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Full text of "Opere del conte Algarotti"

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Il 


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DUKE 

UNIVERSITY 

LIBRARY 


THE  LIBRARY  OP 

PROFESSOR  GUIDO  MAZZONI 

1859-1943 


Digitized  by  the  Internet  Archive 
in  2011  with  funding  from 
Duke  University  Libraries 


http://www.archive.org/details/operedelcontealg11alga 


CARTEGGIO     INEDITO 

DEL     CONTE 

ALGAROTTI 

*•***•*•**••*•*+**+•••**•*••*•* 
PARTE    PRIMA. 

*****  ********** **************** 

LETTERE    ITALIANE. 


Ir. 

A 


.Jlf'tti+i  t'f/S  t/i'/ 


Jlrti'/t .  JffnrAf  ;■ 


LETTERE 

DEL     SIGNOR 

EUSTACHIO  MANFREDI  (g 


I. 


Bologna  a  8.  settembre  1728. 


I 


O  non  voleva  per  ora  dare  a  V.  S.  Illu» 
strissima  l'incomodo  di  mie  lettere,  ed  ave- 
va fatto  mediatore  fra  noi  il  gentilissimo 
sig.  Francesco   suo ,    acciocché   le   portasse 


egli 


(1)  Profondo  matematico ,  grande  astronomo  , 
leggiadrissimo  poeta,  coltissimo  prosatore,  sie- 
de  il  primo   nella  scelta  schiera  di  carelli  clie 

A    2  man- 


^  Lettere 

egli  li  miei  rispetti  ,  lìriche  si  trattiene 
costì;  ma  al  vedermi  giunger  oggi  dalla  ca- 
sa Algarotti  un  sì  nobile  e  generoso  rega- 
lo, non  ho  potuto  tenermi  dall' indirizzare 
a  V.  S.  Illustrissima,  che  è  degnissimo  ca- 
po di  quella,  non  so  se  dica  i  miei  ringra- 
ziamenti o  più  tosto  le  mie  querele;  per- 
ciocché quanto  mi  dà  materia  di  ringraziar- 
li la  loro  liberalità ,  altrettanto  me  ne  por- 
ge di  dolermi  il  dubbio  di  non  godere  tut- 
ta la  loro  confidenza,  che  è  quella  che  prin- 

ci- 

mantennero  in  questo  secolo  l'onore  dell'  italiana 
letteratura .  Fu  l'amico  ed  il  mentore  d' Algarotti , 
e  gli  aprì  l' aringo  d' onore  eh'  ei  poi  percorse  con 
tanto  successo  .  Le  pistole  che  di  lui  pubbli- 
chiamo sono  un  testimonio  irrefragabile  dell'amo- 
re ch'ei  portava  al  suo  allievo,  e  della  stima 
altissima  in  che  il  teneva  :  Algarotti  vi  è  dipin- 
to qual  ei  dappoi  fé  di  se  mostra  alla  colta  Eu- 
ropa ;  e  il  maestro  vi  comparisce  pieno  di  eru- 
dizione e  di  dottrina,  candido,  ingegnoso,  di 
quelìa  eleganza  di  gusto  di  quella  pulitezza  e 
di  quella  disinvoltura,  che  avrebbe  egualmente 
piaciuto ,  come  scrisse  Algarotti  stesso  ,  a  Pa- 
rigi che  in  Atene  . 


Inedite.  5 

cipalmente  mi  sta  a  cuore .  Ho  protestato 
altre  volte  e  di  nuovo  protesto  che  tacito 
è  il  piacere ,  che  io  provo  nel  servirli  pre- 
stando al  signor  Francesco  la  mia  debole 
assistenza ,  che  cercherei  io  questo  onore 
a  qualunque  costo;  non  che  meriti  io,  o 
pretenda  d'esserne  gratificato  dalla  loro  ca- 
sa,  e  massimamente  in  maniere  così  ecce- 
denti, degne  bensì  dell'animo  nobile  di  chi 
dona  }  ma  troppo  sproporzionate  alla  con- 
dizione di  chi  riceve .  Il  signor  Francesco 
sarà ,  secondo  tutte  le  apparenze  ,  un  gran 
letterato;  mi  lascino  dunque  godere  della 
soddisfazione  di  avere  in  qualche  piccola 
parte  contribuito  all'indirizzare  ne'primi  suoi 
studj  un  talento  sì  straordinario ,  che  è  il 
maggior  premio  che  io  possa  mai  meritare 
per  tutto  quello  che  avessi  fatto  o  potessi 
fare  in  servirli,  senza  caricarmi  di  tali  ob- 
blighi ,  quali  non  posso  sostenere  se  non  con 
una  estrema  confusione  .  La  supplico  di  por- 
tare questi  miei  veraci  sentimenti  a  tutta 
l' illustrissima  sua  casa  .  Al  signor  Francesco 
poi  mi  farà  grazia  di  dire  che  io  non  gli 
scrivo,  perchè  sono  un  poco  in  collera  con 
lui,  giacché  non  mi  pare  che  mi  tratti  da 

A    3  ami- 


6  Lettere 

amico ,  ma  quasi  da  straniero ,  regalando- 
mi in  simil  maniera  ;  e  che  ne  aspetto  una 
lettera  di  scusa  scritta  nello  stile  del  suo 
Bembo,  e  con  ciò  gli  porti  i  cordialissimi 
rispetti  di  tutti  i  miei .  Per  far  fine  si  ac- 
certi V.  S.  Illustrissima  che  quello  che  io 
vaglio  in  servirli  è  sì  poco ,  che  non  me- 
rita il  pensiero  di  contraccambiarmene;  quel- 
lo poi  che  desidero  è  tanto  ,  che  niente 
più  gli  si  può  aggiungere ,  essendo  io  quan- 
to altri  possa  mai  essere,  quale  ho  l'onor 
di  dirmi. 


•  0*0* 


DITE 


R 


IL 


Bologna  5.  ottobre   1728. 

imasi  così  sorpreso  dalla  splendidezza 
e  generosità  di  V.  S.  Illustrissima  nel  rega- 
lo inviatomi ,  e  a  un  tempo  stesso  così  con- 
fuso dalla  considerazione  del  poco  o  nulla 
che  io  vaglio  per  meritare  il  suo  gradimen- 
to, non  clic  i  suoi  regali,  che  non  seppi 
l'ordinario  passato  che  cosa  rispondere  alla 
sua  gentilissima  lettera.  Inviai  tuttavia  due 
righe  al  signor  Bonomo  degnissimo  suo  fra- 
tello ,  per  accertarlo  de'sentimenti  di  ob- 
bligazione e  di  confusione,  ne'quali  io  mi 
ritrovava  ;  e  lo  pregai  di  far  in  mio  nomo 
un  poco  di  querela  con  V.  S.  Illustrissima, 
la  quale  sapendo  meglio  d'ogni  altro  la  mia 
insufficienza  a  servire  la  loro  riveritissima 
casa  nella  sua  persona  ,  mi  trattava  ciò  non 
ostante  con  una  misura  di  riconoscenza  co- 
sì distinta ,  e  che  non  può  praticarsi  meco 
senza  far  anco  un  poco  di  torto  alla  nostra 
amicizia.  Le  dico  sinceramente,  mio  caro 

A    4  si- 


8  Lettere 

signor  Francesco  ,  che  ella  non  dee  fare  ta- 
li parti  con  me ,  e  che  non  posso  ricever 
regali  da  lei  senza  dubitare  di  non  godere 
presso  di  lei  quella  piena  confidenza  che 
desidero.  Mio  fratello  eresiato  anche  egli 
sopraffatto  della  sua  straordinaria  finezza, 
e  perfino  i  servidori  di  casa  regalati  anche 
essi  da  V.  S.  Illustrissima  nella  sua  parten- 
za, troppo  in  vero  generosamente,  m'impon- 
gono di  ringraziamela ,  né  più  sanno  dire . 
Ma  via ,  lasciamo  da  parte  tutto  quello  che 
può  aver  apparenza  di  cerimonia,  e  passia- 
mo ad  altro  .  Che  fa  ella ,  mio  gentilissimo 
signor  Francesco?  E  ella  ancora  in  Vene- 
zia o  in  villa?  Sono  finite  le  visite?  Ha  ve- 
duto il  sig.  Rizzetti?  Mi  dia  un  poco  nuo- 
ve di  lei  e  delle  sue  presenti  occupazioni , 
o  più  tosto  de'  suoi  divertimenti ,  giacché 
ora  non  pare  che  sia  tempo  da  altro .  Io , 
per  dirle  qualche  cosa  di  me ,  da  che  ella 
partì  mi  sono  trovato  sempre  tutto  solo  in 
villa,  se  non  quando  il  signor  Giampie- 
tro Zanotti  è  venuto  qualche  volta  a  tro- 
varmi ,  e  jeri  sera  si  bevve  con  esso  alle- 
gramente alla  salute  del  sig.  Ghecco  una 
bottiglia   del    suo  preziosissimo  frontignak . 

Oggi 


Inèdite.  g 

Oggi  il  mal  tempo  mi  ha  cacciato  dalla  vil- 
la alla  città,  nò  so  se  più  mi  risolverò  di 
partirmi ,  tanto  più  che  sento  esservi  tor- 
nato il  signor  dottore  Zanotti,  e  presto  as- 
pettatisi il  signor  Eustachio  ,  co' quali,  co- 
me pure  col  sig.  capitano  Marchesi  (che 
anche  esso  è  giunto  colla  bramata  licenza 
di  restarvi,  e  che  m'impone  di  riverirla  in 
suo  nome  )  si  andrà  riunendo  la  nostra  ca- 
merata astronomica  del  Toresotto  ;  ma  fin- 
ché ella  non  torna  vi  mancherà  l'ultimo 
e  più  aspettato  compimento  .  Intanto  ini 
sono  messo  ad  accozzare  insieme  i  pezzi 
del  mio  trattatello  astronomico  sopra  le  pa- 
rallassi annue  delle  fìsse ,  per  darlo  fuori 
una  volta ,  e  al  mio  total  ritorno  in  città 
penso  di  ripigliare  le  osservazioni  di  Sirio 
e  di  Arturo  e  di  aggiungere  quelle  di  altre 
fisse ,  per  veder  pure  quel  che  si  possa  con- 
chiudere dalle  fatiche  fatte  nel  Toresotto , 
e  tanto  più  che  sento  esservi  alcun  altro 
lungi  di  qua,  che  cerca  le  medesime  coso 
e  che  potrebbe  prevenirmi.  V.  S.  Illustris- 
sima che  ha  avuta  tanta  parte  nelle  osser- 
vazioni ,  avrà  il  suo  luogo  nella  relazione 
che  farassi   delle  medesime  ,    se   una  volta 

arri- 


io  Lettere 

arriverò  a  finirle .  Ora  qual  libro  legge  V» 
S.  Illustrissima?  Legge  V.  S.  Illustrissima  il 
suo  Bembo ,  o  più  tosto  leggete  voi  le  pi* 
stole  del  vostro  Bembo ,  magnifico  ed  ono- 
rando  messer  Francesco  mio  ?  Mai  si  che 
io  me  ne  accorgo  dalle  lettere  che  hi'  ave- 
te scritte,  le  quali  conciosiacosachè,  o  per 
dir  meglio,  comechè  studiate  non  sieno, 
danno  pure  a  divedere  che  tuttavia  in  Ve- 
nezia ,  non  altrimente  che  in  Bologna  fa- 
ceste,  voi  cercate  d'imitarlo;  al  che  fare 
più  che  mai  vi  conforto  ;  e  piacemi  che 
tutto  quel  tempo  che  dalle  vostre  bisogne 
vi  sopra vvanza ,  spendiate  in  una  sì  utile  e  di- 
lettevol  lettura  ;  con  che  faccio  Une  ,  nella 
vostra  buona  grazia  raccomandandomi,  e  Dio 
vi  dia  il  buono  anno  e  le  buone  calende, 
e  tenga  lontano  da  noi  ogni  sospetto  di  pi- 
stolenza ,  acciocché  presto  tornar  possiate 
a  vederci . 


Inedite.  11 

III. 

Bologna  4-  gennajo   1729. 

IVLille  e  mille  grazie  le  rendo  degl'in- 
comodi che  si  è  preso  a  mia  contemplazio- 
ne ,  visitando  cotesti  cavalieri  francesi  ;  sic- 
come di  quello  che  con  tanta  umanità  mi 
offre  di  prendersi ,  di  trasmettere  il  consa- 
puto pacchetto  a  Parigi,  dove  io  domani 
scriverò ,  avvisando  il  signor  Maral  di  che 
lo  procuri  dal  signor  Joncquet  Echuein 
di  Lione,  come  Y.  S.  Illustrissima  mi  ha 
prescritto  .  Il  signor  dottore  Zanotti  sarà 
da  me  avvisato  del  cortese  riguardo  che  el- 
la ha  avuto  alle  sue  premure  nel  fare  le 
suddette  visite  al  signor  di  Vornè  ,  e  suo 
compagno,  affinchè  sappia  di  avere  questo 
debito  di  più  colla  sua  gentilezza;  ma  egli 
era  di  pensiere  di  scriverle  a  dirittura  (  e 
forse  in  questa  medesima  sera  )  per  avere 
qualche  nuova  di  lei  da  lei  medesima .  Ri- 
ceverà V.  S.  Illustrissima  dal  nostro  corrie- 
re diBglogna,  i  dodici  esemplali  delle  mio 

rime  > 


12  Lettere 

rime,  ed  uno  di  quelle  del  signor  Giam- 
pietro Zanotti,  che  ha  avuta  la  bontà  di 
commettermi.  Mi  spiace  che  sono  mal  le- 
gati e  villanamente  coperti,  ma  tali  gli  ho 
ritrovati  dal  librajo ,  né  vi  era  tempo  da 
farli  rilegare  .  Ella  li  potrebbe  far  vestire 
con  carta  marmorina  o  altra  tale  sopracco- 
perta, per  togliere  la  deformità  della  lega- 
tura ;  giacché  la  goffaggine  delle  rime ,  ri- 
spetto alle  mie ,  non  ha  rimedio .  Il  pac- 
chetto è  franco ,  e  tale  V.  S.  Illustrissima 
deve  riceverlo .  Non  si  metta  in  pensiero 
alcuno  del  costo  de' libri.  Ella  ne  sarà  av- 
visata subito  che  farà  sapere  a  me  la  spe- 
sa di  quello ,  che  mi  fa  grazia  di  trasmet- 
tere a  Lione ,  e  son  ben  certo  che  questa 
partita  di  mio  debito  sbilancierà  l'altra  di 
credito  per  questi  pochi  libretti.  Io  salde- 
rò il  conto  quando  mi  farà  grazia  di  man- 
darmelo .  Le  osservazioni  che  feci  e  che 
V.  S.  Illustrissima  mi  accenna  ,  furono  ve- 
ramente intorno  a  giove  congiunto  con  mar- 
te ,  e  non  con  saturno  ;  nò  da  quelle  osser- 
vazioni io  conchiusi  cosa  alcuna  centra  le 
attrazioni  ;  dissi  solo  che  in  quelle  circo- 
stanze  io   non  trovava   che  l'attrazione    di 

giove 


Inedite.  i3 

giove  sopra  marte  si  fosse  reruluta  sensibi* 
le,  e  proposi  alcune  ragioni  di  dubitare  se 
ciò  dovesse  seguire  o  no  ,  in  conformità  del- 
le leggi  neutoniane;  cosi  pure  mossi  alcu- 
ni dubbj  in  generale  intorno  alle  mutazio- 
ni ,  che  potrebbero  osservarsi  nelle  orbite 
de' pianeti,  se  questi  sensibilmente  operas- 
sero uno  sopra  l'altro.  Il  caso  della  con- 
giunzione eliocentrica  di  giove  con  marte 
ritornerà  in  quest'anno  sulla  fine  di  settem- 
bre .  Se  ne  torneranno  a  fare  osservazioni  j 
per  verificare  o  per  correggere  le  suddette 
conseguenze.  Mi  spiace  di  vederla  distur- 
bata a  conto  del  sistema  del  suo  gran  New- 
ton ,  e  mi  spaventa  quella  sua  cosi  atroce 
e  tragica  esclamazione ,  con  cui  chiude  la 
sua  lettera  :  Oli  vituperio  del  mondo  letterato  ! 
Mi  ricordi  al  signor  conte  Vezzi  quel  di- 
voto e  obbligato  servitore  che  mi  onoro  di 
essergli.  Così  pure  al  signor  abate  Reca  na- 
ti e  al  signor  abate  Conti .  Mi  conservi  il 
suo  pregiatissimo  affetto  ,  mio  caro  signor 
Francesco.  Non  le  chieggo  più  nuove  del 
suo  ritorno,  per  non  infastidirla;  ma  fini- 
to il  carnevale  l'aspetto.  Tutti  la  salutano, 
ed  io  sono  come  sempre  . 


*4  Lettere 

IV. 

Bologna  25.  gennajo   1729. 

V/GGi  alle  ore  20.  ho  ricevuta  la  sua 
de'22.,  e  alle  21.  è  comparso  alla  mia  ca- 
sa il  signor  di  Vorney  ritornato  sano  e  sai* 
Vo  da  cotesta  nobilissima  di  lei  patria ,  del- 
la quale  si  mostra  non  pure  contento ,  ma 
ammirato  ed  invaghito  ;  ma  sopra  tutto  si 
dichiara  preso  dalle  gentilissime  maniere 
dell'illustrissimo  signor  Francesco  Algarot- 
ti ,  da  cui  ha  ricevuto  mille  e  mille  obbli- 
gantissime finezze ,  ed  anco  si  è  sentito  ri- 
novarne  dalla  mia  voce  i  saluti  dopo  d'es- 
ser giunto  in  Bologna  ,  e  gli  ha  sommamen- 
te graditi,  lo  poi  che  debbo  dire  per  rin- 
graziarla di  tanti  incomodi,  che  si  è  presi 
a  mio  riguardo  per  favorirlo  ?  Certo  ne  so- 
no oltremodo  confuso  ;  ma  più  lo  sarei ,  se 
non  considerassi  il  merito  veramente  distin- 
to di  questo  cavaliere,  il  quale  colia  gen- 
tilezza dei  suoi  tratti  avrà  data  a  lei  una 
specie  di  ricompensa  a  quegli  atti  di  corte- 
sia 


Inedite.  i5 

sia  che  gli  ha  prestati;  onde  non  so  se  fos- 
se una  specie  d'arroganza  iti  me  l'attribui- 
re quel  che  ella  ha  fatto  per  lui  più  to- 
sto alla  mia  intercessione ,  che  al  merito  di 
un  sì  compito  signore  ;  e  in  ogni  caso  fa- 
rò come  fanno  i  cattivi  debitori,  che  ne- 
gano il  debito,  perchè  si  trovano  imbroglia- 
ti a  pagarlo .  Sebbene  i  miei  verso  V.  S.  Il- 
lustrissima  sono  tanti  e  così  noti  e  da  me 
stesso  confessati ,  che  male  mi  appiglierei 
negandoli;  onde  è  meglio  dichiararmi  fal- 
lito e  incapace  di  mai  soddisfarli  .  Avanti 
sera  spero  di  avere  dalla  dogana  il  libro , 
che  V.  S.  Illustrissima  mi  ha  mandato  da 
recapitargli,  come  farò  subito  che  l'abbia, 
e  già  glie  ne  ho  dato  l'avviso  .  Di  quelli 
che  io  le  inviai,  ne  faremo  un  conto  esat- 
to quando  ella  sarà  tornata  a  Bologna ,  e 
quando  avrà  poi  saputo  dirmi  per  quale 
strada  e  con  quale  spesa  abbia  mandato  l'al- 
tro in  Francia  al  signor  Maraldi . 

Orsù  giacché  ella  non  viene,  vuol  ella 
osservare  costì  l'ecclissi  della  luna,  che  suc- 
cederà la  notte  dopo  la  domenica  de'  i3. 
febbrajo  ?  Se  vuol  osservarla ,  io  le  mande- 
rò il  mio  orologio  di  casa,  un  quadrantino 

per 


16  Lettere 

per  prender  le  altezze  del  sole  da  regolar 
l'orologio,  uuo  o  due  vetri  affumicati  per 
guardar  il  sole,  e  un'istruzione  distintissi- 
ma di  quanto  ella  dovrà  fare  per  far  esat- 
tamente l'osservazione.  Cannocchiali  non 
posso  mandargliene  ,  ma  ella  ne  troverà  cer- 
tamente costì  da  qualche  parte  uno  dai  5. 
ai 6.  o  7.  piedi,  e  tanto  basta  per  questa  sor- 
te d'osservazioni;  perchè  i  più  lunghi  non 
fanno  veder  niente  di  più  distinto ,  anzi 
confondono  viepiù,  coli' ingrandirla  ,  l'om- 
bra della  terra ,  che  già  per  sé  stessa  non 
è  che  troppo  mal  terminata  e  sfumata.  Mi 
dica  dunque  se  ella  vuole  che  le  mandi 
questi  arnesi ,  in  caso  però  che  non  voles- 
se piuttosto  venir  qua  ad  osservarla  ;  il  che 
quasi  tutti  gli  amici  negano  esser  possibi- 
le ,  trovandosene  per  fino  di  quelli ,  che  pre- 
tendono ch'ella  non  ci  torni  mai  più  (guar- 
di che  opinioni  stravolte  sono  quelle  degli 
uomini  !  )  non  che  venirci  a  quaresima  .  Ma 
sopra  tutto  non  accetti  questa  offerta ,  che 
le  faccio  per  compiacenza,  e  per  non  mo- 
strare di  non  gradirla .  Se  ella  è  veramente 
disoccupata,  se  ha  gusto  di  far  l'osserva- 
zione ,   se  ha  tanta  libertà   di  attendere   a 

far- 


Inedite.  \n 

farla,  e  a  regolare  antecedentemente  l'oro- 
logio, se  non  teme  di  esser  distratta  dalle 
maschere  da'curiosi  o  dagli  importuni,  se 
in  somma  ha  libertà,  ed  ha  genio  di  far- 
la, me  lo  scriva  ;  se  altrimenti  fosse,  me 
ne  avvisi  con  certezza ,  che  io  non  me  ne 
formalizzerò  punto,  potendo  bene  invaginar- 
mi che  le  visite  e  i  divertimenti  del  car- 
novale non  le  lascino  disporre  di  tutto  quei 
tempo  ,  che  ella  medesima  vorrebbe  e  po- 
trebbe per  altro  disporre.  Debbo  anche  av- 
vertirla di  vedere  se  ella  nella  sua  casa 
(perchè  fuor  di  casa  non  fassi  niente  di 
bene  )  abbia  una  finestra  che  guardi  ver- 
so mùente  e  mezzo  giorno,  e  che  sia  assai 
alta  per  non  istentare  a  vedere  la  luna 
nell'ecclissi  ;  e  per  sua  regola  basta  che  el- 
la sappia  che  la  luna  sarà  presso  il  Cuor 
del  Lione;  onde  ella  guardi  da  quale  delle 
sue  finestre  si  vegga  la  sera  questa  fìssa  dal 
suo  nascere  (che  sarà  verso  un'ora  della 
notte)  fino  che  sia  presso  al  meridiano;  ma 
perchè  essa  non  ci  viene  che  ad  un'  ora 
scomoda ,  basta  che  guardi  se  Aldebaran  si 
vegga  da  quella  finestra  alle  due  ore  e  mez- 
20  in  circa,  e  se  l'aspetto  sia  tanto  obbli- 
To:  XI.  B  quo 


18  Lettere 

quo  da  non  potervi  drizzare  un  tubo  di  5» 
in  6.  o  7.  piedi.  Se  non  potesse  vedere  il 
principio  e  il  fine  dell' ecclissi  da  una  stes- 
sa finestra,  potrebbe  servirsi  di  due,  l'una 
volta  verso  oriente,  l'altra  verso  mezzo  gior- 
no .    Egli    è  ancora   necessario   per  regolar 
l'orologio  che  vegga  se  ha  luogo  per  osser- 
vare il  sole  la  mattina  tre  ore  incirca  avan- 
ti mezzo  giorno,  e  poi  altro  luogo  nel  me- 
desimo piano   per  osservarlo    tre   ore  dopo 
mezzo  giorno,    cioè   la  mattina   fra   le   i5. 
e  le   16.,  e  la  sera  fra  le  ai.  e  le  22.,  e 
se    in  queste  ore  potrà   essere  regolarmen- 
te disoccupata  per  due   o  tre  giorni  avan- 
ti,  e  per  uno  o  due  dopo  l' ecclissi;  e  fi- 
nalmente se  nei  luoghi  o  vicino  a' luoghi, 
che    destinerà   per   queste  osservazioni ,    vi 
sia  comodo  per  riporvi  l'orologio  difeso  dal 
sole  dall'aria  aperta   dai  cani   e   dai  curio- 
si. Ella  pensi  a  tutto,   e  se  trova  di  poter 
far  pulito ,  me  ne  scriva  a  risposta  ,  accioc- 
ché   io    le  mandi  subito  quanto    ho  detto . 
Ma  non  pubblichi  questa  cosa  se  non  con 
chi  non  è  capace  di  disturbarla,  altrimen- 
te  avrà  un  mondo  di  curiosi,   che  non  1© 
lascieranno  fare  nulla  di  bene.  Se  l'osser- 
va- 


Inedite.  ìg 

VaziOne  riesce  ,  ricaveremo  la  differenza  dei 
nostri  meridiani .  E  mi  conservi  il  suo  af- 
fetto . 


V. 


Dal  Po   19.  giugno   1729. 


O, 


"H  che  bella  e  cortese  e  dolce  ed  elegan- 
te lettera  mi  ha  scritta  il  mio  gentilissimo 
signor  Francesco  !  Certo  che  se  il  divino 
suo  messer  Pietro  Bembo  gliela  avesse  det- 
tata egli  stesso ,  appena  che  io  creda  che 
fosse  stata  per  parermi  più  vaga  e  leggia- 
dra di  quello  che  mi  è  paruta .  Lascio  star 
che  ci  sieno  per  entro  e  avvegnaché  e  tos- 
lano  e  pericolone  e  Inghilesi  e  cotale  e  schia- 
rimenti e  non  è  da  domandare  ;  perocché 
senza  coteste  parole  pur  anco  sarebbe  bem- 
besca  ;  né  veramente  le  voci ,  ma  il  loro 
ccoppiamento ,  e  la  proprietà,  la  naturalez- 
za e  la  disposizione  de' pensieri,  e  il  can- 
dore delle  espressioni  è  quello  ;  che  forma 

B    a  e  di- 


ao  Lettere 

e  distingue  lo  stile  di  quello  scrittore.   Ben- 
sì mi  è  oltremodo  rincresciuto   che  1  argo- 
mento   di  esse  abbia  dovuto  essere   per  la 
maggior  parte  così  acerbo  e  spiacevole,  sic- 
come   di   quella ,    che    dovette   portarmi    il 
funesto  racconto   della  disgrazia  del  nostro 
signor  abate  Vandelli,  il  cui  caso  V.  S.  Il- 
lustrissima mi  ha  sì  diligentemente  descrit- 
to .  La  qual  cosa  potea  farmi  perdere  tut- 
to il  piacere  del  leggere  la  sua,  se  ad  un 
tempo  stesso  non   mi  avesse  portata   la  si- 
curezza della  guarigione  del  medesimo,  che 
priego  Dio  sia  altrettanto  sollecita,  quanto 
repentino  e  inaspettato   ne  fu  il  disastro,  e 
quanto  meno  ne  era  egli  degno  .    Ma  pas- 
sando alle  altre  parti  più  allegre  della  sua, 
piacemi  oltremodo  che   V.   S.   Illustrissima 
intervenga   pur   tuttavia   alle    conversazioni 
astronomiche  e  letterarie ,  che  la  sera  ten- 
gonsi  all'osservatorio,    e  che  vi  si  legga  il 
Cheyueo  e  le  novelle  letterarie,  fra  le  qua- 
li non  sarà....     -state  le  meno  curiose  quel- 
le,  che  porta  la  lettera  francese  da  me  in- 
viatale .    De' suoi  studj  nella  trigonometria 
e  nell'algebra  senza  fine   mi  rallegro;   im- 
perocché  qual  cosa  non  si  può  sperare  dq 

uno 


Inedite*  2>i 

Vino  studio  costante  e  regolare,  congiunto 
a  tanta  eccellenza  d'ingegno?  Certo  non  po- 
tea  V.  S.  Illustrissima  far  miglior  uso  del 
tempo  di  queste  vacanze ,  che  dandosi  a  sì 
fatte  applicazioni ,  e  specialmente  a  quella 
dell'algebra,  della  quale  quanto  più  vado 
conoscendo  l'importanza  e  l'utilità,  tanto 
maggiore  è  il  pentimento  che  provo  d'aver- 
la ,  quando  era  tempo  ,  sì  poco  coltivata  ; 
il  che  a  V.  S.  Illustrissima  non  accaderà  , 
se  come  ha  cominciato,  così  senza  punto 
stancarsi  proseguirà  a  volerne  intendere  il 
fondo,  e  penetrare  ne' suoi  misterj .  Non 
ho  tempo  di  soggiugnerle  altro ,  perchè  le 
lettere  sono  per  partir  tosto .  Mi  serbi  V. 
S.  Illustrissima  la  sua  da  me  pregiatissima 
grazia,  e  mi  scriva  più  spesso  che  può  sen- 
za suo  sconcio .  Io  per  quanto  lo  compor- 
teranno le  mie  presenti  occupazioni  e  bri* 
ghe  farò   il   medesimo  ;   e  stia  sano . 

Dopo  scritta  la  lettera  e  suggellatala,  la 
riapro  per  dirle  che  mi  è  pervenuta  la  sua 
dei  8.  non  meno  bella  e  cara  della  prima. 


B    3 


aa  Lettere 

VI. 

Ponte  del Lagoscuro  1.  luglio  ifzy. 

Vjosi'  appunto   dee  fare  V.  S.   Illustrissi- 
ma ;    scrivermi  spesso ,   cioè  tutte   le  volte 
che    può ,    né    restare    di  farlo ,    perchè  io 
talvolta  non  le  risponda  così  sollecitamente 
come  bramerei;  perciocché  dei  due  piace- 
ri che  provo  grandissimi,    uno  nel  ricever 
le  sue,  e  l'altro  nello  indirizzarle  le  mie 
non  conviene   alla   sua  gentilezza  privarmi 
dell'uno,  ove  la  mala  sorte  mi  tolga  di  go 
der  l'altro;  come  appunto  ha  fatto  a  que 
sti  passati  giorni ,    nei   quali  sono  stato  ol 
tremodo  occupato,  e  senza  un  momento  di 
tempo  per  respirare  non  che  per  iscrivere . 
Eccomi  dunque  ora  a  pagarle  il  debito  di 
due  risposte ,  che  debbo  alle  due  carissime 
sue  de'i5. ,  e  dei  21.  giugno,  nelle  quali, 
per  cominciare  da  ciò  che  più  m'importa, 
accetto  la  parola  che  V.  S.  Illustrissima  mi 
dà  di  non  lasciarmi  senza  sue  lettere ,  e  il 
giuramento  che  me  ne  fa  in  fé  di  Dio ,  e 

di- 


Inedite.  z3 

dieole  alla  croce  di  Dio  che  così  si  vuol 
ben  fare ,  e  fo  boto  a  san  Francesco  che 
ella  farà  il  meglio  del  mondo  a  mantener- 
mela; fiate  bene  sta  che  non  mi  mandas- 
se due  versi  de' suoi  ogni  volta  che  i  ca- 
vallari ci  vengono  da  Bologna ,  che  così  ve- 
nissero pure  due  volte  il  giorno ,  come  fan- 
no due  volte  la  settimana  ;  che  io  non  mi 
sazierei  di  leggere  così  dolci  e  saporite  e 
affettuose  lettere,  come  le  sue  sempre  so- 
no ,  ed  anco  più  queste  ultime  che  le  pri- 
me ;  perciocché  ella  esercitandosi  nello  scri- 
vere bembesco  e  boccaccevole ,  va  tuttavia 
perfezionando  lo  stile  da  un  giorno  all'al- 
tro ,  né  guari  andrà  che  giungerà  a  quel- 
la eccellenza,  a  cui  dee  indirizzarsi  e  mi- 
rar sempre  un  raro  e  pellegrino  ingegno , 
qual  si  è  il  suo .  Ma  perciocché  a  sì  fatto 
modo  di  scrivere  mal  si  conviene  serbare 
i  titoli  e  i  complimenti ,  che  il  moderno 
abuso  ha  introdotti ,  perdendone  molto  la 
eleganza  fra  l'imbarazzo  di  tante  formole 
affettate ,  la  prego  a  scrivermi  appunto  al- 
la bembesca  col  Voi  in  vece  del  Vossigno- 
ria. Sì  dunque,  così  scrivetemi,  caro  sig. 
Francesco  mio ,  e  vedrete  che  le  lettere  vi 

B    4  ca- 


2.4  Lettere 

caderanno  giù  dalla  penna  anco  più  felice* 
mente  di  quello  che  ora  fanno  ;  ed  ecco 
che  io  ve  ne  do  l'esempio,  lasciando  da 
parte  le  cerimonie;  così  potessi  darvelo  nel- 
la politezza  ed  eleganza  dello  stile .  A  quel- 
lo di  che  mi  avvisate  intorno  al  nostro  si- 
gnor Vandelli,  siate  mille  volte  ringraziato 
del  contento  datomi  con  una  sì  grata  no- 
vella. Io  non  pure  l'ho  partecipata  al  sig. 
abate  di  lui  fratello ,  ma  gli  ho  letta  la  vo- 
stra prima  lettera ,  in  cui  si  diligentemen- 
te me  ne  raccontaste  il  caso,  e  l'ho  fatto 
alla  presenza  di  molti  altri  di  questi  eru- 
diti uomini,  che  qui  si  trovano,  i  quali 
confessano  tutti  essere  voi  molto  ben  riu- 
scito nell'imitazione  di  quegli  scrittori ,  che 
avete  presi  a  seguitare  .  Delle  novelle  astro- 
nomiche, comechè  io  ne  abbia  ricevute  dal 
signor  Eustachio ,  e  dal  sig.  capitano  Mar- 
chesi altre  più  fresche ,  pur  vi  sono  tenu- 
to senza  line ,  e  priegovi  a  continuarmele 
sempre;  perocché  mi  compiaccio  troppo  di 
sentire  che  tuttavia  vi  applichiate  alla  pra- 
tica delle  osservazioni,  e  frequentiate  leso- 
lite  conversazioni  della  sera.  Ma  ohimè  ec- 
co che  mentre  io  scrivo  viene  chi  mi  sol- 
lecita 


Inedite.  a5 

lecita  per  montar  in  carretta  (  parola  che 
da  voi  Jio  presa  )  e  andarmene  in  campa- 
gna co' livelli  e  le  pertiche  alla  mano  .  Non 
ho  più  un  momento  di  tempo ,  fuorché  per 
dirvi  che  stiate  sano ,  e  per  raccomandar- 
mi senza  fine  nella  vostra  buona  grazia . 
Addio . 


VII. 


Pente  di  Lagoscuro  3.  agosto  1729. 

Uciiivo  due  righe  di  pugno  per  ringra- 
ziare il  mio  riverito  sig.  Francesco,  e  tut- 
ti i  signori  astronomi  del  loro  affetto  sì  gen- 
tilmente e  largamente  palesatomi  nelle  due, 
che  da  V.  S.  Illustrissima  ultimamente  ho 
ricevute.  Io  la  Dio  mercè,  sono  senza  feb- 
bre ,  dopo  averne  sofferti  tre  termini ,  né 
questi  gran  fatto  gagliardi ,  toltone  l'ultimo 
che  fu  assai  nojoso.  Ella  è  stata  una  di  co- 
teste  terzanacce  alla  moda  ;  or  vegga  ella 
che  razza  di  febbre  va  a  venirmi ,  e  a  quel 

di- 


26  Lettere 

disgraziato  di  Francescone  mio  servidore  va 
poi  a  toccare  un  Hemitriteo  ,  che  almeno 
è  febbre  da  galantuomo  ,  e  come  ella  ve- 
de ,  viene  dal  greco  ;  e  quanto  dobbiamo 
noi  credere  che  pagassero  l'abate  Lazzarini 
il  marchese  Maffei  il  Muratori  e  cotesti  let- 
teratoni  di  prima  bussola,  per  avere  un  He- 
mitriteo ?  ma  così  va  il  mondo  .  A  colui 
tocca  l' Hemitriteo,  e  a  me ,  che  con  rive- 
renza son  poi  dottore ,  una  febbretta  da  fac- 
chino .  Orsù  mi  rallegro  con  V.  S.  Illustris- 
sima che  abbia  goduta  per  alcuni  giorni  la 
villeggiatura  di  Crespellano ,  dove  mi  figu- 
ro che  avrà  avuta  la  compagnia  del  signor 
marchese  Carlo  Grassi .  Non  so  quando  sia 
per  terminarsi  questa  benedetta  visita,  tan- 
to pare  che  ogni  giorno  ci  nasca  qualche 
malanno  per  allungarla .  È  ricaduto  il  pa- 
dre abate  Grandi ,  è  malato  il  signor  dot- 
tor Zendrini ,  capi  della  commessione  pon- 
tificia e  veneta ,  ed  è  miracolo  se  sta  sa- 
no il  signor  Marinoni,  capo  della  cesarea. 
Io  mi  lusingava  di  rivederla  e  con  lei  i  si- 
gnori astronomi  il  dì  dell' ecclissi ,  ma  non 
so  se  potrà  riuscirmi.  La  prego  di  dir  lo- 
ro che  ini  sarà  carissimo   che   ne  facciano 

l'os- 


Inedite.  27 

l'osservazione,  ed  a  farla  ella  stessa  con  lo- 
ro .  Si  facciano  servire  per  quella  notte  in. 
mia  casa  il  meglio  che  sarà  possibile .  Già 
fra  gli  astronomi  s'intende  ora  per  sempre 
compreso  il  signor  dottor  Francesco  Zanot- 
ti;  nella  cui  persona  l'astronomia  ha  fatto 
un  sì  grande  acquisto.  Li  riverisca  uno  per 
uno  in  mio  nome,  e  cominci  dal  riverir  lei 
medesima.  Stiasatia,  mio  carissimo  e  gen- 
tilissimo signor  Francesco ,  e  mi  conservi 
il  pregiatissimo  amor  suo . 


28  Lettere 

Vili. 

Bologna  6.   settembre   1729. 

Scrivo  in  nome  non  di  me  solo,  ma  di 
tutti  gli  amici  di  V.  S.  Illustrissima  per  fe- 
licitarla del  suo  arrivo  in  patria,  e  per  far- 
le que' complimenti ,  che  l'improvvisa  sua 
partenza  appena  ha  lasciato  loro  il  tempo 
di  concepir  nell'animo,  non  che  di  espri- 
merle con  parole .  Veramente  a  me  ed  a 
tutti  pare  un  sogno  che  ella  quasi  in  un 
momento  abbia  presa  e  mandata  ad  effet- 
to una  tal  risoluzione  >  che  a  tutti  è  giun- 
ta novissima,  talmente  che  il  signor  dottor 
Guadagni  avvisatone  da  noi  questa  mattina 
non  volle  crederla ,  e  la  stessa  sorpresa  ne 
ha  avuta  il  signor  dottor  Parma  e  gli  altri, 
che  sogliono  capitare  alla  nostra  conversa- 
zione, i  quali  aspettando  di  trovarvela  al 
solito ,  sentono  con  meraviglia  che  ci  ab- 
bia lasciati,  quasi  senza  che  noi  stessi  ce 
ne  siamo  accorti .  Or  dunque  poiché  cosi 
è  piaciuto   a  Y.  &  Illustrissima,   desidero 

che 


Inedite.  z() 

che  ne  abbia  quella  maggior  contentezza , 
che  può  bramarne,  e  che  i  suoi  signori  di 
casa  non  abbiano  disapprovata  la  sua  im- 
provvisa comparsa  costà.  Prego  V.  S.  Illu- 
strissima a  portare  a  ciascuno  di  essi  i  miei 
ossequj ,  ed  a  scusarmi  eoa  loro  di  non  aver 
anticipato  a' medesimi  un  avviso,  che  ella 
ben  sa  non  aver  io  avuto  il  tempo  di  scri- 
vere nelle  poche  ore ,  che  corsero  fra  la 
sua  deliberazione  e  la  partenza .  La  prego 
in  nome  comune  a  non  lasciarci  senza  suo 
lettere ,  stando  noi  tutti  con  sollecitudine 
del  suo  viaggio  in  una  stagione  cosi  fervi- 
da, e  in  uua  influenza  d'aria  così  insalu- 
bre,  finché  non  la  sentiamo  arrivata  costà 
con  prospera  salute .  Mi  scordai  di  dirle 
che  ho  saputo  che  nel  giornale  di  Trevoux 
del  mese  di  maggio  del  corrente  anno  si 
leggono  riferite  le  nuove  sperienze  e  sco- 
perte ,  che  ella  tanto  desiderava  del  signor 
Bradley  intorno  alla  luce  ,  alla  distanza  del- 
le fìsse  e  al  moto  della  terra.  Se  ella  ha 
curiosità  di  vederle ,  potrà  cercarle  in  quel 
tomo ,  che  si  troverà  ,  come  spero ,  nelle 
mani  o  del  signor  Michelotti ,  o  del  signor 
abate  Conti.   Per   me   spero  di  vederle  in 

ori- 


So  Lettere 

originale  nella  dissertazione  di  quell'auto- 
re ,  che  il  signor  cavalier  Dereliam  con  sua 
lettera  giuntami  jeri  sera  promette  di  man- 
darmi tradotta  fra  pochi  giorni.  Se  l'ope- 
ra corrisponderà  alla  grande  aspettazione 
che  se  ne  ha,  e  se  V.  S.  Illustrissima  gra- 
dirà divederla,  glie  ne  manderò  subito  un 
transunto .  Nella  medesima  lettera  il  signor 
Derehara  mi  scrive  queste  precise  parole  : 
J^orrei  pregarla  a  procurarmi  le  sperienze  co- 
sii  rifatte  a  conto  del  libro  del  Rizzetti ,  per 
poterle  mandare  alla  Società  regia ,  che  so 
quanto  gradirebbe  di  poterle  inserire  in  al- 
cuna delle  sue  transazioni .  Domani  gli  ri- 
sponderò che  il  gentilissimo  autore  dell© 
sperienze  è  partito  di  qua  per  passare  un 
pajo  di  mesi  in  villa ,  e  che  al  suo  ritor- 
no ,  che  ha  promesso  sia  per  seguire  ad 
Ogni  Santi ,  non  mancherò  di  pregarlo  a 
darmi  un  ristretto  delie  suddette  sperienze  ; 
perchè  il  signor  cavaliere  possa  restar  ser- 
vito di  trasmetterle  alla  società .  Tocca  dun- 
que a  V.  S.  Illustrissima  di  non  farmi  com- 
parir bugiardo ,  e  col  tornar  qua  sollecita- 
mente, come  ci  ha  promesso,  e  col  parte- 
ciparmi subito  le  circostanze  delle  sperien- 
ze 


Inedite.  Zi 

ze  stesse  in  volgare ,  in  capitoletti  corti ,  non 
potendo  servire  la  dissertazione  distesa  che 
ella  ne  fece  all'Accademia.  Godio  di  ave- 
re questa  piccola  occasione  di  contribuirò 
a  far  giungere  il  suo  nome  a  quella  cele- 
bre adunanza,  e  a  farlo  passare  per  mezzo 
di  essa  alla  pubblica  notizia  de' letterati . 
Addio,  mio  gentilissimo  signor  Francesco  : 
ci  voglia  bene,  e  comandi  a  me  senza  ri- 
sparmio ,  che  sono  tutto  suo ,  e  non  ci  fac- 
cia languire  come  l'altra  volta  coll'aspetta- 
zione  prima  delle  sue  nuove ,  e  poi  della 
sua  persona .  Io  sono  con  tutta  la  più  per- 
fetta stima  e  cordialità. 


•  0*0+0* 

*  0*0* 
*o* 


52  Lettere 

IX. 

Bologna   i5.   settembre   1729. 

JL  N  villa ,  dove  mi  trovo  ,  alle  Acque ,  mi 
è  giunta  la  gentilissima  lettera ,  colla  qua- 
le V.  S.  Illustrissima  mi  dà  parte  del  suo 
arrivo  in  patria  del  suo  stato  e  del  pensie- 
re  che  ha  tuttavia  di  ritornare  quanto  pri- 
ma a  rivederci ,  le  quali  cose  quanto  mi 
sieno  state  care  meglio  è  che  io  lasci  che 
V.  S.  Illustrissima  lo  estimi  e  misuri  da  sé 
stessa  sulla  certezza ,  che  ha  del  mio  cor- 
dialissimo affetto  e  della  verace  stima  che 
ho  di  lei ,  che  affaticarmi  inutilmente  nell' 
esprimerlo  e  significarlo  con  parole .  Sopra 
tutto  grandissimo  è  stato  il  mio  piacere , 
veggendo  che  dopo  letto  il  primo  foglio  del- 
la sua  lettera ,  uno  e  poi  anco  un  altro  , 
tutto  pieno  de' suoi  caratteri  ne  seguiva;  e 
se  fosse  potuto  succedere  a  questi  il  quin- 
to ed  il  sesto  non  mi  sarei  saziato  giammai 
di  leggere ,  comechè  sia  certo  che  ciò  npn 
potea  essere  senza   che  ella  si  fosse  nojata 

di 


Inedite.  33 

di  scrivere,  la  qual  sua  noja  mi  avrebbe  di- 
minuito il  contento,  che  da  tal  lettera  sa- 
nami venuto .  Io  non  lascerò  di  far  gode- 
re a'suoi  amici,  e  ben  presto,  quella  par- 
te che  loro  dee  toccare  di  questa  medesi- 
ma gioja,  e  già  so  che  tutti  impazientemen- 
te l'attendono  e  la  sospirano  ;  e  s*olo  mi 
spiace  che  il  sig.  Eustachio  non  potrà  en- 
trarne a  parte  per  ora ,  da  che  egli  si  è 
portato  a  Castelfranco  per  dimorarvi  al- 
cun giorno  presso  la  zia .  Il  signor  Giam- 
pietro sarà,,  come  spero,  da  me  questa  se- 
ra ;  e  il  signor  dottor  Francesco  col  signor 
capitano  mi  hanno  anche  essi  promesso  di 
farmi  qui  oggi  o  domani  una  visita,  credo 
anco  a  questo  fine  di  aver  da  me  qualche 
nuova  dei  loro  e  mio  carissimo  sig.  Fran- 
cesco .  La  ringrazio  senza  fine  delle  nuove , 
che  mi  dà ,  e  del  signor  abate  Conti  e  del 
signor  Michelotti,  che  mi  onorerà  di  rin- 
graziar parimente  in  mio  nome ,  e  di  ri- 
cordar loro  l'umilissima  servitù  mia.  Par- 
mi  ottimo  consiglio  quello  del  signor  Mi- 
chelotti ,  che  ella  riduca  in  compendio  quel- 
la medesima  dissertazione  sopra  le  sue  es- 
perienze,  che  lesse  nell'accademia,  e  la 
To:  XI.  C  dia 


34  L      E      T      T     E      R      r 

dia  ria  inviare  al  sig.  cavaliere  Dereham  , 
affinchè  le  trasmetta  alla  Società  regia  .  Que- 
sto onore  che  avrà  il  nome  di  V.  S.  Illu- 
strissima di  comparir  in  quegli  atti ,  non  fìa 
certamente  V  ultimo  che  le  procaccerà  il 
suo  merito  ;  perocché  ella  non  cesserà  di  pro- 
durre altre  opere  d'ingegno  di  eguale  e  di 
maggior  pregio  di  questa  prima .  La  disser- 
tazione del  signor  Bradley  io  ancora  l'at- 
tendo colla  venuta  a  Bologna  di  monsignor 
Monti,  che  già  dovrebbe  essere  per  istra- 
da .  Se  la  riceverò  prima  di  quello  che  io 
possa  credere  che  ella  l'abbia  veduta  costì, 
glie  ne  invierò  il  compendio ,  dandomi  a 
credere  che  non  ostanti  gli  allettamenti , 
che  troverà  in  cotesto  soggiorno,  non  la- 
sceranno di  esserle  care  anco  le  nuove  let- 
terarie .  Se  il  sicnor  Michelotti  manderà 
o 

alcuna  sua  dissertazione  da  inserire  negli  at- 
ti dell' accademia,  io  spero  ancora  che  sia 
per  giugnere  in  tempo  ;  ma  ne  parlerò  col 
sig.  dottor  Francesco  per  saperlo  più  cer- 
tamente,  perciocché  nei  passati  giorni  so 
che  egli  sollecitava  al  possibile  il  sig.  Bec- 
cari  e  gli  altri  a  fine  di  dar  l'ultima  mano 
all'opera,    e   consegnarla  allo   stampatore, 

Sti- 


Inedite*  35 

Stimo  che  Marco ,  cameriere  di  V.  S.  Illu- 
strissima ,  parta  finalmente  per  costà  questa 
sera.  Egli  le  renderà  i  miei  libricciuoli  so- 
pra le  variazioni  delle  fisse,  che  ella  mi  fa- 
rà grazia  di  recapitare  costi,  e  specialmen- 
te di  inviar  con  sollecitudine  a  Padova  i 
due  per  li  signori  Poleni  e  Riva.  Vada  to- 
sto a  trovare  in  villa  il  signor  conte  Vez- 
eì,  di  cui  non  potrebbe  avere,  né  bramare 
compagnia  migliore ,  e  me  gli  ricordi  quel 
servidore,  che  mi  pregio  d'essergli  sempre  . 
Vuol  ella  delle  novelle  di  Bologna?  il  sig. 
Giambattista  Marcelli  colla  signora  Gostan- 
za sua  cognata  ed  una  serva,  andando  in 
villa  lungi  dalla  città  alcune  miglia ,  furono 
in  grandissimo  rischio  di  perire  e  di  infran- 
gersi miseramente  sotto  le  ruote  dello  ster- 
zo ,  che  rovesciatosi  cadde  colle  persone , 
che  vi  erano  entro,  dall'altezza  di  alcune 
braccia  giù  da  un  dirupo .  La  signora  Go- 
stanza ne  ebbe  il  viso  tutto  graffiato ,  e  le> 
carni  livide  in  più  luoghi;  gli  altri  non  ne 
patirono  quasi  nulla,  ma  il  cocchiero  che 
conduceva  lo  sterzo ,  è  cosi  malconcio  che 
Jforse  ne  morrà .  La  dama ,  a  cui  ha  ella 
inviati  i  suoi  complimenti  per  mezzo  del 
jC    a  siguor 


36*  Lettere 

signor  Eustachio ,  è  tuttavia  in  Bologna ,  6 
credo  che  le  mandi  all'incontro  i  suoi  per 
mezzo  di  Marco.  Non  più;  che  l'ora  è  tar- 
da .  Stia  sana  ed  allegra,  e  ci  torni  presto 
a  vedere . 


X. 


Bologna  27.  settembre  iJ2Q* 


K 


ello  spaccio  passato  non  vi  scrissi  co- 
sì a  lungo  come  avrei  voluto,  gentilissimo 
signor  Francesco  mio,  perciocché  me  ne 
mancò  il  tempo ,  il  quale  mi  sfuggì  nel  met- 
tere insieme  quelle  bagattelle,  che  mi  ave- 
vate commesso ,  e  che  vi  spedii  per  la  cor- 
riera la  stessa  sera .  Ora  dunque  ripiglian- 
do la  dolce  e  cortese  lettera  vostra  di  quell" 
ordinario,  dicovi  in  primo  luogo  che  quan- 
to alia  relazione,  che  il  sig.  cavalier  Der- 
eham  desidera  delle  vostre  sperienze  de' co- 
lori ,  per  mandarla  alla  Società  regia  di  Lon- 
dra, niente  rileva  che  la  stendiate  più  i» 

una 


Inedite.  %* 

una  che  in  un'  altra  lingua ,  né  che  essa 
abbia  forma  più  di  semplice  istoria ,  che  di 
lettera  indirizzata  (  come  pensereste  di  fa- 
re )  al  signor  abate  Conti  o  ad  altro  de' vo- 
stri amici  >  perocché  io  non  dubito  che  in 
qualunque  modo  vi  risolviate  di  scriverla , 
non  sia  per  riuscire  a  proposito ,  quando 
vogliate  in  ciò  adoperare  quello  studio  e 
quella  diligenza  ,  che  la  cosa  merita  ;  alche 
fare  potete  prender  tempo  questi  mesi  di 
Vacanza ,  ed  anco  più  se  vi  farà  bisogno  ; 
né  forse  sarebbe  male  che ,  avendo  voi  fat-1 
te  queste  esperienze  colla  direzione  e  l'as- 
sistenza del  vostro  maestro  ,  il  signor  dot- 
tor Zanotti  >  con  esso  lui  ne  conferiste  la 
relazione  ,  e  ne  sentiste  il  parere .  Né  la- 
scerò a  tal  proposito  di  dirvi  che  qui  è  pa- 
ruto  alquanto  strano  che ,  avendo  voi  scrit- 
to di  costà  quasi  a  tutti  gli  amici  vostri  di 
Bologna ,  non  abbiate  per  anco  indirizzati 
due  versi  a  lui ,  che  al  mio  parere  non  do- 
veva esser  l'ultimo  a  riceverne  ;  e  tutti  noi 
(  fuorché  egli  stesso  )  ne  abbiamo  fra  noi 
ragionato  non  senza  qualche  meraviglia  .  Ma 
forse  voi  gli  avete  scritto  a  quest'  ora  ,  o 
tra  poco  il  farete  >  e  son  certo  che  a  qua- 

C    5  lun- 


J 


06  L      E     T     T     E     n     É 

luaqud  tempo  ciò  siegua  ,  gli  sarà  somma- 
mente caro  ;  perciocché  egli  vi  ama  e  vi 
stima  più  che  mai,  e  chiede  ed  ascolta  vo- 
lentieri novelle  di  voi ,  leggendo  e  rileg- 
gendo le  vostre  lettere,  le  quali  io  faccio 
vedere  a  lui,  siccome  agli  alni  amici  co- 
muni .  Ora  tornando  alle  speri enze ,  ben 
debbo  pregarvi  che  vi  piaccia,  quando  le 
avrete  stese ,  in  qualunque  forma  ciò  sia  , 
di  darle  a  me ,  acciocché  io  le  mandi  al 
cavaliere  Dereha'm  ,  che  è  quello  che 
le  ha  richieste  ,  e  ne  ha  scritto  alla  So- 
cietà regia  ;  il  che  avendo  fatto ,  strana 
cosa  parrebbe  che  andassero  colà  per  altre 
mani  che  per  le  sue  ;  quando  pure  non  m'or- 
dinaste di  scrivergli ,  in  luogo  di  risposta 
alla  domanda  che  egli  me  ne  ha  fatto  (la 
quale  anco  in  quest'ultimo  ordinario  mi  ha 
replicata  )  ,  che  avendo  voi  contratto  con 
altri  lo  stesso  impegno ,  la  Società  le  averà 
per  quella  strada .  Io  aveva  proposto  (  non 
con  altro  fine  che  con  quello  della  facilità  e 
della  sollecitudine)  che  lo  scriveste  in  vol- 
gare, in  capitoletti  corti,  distile  piano,  e 
a  maniera  d'un  nudo  e  secco  racconto,  ma 
con  tutte  le  circostanze  ;  nò  solamente  avrei 

sti- 


Inedite.  3g 

stimato  bene  che  riferiste  quelle  ,  che  vi 
erano  riuscite  secondo  l'aspettazione  e  a 
tenore  dei  principi  newtoniani,  ma  ezian- 
dio i  tentativi,  il  successo  dei  quali  pare- 
va contrario  a  questi  principj,  notando  ad 
un  tempo  stesso  le  imperfezioni  degli  stru- 
menti o  le  altre  cagioni,  per  le  quali  l'esi- 
to non  aveva  corrisposto  a  quel  sistema . 
Veggo  con  tutto  ciò  che  lo  stesso  si  può 
fare  in  uno  scritto,  che  abbia  forma  di  let- 
tera,  e  così  in  latino  come  in  volgare,  se 
non  die  vi  bisognerà  più  tempo.  Or  fate 
dunque  come  più  vi  piace  ,  mio  caro  sig. 
Francesco  o  costì  o  in  villa  presso  il  sig. 
conte  Vezzi,  o  pure  al  vostro  ritorno  in 
Bologna:  ma  forse  è  meglio  cominciar  co- 
sii ,  e  compiere  in  Bologna  col  consiglio  del 
signor  Zauotti  .  3Vla  di  ciò  abbastanza .  Io 
vi  ringrazio  senza  fine  delle  novelle  ,  che 
ani  avete  date,  e  di  voi  stesso  e  de'comu- 
ni  amici  di  Venezia,  ed  anco  del  inondo, 
tratte  dalle  gazzette  di  Olanda .  Solamente 
non  avrei  voluto  vedere,  nel  proposito  di 
queste  ultime,  un  periodo  nella  vostra  let- 
tera ,  il  quale  sebbene  è  assai  circospetto , 
tuttavia   pizzica    di  quelle  materie ,    di  cui 

G    4  non 


^o  I-j     r.     t    t     E     n     e 

non    si  vuol  parlare    e   molto   meno  scrìve- 
re .   Mi   è  stato  caro  il  sonetto   in  lingua  ve- 
neziana,  ma  molto  più  il  vostro,    il  quale 
è  piaciuto  eziandio  al  signor  dottore  Fran- 
cesco ,  al  signor  Giampietro  e  agli  altri ,  che 
lo  hanno  udito  .    Si    è  detta  qualche  burla 
sopra   le  passioni  d'animo  espresse    nel  so- 
netto ,    e  sopra  il  dono  destinato ,    che  ne 
è  l'argomento.   Io  tuttavia  dopo  aver  letta 
alla  conversazione  astronomica  la  vostra  let- 
tera ,   ho  dato  d'un  tratto  di  penna  al  no- 
me della  dama,   di  cui  si  parla,  per  poter 
serbar  la  lettera  ,    che  troppo  per  altro  mi 
è  cara,  come  tutte  le  cose  vostre  lo  sono. 
Ben    si    sa  che    i  poeti    si   fingono    in  capo 
amori   e  gelosie   e  crudeltà  ed  altre  cose  tai 
die  vanno  insieme ,  per  avere  argomenti  fe- 
condi da  poetare;  si  sa  ancora  che  i  doni 
alle  dame  non  si  fanno  sempre  per  amore , 
ma   il  pili  delle  volte  per  gentilezza;   nulla 
di  meno    in    una  lettera,    che   può  andare 
sotto  gli  occhi  altrui,    non  si  vuol  mettere 
alcun   nome   vero,  ove  trattisi  d'amore  an- 
corché poetico   e  finto.    Del  sonetto  dicovi 
di  nuovo  che  mi   è  piaciuto,  siccome  quel- 
lo  che  è  ben  condotto  con  unità  di  argo- 
mento 


Inedite.  /yi 

mento  dal  principio  al  fine ,  e  con  locuzio- 
ne leggiadra  e  poetica.  Io  ve  lo  rimando 
in  originale,  e  nel  rovescio  della  carta  tro- 
verete che  l'ho  ricopiato  quasi  senza  alcu- 
na mutazione.  Non  vi  dia  fastidio  tal  pie- 
tale  in  voi  dimora ,  che  sta  benissimo ,  e 
piace  anco  al  signor  dottore  Zanotti .  Nel 
quarto  verso  non  mi  piaceva  che  poi  sape- 
te usarlo  ,  e  vedrete  come  ho  accomodato  . 
Ho  anco  stimato  meglio  loquace  augel ,  seb- 
bene  felice  stava  bene  anch'esso.  Ho  scrit- 
to dunque  e 'sporravvi  nell'ultimo  verso  ,  ma 
se  a  voi  meglio  paresse  onde  e  sporravvi , 
come  stava,  non  ho  che  ridire.  Le  altre 
piccole  mutazioni  le  vedrete  e  le  seguire- 
te, se  vi  piacerà,  come  quella  dell' unde- 
cimo  verso:  Ne  piacer  vi  potrebbe  il  duol 
che  in  ange  ,  per  isfuggire  il  Ned  avesse  pia- 
cer ;  che  poco  è  usato  il  JSed ,  comechè  sia 
della  lingua;  Ma  se  a  voi  dà  nell'umore, 
e  voi  mettetelo  ;  e  scrivete  ancora  lacrime 
per  lagrime  ,  e  aria  per  avria ,  e  penser 
"per  pensi er ;  poiché  veggo  che  vi  andate  tra- 
sformando tutto  nel  vostro  Bembo,  non  pu- 
re nelle  parole  e  nelle  forme  di  dire ,  ma 
eziandio    in    quelle    dello  scrivere .    Vorrei 

che 


4z  L    r.    t    t    r.    n    r. 

che  avvertiste ,  ove  trattasi  di  argomento 
dolce  e  tenero,  a  non  impegnarvi ,  per  quan- 
to è  possibile ,  in  rime  aspre,  siccome  lo  è 
quella  in  arto  che  avete  usata  ne'  quader- 
ni ;  perocché  la  raccoppiata  con  altra  con- 
sonante è  più  acconcia  alla  forma  di  poe- 
tare, grave  e  forte,  che  alla  umile  e  piana 
e  soave.  Ma  coteste  ed  altre  bagattelle  lo 
studio  e  la  sperienza  vi  andrà  insegnando, 
se  pur  venete  esercitarvi  nel  poetare,  al 
che  non  posso  che  animarvi  e  confortarvi , 
non  lasciando  tuttavia  di  pregarvi  insieme 
a  non  abbandonare  gii  altri  studj  ;  giacché 
si  maraviglioso  talento  avete  per  tutti.  Or- 
sù io  vi  scrissi  che  l'altro  jeri  i  padroni  di 
vostra  casa  mi  parlarono  del  cammino  ,  che 
vorreste  nella  camera  dove  ora  abitate  ;  il 
che  io  già  sapeva;  perchè  un'altra  volta  me 
ne  avevano  fatto  motto  ,  ed  io  mi  era 
scordato  di  scrivervene  .  Mi  parve  perico- 
loso per  la  vostra  salute  il  far  fuoco  ove  dor- 
mite ;  ma  ora  mi  dicono  che  pensereste  eli 
dormire  nell'altra  stanza  vicina,  dove  abi- 
ta di  presente  il  Francese.  Ora  volete  voi, 
mio  caro  sig.  Francesco,  cancan  i  dell'  af- 
fìtto di  uà' altra  stanza?  Io  non  ho  che  di- 


re 


Inedite.  jfó 

re ,  se  lo  volete  ;  e  farassi  quello  che  vi 
piacerà,  ma  guardate  che  ad  altri  e  a  voi 
stesso  non  paja  poi  soverchio  ;  mentre  ave- 
te senza  questo  il  fuoco  cosi  vicino  nella  sa- 
letta. Tuttavia  comandate  quel  che  più  vi 
piace  .  Mi  scordai  di  scrivervi  che  il  di 
de'ig.  si  era  fatta  l'osservazione  di  venere 
coperta  dalla  luna  in  pieno  giorno ,  e  si  era 
vegliato  buona  parte  della  notte .  Si  vide 
benissimo  venere  andarsi  nascondendo  pri- 
ma col  corno  settentrionale ,  e  poscia  col 
meridionale  ,  e  quindi  tutta  sparire  ;  né  fra 
tre  osservazioni ,  che  si  fecero  del  suo  to- 
tale nascondimento  da  tre  osservatori,  vi 
fu  divario  d'una  seconda  di  tempo  .  L'emer- 
sione non  si  potò  osservare  con  egual  esat- 
tezza; perciocché  la  luna  essendosi  di  mol- 
to avvicinata  all'  orizzonte  mal  si  distingue- 
va. Si  pranzò  quel  giorno  col  signor  capi- 
tano Marchesi  col  sig.  dottore  Zanotti  e  col 
signor  Eustachio ,  e  ciascuno  bevve  alla  sa- 
lute del  gentilissimo  signor  Checco ,  il  qua- 
le era  il  solo  che  mancasse  a  compiere  la 
nostra  contentezza .  Non  potreste  credere 
quanto  tutti  vi  amano,  e  quanto  spesso  di 
voi  ragionano .  lo  no ,  che  non  vi  voglio  pun- 
to 


44  L      E      T      T      E      U      E 

to  di  bene .  Ma  sentite  questa ,  che  è  und 
gran  nuova .  È  venuta  da  Ilenia  la  tradu- 
zione delle  famose  osservazioni  e  teoriche 
del  Bradley .  L'abbiamo  letta  .  Yi  giuro  che  > 
se  queste  cose  sono  altrettanto  salde  e  ben 
fondate,  quanto  pajono  a  prima  vista,  l'a- 
stronomia non  ha  scoperto  nulla  di  più  ma- 
raviglioso  .  Ci  pareva  nel  leggere  d'aver  pre- 
sente il  nostro  Checchino  ,  e  di  vederlo  sal- 
tare fremere  e  urlare  :  Viva  Bradley .  Ma 
per  Dio  in  due  ore  di  esamina  che  si  fe- 
ce dell'argomento,  per  cui  egli  prova  che 
il  moto  successivo  della  luce  combinato  con 
quello  della  terra  nella  sua  orbita ,  debba 
far  apparire  de' cangiamenti  di  luogo  nelle 
fisse,  la  cosa  non  ci  potò  entrar  in  capo> 
e  partimmo  tutti  persuasi  che  non  debba 
far  nulla.  Io  poi  fantasticando  da  me  stes- 
so credo  d'aver  trovato,  che  veramente  deb- 
ba far  qualche  cosa  >  applicando  all'ottica 
tin  principio  meccanico ,  che  nort  so  esser- 
vi stato  ancora  applicato ,  e  che  Bradley  non 
pare  che  vi  applichi  ;  ma  credo  insieme  che 
se  tal  principio  può  veramente  aver  luogo 
in  questa  faccenda ,  gli  errori  delle  fisse 
debbano  andare  tutto  a  rovescio  di  quello 

che 


Inedite.  4S 

elie  vanno  secondo  la  teorica  dell'autore, 
la  quale  egli  conferma  con  un  maraviglio* 
so  consenso  di  osservazioni.  In  somma  biso- 
gna che  io  ci  pensi  un  poco  più ,  e  per 
ora  sospendo  ogni  giudici©  ,  e  priegovi  a 
non  far  motto  a  chi  che  sia  di  questo  po- 
lso che  ve  ne  ho  scritto  ;  perciocché  non 
sono  ancora  in  istato  di  giudicarne .  Veg- 
go bene  la  grande  esattezza,  con  cui  egli 
ha  osservato,  e  certamente  che  che  sia  del- 
la sua  teorica,  panni  che  dobbiamo  avergli 
grand'obbligo  per  aver  chiarito  come  stia 
il  fatto  intorno  agli  errori  delle  fisse  in  de- 
clinazione; perocché  degli  altri  in  ascension 
retta  (  i  quali  soli  noi  abbiamo  qui  osserva- 
to )  non  ha  detto  nulla  ;  ma  si  può  vedere 
quel  che  dee  seguirne  ne' suoi  supposti,  e 
si  vedrà  tra  poco  ;  perocché  io  mi  ci  vo- 
glio mettere  da  dovvero  per  quanto  potrò  t 
e  ne  avrò  il  tempo  ;  e  basti  di  ciò .  Il  sig. 
Marinoni  ha  scritto  a  mio  fratello  Gabrie- 
le, commettendogli  di  riverir  in  suo  nome 
tutti  gli  astronomi  di  questo  osservatorio , 
e  nominatamente  il  signor  Algarotti .  Ne 
vuol  ella  di  più  per  testimonianza  che  egli 
la  stima ,  come  ella  merita,  e  che  furono 

va- 


^6  Lettere 

vanissime  ombre  quelle,  che  le  passarono 
per  la  niente?  Orsù  ho  io  altra  cosa  da  sog- 
giugnere  ?  Panni  che  no ,  se  non  che  deb- 
bo pregarvi  a  riverir  senza  line  in  mio  no- 
me S.  E.  il  signor  conte  Vezzi ,  presso  di 
cui  mi  do  a  credere  che  voi  ora  vi  ritro- 
viate nella  sua  villeggiatura ,  argomentando- 
lo ancora  dal  non  aver  ricevuto  da  voi  in 
questo  spaccio  alcun  avviso  che  vi  sia  giun- 
to l'involto  speditovi  con  le  passate.  Or 
dunque  state  sano  ed  allegro ,  caro  amico 
e  signor  mio,  e  non  mi  lasciate  mancar  vo- 
stre lettere ,  quando  con  comodo  vostro  lo 
possiate  .  Tutti  i  vostri  amici  per  mille  vol- 
te vi  salutano .  Addio  . 


•0*0*0* 

*o*o* 

•o* 


Inedite.  /tf 

XI. 

Bologna  io.  ottobre  1729. 

I  /uando  io  non  vi  scrivo  a  lungo,  do- 
vete tener  per  fermo  che  il  tempo  me  ne 
manca  ;  non  essendovi  cosa  in  cui  io  trovi 
maggior  piacere ,  che  nel  trattenermi  con 
voi  per  lettere,  toltane  quella  «li  farlo  in 
persona ,  il  che  facendomi  voi  sperare  in 
brieve ,  non  ho  che  desiderare  di  vantag- 
gio. 

Vi  ringrazio  ,  mio  caro  sig.  Francesco , 
che  mi  abbiate  esaudito  scrivendo  al  signor 
dottore  Zanotti,  benché  debbo  credere  che 
a  ciò  vi  sareste  mosso  da  voi  stesso  per  la 
conoscenza,  che  avete  non  meno  di  quan- 
to egli  melila,  che  di  quanto  vi  stima  e 
vi  ama.  Egli  si  trova  ora  in  letto  colle  feb- 
bri terzane ,  o  più  tosto  in  convalescenza 
delle  febbri,  che  cominciano  già  a  lasciar- 
lo. Son  certo  che  la  vostra  gli  sarà  stata 
cara  oltremodo  ,   e  lo  farà  guarire  del  tutto  - 

Subito  si  darà  ordine  che  il  cammino  da 

voi 


48  Lettere 

voi  bramato   si  faccia ,    essendo   già  partito 

il  Francese  da  alcuni  giorni . 

Delle  scoperte  del  Bradley  dicovi  in  brie- 
ve ,   che  io  srimo  aver  egli  trovata  la  vera 
legge  delle  aberrazioni  delle  stelle  .fisse,  cioè 
l'ordine   e  i  tempi,    nei  quali  sieguono ,   e 
ne' quali  s'aumentano,    e  diminuiscono,    e 
le  sue  osservazioni  nelle  altezze  confronta- 
no  colle  nostre   nelle  ascensioni ,    assai   da 
presso  .   Ma  quanto  alla  teoria  ,  per  cui  egli 
le  spiega,  conviene  sospendere  ogni  giudi- 
zio .   Per  me  non  ne  sono  ancora  ben  per- 
suaso ,  e  veggo  che  altri  ancora  non  se  ne 
appagano .    O  quanto   ne  parleremo   al  vo- 
stro ritorno  !  Penso  di  scriver  su  ciò  qual- 
che cosa  con  far  tutto  l'onore  a' vostri  In- 
glesi ,  parlando  solo  di  Ciò  che  vi  è  di  buo- 
no e  di  certo  nella  sua  invenzione ,    e  ta- 
cendo quello  di  che  ancora  può  dubitarsi . 
Ma  voi  non  vi  scordate  poi  che  si  aspetta 
la  relazione  de' vostri  esperimenti  newtonia- 
ni,  i  quali  mirallegro  che  spieghiate  e  fac- 
ciate vedere  a  così  dotti  signori,  come   il 
signor  conte  Vezzi  il  signor  Fabris  e  il  si- 
gnor abate  Muazzo.   A  tutti  questi  vi  prie- 
go   di  portare   i  miei  rispetti,    e  a   questo 

ul- 


Inedite.  /jg> 

ultimo  un  distinto  ringraziamento  por  l'ono- 
re, che  egli  mi  fa  senza  conoscermi  se  non 
sulla  vostra  parola  ;  che  certo  tutto  viene 
dall'avergli  voi  cortesemente  parlato  dime. 

Mi  è  stato  carissimo  l'avviso  della  come- 
ta, e  ve  ne  ringrazio  oltremodo  ;  ma  le  co- 
mete ,  che  richieggono  tubi  di  20.  piedi 
per  esser  vedute,  non  si  scoprono  che  per 
puro  accidente .  Noi  non  ne  abbiamo  avu- 
to alcuna  contezza  prima  di  questa,  e  ora 
sarebbe  inutile  cercarla,  dovendosi  ciò  fa- 
re per  tutto  il  cielo  quanto  egli  è  grande. 
Ma  che  fatica  avete  voi  presa  di  trascriver- 
mi quell'intero  editto!  Ve  ne  ringrazio  per 
l'amore,  che  vi  ha  mosso  a  parteciparmi 
questa  ed  altre  novelle  ;  se  pure  non  ci  ha 
anco  avuta  colpa  un  poco  d'astio  contro  i 
decreti  di  lioma ,  del  quale  dovreste  pure 
una  volta  esser  guarito  nella  conversazione 
di  Narvesa ,  che  tanto  è  rassegnata  a' me- 
desimi . 

O  mio  caro  signor  Checco  !  Io  sono  pu- 
re stracco  dalle  fatiche  fatte  a' giorni  pas- 
sati, rispondendo  a  tre  o  quattro  scritture 
in  materia  d'acque  fra  le  quali  una  di  22. 
fogli .  Non  ne  posso  più ,  ed  ora  che  è  in 
To:  XI.  D  Bo- 


So  Lettere 

Bologna  di  passaggio  il  p.  abate  Grandi  mi 
si  affollano  altre  brighe.  Il  peggio  è  che 
tra  non  molto  credo  di  dover  partire  per 
Lucca  in  altra  piccola  commessione  .  Ve- 
nite dunque,  che  io  vi  vegga  prima  dipar- 
tire. Tutti  vi  aspettano  per  abbracciarvi, 
e  per  mille  volte  ti  salutano .  Statò  sano 
ed  allegro,  comechè  mi  scriviate  mancar- 
vi qualche  cosa  costi  di  ciò  che  costituisce 
parte  della  felicità  umana,  né  vorrei  che 
ne  trovaste  anco  di  troppo  al  vostro  ritor- 
no in  Venezia  .  Però  fate  che  sia  brieve , 
e  tornate  qui  dove  meno  lo  bramerete ,  per- 
chè meno  ne  avrete  comodo  e  speranza . 
Addio  . 


*o*o* 


Inedite»  5ì 

XII. 

Lucca   16.  novembre   1729. 

