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Full text of "Rerum italicarum scriptores : raccolta degli storici italiani dal cinquecento al millecinquecento"

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Digitized  by  the  Internet  Archive 

in  2011  with  funding  from 

University  of  Toronto 


http://www.archive.org/details/p13rerumitalicarums24card 


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RERUM  ITALICARUM  SCRIPTORES 


RACCOLTA 


DEGLI 


STORICI  ITALIANI 


dal  cinquecento  al  millecinquecento 


ORDINATA 


DA 


L.  A.  MURATORI 


-- .     **»     *u 


NUOVA    EDIZIONE    RIVEDUTA    AMPLIATA    E    CORRETTA 


CON   LA    DIREZIONE 

DI 

GIOSUÈ  CARDUCCI  e  VITTORIO  FIORINI 


*  $ 


TOMO  XXIV -Parte  XIII 

(liREVE   CHRONICON 
MONASTEIUI  MANTUANI  SANCTI  ANDREE  ORD.  BENED.) 


7iSPERA.  r 


CITTÀ  DI  CASTELLO 


COI    TIPI  DELLA    CASA   EDITRICE  S.   LATI 


B  R  E  V  E 
CHRONICON 


Monastcrii  mantuani  sancii  Andree  ord.  Bened. 


IH 


ANTONIO    NERLI 


(AA.  800-14^1) 


A    CURA 

DI 

ORSINI  BEGANI 


Segue  in  Appendice: 

"  Aliprandina  „  o  "Cronica  de  Montica  „  (dalle 
origini  della  Città  fino  all'anno  1414)  di  Bonamente 
Aliprandi. 


* 


CITTA  DI  CASTELLO 

COI   TIPI  DELLA    CASA    EDITRICE   S.    LAPI 


NOV  15  1949 

1513 3 


PROPRIETÀ     LETTERARIA 


FRANCESCO    NOVATI 

CON  ANIMO  MEMORE  E  GRATO 


INTRODUZIONE 


403 
.M5 


3 


I. 


Di  Antonio  Nerli,  l'autore  della  presente  Cronaca,  non  abbiamo  se  non  le 
poche  e  sobrie  notizie,  che  le  giunte  di  un  suo  continuatore  ne  porgono. 
Secondo  queste,  il  dotto  prelato,  uomo  di  bell'aspetto,  di  rara  eloquenza 
5  e  poeta  insigne,  dopo  esser  stato  arciprete  della  cattedrale  di  sant'Andrea  in  Mantova, 
fu  elevato  nel   1393  al  priorato  del  convento  omonimo,  assai  famoso  in  tutti  i  tempi 
per  la  santità  delle  sue  reliquie. 

Tenne  il  Nerli  quella  carica  per  oltre  dodici  anni,  e  cioè  fino  al  1407,  dopo  di 
che  assunse,  per  desiderio  di  Francesco  Gonzaga,  signore  di  Mantova,  il  reggimento  del 
10  celebre  monastero  di  san  Benedetto  Po,  dove  imprese  a  scrivere  la  cronistoria  degli 
abbati  che  lo  precedettero  in  Sant'Andrea  e  dove  intendeva  anche,  al  dir  dell'Ano- 
nimo suo  continuatore,  di  trattare  in  esametri  latini  delle  cose  di  Mantova  e  in  ispe- 
cie  della  contessa  Matilde,  che  il  convento  aveva  beneficato  con  regale  liberalità;  ma, 
capitato  a  Brescia,  egli  fu,  non  è  detto  per  qual  motivo,  da  Pandolfo,  signore  della 
15  città,  relegato  in  un  carcere,  dal  quale  a  lungo  andare  uscito,  si  recò  a  Roma  e  vi 
finì  i  suoi  giorni,  nelle  qualità  di  abate  in  San  Lorenzo  fuori  mura. 

I  biografi  e  gli  storici,  che  parlano  di  lui  e  dell'opera  sua  —  tra  quali  il  Tiraboschi, 
il  Tonelli,  il  Volta1  —  altro  non  aggiungono  a  quanto  l'Anonimo  dichiara,  se  non  ch'ei 
fu  di  patria  mantovano,  di  nobile  prosapia  e  che  vestì  l'abito  di  san  Benedetto  nello  stesso 
20  monastero  di  Polirone  del  quale  doveva,  più  tardi,  diventar  abate  ;  solo  il  conte  Carlo 
d'Arco,  che  fu  diligente  quanto  sagace  investigatore  e  raccoglitore  dei  monumenti  storici 
mantovani,  ha  potuto  nell'opera  ms.  "Notizie  biografiche  d'uomini  illustri  2  „, 
dichiarare    meglio    alcuni    dei    dati    surriferiti   intorno    al    Nerli    e   aggiungerne    altri 


1  Tiraboschi,  Storia  della  letteratura  italiana,  to- 
mo VI,  parte  II,  p.  91  (ediz.  di  Modena);  F.  Tonelli, 
Notizie  letterarie,  Imp.  R.  Mon.  di  sant'Ambrogio  Mag- 
giore, Milano,  1795  ;  L.  C.  Volta,  Biografia  dei  Manto- 

5  vani  illustri  nelle  scienze ,  lettere  ed  arti,  accresciute  e  or- 
dinate da  Antonio  Mainardi,  fase.  i°,  coi  tipi  Fratelli 
Negretti,  Mantova,  1845. 

2  "  Nerli  Antonio  di  famiglia  originaria  da  Siena 
"dove  era  anticamente  divisa  in  due  rami,  del  primo  dei 


"  qualialcuni,  detti  de  Ne  rlis,  si  trasferirono  ad  abitare 
"in  Mantova  nel  1354,  ed  altri  del  secondo,  detti  de 
"Nerlis  Ballati  s,  egualmente  poi  fecero  al  finire  del 
8  secolo  XV.  Antonio  discende  dal  primo  ramo  di  detta 
"  famiglia,  come  dal  secondo  quello  di  cui  ci  accadrà 
"  parlare  in  seguito.  Antonio  associato  ai  monaci  del- 
"  l'ordine  di  san  Benedetto,  che  abitavano  nel  convento 
"  a  Polirone,  fu  eletto  arciprete  della  nostra  cattedrale, 
"  ed  al  1394  mandato  dal  marchese  [sic]  Gonzaga  suo  am- 


10 


X 


INTRODUZIONE 


nuovi,  inediti  tuttora.  Secondo  questi,  l'autore  della  Cronaca  discendeva  da  un  de' 
rami  della  famiglia  Nerli  senese  trasferitasi  nel  1354  in  Mantova;  Antonio,  inscritto 
nell'ordine  dei  Benedettini  di  Polirono,  essendo  arciprete  in  Sant'Andrea,  fu  nel  1394 
ambasciatore  a  Roma  presso  la  corte  pontificia  per  Gio.  Francesco  Gonzaga,  e  infine, 
come  *  consiliarius  „  del  signore  mantovano,  ebbe  dal  medesimo,  nel  1407,  incarico 
di  redigere  i  primi  statuti  di  un'opera  pia,  il  Consortium  Mantue}  quello  stesso  pro- 
babilmente al  quale  il  cronista  Bonamento  Aliprandi,  sette  anni  dopo,  legò  per  testa- 
mento alcuni  lasciti  non  indifferenti. 


* 
*  * 


Il  manoscritto  donde  deriviamo  il  testo  del   Breve  chronico?i  fa   parte  di  un  co-   10 
dice  miscellaneo    che  già    appartenne    al    celebre  monastero    di    san  Benedetto  Po    e 
che  ora  si  conserva  nella  Biblioteca  comunale    di  Mantova  al  segno  H.   I,   35. 

Membranaceo,   misura  12X20;  e  rileg.  in  perg.  e  in  ottimo  stato  di  conservazione; 
porta  sul  dorso,  scolpito  a  lettere  d'oro,  il  titolo:   Manuscripta   varia.     Contiene: 

1°  Bessario-Car.-Nìcenus  \  Inclytìs  atquc  illustrissimis  Itaìiae  principibus ;  15 

2°  Nicolai  Per  otti  Po?it.    Sypontini   epistola   adversus    eos    qui   temere    corrigunt 
errores  veterani  librorum  cum  expositione  frohemi  plinia?ii; 

3°  Revelatio  prima  gloriosissimi  sanguims  I.   C...  etc.}  e  cioè  la  cronica  nostra 
indicata  per  la  sua  prima  rubrica. 

I  due  primi  manoscritti  comprendono  complessivamente  tre  quaderni,  vergati  da  una  20 
stessa  mano  in  quello  stile  chiaro,  ritondetto  e  fine,  che  è  proprio  ai  codd.   umanistici; 

il  terzo  costituisce  di  per  sé  l'ultimo  quaderno  del  tomo,  scritto  con  inquadratura 
più  larga,  in  caratteri  angolari,  senza  le  postille  marginali  frequenti  negli  altri  due, 
su  pergamena  meno  eletta  e  spesso  grigia:  particolari  che  lo  rivelano  di  un'età  an- 
teriore e  implicitamente  di  altro  amanuense.  25 

II  quaderno  consta  di    12  carte  non  numerate,  delle  quali  9  scritte  su  entrambe  le 


"  basciatore  alla  Corte  di  Roma.  Un  anno  dopo,  reduce 
"in  patria,  gli  fu  affidato  l'incarico  di  Abbate  della 
"  chiesa  e  del  monastero  di  sant'Andrea,  incarico  che 
"  sostenne  fino  al  1406.  Xarrò  poi  il  Donesmondi  (Isto- 
5  "  ria  ecclesiastica ,  parte  I,  p.  347)  che  Gio.  Francesco 
"  Gonzaga,  vedendo  il  molto  bisogno  ch'aveva  il  mona- 
"  stero  di  san  Benedetto  fuori  di  Mantova  di  un  huomo 

*  segnalato  per  il  buon  reggimento  di  quello,  ed  essen- 
dogli manifesta  l'integrità  dell'abbate  Antonio   Nerli, 

IO  "  operò  perchè  fosse  trasferito  dall'abbazia  di  sanl'An- 
"  drea  a  quella  di  san  Benedetto  in  Polirone.  Ma  non 
"  molto  vi  s'etle,  essendo  egli  stato  mandato  da  suoi 
"  superiori,  prima  In  Brescia,  poi  in  Roma,  dove  abitando 

*  nel  convento  del  suo  ordine  di  san  Lorenzo  extra  mu- 
15    "  ros  mori,  non  si  sa  di  preciso  a  qual  anno,  ma    pare 

"certo  circa  11  1420. 

"Antonio  Xerll  lasciò  manoscritto  Breve  chronicon 

*  monasterii  viantuani  sancii    Ami  ree    ord.    Benedettini   ab 
"anno  1117  ad  annum  141S  (che  si  conserva   nella  locale 


"  Biblioteca).     È  stato  poi  pubblicato  dal  Muratori  nel    20 
"  tomo  XXIV,  col.  1071, RR.  IT.  SS.,  Mediolani,  1723-175 1. 
"  A  lui  si  deve  ancora  la  compilazione  dei  primi  statuti, 
"tuttora  inediti,    coi   quali    venne  governata    la   Istitu- 
"  zlonc  di  beneficenza,  denominata    Co  n  so  r  t  i  u  m  Ma  n- 
"  tue.     Lcggesi  infatti  nel  decreto  unito  ai  detti  statuti:    25 
"datimi  die  23  deccmbris  1407  a  domino  Johanne  Francisco 
"  Gonzaga  capitaneo  generali  Manine  :  approbamiis  et  rati- 
"  ficamus  omnia  et  singula  statuto  et  ordinai/tenta  predieta 
"  et  dieta  de  nostro    mandato  per  Rao,    in    Christo   patron 
"  dominimi    Antonium    de  Nerlis    dei  grafia    abatem  sancii    30 
"  Benedicti  de  Padolirone  et  dilcctum  consiliarium  nostrum. 
"Il  Volta  infine  affermò  {Diario  di  Mantova  del  1782) 
"  che  Antonio  Nerli  al  1406,  in  cui  passò  in  Brescia,  vi 
"  ebbe  a  soffrire  alcune  sinistre  vicende  che  gli  Impedirono 
*  di  proseguire  a  scrivere  le  gesta  della  celebre  cont.  Ma-    35 
"  tilde,  da  esso  raccolte  e  poi  non  compiute  „.  Cf.  Notizie 
biograf.  di  uomini  illustri  manto::,  voi.  V,  p.  203  del   ms. 
del  co.  C.  D'Arco  in  Archi  vio  di  Stato  di  Mantova. 


INTRODUZIONI.  XI 


laccio,  3  lasciate  in  bianco  con  la  traccia  tuttora  della  rigatura;  il  margine,  che  doveva 
essere  più  largo,  ha  subito  una  riduzione  quando,  posteriormente,  il  quaderno  ru  unito 

e  rilegato  con  gli  altri. 

11  lesto   è   anepigrafo  ed   anonimo;   incomincia   con    la    prima   rubrica,   di    cui   l'ini- 
5   ziale  e   miniata  elegantemente  in  campo  d'oro.      Esemplato    da    cima    a    fondo    dalla 
stessa  mano,   in  istile  scolastico  o  gotico  molto  regolare  e  ben  formato,  non  ha  espunti 
né  postille;  le   abbreviazioni  invece  e  i  simboli  tachigrafia  sono  frequenti  e  usati   ab- 
bastanza regolarmente;  unico  segno  ortografico,  il  punto  fermo. 

Alle  rubriche,   con  rifessa    iniziale    azzurra,  s'attacca  immediatamente   la  parte  di 
10  testo  relativa,  di   cui  l'iniziale  rossa  o  azzurra  con  piccoli  fregi  e  di   stile  rotondo. 
Carattere    peculiare  al  nostro  codice:   le  cifre,  che  nelle  rubriche  sono  arabe,   nel 
testo  romane;  l'aspetto  paleografico  ce  lo  fa  attribuire  al  XV  secolo. 

Ammessa  pertanto  l'età  e  considerato  il  luogo  d'origine,  non  andiamo  contro  l'im- 
probabile ritenendo  codesto  ms.  essere  l'archetipo  della  cronaca  nerliana;  e  poiché  l'ul- 
15  timo  capitolo,  non  condotto  a  termine,  s'interrompe  nel  bel  mezzo  arrestandosi  inaspetta- 
tamente prima  del  1431,  anno  che  la  rubrica  annunciava  come  termine  suo  prefisso,  ci  è 
permessa  anche  l'ipotesi  della  contemporaneità  del  ms.  con  l'ignoto  autore  degli  ultimi 
capitoli,  il  quale,    per   ragioni  che  si  sottraggono  all'indagine  nostra,  non  condusse  a 
termine  il  proposito  suo.     Non  sappiamo  con  quanto  fondamento  il  Muratori,  —  che  la 
20  Cronaca  diede  alle  stampe  di  su  una  trascrizione  del  ms.  nostro  fornitagli  da  Cassiodoro 
Montagiolo  modenese  e  frate  benedettino,  —  asseveri  questo  un  esemplare  del  codice 
che  si  conservava  presso  i  Benedettini  di  Ferrara;  e  ciò,  quando  si  pensi  che  la  presente 
cronologia  fu  scritta  dal  suo  autore  in  San  Benedetto  Po,  dopo  ch'ebbe  lasciato  il  mo- 
nastero mantovano  e  che  dal  cenobio  appunto  di  san  Benedetto  Po  il  ms.  proviene  ;  su 
25  questo  proposito  l'Anonimo  è  abbastanza  esplicito:  "  Hic  [se.  in  abbatia  sancti  Benedicti] 
"  etiam    sua    prudentia    et   scientia    multa,    presentem   abbatum    chronicam    cepit,    et 
"  singulos,  sicuti  adscribuntur,  usque  ad  se  ipsum  conscripsit  „ .     A  ritenerlo    l'arche- 
tipo ci  inducono  anche  la  miniatura  del  primo  capoverso  e  i  fregi  eleganti  ed  accura- 
tamente disegnati  e  dipinti  di  cui  sono  adorni  gli  altri  capitoli,  ciò  che  non  si  riscon- 
30  tra  in  generale  nelle  copie;  abbiamo  tuttavia  fatto  ricerche  a  Ferrara  ma  invano,  per- 
chè i  libri  della  biblioteca  del  monastero,  che  è  stato  soppresso,  andarono  dispersi. 

Ad  ogni  modo  noi  abbiamo  creduto  miglior  partito  riprodurre  il  codice  nella  sua 
integrità  e  grafia,  limitandoci  a  correggerne  gli  errori  più  evidentemente  dovuti  a  tra- 
scorso di  penna  ed  a  rammodernarne,  con  le  norme  consuete  a  questa  Raccolta,  la  pun- 
35  teggiatura.  A  confronto  del  testo  ci  è  parso  sufficiente  registrare  le  sole  varianti  più  me- 
ritevoli di  nota  del  Muratori  e  quelle  correzioni  che  al  dotto  modenese  parvero  opportune. 


* 
*  * 


Ciò   premesso    e    considerata   la   natura    del    Breve   chronicon,    si    capisce    come 
l'importanza  dell'opera  sia  intimamente  connessa  con  quella  del  monastero  di  sant'An- 


XII  INTRODUZIONE 


dica,  dove  si  custodivano  e  veneravano  le  spoglie  di  san  Longino  e  le  reliquie  del 
sangue  di  Gesù  Cristo,  per  le  quali  acquistò  nel  medio  evo  fama  universale,  come  ne 
fanno  testimonianza  le  cronache  che,   solo  in  parte,  noi  siam  venuti  citando  nelle  note. 

L'origine  di  quelle  reliquie  e  le  gesta  del  martire  che  a  Mantova  le  avrebbe  re- 
cate, costituiscono  uno  degli  argomenti  che  Bonamcnte  Aliprandi,   sulla  fede  della  leg-     5 
genda  e   delle   tradizioni,  pertrattò   nel  suo  ueposn,  addotto  in  sèguito  come  autorità 
principe,   da  quanti  vollero  la  genuinità  di  quelle    reliquie  avvalorare. 

Non  in  ciò  solo  pertanto  le  due  scritture  si  collegano  e  si  integrano  ;  qua  e  là,  nel 
corso  della  narrazione,  coincidono  e,  negli  ultimi  capitoli  infine,  il  Chronicon  del  Nerli 
procede,  si  può  dire  di  conserva,  con  1'  u  Aliprandina  „.  Dove  infatti  il  primo,  10 
negli  ultimi  due  paragrafi,  per  opera  dell'ignoto  continuatore,  perde  alquanto  della  sua 
natura  essenzialmente  monastica  e  religiosa  per  dar  luogo  agli  avvenimenti  politici  della 
città,  la  cronistoria  si  fa  così  pedissequa  del  testo  aliprandino  che  è  ovvio  pensare 
avesse  l'estensore  sott'occhi  quest'ultimo,  oltre  il  quale  continuò  a  segnare  gli  avve- 
nimenti di  sei  anni  soltanto,  cioè  fino  al  1419,  poi,  come  dicemmo,  li  lasciò  bru-  15 
scamente  interrotti. 

Ecco    le    ragioni   per   cui,   nel    ritornare  alle  stampe    il    Breve  chro?iicon    secondo 
la  lezione  del  codice  benedettino  (corretta  negli  errori  cronologici  e  collazionata  nelle 
varianti  con  la  stampa  muratoriana)  abbiamo  stimato  conveniente  di  aggiungervi,  come 
appendice,  il  lungo    "  epos  „    del  concittadino  e  contemporaneo  Bonamente  Aliprandi,  20 
già  parzialmente  edito  anche  dal  Muratori  stesso  nelle  Antiquitates. 

Mantenuto  frattanto  all'opera  del  Nerli  il  titolo  di  Breve  chronicon  monasteri! 
mantuani  scindi  Andree  orci,  benedectini  datole  dal  suo  primo  editore  e  conser- 
vato dal  Muratori,  noi  la  abbiamo  corredata  di  quante  note  topografiche,  storiche  e 
bibliografiche  potessero  tornare  a  sussidio  degli  studiosi  di  storia,  e  collegata  con  quella  25 
dell'Ai iprandi,  narrazione  più  complessa  e  generale  degli  avvenimenti  di  Mantova,  in 
cui  quella  particolare  del  monastero  di  sant'Andrea  e  delle  sue  celebrate  reliquie 
.picca  con  maggior  precisione  di  linee,   come  in   uno  sfondo  naturale   e  necessario. 


II. 

Ed  ora  passiamo  a  codesto  bistrattato  versificatore,  che  su  vasta  trama  ha  fer-  30 
mato  quanta  erudizione  storica  era  in  suo  possesso,  con  ^intento  esplicito  di  divulgare 
per  la  rima  e  il  comun  sermone  l'epopea  patria,  dalle  più  rimote  origini  fino  a'  suoi 
tempi.  Di  lui,  pur  senza  le  notizie  copiose  ma  sovente  arbitrarie,  che  ci  hanno  tra- 
mandato biografi  e  storici,  noi  possiamo  a  un  modo  tracciar  la  vita  su  la  scorta  dei 
pochi  ma  attendibili  documenti,  che  gli  archivi  della  città  nativa  ci  hanno  conservato.  35 
Sono  (mesti:  il  testamento  originale,  l'inventario  dei  beni,  il  libro  dei  decreti  dell'an- 
no 1418,  oltre  ad  alcuni  cenni  che  l'autore  fa  di  sé  nel  proemio  e  sulla  fine  della 
lunga  e   prolissa  istoria. 


INTKODUZIONK 


XIII 


Il  26  marzo  adunque  del  14  14,  Bonamente  Aliprandi,  cittadino  mantovano  e 
fìllio  di  Simone;  da  Monza,  disponeva,  come  testatore,  delle  sue  ultime  volontà:  la- 
sciava credi  delle  ingenti  fortune  la  consorte  Margherita  de  Robbiis,  il  congiunto  e 
consanguineo  Giovanni  Aliprandi   e   il   lìglio  di  lui  Crescimbene;  attribuiva  donativi 

5  cospicui  e  numerosi  a  chiese,  a  consorzi,  ai  poveri  della  città,  provvedeva  da  ul- 
timo per  la  sepoltura  nella  cappella  gentilizia  della  chiesa  di  san  Francesco,  dove 
aveva  fatto,  negli  anni  precedenti,  costruire  un  sarcofago  per  se  e  la  moglie.  La 
sesquipedale  pergamena,  che  misura  m.  3,90X0,40,  ci  ripete  —  a  traverso  ben  ses- 
santa capitoli  —  le  molteplici   e  precise   disposizioni   dettate   dal  ricco  e   munifico  tc- 

10  statore,  rogate,  secondo  la  legge,  con  intervento  di  testimoni   e   di  notai. 

L' Aliprandi  moriva,  come  nota  l'atto  stesso,  il  9  febbraio  1417,  e  lustramento, 
registrato  con  altra  copia  conforme  nel  successivo  marzo,  passava  l'anno  di  poi  a  ad 
"  offitium  auditorum  novorum  „   per    la  sua  ratificazione  ed  esecuzione  l. 

L'inventario  dei  beni,   il  secondo  dei  documenti  su  citati,   ò  una  conferma,  più 

15  particolareggiata  e  precisa,  degli  averi  mobili  ed  immobili  dell'Aliprandi;  ma  ciò  che 
in  esso  inventario  ha  importanza  per  noi,  si  è  il  breve  catalogo  dei  libri  della  biblio- 
teca privata  e  domestica,  il  quale  ci  dà  l' indice  —  dirò  così  —  della  coltura  lette- 
raria del  nostro  soggetto  e  modo  di  spiegare  anche  talune  reminiscenze  d'altro  autore, 
che  nel  poema  qua  e  là  ricorrono 2. 


IO 


1  Esterno  mal  leggibile  :  •  Testamentum  Bonametj 
"ex  Aliprandis  „.   La  segnatura  è:  (ì  n.  12.    "  Nostri  Re- 

*  demptorls  nomine  anno  Dm.  millesimo  quadringente- 
"  simo  quarto  decimo,  indictione  septima,  die  vigesimo 
"  sexto  mensis  marti],  regnante  ex.mo  principe  dno  Si- 
"  gismundo,  divina  favente  clementia,  Romanorum  et 
"  Ungarie  rege. 

•  In  contrata  prenominata  Leonis  Vermilij ....  Bo- 

*  namentus  fìlius  quondam  dni  Simonis  de  Aliprandis  de 
"  Modoetia  ....  p.  Christi  Salvatoris  gratiam  sanua  mente 
"corpore  intellectu .. ..  etc.  „,  ordina  di  esser  sepolto 
onorevolmente  nella  chiesa  di  san  Francesco,  "  in  tumulo 
"  sive  sepulcro  suo  constructo  intra  cappellani  dicti  te- 
"  statoris  in  dieta  ecclesia  fabricata  sub  vocabulo  sancti 

15  "Nicolai  et  sub  insignis  [le  insegne  gentilizie]  et  no- 
"  mine  expresso  ipsius  testatoris  „,  che  in  detto  sepolcro 
non  sia  posto  che  il  cadavere  di  sua  moglie  (cap.  VII). 
Un'altra  cappella,  ch'egli  aveva  fatto  costruire  alcuni 
anni  prima  sotto  il  nome  dell'Annunciazione  di    Maria 

20  Vergine,  adiacente  alle  carceri  del  comune  di  Mantova, 
egli  lega  alle  carceri  stesse  con  una  rendita  per  conti- 
nuare la  Messa  ai  reclusi  (cap.  XII). 

Abbiamo  più  oltre  (cap.  XIV)  le  disposizioni  in 
favore  della  moglie  Margherita  de  Robbiis;  quindi  altre 
ancora  a  favore  delle  chiese  di  san  Francesco,  di  san  Gia- 
como e  di  san  Barnaba  (cap.  XVI).  Nel  paragrafo  XIX  si 
prescrive  agli  eredi  di  elargire  al  consorzio  di  santa  Ma- 
ria de  la  Cometa,  mille  braccia  "grissorum  sive  biseti,, 
perchè  vengano  distribuiti  fra  vecchi  e  poveri  della  città 
e  contado. 

Seguono  (cap.  XXI)  i  legati  al  Consorzio  su  detto, 
al  congiunto  Giovanni   Aliprandi,    al  figlio  di  lui  Cre- 


25 


30 


scimbeno,  alla  moglie  Margherita,  al  nipote  Gradus  de 
Griselaxis.     Nel  cap.  XXIII,  come  nel  precedente,  sono 
enumerati  altri  beni  immobili,  che  il  testatore  possiede    35 
in  città,  nei  borghi  e  nel  territorio  di  Mantova  e  ch'egli 
lega  al  congiunto  suo.     Fanno    seguito  molte  e  minute 
prescrizioni  e  lasciti  di  minor  conto,  eh?  tralasciamo  per 
ragioni  di  brevità.     Questo  testamento  vien  fatto    alla 
presenza  dei  seguenti  testimoni  :  Amedeo,  figlio  di   Vi-    4° 
viano  de  Spigis;  Giovanni,  figlio  di  Communale  de  Fo- 
lengis;  Francesco,  figlio  di  Giovanni  de  Zaffardis  ;  Gia- 
cobbe, figlio  di  Giovanni  de  Boxis  prenominato  de  Schal- 
damaciis  de  la  Volta  (sic)  ;  Paolo,  figlio  di  Pino  de  Ar- 
manis  ;  i  notari  furono:  "Johannes  Ziliolus  filius  domini    45 
"  Comini   ex   palazzo    de    Crema    (sic;  forse    Palazzolo 
"  Cremasco)  civis  Mantue  publicus  imperiali  auctoritate 
"notarius;  Andreas  natus  domini  Abramini  de  Gonzaga 
"civis    Mantue....    etc.  „.     Nello    spazio    esistente    tra 
l'elenco  dei  testimoni  e  la  sottoscrizione  dei  due  notai,    5° 
di  grafia  diversa,  è  la  postilla  :  "  Nota  que  dictus  dom. 
"  Bonamentus  die  martis  curenti  nona  mensis  februarij 
"  anni  1417,  quum  festum  sancte  Apollonie  celebrabant, 
"  diem  suum   clausit   supremum  „.     Abbiamo   quindi    la 
data  di  registrazione:    "  Registratum   cum    altero  unius    55 
"  eiusdem  tenoris  per  me  Andream  de  Spigis  notarium. . . . 
"  civem  Mantue  MCCCCXVII  indictione  x  „.     E  infine  : 
"  MCCCCXVIII    indictione    xi  die  nono   mensis    martii 
"  cum  ducali  mandatu   recomandatus  f uit  infrascriptum 
"  instrumentum  testamenti  ad  oflìtium  auditorum  novo-    60 
"rum  statatimi  „    (Testamento  e  Inventari,  tomo  II,    bu- 
sta 3397  in  Archivio  di  Stato  di  Mantova). 

2  Inventario     dei    beni    di   B.   A.     Documenti    del- 
l'ospcdale  civile    di   Mantova,  in   deposito  presso  l'Ar- 


XIV 


INTROnrZIONE 


Il  Libro  dei  decreti  infine,  che  si  conserva,  come  gli  altri  documenti,  nell'Archi- 
vio di  Stato  di  Mantova,  ci  precisa  la  professione  dello  storico  nostro,  che  fu  dotto  in 
Legge  e  giureconsulto  emerito,  e  ci  porge  un  nuovo  elenco  dì  libri,  quelli  che  in  ma- 
teria  legale  il   medesimo   usava  l. 

Queste  le  sobrie  ma  sicure  notizie,  di  cui  riferiamo  e  riassumiamo  a  pie  di  pagina  5 
i  documenti.  Qualche  cosa  di  più  intorno  la  vita  del  chiaro  cittadino  mantovano  ci 
dicono  i  biografi  e  gli  storici  della  città.  Se  vogliamo  credere  al  Possevino,  Bona- 
mente  Aliprandi,  dopo  aver  passata  la  prima  giovinezza  tra  i  nobili  della  città  e  nu- 
drita  la  mente  negli  studi  di  legge  e  di  filosofia,  avrebbe  militato  a  lungo  nelle  armi  di 
Guido  e  di  Lodovico  Gonzaga,  quindi,  accumulate  —  con  le  prede  di  guerra  prima,  con  10 
la  pratica  degli  affari  poi  —  immense  ricchezze,  avrebbe  di  consiglio  e  di  denaro  aiutato 
Lodovico  e  Francesco  Gonzaga  così  da  esserne  il  ministro  e  il  banchiere  a  un  tempo  ~. 
Altri  infine,  dopo  la  vivace  detrattazione  del  Muratori,  hanno  per  carità  patria  ten- 
tato —  tra  essi  il  Tonelli  ed  il  Volta  —  di  difendere  il  buon  nome  letterario  del  Nostro, 
decantandolo    "  versato  nella  letteratura  e  non  spregevole  autore  di  versi  latini    ,   sulle   15 


chivio  di  Stato.  Sul  fronte  del  registro,  rilegato  in 
pelle  e  cartaceo  nel  testo,  è  applicata  una  cartella  con  la 
scritta:  Inventari  dal  1417  al  1503.  Ecco  per- 
tanto il  catalogo  che  ci  interessa: 

«  MCCCCXVII.  Bona  mobilia  in  dieta  camera. 

"Item  duo  cavedoni  [alari]  ab  igne; 

"  In  dicto  armariolo  super  in  muro  dieta  camera; 

*  P.°  unus  liber  tractatus  Boezii  cum  coperta    ru- 
"  bra  vulgari  sermone; 
IO  "  item  unus  liber  super  statutis  de  electione  consu- 

mimi mercatorum  Mantue; 

"  item  unus  liber  Egidij  regimine  ; 

"item  una  cronica  Mantue   cum  cartis  pegorinis; 

"  item  una  Instoria  musaica  cum  coperta  rubra  in 
15    "cartis  membranis; 

"  item  quidam  liber  de  moribus  ; 

"  item  unus  liber  nasionis  qui  tractat  usque  ad 
"  mortem  ; 

"  item  unus  liber  de  vicibus  et  virtutibus  ; 
20  "item  unus  liber  de  functione  virtutum  ; 

"  item  unus  liber  cronica  mantuana  (?)  \martiniana  ?\\ 

"  item  quidam  liber  in  lingua  franzigina; 

"item  unus  liber  Instoria  Troyani; 

"item  unus  liber  sine  principio  in  phisica  ; 
je  "item  unum  missale; 

"  Item  unus  liber  virtutum  et  vitiorum.  Esempla; 

"item  unus  liber  orationum  multarum; 

"item  unus  liber  expositionum  evangelium  ; 

"item  unus  liber  beati  sancii  Francisci; 

"  Ltem  unus  liber  Danti  „. 

1  Libro  dei  decreti,  nell' Archivio  di  Stato  in 
Mantova;  al  legno  n.  12,  cartaceo  e  cartacea  la  le- 
gatura.    A  e.  32  nel  verso  si  legge: 

■  [nfratcripti  sunt  libri  mei  Bonamenli  de  Alipran- 
35    "  dis   lcgum   docloris  : 


3o 


"  P.°    totnm   corpus    iuri- 
"civili'-  . 

1  item  ....   ilecrctulis  ; 
"  item  spcculator; 


Infrascriptc  sunt  cl;im\- 
des  et  bona  [segue  un  tteHCQ  'li 
vesti,  io:  agite,  lenzuola  fazzo- 
letti  (tiasitergi.i)]. . ..  ad   decem 


"  item  Cynus; 
u  item  liagueri   super  co- 
"  dice.  . . .  etc.  ; 


"item   super   usibus    feu- 
"  dorum. 


libros  in  poesia  et  in  gramma- 
tica. . . .  Seguono  :  16  camisias  fa- 
inuloruin  cum  nasistergiis,  tres 
tacie  argenti,  sex  coclearia  ar- 


40 


45 


In  tutto  tredici  libri  di  natura  legale. 

Segue  in  calce:  "De  consensu  nostro,  mandato  ili. 
"  Johannii  et  dm.  mei  Marchionis  Mantue  et  per  rectorem 
"  prefati  domini  fieri  fecit  bullettam  preclaro  iureconsulti 
"  dno.  Bonamento  de  Aliprandis  de  possessione....  etc.  „. 

[firmato]  Nicor.AUS  de  Bagneriis. 

2  Possevinii  IuniorIs  /Ustoria  gentis  Gonzagac , 
lib.  IV:  ".. .  .Bonamentus  Aliprandus,  inter  Principis 
"  familiae  adolescentes  prima  ab  juventa  enutritus,  ani- 
"  mum  bonis  artibus  induerat,  legumque  ac  philosophiae 
"  studio  emenso,  id  maxime  pervicerat,  ut  bona  cruditio 
"  nobilitati  elegans  crederetur.  Mox  ubi  juventae  lu- 
''  bricum  excessit,  quod  militia  praevaleret,  armorum 
"studio  anxius,  plura  sub  Guidone  ac  Ludovico  domi- 
"  nis  stipendia  meruerat.  Centuno  primum,  cresccnti- 
"  bus  meritis,  tribunus  etiam  alae  mantuanorum  equitum 
"  a  posteriori  impositus.  Senescens  iam  et  ingentibus 
"  negotiis  par  habitus,  rempublicam  amplexus  est;  non 
"  quia  ambltio,  sed  princeps  monuerat.  Valido  tamen 
"  stimulo  opus  fuit,  ut  accederet,  vicemque  obtinuit  do- 
"  mini  sui  sententia,  qua  necessitatibus  patria:  subtrahere 
"lese,  et  contra  niti  vix  distingui  docuerat.  Ea  causa 
"  Ludovico  ac  Francisco  individuili,  Consilio,  manti, 
"  opibus  aderat,  quas,  labore  expeditionum,  ex  hostibus 
"  spoliatis  caealsque,  parsimonia  modestiaque,  immensas 
"  conflaverat.  In  extremum  gratia  existimationcque  apud 
"omnes  eadem  lecuritate  rctinuerat,  quod  fide  proni. - 
"  ruerat  et  honcstis  ministeriis  comparaverat.  Virimi 
"  hunc  Franciscus  ad  Pontificem  [Urbanum  VI]  in  urbem 
"  inisit,  nullis  certis  mandatis.  sed  ut  tempori  ac  neces- 
u  sitali  deierviret  „. 


50 


SS 


60 


65 


70 


/  .1 


lNTKOnUXIONI'. 


XV 


li  accie   (li   quanto   avrvan    detto    prima   di    loro,    con    qual     fondamento    non    ',i      ;i,    il 

Mazzuchelli,  il  Tiraboschi,  il  Quadrio  '. 

Resta  a  sapersi  di  Bonamente  la  data  dell'anno  natalizio;  masi-  dalle  particola- 
reggiate notizie  ch'egli  ci  imbandisce  intorno  a  Guido,  a  Lodovico  ed  a  France 
5  Gonzaga  —  con  evidente  proposito  e  con  maggior  signoria  della  materia  ch'egli  non 
taccia  altrove  —  è  lecito  argomentare  la  partecipazione  diletta  o  indiretta  del  nostro 
giureconsulto  alle  azioni  loro,  noi  possiamo  fermare  ({nella  data  intorno  alla  metà  del 
decimoquarto  secolo  e  verosimilmente  prima,  piuttosto  che  dopo,  poiché  il  primo  di 
quei  principi  morì  nel    1369. 


10 


* 
*  * 


Una  u  Cronica  Mantuc  cum  cartis  pegorinis  „  —  l'opera  che  siamo  per  esaminare  — 
si  trovava  dunque  nello  scaffale  di  una  delle  stanze  di  casa  Aliprandi,  perchè,   l'ab- 
biamo veduto,    si  legge  catalogata  in    un    con  l'altre   proprietà  nell'Inventario   de' 
beni  suoi.     Che  l'autore  della   "Cronaca   de   Mantua,,   sia  lo  stesso  Aliprandi,  lo 
15  dicono  i  versi   con  cui  si   chiude  uno  degli  ultimi  capitoli  del  poema: 

Benché  comflita  sia  grossamente 
questa  cronaca  -per  darla  in  rima 
d}  Ali  fraudi  si  fu  la  bona-mente 

dove  si  vede  che  l'autore  ha  pure    tentato   un    non   troppo    felice    bisticcio   sul   pro- 

20  prio  nome. 

A  pubblicare  in  questa  raccolta  il  prolisso  "  epos  „  nella  sua  integrità  e  secondo 
la  redazione  del  più  antico  codice  da  noi  conosciuto,  ci  muovono  non  già  intrinseci 
pregi  letterari,  ma  la  indiscutibile  importanza  sua,  e  come  documento  storico  e  come 
documento  linguistico. 

25  II  Muratori  ha  riconosciuto  il  primo  rapporto  e  intuito  il  secondo,  ma  ei  si  valeva 

del  codice  meno  antico  e  più  manomesso,  e  però,  mutilando  la  narrazione  di  quella 
parte  che  offriva  minore  importanza  storica,  pubblicò  il  resto  nel  tomo  V  delle  Anti- 


1  Doxesmundi,  Historia  Ecclesiae  Mantuanae,  tomo  V, 
p.  343;  Barth.  Plati.vae,  Historia  Urbis  Mantuae  in 
Muratori,  RR.  II.  SS.,  tomo  XX;  Marii  Equicolae, 
Chronicon  mantuanum  ;  S.  Giunta,  Fioretto  delle  cronache 
5  di  Mantova,  edito  per  A.  Mainardi,  Mantova,  1844  (pa- 
gine 59-60);  F.  Toistelli,  Notizie  letterarie,  Milano,  nel- 
l' imp.  Monist.  di  sant'Ambrogio,  1795,  tomo  IX,  pagi- 
na CLVlii;  L.  C.  Volta,  Biografie  dei  Mantovani  illustri 
nelle  scienze,  lettere  ed  arti,  accresciuto  e  riordinato  da 
io  Antonio  Mainardi,  Mantova,  coi  tipi  dei  fratelli  Negretti, 
1845,  fase.  i°;  "....la  rozzezza  di  cui  è  sparsa  questa 
"  Cronaca,  potrebbe  far  credere  a  taluno  che  Buona- 
"  mente  fosse  altresì  rozzo  e  incolto;  ma  noi  sappiamo 
*  ch'egli  era  versato  nella  pulita  letteratura  e  che  com- 


"  pose  ancora  versi  latini,  come  pure  che  dal  marchese 
"  Francesco  Gonzaga  fu  inviato  al  pontefice  Urbano  VI 
"  j)or  rilevanti  negozi.  Ciò  ch'egli  narra  de'  tempi  suoi 
"  trovasi  in  gran  parte  appoggiato  alla  verità  e  siamo 
u  a  lui  debitori  di  alcune  particolareggiate  notizie  che 
*  forse  si  sarebbero  altrimenti  perdute  „  (dal  Ragiona- 
mento intorno  agli  storici  di  Mantova)  ;  L.  C.  Volta,  No- 
tizie storiche  di  Mantova  [Raccolta  di  fascicoli  stampati 
s.  n.  t.];  G.  M.  Mazzucchelli,  Scrittori  italiani,  Brescia, 
coi  tipi  Boffini,  1753,  tomo  I,  parte  I,  p.  498  [dà  pure 
notizie  d'altri  letterati  della  stessa  famiglia];  Tiraboschi, 
Storia  della  letteratttra  italiana,  tomo  IV,  p.  295  dell'ediz. 
di  Modena  ;  C.  D'Arco,  Uomini  illustri  mantovani,  tomo  II, 
p.  7,  ms.  in  Archivio   di  Stato   di    Mantova. 


XVI 


INTRODUZIONE 


quitates   Italicae  Af,    E.   con   una  di  quelle  sobrie   e  sensate    dissertazioni,    che    erano 
consuete  in   uomo   di   tanta   dottrina   e   penetrazione  storica  -. 

* 
*  * 

Tre  sono  per  ora  i   codici  a  noi  giunti  del   Poema,  o  almeno  da  noi  fin  qui   co- 
nosciuti e  che,  per  maggior  brevità,   chiameremo  con  gli  appellativi  di  Torelliano,     5 
Mantovano    e    Ambrosiano. 

Del  primo  —  o  meglio  di  una  trascrizione  assai  libera  del  primo  —  si  valse  il  Mura- 
tori per  la  sua  edizione  nelle  Antiquìtates:  esso  ripete  il  nome  dalla  famiglia  dei  conti 
Torelli  di  Reggio  nell'Emilia,  che  ne  era  l'antica  proprietaria  ed  ora  trovasi  nella  Bi- 
blioteca municipale  della  stessa  città;  il  secondo  appartiene  alla  Comunale  di  Man-  10 
tova  e  fu  già  del  conte  Francesco  Negrisoli,  come  ce  ne  avverte  in  una  sua  nota 
sulla  prima  carta  Camillo  Volta,  bibliotecario  intorno  alla  metà  del  secolo  passato. 
L'importanza  del  codice  fu  già  segnalata  dal  prof.  Putelli  —  che  si  proponeva  di 
curarne  l'edizione  per  questa  stessa  nuova  Raccolta  muratoriana  —  al  prof.  Vittorio 
Cian  e  da  quest'ultimo  resa  di  pubblica  ragione  là  dove,  trattando  di  un  altro  volgariz-  15 
zatore,  di  Vivaldo  Belcalzer,  lamentava  che  1'  "Aliprandina  „  non  fosse  ancora  fatta 
segno  alle  ricerche  de'  nostri  studiosi,  offerendo  essa,  oltre  che  elementi  storici  di  alta 
importanza,  larga  messe  di  materiali  linguistici  alla  conoscenza  dell'antico  volgare  lom- 


1  L.  A.  Muratori,  Antìquitatcs  It.  M.  E.,  tomo  V, 
1060.     La  riproduciamo  Della  sua  parte  sostanziale  : 

"In  Chronicon  ma  ntu  animi  Bon amente  Ali- 
"  prandi  praefatio. 
5  "  Insulsum,    ridendum    atque    aversis    musis    coni- 

"  positum  poema  typis  trado,  neque  tamen  consilium 
"  eiusmodi  cepisse  me  poenitet.  Eius  auctor  Bonamens 
"  Aliprandus  civis  mantuanus,  qui  civium  atque  prlnci- 
"  pum  suorum  res  gestas,  quascumque  novit  ad  posteros 

io  "trasmittcre  statuit.  Exordium  narrationis  duxit  ille 
"  ab  origine  inclytae  patriae  suae  eamque  proseculus 
"  est  usque  ad  a.  Christi  circiter  1414,  quo  tempore  eius 
"  stilimi  ac  vitam  mors  dissolvisse  videtur.  De  illius 
"vita  nihil  aliud  uiihi  dicendum  succurrit.    At  ad  ipsius 

lS    "  Poema  sive  Chronicon,  quod  attinet,  niliil  sane   opus 

st,  ut  lectorem  moneam,  nihil  ibi  poeticum  esse  prae- 

"  ter  fabulas,  quaa  opipare  in  scoenam  invchit,  dum  ve- 

"  terum  gesta  pcrtexit,  ac  praecipue  cum  de  Virgilio  et 

"Sordello   agit.     Nulla   heic   ratio  metri;   versuum   enim 

30  "pedea  saepc  ultra  mensuram  ezcumint.  Neque  rytmo- 
"  rum  leges  servatae.  Lingua  vero  piane  rudis  et  sole- 
"  cismis  ac  barbarismis  ubique  infccta.  Uno  verbo,  cre- 
"  dai  te  aiulire  caecum  quempiam  qui  in  platea  aut  in 
"  friviis  earminibus   inconditis  popcllum  cantando   ohi  •_ 

25    "cteti     Nihilo  tamen   secius  adeo  ineptum   opus  tenebria 

r  pUmi   volili.     Si   non   Inter   poetas    ullus    Aliprando 

"  locus    debetur,    saltem    Inter    historicos    crii.      Et    llle 

"quidem    historiac     manluanae     non     modicatn     partem 

"metro  alligarli  ac  praeterea  suorum  praecipue  tempo* 

30    "  rum  mores,  non  aflfabre  sane,  copiose  tamen  descripsit. 


"Hoc  unum  satis  fuit,  ut  utile  instituto  meo  arbitrarcr 
"carmcn,  tot  alioqui  naevis  deformatimi.  Accedit  ctiam, 
"  quod  nullus  antiquiorem  habeamus  urbis  illius  histo- 
"  ricuni.  Marius  Equicola,  qui  Chronicon  mantuanum 
"  ante  ducentos  et  ultra  annos  nobis  dedit,  non  alluni  35 
"  novit  Aliprando  vetustiorem.  Immo  is  auctor  est, 
"  Bartholomaeum  Platinam,  cuius  Historiam  Urbis  Man- 
"  tuae  intuli  in  tomo  XX,  RR.  IL  SS.,  multa  ab  Ali- 
"  prando  sumpsisse,  atque  ex  eius  penore  nimium  pro- 
"  fecisse.  In  codice,  quo  ego  sum  usus  ad  haec  evulganda,    40 

*  ex  munere  N.  V.  comitis    Francisci    Torelli,  antlquae 

*  historiae,  dum  in  vivis  fuit,  studiosissimi,  nomen  au- 
"  ctoris  erat  Benvenuto  Aliprando.  Veruni  Equicola  non 
"  uno  in  loco  ipsum  commemorans,  Bonamcntc  Alipran- 

"  do    semper    appellati 45 

" Ego    vero    sublatis   sive    omissis 

"  aliis  insulsis  fabulis,  quihus  prima  pars  carminis  huius 
"  constabat,  non  sum  passus  excidcre  tam  lepida  figmen- 
"  ta,  quac  de  Vergilio  et  Sordello  Aliprandus,  romanen- 
8  siimi  fabularum  acmulator,  libéralissime  cecinit.  Primo  5° 
"ut  discas  qualis  barbarieorum  seculorum  genius  fucrit 
"  in  fingendis  tot  fabellis  et,  quod  gravius  est,  in  iis 
"  etlam  prò  rebus  vere  gestis  accipiendis  ac  disseminan- 
"  dis.  Deinde  ut  intelligas,  non  Mantuae  dumtaxat,  ne- 
"  que  ab  unis  poetis,  sed  etiam  Xeapoli,  atque  ad  Insto-  SS 
"  ricis  prosa  oratione  scribentibus  eadem  olim  venditata 
"fuisse.  Vide  Historiam  neapolitanam,  quae  sub  Iohan- 
■  olfl  Villani  neapolitani  circumferlur,  non  semel  editam. 
"Ibi  eadem  merces  occurrunt,  antequam  Aliprandus  poe- 
"  ta  ageret,  literis  consignatae  „.  60 


APPENDICE 


T.  XXIV,  p.  xhi  —  2. 


tf  ALIPRANDINA  „   o   u  CRONICA  DE  MANTUA  „ 


PER 


BONAMENTE    ALIPRANDI 


ABBREVIAZIONI 

A         =z  Cod.  della  Biblioteca  ambrosiana   segnato  C.  S.  VII,   i. 
B         =  Cod.  della  Biblioteca  di  Mantova  segnato  A.  I,  9. 
C         =  Cod.  della  Biblioteca  municipale  di  Reggio  Emilia  segnato  E,  25. 
Mur.  =  Antiquitates  Italicae  Medii  Aevi  auctore  Ludovico  Axt.  Muratorio, 
tomo  V,  Mediolani,   1741,  ce.   1065-1243. 


De  edifficatione  Mantue carta 

De   Virgilio  mantuano „               III 

De  Octaviano  Im foratore »                VI 

De  legenda  sancti  Long  ini  martiris • „              VII 

5  De  Lmferaloribus  cafitulum  incifit „            Vili 

De  guerra  orta  inter  Pavenses  et  Mediolanenses  cafitulum v             XII 

De  guerra  orta  inter  Mantuanos  et  Mutinenses  cafitulum „            XIII 

De  guerra  orta  inter  Mantuanos  et  Cremonenses „            XVI 

De  guerra  orta  inter  Vcronenses  et  Vicentinos „         XVIII 

10  De  invertitone  sanguinis  Christi „          XXII 

De  guerra  orta  inter  Mantuanos  et  Cremonenses „           XXV 

De  Ecerino  de  Castro  Romano B          XXIII 

De  Pinamonte  de  Bonacolsis  qui  factus  fuit  cafitaneus  Mantue „          XXVI 

De  dominio  Bar  deioni  de  Bonacolsis „       XXVIII 

15  De  dominio  Botesele  de  Bonacolsis „       XXVIII 

De  dominio  Pasarini  de  Bonacolsis  et  domini]  sui  admissione „       XXVIII 

De  dominio  dominorum  de  Gonzagha „      XXVIIII 

De  magna  curia  facta  fer  dominos  de  Gonzagha „     XXVIIII 

De  Guielmone  famulo  d.  Philifini  de  Gonzagha „         XXXII 

20  De  Frambaldo  naneto  servo  dicti  domini „        XXXII 

De  Rizza  /emina  que  fortabat  ad  molinum „        XXXII 

De  Rege  Ungarie  qui  ivit  in  Afuliam  frofler  mortem  fratris  vindicandam.  „         XXXII 

De  uxore  domini  Luchini  de   Vicecomitibus  que  venit  Mantuam „         XXXII 

De  guerra  facta  fer  dominimi  Luchinum  de   Vicecomitibus   contra  dominum 

25           Mastinum  de  la  Schalla  et  fer   marchionem  Fer  arie   dominis   de  Gon- 
zagha   „        XXXIII 

De  mortalitate  magna  que  fuit „        XXXIII 

De  iubileo  facto  in  Roma „        XXXIII 

Qualiter  Mantua  fuit  murata „        XXXIII 

30  De  dominio   Verone  accefto  fer  Frignanum  de  la  Schalla „        XXXIII 

De  domino  Ludovicho   de   Gonzagha    qui  ducit   dominam  Marchesanam    in 

uxorem „        XXXIII 

De  domino  Bernaboe  de  Vicecomitibus  qui  accefit  Seralium  mantuanum .     .  „         XXXIII 

De  mortalitate  que  fuit „        XXXIIII 

35  De  dominio  mantuano  acceftum   fer   dominum  Ludovicum    e  fer   dominum 

Franciscum  de  Gonzagha „         XXXV 


TT     A  Iad.a  caria  I, 

col.  2 


e.  II,  e.  I 


22 


INDICE  DEI  CAPITOLI 


e.  II,  e.  2 


De  magna  curia  facta  per  dominum  Galcazum  de    Vicccomitibus .     .     .     .  carta 
De  guerra  facta    per   dominimi    Barnabocm    et   per    Con  signorem    de  la 

Scala  dominis  Man  tue „ 

De  morie  domini  Guidonis  de  Gonzaga „ 

De  tractatum  factum  cantra  dominum  Ludovichum  de  Gonzaga  ....  „ 

De  omissione  status  terrarum  Ecclesie „ 

De  guerra  orla  Inter  dominos  venetos  et  dominum  Padue  ......  „ 

J)e  magnifico  domino   Francischo  de   Gonzaga  qui  duxit  u.xorcm.       ...  „ 

De  morte  consortis  magni  pei  domini  Ludovici  de  Gonzagha „ 

De  morte  magnifici  domini  Ludovici  de  Gonzaga „ 

De  Co  mi  ite  Virtù  tu  m  qui  capere  fecit  dominum  Bernabocm  patruum  suum.  „ 

2>ualiter  Comes  Virtulum  habuit  Vcronam  Antonio  de  la  Schala  cxpulso.     .  „ 

De  guerra  orla  Inter    ]renetos  et  dominum  Padue „ 

De  rcvellatione  facta -per  Vcroncnscs  contra  Comitlcm  Virtutum  cius    .     .     . 

dominum „ 

De  magna  zilosia  orta  intcr  Comittcm    Virtutum  et  magnificimi  dominum 

Franciscum  de  Gonzagha „ 

De  Francisco  de  Cetraria  qui  recessit  a  Cornile  insolilato  hospite.     ...  „ 

De  iubileo  facto  in  Roma „ 

De  notifichatione  facta  -per  dominum  Franciscum  de  Gonzagha  corniti  vir- 
tutum de  itinere  suo  cum  ivit  Romani „ 

.Qi  ali  ter  d.  Francischi^   de  G.  ivit  Romani   colloculus  fuit  cum  Florenti- 

uis  Bonouieusibus  de  liga  fenda „ 

De  magnifico  d.  Francisco  de  G.  qui  duxit  in  uxorem  magnificavi  dominam 

Malga r ita  de  Malaicslis „ 

De  Cornine   Virtutum  qui  factus  fuit  dux  Mediolani „ 

De  castro  facto  in  civitate  velcri „ 

De  nativitate  magnifici  d.  Lohannis  Francisci  de  Gonzaga „ 

De  liga  facta  per  d.  Franciscum  de  Gonzagha  cum  Florcntinis  et  Bono- 

nicnsibus  contra  duccm  Mediolani „ 

De  guerra  orta  intcr  duccm  Mediolani  et  dominum  Manine „ 

De  notificacene  facta  duci  Mediolani  de  rupta  suarum  gcntium  ad  Gubcr- 

nulum „ 

De  domino  Francischo  de  Gonzaga  qui  ivit  ad  duccm  Mediolani  pace  facta  .  „ 

De  guerra  facta  per  dom.  Duccm  Mediolani  Bononicnsibus „ 

De  morte  domini  Ducis  Mediolani. „ 

De  Francisco  de  Cararia  qui  acccpit   Vcronam „ 

De  guerra  orta  intcr   Venetos  et  d.  Francischum  de  Cararia „ 

De  dominio  novi  ducis  Mediolani „ 

De  inceptione  loci  Certose „ 

De  domino  Retro  de  Caudia  facto  papa „ 

De  magnifico   dom.    fohanni  Francisco   de  Gonzaga  qui  duxit  in  uxorem 

magnificam  dominam  Raulam  de  Malalcstis „ 

De  domino  Baldasario  Cosa  facto  papa „ 

De  multis  novitatibus  occursis  in  civitate  Manine  in  multis  millcsimis  .     .  w 

De  multis  novitatibus  factis  intcr  cives  mantuanos „ 

De  comitibus  Casalodi  et  IDinamonle  de  Bonacolsis „ 

De  eastro   Mareìiarie  recuperato „ 

De  Pinamonte  de  Bonacolsis  firmato  capitanco  Manine „ 

De  morte  domini  Mastini  della  Scalla  et  de  dominio  l^inamontis  firmato.     .  „ 


XXXV 

XXXVII 

XXXVIII 

XXXVI     5 

XXXVIII 

XXXVIII 

XXXVIII 

XXXVII II 

XXX  Villi  10 

XL 

XL 

XL 

XL  15 

XLI 
XL 
XL 


20 


XLII 


XLII 


XLII  25 

XLII 

XLII 

XLII 

XLIII  30 

XLIII 

XLIIII 

XLIIII 

XLV  35 

XLVI 

XLVI 

XLVII 

XLVII 

XLVII  40 

XLVIII 

YT  ATTTT 

A_L/ Vili 

XLVIII 
XXV  45 

XXVI 

XXVI 

XXVII 

XXVII 

XXVII  50 

INDICI-:  DEI  CAPITOLI  23 

De  multi*  novitatibus  et  de.   ni  urte   /'i/ia/no/ilis  de  lìonacolsis carta  XX  Vii 

De  equis  arceuteriis  et  aliis  rebus  donatis  ad  magnani  cttriam  />.  dominos  de 

Ganzatila „  XXX 

De  commutate  mercato-rum  Mantue „  XXXI 

5  De  donis  factis  -per  cives  regis  ad  cttriam „  XXXI 

Castra  f or  etisia  que  dominaòantur  -per  dominos  de  Gonza  g  ha „  XXXI 

JSqui  donati  uobilibus  -p.  dominos  de  Gonzaga  ad  e uria m.    .     , „  XXXI 

JVbbilles  qui  f adi  fuerunt  ntilitcs  ad  curiam „  XXXII 

De  uxorc  domini    Ugolini  de  Gonzagha  et  conducta  et  de  guerra  facta  per 

10          Pinamonte  domino  Feltrino  de  Gonzaga „  XXXI III 

De  trattata  facto  contra  dominavi  Ludovichum  de  Gonzaga  et  de  nativitate 

domini  Francisci  eius  jìlii „  XXXVI 

De  multis  novitatibus  occursis ' „  XLV 

De  duce  Mcdiolani  qui  habuit  dominium  civitatum  Perusie  et  Scenis   ...  „  XLV 
15  De  morte  Karoli  de  Cavalchabobus  de  Fondu   data  et  per  Cabrinam  Fon- 
dutimi    „  XLVII 

De  morte  magnifici  d.  Francisci  de  Gonzaga „  XLVII 


10 


IO 


15 


20 


25 


30 


(Cap.  I).  -  Questa  si  è  una  finctione  fata 

TER  LA  INVENCIONE  DI  QUESTA  CRONICA. 


'Essendo  posto  di  volir  cerchare 
per  cosa  che  l'animo  desidrava, 
la  dritta  via  si  vieni  a  falare. 

Per  un  sentier  ventura  mi  menava, 
5    grave  mi  parsi  sapirlo  tenire, 

e  pur  cum  tema  grande  si  intrava. 

Tutor  dubitava  di  non  falire 
lo  sentiere  dritto  chi  mi  portasse 
a  quel  luocho  dove  volia  zire. 

Non  me  n'  accorsi  che  pur  io  intrasse 
in  una  silva  chi  non  s'  abitava, 
ne  intorno  vedia  chi  mi  guidasse. 

Più  inanci  anchor  io  pasava, 
tanto  che  nel  mezo  sì  mi  trovai 
di  quela  silva  e  lì  si  mi  firmava,- 

E  una  voce  dise:  o  tu  chi  stai, 
que  vai  cerchando  per  sto  diserto 
chosì  soleto  che  tema  non  ài? 

Esser  una  donna  mi  parsi  cierto; 
antica  era  cum  aspetto  grande, 
voltieme  a  lei  cum  parlar  aperto: 

Amicho  son,  lo  mio  dir  ti  pande  ; 
ò  f  alito  dov'  io  volia  andare, 
dil  bon  camin  non  so  tenir  li  bande; 

Io  vi  prego  mi  dezati  aiutare, 
che  mi  metati  in  sula  bona  via 
ch'io  complisca  lo  mio  chaminare. 


15 


20 


25 


Fiolo,  a  me  quella  si  respondìa, 
dil  tuo  camin  non  avir  dubitanza. 
30     inanci  che  andi  voio  sapir  pria 

Chi  tu  se'  e  dov'è  tu  habitanza  e  i,  e.  1 

e  piacerami  forte  lo  sapire; 
non  mi  '1  negare  e  dì  senza  temanza. 
A  lei  risposi  con  umile  dire: 
35     per  patria  si  son  mantuano. 
lo  mio  nome  dissi  senza  falire. 

Lei  rispose:  di  quella  fu  loltano 
gran  poeta  Virgilio  chiamato, 
chi  sopra  altri  fa  parlar  soprano. 
40  Questa  risposta  fé'  cum  vult  alegrato, 

e  aceptomi  cum  piasevolezza 
dicendo:  a  mi  tu  sii  lo  ben  trovato. 
Voio  che  tu  si  sazi  per  certezza 
di  quella  terra  ne  star  asa'  valente; 
45     per  tal  cason  e'  pose  in  ti  dolcezza. 
A  lei  mi  volsi  tutto  umilmente: 
chi  siti  vui  donna  e  come  chiamata? 
Memoria,  dise,  me  chiama  la  zente; 
Io  non  nacque  mai,  così  son  naturata, 
50     né  aspetto  mai  devir  morire, 
questa  gratia  da  Dio  m'è  data. 

Voio  che  tu  vegni  cum  mech  a  vedire 
cum  altri  doni  lo  nostro  stare, 
corno  staghemo  ti  sera  piacire. 
55  'Lei  inanci  e  po'  dredo  mi  andare;  c.  1,  e.  2 

lo  suo  star  sì  mi  mostrava, 
molto  era  bello  quel  h abitare. 


11.  1-2.  la  didascalia  di  questo  capitolo  manca  in  A;  la  deriviamo  da  B  —  v.  3.  falare]  trovare  B  Nota  :  il  nu- 
mero d'ordine  dei  capitoli  è  stato  da  noi  aggiunto  fra  parentesi  per  comodità  di  confronto  con  B  che  a  differenza  di  A, 
lo  segua,  e  col  Mur.  —  vv.  1-217.  om.  Mur.  —  v.  7.  tutora  io  dubitava  B  —  v.  15.  silva  che  si  mi  B  —  v.  17.  sto] 
questo  B  —  v.  22.  ti  pande]  si  spande  B  —  v.  23.  temo  salere  dov' io  B  —  v.  30.  che  tu  vadi  voio  B  —  v.  31.  tu 
5  habitanza]  toa  abitanza  B  —  v.  37.  laltano  B  —  v.  40.  volto  B  —  v.  47.  giamata  B  —  v.  48.  giama  B  —  49.  ma- 
turata A  —  fra  i  versi  51-52  in  B  è  questa  lezione  :  Senza  mio  aiuto  no  si  pò  sapire  |  ma  chi  cum  migo  sa  e  pò 
usare  |  asà  ne  fazo  a  grand  honor  venire  —  v.  52.  mech]  micho  B  —  54.  stagemo  B  —  55.  pò  dredo]  pò  mi  drito  B 


26 


LA  u  CRONACA  DI  MANTOVA 


Anchor  più  inanzi  mi  menava, 
monstromi  lo  loco  dove  le'  stasìa 
60     quando  alcuna  cosa  le'  notava. 

Anchor  più  oltra  la  donna  si  zìa, 
in  un  bel  luocho  si  mi  menare, 
e  due  donne  là  dentro  si  sedia. 
t.  1,  e.  3  Mostrava  ne  l'aspetto  di  gr and'  affare, 

e  sette  zoveny  quelle  donne  servìa. 
saze  molto  ne  1'  aspetto  monstrare. 

Io  a  la  mia  scorta  sì  dicìa: 
chi  son  quelle  donne  di  sì  grand' aspetto  ? 
io  vi  prego  che  per  vui  ditto  mi  sia. 
70  La  donna  del  mio  dir  ebbe  diletto 

e  disse  :  la  prima  che  di  sopra  vedire, 
si  è  donna  che  sta  senza  difetto; 

Theologia  quella  si  fa  dire, 
eli'  è  fondamento  della  cristiana  fede, 
75     beato  sera  chi  quella  sa  seguire. 

L'altra  che  appresso  lei  si  sede 
Philosophia  lei  si  fu  chiamata, 
chi  fu  gran  luce  a  molti  chi  non  vede. 

Poi  quelle  sette  insieme  di  brigata, 
So     sono  li  sette  arte  liberale, 

per  quelle  molta  gent'è  honorata. 

Olduto  ch'io  ebbe,  in  allegrezza  sale 
l'animo  mio;  a  la  donna  dicìa: 
i  ò  al  core  contentamento  tale 
85  D'avir  veduto  cotal  compagnia, 

chi  è  l'onore  di  tuto  lo  mundo, 
mazormente  eh'  altra  chosa  chi  sia. 

O  quanto  mi  fa  star  iocundo 
tanti  donne  saze  avir  veduto, 
90    come  son  queste,  chi  son  qui  a  tondo  1 

E  una  di  quelle  cum  parlar  saputo, 
eh' è  per  l'altre  Rhitorica   chiamata, 
feceli  motto  cum  parlar  aguto  : 

Chi  è  questo  che  qui  aviti  menato 
95    a  questo  nostro  bel  locho  vedire, 
è  '1  persona  chi  sia  litterato? 

A  lei  Memoria  sì  li  rispondire: 
litterato  non  è,  ma  e'  lo  trovai 
che  '1  bon  sentiero  non  sapia  tenire, 
100  Perchè  '1  non  si  perdese,  qui  il  menai 

che  '1  vedese  questa  compagnia, 
che  tanto  bene  il  non  viti  mai. 


Tur  convien  qualche  chosa  si  li  dia, 
chi  lo  faza  di   imi  ricordare 
105    quand'  al  suo  locho  ritornato  sia. 
Rhethorica  a  lei  risposta  fare: 
poi  che  T  è  homo  chi  non  è  litterato,  5 

qual  cosa  a  lui  posseme  nu'  dare? 
'  Io  guardo  e  si  viti  da  lato 
no    gran  quantità  di  libri  di  gran  volume, 
e  quella  donna  sì  m'ebbe  guardato. 

E  disse:  se  tu  avisse  tanto  lume  lo 

che  queli  libri  tu  potesi  vedire, 
ti  chavarian  d' ugni  grande  fiume. 
115  Ma  perdi'  el  ti  manca  il  sapire 

di  cotai  libri  potir  operare, 
più  lieve  chosa  a  ti  convien  lire.  15 

Gramatica  alor  sì  parlare: 
quando  in  scola  si  li  insegnava, 
120    pur  tanti  litteri  io  el  viti  imparare, 
Che  li  autori  che  in  scola  usava 
convegnevolmente  li  intendìa.  20 

A  serbo  displicato  si  mandava. 

E  a  questo  la  donna  a  dir  si  venia, 
125    che  per  prosa  opra  mi  fosse  dato, 
che  quella  meio  a  intender  veria, 

E  di  bel  latino  fosse  compilato  25 

sì  che  a  intender  non  mi  gravasse; 
dito  questo  l' ordene  si  fu  dato. 
130  Tra  altri  libri  un  picol  si  trasse, 

in  lo  quale  chose  asa'  si  contenìa 
e  gran  mente  di  Mantua  tratasse.  oq 

Memoria  alor  sì  dicia: 
quest'  è  bono  da  devirli  dare 
135    più  ch'altro  libro  che  qui  sia. 

Li  altre  donne  tutte  confirmare 
che  quel  Libro  mi  fosse  donato.  35 

per  grande  gratia  mi  si  1'  aceptare, 
E  quelle  donne  io  ebbe  regraciato 
140    di  tanto  dono  quanto  fato  m'avìa, 
e  a  tutti  quanti  mi  chiamai  obligato. 

Posa  da  eie  comiato  prendia;  40 

al  bon  sentieri  mi   feccn  accompagnare, 
e  mi  fatigando  ver  casa  si  venia. 
145  Quando  io  fui  al  mezo  di  la  via, 


e  che  contento  mi  credia  tornare, 
grande  disgrada  alor  mi  venia. 


45 


v.  65.  scrvla]  servion  A,  corretto  in  B  —  v.  71.  vedire]  vi  fé  dire  B  —  v.  73.  Theologia]  Psicologia  B  — 
v.  78.  fu]  fa  B  —  85.  vezuto  B  —  95.  loyo  /.'  —  v.  117.  live  cosa  a  ti  convien  fare  B  —  v.  123.  dispicato  si  man- 
giava B  —  v.  127.  di  bel  latino]  di  levi  latini  B  —  v.  130.  plaol  B  —  v.  135.  qui  sia]  qui  dentro  sia  B  —  v.  142. 
eie]  loro  B   —    v.   14;.  Quando    ni  mezo  de  la  vìa  mi   trovava  P  —   v.   147.  gran  disgrada  alora  m'incontrava  B 


|A.  500  a.  C.  ?| 


DI   BONAMENTE  AUI'KANDI 


27 


Io   vene    ;i   un    linme    pas.ne, 

lo  qua)  era  molto  forte  corente, 

150   de  lo  mio  libro  niente  1  [cordare 

Minimi  a  pesare  arditamente, 

5  e   lo   mio   libro   alor   mi    cazìa  ; 

aimè  quanto  io  ne  fu  dolente  ! 

Gran   sospiri   e  guai   trasìa; 
155    di  nulla  chosa    mi   potìa   consolare, 

tant' era  lo  dolore  ch'io  avìa. 
10  Questo  libro  dredo  a  l'aqua  andare, 

ma  non   me  n'  accorsi  ni.',  lo  vedìa, 
e  pur  in  l'aqua  me  misse  a  ccrcharc. 
160  Di  cerchar  gran  fatica  ne  tolìa, 

e  in  quel  fiume  m'affanai  tanto 
15  che  tuto  quanto  io  si  me  dolìa. 

'E  una  donna  che  su  la  riva  stante 
di  sotto  da  me  per  un  miaro, 
165    questo  libro  si  li  andò  davante. 

Quando  la  donna  il  vite  si  '1  piaro, 
20  e  molto  per  caro  sì  se  '1  tenia 

per  un  so  fiolo  ch'era  scolaro. 
E  pur  mi  dredo  al  fiume  già, 
170    guardava  dil  libro  e  noi  trovare, 
e  questa  donna  da  lungi  me  vedìa. 
25  Chiamò  forte  e  mi  da  le'  andare, 

questo  libro  io  l'ò  qui  trovato, 
se  V  è  tuo,  io  ti  '1  voio  dare. 
175  O  quanto  io  ne  fui  consolato 

quando  lo  libro  io  me  viti  avirel 
30  la  donna  granmente  regraciato. 

E  quando  lo  libro  io  vene  aprire, 
era  granmente  da  1'  aqua  scomizato 
180   sì  che  anchor  in  gran  dolor  venire. 

Di  carta  in  carta  si  l'ebbe  voltato, 
gran  parte  era  in  logi  che  non  parìa, 
sì  che  l' animo  mi  fé'  molto  turbato. 
35  Gran  perdita  avir  fata  mi  tenia, 

185    pur  possa  a  chasa  lo  feci  sugare; 
di  quel  era  scrito  asà  se  ne  perdìa. 

Ben  me  ne  dolsi,  non  poti  altro  fare, 
stato  un  tempo  del  libro  non  curava, 
40  tanto  di  quello  l'animo  si  turbare. 

190  E  pur  a  un  zorno  del  libro  ricordava 

e  quello  tolsi  e  volsi  examinare 


li  mancamenti  che  in  quello  mancava. 

Pur  tanto  L'animo  mio  il  fidare 
in  la  memoi la  <  he  li  donna  dato  m'i 

(  h'  io    mi    misse    volli  lo   ;i    copiate. 

E  per  <  in-  bon  1  imatoi  lo  non  sia, 

pai  siine    meio    in    \  n  1  *  «  ;i  i    dire, 

per  rima  a  moki  più  piacir  li  fia. 

A    tu   lectOT  si    fa/o   a  sapire, 

ioo   de  mancamenti  si  mi  azi  per  icuaato, 

che   pienamente   non   ò   pOSUtO   di] 

Per  la  disgratia  ch'io  ti  ò  contato; 
ma  pur  la  materia  scguiroe 
secundo  l' intelletto  da  Dio  a  mi  dato. 
205  Ben  sazo  che  in  più  chose  faliroc, 

o  dil  più  o  dil  men,  corno  vene, 
ma  pur  la  fantasia  si  scguiroe. 

Molte  fiate  questo  si  advene, 

cominzata  l'opra,  mior  lo  seguire; 

210    chosì  incontra  a  chi  voi  pur  far  bene. 

Io  non  starò  dredo  a  l'opra  zire 
tanto  ch'io  averò  di  tuto  recitato; 
ben  son  certo  d'asà  cose  falire. 

Ma  prima  sì  me  ne  son  schusato, 
215    ben  che  in  colpa  io  pur  si  sia, 
da  li  lectori  sì  mi  sia  perdonato, 
andarò  seguendo  a  l'opra  mia. 

(Cap.  II).  -  De  edificatione  Mantue. 

'In  le  parte  di  Grecia  una  citate, 
la  qual  per  nome  Tebe  si  chiamava, 
220    era  grande  adorna  di  beltate. 

Dui  fratelli  quella  signorezava, 
l'uno  Etiogle  fu  nominato, 
l'altro  Polinice  si  noncupava. 

Un  so  consorte  di  sapir  famato, 
225    Tirisia  lo  suo  nome  tenia, 
de  negromancia  dotor  lodato, 

Una  fiola  discreta  si  avìa, 
Manthos  per  suo  nome  drito  chiamata, 
auguresa  si  fu  cum  gran  magistrìa. 
230         A  Tirisia  la  morte  si  fu  data, 
rimase  Manthos  sua  fiolla  saza 
cum  gran  tesoro  richa  e  asiata. 


v.  166.  piaro]  piare  B  —  v.  168.  fece  pensiri  di  devirmel  dare  B  —  v.  171.  lungi]  lonzi  B  —  v.  175.  O  quanta  conco- 
lacione  io  s\  avìa  — fra  i  vv.  177  e  178  in  B  sono  le  tre  terzine  seguenti;  Voltieme  a  lei  e  comenzia  a  dire  |  chi  siti  dona 
che  qui  mi  resedite  |  lo  vostro  nome  mi  fa  asapire  —  Dise  io  son  Providencia  chi  provide  |  a  tuti  queli  cosi  che  mi 
piace  |  a  li  altri  no  che  rason  non  coincide  —  Licenciome  eh'  io  andasse  in  pace  |  io  lasai  e  misemi  partire  |  grande 
alegreza  in  lo  mio  core  iace  —  v.  191.  volsi  B  —  v.  204.  segondo  B  —  v.  217.  questo  verso  manca  in  B :  una  mano  se- 
riore però  ve  lo  ha  aggiunto  in  margine  —  1.  28.  la  rubrica  non  è  in  A.:  ma  trovasi  nell'  indice  e  in  B  —  v.  218.  con  questo 
verso  comincia  il  Mur.  il  cap.  I  del  Uà.  I  ;  facendolo  precedere,  come  anche  fa  per  tutti  gli  alti  capitoli,  da  una  didascalia 


I,  e.  4 


e.  II,  e.  1 
Mur.,  c,  1065 


28 


LA   a  CRONACA  DI  MANTOVA  „ 


[A.  500  a.  C.  ?] 


Mjr.,  c.  10ot> 


e.   II.   e.   2 
Mur..  t.  1067 


Invidia,  che  sempre  mal  si  percaza, 
si  naque  tra  li  dui   1  ratei  signore  ; 
235    di  torsi  la  signoria  ciaschun  si  chaza. 
Vene  la  stiza  sì  grande  tra  lore, 
che  l'un  cum  l'altro  si  se  ucideno, 
la  zente  di  Tebe  fu  in  gran  timore. 
Tuto  lo  popol  a  la  pia/a  tirenno  : 
240    un  crudelissimo  Creon  chiamato, 
cum  ingano  e  forza  signor  feno. 
Manthos  saza  ebbe  esaminato 
lo  signor  pessimo  che  lei  avìa, 
in  suo  animo  ebbe  terminato. 
245  Creon  sentirà  la  gran  roba  mia, 

a  qualche  tristo  mi  vorà  maritare, 
questo  non  voio  aspettar  che  sia. 

Deliberoe  di  volersi  levare; 
era  disposta  di  non  tor  marito  ; 
250    secretamente  nave  si  feci  trovare. 
A  molti  amici  feci  far  invito 
che  li  piacesse  di  farli  compagnia 
perchè  di  Thebe  volea  far  partito. 

Molti  n'ebbe  e  donne  che  la  siguìa  ; 
255    cum  suo  thesoro  in  nave  montava, 
secretamente  per  mar  sì  se  metìa. 

Gran  tempo  navigò  per  mar,  circhava 
d'avir  un  pozzo  che  a  lei  piacesse, 
ma  niuno  a  suo  piaci r  trovava. 
2G0  Pregava  Dio  che  gratia  li  desse 

di  trovare  luogo  bon  d'abitare, 
che  cum  sua  zente  iìrmar  si  potesse. 

'La  sua  scientia  cominciò  adoprare, 
e  per  quella  a  Ravena  venia, 
265    di  nave  in  terra  feci  dismontare. 
Lo  fiume  de  Po  lei  si  vedi  a, 
dunde  venia  quel  fiume  domandava: 
folli  ditto  per  quelli  che  '1  sapìa. 
Cum  sua  zente  in  quello  intrava, 
270    vene  a  Ferrara  e  quella  pasoe 
'e  in  susso  per  Po  si  navegav   . 

Là  dov'è  Serravalle  si  fermoe 
voiandose  informar  dil  paese, 
cum  la  sua  zente  a  terra  dismontoe. 
275  .Mencio  che  da  l>enaco  fa  discsc, 

quello  per  la  valle  vidi  andare 
che  per  lo  iìser  facia  sua  distese. 


>s5 


290 


:95 


E  pur  insuso  a  quel  canal  andare 
si  misse  Manthos  cum  sua  compagnia, 
aSo    per  volir  quello  ben  esaminare. 

Infina  al  lacho  di  Garda  si  zia, 
volsi  vedir  lo  suo  nasimento,  5 

vidi  che  il  fiume  bon  discorso  avìa. 

Piacilli  forte,  posa  mise  mente 

che  dreto  al  fiume,  la  zente  habitava 

da  l'un  lato  e  da  l'altro  dil  corente. 

Suso  a  Ripalta  si  cominzava  10 

le  habitazione  di  la  zente, 
infìna  a  Formigosa  durava. 

Manthos  contra  li  soi  discretamente 
cominciò  a  parlar  e  si  dicìa: 
non  ò  vezù  luogo  che  più  contente,  15 

E  sì  prometto  per  la  fede  mia 
si  questi  chi  habitan  i  del  paese, 
contenti  serano  che  una  cita  sia, 

Voiola  cominzar  a  le  mie  spese, 
diteme  vui  quello  che  a  vui  pare.  20 

e  quando  lor  ebbeno  ben  intese, 

Risposeno:  a  noi  si  parerla  di  fare 
300    che  li  paesani  foseno  tuti  uniti 
di  far  la  cita  cum  lor  rasonare. 

Se  li  piacerà  di  pilgiar  partiti,  25 

seremo  cum  loro  a  partito  pilgiare, 
e  a  lor  diremo  comò  far  voliti. 
305       Sera  possa  da  dovir  diliberare 
dove  questa  città  fare  si  deza, 
e  oldoremo  quello  che  a  lor  pare.  30 

Quella  donna  cum  gran  dolzeza, 
li  mazori  di  tuto  lo  paese 
310    feci  invitar  cum  piasevoleza. 

Un  bel  convivio  alor  la  donna  fese, 
doppo  il  cibo  la  ditta  si  dicia,  35 

e  in  lo  suo  dire  tal  parole  spese: 

Valenti  huomini.  a  vui  noto  sia 
315    ch'io  son  venuta  qui  di  lunga  parte, 
con  medio  òe  questa  mia  compagnia. 

'Oe  trovato  per  li  mie  arte  40 

che  mi  fa  star  in  sto  paese, 
ben  che  contrario  a  mi  sia  Marte. 

A  mi  non  gravare  a  far  li  spese, 
se  '1  vi  piace,  facemo  una  citate 
la  qual  si  sia  li  nostre  difese.  45 


!20 


v.  237.  uridjno]  Mi  r.  hn  uccidemo  srguendo  C —  v.  230.  (reno  A  —  v.  242.  ebbe  terminato  lì  —  v.  244.  ebbe 
...Imito  B  —  v.  261.  nbitrare  B  —  v.  27:.  Scrravnllc  si  fcrmoc]  Seravalo  firmoe  B  —  v.  276.  vidi |  viti  R  — 
r.  281.  lago  B  —  v.  2S6.  lado  B  —  v.  292.  più  contente]  più  mi  contente  —  v.  295.  sia]  Ila  B  —  v.  307.  olde- 
remo  B  —   \.    \\  \.  vjv.se   B  —   v.  316.  mego  òl   B 


evani 


I  A  A. 500-400  u.C.J 


DI   HONAMKNTK   ALII'KANDI 


10 


15 


35 


335 


A  mi  si  par  che  'i  ila  veritadei 

'che  stando  Sparti   come  vui  siti, 

395   a  gran  pericol  d'ugno  stato  Btade. 

Io  vi  conforto  che  pilgiatì   partili 
5  che  questa  cita  lu  nome  de  Dio  si   l'a/.a, 

fata  che  sia  contentamento  aventi. 

Non  fue  alchuno  elio  tal  dir  dispiaza; 
330    tutti  d'acordo  disen  lia  lia  ; 

de  elezere  lo  luogo  zaschun  pcrchaza. 

D'acordo  insieme  zaschun  dicìa 
che  la  cita  si  se  dovesse  fare 
dove  la  e,  e  questo  concludìa. 

Fccesi  di  questo  grand'alegrare  ; 
zaschun  li  suoi  ordeni  si  dava 
prestamente  devirsi  acasare. 

E  Manthos  di  presente  ordinava 
in  qual  luogo  suo  stacio  volìa, 
340    di  farlo  presto  li  ordini  dava. 

Cinquecento  anni  si  fu  prima 
20  comenzata  la  nobile  citade, 

che  l'anzelo  annunciase  Maria; 
chosì  si  tien  sia  la  veritade. 


(Cap.  III).   -  De  edifficattone  civitatis 
25  Mantue. 


345         O  Mantua  cita  nobilissima 
in  virgo,  leo,  scorpio  formata, 
per  nobil  donna  e  sapientissima, 

Lo  cui  nome  Manthos  si  fu  chiamata, 
dal  quale  per  quella  Mantua  deriva, 
350    per  tal  nome  da  zaschun  noncupata. 

Ben  si  conobbe  di  virtù  donna  viva, 
quando  lei  seppe  condur  quella  zente 
chi  fu  cason  della  cita  zuliva! 

Seppe  sì  far  e  sì  discretamente 
che  ancor  è  noto  lo  suo  ben  fare; 
dirasi  sempre  comò  fu  valente. 

Cominzoe  quella  a  hedifficare 
multi  habitanze  cum  discretione, 
da  ogni  parte  facia  laborare. 


30 


355 


40 


Imi  fatto  di  belle  babitatione  ; 
mise  li  torre  In  tortesi  fortfi 
zaschun  stavi  in  1  ontentationea 

Fue  fatto  alla  <  Ita  anatre  porti-  : 

scrono   terra    vedrà   per   cilad*-; 
365     lo   popol   se   ne   dava  gran   <  euforie. 
'Cominzose  la  terra  di    beltade 
in  cita  vegia  cum  adesso  si   chiama, 
fin  al  Fossa  di  Boi   per  veritade. 

In  pocho  tempo  la  si  fé  sì  magna, 
370    si  multipli car  sì  forte  de  zente, 
che  d'abitanze  si  era  gran   brama. 

Visse  Manthos  nobile  magnamente 
anni  setanta  che  non  volsi  marito; 
pagò  suo  debito  la  donna  valente. 
375  Rimase  la  terra  al  popol  ardito 

'doppo  la  morte  de  la  donna  zentile, 
di  bon  corazo  conseio  fecen  unito. 

Queli  citadini,  cum  modo  humile, 
li  più  valenti  cominzon  de  rezere, 
380    justitia  fare  al  grand  e  al  vile. 

Zaschun  contento  si  chiamava  d'essere 
del  rezimento  ch'era  valoroso; 
ogni  dì  mior  lo  vidian  cressere. 

Vene  quel  popol  in  fama  gracioso 
385    e  molta  zente  lie  vene  abitare; 
nul  altro  intorno  era  più  famoso. 

Fecen  conseio  volirla  alargare  ; 
zia  era  pasati  anni  ben  cento, 
quando  se  misen  a  mazor  la  fare 
390         Zaschun  di  farla  grande  fu  contento; 
fu  agrandita  fina  al  canale, 
presso  a  san  Iacomo  so  andamento. 

Quel  canale  era  la  fossa  reale 
di  la  cita  e  fu  fato  a  mane, 
395    non  gh'era  aqua,  venesse  per  canale. 

Lo  lago,  che  intorno  la  terra  rimane, 
non  gh'era,  erano  tutte  pratarie 
comò  si  ve'  lo  leto  per  certane. 

Lo  canal  di  Mencio,  dritte  le  vie, 
400    facia  distese  senza  sparzimento 


v.  337.  devirse]  de  dovirse  B  —  v.  345.  corr.  lib.  I,  cap.  II,  in  Mur.  —  v.  346.  leo,  scorpio  formata]  leo, 
chancer  comenzata  B  —  v.  357.  edificare  B  —  v.  361.  li  torre  in]  la  terra  in  —  v.  364.  terra  vedrà]  terra  uè  A  — 
fra  ì  w.  36 $  e  366  in  B  sono  le  sei  terzine  seguenti:  Dove  li  funo  fate  ti  dirò  certate :  |  la  prima  fue  dita  porta 
de  Boe  |  era  dove  '1  Castel  è  fabricate  —  La  seconda  si  ti  disegno  poe  |  in  lo  palazo  del  vescovo  iace  |  ver  l'an- 
5  cona  andando  per  soto  voe  —  La  terra  dicho  dove  la  porta  stae  |  chi  è  a  l'intrata  di  la  piaza  grande  |  che  ver 
santo  Pietre  al  domo  si  vae  —  Per  Bonacolsi  qui  el  vir  si  spande  |  quela  porta  si  fecen  disfare  |  che  '1  era  pizo 
e  feno  quela  grande  —  La  quarta  porta  si  dezi  notare  |  el'  è  preso  a  santo  Dalmiano  |  quela  medesema  che  prima 
fecen  fare  —  Quele  fono  le  prime  per  certano  |  che  per  la  dona  fono  edificate  |  quel  tempo  tenuto  laborir  soprano  — 
v.  377.  invito  B  —  v.  387.  consilgio  B  —  v.  389.  a  mazor  la  fare]  a  farla  mazore  B  —  v.  395.  vene  B  —  v.  397.  erano 
io    tutte  pratarie]  stasiantuti  pratarie  B 


■■    M, 


Mo«  ,   e. 


e.  II,  e.  4 


30 


LA   "CRONACA  DI  MANTOVA 


[AA.  400-70  a.  C] 


HI.  e.    1 


1009 


III. 


♦05 


410 


420 


425 


da  Ripalta  a  Formigosa  lic. 

Li  fosse  fate,  di  porte  pensamento 
focon;  di   muro  quatro  porte  reale, 
de  li  quali  zaschun  era  contento. 

Quella  da  san  Iacomo  presso  al  canale, 
porta  Leona  si  era  chiamata, 
adesso  si  vede  per  tal  e  per  quale. 

Quando  la  terra  fu  prima  edificata, 
soto  Virgo  fu  so  cominzamento, 
lina  alla  Fossa  di  Boi  terminata. 

Quando  fue  fato  l'altro  cresimento, 
lo  signo  di  Leo  alor  si  regnava, 
e  perchè  sempre  fosse  ricordamento, 

Leon  uno  scholpito  si  ordinava 
415    in  su  quella  porta  si  devesse  fare, 
quel  fue  fatto  e  niente  manchava. 

E  quel  leone  adesso  si  pare; 
fu  compilata  la  porta  d'altre  adornezze, 
quella  e  li  altre  facian  ben  guardare. 

Casamenti  fati  fon  cura  gran  bellezze, 
torre  e  palasi]  si  fon  fabricati 
belli  e  adorni,  di  grande  altezze. 

Quelli  chi  ricevian,  sempre  affanati 
in  rezer  bene  era  lo  suo  fare, 
e  di  justitia  non  eran  manchati. 

Durò  bon  tempo  lo  suo  bon  operare; 
vene  la  terra  piena  d'abitatori, 
cum  gran  sen  estro  avian  l'abitare. 

'Conscio  fu  fato  tra  li  rezetori 
430    di  volir  la  terra  più  agrandire, 
la  parte  presa  per  li  consiatori. 

'Era  quatrocent'anni  al  ver  dire 
'pasati  dal  primo  comenzamento 
fino  al  dì  che  la  volsen  grandire. 
435  Fu  agradita  senza  manchamento 

cum  quattro  porte  cum  adesso  pare: 
l'una  di  quelle  Quadrozo  tien  fondamento. 

Chi  '1  potia  fare,  facia  laborare  ; 
per  tutto  il  vodo  si  se  laborava 
440    in  far  chase  per  dovir  habitare. 

Zaschun  lieto  e  ben  contento  stava, 
godivasi  cum  dileto  li  citadini, 
per  lo  bon  stato  ugnon  si  contentava. 

Anchor  di  for  tuti  li  contadini 
445    atavan  lieti  cum  li  lor  masenati, 


.^o 


copiosi  e  pieni  più  che  li  vezini. 

Durò  gran  tempo  li  lor  libertati; 
di  gran  triumpho  portava  l'onore, 
da  circostanti  eran  invidiati. 

Li  citadini  insieme  cum  amore  5 

talor  tolivan  piaser  e  solazo, 
a  forestieri  facian  grand' honore. 

Non  facian  tra  lor  alchun  oltrazo, 
anci  usavan  piaser  e  cortesia; 
455    li  mercadanti  facian  gran  perchazo.  10 

Non  usavan  tra  lor  cossa  ria, 
cantar,  baiar,  dagandosi  diletto  ; 
giostri  bagurdi  facian  per  ugni  via. 

Durò  gran  tempo  cum  questo  effetto 
460    dona  di  l'altre  terre  a  compimento,  15 

sì  che  li  visini  eran  in  dispetto. 

Tenia  alor  per  suo  diffendimento, 
de  citadini  molto  bella  brigata, 
tuti  ben  armati  senza  manchamento; 
465  Eran  pagati  de  la  comun  intrata,  20 

da  pede  e  da  cavai  sempre  aprestati; 
la  mostra  si  facia  a  la  fiata 
per  farli  star  sempre  ben  armati. 

(Cap.  IV)  -  De  nativitate  Virgilii. 

Mantua  un  citadino  si  avìa 
470    per  suo  drito  nome  Figulo  chiamato, 
richo  e  pieno  tra  i  altri  si  tenia. 

Era  in  naturai  molto  reputato,  30 

la  donna  sua  Maia  se  chiamava, 
nasuta  de  homo  scientiato. 
475  Una  note  la  donna  s'insoniava 

che  fuor  del  suo  corpo  producìa 
uno  ramo  lauro  che  fior  se  portava.  35 

E  possa  quel  ramo  pome  facia, 
e  una  verga  li  parìa  vedere 
480    che  fior  e  fruto  asai  si  avìa. 

'Questa  donna  pur  si  volsi  sapire 
quel  che  questo  sonio  indicava,  40 

inanzi  che  lei  venisse  a  parturire. 
Un  grande  astrolicho  domandava, 
485    che  '1  suo  sonio  li  dovesse  spianare, 
e  quello  a  lei  molto  la  confortava. 

Dicìa:  dibiadvi  confortare  45 


v.  414.  scorplto  B  —  fra  i  w.  41Q  e  420  sono  in  B  U  tre  tettine  :  De  le  altre  tre  dirò  le  sue  fatezze  |  dal  ponte 
Arlotto  una  fecen  fare  |  a  quel  tempo  tenuta  avir  bclczze  • —  La  seconda  porta  si  dezi  notare  |  dai  fra  n^cnorl  si 
fu  fabrlcata  |  de  le  murale  ancor  si  gli  pare  —  La  terza  porta  si  fo  ordinata  |  dal  ponte  Molini  di  nsà  belezzc  | 
tatto  il  la^o  fo  a  terra  zlfata  —  v.  441.  ben  contento]  tien  a  mente  B  v.  461.  s\  ch'alli  vicini  era  dispetto  B 
—   v.  469.  com.  lib.   I,  caf.    Ili  in   Mi  k.  v.  4S1.  voiìa    B  —    v.  4S2.  insonio  B  —   v  istroligo  B 


25 


f  AA.  70-41  a.  C.| 


IH  BONAMKNTK  AUI'RANDI 


31 


di  questo  sonio,  ch'io  vi  so  ben   diro 
che  vui  ve  D'aviti   inulto  d'alcgrarc. 

490        Un.  tiol  maschio  deviti  aparturirej 
sera  sazo  e  di  scientia  imbuto, 
5  non  si   troverà  Rimile;  al  ver  dire. 

E  per  che  '1  sonio  vostro  sia  computo, 
per  tigno  di  la  verga  da  li   fiore, 
495    Virgilio  per  suo  nome  sia  mellito. 

Questo  ligiolo  alevariti  cum  amore, 
10  simel  de  lui  non  sera  al  mondo, 

per  lui  averiti  anchor  grand' honore. 
La  donna  feci  l'animo  jocundo, 
500    e,  quando  vene  al  parturire, 

figiol  naque  tuto  masizo  e  tondo. 
15  '  Grand' alegreza  si  fé'  cum  desire 

per  lo  patre  e  per  suo  parentato; 
di  quel  figiol  zaschun  avìa  a  dire. 
505  Virgilio  per  suo  nome  fu  chiamato; 

cresuto  al  tempo,  a  schola  mandava, 
20  a  lo  magistro  molto  recomandato. 

Più  de  li  altri  lui  s'imparava, 
da  tuta  zente  era  desiato 
510    e  dai  scholari  che  in  schola  usava. 
In  la  schola  fu  pronominato 
25  per  la  testa  grossa  che  lui  avìa, 

da  li  scholari  Marone  era  chiamato. 
Diroe  de  li  fatezi  che  a  lui  seguìa: 
515    grande  di  persona,  livito  colore, 
la  faza  quasi  a  rustichan  trasìa. 
30  Homo  fu  sazzo  e  di  gran  valore; 

in  suo  tempo  undesi  libri  compose, 
li  quali  al  mondo  li  fan  grand' honore; 
520  Faroti  lo  nome  cum  chiara  vose: 

Bucholica  e  Georgicha  si  fesse, 
35  lo  terzo  chiamato  Eneidose; 

Ancor  Otios  im  libro  si  comprese 
con  fabulation  di  Gito  anchore, 
525    Ethenam,  Culicem  anchor  distese; 

Priapeiam,  Catholichon  de  valore, 
40  Epigram  che  anchor  compiloe, 

Copam  et  Diras  li  fa  grand'  honore. 
Altre  gran  chose  che  mention  non  foe, 
530    lui  feci  chi  sono  di  granda  fama; 
d'asà  gran  fati  per  scriptura  tratoe. 
45  Al  mondo  zaschun  molto  si  brama, 

li  sue  opre  zaschun  si  disia, 
1  per  la  virtù  di  quelle  ognun  l'ama. 


535         Torneino  a  Virgilio  chi  stasìa 
;i  la  acholfl  per  vólit  Imparare, 
e  tuio  l'animo  a  quel  si  mltìa. 

Vene  laputo  che  non  era  suo  pare; 

identia   de   medicina   8*   m'  itnp.aroe, 
z,.y,    e   quella   molto    ben    sapìa   oprare. 

D'impnnder   altro   molto  desioe, 
nel  studio  da  Milan  e  da  Cremona 
stete  tempo,  pò  de  partir  curoe. 

Tornò  a  Mantua  cum  sua  persona; 
545    non  li  piacia  ben  volir  lì  stare, 
la  terra  e  li  so  ben  si  abandona. 

E  pur  in  Grecia  si  se  mise  andare, 
dove  d'ugne  scientia  s'imparava, 
volsi  ad  Athene  andar  a  studiare,  mu«,  .  1070 

550  Stete  bon  tempo  e  poi  si  tornava. 

a  Mantua  tornò  scientiato; 
de  la  sua  venuta  zaschun  s'alegrava. 
Dredo  a  queste  pochi  anni  stato, 
gran  guerra  fue  tra  l'Imperatore 
555    e  Antonio  gran  roman  chiamato. 

Di  vitoria  Otavian  ebbe  l' honore, 
a  Roma  cum 'sua  zente  tornava, 
gran  festa  per  Roma  fatto  alore. 
Ottavian  subito  pensava 
560    de  rimunerar  li  soi  cavalieri; 
in  questo  modo  lui  si  ordinava: 

In  Lombardia  si  feci  suo  penseri 
che  quelli  che  servito  li  avìa 
d'ugne  zente  cavaler  e  scuderi, 
565  Per  meritar,  loro  Uteri  si  scrivìa 

che  di  ben  d'altri  fosen  prevezuti, 
de  possession  e  chase  darli  bailìa, 

Perchè,  quando  quella  guerra  fu  tr  alore, 
cremonesi  cum  Antonio  tenia 
570    contra  Ottavian  cum  so  valore. 

E  per  lo  simel  la  cita  di  Pavia, 
Piasenza,  Parmesan  e  Modenesi 
e  ancho  Mantua  pur  ne  sentìa. 
E  per  questo  Ottavian  si  fessi 
575    che  li  ben  di  quei  citadini  si  tolese, 
per  vindicar  li  ricevuti  offesi. 

'Di  soi  mandò  che  destribuir  devesse   mur.,  e.  1071 
turi  li  beni  comò  a  lor  piacia; 
complito  fue  che  non  gè  fu  difese. 
580  Tutto  quello  di  Cremona  dato  via, 

Ario  centurion  fu  mandato,  e  ni,  e  3 


r.  490.  masgio  B  —  v.  496.  fiolo  B  —  v.  523.  compose  A;  derivato  da  comprise  in  B  -  Otiosim  in  A  e  B; 
forse  Otioaa  sotto  la  qual  denominazione  si  potrebbe  nascondere  qìialche  centone  di  versi  e  sentenze  virgiliane  —  v.  524. 
de  gito  B;  d'Egito,  0  nato  da  di  Giro  j>er  di  Ciris  ?  —  v.  527.  taianchor  B  —  v.  534.  ognomo  B  —  v.  541.  de- 
sidroe  B  —  v.  566.  fosen  prevezuti]  fosse  dato 


32 


LA   u  CRONACA  DI  MANTOVA 


[AA.  41-39  a.  C] 


a  Man  tua  vene  cum  sua  compagnia. 

Tuti  li  ben  di  Virgilio  dato 
sono  a  Ario  intieramente; 
585     Virgilio  ne  fu  molto  turbato. 

Xotabel  verso  scrisse  de  presente: 
<■  ni.  '•  «  'Mantua,  ve misere, nimium  vicina  Cremane'. 

di  Mantua  si  partì  amantinente. 
Verso  Roma  si  prese  andare 
590    per  volir  esser  da  l'imperatore, 

cum  speranza  di  so  ben  recuperare. 

In  Mantua  si  era  gran  dolore; 
tuti  li  citadini  rubar  si  vedìa; 
gran  pianti  per  la  terra  alore. 
595  Ario  cum  sua  gran  tiranìa, 

e  iv,  .    1  consentìa  a  zaschun  ugni  mal  fare, 

dando  a  loro  alturio  e  bailìa. 

La  torre  del  comun  feci  amezare  ; 
che  campanil  adesso  si  chiama 
600    di  santo  Petro,  cum  adesso  pare. 
Torneino  a  Virgilio,  chi  brama 
d'esser  a  Roma  cum  Ottaviano, 
Mtm.)   .  i  mal  contento  e  cum  la  mente  grama. 

Zonto  a  Roma,  penser  feci  non  vano; 
605    dimestigeza  de  alchun  non  avìa, 
ma  pur  la  prese  di  valente  romano, 

E  cum  quello  parlava  e  dicìa 
dil  suo  fatto  corno  l'era  stato 
e  quali  modi  a  lui  si  parìa 
610  Che  tegnir  dovesse,  lui  ebbe  pensato 

che  supplicanza  a  Ottavian  desse 
e  per  tal  modo  seria  ascoltato. 

A  Virgilio  non  par  che  piacesse; 
partito  da  lui  terminò  altro  fare, 
615    che  a  Otavian  voia  vegnesse 

Di  volirlo  conoscer  e  parlare; 
e  in  la  sua  mente  ebbe  pensato 
di  volir  tempo  un  poco  aspettare. 
L'imperator  orden  avìa  dato 
C20    di  volir  l'altro  zorno  chavalchare 
fuor  di  la  terra  dov'era  ordinato. 

La  note  gran  pioza  cum  gran  tonare; 
lo  zorno  fatto,  lo  tempo  si  chiaria; 
l'imperatore  si  misse  a  chavalchare. 
625  Virgilio  dui  versi  si  facìa, 

li  qualli  avian  questo  tenore: 
—  su  la  scran  a  imperiai  li  metìa  — 


*  A'octe  fluii  tota  r editi  ni  spc  eiacula  inane  ; 
divisimi  imperili m  cum  love,  Cesar,  /iaòes„. 
630  Questi  due  versi  viti  l'imperatore, 

volsi  sapir  chi  fati  li  avìa. 
Egeus  poeta  si  dava  l'onore;  5 

gran  vergogna  dredo  ne  recevìa. 

(Cap.  V).  -  De  Virgilio  mantuano. 

Quando  Virgilio  questo  sapìa,  IO 

635    volsi  che  l'imperator  si  sapesse 
che  di  versi  li  era  detto  busi  a. 

Altri  versi  di  subito  si  scrisse; 
in  questa  forma  si  fu  lo  so  dire: 
' —  e  a  la  scrana  imperiai  li  misse  —        15 
640  Hos  ego  compositi  versus,  alier  tulit  ho- 

[norem 
Sic  vos  non  vobis 
Sic  vos  non  vobis 

Sic  vos  non  vobis  20 

Sic  vos  non  vobis. 
645  'L'imperator  si  volsi  sapire 

qual  era  che  questo  scrito  avìa; 
alchun  di  Virgilio  li  ven  a  dire. 

Ordenò  che  per  lui  mandato  sia  ;  25 

volsi  da  lui  sapir  la  certeza, 
650    se  quelli  versi  lui  scrito  avìa. 

Resposi  che  paria  gran  foleza 
che  alchuno  lo  nome  si  volese  dare 
di  quello  chi  non  era  sua  fateza,  30 

E  che  per  Egeus  divesse  mandare 
655    che  li  versi  manchi  complir  divesse; 
chi  feci  li  altri  lo  saprà  ben  fare. 

Ordinò  che  per  Egeus  si  mandasse  ; 
fo  venuto,  l'imperator  dicìa  35 

che  quelli  versi  manchi  complir  divesse. 
660  Egeus  di  presente  li  respondìa 

che  quelli  versi  non  sapìa  complire, 
e  Virgilio  a  lui  sì  li  dicìa: 

Imperatore  questo  vi  so  ben  dire,  49 

chi  feci  l'altro  saprà  ben  ancho  fare, 
665    se  comandati,  che  se  dezan  complire. 
L'imperatore  li  ebbe  a  comandare 
che  quelli  versi  complir  li  devesse  ; 
e  Virgilio  ebbe  a  comenzare:  45 

Sic  vos  non  vobis  velerà  fertis  oves 


v.  600.  di  santo  Pltrc  adeso  pare  A,  integrato  in  B  —  v.  633.  glarìa  B  —  v.  634.  com.  lib.  I,  cap.  IV in  Mur.  — 
vv.  641-644.  nel  nostro  codice  una  mano  estranea  e  seriore  ha  aggiunto  ai  versi  il  complemento ,  che  non  ha  ragione  d'es- 
sere e  che  perciò  manca  appunto  in  B  —  v.  651.  che  parla]  che  li  parìa  B  —  v.  656.  lo  saprà]  li  saperà  B 


ANTONII  NERLII 

BREVE   CHRONICON 

MONASTERII    MANTUANl'    SANCTI    ANDREE,     ORD.     BENEDICTINI 

[A A.  800-1431] 


Muratori,  Rer.  It.  Script.,  Tomo  XXIV,  parte  xni,  foglio  1. 


Cod.  della  Bibl.  coni,  di  Mantova  segnato  II,   1,  35. 


|AA.  800-10171 


Revclatio  -prima  gloriosissimi sanguinis  Dei  et  domini  nostri  "jfesu  Christi  anno  a  nativìtate  8oo\ 

Karolo  Magno  Pipini  regis  filio  imperante,  translato  ad  Germanos  in  personam  eius  im- 
perio, apud  Mantuam,  hoc  eodem  loco  quo  presens  hodie  monasterium  cernitur,  parvo  rune 
oratorio  cum  hospitali  domo  in  jam  diete  urbis  suburbio  constituto,  sacratissimum  sangui- 
5  nem  Dei  et  domini  nostri  Jesu  Christi,  ex  ipsius  in  cruce  pendentis  effusum  latere,  a  beato 
Longino  milite  et  glorioso  martire  delatum  atque  reconditum2,  primum  inibi  innotuisse  pa- 
tribus  nostris  tradunt  et  autentice  litere  et  ad  nos  usque  continuata  memoria.  Admi- 
rabilis  admodum  et  recolende  huius  rei  crebrescente  fama,  comoti  imperatoris  eiusdem 
precibus,  beatissimus  Leo  pp.  IV3  a  Roma  profectus  Mantuam,  vocanti  apud  Aquisgranis 
10  Augusto  quesitam  compertam  tante  revelationis  fidem  vero  dedit  testem,  Mantue  annos 
a  nativìtate  dominica  circiter  octingentos  quattuor  celebrato  concilio  eodemque  oratorio 
preter  antiquitatem  beati  Andree  apostoli  titulum  sub  vocabulo  prefati  gloriosissimi  sangui- 
nis in  novam  et  parvam  basilicam  consecrato. 

Ercctio  -prima  huius  monasterii  facta  per  venerabilem  Itulphum  episcopum  mantuanum  ioij*. 

15  Prime  nobis  illius  facte   sacratissime   revelationis   in  successores  suos    continuabatur   si- 

quidem  pietate  et  devotione    memoria,  quamvis  forte   divina   dispensatione  ac    tum    in  obli- 
vionem  prorsus  et  ignorantiam    celestis    illius   tesauri   locus  abijsset.     Offerebantur  tamen  et 


Mant.,  c.  i  r 
Hill.,   e.  /073 


I.  il  cod.  sempre  yhu  xpi,  —  2.  Karolo]  il  cod.   ha  la  lettera  K  iniziale  di  stile  romano  egregiamente  miniata  in 

campo  d'oro  —  6.  inibi]  così  Mur.,  il  cod.  intui  espunto  e  non  corretto  —  9.  IV]  così  il  cod.;  Mur.  corregge  III  — 

11.   circiter  om.  Mur.  —  14.  Itulphum]  Rotulphum  Mur.  certo  per  errore  del  copista  0  della   stampa.  —  16.  Prime] 

la  P  iniziale  azzurra  romana  con  fregi  floreali  rossi,  comprendente  tre  righe  del  testo  —  16.  actum]  ac  tum  cod.  ;  la  cor- 

5     rezione  è  del  Mur. 

1  Sulla  prima  scoperta  del  sangue  di  Gesù  Cristo,  annum  900,  ediz.  Cramoisy,   Lutetiae  Parisiorum,  1636, 

di  cui   tratta  questo  primo  capitolo  si  hanno  notizie  a  p.  540. 

conferma  in  Chronicon  Hugonis  monachi  Verdunensis  et  Di-  2  Intorno  alla  leggenda  e  alle  gesta  miracolose  del    so 

vionensis  abbatis  Fhiviacensis  (Pertz,  M.   G.  H.,  tomo  IX,  beato  Longino  cf.  in  Appendice   Cronica  de  Mantua  di 

io    P-  3S2);  "Imperator  legationem  Romam  misit  de  inqui-  B.  Aliprandi,  cap.  XIII. 

"renda  ventate  si,  ut  ferebatur,  sanguis  Christi  in  Man-  3  Leone  IV  pontificò  dall'an.  847  all'an.  855  ;  il  Mu- 

"  tua  fuisset  inventus.     Qua  de  causa  Leo  in  Franciam  ratori  ha  perciò  corretto  con  Leo  papa  III  che  pontificò 

"  venit. ...  etc. „.  Cf.  inoltre:  Chronica  augustensis  ab  an-  dall'an.  795  all'an.  816.  2S 

no  873   ad  annum  n 04,   Argentorati,    1717;    Cronaca   di  *  Itolfo,  vescovo  di  Mantova,  nel  101 7  avrebbe  chia- 

!j    sanf  Arjnando  abate   dì  Bine  in  Thesaurus  novus  anedocto-  mato  i  Benedettini   della    Congregazione  di    santa  Giu- 

ntm,  Lutetiae  Parisiorum,  1717,  tomo  III,  p.   1993,  anno  stina  di  Padova,  che  vi  rimasero  fino  al  1472,  in  cui  la 

803;  Annales  Francorum  Fuldenses  ab  anno  714  usque  ad  Congregazione  fu  soppressa. 


AXTONII  NERLII 


[AA.  1017-1049] 


i'requentabant  in1  jam  dicto  oratorio  vota  lìdelium  piisque  ibidem  orationibus  bcnignos  divi- 
nità* largiebatui  cffectus,  cum  venerabili  Itulpho  mantuano  episcopo  ad  consolandos  edifii- 
candosque  bene  credentium  animos  atque  divinum  nomen  propensius  celebrandum,  eodem  in 
loco  placuit  congregationem  zenobitalcm  instituere  monacorum,  eorundem  sustentationi  non- 
nullis  mantuani  episcopatns  colatis  bonis  duabusque  de  Formigosa  et  de  Suave  '  ecclesiis  de-  5 
jmtatis,  prout  hec  ex  eiusdem  venerabilis  patris  autentico  privilegio,  quod  hodie  apud  nos 
inviolatum  manet,  ostenduntur  evidenter.  lice  autem  ita  gesta  sunt  anno  a  nativitate  do- 
minila MW'II,  domini  Iohannis  pape  XX  anno  VII2  ab  illius  vero  discipline  monastice  a 
beato  Benedicto  tradite  institutione  primaria  annis  quadringentis  octoginta  septem.  Sic  nam- 
cjnc  regalam  illam  conscriptam  legimus  sub  Iohanne  papa  I  et  imperatore  Iustiniano,  annos  10 
Domini  circha  quingentos  et  triginta  3.  Temporibus  huius  predicte  institutionis,  anno  scilicet 
Domini  mille  et  XVI,  apud  monasterium  sancti  Benedicti  in  Padolirone  \  quod  per  illustrcm 
Tedaldum  Longobardorum  ducem,  avum  inclite  comitisse  Matildis,  anno  nono  antea  con- 
mur.,  r,io74     structum'  erat,  vir  Dei  beatus  Symeon  r',  natione  armenus,  eiusdem  zenobii  monacus,  ibi  relieto 

corpore,  migravit  ad  Dominum.  15 

Revelatio  seconda  sanguinis  sacratissimi  sub  Leone  fafa  IX  et  Ileinrico  imperatore  II  an- 
no Domini  iojp. 

Superabundante  iniquitate  mortalium,  jam  ad  sacratissimum  sanguinem  ceperant  corda  fri- 
mant.,  <-. 2r     gere,  paulatimque  eius  consumebatur,  tum  lo'ci  ignorantia  tum  temporum  vetustate,  memoria. 

Cum  ad  excitandas  sopitas  jam  fere  mentes,  inestimabilis  illius  tesauri,  jubente  Altissimo,  se-  20 
cretum  transferri  non  potuit.     Quod  quidem,  usque  tertio  suscepto   divinitatis  oraculo,  indi- 
cante beato  Adalberto  elemosinano  Bonifacii  marchionis,  factum  est   anno    a   nativitate    do- 
minica  millesimo  quadragesimo  nono  6,  Leone  IX  summo  pontitice  et  Heinrico  II 7  imperatore 
Romanorum,  mantuanam  catedram  regente  episcopo  Marciali,  eiusdem  vero  urbis  temporalem 


7.  ostenduntur]  ostenditur  cod.  ;  la  corr.  è  del  Mur.  per  riferimento  ad  hec  —  8.  domini  Iohannis  pape  XX  an- 
no VII]  Benedicti  papae  anno  VI  corr.  Mur.  —  12.  mille  et  XVI]  MXVII  corr.  Mur.  —  iS.  Superabundante] 
S  iniziale  romana  rossa  con  fregi  azzurri,  comprendente  tre  righe  del  testo  —  21.  transfeiri]  così  corr.  Mur.;  il  cod. 
ha  erroneamente  transferre  -  tertio  om.  Mur. 


