesso. Sapete voi chi è mor-
to? L'abate Baitaglini , quegli, che m'intro-
dusse nella buona grazia di madamigella E-
dwin . A lei appunto ho mandato la mia
tragedia , essendo a lei dedicata ; onde se
passate in Inghilterra, vi prego a fare che
l'abbia a buongrado. Il nostro buon Man-
O 3 fredi
21 4 Lettere
fredi sta molto male, e si pensa di tagliar-
lo. Voi vedete che questo è un rimedio
molto pericoloso . Chi sa se più lo vedre-
te? Egli vi saluta caramente. Quando pen-
sate voi di tornare in Italia? Vorrei che
presto il faceste, per aver il piacer d'ab-
bracciarvi . In questo mentre ricordatevi di
me e della molta stima , che ho di voi ,
che meritate di essere da chiunque vi co-
nosce sommamente stimato . Credo che co-
stì in Francia abbiate rapito tutti i cuori
e tutti gl'intelletti. Dio vi conservi lunga-
mente, e mi conservi la grazia vostra.
*o*o*o*
N E D I T E » 21
XXL
Bologna 12. aprile 1741»
i
O delibo primieramente rendervi grazie
infinite , signor conte Algarotti gentilissimo ,
dell' immense grazie, che voi dispensate ad
Eustachio mio figliuolo , e ve le rendo non
in quella maniera, ch'io dovrei, ma in
quella, che posso, cioè con iscarse parole,
e so che bastano , se considero la molta
bontà, che voi sempre avete avuta per noi.
Vidi una vostra lettera , in cui scrivevate
ad Eustachio che vorreste sapere tra'poeti
volgari quale sia quello, che per gli aggiun-
ti o epiteti si potesse proporre in esemplo,
e intorno a questo vostro desiderio ne ho
parlato ancora con Francesco mio fratello ,
e non sappiamo determinare qual sia . Ogni
buon poeta ha certamente ciò osservato con
diligenza , e noi facendo , buon poeta non
fora stato . Gli aggiunti del Petrarca certa-
mente sono divini , e quelli anche di Dan-
te, ma gli us_ano con temperanza, e sem-
O 4 Pre
2 1 6" Lettere
pie con qualche necessità. Il Chiabrera n'è
più dovizioso, e gli ha bellissimi. Tra' vi-
venti Frugoni ne fa, pomposa mostra , e tan-
to < he questo è il suo migliore, non cos'i
certamente messere Alessandro Fabbri e 1'
oscuro Ghedini. L'Ariosto negli epiteti , co-
me lo è anche nelle altre parli , è divino,
ma anch' egli temperato nell' usarli. Gli usa
con qualche arditezza il Casa, non con so-
verchia abbondanza . Questo è quanto io
posso dire per dir ciò, eh' io sento, e sen-
tono coloro, con cui n'ho parlato; ma né
questi ne io possiamo dir tanto , che mol-
to più non ne sappiate , e però siccome lo
dovete intieramente rimettere nel giudizio
vostro, così nel medesimo tutti lo rimettia-
mo . Le sorelle Manfredi e il lor buon
fratello Eraclito m'han dato espresso ordi-
ne di riverirvi molto e poi molto per essi,
e tutti nutrono un vivo desiderio di rive-
dervi e inchinarvi. De' Gabrielli non par-
lo; perch'io so che Gabriello vi ha scrit-
to . Egli è quale egli era : giuoca continua-
mente a tarocchi perde e cospetta . La Ni-
li a no che non è più qual'era; perchè ora
è donna , ed era pulcella . Di nuovo mille
grazio
Inedite. aiy
grazie vi rendo della gentilezza e liberalità
adoperata con mio figliuolo , il che tanto
più risplende, quanto meno ei n'è degno.
Tutti di mia casa vi fanno , signor conte ,
profondissima riverenza , ed io più di ogni
altro, e raccomandandomi alla vostra buo-
na mercè , col solito rispettoso affetto mi
confermo .
n, 1 3 Lettere
DEL CONTE
ALGAROTTI
AL SIGNOR
GIAMPIETRO ZANOTTI
XXII.
Venezia 16. giugno ìjfó.
È
egli lecito venire ad intromettersi fra
dolci studj vostri con una lettera, che nul-
la sentendo la purità del Bembo vi parle-
rà solo d'affari? Si tratta di cosa per cui
è necessaria molta desterità , e a maneggiar
la quale voi siete , caro il mio sig. Giam-
pietro , per conseguente idoneo , e si tratta
di cosa , la cui amministrazione fìa altrui
profittevole , al che fare per conseguente
non dovea io sciegliere altri che voi .
Io vorrei che vói presentiste la casa Zan-
ohini
Inedite. 219
cluni e Sarapieri intorno a' bei quadri eh©
possiedono . De'Zanchini vorrei la copia del-
la Carità di s. R.occo di Annibale fatta in
rame da Guido e celebrata come sapete
dal Malvasia .
Io so che avevano per questo quadro pre-
tensioni altissime. Voi fate, sig. Giampie-
tro , colla desterità vostra senza nominar chi
lo comprerebbe, ma offerendo loro danaro
contante , che è il principale , che si pos-
sa con cotesti signori venire a parlamento
e a conclusione . De'Sampieri vorrei i tre
Caiacci, il ballo de' puttini in rame dell'
Albani , e il bel Guido che hanno , che par-
lili sia le lagrime di san Pietro , o san Pie-
tro e san Paolo . In somma vi ha un san Pie-
tro nel quadro , egli è di Guido , abbel-
lissimo , e non vi può esser dubbio alcuno
di quale io intonda parlare. Non so se fos-
se meglio, caro sig. Giampietro, che noi^
parlaste voi , ma faceste parlare una terza
persona che voi istruiste . Il pericolo sareb-
be , che parlando voi stesso , e sapendo
tutta Bologna la stretta amicizia che con
tutta la vostra casa mi stringe e lega , al-
tri per avventura non credesse, che la com-
mis-
220 Lettere
missione vi venisse da me , e quindi prendes-
sero argomento di tenere i prezzi altissimi .
In casa Bonfiglioli v'ha di bei quadri; e
in qual casa non ne v'ha in Bologna? Se
ne scopriste del valore della bellezza e del-
la conservazione degli accennati , massime
in mani bisognose di denaro , datomene un
cenno . Io conto esser costà fra quattro o
cinque settimane. Quanto mi piacerebbe di
trovare alcuno di questi contratti o finito,
o bene incominciato , e ciò per opera vo-
stra ! I tempi sono infelici ; li compratori
sono scarsi, e questo mi fa credere, che
cotesti signori , che non son per altro gran-
di ammiratori del bello , saran divenuti più
trattabili. lire di Polonia non è certamen-
te ingrato a coloro , che per lo servigio suo
si adoperano , e voi , sig. Giampietro , non
vi perderete nulla a fare sì che la sua Gal-
leria degna sia della sua magnificenza , e
del suo gusto ; questo però io vorrei che
fusse con non molta spesa. Io per dir ve-
ro l'ho accostumato male, che gli ho com-
perato un Paolo qui per 1000. ducati, che
ne vai 10000. Addio, sig. Giampietro: pia-
cerai avere alcuna occasione di poter testi-
ino-
Inedite. 221
moniarvi quell'amicizia, i cui sacri nodi mi
stringono a voi per sempre. Io non vi di-
co di salutare i vostri, perchè non voglio
che si sappia neppure per Bologna che io
vi scrivo. Addio: amatemi e fatemi pron-
tamente risposta .
•0*0*0+ 0*0*0*0*0*0*0*0*0*
RISPOSTA
D I
GIAMPIETRO ZANOTTI
XXIII.
Bologna 22. giugno ìjJfi-
±N h più grata né più soave né più im-
pensata cosa potea venirmi della gratissima
e soavissima vostra lettera, sig. conte gen-
tilissimo . Voi continuate sempre ad amar-
mi, e quello procurarmi, che mi sia di
va a-
22a Lettere
vantaggio e d'onore, del che grazie senza
£ne vi rendo ; ma veniamo a quello , che
più importa a V. S. Illustrissima , che non
le grazie , che vi si rendono . Sento che voi
avete tratto a dilettarsi di ottime pitture il
re di Polonia, ed è gran vantaggio per una
facoltà, che senza rajuto di persone altis-
sime è vicina a ire all'estrema ruina. Voi
me avete poscia eletto a far provvedimen-
to di cose egregie in questo genere , e gran
bene mi avete fatto, e circa il tener ciò
segreto, lasciate fare a me. Quand' io com-
perava per il reggente , niun mai lo sco-
perse , e solamente dopo la morte di lui si
seppe ; perchè mi piacque che si sapesse
ch'io era stato onorato del servigio di un
sì gran signore. Della casa de'Sampieri di
strada maggiore non vi ha più che il sig.
Valerio senza moglie e senza figliuoli , e ric-
co convenientemente e più ancora . Jeri
nel Caffè, ove io vo, edove egli va, par-
lai con esso signor Valerio de' suoi quadri,
e mi disse che circa il san Pietro e san,
Paolo di Guido e il ballo de'puttini dell'Al-
bani il suo signor padre, che ultimamen-
te mori, ne avea fatto uà fìdeicommissq
ri-
Inedite. 223
rigorosissimo, e che circa gli altri , e prin-
cipalmente i tre de' tre Carracci , egli non
se ne volea per denaro alcuno privare , aven-
do tanto , Ja Dio mercè , che di ciò fare
non abbisognava . Il signor canonico Zan-
chini è partito per Firenze , ma se qui fos-
se , è nello stesso bel caso di non aver bi-
sogno, onde sarà anche in quello di vole-
re i mille scudi, che già volea. Che poi
la elemosina di san Rocco di Guido sia in
rame è falso ; perchè ella è in tela , e lo
dice anche il Malvasia nella vita di Guido
alla pag. 3i. Il senator Bonfigliuoli ha cer-
tamente una buona scelta di quadri , ma
qui è d'avvertire che molti, che aveano
patito , furono aggiustati e rovinati ad un
tempo da un solenne ciabattino ; tuttavia
ve ne sono de' belli, e v'ha una sibilla in-
tera di Guido al naturale, eh' è cosa divi-
na: ma ancor questo signore è l'ultimo di
sua casa , e di aver tali pitture molto si
compiace , né mai ho inteso che parli di
venderle. Certo che in altre case di Bolo-
gna ve ne son delle bellissime, come in
casa de'Favi, de'Monti, in casa Ratta Ta-
nari Zambeccari Conti , ma o sono fìdeicom-
misso ,
224 Lettere
misso, come quei di casa Tanari, o sono
in mano di chi ne dimanda moltissimo. Il
reggente di Francia non badava a prezzo ,
e quel quadro volea, che volea; e così la
faccenda avea presto fine: ma il voler co-
se dare e a buon prezzo, non si può com-
perare quando si vuole, ma bisogna aspet-
tar la fortuna, e questi quadri degni d'un
re sono rari , se rari sono i compratori .
Tuttavia si anderà procurando e cercando .
Ora io posso dirvi che gli eredi del cava-
lier Franceschini hanno un quadro di un
Adamo ed Eva dello stesso Franceschini ,
grandi al naturale, eh' è la più bella cosa,
che quel valent'uomo abbia fatta , e talmen-
te è bella, che essendo una volta da ven-
dere, lo stesso pittore, che forse 3o. anni
prima l'avea fatta , la comperò , né mai più
volle rivenderla . Par più del Cignani che
del Franceschini, e per del Cignani potrebbe-
si spacciare in qualunque galleria, il suo prez-
zo è 3oo. scudi . Nella galleria del cardi-
nale Aldrovandi v'ha una bellissima Vene-
re grande al naturale dei Pasinelli, e mo-
desta quanto lo può essere ; ma il cardina-
le per qualche suo fine ha detto al suo agen-
te
Inedite. Z2r>
te che se venisse venduta, lo faccia; ora
questa sarebbe una gioja per il re , che cer-
tamente non pensa a diventar Papa , e il
Papa in Vaticano ha cose assai più nude .
L'ultimo suo prezzo , se non erro , è di 200.
scudi romani. Questi fratacci di san Fi a ti -
cesco, anni sono, disfecero nella loro chie-
sa quelle due cantone, che in mezzo v'era-
no , e venderono garbatamente quei dieci
paesi del Mastelletta dipinti sull'asse con
istorie di molte figurine esprimenti fatti del-
la sacra scrittura; ora questi gli ha un mio
amico, che se ne priverà . Però dico che
quattro, che sono i più grandi e i più bel-
li , e con gran quantità di figure dipinte
con uua grazia e una franchezza , che pa-
jono del Parmigiano, dico che si potrebbo-
no pigliare , e il prezzo mi par discreto ,
5o. scudi l'uno. Sono encomiati dal Mal-
vasìa nella Felsina e nelle pitture di Bolo-
gna . Veramente voi dite il vero , sig. con-
te , che avete avvezzato male sua Maestà ;
che se vorrà le pitture a proporzione del
prezzo speso in quella di Paolo , e voglia
cose da re, non fa galleria in cent'anni,
se non compera indovinelli, come molti
To: XI. P fan-
226 L E T T E II E
fanno. Bisognerebbe sapere se questo gran
signore ha intelligenza grande , o se sola-
mente dalla vaghezza e sfacciataggine de'co-
lori si lascia prendere; perchè in quest'ul-
timo caso potrebbe un quadro cattivo pia-
cergli più d'un buono, con poco onore di
chi del buono lo avesse provveduto. Voi,
che lo avete trattato, avrete ben conosciu-
to il suo umore. Avvisatemene per mia re-
gola . Quelli , che ora ho proposto , gli do-
vrebbono piacere . Nulla ho detto a' miei di
casa di ciò , che mi avete scritto , ma so
che tutti vi amano e onorano altamente ,
fuori che la sorella , che io avea in casa ,
la quale se non vi ama e onora in paradi-
so , qua in terra noi può più fare . Io so-
no al solito.
Inedite. 2.2.J
XXIV.
Bologna 2. luglio injfó.
JlO già lungamente vi scrissi e subito cir-
ca le pitture, di cui io ora potea parlare
e trattarne la compera , e come di quelle ,
di cui parlavate , non se ne potea avere
speranza alcuna per le ragioni , ch'io vi ad-
ducea. Io m'aspettava oggi di ricevere nuo-
ve da voi di ciò, che dovessi fare del bel-
lissimo Adamo ed Eva del Franceschini, e
de'quattro bei paesi del Mastelletta , ma
non mi avete risposto , e perciò non deter-
mino cosa alcuna. Io vi dicea che dite be-
nissimo a dire che pochi compratori di pit-
ture ora ci sono , e che di rado si trova
chi voglia impiegare il suo danajo in pit-
tura, ma io v'assicuro che anche le buone
pitture da vendere sono rarissime , quando
a forza di moltissimo danajo non si voglian
cavar di mano di coloro, che in altra ma-
niera non le venderebbouo. Se volete che
|a faccenda passi avanti, scrivetemi, seno,
P a ella
ìì28 Lettere
ella resterà così. Francesco doman va fuo-
ri con la marchesa Ratta, ma non dico che
vi si raccomanda ; perchè non sa che io vi
scriva, come noi sa niun altro. Vorrei sen-
tire che voi foste sano, come mi era stato
posto in dubbio che voi noi foste , e vor-
rei anche che foste allegro . Conservatemi
la grazia vostra, e credete ch'io sono ve-
ramente .
XXV.
Bologna 9. luglio ijfó-
IVI I dispiace al sommo e poi al sommo
il dispiacer vostro, e che duo fi citelli cosi
degni abbian. tra loro occasioni di dispare-
ri . Io mi suppongo però che la donna pre-
sa da vostro fratello sia onesta e dabbene,
che altramente non posso estimare ch'egli
abbia fatto, e che solo manchi di maggior
condizione, e quale si richiede al vostro
stato; in questo stato però vorrei, se fos-
si
Inedite. 22Q
si in voi, consolarmi, e l'usata virtù ado-
perando accomodarmici , e riflettere che
queste non sono cose rare , anzi a' nostri
tempi usitatissime. Se fosse donna disono-
rata, la virtù vorrebbe che si facesse lo
stesso , ma tale non può essere certamen-
te , onde poi estimo che non ci sia biso-
gno di tutta la fortezza dell'animo vostro.
Accomodate pure le vostre convenienze ,
che vi sta bene, ma dall'amor del fratello
non vi disgiugnete. Io non sono atto a con-
sigliarvi , tuttavia io penso che niun uomo
di garbo vi possa dar miglior consiglio . Go-
derò per tanto quando sentirò la vostra quie-
te e di tutta la vostra casa, a cui niun al-
tro ben gioverebbe senza questo. Ma pas-
siamo ad alrro . Ne parleremo a bocca , se
a Dio piacerà. I quadri del Mastelletta ho
piacere che li vediate, e vi piaceranno.
Vi piacerà anche molto quello del France-
schini, ma più che a voi piacerà certamen-
te alla Maestà del re che sapete , e forse
più gli piacerà che se fosse di Lodovico e
d'altri uomini così fatti. Io ho parlato poi
seriamente col padrone di esso , e me lo
ha confinato in 300. scudi romani , e in
P 3 que-
nZo Lettere'
questo caso si può prendere senza pensar-'
ci. Voi vedrete la Venere del Pasinelli,
che a voi piacerà certamente più del Fran-
ceschini, e per 200. scudi anch'egli non
è caro. Intanto cercherò quello, che mi
dite, e senza cercare so ove si trova, ma
il diffìcile sarà averlo a buon prezzo . Quan-
do sarete qui, ci regoleremo in modo che
non siate tenuto per lo compratore; per-
chè subito si dirà che comprate per il re
di Prussia , e già si diceva che avevate tal
commissione, e forse anche si dirà per il
re di Polonia ; ma o ci colgano o no , quan-
do penseranno ad un re, sempre questo
pensiero farà lor chiedere di più , ed osti-
narsi nella richiesta. Vuol partire il corrie-
re, e però in fretta mi dico al solito.
I N F. D I T E . 20 1
XXVI.
Bologna 23. luglio ij/fi.
X erchè voi mi amate, tutto quello, elio
da me viene , lo prendete come buono ; o
buono pexò tuttavia si era certamente ciò,
ch'io vi dicea circa il fratello vostro, e
buono il tengo , vedendo che voi lo avete
egregiamente accettato, e non mi aspetta-
va altro dall'indole vostra e dalla vostra ra-
gione . In quanto poi a quegli ufiizj ester-
ni, che dite che mancheranno al nutrimea-
to della vostra fraterna amicizia , parmi che
si possa un sì fatto alimento sperare dal
tempo , e non bisogna però a questo affret-
tarvi . Intendo benissimo che anche contra
vostra voglia vi possa bisognar far così , ma
anche dal tempo può sperarsi che cessino
le cagioni di cosi fare, e che voi possiate?
mostrare di far per cagione del tempo tut-
to ciò , che ora fareste secondando la vo-
stra virtù. Me ne consolo, per Dio, quan-
to mai possiate immaginare , che lo stesso
P 4 buon
s3a Lettere
buon cuore abbiate per il fratel vostro, il
quale certamente non ha fatto cosa , che
possa l'odio vostro meritare.
Circa le pitture io vi aspetterò, ma non
posso dubitare che non avessero a piacere
a quel signore } per cui si cercano , e i prez-
zi sono più discreti che gravi , e non mi
«dite il contrario . Vi torno adire che quel-
li, che cerchino quadri, sono alquanto ra-
ri , ma i quadri buonissimi sono più rari
ancora. In casa Belluzzi vi sono buone pit-
ture , e credo che se ne potessero avere al-
cune, ma tuttavia questa è gente , che non
ha bisogno di vendere. V'ha un quadro del
giudicio di Salomone di monsieur Poussi-
110 , l'unico che sia in Bologna, ed è un
quadro da re .
Fuori di Bologna mi sono ricordato di
un rame bellissimo dell'Albani con moltis-
sime figure, il quale «era in casa del Pasi-
nelli , e fu da suo cognato venduto 3oo.
luigi . Morì poi il cavaliere , che lo com-
però, e so che l'erede ,, dieci anni sono,
mi disse che volentieri lo avrebbe vendu-
to , e cèrto lo darà a minor prezzo ; il più
si è che più lo abbia. So che vi avea an-
cora
Inedite. a33
cora un bellissimo quadro di mezzana gran-
dezza del Tiarini molto raro , e che una
volta era anch' egli del Pasinelli . Bisogne-
rebbe vedere come sono stati conservati , e
bisognerebbe dare una scorsa sino a Par-
ma e comperarli all'improvviso; che sene
avrebbe cosi facendo, cred'io, tal vantag-
gio , che ben rifarebbe della spesa del viag-
gio . Questo è quello, ch'io vi posso dir
per servirvi , aspettandovi per abbracciarvi
ben caramente , né per far questo io solo
son , che v' aspetti .
•0+0*0*
•0*0*
234 L E T T E R
XXVII.
Bologna 20. agosto ij/fi'
\jhe mal venga alla peste, che n'è ca-
gione, che io non posso come vorrei perso-
nalmente abbracciarvi , e di ciò parlar con
voi , che ne converrebbe per condurre a
qualche fine l'impegno di provvedere pittu-
re. Basta intorno a questo altro non dico ,
se non ch'io sto attendendo gli ordini vo-
stri (sempre carissimi) per adempierli . Oh
peste maledetta! Almen la guerra, benché
crudel cosa , non ne toglie che gli amici
possano rivedersi insieme e abbracciare , ma
la peste agli amici il toglie e a'parenti an-
che più stretti di sangue e d'amore . Ho
ricevuto i dodici ungheri, ch'io cambierò
in ciò , che stimerò proprio per voi , ma
s'incontra nelle buone stampe e ne'disegui
come ne'quadri, cioè che poche buone se
ne trovano, e chi le ha ne vuol molto. Se
ne capitano alcune per oagion della morte
di qualche pittore o amatore di simili co-
se >
Inedite. q.Z$
se, e che dagli eredi si vendano a buon
prezzo, v'ha una dozzina di barattieri , elio
tosto se le becca per farne a suo tempo gua-
dagno. Ve ne darò un piccolo esempio:
v'ha uno , che ha l'Europa di Simon da
Pesaro; e che ne vuole? Non vuoine meno
di 1 5. paoli . E vero che tra quelle di un
tal maestro ella è la più rara , tuttavia è
un pagarla assai bene . Se ne troveranno al-
cune piccole d'Annibale , di cui non vor-
ran meno di unfilippo, e di alcune anche
più. Quelle di Guido non tanto. Quello,
ch'io dico delle stampe, dico ancor de' di-
segni. Gli eredi del fu Franceschini , che
posseggono il quadro dell'Adamo ed Eva
hanno disegni molti e belli , e stampe di
varj maestri, e devo andare uno di questi
giorni a vederli. Ma l'aver ciò ancor nel-
le mani mi fa dubitare che ne voglino prez-
zo giusto , e non buttargli ; dacché se aves-
sero voluto buttarli, qualche barattiere gli
avrebbe presi per rivenderli . Vedrò che co-
sa ci è , e vei saprò dire , e voi dovreste
prendere tutto in un colpo ; che certo v'
avreste più vantaggio , e non vi trarreste
la sete a sorso a sorso , ma tosto ; e voi po-
tete
236 Lettere
tete credere , che tutta è roba buona . Se
poi v'avete comperato per 4- zecchini tan-
ti disegni, me ne rallegro. So che le buo-
ne stampe si vendono molto più . Sarà sta-
to un miracolo da non isperarsi ogni gior-
no, e se spesso vi succedesse, comincierei
del miracolo a dubitare , cioè che non fus-
se quello, che vi paresse. Mi son dimen-
ticato di dirvi che tra le cose del France-
schini vi sono le stampe delle opere del
Primaticcio e di Nicolò dell'Abate tratte dal-
le loro pitture fatte in Fontainebleau . Non
so se cose simili vi piacerebbono . Uscì fuo-
ri l'opera mia de'pittori della Accademia
Clementina in due tomi in quarto grande,
se non erro ; sono usciti ancora due libri in
ottavo delle mie poesie . A voi non ho man-
dato nulla di ciò, perchè sempre siete sta-
to fuori d' Italia ; ora che tra noi siete io
ve li offerisco , e tengo anzi per voi , se
voi li volete. Basta ch'io sappia come ho
amandarveli. Non vi parlo né d'Eustachio
né d'alcun altro de' miei (che la Dio mer-
cè stanno bene ) perchè uon mi avete an-
cor data licenza di pubblicare , né men lo-
ro, il commercio, che passa tra noi; per
altro
Inedite. p.S'f
altro io so che tutti vi amano e stimano
grandemente, e ad Eustachio par mille an-
ni di rivedervi . Io vi auguro intanto tran-
quillità d'animo , e che l'amore, che in voi
nasce dal sangue e da altro ancora , non
venga da' pensieri , che non son gran cosa
da filosofo , conturbato . Interno a questo
voi mi scriveste , e io vi risposi quello , che
mi parve dover rispondere . Ora voi tace-
te, ed io però altro non dico più; ma non
vorrei che il tacer meco di questo derivas-
se dall' esser discordi da' miei i vostri sen-
timenti; perchè i miei tendeano alla vostra
quiete e tranquillità, e un buon neutonia-
no la dee cercare a qualunque prezzo ; e
per dirla , non parmi che a voi dovesse co-
stare moltissimo, o tanto che la concordia
con un così degno fratello , qual voi v'ave-
te , non vaglia cento e cento volte di più .
Se parlo troppo, attribuitelo all'affetto mio
verso voi . Tutto pieno di questo mi dico
al solito .
5*38 L E T T E II E
XXVIII.