IN  questa  mia  nojosa  stanza  di  Lucca  è 
venuta  a  trovarmi  e  a  ristorarmi  alquanto 
dal  tedio  delle  presenti  mie  occupazioni  la 
dolce  e  cara  lettera  vostra  de'a.  corrente, 
la  quale,  comeché  sia  di  pochi  versi,  con- 
tiene tutto  quel  più  che  io  potessi  deside- 
rare ;  imperocché  quando  il  mio  caro  sig. 
Francesco  esano  ed  allegro ,  e  quando  egli 
promette  di  venir  quanto  prima  a  veder-» 
mi ,  che  altro  più  mi  resta  a  bramare?  Nul- 
la certamente,  fuorché  l'adempimento  del- 
la promessa,  che  io  non  metto  in  dubbio; 
e  con  questa  speranza  mi  sostengo  e  con- 
solo lino  che  io  torni  a  Bologna ,  per  do- 
ve io  sono  oramai  sulle  mosse,  e  dove  io 
tengo  per  fermo  di  trovarlo  al  mio  arrivo  ; 
anzi  egli  vi  è  forse  a  quest'ora  e  mi  aspet- 
ta,  sgridandomi  della  tardanza,  e  stringen- 
do e  gravando  me  di  quella  sollecitudine 
C.he  io  da  lui  richieggio  .   Orsù  non  più  dun- 

D    2  quo 


Ìì2.  Lettere 

que  di  questo,  e  fra  poco  il  rimanonte  d 
Locca.  Jo  faccio  un  conto  che  voi  dopo 
san  Martino  ,  giorno  in  cui  mi  avete  più 
Tolte  detto  che  costì  si  mangiano  i  gnoc- 
chi, ve  ne  torniate  a  Venezia.  Tre  giorni 
vi  do  di  tempo  per  congedarvi  dagli  ami- 
ci letterati,  come  a  dire  dall'abate  Conti, 
dal  p.  Lodoli ,  e  che  so  io  ?  Tre  altri  ve 
ne  concedo  per  gli  amici  geniali ,  voglio 
dire  quelli,  co' quali  si  ha  confidenza  di 
qualche  amoretto,  (mettiamo  della  Chiaret- 
ta,  e  sia  detto  solo  a  cagion  d'esempio) 
tre  altri  poi  per  gli  amoretti  stessi  ;  giacché 
questi  si  confidano  bensì  agli  amici ,  ma  es- 
si non  se  ne  chiamano  a  parte ,  e  si  voglio- 
no far  segretamente  tutte  le  convenienze 
di  tal  sorta;  il  che  tanto  più  vi  si  deve  con- 
cedere ,  quanto  più  ne  mostravate  voglia 
nelle  prime,  che  mi  scriveste  di  Narvesa, 
nelle  quali  spiegavate  mancarvi  qualche  co- 
sa di  ciò  che  costituisce  la  felicità  umana. 
Tre  giorni  dunque  per  questi  ancora.  E 
poi ,  che  diamine  volete  di  più  ?  Voi  ne  ave- 
te abbastanza  per  un  altro  anno ,  o  per  lo 
meno  fino  all'estate,  tempo  in  cui  suol  tor- 
nare il  pizzicore  di  andar  a  Venezia .  Rac- 
co- 


Inedite.  55 

cogliendo  le  partite ,  e  facendone  la  ragio- 
ne, io  trovo  che  verso  il  di  io.  di  questo 
mese  voi  vi  mettete  in  viaggio  ;  e  siete  in 
Bologna,  a  tardar  molto,  verso  li  25. ,  ver- 
so il  (mal  tempo  penso  d'esservi  anch'io, 
e  forse  prima.  Non  mi  mandate  dunque 
in  malora  un  calcolo  così  faticoso  ,  e  fatto 
con  tutte  le  regole  dell'arimmetica  e  dell'al- 
gebra, ma  veniteci,  veniteci  una  volta ,  se 
non  siete  già  venuto;  e  non  mi  rendete 
colla  vostra  assenza  più  no/osa  la  patria  di 
questa  benedetta  Lucca,  d'onde  non  veg- 
go l'ora  di  spedirmi,  solo  per  abbracciarvi 
e  per  trattenermi  con  voi .  Orsù  addio  ,  mio 
caro  signor  Checco  ;  che  il  tempo  mi  man- 
ca, ed  io  non  cerco  che  sbrigarmi  di  qua, 
e  perciò  non  voglio  impiegarne  di  soverchio 
né  pure  nello  scrivervi ,  che  è  il  maggior 
piacere  che  io  provi .  Addio . 

*o*o* 


D    5 


54  Lettere 

XIII. 

Ravenna  29.   settembre  iy3i. 

J.NCREDIBIL  piacere  ho  preso  dalla  lettura 
de' vostri  bei  versi,  né  saprei  dirvi  quanta 
parte  di  esso  io  debba  riconoscere  dalla  lo- 
ro vaghezza  ed  eleganza,  e  quanto  dall' amo- 
re che  verso  me  avete  dimostrato  nell'in- 
dirizzarmeli  ;  così  peri' una  e  per  l'altra  ca- 
gione mi  sono  stati  oltremodo  cari.  Come- 
chè  la  presente  lontananza  mi  privi  della 
vostra  conversazione,  debbo  in  qualche  mo- 
do compiacermene;  perchè  largamente  me 
ne  ricompensa  facendomi  godere  per  sì  fat- 
to modo  di  quello,  che  trovandomi  con  voi 
non  avrei  goduto  ;  perciocché  io  credo  che 
stando  amendue  in  Bologna,  non  vi  sareb- 
be mai  caduto  in  pensiero  di  inviarmi  una 
lettera  in  versi.  Io  dunque  ve  ne  rendo 
mille  e  mille  grazie,  e  ne  attendo  alcun'al- 
tra  prima  del  mio  ritorno  costà;  poiché  que- 
sto non  seguirà  che  intorno  alla  metà  d'ot- 
tobre.  Ma  che  è  quello  ch'io  sento  di  voi 

da 


Inedite.  55 

da  voi  stesso?  Voi  vi  dolete  dunque  ora 
di  ciò  che  mostravate  di  non  curar  punto? 
Desidero  in  questo  la  fermezza  e  la  costan- 
za dell'animo  vostro  ,  e  mi  giova  credere 
che  abbiate  preso  a  lamentarvi  sopra  un 
amore  non  corrisposto ,  per  avere  più  lun- 
go tempo  di  esercitar  il  vostro  ingegno , 
imitando  il  linguaggio  d'una  passione,  sen- 
za di  che  per  avventura  non  avreste  poe- 
tato con  tanta  dolcezza ,  nascendo  questa , 
più  che  altronde,  dal  ttuòos.  Sebbene  voi 
sapete  che  apprezzabili  sono  le  poesie ,  ove 
in  esse  anche  senza  passioni  si  esprima  e 
si  imiti  1'  >)$os ,  come  adir  il  costume  d'un 
giovane  schifo  e  severo,  qual  vi  siete  voi, 
e  lontano  da  coteste  novelle  d'amori  e  di 
galanterie.  Perchè  io  aspetto  ora  un'altra 
pistola  poetica  piena  di  gravità  e  di  mora- 
lità,  e  che  imiti  non  una  fìnta  passione, 
ma  il  vostro  vero  costume.  Ora  di  ciò  ab- 
bastanza. Io  so  che  voi  siete  ora  tutto  nel- 
la geometria  e  nell'algebra.  Se  io  me  ne 
compiaccia,  lascio  che  lo  pensiate  voi  stes- 
so, che  potete  ricordarvi  quanto  io  vi  ab- 
bia commendato  sì  fatto  studio.  In  niuna 
cosa  può  maggiormente  perfezionarsi ,  e  per 
D    4  niuna 


56  Lettere1 

niuna  strada  più  rendersi  noto  al  mondo 
cotesto  vostro  straordinario  talento  .  Ringra- 
ziatene dunque  non  pure  in  vostro,  ma  an- 
co in  mio  nome  chi  per  essa  vi  è  scorta 
e  guida  ,  dico  il  nostro  sig.  dottore  Fran- 
cesco Zanotti ,  al  quale  aggiugnerete  mille 
saluti  per  parte  mia,  e  starete  sano  ,  tenen- 
domi raccomandato  nella  buona  grazia  vo- 
stra. 


Inedite.  5j 

XIV. 

Bologna  6.  maggio   ìféz. 


O 


mio  caro  signor  Checco ,  in  qual  do- 
lorosa congiuntura  siete  voi  tornato  alla  pa- 
tria !  a  vedere  stentare  e  poi  morir  final- 
mente il  vostro  dolce  ed  amabile  fratellino, 
che  tanto  vi  dovea  esser  caro ,  quanto  quel- 
la età  e  quell'indole  e  quella  innocenza  me- 
ritava, e  quanto  lo  stesso  vostro  dolor  pre- 
sente ,  e  il  passato  affanno  della  sua  malat- 
tia fa  manifesto.  Yi  giuro  che  questa  no- 
vella mi  ha  trafitto  il  cuore,  né  a  me  so- 
lo, ma  a  tutti  e  tutte  di  mia  casa  è  stata 
amarissima;  né  vi  dico  che  la  pura  verità, 
dicendovi  che  per  fino  la  Viola  ne  piagne 
per  amor  vostro.  Voi  vi  ricorderete  quan- 
te volte  io  vi  richiedea  qui  in  Bologna  di 
Jui ,  che  sebbene,  mai  non  lo  avea  veduto, 
pure  lo  amava  a  riguardo  vostro,  che  pa- 
reami  vedere  in  lui  un  angioletto ,  quale 
eravate  voi  quando  prima  ci  compariste  ; 
anzi   mi   sono   talvolta  lusingato   che  dopo 


58  L      E      T      T      E      R      E 

la  vostra  partenza  di  qua  egli  venisse  a  far- 
vi,  come  voi ,  i  primi  suoi  studj,  e  mi  an- 
dava consolando  con  tale  speranza  della  per- 
dita, che  di  voi  abbiamo  fatta.  Ora  io  noi 
vedrò  più  certamente  ,  e  già  poco  ancora 
posso  sperare  di  riveder  voi .  Che  altro  dun- 
que mi  resta  che  no/a  e  tristezza,  la  qua- 
le duri  finche  durerà  la  memoria  di  voi, 
cioè  a  dire  finché  io  viva?  Io  scrivo,  co- 
me voi  vedete,  senza  alcun  riguardo  al  vo- 
stro presente  dolore ,  nel  quale  se  io  mi 
dassi  a  credere  di  poter  consolarvi,  prima 
avrei  cercato  di  consolare  me  stesso  ;  ma 
sento  che  noi  posso  ,  anzi  panni  che  né  pu- 
re il  voglia,  giovandomi  di  correr  la  me- 
desima sorte,  e  di  essere  tristo  o  lieto  se- 
condo che  voi  lo  siete  ;  benché  tristo  trop- 
po facilmente  si  può ,  lieto  non  credo  di 
poter  esser  mai ,  stando  da  voi  lontano  .  Or 
che  dirò  dell'affanno  ,  che  a  voi  verrà  gran- 
dissimo dulie  lagrime  della  sconsolata  sig. 
vostra  madre  e  del  degnissimo  signor  Bo- 
nuomo  e  della  giovane  sposa  ,  la  cui  alle- 
grezza per  le  vicine  nozze  viene  da  un  sì 
funesto  colpo  amareggiata  e  rivolta  in  pian- 
to .   Certo  pietosissimo  ò  il  caso  loro  ed  il 

vo- 


Inedite.  5g 

vostro ,  e  quello  eziandio  del  nostro  dotto- 
re Francesco ,  la  cui  presenza  vado  fra  me 
pensando  se  possa  accrescervi  o  scemarvi 
il  dolore  ,  né  so  ben  dirlo  ;  perocché  aman- 
dovi egli  teneramente ,  non  so  in  una  tan- 
ta cagione  di  angoscia  quanto  possa  giova- 
re esser  saggio ,  e  a  voi ,  riamandolo  come 
fate,  temo  non  possa  nuocere  veder  pian- 
ger con  voi  anco  i  saggi .  Io  mi  credo  che 
madama ,  a  cui  oggi  sarà  giunta  la  mala 
novella,  sia  inconsolabile  .  Io  era  stato  alcu- 
ni giorni  sono  per  vederla ,  e  perchè  non 
la  trovai ,  e  pur  seppi  che  mi  aspettava , 
vi  tornai  giovedì  passato .  Che  posso  dirvi? 
Per  due  ore  che  mi  vi  trattenni ,  non  si  par- 
lò che  di  voi  e  della  disgrazia  che  le  vo- 
stre lettere  pur  troppo  facevan  temere  vi- 
cina. Io  tornerovvi  il  più  tosto  che  mi 
fia  possibile  ;  che  son  certo  sarà  a  lei  di 
qualche  sollievo  lo  sfogarsi  meco  nel  suo 
dolore ,  e  a  me  il  sentire  quanto  ella  vi 
compatisca  e  vi  ami .  Al  signor  Giampietro  , 
al  signor  Eustachio  e  agli  altri  amici  tutti 
dirò  quanto  mi  avete  imposto.  Essi  stava- 
no in  una  penosa  aspettazione  della  trista 
nuova  che  avranno,   né  si  parlava   fra   noi 

d'ai- 


Co  Lettere 

d'altra  cosa.  Vi  giuro  che  è  una  desolazio» 
ne  il  vederci  dopo  la  vostra  partenza ,  e 
più  dopo  che  si  era  risaputo  il  travaglio  in 
cui  eravate .  Abbiate  ajmeno  cura  di  man- 
tenervi sano ,  e  portate  le  mie  condoglian- 
ze a  tutta  r onorarissima  vostra  casa,  se  pu- 
re a  voi  soffre  il  cuore  di  farlo  ;  che  a  me 
soffre  appena  di  pregar  veri  e.  Io  sono  anco- 
ra in  Bologna  almeno  lino  alla  metà  del 
mese.  Raccomandatemi  al  nostro  sig.  dot* 
tore  Francesco  .   Addio  . 


XV. 


Bologna   i3.  maggio   17S2. 

Oara  questa  l'ultima  che  io  vi  scriverò 
da  Bologna,  d'onde  ho  destinato  di  parti- 
re sabbato  prossimo  per  Ravenna ,  e  poscia 
per  Roma.  Comechè  mi  rincresca  l'allon- 
tanarmi dalla  patria  e  dalla  casa  in  questa 
età,  e  nelle  indisposizioni  alle  quali  sono 
soggetto ,  nò  il  saprei  bene  per  quanto  tem- 
po; 


Inedite.  Ci 

^)o  ;  meno  tuttavia  mi  rincresce  ,  perchè  es- 
sendone già  voi  partito ,  per  cui  cagione 
questo  soggiorno  erami  più  caro,  ho  soffer- 
to in  più  tempi  il  dolor  di  questa  separa- 
zione, che  forse  tutto  ad  un  tempo  mi  sa- 
aebbe  stato  insopportabile.  Io,  come  sarò 
giunto  in  Roma ,  yi  darò  nuova  di  me,  ac- 
ciocché sappiate  ove  indirizzarmi  le  vostre 
lettere  e  i  vostri  comandamenti .  Riverite 
intanto  il  signor  dottore  Francesco  nostro, 
da  cui  con  questa  medesima  intendo  di  pren- 
der congedo ,  come  pure  dagli  altri  amici 
tutti.  Dite  al  signor  dottore  Francesco  che 
in  Bologna  è  il  signor  d.  Pietro  di  Marti- 
no,  che;  come  egli  sa,  vi  si  aspettava  ,  ve- 
nutovi a  far  la  pratica  nelle  osservazioni  fi- 
siche e  nelle  astronomiche.  Egli  è  un  gio- 
vane non  pure  studioso  e  intendente ,  ma 
dotto  e  scienziato,  e  soprattutto  nella  geo- 
metria e  nell'analitica  più  che  mediocre- 
mente istrutto  .  Desidera  di  conoscere  il  si- 
gnor d.  Francesco  e  di  profittare  de'  suoi 
insegnamenti  quando  egli  fìa  tornato  qua , 
ed  io  quanto  posso  il  più  glielo  raccoman- 
do. Bramava  eziandio  di  conoscer  voi  e  di 
renervi  compagnia  negli  studj ,  e  gli  è  spia- 
ciuto 


f>2  Lettere 

cinto  d'esservi  venuto  troppo  tardi .  Io  spe* 
ro  di  sentire  prima  di  giugno  in  Roma  dal- 
le lettere  degli  amici  qualche  novella  del* 
le  nozze ,  e  del  vostro  viaggio  per  la  Fran- 
cia .  Non  so  se  sarete  ancora  del  pensiero 
di  cui  eravate,  d'intraprender  questo  viag- 
gio coli' occasione  del  ritorno  colà  del  sig» 
cardinale  di  Polignac  ,  il  quale  tra  pochi 
giorni  vedrete  in  Venezia .  Io  ho  parlato 
più  volte  con  S.  E. ,  che  è  veramente  un 
signore  di  dottrina  e  di  bontà  incompara- 
bile. Non  ho  voluto  nominargli  la  vostra 
persona  per  non  impegnarvi  a  cosa  alcuna, 
nell'incertezza  in  cui  sono  se  veramente  vo- 
gliate e  possiate  prendere  questa  occasione 
per  viaggiare,  non  sapendo  massimamente 
se  le  nozze  della  signora  sorella  vostra  sie- 
no  per  ultimarsi  cosi  presto .  Voi  vedrete 
anco  in  Venezia  il  signor  principe  della 
Torella,  che  ci  viene  alla  festa  della  Sen- 
so,, e  che  pare  risoluto  di  stabilirsi  in  Bo- 
logna ,  dove  ha  preso  casa  nel  palazzo  Pia- 
tesi in  faccia  all'Istituto.  Al  signor  Eusta- 
chio Zanotti  comunicherò  la  vostra  lettera . 
Jeri  si  fece  la  funzione  del  dottorato  del- 
la signora  Laura  Bassi,  la  quale  riuscì  de- 

co- 


I      N      E      t>      T      T      E  .  G5 

cerosissima  ,  essendovi  intei  venuto  iì  signor 
cardinale  diPolignac,  oltre  il  legato  e  l'ar- 
civescovo .  Madama  colla  confessa  Maria  Ra- 
nuzzi  furono  quelle  che  condussero  la  can- 
didata al  collegio  de'dottori,  e  quindi  alla 
sala  d'Ercole  nel  palazzo  pubblico  ove  seguì  la 
funzione  .  Non  dubito  che  non  vi  sia  manda- 
to il  libretto  de' componimenti  stampati  in 
questa  occasione  ;  ed  io  sono  impaziente  <M 
vedere  il  nostro  sig.  Giampietro,  per  leg- 
ger quelli  che  mi  scrivete  d'avergli  invia- 
ti .  Addio,  mio  carissimo  e  dolcissimo  sig. 
Checco .  Nella  vostra  memoria  mi  racco- 
mando . 


f>4  L    e    t    t    e    n 

XVI. 


Roma  26.  luglio   ìy'òz. 


N 


ello  spaccio  passato,  per  non  lasciare 
affatto  senza  risposta  la  dolcissima  vostra , 
che  pur  in  quel  momento  mi  era  pervenu- 
ta, in  ora  assai  tarda,  vi  scrissi  brevemen- 
te ,  e  mi  riserbai  di  farlo  oggi  più  a  lun- 
go ;  giacché  anche  senza  l' occasione  che 
me  ne  avevate  data  colla  mentovata  lette- 
ra, io  stesso  era  impaziente  diromper  con 
voi  il  silenzio ,  il  che  fino  a  quel  tempo 
mi  aveano  tolto  di  poter  fare  le  mie  mol- 
te occupazioni .  Io  non  so  tuttavia  se  ne 
pur  oggi,  con  tutto  l'agio  che  ho  di  scri- 
vervi, potrò  farlo  in  modo  da  soddisfar  pie- 
namente al  mio  desiderio ,  anzi  son  certo 
di  non  poterlo  ;  perchè  né  parlandovi  né 
scrivendovi  non  mi  ricordo  di  essermi  giam- 
mai potuto  saziare  di  voi .  Io  dunque,  uiio 
gentilissimo  signor  Checco ,  non  vi  dirò  né 
di  amarvi ,  come  sempre  ho  fatto,  né  di  de- 
siderare   l'amor  vostro;    perchè    del  primo 

panni 


I       jV      F.      I>      I      T      E  .  65 

panni  di  poter  comprendere  dalla  vostra 
che  siate  assai  certo ,  e  il  secondo  nasce 
da  quel  primo  per  necessità  .  Prenderò  piut- 
tosto queste  due  cose  come  ipotesi ,  o  vo- 
ciarli dire  come  assiomi  o  postulati ,  che 
debbono  esser,  come  sapete,  di  eterna  ve- 
rità, e  per  me  non  sarà  mai  che  noi  sie- 
no  ;  da  che  voi  dedurrete  facilmente  come 
corollario,  che  se  io  ho  lasciati  passare  og- 
gimai  tre  mesi  senza  scrivervi ,  <Woi  za  con- 
chiudere che  io  non  l'abbia  potuto  .  E  ac- 
ciocché voi  non  abbiate  a  far  meco  all'in- 
contro un  simile  ufficio  di  scusa,  per  non 
avermi  scritto  dal  canto  vostro  ,  sappiate 
che  io  largamente  ve  ne  ho  per  iscusato  ; 
jnercecchè  n^  voi  sapevate  con  certezza  qual 
fosse  di  mano  in  mano  il  mio  soggiorno 
per  questi  tre  mesi,  nò  quando  l'avete  sa- 
puto avete  indugiato  un  momento  a  scri- 
vermi, di  che  ho  grado  all'amor  vostro, 
e  quanto  posso  il  più  ve  ne  ringrazio,  e 
mi  vi  dichiaro  tenuto.  Passerò  dunque  a 
rallegrarmi  con  voi  che  dopo  il  funesto  ca- 
so della  perdita  del  vostro  amabile  signor 
fratello  abbiate  avuto  il  contento  delle  noz- 
ze dell'  eccellentissima  signora  sorella  vo- 
Xo:  2sl.  E  stia, 


66*  Lettere 

Stra ,  e  che  l' elozione  elei  serenissimo  Do- 
ge, seguita  frattanto,  abbia  dato  a  voi  ed 
al  nostro  dottore  Francesco  un  si  nobile  ed 
augusto  spettacolo;  delle  quali  cose  quante 
volte  ho  sentito  parlare,  tante  mi  ha  pun- 
to invidia  verso  il  dottore  Francesco  che 
con  voi  vi  si  è  trovato  ;  comechè  questa  in- 
vidia sia  caduta  più  sopra  il  godere  che  egli 
ha  fatto  la  vostra  dolce  compagnia ,  che  so- 
pra le  cose  dall'uno  e  dall'altro  vedute. 
Mi  rallegro  eziandio  del  piccol  viaggio  da 
voi  fatto  aggiorni  passati  a  Verona  e  a  Vi- 
cenza,  e  son  certo  che  nell'una  e  nell'al- 
tra avrete  trovato  di  che  compiacervi  per 
le  bellissime  antiche  e  moderne  fabbriche, 
e  per  gli  uomini  letteratissimi  che  vi  sog- 
giornano .  Con  ciò  avrete  anco  potuto  tol- 
lerare più  riposatamente  il  ritardo  del  viag- 
gio di  Parigi ,  al  quale  molto  bene  avete 
fatto  a  non  esporvi  senza  compagnia  ;  né 
questa  è  facile  a  trovarsi  quale  a  voi  biso- 
gnerebbe ,  e  conviene  attenderne  a  bell'agio 
le  occasioni .  Intanto  avrà  bene  la  vostra 
nobilissima  patria  di  che  trattenervi,  mas- 
simamente avendovi  tanti  e  tali  amici,  e 
potendo  godere  della  loro  conversazione  sen- 
za 


Inedite.  67 

za  cercarne  altrove  delle  più  apprezzabili  > 
a  gran  rischio  di  non  trovarne  in  alcun  luo- 
go del  mondo .  Avete  oltre  il  degnissimo 
signor  conte  Vezzi  vostro  zio  ,  il  sig.  aba- 
te Conti,  il  signor  dottore  Fabbri,  e  tanti 
altri  che  vi  amano  e  vi  stimano,  a' quali, 
se  è  vero  ciò  che  fu  scritto ,  si  è  aggiun- 
to il  sig.  principe  della  Torella  ,  che  non 
dubito  non  vediate  spesse  volte  e  non  ne 
siate  veduto  ben  volentieri,  come  lo  era- 
vate in  Bologna .  Ma  io  mi  era  quasi  di- 
menticato di  rallegrarmi  con  esso  voi  di 
quello  che  più  lo  merita ,  voglio  dire  dell' 
elezione  dello  stato  a  cui  la  provvidenza 
per  vie  non  intese  e  non  pensate  quasi  ne- 
cessariamente vi  chiama  ,  che  dee  esser  quel- 
lo dell'ammogliarvi.  Ammogliatevi  dunque, 
sig.  Checco  mio ,  ammogliatevi  >  fate  pre- 
sto. Noia  sentite  voi  che  la  natura  con  dol- 
ci ,  ma  altrettanto  pungenti  stimoli  a  ciò 
vi  spinge  e  vi  sprona  ,  e  quasi  a  forza  vi 
costrigne  ?  Oh  ,  direte  voi ,  come  sai  tu  co- 
testi segreti  della  natura .  Io  vi  veggo  gio- 
vane bello  dilicato ,  amico  del  bel  sesso  : 
che  altro  può  volervi  per  conchiudere  che 
siete  in  caso  di  prender  moglie ,  e  che  an- 

E    a  zi 


GS  Ti      r.      T      T      E     R      E 

zi  ne  avete   Insogno?  Via  dunque,   io  che 

vi  consigliai  a  metter  il  collarino,  vi  con- 
forto ora  a  deporlo,  e  a  prender  quella  ri- 
soluzione a  cui  quasi  da  un  consenso  taci- 
to della  natura  e  delle  contingenze  della 
vostra  casa  siete  chiamato.  Ma  di  ciò  ab- 
bastanza ;  perocché  né  io  son  quello  che 
mi  impacci  di  dar  consigli,  uè  voi  che  sie- 
te saggio  avete  uopo  di  cercarne .  E  tanto 
meno  debbo  io  darvene  sul  particolare  di 
prender  moglie ,  quanto  col  ciò  fare  ver- 
rei troppo  a  pregiudicarmi ,  togliendo  a  me 
stesso  quel  piccolissimo  e  fievole  avanzo 
di  speranza  che  pur  mi  resta  di  avere  an- 
cora a  rivedervi  .  Non  credereste  quanto 
siasi  questa  risvegliata  da  alcune  poche  pa- 
role della  vostra  lettera ,  nelle  quali  non 
mi  escludete  affatto  da  tal  lusinga,  mostran- 
do che  vi  sia  cara  la  ricordanza  della  no- 
stra conversazione  di  Bologna,  e  specialmen- 
te del  soggiorno  che  si  faceva  alle  acque 
con  voi  e  coirli  altri  amici .  Chi  sa  che  non 
vi  prenda  un  giorno  anco  uno  di  que'  vo- 
stri entusiasmi  di  dar  una  improvvisa  scap- 
pata a  Bologna?  Chi  sa  che  ciò  non  succe- 
da anco  in  quest'anno  al  tempo  delle  vii- 

Ie«- 


Ineditek  6g 

foggiature?  che  voi  non  veniate  a  sorpren^ 
der  me ,  o  piuttosto  io  a  sorprender  voi 
col  dottore  Francesco  col  signor  Giampie- 
tro col  signor  Eustachio,  e  per  dir  tutto > 
ancora  con  madama,  ulle  acque?  Imperoc- 
ché non  dovete  metter  in  dubbio  che  quel*- 
la  casa  non  sia  tanto  vostra  quanto  ile  mia  > 
e  che  arrivandoci  non  siate  sempre  il  ben 
venuto  e  l'aspettato ,  ancorché  io  non  ci 
fossi;  che  giù  tutti  di  mia  casa  ne  hanno 
da  me  istruzione ,  ed  anco  senza  averla  san- 
no che  dee  sempre  esser  aperta  per  voi  » 
Io  ne  ho  scritto ,  tre  giorni  sono ,  al  dot- 
tore Francesco ,  pregandolo  a  scrivervene 
anch'esso,  acciocché  da  ogni  parte  sappia- 
te che  quando  vi  piacesse  di  prender  tal 
risoluzione ,  non  avete  bisogno  di  metter 
sopra  ciò  alcun  concerto ,  non  potendo  ve- 
nire ad  alcuna  ora  che  non  rendiate  con- 
tento e  me  e  tutti  del  rivedervi .  Oh ,  mi 
replicherete  voi  forse,  ci  sarai  tu  al  tem- 
po delle  villeggiature  in  quest'anno?  Mai 
sì  che  io  spero  di  esserci ,  e  ci  sarei  e  più 
presto  e  più  volontieri ,  se  sapessi  che  voi 
ci-doveste  essere ,  e  finalmente  quando  non 
ci  fossi,  potrei  arrivarci,  e  quando  non  ci 

E    5  ai> 


f}ò  Lettere 

arrivassi,   sempre   mi  sarebbe  di   un  sommo 
piacere  il  sentire  che   voi  ci  foste.    Sicché 
bacine  pur  voi  a  dir  da  dovvero  divenirci, 
nò  vi  prendete  altra  cura;  che  io  prende- 
rò tutte  sopra  di  me  le  altre .    Ora  passia- 
mo a'vostri  studj ,  e  a'bellissimi  componi- 
menti poetici,   de' quali  tanto   il  sig.  Giam- 
pietro quanto  il  dottore  Francesco  mi  scri- 
vono sì  spesse  volte ,   e  con  tanto  applauso  ; 
nel  che  mi  recano   il  maggior  piacere  del 
mondo ,  senza  darmi  tuttavia  di  che  mara- 
vigliarmi ,  non  sapendo  io  immaginar  cosa 
sì  bella ,  nò  sì  eccellente  ,  che  da  quel  vostro 
divino  ingegno ,    non   debba  aspettarsi .    Io 
so  che  avete  fatto  un  bellissimo  sonetto  ali* 
abate  Conti ,  e  voglio  ad  ogni  patto  veder- 
-lo.   Mandatemelo,  ed  accompagnatelo  con 
molte  altre  cose  vostre,  acciocché  quando 
gli  Zanotti  e  Ghedino  e  Fabbri  e  tutti  gli 
altri  ne  godono  a  tutto  pasto ,  io  non  ab- 
bia  ad  esser   quel  solo  che   ne  rimanga    a 
digiuno  .   Datemi  eziandio  novella  degli  altri 
studj;   perocché  non  credo  che  questo  so- 
lo vi  tenga  sempre  occupato .   Per  dirvi  ora 
qualche  cosa  dime,   io  ^r imo  dover  tratte- 
nermi ia  Roma  per  tutto  agosto,  o  certa- 
mente. 


Inedite.  71 

mente  non  credo  di  poterne  partir  prima. 
Ho  trovati  qui  alcuni  miei  vecchj  amici , 
e  molti  ne  vado  facendo  di  nuovo  ,  né  il 
merito  è  così  raro  in  questa  città ,  come 
comunemente  si  crede  ,  avvegnaché  non  sia 
sempre  conosciuto  né  premiato  .  Ma  gli  af- 
fari ,  e  più  di  questi  le  convenienze  mi  am- 
mazzano .  Voi  mi  vedreste  girare  per  Ro- 
ma con  un  parrucchino  alla  moda ,  col  col- 
larino bene  stretto ,  con  manichetti  corti  e 
lindi ,  con  abito  talare  attillato  alla  mia  bel- 
la vita,  che  in  somma  pajo  il  dio  d'amo- 
re che  abbia  presa  la  prima  tonsura .  La 
barba  si  fa  ogni  due  giorni,  le  riverenze 
sono  misurate  e  in  cadenza.  Volete  altro? 
Voi  non  mi  riconoscereste  a  prima  vista 
per  quel  goffo  e  per  quel  poltrone  che  so- 
no la  mercè  di  Dio .  Vado  ridendo  da  me 
come  un  matto  di  quello  che  voi  direste , 
se  ci  capitaste  ,  e  guardo  per  le  strade  a 
vedere  se  io  vi  incontro.  Ma  il  malanno 
è  che  questo  genere  per  me  affatto  nuovo 
di  vita  ,  mi  obbliga  a  qualche  soggezione 
nel  mangiare,  come  a  non  cenar  quasi  mai, 
e  a  bever  sempre  acqua ,  altrimente  non 
ci  starei  sano,  massimamente  da  che  pati- 

E    4  sc0 


72  Lkttere 

sco  di  bruciore  d'orina,  che  mi  rende  tal- 
volta intollerabile  la  carrozza  .  Io  vi  ho  con- 
tate di  me  tante  cose  per  saperne  all'in- 
contro qualcheduna  di  voi .  Pretendo  che 
mi  scriviate  alcuna  volta,  come  io  farò  a 
voi ,  quanto  potrà  essere  senza  vostro  scon- 
cio.  Emaldi  molto  vi  si  raccomanda.  Io  lo 
vidi  in  compagnia  d'un  signor  abate  Teoli 
che  vi  conosce  e  vi  ama ,  e  caramente  vi 
saluta.  Egli  vi  conversò  in  Roma  quando 
ci  veniste  in  collegio,  e  fin  d'allora  prese 
giusto  concetto  del  vostro  gran  talento  .  An- 
co col  sig.  senator  Bovi  ambasciatore  nostro 
di  Bologna  ho  fatta  dolce  menzione  di  voi , 
di  cui  ha  infinita  stima .  Il  padre  maestro 
del  sacro  palazzo  non  l'ho  per  anco  vedu- 
to. Con  altri  ancora  si  è  ragionato  di  voi, 
ma  chi  può  ricordarseli  tutti?  Voi  fate  di 
attendere  a  star  sano,  e  a  volermi  bene, 
e  al  signor  conte  Vezzi,  al  sig.  abate  Be- 
canati,  al  signor  abate  Conti,  al  sig.  dottore 
Fabbri  raccomandatemi  senza  fine,  ma  so- 
pra tutti  a  voi  stesso,  che  fin  di  qua  strin- 
go ed  abbraccio  con  Uitto  l'affetto  .  Addio. 


Inedite.  j3 

XVII. 

Roma   16.  agosto   l'j'òz. 

vjomincio  il  mio  dispaccio  d'oggi  dal  ri- 
sponder all' umanissima  e  dolcissima  vostra 
de  3.  corrente,  acciocché  quando  per  le  al- 
tre lettere  mi  mancasse  il  tempo  (che  mol- 
to oggi  debbo  scrivere  )  per  questa  almeno 
non  mi  manchi;  e  in  piimo  luogo  vi  rin- 
grazio quanto  più  so  e  posso  della  fatica 
presavi  di  scrivermi  così  a  lungo,  conoscen- 
do in  ciò  l'abbondanza  dell'amor  vostro  e 
la  cura ,  che  vi  prendete  di  saziare  colla 
vostra  lettera  quella  brama,  che  sapete  aver 
io  ardentissiina  di  vostre  novelle  >  nel  che 
tuttavia  non  dovete  ,  mio  caro  sig.  Chec- 
co ,  guardar  tanto  al  mio  desiderio ,  che 
perciò  vi  prendiate  soverchio  disagio  ;  pe- 
rocché quello  è  insaziabile  ed  infinito,  e 
perciò  indiscreto ,  ne  mai  si  chiamerà  con- 
tento sebben  mi  scriveste  un  quinterno  di 
carta  pienissimo;  ma  un  altro  desiderio  è 
pur  in  me,   che  combatte  con  quello,   ed 

è  di 


74  Lettere 

è  di  non  dare  a  voi  troppa  noja,  e  dinoti 
togliervi  da' vostri  divertimenti,  e  molto  me- 
no dagli  studj ,    a'quali  con  tanto  mio  go- 
dimento  vi  veggo  tuttavia  e  più   che    mai 
inteso .   Ma  lasciando  ora  mai  questo  esor- 
dio, che  comincia  ad  essere  troppo  lungo, 
dirovvi  che  mi  è  stato  d'infinito  piacere   il 
sentirvi  in  Padova,  nobilissima  e  letteraris- 
sima città,   e  piena  di  grandissimi   uomini, 
e  della  quale   io  non  saprei  trovare   la  più 
adattata  per  farne   vostra  stanza    e  soggior- 
no ,  quando  questo  non  dovesse,  come  do- 
vrà,  essere    nella  vostra    inclita    patria  Vi- 
negia ,   di  cui,  comechè  non  vi  mostriate  ora 
così   contento  come  lo  eravate ,    mentre  vi 
si  trattenne   il  nostro  dottore  Zanotti ,   tut- 
tavia non   vi   credo  poi  cosi  diverso  da  tut- 
ti gli  altri  uomini ,  che  sogliono  starvi  non 
solo  con  piacere,  ma  eziandio  con  maravi- 
glia,  che  io   voglia  dubitare  che  non  siate 
per  accomodatici;   massimamente  avendo- 
vi   oltre    gli    agi    della    casa    paterna,    che 
certo  altrove  non  trovereste  ,  tanti  dottissi- 
mi  e  degnissimi  amici,   che   colà  vi  aspet- 
tano,   e   co'quali  potrete  vivere  dolcissima 
e  giocondissima  vita.   Io  non  aggiugnetò  a 

queste 


Inedite.  ij§ 

queste  cagioni  di  dover  amare  il  soggiorno 
della  vostra  patria,  quella  di  potere  e  do- 
vere colà  ritrovarvi  una  bellissima  e  nobi- 
lissima sposa,  sì  perchè  veggo  dalla  vostra 
lettera  che  per  ora  non  siete  troppo  incli- 
nato a  seguire  in  ciò  il  mio  consiglio ,  e 
quello  de' vostri  congiunti  e  degli  amici  (co- 
me per  altro  son  certo  che  farete  col  pro- 
gresso del  tempo  )  si  anco  perchè  mi  guar- 
derei di  parlarcene  più  ;  tal  minaccia  mi 
avete  voi  fatta  la  prima  volta  che  ve  ne 
ho  scritto  .  Che  certamente  l'avermi  voi 
detto  che  tal  cosa  torrebbe  a  voi  il  campo 
di  tornarcene  a  star  alcun  tempo  in  Bolo- 
gna, e  per  conseguente  a  me  ogni  speran- 
za di  rigodervi,  dee  bastare  perchè  io  mai 
più  non  tenga  con  voi  si  fatto  discorso ,  ed 
io  ora  conosco  quanto  fui  malaccorto  scri- 
vendovene  ,  che  non  seppi  conoscere  in 
quanto  mio  danno  tornava  un  tale  consi- 
glio. Sicché,  gentilissimo  sig.  Checco  mio, 
mi  disdico  ora  in  amplissima  forma  di  quel- 
lo che  vi  ho  scritto ,  e  dicovi  che  farete 
bene  a  non  prender  altrimente  moglie,  per 
lo  meno  finché  durerà  in  voi  questo  buon 
desiderio  di  consolare  me  e  gli  altri  amici 

vo- 


yS  Lettere 

vostri  di  Bologna  colla  vostra  presenza  ,  il 
quale  se  io  dirò  di  bramare  che  duri  fin- 
ché io  sarò  vivo,  non  parrammi  dimetter 
troppo  lungo  ritardo  al  vostro  ammogliarvi  ; 
perciocché  l'età  mia  e  gl'incomodi  che  ho 
di  salute  da  alcun  tempo  in  qua  non  mi 
concedono  di  concepire  di  me  troppo  lun- 
ga speranza.  Sebbene  si  potrebbe  forse  an- 
co trovar  rimedio  al  rivedervi ,  senza  che 
ciò  mettesse  indugio  all'accasarvi,  e  sareb- 
be o  che  voi  ci  veniste  colla  novella  sposa , 
o  che  io  venissi  a  trovar  voi  in  Vinegia  il 
giorno  delle  vostre  nozze .  E  non  credete 
voi  forse  che  io  ad  ogni  modo  volessi  co- 
noscerla? Anzi  voglio  informarla  di  tutte 
le  malizie  vostre ,  e  dirle  che  avete  delle 
amiche  in  Bologna,  e  che  so  io?  Ma  ab- 
bastanza ho  scherzato  sopra  una  cosa  si  se- 
ria, e  che  tanto  a  me  importa,  quanto  è 
quella  di  rivedervi;  intorno  a  che,  sebbe- 
ne vado  vedendo  che  poca  speranza  mi  re- 
sta che  ciò  sia  per  seguire  nel  prossimo  au- 
tunno ,  in  cui  temo  di  dover  trattenermi 
in  Roma  ,  nulla  di  meno  acciocché  non  per- 
diate l'usanza  di  venir  a  Bologna,  vi  esor- 
to a  farlo  nel  seguente  settembre  coli' occa- 
siono 


Inedite.  jj 

sìone  che  il  principe  ci.  Carlo  passerà  di 
colà  per  andar  a  Parma ,  e  alloggierà  a  san 
Michele  in  Bosco  .  Voi  avete  casa  alle  acque 
a  vista  dell'alloggio  di  quel  principe .  Qual 
più  bella  occasione  di  questa  per  veder  la 
sua  magnifica  corte,  e  per  godere  ad  un 
tempo  gli  amici ,  che  nella  stessa  casa  po- 
tranno esser  con  voi  quanto  a  voi  piacerà  ? 
a'quali  io  porterò  di  qui  una  segreta  invi- 
dia della  vostra  conversazione ,  ma  questa 
invidia  ila  temprata  dal  piacere  di  sapere 
che  voi  vi  siate  ancora  in  Bologna,  e  nel- 
la conversazione  dei  nostri  Zanotti  di  Fab- 
bri di  Ghedino  e  degli  altri,  co'quali  sì  vo- 
lontieri  solevate  trattenervi ,  e  da' quali  sen- 
tirò darmi  novelle  di  voi .  Echi  sa  che  io 
ancora  (  perocché  le  cose  potrebbono  con- 
tro la  mia  aspettazione  cangiarsi  )  non  so- 
pravvenga a  trovarvi  colà,  e  non  vi  faccia 
una  improvvisa  sorpresa  ?  Sicché  a  voi  sta 
di  vedere  se  colla  soddisfazione  de' vostri 
signori  di  casa,  e  senza  pregiudicio  degli 
studj  intrapresi  in  Padova,  possiate  fare  co  - 
testa  scappata  ;  e  a  me  non  tocca  che  di 
far  preparare  alle  acque  la  vostra  camera  ; 
anzi   questa  già   è  preparata ,    come   quella 

che 


yS  Lettere 

che  quest'anno  si  rimane  vuota,  e  i  miei 
di  casa  già  sono  intesi  del  mio  desiderio , 
nò  potrete  mai  giugner  ad  essi  che  non 
siate  aspettato.  Non  credo  che  mi  bisogni 
soggiugner  altro  per  accertarvi  che  questo 
sarebbe  per  me  il  maggior  contento  del 
mondo.  Passerò  dunque  ad  altro ,  e  dirov- 
vi  che  mi  è  sommamente  piaciuto  il  vo- 
stro sonetto  al  dottore  Zanotti ,  ma  che  non 
per  tanto  io  non  vi  assolvo  dal  debito  di 
mandarmi  l'altro  per  l'abate  Conti  ;  percioc- 
ché questo  mi  fu  dallo  stesso  dottore  Za- 
notti grandemente  lodato,  e  di  qual  peso 
sia  presso  di  me  la  sua  lode  voi  il  vi  sa- 
pete.  Mandatemelo  dunque,  e  mandateme- 
ne con  esso  quanti  altri  vi  piacerà,  accioc- 
ché godendo,  come  so  che  ne  godono,  gli 
amici  di  Bologna  de'frutti  di  cotesto  vostro 
eccellente  ingegno,  io  solo  non  sia  quello 
che  abbia  a  desiderarli .  Che  poi  fra  gli  stu- 
àj  della  poesia  voi  dispensiate  alcuna  par- 
te del  vostro  tempo  a  quelli  della  lingua 
inglese  e  delle  matematiche,  è  cosa  che 
ben  si  dovea  aspettare  da  voi,  ed  io  infi- 
nitamente me  ne  compiaccio  ;  essendo  ben 
certo  che  qualunque  studio  vi  delibererete 

di 


Inedite..  70/ 

eli  coltivare ,  sarà  da  voi  non  pure  perfet- 
tamente maneggiato ,  ina  eziandio  illustra- 
to e  abbellito.  Molto  vi  invidio  la  conver- 
sazione del  signor  mar.  Poleni  e  quella  del 
signor  Morgagni ,  a' quali  ricorderete  lamia 
osservanza ,  e  la  venerazione  che  professo 
al  loro  gran  merito.  Per  dirvi  alcuna  cosa 
di  me,  io  trovo  qui  uomini  di  gran  men- 
to e  di  somma  erudizione,  co'quali  molto 
mi  compiaccio  di  conversare  .  Le  scienze 
matematiche  non  si  posseggono  che  da  po- 
chi in  grado  che  passi  il  mediocre,  ma  tut- 
tavia presso  quell'ordine  di  persone,  clic 
vi  ho  detto  ,  hanno  la  dovuta  stima  .  I  Fran- 
cesi non  sono  in  quel  discredilo ,  in  cui 
qualche  nostro  Italiano  si  è  fatto  da  poca 
in  qua  un  dovere  di  metterli  ;  ma  si  dà 
loro  quel  merito,  che  è  dovuto  nelle  cose 
letterarie.  Si  hanno  e  si  leggono  i  libri  nuo- 
vi, e  se  ne  fa  buon  giudicio  .  Nella  latini- 
tà e  nella  poesia  il  gusto  non  è  molto  per- 
fetto ,  se  si  guardano  quelle  poche  produ- 
zioni,  che  di  qui  escono,  ma  se  si  consi- 
dera l'applauso,  che  si  dispensa  alle  cose 
degli  altri,  anche  in  questo  genere  convieu 
dire  che  si  giudica  assai  bene .  Una  mez- 
za 


80  li      F.      T      T      F      11      E 

za  dozzina  di  tali  persone ,  che  io  ci  cono- 
sco, basta  bene  per  far  contrapposto  a  die- 
ci migliaja  di  falsi  letterati,  clic  ammorba- 
no questo  paese.  Ma  ini  manca  il  tempo 
e  la  carta.  Emaldi  l'abate  Teo-li  il  signor 
ambasciator  Bovio  vi  rimandano  mille  sa- 
luti .  State  sano  ;  scrivetemi  a  tutto  vostro 
agio  e  a  tempo  perduto .  Sopra  tutto  ama- 
temi ,  e  siate  certo  che  io  vi  ho  sempre 
nel  cuore  e  negli  occhi .   Addio . 


XVIII. 


Roma  6.   seiiembre   ìySa. 

UE  l'abate  Emaldi  vi  ha  scritto,  come 
promise  di  fare  ,  nel  passato  spaccio  ,  egli  vi 
avrà  inviati  mille  saluti  in  mio  nome  ,  e 
con  essi  un  ricordo  di  scrivermi  alcuna  vol- 
ta ,  del  quale  veggo  ora  che  non  avevate 
bisogno,  mentre  senza  aspettarlo  mi  avete 
inviata  una  sì  lunga  e  caia  e  diligente  let- 
tera, e  con  essa  due  dei  più  leggiadri  so- 
netti 


Inedite.  Sì 

netti  che  io  m'abbia  letti,  e  tanti  altri  se- 
gni oltre  ciò  dell'amor  vostro,  che  io  non 
dovrei  bramarne  di  più,  scarnandovi  quan- 
to faccio  potessi  prescriver  misura  alle  mie 
brame.  Non  mi  toglie  tuttavia  questa  im- 
mensità d'amore  il  conoscimento  di  quan- 
to vi  debbo  per  la  cura,  che  vi  siete  pre- 
sa di  saziarlo  così  largamente,  e  come  più 
posso  ve  ne  ringrazio  e  mi  vi  professo  te- 
nuto.  Io  torno  a  dirvi  che  l'uno  e  l'altro 
sonetto  è  de'più  belli,  che  mi  ricordi  ài 
aver  veduti ,  né  d'altro  poeta  si  terrebbe 
che  fosse  che  d'uno  di  quei  rari  spiriti  dei 
i5oo.  ,  se  chi  lo  legge  non  sapesse  che 
anco  nel  secol  nostro  voi  con  pochissimi 
altri  siete  giunti  colla  perfezione  dell'imi- 
tare a  segno  di  render  dubbio  un  tal  giu- 
dicioj  talmente  che  io  vi  chiamerei  volon- 
tieri  falsarj  in  poesia ,  come  altri  lo  è  in 
caratteri  ;  cosi  bene  sapete  voi  acconciare 
a  quelle  antiche  fogge  non  pure  i  pensieri 
e  le  parole,  ma  anco  i  numeri  poetici  e 
tutta  l'orditura,  e  se  altro  vi  ha  nel  sonet- 
to .  Manderei  questi  due  al  nostro  signor 
Giampietro,  se  non  credessi  che  gli  avesse 
veduti  ;  perchè  son  certo  che  estremamen- 
To:  XI.  F  te 


P$  Lettere 

te  gli  piacerebbeio ,  come  tutte  le  cose  vo- 
stre .  Egli  mi  scrive  che  si  augurava  di  aver- 
vi in  Bologna  per  leggervi  il  suo  Coriola- 
no ,  che  oramai  era  per  terminare ,  e  per 
sentirne  il  vostro  giudicio  ,  che  egli  in  ogni 
cosa,  ma  specialmente  nella  tragedia,  sti- 
ma assaissimo ,  e  così  pure  in  ogni  altra 
maniera  di  poesia.  Vedete  dunque  quanto 
male  voi  fate  a  non  tornar  questo  autunno 
a  Bologna .  Ma  se  io  passo  leggermente  so- 
pra questa  vostra  colpa ,  la  quale  non  è  per 
me  d'alcun  danno  nella  presente  mia  lon- 
tananza ,  non  così  sarei  facile  a  condonar- 
vi l' altra ,  quando  in  essa  incorreste ,  di. 
mancare  alla  promessa  fattami  di  venirci , 
allorché  io  vi  ritorni  ;  la  qual  cosa  non  è 
per  andar  così  a  lungo  che  io  non  possa 
£n  da  ora  cominciare  a  strignervi  a  man- 
tener la  parola  datami ,  che  è  in  questi  pre- 
cisi termini,  cioè  che  insieme  colà  tornia- 
mo ,  e  che  colà  possiamo  dolce  e  gioconda 
vita  insieme  per  lungo  tempo  menare .  Io 
dunque  vi  obbligo  e  gravo  a  non  perder 
la  memoria  di  tal  promessa ,  ma  a  mante- 
nerla in  tutte  le  sue  circostanze  ,  e  sarò  ri- 
gido   riscuotitore    di  questo  debito    vostro. 

Ma 


Inedite.  83 

Ma  per  passare  ad  altro  ,  io  mi  rallegro  sen- 
za fine  e  del  vostro  viaggio  a  Vicenza  e 
del  presente  soggiórno  di  Padova  ,  che  è 
quella  stanza  che  più  conviene  e  all'età  e 
all'inclinazione  e  al  raro  ingegno  vostro, 
e  nella  quale  direi  che  io  bramassi  che  vi 
fermaste  ,  se  io  potessi  esserci  in  vostra 
compagnia.  Quanti  eruditi  uomini  in  ogni 
genere ,  anzi  quanti  generi  di  erudizione 
recondita  e  pellegrina  e  altrove  affatto  sco- 
nosciuta troverete  voi  senza  dubbio  in  co- 
testa  città  !  Di  quanti  libri  importantissimi 
e  per  voi  del  tutto  nuovi  pascerete  l'ingor- 
da brama  di  apprendere  !  Quanti  studiosi 
e  virtuosi  amici ,  e  a  voi  simili  vi  acqui- 
sterete ,  e  in  che  dolci  ragionamenti  trapas- 
serete le  ore,  e  i  giorni  !  Certo  non  vi  man- 
cheranno costi  ancora  ottimi  conoscitori  e 
lodatori  delle  vostre  bellissime  poesie,  l'e- 
sempio de' quali  risvegli  la  vostra  musa,  e 
alle  cui  muse  voi  stesso  siate  esempio  per 
risvegliarle .  Che  se  ad  altra  maniera  di  stu- 
àj  rivolgeste  per  avventura  il  pensiero ,  giac- 
ché niuna  ve  ne  ha ,  di  cui  non  vi  cono- 
sca egualmente  vago  e  capace  ;  alcuna  co- 
sa  non  può  restarvi   a  desiderare,    avendo 

F    a  voi 


o,4  Lettere 

voi  costì  i  Volpi  i  Facciolali  i  Lazzarini  i 
Poleni  i  Morgagni  i  Riva  e  cento  altri ,  per 
un  solo  de'quali  degnissima  e  giustissima 
cagione  avreste  di  costì  trattenervi  ;  talmen- 
te che  io  comincio  a  dubitare  non  forse 
vi  rubino  per  sempre  a  noi,  e  pavento  que- 
ste medesime  mie  lodi ,  nelle  quali  troppo 
incautamente  sono  entrato,  non  accorgen- 
domi del  danno ,  che  può  venirne  a  Bolo- 
gna. Lasciando  dunque  da  parte  sì  fatto  di- 
scorso ,  io  vorrei  che  mi  faceste  il  piacere, 
come  prima  con  comodo  vostro  il  potrete , 
di  dirmi  in  brieve  quali  fossero  quelle  os- 
servazioni ,  certo  ingegnosissime ,  che  voi 
l'anno  addietro  leggendo  Tito  Livio  aveva- 
te fatte  sopra  la  durata  de' regni  dei  sette 
re  romani,  e  per  le  quali  mostravate  non 
poter  essi  aver  vissuto  (almeno  tutti)  sì  lun- 
gamente come  quell' istorico  ha  scritto,  se 
pur  si  voleva  salvare  la  verità  di  altre  co- 
se per  lui  medesimo  raccontate  ;  e  ciò  fu 
in  occasione  che  preparavate  una  disserta- 
zione accademica  per  illustrare  e  conferma- 
re con  essa  il  sentimento  del  cavalier  New- 
ton intorno  all'incertezza  de' tempi  e  alla 
fallacia  della  cronologia  tecnica ,  fondata  so-, 

pia 


Inedite.  85 

pra  le  durate  de' re.  L'occasione  che  ho 
di  pregarvi  d'un  tal  favore  mi  nasce  da  un 
ragionamento ,  che  pur  questa  mattina  ho 
tenuto  col  cardinale  Davia  t  che  mi  richie- 
dea  dei  mio  parere  intorno  al  sistema  cro- 
nologico di  quel  grand' uomo ,  a  cui  egli  è 
molto  inclinato  a  prestar  fede ,  quanta  può 
tuttavia  aversene  ad  alcuno  in  materia  os- 
cura, e  appoggiata  sopra  semplici  conghiet- 
ture .  Io  gli  ho  detto  a  questa  occasione 
ohe  voi  avevate  notate  in  Livio  alcune  co- 
se, che  favoriscono  tal  opinione;  ma  non 
ho  saputo  dirgli  quali  sieno ,  ed  hogli  pro- 
messo di  scrivervene ,  pregandovi  a  mandar- 
mele ;  ma  di  nuovo  vi  priego  a  non  pren- 
dervi sopra  ciò  né  fretta  né  soverchia  fati- 
ca, bastandomi  che  mi  accenniate  in  due 
parole  le  ripugnanze ,  che  voi  trovavate  in 
quell'isterico,  nate  dalla  soverchia  lunghez- 
za de'regni.  Jeri  appunto  nell'anticamera 
del  Papa  vidi  il  vostro  degnissimo  signor 
zio,  il  padre  maestro  del  sacro  palazzo,  che 
io  era  già  stato  a  cercare ,  come  egli  me , 
senza  che  l'uno  avesse  potuto  trovar  l'al- 
tro. Egli  entrava  all'udienza  mentre  io  ne 
lisciva .  Me  gli  diedi  a  conoscere  in  passan- 

F    3  do 


<SG  L       F.      T      T      E      II      E 

do  (o  a  riconoscere  più  tosto  ,  perocché  ai-, 
tre  volte  in  Roma  gli  ho  parlato  )  ed  egli 
mostrò  divedermi  volentieri;  mi  lece  mot- 
to di  voi,  sopra  cui  disse  di  volermi  par- 
lare, ma  più  non  potemmo  allora.  Io  tra 
pochi  giorni  muterò  albergo ,  e  passerò  in 
casa  del  signor  ambasciator  Bovio  ,  luogo  as- 
sai più  vicino  al  palazzo,  ove  egli  abita, 
di  Monte  Cavallo ,  e  farò  d'abboccarmi  se- 
co ad  ogni  maniera.  Il  signor  ambasciator 
stesso  vi  saluta  caramente  e  con  esso  i  co- 
muni amici .  Voi  tenetemi  raccomandato 
a' signori  Poleni  Morgagni  Volpi  Facciolati 
e  agli  altri  di  costì ,  e  datemi  novelle  di 
voi  stesso,  come  pure  degli  amici  di  Vi- 
negia,  la  quale  non  credo  però  che  amia- 
te sì  poco  da  non  voler  andare  a  godere 
la  solita  villeggiatura  del  signor  conte  Vez- 
zi ,  e  la  compagnia  di  esso  e  del  signor 
dottore  Fabbri;  giacché  quella  di  Vedrana 
di  Russo  e  di  Roncorio  tutta  in  questo  an- 
no toccherà  al  nostro  dottore  Francesco. 
Addio,  mio  gentilissimo  sig.  Checco . 


N      E      D      I      T      E  .  87 

XIX. 

Roma  3.0.  settembre   \>jù2.. 


c. 


Omeche  tutte  le  vostre  passate  lettere 
avessero  di  che  consolarmi  nella  mia  luoga 
lontananza  da  voi ,  per  qualche  lusinga  che 
mi  davano  di  aver  pur  anco  un  giorno  a 
vedervi  e  ad  abbracciarvi  in  Bologna ,  quel- 
la che  mi  avete  ultimamente  scritta  mi  ha 
sopra  tutte  rallegrato,  avendomi  cangiata  la 
speranza  in  sicurezza  con  una  ferma  pro- 
messa di  ritornarvi,  come  prima  io  vi  sia 
ritornato;  di  che  non  saprei  dirvi  quanto 
io  mi  vi  senta  tenuto  ,  né  quanto  fra  me 
stesso  ne  goda  e  ne  trionfi.  Io  porterò  og- 
gi mai  in  pace  lo  star  separato  da  voi  alcu- 
ni mesi;  né  più  di  tristezza  darammi  que- 
sta separazione  di  quello  che  mi  abbiano 
dati  gli  altri  o  miei  o  vostri  viaggi ,  che 
per  qualche  tempo  ne  hanno  divisi;  e  poi- 
ché dal  mio  tornare  dovrà  dipendere  il  ri- 
vedervi, potete  ben  credere  che  io  a  tut- 
to potere  affretterò  l'ora  della  mia  maggior 

F    4  con- 


88  L      K      T      T      E      II      E 

contentezza.  Venendo  dunque  agli  altri  par- 
ticolari della  dolcissima  lettera  vostra,  dl- 
rovvi  che  martedì  passato  fui  a  ritrovare 
alle  sue  stanze  il  padre  maestro  del  sacro 
palazzo ,  ed  oltre  il  piacere  che  presi  dal 
discorrere  per  lo  spazio  d' un'ora  con  uo- 
mo si  saggio  e  per  ogni  conto  si  degno  , 
infinitamente  mi  piacque  di  sentire  quan- 
to teneramente  egli  vi  ami,  di  che  mi  fe- 
ce larghissime  espressioni .  Egli  avrebbe  de- 
siderato non  meno  di  me  che  seguitando 
l'incominciata  carriera  veniste  a  farvi  co- 
noscere ,  e  a  stabilirvi  in  Roma ,  dove  lar- 
go campo  poteva  aprirsi  a' vostri  avanza- 
menti e  all'onor  vostro  e  della  casa ,  sui 
fondamento  non  meno  del  vostro  grand' in- 
gegno ,  che  del  suo  credito  e  del  suo  amo- 
re per  voi.  Ora  conosce  anch' egli  la  nec- 
cessità  di  prendere ,  dopo  la  morte  del  pic- 
colo fratellino ,  altra  risoluzione ,  e  siccome 
saggio  anche  a  questa  si  accomoda .  Mi  dis- 
se di  volervi  scrivere  d'avermi  veduto,  ed 
io  promisi  a  lui  di  darvi  parte  del  nostro 
abboccamento.  Egli  è  veramente  degno  di 
quella  stima ,  che  in  questa  corte  ha  gran- 
dissima ,  e  se  tornassero  tempi  non  disfavo- 
re- 


Inedite.  89 

revoli  alla  gerarchia  de'regolari,  potrebbe  per 
giudicio  di  tutti  conseguire ,  siccome  per 
concetto  comune  egli  merita  ,  le  più  alte 
dignità .  Vi  ringrazio  poi  senza  fine  di  quel- 
lo che  mi  scrivete  intorno  a' passi  di  Tito 
Livio,  de' quali  vi  richiesi,  e  che  apparten- 
gono alle  durate  dei  re  romani .  Se  pote- 
te, dopo  il  vostro  ritorno  a  Venezia,  man- 
darmeli senza  rilegger  a  bella  posta  quello 
scrittore ,  mi  farete  piacer  sommo  ;  ma  quan- 
do dovesse  costarvi  una  tanta  fatica ,  non 
lo  accetterei  ;  né  sopra  ciò  ho  stretto  coi 
signor  cardinale  Davìa  tal  impegno  da  non 
potermene  disciorre.  Ho  goduto  di  sentire 
che  abbiate  intrapresa  e  quasi  terminata  la 
traduzione  dall'inglese  della  risposta  del  De- 
saguliers  al  Rizzetti .  Certo  che  io  voglio 
sentirmela  legger  da  voi  al  mio  e  vostro  ri- 
torno in  Bologna,  e  da  quest'ora  vi  costi- 
tuisco e  vi  creo  mio  interprete  della  lingua 
inglese  per  gii  altri  libri  di  simili  materie, 
che  si  potranno  far  venire  colà,  e  partico- 
larmente per  le  transazioni  della  Società  re- 
gia ,  delle  quali  ne  conviene  in  coteste  no- 
stre parti  star  privi  per  sì  lunghi  tempi , 
appunto  per  mancanza  di  traduttore  .  Io  poi 

sen- 


90  Lettere 

sentendo  che  a  voi  piacerebbe  che  io  ter» 
minassi    di  ordinare    e    di  compire    la    mia 
istituzione  astronomica,   ardo  già  da  quest' 
ora  di  desiderio  di  farlo  per  cagion   vostra  , 
ma  non  avendo  qui  meco  quegli  scritti,   né 
quando  gli  avessi,  restandomi  un   momen- 
to di  tempo  per  accignermi  a  tal  intrapre- 
sa,   non  posso   che  rimetterla  al  mio  ritor- 
no a  Bologna ,  dove  spero  che  sarò  lascia- 
to in  riposo  ,  se  non  per  altra  cagione ,  per- 
chè mi  vedranno  del  tutto  inetto  al  mover- 
mi ,    avendo  contratti  tali  incomodi   di  sa- 
lute ,    che    non    mi  lascierebbero    viaggiare 
che  a  piccole  giornate   né  senza  stento  ;  tal- 
ché ,  dolcissimo  signor  Checco  mio ,  spero 
di  passarmela  nell'ozio  dell'Iustituto  e  in  quel- 
lo delle  acque ,    senza  venirne  più  distrat- 
to,    ed   ivi  goder   voi   e    gli  amici  comuni 
nella  nostra  solita  giocondissima  conversa- 
zione ,    nella    quale    leggeremo    eziandio    il 
Coriolano   del  nostro  sig.   Giampietro ,   che 
a  voi  particolarmente  desidera  di  farlo  sen- 
tire ,  stimando,   come   dee,   il   vostro  finis- 
simo gusto  non  punto  guasto  da  quelle  pre- 
venzioni,  che  alcuni  credono  dover  segui- 
tare per  meritare  il  nome  di   buoni  Italia- 
ni . 


Inedia  te»  ni 

ni.  Le  mie  rime  della  nuova  edizione  non 
le  ho  ancora  vedute,  né  molto  mi  curo  di 
vederle  per  le  tante  bagattelle  che  vi  sono  , 
e  specialmente  per  quello  sciocco  capitolo 
e  per  alcuni  sonetti .  Ma  poiché  erano  già 
stampati  altra  volta,  io  non  era  più  padro- 
ne di  essi  .  Quello  che  di  voi  si  è  detto 
in  quel  libro ,  sarà  forse  fra  gli  argomenti 
de'sonetti  ,  e  il  signor  Giampietro  lo  avrà 
scritto  ,  che  panni  appunto  me  ne  mostras- 
se alcuna  cosa  prima  del  mio  partire.  Egli 
non  può  avervi  tanto  lodato,  che  assai  più 
non  vi  lodino  le  cose  vostre .  Panni  di  aver 
soddisfatto  a  tutte  le  particolarità  della  vo- 
stra lettera ,  quando  avrò  soggiunto  che  gli 
amici  comuni  vi  salutano  mille  volte  per 
ciascuno,  e  che  voi  salutiate  altre  mille  in 
mio  nome  cotesti  di  Venezia  ;  giacche  sup- 
pongo che  ci  siate  tornato  ,  o  siate  per  far- 
lo in  breve .  Tenetemi  nella  dolce  e  cor- 
tese memoria  vostra,  e  state  sano  ed  alle-. 
grò .  Addio  . 


92  Lettere 

XX. 


Roma  io.  gennajo   iy33. 

.1  i  a  ce  mi  oltremodo  nella  vostra  lettera 
dolcissima,  che  jeri  mi  pervenne ,  divede- 
re che  dopo  alcuni  mesi  d'indugio  allo  scri- 
vermi ,  o  piuttosto  al  riscrivermi ,  voi  non 
adduciate  di  ciò  alcuna  scusa  ;  il  che  mi 
fa  intendere  quel  che  più  desidero  ,  cioè 
che  usate  meco  di  quella  maggior  confiden- 
za che  ben  dovete  prendere  nella  nostra 
amicizia ,  e  che  perciò  il  carteggiar  meco 
non  vi  è  di  soggezione  alcuna ,  come  ap- 
punto il  mio  intendimento  è  che  non  vi 
sia  ;  e  vi  ringrazio  che  così  facendo  date  a 
me  tanto  maggior  libertà  di  scrivervi ,  quan- 
to conosco  diportarvi  colle  mie  meno  d'in- 
comodo. Benché  né  però  affatto  affatto  vi 
siete  voi  astenuto  dallo  scusarvi,  ma  lo  ave- 
te fatto  per  sì  buon  modo  che  non  paja 
che  lo  facciate ,  allegandomi  alla  sfuggita 
alcune  cagioni  bastantissime  ad  assolvervi 
da  ogni  colpa  di  ritardo ,  quando  di  tal  as- 
so- 


Inedite»  gS 

soluzione  vi  facesse  uopo  ,  che  non  vi  fa 
certamente,  e  potevate  del  tutto  risparmia- 
re un  tal  ufficio  ;  ma  ciò  non  ostante  mi 
è  stato  caro .  Certo  che  il  vostro  silenzio 
mi  era  molto  penoso,  né  io  l'ho  nascosto 
al  nostro  dottore  Zanotti ,  e  veggo  che  egli 
ve  ne  ha  scritto;  ma  ciò  che  mi  dava  sol- 
lecitudine era  la  cagione  del  silenzio  più. 
che  il  silenzio  stesso,  venendo  io  avvisato 
che  vi  foste  dato  in  Padova  ad  una  fissa 
malinconia,  che  io  temeva  non  fosse  o  ca- 
gione o  se<?no  di  sconcerto  della  vostra  sa- 
Iute .  Ora  da  tal  cura  eziandio  mi  libera 
la  carissima  vostra ,  che  parmi  scritta  col 
cuore  allegro  anzi  che  no ,  se  pure  non  at- 
tribuisco io  alla  lettera  o  a  chi  la  scrisse 
quell'allegrezza,  che  ella  porta  a  me  stes- 
so colla  certezza  della  vostra  prossima  ve- 
nuta a  Bologna .  Se  finora  io  ho  sollecita- 
to quanto  mi  era  possibile  lo  spacciarmi  di 
qua  per  accostarmi  a  coleste  parti  nelle  qua- 
li voi  siete  ,  ben  potete  immaginarvi  quan- 
to più  farollo  ora  per  la  speranza  di  abbrac- 
ciarvi in  Bologna ,  ed  anco  di  baciarvi  ;  giac- 
ché di  questo  ancora  il  vostro  amore  si  mo- 
stra desideroso  ,  lascio  pensarvi  del  mio .  Io 

in-: 


g4  Lettere 

intanto  non  potendo  in  altro  modo  soddw 
sfar  per  ora  a  tal  brama,  ho  scritto  al  dot- 
tore Zanetti  che  venendo  e^li  a  trovarvi  il 
prossimo  carnevale  a  Venezia ,  vi  baci  a 
mio  nome  ben  mille  volte ,  e  come  Cice- 
rone a  Tirone  vel  si  in  medio  foro  videi  il  : 
il  che  voi  saprete  poi  dirmi  se  egli  avrà 
fatto  diligentemente  ;  molto  importandomi 
che  i  miei  baci  sieno  mille  ben  contati ,  e 
che  non  intenda  di  scontarne  nò  pur  uno 
con  quelli  che  e' vi  darà  in  suo  proprio  no- 
me ,  i  quali  so  che  non  avranno  numero , 
e  che  voi  li  confonderete  co' vostri,  come 
que'di  Catullo  e  di  Lesbia,  ne  quisquam 
malus  invidere  possit ,  cum  tantum  sciat  es- 
se basiorum.  Ma  prima  che  mi  manchi  la 
carta ,  lasciate  che  io  vi  esprima  il  piace- 
re che  ho  provato  sentendo  che  siate  per 
dar  fuori  le  rime  del  nostro  dottore  Fran- 
cesco, che  pensiate  accompagnarle  con  uà 
vostro  poemetto  che  serva  di  dedicatoria; 
e  quello  che  supera  ogni  mia  passata  o  fu- 
tura allegrezza ,  che  questa  sia  per  essere 
indirizzata  a  me  stesso.  D'onde  mai  avete 
voi  tratto  un  sì  nuovo  e  pellegrino  modo  di 
fare  ad  un  tempo  stesso  onore  a  voi ,  ono- 
re 


Inedite.  g5 

pe  al  nostro  comune  amico,  onore  all'Ita- 
lia ed  al  secolo  ,  ma  sopra  tutto  a  me  onor 
sommo,  incredibile,  incomparabile?  Io  vi 
vorrei  ringraziar  d'un  tal  pensiero,  se  mi 
paresse  di  trovar  parole  che  significassero 
la  millesima  parte  di  quello  che  per  ciò  vi 
debbo .  Ma  certamente  io  avrò  eterna  me- 
moria d'una  tanta  vostra  umanità  e  finez- 
za, e  perfino  ch'io  viva  mi  parrà  di  esse- 
re la  mercè  vostra  a  parte  di  quell'applau- 
so, che  riporterà  senza  dubbio  da  tutti  non 
meno  l'opera  dedicata  che  io  stesso  poema 
della  dedicazione ,  che  son  certo  sarà  no- 
bilissimo e  degnissimo  di  star  alla  fronte 
di  cosa  tanto  singolare  .  Sicché ,  mio  caro 
Checco,  fate  presto,  e  date  costì  o  piut- 
tosto a  Padova ,  dove  si  stampa  si  pulita- 
mente, la  commissione  a' signori  Volpi  di 
far  una  eccellente  edizione  di  quell'aurea 
operetta ,  acciocché  ella  esca  con  quel  cor- 
redo che  ben  inerita.  Oh  quanto  sono  im- 
paziente di  veder  il  poema,  sia  canzone  o 
inno  che  voi  mi  dite  !  Sicché  fate  di  man- 
darmelo sì  tosto  che  egli ,  il  dottore  Fran- 
cesco,  l'avrà  veduto.  Io  recapitai  jeri  la 
vostra  lettera   a    questo   signor  ambasciato! 

Bp- 


q6  Lettere 

Bovio.  Son  certo  che  l'avrà  gradita;  per- 
chè so  quanto  vi  ama  e  vi  stima  .  Agli 
amici  comuni  ho  fatti  i  vostri  saluti  ,  e 
voi  li  farete  e  in  Vinegia  e  in  Padova  in 
mio  nome.  Mi  convien  finire;  perchè  ho 
una  faticosa  posta  da  spacciare  .  Etiam  atque 
ctìam  vale ,  ineque  utfacis  ama;  mutuo  me 
idfacturum  tibi  persuadeas .  Saprete  che  il 
sig.  Giampietro  Zanotti  è  a  Piacenza  a  farvi 
opere  e  commedie  .  Addio  . 


N      E      D      I      T      E  .  QJ 

XXI. 

Bologna  3.   novembre  1733. 


R 


enditore  della  presente  sarà  il  signor 
abate  Francesco  Algarotti  veneto  ,  che  in. 
compagnia  del  sig.  Eustachio  Zanotti ,  ni- 
pote del  celebre  signor  dottore  Francesco 
Zanotti ,  a  voi  ben  noto ,  se  ne  viene  a 
passare  alcun  mese  in  cotesta  gran  città , 
e  a  godere  il  bel  paese  della  Toscana .  Del 
primo  di  questi  due  non  occorre  che  io  mi 
affatichi  a  dirvi  molto  ;  perchè  la  sua  in- 
dole il  suo  garbo  e  lo  sue  amabilissime  ma- 
niere ,  che  a  prima  vista  ravviserete  ,  ab- 
bastanza ve  lo  faranno  conoscere  ;  e  più  an- 
cora lo  scorgerete  dal  trattare  e  conversa- 
re con  esso .  Quello  che  da  voi  stesso  non 
potreste  ravvisare ,  e  che  debbo  dirvi ,  si 
è  che  questo  giovine  fino  dalla  sua  tenera 
età  fu  da' suoi  signori  di  casa,  nell' inviar- 
lo a  studio  a  Bologna ,  a  me  indirizzato  6 
raccomandato,  e  che  nello  spazio  di  sei  e 
più  anni  ne'  quali  vi  si  è  trattenuto ,  rico- 

To:  XI.  G  no- 


C)8  L      E      T      T      F.      R      E 

noscendo   io  in  lui  uno  straordinario  talen- 
to congiunto  ad   una  certa  naturale  elegan- 
za di  gusto   in  ogni  maniera   di   buoni  stu- 
d] ,   ho  conceputo  verso   lui  tale  affetto ,   elici 
non    ho  amico    al   mondo  che    io  ami  con 
maggior  tenerezza  .    Dopo  ciò  stimo  sover- 
chio  il  dirvi  quanta  cura  io   mi  prenda  del 
suo  onore   e  delle  sue  convenienze  ,   e  quan- 
to caldamente    a   voi   lo  raccomandi .    Egli 
viene   accompagnato   da   molte  lettere ,    ls 
quali  concorreranno  coi  suo  merito  perso- 
nale   a  fargli  costì    ogni  introduzione  ;    ma 
io  nella  persona  vostra ,    che   egli  ben  co- 
nosce e  che  infinitamente  stima,  son  cer- 
to di  procurargli  un  amico  dotto  onesto  e 
fedele ,   che  varrà  solo  quanto  tutti  gli  al- 
tri, che  costi  potrà  acquistarsi .  Egli  è  gio- 
vine d'un' incredibile  vivacità  ;   ma  di  Unis- 
simo accorgimento.  La  prima  di  queste  qua- 
lità  lo   mette    in   islato    di  ricever    talvolta 
qualche  saggio  consiglio  ;  la  seconda  lo  co- 
stituisce in  grado  di  saperne  profittare.  Non 
potrei  avere  al  mondo  maggior  piacere  che 
nel  sentire  che  Cidi  avesse  incontrato  costi 
l'amore    e  la  stima  medesima,    che   ha   in 
Bologna  ed  in  altre  città,  ove  si  è  tratte- 
nuto, 


.' 


Inedite.  99 

liuto ,  e  che  in  somma  riuscisse  un  grand' 
uomo ,  come  ha  dalia  natura  tutto  il  capi- 
tale per  divenirlo ,  e  come  richiede  l'onore 
della  sua  casa,  che  oltre  l'essere  facolto- 
sissima,  è  imparentata  colla  prima  Nobil- 
tà di  Venezia  ,  ed  è  essa  medesima  in  ista- 
to  di  essere  ascritta  all'  ordine  patrizio  . 
Quanto  al  suo  compagno,  il  nome  d'Eu- 
stachio significa  che  egli  è  mio  figlio  di 
battesimo ,  qualità  che  potrebbe  bastar  da 
sé  sola  a  dover  io  amarlo  distintissimamen- 
te ,  ma  che  però  non  è  la  principale  che 
m'induca  a  farlo  ;  mentre  vengo  a  ciò  dol- 
cemente forzato  dalle  rare  qualità  sue  e  di 
ingegno  e  di  costume.  Egli  ha  sortito  un 
eccellente  ingegno ,  e  lo  ha  poi  coltivato 
sotto  la  disciplina  dello  zio  co' migliori  stu- 
dj ,  e  singolarmente  con  quelli  della  filoso- 
fia e  delle  matematiche ,  nelle  quali  se  di- 
cessi che  qui  non  abbiamo  chi  l'uguagli, 
non  direi  forse  più  del  vero  .  E  mio  aiu- 
tante e  collega  nella  professione  astrono- 
mica in  questo  Instituto,  e  appunto  corno 
tale  penserebbe  di  profittare  di  questo  viag- 
gio con  far  costi  qualche  osservazione  astro- 
nomica,   al   quai  fine  avrà  seco   gli  arnesi 

G    2.  ne- 


ioo  Lettere 

necessarj  .  Fra  le  altre  grazie ,  che  io  vi 
chieggo  per  riguardo  a  lui ,  una  si  è  che 
gli  facilitiate  il  modo  di  adempire  questo 
suo  desiderio ,  trovandogli  luogo  a  proposi- 
to per  far  qualche  uso  de' predetti  istrumen- 
ti ,  sopra  di  che  mi  riporto  a  quello  che  vi 
dirà  egli  medesimo  a  bocca.  Troverete  un 
giovane  d'un  costume  angelico  e  d'una  mo- 
destia incomparabile;  e  tanto  di  lui,  quan- 
to dell'altro  mi  prometto  che  sarete  con- 
tento d'averli  conosciuti,  e  che  stimerete 
ben  collocato  tutto  quel  favore ,  che  vi  pia- 
cerà di  compartir  loro ,  il  quale  io  cosi  ri- 
ceverò e  tanto  ve  ne  sarò  tenuto ,  quanto 
se  a  me  medesimo  lo  aveste  compartito .  Più 
non  aggiungo;  perchè  so  che  al  vostro  amore 
questo  già  basta ,  e  forse  è  soverchio  ;  e  Uni- 
sco col  raccomandarmi  nella  vostra  buona 
grazia ,  e  col  dirmi  qual  sempre  sono . 