5  '  Soave,  frazione  di  Porto-Mantovano,  con  parroc- 

chia. Formigosa,  frazione  di  Roncoferraro,  con  parroc- 
chia; vi  celebrava  nel  1054  sant'Anselmo,  come  da  una 
lapide  conservata  nella  sagrestia. 

2  Così  il  nostro  cod.,  ma  è  evidente  l'errore  del- 
io l'amanuense,  o  dello  stesso  Nerli,  perchè  Giovanni  XX 
Iniziò  11  suo  pontificato  11  19  luglio  1034;  perciò  il 
Muratori  ha  corretto:  Benedicti  papae  anno  VI;  Bene- 
detto VIII  Infatti,  per  esser  stato  eletto  nel  luglio  del 
1012,  entrava  col  1017  nel  sesto  anno  del  suo  pontificato. 
Ij  I  .a    data    di   fondazione    e    approssimativamente 

giusta  (il  Tosti  la  pone  tra  l'an.  538  e  il  539;  cf.  Storia 
d'-lV Abbatta  di  Montrcassino,  voi  I,  p.  S)  non  così  la  de- 
signazione del  pontefice,  in  quanto  Giovanni  I  morì  nel- 
l'anno 526;  l'anno  530  cadrebbe  invece  durante  il  pon- 
20  tificato  di  Felice  IV  ($26-530)  o  III,  se  si  esclude  dal 
computo  Felice  II. 

1  II  monastero  di  san  Benedetto  in  Polirone  fu 
fondato  dal  marchese  Tedaldo  di  Canossa  nel  1003,  pres- 
so il  luogo  ove  sorgeva  un'antica,  umile  cappella  dedl- 
2;  eata  a  san  Benedetto)  lo  stesso  Marchese  vi  chiamò  il 
primo  nucleo  di  quel  frati  benedettini  che  nel  1017  fu- 
rono introdotti  anche  in  Sant'Andrea.     Cf.  Benedetto 


Bacciiini,  Dell'  Istoria  del  Afonastero  di  san  Benedetto  di 
Polirone,  l.  $,  Modona  1696;  C.  Volta,  Diari  Mantovani 
in  tre  piccoli  volumi  senza   data   di   stampa  e  di  tipo-    30 
grafia;  R.  BeLLODI,  Il  Monastero  di  san  Benedetto  in  Po- 
lirone nella  Storia  e  nell'Arte,  Mantova,  Eredi  Segna,  1905. 

6  Simeone,  eremita  armeno  ;  dopo  aver  peregrinato 
per  l'Italia,  la  Spagna,  la  Francia  operando  conversioni 

di  ebrei  e  di  eretici,  ritornando  in  Italia  sostò  nel  1014  35 
a  San  Benedetto  in  Polirone,  dove  visse  gli  ultimi  anni 
dedito  alle  mortificazioni  e  alla  preghiera  e  dove  fu  te- 
nuto in  grande  onore  massime  dal  marchese  Tedaldo, 
il  fondatore  del  cenobio.  Egli  chiuse  qui  suol  giorni 
nel  1016;  cf.  R.  Biìu.odi,  op.  cit.,  pp.  30-31.  40 

c'  Intorno  a  questa  seconda  invenzione  cf.  Croni  a  de 
Mantna  pubbl.  nell'Appendice  (an.  1048Ì,  dove  Adal- 
berto è  rappresentato  come  un  servo  del  marchese  Bo- 
nifacio, deputato  a  vivere  nell'ospedale  di  sant'Andrea  : 
egli  avrebbe  avuto  —  secondo  il  cronista  —  per  tre  45 
volte  consecutive  in  sogno  la  rivelazione  del  luogo  in 
cui  si  celavano  le  sacre  reliquie,  con  che  si  può  spiegare 
l'espressione  del  Nerli,  "tertio  suscepto  divinitatis  ora 

7  Enrico  II  come  imperatore  e  III  come  re  di  < 
mania  (1039-1056).  50 


|AA.    1049-1097] 


BREVE  CHRONICON 


rempublicaxn  Bonifatio  mari  liionej  a  prima  autem  luperìori  illa  reyelatione  annia  il  entuxn 

et  nonaginta  sex1.  Rei  buiui  córuacantibua  undique  miraculia,  ad  Baerai  aurei  predictorum 
Pontificii  et  Auguati  veriloqua  lama  deducta,  ob  icltjiu:  ainbobui  divinum  illud  munui  Mantne 
corporali  sumina  devotione  viaentibui,  in  edificata  cripta  lapideoque  conatructo  sacello,  ladem 

5  lacratiiiimì  I  > «. - i  et  Domini  nostri  Jeiu  Chriati  cruor,  celebrati!  divini;,  rebui  utriueque  texui 
omniaque  etatia  adatante  multitudine  innumerabilj  atque  celebritate  devota,  fideliter  et  pie 
reconditur,  loco  sigillato  et  desuper  posilo  altare  lapideo  '•  Facta  est  autem  hec  repoaitio  ai.no 
Domini  MLIV,  ah  ipsa  sciliect  rcvelationc  anno  quinto.  Inde  autem  post,  modico  temporil 
intervallo,  anno  videlicet  INI  et  quinquagesimo  septimo,  procuratione  Bonifacii  tnarchionia  aueque 

10  religiosissime  coniugia  inclite    I>eatricis,  conslrucla    est    ecclesia,    que   nunc    cerniturV     Sui 
cessor  Marciana,  venerabilia   rleliaeua,  ob  precipuam  reverentiam   et  devotionem  piissimam 
jam  dicti  pretiosissimi  Sanguinis,  ad  sustcndandos  Deo  dicatos   in  eodem  monasterio  mona- 
cos,  ve'nerabilis  Itulplii  religiosa  sequitur  vestigia.     Loco  iam  dicto  terras  omnes  et  decimas     makt.,«.*c 
in  terra  de  Castilione  mantuano  4,    ad  mantiianum  pertinentes  episcopium,  prout  ex  eiusdem 

15  autentico  cirographo  apud  nos  hodie  perseverante  incorrupto  continetur,  libera  summe  devo- 
tionis  pietate  donavit. 


Primi  abbatis  or  dinatio  vcncrabilis  liberti.  Is  ce-pit  anno  1072,  ecssavit  anno  iogy. 

Ad  sacratissimum  ergo  locum,  honori  et  reverentie  sanguinis  benedicti  exerescentibus  de- 
votione et  largitate  fìdelium  et  cum  spirituali  justitia  multiplicata  temporali  facultate,  muni- 

20  ficentia  maxime  illustrium  matronarum  genitricis  et  genite,  Beatricis  et  Matilde,  jam  dicto 
monasterio  donata'  tota  sua  patrimoniali  et  hereditaria  curia  de  Formicada  cum  omnibus 
suis  vilis  et  juribus  a  flumine  Mincio  apud  Pletolas  usque  in  Padum,  prout  hodie  ex  pro- 
prio earum  cirographo  nobis  constat;  Alexander  II,  rogante  Heinrico  imperatore  IIP,  Man- 
tuam  veniens,  generali  ibidem  celebrato  concilio,  monasterio  huic,  quod  ab  eiusdem  erectione 

25  sine  abbate  perseveraverat  annos  circha  quinquaginta  quinque,  virum  venerabilem  Ubertum  pri- 
mum  prefecit  abbatem,  annis  videlicet  Domini  mille  duobus  et  septuaginta.  Hic,  annos  regens 
circha  viginti  quinque,  diem  clausit  domini  Paschalis  II  anno  primo  6,  eiusdem  vitam  median- 
tibus  Alexandro  II  romanis  pontificibus,  Gregorio  VII,  Victore  III,  Urbano  IL  Huius  Ab- 
batis temporibus  fuit  in  Ecclesia    Dei  duplex  scisma:  primum   sub  Alexandro  II,    secundum 

30  sub  Gregorio  VII,  id  prefato  Heinrico  III,  qui  per  ipsum  Gregorium  pontificem   in  generali 


3.  ob  idque]  ob  eaque  Mur.  —  9.  et  om.  Mur.  —  9-10.  procuratione  religiosissimae  coniugis  olim  Bonifacii 
marchionis  inclytae  Beatricis  Mur.  —  14.  de  om.  Mur.  -  episcopium]  episcopum  Mur.  —  18.  Ad]  A  iniziale  azzurra 
con  fregi  rossi,  comprendente  tre  righe  del  testo  —  23.  earum]  eorum  Mur.  forse  errore  del  copista  -  III]  IV  Mur.  — 
27.  domini  Paschalis  II  anno  primo  om.  Mur.  che  segnò  con  puntini  la  lacuna 


5 


io 


1  V  è  contraddizione  nel  testo  in  quanto,  secondo 
questo  computo,  la  prima  rivelazione  cadrebbe  nell'an- 
no 853  anziché  nell'anno  800. 

2  II  racconto  s'accorda  in  tutto  con  quello  della 
Cronica  de  Manina;  ci.  inoltre  De  inventionc  sanguinis 
Dei  in  Mon.  Germ.  Ilist.,  tomo  XV,  parte  II,  p.  921  (ms. 
del  secolo  XII,  trovato  in  San  Martino  di  Weingarten). 
La  questione  intorno  all'autenticità  della  reliquia  famosa 
e  a  san  Longino  è  trattata  diffusamente  in  Filippo  No- 
darI,  Osservazioni  critiche  sulla  vita  di  san  Longino  mar- 
tire in  Ada  sancto  rum  dei  padri  Bollandisti,  ossia 
difesa  della  tradizione  sul  Lateral  sangue  di  nostro  Signore 
Gesù  Cristo  di  sani' Andrea  in  Mantova,  Pavia,  tip.  isti- 
tuto Artigianelli,  1899;  Filippo  Nodari,  Scoperta  di 
un'altra  opera  del  beato  Battista  Spagnoli  nella  Biblioteca 

20    comunale  di  Mantova,  scritta  nel  1492  e  intitolata   Tra- 
ctatus  de  sanguine   Christi. 

'■''  Nel  1057  Bonifacio  di  Toscana  e  marito  a  Bea- 


iS 


Mur.,  c.  1075 


trice  di  Lorena  era  già   morto  assassinato  (1052);   cer- 
tamente per  ciò  il  Muratori  modificò  il  testo:  procuratione 
religiosissimae  coniugis  olim  Bonifacii  Marchionis  inclytae    25 
Beatricis. 

4  Castiglione    mantovano,    frazione   di  Roverbella 
con  parrocchia. 

5  II  nostro  codice  ha  Enrico  ///secondo  la  enume- 
razione degli  imperatori;  come  re,  la  designazione  co-    30 
munemente  usata  è  Enrico  IV,  ed  il  Muratori  mutò  in 
essa  quella  del  testo   qui   e   altrove   dove   il    medesimo 
nome  ricompare. 

6  Secondo   l'indicazione   delle   rubriche  Uberto,  il 
primo  abbate,  sarebbe  morto  nel  1097  e  cioè  durante  il    35 
pontificato  di  Urbano  II  (108S-1099),  e  non  sotto  quello 

di  Pasquale  II,  che  comincia  il  suo  nel  1099;  evidente- 
mente il  Muratori,  rilevando  la  contraddizione  della  ru- 
brica e  del  testo  col  capitolo  seguente  (p.  6,  6-7),  ha  la- 
sciato uno  spazio  vuoto.  40 


ANTOXII  XERLII 


[AA.  1097-1129] 


.,<.-.  jr  concilio  excommunicatus  fuerat  apud  lìrixiam  la'tiente  l.  Eisdem  temporibus  flonicrunt  apud 
Mantuam,  virtutc  et  magniticentia,  comitissa  Matildis;  sanctitate  vero  et  doctrina,  beatus  An- 
selmus  lucensis  ei)iscopus.  Ordo  Cartusiensium  fundatur,  scilicet  sub  Victor».-  Ili  anno  Domini 
MXCV  *.  Gotofredus  de  Bollono  terre  Saracenorum  factus  est  victor  et  rex  Ierusalem  espiravi 

Tebaìdus  abbas  secundus  cefit  iddio  Domini  iogy,  ccssavit  autcm  m 5.  5 

l'berto  abbati  primo  successit  Tebaìdus  secundus  abbas,  anno  scilicet  Domini  millesimo 
nonagesimo  septimo,  Urbani  II  anno  tertio.  Rexit  annos  circha  decem  et  octo;  mortuus  est 
sub  Paschale  II.  In  personam  huius  abbatis,  Ileinricus  III  imperator  devotione  et  reverentia 
motus  sacratissimi  sanguinis,  quem  imperiali  suo  autentico  privilegio,  quod  illesum  apud 
nos  manet,  in  bac  presenti  ecclesia  pie  contitetur  esse  reconditum,  omnes  donationes,  jura,  10 
jurisdictiones  et  bona  quocumque  titillo  ipsi  profecta  monasterio,  imperiali  auctoritate  ex 
certa  scientia  coniìrmavit.  Hoc  abbate  vivente,  beatus  doctor  Anselmus  primo  cartusiensis  * 
abbas  in  cantuariensi  archiepiscoparu  floret  in  Anglia.  Ordo  novus  Cisterciensium  contìr- 
matur8;  et  per  Urbanum  II  apud  Claramontem  in  concilio  statuitur  ut  hore  de  beata  Vir- 
gine  in  ecclesiis  cum  ceteris  horis  canonicis  celebrentur.  Cuius  abbatis  anno  ultimo  moritur  15 
illustris  comitissa  Matildis'. 


Mànfredus  abbas  tertius  cefit  anno  Domini  1115,  ccssavit  autcm  iug. 

Tebaldo  abbati  secundo  successor  datus  est  Mànfredus,  anno  Domini  millesimo  cente- 
simo quintodecimo  sub  Paschale  II.  In  personam  huius,  prout  eius  autenticum  [privilegium 
quod]  incorruptum  hodie  apud  nos  legitur,  Ileinricus  IV,  divi  sui  predecessoris  Ileinrici  III  2" 
«ant.,  «.j«  vestigia  imitatus,  similiter  cum  eo  '  confessionem  fatiens,  motus  religione  consimili,  monasterio 
privilegium  est  largitus.  Hoc  idem  fecit  Mànfredus,  reverendus  episcopus  mantuanus,  prede- 
cessorum  suorum  gesta  coniirmans,  addens  et  ecclesiam  sancti  Petri  in  Aureo  et  totam  campa- 
.1070     neam  de  Soave.     Huius  abbatis  temporibus,  beatus  licrnardus,  annum  sue  aetatis' agens  xxir, 

factus  est  monacus  ordinis  cistercicnsis,  inde  et  claravalensis  abbas,  eiusdem  monasterii  primus  25 
auctor.  Et  ordo  Premontracensium  instituitur,  anno  scilicet  11207.  Ilic  Mànfredus  vivens 
abbas  sub  romanis  pontilìcibus  eodem  Paschale  II,  Gelasio  II,  Calisto  II  et  Ilonorio  II,  an- 
num sui  regiminis  complens  quartum  decimum,  migravit  in  pace.  Eodem  autem  adhuc  su- 
perstite, in  ecclesia  Dei  fuit  scisma,  Heinrico  IV  fave n te  Burdino  hispano,  qui  creatus  in 
antipapam  8,  postea  per  Calistum  II  apud  Sutrium  captus,  hirci  pelle  contectus,  camello  insi-  30 


4.  Boliono]  Bulgiono  Mur.  —  6.  Uberto]  U  iniziale  rossa,  con  fregi  azzurri  —  7.  tertio]  decimo  corr.  Mur.  — 
.  IH]  IV  Mur.  —   12.  cartusiensis]  beccensis  corr.  Mur.  —  13.  archiepiscopatu]  episcopati  Mur.  —  18.  Tebaldo]  T 
iniziale  azzurra  con  fregi  rossi  —  19-20.  autenticum  incorruptum]  evidentemente  c'è  tra  queste  due  parole  una  lacuna  che, 
tenendo  conto  dei  passi  consimili,  può  ricomporsi  con  le  parole  messe  da  noi  fra  parentesi  quadre  —   20.  IV]   V  Mur.   - 
;    r f  T  |  IV   Mur.  —  23  e  p.  7,  1.  13,  Auro  Mur.  —  26.  Praemonstratensium]  Mur.  -  1120]  MCI-  Mur.  per  errore  probabil- 
mente di  copista  —  29.  IV]  V  Mur. 


1  Gli    antipapi    sostenuti    dall'imperatore    furono 
Onorio  II  (1061-1069)  e  Clemente  III  (10S4-1100),  a  cui 
seguirono  Tcodorico  (1100-1102),  Alberto  (1102),  Silve- 
[O    slro   (1  105-I  1  II). 

*   Istituito   nel    10S4   da  san    Urlinone    di    Colonia, 
scolastico  della  cattedrale  di  Reims,   a   Chartreuse  (Car- 
thusium)   presso    Grenoble;   la    deilgnulone  dell'anno  e 
del  pontefice  è  errata,    perchè  nel   1095  pontificava  Ur- 
15    bano  II  e  non    Vittore  III    (10S6-1087)  e  la  prima    ap- 
provazione dell'Ordine  vicn  attribuita  a  Urbano  II,  an- 
tico discepolo  di  lìrunone.  Cf.  Acta  SS.  oct.,  tomo  III,  6. 
Il    17  loglio  del   1099. 
4  Anselmo  succedette    nel    1078    a    Lanfranco    nel 
20    priorato  di   lice   in   Normandia  (perciò   il    Muratori  giu- 
stamente corregge    Beccensis)  officio  che  abbandonò    per 


il  seggio  arcivescovile  di  Cantorbery;  ciò  non  toglie  che 
egli  sia  stato  a  Chartrcs;  nel  suo  viaggio  a  Roma  del 
1  104  celebrò  infatti  in  codesta  badia  la  Pentecoste. 

l'ondato  dall'abbate  Roberto  di  Molesme  (109S)  a  25 
Citeaux  (Cistercium),  presso  Digionc  ;  la  conferma  di  cui 
qui  si  parla  non  va  certo  riferita  al  concilio  di  Cler- 
mont  (1095)  menzionato  appresso;  essa  ebbe  luogo  col 
secondo  abate,  sant'Alberico,  il  19  ottobre  1100.  Cf. 
L\rrr.,   Regesta  Pontifuum   Rom.  ad  an.   lieto.  30 

8  II  24  luglio   1 115. 

7  l'ondato  da  san  Norberto  (1080-1134)  nativo  di 
Xanten  sul  Reno;  culla  dell'ordine  fu  il  monastero  di 
I'rémontré  (Pracmontratum),  presso   Laon   nel    11 20. 

8  Maurizio  Bourdin  nativo  del  Limosino,  detto  dal    35 
Cronista  hispano  forse  perchè  vissuto  a  lungo  nella  Spa- 


|AA.  1129-11*.  0] 


BREVE  CHRONICON 


deus,  caudamque  prò  freno  baiulani,  Romani  ductus,  Intra  carcere!  icismati  finta  dedil    et 
viti-.     Fuit  et  istius  tempore  per  Gelasìum  li  fondata  Janue  eccleiia  catedralia. 

Azo  quartus  abbas  cefit  //  •<;,  cessavit  i ró<j. 

Manfredo  abbati  defuncto  successi'  Azo,  annig  Domini  mille  centum  el  viginti  aovem. 
5  T Tic  sub  romanis  pontificibus  I Ionorio  II,  [nnocentio  II,  Celestino  II,  Lucio  II,  Eugenio  III, 
Anastasio  IV,  et  Adriano  IV,  annos  regens  circiter  quadraginta,  sub  Alexandre  III  runctui  etl 
vita.  Ad  istius  supplicationem  Eugenius  III,  anno  Domini  MCLJ,  monasterium  istud  sub  apo- 
stolice  sedis  speciali  protectione  susccpit,  omnesque  donationes,  bona,  jura  et  jurisdictiones, 
a  ([uocumquc  illi  usque  tunc  factas,  ex  certa  scientia,  aucloritatc  apostolica  conlirmavit;  no- 
lo mìnatimque  subiecit  ecclesias'  sancti  Salvatoris,  sancti  Laurentii,  sancti  Ambrosii,  sancte  mant.,  <-.  ,r 
Marie  de  Formigosa,  sancti  Martini,  sancti  Sepulcri,  sanctorum  Georgii  et  Nicolai  de  For- 
aicada,  sancti  Georgii  de  Curte  Angullì,  sancte  Marie  de  Soave,  sancti  Petri  de  Burgo  Alii 
in  Aureo,  sancti  Andreae  de  Sarcinischo,  sancti  Clementis  in  Persiceto  et  sancti  Petri  de 
Galera;  tullitque,  iisdem  temporibus,  idem  Apostolicus  sententiam  prò  monasterio  contra  ca- 
15  pitulum  Sancti  Petri  super  juribus  de  Pletolis  et  ecclesiis  sancti  Laurentii  et  sancti  Salvatoris, 
super  processionibus  capitularibus  et  festo  Asccnsionis.  Que  omnia,  sub  autenticis  privi- 
lcgiis  apostolicis,  apud  nos  hodie  incorrupta  leguntur.  Abbatis  istius  temporibus,  sub  Inno- 
centio  II,  fuit  scisma  in  Ecclesia  sancta  Dei,  quod  tandem  favente  Lotario  imperatore,  desiit 
sub  eodem  '.  Floruerunt  insuper  et  viri  venerabiles  Ugo  de  sancto  Victore  canonicus  regu- 
20  laris 2,  Ricardus  de  sancto  Victore 3,  Petrus  Lomgbardus  magister  divinarum 4,  Gratianus 
monacus  compilator  Decreti 5  et  abbas  Ioachin  6.  Item  januensis  atque  pisana  Ecclesie  erecte 
sunt  in  archicpiscopales  et  metropoliticas.  In  Anglia  beatus  Tomas  cantuariensis  archiepisco- 
pi 7  est  martirio  coronatus.  Fecit  hic  abbas  inter  cetera  pavimentum  tabulatum,  quod  est 
circha  altare  maius. 

25  Aloe  ficus  quintus  abbas  cefiit  anno  n6g7  cessavit  ng8. 

Albericus  defuncto  immediate  successit  Azoni,  annis  Domini  mille  centum  et  sexaginta- 
novem,  domini  Alexandri  III  anno  decimo.     Vixit  et  inde  post  sub  romanis  pontificibus  Lu- 


2.  Fuit. . . .  catedralis  om.  Mur.  —  4.  Manfredo]  M  iniziale  romana  rossa  con  fregi  azzurri  —  12.  Marie  de  Soave 
o>n.  Mur.  —  13.  Sacinischo  Mur.  —  30.  Lombardus  Mur.  -  divinarum]  Mur.  corr.  sententiarum  —  25.1 169]  MCLXXIX 
Mur.  ed  è  probabilmente  errore  di  copista  —  26.  Albericus]  A  iniziale  rotonda  rossa  con  fregi  azzurri 


io 


15 


20 


gna  e  dal  1120  arcivescovo  di  Braga  nel  Portogallo; 
delegato  da  Pasquale  II  a  difendere  gli  interessi  della 
Chiesa  presso  l'imperatore,  fu  da  lui  guadagnato  alla 
sua  causa,  e  quando,  morto  Pasquale,  il  Conclave  elesse 
Gelasio  II,  Enrico  fece  proclamare  Maurizio,  sotto  il 
nome  di  Gregorio  Vili.     Mori  presso   Alatri   nel  1122. 

1  Lotario  II  il  Sassone  (1125-1137)  sostenne  contro 
Innocenzo  II  l'antipapa  Anacleto  II  (1130-1138). 

2  Ugo  di  san  Vittore  (f  1141),  autore  della  Stimma 
sententiarum,  una  dommatica  sulla  scorta  dei  detti  dei 
Santi  padri,  e  di  due  libri  De  sacramentis  christianae  fidei ; 
cf.  Mignon,  Les  origines  de  la  scolastique  et  H.  de  Saint 
Victor;  Kilgenstkin,  Die  Gotteslehere  des  H.von  st.  Victor. 

3  Ricardo  di  san  Vittore  (f  11 73)  meno  celebre 
del  suo  maestro  Ugo;  abbiamo  di  lui  Opera  omnia, 
Augustae  Parisiorum,   1650. 

4  La  correzione  del  Muratori  sententiarum-  in  luogo 
di  divinarum  risponde  meglio  a  verità;  professore  e  poi 
vescovo  di  Parigi  (11 59-1 164),  egli  è  infatti  autore  di 
quattro  libri  di  Sententiae. 


5  Graziano  di  Bologna,  primo  a  trattar  di  diritto 
canonico  come  disciplina  separata  della  teologia  ;  il  De-  25 
cretum  Gratiani  p.  tres  (1140)  adottato  nelle  scuole  e  nei 
tribunali,  ebbe  persino  autorità  di  legge.  Cf.  Phillips, 
Kirchenrecht ,  e  Schulte,  Gesch,  der  Quellen  und  littera- 
tur  des  kanon  rechts. 

6  Gioacchino  da  Fiore  (f  1202).     Cf.  Tocco,  L'ere-    30 
sia  in  Italia. 

7  Tommaso  Becket,  prelato  inglese,  conosciuto  sot- 
to il  nome  di  san  Tommaso  di  Cantorbery  (1117-1170); 
cancelliere  di  Enrico  II,  si  rese  a  lui  inviso  per  lo 
zelo  soverchio  verso  la  giurisdizione  ecclesiastica.  Per-  35 
seguito  dal  re,  si  rifugiò  in  Normandia  ;  ritornato  a  Can- 
torbery, di  cui  era  arcivescovo,  fu  da  alcuni  nobili  uc- 
ciso a  pie  dell'altare.  Alessandro  III  lo  canonizò  nel 
1173;   ci   restano   di   lui   alcuni   "  Trattati  „,   parecchie 

"  Lettere  „  e  un  "  Cantico  della  Vergine  „.  Gregorio  VIII    40 
fece  raccogliere   nel   "  Quadrilogio  „  gli   scritti  de'  suoi 
biografi:  Hubert,  Guglielmo  di  Cantorbery,  Alano  e  Gio- 
vanni di  Salisbury. 


s 


AXTOXII   NERLn 


[AA.    1169-1227 


CÌO  III,   libano   III,  G  rio  Vili,  Clemente  III,  Celestino  III,  Innoccntio  III1,  sub  quibus, 

m».  t.  totf  annos  regeni  circa  vìginti  novem,  cum  officio    pariter  et  vita  cessavit,  domini'  scilicet  Inno- 
centÌB  III   anno  tertio  *.     Petrus  Comestor3  et  Policratus  4   huius  temporibus  iloruerunt. 

.,*.«»    Bonaeursus  abbas  sextus  ccpit  1200,  cessavi/  1216. 

Pontificatila  domini  Innocentii  III  anno  tertio,  M  scilicet  et  CC,  post  domnum  abbatem  Al-  5 
bericum,  factus  est  abbas  domnus  Bonaeursus.  Is  regiminia  sui  anno  sexto  decimo  expiravit, 
pontificatila  videlicet  domini  Honorii  III  anno  primo  '.  Huius  abbatis  temporibus,  scilicet  sub 
domino  Innocentio  III,  dampatur  dogma  abbatis  Ioachim  contra  Pctrum  Logbardum  6  et  liber 
Peri  Fisicon  heretici  Almerici 7.  Consumatur  Humiliatorum  ordo  8,  et  novi  duo  surgunt  ordines; 
Predicatorum  beati  Dominici  apud  Tolosas,  Minorum  beati  Francisci  apud  Assisium,  anno  vi-  In 
delicet  Domini  MCCX  9;  circha  que  tempora,  sub  fratre  Alberto  mantuano,  ordo  incepit  apud 
Mantuam  Sancti  Marci 10. 


is 


:'> 


Radulphus  abbas  seftimus  cefit  1216,  cessavit  1227. 

Radulphus  successit  imediate  domno  Bonacurso,  annis  Domini  mille  ducentis   et   sexde- 
cim,  pontificatus  domini  Honorii  III  anno  primo  u,  cessavit  autem    regiminis  sui  anno   unde-  15 
cimo,  domini  Gregorii  IX  anno  primo  ll.     Huius  tempore  dominus    Honorius    III    Predicato- 
rum  et  Minorum  regulas  confìrmavit. 

Bonus  abbas  octavus  ccpit  122J,  cessavit  1239. 

Millesimo  ducentesimo  vigesimo  septimo  post  domnum  Radulphum,  domnus  Bonus  factus 

3.  tertio]  primo  Mur.  —  5.  Pontifìcatus]  P  iniziai*  rotonda  azzurra  con  fregi  rossi  —  8.  Lombardum  Mur.  — 
13.  Roduiphus  Mi'R.  qui  e  altrove  —  14.  Radulphus]  R  iniziale  rotonda  rossa  con  fregi  azzurri  -  imediate]  imediato 
cod.   —  19.  Millesimo]   M  iniziale  rotonda  azzurra  con  fregi  rossi 


1  Alessandro  III  (1159-1181),  Lucio  III  (11S1-11S5), 
S    Urbano  III  (11S5-1187),  Gregorio    VITI    (11S7),  Clemen- 
te III  (1187-1191),  Celestino  III  (1 1 9 1-119S),  Innocenzo  III 
(119S-1216). 

2  Per  far  corrispondere  il  testo  alla  verità  il  Mu- 
ratori corregge  :  amu  primo;  il  pontificato  del  terzo  In- 

10  nocenzo  s'inizia  appunto  nel  1198,  anno  in  cui  Alberico 
"cum  olhcio  pariter  et  vita  cessavit  „. 

1  Petrus  Comestor,  altro  professore  dell'Università 
bolognese.  Tolomeo  da  Lucca  scrive  di  lui:  "  Floruit 
"  Magister  Petrus  Manducator  qui  et  Comestor  appella- 
"tur....„.  Cf.  intorno  a  lui:  Tiraboschi,  Storia  della 
leti,  i/al.,  ediz.  di  Modena,   1788,    tomo  IV,    p.    312  sg. 

1  Policratus,  altro  compilatore  e  raccoglitore  di  di- 
ritto canonico,  contemporaneo  di  P.  Comestorc. 

B  Onorio  III  (1216-1227). 

6  Successivamente  e  cioè  nel  1355,  dopo  un  esame 
della  commissione  d'Anagni,  Alessandro  IV  condannò 
1*  Introductorius  in  Evangelium  aeternum  del  francescano 
Gerardo  da  Borgo  San  Donnino,  introduzione  alle  prin- 
cipali Opere  di  Gioacchino;  Concordia  veteris  et  novi  testa- 
menti ;  Kxpos.  super.  Apoc.  ;  Psalterium  decem  cord.;  infine 
in  una  sinodo  provinciale  di  Arles  (dopo  il  1263),  furono 
condannati  gli  scritti  stessi  del  famoso  mistico.  Cf.  S.w. 
i't\K,  Storia  della  Chiesa,  Roma,  19031  tomo  I,  p.  447. 
Llmerico  0  Amalrico  di  Beoa,  professare  a  Parigi: 
le  dottrine  di   lui   furono    condannate    nel     \2<>-j\   i    suoi 

ntl  le  ridussero  a  ilstema  e  le  diffusero.  Gli  Alma- 

riciani  ammettevano  una  triplice  incarnazione  di  I  »  O, 
come  padre  in  Àbramo,  come  figlio  in  Cristo,  come 
Spirilo  Santo,    nei    Singoli   f  deli.      La   srft.i    fu   SCOp  rta 


nel   1209,  e  i  capi,  tra  cui  l'orefice  Guglielmo  di  Parigi,    35 
arsi,  o  incarcerati.     Eredi  dello  spirito  di  Almerico  fu- 
rono i  fratelli  e  le  sorelle  del  L.  S.     Cf.  Fuxk,   Storia 
della   Ch.,  I,  407  ;   Tocco,  L'eresia  in  Italia  ;  Reuticr,  Ge- 
sch.  der  relig.  Aufkldrung  in   MÙtttaUtr,  p.   21S-249. 

8  Gli  Umiliati  erano,  secondo  la  loro  regola  più  40 
antica  (ant.  al  1201),  una  confraternita  di  laici  artigiani, 
in  ispecie  di  lavoratori  di  lana;  ad  essa  tuttavia  erano 
allora  riunite  case  religiose  con  frati,  monache  e  cano- 
nici; nacque  come  sembra  a  Milano  nel  XII  secolo.  Cf. 
Tiraboschi,  Vetera  Humiliatorum  /non.,  tomo  III  (1766-  4; 
1768).  Gli  Umiliati  furono  soppressi  nel  1571;  vedi 
Fuxk,  Storia  della   Ch.,  II,    207. 

"  Fratres   Mimarti   o    Francescani,   istituiti   da   san 
Francesco  d'Assisi  nel  12  io  ;  fratres  Predicatores ,  istituiti 
in  un  impeto  di  zelo  per  la  conversione  degli  Albigesi,    50 
da  san  Domenico  nel    12 16. 

10  Chiesa  e  convento  istituiti  nel  1202  dal  beato 
Alberlo  Spinola  sull'antico  oratorio  di  san  Marco,  fon- 
dato ncll'S59  e  officiato,  pare,  da  pochi  canonici  detti 
appunto  di  san  Marco;  il  beato  Alberto  ne  avrebbe  ri-  55 
formato  l'istituzione  e  dettata  la  nuova  regola  nel  1210. 
Soppresso  nel  1584  l'ordine,  subentrarono  nella  chiesa  e 
nel  convento  i  monaci  Camaldolesi  che  nel  174«)  abbel- 
lirono la  chiesa  quale  ancor  oggi  si  vede.  Il  corpo  del 
Beato  riposa  in  essa  chiesa.  Cf.  C.  VOLTA,  -s"<  rit  de'  san/  . 
beati   té  altri  mantovani  concittadini    in  Diarii   manto- 

»l";  N.  X.,  Diario  di  Mantova  per  l'anno  1S3Ó,  Mantova. 
Col  tipi  di   L.  Caranenti,   p.    15}. 
"    Onorio   III   (1210-1227). 

11  Gregorio  IX  (1227-1241).  65 


AA.  1227-12001 


BREVE  CHRONICON 


est  abbati  domini  Gregorii  IX  anno  primo.    Eiic  bene  tnonasteriuni  rtg*  circa  duo- 

decim  expiravit.    Construxit  autem  intei    cetera  duo  latera  clauitri,   latin  icilicel  orientale 
ci  latus  australe.     Huius  temporibus  publicata-est  Decretalium  compilatio  j  lana1,     [tem 

et  ab  eodem  Gregorio  beati  Franciscus  et  Dominicus  canonizati  lunt.    Oriturque   tun<  tem- 
5  poris  Carmelitarum  ordo*. 

Girar dus  abbas  nonus  cepit  1239,  cessavi  1  translatus  /.'/r. 

Girardus  donino  abbati  Bono  successit.     Ilio'  monasterio  prefuit  anno  uno  et  mensibus    %u>n.,e.jr 
quattuor,  et  ad  monasterium  sancti  Benedicti  in    Padolirone   translatus  est,   eiusdem  mona- 
steri] factus  Bextus  decimus  abbas,  anno  Domini  MCCXLI,  a  fundatione   vero  elicti   inolia- 
lo stcrii  sancti  Benedicti  annis  labentibus  circha  ducentum  ';  quo  in  loco   regens  annos  circha  vi- 
giliti novem,  mortuus  est,  anno  scilicet  Domini  MCCLXVIII  '. 


Bonacoka  decimus  abbas  cefit  1241,  ecssavit  !2Óg. 

Translato  ad  monasterium  sancti  Benedicti  abbate  Girardo,  nostri  huius  monasterii  do- 
mnus  Bonacolsa  factus  est  abbas,  anno  Domini  MCCXLI,  domini  vero  Gregorii  IX  anno  quarto 

15  decimo  sub  quo,  nec  non  et  sub  Celestino  IV,  monasterio  presidens,  tandem'  sub  Inno- 
cenzo IV  et  Alexandro  IV r>,  occupato  per  impressionem  quorundam  mantuanorum  civium 
monasterio  et  in  predam  misso,  cum  quibusdam  eum  sequentibus  monacis  exulavit.  Tan- 
dem extra  patriam,  anno  Domini  MCCLXIX,  morte  eius  vacans  abbatia,  cure  atque  regimini 
comendata  est   donino  Ottobono  tituli  Sancti  Adriani  cardinali  diacono,  qui  et  papa   postea 

20  dictus  est  Adrianus  V,  ob  predictas  iniurias  et  rapinas  civitate  Mantua  interdicta,  excom- 
municatisque  nominatim  nonnullis  mantuanis  civibus  principalioribus  illius  factionis.  Huius 
abbatis  temporibus  juris  canonici  dogma  refulsit 6.  Iidem  ii  peritissimi  claruerunt  inter  ceteros 
innumerabiles  ipse  Innocentius  papa  IV,  Heinricus  episcopus  ostiensis  7,  Bernardus  Compostel- 
lanus8,  Guillielmus   Duranti   speculator9,  Bernardus  Premonstratensis  glossator 10.     Estque  et 


7.  Girardus]  G  iniziale  rotonda,  rossa  con  fregi  azzurri  —  io.  ducentis  MuR.  —  13.  Translato]  T  iniziale  rotonda, 
azzurra  con  fregi  rossi  -  monasterii]  om.  Mur.  —  18.  eius]  il  cod,  cuius  —  22.  Iidem  ii]  il  cod.  Eidem  ei 


io 


1  Dopo  il  Decretum  Gratìani  (1140),  atteso  lo  svi- 
luppo della  legislazione  ecclesiastica,  Gregorio  incaricò 
di  raccogliere  ed  ordinare  le  Decretali  dei  papi  che  lo 
precedettero,  Raimondo  di  Pennaforte  (1230-1234);  la 
raccolta  comprende  cinque  libri  sotto  la  denominazione 
di  Decretales  Gregorii  IX, 

2  Le  origini  dell'ordine  dei  Carmelitani  risalgono  a 
qualche  tempo  innanzi  san  Francesco  e  san  Domenico. 
Autore  ne  fu  il  crociato  Bertoldo  di  Calabria,  che  nel 
1156  si  ritirò  con  dieci  compagni  presso  la  grotta  di 
sant'Elia  sul  monte  Carmelo.  Solo  però  nel  XIII  secolo 
quando,  trasferendosi  in  Europa,  mutarono  da  eremitico 
in  cenobitico  il  tenore  di  lor  vita,  i  Carmelitani  costi- 
tuirono un  ordine  di  Mendicanti  (1209).  Innocenzo  IV 
accordò  alcune  mitigazioni  alla  regola  nel   1247. 

3  La  fondazione  del  monastero  di  San  Benedetto 
in  Polirone  è  attribuita  al  marchese  di  Toscana  Tedaldo 

20  (vedi  nota  4  a  p.  4)  ma,  fin  dal  secolo  X,  risulta  l'esi- 
stenza di  una  cappella  a  san  Benedetto  in  luogo,  detto 
allora  isola  Muricola  o  Arcamuricola,  dipendente  dal 
vescovo  di  Mantova.  Secondo  alcuni  scrittori,  Polirone 
sarebbe  spiegato  con  "  inter  Padum  et  Larionem  „.     Era 

25  denominato  Largione  un  largo  specchio  d'acqua  diviso 
da  paludi,  isole  e  boschi  formati  dall'Oglio  e  sue  ramifi- 
cazioni. Cf.  Bertolotti,  //  comune  e  le  parrocchie  di 
Mantova,  Mantova,  1893. 


Mur.,  r.  /#7. 


15 


4  Se  dall'anno  1241  resse  il  monastero  di  Polirone 
per  ventinove  anni,  la  morte  dell'abbate  Girardo  dovreb-    30 
be  cadere  nell'anno  1270. 

5  Celestino  IV  (1241),  Innocenzo  IV  (1243-1254), 
Alessandro  IV  (1254-1261). 

6  Oltre  infatti  al  Decretum  Gratìani  alle  Decretales 
Gregorii  ZX"(lib.  V),  comparvero  il  Liber  VI  Decretalium  35 
di  Bonifacio  Vili  (1298),  la  raccolta  Liber  Clementinarum, 
cosidetto  perchè  contiene  le  costituzioni  di  Clemente  V; 
altre  collezioni  sono  le  Extravagantes  Johannis  XVII,  le 
Extravagantes  communes  fatte  verso  la  fine  del  medio  evo 
dal  francese  Chappuis,  che  contengono  le  Decretales  dei  40 
successori  di  Giovanni  XXII  e  alcune  di  questo  papa 
stesso.  Queste  collezioni  unite  formano  il  Corpus 
juris  canonici;  vedi  Phillips,  Kìrchcnrecht ,  voi.  IV  ; 
SchuLte,  Gesch.  der  Quellen  und  Litter.  des  kanon  Rechts, 

in  3  voi.,   1875-1S80.  45 

7  Enrico  di  Gand  prima  canonico  e  arcidiacono  in 
Tournai  (f  1290),  autore  di  numerosi  trattati  sulle  Ali- 
beta,  sulle  Sentenze  e  di  una  Somma,  chiamato  Doctor 
solemnis;  vedi  M.  de  Wulf,  Etudes  sur  H.  de  G. 

8  Bernardo  arcidiacono  di  Compostella,  avendo  sog-    50 
giornato   qualche  tempo  alla  Curia  Romana,  formò  coi 
registri  di   Innocenzo  III,  una    nuova    raccolta,  cui  gli 
studenti  in  Bologna  han  dato  talvolta  il  nome  di  e  o  m- 
pilazione   romana.     Di  Bernardo  di  C.  ancora  non 

(  Vedi  note  q-10  ti  p*g.  *'g.) 


10 


ANTONII  NERLH 


1 


[AA.  1269-1328] 


beatila  Petrus    de    ordine    Predicatorum  martirio  coronatila.     Ferunt   enim   et    tane    temporis 
primum  cardinales  rubro  pileo  usos  esse. 


Albertus  abbas  undecimus  ccpit  uyy,  cessavit  tjij» 

MAM.r.j»  PerventO  itaque  ad  sacri  apostolati^  apicem  Adriano  V,  anno  scilicet  Domini  1276,  qui, 

ut  diximuB,  Sancti  Adriani   diaconns  cardinalis    comendatam    liane    habuerat    abbatiam,   pre-     5 
cedentibus  rum  libano  IV,  Clemente  IV,  Gregorio  X  et    Innocento  V,  iacuit   aliquantispcr 
monasterium  sine  e  ma,  nihilque  de  ipsius  rectore,  propter  predicti  Adriani  et  successoris  sui 
Ioliannis  XXI  in  apostolica  catedra  breve  tempus,  exstitit    ordinatum.     Tandem  donino    Ni- 
colao  III  ',   Innocentio  succedente,  anno  scilicet  Domini  MCCLXXVII,  venerabilis  Albertus 
de  Ripa  huius  monastcrii  factus  est  abbas.     Quo  procurante,  satisfacto  de  illatis  iniuriis  mo-   10 
nasterio  per   iniuriatores  et   dampnatores  suos,  eiusdem  Nicolai  pontuicis  auctoritate,    civitas 
mantuana  ab   interdicto  et    exeommunicati   ab  exeommunicatione    absolvuntur.     Ilic  sub   ro- 
manis    pontilìcibus    Xicolao  predicto,    Martino    IV,    1  Ionorio    IV,    Nicolao  IV,  Celestino    V, 
Bonifatio  VIII,  Benedicto  XI  et  Clemente  V  *  annos  circiter  trìginta  sex,  quamquam  diversis 
et  adversis  temporum  fatis  multifariam  conquasatus,  duobus  inter  cetera  eius  preclara  opera  15 
cepti  olim  ab  abbate  Bono  claustri  lateribus  constructis,  occidentali  videlicet    et    aquilonari, 
in  eterna  pace  quievit.     Temporibus  eius,  liber  sextus  Decretalium  sub  Bonifatio  VIII   pon- 
titìce  publicatur 3.     Datur  et   sub    eodem    jubilei    indulgentia  generalis.     Canonizatur  et   Lo- 
dovicus  rex  Frantie  \     Templariorum  ordo  destruitur  sub  Clemente  V  '.     Petrus  de  Marono 
qui  et   Celestinus  V,    catalogo    inscribitur   sanctorum.     Dulcinius  hereticus  novaricensis  cum  20 
Margaretha  sua  coniuge  et  universa  sua  secta,  ultimo  suplicio  condemnatur  6. 

Johannes  abbas  duodecimo  ccpit  /JiJ,  cessavit  ij28\ 

tiAHT.,e.6r  Venerabili  Alberto  factus  est  successor  Iohannes,  anno  scilicet  Domini  MCCCXIII,  pon- 

tiiìcatus  domini   Clementis  V   anno  ultimo  7.     Ilic,    qui  lilius  erat  magnifici   domini    Rainaldi 

mi».,  e.  /079     dicti  Passareni  de  Bonacolsis,    tunc   civitatis  Mantue  dominantis 8,  admodum'  adolescens    fa-  25 
ctus  abbas,  regimen  tenuit  annis  circa   quindecim  et   migravit    ad  dominum,   Iohanne    XXII 
tunc   romano    pontifìce.     Vacavit    autem   post    eius   abscessum  abbatia   annis   septem.     Inter 
hec  tempora   beatus   Ludovicus   de    ordine  Minorum,   Tomas   de   Aquino    de    ordine   Predi- 
catorum et  Tomas  episcopus  herfrodensis    canonizantur  9.     Novus  ordo,  qui   dicitur    Militum 


5.  commendatitiam  Mur. 
densis  MUR. 


19.  Morono  Mur.  —  20.  Dulcinus  Mur.  —  25.  Passarmi  Mur. 


29. 


herefor- 


10 


*5 


2Q 


si  hanno  altre  notizie  (dice  il  Tiraboschi)  se  non  di  qual- 
che  altra  opera  di  diritto  canonico. 

9  {v.  f>.g)  Guglielmo  Durante  nacque  a  Puy-Misson 
presso  Iiczicrs  nel  1:37.  Venne  giovane  a  Bologna  dove 
ebbe  a  maestro  Bernardo  da  Parma;  professò  diritto  ca- 
nonico in  quella  università.  A  34  anni  scrisse  e  pubblicò 
lo  Spcculum  juris,  donde  a  lui  il  nome  di  Speculator, 
opera  assai  stimata  nel  Medio  Evo.  Ebbe  impieghi  e 
dignità  ecclesiastiche  e  civili  da  Clemente  IV,  da  Grego- 
rio  X  e  da  Nicolò  III.     Mori  in  Roma  nel   1: 

10  (v.  /.  9)  Bernardo  di  Pavia  (?)  altro  raccoglitore 
delle  Decretali  pontificie  in  una  Stimma  che  cadde  pre- 
sto  in    dimenticanza. 

1  Urbano  IV  (1361-1364),  Clemente  IV  (1265-126S), 
san  Gregorio  X  (1371-1276),  Innocenzo  V  (1276),  Adria- 
no   V    (1376),    Giovanni    \\I    (1276-1277),    Nicolò    III 

(1377- 1380). 

:    Martino    tV    (I38I-II85),  Onorio    IV    (1:85-1287), 

Ld  iv  (2388-1393),  Celestino  v  (1204).  Bonifacio  vrn 


(1294-1303),    Benedetto    XI    (1303-1304),    Clemente    V 

(i305-i.n)- 

3  Cf.  p.  9,  nota  6. 

4  Luigi  IX.  ^ 
■"'  I  Templari,  ordine  militare  religioso,  sono  sop- 
pressi  nel    13 12. 

G  Dolcino,  capo  della  setta  degli  Apostolici,  iniziata 
nel  1160  in  Parma  da  Gherardo  Segalelli:  vedi  O.  Bi.- 
gan'i.  Fra  Dolcino  nella  ttoria  e  nelhi  tradizione,  Milano,  3° 
1901:  Tocco,  L'Eresia  in  Italia;  A.  SbqarIZZX,  Contri- 
buto alla  storia  di  fra  Dolcino  in  Tridentum,  anno  III, 
I  ivnto,  1900. 
rebbe  il  penultimo,  perchè  Clemente  V  mori 
nel    1314.  35 

8  I    Bonaeolsi    signoreggiarono    Mantova  cinquan- 
latrè  anni,  dal    1275   al    132S. 

naso  de  Iorz.  scrittore  dell'ordine  domenicano, 
autore  di    "  ntaria    super  II'  libros    sententìarum  „, 

Venezia,   152;,.     Di  Tomaso  d'Aquino  detto  il  Doctor    4° 


|AA.   1328-13691 


BKKVK  CIIKONKON 


II 


(.'liristi,  in   rc^no  Portugalie  constituitUT.     C'iementinanim    COnstìtUtlO   promulgatili  '.      .V    nulo 

fratre  Petro  de  Corbario  do  ordine  Minorun  reatine  dioceaia  in  antipapam',   t'avente   Lu- 
dovico  duce  Bavarie,  novuxn  scisma  suscitatili-  pariter  atque  dirimitur.    Quo  etiam  tempore, 
divina  l'aliente  justitia,  es  domo  de   Bonacolaia  tnantuanum  dominiun  tranafertux  in  domum 
5  magnificato  de  Gonzaga,  annia  scilicet  Domini  MCCCXX\  III  '. 


Laurentius  abbas  tertiusdecitnus  ce  pi/  1.136,  cessava  /jóy. 

Anno  Domini  MCCCXXXVI,  pontificatila  domini  Benedicti  XII  anno  aerando,  ex  tnona- 

sterio  sancto  Marie  de  Felonica  l  ad  hoc  monaslerium  abbas  Laurentius  Iraslalus,  donino 
Iohanni  immediate  successit.     1  lic   annoa  regens  circa  triginta  tres    sub  romanis  pontificibua 

10  Benedicto  XII,  Clemente  VI,  Innocentio  VI  et  Urbano  V  \  maturo  jam  confectua  senio,  mise- 
rando casu  inopinabiliter  peremptus  occubuit.  I  luius  tempore,  anno  scilicet  I  )omini  MCCCfLIV], 
Karolus  IV  imperator,  Boemie  rex,  Mantuam  veniens,  lecta  diu  et  audita  veneranda  memoria 
sacratissimi  sanguinia  Dei  et  Domini  nostri  Jesu'  Christi,  locum  illuni  sacrum,  in  quo  anno 
antea  fere  trecentesimo  primo,  temporibus  Leoni  IX  et  Ileinrici  II,  tanta  devotione  pie  re- 

15  conditus  fuerat,  aperire  disposuit,  sacraque  Dei  archana,  tanto  tempore  invisa  atque  inta- 
cta,  turpe  pertractare  6.  Quod  sub  nocturno  silentio  clam  agressus,  re  ad  nullius  deducta 
notitiam,  solis  comitatus  magnificis  ambobus  fratribus  dominis  Ludovico  et  Francisco  tunc  do- 
minis  mantuanis,  prefato  abbate  Laurentio  et  sacrista,  qui  postea  ipsius  abbatis  Laurentii  suc- 
cessor  factus  est,  et  magistro  Andrea  de  Godio,  vate  egregio,  ipsius  imperatoris  prothonotaro, 

20  predictorumque  magnificorum  dominorum  consiliario,  ac  necessariis  lapicidis,  foribus  ecclesie 
reclusis,  iussit  pavimentum  superius  frangi  ad  latus  maioris  altaris  dextrum.  Quo  in  loco,  decen- 
ti facto  foramine,  via  patuit  ad  sacellum,  a  tempore  illius  constructionis  omnibus  prorsus  inco- 
gnita. Hinc  descendens  abbas  sacratissima  vasa  tullit  et  ea  imperatori  sursum  palam  fatiens, 
tesaurum  illum  incomparabilem,  pretium  redemptionis  nostre,  future  beatitudinis  munimentum. 

25  date  libertatis  initium,  servitutis  ablate  vexilum,  quem  Ditis  regia  ferre  non  potuit,  impe- 
ratoris hominis  subiecit  imperio.  At  illum  imperator,  multa  oratione  devotioneque  pia  una 
cum  ibi  adstantibus  supradictis,  diutius  veneratur  certusque  visione  corporea  eius,  quem  le- 
gerat  audieratque  longa  fama,  et  sensibus  carneis  tractans,  quod  tunc  spiritum  vix  persua- 
sisse  potuerat  aut  literarum  aut  referentium  inveterata  memoria,  pauculam  particulam  capiens 

30  et  decenti  recondens  vasculo,  phialam  illam  vitream,  in  qua  a  principio  sacratissimum  '  illum 
sanguinem  gloriosus  stilaverat  Christi  martir  Longinus,  quamvis  esset  aliquantulum  fracta 
desuper,  inter  quamdam  argenteam  reclusit  pixidem,  ligansque  illam  fillo  argenteo  circumeir- 
cha,  et  sigilatam  desuper  ',  in  antiquo  alio  suo  vitreo  maiori  vase  reposuit.  Erat  et  vas  aliud 
vitreum,  quo   pars   quedam   spongie  cernebatur.     Fama  est  hanc  esse   illam   spongiam,   que 

35  fluentem  gloriosissimum  illum  cruorem  et  aquam  ex   sacratissimo   in   cruce   pendentis   latere 


2.  Corbaria  Mur.  —  7.  Anno]  A  iniziale  rotonda  azzurra  con  fregi  rossi  -  secundo]  tertio  corr.  Mur.  —  io.  VI  om. 
Mur.  —  li.  MCCCLIV]  il  cod.  ha  solo  MCCC  seguito  da  un  piccolo  spazio  vìcoto  ;  adottiamo  il  complemento  del  Mur.  che  ri- 
sponde ad  esattezza  cronologica  —  15-16.  sacraque  Dei  archana,  tanto  tempore  invisa  atque  intacta,  turpe  pertractare] 
Mur.  ha  modificato  la  lezione  in  quamquam  sacra  Dei  arcana,  tanto  tempore  invisa  atque  intacta,  turpe  sit  pertractare  — 
20.  predictorumque  om.  Mur.  —  30.  in  quam  Mur.  —  34.  spongiam]  nel  cod.  le  tcltime  tre  lettere  sono  corrette  su  litura 


io 


»5 


Angelicus,  principe  della  Scolastica  e  autore  delle 
due  Somme  cf.  Schutz,  Thomas- Lexicon  in  ediz.  di 
Parigi  (1882-1889)  e  di  Roma  (1882-1902). 

1  Cf.  p.  9,  nota  6. 

2  Antipapa  Nicolò  V  (1328-1330). 

:s  Cf .  in  Appendice  Cronica  de  Mantua  all'anno 
1308  per  le  origini  delle  discordie  tra  Bonacolsi  e  Gon- 
zaga ;  l'anno  del  mutamento  della  signoria  corrisponde 
nei  due  testi  (1228). 

4  II   monastero   di   santa    Maria  di  Felonica  (pro- 


vincia di  Mantova)  è  già  ricordato  nel  1503  in  una 
donazione  fattagli  dalla  contessa  Beatrice  di  Canossa;  il 
monastero  dipendeva  da  quello  di  san  Benedetto  in  Poli- 
rone,  che  provvedeva  due  sacerdoti  per  la  cura  delle  ani- 
me. Cf.  A.  Bertolotti,  op.  cit. 

5  Benedetto  XII  (1334-1342),  Clemente  VI  (1342- 
1352),  Innocenzo  VI  (1352-1362),  Urbano  V  (1362-1370). 

6  Cf.  in  Appendice  la  Cronica  de  Mantua  all'anno 
1354.  Carlo  IV  entrò  la  vigilia  di  san  Martino  in 
Mantova  e  vi  stette  tutto  dicembre;   di   qui  procedette 


Maht.,  C.  (tv 


-Mur.,  c.  toSo 


ìWant.,  c.  7  r 


20 


35 


12 


ANTONII  NKRL1I 


[AA.  1369-1393] 


perenno  excepil —  buus  ex  ceco  max  videro  Cactus,  quem  l'acni  penitena,  centurie  Longinua 
pie  recolegisse  et  recolectum  inmiaisse  ereditar  vase,  quo  supra.  Erat  et  hec  intcr  duo 
a  lamina  quedam  plumbei,  antiquissimis  insculpta  literis ',  quarum  .sic  titulus  legebatur 
u  Ji-su  Christi  sanguis  ,.  Facta  igitur  imperator  oratione  sua,  iussit  vasa  ad  propria  loca  re- 
ferri, nec  inde  discessit  donec  locus  diligentiasime  atque  fideliter  reconstructus  et  validis-  5 
siine  reelusus  est  ita  ut  antea  omnibus  inaccessibilis  redderetur.  Venienti  autem  in  Italiani 
anno  a  nativitate  MCCCLIV  et  Mantue  applicito,  placuerat  eidem  imperatori  beatissimi 
Longini  martiris  visitare  sepulcrum,  quod  aperìens,  ipsius  beati  Longini  martiris  os  brachii 
dextrì  Bumpsit  et  partem  armi,  que  honorate  atque  devote  recondita,  clauso  Bepulcro  et 
Altissimo  actione  reddita  gratiarum,  ex  Mantua  admodum  ditatus  et  Ictus  in  Boemiam  secum  10 
tulit  Que  inter  tempora  hic  Karolus  et  Romanorum  rex  et  postea  imperator  factus,  buie  mona- 
Bterio  privilegia  ampia  concessit,  que  apud  nos  incorrupta  et  inviolata  legi  possunt,  eiusdem 
sacratissimi  sanguinis  et  gloriosi  effusoris  sui  Longini  martiris  memoriam  fatientia  spiritualem. 


Bartolomeus  abbas  quartusdecitnus  ccpit  anno  Domini  ijó<?,  translatus  est  anno  Tjpj* 

Defuncto  abbate  Laurentio,  Bartolomeus    ex    eiusdem  monasterii  sacrista  factus    est   ab-   15 
bas,  anno  scilicet  Domini  MCCCLXIX,  Urbano  V  summo  pontiiìce.     Hic  temporibus  eiusdem 

MAsr.,f.  7v  pontificis  '  nec  non  et  Gregorii  XI,  Urbani  VI  et  Bonifatii  IX',  annos  regens  circiter  viginti 
tres,  per  ipsum  Bonifatium  papam,  pontirìcatus  eius  anno  v,  ad  monasterium  sancti  Benedicti 
traslatus  est  abbas.  Hoc  regentc  in  monasterio  nostro,  sub  domino  Gregorio  XI,  maximum  in 
temporali  dominio  passa  est  romana  Ecclesia  detrimentum;  ita  ut  omnis  sua  italica  dominatio  20 
et  civitatum  imperium  et  suum  orane  antiquum  patrimonium  pene  abdicaretur  ab  ea.  In  ea 
autem  et  sub  Urbano  VI  inauditum  hactenus  scisma  et  nequissirnum  tam  durabilitate  quam 
radice,  irepsit  in  populo  christiano,  omnibus  cardinalibus,  exceptato  nemine,  ab  obedientia 
ipsius  Urbani  se  subtrahentibus  et  novum  lacientibus  antipapam,  Robertum  scilicet  Goben- 
aensem  ,  olino  basilice  xir  Apostolorum  diaconum  cardinalem,  scismatis  favente  principio  25 
comitte  Fundorum,  inde  et  illustri  Iohanna  regina  Scicilie;  post  autem  pertinacius  rege  Fran- 
corum,  Avinioni  omnium  fere  antiquorum  officialium  apostolicorum  curia  congregata.  Fuit 
et  per  Bonifatium  IX  publicata  novi  jubilei  indulgenza  gencralis,  que  tamen  per  Urbanum  VI' 

\;  «.,  e  ioni    de  quinquagesimo  ad  tricesimum  tertium    in    tricesimum    tertium  annum    restricta,    declarata 

prius  ruerat   ob   diminutos  etatum  potentatus,  ratione  sumta   ab   etate    decima.     Fuit   et  sub  30 

eodem  pontiiìce  canonizata  beata  Brigida  ',  uxor  quondam  relieta 

.  .  .  .  ,  cuius  tamen  canonizationis  processus  sub  Urbano  VI  fuerat  inchoatus.     Similiter  et  in- 
stitutum  est  oflìcium  Visitationis  virginis  Marie   . 


I.  excepit....|  il  roti,  non  ha  lacune;  noi  abbiamo  creduto  di  lasciare  come  e  in   Mir.   uno  spazio  a  denotare  che 
manca  evidentemente  qualche  parola  ;  di  più  il  periodo  è  oscuro;  modificando  la  collocazione  delle  parole  e  ag  io  a 

suus  il  sostantivo  pcrcussor  noi  .mino  :  quem  (se,  cruorem)    percussor    smis.  facti    pcninlcns  inox,  ex  ceco, 

videns  factus,  centuno  Longinus  pie  recolegisse  et  recolectum  inmisissc  creditur  rase,  quo  supra  —  3.  insculpta] 
5    inscripta  Mlr.  —  5.  discessit]  nel  cod,  le  ultime  quattro  lettere  sono  corrette  su  litura  —  6.  antea]  nel  ,  tura 

—    15.  Dcfuncto]  D  iniziale  rotonda  azzurra  con  fregi  rossi  —  24-26.  Gcbcnnenscm  coir,  Mcr.    —  :;.   Avinione  Mir. 
31.   relieta  segue  nel  codice  una  lacuna  die   Mur.  ha  colmato  con   YVlph«<nis  Nericiac  principis;    vedi    noia 


per  Milano  ad  assumere  la  corona  di  l   ir  i.     Il  cron 
non  accenna  al  discoprimcnto  del  Sangue,  per  non  giu- 
10    dietro,  verosimilmente,  l'operato  di  Lodovico  e  Francesco 
nzaga,  signori  della  ci!; 

1  Sull'argomento    della    lamina   inscritta,    v.-cii   FI- 
LIPPO N'odari,  <>/>•  di.,  p.  4,   nota    ;. 

2  Gregorio  XI  (1370-1378)1  Urbano  VI  (1378-I 
li     Bonifacio    TX    (1389-I404). 

R'>;,  rio  '  i  Ginevra,  sotto  il   aome  di   I 
vn,  tu  eletto  contro  Urbano  VI  dai  tali  adunati 

l'ondi    11    1    l  1  onosciuto   da    l'ran 

\>  na   e  Scozia;  con   lui  comincia   il   famoso  sci- 

20  sma  d'occidente.    Cf.   rasoDORicvs  di  Nyi.m,  /' 


■te  (ediz.  (r.  Erler,   1S90):  G  ùf. 

lo)  ;    !..   Sm.kmiiii  .;,    I.      .  f.   Si  '•'.  |  »u- 

Ciiov,   Die  iS- 

'));   Tu.    LlKOKBR,    C  d. 

laìtr.  In  'rmation:    k  ,  ton-     :; 

di  Svezia,  celebre  mistica  stabili- 
tasi a  Roma  dopo  la  morti'  del  consorte,  per  darsi  alle 
pratiche  della  vita  as>  u   con   l'Imperatore  Car- 

lo IV  e  col  Petrarca,  a  protestare  contro  la   situazione 
manata  dallo  scisi 

festa   della   "  Visitazione    di    Maria  „    fu   isti- 
tuita  da   Urbano   VI    a    1    1  ;Scj. 


|AA.  1303-M0<»| 


BREVE  UIKONICON 


! 


Antonius  abbas  quintus  dccitnus  capti  /  ;>;  jf  eessavit  autem  traslatut  anno  1406  '. 

Ad  monasterlum  aancti  Benedicti  traslato  abbate  Bartolomeo,  Antonius  de  Neri 
archipresbytero  maioris  ecclesie  Mantue  liulus  monasteri)  factus  esl  abbas,  anno  Domini 
MCCCXCIII,  domini  Bonifacii'  IX  anno  quinto,  incoati  autem  scismatis  anno  quintodecimo.  •■>• 
5  Cuiua  regiminia  anno  primo  apud  Burgumfortem  pons  mire  defensionis  et  magnitudinis  per- 
liriim  '.  E1  domina  Margarita  de  Malateatia  magnifico  domino  Francisco  Gonzaico,  Mantue 
domino,  matrimonio  copulatur8.  Scoimelo,  comes  Virtutum,  Iohannes  Galeaz  ducalem  digni- 
tatem  apud  Papiam  triumphaliter  accepit4.  Tertio  ;nitcm,  castrimi  civitatis  cepit  edificar!*, 
et  inclitua  princepa  et  strenuua  nviles,  mine   dominua  magnificua,  [ohannes  Franciscus  aatus 

10  est.     Quarto    vero,    corpus    Sancii    Ansclmi    translatur    et    Scrvorum    locus    cepit    edificali. 

Quinto,  circlia  mcnsis  marcii  fìnem,  guerra  inter  ducem  mediolanensem  et  mantuanum  dominum 

exorditur.     Item  sexto,  nominati  Burgifortia  pons  comburitur  et  Ducis   exercitus  grandis  fu- 

gatur.     Deinde  pax  aequitur,  et  per  Franciscum  Gonzaicum  generalis  rcstitutio  male  ablato- 

rum  religiosissime  et  integre  est  executioni  mandata6.     Preterea  et  septimo,  ingens  et  homi- 

15  mira  seva  sequebatur  mortalitas  7  :  ibique  et  locus  sancte  Marie  de  Gratiis  sumsit  exordium  \ 
Amplius  et  sequenti  anno,  octavo  videlicet,  sotietas  Alborum  cum  laudibus  Virginis  vix  ubili- 
bet  monstrabatur9.  Nono,  Jacobus  Carrariensis,  domini  paduani  gnatus,  fidem  frangens,  ex  cu- 
stodia domini  mantuani  fraudolenter  aufugit 10.  Item  decimo,  cometa  universaliter  apparente, 
dux  Mediolani,  ultimo- augusti,  humane  fragilitatis  debitum  persolvit.     Undecimo  autem,  ca- 

20  tedralis   ecclesie   facies   lapidea   erigitur ".     Duodecimo   vero,    Franciscus    Carrariensis    sese 
dominum  Verone   fecit,   et   Donatus  quidem    de   la  Turre  proditor   se   in  carceribus  laqueo 
suspendit 12.    Tertiodecimo,  Franciscus  mantuanus  dominus  prò  Venetis  Veronam  expugnavit, 
Veneti   Paduam 13.     Et   hic   formosus   atque    pulcherrimi    aspectus   et    multe   eloquentie  '    ac     mant.,  c.  sv 
poeta    preclarus,    venerabilis    abbas    Antonius,    in   summa  reverentia   fere    omnibus  manens, 

25  frontispicium  ecclesie  sancti  Andree  et  tam  monasterium  quam  plateam  Salerii  satis  de- 
corami incipiens,  nisi  ad  abbatiara  sancti  Benedicti,  anno  tertio  decimo  huius  fuit  abbatiatus, 
voluntate  incliti  principis  domini  Francisci  Gonzaici  merito  Mantue  domini,  translatus 
fuisset,  mirando  satis  opere  protinus  complevisset.  Hic  etiam  sua  prudentia  et  scientia  multa 
presentem   abbatum    chronicam    cepit   et   singulos,    sicuti    adscribuntur,   usque  ad   se   ipsum 

30  conscripsit;   volensque   tandem   fama'   super  terram   nominari,    chronicam   super  quibusdam     mvk., e. iosa 
ad  Mantuam  spectantibus  exametro  versu  cecinit,  dicens: 

Scribere   disposui   egregia  facta   Matildis. 
Interea  vero  loci  exulavit  ac  Brisie  sub  Pandulfo  domino  carceri  longo  tempore   man- 


2.  Ad]  A  iniziale  rotonda  rossa  con  fregi  azzurri  —  6.  Gonzaico]    Gonzaga  Mur.  —  li.    Mediolani    Mur. 
13.  Gonzaicum]  Gonzagam  Mur.  —  15.  sequitur  Mur.  —  26.  fuit  om.  Mur.  —  27.  Gonzaici]  Gonzagae  Mur. 


1  Con  questo  capitolo  nella  Cronica  comincia  un 
procedimento  più  regolare  e  si  segnano  d'anno  in  anno  gli 

5  avvenimenti;  la  diversità  inoltre  dello  stile  ci  accusa  il 
mutamento  d'autore.  L'ordine  e  la  cronologia  dei  fatti 
procede   di    pari    passo    con    la    Cronica    dell'Aliprandi. 

2  Cf.  Cronica  de  Mantua  all'anno   1393. 

3  Le  nozze  furono  celebrate    nel    novembre    1393  ; 
io    col  tempo  la  sposa  seppe  cosi  conquistarsi  gli  animi  che 

"  avocata  di  citadini  si  chiamava  „.  Cf.  Cronica  de  Man- 
tua all'anno  1393. 

4  Alla  solennità  non  partecipò  di  proposito  Fran- 
cesco Gonzaga.     Cf.   Cronica  de  Mantua  all'anno   1394. 

15  5  Per  opera  di  Giov.  Francesco  Gonzaga,  detto  il 

castello  di  Città  Vecchia   ed   esiste  tuttora  ;  vi  fu   rin- 
chiuso nel  1853  Felice  Orsini. 


6  La  guerra  iniziata  nel  1397,  è  descritta  a  lungo 
nelle  sue  cause  e  ne'  suoi  effetti  dall'Aliprandi  ;  vedi  Cro- 
nica agli  anni  1397- 1398. 

7  *  Mortalitas  saeva  h.  „;  vedi  Cronica  all'anno  1399. 

8  Santa  Maria  delle  Grazie  presso  Rivalta,  fondata 
nel  1399;  cf.  Volta,  Notizie  religiose  di  Mantova  in  Diari 
mantovani. 

9  Ne  parla  anche  la  Cronica;  si  tratta  dei  Begardi 
e  delle  Beghine,  associazione  religiosa,  degenerata  e  sop- 
pressa definitivamente  nel   1400. 

10  Cf.   Cronica  all'anno   1401. 

11  Cf.   Cronica  all'anno  1402. 

12  Cf.   Cronica  all'anno  1403. 

13  Cf.    Cronica  all'anno   1405. 


20 


3o 


a 


11 


.WTONII  NKRL1I 


|AA.   1407-14161 


cipatur.     Ad  postremum  autem  inde  cxsiliens,  cum  honore  apud  monasterium  sancti  Laurentii 
extra  muros  Rome  abbas  Deo  spiritimi  reddidit. 

Johannes  abbas  dccimits  scxtits  ccfit  i.p7,  cessavit  autcm  anno  r./.ìi  '. 

Translato  ad  monasterium  sancti  Benedicti  de  ultra  Padum  abbate  Antonio,  venerabilis 
iv!iuriosus  ordinis  Crucifferorum,    Iohannes    de    Cumis,    decretorum    doctor    et    tunc    ecclesie     5 
sancti  Blaaii  dioecsis  mantuane  prior,  in  abbatem  monasterii  sancti  Andree   per  magnificato 
dominum  Franciscum  de  Gonzaga,  merito  dominimi  Mantue,  preficitur,  anno  MCCCCYII,  die 
iovis  sanila,  IV  aprilis,  domini   Innocente   VII  anno  secundo  !,  incoati  autem  scismatis   anno 
XXVIII.     Cuius  regiminis  anno  primo,  videlicet  MCCCCVII,  magnificus  dominus  Franciscus 
migravit  ad  Dominum  ix  martii.     Secundo  autem,  Iohannes  Franciscus,  illustris  Mantue  do-   10 
minila,  territori  cremonensis  castrimi  nomine  Bozolum  aquisivit  et,  decedente  Innocentio,  Grego- 
rius  XII  natione  venetus,  Rome  in  papam  eligitur  '.    Tertio  vero,  locus  Cartusiensium  Mantue 
M.or.,  c.gr     edificatili  et   IMsis,   privato   papati!1  Gregorio,  canonice  creatur  Alexander  V  natione  grecus. 
Quarto,  Paula  Glia  domini  Malateste  de  Malatestis,  domino  mantuano,  inclito  Iohanni  Fran- 
cisco  Gonzaico,  matrimonio  alligatur  et  predictus  Alexander  papa    Bononie  obiit  mortem   et   15 
Iohannem  XXIII,  natione  apulus,  ibidem  eligitur  4.     Quinto,  circha  septembris  mensem  primo 
limitari  descenderunt 5.     Sexto,  n  madii,  Verona  novitatem  commotionis  nixa  est  operari  et 
eiusdem  xv  dux  Mediolani,  Iohannes  scilicet  Maria,    proditorie  occiditur.     Ac  etiam  v  iulii 
MCCCCXII,  hora  xn,  diei  dominice,  Ludovicus  Iohannis  Francisci  primogenitus,  mundo  appa- 
ruit.     Septimo,  xxvii-xxvni  martii,  palatium  juris  comburitur  6  et  xi  madii  per  hunc  ipsum  ab-  20 
batem    campanile  sancti  Andree  initiatur.     De  iunio    rex   Apulie   armata   manu   Romam   in- 
travit,  Iohanne  papa  inde  fugitante  Florentiam.    De  eodem  iunio,  rex  Hungarie  novus,  scili- 
cet electus,  ultra  urbem  Fori-Julii  coronaturus  advenit.     Iohannes  Franciscus,  magniticus  Man- 
tue   dominus,  xix  octobris,  capitaneus   pape  Iohannis  effectus,  Bononiam  cum   multis   genti- 
bus  adiit.     Octavo  autem  anno  eiusdem  abbatis  et  xvi  ianuarii,  Iohannes  papa  de  Cremona  25 
Mantuam  venit,  ex  qua  et  recessit  xvi  februarii  sequentis,  et  currente  xxvi  martii,  Karolus  de 
Prato  cum  germanis  et  complicibus  capitur.     Eodem  anno  sancta  costantiensis  Synodus  con- 
stituitur  et  ordinatur  7  ac  nova   quedam   Hussiorum  heresis  ibidem  citatur 8.     Tunc  et  plcbs 
sancti  Laurentii  de  Pegognaga  ?  unita  fuit  abbatie  sancti  Andree.    Xono  autem  MCCCCXIV10, 
I  [ungane  rex  coronam  paleam  de  pape  Iohannis  et  totius  synodi  assensu  Constantie  accepit.  30 
e  ioSj     Decimo    post    scilicet'    incarcerationem    Iohannis    pape,    sacrosanta    Synodus    constantiensis 


7.  Mantue  nel  rad.  U  ultime  tre  lettere  sono  corrette  su  litura  —  13.  Cartusiensium  Monasterium  Mantuac  NfUR. 

re,  Gonzaico]  Gonzagac  Mur.   —    iS.  eiusdem  xv]  equivale  a  eiusdem  mensis,  xv  die  —  27.  constantiensis  Mi  1;. 

qui  e  più  sotto 


IO 


1   Anche   i   fatti  esposti  in  codesto  capitolo,  pr< 
dono   di  conserva  fino  all'anno   1414    con    la   Cronica   e 
)  rciò  noi  pensiamo  che  il  continuatore  del    N'orli,  elio 

conduce  le  Bue  ';oi>rie  note  finn  ai  14x9,  l'avesse  presente. 

'  ;nno    1407   non  cade  già    nel  secondo  anno  di 
Tnnocenzo  VIT  (1404-1406)  ma  nel  primo  di  Gregorio  XII- 
3  Gregorio  \rr  (i4')6-i4i5),come  si  vede  U  cronista 
re   nel    1  |o8   un   avvenimento  del    14061 

•  \  |       ili   ) -,  Giovanni    XXIIT   ri- 
nuncia   nel    '                  :i;'nno   annoverati  Ira    gli   antipapi. 

i)  .   itarono  11  Friuli  ;  li'anno  141  :. 

hlo  d  ila  Ragion  ■ .. 

r    I  •    ■critture    1  li  ■    n  i    andarono 

dui   i  v  idi   '  i  inno   14 1 3. 

:  1 1  1  fondilo  geni  r 

*  Giov.   lliis';   all'univ   rsità   di   Praga  (X398)  e    pre- 


dicatore alla  cappella    di    Betlemme    nella    stessa   città; 
adottò  quasi  interamente   la  dottrina   di  Wicliff,  esclusa 
U   teoria  eucaristica  per  conservare  il  domma  della  tran- 
■Ultansasione,  donde   la   lotta   religiosa  in   Boemia.     Cf. 
Loserth.   Bus  una    Wicttf,    1SS4:    IIefelk,    Concili 
tekichte,  tomo  XI;  Fontes  rer.  atistriacartim ,  II,   VI,   VII. 
'   Pegognaga,   in   provincia  di  Mantova;    si  hanno 
accenni  della  Pieve  di  san  Lorenzo  di  "  Pigugnaria  „  i'\n 
dal  secolo   IX.     Un    [strumento    di    donazione   del    loia, 
fatto  dal   marchese  Bonifacio   al  monastero  di  san  ! 
detto,   è  datato  da  Pegognaga.    Nel  USO  la  conti  ss.i  M 
tilde  donava  la  corte  di  PlgUgnatia  ai  monaci  di  san  1'..  - 
11  -detto;  1'  imperatore  Corrado  II   vi  aggiungeva  nel   11  ;; 
i  boschi  di   Po.     Ci.  Bi:rtoi.otti,  o/>.  <;'/. 

"   Qui  si   deve   leggere  MCCCCXV,  perchè  il  nono 
anno  del  priorato  di  Giovanni  cade   nel    1415. 


:o 


35 


[aa.  i4io-i4io|  BREVE  CHRONICON  i  i 


statuii, '  decrevit  et  ordinavit  pi<>   bono   unionis  Ecclesie,  quod  nullo  unquam  tempore  reeli-     ma 
geretur  in  papam  Baldassar  Coxa,  nuper  dictus  [ohannes  XXIII,  vd  Petrui  d<-  Luna,  Bei 
dictus  XIII,  aut  Àngelus  Corario,  Gregorius  XI,  in  tuia  obedientiia  nominati1.     [Jndecimo, 
xii  novembris  '  concorditer  omni  cessante  sciamate,  apud   Ipsam   civitatem   Constantiam  in 
5  summum  pontificem  eligitur  Oddo  d<>  Columna,  Martinus  scilicel  V   .    Duodecimo  autem, 
Christi  vicarius,  de  Constantia  recedens,   Mantuam   maximo  cum  gaudio  xxix  octobrìs  solem- 
niter  i  iì  Lroivì  i.    Tertiodecimo,  vero  idem  februarii  vii,  Mantua  recedens,  ETlorentiam  adiit  et 
por  paulum  Mantuo  x  aprilis  satis  cum  stupore  populi,  Dominun  mulluni   vixit '. 


7.  vii]  ji  die  Muk.  —  7-8.  et  per  paulum  1 ...  vixit  otn.  Muk.  forse pcrcliè  l'espressione  è  incompleta  e  <li  lignificato 
non  ben  chiaro 

1  Cf.  Ada  cotte,  constatiensis ,  I,   1896;   II.  Finke,  :i  C'os\  la  cronaca  arriva  solo  al  tredicesimo  anno 

Forschungen  und  quellen  ■:■.  Gesch,  d.  Kbnst.  Kbneils,  1889;  dell'abbazlato  di  Giovanni,  cioè  lino  al   1419  e  s'intcr- 

5    Wvi.iio,   Council  0/.   C  to  death  of  J.   llus.,   1900.  rompo  con  un    periodo,    che  non    s' infende    perch*'.'    in- 

•  Martino  V  (1417-1431).  completo.  io 


INTRODUZIONE  XVII 


bardo1.  Le  nostre  indagini  pazienti  ci  condussero  ora,  fortunatamente,  alla  conoscenza 
di  im  terzo  codice,  più  antico  e  sopratutto  più  corretto  dei  precedenti,  posseduto  fin 
dalla  metà  del  500  da  un  tal  Giuseppe  ciclici,  passato  quindi  nella  biblioteca  Porro- 
Lambertenghi  e  con  questa,  non  son  molt'anni,  nella  biblioteca  Ambrosiana  di  Milano. 

5  È  questo  l'unico  codice  membranaceo  della  Cronica  e,  come  tale,  <i  richiama  al 
pensiero  quello  che,  nel  catalogo  più  volte  ricordato,  fu  registrate)  con  l'indicazioni  : 
"  Cronica  de   Ma  ut  un  cum  cartis  pegOfinis  „. 

Del  valore  del   poema,  come  opera  letteraria,  non  mette  conto  di   parlare:   le   leggi 
della  metrica   e   del  ritmo  sono   troppo  spesso  violate  perche  torni,   nonché  facile,  pos- 

10  sibile  reintegrarle  nei  loro  diritti;  di  più,  manca  nel  versificatore  ogni  criterio  di  di- 
stribuzione e  di  divisione  della  materia,  come  ognun  se  ne  fa  certo  per  poco  che 
trascorra  l'istoria:  la  scelta  poi  della  terza  rima,  la  finzione  immaginata  per  entrare 
in  argomento  e  perfino  il  giro  di  talune  frasi  ci  accusano  l'influenza  del  grande  Fio- 
rentino.    Non  trovammo  infatti  tra  i  tomi  dell'Aliprandi    tt  unus  liber  Danti  „  ? 

15  D'altra  parte  il  buon  curiale  non  ha  presunto  soverchio  di  sé;  di  proposito   egli 

ci  ammonisce  d'esser  per  comporre  la  sua  Cronica  a  memoria  e  d'aver  la  sicu- 
rezza di  fallire  a  più  riprese;  ha  la  coscienza  ancora  d'esser  meno  che  signore  del 
verso  e  della  rima,  ha  fatto  pertanto  appello  sì  all'uno  che  all'altra,  come  anche  al 
volgare,  per  essere  accessibile  ai  più  e  meno  greve  e  stucchevole  al  lettore,  qualunque 

20  esso  sia  (cap.  I,  v.  193  e  sgg.).  Poste  queste  premesse,  e  nonostante  la  fiducia  di  poter 
in  seguito  dir  meglio,  egli  riconosce  alla  perfine  d'aver  u  complita  grossamente  „  la 
lunga  e  non  lieve  fatica.  Così  l'A.  dando  spontaneamente  un  giudizio  sensato  e  cosciente 
dell'opera  propria,  ne  previene  ogni  altro  e  ci  esime  dall'  incrudire  maggiormente  contro 
di  lui.     Egli  s'è  proposto  di  commemorare  le  origini  remote  di  Mantova  sua,  di  rav- 

25  vivare  nel  pensiero  dei  posteri  il  ricordo  degli  avvenimenti  e  degli  uomini  più  degni  a 
partir  dalla  fondazione  della  città,  ond'è  che  la  sua  riesce  un'istoria  a  ab  ovo  „,  piena 
delle  cose  più  disparate  e  incongrue,  tra  le  quali,  favola,  leggenda  e  fatto  storico  as- 
surgono a  una  stessa  importanza  e  si  contendono  la  vacua  verbosità  del  narratore  :  che 
se,  ne'  riguardi  degli  avvenimenti  più  vicini,  egli  si  fa  anche  men  prolisso,  non  cessa 

30  tuttavia  di  esser  men  freddo  e  meno  superficiale,  e  l'occhio  di  lui,  che  non  spazia  gran 
che  oltre  la  cerchia  della  città  e  degli  interessi  che  a  questa  si  legano,  non  scende 
molto  a  fondo  nelle  cause  degli  avvenimenti  e  molto  meno  ne  adorna  il  racconto  di 
quelle  frondi  e  di  quell'orpello,  che  sovente  l'estro  o  la  fantasia  suggeriscono  e  deter- 
minano.   Donde  un  vantaggio,  l'unico  per  noi,  che  i  fatti  non  sono  né  coloriti  né  svisati. 


1  Vittorio  Cian,  Vivaldo  Belcalzer  e  V  enciclopedi-  tori,  il  Belcalzer,  l'Aliprandi  e  il  Folengo,  de'  quali  l'o- 
mo italiano  delle  origini  in  Giorn.  stor.  della  Lett.  pera  è  tanto  piena  di  infiltrazioni  dialettali:  aggiungia-  io 
Ital.,  suppl.  V,  1902.  La  vita  del  Belcalzer  s'aggira  mo  noi  che  i  due  testi  dell'  "Ali  prandi  na  „,  l'Am- 
nclla  seconda  metà  del  Dugento,  dato  che  la  notizia  più  brosiano  e  il  Mantovano  potrebbero  in  un  confronto 
antica  di  lui  risale  al  1272.  In  una  nota  (pp.  136-137)  fra  le  varianti  che  vi  si  riscontrano,  d'una  stessa  parola, 
il  Cian  osserva  che  si  potrebbe  fare  una  buona  spigolatura  rivelarci  qualche  cosa  intorno  al  procedimento  di  eia- 
di  forme  e  voci  dell'antico  vernacolo  posto  che,  a  di-  borazione  che  si  andò  compiendo  nel  dialetto  mantovano  15 
stanza  di  un  secolo  l'uno  dall'altro,  si  seguono  tre  scrit-  antico. 

T.  XXIV,  p.  xiii  —  B. 


XVIII 


INTRODUZIONE 


* 
*  * 


a)  Il  Torelliano  appartiene  al  X\TI  secolo,  misura  em.  21x16,  è  cartaceo 
di  pp.  i-xviii  per  l'indice,  1-405  pel  testo,  più  62  bianche:  pure  bianche  sono  le  cai-te 
di  guardia  anteriore  e  posteriore  l.  Già  del  conte  Francesco  Torelli,  appartiene  alla 
raccolta  del  bibliofilo  reggiano  dott.  Giuseppe  Turri,  lasciata  alla  Biblioteca  muni-  5 
cipale.  L'antica  segnatura  era  S1  (stanza)  III,  n.  13:  la  presente  è  E,  25.  La  lega- 
tura alla  bodoniana  non  ha  pregio  alcuno;  il  testo  comincia  a  e.  1  :  u  Qui  comenca 
u  corno   Manthos  si  partie   de  li   parte   de    Grecia    da    una    Citade    che    se 

a  giamava    Tebe etc.  Capo   II  „.     Da  p.   65   [Di  una  guerra  fatta   tra   li 

Mantovani   e  li   Cremonesi    per    lo    fiume  d'Oio,   cap.   8  2]   fino  a  p.    117,  la   10 
scrittura  è  d'altra  mano,  ma  contemporanea.  Da  p.  118  a  p.  404,  torna  la  prima  mano  e 
finalmente  d'altra  mano,  affatto  diversa  dalle  due  prime,  è  scritta  la  p.  405, che  finisce: 


.  luco  in  lo  dito  ano  si  dici  notare 
fa  cativo  annah-  di  biave  e  di   Vino 
benché  di  fresio  -poco  si  montare. 


15 


Il  codice  manca,  come  si  vede,  del  primo  capitolo  d'introduzione,  ov'è  la  finzione 
immaginata  dal  cronista  come  introduzione  all'opera;  segue  nelle  didascalie  e  nel  testo 
molto  da  presso  il  codice  mantovano,  onde  noi  possiamo  ritenerlo  effettivamente 
una  derivazione  di  questo.  Nella  redazione  muratoriana  il  codice  torelliano  —  per 
opera  dello  storico  insigne  o  di  chi  gliene  offriva  la  trascrizione  per  le  stampe  —  ha  20 
subito  non  poche  costrizioni  in  fatto  di  metrica,  e  di  varianti  in  fatto  di  lingua;  fu  cioè 
corretto  e  italianizzato  non  poco,  così  da  apparire  più  pulito  e  meno  rozzo;  fu  infine 


1   II  codice  torelliano  reca  in  testa  :   A 1  i  p  r  a  n  d  i  n  a 
|  o  s  i  a  |  e  r  o  n  i  e  a     della    città    di  |  Mantova  |  di 
I?  e  n  v  e  n  u  t  o   A 1  i  p  r  a  n  |  do  |  cittadino   mantova- 
no.    Il  non  •,  eh-  suonava  diversam  ente  da   qu   1  che  era 
;     noi  Chronicon  mantiianum  dell'Equicola,  tuis-  in  dubbio  il 
Muratori  che  ricorse  per    assicurazione  in  proposito  al 
dottor  Giuseppe  Pico,  il  quale  lo  tolse  d' ine  rt  -zza.    Pro- 
cedendo a  parlare  degli  accessori  al  codice,   notiamo  an- 
cora: nell'interno  del  primo  piatto  (cartone  anteriore) 
io    sono  appiccicati  due    cartellini.    Il  primo,   di  mano  del 
dottor  Giuseppe  Turri,  porta  scritto:  "  Cronica  Alipran- 
*  dina  |  di  Mantova.  |  Questo  manoscritto  servi  al  Mura- 
tori |  per    la    stampa  di  quest'opera  |  nel   tomo  V  delle 
"    'ntirhità  „.  L'altro  cartellino,  o  foglietto,  di  mano  igno- 
te   ti.  del  secolo  XIX,  è  del  tegnente  tenore:  "  Questa  è  la 

"celebre  Cronica    aliprandina,   mi   chi  rieopiolla 
"errò  il    nome  dell'autore,   che    non  già   Rinvenuto   ma 

"  Buonamente  AliprandJ  si  nominò.    SI  descrivono  ivi  le 
"cose  di  Mantova,  Il  Muratori  non  avendo  trovata  questa 

20    *  Cronica  a  t   mpo,  la  pubblicò  nel  VI  [s/c]  tomo  Atit:,ji<it, 
■'.     Veggasl  al  ca;>.  CL  ove  si  I   (iuido 


"  Torello  che  fu  padre  di  Marsilio.  Il  Platina  nella  Storia 
"di  Mantova,  lib.  TU.  RR.  IL  SS.,  tomo  XX.  errò  cre- 
"  dendo  che  questi  foss'*  il  Guido  signor  di  Guastalla.  Di 
"  Marsilio  e  di  Guido,  che  fu  poi  signor  di  Guastalla,  s 
"  ne  parla  al  cap.  CLXXVT.  Ma  qui  mi  conviene  osservare 
"  che  l'esemplare  presente  è  assai  più  copioso  dell'esem- 
"  piare  muratoriano,  che  e  molto  più  breve,  per  quanto 
"  mi  ricordo.  Osservo  che  laddove  qui  si  parla  di  Mar- 
"  silio  e  di  Guido  Torello  al  cap.  CLXXVII,  dicendosi:    30 

:rsitio  Torci  loJ 
E  Guido  so  fiol  che  seco  a 
Ciascun  di  loro  in  armi  av  art  fatato 

"  nel  testo  del  Muratori  questi  versi  stanno  nel  cap.  T. XIX. 
"Mi   convien   fors  •  dir-   che  s:ccome  lo  scrittore  di  que-    35 
"sto  codice   protesta    di    avere    omesse    nel    trascriverlo 
"molte  cos  e  che  non  appartenevano  B   Mantova,  ed  an- 
"  che   il   proemio   per  css  r  I    favoloso,    cosi    il    Muratori 

'omettesse  tutti  que'  capitoli  che  risgardano  il  tempo 
li  antichi  Lmperadorl   e  si   contentasse  di  ciò  eh 

"  l' Aiiprandl  sriss-   de    tempi   più   bassi  e   vicini  a   lui  „. 


^^MM 


INTRODUZIONI  XIX 


sfrondato  di  quelle,  che  al  Muratoli  parvero  insulse  favole,  e  di  tutta  La  cronistoria 
degli  imperatori  romani.    Ciò  detto,  procediamo  alla  descrizione  degli  altri  due  codici. 

/?)    11    Mantovano   appartiene   al   seeolo  XVI;    l'anno    precisoci  è    fallo   conoscete 

dallo  stesso  amanuense,  che,  sulla  fine  del  eap.  Ili,  con  La  stessa  grafìa  sottoscrive  — 

5  in  un  con  il  proprio  nome,  Baltino  Ambrosono  —  la  data:  y  maggio  1567,     Segnato 

A.  I.  9,  misura  cui.   1 5  X  <2t)>  è  cartaceo  con  rilegatura  moderna  in  pelle  j  sul  dorso  e 

su  marocchino  verde  è  il  titolo  a  stampa  in  lettere  d'oro  "Aliprando  |  Cronica 
"  di  Mantova  |  ms.  „.  Consta  di  carte  185,  di  cui  le  prime  sei  contengono  il  ti- 
tolo e  l'indice  dei  192  capitoli  in  cui  la  materia   e  divisa;  le  rimanenti  179,  la  cronica 

[()  scritta  sul  fronte  e  sul  verso  in  semplice  colonna,  cosi  da  formare  358  pagine.  Il 
codice  e  preceduto  da  due  foglietti  aggiunti  e  sovrapposti:  il  primo,  firmato:  "A.  Mai- 
u  nardi  bibliotecario  „,  in  data  4  settembre  1869,  accenna  al  testamento  dell'Ali- 
prandi;  il  secondo,  della  stessa  mano,  segna  i  capitoli  pubblicati  e  quelli  ommessi  dal 
Muratori.     Infine,    sulla    carta    di  guardia  del  codice,  è  una  postilla  di  L.   C.  Volta, 

15  nella  quale  è  detto  che  il  ms.  apparteneva  al  conte  Francesco  Negrisoli  e  che  di  esso 
si  valse  il  Muratori  {sic),  che  infine,  e  cioè  nel  1782,  fu  donato  alla  regia  Biblioteca 
pubblica.  La  prima  carta  reca  il  titolo-epigrafe  in  rosso:  u  Cronica  de  Mantua  |  p. 
ttm.  Aliprando„;  con  la  seconda  ha  principio  l'indice;  nella  settima  s'annunzia  il 
poema:    "  comenza  la  cronicha    de   Mantoa  p.    m.  Aliprando„,  a  cui  segue 

20  la  prima  didascalia:  "  Questa  sie  una  finctione  facta  per  la  invencio  j  ne 
"di  questa  cronica  cap.  I  „,  sottolineata  con  inchiostro  rosso;  quindi  il  capo- 
verso della  prima  terzina  scritto,  come  tutti  quelli  delle  successive,  in  colonna  col 
testo,  in  lettera  maiuscola,  attraversata  obliquamente  da  l'alto  in  basso  per  un  trattino 
rosso  affinchè    sia    più    appariscente.     La    scrittura    diritta,    rotondetta,    discretamente 

25  uniforme  ed  elegante,  procede  serrata,  minuta  ma  chiara;  è  condotta,  dal  principio 
alla  fine,  dalla  stessa  mano  e  certe  interpolazioni,  che  verremo  notando  e  trascendenti 
pel  contenuto  loro  l'età  del  rimatore,  sono  forse  opera  dell'amanuense  stesso,  di  Bal- 
tino Ambrosono  su  mentovato. 

Nulla  manca  in  questo  codice  di  ciò  che  è  nell'Ambrosiano  —   di  cui  diremo 

30  sotto  —  vi  sono  in  compenso  le  parti,  che  nella  redazione  di  questo  andarono  perdute 
o  furono  ommesse,  di  più  alcune  interpolazioni  più  o  meno  lunghe,  che  siamo  venuti 
collazionando  nell'esame  comparativo  dei  due  codici  e  notando  in  calce  insieme  con 
le  varianti  più  notevoli.  I  capitoli  si  differenziano  per  mole;  dalla  semplice  terzina 
arrivano  a  più  centinaia  di  versi,  preceduti   tutti  da  una  didascalia  prosastica,  per  lo 

35  più  in  volgare  e  sottosegnata  di  rosso.  Pochi  sono  i  capitoli  che  si  chiudano  con  la 
rima  ricorrente;  l'ortoepia    non  si  manifesta  che  per  i  punti    sugli   i\    l'interpunzione 

# 

manca  affatto. 

y)  L'Ambrosiano  —  donde  abbiam  derivato  il  nostro  testo  —  è  membranaceo,  la 

posizione  sua  di  catalogo  è  C.  S.  VII,  1,  misura  cm.  23X35.     Rilegato  modernamente 

40  in  tutta  pelle  color  caffè,  reca  sul  dorso  una  doppia  dicitura:  in  alto   "  Aliprandi  „ 


XX  INTRODUZIONE 


in   lettore  Toro  su  mai  occhino  rosso;  più  sotto  "Cronaca   di  Mantova  „    su  maroc- 
chino verde:  l'interno  consta  di  cinquantina  corte  precedute  da  una  coperta  della  stessa 
natura  alquanto   sciupata,   che   reca,   su  una  precedente  scrittura  abrasa,  il   titolo  appena 
leggibile,    in  corsivo  e  di  mano  recente:    "Cronaca    di    Mantova  „   poi    la    nota: 
u  Tute  li   Caiti  che  sO    sciiti  per  questa   Chronicha  sic  cinquantaona  „  ;   a  sinistra  è  la     5 
brutta  copia   di   una  lettera,   a   destra   un  promemoria,   poi   ancora  il  richiamo,  che  par 
della  stessa  mano,   che  le   cartelle  sono  cinquantuna    a  senca  li   coperte  „.      Nel  verso, 
a  metà   circa,   per  quattro  volte  consecutive,  Giuseppe  Clerici  ricorda   che   la  Cronica 
e   di  sua  proprietà,  e  soggiunge:    u  et  Io  l'ho  letta  tutta  nel  mese  di  magio  15/7  pre- 
u  cisi  |  Domino  Costantino  de  Bonacorsis  qui  natus  est  ex  |  stirpe  Domini    pinamòtis   10 
tt  et  passarmi   De  cognomino  |  subsc.10  Dominorù   civitatis  mantue  „.     Segue  il  codice 
anepigrafo,  costituito,  come  abbiamo  detto,  di  carte  51,  due  per  l'indice  vergato  su  tre 
pagine,   quarantanove  pel  testo  vergato  su  duplice    colonna.     Notiamo    subito    che    i 
capitoli  non  sono  numerati  e  che  le  rubriche  sono  brevissime  e  in  latino.     Lo   stile 
grafico  è  semigotico,   chiaro,   di   curve  dolci,  frequente  alle  scritture  del  Quattrocento,   15 
prima  che  prevalesse  il  tipo  classico  degli  umanisti;  le  rubriche  sono  stilate  in  rondo; 
la  iniziale  della  terzina,  che  segue  immediatamente,  è  onciale  rossa  o  azzurra,  mentre 
(lucila  delle  terzine  successive,  vien  spostata    a    sinistra  e    latta  più  perspicua   da   una 
parentesi  doppia  a  foggia   d'arco,    azzurrina  o  rossa  alternatamente,    di    guisa    che    il 
testo  si  presenta  piacevolmente  all'occhio  e    rivela    la    diligenza  in  un  con  la  perizia  20 
dell'amanuense.     Una  mano  seriore  ha  segnato  in  alto,  a  destra,  la  numerazione  pro- 
gressiva delle  carte  del    testo,   in  basso,  pure  a  destra,   la  numerazione    col  computo 
di  quelle  dell'indice.      La    "  Cronica  „   s'inizia  senz'altro  con  la  finzione  immaginata 
dall' A.  per  giustificare  l'opera    ch'egli    imprende;  non  v'ha    per    questo   primo    capi- 
tolo rubrica  alcuna;  ma  col    secondo,   col  quale  s'inizia  veramente  la  cronaca,   oltre   25 
la  rubrica,  è  VI,  iniziale  del  primo  verso,  istoriato,  di  elegante  esecuzione,  scendente. 
con  sottili  volute  floreali,  fin  quasi  a  pie  di  pagina;  fregio  codesto  unico  in  tutto  il  testo. 
Abbiamo  parlato  di   diligenza    nell'amanuense;  rare    sono   infatti    le   scorrezioni  e 
queste  rimediate,  senza  raschiature,   con  un  semplice  tratto  di  penna  e  con  la  giusta 
lezione  interlineare  o  in  margine;  manca  una  carta,  la  dodicesima,  sostituita  con   altra   30 
lasciata  in  bianco,  per  opera  probabilmente  di  chi  ha  fatto  rilegare  il  ms.;  manca  tutta 
la  parte  deT  u  epos  „,  che   concerne   la  vita  del  poeta  Sordello,   per  la  quale,  non  po- 
tendo noi   asseverare  che  andarono   perdute   altre    carte,  ci  vien  fatto  di  pensare  che 
l'amanuense,  o  non  l'avesse  sotto  gli  occhi,   o  la  saltasse  di  proposito,  come  molti  segni 
ci  danno  motivo  a  sospettare;   manca  infine  la  storia  degli  anni    1411-1414,  quella  che,   35 
dopo  la   chiusa   della  Cronica,   si  trova   invece  in  più  nel  codice  mantovano  e  che   noi 
abbiamo  aggiunta  qui  in  corsivo,   giudicandola   un'appendice  dovuta   forse,  come  altre 
interpolazioni,  al  copista.      Riesce  difficile  stabilire  Petà  precisa  del  nostro  ms.  ;  il  carat- 
tere  paleografico  non  basta  da  solo  a    rivelarcela  ;   potrebbe   essere   della  prima  come 
della  seconda  metà  del  Quattrocento,  ma  certo  non  è  posteriore  a  questo  secolo  per  ta-  40 


INTUOJMIXIONK  XI 


Inni  caratteri  particolari  che  noi  consentono.  Spesso  più  parole  son  legate  insieme;  le 
maiuscole  non  sono  usate  che  raramente  pei  i  nomi  propri  e  come  pei  incidenza;  l'in- 
terpunzione e  L'ortoepia  mancano  del  Ludo,  solo  <•  frequente  cade  il  segno:  ~a  indi- 
care L'assenza  di  qualche  consonante,  o  il  segno:  —  sottoscritto  alla  Lettera  p  quando 
5  sta  come:  per.  Le  paiole  o  Le  pallidi  parola  errate  sono  segnate  con  un  tratto  di 
penna,  più  raramente  espunte;  pochi  i  segni  tachigrafici  e  quasi  tutti  nelle  rubriche, 
come:  p,  Xqna,  hóies,  gràs  e,  una  sol  volta,  ìmprst  rispondenti  a:  per)  Christiana)  ho~ 
mines}  gratiaSf  imperatores.  Delle  lettere  dell'alfabeto,  il  e  sta  sempre  in  Luogo  della 
z,  che  manca  del  tutto  e  sostituisce  sempre  o  (piasi  il  g}  o  il  gg  e  qualche  volta  al- 
io tresì  il  e  o  il  ce;  così  V h  sta  sovente  ad  addolcire  il  e  e  talora  il  /;  dinanzi  le  vocali 
o,  a,  u;  onde  l'amanuense  scriverà:  Vicenca,  cente,  pecore,  Diesaci  per  gente,  pegiorey 
mescigli  come  anche  Micenato,  caschili,  anclior,  alotha  per  ciascun,  a?icor  e  alota;  di 
altre  particolarità  grafiche,  di  grammatica  e  di  sintassi,  lo  studioso  potrà  farsi  un  con- 
cetto, per  poco  ch'egli  scorra  con  l'occhio  la  redazione  curata  per  queste  stampe,  reda- 
15  zione  pressoché  diplomatica,  tanto  si  mantiene  ligia  al  testo  dell'Ambrosiano. 


* 
*  * 


Eravamo  già  innanzi  nella  trascrizione  del  ms.  mantovano  quando  nel  continuare  le 
nostre  ricerche  nella  Biblioteca  ambrosiana,  la  fortuna  ci  arrise  e  ci  condusse  à  por 
la  mano  inaspettatamente  su  questo  codice  finora  sfuggito  all'esame  degli  studiosi;  una 

20  indicazione  dell'"  Aliprandina  „  nel  catalogo  dei  libri  lasciati  in  legato  alla  biblioteca 
stessa  —  non  sono  molti  lustri  —  dal  conte  Giuseppe  Porro-Lambertenghi  ci  pose  sulla 
buona  via  e  non  tardammo  a  persuaderci  che  si  trattava,  come  abbiam  veduto,  di  un 
ms.  membranaceo,  anteriore,  non  dico  al  Tore  Ili  a  no,  ma  allo  stesso  codice  di  Mantova, 
condotto  inoltre  a  una  lezione  che  parve  senz'altro  più  diligente  e  precisa.     Nel  con- 

25  fronto  generale  col  testo  di  Mantova,  codesta  prima  impressione  si  confermò  e  ci  in- 
dusse a  por  mano  alla  trascrizione  del  nuovo  codice. 

Tolte  le  varianti  di  grafia  dovute  all'età  diverse  dei  due  mss.,  altre,  d'indole  inte- 
riore, sono  dovute  nel  Mantovano  alla  personalità  dell'amanuense,  che  manomise 
non  poco  l'originale  dal  quale  copiava:   egli  suddivise  infatti  a  suo  modo,  quei  capitoli 

30  che  gli  parvero  troppo  lunghi  e  complessi,  altri  invece  collegò  insieme;  voltò  le  rubriche, 
ch'erano  latine,  in  volgare,  ampliandole  talvolta  così  da  mutarle  in  vere  e  proprie  dida- 
scalie; interpolò,  quando  gliene  venne  il  destro,  notizie  a  complemento  di  quelle  origi- 
nali, alcune  delle  quali  correlative  a  fatti  di  non  poco  posteriori  alla  morte  del  cro- 
nista; numerò,  per  amor  di  precisione,  i  capitoli,  ma  ridusse  anco  a  mal  partito,  per 

35  ignoranza  e  trascuratezza,  i  già  troppo  zoppicanti  versi  dell'Aliprandi  e,  com'egli  in- 
tendesse il  metro  e  la  rima,  veggansi  le  interpolazioni,  dove  sono  versi  di  quattordici 
quindici  e  più  sillabe  ;  inoltre,  un  maggior  influsso  del  vernacolo  determinò  una  peg- 


xxii  introduzioni; 


gior  ortografia  del  testo.  Da  queste  pecehe  l'Ambrosiano  va  più  mondo  e  polito, 
rassegnato  a  quelle  dovute  più  direttamente  all'Autore  stesso  e  delle  quali  discorriamo 
innanzi. 

Risultando   dunque  all'evidenza  la  superiorità  dell'Ambrosiano  e   l'anteriorità  sua 
—  forse  di  un  seeolo  —  di  fronte  all'altro,  lo  abbiamo  preferito  per  queste  stampe,  ma     5 
col  sussidio  del  Mantovano  lo  abbiamo  integrato  nelle  parti  perdute  o  mutile,  com- 
presa la  cronistoria  degli  anni    1411-1414. 

Lo  studioso  di  folklore,  di  documenti  etici,  storici  o  linguistici,  vi  troverà 
materia  acconcia  alle  proprie  ricerche,  anche  dopo  l'opera  di  tanti  illustri,  quali  il 
Muratori,  il  D'Arco,  il  Comparetti,  il  Gian;  e,  per  fermarci  alla  glottologia,  pen-  10 
siamo  che  non  sarebbe  senza  risultati  uno  studio  del  vernacolo  mantovano  a  traverso 
i  più  antichi  scrittori  della  patria  di  Virgilio,  come  il  Bclcalzer,  l'Autore  degli  Statuto. 
civititlis  Mantue,  per  quanto  in  latino,  e  questo  nostro  Aliprandi,  vissuto  un  secolo 
dopo  quello,  nel  duplice  testo  ambrosiano  e  mantovano  l.  Ad  agevolare  l'opera  dello 
studioso,  ho  fatto  seguire  un  breve  glossario  delle  voci  più  spiccatamente  vernacole-  15 
sche,  o  d'uso  raro,  nelle  quali  mi  sono  imbattuto  nei  due  codici,  col  richiamo  delle 
corrispondenti,  che  si  trovino  per  avventura  anche  nel  testo  di  Vivaldo  Belcalzer,  del 
quale  il  Cian  ha  offerto,  a  sua  volta,  il  lessico.  In  quanto  al  testo,  abbiamo  creduto, 
appunto  per  le  ragioni  dianzi  riferite,  di  darlo  tale  e  quale,  salvo  alcune  riserve  sug- 
gerite dal  criterio  di  renderne  più  agevole  la"  lettura  e  dell'uso  adottato  per  i  testi  20 
della  presente  Raccolta.  Abbiamo  cioè  separate  le  parole  che  s'inseguivano  l'una 
all'altra;  segnata  l'interpunzione  là  dove  la  mancanza  poteva  generare  oscurità  o  anfi- 
bologia; sostituito  per  i  nomi  proprii  la  maiuscola  alla  minuscola  comunemente  usata 
da  l'amanuense;  risolti  i  nessi  e  le  abbreviature  e  sostituto  al  e  la  z  per  ragioni  tipo- 
grafiche. 25 

Fummo  in  dubbio  se  ricondurre  a  una  sola  grafia  una  stessa  parola,  scritta  in 
modi  differenti,  ma,  cadendo  essa  molte  volte  in  fine  di  verso,  mutarne  la  grafia  non 
si  poteva  impunemente,  senza  ledere  le  esigenze  della  rima;  credemmo  quindi  miglior 
partito  lasciare  le  cose  come  stavano.  Così,  a  chi  consulta  F  u  Alipr andina  „,  oc- 
correrà di  leggere:  -paese  e  paesse,  Intese  e  intesse,  Mici  nato,  e  Miccnoto  e  Af trinato,  30 
possa  e  posa  [poscia],  pesi  pisi  e  fissi  [pesci],  e  altre  molte  parole  in  cui  la  variante 
è  interiore,  come:  cavalcare,  chavalcare,  chavaìchare;  schoffita  e  sconpta.  Abbiamo 
rimandato  a  pie  di  pagina  le  varianti  di  contenuto  più  notevoli  e  le  interpolazioni  che 
risultarono  pel  Mantovano,  da  un  attento  confronto  con  l'Ambrosiano,  riman- 
dando al  glossario  quelle  di  forma,  se  per  qualche  ragione  filologica  parve  conveniente  35 


1   CoMPAR'  •gilio  nel  medio  e-.'o,  i"1  ediz.  (nota  Mantova,   voi.   II   (Mantova,    1S71),  VOL   III  (Mantova, 

a  p.  1S9,  parte  I,  p.   135-143,  parte  II),  Livorno,  eoi  tipi  1S72);   X.  \..  Saggi»  di  un  voc,  mani.  tote,  latin»  in  line 

del    fratelli     VI  ;::    Muss.U'iA,    ifonumtttti    antichi  del  Theoph.  FoLnyj  v:ilc,>  M< 'lini  Cocai  opus  macaronicum, 

di  diaUtti  italiani,  Wien,    [864;  D'Arco,   Statuti  manta*  parte  II,  Amstelodami  (Mantova),   1771   (ripreso  da  Por- 

.1    del  130J   in  Studi   intorno  al   municipio  di  TioLi,  Le  opere  maccheroniche ,   I,   xcvn).  io 


INTKODU/IONK  XXIJI 


notarle;  da   ultimo,   abbiamo  integrato  la  materia  della  Cronica,  incorporandovi  le 

parti  mancanti    relativi-,  come   dicemmo,   alla  storia   degli  imperatoli  da  ValenLiniano  11 

a  Valentiniano  111,  alla  vita  del  poeta  Sordello  e  alla  cronologia  degli  anni  II  1 1-1-114, 

la   (piale,   come  osservammo,   pare   d'altro  autori;. 
5  Detto  così  brevemente  dell' Aliprandi   e  della  Cronica  sua,  ci    corre   l'obbligo  di 

segnare  qui  la  nostra  gratitudine  a  quanti  ci  furono  cortesi  di  agevolazioni,  di  no- 
tizie e  di  schiarimenti,  voglio  dire:  ad  Alessandro  Luzio  e  a  Stefano  Davati  dell'Ar- 
chivio di  Stato  mantovano,  alla  dott.  signora  Sacchi  e  al  signor  Arturo  Mangili  della 
Comunale  di  Mantova,  al  prof.  Virginio  Mazzelli  della  Municipale  di  Reggio  Emilia, 
10  e  al  compianto  sac.  cav.  Ceriani  dell'Ambrosiana  di  Milano. 

Casalmaggiore,  luglio   1907. 

Dott.  Orsini  Iìegani. 


XXIV 


SÀGGIO  GRAFICO  DEI  CODICI 


SAGGIO  GRAFICO  DEI  CODICI 


< 


AMBROSIANO)   C.   S.,    \'II.    I. 

■■ificalioiu  Ma/itue. 