Bologna 7. gennajo iy44*
JL O seppi del* vostro male , e ine ne dolsi
grandemente, e seppi ancora che molti viag-
gi avevate fatto , anzi dissero di più che
eravate a Mantova, e che dovevate venire
a Bologna ; ma di queste due ultime cose
parmi che niuna sia vera. Sia come si vo-
glia , purché vera e stabile sia la vostra gua-
rigione , e possiate lungamente vivendo sem-
pre più far risplendere il vostro valore ©
il vostro merito . Io procurerò altresì di vi-
vere quanto io possa per godere dell'amor
vostro , che mi è la pili soave cosa del mon-
do . Io m'ingegnerò . Voi intanto conserva-
temi questo amore ; che io ve ne prego per
l'amore di Dio . Maledette sieno pure la
guerra e la peste , e di queste due più ma-
ledetta sia quella, che è principal cagione,
che non possiamo insieme vederci e abbrac-
ciare, e di pittura insieme discorrere e di
poesia; da che oltre l'essere eccellente poe-
ta,
Inedite. z39
Vi , intendo che siete anche pittore . Che
diavolo ha in sé quel benedetto settentrio-
ne, che da questo nostro clima vi disvia?
Io sento che vi trovate gentilezza , ma ce
l'avete recata voi. Secondo quello, che mi
scrivete , dovreste già a Dresda avere spe-
dito i quadri ; ma che bisogno v'ha egli che
una tale spedizione sia da voi seguitata? Voi
lo saprete , e però mi rimetto a quello , che
vi par bene e che vi piace, consolandomi
con la speranza, che ne date, che v'ab-
bia l'Italia a rivedere, e forse Bologna nel-
la prossima estate, in cui procurerò di es*
ser vivo anche per questo. Quando la fac-
cenda v'abbia permesso di pagare un qua-
dro mille zecchini , potrete spenderne al-
cune altre migliaja; e però siate pur sicuro
che qui faremo bellissimi acquisti ; ma io
ci vorrei la vostra presenza , e che vosco
aveste gli ordini pronti per li danari; per-
chè così si fa meglio e più presto . Quanti'
io comperava per il reggente di Francia io
avea grosse somme al mio comando, cosic-
ché su due piedi potea sbrigarmi anche di
un negozio di non poche migliaja di scu-
di. Intorno a quello, di che ini scriveste,
e per-
a4° Lettere
e perchè mi mandaste danari , io vi scris-
si, e parmi un'assai lunga lettera per rica-
vare più securamente qual fosse il vostro
genio non tanto circa il grado delle stam-
pe e de'disegni, che l'avevate già spiegato
abbastanza , ma circa i prezzi ; conciossiachè
ani facevate paura, scrivendomi che per po-
chi zecchini tanti ne avevate avuti, e mi
ricordo che intorno a ciò vi scrissi che vi
sono stampe rare anche di questi nostri
maestri , che si vendono assai , e vi dava
per esempio l' Europa del Pesarese , che
molte e molte lire è stata pagata; ma bi-
sogna che tali stampe sieno originali e non
ritagli; io non m'arrischiai di comperar co-
sa alcuna senza nuovo vostro ordine, e quest'
ordine non venne mai ; da che più non ho
avuto vostre lettere . Parmi però che anche
di questo si possa far pausa sino al vostro
ritorno, e quando sarà, chi sa che le cose
mie circa ciò non vi dia? dacché son vec-
chio, e non ho figliuoli, che ne traggan
piacere e diletto . Io sto attendendo con
gran desiderio le vostre traduzioni ; ma noa
le veggo comparire : non ve ne dimentica*
te . Io sono al solito .
Inedite. z^i
RISPOSTA
DEL CONTE
ALGAROTTI
XXIX.
Venezia 19. gennajo ij44'
Xlispondo in fretta in fretta aspettato da
Lalage all'ultima vostra, a cui vorrei po-
ter rispondere a lungo , e coram . Ma que-
sto fia quando più candido per me volge-
rà il Sole. Solo vi dirò, che per quei 13.
ongari già mandativi voi facciate di spedir-
mi delle cose vostre ancora sia stampe , o
disegni , o modelletti in creta , quello che
vorrete. Riguardatemi in ciò, caro il mio
signor Giampietro , come un inglese o uno
svedese, in somma come un forastiero, e
fate quel cambio , che voi crederete con-
veniente. Questo bensì vi dirò, che arae-
To: XI. Q rei
z/^2 L r. t t f. n jt
rei aver del vostro , cioè di vostra mano
una testina almeno, onde ornare il mio pic-
ciolo museo , se con questo nome sacro può
chiamarsi una raccoltina che vo facendo
o più tosto miscèa di sì fatte cose . Poiché
gran rischio si correrebbe a mandarmi per
la via ordinaria quello, che mandarmi pur
vorrete , a cagion di coteste contumacie ,
mandatelo in ben condizionato involtino al
signore Tommaso Carli a Milano , che avrà
cura di farmelo tenere . In tal modo si evi-
terà che le profane mani de' custodi delle
contumacie non tocchino queste sacre co-
se e non le brugino per avventura volen-
dole profumare. Addio caro il mio signo»
re Giampietro. Amateini ; e credetemi.
0*0*0*
*o*o*
•o*
1 E D I T E k 243
XXX.
Bologna 21. luglio ij44.'
I
O mi sono avvisato alla perfine di scri-
vervi; perchè par che meno io dubiti di
quel , che io facessi , che voi ora siate in
Venezia . Quando ho principiato a udire
che v'eravate, ini parea di avere tali argo-
menti da sostenere, come io facea con chi
che fosse , il contrario . Voi mi amate , voi
mi avete mandato alcuni libri , voi , se non
ini volete fare ingiuria , dovete credere che
molto a cuore mi fosse e il vostro felice
ritorno e la buona vostra sanità , e con tut-
to questo non mi avete scritto una riga .
Ah che mentiscono coloro , che dicono che
voi siete in Venezia , né il voglio crede-
re ; perchè troppo grave sarebbe il dispia-
cere, ch'io sentirei ciò credendo , e veden-
do che né pur di un verso mi foste stato
cortese , onde argomentar dovessi qualche
freddezza nel vostro cuore verso di me .
Voi mi avete pur scritto più volte che nel-
Q 2 la
!&44 L E T T E A E
la Sassonia regna la cortesia e la gentilez-
za; dove dunque avreste apparato ad usar
meco tanta durezza e scortesia dopo il vo-
stro ritorno di colà? E poi io so che voi
siete d'un' indole così gentile da non raf-
freddarvi né anche in mezzo al più gelato
settentrione . No che non siete in Vene-
zia, e almeno mi giova noi credere, e se
avete per me anche l'antico amore, mo-
strate di scrivermi da lontana parte , e se
da Venezia, fate che paja che vi siate giun-
to nel tempo stesso , che la mia lettera ,
onde io non abbia a riferire alla mancan-
za dell'amor vostro ma solo alla lontanan-
za un così importuno silenzio . Torniamo
dunque in piede , se costì siete , il nostro
carteggio ; tornate a ricordarvi di scriver-
mi , e che io vi sono obbligato di tante co-
se , alle quali ora non posso pensare > trop-
po agitato essendo e confuso a cagione del-
la vergogna e del dispiacere , che il vostro
silenzio mi reca . Sopra ogni cosa , se po-
tete, lusingatemi con la speranza di aver-
vi qui ad abbracciare , come mi promettes-
te, e di quelle cose a discorrere, che ri-
guardano il vostro diletto e le reali premu-r
re.
Inedite. 2,^$
re . I miei fratelli e i miei figliuoli tutti
sono in villa , chi di qua chi di là . Io ci
sono stato , e sono stato lungo tempo in
Ferrara, dove può essere che a tempo più
fresco io ritorni ; ma in qualunque luogo
sempre avrò innanzi il merito vostro e gli
obblighi miei , e vorrei poter dire ancor
l'amor vostro. Addio, e col solito affetto
e con la solita cordialità io mi dico .
•0*0*0*0*0*0*0*0*0*0*0*0*
XXXI.
Bologna 33. settembre ij4-\'
J\ tutti i particolari dell'ultima vostra gen-
tilissima io qui sono a rispondere, e inco-
minciando vi dico, che voi non dovete in
alcun modo scusarvi della tardanza nello
scrivere ; conciossiachè io non esigo da voi
più di quello , che voglia il vostro como-
do , quantunque il mio desiderio sarebbe
ricevere ogni giorno alcun vostro scritto.
Non ho che una volta sola ricevuto dai
Q 3 Pa-
2.46 L E T T E 11 E
Pasquali copie delle opere pallavicine , e
tredici furono , sette parrai egregiamente
legate , e sei affatto sciolte ; e ne feci quel-
la dispensa , che mi venne allora ordinato
e conceduto di fare . Alessandro Fabri , te-
nerissimo e dolcissimo amante di Santarel-
li, tolse lo intrico di far che questo valo-
roso giovane n'avesse una, e la sua gli ha
data, che è una delle ben legate , onde ne
resta Fabri con voi creditore . Questa è la
storia de'libri da voi richiesta . Circa la pi-
stola da voi scritta al re di Polonia la mi
par bellissima e poetica al maggior segno .
Al giudizio di alcuni pochi smunti e palli-
di, e che il naso hanno rivolto all' insù ,
parerà un poco gonfia, ma a me anche co-
sì piace, e non mi pare che ecceda; e son
di parere che non sia necessario lo imita-
re sempre il Petrarca e il Bembo , e che
per diverse strade si giunga al bello e al
buono ; ma questi stirici non vogliono altro
bello né altro buono che quello, che ser-
pe dietro terra, e versi per lo più fanno
più bassi e meno armoniosi della stessa pro-
sa. Essi camminano presso la bassezza e la
viltà, e vi cadono dentro, e voi in quel-»
la
I N E D I T t : 2s47
ìa epistola vi alzate in alto , ma non sover-
chiate i confini . Perchè vediate però che
io vi parlo francamente e di cuore , vo'no-
tare alcuni piccioli nei, che mi ci pajono .
In più d'un luogo voi dite ormai, e si dee
dire ornai o pure oramai. Nuovo Timoteo
in seri d'Augusto inspira , direi piuttosto in-
fonde o altra parola , per non far rima col
vicin verso - Commove e calma a un tocco
sol di lira . Tali , se al stanco animo tuo
covante . Si dovrebbe dire allo stanco a ca-
gione dell' S, edelT, ma il verso noi per-
mette , e però io credo , che si potesse
dire al lasso. Il dir poi che l'animo di quel
gran re cova il destino d'Europa è cosa al-
quanto ardita, e quel covare esprime azio-
ne non molto nobile e grande , tuttavia eli' è
magnificata da quel destino d'Europa > Io
questo v'accenno, non perchè io lo estimi
inalo , ma perchè voi ci pensiate . Avere
ancora e biblioteca e tempio : temo che il
verso stesse meglio cosi- Avere ancor biblio-
teca e tempio. Così in un de' versi che se-
guono , meglio starebbe , E di Natura e Ti-
zian rivale; perchè Tizian è di tre sillabe,
p non di due . Ben veggio Tiziano ùi fot*
Q 4 me
s48 Lettere
ine nuove-àlee il Casa . Foglie , e riunirle ito
'volume eletto; verso, che non mi piace,
né credo che verso egli sia; piuttosto Fo-
glie , e raccorle in un volume eletto . Ve-
niamo ora alle stampe de'Caracci, che voi
vorreste . Io vi dico che la maggior parte
di queste sono difficilissime a ritrovarsi , e
che molte d'esse i' non l'ho mai vedute.
La nota è cavata dal Malvasia, e vi dico
ancora che molte notate dal Malvasia noi
sono , e assolutamente noi sono a chi gli
occhi ha in capo , ed io ve le anderò ac-
cennando. Io non so poi se le volete, ol-
tre l'essere delle prime uscite del rame,
intatte e bianche come questa carta, o se
alcun poco di pattina non vi dispiace. Nel
primo modo sarebbe meglio, ma poco non,
sarebbe il ritrovarle anche in quest'ultima
maniera. I passi sono aperti, e ho pensa-
to in questa sera per il corriere di man-
darvi un involto con dentro i due tomi del-
la mia Storia Clementina, e due delle mie
poesie . Proseguite ad amarmi e credetemi *
Inediti. 249
XXXII.
Bologna i4- giugno 17 56.
iiO ricevuto il vostro libricciuolo di pit-
tura , e ve ne rendo mille grazie . Quan-
tunque ammalato di febbre , non ho potu-
to lasciar di leggere, anzi due volte , il vo-
stro Saggio , e nella maniera che in esso
di pittura parlate, potreste non che meco,
parlarne col vostro Paolo e col vostro Ti-
ziano. Il piccolo, ma è profittevole e buo-
no , e scritto con una certa leggiadria , cho
diletta ; così se ne sapessero i giovani ap-
profittare. Io ho pure per ultima cosa, che
intendo fare , compiuto un piccolo libretto
quasi sulla medesima idea , e mi glorio cT
essermi incontrato almeno nella vostra idea
e in alcune vostre sentenze , né aver , cred'
io , dissentito da alcuna . Egli è ora nelle
mani dello stampatore. Mi bisognano ami-
ci , che ci badino , ma io gli avrò , e sup-
pliranno in questo alla impotenza mia . Son
balordo , né posso stare in piede . Sono sen-
za
a5o L e t t e n £
za febbre , e ancora convalescente e debo-
le al sommo. E un'operetta, che io co-
minciai due anni sono oramai , né la co-
mincierei ora . La età è troppo avvanzata ,
e mi bisogna por fine al desiderio di far
certe cose non soffribili alla mia vecchia-
ia . Addio , caro signor conte . Oli che bei
giorni ho io goduto con voi? Non ho più
da sperarne de' simili? Mio fratello vi sa-
luta e abbraccia caramente, e dice che vi
scriverà quest'altro ordinario.
LETTERE
DEL SIGNOR
FRANCESCO M.A ZANOTTI
a5i
LETTERE
DEL SIGNOR
FRANCESCO MARIA ZANOTTI (i).
I.
T'edrana io. luglio 1728.
S
E il timore, che ha V. S. Illustrissima
di parer quello, che non può essere , cioò
a dire un ingrato , dovea procacciarmi una
così
(1) Ingegno sovrano e un di que' pochi che
fanno onore al paese ed al secolo in cui son
nati : la sua rrtemoria fìa sempre a' buoni Ita-
liani oggetto di venerazione .
DO
Alle più estese e più profonde cognizioni del-
la filosofia e delle matematiche accopiar seppe
in grado eminente i doni delle muse, e niuno
l' eguagliò uello scrivere elegantissimamente si
in prosa come in verso , tanto nella latina lin-
gua quanto nella volgare . Le sue elegie spira-
no
a54 Lettere
cos'i umana e cortese e gentil lettera , io
ringrazio Dio che le abbia posto nell'ani-
mo un tal timore, per levar però il qualo
io potrei dirle, se volessi, che ne il suo
gentile animo potrebbe permetterle che el-
la volesse essere ingrato a chi che sia, nò
io so di aver fatta cosatale, ch'ella, quan-
do ancora volesse, potesse esserlo verso di
ine. Ma lasciando questo da parte , io non
cercherò di distruggere in lei un timore ,
che quantunque ingiusto , non lascia però
e per sé slesso e per l' effetto suo di som-
mamente piacermi . E non meno mi è pia-
ciuto il dispiacere , che ella ha preso e del
mio pericolo e del mio poco buon essere ,
conoscendo in questo l'amor suo, a cui peral-
tro
no Ja venustà catulliana, come le sue rime la
grazia e la delicatezza petrarchesca ; e i suoi
Commentarj dell'Instituto, opera veramente im-
mortale , sono nella lingua del secolo d'Augu-
sto un sì bel modello di eleganza, come nella
francese la storia dell'Accademia delle scienze
delf impareggiabile Fontenelle . Fu uno de' mae-
stri d'Algarotti e'1 suo più grande amico. Na-
cque nel 1640. , e mancò all'Italia nel 177 7 »
I N B D I T E . 255
tro sarò molto tenuto , se quanto dispiacere
Je ha fatto sentire del mio male , altrettan-
to piacere le farà sentire ora , che sono qua-
si rimesso del tutto ; per la qual cosa io
credo che non tarderò molto a restituirmi
in città; quantunque il piacere di ricever
da lei molte e molte altre lettere mi fa-
rebbe trattener qui anche più lungo tem-
po . Ma non potendo io disporre in tutto
di me, farò supplire al piacere delle lette-
re quello dei ragionamenti suoi, de' quali
dovrò goderne anche più , se me ne toc-
cherà alcuna parte di quelli, ch'ella avreb-
be fatto col signor Eustachio. Quanto mi
spiace che egli si sia partito di costà ! E
tanto più che forse si è interrotta per que-
sto la lezione del Fontanelle , della quale
però come io sarò a Bologna potrà ella es-
ser servita da qualcuno , che gliela farà con
meno eleganza e dottrina e con pari amo-
re ; e con quella occasione potrà il mede-
simo vedere se si potesse impetrar da lei
qualche grazia al cartesianismo; giacché il
Fontenelle è pure cos'i gran cartesiano coni'
è-, ed ha avuto l'onore di trattenerla per
alcun tempo non senza suo piacere . Basta ,
aspet-
256 L T. T T T. R I
aspetteremo quello, che si conchiuderà nel
congresso, che si terrà l'anno venturo quan-
do ci verrà il signor marchese Poleni . El-
la sa che , quanto è in me , io non lascio di
essere newtoniano il più che si può . Tut-
tavia non mi parerà di esser nulla , se io
non sarò nel numero de' buoni e veri e af-
fezionatissimi ed umili servidori di V. S.
Illustrissima .
*o*o*o*o*o*o*o*o*o* 0*0*0*
IL
Bologna 5. ottobre 1728.
JLi umanissima vostra lettera , con cui ave-
te voluto accompagnare un così nobile co-
sì magnifico e così sontuoso dono , mi ha
recato maggior confusione che piacere ; se
non che mi piace eziandio quella confusio-
ne, che da voi mi viene . Ma perchè mai ,
caro siguor Francesco , un dono a me ? E
poi un tanto dono? Io ve ne rendo tanto
maggiori grazie, quanto più veggo che voi
ne
Inedite. 2^7
ne volete rendere a me per certi imaginarj
servigi, che io non mi ricordo e non so,
laddove il vostro dono e lo conosco e lo
veggo , e per amor vostro con sommo pia*
cer mio me lo godo . La vostra lettera poi ,
che m'èparuta in tutte le altre parti per-
fettissima, non mi ha potuto parer tale in
questo, ch'ella è troppo breve, e non mi
dice nulla né del viaggio vostro, né del
vostro star bene , il che io sommamente
desiderava d'intendere. Perchè non mi scri-
vete voi nulla del Volpi, che avrete potuto
vedere in Padova? Perchè nulla del marche-
se Poleni, del Rizzetti nulla? Non dico del
sig. abate Conti, dal quale ricevo oggi una
lettera, in cui mi scrive che voi gli avete
consegnato il libricciuolo , di che vi rin-
grazio senza fine . Io risponderò a lui un
altro ordinario . Sento che voi insieme con
lui sarete presente ad una strana esperien-
za; e mi piace . Non so quanto mi piaccia
ciò, ch'egli mi scrive del Newton, dicen-
do che questo autore non ha mai negato
che la luce passi per li pori dei corpi . Co-
me è ciò , che a me pur la memoria dice
il contrario? Se vi mancasse di che scriver-
To: XI. R mi,
^58 Lettere
nii , scrivetemi di questo , ed anche chia-
ritemi d'un'altra cosa, in cui mancando a
me la memoria mia, ho bisogno della vo-
stra . La state passata essendo noi in villa ,
voi prendeste una sera un di quei vermi,
che risplendono fra le tenebre, e recatolo
a casa, noi lo guardammo coi prismi. Vor-
rei sapere se guardandolo così coi prismi ,
vi si videro i varj colori, che soglion ve-
dersi in tutte le cose , che risplendono . Se
voi ne avete memoria, scrivetelmi subito,
ve ne prego , avendo io bisogno di tal no-
tizia. Ma sopra tutto scrivetemi di voi stes-
so, e se non altro scrivetemi almeno che:
state sano , e che mi amate ,
Inedite. s5c)
III.
Bologna di villa 18. ottobre 1728»
1_<E vostre lettere non posson essere tan-
to lunghe , che non mi pajano sempre bre-
vi, come quest'ultima, la quale, per ren-
derla più lunga che non è , e così prolun-
garmi il piacere, che ho in leggere le co-
se vostre, mi è convenuto di leggerla più.
volte . Cosi io inganno le occupazioni vo-
stre , che non vi permetton di scrivere quan-
to io vorrei , e faccio lunghe le vostre let-
tere quanto a me piace . Vorrei nell' istes-
so modo poter ingannare anche le occupa-
zioni mie , le quali se mi hanno mai distol-
to dallo scrivere , me ne distolgon ora ; seb-
bene piuttosto noje che occupazioni debbo
chiamarle . Non faranno queste però che
io non vi ringrazii così brevemente , come
posso , della diligenza usata da voi rispetto
al Volpi . Egli me ne ha scritto , mostran-
domi dispiacere di non avervi veduto. Quan-
to al Hizzetti sarei desideroso di saperne»
R a più
20*0 L E T V ERE
più di quello, che voi possiate scrivermi
ne, essendo egli e voi in villa. Non so
donde avvenga ch'egli non mi ha più scrit-
to da che io risposi a quella sua lettera ,
dove ei pretendea di ridurre la quistion dei
colori ad una quistione di metodo . Né an-
che al signor Manfredi aveva egli risposto
quando io partii di Bologna ( che saranno
oggiinai dodici giorni ) e venni a Crespe-
lano, dove ancora mi trovo. Non mi ma-
raviglio della stima , che voi dite farsi co-
stì dell'esperienze di questo filosofo ; io te-
mo ch'egli se le goda tutte da sé solo- Non
è parte alcuna nel vostro spirito , a cui io
non sia molto tenuto ; giacché anche la me-
moria, eh' è tanto vasta e capace, volete
offerirmi; e già l'avete impiegata con tan-
ta diligenza in servigio mio ; del che sen-
za Une e fuor di misura vi ringrazio . Mi
maraviglierei bene se il Nev/ton dicesse es-
pressamente che la luce passi per li pori
dei corpi . Io mi ho creduto che egli non
si esprima assai chiaramente sopra ciò ; an-
zi argomentando da suoi principi , e da quel-
Io, ch'egli insegna della riflessione , sonmi
avvisato ch'egli non debba ammettere che
la
INEDITE. 26J.
la luce passi per un corpo traversandone i
pori , ma in altro modo , che Dio sa . Io
ne ho scritto al signor abate Conti , e se
egli ve ne parla , saprei volentieri ciò , che
egli ne dica. L'esser io in villa può ren-
dervi certo , che niuno saprà da me aver-
mi voi scritto in questo ordinario ; ma quan-
do anche fossi altrove , noi saprebbe da me
persona alcuna , che voi non voleste che
il sapesse. State sano, ed amatemi, come
fate.
IV.
Bologna 5. giugno iy3i.
Xiacemi che voi stiate bene , ma non vor-
rei che troppo . Il mio desiderio sopra ciò
ha i suoi limiti come una curva . Ad ogni
modo mi è caro che voi me lo abbiate scrit-
to; quantunque la seconda volta l'abbiate
fatto più come secretarlo , che a nome vo-
stro ; che da qualunque parte e in qualun-
R, 3 que
s.Ca Lettere
que maniera mi giunga la notizia del vo-
stro star bene , ella mi sarà sempre oltre
modo gioconda. Ma voi però che assume-
te così di leggieri l'officio del secretano,
guardatevi di non passar da questo ad altri
e poi ad altri; che io non so a quale po-
teste una volta avvenirvi . Ed io ho decli
esempj che potrebbono persuadervi, quand'
anche foste una donna . Ma , Checco mio ,
le formole ? l' Hospital ? la cronologia ? Io
lio paura che la cronologia abbia costì una
gran rivale. Vedete che ella non sia vinta
del tutto, e usate l'arte delle donne colle
donne . Io vi scrivo , come vedete , succin-
tamente , e quantunque il faccia più per
la fretta che per altro , non credo però di
scrivervi poche cose . E poi parmi di scri-
vervi tutto , scrivendovi che io desidero som-
mamente che mi amiate , e che salutiate
cordialissimamente a mio nome la rivale
della cronologia ; alla quale perdonerò ogni
cosa, se voi la farete diventar cronologa
anch'essa. Benché non so se la cronologia
abbia belle mani . Addio . K«//>« . K«//>e p<M^« ..
Inedite. 263
DEL CONTE
ALGAROTTI
AL SIGNOR
FRANCESCO M,A ZANOTTI
V.
Venezia 11. giugno ijSz.
J/inalmente dopo tante lettere che mi
è convenuto scrivere questa sera, io vengo
alla vostra che io ho serbato per l'ultima,
per iscriverla ad agio mio e meno affolla-
to che si potesse mai. Ma quante cose vi
debbo io mai scrivere, e quanto varie tra
loro ! sicché io credo che fosse perfino a
voi stesso diffìcile il ritrovar per tutte un
andamento catulliano. Ma prima d'ogni al-
tra cosa avete voi avuto buon viaggio , sic-
come io '1 desidero e lo spero altresì? Sia-
li 4 ta
S64 L K T T F R E
te voi giunto in patria sano e salvo? Ave-
te voi allegrato i vostri amici e compatrio-
ti dell'arrivo vostro, quanto avete lasciato
me in doglia e in afflizione della vostra par-
tenza? Io non credo certamente che la gio-
ja e l'allegrezza loro sia giunta a cotal se-
gno, che io credo che ne sentirei le dimo-
strazioni e'1 plauso infin di qui. Ma che
avete voi trovato costà all'arrivo vostro?
Dio buono ! Madama in letto e malata di
febbre . Io son certo che cotesta disavven-
tura avrà conturbato alquanto il piacere,
che avrete per altro sentito in rivedendo
la casa vostra; come a me s'è accresciuto
senza fine il dispiacere della vostra parten-
za, dall' aver inteso quello che voi avete
adoperato con questi buffoni di casa mia.
Ma Dio immortale! si potea far peggio?
Dunque non v'ha ad essere alcuna diffe-
renza tra il venir di voi in casa mia , e il
venirvi del Kam de' Tartari? Ma che dico
io mai ? Non è ella questa casa vostra , e
non ne dovete voi usare pur come vostra?