Inedite.  101 

XXII. 

Bologna  2.  gennajo  1734. 

JLJenchè  colle  mie  dello  spaccio  addietro 
io  stimi  d'avervi  tolto  da  quella  inquietu- 
dine, che  vi  dava  il  dubbio  di  mia  salute, 
tutta  volta  non  ho  voluto  lasciar  di  rescri- 
vervi per  ringraziarvi  di  questa  medesima 
inquietudine  sì  cortesemente  e  sì  abbondan- 
temente testimoniatami  nell'ultima  vostra. 
Io  sto,  la  Dio  mercè,  così  bene  come  sta- 
va in  Roma  gli  ultimi  mesi,  se  non  che  mi 
conviene  essere  più  riservato  nel  movermi, 
e  nel  mangiare  di  quel  che  allora  mi  bi- 
sognasse ,  per  mantenermi  in  tale  stato  .  Eb- 
bi l'ultimo  attacco  il  dì  de' 18.  decembre, 
che  sebbene  non  fu  più  mite ,  fu  nulladi- 
jneno  più  breve  degli  altri,  e  da  questo  e 
da  qualche  altro  indicio  panni  di  poter  rac- 
corre,  che  i  parosismi  sieno  per  rallentarsi 
ormai,  o  almeno  per  rendersi  più  soffribi- 
ìi.  Jeri  sera  il  nostro  dottore  Francesco  mi 
lesse   la   vostra  satira ,    o  sermone   che  dir 

G    3  vo- 


103  L     E     T     T     E     II     E 

vogliamo,  tutto  pieno  della  graziosa  e  sal- 
sa amarezza  oraziana  .  Ma  che  dirò  delle 
vostre  rime  ,  che  a  questi  giorni  ho  avute  , 
e  che  tengo  tuttavia  sul  tavolino?  Gran  par- 
te di  esse  aveva  io  udita  recitarmi  da  voi 
medesimo,  ma  molte  altre,  e  forse  forse  le 
più  belle  ,  mi  sono  giunte  affatto  nuove  .  Per 
Dio  che  io  sempre  più  mi  vergogno  di  es- 
sermi lasciato  indurre  a  permettere  che  si 
stampino  quelle  mie  baje  ,  e  quel  che  è 
peggio  che  si  ristampino  come  di  mio  con- 
senso ,  potendo  esse  chiamarsi  appetto  alle 
vostre  cacata  diaria .  Io  mi  rallegro ,  mio 
caro  signor  Checco  ,  dell'onore  che  a  voi 
ne  viene  e  ne  verrà  grandissimo  presso  i 
buoni  e  saggi  estimatori  del  merito  di  sì 
fatte  cose  .  Debbo  anco  ringraziarvi  dell'ono- 
re ,  che  in  piti  d'un  luogo  di  esse  avete  a 
me  fatto  colle  vostre  lodi  ;  sebbene  per  far- 
melo intero  non  basta  pubblicare  ciò  che 
di  me  avete  detto  ;  bisognerebbe  abbrucia- 
re in  oltre  ciò  che  io  ho  scritto.  La  vo- 
stra epistola  a  me  indirizzata  a  Roma  io  mi 
credeva  che  andasse  alla  testa  delle  rime 
del  nostro  dottore  Francesco  che  sento  ora 
pubblicarsi    da  voi    (  di  che   son  certo   che 

tutti 


Inediti:.  io5 

tutti  i  letterati  ne  avranno  grado  ed  obbli- 
go alla  vostra  attenzione);  ina  avendola  ora 
veduta  tra  le  vostre  rime  ,  ho  dubitato  che 
abbiate  cangiato  pensiere .  Forse  però  ella 
comparirà  nell'una  e  nell'altra  opera;  riè, 
ovunque  ella  si  vegga ,  altro  clic  buona  com- 
parsa potrà  fare  .  Addio  ,  mio  caro  signor 
Checco .  Al  signor  Eustachio  non  ho  elio 
scrivere,  ma  salutatelo  per  me  mille  volte. 

*o*o*o*o*o*o*o*o*o*o*o*o* 

XXIII. 


Bologna  g.  f ebbra jo   1704* 

_1N  questo  punto  mi  giugne  la  vostra,  © 
in  questo  punto ,  cioè  sul  partir  delle  let- 
tere vi  rispondo  ,  per  darvi  avanti  la  vostra 
partenza  un  abbraccio  col  cuore ,  e  per  au- 
gurarvi felice  viaggio  verso  Roma  .  Doma- 
ni scrivendo  al  nostro  monsignor  Leprotti 
gli  dirò  quello  che  debbo  di  voi ,  comechè 
egli  già  sappia  e  da  me  e  da  altri  quanto 
può  bastare  per  accogliervi ,    e   per  avervi 

G    4  car0 


1 04  Lettere 

caro  quanto  altra  persona  del  mondo  .   Tro- 
verete in  esso  un  ottimo  amico  .   Se  voi  mi 
aveste  prescritto    a  qual  altro    in  Roma    vi 
piacesse  che  io  dessi  contezza  di  voi,  l'avrei 
fatto  ;    benché    per   altro    io   non    lo   reputi 
necessario ,  sì  perchè  voi  avete  colà  a  que- 
st'ora ottime  introduzioni ,   sì  anche  perchè 
niuno  vi  ha  con  cui  io  potessi  procurarve- 
le ,    che   non    sia  tanto  amico   di  Leprotti 
quanto    di  me  stesso ,    e  presso  cui    la  sua 
intercessione    non  sia  anco   più  autorevole 
assai  più  della  mia .   Il  signor  Eustachio  mi 
ha  fatte  in  vostro  nome  mille  affettuose  e- 
spressioni  .  La  nostra  conversazione  è  stata 
ed  è  tuttavia  sopra  di  voi .   Così  a  dispetto 
vostro   ho  saputo   tutte   quelle  novelle    del 
vostro  soggiorno  in  Firenze ,  delle  quali  mi 
siete  stato  sì  scarso .   Credo  bene  che  oltre 
queste  ve  ne  abbiano  delle  altre  più  segre- 
te ,  delle  quali  io  non  ho  voluto  interrogar- 
lo, sapendo  quanto  egli  vi  sia  fedele;  on- 
de queste  si  rimarranno  nella  loro  oscurità 
a  gran  discapito  de' giornalisti,  che  di  qui 
a  cento  anni  si  affaticheranno  per  pubblicar 
rx   xvUìcra  della  vostra  vita.    Addio,    mio 
caro  signor  Checco ,  che  caramente  abbrac- 
cio , 


Inedite.  io5 

ciò }  ed  accompagno  col  cuore  per  tutto . 
I  miei  vi  salutano .  Voi  in  Roma  mi  salu- 
terete l'abate  Niccolini  l'abate  Bottari  il 
nostro  Eraaldi ,  e  tutti  quelli  che  vi  chie- 
deranno di  me ,  e  direte  loro  che  non  ho 
per  anco  perduta  la  speranza  di  rappezzar- 
mi e  di  vivere  qualche  anno,  parendo  elio 
gli  attacchi  del  mio  male  si  rendano  me- 
no frequenti.  Al  signor  ambasciatore  Bovio 
e  alla  casa  Bolognetti  i  miei  rispetti ,  ma 
prima  al  padre  Maestro  del  sacro  palazzo , 
da  cui  dovete  incominciar  le  visite.  Addio 
di   nuovo • 


•  0*0* 


106  Lette    Ti    £ 

XXIV. 


Bologna  6.   marzo   iy34« 


A. 


ncorche'  io  già  sapessi  il  vostro  felice 
arrivo  in  Roma ,  ho  goduto  sommamente 
di  sentirne  l'avviso  da  voi  medesimo-,  e  di 
ricever  con  esso  quelle  novelle  che  più  bra- 
mava della  vostra  soddisfazione  nel  trovar- 
vi in  un  sì  grande  e  bel  paese ,  e  che ,  se 
non  m'inganno ,  sempre  più  sarà  per  pia- 
cervi. A  me  certamente  è  accaduto,  quan- 
te volte  vi  sono  tornato,  di  trovarlo  sempre 
più  bello ,  contuttoché  io  non  avessi  né  il 
tempo  né  la  curiosità  né  la  cognizione  che 
voi  avrete,  per  cercare  e  godere  in  esso 
tutto  quello  che  vi  ha  di  apprezzabile .  Il 
nostro  monsignor  Leprotti  mi  scrisse  d'aver- 
vi pur  allora  veduto  una  sola  volta  ,  non 
avendo  potuto  ancora  esser  da  voi  per  le 
occupazioni  che  gli  davano  i  suoi  malati , 
ma  che  vi  attendeva  tosto  a  pranzo  da  lui, 
dove  sarebbero  eziandio  il  signor  abate  Nic- 
colini   e  il  signor  abate  Bottari,   che  sono 

ap- 


Inedite.  107 

appunto  quei  due  che  sopra  gli  altri  io  bra- 
mava che  fossero  da  voi  conosciuti ,  dan- 
domi a  credere  che  la  loro  conversazione 
ed  amicizia  possa  esservi,  non  meno  di  quel- 
la di  monsig.  Leprotti,  di  particolar  soddi- 
sfazione ,  siccome  che  all'  incontro  possa  pia- 
cer loro  la  vostra.  Non  dubito  che  essi  non 
siano  per  farvi  tutte  quelle  introduzioni  co- 
stì che  voi  bramerete,  e  non  siano  anche 
per  compiacersene ,  conoscendo  di  farlo  a 
persona  che  ben  lo  merita .  Quante  volte 
li  vedrete  ,  tante  vi  priego  di  ricordarmi  lo- 
ro amico  e  servidore  ;  così  pure  al  nostro 
signor  Emaldi  ed  agli  altri  comuni  amici 
che  costì  troverete ,  ma  soprattutto  al  no- 
stro signor  ambasciator  di  Bologna  e  al  de- 
gnissimo padre  Maestro  del  sacro  palazzo  e 
al  padre  Marat  ti .  Di  me  non  posso  darvi 
nuove  gran  fatto  diverse  da  quelle  che  ne 
aveste  già  in  Firenze ,  se  non  che  egli  par 
pure  che  i  miei  insulti  si  vengano  renden- 
do meno  frequenti ,  e  di  tanto  io  mi  con- 
tento ,  sottoscrivendomi  volontieri  a  soffrir- 
li una  volta  ogni  quattro  o  cinque  settima- 
ne ,  purché  nelle  loro  intermissioni  non  mi 
tolgano  d'occuparmi  ne'mieistudj  geniali, 

e  di 


108  Lettere 

e  di  passatamela  nell'osservatorio  in  compa- 
gnia de'soliti  amici .  Essi  vi  riveriscono  tut- 
ti,  e  vi  ringraziano  de' saluti  che  per  par- 
te vostra  ho  portati  a  ciascuno  di  loro .  11 
sig.  Perelli  ha  inteso  l'enimma  della  mate- 
ria combustibile  che  io  non  ho  cercato  d' 
intendere,  benché  non  mi  paresse  difficile 
d'indovinarlo.  Si  rallegra  che  la  materia 
suddetta  non  abbia  preso  fuoco,  ed  io  de- 
sidero altresì  che  noi  prenda  in  cotesto  cli- 
ma anche  più  caldo .  Voi  avrete  costì  di 
che  pascervi,  oltre  le  grandezze  del  paese, 
anco  delle  forestiere,  sentendosi  che  l'in- 
fante d.  Carlo  sia  per  giugnervi  e  per  trat- 
tenervisi  colla  sua  corte .  Desidero  che  lo 
seguitino  anche  le  sue  truppe,  o  almeno 
che  mi  si  levino  dalle  mie  stanze  delle 
Acque,  che  da  un  mese  in  qua  mi  tengo- 
no imbarazzate ,  come  vi  tengono  tutte  le 
altre  fuor  di  porta  s.  Mammolo  e  in  quelle  vi- 
cinanze; il  che  tuttavia  meno  mi  rincresce 
da  che  voi  non  ci  siete  ;  che  certo  molto 
mi  sarebbe  spiaciuto,  se  essendovi  voi  non 
avessi  potuto  godere  l'estate  quel  poco  di 
respiro  die  io  vi  prendeva,  e  dove  soleva- 
te venir  qualche  volta  a  trovarmi .    Egli  è 

tempo 


Inedite.  log 

tempo  che  finisca  con  abbracciarvi  caramen- 
te, e  con  salutarvi  a  nome  di  tutti  i  miei 
di  casa ,  che  non  lasciano  passar  giorno  in 
cui  di  voi  non  si  ricordino .  Di  me  non 
dico ,  perchè  so  che  noi  mettete  in  dub- 
bio .  Datemi  spesse  volte  novelle  di  voi , 
e  de' disegni  che  vi  passano  per  la  menta 
intorno  a' vostri  viaggi.  Addio. 

XXV. 


Ravenna  3.  luglio  ijo'^ 


N, 


on  dubito  punto  che  a  misura  delle  no- 
velle or  triste  or  buone  che  di  me  vi  giun- 
gono, non  si  risenta  il  vostro  cortese  ed 
amorevol  animo  ;  e  le  assicuranze  che  ave- 
te voluto  darmene  nell'  ultima  dolcissima 
lettera  vostra  ,  ben  potete  sapere  che  con 
me  sono  del  tutto  soverchie,  comechè  non 
mi  sieno  per  tutto  ciò  punto  meno  care . 
Ecco  che  pur  ora  ho  avuto  un  secondo  at- 
tacco in  Ravenna ,  da  cui  appena  mi  sono 

ria- 


ìio  Le    t    t    r.    n    e 

riavuto    fra  jeri    ed  oggi .    Ho  scritto  que- 
sta sera  una  lunga  lettera  al  nostro  Leprot- 
ti,   e  mi  sento  il  polso   debole  ,  il   che   mi 
obbliga  ad  esser  più  breve  con  voi.   Sento 
con  sommo  piacere    il  contento    che   pren- 
dete in  cotesto  soggiorno   dalla  conversazio- 
ne   del    signor  Folk.es    del    signor  Celsio    e 
del  padre  abate  Revillas ,   a' quali  tutti  por- 
terete i  miei  rispetti  e  le   mie  congratula- 
zioni per  il  nuovo  osservatorio,   che  mercè 
il   nostro  Leprotti  è  sorto  nel  palazzo  pon- 
tificio .   Quando  avranno  stabilita  la  direzio- 
ne   della  meridiana   indipendentemente    da 
quella  della  Certosa,  desidererei  di  sapere 
come  la  troveranno  d'accordo,   per  mezzo 
dei  cenni    da  darsi    da  un  luogo  all'altro, 
con  quella  della  Certosa ,   e  se  la  differen- 
za che  dovrebbe  trovarvisi  corrisponda  a  un 
dipresso  alla  distanza  de' meridiani .  Non  du- 
bito   che    voi   ancora    non    prendiate    parte 
nelle  osservazioni  che  a  tal  line  si  faranno. 
Vi   felicito    della  vostra  marchesa  romana, 
cioè  de'vostri  dialoghi,   de'quali  vi   ringra- 
zio che  non    mi  abbiate  fatto  mistero .    Se 
poi  si  desse  caso   che  tornaste  finché  io  son 
vivo  a  riveder  le  marchese  bolognesi ,  e  ciò 

fosse 


Inedite.  111 

fosse  dentro  la  presente  estate  o  nel  pros- 
simo autunno,  vi  faccio  sapere  che  io  pre- 
tendo che  mi  manteniate  nel  possesso  di 
godere  qualche  vostra  visita  in  villa,  fa  qua! 
villa  non  sarà  più  né  agli  Angeli,  nò  allo 
Acque,  ma  a  s.  Procolino  ,  luogo  pochissi- 
mo lontano  da  quelli,  a  cui  si  va  per  un 
vicolo  dietro  l' osteria  della  Palazzina ,  o 
in  cui  mi  ricordo  di  essere  stato  con  voi 
l'anno  del  ?.-j. ,  mentre  eravamo  insieme 
agli  Angeli ,  a  cogliere  e  a  mangiare  una 
sera  le  giuggiole.  Quello  sarà  il  mio  ritiro 
sì  tosto  ch'io  torni  a  Bologna  ,  ed  ivi  do- 
vrà forse  deliberarsi  qualche  cosa  sopra  la 
mia  pelle.  Serbatemi,  mio  caro  sig.  Ghec- 
co ,  il  dolcissimo  amor  vostro,  e  state  sa- 
no, e  fatevi  amare  e  stimar  da  tutti,  co- 
me son  certo  che  fate.  Niente  desidero  ai 
mondo  più  di  questo .   Addio  . 


+  0*0* 


113  Lettere 

XXVI. 


Bologna  s5.  ottobre   ijo^. 

JLJopo  una  lunga  aspettazione  di  vostre 
novelle  ho  il  contento  di  riceverne  ad  un 
tempo  stesso  e  dal  signore  Zanotti  e  da  voi 
medesimo ,  e  con  poco  indugio  anco  dal  no- 
stro monsignor  Leprotti ,  che  al  par  di  noi 
ne  stava  con  inquietudine .  Siamo  ora  tut- 
ti consolati  di  sentirvi  in  Parigi  dopo  un 
felice  viaggio ,  e  colla  buona  compagnia  del 
signor  Celsio  e  del  sig.  Maldercreutz .  Vi 
ringrazio  per  la  mia  parte  di  avermene  in- 
viato l'avviso ,  che  è  stato  sommamente  ca- 
ro non  solo  a  tutti  di  mia  casa  e  agli  ami- 
ci della  conversazione  astronomica,  ma  a 
tutti  quelli  che  in  questa  città  vi  amano , 
cioè  a  dire  che  vi  conoscono .  Non  dubito 
che  quando  vi  troverete  meno  occupato  di 
quello  che  si  soglia  essere  al  primo  arrivo 
in  una  gran  città ,  non  siate  per  darmi  nuo- 
ve più  precise  del  vostro  stato  ,  e  soprattut- 
to del  vostro  commercio  con  cotesti  cele- 
bri 


Inedite.  i  i  3 

bri  letterati ,  de'quali  Parigi  è  sì  doviziosa. 
Nell'occasione  che  ebbi,  due  mesi  sono, 
di  rescrivere  ad  una  lettera  del  sig.  di  Mau- 
pertuis ,  gli  parlai  della  vostra  prossima  ve- 
nuta a  Parigi  e  di  quella  del  sig.  Celsio, 
e  lo  pregai  a  farvi  costi  quelle  introduzio- 
ni, che  aveste  potuto  desiderare.  L'istesso 
so  che  avea  fatto  il  signore  Zanotti  scriven- 
do al  signor  diMairan;  e  quando  i  signori 
Cassini  e  Maraldi  saranno  di  ritorno  dal  lo- 
ro viario  astronomico,  che  dovrebb'essero 
in  breve,  passerò  coli' uno  o  coli' altro  di 
essi  il  medesimo  ufficio  .  Ben  so  che  la  mia 
mediazione  non  vi  è  punto  necessaria  per 
procurarvi  quell'adito,  che  il  vostro  meri- 
to a  quest'ora  vi  avrà  fatto  presso  cotesti 
grand' uomini  ;  ma  voi  non  dovete  sdegna- 
re, che  ciò  facendo  io  serva  al  mio  pro- 
prio interesse ,  con  farmi  onore  della  vo- 
stra amicizia. 

La  vostra  lettera  a  madama  è  stat^  pun- 
tualmente recapitata  .  Spero  che  ne  avre- 
te presto  il  riscontro  dalla  risposta  di  lei 
medesima,  la  quale  questa  stessa  mattina 
è  stata  a  trovarmi,  e  a  parlarmi  di  voi,  in 
letto;  perocché  questo  è  il  luogo,  dove  per 
To:  XI.  H  lo 


1 1 4  Lettere 

lo  più  mi  convien  ricever  le  visite  ;  come* 
che  oggi  appunto  abbia  cominciato  ad  al- 
zarmene, non  so  per  quanto  tempo.  An- 
che i  vostri  complimenti  sono  stati  portati 
a  cui  andavano,  e  tutti  mi  hanno  caricato 
di  commissioni  per  restituirveli  ,  facendo 
ciascuno  a  gara  perchè  i  suoi  siano  i  più 
accetti . 

Se  non  fosse  un'  impertinenza  mandarvi 
delle  novelle  astronomiche,  dove  è  il  più 
celebre  osservatorio  del  mondo,  e  d'onde 
tutti  gli  altri  le  aspettano ,  vi  direi  che  qui 
abbiamo  misurati  in  due  plenilunj  diversi, 
cioè  in  quello  di  settembre  e  in  quest'ul- 
timo d'ottobre,  il  diametro  della  luna  sul 
circolo  d'ascensione  retta  o  sia  siili' orario , 
e  parimente  sul  parallelo ,  e  il  primo  si  è 
trovato  amendue  le  volte  maggiore  del  se- 
condo d'un  mezzo  minuto  incirca,  appun- 
to come  mi  fu  scritto  aver  ritrovato  cote- 
sto celebre  astronomo  il  signor  Godin  ;  on- 
de vi  è  molta  apparenza  che  la  luna  sia 
anche  coli' asse  maggiore  a  un  dipresso  per- 
pendicolare all'orbita;  il  che  toglie  la  ma- 
raviglia che  da  codesta  Accademia  reale  del- 
le scienze  tale  sia  stata  trovata  anco  la  ter- 
ra ; 


Inedite.  n5 

ra;  ma  di  ciò  stimo  che  molto  si  discor- 
rerà al  ritorno  del  signor  Cassini  dal  suo 
viaggio.  Mi  farete  grazia  di  dar  parte  di 
ciò  a' signori  Svezzesi  vostri  compagni,  che 
divotamente  riverisco,  e  attendendo  vostre 
lettere ,  quando  ciò  possa  essere  senza  scon- 
cio delle  vostre  occupazioni  e  dei  diverti- 
menti ,  che  vi  darà  cotesta  gran  dominan- 
te ,  termino  col  ricordarvi  che  io  sono  e 
sarò  sempre  con  tutto  il  mio  cuore  e  a 
tutte  prove  . 


H   a 


ii6  Lettere 

XXVII. 

Bologna    ìg.  febbrajo    ij5~- 

O  E  io  non  vi  amassi  quanto  faccio ,  e  so 
non  fossi  certo  che  voi  mi  fate  la  giustizia 
•di  prendere  nella  miglior  parte  le  mie  in- 
sinuazioni ,  e  di  crederle  fedeli,,  non  mi 
indurrei  a  scrivervi  cosa ,  che  potesse  in 
qualche  modo  spiacervi ,  se  pure  può  spia- 
cervi un  avviso  fondato  sopra  notizie ,  elio 
forse  non  hanno  sussistenza.  In  Roma  si  è 
risaputo  ,  o  per  dir  meglio  notificato  che 
nei  dialoghi ,  che  voi  siete  per  pubblicare 
sopra  la  luce,  siano  alcune  espressioni,  le 
quali  non  sieno  per  essere  a  grado  di  chi 
ha  ivi  la  censura  de' libri,  onde  si  possa 
dubitare  che  la  vostra  opera  riporti  di  co- 
là qualche  ingiuriosa  nota.  Non  so  indur- 
mi a  creder  tal  cosa ,  conoscendovi ,  come 
faccio,  saggio  e  circospetto;  ma  la  nostra 
amicizia  e  la  viva  passione  y  che  ho  per  1' 
onor  vostro,  e  per  quella  estimazione,  di 
cui  vi  conosco  degnissimo ,  e  di  cui  vorrei, 

ve- 


Inedite.  i  i  ^ 

Vedervi  in  possesso  presso  ogni  ordine  di 
persone ,  non  comporta  che  io  vi  taccia  que- 
sta ciarla  ,  la  quale  ,  ancorché  mal  fondata  , 
produrrà  indubitatamente  questo  effetto, 
che  il  vostro  libro  quando  uscirà  si  legga 
con  uno  spirito  più  critico  e  con  tutti  que- 
gli svantaggi ,  che  ponno  nascere  da  un  pre- 
giudicio,  ancorché  mal  fondato.  Yi  priego 
dunque  per  l'amore  di  voi  stesso  a  rivede- 
re l'opera  vostra  (ancorché  per  avventura 
fosse  stata  revista  e  approvata  costi  )  e  ad 
osservar  diligentemente  se  v'abbia  cosa  al- 
cuna,  non  dirò  nella  sostanza  della  dottri- 
na ,  che  non  dubito  non  sia  affatto  sana , 
ma  in  qualche  tratto  in  qualche  motto  in 
qualche  arguzia  di  quelle ,  onde  il  vostro 
vivacissimo  spirito  l'avrà  adorna,  che  pos- 
sa essere  presa  in  sinistro ,  anche  con  qual- 
che torto  di  chi  così  l' interpretasse ,  e  le- 
vamela ,  lasciandovi  quel  solo  (  e  certamen- 
te sarà  il  più  )  che  può  contribuire  alla  cer- 
tezza delle  vostre  dimostrazioni  senza  pre- 
giudicio  della  eleganza  dello  stile  .  Se  l'amo- 
re di  voi  medesimo,  per  cui  vi  ho  prega- 
to ,  a  ciò  non  basta ,  ed  io  vi  torno  a  pre- 
gar© per  l'onore  de' vostri  amici,    de' quali 

H    3  ben 


ilo"  Lettere 

ben  so  che  la  vostra  somma  pulitezza  fa 
tutto  il  conto  ;  dovendo  voi  pensare  (come 
non  dubito  che  non  abbiate  pensato)  che 
ogni  eccezione  di  tal  natura,  che  potesse 
darsi  al  vostro  libro ,  invilupperebbe  anche 
questi  nella  medesima  odiosità,  la  quale  da 
chi  vive  in  Italia  ed  ama  la  sua  quiete  non 
può  riputarsi  leggera  ,  anzi  è  pur  la  mag- 
gior e  la  più  temuta  che  esser  possa  ;  e  con- 
siderate, vi  priego,  che  tal' odiosità  tanto 
appunto  sarebbe  contro  ciascun  di  essi  più 
fondata,  quanto  ciascuno  vi  è  più  confiden- 
te e  più  intimo,  che  vuol  dire  più  caro. 
Io  pretendo  d'avere  in  questo  ordine  un 
luogo  così  distinto  nel  vostro  animo ,  che 
parmi  di  pregarvi  per  mio  proprio  interes- 
se ;  e  fermamente  spero  che  mi  esaudire- 
te. Ben  so  quante  cose  potreste  qui  repli- 
carmi ,  ma  io  non  accetto  alcuna  replica 
per  buona,  se  non  quella  che  io  medesimo 
ho  data  sul  principio,  cioè  che  il  vostro 
libro  non  sia  per  dar  occasione  a  chi  che 
sia  in  alcuna  sua  parte  di  essere  tirato  ia 
senso  sinistro  anche  con  qualche  torto.  Più 
non  aggiungo  ;  perchè  in  materia  simile  si 
vuol  avere  de' riguardi  a  metter   in  carta  3; 

ma 


Inedite.  tig 

ma  vi  priego  che  voi  stesso  colla  vostra  som- 
ma avvedutezza  aggiugniate  a  questo  mio 
amichevol  consiglio  quel  peso ,  che  io  non 
ho  saputo  dargli ,  e  diciate  a  voi  medesimo 
tutte  quelle  altre  ragioni  che  io  taccio.  So- 
pra tutto  poi  mantenetemi  nel  grado  di  pri- 
ma della  vostra  buona  grazia,  pensando  che 
io ,  ove  il  mio  avviso  fosse  anche  inoppor- 
tuno e  soverchio,  non  l'avrei  demeritata 
per  essermi  in  ciò  ingannato,  nascendo  un 
tale  inganno  dal  solo  amore,  che  vi  porto 
e  vi  porterò  sempre  .  Addio  •  Addio . 


•  o*o* 


H  4 


120  Lettere 

XXVIII. 


Bologna  2.  aprile   ìy^y. 

HO  il  contento  di  ricevere  da  voi  me- 
desimo quelle  nuove ,  che  io  aveva  chiesto 
di  voi  al  signor  Sebastiano  con  quella  an- 
sietà ,  in  cui  ben  potete  credere  che  mi 
avea  posto  l'avviso  da  lui  datomi  della  vo- 
stra grave  malattia  .  Vi  ringrazio  che  non 
ostante  il  trovarvi  tuttavia  in  convalescenza 
vi  siate  preso  il  pensiero  di  rispondere  al- 
la mia  già  scrittavi  ;  né  vorrei  che  ciò  vi 
fosse  di  disagio  ;  non  essendovi  cosa  al  mon- 
do che  più  possa  premermi  della  vostra  sa- 
lute >  se  pur  non  fosse  il  vostro  onore,  il 
quale  comprendo  dalla  vostra  saggia  rispo- 
sta che  ben  vi  sta  a  cuore ,  né  mai  ne  ho 
dubitato .  Io  debbo  dunque ,  dopo  ciò  che 
vi  scrissi,  rimettere  a  voi  medesimo  il  pren- 
der quelle  misure ,  che  pensando  riposata- 
mente alle  cose  da  me  dettevi  stimerete  es- 
sere le  più  convenevoli ,  né  sopra  questo 
più  oltre  vi  sarò  importuno .  I  vostri  ami- 
ci 


I      N      E      1>      I      T      E  .  121 

ci  erano  afflittissimi  per  la  novella  che  io 
aveva  detto  loro  della  passata  indisposizio- 
ne da  voi  sofferta,  ed  ora  gli  ho  rallegra- 
ti con  quella ,  che  ne  siete  già  riavuto  .  Sti- 
mo che  alcuno  di  essi  vi  scriverà.  Io  ed 
essi  saremo  totalmente  quieti  allora  sola- 
mente che  intenderemo  da  voi  non  esser- 
vi restato  alcuna  reliquia  del  male  passato , 
come  sempre  può  temersi ,  trattandosi  di 
pleuritide;  e  per  questo  solo  vi  prego  e  gra- 
vo di  farmi  due  parole  di  risposta ,  se  pur 
non  vi  tornasse  meglio  scriverne  ad  altri , 
da  cui  io  potessi  risapere  il  vostro  presen- 
te stato,  ed  avere  una  total  sicurezza  che 
siate  ben  guarito,  che  è  quello  che  io  bra- 
mo di  sapere  con  certezza.  Giacché  nel  fi- 
ne della  vostra  ini  parlate  della  cometa, 
vi  mando  una  brieve  relazione  delle  osser- 
vazioni, che  ne  abbiamo  fatte,  affinchè  1© 
vediate  voi ,  e  le  mostriate  a  chi  stimere- 
te poter  gradire  di  vederle,  e  fra  gli  altri 
al  signore  Zendrini ,  che  suole  mandarmi  le 
sue  osservazioni  astronomiche  da  che  ha  in- 
trapreso di  farne  .  Suppongo  che  la  mostre- 
rete altresì  al  signor  abate  Conti  al  signor 
conte  Riccati   e   agli  altri    di  quella  dotta 

con- 


122  Lf.      TTERE 

conversazione.  Parmi  che  finora  la  retta  li- 
nea ,  in  cui  si  è  supposto  moversi  equabil- 
mente la  cometa,  soddisfaccia  non  solo  a 
quelle  prime  osservazioni,  dalle  quali  ne 
fu  calcolata  la  posizione,  ma  eziandio  alle 
altre  che  si  sono  andate  facendo  dipoi ,  al- 
meno per  fino  a' 23.  marzo  (perocché  del- 
le altre  fatte  dopo  quel  giorno  non  ho  per 
anco  fatta  prova  come  rispondano  alla  det- 
ta teoria  )  e  però  stimo  che  se  la  trajetto- 
ria  della  cometa  è  veramente  curva,  come 
ragionevolmente  si  crede,  la  curvatura  sia 
insensibile  per  tutto  quel  tratto  di  essa,  che 
la  cometa  ha  scorso  dalla  sua  prima  appa- 
rizione lino  a'23.  marzo.  Due  o  tre  volte 
ho  creduto  di  non  dover  più  rivederla ,  at- 
tesa la  debolezza  del  lume,  con  cui  appa- 
riva, ma  poi  contro  la  nostra  aspettazione 
l'abbiamo  riveduta  ed  osservata;  onde  mi 
guarderò  dal  ridirvi  (ciò  che  leggerete  nel- 
la annessa  relazione)  che  non  vi  sia  più 
speranza  di  osservarla ,  se  pure  il  lume  del- 
la luna,  che  comincierà  a  farsi  veder  la 
sera  ,  non  mi  facesse  questa  volta  meglio 
indovinar  delle  altre .  Con  maggior  como- 
do se  ne  stenderà  una  più  piena  relazione , 

e  for- 


Inedite.  ìàS 

ift  forse  si  stamperà .  Io  mi  riserbo  ancora 
di  rivedere  e  di  correggere  i  risultati  de' cal- 
coli ,  che  leggerete  a  pie  di  questo  foglio . 
Mio  caro  sig.  Francesco ,  abbiate  cura  del- 
la vostra  salute.  Non  potete  farmi  cosa  più 
grata  di  questa,  né  io  so  pregarvi  d'altro. 
Addio .  Di  nuovo  state  sano . 

•0*0*0*0*0*0*0 +0*0*0*0*0* 

XXIX. 


Bologna  27.  novembre   ìj'S'j. 


A 


lle  molte  e  tutte  liete  novelle,  che  di 
voi  mi  diede  il  si*'.  Eustachio  Zanotti  nel 

o 

suo  ritorno ,  vi  ringrazio  che  abbiate  ora 
aggiunto  voi  stesso  quelle ,  che  mi  porta  la 
vostra  dei  20.  corrente  ,  che  ho  ricevuto  in- 
sieme co'gentilissimi  versi,  co'quali  l'ave- 
te accompagnata .  Questi  ho  subito  comu- 
nicati al  nostro  signor  dottore  Francesco  e 
al  signor  Eustachio  predetto,  e  a' medesi- 
mi secondo  il  vostro  ordine  ho  fatta  con- 
fidenza del  disegno  ,  che  avreste  di  dedi- 
care 


1^4  Lettere 

care  il  libro  al  gran  personaggio  ,  a  cui  { 
versi  sono  indirizzati .  Non  so  quello  che 
ne  parrà  a' signori  Zanotti,  de' quali  il  dot- 
tore Francesco  mi  ha  detto  di  scrivervene 
questo  medesimo  ordinario.  Quanto  a  me, 
se  debbo  parlarvi  schietto ,  e  certamente  lo 
debbo ,  perchè  e  voi  me  lo  ordinate ,  e  la 
nostra  amicizia  lo  esige,  non  so  concepire 
la  minima  speranza  che  la  cosa  possa  riu- 
scire .  Se  al  mondo  vi  è  alcun  principe  tut- 
to serio  tutto  severo  e  tutto  lontano  da  ciò 
che  è  galanteria,  egli  è  quello,  sopra  cui 
avete  posto  l'occhio.  Ad  un  tal  personag- 
gio come  mai  può  esser  grata  V  offerta  d' un 
libro ,  che  ha  per  titolo ,  la  Filosofia  per 
le  Darne,  e  che  comincia  dal  dichiarare 
che  l'autore  lo  ha  composto  per  piacere  al- 
le donne?  Aggiugnete  che  alla  serietà  sua 
naturale  si  aggiungono  ora  tanti  fastidiosi 
pensieri  e  tante  traversie  quante  ben  sa  tut- 
to il  mondo  .  Il  contegno  con  cui  si  vive 
e  si  conversa  in  quella  corte  (  parlo  di  ciò 
che  apparisce  in  pubblico ,  e  che  è  sotto 
gli  occhi  del  padrone)  è  tale  da  toglier  il 
coraggio  a  chi  che  sia  di  tentare  un  passo 
simile ,  e  molto  meno  lascia  sperarne  alcu- 
na 


Inedite,  ia5 

na  benemerenza ,  che  si  potrebbe  forse  a- 
spettare  dalla  dedica  d'un  libro  d'erudizio- 
ne d'istoria  di  critica  o  d'altro  tale  arso- 
mento,  ma  per  mio  avviso  non  si  può  at- 
tendere da  un  opera  che  per  quanto  sia 
dotta  elegante  e  per  ogni  conto  apprezzabi- 
le sarà  sempre  riguardata  dall'occhio  di  chi 
ha  tali  massime  per  una  bagattella  .  Ma  que- 
sta non  è  ancora  la  più  forte  delle  ragio» 
ni,  che  mi  fanno  temere .  Mi  conviene  ag- 
giungervi che  quel  tale  ,  che  vorreste  ch'io 
facessi  mediatore,  è  d'umore  anche  più  se- 
vero e  più  stoico  del  principe  stesso,  che 
egli  serve .  Mi  par  di  vederlo  (  e  non  cre- 
do d'ingannarmi  per  la  lunga  pratica  che 
ne  ho  )  al  legger  che  egli  facesse  la  mia 
istanza,  e  al  sentir  l'argomento  del  libro, 
ributtarsi  subito ,  e  forse  formalizzarsi  del- 
la libertà ,  che  io  prendessi  nell'  esibirgli  co- 
sa, in  cui  non  fosse  la  dignità  di  quel  prin- 
cipe né  la  sua  propria .  In  somma  temo  che 
non  se  ne  farebbe  niente  ,  o  almeno  mi 
par  d'esser  certo  che  per  mio  mezzo  non. 
riuscirebbe  .  Eccovi  sveltamente  il  parer 
mio ,  e  quando  io  arrivo  con  voi  allo  scu- 
sarmi dall'obbedirvi,  dovete  ben  persuader- 
vi 


126  Lettere 

vi  che  ne  ho  giusta  ragione ,  o  piuttosto 
che  non  io,  ma  l'affare  medesimo  è  quel- 
lo che  me  ne  scusa .  Per  altro  voi  siete  ora 
in  una  città,  ove  non  ponno  mancarvi  al- 
tri mezzi  né  altri  consigli  per  prendere  so- 
pra ciò  la  vostra  deliberazione .  Io  deside- 
ro d'ingannarmi  nel  pronostico ,  che  vi  ho 
esposto ,  e  bramo  che  altri  vi  agevoli  la  stra- 
da al  vostro  fine .  Soggiungo  che  quel  me- 
desimo gentiluomo ,  per  le  cui  mani  inten- 
dereste di  presentar  il  libro ,  vi  può  forse 
far  egli  l'apertura  ;  giacché ,  per  quanto  sen- 
to ,  è  ora  a  quella  corte  ;  né  so  se  la  co- 
sa fosse  più  riuscibile  dedicando  il  libro  noa 
già  al  sovrano ,  ma  alla  sovrana  ,  a  cui  tan- 
to non  disdice  indirizzar  un'opera  ,  che  ten- 
de all'istruzione  d'un  sesso,  di  cui  ella  è 
come  donna  e  reina  ;  ma  ciò  non  ostante 
sempre  si  vorrebbe  troncare  tutto  quello  che 
è  galanteria  per  rispetto  agli  occhi,  sotto 
i  quali  dovrebbe  porsi  l'opera  ;  il  che  né 
a  voi  piacerebbe  di  fare,  e  obbligherebbe 
a  rifare  da  capo  a  piedi  l'opera  stessa.  Ma 
di  ciò  abbastanza .  Condonate ,  caro  amico  , 
se  vi  parlo  con  troppa  sincerità .  I  versi  mi 
sono  estremamente  piaciuti ,    e  se  qualche 

bar 


Inedite.  127 

bagattella  vi  fosse  da  cangiare ,  ve  ne  scri- 
verà forse  il  nostro  dottore  Francesco .  Or- 
sù ;  sollecitate  la  stampa  del  libro  ,  e  poi  pre- 
paratene un  altro  di  argomento  più  grave, 
o  per  jneglio  dire  di  genere ,  in  cui  non 
abbia  tanta  parte  l'amore  e  il  piacere,  che 
regna  in  questo  primo  da  capo  a  piede. 
Per  altro  a  conseguir  il  titolo  decoroso,  a 
cui  aspirate  ,  son  certo  che  non  vi  manche- 
ranno altre  strade  .  Tutti  i  miei  vi  saluta- 
no .  State  ben  sano  ed  allegro ,  e  coman- 
datemi ,  se  vaglio  ad  altro . 


*o*o* 


J2$ 


XXX. 


Bologna   8.  gennajo   iy58. 

O  ul  £ne  della  settimana  passata  ricevei  i 
due  pieghi  di  libri  da  voi  inviatimi ,  e  per 
le  stesse  mani  la  vostra  lettera  de'  1 8.  de- 
cembre,  che  ne  aveva  annessa  un'altra  pu- 
re per  me  ed  una  per  monsignor  Leprot- 
ti .  Feci  aver  subito  il  suo  esemplare  al  dot- 
tore Francesco  e  il  suo  a  Beccari ,  quello 
del  marchese  Guido  ,  che  è  ora  a  Venezia , 
lo  diedi  al  signor  Eustachio  ,  che  promise 
d'avvisamelo  per  lettera;  ritenni  per  me 
quello,  che  mi  avete  destinato,  e  non  vo- 
lendo esporre  quello  del  dottor  Crudeli  a 
qualche  accidente  nelle  mani  del  Proccac- 
cia,  ne  scriverò  sabbato  al  medesimo  signor 
Crudeli ,  che  mi  avvisi  per  cui  mano  deb- 
ba mandarglielo  ;  poiché  la  solita  licenza 
d'estraerlo  da  Bologna  forse  non  si  avreb- 
be senza  esibir  il  libro  a  chi  dee  segnarla, 
e  l'esibirlo  sarebbe  un  azzardarlo.    Questo 

az- 


Inedite.  129 

azzardo  non  correrà  l'altro  piego  diretto  a 
monsignor  Leprotti ,   il  quale  ho  consegna- 
to al  signor  Antonio  Zampieri ,   che  ha  da 
spedirgli    un    altro    involto    di    libri    già    da 
qualche   tempo ,    e   per    cui  mezzo  sempre 
gli  ha  avuti  sicuramente .  Non  mancai  pe- 
rò   lo   stesso  giorno    di  sabbato    di  avvisare 
monsignor  Leprotti  con  mia  lettera  d'ave- 
re per  lui  il  detto  piego ,   né  di  mandargli 
la  lettera,    che   da  voi   mi  era  venuta  per 
esso  .    Feci  anco  sapere  al  dottore  Zanotti 
che  se  nell'aspettazione  di  altri  esemplari, 
i  quali  voi  promettete  mandare  ,  volesse  ce- 
dere il  suo,  si  manderebbe  al  signor  Vici- 
ni di  Modena ,    e  Io  manderò  se  così  egli 
si  contenta .  Dopo  seguiti  tutti  questi  reca- 
piti mi  è  giunta  la  terza  vostra  lettera  ,  che 
è  del  primo  corrente,    nella  quale  mi  av- 
visate dell'errore  accaduto   alla  pag.    282., 
mettendo  mille  seicento  ottanta  due  in  luo- 
go di  1680.,  e  l'ho  corretto  nel  mio  esem- 
plare come   in  quello    dei  signor  Crudeli, 
che  ancor  tengo ,  ma  la  sollecitudine  neli' 
ubbidirvi  del  recapito  degl'altri  mi  toglie  di 
far  il  medesimo  in  essi ,  né  altro  posso  fa- 
re che  avvisare  chi   li  riceverà  che  emen- 
To:  XI.  I  dino 


i5o  L    f    t    t    r    n    E 

dino  quel  luogo  ,    come    l'ho  già  scritto    a 

monsignor  Leprotti  . 

Vengo  ora  al  libro  medesimo,  di  cui  mi 
richiedete  il  mio  giudicio  ;  ma  questo  è 
quello  stesso,  che  già  ridiedi  quando  me 
ne  mostraste  il  manoscritto .  Il  gran  talen- 
to dell'autore  si  scorge  e  nelle  cose,  che 
dice,  e  nell'ordine,  con  cui  le  dispone, 
e  nel  modo  di  dirle .  Tutto  ò  scritto  in 
una  maniera  che  istruisce  ed  alletta ,  e  se 
fosse  possibile  che  le  donne  intendessero 
mai  bene  simili  cose ,  questo  è  il  solo  li- 
bro, da  cui  potrebbono  impararle,  né  ap- 
punto voi  cercavate  più  di  questo;  ma  io 
son  certo  che  egli  sarà  d'uso  anche  agli  uo- 
mini, de' quali  essendovene  molti,  che  sfug- 
gono volentieri  ogni  menoma  applicazione, 
e  che  vorrebbero  imparar  le  cose  d'una  ma- 
niera comoda  e  facile,  avranno  di  che  sod- 
disfarsi nel  ieggerlo .  Del  restante  ora  che 
l'ho  letto  con  tutto  il  mio  agio,  veggo  che 
non  vi  era  alcun  fondamento  a  quelle  si- 
nistre prevenzioni  contro  di  esso ,  delle  qua- 
li vi  diedi  avviso  . 

Due  sole  cose  ho  notate,  che  vi  dirò  eoa 
quella  candidezza,  che  mostrate  di  deside- 
rare; 


Inedita.  i5t 

rare;  una  in  ordine  alla  morale,  l'altra  in 
ordine  alla  letteratura.  La  prima  è  che  la 
galanteria  e  l'amore  vi  ha  un  poco  troppa 
parte  .  Il  libro  di  Fontenelle  ,  comechè  gra- 
ziosissimo  e  galantissimo  anco  in  tal  gene- 
re,  non  dirà  a  cagion  d'esempio  che  in 
certe  ore  del  giorno  o  pur  della  notte  si 
risarcisse  colla  dama  la  perdita  del  tempo 
fatta  ne' dialoghi.  Credo  ancora  che  quell' 
autore  si  sarebbe  guardato  dalla  necessità 
di  parlare  con  una  dama  de' vermi  sperma- 
tici, cosa  che  per  quanto  sia  stata  da  voi 
coonestata  e  passata  con  disinvoltura  ,  si 
sarebbe  a  mio  credere  risparmiata  con  mag- 
gior vostra  lode .  Così  andate  discorrendo 
d'alcuni  altri  passi,  che,  se  non  m'ingan- 
no, non  Uniranno  di  piacere  né  pure  in 
Francia ,  dove  si  pensa  e  si  parla  con  tan- 
ta libertà  in  materia  di  galanteria;  né  so 
ancora  ben  dirvi  che  effetto  possa  fare  co- 
là l'aver  posto  alla  testa  d'un  libro,  che 
dee  passare  come  fatto  per  una  dama  ita- 
liana sul  lago  di  Garda ,  un  ritratto ,  di  cui 
molti  pretenderanno  di  conoscer  in  Francia 
l'originale . 
L'altra  cosa  é  ,  che  sebbene  il  libro  è  sorit- 

I    a  to 


lOZ  L      E      T      T      E      II      E 

to  con  pulizia,  e  iu  molti  luoghi  anche  con 
buon  sapore  di  lingua  italiana  ,  in  alcuni  al- 
tri però  è  di  frase  totalmente  francese  ,  e 
generalmente  ha  il  genio  di  quella  lingua 
nei  modi  di  legare  e  attaccar  insieme  le 
cose ,  e  nel  dar  loro  ciò  che  essi  chiama- 
no le  tour .  Io  non  vi  reco  questo  a  gran 
colpa,  essendo  io  di  quelli ,  che  si  sono  for- 
mati uno  stile  bastardo ,  e  che  per  conse- 
guenza non  ponno  condannare  a  buona  equi- 
tà la  mescolanza  delle  frasi  negli  altri  scrit- 
tori j  ma  ve  lo  dico,  perchè  parmi  d'esser 
certo  che  altri  lo  dirà ,  e  che  voi  ne  avre- 
te della  critica  da  quelli ,  che  fanno  pro- 
fessione del  rigorismo  in  materia  di  lingua. 
Egli  è  ben  vero  che  questi  non  sogliono  es- 
sere gli  uomini  più  dotti  del  mondo . 

Io  non  ho  per  anco  veduti  i  nuovi  ver- 
si ,  che  mi  scrivete  aver  inviati  al  sig.  Eu- 
stachio; perchè  da  tre  giorni  non  ho  ve- 
duto lui  medesimo  ,  e  forse  non  esce  di 
casa  per  non  andare  per  la  neve  fino  al  gi- 
nocchio. Li  vedrò  volentieri ,  essendo  cer- 
to di  trovarvi  qualche  cosa  di  bello,  quand* 
anco  fossero  simili  ai  men  belli  che  di  voi 

abbia  veduti . 

I  giù- 


Inedite.  i55 

I  giudicj  degli  altri,  che  mi  chiedete  so- 
pra il  vostro  libro  ,  si  vogliono  non  ricer- 
care ,  ma  aspettare ,  raccogliendoli  a  poco 
a  poco  a  misura  che  vengono ,  per  avelli 
sinceri.  Io  vi  avviserò  di  quello  che  ne  sen- 
tirò. In  tanto  so  che  non  posso  ingannar- 
mi rallegrandomi  con  voi  di  questo  saggio 
della  vostra  bella  mente  ,  e  confortandovi 
a  far  in  modo  che  egli  non  sia  l'ultimo. 
Addio.   Amatemi  e  state  sano.  Addio. 


XXXI. 


Bologna  2g.  gennajo   iy38. 

A?  inalmente  il  signor  Tommaso  Crudeli 
Jia  risposto  alla  mia  scrittagli  tempo  fa  in- 
torno al  modo  di  fargli  pervenire  sicuramen- 
te l'esemplare  da  voi  destinatogli  del  vo- 
stro libro,  e  mi  ha  istrutto  sopra  l'indiriz- 
zo ,  che  dovrò  fargli ,  e  perciò  sabbato  pros- 
simo il  libro  gli  sarà  spedito . 

Vidi  in  mano  del  signor  Eustachio  (ora 
I    3  eletto 


;  Z/\  L     r.     T     T     E     A     v. 

eletto  professore  pubblico  delle  matemati- 
che in  questo  studio  )  alcuni  rostri  genti- 
lissimi versi  sopra  un  ventaglio  .  Gli  dissi 
che  per  parte  mia  vi  scrivesse  che  mi  era- 
no paruti  oltre  modo  belli,  e  di  gusto  per- 
fettamente italiano  .  A  voi  ora  sta ,  sapen- 
done fare  di  questa  sorta ,  ed  anco  degli  al- 
tri alla  maniera  francese,  appigliarvi  o  all' 
una  o  all'altra  ;  o  quello  che  stimerei  me- 
glio, seguir  la  maniera  italiana  negl'italia- 
ni e  la  francese  ne' francesi.  Una  sola  pa- 
rola mi  parve  non  troppo  usata  né  forse 
plausibile  ,  e  fu  la  parola  energica ,  e  me 
ne  è  sovvenuto  ora  rileggendola  anco  nel- 
la lettera,  che  da  voi  in  questo  spaccio  ho 
ricevuta .  Stimerei  che  a  un  bisogno  doves- 
se dirsi  energetica  ,  o  più  tosto  né  l'uno  né 
l'altro ,  ma  trovar  ripieghi  da  schifare  tal 
bisogno  . 

Scrivo  dal  letto  con  un  poco  d'incomo- 
do dal  raffreddore ,  e  perciò  non  ho  avuto 
tempo  di  cercare  nel  vostro  libro  gli  esempi 
delle  maniere  di  dire  francesi ,  che  vi  dis- 
si parermi  spesso  da  voi  usate .  Io  l' aveva 
aperto  giorni  sono  per  questo  fine ,  ma  m* 
incontrai  in  alcune  carte,  ove  è  sì  pulita- 
mente 


Inedite.  i35 

mehte  scritto ,  che  mi  scordai  di  ciò  che 
cercava ,  e  mi  lasciai  portar  oltre  dal  pia- 
cere della  lettura  senza  badarvi  più .  Ma 
con  un  poco  di  tempo  voglio  ad  ogni  pat- 
to farvi  la  critica  intorno  a  ciò  ;  giacché 
mi  andate  stuzzicando  a  farlo .  Addio  .  Non 
posso  scrivere  che  stentatamente;  e  il  tem- 
po mi  manca  .  Addio  . 

*o*o*o*  o*  o*o*o*o*o*  o*o*o* 

XXXII. 


Bologna  11.  agosto   iy58. 


A 


lla  vostra  de' 22.  giugno  scrittami  da 
Carcassona  non  ho  voluto  dar  risposta  pri- 
ma di  potervi  ragguagliare  di  aver  fatta  la 
commissione  datami  in  essa,  di  cercar  l'ob- 
biettivo desiderato  da  monsieur  Guillemi- 
net  .  Io  scrivo  a  lui  medesimo  in  questo 
spaccio  coli' indirizzo  da  voi  datomi  de' si- 
gnori Bouer  e  Delon  di  Genova ,  avvisan- 
dolo essermi  stato  promesso  da  Roma  di 
mandarmi  a  prova  un  obbiettivo  del  Cam- 

I    4  pani 


i36  Lettere 

pani  di    i5.    piedi  di  Parigi,    che  sono  zo. 
palmi  romani ,   colla  condizione  di  ripigliar- 
lo indietro,  quando  non  riesca  perfetto,   e 
di  pagarlo  ,  quando  riesca  ,  scudi  romani  4°. 
Attenderò   se  il  signor  Guilleminet  accetti 
questo  partito ,  e  accettandolo ,  farò  venire 
il  vetro  per  provarlo ,   e  per  farne  secondo 
gli  ordini,    che   ne  riceverò.   Io  ho  conso- 
lati i  vostri  amici ,  e  prima  di  tutti  me  me- 
desimo   colle  novelle ,    che    mi  avete    date 
di  voi   e  dei  vostri  viaggi  nell'oscurità  to- 
tale ,  in  cui  ne  eravamo  tutti  da  tanto  tem- 
po .    E  stata  per  noi  una  grata  sorpresa   il 
sentirvi  tutto  inteso   a  cercare  le  antichità 
nel  Languedoc ,    quando    il    vostro  silenzio 
ci  aveva   fatto  credere    che   foste  occupato 
piuttosto  nelle  mode  di  Parigi ,   dove  secon- 
do l'itinerario   da  voi  inviatomi  la  presen- 
te mia  lettera  vi  dovrebbe  finalmente  tro- 
vare .    Quando   ci   siate   arrivato ,   vi  prego 
di  fare  i  miei  complimenti  al  signor  Mau- 
pertuis,  ragguagliandolo  che  io  aveva  data 
commissione,  già  sono  molti  mesi,  al  sig. 
Cassini  che  gli  facesse  tenere  un  esempla- 
re del  mio  libro  sopra  la  meridiana  di  san 
Petronio;   ma  che  essendosi  perduta  la  let- 
tera, 


Inedite.  13-7 

tera  ,  in  cui  erano  specificati  i  nomi  di  quel- 
li, a' quali  io  destinava  gli  esemplari  costà 
inviati  del  detto  libro ,  ho  rescritto  ultima- 
mente al  signor  Cassini  come  debba  distri- 
buirli, e  suppongo  che  il  signor  Mauper- 
tuis  avrà  ricevuto  il  suo,  il  quale  ,  non  più 
che  gli  altri ,  ho  mandato  sciolto ,  per  ri- 
sparmiargli la  spesa  di  farlo  slegare  e  rile- 
gare ;  giacché  qui  non  era  sperabile  che  fos- 
sero legati  passabilmente.  Mi  farete  anco 
grazia  di  dirgli  che  attendo  con  impazien- 
za il  dettaglio  ,  che  egli  mi  fece  sperare  del- 
le sue  osservazioni  del  Nort  intorno  alla  fi- 
gura della  terra  ,  essendo  estremamente 
curioso  di  vedere  il  metodo  da  lui  tenuto 
e  la  descrizione  degli  strumenti,  de' quali 
si  è  servito ,  per  meglio  intender  ciò  che 
ho  veduto  in  istampa  tauto  del  signor  Cel- 
sio,  quanto  del  signor  Cassini  sopra  l'istes- 
so  argomento .  Se  intorno  a  còtesta  gran 
disputa  o  intorno  ad  alcun' altra  particola- 
rità astronomica  avrete  di  che  ragguagliar- 
mi, mi  farete  sommo  piacere.  Dell'Italia 
non  vi  maravigliate  se  non  vi  do  novelle 
letterarie,  ben  sapendo  Voi  quanto  siano 
scarse.  Di  Beccari  di  Fabbri  e  degli  altri  vo- 
stri 


l38  L      E     T     T      e     n     E 

stri  amici,  de'quali  mi  domandate,  vi  ri» 
mando  mille  saluti;  essi  vi  amano  e  vi  sti- 
mano come  sempre ,  e  sono  stati  a  parte 
della  mia  inquietudine  trovandosi  da  tanto 
tempo  senza  saper  nulla  di  voi.  Tutto  ciò 
si  dee  intendere  anche  in  modo  più  spe- 
ciale de' vostri  grandi  amici ,  il  signor  Fran- 
cesco e  il  signor  Eustachio  Zanotti.  Al  pri- 
mo ho  mandato  la  vostra  lettera  in  villa, 
dove  si  trova  ;  perchè  legga  egli  stesso  quan- 
to scrivete  di  lui .  Al  secondo  la  mostrerò 
fra  pochi  giorni  quando  fìa  di  ritorno  anch' 
egli  dalla  villa ,  e  lo  animerò  a  compire  il 
trattato  di  prospettiva,  che  da  lui  aspetta- 
te,  e  che  esibite  di  far  imprimere  in  In- 
ghilterra .  Vengo  al  particolare  del  vostro 
libro,  del  quale  avete  gran  torto  di  sospet- 
tare che  sia  stato  posto  in  dimenticanza  . 
Io  non  mi  ricordo  d'aver  mai  sentito  par- 
lar tanto  e°qui  e  fuor  di  qui  d'alcun  libro, 
come  si  è  fatto  e  si  fa  tuttavia  di  questo . 
1  giudizj  che  se  ne  danno ,  sono  quali  si 
potevano  aspettare ,  e  però  non  è  maravi- 
glia che  se  ne  sentano  diversi  e  diametral- 
mente opposti  gli  uni  agli  altri.  Quelli  che 
giudicano  senza  prevenzione ,  e  che  vanno 

alla 


Inedite.  i3q 

alla  sostanza  delle  cose  ,  non  lasciano  di 
compiacersi  della  facilità  e  della  grazia ,  con 
cui  avete  trattato  e  messo  in  sì  buon  lu- 
me un  argomento  cosi  difficile.  Ma  la  so- 
verchia libertà  d'alcune  espressioni,  la  tene- 
rezza troppo  grande  d'alcune  altre,  i  tratti 
di  disprezzo  contro  alcuno,  la  mescolanza 
delle  maniere  di  dire  oltramontane  colle  ita- 
liane, ed  altre  simili  bagattelle  tengono  luo- 
go appresso  di  altri  di  gravissime  cagioni 
per  dirne  male .  Voi  saprete  che  in  Roma 
è  già  uscito  dalla  Congregazione  dell'Indi- 
ce il  decreto  di  proibizione  clonec  corriga- 
tur,  clausula  che  vi  è  stata  fatta  aggiugne- 
re  da  chi,  non  potendo  opporsi  al  torren- 
te di  quelli ,  che  lo  volevano  in  ogni  ma- 
niera far  condannare  ,  ha  almeno  voluto  mi- 
tigare la  censura  .  Debbo  io  avanzarmi , 
caro  amico,  a  darvi  un  consiglio?  Si  cer- 
tamente lo  debbo  ;  perchè  son  certo  che 
voi  lo  prenderete  in  ottima  parte  .  Giacché 
voi  vi  disponevate  a  ristampare  il  libro  per 
conto  di  migliorare  qualche  bagattella  di  lin- 
gua; perchè  non  potreste  voi  in  tal' occasio- 
ne cangiar  altresì  qualcheduno  dei  tratti ,  che 
vi  hanno  attirata  la  censura  predetta ,  mo- 
strando 


lZ^O  Lettere 

strando  di  riceverla  rispettosamente?  I  trat- 
ti predetti  non  sarebbero  che  pochissimi , 
ed  io  mi  prometterei  di  risaperli  tutti ,  uno 
per  uno  ;  anzi  con  tal  correzione  ho  già  in 
capitale  che  il  libro  si  ristamperebbe  in  Ro- 
ma. Ma  che  dico  io  di  cangiare?  Né  pur 
questa  fatica  voglio  che  voi  facciate .  Vo- 
glio solo  che  vi  fidiate  di  me  del  sig.  Fran- 
cesco Zanotti  e  di  un  altro  grande  amico, 
che  avete  in  Roma,  e  che  diate  a  noi  fa- 
coltà di  mutare  quello  che  a  noi  parrà  do- 
versi mutare  ;  il  che  sarà  il  meno  che  fia 
possibile .  Si  torrà  a  un  tempo  stesso  ogni 
scrupolo  per  conto  della  lingua  ,  e  per  quel- 
lo della  Congregazione  dell'Indice,  e  il  fron- 
tespizio del  libro  porterà  che  egli  è  stato 
corretto  dal  medesimo  autore.  Che  ne  di- 
te voi?  Vi  prego  a  pensare  se  vi  torni  con- 
to mostrare  sì  poca  stima  dell'Italia  e  del- 
la vostra  medesima  patria  (  che  pare  la  più 
avversa  a  questa  opera  )  da  non  curarne  per 
niente  il  giudicio  ,  e  di  passar  sopra  a  quell* 
odiosità,  anco  indebita,  che  pare  che  vi 
sovrasti,  specialmente  tornando  voi  una  vol- 
ta in  queste  parti  ;  dalle  quali  ancorché  for- 
se siate  ora  lontanissimo  col  pensiero,  do- 
vete 


Inedite.  i^i 

Vete  riflettere  che  ponno  succedere  mille 
cose ,  che  vi  facciano  desiderare  di  tornar- 
vi ,  e  di  esservi  bene  accolto .  Pensateci  un 
momento,  e  scrivetemi  quello  che  avrete 
risoluto .  Io  dopo  avervi  esposto  con  ogni 
candidezza  il  mio  sentimento ,  sarò  per  ac- 
comodarmi sempre  quanto  ila  possibile  al 
vostro  piacere.  State  sano,  e  amatemi  co- 
me fate,  accertandovi  di  farlo  scambievol- 
mente .  Addio  ,  Addio . 


XXXIII. 


Bologna   19.  gennajo   1739. 

vJuesta  volta  s\  che  avrete  ragione  di 
dire  che  fra  tutti  gli  amici  di  Bologna,  a' 
quali  avete  data  parte  dei  vostro  arrivo  a 
Parigi ,  io  sia  il  meno  puntuale  a  risponder- 
vi; ma  sappiate  che  questa  poca  puntuali- 
tà nasce  per  l'appunto  da  un  desiderio  di 
esser  più  puntuale;  mentre  per  rispondere 
ho  dovuto  cercar  prima  alcune  notizie ,    e 

mi 


l42  L      E      T      T      E      II      E 

mi  è  convenuto  aspettarle  lino  a  quest'ora» 
Io  non  ho  dunque  voluto  darvi  alcun  pa- 
rere sopra  ciò  di  che  mi  richiedete ,  cioè 
intorno  alla  correzione  e  ristampa  del  vo- 
stro Newtonianismo ,  prima  di  sapere  con 
certezza  quel  eh'  è  passato  in  ordine  alla 
proibizione  di  esso  ,  della  quale  diversamen- 
te si  è  parlato  da  diversi.  Ora  con  lettere 
di  monsignor  Leprotti  (il  quale,  per  non 
iscordarmene ,  vi  riverisce,  ed  aspetta  una 
vostra  lettera ,  che  io  gli  ho  fatto  sperare 
sulla  vostra  parola)  vengo  finalmente  avvi- 
sato che  sebbene  nella  Congregazione  dell' 
Indice  fu  stabilito  il  decreto  della  proibi- 
zione ,  promosso  più  che  da  altri  dal  padre 
Ridolfi  allora  segretario  della  Congregazio- 
ne; nulladiraeno  non  è  mai  stato  sottoscrit- 
to dal  cardinale  Davia  prefetto  della  mede- 
desima  Congregazione  ;  e  però  non  si  è  pub- 
blicato ,  né  facilmente  se  ne  parlerà  più , 
da  poiché  quel  tal  padre  Ridolfi  ha  lascia- 
ta la  segreteria  dell'Indice,  ed  è  stato  pro- 
mosso a  maestro  del  sacro  palazzo ,  carica 
lasciata  vuota  con  dispiacere  di  tutti  dal 
vostro  degnissimo  zio  il  padre  maestro  Gio- 
Vanelli ,  la  cui  morte  vien  compianta  da  tut- 
ta 


Inedite.  i/fi 

ta  Roma .  In  tale  stato  di  coso  il  nostro 
Leprotti  va  pensando  che  non  tosse  per  es- 
ser più  òli  stagione  rimetter  in  campo  la 
ristampa  del  libro,  ancorché  corretto,  per 
non  risvegliare,  come  si  suol  dire,  i  cani 
che  dormono ,  potendo  darsi  caso  che  il 
pubblicarlo  di  nuovo  non  servisse  che  a  ri- 
suscitare le  ciarle  di  quelli ,  che  tanto  ne 
hanno  sparlato,  e  che  ora  tacciono .  Ecco- 
vi qual  sia  nel  presente  stato  delle  cose  il 
parere  d'un  vostro  buon  amico,  e  vi  con- 
fesso che  a  me  ancora  par  ragionevole  ;  e 
tanto  più  che  essendosi  anco  in  Bologna  , 
come  sentirete  dalle  lettere  de' due  Zanot- 
ti  ,  quasi  del  tutto  ammutolite  le  voci  di 
chi  lo  censurava  oltre  il  dovere  ,  anzi  es- 
sendo stato  letto  e  lodato  il  libro  in  alcu- 
ne scelte  conversazioni  letterarie  (salvo  qual- 
che disapprovazione  in  ordine  alle  maniere 
francesi ,  che  vi  si  leggono ,  ina  che  a  giu- 
dicio  de'saggi  non  ponno  guastare  un  libro  , 
ove  tanto  è  di  buono  )  nò  pur  qui  vi  è  cau- 
sa alcuna  di  dover  mutarlo  .  Posso  dirvi  ol- 
tre ciò  che  in  altre  città  ancora  è  stato  let- 
to ,  e  tuttavia  si  legge  e  si  loda ,  e  però 
se  vi  ha  ancora  chi  ne  giudichi  diversamen- 
te > 


i44  Lettere 

te,  non  si  può  più  dire  che  universalmen- 
te venga  riprovato ,  ma  al  più   che  vi  han- 
no due  partiti,   in  favore,   e  in   disfavore, 
né   a   noi  conviene   mettervi    dal  canto   di 
questo  ultimo   col  cangiarlo.    Una  delle  co- 
se ,  che  gli  hanno  portato  vantaggio ,   è  sta- 
ta a  mio  credere  l'essersi  frattanto  veduto 
in  luce  l'altro  Newtonianismo  di  Voltaire, 
che  è  paruto  a  molti  cosa  assai  meschina; 
ed  è  stato  graziosamente  detto  in  Roma  da 
un  uomo  di  lettere ,  che  Voltaire  nel  suo 
libro  ostenta  quella  geometria  che  egli  non 
ha ,    e    che  Algarotti  nasconde    quella   che 
ha;  giudicio  che  a  me  pare    molto  adatta- 
to e  verace .  Io  poi  mi  rallegro  che  già  ne 
sia  pubblica  la  traduzione  in  lingua  france- 
se,  e  che  gli  Inglesi  ne  siano  contenti,  co- 
me hanno  tutta  la  ragione  di  esserlo.  Ma 
voi ,    sig.   Checco  mio ,  non  istate  in  ozio  « 
Producete ,   e  ben  presto ,  qualche  altra  beli' 
opera,  e  tale  che  tutti  abbiano  necessità  di 
lodarla;  come  sicuramente  l'avranno,  se  se- 
guiterete il  vostro  buon  giudicio,   e  rispar- 
mierete  qualche  tratto  di  quelli,   che  non 
essendo  punto  necessarj ,    ponno  ,  anzi  deb- 
bono per  necessità  esser  disgustati  a  qual- 
che- 


Inedite.  12J5 

cheduno ,  come  a  cagion  d'esempio,  ciò 
che  avete  detto  del  Rizzetti  (  giacché  anco 
su  questo  particolare  mi  richiedete  che  vi 
avvisi  di  ciò  che  nel  vostro  libro  è  in  al- 
trui dispregio  )  potendo  ben  voi  avvedervi 
che  a  ama  uomo  del  mondo  può  piacere 
di  fare  quella  figura ,  che  a  lui  fate  fare 
nella  vostra  opera .  Ma  di  questo  abbastan- 
za, e  tanto  più  che  so  avervene  i  due  Za- 
notti  scritto  assai  a  lungo  . 

Del  sig.  Guilleminet  col  quale  mi  met- 
teste in  commercio,  debbo  dirvi  che  ione 
ricevei  una  gentilissima  lettera,  ma  che  pa- 
rendogli soverchio  il  prezzo  dell'obbiettivo 
del  Campani,  di  cui  io  l'aveva  avvisato, 
si  risolse  di  non  farne  altro .  Io  ho  poi  tar- 
dato a  rescrivergli  fino  al  mese  di  decem- 
bre  passato  ;  perchè  la  salute  non  me  lo 
permise  prima ,  ed  anco  perchè  ho  aspet- 
tato di  trovar  occasione  d'inviargli  per  la 
via  di  Genova  il  mio  libro  de  Gnomone 
Bononiensi  ,  di  cui  mostrava  curiosità ,  e 
spero  che  gli  pervenga  ben  tosto .  Voi  ora 
mi  parlate  d'un  altro  astronomo  di  Tolosa, 
il  cui  nome  non  so  se  io  abbia  saputo  leg- 
ger bene  per  Garipuy .  Se  egli,  con  qua- 
To:  XI.  K  luu- 


l46  L      E      T      T      E      II      E 

lunque  nome  si  cliiami ,  mi  scriverà  di  es- 
ser quegli,  di  cui  voi  mi  avete  scritto  ,  vo- 
lentieri entrerò  con  esso  in  corrisponden- 
za, e  anche  di  questo  come  dell'altro  avrò 
tutto  l'obbligo  a  voi. 

Della  dolce  patria  vostra  (giacché  anco 
sopra  ciò  m'interrogate)  non  sapendo  io  su 
qual  fondamento  sia  stabilita  V  avversione 
mostrata  a  voi  e  all'opera  vostra,  poco  o 
nulla  saprei  dirvi  in  ordine  ai  rimedj .  Pren- 
do tuttavia  buon  augurio  da  ciò  che  mi  scri- 
vete, cioè  che  in  Venezia  si  fosse  comin- 
ciata una  ristampa  di  quella  ,  il  che  mostre- 
rebbe che  l'odiosità  né  pur  ivi  fosse  così 
universale.  Per  altro  se  vi  ha  rimedio  di 
scemare  o  di  togliere  l'avversione  in  quel- 
li, che  l'hanno,  io  stimerei  che  si  doves- 
se cominciare  da  que' vostri  nazionali,  che 
senza  dubbio  sono  in  gran  numero  in  co- 
testa  città,  e  ne  saranno  ancor  molti  in  In- 
ghilterra, dove  accennate  di  voler  tornare, 
e  sopra  tutto  dagl'ambasciadori,  e  rappre- 
sentanti pubblici.  Io  ho  osservato  che  niu- 
na  cosa  più  dispiace  a  questi  che  di  veder- 
si poco  corteggiati  dai  loro  proprj  naziona- 
li, e  niuna  cosa  all'incontro  più  gli  obbli- 


Inedite.  147 

ga  che  il  vederseli  spesso  attorno,  e  l'es- 
sere da  essi  riconosciuti  in  un  certo  modo 
come  capi  e  protettori  della  nazione  nella 
corte  e  nella  città ,  ove  si  trovano  .  Non 
dubito  che  voi  non  facciate  la  vostra  cor- 
te agli  ambasciatori  di  Venezia ,  ma  stime- 
rei che  gli  obbligasse  molto  il  fargliela  an- 
co con  maggiore  assiduità  e  diligenza  ;  nel 
che  quando  anco  sul  principio  non  mostras- 
sero tutto  il  gradimento  ,  anzi  quando  sa- 
peste di  certo  che  non  parlassero  vantag- 
giosamente di  voi;  nulla  di  meno,  al  pa- 
rer mio ,  non  dovete  stancarvi ,  ma  raddop- 
piare l'attenzione,  e  mostrare  incerto  mo- 
do di  aver  bisogno  di  essi  più  ancora  elio 
non  l'avete,  di  volerli  per  protettori ,  e  di 
non  far  nulla  senza  loro .  Simili  cose  con 
un  poco  di  tempo  non  ponno  fare  che  ot- 
timo effetto  ;  e  se  vi  sta  veramente ,  come 
mostrate  e  come  è  ragionevole ,  a  cuore  la 
patria ,  non  dovete  trascurarle  a  qualunque 
costo  ;  cioè  a  dire  sagrifìcando  ancora  qual- 
cheduno  de' vostri  piaceri  e  divertimenti  al- 
la loro  buona  corrispondenza  ed  amicizia. 
Ecco  quello  che  può  dirvi  un  uomo  poco 
pratico   del  mondo ,   ma   che   dall'  età  può 

K    a  aver 


l/fi  Lettere. 

aver  presa  qualche  cognizione  ed  esperienza  > 
e  che  sopra  tutto  vi  ama  di  tutto  cuore  . 
Ho  ricevuto  e  letto  il  libro  del  sig.  Mau- 
pertuis .    Bisogna  restar  convinto   dell'esat- 
tezza delle  sue  osservazioni ,  e  così  confes- 
sano meco   tutti  quelli,    a'quali   l'ho  fatto 
leggere,   che  non  sono  pochi.  Ma  per  le- 
varsi ogni  scrupolo  conviene  attendere  an- 
co quelle  del  Perù .  Se  la  figura  della  ter- 
ra si  cercasse  per   li  principj  meccanici  e 
a  priori,  tutti  da  gran  tempo  sono  convin- 
ti che  ella  sia  newtoniana.  Ma  cercandosi 
solo   quello   che  mostrano   le  osservazioni  ; 
quante  più  se  ne  combinano  insieme,  tan- 
to ne  sarà  più  sicuro  e  ben  fondato  il  giu- 
dicio .    Nell'ipotesi  newtoniana  delle  attra- 
zioni potrebbe  la  terra  per  l' inegual  densi- 
tà delle  sue  parti  esser   di  figura  irregola- 
te ,  e  con  ciò  conciliarsi  le  osservazioni  del- 
la Francia  con  quelle  della  Lapponiaj  on- 
de parmi   che  convenga    attendere    ancha 
un  poco . 