In  le  parli-  di  gne.a  un.i  citate 

J.i  qua!  per  nome  chiamami 

i  ni  grande  adorna  debellai  - 

IO  Dui  fratelli  quella  segnorecaua 

limo  Etiogle  fu  nominato 
laltro   Polinice  si  nuncupaua 
In  so  consorte  di  sapir  famato 
tirisia  lo  suo  nome  tenia 
15  di  negromancia  dotor  lodato 

Una  fiola  discreta  si  ama 

mantos  per  suo  nome  dnto  chiamata 
auguresa  si  fu  cura  gran  magistna 
A  tiris:a   la  morte  si  fu  data 
co  rimas-  Mantos  sua  fìolla  saca 

cum  gran  tesoro  ridia  e  asiata 
L'inuidia  chi-  sempre  mal  si  perchaca 
si  naque  tra  li  dui  fratei  signore 
di  torsi  la  signoria  caschun  si  eliaca 
25  Uenc  la  stica  si  grande  tra  lo  re 

che  lun  cum   l'altro  si  se  ucideno 
la  cente  di  Tebe  fu  in  gran  timore 
Tuto  lo  popol  ala  placa  treno 
un  crudelissimo   Creon  chiamato 
30  cum  ingano  e  forca  signor  féno 

Manthos  sarà  ebbe  terminato 
lo  signor  pessimo  che  lei  ama 
in  suo  animo  ebbe  examinato 
Creon  sentirà  la  gran  roba  ima 
35  a  qualche  tristo  mi  uora  maritare 

questo  non  uoio  aspettar  che  sia 
Dehberoe  di  uolersi  lem-m- 
era disposta  di  non  tor  marito 
secretamente  naue  si  feci  trouare 
A   molti  aulici   feci  far  Inulto 

che  li  piacesse  di  farli  compagnia 
perche  di  thebc  uoleua  far  partito 
Molti  nebbe  e  donne  chi  la  sigma 
cum  suo  thesoro  in  naue  montaua 
secretamente  per  mar  si  se  meda 

')   per  mar  cirehaua 
'.ir  un   pocco  che  al   1    piacesse 
;   niuno  a  suo  piacir  trouau  1 
Pregaua  dio  che  grafia  li  desse 
50  'li  t rouar  luogo  bon  dabitrare  [sic] 

che  cum   s  firmar  si   potesse 

I.a  sua  seimila  coimneo  adi 
e  •})  quella  a   Rati  -na   u   ma 
di  naue  in  terra  feci  dismonl 
l.o  Baine  de  Po  si  uedia 
diunde  uenia  quel  fiume  domandaua 
Colli  ditto  per  quelli  chel  sapia 
Cum  sua  cente  in  quello  intraua 
u  ra  e  quella  pasoc 

60  11  susso  per  Po  si  nauegana 


Mantova-.  >,    V.    1,   9, 

*«/  sa  comenra  corno  manlhot  st  partii  de  li  farti  de  grecia  da  una 
e  se  giamaua  tebe  e  circae  per  mar  e  ftr  tira  gran- 
mete  tanti  ck*  Ut  aflicot  doue  e  la  cita  de  mautoa  e  lei  ti  fu 
casone  del  comencamento  de  la  dita  al  ade.   Capitolo  II.  .  .  . 


40 


In  li  parte  de  grecia  una  citade 
la  qua!  pe  nome  tebe  si  giamaua 
1  ra  grande  e  adorna   de  beltade 

Dui  frateli  quela  signorezaua 
luno  etiogle  fu  nominato 
l'altro  polinice  si  nuncupaua 

Un  so  consorte  di  sapir  famato 
tirlsia  lo  suo  nome  tenia 
de  olgromancla  dotor  lodato 

Una  fiola  discreta  si  aula 

mantos   p  suo  drito  nome  giamata 
augurosa  si  fu  cum  gran  magistria 

Atirisia  la   morte  si  fu  data 
rimase  manthos  soa  fiola  Baca 
cum  gran  tesore  ridia  e  aslata 

La  inuldia  che  sempre  mal  si  perchaca 
si  naque  tra  li  du  frateli  signore 
de  torsi  la  segnoria  ciascuno  si  cara 

Vene  la  stica   si   irranda  fra   lore 
che  luno  cum  laltro  si  se  ucideno 
la  zente  de  tebe  sì  fu  in  gran  timore 

Tuto  lo  popolo  ala  placa  tirefìo 
un  crudelisimo  creon  giamato 
cum  ingaiìo  e  forca  segnor  feiìo 

Manthos  saca  ebe  esaminato 
lo  segnor  pessimo  che  lei  auia 
in  suo  animo  ebe  terminato 

Creon  sentirà   la  gran  roba   mia 
a  qualche  tristo  mi  uora  maritare 
questo  non  uoio  aspelar  che  sia 

Delibero.'  de  uolirsi  lcuare 

era  disposta  di  non  tor  marito 
secreta  mente  naue  feci  trouare 

A  molti  amici  feci  far  inulto 

che   li   piacese  de  far  li  compagnia 
per  che  di  tebe  volia  far  partito 

Molti  nebe  e  doni  chi  la  seguii 
cum  suo  tesoro  in   naie   montaua 
Secreta   mente  per  mar  si  se  mctia 

Gran   tempo  nauigo  per  mar  circaua 
de  auir  un  pozo  che  alci  piacese 
ma   ninno  a  suo  piacir  trouaua 

Pregaua   dio  che  graeia   li  dese 
de  trouar  logo  bon  ila  hahilare 
che  cum   soa  zente  firmar  se  potesse 

I.a  soa  siencia  si  cominco  adoperare 
e  per  qu  ila   arauena  si   venia 
de   nati  •    in    l    r.i   feci   dismontare 

Lo  fiume  di   pò  lei  si  radia 

donde  uegnla  quel  fiume  domandaua 
foli  dito  per  qu  li  chi  lo  sapia 

Cum  s<>  in  quelo  Intraua 

uene   a    ferarara  [sic]   e  quela    pasoe 
-1   suso   per   po  si  nauigaua 


C.    IO? 


E  DELLA  STAMPA   MURATORIANA 


•;v 


E  DELLA  STAMPA  MURATORIANA 


ToKMiiwo  delia  Biit,   Comunale  di  Reggio ,  E, 

%ui  si  comiuca  corno  Hfantkoi  li  partii  >/«■  tifarti  ./  da  una 

Citati*  ehi  ti  giamo  a    Vib<      circuì  pir  mar  t  pi    Urrà 
minti  itinti)   ehi  li  ti  a  la  (ii<i  •/■■  Mantoa  t  /■< 

ii  fu  chasoni  dil  comiucami  'a  dita  Citadi.  Cap,  lì. 

In  Li  parte  de  Grecia  una  eli  i 

la  qua!  por  iiDino  Tebe  si  giamaua 
>  i  i  grande  <•  adorna  ili  beltade 
Dui  trateli  quela  segnorezaua 
Luno  Etlogle  fu  nominato 
Laltro  Polinice  si  nuncupaua 
Un  so  Consorto  di  saplr  (amato 
Tlrlsia  1"  suo  nomo  tenta 
de  Nigromancla   Dotor  lodato 
Una  iìola  discreta  si  avia 

Mantos  por  suo  drito  nome  giamata 
augurosa  si  fu  cum  gran  magistria 
A  Tlrlsia   la  morto  si  fu  data 
rimase  Manthos  soa  Fiola  saga, 
cum  gran  tesoro  riclia  e  asiata. 
La  Invidio  [sic]  che  sempre  mal  si  perchaza 
si  naque  tra  li  du  Fratcli  Signore 
de  torsi  la  Signoria  ciaschuno  si  caca 
Vene  la  stica  si  grande  fra  lore 
che  luno  cum  laltro  si  se  ucideno 
La  Zente  di  Tebe  si  fu  in  gran  timore. 
Tuto  lo  Popolo  alla  Piaca  tirenno 
un  crudelissimo   Creon  giamato 
cum  inganno  e  forca  [sic]   Segnor  fenno 
Manthos  raca  [sic]  eba  esaminato 
Lo  Signor  pessimo  che  lei  auia 
in  suo  animo  ebe  terminato 
Creon  sentirà  la  gran  roba  mia 
a  qualche  tristo  mi  uora  maritare 
questo  non  uoio  aspctar  che  sia. 
Deliberoe  di  uolirsi  leuarc 

era  disposto  di  non  tor  marito 
secretamente  naue  feci  trouare 
A  molti  Amici  feci  far  inuito 
che  li  piacese  de  farli  compagnia 
perche  di  Tebe  uolia  far  partito 
Molti  nebc  e  doni  chi  la  seguia 
cum  suo  Tesoro  in  Naue  montaua 
secretamente  per  Mar  si  se  metia 
Gran  tempo  mauigo  per  Mar  circaua 
de  auer  un  pozo  che  a  lei  piacese 
ma  niuno  a  suo  piacir  trouaua. 
Pregaua  Dio  che  gracia  li  dese 
di  trouar  Logo  bon  da  habitare 
che  cuni  sua  zente  firmar  si  potese 
La  soa  Sciencia  si  cominco  adoperare, 
e  per  quela  a  Rauenna  si  uenia 
di  Naue  in  Terra  feci  dismontare 
Lo  Fiume  di  Po  lei  si  uedia 

donde  uegnia  quel  Fiume  domandaua 
foli  dito  per  queli  chi  lo    sapia 
Cum  soa  zente  in  quelo  intraua 
vene  a  Fenarara  [sic]  e  quela  pasoe 
e  In  suso  per  Po  si  nauigaua 


/     i/.    /..   tomo  V  :  "  Alip*  a  » 


din  a  „  o  fantua 


■}■ 


I.  (\>mt  Uantoi  il  pat  dilla  Oncia  damma  Città 

g 
'.•/. ,  tanto  eh'illa  applU  di    Mantova,     i  ' 

li' mcominciamimto  dilla  ditta  <tttn. 

parte  di  Grecia  una  Citta  c-  l0Ùi 

La  qual  per  nome  Tebe  si  chiamava, 

Era  gratulo  e  adorna  di  beltà  io 

l  )u  •  fratelli  quella  signoregiava, 

L'uno   Eteocle   già   fu    nominato: 
L'altro  Polinice  si  noncupava. 
Un  suo  consorto  di  saper  famato, 

Tirisia  lo  suo   nome  tenia,  jj 

De  Negromanzia  dottor  lodato; 

(ìgliuola  sua  discreta  avia, 
Mantos  per  dritto  suo  nome  chiamata; 
Auguressa  si  fu  con  gran   ma  stria. 
A  Tirisia  la  morte  si  fu  data.  ao 

Rimase  Mantos  sua  figlia  sazza, 
Con  gran  tesoro  ricca  ed  asiata. 
L'invidia  che  sempre  mal  procazza 
Si  naque  tra  li  due  frati  signore 

Di  tor  la  Signoria,  ciascun  si  cazza  2- 

Venne  la  stizza  sì  grande  fra  lore 

Che  l'un  con  l'altro  si  se  se  uccidenno. 
Gente  di  Tebe  si  fu  in  gran  timore. 
Tutto  '1  Popolo  a  la  Piazza  tirenno. 

Un  crudelissimo  uom,  Creon  chiamato  30 

Con  inganno  e  con  forza  Signor  fenno. 
La  saggia  Mantos  ebbe  esaminato 
Il  pessimo  Signore.     E  ciò  che  avia 
In  suo  animo  ebbe  terminato. 
Creone  sentirà  la  roba  mia: 

A  qualche  tristo  mi  vorrà  maritare  : 
Questo  non  voglio  aspettar  che  sia. 
Deliberò  di  volersi  levare. 

Era  disposta  di  non  tor  marito. 
Secretamente  nave  fé  trovare. 
A  molti  amici  fece  fare  invito, 
Che  lor  piacesse  farle  compagnia 
Perchè  di  Tebe  volia  far  partito. 
E  molti  n'ebbe,  e  donne  la  seguia. 
Con  suo  tesoro  in  nave  si  montava 
Secretamente  per  mar  si  se  mettia. 
Gran  tempo  navigò.     Per  mar  cercava 
Di  aver  un  Sposo  [sic],  che  a  lei  piacesse, 
Ma  niuno  a  suo  piacere  ritrovava. 
Pregava  Dio,  che  grazia  le  desse,  50 

Di  trovar  luogo  buono  da  abitare, 
Che  con  sua  gente  fermar  si  potesse. 
La  sua  scienza  cominciò  adoperare.  e.  ioòò 

E  perchè  ella  a  Ravenna  si  venia, 
Di  nave  in  terra  fece  dismontare 
Già  lo  fiume  del  Po  lei  si  vedia. 

D'onde  venia  quel  fiume  domandava. 
Fulle  detto  per  que'  che  lo  sapia 
Colla  sua  gente  in  quello  se  ne  entrava. 

Venne  a  Ferrara  e  quella  trapassoe  g0 

E  in  suso  per  lo  Po  si  navigava. 


35 


40 


45 


55 


IN  ANTONI]  NERLI1 

lìrcvc  Chronicon 
MONITUM    LUDOVICI    ANTONII    MURATOKII 


IO 


»5 


i»ud  monachos  ferrarienscs  Ordinis  sancti  Dcncdicti  visitur  codcx  ms.tus  opusculi  huius.  Exem- 
plum  inde  sumtum  adservant  et  monachi  Pndolironenses  monasterii  sancti  Benedicti.  Postrcmum 
hoc  nactus  domnus  Cassiodorius  Montagiolius  mutinensis  monachila,  mine  in  patrio  coenobio 
degens,  et  literarum  non  minus,  quam  pictatis  cultor,  commune  mecum  prò  veteri  sua  erga  me 
benevolentia  illud  voluit;  ego  vero  cunctis  historiae  monasticae  amatoribus  offerendum  duxi.  Celebre  olim  fuit 
inonasterium  mantuanum  sancti  Andreae,  ubi  monachi  benedectini  sacris  opcrabantur.  Superest  adhuc  vastissima 
sacri  illius  loci  basilica;  sed  inde  exturbatis  iamdiu  monachis,  redituum  portio  s*?culari  clero  assignata  fuit;  re- 
liqua  in  alios  usus  concessit.  Sed  non  satis  nota  est  series  Abbatum  monasterii  illius.  Lucerà  adferet  opusculum 
istud,  cuius  auctor  dicitur  Antonius  Nerlius.  Is  autem  eidem  coenobio  Abbas  praeesss  coepit  anno  Ch.  1393. 
Sed  e  illius  vita  heic  habetur,  in  qua  is  traditur  praesentem  abbatum  chronicam  inchoasse.  Quare  censendum 
est,  illius  opusculo  addita  ab  alio  scriptore  fuisse,  quae  ad  ipsum  eiusque  successorem  pertinent.  Deducitur  autem 
chronicon  ab  anno  Ch.   1017  quo  primus  abbas  mantuani  illius  coenobii  institutus  fuit,  usque   ad  annum  1418. 


|AA.  41-30  a.  C.| 


DI  BONAMENTE  ALIPRAND] 


33 


5 


C.70    sic   VOI  non   VOÒii  fcrlis  aiiitra   boVCS 
SIC   VOS  nini    VOÒii  meli  licitiis   0  pOS 

sic  vos  udii  vobìs  nidificati*  ava, 

Bgeut  CUm   BUO   animo   dimesse, 
CUm   vergogna   disse   a   l'imperatore 
675     che   (le    lui    misericordia   avesse 

E  che  non  guardasse  al  suo  grand'erore 

di   quello   che   lui  s'avìa   vantato, 
avial  fatto  per  avir  honore. 

L'imperator  si  li  ebbe  perdonato, 
6S0    conobe  di  Virgilio  lo  gran  sapire, 
e  di  presente  l'ebbe  recomandato. 

Polione  e  Micinato,  al  ver  dire, 
posenti  eran  cura  l'imperatore, 
e  tra  loro  si  eben  a  dire: 
6S5  El'è  da  far  a  costui  grand' honore, 

tolemo  cum  lui  demestegeza, 
e  oldiremo  in  dir  lo  suo  valore. 

Fono  cum  lui  con  piasevoleza; 
Virgilio  cum  loro  si  parlava, 
690    olduto  che  lo  eben,  aven  alegreza. 
Virgilio  anchor  si  li  contava 
'  di  la  sua  venuta  la  ver  casone, 
et  ambedui  molto  l' ascoltava. 
Micinato  dicìa  a  Polione 
695    da  l'imperator  devesse  pregare 

che  render  li  facesse  li  soi  rasone. 

Di  presente  si  fono  a  parlare 
a  l'imperator  e  sì  li  dicìa; 
di  Virgilio  li  vien  a  recitare. 
700  L'imperator  che  voluntier  li  oldìa, 

per  Virgilio  subito  ebbe  mandato, 
che  lui  a  bocha  oldir  lo  volìa. 

Virgilio  lo  suo  fatto  ebbe  contato; 
l'imperator  allor  si  comandava 
705    che  a  Mantua  fusse  scritto  e  mandato. 
E  litere  di  presente  ordinava 
che  li  so  beni  li  fosen  renduti. 
Virgilio  comiato  si  piava. 

Infra  certi  termini  compiuti, 
710    promisse  Virgilio  a  Roma  tornare, 
zunsi  a  Mantua,  fono  da  lui  venuti 

Tutti  li  so  amici  a  visitare, 
domandando  cum  lui  fato  avi  a. 
Virgilio  a  loro  ebbe  a  contare. 


71  ,  Poi  ib  ds  Alio  hi  «e  ne  sia, 

h'  sue  Littere  si  se  apresentava. 

comandò    li    uni    ben    n-nduti    li 

Como  lì  ebbe.  Lui  si  ordenava  uu*.,*, 

di  so'  i.-itti  t  omo  si  devia  fere, 

720    e    in    ver    Roma    tosto    ritornava. 

Zunto  a  Roma,  si  se'  a  presentare 
a  (  Htaviano  imperatore, 

e  lui  li  fece  molto  bel  acetare. 

Polione  e  Micinato  anchore 
725    lo  viten  molto  cum  gran  piasevoleza, 

zaschun  di   loro  mostrando  grand' amore. 

Poco  stette  ch'el  ebbe  allegreza, 
fato  fue  canzeler  de  l'imperatore, 
e  lo  mazor  tenuto  per  certeza. 
730  Zaschun  li  facìa  grand' honore; 

philosopho  poeta  era  grande, 
e  di  rethoricha  non  era  mazore. 

La  sua  gran  scientia  si  se  spande, 
Polion  e  Micinato  lui  pregare 
735    che  far  li  deza  una  gratia  grande: 
A  lui  piazir  deza  di  volir  fare 
alchuna  opra  che  li  renda  fama,  e  tv,  <=.  2 

la  qual  si  sia  in  poetezare, 
voia  far  questo  che  n'àno  gran  brama. 


(Cap.  VI). 

LIUM. 


De  amicitia  facta  per  Virgi- 


740 


Virgilio,  che  molto  loro  si  ama, 
per  Polione  la  Bucholica  spose, 
per  Micinato  Giorgica  si  chiama. 

Anchor  Ottavian  cum  sua  vose, 
1  volsi  che  de  Enas  si  scrivesse  ; 
745    di  farlo  vulentier  si  rispose. 

In  fra  quei  tempi  mostra  che  nase  sse 
che  Virgilio  si  se  inamorava 
d'una  zovene  che  multo  li  piacesse. 
Quella  donna  poco  di  lui  curava; 
750    fiola  era  d'un  chavaler  valente, 
ma  pur  Virgilio  molto  la  cazava. 

Era  Virgilio  di  persona  posente, 
pasati  trent'anni  si  avìa, 
quando  a  questa  dona  posi  mente. 
755  Quella  donna  a  suo  patre  dicìa 


e.  IV,  e.  3 


v.  687.  oldirè  B  —  v.  720.  in  ver]  verso  B  —  v.  731.  era  grande]  si  era  di  grandeza  B  —  v.  732.  si  era  lo 
mazore  B  fra  i  vv.  732  e  733  in  B  è  la  seguente  terzina  e  distico:  Lo  avegnimento  de  Cristo  si  profetizoe  |  sì  comò 
apare  in  la  Bucholicha  divinare  |  questi  notabel  versi  ch'el  compiloe  :  —  Iam  redit  et  virgo  rediunt  saturnia  re- 
gna  |  iam  nova  progenies  celo  dimititur  alto  —  v.  740.  coni.  lib.  I,  cap.  V in  Mur.  —  v.  744.  Enas  in  A  e  B  per  Eneas  — 
5  vv-  74S_74^-  fra  questi  due  versi  B  pone  una  didascalia  rispondente  a  nuovo  capitolo,  il  VII;  e  col  v.  746  Mur.  com, 
lib.  I,  cap.    VI 

T.  XXIV,  p.  xin  —  3. 


34 


LA   u  CRONACA  DI  MANTOVA 


[AA.  39-19  a.  C] 


.tu*.,   e.  1074 


de  l'asedio  che  Virgilio  li  dava: 
quel  chavaler  dispetto  ne  prendila. 

In  so  animo  subito  pensava 
di  vergognar  Virgilio  granmente  : 
760    cum  la  iiola  modo  si  tratava. 

Questo  chavaler  in  Roma  posente, 
un  palazo  cum  una  torre  avìa, 
che  era  di  beleza  asa  parisente. 
A  la  fiola  ordine  si  dasìa, 
765    che  a  Virgilio  devesse  mostrare, 
cum  tutti  atti,  che  ben  li  volia. 

E  cum  so  messo  divesse  trattare, 
lo  quale  a  Virgilio  dicesse 
ciò  ch'el  volìa  era  contenta  fare. 
770  Ma  una  chosa  volìa  ch'el  sapesse, 

lo  so  palazo,  a  la  sera  chiavato, 
non  gh'era  modo  che  aprir  si  potesse. 

'Ma  'na  chosa  si  avìa  pensato: 
che  per  la  torre  lui  posìa  andare, 
775    se  lui  servase  l'orden  per  le'  dato. 
Cum  una  fune  si  posìa  mandare 
una  corba,  in  la  qual  lu'  intrasse, 
e  quello  suso  si  farla  tirare. 

Lo  messo  andò; "a  Virgilio  piasse, 
780    ordinò  del  die  che  far  si  devia; 
al  chavaler  grand' alegreza  nasse. 
Vene  lo  zorno  che  orden  avìa, 
Virgilio  andò  con  l'orden  dato  ; 
di  note  in  la  corba  si  metìa. 
785  Fina  al  mezo  de  la  torre  fu  tirato, 

la  fune  di  sopra  si  firmava, 
rimase  Virgilio  vergognato. 

La  matina  li  Roman  si  andava 
a  vedir  Virgilio  corno  stasìa 
7>)o    in  la  corba,  e  zaschun  lo  befava. 
Ottaviano  questo  si  sentìa, 
mandò  che  zoso  fosse  asogato  : 
fue  fato,  e  molto  lo  reprendìa. 
Virgilio  chi  se  viti  vergognato, 
iu«..  <-.  1075      795    un  suo  animo  subito  pensava, 
di  farne  vindita  ebe  terminato, 
«•  iv,  e.  4  'Feci  che  '1  focho  tutto  s'amorzava; 

non  si  trovava  chi  focho  avesse; 
lo  popol  di  Roma  si  se  lamentava. 
Soo  Ottaviano,  a  chi  molto  incresse, 

per  tutti  li  soi  savii  mandone, 
che  d'avir  focho  modo  si  trovesse. 


Tutti  quanti  al  re  si  se  schusone, 
che  d'avir  focho  noi  sapreven  fare: 
S05    per  Virgilio  allor  si  mandone. 

L' imperator  si  prese  a  pregare 
Virgilio  che  modo  deza  tenire 
che  di  fuocho  Roma  fesse  abondase. 

Virgilio  alora  sì  li  vien  a  dire 
Sio    che,  si  focho  si  deverà  trovare, 
convien  che  '1  cavaler  faza  venire 

Sua  fiola  e  quella  cunzare 
in  quattro  a  chul  discuperto  stia; 
chi  voi  focho  al  chul  vada  impiare. 
Si 5  A  l' imperator  questo  increscìa, 

ch'era  fi  a  di  nobel  cavalere; 
gran  vergogna  a  lui  si  seria. 

E  pur  del  focho  si  facia  mestiere, 
che  senza  quelo  non  si  posia  stare: 
S20    fu  mandato  per  quel  cavalere. 

L' imperator  li  prese  a  parlare: 
io  mi  schuso,  ma  convien  che  sia, 
che  senza  fuocho  non  posemo  stare. 

Per  tua  fiola  si  conven  che  sia; 
Sj5    per  Virgilio  nu'  si  abiemo, 

per  altro  modo  non  si  può  recuprare; 

E  per  vendeta,  nu'  ben  si  vezemo 
che  Virgilio  si  è  la  casone, 
ma  fato  che  sia  ben  lo  pagaremo. 
830  Lo  cavaler  cum  mala  intentione: 

sia  quel  e'  a  vui  piace  ! 
di  far  vindita  avìa  cor  di  lione. 

La  donna  in  quatro  posta  che  giace, 
lo  chul  discoperto  si  tenia, 
835    per  focho  va  a  chi  bisogno  face. 

L'uno  a  l'altro  focho  dare  non  potìa, 
perchè  l'un  e  l'altro  s'amorzava, 
ziaschuna  casa  per  se  tor  convenìa. 

Molti  zorni  pasati  si  stava 
840    nanzi  che  Roma  di  focho  fornesse; 
lo  cavaler  gran  dolor  portava. 

'Virgilio,  cliè  a  lui  non  incresse, 
per  vindicharsi  alegreza  facìa, 
contento  era  che  zaschun  sapesse 
845  Che  quello  incanto  fatto  lui  avìa 

per  volir  la  sua  beffa  vindicare, 
lui  non  curando  di  quel  che  si  dicìa. 

1  )i  focho  fornita  senza  manchare 
che  fue  Roma  tutta  a  complimento, 


10 


15 


20 


25 


.10 


35 


40 


45 


v.  771.  glavato  H  —  vv.   793-792.  fra  questi  due  vrru'  è  in  B  un'altra  didascalia  rispondente  a  nuovo  capitolo,  V  Vili 
e  col.  v.  794  Mur.  //'/'.  /,  cap.    Vili  —  v.  833.  la  dona  clic  in  quatro  posta  giace  B  —  v.  S49.  clic  fue]  fue  A 


|AA.  30-10  a.  C.J 


DI    BONAMKNTK  ALII'KANDI 


35 


850    'la  dormii   fu   fatta   a    chasa   tornare. 

Lo  chavalero  si  facia  gran  lamento 
a  l'imperator  e  molto  si   (lolla 
che  fatto   l'era  si   gran   tradimento. 
E  che  di  questo   jnstitia   far  debbia, 
855    che  lui  e  la  Itola  son  vergognati, 
o  che  Virgilio  a  lui  dato  aia. 

L'imperator  risposi:  non  dubitati 
che  questa  ehosa  i  lasi  passare, 
sera  punito  di  tutti  li  soi  pcchati. 
860  Per  Virgilio  alora  fé'  mandare; 

presente  lo  cavaler,  a  lui  dicìa: 
dura  morte  ài  meritata  fare. 

Voio  che  de  tie  justitia  si  ila, 
questo  cavaler  ài  vergognato, 
865    gran  mal  è  stato  per  la  fide  mia. 

Quando  Virgilio  si  ebbe  ascholtato, 
all'imperator  si  comenzò  a  parlare: 
Santa  Corona  diti  ch'i  ò  f alato! 
La  veritade  non  si  può  celare; 
870    qual  più  de  me  è  stato  vergognato? 
chi  offende,  offessa  convien  portare. 

Questo  zentil  homo  non  à  guardato, 
in  lo  suo  fare,  se  non  a  vergognarmi, 
di  far  simel  a  lui  ò  perchazato; 
S75  E  se  alcuno  colpa  volesi  darmi, 

che  quel  ch'a  mi  fece  fose  rasone, 
perchè  in  diletto  volia  starmi 

Cum  la  fiola,  chi  mi  de'  chasone 
d'avir  cum  lei  piasir  e  diletto, 
880    circhava  ben  di  darge  complisone. 
Lui  che  dil  fato  sapìa  l'effetto, 
devia  la  fiola  sua  castigare 
e  non  vergognarmi  cum  tanto  diletto. 
S'el  fosse  savio,  averia  saputo  fare, 
885    che  lui  né  mi  non  saria  vergognato; 
al  suo  volir  si  volsi  satisfare. 

Tutte  queste  rasoni  v'òe  alegato, 
vui  sapiti  bene  quel  chi  è  l'amore, 
che  multi  sazi  in  quello  à  fallato. 
890  L'uno  e  l'altro  oldia  l'imperatore, 

ma  in  effetto  pur  duro  li  paria 
la  vergogna  fatta  e  lo  desonore. 

E  complacir  al  chavaler  volia; 
Virgilio  in  preson  fé'  chazare; 
895  lo  cavaler  contentamento  avìa. 

'Li  preson  di  Roma,  si  de  notare, 


915 


un    muro    ;  1 1 1 < >    <l'  intorno   hì    zia, 
achuatO   dove    si    posia  stare; 

Nel   mezo  gran   furtivo  si   avia, 
900    dove    lo   dì,    li    presoneri    stava, 
e   lì   tra   loro   piaci r   si    dasìa. 

Virgilio   de    andarsene    pensava, 

'nel  curtivo  una  nave  diiignoe, 

li   presoneri    tuli   domandava. 
905  D'andar  seco  tuli   li   pregoe, 

dicendo  se  cum  lui  volia  andare, 
alchun   per  beffa  de  andar  acetoe. 

In  la  nave  si  li  feci  intrare  ; 
a  zaschuno  per  remo  un  baston  dasìa; 
910   in  su  la  poppa  si  mise  a  setare. 

'A  zaschun  di  loro  sì  dicìa: 
quando  comandare  che  navigati, 
zaschun  de  vui  a  navigar  si  dia, 

E  niente  a  farlo  vui  indusiati, 
de  li  preson  tuti  si  usciremo, 
condurovi  che  seri  liberati. 

Quando  li  parsi  disse  :  dati  a  remo  ! 
zaschun  mostrava  di  forte  navigare, 
la  nave  si  leva,  disse:  nu'  andemo. 

For  dil  cortivo  si  vedia  andare, 
in  ver  Pulgia  la  nave  tirava, 
per  aier  la  dita  si  vedia  tirare. 

Li  presoneri  che  in  preson  stava, 
che  in  la  nave  non  volsen  intrare, 
vezuto  il  fato,  tutti  lamentava. 

Virgilio  la  nave  feci  chalare, 
quando  fu  in  locho  dove  volia, 
in  terra  piana  la  feci  asettare. 

Chi  era  dentro  tutti  fuor  uscìa; 
Virgilio  a  loro  si  parlava, 
e  da  quelli  commiato  prendia. 

La  nave  subito  si  disfantava; 
quelli  chi  eran  dentro  se  n'andoe, 
Virgilio  ver  Napoli  tirava. 

La  guardia  di  la  preson  si  portoe 
questa  novella  a  l'imperatore: 
di  Virgilio  fuzito  li  ricitoe; 

De  li  presoneri,  li  disse  anchore, 
in  una  nave  disignata  andone. 
Ottavian  si  meraveiò  al  ore. 

Contra  li  so  baron  alor  parlone, 
dicendo  :  io  credo,  per  la  fide  mia, 
che  tutti  li  celi  sì  s'acordone 


920 


925 


930 


935 


940 


v,  I  .  2 


Mu«.,  1.  107» 


v.  871.  ofisa  B  —  v.  884.  averial  sapiuto  B  —  fra  questi  due  versi  in  B  è  una  didascalia:  cap.  IX  e  con  v.  896 
Mur.  com.  lib.  I,  cap.  Vili  —  vv.  899  e  903.  cortivo  B  —  v.  919.  la  nave  si  levava,  disse:  nu  andaremo  B  — - 
v.  934.  vosen  B 


36 


LA  u  CRONACA  DI  MANTOVA 


[AA.  39-19  a.  C] 


Tutte  scientie,  che  '1  mondo  avìa, 
945    di  darli  a  Virgilio  intieramente 
pili  che  alchun  altro  che  vivo  sia. 

Ch'  io  lo  perda  sì  ne  son  dolente, 
se  ave'  lo  posso,  pur  anchor  lo  voio, 
non  è  da  perder  homo  sì  valente. 
950  Se  lui  torna,  più  honor  ch'io  non  soio, 

in  la  mia  corte  vorò  che  fato  li  sia, 
di  la  sua  partita  tropo  mi  ne  doio. 

Tornemo  a  Virgilio  chi  ne  zia 
cum  un  compagno,  per  volir  andare, 
955    dritto  a  Napoli  credìa  tegnir  la  via. 
.  v,  e.  o  'Pur  lo  sentiere  si  ven  a  falare; 

pasati  li  vespri,  si  se  trovava 
preso  a  una  chasa  domandando  l'albergare. 
Lo  povro  homo  sì  li  parlava: 
960    voluntier  di  quel  che  azo  vi  darone. 
Virgilio  e  lo  compagno  aceptava. 
e.  v,  e  *  Dentro  in  la  casa  lor  si  introne; 

non  g'erra  da  bere  e  pocho  da  manzare  ; 
Virgilio  la  femina  dimandone: 
965  Averemo  niente  da  cenare? 

la  femina  alor  sì  respondìa: 
del  pan  avemo  che  poti  manzare; 

Ma  vino  non  g'è,  la  femina  dicìa. 
disse  Virgilio  contra  il  compagno: 
970    convien  che  tegnemo  altra  via. 

Al  bon  homo  disse  :  trova  un  cavagno, 
a  quella  vigna  si  te  ne  va  rato, 
rechalo  pieno  d'uà  e  non  avir  lagno. 
Lui  risposse:  questo  sera  fatto. 
975    ma  l'uà  non  è  matura,  cum  fariti? 
Virgilio  disse:  ben  faremo  patto. 

A  la  donna  disse:  un  vasel  trovanti, 
dove  dentro  l'uà  fariti  zetare, 
possa  d'aqua  vui  si  l'impieriti. 
980  Ordinato  il  vino  prese  a  parlare; 

Virgilio  al  compagno  si  dicìa: 
pur  qualche  cossa  averemo  a  manzare. 

Tosto  un  spirito  misse  in  via 
che  a  Roma  subito  lui  andasse, 
9S5    e  che  a  la  cena  de  Ottavian  sia, 
ico»., ».  1077  'E  che  senza  falò  He  li  portasse 

la  imbandison  de  Ottaviano, 
zesse  presto  e  che  tosto  tornasse. 
Quel  spirito  non  andò  invano; 
990    un  gran  taiero  de  carne  alesse 


cum  molti  poli  si  portò  in  mano. 

Di  questo  a  Ottaviano  non  incresse, 
e  disse  a  lo  donzello  che  '1  servìa, 
s'el  à  vezuto  chi  lo  taier  tolesse. 
995  Di  vergogna  lo  donzello  si  reprendìa;      5 

rispose  :  questo  mi  par  incantamente, 
non  so  pensar  que  chosa  questa  sia. 

Ottaviano,  senza  manchamente, 
disse:  Virgilio  l'à  fatto  fare, 
1000  e  di  la  beffa  alegra  la  mente.  10 

Tornemo  a  Virgilio  chi  voi  cenare  : 
al  botesino  incanto  si  facìa, 
l'aqua  perfeto  vino  fé'  tornare. 
A  cena  tuti  insieme  si  metìa; 
1005  aviano  molto  ben  da  manzare  15 

e  molto  ben  da  bere  si  avìa. 

Andosene  la  sira  a  posare, 
la  matina  per  tempo  levava, 
'  Virgilio  al  vilan  prese  a  parlare, 
1010        E  molto  lui  e  lei  regraciava.  20 

del  vasel  del  vino  li  ven  a  dire 
che  quel  per  ben  andata  li  lasava, 

E  che  non  volesen  loro  mai  vedire 
che  fosse  dentro  da  quel  botesino, 
1015  e  notasen  bene  tuto  lo  suo  dire:  25 

A  questo  non  mancharà  mai  lo  vino, 
ma  se  dentro  vui  guardanti, 
lo  vasel  non  vi  renderà  più  vino. 
Virgilio  a  loro  :  a  dio  rimariti  ! 
1020  cum  el  compagno  a  Napoli  andava,  30 

in  pocho  d'ora  Napoli  si  viti. 

Feci  l'intrata  che  non  demorava, 
a  una  hostaria  si  se  n'andoe, 
a  l'albergatore  lui  sì  parlava: 
1025        In  lo  tuo  albergo  si  staroe  35 

paregij  zorni,  mi  farai  li  spese, 
tosto  verae  ch'io  ti  pagaroe. 

Tosto  la  risposta  li  fé'  cortese, 
parsi  a  lui  homo  di  virtù  grande, 
1030  rispose:  son  contento,  ave  ben  intese.         40 
Pocho  stete  che  la  sua  fama  si  spande; 
questo  è  Virgilio,  zaschun  dicìa, 
chi  l'a  condutto  qui  fanno  parlar  grande. 
D'alchuni  sazi  demestegeza  prendia, 
1035  li  valenti  lo  zian  a  visitare,  45 

e  tutti  loro  grande  honor  li  facia. 
Alguno  lo  cominzò  a  pregare 


v.  950.  se  lui  non  torna  A  —  v.  956.  sentire  lì  —  v.  973.  uva  lì  —   v.   1026.  paregij]   alquanti  B 


|AA.  39-19  a.  C-l 


DI  BONAMENTE  ALIPRAND1 


37 


che  in  Napoli  memorii  LueeM 

del  grilli   sapir  che   dJ    lui  li    la    parlare 

1040  e  che  questo  prego  lui  aceptene. 
5  (Cap.  vii).-  Db  Melino'  discipulo  Virgili. 

Quel  tempo  si   mostra  clic   avesse 
Virgilio  un  disi  poi  valente, 
che  Melino  per  nome  si  chiamasse. 
IO  A  Roma  li  scrissi  che  di  presente 

1045  a  Napoli  da  lui  debbia  vegnirc, 

dil  suo  vegnir  alchuno  senta  niente. 
Melino  di  Roma  si  fé'  il  partire, 
a  Napoli  subito  si  arivoe; 
15  Virgilio  a  lui  si  li  ebbe  dire, 

1050        Di  tornar  a  Roma  si  li  comandoe: 
a  Ruberto  dirai  che  '1  mio  libro  ti  dia. 
di  non  lezer  su  quello  lo  pregoe. 
'Melino  tosto  si  se  misse  in  via; 
!0  dì  e  note  non  cessò  di  caminare, 

1055  tanto  che  lui  a  Roma  si  zunzìa. 

Andò  da  Ruberto  a  dimandare 
lo  libro  di  so  maistro  chi  '1  mandava. 
Ruberto  li  de  senza  dimorare. 
15  Abuto  il  libro,  in  dredo  tornava; 

toóo  uscito  di  Roma  voia  li  venia, 
'  di  lezer  lo  libro  lui  si  bramava. 

Como  a  lezer  lo  libro  si  metìa, 
de  spiriti  multitudine  granda 
IO  contra  di  lui  se  ne  venia. 

1065        Che  vo'  tu  che  vo'  tu?  tu  ti  dimanda. 
Melino  alora  tutto  si  spaventoe 
e  di  morte  ebbe  la  tema  granda. 
Melino  si  prese  a  argumentare, 
55  e  di  presente  alor  si  comandava 

1070  che  quella  via  debian  sai  egare 

Da  Roma  a  Napoli  a  complimento, 
che  sempre  quella  netta  debia  stare, 
li  spiriti  per  lo  comandamento, 
IO  Quella  strata  tutta  fen  salegare 

1075  di  sassi  vivi  senza  manchamento. 
Melino  a  Napoli  ven  arivare. 

Virgilio  trovava  amantinente; 
disseli  del  libro  che  portato  avìa 
45  e  de  la  via  salegata  similmente. 

1080        Virgilio  molto  forte  lo  reprendìa, 


(licia:    roto   ài    lo   mio   <  'omaiiflam»-nto, 

pena  ne  porterai  pei  le  fide  una. 

Anchor   ti   diclio,   e   si    non    mento, 
tue    te    misse   a   riselo   (li    morii 
1085  cum    lui    di   queitO    fai  ia   grill    lamento. 
Virgilio  lassa  de   più  non  din  : 
recordando  di  quelli  che  l'era   pregalo, 
di  far  alchuna  cossa  si  volse  vedirc. 
E  in  suo  animo  ebbe  deliberato 
1090  de  negromanzia  volir  operare 
e  per  gran   fati  eser  nominato. 

Castel  da  l'Ovo  quello  si  fé.  fare, 
e  in  aqua  quello  si  fabricoe, 
che  anchor  si  vede  e  per  opra  pare. 
1095        Anchor  oltra  quello  si  incantoe, 
una  mosca  in  vedrio  incantava, 
che  tutte  l'altre  mosche  si  chazoe. 

Alchuna  moscha  in  Napoli  intrava; 
questo  a  popol  granmente  piada; 
1 100  ma  un'altra  feci  che  più  si  montava. 
Una  fontana  per  incanto  facìa, 
la  qual  sempre  olio  si  zitava 
e  dil  zetar  mai  non  s' astenìa. 
E  quello  olio  si  continuava 
1105  a  bastamento  di  tuta  la  citade; 
grand' alegreza  lo  popol  menava. 
Altri  cosi  e  di  gran  novitade 
Virgilio  in  quella  terra  facìa 
meraveiose  e  di  gran  beltade. 
ino        Ottaviano  che  questo  sentìa 
de  Virgilio,  non  potè  comportare 
che  fuor  di  Roma  lui  star  debìa. 
E  di  presente  feci  comandare 
'che  per  Virgilio  sia  mandato 
11 15  che  a  Roma  lui  debia  tornare. 
Virgilio  fue  a  Roma  tornato, 
apresentosi  a  l'imperatore, 
e  da  lui  fo  molto  ben  acceptato. 
Cum  Ottavian  si  fìrmoe  alore 
n  20  e  da  lui  grand' honor  si  avìa 
e  tra  li  soi  si  fue  fato  mazore. 

Virgilio,  che  troppo  si  valìa, 
da  tuta  zente  era  ben  amato 
e  grand  honor  da  zaschun  si  fidìa. 
11 25        In  questo  tempo  ch'io  t'ò  recitato, 
naque  che  Ottavian  convien  andare 


Mur.,  1.    1078 


e.  VI, 


e.  VI,  e.  2 


v.  1041.  com.  lib.  I,  cap.  IX,  Mur.  —  v.  1055.  zonzia  B  —  v.    1058.    iel  de  B  —  v.  1073.  per  lo  comanda- 
mento] funo  obedienti  B  —  v.  1074.  Quella  strata  si  fé  salegare  B 


1  Meline  è  uno  dei  cambiamenti  subiti  dal  nome 

Merlino;   per   ciò   che   riguarda   le   leggende  intorno  a 

5    Virgilio  qui  riferite,  cf.  Comparetti,  Virgilio  nel  M.  E., 


parte  I,  p.  189,  nota  e  parte  II,  pp.  135-143;  tipi  di  F. 
Vigo,  Lirorno   1872. 


38 


LA   u  CRONACA  DI  MANTOVA 


[AA.  29  a.  C.-14  d.  C] 


<u«. 


io;» 


e    VI,  e.  ì 


in  Asia  cum  la  sua  zente  armato. 

Stete  gran  tempo  in  armezare, 
e  in  quella  parte  si  ebbe  viteria, 
njoposa  pensò  a  Roma  ritornare. 

'  Virgilio,  chi  avia  gran  gloria 
del  suo  signore,  che  a  Roma  tornava 
e  che  abuto  avia  tanta  vitoria, 

Incontro  lino  a  Napoli  andava; 
ii  35  erali  viso  non  averlo  mai  vezuto. 

in  quel  tempo  lo  sol  molto  scaldava: 

Da  lo  gran  caldo  si  fu  combatuto, 
infirmo  a  Brandicio  si  feci  portare, 
possa  a  Napoli  anchor  fu  reduto. 
ii  40        La  morte,  che  a  nesun  voi  perdonare, 
l'anima  dal  suo  corpo  si  partìa  ; 
tuta  la  zente  facìa  gran  lamentare. 

In  Napoli  sepelito  si  ridia, 
in  via  Puteolana  cum  grand  honore  ; 
11 45  di  la  sua  morte  quel  popol  si'n  dolìa. 

Anni  cinquantasete  avia  alore, 
ben  quindese  anni  passati  era 
quando  naque  lo  nostro  Creatore. 

Ottaviano,  chi  venia  cum  sua  schera, 
1150  di  la  morte  di  Virgilio  oldìa, 

di  gran  dolor  fé'  lamentanza  fera. 

A  li  soi  baroni  alor  sì  dicìa  : 
di  scientia  è  morto  lo  più  valente, 
non  credo  che  al  mondo  simel  sia; 
1155        Prego  Dio  che  gratia  li  consente, 
che  l'anima  sua  deza  aceptare, 
li  sue  virtute  non  mi  uscirà  di  mente, 
ben  me  ne  doio,  non  posso  altro  fare. 

(Cap.  VIII).  -  De  Ottaviano  imperatore. 

Ottaviano,  bon  imperatore, 
1 160  a  Cesaro  succedie  in  imperio; 
naque  de  Ottaviano  senatore. 

Di  la  matre  si  fu  lo  suo  generio; 
da  Eneas  chi  fu  lo  gran  troiano, 
dil  sangue  quale  naque  cum   desiderio. 
1165         Fue  di  tanta  beltà  Ottaviano, 
'  di  faza  e  di  persona  ornato, 
li  gambe,  cose,  pedi  e  li  mano. 

Alchuno  di  guardar  era  satiato, 
tanto  a  zaschun  lo  so  aspeto  piada: 
11 70  anchor  di  seno  grande  reputato. 


Homo  animoso  e  pien  di  cortesìa, 
tuto  lo  mondo  lui  si  aquistoe, 
né  contra  lui  alchun  contradicìa. 

In  ogni  parte  lui  pace  si   lirmoe, 
11 75  vene  in  tanta  voce  e  bona  fama,  5 

chi  li  senator  di  Roma  s'acordoe. 

Di  chiamarlo  per  Dio  avia  gran  brama, 
dicendo  che  in  tuto  prosperava, 
vegnia  da  Dio  che  tanto  lui  ama. 
ubo        Di  questo  li  senatori  a  lui  parlava         10 
che  per  Dio  si  devesse  adorare, 
che  n'era  digno  molto  lo  confortava. 

Ottaviano  li  ebbe  a  parlare 
che  di  respondere  termine  volìa, 
11S5  perchè  di  questo  si  volìa  consiare.  15 

Sibilla  Tiburtìna  in  Roma  stasia, 
era  saza  e  donna  di  gran  sapire  ; 
mandò  per  essa:  lei  da  lui  venia. 

Ottaviano  si  li  prese  a  dire, 
11 90  tuto  lo  fato  a  le'  si  li  contoe,  20 

dicìa:  da  vui  conseio  voi'o  avire. 

Sibilla  tri  die  termene  dimandoe, 
possa  a  Dio  oration  si  facìa, 
alora  Dio  a  Ottavian  mostroe. 
1195        In  la  sua  camera  lui  si  stasia  25 

e  sopra  questo  fato  pensava, 
miracol  grande  vedir  li  parìa. 

Dio  di  presente  si  li  mostrava 
aperto  lo  celo  e  gran  splendorare, 
1200  Ottaviano  in  alto  guardava.  30 

Viti  una  verzene  bella  stare 
sopra  un  altare,  in  brazo  tenia 
un  puto  bello,  cominzò  a  parlare. 

Ileo  est  ara  filli  del,  si  dicìa, 
Ottavian  se  meraviiava,  35 

in  zenocion  lui  tosto  si  metìa. 

El  Fiol  de  Dio  lu'  si  adorava; 
la  donna  disparse;  Ottavian  levato, 
per  li  senatori  tosto  si  mandava. 

E  tutta  la  cossa  a  lor  ebbe  contato,     4  0 


120 


1:10 


di  tal  cossa  molto  si  meraveiava 
che  tal  atto  li  fosse  incontrato. 

Ottaviano  loro  si  consiava 
che  una  gesia  He  si  fesse  fare, 
1215  in  lo  palazo  dov'el  abitava. 

Di  presente  quella  fabricare 
ordinò,  Ara  Celi  chiamata, 


45 


y.  1144.  Putrolana  B     -   t.   1149.  schera]  scira  B  —  vv.   1 159-1294.  om.  Mlr.  —  v.    1 164.  dll    sangue    ch'el 
naque  cum  desiderio  B —  v.   11S6.  Tiburna  B 


|AA.  14-39| 


DI   BONAMENTE  ALII'KANDJ 


39 


io 


15 


20 


25 


30 


35 


40 


45 


in  Capitolio  in  Roma  apare. 

'Quando  a  Ottaviano    fu   data 

uiola  segnorìa,  fato  Imperatore, 

a  Ulti   li    romani   ni    fu   molto  grata» 

\  igintj  ani  si  avia  alore, 
ani  quarantasete  b'  imperoe 
min  gran  triumpho  e  di  grand'honore. 
1225       Anni  quatordese  Begnorezoe 

dredo  a  la  natività  del  Creatore, 
e  in  quel  tempo  fato  alor  si  foe 

L'arena  di  Verona  gran  lavore, 
e  in  quel  tempo  Roma  si  avìa 
1230  d'ugni  chosa  grandissimo  h onore. 

A  quel  tempo  Roma  si  florìa, 
trecento  nonanta  milia  scriti  era 
citadini,  che  in  la  terra  stasìa. 

La  morte,  a  zaschun  dura  e  fera, 
1235  vene  a  Ottaviano  valente, 

cum  li  altri  lo  portò  in  sua  schera. 

Visse  al  mondo  nobilissimamente, 
anni  setantasete  lui  avìa; 
di  la  sua  morte  dolsi  a  tuta  zente. 
1240        Lo  suo  corpo  romani  si  sepelìa 
apreso  Apella  cita  de  Campagna, 
in  campo  martio  sepulto  ridia. 

(Cap.  IX).  -  De  Tiberio  imperatore. 

A  Tiberio  si  vene  la  fama 
ch'el  fue  chiamato  imperatore  ; 
1245  in  lo  principio  la  zente  si  l'ama. 
Anni  sedese  avia  lo  Salvatore 
Iesu  Christo,  fìol  di  Maria, 
quando  Tiberio  fu  fato  signore. 
Anni  decenove  imperator  stasìa. 
1250  in  quel  tempo  lo  Batista  predicava, 
e  Cristo  per  lo  simele  facìa. 

Litterato  e  sazo  si  chiamava 
Tiberio  in  arme  provato, 
la  sua  loquela  molto  l'adornava. 
1255        Crudele  e  avaro  riputato, 
zaschuno  a  chi  lu'  mal  si  volìa 
ìnlare  volto  per  lu'  era  mostrato. 

Subito  lu'  bon  conseio  dasìa, 
mostrava  una  chosa  volir  fare, 
1260  per  lo  contrario  lui  si  facia. 


In    lo   ho    tempo   hÌ    le'    (  1  ucilu  li.u<- 

li  zudei  Christo  in  su  la  <  foo 
Pilato  lo  mandò  b  notifù  ;ir<- 

IO  di  li  noi  miracoli  la  granda  voce, 

1  if,^  che  liol  de  l  >io  era  vgtbu  e, 

a  Tiberio    vene    l'animo   dolze. 
IVr   li   senatori   mandar   face 

e  di  presente  felli  comandamente; 

uldcndo,   ognun  si   dice   e   non    tac  e. 
1270        Che  Christo  si  giami  Dio  onnipotente; 
'li  senatori  questo  recusava 
e  che  loro  far  non  volia  niente. 

Tiberio  alora  comandava 
che  tutti  loro  si  devesen  morire; 
1275  a  vinti  senatori  la  testa  taiava. 

La  zente  cum  tema  cominzò  a  dire 
che  Cristo  era  Dio  e  sì  '1  tenia, 
in  quel  tempo  si  vene  a  parire 
Un  artefice  che  temperar  sapìa 
1280  lo  vedrio,  in  tal  forma  cunzare 
che  duro  forte  come  metal  stasia. 

Tiberio  si  l'ave  a  dimandare 
se  altro  che  lui  era  amaistrato, 
rispose  di  no,  era  stato  suo  trovare. 
1285        Tiberio  comandò  fosse  amazato 
perchè  a  nessun  insegnar  potesse, 
dicendo:  se  questo  io  avessi  lasato 

Che  cotali  metali  si  facesse, 
d'oro  e  d'ariento  niente  varia, 
1290  e  per  questo  volsi  ch'el  moresse. 
Tiberio  anni  otantaoto  vivìa, 
possa  li  vene  la  comuna  morte 
senza  rispeto  di  la  sua  signorìa; 
a  quella  non  vale  di  serar  li  porte. 

(Cap.  X).  -  De  eodem  Tiberio  et  Longino 

MARTIRE. 

1295        'Tiberio  anni  tre  lui  si  vivìa 
dredo  a  la  morte  de  Iesu  Cristo; 
di  quella  morte  gran  dolor  avìa. 

Crucifisso  e  morto  Iesu  Cristo, 
Longino  cavalere  fu  a  quella  morte, 
1300  pentito  dil  pechato  e  ben  contrito. 

Dolivase  ch'el  fosse  stato  in  quella  sorte 
di  quelli  che  Cristo  morto  avìa, 


e.  vi,  e.  « 


e    VII,  e.   I 


MUB. 


1079 


v.  1236.  scira  B  —  v.  1254.  eloquela  B  —  vv.  1261-1262.  In  lo  suo  tempo  senza  alcun  falare  |  li  Zudei 
misen  Cristo  in  su  la  Croce  B  —  v.  1289.  arzente  R  —  v.  1394.  di  serar]  per  serar  B  —  v.  1295.  Mur.  co?n. 
Lio.  I,  cap.  X 


40 


LA  u  CRONACA  DI  MANTOVA  , 


[AA.  14-37] 


-.  VII,  e.  2 


VII,  e.  3 


e.  1030 


cum  gran  contricion  si  dolia  forte. 
Longino  che  curta  vista  avìa, 
1305  quando  di  lanza  dò  nel  lìancho 
B  Cristo,  e  sangue  e  aqua  n'usìa. 

Al  viso  so  andò  dil  sangue  santo 
e  di  presente  lui  fu  inluminato 
sì  che  '1  veder  a  lui  non  era  manche 
1310         Longino  gridando  ebbe  parlato: 
vere  fìlius  dei  chostui  era, 
e  tosto  un  lavezolo  ebbe  piato. 

Lo  qual  lavezolo  portato  era 
azeto  e  fele  e  de  quello  abeveroe 
1315  cum  la  sponga  Cristo,  bevanda  fera. 
Di  recoier  quel  sangue  si  fatichoe, 
in  quel  lavezolo  lo  reponìa, 
possa  a  chasa  sua  si  '1  portoe. 

For  di  lavezolo  lo  sangue  trasìa, 
1310  in  una  ampoleta  quel  si  mise, 
e  molto  caro  apresso  se  '1  tenia. 

La  militia  che  '1  avia  si  dimise, 
'  e  interamente  lui  si  dispose, 
d'esser  bon  cristiano  lui  si  mise. 
1325         Dicia  a  zaschuno  cum  chiara  vose 
che  creder  voian  in  lo  fiol  di  Dio, 
lo  qual  fu  crucifisso  in  erose. 

Longino  vene  tanto  bon  e  pio, 
clie  tuto  il  suo  a  li  pouri  dasìa, 
1330  e  fora  de  Ierusalem  se  ne  zìo. 

La  ampoleta  da  lui  non  se  partìa, 
portavala  destro  in  lo  so  caminare, 
perchè  molto  cara  se  la  tenia. 

'Di  terra  in  terra  feci  lo  suo  andare, 
1335  tanto  che  a  Mantua  ari  va  va, 

cum  a  Dio  piaque  che  '1  dovesse  fare. 

A  uno  hospcdaleto  lui  si  andava, 
dove  santo  Andrea  è  situato, 
d'albergar  lie  lo  prior  domandava. 
1340        Cortesemente  si  fu  acceptato; 
Longino  lie  si  firmò  di  stare, 
la  ampo'eta  in  l'orto  ebbe  soterato. 

E  molto  soto  la  feci  andare, 

la  sponga  secho  ancor  si  metìa, 

1345  possa  si  mise  la  fede  predicare. 

Predicando  dicia  che  '1  se  credesse 
in  Cristo  benedeto  fiol  di  Maria, 
liolo  de  Dio  e  questa  fede  avesse, 
E  li  idoli  adorar  non  debìa, 


1350  che  son  demonii  da  Dio  chazati, 
e  redur  si  debia  a  la  bona  via. 

Da  lui  li  zente  eran  ben  amagistrati 
li  virtuti  usar  e  li  vicii  lasare, 
questo  facendo  scran  da  Dio  amati.  5 

1355         Tuto  lo  popol  cominzò  andare 
molto  voluntire  a  li  sue  predicatione, 
perchè  pur  di  ben  era  lo  suo  parlare. 

Possa  li  zente  in  gran  divotione 
sì  che  gran  parte  voluntire  zìa  10 

1360  dove  l'era  cum  consolatone. 

Octavius  presul  la  terra  rezìa, 
comandò  che  di  presente  fosse  piato 
e  denanzi  a  lui  menato  sia. 

Quando  denanzi  a  lui  fu  presentato,     15 
1365  Octavio  disse,  comò  si  chiamava 
e  che  '1  suo  nome  non  tegna  celato. 

Longino  lo  suo  nome  manifestava, 
dicia:  io  son  Longino  I  non  gel  negoe 
e  di  farsi  cristan  si  lo  pregava.  20 

1370        Di  qual  parte  l'era  si  '1  domandoe, 
Longino  a  pieno  si  iel'ebbe  dito, 
Octavius  anchor  sì  li  parloe, 

Dicia:  mo',  corno  etu  qui  conduto? 
qual  cason  t' à  in  questa  terra  menato?      25 
1375  e  dove  stai?  dov'è  lo  tuo  reduto? 

'Longino  a  lui  sì  li  ebbe  parlato: 
fu  zia  tempo  che  chavaleria  usava 
e  lo  mio  far  al  mondo  era  dato; 

L'anima  mia  perder  mi  trovava,  30 

1380  adoprando  l'opre  che  si  mi  facìa, 
e  per  far  ben  viti  che  la  recoprava. 

Ilo  pensato  di  tegnir  bona  via, 
servir  voio  a  Dio  onnipotente 
e  a  Cristo  passo,  fiol  di  Maria.  35 

Presul  disse  :  voio  col  cor  e  la  mente, 
di  quel  ch'io  manducho  debi  manducare, 
che  ben  ti  meterà  e  veramente. 

Vezo  che  l'astinentia  ti  farà  manchare, 
nei  mei  dei  voio  avir  bona  speranza,  40 

1390  quelli  son  quelli  che  ti  pon  aiutare. 

Longino  rispondia  con  baldanza: 
li  toi  dei  sono  falsi  e  busardi 
e  ti  cum  loro  e  chi  à  in  lor  speranza; 

Ma  ben  ti  dicho  se  tu  non  ti  guardi,    45 
1395  tie  e  tuti   li  altri  pagani, 

e  che  in  pentirve  vui  siate  tardi, 


t.   132'.  K;'r:l  B  —  v-   x339-  poveri  fi  —   t.    1356.  soe    predicacione  fi 
..    1  ;•>!.   recuperava  fi  —  v.   13SS.  abstincncia  B 


v.  1362.  disc  clic   di  presente  fi 


|AA.  14-37| 


DI  BONAMENTE  ALIPRAND] 


41 


Li  vostri  penseri  Borano  vanii 
perdenti  li  anime  senza  speranza, 
e  podio  vara  li  pentii  dredani. 
1400       Tu  dì  volir  credere  cuna  fidanza 
5  In  Dio  padre  nostro  creatori', 

e  in  lo  Fiolo  avir  firma  credanza^ 

E   se   (li    loro   tU   sciai    amatore, 
lo   DÌO   ch'adori   non  Laverà   |)cr   male, 
1405  fati  cristiano  e   l'arai  tO  miorc. 
10  Presili  subito  in   furia  sale, 

cridando  disia:   mora  lo  traditore  1 
fesi  portar  tosto  tosto  lo  dentale. 

'Li  denti  li  fé'  cavar  a  gran  furore, 
14 io  la  lingua  anchor  si  li  fé'  taiare, 
L5  di  nequitia  vegnia  in  gran  sudore. 

Longino  umelmente  a  portare 
cum  la  mente  e  chol  cor  stasia, 
e  verso  lo  presul  sì  prese  a  parlare: 
141 5        Se  tue  credi  che  questi  idoli  Dio  sia, 
10  lassa  a  mie  cum  loro  devir  fare, 

adopre  la  sua  forza  e  adoprarò  la  mia. 

Lo  presul  contra  lui  prese  a  parlare  : 
o  stulto,  tanta  pena  ài  portato 
1420  che  '1  to  Cristo  non  t'è  vegnuto  aiutare! 
25  Longino  ebbe  la  resposta  aprestato, 

disse  :  io  non  òe  sentito  li  toi  martiri, 
non  te  n'acorzi,  homo  insensato? 
E  anchor  questo  ti  voio  dire: 
1425  se  li  toi  dei  mi  pono  far  offensione, 
10  in  loro  cum  la  mia  mente  voio  crire. 

Ma  se  mi,  li  to  dei  posso  cum  rasone, 
cum  la  posanza  de  Cristo  signore 
'  butar  per  terra  vezando  li  persone, 
1430        Voio  che  ti  fazi  verase  servitore 
15  de  Cristo  benedetto  e  possente, 

e  cristiano  ti  fazi  al  suo  honore. 
Presul  li  risposi  di  presente  : 
de  li  me'  dei  licentia  si  ti  doe 
1435  che  tu  li  offendi  se  tu  n'è  possente. 
10  Longino  alora  tosto  si  pioe 

una  segure,  in  li  statue  feria, 
eran  di  sasso,  per  terra  li  zetoe. 
Tuti  li  adornamenti  disfacìa 
1440  di  quel  tempio,  tuti  a  terra  zitava 
15  li  altari,  e  tuto  a  la  terra  zia. 

Li  dimonii,  che  in  li  statue  stava 


per  dai  respoed  1  (  ni  li  rechedla, 
•  1  Idando  foi te  tuti  se  n' andava. 
1445       Li  preti  che  In  la  sinagoga  stasia, 

di    questo    fato   avian    gran    dolor'-, 

che  li  soi  dei  disiato  U  sia. 

Al  presul  parlava  <  um  gran  furore, 

dicendo   a   lui    cimi    l'avìa    <  onsentito 
1  ,  [o  che  disiato  fosse  li  soi  dei  e  signore. 
Lo  popol  si  tu  tuto  adunito, 

pregava   Longino  dolcemente 

chi  staga  forte  e  cum  cor  ardito, 

E  che  loro  anno  dentro  la  sua  mente 
1  155  volìano  Cristo  benedetto  adorare,  muk.,  >■. 

e  quel  tenir  per  Dio  omnipotente. 
Longino,  oldendo  il  so  parlare, 
se  mise  a  Dio  en  zenegione, 
e  umelmente  lo  cominzò  a  pregare. 
1460        A  Iesu  Cristo  feci  oratione 
che  quei  demonii  tuti  sian  cazati, 
for  de  la  terra  vada  a  damnatione. 

E  che  quel  popol  li  sian  recomandati 
che  loro  si  se  fazan  batezare, 
1465  sì  che  li  lor  anime  siano  beati. 

Cristo  exaudiva  lo  suo  pregare, 
fato  questo,  li  demonii  cridando, 
fuor  di  la  terra  tutti  prese  andare. 
Tuta  la  zente  oration  fazando, 
1470  regrati  ava  Cristo  che  fato  avìa 
tanta  gratia,  osana  cantando. 

Per  spacio  del  terzo  dì,  si  venia 
uno  che  Belial  era  chiamato  ; 
a  Otavio  presul  lui  sì  dicìa: 
1475        Questo  Longino  si  t'à  ben  beffato        '.  vii,  c.  * 
cum  sua  arte  magicha  ch'el  sa  fare, 
seria  gran  bene  ne  fosse  pagato. 

Fue  tanto  lo  suo  gran  stimulare, 
che  Otavio  per  Longino  mandava, 
1480  e  contra  a  lui  si  prese  a  parlare. 

Dicìa:  Longino,  Longino!  e  cridava: 
'  li  statue  sante  di  questa  citate  e.  viii,  e.  1 

tu  li  ài  guaste;  e  molto  si  lamentava. 

Cum  tue  arti  magiche  ch'ai  oprate      mub.,  e.  ìosi 
1485  per  malitia  e  inchantamente, 
li  nostri  statue  si  son  guastate. 

Se  di  questo  al  Re  fosse  fato  lamento, 
mie  e  l'altri  si  farebbe  pentire, 


v.  1406.  lo  presul  tosto  B  —  v.  1408.  tosto  tosto]  subito  B  —  v.  1415.  che  questi  idoli]  che  idoli  B  —  v. 
1416.  lassami  B  —  v.  1417.  adoperi  la  soa  forza  e  mi  la  mia  B  —  v.  1430.  che  tu  te  faci  veraso  B  —  v.  1443. 
reched\a]  regedìa  B  —  v.  1476.  magicha]  matiche  B  —  v.  1487.  fosse  fato  lamento]  se  fese  lamento  B 


42 


LA   "CRONACA   DI  MANTOVA 


[AA.   14-37] 


ò  consentito  lo  tuo  tradimento. 
1490        Anfrodisio  al  presul  ebbe  a  dire: 
chostui,  eh'  a  fato  tanto  beneficio 
a  questa  cita,  tu  lo  vo'  torquire? 

Di  tanto  bene  lui  è  stato  initio, 
e  per  questo  si  deverìa  h onorare 
1495  e  par  che  tu  li  voi  dare  afllicio. 

Lo  presul,  cura  molto  mal  parlare, 
ad  Anfrodisio  irato  si  dicìa 
che  Longino  fantasme  sapìa  fare; 
E  per  arte  mai  e  ha  ch'el  facìa 
1500  avìa  li  so  sentimenti  adorbati, 
e  morte  dura  meritato  avìa. 

Anfrodisio  cum  parole  sensati  : 
Dio  di  Cristian  si  è  gran  signore 
e  in  lui  non  è  fantasmi  incantati. 
1  ^05         Non  presumer  a  chostui  fare   furore 
azò  che  Dio  non  fazi  corezare, 
poressi  ben  portar  pena  e  dolore. 

Otavio  presul  ebbe  a  comandare 
che  la  lingua  taiata  li  sia, 
1510  perchè  contra  lu  feci  tal  parlare. 
Longino  alora  oration  si  facìa, 
iu*.,  e.  iosa  dicìa:  Ihesu  Christo,  nostro  redemptore, 

non  comportar  che  tanto  mal  si  sia! 
La  lingua  li  fu  taiata  a  furore, 
151 5  Ihesu  Cristo  la  sua  posanza  mostroe, 
avogol  feci  Otavio  pretore. 

Cum  Anfrodisio  ver  lui  guardoe 
e  viti  Octavio  cecho  deventato, 
cridando  forte  Dio  regracioe. 
1520        Dicìa:  Cristo  chi  è  glorificato 
corno  tu  è,  iustificha  Segnore, 
la  tua  posanza  tu  si  à  mostrato. 
Otavio  presul  si  dicìa  alore: 
Anfrodisio,  io  ti  voio  pregare 
1525  che  pregi  Longino,  che  per  to  amore 
Che  li  piaza  de  voler  Dio  orare 
per  mi  tristo  e  miser  peccatore, 
a  Ihesu  Cristo  chi  me  deza  perdonare. 
Anfrodisio  sì  li  respondìa  alore: 
tu*.,  e.  io84      1530  tu  à  offeso  a  Cristo  omnipolente, 

per  quel  ch'ai  fato  al  suo  servitore: 
E  se  tue  meti  ben  la  tua  mente, 
e'  non  ò  lingua,  ma  Cristo  signore 
mi  fa  parlar  a  ti  e  a  tuta  zente. 
e  vai,  c  2      1535         'Otavio  si  li  respondìa  alore: 


non  solamente  ò  perduta  la  vista, 
in  tuta  la  persona  si  ò  dolore: 

Tuti  li  membre  di  doia  s' atrista, 
prega  Lungino  chi  deza  pregare 
1540  Ihesu  Cristo  chi  mi  renda  la  vista.  5 

Lungino  alora  si  presse  a  parlare 
e  disse:  Otavio,  se  tu  voi  guarire, 
contra  de  mie  sententia  debbie  dare, 
Che  io  si  sia  ben  digno  di  morire  : 
1545  morto  ch'io  sia  Iesu  Cristo  pregaroe  10 

gratia  mi  faza  di  farti  guarire. 

Alor  Otavio  presul  comandoe 
che  li  fosse  la  sua  testa  taiata. 
di  presente  fo  fato  e  corno  comandoe. 
1550         Subito  la  vista  li  fu  tornata;  15 

Otavio  d'ugne  doia  si  guarìa  ; 
tuta  la  zente  fu  maraviata. 

Otavio  in  zenogion  si  metìa 
e  cominzò  Iesu  Cristo  a  regratiare 
1555  di  la  gran  gratia  che  dato  li  avìa.  20 

Per  lo  popol  si  facia  gran  parlare 
del  miracol  vezuto  di  presente: 
Ihesu  Cristo  cominzon  adorare. 
'Otavio  presul  amantinente 
1560  lo  corpo  di  Lungino  involzer  facìa,  25 

in  drapo  biancho  mise  nobelmente, 

E  quello  cum  grand  honor  si  sepelìa, 
in  l'ospetal  dov'era  lo  suo  stare, 
zaschun  in  lui  gran  devotion  avìa. 
1565         Quel  hospitale,  si  dì  notare,  30 

santo  Andrea  adesso  si  chiama, 
su  la  piaza  di  Mantua  corno  pare. 
Tuta  la  zente  cum  gran  brama, 
vano  a  quella  gesia  visitare, 
1570  di  perdonanza  si  è  granda  fama.  35 

Quando  Otavio  la  morte  fé'  dare 
a  san  Lungino  de  Dio  servitore, 
del  mese  di  decembro  fu  corno  pare. 
E  soto  Tiberio  imperatore, 
1575  Octavio  Mantua  per  lui  rezia,  40 

mesi  desenove  drè  al  Salvatore. 

'Per  Lungino  miracol  si  venia, 
la  campana  de  l'ospetal  sonoe 
tuta  la  note,  che  resto  non  facìa. 
1580        Né  persona  la  campana  tiroe,  45 

per  miracol  de  Dio  si  procedìa, 
tuta  la  zente  se  meravioe. 


1526.  piaza]  piaqua  B  —   v.    1 5 4 1 .  Longino  si  prisc  a  parlare  B 


|AA.  37-64] 


DI  BONAMENTE  AUPRAND1 


43 


10 


15 


20 


25 


30 


Per  eternai  memoria  si  da  sìa 
ordination  che  sempre  hì   facesse 
1485  che  in   tal   note  sonar  si   debìa; 

Fo  atabelito  che  Cai  ai  devesse 

la  note  di  sua  morte  pei  memoria, 

'per  tuti  (lucilo  che  dredo  sucedease. 

E  per  tal  modo  si  fu  la  istoria 
1 590  di  san  Lungino,  corpo  beato, 
Cristo  ne  meta  in  la  sua  gloria 
laudando  sempre  Dio  glorificato. 

(Cap.  XI).  -  De  Caio  imperatore. 

Dredo  a  Tiberio,  Caio  sucedla, 
anni  trentaot  da  la  Nativitate, 
1595  anni  tre,  mesi  dese  signor  stasia. 

Nel  tempo  che  d'imperio  tenne  state, 
fu  homo  ch'era  troppo  scelerato, 
di  li  vitiosi  tegnia  amistate. 

Cum  due  sue  sorelle  comisse  peccato, 
1600  e  per  lo  simele  cum  sua  fiola  facìa, 
d'ugni  vitio  lui  era  amagistrato. 

Nepote  di  Tiberio  si  tenia; 
fu  tanto  li  soi  grandi  mal  fare, 
che  li  senatori  roman  l'ucidìa. 
1605        Possa  in  Iudea  lo  fé  terare, 
in  tempio  Iovis  Caio  si  metìa; 
anni  sesantaquatro  senza  falare 

Visi  al  mondo,  fama  si  lassò  ria; 
in  quel  tempo  Mathio  Evangelista 
16  io  di  fatti  de  Cristo  lui  si  seri  vìa. 


(Cap.  XII). 

TORE. 


De  primo   Claudio  impera- 


35 


Claudius,  lo  qual  avìa  curta  vista, 
in  lo  imperio  a  Caio  sucedìa, 
in  lo  so  tempo  fu  granda  fama  e  trista. 

Anni  quarantatre  alotha  si  choria, 
40   16 15  quando  lu'  fue  chiama  imperatore, 
anni  quatordese  stete  in  segnoria. 

Anni  sesantaquatro  quel  segnore 
visse  al  mondo  molto  anomato, 
roman  di  la  sua  morte  àven  dolore. 
45   1620        In  quel  tempo  l'apostol  Petro  chiamato, 
vene  a  Roma  e  la  Gesia  rezìa 


anni  vriiii(  Inque  <  he  non  in  molettatOi 

Vivendo  Claudio»  icrivet  si  facìa 
li  citadini  romanif  si  trovoe 

[625  accento    nonanta    milia   si    ICvivÌAt 

In    lo   ho   tempo    Roma   multipli*  Ott 

molli    scientiati    in    quella   stasia, 
ben  che   di  altri    anchora    vene    poe. 

(Cap.  xiii). -Di'.  Nerone  pessimo  impera- 
tore. 

Dredo  a  Claudio,  Nerone  imperoe, 
i(>  50  anni  cinquantaot  del  Signor  choria, 
tredese  anni  lui  segnorezoe. 

In  lo  suo  tempo  lui  sì  si  menuìa, 
lo  tesoro  romano  forte  chaloe, 
per  grande  spese  che  lui  si  facìa. 
1635        Cum  arete  d'oro  lui  si  peschoe; 
fu  crudel,  falso,  rio  e  malicioso, 
pezor  di  lui  mai  non  si  trovoe. 

'  Lui  fu  tanto  pessimo  e  vitioso, 
che  gran  parte  di  senator  fé'  morire, 
1640  le  sue  crudeltà  non  facìa  in  ascoso. 

Non  si  porìa  di  lui  tanto  dire 
che  contar  a  mezo  di  lui  si  potesse, 
pur  in  mal  far  compliva  li  so  desire. 

Anchor  volsi  che  la  madre  secho  stesse 
1645  e  la  sorella,  cum  tutte  due  zasìa, 
lo  suo  volir  convegnìa  che  li  fesse. 

Anchor  la  madre  per  lo  corpo  fendìa, 
voli  vedir  comò  elio  era  stato 
quando  dentro  dal  ventre  si  stasia. 
1650        Né  per  questo  si  pentì  dil  pechato; 
lo  fratel  e  la  sorela  si  amazoe, 
non  fu  ma'  homo  tanto  scelerato. 

Sempre  li  boni  lui  si  inimigoe, 
de  li  maliciosi  sua  brigata  volìa, 
1655  li  vitiosi  sempre  ben  tratoe. 

Anchor  mazor  crudeltà  si  facìa; 
in  meza  Roma  focho  fé'  chazare, 
sete  zorni  e  noti  lo  focho  ardìa. 

In  su  una  torre  stasi  va  a  guardare, 
1660  oldìa  pianzere  e  cridar  la  zente; 
di  quello  facia  lui  grand  alegrare. 

Possa  ai  soi  dicìa:  pone  mente! 
a  questo  modo  Troia  fu  brasata. 


e.    Vili,  .  .; 


e.   Vili,  e.  4 


vv.  1591-2351.  col  v.  15QI  il  Mur.  pone  fine  al  lib.  I  ed  omette  i  versi  che  seguono  fino  al  v.  2352  con  cui  com. 
Uh.  II,  cap.  I  {vedi  p.  52)  —  v.  1592.  manca  in  B  e  in  Mur.  —  11.  11-30.  il  cap.  XI  in  B  risponde  al  cap.  XIV 
—  v'  I593*  Gaio  drido  a  Tiberio  sucedìa  —  v.  1605.  lo  fé  terare]  lo  soterare  B  —  11.  31-32.  De  Glaudio  impera- 
tore, Cap.  XV  in  B  —  11.  9-10.  De  Nerone  imperatore,  Cap.  XVI  in  B  —  v.  1629.  Nerone  dredo  a  Glaudio  imperoe  B 


44 


LA   u  CRONACA  DI  MANTOVA 


[AA.  64-79] 


di  tanto  male  non  li  dolìa  niente. 
1665         Persio  e  Luchano  in  quella  fiata, 
poeti  chiari  in  Roma  stasia  : 
morir  li  feci   a  morte  disperata. 

Anchor  Scnecha,  che  so  magistro  tenia, 
salasar  feci  po'  lo  fé  tosegharc  : 
1670  di  chotai  cosse  diletto  si  n'avìa. 

San   Tetro  e  Polo  fé  crucifichare, 
di  altri  santi  asà  ne  fé  morire  : 
diletto  avìa  tuti  crudeltà  fare. 

Più  che  due  fiate  non  volsi  vestire 
1675  roba  alchuna,  possa  li  donava 
a  zente  chi  sapesse  mal  far  dire. 
Li  chavali  che  lui  cavalchava, 
de  puro  arzento  li  facìa  ferare, 
selle  e  fornimenti  d'oro  adornava. 
16S0         In  lo  suo  tempo  lui  si  fé  fare 

molti  palaci,  che  gran  tesoro  costava, 
anchor  lo  Coliseo  fé  fabrichare. 

Lo  suo  mal  far  tanto  abondava, 
che  a  tuta  zente  forte  displacìa; 
16S5  di  farlo  morir  li  senator  pensava. 
Tuto  lo  popol  per  lo  simel  avìa 
dato  l'ordene  eh'  el  si  devesse  fare. 
Neron  a  sentir  questo  fato  venia, 
For  di  la  terra  zia  per  schampare 
1690  da  la  cita,  mezo  miaro  lutano, 
e  ix,  e.  1  '  lui  pensando  vene  a  disperare. 

Tolsi  un  cortello  e  lui  cum  sua  mano, 
disperato,  lui  instesso  s'ucidìa: 
fu  mangiato  da  lupi  e  da  cani. 
1695         Nerone  trentatrè  anni  si  avìa 
quando  s'ucisse  si  cum  disperato: 
li  roman  grande  alegreza  facìa. 


(Cai*.  XI Vi.  -  De  Galba  imperatore. 

Galba  dredo  a  lui  fu  coronato, 
anni  setantauno  alor  chorìa, 
1700  in  Ibcrnia  imperator  chiamato. 

Otto  in  Roma  l'imperio  rezìa, 
andò  in  Ibemia  a  Galba  trovare, 
intrambedui  insieme  s'ucidìa. 

Era  un  anno  stato  suo  imperare  : 
*.  ix,  e.  2      t7o5  Galba  alota  setanta  anni  avìa, 
poco  durò  suo  segnorezare. 


:■.    XV).  -  De  VlTELIO   IMPERATORE. 

Vitclio  imperator  dredo  venia, 
lui  alor  si  fu  fato  imperatore 
per  li  germanici,  che  lui  si  '1  facìa. 
17 io        Contra  Vitello  fue  fato  alore 
hoste  grande  in  Italia,  a  Beriacho 
fu  scontìto  Vitellio  cum  desenore. 

Vitelio  corno  homo  disperato, 
cum  le  sue  mane  instesse  s'ucidìa: 
171 5  trenta  oto  anni  visse  non  amato. 

(Cap.  XVI).  -  De  Ottone  imperatore. 

Otone  dredo  a  Vitelio  sucedìa, 
mesi  otto  si  stete  imperatore, 
tristo  e  miser  rezimento  facìa. 

Anni  cinquantasete  avìa  alore 
1720  quando  Vespesiano  lo  fé'  morire, 
in  Tivere  fu  zetato  a  gran  rumore. 

(Cap.  XVII).  -  De  Vespesiano  imperatori. 

Vespesiano  drè  lui  sucedire, 
anni  setantadu  del  nostro  Signore, 
dece  anni  imperoe  cum  ardire. 
1725        Homo  fu  bono  e  di  gran  valore, 
largo,  cortese,  ugni  virtù  avìa  : 
a  tuti  li  virtuosi  facìa  onore. 

Lui  si  sottomisse  tuta  la  Zudìa, 
undeci  cento  milia  fé'  morire, 
1730  chi  di  fame  e  chi  di  gladio  morìa. 

Anchor  per  più  vendeta  avire, 
di  zudei  a  dinaro  trenta  dasìa; 
quatro  anni  stete  a  questo  fenire. 

De  iluso  di  corpo  lui  si  morìa: 
1735  li  roman  aven  gran  dolore 

dil  suo  signore  che  perduto  avìa. 

(Cap.  xviin   -  De  Pitto  imperatore. 


10 


15 


20 


25 


30 


35 


40 


Titto  so  rìol  fenno  imperatore, 
anni  olantadu  alora  si  chorìa, 
tre  anni  vissi  scpulto  cum  honore. 
1740         '  Titto,  nel  tempo  di  la  sua   signoria,    45 
fu  largo,  benigno  e  piacente, 


v.    169O.   Untano  D  —  vv.    1697-1749.   le  rubriche  XIl'-X  l'Ili  di  A  rispondono  a  quelle  dei  capp.  XVI1-XX1  in  lì 
—  r.  1733.  a  dinaro]  al  dinaro  B 


|AA.  70-1381 


DI  BONAMENTE  ALIPRAND1 


45 


lo  suo  aver  dava  a  cW  ne  volia. 

Fu  ardito  e  di  la  persona  polente, 
in  li  bataie  granmente  provato, 
1745  amato  era  tra  tutta  la  /.ente. 
5  Visse  anni   (|u;iranta(lu'   politalo, 

in  gran  fama  e  grandissimo  honorc, 
eloquentissimo  era  reputato. 

(CAP.    XIX).  -   Di'.   Pomiciano    [MPERATORE, 

0  Domiciano  fato  imperatore, 

1750  anno  Domini  otantacinque  corìa, 
quindese  anni  si  stete  signore, 

De  Titto  fratel  menor  si  dicìa  ; 
lo  primo  anno  dil  suo  imperare 
5  fu  moderato  in  sua  signoria. 

1755        Lo  secundo  anno  li  vicij  usare 
cominzò  a  far  sì  granmente, 
non  era  mal  ch'el  non  volesse  fare. 
Fé'  morir  grandissima  zente, 
IO  di  senatori  molti  ne  fé'  morire, 

1760  non  li  piacia  virtuosi  e  prudente. 
Tra  li  Roman  fé'  cridar  e  dire 
che  lui  per  Dio  fosse  adorato, 
e  in  lui  cum  Dio  si  devesen  crire. 
15  In  tutte  li  chosse  oribelle  provato, 

1765  anni  trentasei  lo  dito  si  avìa 

quando  lui  in  palazo  si  fu  amazato. 
Lo  suo  corpo  strasinato  si  fidìa 
per  li  strate  di  Roma  cum  desenore, 
<0  come  di  Neron  di  lui  si  dicìa. 

(Cap.  XX).  -  De  Nervia  imperatore. 

1770        Nervia  dredo  fu  fatto  imperatore, 
15  anni  novantanove  si  corìa, 

mesi  sedesse  si  stette  imperatore. 

Bono  e  virtuoso  si  tegnìa; 
fu  sepelito  cum  grande  honore  ; 
1775  di  la  sua  morte  a  zaschun  dolìa. 

0 

(Cap.  XXI).  -  De  Traiano  imperatore. 

Traiano  fu  fato  imperatore, 


anni  dil  Signore  <  rato  li  cotìa, 
decenove  anni  si  stete  signore. 

In    lo   suo    l <•  11  > [  11    lati    si    f;u  ia, 

[780  di  l'i  e  di  ca  da  mare  aquittoe, 

lina   al    mar    Rosso   luto   si    tenia. 
Fu   homo   (  he   gran    fati   circhoe, 

amato  fu  più  ch'altro  imperatore, 

di  la  sua  morte   Roman   dolor  portoe. 
1785         Anni  sesantatrè  avia  quel  signore, 

di  Auso  di  corpo  lui  si  morìa; 

in  Persia  fatoli  grand'  honore. 

Li   ossi  suoi  a  Roma  portar  facìa, 

'sepultura  magna  li  fenno  fare, 
i7<jo  de  li  sue  victorie  zaschun  dicìa. 

(Cap.  XXII)  -  De  Adriano  imperatore. 

Adriano  dredo  vene  a  imperare, 
anni  centodecenove  si  chorìa, 
vintiun  anno  ebbe  a  segnorezare. 
Cholui  ogni  scientia  si  avìa, 
1795  multi 'libri  di  leze  compiloe, 
grecho  e  ebraicho  lui  si  sapìa. 

Li  fati  di  Roma  si  multiplichoe, 
bibliotecha  lui  si  fu  l'actore, 
in  Athene  eli  la  compiloe. 
1800        Anni  setanta  avia  quel  signore; 
la  morte  vene  e  si  lo  portò  via, 
a  lo  suo  corpo  fato  grand  honore. 

Una  coIona  di  marmo  facìa 
sopra  la  sepultura  di  quel  signore, 
1S05  li  opre  per  lui  fate  su  scholpìa. 

(Cap.  XXIII).  -  De  Anto  imperatore. 

Antonino  fu  possa  imperatore, 
anni  centoquaranta  si  chorìa, 
vinti dù  anni  si  stete  signore. 

De  Adriano  zenere  si  dicìa, 
18 io  comò  per  fiolo  sì  lo  tratava, 
e  gran  dillection  in  lui  avìa. 

Chostui  la  iustitia  si  amava, 
virtuoso  per  ugnum  tenuto, 


IX,  e.  3 


tra  i  w.  1745-1746.  in  B  sono  le  quattro  terzine  seguenti:  Aviene  che  vintiquatro  domestici  soi  |  asaltolo' per 
volirlo  ucidire  |  Tito  li  prise  e  grand'amor  li  porloi  —  Dalo  Imperatore  a  li  soi  si  dicìa:  |  niuno  tristamente  se  de 
partire  |  che  qualche  bene  a  lui  non  sia.  —  Quando  a  la  cena  lui  era  setato  |  in  lo  animo  suo  si  pensava  |  se  ad 
alcuno  ben  non  avese  fato  —  A  li  soi  baroni  si  continuava  dire:  |  avir  perduto  mi  tegno  per  certo  |  questo  zorno 
senza  falire  —  dopo  il  verso  1748  in  B  è  la  terzina  seguente  :  Lo  universo  popolo  di  Roma  pianse  |  la  morte  di  Tito 
achostumato  |  erali  viso  che  orfani  rimanese.  —  v.  1753.  del  suo  imperio  B  —  v.  1764.  oribelle]  oribeli  B  — 
v.  1772.  imperatore!  signore  B  —  vv.  1749-1823.  i  capp.  XIX-XXIII  rispondono  rispettivamente  in  B  ai  capp.  XXII- 
XXVI  —  1.  33.  Anto]  Antonino  B 


46 


LA    a CRONACA  DI  MANTOVA 


[AA.  138-220] 


piatoso  e  iusto  si  riputava. 
1 81 5         In  oprar  arnie  si  fu  compiuto, 

ardito  e  di  gran  sapir  reputato  ; 

a  prender  partiti  fo  molto  arguto. 
1  ^sendo  lu'  apresso  Orio  chiamato, 

a  una  sua  villa  cum  sua  baronìa, 
iSao  lunzi  da  Roma  meia  dece  lozato, 

Vene  la  morte  chi  lo  portò  via; 

anni  setantasete  vise  lo  signore, 

di  la  sua  morte  a  zaschun  dolìa. 


(Cap.   XXIIII). 

RATORK. 


De  alio  Antonio   impe- 


Antonio  dredo  fu  imperatore, 
1S25  anni  cento  sessantadu'  si  chorìa, 
decenove  anni  si  stete  signore. 

In  nel  tempo  di  la  sua  signoria 
la  cita  de  Verona  feci  edificare, 
per  Vero  Antonio,  Verona  si  dicìa. 
1830        Virtuoso  fue  in  dir  e  in  fare, 
tranquilo  modesto  e  temperato, 
di  gran  provincie  si  seppe  aquistare. 

Philosopho  grande  era  riputato; 
in  lo  suo  tempo  fu  granda  mortalitate, 
1835  sì  granda  fu  che  mai  non  era  stato. 
Vene  la  morte  cum  iniquitate, 
anni  sesanta  Anthonio  Vero  avìa 
t  ,x  c  i  'quando  di  vita  perse  libertate. 

(Cap.  XXV).  -  De  Comodo  imperatore. 

Comodus  dredo  a  lui  si  sucedìa, 
1840  fue  tenuto  asa'  bon  signore, 
anni  tredese  stete  in  signoria. 

Al  corpo  suo  fu  fato  grand' honore, 
la  sua  morte  fu  ch'el  fu  strangulato  ; 
lo  popol  di  lui  ebbe  gran  dolore. 

(Cap.  XXVI).  -  De  Helio  imperatore. 

1845         Ilelius  imperator  fu  giamato, 
centononantaquatro  si  chorìa, 
anni  decedoto  si  tene  stato. 

Un  chavalero,  Zuliano  nome  avìa, 
in  lo  palazo  roman  li  de  morte; 

1850  mesi  sette  lo  suo  stato  si  lìnìa. 


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15 


20 


(Cai-.  XXVII).  -  De  Iuliano   imperatore. 

Iuliano  ebbe  possa  la  sorte, 
Sciverio  po'  lui  si  ucidìa; 
mesi  era  sette  quando  li  de  morte. 

(Cap.    XXYIII).  -   De   Sciverio   impera- 
tore. 

Sciverio  possa  imperator  sidìa, 
1855  anni  decedoto  si  stete  signore, 
quando  morìe  anni  sesanta  avìa. 

Di  lui  zaschun  avia  gran  timore; 
fu  pertinace  e  crudel  riputato, 
di  cristiani  si  fu  persecutore. 

(Cap.   XXIX).   -  De  Antonio  Caragalla 

IMPERATORE. 

1860        Antonio  Caragalla  fu  chiamato, 
anni  ducentododeci  si  chorìa, 
sete  anni  stete  in  lo  suo  stato. 

Homo  fu  che  ogni  mal  si  facìa, 
fu  d'ugne  vitio  tanto  scelerato, 
1S65  che  in  ugni  parte  di  lui  si  dicìa. 
Comittitor  fue  d'ugni  pechato, 
ugni  gran  male  pizolo  li  parìa; 
la  sua  morte  a  zaschun  fu  a  grato. 


(Cap.  XXX).  -  De  Macrino  imperatore.    30 

Macrino  dredo  a  lui  si  sucedìa, 
1S70  anno  uno  si  stete  imperatore, 
alor  ducent  e  decenove  corìa. 

La  militia  romana  a  furore 
si  denno  a  Macrino  la  morte, 
sì  che  pocho  lui  stette  signore. 


(Cap.  XXXI).   -  De  alio  sequente  Anto- 
nio  IMPERATORE. 

1S75        Antonius  a  lui  si  venne  la  sorte, 
anni  ducento  vinti  si  chorìa, 
fue  homo  che  d'animo  si  fu  forte  ; 
Anni  tre  l'imperio  lui  si  rezìa, 
da  la  militia  romana  si  fu  morto, 

1S80  tristamente  visse  in  sua  signoria. 


25 


35 


40 


45 


v.  1823.  segue  nel  cod.  A  il  primo  verso  del  capitolo  successivo  ;  se  ne  accorse  l'amanuense  che  vi  appose  il  motto  :  vacat 
—  1.  13.  allo]  omesso  in  B  —  1.  a.  Iuliano]  Zuliano  B  —  1.  S.  Siverio  B  —  v.  1S54.  Sivcrio  B  —  vv.  1S34-1880. 
i  capp.  XXIV-XXXI  rispondono  risprttivamente  in  B  ai  capp.  XXVII-XXXiV  —  11.  38-39.  De  Antonio  imperatore, 
Cap.  XXXIV  B 


[AA.  220-245| 


DI  BONAMENTE  A.LIPRAND1 


17 


(Cai-.    XXXII).  -   DE    A.LEXANDRO    tMPERA- 
TORE. 


5 


Alcxandro   (Ircelo,  llgnOI   acorto, 
anni  ducento  vintitrè  si   choria, 
'di  nobil  sangue  di   Roma  fu  orto. 
Anni  tredici  l'imperio  si  rezìa, 
1S85  impcrator  fue  di  gran  boutade, 
10  anni  sesantanove  lui  si  vivla. 


15 


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25 


40 


(Cap.  XXXI11). 

TORE. 


DE    Max  imi. ano    [MPERA- 


Maximiano  homo  de  crudeltate, 
dredo  a  Alexandro  fu  imperatore; 
ducent  trentasei  choria  in  veritade. 
1890        Lu'  fu  rio  e  pessimo  signore, 
anni  tre  l'imperio  lui  rezìa, 
usurpò  l'imperio  cum  gran  furore. 

Li  suo'  cavaleri,  che  cum  secho  avia, 
a  lui  e  al  fiolo  denno  la  morte, 
1895  P°i  dredo  a  lui  un  altro  si  sidìa. 

(Cap.  XXXIV).  -  De  Gordiano  imperatore. 


Gordiano  a  lui  si  venne  la  sorte, 
anni  ducent  trentanove  choria, 
fu  imperator  molte  acorte. 
30  Anni  sei  l'imperio  lui  si  rezìa, 

1900  venendo  di  Persia  cum  l'honore; 
essendo  preso  a  Roma  tria  mia, 

Un  Filippo,  a  cui  Tavia  gran  amore, 
Tucisse  perchè  di  lui  si  fidava, 
35  delli  la  morte  per  esser  lui  signore. 

(Cap.  XXXV).  -  De  Filippo  imperatore. 


45 


1905        Filippo  antedito  imperava, 

anni  ducento  quarantacinque  corìa, 
sete  anni  lui  si  segnorezava. 

Filippo  fede  cristiana  tenia; 
lo  primo  cristiano  imperatore 
1910  lui  fu  quello,  che  quella  fede  avìa. 
Un  chavalero  sazo  e  di  valore, 
Decius  so  nome  si  chiamava, 
avia  gran  fama  per  zaschun  alore; 


L' impcrator   molto   si    l'.-miava, 

[9x5  H  lenatori  gran  l>cn  li  irolìa, 

tuta    la    mililia    molto   l'onorava. 
Di   quatro  ligione   di   cavalarìa 

capitano  Filippo  lo  fa'  fan-, 
possa  (  omandamento  a  Lui  facìa 

1  g  10         Cum  quella   /cute   debbia  cuvalchure 
in   occidente,  clic   l'era  rebelato, 
un  gran  paese  quel   debbia  aquistare. 
Decius  cum  la  zente  fu  aprestato, 
in  quella  parte  lui  si  chavalcoe 
1925  e  quel  paese  si  ebbe  recuperato. 

Cum  gran  triumpho  ver  Roma  tiroe, 
li  chavaleri  granmente  lo  lodava, 
che  troppo  nobilmente  si  portoe. 
E  molto  di  lui  tra  loro  parlava, 
1930  dicendo:  se  chostui  fosse  signore, 
faria  di  fatti,  e  lo  segnor  biasemava. 

Decius  a  questo  parlar  alore 
'se  ingrandie  di  cotal  parlare, 
pensò  di  farsi  lui  imperatore. 
1935        Filippo  incontro  volsi  andare, 
a  Decio  che  victurioso  venia; 
a  Verona  si  misse  a  aspettare. 

Venuto  ch'el  fu,  molto  ben  lo  recevia, 
gran  festa  fata  e  lo  die  passato, 
1940  l'altro  zorno  che  dredo  venia, 

Decius  in  secreto  si  fu  armato, 
cum  molti  cavaleri  secho  avia, 
al  pavaion  de  Philippo  andato. 

Filippo  da  mezo  zorno  si  dormìa, 
1945  Decius  in  lo  pavaion  intrava, 
lo  chamarario  di  fora  cazò  via. 

D'una  spata  in  la  testa  li  menava, 
Philippo  fu  morto  subitamente, 
Decius  li  suoi  chavaleri  chiamava. 
1950        Tuti  armati  fono  lì  de  presente; 
la  zente  di  Filippo  questo  vedìa, 
a  fuzer  si  misen  amantinente. 

Decius  loro  chiamar  si  lo  facìa, 
aseguroli  di  non  avir  paura, 
1955  e  per  amici  tutti  li  recevia. 

Lo  fìol  de  Filippo  chi  avia  cura 
di  Roma  lo  rezimento  guardare, 
di  la  morte  dil  patre  ebbe  rancura. 
Per  paura  si  mise  a  scampare, 
i960  timendo  di  Decio  ch'a  Roma  venia, 


x,  e,  1 


X,  e    2 


I.   12.  Masemiano  B  —  v.  1933.  se  fé  gaiardo  di  cotal  parlare  B  —  vv.  iSSt  1379.  i  capp.  XXXII-XXXV  ri- 
spondono ai  capp.  XXXVII-XXXVlìl  in  B 


LA    "CRONACA    DI   MANTOVA 


[AA.  245-277J 


I      .  • 


per  fuzcr  morte  non  volsi  aspettare. 

Decius  in   Roma  lui  si  zunzìa, 
del  lìol  di  Filippo  domandava, 
che  ancho  Philippo  lu'  nome  avìa. 
1965         Folli  ditto  che  lui  non  si  trovava, 
era  ascoso  per  scampar    la  morte, 
ma  pur  inline  si  se  retrovava. 

Decius  a  lui  si  li  dò  mala  sorte, 
cura  una  spata  Philippo  ucidìa, 
1770  a  li  romani  si  ne  dolsi  forte. 

Di  Roma  ebbe  Decius  signoria, 
più  per  gran  forza  che  per  amore, 
mal  contenti  zaschuno  si  stasìa. 

Anni  ducento  cinquantauno  alore 
1775  quando  di  Roma  ebbe  le  signoria, 
anno  uno  e  mesi  si  fu  signore. 

Homo  scelerato,  ugni  mal  facìa, 
dal  diavolo  si  fu  astrangulato, 
grand'alegrar  li  Romani  facìa. 

(Cai-.  XXXVI).  -  De  Decio  novello  impe- 
ratore. 

19S0        Decio  novello  so  fiol  chiamato, 
anni  ducento  cinquantadù  si  chorìa, 
quando  de  l'imperio  fu  coronato. 
Anno  uno  si  stete  in  signoria, 
homo  fue  de  gran  crudeltate, 
19S5  'ugni  mal  per  lui  si  se  facìa. 

A  Dio  dispiacque  li  sue  oribelitate, 
in  un  profundo  fiume  si  s'anegoe, 
segnor  fu  pieno  di  gran  falsitate. 


anni  ducento  cinquantase'  chorìa, 
quindeci  anni  si  stete  signore. 

In  Jerosolima  cum  sua  zente  zìa, 
per  li  terre  di  Persia  aquistare, 
aooo  lo  re  Sapore  cum  sua  zente  lo  prendìa. 

In  servitù  lo  tene  e  preson  dare, 
per  li  suo'  peccati  quello  l'incontroe; 
era  homo  dato  pur  a  mal  fare. 

(CAP.    XI. 1.    -    DE    (1AI.IKN0    IMPERATORE. 

Galieno  so  iìolo  dominoe, 
2005  la  militia  imperator  lo  facìa, 

anni  ducento  cinquantanove  si  foe. 

Dodici  anni  imperator  stasìa, 
fu  nobel  e  fermo  e  sazo  signore, 
e  tuti  li  roraan  gran  ben  li  volìa. 

(Cap.  XLI).  -  De  Glaudio  imperatore. 

3010        Glaudius  imperator  si  sidìa, 

anni  ducent  setantaun  del  Signore, 
quando  fu  fatto,  a  quel  dì  si  chorìa. 
Anno  uno,  mesi  otto  imperatore, 
in  Alemagna  di  morbo  si  morìa  : 

2015  un  so  f ratei  fu  chiamato  signore. 

(Cai'.  XLII).  -  De  Quintilix   imperatori.. 

Quintilino  per  so  nome  avìa, 
zorni  sette  lui  si  signorezava, 
l'altro  zorno  a  mala  morte  morìa. 


(Cap.  XXXVII).  -  De  Gallo  imperatore.     (Cap.  XLIII).  -  De  Aureliano  imperatore. 

Gallus  dredo  a  lui  si  imperoe, 
1990  anni  ducento  cinquantatrè  si  chorìa, 
du  anni  e  mesi  se'  signorezoe. 


(Cap.  XX xviii).  -  De  Emi lio  [mperatore. 

Emilio  dredo  a  lui  si  venia, 
mesi  tre  steti  imperatore; 
li  senatori  ucider  lo  facìa. 

(Cap.  XXXIX'.  -  De  Valeriano   [mpera- 
tore. 

1995         Valeriano  fato  imperatore, 


Aurelianus  imperator  intrava, 
2020  anni  ducento  setantatre  chorìa, 
cinque  anni  lui  si  imperiava. 

In  suo  tempo  li  muri  di  Roma  facìa, 
Templum  solis  si  fé'  hedifichare; 
li  cristiani  forte  si  perseguìa. 
2025         Carne  porzina  si  concedie  amanzare; 
per  li  so  pechati  di  folgor  morìa, 
che  Dio  non  volsi  lu'  più  aspettare. 

(Cap.  XI. IV).  -  De  Tacito  [mperatore. 

Tacitus  dredo  a  lui  si  sucedìa, 
anni  ducent  setantasete  dil  Signore, 


vv.  19S0-2033.  i  capp.  X XX VI-XLIV  rispondono  ai  aipp.  XXXIX-XLVII  in  B  -  v.  1976.  e  mesi  quatro 
B  —  11.  21  22.  De  Decio  Novo  cui  ili  io  imperatore,  Cap.  XX.YIX  —  v.  3002.  quelo  gè  incontroe  B  —  v.  2014. 
Elemagna  B 


1(1 


15 


20 


25 


30 


35 


40 


|AA.  277-311] 


DI    BONAMKNTK  ALII'KANDI 


V) 


1030  '  e    illesi   sci    lui    strie   in    signoria. 

Eia   homo   «li    seno   e    (li    valore, 
ina   lo  suo    valile    non    potè    mostrale 

perchè  podio  stett'  imperatore! 

5 

(Cai-.    XI. Y).   -   DE    FLORIANO    [MPERATORE. 

Floriano   fu    lato  imperatore, 
2035  zorni  otantasete  lui  si  rezìa, 
10  e  a  quello  die  fu  morto  a  furore. 

(Cap.  XLVI).  -  Di-;  Probo  [MPERATORE. 

Probus  dredo  a  lui  si  venia, 
15  anni  ducent  setantanove  pasati, 

sei  anni  e  mesi  stete  in  signorìa. 
2040        Feci  chosi  asa'  boni  e  ben  probati, 
e  molti  di  chativi  in  eresia, 
per  li  soi  libri  in  scritto  trovati. 
20 

(Cap.  XLVII).  -  De  secundo  Floriano  im- 
peratore. 

Floriano  secundo  si  sucedìa, 
25  anni  ducento  otantacinque  era, 

2045  du  anni  imperator  si  stasia. 

Di  chativi  costui  portò  bandera, 
mal  voiuto  morìe  atosegato, 
vitiosi  erano  tuta  la  sua  schera. 
30 

(Cap.  XLVIII).  -  De  Caro  imperatore. 

Carus  dre'  lui  fu  signor  chiamato, 
2050  anni  ducento  otantasete  chorìa, 
25  du  anni  imperator  nominato. 

Carus  du  fioli  lui  si  avìa, 
Numerario  e  Carino  nominava, 
vitiosi  comò  il  patre  si  tenia. 
2055        Carus  in  pizol  fiume  s'anegava, 
40  li  fioli  fono  morti  a  mala  morte, 

de  li  lor  morte  pochi  si  lamentava. 

(Cap.  XLIX).  -  De  Dioclitiano  imperatore. 

45  Dioclitianus  crudel  e  forte, 

anni  ducent  otantanove  chorìa, 
2060  de  l'imperio  li  tochò  la  sorte. 

La  sua  nation  certo  non  si  sapìa; 


anni    vigiliti    si    strie   signore, 
li    cristiani    pei   luto    pi  ila. 

Ter  tuto  il  mundo  li  dava  dolore. 
1065  lina  cita  di  chrittianj  ormai   tana, 

non    volia   oldir   de   disio   salvatoi 

Ani  hor  in  Roma  a  morir  ir  perire 

dece   milia   cristiana    fede    len'ia, 
alchuno   <  risliano   non    volia    vedire 

2070       A  senatori  questo  li  recreaìa, 
modo  trovono  di  farlo  atosegare; 
la  sua  morte  a  ugnun  forte  piada. 

(Cai*.  L).  -  De  Galeri©  [MPERATORE. 

Galerius  vene  possa  imperatore, 
anni  trecento  e  nove  si  choria, 
2075  dui  anni  lui  si  stete  signore. 

In  l'imperio  compagnia  lui  si  avìa 
'  cum  Constantino  e  Lucino  valente  ; 
questo  Constantino  in  Spagna  si  zìa 
Andoge  cum  multitudine  de  zente, 
2080  tuta  la  Spagna  lui  si  acquistoe, 

e  gran  triumpho  in  lo  paese  asente. 

Cum  el  re  di  Bertagna  s'imparentoe, 
Helena  sua  fìola  per  moier  tolìa, 
Constantino  grande  di  le'  nacque  poi. 
2085       In  Bertagna  possa  lui  si  morìa, 
rimase  Constantino  zia  allevato, 
de  li  Galizi  re  chiamar  si  facìa. 

In  li  tempi  passati  ch'i'  ò  parlato, 
Galerio  imperator  si  morìa, 
2090  per  imperator  un  altro  chiamato. 

(Cap.  LI).  -  De  Masentio  imperatore. 

Masentio  imperator  si  facìa, 
tuti  li  vitij  lui  si  usava, 
altro  che  mal  di  lui  non  si  dicìa. 

Constantino  a  Roma  cavalchava, 
3095  Per  volir  l'imperio  aquistare, 

Masentio  cum  sua  zente  deve  dava. 

A  la  perfine  lui  non  potè  durare, 
l'imperio  Constantino  si  optenìa, 
Masentio  alota  si  feci  amazare. 
2100        Mesi  dece  era  stato  in  signoria, 
pocho  lamento  si  fé'  di  la  sua  morte, 
per  li  male  opre  che  lui  fato  avìa. 


.  < 


e.  XI,   e.  2 


vv.  2034-2102.  i  capp.  XLV-LI  rispondono  ai  capp.  XLVIII-LIV  in  B  —  v.  2048.  sua  zente  B  —  v.  2063.  cri- 
stiani che  in  Cristo  tenia  fede  —  v.  3077.  Lucino]  Lucio  B  —  v.  2089.  Galerio]  Galerino  B  —  v.  2100.  Mesi  dece] 
anni  dece  B 


T.  XXIV,  p.  xiii  —  4. 


50 


LA   u  CRONACA  DI  MANTOVA 


[AA.  311-341] 


XI,  e.    2 


XI,  e.   3 


-('AI'.    Uh.  -DE    CONSTAM'I.Vi    IMPERATORE. 

Constantino  a  lui  tochò  la  sorte, 
anni  treeent  undeci  clioria  alore, 
il  >;  imperator  chiamato  alto  e  forte. 

In  Bertagna  naque  quel  signore; 
anni  trenta  mesi  dece  imperoe, 
in  Constantinopoli  fu  imperatore. 
Constantinopoli  lui  la  chiamoe, 
aiioche  derivoe  dal  nome  ch'el  avla, 
prima  Bisantio  si  se  nominoe. 

La  sedia  imperiale  in  quella  metìa, 
e  tuto  l'Oriente  a  quella  stabelito, 
cun  gran  privi  legij  tuto  si  facìa. 
2i  i5        Poi  che  questo  fato  ebbe  si  ordito, 
da  inde  in  eae  imperio  si  chiama 
di  Grecia,  tal  nome  non  è  oblito. 

Di  Constantino  fu  granda  la  fama; 
anni  sesantacinque  lui  si  visse, 
aiao  trentaun  anno  signorezò  cum  brama. 

Lo  suo  corpo  cum  grande  honor  misse 
in  excelso,  in  nobile  sepultura, 
in  tempio  Sanctorum  cum  lu'  si  comisse. 
Vivendo,  di  batizarsi  ebbe  cura: 
iia5  Silvestro  lu'  si  lo  batizòe, 
incoronolo  di  corona  pura. 

Li  templi  di  Jovio   tuti  si  guastoe, 
'né  idolatri  volsi  che  s'usasse, 
li  altari  de  Dio  alotha  relevoe. 
3130        Dio  creatore  volsi  che  s'adorasse; 
la  figura  di  Cristo  dipenzer  facìa, 
niuna  idola  volia  che  s'amasse. 

San  Silvestro  da  lepra  sanato  l'avla, 
e  per  questo  volsi  la  Giesia  dotare, 
2135  dignità  d'imperio  al  Papa  dasìa. 
Da  Roma  posa  si  volsi  levare, 
a  Costantinopoli  lui  se  ne  zia, 
che  in  Roma  non  volsi  più  habitare. 
In  Constantinopoli  gran  fati  facìa 
2140  per  quel  tempo  che  vivo  potò  stare, 
possa  a  granda  infìrmità  vegnìa. 
Constantino  si  volsi  ordenare 
de  tre  fioli  che  lui  si  avìa, 
lui  morto  quello  che  devìan  fare. 
2145        Roma  a  Constantio  lui  si  dasìa, 
Constantinopoli  a  Constantino, 
a  Costante  Antiochia  concedìa. 


Dredo  la  morte  dil  magno  Constantino, 
Ilelena,  chi  fu  sua  matre  valente, 
2150  nel  treeent  trentaset  prese  camino. 

In  Ierusalem  andò  cum  sua  zente, 
multi  Zudei  si  feci  trementare  ;  5 

la  croce  de  Cristo  volia  de  presente. 
Li  Zudei  la  conven   a   trovare, 
j 1 55  possa  a  Constantinopoli  tornoe, 

la  croce  de  Cristo  seco  feci  portare. 

La  di  vision  de  l'imperio  qui  cominzoe,     10 
imperator  in  Roma  posa  non  è  stato, 
Greci  e  Francesi  l'imperio  usurpoe. 
2160        Possa  di  Franza  l'imperio  levato, 
Alemani  cum  honor  l'aquistono, 
e  fina  a  quie  l'anno  reservato.  15 

(CAP.    LUI).  -   DE   CONSTAMI'.   ET  CONSTAN- 

n  xo  et  Constante. 

Constantio,  Constantino  e  Costante,        20 
di  Constantino  Grande  fonno  nati, 
2165  signor  rimasen  grandi  triumphante; 
Anni  treeent  quarantaun  puntati 
si  cominzò  la  sua  signoria, 
imperioe  anni  vintiquatro  pasati.  -5 

Constantio  la  Gesia  si  perseguìa, 
2170  lo  fratel  Constantino  l'ebbe  per  male, 
cum  Constantio  guerra  si  tolia. 

Constantio  contra  Constantino  non  vale, 
Constantino  l'imperio  a  lui  si  tolse,  30 

Constantio  per  dolor  in  superbia  sale. 
2175        In  quelle  parte  più  stare  non  volse, 
cum  la  sua  zente  andoe  in  Aquilea, 
in  mal  ordene  rimase  li  sue  colse. 

Costante  e  Constantino  se  ne  zìa  35 

in  Spagna  per  volire  lie  aquistare, 
2 (So  'intrambedui  lae  la  sua  vita  finìa. 
Costantio  solo  vene  a  reditare, 
in  ugne  parte  cristiani  guastava, 
asa'  ne  fé'  morire  e  guastare.  40 

Lo  contrario  dil  patre  si  usava, 
31S5  Constantino  fo  cristiano  verace, 
fede  cristiana  per  lui  se  ampliava. 

Costantio,  in  mal  far  tenace, 
in  Constantinopoli  si  tornava,  45 

a  niun  Cristian  portava  pace. 
2190         Queli  di  Persia  cum  sua  zente  andava 
a  Costantinopoli  per  trovare, 


v.   2127.  Jovio]  Jovis  lì —  vv.  2103-2195.  i  capp.   IJI-LUI  rispondono  in   B  ai  capp.   LV-LVI  —  v.  31S3.  gua- 
starci cruciare  lì  —  v.  2191.  per  trovare]  per  dovir  a  trovare  B 


|AA.  341-3821 


DI  BONAMENTE  A.LIPRAND] 


51 


io 


15 


20 


l 'ostantio   clic    poco   lui    arua\  ;i  ; 

Modo  tal  tapen  beo  <  Irchare 

che  a  (.'ostantio  la  vita   tolìa  ; 

2195  un  altro  vene  possa  a  Imperare. 

(('Al'.    LIVI.   -    DE    [ULIANO    [MPERATORE. 

Iuliano  imperator  si  lidia, 
anni  trecenl  Besantadu'  dil  Signore 
corìa  nel   tempo  di  sua  signoria. 

Anni  du'  e  mezo  stetc  imperatore, 
2200  de  cristiano  pagano  si  venia, 
di  cristiani  era  persecutore. 

Di  Costantino  nepote  se  tenia, 
al  diavol  si  feci  promisione 
che  se  imperator  lui  lo  facìa, 
2205        Che  de  la  cristiana  religione 
sacrificio  a  lui  del  sangue  farla 
e  di  questo  tenese  ferma  intentione. 

Ai  cristiani  ugni  mal  si  facìa, 
in  ugni  parte  li  zìa  cazando, 
2210  monicho  lui  fue  e  senza  abadìa. 

Non  andò  lui  tropo  lungo  fuzando, 
dal  diavol  feruto  e  amazato, 
non  andò  più  cristiani  perseguando. 

(Cap.  LV).  -  De  Iuviniano  imperatore. 

Ioviniano  fu  possa  chiamato, 
3215  anni  trecent  sesantaquatro  chorìa, 
che  de  l' imperio  si  fu  coronato  ; 
Mesi  sete  stete  lui  in  signoria, 
bon  Cristian  lui  si  era  chiamato, 
a  cristiani  gran  ben  si  volìa. 
35   2220        Essendo  lu'  cum  sua  zente  andato 
a  campo  in  Cicilia,  lui  morìa, 
in  Costantinopoli  lo  corpo  portato. 