Basta , quel che è fatto è fatto , ma certa-
mente non si vuol far più , che ciò non si
può in modo niuno lodare nò meno come
fatto .
Inedite. s65
fatto . Io non so qual cosa potrà alleviare
il dispiacere che tu dato m'hai, se non è
per avventura il fare per lo innanzi in ogni
cosa a modo mio , e principalmente il man-
darmi il più sollecitamente e diligentemen-
te che si può per te la raccolta delle tue
poesie, come promesso m'hai. Io incora in-
derò uno di questi giorni la lettera dedi-
catoria , avvegnaché il gire a Verona che
io fo dimani mi ruberà qualche tempo .
Ma chi sa che io non acquisti altrettanto
da quei dotti vapori, che s'alzano dal mon-
te Baldo dai Calli da Sirmione e dal padre
Benaco, de' quali io procurerò d'inebbriar-
mi tutto da capo a pie? Ma la mia canzo-
ne che destino ha ella avuto costà (1)? Qui è
molto piaciuta a l'abate Conti che ti salu-
ta caramente . Lo stesso fa la divina Ber-
galli ; non ha già fatto lo stesso che l'aba-
te Conti quanto alla canzone , e forse per-
chè non l'ha intesa gran fatto, come mi
sarei per altro immaginato , e come ho rac-
colto manifestamente dalla maniera dub-
biosa
(ì) Canzone al qav. Carrara riportata alla
pag. i75. T. I.
s66 Lettere
biosa e titubante con cui ella la leggeva,'
JNon so se in luogo di quelle eccelse ada~
■piantine ti piacerà più superbe adamantine ,
e in luogo di quel passo : E seco delle Orca-
di Lo stuolo un suon d' alto lamento fé ,
sia per piacerti più : Lo stuol di meste no-
te i monti empie. Io avrei mille altre cose
a dirti, se il tempo il comportasse; ma io
le riserberò ad altra lettera . Intanto non
ometterò di dirti in modo niuno , che io
t'amo e t'amo tantoché non so se più ami
me stesso ; che mio fratello mia madre e
tutta la casa mia ti si raccomanda, e son
pieni del desiderio di te e della amabilis-
sima compagnia tua . Sta sano ed amami
come fo io te .
• 0*0*
Inedite. 267
RISPOSTA
D I
FRANCESCO M,A ZANOTTI
VI.
Bologna 24. giugno ìféz*
fri
lui A vostra dolcissima lettera mi ha ricrea*
to alquanto dal dispiacere che io ho pro-
vato e provo per la lontananza vostra ; che
quante volte l'ho letta mi è paruto sempre
d'esser con voi. Pregovi, Algarottino mio,
darmi di queste consolazioni il più spesso
che potete , e rallegrarmi con queste appa-
renze . Del mio viaggio averete inteso dall'
altra mia che vi scrissi sabbato , il quale
sarebbe stato felicissimo , se io non fussi
partito da voi ; ma partendo io da voi , co-
me poteva egli essere per me felice ? Al
mio arrivo poi ho trovato madama risana-
ta,
268 L E T T E n £
ta , Gabriello Manfredi risanato esso pure
dalla sua terzana, Fabri e tutti i miei sa-
nissimi ; ma non ho trovato voi che io de-
siderava più che altra cosa, il quale quan-
tunque io sappia esser lontano , par tutta-
via che gli occhi miei vi vadan cercando
per tutto là, dove si ricordano avervi ve-
duto altra volta. Intanto io vo facendo le
mie visite e con diligenza e con dispetto,
volendo spedirmi , se esser può , da queste
inquietudini, e darmi poi a qualche facile
e tranquillo studio , il quale sarà in primo
luogo quello di raccorre componimenti miei ;
giacché così volete pur voi , che sopra me
potete ogni cosa. Queste visite così affret-
tate sono state cagione , che io non ho po-
tuto aver tanto tempo quanto avrei voluto ,
per comunicare la bella ode vostra con que-
sti poeti , co' quali però la comunicherò
quantoprima, e l'ordinario prossimo ve ne
scriverò il giudicio loro ; il quale però te-
mo che poco dovrà esser differente da quel-
lo della Bergalli per una cagione poco al-
tresì differente; che ben sapete questi no-
stri non aver troppa confidenza con la stel-
lata Erigone e con la pampinosa prole . Quan-
to
Inedite. z6g
to a me non muterei per niente qu eli' ec-
celse; piuttosto muterei l'altro passo, Lo
stuolo uri suoli d'alto lamento fé , come lo
avete mutato voi , per isfuggire la repeti-
zione di quel suoli d' alto lamento , che tro-
vasi ancora nella seconda strofe; se già non
vi piacesse più tosto quello che piacerebbe
anche a me, cioè di mutare alquanto ipri-,
mi tre versi di questa strofe medesima , ac-
ciocché si intenda più chiaramente esser©
il desiderio vostro , non che il suono lamen-
tevole che ha riempiuto l'Italia vada ancora
a riempier l'Arabia, ma che il dolore an-
zi si dilegui del tutto . Dico questo , per-
chè rileggendo io l'ode vostra, nii è cadu-
to nell'anima che taluno possa con qualche
ragione prendervi equivoco, il che se ila,
male ne avverrà alla ode tutta , la quale
non potrà essere intesa in niuna altra par-
te, se in quei tre versi non lo è. Pensa-
teci alquanto i Piacemi bene che essa sia
piaciuta al signor abate Conti, il quale ha
tutto'l dì Orazio per le mani; desidero che
piaccia altrettanto a questi nostri, a'quali
però , per quanto ho potuto raccorre da al-
cune poche parole di Ghedini e di Vicini,
ned
270 Lettera
non tanto piace cotesto vostro stile orazia*
rio. Sapete quid hominum sint . Essi trova-
rono un equivoco in quell'altra ode vostra,
là dove dite : ti si sbarra di dietro la via
calcata, e disapprovaron quel verso. Era
da loro il ritrovar l'equivoco, ma non da
loro il disapprovarlo ; tuttavia sarà bene 1'
astenersene . Jeri sera vidi Fabri , e cosi
brevemente il domandai , perchè gli russa
spiaciuto quel verso: o Bologna ove sei,
Russo e Vedrana . Egli mi disse , perchè
Russo e Vedrana sono luoghi assai piccoli
a rispetto di Bologna. Questa ragione mi
parve più piccola che non sono essi . Ma
veniamo ad altro . Quanto mai vi ringrazio,
Algarottino mio, di ciò che mi scrivete del
signor Marchesi ! Io vi debbo tanto , quan-
to non avrei mai creduto di poter dovere
a persona del mondo . Ve ne ringrazio e
ve ne amo sempre più . Madama , che quan-
tunque convalescente si sta anche in letto,
mi ha imposto di salutarvi a nome suo ca-
«ameate .
Inedite «^ 37!
BEL CONTE
ALGAROTTI
AL SIGNOR
FRANCESCO M.A ZANOTTI
VII.
Vicenza 1, luglio 17^2,
JL O vi scrivo questo due righe cosi in fret-
ta in fretta da Vicenza , ove ora sono e do-
ve ho ricevuto due dolcissime lettere vo-
stre, le quali ni' hanno consolato in modo,
che mi parea di ragionar con voi leggen-
dole , e di starmi con voi ; e tanto più rat*
hanno consolalo, quanto mi recano di voi
e del viaggio vostro le migliori novelle del
mondo, che vale a dire quelle che io de-
siderava il più. Voi ne avrete a quest'ora
ricevuto un'altra mia scrittavi da Pontone,
nella
nj2 Lettere
nella quale avrete letto un sonetto a cui
io desidero miglior fortuna, che non han-
no avuto le altre cose mie con cotesti si-
gnori . lo gli desidererei tal fortuna , che non
si storcesse in mal senso e in equivoco al-
cuna cosa che fosse in lui per altro inno-
cente; se io non conoscessi il talento loro
fatto a meraviglia per così fatte cose . Ma
che diavolo trovare quel così fatto equivo-
co in quel passo : Si sbarra a te di dietro
la -via calcata ? Ma quante beile cose avran
detto mai su quei calcata ? Dagli equi-
voci è 'iene astenersi . Ma coinè astenersi
da così fatti , chi non volesse comporre per
costoro , per li quali non farei che un mez-
zo verso, non che un sonetto o una can-
zone? E la ragione del Musso e Vedrana
può ella essere più bella ? Dio buono ! quai
teste avete voi mai fatto ? Io non intendo
bene ciò ciò voi mi dite del mutare quel-
le ai ore, in cui dico : E ancor non fie cfie
il vento disperga per V Arabia quel suono
lamentevole , di cui tu hai riempiuto V Ita-
lia? La maniera di dire che il vento dis-
perga pel mare , per l'Arabia ec. i voti eh©
§i fanno e i lamenti ec. non è nuova. Si
uova
Inedite. zy3
trova in Orazio in Tibullo come sapete ; e
quest'ultimo dice de' suoi desiderj: Votaq.
adoratos /erre per Armenios . Non vedo che
questa strofe sia difficile da intendersi, an-
zi mi pare facilissima . Tuttavia voi a que-
st'ora avrete veduto l'effetto che avrà fat-
to in costoro, e me ne scriverete. Addio:
e' si vuol partire . Ti scriverò da qui innan-
zi più a lungo di me, de' miei viaggi, e
di alcuni sonetti che ho fatto . Non voglio
mancare di dirti che in luo"o di eretico ti-
ino ho messo siculo , perchè propriamen-
te il monte d'Ibla in Sicilia ne è abbon-
dantissimo . Ti piacerà egli quel siculo in
quel luogo? Saluta madama, gli amici, ed
amami .
To: XI.
zy4 Lettere
RISPOSTA
D I
FRANCESCO M.A ZANOTTI
Vili.
Bologna 1. luglio iyZ'2.
R
is pondo in fretta alla tua dolcissima
lettera, la qual tu m'hai scritto da Ponto-
ne , che io oramai venero e stimo ed amo
e desidero assai più per la presenza e sog-
giorno tuo , che non per le vicinanze o de-
gli ameni Cafii o del superbo Baldo o del
vago Sirmione , ai quali però parmi di aver
grande obbligazione _, se essi col loro aspet-
to ti hanno ispirato così leggiadro compo-
nimento (1) . O benedetti Cafii ! o benedetto
Sirmione ! Io già ne gli amo senza fine »
Per-
CO Sonetto riportato alla pag. 137. T. I.
Inedite. bj5
Perchè non m'ha ella permesso la mia for-
tuna di poter esser quivi col mioChecco?
Dove però se io fossi stato , non mi sarei
così di leggieri contentato di quel ripose ,
come certamente non mi contento di quell'
oceano; e se a te fosse piaciuto di mutar
luogo a quegli o ed e de'primi due versi ,
sarebbe piaciuto anche a me . Ma di tutto
questo ti scriverò un'altra .fiata . Or sappi
che l'ode tua sopra la morte della Carrara
è piaciuta molto e molto a Giampietro , il
il qual leggendola tratto tratto fermavasi
non senza meravigliarsi delle forme poeti-
che e nuove che per quella s' incontrano ,
e riponeva te nel numero dei primi poe-
ti dell'Italia. Egli però non si allontanò
gran fatto dal sentimento mio , che già ti
scrissi sopra i primi tre versi della secon-
da strofe . Le mogli del fetente condottier
gli piacque molto , non cosi a Vicini a cui
non bastò il verso di Orazio ; quando il tuo
basta e a mio fratello ed a me . Mio fra-
tello vorrebbe che si dicesse : Né alleviar
potean gli augelli garruli } poiché, come egli
dice, la i dell'alleviar non soffre d'esser
mangiata dalla a che siegue . Tu puoi cre-
S 2 dere
Cz.nO Lettere
dere se io ho avuto piacere a vedere che
l'ode tua piaccia ad altri che ame, io che
le lodi tue desidererei più che le mie , se
l'amor nostro non facesse che le tue mi
paressero mie. Fabri però non l'ha veduta
ancora . Se io non ti scrivo né della elegia
tua né de' componimenti miei, credi piut-
tosto che io vi penso a mio agio per ser-
virti meglio , e non mai che io non vi pen-
si in modo alcuno ; che non potrei non pen-
sare a ciò che so esserti a cuore . Come sa-
rai giunto a Venezia , doverai aver ricevu-
to due altre mie, ed una il signor Bono-
mo tuo fratello, a cui mi raccomanderai sen-
za fine. Algarottino mio, io t'abbraccio e
ti bacio fin di qua . Amami tu come fai -
Sta sano.
*o*o*
Inedite. ji^j
DEL CONTE
ALGAROTTI
AL MEDESIMO
Venezia 5. luglio \rjZ±.
\
O son giunta jer mattina dopo un felice
e dilettosissimo viaggio in Venezia , dovó
ho ritrovato una lettera tua per la quale
più che per altro ho avuto caro di giunger-
vi . Ma io sono stato alquanto ingannato ,
che dove io credea di ritrovare una lette-
ra tua lunga , e non iscritta cosi in fretta
come lo sono state le altre che ho ricevu-
to da te fino adora, io l' ho ritrovata scrit-
ta in gran fretta essa pure e brevissima ,
assai più in verità che non mi facea duopo .
Ma Dio buono ! non avrai tu mai finite co-
teste tue maladette visite, sicché tu non
S 3 abbi»
:iy8 L K T T E a r.
abbia tempo di scrivere un po' a lungo di
te ad un amico tuo , il quale altra conso-
lazione ornai più non ha che le lettere tue?
Io ti priego quanto so e posso il più di la-
re di averlo questo tempo da consolarmi
un poco più, che tu lino a quest'ora non
hai fatto. E per cominciare a darti un buon,
esempio, avvegnaché io creda che tu non
possa avere così gran premura delle lette-
re mie , come io ho delle tue , sappi che
io ho ritrovato Verona così bella così vaga
e magnifica , ch'ella ha passato d'assai 1'
aspettazion mia, che per dir vero non era
picciola . Ella è tagliata dall'Adige , fiume ,
come sai, amenissimo, e di acque sempre
mai dovizioso ed abbondevole, il quale le
aggiunge grand' ornamento e ricchezza per
lo comodo che leda, di trasportare in Ale-
magna ed altrove i ricchi prodotti di seta ,
di riso, di vini deliziosissimi, e di marmi
vaghissimi e durissimi, che il territorio suo
il suo lago le sue colline e i suoi monti
producono . Su questo fiume son fabbricati
diversi ponti di marmo grandi e sontuosi,
i quali vagheggiano varie parti della cit-
tà e delle colline fruttifere ed amene che
in
I n £ r> i t e . 2rg
in gran parte la circondano , sopra le qua-
li sonovi bellissime castella antiche, le qua-
li non ad altro line pajono fabbricate , che
per mirar d'alto la bella soggetta città e
la vasta pianura sua , e per esser dalla cit-
tà e da'suoi ponti mirate esse ancora. Ma
io non avrei mai finito di dire, se io vo-
lessi dirti tutti i comodi che dà alla sua
Verona questo fiume , di mulini di macchi-
ne per segare con somma facilità que'legna-
mi, ch'egli stesso vi porta sul dorso e qua-
si spontaneamente, e di mille tali altre co-
se assai • Non minore ornamento le aggiun-
gono le pitture, che ella ha in gran copia
del suo Paolo, del suo Brusasorzi, pittore
degno in verità di maggior romore e fama
che egli non ha per avventura conseguito ,
e di molti altri valenti figli suoi ; e le fab-
briche moderne che vi sono in gran numero
del suo Michele Sanmicheli, architetto, che
per la vaghezza e simmetria delle opere sue ,
per lo candore e per lo gusto suo antico
romano non la cede punto ai Palladj ai San-
sovini ai Barozzi ai Serlj , e a quegli altri
nomi illustri e famosi de' quali l'Italia è
piena. Lascio stare l'antico anfiteatro , ino-
S 4 nu-
c8o Lettere
numento e testimonio wo del valore e elei-
la prisca magnificenza, e gli altri pezzi d'
antichità che s'incontrano, si può dire, a
oiascnn passo, e le mura sue grossissime e
superbissime, ed altro che fa abbastanza fe-
de della grandezza e dello splendore degli
Scaligeri suoi . Ma che ti dirò delle statuo
ch'ella ha consecrate a quei nomi sì cari
alla fama, de'Catulli de'Gornelj de' Macri
de'Plinj de'Fracastori suoi, le quali io ho
venerate e inchinate cerne cose sante ? A
tutte queste cose risponde la cortesia som-
ma, l'amore alle lettere , lo spirito allegro
e vivo de' cittadini suoi. In somma, io ti
dico , se io dovessi e fosse in mano mia lo
scegliermi alcuna città per mio soggiorno,
che io da Bologna in fuori, di cui mi fa-
cea anco sovvenire in alcun luogo , mi scio-
glierei Verona , avvegnaché senza line pia-
ciuta mi sia anco Vicenza, e principalmen-
te per la sontuosità e bellezza de' suoi pa-
lagi e delle sue fabbriche , delle quali l'ha
adornata sovra ogni altra il suo Palladio ,
mandato , cred' io , da quegli antichi valenti
Greci e da quel padre dell'architettura VU
truvio a mostrare altrui , e fare scorgere 1q
splen-
Inedite. ;>8t
splendore e la chiarezza di questa bella e
divina arte . Il suo tenitore- per altro fertile
ed amenissimo fa egli fede altresì del va-
lore di questo divino uomo, come quello
che delle opere sue è tutto sparso ed arric-
chito. Ma più d'ogni altra cosa ne fa fe-
de la casa sua fabbricatasi in Vicenza da
lui medesimo , la quale non la cede in va-
ghezza per conto niuno, e in leggiadria al
sepolcro del Sansovino fattosi pure da luì
stesso in san Geminiano , che noi vedem-
mo, se ben ti ricorda, allorché insieme ari-
davam cercando e venerando i monumen-
ti del secol d'oro. Fin qui ho detto del
mio viaggio, del quale io ti direi che nul-
la altro mi rimane adirti, se e' non mi ri-
manesse , che a Verona io ho dovuto fare
un sonetto per la prima volta che la signo-
ra contessa Zenobia, o vogliam dire Zano-
bria, andò a un suo deliziosissimo casino pò*
sto sopra un amenissimo colle (1); sopra il
qual sonetto io desidero che tu , come suo-
li fare, voglia dirmi il giudizio tuo, e dir-
mi principalmente se quella esornazione del
collo
(1) Riportata alla pag. i53. del T. I.
U&2 L E T T E 11 E
colle che empie i quadernari , serva a far
risplender maggiormente la gita a questo
colle della Zenobia, che è l'argomento del
sonetto ; quasi che si dicesse : Quel colle
il quale avea tanti pregi e tanti motivi per
non cederla a quelli d'Ida, allora solo s'in-
superbì e non volle più cedergliele , che
Zenobia ec. Questo vorrei che tu mi dices-
si , e le altre cose ancora che tu potessi tro-
varvi entro, che non saranno poche, che
non ti piacessero; se per esempio ti piace
l'ultimo verso, se ti piace queìì'a mano a
mano , e quell'acre di carolle (1) ec. Tu
vedi che io in questo mio viaggio non sono
stato in ozio del tutto ; e se. io ne fossi af-
fatto contento, come non lo sono né me«
no in parte , io te ne manderei pure un
altro fatto là dove fu fatto quel primo che
tu
(1) Il secondo quaderno di quel sonetto era
allora scritto nel seguente modo :
Quel, su la cui fresca odorosa e molle
Erbetta il fior delle Napée, montano
Nume e silvestre , i balli a mano a mano
Guida , e mille amorose altre carolle ec.
INEDITE. s83
tu avesti ; nel quale non so se stesser me-
glio i due primi versi così :
O di selve e di ninfe, o d'odorate
Erbe e di fonti Baldo padre , o monte .
Queir oceano non so perchè ti dispiaccia ;
se me ne scriverai , mi farai gran piacere .
Chi in luogo di ripose dicesse trasportò ,
Qui trasportò da Cipro i doni suoi ,
parrebbemi che quella parolaccia trasportò
non avesse molta grazia. Cava un po'tu
una vaga e leggiadra parola che stia bene
in quel luogo , da quella tua di grazie e di
veneri miniera alta ed inesauribile . Che poi
per altro piaciuto ti sia , piacemi oltremo-
do , e tanto più piacemi quanto che quan-
do le cose mie son piaciute a te, panni
eh' elle sien piaciute a tutto il mondo . Del-
la canzone mia io t'ho scritto da Vicenza,
e già avrai ricevuto la lettera in cui io te
ne scriveva, il, vero che vi potrebbe esse-
re equivoco in quella maniera di dire, che
il 'vento debba portare per V Arabia ec. , ma
panni che chi ha l'orecchia avvezza a que
modi di dire de'Latini :
Musis
£84 Lettere
Musis amicus tristitiam , et m e tinti
Tradam protervis in mare creticum
Portare ventis etc.
esimili altri, non vel trovi l'equivoco. Pu-
re sappi che io m'accheto più a tuia paro-
la tua , che a tutte le ragioni che a me
potesser parere in contrario; e so che co-
sì adoperando io certamente non m'ingan-
no . Che poi alleviar sia di quattro sillabe
io me ne meraviglio forte , tanto più che
una volta in un mio sonetto io posi que-
sta parola come di tre , che io recitai a
tutti cotesti poeti, et personne ne vi en dib
mot. Tutti i miei si raccomandano a te sen-
za fine ; lo stesso fa la signora Diana ed il
principe della Torella , a casa il quale io
anderò a pranzo domattina . Nessuno il fa
più di me, il quale son più cosa tua che
non lo sei tu medesimo . Io ti priego ad
amarmi , a ricordarti talora di me , e a scri-
vermi di te , e dei modo della vita tua che
tieni ora . Io ti priego altresì a raccoglierò
le composizioni tue il più tosto che puoi .
Ti priegherei anco a dirmi alcuna cosa deh
la mia elegia, se io già a quest'ora non ti
avessi
Inedite. a85
avessi pregato di troppo più cose che per
avventura non facea mestieri . Addio , ami-
co mio dolcissimo , sta sano ed amami .
*0* 0*0*0*0*0*0*0*0*0*0*0*
D l
FRANCESCO M.A ZANOTTl
AL CONTE
ALGAROTTI
X.
Bologna 1. luglio iy32«
IO vi scrivo due giorni prima che la po-
sta parta, non confidandomi di poter far-
lo , almeno con assai libertà , il giorno stes-
so che essa sarà per partire ; perciocché og-
gi io dovrò andare a Russo con Fabri e con
madama } la quale ancorché mi lasci tanto
di
a86 L E T T 2 H È
di ozio da potermi stare in casa quasi tut*
te le sere , non però tanto me ne lascia
da potermi così di leggieri starmi in città ,
andando essa in villa. Non so perchè Ghe-
dini esso pure non venga ; ma forse egli
ha occupato le sere; ed io sarò l'amante
da campagna . Voi sapete come il mondo
va, e che niuno può essere omnium liora-
rum . Infatti di tutta là mattina a me non
ne tocca niente : io comincio a regnare all'
ora del pranzo , e tramonto insieme col so-
le. Voi avete qui in poco quasi un'imma-
gine dello stato a cui son condotti i miei
dolci affari , il quale sarebbe anche miglio-
re, se io curassi certe espressioni che ora-
mai più. non desidererei, quand'anche le
credessi vere . Egli è però una gran pena
il sentirsi dir sempre ciò che non può cre-
dersi mai . Ma tornando al proposito , voi
vedete che essendo io in villa , le vostre
lettere per uno o due ordinarj non mi po-
tranno esser recate senza pericolo o di es-
ser lette da altri che da me, o di cadere
in sospetto quando non lo siano , ed ancora
di essere aperte ; il perchè pregovi , se avete
che scrivermi intorno la cattedra di Pado-
va
Inedite. 287
va (che vorrei ne aveste, perchè ogni <3*
mi invoglio più di uscire di questo paese
e venire a voi ) non solo il mi scriviate in,
carta separata , ma anche per modo che non
facilmente possa intendersi fuor che da me ;
il che quando vi dia l'animo di saper fa-
re, potete anche scriverne nella lettera stes-
sa; intorno a che userete l'ingegno vostro,
del quale più mi confido che del mio . L'
altra mattina mi portai alla libreria di san
Michele in Bosco , e copiai dodici sonetti
del Ronsardo i qu^Ii vi mando ; e più ve
ne manderei, se avessi avuto o miglior te-
sta o più tempo ; che non poca ora biso-
gnò spendere a trovare il libro , che non
era notato in alcun indice , e che quei re-
ligiosi non sapeano pur che vi fusse . Io co-
piai questi dodici sonetti che vedrete , e
che mi vennero sotto l'occhio e mi parver
belli ; ma forse che non saran dei miglio-
ri, quantunque così belli sieno a mio giu-
dicio, che di poco credo avermi potuto in-
gannar la sorte che me gli ha posti dinan-
zi agli occhi. Vedrete voi se il Boileau po-
teva dire di questo poeta un poco meglio
che ^gli non ha fatto . Vedrete come è gra-
ve
288 Lettere
ve insieme e semplice il primo sonetto :
Quando questi begli occhi vii daranno sen-
tenza di morte. Qiiand ces beaux yeux ju-
geront que je meure . Non vi par grazioso ?
jé'l'autre bord de la rive meilleure , come
è lene questo verso ! come altresì l'ottavo!
come in somma tutto il sonetto ! Vedrete
che spirito è nel terzo , e come grave e
poetico sia l'ottavo; come sincero il quar-
to, come vago e leggiadro il settimo il de-
cimo il duodecimo . Ma che scrivo io a voi
questo , quasi che non siate per veder tut-
to da voi stesso, o più tosto non siate per
iscriverne a me che ve ne priego quanto
posso? Siccome ancora vi priego a credere
che siccome non ho lasciato di mandarvi
dei sonetti del Pionsard , cosi subito che
sarò tornato in città, e sarò fuori di quel-
la benedetta accademia che voi sapete, non
lascierò di scrivervene dei miei per quel-
la edizione alla quale mi condannaste ; se
già non vi foste piegato alquanto a miseri-
cordia. Per la prima occasione, se la tro-
verò presta , vi manderò l' Orazio col Lam-
bino ; se non , vel manderò pure a qualche
modo . Non so donde avvenga che io non
so
Inedite. a8g
so scrivervi breve ; ma egli mi pare scriven-
dovi di parlar con voi , e quando lascio dì
scrivervi, mi sembra che io da voi m'al-
lontani , il che far non posso senza tanto
mio dispiacere quanto potete credere, aman-
dovi io, come fo; che certo non v'ha per-
sona che io ami più . Di qua tutti vi salu-
tano , fuori però Vicini il quale è a Moda-
na, e forse non tornerà più. L'abate Va-
selli è venuto qua , ed è alloggiato in ca-
sa il dottor Gabriello . Alla fin d'agosto si
aspetta il frate . Vedete che la pazzia è co-
me le ciance del senatore Segni , voglio di-
re che non finisce mai . Algarottino mio ,
state sano , e crederò di esserlo ancor io .