Vorrei  darvi  un  incomodo  :  che  vi  por- 
taste in  mio  nome  dal  signor  Cassini ,  a 
cui  scrivo  di  ciò  nel  presente  ordinario,  o 
pure ,  che  è  lo  stesso ,  dal  signor  Maraldi , 

eoa 


Inedite.  i4g 

con  offerirvi  a  ricevere  da  essi  quei  tomi 
delle  memorie  dell'Accademia  delle  scien- 
te ,  che  piacesse  loro  di  consegnarvi  per 
me.  Il  signor  Cassini  mi  richiese  quali  to- 
mi mi  mancassero,  ed  io  glieli  specificai, 
e  nuovamente  ora  glieli  specifico,  aggiun- 
gendo che  se  vogliono  consegnarli  a  voi  , 
saranno  ottimamente  consegnati.  Vi  prego 
a  far  ciò  in  modo  che  non  mostriate  che 
io  esiga  questo  regalo  dall'Accademia ,  dal 
che  sono  lontanissimo ,  ma  solo  che  volen- 
do esso  mandarmeli  sappia  a  chi  debba  con- 
segnarli .  Quando  ciò  siegua ,  mi  farete  pia- 
cere di  osservare  se  fra  quelli,  che  vi  daranno, 
vi  sia  anco  il  tomo  dell'anno  1726.  Quando 
non  vi  fosse ,  vorrei  che  me  lo  comperaste 
costi ,  senza  farne  saper  nulla  né  al  sig.  Cassi- 
ni né  al  sig.  Maraldi  né  ad  altri .  Ciò  fatto  , 
tutti  i  tomi  che  avrete ,  vorrei  che  me  li 
mandaste  fino  a  Lione  al  vostro  corrisponden- 
te, d'onde  io  poi  li  farei  venire  per  Tori- 
no .  Io  rimborserò  al  vostro  signor  fratello 
(se  cosi  vi  piace)  tuito  quello  che  avrete 
speso  tanto  nella  condotta  fino  a  Lione, 
quanto  nella  compera  del  detto  tom.  1726. , 
caso  che  non  sia  fra  quelli,  che  vi  daran- 

K    3  no. 


i5o  Lettere 

no .  Vorrei  pur  arrivare  ad  aver  il  compi* 
mento  di  questa  opera  ;  perciò  a  voi  mi 
raccomando.  S'intende  che  i  tomi  siano 
dell'edizione  di  Parigi  in  quarto.  Addio- 
Mentre  scrivo,  1'Annina  che  è  presente, 
mi  commette  di  riverirvi  in  suo  nome  ■ 
Addio . 


Bistro 


LETTERE 

DEL    SIGNOR 

GIAMPIETRO  ZANOTTI. 


i53 

LETTERE 

DEL    SIGNOR 
GIAMPIETRO    ZANOTTI   (i). 


I. 


Bologna  zo.  settembre  1729. 

J.  N  fretta ,  perchè  ho  mille  cose  da  fare  r 
a  cagione  che  domani  io  parto  per  il  Fina- 
le  di  Modena .    Io  vi  ringrazio  moltissimo 

della 

(1)  Nacque  in  Parigi  l'anno  1624-  •>  donde 
in  tenera  età  fu  condotto  a  Bologna  sua  patria 
originaria  ;  ebbe  a  fratello  Francesco  Maria ,  e 
fu  padre  di  Eustachio  sorti  ambidue  all'  orna- 
mento d'Italia.  Datosi  di  buon'ora  agli  studj 
delle  amene  lettere  e  della  Pittura-,  si  distinse 
in  quelle  come  leggiadro  poeta  ed  elegante  pro- 
satore ,  e  in  questa  rese  chiaro  il  suo  nome  con 
molti  disegni  e  dipinti  d'uno  stile  puro  ed  ar- 
monioso, ma  più  col  fervore  ond'egli  promos- 
se 


1 54  Lettere 

della  memoria,  che  di  me  avete,  né  cosa 
posso  sentire,  che  più  mi  piaccia;  e  per- 
chè io  bramo  di  dir  cosa ,  che  altrettanto 
piaccia  a  voi ,  dirovvi  che  questa  mattina 
ho  veduto  la  gentilissima  signora  marchesa 
Ratta,  e  le  ho  le  espressioni  vostre  tene- 
rissime recate,  alle  quali  con  non  dissimi- 
li ha  risposto  ;  e  se  ù>  tempo  avessi  di  dir- 
vi quello  che  ha  detto,  e  quella  sua  grazia 
avessi  nel  dirlo ,  voi  subito  tornereste  a  Bo- 
logna, né  indugiereste  un  momeuto .  EU' è 
veramente  >  come  voi  dite  ;  questa  dama  fa 

Poeti , 
se  il  buon  gusto  dell'  arte  ,  e  coli'  istituzione 
dell'Accademia  Clementina  del  disegno,  di  cui 
fu  uno  de' principali  fondatori  e  della  quale  scris- 
se la  storia  con  pari  diligenza  che  venustà  .  Di- 
sinvolto nelle  maniere,  schietto  e  leale  di  pro- 
cedere ,  giocondo  ed  ameno  nella  conversazio- 
ne ,  tale  mostrossi  anche  negli  scritti  suoi  ,  e 
ne  faran  fede  queste  pistole  famigliari  che  or 
di  lui  pubblichiamo .  Un  nonnulla ,  come  scris- 
se di  lui  un  valentuomo  ,  prendeva  corpo  sot- 
to la  sua  maestra  mano ,  e  come  in  tela  sa- 
peva dargli  risalto  colle  tinte  del  valoroso 
suo  pennello ,  così  lo  rendeva  piacevole  nello 
scriverlo  in  carta  agli  amici .  Morì  nel  1765. 


Inedite»  i55 

Poeti ,  e  quelli  che  sono  conserva ,  concios- 
siachè  diffìcil  cosa  sia  conoscerla  e  non  lau- 
darla, e  noi  fare  in  versi,  purché  un  pò 
poco  s'abbia  favorevole  il  coro  delle  Muse. 
Il  signor  Moussi ,  che  altri  disegni  ha  com- 
perati ,  parte  buoni  e  parte  no ,  mi  volea 
seco  a  pranzo  questa  mattina,  ma  non  ho 
potuto  ricevere  le  grazie  sue .  Io  vi  racco- 
mando il  mio  padre  Riva,  e  se  voi  siete > 
come  il  siete ,  ottimo  estimatore  degli  one- 
sti e  valorosi  uomini ,  dev'essere  anche  vo- 
stro ,  e  però  come  cosa  vostra  ve  lo  racco- 
mando .  Visitatelo,  com'io  farei,  ch'egli 
v'accoglierà  come  me  stesso  ;  perch'egli  vi 
conosce,  e  sa  che  meritate  l'amor  di  chi 
che  sia  ;  anzi  per  questo  deve  accogliervi 
più  giocondamente  e  cortesemente  che  me 
non  farebbe .  Io  sono  in  fretta . 

•o*o* 


56 


T      E      R      E 

IL 


Bologna  29.  aprile  1702. 


o 


H  quanto  io  sono  contento  dell'amor 
vostro ,  il  quale  non  vi  lascia  obbliarmi ,  co- 
inechè  avvolto  ne' travagli  e  nelle  afflizio- 
ni !  Ma  quanto  io  sono  dell'amor  vostro  con- 
tento ,  altrettanto  mi  lagno  della  fortuna , 
che  in  tal  modo  affligga  un  amico  sì.  caro , 


e  cui  desidero  ogni  maggior  bene .  France* 
sco  mio  fratello  s' è  trovato  costà  in  mal 
punto ,  da  che  sento  che  anche  a  lui  mol- 
to duole  il  pericolo  di  vostro  fratello  e  il 
vostro  dispiacere  ;  tuttavia  può  essere  che 
gli  venga  fatto ,  dacché  lo  amate  moltissi- 
mo, di  alleviare  in  parte  il  vostro  dolore  , 
e  s'è  cosi,  in  buon  punto  si  è  costà  ritro- 
vato, potendo  in  parte  esservi  d'utile  e  di 
giovamento .  La  vostra  canzonetta  coi  sonet- 
to ho  insieme  con  l'epigramma  di  France- 
sco dato  al  dottore  Balbi  ,  che  queir  uso 
ne  farà,  che  voi  sapete,  acciochè  il  mon- 
do vegga  quanto  estimate  questa  divina  Bas- 
si, 


Inèdite.  i5^ 

Si ,  e  acciochè  la  raccolta  delle  composi- 
zioni abbia  maggior  lume  e  maggior  bellez- 
za ,  che  altronde  non  può  meglio  ritrarre 
che  dalle  cose  vostre  .  Io  già  per  lei  feci 
un  sonetto,  e  credo  che  voi  l'udiste,  ma 
non  ne  sono  stati  sazj  abbastanza  i  rac- 
coglitori delle  rime ,  ed  hanno  voluto  che 
di  più  v'aggiunga  una  canzone,  la  quale 
oggi  appunto  ho  terminata.  Voi  mostrate 
gran  dispiacere  di  non  essere  in  Bologna, 
e  la  memoria  de  i  diletti,  che  qui  aveva- 
te certamente  è  ciò,  che  vi  tormenta  % 
ma  perchè  non  tornate?  Temete  voi  di  pa- 
rere uomo  leggiero?  Avreste  pure  una  bel- 
la occasione  di  ritornare  ,  cioè  per  esser  pre- 
sente al  dottoramento  della  Bassi,  che  s'ha 
a  far  solennissimo  .  Dico  ciò  ,  lusingandomi 
che  il  vostro  fratellino  stia  alquanto  meglio  , 
che  in  quanto  agli  sposi ,  essi  senza  voi  fa- 
ranno l'ufficio  loro,  né  d'un  momento  si 
ritarderà  l'opera  d'un  nepotino ,  che  vaa 
meditando  di  farvi.  Tutti  l'avrebbono  ca- 
ro, e  di  madama  non  parlo ,  che  vel  pote- 
te immaginare .  Jeri  mattina  io  era  seco 
quando  ebbe  la  vostra  lettera ,  e  quello  vi- 
di, che  meglio  è  ch'io  non  vi  dica.  Do- 
mani 


Ì.18  L      E      T      T      E      R     E 

mani  manderò  a  lei  le  poesie ,  che  mi  or- 
dinaste di  darle  ,  e  potete  immaginarvi  se 
le  farà  copiar  prontamente.  Il  grand' Eusta- 
chio è  ora  in  Bologna,  e  mi  ha  comanda- 
to di  salutarvi .  Tra  poco  dee  però  ritorna- 
re a  Ravenna  ,  e  di  là  passare  a  Roma .  Que- 
sto gii  può  essere  di  grand' utile,  e  gli  è 
ancora  d'onore,  ma  di  tant' utile  non  ab- 
bisogna, e  circa  l'onore  ne  ha  tanto  cha 
ne  porria  dare  a  qualunque ,  e  però  mi  pa- 
re che  assai  meglio  facesse  se  qui  restasse 
e  co' suoi  libri  e  con  noi,  senza  faticarsi 
tanto ,  e  senza  esporsi  a  quei  tanti  perico- 
li, che  in  viaggiando  s'incontrano.  Messer 
Alessandro  Fabri  senza  line  vi  si  raccoman- 
da,  e  lo  stesso  fa  lo  schifosetto  e  rabbio- 
setto  Vicini,  e  il  fa  ancora  Eustachio  mio. 
Conservatemi  sempre  l'amor  vostro,  che  al 
mio  non  potrà  togliervi  inai  cosa  alcuna. 
Addio.  State  sano. 


Inedite.  i5q 

AL     SIGNOR 


FRANCESCO    M.A  ZANOTTI 


III. 


Bologna  ag.    aprile   iy32. 

J-O  vi  ringrazio  sommamente  della  vostra 
soave  lettera  ,  dalla  quale  sento  che  voi  giu- 
gneste  costì  con  prosperità .  Mi  spiace  ben 
molto  della  malattia  dell'Algarottino,  la  qua- 
le travaglia  e  affligge  tutta  quella  casa  ,  e  voi 
certo  dovete  molto  disturbo  sentire  .  Avrò 
piacere  di  sapere  il  line  d'un  tal  male ,  che 
voglia  Dio  che  sia  buono  ,  come  lo  desidero  . 
Io  non  m'aspettava  meno  circa  il  trattamen- 
to, che  costì  v' è  fatto;  perchè  io  so  quanto 
cotesti  vostri  albergatori  sieno  cortesi  e  di 
grazie  larghi  ed  abbofldevoli  ;  e  circa  la  con- 
fusione ,  che  avete  di  non  meritarle,  caro 
voi  non  v'affliggete  tanto,  che  non  avete 
poi  giusta  occasione  per  questo  di  buttarvi 

in 


160  Lettere 

in  mare.   La  divina  Bassi ,  come  avrete  udi- 
to, si  portò  divinamente  bene,   e  vi  so  di- 
re che   la  gente   molto   ne  parla.    V'erano 
forestieri  moltissimi    a  tale  effetto   venuti , 
i   quali    cose   grandi  avran  riportate    ai   lor 
paesi.  Di  un  tal  prodigio  tutti  han  piace- 
re, se  non  se  alcuno  o  alcuna,  cui  punga 
rabbiosissima  invidia.   Da  ogni  parte  vengo- 
no poesie  ai  sua  laude,  così  venissero  an- 
cora orologi  e  scatole  d'  oro  o  altri  sì  fat- 
ti ingredienti ,   i  quali  già  sarebbon  venuti 
a  qualunque  cantrice   si  fosse  fatta  sentire 
con  maraviglia.   Sentite  questa,   s'è  da  ri- 
dere. Don  Benedetto  Piccioli  anch' egli  ha 
fatto  uà  sonetti  no  gentile,  ma  perchè  egli 
sembra  trattare  un  poco  di  sodomia ,   è  sta- 
to da' revisori  cassato.  Egli  dice  tra  l'altre 
cose,  parlando  alla  Bassi,   che  per  lei  il  suo 
sesso   muterà   usanza,    e  v'aggiunge  non  so 
che  di  fesse  .    Io  ho  fatto    una  canzone  in 
fretta,  e  d'uno  stil  matto.  La  traggo  me- 
co in  Inghilterra  ad  onorare  le  ceneri  del 
Neuton.  Essa  Bassi  nr*ha  imposto  di  rive- 
rirvi. Io  ho  l'epigramma  consegnato  a  Bal- 
bi. Chiunque  l'ha  veduto,  lo  ha  molto  lo- 
dato ,  ma  questa  è  una  nuova ,  di  cui  non 

ab- 


Inedite.  iGi 

abbisognate.  Lo  addottoramento  della  Bas- 
si alcuni  credono  che  si  farà  lunedì ,  altri 
pensano  alcuni  giorni  dopo ,  e  dipende  il 
farlo  dal  ritorno  dell'arcivescovo,  che  ora 
è  a  s.  Giovanni.  Il  collegio  de' dottori  ha 
già  determinato  il  modo ,  che  bassi  a  fare. 
Primieramente  il  padre  della  Bassi  porterà 
al  collegio  il  denaro  ,  il  quale  sarà  rifiuta- 
to .  Il  giorno  dell'addottoramento  si  ragu- 
nerà  il  collegio  nel  solito  luogo ,  e  senza 
alcuno  esame  sarà  a  viva  voce  la  Bassi  ac- 
clamata dottoressa  e  maestra ,  e  quindi  par- 
tiranno subito  in  varie  carrozze ,  e  anderan- 
no  al  palazzo  pubblico,  ove  nella  gran  sa- 
la d'Ercole  si  farà  a  lei  la  dispensazione 
della  laurea  dottorale,  e  vi  sarà  invito  di 
dame  e  cavalieri.  Le  due  dame,  che  ac- 
compagneranno la  vergine  dottoressa,  saran- 
no quelle  medesime,  che  la  servirono  per 
la  conclusione,  cioè  la  Ranucci  e  la  Rat- 
ta. Se  più  ne  sapessi ,  più  ve  ne  direi .  Cir- 
ca don  Ercole ,  egli  fu  il  mercoledì  a  pran- 
zo cogli  Anziani,  come  sapete,  e  poi  ven- 
ne a  casa  ,  dove  ,  toltone  questi  due  ultimi 
giorni,  non  ha  parlato  con  alcuno ,  peggior 
di  prima  nella  rusticità  e  selvatichezza.  Io 
To:  XI.  L  in'  ini- 


162  L     E     T     T     T.     R     S 

ju'irtlmagino,  che  il  pensare  di  avere  un 
non  soche  a  partorire  il  rendesse  tale,  ma 
partoritolo  finalmente  si  è  rimesso  un  po- 
co, e  quello  che  v'ha  di  lmono  si  è,  che 
3ia  partorito  da  sé  senza  bisogno  d'alcuna 
allevatrice .  Adesso  è  conversevole  alquan- 
to.  Ha  fatto  un  mondo  di  visite ,  per  quel- 
3o  che  se  ne  dice.  Noi  per  altro  noi  sap- 
piamo da  lui .  Sono  stato  seco  a  pranzo  dal 
senatore  Albergati ,  e  domenica  fummo  dall' 
Aldrovandi ,  e  v'era  ancora  il  dottore  Eu- 
stachio Manfredi,  e  v'era  una  bellissima 
conversazione .  Gli  ho  detto  quello  che  voi 
ani  dite,  ed  egli  l'ha  avuto  caro,  e  vera- 
niente  si  crede  di  avere  il  pulpito  di  san 
Zaccaria.  Ha  bensì  avuto  quello  di  s.  Lo- 
renzo in  Damaso  per  il  35.  ,  ma  si  vorreb- 
be piuttosto  il  36. ,  essendo  egli  impegna- 
to per  il  35.  col  pubblico  di  Pistoja.  Egli 
m'ha  imposto  di  salutarvi.  Così  han  fatto 
Fabri  Ghedini  Vicini  e  il  gran  Manfredi 
con  quella  sua  gentile  maniera.  Il  segreta» 
rio  del  vicelegato  fa  il  medesimo  .  Sapete 
voi  chi  e<di  è?  Ecli  è  l'abate  Forni.  Ave- 
te  voi  ancora  veduta  cotesta  letteratissima 
Bergalli?  Vedetela  un  poco,  se  non  l'ave- 
te 


Inedite.  i65 

te  veduta.  Addio:  state  sano;  che  così  tut- 
ti di  casa  desideriamo  . 

V'a££Ìun£0  che  la  Bassi  sarà  ancora  nel 

OD  O 

medesimo  tempo  aggregata  al  collegio  di  fi- 
losofia . 

IV. 

Bologna   io.  giugno   1732. 

VJTli  è  pur  molto  ch'io  non  v'ho  scritto; 
ma  perchè  vi  pensate  voi  che  così  abbia 
fatto  ?  Forse  perchè  mi  sia  dimenticato  deli" 
amor  vostro,  delle  cortesie  tante  e  infini- 
te ,  che  ho  da  voi  ricevute ,  e  del  merito 
vostro?  No  certamente,  ma  perchè  scriven- 
do a  mio  fratello ,  che  tanto  vosco  è  stret- 
to di  buona  e  leale  amicizia ,  ho  inteso  di 
scrivere  anche  a  voi ,  e  così  con  un  solo 
disagio  a  due  cose  soddisfare ,  che  egual- 
mente mi  premono;  dissi  disagio,  perchà 
tale  intendo  essere  lo  scrivere  in  sé  mede- 
simo; che  per  altro  non  s'ha  miglior  pia- 

L    2  cero 


ìG.j.  Lettere 

cere  dello  scrivere  a  persone  carissime,  sV 
per  far  loro  noto  l'amore,  che  slia  per 
esse ,  come  per  riceverne  risposto,  onde  il 
loro  nuovamente  e  più  chiaro  apparisci . 
Mio  fratello  non  parla  del  suo  ritorno,  io 
non  chieggo  che  neppur  voi  ne  parliate. 
Certo  che  il  suo  ritorno  mi  sarebbe  caris- 
simo ,  ma  non  lo  è  meno  la  sua  dimora 
costà,  sapendo  quanto  egli  vi  sta  volentie- 
ri, come  Vinegia  gli  piace  (e  a  cui  non 
dovrebbe  piacere?)  com'egli  è  in  casa  vo- 
stra trattato  ,  e  quanto  goda  della  vostra 
compagnia,  e  quanto  voi  della  sua;  e  pe- 
rò tutto  questo  non  mi  lascia  desiderare , 
come  senza  ciò  farei,  ch'egli  sollecitamen- 
te ritorni.  Se  a  ciò  penserete,  v'avvedre- 
te che  l'amor  mio  combatte  l'amor  mio, 
e  che  con  questo  egli  quale  si  è  ,  cioè  gran- 
dissimo ,  si  dimostra.  Alcuni  sperano  che 
tornando  egli ,  voi  torniate  seco ,  e  moltis- 
simi ne  hanno  desiderio  .  Fra  questi  crede- 
te pure  ch'io  mi  ritrovo,  tra  gli  altri  non 
so  .  E  quaud'anco  alcuna  volta  io  speri  il 
vostro  ritorno  ,  cerco  a  tutto  potere  di  scac- 
ciare dame  una  tale  speranza  ;  perchè  non 
venendo  voi ,  non  avessi  a  pagar  troppo  ca- 
ro 


Inedite.  i65 

ro  con  nuovo  e  grandissimo  dispiacere  quel 
breve  contento ,  che  avessi  tratto  dal  solle- 
tico della  speranza  ;  e  più  ancora  perchè  io 
sono  avvezzo  a  non  veder  mai  le  mie  spe- 
ranze adempiute  ;  tanto  son  io  in  grado  al- 
la fortuna  ;  e  così  meglio  si  è  che  il  vostro 
ritorno  non  isperi  ;  che  tornando  ne  sarà 
doppio  il  contento  ,  e  un  motivo  avrò  di 
meno  somministrato  alla  fortuna ,  per  far 
sì  che  voi  non  torniate.  Il  grande  e  divi- 
no Manfredi  dovrebbe  ora  trovarsi  in  Ro- 
ma ,  da  che  sappiamo  che  giovedì  partì  da 
Ravenna  a  quella  volta .  Dio  lo  conservi  sa- 
no ,  e  moltissimi  anni ,  e  faccia  che  colà 
poco  dimori ,  e  quello  compia  con  onor  suo  , 
perchè  v'è  andato.  I  Gabrielli  sono  ali© 
acque  ;  le  Manfredi  non  vi  sono  ancora  ; 
io  ci  vado  giovedì  a  desinare ,  e  starò  pres- 
so la  ninfetta ,  cui  facevate  sì  dolce  e  buon 
viso  ,  non  so  se  affatto  inutilmente  ;  perchè 
voi  non  solete  i  colpi  gittare  all'aria  .  Vedete 
s'è  vero  quello  ch'io  vi  dicea.  In  questo 
punto  ricevo  lettera  di  mio  fratello ,  che  mi 
parla  del  suo  ritorno  e  non  del  vostro  ;  e 
il  vostro  non  mi  tacerebbe  certamente,  s© 
doveste  tomaie ,  sapendo  quanto  un  tale  av- 

L    5  viso 


i66  Lettere 

viso  mi  avrebbe  dato  piacere.  Così  la  for- 
tuna vuole,  cred'io,  per  averlo  io  alcuna 
volta  sperato.  Per  lo  innanzi  dunque,  se 
vorrete,  ci  scriveremo,  e  voi  mi  dovete 
mandar  sempre  i  vostri  componimenti  qua- 
lora ne  farete  ;  perchè  non  potete  farmi 
maggior  piacere  .  Io  ne  traggo  quello  di  leg- 
gerli e  rileggerli ,  e  quello  ancora  di  darli 
a  leggere  agli  amici,  che  trovo  meco  con- 
cordi ad  applaudei  loro  sommamente .  Sen- 
to che  il  mio  sonetto  per  il  Sagramento  vi 
sia  piaciuto ,  e  di  questo  mi  glorio  quanto 
si  può  mai  dire.  Francesco  mi  chiede  quel- 
lo di  san  Filippo  Neri ,  ed  io  gliel  mando 
in  questo  ordinario.  Io  ho  tratto  fuori  del- 
la cassetta  del  mio  tavolino  la  mia  trage- 
dia, e  vi  do  avviso  che  più  non  intendo 
ad  altro  che  a  questa ,  e  la  voglio  termi- 
nar questa  state.  Così  foste  qui  ;  che  il  giu- 
dizio vostro  di  quando  in  quando  me  ne 
dareste,  e  ne  trarrei  molto  profitto.  Non 
la  pubblicherò  però  certamente,  se  non  me 
lo  date  in  qualche  maniera,  purché  non 
siate  oltremonti .  Mi  vi  raccomando  ben  di 
cuore  . 


Inedite.  167 

V. 

Bologna   17.  giugno   iy32. 


1 


O  scrivo  questa  volta  a  voi  solamente  , 
conciossiachò  io  estimi  che  mio  fratello 
più  non  si  trovi  costà,  e  sevi  si  trovasse, 
questa  lettera  valere  anche  per  lui .  Io  vi 
rendo  grazie  infinite  delle  espressioni  del 
rostro  amore,  e  come  l'amore  vi  pre<*o  a 
continuarmi  ancora  l'espressioni,  dacché  que- 
ste non  solamente  dell'amor  vo>tro  mi  as- 
securano  sempre  più,  ma  mi  dilettano  an- 
cora con  la  eleganza  e  grazia  ,  di  cui  son 
piene,  la  qual  grazia  ed  eleganza  si  è  ta- 
le, che  ancor  senza  l'amore  infinito  piace- 
re mi  recherebbe .  Fate  però  che  questo  a 
quelle  sempre  stia  legato  e  congiunto,  ac- 
ciochè  io  non  abbia  da  voi  alcuna  cosa  a 
desiderare.  Sento  che  molto  più  voi,  che 
il  mal  dello  stomaco  abbia  costà  ritenuto 
mio  fratello  ancora  alcuni  giorni;  ma  voi, 
che  non  avete  male  di  stomaco ,  e  che  sì 
lo  amate,  perchè  con  esso  lui  non  venite 
L    4  ancor 


jG8  L      F.      T      T      E     R      E 

ancor  voi?  Dalle  espressioni,  che  fate,  ri- 
cavo con  mio  dispiacere  che  non  verrete, 
e  perciò  mi  bisogna  quietare  intorno  a  que- 
sto,  e  lasciar  d' indurvi  a  far  ciò,  che  voi 
dovete  conoscere  non  convenirvi .  Fabri  non 
mi  ha  ancora  mostrato  i  due  sonetti  vostri , 
ma  se  vorrà  che  a  lui  mostri  questo,  che 
ora  mi  avete  mandato ,  gli  converrà  farlo . 
Io  credo  che  que'  due  vaglian  moltissimo 
perchè  sono  vostri,  ma  se  fossero  cento, 
non  possono  valer  più  di  questo,  ch'io  ho, 
che  infinitamente  vale  .  Quando  sì  fatte  co- 
se partorite  fate  ch'io  le  vegga;  ch'io  vi 
prometto  che  in  mercè  n'avrete  que' mo- 
stri, ch'io  produrrò.  Io  ci  avrò  guadagno 
certamente  grandissimo ,  ma  egli  è  di  ra- 
gione che  nei  traffici  il  vantaggio  stia  a  prò 
del  povero ,  e  il  ricco  non  se  n'  ha  a  do- 
lere .  Il  divino  Manfredi  ha  scritto  da  Ro- 
ma, e  secondo  quello  che  scrive  vi  giunse 
mercoledì,  e  dice  di  aver  patito  nel  viag- 
gio, e  di  patire  ancora  male  d'urina,  ma 
di  star  però  meglio  alquanto .  Dio  immor- 
tale !  Non  è  quell'uomo  più  in  istato  di  far 
viaggi ,  e  male  venga  a  coloro ,  che  a  ciò  l'in- 
ducono .    Io  intendo  però   di  escludere   da 

questa 


Inedite.  169 

questa  maledizione  chiunque  il  sollecitasse 
a  ritornare  .  Qui  s'è  sparsa  voce,  che  il  Pa- 
pa gli  abbia  conferita  la  carica ,  che  tenea 
monsig.  Riviera,  cioè  segretario  della  Con- 
gregazione dell'  acque .  La  si  tiene  però  per 
una  ciancia,  e  se  n'ha  più  d'una  ragione; 
tuttavia  Bologna  è  sì  sgraziata  ,  e  lo  son  io , 
che  potrebbe  esser  vero.  Questo  mi  sareb- 
be un  colpo  mortalissimo ,  e  credo  che  in 
un  giorno  mi  farebbe  diventar  vecchio  per 
più  di  dieci  anni .  La  nostra  inclita  Bassi 
vi  si  raccomanda  ,  ed  anche  a  mio  fratello. 
Io  sono  stato  questa  mattina  a  trovarla  ;  per- 
chè così  mi  avea  fatto  richiedere.  L'ho  tro- 
vata in  letto  con  mio  gran  dispiacere  gra- 
vemente offesa  da  una  flussione  nell'  occhio 
destro ,  che  non  le  permette  di  sostenere 
qualunque  piccol  raggio  di  luce ,  e  Dio  vo- 
glia che  le  ardenti  faville,  ch'escono  da* 
miei  begli  occhi  non  le  abbiano  pregiudi- 
cato .  Io  per  non  offenderla  li  tenea  chiu- 
si quanto  potea.  Avrete  già  saputo  che  il 
cardinale  di  Polignac  le  mandò  una  bellis- 
sima scatola  d'oro.  Bisognerebbe  che  così 
tutti  i  cardinali  facessero .  Hanno  pur  tro- 
vato le  lettere  maniera  di  esser  premiate, 

cac- 


170  Lettere 

cacciandosi  in  corpo  a  questa  fanciulla,  e 
prendendo  quell'odore  ,  che  loro  può  dare. 
Sappiate  ino  di  più,  eh' è  fuori  una  satira 
contro  la  Bassi  lunghissima,  scritta  in  ver- 
si latini,  belli  dicono,  ma  infamissimi.  Non 
s'oppongono  alla  sua  dottrina,  ma  a'suoi 
costumi,  a  quelli  de'suoi  parenti ,  e  di  co- 
loro,  che  vanno  in  sua  casa,  e  il  minor 
titolo,  che  le  danno,  si  è  quel  di  putta- 
na, Voi  vedete  che  iniquità,  e  a  qual  se- 
gno giugne  la  scelleraggine  .  Non  credo  cho 
vi  sia  giovane  più  savia  e  modesta  di  lei, 
e  così  crede  chiunque  la  conosce  .  Oh  che 
coscienza  !  Oh  che  peccato  !  O  Dio  non  v'è , 
e  colui,  se  così  crede,  può  starsi  allegro 
di  sua  indegnità  di  sua  scelleratezza;  o  se 
v'è,  come  v'è,  e  v'è  punitor  giusto  delle 
colpe,  io  non  so  come  potrà  l'empio  scher- 
mirsi giammai  dall'ira  divina ,' e  come  spe- 
rare nella  misericordia  benché  infinita  .  A 
cui  ha  fatto  male  questa  giovine?  A  niuno 
certamente,  e  la  sola  invidia  ha  prodotto 
un  sì  gran  male.  S'è  però  mostrato  il  sa- 
tirico quanto  scellerato,  altrettanto  scioc- 
co e  malaccorto  nella  sua  rabbia  ;  da  che 
non  dovea  dir  tanto  male ,  se  volea  che  gli 

si 


Inedite.  171 

ti  fosse  creduto  almen  da  coloro,  che  so- 
lo per  faina  conoscono  la  Bassi  ;  perchè  chi 
seco  tratta,  né  pure  qualunque  piccola  co* 
sa  in  questo  genere  crederebbe .  Alla  di- 
vina Bergalli ,  qualor  la  vedete  ,  recate  sem- 
pre le  mie  raccomandazioni.  Madama  ha 
la  febbre  ,  e  mi  dicono  che  sia  terzana  dop- 
pia :  me  ne  dispiace  moltissimo ,  e  a  voi 
ancora  ne  dee  dispiacere  .  Vicini  vi  abbrac- 
cia, ed  io  sono  il  vostro  etc. 


VI. 


Bologna  24.  giugno   iy32. 

JL  O  vi  ringrazio  moltissimo  della  diligenza 
vostra  nello  scrivermi ,  e  della  vostra  bon- 
tà e  cortesia ,  scrivendomi  sì  soavemente  e 
con  tante  espressioni  d' amore .  Di  quella 
parte ,  che  riguarda  la  laude  mia  non  cosi 
volontieri  io  vi  ringrazio;  perchè  non  pos- 
so credere  che  da  altro  derivi  che  dal  pen- 
sar che  voi  fate,  ch'io  ami  di  esser  loda- 
to 


1^2  Lettere 

to  più  del  dovere,  e  di  questo  giudizio  vo* 
stro  io  sento  alcun  poco  di  dispiacere;  da 
che  non  vorrei  mai  che  alcuno ,  e  voi  prin- 
cipalmente, mi  tenesse  per  uomo  ,  che  quel- 
lo desiderasse  e  richiedesse  ,  che  non  ha 
ad  avere .  Se  minor  conoscenza  avessi  dell' 
ingegno  vostro,  mi  lusingherei  che  l'amo- 
re lo  avesse  offuscato  ;  ma  so  ch'egli  è  ta- 
le che  neppur  dall'amore  ,  per  immenso  che 
sia ,  può  venire  in  menoma  parte  adombra- 
to. Francesco  mio  fratello  ,  com'egli  v'avrà 
scritto ,  giunse  qua  sabbato  mattina  con  ot- 
tima salute,  e  potete  immaginarvi  con  qual 
piacere  il  rivedemmo  ;  ma  quanto  sarebbe 
stato  maggiore ,  se  con  esso  lui  vi  avessi  ri- 
veduto !  Non  m' ha  letto  ancora  la  vostra 
canzone  per  la  Carrara  ;  la  vedrò  ben  vo- 
lentieri, e  glie  la  chiederò;  perchè  io  so- 
no avidissimo  delle  cose  vostre.  Vi  ringra- 
zio perciò  del  leggiadro  sonetto ,  che  mi 
avete  mandato  per  la  partenza  di  mio  fra- 
tello, e  duplicatamente  vi  ringrazio;  perchè 
oltre  la  bellezza  ed  eleganza  veggo  in  lui 
un  nuovo  segno  del  vostro  amore  verso  la 
sua  persona.  Egli  è  nobile  e  magnifico  quan- 
to può  dirsi,  e  più  che  presso  mio  fratel- 

lo, 


Inedite.  iy3 

lo,  presso  un  tal  sonetto  perderebbe  il  vo- 
stro Navagero  e  il  Bembo  .  A  Francesco  do- 
mani il  mostrerò  .  Voi  sapete  che  la  sera 
il  veggio  di  rado .  Io  però  voglio  dire  una 
cosa,  ch'io  sfuggirei  il  più  spesso  che  io 
potessi ,  e  rade  volte  la  troverete  nel  Pe- 
trarca o  nel  Bembo.  Si  è  questo  un  certo 
incontro  di  vocali ,  che  panni  che  non  fac- 
cia bel  suono  ,  come  questo  :  Maestri  tuoi 
o?nai:  poiché  dall'acque  tue  Orito.  Scusa- 
te, se  tanto  ardisco;  dico  quello  che  par- 
mi  ;  voi  quello  che  è  meglio  giudicherete . 
Quando  vedrò  Vicini  sentirò  quello  che  di- 
ce delle  vostre  osservazioni  sopra  que'suoi 
sonetti.  Ei  suole  alle  volte  piegarsi  all'al- 
trui parere  ,  alle  volte  no  ;  tuttavia  egli  mal 
non  verseggia ,  e  direte  voi  così  ancora ,  se 
de'suoi  sonetti  non  v'ha  mandato  i  peggio- 
ri. Manfredi  mi  ha  scritto  da  Pioma  ;  etra 
le  altre  cose  mi  chiede  di  voi ,  dicendo  che 
da  poiché  gli  avrò  scritto  ove  siete,  se  in 
Vinegia  ancora  o  altrove,  egli  vi  scriverà. 
La  nostra  Bassi  sosterrà  venerdì  le  sue  con» 
clusioni  per  quanto  si  spera  ;  da  che  il  mal 
suo  degli  occhi  dà  speranza  di  poterglielo 
permettere .    Circa   la  satira  infamissima  si 

sa 


174  Lett»hé 

sa  che  v'è,  si  sa  a  cui  fu  mandata,  ina 
coloro,  che  l'hanno,  non  la  mostrano  che 
di  soppiatto  a  pochi ,  e  a  niun  la  darebbo- 
no .  Se  mi  verrà  alle  mani,  voi  l'avrete. 
Guardate  un  po' quanto  può  la  dottrina  ;  el- 
la produce  in  Adria  quella  maraviglia  nuo- 
va, che  voi  mi  dite.  Salutatela  a  mio  no- 
me cotesta  decima  musa ,  alla  quale  voglio 
poi ,  con  vostra  buona  pace ,  scrivere  o  in 
verso  o  in  prosa.  La  sua  canzone  e  il  suo 
sonetto  per  la  raccolta  di  vostra  sorella  mi 
piacciono  molto .  Egli  è  un  comporre  gra- 
ve insieme  e  leggiadro ,  cui  gli  ornamenti 
poetici  non  mancano,  né  soverchiamente 
v'abbondano.  Le  altre  cose  della  raccolta 
pur  mi  pajono  buone .  Non  so  già  per  qual 
cagione  mio  fratello  nel  suo  sonetto  mutas- 
se quel  verso  :  O  de  Zefiri  amica  e  dei  di' 
porti,  che  in  questo  modo  più  mi  piaceaj 
ma  per  saperlo  forse  sarà  meglio  chiederlo 
a  lui.  So  ancor  io  che  vi  spiace  la  malat- 
tia di  madama  ;  e  potete  pensare  che  an- 
che a  me  spiace  moltissimo .  I  miei  tutti 
vi  salutano  cordialissimamente  ,  e  cosi  i 
Manfredi,  che  stanno  ora  alle  acque,  ma 
in  mezzo  ancora   alle  acque  sono  caldi   d' 

amore 


I      N      E      T>      I      T      E  .  Ìy£ 

cmore  per  voi.  Vi  piace  questa  maniera? 
o  andate  a  dire  che  n'abbia  il  Bembo  del- 
le sì  fatte  .  Mi  vien  detto  che  il  principe 
della  Torella  abbia  in  Vinegia  piantato  sog- 
giorno per  lungo  tempo,  e  però  dovendo- 
si uno  di  questi  giorni  terminare  la  stam- 
pa delle  Poesie  Manfrediane  a  lui  dedica- 
te ,  mi  converrà  pensar  a  mandar  quelle 
copie  costà,  che  gli  ho  destinate ,  e  se  non 
vi  spiace ,  le  manderò  a  voi ,  perchè  gliele 
presentiate  a  mio  nome  .  Oh  quanto  peso 
darete  alla  dedicazione  mia  ,  se  una  tal  gra- 
zia mi  farete  !  Non  vorrei  però  che  intan- 
to ne  parlaste  con  alcuno;  perchè?  perchè 
lo  so  io .  Ne  manderò  nello  stesso  tempo 
una  copia  per  voi,  ed  una  per  la  divina 
Bergalli ,  a  cui  tanto  mi  raccomanderete. 
Conservatevi  sano  ed  allegro  ,  e  credete 
fermamente  ch'io  sono  il  vostro  ec. 

*  0*0* 


176  Lettere 

RISPOSTA 

DEL    CONTE 

ALGAROTTI 
VII. 

Venezia  12.  luglio  17 32. 

Vjon  una  Vostra  breve,  ma  umana  lette- 
ra ho  ricevuto  il  pachetto  di  Rime  Manfre- 
diane ,  che  ben  sapete .  Al  signor  Principe 
ho  presentato  le  copie ,  che  per  lui  erano 
destinate  ;  le  quali  ci  hanno  dato  occasione 
di  far  lunga,  ed  onorata  memoria  di  voi, 
e  della  dottrina  vostra,  e  di  occupare  una 
gran  parte  di  tempo  con  infinito  nostro  pia- 
cere; nel  che,  posciachè  vi  sono  al  dir  de' 
geometri  degli  infiniti  maggiori  e  minori, 
io  sono  stato  certamente  superiore  al  Prin- 
cipe ;  e  dirò  anco  di  essergli  stato  superio- 
re d'un' infinito  ;  poiché  anco  questo  mi  per- 
mei- 


Inedite.  177 

mettono  i  geometri  ,  che  io  sicuramente 
dica,  e  liberamente  ;  cioè  un  infinito  esse- 
re infinitamente  maggiore  d'un  altro  infini- 
to .  Alla  Bergalli  ho  presentata  la  copia  sua, 
e  con  essa  le  due  copie  della  Raccolta;  la 
quale  presentazione  se  io  volessi  dirvi  da 
quali  cose,  e  da  quai  discorsi  sia  stata  se- 
guita, e'tni  converrebbe  ripetere  tutto  quel- 
lo che  ho  detto  poc'anzi.  Io  ho  ricevuto 
la  mia  altresì;  e  quni  grazie  non  vi  debbo 
io  rendere,  amatissimo  signore  Giampietro, 
del  pegno  di  amicizia  carissimo  e  deside- 
ratissimo,  che  voi  mi  date  così  adoperan- 
do; e  quale  infinito  obbligo  non  v'ho  io? 
Ma  che  dirò  della  onoratissima  menzione 
che  di  me  fate  e  nella  prefazione  ,  e  nel- 
le note,  e  così  per  me  gloriosa  e  magni- 
fica, che  io  stesso  dentro  all'animo  mio  non 
avrei  ardire  di  desiderarla?  Io  in  verità,  sig. 
Giampietro  mio ,  vi  debbo  tanto  ,  quanto  io 
non  pensava  avere  giammai  a  dovervi .  Io 
domattina  parto  per  Padova  ,  ove  mi  trat- 
terrò quindeci  dì,  e  d'indi  forse  anderom- 
ani  a  Vicenza ,  et  oltre.  Voi  però,  se  vo- 
lete seguitarmi  il  piacere  delle  vostre  let- 
tere, delle  quali  io  non  vorrei  esser  privo 
To:  XI.  M  iu 


1^8  L     B     T     T     E     R     E 

in  tempo  niuno  ,  scrivete  a  Venezia  ,  come 
solete  ora;  che  qui  vi  sarà  chi  le  riscuota 
per  mandarmele  ovunque  io  mi  sia  per  es- 
sere .  Con  questa  mia  voi  riceverete  una 
lettera  ,  la  quale  priegovi  far  avere  al  vostro 
Irate  a  Russo  ;  il  quale  non  so  se  ne  ab- 
bia ricevuto  un'altra,  che  io  gli  scrissi  la 
settimana  scorsa  ;  perchè  saria  bene ,  che 
voi ,  sig.  Giampietro ,  faceste  diligenza  al- 
la posta  per  vedere  s' ella  v'  è  ;  e  se  v'  è  , 
che  gliele  mandaste  insieme  con  questa.  Io 
ho  scritto  oggi  sono  otto  giorni  al  divino 
Manfredi  a  Roma,  e  a  quest'ora  cred' io 
avrà  avuta  la  mia;  se  voi  gli  scrivete  ac- 
comandate me  a  lui  in  quel  modo  ,  che 
la  divina  Bergalli  si  accomanda  a  voi,  che 
vale  a  dire  senza  fine .  Voi  raccomandate- 
mi a  voi  stesso  persi  fatto  modo,  che  né 
diversità  di  luogo  ,  nò  lunghezza  di  tempo  r 
od  altra  cosa  debba  farvi  scordare  di  me, 
e  di  adoperarmi  alcuna  volta  in  servigio  vo- 
stro ,  e  di  credermi  per  sempre  tutto  vo- 
stro . 

Mandatemi  pure  l'ordinario  venturo  quat- 
tro copie  delle  Rime  Manfrediane;  si  vera- 
mente che  me  ne  scriviate  il  prezzo  acciò 
che  io  possa  soddisfarvi  •  Addio . 


Inedite.  ìyg 

Vili. 

Bologna    io.   settembre   \yrÒ2. 

UH  quanto  mi  piace  il  vedere  che  voi 
conserviate  sempre  memoria  di  me  !  Non 
vi  dico  menzogna  certamente ,  se  vi  dico 
che  il  piacer,  ch'io  ne  sento,  non  è  supe- 
rato da  qualunque  abbia  provato  giammai, 
e  Dio  volesse  ch'io  qui  dovessi  un'altra  vol- 
ta rivedervi,  e  fosse  prima  che  lasciassi  il 
mio  poema  tragico  passar  dalla  mia  in  al- 
tra mano  ;  che  so  quanto  mi  gioverebbe . 
Per  giugnerne  al  fine  più  non  ci  mancano 
che  quattro  versi ,  ma  per  ridurlo  a  segno 
che  dovesse  piacere ,  presso  a  due  mila  bi- 
sognerebbe rifarne  ,  e  può  essere  ancora  che 
il  faccia ,  quantunque  facendolo  so  che  mai 
non  dovrà  piacere  .  Voi  mi  parlate  di  un 
certo  Bruto ,  che  a  Vicenza  fu  fatto ,  e  me 
ne  ricordo,  e  Martello  il  lesse  una  sera  in 
casa  Conti  alla  presenza  di  molti,  e  v'era 
ancora  il  nostro  divino  Eustachio ,  e  se  non 
erro ,  fu  piaciuto  assai  ;  se  non  che  nel 
M    a  mezzo 


i8o  Lettere 

mezzo  parea  che  s'addormentasse  la  favola, 
né  facesse  caininino.  Io  non  so  se  Martel- 
lo questo  giudizio  riferisse  all'autore,  e  co- 
me dall'  autore  fosse  ricevuto  ;  ma  gli  è 
vero  ch'io  non  so  poi  bene  ancora  se  ciò 
succedesse  del  Bruto ,  anzi  ora  panni  che 
la  tragedia  cui  questo  intervenne,  fosse  la 
morte  di  Cesare .  Il  primo  e  second'arto  di 
quella,  che  si  lesse,  furono  certamente  esti- 
mati bellissimi  e  degni  di  qualunque  gran 
poeta,  e  l'ultimo  ancora,  ma  non  il  terzo 
e  il  quarto  ;  voi  se  avrete  letto  il  Bruto , 
saprete  s'egli  èdessa.  Il  sonetto  vostro  per 
le  nozze  della  Rattina  mi  piace  moltissimo, 
e  se  ho  a  dirvi  il  vero ,  mi  piace  molto  più. 
che  quelli  delTrissino,  e  non  credete  che 
io  aduli  ;  come  dico  a  voi ,  ho  detto  anche 
a  coloro ,  cui  tali  componimenti  ho  mostra- 
to. Che  Vicenza  sia  bella  città  ve  lo  cre- 
do ancor  io,  da  che  ella  ha  tali  edifizj;  e 
forse  non  avranno  quei  cittadini  il  talento 
di  questi,  cioè  di  guastare  qualunque  cosa 
bella  per  ridurla  all'uso  moderno,  e  di  que- 
sto voi  siete  buon  testimonio.  Eustachio  no- 
stro sta  in  Roma  tuttavia,  e  Dio  sa  quan- 
do ritornerà.  Desidero  che  sia  prestissimo, 

ma 


Inedite.  ìgi 

ma  non  lo  può  esser  tanto  che  all'avida 
brama  eh'  io  ho  di  rivederlo ,  non  sembri 
lungo ,  e  non  riesca  rincrescevole .  Io  scri- 
vo dalle  acque  con  donne  e  ragazzi  attor- 
no, e  però  non  so  che  mi  scriva.  V'ha  la 
signora  Nina  ancora,  che  con  tutti  gli  al- 
tri vi  saluta  .  La  inclusa  canzonetta  è  del 
dottore  Giuseppino,  e  voi  vedrete  che  el- 
la è  buona  assai ,  e  se  tale  non  vi  sembre- 
rà ,  io  conoscerò  di  aver  mal  giudicato .  Per 
ordine  suo  ve  la  mando.  Oh  se  qui  foste, 
quante  cose  avrei  da  dirvi  !  Voi  molte  an- 
cora da  dire  a  me.  Della  Bergalli  non  ho 
nuova  alcuna,  e  sinché  non  siete  in  Vine- 
gia  non  ispero  di  averne .  Della  Bassi  vi  di- 
rò ch'ella  sta  e  che  stiamo  insieme  facen- 
do un'  egloga  per  certi  sposi .  Voi  ne  avre- 
te poi  copia  a  suo  tempo.  Feci  ultimamen- 
te un  sonetto  per  un  gonfaloniero ,  ed  è 
questo  : 

Poi ,  che  a  spuntar  dal  vostro  speco  ombroso , 
Settembre  e  Ottobre,  ornai  Vali  movete, 
Per  cui  biondeggiali  l'uve,  e  il  polveroso 
S'appresta  aratro ,  onde  alfui  poi  si  miete; 

M    3  Si 


iSz  Lettere 

Sì  voi  sedere  i/*  alto  e  glorioso 

Scanno  tra'  Padri  il  mio  signor   vedrete  ; 
Quel,   che  talora  obblia  cibo  e  riposo. 
Vegliando  inteso  alla  cornuti  quiete. 

E  chiedetelo  pure  ai  fra  tei  vostri 

Se  alle  pia  fredde  notti  e  ai  soli  ardenti 
Stancò  la  mente  ;   altrui  non  a  sé  nato  : 

Giusto  è  però ,   se  dei  diritti  nostri , 

Tra  i  suoni  e  i plausi  delle  allegre  genti, 
Il  sommo  onore  a  custodir  gli  è  dato . 

M'era  scordato  di  dirvi ,  che  cosa  parmi  di- 
vina quell'endecasillabo  scritto  al  Volpi.  Se 
molte  cose  farete  simili ,  potrete  raccorle 
insieme,  e  farne  uà  volume  che  molto  sa- 
rà tenuto  in  predio .  lo  mi  rallegro  molto 
con  voi  ,  e  per  lo  amore  ch'io  porto  alla 
poesia ,  desidero  che  non  l' abbandoniate 
giammai.  Francesco  vi  scrive,  e  però  non 
ho  che  dirvi  a  nome  suo .  State  sano ,  e 
scrivetemi ,  e  amatemi . 


Inedite.  il 

IX. 

Bologna  2Z.  settembre  ijZz. 


A 


lla  perfine  si  è  terminato  il  grande  af* 
fare  del  poema  di  Bertoldo  Bertoldino  e 
Cacasenno,  che  sarà  diviso  in  venti  canti, 
siccome  venti  sono  i  rami  dello  Spagnuolo , 
che  hanno  a  ornarli  in  quella  guisa ,  che 
quelli  del  Castelli  i  canti  del  Tasso  .  Ora 
ino  si  vorrebbe  che  voi  uno  di  questi  can- 
ti faceste ,  e  un  altro  ne  facesse  la  Bergal- 
li  .  All'uno  e  all'altra  si  manderà  il  libro 
di  questi  tre  personaggi  e  il  canto,  cui  la 
sorte  gli  avrà  fatto  avere  insieme  col  suo 
rame.  Le  ottave  non  debbono  giugnere  a 
quaranta ,  e  trenta  ancora  basterebbono ,  e 
circa  lo  stile  fosse  egli  pure  quello  del  Ber- 
ni  ;  che  tal  sarebbe  il  bisogno  .  Gli  altri  poe- 
ti sono  tutti  buoni  o  tenuti  per  buoni ,  on- 
de non  si  trarrà  disonore  dalla  lor  compa- 
gnia .  Lo  stampatore  Lelio  dalla  Volpe  è 
galantuomo ,  e  vuol  dare  alcun  segno  del 
suo  grato  animo  ,  ma  alla  cappucinesca  ,  po- 

M    4  ve- 


1  8  f  LlTTERE 

veramente  ;  a  tutti  vuol  donare  un  libro 
de'  commentar]  dell'accademia  filosofica. 
Non  dico  questo  per  guadagnar  voi  e  la 
divina  Bergalli,  ma  per  mostrarvi  che  que-  . 
sto  galantuomo  merita  di  essere  soddisfatto 
in  questo  suo  desiderio,  anche  per  questo 
ch'egli  ha  buon  cuore  e  gratitudine.  Cir- 
ca il  tempo  ve  ne  sarà  più  del  bisogno,  e 
se  siete  ancora  in  Padova  potete  differire  a 
parlarne  alla  Bergalli  di  questa  faccenda  , 
sino  al  vostro  ritorno  inVinegia.  Io  credo 
di  non  avervi  a  dir  altro  intorno  a  ciò .  Io 
poi  me  la  passo  bene ,  e  la  tragedia  mia 
direi  di  averla  finita ,  se  non  dovessi  mu- 
rare alcune  cose.  Ho  fatto  ora  un'egloga 
in  compagnia  della  Bassi,  che  si  sta  stam- 
pando. Farovvene  aver  due  copie,  una  per 
voi  ed  una  pure  per  la  Bergalli .  Voi  sa- 
prete già  che  si  le  nozze  fecero  della  mar- 
chesina,  e  che  il  matrimonio  si  consumò. 
Benedetta  sia  madama,  che  non  ha  voluto 
poesie;  meriterebbe  per  questo  un  poema. 
Voi ,  che  avete  ozio  ed  ingegno  ,  fatelo  per 
amor  di  Dio .  Oh  che  belli  episodj  vi  cac- 
cereste !  É  tanto  ch'io  non  fo  altro  che 
scrivere,  ch'io  sono  stracco  e  stucco  quan- 
to 


Inedite.  i85 

to  può  dirsi .  Io  vi  prego ,  sig.  Francesco  , 
ad  amarmi  come  avtte  fatto  sin'ora,  e  a 
credermi  tutto  vostro.  Se  siete  in  Padova, 
vi  supplico  di  raccomandarmi  caldamente 
al  sig.  abate  Lazzarini  ,  e  se  siete  in  Ve- 
nezia ,  alla  Bergalli  e  al  signor  abate  Re- 
canati . 


586  Lettere 

RISPOSTA 
DEL    CONTE 

ALGAROTTI 
X. 


Venezia  27.  settembre  17Z2. 


IL 


na  dolcissima  lettera  io  ho  ricevuto  in 
Padova,  la  quale  oltre  gli  altri  testimonj 
dell'amor  vostro,  ch'ella  mi  recava,  che 
ine  ne  recava  infiniti ,  ella  mi  recava  pur 
quello  di  un  vaghissimo  ,  e  bellissimo  sonet- 
to vostro  sì  per  la  novità  della  invenzione 
in  una  materia  massime  così  secca  e  ste- 
rile, come  si  è  quella  di  un  gonfaloniero , 
e  sì  ancora  per  la  gravità,  e  per  lo  splen- 
dore della  locuzione ,  e  per  la  leggiadria 
delle  immagini;  così  che  io  più  non  potea 
desiderar  da  voi ,  che  vale  a  dire  da  uno 
de'più  gran  maestri  dell'  arte  poetica  dell' 

età 


INEDITE.  l87 

età  nostra.  Una  canzonetta  pure  mi  man- 
daste del  signor  Giuseppino  vaga  e  leggia- 
dra ,  che  altramente  non  potea  essere  ,  es- 
sendo stata  approvata  e  lodata  da  voi;  per 
la  quale  priegovi  a  nome  mio  col  sig.  Giu- 
seppino allegrarvi.  Che  più?  Uno  splendi- 
dissimo giudizio  d'un  mio  sonetto  mi  reca- 
va quella  medesima  lettera  vostra  ;  cosi  che 
se  io  non  sapessi  d'altronde  la  sincerità  e 
schiettezza  dell'animo  vostro,  io  crederei, 
che  voi  così  diceste  non  per  altro  ,  che  per 
burlarvi  di  me;  ma  questo  non  potendo  es- 
sere, s'egli  non  mi  fa  insuperbire,  egli  pe- 
rò mi  fa  tenere  d'assai  più  che  io  per  l' ad- 
dietro non  mi  tenea  ;  che  i  giudicj  vostri  son. 
tali,  che  ancor  che  a  vantaggio  delle  mie 
proprie  cose  sien  dati ,  grandissimo  effetto 
sopra  di  me  si  fanno .  Ma  se  io  volessi  nu- 
merare ad  uno  ad  uno  tutti  i  testimoni  d' 
amore ,  che  quella  vostra  lettera  mi  reca- 
va, io  non  avrei  giammai  finito  di  rispon- 
dervi. Il  che  se  io  prima  d'ora  fatto  non 
ho  in  quella  maniera ,  che  per  me  si  po- 
teva, imperciocché  non  avrei  giammai  po- 
tuto rispondervi  degnamente  e  bastante- 
mente; voi  avrete  saputo  dal  fratel  vostro, 

che 


1 88  Lettere 

che  una  terzana  che  mi  sopravvenne,  e  pei* 
cagion  di  cui  son  venuto  a  Venezia  ne  è 
stata  in  causa  ;  dalla  quale  ora  son  rimesso 
sì  veramente  che  nò  studiare  ,  né  leggere 
troppo  a  lungo  mi  è  concesso .  Un'altra  let- 
tera vostra  ho  ricevuto  l'altr'jeri  anch'essa 
piena  di  amore  per  me  ;  la  quale  siccome 
niuna  meraviglia  per  questo  conto  recato 
mi  ha ,  essendomi  l'umanità  dell'animo  vo- 
stro y  e  l'amor  vostro  già  aperto  e  mani- 
festo ,  così  gran  meraviglia  mi  ha  recato 
per  quella  parte,  che  spetta  la  commissio- 
ne ,  che  mi  date  del  fare  un  canto  del 
Bertoldo;  e  questa  meraviglia  è  nata  prin- 
cipalmente da  questo ,  che  voi  mi  dite ,  che 
si  desiderano  i  migliori  poeti  che  travagli- 
no intorno  a  quest'opera,  e  veggo  poiché 
s' indirizzano  a  me ,  che  non  debbo  esser 
posto  né  meno  tra  i  mediocri ,  se  non  quan- 
to il  giudizio  vostro  di  me  potesse  sollevar- 
mi alquanto ,  ed  innalzarmi  a  quel  rango 
de'migliori.  Ma  ditemi  in  verità:  mi  coman- 
date voi  che  io  lo  faccia  questo  canto?  poi- 
ché se  così  è,  io  vedrò  in  tutti  i  modi  di 
farlo.  Altramenti  il  non  aver  mai  compo- 
sto nello  stile  del  Berni,  che  per  me  sa- 
rebbe 


Inedite.  i8g 

rebbe  cosa  affatto  nuova  ,  e  il  comporre  an- 
co in  ottave ,  il  che  io  non  ho  mai  né  pur 
fatto,  mi  sgomenta  in  modo ,  che  io  non 
ardisco  né  meno  di  pensarvi;  né  m'indur- 
rei giammai  a  farlo  ,  se  non  se  allor  che 
voi  mi  stringeste  .  Oltre  di  che  non  po- 
co ancora  mi  spaventa  il  dover  compa- 
rire il  mio  nome  in  confronto  de' migliori 
poeti  dell'Italia.  Perchè  se  voi  non  avete 
in  ciò  tal  parte ,  che  vogliate  a  tutti  i  mo- 
di ,  che  io  imprenda  sì  fatta  cosa ,  scusate- 
mi in  tutte  le  maniere  appresso  chiunque 
potesse  avere  tal  desiderio  .  Alla  Bergalli , 
se  ella  sarà  in  Venezia,  non  mancherò  di 
parlarne  ;  et  areilo  fatto  a  quest'ora,  se  fossi 
a  quest'ora  uscito  di  casa,  il  che  non  ho 
fatto  per  riguardo  al  male  sofferto  questi 
passati  dì.  Il  quale  medesimo  male  non  mi 
permette  lo  scrivervi  più  a  lungo,  poiché  è 
in  causa  che  la  testa  non  è  ancora  assai 
forte,  e  buona  per  iscriver  lunga  scrittura . 
Faccio  dunque  fine  non  senza  raccomandar- 
mi mille  volte  all'amor  vostro,  e  pregarvi 
di  imprimere  oramai  l'ultimo  solco  alla  vo- 
stra tragica  fatica,  che  io  ardo  di  deside- 
rio di  vedere  compita ,  e  perfezionata .  Rac- 
co- 


l()o  Lettere 

comandatemi  pure  a  tutti  quelli  che  vi  sta- 
vano intorno  allorché  mi  scrivevate  quella 
prima  vostra  lettera,  tra  quali  era  pure  la 
signora  Nina.  Amatemi  sig.  Giampietro  ama- 
tissimo ,  e  state  sano  . 


XI. 


Bologna  4«  ottobre   iy32» 

UE  io  vi  scrissi  quel  che  vi  scrissi  circa 
il  poema  di  Bertoldo  ec.  il  feci  per  com- 
piacere a  chi  desiderava  per  la  molta  sti- 
ma, che  ha  di  voi,  che  un  canto  ne  face- 
ste ,  e  perchè  ancora  molti ,  che  vi  com- 
pongono ,  desideravano  di  avervi  compagno  , 
e  io  più  di  tutti .  Io  ancora  credea  che  un 
si  giocondo  e  libero  argomento  non  vi  di- 
spiacesse ;  ora  mo  credo  il  contrario  ,  e  pe- 
rò vedendo  che  una  tal' opera  vi  grava,  non 
che  di  chiedervela  nuovamente ,  e  vigore 
in  ciò  adoprare  e  forza  di  dire ,  mi  spiace 
anzi  di  avervene  parlato .  Il  creder  poi  che 

non 


Inedite.  iqt' 

non  siate  atto  a  quello  stile ,  e  che  vi  sgo- 
menti il  fare  ottave ,  oh  questo  sì  che  non 
mai  mi  venne  in  mente  ,  nò  mai  mi  ci  ver- 
rà .  Chi  fa  sonetti  e  canzoni  così  egregia- 
mente, come  voi  fate ,  può  ancora  fare  ot- 
tave bellissime ,  e  chi  è  inteso  di  tutte  le 
grazie  e  urbanità  dell'italiana  lingua,  come 
voi  siete,  può  ottimamente  comporre  nel- 
lo stile  piacevole ,  essendo  provveduto  dei 
migliore  che  v'abbisogni.  La  cosa  dunque 
si  riduce  al  non  aver  voglia  di  fare  un  sì  fatto 
componimento  ,  e  questo  a  me  basta  per 
non  costringervi  di  vantaggio  ;  perchè  il  pia=- 
cer  vostro  più  che  l'onor  di  Bertoldo  deesi 
dame  molto  estimare.  Sentirò  quello,  che 
s'abbia  detto  la  divina  Bergalli ,  ma  voi  trop- 
po il  male  esemplo  ci  avete  dato  ,  onde  an- 
che da  lei  nulla  spero.  Io  desidero  di  sen- 
tire che  siate  ritornato  alla  primiera  sani- 
tà, e  quando  ciò  avrete  fatto  vi  prego  a 
procurare  di  conservarvela ,  nulla  di  quello 
cose  facendo ,  che  possono  in  qualche  mo- 
do ritrarvene ,  e  ciò  per  ben  vostro  e  per 
consenso  di  tutti  coloro ,  che  vi  amano ,  che 
moltissimi  sono.  Io  scrivo  dagli  Angeli  ,  an- 
zi dalle  acque ,    e   in  questo  punto  giunga 

Eu- 


iga  Lettere 

Eustachio  mio  figlio,  che  tornato  a  Bolo- 
gna co' signori  Pepoli ,  ma  per  tornar  fuori 
seco  dopo  alcuni  giorni.  Egli  vi  riverisce, 
e  vi  si  raccomanda  grandemente.  Appunto 
terminato  ch'io  avrò  di  scrivervi ,  voglio  la- 
vorare un  poco  nella  mia  tragedia.  Lune- 
dì si  pubblicò  una  raccolta  nuziale  per  le 
nozze  del  Marescotti ,  e  in  essa  v'ha  un'eglo- 
ga ,  se  volete,  da  me  fatta  in  compagnia 
della  Bassi.  Se  sapessi  come  farvela  avere 
senza  spesa  di  porto,  il  farei.  Tutte  que- 
ste persone  acquose  vi  si  raccomandano ,  e 
tra  loro  v'ha  la  sig.  Nina,  che  ogni  gior- 
no cresce  in  vivacità,  e  vibra  raggi  da  ogni 
parte .  Io  sono  al  solito ,  signor  Francesco 
mio  carissimo  ec. 


•  0*0*0* 

*o*o* 

*o* 


Inedite.  ig3 

XIL 

Bologna  25»  ottobre  ij3z. 


I 


O  non  veggo  più  vostre  lettere ,  ma  per- 
chè ciò  estimo  derivare  non  dall'amor  vo- 
stro ,  ma  da  qualche  faccenda ,  che  voi  v' 
abbiate ,  non  me  ne  dolgo .  Ho  poi  spessis- 
simo nuove  di  voi  da  mio  fratello ,  e  que- 
sto mi  consola  almeno  in  questa  parte  che 
so  che  voi  state  bene  e  allegramente .  Dio 
così  voglia  che  stiate  sempre  ,  e  sempre  an- 
cora ,  quanto  potete,  mi  amiate  .  Voi  non  sie- 
te voluto  entrar  nel  poema  di  Bertoldo  ;  cre- 
dete che  tutti  n'hanno  dispiacere,  e  n'han 
ragione;  io  non  dico  di  averne  quanto  gli 
altri;  perchè  amandovi  più  d'ogni  altro ,  m'è 
caro  più  l'agio  vostro  che  la  eccellenza  di 
quel  poema .  Non  è  ciò  però  ancor  dispe- 
rato ,  e  un  canto  vi  resta ,  che  a  nessuno 
si  commetterà,  finché  resta  un'ombra  di 
speranza,  che  voi  accettiate  di  farlo.  Se  al- 
la Bergalli  non  avete  ancora  parlato ,  non 
ne  parlate  più  .  Se  poi  parlato  aveste  ,  e 
To:  XI.  N  detto 


I  g  4  L    r    t    t    r    n    r. 

detto  avesse  di  sì ,  ditemelo,  perchè  si  pos- 
sa prendere  le  dovute  misure,  e  un  canto 
assegnarle.  Non  potreste  credere  quanto  vo- 
lentieri tutti  fanno  quest'opera,  e  dove  sul 
principio  si  temea  di  non  aver  tanti  poeti , 
quanti  erano  d'uopo,  ora  a  tutti  non  si  può 
soddisfare  ,  ma  a  molti  ancor  non  si  vuole  . 
L'opera  vostra  in  qualche  modo  vi  si  vor- 
icbbe,  ma  voi  non  volete;  fate  però  la  vo- 
stra volontà  ,  e  lasciate  che  noi  tutti  ab- 
biam  pazienza .  Noi  dico  veramente  col  cuor 
sulle  labbra ,  come  soglio  parlare  ,  ma  il  di- 
co perchè  amo  il  vostro  piacere  ,  né  vo- 
glio con  inchieste  gravarvi .  Mi  disse  mio 
fratello  che  voi  avreste  voluto  da  me  un 
sonetto  per  lo  ingresso  dell'ambasciatore  ce- 
sareo .  Voi  sapete  che  vo  ripulendo  la  mia 
tragedia  che  è  lo  stesso  che  dire  ch'io  non 
ho  voglia  di  badare  a  sonetti;  e  senza  vo- 
glia voi  sapete  che  o  non  si  fanno ,  o  fa- 
cendone si  fanno  conoscere  per  creature 
nate  a  dispetto  di  chi  le  produsse,  cioè  più 
del  solito  difformi  e  brutte,  e  perchè  ve- 
diate s'è  vero,  eccovene  un  argomento. 


Oh 


Inedite.  iq5 

Oh  qual  pegno  d'amore!  Oh  qual  distringe 
Leal  nuova  amistade  Adria ,  e  Lamagna  ! 
Oh  qual' alta  e  felice  V  accompagna 
Speranza ,  onde  di  tema  Asia  si  tinge . 

Qiialunque  Dea,   clic  più  s'adorna  e  cinge 
Di  coralli  e  di  perle,  e  in  mar  si  bagna, 
E  Nereo  con  la  sua  fida  compagna , 
Ohe  al  glauco  sen  sì  spesso  accoppia  e  stringe, 

De  la  superba  nave,  iti  cui  si  serra 
Sommo  intelletto  e  valor  vero ,   ah  tutti 
Cozzano  innanzi  alla  spalmata  proda  ; 

E  tu  ,  beli  Adria ,  il  passo  a  lei  disserra , 
E  di  tal  gioja  fa  suonar  tuoi  flutti , 
Che  V Ellesponto  impallidendo  l'oda. 

Io  v'  ho  a  dare  una  nuova  fresca  fresca . 
Ignazio ,  quel  dalla  Babilonia  d'Egitto ,  da 
jeri  notte  in  qua  ha  perduto  il  cervello . 
La  casa  eustachiana  è  perciò  venuta  a  Bo- 
logna ,  e  questa  notte  tutti  sono  stati  in 
piedi  per  casa.  Credo  che  a  quest'ora  sia 
jiello  spedale .  Egli,  giorni  sono,  maritò  una 

N    2l  sua 


196  Lettere 

sua  sorella  ;  e  in  questa  sua  pazzia  nuli' al- 
tro dice ,  se  non  se  :  N'  è  cagione  mia  so- 
rella, mia  sorella  n'è  cagione,  e  grida  tut- 
to spaventato .  Poveretto  !  Quanto  me  ne 
dispiace  !  Voi  potete  immaginarvi  come  stan- 
no queste  donne  Manfredi,  le  quali  essen- 
do solite  ad  annegarsi  in  un  bicchier  d'a- 
cqua, pensate  che  fanno  in  un  golfo  sì  fat- 
to .  Io  non  ho  né  il  matto ,  né  le  paurose 
ancora  veduto.  Questa  sera  queste  vedrò , 
se  non  quegli,  e  anche  a  me  converrà  far 
molte  ciance  .  Voi  ,  che  siete  un  santari- 
no ,  pregate  un  poco  il  Signore  per  questa 
faccenda  ;  dico  un  poco  ;  perchè  un  vostro 
poco  è  bastante  a  far  qualunque  gran  be- 
ne .  Vi  prego  a  tenermi  a  voi  medesimo 
sempre  raccomandato,  ad  amarmi,  a  scri- 
vermi ,  e  a  star  sano . 

Il  dottor  Giuseppino  partì  lunedì  con  Y 
abate  Vaselli  ,  e  m'  aspetto  che  ovunque 
egli  sarà  passato  nascano  prodigiose  e  sapo- 
rite menzogne  :  voi  sapete  se  il  seminato- 
re n'è  prodigo.  In  Torino  poi  oh  che  ri- 
colta !  Dopo  il  ritorno  oh  che  messe  abbon- 
dante !  Così  vi  dico  ;  perchè  voi  siete  in- 
formato ,  e  n  avete  riso . 


Inedite.  197 

RISPOSTA 
BEL    CONTE 

ALGAROTTI 

XIII. 

Padova  6.  novembre   xqZi. 

J.O  debbo  rispondere  a  due  lettere  vostre  ; 
delle  quali  se  io  volessi  dirvi  qual  paruta 
mi  sia  o  più  elegante,  o  più  d'amor  pie- 
na, e  di  bontà  verso  dime,  io  non  saprei 
dir  certamente  ;  tanto  di  queste  cose  tutte 
e  due  abbondano  oltremodo  .  Questo  vi  di- 
co io  bene,  che  l' essere  amato  da  voi,  elio 
io  tanto  amo  ed  onoro  mi  è  così  caro ,  che 
nulla  più;  e  il  ricever  da  voi  lettere,  e 
così  fatti  testimonj  dell'amor  vostro,  m'è 
più  caro  ancora;  che  essendo  ora  io  pri- 
vo di  tanti  amici ,  per  li  quali  io  già  me- 
nava così  dolce  vita  e  così  gioconda,  al- 
N    3  cuna 


ig8  Lettere 

cuna  noja  e  alcuna  tristezza  d'animo  non 
può  che  recarmi ,  e  Dio  volesse  talora  con 
qualche  misura  .  Per  dissipar  le  quaii  co- 
se niente  più  giova,  che  il  sapere  di  vive- 
re nella  memoria  loro  ,  e  il  ricevere  dell' 
amor  loro  quegli  argomenti,  che  io  ricevo 
da  voi  ;  il  quale  non  contento  di  allegrar- 
mi per  quello  che  si  spetta  a  voi  ,  facen- 
domi certo  che  mi  amate,  e  che  la  me- 
moria mia  v'  è  cara  ,  lo  fate  altresì  per 
quello  che  si  spetta  agli  altri ,  dandomi  con- 
tezza ,  come  fate ,  del  desiderio  per  me  ono- 
revole, che  cotesti  sigg.  hanno,  che  io  en- 
trassi con  loro  a  parte  della  leggiadra  loro 
fatica  in  ornare  e  celebrar  Bertoldo  ;  a* 
quali  se  io  potessi  soddisfar  degnamente ,  e 
più  a  voi ,  perchè  di  tutti  sete  lo  migliore, 
Dio  il  sa ,  che  io  *il  farei  più  che  di  buona 
voglia.  Ma  credete,  sig.  Giampietro  mio, 
che  il  ricusare  che  io  fo  cotale  impresa  si 
sarà  per  lo  miglior  loro;  e  laBergalli,  eh 
entrasse  nel  luogo  mio  lo  riempirebbe  as- 
sai più  degnamente,  e  secondo  che  al  va- 
lor vostro  più  si  conviene.  Alla  quale  Ber- 
galli,  io,  come  vi  scrissi  già,  non  parlai, 
poiché  ella  era  in  campagna ,  nò  di  ciò  ho 

vo- 


Inedite.  ìgg 

voluto  scriverle ,  se  voi  prima  non  mi  ave- 
ste detto  di  dover  così  fare  ;  e  sì  vi  scris- 
si, se  vi  ricorda  :  ma  voi  di  ciò  non  m'ave- 
te risposto  nulla.  Ora  ditemi  ciò  clic  vole- 
te ,  che  io  faccia ,  ed  io  il  farò  prontamen- 
te. Ma  quali  grazie  non  debbo  io  render- 
vi del  vostro  così  leggiadro  e  maestoso  in- 
sieme ,  e  bel  sonetto  per  questo  ambascia- 
tore? il  quale  se  voi  dite  nato  a  dispetto 
vostro ,  io  non  so  qual  cosa  poi  vi  direte 
nata  colla  buona  licenza  vostra.  Egli  si  sa- 
rà certamente  delle  più  belle  cose ,  che  com- 
porranno questa  raccolta;  la  quale,  per  quan- 
to io  odo,  sarà  delle  migliori,  e  lo  sareb- 
be, ancorché  altro  non  vi  fosse,  che  il  so« 
netto  vostro  e  quello  di  vostro  fratello  .  Ma 
per  passare  dalle  belle  e  leggiadre  cose, 
alle  brutte  e  difformi  priegovi  dirmi ,  che 
cosa  sia  avvenuto  della  mia  canzone  per  lo 
signor  conte  Carrara?  se  egli  l'abbia  da  voi 
avuta  o  no  ?  e  infine  che  sarà  di  cotesta 
raccolta ,  che  io  credo  sarà  più  mostruosa , 
e  più  smisurata  cosa  delle  decisioni  della 
Piota  romana?  La  nuova,  che  voi  m'avete, 
dato  della  pazzia  d'Ignazio  mi  ha  non  po- 
co contristato  l'animo,  benché  egli  per  av- 

N    4  ven- 


200  Lettere 

ventura  sarà  più  felice  ora  ,  che  non  Io 
era  prima,  sì  veramente  che  quella  sua  nuo- 
va affezione,  che  dicono  pazzia,  non  segui- 
ti ad  esser  cosi  tetra,  e  maninconica ,  co- 
me pare  ,  che  sia  stata  fino  ad  ora  .  Chi 
sa  che  non  gli  comincino  ora  a  parer  mat- 
ti i  savj  di  questo  mondo?  E  non  sarà  el- 
la questa  una  gran  saviezza ,  che  egli  avrà 
già  acquistato  ?  Se  egli  comincia  ora  a  fa- 
re un  altro  personaggio  diverso  da  quello , 
ch'egli  facea  per  l' addietro  su  la  scena  di 
questo  mondo ,  il  signor  Giuseppino ,  per 
quante  mi  dite ,  seguita  pure  a  far  sempre 
il  medesimo ,  che  sia  benedetto }  che  ove  si 
sia  presa  una  bella  piega  di  vita ,  non  si 
dee  lasciarla  per  un'  altra  per  tutto  l' oro 
del  mondo .  Se  non  saranno  giganti ,  ser- 
penti, donne  legate  ad  uno  scoglio,  palaz- 
zi incantati  quelle  cose ,  che  egli  avrà  ri- 
trovato per  istrada,  sarà  forse  qualche  co- 
sa peggior  di  queste .  Noi  siamo  in  vero 
obbligati  a  questa  razza  d'uomini,  poiché 
ci  proveggono  facendoci  ridere  non  che  non 
sentir  gì'  incomodi  e  i  mali  ,  ond'  è  la 
vita  aspra  ,  e  noiosa  .  Or  voi  amatemi ,  sig. 
Giampietro ,  come  fate ,  e  fatemi  gustar  del 

dol- 


Inedite.  zoi 

dolce,  che  mi  viene  dalle  lettere  vostre, 
e  dal  sapere  spesso  nuova  di  voi;  che  vale 
adire  di  colui,  che  io  amo ,  ed  onoro  sen- 
za fine.  All'amicizia  vostra  tutta  accoman- 
datemi ;  alle  persone  acquose  altresì  .  Tra 
queste  metterei  pure  la  signora  Nina ,  ma 
que'raggi ,  ch'ella  d'ogni  parte  vibra ,  mi  spa- 
ventano fin  di  qui .  Addio  addio  ,  sig.  Giam- 
pietro . 