In  tempio  Apostolorum  lo    sepelìa, 
di  bella  sepultura  fue  onorato; 
2225  dre'  a  lui  un  altro  signor  vegnìa. 


25 


30 


40 


45 


(Cap.  LVI).  -  De  Valenciano  imperatore. 

Valentiano  bono  e  ardito, 
lui  si  fu  chiamato  imperatore; 
anni  trecent  sesantacinque  complito. 

Cristiano  fue  e  bono  signore, 
2230  lui  cum  sua  zente  di  Franza  venia, 


Ifl     UHM  |c     lui     si     tolsi     (  IMI)     I  III  Ole. 

In  Conitantinopoli  hì  mdia 

'lo    SUO    COrpo,    cimi    lionor    111:1  iid.ito, 
in    tempio    Apostolorum    lo    sepelìa. 
1335  Anni    linde»  i    lue    mio    impernio; 

di    la  sua    morii-    lune   gran    dolore, 

perchè  boa  signor  lui  era  stato. 

(i  \i-.  i.vii).  -  De  V'aleni  e  imperatore. 

Valente  fu  fato  imperatore, 
anni  trecent  setantase'  si  chorìa, 
2240  quatro  anni  si  stete  signore. 

Quelo  Valente  in  Tracia  si  morìa, 
in  Macedonia  fu  la  sua  morte, 
ni  ben  ni  mal  di  lui  si  dicìa. 

(Cap.  LVIII).  -  De  Gratiano  imperatore. 

Gratiano  a  lui  tochò  la  sorte, 
2245  anni  trecent'otandù  si  chorìa, 
imperator  fato  homo  acorte. 

Anni  sei  si  stete  lu'  in  signoria, 
tempia  idolorum  si  fé  disfare, 
la  fede  cristiana  lui  diffendìa. 
2250        Tutti  li  pagan  si  facìa  chazare, 
la  fede  cristiana  recuperava, 
altari  e  gesie  si  facìa  fare. 

Non  longo  tempo  a  quello  andava, 
presso  a  Argentina  di  Galici  si  trovoe 
2255  che  la  sua  zente  He  si  fermava. 

Gran  quantitate  di  zente  incontroe, 
che  a  suo  dano  contra  lui  si  venia, 
e  quando  presso  a  lui  arivono, 
Per  zenti  alemani  li  cognosìa; 
2260  tra  loro  la  bataia  si  fu  grande, 
trenta  milia  alemani  morìa. 

Gran  quantità  di  sangue  alor  si  spande, 
vencitor  de  la  bataia  fu  Gratiano, 
tornò  a  chasa  cum  alegreze  grande. 
2265        Gran  festa  facìa  ugni  cristiano, 
di  la  vitoria  che  aùta  avìa, 
per  lo  contrario  facìa  lo  pagano. 

In  quel  tempo  terramoto  si  venia 
mazor  di  quello  non  era  ma'  stato, 
2270  lo  mar  oltra  modo  per  quello  eresìa. 
In  Cicilia  e  molti  altre  citate, 


e.   XI 


v.  3207.  e  de  ogni  mal  de  loro  seria  casone  B  —  v.  2245.  otandù]  otantauno  B  —  w.  2196-2294.  i  capp.  LJV- 
LV III  corrispondono  in  B  ai  capp.  LVII-LXI —  v.  2255.  cum  la  soa  zente  lie  si  s'armava  —   v.  2266.  auta]  abiuta  B 


52 


LA    u  CRONACA  DI  MANTOVA 


[AA.  382-421] 


asa'  terre  e   chase  minava, 
montagne  molti  si  trovon  minate. 
Tuta  Italia  alora  adorava 
2275  idoli  triste,  in  Cristo  non  credìa  : 
Gratian  feci  che  a  la  fé  tornava. 
E  anchor  più  lo  dito  si  facìa 
clie  zaschuno  si  feci  batezare, 
perfetamente  in  Cristo  si  credia. 
jjSo        Ambroso  alotha  lu'  si  fé'  fare 
veschovo,  di  Milano  si  facìa, 
e  in  quel  tempo  si  fé  batizare. 
Martino  lui  a  Turon  stasìa, 
'<■  e.  xi.i.  'alora  mostrò  la  eoa  bontade; 

b. i.  xi. ii,  e  a   "85  Ieronimo  in  Betelem  opre  scrivìa. 

Grigorio  cum  la  eoa  santitade, 
in  Costantinopoli  lo  suo  stare, 
b.c.  xi.  11,  e  1  'Zoan  Crisosmo  in  Grecia  l'abitate. 

Zumiijnano  alora  lo  suo  stare 
3290  in  Modena  lui  si  habitava, 

di  quella  terra  vescovo  si  fare. 

E  in  quel  tempo  di  altri  si  trovava 
pur  asai  che  loro  santi  si  se  facìa, 
in  la  fé  de  Cristo  tuti  si  bramava. 

(Cap.  LIX).  -  De  Teodosio  imperatore. 

2295        Teodosio  dredo  si  sucedìa, 
trecent  otanta  set  era  alora 
quando  l'imperio  lui  si  rezìa. 

Anni  undese  imperò  quel  signore, 
fede  cristiana  facìa  observare, 
3300  li  templi  di  Dio  facìa  far  tutore. 
In  Elevante  pace  facìa  fare, 
fina  in  Occidente  così  facìa, 
sempre  di  pace  lui  facìa  tratare. 

Quando  di  Franza  lo  dito  si  venia, 
3305  preso  a  Milano  si  se  infirmoe, 
di  quela  infirmitade  lu'  si  morìa. 

In  Costantinopoli  lo  so  corpo  portoe, 
in  tempio  Apostolorum  fu  sepelito  ; 
la  anima  soa  a  celo  si  andoe. 

(Cap.  LX).  -  De  ARCinnm  imperatore. 

2310        Archidius  homo  fu  mal  ardito, 
anni  trecent  novantasei  corìa, 
mub.,  e.  io83  per  imperator  si  fu  stabelito. 


Anni  tredese  lo  imperio  si  tenia; 
in  quel  tempo  Donato  Ephesi  era 
3315  vescovo,  di  santa  vita  tenù  fìdìa. 
Un  dragon  grande,  bestia  fera, 
a  quelo  dì  in  quele  parti  usava,  5 

temer  facìa  ogni  gran  scera. 

Quel  vescovo  cum  gran  zente  andava 
.'320  a  quel  logo  dove  il  dragon  stasìa, 
cum  suo  signare  in  bocha  li  spudava. 

Quel  salivo  traonder  non  potìa,  10 

piaque  a  Dio  che  '1  dragon  s'anegoe; 
portarlo  via  dal  luogo  si  volia. 
2325        Tanto  pesava  che  mover  noi  poe, 
'oto  para  di  boi  si  facìa  trovare, 
e  cum  queli  a  brusar  lo  menoe.  15 

Ancora  quel  tempo  si  dì  notare, 
Albrigo  rex  Gototorum,  d'Africha  venia 
2330  cum  gran  zente  in  Italia  intrare  : 

Vene  a  Roma  e  quela  si  prendìa, 
quela  a  focho  e  di  roba  roboe,  20 

anchora  gran  zente  in  quela  ucidìa. 
Posa  in  Pulgia  si  chavalchoe, 
2335  la  Calabria  e  quela  si  robava, 
subitamente  vene  ch'el  s'amaloe. 

Preso  a  Consencio  amalato  si  stava,      25 
pocho  durò  che  lui  si  morìa; 
in  mezo  quel  logo  lo  soterava. 

(Cap.  LXI).  -  De  Hoxorio  imperatore. 

30 

2340        Honorius  dredo  lui  sucedìa, 

anni  quatrocent  dece  era  alore, 

quindeci  anni  imperator  stasia. 

Costui  a  Roma  portò  pocho  amore, 

a  li  Romani  grand' hoste  si  facìa,  35 

234 5  e  in  la  line  si  n'ebe  pocho  honore. 

A  Roma  lui  soa  vita  si  finìa, 

tuti  in  rota  rimase  la  soa  zente, 

a  santo  Pietro  lo  corpo  sepelìa. 

Non  durò  tropo  lungamente  40 

3350  che  un  altro  signor  fu  fato  imperatore, 

lo  qual  durò  tempo  e  fu  valente. 

(Cap.  LXII).  -  De  la  guerra  chi  fue  tra 

LI    MILANESI    E   LO    POPOLO   DI   PAVIA.  45 

'Teodosius  dredo  imperatore, 


vv.  3384-3491.  questi  versi,  per  la  perdita  della  carta  XII  in  A,  sono  derivati  da  /?  —  v.  3387.  In  Costantino- 
poli Zoan  lo  suo  stare  A  —  \.  44.  cap.  LXV  in  B  —  v.  3353.  con  questo  reno  èfur.  riprende  il  testo  e  initia  il 
lib.   II,  cap.  1,  dopo  aver  omesso  i  capitoli  rifercntisi  agli  imperatori  a  cominciar  dal  v.  J593  (p.  43). 


[AA.  421-423] 


DI  BONAMENTE  ALIPRAND] 


anni  quatrocenl  vinticimque  coni, 

vinti   sette    anni    si    siete    si"  noce. 
B35j         In  suo  tempo  usai   fati   si    facìa. 

in  Bertagna  e  Pranza  guerezava, 
5  Roma  e  Pulgia  anchor  dredo  ne  sentia. 

In  quel  tempo  si  se  comen/ava 
discordia  grande  tra  li   Milanisi 
2  560  a  li   Pavesi  molto  menazava. 

Comasci  si  feno  a  li  defesi, 
10  cum  bon  vesini  volirli  acordare, 

'noi  poteno  fare  ch'ei  vene  a  li  ofesi. 
Pavesi  vezendo  di  non  potir  fare 
3365  cum  Milanisi  l'acordo  chi  volìa, 
cum  grossa  zente  senza  diffidare, 
15  A  li  porti  di  Milano  si  chorìa 

rastelando  tutto  che  lor  trovono, 
homeni  e  bestiame  asai  prendìa. 
2370        Cum  gran  roba  a  Pavia  tornono, 
li  Milanisi  che  questo  sentire, 
20  di  mala  voia  tuti  quanti  fono. 

De  vindicarse  e  darli  martire 
li  Milanisi  molto  si  pensava, 
2375  per  qual  modo  meio  '1  potìa  fire. 
Pur  un  zorno  si  deliberava, 
25  che  da  pe'  e  da  cavalo  sia 

tuti  ben  armati  si  comandava. 

A  Pavia  cum  gran  zente  si  corìa, 
23S0  ma  podio  cum  loro  poten  guadagnare 
perchè  Pavisi  acorti  si  stasia. 
30  Milanisi  se  misen  alozare, 

su  li  porti  di  Pavia  s'atendava, 
li  mangani  in  la  terra  facian  trare. 
2385        Molta  zente  dentro  si  amazava, 
li  Pavesani  gran  dolor  avìa 
35  per  li  sue  chase  che  vediano  minare. 

'Molte  fiate  Pavesi  di  fora  usìa 
cum  Milanisi  a  scharamuzare, 
2390  e  molti  di  loro  o  presi,  o  morìa. 

Di  mazo  si  cominzono  a  guastare 
40  li  biave  in  ogni  parte  li  trovava; 

anchor  li  case  si  facian  brusare. 
Pavesi  gran  dolor  si  portava 
2395  perchè  li  sue  chose  guastar  si  vedìa, 
di  far  vendeta  fra  lor  rasonava. 
45  Ordene  e  modo  tra  loro  prendìa, 

di  far  andar  una  note  gran  zente 
sul  Milanese  a  far  gran  robarìa; 
2400        E  che  vadano  arditamente 
li  case  in  ogni  parte  brusare, 
50  '  a  far  gran  dani  siano  valente. 


Conio    In    dato,    cosi    fn    il    lai'-; 
(li    fot   dà   una   poi  Li    scemi    li   metìa, 
;  in    Milanese    feno   lo  suo   andare. 
'»  ni    nini    che    pOten    far   si    facìa, 

piai   <•    rollare   e    brusare, 
posa   in   dredo   pretto  si    redìa. 

/unti    in    Pavia   facian  gran   sonare 
2410  di  campane,   grande    festa   si    facìa, 
di    mal    fato   facìa  grand'alograre. 
Milanesi  che  questo  si  sentia, 
malcontenti  tra  lor  si  rasonava,  o. ,.xi.ui,  e.  1 

e  grandi  ordeni  fra  loro  si  dasìa. 
2415        Bastie  a  tuti  li  porti  fìcava 
e  abastanza  queli  faci  guardare, 
l'avanzo  di  loro  a  Milan  tornava. 
Deliberono  quele  bastie  lasare 
fina  ch'el  fosse  Pavia  asidiata, 
2420  e  che  '1  pan  dentro  li  venese  a  manchare. 
Steten  fina  al  marcio  chi  seguìa, 
che  dil  pane  in  Pavia  si  trovava; 
ma  pocho  tempo  dredo  si  venia 

Che  lo  pane  quasi  a  loro  manchava. 
2425  sì  che  altro  pensire  a  lor  fare 
era  bisogno,  e  tra  lor  consiava. 
Deliberono  di  dovir  mandare 
a  Piasenza  che  loro  li  secorese 
comò  li  bon  vicini  si  deno  fare. 
2430        'Zente  e  pane  a  lor  dar  devese,  mur„  c.  ìoss 

perchè  a  sbaraio  meter  si  volìa, 
o  ben,  o  male  che  Dio  li  facesse. 

Piasentini  alor  si  li  secorìa: 
cinquecento  homeni  ben  armati 
2435  e  pane  in  quantitade  li  dasìa. 

Quando  Pavesi  fono  aparegiati, 
una  note  porta  una  fé  aprire, 

di  fora  usino  cum  grandi  ordeni  dati.       Mu*-t c-  m* 
Inanzi  che  del  die  fose  lo  sgiarire, 
2440 'tuti  li  bastie  e  ben  involati,  b.c.xliv.c.i 

la  zente  dormìa,"  niente  sentire. 

Smariti  tutti  si  fono  svegiati, 
Pavesi  cridava  :  mora  i  traditori  ! 
Milanisi  tristi  seriti  impichati! 
2445        Lì  si  erano  grandi  li  rumori, 
li  Milanisi  si  piava  e  ucidìa, 
contra  loro  andava  cum  furori. 

Milanisi  chi  morti  e  chi  fuzìa; 
gran  quantità  Pavisi  ne  piava, 
2450  a  Pavia  in  preson  si  li  metìa. 
Li  bastie  tuti  lor  si  robava, 
a  sachomano  la  roba  si  metìa,  b.  e.  xuu,  e.  2 


54 


LA   u  CRONACA  DI  MANTOVA 


[AA.  421-423] 


possa  li  bastie  tutti  si  spianava. 

Gran  zente  di  preson   Pavesi  avìa, 
3455  in  Pavia  si  facìa  grando  alegrare 
per  la  vìtorìa  che  lor  abuta  avìa, 
Milanisi  facìa  gran  dolorare 
mur.,  e.  1038  perchè  l'era  rota  e  presa  la  soa  zente, 

pur  pensava  a  dovirsi  vindicare. 
1460        Loro  si  asoldava  granmente 
quanta  zente  di  soldo  lor  trovava, 
e  per  avirne  dasìa  bon  pagamente. 
Pavesi  ancho  lor  non  dimorava, 
gran  fornimento  e  zente  si  facìa, 
2465  di  farse  più  forte  ciascuno  pensava. 
Ciascuna  parte  li  so  amici  querìa, 
che  a  quela  guera  li  dovese  aiutare 
perchè  a  loro  gran  bisogno  si  facìa. 
Comaschi  tra  loro  eben  a  parlare 
2470  che  Milan  e  Pavia  si  disfarebe, 

se  dredo  andava  a  questo  guerezare, 

E  che  per  loro  mior  si  serebe 
che  insieme  lor  pace  si  facese, 
ben  che  credian  che  adeso  noi  farebe. 
2475        So  ambasatori  volsen  che  andese 
a  Milano  per  volir  lor  tastare 
di  Milanise  que  animo  avese. 

'Fono  cum  Milanisi  a  parlare 
dicendoli  quello  chi  era  so  miore, 
J4S0  di  questo  quasi  li  vosen  ascoltare. 
Comaschi  a  Pavia  andò  anchore, 
e  cum  queli  di  pace  si  parlava: 
lor  si  risposen   che  li  parìa  il  miore. 
A  Milano  anchora  si  ritornava; 
24S5  Lodesani  che  questo  fato  sentìa, 
anco  lor  a  Milano  andava. 

A  Milanisi  gran  pregar  si  facìa 
che  pace  cum  li  so  vicini  avire 
devesen  volir,  che  bona  si  seria, 
1490        Che  Pavesi  per  amici  tenire 
voiano  li  Milanisi  voluntera, 
'e  questa  era  chosa  da  non  asdire. 

Tanti  feno  di  loro  la  pregerà, 
che  risposeno  volivasi  consiare 
2495  quello  che  per  loro  meio  a  far  era. 
Milanesi  insieme  a  parlare: 
fu  preposto  quello  che  far  si  devia, 
e.  xiii,  e.  2  o  seguer  la  guerra  o  pace  piare. 

Chi  per  un  modo  e  chi  per  altro  dicìa, 


t,  XLIV,  e.  2 


e.   XIII,  e.  1 


2500  ma  uno  anticho  e  sazo  provato, 
che  molto  bon  parlar  lu'  si  facìa  : 

Signori,  dimando  mi  sia  perdonato, 
s'io  dicesse  chosa  chi  non  vi  piacesse, 
lo  mendar  per  vui  sia  aprestato.  5 

2505        'Dicho  che  a  zaschun  si  recresse 
questa  guerra  che  tanto  è  durata, 
più  piacerla  che  pace  si  facesse  ; 

Vu  aviti  gran  zente  impresonata, 
in  li  presoni  di  Pavesi  stano,  10 

2510  li  sue  familgie  sono  sconsolata. 

Cum  grande  spesi  e  grande    affanno, 
questa  guerra  conveniti  fare, 
cason  di  lamentarsi  zaschun  anno; 

Convien  che  dinari  si  deza  sborsare,    15 
2515  altramente  niente  non  si  farìa, 

troppo  dole  a  chi  ben  no'l  pò  fare. 

Però  lo  mio  conseio  si  seria 
che  cum  nostro  honore  pace  si  facesse, 


e  non  circhar  guerra  chi  è  a  nui  ria. 


20 


2520        Se  Pavesi  lor  a  vui  si  mandasse 
che  fosen  grami  de  li  nostre  offensione 
e  perdonanza  e  pace  dimandase, 

Dicho  che  li  nostre  responsione 
deno  esser  humile  e  acceptare  25 

2525  quel  che  domandan  e  sie  ben  rasone. 
Uno  si  levò  e  cominzò  lodare 
lo  dito  che  cholui  dito  si  avìa, 
e  tutti  li  altri  si  ebben  a  firmare. 

Subito  mandò  che  Comaschi  lì  sia;        30 
3530  rezitono  quello  ch'era  parlato, 
di  tratar  la  pace  si  li  de'  bailìa. 

Cum  quelli  pati  ch'era  rasonato, 
li  Chom aschi  a  Pavia  andava, 
cum  li  mazori  si  ebben  parlato,  35 

2535        Dicendo  che  milanesi  domandava 
che  a  Milano  devesen  andare, 
e  dire  che  la  pace  bona  bramava. 

E  mal  contenti  si  devesen  chiamare 
dil  danno  eh 'a  Milano  fatto  avìa,  40 

3540  in  questo  mo'  la  pace  volian  fare. 
Pavesi  che  questi  pati  si  oldìa, 
dicìa:  per  questo  nu  zia  no'  staremo 
che  tra  nui  e  loro  bona  pace  sia. 

Tutti  li  ordeni,  che  da  dar  era,  si  deno;    45 
2545  'ambasarìa  bella  si  cavalchava, 

Comaschi  e  Lodesani  secho  andeno. 


v.  2491.  voluntira  B  —  v.  2492.   da  non  contradire  B  — •  v.   2493.  pregira  B  —  v.  2514.  deza]    debla  B 
v.  3530.  vui]  nui  B  —  t.  2546.  secho]  sego  B 


AA.  423-427] 


DI  BONAMENTE  AUl'KANDl 


55 


Tutti  inseme  a  Milano  arivava, 
l unno  reccvuti  Cum  grand'  lionorc, 
iti   un    pala/.o   luti   il    disinonta  \  a. 

1550       L'altro  zoiih),  (uni  grand'amore, 

5  insieme  tutti  si   tono  a  parlare, 

non  ricordando   alcliuno  suo    dolore. 

Pavesi  umelmcntc  rasonare 
cuin  milanesi  alora  si  facìa, 
25155  pace  dimandano  la  debian   lare  ; 
10  Li  danni  a   Milano   fati  li  recresìa, 

bona  pace  loro  si  domandava, 
li  presoneri  tutti  lasati  sia. 

Milanesi  che  loro  si  ascholtava, 
2560  la  domanda  vista  de  li  Pavesi, 
15  dil  suo  bon  dire  molto  li  lodava. 

Di  bona  volontà  fono  tutti  accesi, 
di  far  bona  pace  sì  li  rispondìa, 
dimentigando  tutti  li  offesi. 
2505        La  pace  spalmezata  tra  lor  facìa, 
20  contenti  l'una  parte  e  l'altra  stava, 

lo  popol  di  Milan  che  questo  sentìa, 
Gran  festa  per  la  terra  menava  ; 
la  pace  cridata,  Pavesi  si  partìa, 
2570  a  Pavia  cum  gran  festa  si  tornava. 
25  Li  presoneri  lassati  si  fidìa, 

la  pace  in  Pavia  si  fé  cridare, 
Comaschi  e  Lodesan  a  casa  si  zia. 
Festi  grande  in  Pavia  fen  fare, 
2575  zaschun  alegro  si  mostrava, 


30 


bagordi  facìan,  baiar  e  cantare. 


Per  lo  simele  a  Milan  bagordava, 
piacir  a  solazo  tutti  si  dasìa, 
di  dani  recevuti  no'  recordava. 
2580        'Anni  quatrocente  vintiun  chorìa; 
35  di  marcio  la  guerra  si  fu  comenzata 

nel  quatrocent  vintitrè  pace  facìa. 

E  quando  la  pace  fu  cridata 
dil  mese  di  setembro  era  alota, 
2585  rimasen  li  parte  tutti  consolata, 
40  dimentichate  cum  tute  lor  bota. 

(Cap.  LXIII).  -  De  Marciano  imperatore. 

Marcianus  dredo  fu  imperatore, 
45  anni  quatrocent  cinquantaun  chorìa, 

sette  anni  lui  si  stette  signore. 


1590  In    lo   suo    tempo    li    ver;une    perla, 

undeci  milia  si  ie  n'anegone, 

stampone    una    dm    (  hsola    di<  1.1. 

Marciano  poi  l'i  fati  lui  menone, 
quando  la  sorte  rene,  lui  moi |;i, 
2595  non  troppo  zente  di  lui  l'alagnone* 

In   tempio  Apostolorum   lo  sepelia, 
'foli  fato  quello  grande   honore,  f  xm,c.  I 

che  a  tal  signore  si  con  venia. 

La  sua  donna  chi  era  di  gran   valore, 
2600  fìola  d'Arcadio  chi  fu  valente;, 

in  quel  luogo  fu  sepelita  cum  honore, 
a  lo  suo  corpo  fue  baron  e  gran  zente. 

(Gap.  LXIV).  -  De  Leone  imn.ratore. 

Leo  fue  dredo  po'  imperatore, 
anni  quatrocent  cinquataoto  corìa, 
2605  deceset  anni  si  stete  signore. 

In  lo  suo  tempo  di  san  Marcho  si  fidìa, 
lo  suo  corpo  a  Venesia  portato, 
cum  gran  reverenda  lì  lo  riponìa. 

(Cap.  LXV).  -  De  Zeno  imperatore. 

Dredo  a  lui  si  fu  inchoronato 
2610  Zeno;  quatrocent  setantacinque  corìa, 
anni  decedoto  lui  tene  stato. 

In  suo  tempo  molti  leze  si  facìa, 
fu  homo  sazo  e  di  grande  afare, 
la  morte  vene  chi  lo  portò  via. 

(Cap.  LXVI).  -  De  Anestasio  imperatore. 

2615        Anestasio  possa  a  imperare,  mu».,  e.  urn 

anni  quatrocent  nonantadu'  chorìa, 
vintise'  anni  fu  in  signorezare. 

(Cap.  LXVII).  -  De  Iustino  imperatore. 

Iustino  dredo  a  lui  si  venia, 
anni  cinquecent  desedoto  alore, 
2620  nove  anni  si  stette  in  signoria. 

(Cap.  LXVIII).-  De  Iustiniano  imperatore. 

Dredo  a  lui  si  fu  imperatore 
Iustiniano;  cinquecent  vintiset  chorìa, 


v.  2555.  dimandano]  dimandando  B  —  2560.  vista]  iusta  B  —  2573.  comasci  B  —  v.  2584.  alore  B  —  vv.  2578- 
2638.  icapp.  LXIII-LXVIII rispondono  rispettivamente  in  B  ai  capp.  LXVI-LXXI —  1.  42.  VA  ha  nella  rubrica  erroneamentt  : 
Graciano  —  vv.  2587-2638.  om.  Mur.  —  v.  2590.  virgene  B  —  v.  2591.  si  se  martirizone  B  —  v.  2592.  ancora  Ursola 
seco  in  compagnia  i?  —  v.  2596.  apostorum  in  Ai  corretto  in  B  —  v.  2600.  Arcadio  che  valente  si  tenia  B  —  vv. 
*5°6"35°7«  In  lo  suo  tempo  a  Venecia  si  fidìa  |  portato  lo  corpo  di  san  Marco  beato  B  —  v.  2617.  vintisete  B 


56 


LA   u  CRONACA  DI  MANTOVA 


fAA.  427-450] 


finu.  e.  10S7 


e.  XIII,  e.  4 


e.  XIV,  e.   1 


UR.,    e.   1085 


anni  trentaoto  si  ste'  signore. 
Molti  libri  di  leze  hi  si  facìa 
1615  codicho  e  digesto  conlìrmoe: 
in  suo  imperio  molto  ben  rezìa. 
Li  leze  romane  lu'  abrevioe, 
in  quel  tempo  era  Presciano, 
che  molti  libri  lu'  si  compiloe. 
2030        In  suo  tempo  si  fu  per  certano 
lama  granda  e  grande  mortalitate, 
carne  humana  si  manzo  per  pano. 

Lui  fu  homo  di  gTanda  honestate, 
catholico  e  iusto  per  ognun  si  tenia, 
2635  in  suo  tempo  ebbe  prosperitate. 

Vene  la  morte  chi  lo  portò  via, 
in  Costantinopoli  sepclito, 
al  suo  corpo  grand'  honor  facìa. 

(Cai-.    l.XIX).  -  De  Guerra  orta  inter 

MAXTUANOS    ET    MUTINENSES. 

'  In  lo  so  tempo  si  se  posedìa 
2640  per  mantuani  di  Pado  lo  fiume, 
da  Oio  a  Burana  quanto  tenia. 

Usavasi  di  libertà  bel  chostume, 
zaschun  per  Pado  posìa  andare, 
'senza  pagar  o  rosso  o  albume. 
2645        Resani  e  Modenesi  impazare 
dil  tiume  di  Poe  loro  si  volìa, 
dician  che  li  volian  avir  afare 

Perchè  lo  suo  terreno  lor  si  avia, 
che  a  quel  fiume  si  confinava, 
3650  per  quel  che  avian,  la  sua  parte  volia. 
L'uno  e  l'altro  questo  dimandava, 
e  per  volir  questo  lor  optenire, 
ambasatori  a  Mantua  mandava. 
A  Mantuani  si  ebben  a  dire 
2655  l*  facenda  per  la  qual  venia, 
e  che  a  loro  si  devesse  piacire 

Che  quello  che  domandava  e  querìa 
li  fusse  compiazuto  senza  questione, 
perchè  fortezi  su  la  riva  far  volìa. 
2660        Mantuan  risposen  sua  intentione; 
non  eran  disposti  volir  compiacire 
di  chossa  chi  guastasse  sua  rasone. 

E  che  loro  si  li  facia  sapire 
che  lo  fiume  di  Po  per  suo  tenia, 
2665  e  sì  cum  suo  lo  volìa  mantenire. 


Di  suoi  terreni  torgene  non  volìa, 
anzi  volian  li  sue  raBon  conservare, 
ma  di  far  fortezi  sì   li  respondìa, 
Che  forteze  non  lasaraven  fare, 
2670  perchè  in  processo  li  porla  avenire  5 

che  li  forteze  li  farian  guerrezare. 

Ma  cum  bon  vicini  li  deza  tenire 
che  da  lor  averàn  bon  amistate, 
e  sempre  acunzi  a  far  li  so  piacire. 
2675        Quando  loro  ebbeno  ben  notate,  10 

lo  parlar  che  Mantuan  facìa, 
da  Mantuani  tosen  corniate. 

Ali  loro  terri  loro  se  ne  zia, 
zaschun  a  li  suoi  si  ricitava 
26S0  quello  che  Mantuani  dito  avìa.  15 

Quelli  comunità  si  se  turbava 
e  insieme  si  fanno  a  consiare  ; 
in  effetto  loro  si  terminava 

Che  a  Mantua  si  deza  mandare 
2685  a  far  a  Mantuani  asapire  20 

che  intendivan  volir  laborare, 

E  in  sul  suo  terren,  era  suo  volire 
due  fortezze  che  lor  far  si  volìa, 
cum  rason  non  si  potìa  con  tradire. 
2690        Quando  questo  lor  terminato  avìa,         25 
a  mantuani  so  mesi  mandava, 
che  sua  ambasata  molto  ben  facìa. 

Mantuani  di  questo  si  turbava 
chognoscendo  la  sua  intentione, 
2695  ma  pur  tra  loro  molto  rasonava:  30 

Se  cum  questoro  vegnemo  a  questione 
'per  volir  queste  forteze  divedare, 
dirase  che  faremo  contra  rasone, 

'Perchè  ugnum  sul  so  pò  lavorare, 
2700  li  teren  son  soi,  quest'è  veritate  35 

che  cum  rason  non  lo  devemo  fare; 

Ma  se  contra  a  nui  averà  rieltate, 
e  nu  consentemo  che  li  fortezi  fia, 
virimo  anchor  secho  a  inimistate. 
2705       Dirano  che  '1  Po  conceduto  li  sia,  40 

e  nui  non  ie  lo  voremo  dare, 
tra  nui  si  nasirà  la  gran  risia, 

E  convirà  che  vegnemo  a  guerra  fare, 
e  per  li  forteze  che  loro  si  averano, 
2710  mal  potremo  a  loro  contrastare.  45 

Li  nostri  vicini  de  nu'  beffe  f arano; 
meio  è  in  lo  principio  comenzare 


11.  1S-10.  Cap.  I.XXII  in  f>  —  v.  2639.  qui  Mur.  riprende  il  testo  interrotto  (v.  357)  e  com.  lib.  II,  cap,  II 
—  v.  2644.  roso  o  abumo  B  —  v.  2674.  acunzi]  aparegiati  B  —  v.  2678.  terri  poi  si  se  ne  zia  B  —  r.  26S3. 
fanno]  fono  B  —   v.  3702.  rialtade  B  —  v.  2707.  naserà  rcs\a  B 


[A.  520  aprile-dicembrel 


DI   BONAMENTB  ALII'KANDI 


57 


e  dir  di   no   die    torsi   restaiano, 

IO  se   pur   vorano  i>ucii.i    <  imi    mi    lare 
3715  meo   di   loro   mi'   non   valcmo, 

e  meio   di   loro  sapremo  aime/.arc. 
5  Mandar  si  voi  e  por  li  mesi  e  sì  diremo 

che  non  voiemo  che  fortezi  si   fa/.a, 
se  pur  far  volesen  guerra,  prederemo. 
3720        Mandon  per  li  mesi  persona  saza, 
venuti  li  mesi  loro  sì  li  di  eia: 
10  voiemo  che  a  vui  per  nu  non  si  taza. 

Nostra  intencione  dito  vi  sia, 
nui  non  voiemo  di  questo  consentire 
2725  che  forteza  a  Poe  per  alchun  si  fia. 
E  chi  pur  avese  tanto  ardire 
15  che  fortezi  facesse  comenzare, 

chi  li  fera  si  li  vorem  vedire. 

Li  mesi  lor  comiatò,  lor  tornare, 
2730  a  Modena  fon  tosto  arivato 
e  li  Resani  a  Modena  trovare. 
20  Di  Mantuan  la  intention  contato, 

audito  quello  loro  si  turbava, 
e  tra  loro  ebben  terminato, 
2735        Per  li  mazor  di  Rezo  sì  mandava 
che  cum  lor  conseio  volìan  fare, 
25  di  Resani  dodese  chavalchava. 

Fono  insieme  tutti  a  parlare 
e  tra  loro  per  fermo  concludìa 
2740  che  per  Mantuani  non  si  deza  stare 
Che  una  forteza  apresso  Pado  fia, 
30  la  qual  sia  forte  e  farla  guardare, 

e  quella  de  li  Modenesi  sia. 

Un'altra  possa  si  se  dezza  fare, 
2745  che  sia  per  li  Rezan  a  sua  diffesa, 

in  qual  luogo  fian  sie  da  determinare. 

Per  li  Modenesi  la  parte  presa 
dov'è  Rever,  la  forteza  si  faza 
chi  sia  forte  e  di  zente  ben  atesa. 
2750        'Per  li  Rezani,  là  ò  a  lor  piaza, 
un'altra  forteza  si  deza  fare, 
40  che  ribecho  al  Mantuan  si  àza. 

Terminono  di  farla  fìchare 
dove  la  vila  de  Mirasol  a  stazo, 
2755  su  la  riva  di  Pado  quella  fare. 

Terminato  ch'ano  molto  viazo, 
45  l'ordine  de  li  zente  facian  dare 

e  ch'el  si  cerna  homeni  di  ventazo, 
Lavoranti  e  cum  arme  andare, 


35 


1760  e    che    '1    castello    comenzalo    si    si.i 

e  ii.-iiu  ii.MiM  Nt<-  ;i  deza  laboi are. 
Li  /.cut.-  ordifiatamentt  si  /.ia 

lo   Castel    per  Modenesi    comenzare, 
a   cliavar    li    Coi  <  omin/.ono   pria. 

1765         Modenesi  e  Ke/an  sopra  stare 
armati,  li  lavoranti  solicitava 
che  presto  si  devessen  laborare. 

Olduto  li  Mantuan   non  dimorava; 
li  mazori  tra  loro  conseio  facìa, 
2770  que  era  di  fare  loro  si  parlava. 
Ordine  di  presente  si  dasìa 
di  zente  in  quantità  trovare, 
li  quali  tutti  ben  armati  sia, 

'  E  in  servitio  li  deza  dimandare  mu«.,  e.  1089 

2775  a  Bresani  che  li  serva  di  zente 
per  un  so  fatto  che  voiono  fare. 

A  Bresa  mandono  di  presente, 
bresani  voluntier  si  li  servìa, 
cinquecento  armati  bona  zente. 
2780        Uno  capitaneo  li  conducìa; 
in  Mantua  zunti,  Mantuan  fé'  fare 
la  mostra  di  tuta  zente  chi  avìa. 
Dua  milia  esser  si  se  trovare, 
ben  armati  e  tutti  chaminava, 
2785  verso  il  Po  feci  lo  so  andare. 

Nave  eran  aprestate  chi  pasava, 
di  note  lo  Pado  lor  si  pasono, 
al  campo  di  Modenesi  si  arivava. 
Mal  in  ordine  Modenesi  trovono, 
2790  l'asalto  grande  e  gran  cridar  facìa, 
Moderassi  e  Rezan  sbaratono. 

Subito  quella  bastia  combatìa, 
nò  era  anchor  forte  complita, 
in  pocho  tempo  quella  si  avìa. 
2795        Tuta  la  zente  si  eran  scoffita; 
novecento  cinquanta  ne  piava, 
tutti  ligari  li  feno  lì  a  drita. 

A  li  preson  di  Mantua  li  mandava, 
quello  castello  si  feno  lor  fare 
2800  e  cum  gran  zente  molto  lo  guardava. 
Quelli  terreni  Rivera  chiamare, 
per  ugnun  Rivera  di  Pado  si  dicìa, 
'però  River  lo  Castel  nominare.  e.  xiv,  e  3 

Bresani  alegri  a  Bressa  redìa, 
2805  Modenesi  e  Rezan  dolenti  stava 
per  la  gran  rota  che  habuta  avìa. 


e.  XIV,  e.  2 


v-  2753.  terminono  lor  di  farla  edificare  —  v.  2763.  modenesi]  in  B  per  lo  più  modenisi  0  modiniai  —  v.  2766. 
lavorenti  B  —  v.  2774.  si  deza  B  —  v.  2776.  voiono]  voiun  B  —  v.  2795.  scoffita]  sconfita  B  —  r.  2801.  giamare  B 


58 


LA    "CRONACA    DI    MANTOVA  .         [A.  250  aprile-dicembre] 


Mantuan  gran  festa  si  menava 
perchè  cran  stati  victoriosi, 
in  ugnc  parte  in  la  terra  s'alegrava. 
aSio        Modenesi  e  Rezan  desiderosi 
deli  sue  zente  de  li  preson  tirare, 
de  domandarli  eran  vergognosi. 

A  Feraresi  loro  ritornare, 
e  ali  Parmesan  anchor  pregava 
2815  che  per  loro  si  devesen  oprare. 
Che  Mantuani  che  li  odiava 
e  forsi  che  g' avìano  rasone, 
movirasi  a  pace  chi  li  pregava. 
A  lor  piaza  oprar  li  sue  persone 
>Sjo  in  devir  parlar  cum  Mantuani 
che  li  pasati  offese  li  perdone, 

Offerendo  cum  lor  li  volir  piani, 
sempre  secho  cum  bon  vicinare, 
cum  bon  vicini  e  li  volir  sani. 
28J5        Li  suoi  preson  restituir  e  dare 
B  lor  piaza,  di  gratia  li  domanda, 
questo  dono  non  li  deza  negare. 

Non  dubitemo  che  sera  si  granda 
e  piascvel  lo  nostro  bon  dire, 
3S30  che  da  loro  aventi  bona  vivanda. 

Quando  di  parlar  fu  lo  so  complire, 
Feraresi  e  Parmesan  respondìa: 
di  parlar  per  vui  avemo  bon  volire, 
E  cum  più  tosto  poremo  fato  sia, 
3S35  li  nostri  fati  in  orden  cunzaremo, 
molto  viazo  se  meteremo  in  via. 

Aprestati  fono,  disse:  andemol 
in  via  si  misen,  a  Mantua  arivava, 
possa:  tra  lor  andiam  e  si  diremo. 
2840        A  li  retori  Mantuan  parlava, 
per  Modenesi  e  per  Rezan  dicìa 
e  dolcemente  loro  si  pregava 

Che  quelli  comuni  ricomandà  li  sia 
e  bona  pace  rendere  li  piaza, 
2845  perdon  e  gratia  a  loro  far  debìa. 
E  li  presoneri  lasar  si  faza, 
disposti  ugni  chossa  volir  fare, 
chi  sia  licita  e  quel  per  fermo  aza. 
„.,  e.  1090  'Complito  ch'aven  lo  suo  parlare, 

2850  Mantuani  a  loro  si  rispondìa, 
che  avian  inteso  lo  suo  parlare 

E  di  la  pace  che  lor  si  dicìa 
e  di  lassar  tutti  li  so  presoneri, 


■pra  quelle  parte  si  respondìa: 
2S55         Acunzi  erano  di  far  voluntieri 

'a  quelli  comuni  zio  che  domandava, 
volia  che  f esen  questo  in  primeri  : 

Di  Pado,  di  qual  si  tenzonava,  5 

a  quello  in  tutto  renunciar  divesse 
60  e  simel  lo  Castel  che  lor  fabrichava; 

Anchor  che  quei  comun  si  prometesse 
che  mai  per  lor  non  si  deza  tentare 
che  in  quelle  parte  forteze  si  fesse.  10 

Li  suoi  terreni  si  dezan  laborare, 
2S65  dil  suo  far  ben  sì  se  contentaremo, 
voian  pur  cum  nu'  ben  vicinare. 

Quelli  ambasatori:  nui  prometemo 
lina  a  oto  zorni  da  vui  tornare,  15 

speremo  che  bone  nove  portaremo. 
2S70        Lor  partiti  a  Modena  tornare, 
cum  queli  comunità  si  parlava, 
tuti  li  pati  li  eben  a  recitare. 

Modenesi  e  Rezan  si  contentava;  20 

cum  li  ambasatori  orden  dasìa 
2S75  che  si  facesse  zio  che  bisognava. 
Un  modenese  e  un  rezan  tolìa: 
sindici  per  carta  li  fecen  fare, 
zio  che  faranno  afirmato  si  sia.  25 

Tuti  insieme  a  Mantua  andare; 
22S0  li  pati  e  la  pace  si  concludìa, 
li  presoneri  fecen  relasare. 

De  li  pati  li  carte  si  se  facìa, 
e  quelli  sindici  alor  si  zurono  30 

ferave  atesso  a  zio  che  prometìa. 
2885        Li  ambasator  a  Modena  tornono, 
li  presoneri  alegri  se  n'andava, 
Modenesi  gran  festa  menono. 

Da  possa  in  zae  pocho  curava  35 

quelli  comuni  devir  aquistare, 
3S90  in  la  Rivera  di  comprar  lasava. 

De  tempo  in  tempo  a  desquistare 
queli  comuni  si  ano  curato, 
tanto  che  lor  non  g'àno  più  a  fare.  40 

Anni  cinquecent  vinti  puntato 
2895  corìa,  quando  la  guerra  cominzoe, 
dil  mese  d'aprile  non  è  punt  erato. 
Mesi  nove  la  dita  guerra  duroe, 
Modenesi  e  Rezan  si  fono  sazi,  45 

amici  di  Mantuan  star  circhoe, 
3900  più  non  trattò  di  far  a  lor  oltrazi. 


▼.  2830.  che  be.i   rlsponderano  a  la  dimanda  B  —  v.   2859.   renonclar  devesse  B  —  v.  3S66.  ben]  bon  B 


|AA.  000-643] 


DI   BONAMENTE  ALIPRAND1 


(Cai-.    I.\X).  -   Di  SECUNDO    TIBERIO    [IMPE- 
RATORE. 

Tiberio  seminio   In    imperatore, 
5  anni  cinquecent  sctantasete  eliorìa, 

sete  anni  lui  ai  stette  signore. 

(Cai-.    l.XXI).  -   I)k  MAURITIO   [MPERATORE. 

Mauricius  dredo  a  lui  si  venia, 
10   3905  anni  cinquecent  otantatrò  alorc, 
vigiliti  anni  si  stette  in  signoria. 

De  Italia  in  quel  tempo  era   signore 
'Agusulcho,  tuto  signorezava, 
Mauritio  in  Italia  vene  alore. 
15   2910        Italia  tutta  lui  si  acquistava, 
in  Lumbardia  lui  si  venia, 
e  tuta  di  sopra  si  recuperava. 

Cremonesi  a  lu  rendersi  non  volìa, 
per  forza  di  zente  l'aquistone 
20   2915  e  quella  a  sachomano  si  metìa. 

Possa  a  Mantua  si  chavalchone, 
Mantuani  non  se  gè  volìan  dare, 
Mauricio  Mantuan  diffidone. 

Gran  combatter  a  quella  facia  fare, 
25   2920  ugni  zorno  Mauritio  la  combatìa, 
pur  ali  fine  cum  secho  s'acordare. 

'Mauritio  in  Mantua  si  ne  zia 
cum  molti  baron  di  gran  vaia, 
Mantuani  a  loro  grand'  honor  facìa. 
30  2925        Veronesi  s'acordon  senza  bataia, 
Mauricio  a  Costantinopoli  zia, 
'asa'  rimasen  cum  dano  e  travaia. 


cum  qualro   pede   e  quatro  OBSD0   nato, 

1940       DI  aldi  membri  era  tuto  compiuto; 
mirai  ulosa  cliona   ugnun   tenia 
(  Ile   total   corpo   non    eia   inai    vc/.uto. 

In  quel   tempo  si  grande   fredo  venia, 
vigni  e  arbori  in  ugni  parte  lecbare, 

1945  m   Anglia  di   Eredo  gran  zente  moria. 


35 


40 


45 


(Cap.  LXXII).  -  De  Fochas  imperatore. 

Fochas  dredo  a  lui  sucidiva, 
perchè  lui  per  forza  si  aquistoe, 
2930  Mauricio  cum  li  sue  man  ucediva. 

In  quel  tempo  che  lui  si  duroe, 
di  grandi  mali  chose  si  fé'  fare, 
a  Roma  granda  guerra  menoe. 

Anni  secent  tre  al  comenzare 
2935  lo  suo  imperio  de  honor  coronato, 
anni  otto  durò  suo  signorezare. 

In  suo  tempo  si  fu  alor  trovato 
un  corpo  humano  esser  nasuto 


(Cap.  1. xxiii).  -  De  Eradio  [mferatore. 

Eradius  dredo  a  Focas  sucedìa, 
anni  secent  undesi  era  alore, 
trenta  un  anno  stete  in  signoria. 

In  lo  suo  tempo  si  vene  lo  errore  e.  xv,  e.  1 

2950  di  Macometo  che  Saracin  convertìa, 
per  dir  busie  si  li  misen  amore. 

Machometo  lunga  persona  avia, 
era  sazo  e  in  dir  e  in  fare, 
dil  bruto  morbo  spesso  si  cazìa. 
2955        Volivasi  di  quello  pur  scusare, 
mostrando  che  quel  mal  non  avesse, 
ma  era  l'angelo  li  venia  a  parlare, 
Convegnia  che  a  terra  si  zetese, 
'per  honorar  l'angelo  che  li  parlava,  e  xv,  e.  2 

2960  e  che  da  Dio  comandament  avesse. 

Uno  monacho  apostata  l'insignava 
li  modi  che  lui  devia  tenire, 

e  cum  quelli  lui  zaschun  inganava.  mur.,  c  1091 

Sepe  far  tanto  che  al  suo  dire 
2965  tuta  Saracinia  a  sua  leze  volzìa, 
e  quella  anchor  si  fanno  mantenire. 
Anni  secent  trentaquatro  chorìa 
quando  di  Machometo  fu  lo  finire,  mur.,i.ii 

saracini  a  lo  suo  corpo  grand  honor  facìa. 
2970        E  in  quel  tempo,  senza  alchun  falire, 
fue  in  Roma  lo  terramoto  grande, 
asa'  chase  chazeno  e  muri  chadire; 

For  de  li  canali  l'aqua  spande, 
in  ugni  parte  creseno  si  forte, 
2975  meraviar  fazia  pizoli  e  grande. 


(Cap.  LXXIV). 

TORE. 


De  Costantino   impera- 


Costantino  a  Eradio  sucediva, 
anni  secent  quarantatrì  alore, 
mesi  quatro  imperio  si  rezìa. 


vv,  3901-2984.  i  capp.  LXX-LXXIV  rispondono  in  B  rispettivamente  ai  capp.  LXXIII-LXXVI —  vv.  2901-2903. 
om.  Mur  —  v.  3904.  com.  lib.  II,  cap.  Ili  in  Mur.  —  vv.  2928-3029  om.  Mur.  —  11.  1-2.  la  rubrica  manca  in  A; 
la  deriviamo  da  B  —  1.  34.  Focho]  A,  corretto  in  B 


60 


LA    «CRONACA  DI  MANTOVA 


|AA.  643-703  d.  C] 


Ju«.,  e.    1091 


r.  XV,  e.  3 


Atosegato  si  fu  quel  signore, 
sua  madrigna  si  l'atosegoe, 
in  Scicilia  li  haron  gran  dolore. 

Lei  e  lo  Molo  Eraclo  signorezoe, 
anni  [dece]  la  sua  signoria  durava, 
molto  mal  lei  si  se  portoe 

(Cap.  LXXV).  -  Di:  Consta xs  imperatori.. 

3985        Constans  de  Costantino  intrava, 
anni  secent  setanta  du  si  chorìa, 
di  la  corona  si  se  imperiava. 

Anni  vinti  sette  stette  in  signoria, 
in  quel  tempo  in  Scicilia  arivava 
2990  Saraceni,  gran  zente  secho  avia  : 
Quella  Scicilia  loro  si  robava, 
posa  a  chasa  loro  si  tornono, 
gran  dolor  Sicilian  menava. 

(CAP.  I.XXYR  -  DE  IUSTINIANO  IMPERATORE. 

Iustiniano  di  Costantin  incoronone, 
2995  anni  secent  otantaot  si  chorìa, 
dece  anni  la  corona  si  durone. 

Cholui  cum  saracini  pace  facìa, 
anchor  cum  altri  sepe  pacifìchare, 
sazo,  discreto  e  bon  si  dicìa. 
3000        Iustiano  seppe  augumentare 
di  romani  asai  di  suoi  honore, 
molti  libri  de  leze  compilare. 

Quando  fu  il  termine  di  quel  signore 
che  li  dece  anni  la  signoria  compila, 
3005  Leo  patri  ciò,  lo  qual  non  gh'avia  amore, 
A  Iustiniano  la  dignità  tolìa, 
lo  naso  e  la  lingua  li  fé'  taiare, 
possa  in  preson  meter  lo  facìa. 

(Cap.  LXXYIh.  -  De  Leoni    imperatore. 

'Leo  antedito  vene  a  imperare, 
3010  anni  secent  nonantaoto  chorìa, 
tre  anni  durò  suo  signorezare. 

Tiberius  chi  Absmarus  si  dicìa, 
contra  Leone  si  vene  a  turbare, 
e  per  ingano  e  forza  ebbe  la  signoria. 
3015        Leo  preso,  lo  naso  li  fé'  taiare, 


possa  in  preson  lo  fé'  tenire 
fin  ch'el  durò  suo  signorezare. 

(Cap.  i.xxyiu).  -  De  alio  Tiberio  impe- 
ratore. 5 

Tiberio  possa  dredo  lui  avire 
la  signoria  e  fato  imperatore, 
3020  guadagnola  cum  grand  schaltrire. 

Anni  setecento  si  choria  alore,  10 

sete  anni  lui  stete  in  signoria, 
intrò  in  rezimento  cum  honore. 
In  suo  tempo  alota  si  aparìa 
3025  uno  duxe,  Gisulpho  chiamato, 

lo  qual  Italia  molto  disfacìa.  15 

Iustiniano,  non  lo  sopra  nominato, 
a  Tiberio  tolse  la  signoria, 
a  lui  rimase  possa  l' imperare. 

(Cap.  LXXIX).  -  De  guerra   orta    inter   20 

MANTUANOS   ET   CREMONENSES. 

3030        '  In  li  ditti  tempi  anchor  si  nasìa 
gran  discordia  tra  li  Cremonesi 
e  li  Mantuani  question  facìa.  25 

Lo  lìume  de  Oio  chi  fa  sue  dissesi 
tra  '1  Mantuano  e  '1  Cremonese  andare, 
3035  ziaschun  per  suo  volian  far  diffesi. 

Lo  Mantuano  noi  vole  comportare, 
molti  navi  di  mercantie  robono,  30 

li  Cremonesi  di  zìo  si  turbare: 

Per  tal  chason  guerra  chomenzono, 
3040  gran  dalmazo  li  parte  si  facìa, 

zaschun  di  loro  gran  zente  asunono. 

Ugni  zorno  per  tutto  se  offendìa,  35 

in  qualunque  parte  dove  si  trovava 
robava,  piavasi,  anchor  s'ucidìa. 
3045        Li  chase  in  ugni  parte  brusava, 
taiava  le  vegne,  arbori  taiare, 
aspra  guerra  tra  loro  si  usava.  40 

Li  Mantuani  fecen  so  asunare 
di  gran  zente,  a  Cremona  andono, 
3050  e  intorno  la  terra  loro  s'atendare. 

Lo  suo  carozo  cum  secho  menono, 
a  molta  zente  lo  facian  guardare,  45 

in  su  la  porta  loro  si  firmono. 


vv.  3985-3203.  i  capp.  LXXV-LXX1X  rispondono  rispettivamente  ai  capp.  LXXVJ1I-I.XXXJI  in  B  —  1.  S.  Con- 
stans] C'ostanto  B  —  v.  3981.  Cicilia  B ,  qui  e  altrove  —  v.  3982.  Erado  B  —  v.  3983.  dece]  manca  in  A,  derivato 
da  B  —    v.  302S  tolse]  tose  B  —   v.  3030.   Mur.   riprende  il  testo  e  coni.  lib.  II,  cap.   IV 


[AA.  703-705] 


DI   HONATVIKNTK  AUPRAND1 


61 


Clini   li    manfani    in    la    lena    li. in-, 
3055  cum  quelli   molta   /.ente   ama/ava; 

li  Cremonesi  focea  10  atunare< 

Clini   gTOD  /cute  a  Manina  eavalchava, 
5  bestiame  e  sente  asa'  si  piono, 

'e  a  Cremona   luto  si  menava. 
3060        Quei  presoneri  in  li  preson  cazono; 
alcgreza  grande  in  Cremona  farla, 
per  quella  presa  tutti  si  conforto-nò. 
10  Mantuani  a  cui  molto   dolìa, 

la  guerra  più  forte  facian   fare, 
3065  sì  che  Cremonesi  molto  si  temìa. 

Lodesani  e  Cremasela  domandare 
fecen  alora  che  alturio  li  desse, 
15  che  da  Mantuan  si  potesse  liberare. 

Li  diti  a  Cremonesi  promesse, 
3070  cum  molta  zente  si  li  sechorìa, 
Mantuani  o  si  o  no  che  volesse; 
Di  campo  levarsi  si  convenìa, 
20  in  sul  Mantuano  si  se  tirava, 

l'una  parte  e  l'altra  in  orden  si  metìa. 
3075        Mantuani  Bresani  dimandava 
che  di  zente  li  divesse  servire, 
Bresan  lo  fece  e  zia  non  dimorava. 
25  Tuti  li  zente  si  fecen  fornire, 

zaschun  in  bon  orden  si  metìa, 
3080  perchè  a  tempo  a  campo  volian  zire. 
Cremonesi  per  lo  simel  facìa 
de  li  sue  zente,  grandi  ordeni  dava, 
30  zaschun  in  punto  per  andar  si  metìa. 

Vene  il  Cremonesi  chavalchava, 
3085  sul  Mantuan  si  for  arivati, 

a  Reverso  presso  a  Menzio  s'atendeva. 
Mantuani  cum  li  so  ordeni  dati, 
35  for  di  Mantua  loro  si  uscìa, 

di  fora  da  Curtatoni  attendati. 
3090        Gran  guardia  li  parte  si  facìa, 
ugni  zorno  tra  lor  scharamuzare, 
di  l'una  e  di  l'altra  parte  si  morìa; 
40  'Cremonesi  molto  facian  guardare 

lo  suo  charezzo  cum  secho  menato, 
3095  Mantuan  per  simel  al  suo  facia  fare. 
A  un  zorno  ebben  terminato 
li  Mantuani  di  bataia  dare, 
45  e  quando  l'orden  fu  in  tuto  dato, 

Una  note  si  andono  asaltare 
3100  li  Cremonesi,  la  luna  lucìa, 


tutti    in    rota,    non    napian    <|u<:    lare. 
I  )i   za   <•   di    l.i   (  1  emoni  li    luzia, 
la   rna/.or   parte   <li    Loi    t * > 1 1    piati, 
(lenirò   da    Manina    li    (  dikIik  1,1. 

3105       in  li  pre  "ili  inni  (  ai  (  erati, 

tre   milia   cento    li    nunn  rava, 

cum   orden   dato   fosen   ben   guardati. 

Lo  suo  care/o   in   Mantua  menava, 
pavaion  e  travachi  guadagnono, 
3110  cavali  e  armi  asai  ne  trovava. 

Gran  botino  tra  loro  si  trovono, 
'per  li  gran  robe  che  trovati  avia 
e  che  dentro  da  la  terra  menono. 
A  Cremona  gran  pianto  si  facìa 
31 15  per  la  rotta  ch'era  stata  tanta 

e  per  li  presoni  che  Mantuan  avia. 
A  Mantua  la  zente  tutta  quanta 
facia  gran  festa  e  grand'alegrare 
per  la  vitoria  avian  habuta  tanta. 
3120        Dredo  un  tempo  si  cominzò  a  tratare, 
Cremonesi  acordo  dimandava, 
Mantuani  non  lo  volian  fare. 

Milanesi  a  questo  s'amezava, 
fadigandosi  che  pace  si  desse, 
3125  Mantuani  puro  la  denegava. 

Milanesi  a  Mantuan  che  dicesse 
se  alchuna  chosa  da  loro  volìa 
che  Cremonesi  a  lor  far  potesse, 
E  che  a  tutto  loro  si  disponìa, 
3130  pur  che  li  presoneri  potessen  avire, 

disposti  a  far  tutto  quel  che  a  lor  piacìa. 

Mantuani  vole  conseio  fare, 
e  li  mazori  insieme  asunati, 
sopra  di  quello  feci  gran  parlare. 
3135        Tra  i  citadini  di  seno  asenati, 
uno  in  lo  conseio  parlava  e  dicìa: 
tenir  si  voi  modo  da  esser  loldati. 

E  ancho  in  nu'  crudelità  non  sia, 
pensemo  di  chosa  chi  ne  faza  honore, 
3140  a  eternai  memoria  questo  sia 

Per  dar  a  Cremonesi  lungo  dolore 
e  che  sempre  vezan  la  lor  grameza; 
se  ne  fan  questo  li  renderem  amore. 
Volir  che  ne  prometan  per  certeza 
3145  di  far  una  porta  cum  un  zirone, 
cum  rocha  e  torre  di  tanta  altezza; 
La  torre  sia  fatta  a  tre  cantone, 


XV. 


t.  XVI,   e.   I 


MUR.,   c.  1092 


v.  3088.  useìal  us\a  B  —  v.  3089.  Curtatoni]  Curiatoni  B  —  v.  3099.  ad  asaltare  B  —  v.  31 19.  habiuta  B 
v.  3129.  che  a  ogni  cosa  lor  se  desponla  B  —  v.  3130.  presoniri  in  B,  qui  e  altrove  —  v.  3141.  longo  B 


ó: 


LA   "CRONACA   DI  MANTOVA 


[AA.  705-7251 


XVI. 


e.   IOJ 


perchè  nesuna  altra  simel  sia, 
e  per  lo  simel  sia  lo  zironc. 
•,150        Da  ugne  lado  de  la  porta  si  fìa 
tanta  passa  di  muro  in  volta, 
a  la  forma  dil  muro  di  Roma  sia. 

Del  Cremoneso  menati  predi  e  molta 
di  l'aqua  de  Oio  ne  porli  da  impastare 
',155  sì  cne  di  Mantua  non  azan  ricolta. 

Cum  sua  zente  e  spessa  debiam    fare 
•«•ih.,  i.  ii  che  questo  ch'i  ò  dito  per  lor  sia  fato 

e  di  tutto  8ecuritate  dezan  dare. 

Fina  a  dece  anni  termen  li  sia  dato, 
3160  lo  fiume  di  Oio  di  Mantua  sia, 
cum  Milanesi  di  ciò  sia  rasonato. 

De  li  promesse  ostazi  dar  debìa 
homeni  cento  che  qui  dezan  stare 
lina  che  '1  domandato  fato  si  sia. 
3165        'Se  questi  patti  loro  volen  fare, 
li  suoi  presoni  si  seran  lasati, 
che  liberamente  se  ne  posan  andare. 

'Li  consieri  ch'eran  lie  asunati, 
questo  conseio  tutti  si  lodava, 
3170  di  domandar  quello  fon  deliberati. 
Cum  Milanesi  dil  fato  parlava, 
a  li  Cremonesi  loro  parlono, 
e  di  far  tutto  molto  li  confortava. 

Cremonesi  di  questo  non   contentono, 
3175  volian  inanzi  due  tanto  dinar  dare, 
e  Milanesi  de  questo  pregono. 

Milanesi  cum  Mantuan  parlare, 
lo  dir  di  Cremonesi  si  referìa, 
.  [,  e  3  Mantuani  niente  nen  voi  fare. 

3180        Dicendo  che  loro  asà  dinari  avia, 
quelli  pati  dimandava  per  honore, 
per  altro  modo  non  voi  che  pati  fìa. 

Alora  Milanesi  di  valore, 
Cremonesi  a  far  tutto  confortava, 
3185  li  Cremonesi  cum  grande  dolore 

Per  uscir  di  preson  si  contentava, 
Milanesi  per  loro  si  prometìa, 
ostazi  cento  in  Mantua  lasava. 
Per  belli  carti  li  pati  si  scrivìa, 
3190  li  Cremonesi  di  preson  lasati, 

non  ben  contenti  a  Cremona  si  zia. 

Al  termen  de  dece  anni  ch'eran  dati, 
li  Cremonesi  tutto  fecen  fare, 


e  li  so'  ostazi  si  sono  lasati. 

3195         Mantuani  alora  fen  nominare 
quella  porta  Quadroza  chiamata 
perchè  a  tre  canton  la  fen  fabrichare. 

La  guerra  cum  Cremonesi  comenzata,      5 
anni  setecent  tre  alota  chorìa, 

3200  nel  mese  di  mazo  la  dita  principiata. 
In  setecent  cinque  si  se  facìa 
la  pace  da  Mantuani  e  da  Cremonesi, 
'dil  mese  di  febraro  si  compila.  10 

(Cap.    LXXX).  -   De  tercio    Giustiniano 

IMPERATORE. 

Iustiniano  terzo  si  sucedla,  15 

3205  anni  setecent  sete  chorìa  alore, 
se'  anni  imperator  si  stasìa. 

Chostui  si  fue  quello  signore, 
che  a  Lione  tolsi  la  signoria 
per  volirse  far  lu'  imperatore.  20 

(CAP.  I.XXXI).  -  De  Piiilippo  imperatore. 

3310        Filippo  dredo  lui  si  venia, 
anni  setecent  tredese  alore, 
un  anno  e  mezo  imperator  stasìa. 

(Cap.  LXXXTE).- De  Anastasio  imperatore. 

Anastasio  fue  po'  fato  imperatore,         30 
anni  setecent  quindese  chorìa, 
3215  'tre  anni  lui  si  stete  signore. 

(Cap.  LXXXIII).  -  De  Theodosio  impera- 
tore. 35 

Theodosio  dredo  a  lui  si  venia, 
anni  setecent  decedoto  era  alore, 
uno  anno  imperator  stasìa. 

40 
(Cap.  l.XXXIY).  -  De  Leone  tmperadore. 

Leo  si  lo  trasse  d'imperatore, 
3120  l'imperio  per  lui  aquistava, 

anni  setecent  viginti  era  alore.  45 

Venticinque  anni  signor  durava; 


vv.  3204-3230.  i  caj>p.  LXXX-LXXXIV  rispondono  ai  capp.  LXXX1II-LXXXV1I  in  B  —  vv.  3204-3329.  om. 
Mur.  —  v.  3158.  securità  deza  B  —  y.  3167.  posan]  porano  B  —  v.  3170.  niente  nen]  nicnto  ne  B  —  v.  3202.  da 
mantuani  a  crcmonisl  B  —  v.  3203.  fue  complita  B  —  1.  28.  Anastasio  secondo  B  —  1.  34.  Theodosio  tercio  B  — 
1.  41.  Leone  tercio  B 


A  A.  725-7001 


IH  BONAMKNTK  ALIPRAND1 


63 


in  quel  tempo   Pipino  hì  ro/.ia, 

la  corona  di  franca  governava; 
3U5       E  in  quel  tempo  laracini  si  vonìa, 

Costantinopoli  si  asidiono, 
5  anni   Irò   in   asodio  gè  stasìa. 

Robati  li  paesi,   possa  si  levono, 
gran  quantità  di  prcson  e  roba  avia, 
3230  in  Sarasinea  tutto  si  portono. 

io  (Cai*.  LXXXV).  -  De  Constantino  [impe- 
ratore. 

Constantino  po'  dredo  si  venia, 
chostui  fu  lo  terzo  Constantin  signore, 
15  anni  setecent  quarantacinque  chorìa. 

Dece  anni  si  stete  imperatore, 
3335  fiolo  fu  de  Lione  prenominato, 

Irene  sua  matre  secho  rezia  tutore. 
A  imolar  demoni]'  lui  era  dato; 
20  in  suo  tempo  l'imperio  si  dividìa 

al  re  di  Franza  si  fue  traslatato. 
3240        Constantino  cazò  la  madre  via, 
anni  sete  solo  si  stette  signore, 
chostui  di  gran  mali  si  facìa. 
25  Hyrene  sua  matre  vene  alore, 

la  signoria  al  fiolo  si  tolìa, 
3245  anni  cinque  imperò  cum  honore. 

Lei  imperando  gli  ogli  cavar  facìa 
a  li  fioli  di  Constantin  so  fiolo, 
30  cum  gran  crudeltà  questo  si  facìa. 

L'ultimo  anno  li  vene  gran  dolo, 
3250  Karlo  di  Franza  fu  fato  signore, 
lei  cazata  e  morta  a  gran  stollo  (!) 


35  (Cap.  LXXXVI). 

RATORE. 


De  Nichephoro  impe- 


40 


Nichephoro  vene  possa  imperatore, 
in  Constantinopoli  si  imperava, 
anni  nove  lui  si  stete  signore. 
3255        Costui  falsa  e  trista  vita  menava, 
li  suoi  baroni  lui  morir  si  facìa, 
di  la  sua  morte  zaschun  s'alegrava. 


45  (Cap.  LXXXVII).  -  De  Stauratio  impera- 
tore. 

Stauratio  so  fiolo  dredo  venia, 


mesi  duo  lui  hì  fue  Imperatori 

.  po'    li    fu    tolti    la    sua   signoria. 

(Cap.  1. xxxviii).  -  De  M ichaele IMPERA- 
TORE. 

Michael  po'  dredo  si  fu  signore, 
'lo  sonato  lui   imperator  facìa, 
tutti  li  baroni  li  avia  amore. 

Anni  setecent  nonantaot  chorìa, 
3265  fu  sazo,  ardito  e  amagistrato; 

lo  senato,  tutti  gran  ben  ai   li  volìa. 

(Cap.  LXXXIX).  -  De  Karlo   Magno   im- 
peratori:. 

Karlo  Magno  di  Pipino  nato, 
anni  setecent  nonantanove  chorìa 
quando  lui  imperator  fu  chiamato. 
3270        Anni  quatordese  stete  in  signoria, 
lui  di  Franza  fu  primo  imperatore, 
chostui  gran  chose  al  mondo  facìa. 

Inanzi  ch'el  fosse  imperatore, 
papa  Adriano  lo  fece  pregare 
3275  che  in  Lombardia  venese  per  so  amore. 
A  Pavia  sì  vene  senza  falare, 
lo  re  Desiderio  con  la  moier  piava, 
cum  presoneri  in  Franza  li  fé'  menare. 
Possa  a  Roma  lui  si  andasìa, 
3280  corona  li  fu  data  d'imperare, 
questo  lo  papa  a  lui  si  facìa. 

A  quel  tempo  translato  si  fìdìa 
da  Roma  in  Franza  l'imperatore, 
da  inde  in  zae  a  Roma  più  non  stasìa. 
3285        Tornava  in  Franza  quel  signore, 
Saracini  che  in  Bertagna  stasìa 
e  in  Germania  e  in  Spagna  anchore 

Tutti  a  fé  cristiana  vegnir  si  facìa; 
Rolando,  Oliviero  e  li  altri  barone 
3290  a  quelle  bataie  sua  vita  finìa. 
Molti  e  asai  altre  rigione 
in  ordene  e  in  pace  fé'  venire; 
Karlo  si  ebbe  l'animo  di  lione. 

Homo  temperato  e  chi  sape  ben  dire, 
3295  li  suoi  fioli,  cum  erano  di  etate, 
a  lettere  imparar  li  facia  zire. 
Quando  erano  in  prosperitate 


».    XVI,      .    4 


■ 


v.  3230.  Saracinia  B   —   I.  io.  Costantino  tercio  B  —  vv.  3231-3305.  i  capp.  LXXXV-LXXXIX  rispondono  ai 
capp.  LXXXVIII-XCII  in  B  —  v.   3246.  ogli]  ogi  B  —  v.  3251.  stollo]  stolo  B 


64 


LA   u  CRONACA  DI  MANTOVA 


[AA.  799-803] 


t.  XVII,  e.   1 


Mi  r.     e.    I0")4 
<-.    X\  II,   e.  2 


Min., 


IOJ 


Ugni  zorno  cavalchar  li  facìa, 
poi  di  virtù  8'imprendia  bontate. 

3300         Lui  si  amplitìchò  la  sua  signoria. 
la  morte  che  a  nessun  voi  perdonare 
a  lui  si  vene,  l'anima  portò  via. 
Quando  lui  perse  l'imperare, 
anni  setandu  lui  si  avìa, 

3305  lo  fiol  dredo  vene  a  signorezare. 

(Cai*,  xo.  -  De  Ludovicho  imperatore. 

Ludovicho  so  fiolo  si  sucidìa, 
anni  otocent  quindese  alore, 
vinticinque  anni  stete  in  signoria. 

Due  fratelli  avia  quel  signore, 
3310  l'uno  Teotoniam  si  governava, 

l'altro  in  Spagna  cum  grand'  honore, 

Di  la  lor  signoria  mal  si  portava, 
'  volìa  cum  torto  altri  superchiare, 
pur  alfine  lor  mal  si  arivava. 
3315        Lodovicho  chi  era  imperatore, 
lìoli  tre  lui  sazi  si  avìa, 
Lothario  si  chiamava  il  mazore. 

Chostui  di  Italici  lo  rizimento  avìa; 
lo  secondo  Pipino  era  chiamato, 
3320  re  de  Equitania  lui  si  lo  facìa. 

Lo  terzo,  Ludovicho  nominato, 
di  la  Bavera  e  Germania  signore, 
di  quelli  paesi  era  coronato. 

Ludovicho  suo  patre  imperatore 
3325  cum  Pipino  e  Ludovico  di  Germania, 
in  Bretagna  andon  quei  signore. 

A  focho  e  di  ferro  quella  distruvìa; 
dredo  a  questo  si  vene  a  suscitare 
gran  discordia,  tra  patre  e  fìoli  venia. 

(Cap.  XCI).  -  De  Lotfi  \rio  imperatore  quo 

nSMFORE   MAGNA    GUERRA  ORTA  ESI    IN- 
TER  VERONENSES   ET   VICENTINOS. 

3330  'Lothario  vene  possa  a  imperare, 
anni  otocent  quaranta  era  alore, 
quindeci  anni  fo  suo  signorezare. 

In  quel  tempo  si  naque  gran    rumore 
tra  Vicentini  e  li  Veronese, 


3335  Per  un0  fiume  fu  question  tra  lore. 

L'aqua  di  l'Agno  chi  fa  sue  disesse 
apresso  di  iMontibello,  so  andare 
verso  Lonigo  a  quei  terren  distesse. 

Li  lor  confine  Veronesi  volian  fare 
3340  che  fosen  lie  e  li  terren  tenire, 
e  quella  per  sua  confine  reputare; 

E  Visentini  devesen  lor  avire 
oltra  l'aqua  lo  suo  confinare 
per  sue  confine  lie  si  divesse  tenire, 
3345        Sì  che  l'aqua  divesse  amezare 
li  confine  da  Vicintini  a  Veronesi, 
per  tal  modo  la  chossa  divesse  stare. 

Fina  a  quel  tempo  non  gera  sta  contesi, 
ma  pur  Vicintini  più  oltra  asa'  tenia 
3350  verso  Verona  li  so  terren  distesi. 

Li  Veronesi  bella  ambasaria 
a  Vicentini  per  questo  mandava, 
che  sua  ambasata  molto  ben  facìa. 

Vicentini  a  loro  si  parlava, 
3355  e  in  questa  forma  sì  li  respondìa: 
che  granmente  si  meraviava 

Che  quello  che  sempre  tenuto  avia, 
per  avirlo  loro  vignesi  a  dimandare, 
onesta  dimanda  a  lor  non  parìa. 
3360        Li  sue  rasone  non  volìa  guastare, 
li  rason  d'altri  torli  non  volìa, 
sua  intencion  era  questo  fare. 

'Veronesi  olduto  loro  si  partì  a, 
'tosto  a  Verona  fu  lo  so  andare; 
3365  a  Veronesi  tutto  si  riferìa. 

Veronesi  di  questo  volsi  fare 
tra  lor  conseio,  li  mazor  facìa, 
in  effetto  vegneno  a  terminare 

Che  li  confine  far  si  se  debìa 
3370  dove  per  Veronesi  era  parlato, 
o  voia  Vicentini  o  no  ch'el  fia. 

D'asunar  zente  l'orden  fu  dato, 
Ugnarne  e  magistri  fen  aprestare, 
e  quando  tutto  fue  aparegiato, 
3375        Verso  Montibcllo  loro  andare, 
in  sul  ponte  sopra  l'aqua  firmava, 
e  di  presente  cominzò  a  laborare. 

Quello  ponte  molto  fortificava, 
cuna  lo  suo  campo  lie  si  metìa, 


1(1 


15 


:n 


25 


30 


òa 


41 


vv.  3306-3519.  i  capp.  XC-XC1  rispondono  in  B  ai  capp.  XCIII-XCIV  —  v.  3306.  Lodovicho  B  —  v.  3310. 
Teotonam  si  gubcrnnva  B  v.  3313.  supergiare  /»'  —  Nota:  il  cap.  XCI  risponde  al  cap.  XCIV  in  B  —  r.  3336. 
Bertagna  B  —  v.  3327.  distruvia]  d'istruiva  B  —  r.  33:S.  vine  a  susit.irc  —  v.  3330.  Mur.  riprende  il  testo  interrotto 
e  com.  lib.  V,  cap.  II  —  v.  3336.  L'aqua  del  lago  B  —  v.  334S.  non  go  ira  sia  contisi  B  -  v.  335S,  vignesi]  ve- 
nise  B  —  v.  3369.  far  si  devia  B 


fA.  813  febbraio-ottobre  I       DI    BONAMENTE    AUPKANDI 


65 


io 


15 


20 


25 


30 


35 


40 


45 


33S0  e  molto  ben  loro  si  guardava. 

Vicentini  che  questo  I01  ".curia, 

di  mala  voia  per  questo  Lot  stare, 
e  tra  loro  gran  conscio  si   Licia. 

Fu   proposto   (inolio   ch'eia   da    fare, 

33S5  disen  li  sue  rason  volit  mantenne, 
e  questo  ugnun  divease  puntare* 

Per  zaschuno  fo  allumato  «mei    dire; 
alor  Vicintini  in  ordine  si  mella 
per  volir  lor  sul  Veronese  /are. 
3390        Di  la  terra  e  dil  contato  cernia 
gran  quantità  di  zente  ben  armati, 
per  li  montagne  in  Veroncso  zìa. 

Di  note  sul  Veronese  arivati, 
ali  porte  si  fu  lo  suo  andare, 
3395  bestiame  e  zente  asa'  eben  trovati. 
Quando  faciano  lo  suo  ritornare, 
per  campi  e  vie  asa*  zente  trovava, 
tutti  quanti  li  faciano  piare. 

A  Vicenza  lor  tutto  si  menava, 
3400  li  preson  fonno  tutti  carcerati, 
lo  bestiame  a  botino  andava. 

Quando  Veronesi  fonno  avisati 
di  tanto  dano  che  recevuto  avìa, 
di  mala  voia  stavan  tutti  turbati; 
3405        Di  farne  vendeta  lor  si  dicìa, 
ma  Vicintini  non  avìa  tardato, 
ai  so  fati  bon  orden  dato  avìa. 

Veronesi  si  eben  asunato 
da  cavai  e  da  pede  molta  zente, 
3410  sul  Vicentino  lo  so  campo  andato. 
A  le  porte  andono  arditamente, 
e  a  quelle  molto  forte  combatìa, 
fon  recevuti,  non  guadagnon  niente. 
Per  tutto  lo  terreno  lor  si  chorìa, 
3415  né  bestiame,  né  zente  trovava, 
perchè  zaschun  reduto  s'avia. 

'Lo  ponte  da  Montebello  liurava, 
cum  gran  guarda  quello  lor  si  lasoe, 
poe  insema  tutti  si  se  asunava 
3420        A  li  porte  de  Vicenza  si  andoe, 
gran  scharamuze  a  quelle  lor  faci  a, 
in  li  fosse  molta  zente  s'anegoe. 

Veronesi  possa  per  lo  Vicintin  zìa, 
li  chase  in  ogni  parte  brusare, 
3425  biave  guastando  ogni  mal  facìa. 
Vicentini  tra  loro  lamentare 


dil  danno  li  facìa  li  Veronese) 
pur  pensava  devirsi  vinili*  ai  e 
E  <  uni  potreben  1  loi 0  fai  ofl 
1430  sopra  questo  molto  ni  parlava, 

e  un  di  loro  a  pai  lar  si  di 

In  questo  modo  a  lor  rasonava: 
uni  devemo  ogni  chosa  lare 
cum  a  so  tempo   Neron  si   usava, 
3135         A  tradimenti  non  devemo  guardai'-, 
traditi  semo  uni  da  Veronesi, 
se  posemo  per  simel  a  lor  fare. 

'Li  nostri  dir  secreti  e  non  palesi; 
mostremo  di  volir  che  pace  si  fia, 
3440  di  proferir  a  loro  siamo  cortesi. 

Ambasatori  da  lor  mandalo  sia, 
che  cum  loro  abia  a  parlare 
per  nostra  parte,  che  piacir  li  debìa 

So  ambasatori  a  Vicenza  mandare, 
3145  che  cum  loro  parlar  nu'  si  volcmo, 
e  di  far  questo  non  deza  rechusare, 

Perchè  tal  modo  tegnir  pensemo 
che  li  daremo  bon  contentamento, 
e  di  farlo  punto  non  dubitemo. 
3450        E  da  creder  che  faran  pensamento 
ch'el  sia  bono  a  devir  mandare, 
temer  non  pono  avir  recresimento. 

Verano,  e  nui  cum  loro  parlare, 
de  li  nostri  gran  danni  li  diremo, 
3455  li  quali  nui  non  possemo  portare, 

E  che  nui  pregar  sì  li  volemo 
che  ne  voian  per  so  amici  tenire, 
quel  ch'a  loro  piace  si  faremo. 

Se  pur  sua  intentione  è  d'avire 
3460  che  li  confini  a  Agno  si  sia, 

di  questo  voiemo  a  lor  compiacire, 

Ma  la  fortezza  si  sia  tolta  via, 
quella  che  sopra  TAgno  àn  fata  fare, 
e  tuti  li  fosse  spiante  si  sia. 
3465        Li  presoni  che  avemo  faremo  lassare, 
desposti  in  tutto  devirli  compiacire, 
pur  che  per  amici  ne  voia  tratare. 

Non  laseremo  a  lor  niente  a  dire 
e  prometeremo  zio  che  lor  vorano 
3^70  pur  per  vignire  ai  nostri  disire. 

'Quando  loro  olduto  averano 
lo  nostro  dire  e  lo  bon  parlare, 
non  dubito  contenti  rimarano. 


I  »93 


e.  XVII,  e.  3 


e  xvn,  e.  4 


v.  3381.  questo   sentìa   B  —  v.  3384.  quello  ch'era]    quello   era   in  A.,  corr.  in  B 
v.  3460.  a  Agno]  a  lago  B  —  v.  3473.  non  dubitemo  B 


v.  3386.  pontare  B 


T.  XXIV,  p.  xui  —  5. 


LA   u  CRONACA   DI  MANTOVA 


|A.  843  febbraio-ottobre] 


e.    WIII,  e.    I 


Hw.,  t.  1076 


Da  li  suoi  lor  si  vorano  tornare, 
J475  in  l'ormati  dì  nostra  intcntionc, 
tutto  a  pieno  vorano  recitare. 

Lor  tornando  per  far  conclusione, 
mostremo  d'avir  granda  alegreza 
in  sonar  campane  e  serar  stazone. 
34S0         Possa  li  diremo  cum  gran  dolceza, 
dì  nostri   voiemo  cum  lor  mandare 
a  quei  nostri  mazori  per  piasevoleza, 

Che  cum  lor  si  debiano  rasonare 
de  tutti  li  pati  che  fati  avemo, 
3485  che  per  li  mazori  si  debian  confirmare; 

Perchè  gran  piacir  di  questo  areremo» 
una  grada  per  loro  fata  ne  sia, 
di  la  quale  molto  si  contentaremo. 

A  Vicenza  per  far  li  carte  si  debbia 
3490  venire  de  li  mazori  chi  li  pare, 
che  li  patti  in  orden  mesi  sia. 

E  perchè  voiemo  gran  festa  fare, 
di  soi  asai  si  debiano  venire, 
perchè  giostri  si  farà  e  bargordare. 
3495        Serano  honorati  e  fati  servire, 
cum  suoi  mazori  ben  recevuti, 
cum  più  serano,  averem  mazor  piacire. 

Quando  averan  questi  parlar  olduti, 
e  che  a  loro  piaza  questo  fare, 
3500  vira  li  nostri  fati  alor  compiuti. 

Non  è  punto  da  devir  dubitare 
e  he  cum  gran  zente  loro  si  virano 
per  vedir  questa  nostra  festa  fare. 

E  perchè  ancho  lor  si  saprano 
3505  li  spesi  a  loro  li  sera  fati  fare, 

de  vegnir  più  groso  lor  si  '1  farano. 

Nui  faremo  un  grand'  aprcstare 
perchè  la  corte  grassa  e  richa  sia, 
e  questa  voce  si  faremo  andare. 
3510        Asa'  di  la  nostra  zente  armati  ha, 
in  secreto  si  starano  a  aspctare 
tanto  che  '1  tempo  in  ordene  sia. 

'Venuti  che  sarano  lor  per  fare 
queli  chose  dite  e  ordinate, 
3515  li  porte  de  la  terra  farem  serare. 

Nui  e  altri  che  serano  armati, 
a  li  traditori  morte  sì  daremo; 
li  nostre  onte  seran  vendichalt •. 

l'ossa  a  Montibello  si  andaremo 


3520  in  atto  di  chostoro  acompagnare, 
li  sue  insigne  cum  nui  portaremo. 

Cum  questi  modi  vigniremo  a  intrare, 
la  forteza  si  guadagnaremo, 
chi  sera  dentro  faremo  amazare.  5 

3525        'Se  a  vui  pare  questi  modi  tignemo, 
e,  siendo  contenti,  secreto  si  sia, 
questo  facendo  di  servitù  usiemo. 

Quasi  tutti  a  una  voce  disia  : 
quel  eh' è  dito,  per  nui  si  deza  fare,  10 

3530  e  a  tutte  chose  ordine  dato  lìa, 

Quando  li  chosi  degon  incontrare, 
che  '1  cel  à  dato  ordinatione, 
la  qual  alchuno  non  pò  oviare. 

Cum  era  stato  dito  in  sermone  15 

3535  Per  quello  vicintino  chi  parloe, 
tuto  apieno  senza  contraditionc, 

A  Veronesi  vene  e  incontroe; 
di  loro  la  mazor  parte  si  andono 
a  Vicenza  senza  alchun  tardare.  20 

3540  Vicentini  molto  ben  l'acetono, 
cum  gran  lusenghe  si  li  honorava 
e  molto  bene  tuti  li  alozono. 

La  sira  tutti  li  porte  serava 
e,  quando  fono  in  l'ordine  dato, 
3545  la  notte  tutti  quanti  li  amazava. 
La  matina  ebbeno  cavalchato, 
a  Montibello  tutti  se  ne  zìa 
cum  l'insigne,  cum  orden  era  dato. 

La  intrata  dil  castello  si  facìa  30 

3550  che  quei  di  dentro  non  s'acorsi  niente; 
di  la  sua  zente  eser  lor  credìa. 

Amazati  fono  subitamente, 
lo  castello  tuto  spianar  facìa, 
pochi  scampono  di  tutta  quella  zente.       35 
3555        A  Verona  Vicintini  se  ne  zìa, 
in  su  la  porta  loro  s'atendava; 
gran  pianti  in  Verona  si  facìa. 

Vicintini  Verona  amanganava, 
li  chase  dentro  facian  ruinare  40 

3560  cum  li  gran  prede  che  dentro  zetava. 
Veronesi  facian  gran  lamentare 
perchè  se  vediano  essere  consumati, 
di  roba  e  di  persona  disfare. 

De  li  mazori  si  se  son  asunati  45 

3565  in  sulla  sala  di  lo  suo  palazo, 


25 


v.  3f)7.  ninirr  B  —  v.  3501.   ponto  dovir   B  —  v.  350'.  sera]  fini   B  —  v.  3306.  grrso]  grosi  B  —  v.  3520. 
nto  B  —   v.  3522.   riremo  B  —  v.  3524.  dintro   />'  —  v.   3^32.  ordin.iv  ione  B,  qui é  altrove  —  v.  3535«  quello  om.  in  B 
—  v.  3j4I.  loscn^h'-  B  —  v.  3546.  cheti  B  —   v.   355*    dcdin'.ro    B  —  v.  3564.  son]  10:10  B 


A.  ai3  febbr  ilo-ottobre] 


DI  BONAMENTE  A.LIPRANDI 


67 


di  gran  dolor  tutti  affanatL 

Un   di   loro   chi   era   trini   sa/.O, 

contra  li  altri  parlava  e  dicìa: 

signor,  chi  siti  qui,  asapir  vi  fazo 
5    3S7o         Che  questa  terra  si   é   In   mala  via, 
imi  scino  rimasi  pochi  corno  pare, 
convicn  che  remedio  preso  si  sia. 

Ter  nui  soli  a  devir  riparare 
sufficienti  non  senio  al  ver  dire, 
10   3575  alturio  d'altri  si  convien  dimandare. 
Se  a  Mantuani  fosse  lor  piacire 
si  cum  bon  vicini  darne  aiuto, 
'o  di  fatti  o  di  parole  dire 

In  quanto  a  nu'  ni  fosse  piazuto, 
15   35S0  io  m'oferischo  a  Mantua  andare, 

o  altro  mandati,  chi  sia  più  saputo. 

Deliberono  di  cholui  mandare, 
accompagnato  a  Mantua  se  ne  zìa, 
cum  Mantuani  si  fu  a  parlare. 
20  35S5        Sua  ambasada  molto  ben  si  facìa; 
li  Mantuani  molto  lui  pregava 
che  Veronesi  ambandonati  non  sia. 

'Li  so  gran  danni  a  Mantuan  contava, 
di  roba  e  di  zente  eh'  era  morte, 
25  3590  e  feramente  sì  se  lamentava; 

E  Mantuani  loro  pregava  forte 
per  parte  di  Veronesi  chi  li  mandava, 
che  di  jutarli  volesen  esser  acorte, 
Perchè  Veronesi  non  dubitava, 
30   3595  se  Vicentini  Mantoan  oldirano 

farà  concepto  che  Mantuan  li  amava. 

E  per  lo  suo  ben  dir  se  moveranno 
lo  suo  dur  animo  a  molificare, 
che  '1  concordio  tra  loro  faranno. 
35   3600       Compiuto  che  aven  sua  ambasata  fare, 
Mantuani  a  loro  si  respondìa; 
in  questo  modo  fecen  suo  parlare: 

Prima,  che  granmente  a  loro  dolìa 
de  li  gran  danni  ch'avi an  recevuti 
40  3605  di  roba  e  di  zente  corno  lor  sentìa; 

A  quel  che  diti  che  vi  dagem  aiuti, 
semo  aprestati  ogni  chosa  fare 
per  redur  Veronesi  in  saluti, 
E  voluntier  si  voiemo  operare 
45   3610  a  esser  e  parlar  cum  Vicintini 
e  provar  di  questa  pace  fare. 


1 ,  |]  (  uni  debon  fax  lì  bon  vi<  ì"i 
che  l'uu  per  L'altro  fatichar  si  denno, 

Cossi   farcino   (uni   animi    lini. 

Li  ambaiador  comiato  prenden 

a   Verona   tosto   loro  tornav.i  ; 
Cum  era  falò  a  Veronesi  rccilono. 
Veronesi  de  questo  l'alegrava; 
ambasator  Mantuani  mandone, 
3620  informati  a  Vicenza  arivava. 

Cum  Vicentini  loro  s'adì  ostone, 
che  eran  andati  per  volirgi  parlare, 
e  la  chason  a  lor  si  ricitono. 

E  corno  li  bon  vicini  debon  fare 
3625  che  di  pace  e  di  concordia  si  deno 
in  tutto  volirsi  afatichare, 

Per  tal  casone  venuti  qui  semo 
a  pregarvi,  che  la  pace  si  fia 
tra  vui  e  Veronesi,  [vi]  preghemo. 
3630        Se  contra  voi  lor  anno  fato  folìa, 
'chi  ne  sia  ben  pagati  a  nu'  si  pare 
che  la  vindita  in  palese  si  sia. 

Non  fu  mai  comuni  che  per  falare, 
che  la  coretion  non  bastasse 
3635  che  aviti  a  loro  fata  portare. 

Da  mo'  inanzi  se  più  la  durasse, 
di  farli  più  dani  superba  seria, 
non  seria  alchun  chi  non  biasemase. 
Risposta  ne  dati  che  bona  sia, 
3640  e  di  questo  vi  voiemo  pregare, 

perchè  l'è  chosa  che  a  ognun  piacerla. 

Vicintini  alor  termen  domandare 
fino  a  tre  zorni  s'aspetasse, 
perchè  si  volian  di  questo  consiare. 
3645        Li  ambasatori  in  dredo  si  trasse, 
a  l'albergo  loro  si  ritornava 
per  aspettar  fin  che  per  lor  mandasse. 

Vicintini  insieme  si  consiava, 
deliberono  di  non  volir  fare; 
3650  per  li  ambasatori  alora  mandava. 

Un  vicentino  cominzò  a  parlare: 
ambasatori,  avemo  deliberato; 
per  la  vostra  dimanda  si  ne  pare 

Che  di  far  pace  per  me  non  sia  trattato, 
3655  anzi  guerra  grandissima  si  faremo 
fina  che  a  Veronesi  dure  fiato. 

Di  la  vostra  venuta  si  vi  regraciemo; 


e.  XVIII,  e.  2 


e.  XVIII,  e.  3 


Mfg.,  e.  1097 


v.  3579.  a  nu'  ni]  a  vui  vi  B,  il  senso  non  muta  —  v.  3594.  Veronisi  in  B  qui  e  altrove  —  v.  3604.  danni 
avian]  A,  corretto  in  B  —  v.  3627.  siemo  B,  qui  e  altrove  —  v,  3629.  vi  pregemo  B  —  v.  3634.  coreclon  B  — 
v.  3656.  durarà  B 


68 


LA   u  CRONACA  DI  MANTOVA 


[AA.  843-855] 


NI-.».,  e.  1OTS 


.     SV1II,  e  4 


e.  XIX,  e.  1 


l'andai  el  star  a  vostro  piacir  sia, 
nui  disposti  a  farli  mal  se  poremo. 
3660        Li  ambasatori  alor  si  respondìa: 
so  pace  a  loro  non  voliti  fare, 
disposti  senio  che  disfati  non  sia, 

'  E  si  se  meteremo  loro  aiutare, 
cum  tuta  possa  li  diffendiremo, 
5  non  mancharà  quel  chi  si  possa  fare. 

Stati  a  Dio,  che  andar  voiemo. 
Vicentini  alora  si  parlava: 
non  vi  partiti  fin  ch'altro  diremo. 

Di  novo  anchor  tra  lor  si  consiava, 
3670  non  era  impresa  da  dovir  piare, 
se  Mantuani  di  questo  s'impazava. 

Li  Mantuani  al  conseio  fen  tornare, 
dicendo  a  lor  che  far  si  volìa 
quello  che  Mantuani  lor  consiare. 
3675        Ma  una  chosa  asapir  li  facìa, 
ch'el  era  male  a  volir  aiutare 
Veronesi  pieni  di  gran  pacìa, 

E  per  chavosi  si  potian  ben  chiamare, 
li  quali  eran  pien  di  vanagloria 
36S0  e  dati  sempre  a  baiar  e  cantare. 

E  di  tal  chose  se  ne  fanno  boria, 
l'altra  zente  per  niente  tenia, 
dil  ben  che  li  fati  non  retiràn  memoria: 

'Viriti  anchor  vui  secho  in  zilosia, 
3GS5  per  tal  modo  che  guerra  vi  farano, 
e  trovanti  che  questo  tosto  fìa. 

Loro  amici  mai  non  averano, 
vole  che  i  so  visini  soto  li  stia 
e,  pur  ch'i  possa,  a  zaschun  fa  dano. 
3690        Tra  lor  e  Mantuani  asa'  si  dicìa, 
ma  vosen  ch'el  fosse  terminato 
dove  li  confine  meterc  se  devia. 

Per  di  mazori  veronesi  mandato, 
e  li  confine  cum  loro  si  terminava 
3695  dov'è,  li  Torre  di  Confai  chiamato. 

Una  torre  lie  si  se  fabrichava, 
per  eternai  memoria  contìnono, 
li  prcsoneri  possa  si  se  lasava. 

L'oste  da  Verona  anchor  si  levor.o, 
3700  non  si  partino  la  pace  fen  cridare 
cum  li  pati  che  tra  lor  firmono. 

Li  Mantuani  a  casa  ritornare, 
per  la  cita  di  Verona  venia, 


i/«5 


foli  fato  un  grand' honorare, 

Rcgratiandoli  che  tratti  li  avia 
di  grar.da  guerra  e  di  grand'afare, 
lo  qual  loro  più  portar  non  posia: 

Offerendosi  sempre  di  portare  5 

a  Mantuani  grandissimo  amore 
3713  e  per  so  mazori  sempre  reputare. 

Mantuani  da  Verona  partiti  alore, 
a  Mantu a  loro  si  arivava, 
foli  fato  gran  festa  e  honore.  10 

Alora  Vicintini  intitolava 
3715  lo  suo  titullo  cum  adesso  fanno; 
d'aver  tradito  Veronesi  li  beffava. 

versus  z  icin  ti  noni  m 
a  aurea  cancha  vocor  Viccniia  flcna  veneno  „    15 
Anni  otocent  quaranta  tre  choria; 
37:0  dil  mese  di  febraro  cominzono, 
dil  mese  d'otobre  la  pace  facìa. 

Da  quella  guerra  insieme  piono, 
non  fu  mai  bon  volir  dali  Veronesi,  20 

a  Vicentini  sempre  odio  portono 
37:5        K  sempre  lor  di  tutte  li  offesi 
fati  per  altri  a  li  Vicentini, 
alegreza  mostrato  in  palesi: 

Invidiosi  e  mali  lor  vicini,  25 

de  li  lor  dani  avir  contentamento. 
3730  a  lor  non  un  fatto  chosì  Vicentini. 

Di  farli  danni  non  fen  pensamento 
ano  atesso  a  li  lor  fati  fare, 
podio  curando  del  suo  recrisimento.  30 

Ma  pur  sempre  Veronesi  ricordare, 
3735  de  l'inganno  da  Vicentin  recevuto 
'non  àn  potuto  mai  dimentigare. 

(Cai-.  XCII).  -  De  Ludovicho  imperatore.  35 

Ludovicho  po'  dredo  si  sucedìa, 
anni  otoccnt  cimquantacimque  alore, 
vinti  un  anno  si  stette  in  signorìa. 
3740        Cholui  cum  Romani  guerra  e  rumore,   40 
per  più  tempi  Roma  si   asidioe, 
de  quella  impressa  ave  podio  honore. 

In  quel  tempo  alora  si  incontroe 
che  a  Bresa  tri  dì  e  notte  pluìa 
3745  sangue  sgeto  che  mai  non  cesoe  ;  45 

E  in  quel  tempo  anchor  si  venia 


3670.  Imprisa  B,  qui  e  altrove  —  v.  367:.  consio  fi ',  qui  e  altrove  —  v.  3OS0.  e  adati  sempro  fi  —  v.  3695. 
dov'ò  si  dice.  II  A  •  glanmto  fi  —  v.  3713.  dopo  questo  verso  in  fi  la  terzina  varia  e  manca  della  citazione  latina: 
Possa  drldo  Yi.cntlni  si  parlava  |  di  Vcronisl  gran  gabo  ne  facìa  |  d'avidi  traditi  molto  si  befava  |  Ani  oto- 
cent tte,  —  vv.  3737-3799-  i  capp.  XCII-XCl'I/I  rispondono  in  B  ai  capp.  XCV'-Ll  ovt.  in  Mur. 


|AA.  855-931J 


DI  BONAMENTE  AUPKANDI 


69 


in  Pranza  lagette  i"  Bruì  quantltatei 

se'  ali  e  se'  pè  e  du'  demi  avlaj 

Quelli    faciali    li   |UQ    volute 
3750  per  trenta  mìa  clic  non   dimenava, 
5  po'  a  terra  iacian  li  sin;  calate 

Li  biave  nei  (ampi   luti  guastava, 
e  là  dove  elli  si  se  apundìa, 
per  quatro  mìa  suo  campo  durava. 
3755         Fina  al  mare  di  Berlagna  si  andasla, 
10  li  venti  in  mare  li  fccen  anegare, 

gran  danni  feno  qucli  che  li  facla. 
Quello  Ludovicho  in  signorezare 
crudel  fue,  mazor  fiol  si  tenia 
3760  di  Carlo  che  possa  fu  imperatore. 
15  Ludovicho  dal  dimonio  si  fidìa 

trementato  in  prescntia  di  so  patre, 
per  terzo  dì  duroe  e  po'  si  morìa. 


anni    Q0V6I  '-ni'    <•    dll'   il    I  boi  la, 

'(piallo    ani    :,na    lignO]  la    dina'. 

,,   ,        in  quatto  tempo  alor  il  avenia, 
che  li  T<  d        l  (  ominzon  a  imparare 
perchè  Romani  lenteni  ia  ae  dalla. 
Perchè  Fran<  esl  non  volia  dare 
alturio  (piando  Lombardi  rebelava, 

3790  tolto  la  corona  a  lot  fato   fai  e. 


e,     1  . 


(Cap.   xcvil). 

TOKK. 


De   Berengario  [mpera- 


Berengario  dredo  si  imperava, 
anni  novecento  nove  si  eh  ori  a, 
tre  anni  lui  si  signorezava. 

In  suo  tempo  a  Roma  guerra  facìa, 
3795  fu  ardito  in  arme  lui  operare, 
in  quel  podio  tempo  lui  si  rezìa. 


(Cap.  XCIII).  -  De  Karolo  imperatore. 

Karolo  so  fiolo  vene  a  imperare; 
20   3765  anni  otocent  sesantase'  chorìa, 

vinti  un  messe  lo  so  signorezare. 


(Cai*.  XCVIII).  -  De  Corado  imperatore. 

Corado  elemano  vene  a  imperare, 
anni  novecento  dodese  si  chorìa, 
pocha  mentione  di  questo  si  fare. 


(Cap.  XCIV).  -  De  Karolo  imperatore. 

Karlo  al  qual  Grosso  si  dicìa, 
anni  otocent  sesantasete  era  alore, 
25  quando  intrò  in  sua  signoria. 

3770        In  quel  tempo  si  fue  alor  la  mazore 
fame,  per  tutta  Italia  si  era, 
gran  quantità  di  zente  morì  alore. 
De  gran  fati  non  portò  bandera, 
30  quando  fu  il  suo  tempo  lui  morìa 

3775  —  non  fu  piurato  —  cum  grameza  fera. 


(Cap.  XCIX).  -  De   Berengario    impera- 
tore. 

3800        Berengario  secundo  si  sucèdìa, 
anni  novecento  sedese  era  alore, 
per  cholui  pochi  fati  si  se  facìa. 

(Cap.  C).  -  De  Henrico  imperatore. 

Enrico  possa  fue  imperatore, 
anni  novecento  viginti  si  choria, 
3805  chostui  in  Italia  non  fu  ma'  signore. 


(Cap.  XCV).  -  De  Arnulffo  imperatore. 

Arnulfo  dredo  a  lui  si  sucedìa, 
anni  otocent  nonant' alore, 
35  dodeci  anni  lui  si  stete  in  signoria. 

Amalato  lui  stete  quasi  tutore, 
3780  in  infìrmità  che  pedogi  il  mangiava; 
guarir  no  '1  potè  di  medicina  autore. 

40  (Cap.  XCVI).  -  De  Ludovico  imperatore. 
Ludovico  dredo  si  imperava, 


(Cap.  CI).  -  De  Ugo  imperatore. 

Ugo  dredo  a  lui  si  sucedìa, 
anni  novecento  vintidu'  era  alore, 
otto  anni  lui  stete  in  signorìa. 


(Cap.  CU).  -  De  Berengario  imperatore. 

Berengario  dredo  a  lui  signore, 
3810  anni  novecento  trentaun  chorìa, 
granda  scisma  in  Italia  fue  alore. 


v.  7347.  sagette}  saiote  B  —  v.  3753.  elli  si  se  apundìa]  loro  apundìa  B  —  v.  3765.  setantase'  B  —  v.  3767. 
setantasete  B  —  v.  3786.  Teotonici  B  —  v.  3795.  oprare  B  —  vv.  3800-3880.  i  eapp.  XCIX- C VII  om.  in  Muk. 
rispondono  in  B  ai  capp.   CII-CXI,  essendo  il  cap.   CV  diviso  in  due  —  v.  3S11.  sisma  B 


70 


LA   u  CRONACA  DI  MANTOVA 


[AA.  946-1000] 


XIX,  e.  3 


XIX,  e.  4 


Mi."  ,  e.   1099 


I-.  CHI).  -  De  Lothario  imperatori:. 

Lothario  a  l'imperio  sucedìa, 
anni  novecento  quarantase'  alorc, 
due  anni  lu'  si  stete  in  signoria. 


(Cai-.  CIV).  -  De  Berengario  quarto  im- 
perai' 'RE. 

3S15         llcrengario  quarto  dredo  sucedìa, 
anni  novecent  quarantaot  alore, 
undeci  anni  si  stete  in  signoria. 

In  lo  primo  anno  ch'el  fu  imperatore, 
un  zorno  a  nona  alor  si  aparìa, 

3820  innumerabele  stelle  cum  fulgore. 

(Cap.  CV).  -  De  Otto  imperatore. 

Oto  dredo  imperator  si  lìdia, 
anni  novecento  sesantadu'  alore, 
se'  anni  lui  si  stete  in  signoria. 

Chostui  si  fu  lo  primo  imperatore, 
3835  che  da  Lamagna  fu  fato  fare, 

de  Taliani  non  fu  po'  imperatore. 

Alemani  si  l'à  saputa  conservare, 
'corona  de  l'imperio  per  lor  tenire, 
nul  altra  zente  à  potut  acquistare. 
3830        Qui  si  caze  a  recitar  e  dire 

che  in  quel  tempo  un  mostro  nasìa, 
creatura  di  femina  e  di  vire. 

In  Scicilia  quello  si  avenia, 
era  un  corpo  cum  una  testa  grande, 
3S35  dinanzi  e  di  dredo  lo  volto  avìa. 

Zaschun  volto  al  mento  barba  spande, 
du'  ogli  e  una  bocha  si  avìa 
e  du'  oregie,  non  cran  troppo  grande. 

Due  brazi  dinanzi  e  di  dredo  avìa, 
3S40  due  gambe  quel  corpo  si  portava, 
due  pò  dinanzi  e  du'  di  dredo  avìa. 

Como  volìa  in  za  e  in  là  andava; 
quatro  mane  ai  brazi  lu'  avìa, 
di  dredo  dinanzi  corno  volìa  oprava: 
3S45         Spada  e  lanza  e  cum  archo  trasìa, 
cum  tutti  mane  molto  ben  lavorava, 
corrente  era  cum  animai  chi  sia. 

Quando  cum  una  bocha  lui  mangiava, 


quando  cum  due  lo  corpo  pasìa, 
3S50  una  uscita  lo  suo  corpo  vutava. 
Galardo  e  intendente  si  tenia, 
in  più  bataie  fu  spermentato, 
più  che  dece  homeni  fati  facìa. 

Cum  bella  donna  fue  acompagnato, 
3855  e  di  lui  du'  bei  Moli  nasìa, 
a  la  forma  di  lui  non  simiato. 

Cum  anno  li  altri,  così  loro  avìa, 
sazi  e  discreti  lor  si  vegneno, 
per  tutto  il  mondo  di  lui  si  dicìa. 
3S60        Setanta  anni  olirà  si  zeno, 
possa  vene  la  morte  ch'il  tolìa, 
al  suo  corpo  balsemar  si  feno. 

(Cap.  CVI).-  De  secundo  Otto  imperatore. 

Otto  secundo  dredo  si  sucedìa, 
anni  novecento  sesantaot  alore, 
3S65  vinti  du'  anni  si  stete  in  signoria. 
Un  lìolo  avìa  l' imperatore, 
lo  qual  Otto  ancho  lui  era  chiamato, 
fue  altiero  quando  lu'  fu  signore. 
Otto  secundo  fue  ben  amato, 
3S70  e  dredo  a  la  sua  morte  si  sucedìa 
Otto  terzo,  di  lui  suo  fiol  nato. 

(Cap.  CVII).  -  De  tercio  Otto  imperatore 

Otto  tercio  a  l'imperio  sucedìa, 
anni  novecento  nonantaquatro  alore, 
dodese  anni  si  stete  in  signoria. 
3S75        Chostui  si  fu  quel  astuto  signore, 
lo  palazo  grande  in  Roma  fé'  fare, 
asa'  chosi  si  fé'  questo  imperatore. 

Non  fu  sì  sazo  si  sapesse  guardare, 
'di  thosego  lo  dito  signore  si  morìa, 
3SS0  di  la  sua  morte  fu  gran  lamentare. 

(Cap.  CVIII).  -  De  spositione  magne  cam- 

PANE  QUE   INI'  SUPER   PLATEA. 

'Nel  mille  apuntato  alor  si  chorìa, 
che  la  campana  si  fu  fata  fare, 
in  su  tre  coione  suso  si  metìa, 

In  sulla  piaza  di  Mantua  corno  pare. 
3SS5  P)iatrice  contessa  fabrichar  la  facìa; 
vene  fessa  che  non  polla  sonare, 


10 


15 


20 


20 


30 


.>3 


40 


45 


v.  3S30.  COWnttda  in   P>   un   nuovo  capitolo,  il  CTX  —  v.  3832.  criatura   />'  —   v.  3S33.  Cicilia   />'  —  v.  3837.  ogl 
-  v.  384 \.  dinanzi]  manca  in  A,  sostituito  con  B  —  v.  3850.  usita  /•  —  v.  3^60.  sesanta  B  —  v.  3S66.  quel  Im- 
peratore B  —  t.  3S7J.  suecdk]  si   venia  B  —   vv.   38S1  3899.  il  cap.    CVIII  rifonde  in  B  al  cap.    CX.II,  dal  quaU 
riprendi  la   Cronica  il  Mi'R. 


|AA.  1000-1025| 


DI  BONAMENTE  ALirkANDI 


71 


E!  parchi  la  era  grande  a  meraveìa 
più  che  neauna  altra  il  sapesse, 

per   una    menioi  i.t   li*-    metal    la    l'acia. 

3890       Lo  malatro  chi  la  lece,  suso  icrisie 
5         questi  versi  comò  su  quella  pare, 

B  ciò  che  ugnun  di  quella  si  sapesse: 
Hunc  quoque  catiipanam  cuncti  cogno- 
me ite  factum 
ausilio  Ci/risii  lìealricis  denique  iussu 
10   3895  Aiulrce   sancii  [ad\   laudati    quo    sii    Ubi 

[(-/triste 

In  Millesimo  domini  Oddo   magistcr  hoc 

opus  composuit  quod  expletum  dco  ac- 

ccptabillc  occulisquc  omnium  apparet  mi- 

1 5  rabille  et  dicuni  omtics  homincs  Dco  gra- 

[tias. 

(Cap.  CIX).  -  De  Henrico  imperatore. 

3900        Henrico  secundo  dredo  si  venia, 
20  anni  mille  tredese  si  era  alore, 

dece  anni  lui  stete  in  signoria. 


25 


(Cap.  CX)  -  De  Conrado  dux  Francho 

RUM   IMPERATORE. 

Conrado  dux  di  Franchi  imperatore, 
anni  mille  vinticimque  si  chorìa, 
3905  sedece  anni  lui  si  stette  signore. 


30  (Cap.  CXI).  -  Qualiter  quidam  Filippus  de 

VOGADRIS  VOLUIT  EFFICI   DUX  MANTUE. 

Nel  millesimo  si  fu  alore, 
un  citadino  Mantua  si  avìa 
tra  li  altri  tenuto  di  mazore. 
35  Filippo  di  Avogadri  ditto  fidìa; 

3910  cholui  pensò  di  Mantua  signorezare 
e  quella  redur  a  sua  tiranìa. 

Perch'el  fosse  possente,  noi  potìa  fare 
se  grande  alturio  d'altri  non  era  dato, 


pur  si    vene   lui    a   devir   pai 

39x5       A  Verona  avìa  gran  parentato 
cum  quelli  da  Suxnoriva  alorej 
<Im>  cian  grandi  a  tegola  gran  itato. 

Cavalchò  a    Verona   senza  dimoi'- 

e  cum  li  parenti  tuoi  si  parlava, 

3920  di  lo  suo  volire  si   li  disse  il  tenore. 
E  sopra  questo  fato  si  li  pregava 
che  cum  di  amici  divesse  parlare} 
vcgniali  fatto  se  loro  l'aiutava. 

Li  parenti  cum  di  amici  rasonare, 
3925  di  questo  fato  in  secreto  li  dicìa 
cum  esso  loro  devessen  aiutare. 

Perchè  se  la  chossa  fatta  venia 
'ch'el  suo  parente  si  fesse  signore 
di  Mantua,  per  grand' honor  se  '1  teria; 
3930        '  Possa  li  seria  utile  oltra  l' honore, 
e  ancho  li  so  amici  ne  sentirave, 
pregava  che  a  farlo  li  desse  favore, 
Pregando  non  devessen  recusare 
che  ancho  utile  dil  suo  comun  seria 
3935  questo  signor  per  amico  acquistare. 
Zaschun  largamente  prometìa, 
quando  il  fato  sia  in  ordinatione 
che  asapir  a  loro  fato  si  sia. 
Fato  chi  sono  li  promissione 
3940  a  Philippo  e  i  parenti  firmamente, 
a  lui  si  vene  lo  chore  d'un  lione. 

Da  Verona  si  partìa  di  presente, 
a  Mantua  in  breve  arivava, 
avìa  un  so  compagno  asa'  valente. 
3941;        Tutto  lo  fatto  a  lui  si  contava, 

pregando  che  cum  secho  esser  divesse. 
che  bon  per  lui  se  la  chossa  andava. 

Ma  secreto  lui  si  tenesse 
quello  che  lui  dito  si  li  avìa, 
3950  che  persona  dil  mondo  noi  sapesse. 