Al signor conte Vezzi raccomandatemi , e
al signor abate Conti e alla signora Luisa ,
ma più a vostro fratello ed a vostri cogna-
ti e sorelle ed a voi stesso .
To: XI. T
i^yo Lettere
DEL CONTE
ALGAROTTI
AL MEDESIMO
XI.
Venezia xz. luglio iy32.
V^/uali grazie non debbo io renderti, e
quale infinito obbligo non ti ho io , di aver-
mi con la cara ed umanissima e desidera-
tissima lettera tua fatte avere quelle dodi-
ci , non so se io dica perle gemme o teso-
ri , ma certo preziosissime e rarissime co-
se ? O benedetta terra , onde sì chiaro in-
gegno al mondo nacque ! Ma che soavità ,
che verità, che affetti, che lumi poetici,
che immagini ! così che egli non mi pare in
niuna di queste cose inferiore al Bembo,
nel vezzo e nella grazia e in una certa di-
licatezza e vaghezza di pensare mi pare su-
pe-
Inedite. sgt
periore a lui , e quasi quasi direi a quel
nostro principe e maestro della toscana li-
ra ii Petrarca .
O bel aeil bruii , que jc sens dedans Vaine ,
Tu mas si bien allume de tti fiamme ,
Qii un autre oeil verd 11 en petit e tre vaiti'
queur .
'JSy de son chef le trèsor crespelli ,
Ny de son ris fune e V autre fossette ,
JXy le reply de sa gorge grassette ,
JSy son mentori rondement fondai ec.
Quel plaisir est-ce , ainsois quelle merveille ,
Qitand ces cheveux troussez dessus Voreille
Z) une P^enus imitent la facon ?
E cose altre simili parmi che rare volte ne'
nostri Italiani le veggiamo , e che sentano
dell' Anacreonte e di quella antica grazia
greca anzi che no • O benedetto sii tu che
tal tesoro mandato mi hai , il quale quan-
te volte abbia letto insieme con la dolcis-
sima lettera tua io noi ti dirò certamente .
E mi parea leggendo que'sonetti e con loro
T 2 la
aga L k t t t. n. e
la lettera tua di non esser ancora per quel
felice tempo passato, ma esservi e starna-
vi più che giammai in mezzo, quando noi
leggevamo insieme monumenti ricchi ed
apertissimi dell'antico valore, i Virgilj i Ca-
tulli i Lucrezj gli Albj gli Orazj , e que'più
vicini a noi non meno divini di quegli an-
tichi , i Flaminj i Sannazzari i Petrarchi i
Bembi i Fracastori . Delle novità della cit-
tà nostra non mi saprei che scriverti ; per-
chè sono in campagna quasi tutti , e mas-
sime quelli che soglion talora darmene no-
vella. Da qui innanzi né meno te ne scri-
verò , che vado io medesimo domattina a
Padova. Ma che? Il mondo è assai bene
incamminato , e anderà da per lui medesi-
mo , avvegnaché noi non ne siamo infor-
mati . Tuttavia non mancano certamente di
quelli , i quali gli danno continuamente e
moto ed impulso , acciocché questa ruota
giri sempre , e quello che era in su , co-
me si suol dire, venga all'ingiù. Ti darò
bene una nuova la quale è stata più nuo-
va per me, che non lo sarà stata per te,
se pure hai ricevuto una lettera mia la
quale io ti scrissi l' ordinario passato . In
questa
Inedite. 2^3
questa lettera v'era un sonetto fatto a Ve-
rona , in cui si trova ciò che non si è giam-
mai trovato in verun sonetto di qualunque
autore egli si sia , cioè carole con due l
che va a rima con estolle, colle, e molle.
Non ti par questa bella cosa assai ? Ma buon
per me 'che ho corretto quel quadernetto
così :
Quel su le cui vario -dipìnte zolle
Il pruno fior de le napee , montano
JNume e silvestre, i balli a mano a mano
Guida, e su V erba odorosetta e molle ec.
Ora tu il vedrai , e me ne scriverai . Mi
scriverai anco di quell'oceano e di quel ri-
pose e della canzone , se ti piace . Scrivi
a Venezia , che lettere mi saran mandate
a Padova . Se tu volessi scrivere alcuna co-
sa a Volpi , indrizza la lettera a me , che
questa mi servirà di motivo di conoscer
quest'uomo caro alle muse, se prima per
altra ventura non l'avessi conosciuto. Io
non ti scrivo più a lungo , che ho mille
cose a fare per questo mio gran viaggio .
11 mio fratello il conte Vezzi il principe
T 3 della
ag4 L e t t e n E
della Torella i Meratti tutti ti si raccoman-
dano . A madama i miei rispetti . A Fabri
che tu dì esser costà teco , fa legger que-
ste due righe .
F abrino mio .
_Lj A moltiplicità delle cose che ho a faro
non mi lascia tempo di scriverti a lungo ,
come io vorrei. Ma l'amor mio, e la pre-
mura che io ho che tu sii certo che io t'
amo , e che ho ricevuto una umanissima
lettera tua con un leggiadrissimo tuo sonet-
to, opera e lavoro delle grazie, vuole che
io ti scriva così come io posso . Io ti rin-
grazio adunque e dell'uno e dell'altra; le
quali cose io ho avuto care così ,, come non
ti spiegherei giammai abbastanza per lunga
lettera che io potessi scriverti . Stasano ed
amami come fai «
Inedite; ag5
D I
FRANCESCO M.A ZANOTTI .
AL CONTE
ALGAROTTI
XII.
Bologna i5. luglio i^32.
J\- tre vostre lettere ho da rispondere ,
l' una delle quali scriveste da Vicenza al
primo di luglio , l' altre due da Venezia
l'una a' 5. e l'altra a' 12.; il che farò sen-
za ordine _, per farlo più brevemente , ma
non senza però cominciar dalla prima , la
cui brevità non mi lascia parer brevi le
mie , comechè la seconda delle vostre vo-
glia farmelo credere con troppo gentili ed
amorevoli espressioni . Ma venendo alla pri-
ma delle vostre , dicovi che tale effetto
T 4 han-.
2g6 L e t t e n r.
hanno fatto in Fabri e in Giampietro i
primi tre versi di quella seconda strofe ,
quale io temeva che far dovessero ; quan-
tunque Fabri né i versi intendesse, né la
spiegazione che io gli feci di loro , se non
che molto tardi. Ma voi sapete che uomo
egli è, più atto a compor bene egli, che
a far giudizio di ciò eh' altri componga ;
benché in questo caso parmi che egli non
si partisse niente dal vero , giudicando la
canzon vostra vaghissima e leggiadrissima ;
il qual giudizio acciocché egli potesse esten-
dere eziandio a que' tre versi che ne pa-
revano da lui esclusi , io non ho lasciato
di pensar meco stesso come ciò far si po-
tesse ; e vedete qual mutazione m' era ve-
nuta nell' animo :
E non fia mai che al vento
Nembo di si gran doglia
Spargasi, e cessi il grave aspro lamento,
Ond' hai già piena Italia ?
La qual mutazione leverebbe ancora quel
suon d'alto lamento, che stando bene in
questo luogo , non poteva star così ben©
in
Inedite. 297
in queir altra strofe dove esso è ripetuto .
Ma voi vedrete . Fin qui alla prima dello
vostre lettere , rispondendo alla quale par-
mi di aver risposto anche alla prima par-
te della seconda , la qual parte invero è
piena dell'amor vostro, che io ho già co-
nosciuto abbastanza; ma l'averne sempre
nuovi indizj mi è , e mi sarà sempre ca-
ro , e tanto più che poco altro ho al mon-
do .inde consolarmi j cosi molte e gravi
sono le noje che io soffro da qualche tem-
po ; e so che se voi vedeste talora le on-
de dell' animo mio , mi compatireste . Ma
lasciamo le cose malinconiche . La secon-
da parte della vostra lettera mi ha fatto
veder Verona ; così l'avete descritta bene,
che quasi più non desidero di vederla, se
non se rileggendo più e più volte il vo-
stro foglio . E credo che a così vaga e leg-
giadra e bella ed ordinata città , cui han-
no tanto nobilitata e il Caliari e il Bru-
sasorzi e il Sanmicheli , e quello ancora
il quale non so perchè avete tralasciato ,
Claudio Ridolfi , altro non mancasse per
ultimo pregio , che essere cosi vagamente
descritta come è stata da voi . Vicenza glie-
ne
2g8 li E T t r R É
ne dovrà avere invidia , e massimamente
a quel colle che voi avete onorato col so-
netto vostro ; il qual sonetto molto dee per
mio giudicio a quella esornazione , che
riempie con bellissimo artifizio i due qua-
derni ; ma voi sapete che questi artifìzj si
usan da pochi , e da meno si gustano ; e
noi qui in Bologna, quando voi ci erava-
te , ce gli solevamo godere da noi due .
La parola carolle che è dispiaciuta anche
a voi , ha fatto gran danno al secondo qua-
derno appresso Fabri , e per quanto ho po-
tuto accorgermi, anche appresso Giampie-
tro . Io che sono strano nei miei giudizj ,
non lasciando di disapprovar la parola ca-
rolle, disapprovo anche più quell'altre, che
mostra i balli e le carole essere due diffe-
renti generi , che per quanto credo non
sono . Meno di fastidio , anzi nulla mi ha
dato Va mano a mano . Piuttosto mi da-
rebbe fastidio il dire il fior delle napee ,
montano nume e silvestre; che se nume è
aggiunto sa fior delle napee, non mi piace
il dire che il fior delle napee sia nume;
e se non è aggiunto , che cosa è ? Né que-
sta mia offensione si leva dal quaderno phe
mi
INEDITE. p,q<y
mi avete trascritto nell' ultima lettera . -
stra, nella quale il zolle non mi piace, ciie
non credo significhi cosa , sopra cui co-
modamente si balli . Trariodipinte ancora è
bell'aggiunto, ma lo terrei per un/ oda. Il
dir poi che si danzi dalle napee su le zol-
le e sull' erba , parmi non detto natural-
mente, quando voglia dirsi su l'erbose zol-
le; ma queste cose non fanno che il vo-
stro sonetto non mi piaccia molto, e l'ul-
timo verso ancora, di cui non so perchè
dubitiate, che quantola me par bellissimo.
Il desiderio che ho ayuto che il secondo
quaderno mi piaccia come il restante , m'
ha fatto pensar sopra lui , e come sapete
che avviene, nel pensarvi m'ò venuto fat-
to alcun versacelo, che così com'è voglio
scrivervi qui :
Quel su cui, come A poi lo e Cinzia volle,
Guidati leggiadri balli a mano a mano
Ninfe silvestri e Pan , nume montano ,
Di leggiadri fior cinti e a" erba molle .
La repetizione del leggiadri vi farà ben co-
noscere che questo quaderno non è ripu-
lito ;
Zoo Lettere
lito ; ma se egli lo fosse da -poi , forse che
acquisterebbe quella vaghezza che non ha .
In quell'altro sonetto vostro: O di selve ec.
che molto è piaciuto a Giampietro , voi
avete mutato benissimo ne' due primi ver-
si rinterjezione o e la particella e. La pa-
rola oceano non so se mai siasi usata da
alcun poeta , se non accorciandola con fa-
re ocean , o facendo lunga la penultima
sillaba , nel qual caso la e non mangia la
a t come in quel verso: L'oceano gran pa-
dre delle cose . E 1' uso è forse nato di
qui , che facendo oceano con la a breve
e di tre sillabe , bisogna fare una elisione
violenta e che offende l'orecchio. Tutta-
via s« voi avete esempio , valetevene come
vi piace. Io approvo la mutazione del ere-
tico in siculo ; non così quella del ripose
in trasporto, che né l'uno, nò l'altro mi
piace per quella ragione, per cui non pia-
ce a voi . Io direi piuttosto recò , e per
compiere il verso non avrei difficoltà di
far reconne . Ben direi poi :
Qui da Cipro reconne i doni suoi
Venere Pafia , qui Bacco ridente .
Che
Inedite. Zgì
Che né Pajìa mi dispiace , né la omissio-
ne della congiunzione e ; quantunque Giam-
pietro pare che legga più volentieri: e qui.
Ho già risposto allo seconda vostra lettera ,
e così senza accorgermene anche all'ultima
parte della terza , della quale farò leggere
a Fabri quella parte che gli tocca, quando
il vedrò . Piacenti che i dodici sonetti che
tanto a me piacquero , sieno piaciuti anche
a voi ; quantunque per lo paragone che voi
fate col Petrarca e col Bembo , io tema
così un poco che più vi piacciano ancora
che a me . Se insieme fussimo , ne parle-
remmo lungamente; e forse che ciò avver-
rà , se quelle ruote del mondo gireran be-
ne . Quanto mai vi sono obbligato , Alga-
rottino mio ! Io vi dico con verità ciò che
suol dirsi per complimento, che io mi con-
fondo in pensando a quel tanto che io vi
debbo ; ma credete che io con l'animo e
con l'amore vi corrispondo ; ed acciocché
conosciate che io gradisco sommamente e
l'affetto e l'opera vostra, vi prego quanto
so e posso e dell'uno e dell'altra. Io non
sono più a Russo, donde venni venerdì per
l'accademia che poi s'è fatta jeri mattina,
e donde
3o2 Lettere
e donde oggi deve venne madama, a cui
è tornata la ternana . Tenetemi raccoman-
dato al sig. co: Vezzi, il qual mi maravi-
glio che non abbia avuto una lettera cho
io gli scrissi ordinarj sono , ringraziandolo
delle tante cortesie che egli costì mi ha
fatto. Se egli veramente non l'ha avuta,
ringraziatelo a nome mio, ed anche se l'ha
avuta . A Volpi non ho che scrivere ; ma
voi avete da comandarmi , e valervi del
nome mio dovunque creder possiate che
esso possa valervi ; ma egli non vai nien-
te , e voi non ne avete bisogno . Tuttavia
mi farete favor grande , se lui saluterete
a nome mio, e a me conserverete l'amor
vostro. Addio. Addio. Questa vi ho scrit-
to con tanta fretta , quanta non potete cre-
dere , così che né meno ho potuto rileg-
gerla ; ma voi ve ne sarete ben accorto y
Addio t Algarottino mio .
Inedi te. 3o3
BEL CONTE
ALGAROTTI
AL SIGNOR
FRANCESCO M.A ZANOTTI
XIII.
Padova 21. luglio ijZz.
U,
na vostra dolcissima ed umanissima , e
ciò che io più volea, lunga lettera ho ri-
cevuto da poi che io sono in Padova , alla
quale io non ho risposto prima ; percioc-
ché io l'ho avuta in tempo ch'egli era im-
possibile rimandar la risposta a Venezia
sabbato scorso , e molto meno era possibi-
le farvela avere ; e con essa ne ho anco
ricevuta un'altra per lo signor Volpi, di
cui io vi ringrazio senza fine , e più mi
estenderei con parole a ringraziarvi, se i'
ami-
3(>4 L E T T K R F.
amicizia nostra il comportasse . Io gliela ho
resa questa mattina, ed egli l'ha ricevuta
come cosa che li venisse da te , che vale
a dire da un uomo amicissimo, e che e°li
stima tanto quanto sai pur tu che egli ti
stima. Io l'ho ritrovato in quello stato che
meno volea, che vale a dire, malato, ben-
ché d'una semplice terzana, verso cui in-
fine la quinqutna è un soccorso ed ajuto
espeditissimo . Noi abbiamo ragionato lun-
gamente di voi e della dottrina ed amabi-
lità vostra, così che più non avreste potu-
to desiderare , se per avventura uditi ci
aveste , da uomini di voi amantissimi . Lo
stesso io ho fatto col Morgagni e col Po-
leni , i quali ho ritrovato in Padova e si
stanno bene . Ma qual desiderio di te non
è nel Morgagni ? così che egli in ciò cre-
do che abbia pochi pari , e solo me supe-
riore . Ma per dirti infine ciò che io io
in Padova, sappi che io mi sto in una ca-
sa contigua a l'abate Lazzarini con cui ini
Vado spessissimo intertenendo • E tu puoi
credere che molte cose convienmi soffri-
re , e molte volte si conviene che io mi
stomachi e mi nausei, come facemmo già
in-
Inedite. oo5
insieme a Venezia . Ciò che vi è di mi-
gliore qui è , che o sia perchè ora è il
tempo delle vacanze , o per altro, egli non
ha seco quella turba di scolari , o per dir
meglio , di adulatori , che voi sapete che
farebbono venire lo slinimento di cuore a
chiunque più costante, e più sofferente in
così fatte cose . A lui ho letto io la mia
canzone per la Carrara . Alcune cose gli
son dispiaciute; l'ultimo verso, perchè,
die' egli, non si sa bene a cui riferire
quell'ai man ti alti o al fuggitivo o all' inse-
guì . Il messinese mar gli è ancora dispia-
ciuto , perchè dice ch'egli è troppo cosa
particolare da contrapporre a una cosi ge-
nerica come si è l'Alpe; e in fine gli son
dispiaciute le jnogli del fetente condottier ,
e non gli basta l'esempio di Orazio, nel
quale dice che olentis è qualche cosa di
più gentile che fetente . Ma se lo sia pu-
re ; vi è egli bisogno di usare tanta deli-
catezza nello scegliere delle parole gentili
parlando di un becco? La strofe poi dall'
equivoco a lui npn ha dato verun fasti-
dio, benché pregato dame a mettervi par-
ticolare attenzione . La vostra correzione
To: XI. V mi
7)oG L e t t e n e
mi è piaciuta al sommo ; a lui altresì è
piaciuta , benché io non gli abbia detto
che si fosse di voi , se non che disse che
doglia non facea sdrucciolo ; nel che ia
credo che si inganni di gran lunga. Ora
io mi sarei consolato meco stesso della mia
canzone , reggendo quali sieno i difetti che
vi trova il Lazzarini , se non me ne fossi
già consolato assai prima f avendo già ve-
duto ella esser piaciuta a voi . A cui io
rendo anco mille grazie del quaderno ri*
fatto e leggiadrissimo che mi avete man-
dato, il quale si può ridurre con pochissi-
mo a un bellissimo quaderno, così che poi
temo non si degnerà di starsi con gli al-
tri . Quanto a ciò che mi dite del nume
montano , io crederei che si potesse spie-
gar la cosa così : Il iìor delle napee , le
quali sono nume montano ec. , cosi che il
nume montano non fosse aggiunto deljtor,
ma delle napee. Quanto all'altro sonetto
mi piace la parola reconnc , così che ho
pensato a mutare l'ultimo quaderno in quel-
la parte che non vipiacea, perchè non sia
affatto indegno di stare in un sonetto , in
un terzetto del quale voi abbiate posto le
mani.
Inedite. 007
mani. Ora vedete se quel quaderno vi pia-
cesse più cosi :
O rive di fresclì ombre coronate,
O isoletta che fuori alzi la fronte
Dal lago altiera , e le sì vaste e conte
Non invidi in V un mare o in V altro nate ;
il che mi pare che si accosti un po' più ai
Peninsularum Sirmio , insularumque
Ocello quascunque in liquentibus stagnis t
Marique vasto fere uterque Neptunus .
Se per avventura non vi desser fastidio
que' due i d' invida e d' in che s' incontra-
no insieme , il che però non ha dato fa-
stidio all'abate Lazzarini, il quale ha appro-
vato questa mutazione così, che poche al-
tre cose hanno appresso lui tal fortuna ;
se pure leviamo di questo numero il mio
sonetto indirizzato a lui, ch'egli ha volu-
to che io trascriva in quell'esemplare dell'
Ulisse che si tiene appresso di lui . E per-
chè dei Lazzarini presentemente si parla,
e per temprare la noja che queste bagattel-
V a lo
5o8 Lettere
le leggendo tu avrai, senza dilungarmi mol-
to dal proposito nostro poetico , io ti tra-
scrivo qui un sonetto di lui fatto a Roma
regnante Benedetto XIII. , il quale son per-
suaso che sarà per piacerti così, che non
troveremo questa volta nulla che dire in-
sieme, come abbiamo già fatto per li so-
netti del Ronsard ; sopra i quali però so
io potessi spiegarti chiaramente il giudizio
mio, forse che ogni lite sarebbe tra di noi
finita ; e se vi fosse anco bisogno , mi di-
sdirei di quanto potessi aver per avventu-
ra detto di troppo ardito da un certo im-
peto di ammirazione portato , il quale si
suol sentire allorachè si leggono delle co-
se molto belle , come non potete negar
certamente che sieno i sonetti del Ron-
sard : Di cui pure mi son venute alle ma-
ni a questi dì l'egloghe senz'altro di lui,
le quali mi son piaciute estremamente, co-
ane quelle che son ripiene della vaghezza
Virgiliana , e ripiene di descrizioni poeti-
che, di affetti, e d'uno stil nobile edam-
pio molto e magnifico. Havvi altresì una
certa gentilezza d'immagini che si ritrova
in pochi poeti , e parrebberui che il De-
spreaux
Inedite. 3og
spreaux anzi che dirle gotiques dovesse aver
detto romane o siciliane o greche, o s'al-
tro aggiunto v'ha tolto dai paesi o dalle
nazioni , ohe possa innalzarne e farne al-
trui sentire la gentilezza . Ma veniamo al
sonetto, del quale m'era quasi scordato,
d'una in altra cosa passando, come si suol
fare . Or eccolo :
Sacro mio cigno , e ancor non piovve mai
Fiamma dal ciel su l'esecranda chioma
Di questa Babilonia empia , e non Moina ?
Gian Dio , per qual cagion tardata l'hai?
Che sozza tanto e iniqua io la trovai
In questo , che pur santo anno si noma ,
Sì da Venere e Bacco oppressa e domaf
Che l'antico peccar vince d'assai.
Siede al di lei governo un innocente
Pastor , che con la voce e con l'esempio
Cerca guerirla , di che ognun dispera ;
E pur la iniqua egra bugiarda gente
In ogni e strada e piazza e loggia e tempio
Lo maledice da mattino a sera .
Y 3 Altre
3io Lettere
Altre cose mi ha detto italiane e latine
tutte belle e da gran maestro . Ma fra tut-
ti i sonetti parmi che questo che v'ho scrit-
to occupi il primo luogo e il più onora-
to ; che pare che vada molto vicino a quel-
li , Fiamma del del ec. Fontana di dolore
ec. di quel divino ingegno , a cui egli ri-
ferisce tutte le poesie sue italiane , e ia
tutte il vi fa entrare . Delle altre cose che
ho veduto in Padova belle e che mi son
piaciute, come d'un quadro del vostro Gui-
do , della memoria del Bembo, di Spero-
ne Speroni fattasi in italiano da lui me-
desimo, di due cortili del Palladio che so-
no nella Certosa , e di altre cose vi scri-
verò poi . Del Manfredi che è? Io gli ho
scritto alcune settimane sono ; ma temo la
lettera non sia perita; perchè io non ho
ancora veduto risposta alcuna, e la dovrei
pure aver veduta .
Inedite. 3ii
D 1
FRANCESCO M.A ZANOTTI
AL CONTE
ALGAROTTI
XIV.
Bologna 29. luglio IJZ2.
OE io vi rispondo brevemente, non lo
attribuite a questo , che la vostra lettera
non mi sia stata, come pur sogliono le al-
tre vostre, carissima e gratissima e giocon-
dissima oltre modo , ma più tosto a un tur-
bamento d' animo che mi prese jer sera ,
quando tutt' altro aspettando intesi che la
miserabile sorella mia Teresa che stava a
Castel - Franco , era il giorno innanzi ali©
ore 20. , dopo aver pranzato con gli altri
di casa sua , repentinamente e ìniserajnl-
V 4 mento
5i2 Lettere
niente morta. Qual sia stata e sia la con-
fusione di tutti noi, voi vel potete crede-
re , nella quale se cosa alcuna poteva ac-
cedermi gioconda e cara , altro appunto
non era che la vostra lettera , la quale lo
sarebbe anche più , se io potessi risponder-
vi partitamente. Ma già alle espressioni tan-
to cortesi tanto soavi tanto dolci dell'amor
vostro , che per tutto si dimostra sì nella
lettera come nel foglio annesso , rispondo
pienamente con V animo ; e vi ringrazio
senza fine della cura che vi prendete del
ben mio . Le opposizioni che cotesto reto-
re ha fatte all'ode vostra ho lette volen-
tieri, ancorché per dirvi il vero niuna di
loro mi piaccia ; e non sono piaciute né
meno a Giampietro. Ben mi piace che me
le abbiate scritte , siccome ancora ciò che
mi dite della strofe seconda, e di quella,
qual che siasi , mutazione che io vi ^eci ;
e particolarmente della parola doglia, del-
la quale penso quello che pensate voi .