La  raccolta  del  Marescotti  mi  farete  gra- 
ta cosa  di  mandarmi  per  lo  corriere  senz' 
altro  . 


202  Lettere 

XIV. 


Bologna   11.  novembre  iy32. 


Vi 


I  scriverò  brevemente ,  perchè  ho  poco 
tempo;  voi  rispondetemi  lungamente,  se 
tempo  avete,  né  dovete  vendicarvi  con  una 
pena,  la  quale  finalmente  di  troppo  ecce- 
de la  colpa  mia ,  se  pure  è  colpa  il  non 
annojarvi  soverchiamente.  Io  questa  sera  vi 
mando  per  la  posta  la  raccoltina  Marescot- 
ti,  ove  vedrete  l'egloga  fatta  dalla  Bassi  e 
da  me  .  Circa  il  canto  di  Bertoldo  io  più 
non  ve  ne  parlo ,  e  vi  prego  ancora  a  non 
parlarne  alla  Bergalli ,  non  volendo  più  star 
sospeso  chi  ordina  il  libro  ;  ma  di  ciò ,  che 
mi  scrivete ,  e  di  ciò ,  che  a  lei  non  iscri- 
veste ,  io  vi  sono  nello  stesso  modo  tenu- 
to ,  come  vi  sarei  stato  in  qualunque  altra 
maniera.  Mi  dispiace  moltissimo  la  vostra 
melanconia;  ma  perchè  non  tornate  voi  a 
Bologna;  da  che  qui  non  avevate,  la  Dio 
mercè,  sì  fatto  male?  Se  vel  cagiona  la  pa- 
tria vostra,  da  lei  fuggite  :  patria  finalmen- 
te 


Inedite.  2o5 

te  è  quel  paese ,  ove  si  sta  lieto  e  giocon- 
do. Gli  amici  tutti  vi  desiderano,  e  altre 
persone  oltre  gli  amici .  Io  per  me  spero 
che  così  farete  ,  e  ne  vo  molto  contento  . 
Ignazio  sta  alquanto  meglio  ,  e  non  dice  e 
non  fa  pazzie ,  ma  bisogna  vedere  se  sarà 
costante  in  questo  stato.  Ella  è  stata  certo 
una  cosa  assai  molesta  per  il  dottore  Era- 
clito la  prima  volta  che  gli  giunse  in  stan- 
za gridando  e  facendo  fracasso ,  come  se 
dietro  avesse  avuto  chi  volesse  ucciderlo . 
Povero  radazzo  !  Dio  voglia  che  torni  sano . 
Voi  avrete  letta  già  l'orazione  fabbriana , 
per  la  quale  dubito  che  più  non  si  faccia 
la  pittoresca  accademia.  Nell'orazione  par- 
rai che  in  alcuni  luoghi  abbia  parlato  ve- 
ramente con  molta  asprezza,  e  che  il  me- 
desimo potesse  dirsi  con  tale  soavità  che  i 
pittori  confessassero  il  vero,  e  non  se  n' 
offendessero .  Se  così  avesse  parlato  a  Car- 
lo quinto  monsignor  della  Casa  ,  non  so  che 
fosse  intervenuto ,  non  dico  di  Piacenza , 
ma  di  lui  medesimo .  Tuttavia  i  pittori ,  i 
quali  poco  intendono ,  fanno  più  rumore 
di  ciò  che  meriti  la  faccenda .  Io  son  fuori 
di  ogni  intrico,  e  ne  ringrazio  Dio ,  e  co- 
sì 


fio4  Lettere 

sì  non  m'occorre  o  tenere  il  partito  delit- 
tori o  quello  diFabri,  ma  solamente  star© 
a  vedere,  e  andare  a  seconda  dell'acqua.  I 
miei  tutti  di  casa  vi  riveriscono ,  e  le  per- 
sone acquose  sono  venute  all'asciutto,  e  pe- 
rò ancora  la  signora  Nina  ,  cui  certo  pia- 
cerebbe più  un  poco  di  umidità  che  altro. 
A  lei  questa  sera  recherò  i  vostri  saluti . 
Io  sto  lavorando  nel  canto  di  Bertoldo ,  e 
presto  l'avrò  finito >  e  circa  la  tragedia,  la 
lascio  ora  in  riposo .  Ricordatevi  di  me , 
amatemi  e  scrivetemi,  ma  sopra  ogni  altra 
cosa  siate  diligentissimo  nel  conservarvi  sa- 
no e  giocondo  .  Io  sono  . 

Il  cavaliere  Carrara  mi  ringraziò ,  e  m' im- 
pose di  ringraziarvi  a  suo  nome ,  e  disse 
che  niuna  cosa  vostra  avea  avuta  mai  per 
la  sua  raccolta . 


•o* 


Inedite.  2o5 

XV. 

Bologna  i/\.  aprile  ìyZ'S. 

Jt  oche  righe  in  iscritto,  perchè  spero  che 
tra  pochi  giorni  molto  a  bocca  discorrere- 
mo .  Io  vorrei  che  voi  mi  portaste  un  pic- 
colo vasetto  di  teriaca  esquisita ,  ma  avver- 
tite bene  che  io  non  voglio  che  il  suo  prez- 
zo sia  maggiore  d'un  paolo,  e  so  io  il  per- 
chè .  Avrei  questo  impaccio  dato  a  mio  fra- 
tello, ma  penso  ch'egli  sia  abbastanza  im- 
pacciato in  vedere  cotesta  vostra  bella  cit- 
tà ,  che  piccola  cosa  non  è  da  vedere .  Oh 
quanti  abbracciamenti  vo' darvi  a  mio  con- 
to !  Ma  quanti  ancora  ve  n'ho  a  dare  a  con- 
to del  dottore  Eustachio  !  Egli  me  n'ha  scrit- 
to /eri ,  ed  io  certamente  debbo  obbedirgli , 
e  voi  dovete  star  saldo .  Per  compimento 
d'ogni  mio  piacere  non  desidero  più  ,  se 
non  eh'  egli  torni  da  Roma  «  Oh  che  villeg- 
giatura farem  questa  estate  !  La  più  giocon- 
da che  mai  possa  dirsi .  Voi  avrete  poi  cer- 
te altre  giocondità,   di  cui  in  iscritto  non 

s'ha 


206  L     E     T     T     E     n     E 

s'ha  a  parlare.  Voi  bensì  ve  le  godrete  in. 
carne  viva  ,  e  non  in  bronzo  o  in  sasso  . 
Salutate  mio  fratello  ;  e  riverite  per  me  tut- 
ti i  miei  padroni  ed  amici .  A  voi  racco- 
mandatemi poi  senza  fine . 

*o*o*o*o*o*o*o*o*o*o*o*o* 

LETTERA 

DEL    CONTE 

ALGAROTTI 
XVI. 


Firenze  5.  dccembre  iy33. 

Ili  la  lettera  vostra ,  che  m'ha  procurato  la 
conoscenza  del  padre  Lorenzini  onestissimo 
e  gentilissimo  uomo  anco  più  che  a  padre 
non  si  converrebbe,  e  molto  più  l'ultimo 
favore  che  io  ricevo  da  voi,,  che  certo  è 
grandissimo  degnandovi  voi,  il  cui  giudizio 

nelle 


I      N      E      T>      I      T     E  V  2C7 

nelle  cose  poetiche  ognuno  che  sappia  che 
cosa  sia  fare  un  verso  sa  quanto  sia  grave 
e  di  somma  autorità ,  di  dimostrare  al  pub- 
blico ,  che  in  qualche  maniera  approvate 
quelle  mie  bagattelle,  vuol  pure  che  io  a 
qualche  modo  procuri  di  ringraziarvi  ;  e  cer- 
to se  voi  crederete ,  che  io  credo  che  que- 
sto sia  il  più  splendido  giudizio,  che  potes- 
se farsi  delle  poesie  mie ,  che  così  creden- 
do crederete  ciò  cfi^  è,  crederete  ancora 
che  io  vi  sento  obbligo  infinito .  Senza  che 
voi  mi  procurate  ancora  la  buona  grazia  del 
signor  marchese  Landi  ;  a  cui  oltre  le  qua- 
lità sue  l'essere  da  voi  stimato  come  egli 
è ,  è  di  grande  ornamento  ed  onore  ;  dei 
qual  ultimo  favore  io  vi  sentirei  assai  più 
obbligo  che  io  non  fo  ,  se  il  primo  non  fos- 
se così  grande  e  luminoso,  che  mi  trae  tut- 
to a  sé  .  Se  io  desiderassi  di  potervi  in  qual- 
che modo  dimostrare  la  gratitudine  mia , 
io  credo  che  voi  ve  lo  immaginiate .  Ma 
come  il  potrò  mai  io?  se  per  avventura  voi 
non  foste  contento  del  desiderio  mio  ;  il 
qual  certamente  a  qualunque  altro  che  mai 
stato  sia  ,  per  grande  ed  ardente  che  e'  si 
fosse ,  non  è  inferiore .  State  sano  ed  ama- 
temi come  fate . 


so8  Lettere 

XVII. 


Bologna   i4-  decembre  iy33. 


V, 


01  di  poco  fate  gran  conto  prezzando  in 
tal  guisa  quella  lettera  ,  eh'  io  ho  scritta  avan- 
ti le  vostre  rime  ;  ma  a  questo  segno  giu- 
gne  la  vostra  cortesia  .  Io  però  molto  vi  rin- 
grazio e  vi  debbo  della  compiacenza,  che 
aver  dimostrate  di  quel  poco,  che  ho  fat- 
to, anzi  nulla  per  voi;  perchè  quel  po- 
co F  ho  fatto  per  me  ,  sapendo  che  non 
lieve  onore  sono  per  acquistare  dalla  pub- 
blicazione delle  vostre  poesie .  Oltre  ciò  io 
ho  il  piacere  di  dedicarle  ad  un  signore , 
cui  qualche  segno  pubblico  io  dovea  del 
grato  animo  mio  verso  tante  ed  infinite  gra- 
zie da  lui  ricevute.  Contentatevi  dunque 
che  anche  perciò  a  voi  sia  debitore ,  da 
che  certamente  a  me  né  per  ciò  ne  per 
altro  lo  siete.  Il  nostro  grande  Eustachio 
presentemente  sta  assai  bene  ,  ma  voi  po- 
tete immaginarvi  qual  modo  di  star  bene 
possa  essere   il  suo .    Se  Iddio   però    ce    lo 

con- 


I     N     E     »     I     *      E  .  20g 

conservasse  così  ,  poco  per  noi  non  fareb- 
be.  Ebbi  lettera  l'altro  giorno  del  padre 
Lorenzini  ;  ora  vorrei  ch'Eustachio  alcune 
volte  lo  andasse  a  riverire .  Bisogna  sapere 
che  sono  più  di  43«  anni  che  siamo  ami- 
ci, e  sempre  l'ho  trovato  ver  me  onesto 
e  cortese .  Io  tengo  un  libretto  e  una  car- 
tuccia scritta  da  mandare  ad  Eustachio  ,  per- 
chè dia  l'uno  e  l'altra  al  signor  cavaliera 
Gaburri,  ma  non  so  come  mandarli  costà, 
e  non  fargli  spender  denaro.  Se  Manfredi 
manderà  gl'istrumenti  astronomici,  mi  va- 
lere di  tale  occasione.  Addio,  signor  Fran- 
cesco amabilissimo .  All'amor  vostro  mi  rac- 
comando. Io  sono  al  solito. 


*o*o*o* 
•0*0* 


To:  XI. 


210  L      E      T      T      E     n      E 

XVIIL 


Bologna  7.  febbrajo   l'jZ/^. 


G 


iunse  venerdì  sera  Eustachio  mio  figliuo- 
lo sano  e  in  tuono ,  e  tutto  pieno  delle  gra- 
zie vostre  ;  perlochè  non  posso  lasciare  di 
rendervi  mille  grazie ,  ed  assicurarvi  che  n' 
avrò  memoria  finché  io  viva  .  Voi  l'avete 
trattato  non  solo  onestamente ,  ma  genero- 
samente, e  non  avete  avuto  misura  nel  be- 
neficarlo. Credete  che  non  potevate  far  co- 
sa, che  più  mi  piacesse,  e  di  cui  potessi 
esservi  più  tenuto  .  Nulla  posso  fare  per 
voi ,  ma  se  alcuna  cosa  potessi  fare ,  niuna 
farei  sì  volentieri  ;  e  questo  per  dimostrarvi 
quanto  io  vi  sia  grato  di  un  tanto  bene , 
e  quanto  mi  sia  piaciuto .  Io  ve  ne  rendo 
dunque  grazie  senza  fine,  e  desidero  alcun 
vostro  comando,  perchè  più  all'opere  che 
alle  parole  conosciate  qual  sia  l'animo  mio 
verso  voi  .  Il  grande  Eustachio  Manfredi 
presentemente  sta  bene  .  Voglia  Dio  che 
così  stia  sempre .  Egli  ha  presentemente  al- 


Inedite.  su 

le  acque  gli  Spagnuoli ,  che  dormono  e  man- 
giano, ove  il  facevamo  noi.  S'avvicina  il 
tempo ,  che  il  Gesuita  suo  fratello  dee  pre- 
dicare in  san  Petronio .  Ricordatevi  di  quel , 
ch'io  dissi  circa  il  fargli  una  raccoltina . 
Anche  di  lontano  saprete  lodarlo  .  Io  non 
so  dove  questa  lettera  vi  giugnerà ,  ma  in 
qualunque  luogo  ella  vi  dirà  ch'io  v'amo 
sommamente  e  stimo,  e  ch'io  sono  al  so- 
lito. 


XIX. 


Bologna  7.  aprile  i^4' 

■OE  voi  vi  ricorderete ,  parlammo  insieme 
ima  volta  di  fare  una  raccoltina  per  il  pa- 
dre Manfredi  predicatore  in  san  Petronio  ; 
ora  voi  vedete  che  il  tempo  è  giunto  di 
farla .  Noi  siamo  in  otto  o  in  dieci ,  che 
la  facciamo,  e  perchè  forse  voi  avrete  pia- 
cere di  essere  nel  numero  di  coloro ,  che 
a.  Manfredi   dimostrano   tale   benivoglienza 

O    a  ed 


fìi2  Lettere 

ed  estimazione,  io  vi  do  questo  avviso,  e 
del  ragionamento  avuto  insieme  vi  ricor- 
do. Ho  veduto  le  rime  di  mio  fratello  ,  che 
voi  avete  fatto  imprimere  sontuosamente , 
e  di  ciò  pur  vi  ringrazio  ;  perchè  debbo  ren- 
dere grazie  a  qualunque  gli  fa  onore  e  pia- 
cere; da  che  paitecipo  anch'io  dell'uno  e 
dell'altro.  Il  gran  Manfredi  ora  non  istà 
male,  ma  in  modo  però  che  sempre  il  ma- 
le si  aspetta.  Egli  ha  rinunziato  1«  coque, 
e  pensa  di  passarsi  la  state  entro  la  specu- 
la; io  però  non  lo  credo,  e  improvvisamen- 
te gli  verrà  voglia  d'un  poco  di  campagna, 
della  quale  se  mai  ha  avuto  bisogno,  lo  ha 
presentemente.  Quando  costà  il  signor  Giu- 
seppe Marsoni  vi  desse  uno  scudo  o  sia  fì- 
lippo  per  me,  pigliatelo,  che  qui  poi  mei 
farete  avere  come  prima  potrete .  So  ch'egli 
avrà  piacere  di  riverirvi  e  vedervi .  Io  sono 
al  solito . 


Inedite.  210 

XX. 

Bologna   12.  fcbbrajo   iy35. 

IO  ricevo  una  gentilissima  vostra,  della 
quale  vi  rendo  mille  grazie  ,  come  dell'aver 
consegnato  al  signor  di  Crozat  le  due  me- 
daglie. Circa  quello,  che  mi  dite  dei  no- 
stri averi  a  Parigi,  quello  mi  dite,  ch'io 
già  credea  ,  onde  potete  credere  che  non 
m'è  stato  poi  sì  doloroso  l'avviso,  che  me 
ne  date  ;  perdio  già  l'animo  v'era  disposto. 
Quanto  più  sempre  però  me  ne  renderete 
instrutto ,  sempre  più  quello  farete ,  che  io 
desidero.  Intorno  a  monsieur  Chuberi  voi 
mi  avete  fatto  maravigliare  .  Come  vanno 
le  cose  di  questo  mondo  !  Guardatevi  di 
non  fare  lo  stesso.  Sapete  voi  chi  è  mor- 
to? L'abate  Baitaglini ,  quegli,  che  m'intro- 
dusse nella  buona  grazia  di  madamigella  E- 
dwin .  A  lei  appunto  ho  mandato  la  mia 
tragedia ,  essendo  a  lei  dedicata  ;  onde  se 
passate  in  Inghilterra,  vi  prego  a  fare  che 
l'abbia  a  buongrado.  Il  nostro  buon  Man- 
O    3  fredi 


21 4  Lettere 

fredi  sta  molto  male,  e  si  pensa  di  tagliar- 
lo. Voi  vedete  che  questo  è  un  rimedio 
molto  pericoloso  .  Chi  sa  se  più  lo  vedre- 
te? Egli  vi  saluta  caramente.  Quando  pen- 
sate voi  di  tornare  in  Italia?  Vorrei  che 
presto  il  faceste,  per  aver  il  piacer  d'ab- 
bracciarvi .  In  questo  mentre  ricordatevi  di 
me  e  della  molta  stima ,  che  ho  di  voi , 
che  meritate  di  essere  da  chiunque  vi  co- 
nosce sommamente  stimato .  Credo  che  co- 
stì in  Francia  abbiate  rapito  tutti  i  cuori 
e  tutti  gl'intelletti.  Dio  vi  conservi  lunga- 
mente, e  mi  conservi  la  grazia  vostra. 


*o*o*o* 


N      E      D      I      T      E  »  21 

XXL 

Bologna   12.   aprile   1741» 


i 


O  delibo  primieramente  rendervi  grazie 
infinite ,  signor  conte  Algarotti  gentilissimo  , 
dell' immense  grazie,  che  voi  dispensate  ad 
Eustachio  mio  figliuolo ,  e  ve  le  rendo  non 
in  quella  maniera,  ch'io  dovrei,  ma  in 
quella,  che  posso,  cioè  con  iscarse  parole, 
e  so  che  bastano  ,  se  considero  la  molta 
bontà,  che  voi  sempre  avete  avuta  per  noi. 
Vidi  una  vostra  lettera  ,  in  cui  scrivevate 
ad  Eustachio  che  vorreste  sapere  tra'poeti 
volgari  quale  sia  quello,  che  per  gli  aggiun- 
ti o  epiteti  si  potesse  proporre  in  esemplo, 
e  intorno  a  questo  vostro  desiderio  ne  ho 
parlato  ancora  con  Francesco  mio  fratello , 
e  non  sappiamo  determinare  qual  sia  .  Ogni 
buon  poeta  ha  certamente  ciò  osservato  con 
diligenza ,  e  noi  facendo ,  buon  poeta  non 
fora  stato .  Gli  aggiunti  del  Petrarca  certa- 
mente sono  divini ,  e  quelli  anche  di  Dan- 
te, ma  gli  us_ano  con  temperanza,  e  sem- 

O    4  Pre 


2 1 6"  Lettere 

pie  con  qualche  necessità.   Il  Chiabrera  n'è 
più   dovizioso,    e   gli  ha   bellissimi.   Tra' vi- 
venti Frugoni   ne  fa,  pomposa  mostra  ,   e  tan- 
to  <  he  questo  è  il  suo   migliore,   non   cos'i 
certamente  messere  Alessandro  Fabbri  e  1' 
oscuro  Ghedini.  L'Ariosto  negli  epiteti ,  co- 
me lo  è  anche  nelle  altre  parli ,   è  divino, 
ma  anch' egli  temperato  nell'  usarli.   Gli  usa 
con  qualche  arditezza  il  Casa,   non  con  so- 
verchia   abbondanza  .    Questo    è    quanto    io 
posso  dire  per  dir  ciò,  eh' io  sento,  e  sen- 
tono coloro,   con  cui  n'ho  parlato;   ma  né 
questi  ne  io  possiamo  dir  tanto ,  che  mol- 
to più  non  ne  sappiate ,   e  però  siccome  lo 
dovete  intieramente  rimettere   nel  giudizio 
vostro,  così  nel  medesimo  tutti  lo  rimettia- 
mo .    Le    sorelle   Manfredi    e    il  lor   buon 
fratello  Eraclito  m'han  dato  espresso  ordi- 
ne di  riverirvi  molto  e  poi  molto  per  essi, 
e  tutti  nutrono  un  vivo  desiderio  di  rive- 
dervi e  inchinarvi.    De' Gabrielli  non  par- 
lo;   perch'io  so  che  Gabriello  vi  ha  scrit- 
to .   Egli  è  quale  egli  era  :  giuoca  continua- 
mente a  tarocchi  perde  e  cospetta .   La  Ni- 
li a  no  che  non  è  più  qual'era;  perchè  ora 
è  donna ,  ed  era  pulcella .   Di  nuovo  mille 

grazio 


Inedite.  aiy 

grazie  vi  rendo  della  gentilezza  e  liberalità 
adoperata  con  mio  figliuolo ,  il  che  tanto 
più  risplende,  quanto  meno  ei  n'è  degno. 
Tutti  di  mia  casa  vi  fanno ,  signor  conte , 
profondissima  riverenza ,  ed  io  più  di  ogni 
altro,  e  raccomandandomi  alla  vostra  buo- 
na mercè ,  col  solito  rispettoso  affetto  mi 
confermo . 


n,  1 3  Lettere 

DEL    CONTE 

ALGAROTTI 

AL     SIGNOR 

GIAMPIETRO   ZANOTTI 

XXII. 


Venezia  16.  giugno  ìjfó. 


È 


egli  lecito  venire  ad  intromettersi  fra 
dolci  studj  vostri  con  una  lettera,  che  nul- 
la sentendo  la  purità  del  Bembo  vi  parle- 
rà solo  d'affari?  Si  tratta  di  cosa  per  cui 
è  necessaria  molta  desterità ,  e  a  maneggiar 
la  quale  voi  siete  ,  caro  il  mio  sig.  Giam- 
pietro ,  per  conseguente  idoneo  ,  e  si  tratta 
di  cosa ,  la  cui  amministrazione  fìa  altrui 
profittevole ,  al  che  fare  per  conseguente 
non  dovea  io  sciegliere  altri  che  voi . 
Io  vorrei  che  vói  presentiste  la  casa  Zan- 

ohini 


Inedite.  219 

cluni  e  Sarapieri  intorno  a'  bei  quadri  eh© 
possiedono  .  De'Zanchini  vorrei  la  copia  del- 
la Carità  di  s.  R.occo  di  Annibale  fatta  in 
rame  da  Guido  e  celebrata  come  sapete 
dal  Malvasia  . 

Io  so  che  avevano  per  questo  quadro  pre- 
tensioni altissime.  Voi  fate,  sig.  Giampie- 
tro ,  colla  desterità  vostra  senza  nominar  chi 
lo  comprerebbe,  ma  offerendo  loro  danaro 
contante ,  che  è  il  principale ,  che  si  pos- 
sa con  cotesti  signori  venire  a  parlamento 
e  a  conclusione .  De'Sampieri  vorrei  i  tre 
Caiacci,  il  ballo  de'  puttini  in  rame  dell' 
Albani ,  e  il  bel  Guido  che  hanno  ,  che  par- 
lili sia  le  lagrime  di  san  Pietro ,  o  san  Pie- 
tro e  san  Paolo .  In  somma  vi  ha  un  san  Pie- 
tro nel  quadro ,  egli  è  di  Guido ,  abbel- 
lissimo ,  e  non  vi  può  esser  dubbio  alcuno 
di  quale  io  intonda  parlare.  Non  so  se  fos- 
se meglio,  caro  sig.  Giampietro,  che  noi^ 
parlaste  voi ,  ma  faceste  parlare  una  terza 
persona  che  voi  istruiste  .  Il  pericolo  sareb- 
be ,  che  parlando  voi  stesso ,  e  sapendo 
tutta  Bologna  la  stretta  amicizia  che  con 
tutta  la  vostra  casa  mi  stringe  e  lega ,  al- 
tri per  avventura  non  credesse,  che  la  com- 

mis- 


220  Lettere 

missione  vi  venisse  da  me  ,  e  quindi  prendes- 
sero argomento  di  tenere  i  prezzi  altissimi . 
In  casa  Bonfiglioli  v'ha  di  bei  quadri;  e 
in  qual  casa  non  ne  v'ha  in  Bologna?  Se 
ne  scopriste  del  valore  della  bellezza  e  del- 
la conservazione  degli  accennati ,  massime 
in  mani  bisognose  di  denaro ,  datomene  un 
cenno  .  Io  conto  esser  costà  fra  quattro  o 
cinque  settimane.  Quanto  mi  piacerebbe  di 
trovare  alcuno  di  questi  contratti  o  finito, 
o  bene  incominciato  ,  e  ciò  per  opera  vo- 
stra !  I  tempi  sono  infelici  ;  li  compratori 
sono  scarsi,  e  questo  mi  fa  credere,  che 
cotesti  signori ,  che  non  son  per  altro  gran- 
di ammiratori  del  bello ,  saran  divenuti  più 
trattabili.  lire  di  Polonia  non  è  certamen- 
te ingrato  a  coloro ,  che  per  lo  servigio  suo 
si  adoperano  ,  e  voi ,  sig.  Giampietro ,  non 
vi  perderete  nulla  a  fare  sì  che  la  sua  Gal- 
leria degna  sia  della  sua  magnificenza ,  e 
del  suo  gusto  ;  questo  però  io  vorrei  che 
fusse  con  non  molta  spesa.  Io  per  dir  ve- 
ro l'ho  accostumato  male,  che  gli  ho  com- 
perato un  Paolo  qui  per  1000.  ducati,  che 
ne  vai  10000.  Addio,  sig.  Giampietro:  pia- 
cerai avere  alcuna  occasione  di  poter  testi- 
ino- 


Inedite.  221 

moniarvi  quell'amicizia,  i  cui  sacri  nodi  mi 
stringono  a  voi  per  sempre.  Io  non  vi  di- 
co di  salutare  i  vostri,  perchè  non  voglio 
che  si  sappia  neppure  per  Bologna  che  io 
vi  scrivo.  Addio:  amatemi  e  fatemi  pron- 
tamente risposta . 

•0*0*0+ 0*0*0*0*0*0*0*0*0* 

RISPOSTA 
D    I 

GIAMPIETRO   ZANOTTI 
XXIII. 


Bologna  22.  giugno  ìjJfi- 

±N  h  più  grata  né  più  soave  né  più  im- 
pensata cosa  potea  venirmi  della  gratissima 
e  soavissima  vostra  lettera,  sig.  conte  gen- 
tilissimo .  Voi  continuate  sempre  ad  amar- 
mi,  e  quello  procurarmi,   che   mi   sia   di 

va  a- 


22a  Lettere 

vantaggio  e  d'onore,  del  che  grazie  senza 
£ne  vi  rendo  ;  ma  veniamo  a  quello  ,  che 
più  importa  a  V.  S.  Illustrissima ,   che  non 
le  grazie  ,  che  vi  si  rendono .   Sento  che  voi 
avete  tratto  a  dilettarsi  di  ottime  pitture  il 
re  di  Polonia,   ed  è  gran  vantaggio  per  una 
facoltà,  che  senza  rajuto  di  persone  altis- 
sime è  vicina  a  ire  all'estrema  ruina.   Voi 
me  avete  poscia  eletto  a  far  provvedimen- 
to di  cose  egregie  in  questo  genere  ,  e  gran 
bene   mi  avete  fatto,    e  circa  il  tener  ciò 
segreto,  lasciate  fare  a  me.  Quand' io  com- 
perava per  il  reggente ,    niun   mai  lo  sco- 
perse ,  e  solamente  dopo  la  morte  di  lui  si 
seppe  ;    perchè    mi  piacque   che   si  sapesse 
ch'io  era  stato  onorato   del  servigio   di  un 
sì  gran  signore.  Della  casa  de'Sampieri  di 
strada  maggiore  non  vi  ha  più  che  il  sig. 
Valerio  senza  moglie  e  senza  figliuoli ,   e  ric- 
co  convenientemente   e   più   ancora  .    Jeri 
nel  Caffè,  ove  io  vo,  edove  egli  va,  par- 
lai con  esso  signor  Valerio  de' suoi  quadri, 
e   mi  disse   che    circa    il  san  Pietro    e  san, 
Paolo  di  Guido  e  il  ballo  de'puttini  dell'Al- 
bani il  suo  signor  padre,    che  ultimamen- 
te mori,    ne   avea   fatto   uà  fìdeicommissq 

ri- 


Inedite.  223 

rigorosissimo,  e  che  circa  gli  altri ,  e  prin- 
cipalmente i  tre  de' tre  Carracci ,  egli  non 
se  ne  volea  per  denaro  alcuno  privare ,  aven- 
do tanto  ,  Ja  Dio  mercè ,  che  di  ciò  fare 
non  abbisognava  .  Il  signor  canonico  Zan- 
chini  è  partito  per  Firenze ,  ma  se  qui  fos- 
se ,  è  nello  stesso  bel  caso  di  non  aver  bi- 
sogno, onde  sarà  anche  in  quello  di  vole- 
re i  mille  scudi,  che  già  volea.  Che  poi 
la  elemosina  di  san  Rocco  di  Guido  sia  in 
rame  è  falso  ;  perchè  ella  è  in  tela ,  e  lo 
dice  anche  il  Malvasia  nella  vita  di  Guido 
alla  pag.  3i.  Il  senator  Bonfigliuoli  ha  cer- 
tamente una  buona  scelta  di  quadri ,  ma 
qui  è  d'avvertire  che  molti,  che  aveano 
patito ,  furono  aggiustati  e  rovinati  ad  un 
tempo  da  un  solenne  ciabattino  ;  tuttavia 
ve  ne  sono  de' belli,  e  v'ha  una  sibilla  in- 
tera di  Guido  al  naturale,  eh' è  cosa  divi- 
na: ma  ancor  questo  signore  è  l'ultimo  di 
sua  casa ,  e  di  aver  tali  pitture  molto  si 
compiace  ,  né  mai  ho  inteso  che  parli  di 
venderle.  Certo  che  in  altre  case  di  Bolo- 
gna ve  ne  son  delle  bellissime,  come  in 
casa  de'Favi,  de'Monti,  in  casa  Ratta  Ta- 
nari  Zambeccari  Conti ,  ma  o  sono  fìdeicom- 

misso , 


224  Lettere 

misso,  come  quei  di  casa  Tanari,  o  sono 
in  mano  di  chi  ne  dimanda  moltissimo.  Il 
reggente  di  Francia  non  badava  a  prezzo , 
e  quel  quadro  volea,  che  volea;  e  così  la 
faccenda  avea  presto  fine:  ma  il  voler  co- 
se dare  e  a  buon  prezzo,  non  si  può  com- 
perare  quando  si  vuole,  ma  bisogna  aspet- 
tar la  fortuna,  e  questi  quadri  degni  d'un 
re  sono  rari ,  se  rari  sono  i  compratori . 
Tuttavia  si  anderà  procurando  e  cercando . 
Ora  io  posso  dirvi  che  gli  eredi  del  cava- 
lier  Franceschini  hanno  un  quadro  di  un 
Adamo  ed  Eva  dello  stesso  Franceschini , 
grandi  al  naturale,  eh' è  la  più  bella  cosa, 
che  quel  valent'uomo  abbia  fatta  ,  e  talmen- 
te è  bella,  che  essendo  una  volta  da  ven- 
dere, lo  stesso  pittore,  che  forse  3o.  anni 
prima  l'avea  fatta  ,  la  comperò  ,  né  mai  più 
volle  rivenderla .  Par  più  del  Cignani  che 
del  Franceschini,  e  per  del  Cignani  potrebbe- 
si  spacciare  in  qualunque  galleria,  il  suo  prez- 
zo è  3oo.  scudi .  Nella  galleria  del  cardi- 
nale Aldrovandi  v'ha  una  bellissima  Vene- 
re  grande  al  naturale  dei  Pasinelli,  e  mo- 
desta quanto  lo  può  essere  ;  ma  il  cardina- 
le per  qualche  suo  fine  ha  detto  al  suo  agen- 
te 


Inedite.  Z2r> 

te  che  se  venisse  venduta,  lo  faccia;  ora 
questa  sarebbe  una  gioja  per  il  re ,  che  cer- 
tamente non  pensa  a  diventar  Papa ,  e  il 
Papa  in  Vaticano  ha  cose  assai  più  nude . 
L'ultimo  suo  prezzo  ,  se  non  erro  ,  è  di  200. 
scudi  romani.  Questi  fratacci  di  san  Fi  a  ti  - 
cesco,  anni  sono,  disfecero  nella  loro  chie- 
sa quelle  due  cantone,  che  in  mezzo  v'era- 
no ,  e  venderono  garbatamente  quei  dieci 
paesi  del  Mastelletta  dipinti  sull'asse  con 
istorie  di  molte  figurine  esprimenti  fatti  del- 
la sacra  scrittura;  ora  questi  gli  ha  un  mio 
amico,  che  se  ne  priverà .  Però  dico  che 
quattro,  che  sono  i  più  grandi  e  i  più  bel- 
li ,  e  con  gran  quantità  di  figure  dipinte 
con  uua  grazia  e  una  franchezza ,  che  pa- 
jono  del  Parmigiano,  dico  che  si  potrebbo- 
no  pigliare ,  e  il  prezzo  mi  par  discreto , 
5o.  scudi  l'uno.  Sono  encomiati  dal  Mal- 
vasìa nella  Felsina  e  nelle  pitture  di  Bolo- 
gna .  Veramente  voi  dite  il  vero ,  sig.  con- 
te ,  che  avete  avvezzato  male  sua  Maestà  ; 
che  se  vorrà  le  pitture  a  proporzione  del 
prezzo  speso  in  quella  di  Paolo  ,  e  voglia 
cose  da  re,  non  fa  galleria  in  cent'anni, 
se  non  compera  indovinelli,  come  molti 
To:  XI.  P  fan- 


226  L      E      T      T      E      II      E 

fanno.  Bisognerebbe  sapere  se  questo  gran 
signore  ha  intelligenza  grande ,  o  se  sola- 
mente dalla  vaghezza  e  sfacciataggine  de'co- 
lori  si  lascia  prendere;  perchè  in  quest'ul- 
timo caso  potrebbe  un  quadro  cattivo  pia- 
cergli più  d'un  buono,  con  poco  onore  di 
chi  del  buono  lo  avesse  provveduto.  Voi, 
che  lo  avete  trattato,  avrete  ben  conosciu- 
to il  suo  umore.  Avvisatemene  per  mia  re- 
gola .  Quelli ,  che  ora  ho  proposto ,  gli  do- 
vrebbono  piacere .  Nulla  ho  detto  a'  miei  di 
casa  di  ciò ,  che  mi  avete  scritto ,  ma  so 
che  tutti  vi  amano  e  onorano  altamente  , 
fuori  che  la  sorella ,  che  io  avea  in  casa , 
la  quale  se  non  vi  ama  e  onora  in  paradi- 
so ,  qua  in  terra  noi  può  più  fare  .  Io  so- 
no al  solito. 


Inedite.  2.2.J 

XXIV. 

Bologna  2.   luglio   injfó. 

JlO  già  lungamente  vi  scrissi  e  subito  cir- 
ca le  pitture,  di  cui  io  ora  potea  parlare 
e  trattarne  la  compera ,  e  come  di  quelle , 
di  cui  parlavate ,  non  se  ne  potea  avere 
speranza  alcuna  per  le  ragioni ,  ch'io  vi  ad- 
ducea.  Io  m'aspettava  oggi  di  ricevere  nuo- 
ve da  voi  di  ciò,  che  dovessi  fare  del  bel- 
lissimo Adamo  ed  Eva  del  Franceschini,  e 
de'quattro  bei  paesi  del  Mastelletta  ,  ma 
non  mi  avete  risposto ,  e  perciò  non  deter- 
mino cosa  alcuna.  Io  vi  dicea  che  dite  be- 
nissimo a  dire  che  pochi  compratori  di  pit- 
ture ora  ci  sono ,  e  che  di  rado  si  trova 
chi  voglia  impiegare  il  suo  danajo  in  pit- 
tura, ma  io  v'assicuro  che  anche  le  buone 
pitture  da  vendere  sono  rarissime ,  quando 
a  forza  di  moltissimo  danajo  non  si  voglian 
cavar  di  mano  di  coloro,  che  in  altra  ma- 
niera non  le  venderebbouo.  Se  volete  che 
|a  faccenda  passi  avanti,  scrivetemi,  seno, 

P    a  ella 


ìì28  Lettere 

ella  resterà  così.  Francesco  doman  va  fuo- 
ri con  la  marchesa  Ratta,  ma  non  dico  che 
vi  si  raccomanda  ;  perchè  non  sa  che  io  vi 
scriva,  come  noi  sa  niun  altro.  Vorrei  sen- 
tire che  voi  foste  sano,  come  mi  era  stato 
posto  in  dubbio  che  voi  noi  foste ,  e  vor- 
rei anche  che  foste  allegro  .  Conservatemi 
la  grazia  vostra,  e  credete  ch'io  sono  ve- 
ramente . 


XXV. 


Bologna  9.  luglio   ijfó- 

IVI  I  dispiace  al  sommo  e  poi  al  sommo 
il  dispiacer  vostro,  e  che  duo  fi  citelli  cosi 
degni  abbian.  tra  loro  occasioni  di  dispare- 
ri .  Io  mi  suppongo  però  che  la  donna  pre- 
sa da  vostro  fratello  sia  onesta  e  dabbene, 
che  altramente  non  posso  estimare  ch'egli 
abbia  fatto,  e  che  solo  manchi  di  maggior 
condizione,  e  quale  si  richiede  al  vostro 
stato;  in  questo  stato  però  vorrei,  se  fos- 
si 


Inedite.  22Q 

si  in  voi,  consolarmi,  e  l'usata  virtù  ado- 
perando accomodarmici ,  e  riflettere  che 
queste  non  sono  cose  rare ,  anzi  a'  nostri 
tempi  usitatissime.  Se  fosse  donna  disono- 
rata, la  virtù  vorrebbe  che  si  facesse  lo 
stesso ,  ma  tale  non  può  essere  certamen- 
te ,  onde  poi  estimo  che  non  ci  sia  biso- 
gno di  tutta  la  fortezza  dell'animo  vostro. 
Accomodate  pure  le  vostre  convenienze , 
che  vi  sta  bene,  ma  dall'amor  del  fratello 
non  vi  disgiugnete.  Io  non  sono  atto  a  con- 
sigliarvi ,  tuttavia  io  penso  che  niun  uomo 
di  garbo  vi  possa  dar  miglior  consiglio  .  Go- 
derò per  tanto  quando  sentirò  la  vostra  quie- 
te e  di  tutta  la  vostra  casa,  a  cui  niun  al- 
tro ben  gioverebbe  senza  questo.  Ma  pas- 
siamo ad  alrro .  Ne  parleremo  a  bocca ,  se 
a  Dio  piacerà.  I  quadri  del  Mastelletta  ho 
piacere  che  li  vediate,  e  vi  piaceranno. 
Vi  piacerà  anche  molto  quello  del  France- 
schini,  ma  più  che  a  voi  piacerà  certamen- 
te alla  Maestà  del  re  che  sapete ,  e  forse 
più  gli  piacerà  che  se  fosse  di  Lodovico  e 
d'altri  uomini  così  fatti.  Io  ho  parlato  poi 
seriamente  col  padrone  di  esso ,  e  me  lo 
ha  confinato    in  300.  scudi  romani ,    e   in 

P    3  que- 


nZo  Lettere' 

questo  caso  si  può  prendere  senza  pensar-' 
ci.  Voi  vedrete  la  Venere  del  Pasinelli, 
che  a  voi  piacerà  certamente  più  del  Fran- 
ceschini,  e  per  200.  scudi  anch'egli  non 
è  caro.  Intanto  cercherò  quello,  che  mi 
dite,  e  senza  cercare  so  ove  si  trova,  ma 
il  diffìcile  sarà  averlo  a  buon  prezzo  .  Quan- 
do sarete  qui,  ci  regoleremo  in  modo  che 
non  siate  tenuto  per  lo  compratore;  per- 
chè subito  si  dirà  che  comprate  per  il  re 
di  Prussia ,  e  già  si  diceva  che  avevate  tal 
commissione,  e  forse  anche  si  dirà  per  il 
re  di  Polonia  ;  ma  o  ci  colgano  o  no  ,  quan- 
do penseranno  ad  un  re,  sempre  questo 
pensiero  farà  lor  chiedere  di  più ,  ed  osti- 
narsi nella  richiesta.  Vuol  partire  il  corrie- 
re, e  però  in  fretta  mi  dico  al  solito. 


I      N       F.      D      I      T      E  .  20  1 

XXVI. 

Bologna  23.  luglio   ij/fi. 

X  erchè  voi  mi  amate,  tutto  quello,  elio 
da  me  viene  ,  lo  prendete  come  buono  ;  o 
buono  pexò  tuttavia  si  era  certamente  ciò, 
ch'io  vi  dicea  circa  il  fratello  vostro,  e 
buono  il  tengo ,  vedendo  che  voi  lo  avete 
egregiamente  accettato,  e  non  mi  aspetta- 
va altro  dall'indole  vostra  e  dalla  vostra  ra- 
gione .  In  quanto  poi  a  quegli  ufiizj  ester- 
ni, che  dite  che  mancheranno  al  nutrimea- 
to  della  vostra  fraterna  amicizia ,  parmi  che 
si  possa  un  sì  fatto  alimento  sperare  dal 
tempo ,  e  non  bisogna  però  a  questo  affret- 
tarvi .  Intendo  benissimo  che  anche  contra 
vostra  voglia  vi  possa  bisognar  far  così ,  ma 
anche  dal  tempo  può  sperarsi  che  cessino 
le  cagioni  di  cosi  fare,  e  che  voi  possiate? 
mostrare  di  far  per  cagione  del  tempo  tut- 
to ciò ,  che  ora  fareste  secondando  la  vo- 
stra virtù.  Me  ne  consolo,  per  Dio,  quan- 
to mai  possiate  immaginare ,   che  lo  stesso 

P    4  buon 


s3a  Lettere 

buon  cuore  abbiate  per  il  fratel  vostro,  il 
quale  certamente  non  ha  fatto  cosa ,  che 
possa  l'odio  vostro  meritare. 

Circa  le  pitture  io  vi  aspetterò,  ma  non 
posso  dubitare  che  non  avessero  a  piacere 
a  quel  signore }  per  cui  si  cercano  ,  e  i  prez- 
zi sono  più  discreti  che  gravi ,  e  non  mi 
«dite  il  contrario .  Vi  torno  adire  che  quel- 
li, che  cerchino  quadri,  sono  alquanto  ra- 
ri ,  ma  i  quadri  buonissimi  sono  più  rari 
ancora.  In  casa  Belluzzi  vi  sono  buone  pit- 
ture ,  e  credo  che  se  ne  potessero  avere  al- 
cune, ma  tuttavia  questa  è  gente  ,  che  non 
ha  bisogno  di  vendere.  V'ha  un  quadro  del 
giudicio  di  Salomone  di  monsieur  Poussi- 
110 ,  l'unico  che  sia  in  Bologna,  ed  è  un 
quadro  da  re . 

Fuori  di  Bologna  mi  sono  ricordato  di 
un  rame  bellissimo  dell'Albani  con  moltis- 
sime figure,  il  quale  «era  in  casa  del  Pasi- 
nelli ,  e  fu  da  suo  cognato  venduto  3oo. 
luigi .  Morì  poi  il  cavaliere ,  che  lo  com- 
però, e  so  che  l'erede  ,,  dieci  anni  sono, 
mi  disse  che  volentieri  lo  avrebbe  vendu- 
to ,  e  cèrto  lo  darà  a  minor  prezzo  ;  il  più 
si  è  che  più  lo  abbia.  So  che  vi  avea  an- 
cora 


Inedite.  a33 

cora  un  bellissimo  quadro  di  mezzana  gran- 
dezza del  Tiarini  molto  raro ,  e  che  una 
volta  era  anch' egli  del  Pasinelli .  Bisogne- 
rebbe vedere  come  sono  stati  conservati ,  e 
bisognerebbe  dare  una  scorsa  sino  a  Par- 
ma e  comperarli  all'improvviso;  che  sene 
avrebbe  cosi  facendo,  cred'io,  tal  vantag- 
gio ,  che  ben  rifarebbe  della  spesa  del  viag- 
gio .  Questo  è  quello,  ch'io  vi  posso  dir 
per  servirvi ,  aspettandovi  per  abbracciarvi 
ben  caramente ,  né  per  far  questo  io  solo 
son ,  che  v'  aspetti . 


•0+0*0* 
•0*0* 


234  L      E      T      T      E      R 

XXVII. 


Bologna  20.  agosto   ij/fi' 

\jhe  mal  venga  alla  peste,  che  n'è  ca- 
gione, che  io  non  posso  come  vorrei  perso- 
nalmente abbracciarvi ,  e  di  ciò  parlar  con 
voi  ,  che  ne  converrebbe  per  condurre  a 
qualche  fine  l'impegno  di  provvedere  pittu- 
re. Basta  intorno  a  questo  altro  non  dico  , 
se  non  ch'io  sto  attendendo  gli  ordini  vo- 
stri (sempre  carissimi)  per  adempierli .  Oh 
peste  maledetta!  Almen  la  guerra,  benché 
crudel  cosa ,  non  ne  toglie  che  gli  amici 
possano  rivedersi  insieme  e  abbracciare  ,  ma 
la  peste  agli  amici  il  toglie  e  a'parenti  an- 
che più  stretti  di  sangue  e  d'amore  .  Ho 
ricevuto  i  dodici  ungheri,  ch'io  cambierò 
in  ciò ,  che  stimerò  proprio  per  voi ,  ma 
s'incontra  nelle  buone  stampe  e  ne'disegui 
come  ne'quadri,  cioè  che  poche  buone  se 
ne  trovano,  e  chi  le  ha  ne  vuol  molto.  Se 
ne  capitano  alcune  per  oagion  della  morte 
di  qualche  pittore  o  amatore  di  simili  co- 
se > 


Inedite.  q.Z$ 

se,  e  che  dagli  eredi  si  vendano  a  buon 
prezzo,  v'ha  una  dozzina  di  barattieri ,  elio 
tosto  se  le  becca  per  farne  a  suo  tempo  gua- 
dagno. Ve  ne  darò  un  piccolo  esempio: 
v'ha  uno  ,  che  ha  l'Europa  di  Simon  da 
Pesaro;  e  che  ne  vuole?  Non  vuoine  meno 
di  1 5.  paoli .  E  vero  che  tra  quelle  di  un 
tal  maestro  ella  è  la  più  rara  ,  tuttavia  è 
un  pagarla  assai  bene  .  Se  ne  troveranno  al- 
cune piccole  d'Annibale  ,  di  cui  non  vor- 
ran  meno  di  unfilippo,  e  di  alcune  anche 
più.  Quelle  di  Guido  non  tanto.  Quello, 
ch'io  dico  delle  stampe,  dico  ancor  de' di- 
segni. Gli  eredi  del  fu  Franceschini ,  che 
posseggono  il  quadro  dell'Adamo  ed  Eva 
hanno  disegni  molti  e  belli ,  e  stampe  di 
varj  maestri,  e  devo  andare  uno  di  questi 
giorni  a  vederli.  Ma  l'aver  ciò  ancor  nel- 
le mani  mi  fa  dubitare  che  ne  voglino  prez- 
zo giusto  ,  e  non  buttargli  ;  dacché  se  aves- 
sero voluto  buttarli,  qualche  barattiere  gli 
avrebbe  presi  per  rivenderli .  Vedrò  che  co- 
sa ci  è  ,  e  vei  saprò  dire ,  e  voi  dovreste 
prendere  tutto  in  un  colpo  ;  che  certo  v' 
avreste  più  vantaggio ,  e  non  vi  trarreste 
la  sete  a  sorso  a  sorso ,  ma  tosto  ;  e  voi  po- 
tete 


236  Lettere 

tete  credere ,  che  tutta  è  roba  buona .  Se 
poi  v'avete  comperato  per  4-  zecchini  tan- 
ti disegni,  me  ne  rallegro.  So  che  le  buo- 
ne stampe  si  vendono  molto  più .  Sarà  sta- 
to un  miracolo  da  non  isperarsi  ogni  gior- 
no, e  se  spesso  vi  succedesse,  comincierei 
del  miracolo  a  dubitare ,  cioè  che  non  fus- 
se  quello,  che  vi  paresse.  Mi  son  dimen- 
ticato di  dirvi  che  tra  le  cose  del  France- 
schini  vi  sono  le  stampe  delle  opere  del 
Primaticcio  e  di  Nicolò  dell'Abate  tratte  dal- 
le loro  pitture  fatte  in  Fontainebleau  .  Non 
so  se  cose  simili  vi  piacerebbono .  Uscì  fuo- 
ri l'opera  mia  de'pittori  della  Accademia 
Clementina  in  due  tomi  in  quarto  grande, 
se  non  erro  ;  sono  usciti  ancora  due  libri  in 
ottavo  delle  mie  poesie  .  A  voi  non  ho  man- 
dato nulla  di  ciò,  perchè  sempre  siete  sta- 
to fuori  d' Italia  ;  ora  che  tra  noi  siete  io 
ve  li  offerisco ,  e  tengo  anzi  per  voi ,  se 
voi  li  volete.  Basta  ch'io  sappia  come  ho 
amandarveli.  Non  vi  parlo  né  d'Eustachio 
né  d'alcun  altro  de' miei  (che  la  Dio  mer- 
cè stanno  bene  )  perchè  uon  mi  avete  an- 
cor data  licenza  di  pubblicare ,  né  men  lo- 
ro, il  commercio,   che  passa  tra  noi;  per 

altro 


Inedite.  p.S'f 

altro  io  so  che  tutti  vi  amano  e  stimano 
grandemente,  e  ad  Eustachio  par  mille  an- 
ni di  rivedervi .  Io  vi  auguro  intanto  tran- 
quillità d'animo ,  e  che  l'amore,  che  in  voi 
nasce  dal  sangue  e  da  altro  ancora ,  non 
venga  da'  pensieri ,  che  non  son  gran  cosa 
da  filosofo ,  conturbato .  Interno  a  questo 
voi  mi  scriveste ,  e  io  vi  risposi  quello  ,  che 
mi  parve  dover  rispondere .  Ora  voi  tace- 
te, ed  io  però  altro  non  dico  più;  ma  non 
vorrei  che  il  tacer  meco  di  questo  derivas- 
se dall' esser  discordi  da' miei  i  vostri  sen- 
timenti; perchè  i  miei  tendeano  alla  vostra 
quiete  e  tranquillità,  e  un  buon  neutonia- 
no  la  dee  cercare  a  qualunque  prezzo  ;  e 
per  dirla ,  non  parmi  che  a  voi  dovesse  co- 
stare moltissimo,  o  tanto  che  la  concordia 
con  un  così  degno  fratello ,  qual  voi  v'ave- 
te ,  non  vaglia  cento  e  cento  volte  di  più  . 
Se  parlo  troppo,  attribuitelo  all'affetto  mio 
verso  voi .  Tutto  pieno  di  questo  mi  dico 
al  solito  . 


5*38  L      E      T     T      E      II      E 

XXVIII. 


Bologna  7.  gennajo   iy44* 

JL  O  seppi  del*  vostro  male ,  e  ine  ne  dolsi 
grandemente,  e  seppi  ancora  che  molti  viag- 
gi avevate  fatto ,  anzi  dissero  di  più  che 
eravate  a  Mantova,  e  che  dovevate  venire 
a  Bologna  ;  ma  di  queste  due  ultime  cose 
parmi  che  niuna  sia  vera.  Sia  come  si  vo- 
glia ,  purché  vera  e  stabile  sia  la  vostra  gua- 
rigione ,  e  possiate  lungamente  vivendo  sem- 
pre più  far  risplendere  il  vostro  valore  © 
il  vostro  merito .  Io  procurerò  altresì  di  vi- 
vere quanto  io  possa  per  godere  dell'amor 
vostro ,  che  mi  è  la  pili  soave  cosa  del  mon- 
do .  Io  m'ingegnerò  .  Voi  intanto  conserva- 
temi questo  amore  ;  che  io  ve  ne  prego  per 
l'amore  di  Dio  .  Maledette  sieno  pure  la 
guerra  e  la  peste ,  e  di  queste  due  più  ma- 
ledetta sia  quella,  che  è  principal  cagione, 
che  non  possiamo  insieme  vederci  e  abbrac- 
ciare, e  di  pittura  insieme  discorrere  e  di 
poesia;  da  che  oltre  l'essere  eccellente  poe- 
ta, 


Inedite.  z39 

Vi ,  intendo  che  siete  anche  pittore  .  Che 
diavolo  ha  in  sé  quel  benedetto  settentrio- 
ne, che  da  questo  nostro  clima  vi  disvia? 
Io  sento  che  vi  trovate  gentilezza ,  ma  ce 
l'avete  recata  voi.  Secondo  quello,  che  mi 
scrivete ,  dovreste  già  a  Dresda  avere  spe- 
dito i  quadri  ;  ma  che  bisogno  v'ha  egli  che 
una  tale  spedizione  sia  da  voi  seguitata?  Voi 
lo  saprete  ,  e  però  mi  rimetto  a  quello  ,  che 
vi  par  bene  e  che  vi  piace,  consolandomi 
con  la  speranza,  che  ne  date,  che  v'ab- 
bia l'Italia  a  rivedere,  e  forse  Bologna  nel- 
la prossima  estate,  in  cui  procurerò  di  es* 
ser  vivo  anche  per  questo.  Quando  la  fac- 
cenda v'abbia  permesso  di  pagare  un  qua- 
dro mille  zecchini  ,  potrete  spenderne  al- 
cune altre  migliaja;  e  però  siate  pur  sicuro 
che  qui  faremo  bellissimi  acquisti  ;  ma  io 
ci  vorrei  la  vostra  presenza  ,  e  che  vosco 
aveste  gli  ordini  pronti  per  li  danari;  per- 
chè così  si  fa  meglio  e  più  presto .  Quanti' 
io  comperava  per  il  reggente  di  Francia  io 
avea  grosse  somme  al  mio  comando,  cosic- 
ché su  due  piedi  potea  sbrigarmi  anche  di 
un  negozio  di  non  poche  migliaja  di  scu- 
di. Intorno  a  quello,  di  che  ini  scriveste, 

e  per- 


a4°  Lettere 

e  perchè  mi  mandaste  danari ,  io  vi  scris- 
si,  e  parmi  un'assai  lunga  lettera  per  rica- 
vare più  securamente  qual  fosse  il  vostro 
genio  non  tanto  circa  il  grado  delle  stam- 
pe e  de'disegni,  che  l'avevate  già  spiegato 
abbastanza ,  ma  circa  i  prezzi  ;  conciossiachè 
ani  facevate  paura,  scrivendomi  che  per  po- 
chi zecchini  tanti  ne  avevate  avuti,  e  mi 
ricordo  che  intorno  a  ciò  vi  scrissi  che  vi 
sono  stampe  rare  anche  di  questi  nostri 
maestri ,  che  si  vendono  assai ,  e  vi  dava 
per  esempio  l' Europa  del  Pesarese  ,  che 
molte  e  molte  lire  è  stata  pagata;  ma  bi- 
sogna che  tali  stampe  sieno  originali  e  non 
ritagli;  io  non  m'arrischiai  di  comperar  co- 
sa alcuna  senza  nuovo  vostro  ordine,  e  quest' 
ordine  non  venne  mai  ;  da  che  più  non  ho 
avuto  vostre  lettere  .  Parmi  però  che  anche 
di  questo  si  possa  far  pausa  sino  al  vostro 
ritorno,  e  quando  sarà,  chi  sa  che  le  cose 
mie  circa  ciò  non  vi  dia?  dacché  son  vec- 
chio, e  non  ho  figliuoli,  che  ne  traggan 
piacere  e  diletto .  Io  sto  attendendo  con 
gran  desiderio  le  vostre  traduzioni  ;  ma  noa 
le  veggo  comparire  :  non  ve  ne  dimentica* 
te .  Io  sono  al  solito  . 


Inedite.  z^i 

RISPOSTA 
DEL    CONTE 

ALGAROTTI 
XXIX. 

Venezia  19.  gennajo   ij44' 

Xlispondo  in  fretta  in  fretta  aspettato  da 
Lalage  all'ultima  vostra,  a  cui  vorrei  po- 
ter rispondere  a  lungo ,  e  coram .  Ma  que- 
sto fia  quando  più  candido  per  me  volge- 
rà il  Sole.  Solo  vi  dirò,  che  per  quei  13. 
ongari  già  mandativi  voi  facciate  di  spedir- 
mi delle  cose  vostre  ancora  sia  stampe ,  o 
disegni ,  o  modelletti  in  creta  ,  quello  che 
vorrete.  Riguardatemi  in  ciò,  caro  il  mio 
signor  Giampietro ,  come  un  inglese  o  uno 
svedese,  in  somma  come  un  forastiero,  e 
fate  quel  cambio ,  che  voi  crederete  con- 
veniente.  Questo  bensì  vi  dirò,  che  arae- 
To:  XI.  Q  rei 


z/^2  L    r.    t    t    f.    n    jt 

rei  aver  del  vostro  ,  cioè  di  vostra  mano 
una  testina  almeno,  onde  ornare  il  mio  pic- 
ciolo museo  ,  se  con  questo  nome  sacro  può 
chiamarsi  una  raccoltina  che  vo  facendo 
o  più  tosto  miscèa  di  sì  fatte  cose  .  Poiché 
gran  rischio  si  correrebbe  a  mandarmi  per 
la  via  ordinaria  quello,  che  mandarmi  pur 
vorrete ,  a  cagion  di  coteste  contumacie  , 
mandatelo  in  ben  condizionato  involtino  al 
signore  Tommaso  Carli  a  Milano  ,  che  avrà 
cura  di  farmelo  tenere .  In  tal  modo  si  evi- 
terà che  le  profane  mani  de' custodi  delle 
contumacie  non  tocchino  queste  sacre  co- 
se e  non  le  brugino  per  avventura  volen- 
dole profumare.  Addio  caro  il  mio  signo» 
re  Giampietro.   Amateini  ;   e  credetemi. 


0*0*0* 
*o*o* 
•o* 


1      E      D      I      T      E  k  243 

XXX. 

Bologna   21.   luglio   ij44.' 


I 


O  mi  sono  avvisato  alla  perfine  di  scri- 
vervi; perchè  par  che  meno  io  dubiti  di 
quel ,  che  io  facessi ,  che  voi  ora  siate  in 
Venezia .  Quando  ho  principiato  a  udire 
che  v'eravate,  ini  parea  di  avere  tali  argo- 
menti da  sostenere,  come  io  facea  con  chi 
che  fosse ,  il  contrario .  Voi  mi  amate  ,  voi 
mi  avete  mandato  alcuni  libri ,  voi ,  se  non 
ini  volete  fare  ingiuria ,  dovete  credere  che 
molto  a  cuore  mi  fosse  e  il  vostro  felice 
ritorno  e  la  buona  vostra  sanità ,  e  con  tut- 
to questo  non  mi  avete  scritto  una  riga . 
Ah  che  mentiscono  coloro  ,  che  dicono  che 
voi  siete  in  Venezia ,  né  il  voglio  crede- 
re ;  perchè  troppo  grave  sarebbe  il  dispia- 
cere,  ch'io  sentirei  ciò  credendo  ,  e  veden- 
do che  né  pur  di  un  verso  mi  foste  stato 
cortese ,  onde  argomentar  dovessi  qualche 
freddezza  nel  vostro  cuore  verso  di  me . 
Voi  mi  avete  pur  scritto  più  volte  che  nel- 

Q    2  la 


!&44  L      E      T      T      E      A      E 

la  Sassonia  regna  la  cortesia  e  la  gentilez- 
za;   dove  dunque  avreste  apparato  ad  usar 
meco  tanta  durezza  e  scortesia  dopo  il  vo- 
stro ritorno  di  colà?  E  poi  io  so   che  voi 
siete  d'un'  indole  così  gentile  da   non  raf- 
freddarvi né  anche  in  mezzo  al  più  gelato 
settentrione .    No   che   non  siete  in  Vene- 
zia,  e  almeno  mi  giova  noi  credere,  e  se 
avete   per   me  anche  l'antico  amore,    mo- 
strate di  scrivermi  da  lontana  parte ,  e  se 
da  Venezia,  fate  che  paja  che  vi  siate  giun- 
to   nel  tempo  stesso  ,    che    la  mia  lettera , 
onde  io  non  abbia  a  riferire  alla  mancan- 
za dell'amor  vostro  ma  solo  alla  lontanan- 
za  un    così  importuno  silenzio .    Torniamo 
dunque  in  piede ,   se  costì  siete ,  il  nostro 
carteggio  ;   tornate   a  ricordarvi   di  scriver- 
mi ,  e  che  io  vi  sono  obbligato  di  tante  co- 
se ,  alle  quali  ora  non  posso  pensare  >  trop- 
po agitato  essendo  e  confuso  a  cagione  del- 
la vergogna  e  del  dispiacere ,  che  il  vostro 
silenzio  mi  reca .   Sopra  ogni  cosa ,   se  po- 
tete, lusingatemi  con  la  speranza  di  aver- 
vi qui  ad  abbracciare ,  come  mi  promettes- 
te, e  di  quelle  cose  a  discorrere,    che  ri- 
guardano il  vostro  diletto  e  le  reali  premu-r 

re. 


Inedite.  2,^$ 

re .  I  miei  fratelli  e  i  miei  figliuoli  tutti 
sono  in  villa ,  chi  di  qua  chi  di  là .  Io  ci 
sono  stato ,  e  sono  stato  lungo  tempo  in 
Ferrara,  dove  può  essere  che  a  tempo  più 
fresco  io  ritorni  ;  ma  in  qualunque  luogo 
sempre  avrò  innanzi  il  merito  vostro  e  gli 
obblighi  miei ,  e  vorrei  poter  dire  ancor 
l'amor  vostro.  Addio,  e  col  solito  affetto 
e  con  la  solita  cordialità  io  mi  dico . 

•0*0*0*0*0*0*0*0*0*0*0*0* 

XXXI. 

Bologna  33.  settembre  ij4-\' 

J\  tutti  i  particolari  dell'ultima  vostra  gen- 
tilissima io  qui  sono  a  rispondere,  e  inco- 
minciando vi  dico,  che  voi  non  dovete  in 
alcun  modo  scusarvi  della  tardanza  nello 
scrivere  ;  conciossiachè  io  non  esigo  da  voi 
più  di  quello  ,  che  voglia  il  vostro  como- 
do ,  quantunque  il  mio  desiderio  sarebbe 
ricevere  ogni  giorno  alcun  vostro  scritto. 
Non    ho    che    una   volta   sola  ricevuto    dai 

Q    3  Pa- 


2.46  L      E      T      T      E      11      E 

Pasquali  copie  delle  opere  pallavicine ,  e 
tredici  furono  ,  sette  parrai  egregiamente 
legate  ,  e  sei  affatto  sciolte  ;  e  ne  feci  quel- 
la dispensa  ,  che  mi  venne  allora  ordinato 
e  conceduto  di  fare  .  Alessandro  Fabri ,  te- 
nerissimo e  dolcissimo  amante  di  Santarel- 
li, tolse  lo  intrico  di  far  che  questo  valo- 
roso giovane  n'avesse  una,  e  la  sua  gli  ha 
data,  che  è  una  delle  ben  legate ,  onde  ne 
resta  Fabri  con  voi  creditore .  Questa  è  la 
storia  de'libri  da  voi  richiesta .  Circa  la  pi- 
stola da  voi  scritta  al  re  di  Polonia  la  mi 
par  bellissima  e  poetica  al  maggior  segno . 
Al  giudizio  di  alcuni  pochi  smunti  e  palli- 
di, e  che  il  naso  hanno  rivolto  all'  insù  , 
parerà  un  poco  gonfia,  ma  a  me  anche  co- 
sì piace,  e  non  mi  pare  che  ecceda;  e  son 
di  parere  che  non  sia  necessario  lo  imita- 
re sempre  il  Petrarca  e  il  Bembo  ,  e  che 
per  diverse  strade  si  giunga  al  bello  e  al 
buono  ;  ma  questi  stirici  non  vogliono  altro 
bello  né  altro  buono  che  quello,  che  ser- 
pe dietro  terra,  e  versi  per  lo  più  fanno 
più  bassi  e  meno  armoniosi  della  stessa  pro- 
sa. Essi  camminano  presso  la  bassezza  e  la 
viltà,  e  vi  cadono  dentro,  e  voi  in  quel-» 

la 


I      N      E      D      I      T      t  :  2s47 

ìa  epistola  vi  alzate  in  alto ,  ma  non  sover- 
chiate i  confini .  Perchè  vediate  però  che 
io  vi  parlo  francamente  e  di  cuore ,  vo'no- 
tare  alcuni  piccioli  nei,  che  mi  ci  pajono . 
In  più  d'un  luogo  voi  dite  ormai,  e  si  dee 
dire  ornai  o  pure  oramai.  Nuovo  Timoteo 
in  seri  d'Augusto  inspira  ,  direi  piuttosto  in- 
fonde o  altra  parola ,  per  non  far  rima  col 
vicin  verso  -  Commove  e  calma  a  un  tocco 
sol  di  lira  .  Tali ,  se  al  stanco  animo  tuo 
covante .  Si  dovrebbe  dire  allo  stanco  a  ca- 
gione dell'  S,  edelT,  ma  il  verso  noi  per- 
mette ,  e  però  io  credo ,  che  si  potesse 
dire  al  lasso.  Il  dir  poi  che  l'animo  di  quel 
gran  re  cova  il  destino  d'Europa  è  cosa  al- 
quanto ardita,  e  quel  covare  esprime  azio- 
ne non  molto  nobile  e  grande  ,  tuttavia  eli' è 
magnificata  da  quel  destino  d'Europa  >  Io 
questo  v'accenno,  non  perchè  io  lo  estimi 
inalo ,  ma  perchè  voi  ci  pensiate .  Avere 
ancora  e  biblioteca  e  tempio  :  temo  che  il 
verso  stesse  meglio  cosi- Avere  ancor  biblio- 
teca e  tempio.  Così  in  un  de' versi  che  se- 
guono ,  meglio  starebbe  ,  E  di  Natura  e  Ti- 
zian  rivale;  perchè  Tizian  è  di  tre  sillabe, 
p  non  di  due .  Ben  veggio  Tiziano  ùi  fot* 

Q    4  me 


s48  Lettere 

ine  nuove-àlee  il  Casa  .  Foglie ,  e  riunirle  ito 
'volume  eletto;  verso,  che  non  mi  piace, 
né  credo  che  verso  egli  sia;  piuttosto  Fo- 
glie ,  e  raccorle  in  un  volume  eletto  .  Ve- 
niamo ora  alle  stampe  de'Caracci,  che  voi 
vorreste .  Io  vi  dico  che  la  maggior  parte 
di  queste  sono  difficilissime  a  ritrovarsi ,  e 
che  molte  d'esse  i' non  l'ho  mai  vedute. 
La  nota  è  cavata  dal  Malvasia,  e  vi  dico 
ancora  che  molte  notate  dal  Malvasia  noi 
sono  ,  e  assolutamente  noi  sono  a  chi  gli 
occhi  ha  in  capo ,  ed  io  ve  le  anderò  ac- 
cennando. Io  non  so  poi  se  le  volete,  ol- 
tre l'essere  delle  prime  uscite  del  rame, 
intatte  e  bianche  come  questa  carta,  o  se 
alcun  poco  di  pattina  non  vi  dispiace.  Nel 
primo  modo  sarebbe  meglio,  ma  poco  non, 
sarebbe  il  ritrovarle  anche  in  quest'ultima 
maniera.  I  passi  sono  aperti,  e  ho  pensa- 
to in  questa  sera  per  il  corriere  di  man- 
darvi un  involto  con  dentro  i  due  tomi  del- 
la mia  Storia  Clementina,  e  due  delle  mie 
poesie .  Proseguite  ad  amarmi  e  credetemi  * 


Inediti.  249 

XXXII. 

Bologna   i4-  giugno  17 56. 

iiO  ricevuto  il  vostro  libricciuolo  di  pit- 
tura ,  e  ve  ne  rendo  mille  grazie  .  Quan- 
tunque ammalato  di  febbre ,  non  ho  potu- 
to lasciar  di  leggere,  anzi  due  volte ,  il  vo- 
stro Saggio ,  e  nella  maniera  che  in  esso 
di  pittura  parlate,  potreste  non  che  meco, 
parlarne  col  vostro  Paolo  e  col  vostro  Ti- 
ziano. Il  piccolo,  ma  è  profittevole  e  buo- 
no ,  e  scritto  con  una  certa  leggiadria ,  cho 
diletta  ;  così  se  ne  sapessero  i  giovani  ap- 
profittare.  Io  ho  pure  per  ultima  cosa,  che 
intendo  fare  ,  compiuto  un  piccolo  libretto 
quasi  sulla  medesima  idea ,  e  mi  glorio  cT 
essermi  incontrato  almeno  nella  vostra  idea 
e  in  alcune  vostre  sentenze  ,  né  aver  ,  cred' 
io ,  dissentito  da  alcuna  .  Egli  è  ora  nelle 
mani  dello  stampatore.  Mi  bisognano  ami- 
ci ,  che  ci  badino ,  ma  io  gli  avrò ,  e  sup- 
pliranno in  questo  alla  impotenza  mia .  Son 
balordo ,  né  posso  stare  in  piede  .  Sono  sen- 
za 


a5o  L    e    t    t    e    n    £ 

za  febbre ,  e  ancora  convalescente  e  debo- 
le al  sommo.  E  un'operetta,  che  io  co- 
minciai due  anni  sono  oramai ,  né  la  co- 
mincierei  ora .  La  età  è  troppo  avvanzata , 
e  mi  bisogna  por  fine  al  desiderio  di  far 
certe  cose  non  soffribili  alla  mia  vecchia- 
ia .  Addio ,  caro  signor  conte .  Oli  che  bei 
giorni  ho  io  goduto  con  voi?  Non  ho  più 
da  sperarne  de' simili?  Mio  fratello  vi  sa- 
luta e  abbraccia  caramente,  e  dice  che  vi 
scriverà  quest'altro  ordinario. 


LETTERE 

DEL     SIGNOR 

FRANCESCO    M.A  ZANOTTI 


a5i 

LETTERE 

DEL     SIGNOR 
FRANCESCO  MARIA  ZANOTTI  (i). 


I. 


T'edrana   io.   luglio   1728. 


S 


E  il  timore,  che  ha  V.  S.  Illustrissima 
di  parer  quello,  che  non  può  essere ,  cioò 
a  dire  un  ingrato ,  dovea  procacciarmi  una 

così 

(1)  Ingegno  sovrano  e  un  di  que' pochi  che 
fanno  onore  al  paese  ed  al  secolo  in  cui  son 
nati  :  la  sua  rrtemoria  fìa  sempre  a'  buoni  Ita- 
liani oggetto  di  venerazione . 

DO 

Alle  più  estese  e  più  profonde  cognizioni  del- 
la filosofia  e  delle  matematiche  accopiar  seppe 
in  grado  eminente  i  doni  delle  muse,  e  niuno 
l' eguagliò  uello  scrivere  elegantissimamente  si 
in  prosa  come  in  verso ,  tanto  nella  latina  lin- 
gua quanto  nella  volgare .  Le  sue  elegie  spira- 
no 


a54  Lettere 

cos'i  umana  e  cortese  e  gentil  lettera ,  io 
ringrazio  Dio  che  le  abbia  posto  nell'ani- 
mo un  tal  timore,  per  levar  però  il  qualo 
io  potrei  dirle,  se  volessi,  che  ne  il  suo 
gentile  animo  potrebbe  permetterle  che  el- 
la volesse  essere  ingrato  a  chi  che  sia,  nò 
io  so  di  aver  fatta  cosatale,  ch'ella,  quan- 
do ancora  volesse,  potesse  esserlo  verso  di 
ine.  Ma  lasciando  questo  da  parte ,  io  non 
cercherò  di  distruggere  in  lei  un  timore  , 
che  quantunque  ingiusto ,  non  lascia  però 
e  per  sé  slesso  e  per  l' effetto  suo  di  som- 
mamente piacermi .  E  non  meno  mi  è  pia- 
ciuto il  dispiacere ,  che  ella  ha  preso  e  del 
mio  pericolo  e  del  mio  poco  buon  essere , 
conoscendo  in  questo  l'amor  suo,  a  cui  peral- 
tro 

no  Ja  venustà  catulliana,  come  le  sue  rime  la 
grazia  e  la  delicatezza  petrarchesca  ;  e  i  suoi 
Commentarj  dell'Instituto,  opera  veramente  im- 
mortale ,  sono  nella  lingua  del  secolo  d'Augu- 
sto un  sì  bel  modello  di  eleganza,  come  nella 
francese  la  storia  dell'Accademia  delle  scienze 
delf  impareggiabile  Fontenelle  .  Fu  uno  de'  mae- 
stri d'Algarotti  e'1  suo  più  grande  amico.  Na- 
cque nel  1640.  ,    e  mancò  all'Italia  nel  177 7 » 


I       N      B      D      I      T      E  .  255 

tro  sarò  molto  tenuto  ,  se  quanto  dispiacere 
Je  ha  fatto  sentire  del  mio  male ,  altrettan- 
to piacere  le  farà  sentire  ora  ,  che  sono  qua- 
si rimesso  del  tutto  ;  per  la  qual  cosa  io 
credo  che  non  tarderò  molto  a  restituirmi 
in  città;  quantunque  il  piacere  di  ricever 
da  lei  molte  e  molte  altre  lettere  mi  fa- 
rebbe trattener  qui  anche  più  lungo  tem- 
po .  Ma  non  potendo  io  disporre  in  tutto 
di  me,  farò  supplire  al  piacere  delle  lette- 
re quello  dei  ragionamenti  suoi,  de' quali 
dovrò  goderne  anche  più  ,  se  me  ne  toc- 
cherà alcuna  parte  di  quelli,  ch'ella  avreb- 
be fatto  col  signor  Eustachio.  Quanto  mi 
spiace  che  egli  si  sia  partito  di  costà  !  E 
tanto  più  che  forse  si  è  interrotta  per  que- 
sto la  lezione  del  Fontanelle  ,  della  quale 
però  come  io  sarò  a  Bologna  potrà  ella  es- 
ser servita  da  qualcuno  ,  che  gliela  farà  con 
meno  eleganza  e  dottrina  e  con  pari  amo- 
re ;  e  con  quella  occasione  potrà  il  mede- 
simo vedere  se  si  potesse  impetrar  da  lei 
qualche  grazia  al  cartesianismo;  giacché  il 
Fontenelle  è  pure  cos'i  gran  cartesiano  coni' 
è-,  ed  ha  avuto  l'onore  di  trattenerla  per 
alcun  tempo  non  senza  suo  piacere  .   Basta , 

aspet- 


256  L      T.      T      T      T.      R     I 

aspetteremo  quello,  che  si  conchiuderà  nel 
congresso,  che  si  terrà  l'anno  venturo  quan- 
do ci  verrà  il  signor  marchese  Poleni .  El- 
la sa  che ,  quanto  è  in  me  ,  io  non  lascio  di 
essere  newtoniano  il  più  che  si  può .  Tut- 
tavia non  mi  parerà  di  esser  nulla ,  se  io 
non  sarò  nel  numero  de' buoni  e  veri  e  af- 
fezionatissimi  ed  umili  servidori  di  V.  S. 
Illustrissima . 

*o*o*o*o*o*o*o*o*o*  0*0*0* 
IL 


Bologna  5.  ottobre  1728. 