Quello  Philippo  in  città  vedrà  stasìa, 
apresso  a  la  porta  dita  Co  de  Bo; 


,  e  1 


Mun.,  t.  I10O 


v.  3892.  ognuni  B  —  vv.  3896-3899.  in  B  e  in  Mur.  terminano  rispettivamente  in:  composuit,  omnium  e  gratias 
—  v.  3809.  dopo  questo  verso  in  B  sono  le  seguenti  cinque  terzine:  La  verità  tu  lectore  qui  si  d\  notare  |  quella  campana 
che  di  sopra  ò  nominato  |  cosi  non  iace  comò  pria  solìa  stare  |  Misèr  Guido  di  protonotari  di  Gonzaga  nato  |  quela 
campana  sopra  dita  disfece  senza  falare  |  del  mili  quatrocent  quaranta  quatro  ani  pontato  |  Che  l'era  integra  e  volsi 
5  un'altra  zitare  |  perchè  di  campane  magistro  era  lodato  |  cum  oto  finestre  cum  lui  volsi  fare  |  Ancora  cum  Uteri 
dintorno  circumdata  |  in  su  la  quala  è  scolpito  misèr  Adamo  |  più  granda  de  la  prima  e  ben  adornata  |  Cum  altre 
figure  e  molto  foiamo  |  sopra  oto  coloneli  di  petra  viva  fondata  |  in  su  la  piaza  di  s.  Andrea  cum  nui  vezamo. 
//  metro  di  questa  interpolazione  riferentesi  a  fatti  posteriori  alla  morte  dell' Aliprandi ,  ci  accusa  nell' autore  la  nessuna 
pratica  del  verso,  e  ci  spiega  la  maggior  scorrettezza  del  cod.  B.  In  calce  (e,  62  recto)  è  la  seguente  nota  d'altra  mano: 
io  Guido  de  Gonzaga  prepositus  ecclesie  Maioris  Mantue,  propriis  manibus  hanc  campanam  in  onorem  preciosi  san- 
guinis  Christi,  tempore  Illustris  principis  Dom.  Io.  Francisci  de  Gonzaga  primi  marchionis  Mantue  a.  d.  1444  — 
vv.  3900-4238.  i  capp.  CIX-CX1  rispondono  in  B  ai  capp.  CXIII-CXV —  v.  3906.  In  mille  quaranta  si  fo  B  —  v.  3940. 
saltato  in  B,  punteggiato  come  lacuna  in  Mur.  —  v.  3952.  cho  de  boe  B 


72 


LA   u  CRONACA  DI  MANTOVA 


[A.  1000] 


col  capitanio  grand  amista  avìa. 
Cimi  quel  capitaneo  lui  si  parlò 
3955  e  lo  so  fato  e  volir  si  li  dicìa, 
quel  capitanio  si  li  promise  alò, 
.  ,-.  noi  E  che  f arane  ciò  chi  li  piada 

li  suoi  ordeni  sazamente  dare, 
che  al  suo  piacir  la  porta  li  darla. 
3960        Filippo  non  seppe  sì  secretamente  fare 
che  la  eh  ossa  si  se  vene  a  sentire, 
sì  che  Philippo  sen  convene  andare. 
Lo  compagno,  voiando  lui  fuzirc, 
fu  preso  quando  lui  se  ne  zia, 
391,5  al  palazo  menato  al  martire. 

A  cholui  di  squassi  si  dasìa, 
tanto  che  tuto  lui  confessava 
di  lo  trattato  che  in  Verona  fatto  avìa. 
Lo  capitanio  lui  si  se  n'andava 
3970  e  molti  altri  che  '1  fato  sentìa, 
chi  era  in  colpa  tuti  si  scampava. 

Filippo  scampo  a  Verona  tirava, 
molti  di  altri  dredo  lo  seguìa, 
ai  so  parenti  lo  fato  li  contava. 
3975        In  la  roba  di  fuziti  molto  si  procedìa, 
tutte  le  chase  li  fonno  robate, 
a  lor  tolto  in  tutto  zò  che  li  avìa. 

Mantuani,  chi  che  fonno  acertate, 
di  tuto  il  fatto  corno  el  era  stato, 
39S0  di  mandar  a  Verona  fon  pensati. 
e xx,  e  2  'Dui  ambasatori  a  Verona  mandato 

a  domandar  che  '1  suo  citadin  li  dia, 
perchè  gran  tradimento  avìa  tratato, 
Di  Mantua  volir  tore  la  signoria, 
39S5  cum  l'alturio  di  alcuni  veronesi; 
,  .x\,c.  3  mancho  questo  ben  fato  li  parìa. 

Pregava  che  li  foseno  a  lor  resi, 
quel  citadino  cum  li  altri  dare, 
e  di  questo  non  devessen  far  contesi. 
3990        Veronesi  a  Mantuan  parlare 
che  Verona  si  era  in  libertate, 
chi  li  venia,  securi  posìan  stare. 

E  ch'el  sarìa  grande  disonestate, 
che  chi  fosse  a  Verona  venuto, 
3995  si  desse  ad  alcuna  comunitate. 

A  cha'  di  suoi  parenti  e  recevuto, 
savemo  bene  che  loro  no  *1  darìa, 
da  asa'  citadini  è  molto  ben  voiuto. 
Mantuani  a  loro  sì  li  dicìa: 
4000  vui  fariti  male  si  vui  non  li  date, 


di  questo  convien  che  gran  rumore  sia. 

Stati  a  Dio.  A  Mantua  fon  tornate, 
cum  Mantuani  si  contò  il  tenore 
di  la  andata,  perchè  cran  andati. 
4005         'Per  quello  cominzò  gran  rumore  5 

tra  Mantuani  e  li  Veronesi, 
guerra  grande  senza  alchun  amore, 

L'una  parte  e  l'altra  grandi  offesi 
prendendosi  e  chasi  asa  brusare, 
4010  non  guardando  a  guastar  li  paesi.  10 

Un  bon  tempo  durò  lo  suo  mal  fare, 
li  parte  accesi  di  mal  volire, 
zaschun  di  loro  fecen  so  asunare. 

Presso  a  Villafrancha,  al  ver  dire, 
4015  ambe  li  parte  si  se  atrovone,  15 

dura  bataia  fecen  senza  mentire. 

Veronesi  feramente  si  portono 
contra  li  Mantuani  arditamente, 
che  per  forza  Mantuani  redrezono. 
4020        Cridava  li  Veronesi  valente:  20 

moral  mora!  a  li  Mantuan  dicìa, 
morti  e  feriti  ne  fon  molta  zente. 

In  quel  punto  gran  secorso  venia 
a  Mantuani  chi  eran  sbaratati, 
4025  per  lo  secorso  presen  vigoria.  25 

Li  Veronesi  chi  erano  affannati, 
non  poten  per  lo  secorso  durare, 
roti  fonno,  asa'  di  morte  danati. 

Veronesi  cominzan  di  scampare, 
4030  Mantuani  dredo  li  perseguìa,  30 

facìasi  tra  loro  gran  cridare. 

Mantuani  di  loro  si  prendìa 
cinquecento  setanta,  tutti  ligati 
'ali  preson  di  Mantua  li  conducìa. 
4035        Anchor  li  Mantuani  congregati,  35 

da  pedi  e  da  cavalo  chavalchono, 
ali  porti  di  Verona  lozati. 

Fenno  bastie  e  mangani  drizono, 
dentro  da  Verona  si  facìa  trare, 
4040  molta  zente  dentro  si  amazono.  40 

Gran  fame  in  Verona  si  vien  a  fare, 
perchè  loro  recolto  non  avìa, 
dentro  da  la  terra  era  gran  lamentare. 

Veronesi  conseio  tra  loro  facìa, 
4045  deliberono  alturio  dimandare,  45 

lo  duce  da  Storicho  si  requerìa, 

Per  suo  signore  lo  volìan  acceptare, 
e  dali  Mantuan  li  diffendesse 


v.  3960.  seppe  h\  secretamente]  discretamente  B 
nettare  B 


v.  396S.  in  Verona  om.  in  B  —  r.  4041.  fam  B  —  v.  4047. 


[A.   1000| 


1)1  BONAMENTE  ALIPRAND] 


73 


e  tosto  fesse  se  li  piacìa  di   lare. 
4050  LO   ciuci-    volse   che    ((.uscio   si    lesse, 

tr;i  li  suoi   lo   fato  si   dicìa, 
e  quel  che  lor  parìa  si  dicesse. 
5  Per  quel  conscio  si  se  concludìa 

che  questo  er;t  rhosa  da  devil   lare, 
4055  e  ch'el  si  faza  tosto  zaachun  dicìa. 
Veronesi  aia  avìa  fato  portare 
li  bandere  dil  dussc  a  li  porle 
10  e  in  su  le  torre  a  Mantuan  mostrare. 

Li  Mantuani  si  combatìa  più  forte, 
4060  scharamuze  ugni  zorno  si  facla, 

d'ambe  le  parte  asa'  recevla  morte. 
Lo  duce  cum  zente  si  zunzla, 
15  dentro  da  Verona  fu  intrato, 

li  Mantuani  che  questo  si  sentìa, 
4065        Lo  suo  campo  si  ebbeno  levato, 
ordinatamente  si  se  tornono, 
tuto  lo  campo  a  Mantua  arivato. 
20  Veronesi  alor  liberati  si  fono, 

quelle  bastie  si  feceno  guastare, 
4070  grand'alegrezza  Veronesi  mostrono. 
Lo  duce  ambasarìa  fé'  mandare 
a  Mantuani  per  volir  sapire 
25  se  pace  o  guerra  lor  volìan  fare. 

Fo  tratato  pace  al  ver  dire, 
4075  li  presoneri  lasati  si  fidìa, 

a  Verona  tornon  senza  falire. 

Dredo  un  tempo  lo  duce  si  partìa, 
30  in  Verona  capitaneo  lasoe 

che  per  suo  nome  la  terra  rezìa. 
4080        'A  quel  capitanio  si  comandoe 
che  iustitia  a  zaschun  divesse  fare, 
possa  in  li  soi  paesi  chavalchoe. 
35  Li  Veronesi  facìan  grand'alegrare, 

perchè  se  vedìan  avir  signore 
4085  da  diffenderli  chi  mal  li  volese  fare. 
Davasi  bon  tempo  senza  timore, 
'ma  pur  Mantuani  forte  odiava, 
40  voliali  male  senza  alchun  amore. 

Fino  a  mille  quarantase'  durava 
4090  che  la  signoria  del  duce  si  servono, 
possa  domino  loro  si  cambiava. 
A  quella  signoria  si  rebelono, 
45  lo  capitanio  loro  cazò  via, 

di  Verona  cum  vergogna  si  andono. 
4095        Iachomo  da  Sumoriva  si  facìa 


«  tpitanio  del  popò!  e  rectoi  <-, 

e  mollo  ben  la  tei  ti  si 

Quando  Lo  duce  intese  il  tenore 
di  Veronesi  ch'eran  rebellatii 
(100  ne  L'animo  ebbe  un  gran  dolore. 

Per  li  soi  baron  tonno  mandati; 
tutto  lo  fatto  a  loro  si   contava, 
/-tirava  a  Dio  che  ne  serian  pagati. 

Mantuani   punto  non   dimoiava, 
4105  mandon  al  duce  sua  ambasarìa, 
sua  ambasata  a  loro  ordinava. 

Al  duce  li  ambasatori  si  zia, 
a  Bolzano  loro  si  l'ebben  trovato, 
per  parte  di  Mantuani  li  dicìa, 
4110        Che  Veronesi  si  l'avìan  beffato, 
e  questo  non  divesse  volir  pasare, 
che  per  sempre  ne  seria  vergognato; 

Anzi  volesse  vindita  grande  fare, 
che  mantuani  in  tutto  s'offerìa 
41 15  esser  cum  lui  a  questo  vindichare. 

Lo  duce  a  loro,  che  molto  li  piada, 
regracioli  di  tale  ambasata, 
aceptando  quello  che  dito  avìa. 

Pregando  loro  che  a  questa  fiata 
4120  Mantuani  cum  secho  si  disponesse, 
che  Veronesi  senta  la  sua  spata. 

Fatti  tra  loro  tutti  li  promesse, 
che  a  tal  fatto  era  bisogno  fare, 
al  duce  disen  che  licentia  li  desse. 
4125        Licentiati  presen  a  chavalchare, 
in  breve  tempo  a  Mantua  zunzìa; 
quel  chi  era  fato  loro  recitare.  MuR>  c_  lut2 

Di  presente  in  ordine  si  metìa 
li  Mantuani  cum  la  sua  zente. 
4130  aspettando  lo  duce  chi  venia. 

Lo  duce  non  tardava  de  niente, 
per  li  suoi  baroni  si  fece  mandare 
ch'el  sia  in  ordine  tutta  la  sua  zente. 

Veronesi,  senza  alchun  tardare,  x  x,  e.  4 

4135  la  terra  in  forteza  si  metìa, 
di  novo  la  fecen  palanchare, 

E  molto  ben  in  ordine  disponìa 
li  lor  forteze  e  bon  orden  dava 
divirsi  deffender  cum  gram  vigorìa. 
4140        'Lo  duce  cum  suo  exercito  non  tardava,  ,.  Xxi.  e.  1 
zunsi  a  Verona  cum  gran  furore, 
di  là  da  l'Adese  lui  s'atendava. 


v.  4071.  duse  B  —  v.  4085.  di/fender  che  B  —  t.  4091.  domino]  de  animo  B 
B  —  v.  4140.   suo  exercito]  soa  zente  B 


v.   41 12.   che  per]   perchè 


_ 


71 


LA   "CRONACA  DI  MANTOVA 


|A.  1000] 


XXX,  e.  : 


ira. 


1103 


(v.«.,  e.  1104 


Mantuani  cum  animo  di  valore, 
di  za  da  l'Adesc  lor  si  se  fermono, 
4t ^5  Veronesi  atorno  asidiati  alore. 

D'aprile  era  quando  la  asidiono, 
Veronesi  lo  recolto  non  poten  fare, 
in  breve  tempo  le  biave  manchono. 

Lo  duce  in  ogni  parte  facìa  inastare 
4150  le  biave  che  per  li  campi  trovava, 
anchor  li  chase  si  facìa  brusare, 

E  Mantuani  per  lo  simel  guastava  ; 
fu  preso  di  Veronesi  gran  zente, 
in  li  preson  di  IMantua  li  mandava. 
H55        'Veronesi  a  la  deffesa  franchamente 
molti  Elemani  fecen  morire, 
tratavan  sempre  pur  di  tradimcnte. 

Paduan  e  Visentin  requirire 
clic  a  lor  alturio  divesen  dare, 
4160  che  tristamente  no'  i  lasen  perire. 

Lor  risposen  che  non  Tosavan  fare, 
de  lo  duce  loro  tema  si  avìa 
che  li  sue  terre  non  zesse  a  guastare. 

Ugni  zorno  a  le  porte  si  combatìa, 
4165  li  mangani  in  la  terra  facìan  trare, 
gran  parte  di  chase  a  terra  metìa. 

A  la  perfine  non  potìan  durare 
perchè  la  vituaria  li  manchava, 
lo  popol  dentro  facìa  gran  lamentare. 
4170        Ambasatori  al  duce  mandava 
che  la  terra  a  lui  dar  si  volìa, 
ma  una  chosa  a  lui  dimandava: 

Che  robba  e  li  persone  salvo  sia. 
lo  duce  a  loro  non  vole  far  niente 
4175  e  voi  che  liberamente  si  se  dia. 

Alora  Veronesi  di  presente 
lo  duce  chiamono  per  so  signore, 
li  porte  fen  aprire  amantinente. 

Mantuani  introno  cum  furore, 
41  So  e  per  lo  simel  lo  duce  facìa, 
le  porte  fé'  serar  comò  signore. 

La  terra  a  sachomano  si  metìa, 
li  Veronesi  si  facìa  piare 
in  ugni  parte  quanti  lor  possìa. 
4185        Asa'  di  loro  presen  a  scampare 
per  tema  di  la  morte  fuzendo, 
l'Ade9se  passava  chi  sapia  nutare. 

Li  Mantuan  li  zìa  perseguendo; 
tre  milia  veronesi  fon  piati, 


4190  dura  preson  a  lor  far  dicendo. 

Asa'  donne  si  fono  vergognati, 
li  Thodeschi  di  quelle  molti  presse 
'ch'era  belli,  in  Lamagna  mandati. 

L'octavo  zorno  conseio  si  fesse,  5 

4195  lo  duce  li  Mantuani  dimandava 

di  far  crudel  vindetta  di  Veronesse. 

Di  farli  morir  lui  si  parlava, 
li  Mantuani  non  gè  lo  consentìa, 
di  far  altra  vindita  rasonava.  10 

4200        Contra  lo  duce  Mantuani  dicìa: 
gran  crudeltà  seria  farli  morire, 
per  altro  modo  puniti  sua  folìa. 

Lo  duce  disse  che  divesen  dire 
di  la  vindita  che  a  lor  parerave  15 

4205  che  Veronesi  divesen  patire. 

Mantuani  disse  che  consiarave 
per  eternai  memoria  si  facesse 
vendetta,  una  che  sempre  se  n'  dirave. 
Che  lo  naso  a  tuti  lor  si  taiasse:  20 

4210  a  lo  duce  questo  molto  si  piada; 
fu  preso  l'ordine  che  far  si  divesse. 
Di  presone  li  Veronesi  for  trasìa, 
al  suo  domo  si  fono  menati, 
tema  grande  di  morte  loro  avìa.  25 

4215        Preso  al  batesterio  asunati, 
li  nasi  a  loro  si  fece  taiare, 
fato  questo  si  fono  liberati. 

Per  Verona  si  facìa  gran  dolorare, 
femene  e  putì  in  ugni  parte  pianzìa,  30 

4220  la  roba  sua  vedìa  altro'  portare. 
Li  Mantuani  alegri  stasìa; 
lo  duce  Verona  libera  lasava, 
Mantuani  a  Mantua  se  ne  zia. 

Li  Mantuani  gran  festa  menava:  35 

4225  bagordi  e  giostri  si  fecen  fare, 

per  tutta  la  terra  ugnun  s'alegrava. 

Tu,  lector,  si  debbie  ben  notare  : 
po'  che  Veronesi  receven  l'offessa 
di  nasi  taiati  e  vedirsi  rubare,  40 

4230        'Sempre  mal  da  morte  palessa 
ano  voiuto  a  li  Mantuani, 
e  sempre  contra  loro  sua  mente  accessa. 
Difatti  loro  non  fecen  ma'  parlar  sani, 
de  li  suoi  dani  s'àno  gloriato,  45 

4235  contra  loro  non  l'à  fato  Mantuani. 
Ma  gran  disgratia  la  sua  è  stato 


v.  4149.  fack]  fé'  B  —  v.  4177.  chiamono]  giamono  /?  —  v.  4179.  introno]  intorno  B  —  v.  41S4.  potla  B 
—  v.  41S7.  nutare  />'  —  vv.  41S9-4190  dura  preson  a  lor  fan  mlnnzarc  |  tra  milia  Vcronlsi  si  fon  prise  B  — 
t.  4193.  Klcmagna  B  —  v.  4209.  taicssc  B 


|AA.  1000-1048    nprilc| 


1)1  BONAMENTE  ALIPRAND 


; 


che   a   Ugni   Hiioi    vicini   voicn    male, 

da  materia  vene  questo  peccato; 

Per  gran   superbia  in  arogan/.a   sale. 

5   (Cap.  cxii).  -  De  enventione  sanquinis 

(  HKisri. 

42|o        'Mille  quarantaoto  si  chorìa, 
lo  conte  Bonifacio  di  gran   valore, 
cnm  la  sua  donna  in  Mantua  si  stasìa. 
10  A  quella  donna  si  facìa  grand' honore, 

per  nome  Beatrice  era  chiamata, 
4245  de  Dio  e  di  santi  avìa  gran  timore. 

Questa  donna  da  zaschun  era  amata 
saza  e  valente  per  ugnum  si  tenia, 
15  di  nobel  sangue  la  dita  era  nata. 

Bonifacio  un  servo  so  si  avìa. 
4250  lo  qual  Adelberto  era  chiamato, 
e  di  la  vista  dai  oglij  mal  vedìa. 

Questo  Adelberto  sant'  homo  reputato, 
20  in  l'ospitai  di  santo  Andrea  stasìa, 

e  lo  suo  vivere  era  lì  diputato. 
4255        Non  era  anchor  santo  Andrea  abbatìa, 
né  gesìa  granda  fata  anchore, 
hospetal  era,  che  povri  si  tenia. 
25  Adelberto,  de  Dio  bon  servitore, 

una  notte  dormendo  li  apparìa 
4260  santo  Andrea  apostolo  mazore. 

'Lo  qual  al  dito  Adelberto  dicìa: 
levati  suso  e  da  Beatrice  se  vae 
30  e  dilli  che  per  certeza  tegnir  debìa 

Che  '1  locho  veramente  si  se  sae, 
4265  dov'è  lo  sangue  de  Christo  reponuto, 
e  insema  al  locho  andante  lae. 

Mostrolli  dove  quel  sangue  fu  metuto, 
35  dicendo  che  He  la  faza  chavare, 

che  senza  fallo  verali  compiuto. 
4270        Adelberto  smarito  in  del  svegiare 
di  questo  sonio,  a  pensar  si  venia, 
e  di  presente  si  se  mise  a  andare. 
40  'A  Beatrice  de  presente  ne  zia, 

tuto  lo  sonio  a  lei  si  contava, 
4275  che  santo  Andrea  ditto  li  avìa. 


La  donna  questo   lei   si    a:;clioltava, 
ma    pur    ben   non   gc   dahia   fede, 

che  vero  fosse  quello  li  manifestava, 
E  pur  sopra  ai  non  cremando  si  s<-d'-, 

4280  parlali  che   tal   cliosa  enei   non   divese, 
di  far  circhar  l'animo  si  risedè. 

IC  Adelberto  alora  sì  disse: 
madonna,  non  stati  di  far  chavare 
a  ciò  che  '1  sangue  benedetto  s'avesse. 
4385        La  donna  a  lui  si  presse  a  parlare 
e  cum  menaci  a  lui  sì  dicìa: 
a  questo  luogo  io  si  farò  cerchare  ; 

Se  '1  non  si  trova  che  verità  sia, 
dil  tuo  sonio  si  ti  farò  pentire 
4290  perchè  '1  tuo  dir  si  troverà  busìa. 
Adelberto  alora  prese  a  dire: 
fati  chavar  al  luogo  ch'io  diroe, 
se  '1  non  si  trova,  fati  vostro  volire. 
La  donna  cum  Adelberto  si  andoe, 
4295  lo  luocho  a  quella  donna  mostrava, 
che  santo  Andrea  a  lui  disignoe. 

Fue  trovati  homeni  chi  chavava, 
e  lo  suo  chavar  cum  disio  facìa, 
ma  pur  niente  loro  non  trovava. 
4300        La  donna  turbata  alor  sì  dicìa: 
lasati  stare  e  più  volir  chavare 
e  Adelberto  abastonato  sia. 

Adelberto  si  presse  a  parlare, 
quella  donna  molto  lui  pregava, 
4305  di  farlo  battere  no'  1  facesse  fare. 
La  donna  a  umeltà  si  tornava, 
licentiò  Adelberto,  e  lui  se  ne  zia 
allo  spitale  dove  lui  habitava. 

Questa  revelation  chi  fu  la  pria, 
4310  a  die  quatro  di  marcio  veramente 
si  fu  fatta  a  lui  per  sant'Andria. 

La  chosa  giace  e  non  si  dice  niente  ; 
lo  primo  d'aprile  si  ritornava, 
'santo  Andrea  dicìa:  amantinente 
4315        Adelberto  levati!  si  li  comandava 
che  da  Beatrice  si  deza  andare. 
Adelberto  d'andar  si  dubitava. 


.,    e.   lì',. 


e.  XXII,  e.  1 


e.  XXII,  e.  2 
Mur.,  e,  1106 


v.  4238  materia]  mateza  B  ;  dopo  questo  verso,  l'amanuense  del  nostro  codice  contìnua  con  una  terzina,  che, 
per  la  cronologia,  è  fuor  di  luogo,  e  segue  il  racconto  per  oltre  due  colonne  fino  a  quando  accorgendosene  riprende  il  filo, 
ripetendo  a  suo  luogo  il  già  trascritto  brano;  così  si  spiega  come,  per  queste  stampe,  manchino  tetta  parte  della  e.  2 
e  le  segnalazioni  delle  ce.  3  e  4  della  carta  XXI;  nel  cod.  B  invece,  segue  il  v.  4239  che  manca  nel  nostro  e  eh' è  se- 
5  gno  evidente  della  fine  del  capitolo,  poi  continua,  senza  didascalia,  il  racconto  con  uno  sbalzo  cronologico  al  1148,  e  cioè 
al  nostro  z:  45^9,  per  riprendere  indi  a  poco  il  capitolo  "  De  inventione  sanguinis  Christi  „  rispondente  al  cap.  CXVI ; 
Mur.  segue  la  stessa  disposizione  della  materia  —  v.  4239.  manca  in  A  sostituito  con  B  —  v.  4251.  ogi  B  —  v.  4255. 
badia  B 


76 


LA  u  CRONACA  DI  MANTOVA 


[A.  1048  aprile-maggio] 


f.    XXII,  e.  3 


Mm.,  e.  1107 


Santo  Andria  a  lui:  non  dubitare! 
vani  da  lei  e  per  mia  parte  dirai 
4320  che  di  presente  la  faza  chavare, 

E  una  ambasata  anchor  li  farai, 
clic  la  volunta  di  Dio  creatore 
per  mia  parte  tu  asapir  li  fai  ; 

Che  chavar  si  deza  al  luocho  anchorc, 
4315  per  lo  sangue  de  Christo  vero  trovare, 
e  per  lei  non  staga  d'avir  questo  h  onore. 

Adelberto  si  se  misse  a  andare; 
a  Beatrice  tosto  fu  andato, 
tuto  il  fato  si  li  ebbe  a  contare. 
4330        Beatrice  cum  animo  turbato, 
a  Adelberto  parlava  e  sì  li  dicìa: 
anchor  a  dir  busìe  sie  tornato  ? 

Io  vi  prometto  per  la  fede  mia, 

se  questa  fiata  non  si  porà  trovare, 

4335  convien  che  a  vui  granda  pena  sia. 

La  donna  anchor  si  feci  chavare, 
e  pur  niente  anchor  si  trovava, 
Adelberto  feci  molto  abastonare. 

Adelberto  a  l'ospitai  si  tornava, 
4340  di  mala  voia  forte  lui  si  stasìa, 
e  contra  Dio  si  se  lamentava. 

E  santo  Andrea  anchor   da  lui  venia 
lo  terzo  di  mazo  a  confortare, 
e  per  parte  de  Dio  a  lui  si  dicìa 
4345        Che  da  Beatrice  si  deza  andare, 
che  '1  tempo  si  é,  e  no'  faza  restanza, 
che  '1  sangue  de  Christo  deza  trovare, 

'E  dubitar  non  dezza,  che  senza  fallanza 
la  voluntà  di  Dio  omnipotente 
4350  voi  ch'el  sia  e  asa  firma  speranza. 

E  dilli  che  guardi  e  pona  mente 
in  l'orto  dove  la  terra  fa  tremare, 
che  lìe  faza  chavar  e  di  presente 

Lo  sangue  benedetto  vira  a  trovare, 
435S  e  quello  cum  granda  divotione 
faza  tore  e  granmente  honorare. 

Adelberto  cum  gran  consolatione, 
la  fede  sua  molto  firmava, 
che  verità  fosse  era  sua  oppinione. 
4360        A  Beatrice  allegrosso  si  andava, 

dicendo  a  lei  che  più  non  deza  restare, 
per  parte  de  Dio  si  li  comandava. 

Tutto  lo  fatto  li  ebbe  a  contare, 
che  santo  Andria  ditto  li  avìa; 


4365  la  donna  di  questo  fé'  grand' alcgrare. 
A  Bonifacio  so  marito  si  zìa, 
'  tutto  lo  fatto  a  lui  si  contoe, 
Bonifacio  «rand'ale«Tezza  avìa. 

Cum  li  mane  al  celo  si  regracioe,  5 

4370  l'uno  e  l'altro  gracia  dimandava, 
che  Dio  a  loro  non  gè  la  negoe. 

Cum  gran  divotione  lor  dimandava 
Dio  che  tanta  gratia  a  loro  dia; 
di  trovar  quel  sangue  iusto  pregava.  10 

4375        Bonifacio  di  presente  si  facìa 

per  lo  veschovo  di  la  terra  mandare, 
che  Marciale  per  suo  nome  avìa, 

Che  cum  la  geresìa  si  deza  aprestare 
e  che  non  faza  alchuna  dimoranza  15 

4380  a  l'ospitai  di  santo  Andria  andare. 

Lo  veschovo  si  non  feci  tardanza, 
cum  lo  glero  a  l'ospitai  si  zìa, 
Bonifacio  e  la  donna  senza  fallanza. 

La  zente  di  la  terra  tutti  trasia  20 

4385  a  l'ospitale  per  volir  vedire 

quel  sangue  iusto  dil  qual  si  dicìa. 

Adelberto  alor  prese  a  dire  : 
andemo  al  logo  ch'io  vi  mostraroe 
e  in  quello  si  farite  fodire.  25 

4390        Andono  tutti  che  non  dimoroe, 
chavono  pocho  ch'el  fu  atrovato 
quel  sangue  iusto  che  zaschun  salvoe. 
Cum  gran  voci  a  cel  si  fu  cridato, 
tuta  la  zente  cridando  dicìa:  30 

4395  misericordia  del  nostro  peccato! 

Lo  veschovo,  cum  la  sua  geresìa, 
cum  grandissima  divotione, 
quel  sangue  benedetto  si  tolìa. 

Beatrice  cum  gran  contricione,  35 

4400  e  Bonifacio  anchor  molto  pregava, 
a  Iesu  Christo  lor  facian  oratione. 

Dio  alora  gran  miracol  mostrava, 
per  tutto  il  mundo  gran  splendor  parìa, 
che  tuta  zente  si  meraviava.  40 

4405        Anchor  mazor  miracol  Dio  facìa: 
zoppi,  ciechi,  livrosi  se  liberava, 
d'ugni  parte  li  zente  si  venia. 

Lo^  veschovo  a  ziaschuno  mostrava 
quella  ampoleta  col  sangue  benedetto        45 
4410  e  cum  la  spungha:  ugnun  si  meraveiava. 
Tossa  lo  veschovo  quel  sangue  netto 


v.  4319.  vane  8  —  v.  4325.  trovato  B  —  v.  4333.  sic]    tu  sei  B  —  v.  4352.  ternare]   A,  sostituito   con  B  — 
v.  4359.  che  vero  fosse  sua  opinione  B  —  v.  4360.  alcgro  B  —  v.  43)3.  divocionc  B  —  v.  4406.  cegi,  leprosi  B 


|AA.  1048-1040] 


Di   BONAMENTE  AUI'KANIH 


77 


cum  la  sponga  si  lo  reponìa 
in  la  confesslon  dilo  hospetaletto. 
Quel  hospital  una  gesiola  avìa, 
1115  che  Biatrlce  avla  fata  lare; 
5  divini  oilìcii  in  quella  ni  se  facla. 

Gran  quantitate  di  /ente  lie  andare, 
quella  gesiolla  molto  si  visitava, 
Grandi  ofììcij  Biatrice  facia  fare. 
4420        'Per  tutto  Italia  la  voce  andava 
10  di]  sangue  di  Christo  vero  atrovato; 

ala  cita  di  Mantua  ugnun  tirava. 

'Hericho  imperator  sensato 
questo  fato  si  vene  a  sentire, 
4425  cum  il  papa  Lion  ebbe  parlato. 
15  Di  questa  inventione  si  ven  a  dire, 

confortava  il  papa  divese  andare, 
per  questo  sangue  benedetto  vedire. 
A  lo  papa  si  piazie  lo  parlare; 
4430  cum  li  suoi  cardinali  si  se  metìa 
20  in  ordene  a  Mantua  andare. 

Mandò  che  per  Italia  dito  sia 
che  ala  Asensione  lui  serae 
a  Mantua  cum  tutta  sua  geresìa. 
4435        E  che  '1  sangue  de  Christo  se  mostrarae, 
25  e  gran  perdonanza  li  vorà  dare 

a  tutti  quelli  che  lie  se  trovarae. 

Di  questo  si  facìa  gran  parlare, 
gran  zente  in  ordine  si  se  metìa 
4440  per  vegnir  a  quel  sangue  visitare. 
30  Lo  papa  Lione  da  Roma  si  partìa, 

cum  tutta  la  sua  corte  arivoe 
a  Mantua,  secho  granda  geresìa. 
Marciale  veschovo  si  lo  recevìa, 
4445  notabelmente  Io  feci  honorare, 
35  sì  che  zaschun  contentament  avìa. 

LumbardijThoschani  vene  a  habundare, 
Thodischi  Franzesi  e  altra  zente; 
tanti  abondava,  manchava  l'alozare. 
4450        Or  nota  e  poni  quie  ben  la  mente, 
40  che  tanta  fu  la  zente  chi  venia, 

che  miracol  parìa  a  tuta  zente. 

Sotto  li  portegi  e  per  li  strati  dormìa, 
e  la  citade  a  questo  non  bastava, 
4455  che  for  da  li  porte  gran  zente  stasìa. 
45  Vene  lo  zorno  chi  s'aspetava; 

lo  papa  cum  tutta  la  geresìa, 
una  solenne  messa  si  cantava. 


Lo  di'-  di  la  Asensione  questo  fai 
4460  e,  perchè  la  gesiols  non  era  grande, 

in  su   la  pi.i/.a    la   festa  si    facìa. 

Dilla    la   messa   la    voce   si    spande 
che  lo  sangue  de  Christo  si  de'  mostrare, 
e    L'uno   a   l'altro  si   lo   dice  e   pande. 
4165         Tutti  li  zente  cominzan   a  tirare 
intorno,  li  pia/.e  luti  s'impila, 
al  terzo  dò  li  zente  non  gc  possia  stare. 

Lo  papa  col  manto  si  vestìa, 
lo  sangue  benedetto  si  mostrava, 
4470  tutto  lo  glero  oration  si  facìa. 

Misiricordia  zaschun  cridava; 
era  sì  grande  la  voce  del  cridare, 
1  che  tutto  l'aiere  sì  ne  resonava. 

Molti  fiate  si  convene  mostrare 
4475  in  quel  die  per  satisfar  a  la  zente, 
ch'era  venuti  lo  sangue  visitare. 

Quello  die  fue  fatto  a  complimento 
tutto  quello  che  far  si  devia; 
partisi  una  gran  parte  di  li  zente. 
44S0        L'altro  zorno  che  po'  dredo  venia, 
lo  papa  la  giesiola  volsi  sagrare; 
a  questa  sagra  si  fu  gran  gieresìa. 

Al  papa  prima  si  de  cominzare, 
li  cardinali,  patriarcha  di  Golìa 
4485  e  cinquanta  veschovi  dei  notare. 

Arciveschovi  e  abbati  di  badìa, 
preti  e  frati  numero  fu  tale, 
che  a  zaschuno  meraveia  parìa. 

Fu  complito  l'offitio  e  rituale; 
4490  lo  papa  gran  perdonanza  dasìa 
che  a  lavar  li  peccati  si  vale: 

Di  pena  e  di  colpa  la  conferìa 
a'  confesati  e  pentiti  che  lì  si  trovoe, 
che  li  so  peccati  remisi  li  sia. 
4495        Cardinali  e  veschovi  poe, 

a  quella  gesiola  gran  perdon  lasate, 
patriarchi  e  arciveschovi  lasoe. 

'Asa'  fonno  le  perdonanze  date; 
lo  papa  e  li  altri  in  orden  si  metìa 
4500  per  volir  a  Roma  far  andate. 

Bonifacio  e  Biatrice  si  li  facìa 
a  lo  papa  un  grand  honorare, 
di  quanto  il  stete  cum  sua  geresìa. 

E  per  lo  simile  lo  veschovo  fare 
4505  a  quanto  in  Mantua  Steno, 


e.   XXU,  .  .  < 


Muh.,  e.  HO» 


XIII,  c.  1 


Mur. 


1109 


v.  4414.  del  hospedaleto  gisiola  B  —  v.  4427.  confortò  B  —  v.  4429.  piaque  B  —  v.  4443.  cum  seeho  B  — 
t.  4448.  Franziosi  B  —  v.  4449.  tanti  ne  vene  B  —  v.  4474.  convien  B  —  v.  4489  e  rituale]  e  riale  B 


7S 


LA   u  CRONACA  DI  MANTOVA 


[AA.  1049-1149) 


i.  XXIII,  e.  2 


•  XXIII,  e.  3 


ben  alozati  e  ben  da  manzarc. 
Lo  papa  e  cardenali  si  partono, 
ichovi  e  abbati  zaschun  se  ne  zìa, 
tutti  consolati  cum  alegrcza  zeno. 
4510        Anclior  tuti  li  foresteri  si  partìa, 
rimase  li  Mantuani  cum  quel  honore, 
non  l'ae  citade  che  in  sto  mundo  sia. 

l)iatrice  donna  di  gran  valore, 
matre  di  Mathelda,  fu  honorata 
4515  per  honorar  lo  sangue  dil  Salvatore. 
Questa  gesiolla  fu  amazorata 
corno  si  vede  e  adesso  si  pare, 
e  per  lei  anchora  si  fu  dotata. 
Abadia  lei  He  si  facia  fare. 
45:0  che  dodeci  monaci  viver  li  divesse, 
per  li  otlìcii  divini  lì  celebrare. 

A  Dio  piacque  che  Bonifacio  morisse, 
tra  san  Petro  e  san  Polo  sepelito, 
in  una  archa  lo  suo  corpo  misse. 
45:5        Biatrice  possa  dredo  al  marito: 
'  anni  vinticimque  lei  si  vivìa, 
in  Pisa  lasò  il  corpo  smarito. 

Li  Pisani  sepelir  lei  si  facìa, 
nobil  sepulcro  li  fu  fato  fare 
4530  e  dentro  in  quello  so  corpo  metìa. 
Rimase  Matelda,  saza  in  parlare, 
sua  lìola,  era  molto  previdente, 
magni  cosi  feci  e  feci  fare; 

La  sua  istoria  ne  parla  granmente. 

(CAP.  CXIII).  -  De   11  i:\rico   imperatore. 

4535        Ilenrico  fiolo  fu  adoptivo 

di  Conrado,  dito  indi  è  imperatore, 
fue  homo  che  fue  molto  activo. 

Mille  quarantaot  era  alore, 
anni  undeci  lui  si  imperoe, 

4540  morete  poie  li  fu  fatto  honore. 

(Cap.  CXJV).  -  De  alio  Henrico  impera- 
tori:. 

Henrico  un  altro  fu  imperatore 
anni  mille  setantascte  si  chorìa, 
deceset  anni  si  stete  signore. 


10 


15 


20 


(Cap.  CXV).  -  De  uno  alio  (Henrico)  im- 
peratore. 

Un  altro  Ilenrico  so  nolo  venia, 
4545  anni  mille  cento  uno  era  alore, 
quindeci  anni  si  stete  in  signoria. 

Lo  conte  Bonifacio,  zentil  signore, 
in  quello  anno  in  Mantua  si  morìa, 
a  San  Petro  sepelito  cum  gran  honore. 
4550        Mille  cento  quindese  si  chorìa, 
la  contesa  Matelda  si  spiroe; 
notabei  chose  al  mundo  si  facìa. 

(Cap.  CXVI).  -  De  Lotjiario  imperatore. 

Lothario  imperator  fu  poe, 
anni  mille  cento  vinticimque  chorìa, 
4555  dodece  anni  lui  si  imperoe. 

Mille  cento  trentacimque  non  faloe, 
Bernardo  veschovo  vene  a  spirare, 
Veronesi  di  lui  gran  dolor  portoe. 
E  per  lo  simele  vene  a  manchare 
4560  Alberto  marchese,  quel  anno  morìa, 
Veronesi  feno  gran  lamentare. 


(Cap.  CXVII).  -  De  Conrado  imperatore.  25 

Mille  cento  quaranta,  al  ver  parlare, 
Conrado  alemano  era  imperatore, 
quindeci  anni  fu  so  signorezare. 

4565        'Mille  cento  trentacimque  alore,  30 

lo  marchese  Alberto  si  morìa; 

in  Verona  folli  dato  grand' honore. 
Mille  cento  quarantadu'  si  nasìa 

gran  guerra  tra  Trentin  e  Veronesi, 
4570  ai  sei  mesi  tra  lor  pace  si  fia.  35 

Mille  cento  quaranta  nove  Veronesi 
un  gran  conseio  tra  lor  si  facìa 
contra  Mantuani  a  farli  offesi. 

Sul  Mantuano  Veronesi  choria  40 

4575  cum  grande  zente,  bestiame  piava; 
a  Verona  loro  tutto  si  conducìa. 


v.  4516.  amaiorata  B  —  v.  4^27.  lasò]  lo  so  B  —  v.  4^3:.  prudente  B  —  vv.  4535-4543-  '  caPP-  CXIII-CXIV 
rispondono  in  B  ai  capp.  CXVII-CXVIII  —  v.  453*').  dito  Indie]  vegio  B  —  v.  4540.  vene  la  morte,  are  grand'onore  />' 
v.  4543.  stete  lui  signore  B  —  vv.  4544-4655.  1  capp.  CXV-CXVI1  rispondono  in  B  ai  capp.  CXIX-CXXI —  v.  454S. 
in  quello  ano]  del  mille  cinquantadu'  B  —  v.  4550.  mille  cent  trentascte  B  —  v.  4563.  quaranta]  trentasete  B  — 
v.  ^ 564.  la  linea  punteggiata  tegnente  sta  p,-r  lo  spazio  rispondente  prc^apoco  a  una  terzina  che  precede  la  e.  3  della 
e.  XXIIT,  r  vuol  designare  una  rubrica,  non  già  una  lacuna  —  v.  4570.  segue  anche  qui  in  A  uno  spatio  ;  in  B  la 
preeedertte  terzina  <■  c:<>  che  segue  si  connette  al  v.  3249,  come  abbiamo  a  suo  luogo  notato  —  v.  457 1.  nove  Veronesi] 
lacuna  in  A,  sostituita  con  B 


|AA.  1149-12021 


DI  BONAMENTE  A.LIPRAND] 


V) 


Mantuani  a  li  preson  ( -liazavn, 
li  Mantuaiì,  molto  allignati, 
sul  Veronese  forti  chavalchavfli 
4580        A  li  porti  di  Verona  fumati, 
5  la  porta  di  san  Zeno  lor  brus.ire, 

in  lo  borgo  Mantuan   intrati, 

Lo  castcl  di  san  Pietro  senza  falare, 
quello  aven  e  per  terra  lo  zitono; 
4585  for  di  la  terra  fecen  so  ritornare. 
10  In  su  le  porte  so  campo  lìrmono, 

e  gran  combatter  ogni  zorno  facla 
molti  Mantuani  presi  e  morti  fono. 
Bresani  loro  si  se  interpolila 
4590  di  pace  tra  Mantuani  e  Veronese, 
15  e  pur  quel  anno  pace  si  facìa. 

Mille  cento  cinquantaun  in  palese 
Veronesi  feno  riedificare 
lo  Castel  d'Ostia  bel  arnese. 
4595        Li  Mantuani  se  ne  chorezare, 
20  per  modo  che  gran  grosezza  tra  lor  nasia, 

di  questo  Mantuani  gran  lamentare. 
Pur  a  compremesso  lor  si  venia; 
mille  cent  cinquantadu  sententia  data, 
4600  li  Veronesi  Ostia  si  optenìa. 
25  Mille  centocinquantase'  chavalchata 

feno  li  Vicentini  sul  Veronese, 
molti  Veronesi  presi  quella  fiata. 

In  lo  Castel  de  Montorio  focho  accese, 
4605  per  modo  che  tutto  lor  lo  brusava, 
30  alchuno  non  gè  potè  far  diffese. 

Mille  cento  sesantadu'  intrava 
lo  imperator  Fedricho,  si   distruiava 
Milano  e  a  sachomano  menava. 
4610        Mille  cento  sesantacinque  incontrava 
35  Bonifacio  conte  in  Anthiocìa, 

lui  morie  lae  e  lo  corpo  lasava. 

Mille  cento  setantadu'  disgracia 
vene  a  Verona,  che  la  fu  brusata, 
4615  per  Vicentini,  che  di  mal  non  si  facìa. 
40  Mille  cento  sesantase'  data 

fu  la  schonfìta  a  l'imperatore, 
1  per  li  Lumbardi  ave  mala  derata. 
Mille  cent  otantaot,  al  Dio  honore, 
4620  lo  Ponte  dai  Molini  fo  cominzato, 


grand' alegreza  Mantuan  ali 

Mille  cent  otantanove  pnntato( 

la  sfrata  chi    lene    li    Iti.u- 

Veronesi  l'ave  a  mal  suo  grato. 
4625       E  presi  ghe  fono  afa'  Ferareai, 

e  a  Verona  si   fonno  menati, 
incarcerar  li  fece  Veronesi. 

Mille  cento  nonanta  apuntati, 
l'Vdrico  Roso  imperator  morìa, 
4630  la  sua  gente  rimaseli  schonsolaii. 

Mille  cento  nonanta  uno  chorìa, 
Bresani  deno  schonfìta  a  Cremonese, 
a  Cividale  sopra  Oio  la  dasìa. 

Mille  cent  nonanta  quattro  in  palese, 
4635  re  Saladino  sarasino  moria; 

mior  di  lui  non  era  né  più  cortese. 

Mille  tento  nonantaoto  chorìa, 
Mantuan  a  Bragentin  sul  Ferarese, 
a  Feraresi  gran  sconfìta  dasìa; 
4640        Gran  quantità  de  Feraresi  prese, 
tutti  a  Mantua  li  menava, 
in  li  preson  meterli  si  li  fese. 

Mille  cento  nonantanove  andava 
che  li  Veronesi  a  Cepata  venia, 
4645  a  Mantuani  gran  sconfìta  dava. 

Mille  ducent  uno  alor  si  chorìa 
che  Mantuani  a  li  Modenesi 
a  Sormenzono  sconfìta  dasìa. 

Mille  ducent  du'  lo  mal  cortese 
4650  Ecerino  de  Roman  guerra  facìa, 
Bressa  ave  e  asa'  Bresan  prese. 

Ecerino  cum  la  sua  compagnia 
che  tuti  eran  zente  chanaria 
asa'  male  in  sua  vita  facìa. 


(Cap.   CXVIII). 
Romano. 


De  Ecerino  de  Castro 


4655        'Ecerino  Balbo  de  Henaria,  mur.,  .1110 

lo  qual  si  è  del  Paduan  distretto, 
terra  si  fu  zia  di  zente  plenaria. 

Quel  Ecerino  si  fu  pizoleto, 
Ecerino  dito  Monacho  inzeneroe,  e.  xxiii,  e  4 

4660  chi  fu  di  lui  un  pocho  più  grandeto. 
Lo  terzo  Ecerino  chi  naque  poe, 


v.  461 1.  Antiochia  B  —  v.  4621.  seguono  in  B  le  tre  terzine  seguenti:  Lo  ponte  chi  va  a  san  Zorzo  pun- 
tato |  li  pilastri  di  quelo  si  comenzare  |  di  Ugnarne  soto  si  fo  solato  |  Nel  mille  trecent  cinquantun  si  fare  |  tuto 
in  volta  quel  ponte  si  feno  |  corno  si  vede  e  adeso  si  pare  |  Queli  da  Gonzaga  ordine  deno  |  ch'el  si  facese  così 
laborato  |  e  altri  così  chi  fono  di  mazor  seno.  —  v.  4644.  Cipada  B  —  v.  4647.  Modenisi  B  —  v.  4654.  segue  in 
B  il  nostro  cap.  CXII:  De  inventione  sanguinis  Christi  —  vv.  4655-5908.  il  cap.  CXVIII  risponde  in  B  al  cap.  CXXII 
—  v.  4655.  Henaria]  Ilonaria  B 


so 


LA   "CRONACA  DI  MANTOVA 


[AA.  1202-1206] 


lìolo  ili  (luci  Monache»  Riamato, 
Ecerino  di  Roman  sì  se  chiamoc. 
Questo  tercio  Ecerino  fu  nato 
4665  de  Adcleita  di  conti  di  Mengone, 
clic  in  Thoscana  era  so  parentado. 

Un  altro  di  le'  naque  simel  a  Nerone 
IV,  «.l  'di  crudiltà,  AlbrìgO  si  chiamava, 

crudelissimo  fin  che  l'era  garzone. 
4670        Intrambi  dui   Xeroni  si  riputava, 
tanti  eran  li  malitii  che  lor  facìa, 
che  d'altri  simille  non  si  rasonava. 
Adcleita  per  zaschun  si  dicìa 
e  xxiv,  e.  a  dil  suo  sapir  e  di  la  sua  belleza, 

4675  arte  diabolica  lei  si  sapìa. 

Zia  eran  li  ììoli  de  asa'  alteza, 
quando  lei  si  se  infirmò  di  morte, 
mur.,  e.  1111  chiamò  li  iìoli  cum  gran  dolzeza. 

Insieme  parlono  d'asa'  chose  orte, 
46S0  e  tra  li  altri  lei  sì  li  dicìa: 

inanzi  che  morte  mi  dia  li  sorte, 

Voio  che  a  vui  noto  e  chiaro  sia 
chi  fue  vostro  patre:  io  si  ve  '1  diroe, 
perchè  a  vui  manifesto  si  fìa. 
4685        E  vero,  cum  a  vui  si  contiroe, 

che,  essendo  in  letto  col  mio  signore, 
strana  chosa  a  mie  si  incontroe. 
Era  pasato  circha  le  tre  ore, 
lui  e  mie  erevamo  adormenzati, 
4f>;o  quando  io  cade  in  questo  grand'erore. 
Svegiata  fu  per  li  capili  tirati, 
un  dimonio  meco  si  zaque, 
avendo  li  sentimenti  adormenzati. 

Del  fallo  m' acorsi,  ma  pur  io  tacque 
4695  mal  contenta  e  cum  gran  dolore, 
lo  mio  marito  ma'  questo  non  sape. 

Certifichata  per  li  mie  arte  anchore 
quel  ch'io  dico  si  ò  la  veritade: 
non  si  trovarà  chi  di  vui  sia  pezore. 
4700        Crudeli  scriti,  non  averiti  bontade, 
e  per  ingani  vcriti  in  gran  signoria; 
li  vostre  signorie  non  averan  durade. 
Li  vostre  line  convicn  che  rie  sia, 
de  li  vostre  done  e  de  li  nati 
4705  a  duri  morte  convien  che  morti  Ila. 

Quando  a  questo  parlar  fo  (ine  dati, 
pocho  stette  che  quella  dona  morìa, 
rimascn  li  fioli  consolati. 


Ecerino  e  Albricho  si  dicìa: 
4710  grand  alegreza  si  divemo  avire 
che  un  demonio  nostro  patre  sia. 

Aidarne  ai  volir  nostri  complire, 
pur  a  far  male  debiemo  pensare,  5 

e  dar  complimento  ai  nostri  disire. 
4715        Albricho  a  lui  feci  tal  parlare: 
corno  tu  à  ditto  e  chosì  si  lia, 
per  nui  non  manchi  mai  lo  mal  fare. 

La  matre  cum  honor  sepelir  facìa;        10 
possa  pensono  di  volir  agrandire 
4720  per  ugni  modo  la  so  signoria. 

1  Cum  tradimenti  sapen  far  e  dire, 
adoperando  sempre  crudeltade, 
che  gran  signor  tosto  si  ven  a  lire.  15 

'  Fono  signori  di  molti  citate  : 
4735  Trivisc,  Feltro  e  anchor  Cividale, 
Padua  e  Vicenza  di  beltate, 

Anchor  Verona  citate  reale, 
possa  a  Padua  Ecerin  tornava,  20 

trovò  Albricho  so  fratel  carnale. 
4730        Di  compagnia  al  suo  palazo  andava 
e  gran  conseio  tra  lor  si  facìa, 
di  partirse  le  terre  si  ordinava. 

Ecerino  a  Albricho  sì  dicìa:  25 

se  nui  voiemo  vegnir  gran  signore, 
4735  convien  che  tra  nui  parte  si  lia 

E  contra  a  zaschun  non  gè  sia  amore  ; 
falsità,  tradimenti  sempre  usare 
e  li  crudeltà  ogni  dì  mazore.  30 

Zaschun  timerae  di  volir  fare 
4740  chosa  alchuna  che  da  fare  non  sia, 
più  sccuro  sera  nostro  signorezare. 

Fatti  li  parte,  Ecerino  in  via 
vene  a  Verona  cum  granda  zentc,  3o 

e  in  ordine  quella  molto  ben  mctìa. 
4745        Possa  dredo  non  tardò  de  niente, 
cum  sua  zente  a  Mantua  chavalchoe 
e  campo  misse  fermo  amantinente. 

A  Cereso  e  a  la  Predella  s'alozoe,        ll) 
gran  dolore  li  Mantuani  avìa, 
4750  e  di  diffendersi  molto  s'adoperoe. 

Anni  mille  ducento  e  sei  chorìa, 
quando  Ecerino  sì  se  attendava, 
che  d'avir  Mantua  lu'  gran  voia  avìa.         45 
Ambasaria  a  Mantuan  mandava 
4755  che  loro  a  lui  renderesi  divesse, 


v.  46631  giamoc  B  —  v.  4665.  Maglione  B  —  v.  46S2.  giaro  B   —  v.  46S9.  cramo  B 
—  v.  4712.  aidarane  B  —  v.  4741.  scguro  B  -  dominare  B 


v.  4709.  Albrigo  B 


[AA.  1306(!)-1336] 


DI  BONAMENTE  A.LIPRAND1 


81 


5   4.760 


ai    mesa/.eri    lertnen    dimandava. 
Fu   ordinato   che   conscio   si    fa- 

perchè  Mantua  a  popol  ai  rezìà, 

/.ascliuii    andò,  che    punto    non    li    recresc. 

Fu  proposto  quel  che  Ecerino  querìa, 

VOlla    di    Manina    In'  esser  signore 
se  '1  popol  a  lui   consentir  volìa 

Non  fu  alchuno  dal  grande  al  minore, 
chi  non  dicesse:  nui  voiemo  liberiate 
10   -1765  e  non  voiemo  alchuno  per  signore. 
E  questa  è   la  nostra  voluntate. 
per  questo  modo  ai  mesazi  respondìa, 
respondendo  tutor  cum  humeltate. 
Li  mesazi  a  Ecerino  si  zìa, 
15   4770  chi  li  aspetava  cum  gran  disederare, 
li  Mantuani  a  lui  risposta  facìa. 
Ecerino  in  dredo  li  mandare 
'cum  ambasata  a  Mantuan  alore, 
che  per  sua  parte  li  dezan  diffidare, 
20  4775        Dicendo,  che  se  no  '1  voion  per  signore, 
che  questo  lui  si  li  fa  sapire 
che  li  darà  pena  e  gran  dolore; 

E  certi  si  rendan  e  debian  crire, 
vigni  e  arbori  si  farà  taiare, 
25   47S0  consumarali  a  tutto  suo  potire. 

E  vigni  nove  si  farà  piantare, 
intorno  a  Mantua  tanto  starae 
che  de  quel  vino  potrà  beverare. 
Li  Mantuan  al  meso:  tu  andarae 
30  4785  a  Ecerino,  dirà  nostro  volire, 
ch'el  farà  bene  a  lasarni  stare, 

E  che  a  lui  si  debbia  piacire 
di  non  volir  Mantuan  inimigare, 
che  non  facendo,  se  ne  porla  pentire. 
35   4790        Referito  a  Ecerino  lo  parlare 
che  li  Mantuani  si  li  facìa, 
si  cominzò  forte  a  furiare. 

Arbor  e  vigni  lui  taiar  si  li  facìa, 
comandava  a  tuta  la  sua  zente, 
40  4795  che  ugni  mal  che  far  pon,  si  ria. 

Fu  obedito  lo  suo  comandamente, 
nove  vigni  lui  si  feci  piantare, 
cum  era  stato  suo  proponimento. 
'Gran  guerra  cominzò  di  fare, 
45   4800  a  le  porte  spesso  si  combatìa, 
ma  niente  lie  posìa  guadagnare. 
Mantuani  molto  ben  si  diffendìa, 


e  più  fiate  U  dalla  gran  pei  1  ho  », 

che  b  mimò  i  "i a  11  •  ei gogna  1"  la. 

la    ini  in  i  1  i   OgnO   dò     mi    le    I 

e    Mantuan    de  ■'  1 1    in    arme/. 

di  lor  facìa  come  pechore  1 

Ecerino   veni;    tanto   8 

in  aaedìo,  ch'el  non  a]  partìa, 

4810  H    vigne   piantati    feci    vindònare, 

E  de  quel  vino  lui  si  bevla  : 
possa  ambaaator  In  la  iena  mandava 
per  sapir  quello  che  lor  far  volìa. 

Foli  risposto  che  non  li   bisognava 
(.815  di  Mantua  far  alchun  pensamento, 
fin  che  dentro  Mantuan  si  trovava. 

Ecerino  alor  fé'  parlamente 
di  non  volirsi  da  l'asedio  partire 
se  '1  non  à  Mantua  al  suo  talente. 
1S20        Lo  suo  campo  si  fé'  molto  fornire,      e.  xxiv,  e  3 
da  Verona  vituarie  asà  venia, 
avìa  pur  voia  di  Mantua  avire. 

E  un  corero  a  Ecelino  zonzìa, 
una  letera  a  lui  si  la  portoe, 
4825  che  Padua  lu'  perduta  si  avìa. 

Ecerino  lo  suo  campo  si  levoe, 
'verso  di  Padua  lui  si  chavalchava,  c.  xxiv,  e.  < 

Padua  perduta  lui  si  trovoe. 

Chi  era  dentro  lui  si  domandava, 
4830  foli  dito  Feraresi  e  altra  zente  ; 
quanti  Paduan  potè  si  piava. 

Sete  milia  ne  prese  di  presente, 
tuti  a  mala  morte  fé'  perire, 
e  quanti  ne  prendìa  simelmente. 
4835        Padua  non  potè  lui  avire; 

chi  era  dentro  molto  la  deffendia, 
Ecerino  da  Padua  si  partire. 

Verso  Verona  cum  sua  zente  venia 
per  volir  in  Lumbardia  andare, 
4S40  di  quelle  terre  guadagnar  lu'  volia. 

Vene  a  Bresa  senza  alcun  tardare, 
Bresan  lo  recevìa  cum  bon  volire 
e  grand  honore  si  li  feci  fare. 

Volendo  Ecerino  agrandire, 
4845  verso  Milano  lui  si  chavalchava 

cum  sua  zente  e  chol  so  potire.  mw.,  e.  1112 

Martino  da  la  Torre  signore  za  va 
e  di  Milano  era  proteetcre, 
Pavesi  e  Piazentini  domandava, 


v.  4756.  mesazi  B  —  v.  4765.  voiemo  B  —  v.  4775.  voiun  B  —  v.  4787.  debbia]  deza  B  —  v.  4815.  lui  di 
Mantua  B  —  v.  4816.  dintro  B  —  v.  4852.  Palavesin  B 


T.  XXIV,  p.  xiii  —  6. 


82 


LA   "  CRONAi  \   DI  MANTOVA 


[AA.  1256-1259] 


(>;o        Comaschi  e  Cremonesi  anchore, 
Mantuani  e  Feraresi  là  tirava, 
Parmcsan  Palavcsim  di  valore. 

Lo  canal  de  Adda  Ecerin  pasava, 
per  volir  lui  a  Milan  andare, 
4S5  5  Martino  da  la  Torre  lo  de  veda  va. 

Folli  denanzi  e  no  '1  lassò  andare, 
cum  la  sua  zente  lui  si  asaìa, 
Lccrino  in  drcdo  vole  tornare. 
Grandi  zente  di  dredo  lui  avìa 
4V.0  di  Lumbardia  di  soto  vignuto, 

tra  questi  /.enti  in  meso  si  stasìa; 

Dinanzi  e  di  dre'  fu  asaiuto 
e  gran  bataia  lie  si  cominzono, 
feramente  Ecerini  combatuto. 
4S65        La  zente  de  Ecerino  non  durono, 
fo  schonfito  lui  e  la  sua  zente, 
Ecerino  di  presente  pione 

Era  ferito  di  piloto  granmente 
nel  lato  sinestro,  si  lamentava, 
4^70  non  era  chi  di  lui  curase  niente. 

La  doia  grande  tanto  abundava 
1.  lxxiv,  e.  1  che  li  sentimenti  perder  li  facìa 

e  furiosso  lui  si  divientava. 
Kim.,  <-.  li ;3  'In  quella  furia  comò  cane  moria, 

4S75  in  Soncino  portato  e  sepelito, 
zaschun  grande  alegreza  avìa. 

Tuti  di  zente  de  lie  si  fen  partito: 
zaschun  a  chasa  sua  tornava 
alegrosi  e  cum  l'animo  ardito. 
e  x.w,  e.  1       4sso        'La  voce  de  Ecerino  morto  andava, 
li  città  che  lui  e  Albricho  tenia 
tutti  quanti  subito  rebelava. 

Albrico  crudelle  si  se  reduci  a 
in  Castel  Zenone  dil  Travisano, 
5  moior  e  lìoli  secho  si  conducia, 

Anchor  la  moier  de  Ecerin  romano 
cum  li  fioli,  tutti  loro  per  scampare; 
ma  li  penseri  si  li  tornò  invano. 
Paduan  Trivisani  asediare, 
moti.,*.  1114  0  a  quel  castello  anchor  Vicentin  zia, 


lo  marchese  di  Est  anchor  andare. 

Tanto  al  Castel  intorno  si  stasìa, 
per  fame  non  poteno  più  durare, 
e  lo  Castel  al  marchese  rendìa. 
4895        Albrico,  che  mal  si  vedìa  stare, 
misericordia  di  vita  domandava: 
di  quello  a  lui  niente  volsi  fare. 

Lui  cum  tutti  li  suoi  si  piava, 
a  dura  morte  li  fecen  morire, 
4900  ai  can  zetati  chi  li  carne  mangiava. 

Li  zente  posa  si  venen  a  partire, 
zaschuno  a  casa  sua  tornava 
alegri  e  contenti  di  quilli  martire. 

Di  li  gran  vitorie  ugnun  rasonava 
4905  de  li  dure  venditi  fati  de  Nerone; 
zaschuno  Dio  eterno  regaciava 

Che  tratti  li  avìa  di  quelli  du'  dragone. 


10 


15 


(Cai\  CXIX).  -  Questa  è  la  istoria  di  Sor- 
dellodiVesconti  mantuano  e  comò  lui  20 
fu  sazo  PRO'  E  valente.  -  Capitoli  124. 

'In  li  diti  tempi  chi  ò  contato 
de  Ecerino  dito  da  Romano, 
4910  aparve  homo  molto  nominato.  25 

Era  lui  citadino  mantuano, 
Sordel  di  Vesconti  si  dicìa, 
era  casa  di  gran  nome  e  aitano; 
Da  Godio  so  origine  si  avìa, 
4915  che  a  quel  tempo  tenia  zentileza  30 

di  gran  notabeli  che  lì  si  stasìa; 
Di  posesione  e  roba  ampieza 
asai  si  avìa,  e  pur  habitava 
dentro  in  Mantua  in  firmeza. 
4920        Li  citadini  molto  l'honorava;  35 

era  sazo  ardito  e  valente, 
mi  or  di  lui  alora  non  si  trovava. 

Fo  grande  di  persona  e  ardente 
lizadro  e  avia  bel  aspeto 
4925  e  ben  voiuto  da  tuta  la  zente.  49 

'Quando  era  garzone  lo  so  efeto 


v.  4857.  assaìva  />'  —  v.  4S60.  segue  erroneamente  in  A  il  verso:  feramenle  Ecerini  combatuto,  che  chiude  la  ter- 
rina seguente  —  v.  4873.  furioso  />  —  v.  4SS:.  rcvelava  B  —  v.  4907.  da  quei  dragone  B  -  segue  in  B  una  nuova 
iscalia  quella  del  cap.  CX XIII  con  relativo  testai  Lo  trimo  comi.nz  amk.vto  ni:  lo  Seraio  mantuano  fato  drudo 
LA  MORTO  DI  BCBRUTO  da  Romano.  Cap.  C'XXHI  :  Mille  duccnt  a  eri  Mantuan  pensare  |  di  volir  far  uno  seraio  |  die 
li  devesc  da  gucra  conservare  I  Perchè  da  Kcerin  eben  trarnio  |  che  in  su  le  porte  in  asedio  stato  |  aven  da  lui  molto 
gran  ■baralo  |  Dove  ndeso  le  li  tue  cavato  |  una  gran  fossa  lì  si  facia  |  de  una  aepe  si  fo  palcncato  —  v.  4908  e  sgg.  : 
1       '      CXIX  t  tgg.,  riferentisi  alla  lunga  istoria  di  Sardella,  mancando  in  A.  sono  d  da  F  e  si  trovano  anche 

in  C,  donde  li  riporta  Mur.  ;  noi,  conservando   la  pregi  numeratone  dei  capitoli,  trascriviamo  al  seguito  di  eia- 

llia  anche  quella,  che  è  propri  1  del  cod.   ms,   mantovano 


|AA.  12..-12H0(!)| 


DI    BONAMENTE  AUI'KANDI 


83 


5 


lo 


15 


20 


25 


30 


35 


40 


45 


50 


si  fu  granmente  in  studiare 
e  d'imparar  avìa  gran  diletOt 
'Vene  in  sciencia  b  multiplicare 
4930  che  gran  saputo  si  fidia  reputato, 
e  vose  eli  1  suo  sapir  mostrare 

Un  bel  libro,  lo  qua!  si  fo  giamato 
tesa 11  ni s  te  tauro  rum,  compìloe, 
lo  qiml   libro  si  ò  molto  famalo. 
4935        Quando  a  bona  otarie  lui  si  foe, 
che  venticinque  anni  lui  si  avia, 
lo  studiar  a  lui  non  piaque  poe. 

Far  fati  d'armi  a  lui  si  piacla, 
torneri  e  giostri  si  volìa  fare, 
4940  e  a  simel  cosi  lu'  si  atendia. 

Piacili  trar  preda  e  abrazare, 
e  era  un  lizadro  salitore, 
e  molto  ben  facìa  lo  bagordare. 
Ziascun  in  lui  metìa  amore, 
4945  e  l'era  piasivole  e  cortise, 

facìa  li  cose  da  render  lionore. 

Vene  in  gran  fama  si  palese 
che  per  tuta  Italia  si  dicia, 
dil  suo  far  per  tuto  si  distese. 
4950        E  di  la  gran  prodexe  ch'el  avia, 
si  ne  facìa  un  gran  parlare, 
che  simel  a  lui  altro  non  si  sapìa. 

Ziascuno  chi  volìa  cum  lui  giostrare 
cum  lanza  grosa  e  fer  amolato, 
4955  non  rifudava  di  volirlo  fare. 

E  de  li  giostri  l'onor  aquistato 
era  per  lui  cum  ciascuno  ch'el  giostrava, 
la  soa  fama  per  tuto  portato. 
Tanto  ben  di  lui  si  rasonava, 
4960  che  fina  in  Franza  di  lui  si  dicìa, 
a  Roma,  in  Pulgia  si  se  ne  parlava. 

Lo  re  di  Pulgia  un  chavaliro  avìa, 
usava  l'arte  che  Sordello  usare, 
in  quele  parte  lo  mior  non  si  sapìa 
4965        A  fero  amolato  lui  giostrare, 
cum  ziaschuno  si  avìa  l'onore, 
asa'  valenti  in  quelo  conquistare. 

Lo  re  di  Pulgia  chi  oldìa  alore 
di  Sordello,  che  lu'  gran  fati  facìa 
4970  e  cum  ziaschuno  si  avìa  l'onore, 
A  Lionelo  so  chavalire  dicìa: 
in  questi  parte  tu  se'  apreciato 
più  che  homo  che  in  questi  parti  sia; 
Ma  in  li  altre  parti  no  è  provato, 
4975  'non  si  sa  dil  tuo  valentimente, 
8'el  si  sapesse  più  serise  famato. 


Volo  <:i w*  mi  proxneti  veramente 
d'andai  in  Lombardia  ti  vc\  mandare! 
e  questo  mi  prometl  per  h;k  ramente.        .  *     1  . 

1  >'•  mi  si  adiro,  de  <  l'i  si  fa  parlare, 
lo  più  valente  cl><-  in  Lombardia  sia, 

a    Manina    (radi    per   lui    trovai'; 

Dimandalo,  cimi  ti  giostra  si   (i.-i, 
e  che  per  lui  non   li   sia  negato 
4985  devirlo  fare  per  sua  cortesia. 

S'el  ti  consente,  per  ti  lìa  dimandato 
in  que  forma  tu  voi  cum  lui  fare, 
lo  modo  dil  far  per  ti  sia  contato. 

Tre  colpi  di  lanza  in  lo  giostrare 
4990  per  ambedui  fare  si  se  debìa, 

e,  se  in  quello  niun  di  vui  manchare, 

Cum  li  spate  possa  combatuto  sia, 
tanto  che  uno  di  vui  sia  conquise, 
chi  è  conquiso  di  l'altro  preson  fìa. 
4995        Questo  voiojper  ti  mi  sia  promise, 
se  gracia  ti  vien  Sordello  conquistare, 
questo  è  dono  mazor  ch'avir  potese. 

Lionello  comprise  lo  parlare 
dil  suo  signore  che  fato  li  avìa, 
5000  e  lui  si  rispose  che  volìa  fare 

'Tuto  ciò  che  a  lui  si  piada,  Mun„  e.  uis 

e  cum  bon  animo  lui  si  sperava 
d'avir  honore  che  li  piacerla. 

Lo  realora  a  li  suoi  comandava 
5005  che  Lionelo  fosse  ben  fornito, 

cavali  e  armi  e  ciò  che  bisognava. 

Fo  dato  l'ordine  e  ben  compiuto, 
molti  zentij  homini  in  compagnia 
e  tra  li  altri  un  chavalir  saputo. 
5010        In  fato  d'armi  molto  honor  avia, 
lu'  provato  in  ben  armezare, 
virtuoso  molto  tenuto  fidìa. 

Lionello  comiato  piare 
'  dal  suo  signor  e  via  chavalcava,  c  lxxv,  c.  2 

5015  cum  sua  brigata  prese  a  chavalchare. 

In  breve  a  Mantua  si  arivava, 
a  una  ostaria  si  se  fu  alozato, 
questo  hostero  molto  ben  l'acetava. 

Quel  giorno  stete  riposato, 
5020  l'altro  die  che  dredo  si  venia, 

cum  li  soi  compagni  si  ebe  parlato, 

E  cum  eso  loro  tal  parlar  facìa: 
que  vi  pare  che  debiemo  fare 
che  al  nostro  fato  ordene  si  dia? 
5025        Lo  più  notabel  si  prise  a  parlare:        f  lxxv,  c.  i 
Sordello  per  nui  non  è  cognoscuto, 


84 


LA   "CRONACA  DI  MANTOVA 


|AA.  12..-1280(!)] 


conviene  che  altri  ne    1  deza  mostrare. 
Tolemo  l'osto,  chi  par  esser  saputo, 
dì  mostrarne  Sordcllo  dito  li  sia, 
5030  per  cotal  modo  nostro  pensicr  compiuto. 
Li  altri  lodoe  che  così  fato  sia, 
per  lo  so  oste  subito  mandono, 
l'oste  vene  e  dise  que  li  piada. 
A  l'osto  li  chavaliri  parlono 
5035  che  Sordello  li  dovesse  mostrare, 
l'osto  inanzi  e  loro  dreto  andono. 
A  la  piaza  tati  insieme  andare, 
Sordello  rum  zentj  homeni  stasìa 
a  un  trepo  e  tra  lor  rasonare. 
5040        Ver  Sordello  Lionello  si  zìa, 
cum  sua  brigata  si  lo  salutava, 
Sordel  piacivolmcntc  li  recevìa. 
Lioneilo  a  Sordello  parlava, 
cortisemente  a  lui  si  dicìa, 
5045  la  ver  casone  si  li  esplicava 

Di  la  soa  venuta,  che  fato  avìa 
per  lui  Sordello  volir  visitare 
per  la  gran  fama  che  di  lui  si  zìa. 
Per  tuta  Italia  si  fa  parlare 
5050  del  mior  scudir  chi  sia  trovato, 
vui  siti  quello  senza  alchun  falare. 

Per  tal  casone  qui  si  son  mandato 
che  cum  vui  si  deza  giostrare, 
lo  re  di  Pulgìa  me  l'à  comandato; 
5055         Io  vi  prego  che  voiati  acctare 
che  questo  sia,  no  me  ?1  denegate, 
gracia  mi  tegno  cum  vui  dovir  fare. 

Lo  modo  voio  che  vui  sapiate, 
in  questa  forma  sera  nostro  oprare, 
5060  e  per  gracia  questo  mi   concedale. 
Tre  colpi  di  lanza  nui  si  fare, 
a  feri  amolati  mi'  si  faremo, 
.  i  \wr,  r.  :  se  niun  di  nui  non  vien  a  mancare. 

Possa  cum  li  spate  in  man  si  faremo, 
50'.^  fina  che  uno  di  nui  sia  conquiso; 
'in  questa  forma  si  combateremo. 

Io  vi  prego  cum  alcgro  viso, 
per  questo  modo  voiati  acctare 
nostra  bataia  e  qui  sia  concluso. 
•70         Finito  che  che  lo  suo  parlare, 
Sordcllo  alora  si  li  respondìa: 
in  questo  modo  lui  cominzare: 

Xenfil  homo,  di  la  vostra  gran  cortesia 
regraciar  non  vi  porìa  tanto 
5075  quanto   importa  la   vostra   zentilìa  : 
1  Io  si  mi   disponirò  tuto  quanto 


a  vostra  dimanda  volir  compiacire, 
di  bataia  aceto  lo  vostro  guanto. 

Lo  zorno  dil  combater  si  voi  dire, 
50S0  perchè  nui  fornir  si  posemo 

di  quele  cose,  chi  ne  convicn  avirc.  5 

Lionello  a  lui  :   così  faremo 
lina  a  dece  zorni  se  a  vui  pare, 
in  questo  tempo  in  orden  si  meteremo. 
50S5        L'uno  e  l'altro  si  se  contentare; 

Sordello  gran  prof  erti  li  facìa  10 

de  ogni  cosa  che  li  potesse  fare. 

Lo  re  di  Franza,  che  olduto  avìa 
di  Sordello  la  soa  fama  grande, 
5090  che  in  ogni  parte  de  lu'  si  dicìa, 

Contra  un  so  chavalir  si  pande  15 

e  cum  lui  cominzò  a  parlare, 
la  soa  volunta  tuta  si  li  pande. 

Quel  chavalir  Galvan  si  giamare, 
5095  lo  re  pregava  che  li  deza  piacire, 

per  suo  amor  in  Lombardia  andare  20 

A  una  cita,  che  Mantua  se  dire, 
in  quella  sta  uro  Sordel  giamato, 
chi  è  scudero  de  gran  valire. 
5100        Per  un  gran  virtuoso  è  nominato, 

non  si  trova  so  par  in  armezare,  25 

in  ogni  cosa  tropo  avantazato. 

Per  mia  parte  lo  dezi  salutare  ; 
litcra  di  credenza  ch'io  ti  faroe, 
5105  quela  a  lui  si  dezi  apresentare. 

Apresentata,  si  li  dira'  poe  30 

ch'io  desidro  lui  granmente  vedire 
e  che  li  piaza  venir  dove  io  stoe. 
A  visitarmi  averol  in  gran  piacire 
51  io  e  farol  granmente  honorare, 

da  mi  avera  ciò  ch'el  saprà  dire.  35 

E  se  lui  si  vorà  cum  medio  firmare, 
'daroli  bella  e  granda  provisione, 
sera  libero  dil  star  e  de  l'andare. 
5 1 1 5        Se  pur  di  partirsi  a  vera  chasonc, 

faroli  di  doni  si  ben  apresentare,  40 

che  lodarsi  de  mi  averà  rasone. 

Galvano  a  lo  re  si  pres'  a  parlare  : 
caro  mi'  signore,  io  son  aprestato 
51:0  dar  complimento  al  vostro  comandare. 

Fornito  ch'el  fu  si  pris'  comiato;  45 

cum  bella  compagnia  si  caminava. 
tanto  ch'el  fu  a  Mantova  arivato. 
A  un  albergo  Galvano  si  lozava  : 
51:5  era  tardo  quando  lu'  si  arivoe, 

l'altro  zorno  a  la  piaza  andava.  50 


|AA.  12..-1280(!)| 


1)1  BONAMENTE  ALIPRAND] 


85 


Lo   osino   .suo   cimi   ne ri  io   si    nini. 

perchè  Sordello  li  devese  mostrare: 
ebel  vc/iito,  si  gè  lo  mosti  oc 
5130       Sordello  in  quella  bora  si  stare 
5  orni  notabeli  homeni  insieme  parlava} 

Galvano  apreso  lui  si  so  farej 
Cortesemente  si  lo  salutava 
per  parte  de  lo  re  di  Franza  so  signore, 
5135  l'itera  di  credenza  li  apresentava. 
10  Sordello  la  recepì  cum  honore 

e  cum  reverenda  si  la  lezìa, 
di  credenza  conobe  ao  tenore. 
A  Galvano  parlava  e  dicìa  : 
5140  cavalir  VUÌ  siato  lo  ben  venuto, 
15  quando  voliti  che  cum  vui  mi  sia 

Son  aprestato  e  per  mi  sera  olduto 
zio  che  voriti  dir  e  parlare, 
lo  chavalir,  chi  era  ben  saputo, 
5 US        Dise:  ambasata  a  vui  dezo  fare 
20  per  parte  dil  re  di  Franza  me  signore, 

farola  adeso  se  pur  a  vui  pare. 

Sordello  cum  animo  di  valore  : 
a  quie  e  altròe  sia  al  vostro  piacire, 
5150  di  far  l'ambasata  dil  vostro  signore. 
25  '  Galvano  l'ambasata  li  vien  a  dire, 

e  discretamente  quella  si  facìa; 
'  Sordello  del  dire  ebe  gran  piacire, 
E  a  Galvano  alora  si  respondìa 
5155  regraciando  la  regal  maiestade 
30  di  tanta  gracia  che  dito  li  avìa, 

E  sempro  si  reputava  obligato 
di  quelo  re  eser  so  servitore, 
ch'el  fose  dignato  avirlo  dimandato. 
5160        Recepì  lo  chavalir  cum  grando  amore, 
35  volsi  che  a  casa  soa  si  lozase, 

e  fecili  far  grandisimo  honore. 

L'altro  zorno  drè  cena  al  base, 
Galvano  a  Sordello  si  dicìa 
5165  che  di  darli  risposta  lo  spazasse. 
40  Sordello  al  chavalir  rispondia: 

la  risposta  a  vui  non  posso  dare, 
e  la  casone  per  mi  a  vu'  dita  s;a. 
Fino  a  tre  zorni  bataia  dezo  dare, 
5170  cum  un  cavalir  di  Pulgia  venuto, 
[45  non  sazo  cum  la  cosa  deza  andare; 

Piacerne  forte  per  vui  sia  vezuto 
questa  bataia  che  devemo  fare, 
lo  più  valente  sera  cognosuto. 
5175        S'io  scampo  ve  voio  avisare 
50  lo  re  di  Franza,  ch'io  tegno  per  signore, 


in    breve   tempo    le    vini   ;t    visitare. 
S' io   inoro,   |)"i  iti    dir   ni' 

che  m'aventi  vezuto  far  bataia, 
•  da  quel  mio  signore. 
ivano  cavalii  di  gran  vaia, 
quando  ebe  questo  fato  olduto, 
io  contento  di  star  a  la  bataia. 

Vene   che   lo  tennen    fu   Compiuto, 

^1 85  Sordello  e  Lionello  aprestati, 

gran  zente  d'ugni  parte  era  venuto. 

Per  volir  vcdir  li  apresiati 
du'  cavaliri  di  sì  gran  vaia, 
cum  in  la  bataia  si  serian  portati. 
5190        L'uno  e  l'altro  vene  a  la  bataia, 
su  bon  destriri  al  campo  si  venia, 
per  combater  e  per  darsi  travaia. 

Multi  notabeli  li  seguia, 
l'un  e  l'altro  ben  acompagnati, 
5195  e  in  sulo  campo  tuti  si  zunzìa. 

Ambedui,  l'un  da  l'altro  dilongati, 
presen  dil  campo  alo  so  volire, 
e  li  destriri  si  ebeno  voltati. 
Li  lanzi  abasà  per  lo  ferire, 
5200  'li  destriri  cum  li  speron  si  feria 
l'un  ver  l'altro  cum  grando  ardire. 

Li  colpi  ambidui  lor  si  falla, 
per  li  destriri  che  si  senestrono, 
l'un  e  l'altro  gran  stiza  ne  prendìa. 
5205        E  li  destreri  subito  si  voltono, 
cum  li  lanzi  si  ritornò  a  ferire, 
l'un  ver  l'altro  arditamente  andono. 

Ben  facian  li  cavali  sentire 
li  soi  speroni  che  molto  li  feria, 
5210  in  su  li  scudi  li  lanzi  metire. 

Lo  scudo  de  Lionello  ch'el  avìa 
del  gran  colpo  per  aiere  volava, 
ma  Lionello  lesion  non  recevìa. 
Lo  suo  chavallo  s' inzenogiava 
5215  per  lo  gran  colpo  che  avia  recevuto, 
di  presente  Lionello  dismontava. 

Cum  la  spata  in  man  si  fu  reduto, 
verso  Sordello  si  prese  andare, 
e  Sordello  col  so  cavai  volzuto, 
5220        Credendo  lui  lo  terzo  colpo  fare, 
viti  Lionello  che  per  terra  zìa; 
Sordello  subito  dismontare, 

E  lo  so  scudo  lui  si  zetò  via, 
non  volsi  di  lui  eser  vantazato, 
5225  cum  la  spata  in  man  ver  lu'  si  zìa. 
'Sordello  cum  sua  voce  cridato: 


e.  T.XXVTI,  e.  2 
Min.,  e.  1117 

c  lxxvii,  e  1 


Min.,  e.  1115 


So 


LA   u  CRONACA  DI  MANTOVA 


[AA.  12..  -1280|!)1 


difcndeti,  bon  chavalir  ardito, 
che  tu  non  sie  da  mi  oltrezato. 
Lionello,  non  parendo  smarito, 
or  Sordello  vene  a  prosimare, 
t'ran  colpo  li  deti  sì  che  fo  sentito. 
Sordello  un  altro  a  lui  menare, 
wviu.c.;  parsi  che  da  celo  quelo  venesse, 

corno  fa  l'aiere  quando  fa  tonare. 
5:35        Ambidui  li  colpi  menan  spesse, 
si  che  l'arme  loro  fogo  si  zitava, 
non  mostrava  che  tra  loro  s'amesse. 

Combatuto  un  pezo,  si  turbava 
Lionello  e  lo  brazo  si  levare; 
;:|odar  un  gran  colpo  a  Sordel  pensava. 
Sordello  verso  a  lui  si  andare 
i.xxvm, e.  1  'senza  spata,  a  traverso  lo  pioe 

e  alto  da  terra  cum  librazi  levare, 
E  contra  terra  lui  forte  lo  zitoe, 
5245  di  la  testa  col  elmo  tal  perchosa, 
la  bocha  e  '1  naso  di  sangue  venoe. 

Paria  Lionello  trato  di  la  fosa, 
per  lo  gran  stoso  vene  stramortito, 
come  morto  non  parìa  avìr  posa. 
5250        Sordello  vezendolo  al  partito, 
Mox   e.  1119  l'elmo  di  testa  si  li  feci  chavarc, 

corno  morto  parìa  eser  smarito. 

Di  presente  d'aqua  lo  fé'  sbrofare  ; 
e  feli  fare  grandi  fregasone, 
5255  sì  che  Lionelo  in  sì  ritornare. 
Lionello  dicìa:  alto  barone, 
a  ti  mi  rendo  corno  a  mi'  signore, 
e  si  mi  giamo  per  tuo  presone, 
In  ogni  parte  sarò  tuo  servitore. 
5260  Sordello  per  presone  l'acetava, 
notabili  asai  si  giamo  alore  ; 

Per  questo  modo  Sordello  parlava: 
in  presencia  di  vui  tuta  zente, 
Lionello  che  molto  desiderava 
S^r»^        Combater  mecho  sì  come  valente, 
la  sua  persona  da  mi  è  conquistato, 
e  de  mi  si  giama  preson  e  servente. 

Voio  per  mi  li  sia  comandato, 
a  lo  re  di  Franza  si  vada  a  presentare 
5270  per  mia  parte  cum  mio  preson   giamato. 
Lionello  alora  lui  sì  parlare  : 
io  si  prometo  de  dovir  obedire 
zio  che  Sordel  mi  voi  comandare. 
Fata  la  promossa,  lor  si  partire, 
5275  cum  grand  honor  fonno  acompagnati, 
a  chasa  di  Sordello  tuti  quanti  zire. 


Di  bon  vino  e  molto  ben  confortati 
tuta  la  brigata  fono  cum  hor.ore, 
chi  stava  in  pede  e  chi  asctati. 
5280        Sordello  parlò  e  cominziò  alore: 

valenti  homini,  di  Pulgia  mandati  5 

cum  Lionello  per  lo  so  hor.ore, 

'Al  vostro  piacir  sili  licenciati: 
Lionello  qui  vi  convien  lasare, 
5285  novale  di  lui  a  lo  re  portanti; 

Di  vui  rimagna  queli  chi  vi  pare,         10 
per  far  a  Lionello  compagnia 
quando  in  Franza  farà  lo  suo  andare. 
Voio  che  '1  suo  andar  tosto  sia, 
52 90  andarà  cum  questo  chavalir  valente, 

che  lo  re  di  Franza  per  sua  cortesia  1 5 

A  mi  a  mandato,  che  di  presente 
a  la  sua  presencia  si  deza  andare, 
de  andarge  tosto  ò  posto  la  mente. 
5295        Ma  prima  si  convien  pur  andare 

Lionello,  sera  ben  acompagnato,  20 

esendo  cum  lu',  niente  pò  manchare. 
Quelli  pulgiesi  Sordel  regraciato, 
lasono  queli  che  a  lor  parire, 
5300  tuti  li  altri  prisen  comiato. 

'Lo  maior  di  loro  prese  a  dire,  25 

Lionello  molto  ricomandare; 
possa  Sordello,  in  del  suo  partire, 
Pregoli  lo  dovesen  ricomandare 
5305  a  !o  re  di  Pulgia  suo  signore; 

lor  lo  promisen  di  dovirlo  fare.  30 

Partito  ugnomo,  si  rimase  alore 
Sordel,  Galvan,  Lionello  in  compagnia, 
a  li  quali  Sordello  facìa  honore. 
5310        L'altro  zorno  che  dredo  si  venia, 

Galvano  a  Sordello  si  parlava,  35 

di  tornar  in  Franza  si  li  dicìa. 

Risposta  da  far  al  re  dimandava 
e  che  tosto  lo  dovese  spazare, 
5315  perchè  d'andar  tropo  dimorava. 

Sordello  a  lui  risposta  li  fare:  40 

al  vostro  piacir  vu'  si  andanti, 
Lionello  cum  vui  vi  voio  dare  ; 

Al  mio  signor,  lo  re,  l'apresentariti 
5320  da  mia  parte  corno  mi'  presone, 

el  cur  e '1  quare  si  li  contariti;  45 

In  breve  tempo  mi  darò  casone 
de  vegnir  da  lui  per  visitare 
corno  caro  mio  signor  e  barone. 
5325         E  piazavi  divirme  ricomandare 

a  la  sua  magna  e  regal  signoria,  50 


IAA.  12..  -1280(1)1 


DI  BONAMENTE  ALIPRAND1 


•/ 


io 


15 


25 


per  suo  servente  mi  de/.a  riputare. 

Lionello  cimi   lo  re  Iti!  debìa 
'lina  che  mi  in  Franza  vigneroe, 
533°  presovi  che  lui  ri  comandato  vi  sia. 
Galvano  a  lui:  entcso  sì  t'òe, 
tuto  farò  bene  e  complitamente, 
cum  m'ài  comeso  tuto  si  faroe. 

Meso  in  ordene  cum  la  sua  zente, 
5335  l'altro  zorno  dredo  si  cavalchava, 
Sordello  cum  brigata  asa'  valente, 

Fina  a  Marcaria  li  acompagnava. 
Galvano  del  lionore  che  recevuto  avìa, 
Sordel  granmente  regraciava; 
5340        Tossa  connato  lor  si  prendìa. 
Galvano  ver  Franza  cavalchare; 
Sordello  e  li  suoi  a  Mantua  si  redìa. 

Tornemo  dil  re  di  Pulgia  recitare: 
quando  dai  suoi  la  novella  oldia 
$345  de  Lionello  corno  la  cosa  stare, 
Di  mala  voia  lui  si  stasla 
e  mal  contento  d'avirlo  mandato; 
altro  non  pò,  e  stava  di  voia  ria. 
Partito  Sordello  a  Mantua  tornato, 
5350  orden  metìa  per  dovirsi  fornire, 
de  zio  che  li  bisogna  sta  pensato. 

Honorivole  in  Franza  volìa  zire, 
metiasi  in  ordine  quanto  posìa 
d'avir  li  chosi  a  tuto  suo  piacire. 
5355        Digemo  di  Galvano  chi  zonzìa 
30  in  Parise  e  da  lo  re  si  andava, 

lo  re  amorivolmente  lo  recevìa. 

Di  quello  chi  era  seco  dimandava 
s'el  era  Sordello  ch'el  avesse  menato, 
5360  Galvano  a  lui  al  or  a  parlava: 
35  Questo  si  è  un  chavalir  conquistato 

per  Sordello  vostro  bon  servitore, 
lui  lo  manda  vi  sia  presentato. 
Lo  re  si  recepì  Lionello  alore, 
5355  piacevolmente  lui  lo  recevìa, 
40  e  comandò  li  fosse  fato  honore 

A  lui  e  ala  sua  compagnia, 
e  in  chasa  soa  lo  feci  lozare, 
foli  fato  honor  e  cortesia. 
5370        Possa  lo  re  Galvano  dimandare 
45  di  Sordello,  comò  avìa  acetato 

di  volir  in  Franza  da  lui  andare. 

'Galvano  a  lo  re  si  ebe  contato 
lo  grando  honor  che  recevuto  avìa 
5375  da  Sordello  gran  scudier  presiato. 
50  'E  diseli  quanto  lui  si  vali  a, 


e  Le  lue  opre  tuto  li  recitava! 
anchora  di  la  bataia  che  fato  avìa* 
In  tuti  tdrtude  lui  lo  Lodava 

5380  per  lo  mior  homo  chi  si   trovasi", 
e  cotal  lama  da  ognuni  portava. 
Pregòmi  che  vi  lo  ricomanda 
cum  vostro  fidel  e  bon  servitore, 
regraciando  vu'  chi  lo  mandano 
5385         A  visitarlo,  vui  tanto  signore 
quanto  vu'  siti  e  di  tanta  signoria, 
che  tropo  li  e  stato  grand' honore. 
Che  vegnir  da  vui  lui  si  debia, 
questo  m' à  promesso  devirlo  fare, 
5390  vira  tosto  cum  bela  compagnia. 

A  lo  re  piaque  molto  tal  parlare 
e  granmente  si  se  n'alegrava; 
di  la  andata  Galvan  si  lodare. 

(Cap.  CXX).  -  Como  Sordello  solicitava 
di  fornirse  di  quelli  cosi  chi  li  fa- 
cla  bisogno,  per  dovir  andar  tosto 
da  lo  re  di  Franza  e  comò  non  posIe 
andar  presto  como  pensava,  perchè 
Ecerino  di  Romano,  gran  signore, 
mandò  per  lui  che  zese  a  verona  a 
visitarlo  che  lo  volìa  vedire  e  par- 
LARE. -  Capitoli   125. 

Tornemo  a  Sordello,  che  lui  stava 
5395  molto  atento  per  dovirse  fornire 

di  tute  li  chosi  che  a  lui  bisognava, 

Per  volir  lui  possa  in  Franza  zire; 
ma  incontrali  che  no  '1  potè  fare 
si  tosto  comò  era  il  suo  volire. 
5403        Ecerino  di  Roman  signorezare 
lui  e  '1  fratelo  Padova  e  Trivise, 
Vincenza  e  Verona  dominare, 

E  l'altri  terri  cum  li^sue  pendise: 
di  Sordello  la  soa  fama  oldia, 
5405  e  di  le  sue  prodeze,  che  ziaschun  si  dise  ; 
Ancora  di  la  bataia  che  fato  avìa 
chol  chavaler  di  Pulgia  valente, 
e  de  li  gran  fati  che  di  lui  si  dicìa  ; 
Ancora  di  quello  chavalir  sacente, 
5410  che  '1  re  di  Franza  avìa  mandato 
a  Sordello  pregandol  granmente 

'che  maior  servicio  né  più  grato 
Sordello  al  re  non  porìa  fare, 
e  di  questo  voi  ch'el  sia  pregato 
5415        In  Franza  da  lui  dovir  andare. 


1 


e.  LXXIX,  e.  3 
e.  LXXX,  e.  1 


Mur.,  e.  li:0 


88 


LA  u  CRONACA  DI  MANTOVA  „ 


[AA.  12..-  1280(01 


Ecerino  sopra  questo  pensava; 
de  vedil  Sordello  lui  dcsidrare. 

Soi  ambasatori  lui  si  mandava 
a  Mantua,  a  Sordel  si  venia, 
:o  e  per  sua  parte  molto  lo  pregava 
Che  da  Ecerino  andar  si  debìa, 
perchè  lui  lo  brama  di  vedire; 
lina  a  Verona  f arali  compagnia. 
Sordelo  ai  mesazi  si  respondia, 
54*5  ch'el  sera  presto  devir  a  lui  andare, 
ma  una  grada  lor  far  gè  debìa. 
A  chasa  soa  si  dezan  lozare, 
in  altra  guisa  promesa  non  farae; 
li  mesazi  si  lo  aceptare. 
5  4  30        Cum  suoi  famei  tuti  se  ne  vae, 
a  chasa  di  Sordello  si  lozava; 
Sordel  a  lor  grand  honor  li  fae. 

L'altro  zorno  licencia  dimandava 
a  Verona  per  volir  ritornare, 
5435  Sordello  graciosemente  si  li  dava; 
Ali  mesazi  fece  tal  parlare: 
recomandatime  a  quel  signore 
che  tanta  gracia  à  dignato  fare. 
.       c  im  'Ch'el  m'abia  richiesto  grand  honore 

5440  si  me  lo  tengo,  e  da  lui  venire 
si  lo  farò  corno  a  charo  signore. 

Li  mesazi  a  Verona  lor  tornoe, 
a  Ecerino  tuto  si  referìa, 
e  corno  Sordelo  loro  si  acetoe  ; 
5445        Anchora  di  venir  corno  promeso  avìa, 
in  curto  tempo  da  lu'  si  andare. 
Ecerino  gran  festa  ne  facìa. 

Sordello  quando  potè  non  tardare, 
e.  ì.wxt,  ci  ben  in  ordine,  cum  bella  compagnia, 

5450  a  Verona  prise  a  chavalchare. 
Ecerino,  che  tosto  si  sentìa 
di  la  venuta  di  Sordel  valente, 
incontro  gli  mandò  bella  zentilìa. 
»,  1  x.\x,  e.  2  '  Volsi  che  Sordello  e  la  sua  zente 

5455  al  so  palazo  si  fosse  lozato 
e  ben  servito  honorivolmcnte. 

Ecerino  si  fo  molto  alegrato 
per  la  venuta  di  Sordello  alore, 
a  li  soi  comandò  ch'el  fosse  honorato. 
5460        Ecerino  li  mostrava  grand'amorc, 
vedìalo  ch'el  era  di  bel  aspeto, 
faciali  far  molto  grand  honore. 

Davasi  insieme  piacir  e  dileto  ; 
Albrigo  fratel  de  Ecerino  scrivìa 
5465  che  a  Padua  vada  e  non  faza  rispeto. 


Convien  che  di  presente  lì  si  sia, 
per  alchun  fato  ch'el  li  voi  parlare, 
e  di  presente  saza  che  lie  si  sia. 
Ecerino  per  Sordel  mandare 
5470  e  dolcemente  lui  si  lo  pregava  5 

che  cum  secho  a  Padua  deza  andare. 
Sordello  graciosamente  l'acetava; 
di  presente  lor  si  chavalchono 
tanto  che  a  Padua  arivava. 
5475        Albrigo  molto  ben  li  recetono,  10 

e  di  Sordello  gran  festa  ne  facìa; 
Ecerino  e  Albrigo  insieme  parlono. 

Per  tuta  la  tera  di  Sordello  si  dicìa: 
podio  Steno,  tornerò  si  fecen  fare, 
5480  di  quelo  Sordello  l'honor  avìa.  15 

La  fama  di  Sordelo  si  andare 
in  Alemagna,  per  tuto  si  parlava 
di  le  sue  prodeze  e  di  lo  suo  fare. 

Un  chavalire  che  in  Alemagna  stare, 
54S5  dil  duce  d  Astori  eh  o  chastelano,  20 

di  Sordello  si  oldia  asa'  parlare, 

Di  quello  ch'el  facìa  chi  no  era  vano, 
veneli  voia  a  Padua  venire, 
dal  duce  andò  cum  parlar  umano: 
5490        Signor  mio,  volatemi  concedire  25 

che  a  Padua  io  deza  andare 
per  un  Sordello  che  vorìa  vedire. 

Io  oldo  de  lui  tanto  rasonare 
ch'el  è  Tom  più  valente  chi  sia, 
S495  simel  di  lui  dicen  non  si  trovare.  30 

Vorìa  provar  la  persona  mia 
di  combater  sego,  s'el  vi  piace, 
datime  licencia  che  questo  si  sia. 
'Prestatime  chavalo  e  armi  verace, 
5500  e  fatime  cum  ve  piace  acompagnare.         35 
Lo  duce  dise:  questo  no  mi  dispiace; 

Faroti  chavalo  e  armi  dare, 
e  daroti  una  bella  compagnia, 
che  cum  honor  sera  lo  tuo  andare. 
5505        Lo  chavalir  Corado  nome  avìa,  40 

misese  in  ordine  per  dovir  zire, 
gaiardo  chavalir  tenu'  fìdìa. 

Quando  fu  il  tempo  di  volir  partire, 
da  lo  duce  so  signor  si  andava, 
5510  cum  sua  licencia,  dise,  volìa  zire.  45 

Lo  duce  a  lui  licencia  li  dava, 
dicìa  a  lui:  va  e  fa  d'eser  valente. 
Corado  acompagnato  chavalchava. 

\i\  CXXI).  -  Como  Corado.  zunto  a  Pa-  50 


[AA.  12.. -1280(1)] 


DI  BONAMENTE  A.LIPRAND1 


89 


DUA,  si  CUROE  DI  TROVAR  SORDELLO  E 
COMI':  LO  tNVITOE  DI  LA  BATAIA  FARE  E 
IN  QUE  FORMA  SI  DEVÌA  QUELLA  FARE 
E  COMO  SORDELO  SI  ACETOE  l'i  FARLA 
5  VOLUNTIRE  PEB  A.QUISTAB  HONOR.  -  Ca- 

pitoli  120. 

'Corado  zunsi  a  Padua  a  salvamente, 

5515  a  uno  albergo  si  andò  alozare, 
10  fo  recevuto  graciosa mente. 

L'altro  zorno  cum  sua  brigata  andare 
al  palazo  dove  Ecerino  stasla, 
per  volir  lui  Sordel  trovare. 
5520        Trovolo  cum  Ecerino  in  compagnia; 
15  Corado  ambedui  si  salutava, 

lor  lo  recepeno  e  saluto  li  rendìa. 

Corado  ver  Sordello  si  parlava  : 
zentil  homo,  vu'  sia  lo  ben  trovato! 
5525  per  quel  che  l'era  andato  recitava. 
20  Per  molti  parti  siti  nominato 

per  lo  mior  homo  si  possa  trovare, 
questa  cason  si  mi  ha  da  vu'  menato. 
Charamente  io  vi  voio  pregare 
5530  che  per  bataia  provar  si  debiemo, 
25  qual  di  nui  più  prodeza  mostrare; 

E  questo  pato  tra  nui  si  facemo: 
lo  conquiso  si  sia  obediente 
al  vincitor,  chosì  combateremo. 
5535        Sordello  li  disse:  chavalir  valente, 
30  ciò  che  dimandati  si  voio  fare, 

la  bataia  aceto  alegramente. 

Ma  prima  si  vole  per  mi  terminare 
in  que  forma  combater  debiemo, 
5540  o  di  giostra  o  nu'  di  spata  fare. 
35  'Corado  a  lui:  nu'  si  giostrar emo, 

a  fer  amolati  tre  colpi  si  sia, 
se  de  quei  colpi  nu'  si  scamperemo, 
Al  ora  cum  li  spate  la  bataia  fia, 
5545  tanto  che  un  di  nui  sia  perdente, 
40  lo  perditor  di  l'altro  preson  sia. 

Sordello  si  rispose  di  presente: 
per  questo  modo  son  contento  fare, 
d'atender  li  promese  fen  sacramente. 
5550        Ecerino  di  questo  s'alegrare 
45  perchè  gran  voia  avìa  di  vedire 

corno  Sordello  si  devia  portare. 
Ecerino  di  tuto  si  fé'  fornire 
lo  bon  Sordello  de  zio  che  bisognava, 
5555  confortandolo  gaiardo  deza  fire. 
50  Sordello  che  de  niente  dubitava 


die  (li  La  bataia  non  aveste  bonore, 
dicìa  a  Ecerino  che  :.':il<  grava 

I  )i    la    l),itai. 1    (  he    far   si    devia   alci'-, 

(560  perchè  l'honor  .sì  sperava  avire 
senza  falanza,  non  bavesse  timore. 
V'iin-  lo  zorno  cii'd  devia  fire 

la  bataia  conio   promeso   avìa, 
in  ordine  ziaschun  di  lor  se  metire. 
5565         Di  circostanti   aia'  ne  venia, 
/ente  molta  d'ugni  condicione 
per  vedir  la  bataia  che  far  devia. 

(Cai1.  CXXII).  -  Como  Biatru;i:,  sorella  de 

ECERINO,  INAMORATA  DI  SORDELLO  I  I  - 
RAMENTE,  E  NON  DI  SAPUTA  hi  SBU- 
dello, no  d'altra  persona,  ma,  peb 
li  virtù  di  Sordello,  era  abrasata 
nel  core  di  la  sua  persona  e  posto 
li  avla  tanto  amore  che  dì  e  note 
la  bramava,  e  lei,  timendo  di  la  ba- 
taia che  far  si  devìa,  pregava  dlo 
che  a  Sordello  divese  dar  vitoria.  - 
Capitoli  127. 

'La  note  tuta  stete  in  zenocione 
Biatrice,  sorela  de  Ecerino, 
5570  pregando  Dio  cum  gran  divocione 

Che  vincer  posa  lo  so  amor  fino, 
inamorata  di  Sordel  questo  dicìa, 
no  '1  sapìa  né  grando  né  pisenino. 

Neancho  Sordello  niente  ne  sapìa, 
5575  non  avìa  sentito  di  questo  amore 
che  in  segreto  in  sì  la  dona  tenia. 

Li  parti  asunati  cum  grand  honore, 
'a  la  piaza  di  Padua  si  venia, 
gran  zente  stava  per  vedir  alore. 
55S0        Presen  dil  campo  quanto  lor  volìa, 
li  lanzi  in  su  li  cosi  lor  tenire 
arestati,  l'un  ver  l'altro  si  chorìa. 

Li  done  di  quei  signor  stava  a  vedire  ; 
Biatrice  in  so  core  Dio  pregava 
5585  per  Sordello  di  grando  e  bon  volire. 

Li  valenti  cum  li  lanzi  s'incontrava, 
e  un  grandissimo  colpo  si  dare 
che  l'un  e  l'altro  forte  si  pligava. 

Vollono  li  destriri  per  volir  fare 
5590  lo  segondo  colpo,  e  ben  lo  facìa, 
ma  la  lanza  di  Sordelo  si  spezare. 

Li  spate  in  mano  ziaschuno  si  tolìa, 
l'un  contra  l'altro  lor  si  andava, 


1 


Mi  :<.,  e.   li:3 


e.  LXXXI,  e.  2 
e.  LXXXII,  e.  1 


90 


LA   a  CRONACA  DI  MANTOVA 


[AA.  12..-1280(!)] 


XXXIII  e.  i 


e  di  gran  colpi  tra  loro  se  feria. 
5595         Sordello  cum  alta  voce  cridava: 
difenditi  bon  cavalir  valente! 
e  la  sua  forza  alora  induplava. 

Defendiasi  lo  chavalii  granmente, 
l'un  a  l'altro  gran  colpi  si  dasìa, 
5600  ma  pur  Sordello  facìa  francamente. 
Sordelo  lo  chavaliro  si  feria, 
li  armi  del  brazo  li  taiava, 
lina  a  la  carne  lo  colpo  si  zia. 

Lo  brazo  dil  chavalii  sanguinava, 
5605  era  lo  drito  quel  chi  fo  ferito, 
Corado  molto  forte  smaniava. 

Feci  l'animo  molto  forte  e  ardito, 
e  Sordello  cum  la  spaia  ferire, 
di  lo  gran  colpo  Sordel  smarito. 
5610        Sordello  l'animo  ingaiardire, 
e  un  tal  colpo  a  Corado  dasìa, 
che  lo  feci  cum  morto  stramortire. 

La  spata  di  mano  alora  cazia, 
la  testa  in  su  lo  colo  si  chinare 
5^,15  e  quasi  corno  morto  si  stasìa. 

Sordello  l'elmo  li  feci  cavare 
per  volirlo  farlo  lui  revenire, 
la  testa  e  li  mano  li  facìa  fregare. 
Pur  Corado  si  vien  a  resentirc, 
5620  levò  la  testa  e  Sordello  vedìa, 
'alora  a  Sordello  si  vien  a  dire: 

Io  mi  rendo,  ricomandà  ti  sia, 
io  mi  giamo  eser  tuo  presone 
in  ogni  parte  cum  la  persona  mia. 
5625        Sordello  li  resposi  a  quel  sermone: 
per  mio  preson  ti  voio  acetare, 
in  presencia  di  questi  gran  barone; 
hub.,  e.  1124  'Ma  una  cosa  ti  voio  comandare; 

quando  serai  a  chasa  tua  riposato, 
5630  cum  più  tosto  poi,  si  dezi  andare 

A  lo  re  di  Franza,  signor  lodato, 
per  mia  parte  a  lu'  t'apresentarai 
cum  mio  preson  per  bataia  aquistato. 
E  lì,  in  Parise,  tu  m'aspetarai, 
5635  perchè  dal  Re  si  voio  venire, 
terò  modo  che  tu  honor  averai. 

Corado  li  promise  de  obedire 
tuto  quello  che  Sordel  comandare; 
da  la  piaza  si  fecen  lo  partire. 
5640        Ver  lo  palazo  dil  signor  tirare, 
gran  quantità  di  trombe  sonava, 
Ecerino  granda  alegreza  mostrare. 
Biatrice  ancore  più  s'alegrava, 


[.XXXII,  e  2 


avìa  tanta  alegreza  ne  la  mente 
5645  cum  avir  potesse,  ma  no  '1  mostrava. 
Al  palazo  arivono  cum  tuta  zente, 
e  tuti  quanti  lor  dismontare, 
Ecerino  cum  Sordel  valente;  5 

A  una  chamera  loro  si  andare, 
5650  Sordelo  di  presente  disarmato, 
per  lo  simele  Corado  si  fare. 

Stato  tre  zorni  Corado  riposato, 
licencia  a  Sordello  dimandava,  10 

d'andar  a  chasa  fosse  licienciato. 
5655        Sordello  cum  Ecerin  parlava, 
d'acordo  Corado  si  licienciare, 
e  lui  cum  sua  brigata  chavalcava. 

Non  cesò  tanto  di  cavalcare,  15 

dal  suo  signor  duce  si  arivoe, 
5660  lo  duce  molto  ben  si  l'acetare. 

Corado  li  vene  a  contarli  poe 
corno  la  cosa  in  efeto  stasìa, 
'lo  duce  olduto  di  mala  voia  foe.  20 

Corado  presto  in  orden  se  metìa 
5665  per  volir  in  Franza  dal  re  andare, 
cum  a  Sordel  prometuto  avìa. 

Tanto  continuò  lo  cavalcare 
che  a  Parise  si  fu  arivato,  25 

a  un  ostello  lui  si  s'alozare. 
5670        L'altro  zorno  da  lo  re  andato, 
avìa  cum  seco  bella  compagnia, 
da  lo  re  fo  molto  ben  acetato. 

Corado  a  lo  re  questo  si  dicìa:  30 

a  vui,  signor,  m'apresente  cum  presone 
5675  di  Sordello  campion  di  Lumbardia, 
Obedir  voio  ala  promisione, 
chi  li  ò  fata  devirme  apresentare 
dinanzi  a  vui,  presenti  sti  barone.  35 

Per  bataia  Sordello  m'aquistare. 
56S0  di  la  bataia  tuto  li  ricitava 
lo  re  di  questo  alegreza  fare. 

Per  Lionello  lo  re  si  mandava, 
l'un  con  l'altro  si  acompagnoe,  40 

Lionello  cum  so  Corado  menava. 
56S5        Lui  e  Corado  insieme  s'alozoe; 
lo  Re  ambedui  si  facìa  honorare, 
Corado  a  Lionelo  ogni  cosa  contoe. 

Lasemo  questi  dui  cavalir  stare  45 

che  '1  buon  Sordello  si  aspetarano 
5690  fina  che  lui  in  Franza  si  andarae, 

E  bon  tempo  in  Parise  si  darano, 
ben  die  pur  con  malinchonia  stava, 
perchè  di  partirsi  lo  tempo  non  sano.        50 


[AA.  12. .-1280  (!)1 


DI  BONAMENTE  A.LIPRAND1 


MI 


(CAP.  CXXIII).  -  Como  P.iai  RICE,  NON  POSEN- 
DO   i*i  li    i  ENIR    «  li  ITO    L'AMORE    MESSO 
l'i  RLE1   in  SORDELLO,  E  PASIONATA   DAL 
DI  ro    AMORI-:,    ni    V.   NOTE   PENSAVA     PER 
5  QI3  \i.    modo    i..\     PORAVE    FARE    CHE    a 

SlORDELLO  LEI  si  PARLASSE  E  PURO  A 
KINI-:  Di  l'AKI.I  SA1MRE  COMO  LE]  DI  LU] 
SI  ERA  [NAMORATA  E  CHE  VOLUNTIERA 
LO  rORIA  PER  MAR]  l'o,  E  LI  modi  CHE 
10  LEI    si    TENNE    PER    DEVIRLO    AVIR     PER 

MARITO.   -  Capitoli   128. 

'  Sordello  cum  Eccrino  si  stanno 
5695  in  Padua  e  bon  tempo  lor  si  clasìa, 
15  e  ambedui  sempre  insieme  vanno. 

Biatrice  pace  dar  non  si  posìa 
tanto  era  di  Sordello  inamorata, 
l'amor  celar  lei  più  non  potìa. 
5700        'In  lo  so  core  si  se  fu  pensata 
20  per  quel  modo  lei  potìa  fare 

che  a  Sordello  fesse  far  ambasata. 

Una   soa  baila,  che  cum  secho  stare, 
era  discreta  in  far  e  in  dire, 
5705  lo  so  amore  a  lei  si  palezare. 
25  E  cum  lei  volsi  conscio  havire, 

cum  qual  modo  la  porla  fare 
che  a  Sordello  la  fese  asapire, 
Che  lei  a  lui  si  volìa  parlare, 
5710  per  so  marito  voluntier  l'averla 
30  e  che  di  tal  fare  la  divesse  contentare. 

Per  altro  modo  non  lo  requerìa 
se  non  cum  honestate  lo  desidrava, 
e  quel  che  a  lei  dil  fato  li  parìa. 
5715        La  baila,  che  tuto  si  ascoltava, 
35  a  Biatrice  si  lo  biasemare. 

Biatrice  a  lei  tal  risposta  dava: 

Mia  nutrice,  io  sono  da  maritare, 
lo  tempo  l' ò,  ma  e  miei  frateli  che  azo, 
5720  di  maritarmi  non  fan  alcun  pensare. 
40  La  nutrice  a  lei:  sapir  ti  fazo 

che  altamente  serai  maritata, 
per  ti  non  fia  di  mari  perchazo. 
Biatrice  a  lei  in  quela  fiata: 
5725  datime  aiuto  chi  lo  positi  fare! 
45  a  Sordello  f ariti  ambasata, 

Ch'io  lo  prego  mi  veglia  a  parlare 
quando  la  note  ben  fata  si  sia, 
per  lo  fato  mi  convien  rasonare, 
e  7  30        E  dil  venir  si  li  diriti  la  via, 
50  a  la  mia  chamera  si  deza  venire, 


dove  la  è  pei  vui  dito  li  ila. 

La  baila  di  farlo  li  prometire. 
quando  la  note  ben  scura  venia, 

5735  la    baila   B   Sordello    le'   /in- 

E   la  ambasata   molto   ben    li    faria. 
Sordello,  di    pur   animo   e   valente, 

quando  fu  tempo  da  la  dot  a  zia. 

La  dona  si  stava  molto  aleute; 
5740  Sordello  la  dona  si  salutava, 
lei  lo  recepì  granosamente  ; 

La  dona  a  Sordel  si  parlava  : 
era  presente  la  sua  nutrice, 

in  questa  forma  lei  comenzava:  \fun.,  e.  1125 

5715        'Nobile  damisello  e  felice,  c.lxxxiv.cJ 

vui  si  sapite  ben  chi  io  sono, 
de  lo  mio  nome  sapite  li  ver  pendice. 