Quantunque io non possa del tutto pensar
lo stesso che voi intorno alla spiegazione
del nume montano, che spiegato come lo
spiegate voi direi più volentieri numi mori-
cani f
Inedite. 3i3
tani , né intorno ai versi, e le sì vaste e
conte non inviati in V un mare; che temo
che in Vun non sì dica assai leggiadramen-
te . Del flonsard poi io non dubitava che
voi non giudicaste quello stesso che giudi-
cava io , e non conchiudeste esser lui un
leggiadrissimo e vaghissimo e divino poe-
ta . Ringraziovi del sonetto Lazzariniano che
m' è piaciuto assai, massime ne'quaderni;
ben sommi meravigliato che si dica al di
lei; perchè ho sempre creduto che l'arti-
colo al debba separarsi dal segno del caso
di, e dirsi al governo di lei anzi che dire
al di lei governo. Ma chi sono io che giu-
dichi di queste cose? A quest'ora credo
che avrete avuto lettera di Manfredi , il
quale ha scritto anche a me una lettera
piena di amore verso di me e verso di
voi f e piena del desiderio che egli ha di
rivedervi . Io che gli cedo in tutte le al-
tre cose , in questa non gli cedo . Quanto
starete in Padova? In questo ordinario io
vi mando quegli esemplari delle rime Man-
frediane , che voi scriveste a mio fratello
di desiderare; come ancora l'Orazio del
Lambini. Tenetegli per un pegno dell'amor
mio t
5i4 Lettere
mio , e quante volte leggerete questo , al-
trettante di me ricordatevi, che so che il
farete spesso . Quant' io vi ami non posso
dirvelo, e quanto mi piaccia e mi consoli
il sapere che voi mi amate ; che poco al-
tro ho al mondo , onde consolarmi . State
sano , Algarottino mio , ed allegro , che mi
parrà di esserlo ancor io .
Inedite. 3i5
DEL MEDESIMO
XV.
o
Roncrio 5. agosto \qZ2.
JLO sono in Roncrio , venutovi da due gior-
ni in qua , dove madama , la qual sento
ch'ebbe da voi lettera l'ordinario scorso,
non mi lascierebbe scordar di voi, quand'
anche io fossi capace di farlo . Più tosto po-
trebbe avvenire ch'ella non lasciasse che
io vi scrivessi; però oggi ho preso il tem-
po , e andando ella ad accompagnare per
alquanto di via il conte de' Bianchi e il
marchese Fabio , che si son tornati a Bo-
logna , ho subito presa la penna in mano
per iscrivere così due versi ai mio Alga-
rottino ; i quali sarebbono anche più , se
io o più tempo mi promettessi, o non aves-
si un mal di testa , che appena mi lascia
scrivere quel poco, che io vi scrivo. Di-
covi dunque che avendo l'animo un poco
pili
SiG L E T T E H E
più quieto , che non ebbi martedì scorso
quando io vi risposi, ho pensato alquanto
a quello, che mi scriveste; e come mi ha
permesso la turbazione dell'animo mio, la
quale, siccome pure far suole, va ceden-
do al tempo, quantunque di tanto in tan-
to mi 'si renda troppo più grande che ,io
non vorrei; cosi ho creduto che la parola
doglia per qualche ragion probabile e for-
se vera non debba aver luogo tra le rime
sdrucciole ; ma poiché questa non è con-
trovei>ia da decidersi che con gli esempli,
e questi io non ho tempo né comodo da
cercarli, perciò se voi pensate di fare uso
di quella mia, qual che siasi, mutazione,
altro che ben non fareste ad assicurarve-
ne , o , quel che lia meglio di ogni altra
cosa , a mutare e correggere la correzion
medesima; il che, se mal non m'appongo,
dovrà esser facile. Chi dicesse per esempio?
K non fia mai che al vento
Di duol nembo sì torbido
Spargasi e cessi il grave ec.
Ma voi farete secondo il giudizio vostro ,
al quale mi rimetterei io più volentieri che
al
Inedite. 017
al mio medesimo . Tanto io stimo voi ; e
se non vi amassi altrettanto, quanto vi sti-
mo , non mi sarei fermato gran fatto in
quell'altro verso:
Non invidii o iti V un mare o in V altro nate;
il quale se al giudizio mio attendessi, non
temerei che potesse fare oltraggio al sonet-
to vostro gentilissimo ; ma voi sapete che
quei che amano, temono; ed io l'ho* pro-
vato in questo verso medesimo ; che pur
pensandovi sopra non ho potuto trattener-
mi dall' andarlo volgendo e rivolgendo in
più guise ; e quando m' è venuto nell' ani-
mo così :
O isoletta , che fuori alzi la fronte
Del lago altera , e a le pia vaste e conte
Noti cedi o nel Tirreno o in Adria nate.
e quando così :
e a le più vaste e conte
Non cedi o in Adria o nel mar tosco nate .
e quan-
5i8 L e t t e n e
e quando ancora così :
O isoletta, che fuori alzi la fronte
Del lago , e nulla alle più vaste e conte
Cedi , bendi elle in ocedn sien nate .
Vedete fin dove mi porta l'amore; che non
arrossisco scrivervi queste cose , le quali se
voi approverete, bene sta, ed allora le ap-
proverò ancor io ; se non , pure approve-
rete.!'amor mio, eh' è tanto, che più esser
non può, e che solo io desidero e voglio
che voi in me approviate . Saluterete a mio
nome il signor Lazzarini , se crederete be-
ne di farlo; voglio bene che crediate ben
di farlo e col sig. marchese Poleni e col
signor Volpi , e sopra tutti col mio Mor-
gagni, a' quali vi prego tenermi raccoman-
dato , ma a niuno più che a voi stesso .
State sano , Algarottino mio .
Inedite/ 3 i <J
BEL CONTE
ALGAROTTI
XVI.
Vicenza 4- agosto ij32.
Ier mia fé ch'egli ini par di sentirvi in-
fili di qui esclamare reggendo la data di
questa mia lettera : E che diavolo è egli
divenuto di costui? Fa egli il cavaliere er-
rante ; ch'or lo sento in Un luogo ed ora
in un altro , e non mi riesce mai di po-
tere aver da lui due lettere da un mede-
simo luogo scritte una appo l' altra ? Cosi
è , io so^o ora in Vicenza ; perciocché io
stimo che non vi sia niente meglio per
questo cosi eccessivo caldo che ci fa, che
mutare il più che si può luogo , e rom-
per, come si suol dire, l'aria. Oh, dire-
te voi , costui non è più cavaliere erran-
te, egli si è divenuto ipocondriaco; la qual
taccia per isfuggire , senza che potrei dir-
vi
Zzo L E T T E n E
vi che questo si è pure un consiglio dato-
mi dal nostro signor Morgagni , io vi dico
clic l'avere così poco goduto la volta pas-
sata che io ci fui questa città , che per
altro merita che chiunque della bella e ro-
mana architettura è vago vi faccia un lun-
go soggiorno, è in causa che io mi sia ri-
soluto di tornarvi ora per fermarmivi tre
o quattro giorni , e sì goderne con urt po'
più di agio che non feci la volta passata.
Ora eccomi infine di cavaliere errante e
d'ipocondriaco divenuto vago d'architettu-
ra . Ne volete voi di più ? Per avventura
che voi ne avete , come si suol dire , ab-
bastanza ; non già così di me , che mi par-
rebbe di non aver fatto nulla , se in que-
sta medesima lettera non divenissi anco
poeta . Per la qual cosa io vi scriverò un
endecasillabo scritto questi passati dì al si-
gnor Gio: Antonio Volpi , il qual però non
lo ha veduto ancora. In questo io nomi-
no voi col nome vostro pastorale, il qual
però di Orito io ho mutato in Coriio per
servire principalmente alla dolcezza del ver-
so . Voi mi scriverete se le orecchie vo-
stre non si offendono , lasciando correre
Orito
Inedite» B21
Orito in due versi ne' quali cade, e sì ve-
dremo di non storpiare in modo niuno
quel vostro sacro e venerando nome d'Ar-
cadia. Ora eccovi l'endecasillabo:
Così del lepido dotto poeta,
Che tu di vivido e nuovo aspergi
Lume apollineo , la grata sempre ec.
Voi vedrete , e mi direte se lo possa da-
re liberamente al Volpi; che infintanto cho
non ho da voi risposta e consiglio , non
intendo di darglielo . Voi scrivetemi a Ve-
nezia come siete solito , che di là io ho
le lettere in qualunque luogo io mi sia .
Così potessi io aver voi da cotesta maligna
per me e crudele città, che mi v'invidia
così com'ella fa ! La qua! malignità di lei
spero che non mi abbia a nuocere per più
lungo tempo . Intanto io crederò che non
mi nuoca che in parte, se avrò spesso let-
tere da voi , che non potranno certamen-
te mai andar disgiunte dai testimonj dell'
amor vostro, i quali vi piace e v'ò piaciu-
to sempre darmi abbondantissimi . Amate-
mi, amico mio dolcissimo, come fate, che
To: XI. X cosa
Zi2. Lettere
cosa al mondo non m' è più a cuore eli
questa. A'degnissimi e da me onorarissimi
fratelli vostri ed al signor Eustachio vostro
accomandatemi ; alle sorelle Manfredi al-
tresì, se le vedete. Delle nozze della mar*
chesa Ratta scrivetemi ; che sapete pure
che dovrei fare alcuna cosa per la raccol-
ta , che non dubito sia per farsi in tale
occasione . Mi fareste piacere altresì a scri-
vermi, se vi sia stato nessun poltrone dal-
la parte dello sposo , che sia stato alla guer-
ra. Voi sapete che i poeti fanno divenire,
se bisogna , i poltroni bravi e valenti uo-
mini . Addio . Addio . State sano ed ama-
temi .
*o*o*o*
• 0*0*
•o*
Inedite. 323
DEL MEDESIMO
XVII.
Vicenza 11. agosto 1732.
XO vi scrivo pure da Vicenza , ove tutta-
via sono , e dove aspettava alcuna lettera
vostra con quella premura appunto , con
cui soglio aspettar le lettere vostre . Ma o
sia che voi non m'abbiate scritto , o che
mio fratello ( il che credo più tosto ) non
mi abbia fatto ancora avere le lettere mie ,
non sapendo egli per avventura se io sono
più in Vicenza o no ; io non ho avuto a
questi dì una sì desiderata e sì aspettata con-
solazionjs , la quale quanto meno ho , tan-
to più io non devo mancare a me mede-
simo , dandomi quella che è pure in ma-
no mia, di scrivere a voi e di darvi del-
le nuove di me, •il quale vado vedendo e
rivedendo queste divine opere del Palladio
senza saziarmi giammai di loro dopo averlo
X a ben
524 Lettere
ben rivedute cento volte . Ma che non poss'io
mandarvi il disegno d' una chiesetta delle
Grazie, d'una s. Maria Nuova , d'un palaz-
zo Valraarana , d' un Tiene , d' un Trissino ,
della medesima casa sua , e di mille altre
divine opere di questo valent' uomo ? Che
sveltezza , che eleganza , che simmetria ,
che varietà , che proporzione , e ciò che
più di queste cose stimo, che facilità, ol-
tre la fermezza e la solidità, non vi scor-
gereste voi ! Io vi scerno quella medesima
facilità, che Orazio vuole che si trovi ne'
lavori di poesia .
ut sibi quivìs
Sperei idem , sudet miiltum , frustratile laboret
Ausus idem .
Io spero pure, e sì lo sperarlo mi piace e
giova senza fine, che potremo pure quan-
do che sia vederle e godercele tutte quan-
te mai sono insieme ; e gusteremo di quel
piacere , del quale solevamo in così fatte
cose e in altre ancora gustar soli e soven-
te . Io ho conosciuto in questa città , per
finire di dirvi di me , un certo dottore del
Santo
Inedite. 3a5
Santo gran facitor di sonetti di canzoni e
di capitoli, e grandissimo recitatore di lo-
ro ; così che non la cede né a' Vicini , nò ai
Grazioli, né a tutta quella immensa schie-
ra di coglioni febei di costà . Un altro pu-
re ho conosciuto dottore Anton j medico di
professione e poeta altresì. Questi si è un
uomo di somma civiltà e politezza, e dot-
to altresì, per quanto da una o due volte
che con lui mi sono intertenuto ho potu-
to dedurre . Egli mi ha dato questa mat-
tina da leggere due sue tragedie, una Me-
rope e l'altra la congiura di Bruto e Cas-
sio ; due argomenti diffìcili e malagevoli j
il primo perchè fatto e rifatto tante volte;
il secondo non dirò già perchè fatto ; per-
chè si può dire che lo sia còme non fat-
to , massime parlando della tragedia dell'
amico nostro , ma perchè sterile per sé me-
desimo e secco . Voi potete credere che
sono avido di leggerle ; e sì lette che le
avrò ve ne darò nuova , nel che vorrei po-
tere esser lungo . Questo medesimo dotto-
re , di cui vi parlo , non contento di aver
fatto queste due tragedie , le quali mi di-
ce aver già mandate costà al dottor Mar-
X 3 telli
S26 Lettere
telli quando vivea, perchè voi ne potreste
aver alcuna notizia , ha tradotto il poema
del Fracastoro , voglio dir la Sifilide , in
versi sciolti . Questa mattina ne ho senti-
to un libro ; e per quel giudizio che si può
fare sentendo recitare una simil cosa , e
sentendola recitar male e stentatamente per
la cattiva scrittura in cui era scritta , mi
parve traduzione assai felice . Ora voi ve-
dete quella idea di cui , se vi sovviene ,
noi parlammo già insieme , eseguita e po-
sta ad effetto . Ma che fai tu in questo
tempo , mi direte voi ? Semper tu auditor
Laiitum ? No certamente ; che io ho fatto
alcuni endecasillabi , i quali vi manderò
quantoprima ripuliti per quanto io spero .
Fra questi vi sarà anco quello per mette-
re in fronte alle vostre rime , delle quali
vorrei pur sapere che sia addivenuto; che
voi non me ne scrivete più . Deh fate di
non scordarvene , e di potermi scrivere
quanto prima : Ora eccole queste rime ,
che io te le mando :
Ne mea dieta vagis nequicquam eredita ventis
F.ffluxisse meo forte putes animo .
Io
Inedite. 327
Io te ne priego , anzi stringo e gravo per
quanto può gravarti e stringerti a ciò fare
la amicizia mia ; che credo che il possa
moltissimo . Ora che fate voi ? Siete voi
in villa , o in città ? Scrivetemene , ve ne
priego, e di voi e delle cose vostre e del-
la nostra amicizia più che abbondantemen-
te . Voi farete di salutarmi più che cara-
mente il signor Giampiero , a cui giunto
che sarò in Padova scriverò ; che da che
mi mandò quei libri del Manfredi , non
ho più avuto novelle di lui . Al sig. dott.
Ercole e al sig. Eustachio pure raccoman-
datemi senza fine ; a madama altresì , se
trovate bene di farlo . Io a voi non mi
raccomando ; che credo d' esservi racco-
mandato in guisa , che non io abbia gran
fatto d' uopo di farlo con più parole . Ama-
temi e state sano . Addio , Addio .
x 4
528 Lettere
D 1
FRANCESCO M.A ZANOTTI
XVIII.
Bologna 12. agosto 1702'.
JL>Ion posso dirvi, Algarottino mio, quan-
to la vostra soavissima lettera dei primo
di agosto abbiami rallegrato ; così che da
niun' altra parte potea venirmi giocondi là
maggiore ; e come desidero per me stesso
che voi non abbiate più a dimostrarmi 1'
amor vostro col dolervi insieme con me-
co , così il desidero anche per voi ; che
troppo tristo frutto ricavereste da una ami-
cizia, dalla qual fino ad ora non avete ri-
tratto che incomodi; quantunque se a voi
piace di mettere a luogo di comodo l'es-
sere amato, e l'essere amato tanto che in
questo non abbiate a cederla a niuno , pur
qualche non legger comodo ritratto avete
e ritrarrete sempre dall'amor mio. Ma la-
sciando
Inedite. 329
sciando queste significazioni dell'animo mio,
dalle quali avendo io più volte proposto di
trattenermi , come da quelle che oramai
più necessarie non ci sono, pure vi entro
sempre senza avvedermene , nò posso uscir-
ne senza far forza a me stesso; lasciando,
dico , queste espressioni , dicovi che assai
mi piace il soggiorno vostro in Padova , se
cosi piace a voi ; e piacemi ancora che ab-
biate talvolta delle compagnie che non vi
piacciono, e che vi fanno esercitar la pa-
zienza , che non è leggiera , né piccola vir-
tù . Io ho sempre creduto del Lazzari ni quel-
lo che voi ora provate e mi scrivete . So-
pra gli altri il mio giudizio non è guari
lontano dal vostro, se non che dalle lodi
che voi date al nostro Volpi , il qual go-
do sommamente e per voi e per lui che
siasi rimesso dalla sua febbre, vorrei che
levaste quella che voi con troppa cortesia
gli date , di lodar me assai sovente , la
qual cosa con che coscienza egli se la
faccia non so . Iddio gli perdoni , ed an-
che a voi che ne siete cagione . Io però
non vi perdonerò , se non mi manderete
quantoprima l'elegia latina del Volpi unita
a quella,
33o Lettere
a quella delDandini, la qual però io non
desidero se non per cagion della prima e
per quello che me ne scrivete voi, e per
quello che da molto tempo io ho giudica-
to dell'autor suo . Che se l'animo e l'amo-
re si risguarda io certi cambj più che la
cosa istessa , potrebbe egli forse avvenire
(così m'inspira non so se amore , od Apol-
lo) potrebbe egli forse avvenire che di ta-
le elegia vi ricompensassi . Sebbene ora so-
no condannato a due sonetti, che non mi
lasciano rivolger l'animo ad altro ; ma l'uno
ho già fatto jeri; ed è sopra il nuovo pro-
curator Pisani, nel quale hanno voluto che
io scherzi sopra l' allegrezza inusitata che
fu in Venezia , quando esso Pisani fu fat-
to novellamente procuratore. Questo il vi
trascriverò da parte; e se non altro vedre-
te quello che non avete veduto mai, cioè
un sonetto che non dice nulla . Se fossi
in tempo di correggerlo , vi pregherei a scri-
vermene il giudizio vostro, del quale però
voglio ciò non ostante pregarvi; perchè se
esso non mi varrà a correggere gli errori
miei, il che vorrei potere, mi varrà al-
meno a far quello che io voler posso e che
è sem-
Inedite. 33i
é sempre molto ; cioè a conoscergli . Voi
vedrete nel io. verso la parola procuratorio f
la. qual mi ricordo che in Venezia volli
far entrare in quel sonetto che io feci so-
pra la torre di s. Marco, ed ella non volle
mai . Io 1' ho pur fatta entrare in questo ;
ed ella sì pur vi sta o per amore , o per
forza . L' altro sonetto che resta a farmi ,
dovrà essere sopra le nozze di questa mar-
chesina Ratta , la cui madre non mi par
più così sdegnata con voi ; e so che non
è molti giorni che ella rispose alle due vo-
stre, la qual lettera dovereste aver ricevu-
ta a quest' ora . > Ma voi sapete le donne
come sono; che vogliono senza saper che.
Ella è tuttavia in Roncorio , donde io partii
la settimana scorsa , ed ora vi son ritorna-
to ricondottovi dal marito , e forse vi sta-
rò alquanti dì. Ma tornando alle nozze del-
la figlia, se voi avete finita mai quella can-
zone che cominciaste sopra le medesime f
o se altro avete fatto o siete per fare su
tale argomento , gli è oramai tempo che
il mi mandiate ; perchè io avrò cura che
si stampi . Ma che ? Non mi scrivete voi
di studiar greco? Egli mi par quasi impos-
sibile
352 L E T T E n E
sibile che voi possiate usare un tantino con
Lazzarini , e non essere divenuto un qual-
che Dorico. Se voi studiate questa lingua,
potrebbe anche una volta avvenire che voi
poteste insegnarne alcun poco anche a me.
Vedete se io ho ragione di desiderarlo .
Piendovi infinite grazie di ciò che mi scri-
vete del Morosini , il quale non poteva in-
fermare né in tempo , nò in luogo più op-
portuno . Io confido tutto in voi e nel no-
stro Morgagni . State sano, amatemi quan-
to potete il più , e credete che non pote-
te farlo tanto , che io non ami voi alme-
no egualmente .
Quel lieto di che al grande onor ti scorse ,
Pisani, e il manto signorile, donde
Novo in te splendor sorge, e si diffoude
Indi ne' tuoi , Venezia tua ti porse;
Tal di subita gioja un grido sorse
Immenso , che la terra empiendo e Vonde ,
Tutte l'umide vie tutte le sponde
De la real città corse e ricorse.
E qual
Inedite.'
333
IL qua! voi , tempii , e qual voi non oscuro ,
Procuratorie maestose logge ,
Applauso al popolar grido noìi feste l
Suonò Triton la tromba ; in nove fogge
Le dee del mar s'ornaro; e tai non furo ,
Disser, di Téti e di Pelèo le feste .
354 Lettere
DEL MEDESIMO
XIX.
Bologna 16. agosto \qZz.
J_N o n vorrei che dalla brevità di questa
lettera voi argomentaste , che la vostra
de'4. mi fosse stata meno cara di quel che
dovea , e di quel che tutte le altre cose
vostre sono , le quali di certo mi sono ©
saranno) sempre gratissime ; ma più tosto
che io quando presi a scrivervi , era preso
da un mal di testa , che non mi permet-
tea di tener lungo tempo la penna in ma-
no; quantunque esso non potesse impedir-
mi e di ringraziarvi delle espressioni vo-
stre cosi cortesi , rallegrandomene meco stes-
so senza fine , e del vostro dolce e soave
e leggiadro endecasillabo che mi avete man-
dato , rallegrandomene molto e molto con
voi. Se ad alcuno dovesse recar noja quel-
la parola Conto , sì dovrei essere io quel-
lo,
Inedite. 535
Io , il quale vi perderei troppo , se avvenis-
se a qualche tempo che per la mutazione
di Orito in Conto non si intendesse che
voi parlaste di me . Ma per questo non
voglionsi scomodare due versi , che cosi
bene si seggono in cotesto vostro compo-
nimento; nel quale però in vece di morte
'vibranti io direi più volentieri: che vibran
morte ; e così muterei que' versi che gli
sono intorno , che a quello : // riso ama-
bile e gli occhi tremuli io aggiungessi alcun
caso secondo , come sarebbe :
E il riso amabile nelle pozzette
Di bella vergine sovente sparso ,
In cui suo nettare stillò Ciprigna ,
E gli occhi tremuli ec.
o che so io? che voi vi vedrete meglio, se
mutar pur si debba quel luogo e come .
Per altro non ho sentito che in volgar lin-
gua alcuno abbia finora ricopiate le grazi©
catulliane , come voi fate in questo vostro
leggiadrissimo componimento , il quale spe-
ro che dovrà piacer molto al sig. Volpi ,
al quale pur vi conforto di voler conse-
gnarlo ,
356 Lettere
gnarlo . Piacemi del soggiorno vostro in
Vicenza e del vostro conservarvi poeta ;
quantunque quel che mi dite dell'ipocon-
dria , che suol però essere amica dei poe-
ti , non mi piaccia j ed amo meglio di sen-
tirvi cavaliere errante ; che anche questi
sogliono essere amici della poesia . Ringra-
ziovi poi molto dell' invidia che avete a
Bologna , benché a dirla non ne abbiate
ragion troppo giusta , se già noi fate per
vendetta di quell'invidia che io ho ora a
Vicenza; alla qual città vorrei bene poter
rapirvi . State sano , ed amatemi come fate .
•0*0*
•o*
Inedite. 33^
DEL MEDESIMO
XX.
Bologna a5. agosto 173.2.