JLi  umanissima  vostra  lettera ,  con  cui  ave- 
te voluto  accompagnare  un  così  nobile  co- 
sì magnifico  e  così  sontuoso  dono ,  mi  ha 
recato  maggior  confusione  che  piacere  ;  se 
non  che  mi  piace  eziandio  quella  confusio- 
ne, che  da  voi  mi  viene  .  Ma  perchè  mai , 
caro  siguor  Francesco ,  un  dono  a  me  ?  E 
poi  un  tanto  dono?  Io  ve  ne  rendo  tanto 
maggiori  grazie,  quanto  più  veggo  che  voi 

ne 


Inedite.  2^7 

ne  volete  rendere  a  me  per  certi  imaginarj 
servigi,  che  io  non  mi  ricordo  e  non  so, 
laddove  il  vostro  dono  e  lo  conosco  e  lo 
veggo ,  e  per  amor  vostro  con  sommo  pia* 
cer  mio  me  lo  godo  .  La  vostra  lettera  poi , 
che  m'èparuta  in  tutte  le  altre  parti  per- 
fettissima, non  mi  ha  potuto  parer  tale  in 
questo,  ch'ella  è  troppo  breve,  e  non  mi 
dice  nulla  né  del  viaggio  vostro,  né  del 
vostro  star  bene ,  il  che  io  sommamente 
desiderava  d'intendere.  Perchè  non  mi  scri- 
vete voi  nulla  del  Volpi,  che  avrete  potuto 
vedere  in  Padova?  Perchè  nulla  del  marche- 
se Poleni,  del  Rizzetti  nulla?  Non  dico  del 
sig.  abate  Conti,  dal  quale  ricevo  oggi  una 
lettera,  in  cui  mi  scrive  che  voi  gli  avete 
consegnato  il  libricciuolo ,  di  che  vi  rin- 
grazio senza  fine  .  Io  risponderò  a  lui  un 
altro  ordinario .  Sento  che  voi  insieme  con 
lui  sarete  presente  ad  una  strana  esperien- 
za; e  mi  piace .  Non  so  quanto  mi  piaccia 
ciò,  ch'egli  mi  scrive  del  Newton,  dicen- 
do che  questo  autore  non  ha  mai  negato 
che  la  luce  passi  per  li  pori  dei  corpi .  Co- 
me è  ciò ,  che  a  me  pur  la  memoria  dice 
il  contrario?  Se  vi  mancasse  di  che  scriver- 
To:  XI.  R  mi, 


^58  Lettere 

nii ,  scrivetemi  di  questo ,  ed  anche  chia- 
ritemi d'un'altra  cosa,  in  cui  mancando  a 
me  la  memoria  mia,  ho  bisogno  della  vo- 
stra .  La  state  passata  essendo  noi  in  villa , 
voi  prendeste  una  sera  un  di  quei  vermi, 
che  risplendono  fra  le  tenebre,  e  recatolo 
a  casa,  noi  lo  guardammo  coi  prismi.  Vor- 
rei sapere  se  guardandolo  così  coi  prismi , 
vi  si  videro  i  varj  colori,  che  soglion  ve- 
dersi in  tutte  le  cose  ,  che  risplendono  .  Se 
voi  ne  avete  memoria,  scrivetelmi  subito, 
ve  ne  prego ,  avendo  io  bisogno  di  tal  no- 
tizia. Ma  sopra  tutto  scrivetemi  di  voi  stes- 
so,  e  se  non  altro  scrivetemi  almeno  che: 
state  sano ,  e  che  mi  amate , 


Inedite.  s5c) 

III. 

Bologna  di  villa   18.  ottobre  1728» 

1_<E  vostre  lettere  non  posson  essere  tan- 
to lunghe ,  che  non  mi  pajano  sempre  bre- 
vi, come  quest'ultima,  la  quale,  per  ren- 
derla più  lunga  che  non  è ,  e  così  prolun- 
garmi il  piacere,  che  ho  in  leggere  le  co- 
se vostre,  mi  è  convenuto  di  leggerla  più. 
volte  .  Cosi  io  inganno  le  occupazioni  vo- 
stre ,  che  non  vi  permetton  di  scrivere  quan- 
to io  vorrei ,  e  faccio  lunghe  le  vostre  let- 
tere quanto  a  me  piace .  Vorrei  nell'  istes- 
so  modo  poter  ingannare  anche  le  occupa- 
zioni mie ,  le  quali  se  mi  hanno  mai  distol- 
to dallo  scrivere ,  me  ne  distolgon  ora  ;  seb- 
bene piuttosto  noje  che  occupazioni  debbo 
chiamarle  .  Non  faranno  queste  però  che 
io  non  vi  ringrazii  così  brevemente ,  come 
posso ,  della  diligenza  usata  da  voi  rispetto 
al  Volpi .  Egli  me  ne  ha  scritto ,  mostran- 
domi dispiacere  di  non  avervi  veduto.  Quan- 
to al  Hizzetti  sarei  desideroso  di  saperne» 

R   a  più 


20*0  L      E      T      V      ERE 

più  di  quello,  che  voi  possiate  scrivermi 
ne,    essendo    egli    e  voi  in  villa.    Non    so 
donde  avvenga  ch'egli  non  mi  ha  più  scrit- 
to  da  che   io  risposi   a  quella  sua  lettera , 
dove  ei  pretendea  di  ridurre  la  quistion  dei 
colori  ad  una  quistione  di  metodo  .  Né  an- 
che al  signor  Manfredi  aveva  egli  risposto 
quando  io  partii  di  Bologna   (  che  saranno 
oggiinai  dodici  giorni  )    e  venni   a    Crespe- 
lano,  dove  ancora  mi  trovo.  Non  mi  ma- 
raviglio della  stima ,  che  voi  dite  farsi  co- 
stì dell'esperienze  di  questo  filosofo  ;  io  te- 
mo ch'egli  se  le  goda  tutte  da  sé  solo-  Non 
è  parte  alcuna  nel  vostro  spirito ,  a  cui  io 
non  sia  molto  tenuto  ;  giacché  anche  la  me- 
moria,    eh' è  tanto  vasta   e  capace,    volete 
offerirmi;  e  già  l'avete  impiegata  con  tan- 
ta diligenza  in  servigio  mio  ;   del  che  sen- 
za Une  e  fuor  di  misura  vi  ringrazio  .   Mi 
maraviglierei  bene  se  il  Nev/ton  dicesse  es- 
pressamente  che   la  luce  passi  per  li  pori 
dei  corpi .  Io  mi  ho  creduto  che  egli  non 
si  esprima  assai  chiaramente  sopra  ciò  ;  an- 
zi argomentando  da  suoi  principi ,  e  da  quel- 
Io,  ch'egli  insegna  della  riflessione  ,  sonmi 
avvisato  ch'egli  non  debba  ammettere  che 

la 


INEDITE.  26J. 

la  luce  passi  per  un  corpo  traversandone  i 
pori ,  ma  in  altro  modo ,  che  Dio  sa  .  Io 
ne  ho  scritto  al  signor  abate  Conti  ,  e  se 
egli  ve  ne  parla  ,  saprei  volentieri  ciò ,  che 
egli  ne  dica.  L'esser  io  in  villa  può  ren- 
dervi certo ,  che  niuno  saprà  da  me  aver- 
mi voi  scritto  in  questo  ordinario  ;  ma  quan- 
do anche  fossi  altrove ,  noi  saprebbe  da  me 
persona  alcuna ,  che  voi  non  voleste  che 
il  sapesse.  State  sano,  ed  amatemi,  come 
fate. 


IV. 


Bologna  5.  giugno   iy3i. 

Xiacemi  che  voi  stiate  bene  ,  ma  non  vor- 
rei che  troppo .  Il  mio  desiderio  sopra  ciò 
ha  i  suoi  limiti  come  una  curva .  Ad  ogni 
modo  mi  è  caro  che  voi  me  lo  abbiate  scrit- 
to; quantunque  la  seconda  volta  l'abbiate 
fatto  più  come  secretarlo ,  che  a  nome  vo- 
stro ;  che  da  qualunque  parte  e  in  qualun- 

R,    3  que 


s.Ca  Lettere 

que  maniera  mi  giunga  la  notizia  del  vo- 
stro star  bene ,  ella  mi  sarà  sempre  oltre 
modo  gioconda.  Ma  voi  però  che  assume- 
te così  di  leggieri  l'officio  del  secretano, 
guardatevi  di  non  passar  da  questo  ad  altri 
e  poi  ad  altri;  che  io  non  so  a  quale  po- 
teste una  volta  avvenirvi .  Ed  io  ho  decli 
esempj  che  potrebbono  persuadervi,  quand' 
anche  foste  una  donna .  Ma ,  Checco  mio , 
le  formole  ?  l' Hospital  ?  la  cronologia  ?  Io 
lio  paura  che  la  cronologia  abbia  costì  una 
gran  rivale.  Vedete  che  ella  non  sia  vinta 
del  tutto,  e  usate  l'arte  delle  donne  colle 
donne .  Io  vi  scrivo  ,  come  vedete ,  succin- 
tamente ,  e  quantunque  il  faccia  più  per 
la  fretta  che  per  altro ,  non  credo  però  di 
scrivervi  poche  cose .  E  poi  parmi  di  scri- 
vervi tutto ,  scrivendovi  che  io  desidero  som- 
mamente che  mi  amiate  ,  e  che  salutiate 
cordialissimamente  a  mio  nome  la  rivale 
della  cronologia  ;  alla  quale  perdonerò  ogni 
cosa,  se  voi  la  farete  diventar  cronologa 
anch'essa.  Benché  non  so  se  la  cronologia 
abbia  belle  mani .  Addio .  K«//>« .  K«//>e  p<M^« .. 


Inedite.  263 

DEL    CONTE 

ALGAROTTI 

AL    SIGNOR 

FRANCESCO   M,A  ZANOTTI 


V. 


Venezia  11.  giugno  ijSz. 

J/inalmente  dopo  tante  lettere  che  mi 
è  convenuto  scrivere  questa  sera,  io  vengo 
alla  vostra  che  io  ho  serbato  per  l'ultima, 
per  iscriverla  ad  agio  mio  e  meno  affolla- 
to che  si  potesse  mai.  Ma  quante  cose  vi 
debbo  io  mai  scrivere,  e  quanto  varie  tra 
loro  !  sicché  io  credo  che  fosse  perfino  a 
voi  stesso  diffìcile  il  ritrovar  per  tutte  un 
andamento  catulliano.  Ma  prima  d'ogni  al- 
tra cosa  avete  voi  avuto  buon  viaggio ,  sic- 
come io '1  desidero  e  lo  spero  altresì?  Sia- 
li   4  ta 


S64  L       K      T      T      F      R      E 

te  voi  giunto  in  patria  sano  e  salvo?  Ave- 
te voi  allegrato  i  vostri  amici  e  compatrio- 
ti dell'arrivo  vostro,  quanto  avete  lasciato 
me  in  doglia  e  in  afflizione  della  vostra  par- 
tenza? Io  non  credo  certamente  che  la  gio- 
ja  e  l'allegrezza  loro  sia  giunta  a  cotal  se- 
gno, che  io  credo  che  ne  sentirei  le  dimo- 
strazioni e'1  plauso  infin  di  qui.  Ma  che 
avete  voi  trovato  costà  all'arrivo  vostro? 
Dio  buono  !  Madama  in  letto  e  malata  di 
febbre .  Io  son  certo  che  cotesta  disavven- 
tura avrà  conturbato  alquanto  il  piacere, 
che  avrete  per  altro  sentito  in  rivedendo 
la  casa  vostra;  come  a  me  s'è  accresciuto 
senza  fine  il  dispiacere  della  vostra  parten- 
za,  dall' aver  inteso  quello  che  voi  avete 
adoperato  con  questi  buffoni  di  casa  mia. 
Ma  Dio  immortale!  si  potea  far  peggio? 
Dunque  non  v'ha  ad  essere  alcuna  diffe- 
renza tra  il  venir  di  voi  in  casa  mia ,  e  il 
venirvi  del  Kam  de' Tartari?  Ma  che  dico 
io  mai  ?  Non  è  ella  questa  casa  vostra ,  e 
non  ne  dovete  voi  usare  pur  come  vostra? 
Basta ,  quel  che  è  fatto  è  fatto  ,  ma  certa- 
mente non  si  vuol  far  più ,  che  ciò  non  si 
può  in  modo  niuno  lodare  nò  meno  come 

fatto  . 


Inedite.  s65 

fatto .    Io  non  so  qual  cosa  potrà  alleviare 
il  dispiacere  che  tu  dato  m'hai,  se  non  è 
per  avventura  il  fare  per  lo  innanzi  in  ogni 
cosa  a  modo  mio ,   e  principalmente  il  man- 
darmi il  più  sollecitamente  e  diligentemen- 
te che  si  può  per  te  la  raccolta  delle  tue 
poesie,   come  promesso  m'hai.   Io  incora  in- 
derò uno  di  questi  giorni   la  lettera  dedi- 
catoria ,    avvegnaché   il  gire   a  Verona  che 
io    fo  dimani   mi    ruberà   qualche   tempo  . 
Ma   chi  sa  che   io  non  acquisti  altrettanto 
da  quei  dotti  vapori,  che  s'alzano  dal  mon- 
te Baldo  dai  Calli  da  Sirmione  e  dal  padre 
Benaco,  de' quali  io  procurerò  d'inebbriar- 
mi  tutto  da  capo  a  pie?  Ma  la  mia  canzo- 
ne che  destino  ha  ella  avuto  costà  (1)?  Qui  è 
molto  piaciuta  a  l'abate  Conti  che  ti  salu- 
ta caramente .    Lo  stesso  fa  la  divina  Ber- 
galli  ;  non  ha  già  fatto  lo  stesso  che  l'aba- 
te Conti  quanto  alla  canzone ,   e  forse  per- 
chè non   l'ha  intesa  gran  fatto,    come    mi 
sarei  per  altro  immaginato ,   e  come  ho  rac- 
colto   manifestamente   dalla    maniera    dub- 
biosa 

(ì)  Canzone    al  qav.    Carrara   riportata    alla 
pag.   i75.  T.  I. 


s66  Lettere 

biosa   e  titubante  con  cui    ella  la  leggeva,' 
JNon  so  se  in  luogo  di  quelle   eccelse  ada~ 
■piantine  ti  piacerà  più  superbe  adamantine , 
e  in  luogo  di  quel  passo  :   E  seco  delle  Orca- 
di   Lo    stuolo    un   suon  d' alto  lamento  fé  , 
sia  per  piacerti  più  :  Lo  stuol  di  meste  no- 
te i  monti  empie.  Io  avrei  mille  altre  cose 
a  dirti,  se  il  tempo  il  comportasse;  ma  io 
le  riserberò   ad  altra  lettera  .    Intanto    non 
ometterò    di  dirti  in  modo  niuno  ,    che  io 
t'amo  e  t'amo  tantoché  non  so  se  più  ami 
me  stesso  ;    che  mio  fratello  mia  madre   e 
tutta  la  casa  mia  ti  si  raccomanda,   e  son 
pieni  del  desiderio  di  te   e  della  amabilis- 
sima compagnia  tua .    Sta  sano   ed  amami 
come  fo  io  te . 


•  0*0* 


Inedite.  267 

RISPOSTA 
D    I 

FRANCESCO    M,A  ZANOTTI 
VI. 


Bologna  24.  giugno  ìféz* 

fri 

lui  A  vostra  dolcissima  lettera  mi  ha  ricrea* 
to  alquanto  dal  dispiacere  che  io  ho  pro- 
vato e  provo  per  la  lontananza  vostra  ;  che 
quante  volte  l'ho  letta  mi  è  paruto  sempre 
d'esser  con  voi.  Pregovi,  Algarottino  mio, 
darmi  di  queste  consolazioni  il  più  spesso 
che  potete ,  e  rallegrarmi  con  queste  appa- 
renze .  Del  mio  viaggio  averete  inteso  dall' 
altra  mia  che  vi  scrissi  sabbato ,  il  quale 
sarebbe  stato  felicissimo ,  se  io  non  fussi 
partito  da  voi  ;  ma  partendo  io  da  voi ,  co- 
me poteva  egli  essere  per  me  felice  ?  Al 
mio  arrivo  poi  ho  trovato  madama  risana- 
ta, 


268  L     E     T     T     E     n     £ 

ta ,  Gabriello  Manfredi  risanato  esso  pure 
dalla  sua  terzana,  Fabri  e  tutti  i  miei  sa- 
nissimi ;  ma  non  ho  trovato  voi  che  io  de- 
siderava più  che  altra  cosa,  il  quale  quan- 
tunque io  sappia  esser  lontano ,  par  tutta- 
via che  gli  occhi  miei  vi  vadan  cercando 
per  tutto  là,  dove  si  ricordano  avervi  ve- 
duto altra  volta.  Intanto  io  vo  facendo  le 
mie  visite  e  con  diligenza  e  con  dispetto, 
volendo  spedirmi ,  se  esser  può ,  da  queste 
inquietudini,  e  darmi  poi  a  qualche  facile 
e  tranquillo  studio ,  il  quale  sarà  in  primo 
luogo  quello  di  raccorre  componimenti  miei  ; 
giacché  così  volete  pur  voi ,  che  sopra  me 
potete  ogni  cosa.  Queste  visite  così  affret- 
tate sono  state  cagione ,  che  io  non  ho  po- 
tuto aver  tanto  tempo  quanto  avrei  voluto , 
per  comunicare  la  bella  ode  vostra  con  que- 
sti poeti ,  co'  quali  però  la  comunicherò 
quantoprima,  e  l'ordinario  prossimo  ve  ne 
scriverò  il  giudicio  loro  ;  il  quale  però  te- 
mo che  poco  dovrà  esser  differente  da  quel- 
lo della  Bergalli  per  una  cagione  poco  al- 
tresì differente;  che  ben  sapete  questi  no- 
stri non  aver  troppa  confidenza  con  la  stel- 
lata Erigone  e  con  la  pampinosa  prole .  Quan- 
to 


Inedite.  z6g 

to  a  me  non  muterei  per  niente  qu eli'  ec- 
celse; piuttosto  muterei  l'altro  passo,  Lo 
stuolo  uri  suoli  d'alto  lamento  fé  ,  come  lo 
avete  mutato  voi ,  per  isfuggire  la  repeti- 
zione di  quel  suoli  d' alto  lamento  ,  che  tro- 
vasi ancora  nella  seconda  strofe;  se  già  non 
vi  piacesse  più  tosto  quello  che  piacerebbe 
anche  a  me,  cioè  di  mutare  alquanto  ipri-, 
mi  tre  versi  di  questa  strofe  medesima ,  ac- 
ciocché si  intenda  più  chiaramente  esser© 
il  desiderio  vostro  ,  non  che  il  suono  lamen- 
tevole che  ha  riempiuto  l'Italia  vada  ancora 
a  riempier  l'Arabia,  ma  che  il  dolore  an- 
zi si  dilegui  del  tutto .  Dico  questo ,  per- 
chè rileggendo  io  l'ode  vostra,  nii  è  cadu- 
to nell'anima  che  taluno  possa  con  qualche 
ragione  prendervi  equivoco,  il  che  se  ila, 
male  ne  avverrà  alla  ode  tutta ,  la  quale 
non  potrà  essere  intesa  in  niuna  altra  par- 
te, se  in  quei  tre  versi  non  lo  è.  Pensa- 
teci alquanto  i  Piacemi  bene  che  essa  sia 
piaciuta  al  signor  abate  Conti,  il  quale  ha 
tutto'l  dì  Orazio  per  le  mani;  desidero  che 
piaccia  altrettanto  a  questi  nostri,  a'quali 
però ,  per  quanto  ho  potuto  raccorre  da  al- 
cune poche  parole  di  Ghedini  e  di  Vicini, 

ned 


270  Lettera 

non  tanto  piace  cotesto  vostro  stile  orazia* 
rio.  Sapete  quid  hominum  sint .  Essi  trova- 
rono un  equivoco  in  quell'altra  ode  vostra, 
là  dove  dite  :  ti  si  sbarra  di  dietro  la  via 
calcata,  e  disapprovaron  quel  verso.  Era 
da  loro  il  ritrovar  l'equivoco,  ma  non  da 
loro  il  disapprovarlo  ;  tuttavia  sarà  bene  1' 
astenersene .  Jeri  sera  vidi  Fabri ,  e  cosi 
brevemente  il  domandai ,  perchè  gli  russa 
spiaciuto  quel  verso:  o  Bologna  ove  sei, 
Russo  e  Vedrana .  Egli  mi  disse ,  perchè 
Russo  e  Vedrana  sono  luoghi  assai  piccoli 
a  rispetto  di  Bologna.  Questa  ragione  mi 
parve  più  piccola  che  non  sono  essi .  Ma 
veniamo  ad  altro .  Quanto  mai  vi  ringrazio, 
Algarottino  mio,  di  ciò  che  mi  scrivete  del 
signor  Marchesi  !  Io  vi  debbo  tanto ,  quan- 
to non  avrei  mai  creduto  di  poter  dovere 
a  persona  del  mondo  .  Ve  ne  ringrazio  e 
ve  ne  amo  sempre  più .  Madama ,  che  quan- 
tunque convalescente  si  sta  anche  in  letto, 
mi  ha  imposto  di  salutarvi  a  nome  suo  ca- 
«ameate . 


Inedite  «^  37! 

BEL    CONTE 

ALGAROTTI 

AL    SIGNOR 

FRANCESCO   M.A  ZANOTTI 
VII. 

Vicenza  1,  luglio  17^2, 

JL  O  vi  scrivo  questo  due  righe  cosi  in  fret- 
ta in  fretta  da  Vicenza ,  ove  ora  sono  e  do- 
ve ho  ricevuto  due  dolcissime  lettere  vo- 
stre, le  quali  ni' hanno  consolato  in  modo, 
che  mi  parea  di  ragionar  con  voi  leggen- 
dole ,  e  di  starmi  con  voi  ;  e  tanto  più  rat* 
hanno  consolalo,  quanto  mi  recano  di  voi 
e  del  viaggio  vostro  le  migliori  novelle  del 
mondo,  che  vale  a  dire  quelle  che  io  de- 
siderava il  più.  Voi  ne  avrete  a  quest'ora 
ricevuto  un'altra  mia  scrittavi  da  Pontone, 

nella 


nj2  Lettere 

nella  quale  avrete    letto   un   sonetto   a  cui 
io  desidero  miglior  fortuna,  che  non  han- 
no avuto   le  altre  cose  mie  con  cotesti  si- 
gnori .  lo  gli  desidererei  tal  fortuna ,  che  non 
si  storcesse  in  mal  senso  e  in  equivoco  al- 
cuna cosa  che  fosse  in  lui  per  altro  inno- 
cente; se  io  non  conoscessi  il  talento  loro 
fatto  a  meraviglia  per  così  fatte  cose .  Ma 
che  diavolo  trovare  quel  così  fatto  equivo- 
co in  quel  passo  :    Si  sbarra  a  te  di  dietro 
la  -via  calcata  ?  Ma  quante  beile  cose  avran 
detto    mai    su    quei  calcata  ?    Dagli   equi- 
voci è  'iene  astenersi .    Ma  coinè  astenersi 
da  così  fatti ,  chi  non  volesse  comporre  per 
costoro ,  per  li  quali  non  farei  che  un  mez- 
zo verso,   non  che  un  sonetto  o  una  can- 
zone?  E  la  ragione   del  Musso   e   Vedrana 
può  ella  essere  più  bella  ?  Dio  buono  !  quai 
teste  avete  voi  mai  fatto  ?  Io  non  intendo 
bene  ciò  ciò  voi  mi  dite  del  mutare  quel- 
le ai  ore,  in  cui  dico  :  E  ancor  non  fie  cfie 
il  vento    disperga  per   V  Arabia   quel  suono 
lamentevole ,   di  cui  tu  hai  riempiuto  V Ita- 
lia? La  maniera  di  dire  che  il  vento  dis- 
perga pel  mare ,  per  l'Arabia  ec.   i  voti  eh© 
§i  fanno  e  i  lamenti  ec.  non  è  nuova.  Si 

uova 


Inedite.  zy3 

trova  in  Orazio  in  Tibullo  come  sapete  ;  e 
quest'ultimo  dice  de' suoi  desiderj:  Votaq. 
adoratos  /erre  per  Armenios  .  Non  vedo  che 
questa  strofe  sia  difficile  da  intendersi,  an- 
zi mi  pare  facilissima .  Tuttavia  voi  a  que- 
st'ora avrete  veduto  l'effetto  che  avrà  fat- 
to in  costoro,  e  me  ne  scriverete.  Addio: 
e' si  vuol  partire  .  Ti  scriverò  da  qui  innan- 
zi più  a  lungo  di  me,  de' miei  viaggi,  e 
di  alcuni  sonetti  che  ho  fatto .  Non  voglio 
mancare  di  dirti  che  in  luo"o  di  eretico  ti- 
ino  ho  messo  siculo ,  perchè  propriamen- 
te il  monte  d'Ibla  in  Sicilia  ne  è  abbon- 
dantissimo .  Ti  piacerà  egli  quel  siculo  in 
quel  luogo?  Saluta  madama,  gli  amici,  ed 


amami . 


To:  XI. 


zy4  Lettere 

RISPOSTA 
D    I 

FRANCESCO   M.A  ZANOTTI 
Vili. 


Bologna   1.  luglio   iyZ'2. 


R 


is pondo  in  fretta  alla  tua  dolcissima 
lettera,  la  qual  tu  m'hai  scritto  da  Ponto- 
ne ,  che  io  oramai  venero  e  stimo  ed  amo 
e  desidero  assai  più  per  la  presenza  e  sog- 
giorno tuo ,  che  non  per  le  vicinanze  o  de- 
gli ameni  Cafii  o  del  superbo  Baldo  o  del 
vago  Sirmione ,  ai  quali  però  parmi  di  aver 
grande  obbligazione  _,  se  essi  col  loro  aspet- 
to ti  hanno  ispirato  così  leggiadro  compo- 
nimento (1) .  O  benedetti  Cafii  !  o  benedetto 
Sirmione  !    Io   già   ne   gli  amo  senza  fine  » 

Per- 
CO  Sonetto  riportato  alla  pag.   137.  T.  I. 


Inedite.  bj5 

Perchè  non  m'ha  ella  permesso  la  mia  for- 
tuna di  poter  esser  quivi  col  mioChecco? 
Dove  però  se  io  fossi  stato  ,  non  mi  sarei 
così  di  leggieri  contentato  di  quel  ripose  , 
come  certamente  non  mi  contento  di  quell' 
oceano;  e  se  a  te  fosse  piaciuto  di  mutar 
luogo  a  quegli  o  ed  e  de'primi  due  versi , 
sarebbe  piaciuto  anche  a  me .  Ma  di  tutto 
questo  ti  scriverò  un'altra  .fiata  .  Or  sappi 
che  l'ode  tua  sopra  la  morte  della  Carrara 
è  piaciuta  molto  e  molto  a  Giampietro ,  il 
il  qual  leggendola  tratto  tratto  fermavasi 
non  senza  meravigliarsi  delle  forme  poeti- 
che e  nuove  che  per  quella  s' incontrano , 
e  riponeva  te  nel  numero  dei  primi  poe- 
ti dell'Italia.  Egli  però  non  si  allontanò 
gran  fatto  dal  sentimento  mio ,  che  già  ti 
scrissi  sopra  i  primi  tre  versi  della  secon- 
da strofe .  Le  mogli  del  fetente  condottier 
gli  piacque  molto ,  non  cosi  a  Vicini  a  cui 
non  bastò  il  verso  di  Orazio  ;  quando  il  tuo 
basta  e  a  mio  fratello  ed  a  me .  Mio  fra- 
tello vorrebbe  che  si  dicesse  :  Né  alleviar 
potean  gli  augelli  garruli }  poiché,  come  egli 
dice,  la  i  dell'alleviar  non  soffre  d'esser 
mangiata  dalla  a  che  siegue .   Tu  puoi  cre- 

S    2  dere 


Cz.nO  Lettere 

dere  se  io  ho  avuto  piacere  a  vedere  che 
l'ode  tua  piaccia  ad  altri  che  ame,  io  che 
le  lodi  tue  desidererei  più  che  le  mie  ,   se 
l'amor   nostro   non  facesse    che   le  tue  mi 
paressero  mie.   Fabri  però  non  l'ha  veduta 
ancora .   Se  io  non  ti  scrivo  né  della  elegia 
tua  né  de' componimenti  miei,  credi  piut- 
tosto  che  io  vi  penso  a  mio  agio  per  ser- 
virti meglio ,  e  non  mai  che  io  non  vi  pen- 
si in  modo  alcuno  ;  che  non  potrei  non  pen- 
sare a  ciò  che  so  esserti  a  cuore .  Come  sa- 
rai giunto  a  Venezia ,  doverai  aver  ricevu- 
to due  altre  mie,    ed  una  il  signor  Bono- 
mo tuo  fratello,  a  cui  mi  raccomanderai  sen- 
za fine.   Algarottino  mio,  io  t'abbraccio  e 
ti  bacio  fin  di  qua .  Amami  tu  come  fai  - 
Sta  sano. 


*o*o* 


Inedite.  ji^j 

DEL    CONTE 

ALGAROTTI 
AL     MEDESIMO 

Venezia  5.  luglio  \rjZ±. 


\ 


O  son  giunta  jer  mattina  dopo  un  felice 
e  dilettosissimo  viaggio  in  Venezia ,  dovó 
ho  ritrovato  una  lettera  tua  per  la  quale 
più  che  per  altro  ho  avuto  caro  di  giunger- 
vi .  Ma  io  sono  stato  alquanto  ingannato , 
che  dove  io  credea  di  ritrovare  una  lette- 
ra tua  lunga ,  e  non  iscritta  cosi  in  fretta 
come  lo  sono  state  le  altre  che  ho  ricevu- 
to da  te  fino  adora,  io  l' ho  ritrovata  scrit- 
ta in  gran  fretta  essa  pure  e  brevissima , 
assai  più  in  verità  che  non  mi  facea  duopo  . 
Ma  Dio  buono  !  non  avrai  tu  mai  finite  co- 
teste  tue  maladette  visite,   sicché  tu  non 

S    3  abbi» 


:iy8  L    K    T    T    E    a    r. 

abbia  tempo  di  scrivere   un   po' a  lungo  di 
te  ad  un  amico  tuo  ,   il  quale  altra  conso- 
lazione ornai  più  non  ha  che  le  lettere  tue? 
Io  ti  priego  quanto  so  e  posso  il  più  di  la- 
re  di  averlo    questo    tempo   da  consolarmi 
un  poco  più,  che  tu  lino  a  quest'ora  non 
hai  fatto.   E  per  cominciare  a  darti  un  buon, 
esempio,  avvegnaché  io  creda  che  tu  non 
possa  avere  così  gran  premura  delle  lette- 
re mie ,   come  io  ho  delle  tue ,   sappi  che 
io  ho  ritrovato  Verona  così  bella  così  vaga 
e  magnifica  ,    ch'ella    ha  passato  d'assai   1' 
aspettazion  mia,   che  per  dir  vero  non  era 
picciola  .  Ella  è  tagliata  dall'Adige  ,  fiume , 
come  sai,  amenissimo,   e  di  acque  sempre 
mai  dovizioso  ed  abbondevole,   il  quale  le 
aggiunge  grand' ornamento   e  ricchezza  per 
lo  comodo  che  leda,  di  trasportare  in  Ale- 
magna  ed  altrove  i  ricchi  prodotti  di  seta , 
di  riso,  di  vini  deliziosissimi,  e  di  marmi 
vaghissimi  e  durissimi,   che  il  territorio  suo 
il    suo  lago    le  sue  colline    e    i  suoi  monti 
producono .   Su  questo  fiume  son  fabbricati 
diversi  ponti  di  marmo  grandi  e  sontuosi, 
i   quali    vagheggiano    varie    parti   della   cit- 
tà e  delle  colline  fruttifere  ed  amene  che 

in 


I    n    £    r>    i    t    e  .  2rg 

in  gran  parte  la  circondano ,  sopra  le  qua- 
li sonovi  bellissime  castella  antiche,  le  qua- 
li non  ad  altro  line  pajono  fabbricate ,   che 
per  mirar   d'alto    la    bella  soggetta  città    e 
la  vasta  pianura  sua ,   e  per  esser  dalla  cit- 
tà e  da'suoi  ponti  mirate  esse  ancora.   Ma 
io  non  avrei  mai  finito   di   dire,  se   io  vo- 
lessi   dirti   tutti    i  comodi    che  dà  alla  sua 
Verona  questo  fiume ,   di  mulini  di  macchi- 
ne per  segare  con  somma  facilità  que'legna- 
mi,   ch'egli  stesso  vi  porta  sul  dorso  e  qua- 
si spontaneamente,  e  di  mille  tali  altre  co- 
se assai  •   Non  minore  ornamento  le  aggiun- 
gono le  pitture,   che  ella  ha  in  gran  copia 
del  suo  Paolo,  del  suo  Brusasorzi,   pittore 
degno  in  verità  di  maggior  romore  e  fama 
che  egli  non  ha  per  avventura  conseguito , 
e  di  molti  altri  valenti  figli  suoi  ;   e  le  fab- 
briche moderne  che  vi  sono  in  gran  numero 
del  suo  Michele  Sanmicheli,  architetto,  che 
per  la  vaghezza  e  simmetria  delle  opere  sue , 
per   lo  candore    e  per   lo  gusto  suo  antico 
romano  non  la  cede  punto  ai  Palladj  ai  San- 
sovini  ai  Barozzi  ai  Serlj  ,   e  a  quegli  altri 
nomi   illustri    e   famosi   de' quali   l'Italia    è 
piena.  Lascio  stare  l'antico  anfiteatro  ,  ino- 

S    4  nu- 


c8o  Lettere 

numento  e  testimonio  wo  del  valore  e  elei- 
la  prisca  magnificenza,  e  gli  altri  pezzi  d' 
antichità  che  s'incontrano,  si  può  dire,  a 
oiascnn  passo,  e  le  mura  sue  grossissime  e 
superbissime,  ed  altro  che  fa  abbastanza  fe- 
de della  grandezza  e  dello  splendore  degli 
Scaligeri  suoi .  Ma  che  ti  dirò  delle  statuo 
ch'ella  ha  consecrate  a  quei  nomi  sì  cari 
alla  fama,  de'Catulli  de'Gornelj  de'  Macri 
de'Plinj  de'Fracastori  suoi,  le  quali  io  ho 
venerate  e  inchinate  cerne  cose  sante  ?  A 
tutte  queste  cose  risponde  la  cortesia  som- 
ma, l'amore  alle  lettere ,  lo  spirito  allegro 
e  vivo  de' cittadini  suoi.  In  somma,  io  ti 
dico ,  se  io  dovessi  e  fosse  in  mano  mia  lo 
scegliermi  alcuna  città  per  mio  soggiorno, 
che  io  da  Bologna  in  fuori,  di  cui  mi  fa- 
cea  anco  sovvenire  in  alcun  luogo  ,  mi  scio- 
glierei Verona ,  avvegnaché  senza  line  pia- 
ciuta mi  sia  anco  Vicenza,  e  principalmen- 
te per  la  sontuosità  e  bellezza  de' suoi  pa- 
lagi e  delle  sue  fabbriche ,  delle  quali  l'ha 
adornata  sovra  ogni  altra  il  suo  Palladio , 
mandato ,  cred'  io ,  da  quegli  antichi  valenti 
Greci  e  da  quel  padre  dell'architettura  VU 
truvio  a  mostrare  altrui ,  e  fare  scorgere  1q 

splen- 


Inedite.  ;>8t 

splendore  e  la  chiarezza  di  questa  bella  e 
divina  arte  .  Il  suo  tenitore-  per  altro  fertile 
ed  amenissimo  fa  egli  fede  altresì  del  va- 
lore di  questo  divino  uomo,  come  quello 
che  delle  opere  sue  è  tutto  sparso  ed  arric- 
chito. Ma  più  d'ogni  altra  cosa  ne  fa  fe- 
de la  casa  sua  fabbricatasi  in  Vicenza  da 
lui  medesimo ,  la  quale  non  la  cede  in  va- 
ghezza per  conto  niuno,  e  in  leggiadria  al 
sepolcro  del  Sansovino  fattosi  pure  da  luì 
stesso  in  san  Geminiano  ,  che  noi  vedem- 
mo, se  ben  ti  ricorda,  allorché  insieme  ari- 
davam  cercando  e  venerando  i  monumen- 
ti del  secol  d'oro.  Fin  qui  ho  detto  del 
mio  viaggio,  del  quale  io  ti  direi  che  nul- 
la altro  mi  rimane  adirti,  se  e' non  mi  ri- 
manesse ,  che  a  Verona  io  ho  dovuto  fare 
un  sonetto  per  la  prima  volta  che  la  signo- 
ra contessa  Zenobia,  o  vogliam  dire  Zano- 
bria,  andò  a  un  suo  deliziosissimo  casino  pò* 
sto  sopra  un  amenissimo  colle  (1);  sopra  il 
qual  sonetto  io  desidero  che  tu  ,  come  suo- 
li fare,  voglia  dirmi  il  giudizio  tuo,  e  dir- 
mi principalmente  se  quella  esornazione  del 

collo 
(1)  Riportata  alla  pag.   i53.  del  T.  I. 


U&2  L      E     T     T     E     11     E 

colle  che  empie  i  quadernari ,    serva  a  far 
risplender   maggiormente    la  gita   a   questo 
colle  della  Zenobia,   che  è  l'argomento  del 
sonetto  ;    quasi    che  si  dicesse  :    Quel  colle 
il  quale  avea  tanti  pregi  e  tanti  motivi  per 
non  cederla  a  quelli  d'Ida,  allora  solo  s'in- 
superbì   e  non   volle   più  cedergliele ,    che 
Zenobia  ec.  Questo  vorrei  che  tu  mi  dices- 
si ,  e  le  altre  cose  ancora  che  tu  potessi  tro- 
varvi entro,    che  non  saranno  poche,  che 
non  ti  piacessero;  se  per  esempio  ti  piace 
l'ultimo  verso,  se  ti  piace  queìì'a  mano  a 
mano  ,    e  quell'acre  di  carolle  (1)    ec.   Tu 
vedi  che  io   in  questo  mio  viaggio  non  sono 
stato  in  ozio  del  tutto  ;   e  se.  io  ne  fossi  af- 
fatto contento,  come  non  lo  sono  né  me« 
no    in  parte  ,    io  te  ne  manderei   pure  un 
altro  fatto  là  dove  fu  fatto  quel  primo  che 

tu 

(1)  Il  secondo  quaderno  di  quel  sonetto  era 
allora  scritto  nel  seguente  modo  : 

Quel,   su  la  cui  fresca  odorosa  e  molle 
Erbetta  il  fior  delle  Napée,  montano 
Nume  e  silvestre  ,  i  balli  a  mano  a  mano 
Guida  ,  e  mille  amorose  altre  carolle  ec. 


INEDITE.  s83 

tu  avesti  ;  nel  quale  non  so  se  stesser  me- 
glio i  due  primi  versi  così  : 

O  di  selve  e  di  ninfe,  o  d'odorate 
Erbe  e  di  fonti  Baldo  padre ,  o  monte . 

Queir  oceano  non  so  perchè  ti  dispiaccia  ; 
se  me  ne  scriverai ,  mi  farai  gran  piacere . 
Chi  in  luogo  di  ripose  dicesse  trasportò , 

Qui  trasportò  da   Cipro  i  doni  suoi , 

parrebbemi  che  quella  parolaccia  trasportò 
non  avesse  molta  grazia.  Cava  un  po'tu 
una  vaga  e  leggiadra  parola  che  stia  bene 
in  quel  luogo ,  da  quella  tua  di  grazie  e  di 
veneri  miniera  alta  ed  inesauribile  .  Che  poi 
per  altro  piaciuto  ti  sia ,  piacemi  oltremo- 
do ,  e  tanto  più  piacemi  quanto  che  quan- 
do le  cose  mie  son  piaciute  a  te,  panni 
eh'  elle  sien  piaciute  a  tutto  il  mondo  .  Del- 
la canzone  mia  io  t'ho  scritto  da  Vicenza, 
e  già  avrai  ricevuto  la  lettera  in  cui  io  te 
ne  scriveva,  il,  vero  che  vi  potrebbe  esse- 
re equivoco  in  quella  maniera  di  dire,  che 
il 'vento  debba  portare  per  V  Arabia  ec. ,  ma 
panni  che  chi  ha  l'orecchia  avvezza  a  que 
modi  di  dire  de'Latini  : 

Musis 


£84  Lettere 

Musis  amicus  tristitiam  ,  et  m e tinti 
Tradam  protervis  in  mare  creticum 
Portare  ventis  etc. 

esimili  altri,  non  vel  trovi  l'equivoco.  Pu- 
re sappi  che  io  m'accheto  più  a  tuia  paro- 
la tua ,  che  a  tutte  le  ragioni  che  a  me 
potesser  parere  in  contrario;  e  so  che  co- 
sì adoperando  io  certamente  non  m'ingan- 
no .  Che  poi  alleviar  sia  di  quattro  sillabe 
io  me  ne  meraviglio  forte ,  tanto  più  che 
una  volta  in  un  mio  sonetto  io  posi  que- 
sta parola  come  di  tre ,  che  io  recitai  a 
tutti  cotesti  poeti,  et personne  ne  vi  en  dib 
mot.  Tutti  i  miei  si  raccomandano  a  te  sen- 
za fine  ;  lo  stesso  fa  la  signora  Diana  ed  il 
principe  della  Torella ,  a  casa  il  quale  io 
anderò  a  pranzo  domattina .  Nessuno  il  fa 
più  di  me,  il  quale  son  più  cosa  tua  che 
non  lo  sei  tu  medesimo  .  Io  ti  priego  ad 
amarmi ,  a  ricordarti  talora  di  me ,  e  a  scri- 
vermi di  te ,  e  dei  modo  della  vita  tua  che 
tieni  ora .  Io  ti  priego  altresì  a  raccoglierò 
le  composizioni  tue  il  più  tosto  che  puoi . 
Ti  priegherei  anco  a  dirmi  alcuna  cosa  deh 
la  mia  elegia,  se  io  già  a  quest'ora  non  ti 

avessi 


Inedite.  a85 

avessi  pregato  di  troppo  più  cose  che  per 
avventura  non  facea  mestieri .  Addio  ,  ami- 
co mio  dolcissimo ,  sta  sano  ed  amami . 

*0*  0*0*0*0*0*0*0*0*0*0*0* 
D    l 

FRANCESCO   M.A  ZANOTTl 

AL     CONTE 

ALGAROTTI 


X. 


Bologna  1.  luglio  iy32« 

IO  vi  scrivo  due  giorni  prima  che  la  po- 
sta parta,  non  confidandomi  di  poter  far- 
lo ,  almeno  con  assai  libertà ,  il  giorno  stes- 
so che  essa  sarà  per  partire  ;  perciocché  og- 
gi io  dovrò  andare  a  Russo  con  Fabri  e  con 
madama }  la  quale  ancorché  mi  lasci  tanto 

di 


a86  L     E     T     T     2     H     È 

di  ozio  da  potermi  stare  in  casa  quasi  tut* 
te  le  sere ,  non  però  tanto  me  ne  lascia 
da  potermi  così  di  leggieri  starmi  in  città , 
andando  essa  in  villa.  Non  so  perchè  Ghe- 
dini  esso  pure  non  venga  ;  ma  forse  egli 
ha  occupato  le  sere;  ed  io  sarò  l'amante 
da  campagna  .  Voi  sapete  come  il  mondo 
va,  e  che  niuno  può  essere  omnium  liora- 
rum .  Infatti  di  tutta  là  mattina  a  me  non 
ne  tocca  niente  :  io  comincio  a  regnare  all' 
ora  del  pranzo ,  e  tramonto  insieme  col  so- 
le. Voi  avete  qui  in  poco  quasi  un'imma- 
gine dello  stato  a  cui  son  condotti  i  miei 
dolci  affari ,  il  quale  sarebbe  anche  miglio- 
re, se  io  curassi  certe  espressioni  che  ora- 
mai più.  non  desidererei,  quand'anche  le 
credessi  vere  .  Egli  è  però  una  gran  pena 
il  sentirsi  dir  sempre  ciò  che  non  può  cre- 
dersi mai .  Ma  tornando  al  proposito ,  voi 
vedete  che  essendo  io  in  villa ,  le  vostre 
lettere  per  uno  o  due  ordinarj  non  mi  po- 
tranno esser  recate  senza  pericolo  o  di  es- 
ser lette  da  altri  che  da  me,  o  di  cadere 
in  sospetto  quando  non  lo  siano ,  ed  ancora 
di  essere  aperte  ;  il  perchè  pregovi ,  se  avete 
che  scrivermi  intorno  la  cattedra  di  Pado- 
va 


Inedite.  287 

va  (che  vorrei  ne  aveste,  perchè  ogni  <3* 
mi  invoglio  più  di  uscire  di  questo  paese 
e  venire  a  voi  )  non  solo  il  mi  scriviate  in, 
carta  separata  ,  ma  anche  per  modo  che  non 
facilmente  possa  intendersi  fuor  che  da  me  ; 
il  che  quando  vi  dia  l'animo  di  saper  fa- 
re, potete  anche  scriverne  nella  lettera  stes- 
sa; intorno  a  che  userete  l'ingegno  vostro, 
del  quale  più  mi  confido  che  del  mio .  L' 
altra  mattina  mi  portai  alla  libreria  di  san 
Michele  in  Bosco  ,  e  copiai  dodici  sonetti 
del  Ronsardo  i  qu^Ii  vi  mando  ;  e  più  ve 
ne  manderei,  se  avessi  avuto  o  miglior  te- 
sta o  più  tempo  ;  che  non  poca  ora  biso- 
gnò spendere  a  trovare  il  libro ,  che  non 
era  notato  in  alcun  indice ,  e  che  quei  re- 
ligiosi non  sapeano  pur  che  vi  fusse  .  Io  co- 
piai questi  dodici  sonetti  che  vedrete ,  e 
che  mi  vennero  sotto  l'occhio  e  mi  parver 
belli  ;  ma  forse  che  non  saran  dei  miglio- 
ri, quantunque  così  belli  sieno  a  mio  giu- 
dicio,  che  di  poco  credo  avermi  potuto  in- 
gannar la  sorte  che  me  gli  ha  posti  dinan- 
zi agli  occhi.  Vedrete  voi  se  il  Boileau  po- 
teva dire  di  questo  poeta  un  poco  meglio 
che  ^gli  non  ha  fatto  .  Vedrete  come  è  gra- 
ve 


288  Lettere 

ve   insieme   e   semplice   il   primo  sonetto  : 
Quando  questi  begli  occhi  vii  daranno  sen- 
tenza di  morte.    Qiiand  ces  beaux  yeux  ju- 
geront  que  je  meure .   Non  vi  par  grazioso  ? 
jé'l'autre  bord  de  la  rive  meilleure ,  come 
è  lene  questo  verso  !  come  altresì  l'ottavo! 
come  in  somma  tutto  il  sonetto  !    Vedrete 
che  spirito    è   nel  terzo ,    e   come  grave    e 
poetico  sia  l'ottavo;   come  sincero  il  quar- 
to, come  vago  e  leggiadro  il  settimo  il  de- 
cimo il  duodecimo .  Ma  che  scrivo  io  a  voi 
questo ,  quasi  che  non  siate  per  veder  tut- 
to da  voi  stesso,  o  più  tosto  non  siate  per 
iscriverne   a   me   che  ve  ne  priego  quanto 
posso?  Siccome  ancora  vi  priego  a  credere 
che  siccome   non   ho  lasciato    di  mandarvi 
dei    sonetti   del  Pionsard ,    cosi   subito   che 
sarò  tornato  in  città,  e  sarò  fuori  di  quel- 
la benedetta  accademia  che  voi  sapete,  non 
lascierò    di  scrivervene   dei  miei  per  quel- 
la edizione  alla  quale  mi  condannaste  ;    se 
già  non  vi  foste  piegato  alquanto  a  miseri- 
cordia. Per  la  prima  occasione,  se  la  tro- 
verò presta ,  vi  manderò  l' Orazio  col  Lam- 
bino  ;  se  non ,  vel  manderò  pure  a  qualche 
modo .  Non  so  donde  avvenga  che  io  non 

so 


Inedite.  a8g 

so  scrivervi  breve  ;  ma  egli  mi  pare  scriven- 
dovi di  parlar  con  voi ,  e  quando  lascio  dì 
scrivervi,  mi  sembra  che  io  da  voi  m'al- 
lontani ,  il  che  far  non  posso  senza  tanto 
mio  dispiacere  quanto  potete  credere,  aman- 
dovi io,  come  fo;  che  certo  non  v'ha  per- 
sona che  io  ami  più .  Di  qua  tutti  vi  salu- 
tano ,  fuori  però  Vicini  il  quale  è  a  Moda- 
na,  e  forse  non  tornerà  più.  L'abate  Va- 
selli è  venuto  qua ,  ed  è  alloggiato  in  ca- 
sa il  dottor  Gabriello .  Alla  fin  d'agosto  si 
aspetta  il  frate .  Vedete  che  la  pazzia  è  co- 
me le  ciance  del  senatore  Segni ,  voglio  di- 
re che  non  finisce  mai .  Algarottino  mio  , 
state  sano ,  e  crederò  di  esserlo  ancor  io . 
Al  signor  conte  Vezzi  raccomandatemi ,  e 
al  signor  abate  Conti  e  alla  signora  Luisa , 
ma  più  a  vostro  fratello  ed  a  vostri  cogna- 
ti e  sorelle  ed  a  voi  stesso . 


To:  XI.  T 


i^yo  Lettere 

DEL    CONTE 

ALGAROTTI 
AL     MEDESIMO 

XI. 


Venezia  xz.  luglio  iy32. 

V^/uali  grazie  non  debbo  io  renderti,  e 
quale  infinito  obbligo  non  ti  ho  io ,  di  aver- 
mi con  la  cara  ed  umanissima  e  desidera- 
tissima  lettera  tua  fatte  avere  quelle  dodi- 
ci ,  non  so  se  io  dica  perle  gemme  o  teso- 
ri ,  ma  certo  preziosissime  e  rarissime  co- 
se ?  O  benedetta  terra ,  onde  sì  chiaro  in- 
gegno al  mondo  nacque  !  Ma  che  soavità , 
che  verità,  che  affetti,  che  lumi  poetici, 
che  immagini  !  così  che  egli  non  mi  pare  in 
niuna  di  queste  cose  inferiore  al  Bembo, 
nel  vezzo  e  nella  grazia  e  in  una  certa  di- 
licatezza  e  vaghezza  di  pensare  mi  pare  su- 

pe- 


Inedite.  sgt 

periore  a  lui ,  e  quasi  quasi  direi  a  quel 
nostro  principe  e  maestro  della  toscana  li- 
ra  ii  Petrarca . 

O  bel  aeil  bruii ,  que  jc  sens  dedans  Vaine , 
Tu  mas  si  bien  allume  de  tti  fiamme , 
Qii  un  autre  oeil  verd  11  en  petit  e  tre  vaiti' 
queur  . 

'JSy  de  son  chef  le  trèsor  crespelli , 

Ny  de  son  ris  fune  e  V  autre  fossette , 
JXy  le  reply  de  sa  gorge  grassette , 
JSy  son  mentori  rondement  fondai  ec. 

Quel  plaisir  est-ce ,  ainsois  quelle  merveille , 
Qitand  ces  cheveux  troussez  dessus  Voreille 
Z) une  P^enus  imitent  la  facon  ? 

E  cose  altre  simili  parmi  che  rare  volte  ne' 
nostri  Italiani  le  veggiamo ,  e  che  sentano 
dell' Anacreonte  e  di  quella  antica  grazia 
greca  anzi  che  no  •  O  benedetto  sii  tu  che 
tal  tesoro  mandato  mi  hai ,  il  quale  quan- 
te volte  abbia  letto  insieme  con  la  dolcis- 
sima lettera  tua  io  noi  ti  dirò  certamente . 
E  mi  parea  leggendo  que'sonetti  e  con  loro 

T   2  la 


aga  L    k    t    t    t.    n.    e 

la  lettera  tua  di  non  esser  ancora  per  quel 
felice  tempo  passato,  ma  esservi  e  starna- 
vi più  che  giammai  in  mezzo,  quando  noi 
leggevamo  insieme  monumenti  ricchi  ed 
apertissimi  dell'antico  valore,  i  Virgilj  i  Ca- 
tulli  i  Lucrezj  gli  Albj  gli  Orazj ,  e  que'più 
vicini  a  noi  non  meno  divini  di  quegli  an- 
tichi ,  i  Flaminj  i  Sannazzari  i  Petrarchi  i 
Bembi  i  Fracastori .  Delle  novità  della  cit- 
tà nostra  non  mi  saprei  che  scriverti  ;  per- 
chè sono  in  campagna  quasi  tutti ,  e  mas- 
sime quelli  che  soglion  talora  darmene  no- 
vella. Da  qui  innanzi  né  meno  te  ne  scri- 
verò ,  che  vado  io  medesimo  domattina  a 
Padova.  Ma  che?  Il  mondo  è  assai  bene 
incamminato ,  e  anderà  da  per  lui  medesi- 
mo ,  avvegnaché  noi  non  ne  siamo  infor- 
mati .  Tuttavia  non  mancano  certamente  di 
quelli ,  i  quali  gli  danno  continuamente  e 
moto  ed  impulso ,  acciocché  questa  ruota 
giri  sempre ,  e  quello  che  era  in  su ,  co- 
me si  suol  dire,  venga  all'ingiù.  Ti  darò 
bene  una  nuova  la  quale  è  stata  più  nuo- 
va per  me,  che  non  lo  sarà  stata  per  te, 
se  pure  hai  ricevuto  una  lettera  mia  la 
quale   io   ti  scrissi   l' ordinario  passato  .   In 

questa 


Inedite.  2^3 

questa  lettera  v'era  un  sonetto  fatto  a  Ve- 
rona ,  in  cui  si  trova  ciò  che  non  si  è  giam- 
mai trovato  in  verun  sonetto  di  qualunque 
autore  egli  si  sia  ,  cioè  carole  con  due  l 
che  va  a  rima  con  estolle,  colle,  e  molle. 
Non  ti  par  questa  bella  cosa  assai  ?  Ma  buon 
per  me  'che  ho  corretto  quel  quadernetto 
così  : 

Quel  su  le  cui  vario -dipìnte  zolle 
Il  pruno  fior  de  le  napee ,   montano 
JNume  e  silvestre,  i  balli  a  mano  a  mano 
Guida,  e  su  V erba  odorosetta  e  molle  ec. 

Ora  tu   il  vedrai ,    e  me  ne  scriverai .    Mi 
scriverai  anco  di  quell'oceano  e  di  quel  ri- 
pose  e  della  canzone ,    se  ti  piace  .    Scrivi 
a  Venezia ,    che  lettere   mi  saran  mandate 
a  Padova .  Se  tu  volessi  scrivere  alcuna  co- 
sa a  Volpi ,    indrizza  la  lettera  a  me ,  che 
questa   mi   servirà    di   motivo    di    conoscer 
quest'uomo  caro  alle  muse,    se  prima  per 
altra   ventura   non   l'avessi  conosciuto.    Io 
non    ti  scrivo  più  a  lungo  ,    che   ho  mille 
cose   a  fare   per  questo   mio  gran  viaggio . 
11    mio   fratello    il  conte  Vezzi   il   principe 
T    3  della 


ag4  L    e    t    t    e    n    E 

della  Torella  i  Meratti  tutti  ti  si  raccoman- 
dano .  A  madama  i  miei  rispetti .  A  Fabri 
che  tu  dì  esser  costà  teco ,  fa  legger  que- 
ste due  righe  . 


F abrino  mio . 


_Lj  A  moltiplicità  delle  cose  che  ho  a  faro 
non  mi  lascia  tempo  di  scriverti  a  lungo , 
come  io  vorrei.  Ma  l'amor  mio,  e  la  pre- 
mura che  io  ho  che  tu  sii  certo  che  io  t' 
amo  ,  e  che  ho  ricevuto  una  umanissima 
lettera  tua  con  un  leggiadrissimo  tuo  sonet- 
to, opera  e  lavoro  delle  grazie,  vuole  che 
io  ti  scriva  così  come  io  posso .  Io  ti  rin- 
grazio adunque  e  dell'uno  e  dell'altra;  le 
quali  cose  io  ho  avuto  care  così ,,  come  non 
ti  spiegherei  giammai  abbastanza  per  lunga 
lettera  che  io  potessi  scriverti .  Stasano  ed 
amami  come  fai  « 


Inedite;  ag5 

D    I 

FRANCESCO    M.A  ZANOTTI     . 

AL     CONTE 

ALGAROTTI 
XII. 


Bologna  i5.  luglio  i^32. 

J\-  tre  vostre  lettere  ho  da  rispondere , 
l' una  delle  quali  scriveste  da  Vicenza  al 
primo  di  luglio ,  l' altre  due  da  Venezia 
l'una  a' 5.  e  l'altra  a' 12.;  il  che  farò  sen- 
za ordine  _,  per  farlo  più  brevemente  ,  ma 
non  senza  però  cominciar  dalla  prima  ,  la 
cui  brevità  non  mi  lascia  parer  brevi  le 
mie ,  comechè  la  seconda  delle  vostre  vo- 
glia farmelo  credere  con  troppo  gentili  ed 
amorevoli  espressioni .  Ma  venendo  alla  pri- 
ma delle  vostre  ,    dicovi   che  tale   effetto 

T    4  han-. 


2g6  L    e    t    t    e    n    r. 

hanno  fatto  in  Fabri  e  in  Giampietro  i 
primi  tre  versi  di  quella  seconda  strofe  , 
quale  io  temeva  che  far  dovessero  ;  quan- 
tunque Fabri  né  i  versi  intendesse,  né  la 
spiegazione  che  io  gli  feci  di  loro ,  se  non 
che  molto  tardi.  Ma  voi  sapete  che  uomo 
egli  è,  più  atto  a  compor  bene  egli,  che 
a  far  giudizio  di  ciò  eh'  altri  componga  ; 
benché  in  questo  caso  parmi  che  egli  non 
si  partisse  niente  dal  vero  ,  giudicando  la 
canzon  vostra  vaghissima  e  leggiadrissima  ; 
il  qual  giudizio  acciocché  egli  potesse  esten- 
dere eziandio  a  que'  tre  versi  che  ne  pa- 
revano da  lui  esclusi ,  io  non  ho  lasciato 
di  pensar  meco  stesso  come  ciò  far  si  po- 
tesse ;  e  vedete  qual  mutazione  m' era  ve- 
nuta nell'  animo  : 

E  non  fia  mai  che  al  vento 
Nembo  di  si  gran  doglia 
Spargasi,  e  cessi  il  grave  aspro  lamento, 
Ond'  hai  già  piena  Italia  ? 

La  qual  mutazione  leverebbe  ancora  quel 
suon  d'alto  lamento,  che  stando  bene  in 
questo   luogo ,   non   poteva   star    così  ben© 

in 


Inedite.  297 

in  queir  altra  strofe  dove  esso  è  ripetuto  . 
Ma  voi  vedrete  .  Fin  qui  alla  prima  dello 
vostre  lettere ,  rispondendo  alla  quale  par- 
mi  di  aver  risposto  anche  alla  prima  par- 
te della  seconda  ,  la  qual  parte  invero  è 
piena  dell'amor  vostro,  che  io  ho  già  co- 
nosciuto abbastanza;  ma  l'averne  sempre 
nuovi  indizj  mi  è ,  e  mi  sarà  sempre  ca- 
ro ,  e  tanto  più  che  poco  altro  ho  al  mon- 
do .inde  consolarmi  j  cosi  molte  e  gravi 
sono  le  noje  che  io  soffro  da  qualche  tem- 
po ;  e  so  che  se  voi  vedeste  talora  le  on- 
de dell'  animo  mio  ,  mi  compatireste  .  Ma 
lasciamo  le  cose  malinconiche  .  La  secon- 
da parte  della  vostra  lettera  mi  ha  fatto 
veder  Verona  ;  così  l'avete  descritta  bene, 
che  quasi  più  non  desidero  di  vederla,  se 
non  se  rileggendo  più  e  più  volte  il  vo- 
stro foglio .  E  credo  che  a  così  vaga  e  leg- 
giadra e  bella  ed  ordinata  città  ,  cui  han- 
no tanto  nobilitata  e  il  Caliari  e  il  Bru- 
sasorzi  e  il  Sanmicheli  ,  e  quello  ancora 
il  quale  non  so  perchè  avete  tralasciato , 
Claudio  Ridolfi ,  altro  non  mancasse  per 
ultimo  pregio  ,  che  essere  cosi  vagamente 
descritta  come  è  stata  da  voi .  Vicenza  glie- 
ne 


2g8  li     E     T     t     r     R     É 

ne  dovrà  avere  invidia  ,  e  massimamente 
a  quel  colle  che  voi  avete  onorato  col  so- 
netto vostro  ;  il  qual  sonetto  molto  dee  per 
mio  giudicio  a  quella  esornazione  ,  che 
riempie  con  bellissimo  artifizio  i  due  qua- 
derni ;  ma  voi  sapete  che  questi  artifìzj  si 
usan  da  pochi ,  e  da  meno  si  gustano  ;  e 
noi  qui  in  Bologna,  quando  voi  ci  erava- 
te ,  ce  gli  solevamo  godere  da  noi  due  . 
La  parola  carolle  che  è  dispiaciuta  anche 
a  voi ,  ha  fatto  gran  danno  al  secondo  qua- 
derno appresso  Fabri ,  e  per  quanto  ho  po- 
tuto accorgermi,  anche  appresso  Giampie- 
tro .  Io  che  sono  strano  nei  miei  giudizj , 
non  lasciando  di  disapprovar  la  parola  ca- 
rolle,  disapprovo  anche  più  quell'altre,  che 
mostra  i  balli  e  le  carole  essere  due  diffe- 
renti generi ,  che  per  quanto  credo  non 
sono .  Meno  di  fastidio ,  anzi  nulla  mi  ha 
dato  Va  mano  a  mano  .  Piuttosto  mi  da- 
rebbe fastidio  il  dire  il  fior  delle  napee , 
montano  nume  e  silvestre;  che  se  nume  è 
aggiunto  sa  fior  delle  napee,  non  mi  piace 
il  dire  che  il  fior  delle  napee  sia  nume; 
e  se  non  è  aggiunto ,  che  cosa  è  ?  Né  que- 
sta mia  offensione  si  leva  dal  quaderno  phe 

mi 


INEDITE.  p,q<y 

mi  avete  trascritto  nell'  ultima  lettera  .  - 
stra,  nella  quale  il  zolle  non  mi  piace,  ciie 
non  credo  significhi  cosa ,  sopra  cui  co- 
modamente si  balli .  Trariodipinte  ancora  è 
bell'aggiunto,  ma  lo  terrei  per  un/ oda.  Il 
dir  poi  che  si  danzi  dalle  napee  su  le  zol- 
le e  sull'  erba ,  parmi  non  detto  natural- 
mente, quando  voglia  dirsi  su  l'erbose  zol- 
le; ma  queste  cose  non  fanno  che  il  vo- 
stro sonetto  non  mi  piaccia  molto,  e  l'ul- 
timo verso  ancora,  di  cui  non  so  perchè 
dubitiate,  che  quantola  me  par  bellissimo. 
Il  desiderio  che  ho  ayuto  che  il  secondo 
quaderno  mi  piaccia  come  il  restante ,  m' 
ha  fatto  pensar  sopra  lui  ,  e  come  sapete 
che  avviene,  nel  pensarvi  m'ò  venuto  fat- 
to alcun  versacelo,  che  così  com'è  voglio 
scrivervi  qui  : 

Quel  su  cui,  come  A poi lo  e  Cinzia  volle, 
Guidati  leggiadri  balli  a  mano  a  mano 
Ninfe  silvestri  e  Pan ,   nume  montano , 
Di  leggiadri  fior  cinti  e  a"  erba  molle . 

La  repetizione  del  leggiadri  vi  farà  ben  co- 
noscere  che  questo  quaderno  non    è  ripu- 
lito ; 


Zoo  Lettere 

lito  ;  ma  se  egli  lo  fosse  da  -poi ,  forse  che 
acquisterebbe  quella  vaghezza  che  non  ha . 
In  quell'altro  sonetto  vostro:   O  di  selve  ec. 
che   molto    è   piaciuto    a  Giampietro  ,    voi 
avete  mutato  benissimo  ne'  due  primi  ver- 
si rinterjezione  o  e  la  particella  e.  La  pa- 
rola oceano   non   so  se   mai  siasi  usata    da 
alcun  poeta ,  se  non  accorciandola  con  fa- 
re  ocean  ,    o    facendo   lunga    la  penultima 
sillaba  ,    nel  qual  caso  la  e  non  mangia  la 
a t  come  in  quel  verso:   L'oceano  gran  pa- 
dre   delle   cose .    E   1'  uso    è    forse    nato    di 
qui ,    che  facendo  oceano   con   la   a  breve 
e  di  tre  sillabe ,   bisogna  fare  una  elisione 
violenta  e  che  offende  l'orecchio.    Tutta- 
via s«  voi  avete  esempio ,  valetevene  come 
vi  piace.  Io  approvo  la  mutazione  del  ere- 
tico  in  siculo  ;    non  così    quella   del  ripose 
in  trasporto,    che  né  l'uno,  nò  l'altro  mi 
piace  per  quella  ragione,  per  cui  non  pia- 
ce  a  voi  .    Io    direi  piuttosto   recò  ,    e  per 
compiere    il  verso    non  avrei   difficoltà    di 
far  reconne .  Ben  direi  poi  : 

Qui  da   Cipro  reconne  i  doni  suoi 
Venere  Pafia ,  qui  Bacco  ridente . 

Che 


Inedite.  Zgì 

Che  né  Pajìa  mi  dispiace  ,  né  la  omissio- 
ne della  congiunzione  e  ;  quantunque  Giam- 
pietro pare  che  legga  più  volentieri:  e  qui. 
Ho  già  risposto  allo  seconda  vostra  lettera , 
e  così  senza  accorgermene  anche  all'ultima 
parte  della  terza  ,  della  quale  farò  leggere 
a  Fabri  quella  parte  che  gli  tocca,  quando 
il  vedrò .  Piacenti  che  i  dodici  sonetti  che 
tanto  a  me  piacquero  ,  sieno  piaciuti  anche 
a  voi  ;  quantunque  per  lo  paragone  che  voi 
fate  col  Petrarca  e  col  Bembo ,  io  tema 
così  un  poco  che  più  vi  piacciano  ancora 
che  a  me .  Se  insieme  fussimo  ,  ne  parle- 
remmo lungamente;  e  forse  che  ciò  avver- 
rà ,  se  quelle  ruote  del  mondo  gireran  be- 
ne .  Quanto  mai  vi  sono  obbligato ,  Alga- 
rottino  mio  !  Io  vi  dico  con  verità  ciò  che 
suol  dirsi  per  complimento,  che  io  mi  con- 
fondo in  pensando  a  quel  tanto  che  io  vi 
debbo  ;  ma  credete  che  io  con  l'animo  e 
con  l'amore  vi  corrispondo  ;  ed  acciocché 
conosciate  che  io  gradisco  sommamente  e 
l'affetto  e  l'opera  vostra,  vi  prego  quanto 
so  e  posso  e  dell'uno  e  dell'altra.  Io  non 
sono  più  a  Russo,  donde  venni  venerdì  per 
l'accademia  che  poi  s'è  fatta  jeri  mattina, 

e  donde 


3o2  Lettere 

e  donde  oggi  deve  venne  madama,  a  cui 
è  tornata  la  ternana  .  Tenetemi  raccoman- 
dato al  sig.  co:  Vezzi,  il  qual  mi  maravi- 
glio che  non  abbia  avuto  una  lettera  cho 
io  gli  scrissi  ordinarj  sono ,  ringraziandolo 
delle  tante  cortesie  che  egli  costì  mi  ha 
fatto.  Se  egli  veramente  non  l'ha  avuta, 
ringraziatelo  a  nome  mio,  ed  anche  se  l'ha 
avuta .  A  Volpi  non  ho  che  scrivere  ;  ma 
voi  avete  da  comandarmi ,  e  valervi  del 
nome  mio  dovunque  creder  possiate  che 
esso  possa  valervi  ;  ma  egli  non  vai  nien- 
te ,  e  voi  non  ne  avete  bisogno .  Tuttavia 
mi  farete  favor  grande  ,  se  lui  saluterete 
a  nome  mio,  e  a  me  conserverete  l'amor 
vostro.  Addio.  Addio.  Questa  vi  ho  scrit- 
to con  tanta  fretta  ,  quanta  non  potete  cre- 
dere ,  così  che  né  meno  ho  potuto  rileg- 
gerla ;  ma  voi  ve  ne  sarete  ben  accorto  y 
Addio  t  Algarottino  mio  . 


Inedi    te.  3o3 

BEL    CONTE 

ALGAROTTI 

AL     SIGNOR 

FRANCESCO    M.A  ZANOTTI 
XIII. 


Padova  21.  luglio  ijZz. 


U, 


na  vostra  dolcissima  ed  umanissima ,  e 
ciò  che  io  più  volea,  lunga  lettera  ho  ri- 
cevuto da  poi  che  io  sono  in  Padova ,  alla 
quale  io  non  ho  risposto  prima  ;  percioc- 
ché io  l'ho  avuta  in  tempo  ch'egli  era  im- 
possibile rimandar  la  risposta  a  Venezia 
sabbato  scorso ,  e  molto  meno  era  possibi- 
le farvela  avere  ;  e  con  essa  ne  ho  anco 
ricevuta  un'altra  per  lo  signor  Volpi,  di 
cui  io  vi  ringrazio  senza  fine  ,  e  più  mi 
estenderei  con  parole   a  ringraziarvi,    se  i' 

ami- 


3(>4  L      E      T      T      K      R      F. 

amicizia  nostra  il  comportasse .  Io  gliela  ho 
resa  questa  mattina,  ed  egli  l'ha  ricevuta 
come  cosa  che  li  venisse  da  te ,  che  vale 
a  dire  da  un  uomo  amicissimo,  e  che  e°li 
stima  tanto  quanto  sai  pur  tu  che  egli  ti 
stima.  Io  l'ho  ritrovato  in  quello  stato  che 
meno  volea,  che  vale  a  dire,  malato,  ben- 
ché d'una  semplice  terzana,  verso  cui  in- 
fine la  quinqutna  è  un  soccorso  ed  ajuto 
espeditissimo  .  Noi  abbiamo  ragionato  lun- 
gamente di  voi  e  della  dottrina  ed  amabi- 
lità vostra,  così  che  più  non  avreste  potu- 
to desiderare  ,  se  per  avventura  uditi  ci 
aveste ,  da  uomini  di  voi  amantissimi .  Lo 
stesso  io  ho  fatto  col  Morgagni  e  col  Po- 
leni  ,  i  quali  ho  ritrovato  in  Padova  e  si 
stanno  bene .  Ma  qual  desiderio  di  te  non 
è  nel  Morgagni  ?  così  che  egli  in  ciò  cre- 
do che  abbia  pochi  pari ,  e  solo  me  supe- 
riore .  Ma  per  dirti  infine  ciò  che  io  io 
in  Padova,  sappi  che  io  mi  sto  in  una  ca- 
sa contigua  a  l'abate  Lazzarini  con  cui  ini 
Vado  spessissimo  intertenendo  •  E  tu  puoi 
credere  che  molte  cose  convienmi  soffri- 
re ,  e  molte  volte  si  conviene  che  io  mi 
stomachi  e  mi  nausei,  come  facemmo  già 

in- 


Inedite.  oo5 

insieme   a  Venezia  .    Ciò   che  vi  è    di  mi- 
gliore  qui    è  ,    che    o  sia   perchè  ora    è    il 
tempo  delle  vacanze ,  o  per  altro,  egli  non 
ha  seco  quella   turba  di  scolari ,   o  per  dir 
meglio  ,    di  adulatori ,    che  voi  sapete    che 
farebbono   venire  lo  slinimento   di  cuore  a 
chiunque  più  costante,   e  più  sofferente  in 
così  fatte  cose  .    A   lui    ho  letto  io    la  mia 
canzone   per    la   Carrara  .    Alcune    cose    gli 
son    dispiaciute;    l'ultimo    verso,    perchè, 
die' egli,    non    si    sa    bene    a    cui    riferire 
quell'ai  man  ti  alti  o  al  fuggitivo  o  all'  inse- 
guì .    Il  messinese  mar  gli   è  ancora  dispia- 
ciuto ,    perchè    dice   ch'egli    è  troppo  cosa 
particolare  da  contrapporre  a  una  cosi  ge- 
nerica come  si  è  l'Alpe;  e  in  fine  gli  son 
dispiaciute    le  jnogli  del  fetente  condottier , 
e  non    gli  basta  l'esempio    di  Orazio,    nel 
quale  dice    che  olentis    è   qualche  cosa    di 
più  gentile    che  fetente .    Ma  se   lo  sia  pu- 
re ;    vi  è  egli  bisogno   di  usare  tanta  deli- 
catezza  nello  scegliere    delle  parole  gentili 
parlando  di  un  becco?   La  strofe  poi  dall' 
equivoco    a  lui    npn    ha   dato    verun   fasti- 
dio, benché  pregato  dame  a  mettervi  par- 
ticolare  attenzione  .    La   vostra    correzione 
To:  XI.  V  mi 


7)oG  L    e    t    t    e    n    e 

mi  è  piaciuta  al  sommo  ;  a  lui  altresì  è 
piaciuta  ,  benché  io  non  gli  abbia  detto 
che  si  fosse  di  voi ,  se  non  che  disse  che 
doglia  non  facea  sdrucciolo  ;  nel  che  ia 
credo  che  si  inganni  di  gran  lunga.  Ora 
io  mi  sarei  consolato  meco  stesso  della  mia 
canzone ,  reggendo  quali  sieno  i  difetti  che 
vi  trova  il  Lazzarini  ,  se  non  me  ne  fossi 
già  consolato  assai  prima  f  avendo  già  ve- 
duto ella  esser  piaciuta  a  voi  .  A  cui  io 
rendo  anco  mille  grazie  del  quaderno  ri* 
fatto  e  leggiadrissimo  che  mi  avete  man- 
dato, il  quale  si  può  ridurre  con  pochissi- 
mo a  un  bellissimo  quaderno,  così  che  poi 
temo  non  si  degnerà  di  starsi  con  gli  al- 
tri .  Quanto  a  ciò  che  mi  dite  del  nume 
montano  ,  io  crederei  che  si  potesse  spie- 
gar la  cosa  così  :  Il  iìor  delle  napee  ,  le 
quali  sono  nume  montano  ec. ,  cosi  che  il 
nume  montano  non  fosse  aggiunto  deljtor, 
ma  delle  napee.  Quanto  all'altro  sonetto 
mi  piace  la  parola  reconnc ,  così  che  ho 
pensato  a  mutare  l'ultimo  quaderno  in  quel- 
la parte  che  non  vipiacea,  perchè  non  sia 
affatto  indegno  di  stare  in  un  sonetto ,  in 
un  terzetto  del  quale  voi  abbiate  posto  le 

mani. 


Inedite.  007 

mani.  Ora  vedete  se  quel  quaderno  vi  pia- 
cesse più  cosi  : 

O  rive  di  fresclì  ombre  coronate, 
O  isoletta  che  fuori  alzi  la  fronte 
Dal  lago  altiera  ,   e  le  sì  vaste  e  conte 
Non  invidi  in  V un  mare  o  in  V  altro  nate  ; 

il  che  mi  pare  che  si  accosti  un  po' più  ai 

Peninsularum  Sirmio ,  insularumque 
Ocello  quascunque  in  liquentibus  stagnis  t 
Marique  vasto  fere  uterque  Neptunus  . 