Io  vi  dimando  gracia  e  dono 
per  vostra  dona  mi  deza'  acetare, 
5750  non  mi  lasati  in  la  pena  ch'io  sono!  <-.  j.xxxirr,c.2 

Alcuno  altro  non  mi  porla  contentare, 
per  marito  vi  dimando  e  mi  signore, 
volatemi  questa  gran  gracia  fare. 
Sordello  sì  li  respondìa  alore: 
5755  di  la  vostra  granda  e  bona  voluntate, 
nobil  dona,  mi  tegno  per  grando  honore 

•  E  si  ve  ne  regracio  mille  fiate,  Mw,  c.  1120 

e  sempre  si  ve  ne  serò  tenuto 
che  d'onestate  vu'  mi  domandate. 
5760        Da  vostri  frateli  honor  ho  recevuto 
e  a  mi  fato  tanta  cortesia, 
che  in  ogni  parte  li  serò  tenuto; 

De  vui  è  tanta  la  vostra  zentilìa, 
vostri  frateli  de  mi  non  si  contentare, 
5765  voravi  maritar  in  gran  signoria. 

La  dona  a  lui  ancora  parlare: 
de'  miei  frateli  so  ben  la  voluntate, 
ma  la  mia  de  mi  lor  no  '1  pensare. 
Io  vi  prego  che  cum  honestate 
5770  via  de  qui  mi  dezati  menare 
e  per  moìr  tor  mi  debiate. 

Sordello  a  lei:  questo  non  voio  fare, 
vergogna  a  vu'  e  a  mi  si  seria, 
adio,  vi  laso.  E  via  se  n'andare. 
5775        Biatrice  a  pianzer  si  se  metìa, 
e  tanto  dolor  a  lei  si  abundava, 
che  quasi  a  morte  la  vita  conducìa. 

Vezendo  Sordello  che  di  lei  non  curava, 
né  bona  risposta  fata  non  avìa, 
5780  gran  lamento  lei  di  lui  menava. 

Ma  pur  l'amor  tanto  lei  strenzìa, 


LA   B CRONACA   DI  MANTOVA 


[AA.  12. .-1280(1)] 


•»..  t.  i  ;.; 
;  wxv,  ci 


per  molti  modi  lei  pcnsir  si  fare 
di!  bon  Sordello  corno  avir  lo  potìa. 
Torneino  a  Sordello  che  lui  circhaie 
5785  da  quei  signor  torc  comiato, 

e   che  a  Mantoa  lu'  volìa  tornare. 

A  quelli  frateli  si  fu  apresentato, 
dicìa:  cum  vostra  grada  vorìa  are, 
asa'  tempo  apresso  a  vui  son  stato. 
57  A  vui  signori  si  ve  voio  dire 

wxiv.c.j  'che  tanto  honor  da  vui  ho  recevulo 

che  in  mia  vita  no  '1  porìa  merire. 

De  zir  in  Franza  lo  mio  pensir  è  tuto, 
cum  io  sia  a  Mantua  mi  forni roc, 
5795  fornito  ch'io  sia  mi  partirò  dil  tuto. 
Comandatine  ch'io  ubidiroe, 
vostro  sono  in  ogni  parte  che  sia, 
al  re  di  Franza  si  racomandaroe. 
Ecerino  a  Sordello  sì  dicìa: 
5S00  cavali  e  armi  ti  voio  donare. 
e  molto  ben  di  queli  lo  fornìa. 

Ancora  si  li  feci  aprescntare 
molti  zoi  d'oro  e  chi  d'arzente, 
possa  in  pace  lo  licenciare. 
5805        Fecel  acompagnare  a  molta  zentc, 
lina  a  Verona  si  fo  acompagnato, 
da  Mantua  vene  brigata  valente. 
Lui  e  soa  brigata  fo  arivato, 
in  Mantua  gran  festa  si  facìa 
io  per  la  venuta  di  Sordel  prosiate 
Torneino  a  Biatrice  che  sentìa 
di  la  partita  che  Sordello  fare, 
in  gran  pensieri  lei  se  metìa. 

E  cum  la  nutrice  lei  si  parlare  : 
1,615  chara  mia  matre  no  m'abandonate 
disposta  sono  dre'  a  Sordel  andare, 

L'amor  di  lui  lo  cor  si  m'ha  ligate; 
tati  li  spiriti  e  li  me  sentimento 
a  lui  disposti  sono  e  obligate. 
5SJ0        Io  son  costreta  in  lo  cor  e  in  la  mente, 
l'amor  mi  sforza  contra  me  volire, 
aiutatemi  al  me  contentamente. 
La  nutrice  a  lei  asa'  si  dire, 
dil  suo  honor  si  li  ricordava; 
581  i  l'amor  no  la  lasava  consentire. 
E  tra  esi  ordine  si  piava 
-v,c.  2  per  qua]  modo  a  Mantova  pò  zire. 

Biatrice  alora  si  parlava: 

In  forma  di  done  non  bisogna  dire, 
5830  comò  homeni  si  se  vestiremo, 
vostra  fiola  cum  mi  si  venire, 


'E  vostro  marito  cum  nu'  menaremo, 
'scremo  quatro  in  lo  nostro  andare: 
(piando  a  Mantua  si  zunziremo, 

A  chasa  di  Petro  sera  nostro  lozare 
di  Avogadri  nobil  e  piacente,  5 

in  chasa  sua  lo  nostro  habitare. 

Amico  de  Ecerin  granmente 
e  pur  tegnemo  alcun  parentate, 
1  cum  lui  dirò  lo  mio  inconvenente. 

La  sua  dona  complita  di  bontate,  10 

cum  lei  di  tuto  si  mi  consiaroe, 
corno  far  deza  servando  honestatc. 

Non  dubito  che  da  lei  si  averoe 
5845  bon  conscio  corno  mi  si  deza  fare, 

corno  lei  mi  dirà  così  mi  faroe.  15 

Volendo  lei  mio  animo  contentare 
che  Sordello  si  aza  per  marito, 
sopra  questo  mi  voia  consiare. 
5^50        La  nutrice  cum  animo  smarito 

pensava  a  quello  che  le'  si  dicìa,  20 

ricordando  che  l'avìa  nutrito. 

Malcontenta,  ma  pur  li  consentìa, 
ben  gè  volìa,  no  gel  poti  vedare  : 
5S55  tuti  li  ordeni  alora  si  dasìa. 

Compiuto  ch'eben   corno  devìan  fare,   25 
tuti  quatro  a  un  zorno  levati, 
for  di  Padua  se  ne  prese  andare. 

Tanto  andono  che  fono  arivati; 
5S60  a  Mantua  zonti,  lor  si  dimandava 

per  so  lozamento  fosen  menati,  30 

Dove  Petro  di  Avogadri  stava 
fono  menati,  e  in  chasa  introne, 
la  dona  di  Petro  ben  li  acetav.i. 
5865        Quella  dona  lor  si  domandone 

que  zente  eran  e  quello  che  volìa.  35 

Biatrice  a  la  dona  si  parlone. 

Trati  da  parte,  a  la  dona  dicìa  : 
io  son  Biatrice  da  Romano, 
)  sorella  de  Ecerino  noto  vi  sia  : 

Un  fato  grave  e  molto  strano  40 

si  m"à  conduta  qui  corno  vediti, 
ben  me  ne  vergogno  dil  pensar  vilano. 

Xui  tuti  quatro  si  senio  vestiti 
5S75  in  forma  d'omo,  corno  a  vu'  si  pare, 

ben  che  quello  che  lì  si  vediti.  45 

'Homo  e  la  moier  si  mi  tatare, 
venuto  è  per  farmi  compagnia 
cum  la  fiola  devirmi  acompagnare. 
58S0        Convien  che  nui  tre  vestiti  sia 

corno  si  deza  a  nostra  facultate,  50 


|AA.  12..-  1280  (|)| 


1)1   HONAMKNTK   A  LII'KAN  I  )l 


e  questo  presto  si  convicn  che  li:i. 
Piagavi  per  la  vostra  bontade, 
per  lo  vostro  signor  mandare, 
5885  chi  vegna  a  chasa  a  sua  voluntate. 
5  Cum  lui  e  cimi  vui  si  vorò  parlare 

e  la  casone  de  lo  mio  venire 
a  intrambe  dui  la  vorò  contare. 
.Spero  da  vui  devir  ben  avire 

5S.;<>  quel  conscio  che  per  mi  si   farac. 
10  La  (Iona  Btava  .-'tenta  a  oldire, 

IO  pian  meraveia  molto  si  1 
de  lo  parlar  che  Biatrice  facìa, 
e  pensosa  sopra  de  sì  si  stae. 
5895        Tuti  insieme  loro  si  andasìa, 
15  in  una  chamera  si  intrava, 

da  bere  e  da  manzar  portar  facìa. 

La  dona  per  lo  marito  mandava 
che  presto  a  chasa  venir  divesse, 
5900  perchè  l'era  zente  che  l'aspetava. 
20  Petro  Avogadro  a  venir  se  misse, 

zunto  a  chasa,  la  dona  dimandoe 
la  chason  perchè  a  cha'  venir  divesse. 
La  dona  a  Petro  alora  si  contoc 
5905  di  la  compagnia  chi  era  arivata, 
25  sorela  de  Ecerino  si  se  giamee. 

'De  duedone  e  uno  homo  acompagnata, 
vestiti  in  forma  de  homo  stasìa, 
d'eser  vestiti  lei  si  dimandava. 
5910        In  forma  di  done,  corno  si  desia, 
30  eser  vestiti  a  la  sua  facilitate, 

posa  di  parlar  cum  lei  si  li  dicìa. 

Petro  Avogadro,  homo  di  bontate, 
di  tal  venuta  molta  meraveiava, 
5915  ma,  cum  parente  e  bona  amistate, 
35  Cum  la  sua  dona  da  Biatrice  andava, 

cum  bon  parlar  si  li  fé'  bon  recepto, 
sì  che  Biatrice  si  s'acontentava. 

Petro  desiderava  de  oldir  l'efetto 
5920  da  Biatrice  di  la  sua  venuta 
40  'perchè  nel  animo  avìa  suspetto. 

(Cap.  CXXIV).  -  Como  Biatrice  si  parloe 

cum  Petro  Avogadro  aprendo  a  lui 

la  ver  casone  di  la  sua  venuta,  e 

45  como  era  inamorata  di  sordello  lo 

QUALE  DESIDERAVA  D'AVIR  PER  MARITO, 
E  CHE  A  LUI  PIACESE  DE  ADOPERARSI 
CHE  LI  VENESE  FATO;  COMO  SPERAVA 
IN  LUI  E  COMO  LI  COSI  ANDONO.  -  Capi- 
50  toli   129. 


Biati  i(  e,  (  uni  (hma  ben  saputa, 
volendo  l<i  <  um  Peti  0  1  ai  ooai 
e  che  da  Petro  non  era  1  ogno  iuta, 

l'Or  di  la  camera  f<-<  I  andare 
lo  bailo  e  la  Sola  ambe  dui, 
la  nutrice  rimase  e  con  Lei  Btarea 

Possa  a  Pietro  dice:  i<>  sono  da  vui 
venuta,  mi  dezate  aiutai 

5930  al   mio  bisogno,  conio  spero  in   vui. 

Cum  vergogna   mi   convicn   recitar'- 
lo  mio  fato  e  mia  condicione, 
se  vui  me  deviti  al  fato  aiutare. 

De  Ecerino  di  Roman  sorella  Bone, 
593S  vostro  amicho  e  bon  parente, 
di  la  mia  venuta  si  è  la  casone 

Inamorata  son  di  Sordel  valente, 
che  conositi  virtuoso  asai, 
a  lui  ò  posto  lo  cor  e  la  mente. 
5940        E  da  possa  ch'io  di  lui  m' inamorai 
e  che  in  lui  posa  tuta  la  voia  mia, 
altro  che  di  lui  avir  no  mi  pensai  ; 

Per  mio  marito  io  si  lo  vorìa, 
adoperativi,  eh  aro  mio  parente, 
5945  che  questo  ch'io  dicho  fato  sia. 

Mi  crezo  senza  fallo  veramente, 
se  v'adoprati  in  questo  fato  fare,  Mua.,  e.  \\i% 

vira  fato  tuto  integramente. 
Pregovi  voiate  a  lu'  parlare; 
5950  non  Io  dimando  per  disonestate, 
ma  per  moier  mi  deza  acetare. 

Non  de'  rifudar  questo  parentate; 
se  lui  lo  fae  multo  acreserae 
lo  suo  nome  e  la  sua  bontate. 
5955        Penso  che  a  vui  asa'  crederae  ; 
de  li  vostri  amici  cum  vu'  toriti, 
per  questo  fato  ziaschun  parlarae. 

Non  dubito  che  tal  modo  teriti, 
che  lu'  e  mi  averemo  contentamente 
S^o  e  di  questo  gran  lodo  aquistariti. 

Perchè  sapiati  tuto  lo  convenente,        c.lxxxvi.c.i 
di  questo  a  lu'  in  Padua  parlai, 
non  mi  rispose  a  me  contentamente. 

'Alora  si  n'ebe  mi  dolor  asai,  «.lxxxvi.cì 

5965  e  quando  io  sape  di  la  sua  partita, 
atristata  nel  cor  mi  disperai, 

E  la  sua  persona  tanto  gradita 
m'era  al  core,  che  m'instigava 
che  di  Padua  facesi  partita. 
5970        'Ricordando  di  lu'  più  m'inamorava,   mw.,  e.  1119 
l'amor  si  m'ha  sì  costreta  forte 


94 


LA  -CRONACA   IH  MANTOVA 


|AA.  12..-  1280  (!)] 


Ili».,  e.   1130 


che  sopra  il  fato  io  r.on  pensava. 

Non  seria  stata  ih-  per  mur  nò  per  porte, 
ben  so  ch'io  non  ò  fatorni  honore, 
ilr.-'  li  Bon  venuta  per  avir  contorte. 

So  ben  che  mei  frateli  averà  dolore 
quando  saprano  de  li  mi'  andata, 
e  non  si  lo  tcranno  per  honore. 

Ma  da  l'amore  son  sta'  sforzata, 
59S0  non  poso  più,  ò  convenuto  fare 
quel  che  l'animo  si  m'à  insegata. 

.Mei  frateli  sazo  che  dubitare 
quelo  che  di  mie  si  sia  fato, 
e  nel  animo  gran  dolor  portare. 

Non  saprano  corno  sia  Tato 
di  mia  partita,  anchora  la  casone, 
dolorasi  oltra  modo  e  pato. 

Pregovi  per  quella  divocione 
ch'i'ò  in  vui  che  scriver  li  dezati, 
5990  cum  in  chasa  vostra  alozata  sone. 

E  cum  honestate  si  li  scrivati 
disposta  so  honor  e  me  salvare, 
e  di  questo  loro  si  acertate, 

E  che  tosto  li  andanti  a  visitare, 
59  15  di  la  mia  partita  la  ver  chasone 
li  fariti  giari  senza  dubitare. 

In  questo  mezo  mi  e  i  me'  compagnone 
fatine  vestire  honestamente, 
sì  che  abinmo  contentasene. 
6000        Zio  che  costarà  pagarò  di  presente, 
dinari  asa'  si  ce  da  pagare, 
fati  far  ogni  cosa  a  complimente. 

Pcdro,  olduto  tuto  il  so  parlare, 
dise  che  ogni  chosa  fato  seria 
6005  sccundo  era  stato  so  ordinare. 

Torr.emo  a  Ecerino  chi  s'.asìa 
di  mala  voia,  col  fratelo  stava, 
per  la  sorcla  di  la  partita. 

In  ogni  parte  loro  si  mandava 
i.wxviici   6010 'per  volir  la  sorella  trovare; 
in  alcun  luogo  r.on  si  trovava. 

Tornemo  a  Pctro  chi  feci  fare 
li  vestimenti  a  lui  dimandati, 
di  zio  che  bisognava  adobarc, 
6015        Biatrice  e  li  soi  contentati 
de  li  vestimenti  che  fati  avìa, 
che  honestamente  eran  tratati. 

Pctro  tra  sie  pensava  e  dicìa: 
inanzi  che  litera  voia  mandare 
6o:>>  a  Ecerino  per  questa  fantasia, 

Cum  Sordello  si  voio  parlare 


6025 


6ojo 


6035 


6040 


6045 


6050 


6055 


l.\\\VII,c.J 


6060 


6065 


di  questo  fato  e  da  lui  sapire 
cum  sta  la  chosa  e  cum  la  andare. 

Pelro  trovoe  Sordel  al  ver  dire, 
e  cum  lui  parlava  e  sì  dicìa: 
fratel  charisimo,  ti  fazo  sapire 

De  una  cosa  che  da  ti  si  vorìa 
sapir  el  vero  e  tu  m'ascoltarai, 
quel  che  ne  sai,  per  ti  dito  mi  sia. 

De  Ecerino  gran  signor  che  sai, 
la  sorela  Biatrice  valente 
ò  venuta  quie  cum  grandi  guai. 

Ilami  dito  che  lei  veramente 
si  è  venuta  qui  per  lo  to  amore, 
inamorata  di  ti  solamente. 

E  per  quelo  che  la  mi  dicha  anchore, 
in  Padua  si  te  ne  parlò  e  disi 
corno  in  ti  avìa  posto  amore, 

E  che  a  ti  piacir  si  ti  divisi 
per  tua  dona  volirla  acetare  ; 
non   fesi  risposta  chi  li  piacisi. 

Di  questo  caramente  ti  voi  pregare, 
che  mi  confesi  quel  chi  è  veritade, 
perchè  saza  quelo  ch'aza  a  fare. 

'Io  conoscilo  la  sua  voluntade, 
per  so  marito  lei  si  ti  vorìa, 
questo  è  vero  sanza  diticultade. 

In  del  so  parlar  è  gran  meraveia, 
tanto  mostra  in  ti  avir  amore, 
più  ti  disidra  ch'altra  cosa  chi  sia. 

E  fami  lei  un  tal  parlar  anchore, 
che  quando  tu  no  la  voi  acetare, 
uciderasi  lei  per  gran  dolore. 

E  ti  contento,  li  frateli  rechusare, 
di  questo  lei  pocho  ne  curare, 
'pregandoti  la  voi  contentare. 

Un  meso  a  Padua  vo'  mandare 
a  Ecerino,  chi  sia  acertato 
di  la  sorella  com(o)  medio  stare, 

E  che  tosto  sera  per  mi  avisato 
di  la  dona  la  sua  intencione; 
de  andar  a  lui  serò  tost  aprestato; 

E  per  havir  da  ti  digiarasone 
di  questo  fato,  ti  vo'  pregare 
che  me  ne  parli  toa  intencione. 


IO 


15 


!0 


_':> 


30 


OJ 


40 


45 


(Cap.  CXXV).  -  Como  Sordello,  olduto 

LO    PARLAR    DI    RETRO  AVOGADRO,  SI    li 
Kl.M'i  (SE  ED  [TELLO  CHI  ERA  LA  VE- 

RITAD  CHELA    DON  \    I-I    AVIA  BEN 

PARLADO  in  Padua,  e  la  risposta  che 


50 


|AA-  12..  -1280(!)| 


DI   BONAMENTE  ALIPRAND1 


LUI  M  <  i  A  LA  DONA,  E  '  ni  ,  PER(  HÒSOR- 
DELO  i  EMI  \  CHE  1.1  FRA!  ELI  non  CRE- 
DESONOCin.  DA  un  si  FOSSE  PRO»  EDUTO 
NESUNA  (Uosa,  volsi  ANDARE  a  PADUA 
5  D  \    il  FRA!  ELI  di  BlA  rRICE   a    FAR 

scusa.  -  Capitoli  130. 

Sordello  chi  ontose  lo  parlate 
che  Pctro  di  la  clona  fata  avì;i, 
10  disse:  fratello  non  ti  vo'  celare 

Quello  che  di  questo  fato  si  sia; 
6070  la  cosa  a  pieno  si  ti  contaroe. 
Ecerino  per  soa  gran  cortesia, 

Esendo  hi'  in  Verona,  si  mandoc 
15  che  a  lui  andase,  mi  volìa  parlare. 

Da  lui  andai,  molto  ben  m'acetoe, 
6075        Grando  h  onore  si  mi  feci  fare, 
possa  a  Padua  cum  secho  andai, 
dise  che  quela  mi  volìa  mostrare. 
20  Honor  e  cortesia  ebe  asai 

da  Ecerino  e  dal  fratel  valente, 
60S0  che  obligato  mi  giamo  sempro  mai. 
E  vero  che  la  sorela  prudente 
un  zorno  di  sera  per  mi  mandoe, 
25  che  parlar  mi  volìa  di  presente. 

Disi:  voluntier.  Lo  meso  tornoe. 
60S5  Di  pur  animo  da  lei  si  andai 
e  honestamente  lei  m'acetoe 

E  dise:  damiselo  di  valore  asai, 
30  la  chason  perchè  i'  ò  per  vu'  mandato, 

presente  mia  nutrice,  ve  '1  dirai. 
6090        Se  homo  di  dona  fo  ma'  inamorato 
così  mi  sono  di  vu'  veramente 
cum  honestà  lo  mio  dimandato, 
35  In  vui  ho  posto  lo  cor  e  la  mente, 

per  vostra  dona  mi  voia'  acetare 
6095  io  vi  domando  per  marito  valente. 
Oldendo  mi  da  lei  tal  parlare, 
'molto  forte  me  ne  meraviai 
40  e  dubitai  che  mi  volese  provare. 

Di  la  sua  proferta  si  la  regraciai, 
6100  dicendo  a  lei:  io  son  servitore 
di  vostri  frateli  valorosi  asai; 
In  ogni  parte  lo  vostro  honore 
45  e  lo  suo  difendere  si  vorìa, 

tanto  ò  posto  in  lor  grando  amore. 
6105        La  vostra  condicione  cum  la  mia 
non  s'afarìa,  siti  dona  valente, 
grando  honor  averiti  e  cortesia. 
50  'Maritata  seriti  altamente 


io   uno   (lii   Hen't  ffrando  sÌjmiop-, 

61  io  questo  lera  lenza  manchamente( 

Li  don.'i  replic  bar  «rolla  anchore; 
Llcencia  alora  da  lei  dimandai  ; 
de  la  andata  «i  n'ebe  gran  dolore^ 

E    pei  elio    li    li. 'iteli   no'   <  11     mai 

6115  che  venuta  fuse  per  mia  chaaone( 
perchè  da  loro  ò  abilito  honox  asai, 

Andarò  da  esi  senza  mancliasore, 
di   questo  fato  a  lor  mi  scusaroe, 
cum  lor  diroc  la  mia  rasone. 
6120         Petro,  oldudo  Sordello  ch'el  pari' 
confortolo  ch'el  devesse  andare, 
posa  ziasclumo  a  chasa  soa  tornoe. 

Pietro  un  fameio  si  mandare 
cum  una  litera  a  Ecerino  valente, 
6125  di  la  sorella  a  notifìcharc, 

Che  di  lei  no  dubitasse  niente, 
in  chasa  soa  era  cum  honestade, 
che  a  Padua  lu'  sarà  di  presente. 

Sordello,  pieno  d'animositade, 
6130  di  questo  fato  pace  dar  non  si  potìa; 
requirito  alchuno  d'amistade, 

Ver  Padua  lor  cavalchono  via 
tanto  che  a  quella  si  arivono, 
al  palazo  de  Ecerino  si  zìa. 
6135        Dismestegamente  lì  si  dismontono, 
a  queli  du'  frateli  s'apresentava; 
da  lor  recevuti  molto  ben  si  fono. 

Quel  fameio  che  la  litera  portava, 
inanzi  che  Sordello  fose  arivato, 
6140  a  Ecerino  la  litera  apresentava. 

Sì  che  zia  Ecerino  era  avisato 
di  la  sorela  cum  il  fato  stasìa, 
'a  Sordelo  cortesemente  parlato: 

Sordello,  cum  la  toa  compagnia 
6145  tu  sie  lo  benvenuto,  fratel  mio. 

chosì  ai  compagni  per  simel  dicìa. 

Di  vedirti  avia  gran  disio, 
la  tua  venuta  molto  desidrava, 
corno  patre  chi  desia  lo  fio. 
6150        Insieme  gran  piacir  lor  si  dava, 
l'altro  zorno  che  dredo  si  venia, 
Sordelo  cum  quei  fratei  parlava. 

Niun  altro  era  in  compagnia, 
lor  tre  insieme  si  prise  a  parlare, 
6155  Sordello  in  questa  forma  si  dicìa: 

In  ogni  parte  si  m'  ò  da  lodare, 
tanto  honore  da  vui  ò  recevuto, 
quanto  io  poso  v'ò  a  regraciare. 


e.  I.XXXVIII, 
e.  2 


e  LXXXVIir, 
e.  1 


Mira.,  t.  1131 


96 


LA   "CRONACA  DI  MANTOVA 


[AA.  12..  -  1280(!)] 


E   sempro  ch'io  viva,  vi  serò  tenuto, 
6160  lo   vostro  honore  si   de  fenderla 

da  riaachun  da  chi  fossi  mal  voiuto. 
Una  chasor.e,  bona  o  ria  che  sia, 
m'à  fato  a  vostra  presencia  venire 
per  discolparmi  da  ogni  cosa  ria. 
61  Pietro  Avogadro  in  Mantua  dire 

che  vostra  sorella  era  lì  arivata, 
acompagnata  honestamente  zirc; 

In  casa  sua  si   era  lozata 
cum  vostro  bon  amicho  e  parente 
6170  e  da  lui  molto  ben  honorata. 

Volsi  sapir  da  lei  la  sua  mente 
e  corno  era  la  sua  venuta, 
meraviandosi  di  lei  granmentc. 

La  dona  li  dise  che  la  sua  partuta 
6175  era  solamente  per  mio  amore, 
per  vedirmi  che  era  venuta, 

E  clie  mi  dimandava  per  signore 
e  per  moier  la  divesi  acetare, 
cum  honestà  m' avìa  posto  amore; 
61  So        E  che  zia  in  Padua  lei  me  parlare 
di  questo  fato  corno  m'avìa  amore, 
e  per  moiere  la  dovese  acetare, 
lira.,   .  luì  'E  che  da  lei  si  mi  partì  alore 

e  non  li  feci  risposta  chi  li  piacesse, 
:  6165  e  di  la  risposta  ebe  gran  dolore. 

Volsi  sapir  quando  partir  divese 
per  venirmi  dredo  a  parlare, 
che  per  moiere  tore  la  divese  ; 
Olduto  questo  mi  mcraviare, 
6190  '  timendo  mi  che  podisi  crire 

da  mi  venese  questo  chotal  fare. 

Sono  da  vui  voluto  venire; 
se  mi  trovati  in  colpa  da  niente, 
conio  cativo  fatime  morire. 
6195        El  vero  vi  dirò  senza    manchamente: 
quando  in  Padua  altra  fiata  stare, 
questa  dona  mandò  una  servente 

Ch'io  li  divese  andare  a  parlare; 
da  le'  andai  e  cum  puritate, 
6*oo  non  sapia  cur,  né  quia,  ne  quare. 

Se  saputo  avese  la  sua  voluntate, 
non  pensati  eli' io  lì  fosse  andato, 
se  ben  gè  avesse  mandato  sete  fiate. 
Da  lei  zonto,  forni  tal  parlato, 
6105  che  de  mie  era  lei  inamorata 

e  che  mi  piacese  de  far  parentato, 
E  ch'io  li   compiacese  una  fiata 
per  mia  moiere  volirla  acetare, 


e  che  tal  grada  non  fosse  denegata. 
61  to      Io  li  risposi:  dona  de  grand'afare, 
la  vostra  nobile  condicione 
non  s'afarìa  cum  mi  maritare; 

Di  la  vostra  proferta  e  divocione,  5 

che  fata  m'  aviti  per  vostro  volire, 
6315  ve  ne  regracio  corno  servo  a  barone, 
Ma  una  cosa  si  vi  voio  dire, 
che  in  vostri  frateli  dezati  sperare, 
che  grand  honor  vi  faran  avire.  10 

La  dona  volsi  anchora  replicare; 
6220  licencia  da  lei  alora  dimandai, 
e  no'  la  volsi  alora  più  ascoltare. 

D' alora  in  cae  io  non  la  viti  mai, 
né  da  mi  ave  meso,  né  ambasata,  15 

neancho  di  lei  ma'  mi  ricordai. 
62:5        Ecerino  e  lo  f ratei  quela  fiata, 
olduto  di  Sordel  lo  so  parlare, 
la  sorela  da  loro  biasemata, 

Disen  a  Sordello:  a  non  dubitare,         20 
credemo  che  da  le'  fose  la  casone, 
6230  e  che  da  tie  non  fosse  alchun  falare. 
Savemo  che  di  virtù  se'  campione 
e  che  honestà  in  ti  non  falarìa, 
sì  t'  abiemo  per  fratel  e  compagnone.         25 
Aspeteremo  che  Pctro  venir  debìa 
6235  'di  Avogadri,  chi  si  à  mandato  a  dire 
chi  vira  cum  bella  compagnia: 

Nu'  si  daremo  dileto  e  piacire, 
lina  a  sua  venuta  aspetaremo  30 

e  oldiremo  quel  che  vorà  dire. 
6240        Ecerino  al  fratel:  corno  faremo 
di  questo  fato?  que  ti  ni  pare 
di  nostra  sorela  valente  chi  avemo? 

Albrigo  al  fratel  sì  parlare  :  35 

di  nostra  sorela,  che  Dio  mal  li  dia  ! 
0245  so  honor  e  nostro  mal  guardare, 
E  si  prometo  per  la  fede  mia, 
che  se  1'  avese  al  mio  volire, 
a  dura  morte  morir  la  farìa.  40 

Ecerino  al  fratel  si  dire  : 
6250  mi  si  la  azo  per  saza  e  valente 
che  tal  marito  aza  sapu'  cernire, 

In  Sordello  non  so   alchun   mancha- 

[ mente,   45 
el'  é  compiuto  di  virtù  e  di  bontade 
sopra  li  altri  gaiardo  e  valente, 
6255        E  si  è  di  nobile  parentate, 
in  Mantua  tenuto  e  ben  voiuto, 
cortese  e  sazo  e  picn  di  honestatc.  50 


|AA.  12..-  1280  (!)| 


DI   BONAMENTE  ALII'RANI)! 


07 


10 


15 


20 


25 


'A  tal  parlar  fo  fine  compiuta 
torneino  a  Fedro  Avogadro  §azo 
6a6o  che  da  Biatrlce  andò  cura  bel  saluto. 
A  lei  dlcìa:  ;i  voi  sapir  vi  fazo 
che  a  Padua  si  volo  andare, 
vostro  volir  Sapir  vorìa  via/.ò 

E  (lucilo  che  per  vu'  deza  parlare 
6265  a  vostri  fratell  e  corno  dire; 

quel  che  voliti  desiti  ordinare. 
Biatrice,  dona  di  grand'  ardire, 
alora  a  Petro  cominciò  a  parlare: 
intenditi  ben  lo  mio  dirci 
6270        Quando  cuna  mei  fratelli  io  stare 
grande  e  grosa  corno  mi  vediti, 
era  di  tempo  da  devir  maritare. 
Alcun  pensiero  lor  non  avirc, 
di  maritarmi  loro  non  pensava, 
6275  corno  fantescha  in  casa  mi  tenire. 

Quando  Sordello  in  Padua  arivava 
e  ch'io  lo  viti  sì  bel  damiselo 
e  in  fato  d'  armi  ciaschun  lo  lodava, 
E  eh'  io  lo  viti  di  persona  bello, 
6280  sazo,  cortese  e  di  lui  si  dicìa, 

non  fo  mai  dito  tanto  di  donzelo, 

'L'amor  di  lu'  in  mi  sì  s' acendìa 
inamoreme  di  lu'  sì  feramente, 
che  dì  e  note  lo  cor  a  lui  tenia. 
6285        Pur  io  si  avi  tanto  ardimente, 
che  per  lui  mio  mezo  mandai 
che  a  mi  venese  secretamente. 

Vene  da  mi  e  mi  cum  lu'  parlai 
e  si  li  dise  ben  cum  honestate 
6290  d'eser  mio  marito  si  l'invitai. 
Dicendoli  che  1'  era  ventate 
che  in  lui  avìa  posto  tant'  amore 
che  mi  tolìa  lo  cor  di  libertate; 
Cum  honestà  lo  volìa  per  signore 
6295  e  lui  per  moìr  mi  volese  acetare, 

questo  facendo  mi  '1  tenia  per  honore. 
40  Olduto  che  m'ebe,  risposta  mi  fare 

chi  no'  mi  piaque  e  zessene  via, 
e  mi  sconsolata  alora  mi  stare; 
6300        Posa  quando  i'  sentì  eh'  el  si  partìa 
per  volir  a  Mantua  ritornare, 
45  alora  cresi  più  forte  la  doia  mia. 

E  pensir  alora  mi  si  fare 
di  Padua  volirmi  partire, 
6305  e  cum  la  mia  nutrice  alora  parlare; 
E  cum  lei  dise  lo  mio  volire, 
50  corno  di  Sordello  era  inamorata 


30 


35 


e  che  dredo  a  Mantui  li  trotta  /•)"•• 
La  autrice,  tuta  ■<  onaolata, 
6  (io  quando  poti  mi  la  contradii 

e   pur   mi,   clic   d'  amor   crii   ligata, 
Tanto  disi   Che   pur   la   voi  zia. 

(li  Padua  alora  si  f<<  i  la  partita, 

lei  lo  marito  cum   mio  e  sua  lia, 
6315        Loro  e  mi  ò  voiuto  venire; 
a  casa  vostra  si  senio  lozati 
ben  vezuti  cum  gran   bon  volire. 

Questi  paroli  si  v'ò  recitati 
pochi  dì  fa  che  ancho  nel  contare 
6320  tuto  il  fato  a  me  frateli  contarili. 

Sordello  che  a  Padua  andare, 
crezo  mi  torà  alegramcnte 
se  mei  frateli  mi  voran  dare, 

E  vui  li  diriri  tuto  integramente, 
6325  de  lo  mio  animo  li  contariti 

sì  che  intendan  tuta  la  mia  mente. 

Ogni  bon  modo  vui  si  lo  tiriti 
ch'el  vigna  fato  che  per  marito  l'aza; 
'questo  facendo  mi  contentanti. 
6330        In  altra  guisa  rota  sera  la  traza; 
mi  instesa  si  mi  ucideroe, 
o  ben  o  male  sia  quel  che  faza. 

'Di  questo  podio  honore  si  faroe, 
a  mei  frateli  sera  lo  disenore, 
6335  ma  mi  più  di  dano  si  n'averoe. 

Questo  eh'  io  dimando  si  è  cum  honore, 
e  no  mi  parte  da  la  honestate 
volir  Sordello  per  mari  e  signore. 

Ben  sazo  che  di  mazor  facilitate 
6340  mei  frateli  si  mi  maridarìa, 

ma  non  averla  la  mia  voluntate; 

A  mei  frateli  diriti  la  voia  mia, 
vui  siti  sazo,  sapiti  far  e  dire: 
in  vui  ho  posto  la  speranza  mia. 

(Cap.  CXXVI).-Como  Petro  Avogadro,  ol- 
duto  E    BEN    INTESE    LO    PARLARE    CHE 

Biatrice  li  a  vi  a  fato,  rispose  che  a 
sua  possa  fara  ve  che  lei  si  averìa 
sua  intencione;  e  como  lui  si  andò 
a  Padua  e  tanto  sape  dire  e  fare 
che  l'induse  ecerino  e  lo  fratelo 
a  far  lo  parentato  cum  sordello 
de  darli  Biatrice  per  sua  moiere.  - 
Capitoli  131. 

6345        Petro,  olduto  tuto  lo  parlare 


e.  XC,  e.  2 


e.  XC,  e.    1 
Muk.,  e.  115* 


T.  XXIV,  p.  xiii 


98 


LA   -  CRONACA   DI  MANTOVA 


[AA.  12..-  1280i!>] 


Mi».,  t.  uà]  clic  Biatrìce  li  cbc  contato, 

eliso   a   sua   possa  di   devil  fare 

Tutto  quello  chi'  B  lei  scrìa  grato 
in   quella  faconda  a  so  potire, 
6350  niente  per  lu'  no'  sera  mandiate 

Dati  li  soi  ordini  fece  lo  partire; 
ver  Padua   Pedro  cavalchava 
rum  soa  compagnia,  cum  honor  si  zire. 
Zonto  a  Padua,  molto  l'acetava 
^iy^  Incrino  e  lo  fratel  cum  honore, 
e  di  sua  venuta  molto  s' alegrava. 

Sordello,  quando  lo  viti  aneli  ore, 
gran  festa  cum  Petro  si  mcnoc, 
intrambi  dui  si  parlono  tra  lore. 
63  Quel  zorno  e  l'altro  si  pasoe, 

posa  Petro  cum  Ecerino  parlava, 
e  col  fratelo  Albrigo  recitoe, 

Di  fati  di  Biatrice  rasonava, 
corno  di  Sordelo  era  inamorata, 
6365  di  quel  amor  apieno  recitava. 

Ecerino  e  lo  fratel  ascoltava 
tuto  lo  fato  che  Petro  li  dicìa, 
kci,  <•.  1  posa  di  Sordello  li  rasonava, 

Se  da  lui  alcuna  colpa  venia 
6370  che  per  Sordello  fosse  invitata, 
e  quelo  che  di  questo  lui  sentìa. 
Petro  rispose  in  quela  fiata: 
e  xcr.  e.  1  'teniti  Sordello  per  lial  servitore; 

io  v'ò  dito  corno  la  cosa  è  stata. 
6375        Lei  ha  posto  in  Sordel  tanto  amore 
che  dì  e  note  non  pò  requiare, 
lei  lo  brama  per  mari  e  signore. 

Lei  sa  bene  ch'el  non  e  del  so  afare 
e  più  altamente  seria  maritata, 
63S0  dice  che  d'altro  non  si  pò  contentare. 
E  per  sua  parte  vi  fazo  ambasata, 
per  marito  lei  si  '1  voi  avire, 
in  altra  guisa  sera  disperata. 

Che  a  mala  morte  oldcrì  lei  perire, 
63S3  cum  un  cortclo  lei  s'uciderae, 
e  tanta  crudiltà  non  voia  sofriro. 

Ecerino  col  fratel  da  parte  si  trae 
e  di  questo  tra  loro  si  rasonava, 
inanci  e  in  dredo  parlando  si   vao. 
,)o        E  tra  loro  pur  si  terminava 
di  volir  la  sorela  per  moier  dare 
a  Sordello,  che  lei  si  dimandava. 
E  tra  lor  facia  tal  parlare: 
rdcl  è  zentilomo  e  valente, 
»5  in    Italia  BÌ  non  si  trova 


'Di  soi  fati  parla  ogni  zente, 
el  ò  sazo  ardito  e  costumato, 
far  si  vole  ch'el  sia  nostro  parente. 

Per  nostro  amor  sera  più  honorato, 
64C0  nostra  sorela  si   contentaremo, 
che  restarà  di  cometer  pechato. 

Cum  Petro  Avogadro  si  parlaremo 
che  dir  ne  deza  de  questo  il  so  volire, 
zio  ch'el  dirà  nui  si  notaremo. 

Verso  Petro  lor  si  mise  a  ziro, 
e  di  tal  parentato  si  li  rasonava, 
e  ch'el  ne  dicha  tuto  so  parire. 

Petro  questo  a  dir  non  tardava: 
io  vi  conseio  che  lo  dezati  fare  ; 
6410  e  di  quelo  molto  li  pregava. 

Tanto  li  dise  che  loro  contentare, 
per  Sordelo  di  presente  mandato, 
da  lor  si  vene  che  non  dimorare. 

Per  qucli  fratel  Sordel  invidato 
6415  che  la  sorela  si  deza  acetare, 
per  sua  moiere  volen  li  sia  dato. 

Sordello  alora  si  regraciare 
'e  che  era  contento  di  lo  parentato, 
se  loro  contenti  lo  volian  fare. 
64:0        Fato  lo  fine  e  conclusion  dato 
e  tra  li  cavaliri  e  l'altra  zente 
fo  tra  loro  lo.  parentà  firmato. 

Possa  a  Mantua  si  fo  di  presente 
a  Biatrice  ambasata  mandato, 
64:5  chi  li  portò  novella  alegramente; 

Como  era  fato  lo  parentato, 
che  in  Sordello  era  maritata, 
contenti  li  parti,  si  era  firmato. 

Biatrice  lei  in  quela  fiata 
6430  di  grande  alegreza  si  strangosoe 
oldendo  che  a  Sordello  era  data, 

Possa  revenuta  si  se  levoe; 
Dio  e  li  fratelli  regraciava 
cum  altre  done  gran  festa  menoe. 
6435         Torneino  a  Ecerin  che  ordin  dava 
che  per  la  sorella  si  fosse  mandato, 
di  questo  col  fratello  rasonava, 

E  cum  Petro  Avogadro  onorato 
tra  loro  parlava  e  sì  dicìa: 
6440  tenemo  modo  che  orden  sia  dato 

Per  nostra  sorella  mandato  sia 
e  conduta  quie  cum  gran  honore, 
mandar  si  vole  bella  compagnia. 

Per  li  diti  fo  dato  l'ordcn  alorc, 
Pedro   Avogadro  rum  loro  si  zìa, 


50 


|AA.  12. .-1280  (l)| 


1)1   BONAMENTE  AUPKANDI 


99 


5 


bolla  brigata  e  di  gran  valore. 

Tuli  a  Mantua  lor  ni  xunzìa, 
cuna  grand'  honor  Cuti  si  fon  lobati 
a  clia'  di    Tel ro,  gran   festa  si   fa/.ìa. 

6450       Quando  fon  luti  li  orden  dati, 

vestita  la  dona  nobilmente, 
e  di  partirsi  cran  aprestati, 

Bella  compagnia  di  dune  veramente 
lina  a  Padua  ai  l'acompagnare, 
10   6455  Biatrìce,  alegra  ne  la  inente, 

Quando  per  lo  cliamin  andare, 
Fedro  Avogadro  tanto  regraciava 
quanto  ma'  lei  potìa  fare. 

Dicendo  a  lui  che  li  ricordava 
15  64^0  che  '1  ben  di  lei  lu'  era  la  chasone, 
avirlo  per  lui  si  lo  reputava; 

D'eser  obligata  avìa  rasone, 
sempro  di  lui  s'avìa  da  lodare, 
aviala  trata  di  granda  presone. 
20  6465        '  Vene  il  tempo  a  Padua  arivare, 
incontro  li  vene  granda  zente, 
cum  grand'  honor  dentro  si  intrare. 
Li  fratelli  e  li  cognate  valente, 
ale^ramente  Biatrice  recetono 
25  6470  e  tuti  li  sue  done  similmente. 

'Tuti  cum  honor  lozati  si  fono; 
Ecerino  Sordello  si  menava 
a  la  cam  ara  dove  li  done  sono. 
A  Biatrice  Sordello  si  mostrava 
30  6475  dicendo  a  lei:  questo  è  il  to  signore, 
che  la  tua  mente  tanto  desidrava. 

Biatrice  al  so  f ratei  mazore: 
io  vi  regrazio  de  tanta  grada 
che  fata  m' avite  di  tant'honore. 
35  64S0        Vui  aviti  la  mia  mente  sazia 
e  datome  tanto  contentamente, 
che  alegra  starò  sempre  ne  la  faza. 

Marito  m' aviti  dato  sì  valente, 
che  sempre  contenta  di  lui  si  seroe; 
40  64S5  Dio  e  vui  regracio  granmente. 

Ecerino  sì  li  dise  ancora  poe: 
votu  a  Sordello  la  sua  man  tochare? 
Biatrice  al  f ratei  s'inclinoe. 
Quel  che  voliti  si  voio  fare, 
45  6490  lei  rispose  vergognosamente. 

Sordello  verso  la  dona  si  andare. 
Tocholi  la  mano  alegramente, 
possa  loro  da  li  doni  si  partìa, 
vene  in  sala  dove  era  l'altra  zente. 
50  6495        Como  più  tosto  queli  signor  potìa, 


ordine  dava  (li  gran  1  01  te  fare, 
perchè  sposa]  la  dona  si  debìa. 
Vene  Lo  tempo,  gran  festa  s'ordenare, 

giostre,    |,.i  ne,  i    grandi    se    faeìa; 

6500  Sordello  di  tute  L' honor  aquistare* 

Era  a  la  corte  granda  baronia, 
Sordello   Bialrù  e  si   sposava, 
granda  alegreza  ziaschun   si   faci  a. 
Vene  la  note,  li  sposi   s'aletava, 
6505  Biatrice  lo  so  amor  complire, 
di  basar  Sordello  non  si  saziava. 

Tanto  era  il  ben  che   a  lui  li  voli  re, 
di  tocharlo  tochando  bramava; 
quela  note  si  ebe  so  piacire. 
6510        Sordelo  anco  lui  si  mostrava 
a  Biatrice  grandisimo  amore, 
'  dil  longo  bene  si  se  ricordava. 
La  matina  queli  du'  signore, 
cum  Sordello  e  cum  la  baronìa, 
6515  manzon  insieme  cum  gran  honore. 
Le  done  in  sala  per  sì  se  stasìa: 
complito  che  fu  lo  so  disenare, 
li  tavoli  levati  e  portati  via, 

Signor  e  done,  tuti  lor  baiare, 
6520  eran  tanti  queli  sonatori 

che  tuto  l'aiere  facian  resonare. 

Erage  de  molti  bon  cantatori, 
chi  a  versi,  chi  a  canzon  baiava, 
solazo  e  piacir  si  davan  tutori. 
6525        Tre  zorni  la  corte  durava, 
pasato  il  tempo  ziaschun  tornare, 
a  casa  loro  ziaschun  si  tirava. 

Rimase  Petro  cum  doni  ch'el  menare; 
a  Mantua  lui  ritornar  si  volìa, 
6530  Ecerino  e  Sordelo  non  lasava. 

Zorni  dece  stete  che  non  si  partìa, 
posa  licencia  si  dimandare, 
a  Mantua  cum  li  done  tornar  volìa. 
Ecelino  licencia  si  li  dare, 
6535  le  done  granmente  regraciava, 
presenti  belli  si  li  feci  fare. 

Ancora  Petro  granmente  apresentava, 
regraciandolo  quanto  lu'  posìa, 
Albrigo  per  lo  simel  li  donava. 
6540        L'un  e  l'altro  gran  proferii  facìa, 
Biatrice  a  Petro  si  andare 
e  a  la  sua  dona  molto  si  proferìa, 
Dicendo  che  a  loro  senza  falare 
la  era  obligata  per  sempro  mae, 
6545  e  che  sempre  li  divesen  comandare. 


<.U,  e.  2 


e.  XCI1,  e.    1 


Mur,.  c.  J136 


100 


LA   u  CRONACA  DI  MANTOVA 


[AA.  12..-1280(!)] 


Ulu.,  c.  1137 


e.  x e  Hi   e.  1 


r.  XCUI,  e.  2 


111    .,   r.  1138 


'Li  done  do  lacerino  anchora  si  vae 
da  Petro  e  a  queli  doni  dicìa 
proferendoli  e  mo  e  sempre   mae. 

Petro  cum  li  sue  done  si  partìa: 
>  Sordel  e  più  chavalir  l'acompagnare, 
ben  dece  mia  e  po'  in  dredo  redìa. 

Tosto  zunzi   a  Mantua  senza  f alare; 
li  soi  amici  gran  festa  ne  facìa 
che  li  vedian  contenti  ritornare. 

Sordello  che  lui  a  Padua  stasia, 
pensava  de  l'andata  devia  fare 
'che  voluntier  fata  la  averia. 

(Cap.  CXXVII).  -  Como  Sordello  deside- 
ra X no  DE  VOLIR  ZIRE   A   PARISE   DA  LO 

Re  di  Pranza  comò  avIa  promeso, 
stava  in"  pensiero  como  potese  con- 
tentare blatrice  chi".  lei  non  si  tur- 
base  de  la  sua  partita,  e  come  ne 
parloe  a  li  fratelli  che  loro  la 
dtvesen  consolare  e  confortare  de 
la  sua  andata.  e  como  blatrice,  non 
ben  contenta,  ma  pur  si  contentoe^ 
e  como  Sordello  si  partte  e  axdoe 
ix  Franza  e  feci  ciiosi  asai  inanci 
<  h'el  tornase  a  Mantua.  -  Capito- 
li 132. 

Sordello  stando  in  Padua  pensava 
sopra  l'andata  che  lui  far  devia 
6560  dal  re  di  Franza,  molto  desiderava. 
A  un  zorno  Ecerino  e  lui  stasia 
e  di  molti  cose  loro  si  rasonare  ; 
Sordello  a  Ecerino  sì  dicìa: 

Yui  sapiti  como  io  dev'andare 
dal  re  di  Francia  per  promisione 
a  lui  fata,  voria  mio  honor  salvare. 

Andar  voio  cum  alcun  compagnone 
per  modo  tale  che  mi  renda  honore, 
non  vorìa  vergogna  tra  quei  barone. 
6570        Partir  mi  vorìa  cum  licencia  tutore, 
di  vui  e  d'Albrigo  mi  sia  data 
lina  a  oto  zorni,  andarò  alore. 

A  Matrice  dirò  di  la  andata; 
so  bene  che  non  si  contentarae, 
6575  convirà  che  per  vui  sia  confortata. 
Incerino  dise  che  a  lei  parlarae 
e  di  questo  non  deza  dubitare 


che  de  l'andata  la  consolarae. 

Confortando  Sordel  chi  deza  andare, 
6580  quel  ch'el  à  promeso  atender  voia, 
che  mazor  so  honor  non  potrìa  fare. 

Sordello  dise  che  li  era  gran  zoia  5 

lo  suo  zire  como  più  tosto  andava 
e  di  la  sua  andata  stesse  di  bona  voia. 
65S5        Ecerino  disse  che  ben  se  ne  confortava  : 
cum  Albrigo  questo  fato  si  dicia, 
Albrigo  molto  ben  si  contentava.  10 

Sordello  per  Biatrice  mandar  facìa; 
Biatrice  tosto  lie  fo  venuta, 
A590  li  done  di  Ecerino  secho  avìa. 

Per  tuti  loro  fo  ben  recevuta, 
Sordello  alora  si  prise  a  parlare,  15 

Biatrice  in  lo  chore  smarita. 

Io  sono,  Biatrice,  per  andare, 
6595  fina  a  pochi  zorni  mi  partiroe, 

'dal  re  di  Franza  mi  convien  andare. 

Più  tosto  ch'io  poro  tornaroe,  20 

cum  toi  frateli  tu  si  rimarai, 
per  compagnia  questi  doni  lasaroe. 
6600        Biatrice  alora  cum  pianzer  asai 
cominzò  forte  lei  a  dolorare  : 
non  so  se  vi  rivedere  più  mai  !  25 

Se  io  vi  lo  potessi  ben  divedare, 
per  lo  vostro  honore  non  lo  faria, 
6605  ma  malcontenta  mi  lasali  stare; 

'  Non  poso  più,  Dio  sa  la  voia  mia  ! 
Ecerino  alora  si  parlava  30 

dicendo:  Biatrice  noto  ti  sia, 
Questa  andata  tanto  honorata, 
66 io  non  si  ne  fé'  a1  cuna  per  schudire, 

che  a  lo  re  di  Franza  fosse  più  grata, 

Più  lo  desidra  che  alcun  cavalire:       35 
quando  lo  vederà,  f arali  grand' honore, 
tra  li  altri  lo  mazor  è .  mistire. 
6615        Biatrice,  fratelli  e  me  signore: 
e  mi  ricomando  in  la  vostra  grada, 
che  m'abiati  col  debito  amore.  40 

Io  sono  di  dolore  sì  sazia 
che  mal  mi  posso  in  ben  consolare, 
6620  atristala  nel  cor  non  so  che  facia. 

Queli  doni  la  prisen  a  confortare, 
Sordelo  anco  lui  si  li  dicìa  45 

che  tosto  si  seria  lo  so  tornare. 
Pur  Biatrice  alora  si  remetìa, 
66 »5  li  done  e  lei  alora  si  partire. 


v.  60 19  consolararc  erroneamente  in  B. 


|AA.  12.. -1280  (h| 


DI  BONAMENTE  AIJI'KANDI 


101 


5 


Sorde  Ho  cum  li  chugnati  rimanìa. 

Vene  lo  /orno,  Sordello  de  pai  tire; 
Ecerino  gran  donar  li    I.m  la 
e  per  lo  sinici   Albrigo  si  voliti*. 
f>()3o       Da  tuli  loro  comiato  si  prendi af 
cum  bella  brigata  lo  feci  acompagnare ; 
Biatrice  altro  che  pianzer  non   fai  ì.i. 

Tosto  a  Mantua  loro  ari  vare; 
PetTO  Avogadro  e  più  citadini 
10  <i6 3 5  per  Sordello  gran  festa  menare. 

Tuti,  homenl  e  femene  vicini, 
di  sua  venuta  facìa  gran  alcgrare, 
così  facìa  ancor  li  fantesini. 

Sordello  di  fornirsi  si  pensare, 
1 5  6640  alcuni  compagni  lu'  si  trovava, 

'che  cum  secho  tuti  voluntir  andare. 

Fornito  ch'el  fo  lui  si  chaminava 
ben  a  chavalo  cum  bela  compagnia, 
Lumbardia  e  li  monti  si  pasava. 
20  6645        Zonse  in  Franza,  aTrois  di  Campagna  ; 
granda  e  bella  si  è  quella  citate, 
copiosa  di  zente  e  di  gran  fama. 

Circo  d'avir  lo  suo  lozate, 
fo  lozato  cum  tuta  sua  compagnia, 
25  0650  la  sua  venuta  fo  manifestate. 

El  è  venu'  Sordello  di  Lumbardia  1 
l'un  a  l'altro  facìa  questo  parlare, 
di  sua  venuta  per  ugnun  si  dicìa. 

Molti  zentili  homeni  a  visitare 
30  6655  loro  andono  per  volirlo  vedire; 
cum  gran  piasevoleza  li  parlare: 

Nui  semo  da  vui  venuti  per  sapire 
se  vui  siti  Sordello  de  Lumbardia, 
di  lo  qual  in  Franza  è  tanto  dire; 
35  6660        Pregemo  che  per  vu'  a  nui  dito  sia, 
acunzi  semo  devirvi  honorare, 
seravi  fato  honor  e  cortesia. 

Sordello  a  loro  si  pris'  a  parlare: 
zentii  homeni,  sia  regraciati 
40  6665  del  visitare  v'è  piazuto  fare, 

Regraciovi  asa'  e  mille  fiati 
de  li  prof  erti  che  fato  ni  aviti, 
li  compagni  e  mi  vi  semo  obligati. 

Lo  mio  nome  per  mi  si  sapriti: 
45   6670  io  si  sono  Sordelo  mantuano, 

da  mo'  inanci  per  Sordelo  mi  teriti 

Vostro  servitor  da  presso  e  da  luitano  ; 
in  ogni  cosa  m' aviti  a  comandare, 
se  poro  servire,  non  serò  vilano. 
50   6675        Li  nobili  homeni  lo  regraciare, 


e   uno   di    loro   ||    l'ebe    invil.'ilo 
cum  lui   In  i".ii.'i  hc(  ho  a  d'inerì 

L'altro  /omo  e  questo  non  sia  (alato; 

Sordello   di    zio    mollo    PtgTBi  iava, 

6680  era  bisogno  che  feae  lo  io  andato. 

'l'in    tanto  loro  Sordello   pregava  M«m.  ..n.» 

che   de   zir  secho   lo   discuar   aeetoc: 
l'altro  zorno  insieme;  si   manzava. 

Manzando  insieme  di  molti  cosi  parloe. 
<nage  di  notabeli  homeni  gran  brigata, 
ma  un  di  loro  a  parlar  si  entroe  : 
6685         'Sordello,  la  vostra  fama  è  andata         e.  \ 
per  tuta  Italia,  di  vui  si  fa  parlare 
chi  pasa  Franza  e  Ingelterra  lodata: 
Nui  tuti  quanti  vi  volem  pregare 
che  non  v'increscha  quelo  che  dito  fia,    e.  xciv,  e.  1 
6690  per  ben  se  dice  e  per  vui  honorare. 

Dicen  che  siti  mior  homo  chi  sia 
per  bataia  cum  ziascuno  fare, 
questo  lodo  aviti  per  la  fede  mia. 

Un  citadino,  nobil  si  riputare, 
6695  di  questa  terra,  provar  si  vorìa, 
vostra  persona  cum  la  sua  tastare. 

E  gran  piacir  a  lui  si  seria, 
perch'el  perdese  no  '1  teria  disenore 
perchè  siti  lo  mior  homo  chi  sia. 
6700        Piazavi  questa  gracia  per  nostro  amore 
a  tuti  quanti  di  dovirla  fare, 
vada  cum  voia,  vu'  averiti  honore. 

Sordello  a  lui:  corno  dezo  fare? 
gran  freza  porta  la  mia  andata, 
6705  né  chaval  òe  da  devir  giostrare. 

Lo  zentii  homo  a  lui  questa  fiata: 
questa  gracia  denegata  non  sia, 
bon  chavalo  e  armi  vi  sera  data. 

Sordello  a  lui  contradir  non  gè  sapìa: 
6710  fatime  venir  questo  bon  chavalire 
o  veramente  bon  schudier  che  sia; 

Vederolo  bene  e  molto  voluntere, 
e  intrambedui  insieme  parleremo 
e  si  diremo  di  quelo  chi  fa  mistere. 
6715        Risposi  lo  zentilomo:  così  faremo, 
ecomi  chi  m'oferisco  di  fare, 
mi  son  quello  che  insieme  parlaremo. 

Bon  chavallo  mi  vi  farò  dare, 
di  dui  chi  n'azo  lo  mior  si  toriti, 
6720  l'altro  a  mi  dezati  pur  lasare; 

Di  bone  armi  fornito  si  serite, 
se  non  aviti,  asa'  vi  ne  trovaremo, 
zio  che  vi  mancha  si  dimandanti. 


102 


LA   "CRONACA  DI  MANTOVA 


[AA.  12..  -1280(!)] 


JCCV,  e 


un. 


1140 


JCCVI,  e.  I 


Sordcllo  a  lui  :  armi  asai  avemo 
67:5  chi  son  bone,  mi  e  la  mia  compagnia, 
dil  vostro  bon  animo  vi  regraciemo. 

Convicn  che  tra  nui  terminato  sia 
la  nostra  bataia  corno  si  deza  fare 
'e  in  fra  che  tempo  fare  si  debìa; 
6730        Lo  guanto  di  la  bataia  voio  acetare, 
ma  breve  tcrmcno  tore  si  dezati 
aziò  clic  '1  mio  viazo  possa  fare. 

Zorni  sei  fra  loro  fo  deliberate, 
che  zascuno  di  lor  in  ponto  si  sia, 
f.735  che  posan  far  li  lor  ordinate; 

E  tre  ponti  di  lanze  far  si  debìa, 
alcun  di  loro  non  esendo  conquiso, 
possa  cum  li  spate  combatuto  fìa. 

Chi  di  spata  lui  sera  conquiso 
6740  preson  di  l'altro  eser  si  deza 

e  obediente  cum  la  persona  e  viso. 

Contenti  li  parte  che  far  si  deza 
so  cavalli  e  armi  ordinava, 
ziascuno  di  loro  al  so  fato  proveza. 
6745        Vene  lo  zorno  che  lor  aspetava, 
in  su  lo  campo  ziascun  di  lor  venire, 
gran  zente  al  logo  per  vedir  andava. 

Quelo  che  cum  Sordelo  combatire, 
Zacheto  per  so  nome  era  giamato, 
6750  zentil  homo  e  di  grand'ardire. 

Ziaschun  di  loro  si  fo  dilongato, 
li  lanzi  in  mano,  cavali  speronava 
e  l'un  ver  l'altro  gran  colpo  dato. 

'L'un  e  l'altro  li  chavali  voltava 
6755  per  volir  lo  secundo  colpo  fare, 
li  lanzi  in  mano,  cavali  speronava. 

Vcnisi  li  baroni  a  incontrare, 
li  scudi  forti  e  li  lanzi  spezone, 
lo  chaval  di  Zacheto  per  terra  andare. 
6760        Zacheto  gaiardo  in  pe'  si  levonc, 
Sordcllo  Zacheto  per  terra  si  vedìa, 
zio  dil  chaval  a  terra  si  zitone, 

Cridando  Sordcllo  a  Zacheto  dicìa: 
difenditi  bon  scudir  ardito, 
6765  eli' io  vengo  da  tie  cum  la  spata  mia. 

Zacheto  gaiardo  e  non  smarito, 
ver  Sordello  a  salti  si  andava 
e  non  mostrava  ponto  sbegotito. 

Sordello  un  colpo  grande  li  menava, 
6770  Zacheto  a  Sordello  un  altro  feria, 
l'un  e  l'altro  li  sue  spate  adoprava. 

'Sordello  ancore  ver  Zacheto  si  zìa, 
un  colpo  li  de  si  grando  e  forte 


che  Zacheto  per  forza  a  terra  zìa, 
6775         E  strangosalo  stava  corno  morte. 

rdcl  sul  corpo  di  Zacheto  si  zetare  : 
a  li  compagni  di  Zacheto  dolìa  forte. 

Sordcl  a  Zacheto  in  cridare  5 

dicìa:  rendeti  damiscl  zentile, 
k>  se  tu  voi  da  mi  la  morte  schivare  !     ' 

Zacheto  a  Sordello  cum  parlar  umile: 
io  mi  rendo  per  tuo  ver  presone, 
da  ti  conquiso  non  mi  tegno  vile.  10 

Sordcllo  giamo  li  so  compagnone 
67S5  e  a  loro  dicìa:  Zacheto  disarmati: 
vedendo  el  popolo  e  asa'  persone: 

In  presencia  de  questi  asunati 
giamar  ti  dezi  per  mio  presone  15 

in  ogni  parte  che  sera  dimandati; 
6790        Zacheto  tuto  feci  a  complisone, 
posa  a  chavallo  tuti  montono, 
cum  Sordel  andono  senza  mancasone. 

Al  lozamento  di  Sordel  dismontono,     20 
e  tuti  insieme  di  bella  compagnia 
67  ;5  bon  vin  beveno  e  confeto  manzono. 

Sordello  a  l'oste  di  la  cena  orden  dasìa, 
queli  nobeli  homeni  tuti  secho  cenare, 
Sordello  a  tuti  loro  si  se  proferia.  25 

A  Zacheto  disc  che  orden  deza  dare, 
6S00  voi  che  in  Franza  secho  andar  deza, 
forniscasi  di  quelo  che  li  bisognare, 

E  di  menar  compagni  seco  si  proveza, 
che  li  farae  presio  e  honore,  39 

sia  quanti  voia  e  a  questo  si  veza. 
6805        Al  di  che  fono  fumiti  li  cosi,  alore 
Sordel  e  Zacheto  comiato  prendìa 
da  queli  zentii  homeni  e  signore; 

In  ver  Parise  lor  cavalcando  zìa,  35 

e  non  ceso  no  tanto  di  cavalcare 
to  che  loro  a  Parise  si  zunzìa. 

In  la  terra  si  fecen  lo  suo  intrarc, 
a  un  ostello  si  fon  lor  lozati 
e  quel  zorno  niente  mostrare.  49 

La  matina  a  la  corte  fon  andati, 
6815  Sordel,  Zacheto  e  la  sua  compagnia 
da  quelli  cortiani  molto  guardati. 

'  Inanci  e  in  dredo  Sordello  si  zìa 
lo  re  aspctando  che  fora  usisse,  45 

tanto  stete  che  lo  re  si  venia. 
OSìo        Cum  lui  si  era  gran  baron  e  spese, 
Sordel  ver  lo  re  lui  si  andare 
zenocio  a  terra  e  capuzo  si  tresc, 
Alegramentc  lo  re  salutare:  50 


|AA.  12.. -1280(!)| 


1)1   BONAMENTE  AUI'KANDI 


lo  , 


io  sono  SordellO|  vostro  servÌtoref 

6825  la  vostra  maoista   VOUgO   I    visitare. 

Lo  re  disse  hc  l'era  Sordel  alore. 

disc  de  si,  ancora  lo  dimandava; 
5  Sordello  si  Levò  senza  dimore, 

'Voltò  li  spalle  e  via  se  n'andava; 
6S30  Lo  re  alora  lo  feci  Riamare. 
Sordello  di  presente  si  tornava, 
Lo  re  alora  si  prisc  a  parlare, 
10  dove  l'andava,  si  tosto  si  partla. 

Sordello  a  lui  tal  risposta  fare: 
6S35        Santa  Corona,  a  Mantua  redìa 
per  menar  a  vui  testimonianza 
comò  io  era  Sordello  di  Lumbardia. 
15  Al  mio  dir  non  aviti  da'  credanza, 

tre  volte  chi  sono  v'ò  manifestato, 
6840  ch'io  sia  esso  abiati  fidanza. 

Lo  re  Sordello  si  ebe  abrazato 
dicendo  :  tu  ei  quel  Sordello  eh'  io  credia 
20  che  di  tanta  virtù  m'ei  sta'  lodato. 

Sordello  a  lo  re  alora  si  dicla: 
6S45  Santa  Corona,  vi  voio  apresentare 
un  scudero  di  granda  gaiardia, 
A  Trois  lui  e  mi  giostrare, 
25  conquiso  da  mi  si  ve  l'ò  menato. 

Zacheto  fé'  lie  a  lo  re  donare. 
6850        Lo  re  dolcemente  lui  acetato, 
Cora  e  Lionello  si  feci  giamare, 
Zunti  che  fonno,  Sordel  eben  avisato. 
30  Grande  festa  loro  si  menare, 

granda  alegreza  lor  si  avìa, 
6855  1°  re  a  l°r0  si  eDe  a  parlare: 
Lionello  e  Cora,  noto  vi  sia 
questo  è  un  altro  scudir  sacente, 
35  chi  farà  cum  vui  di  bella  compagnia. 

Sordello  nostro  scudir  valente 
6860  si  l'à  conquiso  per  bella  bataia 

a  Trois  di  Champagna  nobilmente. 
Zacheto  al  re  :  Sordel  è  di  tanta  vaia, 
40  niuno  a  lui  porla  durare, 

'sia  chi  vole,  chi  faza  cum  lui  bataia. 
6865        Un  chavalire  cum  un  altro  parlare: 
ch'el  sia  prode  ben  gè  '1  dà  il  mantelo. 
quasi  in  lo  dire  lo  venia  a  befare. 
45  Sordello  al  chavalire:  lo  mio  mantelo 

0  bon  o  rio  o  curto  ch'el  sia, 
6870  non  dà  né  tole  valor  a  Sordelo  : 

Ma  io  t'apelo  cum  tua  chavaleria 
di  bataia  volir  cum  techo  fare, 
50  presente  lo  re  e  baron  che  qui  sia. 


E   Se    li    bataia   In    non    voi    a<  'tare, 

6875  per  cativo  ti  giamo  e  maldicente 
e  pei  bataia  r  il  voio  pi  orare. 

Lo  chavalire,  guardato  di  tuta  zente, 
di  non  acetar  la  bataia  si  vergognava 
ben  ch'el  fose  provato  per  valente.  .mi 

6880        La  bataia  far  lui  si  acetava, 

presente  lo  re  l'un  a  L'altro  prometta; 
termen  quindici  di  lo  re  si  dava. 

Lo  re  Sordello  a  casa  sua  tolìa, 
e   faciali  fare  un  grand'  honore 
6885  a  lui  e  a  tuta  la  sua  compagnia. 

Quello  re,  signor  di  gran  valore, 
ciò  che  a  Sordello  bisogno  faci  a, 
tuto  fo  fornito  cum  da  signore. 

Sordello,  che  bon  chavalo  non  avìa, 
6S90  alo  re  uno  si  Tebe  domandato; 

di  presente  comandò  che  fornito  sia. 

Lo  chavalir  che  devia  far  giostrato 
cum  Sordello,  Grisolfo  nome  avìa, 
fu  al  tempo  d'ugni  cosa  prestato. 
6895        Intorno  a  Parisi  la  novella  zia, 
comò  Grisolfo  si  devia  giostrare 
cum  un  Sordel  campion  di  Lumbardia. 

A  Parise  ziascheduno  si  tirare 
per  eser  al  zorno  per  volir  vedire 
6900  qual  di  loro  meio  si  portare. 

Lionel,  Corado,  Zacheto  si  dire 
a  Sordello,  urti  lo  confortare 
che  a  questo  ponto  mostri  so  valire. 

'Sordel  a  loro  che  non  dezan  dubitare,   mur..  e.  1U2 
6905  tal  modo  di  combater  tegnirae 

che  Grisolfo  per  sempre  vergognare, 

E  che  ancora  si  lo  ricordarae  : 
dil  suo  mantello  l'avea  chalefato, 
(per)  gran  vergogna  che  lui  si  li  farae. 
6910        'Vene  il  zorno  chi  era  ordinalo  #. xcvir,  e.  1 

che  la  bataia  si  se  deza  fare; 
ziaschun  di  loro  era  ben  armato. 

Ben  acompagnati  lor  si  andare, 
e  in  sul  campo  loro  si  mostrava,  e  xcvr,  e.  2 

6915  lo  re  cum  gran  zente  lu'  si  stare. 

Ziaschun  di  loro  dil  campo  piava, 
grandisima  zente  eran  per  vedire, 
li  lanzi  in  mano,  cavalli  speronava. 
L'un  ver  l'altro  arditamente  ferire, 
6920  li  lanzi  rupeno  e  li  scudi  volono, 

dil  gran  colpo  ciascun  di  lor  sentire. 

L'un  e  l'altro  subito  si  voltono, 
Grisolfo  ver  Sordello  si  andava, 


lui 


LA  u  CRONACA  DI  MANTOVA 


[AA.  12.. -1280  (!)1 


lu'  e  il  cavalo  corcndo  quanto  pono. 
6925        Sorde  Ilo  lo  so  cavai  non  cacava, 

di  passo  andava,  preso  a  Grisolfo  andoe; 
Grisolfo  cum  la  spata  lo  brazo  levava, 
rdello  a  traverso  si  lo  pioe, 
i  »..  e  no  speronò  a  cavalo  quanto  posìa, 

6930  for  di  la  scila  Grisolfo  si  tiroe. 

Per  forza  sul  col  dil  so  cavai  lo  metìa, 
dinanzi  a  lo  re  lo  portò  a  presentare; 
lo  re  e  ziascuno  gran  fato  li  parìa. 

Grisolfo  di  Sordcl  preson  si  giamare, 
6935  fo  disarmato,  a  chaval  montava, 
e  cum  Sordello  per  preson  andare. 

Lo  re  e  baroni  a  casa  tornava, 
Sordel  e  Grisolfo  a  la  corte  menoe, 
Lionel,  Cora,  Zacheto  cum  si  andava. 
6940        Sordello  a  Grisolfo  si  dimandoe, 
s'el  era  longo  o  curio  lo  so  mantello, 
dicendo  che  conzar  lo  farà  poe. 

Grisolfo  si  vergognava  di  Sordello 
perchè  vedìa  che  lui  lo  befava  : 
6945  godiasi  Cora,  Zacheto  e  Lionello. 
irai, ci  A  la  cena  lo  re  asai  parlava 

di  questo  fato     eh' el  avìa  vezuto, 
e  per  lo  simel  ziascun  rasonava; 

Di  eia  che  tal  fato  mai  non  avìa  olduto 
^950  e  che  volìa  un  tornerò  ordinare, 
alora  sera  Sordel  più  cognosuto. 
Tosto  al  tornerò  orden  fé'  dare. 
.xcvn.c.a  'In  ogni  parte  intorno  si  scrivìa, 

che  a  tal  tèrmene  lor  torner  si  fare. 
695;        Gran  zente  in  ordene  se  metìa 
per  volir  a  quel  torner  venire, 
per  la  fama  di  Sordel  che  tanto  zia. 

In  Bergogna  e  in  Ingelterra  se  sapirc, 
grandissima  zente  si  s' apresentava 
69&0  per  lo  tornerò  e  per  Sordel  vedire. 

Lo  termen  dil  torner  si  s' apresava, 
li  zonti  d'intorno  cominzan  de  venire, 
in  poco  tempo  gran  zente  arivava. 
Sordello  alora  lui  si  fé'  fornire 
6965  Lionel,  Cora,  Zacheto  di  compagnia; 
ancora  Grisolfo  seco  vuol  avire. 

A  un'insegna  tuti  cinque  fornìa, 
ma  lui  da  loro  si  era  divisato, 
un  sparavero  in  su  la  veste  avìa. 
6970        Vene  lo  zorno  che  l'orden  era  dato, 
mille  cinquecento  al  torner  trovati, 
in  due  parte  lo  torner  divisato. 

Lo  re  fece  che  tutti  orden  fon  dati. 


ziascuna  parte  dal  so  lato  stasìa, 
6975  aspetando  li  trombeti  sonati. 

Lo  re,  che  tuto  in  ordine  vedìa, 
li  trombi  del  asalto  fé'  suonare, 
ziascuna  de  li  parti  a  ferir  si  zìa.  5 

'  .Sordello  tra  li  altri  un  lion  pare, 
6980  dando  di  za  e  di  là  a  chi  l'avene, 
quelli  so  colpi  ognun  li  schivare. 

Li  soi  prcsoni  si  portan  molto  bene 
fatigandosi  per  avir  honore,  10 

non  parendo  lor  dolirse  ne  le  rene. 
69S5        Grande  sbatimento  di  spate  alore, 
Ingelosì  molto  ben  si  portava, 
a  Sordel  si  dava  scuder  e  signore. 

Tuti  lo  ferian  e  non  gè  perdonava,       15 
per  lo  simel  lui  a  lor  si  facìa, 
C990  ma  tropo  zente  Sordel  colpezava. 
Ziascuno  di  bona  voia  lo  feria 
perchè  avìa  nome  di  campione, 
sapiali  bon  dar,  e  lui  non  fugìa.  20 

Per  quel  asalto  Sordel  e  i  compagnone 
6995  granmente  lodati  dà  tuta  zente, 

'sonò  la  tromba,  ziascun  ai  penone. 
Sordello  pensa  ne  la  sua  mente 
al  secundo  asalto  volir  mostrare  25 

s'el  era  tristo  o  s'era  valente. 
7000        E  li  soi  presoni  molto  confortare 

eh'  ei  f azano  quel  eh'  ei  ponno  di  posanza, 
che  l'onor  dil  tornerò  si  deza  aquistarc. 

Lor  prometeno  che  senza  falanza  30 

lo  suo  potir  in  tuto  adoprarìa, 
7005  e  di  questo  si  n'aza  firma  speranza. 

Lo  re  lo  secundo  asalto  sonar  facìa; 
li  parte  arditamente  combatire, 
lo  re  a  Sordello  mente  si  metìa.  35 

Vedìa  lui  di  za  e  di  là  ferire, 
7010  li  so  colpi  sì  grandi  lì  dare 
che  ognon  dai  so  colpi  fuzire. 

Bergognon  e  Francesi  ben  si  portare, 
arditamente  in  la  frota  feria,  40 

e  Sordello  alcuni  vengon  a  trovare. 
7015        Di  gran  bote  loro  a  lui  si  dasìa, 
erano  molti,  tuti  d'un  volire, 
che  '1  bon  Sordello  tuti  vergognar  volìa. 

Li  so  presoni,  che  questo  lor  vedire,   4  5 
contra  coloro  feria  arditamente, 
7020  sì  clic  dal  largo  li  fecen  partire. 

Sordello  e  loro  senza  manchamente 
feria  loro  e  gran  colpi  li  dava, 
che  luti  loro  di  fuzer  non  son  lente.  50 


|AA.  12..-  1280(!)| 


Di  BONAMENTE  ALIPRAND] 


105 


10  Sordcllo  prOSSguandO   li  andava 
7025  corno  lionc  quand'c   furioso, 
di  /a,  di  là  ferendo,  ■  lo»  dava. 

Un   cavalir,   (hi   era  animoso, 
5  CÌrcando  va  e  Sordcllo  trovava, 

d'avirlo  trovato  fo  molto  zoioso. 
7030        Lo  re  che  sempro  Sordel  guardava, 
viti  lui  e  lo  chavalir  chi  combatta, 
gran  pìacir  in  so  animo  si  stava. 
10  L'un  e  l'altro  fcramentc  facìa, 

ma  Sordel  lo  cavalir  stracarc, 
7035  che  li  mancava  forza  e  la  bailia. 

Lo  chavalir  a  Sordcllo  parlare: 
non  posso  più,  son  stancho  e  laso, 
15  a  mi  convien  andarmeli  a  posare. 

Lo  re  ridia  a  gran  fracaso, 
7040  vedendo  Sordello  tanto  ben  fare, 
'dicìa:  da  Sordel  ognum  è  caso. 

La  pressa  dil  ferir  cominza  a  calare, 
20  sì  che  ognum  lentamente  facìa, 

Sordello  parìa  pur  mò  cominzare. 
7045        Lo  re  li  trombe  che  sonase  dicìa, 
perchè  ognum  rinfreschar  si  deza: 
fato  il  sonare  li  parte  si  reducìa. 
25  Stando  così  e  non  avendo  freza, 

queringhelisi  tra  lor  si  parlare: 
7050  questo  Sordelo  è  di  gran  forteza, 

A  lui  non  è  che  qui  posa  durare, 
di  questo  tornerò  lui  averà  1'  onore, 
30  perchè  si  volemo  doncha  più  afanare? 

'  Sordello,  vezendo  indusiar  alore, 
7055  da  lo  re  andò  e  a  lui  si  dicìa: 
lo  terzo  asalto  fati  sonar  signore. 
Lo  re  di  presente  comandar  facìa 
35  che  '1  terzo  asalto  si  sia  sonato, 

che  questo  sie  quello  dall' honore. 
7060        Ambe  li  parte  in  lo  campo  intrato, 
Sordel  in  mezo  a  guisa  di  drachone 
la  spata  in  mano  forte  repiato; 
40  Cridando  rugìa  a  modo  di  lione: 

trati  a  ferire  chavalir  valente! 
7065  lo  re  lo  guardava  cum  altri  barone. 
Lo  tornerò  si  rinforza  granmente, 
la  parte  di  Sordello  l'altra  sbaratava, 
45  Sordello  la  facìa  gaiardamente, 

Ferendo  forte  di  za,  di  là  andava, 
7070  a  cui  dava  un  colpo  più  non  volìa, 
a  poco  a  poco  li  homini  mancava. 
Lo  re  che  questo  fato  si  vedìa, 
50  dicìa  cum  quei  baroni:  que  vi  pare? 


vi    par€    «pie    al    tonino    1 1  r  1  < ■    fato   sia  i 

7071;        l<>  vc/.o  la  piu  parta  riposarci 

conio   «lancili    ano   la   lor    falc/a, 

ma   pur   Sordcllo   stane  ho   non    DSOStrarOi 

101  è  bon  homo,  di  grande  Begureza, 

a   o<nii    cosa   si    sa    ben    adopraic, 
7080  non    ve/.o    homo   dila   a    mila    forte/a, 

L'honor  dil  tornerò  a  lui  lido'  darò, 

cum  sua  persona    l'à  ben   aquiStatO, 
quatto  è   vero  e  lo   vanto   li   si   de'  dare;. 
Li   baroni,  che  'Ire  àfl  ascoltato, 
7085  'tuti  per  una  voce  a  lo  re  si  dicìa: 
l'onor  dil  tornerò  a  Sordel  sia  dato. 

Lo  re  alora  sonar  si  facìa; 
li  parti  in  dredo  tuti  si  tirava, 
Sordel  in  mezo  e  atento  si  slasìa. 
7090        A  dui  baron  lo  re  si  ordinava 
che  '1  presio  a  Sordello  fose  dato, 
perchè  molto  ben  lo  meritava. 

Alora  li  trombeti  si  fé'  lo  cridato, 
che  '1  presio  dil  tornerò  dato  sia 
7095  a  Sordello,  chi  l'à  ben  guadagnato. 
Tuti  li  torniatori  si  dicìa 
che  di  dare  il  presio  a  Sordel  si  è  rasone, 
più  ch'a  altro  che  al  torner  stato  sia. 
Loldandolo  per  un  gran  campione, 
7100  lo  re  e  l'altra  zente  lo  compagnava, 
foli  fato  honor  cum  a  barone. 

Tuti  li  zente  a  casa  lor  tornava, 
Sordello  e  li  compagni  col  re  rimanire, 
lo  qual  cum  grand  honor  li  tratava. 
7105        Stati  alquanti  zorni  al  ver  dire, 
Sordel  di  tornar  a  chasa  pensava, 
ma  veneli  cosa  che  lui  si  impedire. 

(Cap.  CXXVIII).  -  Como  Sordello,  facendo 
penserò  di  tornar  in  lumbardia  e 
lui  esendo  stato  circha  du  mesi  in 
Parise  dredo  al  tornerò  fato,  apar- 
ve   TRE    BONI   SCUDERI,    D' INGELTERRA 

li  dui  era,  l'altro  bergognone.  zun- 
ti  in  Parise,  a  la  presencia  di  lo 
Re  si  invitono  Sordello  a  combater 
secho  da  corpo  a  corpo,  e  como  sor- 
dello, a  la  presencia  di  lo  dito  re 
acetoe  di  combatter  secho  di  lanza 
e  di  spata  a  cavalo,  volendo  sorde- 
lo  che  al  dì  di  la  bataia  tuti  tre 
foseno  armati  e  cum  tuti  tre  volìa 
fare  quelo  dì  la  bataia  e  como  di 


■ 


e  XCVIII,  e.  2 


Muit.,  e.  l'i! 


100 


LA   "CRONACA  DI  MANTOVA 


[AA.  12..-1280(!)] 


LA  BATAIA  PER  LUI  CUM   ini    ["RE  FATA, 
RDELO   si    EBE    L'HONORE   E    l  l  INO  SO 

PRESONI.  -  Capitoli   133. 

Stando  Sordelo  cum  lo  re  a  solazarc, 
lo  re  a  lui  grand'  honore  li  farla 
io  molto  speso  secho  a  cena  e  a  disenare, 
1M5  'E  per  lo  simel  anchora  si  volìa 

che  a  li  so  presoni  fose  fato  honore, 
i  a  una  chamara  lor  a  mangiar  stasìa. 

Sordello  si  pensava  a  lui  tutore 
7115  corno  potese  prender  comiato, 
di  domandarlo  stava  cum  timore. 

Pur  a  un  zorno  l' era  deliberato, 
licencia  a  lo  re  volìa  dimandare, 
du'  mesi  era  che  '1  tornir  era  stato, 
c.j      7120        'Li  zente  d'Ingelterra  quando  a  cha' 

[tornare, 
gran  parlar  di  Sordello  facìa, 
che  homo  d'armi  mior  non  si  trovare. 

Per  lo  simel  quei  di  Bergogna  dicìa 
che  in  lo  tornerò  parìa  un  leone 
7125  e  che  non  credian  che  simel  al  mondo  sia* 
Queli  d'Ingelterra  che  questo  ascholtare 
e  di  Bergogna  per  lo  simel  facìa, 
di  tal  parlar  si  meraviare. 

In  animo  a  dui  d'Ingelterra  venia 
7130  e  a  un  di  Bergogna  lo  simiante 

di  volir  provar  Sordello  di  Lumbardia. 

In  orden  si  misen  notabelmente, 
d' armi  e  di  cavalli  lor  si  fornire, 
si  che  a  loro  non  mancava  niente. 
7135        Ben  acompagnati  a  Parise  si  zire, 
ii4t  a  un  ostelo  lor  si  arivava, 

quel  di  Bergogna  l'altro  dì  venire. 

Quelli  tre  zoveni  insieme  parlava, 
la  sua  facenda  l'un  a  l'altro  dicìa; 
7140  olduto  questo  insieme  s' acordava. 

Quelli  dui  d'Ingelterra  so  nome  a\ìa 
l'un  Liopardo,  l'altro  Zilichin  giamato, 
quel  di  Bergogna  Frasato  si  li  dicìa. 
Di  parlar  a  Sordello  pensier  facìa, 
7 1  ;  ;  presente  lo  re  lo  volìa  invitare 
di  far  bataia  se  lui  acetar  volìa. 

Como  fu  apunto  lo  lor  pensare, 
a  la  corte  dil  re  lor  fon  andati  ; 
Sordel  col  re  in  la  corte  stare. 
7150        Tuti  tre  alo  re  fono  apresentati 
e  uno  di  loro  parlava  e  sì  dicìa: 
d'Ingelterra  quie  scmo  cavalcati 


Per  trovar  un  Sordel  di  Lumbardia, 
di  lui  si  dice  e  fasenc  gran  parlare: 
s  pregar  voiemo  che  piacir  vi  debìa 

Farli  sapire  cum  lui  voiemo  giostrare, 
un  di  nui  cum  lui  far  si  deza  5 

se  quelo  potrà  Sordelo  conquistare. 

Fina  atre  zorni  cum  l'altro  far  proveza ; 
7160  se  quel  anchora  da  lu'  sera  conquiso 
lo  terzo  posa  faza  cum  ampieza. 

'E  se  lui  da  un  di  nui  sera  conquiso,   10 
non  è  più  bisogno  giostra  fare, 
nostro  combater  si  sera  concluso. 
7165        Alora  lo  re  Sordello  si  mostrare: 
questo  è  Sordello  schuder  valente, 
lui  vi  risponda,  a  chi  sta  lo  fare.  15 

Sordello  a  loro  molto  umilmente: 
zentij  homeni,  vu'  sia'  li  benvenuti, 
7170  vostra  venuta  mi  piace  granmente. 

Io  ho  olduto  corno  siti  partiti 
d'Ingelterra  e  venuti  qui  per  trovare         20 
Sordel,  chi  è  quie  corno  vui  vediti, 

E  di  bataia  mi  veniti  a  invitare  ; 
7175  io  la  aceto  cum  questa  condicione 
ch'io  vi  dirò,  dezatime  ascoltare; 

Voio  che  '1  dì  che  seremo  in  convencione  25 
che  la  nostra  bataia  far  si  debìa, 
tuti  tre  armati  cum  vostre  persone 
7180        In  su  lo  campo  ben  in  ponto  si  sia, 
cum  un  di  vui  io  si  combateroe  ; 
se  da  quel  primo  io  conquise  sia,  30 

Per  suo  preson  si  mi  giamaroe, 
non  è  bisogno  più  bataia  fare, 
71S5  al  so  comandamento  ubediroe, 

1  Ma  se  mi  lo  primo  di  vu'  conquistare, 
posa  al  altro  dredo  andaremo,  35 

per  simel  dil  terzo  dezati  notare. 

Tre  colpi  di  lanza  nu'  si  faremo, 
7190  se  niun  di  vui  non  sarà  conquiso 
cum  li  spate  posa  combateremo. 

Zilichino  guardò  Sordel  nel  viso,  49 

lispondìa  che  questo  non  era  da  fare 
perchè  lui  Sordello  si  seria  conquiso. 
719^        Como  porla  lui  contra  tre  durare? 
trop  gran  disaventazo  a  lui  seria 
devir  combater  cum  tre  e  non  restare;      45 

Ma  che  termene  per  lo  re  posto  sia 
quanti  zorni  Sordel  deza  posare 
7100  inanzi  che  secunda  bataia  ila. 

Se  per  caso  Sordello  conquiso  sia 
dal  primo  o  secundo  o  terzo  compagno     50 


|AA.  12..-128()(!)| 


DI    BONAMKNTK   ALJI'KAM)! 


107 


non  è  bisogno  che  più  bataia  fiaa 
Sordello  b  loro  dicìa  questo  lagno: 
7305 'Laiatel  pur  e  me,  <  :he  a  mi  contentare 
devìr  combater  di  compagno  in  compagno. 
5  in  altra  forma  io  non  voio  fare; 

s"el  vi  piace   prenditi   Io  partito, 
die  altramente  non  vo'    bataia   fare. 
7210       Zìlichini  e  li  compagni  tenen  l'invito 
perche  viten  che  questo  a  Ini  piada. 
10  Sordello  aceto  e  non  ponto  smarito. 

L'ordine  dil  termine  loro  dasìa, 
lina  a  dece  zorni  sì  dezan  fornire, 
7215  lo  re  a  loro  comandamento  facla. 

Ziaacun  di  questo  fato  avia  a  dire 
15  elie  Sordel  mal  partito  avia  piato 

e  anco  lo  re  si  lo  riprendire. 
Zia  avian  tolto  chomiato 
7220  queli  tri  dal  re  e  la  compagnia, 
quando  lo  re  facìa  quel  parlato. 
20  E  li  preson  di  Sordello  gel'  dicìa 

che  lui  avea  preso  mal  partito 
e  gran  meraveia  di  zio  li  parìa. 
7225        Sordel  a  ziascuno  cum  animo  ardito 
a  tuti  per  un  modo  questo  parlare: 
23  non  sia  alchuno  chi  sia  sbegotito, 

Di  questa  bataia  vi  vo'  acertare 
non  ebe  mai  al  mondo  tanto  honore 
7230  quanto  questa  bataia  mi  de'  fare. 

Io  v' acerto  ch'io  si  serò  vincitore; 
30  stati  contenti  e  di  bon  corazo, 

honor  faroe  a  lo  re  mio  signore. 

Ziaschuna  de  li  parti  in  gran  perchazo 
7235  d'avir  al  termene  so  fornimento, 
Sordel  dal  re  andò  molto  viazo: 
35  Santa  Corona,  io  vi  fo  atento 

bon  cavalo  a  mi  fazati  dare, 
che  di  la  bataia  vi  farò  contento. 
7240        Lo  re  a  lui:  non  so  comò  la  andarae, 
tropo  gran  desaventazo  ve  avire, 
4Q  zio  che  bisogna  a  ti  si  farò  dare. 

Ma  una  cosa  si  ti  voio  dire; 
a  quel  dì  che  la  bataia  si  fare, 
7245  riposatamente  si  dezi  combatire. 
Grand' af ano  loro  si  ti  darae, 
43  inanzi  che  di  tre  sie  vincitore, 

'molti  percosi  tua  persona  sentirae. 
Sordel  al  re:  caro  mio  signore. 
7250  non  dubitati  di  questa  bataia 

che  di  certo  io  si  averò  l' honore. 
50  Ziascun  al  tempo  fornito  di  gran  vaia: 


i-iii   li  pretori  di  Sordel  dubitare, 
eh'  ci  non  pei  dese  dà>  ■  ia. 

Quela  bataia  <  hi  le  devia  i  .  <  ,  ..  2 

era  divulgata  in  ogni  parte 
a  qua!  tempo  la  li  devia  fare. 

E  ziascuno  lecundo  li  lue  ari 
onorivolmente  a  quel  dì  venire 
71G0  per  vedire  comò  farebe  Marte. 

'Non  si  porla  mai  contar  nò  dire  Mub., /.  IU7 

li  quantità  de  li   zenti  chi  venia 
per  volir  (lucia  bataia  vedire. 

Vene  lo  zorno,  lo  termine  compila 
7365  che  la  bataia  si  se  devia  fare, 

ciaachun  in  ponto  al  campo  si  venia. 

Lo  re  cum  baroni  Sordel  acompagnare, 
l'ima  parte  e  l'altra  in  sul  campo  stasìa, 
metese  in  ordine  di  la  bataia  fare. 
7270         A  Zilichino  la  sorte  a  lui  venia 
ch'el  fose  primo  che  combater  diveee 
cum  Sordello  che  in  ordene  stasìa. 

L'  un  e  l'altro  non  parìa  che  dormese, 
li  lanzi  in  mano,  cavalo  speronava, 
7275  non  era  alcuno  chi  jela  prendese. 
In  suli  schudi  li  lanzi  apozava, 
e  grande  colpo  tra  loro  si  feria, 
ma  pur  li  lanzi  saldi  si  durava. 
Li  soi  destreri  subito  si  volzìa, 
72S0  li  lanzi  di  novo  loro  si  piare, 
l'un  ver  l'altro  arditamente  zìa. 

Un  sì  gran  colpo  tra  lor  si  dare, 
Zilichin  col  cavai  a  terra  zire, 
Sordello  prestamente  dismontare. 
7285        Dismontato  da  Zilichin  lu'  si  ire; 
in  sul  so  corpo  Sordello  si  zitava, 
dicìa:  damisel,  si  tu  non  vo'  morire; 
Como  preson  la  spata  dimandava. 
Zilichin  a  Sordello  sì  parlare: 
7290  tuo  preson  sono!  e  questo  protestava. 

'Sordello  a  lo  re  Zilichin  presentare    c.  ci,  e.  2 
cum  suo  preson  che  giamato  s'avìa. 
lo  re  lo  feci  a  cavai  montare. 

Li  compagni  di  Zilichino  si  avia 
7295  gran  dolor  ch'el  era  conquistato, 

lo  re  e  li  soi  grand'  alegreza  ne  facìa. 

A  Frasato  di  combater  è  tochato, 
Sordel  e  lui  in  ordine  si  metìa, 
l'un  e  l'altro  dil  campo  piato. 
7300        Frasato,  gaiardo  che  asa'  valla, 
era  servito  dai  so  nobelmente 
e  per  lo  simel  quei  di  Sordel  facìa. 


e.  ci,  e.  1 


108 


LA   "CRONACA   DI  MANTOVA 


[AA.  12.. -1280(!)] 


L' un  e  l'altro  cum  grand*  ardimento 
li  lanci   in  mano  e  li  cavali  feria, 
5  gran  colpo  si  dcno  a  l' inscontramcntc. 
Si  che  l'uri  e  l'altro  ben  lo  sentìa, 
/iaschuna  parte  per  lo  so  pregava 
clic  Dio  li  dese  forza  e  bailìa. 

Di  far  lo  secundo  colpo   s' aprestava, 
73K1  l'un  ver  l'altro  arditamente  zia, 
li  lanzi  su  li  schudi  si  apozava. 

Di  grande  colpo  loro  si  se  feria, 
li  lanzi  rùpeno,  li  schudi  volare, 
di  lo  gran  colpo  ziaschun  si  doli  a. 
7315         Sordello  lo  so  deslrir  si  voltare, 
contra  Frasato  lu'  forte  cridava: 
difenditi  ch'io  ti  vegno  trovare! 

Frasato  la  spata  in  man  piava, 
contra  Sordelo  si  andò  a  ferire, 
7310  in  su  l'elmo  un  gran  colpo  li  dava. 
Sordelo  lo  gran  colpo  lu'  sentire, 
corno  drachone  Frasato  si  feria 
in  lo  brazo,  che  la  spata  li  cadire: 
Frasato  mal  in  ordene  se  vedìa, 
7325  un  so  cortei  curto  si  piare, 

molto  forte  di  quel  Sordello  feria. 

Sordello  a  lui  soto  si  se  chazare, 
la  cadena  di  la  coraza  prendia 
e  lo  so  cavalo  forte  speronare. 
11,  r.  7         7-)3o        Sordello  cum  forteza  quela  tenia, 
Frasato  dredo  a  lui  si  strasinare, 
zu  dil  cavalo  a  terra  si  chazia. 

Sordello  prestamente  dismontare, 
cum  la  spata  adoso  a  Frasato  zire; 
,,  c  ,  7335  'dicìa:  rendeti  se  di  morte  vo'  scampare! 

1H8  'Frasato  alora  a  Sordello  si  dire: 

io  mi  rendo  a  ti  franco  campione 
per  tuo  prcson,  non  mi  far  morire  ! 
Sordello,  chi  avia  cor  di  lione, 
7340  Frasato  a  lo  re  si  apresentava, 
da  lui  conquiso  era  suo  presone. 

Lo  re,  Frasato  molto  ben  acetava, 
a  cavalo  presso  a  Zilichino  andare, 
Sordel  per  la  terza  bataia  s'  aprestava. 
73 1 5         Liopardo,  al  qual  tochava  fare, 
di  combater  in  ordine  se  mctia; 
tuti  li  suoi  per  lu'  Dio  si  pregare. 
Lo  re  a  .Sordel  parlava  e  dicìa: 
corno  te  senti,  o  franco  barone? 
7350  a  questo  tercio  cognosuto  si  fia 

La  tua  prodeza  cum  questo  campione, 
lo  (jual  è   fero  per  bataia  fare: 


convicn  che  azi  lo  cor  d' un  lione. 
Sordel  al  re:  dezatimi  ascoltare: 
7',;;  se  ancora  fosen  trii,  lo  cor  mi  darla 
cum  tuti  loro  honor  aquistare: 

Non  dubitati  di  la  persona  mia,  5 

io  son  fresco  comò  se  cominzasse, 
Liopardo  averò  a  tuta  mia  bailìa. 
7360        .Sordello  fornito  al  campo  si  trasse, 
Liopardo  per  lo  simel  si  fare, 
contra  Sordello  tal  parlar  si  nasse:  10 

Sordello,  io  ti  vo'  anunciare 
che  di  mi  tu  serai  lo  vincitore 
7365  e  certamente  in  questo  po'  sperare. 
No  '1  dicho  perdi'  io  si  aza  timore 
di  far  la  bataia  arditamente,  15 

ma  giar  è  questo,  di  ti  non  ò  miore 
Nianco  è  alcun  chi  sia  tanto   valente 
7370  che  cum  techo  si  potesse  durare, 
tanto  di  tua  persona  se'  posente; 

Io  mi  voio  a  Dio  ricomandare,  20 

difenderò  per  possa  lo  mio  h onore, 
ben  sazo  che  techo  non  potrò  durare. 
7375        Sordello  a  Liopardo  dicìa  alore: 
or  ti  conforta,  gaiardo  barone, 
spera  in  Dio  chi  è  iusto  signore;  25 

La  nostra  bataia  faremo  a  complisone, 
convien  che  un  di  nui  sia  perditore, 
7380 'a  lo  parlar  facemo  conclusione. 

L'un  e  l'altro  si  se  volton  alore; 
Liopardo  gran  corazo  facìa,  30 

pregava  Dio  ch'el  fose  vincitore. 

Ziascun  di  loro  del  campo  prendia, 
7385  li  lanzi  in  mano  tenia  per  ferire, 
li  soi  destriri  deli  speron  feria. 

Lo  re  e  baroni  stavan  a  vedire,  35 

e  tuta  l'altra  zente  che  lì  stasìa 
per  vedir  non  si  porìa  contar  né  dire. 
7390        Li  chavaliri  su  li  schudi  si  feria, 
li  schudi  forti,  niun  si  danezare, 
loro  subito  li  destriri  volzìa.  40 

Lo  secundo  colpo  lor  voiun  fare, 
li  soi  destriri  forte  speronando, 
7395  (mando  lor  si  vengon  a  incontrare 

Li  lanzi  loro  se  van  tuti  spezando, 
lo  schudo  di  Sordel  per  aiere  volava,        45 
(meli  de  Liopardo  si  va  confortando. 
Zaschun  di   loro  li  destriri  voltava, 
7400  li  spate  in  mano  ziaschun  si  tolìa 
e  l'un  ver  l'altro  animosi  si  andava. 

Sordel  a  Liopardo  cridando  dicìa:         50 


[AA.  12..-  1280(1)1 


DI  BONAMENTE  ALIPRAND1 


109 


5 


difendili   0  gaiardo   se  hudnc  ! 

da  ti  si  vango  cubo  la  ipata  mia* 
7405       Liopardo  comò  franco  guerere 

di   risponder  ;i   Soi  del   non  s'  atcntava: 

io  si  te  aspeio  gaiardo  bacalerei 

Sorda!  ver  Liopardo  andava, 
cum  la  spala   in  mano  andò  a  ferire 
71  io  e  sopra  l'elmo  un  gran  colpo  li  dava. 
'Liopardo  un  altro  a  lu'  redire 
10  che  Sordelo  lo  sentì  grammente 

e  sdignato  contra  Liopardo  zire. 

Sopra  l'elmo  lo  feria  francamente; 
7^15  per  lo  gran  colpo  la  testa  si  chinare 
si  che  Liopardo  perse  li  sentimcnte. 
15  Sordello  a  lui  per  l'elmo  lo  piare: 

renditi  cavalire  apreciato 
se  anchor  tu  vo'  da  morie  scampare  ! 
7420        Liopardo  dil  colpo  era  af anato, 

sì  che  a  Sordello  risponder  non  potìa, 
20  lo  re  si  vite  e  sì  ebe  parlato: 

'Disse  a  Sordello  che  riposar  debìa 
fina  che  Liopardo  sia  ritornato, 
7425  Telmo  di  testa  chavar  li  facìa. 

D'acqua  frescha  lo  volto  fo  bagnato; 
25  Liopardo  in  sie  si  ritornava, 

a  Sordello  si  ebe  ricomandato, 

E  per  suo  presone  si  se  giamava, 
7430  e  ch'el  avesse  a  lui  a  comandare, 
obediente  sera  a  zio  che  comandava. 
30  Sordello  al  re  si  apresentava 

Liopardo  sì  cum  suo  presone; 
lo  re  cum  bon  viso  l'acetava. 
7435        Liopardo,  cum  valente  barone, 
apreso  ali  compagni  lui  si  andare, 
35  lo  re  giamo  Sordello  campione. 

Dicìa  a  lui:  chavalir  ti  voio  fare, 
che  tu  l'ai  così  ben  meritato, 
7440  cum  homo  che  mai  armi  portare. 

Quando  Sordello  ebe  ascholtato, 
40  a  lo  re,  presente  li  soi  barone, 

sì  li  rispose  e  fece  tal  parlato: 
_„     Santa  Corona,  presente  questi  persone, 
7445  io  vi  regracio  di  lo  grand'  honore 
chi  diti  di  farmi  e  senza  chasone. 
45  Fatime  grada,  charo  mio  signore, 

che  tuti  questi,  chi  son  mei  presone, 
licenciati  sian  per  vostri  servitore. 
7450        Io  si  li  libero  tuti  li  sue  persone, 
piazavi,  signor  mio,  devir  fare 
50  che  da  vui  azan  la  liberazione. 


Lo  ra  di  pressate  p<*r  loi  mandarci 
in  mi  lo  campo  tud  li  liberavi  ; 
7455  ziasciiun  di  loro  grand' alegreza  fare« 
Lo  re  e  Sordello  mollo  regraciava 

in    Ogni    pailc   CUffl   soi   servitoi 
per   luto   il    inondo  così  si   giamava. 
Lo   re   «uni   luti   (jueli  altri  signore, 
y  }6a  di  Sordello  tanto  ben  si  da  la 

di  li  sue   virtude  e  di  lo  suo   valore. 
Cum  luta  zente  lo  re  ei  se  ne  zia 
al  so  palazo  e  lì  si  dismontarc 
e  sccho  avìa  Sordello  e  la  compagnia. 
7465        E  molti  baroni  secho  andare; 
lo  re  li  feci  a  tuti  far  colacione  ; 
'gran  bisogno  a  Sordel  si  fare. 

Lasemeli  star  in  consolacione: 
d'un  fameio  di  Ecerino  si  è  da  dire, 
7470  sazo  prudente  e  di  bona  nasione. 

Quando  Sordello  da   Mantua  partire, 
Ecerino  quel  famio  mandare, 
che  dredo  a  Sordello  si  devesse  zire. 
'Fina  a  Parise  secreto  si  andare 
7475  solamente  per  volir  sapire 

comò  Sordelo  in  di  fati  si  portare, 

E  che  a  lui  si  divesse  redire 
che  Sordello  non  sentise  niente, 
perchè  volìa  ogni  cosa  sapire, 
7480        Como  l'era  stato  prode  e  valente. 
lo  fameio  tanto  chavalcare 
che  a  Padua  zunzi  francamente. 

Ecerino  di  sua  venuta  s'alegrare, 
lo  fameio  apieno  li  recitava 
74S5  li  fati  di  Sordello  corno  andare. 

Albrigo  e  tuti  li  doni  ascholtava 
li  gran  cosi  che  Sordello  fati  avìa; 
Ecerino  e  tuti  se  ne  meraveiava. 
Granda  alegreza  tuti  si  facìa, 
7490  e  sopra  tuti  Biatrice  s'alegrava; 

quando  vegnerave?  dimanda  li  facìa, 

Di  la  sua  venuta  tosto  la  confortava. 
Torneino  al  re,  che  cum  li  baron  stare 
e  di  Sordello  grammente  rasonava 
7495        E  pur  anchora  cavalir  lo  voi  fare; 
Sordello  d'esser  cavalir  non  consentìa, 
tuti  li  baron  intorno  lu'  pregare. 

Lo  re  cum  tuti  tanto  pregar  facìa 
che  ala  cavalaria  lui  consentire. 
7500  lo  re  tali  ordini  dar  si  facìa 

Che  una  gran  giostra  si  deza  fare 
cum  una  gran  corte  di  done  e  signore 


Mmi..  c.    IMI 


e    CHI.  e.  2 


e.  CUI,  e.  1 
Mu*.,  e.  1150 


110 


LA   "CRONACA  DI  MANTOVA 


[AA.  12..  -  1280(!)] 


e.  1131 


chi  si  dagan  dileto  e  piacirc. 

Non  dubita  che  Sordel  averà  l'onore, 
;  e   per  tal  modo  aza  cavalarìa, 
sì  rum  di  giostratori  lo  miore. 

Fo  dato  complimento,  corno  dito  avìa, 
cavalir  fato  per  lo  re  valente, 
per  tuto  Parise  gran  festa  si  facìa. 

'Lo  re  li  feci  apresentar  granmente 
pani  d'oro  e  velati  per  vestire, 
cavali  molti  e  zoi  d'arzente. 

La  sua  divisa  volsi  che  lui  avire, 
la  quale  al  colo  lui  si  portava, 
cum  era  fata  ti  fazo  asapire: 

Tuto  d'oro  un  sparavir  li  dava, 
penuto,  in  forma  vera  laborato, 
sparaver  vero  ben  si  mostrava. 

Ma  lo  becho  a  oro  era  lasato, 
7520  una  gamba  col  pò  rosa  avìa, 
l'altra  bianca  così  divisato. 

Zentil  divisa  tenuta  si  lìdia, 
portavala  certi  baron  valenti, 
ai  quali  lo  re  donata  Pavia. 
:>:;        In  siila  sala  esendo  tuta  zente, 
Sordello  lo  re  granmente  regraciare, 
che  l'era  suo  cavalir  e  so  servente, 

E  che  mai  da  lu'  non  si  potìa  francare 
tanto  honore  da  lui  recevuto  avìa, 
7530  in  ogni  parte  per  suo  si  giamare. 

La  corte  quel  zorno  si  compila, 
ziascuno  ai  so  lozamcnti  andare, 
Sordel  cum  i  compagni  per    simel  facìa. 

Esendo  in  chamara  molto  rasonare 
lu'  e  compagni  d'asa'  cose  dicìa, 
ma  pur  Sordello  feci  tal  parlare  : 

Fratc'li  mei,  ricordato  vi  sia, 
dali  vostri  zenti  site  desiderati, 
che  tornati  a  chasa  tuti  lor  desia. 
7540        Da  mi  voio  che  sia  consiati, 
di  tornar  a  chasa  ben  fariti, 
e  di  farlo  tosto  vi  deliberati. 

Li  vostri  amici  si  consolanti; 
son  certo  che  stano  sconsolati, 
7545  (piando  vi  vodrano  alegri  li  fariti. 

Zasrhun  di  loro  si  se  fon  pensati 
che  '1  conscio  di  Sordel  che  li  dasìa 
era  bono  po'  che  erano  licenciati. 

'E  contra  Sordello  parlava  e  dicìa: 
nui  staremo  tre  zorni  in  aspetarc, 
possa  orden  daremo  ala  partita. 

ideilo  a  loro:  questo  vi  ipeta  fare. 


'a  quel  zorno  da  lo  re  si  andanti 
di  vostra  andata  notificare, 

E  cum  sia  gracia  la  dimandanti, 
ofercndosi  a  lui  per  servitore 
sempre  in  ogni  parte  che  vu'  aeriti. 

Serò  cum  vui  da  questo  nostro  signore, 
quando  a  lui  sera  lo  vostro  parlare, 
7560  licencia  aventi  cum  grand' amore. 

Fono  contenti  e  così  disen  di  fare; 
aspeteno  tanto  che  '1  zorno  venia, 
tuti  sei  da  lo  re  si  andare; 

Sordello  era  secho  di  compagnia. 
7565  Quando  lo  re  li  viti  da  lu'  andare, 
piasivolmente  loro  si  recevìa. 

Un  di  loro  cominziò  di  parlare  : 
Santa  Corona,  nu'  si  semo  per  zire, 
cum  vostra  gracia  sia  lo    nostro  andare  ; 
7570        Per  vostri  servitori  ne  deza'  tenire, 
in  ogni  parte  dove  nu'  seremo 
a  vui  sta  comandare,  nu'  obedire. 

Lo  re  a  loro:  nui  vi  concedemo 
la  vostra  andata  liberamente 
757  5  e  per  ricomandati  sempre  si  varemo. 

Andati  cum  Dio,  cum  homini  valente, 
di  Sordello  vi  deza  ti  ricordare, 
che  mai  no  v'ischa  li  sue  virtù  di  mente! 
Tuti  per  una  voce  fo  lo  suo  parlare: 
75S0  di  Sordello  sempre  so  servitore 
seremo  presti  in  dir  e  in  fare. 
Partise  tuti  da  lo  re  alore, 
Sordello  quel  die  li  retenìa, 
l'altro  zorno  si  partì  a  bon'ore, 
75S5         Sordello  cum  loro,  li  facìa  compagnia 
cum  bella  brigata  de  homeni  valente, 
posa  di  fora  comiato  prendìa. 

A  Sordello  gran  proferti  veramente 
tuti  loro  di  bona  voia  fare, 
7590  e  che  sempro  l'averan  in  sua  mente. 
L'un  da  altro  comiato  piare; 
Sordel  e  sua  brigata  a  Paris  tornava, 
(piando  fon  dintro  ziaschun  ai  so  lozare. 


10 


15 


:o 


50 


35 


40 


(Cai-.  CXXLX).  -'Como  lo  Re  parlava  co 

LI   SO   BARONI  QUAL   MODO  SI  PORI  A    TE- 
NIRE che  lo   1    n  Sordello  <  r.\i  bon  45 

Voi. IRE  SI  CONTENTASE  DI  RIMANIKE.  E 
li  GRANDI  PROFERTI  E  PREGER1  lAli 
A  LUI  PER  LO  RE  E  PER  Li  BARONI,  B 
COMO  SORDELO  FECI  LI  SUE  SCHUSE  l»l- 
bTDO  CH'EX  AYIA    COLTO  DONA   E   PRO-   50 


[AA.  12.  .-1280(!)| 


DI   BONAMENTE  ALII'kAND! 


Il  1 


10 


MESO  a  LEI  E  ali  PARENTI  DI  CORNAR 
CI  (STO,  E  tu'  SI  ERA  STA  CO  asm  FORA 
ih  CHASA  E  CUM  sua  GRACIA  si  voi.Ia 
RITORNARE    A    Manica,   R.EGRACIANDO 

lo  Re  e  baroni  de  lì  grandi  honori 

DA  LORO  kim  i' vini,  E  CH*  EL  SE  OFERtA 
ESER  SO  SERVITORE  IN  OGN]  PARTE  CH'EL 

kossk,  K  comò  LO  Re  lo  licencioe  de 

Bi  INA  VOI  A  OFERENDl  >si  PER  SEMPRE  MAI, 
]•:  l.Ul  LICENCIATO  TORNÒ  A  MANTUA 
CUM  GRAND  ALEGREZA  E  GRAND  il  ono- 
ri:. -  Capitoli  134. 


Ancora  lo  re  cum  so  baron  parlava, 
15   7595  di  fati  di  Sordello  tra  lor  si  dire 
e  grammente  in  tuto  lo  lodava; 

Dicla:  que  modo  si  porla  tenire 
ch'el  si  potese  Sordel  confortare 
che  cum  mecho  volese  remanire? 
20  76°°        Un  di  loro  si  feci  tal  parlare: 
Santa  Corona,  questo  noto  vi  sia, 
che  Sordello  è  homo  da  honorare 

E  non  stati  per  alcuna  cosa  chi  sia 
di  torlo  cum  vui  posendol'  avire, 
25   7605  ogni  promisione  fato  si  li  sia. 
'Una  cosa  vi  farò  asapire, 
la  vostra  corte  honorata  seria 
più  di  lui  che  d'altro  gran  sire; 

No'  è  re  al  mondo  più  grande  chi  sia, 
30  7610  chi  aza  in  sua  corte  un  sì  valente 

comò  è  Sordello  campion  di  Lumbardia. 