JLi A vostra carissima e dolcissima lettera
degli 11. di agosto mi ha aggiunto a Ron-
crio , dove io venni per pochi giorni, e
dove sono rimaso più che io non crede-
va , e rimarrò forse tanto , che vi passerò
tutta la settimana ventura , oltre la quale
non soffriranno le nozze di madamigella
che più lungamente vi si fermi madama,
la quale va pure procrastinando così, che
pare che si riduca a queste nozze , come
farebbe la biscia all' incanto . Ella mi ha
detto tanto , che pur m'ha indotto a so-
prasedere dalla raccolta poetica , che io penr
sava di stampare in questa occasione _, ren-
dendomi certo che tale sia e la volontà di
lei e quella del marito , che in modo niu»
no non si stampi nulla sopra ciò . Io vi
To: XI. X scrivo
538 Lettere
scrivo questo , non già per distorvi dal com-
porre ( il che se farete , il farete sempre
con vostra lode; ed io ne ho già avvisato
madama ) ma perchè facendolo il facciate
con maggior vostro comodo , se maggior
comodo potete voi trarre dall'indugio, voi
che solete e presto e leggiadrissimamente
comporre , massime essendo in luogo , dove
per avventura più incitamenti al poetare
avete che non vorreste ; che a dir vero
cotesti gran facitori di sonetti sogliono es-
sere gran noje . Che direm poi de' facitori
delle tragedie e dei traduttori delle Sifili-
di? che io direi, come disse Catullo, sce-
cli iiicommoda , se non servissero a farvi
fare degli endecasillabi , i quali io aspetto
con tanta avidità , con quanta aspettar so-
glio le cose tutte del mio Algarottino . Ma
sono essi latini , o volgari? Pure di qualun-
que maniera sieno , saranno essi e belli ,
come spero, e leggiadri e del tutto simili
alle belle fabbriche di Vicenza ; le quali
piacerebbono pur tanto anche a me, se io
le vedessi con voi. Ma giacché coteste fab-
briche veder non posso, mandatemi gli en-
decasillabi vostri, i quali vedrò molto più
vo-
Inediti! . 55g
Volentieri, che non vedrei quelle; se non
cae questi mi converrà vedergli lontano
da voi ; dove se vedessi ora quelle , le ve-
drei in compagnia vostra . Io andava cre-
dendo che il pensiero che voi aveste , non
so per qual mia colpa, di stampare le poe-
sie mie , si fosse raffreddato in voi alcun
poco ; e ciò era cagione che in me pure
si fosse raffreddato più d'un poco; ma io
veggo ora che voi ardete in ciò più che
mai, e questo comincia a riscaldar di nuo-
vo anche me. Sicché come io sarò a Bo-
logna, tornerò di nuovo a por mano a ciò,
e farò in modo che voi non abbiate a do-
lervi : ne tua dieta vagis ; quantunque io
tema che il farlo debbia costar alcun po-
co al nome mio ; pure ci penserete voi che
molto mi amate, ed io non ci penserò nul-
la, perchè amo voi. Noti vorrei però che
credeste che pensando io meno a questa
raccolta , avessi perciò pensato , o fossi per
pensar meno all'elegia vostra, che voi per
vostra bontà pensavate di prefìggere e man-
dare innanzi a' miei componimenti latini;
perchè io non ho lanciato di pensarvi , o
Vi penserò anche più . Ma egli bisogna
Y 2 aspet-
34° Lettere
aspettare che io mi rimetta alcun poco e
nella poesia e nella latinità; perchè come
voi sapete , io sono nelle lettere quello eh©
voi siete su le terre dello stato viniziano ,
voglio dire un cavaliere errante che non
mi sono mai fermato gran tempo in una
parte sola, ma rapito or qua or là, dovun-
que l'idea del bello mi trasportasse, son
corso e corro per molte facoltà , a guisa
che fanno quelli i quali studiando molto
non imparan nulla. Vedete a che sono io
ora ridutto : rivolgo in volgar lingua per
madama l' orazione di Isocrate a Demoni-
co , e per me stesso vo studiando il pane-
girico di Elena ; nel quale mi vo metten-
do pure a memoria alcuna voce greca, e
vo insieme osservando molti e molto belli
artifizj oratorj . La sera poi ho preso a leg-
gere seguitamente gli ultimi sei libri di
Vergiìio, che non leggemmo insieme, co-
me vi ricorda , e che io mi son disposto
di kOÌer lecere, mosso dalla lettura, che
DO p
accidentalmente feci uno di questi giorni,
deli' uh; tuo libro, che veramente è più che
divino. È vero che io Rileggo per cagion
di madama non in Vergilio stesso , ma nel
Caro ;
.Inedite. Z^i
Caro ; pure sapete quanto quella traduzio-
ne si accosti al vero , non dico in tutti i
sentimenti particolari , ma nelle forme del
dire ; così che se Vergilio stesso perisse ,
egli si vederebbe nella traduzion sola che
egli ostato l'ottimo di tutti i poeti; il che
se apparisce ne'primi sei libri, non appa-
risce men chiaramente negli ultimi; ed io
porto fermissima opinione che Vergilio fos-
se mandato da Dio apposta, perchè e'fus-
se un gran poeta . Ma io comincio ad ac-
corgermi che la carta mi manca . Prima
dunque che ella mi manchi del tutto, di-
covi che il marchesino Marsili vorrebbe
da voi sapere quanto costi il Lexicon Geo-
graphicum con le annotazioni del Ferrari .
Scrivetelmi dunque, e state sano. Addio,
Algarottino mio . Addio .
• 0*0*
Y 3
Z/^1 I. K T T E R I
DEL MEDESIMO
XXL
Bologna 3i. agosto iy32.
Ancor quest'altra vostra lettera mi ha
aggiunto in Roncrio , così però che niu-
na altra potrà ritrovarraivi almeno in mo-
do , che io non possa rispondervi stando
in Bologna , cioè a dire con più agio , che
ora non fo ; che se bene il fo agiatamen-
te, parmi però di sentire alcuno incomo-
do a non poter mostrare ad alcuno de' no-
stri poeti , che si sono in Bologna, i com-
ponimenti vostri, de' quali l'ultimo che mi
avete mandato , è l'ultimo per lo tempo in
cui lo avete fatto, non è l'ultimo (1) per
la eleganza ; e posso dirvi che esso m' è
piaciuto moltissimo come dovea , benché
io non lascierei il secondo quadernario di
farlo anzi così :
Non
(1) Riportato alla pag. 146- T. I.
Inedite. 345
Non già i tuoi Serli o i tuoi Carracci o i tuoi
Malpiglii, e quella alma onorata schiera,
Che qual rivo indi usci, per cui da sera
V^ola il tuo nome infino a i lidi eoi .
Vedrete voi se così più vi piaccia , ed an-
che se in vece di rivo più fiume vi piaces-
se, che par voce di un suono e di un sen-
timento più grave e maestoso , e più espri-
mente la moltitudine di coloro , che fanno
quella onorata schiera. Non vi dirò perchè
io abbia scambiato il luogo ai Malpighi ed
ai Carracci ; che voi stesso vel vederete .
Caso che io abbia preso inganno , e non
gli abbia collocati secondo la dignità loro ,
sarà a voi facile emendar l' errore ; che
niuno di quei due nomi è monsignore o
cardinale , sicché faccia d' uopo di molti
congressi per istabilirne il cerimoniale . Par-
mi bene che quello che da lor derivonne
sappia non so che di prosa ; per questo 1'
ho mutato vestendolo un poco da verso , e
facendolo come il vi ho scritto j e quan-
tunque in quel verso io abbia inserito un
per cui, non lascierei per questo di muta-
re il decimo , facendo così :
y 4 cop-
344 Lettere
Coppia de figli tuoi, per cui la stanca ec.
Se queste mutazioni vi piaceranno , bene
sta ; a me non lascierà di piacer somma-
mente il sonetto vostro, come quello che
è oltremodo grave, pieno, quanto si con-
viene, di affetto, in somma vostro, e che
come tale non ha potuto non piacere an-
che a madama, la qual sebbene non con-
sente che alcuna cosa si stampi per queste
nozze , come io avea divisato , e così noi
consente, che mi è convenuto prometter-
le di soprasedere dalla stampa di qualun-
que de'componimenti, che io avea già nel-
le mani , essendo massimamente tale la vo-
lontà eziandio del signor marchese di lei
consorte ; ella non ha lasciato però e di
gradire il sonetto vostro, e di volere che
Voi ne siate per mezzo mio ringraziato ; il
che per quanto il faccia per conto suo ,
non posso però tanto farlo che io noi fac-
cia anche più per mio, e non sia per far-
lo sempre che mi manderete così illustri
e belli e chiari pegni dell'ingegno vostro.
Oggi è qua venuto Sandriuo al quale io ho
pur letto il vostro sonetto , prendendomi
tut-
I N E D I TE. 345
tuttavia quella liberta , che la vostra lettera
mi dà, e che l'amor mio riceve volentie-
ri; voglio dire che l'ho letto mutandolo
così come sopra vi ho detto ; ed egli lo
ha sentito più d'una volta con quel piace-
re , che soglion sentirsi le bellissime cose
degli uomini grandissimi ; e comechè egli
sia per iscrivervene , hammi imposto che
ve ne scriva io intanto , rallegrandomi con
voi a nome suo. Io gli avrei mostrato an-
che l'endecasillabo vostro che molto e mol-
to mi piacque, se l'avessi avuto qui; ma
come saio a Bologna, sì gliei mostrerò, e
sentiremo quello che egli ne dirà ; quan-
tunque quel genere di componimento non
sia di quegli che più si usano . Questo vi
ho scritto colla maggiore fretta del mon-
do ; perciocché il portatore premea . Ma
voi già ve ne siete accorto : accorgetevi an-
cora che io vi amo oltre quanto possiamo
e voi credere ed io dire . Oh ! io mi era
scordato di dirvi che il primo verso del
vostro ultimo terzetto e a me ed a San-
drino e' parve tale , che esso non desideri
vaghezza niuna maggiore di quella che ha.
Addio, Algarottino mio.
346 Lettere
DEL MEDESIMO
XXII.
Bologna g. settembre in'òz.
R
isponderò prima paratamente alla soa-
vissima vostra lettera de' 38. agosto , poi
verrò a quello che mi dite nell'umanissi-
mo foglio che alla medesima avete aggiun-
to . Per altro mi scriverete voi delle beltà
di Vicenza a vostro agio ; che sapete che
io non sono studioso di queste cose, se non.
quanto me ne fate esser voi , il qual po-
treste anche farmi diventar astrologo , se
voleste . Piacemi che V una delle tre mu-
tazioni che io credei poter farsi in que' vo-
stri versi O isoletta , vi sia piaciuta ; e quel-
la per avventura avete scelto che averei
scelta ancor io ; e veramente l' una delle
altre due commettea gran colpa a cacciar
fuori da que' versi la parola altera, che co-
sì ben vi stava. Sicché panni che abbiate
ben
Inedite. ZJ^j
ben fatto ; come pure parmi che abbiate
ben fatto ancora , a levar via dal line del
verso della vostra canzona la voce doglia ,
sostituendo in vece del verso : Nembo di
sì gran doglia l'altro Di duol nembo sì tor-
bido ; volendosi aver più fiducia in quella
voce torbido che nella doglia, la qual sot-
to specie di sdrucciola s'era pur posta nel
£n di quel verso ; e potrebbe non essere
sdrucciola , e farne inganno . E giacché
quanto avete pensato bene di questi versi ,
altrettanto parmi che pensiate dell' abate
Conti quid hominis sit ; io non lascierò di
ricopiare la stessa canzon vostra , e conse-
gnarla a Gio: Pietro , il quale la recapiterà
al conte Carrara , avendone io già tenuto
con lui discorso . Di che egli stesso forse
vi scriverà oggi , e credo che vi dirà an-
cora quello che egli avrà giudicato e dei
sonetti del Trissino e del vostro sonetto
ed endecasillabo , che tutti gli consegnai
l'altro jeri ricopiati di mia mano ; né pe-
rò potei sapere quello eh' ei ne sentisse ;
perchè egli era alle acque , ed io glieli re-
cai sul tardi ; e tra per questo e perchè
eran presenti, non gli leggemmo. Ma voi
sen-
548 Lettere
sentirete da lui stesso. Il sonetto glielo ri-
copiai così mutato, come mutato vi scris-
si di averlo letto a Fabri ; l'endecasillabo
poi così come voi stesso mutato lo avete
nell'ultima vostra lettera, la qual mutazio-
ne mi piace grandemente . Nel primo dei
due sonetti del Trissiuo , quando il rico-
piai , hcesi aliqiianiulum nell'ultima parola
dell'ottavo verso, dubbioso se ella dir do-
vesse afferra o atterra. Io però scrissi af-
ferra per conformarmi più alla scrittura
vostra , la qual poue così chiaro e così
espresso afferra , che io non temerei di
essere ripreso da alcuno de' nostri critici ,
se non se forse dell'essermi io fidato trop-
po nella scrittura di un giovanetto impe-
tuoso , come è talvolta Algarottin mio .
Questo dico, perchè quella voce afferra è
una di quelle che hanno bisogno di esser
del Trissino, perchè questi nostri poeti non
le condannino ; non che la voce non sia
per parer loro e bella e buona, raa temo
che il dire mi afferra la casa non fosse
per dar loro non poco fastidio , se il di-
cesse un di noi ; e parmi pure di temer
lo stesso e di quel dire io vado fuor da
giù.
Inedite. 3/[g
giudici, e di quel casa dov io arsi ed al-
si , e di quel vetusto e di quello stroppia-
to, e di quel si sommergili in vece di si
sommerga che è nell'altro sonetto; delle
quali cose però niuna a me par cattiva ,
ed alcune mi pajon bellissime, parendomi
poi bellissimi e quei due versi che mi ac-
cennate voi, e tanti altri tratti, che per
amendue isonetti sono sparsi, ed una cer-
ta bella indignazione che si diffonde per
tutto, che io gli tengo per due sonetti no-
bilissimi, e ve ne ringrazio senza line. Io
avea stabilito di rispondere partitamente a
tutta la vostra lettera secondo l'ordine stes-
so , con cui l'avete scritta. Orami accorgo
che dal principio sono passato al fine sen-
za avvedermene . Tornando dunque alla
canzon vostra fatta per lo conte Carrara ,
egli bisogna che voi mi scriviate se altra
mutazione vi avete fatta , oltre quella di
cui abbiamo già detto, e quell'altra, che
è piuttosto un ritenere il verso primamen-
te fatto, Lo stuolo un suon d'alto lamento
fé , che una mutazione ; della qual però
panni che così ne scriviate , perchè a ca-
so ve ne sia sovvenuto , la qual cosa se è
ar-
35o Lettere
artifìcio di scrivere , molto mi piace che
voi siate divenuto un orator malizioso ; ma
se veramente il caso ve ne ha fatto veni-
re la rimembranza , vedete che qualche al-
tra mutazione non vi sìa, di cui non v'ab-
bia fatto sovvenire . Ed ecco che pure un'
altra volta io mi son partito dall' ordine
che io mi avea proposto . Giacché dunque
così m' avviene senza eh' io il voglia , ri-
sponderò alle altre parti senza alcun ordi-
ne . Che è ciò che mi dite , che le procu-
rettorie maestose logge non sono piaciute a
cotesto retore? Saprei volentieri se v'abbia
alcun passo di Aristotele eziandio contra
questo verso ; non è però che io non ab-
bia usata la parola procuratorie con qual-
che timore } che voi mi avete levato del
tutto . Ed essa non può star nò mal, né
bene , se non che secondo che ella è be-
ne ornai ricevuta; sicché egli dipende dal-
la cortesia dei lettori , nella qual mi gio-
va di sperar alcun poco, il -far sì che el-
la sia buona o cattiva . Quanto ai vostri
Serlj , ai vostri Carracci , ai vostri Malpi-
ghi , non mi si può persuadere che essi
bene non stiano anche a dispetto di quel-
le
Inedite. 35l
le non so quali parole di Aristotele , lo
quali non so che ira s'abbiano con que'va-
lentuomini . Io non so quelle parole di Ari-
stotele , ma io temo che si prenda talvol-
ta in un senso troppo rigoroso ciò, che que-
gli antichi maestri hanno detto in un sen-
so più largo , ed anche molte volte non
s'abbia a tenere opinione diversa dalla lo-
ro; che poi non furono essi evangelisti; e
se il fussero, me ne rimetto ai filosofi che
hanno la filosofìa tanto illustrata, parten-
dosi da^l' instituti de«li antichi . I versi
di Orazio che voi mi adducete , vagliono
più assai presso me, che l'autorità del filo-
sofo , della cui opinione non posso vedere
alcuna ragion vera, la quale se pur vi fos-
se , doverebbe poter raccogliersi dal fine
che l' epico e il lirico si propongono , es-
sendo il fine quello che stabilisce le re-
gole di ciascun' arte . Ma passando ad altro
(che ora non vogliam fare una dissertazio-
ne ) dicovi che io aspetto con impazienza
il vostro endecasillabo , col quale mi ono-
rate tanto che io direi di esserne confuso,
se quanto ciò è vero , altrettanto credessi
che voi foste disposto a crederlo. Credete
però
552 Lettere
però che io già da- ora ve ne ringrazio
quanto so e posso ; e vorrei sapere e po-
ter più per ringraziarvene più degnamen-
te ; che di vero troppo son tenuto al mio
Algarottino . Ma voi potete far più che io
non posso dire , il qual potete farmi anco
l'ingiuria di credere che io abbia perduta
F elegia vostra , senza però che io me ne
dolga . Sappiate però che io la conservo
tra le cose più care e più pregiate , riguar-
dandola io come cosa vostra . Che se fino
ad ora non ve ne ho scritto , si è stato
ciò, perchè ne io mi son restituito anco-
ra in questi studj (che sapete bene com'io
son pigro) né ho creduto che fretta alcu-
na in ciò esser debba , la qual però comin-
cia ad esserci; giacché voi pur volete che
io riguardi quella edizione, che Dio vi per-
doni , più tosto come cosa vostra , che co-
me mia. Io ho già scritto al padre Bassa-
ni Gesuita , per aver da lui alcune poche
cose latine mie che egli aver dovrebbe ;
ed ho già cominciato di fare una nota di
alcune altre , che pure mi van passando
per la memoria; sicché spero di poter sod-
disfarvi tra non molto. Parmi di aver ri-
sposto
Inedite. 553
sposto a tutte le parti della vostra dolcis-
sima lettera anche con più diligenza , che
non avete fatto voi a qualche volta ; che
pur vi scrissi , se non erro , due volte so-
pra certo tabacco di Spagna che volea qui
il senatore Zambeccari, e voi non mi ri-
spondeste nulla; ed anche un'altra volta
vi scrissi del quanto si dovesser vendere
quelle benedette carte del sig. Baudin che
io ho anche qui , e che non mi ricordo
quanto voglia egli che si vendano ; e voi
di questo pure non mi faceste parola, bel
donzello che siete. Benché del tabacco non
accade più. altro , che già il Zambeccari
ha data la colpa a me , ed io la mi ho
presa, parendomi per l'amor che vi porto
che l'incolpar voi o me sia quello stesso.
Delle carte poi dei Baudin vedete quello
che essendo costì in Padova potete scriver-
mi. Vengo ora al foglio che avete aggiun-
to alla vostra lettera , pieno in ogni parte
dell' amor vostro : della voce che voi dite
essere sparsa costì , e che tanto a voi spia-
ce per l'amore che portate a me , non pos-
so dir certo che ella mi piaccia, quantun-
que non ne sia ancora seguito quello che
To: XI. Z pò-
354 Lettere
poteva e può seguirne tuttavia , e ciò è
che la medesima si allarghi alquanto più
ed arrivi a Bologna , dove fino ad ora non
ho sentito dir nulla . Quando mi ritornai
da Venezia , non ritrovava persona che non
si rallegrasse meco , che fosse riuscita va-
na la voce sparsasi con tanta costanza, che
io mi rimanessi in Padova. Quest'onda di
complimento andò e venne per dodici o
tredici giorni, e poi si calmò. D'allora in
qua altro più non s' è detto ; ma il dirse-
ne qui non è il maggior male che possa
uscire da ciò ; il peggio si è quello che voi
medesimo vedete benissimo , cioè che se
si fanno uffìzj per me così come se io do-
mandassi ( oltre che il domandare tal po-
sto non molto mi giova, avendo simil po-
sto nel mio paese) può anche probabilissi-
mamente esser cagione che cotesti signori,
cfuando si determinassero di conferirmi co-
stì una lettura , non si determinassero pe-
rò di conferirmi quello stipendio, che es-
sendo maggiore del merito mio, non sareb-
be però maggiore del mio bisogno . Perchè
parmi di vedere che se io non ho qualche
cosetta di più delle mille e ducento lire
aa-
I N E D I T E i 555
annue ( dico lire delle nostre ) diffìcil iìa
che io possa venir costà . Cinquecento ne
vogliono al vitto ed all'alloggio . Mi sareb-
be pur poi necessario un uomo che mi ser-
visse , il quale ne dovrebbe pur trarre al-
meno ducento . Oltre a ciò più abiti mi
vorrebbono e molte spese quotidiane , alle
quali se aggiungiamo cmelle ducento lire,
che io desidererei di mandare ogni anno a'
miei, per non privarli, venendo a Pado-
va , di tutto quel sussidio che essi hanno
da me essendo io in Bologna ; vedete che
le mille e ducento lire annue appena mi
bastano . Ma tutte queste ragioni che fan-
no ? Bisogna pure lasciar che la cosa vada
come ella va, almeno in quella parte che
non è piccola , la quale dal consiglio nostro
non dipende. Io avviso come voi che lab.
Conti e per voler molto bene , e per inten-
der poco la faccenda abbia guastato un affa-
re , che voi avevate bene incamminato . Ma
lasciamo la cosa in man di Dio, che riuscirà
bene, comunque riesca: ajutiamoci quanto si
può , e non ci dogliamo di quello che non
si può; e quand'anche venisse il tutto a sa-
persi qui in Bologna , il che non è molto
Z 2 dif-
556 Lettere
difficile , se pur ci è involto quel marche-
se Bentivoglio , il quale ha de' parenti qui ;
pazienza . Io intanto vi sono così obbliga-
to che più dir non posso ; ma Y amor vo-
stro non esige quei ringraziamenti , de'qua-
li egli è infinitamente maggiore . Madama
caramente vi risaluta : lo stesso fanno e
Fabri e i fratelli miei . Dall' un di questi
credo che avrete lettera in questo ordina-
rio , ed anche da Fabri ; e 1' uno e l' altro
forse vi manderanno sonetti , che ne han-
no de' nuovamente fatti , parte de' quali ho
veduto e parte no ; che sapete che io veg-
go costoro rade volte . In questo punto mi
giunge una vostra lettera insieme con una ,
che dalla soprascritta parmi del nostro sig.
Morgagni ; ma io sono ridotto a tanta an-
gustia di tempo , che temo , se io le apro
e leggo , non esser più in tempo di spe-
dirvi questa . Quello dunque farò un' altra
volta . Ora amatemi , Algarottino mio , e
state sano . Addio , Addio <.
Inedite. 35?
DEL MEDESIMO
XXIIL
Bologna 16. settembre iy32.
R,
.rsPONDO a due vostre soavissime lettere ,
cioè a quella che ebbi l' ordinario scorso
da voi , ed a quella che ricevo oggi coi
vostro dolce e leggiadro e bel sonetto , ed
oltre a ciò tanto soave e cortese , che e*
pare che abbia voluto gareggiar con la let-
tera ; del quale però non vi dirò ora al-
tro , mancandomi il tempo di scrivere lun-
ga lettera , non che di pensare più sottil-
mente a quei passi particolari che voi in
esso sonetto mi accennate . Sicché di esso
un' altra volta . Venendo poi alla lettera
dell' ordinario passato , dicovi prima che
voi potete far di me quel che vi piace >
fuori solo farmi buon poeta , voglio dire
che io non mancherò di servirvi di alcun,
componimento sopra V ambasciatore che voi
Z 3 dite;
«S8 L
030 Li E T T E Ti E
dite; e se esso sarà cattivo, vi penserete
pur voi. Ho dimandato anche a Gio: Pie-
tro ed a Ghedini , e mi hanno promesso
essi pure di far qualche cosa ; ma ed es-
si ed io desideriamo pur sapere se non al-
tro il nome di costui che dee lodarsi , e
mal non sarebbe il sapere ancora se egli
abbia fatta mai azione alcuna onesta e da
galantuomo ; ma è ben necessario che scri-
viate quando vi farà d' uopo di tali com-
ponimenti . Io ne chiederò ancora a Fabri
ed a Scarselli e ad altri , se tra' piedi me
ne verrà alcuno . Vedete per voi stesso , che
oltre che altre cose me ne distornano , que-
sta faccenda mi distorna anch' essa dalle
lettere latine ; voglio dire che non vi ma-
ravigliate , se alquanto più tardi averete
quello che io averei voluto potere e saper
fare più presto . Ma io temo che sia per
avvenire certamente a me quello che par-
mi ( se io in' inganni il vedrete voi ) esse-
re avvenuto al nostro signor Volpi , la cui
elegia fatta dopo una lunga cessazione , mi
pare di molto inferiore a quelle che ve-
dute avevamo . Sebbene io non son tale
che debba ricusare o dolermi , che avven-
ga
Inedite, 35g
ga a me qiiello che avviene a quelli che
tanto ne sanno più di me . Se tante cose
mi distornano dal corapor pure alcuna co-
sa latina, come io pure vorrei, non però
così mi distornano dal pensare alla raccol-
ta , che voi con tanto amore pensate fare
delle poesie mie. Io alla fin del mese ave-
rò quelle , per le quali mi convenne scri-
vere al padre Bassani . E già molt' altre na
ho raccolte; ma credetemi ch'egli è diffì-
cile il rinnovarne tante che bastar possano ;
perchè tutte veggo essere impossibile , ma
nò raen tutte vogliono stamparsi . Io da qui
innanzi ve ne verrò mandando secondo
che potrò ricopiarle , il che far non posso
con quella diligenza che pur vorrei e che
avrei potuto una volta > quando gli occhi
e la testa eran migliori . Per questo mi
scuserete, vi prego, se dei componimenti
che sono stampati nella raccolta del Gob-
bi della edizione di Venezia 1-727., io vi
accennerò solo i primi versi ; e lo stesso
farò sì delle poesie latine , che sono stam-
pate con quelle del Volpi , le quali io non
ho presso di me , sì ancora di quei sonet-
ti che feci in Venezia e che voi avete , e
Z 4 di
56o Lettere
di quella epistola scritta al padre Riva so-
pra la morte della madre di lui, e di quel-
la odina stampata sopra le nozze de' Ben-
tivogli , e dell'ultimo sonetto che io vi
mandai sopra il Pisani , le quali cose tut-
te credo che voi abbiate presso di voi ,
tanto più che se io dovessi ricopiarle , la
faccenda andrebbe poi più in lungo, mas-
sime che io penso di mandarvegli scritti
con quell' ordine , che io crederei bene
che si tenesse nella stampa ; ma di questo
vedrete voi , e farete come vi piacerà ; e
così pur farete di ogni altra cosa che da
me dipenda . Ho risposto alla prima delle
vostre lettere soavissima ; rispondo ora al-
la seconda non men soave della prima , e
dopo avervi ringraziato senza fine del bei
sonetto , ringraziovi anche di ciò che mi
dite della risposta del signor Desaguliers ;
e tanto più ve ne ringrazio , quanto che
questo mi indica che voi tuttavia costan-
temente proseguite lo studio della lingua
inglese , traducendone libri . Piacerai co-
testa vostra applicazione che vi restituisce
anche in parte alla filosofia , la qual si
adorna pei grandi ingegni e simili al vo-
stro .
Inedite. 061
stro . Non posso poi non sentire somma
piacere delle dolci e soavi espressioni dell'
amor vostro ; il quale vi pregherei con
molta diligenza a conservarmelo , se la di-
ligenza vostra in dimostrarmelo con tutti i
mezzi non rendesse superflua la mia . Fa-
te pur ragione che io vi amo altrettanto ,
e vorrei poterlovi dimostrare con altro ,
che con quello con che ve l'ho dimostra-
to fino ad ora , cioè col darvi incomodo .
Ma che è questo eh' io sento pur dire al-
tronde , e voi però non mi scrivete ? E
ciò è, che voi siate per venire a Bologna ,
come vi sarà il nostro signor Eustachio .