Se  per  avventura  non  vi  desser  fastidio 
que'  due  i  d' invida  e  d' in  che  s'  incontra- 
no insieme  ,  il  che  però  non  ha  dato  fa- 
stidio all'abate  Lazzarini,  il  quale  ha  appro- 
vato questa  mutazione  così,  che  poche  al- 
tre cose  hanno  appresso  lui  tal  fortuna  ; 
se  pure  leviamo  di  questo  numero  il  mio 
sonetto  indirizzato  a  lui,  ch'egli  ha  volu- 
to che  io  trascriva  in  quell'esemplare  dell' 
Ulisse  che  si  tiene  appresso  di  lui .  E  per- 
chè dei  Lazzarini  presentemente  si  parla, 
e  per  temprare  la  noja  che  queste  bagattel- 

V    a  lo 


5o8  Lettere 

le  leggendo  tu  avrai,  senza  dilungarmi  mol- 
to dal  proposito  nostro  poetico  ,    io  ti  tra- 
scrivo qui  un  sonetto  di  lui  fatto  a   Roma 
regnante  Benedetto  XIII. ,   il  quale  son  per- 
suaso che  sarà  per  piacerti  così,    che   non 
troveremo   questa  volta  nulla   che  dire  in- 
sieme,    come  abbiamo  già   fatto  per    li  so- 
netti   del  Ronsard  ;    sopra    i    quali  però    so 
io  potessi  spiegarti  chiaramente    il   giudizio 
mio,  forse  che  ogni  lite  sarebbe  tra  di  noi 
finita  ;  e  se  vi  fosse  anco  bisogno  ,   mi  di- 
sdirei di  quanto  potessi  aver  per  avventu- 
ra detto  di  troppo  ardito  da  un  certo  im- 
peto   di  ammirazione  portato  ,    il    quale   si 
suol  sentire  allorachè    si  leggono   delle  co- 
se   molto    belle  ,    come    non    potete    negar 
certamente    che   sieno    i   sonetti    del  Ron- 
sard :  Di  cui  pure  mi  son  venute  alle  ma- 
ni a  questi  dì   l'egloghe   senz'altro  di  lui, 
le  quali  mi  son  piaciute  estremamente,  co- 
ane   quelle   che  son  ripiene    della  vaghezza 
Virgiliana  ,    e  ripiene    di   descrizioni    poeti- 
che,  di  affetti,   e  d'uno  stil  nobile  edam- 
pio  molto    e  magnifico.    Havvi  altresì    una 
certa  gentilezza  d'immagini    che  si  ritrova 
in  pochi  poeti ,    e  parrebberui   che   il  De- 

spreaux 


Inedite.  3og 

spreaux  anzi  che  dirle  gotiques  dovesse  aver 
detto  romane  o  siciliane  o  greche,  o  s'al- 
tro aggiunto  v'ha  tolto  dai  paesi  o  dalle 
nazioni ,  ohe  possa  innalzarne  e  farne  al- 
trui sentire  la  gentilezza .  Ma  veniamo  al 
sonetto,  del  quale  m'era  quasi  scordato, 
d'una  in  altra  cosa  passando,  come  si  suol 
fare  .  Or  eccolo  : 

Sacro  mio  cigno ,    e  ancor  non  piovve  mai 
Fiamma  dal  ciel  su  l'esecranda  chioma 
Di  questa  Babilonia  empia  ,  e  non  Moina  ? 
Gian  Dio ,  per  qual  cagion  tardata  l'hai? 

Che  sozza  tanto  e  iniqua  io  la  trovai 
In  questo ,  che  pur  santo  anno  si  noma , 
Sì  da  Venere  e  Bacco  oppressa  e  domaf 
Che  l'antico  peccar  vince  d'assai. 

Siede  al  di  lei  governo  un  innocente 

Pastor ,  che  con  la  voce  e  con  l'esempio 
Cerca  guerirla ,  di  che  ognun  dispera  ; 

E  pur  la  iniqua  egra  bugiarda  gente 

In  ogni  e  strada  e  piazza  e  loggia  e  tempio 
Lo  maledice  da  mattino  a  sera . 

Y    3  Altre 


3io  Lettere 

Altre  cose  mi  ha  detto  italiane  e  latine 
tutte  belle  e  da  gran  maestro .  Ma  fra  tut- 
ti i  sonetti  parmi  che  questo  che  v'ho  scrit- 
to occupi  il  primo  luogo  e  il  più  onora- 
to ;  che  pare  che  vada  molto  vicino  a  quel- 
li ,  Fiamma  del  del  ec.  Fontana  di  dolore 
ec.  di  quel  divino  ingegno ,  a  cui  egli  ri- 
ferisce tutte  le  poesie  sue  italiane ,  e  ia 
tutte  il  vi  fa  entrare .  Delle  altre  cose  che 
ho  veduto  in  Padova  belle  e  che  mi  son 
piaciute,  come  d'un  quadro  del  vostro  Gui- 
do ,  della  memoria  del  Bembo,  di  Spero- 
ne Speroni  fattasi  in  italiano  da  lui  me- 
desimo, di  due  cortili  del  Palladio  che  so- 
no nella  Certosa  ,  e  di  altre  cose  vi  scri- 
verò poi  .  Del  Manfredi  che  è?  Io  gli  ho 
scritto  alcune  settimane  sono  ;  ma  temo  la 
lettera  non  sia  perita;  perchè  io  non  ho 
ancora  veduto  risposta  alcuna,  e  la  dovrei 
pure  aver  veduta  . 


Inedite.  3ii 

D    1 

FRANCESCO   M.A  ZANOTTI 

AL    CONTE 

ALGAROTTI 
XIV. 


Bologna  29.   luglio  IJZ2. 

OE  io  vi  rispondo  brevemente,  non  lo 
attribuite  a  questo  ,  che  la  vostra  lettera 
non  mi  sia  stata,  come  pur  sogliono  le  al- 
tre vostre,  carissima  e  gratissima  e  giocon- 
dissima oltre  modo ,  ma  più  tosto  a  un  tur- 
bamento d' animo  che  mi  prese  jer  sera  , 
quando  tutt' altro  aspettando  intesi  che  la 
miserabile  sorella  mia  Teresa  che  stava  a 
Castel  -  Franco  ,  era  il  giorno  innanzi  ali© 
ore  20.  ,  dopo  aver  pranzato  con  gli  altri 
di  casa  sua ,  repentinamente  e  ìniserajnl- 
V    4  mento 


5i2  Lettere 

niente  morta.    Qual  sia  stata  e  sia  la  con- 
fusione di  tutti  noi,  voi  vel  potete  crede- 
re ,    nella   quale  se  cosa  alcuna  poteva  ac- 
cedermi   gioconda    e   cara  ,    altro    appunto 
non  era  che  la  vostra  lettera ,  la  quale  lo 
sarebbe  anche  più ,  se  io  potessi  risponder- 
vi partitamente.  Ma  già  alle  espressioni  tan- 
to cortesi  tanto  soavi  tanto  dolci  dell'amor 
vostro  ,    che  per  tutto  si  dimostra  sì  nella 
lettera  come   nel  foglio  annesso ,    rispondo 
pienamente    con    V  animo  ;    e    vi   ringrazio 
senza  fine   della  cura  che  vi  prendete    del 
ben  mio .  Le  opposizioni  che  cotesto  reto- 
re  ha  fatte   all'ode  vostra    ho  lette   volen- 
tieri,  ancorché  per  dirvi  il  vero  niuna  di 
loro    mi  piaccia  ;    e  non  sono   piaciute   né 
meno  a  Giampietro.  Ben  mi  piace  che  me 
le  abbiate  scritte ,  siccome  ancora  ciò  che 
mi  dite  della  strofe  seconda,  e  di  quella, 
qual  che  siasi ,    mutazione  che  io  vi  ^eci  ; 
e  particolarmente  della  parola  doglia,  del- 
la   quale    penso    quello    che    pensate    voi  . 
Quantunque  io  non  possa  del  tutto  pensar 
lo  stesso    che  voi    intorno    alla  spiegazione 
del  nume  montano,    che  spiegato  come    lo 
spiegate  voi  direi  più  volentieri  numi  mori- 

cani  f 


Inedite.  3i3 

tani ,  né  intorno  ai  versi,  e  le  sì  vaste  e 
conte  non  inviati  in  V  un  mare;  che  temo 
che  in  Vun  non  sì  dica  assai  leggiadramen- 
te .  Del  flonsard  poi  io  non  dubitava  che 
voi  non  giudicaste  quello  stesso  che  giudi- 
cava io  ,  e  non  conchiudeste  esser  lui  un 
leggiadrissimo  e  vaghissimo  e  divino  poe- 
ta .  Ringraziovi  del  sonetto  Lazzariniano  che 
m' è  piaciuto  assai,  massime  ne'quaderni; 
ben  sommi  meravigliato  che  si  dica  al  di 
lei;  perchè  ho  sempre  creduto  che  l'arti- 
colo al  debba  separarsi  dal  segno  del  caso 
di,  e  dirsi  al  governo  di  lei  anzi  che  dire 
al  di  lei  governo.  Ma  chi  sono  io  che  giu- 
dichi di  queste  cose?  A  quest'ora  credo 
che  avrete  avuto  lettera  di  Manfredi  ,  il 
quale  ha  scritto  anche  a  me  una  lettera 
piena  di  amore  verso  di  me  e  verso  di 
voi  f  e  piena  del  desiderio  che  egli  ha  di 
rivedervi .  Io  che  gli  cedo  in  tutte  le  al- 
tre cose ,  in  questa  non  gli  cedo  .  Quanto 
starete  in  Padova?  In  questo  ordinario  io 
vi  mando  quegli  esemplari  delle  rime  Man- 
frediane  ,  che  voi  scriveste  a  mio  fratello 
di  desiderare;  come  ancora  l'Orazio  del 
Lambini.  Tenetegli  per  un  pegno  dell'amor 

mio  t 


5i4  Lettere 

mio  ,  e  quante  volte  leggerete  questo ,  al- 
trettante di  me  ricordatevi,  che  so  che  il 
farete  spesso .  Quant'  io  vi  ami  non  posso 
dirvelo,  e  quanto  mi  piaccia  e  mi  consoli 
il  sapere  che  voi  mi  amate  ;  che  poco  al- 
tro ho  al  mondo ,  onde  consolarmi .  State 
sano ,  Algarottino  mio ,  ed  allegro ,  che  mi 
parrà  di  esserlo  ancor  io  . 


Inedite.  3i5 

DEL     MEDESIMO 

XV. 

o 

Roncrio  5.  agosto  \qZ2. 

JLO  sono  in  Roncrio ,  venutovi  da  due  gior- 
ni in  qua  ,  dove  madama  ,  la  qual  sento 
ch'ebbe  da  voi  lettera  l'ordinario  scorso, 
non  mi  lascierebbe  scordar  di  voi,  quand' 
anche  io  fossi  capace  di  farlo  .  Più  tosto  po- 
trebbe avvenire  ch'ella  non  lasciasse  che 
io  vi  scrivessi;  però  oggi  ho  preso  il  tem- 
po ,  e  andando  ella  ad  accompagnare  per 
alquanto  di  via  il  conte  de'  Bianchi  e  il 
marchese  Fabio  ,  che  si  son  tornati  a  Bo- 
logna ,  ho  subito  presa  la  penna  in  mano 
per  iscrivere  così  due  versi  ai  mio  Alga- 
rottino  ;  i  quali  sarebbono  anche  più  ,  se 
io  o  più  tempo  mi  promettessi,  o  non  aves- 
si un  mal  di  testa  ,  che  appena  mi  lascia 
scrivere  quel  poco,  che  io  vi  scrivo.  Di- 
covi dunque  che  avendo  l'animo  un  poco 

pili 


SiG  L     E     T     T     E     H     E 

più   quieto  ,    che  non  ebbi  martedì    scorso 
quando  io  vi  risposi,    ho  pensato  alquanto 
a  quello,   che  mi  scriveste;   e  come   mi  ha 
permesso   la  turbazione  dell'animo   mio,   la 
quale,    siccome  pure  far  suole,    va  ceden- 
do al  tempo,   quantunque   di  tanto  in  tan- 
to mi  'si  renda    troppo  più  grande    che  ,io 
non  vorrei;  cosi  ho  creduto  che  la  parola 
doglia  per  qualche  ragion  probabile   e  for- 
se vera  non  debba  aver  luogo  tra  le  rime 
sdrucciole  ;    ma  poiché  questa  non    è  con- 
trovei>ia  da  decidersi  che  con  gli  esempli, 
e  questi   io  non    ho  tempo   né  comodo   da 
cercarli,  perciò  se  voi  pensate  di  fare  uso 
di  quella  mia,   qual  che  siasi,  mutazione, 
altro    che  ben    non   fareste    ad  assicurarve- 
ne  ,    o  ,    quel  che  lia  meglio   di  ogni  altra 
cosa  ,   a  mutare   e  correggere    la  correzion 
medesima;  il  che,  se  mal  non  m'appongo, 
dovrà  esser  facile.   Chi  dicesse  per  esempio? 

K  non  fia  mai  che  al  vento 
Di  duol  nembo  sì  torbido 
Spargasi  e  cessi  il  grave  ec. 

Ma  voi  farete   secondo    il  giudizio  vostro  , 
al  quale  mi  rimetterei  io  più  volentieri  che 

al 


Inedite.  017 

al  mio  medesimo .  Tanto  io  stimo  voi  ;  e 
se  non  vi  amassi  altrettanto,  quanto  vi  sti- 
mo ,  non  mi  sarei  fermato  gran  fatto  in 
quell'altro  verso: 

Non  invidii  o  iti  V un  mare  o  in  V altro  nate; 

il  quale  se  al  giudizio  mio  attendessi,  non 
temerei  che  potesse  fare  oltraggio  al  sonet- 
to vostro  gentilissimo  ;  ma  voi  sapete  che 
quei  che  amano,  temono;  ed  io  l'ho*  pro- 
vato in  questo  verso  medesimo  ;  che  pur 
pensandovi  sopra  non  ho  potuto  trattener- 
mi dall'  andarlo  volgendo  e  rivolgendo  in 
più  guise  ;  e  quando  m' è  venuto  nell'  ani- 
mo così  : 

O  isoletta ,  che  fuori  alzi  la  fronte 

Del  lago  altera ,  e  a  le  pia  vaste  e  conte 

Noti  cedi  o  nel  Tirreno  o  in  Adria  nate. 

e  quando  così  : 

e  a  le  più  vaste  e  conte 
Non  cedi  o  in  Adria  o  nel  mar  tosco  nate . 

e  quan- 


5i8  L    e    t    t    e    n    e 

e  quando  ancora  così  : 

O  isoletta,  che  fuori  alzi  la  fronte 

Del  lago ,   e  nulla  alle  più  vaste  e  conte 

Cedi ,  bendi  elle  in  ocedn  sien  nate . 

Vedete  fin  dove  mi  porta  l'amore;  che  non 
arrossisco  scrivervi  queste  cose ,  le  quali  se 
voi  approverete,  bene  sta,  ed  allora  le  ap- 
proverò ancor  io  ;  se  non  ,  pure  approve- 
rete.!'amor  mio,  eh' è  tanto,  che  più  esser 
non  può,  e  che  solo  io  desidero  e  voglio 
che  voi  in  me  approviate .  Saluterete  a  mio 
nome  il  signor  Lazzarini ,  se  crederete  be- 
ne di  farlo;  voglio  bene  che  crediate  ben 
di  farlo  e  col  sig.  marchese  Poleni  e  col 
signor  Volpi ,  e  sopra  tutti  col  mio  Mor- 
gagni, a' quali  vi  prego  tenermi  raccoman- 
dato ,  ma  a  niuno  più  che  a  voi  stesso  . 
State  sano ,  Algarottino  mio  . 


Inedite/  3  i  <J 

BEL    CONTE 

ALGAROTTI 
XVI. 

Vicenza  4-  agosto  ij32. 

Ier  mia  fé  ch'egli  ini  par  di  sentirvi  in- 
fili di  qui  esclamare  reggendo  la  data  di 
questa  mia  lettera  :  E  che  diavolo  è  egli 
divenuto  di  costui?  Fa  egli  il  cavaliere  er- 
rante ;  ch'or  lo  sento  in  Un  luogo  ed  ora 
in  un  altro  ,  e  non  mi  riesce  mai  di  po- 
tere aver  da  lui  due  lettere  da  un  mede- 
simo luogo  scritte  una  appo  l' altra  ?  Cosi 
è ,  io  so^o  ora  in  Vicenza  ;  perciocché  io 
stimo  che  non  vi  sia  niente  meglio  per 
questo  cosi  eccessivo  caldo  che  ci  fa,  che 
mutare  il  più  che  si  può  luogo  ,  e  rom- 
per,  come  si  suol  dire,  l'aria.  Oh,  dire- 
te voi  ,  costui  non  è  più  cavaliere  erran- 
te, egli  si  è  divenuto  ipocondriaco;  la  qual 
taccia  per  isfuggire ,  senza  che  potrei  dir- 
vi 


Zzo  L     E     T     T     E     n     E 

vi  che  questo  si  è  pure  un  consiglio  dato- 
mi dal  nostro  signor  Morgagni ,   io  vi  dico 
clic  l'avere  così  poco  goduto  la  volta  pas- 
sata   che  io    ci   fui    questa   città ,    che   per 
altro  merita  che  chiunque  della  bella  e  ro- 
mana architettura  è  vago  vi  faccia  un  lun- 
go soggiorno,   è  in  causa  che  io  mi  sia  ri- 
soluto   di  tornarvi  ora  per   fermarmivi   tre 
o  quattro  giorni ,   e  sì  goderne  con  urt  po' 
più  di  agio  che  non  feci  la  volta  passata. 
Ora    eccomi    infine    di  cavaliere  errante    e 
d'ipocondriaco  divenuto  vago  d'architettu- 
ra .    Ne  volete  voi    di  più  ?   Per  avventura 
che  voi  ne  avete  ,    come  si  suol  dire ,   ab- 
bastanza ;   non  già  così  di  me ,  che  mi  par- 
rebbe di  non  aver  fatto  nulla ,   se  in  que- 
sta   medesima    lettera    non    divenissi    anco 
poeta  .    Per    la  qual  cosa  io  vi  scriverò  un 
endecasillabo  scritto  questi  passati  dì  al  si- 
gnor Gio:  Antonio  Volpi ,   il  qual  però  non 
lo    ha  veduto  ancora.    In    questo   io  nomi- 
no voi  col  nome  vostro  pastorale,    il  qual 
però    di  Orito  io  ho  mutato    in   Coriio  per 
servire  principalmente  alla  dolcezza  del  ver- 
so .    Voi   mi  scriverete   se    le  orecchie  vo- 
stre  non   si   offendono ,    lasciando    correre 

Orito 


Inedite»  B21 

Orito  in  due  versi  ne' quali  cade,  e  sì  ve- 
dremo di  non  storpiare  in  modo  niuno 
quel  vostro  sacro  e  venerando  nome  d'Ar- 
cadia.  Ora  eccovi  l'endecasillabo: 

Così  del  lepido  dotto  poeta, 

Che  tu  di  vivido  e  nuovo  aspergi 

Lume  apollineo ,  la  grata  sempre  ec. 

Voi  vedrete  ,  e  mi  direte  se  lo  possa  da- 
re liberamente  al  Volpi;  che  infintanto  cho 
non  ho  da  voi  risposta  e  consiglio  ,  non 
intendo  di  darglielo .  Voi  scrivetemi  a  Ve- 
nezia  come  siete  solito  ,  che  di  là  io  ho 
le  lettere  in  qualunque  luogo  io  mi  sia  . 
Così  potessi  io  aver  voi  da  cotesta  maligna 
per  me  e  crudele  città,  che  mi  v'invidia 
così  com'ella  fa  !  La  qua!  malignità  di  lei 
spero  che  non  mi  abbia  a  nuocere  per  più 
lungo  tempo  .  Intanto  io  crederò  che  non 
mi  nuoca  che  in  parte,  se  avrò  spesso  let- 
tere da  voi ,  che  non  potranno  certamen- 
te mai  andar  disgiunte  dai  testimonj  dell' 
amor  vostro,  i  quali  vi  piace  e  v'ò  piaciu- 
to sempre  darmi  abbondantissimi .  Amate- 
mi, amico  mio  dolcissimo,  come  fate,  che 
To:  XI.  X  cosa 


Zi2.  Lettere 

cosa  al  mondo  non  m' è  più  a  cuore  eli 
questa.  A'degnissimi  e  da  me  onorarissimi 
fratelli  vostri  ed  al  signor  Eustachio  vostro 
accomandatemi  ;  alle  sorelle  Manfredi  al- 
tresì, se  le  vedete.  Delle  nozze  della  mar* 
chesa  Ratta  scrivetemi  ;  che  sapete  pure 
che  dovrei  fare  alcuna  cosa  per  la  raccol- 
ta ,  che  non  dubito  sia  per  farsi  in  tale 
occasione  .  Mi  fareste  piacere  altresì  a  scri- 
vermi, se  vi  sia  stato  nessun  poltrone  dal- 
la parte  dello  sposo ,  che  sia  stato  alla  guer- 
ra. Voi  sapete  che  i  poeti  fanno  divenire, 
se  bisogna  ,  i  poltroni  bravi  e  valenti  uo- 
mini .  Addio .  Addio  .  State  sano  ed  ama- 
temi . 


*o*o*o* 

•  0*0* 

•o* 


Inedite.  323 

DEL     MEDESIMO 
XVII. 

Vicenza  11.  agosto  1732. 

XO  vi  scrivo  pure  da  Vicenza  ,  ove  tutta- 
via sono  ,  e  dove  aspettava  alcuna  lettera 
vostra  con  quella  premura  appunto ,  con 
cui  soglio  aspettar  le  lettere  vostre .  Ma  o 
sia  che  voi  non  m'abbiate  scritto ,  o  che 
mio  fratello  (  il  che  credo  più  tosto  )  non 
mi  abbia  fatto  ancora  avere  le  lettere  mie , 
non  sapendo  egli  per  avventura  se  io  sono 
più  in  Vicenza  o  no  ;  io  non  ho  avuto  a 
questi  dì  una  sì  desiderata  e  sì  aspettata  con- 
solazionjs ,  la  quale  quanto  meno  ho ,  tan- 
to più  io  non  devo  mancare  a  me  mede- 
simo ,  dandomi  quella  che  è  pure  in  ma- 
no mia,  di  scrivere  a  voi  e  di  darvi  del- 
le nuove  di  me,  •il  quale  vado  vedendo  e 
rivedendo  queste  divine  opere  del  Palladio 
senza  saziarmi  giammai  di  loro  dopo  averlo 

X    a  ben 


524  Lettere 

ben  rivedute  cento  volte  .  Ma  che  non  poss'io 
mandarvi  il  disegno  d' una  chiesetta  delle 
Grazie,  d'una  s.  Maria  Nuova ,  d'un  palaz- 
zo Valraarana ,  d' un  Tiene  ,  d' un  Trissino  , 
della  medesima  casa  sua ,  e  di  mille  altre 
divine  opere  di  questo  valent'  uomo  ?  Che 
sveltezza ,  che  eleganza  ,  che  simmetria  , 
che  varietà ,  che  proporzione  ,  e  ciò  che 
più  di  queste  cose  stimo,  che  facilità,  ol- 
tre la  fermezza  e  la  solidità,  non  vi  scor- 
gereste voi  !  Io  vi  scerno  quella  medesima 
facilità,  che  Orazio  vuole  che  si  trovi  ne' 
lavori  di  poesia  . 

ut  sibi  quivìs 

Sperei  idem ,  sudet  miiltum ,  frustratile  laboret 
Ausus  idem . 

Io  spero  pure,  e  sì  lo  sperarlo  mi  piace  e 
giova  senza  fine,  che  potremo  pure  quan- 
do che  sia  vederle  e  godercele  tutte  quan- 
te mai  sono  insieme  ;  e  gusteremo  di  quel 
piacere  ,  del  quale  solevamo  in  così  fatte 
cose  e  in  altre  ancora  gustar  soli  e  soven- 
te .  Io  ho  conosciuto  in  questa  città ,  per 
finire  di  dirvi  di  me ,  un  certo  dottore  del 

Santo 


Inedite.  3a5 

Santo  gran  facitor  di  sonetti  di  canzoni  e 
di  capitoli,  e  grandissimo  recitatore  di  lo- 
ro ;  così  che  non  la  cede  né  a'  Vicini ,  nò  ai 
Grazioli,  né  a  tutta  quella  immensa  schie- 
ra di  coglioni  febei  di  costà .  Un  altro  pu- 
re ho  conosciuto  dottore  Anton j  medico  di 
professione  e  poeta  altresì.  Questi  si  è  un 
uomo  di  somma  civiltà  e  politezza,  e  dot- 
to altresì,  per  quanto  da  una  o  due  volte 
che  con  lui  mi  sono  intertenuto  ho  potu- 
to dedurre  .  Egli  mi  ha  dato  questa  mat- 
tina da  leggere  due  sue  tragedie,  una  Me- 
rope  e  l'altra  la  congiura  di  Bruto  e  Cas- 
sio ;  due  argomenti  diffìcili  e  malagevoli  j 
il  primo  perchè  fatto  e  rifatto  tante  volte; 
il  secondo  non  dirò  già  perchè  fatto  ;  per- 
chè si  può  dire  che  lo  sia  còme  non  fat- 
to ,  massime  parlando  della  tragedia  dell' 
amico  nostro ,  ma  perchè  sterile  per  sé  me- 
desimo e  secco  .  Voi  potete  credere  che 
sono  avido  di  leggerle  ;  e  sì  lette  che  le 
avrò  ve  ne  darò  nuova ,  nel  che  vorrei  po- 
tere esser  lungo  .  Questo  medesimo  dotto- 
re ,  di  cui  vi  parlo ,  non  contento  di  aver 
fatto  queste  due  tragedie ,  le  quali  mi  di- 
ce aver  già  mandate   costà   al  dottor  Mar- 

X    3  telli 


S26  Lettere 

telli  quando  vivea,  perchè  voi  ne  potreste 
aver  alcuna  notizia ,  ha  tradotto  il  poema 
del  Fracastoro ,  voglio  dir  la  Sifilide ,  in 
versi  sciolti .  Questa  mattina  ne  ho  senti- 
to un  libro  ;  e  per  quel  giudizio  che  si  può 
fare  sentendo  recitare  una  simil  cosa  ,  e 
sentendola  recitar  male  e  stentatamente  per 
la  cattiva  scrittura  in  cui  era  scritta ,  mi 
parve  traduzione  assai  felice  .  Ora  voi  ve- 
dete quella  idea  di  cui ,  se  vi  sovviene  , 
noi  parlammo  già  insieme ,  eseguita  e  po- 
sta ad  effetto  .  Ma  che  fai  tu  in  questo 
tempo  ,  mi  direte  voi  ?  Semper  tu  auditor 
Laiitum  ?  No  certamente  ;  che  io  ho  fatto 
alcuni  endecasillabi  ,  i  quali  vi  manderò 
quantoprima  ripuliti  per  quanto  io  spero  . 
Fra  questi  vi  sarà  anco  quello  per  mette- 
re in  fronte  alle  vostre  rime ,  delle  quali 
vorrei  pur  sapere  che  sia  addivenuto;  che 
voi  non  me  ne  scrivete  più  .  Deh  fate  di 
non  scordarvene  ,  e  di  potermi  scrivere 
quanto  prima  :  Ora  eccole  queste  rime  , 
che  io  te  le  mando  : 

Ne  mea  dieta  vagis  nequicquam  eredita  ventis 
F.ffluxisse  meo  forte  putes  animo  . 

Io 


Inedite.  327 

Io  te  ne  priego  ,  anzi  stringo  e  gravo  per 
quanto  può  gravarti  e  stringerti  a  ciò  fare 
la  amicizia  mia  ;  che  credo  che  il  possa 
moltissimo  .  Ora  che  fate  voi  ?  Siete  voi 
in  villa ,  o  in  città  ?  Scrivetemene  ,  ve  ne 
priego,  e  di  voi  e  delle  cose  vostre  e  del- 
la nostra  amicizia  più  che  abbondantemen- 
te .  Voi  farete  di  salutarmi  più  che  cara- 
mente il  signor  Giampiero  ,  a  cui  giunto 
che  sarò  in  Padova  scriverò  ;  che  da  che 
mi  mandò  quei  libri  del  Manfredi  ,  non 
ho  più  avuto  novelle  di  lui .  Al  sig.  dott. 
Ercole  e  al  sig.  Eustachio  pure  raccoman- 
datemi senza  fine  ;  a  madama  altresì  ,  se 
trovate  bene  di  farlo  .  Io  a  voi  non  mi 
raccomando  ;  che  credo  d'  esservi  racco- 
mandato in  guisa  ,  che  non  io  abbia  gran 
fatto  d' uopo  di  farlo  con  più  parole .  Ama- 
temi e  state  sano  .  Addio ,  Addio  . 


x  4 


528  Lettere 

D    1 

FRANCESCO    M.A  ZANOTTI 
XVIII. 

Bologna  12.  agosto  1702'. 

JL>Ion  posso  dirvi,  Algarottino  mio,  quan- 
to la  vostra  soavissima  lettera  dei  primo 
di  agosto  abbiami  rallegrato  ;  così  che  da 
niun' altra  parte  potea  venirmi  giocondi  là 
maggiore  ;  e  come  desidero  per  me  stesso 
che  voi  non  abbiate  più  a  dimostrarmi  1' 
amor  vostro  col  dolervi  insieme  con  me- 
co ,  così  il  desidero  anche  per  voi  ;  che 
troppo  tristo  frutto  ricavereste  da  una  ami- 
cizia, dalla  qual  fino  ad  ora  non  avete  ri- 
tratto che  incomodi;  quantunque  se  a  voi 
piace  di  mettere  a  luogo  di  comodo  l'es- 
sere amato,  e  l'essere  amato  tanto  che  in 
questo  non  abbiate  a  cederla  a  niuno ,  pur 
qualche  non  legger  comodo  ritratto  avete 
e  ritrarrete  sempre  dall'amor  mio.  Ma  la- 
sciando 


Inedite.  329 

sciando  queste  significazioni  dell'animo  mio, 
dalle  quali  avendo  io  più  volte  proposto  di 
trattenermi ,  come  da  quelle  che  oramai 
più  necessarie  non  ci  sono,  pure  vi  entro 
sempre  senza  avvedermene ,  nò  posso  uscir- 
ne senza  far  forza  a  me  stesso;  lasciando, 
dico  ,  queste  espressioni  ,  dicovi  che  assai 
mi  piace  il  soggiorno  vostro  in  Padova ,  se 
cosi  piace  a  voi  ;  e  piacemi  ancora  che  ab- 
biate talvolta  delle  compagnie  che  non  vi 
piacciono,  e  che  vi  fanno  esercitar  la  pa- 
zienza ,  che  non  è  leggiera  ,  né  piccola  vir- 
tù .  Io  ho  sempre  creduto  del  Lazzari  ni  quel- 
lo che  voi  ora  provate  e  mi  scrivete .  So- 
pra gli  altri  il  mio  giudizio  non  è  guari 
lontano  dal  vostro,  se  non  che  dalle  lodi 
che  voi  date  al  nostro  Volpi ,  il  qual  go- 
do sommamente  e  per  voi  e  per  lui  che 
siasi  rimesso  dalla  sua  febbre,  vorrei  che 
levaste  quella  che  voi  con  troppa  cortesia 
gli  date  ,  di  lodar  me  assai  sovente  ,  la 
qual  cosa  con  che  coscienza  egli  se  la 
faccia  non  so  .  Iddio  gli  perdoni ,  ed  an- 
che a  voi  che  ne  siete  cagione  .  Io  però 
non  vi  perdonerò ,  se  non  mi  manderete 
quantoprima  l'elegia  latina  del  Volpi  unita 

a  quella, 


33o  Lettere 

a  quella  delDandini,  la  qual  però  io  non 
desidero  se  non  per  cagion    della  prima    e 
per  quello  che  me  ne  scrivete  voi,    e  per 
quello  che  da  molto  tempo  io  ho  giudica- 
to dell'autor  suo  .   Che  se  l'animo  e  l'amo- 
re  si  risguarda    io   certi  cambj  più   che   la 
cosa    istessa  ,    potrebbe    egli  forse   avvenire 
(così  m'inspira  non  so  se  amore ,  od  Apol- 
lo) potrebbe  egli  forse  avvenire   che   di  ta- 
le elegia  vi  ricompensassi .  Sebbene  ora  so- 
no condannato  a  due  sonetti,  che  non  mi 
lasciano  rivolger  l'animo  ad  altro  ;  ma  l'uno 
ho  già  fatto  jeri;   ed  è  sopra  il  nuovo  pro- 
curator  Pisani,  nel  quale  hanno  voluto  che 
io  scherzi   sopra   l' allegrezza   inusitata    che 
fu  in  Venezia ,   quando  esso  Pisani  fu  fat- 
to novellamente  procuratore.    Questo  il  vi 
trascriverò  da  parte;   e  se  non  altro  vedre- 
te quello  che  non  avete  veduto  mai,   cioè 
un  sonetto   che  non   dice   nulla  .    Se   fossi 
in  tempo  di  correggerlo ,  vi  pregherei  a  scri- 
vermene il  giudizio  vostro,   del  quale  però 
voglio  ciò  non  ostante  pregarvi;  perchè  se 
esso   non  mi  varrà   a  correggere    gli  errori 
miei,    il   che  vorrei   potere,    mi  varrà    al- 
meno a  far  quello  che  io  voler  posso  e  che 

è  sem- 


Inedite.  33i 

é  sempre  molto  ;  cioè  a  conoscergli .  Voi 
vedrete  nel  io.  verso  la  parola  procuratorio  f 
la.  qual  mi  ricordo  che  in  Venezia  volli 
far  entrare  in  quel  sonetto  che  io  feci  so- 
pra la  torre  di  s.  Marco,  ed  ella  non  volle 
mai .  Io  1'  ho  pur  fatta  entrare  in  questo  ; 
ed  ella  sì  pur  vi  sta  o  per  amore ,  o  per 
forza  .  L' altro  sonetto  che  resta  a  farmi  , 
dovrà  essere  sopra  le  nozze  di  questa  mar- 
chesina  Ratta ,  la  cui  madre  non  mi  par 
più  così  sdegnata  con  voi  ;  e  so  che  non 
è  molti  giorni  che  ella  rispose  alle  due  vo- 
stre, la  qual  lettera  dovereste  aver  ricevu- 
ta a  quest' ora  .  >  Ma  voi  sapete  le  donne 
come  sono;  che  vogliono  senza  saper  che. 
Ella  è  tuttavia  in  Roncorio  ,  donde  io  partii 
la  settimana  scorsa ,  ed  ora  vi  son  ritorna- 
to ricondottovi  dal  marito ,  e  forse  vi  sta- 
rò alquanti  dì.  Ma  tornando  alle  nozze  del- 
la figlia,  se  voi  avete  finita  mai  quella  can- 
zone che  cominciaste  sopra  le  medesime  f 
o  se  altro  avete  fatto  o  siete  per  fare  su 
tale  argomento  ,  gli  è  oramai  tempo  che 
il  mi  mandiate  ;  perchè  io  avrò  cura  che 
si  stampi .  Ma  che  ?  Non  mi  scrivete  voi 
di  studiar  greco?  Egli  mi  par  quasi  impos- 
sibile 


352  L      E      T      T      E      n      E 

sibile  che  voi  possiate  usare  un  tantino  con 
Lazzarini ,  e  non  essere  divenuto  un  qual- 
che Dorico.  Se  voi  studiate  questa  lingua, 
potrebbe  anche  una  volta  avvenire  che  voi 
poteste  insegnarne  alcun  poco  anche  a  me. 
Vedete  se  io  ho  ragione  di  desiderarlo  . 
Piendovi  infinite  grazie  di  ciò  che  mi  scri- 
vete del  Morosini ,  il  quale  non  poteva  in- 
fermare né  in  tempo  ,  nò  in  luogo  più  op- 
portuno .  Io  confido  tutto  in  voi  e  nel  no- 
stro Morgagni .  State  sano,  amatemi  quan- 
to potete  il  più ,  e  credete  che  non  pote- 
te farlo  tanto  ,  che  io  non  ami  voi  alme- 
no egualmente . 

Quel  lieto  di  che  al  grande  onor  ti  scorse , 
Pisani,  e  il  manto  signorile,  donde 
Novo  in  te  splendor  sorge,  e  si  diffoude 
Indi  ne' tuoi ,   Venezia  tua  ti  porse; 

Tal  di  subita  gioja  un  grido  sorse 

Immenso ,  che  la  terra  empiendo  e  Vonde , 
Tutte  l'umide  vie  tutte  le  sponde 
De  la  real  città  corse  e  ricorse. 


E  qual 


Inedite.' 


333 


IL  qua!  voi ,  tempii ,  e  qual  voi  non  oscuro  , 
Procuratorie  maestose  logge  , 
Applauso  al  popolar  grido  noìi  feste  l 

Suonò  Triton  la  tromba  ;  in  nove  fogge 
Le  dee  del  mar  s'ornaro;  e  tai  non  furo , 
Disser,  di  Téti  e  di  Pelèo  le  feste . 


354  Lettere 

DEL    MEDESIMO 
XIX. 

Bologna   16.   agosto   \qZz. 

J_N  o  n  vorrei  che  dalla  brevità  di  questa 
lettera  voi  argomentaste  ,  che  la  vostra 
de'4.  mi  fosse  stata  meno  cara  di  quel  che 
dovea  ,  e  di  quel  che  tutte  le  altre  cose 
vostre  sono  ,  le  quali  di  certo  mi  sono  © 
saranno)  sempre  gratissime  ;  ma  più  tosto 
che  io  quando  presi  a  scrivervi ,  era  preso 
da  un  mal  di  testa  ,  che  non  mi  permet- 
tea  di  tener  lungo  tempo  la  penna  in  ma- 
no; quantunque  esso  non  potesse  impedir- 
mi e  di  ringraziarvi  delle  espressioni  vo- 
stre cosi  cortesi ,  rallegrandomene  meco  stes- 
so senza  fine  ,  e  del  vostro  dolce  e  soave 
e  leggiadro  endecasillabo  che  mi  avete  man- 
dato ,  rallegrandomene  molto  e  molto  con 
voi.  Se  ad  alcuno  dovesse  recar  noja  quel- 
la parola  Conto  ,   sì  dovrei  essere  io  quel- 

lo, 


Inedite.  535 

Io ,  il  quale  vi  perderei  troppo ,  se  avvenis- 
se a  qualche  tempo  che  per  la  mutazione 
di  Orito  in  Conto  non  si  intendesse  che 
voi  parlaste  di  me  .  Ma  per  questo  non 
voglionsi  scomodare  due  versi  ,  che  cosi 
bene  si  seggono  in  cotesto  vostro  compo- 
nimento; nel  quale  però  in  vece  di  morte 
'vibranti  io  direi  più  volentieri:  che  vibran 
morte  ;  e  così  muterei  que'  versi  che  gli 
sono  intorno  ,  che  a  quello  :  //  riso  ama- 
bile e  gli  occhi  tremuli  io  aggiungessi  alcun 
caso  secondo ,  come  sarebbe  : 

E  il  riso  amabile  nelle  pozzette 
Di  bella  vergine  sovente  sparso , 
In  cui  suo  nettare  stillò  Ciprigna  , 
E  gli  occhi  tremuli  ec. 

o  che  so  io?  che  voi  vi  vedrete  meglio,  se 
mutar  pur  si  debba  quel  luogo  e  come . 
Per  altro  non  ho  sentito  che  in  volgar  lin- 
gua alcuno  abbia  finora  ricopiate  le  grazi© 
catulliane ,  come  voi  fate  in  questo  vostro 
leggiadrissimo  componimento ,  il  quale  spe- 
ro che  dovrà  piacer  molto  al  sig.  Volpi , 
al  quale  pur  vi  conforto  di  voler  conse- 
gnarlo , 


356  Lettere 

gnarlo  .  Piacemi  del  soggiorno  vostro  in 
Vicenza  e  del  vostro  conservarvi  poeta  ; 
quantunque  quel  che  mi  dite  dell'ipocon- 
dria ,  che  suol  però  essere  amica  dei  poe- 
ti ,  non  mi  piaccia  j  ed  amo  meglio  di  sen- 
tirvi cavaliere  errante  ;  che  anche  questi 
sogliono  essere  amici  della  poesia .  Ringra- 
ziovi  poi  molto  dell'  invidia  che  avete  a 
Bologna ,  benché  a  dirla  non  ne  abbiate 
ragion  troppo  giusta ,  se  già  noi  fate  per 
vendetta  di  quell'invidia  che  io  ho  ora  a 
Vicenza;  alla  qual  città  vorrei  bene  poter 
rapirvi .  State  sano ,  ed  amatemi  come  fate . 


•0*0* 
•o* 


Inedite.  33^ 

DEL     MEDESIMO 
XX. 

Bologna  a5.  agosto   173.2. 

JLi  A  vostra  carissima  e  dolcissima  lettera 
degli  11.  di  agosto  mi  ha  aggiunto  a  Ron- 
crio  ,  dove  io  venni  per  pochi  giorni,  e 
dove  sono  rimaso  più  che  io  non  crede- 
va ,  e  rimarrò  forse  tanto ,  che  vi  passerò 
tutta  la  settimana  ventura ,  oltre  la  quale 
non  soffriranno  le  nozze  di  madamigella 
che  più  lungamente  vi  si  fermi  madama, 
la  quale  va  pure  procrastinando  così,  che 
pare  che  si  riduca  a  queste  nozze ,  come 
farebbe  la  biscia  all'  incanto  .  Ella  mi  ha 
detto  tanto  ,  che  pur  m'ha  indotto  a  so- 
prasedere dalla  raccolta  poetica ,  che  io  penr 
sava  di  stampare  in  questa  occasione  _,  ren- 
dendomi certo  che  tale  sia  e  la  volontà  di 
lei  e  quella  del  marito ,  che  in  modo  niu» 
no  non  si  stampi  nulla  sopra  ciò  .  Io  vi 
To:  XI.  X  scrivo 


538  Lettere 

scrivo  questo  ,  non  già  per  distorvi  dal  com- 
porre (  il  che  se  farete  ,  il  farete  sempre 
con  vostra  lode;  ed  io  ne  ho  già  avvisato 
madama  )  ma  perchè  facendolo  il  facciate 
con  maggior  vostro  comodo  ,  se  maggior 
comodo  potete  voi  trarre  dall'indugio,  voi 
che  solete  e  presto  e  leggiadrissimamente 
comporre ,  massime  essendo  in  luogo  ,  dove 
per  avventura  più  incitamenti  al  poetare 
avete  che  non  vorreste  ;  che  a  dir  vero 
cotesti  gran  facitori  di  sonetti  sogliono  es- 
sere gran  noje .  Che  direm  poi  de' facitori 
delle  tragedie  e  dei  traduttori  delle  Sifili- 
di? che  io  direi,  come  disse  Catullo,  sce- 
cli  iiicommoda  ,  se  non  servissero  a  farvi 
fare  degli  endecasillabi ,  i  quali  io  aspetto 
con  tanta  avidità  ,  con  quanta  aspettar  so- 
glio le  cose  tutte  del  mio  Algarottino .  Ma 
sono  essi  latini ,  o  volgari?  Pure  di  qualun- 
que maniera  sieno ,  saranno  essi  e  belli , 
come  spero,  e  leggiadri  e  del  tutto  simili 
alle  belle  fabbriche  di  Vicenza  ;  le  quali 
piacerebbono  pur  tanto  anche  a  me,  se  io 
le  vedessi  con  voi.  Ma  giacché  coteste  fab- 
briche veder  non  posso,  mandatemi  gli  en- 
decasillabi vostri,  i  quali  vedrò  molto  più 

vo- 


Inediti!  .  55g 

Volentieri,  che  non  vedrei  quelle;  se  non 
cae  questi  mi  converrà  vedergli  lontano 
da  voi  ;  dove  se  vedessi  ora  quelle ,  le  ve- 
drei in  compagnia  vostra  .  Io  andava  cre- 
dendo che  il  pensiero  che  voi  aveste ,  non 
so  per  qual  mia  colpa,  di  stampare  le  poe- 
sie mie  ,  si  fosse  raffreddato  in  voi  alcun 
poco  ;  e  ciò  era  cagione  che  in  me  pure 
si  fosse  raffreddato  più  d'un  poco;  ma  io 
veggo  ora  che  voi  ardete  in  ciò  più  che 
mai,  e  questo  comincia  a  riscaldar  di  nuo- 
vo anche  me.  Sicché  come  io  sarò  a  Bo- 
logna, tornerò  di  nuovo  a  por  mano  a  ciò, 
e  farò  in  modo  che  voi  non  abbiate  a  do- 
lervi :  ne  tua  dieta  vagis  ;  quantunque  io 
tema  che  il  farlo  debbia  costar  alcun  po- 
co al  nome  mio  ;  pure  ci  penserete  voi  che 
molto  mi  amate,  ed  io  non  ci  penserò  nul- 
la, perchè  amo  voi.  Noti  vorrei  però  che 
credeste  che  pensando  io  meno  a  questa 
raccolta  ,  avessi  perciò  pensato  ,  o  fossi  per 
pensar  meno  all'elegia  vostra,  che  voi  per 
vostra  bontà  pensavate  di  prefìggere  e  man- 
dare innanzi  a' miei  componimenti  latini; 
perchè  io  non  ho  lanciato  di  pensarvi ,  o 
Vi   penserò    anche   più  .    Ma    egli    bisogna 

Y    2  aspet- 


34°  Lettere 

aspettare  che  io  mi  rimetta  alcun  poco   e 
nella  poesia  e  nella  latinità;   perchè  come 
voi  sapete ,  io  sono  nelle  lettere  quello  eh© 
voi  siete  su  le  terre  dello  stato  viniziano , 
voglio  dire   un  cavaliere   errante    che    non 
mi  sono   mai  fermato   gran  tempo    in   una 
parte  sola,   ma  rapito  or  qua  or  là,  dovun- 
que  l'idea    del  bello  mi  trasportasse,    son 
corso   e  corro  per   molte   facoltà  ,    a  guisa 
che   fanno    quelli   i   quali  studiando    molto 
non  imparan  nulla.   Vedete  a  che  sono  io 
ora   ridutto  :    rivolgo    in  volgar  lingua   per 
madama  l' orazione   di  Isocrate   a  Demoni- 
co ,   e  per  me  stesso  vo  studiando  il  pane- 
girico di  Elena  ;    nel  quale   mi  vo  metten- 
do pure    a  memoria  alcuna  voce  greca,    e 
vo  insieme  osservando  molti  e  molto  belli 
artifizj  oratorj .   La  sera  poi  ho  preso  a  leg- 
gere   seguitamente    gli   ultimi   sei    libri    di 
Vergiìio,  che  non  leggemmo  insieme,  co- 
me vi    ricorda ,    e  che  io    mi  son  disposto 
di    kOÌer  lecere,  mosso  dalla  lettura,  che 

DO  p 

accidentalmente  feci  uno  di  questi  giorni, 
deli' uh;  tuo  libro,  che  veramente  è  più  che 
divino.  È  vero  che  io  Rileggo  per  cagion 
di  madama  non  in  Vergilio  stesso ,  ma  nel 

Caro  ; 


.Inedite.  Z^i 

Caro  ;  pure  sapete  quanto  quella  traduzio- 
ne si  accosti  al  vero  ,  non  dico  in  tutti  i 
sentimenti  particolari ,  ma  nelle  forme  del 
dire  ;  così  che  se  Vergilio  stesso  perisse  , 
egli  si  vederebbe  nella  traduzion  sola  che 
egli  ostato  l'ottimo  di  tutti  i  poeti;  il  che 
se  apparisce  ne'primi  sei  libri,  non  appa- 
risce men  chiaramente  negli  ultimi;  ed  io 
porto  fermissima  opinione  che  Vergilio  fos- 
se mandato  da  Dio  apposta,  perchè  e'fus- 
se  un  gran  poeta .  Ma  io  comincio  ad  ac- 
corgermi che  la  carta  mi  manca .  Prima 
dunque  che  ella  mi  manchi  del  tutto,  di- 
covi che  il  marchesino  Marsili  vorrebbe 
da  voi  sapere  quanto  costi  il  Lexicon  Geo- 
graphicum  con  le  annotazioni  del  Ferrari . 
Scrivetelmi  dunque,  e  state  sano.  Addio, 
Algarottino  mio .  Addio  . 


•  0*0* 


Y   3 


Z/^1  I.      K     T     T     E      R     I 

DEL     MEDESIMO 
XXL 

Bologna  3i.  agosto   iy32. 

Ancor  quest'altra  vostra  lettera  mi  ha 
aggiunto  in  Roncrio  ,  così  però  che  niu- 
na  altra  potrà  ritrovarraivi  almeno  in  mo- 
do ,  che  io  non  possa  rispondervi  stando 
in  Bologna ,  cioè  a  dire  con  più  agio ,  che 
ora  non  fo  ;  che  se  bene  il  fo  agiatamen- 
te, parmi  però  di  sentire  alcuno  incomo- 
do a  non  poter  mostrare  ad  alcuno  de' no- 
stri poeti ,  che  si  sono  in  Bologna,  i  com- 
ponimenti vostri,  de' quali  l'ultimo  che  mi 
avete  mandato ,  è  l'ultimo  per  lo  tempo  in 
cui  lo  avete  fatto,  non  è  l'ultimo  (1)  per 
la  eleganza  ;  e  posso  dirvi  che  esso  m' è 
piaciuto  moltissimo  come  dovea  ,  benché 
io  non  lascierei  il  secondo  quadernario  di 
farlo  anzi  così  : 

Non 
(1)  Riportato  alla  pag.  146-  T.  I. 


Inedite.  345 

Non  già  i  tuoi  Serli  o  i  tuoi  Carracci  o  i  tuoi 
Malpiglii,  e  quella  alma  onorata  schiera, 
Che  qual  rivo  indi  usci,  per  cui  da  sera 
V^ola  il  tuo  nome  infino  a  i  lidi  eoi . 

Vedrete  voi  se  così  più  vi  piaccia ,  ed  an- 
che se  in  vece  di  rivo  più  fiume  vi  piaces- 
se, che  par  voce  di  un  suono  e  di  un  sen- 
timento più  grave  e  maestoso ,  e  più  espri- 
mente la  moltitudine  di  coloro ,  che  fanno 
quella  onorata  schiera.  Non  vi  dirò  perchè 
io  abbia  scambiato  il  luogo  ai  Malpighi  ed 
ai  Carracci  ;  che  voi  stesso  vel  vederete . 
Caso  che  io  abbia  preso  inganno  ,  e  non 
gli  abbia  collocati  secondo  la  dignità  loro , 
sarà  a  voi  facile  emendar  l' errore  ;  che 
niuno  di  quei  due  nomi  è  monsignore  o 
cardinale ,  sicché  faccia  d' uopo  di  molti 
congressi  per  istabilirne  il  cerimoniale .  Par- 
mi  bene  che  quello  che  da  lor  derivonne 
sappia  non  so  che  di  prosa  ;  per  questo  1' 
ho  mutato  vestendolo  un  poco  da  verso ,  e 
facendolo  come  il  vi  ho  scritto  j  e  quan- 
tunque in  quel  verso  io  abbia  inserito  un 
per  cui,  non  lascierei  per  questo  di  muta- 
re il  decimo ,  facendo  così  : 

y  4  cop- 


344  Lettere 

Coppia  de  figli  tuoi,  per  cui  la  stanca  ec. 

Se  queste  mutazioni  vi  piaceranno  ,  bene 
sta  ;  a  me  non  lascierà  di  piacer  somma- 
mente il  sonetto  vostro,  come  quello  che 
è  oltremodo  grave,  pieno,  quanto  si  con- 
viene, di  affetto,  in  somma  vostro,  e  che 
come  tale  non  ha  potuto  non  piacere  an- 
che a  madama,  la  qual  sebbene  non  con- 
sente che  alcuna  cosa  si  stampi  per  queste 
nozze ,  come  io  avea  divisato  ,  e  così  noi 
consente,  che  mi  è  convenuto  prometter- 
le di  soprasedere  dalla  stampa  di  qualun- 
que de'componimenti,  che  io  avea  già  nel- 
le mani ,  essendo  massimamente  tale  la  vo- 
lontà eziandio  del  signor  marchese  di  lei 
consorte  ;  ella  non  ha  lasciato  però  e  di 
gradire  il  sonetto  vostro,  e  di  volere  che 
Voi  ne  siate  per  mezzo  mio  ringraziato  ;  il 
che  per  quanto  il  faccia  per  conto  suo  , 
non  posso  però  tanto  farlo  che  io  noi  fac- 
cia anche  più  per  mio,  e  non  sia  per  far- 
lo sempre  che  mi  manderete  così  illustri 
e  belli  e  chiari  pegni  dell'ingegno  vostro. 
Oggi  è  qua  venuto  Sandriuo  al  quale  io  ho 
pur  letto   il  vostro  sonetto ,    prendendomi 

tut- 


I      N      E      D      I      TE.  345 

tuttavia  quella  liberta ,  che  la  vostra  lettera 
mi  dà,  e  che  l'amor  mio  riceve  volentie- 
ri; voglio  dire  che  l'ho  letto  mutandolo 
così  come  sopra  vi  ho  detto  ;  ed  egli  lo 
ha  sentito  più  d'una  volta  con  quel  piace- 
re ,  che  soglion  sentirsi  le  bellissime  cose 
degli  uomini  grandissimi  ;  e  comechè  egli 
sia  per  iscrivervene ,  hammi  imposto  che 
ve  ne  scriva  io  intanto  ,  rallegrandomi  con 
voi  a  nome  suo.  Io  gli  avrei  mostrato  an- 
che l'endecasillabo  vostro  che  molto  e  mol- 
to mi  piacque,  se  l'avessi  avuto  qui;  ma 
come  saio  a  Bologna,  sì  gliei  mostrerò,  e 
sentiremo  quello  che  egli  ne  dirà  ;  quan- 
tunque quel  genere  di  componimento  non 
sia  di  quegli  che  più  si  usano .  Questo  vi 
ho  scritto  colla  maggiore  fretta  del  mon- 
do ;  perciocché  il  portatore  premea  .  Ma 
voi  già  ve  ne  siete  accorto  :  accorgetevi  an- 
cora che  io  vi  amo  oltre  quanto  possiamo 
e  voi  credere  ed  io  dire  .  Oh  !  io  mi  era 
scordato  di  dirvi  che  il  primo  verso  del 
vostro  ultimo  terzetto  e  a  me  ed  a  San- 
drino  e'  parve  tale  ,  che  esso  non  desideri 
vaghezza  niuna  maggiore  di  quella  che  ha. 
Addio,  Algarottino  mio. 


346  Lettere 

DEL     MEDESIMO 
XXII. 


Bologna  g.  settembre   in'òz. 


R 


isponderò  prima  paratamente  alla  soa- 
vissima vostra  lettera  de'  38.  agosto  ,  poi 
verrò  a  quello  che  mi  dite  nell'umanissi- 
mo foglio  che  alla  medesima  avete  aggiun- 
to .  Per  altro  mi  scriverete  voi  delle  beltà 
di  Vicenza  a  vostro  agio  ;  che  sapete  che 
io  non  sono  studioso  di  queste  cose,  se  non. 
quanto  me  ne  fate  esser  voi  ,  il  qual  po- 
treste anche  farmi  diventar  astrologo ,  se 
voleste  .  Piacemi  che  V  una  delle  tre  mu- 
tazioni che  io  credei  poter  farsi  in  que'  vo- 
stri versi  O  isoletta ,  vi  sia  piaciuta  ;  e  quel- 
la per  avventura  avete  scelto  che  averei 
scelta  ancor  io  ;  e  veramente  l' una  delle 
altre  due  commettea  gran  colpa  a  cacciar 
fuori  da  que' versi  la  parola  altera,  che  co- 
sì ben  vi  stava.  Sicché  panni  che  abbiate 

ben 


Inedite.  ZJ^j 

ben  fatto  ;  come  pure  parmi  che  abbiate 
ben  fatto  ancora ,  a  levar  via  dal  line  del 
verso  della  vostra  canzona  la  voce  doglia , 
sostituendo  in  vece  del  verso  :  Nembo  di 
sì  gran  doglia  l'altro  Di  duol  nembo  sì  tor- 
bido ;  volendosi  aver  più  fiducia  in  quella 
voce  torbido  che  nella  doglia,  la  qual  sot- 
to specie  di  sdrucciola  s'era  pur  posta  nel 
£n  di  quel  verso  ;  e  potrebbe  non  essere 
sdrucciola  ,  e  farne  inganno  .  E  giacché 
quanto  avete  pensato  bene  di  questi  versi , 
altrettanto  parmi  che  pensiate  dell'  abate 
Conti  quid  hominis  sit  ;  io  non  lascierò  di 
ricopiare  la  stessa  canzon  vostra ,  e  conse- 
gnarla a  Gio:  Pietro ,  il  quale  la  recapiterà 
al  conte  Carrara  ,  avendone  io  già  tenuto 
con  lui  discorso  .  Di  che  egli  stesso  forse 
vi  scriverà  oggi ,  e  credo  che  vi  dirà  an- 
cora quello  che  egli  avrà  giudicato  e  dei 
sonetti  del  Trissino  e  del  vostro  sonetto 
ed  endecasillabo  ,  che  tutti  gli  consegnai 
l'altro  jeri  ricopiati  di  mia  mano  ;  né  pe- 
rò potei  sapere  quello  eh'  ei  ne  sentisse  ; 
perchè  egli  era  alle  acque ,  ed  io  glieli  re- 
cai sul  tardi  ;  e  tra  per  questo  e  perchè 
eran  presenti,  non  gli  leggemmo.  Ma  voi 

sen- 


548  Lettere 

sentirete  da  lui  stesso.  Il  sonetto  glielo  ri- 
copiai così  mutato,  come  mutato  vi  scris- 
si di  averlo  letto  a  Fabri  ;  l'endecasillabo 
poi  così  come  voi  stesso  mutato  lo  avete 
nell'ultima  vostra  lettera,  la  qual  mutazio- 
ne mi  piace  grandemente  .  Nel  primo  dei 
due  sonetti  del  Trissiuo  ,  quando  il  rico- 
piai ,  hcesi  aliqiianiulum  nell'ultima  parola 
dell'ottavo  verso,  dubbioso  se  ella  dir  do- 
vesse afferra  o  atterra.  Io  però  scrissi  af- 
ferra per  conformarmi  più  alla  scrittura 
vostra  ,  la  qual  poue  così  chiaro  e  così 
espresso  afferra  ,  che  io  non  temerei  di 
essere  ripreso  da  alcuno  de' nostri  critici  , 
se  non  se  forse  dell'essermi  io  fidato  trop- 
po nella  scrittura  di  un  giovanetto  impe- 
tuoso ,  come  è  talvolta  Algarottin  mio  . 
Questo  dico,  perchè  quella  voce  afferra  è 
una  di  quelle  che  hanno  bisogno  di  esser 
del  Trissino,  perchè  questi  nostri  poeti  non 
le  condannino  ;  non  che  la  voce  non  sia 
per  parer  loro  e  bella  e  buona,  raa  temo 
che  il  dire  mi  afferra  la  casa  non  fosse 
per  dar  loro  non  poco  fastidio  ,  se  il  di- 
cesse un  di  noi  ;  e  parmi  pure  di  temer 
lo  stesso    e    di   quel  dire  io  vado  fuor   da 

giù. 


Inedite.  3/[g 

giudici,  e  di  quel  casa  dov io  arsi  ed  al- 
si ,  e  di  quel  vetusto  e  di  quello  stroppia- 
to, e  di  quel  si  sommergili  in  vece  di  si 
sommerga  che  è  nell'altro  sonetto;  delle 
quali  cose  però  niuna  a  me  par  cattiva , 
ed  alcune  mi  pajon  bellissime,  parendomi 
poi  bellissimi  e  quei  due  versi  che  mi  ac- 
cennate voi,  e  tanti  altri  tratti,  che  per 
amendue  isonetti  sono  sparsi,  ed  una  cer- 
ta bella  indignazione  che  si  diffonde  per 
tutto,  che  io  gli  tengo  per  due  sonetti  no- 
bilissimi, e  ve  ne  ringrazio  senza  line.  Io 
avea  stabilito  di  rispondere  partitamente  a 
tutta  la  vostra  lettera  secondo  l'ordine  stes- 
so ,  con  cui  l'avete  scritta.  Orami  accorgo 
che  dal  principio  sono  passato  al  fine  sen- 
za avvedermene  .  Tornando  dunque  alla 
canzon  vostra  fatta  per  lo  conte  Carrara  , 
egli  bisogna  che  voi  mi  scriviate  se  altra 
mutazione  vi  avete  fatta  ,  oltre  quella  di 
cui  abbiamo  già  detto,  e  quell'altra,  che 
è  piuttosto  un  ritenere  il  verso  primamen- 
te fatto,  Lo  stuolo  un  suon  d'alto  lamento 
fé ,  che  una  mutazione  ;  della  qual  però 
panni  che  così  ne  scriviate  ,  perchè  a  ca- 
so ve  ne  sia  sovvenuto ,  la  qual  cosa  se  è 

ar- 


35o  Lettere 

artifìcio  di  scrivere  ,  molto  mi  piace  che 
voi  siate  divenuto  un  orator  malizioso  ;  ma 
se  veramente  il  caso  ve  ne  ha  fatto  veni- 
re la  rimembranza ,  vedete  che  qualche  al- 
tra mutazione  non  vi  sìa,  di  cui  non  v'ab- 
bia fatto  sovvenire .  Ed  ecco  che  pure  un' 
altra  volta  io  mi  son  partito  dall'  ordine 
che  io  mi  avea  proposto .  Giacché  dunque 
così  m' avviene  senza  eh'  io  il  voglia  ,  ri- 
sponderò alle  altre  parti  senza  alcun  ordi- 
ne .  Che  è  ciò  che  mi  dite ,  che  le  procu- 
rettorie  maestose  logge  non  sono  piaciute  a 
cotesto  retore?  Saprei  volentieri  se  v'abbia 
alcun  passo  di  Aristotele  eziandio  contra 
questo  verso  ;  non  è  però  che  io  non  ab- 
bia usata  la  parola  procuratorie  con  qual- 
che timore  }  che  voi  mi  avete  levato  del 
tutto  .  Ed  essa  non  può  star  nò  mal,  né 
bene ,  se  non  che  secondo  che  ella  è  be- 
ne ornai  ricevuta;  sicché  egli  dipende  dal- 
la cortesia  dei  lettori  ,  nella  qual  mi  gio- 
va di  sperar  alcun  poco,  il -far  sì  che  el- 
la sia  buona  o  cattiva  .  Quanto  ai  vostri 
Serlj  ,  ai  vostri  Carracci ,  ai  vostri  Malpi- 
ghi  ,  non  mi  si  può  persuadere  che  essi 
bene  non  stiano  anche  a  dispetto  di  quel- 
le 


Inedite.  35l 

le  non  so  quali  parole  di  Aristotele  ,  lo 
quali  non  so  che  ira  s'abbiano  con  que'va- 
lentuomini .  Io  non  so  quelle  parole  di  Ari- 
stotele ,  ma  io  temo  che  si  prenda  talvol- 
ta in  un  senso  troppo  rigoroso  ciò,  che  que- 
gli antichi  maestri  hanno  detto  in  un  sen- 
so più  largo  ,  ed  anche  molte  volte  non 
s'abbia  a  tenere  opinione  diversa  dalla  lo- 
ro; che  poi  non  furono  essi  evangelisti;  e 
se  il  fussero,  me  ne  rimetto  ai  filosofi  che 
hanno  la  filosofìa  tanto  illustrata,  parten- 
dosi da^l'  instituti  de«li  antichi  .  I  versi 
di  Orazio  che  voi  mi  adducete  ,  vagliono 
più  assai  presso  me,  che  l'autorità  del  filo- 
sofo ,  della  cui  opinione  non  posso  vedere 
alcuna  ragion  vera,  la  quale  se  pur  vi  fos- 
se ,  doverebbe  poter  raccogliersi  dal  fine 
che  l' epico  e  il  lirico  si  propongono  ,  es- 
sendo il  fine  quello  che  stabilisce  le  re- 
gole di  ciascun' arte .  Ma  passando  ad  altro 
(che  ora  non  vogliam  fare  una  dissertazio- 
ne )  dicovi  che  io  aspetto  con  impazienza 
il  vostro  endecasillabo ,  col  quale  mi  ono- 
rate tanto  che  io  direi  di  esserne  confuso, 
se  quanto  ciò  è  vero  ,  altrettanto  credessi 
che  voi  foste  disposto  a  crederlo.  Credete 

però 


552  Lettere 

però  che  io  già  da-  ora  ve  ne  ringrazio 
quanto  so  e  posso  ;  e  vorrei  sapere  e  po- 
ter più  per  ringraziarvene  più  degnamen- 
te ;  che  di  vero  troppo  son  tenuto  al  mio 
Algarottino .  Ma  voi  potete  far  più  che  io 
non  posso  dire ,  il  qual  potete  farmi  anco 
l'ingiuria  di  credere  che  io  abbia  perduta 
F  elegia  vostra  ,  senza  però  che  io  me  ne 
dolga  .  Sappiate  però  che  io  la  conservo 
tra  le  cose  più  care  e  più  pregiate ,  riguar- 
dandola io  come  cosa  vostra .  Che  se  fino 
ad  ora  non  ve  ne  ho  scritto ,  si  è  stato 
ciò,  perchè  ne  io  mi  son  restituito  anco- 
ra in  questi  studj  (che  sapete  bene  com'io 
son  pigro)  né  ho  creduto  che  fretta  alcu- 
na in  ciò  esser  debba ,  la  qual  però  comin- 
cia ad  esserci;  giacché  voi  pur  volete  che 
io  riguardi  quella  edizione,  che  Dio  vi  per- 
doni ,  più  tosto  come  cosa  vostra ,  che  co- 
me mia.  Io  ho  già  scritto  al  padre  Bassa- 
ni  Gesuita ,  per  aver  da  lui  alcune  poche 
cose  latine  mie  che  egli  aver  dovrebbe  ; 
ed  ho  già  cominciato  di  fare  una  nota  di 
alcune  altre  ,  che  pure  mi  van  passando 
per  la  memoria;  sicché  spero  di  poter  sod- 
disfarvi tra  non  molto.  Parmi  di  aver  ri- 
sposto 


Inedite.  553 

sposto   a  tutte   le  parti  della  vostra  dolcis- 
sima lettera  anche  con  più  diligenza ,  che 
non  avete  fatto  voi   a   qualche  volta  ;    che 
pur  vi  scrissi ,  se  non  erro ,  due  volte  so- 
pra certo  tabacco  di  Spagna  che  volea  qui 
il  senatore  Zambeccari,    e  voi  non   mi  ri- 
spondeste  nulla;    ed   anche   un'altra  volta 
vi   scrissi    del    quanto    si   dovesser  vendere 
quelle  benedette  carte  del  sig.  Baudin  che 
io    ho  anche  qui  ,    e  che   non   mi  ricordo 
quanto  voglia    egli  che  si  vendano  ;    e  voi 
di  questo  pure  non  mi  faceste  parola,   bel 
donzello  che  siete.   Benché  del  tabacco  non 
accade   più.   altro ,    che   già    il  Zambeccari 
ha  data  la  colpa    a  me  ,    ed  io   la   mi  ho 
presa,  parendomi  per  l'amor  che  vi  porto 
che  l'incolpar  voi  o  me  sia  quello  stesso. 
Delle  carte  poi   dei  Baudin   vedete   quello 
che  essendo  costì  in  Padova  potete  scriver- 
mi. Vengo  ora  al  foglio  che  avete  aggiun- 
to alla  vostra  lettera ,   pieno  in  ogni  parte 
dell'  amor  vostro  :    della  voce  che  voi  dite 
essere  sparsa  costì ,  e  che  tanto  a  voi  spia- 
ce per  l'amore  che  portate  a  me ,  non  pos- 
so dir  certo  che  ella  mi  piaccia,  quantun- 
que non  ne  sia  ancora  seguito  quello  che 
To:  XI.  Z  pò- 


354  Lettere 

poteva  e  può  seguirne  tuttavia ,  e  ciò  è 
che  la  medesima  si  allarghi  alquanto  più 
ed  arrivi  a  Bologna ,  dove  fino  ad  ora  non 
ho  sentito  dir  nulla  .  Quando  mi  ritornai 
da  Venezia ,  non  ritrovava  persona  che  non 
si  rallegrasse  meco  ,  che  fosse  riuscita  va- 
na la  voce  sparsasi  con  tanta  costanza,  che 
io  mi  rimanessi  in  Padova.  Quest'onda  di 
complimento  andò  e  venne  per  dodici  o 
tredici  giorni,  e  poi  si  calmò.  D'allora  in 
qua  altro  più  non  s' è  detto  ;  ma  il  dirse- 
ne qui  non  è  il  maggior  male  che  possa 
uscire  da  ciò  ;  il  peggio  si  è  quello  che  voi 
medesimo  vedete  benissimo  ,  cioè  che  se 
si  fanno  uffìzj  per  me  così  come  se  io  do- 
mandassi (  oltre  che  il  domandare  tal  po- 
sto non  molto  mi  giova,  avendo  simil  po- 
sto nel  mio  paese)  può  anche  probabilissi- 
mamente esser  cagione  che  cotesti  signori, 
cfuando  si  determinassero  di  conferirmi  co- 
stì una  lettura ,  non  si  determinassero  pe- 
rò di  conferirmi  quello  stipendio,  che  es- 
sendo maggiore  del  merito  mio,  non  sareb- 
be però  maggiore  del  mio  bisogno .  Perchè 
parmi  di  vedere  che  se  io  non  ho  qualche 
cosetta  di  più   delle  mille   e  ducento  lire 

aa- 


I     N     E     D     I     T     E  i  555 

annue  (  dico  lire  delle  nostre  )  diffìcil  iìa 
che  io  possa  venir  costà  .  Cinquecento  ne 
vogliono  al  vitto  ed  all'alloggio  .  Mi  sareb- 
be pur  poi  necessario  un  uomo  che  mi  ser- 
visse ,  il  quale  ne  dovrebbe  pur  trarre  al- 
meno ducento  .  Oltre  a  ciò  più  abiti  mi 
vorrebbono  e  molte  spese  quotidiane ,  alle 
quali  se  aggiungiamo  cmelle  ducento  lire, 
che  io  desidererei  di  mandare  ogni  anno  a' 
miei,  per  non  privarli,  venendo  a  Pado- 
va ,  di  tutto  quel  sussidio  che  essi  hanno 
da  me  essendo  io  in  Bologna  ;  vedete  che 
le  mille  e  ducento  lire  annue  appena  mi 
bastano .  Ma  tutte  queste  ragioni  che  fan- 
no ?  Bisogna  pure  lasciar  che  la  cosa  vada 
come  ella  va,  almeno  in  quella  parte  che 
non  è  piccola  ,  la  quale  dal  consiglio  nostro 
non  dipende.  Io  avviso  come  voi  che  lab. 
Conti  e  per  voler  molto  bene ,  e  per  inten- 
der poco  la  faccenda  abbia  guastato  un  affa- 
re ,  che  voi  avevate  bene  incamminato .  Ma 
lasciamo  la  cosa  in  man  di  Dio,  che  riuscirà 
bene,  comunque  riesca:  ajutiamoci  quanto  si 
può ,  e  non  ci  dogliamo  di  quello  che  non 
si  può;  e  quand'anche  venisse  il  tutto  a  sa- 
persi qui  in  Bologna  ,   il  che  non  è  molto 

Z    2  dif- 


556  Lettere 

difficile ,  se  pur  ci  è  involto  quel  marche- 
se Bentivoglio  ,  il  quale  ha  de'  parenti  qui  ; 
pazienza .   Io  intanto  vi  sono    così    obbliga- 
to che  più  dir  non  posso  ;  ma  Y  amor  vo- 
stro non  esige  quei  ringraziamenti ,  de'qua- 
li  egli  è  infinitamente  maggiore  .   Madama 
caramente   vi   risaluta  :    lo   stesso    fanno   e 
Fabri  e  i  fratelli  miei .    Dall'  un    di  questi 
credo  che  avrete  lettera  in  questo    ordina- 
rio ,  ed  anche  da  Fabri  ;  e  1'  uno  e  l' altro 
forse  vi  manderanno  sonetti ,  che  ne  han- 
no de'  nuovamente  fatti ,  parte  de'  quali  ho 
veduto  e  parte  no  ;  che  sapete  che  io  veg- 
go costoro  rade  volte  .  In  questo  punto  mi 
giunge  una  vostra  lettera  insieme  con  una , 
che  dalla  soprascritta  parmi  del  nostro  sig. 
Morgagni  ;  ma  io  sono  ridotto  a  tanta  an- 
gustia di  tempo ,  che  temo  ,  se  io  le  apro 
e  leggo ,  non  esser  più    in  tempo    di  spe- 
dirvi questa .   Quello  dunque  farò  un'  altra 
volta .  Ora   amatemi ,   Algarottino   mio ,    e 
state  sano .  Addio ,  Addio  <. 


Inedite.  35? 

DEL    MEDESIMO 
XXIIL 

Bologna  16.  settembre  iy32. 


R, 


.rsPONDO  a  due  vostre  soavissime  lettere , 
cioè  a  quella  che  ebbi  l' ordinario  scorso 
da  voi ,  ed  a  quella  che  ricevo  oggi  coi 
vostro  dolce  e  leggiadro  e  bel  sonetto ,  ed 
oltre  a  ciò  tanto  soave  e  cortese ,  che  e* 
pare  che  abbia  voluto  gareggiar  con  la  let- 
tera ;  del  quale  però  non  vi  dirò  ora  al- 
tro ,  mancandomi  il  tempo  di  scrivere  lun- 
ga lettera ,  non  che  di  pensare  più  sottil- 
mente a  quei  passi  particolari  che  voi  in 
esso  sonetto  mi  accennate  .  Sicché  di  esso 
un'  altra  volta .  Venendo  poi  alla  lettera 
dell'  ordinario  passato  ,  dicovi  prima  che 
voi  potete  far  di  me  quel  che  vi  piace  > 
fuori  solo  farmi  buon  poeta ,  voglio  dire 
che  io  non  mancherò  di  servirvi  di  alcun, 
componimento  sopra  V  ambasciatore  che  voi 

Z    3  dite; 


«S8  L 


030  Li      E      T      T      E      Ti      E 

dite;   e  se  esso  sarà    cattivo,    vi  penserete 
pur  voi.   Ho  dimandato  anche  a  Gio:  Pie- 
tro ed  a  Ghedini ,    e   mi    hanno    promesso 
essi  pure  di  far  qualche  cosa  ;    ma    ed  es- 
si ed  io  desideriamo  pur  sapere  se  non  al- 
tro il  nome  di  costui   che   dee    lodarsi ,    e 
mal  non  sarebbe    il   sapere   ancora   se   egli 
abbia  fatta  mai  azione  alcuna  onesta    e  da 
galantuomo  ;  ma  è  ben  necessario  che  scri- 
viate quando    vi  farà    d' uopo  di  tali    com- 
ponimenti .  Io  ne  chiederò  ancora  a  Fabri 
ed  a  Scarselli  e  ad  altri ,    se  tra'  piedi  me 
ne  verrà  alcuno  .  Vedete  per  voi  stesso ,  che 
oltre  che  altre  cose  me  ne  distornano ,  que- 
sta   faccenda   mi    distorna    anch'  essa    dalle 
lettere  latine  ;  voglio  dire  che  non  vi  ma- 
ravigliate ,    se    alquanto   più    tardi    averete 
quello  che  io  averei  voluto  potere  e  saper 
fare  più  presto  .  Ma  io  temo    che    sia  per 
avvenire  certamente  a  me  quello  che   par- 
mi  (  se  io  in'  inganni  il  vedrete  voi  )   esse- 
re avvenuto  al  nostro  signor  Volpi ,  la  cui 
elegia  fatta  dopo  una  lunga  cessazione  ,  mi 
pare    di  molto  inferiore   a    quelle    che    ve- 
dute   avevamo .    Sebbene  io   non   son    tale 
che  debba  ricusare  o  dolermi ,  che  avven- 
ga 


Inedite,  35g 

ga  a  me  qiiello  che  avviene  a  quelli  che 
tanto  ne  sanno  più  di  me .  Se  tante  cose 
mi  distornano  dal  corapor  pure  alcuna  co- 
sa latina,  come  io  pure  vorrei,  non  però 
così  mi  distornano  dal  pensare  alla  raccol- 
ta ,  che  voi  con  tanto  amore  pensate  fare 
delle  poesie  mie.  Io  alla  fin  del  mese  ave- 
rò  quelle ,  per  le  quali  mi  convenne  scri- 
vere al  padre  Bassani .  E  già  molt'  altre  na 
ho  raccolte;  ma  credetemi  ch'egli  è  diffì- 
cile il  rinnovarne  tante  che  bastar  possano  ; 
perchè  tutte  veggo  essere  impossibile  ,  ma 
nò  raen  tutte  vogliono  stamparsi .  Io  da  qui 
innanzi  ve  ne  verrò  mandando  secondo 
che  potrò  ricopiarle  ,  il  che  far  non  posso 
con  quella  diligenza  che  pur  vorrei  e  che 
avrei  potuto  una  volta  >  quando  gli  occhi 
e  la  testa  eran  migliori .  Per  questo  mi 
scuserete,  vi  prego,  se  dei  componimenti 
che  sono  stampati  nella  raccolta  del  Gob- 
bi della  edizione  di  Venezia  1-727.,  io  vi 
accennerò  solo  i  primi  versi  ;  e  lo  stesso 
farò  sì  delle  poesie  latine ,  che  sono  stam- 
pate con  quelle  del  Volpi ,  le  quali  io  non 
ho  presso  di  me ,  sì  ancora  di  quei  sonet- 
ti che  feci  in  Venezia  e  che  voi  avete ,  e 

Z    4  di 


56o  Lettere 

di  quella  epistola  scritta  al  padre  Riva  so- 
pra la  morte  della  madre  di  lui,  e  di  quel- 
la odina  stampata  sopra   le  nozze    de'  Ben- 
tivogli ,    e    dell'ultimo    sonetto    che   io    vi 
mandai  sopra  il  Pisani ,    le  quali  cose  tut- 
te  credo    che   voi   abbiate   presso    di    voi , 
tanto  più  che  se  io    dovessi  ricopiarle ,    la 
faccenda  andrebbe  poi  più  in  lungo,  mas- 
sime  che   io   penso   di   mandarvegli   scritti 
con    quell'  ordine ,    che    io   crederei    bene 
che  si  tenesse  nella  stampa  ;  ma  di  questo 
vedrete  voi ,  e  farete  come   vi  piacerà  ;    e 
così  pur  farete  di  ogni   altra   cosa   che  da 
me  dipenda  .    Ho  risposto  alla  prima  delle 
vostre  lettere  soavissima  ;    rispondo  ora   al- 
la seconda  non  men  soave  della  prima  ,  e 
dopo  avervi  ringraziato   senza   fine   del  bei 
sonetto ,    ringraziovi  anche   di    ciò  che   mi 
dite  della  risposta   del   signor   Desaguliers  ; 
e  tanto    più    ve  ne   ringrazio ,    quanto  che 
questo  mi  indica  che    voi  tuttavia    costan- 
temente proseguite    lo    studio    della  lingua 
inglese ,    traducendone    libri .    Piacerai    co- 
testa  vostra  applicazione   che    vi  restituisce 
anche    in    parte    alla    filosofia ,    la    qual    si 
adorna  pei   grandi  ingegni   e  simili   al  vo- 
stro . 