Tuti  li  baroni  chi  eran  lì  presente, 
insieme  d' acordo  lodavan  lo  parlare 
che  avìa  fato  quel  baron  valente. 
35  7615        Pregando  lo  re  chi  devesse  fare 

che  Sordello  cum  lui  rimanir  devesse, 
per  gran  proferti  no  '1  deza  lasare. 

Per  Sordello  lo  re  mandò  un  mese 
ch'ala  sala  lui  deza  venire, 
7630  serali  piacir  se  a  lui  non  increse. 

Sordello   di  presente  da  lo  re  si  zire 
lo  re  e  baroni  tuti  salutava, 
tuti  quanti  alegri  lo  recepire. 

Lo  re  a  lui  in  questa  forma  parlava: 
45  7625  charo  mio  fiolo  i'  ti  vo'  gran  bene! 
—  senza  falanza  a  lu'  lo  zurava.  — 

In  ti  ho  posto  granmente  la  mia  spene, 
'fina  a  chasa  tua  per  ti  mandai 
desiderando  vedir  tua  forza  e  lene. 
50  7630        Esperiencia  si  n'ò  vezuto  asai, 


40 


COmO    Li    ri    falò    l'oprC    Vk   mostralo, 

imi  prodi  '!<•  tic  non  si  viti  mai 

Volo  che  pei  l  )io  «•  pei  mi   .ii  pregato 

elevi rt ì   curi)    ini    volir   aoun/.are, 
7655  questo   facendo,   voio  cscr  oblìgatO. 

Ugni  cosa  che  voi,  dezi  dimandare, 

che  tato  ti    farò  a  compiimeli!'-, 
e  sopra  ciascun  ti  farò  honorare. 
Li  baron  tuti  a  lui  simclmente 
7640  Sordello  granmente  lor  si  pregava 
che  al  dir  di  lo  re  sia  obediente. 

Sordello  alora  tali  paroli  usava: 
intenditemi,  caro  mio  signore, 
rimanir  voscho  corno  vi  deletava, 
7615        Far  io  non  porìa  cum  mio  honore; 
io  sono  novamente  maritato 
in  una  dona  di  gran  valore 

E  si  ène  d'uno  grande  parentato; 
promise  a  lei  e  ai  fratei  ritornare 
7650  se  non  era  preso  o  ala  morte  dato. 

Lo  tempo  dà  ch'io  si  deza  andare, 
fina  a  oto  zorni  andar  mi  ne  vorìa, 
cum  la  licencia  da  vui  dimandare. 
Santa  Corona,  dove  io  si  sia, 
7655  Sordel  sera  sempre  vostro  servitore, 

da  vui  ò  recevuto  trop'  honor  e  cortesia.   vu*.,  <••  l.: 

Lo  re  a  lui  si  respondì  alore: 
lo  to  animo  non  voio  agrevare, 
gracia  m'era  fose  mecho  tutore, 
7660        Ma  sempro  da  mi  porisi  tornare 
che  tu  serisi  da  mi  ben  tratato, 
questa  proferta  a  ti  si  voio  fare. 
Sordello  lo  re  ebe  regraciato 
di  tanti  proferti  comò  fato  avìa, 
7665  e  per  sempre  si  li  era  obligato. 

Dato  fin  al  parlar,  più  non  dicìa; 
Sordello  soi  fati  in  ordine  metire, 
lo  termen  de  oto  zorni  si  complia. 
Sordello  da  lo  re  si  se  ne  zire, 
7670  e  comiato  dal  dito  re  si  piava, 
e  per  lo  simel  da  li  baron  si  ire. 

'Licencia  di  partirsi  dimandava,  e.  evi,  e  1 

a  tuti  quanti  si  se  ricomandare 
oferendosi  a  quel  che  comandava. 
7675        Partisi  da  loro  e  si  ordinava 
che  so  chavali  in  orden  si  metese; 
a  tuti  so  fati  bon  ordine  si  dava. 

Lo  re  per  un  so  secreto  mese,  e.  cv,  e  2 

tre  milia  franchi  li  mandare, 
76S0  che  da  farsi  li  spese  lui  si  avese. 


n: 


LA    "CRONACA  DI  MANTOVA 


|AA.  12..-1280(!)1 


'Sordello  queli  lui  si  rechusare  ; 
e  lo  fameio  a  lui  si  li  dicìa: 
comandato  che  li  deza  lasare, 

E  fariti  vostro  lionor  e  cortesia 
lì   rosi  dil  re  acetar  largamente, 
se  voliti  che  lo  so  amor  cum  vui  sia. 

Sordel  a  quel  fameio  valente: 
dirai  al  me  signor  sia  regraciato, 
de  acetar  questo  son  descognoscente. 
io        Lo  famio  a  lui  :  a  Dio  sia  lasato  ! 
in  questo  mezo  Grisolfo  arivava 
che  di  Sordello  preson  era  stato. 
A  Sordello  si  se  ricomandava, 
oferendosi  di  quel  ch'el  potìa  fare. 
;  Sordello  lui  molto  regraciava. 

Fo  in  ordine  di  devir  cavalcare, 
gran  zentii  homeni  eran  lì  prestati, 
che  tuti  Sordel  vosen  acompagnare. 
Fora  di  la  terra  fono  tuti  andati, 
7700  ben  cinque  meia  lo  compagnono, 
posa  in  dredo  tuti  ritornati. 

Asa'  proferti  tra  loro  si  fono, 
ziaschun  l'un  a  l'altro  proferire, 
Sordel  cum  sua  brigata  cavalchono. 
k,  e.  1154      7705        Sordello  in  ziaschuna  parte  dov'el'ire, 
;vn,  e.  1  ugnon  grand  honor  li  facìa, 

ciascun  corìa  per  Sordel  vedirc. 

Uician:  questo  Sordello  di  Lumbardia 
che  a  Parise  è  stato  sì  valente, 
7710  l'onor  di  Franza  si  se  porta  via. 

Cavalchò  tanto  Sordel  piacente 
che  a  Mantua  lui  si  arivava, 
vi.  e.  :  'sentito  fo  per  amici  e  per  parente. 

Granda  alegreza  in  Mantua  menava, 
7715  tuti  li  citadini  gran  festa  fare, 
di  la  venuta  di  Sordel  s'alegrava. 
La  novella  a  Padoa  si  portare 
che  Sordel  a  Mantua  era  arivato; 
Ecerin  cum  tuti  gran  festa  si  fare. 
77J0         Biatrìcc  quando  ebe  ascholtato 
che  Sordello  per  vero  si  dicìa 
che  a  Mantua  san  era  aplicato, 

De  alegreza  pianzìa  e  si  ridia, 
ma  per  honestà  altro  non  mostrare, 
77:5  dintro  dal  cor  alegreza  si  avìa. 

Ecerin  ci  fratel  subito  mandare, 
di  so  nobcli  homeni  a  Mantua  zia, 
per  sua  parte  Sordel  visitare, 

E  che  a  Pad  uà  tosto  andar  debìa, 
7730  che  lo  desidran  molto  di  vedire 


e  che  gran  dimora  in  andar  no'  sia. 

Sordello  molto  ben  li  ricevire, 
di  quei  signor  lu'  si  dimandava; 
quei  zentii  homeni  sì  li  respondire  : 
7735         Sani  tuti,  e  granmente  l'aspetava  5 

signor  e  done  cum  gran  desire, 
e  quei  di  Padua  molto  s'alegrava. 

Sordello  certi  zorni  si  complire 
cum  parenti  e  amici  in  alegreza, 
7740  Petro  Avogadro  avia  gran  piacire;  10 

Passa  a  Padua  cum  bella  zentileza; 
quando  Ecerin  di  lui  si  sentire 
ch'el  venia  cum  tanta  piasevoleza, 

For  di  Padua  incontra  lui  si  ire 
7745  cum  grande  e  nobil  compagnia;  15 

quando  lor  si  comenzon  de  vedire, 

Granda  alegreza  ne  la  mente  avia, 
zunti  da  preso  l'un  l'altro  abrazare 
e  piasivolmente  tra  lor  se  vedìa. 
7750        In  Padua  lor  si  arivare,  20 

instromenti  asa'  se  sonava, 
tuta  la  zen  te  a  vedir  si  trare. 

Al  so  palazo  lor  si  dismontava, 
Albrico  lo  recepì  cum  grand'amore 
7755  'li  done  grande  festa  si  menava.  25 

'.Ma  camara  soa  Sordel  alore 
da  Ecerin  si  fo  acompagnato, 
li  doni  a  la  camara  choi  signore 

Gran  festa  per  Sordel  menato, 
7760  tuti  dimanda  corno  lui  stare:  30 

io  sto  bene  e  ben  son  stato. 

Biatrice  anco  lei  dimandare, 
la  man  a  Sordello  si  tochava, 
per  honestà  altro  si  mostrare. 
7765        Molti  zorni  in  alegreza  stava,  35 

giostri  torneri  bagordi  si  facìa, 
tuta  la  terra  per  Sordel  s'alegrava. 

Pasati  li  tempi  che  più  non  si  facìa 
esendo  stato  un  mese  in  riposare, 
7770  Sordello  a  un  zorno  lui  si  dicìa.  4U 

Ali  chognati  si  prese  a  parlare: 
fratelli  mei,  io  vi  fazo  asapire 
ch'io  si  vorìa  a  Mantua  repatriare, 

E  Biatrice  cum  mi  fariti  venire; 
7775  mi  e  lei  bon  tempo  si  se  daremo,  45 

parenti  e  amici  la  desidran  di  vedire. 

De  vui  speso  nu'  si  oldiremo, 
e  vui  de  nui  tuti  se  consolare, 
corno  più  tosto  si  pò  questo  facemo. 
77S0        Ecerin  e  '1  fratel  risposta  fare;  50 


|AA.  12..-12fl0(!)| 


di  honamkntk  ami-kandi 


113 


cr.ui  contenti  e  l'ordii)  M  dalla; 

Biatrice  di  quOStO  non  se  n'avisaro, 

Lei  contenta  turi  coti  appettar  facìa, 
quando  fo  tempo  de  devir  andare 
5  7785  chavalir  e  altri  aia'  In  compagnia! 
Biatrice  alora  comiato  piare 
da  li  cognate  e  altri  dono  valente, 
e  por  Io  si  mole  Sordello  si  fare. 

Ecerin  e  lo  fratel  cum  molta  zente, 
10   7790  cinque  meia  lunzi  l'acompagnava, 
posa  se  misen  11  star  fermamente. 

Comiato  l'un  da  l'altro  prenàia, 
Biatrice  da  gran  done  acompagnata, 
piangendo  da  li  fratelli  si   partìa. 
15    7795        Da  Mantua  venuta  era  bella  brigata 
di  doni  e  di  molti  signor  valente, 
Petro  Avogadro  cum  Biatrice  amata; 

Tanta  alegreza  mostrava  veramente 
'Biatrice  a  Petro  che  tuta  si  ridia, 
20   7S00  e  a  la  sua  dona  facìa  simelmente. 

Tanto  cavalcò  che  a  Mantua  zunzìa, 
gran  festa  per  tuta  la  terra  si  fare, 
trombi  e  instrumenti  sonava   tutavia. 
Doni  e  signori  e  d'ugni  man  si  trare 
25    7805  per  Biatrice  e  per   Sordel  vedire, 

ognun  per  la  terra  gran  festa  menare. 

Al  palazo  di   Sordel  lu'  si  zire, 
cum  la  brigata  si  li  dismontava; 
oto  zorni  si  deno  gran  piacire. 
30   7810        Possa  li  zente  in  dredo  si  tornava 
venuti  di  Padua  per  accompagnare; 
Biatrice  rimase  e  lor  se  n'andava. 
Sordelo  posa  in  alegreza  stare, 
cum  queli  citadin  molto  usava, 
35   7815  e  loro  a  lui  grand' honor  si  fare, 

Pasato  ani  che  Sordello  si  stava, 
lo  mazor  citadin  fidìa  tenuto 
chi  fose  ne  la  terra  e  più  s'amava. 
Ecerin  di  Roman,  signor  saputo, 
40   7Sìo  pensir  d'avir   Mantua  si  facia 
perchè  Bresa  zia  avìa   abiuto. 

Possa  di  Sordello  gran  speranza  avìa 
che  a  quello  lo  divesse  aiutare, 
tuto  '1  contrario  Sordel  facìa. 
45  7825        Non  fu  alcuno  che  più  lo  devedare 
né  che  la  patria  più  difendese 
quanto  Sordello  per  dir  e  per  fare. 
La  sua  persona  a  ogni  cosa  mise 
perchè  libertà  conservar  volìa, 
50  7830  non  volìa  che  Mantua  signor  avese. 


'Ecerino,   Che   avir   Mantua    non    potia,    Um„  «.  Il  I 

side    ani    liei    Manina    .Tediare, 

posa  indredo  lui  partir  ni  convenia, 

I.   (omo   la  sua   instoria    si   Contare, 
7835  podio  tempo  lu'  e  i  so  si  duroc, 
che   Ulti   morti   e   mala  fin   si    lai  e. 

Morto  Ecerino,  Sordello   da   poe 
cum   citadini    lion    tempo  si   dava, 
Biatrice  di  soi  podio  si  curoe. 
7840        Fina  che  ebe  quarantanni  durava 
che  Sordello  voluntir  si  combatta 
chi  '1  volìa  far,  a  nessun  lo  negava. 
Da  corp'  a  corpo  bataie  si  facìa 
'  vintitrè,  di  tute  ebe  l'onore,  e.  cviu,  e.  1 

7815  e  mai  nessuna  lui  ne  perdìa. 

Ancora  di  giostre  e  di  torner  d'amore, 
sempre  di  tuti  l' honor  li  fu  dato 
e  sempre  in  tuti  riputa  il  miore. 

E  di  trar  pale  e  anco  di  saltare,  e.  cvn,  c.  2 

7S50  trar  la  preda  e  devir  abrazare, 
non  fo  mai  da  nesun  vergognato. 

Cum  ziaschun  l'honor  sempre  aquistare, 
era  bon  cantatore  e  sonatore, 
ogni  cosa  si  sapìa  ben  fare. 
7855        Pasato  ch'el  ebe  quaranta  anni,  alore 
a  quelli  cosi  più  non  attendìa, 
al  studio  in  chasa  studiava  talore. 

Ai  tempi  a  chazar  e  oselar  si  zìa, 
li  suoi  posesione  talhora  visitare 
7S60  ben  che  factori  asa'  si  avìa. 

Cum  li  altri  valenti  homeni  usare, 
davasi  cum  lor  piacir  e  dileto, 
di  gran  sapir  tuti  lo  riputare. 

Biatrice  cum  li  altri  doni  a  dileto 
7S65  là  ò  li  piada  tuti  insema  zire, 

baiar,  cantar  senza  alchun  sospeto; 

Di  Sordello  non  si  porìa  tanto  dire 
quanto  in  forza  e  di  sapir  famato, 
fo  da  ziaschun  temi'  tropo  valire. 
7870        Li  poeti  di  lo  tempo  pasato 

e  Danti  in  lo  libro  ne  fa  mencione 
in  Purgatorio  cum  Virgilio  trovato. 

A  sei,  sete  e  oto  capitoli  cum  rasone 
tuti  tre  insema  si  s'acompagnava, 
7875  non  dicen  di  lui  senza  gran  rasone. 
In  lo  tempo  che  lui  compilava, 
Tesaurus  tesaurorum  fare 
in  quel  tempo  lui  si  studiava. 

Alchun  voi  dir  che  lo  compilare 
78S0  inanzi  che  homo  d'armi  si  fese, 


T.  XXIV,  p.  xiii  —  8. 


114 


LA    "  CRONACA   DI   MANTOVA 


[AA.  12.. -1223] 


e  list 


alcun  tìen  quando  l'armi  lasare. 

Sia   rum   voia  quando   lo   trese, 
ci  fu  libro  de  un  gran  sentimento, 
benché  di  altri  mostra  che    compilese. 

Sordelo  fo  homo  sazo  e  valente; 
'di  Biatrice  molti  lìoli  nasìa, 
alcuni  ne  fon  sazi  e  prudente. 

Viso  Sordello  tanto  che  lui  avìa 
ani  otanta  e  po'  lui  morire, 
7S90  so  seno  né  forza  a  quelo  non  valla. 

(  Irand'honor  fato  al  so  sepelire, 
in  santo  Petro  so  sepulcro  stasìa, 
tuta  la  terra  al  so  corpo  si  zire, 

E  u'ran   lamento    ziaschun  si  facìa 
dil  bon  Sordello  chi  era  pasato, 
gran  perdita  avir  fata  se  tenia; 

Protector  di  la  terra  era  stato, 
ziaschun  gran  bene  li  volìa 
perchè  sempre  ben  s'era  portato. 
7900        La  istoria  di  Sordello  qui  è  compila, 
la  sua  anima  a  Dio  fo  data, 
e  de  li  nostri  cosi  cscr  debìa 
la  virzene  Maria  ne  sia  pregata. 

(I  '.\r.  (XXX).  -  De  multis  novi  iati  bus  oc- 

t  l-Ksis    IX   CIVITATE  MANTUE  IX    MULTIS 

MII.I.I'.sIMIS. 

'Mille  ducent  sei  in  Verona  nasìa 
7905  gran  discordia  di  Conti,  la  sua  parte 
con  Montecucoir  guerra  si  facìa. 

Mantuani  cum  li  Conti  tenia  parte, 
col  so  carozo  a  Verona  andati, 
lo  borgo  di  san  Zen  bruson  gran  parte. 
7910        Mille  ducent  oto  due  casati 
di  Mantuani,  l'una  di  Poltroni 
l'altra  li  Calorosi  eran  giamati, 

Fecen  bataia  insieme  cum  lioni: 
li  Calorosi  si  fono  chazati, 
7915  dentro  rimase  la  cha'  di  Poltroni. 


Mille  ducent  nove,  de  li  prenominati, 
Ilartholomco  di  Calorosi  chiamate 
—  chi  era  uno  di  quelli  chi  eran  chazati  — 
Bosso  di  Poltroni  ebbe  trovato, 
7920  e  corno  fan  quelli  chi  son  valente,  5 

senza  indusia  si  l'ebbe  amazato. 

Mille  ducent  tredese  fon  armati 
lì  Calorosi  cum  amici  posenti, 
la  tor'  di  Poltroni  presen  e  lor'  chazati. 
7935         In  quel  anno  lì  Cremonesi  valenti  10 

'lo  carozo  de'  Milanesi  piono 
e  Castel  Lione,  di  lor  fon  più  posenti. 

Mille  ducent  sedese  si  heditìcono 
Mantuani,  Borgoforte  facìa, 
7930  e  lo  Pado  quel  anno  tutto  zelono:  15 

E  la  reina  di  Puglia  venia, 
in  Verona  intrò  nobelmentc, 
li  Veronesi  grand  honor  li  facìa, 

Mille  ducent  decedoto  a  tradimente 
15  lo  palazo  di  Verona  fu  brusato,  20 

lo  suo  podestà  cazato  tristamente. 

Mille  ducent  vinti  apuntato, 
li  Mantuani  contra  li  Ferarese 
ebben  vitoria  e  honor  lodato. 
7940        Bondeno  Ardoino  lor  si  prese,  2ò 

molti  Feraresi  si  feno   morire, 
grand'alegrezza  Mantuan  si  fese. 

Mille  ducent  vintidu'  al  ver  dire, 
fata  una  torre  cum  uno  palazo 
7945  cum  loza  dinanzi  di  star  a  piacirc;  30 

Nel  mezo  di  la  piaza  avìa  so  stazo, 
la  piaza  dicho  dove  sta  il  signore; 
mille  treccnt  cinquanta,  sapir  ti  fazo, 
Fella  disfar  i  signor  chi  era  alore 
cum  molti  altre  per  volir  murare  35 

Mantua,  che  murata  non  era  anchore. 

Xcl  dito  millesimo,   senza  fallare, 
per  tutto  el  mundo  fu  terremoto  sì  grande, 
tore  e  diasi  asai  fé'   rumare. 
7955         Mille  ducent  vintitrì,  il  ver  ti  par.de,     40 


io 


w.  7)04-8173.  il  cap,    ('XXX  risponde  in   /•'  a  forte  ile!  cap.    CXXXV  —  v.   7006.  Montecueuli    B  —  v.  7913. 
inseme   A'  —  v.  -<)\G.  prono  minati  B  —  r.   7010.   Boso  di  Poltroni  che  B  —  v.  7021.   indusia]   dimoia  /?  —  v.  7 
Crcmonisi   B  gai  e  altro-;-  —  v.  79:6.  Milnnisi   B  qui  <    altrove  —  v.   7931.   Pulgla   R  —  v.   7945.   di  star]   da  star 
B   -   v.  ~<)'\.  dopo  questo  verso  in  Be  in   Min.  tono  le  1  tersine  :  Mille  ducente  vintidu'  ti  pnnde  |  inanci 

clic  '1  lago   folte  Stato  |  dico  dil  lago  di  Mantua  grande  —  Lo  borgo  di  porto,  l'orto  nominato  |  era  porto  di  tute 
mcrchantic  |  che  d'ogni  parte  W  era  menato  —    l'ufi  si  descharegavano  Ile  |  o  per  tera  o  per  aqua  clic  ]\  venete  | 
perche  '1    Menalo  apresso    andava  Ile  —  lira  Uè    chi  conducer  li    dovese  |  o  per  t  -ni  o   per    aqua    corno    rolla  |  li 
merchadantl  che  si  conducesse  —  (Quando  lo  lago  p-  ,ic\a  |  dov'è  L' anehona  tuti  si  arirara  |  li  merchancle 

che  se  concluda  —  Ch--  d  ira  e  charegaYa  I  0  per  b  rra  o  per  aqua  rolla  andare  |  ma  pur  el  nome  di  Porto 

•    i.indo  l'arsen  fo  j>ossa  fato  lare  |  chi  sera  l'anchona  o  l'àe  Inferita  |  che   po'  per   porto  fo   lasata 


|AA.  1223-12401 


DI   BONAMENTE  ALIPRAND1 


5 


Mantuani  Kazolo  lor  distruìva, 
foge  preso  e  morto  sente  grande. 

Rezanl  aloni  quel  Castel  tenia, 
Mantuani  pur  il  volìa  aquistare, 
5  7960  mille  ducent  vintiquatro  tregua  facìa. 

Mille  ducent  vintiot  cuna  apare, 
fue  tato  Chastion  mantuano, 
fosse  e  palenchato  fecen  lare 

Mille  ducent  vintinovc  per  ccrtano, 
10  7965  si  fu  trovato  la  inventionc 

di  far  ruolini  da  macenar  lo  tarano. 

Li  citadini  cum  imaginatione 
al  punte  chi  vae  a  porto  fecen  fare 
folli  e  molini  cum  discrecione. 
15   7970        E  in  quel  tempo  si  feno  salegare 
li  piaze  e  le  strate  de  la  citate, 
da  graseza  vene  che  ben  il  potìa  fare. 

Mille  ducent  trentadu'  per  veritade, 
lo  Castel  di  Seravale  fo  fato   fare 
20  7975  per  ribecho  de  Ostia  con  gran  voluntade. 

Mille  ducent  trentatrè  senza  falare, 
gran  congregatione   si  facìa 
in  su  la  riva  di  l'Adesse  a  parlare. 

'Mantuani,  Bresani  si  lì  venia, 
25   79S0  Vicentini  Paduani  e  Trivisani, 
anco  Veronesi  lì  comparìa. 

Cominzò  di  parlar  li  Mantuani 
di  bona  pace  volir  tra  lor  fare, 
po'  si  seguìa  dredo  li  Paduani. 
30  79S5        Tra  Montechucholi  e  li  Conti  tratare 
eran  Veronesi  che  pace  si  facesse, 
tra  loro  fu  fata  senza  alchun  falare. 

Per  lo  simile,  inanci  che  se  partesse, 
Paduani  e  Trivisani  pace  facìa 
35   7990  cum  certi  patti  tra  lor  fati  e  messe. 

Mantuani  e  Veronesi,  chi  avìa 
tra  lor  grandissima  inimistade, 
non  si  partìno  che  acordo  facìa. 

Mille  ducent  trentaquatro  per  veritade 
40   7995  li  Agneli,  che  parte  d'Avochati  tenia, 
fon  bandezati  di  Mantua  la  citate. 

E  li  conti  da  Casalodi  pace  facìa 
cum  Calorosi,  eran    di  grand'affare  ; 
in  su  la  piaza  di  Broleto  la  concludìa. 
45    8000        Mille  ducent  trentacinque  senza  fallare, 


dil    niese   (li   nia/.o   al    ver  dire, 

un  gradissimo  mal  fu  fato  fan 

Lo  veschovo  Guidoto  senza  falirc, 

fu  morto  in  santo  Andrea  monastero 

8005  dai  Avocati   chi   avian    gran   pot ir »•  ; 
Fone    fato  gran    processo   e    fero, 
sì  che  di    Mantua    fono    cazati 
cum  suo  gran  (lanino  e  non  punto  lezero. 
Li  case  per  terra   li   fono  zetati, 
8010  anchor  a  li  scgnazi  che  avìa 
tuti  di  Mantua  fono  rebellati. 

Li  seguaci  Poltroni  si  dicìa 
Desenzani,  Ravasi  e  Chalorosi, 
Veschonti,  Visdomini  in  compagnia. 
8015        Mille  ducent  trentase'  lo  valoroso 
imperator  Fedricho  si  venia 
cum  gran  exercito  e  poderoso  ; 

A  la  porta  Quadroze  se  metìa 
in  tempo  di  vendema,  tri  dì  lì  stare, 
8020  possa  si  levone  e  si  andò  via. 

Marcharia  si  tolse  in  lo  suo  andare, 
Mantuani  per  forza  la  ricoproe, 
Cremonesi  trecento  lie  lor  piare. 
'L'imperatore  possa  si  chavalchoe 
8025  e  Vicenza  per  forza  aquistava, 
a  sacoman  mesa  e  po'  la  brusoe. 

Mantuan  cum  l' imperator  tratava 
di  volir  cum  lui  bona  pace  fare, 
l' imperator  secho  s'acordava. 
8030        Lo   dito   imperator   anchor  aquistare 
Padua  cum  la  Marcha  trivisana, 
'possa  in  Lumbardia  lui  tornare. 

Mille  ducent  trentaot  per  lo  Bresano 
cum  sua  zente  chavalchò  l'imperatore, 
S035  di  zente  e  di  roba  felli  dano  vilano: 
Possa  a  Milano  cum  gran  furore 
a  Cortona  schonfisse  li  Milanesi, 
asa'  ne  presse  e  lo  carozo  anchore. 
E  in  quel  anno  li  Calorosi  offesi 
S040  lo  Castel  di  Sermede  aquistone, 
a  li  Mantuani  gran  dolor  fesi. 

Lo  popol  a  Sermede  chavalchone, 
li  Calorosi  di  fora  si  uscìa, 
Mantuani  lo  Castel  recoproe. 
3045        Mille  ducent  quaranta  alor  chorìa, 


e.  XXV,  e.  3 
Mub...  c.  1158 


«.XXV,  e.  4 


stare  —  Mille  trecent  cinquantatri  a  drita  |  feno  li  arzeni  de  li  anchoni  fabrichare  |  perchè  la  terra  fose  più  gradita. 
Anche  questa  interpolazione  che  va  oltre  l'età  di  cui  si  parla  è ,  come  altre,  dovuta  probabilmente  all'  amanuense  ;  risponde 
nel  cod.  alla  e.  iog  r  e  v  —  v.  7967.  imaginacione  B  —  v.  7975.    con  gran  voluntade]  cum  beltade  B  —  v.  7977. 

congregatone  B  —   v.  7986.  Veronisi  B,  qui  e  altrove  —  vv.  7995-7996 che  parte  lor  si  tenia  |  di  Avocati  chi 

fon  bandezati  B  —  v.  8000.  a  non  falare  B  —  v.  S00S.  ponto  B  —  v.  S019.  vindema  B  —  v.  8030.  aquistava  B  — 
v.  8032.   tornava  B  —  v.    8035.    felli]   foli  B  —  v.  8036.   forore  B 


116 


LA   "CRONACA   DI  MANTOVA 


[AA.  1240-12681 


Vcnciani,  Mantuani  e  Bolognesi 
a  Ferara  gran  guerra  loro  facìa. 

Ferara  piono  e  robono,  li  Ferarcsi 
Salinguerra,  di  Ferrara  signore. 
S050  mandono  a  Venesia,  non  gè  fu  di  Mesi: 
A  li  prcson  chazalo  cum  desenore, 
li  Feraresi  stavano  dolorosi, 
,  e  M59  di  la  lor  roba  avìan  gran  dolore. 

E  in  quel  anno  li  valorosi 
S055  Mantuani  che  rezìan,  fecen  fare 
la  porta  di  Folli  ch'eran  desidrosi. 

E  in  quel  tempo  anchor  fecen  murare 
da  la  Quadroze  a  la  porta  predita, 
perchè  così  dintorno  volìan  fare. 
S060        E  nel  dito  anno  si  de  gran  schoniìta 
di  Veronesi  a  li  Mantuani, 
a  Trivenzolo  fu  la  mesgia  lì  ardita. 
Mille  ducent  quarantadu'  l'ardita 
di  cavaler  mantuan  la  baronìa, 
8065  ducento  fono,  nobel  zente  e  polita, 
Di  biancho  tutti  loro  si  vestìa, 
armi  bandere  tutti  a  bianco  colore 
e  li  destreri  di  biancho  lor  coprìa. 
Mille  ducent  quarantaquatro    alore, 
8070  guerra  fu  tra  Mantuani  e  Veronesi, 
tra  quelli  due  cita  fu  gran  rumore. 

Fu  del  Veroneso  asa'  zente  presi, 
Valezo  e  Gazo  Mantuani   piono, 
e  Vilimpenta  asa'  li  fu  contesi. 
8075        Trivinzolo  e  Ostia  aquistono 
chi  fu  a  Veronesi  gran  doia, 
presoni  a  Mantua  secent  mandono  ; 
Per  far  a  Veronesi  grand' inoia 
lo  Castel  d'Ostia  a  terra    zetato, 
8080  perchè  d'avirlo  perdesen  la  voia. 

Mille  ducent  quarantaset  acertato, 
li  presoneri  Mantuan  e  Veronesi 
d'acordo  de  li  carcere  tuti  lasato. 

Mille  ducent   quarantanove  in  palesi, 
xvi,  e   i      S0S5  'in  l'aqua  di  Pado  guerra  si  facìa 
tra  Mantuani  e  li  Cremonesi. 

Casalmaor  Mantuani  prcndìa, 
sul  Cremonese  facìan  gran  guerrezare, 
pur  la  pace  tra  lor  si  facìa. 
8090        In  lo  dito  anno  Veronesi  brusare 
Cipata  e  di  subito  fecen  suo  levato, 


li  Mantuani  vendeta  fecen  fare. 

Mille  ducent  cinquanta,  ò  trovato, 
fu  fato  lo  palazo  chiama  novo, 
8095  per  tegnir  rason  suso  fu  ordinato. 

Mille  ducent  cinquantadu'  si  trovo,         5 
lo  conte  Richardo  di  Bonifacio  morìa, 
pelito  dove  fu  il  patre  li  provo. 
'Mille  ducent  cinquantrì  si  facìa 
Si 00  Mantuani  a  Borgoforte  fare 

lo  punte  del  qual  grand'alegreza  avìa.        10 

Mille  ducent  cinquantacinque  apare, 
Cremonesi  e  Feraresi  fono  piati 
che  Borgoforte   volian  involare. 
8105        Questi  eran  de  li  loro  terre  bandezati, 
ducento  di  loro  al  ver  si  piono,  15 

a  Mantua  in  le  preson  cazati. 

Mille  ducent  cinquantaset  andono 
ambasatori  mantuan  a  Cremonesi, 
81  io  di  far  pace  tra  lor  si  tratono. 

Mille  ducent  sesanta  ordene  presi         20 
de  li  frati  che  di  note  si  va  batando, 
anchor  si  dura  in  molti  paesi. 

Mille  ducent  sesantaun  cum  brando 
Si  15  li  Gafari  cum  quei  da  Riva  facìa 

sul  ponte  di  Monteselli  rumor  grande       23 

Mille  ducent  sesantadu'  si  chorìa, 
la  parte  da  wSaviola  e  da  Riva  chazati 
per  Chalorosi  di  Mantua  lìdia. 
8120        Mille  ducent  sesantatrè  armati 

quelli  da  Riva  e  da  Saviola  piono  30 

lo  Castel  di  Suzara  cum  bandezati. 

Mantuani  alora  chavalchono 
e  intorno  Suzara  si  se  metìa; 
Si 25  molto  viazò  si  la  recuperono. 

Mille  ducent  sesantaoto  chorìa,  ,>5 

Rollino  Zanichali  e  Gafari  chazati, 
Chasalodi  e  Bonacolsi  lo  facìa. 
A  quello  die  tuti  li  gran  casati, 
8130  per  gran  morbezo  stasi  a  in  alegrezza, 

davase  diletto  e  stavan  consolati.  40 

Durò  pocho  ch'el  vene  grand'asprezza, 
tra  li  citadini  naque  travallo, 
che  a  molti  tornò  in  grande  gravezza. 
S135         Non  li  vegnia    voia  d'andar  a  ballo, 

vene  che  zaschun  volìa  esser  mazore,         45 
offendiasi  tra  loro  senza  fallo. 


v.  S049.  Sanlgucra  P>  —  v.  S062.  ardita]  a  drita  B  —  v.  S070.  guera  tra  B  —  v.  8084.  in  palesi]  palesi  P> 
—  v.  S091.  e  subito  fecen  levato  />'  —  v.  S094.  giamà  A"  —  v.  S007.  Ritardo  B  —  v.  8lOI.  grand'alegreza]  qual 
alegreza  B  —  v.  S105.de  loro  bandezati  A'  f.  8X31.  ciucili]  ibi  A  7.  8 132.  erari  bandezati  A,  corretto  in  /i  — 
v.  Si 34.  grameza   A' 


|AA.  1268-12b')| 


DI  BONAMENTE  A.LIPRANDJ 


117 


'  Naque   tra  lor   ;i   perdersi    l'amore, 
quatro  parti    (cren    nella    terra, 
8140  de   li   quali   unte   di  gran   rumore. 

Nota  il   vero  che  quie  non  serra, 
5  la  prima  lue  conti  da  Casalodi 

cimi  quei  da  Riva  fecen  con  lor  serra: 
La  seconda  cum  verità  si  oidi 
81. 15  li  Arloti,  chi  ttgnivan  gran  stato, 
grande  fameia  avian  mali  Ioidi. 
10  La  terza  li  Bonacolosi  giamata, 

gran  zente  eran  e  di  grande  valore, 
valìan  asa'  più  che  non  era  stimato. 
8150        La  quarta  fu  Zanichali  cum  honore, 
tegnian  molta  zente  in  compagnia, 
15  che  li  portava  grandissimo  amore. 

In  quatro  quarteri  la  terra  partìa; 
l'un  di  queli  san  Petro  si  chiamava, 
Si 55  l'altro  san  Jacomo  suo  nome  avìa, 

Lo  terzo  san  Martin  si  nominava, 
20  lo  quarto  quarter  Mazor  era  dito, 

in  lo  qual  più  zente  si  habitava. 
Di  Casalodi  si  era  lo  suo  sito 
8160  nel  quartier  di  san  Jacomo  chiamato, 
cum  soi  seguaci  stavan  lì  ardito. 
25  Li  Arloti  da  lo  grande  stato 

lo  quarter  di  san  Martin  tenia, 
dal  punte  Arloto  lo  suo  achasato. 
Si 65        Bonacolsi  da  san  Petro  si  stasìa, 
Zanechali  lo  quarter  Mazore  dito; 
30  zaschun  casale  so  quartier  diffendìa. 

Cominzosi  un  rio  interdito, 
tra  lor  vene  a  far  questione, 
8170  di  la  qualle  naque  pessimo  profìto; 
Offendiasi  insema  senza  casone, 
35  amazandosi  l'un  l'altro  per  la  via, 

e  dil  mal  fare  non  si  facìa  rasone. 

(Cap.  CXXXI).  -  De  multis  novitatibus  In- 
ter CIVES  MANTUANOS. 
40 

'  Mille  ducent  sesantanove  chorìa, 
8175  lo  marchese  da  Ferara  signore 

in  Mantua  era  per  tratato  ch'el  avìa. 
Roffino  Zanechali  vene  alore 
45  perchè  '1  marchese  lo  feci  tornare. 


li    lMaiitii.ini    armati    r  imi    lui  n\<- , 

Roffino  /arici  bali  feno  piare 

e    in    pala/o   presone    lo    meda, 
peicliè    volian   di    In'   [listiti  a    fare; 

Rollino   rum    un    Tortello   se    feria 
nel    corpo   si    rum    homo   disperato, 
8185  lo   marchese   la    note    il    mandò    via. 
A  Ferara   Rollino   fu   mandato, 
e  messer  Moscha,  podestà  alore, 
'molto  di  questo  si  fu  corezato. 
Renuntiò  la  potestarìa  cum  furore, 
8190  lo  marchese  e  li  conti    Casalodi 

introno  in  palazo  cum  grand' honore. 

In  fra  tre  mesi  si  se  tene  modi 
che  Zanechali  e  li  conti  parentato 
fecen  insieme  e  pace  senza  frodi. 
8195        Alor  Zanechali  e  Gaffari  fon  tornato, 
a  pregheri  dil  marchese  lo  facìa 
che  in  la  terra  avìa  gran  trattato. 
Poco  tempo  quelli  dui  si  stasìa, 
l'infrascriti  casati  corumpeno 
8200  perchè  al  marchese  Mantua  dar  volìa. 
Opizino  de  Lumbardo  volzeno, 
Montemagno  di  Stanciali  prometia, 
e  Tremanin  vavasor  si  pregheno. 
Costor  gran  seguazi  loro  avìa, 
8205  per  lo  marchese  in  secreto  mandava, 
e  lo  marchese  a  Mantua   venia. 
Lo  conte  Ludovico  ostezava 
a  Lignago  e  cum  secho  la  militia 
la  sua  parte  a  lui  notifichava, 
8210        Da  Lignago  feci  sua  partitja, 
dì  e  note  non  cessò  chavalchare 
che  a  Mantua  fu  cum  tutta  la  militia. 
Li  Mantuani  tuti  ad  arme  cridare, 
li  conti  e  Pinamonte  in  piaza  venia 
8215  e  granda  zente  loro  seguitare. 

Lo  marchese,  per  tema  ch'el  avìa, 
for  di  Mantua  tosto  scampava, 
molti  di  traditori  lo  seguìa. 
Casalodi  tosto  ordine  dava 
8220  che  Gaffari  e  Stantiali  si  brusesse 
li  lor  chase  e  di  Gezi  si  afocava. 

Non  vosen  che  di  brusar  si  cesesse, 
e  infine  tutti  li  fecen  ruinare 


-.  XXVI,   ■     1 


e.  XXVI,   '  .   1 


Ml'R. 


1160 


v.  8147.  era  giamato  B  —  v.  8157.  quartir  B,  qui  e  altrove  —   v.  8161.  ardito]   a  drito  B  —  vv.  8174-8227. 
oè  il  cap.    CXXXI  è  in  B  parte    del   cap.    CXXXV,  dove,  a  segnare  V  originale    divisione,    il   capoverso  è  marcato  in 
—  v.  8176.  era  che  tratato  avìa  B  —  v.  8181.  per  presoli  B  —  v.  8187.  mesir  B  —  v.  8196.  pregeri  B  — 
il.  Obicino  B  —  v.  8210.  particia  B  —  v.  8213.  cridare]  trare  B 


ci 

rosso  - 
v.  820 


ìis 


LA  u  CRONACA  DI  MANTOVA  „ 


IAA.  1269-1275] 


la  torre  di  Gezi  per  simcl  facesse. 
S2:;         Quei  da  Saviola  e  da  Riva  tornare, 
e  molti  altri  comandamcnte  li  facìa 
che  cum  lieltate  si  devesen  stare. 

(Cap.  cxxxil).  -  De  comitibus  Casalodi 
et  Pinamonte  de  Bonacolsis. 

Mille  ducent  setandu'  si  eh  orla, 
Casalodi  cum  sua  zente  asunati, 
8330  parlamento  tra  loro  si  facìa, 

Fedricho,  conte  di  Marcaria  nati 
e  Pinamonte  secho    in  compagnia 
cum  li  sue  parti  Urti   adunati. 

Guido  da  Correza  tenia  podestarìa, 
s.135  li  Casalodi  si  '1  volea  mantenire, 

Fedrico  conte  e  Pinamont  non  volìa, 
Di  luio  quel  podestà  chazon  via  ; 
cxvi,  e  4  'Fedricho  e  Pinamonte   andava 

in  sul  palazo  e  lor  si  rezìa. 
8240        Per  spatio  de  dui  mesi  durava, 
possa  Francischo  da  Foian  facìa, 
potestà  fato,  molto  l'honorava. 

(Cap.  CXXXIII).  -  De  Pinamonte  de  Bona- 

I  :<  ILSIS  QUI  FACTUS  FUIT  CAPITANEUS  MAN- 
TUE. 


VK.,    C. 

cxvn, 


noi 
e  1 


'  Mille  ducent  setantaquatro  choria, 
Mantuani  inseme,  grand'  erore, 
8245  grammente  tra  loro  si   se  offendìa 
Sforzava  li  menori  li  mazore  ; 
chi  più  possìa  sforzava  il  compagno 
e  trasìa  li  done  a  desonore; 

Di  questo  per  la  terra  si  facìa  gran  lagno. 
S250  era  bandezata  in  tuto  iustitia, 
chi  avìa  mal  si  era   suo  damno. 

Continuò  tanto  questa  nequitia 
l'una  parte  a  cha'  di  l'altra  choria, 
cum  focho  facian  ogni  tristitia, 
8255        Anchor  facian  un'altra  chosa  ria: 
li  chase  infina  ai  fondamenti 
ruinavan  a  chi  men  possa  avìa. 

Partisi  da  la  terra  molta  zente 
per  la  tema  che  avìa  de  la  morte, 
8260  lasando  moier,  iìoli  e  parenti. 


10 


15 


Vene  la  chosa  a  tanti  mali  forte, 
che  chi  più  mal  facìa  si  avìa  dileto; 
molti  fuzeno  per  nave  e  per  porte. 

Tanto  malfar  ai  grandi  vene  in  dispetto, 
8265  chognoscendo  que  era  chotal  fare, 
a  cunzar  li  chose  misen  intelletto. 

Di  far  conseio  presen  a  rasonare, 
in  sul  palazo  novo  si  s'asunono 
del  paciticho  stato  a  parlare. 
8270        Bon  partito  tra  loro  si  piono 
che  iustitia  iusta  si  facesse 
de  chi  f alava,  e  questo  afirmono: 

Non  guardando  o  fosse  chi  '1  volesse, 
che  li  statuti  si  devesen   oservare, 
8275  rason  facendo  a  zaschun  chi  l'avesse. 
Ordinato  fu  du'  capitanij  fare 
per  sorte  uno  de  li  dui  quartieri 
e  per  se'  mesi  divessen  durare; 

Compiuto  che  fosse  se'  mesi  intieri 
S280  che  a  sorte  du'  altri  se  ne  facesse, 
zo  era  uno  di  altri  quartieri. 

E  lì  a  drita,  cum  li  fave  messe, 
a  Pinamonte  si  vene  la  sorte 
di  Bonacolsi,  a  chi  ben  li  stesse. 
S285        Lo  suo  compagno,  chi  era  discreto  forte,  25 
fu  Ottonello  di  Zanechalli  cortese, 
a  lui  tochò  e  si  li  vene  per  sorte. 

'Introno  in  rezimento  palese 
e  molto  discretamente   rezìa, 
S290  e  da  oltrazi  zaschun  eran  diffesi.  30 


0 


(Cap.  CXXXIV). 

RECUPRATO. 


De  castro  Marcharie 


Mille  ducent  setantacimque  choria, 
fu  sì  grande  il  zelo  per  tuto  il  mondo 
che  arbor  e  vigni  sechar  si  facìa. 

Alberto  da  la  Schala,  homo  iocundo, 
8295  in  quel  anno  di  Mantua  potestate, 

di  far  rasone  a  zaschun  si  fu  mundo. 

Civello  conte  in  sua  libertate 
lo  Castel  di  Marcharia  si  avìa, 
per  libri  novemilia  ducent  prestati. 
8300        Mantuani  quello  si  lo  reschodìa 
e  di  presenie  lo  dito  fen  disfare 
perchè  non  fosse  a  Mantua  più  bastìa. 


OD 


40 


45 


vv.  8228-8242.  sono   in   B  parte  del  cap.    CXXXV ;  anche  qui  tuttavia   riappare   l'originale  divisione  per  la  segna- 
tura in  rosso  del  capoverso   —   v.   8236.    Fricleho  A;    corretto  in  B  —   vv.    8243-S302.  /'   capp.    CXXXIII  e   CXXXIV 
corrispondono  al  cap.    CXXVI  in  B  —  v.  S266.  inteleto  B  —   v.  S274.  dovesen  B  —  v.  8279.  intierl|  integri  B  — 
v.  8:90.   non  segue  in  B  la  rubrica  di  un   nuovo  cap.,  solo  il  capoverso  è  segnato  con  lettera  cospicua  rossa;   una  mano  se- 
5     riore  Vita  tignata  a  lato  —  v.  8295.    podestatc   B  —    v.  S2'>7.  Cinello   />' 


[AA.  1275-12771 


DI  BONAMENTE  AUl'KANi)! 


119 


(Cap.  CXXXV).  -   De   Pinamonte  de   Bo- 

n.\( oi.sis   FIRMA  ro  CAPII  A.NEO  Man  CUE, 

5  'Quel  Pinamonte  distrilo  si  dicìa, 

pensò  cum  vezo  di  farla  al  compagno, 
8305  di  febraro  lo  mese  si   lo  facìa. 

IVr  sorte  a  lui  li  vene  a   star  stagno 
in  palazo,  dove  la  note  stasia, 
10  mal  pensò  perdio  li  fosse  guadagno. 

Mandò  una  note  dove  il  stasia 
83:0  lo  compagno  che  a  palazo  vencse, 
per  gran  facenda  indusia  non  sia. 
A  Ottonello  la  voluntà  si  eresse 
15  d'andar  tosto  per  volir  sapire, 

timendo  di  cosa  che  noia  facesse. 
8315        Era  aprestato  cum  grand' ardire 
al  palazo  vegio  per  darli  la  morte, 
corno  fu  zunto  e  senza  altro  dire, 
20  Serato  fue  infra  li  due  porte, 

lui  e  lo  familgio  fono  schavalchati, 
8320  cum  era  l'ordine  dato  li  fu  morte. 
Pinamonte  ai  familgi  ordinati, 
li  corpi  loro  si  feci  sepelire  * 

25  comò  di  loro  li  ordeni  eran  dati. 

Per  un  altro  meso  mandò  a  dire 
8325  a  la  casa  de  Ottolino  Zanechalo 
che  prestamente  si  deza  venire. 

La  donna  si  rispose  che  a  cavalo 
30  lui  e  lo  familgio  si  eran  andati 

a  lo  palazo  senza  alchuno  falò. 
8330        Lo  familgio,  chi  sapìa  li  orden  dati, 
tornò  da  Pinamonte  a  recitare, 
mostravan  di  questo  esser  atristati. 
35  Pinamonte  cominzò  di  cridare 

dicendo:  oimè,  oimè  !  que  è  questo? 
8335  'mostrando  di  vendita  volir  fare. 

Mandò  per  citadini  molto  presto 
e  questo  fato  si  li  prese  a  dire 
40  cum  gran  lamento  ch'el  facìa  di  questo 

Dicìa;  questa  non  è  chosa   da  tacire, 
8340  anci  è  fato  da  farne  gran  justitia; 
que  modo  vi  pare  chi  sia  da  tenire? 
Questo  è  proceduto  da  grande  nequitia, 
45  li  suoi  inimici  si  l'averano  morto, 


punir  si  volt  la  ma  gran  malitia« 
.  ;  1 ,        Imi  fato  gì  '"'  <  ircham  forte 

per    volir  sapir   (  omo   l;i   diossa   era, 
non    se    ne   sape    inai    trovar   li    sorte. 

Pinamonte  cum  la  sua  mente  feraj 

passato  il   fato  che  più  non  se  n'  elida, 
8350  presto  penaoe  de   un'altra  mainerà: 

Cum  zentili   homeni   brigata  lana 
ogni  zorno  a  cena  a  disenare 
e  questo  modo  cum  lutti   tenia: 

In  podio  tempo  sepe  si  fare 
8355  che  amor  li  presse  tutta  la  zentileza, 
sempre  cum  lui  eran  a  conversare. 

Presse  in  quel  tempo  tanta  baldeza, 
che  per  altri  se'  mesi  fu  rilirmato 
lui  solo,  chi  li  fu  grand'  alegreza. 
8360        Sappe  in  quel  tempo  sì  prender  lo  stato 
che,  in  capo  dil  termine  ch'el  avìa, 
fu  capitanio  general  chiamato. 

Firmosi  forte  in  la  signoria 
e  rezìa  sì  alta  e  aspramente 
8365  che  a  molti  forte  si  ne  recresìa. 

Vene  sì  grand  che  non  temìa  niente, 
in  far  di  mazori  quello  li  piacìa, 
sì  che  gran  parte  ne  stavan  dolente. 

(Cap.  CXXXVI).  -  De  morte  domini  Ma- 
stini de  la  Scalla  et  de  dominio  Pi- 
namontis  de  bonacolsis. 

'Mille  ducent  setantasete  chorìa, 
8370  meser  Mastino  da  la  Schala  fu  morto, 
quatro  frateli  da  Pigazo  l'ucidìa. 
Meser  Antonio,  cavaler  acorto, 
da  Nogaroli  si  era  chiamato, 
e  preso  a  meser  Martino  si  fu  morto. 
8375        L'altro  zorno  dredo  si  fu  piato 
Isvardo,  di  Scharameli  si  dicìa, 
e  Giberto  di  Bechari  chiamato. 

Dum  Alberto  da  Suane  si  dicìa, 
abbate  di  san  Zeno  honorato, 
8380  e  Pusinella  cum  lui  in  compagnia. 
Un  fratel  de  Isvardo  famato 
cum  tri  compagni  che  secho  avìa, 
castelan  di  Rever  si  acompagnato, 


•.    t.  1162 


Mur.    e,  1163 


e.  XXVII,  e.  2 


tv.  8303-8368.  il  cap.  CXXXV  risponde  in  B  al  cap.  CXXXVII  —  v.  8310.  venisse  B  —  v.  8314.  inoia  afa- 
cesse B  —  v.  8325.  Ottolino]  Otonello  B  —  v.  8329.  fallo  B  —  v.  8356.  sempro  B  —  v.  S358.  rifermato  B  —  v.  8365. 
si  ne]  si  li  B  —  v.  8367.  a  far  di  mazori  chi  li  piacìa  B  —  vv.  8369-8404.  rispondono  in  B  al  cap.  CXXXVIII  — 
v.  8371.  Pigozo  B  —  v.  8376.  Isnardo  Scaramelli  B  —  v.  8380.  Pufinella  B  —  v.  8381.  Isnardo  B 


120 


LA  u  CRONACA  DI  MANTOVA 


[AA.  1277-1285] 


:n 


e.  ii64  llonmasaro  di  Blanchani  si  dicia 

rra,c.l  'e  Negrolo  suo  fratcl  carnale, 

tutti  dil  tratato  loro  si  sentìa. 
Zoanino  di  Bonacolsi  reale 
in  Verona  alor  potestà  stasìa, 
non  guardando  a  chi  l'avese  per  male, 
8390        La  testa  a  tutti  taiar  si  facìa, 
e  di  questo  si  fu  molto  lodato 
per  la  gran  iustitia  che  fata  avìa. 
xvu,  e.  4  Possa  dil  mese  di  novembre  puntato 

li  Arloti  e  Ugolino  Pizone, 
8395  li  Casalodi  Grosolani  trattato; 

Fedrico  Nicolò  e  compagnone, 
tutti  de  lo  tratato  lor  sapìa, 
Guelfo  e  Fradezolo  e  Barone. 

Amidase  di  Agneli  in  compagnia, 
S400  e  Polarzento  di  Penseri  chiamato 
e  molti  altri  che  cum  secho  avìa, 

Avìan  tuti  l'animo  so  turbato 
perchè  di  suoi  si  recepen  offesa 
da  Pinamonte  capitan  levato. 
8405        E  tra  loro  si  fu  parte  presa 
che  Pinamonte  si  fosse  chazato 
e  cum  seguaci  chi  tolse  l'impresa. 
A  un  zorno,  corno  fu  ordinato, 
armati  cum  li  sue  spate  in  mano, 
S410  al  punte  Leona  si  fu  l'ascherato. 

Pinamonte,  chi  non  pensava  invano, 
sentìe  l'orma  di  quello  che  si  facìa, 
feci  tirare  a  lui  chi  era  lutano; 
Armosi  cum  tuta  sua  compagnia, 
8415  la  campana  dil  popol  fé'  sonare, 
a  la  piaza  lo  popol  si  trasìa. 

Li  Casalodi  elio'  li  altri  a  parlare 
pur  sentendo,  si  venen  a  smarire, 
gran  parte  di  loro  cominzò  fugare. 
8420        Per  gran  tema  denno  a  fuzire; 
molti  fono  presi  de  la  brigata, 
di  quali  asai  ne  fo  fato  morire. 

La  signoria  di  Pinamonte  lìrmata 
fu  magnamente  per  la  lor  partita, 
8425  piò  lo  freno  a  mano  disligata. 

Parsi  a  lui  non  esser  ben  gradita 
a  multi  grandi  la  soa  signoria, 
vene  a  far  vendeta  molto  ardita. 


'A  molti  nobille  mise  angaria 
3430  che  for  di  la  terra  fono  confinati, 

e  chosì  zaschuno  de  chi  riguardo  avìa. 

Molti  e  multi  ne  sono  chazati, 
tanti  che  lui  se  viti  esser  securo 
di  quelli  altri  che  dentro  fon  lassati 
S435  Umiliosi  e  non  fue  più  duro, 

facìa  ben  rezimento  dei  citadini, 
che  di  vinditi  fato  era  maturo. 

'  Iustitia  facìa  a  grandi  e  pezinini, 
sì  che  zaschuno  ben  avìa  so  drito, 
S440  citadini  contenti  e  contadini. 


10 


(Cap.CXXXVII). -De  multi  s  \.  »vi  1  a  1 1  bus  et 

DE   MORTE   PlXAMOXTIS   DE  BONACOLSIS.     15 

Mille  ducent  settantaoto  chorìa, 
di  mazo  era  ch'el  si  comenzava 
contra  Casalodi  che  Gonzaga  tenia. 

Mantuani  bandezati  la  involava,  20 

S445  possa  a  Pinamonte  la  dasìa, 
di  bando  asa'  di  loro  si  tirava. 

Anchor  del  dito  mese  si  nasìa 
da  Mantuani  guerra  cum  Bresani, 
e  Veronesi  cum  Mantuan  tenia.  25 

8450        E  dil  mese  di  novembre  li  Paduani 
cum  Vicintini  in  Veroneso  venia, 
presen  Cologna  cum  molti  vilani. 

Non  durò  longa  che  pace  lor  facìa, 
Paduan  e  Vicentini  a  ca'  tornava,  30 

8455  ben  contenti  di  Cologna  che  avìa. 

Mille  ducent  setantanove  chorìa 
che  per  la  soa  parte  Bresani  pace 
cum  Mantuan  e  Veronesi  facìa. 

Mille  ducent  otanta  dil  Signore  35 

S460  fue  diluvio  d'aque  per  tuto  il  mundo, 
tal  che  Mantua  afondoe  alore. 

Mille  ducent  otantaun  chorìa, 
quelli  da  Riva  si  fono  chazati, 
fu  la  seconda  che  chazati  fìdìa.  40 

S465        Alchuno  di  loro  fono  bandezati, 
e  a  multi  li  confine  li  fu  dato, 


la  domenega  di  carnesal  chazati. 

Mille  ducent  otantacimque  puntalo, 
Vicentini  e  Paduani  pace  facìa, 


45 


v.  8405.  incomincia  in  B  il  eap.  CXXX1X ',-  e  tra  loro]  mo'  tra  loro  B  —  r.  8407.  tolse]  tolcse  H  —  v.  S413. 
luntano  B  —  v.  8438.  pizcnlni  /»'  —  vv.  8441-84S5.  cioè  il  cap.  CXXXV'JI  si  riattacca  in  B  al  precidente  ;  il 
capoverso  tuttavia  è  segnato  con  lettera  più  cospicua  e  ro<<:a  —  v.  8450.  novenbro  B  —  v.  8453.  lunga  B  —  v.  8464. 
sccunda   B 


(AA.  1285-1308| 


DI   BONAMENTE  ALIPRANDl 


121 


io 


15 


20 


8.|7o  cum  Man  tua  ni   di  guerra   era  Stata 

E  Verone»!  alor  cuna  Mantuan  tenia, 

tenno   pace  e  bon  amor  mostrava 
ben  ch'ai  vero  dentro  no'   l'avìa. 

Pinamonte  Mantua  dominava, 
8475  e  quando  lui  fuc  in  grande  stato 
e  di  farsi  mazor  signor  si  pensava, 

La  morte  suo  meso  si  ebt:  mandato, 
lasò  lo  corpo,  l'anima  portò  via, 
li  Mantuani  ne  fecen  gran  piurato. 
8480        Mille  ducent  nonantatrì  chorìa, 
Pinamonte  paso  di  questa  vita, 
a  sete  d'otobre  l'anima  si  partìa. 

La  morte  di  Pinamonte  schonlìta 
a  Mantuani  grande  si  dasìa, 
84S5  per  grand  amor  avian  in  lu'  fita. 

(Cap.  CXXXVIII).  -  De  dominio  Bardeloni 

DE   BONACOLSIS. 

'Bardelon  di  Bonacolsi  sucedìa, 
di  Pinamonte  parente  carnale; 
di  Mantua  capitanio  fidìa. 

Era  Bardelon  un  signor  non  reale, 
25   8490  in  signoria  non  era  ben  voiuto, 

facìa  de  li  chosi  chi  stasivan  male. 

Ben  parìa  esser  homo  ben  saputo, 
pur  fidìa  tenuto  esser  crudo  e  forte, 
si  ch'el  non  era  da  zente  ben  voiuto. 
30  8495        Avìa  in  suo  fratel,  si  dicìa,  acorte, 
Taino  per  suo  nome,  schotemato, 
ancho  lui  facìa  de  li  chose  torte. 

'In  suo  tempo  dil  suo  dominato, 
mille  ducent  nonantaoto  choria, 
35   8500  lo  sangue  de  Christo  alora  mostrato 

Gran  miracoli  in  Sant'Andrea  facìa, 
quelli  miracoli  si  vedìa  tutta  zente, 
cechi,  zopi,  livrosi,  tutti  guarìa. 

Anchor  un  altro  fato  meti  mente: 
40  8505  un  foio  de  vino,  che  in  gesa  metìa, 
andava  a  bere  chi  di  sete  sente. 

Durò  tanto  quanto  miracol  facìa, 
mai  non  manchò  a  zaschun  satisfare, 
più  che  dece  millia  di  quel  vino  bevìa. 
45  8510        Bardelon  e  lo  suo  signorezare, 


per   non    guardarsi    inan/.i,   si    '1    \><  idi.i, 

Bottesella  suo  parente  l'usurpare 
Bardelon  e  Taino  se  ne  lu/.ìa, 
a  Padna  Bardelon  si  andoe( 

8515  Taino  a  Fcrara  si  te   india. 

A  Padua  Bardelon  si  laaoe 
lo  so  corpo  e  l'anima  andò  via; 
Taino  a  Fcrara  si  morì  por. 

(Cap.  CX.XXIX).  -  De  dominio  Botesele  de 

BONACOLSIS. 

Mille  ducent  nonantanove  chorìa, 
8520  Botesella  e  li  frateli  fono  signore, 
di  Mantua  si  aven  la  signorìa. 

Mille  trecent  notare  debie  anchore  : 
la  torre  cum  lo  palazo  si  fé'  fare 
Botesella  capitanio  alore. 
8535        La  certeza  di  la  torre  dezi  pensare, 
eia  è  quella  dove  si  vende  il  sale, 
in  nul  altro  luocho  se  ne  può  comprare.   e-  xxvni,  e.  1 

Botesella  chavalero  liale, 
in  mille  trecent  oto  lui  si  morìa; 
8530  rimase  Pasarino  so  fratel  carnale. 

(Cap.  CXL).  -  De  dominio  Pasarixi  de  Bo- 

NACOLSIS  ET  DE  DOMINO   SUI   AMISSIONE. 

La  signoria  a  Pasarino  fu  data, 
'  era  homo  di  benigno  aspetto,  c-  xxvm,  e.  2 

e  sempre  secho  tenia  gran  brigata. 
Di  citadini  cum  animo  perfetto 
8535  àvìa  sempre  seco  a  tenir  compagnia,  mor.,  c  hós 

dandosi  cum  loro  piacir  e  dileto. 

Non  feci  mai  lui  aspra  signoria, 
usava  in  suo  rezimento  dolzeza 
più  che  li  pasati  fato  avìa. 
8540        Cum  zaschuno  facìa  dimestegheza, 
e  sopra  tuto  amava  li  parente, 
a  lor  facendo  ogni  piasevoleza. 

Avìa  Francischo  so  fìol  valente, 
che  molto  tignia  gran  signoria, 
8545  a  zentilezi  tenia  molto  la  mente. 
Viviano  cum  grande  vigoria, 
era  la  cita  tuta  piena  di  zente, 


v.  8479.  purato  B  —  vv.  8486-8518.  rispondono  in  B  al  cap,  CXL  —  v.  848S.  si  fidìa  B  —  v.  8494.  voiuto] 
vezuto  B  —  v.  8503.  liprosi  B  —  v.  8505.  foio]  soio  B  -  giesia  B  —  v.  8506.  chi  avìa  site  andava  a  bere  vera- 
mente B  —  v.  8512.  Botesela  —  w.  8519-8530.  rispondono  in  B  al  cap.  CXL/  —  w.  8531-8629.  rispondono  in  B 
al  cap.  CXLII  —  v.  8538.  dolceza  B  —  v.  8539.  fato  non  avìa  B 


122 


LA  u  CRONACA  DI  MANTOVA 


[AA.  1308-1328] 


che  homcni  d'arme  dece  mille  facìa. 
Da  parte  di  donna  avìa  un  so  parente, 
.  Luise  da  Gonzaga  era  chiamato, 
nobel  homo,  cortese  e  prudente 
Questo  Luise  molti  lìoli  avìa, 
li  tre  mazori  si  se  nominava 
(iuido,  Filippin  e  Feltrino  si  dicìa. 
8555         l'avarino  molto  si  li  amava 
porcile  eran  tutti  valorosi 
e  gran  d'amor  a  tuti  si  portava. 
1.,  e.  1166  'E  per  tal  casone  eran  più  poderosi, 

in  la  cita  avian  granda  parte, 
8560  di  farli  grandi  eran  desidrosi. 

Filippino  nobile,  chi  avìa  l'arte 
di  zentileza  e   in  dir  e  in  fare, 
e  ai  bisogni  sapìa  ben  di  Marte, 

Cum  Francischo  comenzò  a  usare, 
S5C5  di  Bonacolsi  dicho,  era  nato 
di  Pasarino  ch'era  lo  suo  pare. 

Tegnìan  tra  lor  valoroso  stato, 
avìan  de  la  terra  valente  compagno 
da  Saviola  Alberto  chiamato. 
8570        Diletto  si  tolìan  senza  lagno, 
baiar,  cantar,  chazar  e  doniare, 
in  tal  facende  stasìa  lor  guadagno. 

Vene  un  zorno  in  dil  suo  andare, 
Francisco  e  Filipino  corezati 
S575  disen  parole  calivi  e  de  mal  fare. 

Insieme  non  vano  com'eran  usati. 
Filipin  e  Alberto  di  compagnia 
che  da  Francischo  non  eran  guardati. 
Nasìa  tra  loro  granda  zilosìa, 
S5S0  tra  Filipino  e  Francischo  maligno, 
che  mal  da  morte  intrambe  si  volìa, 
Ma  Filippino,  ch'era  più  benigno, 
f  ,,,,;  non  mostrava  che  di  zò  ne  curase, 

e  d'alchun  atto  non  passava  il  signo. 
xvnr,  r.  3   8-  'Pur  la  fortuna  Francischo  si  trasse 

a  un  zorno  parlar  vilanamente, 
tristi  parole  di  sua  bocha  nasse: 
xviii  e  4  Filipino!  convien  che  tu  ti  pente; 

tu  vai  doniando  la  donna  mia, 
8590  faroti  chosa  che  serai  mal  contente. 

Io  ti  prometto,  convien  che  tosto  sia 
che  tua  moiere  si  forneroe, 
e  presente  tie  la  averò  in  balìa. 
Filipino  alora  si  consideroe 


;  che  Francischo  era  lìol  dil  signore, 
cum  podio  dir  a  lu'  si  parloe; 

Dicìa:  Francischo  non  t'è  honore 
lo  parlar  che  fai  sì  disonesto, 
questo  diroe  a  tuo  patre  signore.  5 

S600        Francischo  rispose  cum  parlar  sonesto, 
sì  che  Filippin  forte  corezato, 
da  Francesco  partirsi  si  de  destro. 
Alberto  a  Filippin  ebbe  parlato, 
dicìa:  ucidemo  questo  traditore  10 

8605  e  dil  mal  dir  si  sia  ben  pagato. 

Filippino  cum  animo  di  valore 
disse:  aspettemo  tempo  di  vendeta, 
che  tosto  vira  cum  nostro  grand' honore; 
Non  si  vole  a  questo  avir  freta,  15 

S610  ma  cum  sapir  a  nu'  si  convien  fare 
che  non  contrasse  cosa  ria  e  streta. 

Di  questo  cum  Guido  ebe  a  parlare, 
ch'era  suo  fratel  molto  prudente, 
li  parole  di  Francisco  recitare.  20 

S615        Guido  ne  fu  d'animo  mal  contente, 
disse  a  Filipin:  non  t'impazare! 
quando  ti  '1  dirò  fa,  che  sei  valente, 
Filippino,  ciò  che  voi  voio  fare, 
andosi  cum  Alberto  a  solazo,  25 

8620  a  star  in  villa  per  dovir  oselare. 
Era  alota  dil  messe  di  mazo, 
stavan  in  villa  a  darsi  diletto, 
ma  Filippin  portava  mal  corazo. 

Guido  che  in  l'animo  avìa  dispetto,       30 
8625  quando  fu  tempo  di  la  medizone 
montò  a  chavalo  senza  rispetto  ; 

D'andar  a  Marmirolo  trovò  casone 
per  volir  far  meder  e  segare, 
il  tempo  il  dava  ed  era  la  sasone.  35 

S630        'E  stando  lie  cominziò  di  tratare 
cum  messer  Gian  da  la  Scala  grande, 
aprendo  a  lui  quel  che  volìa  fare. 

Guielmo  da  Castelbarcho  pande, 
lo  qual  si  era  so  vero  cugnato,  40 

SG35  '  la  sua  voluntà  che  l'avìa  grande, 

Dicendo:  óe  in  l'animo  terminato 
di  volir  tor  Mantua  a  Pasarino 
se  da  messer  diane  sarò  aiutato. 

Pregalo  ch'el  mi  voia  per  suo  visino,   45 
8640  faroli  sempre  bona  visinanza, 

lìdel  mi  trovarà,  netto  cum  rubino. 


v.  S549.  di    donna    uno    so  B    —  v.  8560.    desiderosi    B   —  t.  S566.    padre    B    —  v.  S5S6.    villamcntp  B  — 
v.  8^00.  serai]  sarà  —  v.  8592.  toa  B  -  forniroc   B       v.  Sr03.  bailia  B  —  v.  8611.  incontrase  —  vv.  S630-8701.  ri- 
xdonc  in  B  o!  <•<!/>.   CX LUI —  v.  8639.  retino  B —  v.  S640.  sempro  /)',  qui  e  altrove 


[A.   1828| 


DI    HONAMKNTK   ALIPRAND1 


123 


Guielmo,  Bonza  alchuna  dimoranza, 
tornò  a  Verona  e  cum  Gian  a  parlare, 
riscosse  che,  senza  alchuna  falanza, 
8645        Era  contento  volirlo  alutare 
5  di  zente  da  podi  e  da  chavalo, 

ma  prima  volla  cum  Guido  rasonare. 
Guido  non  tardò;  senza  intervallo 
di  note  chavalchò  a  Verona  forte, 
8650  dato  l'ordene  compiilo  senza  fallo, 
10  Tornò  a  Marmirolo  cum  conforte 

e  dimandò  li  sue  amistate 
anclior  li  capitani  da  li  porte. 
Quando  li  amici  fonno  avisate 
S655  dil  zorno  ch'el  fato  far  si  devia, 
15  zaschun  pensò  d'esere  aprestate. 

D'agosto  lo  die  di  santa  Maria, 
Luise  cum  i  fioli  secretamente 
in  cha'  sua  gran  zente  si  avìa. 
8660        E  Guido  so  fiol  simelmente 
20  a  Marmirolo  la  zente  da  Verona 

cum  altri  amici,  non  tardò  niente. 

E  la  matina  zaschun  si  sperona, 
li  capitanij  da  li  porti  aspetava, 
8665  cum  era  dato  l'ordine  si  rasona. 
05  Fecen  l'intrata  che  non  dimorava; 

Filippin  ch'era  dentro  aspettando, 
oidi  la  zente  che  forte  cridava, 

Da  chasa  usìo  armato  cum  lo  brando: 
S670  viva  Gonzaga  e  Pasarino  mora  ! 
30  e  per  tal  modo  andava  cridando. 

Pasarino  a  chaval,  usito  fora 
dil  suo  palazo,  venia  ver  la  piaza, 
oldìa  il  cridar  che  si  facìa  alora. 
8675        Voltò  in  dredo  lo  chaval  e  la  faza 
35  per  tornar  a  casa  se  lui  posìa, 

ma  di  presente  li  vene  mala  traza. 

Alberto  Savi  ola,  chi  non  dormìa, 
dal  palazo  da  la  Rason  lo  trovoe, 
8680  pasolo  cum  un  stocho  ch'el  avìa. 
40  Lo  cavalo  Pasarino  si  portoe 

al  suo  palazo  e  dentro  volsi  intrare, 
ferì  in  la  porta  e  sì  se  amazoe. 
Francisco  so  fiolo  fecen  piare, 
8685  a  Castelaz  Mantuano  lo  mandono, 
45  in  fondo  di  la  torre  lo  fecen  zitare. 


A    molti    CÌtadinJ    simile    inconUoiio, 

chi  tenian  cum  Bonacolsi  amistate, 
pur  alchuni  in  la  terra  lasono. 
B690      E!  pur  asai  ne  fono  confinate, 

'asai    per   porte    e   <  hi    per   nave    in/.)  t.  XXIX,  e.  i 

chi  era  trovato  avia  mah'   derate. 

Pasarino   in   la  .sua  signoria 
la  cita  de  Modena  aquistare 
8695  e  altri  chosi  magni  ni  facìa, 

E  una  bataia  cum  Bolognesi  fare 
apreso  il  borgo  di  Panigal  era, 
sconfìsse  i  Bolognesi  e  vergognare  ; 

'De  honor  a  Modena  tornò  la  bandera,   mi«.,  e.  noi 
8700  mille  trecent  vintioto  chorìa, 

la  morte  lo  portò  in  la  sua  schera. 

(Cap.  CXLI).  -  De  dominio  dominorum   de 

GONZAGHA. 

Mille  trecent  vintioto  chorìa 
che  quelli  da  Gonzaga  ebben  l'honore 
e  che  di  Mantua  tolsen  signoria. 
8705        Luise  si  fu  chiamato  signore, 
ma  li  tre  suoi  fioli  si  rezìa: 
Guido,  Philippin  e  Feltrin  di  valore. 

Facìan  asa'  bona  signorìa, 
e  per  lo  simel  li  suoi  successori, 
8710  pur  gè  n'è  stato  cum  cruda  tiranìa. 

Contirò  di  loro  quali  fon  miori 
e  corno  fenno  in  li  suoi  rezimente, 
recitando  dal  mazor  ai  menori. 

Guido  fu  largo  savio  e  sacente, 
8715  forte  pechò  in  volir  luxuriare; 
ebbe  tre  fioli  chi  fono  valente. 

Primo  fu  Ugolino  in  dire  e  in  fare, 
lui  avanzò  la  casa  di  sapire, 
sazo  e  fero  in  devir  armezare. 
8720        Ludovicho  secundo  ti  so  dire, 
fin  ch'el  non  fu  signor  era  niente, 
lo  terzo  Francischo  bel  a  fedire. 

Filippino  vivìa  altieramente 
e  fioli  legiptimi  non  avìa, 
8725  tuta  la  cha'  era  lui  obidiente. 

Stasìa  sempre  cum  granda  compagnia, 
piacialli  cazar  e  oselare, 


v.  8652.  le  soe  B  —  tv.  S675-8686.  in  B  è  la  seguente  nota  d'altra  mano:  Regnarunt  illi  de  Bonacolsis  annos  53 
nam  inccperunt  1275  a  Pinamonte  et  finierunt  1328  in  B.  Passarinum  die  36  augusti  qua  die  exaitata  fuit  Prosapia 
Gonziaca  —  v.  8701.  soa  schiera  B  —  tv.  8702-8737.  rispondono  in  B  al  cap.  CXLIV —  v.  8705.  giamato  B,  qui  e  al- 
trove —  v.  8709.  sucesori  B  —  v.  8710.  cum  cruda  tirania]  che  ben  non  rezìa  B  —  v.  8711.  meiori  B  —  v.  8713.  mi- 
nori B  —  v.  871.V  pur  pccò  —  v.  S719.  dovir  B  —  v.  8724.  legitimi  B  —  v.  8727.6  ancho  oselare  B 


124 


LA  a  CRONACA  1)1  MANTOVA 


[AA.  1328-1340J 


*C:X,  e.  3 

,  e.  Uù9 


li  chose  magne  molto  li  facìa. 

Lo  terzo,  Keltrin  si  facìa  chiamare, 
dato  a  far  fosse,  forteze  e  muri, 
e  in  quel  era  tutto  lo  suo  fare. 

Questo  facìa  per  esser  ben  securi, 
li  frateli  non  si  volia  impazare, 
lasava  a  lui  chotai  fatiche  duri. 
B735        La  terra  feci  lui  tutta  murare, 
non  g'era  fosse,  né  palanchato, 
per  nave  si  possìa  uscir  e  intrare. 

(Cap.  CXLII)  -  Di:  magna  curia  facta  per 

MAGNIFTCOS  DOMIXOS   DE  GOXZAOIIA. 

'Inanzi  che  più  oltra  faza  andato, 
contirò  di  la  gran  corte  fu  fata; 
8740  mille  trecent  quaranta  apuntato. 
Da  nobili  e  grandi  animi  trata 
tre  da  Gonzagha  moier  menone, 
diroti  quali,  cura  in  scrito  sa  chata. 
A  Luise  da  Gonzaga  cominzarone, 
8745  una  donna  di  Malaspini  tolìa, 
Corado  so  fiolo  un'altra  sposone 

Di  la  cha'  di  Becharia  da  Pavia: 
la  terza  da  la  Schala  si  era, 
Ugolino  quella  donna  si  tolìa. 
87 50        Quella  da  la  Schala,  donna  altera, 
sorella  era  de  meser  Mastino, 
di  superbia  avìa  granda  e  fera; 

E  perchè  la  corte  più  d'onor  fino 
avesse,  molti  chavaleri  si  facìa; 
8755  contirò  tutto  fina  a  un  lupino. 

Baron  e  chavaleri  asa'  venia, 
foge  una  grande  zentileza; 
contirò  tuto  e  lo  dono  che  facìa. 
Mastino  dalla  Schala  per  certeza 
S760  vintiquatro  robe  di  pano  portoe; 
diroti  come  fue  la  sua  fateza. 

Gonella  e  guarnaza  dicho  aloe, 
apresso  capuzo  e  mantel  fodrate 
corno  qui  apresso  ti  contiroe: 


8765         Di  veluto  di  grana  li  sei  mostrate, 
cum  boton  d'arzento  dorati, 
di  varo  bello  tutte  eran  fodrate. 

Li  altri  sei,  cum  quelle  apresentati, 
di  mesghio  erano  di  dui  colore,  5 

8770  belle,  riche  e  di  varo  fodrate. 

L'altre  dodece,  si  ti  conto  anchore, 
di  dm  mesgij  molto  ben  frisate, 
fodrati  d'agnello  si  usava  alore.  10 

Lo  marchese  da  Est  per  ventate, 
S775  di  scarlato  e  verde  sei  robe  portoe, 
molto  belle  e  di  varo  fodrate. 
Anchor  sei  si  n'apresentoe 
simele  a  quelle,  fodrate  d'agnelino,  15 

forniti  d'arzento  a  nesuna  manchoe. 
S7S0        Anchor  di  Vesconti  meser  Luchino 
robe  vintiquatro  si  apresentoe 
di  dui  mesgij,  fodrati  di  conino. 

Meser  Maphio  Vesconti  si  donoe  20 

cum  altri  ambasator  milanese, 
S7S5  vintidue  robe  molto  belli  portoe. 

Alchune  di  scarlato  fate  a  schese, 
de  mesgio  secho  eran  a  du'  cholore, 
altri  di  verde  cum  divisa  francese  25 

Fodrati  di  varo  e  frisi  di  valore, 
8790  oto  di  varo  e  oto  d'agnelino 

'e  l'altri  sei  di  chonìo  s'usava  alore. 

Erano  tutti  di  pano  ben  fino, 
frisate  e  botonate  d'arzente,  30 

che  ben  seguian  a  quelle    di  Luchino. 
8795        Meser  Iacomo  da  Charara  valente 
di  mesgio  bello  dece  robe  frisate, 
fodrate  di  varo  e  fornite  d'arzente. 

Guielmo  da  Castelbarcho  certate,  35 

robe  due  di  scarlato  colore, 
SSoo  forniti  d'arzento,  di  varo  fodrate. 

Anchor  di  mesgio  due  a  bon  colore 
cum  altro  pano  a  traversi  stava, 
di  chonìo  fodrate  e  frisi  di  valore.  40 

Ambasator  veneciani  presentava 
8S05  due  gran  robe  di  veluto   di  grana, 


v.  S737.  seguono  in  B  le  otto  terzine  seguenti:  Di  primi  fioli  sì  t' ò  recitato  |  clic  Luise  de  la  prima  dona 
avìa  |  e  di  fioli  de  Guido  lodato  —  Di  Feltrino  lo  quale  solicito  si  dicìa  |  si  naque  quatro  fioli  al  ver  dire  |  l'uno 
di  quali  Petro  nome  avìa  —  Lo  secondo  Guido  nome  avire  |  cavalir  di  gran  seno  riputato  |  saputo  fue  e  di  gran- 
d'ardire  —  Lo  terzo  fu  Guidino  nominato  |  lo  quarto  Adoardo  si  giamare  |  intra mbe  fono  d'animo  riposato  — 
5  De  lo  dito  Luise  se  recitare  |  di  la  secunda  dona  ancora  naque  |  tre  fioli  ti  voio  nominare  —  Lo  primo  Corado 
come  si  sape  |  lo  sccundo  Alberto  nominato  |  lo  terzo  fu  Fcdrlcho  chi  piaque  —  De  la  terza  dona  sia  contato  | 
Azo,  Iacomo  e  Zoanc  ne  nasìa  |  quest'è  la  prole  de  Luise  famato  —  Grande  stato  tuti  li  primi  tenia  |  in  ogni 
pirte  de  loro  si  parlare  |  de  11  gran  lati  che  loro  si  facìa.  —  vv.  873S-9032.  cioè  ;l  cap.  CXLII,  rispondono  in  /.' 
al  cap,  CXLV  —  v.  8743.  moir'  B,  qui  e  altrove  —  v.  8783.  Mesir  Mafco  Vescliontc  B  —  v.  S791.  di  chonino  fono 
io    lorc  B  —  v.   8803.   chonino   B,  qui  e  a'tro 


[A.  1340| 


DI  BONAMENTE  ALIPRAND1 


fodrati  di  vaio  e  di  frisi  li  adobava. 

'Lì  Chavalchaboi  di  mesgio  di  Urna 
robe  sei  di  du'  color  apresentoe, 
fodrati  d'agnolo  cuna  fodra  sanai 
5  ss  io       Li  segnor  di  Becharia  si  donoc 
robe  sei  di  mesgio    molto  bello, 
di  conio  fodrate  apresentoe* 

Quel  da  Landò  Manfrò  Novello 
e  Angusoli  insema  di    brigata, 
10   8815  robe  tredese  a  mita  cum  morello; 

Li  mezi  di  varo  erano  fodrata, 
l'altre  d'agnello  cran  fodrate, 
di  molto  arzento  erano  adobata. 

Francisco  Gangalandi  per   ventate, 
15   SS20  robe  quindeci  di  diversi  colori, 
di  pelle  agneline  eran  fodrate; 

Anchor  due  robe  e  d'altri  colori, 
senza  mantelo,  fodrati  d'agnelino, 
avìano  per  suso  d'oro  molti  fiore. 
20  8S25        Li  Buchini,  di  mesgio   molto  fino, 
due  robe  a  la  corte  presentoe, 
fodrà  di  varo,  l'altra  d'armelino. 

Azo  Malaspina,  lui  si  donoe 
robe  due  di  veluto  a  du'  colori, 
25   8830  di  varo  fodrati  anchor  si  portoe; 

Roba  una  di  bruna  fata  a  fiori, 
cum  vidalbe  d'oro  eran  intorno, 
un'altra  di  scarlato  cum  bei  labori. 

Ridolfo  da  Petramala  adorno, 
30  8835  robe  due  a  la  corte  si  donoe, 

l'una  scarlato,  l'altra  azuro  forno; 

Di  varo  fodrate  cum  frisi  frisoe, 
inbotonate  d'arzento  dorato, 
tuti  compiiti  di  zio  che  li  bisognoe. 
35   8840        Bonoto  Malavesina  adornato 
robe  due  di  mesgio  e  fodrate, 
inbotonati  d'arzento  dorato. 

Bonifacio  Carbonese  per  ventate, 
'di  scarlato  robe  due  e  varo  avìa 
40   8845  zaschuna  soto  e  di  frisi  ornate. 

Pollo  di  Adegheri  portar  facìa 
robe  due,  l'una  di  mesgio  bello, 
l'altra  di  verde,  fodra  varo  avìa. 

Lo  nobille  Zoane  da  Guininzelo 
45   8850  robe  due  di  celestro  si  portoe, 


di    varo    fodratfl   cum    fornimento    bolo. 

Rambaldino  Tonitelo  donoe  »#.  imi 

una  roba  di  mordo  di  grana, 

di  var  fodrata  quella  apresentoe. 
8S55        Dina  da  Nogaroli  non  vilana, 

uno  par  di   robe   di    varo   fodrata, 
era  morello  bello  e  tinto  in  grana. 

Uberto  Palavesino  un'altra  fodrata 
roba  dico,  di  mesghìo  bruschino, 
3S6o  d'arzento  e  di  varo  ben  adornata. 

Luchino  Spinela,  Zulino  Fantino 
una  roba  di  pano  sarasinato, 
fodrà  di  varo,  era  pano  fino. 

Anchor  un'altra  di  saia  achotonato, 
8S65  di  pelle  di  volpe  era  la  sua  fodraia, 
di  boton  d'arzento   molto  adornato. 

Meser  Fenzio,  chavalere  di  gran  vaia, 
roba  una  scarlato  e  verde  era, 
fodrata  di  varo  cum  bella  frisaia. 
8S70        Gutifredo  da  Sesso  in  la  schera, 
roba  uno  scharlato  e  garifonato, 
di  conio  fodrata  e  frisata  era. 

Albertino  da  Canossa  lodato, 
roba  una  di  mesgio  a  du'  colore, 
SS75  di  conio  bello  era  lo   suo  fodrato. 

Aricho  da  Montemerlo  di  valore, 
roba  una  di  mesgio,  era  bello, 
fodra  di  conio,  lo  pano  bon  colore. 

Bosso  da  Dovara,  zentil  damisello, 
8S80  roba  una  scarlato  e  garifonato, 

di  conio  fodrata  cum  un  friso  bello. 

'Manfrè  di  Pazi,  schuder  honorato,       mur.,  e.  mi 
roba  una  di  seta  pano    donoe, 
scachato  era,  di  conio  fodrato. 
S8S5        Zoane  Palavesino  si  portoe 
roba  una  di  mesgio,  a  mitade 
di  conio  fodrata  quella  si  apresentoe. 

Luise  Taiando  di  bona  schiata, 
robe  due  di  mesgio  eran  cum  vergato,       c.  xxix,  e.  * 
8S90  la  fodra  soto  di  conio  fata. 

Fedricho  da  Zenova  honorato, 
robe  due  di  mesgio,  a  mitade 
di  pelle  di  conio  era  lo  suo  fodrato. 

Lion  Malaspina  per  acertade, 
8895  roba  una  di  mesgio  a  du'  cholori, 


v.  8806.  e  di  frisi  li  adobava]  e  frisi  frisava  B  —  v.  8809.  cum  fodra  piana  B  —  v.  8814.  Angusolli  insie- 
ma  B  —  v.  8836.  forno]  fino  B  —  v.  8S46.  Polo  di  Adegeri  B  —  v.  8852.  Ranbaldino  Torniolo  —  v.  SS5$.  Di- 
nadano  da  Nogaroli  B  —  v.  8861.  Spinella,  Zulio  F. . . .  B  —  v.  8S67.  Mesir  Fenzio  cavalir  B  —  v.  8870.  Sesso 
in  la  sciera  B  —  v.  S871.  roba  una  di  lodato  scharlato  B  —  v.  8S79.  Koso  da  Doara  —  v.  8S82.  scliudir  B  —  v.  88S4. 
scarlato  lì  —  v.  8S87.  segue  in  lì:  Donino  Palavesino  per  veritade  |  roba  una  verde  cum  secho  scarlata  |  di  conio 
fodrata  cnm  bcltade  ;  la  qual  terzina  necessaria  per  la  rima  segua  un'omiss,  dell'amanuense  del  cod.  A  —  v.  8S91.  Zenoa  B 


126 


LA  u  CRONACA  DI  MANTOVA 


[A.  1340] 


dì  conio  fodrata,  era  di  beltade. 
ci  'Luciano   Spinella  di  gran  valori, 

roba  una  di  saia  apresentava, 
di  conio  fodrata  e  liloti  di  fori, 
,  )o        Nicholino  Guazone  si  donava 
roba  una  di  mesgio  a  mitade, 
per  fodra  soto  conio  fodrava. 
Guido   Patolla  per  veritade, 
e  2  Filiberto  da  Martignana, 

i  »5  Bereta  Malaspina  acertade, 

Antonio  Malaspina  di  Graffagnana, 
Corado  nobel  da  Zenoa  chiamato, 
UU  Petro  Pitati  colorito  cum  grana, 

Petro  di  Andallo,  homo  famato, 
S910  Rolandino  da  Canossa  valente, 
Balardim  da  la  Schala  lodato, 

Ruberto  di  Ruberti  prudente, 
Puncino  di  Punzoni    cremonese, 
Ugino  di  Amati  da  Cremona  sacente, 
8915        Zoane  da  Sommo,  borio  e  cortese, 
Michelino  Picinardo  honorato, 
Venturino  da  Sommo  palesse, 

Filippino  Gangalandi  apresiato, 
Guinizo  di  Uberti,  chi  fu  valente, 
S920  Zotolla  di  libertini  lodato, 

Rainero  da  Gangalandi  posente, 
Mazardo  da  Bressa,  lial  e  zentille, 
Zoan  di  Palude,  ardito  e  prudente, 
Nicholò  da  Sesso  chi  non  fu  ville, 
S925  anchor  da  Sesso  lo  bon  Filippino, 
cum  Coppino  da  Sesso  molt'umille, 

Anchor  da  Sesso  lo  bon  Patarino, 
Nicolo  di  Ruberti  di  valore, 
Guido  di  Ruberti,  Zulino  Fantino, 
8;3o        Nicolò  di  Manfredi  achore, 
Guiduzi  di  Manfredi  prò'  e  sazo, 
Bonifacio  di  Manfredi  di  valore, 

Tomasino  dì  Manfredi,  sapir  ti  fazo, 
Pollo  di  Manfredi  secho  avia 
8935  Francischo  da  Foiano  dal  Perchazo, 
Re  da  Foiano  seco  in  compagnia, 
Aimericho  da  Foian   zentille, 
Guerzo  da  Foiano  rio  si  tenia, 
Guielmo  da  Callosa  umille, 
I  1  Cabrino  da  Canosa  provato, 

Bertolino  da  Canosa  non  fu    ville, 


.Simon  da  Canosa  giamato, 
Matheo  Boiardo  di  valore, 
Girardo  Boiardo  molto  famato, 
8945         Bonifacio  Boiardo,  dicho  anchore, 
Bertolamìo  Boiardo  valente, 
Guielmo  da  Baese;  era  cum  loro 
Ugolino  di  Carbonesi  sacente, 
Berton   Chavalchabò  e  compagnone 
8950  '  Bonacorse  di  Rugieri  prudente. 
Queli  di  quali  è  fato  mentione 
qui  di  sopra,  che  non  è  terminato, 
li  loro  doni  e  le  conditione, 

'Per  zaschun  di  loro  fu  apresentato 
S955  roba  una  d'un  drapo  e  d'un   altro 
di  pele  agnelina  fo  lo  so  fodrato. 

Rainaldo  di  Asandri,  chi  fu  scaltro, 
roba  una  di  mesgio  di  var  fodrata 
cum  frisi  d'oro,  non  g'avìa  altro. 
S960        Petro  di  Schoti  sua  cha'  chiamata, 
roba  una  color  scharlato  avia, 
di  pelle  di  chonìo  si  era  fodrata. 

Corado  da  Saviola  si  facìa 
robe  due  di  mesgio  apresentare, 
S965  un'altra  di  scharlata,  fodra  conio  avia. 
Bernardo  Schanabechi  fé'  donare 
robe  tre  di  mesgio  e  adornate, 
boton  dorati,  e  di  varo  so  fodrate. 
Torello  di  Torelli  per  ventate, 
S970  robe  quatro  si  feci  apresentare 

di  diversi  colori  e  di  varo  fodrate. 

Anchor  ti  voio  qui  apreso    contare 
di  quelli  ch'eran    provisionati 
cum  signor  di  Gonzaga    devir  stare. 
8975        Diroti  chi  sono  e  anomati: 
Guido  da  Foiano  fo  lo  primero 
robe  tre  di  pani  asa'   devisati, 

Fodrati  fono    di  varo  lczero, 
boton  d'arzento  frisati  d'or  lino; 
S9S0  chi  li  donoe  avia  cor  altero. 

Nicholò  da  Foiano,  so  chosino, 
robe  due  si  feci  apresentare 
di  varo  fodrate,  avia  lo  pano  imo. 
Guielmo  da  Foiano  feci  donare 
89S5  robe  due  de  du'  pani  a  mitade, 

di  pelle  di  conio  era  lo  suo  fodrare. 
1  loctor  da  Panicho  per  veritade, 


10 


15 


20 


23 


30 


35 


40 


45 


v.  S004.  Filibcro  nobll  da   M.    B  —  v.  Roti   BaUrdlno  B  —  v.  S913.  l'onclno  di   Punzoni  B  —  T.  8014.  da 
Cremona  om.  in  B  —  v.  S032.  di  ralore]  am-horp  B  —  w.  89  .  •  A,  integrati  con  B        r.  8966.  Sca- 

uabecl   B  —  v.  S973.  proveslonati  B  —  r.  B977.  divisati  B 


|AA.  1340] 


DI  BONAMENTE  A.LIPRAND1 


127 


15 


25 


10 


35 


40 


5 


8995 


10 


20 


robe   Ire,   diversi    colori    ;ivì;i, 
di    pelle   di    varo   erano    lodrade. 

Borazo  da  Gangalandl  si  facla 
robe  ire  Bcharlato  apresentare, 

frisate,  e    l'odre   di   varo  avìa. 

Barba  da  Foiano  si  feci  donare 
roba  una  di  mesgio  amitade 
di  conio  fodrata  feci  apresentare. 

Lì  Bignor  da  Correzza  per  veritade, 
robe  viginti  di  diversi  cliolore, 
de  diversi  fodre    erano  fodrate. 

Matheo  da  Foiano  di  valore, 
Bonifacio  da  Foiano  polito, 
Giberto  da  Foian  era  cum  lore; 

Zaschun  di  loro  cum  animo  ardito 
'roba  una  a  la  corte  si  donoe, 
di  scharlato  fodrate,  di  var  polito. 

Anchor  qui  appresso  ti  contiroe 
de  quelli  da  Gonzagha  lo  suo  donare, 
e  li  suoi  nomi  di  tutti  diroe. 

Guido  da  Gonzagha  fé'  apresentare 


9000 


9005 


9010 


9015 


9020 


9025 


9030 


45 


robe  viginti  scharlato  e  veluti, 
la  mitade  di  varo  fon  fodrate. 

Filippino  da  Gonzagha  di  virtuti, 
robe  decenove  apresentoe, 
di  var  fodrati,  belli  fon  tenuti. 

Feltrino  da  Gonzaga  si  donoe 
robe  decedoto,  eran  ben  ornate, 
la  mazor  parte  di  varo  fodroe. 

Corado  da  Gonzaga  per  ventate, 
robe  tre  si  feci  apresentare, 
di  drapo  verde  e  di  varo  fodrate. 

Alberto,  suo  fratel,  feci  donare 
robe  tre  de  diversi  colore, 
e  queli  di  varo  si  feci  fodrare. 

Ugolino  da  Gonzaga  di  valore, 
robe  quatro  scarlato  fé'  apresentare, 
di  var  fodrate,  frisati  da  honore. 

Qui  apresso  ti  voio  ricordare 
de  li  robe  chi  è  fato  mentione, 
quanti  capi  la  roba  a  non  falare. 

'Vestido  e  guarnaza,  o  guarnazone 
mantel  e  capuxo  era  roba  complita, 
cosi  fono  tute  a  complisone; 

avari  non  funo  né  zente  smarita. 


(< 'Ai-.  CXLIII),  -  De  equis,  \.rgì  rTERiis  ei 

ai. iis   ki  BUS    DO  t  CU- 

KIAM  l'Ai    1  am  PER   DI  IMINOS  DEG< 

Tute  li  robe  di  sopra  nominate 
fono  in  tuto  trentaoto  et  trecente, 

9035  a    bui  Inni    e   sonatori    donate. 

Qui  appresso  dirò,  e  poni  mente, 
li  cavali  a  la  corte  donati, 
e  chi  donoe  a  non  falir  niente. 
Quatro  destreri  ben  aparechiati 
9040  donò  quel  da  la  Sellala  messer  Mastino, 
di  gran  valore  fono  estimati. 

Lo  marchese  Opizo  Pelegrino 
quatro  corsieri  feci  apresentare  e.xxx.c.3 

cum  fornimenti  dorati  d'or  fino. 
9045        Francischo  di  Ordilaffi  fé'  donare 
quatro  corsieri  di  gran  valore, 
bei  fornimenti  non  li  lassò  manchare. 

Ostasse  da  Polenta,  bel  signore, 
corsieri  tre  lui  si  apresentava, 
9050  l'uno  di  quelli  lodato  paria  fiore. 
Azzo  da  Corezza  lui  si  donava 
tre  palafreni,  eran  ben  adornati 
'e  di  bellezza  zaschun  li  lodava.  c-  xxx> c-  * 

Bertoloto  Cagnano  di  lodati, 
9055  palafren  uno  lui  si  donoe 

di  gran  valor  zaschun  stimati. 

Anchor  qui  presso  si  ti  contiroe 
li  doni  e  donatori  chi  donono, 
dico  di  citadini  chi  apresentoe. 
9060        Petrozane  da  Gonzaga  comenzono, 
tre  cope  d'arzento  eran  laborate 
a  bel  opra,  vintidue  marche  pesono. 

Guielmo  da  Castelbarcho  a  certate, 
centuri  sei  d'arzento  si  donoe, 
9065  marchi  viginti  si  fono  pesate. 

Redulfo  da  Petramala  apresentoe 
quatro  bazini  d'arzento  dorati, 
marche  vintidue  apunto  pesoe. 

Fregnan  da  Sesso,  homo  apreciati,  mur.,  e.  ma 

9070  un  alber  d'arzente  cum  lingue  serpentine, 
marchi  duodeci  si  fue  extimati. 
Palmero  da  Sesso  d'arzente  fine 


v.  8990.  Gangardi  in  A  corr.  in  B  —  v.  8996.  Coreza  B  qui  e  altrove  —  vv.  9033-9197.  il  cap.  CXLIII  ri- 
sponde al  cap.  CXLVI  in  B  —  v.  9039.  aparegiati  B  —  v.  9042.  Obizo  B  —  v.  9044.  cum  gran  fornimenti  B  — 
v.  9050.  redato  B  —  v.  9067.  bacini  B  —  v.  906S.  aponto  —  v.  9072.  d'arzento  fino  B 


i:s 


LA   "CRONACA  DI  MANTOVA 


|A.  1340] 


una  gran  coppa  cura  pede  donoe, 
di  marche  quatro,  arma  di  gibelino. 

Cìutifredo  da  Sesso  si  apresentoe 
una  coppa  d'arzento  ben  laborata, 
tre  marche  meza  la    dita  pesoe. 

Francischo  Castracan  d'arzent  dorata 
una  coppa  cum  pede  apresentoe, 
i  marche  quatro  la  dita  fu  pesata. 

Ilenrico  Castrachan  si  donoe 
una  spata  cum  un  bel  bochalero, 
fornita  ben  d'arzento  apresentoe. 

Bonifacio  Carboneso  al  vero, 
90S5  una  centura  d'arzento  apresentoe 

cum  una  copa  e  dentro  un  sparavero. 

Franciscliino  di  Adelardi  donoe 
una  copa  d'arzento,  era  dorata, 
marche  nove  la  dita  si  pesoe. 
9090        Iacomino  di  Adelbedri   laborata 
una  copa  d'arzento,  bella  era, 
marche  sei  la  dita  si  fo  pesata. 

Zoanino  di  Benfati  non  rupe  schcra, 
una  copa  d'azento  lui  si  donoe, 
9095  marche  tre  la  dita  copa  si   era. 
mur.,  e,  un  'Rolando  di  Boccamaori  donoe 

d'arzento  vintiquatro  bei  chugiari 
e  una  cortelera  cum  quelli   apresentoe. 

Traverso  Ubriachi  dai  dinari, 
9100  una  copa  d'arzento  si  donoe 
di  quatro  marche,  a  figure  rari. 

Dum pater  Girardo  monacho  apresentoe 
una  centura  molto  ben  laborata, 
marche  tre  la  dita  centura  pesoe. 


.   XXXI,  e. 


9105 


Tomasino  di  Schivardi  adornata 
'una  centura  d'arzento  si  donoe, 
marcile  tre  la  dita  si  fu  pesata. 


Nicholò  da   Ravano  si  apresentoe 
una  copa  d'arzento  si  donava, 
■  ni')  marche  tre  la  dita  copa  pesoe. 

Antoniolo  da  Casale  apresentava 
una  copa  d'arzento,  si  donoe, 
marche  due  la  dita  copa  pesava. 

Bertolamìo  di  Pedrasi  apresentoe 

.  .\.\.\r,  c.2      9n5  c0Pa  una  d'arzento,  fu  dorata, 

marche  due  la  dita  copa  pesava. 
Bertolamìo  Daloro  si  donoe 


una  centura  d'arzento  dorata, 
marche  due  la  dita  centura  pesoe. 
9120        Balestrerò  di  Bonamici    apresentoe 
copa  una  d'arzento  ben  laborata, 
marche  due  la  dita  copa  pesoe.  5 

Nicolò  da  Cristofali  dorata 
una  coppa  d'arzento  si  donoe, 
9125  marche  tre  si  fu  la'sua  pesata. 

Xasimbeno  Sechafen  apresentoe 
una  copa,  era  d'arzento  dorato,  10 

marche  due  la  dita  copa  pesoe. 

Magistro  Bonacorso  honorato 
9130  di  Pedrasi,  una  copa  si  donoe, 
marche  due  si  fo  lo  suo  pesato. 

Cresimben  di  Guazi  apresentoe  15 

una  copa  d'arzento,  era  dorata, 
marche  due  la  dita  copa  pesoe, 
9135        Bresanino  da  Ceresari  donoe 
uno  bacino  d'arzento  dorato, 
marche  quatro  lo  dito  si  pesoe,  20 

Cagnon  di  Militti  apresentoe 
bronzini  dui  d'arzento  dorato, 
9140  marche  oto  li  diti  si  pesoe. 

Dum  pater  Franciscliino  monaco  donoe 
bronzini  dui  d'arzento  ben  laborati,  25 

marchi  otto  li  diti  bronzini  pesoe. 

Amadio  da  Campedello  dorata 
9145  una  bronzina  d'argento  donoe, 
marche  quatro  fu  la  sua  pesata. 

Mathìo  Gallo  si  apresentoe  30 

d'arzento  dorato  du'  bei  bronzini, 
marche  oto  e  meza  si  pesoe. 
9150        Bianchozo  di  Nerli  donò  dui  bronzini, 
quelli  a  la  corte  feci  apresentare, 
laborati  ad  opre  dalmaschini,  35 

A  strania  foza  eran  fabrichate, 
marchi  nove  fue  lo  suo  pesare; 
9155  per  ogni  zente  fono  molto  lodate. 

Bonacorso  di  Crema  fé'  donare 
una  copa  d'arzento,  era  dorata,  40 

di  marche  due  fue  lo  suo  pesare. 

Matììo  di  Oderisi  ben  laborata 
9160  'copa  una  d'arzento  lui  si  donoe, 
marche  due  si  fue  la  sua  pesata. 

L'abbato  de  San  Prosper  presentoe,     45 


.  >8o.  f o  B  —  v.  90S2.  boehalirc  B   —  v.  9003.  schiera  B  —  v.  9097.  gugiari  />   —  v.  9100.  lu'   si  donoe 
/>'  —  v.  filo:.   Dum  p.   /•'  —  v.  9105.  de  Schinardi   A"  —  v.  9114.  Bertolamìo]   Bonacorso    />   —  v.  9120.  donoe   />' 
—  v.  9122.  duo]  quatro  B  —  v.  9^29.  maistro   A'   -  v.  91.lv  Zarcsari   A*  —  v.  9137.  quatro]  otto  —  v.  9141.  D" 
p.  Pranceschlno  A' 


IH 


|A.  1340| 


DI   BONAMENTE  AUI'KANDI 


129 


una  coppa  d'arzento  fé'  donai 
marche  oto  la  dita  copa   pesoe< 
«>ió5       Minazo  de*  Minasi  fé'  apresentare 
bazino  uno  d'arzento  laborato, 
5  marche  sci  fue  lo  suo  pesare. 

Francischo  di  Zambotl  non  lodato, 
dichiari  decedoto  feci  donare, 
9170  inarca  una  e  meza  lo  suo  pesato. 

'Rolandino  dal  Tosse  feci  presentare 
10  cucinari  vintiquatro,  d'arzent  era, 

marche  due  fue  lo  suo  pesare. 

Benvenuto  da  Porto  non  rupe  tera, 
9175  vintiquatro  chuchiari  si  donoe, 
marche  due  la  sua  pesata  vera. 
15  Antoniolo  di  Pezone  apresentoe 

cucinari  vinticimque  d'arzente, 
marche  due  li  diti  cuchiar  pesoe. 
91S0        Comunal  di  Folengi  valente, 
bazino  un  d'arzento  si  donoe, 
20  marche  sei,  non  manchò  niente. 

Cabriel  di  Bresani  apresentoe 
bazino  uno  d'arzento  dorato, 
91S5  marche  sete  meza  si  pesoe. 

Rainero  da  la  Vilana  apreciato, 
25  una  copa  d'arzento  feci  donare, 

marche  due  fue  lo  suo  pesato. 

Compatre  dal  Casale  apresentare 
9190  una  cortelera  cum  cuchiari  donoe, 
duodeci  fono  al  ver  numerare. 
30  Baschera  da  Quistello  apresentoe 

taieri  e  schudelle  de  ligno  tante 
quanti  a  quella  corte  bisognoe. 
9195        De  li  arzentieri  ditti,  tutti  quanti 
marche  ducento  cinquantatrè  pesono, 
35  corteleri  tre,  spata  e  bochaler  davanti. 

(Cap.  CXLIIII).  -  De  comunicate  mercato- 
rum  Mantue. 

La  comunità  di  merchadandi  donone 
40  ducati  mille  tra  tutti  lor  di  voia, 

9200  a  du'  a  du'  vestiti  si  se  apresentone. 


(Cap.  CXLV).   -  Dona  facta  ad   curiam 

PER   CCVES   REGIJ. 

Quelli  da  Gonzaga   senza  noia 


45 


r.  11; 
e,  x 


morezavan  Etezo  e  lo  Renano, 
tegnival  quieto  e  <  un  bona  voia. 

Li   Citadini   di    Ke/.o   cum  sua   mano 

,  ducati  secento  feno  apresentare, 
e  numeroll  tutti  il  suo  degano. 

Anchor  li  diti  si  lecco  doni 

pcssi  trecento  di  carne  vitulina, 
e  para  mille  di  capoo   fé'  dare. 
9210         'Anchor  ove  cinquemilli  di  galina, 
pome  corbe  viginti  apresentoe 
e  peri  assai  chi  fono  molto  lina. 

(Cai1.  CXL VI).  -  Castra  forensia  que  do- 

MINABANTTJR  PER  DOMINOS  DE  GONZA 

Ora  qui  appresso  si  ti  contiroe 
casteli  che  Gonzaga  signorezava, 
9215  del  Bresano  e  Cremoneso  diroe  : 

Montechiaro  e  Calacina  dominava, 
Castel  Gufredo,  Castion  da  li  Stiveri, 
Carpenedol,  Cane,  Asula  non  falava. 

Anchor  in  Cremoneso  tenia  sentieri: 
9220  Casalmaor  e  Piadena  dominono 
Isola  Dovarese  e  Dosol  altieri. 

E  molti  altri  a  la  corte  donono, 
ducati  secento  feno  apresentare, 
carne  e  polame  asa'  portone 

(Cap.  CXLVII).  -  Equi  donati  nobilibus  p. 
dominos  de  Gonzaga  ad  curiam. 


9225         Qui  apresso  si  resta  a  contare 
li  cavali  che  Gonzagi  donoe 
e  lo  nome  di  zaschuno  ricordare. 

Hector  de  Panicho  si  cominzoe, 
un  destrer  baio  li  fu  donato, 
9230  ducati  cento  e  vinti  si  chostoe. 

A  meser  Gangalandi  fu  presentato 
un  destrer  balzan  molto  bello, 
ducati  cento  e  quatro  era  costato. 

'A  messer  Ubertin  da  Landò  novello,     M"R-. e-  1176 
9235  un  destrero  si  li  fue    donato, 
valìa  cento  ducati,  era  liardello. 

A  messer  Filippino  di  Abbati  fo  dato 
un  palafreno  baio  chi  portava, 
ducati  sesanta  era  chostato. 


v.  9169.  cugiari  B  qui  e  altrove  —  v.  917 1.  feci  o/n.  in  B  —  v.  9174.  non  rompe  tira  B  —  v.  9197.  seguono 
in  B,  senza  divisioni  di  rubriche  i  capp.  CXLIIII-  CXLVIII  di  età  i  rispettivi  capoversi  hanno  V  iniziale  cospicua  e  rossa  ; 
etti  capitoli  rispondono  in  B  al  cap.  CXLVI  —  v.  0203.  tegnivan  B  —  v.  9212.  peri]  pleri  B  —  v.  9216.  Monte- 
giaro  e  Calcina  B  —  v.  91 17.  Stiviri  B  —  v.  9229.  destrir  B,  qui  e  altrove 


T.  XXIV,  p.  xiii  —  9. 


130 


LA   "CRONACA  DI  MANTOVA 


(A.  1340] 


«.XXXI,  e.  4 


li».,  e.  1177 


.  XXX'I,  ci 


«j:4n        A  meser  Coradin  Caprian  clonava 
un  destrer  brun  in  front  stellato, 
ducati  nonanta  al    vero  costava, 

Ancbor  a  Ilector  da  Panicho  donato 
un  palafreno  liardo  e  bello, 
92^5  ducati  cinquanta  era  costato. 

A  Petrozanc  di  Cremasela  novello, 
un  destrere  si  li  fue  donato, 
ducati  cento  costò  senza  sello. 

Meser  Pollo  da  la  Mirandula  dato 
9250  un  destrero  si  li  apresentoe, 
ducati  cento  si  era  eliostato. 

A  Francischo  Gangalandi  si  donoe 
uno  destrero  baio  e  balzano, 
ducati  cento  e  dece  si  chostoc. 
9255         A  Filippino  di  Abbati  humano, 
uno  destrero  si  li  fue  donato, 
ducati  setanta,  era  balzano. 

A  Francischo  Gangalandi  fu  dato 
'un  palafren,  rodata  pelle  avìa, 
9260  ducati  cinquanta  era  costato. 

A  Precitadino,  a  lui  si  dasìa 
un  destrer  cervato  apresentato, 
ducati  cento  si  costò  in  Pavia. 

A  meser  Borazo,  a  lui  si  fu  dato 
92^5  un  destrero  liardo  e  rodato, 
ducati  cento  vinti  era  costato. 

A  Zoane  da  la  Spata  gaiardo, 
un  destrero  a  lui  si  fue  donato, 
ducati  setanta,  si  era  liardo. 
9270        A  Berton  di  Trippoli  si  fu  dato 
un  destrero,  in  fronte  una  stella, 
ducati  cento  si  era  costato. 

A  Baron  da  Canosa  senza  sella 
un  destrero  si  li  fu  presentato, 
9275  ducati  otanta,  avìa  persona  bella. 
A  Torello  di  Torelli  si  fu  dato 
un  destrero  baio,  scuro  colore, 
ducati  cento  vinti  era  costato. 

A   meser  Borazo    fu  dato  anehore 
9280  un  palafreno,  pello  baio  si  avìa, 
ducati  scsanta  ehostò  alore. 

Anchor  a  Torello  di  Torelli  dasìa 
un  palafreno  molto  adornato, 
cos;ò  ducati  cinquanta  in  Pavia. 

Aneli  or  a  Petrozane  di  Cremaschi  dato 
uno  palafreno  liardo  e  bello, 


ducati  cinquanta  era  costato. 

A  Coradino  di  Capriani  novello 
un  palafren  a  lui  si  fu  donato, 
>  costò  ducati  cinquanta  senza  sello. 

A  Baron  da  Canosa  apresentato  5 

un  palafreno  molto  ben  fornito, 
ducati  cinquantacinque  costato. 

Albertino  da  Laudo    fiorito, 
9295  uno  palafreno  si  li  fu  donato, 

ducati  cinquanta,  era  cum  pel  polito.         10 

A  meser  Precitadino   fue  donato 
uno  palafreno,  in  fronte  una  stella, 
ducati  trentasete  era  costato. 
9300        A  Berton  da  Tripoli  senza  sella 

uno  palafreno  si  li  fu  donato,  15 

costò  ducati  trenta  cum  brena  bella. 

A  Polo  da  la  Mirandola  dato 
un  palafreno,  pello  liardo  avìa, 
9305  ducati  cinquantacinque  costato. 

A  meser  Gangalando  si  dasìa  20 

uno  palafreno,  era  biundello, 
ducati  cinquanta  chostar  si  dicìa. 

'A  meser  Zoane  da  la  Spata  bello, 
9310  uno  palafreno  li  fue  presentato, 

ducati  sesanta  costò  senza  sello.  25 

(CAP.   CXLVIII).  -  NOBILLES   QUI    1  A<  TI   FUE- 
RUNT   MILITES   AD  CURIAM. 

'Cavali  vintioto  fue  il  donato,  30 

ducati  du'  milia  ducent  costono, 
di  tal  donar  Gonzaga  fu  lodato. 
9315        L'altre  spesse  che  fatto  si  fono, 
feno  e  spelta  e  lo  manzare, 
libre  cinquantadue  mill  costono.  35 

Qui  appresso  si  è  da  devir  recitare 
lo  nome  de  quelli  fati  cavaleri, 
9320  di  la  cha'  da  Gonzaga  cominzare. 

Meser  Luise  si  fu  lo  primeri, 
Guido,  Philippino,  Feltrino  avìa  40 

so  fioli,  fati  fono  chavaleri. 