Voi siete cagione che qui da molti , e da
me più che da ogni altro , si desideri il
ritorno di esso signor Eustachio doppiamen-
te , il quale però non ritornerà forse che
alla fine dell'autunno. Martedì passato fu
conferita una cattedra di filosofìa alla sig.
Bassi con lo stipendio di cento ducatoni ,
con questo che ella non debba andare nel-
le scuole pubbliche , se non che a chiesta
del legato o del gonfaloniere. Elia ora è
mezza poetessa , cattivetta piuttosto , ma
quanto basta , perchè ora sia tutta , tut-
ta
36:2 Lettere
ta di Gio: Pietro , che con esso lei sta
lavorando un' egloga . Jeri si sposò la sig.
marchesina Ratta con sommo contento di
tutti; la madre vi saluta. La fretta non
mi permette più . State sano , Algarottino
mio .
• 0*0*0*0*0*0*0* 0*0*0*0*0*
DEL CONTE
ALGAROTTI
XXIV.
Venezia 17. settembre 1732.
.LO son venuto l'altro dì di Padova mez-
zo malato a Venezia, per compiacer prin-
cipalmente alle premure di mio fratello e
di mia madre , la quale stimava che essen-
do io vicino a lei potessi rimettermi più
presto del mio male ; da cui avvegnaché
io sia libero in tanto che son già due gior-
ni ,
Inedite. 565
ni , che son uscito da quella terzana , di cui
soffersi tre termini , non lo sono però tan-
to da poter dire di aver la testa assai buo«
na e forte per leggere , per istudiare , o fa-
re cotale altra simil cosa . Ho ritrovato qui
una dolce lettera vostra , della quale vi rin-
grazio così , che più voi non potete deside-
rar da me, comechè mi amiate molto . E
certo che io ho ragione di così fare . Im-
perciocché quale è quel testimonio d'amo-
re che io da voi desiderar potessi , di cui
quella vostra lettera non abbondi? In som-
ma ella si è tale quale ella dovea venirmi
da voi : e sì ve ne ringrazio e ve ne ho
obbligo infinito , e a conto de' testimoni
dell'amor vostro io metto, e fra'primi, la
sollecitudine e la cura che vi siete preso
nello raccogliere le poesie vostre ; le quali
priegovi mandarmi il più tosto che potete ;
che né il più caro , né il più prezioso do-
no mi potete fare . Io avea incominciato
un endecasillabo per metter loro innanzi ,
e avea abbozzato quella lettera al Manfre-
di che sapete . Ma il male sorvenutomi non
mi ha concesso di ridurre fino ad ora né
l'uno, né l'altra a termine; né io termine*
rei
SG4 Lettere
rei giammai queste cose , né qualunque al-
tra che avessi in animo di fare , se io vo-
lessi badare a non so quale, che vorrebbe
che io facessi un canto del Bertoldo , di
che non credo che si possa immaginar cosa
più frivola, né più ridicola . Ma qual più
ridicola cosa, che quel flusso e quella dis-
senteria incredibile di sonetti e d'ogni al-
tra maniera di poesie, che si è veduta a
questi dì sgorgare in Venezia per questo
nuovo procuratore? nella quale ha pur an-
co voluto aver parte il sig. Giovanni Riz-
zetti, del quale ho veduto un sonetto, che
non credo per altro sia suo per qualche
verso che non m'è paruto cattivo . Ma il
sonetto vostro non ho potuto veder io , ben-
ché ne avessi voglia; ma tanta ne è stata
la folla, che vi si sarebbe perduto dentro
un poema di venti canti. Un'oda dell'ab.
Lazzarini volea io mandarvi , se avessi po-
tuto averla ; il che fin ora non ho potu-
to . O curas hominum , o quantum est in
rebus inane! E quell'altra piena di sonet-
ti del co: Carrara quando sgorgherà ella?
che non vuol esser niente , a quel eh' io
credo, minor di questa del procuratore;
nella
I N E D I TE. 365
Cella quale entrerà pure quella mia canzo-
na, in cui da quelle cose in fuori che io
già vi scrissi , non accade di mutar altro ;
che mi pare che la si stia assai bene così
come ella si sta . Molte altre cose avrei da
dirvi , ma parte perchè poco gioverebbe il
dirvele , come a cagion d'esempio che io
sono in una grave maninconia e tristezza
d'animo , e parte perchè la testa non mi
permette lo scrivere troppo a lungo , mas-
sime dovendo anco risponder due righe a
vostro fratello , faccio line non senza però
dirvi che io amo voi tanto, quanto né io
posso abbastanza dire , né voi credere ; che
io ardo di desiderio di vedervi ; poiché al-
lora solo io credo certamente che ogni tri-
stezza fosse per cadérmi dell'animo, sicco-
me moltissime altre volte avvenuto è. Che
voi mi amiate all' incontro , questo noi vi
dico , perchè senza che voi il fate assai più
anco di quel che io posso desiderare , se
ciò può essere, egli si è un corollario dell'
amare il desiderare d'esser amato. Addio,
Zanottino mio , il più caro e il più soave
amico che io abbia al mondo , in cui so-
lo è la mia quiete e la speranza mia , e
che
366 Lettere
che io ardo di desiderio ardentissiino di
rivedere ; e credete che questo desiderio
cresce in me a misura che io tratto più
ed uso con altri uomini. Addio. Addio.
Voi riceverete un libro che il Michelot-
ti mi ha mandato per voi, e un altro dei
Crivelli, che è la seconda parte della sua
fìsica .
Due cose io m' era scordato di dirvi .
L'una si è che l'abate Conti vorrebbe, se-
condo che egli mi scrisse in Padova, qual-
che sonetto per una gentildonna che si fa
monaca . Voi sapete qual cosa si suol fare
in simil caso, che è di prender de' sonet-
ti vecchi e mandarli per nuovi , come vi
prego fare sì per lo canto vostro , come
di vostro fratello e di alcun altro . Questi
si vorrebbono per la fine di ottobre. L'al-
tra , che questo Pio , per quanto io abbia
domandato, non ha fatto azion veruna ohe
si sappia da galantuomo . Non è questa una
bella notizia per chi ha da comporre sopra
di lui? Il nome di questo signore nò men
questo ho potuto sapere . A voi altri non
mancherà già il modo di lodar persona ,
di cui non si sappia né il nome , nò azio-
ne
Inedite. 36j
ne alcuna , voi altri che trovate il modo
di lodar la febbre e simili altre cose . Si
vorrebbero anco questi componimenti per
la fine d'ottobre . Quanta carta bisogna spor-
care per tali coglionerie !
D I
FRANCESCO M.A ZANOTTI
XXV.
Bologna 23. settembre x^Zz.
JLiA raccolta de' componimenti miei italia-
ni, e più l'angustia del tempo, a cui son
ridotto , mi scuserà appo voi , se io sarò
breve . E già quanto mi rallegri del vostro
ritorno a Venezia e della vostra salute ri-
cuperata , non potrei tanto dirvi , Algarot-
tino mio, che non fosse sempre minor del
vero., e rispetto a questo assai breve. Mq>
Dio
368 Lettere
Dio buono ! donde tanta e tale malinconia?
Vedete, Algarottin mio , di sollervarvi , ac-
ciocché solleviate anche me . Io non dirò
altro di ciò , perchè entrando in questo non
so se io potessi essere, come pure mi con-
vien , breve . Differirò ad un altro ordina-
rio di dirvi del sonetto che mi mandaste,
e dell'elegia di cui mi favoriste ; e così pu-
re di mandarvi non so che sopra cotesto
ambasciatore ; e finalmente di soddisfare
all'obbligo che pure addosso mi trassi di
comporre alcuna elegia; le quali cose tut-
te , come ancora il mandarvi i componi-
menti miei latini , non posson farsi ad un
tempo; e d'una in altra le verrò io facen-
do negli ordinarj seguenti . Intanto di que-
sti componimenti che vi mando ora , di-
covi che io gli ho ricopiati tutti, eziandio
quelli che erano nella raccolta del Gobbi ,
perchè m'è convenuto mutarne alcuni in
alcuni luoghi. Resta di aggiungervi la can-
zonetta che feci in lode del Redi , forse
con qualche sonetto, che io un'altra volta
vi manderò insieme con le cose mie lati-
ne che spero di aver presto ; ed allora pu-
re vi manderò quella mia epistola al padre
Riva
Inedite.- ofìg
Riva che io ricopierò, giacche stampata co-
me è, contiene errori intollerabili. Tanto
che un' altra volta che io vi mandi cose
mie , vi avrò pur mandato ogni cosa . Ora ,
Franceschin mio amatissimo , il mandarvi
tali cose non ne obbliga a stamparle, e voi
ne farete quello che vi piacerà. Ma se pur
voleste stamparle, i componimenti che ora
vi mando possono tener luogo di 120. so-
netti, i quali a due per facciata empiereb-
bono 3o. carte , ed aggiungendovi le altre
cose che vi manderò , e frontispizio ed in-
dici, e traendo vantaggio dall' andar da ca-
po, e che so io? veggo che comodamente
potrebbe farsi un libricciuolo di carte 60. ,
che sarebbe giusta misura. Nell'ordine dei
componimenti potrebbesi tener quello in-
circa che io ho tenuto nel ricopiarli ; a
me però piacerebbe che le proposte e le
risposte si mettessero io ultimo ; tra le qua-
li io voglio assolutamente che sia una pro-
posta vostra con la risposta mia ; però tra
le molte proposte che voi mi avete fatte,
poneste mandarmi quella che voi più vo-
lentieri vi mettereste ; se non , io rispon-
derò all'ultimo sonetto vostro, e sì quello
To: XI. A a vi ,
570 Lettere
vi metteremo . Se vi piacerà di mettervi
que'due sermoni che pur vi mando , a que-
sti potrete aggiungere la epistola o sermo-
ne al Riva, la quale vi manderò, metten-
dola dopo quello che va ad Antonio N. ,
ed anche vii piacerebbe che questi sermo-
ni si mettessero come separati dalle rime ,
con un picciolo titolo particolare che po-
trebbe essere: Alcune epistole e sermoni di
Francesco Maria Zanotti . Per quanto pe-
rò mi possa piacer questo , o qualsisia al-
tra cosa che vi abbia scritta , più di tutto
mi piacerà che voi leggiate le cose mie
prima , e poi in tutto e per tutto ne di-
sponghiate a modo vostro ; e se troverete
cose che non vi pajano da stamparsi , le
rigettiate , e mutiate dove pare . E come
tra queste che vi mando , ne son molte
che non avrete mai vedute ; così mi fare-
te cosa grata a scrivermene il parer vostro .
Forse quest'altro ordinario vi manderò un
elegia mia, ed in quell'altro la vostra bel-
lissima; il sonetto dell'ambasciatore l'avre-
te a suo tempo, e così pure avrete quello
che servirà per l'abate Conti, se già per
questo non volete sceglierne uno di quelli
che
I n e d r r k. S71
die ora vi mando ; che molti ve ne sono
sopra tale argomento . Quanto alla vostra
canzone sopra la Carraia , sarete servito .
Bingraziovi poi con tutto, ma con tutto il
cuore , il mio Algarottino , e delle vostre
espressioni , e delia cura che vi prendete
di quel tale affare ; e so che sto bene stan-
do appoggiato a voi , e bene ne riuscirà ,
riuscendo quello che Dio ne vorrà . Se voi
siete per venir qua, io comincio a deside-
rar meno di essere in Padova . Ma quan-
do sarà che voi vegniate ? Questo sig. se-
natore Zambeccari mi ha ordinato di nuo-
vo che io vi ricordi di quel tabacco di Por-
togallo . Vedete dunque che fare debba io ,
Egli ha ora in casa la co: di santo Stefano .
che venne jeri con grandissimo seguito 0
partirà giovedì , e forse che sabbato sarà
qui D. Carlos . Ma che importa a noi ? A
me importa bensì che voi stiate sano , Al-
garottino mio soavissimo . Addio , addio .
A
a 2
Sjl Lettere
D I
FRANCESCO MA ZANOTTI
XXVI.
Bologna 7. ottobre l'jZz,
uono tanti gli obblighi che io ho contrat-
ti con voi , che nò una sola settimana per
adempierli, né ima sola lettera bastar può
per iscrivervene . Io doverei scrivervi del
sonetto ultimo vostro bellissimo , che mi man-
daste, doverei scrivervi dell'elegia vostra,
doverei mandarvene una mia, doverei man-
darvi pure componimenti miei latini con
alcuni volgari, e doverei altresì servirvi di
alquanti sonetti sopra cotesto ambasciatore
e cotesta monaca ; ma questi soffrono in-
dugio , ed io però il prenderò tale , che voi
gli abbiate in tempo . I componimenti la-
tini gli avrete , come avrò avuto io quelli
che aspetto dal Bassani , che spero di aver-
SU
I N E D I T È . 5^3
gli quantoprima ; a'quali aggiungerò io quel-
le cose volgari , di cui vi scrissi , e voi ag-
giungerete quelle che furono stampate dal
Volpi; ed ancora quest'ultima elegia che
io ho fatto , se ella per ventura sua vi pia-
cerà, e che io vi manderei questo ordina-
rio , se avessi tempo di ricopiarla , ed an-
che di assettarla in qualche luogo dove el-
la ne ha più bisogno ; componendo la qua-
le , e più poi rileggendo la vostra , ho ben
inteso come un uomo che sia disavvezzo ,
e che sia tanto lontano dalla vostra età
quanto sono io , è tanto meno grazioso, quan-
to più cerca di esserlo . Qual che ella sia-
si però, la vi manderò senza dubbio l'or-
dinario venturo , ben promettendomi che
Algarottin mio , non che compatirla , anche
la gradirà ; nel quale ordinario vi scriverò
pure dei sonetto vostro , ed anche per com-
pensare l'indugio, vedrò se io possa pure
rispondergli , il che mi sarebbe , credo , più
facile , se quello fosse men bello ; io però
non T ho mostrato a persona , né forse il
mostrerò, finché io non ve ne abbia scrit-
to ; il che far soglio di tutte le cose che
mi mandate . Lasciando andar dunque tut-
Aa 3 ti
3y4 Lettere
ti questi obblighi miei, l'aver numerato i
quali vi servirà d' argomento che io non
me ne scordo, mandovi ora l'eleeia vo-
jjtra, la quale dopo averla letta più e più
volte , m'è piaciuta anche più che allora
non fece quando la faceste ; né ho trova-
to che ini dispiaccia quello che allora par-
ve che io non approvassi . Non è però che
io non abbia creduto che possan mutarsi
molte cose in meglio , e che io non abbia
tentato di farlo come vedrete , delle quali
né lascierò il giudizio a voi ; e se foste in
Padova , il lascierei anche al Volpi al Mor-
gagni al Lazzarini , a' quali sarei contento
che mostraste essa elegia, perchè spero che
ne ritrarreste molta loda e forse alcun con-
siglio . Così dico , perchè io ho mutato al-
cune cose per lo solo dubbio, non poten-
do io, come voi potreste forse "per voi stes-
so e come potreste più comodamente , s©
foste in Padova , con l'altrui consiglio, trar-
mene fuori ; ed anche avrei piacer di sen-
tire se loro ne paja quello che pare a me,
a cui la vostra elegia par molto bella; ma
dei luoghi particolari che io ho mutato,
vi scriverò più abbasso , come vi avrò scrit-
ta
Inedite: 3y5
to delle altre cose , che in questo ordinario
mi convien di scrivervi . Sappiate dunque
in primo luogo che io ho già ricopiata la
vostra canzone diretta al Carrara , secondo
le mutazioni di cui siamo convenuti , e
l'averei già data a Giampietro che la man-
derebbe al Carrara stesso , se egli non fos-
se stato in campagna ; ma questa settima-
na gliela darò, e forse anche prima di fi-
nir questa lettera, la qual veggo che non
vuol finir d' esser breve ; ma se ella non
giunge mai ad esserlo , la colpa è pur la
vostra, che avete fatto con l'affetto vostro ,
che io trovi tanto più piacere , quanto più
lungamente con voi ragiono . Sappiate in
seconxlo luogo che io ho ricevuto l' invol-
to che mi avete mandato dei due libri ; e
ne darò parte in questo ordinario tanto al
Crivelli , quanto al Michelotti . Questi mi
aveva già scritto due lettere y mandando-
mene ancor una del Boerahave ; ed appe-
na ho potuto intendere se questa ed il li-
bro a me vengano , o al bibliotecario dell' In-
stituto. Io credo che questi imbrogli il com-
mercio, come l'altro ha imbrogliata la fisi-
ca. L'ultimo ordinario ebbi una lettera lun«
A a 4 Sn*s*
3-76 Lettere
ghissima del nostro Manfredi , la metà del-
la quale è sopra di voi, mostrando egli il
desiderio, anzi il piacere ch'egli ha, di pur
dover rivedervi ; dico il piacere , giacché
egli se ne tien sicuro; e dice che egli da-
rà pure l'ultima mano agli elementi deli'
astronomia , che voi volete riveder di nuo-
vo. Se ciò farete, io vi prometto di voler
vedergli io pure con voi, quand'anche io
dovessi per ciò intermettere quel sì vago
e sì leggiadro studio delie effemeridi . Egli
mi dice ancora di volere confortarvi a stam-
pare la traduzione dell'opera del Desagu-
liers , ed anche adornarla di quelle note
che trar poteste dai vostri esperimenti fat-
ti qui in Bologna; e come io ho scritto a
lui , così scrivo ora anche a voi . Che se
l' opera del Desaguliers non è una breve
e semplice dissertazione , ma un libretto
di qualche mole, voi fareste a mio giudi-
zio assai bene di darne fuori una traduzio-
ne fatta così , come sapreste far voi , e co-
me non saprebbe far verun altro . Vedete
un poco quello che far potete , acciocché
noi veggiamo una volta un'opera inglese e
bella e' ben tradotta. Ora venendo al pro-
posito
Inedite. 5jj
posito della vostra elegia , aggiungerovvi
qui le mutazioni e le note , che per entro
vi son venuto facendo, delle quali vi pre-
go , Algarottino mio caro , a compatirmi ,
se ve le scrivo forse male e certamente
tardi ; giacché la tardanza non da altro è
provenuta , che dal desiderio di servirvi o
meglio, o men male; che ben sapete quan-
to io mi fossi lontano da questi studj , a'
quali non mi sarei né pure per alcun po-
co restituito se non che per voi solo . A»
dunque nel distico 1. ho mutato il inuscc
in Pallas , temendo non forse quel musa?
possa obbligare qxieìì'edidicit al numero del
più. So che Cicerone ha detto: vos , vos,
ùi quarti, ipsi , et senatus frequens restitit ,
nel che pare anche maggior licenza che
nel vostro edidicit; pure se questo esempio
fosse solo , il seguirlo mi parrebbe una li-
cenza troppo maggiore di quella, che vuol
concedersi a un primo distico . Nel disti-
co 5. ho mutato il dubice blandicias in blan-
da; delicias ; che sebbene parmi che quel
dubice ve lo suggerissi io , egli però non
cosi ora mi piace, come mi piacque allora ;
e pure mi piacerebbe anche al presente ,
se
3y8 L e t t e n e
se fosse detto della fortuna ; ma parlando
di Venere , avrei voluto che esso sirrnifi-
casse alquanto più : sollecita ansiosa affan-
nosa; e non significando appunto ciò, me-
glio mi è partito di lasciarlo . Nel disti-
co 8. il vostro esametro era : Ut missum
juvenis furtive callida virgo , ed io ho te-
muto che essendo quel juvenis più lontano
dal malum, a cui si riferisce, che per av-
ventura non è lo sponsi dal munere in quel
verso di Catullo : Ut missum sponsi furti-
vo munere malum; ho temuto, dico, che
quella lontananza non sia troppa ; però ve-
dete se vi piacesse quello stesso esametro
come l' ho scritto io . Nel distico g. ho
mutato X in limine in incornino da , parendo-
mi che quell'in limine non ben si compon-
ga né con l' adveniens per ragione gram-
maticale, nò col comperiat per ragione del
sentimento stesso, non essendo proprio di
quell'accorgimento materno il succedere in
limine ; il che quando anche fosse , farei
poi piuttosto e limine . Il pentametro vo-
stro diceva : Quce toties vetuit mimerà com-
periat, nel quale quel miai toties vetuit non
ha mai potuto piacermi . Vedete voi se più
vi
Inedite. 3jq
vi piacesse come l'ho scritto, od anche se
vi piacesse più: Ignoti munus comperiat ju-
veiiis } mutando anche Y ignoti in invisi,
se così vi fosse a grado . Nel distico i5.
voi diceste : Sunt etiam dulces UH doctique
libelli; non so perchè queW'ctiam in vece
di adhuc non mi piaccia ; forse perchè non
così spesso si adopra in tale significazione,
o perchè in questo luogo trae seco una cer-
ta ambiguità ; però ho scritto : Sunt edam
num illi dulces ec Nel distico 17. dove voi
dicevate : Aucta tua nitida , J^ulpi , mine
editione , non mi ha dato l'animo di «of-
ferire quel mine , che parmi che vi entri
senza esser chiamato , tanto più che esso
è pure -entrato nel distico antecedente po-
co meno che allo stesso modo ; nel mede-
simo distico voi cominciavate col pentame-
tro un nuovo periodo dicendo : Tu nobis
sancti delicias nemoris , seguendo poi: Qua?
docto certent immortalique Catullo Aurea
tu nobis carmina restituis . Ora a me è pia-
ciuto che questo periodo , il quale appartie-
ne a me , cominci da un esametro , come
da un esametro comincia quello che appar-
tiene al Flaminio . Vedete se io son super-
bo,
38o Lettere
bo, che per ciò. non ho dubitato di levar
via quel vostro pentametro per altro dolcis-
simo , e mettere in luogo suo quello che
leggerete . Il distico poi : Qiice docto certent
immortalique ec. e' mi è convenuto mutar-
lo , mutando il pentametro che gli è in-
nanzi ; e quando anche a ciò non mi aves-
se stretto la necessità, sì l'avrei mutato
io, e perchè alla chiarezza m'è partito ne-
cessario che io in questo luogo sia nomi-
nato , e perchè alla stessa chiarezza m' ò
pur paruto che faccia d' uopo mettere in
tempo passato ciò , che voi col presente re-
stìtuis esprimete ; alle quali cose tutte non
parendomi di poter provvedere con un di-
stico solo , ho supplito ( vedete dove arrivi
un uomo che perduto abbia una volta il
rossore ) ho supplito , dico , con sei , il pri-
mo de' quali si è il i8. , il quale mi ha
fatto pagar la pena del mio peccato , non
essendosi mai ridotto adir quello ch'io vo-
leva ch'egli dicesse, se non dopo che m'è
venuto in animo di* dire cestatibus in vece
di annis . Le lodi che io mi ho date in
questi sei distichi , masswne ne' tre ultimi,
so che sono soverchiamente maggiori del
me-
I N E D I TE. 58/
merito mio, ma niente maggiori dell'affet-
to vostro , il quale però non dovrà impe-
dire al giudizio vostro di moderarle , od an-
che levarle via del tutto , e fare in som-
ma di tutti e sei questi distichi quello che
fa il padrone de'servi suoi , che gli ritie-
ne e licenzia come a lui pare . Nel disti-
co a4* v<n diceste mine promere ; io ho
scritto modo promere , perchè quel modo ri-
guarda un tempo poc'anzi passato , ciò che
non fa \\iiunc, il qual mino perciò né col
promere si confà ( che questo promere vuol
pure riferirsi al passato ) né coi dederunt
che vi si riferisce necessariamente . La ne-
cessità che m'èparuta esser qui che io sia
nominato , massime essendosi parlato nel
distico antecedente e di me e di Volpi ,
ha fatto che io muti l' UH flavicomce in
Francisco auricomee ; che quell' UH non si
intenderebbe se noti il Volpi , o me . Nel
distico 2.6. ho mutato il pentametro , il qual
dicea: Linquens arctoos usque~Boristenidas ;
sì perchè il sentimento di lui non m'è pa-
ruto né utile a esprimer ciò che si vuole ,
né molto vago ; sì ancora , e molto più ,
perchè il dire : liiiquu usque non l' ho per
molto
58a Lettere
molto latino ; e panni che piuttosto si di-
rebbe : liiiquit ipsos Boristenidas > ovvero
vel Boristenidas lingua. Se il pentametro
che ho messo in luogo di questo non vi
piacesse, vedete se vi piacesse: SU quatti-
•vis magno silva dicata Jovi, il qual verso
potrebbe starvi ancor esso . Nel distico 27.
dove dicevate omnes omnivoro , io ho fat-
to haud secus omnivoro , per dimostrare più
chiaramente la similitudine ; il pentametro
poi e il distico seguente che diceano: In-
vida ; Parnassi si mihi non dominus , cui
numeri et testudo , cui sunt carmina cura? ,
Jussisset longis eripere e tenebris , gli ho
mutati come vedrete , prima perchè quel
mihi non credo che potesse- ritenersi ; poi-
ché i Latini non credo che mai dicano :
Jubet mihi facere , ma sì bene : Jubet me
J acero ; così cacciando via il mihi, non ho
saputo come non cacciar via il dominus sen-
za fare onta alla misura del verso ; ed aven-
do introdotto le Castalides in vece del do-
minus , m'è poi anche convenuto dir jus-
sissent. Ho anche mutato quel longis, che
tìllora solo panni che stesse bene, quando
per lungo tempo si ragionasse ; ma voi for-
te
Inedite.1 383
se intendete le tenebre elei tempo futuro
che è infinito , ed io intendo quelle del
tempo passato , in cui si dice le mie poe-
sie essere state nascoste , il qual tempo pa-
re che più tosto si accenni dal verbo eri-
pere. Vedete già per voi stesso perchè neli*
esametro Cui sunt testitelo ec. abbia muta-
to il cui in queis . Ho anche mutato la si-
tuazione delle parole , parendomi con ciò
di rendere il suono migliore . Addio , Al-
garottino mio, addio, addio. Scusatemi del-
le molte ciance . Addio .