Inedite.  061 

stro .  Non  posso  poi  non  sentire  somma 
piacere  delle  dolci  e  soavi  espressioni  dell' 
amor  vostro  ;  il  quale  vi  pregherei  con 
molta  diligenza  a  conservarmelo ,  se  la  di- 
ligenza vostra  in  dimostrarmelo  con  tutti  i 
mezzi  non  rendesse  superflua  la  mia  .  Fa- 
te pur  ragione  che  io  vi  amo  altrettanto  , 
e  vorrei  poterlovi  dimostrare  con  altro  , 
che  con  quello  con  che  ve  l'ho  dimostra- 
to fino  ad  ora ,  cioè  col  darvi  incomodo  . 
Ma  che  è  questo  eh'  io  sento  pur  dire  al- 
tronde ,  e  voi  però  non  mi  scrivete  ?  E 
ciò  è,  che  voi  siate  per  venire  a  Bologna , 
come  vi  sarà  il  nostro  signor  Eustachio . 
Voi  siete  cagione  che  qui  da  molti ,  e  da 
me  più  che  da  ogni  altro  ,  si  desideri  il 
ritorno  di  esso  signor  Eustachio  doppiamen- 
te ,  il  quale  però  non  ritornerà  forse  che 
alla  fine  dell'autunno.  Martedì  passato  fu 
conferita  una  cattedra  di  filosofìa  alla  sig. 
Bassi  con  lo  stipendio  di  cento  ducatoni  , 
con  questo  che  ella  non  debba  andare  nel- 
le scuole  pubbliche  ,  se  non  che  a  chiesta 
del  legato  o  del  gonfaloniere.  Elia  ora  è 
mezza  poetessa  ,  cattivetta  piuttosto  ,  ma 
quanto  basta ,  perchè  ora  sia  tutta  ,  tut- 
ta 


36:2  Lettere 

ta  di  Gio:  Pietro  ,  che  con  esso  lei  sta 
lavorando  un'  egloga .  Jeri  si  sposò  la  sig. 
marchesina  Ratta  con  sommo  contento  di 
tutti;  la  madre  vi  saluta.  La  fretta  non 
mi  permette  più .  State  sano ,  Algarottino 
mio  . 

•  0*0*0*0*0*0*0*  0*0*0*0*0* 
DEL    CONTE 

ALGAROTTI 
XXIV. 


Venezia   17.  settembre  1732. 

.LO  son  venuto  l'altro  dì  di  Padova  mez- 
zo malato  a  Venezia,  per  compiacer  prin- 
cipalmente alle  premure  di  mio  fratello  e 
di  mia  madre ,  la  quale  stimava  che  essen- 
do io  vicino  a  lei  potessi  rimettermi  più 
presto  del  mio  male  ;  da  cui  avvegnaché 
io  sia  libero  in  tanto  che  son  già  due  gior- 
ni , 


Inedite.  565 

ni ,  che  son  uscito  da  quella  terzana  ,  di  cui 
soffersi  tre  termini ,  non  lo  sono  però  tan- 
to da  poter  dire  di  aver  la  testa  assai  buo« 
na  e  forte  per  leggere ,  per  istudiare  ,  o  fa- 
re cotale  altra  simil  cosa .  Ho  ritrovato  qui 
una  dolce  lettera  vostra  ,  della  quale  vi  rin- 
grazio così ,  che  più  voi  non  potete  deside- 
rar da  me,  comechè  mi  amiate  molto  .  E 
certo  che  io  ho  ragione  di  così  fare .  Im- 
perciocché quale  è  quel  testimonio  d'amo- 
re che  io  da  voi  desiderar  potessi ,  di  cui 
quella  vostra  lettera  non  abbondi?  In  som- 
ma ella  si  è  tale  quale  ella  dovea  venirmi 
da  voi  :  e  sì  ve  ne  ringrazio  e  ve  ne  ho 
obbligo  infinito  ,  e  a  conto  de'  testimoni 
dell'amor  vostro  io  metto,  e  fra'primi,  la 
sollecitudine  e  la  cura  che  vi  siete  preso 
nello  raccogliere  le  poesie  vostre  ;  le  quali 
priegovi  mandarmi  il  più  tosto  che  potete  ; 
che  né  il  più  caro ,  né  il  più  prezioso  do- 
no mi  potete  fare .  Io  avea  incominciato 
un  endecasillabo  per  metter  loro  innanzi , 
e  avea  abbozzato  quella  lettera  al  Manfre- 
di che  sapete .  Ma  il  male  sorvenutomi  non 
mi  ha  concesso  di  ridurre  fino  ad  ora  né 
l'uno,  né  l'altra  a  termine;  né  io  termine* 

rei 


SG4  Lettere 

rei  giammai  queste  cose  ,  né  qualunque  al- 
tra che  avessi  in  animo  di  fare ,  se  io  vo- 
lessi badare  a  non  so  quale,  che  vorrebbe 
che  io  facessi  un  canto  del  Bertoldo  ,  di 
che  non  credo  che  si  possa  immaginar  cosa 
più  frivola,  né  più  ridicola  .  Ma  qual  più 
ridicola  cosa,  che  quel  flusso  e  quella  dis- 
senteria incredibile  di  sonetti  e  d'ogni  al- 
tra  maniera  di  poesie,  che  si  è  veduta  a 
questi  dì  sgorgare  in  Venezia  per  questo 
nuovo  procuratore?  nella  quale  ha  pur  an- 
co voluto  aver  parte  il  sig.  Giovanni  Riz- 
zetti,  del  quale  ho  veduto  un  sonetto,  che 
non  credo  per  altro  sia  suo  per  qualche 
verso  che  non  m'è  paruto  cattivo  .  Ma  il 
sonetto  vostro  non  ho  potuto  veder  io ,  ben- 
ché ne  avessi  voglia;  ma  tanta  ne  è  stata 
la  folla,  che  vi  si  sarebbe  perduto  dentro 
un  poema  di  venti  canti.  Un'oda  dell'ab. 
Lazzarini  volea  io  mandarvi ,  se  avessi  po- 
tuto averla  ;  il  che  fin  ora  non  ho  potu- 
to .  O  curas  hominum ,  o  quantum  est  in 
rebus  inane!  E  quell'altra  piena  di  sonet- 
ti del  co:  Carrara  quando  sgorgherà  ella? 
che  non  vuol  esser  niente  ,  a  quel  eh'  io 
credo,    minor   di   questa   del  procuratore; 

nella 


I      N      E     D      I      TE.  365 

Cella  quale  entrerà  pure  quella  mia  canzo- 
na, in  cui  da  quelle  cose  in  fuori  che  io 
già  vi  scrissi ,  non  accade  di  mutar  altro  ; 
che  mi  pare  che  la  si  stia  assai  bene  così 
come  ella  si  sta .  Molte  altre  cose  avrei  da 
dirvi ,  ma  parte  perchè  poco  gioverebbe  il 
dirvele  ,    come  a  cagion  d'esempio   che  io 
sono   in   una  grave  maninconia    e  tristezza 
d'animo  ,    e  parte  perchè   la  testa  non  mi 
permette  lo  scrivere  troppo  a  lungo ,  mas- 
sime dovendo  anco  risponder  due  righe   a 
vostro  fratello ,  faccio  line  non  senza  però 
dirvi  che  io  amo  voi  tanto,   quanto  né  io 
posso  abbastanza  dire  ,  né  voi  credere  ;  che 
io  ardo  di  desiderio  di  vedervi  ;  poiché  al- 
lora  solo  io  credo  certamente  che  ogni  tri- 
stezza fosse  per  cadérmi  dell'animo,  sicco- 
me moltissime  altre  volte  avvenuto  è.  Che 
voi  mi  amiate  all'  incontro  ,    questo  noi  vi 
dico ,  perchè  senza  che  voi  il  fate  assai  più 
anco    di  quel   che  io  posso  desiderare  ,    se 
ciò  può  essere,  egli  si  è  un  corollario  dell' 
amare  il  desiderare  d'esser  amato.   Addio, 
Zanottino  mio  ,  il  più  caro  e  il  più  soave 
amico  che  io  abbia  al  mondo  ,    in  cui  so- 
lo  è  la  mia  quiete   e   la  speranza  mia ,    e 

che 


366  Lettere 

che  io  ardo  di  desiderio  ardentissiino  di 
rivedere  ;  e  credete  che  questo  desiderio 
cresce  in  me  a  misura  che  io  tratto  più 
ed  uso  con  altri  uomini.   Addio.  Addio. 

Voi  riceverete  un  libro  che  il  Michelot- 
ti  mi  ha  mandato  per  voi,  e  un  altro  dei 
Crivelli,  che  è  la  seconda  parte  della  sua 
fìsica . 

Due  cose  io  m' era  scordato  di  dirvi  . 
L'una  si  è  che  l'abate  Conti  vorrebbe,  se- 
condo che  egli  mi  scrisse  in  Padova,  qual- 
che sonetto  per  una  gentildonna  che  si  fa 
monaca .  Voi  sapete  qual  cosa  si  suol  fare 
in  simil  caso,  che  è  di  prender  de' sonet- 
ti vecchi  e  mandarli  per  nuovi ,  come  vi 
prego  fare  sì  per  lo  canto  vostro  ,  come 
di  vostro  fratello  e  di  alcun  altro  .  Questi 
si  vorrebbono  per  la  fine  di  ottobre.  L'al- 
tra ,  che  questo  Pio ,  per  quanto  io  abbia 
domandato,  non  ha  fatto  azion  veruna  ohe 
si  sappia  da  galantuomo  .  Non  è  questa  una 
bella  notizia  per  chi  ha  da  comporre  sopra 
di  lui?  Il  nome  di  questo  signore  nò  men 
questo  ho  potuto  sapere  .  A  voi  altri  non 
mancherà  già  il  modo  di  lodar  persona , 
di  cui  non  si  sappia  né  il  nome ,  nò  azio- 
ne 


Inedite.  36j 

ne  alcuna  ,  voi  altri  che  trovate  il  modo 
di  lodar  la  febbre  e  simili  altre  cose  .  Si 
vorrebbero  anco  questi  componimenti  per 
la  fine  d'ottobre  .  Quanta  carta  bisogna  spor- 
care per  tali  coglionerie  ! 


D    I 

FRANCESCO    M.A  ZANOTTI 
XXV. 


Bologna  23.  settembre  x^Zz. 

JLiA  raccolta  de' componimenti  miei  italia- 
ni, e  più  l'angustia  del  tempo,  a  cui  son 
ridotto  ,  mi  scuserà  appo  voi  ,  se  io  sarò 
breve .  E  già  quanto  mi  rallegri  del  vostro 
ritorno  a  Venezia  e  della  vostra  salute  ri- 
cuperata ,  non  potrei  tanto  dirvi ,  Algarot- 
tino  mio,  che  non  fosse  sempre  minor  del 
vero.,  e  rispetto  a  questo  assai  breve.   Mq> 

Dio 


368  Lettere 

Dio  buono  !  donde  tanta  e  tale  malinconia? 
Vedete,  Algarottin  mio ,  di  sollervarvi ,  ac- 
ciocché solleviate  anche  me .    Io  non  dirò 
altro  di  ciò ,  perchè  entrando  in  questo  non 
so  se  io  potessi  essere,  come  pure  mi  con- 
vien ,   breve .  Differirò  ad  un  altro  ordina- 
rio di  dirvi  del  sonetto  che  mi  mandaste, 
e  dell'elegia  di  cui  mi  favoriste  ;  e  così  pu- 
re  di  mandarvi  non   so    che  sopra    cotesto 
ambasciatore  ;    e    finalmente    di    soddisfare 
all'obbligo    che  pure   addosso   mi   trassi    di 
comporre  alcuna  elegia;  le  quali  cose  tut- 
te ,    come   ancora   il  mandarvi    i  componi- 
menti miei  latini ,  non  posson  farsi  ad  un 
tempo;  e  d'una  in  altra  le  verrò  io  facen- 
do negli  ordinarj  seguenti .  Intanto  di  que- 
sti componimenti    che   vi   mando  ora ,    di- 
covi che  io  gli  ho  ricopiati  tutti,   eziandio 
quelli  che  erano  nella  raccolta  del  Gobbi , 
perchè   m'è  convenuto  mutarne   alcuni   in 
alcuni  luoghi.  Resta  di  aggiungervi  la  can- 
zonetta  che  feci   in  lode   del  Redi ,    forse 
con  qualche  sonetto,  che  io  un'altra  volta 
vi  manderò  insieme   con   le  cose  mie  lati- 
ne che  spero  di  aver  presto  ;  ed  allora  pu- 
re vi  manderò  quella  mia  epistola  al  padre 

Riva 


Inedite.-  ofìg 

Riva  che  io  ricopierò,  giacche  stampata  co- 
me è,   contiene  errori  intollerabili.  Tanto 
che    un'  altra    volta   che  io    vi   mandi   cose 
mie  ,  vi  avrò  pur  mandato  ogni  cosa .   Ora  , 
Franceschin    mio   amatissimo ,    il   mandarvi 
tali  cose  non  ne  obbliga  a  stamparle,   e  voi 
ne  farete  quello   che  vi  piacerà.    Ma  se  pur 
voleste  stamparle,  i  componimenti  che  ora 
vi  mando   possono  tener  luogo  di  120.  so- 
netti,  i  quali  a  due  per  facciata  empiereb- 
bono  3o.   carte ,  ed  aggiungendovi  le  altre 
cose  che  vi  manderò ,   e  frontispizio  ed  in- 
dici,  e  traendo  vantaggio  dall' andar  da  ca- 
po,  e  che  so  io?  veggo  che  comodamente 
potrebbe  farsi  un  libricciuolo  di  carte  60. , 
che  sarebbe  giusta  misura.   Nell'ordine  dei 
componimenti   potrebbesi   tener   quello  in- 
circa  che   io   ho    tenuto    nel  ricopiarli  ;    a 
me  però  piacerebbe   che   le  proposte    e   le 
risposte  si  mettessero  io  ultimo  ;  tra  le  qua- 
li io  voglio  assolutamente  che  sia  una  pro- 
posta vostra  con  la  risposta  mia  ;   però  tra 
le  molte  proposte  che  voi  mi  avete  fatte, 
poneste  mandarmi  quella   che  voi  più  vo- 
lentieri vi  mettereste  ;   se  non ,    io  rispon- 
derò all'ultimo  sonetto  vostro,  e  sì  quello 
To:  XI.  A  a  vi   , 


570  Lettere 

vi  metteremo  .  Se  vi  piacerà  di  mettervi 
que'due  sermoni  che  pur  vi  mando ,  a  que- 
sti potrete  aggiungere  la  epistola  o  sermo- 
ne al  Riva,  la  quale  vi  manderò,  metten- 
dola dopo  quello  che  va  ad  Antonio  N.  , 
ed  anche  vii  piacerebbe  che  questi  sermo- 
ni si  mettessero  come  separati  dalle  rime , 
con  un  picciolo  titolo  particolare  che  po- 
trebbe essere:  Alcune  epistole  e  sermoni  di 
Francesco  Maria  Zanotti  .  Per  quanto  pe- 
rò mi  possa  piacer  questo  ,  o  qualsisia  al- 
tra cosa  che  vi  abbia  scritta ,  più  di  tutto 
mi  piacerà  che  voi  leggiate  le  cose  mie 
prima  ,  e  poi  in  tutto  e  per  tutto  ne  di- 
sponghiate  a  modo  vostro  ;  e  se  troverete 
cose  che  non  vi  pajano  da  stamparsi ,  le 
rigettiate  ,  e  mutiate  dove  pare  .  E  come 
tra  queste  che  vi  mando  ,  ne  son  molte 
che  non  avrete  mai  vedute  ;  così  mi  fare- 
te cosa  grata  a  scrivermene  il  parer  vostro . 
Forse  quest'altro  ordinario  vi  manderò  un 
elegia  mia,  ed  in  quell'altro  la  vostra  bel- 
lissima; il  sonetto  dell'ambasciatore  l'avre- 
te a  suo  tempo,  e  così  pure  avrete  quello 
che  servirà  per  l'abate  Conti,  se  già  per 
questo  non  volete  sceglierne  uno  di  quelli 

che 


I    n    e    d    r    r    k.  S71 

die  ora  vi  mando  ;  che  molti  ve  ne  sono 
sopra  tale  argomento  .  Quanto  alla  vostra 
canzone  sopra  la  Carraia ,  sarete  servito . 
Bingraziovi  poi  con  tutto,  ma  con  tutto  il 
cuore ,  il  mio  Algarottino ,  e  delle  vostre 
espressioni ,  e  delia  cura  che  vi  prendete 
di  quel  tale  affare  ;  e  so  che  sto  bene  stan- 
do appoggiato  a  voi ,  e  bene  ne  riuscirà , 
riuscendo  quello  che  Dio  ne  vorrà .  Se  voi 
siete  per  venir  qua,  io  comincio  a  deside- 
rar meno  di  essere  in  Padova  .  Ma  quan- 
do sarà  che  voi  vegniate  ?  Questo  sig.  se- 
natore Zambeccari  mi  ha  ordinato  di  nuo- 
vo che  io  vi  ricordi  di  quel  tabacco  di  Por- 
togallo .  Vedete  dunque  che  fare  debba  io , 
Egli  ha  ora  in  casa  la  co:  di  santo  Stefano . 
che  venne  jeri  con  grandissimo  seguito  0 
partirà  giovedì ,  e  forse  che  sabbato  sarà 
qui  D.  Carlos .  Ma  che  importa  a  noi  ?  A 
me  importa  bensì  che  voi  stiate  sano ,  Al- 
garottino mio  soavissimo .  Addio  ,  addio  . 


A 


a    2 


Sjl  Lettere 

D    I 

FRANCESCO   MA  ZANOTTI 
XXVI. 


Bologna  7.  ottobre  l'jZz, 

uono  tanti  gli  obblighi  che  io  ho  contrat- 
ti con  voi ,  che  nò  una  sola  settimana  per 
adempierli,  né  ima  sola  lettera  bastar  può 
per  iscrivervene  .  Io  doverei  scrivervi  del 
sonetto  ultimo  vostro  bellissimo ,  che  mi  man- 
daste,  doverei  scrivervi  dell'elegia  vostra, 
doverei  mandarvene  una  mia,  doverei  man- 
darvi pure  componimenti  miei  latini  con 
alcuni  volgari,  e  doverei  altresì  servirvi  di 
alquanti  sonetti  sopra  cotesto  ambasciatore 
e  cotesta  monaca  ;  ma  questi  soffrono  in- 
dugio ,  ed  io  però  il  prenderò  tale ,  che  voi 
gli  abbiate  in  tempo  .  I  componimenti  la- 
tini gli  avrete ,  come  avrò  avuto  io  quelli 
che  aspetto  dal  Bassani  ,  che  spero  di  aver- 

SU 


I     N     E      D     I     T     È  .  5^3 

gli  quantoprima  ;  a'quali  aggiungerò  io  quel- 
le cose  volgari ,  di  cui  vi  scrissi ,  e  voi  ag- 
giungerete quelle  che  furono  stampate  dal 
Volpi;  ed  ancora  quest'ultima  elegia  che 
io  ho  fatto ,  se  ella  per  ventura  sua  vi  pia- 
cerà, e  che  io  vi  manderei  questo  ordina- 
rio ,  se  avessi  tempo  di  ricopiarla ,  ed  an- 
che di  assettarla  in  qualche  luogo  dove  el- 
la ne  ha  più  bisogno  ;  componendo  la  qua- 
le ,  e  più  poi  rileggendo  la  vostra ,  ho  ben 
inteso  come  un  uomo  che  sia  disavvezzo , 
e  che  sia  tanto  lontano  dalla  vostra  età 
quanto  sono  io ,  è  tanto  meno  grazioso,  quan- 
to più  cerca  di  esserlo  .  Qual  che  ella  sia- 
si però,  la  vi  manderò  senza  dubbio  l'or- 
dinario venturo ,  ben  promettendomi  che 
Algarottin  mio  ,  non  che  compatirla  ,  anche 
la  gradirà  ;  nel  quale  ordinario  vi  scriverò 
pure  dei  sonetto  vostro  ,  ed  anche  per  com- 
pensare l'indugio,  vedrò  se  io  possa  pure 
rispondergli ,  il  che  mi  sarebbe  ,  credo  ,  più 
facile ,  se  quello  fosse  men  bello  ;  io  però 
non  T  ho  mostrato  a  persona  ,  né  forse  il 
mostrerò,  finché  io  non  ve  ne  abbia  scrit- 
to ;  il  che  far  soglio  di  tutte  le  cose  che 
mi  mandate .  Lasciando  andar  dunque  tut- 

Aa    3  ti 


3y4  Lettere 

ti  questi  obblighi  miei,   l'aver  numerato  i 
quali   vi   servirà    d'  argomento    che   io    non 
me   ne  scordo,    mandovi   ora   l'eleeia   vo- 
jjtra,    la  quale  dopo  averla  letta  più  e  più 
volte  ,    m'è  piaciuta   anche  più    che  allora 
non  fece  quando  la  faceste  ;    né  ho  trova- 
to che  ini  dispiaccia  quello  che  allora  par- 
ve che  io  non  approvassi .  Non  è  però  che 
io   non  abbia   creduto   che  possan    mutarsi 
molte  cose  in  meglio ,   e  che  io  non  abbia 
tentato  di  farlo  come  vedrete ,  delle  quali 
né  lascierò  il  giudizio  a  voi  ;  e  se  foste  in 
Padova ,  il  lascierei  anche  al  Volpi  al  Mor- 
gagni  al  Lazzarini  ,    a'  quali  sarei  contento 
che  mostraste  essa  elegia,  perchè  spero  che 
ne  ritrarreste  molta  loda  e  forse  alcun  con- 
siglio .   Così  dico ,  perchè  io  ho  mutato  al- 
cune cose  per  lo  solo  dubbio,  non  poten- 
do io,  come  voi  potreste  forse  "per  voi  stes- 
so  e  come  potreste  più  comodamente ,    s© 
foste  in  Padova ,   con  l'altrui  consiglio,  trar- 
mene  fuori  ;  ed  anche  avrei  piacer  di  sen- 
tire se  loro  ne  paja  quello  che  pare  a  me, 
a  cui  la  vostra  elegia  par  molto  bella;  ma 
dei  luoghi   particolari    che   io   ho   mutato, 
vi  scriverò  più  abbasso ,  come  vi  avrò  scrit- 
ta 


Inedite:  3y5 

to  delle  altre  cose ,  che  in  questo  ordinario 
mi  convien  di  scrivervi  .  Sappiate  dunque 
in  primo  luogo  che  io  ho  già  ricopiata  la 
vostra  canzone  diretta  al  Carrara ,  secondo 
le  mutazioni  di  cui  siamo  convenuti  ,  e 
l'averei  già  data  a  Giampietro  che  la  man- 
derebbe al  Carrara  stesso ,  se  egli  non  fos- 
se stato  in  campagna  ;  ma  questa  settima- 
na gliela  darò,  e  forse  anche  prima  di  fi- 
nir questa  lettera,  la  qual  veggo  che  non 
vuol  finir  d' esser  breve  ;  ma  se  ella  non 
giunge  mai  ad  esserlo ,  la  colpa  è  pur  la 
vostra,  che  avete  fatto  con  l'affetto  vostro , 
che  io  trovi  tanto  più  piacere  ,  quanto  più 
lungamente  con  voi  ragiono  .  Sappiate  in 
seconxlo  luogo  che  io  ho  ricevuto  l' invol- 
to che  mi  avete  mandato  dei  due  libri  ;  e 
ne  darò  parte  in  questo  ordinario  tanto  al 
Crivelli ,  quanto  al  Michelotti  .  Questi  mi 
aveva  già  scritto  due  lettere  y  mandando- 
mene ancor  una  del  Boerahave  ;  ed  appe- 
na ho  potuto  intendere  se  questa  ed  il  li- 
bro a  me  vengano  ,  o  al  bibliotecario  dell' In- 
stituto.  Io  credo  che  questi  imbrogli  il  com- 
mercio, come  l'altro  ha  imbrogliata  la  fisi- 
ca. L'ultimo  ordinario  ebbi  una  lettera  lun« 
A  a    4  Sn*s* 


3-76  Lettere 

ghissima  del  nostro  Manfredi ,  la  metà  del- 
la quale  è  sopra  di  voi,  mostrando  egli  il 
desiderio,  anzi  il  piacere  ch'egli  ha,  di  pur 
dover  rivedervi  ;  dico  il  piacere  ,  giacché 
egli  se  ne  tien  sicuro;  e  dice  che  egli  da- 
rà pure  l'ultima  mano  agli  elementi  deli' 
astronomia ,  che  voi  volete  riveder  di  nuo- 
vo. Se  ciò  farete,  io  vi  prometto  di  voler 
vedergli  io  pure  con  voi,  quand'anche  io 
dovessi  per  ciò  intermettere  quel  sì  vago 
e  sì  leggiadro  studio  delie  effemeridi .  Egli 
mi  dice  ancora  di  volere  confortarvi  a  stam- 
pare la  traduzione  dell'opera  del  Desagu- 
liers  ,  ed  anche  adornarla  di  quelle  note 
che  trar  poteste  dai  vostri  esperimenti  fat- 
ti qui  in  Bologna;  e  come  io  ho  scritto  a 
lui ,  così  scrivo  ora  anche  a  voi .  Che  se 
l' opera  del  Desaguliers  non  è  una  breve 
e  semplice  dissertazione  ,  ma  un  libretto 
di  qualche  mole,  voi  fareste  a  mio  giudi- 
zio assai  bene  di  darne  fuori  una  traduzio- 
ne fatta  così ,  come  sapreste  far  voi ,  e  co- 
me non  saprebbe  far  verun  altro  .  Vedete 
un  poco  quello  che  far  potete  ,  acciocché 
noi  veggiamo  una  volta  un'opera  inglese  e 
bella  e' ben  tradotta.  Ora  venendo  al  pro- 
posito 


Inedite.  5jj 

posito  della  vostra  elegia  ,  aggiungerovvi 
qui  le  mutazioni  e  le  note  ,  che  per  entro 
vi  son  venuto  facendo,  delle  quali  vi  pre- 
go ,  Algarottino  mio  caro  ,  a  compatirmi , 
se  ve  le  scrivo  forse  male  e  certamente 
tardi  ;  giacché  la  tardanza  non  da  altro  è 
provenuta ,  che  dal  desiderio  di  servirvi  o 
meglio,  o  men  male;  che  ben  sapete  quan- 
to io  mi  fossi  lontano  da  questi  studj ,  a' 
quali  non  mi  sarei  né  pure  per  alcun  po- 
co restituito  se  non  che  per  voi  solo  .  A» 
dunque  nel  distico  1.  ho  mutato  il  inuscc 
in  Pallas  ,  temendo  non  forse  quel  musa? 
possa  obbligare  qxieìì'edidicit  al  numero  del 
più.  So  che  Cicerone  ha  detto:  vos ,  vos, 
ùi  quarti,  ipsi ,  et  senatus  frequens  restitit , 
nel  che  pare  anche  maggior  licenza  che 
nel  vostro  edidicit;  pure  se  questo  esempio 
fosse  solo ,  il  seguirlo  mi  parrebbe  una  li- 
cenza troppo  maggiore  di  quella,  che  vuol 
concedersi  a  un  primo  distico  .  Nel  disti- 
co 5.  ho  mutato  il  dubice  blandicias  in  blan- 
da; delicias  ;  che  sebbene  parmi  che  quel 
dubice  ve  lo  suggerissi  io  ,  egli  però  non 
cosi  ora  mi  piace,  come  mi  piacque  allora  ; 
e  pure  mi  piacerebbe   anche   al  presente  , 

se 


3y8  L    e    t    t    e    n    e 

se  fosse  detto  della  fortuna  ;  ma  parlando 
di  Venere  ,  avrei  voluto  che  esso  sirrnifi- 
casse  alquanto  più  :  sollecita  ansiosa  affan- 
nosa; e  non  significando  appunto  ciò,  me- 
glio mi  è  partito  di  lasciarlo  .  Nel  disti- 
co 8.  il  vostro  esametro  era  :  Ut  missum 
juvenis  furtive  callida  virgo ,  ed  io  ho  te- 
muto che  essendo  quel  juvenis  più  lontano 
dal  malum,  a  cui  si  riferisce,  che  per  av- 
ventura non  è  lo  sponsi  dal  munere  in  quel 
verso  di  Catullo  :  Ut  missum  sponsi  furti- 
vo munere  malum;  ho  temuto,  dico,  che 
quella  lontananza  non  sia  troppa  ;  però  ve- 
dete se  vi  piacesse  quello  stesso  esametro 
come  l' ho  scritto  io  .  Nel  distico  g.  ho 
mutato  X in  limine  in  incornino da ,  parendo- 
mi che  quell'in  limine  non  ben  si  compon- 
ga né  con  l' adveniens  per  ragione  gram- 
maticale, nò  col  comperiat  per  ragione  del 
sentimento  stesso,  non  essendo  proprio  di 
quell'accorgimento  materno  il  succedere  in 
limine  ;  il  che  quando  anche  fosse  ,  farei 
poi  piuttosto  e  limine  .  Il  pentametro  vo- 
stro diceva  :  Quce  toties  vetuit  mimerà  com- 
periat, nel  quale  quel  miai  toties  vetuit  non 
ha  mai  potuto  piacermi .  Vedete  voi  se  più 

vi 


Inedite.  3jq 

vi  piacesse  come  l'ho  scritto,  od  anche  se 
vi  piacesse  più:   Ignoti  munus  comperiat  ju- 
veiiis }    mutando   anche  Y  ignoti   in  invisi, 
se   così  vi  fosse   a  grado  .    Nel  distico   i5. 
voi  diceste  :   Sunt  etiam  dulces  UH  doctique 
libelli;    non  so  perchè  queW'ctiam  in  vece 
di  adhuc  non  mi  piaccia  ;  forse  perchè  non 
così  spesso  si  adopra  in  tale  significazione, 
o  perchè  in  questo  luogo  trae  seco  una  cer- 
ta ambiguità  ;  però  ho  scritto  :   Sunt  edam 
num  illi  dulces  ec  Nel  distico  17.  dove  voi 
dicevate  :    Aucta  tua  nitida ,    J^ulpi ,    mine 
editione  ,   non  mi   ha  dato  l'animo   di  «of- 
ferire quel  mine  ,    che  parmi   che  vi  entri 
senza  esser   chiamato  ,    tanto  più   che   esso 
è  pure  -entrato  nel  distico  antecedente  po- 
co meno  che  allo  stesso  modo  ;  nel  mede- 
simo distico  voi  cominciavate  col  pentame- 
tro  un  nuovo   periodo  dicendo  :    Tu  nobis 
sancti  delicias  nemoris ,  seguendo  poi:  Qua? 
docto    certent    immortalique    Catullo    Aurea 
tu  nobis  carmina  restituis .   Ora  a  me  è  pia- 
ciuto che  questo  periodo  ,  il  quale  appartie- 
ne a  me ,  cominci  da  un  esametro ,  come 
da  un  esametro  comincia  quello  che  appar- 
tiene al  Flaminio .   Vedete  se  io  son  super- 
bo, 


38o  Lettere 

bo,  che  per  ciò.  non  ho  dubitato  di  levar 
via  quel  vostro  pentametro  per  altro  dolcis- 
simo ,  e  mettere  in  luogo  suo  quello  che 
leggerete  .  Il  distico  poi  :  Qiice  docto  certent 
immortalique  ec.  e' mi  è  convenuto  mutar- 
lo ,  mutando  il  pentametro  che  gli  è  in- 
nanzi ;  e  quando  anche  a  ciò  non  mi  aves- 
se stretto  la  necessità,  sì  l'avrei  mutato 
io,  e  perchè  alla  chiarezza  m'è  partito  ne- 
cessario che  io  in  questo  luogo  sia  nomi- 
nato ,  e  perchè  alla  stessa  chiarezza  m' ò 
pur  paruto  che  faccia  d' uopo  mettere  in 
tempo  passato  ciò  ,  che  voi  col  presente  re- 
stìtuis  esprimete  ;  alle  quali  cose  tutte  non 
parendomi  di  poter  provvedere  con  un  di- 
stico solo ,  ho  supplito  (  vedete  dove  arrivi 
un  uomo  che  perduto  abbia  una  volta  il 
rossore  )  ho  supplito  ,  dico  ,  con  sei ,  il  pri- 
mo de' quali  si  è  il  i8.  ,  il  quale  mi  ha 
fatto  pagar  la  pena  del  mio  peccato ,  non 
essendosi  mai  ridotto  adir  quello  ch'io  vo- 
leva ch'egli  dicesse,  se  non  dopo  che  m'è 
venuto  in  animo  di*  dire  cestatibus  in  vece 
di  annis  .  Le  lodi  che  io  mi  ho  date  in 
questi  sei  distichi ,  masswne  ne' tre  ultimi, 
so   che  sono  soverchiamente   maggiori    del 

me- 


I      N      E      D     I      TE.  58/ 

merito  mio,  ma  niente  maggiori  dell'affet- 
to vostro ,  il  quale  però  non  dovrà  impe- 
dire al  giudizio  vostro  di  moderarle  ,  od  an- 
che levarle  via  del  tutto  ,  e  fare  in  som- 
ma di  tutti  e  sei  questi  distichi  quello  che 
fa  il  padrone  de'servi  suoi  ,  che  gli  ritie- 
ne e  licenzia  come  a  lui  pare  .  Nel  disti- 
co a4*  v<n  diceste  mine  promere  ;  io  ho 
scritto  modo  promere ,  perchè  quel  modo  ri- 
guarda un  tempo  poc'anzi  passato ,  ciò  che 
non  fa  \\iiunc,  il  qual  mino  perciò  né  col 
promere  si  confà  (  che  questo  promere  vuol 
pure  riferirsi  al  passato  )  né  coi  dederunt 
che  vi  si  riferisce  necessariamente .  La  ne- 
cessità che  m'èparuta  esser  qui  che  io  sia 
nominato  ,  massime  essendosi  parlato  nel 
distico  antecedente  e  di  me  e  di  Volpi  , 
ha  fatto  che  io  muti  l' UH  flavicomce  in 
Francisco  auricomee  ;  che  quell'  UH  non  si 
intenderebbe  se  noti  il  Volpi ,  o  me .  Nel 
distico  2.6.  ho  mutato  il  pentametro ,  il  qual 
dicea:  Linquens  arctoos  usque~Boristenidas  ; 
sì  perchè  il  sentimento  di  lui  non  m'è  pa- 
ruto  né  utile  a  esprimer  ciò  che  si  vuole , 
né  molto  vago  ;  sì  ancora ,  e  molto  più , 
perchè  il  dire  :  liiiquu  usque  non  l' ho  per 

molto 


58a  Lettere 

molto  latino  ;  e  panni  che  piuttosto  si  di- 
rebbe :  liiiquit  ipsos  Boristenidas  >  ovvero 
vel  Boristenidas  lingua.  Se  il  pentametro 
che  ho  messo  in  luogo  di  questo  non  vi 
piacesse,  vedete  se  vi  piacesse:  SU  quatti- 
•vis  magno  silva  dicata  Jovi,  il  qual  verso 
potrebbe  starvi  ancor  esso .  Nel  distico  27. 
dove  dicevate  omnes  omnivoro ,  io  ho  fat- 
to haud  secus  omnivoro ,  per  dimostrare  più 
chiaramente  la  similitudine  ;  il  pentametro 
poi  e  il  distico  seguente  che  diceano:  In- 
vida ;  Parnassi  si  mihi  non  dominus  ,  cui 
numeri  et  testudo ,  cui  sunt  carmina  cura? , 
Jussisset  longis  eripere  e  tenebris ,  gli  ho 
mutati  come  vedrete  ,  prima  perchè  quel 
mihi  non  credo  che  potesse-  ritenersi  ;  poi- 
ché i  Latini  non  credo  che  mai  dicano  : 
Jubet  mihi  facere  ,  ma  sì  bene  :  Jubet  me 
J acero  ;  così  cacciando  via  il  mihi,  non  ho 
saputo  come  non  cacciar  via  il  dominus  sen- 
za fare  onta  alla  misura  del  verso  ;  ed  aven- 
do introdotto  le  Castalides  in  vece  del  do- 
minus ,  m'è  poi  anche  convenuto  dir  jus- 
sissent.  Ho  anche  mutato  quel  longis,  che 
tìllora  solo  panni  che  stesse  bene,  quando 
per  lungo  tempo  si  ragionasse  ;  ma  voi  for- 
te 


Inedite.1  383 

se  intendete  le  tenebre  elei  tempo  futuro 
che  è  infinito  ,  ed  io  intendo  quelle  del 
tempo  passato ,  in  cui  si  dice  le  mie  poe- 
sie essere  state  nascoste ,  il  qual  tempo  pa- 
re che  più  tosto  si  accenni  dal  verbo  eri- 
pere.  Vedete  già  per  voi  stesso  perchè  neli* 
esametro  Cui  sunt  testitelo  ec.  abbia  muta- 
to il  cui  in  queis .  Ho  anche  mutato  la  si- 
tuazione delle  parole ,  parendomi  con  ciò 
di  rendere  il  suono  migliore .  Addio ,  Al- 
garottino  mio,  addio,  addio.  Scusatemi  del- 
le molte  ciance  .  Addio  . 


',  Lettere 

DEL    CONTE 

ALGAROTTI 
XXVII. 

Venezia   li.  ottobre   ijZz. 


E 


I  non  passa  settimana  in  cui  io  non  con- 
tragga con  voi  nuovi  e  strettissimi  obblighi, 
e  in  cui  io  noti  dovessi  ringraziarvi  de'nuo- 
vi  testimoni  che  vado  di  dì  in  dì  riceven- 
do dell'amor  vostro  ;  ma  e'non  mi  vie n  mai 
quella  settimana  in  cui  io  possa  ringraziar- 
vi così  come  io  vorrei ,  che  vale  a  dire  in 
guisa  che  voi  poteste  comprendere  quanto 
io  vi  sia  obbligato  .  Questo  però  voi  il  fa- 
rete da  per  voi  stesso ,  se  penserete  quan- 
to voi  adoperiate  per  me,  e  quanto  pochi 
meriti  io  m'abbia  con  voi;  il  che  fie  cosa 
agevole  da  farsi.  Ora  venendo  all'ultima 
lettera  vostra,  la  qual  mi  reca  dell'amor 
vostro  l'ultimo  testimonio  bensì  quanto  all' 

or- 


I      N     E      D      I      T     i  .  585 

ordine,  ma  non  già  quanto  alla  grandezza, 
e  all'obbligo  che  io  ve  ne  ho,  io  vi  rin- 
grazio quanto  so  e  posso  il  più  delle  am- 
mendazioni  e  delle  aggiunte,  che  avete  fat- 
to alla  mia  elegia;  della  quale  mi  è  avve- 
nuto ciò  che  mi  suole  avvenire  di  tutte 
l'altre  cose  mie,  che  non  mi  cominciano 
a  parer  belle  e  di  qualche  valore,  se  non 
se  allora  che  sono  state  rivedute  ed  asset- 
tate da  voi  .  Io  ve  ne  ringrazio  di  nuovo 
senza  fine ,  Zanottino  mio  soavissimo ,  che 
so  che  non  vi  può  esser  costato  che  mol- 
tissima noja  il  fare  che  una  cosa  mia  ,  e 
massime  una  cosa  latina  arrivi  a  piacermi . 
Che  non  vorrei  io  poter  fare  per  voi ,  per 
adempier  con  l'opera  il  difetto  delle  paro- 
le, che  non  ho  né  sì  lunghe  né  tante  per 
potervi  ringraziare  abbastanza?  Intorno  all' 
opera  del  Desaguliers  sulla  quale  deside- 
rate di  essere  informato  ,  vi  dirò  eh'  ella 
è  una  (dissertazione  di  33.  facciate  di  un 
piccolo  quarto  ,  e  eh'  ella  parla  molto  a 
lungo  delle  facilità  che  ha  la  luce  di  pas- 
sare per  li  mezzi  o  densi  o  rari ,  e  dell' 
incurvamento  de'  raggi  nella  riflessione  e 
nella  refrazione  ;  le  quali  cose  però  non 
To:  XI.  B  b  sono 


38G  Lettere 

iono  trattate  dall'  autore  con  molta  pro- 
fondità .  Prima  di  venire  a  queste  cose 
egli  parla  di  quell'  esperimento  ,  dirò  co- 
sì ,  della  sera  ,  ch'egli  fa  in  una  maniera 
quasi  simile  a  quella,  che  tenevam  noi  per 
rimover  la  per  altro  ridicola  difficoltà  dei 
Rizzetti  della  varia  inclinazione  .  Parla  al- 
tresì dell'  esperimento  primo  del  Newton 
della  carta  di  due  colori  guardata  col  pri- 
sma .  Tutte  queste  cose  si  potrebbero  ar- 
ricchire di  poche  note .  Con  tutto  ciò  mi 
piacerebbe  l'idea  di  ristampar  questa  disser- 
tazione ,  se  il  Rizzetti  mi  avesse  attaccato 
il  primo,  tanto  più  ch'ella  parla  in  molti 
luoghi  del  libro  di  lui  e  con  molto  disprez- 
zo .  Questo  dico  io  ;  perchè  lo  stamparla 
cosi  senz'altro  parrebbe  per  avventura  un' 
ostilità  troppo  grande  contro  una  persona, 
che  non  mi  ha  offeso  ancora  in  cosa  alcu- 
na ,  e  che  per  altro  per  quanto  potea  con- 
ghietturarsi  da' discorsi  ch'ella  faceva  quan- 
do voi  eravate  in  Venezia ,  pareva  meno 
riscaldata  contro  di  me  di  quello  che  ella 
poteva  essere  per  l' addietro.  Noi  non  sta- 
remo lungo  tempo  che  ci  vedremo,  e  po- 
tremo allora  parlar  di  ciò  molto  meglio  ch« 

non 


I     N"     E     T>      I      TE.  387 

non  possiamo  far  ora  colla  dissertazione 
alla  mano.  Io  ho  cominciato  questa  matti- 
na la  lettera  al  Manfredi  ;  e  quanto  più  voi 
siete  grazioso ,  quantomeno  dite  d'esserlo, 
tanto  più  trovo  io  la  musa  restia  e  sdegno- 
sa ,  quanto  più  la  vorrei  facile  e  benigna. 
Basta  dire  ch'elle  sien  femmine  queste  mu- 
se ,  perchè  elle  non  debban  mai  fare  a  mo- 
do  nostro.  Comunque  ciò  sia,  io  se  posso 
voglio  farla  vedere  questa  volta  alla  musa, 
e  provare  se  si  possa  far  cosa  buona  al  di- 
spetto suo ,  il  che  si  dice  che  non  si  pos- 
sa fare.  Io  ho  comperato  questi  pochi  gior- 
ni che  sono  in  Venezia,  assai  più  libri  che 
non  si  convenia  per  avventura  a  un  tem- 
po così  breve ,  e  tra  gli  altri  non  ho  la- 
sciato fuori  le  memorie  dell'accademia  del- 
le scienze  che  ho  fino  all'anno  2^.  ,  e  le 
quali  spero  che  un  giorno  potremo  legge- 
re insieme  .  Non  vi  posso  dire  abbastanza 
quanto  piacere  io  abbia  nel  rilegger  le  poe- 
sie vostre ,  le  quali  non  si  parton  giammai 
dal  mio  tavolino .  Per  la  qual  cosa  mi  scu- 
serete agevolmente ,  se  io ,  benché  non  fac- 
cia mestieri ,  vi  raccomando  il  resto  di  es- 
se che  io  aspetto  con  impazienza.  Che  al- 

B  b    2  tro 


388  Lettere 

tro  mi  resta  a  dirvi,  dolcissimo  Zanottìno 
mio ,  se  non  che  io  vi  amo  tanto ,  quanto 
può  bastare  d' esser  amato  a  chi  ama  me 
in  quel  modo  che  fate  voi?  Voi  ben  ve- 
dete a  qual  grado  ascenda  l'amor  mio.  Io 
vi  prego  raccomandarmi  agli  amici  nostri . 
Con  la  marchesa  fatelo ,  vi  prego ,  calda- 
mente ;  ma  con  voi  stesso  fatelo ,  in  mo- 
do ,  che  e'  non  passi  ora  che  non  vi  sov- 
venga almeno  una  volta  di  me  e  dell'amor 
mio .  Vale  animce  dimidium  mece ,  Zanotie 
àtticissime . 


*o*o*o* 


Inedite.  58o, 

D    I 

FRANCESCO    M.A  ZANOTTt 
XXVIII. 

Bologna   1^.  ottobre  l'jZz. 

Veramente  bel  donzello  che  tu  se',  a 
non  scrivermi  né  pur  due  righe  in  questo 
ordinario .  Io  te  la  perdono  per  questa  fia- 
ta; ma  un'altra  volta  ti  voglio  scrivere  let- 
tera tanto  lunga  ,  che  tu  abbi  a  star  su 
un'intera  notte  per  leggerla;  perchè  e'non, 
si  conviene  far  così  a  chi  ti  vuol  tanto  be- 
ne ;  e  se  tu  volessi  bene  agli  altri  come 
gli  altri  ne  vogliono  a  te  ,  tu  saresti  più 
diligente .  Ma  lasciamo  questo ,  perchè  a 
questa  volta  non  ti  voglio  sgridare.  Un'al- 
tra volta  vedrai  di  portarti  meglio .  Ora  ri- 
spondendo all'ultima  tua  lettera  de' 4-  ot- 
tobre ,  ti  ringrazio  molto  e  poi  molto  di 
ciò  che  tu  mi  dì  delle  mie  poesie  volgari, 
Bb    3  delle 


3go  Lettere 

delle  quali  desidero  che  così  paja  agli  al- 
tri come  ne  pare  a  te  ;  quantunque  io  mi 
sia  maravigliato  che  tu  faccia  alcun  caso 
di  quel  mio:  Signor,  che  l'alme  consolari 
leggi,  che  io  tenea  tra  le  cose  mie  più  di- 
spregevoli ;  delle  altre  non  mi  ha  dato  me- 
raviglia il  parer  tuo ,  perchè  veggo  che  né 
per  buone  hai  prese  quelle  cose  che  io  ap- 
punto prendea  per  non  cattivissime .  Ti 
mando  in  questo  ordinario  cinque  sonetti 
sopra  la  monaca  ,  che  troverai  aggiunti  a 
questa  lettera  ,  scritti  uno  per  man  di  Ghe- 
dino  ,  gli  altri  per  mano  di  mio  fratello  , 
tra' quali  uno  ve  n'ha  del  Tagliazucchi ,  il 
quale  panni  che  così  espressamente  alluda 
alla  morte  o  del  marito  o  dell' amaute  del- 
la monaca ,  che  probabilmente  non  quadre- 
rà al  proposito  .  Ma  io  scommetterei  che 
mio  fratello  l'ha  letto  considerato  e  rico- 
piato ,  senza  avvedersi  che  alluda  a  ciò  . 
Tu  sai  come  son  fatti  questi  nostri  poeti, 
che  talvolta  sono  talmente  fuori  di  sé  che 
non  si  intendon  né  pure  tra  loro .  Ma  se 
questo  sonetto  non  farà  all'argomento,  e 
tu  ti  varrai  degli  altri  quattro  ;  sì  che  quan- 
to a  questa  benedetta  monaca  non  accader 


Inedite»  Sgt 

rà  pensar  più .  Ti  mando  poi  sonetti  scrit- 
ti di  mia  mano  cinque,  due  de'quali  sono 
tuoi ,  gli  altri  tre  miei ,  i  quali  ho  fatto 
con  tanto  precipizio  ,  che  tu  vi  vedrai  il 
Mascè  furcillis  prcecipitem  ejicùuu  di  Catul- 
lo, toltone  quello  che  è  sopra  cotesto  am- 
basciatore e  che  incomincia:  Quella  che  già 
venir;  il  quale  piacesse  a  Dio  che  io  l'aves- 
si fatto  cosi  precipitosamente  come  gli  al- 
tri due;  ma  anzi  l'ho  fatto  con  tanto  sten- 
to e  fatica  che  è  una  vergogna  .  Ma  che 
ha  a  fare  un  pover  uomo  che  sia  in  ira 
alle  muse?  Se  esso  non  piacerà  a  te,  a  me 
però  piacerà  che  quello  tu  ne  pensi  eh© 
ne  penso  io  ;  e  se  esso  non  piacerà  al  vo- 
stro Volpi ,  cui  sarai  ben  contento  saluta- 
re carissimamente  a  mio  nome  ,  e  tu  gli 
dirai  che  diavolo  gli  è  venuto  in  capo  di 
fare  diventar  poeta  chi  non  lo  è  stato  giam- 
mai .  Gli  altri  due  sonetti  miei  sono  uno 
la  risposta  che  io  ho  fatta  al  tuo  bellissi- 
mo ,  la  quale  se  ti  parrà  una  cosa  langui- 
da e  di  niun  conto ,  la  colpa  si  è  pur  la 
tua ,  che  hai  fatto  la  proposta  troppo  bel- 
la ;  l'altro  poi  si  è  un  sonetto  tirato  giù 
senza  discrezione  sopra  un  matrimonio  che 

Bb    4  $i 


5o,2  Lettere 

si  fa  a  Napoli ,  il  quale  io  ti  mando ,  per- 
chè tu  vegga  quello  che  io  fo  ;   e  la  sareb- 
be   ben   bella   che    l'amicizia   e   confidenza 
che  io  hoteco,  non  mi  dovesse  valer  tan- 
to  da  potere    a  un'  occasione  mandarti  un 
sonetto  cattivo.    Fin  qui    de' sonetti  miei. 
Vengo  ora  a  que'due  che  sono  tuoi,   e  co- 
minciando  da  quello  che  tu  hai  indirizza- 
to a  me,   e  di  cui  senza  fine  ed  oltre  ogni 
misura  ti  ringrazio ,    dicoti   che  esso  mi   è 
paruto  oltre  modo  bello ,  e  pieno  di  quel- 
la gravità  naturalezza    ed  eleganza ,    che   a 
sonetto  di  cotal  genere  si  conviene .  I  ter- 
zetti poi  ,    come  io    giudico    (  né  credo    di 
ingannarmi  giudicando  così)  sono  degni  del 
Bembo;  che  non  credo  io  già  che  il  Bembo 
gli  avesse  potuto  far  migliori;  e  gli  avreb- 
be  potuto    senza    dubbio    far    men    buoni  . 
INTon    è  però    che   in  que'  due  versi  ultimi 
del  secondo  quaderno  io  non  abbia  deside- 
rato un  poco  più   di  felicità .    (^\xe\Y Onesta- 
te e  valore,  e  a  ogni  alta  e  chiara  mi  par 
un  verso  che  faccia   un  po'di  fatica;  e  in 
quel  che  siegue,   che   è  l'ottavo ,   Opera  al- 
trui col  chiaro  esempio  invita  ,    avrei  volu- 
to che  quell'opera  cedesse   il  luogo    a  im- 
presa , 


Inedite.  3g3 

presa ,  che  mi  par  parola  più  bella  e  più 
poetica ,  e  più  degna  di  si  bello  e  sì  leg- 
giadro sonetto  .  Io  ho  tentato  di  mutare 
questi  due  versi,  e  rendergli,  se  io  potea , 
tali  ,  da  non  'dover  più  desiderar  quello 
che  io  desiderava  in  loro  .  Tu  vedrai  la 
mutazione  che  io  vi  ho  fatto ,  nella  copia 
di  tutto  il  sonetto  che  ti  trasmetto  ,  e  se 
ella  stia  bene  o  no  vedrai  tu  .  Quando  il  7. 
verso  non  ti  piacesse  ,  niente  è  più  facile 
che  mutarlo ,  facendo  per  esempio  :  Farsi 
di  belle  imprese  adorna  e  chiara  ,  giacché 
nel  sesto  verso  io  ho  mutato  tutto  il  mondo 
in  Italia ,  senza  che  tu  abbi  a  mutar  quel- 
la voce  chiara ,  e  rubare  a  me  alcuna  di 
quelle  voci  che  io  ho  adoprato  nella  mia 
risposta.  L'altro  sonetto  tuo  sopra  il  ma- 
trimonio della  Pisani  mi  par  che  contenga 
belle  cose ,  ma  così  avvolte  in  cose  spiace- 
voli che  io  non  gli  farei  buon  augurio  .  Il 
4-  verso  :  Qual  fiera  a  questi  lidi  furibon- 
da ,  contiene  sentimento  ordinario  ed  or- 
dinariamente detto  ,  e  in  fine  di  un  qua- 
derno non  mi  piace  ;  e  né  meno  mi  piace 
quel  fare  esca  de' pesci  le  navi  e  le  anten- 
ne; nò  soffrirò  cosi  facilmente  quell'aggiun- 
to 


5g4  L      E      T      T      E      R      I 

to  infeconda  dato  a  l' esca  ,  né  quel  fine 
del  decimo  verso  fistio  il  figlio  vostro ,  né 
quel  del  bel  sudore  che  mi  par  detto  con 
troppa  povertà  ,  né  hnal mente  quello  Che 
vai  per  cento  statue  un  inno  nostro ,  il  qua- 
le mi  par  detto  con  frase  e  forma  troppo 
tenue.  Io  ne  ho  abbozzata  ima  mutazione , 
che  tu  vedrai  nella  copia  che  ti  rimando 
di  tutto  il  sonetto  ;  la  qual  leggerai ,  e  ti 
varrai  del  giudicio  tuo .  Questi  due  sonet- 
ti tuoi  gli  ho  mostrati  a  Fabri  ed  a  Giam- 
pietro, così  però  mutati  come  vedrai;  ed 
amendue  avendo  lodato  molto  questo  se- 
condo sopra  il  matrimonio  della  Pisani  , 
hanno  lodato  molto  più  l'altro  che  tu  hai 
indirizzato  a  me,  ed  io  ne  ho  avuto  quel 
piacere  che  non  posso  esprimerti .  Tu  di- 
rai poi  che  io  non  ti  voglio  bene;  ma  ve- 
di che  tu  mi  hai  fatto  diventar  poeta  di 
nuovo,  ciò  che.  io  non  credea  potermi  av- 
venire giammai .  Se  non  ti  mando  la  mia 
elegia,  scuserannomi  le  molte  cose  volgari 
che  ti  invio ,  e  che  non  mi  hanno  lascia- 
to tempo  di  ricopiar  quella.  Aspetto  con 
molta  impazienza  la  epistola  e  l'endecasil- 
labo tuo,  ed  anche  che  tu  mi  scriva  del- 
la 


Inedite,1  3g5 

la  tua  elegia  che  ti  mandai  l' ordinario  pas- 
sato ,  e  dei  sonetti  miei  elio  ti  mando  in 
questo,  sì  perchè  stimo  grandemente  i!  giu- 
dicio  tuo  ;  si  perdio  panni ,  quando  tu  mi 
scrivi  di  tali  cose,  che  noi  tuttavia  siamo 
e  ragioniamo  insieme  .  Se  io  volessi  dirti 
quanti  saluti  ti  danno  e  la  marchesa  e  Bec- 
cali e  l' abate  Vaselli  e  l' abate  Martini  , 
non  finirei  mai .  Addio  >  Algarottino .  Ad- 
dio , 


3g6  Lettere 

DEL    CONTE 

ALGAROTTI 
XXIX. 


Padova  21.  ottobre   iy52, 

-LO  spero  che  tu  a  quest'ora  avrai  ricevu- 
to quella  lettera,  che  io  ti  scrissi  il  dì  11. 
d'ottobre  in  risposta  <li  quella  umanissima 
tua ,  che  mi  recava  il  carissimo  dono  del- 
la mia  elegia  assettata  ed  ornata  sì  da  te , 
che  nulla  più  io  potea  desiderarne .  Spero 
adunque  che  l'avrai  ricevuta  quella  lettera 
mia  ,  e  l' avrai  trovata  sì  lunga  ,  che  non 
che  disdirti  del  bel  donzello  e  d'altre  co- 
lai cose  che  detto  m'hai,  che  Dio  ti  per- 
doni, non  saprai  dove  ficcarti  per  la  ver- 
gogna. Vedi  adunque  un'altra  volta  di  non 
condannarmi  così  subito ,  siccome  questa 
volta  fatto  hai;  che  male  si  fa  più  che  al- 
tro ;  siccome  certamente  mal  faresti  a  rim- 

prò- 


Inedite.  3gy 

proverarmi  che  scritto  io  non  t' abbia  sa- 
bato scorso;  che  se  tu  sapessi  le  visite  im- 
portune e  nojose  ,  che  ho  avuto  in  quel!' 
ora  appunto  che  io  ti  volea  scrivere ,  avre- 
sti compassion  di  ine  più  che  altro;  ed  io 
ci  ho  patito  ben  più  che  tu  non  avrai  fat- 
to certamente.  Ora  vengo  (poiché  io  cre- 
derei di  fare  oltraggio  alla  amicizia  nostra, 
se  su  queste  cose  mi  fermassi  più  lunga- 
mente) alla  ultima  lettera  tua,  la  quale  è 
venuta  a  trovarmi  in  Padova,  dove  io  so- 
no da  cinque  o  sei  giorni  in  qua.  Ella  mi 
reca  tanti  testimonj  dell'amor  tuo,  che  io 
non  so  donde  cominciar  le  parole  per  rin- 
graziarti di  tanta  cortesia  tua .  Ma  certa- 
mente che  io  debbo  cominciar  da  quelle 
cose  che  mi  spettano  più  da  vicino,  come 
si  è  il  leggiadrissimo  sonetto  col  quale  tu 
fai  risposta  a  quel  mio  che  io  ti  scrissi ,  di 
cui  io  ti  ringrazierei  pur  volentieri  ,  se  io 
il  potessi  fare ,  come  dovrei  e  vorrei .  Egli 
mi  è  paruto  da  ogni  parte  sua  bello  oltre 
modo  e  compito  .  Graziosissimo  quanto  mai 
dir  si  possa  si  è  il  primo  quaderno ,  e  ta- 
le qual  pure  dee  venir  da  te  ,  che  sei  un 
elegante  maestro  di  grazie  e  divezzi;  e  se 

tu 


3g8  Lettere 

tu  dì  che  i  due  terzetti  del  mio  son  degni 
del  Bembo,  e  tu  il  dici  per  cortesia  tua; 
ed  io  dicoti  che  tutto  il  sonetto  tuo  è  de- 
gno del  Petrarca  o  di  qualunque  altro ,  se 
v'ha,  che  non  v'ha  certamente  oltre  quel 
divino  poeta;  e  si  dicolo,  avendo  riguardo 
alla  pura  e  mera  verità  ,  nulla  badando  a 
quella  prevenzione  che  si  sta  per  altro  in 
me  più  che  mai  ferma  e  fìssa,  che  tu  non 
possa  fare  men  che  elegantissima  cosa  e 
da  ogni  sua  parte  compitissima.  Quel  ver- 
so poi  che  chiude  il  primo  terzetto  :  Al 
quale  io  vorrei  pur  ,  ne  posso  ,  ir  presso , 
inicat  velut  inter  ignes  luna  minor es ,  ed  è 
così  bello  quanto  alcun  altro  bellissimo  io 
m'abbia  sentito  giammai.  Questa  medesima 
così  gran  bellezza  del  sonetto  tuo  fa  ,  che 
una  cosa  in  lui  mi  dia  un  po' di  fastidio, 
che  se  egli  non  fosse  così  bello  come  egli 
è,  non  mei  darebbe,  e  si  è  il  dire  decol- 
li ove  Ippocrene  inonda  ;  che  pare  che  fos- 
se detto  più  propriamente  de  piani .  Ve- 
di quanto  sia  bello  e  mi  piaccia  tutto  il 
resto  del  sonetto  tuo  .  Dai  quale  poiché 
non  va  disgiunto  il  mio ,  dicoti  ora  che  tu 
nel  2,  verso    di   quello    hai    fatto   ciò   che 

non 


Inedite.  3gg 

non  ho  giammai  potuto  far  io  per  quanto 
vi  abbia  pensato .  Ma  che  non  fai  tu  di 
quelle  cose  che  non  posso  far  io  ?  Egli  si 
è  quella  repetizione  di  quel  sì  :  Fummi  un 
tempo  sì  dolce,  or  me  sì  amara;  il  quale 
ornamento  io  procurai  che  quel  verso  lo  aves- 
se, né  mai  potei  far  sì  che  lo  avesse,  ben- 
ché quella  mutazione  sia  così  leggiera ,  che 
parmi  ora  che  dovesse  essermi  senza  mol- 
ta opera  venuta  nella  mente  .  Ma  queste 
sono  di  quelle  piccole  cose  che  fanno  : 

ut  sili  quivis 
Speret  idem ,  sudet  multum  ,frustraque  laboret 
Ausus  idem  . 

Delle  due  mutazioni  che  fatto  hai  al  pri- 
mo quaderno ,  io  scelgo  più  volentieri  quel- 
la che  mi  scrivi  nella  lettera  tua  ;  che  par- 
mi  che  quel  terzo  verso  :  Farsi  di  belle  im~ 
prese  adorna  e  chiara  sia  più  grave  ,  più 
sostenuto  e  più  bello  che  non  è  quello  : 
Ornarsi  di  -virtù  lucente  e  chiara ,  nel  qua- 
le parmi  che  que'  due  aggettivi  in  ultima 
che  hanno  già  innanzi  il  loro  sostantivo , 
non  facciano   troppo  buon  effetto .    Vengo 

ora 


4oo  Lettere 

ora  a' due  altri  sonetti  tuoi  che  arricchiran- 
no  la  nostra  edizione ,  e  luogo  fra  gli  altri 
terranno  onorarissimo,  che  che  tu  ne  dica. 
Imperciocché  e  quai  cosa  è  di  più  grazio- 
so e  leggiadro  del  sonetto  sopra  le  nozze 
di  Napoli?  in  cui  se  vi  fosse  alcuna  cosa 
da  opporre  ,  potrebbe  esser  per  avventura 
che  il  primo  quaderno  paja  altrui  a  prima 
vista  un  poco  intralciatello  ;  benché  a  me 
non  sembri  tale  ,  e  se  sembrasse  ,  avessi 
mille  esempj  di  ottimi  autori  da  far  dive- 
nir quel  poco  di  oscurità  che  vi  potrebbe 
essere,  una  vaghezza,  non  che  da  giustifi- 
carla .  Bella  bellissima  poi  si  è  la  metafo- 
ra, e  con  immagini  ed  espressioni  poetiche 
espressa,  che  forma  il  sonetto  per  lo  am- 
basciatore. E  quella  dubitazione  dell'ulti- 
mo terzetto  gli  dà  una  vivezza  e  un  brio 
da  non  dirsi.  Ma  che  dirò  ora  del  povero 
e  gramo  sonettaccio  mio  sopra  le  nozze  di 
questa  sig.  Pisani  ?  Il  quarto  verso  di  lui 
era,  come  tu  dici  e  lo  conosceva  anch'io, 
debole  assai.  E  in  vero  tu  l'hai  migliorato 
in  modo,  che  non  desidero  niente  più  per 
quel  quaderno .  Ma  come  in  questo  io  con- 
vengo nella  opinion  tua,  così  in  alcune  al- 
tre 


Inedite.  ^01 

tre  cose  non  convengo  ;  e  se  il  dirti  ciò 
liberamente ,  può  per  avventura  fare  alcun 
torto  al  giudizio  tuo,  che  non  lo  fa,  egli 
però  fa  tal  ragione  all'amicizia  nostra,  che 
tu  non  hai  certamente  di  che  dolerti  me- 
co .  Tu  non  approvi  que'due  versi:  Foco 
lanciò,  che  d'arse  navi  e  antenne  Diede 
a  pesci  marini  esca  infeconda .  A  me  pare 
che  questo  non  sia  cattivo  tratto  ;  perchè 
dicendosi,  parlando  di  battaglie  navali,  che 
i  cadaveri  e  i  tronchi  furono  esca  a' pesci; 
mi  pare  che  non  istia  male  ,  parlando  di 
questa  in  cui  furono  abbrugiate  le  navi  de' 
Genovesi,  il  dire  che  fu  data  a'pesci  esca 
di  navi  arse;  ed  esca  infeconda,  poiché  di 
questa  non  ponno  nutrirsi  siccome  fanno 
di  quella  •  Che  se  per  avventura  paresse 
che  questo  infeconda  fosse  adoperato  trop- 
po metaforicamente ,  parmi  che  ciò  possa 
essere  scusato  a  cagion  d'esempio  da  quello 
che  ordinariamente  si  dice  del  Nilo  :  che  le 
sue  alluvioni  sopra  le  campagne  d'Egitto  sie- 
no  feconde  ;  poiché  siccome  queste  si  dicon 
feconde,  perchè  nutriscono  in  un  certo  mo- 
do quelle  campagne ,  così  non  mi  par  mal 
detto  di  un'esca  che  nutrisca  i  pesci  fecon- 
To:  XI.  Ce  da, 


^02  L      E      T      T      E      11      E 

da ,  e  in  conseguenza  di  una  che  non  li 
nutrisca  infeconda .  Io  non  so  se  queste  co- 
se ti  pareranno  troppo  ricercate .  Quanto 
all'  Istro  il  figlio  'vostro  io  son  d' accordo 
teco  ;  ma  non  lo  son  tanto  in  quell'altro 
passo  del  bel  sudore ,  né  in  quell'altro:  Che 
■vai  per  cento  statue  un  inno  vostro  ,  che 
tu  dici  detti  con  troppa  tenuità  .  Quanto 
al  primo  passo  ,  parmi  che  stia  meglio  di 
della  bell'opra  ,  o  di  qualunque  altra  cosa 
che  fin  ora  mi  sia  sovvenuta  ;  ma  questo 
non  fa  che  non  potesse  esser  anco  catti- 
vo .  Ma  questo  non  parmi  ,  poiché  parmi 
che  il  richiamar  la  mente  al  sudore  spar- 
so in  quelle  guerre  da  quel  capitano  non 
faccia  cattivo  effetto,  e  il  dirlo  bello  que- 
sto sudore  non  istia  male  .  Quanto  al  se- 
condo passo  ,  io  ho  voluto  imitar  quello 
d'Orazio  nell'oda  che  fa  sopra  Pindaro  : 
Centuin  potiore  siguis  miniere  donat .  Ma 
veggo  bene  ch'io  non  ho  espresso  questo 
pensiero  così  poeticamente  come  ha  fatto 
Orazio ,  né  questo  potrei  fare  giammai  . 
Con  tutto  ciò  la  bellezza  istessa  del  pen- 
siero ,  e  la  grandezza  di  lui  parmi  che  non 
abbia  bisogno  di  troppo  gran  parole .  Oltra. 


Inedite.  4°3 

di  che  parmi  che  quella  scappata  che  si  fa 
nell'ultimo  terzetto,  se  si  può  dire  scap- 
pata ,  dia  al  sonetto  qualche  grazia  ,  e  ab- 
bia del  lirico.  Ora  vedi  per  Dio,  e  dim- 
mi  se  non  ti  dispiacessero  ora  i  due  ter* 
zetti  messi  così  : 

Ma  ben  vedremo  ancora  un  giorno  tutto 
U Egeo  mescer  di  sangue  un  figlio  vostro  , 
Sì  che  Lepanto  pia  non  si  rarnmente . 

S'avrà  poi  vinta  es. 

Io  ti  prego  dirmi  con  quella  libertà  il  giu- 
dizio tuo,  con  cui  io  t'ho  detto  il  mio, 
che  Dio  non  voglia  sia  stata  soverchia .  Il 
Volpi  ha  avuto  il  sonetto  tuo ,  ma  non  1' 
ho  ancora  potuto  vedere  .  De' sonetti  per 
la  monaca  ti  ringrazio  quanto  so  e  posso 
il  più  ,  e  ringrazio  altresì  tuo  fratello  e 
Ghedini,  a  cui  sarai  contento  di  far  sape- 
re che  io  gliene  ho  obbligo  infinito ,  e  a 
lui  mi  proferirai ,  se  mai  ad  alcuna  cosa 
valessi.  Quello  del  Tagliazucchi ,  come  di- 
ci tu ,  non  fa  al  proposito  in  modo  niuno . 
L'abate  Conti  il  padre  Crivelli  il  sig.  An- 
tonio Vallisnieri  il  Morgagni  il  Poleni  ti  sa- 
Qc   2,  lutano 


4o4  Lettere 

lutano  e  risalutano  mille  volte  .    A  cotesto 
sig.  ambasciatore  Vaselli    al  Beccari  al  Fabri 
mi  raccomanderai  senza  fine;  al  sig.  abate 
Martini  altresì ,  al  quale  io  sarei  molto  ob- 
bligato della  memoria  che  fa  di  me,  se  io 
non  credessi  che  tu  in  questa  memoria  istes- 
sa   di  lui  non  avessi  gran  parte  .    A  costei 
poi   che  appare  ora   di  sdegno  or   di  pietà 
vestita ,    mi  raccomanderai  pure  ,    che  ora 
le  perdono    di  buona   voglia  tutte   le  infe- 
deltà che  mi  può  fare,  che  me  ne  può  fa- 
re assai  più  che  io  immaginar  non  posso  . 
JVon  ego  hoc  ferretti  calidus  juventa  ,    con- 
tale Fianco  .    Io  prego  poi  te  amarmi    co- 
me fai  ,    che  ami  uno  che  ama  te   in  mo- 
do ,    che  niente  più  ama  sé  medesimo  ,    e 
il   di  cui  amore   arriva  fino   a  inquietarlo  ; 
ch'ella   è  gran  pena  per  me    lo  starmi    da 
te  lontano  .    Ma   questo  non  sarà  sempre  , 
se  piacerà  a  Dio .   Tu  intanto  sta  sano ,   © 
conservando  te  conserva  la  pupilla  degli  oc- 
chi miei ,  o  se  v'  è  cosa  più  cara  della  pu- 
pilla degli  occhi.  Addio  addio  senza  fine- 


Inedite.  4°^ 

DEL    MEDESIMO 
XXX. 

Padova  a4-  ottobre  ìjZa. 

JlLccoti  l'endecasillabo  da  metter  in  fron- 
te alla  prima  parte  della  raccolta ,  che  non 
ha  un'ora  che  è  finito.  Perchè  tu  vi  scor- 
gerai mille  difetti  che  non  vi  posso  veder 
io  ,  che  ho  ancora  la  mente  calda  .  E  se 
ve  li  correggerai,  ella  sarà  una  delle  soli- 
te tue  opere  di  carità  verso  di  me  . 

Questo  poetico  picciol  libretto 

Che  vedi,  o  candido  lettor,  pur  ora 
Di  liscia  e  morbida  pelle  coperto ,  etc. 

Felice  il  mio  endecasillabo ,  se  sarà  appro- 
vato da  te  _,  da  cotesti  altri  alunni  delle 
muse  ,  e  se  infine  sarà  degno  di  stare  in- 
nanzi a'  versi  tuoi  !  Della  lettera  al  Man- 
fredi ne   ho  fatto   ben   da  cento  versi ,   & 

la 


4o6  Lettere    Inedite. 

la  si  vuol  venir  più  lunga  che  io  non  mi 
pensava.  Finita  che  ella  sarà,  tu  l' avrai. 
Or  dimmi,,  questa  stamperia  del  Volpi  è 
occupata  per  tutto  marzo.  Che  cosa  s'ha 
a  far  egli?  A  me  piacerebbe  senza  fine  ser- 
virmi di  quieta  stamperia  .  Ma  altrettanto 
dispiacerebbe  che  questo  libretto  ,  benché 
da  Volpi  istesso ,  si  dovesse  stampare  sen- 
do  lontano  io;  tanto  è  l'amore  che  io  gli 
ho  che  temo  di  commetterlo  a  chi  che  sia. 
Tu  mi  dirai  qual  partito  io  debba  prende- 
re .  L'edizione  potrà  per  altro  esser  bella 
e  nitida  ,  ancorché  non  fatta  da  Volpi  . 
Tuttavia  se  tu  hai  divozione  a  questa  stam- 
peria ,  si  farà  ciò  che  tu  vorrai  più  .  Io 
non  ti  scrivo  più  a  lungo,  perchè  l'ora  è 
tarda  .  Non  posso  però  tralasciar  di  dirti 
che  il  Volpi  e  il  signor  Salio  ti  ringrazia- 
no senza  fine  del  sonetto  tuo ,  il  quale  è 
piaciuto  loro  senza  fine .  Salutami  gii  ami- 
ci e  l'amica .  Addio ,  animce  dimidium  me&  . 
Addio  cento  volte  . 


INDICE 

Delle  Lettere  contenute  /tei  T.  2il. 

I.  JLJ ci  co:  Algarotti  a  Giampietro  Zanot- 

ti .  p.  176.  186.  197.  206.  218.  9,/{i, 

II.  -------a  Francesco  Maria  Z>a~ 

notti,  p.  263.  271.  277.  ago.  3o3. 
019.  o-zò.  562.  384-   3g6. 

III.  ài  Eustachio  Manfredi  al  co:   Algarot' 

ti  dal  1728.  a  1739.   Pagi   1.   ì/fi. 

IV.  di  Giampietro  Zanotti  al  co:  Algarotti 

dal  1729.   a   1766.      p.    i53.  a4g. 

V.  di  Francesco  Maria  Tjanotii  al  co:  Al- 

garotti dal  1728.  «1732.  p.a53. 38g. 


Fina  del  Tomo  Undecimo ,