', Lettere
DEL CONTE
ALGAROTTI
XXVII.
Venezia li. ottobre ijZz.
E
I non passa settimana in cui io non con-
tragga con voi nuovi e strettissimi obblighi,
e in cui io noti dovessi ringraziarvi de'nuo-
vi testimoni che vado di dì in dì riceven-
do dell'amor vostro ; ma e'non mi vie n mai
quella settimana in cui io possa ringraziar-
vi così come io vorrei , che vale a dire in
guisa che voi poteste comprendere quanto
io vi sia obbligato . Questo però voi il fa-
rete da per voi stesso , se penserete quan-
to voi adoperiate per me, e quanto pochi
meriti io m'abbia con voi; il che fie cosa
agevole da farsi. Ora venendo all'ultima
lettera vostra, la qual mi reca dell'amor
vostro l'ultimo testimonio bensì quanto all'
or-
I N E D I T i . 585
ordine, ma non già quanto alla grandezza,
e all'obbligo che io ve ne ho, io vi rin-
grazio quanto so e posso il più delle am-
mendazioni e delle aggiunte, che avete fat-
to alla mia elegia; della quale mi è avve-
nuto ciò che mi suole avvenire di tutte
l'altre cose mie, che non mi cominciano
a parer belle e di qualche valore, se non
se allora che sono state rivedute ed asset-
tate da voi . Io ve ne ringrazio di nuovo
senza fine , Zanottino mio soavissimo , che
so che non vi può esser costato che mol-
tissima noja il fare che una cosa mia , e
massime una cosa latina arrivi a piacermi .
Che non vorrei io poter fare per voi , per
adempier con l'opera il difetto delle paro-
le, che non ho né sì lunghe né tante per
potervi ringraziare abbastanza? Intorno all'
opera del Desaguliers sulla quale deside-
rate di essere informato , vi dirò eh' ella
è una (dissertazione di 33. facciate di un
piccolo quarto , e eh' ella parla molto a
lungo delle facilità che ha la luce di pas-
sare per li mezzi o densi o rari , e dell'
incurvamento de' raggi nella riflessione e
nella refrazione ; le quali cose però non
To: XI. B b sono
38G Lettere
iono trattate dall' autore con molta pro-
fondità . Prima di venire a queste cose
egli parla di quell' esperimento , dirò co-
sì , della sera , ch'egli fa in una maniera
quasi simile a quella, che tenevam noi per
rimover la per altro ridicola difficoltà dei
Rizzetti della varia inclinazione . Parla al-
tresì dell' esperimento primo del Newton
della carta di due colori guardata col pri-
sma . Tutte queste cose si potrebbero ar-
ricchire di poche note . Con tutto ciò mi
piacerebbe l'idea di ristampar questa disser-
tazione , se il Rizzetti mi avesse attaccato
il primo, tanto più ch'ella parla in molti
luoghi del libro di lui e con molto disprez-
zo . Questo dico io ; perchè lo stamparla
cosi senz'altro parrebbe per avventura un'
ostilità troppo grande contro una persona,
che non mi ha offeso ancora in cosa alcu-
na , e che per altro per quanto potea con-
ghietturarsi da' discorsi ch'ella faceva quan-
do voi eravate in Venezia , pareva meno
riscaldata contro di me di quello che ella
poteva essere per l' addietro. Noi non sta-
remo lungo tempo che ci vedremo, e po-
tremo allora parlar di ciò molto meglio ch«
non
I N" E T> I TE. 387
non possiamo far ora colla dissertazione
alla mano. Io ho cominciato questa matti-
na la lettera al Manfredi ; e quanto più voi
siete grazioso , quantomeno dite d'esserlo,
tanto più trovo io la musa restia e sdegno-
sa , quanto più la vorrei facile e benigna.
Basta dire ch'elle sien femmine queste mu-
se , perchè elle non debban mai fare a mo-
do nostro. Comunque ciò sia, io se posso
voglio farla vedere questa volta alla musa,
e provare se si possa far cosa buona al di-
spetto suo , il che si dice che non si pos-
sa fare. Io ho comperato questi pochi gior-
ni che sono in Venezia, assai più libri che
non si convenia per avventura a un tem-
po così breve , e tra gli altri non ho la-
sciato fuori le memorie dell'accademia del-
le scienze che ho fino all'anno 2^. , e le
quali spero che un giorno potremo legge-
re insieme . Non vi posso dire abbastanza
quanto piacere io abbia nel rilegger le poe-
sie vostre , le quali non si parton giammai
dal mio tavolino . Per la qual cosa mi scu-
serete agevolmente , se io , benché non fac-
cia mestieri , vi raccomando il resto di es-
se che io aspetto con impazienza. Che al-
B b 2 tro
388 Lettere
tro mi resta a dirvi, dolcissimo Zanottìno
mio , se non che io vi amo tanto , quanto
può bastare d' esser amato a chi ama me
in quel modo che fate voi? Voi ben ve-
dete a qual grado ascenda l'amor mio. Io
vi prego raccomandarmi agli amici nostri .
Con la marchesa fatelo , vi prego , calda-
mente ; ma con voi stesso fatelo , in mo-
do , che e' non passi ora che non vi sov-
venga almeno una volta di me e dell'amor
mio . Vale animce dimidium mece , Zanotie
àtticissime .
*o*o*o*
Inedite. 58o,
D I
FRANCESCO M.A ZANOTTt
XXVIII.
Bologna 1^. ottobre l'jZz.
Veramente bel donzello che tu se', a
non scrivermi né pur due righe in questo
ordinario . Io te la perdono per questa fia-
ta; ma un'altra volta ti voglio scrivere let-
tera tanto lunga , che tu abbi a star su
un'intera notte per leggerla; perchè e'non,
si conviene far così a chi ti vuol tanto be-
ne ; e se tu volessi bene agli altri come
gli altri ne vogliono a te , tu saresti più
diligente . Ma lasciamo questo , perchè a
questa volta non ti voglio sgridare. Un'al-
tra volta vedrai di portarti meglio . Ora ri-
spondendo all'ultima tua lettera de' 4- ot-
tobre , ti ringrazio molto e poi molto di
ciò che tu mi dì delle mie poesie volgari,
Bb 3 delle
3go Lettere
delle quali desidero che così paja agli al-
tri come ne pare a te ; quantunque io mi
sia maravigliato che tu faccia alcun caso
di quel mio: Signor, che l'alme consolari
leggi, che io tenea tra le cose mie più di-
spregevoli ; delle altre non mi ha dato me-
raviglia il parer tuo , perchè veggo che né
per buone hai prese quelle cose che io ap-
punto prendea per non cattivissime . Ti
mando in questo ordinario cinque sonetti
sopra la monaca , che troverai aggiunti a
questa lettera , scritti uno per man di Ghe-
dino , gli altri per mano di mio fratello ,
tra' quali uno ve n'ha del Tagliazucchi , il
quale panni che così espressamente alluda
alla morte o del marito o dell' amaute del-
la monaca , che probabilmente non quadre-
rà al proposito . Ma io scommetterei che
mio fratello l'ha letto considerato e rico-
piato , senza avvedersi che alluda a ciò .
Tu sai come son fatti questi nostri poeti,
che talvolta sono talmente fuori di sé che
non si intendon né pure tra loro . Ma se
questo sonetto non farà all'argomento, e
tu ti varrai degli altri quattro ; sì che quan-
to a questa benedetta monaca non accader
Inedite» Sgt
rà pensar più . Ti mando poi sonetti scrit-
ti di mia mano cinque, due de'quali sono
tuoi , gli altri tre miei , i quali ho fatto
con tanto precipizio , che tu vi vedrai il
Mascè furcillis prcecipitem ejicùuu di Catul-
lo, toltone quello che è sopra cotesto am-
basciatore e che incomincia: Quella che già
venir; il quale piacesse a Dio che io l'aves-
si fatto cosi precipitosamente come gli al-
tri due; ma anzi l'ho fatto con tanto sten-
to e fatica che è una vergogna . Ma che
ha a fare un pover uomo che sia in ira
alle muse? Se esso non piacerà a te, a me
però piacerà che quello tu ne pensi eh©
ne penso io ; e se esso non piacerà al vo-
stro Volpi , cui sarai ben contento saluta-
re carissimamente a mio nome , e tu gli
dirai che diavolo gli è venuto in capo di
fare diventar poeta chi non lo è stato giam-
mai . Gli altri due sonetti miei sono uno
la risposta che io ho fatta al tuo bellissi-
mo , la quale se ti parrà una cosa langui-
da e di niun conto , la colpa si è pur la
tua , che hai fatto la proposta troppo bel-
la ; l'altro poi si è un sonetto tirato giù
senza discrezione sopra un matrimonio che
Bb 4 $i
5o,2 Lettere
si fa a Napoli , il quale io ti mando , per-
chè tu vegga quello che io fo ; e la sareb-
be ben bella che l'amicizia e confidenza
che io hoteco, non mi dovesse valer tan-
to da potere a un' occasione mandarti un
sonetto cattivo. Fin qui de' sonetti miei.
Vengo ora a que'due che sono tuoi, e co-
minciando da quello che tu hai indirizza-
to a me, e di cui senza fine ed oltre ogni
misura ti ringrazio , dicoti che esso mi è
paruto oltre modo bello , e pieno di quel-
la gravità naturalezza ed eleganza , che a
sonetto di cotal genere si conviene . I ter-
zetti poi , come io giudico ( né credo di
ingannarmi giudicando così) sono degni del
Bembo; che non credo io già che il Bembo
gli avesse potuto far migliori; e gli avreb-
be potuto senza dubbio far men buoni .
INTon è però che in que' due versi ultimi
del secondo quaderno io non abbia deside-
rato un poco più di felicità . (^\xe\Y Onesta-
te e valore, e a ogni alta e chiara mi par
un verso che faccia un po'di fatica; e in
quel che siegue, che è l'ottavo , Opera al-
trui col chiaro esempio invita , avrei volu-
to che quell'opera cedesse il luogo a im-
presa ,
Inedite. 3g3
presa , che mi par parola più bella e più
poetica , e più degna di si bello e sì leg-
giadro sonetto . Io ho tentato di mutare
questi due versi, e rendergli, se io potea ,
tali , da non 'dover più desiderar quello
che io desiderava in loro . Tu vedrai la
mutazione che io vi ho fatto , nella copia
di tutto il sonetto che ti trasmetto , e se
ella stia bene o no vedrai tu . Quando il 7.
verso non ti piacesse , niente è più facile
che mutarlo , facendo per esempio : Farsi
di belle imprese adorna e chiara , giacché
nel sesto verso io ho mutato tutto il mondo
in Italia , senza che tu abbi a mutar quel-
la voce chiara , e rubare a me alcuna di
quelle voci che io ho adoprato nella mia
risposta. L'altro sonetto tuo sopra il ma-
trimonio della Pisani mi par che contenga
belle cose , ma così avvolte in cose spiace-
voli che io non gli farei buon augurio . Il
4- verso : Qual fiera a questi lidi furibon-
da , contiene sentimento ordinario ed or-
dinariamente detto , e in fine di un qua-
derno non mi piace ; e né meno mi piace
quel fare esca de' pesci le navi e le anten-
ne; nò soffrirò cosi facilmente quell'aggiun-
to
5g4 L E T T E R I
to infeconda dato a l' esca , né quel fine
del decimo verso fistio il figlio vostro , né
quel del bel sudore che mi par detto con
troppa povertà , né hnal mente quello Che
vai per cento statue un inno nostro , il qua-
le mi par detto con frase e forma troppo
tenue. Io ne ho abbozzata ima mutazione ,
che tu vedrai nella copia che ti rimando
di tutto il sonetto ; la qual leggerai , e ti
varrai del giudicio tuo . Questi due sonet-
ti tuoi gli ho mostrati a Fabri ed a Giam-
pietro, così però mutati come vedrai; ed
amendue avendo lodato molto questo se-
condo sopra il matrimonio della Pisani ,
hanno lodato molto più l'altro che tu hai
indirizzato a me, ed io ne ho avuto quel
piacere che non posso esprimerti . Tu di-
rai poi che io non ti voglio bene; ma ve-
di che tu mi hai fatto diventar poeta di
nuovo, ciò che. io non credea potermi av-
venire giammai . Se non ti mando la mia
elegia, scuserannomi le molte cose volgari
che ti invio , e che non mi hanno lascia-
to tempo di ricopiar quella. Aspetto con
molta impazienza la epistola e l'endecasil-
labo tuo, ed anche che tu mi scriva del-
la
Inedite,1 3g5
la tua elegia che ti mandai l' ordinario pas-
sato , e dei sonetti miei elio ti mando in
questo, sì perchè stimo grandemente i! giu-
dicio tuo ; si perdio panni , quando tu mi
scrivi di tali cose, che noi tuttavia siamo
e ragioniamo insieme . Se io volessi dirti
quanti saluti ti danno e la marchesa e Bec-
cali e l' abate Vaselli e l' abate Martini ,
non finirei mai . Addio > Algarottino . Ad-
dio ,
3g6 Lettere
DEL CONTE
ALGAROTTI
XXIX.
Padova 21. ottobre iy52,
-LO spero che tu a quest'ora avrai ricevu-
to quella lettera, che io ti scrissi il dì 11.
d'ottobre in risposta <li quella umanissima
tua , che mi recava il carissimo dono del-
la mia elegia assettata ed ornata sì da te ,
che nulla più io potea desiderarne . Spero
adunque che l'avrai ricevuta quella lettera
mia , e l' avrai trovata sì lunga , che non
che disdirti del bel donzello e d'altre co-
lai cose che detto m'hai, che Dio ti per-
doni, non saprai dove ficcarti per la ver-
gogna. Vedi adunque un'altra volta di non
condannarmi così subito , siccome questa
volta fatto hai; che male si fa più che al-
tro ; siccome certamente mal faresti a rim-
prò-
Inedite. 3gy
proverarmi che scritto io non t' abbia sa-
bato scorso; che se tu sapessi le visite im-
portune e nojose , che ho avuto in quel!'
ora appunto che io ti volea scrivere , avre-
sti compassion di ine più che altro; ed io
ci ho patito ben più che tu non avrai fat-
to certamente. Ora vengo (poiché io cre-
derei di fare oltraggio alla amicizia nostra,
se su queste cose mi fermassi più lunga-
mente) alla ultima lettera tua, la quale è
venuta a trovarmi in Padova, dove io so-
no da cinque o sei giorni in qua. Ella mi
reca tanti testimonj dell'amor tuo, che io
non so donde cominciar le parole per rin-
graziarti di tanta cortesia tua . Ma certa-
mente che io debbo cominciar da quelle
cose che mi spettano più da vicino, come
si è il leggiadrissimo sonetto col quale tu
fai risposta a quel mio che io ti scrissi , di
cui io ti ringrazierei pur volentieri , se io
il potessi fare , come dovrei e vorrei . Egli
mi è paruto da ogni parte sua bello oltre
modo e compito . Graziosissimo quanto mai
dir si possa si è il primo quaderno , e ta-
le qual pure dee venir da te , che sei un
elegante maestro di grazie e divezzi; e se
tu
3g8 Lettere
tu dì che i due terzetti del mio son degni
del Bembo, e tu il dici per cortesia tua;
ed io dicoti che tutto il sonetto tuo è de-
gno del Petrarca o di qualunque altro , se
v'ha, che non v'ha certamente oltre quel
divino poeta; e si dicolo, avendo riguardo
alla pura e mera verità , nulla badando a
quella prevenzione che si sta per altro in
me più che mai ferma e fìssa, che tu non
possa fare men che elegantissima cosa e
da ogni sua parte compitissima. Quel ver-
so poi che chiude il primo terzetto : Al
quale io vorrei pur , ne posso , ir presso ,
inicat velut inter ignes luna minor es , ed è
così bello quanto alcun altro bellissimo io
m'abbia sentito giammai. Questa medesima
così gran bellezza del sonetto tuo fa , che
una cosa in lui mi dia un po' di fastidio,
che se egli non fosse così bello come egli
è, non mei darebbe, e si è il dire decol-
li ove Ippocrene inonda ; che pare che fos-
se detto più propriamente de piani . Ve-
di quanto sia bello e mi piaccia tutto il
resto del sonetto tuo . Dai quale poiché
non va disgiunto il mio , dicoti ora che tu
nel 2, verso di quello hai fatto ciò che
non
Inedite. 3gg
non ho giammai potuto far io per quanto
vi abbia pensato . Ma che non fai tu di
quelle cose che non posso far io ? Egli si
è quella repetizione di quel sì : Fummi un
tempo sì dolce, or me sì amara; il quale
ornamento io procurai che quel verso lo aves-
se, né mai potei far sì che lo avesse, ben-
ché quella mutazione sia così leggiera , che
parmi ora che dovesse essermi senza mol-
ta opera venuta nella mente . Ma queste
sono di quelle piccole cose che fanno :
ut sili quivis
Speret idem , sudet multum ,frustraque laboret
Ausus idem .
Delle due mutazioni che fatto hai al pri-
mo quaderno , io scelgo più volentieri quel-
la che mi scrivi nella lettera tua ; che par-
mi che quel terzo verso : Farsi di belle im~
prese adorna e chiara sia più grave , più
sostenuto e più bello che non è quello :
Ornarsi di -virtù lucente e chiara , nel qua-
le parmi che que' due aggettivi in ultima
che hanno già innanzi il loro sostantivo ,
non facciano troppo buon effetto . Vengo
ora
4oo Lettere
ora a' due altri sonetti tuoi che arricchiran-
no la nostra edizione , e luogo fra gli altri
terranno onorarissimo, che che tu ne dica.
Imperciocché e quai cosa è di più grazio-
so e leggiadro del sonetto sopra le nozze
di Napoli? in cui se vi fosse alcuna cosa
da opporre , potrebbe esser per avventura
che il primo quaderno paja altrui a prima
vista un poco intralciatello ; benché a me
non sembri tale , e se sembrasse , avessi
mille esempj di ottimi autori da far dive-
nir quel poco di oscurità che vi potrebbe
essere, una vaghezza, non che da giustifi-
carla . Bella bellissima poi si è la metafo-
ra, e con immagini ed espressioni poetiche
espressa, che forma il sonetto per lo am-
basciatore. E quella dubitazione dell'ulti-
mo terzetto gli dà una vivezza e un brio
da non dirsi. Ma che dirò ora del povero
e gramo sonettaccio mio sopra le nozze di
questa sig. Pisani ? Il quarto verso di lui
era, come tu dici e lo conosceva anch'io,
debole assai. E in vero tu l'hai migliorato
in modo, che non desidero niente più per
quel quaderno . Ma come in questo io con-
vengo nella opinion tua, così in alcune al-
tre
Inedite. ^01
tre cose non convengo ; e se il dirti ciò
liberamente , può per avventura fare alcun
torto al giudizio tuo, che non lo fa, egli
però fa tal ragione all'amicizia nostra, che
tu non hai certamente di che dolerti me-
co . Tu non approvi que'due versi: Foco
lanciò, che d'arse navi e antenne Diede
a pesci marini esca infeconda . A me pare
che questo non sia cattivo tratto ; perchè
dicendosi, parlando di battaglie navali, che
i cadaveri e i tronchi furono esca a' pesci;
mi pare che non istia male , parlando di
questa in cui furono abbrugiate le navi de'
Genovesi, il dire che fu data a'pesci esca
di navi arse; ed esca infeconda, poiché di
questa non ponno nutrirsi siccome fanno
di quella • Che se per avventura paresse
che questo infeconda fosse adoperato trop-
po metaforicamente , parmi che ciò possa
essere scusato a cagion d'esempio da quello
che ordinariamente si dice del Nilo : che le
sue alluvioni sopra le campagne d'Egitto sie-
no feconde ; poiché siccome queste si dicon
feconde, perchè nutriscono in un certo mo-
do quelle campagne , così non mi par mal
detto di un'esca che nutrisca i pesci fecon-
To: XI. Ce da,
^02 L E T T E 11 E
da , e in conseguenza di una che non li
nutrisca infeconda . Io non so se queste co-
se ti pareranno troppo ricercate . Quanto
all' Istro il figlio 'vostro io son d' accordo
teco ; ma non lo son tanto in quell'altro
passo del bel sudore , né in quell'altro: Che
■vai per cento statue un inno vostro , che
tu dici detti con troppa tenuità . Quanto
al primo passo , parmi che stia meglio di
della bell'opra , o di qualunque altra cosa
che fin ora mi sia sovvenuta ; ma questo
non fa che non potesse esser anco catti-
vo . Ma questo non parmi , poiché parmi
che il richiamar la mente al sudore spar-
so in quelle guerre da quel capitano non
faccia cattivo effetto, e il dirlo bello que-
sto sudore non istia male . Quanto al se-
condo passo , io ho voluto imitar quello
d'Orazio nell'oda che fa sopra Pindaro :
Centuin potiore siguis miniere donat . Ma
veggo bene ch'io non ho espresso questo
pensiero così poeticamente come ha fatto
Orazio , né questo potrei fare giammai .
Con tutto ciò la bellezza istessa del pen-
siero , e la grandezza di lui parmi che non
abbia bisogno di troppo gran parole . Oltra.
Inedite. 4°3
di che parmi che quella scappata che si fa
nell'ultimo terzetto, se si può dire scap-
pata , dia al sonetto qualche grazia , e ab-
bia del lirico. Ora vedi per Dio, e dim-
mi se non ti dispiacessero ora i due ter*
zetti messi così :
Ma ben vedremo ancora un giorno tutto
U Egeo mescer di sangue un figlio vostro ,
Sì che Lepanto pia non si rarnmente .
S'avrà poi vinta es.
Io ti prego dirmi con quella libertà il giu-
dizio tuo, con cui io t'ho detto il mio,
che Dio non voglia sia stata soverchia . Il
Volpi ha avuto il sonetto tuo , ma non 1'
ho ancora potuto vedere . De' sonetti per
la monaca ti ringrazio quanto so e posso
il più , e ringrazio altresì tuo fratello e
Ghedini, a cui sarai contento di far sape-
re che io gliene ho obbligo infinito , e a
lui mi proferirai , se mai ad alcuna cosa
valessi. Quello del Tagliazucchi , come di-
ci tu , non fa al proposito in modo niuno .
L'abate Conti il padre Crivelli il sig. An-
tonio Vallisnieri il Morgagni il Poleni ti sa-
Qc 2, lutano
4o4 Lettere
lutano e risalutano mille volte . A cotesto
sig. ambasciatore Vaselli al Beccari al Fabri
mi raccomanderai senza fine; al sig. abate
Martini altresì , al quale io sarei molto ob-
bligato della memoria che fa di me, se io
non credessi che tu in questa memoria istes-
sa di lui non avessi gran parte . A costei
poi che appare ora di sdegno or di pietà
vestita , mi raccomanderai pure , che ora
le perdono di buona voglia tutte le infe-
deltà che mi può fare, che me ne può fa-
re assai più che io immaginar non posso .
JVon ego hoc ferretti calidus juventa , con-
tale Fianco . Io prego poi te amarmi co-
me fai , che ami uno che ama te in mo-
do , che niente più ama sé medesimo , e
il di cui amore arriva fino a inquietarlo ;
ch'ella è gran pena per me lo starmi da
te lontano . Ma questo non sarà sempre ,
se piacerà a Dio . Tu intanto sta sano , ©
conservando te conserva la pupilla degli oc-
chi miei , o se v' è cosa più cara della pu-
pilla degli occhi. Addio addio senza fine-
Inedite. 4°^
DEL MEDESIMO
XXX.
Padova a4- ottobre ìjZa.
JlLccoti l'endecasillabo da metter in fron-
te alla prima parte della raccolta , che non
ha un'ora che è finito. Perchè tu vi scor-
gerai mille difetti che non vi posso veder
io , che ho ancora la mente calda . E se
ve li correggerai, ella sarà una delle soli-
te tue opere di carità verso di me .
Questo poetico picciol libretto
Che vedi, o candido lettor, pur ora
Di liscia e morbida pelle coperto , etc.
Felice il mio endecasillabo , se sarà appro-
vato da te _, da cotesti altri alunni delle
muse , e se infine sarà degno di stare in-
nanzi a' versi tuoi ! Della lettera al Man-
fredi ne ho fatto ben da cento versi , &
la
4o6 Lettere Inedite.
la si vuol venir più lunga che io non mi
pensava. Finita che ella sarà, tu l' avrai.
Or dimmi,, questa stamperia del Volpi è
occupata per tutto marzo. Che cosa s'ha
a far egli? A me piacerebbe senza fine ser-
virmi di quieta stamperia . Ma altrettanto
dispiacerebbe che questo libretto , benché
da Volpi istesso , si dovesse stampare sen-
do lontano io; tanto è l'amore che io gli
ho che temo di commetterlo a chi che sia.
Tu mi dirai qual partito io debba prende-
re . L'edizione potrà per altro esser bella
e nitida , ancorché non fatta da Volpi .
Tuttavia se tu hai divozione a questa stam-
peria , si farà ciò che tu vorrai più . Io
non ti scrivo più a lungo, perchè l'ora è
tarda . Non posso però tralasciar di dirti
che il Volpi e il signor Salio ti ringrazia-
no senza fine del sonetto tuo , il quale è
piaciuto loro senza fine . Salutami gii ami-
ci e l'amica . Addio , animce dimidium me& .
Addio cento volte .
INDICE
Delle Lettere contenute /tei T. 2il.
I. JLJ ci co: Algarotti a Giampietro Zanot-
ti . p. 176. 186. 197. 206. 218. 9,/{i,
II. -------a Francesco Maria Z>a~
notti, p. 263. 271. 277. ago. 3o3.
019. o-zò. 562. 384- 3g6.
III. ài Eustachio Manfredi al co: Algarot'
ti dal 1728. a 1739. Pagi 1. ì/fi.
IV. di Giampietro Zanotti al co: Algarotti
dal 1729. a 1766. p. i53. a4g.
V. di Francesco Maria Tjanotii al co: Al-
garotti dal 1728. «1732. p.a53. 38g.
Fina del Tomo Undecimo ,