Corado,  Alberto  e  Federicho  dicìa 
9325  so  lìoli  d'altra  matre  valenti, 
a  tutte  tre  dato  fu  chavalaria. 

Ugolino  e  Ludovicho  prudenti,  45 

fioli  de  Guido  eia  Gonzagha  sazo, 
fati   fon  chavaleri,  eran  sazenti. 


v.  0270.  Tlpolll  fi  —  v.  9:8).  nolo    /'  —   v.  9196.  cum   polito     '.         Hutto  con   fi  —  v.  o'oo.    Trapolì   B    — 
lì  —  v.    ì\\~-  cinquanta  dua  niUia  quelli  i"n  fati  A,  1  B 


IAA.  1340-1345| 


DI  BONAMENTE  AUPKANIH 


1,1 


15 


9330  l'elio   6    Guido   asapir    li    lazo, 

eran  Moli  da  Gonzaga  delirino, 
chavaler  t'ali,  picholini  da  solazo; 
l  [ector  da  Panico,  ardito  tantino, 
5  Ubertin  da  Laudo  in  compagnia, 

933S  ancor  Gangalando  era  vicino; 

Philippino  da  Abbati  di  vigorìa, 
Torello  di  Torelli  era  fasciato, 
Coradino  Caprian  in  Compagnia  ; 
10  IVlrczano  di  Cremaschi  lodato, 

9340  Polo  da  la  Mirandola  zentille, 
Francischo  Gangalandi  apreciato  ; 

Precitadino  homo  fu  humille, 
Borazo  Gangalandi  di  valore, 
Zoane  Spata  chi  non  era  ville; 
9345        Berton  da  Tripoli  da  honorare, 
Baron  da  Canosa,  homo  famato, 
òe  complito  li  chavaleri  fati  alore. 

Vinti  cinque  fono,  s'io  non  son  errato, 
!0  Luchino,  Mastino  e  lo  marchese 

9350  per  li  lor  mane  cavalaria  dato  ; 
granda  festa  per  quello  si  fesse. 

Se  ben  consideri  ciò  chi  ò  parlato 
li  gran  signor  e  la  zentilezza 
chi  fono  a  la  corte  e  l'onorato, 
9355        In  l'animo  si  li  vira  alegrezza 
di  tanto  triumpho  considerare 
li  bei  fati  e  la  gran  piasevolezza. 
Oto  zorni  la  corte  si  durare, 
i0  torner  e  giostri  bagordi  facìa, 

9360  baiar,  cantar  e  sonar  facian  fare. 
Quatrocent  sonatori  si  dicìa 
cum  beffoni  a  la  corte  si  trovoe, 
'robbe  e  dinari  donar  a  lor  facìa. 
55  Zaschun  molto  contento  si  chiamoe, 

9365  così  li  grandi  corno  li  menori, 
partisi  zaschun,  a  casa  lor  tornoe. 


25 


'Colui  avìa  granda  Inforchatura, 

pedi    e    gami»:    alla    persona    :se"iii:i, 

9375  la  testa  grotta  non  olirà  misura. 
Gran  forza,  in  la  persona  avìa, 
per  tre  altri  era  lo  suo  manzare, 

asa'   tra.  altri    discreto  sì   tenia. 

Filippino  Gonzagha  volle  provare 
»  più  volti  cum  altri  homeni  provati; 

alla   sua   forza   nesim    potìa   durare. 

Como  li  putì  de  otto  anni  nati, 
cum  un  de  vinti  potreben  avir  possa, 
così  da  lui  tuti  erano  smatati. 
9385        Uno  soldato  chi  ebbe  tant'ossa, 
che  nella  piaza  li  disse  villanìa, 
Guielmone  dil  pò  li  dò  una  percossa, 

Possa  per  la  centura  lo  prendìa 
in  su  la  barataria  si  lo  zitoe, 
9390  alta  oto  braza  su  la   piazza  stasi  a. 

(Cap.  CL).  -  De  Frambaldo  nanetto,  servo 

PREDICTI   MAGNIFICI   DOMINI  FILIPPINI. 

In  quel  tempo  che  ditto  si  t'òe, 
Philippino  predito  un  nanetto  avìa, 
men  de  tre  spani  lungo  si  se  trovoe. 

Inanci  a  Philippino  a  cavai  zìa, 
9395  in  su  la  sella  si  convenia  ligare, 
che  non  essendo,  chazuto  si  seria. 

Sapia  lui  molto  ben  cantare, 
zaschun  di  lui  avìa  gran  diletto, 
anchor  li  altri  sapìa  calleffare. 
9400        Frambaldo  era  chiamato  lo  nanetto, 
corno  donna  si  andava  polito, 
a  tavola  manzava  molto  netto. 


(Cap.  CLI).  -  De  Rizza  molinara,  femina 

QUE   PORTABAT   AD   MOLINUM. 


e.  XXXII,  e.  2  1 


(Cap.  CXL Villi).  -  De  Guielmone  famulo 
40  domini  Filippini  de  Gonzagha. 

Mille  trecent  quarantacinque  chorìa, 
uno  che  in  Graffignarla  era  nato, 
cum  Philippino  da  Gonzaga  stasìa. 
45  937°        Guielmone  Grande  era  chiamato, 
era  braza  sei  lungo  di  statura, 
due  brazi  lungo  d'altro  trovato. 


D'altra  nova  cossa  ti  vo'  contare: 
in  quel  tempo  in  Mantua  stasìa 
9405  una  femina  che  si  facìa  chiamare 
Rizza  molinara  a  lei  si  dicìa. 
quatro  brazi  di  persona  era, 
grossa  in  faza  e  largo   petto  avìa. 
Di  gran  forteza  e  femina  fera; 
9410  'sei  stara  di  formento  lei  portava, 
che  grave  peso  a  lei  ma'  non  era. 


e.  XXXII,  e.  3 


v-  9347"  cavaliri  B,  qui  e  altrove  —  vv.  9367-9423.  i  capp.    CXLVHII-CLI  rispondono  in  B  rispettivamente  ai 
capp.   CXLVII-CXLIK  —  v.  9409.  femeua  B  —  v.  9414.  berrej  bevere  B 


132 


LA   -  CRONACA   D]   MANTOVA 


|AA.  1345-1348] 


E  quando  la  era  così   carenala, 
per  portar  la    biada   a  molino, 
e  di   borio  d'alchun   fosse  invitata, 
15         Cargata  stava  a  berre  lo  vino, 

le  un  altro  anchor  berre  li  volìa  darò, 
tolìal  voluntieri   da  quel  vocino. 

Per  sei  stara  non  stava  di  filare, 
filando  al  molin  si  andava, 
9410  di  quel  peso  non  li  parìa  curare. 

Ma  non  filando   un  mozo  portava, 
xxxii,  e.  <  questo  fu  vero  e  chiaro  a  tutta  zente, 

per  tre  altri  lei  sola  mangiava. 

(Cai1.  CLli».  -  He  rege  Ungarie  qui   ivit  ix 

AJPULIAM  PROPTERMl  IR  1  KM  1  l<  VI  RISVIN- 
DICANDAM. 

Mille  trecent  quarantasote  anchore, 
9425  lo  re  de  Ungaria  a  Napoli  andoe 

cum  granda  zentc  e  cum  grand' honore, 

La  morte  dìl  re  Andrea  vindichoe, 
può  fratel  morto  a  tradimente, 
Filippino  da  Gonzagha  secho  menoe. 
943- »        'Andoge  Filippino  tanto  ornevelmcnte, 
lui  in  ugni  parte  lo  re  si  parla 
e  chosie  era  ho n  orato  da  tutta  zente. 

Cap.  CLIII).  -  Di:  txore  domini  Luchini 

DE  VlCECOMITIBUS  QUE    Vi. MI    AD  MAN- 

TUAM. 

In  lo  ditto  millesimo  veramente 
fue  in  Mantua  la  moier  di  Luchino 
9  153  de  Veschonti,  gran  signor  possente. 
Isabella  s'inamorò  de  Ugolino 
da  Gonzagha,  era  bel  chavalero, 
stenno  inseme  cum  gran  piacir  fino. 
Quella  donna,  voiando  dir  il  vere, 
94408  altro  line  a  Mantua  non  vene, 

se  non  per  sazar  cum  lui  tal  mestere. 
E  da  Luchino  la  gratia  si  oplcne 
per  suo  voto  a  Venesia  andare, 
a  l'Asensa,  e  per  Mantua  si  vene; 
9445        Ugolino  a  Venesia  secho  andare, 
ben  acompagnato  secho  si  no  zìa, 
di  note  insieme  stavan  a  solazare. 

i;  pei  siinelo  asa'  donne  che  secho  avìa, 
zaschuna  avìa  secho  lo  so  amante 


9450  col  qual  la  note  piacir  si  dasìa. 

Questo  facìa  lei  per  vezo,  tante 
che  l'altre  donne  de  lei  dir  non  potesse, 
perchè  in  l'errore  foscn  tutto  quante. 

Abuta  la  perdonai! za  lor  partesse  5 

9455  da   Venesia,  a  Milan  ritornava; 
Ugolino  a  Mantua  se  remesse. 

Mastino  da  la  Schalla,  chi  odiava 
quelli  da  Gonzagha  quanto  potìa, 
'Luchino  di  tut'il  fato  si  avisava.  10 

9460        E  parole  tal  a  scoto  metìa 

che  Luchino,  Mastino  e  lo  marchese 
tutti  tre  insieme  liga  si  facìa 

A  morte  e  distrucion  dil  Gonza^hesse. 
mille  trecent  quarantaoto  chominzoe  15 

9465  la  guerra  grande  al  Mantuanesse. 

Inanzi  che  più  passi,  voio  dir  aloe 
lo  dì  di  san  Polo  a  vintiuna  ora  vene 
un  terremotto,  non  fu  mazor  dapoe. 

D'aprile  a  Borgoforte  s'alozoe  20 

9470  Luchin  Veschonte  s'attendava, 
Mastino  a  Curtatone  s'atendoe. 

Lo  marchese  a  Governol  s'apozava, 
per  nave  e  per  terra  la  guerra  facìa, 
da  ugni  lato  pur  in  mal  s'adoprava.  23 

9475        Filippo  a  Borgoforte  diffendìa, 
Feltrino  a  la  Montanara  stava 
a  far  diffesa  quanto  lui  posìa. 

Ugolino  a  Curtaton  forte  stasìa, 
Ludovico  a  Governol  stava,  30 

94S0  tutta  Gonzagha  di  fora  diffendìa. 

Luise  e  Guido  Mantua  guardava 
cum  li  citadini  che  dentro  era, 
del  li  quali  Gonzagha  molto  si   fidava. 

Ugni  notte  intorno  gran  schera  35 

94S5  de  citadini  armati  si  andava, 

circando  la  terra  cum  sua  bandera. 
Li  citadini  tuti  fortezi  guardava, 
cinquanta  galion  fon  armati, 
forniti  di  citadini  chi  s'amava.  40 

9490        Alla  fin  de  septembro  fon  asunati 
zò  che  Gonzagha  alore  potè  fare, 
a  Borgoforte  granda  zente  armati. 

Al  campo  di  Luchino  schonlìta  dare, 
di  note  preso  navilio  e  la  sua  zente,  45 

,;;  non  gè  stasìa  chi  se  ne  posìa  andare. 

Mastino  di  campo  si  levò  amantinente, 
travachi  e  pavioni  lasono, 


w.  9434-9533.  i  citép.    CLII- CLIII  rispondono  al  cap.   Ci.  in  R  —  v.  9460.  Gonza^cse  D 


|AA.  1348-135l| 


Di  BONAMENTE  AMl'UANDI 


i 


10 


15 


20 


lo  marchese   di    l'Yiara   .simelnieiile. 

Grande  fue  lo  botino  i  lia  gnadagnono, 
9500  li  Mantuani  luti  l'alegrava, 

gran  /ente  in   le  presoli  imprcsonono. 

Zaschuna  de  li  parte  In  sul  so  stava, 
la  liga  gran  dolor  e  vergogna  avia 
per  che  Gonzaga  di  lor  si  beffava. 
950-         'A  Milano  gran  conseio  si    lacìa 
di  volir  loro  lo  campo  rifare  forte 
a  tempo  novo,  e  così  concludìa. 

A  Luchin  Vescontc  vene  la  sorte, 
mille  trecent  quarantanove  chorìa, 
9510  di  febraro  Tasaltò  la  dura  morte. 
E  l'arcivescovo  dredo  sucedìa, 
'Milano  vene  lui  a  signorezare. 
Filippino  Gonzagha  a  Milan  si  zìa, 
Cum  l'arcivescovo  si  fu  a  parlare 
9515  perchè  secho  avìa  granda  amistatc, 
l'arcivescovo  a  lui  se  piurare 

Di  la  guerra  grande  ch'era  state, 
a  lui  si  avìa  molto  recresuto 
ma  che  volìa  afìrmar  l' amistate. 
9520        Di  presente  modo  si  fu  tenuto 
che  la  liga  cum  Gonzagha  facìa, 
pace  insieme  cum  amor  fioruto. 

(Gap.  CLIIII).  -  De  mortalitate  que  fuit 
MCCCXLVIII. 

30  In  quel  anno  gran  mortalità  venia, 

ben  che  in  del  passato  zia  era  stato, 
9525  di  gaudusse  a  l'inguinaie  morìa. 

L'uno  anno  e  l'altro  si  fu  terminato 
li  due  parti  di  li  zente  morire, 
cinquantamila  col  conta  extimato. 
Li  biade  per  li  campi  non  choiere, 
9530  li  uve  in  su  li  vigni  si  romanìa 

non  era  chi  curasse  de  quelli  avire. 
Li  chase  vode  abandonate  stasìa, 
40  non  era  alchuno  chi  di  roba  curasse, 

zaschuno  per  ascampar  pensier  facìa. 

(Cap.  CLV).  -  De  Jubileo  facto  in  Roma. 
45  9535        Mille  trecent  cinquanta  dico,  alore 


25 


35 


lue  lo  lubeleo  a  Roma  dato, 
.in  /.cute  cristiani  andò  e  di  signore* 
Mille  trecent  cinquantaquatro  puntato 

Mastino  da   la  Schalla  si   moria, 

9540  in    Verona    falò    ne    lu   gran    panato. 

(Cap.  CLVI).  -  Qualiter  Mantua  puh  mi- 
rata MCCCLII. 

Mille  trecent  cinquantadu'  chorìa 
che  Mantua  alora  fu  murata, 
([liei  da  Gonzagha  murar  la  facìa. 

Per  far  quei  muri  a  terra  zetata 
9545  la  torre  di  Cremasela,  era  grande, 

e  quella  di  Asandri  aterrata.  e.  xxxnr,  e.  1 

Anchor  un  palazo  molto  grande 
cum  una  torre  in  su  la  piaza  era, 
la  piaza  di  san  Petro  si  ti  pande; 
9550        Como  va  il  muro  così  era  la  terra, 
li  case  che  tutti  al  lacho  puntava, 
tutti  per  terra  corno  lo  muro  sera. 

(Cap.  CLVII).  -  De  dominio  Verone  accepto 

PER   FRIGNANUM   DE   LA   SCALLA. 

Mille  trecent  cinquantaquatro  puntato 
Filippino  da  Gonzaga  moier  menoe 
9555  madona  Varena  d'alto  parentato. 

'A  l'intrar  di  febraro  questo  dì    foe,  c.  xxxm,  c.y. 
gran  corte  per  quella  si  facìa, 
gran  zentilezza  a  quella  armoe. 

'Di  Veschonti  granda  ambasaria,  MuR>i  Cm  ml 

9560  da  la  Schala  vene  Frignan  prudente, 
fiol  naturai  di  Mastino  si  dicìa. 

Lo  marchese  da  Ferara  valente, 
quel  da  Charara  cum  grand'  honore, 
altri  signor  e  castelani  sacente. 
9565        Ugolino  da  Gonzagha  alore 

cum  Fregnan  suo  chugnato  trattava 
chi  di  Verona  si  facesse  signore. 

Fregnano  di  questo  si  contentava, 
dicìa:  Can  Grande  si  è  per  andare 
9570  in  Alemagna  dai  cugnati  l'amava; 

Cum  a  Verona  sia,  farò  di  parlare 
co'  li  miei  amici,  che  a  questo  m' instiga, 


v.  9504.  befava  P>  —  vv.  9523-9552.  i  capp.  CLIV-CLVI  rispondono  in  B  al  cap.  CLI  —  v.  9525.  gianduse  B 
—  v.  9534.  pur  a  scampar  pensir  facìa  B  —  v.  9551.  pontava  B  —  vv.  9553-9636.  il  cap.  CLVI  risponde  al  ca- 
pitolo  CLII  in  B  —  v.  9554.  moir  B  —  v.  9566.  cognato  B  qui  e  altrove  —  v.  9573.  spero  che  B 


134 


LA  u  CRONACA  DI  MANTOVA 


[AA.  1354-1356] 


n..  e.  11S2 


sperando  che  vui  me  voriti  aiutare. 
Ugolino  a  lui   risposta  anuga: 
;  vuì  andanti,  sapiati  sì  ben  fare 
che  de  venir  a  Verona  me  daga  briga; 

Quando  sera  il  tempo  di  mandare 
per  me,  eli' io  deza  a  Verona  venire, 
sarò  aprestato  devir  chavalchare. 
9580        Facìasi  tra  loro  questo  tal  dire; 

la  corte  complita,  ognun  a  olia'  tornava, 
Fregnano  a  Verona  lui  redire. 

Cum  li  suoi  amici  di  presente  parlava 
di  quel  fato  devirli  dar  complimento, 
95S5  corno  Cangiando  via  cavalchava. 

Ugolino  Gonzaga  dil  parlamento 
che  cum  Fregnano  fato  avìa, 
cum  Feltrino  si  ne  fé'  sentimento. 
E  ancho  a  Guido  sapir  lo  facìa, 
9590  ma  non  mostroe  niente  sentire 
perchè  di  Filippino  tema  avìa. 

Vene  il  zorno,  Can  Grande  partire, 
verso  Trento  lui  si  ne  cavalchava, 
Fregnano  in  Verona  lui  rimanire. 
9595      Un  meso  a  Mantua  tosto  mandava 
che  Ugolino  presto  cavalchasse, 
in  questo  mezo  Verona  aquistava. 

Feltrin  e  Ugolin  eh'  el  si  comandasse 
facìa  far  che  lo  popol  si  s'armava 
9600  e  che  a  Verona  cum  lor  si  andase. 
A  Verona  tutti  si  arivava, 
li  Veronesi  tuti  in  confussione, 
di  quella  signorìa  si  lamentava. 
Cangrande,  senza  manchasone, 
9605  fu  avisato  che  Verona  perduta  avìa, 
suo  fratel  Frignan  era  la  casone. 
Cano  al  Paduano  zente  querìa, 
lo  Chararesse  zente  si  li  dava, 
r,  e.  3  'cum  quella  e  altra  a  Verona  venia. 

9610        Cum  l'aiuto  di  citadini  intrava, 
Frignano  fue  morto  di  presente, 
Feltrino  e  li  Mantuani  piava. 

Novecento  fono  che  amantinentc 
tutti  quanti  si  fono  carcerati, 
<j6i  5  rubati  prima,  no'  gè  lassò  niente. 

Cinquanta  zorni  in  preson  lasati, 
Vcneciani  di  pace  s'intromotìa  : 
x.Mii,  e.  4  Mantuani,  de  li  preson  chavati, 

A  Mantua  tutti  loro  si  redìa, 


9620  salvo  che  quatro  chi  ebbe  la  morte, 
da  carnesal  fu  quando  pressi  lìdia. 

Quando  fon  pressi  si  dolìa  forte 
a  Filippino  da  Gonzaga  signore, 
(piando  fon  lassati  ebbe  gran  con  forte.         5 
9635         Del  dito  millesimo,  dicho  anchoie, 
lo  re  di  Boemia  a  Mantua  venia, 
\t.  vigilia  di  san  Martino  cum  honore. 

Quei  da  Gonzaga  grand'  honor  li  facìa; 
stette  per  tutto  diccmbrio  compiuto,  10 

9630  poi  da  Mantua  a  Milan  si  zìa. 

A  Milano  si  fu  ben  recevuto, 
possa  He  si  fue  inch oronato, 
corona  di  ferro  in  capo  metuto. 

'Da  Milano  a  Roma  cavalchato,  15 

963-  la  corona  d'oro  lì  si  prendìa, 

partissi  da  Roma  in  Boemia  tornato. 

(Cai-.  CLYJII).  -   De  DOMINO  LUDOVICHO  de 
Gonzaga  qui  duxituxorem  dominam  20 
Marchesanam. 

Mille  trecent  cinquantase'  chorìa, 
Ludovicho  da  Gonzagha  si  menoe 
La  Marchesana  che  per  moier  tolìa.  25 

9640        Per  quella  gran  festa  fata  foe, 
lo  marchese  da  Ferara  secho  venia; 
a  farli  honore  niente  li  manchoe. 

Nel  dito  millesimo  alor  si  morìa 
Filippino  da  Gonzaga  valente,  30 

9645  al  popol  mantuan  molto  dolìa. 

Per  la  sua  morte  dolsi  a  molta  zente, 
li  frateli  facìa  gran  lamentare, 
li  zentil  homeni  tuti  simelmente. 

Rimase  dredo  a  signorezare  05 

9650  Guido  e  Feltrin  cum  lor  lìoli, 
che  tra  loro  facian  mal  parlare. 

E  tosto  tra  lor  si  naque  gran  doli, 
che  zaschun  di  loro  tre  lìoli  avìa, 
invidiavasi  corno  usanza  soli.  49 

9655        Zaschun,  lìol  dil  signor  si  tenia; 
l'un  più  di  l'altro  volìa  esser  mazore, 
e  per  questo  naque  gran  zilosìa. 

Queli  di  Feltrino  pensò,  grand' errore, 
d'ucider  Guido  cum  tutti  li  so  nati,  45 

9660  'e  senza  fallo  Ugolino  mazore. 

Ugolino  vene  a  sentire  li  tratati 


v.  OS?'').  (le  vegnlr  a  Verona  a/a  briga   B 
al  cip.   cu  ir 


v.  9'-;  '.   A'    —    v.   9637-967$.  il  cap.    CLVIII  risponde  in   />' 


IAA.  1356-1357] 


IH  BONAMENTE  AXIPRAND] 


135 


e   di  tUttO  lo  pai  re    le'   a  vinato, 
e  quelli  a  cavai  subito  montati, 
A  Verona,  senza  tor  chomiato, 
9665  chavalchono  forte  pei  scampare 

5  la  morte  che  a  loro  seria  dato. 

Cuna  Cano  da  la  Scalla  si  posen  stare, 
lo  quale  lui  si  sentìa  dil  trattato 
fu  contento  devirli  acceptare. 
9670         Suo  patre  rimasse  molto  turbato, 
10  dicho  Feltrino,  per  li  fioli  scampati, 

per  la  casone  stava  vergognato. 

Guido  cura  Feltrino  reconciliali 
stavan  'mostrando  bona  voia, 
9675  li  chose  fatte  avian  dementegati. 
15 

(Cap.  CLVIIII).  -  De  domino  Bernaboe  de 

VlCECOMITIBUS,   QUI    ACCEPIT   SERALIUM 
MANTUANUM. 

20  Mille  trecent  cinquantasete  intrare 

Bernabò  Veschonte  in  lo  Seraio, 
che  Mantuani  feci  molto  turbare. 

Guido  Torrello  trattò  quel  sbaraio, 
9680  per  una  offessa  feci  quel  trattato, 
25  li  Mantuani  ebben  gran  travaio. 

Era1  Gonzaga  in  liga  ligato 
cum  Ferara,  Fiorenza  e  Bologna 
e  cum  Padua  che  zia  era  stato. 
96S5        Tutta  la  liga  d' acordo  dar  rogna 
30  a  Bernabò  chi  era  gran  drachone, 

capitanio  fecen  senza  menzogna 

Ugolino  da  Gonzagha  campione, 
che  de  vindicarsi  gran  voia  avìa, 
9G90  e  ben  mostrò  avir  cor  de  lione. 
35  'Condusse  sua  zente  fina  a  Pavia 

e  lie  si  feci  la  sua  asunanza 
di  zente  da  pe'  e  gran  chavalaria. 

Sul  Milanese  cavalchò  senza  falanza, 
9693  metendo  case  a  focho  e  a  fiama, 
40  non  facendo  ad  alchuno  servanza. 

Bernabò  chi  sapìa  d'Ugolin  la  fama, 
lui  e  il  fratel  granmente  sdignati, 
di  far  vendeta  avìa  gran  brama. 
9700        E  tra  loro  ebben  so  ordeni  dati 
45  che  tuta  la  sua  zente  si  deza  fornire 

quando  vorano  che  sian  aprestati. 
Ugolino  sazo  si  vene  a  sentire 


e   più   per  questo   ma/.or  guerra   fa  1 
9705  li    Milanesi   stavan    di    mal    volio  . 

Bernaboe  gran  dispetto  si  avia 
udendo  dil  so  tirreno  si  guastava, 

modo   di    riparare;    no'   gè    vrdìa. 

Ugolino   di    tornare    a   dia'    pensava, 
97  to' mesi  sei  era  stalo  cum   salvamento,  «.  xxxiv.c.  1 

levò  campo,  ver  Brcsa  si  tirava. 

licrnabò  subito  feci  pensamento 
di  mandar  a  Montechiaro  la  sua  zente 
che  al  gresso  li  fasesen  impedimento. 
97 '5         Ugolin  sagazo  e  sazente 

fu  prima  al  passo  cum  la  brigata 
e  mise  in  orden  tuta  la  sua  zente. 

La  zente  di  Bernabò  armata 
corian  al  passo,  che  tor  lo  volìa 
9720  cum  quella  dil  fratel  adunata; 

E  Ugolino  che  zia  non  temia, 
cum  la  sua  zente  di  bon  corazzo, 
corsi  tra  loro  e  lo  campo  rumpìa. 
A  molti  si  fu  fato  grand'oltrazzo, 
9725  pochi  morìe  ma  gran  parte  prese, 
conduti  a  Mantua  col  lor  cariazzo. 

Quando  Bernabò  la  novella  intese, 
el  non  fu  mai  de  sì  mala  voia, 
di  far  conseio  cum  Galeazo  prese. 
9730        Zaschun  di  loro  avìa  gran  doia 
e  la  vergogna  a  lor  più  dolìa 
chi  li  facia  a  l'animo  inoia. 

Galeazo  a  Bernabò  si  dicìa: 
questo  non  è  da  devir  comportare, 
9735  facemo  che  un  altro  campo  fia. 

E  Bernabò  si  presse  a  parlare: 
parmi  esser  ben  e  per  lo  miore 
circhar  acordo  e  volir  pace  fare.  mur.,  e.  im 

Galeazo  alora  remisse  lo  irore 
9740  quando  Bernabò  ebbe  ascoltato, 
consentali  perchè  l'era  mazore. 

Bernaboe  alor  si  ebbe  mandato 
a  Ugolino  per  acordo  circhare, 
dicendo  che  per  lui  non  s'era  mandiate 
9745        A  Ugolino  si  piaque  lo  parlare, 
disse  che  per  lo  patre  non  mancharìa 
di  far  r  acordo  se  lui  lo  volìa  fare. 

Bernabò  mandò  un'ambasaria 
a  dir  a  Ugolino  chi  li  piacesse 
9750  de  zir  a  Milano,  cum  lui  parlarla. 


v.  9I76  tgg.  il  cap.  CLTX  rispondi  in  B  al  cap.  CLIV  —  v.  9687.  monzogna  B  —  v.  9698.  sdegnati  B  — 
v.  9705.  Milanisi  B  qui  e  altrove  —  v.  9707.  tireno  B  —  v.  9713.  Motegiaro  —  v.  9714.  fasesen]  fesen  B  — 
v.  9726.  cariazo  B  —  v.  9739.  remise  B 


136 


LA   "CRONACA  DI  MANTOVA 


IAA.  1357-1358] 


Ugolino,  al  qual  questo  non  incresse, 
fuc  cum  lo  patre  e  cum  lo  barbano, 
presse  il  partito  che  andar  divessc. 
Molto  acompagnato  a  Milano, 
975;  c.ivalchò  cum  tutta  sua  brigata, 
Bernabò  incontrò  a  Maragnano. 

Di  parole  tra  loro  fo  gran  derata, 
inseme  a  Milano  si  se  ne  zìa, 
Milanesi  chorian  alla  strata; 
;<»o        Di  vedir  Ugolino  zaschun  disia, 
era  coperti  li  vie  e  li  strati 
iv,  e.;  'ricordandosi  dil  mal  recevuto  avìa. 

In  un  palazo  si  fono  alozati; 
quando  fu  tempo  insieme  devir  stare. 
9765  in  una  camara  ambedui  intrati, 
Min.,  e.  11M  'Bernabò  cominciò  di  parlare: 

io  voio  di  Gonzaga  l'amistate 
.iv,  e.  3  e  per  fermeza  cum  vui  inparentare, 

Anchor  perchè  chiaro  vui  si  siate, 
9770  la  donna  che  dar  per  moier  vi  voio, 
mia  neza,  è  vostra  se  l' aceptate. 

Lo  Seraio,  ch'io  tegno  corno  soio, 
render  vi'l  voio  se  vui  me  f ariti 
chosa  iusta,  non  voio  esser  croio. 
9775        La  città  di  Rezzo,  che  vui  teniti, 
datime  quella  in  scambio  dil  Serraio, 
o  censo  di  Mantua  mi  renditi. 

Non  crezati  che  dar  vi  voia  travaio 
per  domandarvi  alchuna  cosa  magna, 
97S0  dirò  di  chosa  che  vi  vira  a  taio. 

Voio  che  questo  per  vui  non  rimagna, 
du'  brachi  e  un  sparaver  me  dariti 
di  censo  l' ano,  e  a  questo  sia  stagna. 
Ugolino  risposse:  questi  partiti 
97S5  non  stanno  a  me,  a  mio  patre  stano 
e  al  fratel,  che  son  inseme  uniti. 

Cognoscho  ben  lo  grand  affanno, 
se  l'un  o  l'altro  debiano  fare, 
non   lo  farar.o  senza  grande  lagno. 
9790        Seroe  cum  loro  a  devirli  parlare 
di  zio  che  diti  dil  parentato, 
risposta  farò  di  quello  voran  fare. 

Bernabò  di  questo  fu  contentato: 
tornò  a  Mantua  l'golin  valente, 
15  al  patre  e  al  barban  ebbe  contato 

Zio  che  Bernabò  avìa  nella  mente, 
alor  dicìa:   or  vi  deliberate 


.ft«.,  • . 


di  quel  che  poi  non  siati  dolente. 

Quando  ebben  li  chose  mastichate, 
9S00  pensono  che  meio  per  lor  facìa 
non  darli  trabuto,  ma  sì  la  citate. 

A  Feltrino  questo  non  piacìa,  5 

volìa  manzi  lo  trabuto  dare 
che  di  Rezzo  perder  la  signoria. 
9S05       Guido  e  Ugolin  volian  dare 
inanzi  la  città  che  lo  trabuto, 
perchè  vasai i  non  si  volian  fare.  10 

Fue  deliberato  per  loro  in  tuto 
che  Ugolino  tornasse  a  Milano 
9S10  e  che  1* acordo  si  fosse  compiuto. 

Deno  la  libertà  in  sua  mano, 
stando  contenti  di  ciò  ch'el  facìa,  15 

ma  pur  a  Feltrino  non  parìa  sano. 

Stava  Feltrino  di  mala  voia  ria, 
9S15  '  doli  vali  a  perder  una  citade, 
e  fra  sie  pensava  e  si  dicìa: 

Se  di  R.ezzo  perdo  la  libertade,  20 

qui  solo  senza  lìdi  rimagno, 
a  pericol  stoe  avir  male  derade, 
9820        Pensoe  subito  di  farla  al  compagno  : 
mostrò  di  volir  andar  a  visitare 
li  castelanze  e  feci  penser  stagno.  25 

Lui  non  cesoe  mai  di  cavalchare 
ch'el  fue  zunto  a  la  città  di  Rezzo 
9S25  e  quella  tolsi  per  suo  habitare. 

Ugolino  di  questo  ebbe  corezzo 
quando  lui  sentìe  la  novella,  30 

a  Bernabò  disse:  non  so  s'io  lo   crezzo, 

Olduto  ò  chosa  che  non  mi  par  bella, 
9S30  messer  Feltrino  si  è  cavalchato, 
assi  tolto  Rezzo  a  man  rastella. 

E  Bernabò  se  ne  mostrò  turbato  35 

e  disse  :  per  questo  nui  non  staremo 
di  dar  complimento  al   nostro   merchato. 

E  cominzon  a  dir:  comò   faremo 
che  '1  nostro  acordo  complito  sia? 
per  Feltrino  non  voio  che  staghemo.  40 

Ugolino  risposse:  in  fede  mia 
son  contento  a  vui  lo  trabuto  dare 
:o  e  lo  Seraio  per  vu'  rcndu'  mi  sia. 

'Fono  contenti,  li  carte  fecen  fare, 
lo  parentato  si  fue  stabilito;  45 

Ugolino  a  Mantua  ritornare. 

Recittò  al  padre  cum  era  complito 


▼.  '  mera  fi  —  v.  9773.  crc7.a(i|  creda'. 

.  ilahcliti  B 


v.  97S:.  spara v  1  r  fi  —  v.  9818.  fidi]  (ioli   /.*  —  v.  1S;0,. 


|AA.   135H-1302I 


DI  BONAMENTE  A.UPRAND1 


i    - 


io 


15 


<)3.|<;  l' acordo  di  pace  e  Lo  parentado 

e  cimi   Vosehonti   era   a   bon    parlilo. 

Di  questo  11  padre  al  tue  contentado, 
di  la  bona  paco  che  fata  dicìai 
e  mollo  li  piacque  di  lo  parentado^ 

DI  quello  che  Feltrino  fato  avia 

insieme  asa'   06   parlono   e   disse, 

possa  Bcilentio,  de  più  dir  si  mctìa. 

Quando  la  pace  si   cridò  e  scrisse, 
mille  trecento  cinquantaoto  chorìa  ; 
9S55  granda  alegrezza  fata  e  balareate. 

Mille   treccnt   cinquantanove   aneli  ore- 
vene  una  neve,  di  zenaro  si  venia, 
non  fu  mai  vezuta  una  mazore. 

(Cai-.  CLX).  -  De  uxore   domini  Ugolini 
de  Gonzaga  conducta  et  de  guerra 
facta  per  principem  dominum  feltri- 
NO de  Gonzaga. 
20 

Guido,  udendo  esser  fato  pace, 
9S60  cum  citadini  grand' alegrezza  avia, 
mal  di  Feltrino,  non  voi  dir  e  tace. 

Zaschun  alegro  e  piacir  si  tolìa 
perchè  a  loro  parìa  esser  usciti 
for  di  grave  e  grande  melinchonia. 
9S65         '  Fu  dato  l'ordine  cum  modi  compiiti 
che  la  donna  menar  si  divesse, 
fue  conduta  per  cavaleri  arditi. 

La  corte  fu  grande,  cum  zente  spesse, 
fu  fata  magna  e  niente  manchava, 
9870  giostre,  torneri  cum  baleresse. 

Ugolino,  chi  non  dementegava 
di  Rezzo  che  Feltrino  tolto  avia, 
35  ma  lo  patre  meio  si  ne  passava. 

Di  guerra  Ugolin  pensò  tuttavia 
9875  di  farla  a  Feltrin  dura  e  forte 
cum  l'aiuto  di  Bernabò  ch'el  avia. 
Feltrino,  che  zia  si  stasìa  achorte, 
40  cum  li  fioli  che  a  Rezo  eran  andati, 

guarda  ben  la  città  e  le  porte. 
9880       Ma  Ugolin,  cum  le  sue  zente  armati, 
feci  la  guerra  cum  tant' ardimento, 
multi  Castel  ebbe  recuperati, 
45  Li  quali  si  eran  del  tenimento 


25 


30 


di  Mantui  <•  di  la  lui  raaone, 
tornati  fono  al  pi  Imo  resimi  mo, 
Fato  qui  de  la  <  aaone 

Ugolino    di    volir    poi-    p.t.arc, 

non  fata  pai  e  oè  dito  lennonoi 
Ma  pur  lafono  di  più  guei  rezai 

9890  zaschun   in   poso   da    dia'   sua   ;.!;i  ,ia, 
di   farsi  più   ciano  si    lasono   stare. 

Guido  di  signorìa  non  s'impazava, 

che    Ugolino  il  luto  si  re/.ia, 
e  li   frateli  molto  se   ne  turbava. 
9895         In  tranquillo  stato  si  stasìa; 
vene  il  mille  trecento  sesanta 
Luise  da  Gonzaga  si  morìa. 

Avia  d:  anni  più  che  nonanta 
quando  la  morte  a  sì  lo  trasse, 
9900  alor  rimasse  quindese  di  sua  pianta, 
Tutti  maschi  e  legittimi  si  nasse, 
di  naturali  non  fo  mentione, 
che  ancho  quelli  di  so  sangue  trasse. 
Per  sua  morte  non  si  fé'  mutatione; 
9905  al  suo  corpo  grand' honor  facìa, 
l'animo  andò  a  benedicione. 

(Cap.  CLXI).  -  De  mortalitate  que  fuit. 

Mille  trecent  sesantadu'  chorìa, 
la  pestelentia  di  morbo  grande 
per  Lumbardia  alor  si  venia. 
9910        'In  Mantua  e  Mantuan  si  spande; 
morivan  asai,  medegar  non  valìa, 
for  di  la  terra  andava  zente  grande. 

Ugolino  che  dui  fratelli  avia, 
Ludovicho,  l'altro  Francischo  chiamato, 
9915  ambedui  dil  morbo  pur  si  temìa. 
'  A  Ugolino  si  ebben  parlato 
e  domandono  che  volian  andare 
for  di  la  terra,  se  li  era  a  grato. 
E  questo  per  lo  morbo  schivare. 
9920  fu  contento  e  delli  larga  mano, 
cavalchon  fori  e  fecen  so  lozare. 
Andono  a  Castione  Mantuano 
e  lì  stasìa  cum  tutta  sua  fameia, 
da  Mantua  otto  meia  lutano. 
9925        In  quel  caste!  bon  tempo  si  stasìa, 


e.  XXXIV,  e.  4 


Mub.,  c.  1186 


e.  XXXV,  c.l 


v.  9847.  contentato  B  —  v.  9849.  parentato  B  —  v.  9852.  silencio  B  —  v.  9861.  segue  in  B  al  precedente 
senza  interruzione  di  rubriche;  l'iniziale  è  cospicua  rossa  —  v.  9864.  malenchonia  B  —  v.  9870.  tornir!  B  —  v.  9871. 
dimentegava  B  —  v.  9879.  guardan  B  —  v.  9901.  tuti  masgi  e  legitimi  B  —  v.  9902.  mencione  B  —  v.  9904.  muta- 
cione  B  —  vv.  9907-9994.  i  capp.  CLXI- CLXII  rispondono  rispettivamente  in  B  ai  capp.  CLV-CLVI —  v.  9908.  pe- 
3tilencia  B  —  v.  9914.  giamato  B  —  v.  9923.  famìa  B 


138 


LA   "CRONACA   DI  MANTOVA 


[AA.  1362-1366] 


b.,  c  1187 


XX  XV,  e.  2 


a  la  campagna  si  ziaa  a  oselarc, 
rene  a  un  zomo  clic  tra  lor  dicìa: 

In  signoria  non  avemo  a  fare, 
Ugolino  la  gode  e  si  la  tene, 
9930  per  suo'  familgi  si  ne  convien  stare; 

Per  gran  viltà  di  nui  questo  si  vene, 
lui  richo  e  nui  pouri  si  semo, 
semo  da  pocho,  anchor  più  ne  tene. 

Partito  si  vole  che  nui  prendemo 
9935  quando  a  casa  sera  nostro  tornare, 
o  cunza  o  guasta  si  voi  che  facemo. 

Dato  l'ordine,  cesono  dil  parlare; 
a  lo  setembro  a  Mantua  tornono 
e  cominzon  li  so  fati  ordenare  ; 

D'ucider  Ugolino  si  tratono 
e  tor  per  loro  di  Mantua  signoria, 
e  di  farlo  tosto  lor  si  s' acordono. 

Stavan  queti,  non  mostravan  cosa  ria; 
ugni  zorno  andavan  a  oselare, 
9945  cum  Ugolino  uman  parlare  avìa. 

Insieme  a  cena  e  disenare, 
e  pur  lo  tempo  lor  si  aspetava 
di  far  quello  che  volìan  fare. 

A  due  d'otobre  Ugolino  cenava, 
9950  cum  lui  Ludovicho  si  avìa, 

che  Francischo  di  cenar  si  scusava. 

Quando  per  loro  di  cenar  si  compila, 
vene  Francischo  cum  sua  brigata 
e  verso  Ugolino  si  se  ne  zìa. 

Cum  uno  stocho,  a  man  armata, 
a  Ugolino  nel  petto  si  lo  feria; 
di  quel  colpo  si  fu  granda  la  data. 

Ludovico,  cum  spata  ch'el  avìa, 
li  dò  un  altro  colpo  sì  forte 
9960  che  Ugolino  a  terra  si  chazìa. 

Trato  che  fu  Ugolino  a  morte, 
si  curor.o  di  farlo  sepelire, 
feno  fornire  la  cita  e  le  porte. 

Quando  lo  patre  lo  vene  a  sentire, 
9965  de  Ugolino  forte  se  ne  dolìa 
portol  in  pace  e  conven  tacire 
e  la  matina  a  zuzolar  si  facìa. 

\i'.  CLXH).  -  De   dominio  accepto   per 

DOMINUM  LUDOVTCUM    li    PER    DOMINUM 

Franciscum  de  Gonzaga. 

'Ludovicho  e  Francischo  signore 


di  .Mantua  ebben  la  signoria, 
9970  li  citadini  non  g'avian   amore. 

A  zaschuno  disonesto  ei  parìa 
che  avesen  morto  lo  fratel  valente, 
a  Bernabò  la  novella  si  zìa. 

Quando  lo  sape  fue  molto  dolente 
9975  e  tra  li  suoi  cominzò  di  parlare: 
di  Gonzaga  è  morto  lo  più  valente: 

'  Anchora  vindita  me  ne  crezo  fare, 
mandò  a  tor  la  neza  amantincnle 
0  a  Milan  la  feci  acompagnare. 
99S0        Ludovicho,  el  fratel,  a  parlamento 
di  maridar  Francischo  rasonava; 
foli  dato  donna  molto  valente. 

Madonna  Lieta  si  se  nominava, 
fìola  era  di  Guido  da  Polenta, 
99S5  che  fosse  saza  la  fama  ne  parlava. 
Per  lei  fato  fue  corte  upolenta, 
giostri,  torneri  cum  grand'  alegreza, 
mandò  Bernabò  di  li  so  chi  senta. 
Fata  la  corte  cum  gran  largezza, 
9990  a  chasa  loro  zaschun  volle  tornare, 
la  donna  rimase,  adorna  di  bellezza. 

Mille  trecent  sesantase'  notare 
che  quella  donna  a  Mantua  venia, 
per  lei  fu  fato  grande  alegrare. 


10 


15 


20 


25 


(CAP.  CLXIII).  -  DE  MAGNA  CURIA  FACTA 
PER  DOMINUM  GalEAZIWI  DE  VlCECO- 
MITIBUS.  30 

9995  Mille  trecent  sesantase'  chorìa 

che  Galeazo  Vesconte  si  fé'  fare 
una  gran  corte  d'ugni  honor  compila. 

Questo  fue  quando  lu'  fé'  sposare     ^ 
la  iiola,  madonna   Molante 
ìocoo  a  meser  Lionello  per  moier  dare. 

Fiolo  dil  re  de  Ingelterra  valente, 
fu  fata  la  dita  corte  in  Milano, 
non  se  ne  fé'  mai  una  semiante. 
Qui  ti  contirò,  a  man  a  mano, 
10005  li  gran  cosse  volsi  meser  Galeazo 
chi  fosen  fati  e  questo  fu  certano. 

Primamente  a  Sapir  ti  fazo 
che  di  Italia  gran  parte  di  signore 
fon  invitati  venir  lie  a  solazo. 

Li  comunanze  sì  ti  dicho  anchore, 


40 


45 


IOOIO 


d' Ingelterra  e  di  Franza  gran  zente, 


v.  99601  cadìa  B  —  v.  9967.  zizolar  B  —  v.  9077.  vindcla  B  —  v.  o^Si.  mandar  A,  sostituito  con  B 
vfillc]  voi  B  —   \\.  9995   tgg.  il  eap,  CLXIII  risfondé  in  B  <il  <"''/•   CLV1I  —  v.  0999.  madona  B 


9990. 


|A.  13001 


DI  BONAMENTE  ALIPRANDl 


\V) 


baroni  asai  vene  cuna  grand'honore. 

1  Lo  conto  di  Savoia  eli' era  valente, 
anchor  di   Monti' rato  lo  marchese, 
10015   lo  prìncìpo  de  la   Moria  saccnte. 
5  Grandi  signori  e  baron  inflesse 

cuna  mescr  Lionello  in  compagnia 
e  molti  baron  e  cavaler  francessc. 
Di  molte  parte  anchor  si  venia, 
10020  nobellc  donne  a  la  corte  s'apresentoe, 
10  cum  grand' honor  tutti  si  recevìa. 

Tanta  multitudine  moltiplicoe; 
era  Milano  sì  pieno  di  zente 
che  di  tante  zaschun  meravioc. 
10025         Alozati  fono  tuti  nobilmente, 
1 5  sì  che  ugnun  di  lor  s' acontentava  ; 

di  farli  grand'  honor  non  s'era  lente. 

Bernabò  a  Galeazo  parlava, 
l'ordine  de  la  corte  si  voi  dare, 
10030  per  multi  notabili  si  mandava. 
20  E  a  quelli  si  ebben  a  comandare 

che  tal  ordine  loro  si  prendesse 
che  la  corte  chi  si  debìa  fare 

Cum  grand' honor  si  procedesse 
10035  e  manchamento  alchun  non  glie  sia, 
25  in  spender  largamente  si  facesse. 

Dato  quel  ordine  che  loro  avìa, 
fo  terminato  lo  die  del  sposare, 
a  tutte  cosse  li  ordeni  si  dasìa. 
10040        Ora  si  ti  voio,  a  comenzare, 
30  di  quella  corte  dire  l'ordinamente 

lo  qual  vosen  si  divesse  observare. 

'Di  done  e  di  signori  li  più  valente 
per  cento  taieri  si  se  cernia 
10045  da  fir  in  salla,  mesi  nobilmente. 
35  E  in  quella  sorte  anchor  si  metìa 

madonna  Raìna,  consorte  era 
di  Bernabò,  che  granmente  valìa. 

Anchor  madonna  Biancha  in  quella 

[schera, 
10050  consorte  era  di  meser  Galeazo, 
40  e  madonna  Violant,  fiola  vera. 

Messer  Lionello  di  grand  lignazo, 
marchesi  e  conti  da  più  honore, 
chi  più  valìa  d' honor  avìa  vantazo. 
10055         Possa  tutta  l'altra  zente  anchore, 
45  oltre  li  cento  taieri  terminato, 


doni  <•  signoi  |  <  1  .in  di  gran  raloi  • 

In   altri    Halli    fono   asciati,  *.  x  . 

Che   tutti   in   una  non   posìan   stai--, 
[0060  e  granmcnle  si    fono   lionorati. 

Vene  lo  zorno  di   la  sposa   fare, 
fu  sposala   rum   grand'  alc.grezza, 
l'orden  si  dà  di  devir  disellare. 
Li  seschalchi  molto  si   fa  (rezza 
10065  di  far  che  li  chose  in  orden  sia, 

'che  disenar  si  possa  cum  ampiezza.        t.xxxv,  e.4 

Tanto  sonar  di  trombe  si  facìa 
che  l' aire  tutto  si  resonava, 
e  dil  parlar  alchun  non  s'intendìa. 
10070         Li  seschalchi  ugnun  si  asetava 
comò  era  ordinato  l'asettarc, 
confecion  e  vino  si  portava. 

Possa  alla  chosina  si  andare 
e  li  embandisoni  si  tolìa, 
10075  a  li  sa-li  si  li  facìa  portare. 
Galleazo  a  cavallo  si  zìa 
dinanzi  a  tuti  imbandisone 
che  alla  sposa  portato  fìdìa, 
E  per  lo  simele  quel  barone, 
10080  che  quel  taiero  a  cavai  portava, 
qui  appresso  dirò  l' imbandisone  : 

La  prima  porceleti  si  se  dava, 
intorno  erano  tutte  dorate 
e  per  la  bocha  foco  si  mostrava. 
10085         Apresso  la  imbandison  apresentate 
dui  leopardi  cum  colar  di  veluto, 
cordi  di  seta  e  li  fiube  dorate. 

Appresso  un  altro  don  compiuto  :        vu»  ,  e.  11  ss 
coppie  dodesse  di  saùsi  presentava, 
10090  più  belli  cani  non  fu  ma'  vezuto. 

Colari  belli  cum  fiube  chi  lasava 
quatro  per  copia,  cordi  de  seta  avìa; 
meser  Lionelo  molto  li  guardava. 

La  seconda  imbandison,  chi  se  dasìa, 
10095  lepore  dorate  e  luzi  dorati 

in  su  le  tavole  meter  si  facìa. 

A  quella  imbandison  fon  presentati 
cobbie  sei  di  levereri  correnti, 
colar  di  veluto  cum  fiube  dorati. 
101 00         Super  li  colari  spranghe  lucenti, 
li  lassi  di  setta  tutti  si  avìa, 
fiube  dorati  e  eran  d'arzenti. 


v.  10016.  ingelese  B  —  v.  10018.  cavalir  francese  B  —  v.  10022.  multidune  A,  corr.  con  B —  v.  10041.  dirò  B 
v.  10058.  fosen  B  —  v.  10068.  aiere  B  —  v.  10070.  ugnom  B  —  vv.  10080-10081.  che  lo  taiero  de  la  sposa  por- 
tava |  a  cavai  zia,  dirò  li  imbandisone  B  —  v.  10082.  porcoleti  B  —  v.  100S9.  chobie  dodese  B 
8cl  di  livreri  B  —  v.   10100.  sprange  B 


v.  10093.  cobie 


140 


LA  u  CRONACA  DI  MANTOVA 


[A.   1366] 


iIUR.,    c.    US1) 
XXXVI,  e.   1 


Anchor  se'  avstori  presentar  li  facìa, 
lazi  di  setta  cum  botoni  dorati, 
10105   l'arma  de  messer  Lionello  avìa. 
Alla  terza  imbandison  portati 
vitello  e  truite  dorati  era, 
e  sci  cani  alani  presentati. 

Anchor  sei  stiveri  io  una  schera, 
10110  tuti  colari  di  veluto  si  avìa, 

liube  dorati,  cordi  di  seta  nera. 

A  la  quarta  imbandison  si  dasia 
pernisse  e  quaie  tutti  dorate, 
e  timoli  dorati  secho  avìa. 
10115         Spara  veri  dodesse  fo  presentato, 
fornimenti  di  seta  li  adornava, 
sonai  d'arzento  erano  dorate. 

'Anchor  cobbie  dodesse  apresentava 
'  di  brachi,  erano  tutti  ben  forniti, 
\0\20  lazi  di  seta,  colari  li  adornava, 

A  la  quinta  imbandison  non  smariti 
anedre  e  cisoni  tutti  dorati, 
carpani  secho  d'oro  eran  fulciti. 

Falcon  dodesse  pelegrini  apresentati, 
xxxvi,  e  2   10125  capoleti  di  veluto  cum  perii  avìa, 
boton  e  maieti  d'arzento  dorati. 

A  la  sesta  imbandison  si  dasìa 
carne  di  bo'  cum  li  grasi  caponi, 
sapor  d' aiata  cum  seco  facìa. 
10130         Ancho  apresso  si  li  de  sturione, 
posa  dre'  questo  si  li  apresentava 
de  lino  azale  dodesse  pancirone. 

Meser  Lionello  molto  li  guardava 
maze  e  fiube  d' arzento  dorati 
101 35  piacivali  forte  e  molto  li  domava. 

Anchor  a  la  septima  imbandisone 
vitello  e  caponi  cum  limoni  a, 
cum  quel  apresso  di  grosi  tenchone. 
Apresso  apresentar  si  li  facìa 
10140  arnisse  dodesse  da  giostra  reale  e  belle, 
cum  dodesse  lanzi  che  secho  avìa. 
Anchor  apresentò  dodesse  selle, 
avìa  li  fornimenti  tutti   dorati, 
niente  manchava  a  farli  belle. 
10145         L'octava  imbandison  portati 
b*.i  <•  "w  fono  pastelli  di  carne  di  boe 

cum  formazo  e  zucharo  impastati. 
Anchor  anguili  si  li  dasìa  poe, 
fatti  in  pastcli,  eran  inzucharati 


10150  cum  bone  specie  a  queli  non  manchoe. 

Dredo  a  questi  fonno  apresentati 
fornimenti  dodese  d'armi  da  guerra, 
tutti  compiiti  richamente  asiati. 

Forniti  erano,  dove  li  se  serra,  5 

liube,  maze  tutte  d'arzento  dorate, 
di  veluto  coperte,  di  seta  la  berta. 

A  la  nona  imbandison  portate 
carne  puli  e  pisi  a  zelatina, 
possa  dredo  li  fu  apresentatc  10 

mi6o         Pezze  dodese  tutto  d'oro  lina, 
e  pezze  dodese  di  seta  acolorati 
in  li  qualle  era  una  di  seta  albina. 

La  decima  imbandison  portati 
carne  in  galatina  saporita,  15 

10165  cum  lamprede  grosse  avantazati, 

Per  ugnum  si  fue  molto  gradita; 
posa  apreso  anchor  si  li  donava 
due  botazi  di  bon  vino  fornita. 

Anchor  sei  bacini  apresentava  20 

10170  e  sei  bronzini  d'arzento  dorati; 

per  gran  piacir  ugnun  li  guardava. 

'  La  undecima  imbandison  portati 
capreti  e  pavari  arostiti 
cum  secho  agoni,  fon  delichati.  25 

10175         Apresso  corseri  sei  ben  forniti 
cum  selle  e  li  fornimenti  dorati  ; 
e  lanci  sei  cum  bon  ferri  politi. 

Anchor  targe  sei  fon  apresentati, 
pinti  a  l'arma  di  meser  Lionello,  30 

101S0  e  sei  capelli  d'azallc  ben  sghurati; 

Anchor  li  fu  donato  un  bel  capello 
fornito  di  perii,  tutto  laborato, 
non  se  ne  vite  mai  un  più  bello. 

La  duodecima  imbandison  portato       35 
101S5  lepori  caprioli  in  sapore 

cum  pesse  aciuerio  zucharato; 

Apreso  a  questo  apresentò  alore 
sei  gran  corseri  cum  selle  dorate, 
li   fornimenti  tuti  dorati  anchore.  40 

101  Sei  lanze  e  sei  targe  fon  portate, 

capelli  sei  d'azalle  travisati, 
fono  questi  da  li  altri  nominati. 

'Li  fornimenti  eran  tutti  dorati, 
T  arma  di  meser  Lionello  avìa,  45 

10195  più  de  li  altri  fono  aventazati. 

La  terzadecima  imbandisone 


v.    10114.  laci  B —  v.  10125.  capeteti  B —  v.  10140.  nrnise  dodese  B  —  v.   10156.  velu' B  -  borra  B  —  v.  1015S. 
pulii  e  pitti  a  zcl.ilìa  —  v.    IOl6o.   pece   B  *  >■  tenti  —  v.    10162.  in  quelle  fo  B  —  v.  ioiSi.  bel  om.  in  B 


|A.  1366] 


DI    P.ONAMKNTK   ALII'KANDI 


141 


carne  di  bo'  e  di  cervi  portate( 

Cimi   sapore   di    ZUChaTO   e   limone; 

appresso  tenche  grosse  riversatei 

10200  CUm    altri    pissi   che   lie   ni    portava, 

5  podio  dì  quelle  si  ne  fue  manzate. 

Dredo  a  questo  si  apresentava 

sei  ilestreri  CUm   brene  dorali 
cimi  cave/i  verdi  chi  li  adornava. 
10205         Aviari  li  coperti  molto  ornali, 
10  di  voluto  verde  era  suo  colore, 

forniti  di  setta  e  molto  dorati. 

La  quartadecima  imbandisone 
tenche  grosse  riversati  avìa, 
10210  polastri  rosi,  verdi  e  capone. 
15  Possa  apresentato  li  lìdia 

destreri  sei  da  giostra  grandi, 
li  breni  in  testa  dorati  avìa. 

Li  coperti  di  velu'  roso  cum  bandi, 
102 15  botoni  cum  fiochi  avìa  dorati, 
20  ornate  d'opra  cum  bellezze  grandi. 

La  quintadecima  imbandisone 
pivioni,  verzi  cum  fasoli  dasìa, 
lingue  salate,  anchor  carpione. 
10220         Appresso  a  questo  apresentato  lidia 
25  uno  capuzo  e  uno  zipone, 

laborato  a  fiori  di  perle  si  avìa. 

Anchor  mantel  e  capuzo  da  barone, 
tutti  cum  perle  eran  laborati 
10225  '  a  compassi  fatti  cum  lione, 
30  E  de  armelino  erano  f  odrate  ; 

vestimenti  erano  di  gran  valore, 
e  per  zaschuno  fon  molto  lodate. 
La  sestadecima  imbandisone 
10230  conij,  pavoni  e  cesani  dato, 
35  anguile  rostite  sapor  di  cetrone. 

Un  baciron  d' arzento  presentato 
cum  un  fìrmaio  diamante  e  rubino 
cum  una  perla,  di  gran  valor  stimato. 
10235         E  quatro  cinti  belli  d'arzente  fino, 
40  dorati  era  e  quelli  si  apresentava, 

fue  tenuto  bel  dono  e  pelegrino. 

La  setedecima  imbandison  si  dava 
zunchate  e  formaio  aventazato; 
10240  dodese  boi  grassi  li  apresentava. 
45  La  decedoto  imbandison  fu  dato 

frute  belli  di  molte  rasone; 
dredo  a  questo  zaschuno  lavato. 


A  luti  li  donne  <•  ;(i  barone 

10)45    molto   bop    vini   ni    li   aprcHcntava, 
an<  hor  apresso   boni   oonlilione. 

Fato  questo  zaschun  si  levava, 
tuli  li  baron  insieme  si  trasla, 
tneser  Galeazo  li  apresentava, 
roa$o       Cento  cinquanta  cavali  li  venia 
a  li  baroni  e  a  li  signori  donati, 
sccundo  che  a  zaschun  si  con  venia. 

Anchor  robe,  zoie  apresentati 
sccundo  chi  era  li  conditione 
10255  di  tutti  quelli  a  chui  li  fon  donati. 

Meser  Bernabò,  largo  barone, 
di  gran  presenti  ancho  lu'  faci  a; 
de  li  gran  larghezzi  si  facìa  canzone. 

Mer.er  Lionello,  cum  la  sua  compagnia 
10260  di  altri  baroni,  per  farsi  honore, 
robbe  cinquecento  a  buffoni  dasìa. 

Buffoni,  zugoladri  e  sonatore 
per  Galeazo  asai  robe  donate, 
Bernabò  li  fé'  dar  dinar  anchore. 
10265         Giostre  e  torneri  eran  ordinate, 
nobilmente  ogni  zorno  si  facìa, 
eran  divisi  tutti  li  brigate. 

'Altri  eran  che  cum  li  done  stasìa,     MuR    e   mi 
cantar,  sonar  e  insema  baiare, 
10270  gran  piacir  ugnun  si  tolìa. 

Non  si  porìa  dir  tanto  in  parlare 
corno  fu  quella  corte  nobil  e  grande;      e.  xxxvi,  e. 3 
alchuna  simile  non  si  porìa  contare. 

Mille  trecent  sesantase'  ti  pande, 
10275  dil  mese  di  mazo  si  dì  notare, 
che  fata  fue  quella  corte  grande 
a  li  Veschonti  perpetuai  honorare. 

(Cap.  CLXIV).  -  De  tractatu  facto  cox-  e.  xxxvi,  e.  4 

TRA  DOMINUM  LUDOVICUM  DE  GONZA- 
GHA,  ET  DE  NATIVITATE  DOMINI  FRAN- 
CISCI   EIUS   FILII. 

Nel  ditto  millesimo  si  ti  dicho  anchore, 
Francischo  di  Ludovicho  si  nasìa 
10280  da  Gonzaga,  di  Mantua  signore. 

Sua  matre  madonna  Ulda  si  dicìa, 
de  li  marchesi  da  Ferara  nata, 
bella  donna  e  saza  si  se  tenia. 

In  lo  ditto  anno  si  naque  bugata 


v.  102 18.  pivioni    verdi    A,  sostituito  con  B  -  cum,    om.   in  B  —  v.   10230.  avantazato  B  —  v.   10246.  confc- 

w.  1027S-10421.  il  cap.  CLXIV  risponde  in  B  al  cap.  CLVIII —  v.   ioaSi.  Alda/*1 


cione  B  —  v.  10262.  zigoladri  B 


li: 


LA   "CRONACA  DI  MANTOVA 


[A.  1366] 


185  chi  fu  dura  e  forte  da  lavare, 
contirò  corno  la  fue  terminata. 

Ino  che  Coradino  si  chiamare, 
da  Gonzaga  esser  si  se  dicìa, 
per  alchun  fallo  a  Verona  andare. 
10290         Can  signore  a  Verona  lo  ricevìa 
e  a  lui  molto  si  facìa  far  honore 
e  provision  anchor  si  li  dasìa. 

Ludovicho  e  Francischo  signore 
di  Mantua  tra  lor  era  zilosia, 
102,5  l)Ur  Ludovicho  in  rezer  era  mazore. 

Cum  Francischo  secho  un  compagno 

[stasìa 
Antonio  da  Gonzaga  chiamato, 
nepote  di  Coradino  se  dicìa. 

Costui  Francischo  ebbe  instigato 
10300  ch'el  si  volesse  lui  signor  fare 
e  Ludovicho  si  fosse  chazato. 

Per  questi  si  se  vene  a  trattare 
che  Coradino,  che  a  Verona  stasìa, 
cum  Can  signor  divesse  parlare, 
10305         E  secreto  questo  esser  debbia, 

che  di  zente  a  Francischo  dezza  servire, 
che  di  Mantua  voi  tor  la  signoria. 

Antonio  era  quel  al  ver  dire, 
che  cum  Coradino  la  trazza  menava; 
10310  Francischo  non  mostrava  lui  sentire. 
Can  signor  che  di  servir  mostrava, 
non  volendo  consentir  a  tanto  male, 
a  Ludovicho  si  notificava. 

Che  lui  si  era  homo  e  Halle 
103 15  e  ch'el  si  devesse  sapir  ben  guardare 
che  non  li  avenesse  doia  e  male. 

Ludovicho  a  Francischo  parlare 
di  quello  che  Can  signor  scritto  avìa; 
Francischo  a  lui  si  ebbe  a  scusare. 
103:0         Che  di  questo  niente  lui  ne  sapìa 
e  che  a  Cano  signore  si  scrivesse 
che  chiaro  il  fatto  scriver  si  debìa. 

A  Can  signor  di  questo  li  incresse, 
ma  pur  si  volsi  parir  vcritero, 
wwii  e  1    loi:'-<  '  tuto  il  fato  a  Ludovicho  scrisse. 

Francischo  a  Ludovicho:  non  è  vero; 
per  Antonio  Gonzagha  sia  mandato 
e  si  snpr?mo  questo  fato  intero. 
'Antonio  dil  fatto  s'ebbe  scusato 
10330  che  mai  di  questo  non  avìa  sentito, 


liti 


ma,  per  scometter  'sto  dir  e  trovato, 

E  questo  per  mie  non  sera  consentuto, 
che  a  Coradino  lui  scriver  volìa. 
di  quel  ch'el  dice,  per  la  golia  mentuto. 
1031;  A  Coradino  subito  scrivìa  3 

ch'el  era  uno  tristo  traditore, 
e  provar  voio  cum  la  persona  mia. 

Francischo  si  scrivìa  a  Can  signore 
che  per  traditore  lui  si  lo  chiamava, 
10340  che  tra  frateli  volìa  metter  errore.  io 

La  chossa  tanto  inanzi  andava 
ch'el  si  vene  che  ordine  si  dasìa, 
di  farai  bataia  si  ordinava. 

Coradino  e  Antoni  combater  devia, 
10345  a  Padua  lo  campo  terminato,  15 

e  la  bataia  lì  far  si  se  debbia. 

Can  signore  Coradino  aprestato 
d'armi  e  di  cavallo  e  compagnia 
complitamente  e  niente  manchato; 
10350         Per  lo  simele  Francischo  si  facìa,       20 
a  Antonio  niente  li  manchoe, 
intrambe  li  parte  a  Padua  si  zìa. 

Li  loro  amici  a  essi  parloe 
dicendo:  che  voliti  vui  fare? 
10355  se  v'  uciditi  que  si  dirà  poe?  25 

Meio  è  che  vui  lasati  stare  ; 
una  carne  e  un  sangue  si  siti  ; 
non  vi  voiati  tra  vui  amazare. 
A  Mantua  Coradino  vui  veriti, 
10360  seravi  fato  sempre  grand' honore  30 

e  bona  provisione  si  aventi. 

Coradino  si  se  voltò  alore 
e,  presente  bon  homeni,  si  dicìa: 
voio  che  sapiati  vui,  signore, 
10365         Can  signor,  per  la  fede  mia,  35 

si  è  quello  che  m'à  fato  dire 
quel  ch'i  'ò  dito  per  mia  gran  folìa; 

Questo  a  tuti  vi  fazo  asapire 
che  mal  alchun  non  fu  ma'  tratato 
10370  tra  mi  e  Antoni,  nò  per  far  né  per  dire,   40 
Cossa  alchuna  contra  il  stato 
di  Ludovicho  e  Francischo  signore; 
a  tutti  vui  questo  sia  protestato. 
Di  tal  dire  si  trattò  carta  alore  ; 
10375  Coradin  e  Antonio  tornare,  45 

a  Mantua  recevuti  cum  honore. 
Can  signor  non  si  pò  pace  dare 


v.  ioì</>.   serho  oni.  in   H  —   v.   10306.  eh*  cut.  in   B  —   v.   10333.   glaro   B    -  v.    IO33I.  questo  dire  trovato  B 
v.    [03611   provesionc  B 


[AA.   13ùb-130H| 


DI    BONAMKNTIO  AUl'KAiNDI 


1  !   i 


11) 


15 


20 


25 


30 


35 


40 


45 


'  di  tal  beffa  <  Ih'  li  è  incontrata, 

di   mala   voia   di   quello  lui   .stare 

103S0        Francischo  Gonzaga  non  dimorava; 
a  l' imperator,  a  re,  a  signor  scrivìa 

dil   tradimento    che   Can   signor    Iratava. 

Cam  signor  gran  dolore  si  avla, 
ma  in  vendetta  non  lo  posìa  mostrare, 
103S5  dentro  dal  core  serato  lo  tenia. 

Millo  treccnt  srsantasete  notare 
quando  Can  signor  ruminava 
circhando  il  modo  di  vindita  fare. 
In  lo  suo  animo  si  se  ricordava 
10390  di  la  offessa  che  Bernabò  recevuta  avìa; 
di  ricordarlo  a  Bernabò  pensava. 

Como  Francischo  Ugolino  morto  avìa 
e  che  l'era  il  tempo  di  la  vendita  fare, 
cum  secho  volesse  la  sua  compagnia, 
10395         Perchè  cum  lui  si  se  volìa  ligare 
a  morte  e  distrucion  di  Gonzaga, 
che  quella  cha'  si  divesse  guastare. 

Di  la  offessa  recevuta  si  ricordava, 
di  Francischo,  che  chiamato  traditore 
10400  lui  si  l'avìa  e  gran  dolor  portava. 
Pregava  Bernaboe  per  amore 
dil  parentato,  che  cum  secho  avìa, 
che  a  Gonzaga  fosse  dato  dolore. 

'Bernabò  a  Can  signore  si  prometìa, 
10405  volìa  cum  lui  esser  colligato 

e  di  far  li  vinditi  gian  voia  avìa; 

E  ch'el  si  tenesse  firmo  acertato 
che  la  guerra  si  comenzarave 
cum  più  tosto  fosse  aparechiato, 
104 io         E  la  guerra  non  abandonarave 
fina  che  Mantua  lui  non  avrìa, 
non  dubitava  che  tosto  si  '1  farave. 

Zaschun  di  loro  in  ordine  si  metìa, 
non  monstrando  di  guerra  volir  fare, 
10415  mille  trecent  sesantaot  si  venia. 

Quei  da  Gonzaga,  lor  non  pensare 
da  nesuna  parte  eser  guerrezati, 
ma  pur  s' avian  voluto  conlegare. 
Cum  la  Gesa  e  cum  altri  ligati 
10420  per  questo  lor  sechuri  si  tenia, 

né  di  far  zente  non  stavan  avisati. 

(Cap.  CLXV).  -  De  guerra  facta  ter  do- 


mixcm   Bernaboe  li  Can  sig  <      cvw,  ,1 

DELLA   S(  ai. A,    DO  •  i  UE. 

Bernabò  e  Can  signor  non  dormìa; 

lo   mercoi    santo   in    lo   Srraio   introno, 
zente  e   bestiame   asa'  si    pi  india. 

10425        A  Borgoforte  campo  firmono, 
Bernabò  in  persona  armato, 

lo  suo  navilio  per  lo  Po  andono. 

Parte  rimasse  e  parte,  mandato 
'a  Ostia  si  stava  per  divedare  '.  xxxvii.d 

10430  che  secorso  a  Mantua  non  sia  dato. 

Can  signor  facìa  gran  gucrrezare 
per  terra  e  per  aqua  quanto  posìa, 
per  lo  simel  Bernaboe  fare. 

Quei  da  Gonzaga  gran  dolor  avìa 
10435  e  Per  simelle  tutti  li  citadini; 

di  diffendersi  penser  zaschun  facìa. 

Fon  presi  e  rubati  asa'  contadini, 
asai  fuzendo  in  Mantua  intrava, 
ben  recevuti  da  li  citadini. 
10440         Bernabò  a  Milan  si  tornava, 
a  Borgoforte  rimase  la  sua  zente 
che  in  ugne  parte  loro  guerezava. 

Per  lo  simel  Can  signor  era  posente, 
quei  da  Gonzaga  dentro  stavan  forte, 
10445  non  ben  contenti  si  stavan  dolente. 

Ludovicho  s' alagnava  da  morte 
e  col  f  ratei  si  parlava  e  di  eia: 
nui  si  semo  per  avir  mali  sorte. 

Intorno  la  terra  gran  guerra  si  facìa, 
10450  a  li  porte  spesso  cum  gran  furore 
scharamuzava  e  molto  ne  morìa. 

Gran  tema  avìa  quei  signore, 
pensono  di  secorso  dimandare, 
notificar  lo  feci  a  l'imperatore. 
10455         Anchor  al  papa  ebben  a  mandare, 
a  la  reina  Zoana  che  in  Pulgia  stasìa, 
e  a  Fiorenza  fecen  notificare, 

E  a  tutta  la  liga  che  lor  fatta  avìa. 
diroti  chi  foni  comuni  e  signore 
10460  che  al  suo  sichorso  tosto  si  venia: 

Meser  Otto  di  Brisvich  cum  honore, 
di  la  raìna  Zoana  era  marito, 
a  chasa  sua  era  gran  signore. 

Non  vene  in  forma  di  homo  smarito, 


Muit.  ,  e.  1193 


v.  10390.  di  ofesa  che  Bernabò  si  tenia  B  —  v.  10393.  l'ora  B  —  v,  10409  aparegiato  B  —  v.  10422  sgg 
fan  parte  del  precedente  capitolo  in  B,  il  CLVI11 —  v.  10436.  de  defendersi  pensir  ziaschun  facìa  B  —  v.  10437.  c- 
ladini  A,  corr.  in  B  —  v.   104;').   lororc  B   —  v.   10456.  e  in  Pulgia  a  la  Zoana  reina  A,  coir,  in  B 


144 


LA    "CRONACA   DI  MANTOVA 


[A.  1368] 


Iur.,  e.  119* 


U.\VII,c.« 


CXX\  Itl.i.l 


iIl'R 


1195 


;  cum  belle  e  grande  zente  si  venia, 
era  bel  cavalero,  sazo  e  ardito. 

Lo  fratel  dil  papa  cum  bella  compa- 
gnia, 
cum  secho  avìa  tutti  i  signori 
che  a  la  Gesia  fideltate  tenia. 
in;,  Di  la  Marca,  dil  Patremonio  anchore, 

dil  Ducato  e  di  Romagna  g'era 
vegnuti  secho  tutti  li  signore. 

L'imperator  cum  la  sua  bandera, 
lo  duce  d'Astoricho  e  quel  di  Sansogna, 
io  175  quel  dAsporch  e  quello  di  Bavera. 

Lo  patriarcha  dAquileia  e  Bologna, 
Fiorenza,  Ferara  e  Padua  g'  era, 
tutti  a  Mantua  ch'el  facìa  bisogna. 
1  Quanta  alegrezza  a  vedir  tale  schera 
104S0  di  tanta  nobiltà  che  vigneno 

per  eser  contra  a  la  bissa  fera  ! 

'  A  mezo  zugno  la  mostra  si  feno 
di  quarantamila  a  cavai  armati, 
in  lo  Seraio  tuti  lozati  Steno; 
104S5         Chi  in  case,  chi  in  pavion  lozati, 
grande  meschie  ogno  dì  si  facìa; 
molti  a  Borgoforte  ne  fon  amazati. 

Li  zente  di  la  liga  alor  si  choria, 
chi  in  Bresani  e  altri  in  Cremonesse, 
10400  piavan  zente  e  facìan  gran  rubarìa. 

Da  l'altra  parte  corian  in  Veronesse, 
e  anchor  a  Verona  l' imperator  zìa 
cum  la  sua  zente,  gran  danno  in  lo  paese. 
Molti  e  multi  zomi  He  stasìa, 
10495  cum  sua  zente  facìa  gran  guerrezare, 
gran  parte  di  la  liga  secho  avìa. 

Era  oltra  modo  lo  gran  danezare 
che  in  ugne  parte  loro  si  facìa, 
pasato  un  tempo,  in  dredo  tornare. 
10500        Dil  dito  mese  di  zugno  si  venia 
lo  re  di  Cipro   cum  bella  zente, 
in  Mantua  ben  lozato  si  lidia. 

A  Venezia  era  stato  primamente 
perchè  lie  lui  si  era  dismontato 
10505  da  Cipro  a  Venezia  cum  sua  zente. 
In  Mantua  si  fu  ben  honorato; 
l'imperator  volsi  da  lui  sapire 
la  ver  cason  chi  l'avìa  menato. 

Lo  re  di  Cipro  si  gel' ebbe  a  dire 
10510  ch'era  venuto  per  adomandarc, 


prima  a  lui,  possa  a  li  altri  gran  sire, 

Che  alturio  li  deveseno  dare, 
che  '1  Sepulcro  lui  aquistar  si  volìa 
se  li  Cristian  lo  volian  aiutare. 
10515         L'imperator  e  li  duce  che  secho  avìa,     5 
tutti  a  lui  di  sichorso  prometeno, 
possa  lo  re  da  Mantua  si  partìa. 

In  Franza  cum  sua  zente  zeno; 
a  tutti  li  re  e  barone  domandoe 
10520  secorso  e  alturio,  tutti  sì  gel  deno.  10 

Di  ponente  lui  si  se  partìa  poe, 
ben  contento  in  Cipro  si  tornava, 
cum  suoi  baroni  si  deliberoe; 
Cento  galee  e  nave  si  armava, 
10525  in  Alexandria  loro  si  andono  15 

e  dentro  in  la  terra  per  forza  intrava. 

Alexandria  tuta  quanta  robono, 
la  roba  di  quella  a  li  nave  conducìa, 
fu  gran  fatto  quello  che  guadagnono. 
10530         Lo  Soldano,  che  questo  sentìa,  ju 

feci  asunar  grandissima  zente 
che  in  Alexandria  lui  vegnir  volìa. 

Lo  re  se  viti  non  esser  sufficiente 
a  tanto  sforzo  posir  contrastare; 
10535  'intrò  in  nave  cum  tutta  sua  zente,  25 

E  non  cessono  mai  di  navichare 
che  in  Cipro  loro  si  arivava, 
sani  e  salvi  a  terra  dismontare. 
Torno  a  dire  come  si  portava 
10540  la  zente  de  la  liga  e  di  l'imperatore        30 
che  tutti  li  terre  di  Bernabò  miastava. 
Per  lo  simel,  teren  di  Can  signore 
ugni  zorno  su  quello  si  se  choria, 
da  zente  a  zente  era  di  gran  rumore. 
10545         Lo  Bison  e  la  Schalla,  chi  vedìa         35 
di  non  potir  in  nulla  guadagnare 
e  pericol  di  perder  si  stasìa, 

Si  circhono  d' acordo  volir  fare: 
a  l'imperator  ambasador  mandono 
10550  chi  li  divesse  a  lui  recomandare,  40 

Di   far  T  acordo   insieme  si  parlono; 
fo  fata  pace  e  lo  Seraio  renduto, 
la  zente  venuta  a  cha'  lor  tornono. 
'Rimasse  Gonzaga  cum  honor   com- 
piuto,  45 
10555  di  Mantua  liberata  fon  signore; 
quella  allegreza  tolsi  via  il  luto. 


v.   10471.  quel  ow.   in   f!  —    v.    104S0.   incide   /.'   —   v.    104S0.   ehi   in   BreMna  e  in   Cremonesi   B  —    v.    10520. 

altorlo  B 


|AA.  1308-1377| 


DI  BONAMENTE  AUI'KANDJ 


1  15 


Pocho  tempo  si  passava  alore( 
dredo  a  la  pace  Francisco  morìa, 
rimase  Ludovicho  e  lo  patre  signore. 

5  (Cap.  CLXVI).  -  De  morte  magnifici  domini 

GUIDONIS    DE   (  h  >NZAGA. 

10560         Mille  trecent  sesantanove  chorìa, 
lo  patre  di  Ludovico  ebbi-  la  morte, 
10  messer  Guido  per  suo  nome  avìa. 

Mille  trecent  sctanta  la  corte, 
Ludovicho  signor  si  fé'  murare 
10565  lo  borgo  di  san  Zorzo  per  esser  forte. 
Mille  trecent  setantaun  fé'  fare 
15  lo  muro  a  Porto  intorno  murato 

e  quel  borgo  si  feci  amenorare. 

(Gap.  CLXVII).  -  De  amissione  ter  ha  rum 

STATUS   ECCLESIE   ET  DE  TRACTATU  FA- 
20  CTO   P.   LUDOVICUM   DE   GONZAGA. 

Mille  trecent  setantatrì  puntato, 
10570  la  Gesia  tutti  li  citade  perdìa, 

in  ugni  parte  di  quelle  perse  stato. 
25  Mille  trecent  setantatrì  certato, 

Ludovicho  a  sentire  lui  si  venia 
che  contra  lui  si  fidìa  trattato. 
10575         Un  che  Antonio  Gonzaga  si  dicìa, 
un  Nicholò  Gonzaga  so  consorte, 
30  di  ucider  Ludovico  tra  lor  devia. 

A  Aichardino,  chi  l'amava  forte, 
di  Magnavachi,  da  Padua  era, 
10580  a  quelli  due  si  li  dava  conforte. 

Anchor  altri  fono  di  tal  schera: 
35  'un  zovan  di  Bochamaor  chiamato, 

Andrea  da  Godo  seguìa  la  bandera, 
Iacomino  da  Alexandria  provisionato, 
105S5  Zangarino  fameio  valente, 

tutti  quanti  eran  dil  peccato. 
40  Ludovicho,  cum  signor  prudente, 

li  sopradicti  si  feci  iustisiare, 
molto  piacque  a  la  comuna  zente. 
10590        Tutti  loro  lui  si  li  feci  impichare, 
prima  strasinati  e  chi  tenaiati 
45  inanzi  che  il  cavestro  li  fesse  dare. 

Nel  ditto  millesimo  asunati 


vene   B8ÌOttG    Ifl    tanta    (piani  ila!'-  ; 

10595  li  biave  in  molti  pari'-  consumatL 

Mille  trecent  setantaquatro  certate, 

di    ina/o    mia   gran    liumana    venia, 

per  quella  le  biave  in  campo  guastate. 

In  quello  anno  podio  grano  SÌ  rie  lioia, 

10600  a  la  zente  fne  dolore  asai  grande 
perchè  in  recherei  poi  ho  grano  avia. 

Mille  trecent  selantac  inique  ti  pande, 
fue  la  fame  per  l'universo   mondo, 
morìe  di  fame  quantitatc  grande 
10605         Di  femini  e  homeni  a  tondo, 
pocho  pane  per  tuto  si  trovava, 
abendo  dinari  li  borse  pien  di  fondo. 

Asa'  donne  e  femine  falava 
dil  corpo  suo  per  la  fame  che  avìa. 
106 io  di  quelle  asai  se  ne  trovava. 

Fono  asai  che  li  fioli  vendìa 
per  avir  dil  pane  da  mangiare, 
dura  chosa  a  zaschedun  parìa. 

Mille  trecent  setantase'  a  non  falare, 
106 15  vene  un  terramot  sì  grande 

che  la  terra  e  chase  fasìa  tremare. 

'Nel  dito  milessimo  si  ti  pande,  mur.  e.  ii96 

Bernabò  cum  Ludovicho  si  facìa 
parentato  chi  fu  tenuto  grande. 
10620         Una  sua  fiola  per  moier  dasìa 
a  Francischo  di  Ludovicho  nato, 
da  Gonzaga  dicho  la  prometìa. 

Questo  feci  per  esser  ben  firmato 
in  la  sua  signoria,  per  esser  forte 
10625  che  Mantua  li  fosse  palenchato. 

(Cap.  CLXVIII).  -  De  guerra  orta  inter 

DOMINOS  VENETOS  ET  DOMINUM  PADUE.    c.XXXVUI.c.a 

Mille  trecent  setantaset  li  sorte 
di  gran  guerra  si  vene  a  Veniciani, 
diffessa  feno  senza  serar  porte. 

Francischo,  signore  de  li  Paduani, 
10630  un  gran  tratato  si  pensò  de  fare 
per  disfar  lo  stato  di  Veneciani. 

'Col  re  d'Ungaria  seppe  trattare,        c.xxxvni.as 
cum  lo  duce  d'Astori  eh  e  Furi  ani 
cum  Zenoesi  e  Ancontan  ligare. 
10635         L'Istria,  Schiavonia  e  Marchiani, 


vv.  10560-10568.  il  cap.  CLXVI  risponde  in  B  al  CLIX  —  vv,  10569-10625.  il  cap.  CLXVII  risponde  in  B. 
al  CLX  —  v.  10583.  Andrea  da  Gede  B  —  v.  10584.  provisionalo]  Riamato  B  —  v.  10612.  manzarc  B  — vr.  10626- 
10883.  il  cap.    CLXVIII  risponde  in  B.  al  cap.    CLXI  —  v.   10624.  Acontan  B  —  v.   10635.  Sgiavonia 


T.  XXIV,  p.  xiii  —   io. 


116 


LA   *  CRONACA   DI  MANTOVA 


[AA.  1377-1378] 


XXXVI     ,    .  4 


Dalmazia  e  la  Croacia  anchorc 
a  morto  distrucion  di   Veneciani. 
Questo  tuto  si  procedìa  alore 
por  grandi  invidia  che  lor  avìa, 
«o6^o  che  Venecian  di  loro  eran  mazore. 
Non   per  altri   offesi   lo   facìa, 
parìa  a  loro  che   fosen  tropo  alteri 
e  dicìan  che  gran  superbia  si  avìa. 
Pensono  di  tignir  tuti  li  sentcri 
ioC(;  che  Venecia  in  tutto  si  disfacesse, 
quel  da  Canini  puntava  volunteri. 

Veneciani  mostrò  chi   non  dormisse, 
di  galee  gran  fornimento  facìa 
e  di  zente  d'armi  ben  si  fornisse. 
.50         Carlo  Zeno  per  chapitanio  si   elezìa 
di  lo  navillio,  e  lui  l' aceptare, 
era  valente  e  quel  honor  valìa. 

D'ugni  cosa  facìa  grand'  aprestare 
che  a  fati  d'armi  si  bisognava 
10655  per  far  diffessa  quando  era  l' afare. 
La  liga  per  lo  simel  aprestava 
Zenoesi  navillio  in  quantitate, 
e  Acontani  per  simel  s'armava; 

Lo  re  d' l'ngarìa  cum  baron  aprestate, 
ioóGo  lo  duca  d'Astorich  e  quel  d'Aqueloa, 
patriarcha  dicho,  cum  zente  armate. 

Quel  da  Carara  cum  la  mente  ria, 
gran  fornimenti  lui  feci  fare 
di  nave  che  in  lagune  meter  volìa. 
10665         Aneli  or  granda  zente  fé'  apresentare 
da  pedi'  e  da  cavalo  tuti  armati, 
in  punto  stavan  per  devir   chavalchare. 

Li  ordeni  che  tra  loro  eran  dati 
in  queslo  modo  e  forma  si  stasìa  : 
10670  che  oste  a  Trivisc  fosse  comenzati 

Cum  orden  che  la   zente   d' l'ngaria 
a  Triviee  a  campo  si  metesse, 
e  quel  d'Astorich  secho  in  compagni,1. 
Quel  da  Padua  a  Giozza  attendesse 
10675   c  8  OriagO,  cum  qutTo  guerra  fare 
che  Veneciani  bene  lo  sentesse. 

Anchor  al  Patriarcha  ordenare 
di  zente  e  vituaria  dar  debbia 
si  che  niente  li  vegna  a  mancharc. 
1  Zenoesi  e  Marchiai!  orden  avìa 

che   al   mare   si   devesen   stare 
e  gran  guerra  per  lor  far  si   deb 
,L,    f<  1]97  'In  Candia  loro  si  dezan  andare, 


a  Modon  e  a  Coron  e  lae  far  guerra, 
I5  'per  Schiavaneschi  guerra  fare. 

Dalmacia  ella  con  Croatia  per  terra 
e  per  mar  gran  guerra  far  debìa, 
e  lo  conte  da  Signa  secho  a  tal  serra.    5 
In  questo  modo  li  so  ordeni  dasìa; 
10690  quando  li  parve  devir  cominzare, 
zaschun  al  sbaraio  fora  si  metìa. 
Per  terra  e  per  aqua  disfidare 
cominzosi  la  guerra  forte  e  grande,  10 

Veneciani  avìan  asa'  que  fare. 
>5         Per  lo  mare  li  nave  si  spande 
in  ugni  parte  che  Venecian  avìa, 
orden  si  era  che  a  quelli  si  mande. 

Carlo  Zen  cum  so  navi  Ilio  non  dormìa  ;    1 5 
a  li  terri  di  Zenoesi  si  andoe 
10700  e  granda  guerra  a  quelli  facìa. 
Candioti  molti  nave  si  armoe 
e  a  li  terri  di  Zenoesi  guerrezava, 
notabelmente  loro  si  portoe.  20 

Modon  e  Coron  cum  navilio  andava 
10705  a  danezar  li  inimici  in  ugne  parte 
e  molto  virilmente  si  portava. 

L'ima  parte  e  l'altra  la  sua  arte 
in  daninchar  l'uno  l'altro  forte,  25 

zaschun  con  secho  si  portava  Marte. 
107 io         Veneciani  a  Trivise  li  porte 
dì  e  note  sera  ti  star  si  facìa; 
d'aprirli  a  la  fiata  venia  la  sorte 

Quando  la  sua  zente  andar  volìa         30 
in  sul  terreno  di  lo  Carraresse, 
107 15  che  molti  volti  gran  dani  facìa, 

E  cum  suo  barche  e  gazaroli  offesse 
al  Paduano  molto  lor  si  facìa 
e  molti  zente  in  più  lìate  presse.  35 

In  ogni  parte  lor  si  chorìa, 
107J0  dove  potesen  lor  danifichare, 

li  suoi  nemici  molto  ben  lo  facìa. 

Per  lo  simel  d'altra   parte  fare, 
la  guerra  grande  si  facìa  tra  lore  40 

quanto  posian  pur  in  mal  oprare. 
107:5         Zenoesi  cum  sue  galee  alore 
al  porto  di  Venesia  s*  apresentava, 
Veneciani  avian  gran   timoi 

Podio  tempo  lor  Ile  s'indnsiava:         45 
partisse  e  a  Giozza  si  andono, 
.  e  quella  cum   navillio  asidiava. 
Breve  tempo  Giozesi  durono, 


v.  1  gtarmnetchl  B  —  r.  io  Jmacla  e  Croacia  p  r  I 


|AA.  1377-137H| 


1)1    l'.ON  AMKNTK   AUI'KAM)! 


117 


Zenoesi  Giozza  per  forza  avìa, 
e  dentro  da  La  terra  si  Introno. 
A  lachomano  quella  lor  si  metìa, 
10735  Annose  He  <•  fermi  n  stava; 
5  d'agosto  tue  quando  la  guerra  avìa. 

Veneciani  gran  dolor  portava 
'vezendo  La  cosa  andar  pur  male, 
gran  fornimento  de  nave  aprestava. 
107.(0         Zenoesi,  che  In  ìnzigno  asai  vale, 
10  pensono  una  cosa  devir  fare, 

credendo  far  ben  per  lor  fecen  male. 

Due  coche  si  feceno  afundarc, 
nel  porto  di  Chioza  questo  facla, 
10745  Per  divedar  che  non  si  potesse  pasare, 
15  Per  andar  a  Chioza  non  avesen  via 

che  li  coche  afondate  impazava 
che  galee  de  lie  pasar  non  posìa. 
Per  cotal  modo  Gioza  dominava, 
10750  Zenoesi  non  avìa  temanza, 
20  godìa  il  tempo  e  lie  firmi  stava. 

Quel  da  Carara  e  senza  fallanza, 
per  lo  suo  poter  gran  guerra  facìa, 
de  disfar  Venesia  avìa  speranza 
10755         Carlo  Zen  in  sul  Zenoese  stasìa 
25  e  a  li  sue  terre  facìa  gran  danezare 

in  ugni  parte  dove  l'andasìa; 

'Veneciani  avìa  tanto  a  guardare, 
in  ogni  parte  eran  inimigati 
10760  che  mal  potian  a  tanto  riparare. 
30  Al  duce  d'Astorich  ebben  mandati 

ambasatori  che  a  lui  si  dicìa 
corno  da  lui  si  erano  andati 

Perchè  Veneciani  dar  li  volìa 
10765  Tri  visse  libera  a  lui  donare, 
33  ma  una  cosa  loro  da  lui  volìa: 

Che  al  Paduano  non  la  devesse  dare 
ne  per  dinari  ne  per  amistate, 
ma  che  per  sie  la  divesse  conservare. 
10770         E  se  pur  per  alchuna  necessitate 
40  incontrasse  che  vender  la  volese, 

che  a  loro  per  dinari  faza  ritornare. 
Lo  duce  tutto  a  loro  si  promisse, 
la  terra  libera  si  li  fecen  dare, 
10775  li  zente  dil  duce  dentro  si  misse. 
40  Pocho  tempo  dredo  alor  durare, 

per  dinari  al  Paduan  la  vendìa, 
chi  fu  cossa  di  so  gran  vergognare. 


Venei  iani  gran  dolor  avìa, 
m,,  io  in  pa<  <■  hc  lo  (  on\  egnian  portare, 
;i  diffender  L'avanzo  lo  cor  tenia. 

Dil  mese  di  dicembrio  senza  talare, 
Venei  [ani  so  navilio  apre:, (ava, 
ni  fornimenti  a  queli  lor  lare. 

10785  Tra   loro   conscio  si    terminava 

volir  Giozza  alora  asediarc, 
perdio  sentirò  che  alor  inanellava 

Dil   pane   e   d'altri   cose  da    nianzare; 
lo  suo  navillio  in  orden   mena, 
10790  lo  primo  de  zenaro  lor  andare. 

1  Lo  duse  a  Chioza  cum  sua  compagnia 
cinquanta  galei  si  menava, 
al  porto  di  Chiozza  lor  si  metìa. 
Giozza  d'intorno  si  asediava, 
10795  n<1  di  dentro  ni  di  fora  si  potìa  andare, 
zenoesi  afamati  dentro  si  stava. 

Cani,  gatte,  sorzi  loro  si   manzare, 
da  nesuna  parte  sicorso  avir  potìa, 
dintorno  la  terra  si  facìa  gran  guardare. 
10800         Veneciani  a  Carlo  Zen  scrivìa 
che  a  Venesia  si  divesse  vegnire 
cum  tutto  lo  navilio  che  lui  avìa. 

Carlo  Zeno  di  presente  si  partire 
e  non  cesò  mai  di  navichare 
10805  che  al  campo  di  Giozza  si  venire. 

Zunto  che  fu  si  fé'  grand'  alegrare, 
tutto  lo  campo  si  se  confortava 
perchè  forte  lie  si  vedian  stare. 
Quel  da  Padua  si  disconfortava, 
10S10  dil  ben  far  di  Venecian  si  dolìa, 
vedìa  che  per  Zenoesi  mal  andava. 

Tutta  la  liga  lor  pigri  si  facìa, 
vedian  la  cosa  non  ben  andare 
secondo  che  loro  pensato  si  avìa. 
10815         Li  Zenoesi,  che  dentro  in  Giozza  stare, 
si  vedìa  di  loro  ogni  zorno  morire 
per  la  fame,  non  avian  que  manzare. 
Né  remedio  non  potian  lor  avìre, 
eran  dintorno  di  nave  circondati, 
10820  vedìa  lor  convenìa  mal  finire. 

Dentro  da  loro  si  fono  consiati 
di  volir  Chiozza  a  Venecian  lasare 
se  lor  liberi  andar  sian  lasati. 
Veneciani  non  lo  vole  fare, 
10825  per  presoni  tutti  si  li  volìa 


e,  XXXI 


e.  XXXIX,  e.  2 


Mun.,  e.  1198 


v.   10767.  desse  A  corr.  in  B  —  v.    10772.  per    dinari    om. 
corso  B  —  v.  10806.  zonto  B  —  v.  10811.   Zenoisi  B 


B  —  v.  10797.  gati,  soresi  B  —  v.   10798.  se- 


148 


LA    "CRONACA  DI  MANTOVA 


IAA.  1378-1381) 


e  altramente  li  rolla  acceptare. 

Zenoesi,   che  più  tegnir  non  si  potìa. 
più   mille  eran   morti  di   fame, 
a   \*enecian  liberi  si  dasìa. 
10S30         Non  avian  da  mangiar  più  strame, 
cavali,  aseni  e  rane  manzati, 
e  chotai  cosse  per  non  morir  di  fame. 
mu.,  /,  11  A  Yenesia  li  Zenoesi  menati, 

nove  milita  cinquecento  era, 
10635   in  li  presoni  tutti  impresonati. 

Granda  schonlitta  a  Zenoesi  e  fera; 
Yeneciani  alor  guadagnava 
lo  lor  navilio  e  tutto  quel  chi  gh'era. 
Tutto  a  Yenesia  ugni  cosa  menava 
;  >  di  quella  roba  stata  di  Zenoesi, 
lo  sachoman  li  pouri  ingrasava. 

Quel  da  Padua  e  anchor  Anchonesi 
di  dolor  9Ì  volian  schiopare 
wmx.c.j  'e  per  lo  simel  tutti  li  Ungaresi. 

I>5         Non  vedian  di  potir  altro  fare, 
li  Zenoesi  d' acordo  lor  pensava, 
col  Paduano  si  ebbeno  a  parlare. 

Di  cerchar  pace  secho  rasonava 
perchè  eran  disfati  e  consumati, 
10^50  a  lor  piìi  guerra  non  li  bisognava. 
Quando  insieme  si  fono  consiati, 
quel  da  Padua  si  li  respondìa 
xxxix,  e.  4  corno  sperava  li  cosi  non   eran  andati, 

E  che  a  la  liga  questi  dir  si  volìa 
55  per  volir  ugnun  di  lor  contentare 
di  pace  fare  corno  lor  dito  avìa. 
A  tutta  la  liga  fen  notilìchare 
Mu*.,  e.  1  che  Zenoesi  pace  si  dimandava, 

perchè  guerra  più  non  posìan  portare. 
10S60         Di  la  pace  per  ugnun  si  terminava; 
lo  conte  da  Savoia  per  amezatore 
quel   dimandono  e  lui  l'aceptava. 

Tutti  li  parte  in  Savioia  alore; 
asai  gè  fu  da  dir  e  da  fare, 
10865  ma  Pur  infine  la  pace  tra  lore 

Cum  quelli  pati  che  lor  s' acordare; 
li   prcsoni  de  li   parte  fon  lasati, 
li   carte  di  pace  si  fecen  fare. 

Zaschuna  de  li   parti  a   cha'  tornati, 
10S70  Yeneciani  faciali  grand' alegrare, 
non  se  dolian   de  li   danni  pasati. 


Di  vitoria  si  vedian  Phonor  portare, 
che  contra  tanta  zenle  eran  diffesi, 
vedia  li  suo'  inimici  vergognare. 
10S75         Gran  tempo  dredo  stetcn  li  Zenoesi, 

che  pur  di  mal  in  pezo  lor  facìa,  5 

dil  re  di  Pranza  servi  si  fessi. 

Yeneciani  di  stato  molto  eresìa, 
zaschuno  li  temìa  molto  forte, 
10SS0  in  mar  e  in  terra  grand' aquistar   facìa. 

Mille  trecent  setantaot  choria  10 

che  alla  pace  fu  dato  complimento; 
Veneciani  grande  alegrezza  avìa. 

\i\   CLXVmi).  -  De  magnifico  domino 

I  KAXCISCHO   DE  GONZAGA    QUI     DUXIT    15 
DXOREM   ix  MCCCLXW. 

Mille  trecent  otanta  si  choria, 
10SS5  Francischo  di  Ludovicho  nato, 

da  Gonzaga,  dicho,  lor  si  dicìa.  20 

Lor  vosen  che  lo  lor  parentato, 
lo  qual  cum  Bernabò  era  promesse, 
avesse  effetto  e  complimento  dato. 
10S90         E  Bernabò  anchora  lui  istesse, 

di  la  fiola  Ludovicho  invidava,  25 

era  contento  che  al  mari'  andasse. 

Li  parte  contenti,  li  ordeni  si  dava: 
'  Bernabò  si  la  feci  acompagnare 
10895  al  liolo,  che  Alvise  si  chiamava. 

Gran  corte  Ludovico  fé'  fare,  30 

in  Mantua  grand' alegrezza  facìa, 
torner  e  giostri,  baiar  e  sonare. 
'  Asa'  signori  a  quella  si  venia; 
10900  tutti  quanti  si  fon  ben  recevuti 

e  di  gran  presenti  a  loro  si  facìa.  35 

Quando  la  corte  e  li  noce  compiute, 
zaschuno  a  casa  loro  tornava, 
dicho  di  quelli  a  la  corte  venuti, 
10905         Francischo    cum   Agnese   sua    donna 

e  insieme  bon  tempo  si  dasìa,        [stava    10 
Ludovicho  cum  sua  donna  s' alegrava. 


p.  CLXX).  -  De  m<  irte  CON»  »k  ns  magni- 
fici domini   Ludovici  de  GONZAGHA. 

Mille  trecent  otantaun  choria, 


45 


v.    10S41.    poveri   B   —  v.    10S43.   scopare   B   —    v.    10S6S.    li    carti    di  pati  B  —   v.   10S79.  si  tenta  A,  sosti- 
■<  rou   H —  w.  io^^4-io-)(>5.  il  in  /;  ni  caf,  CLXI1     -   v.  ioS)i.  che  a  marito  «ridesse   />'  — 

V,    108951  gi'iinava    B      -   v.    io;  B  —   v.    [0003.   e  li  noci  fon   compiuti   B 


A/I.    1381-1388| 


1)1    LONAMKNTK  ALIPKANDI 


149 


la  morte,  che  i  aesun  vói  perdonare, 

[0910   la  dOtlIM   «li    Ludovico  si   tolla, 

Marchesana  da  Est,  donna  di  grand' 

[afferei 
■axa  e  valente  per  saschun  riputata, 
lo  suo  corpo  Ludovicho  fé'  bonorare. 

A   s;m    FrandechO   SÌ    fu    portata, 
10915  un  bel  sepolcro  la  dita  ai  inolia. 

cum  gran  geresìa  in  quello  colochato. 


Mille  trei  1  ai  otantai  inque,pon  mento, 
lo  conte  di  Virtù    1  fa  piare 
Bernabò  suo  barba  ;•  La  sua  senti 

km,  '  Lo  dito  t  lo  indo  ine  .11 1  erai  e, 

Luise  per  suo  nome  era  giamato, 
li  altri  Boli  loro  si  scampai 

La   signorìa   di    Milan    ebbe    pialo 

e  di  l'altro  terre  che  Bernabò  tenia, 
[0955  di  gran  signore  lui  si  tenia  stato. 


Muk.,   <-.    . 


10   (Cai*.  CLXXI).  -   DE    MORTE    MAGNIFICI    do- 
mini Li  idovici  de  Gonzaga. 

Mille  trecent  otantadu'  si  chorìa, 
a  Ludovicho  si  vene  la  sorte, 
15  la  morte  il  tolse,  l'anima  portò  via. 

10920         A  Mantuani  si  dolse  forte 
perchè  l'era  stato  bon  signore, 
di  la  sua  morte  fu  gran  disconforte. 
Francischo  rimase  po'  signore: 
20  anni  sedese  lo  dito  si  avìa, 

10925  in  rezimento  pocho  valla  alore. 
Bon  tempo  lui  si  se  dasìa 
perchè  '1  patre  si  l' avìa  lasato 
gran  tesoro,  li  casse  piene  avìa. 
25  Di  zentil  homeni  stava  acompagnato 

10930  che  lui  si  tenia  a  provisione; 
da  tutta  zente  era  molt'  amato 

Perchè  di  far  bene  s' avesse  casone, 
a  zaschuno  dinari  facìa  prestare 
30  cum  securtà  di  bone  persone, 

10935         Niente  d'utille  a  lor  chostare, 

a  terreri  e  a  forestieri  prestar  facìa, 
per  tutta  Italia  tal  voce  andare. 
Zaschuno  gran  ben  li  volìa, 
35  el  era  zoven  piasevel  e  cortese, 

10940  alegro  e  zoioso  stava  tutavia. 

Mille  trecent  otantatrè  si  chorìa, 
Francischo  alor  si  signorezava, 
'gran  mortalità  in  Mantua  venia, 
40  Per  tutto  l'otanquatro  durava, 

10945  morìe  gran  quantità  di  zente; 
for  di  la  terra,  chi  posìa,  stava. 

(Cap.  CLXXII).  -  De  Comitte  Virtutum  de 

45  VlCECOMITIBUS   QUI   CAPERE   FECIT    DO- 

MINUM   BeRNABOEM. 


(Cap.  CLXXni).  -  Qualiteb  Comes  Virtu- 
tum habuit  Veronam,  Antonio  della 
Scalla  k\ pulso. 

Mille  trecent  otantasete  chorìa, 
lo  dito  conte  Verona  piava, 
Antonio  della  Scala  scampò  via. 

Appreso  Vicenza  si  aquistava, 
10960  Antonio  da  la  Scala  cazato 
malabiando  intorno  andava. 

Durò  pocho  ch'el  fue  atosegato. 
lo  conte  alora  sichuro  si  tenia 
di  Verona  e  di  Vicenza  l'aquistato. 
10965         In  quel  millesimo  si  andasìa 

la  sorella  di  Francischo  al  marito, 
da  Gonzaga  Isabeta  nome  avìa. 

A  Carlo  Malatesta,  signor  ardito, 
quella  menoe  cum  grand' honore, 
10970  a  Rimene  conduta  cum  honor  fiorito. 

(Cap.  CLXXIIII).  -  De  guerra  orta  ixter 
Venetos  et  dominum  Padue. 

Mille  trecent  otantaoto  anchore, 
Veneciani,  chi  si  ricordava 
de  li  offessi  e  di  lo  gran  timore 

Che  receveno  non  dismentighava 
10975  dil  Paduano,  quando  la  guerra  fesse,    . 
di  far  la  vendetta  lor  si  pensava. 

Francischo  da  Charara  grandi  spesse   e.  xl,  c.  1 
per  la  guerra  che  lui  fata  avìa 
cum  Antonio  da  Schala  cortese. 
109S0         In  quella  tutti  li  so  denari  spendìa 
sì  che  d'oro  rimase  poùro  signore. 
Veneciani  che  questo  si  sapìa, 

Al  conte  mandono  ambasatore 
a  confortarlo  di  guerra  piare 


vv.  1090S-10916.  il  cap.  CLXX  risponde  al  cap.  CLXIII  in  B  —  v.  10909.  niun  B  —  v.  10911.  Nata  da  Esti? 
vv.  10917- 10995  sgg.  i  capp.  CLXXI- CLXXIIII  rispondono  ai  capp.  CLX1V-CLXVII  in  B  —  v.  10934.  cum  segui- 
tate B  —  v.   10947.  pon  mente]  non  mente  B  —  v.   15974.  dimentegava  B  —  v.   109S1.  povero  B 


150 


LA   u  CRONACA   DI  MANTOVA 


[A.  1388J 


io;-;  cnm  quel  da  Padua  chi  era  signore, 
è  secho  si  voliano  collegare 
;i  lo  Cararese  di  signoria, 

che  in  breve  tempo  si  poeìa  faro. 
Perchè  dinari   lui  non  avìa 
10990  'che  zen  te  lui  asoldar  potes 

per  questo  la  cosa  fata  si  verìa. 

Padua,  la  prima  che  '1  corte  l'ave- 
Trivise,  chi  fu  suo,  lor  volìa, 
cum  li  castelli  e  tutti  li  pendissc. 
10995         Questo  al  Biaon  tutto  si  piada, 
J  lue  concluso  e  tutto  l'orden  dato, 

gran  fornimenti  di  zente  facìa, 

Francischo  da  Carara  sensato, 
di  quella  liga  vene  a  sentire, 
iioco  col  suo  conseio  si  ebbe  parlato; 

Dida  loro  que  li  parìa  di  fare: 
non  so  vedir  che  diffonder  mi  possa 
da  questi  che  ano  tanto  potire, 

Cognosco  tanta  esser  la  sua  possa 
11005  che  da  loro  non  mi  poro  riparare, 

eh'  io  non  vegna  a  trabuchar  ne  la  fossa. 
'■  i2Q1  'Lo  conseio  alor  a  lui  si  parlare: 

questa  è  cosa  da  dubitar  forte  ; 
convien  partito  in  questo  piare  : 
11010         Vui  aviti  Padua  chi  è  ben  forte, 
in  questa  vostro  fiolo  lasariti, 
Trivise  di  dubio  sta  a  mala  sorte; 

A  quella  in  persona  vui  andariti 
e  per  vui  quella  sera  meio  diffessa, 
noi;;  cum  la  zente  che  voscho  vui  aventi. 
Fu  tra  loro  questa  parte  pressa; 
Francischo  col  fiolo  orden  dasìa 
chi  fosse  ardito  contra  tal  impres 
Possa  lui  a  Trivise  si  andasìa. 
110:0  Trivisani  punto  non  l'amava, 
anci  gran  mal  a  lui  si  volìa. 

Veneciani  e  '1  Biaon  cavalchava, 
asidiono  Padua  e  Trivise, 
gran  zente  da  pe'  e  da  cavai  menava. 
11025  .Vozati  d'intorno  lor  si  mise, 

Trivisani  podio  vosen  durare, 
a  un  zorno,  armati  cum  so  arnise, 

Cominzono  tutti  di  cridare: 
viva  sai;   Marco  e  lo  Caro  mora! 
11030  Francischo  da  Carara   ron  tardar- 
Di  Trivise   lui   usiva  fora, 


a   Padua  di  presente  cavalchoe; 

la  zente  dil  Caro  pion  senza  dimora. 

Veneciani  in  Trivise  introno 
11035  e  quella  molto  ben  si  fornì  a, 

1  eltro  e  Cividal  podio  si  durono.  5 

A  Veneciani  loro  si  se  dasìa: 
rimasse  Padua  asediata, 
lo  Bison  e  Venccian  intorno  avìa. 
11040         Padua  era  forte  desasiata 

di  vituaria  che  podio  avìa,  10 

sì  che  dentro  la  zente  sconsolata. 

'  Pocho  tempo  durato  si  avìa, 
lo  Bison  dentro  si  intrava 
110^5  Francischo  da  Carara  si  prendìa. 

So  liol  Francischo  Novel  scampava,    15 
dentro  dal  caste!  di  Padua  introe, 
e  in  quello  lui  si  dimorava. 

Lo  capitanio  dil  Bison  mandoe 
11050  Francischo  da  Carara  apresentare 

al  conte  di  Milan  che  l'aceptoe.  20 

In  una  preson  lo  feci  mandare 
e  in  quella  ben  lo  facìa  servire, 
vestito  e  calzato  e  da  manzare. 
11055         Passò  quel  anno,  l'altro  al  ver  dire 

FVancischo  Novel  tegnir  non  si  posìa,      25 
manchava  li  cose  da  potir  mantenire. 

Consiato  Francischo,  lui  si  fidi  a 
che  al  Bison  lo  Castel  devesse  dare 
11060  e  ricomandarsi  a  lui  si  debìa. 

Fo  fato  corno  loro  lo  consiare:  30 

a  Pavia  dal  conte  si  andoe 
e  a  lui  molto  si  ricomandare. 

Lo  conte  molto  ben  si  l'aceptoe 
11065  e  bona  provision  e  honor  si  li  facìa, 

ma  pur  Francischo  di  quel  non  contentoe.   35 

Lo  conte  si  ebbe  la  signoria 
di  Padua  e  dil  caste!  a  complimento; 
mille  trecent  otantanove  chorìa. 
11070         Nel  dito  millesimo  non  ti  mento, 

lo  conte  di  Virtù  la  Mola  mandoe  40 

al  marito  cum  grand'  ornamento  ; 

Al  ducha  d'Oriens  la  maridoe, 
fratel  dil  re  di  Franza  gran  signore, 
11075  F'rancischo  da  Gonzaga  secho  andoe. 

A   quella  lue  fato  grande  honore         45 
di  cinquecento  millia  ducati  dotati, 
l'uii  dati  al  suo  marito  e  signore. 


--  \.  ■  —  v.  1 1  >5 7.   lenire  B 


[AA.  1388-1390J 


DI  BONAMENTE  AMl'KANDi 


1  il 


Gran  coite  in  Parise  quella  fiata 
,  to8o  Cu  fata  di  gran  nobiltà  chi  li  era( 
giostri,  tornerl  faciali  e  d'ansata. 

'Francischo  da  Gonzaga  cum  sua  schera 
5  tornò  a  Pavia,  al  conto  s' apresentava; 

il  conte  lo  recepì  cuna  bona  cerai 

11083  Francischo   al   conte  si   contava 

corno  lo  fato   tutto  era  andato; 
lo  conte  de  l'andata  lo  regraciava. 
10  Francischo  a  Mantua  fu  tornato; 

di  la  sua  venuta  gran  festa  si  facla, 
11090  per  la  terra  d'alcgrezza  bagordato. 

(Cap.  CLXXV).  -  De  revelatione  facta 
15  per  Veronenses   contra    comittem 

VlRTUTUM. 

Mille  trecent  nonanta  si  chorìa, 
Veronesi  al  Bison  si  rebeloe, 
20  la  cita  de  Verona  per  lor  tolìa. 

'Uguloto  Bianchardo  col  Bison  stasìa, 
11 095  per  la  citadella  in  Verona  intrava, 
Francischo  Gonzaga  sucorso  li  dasìa. 
Ducento  provisionati  li  mandava, 
25  introno  dentro,  Verona  ricoprono; 

a  sachomano  tutta  la  roba  andava. 
11 100         Quel  robar  terzo  dì  si  durono, 
tuti  li  soldati  richi  si  se  facìa 
per  lo  gran  robo  che  lor  guadagnono. 
30  Gran  parte  di  Veronesi  fuzìa 

e  pur  a  Mantua  asa'  n'aplieoe, 
11 105  Mantuani  molto  ben  li  recevìa. 

Lo  Bison  posa  si  li  perdonoe; 
Veronesi  tutti  a  cha'  tornava, 
35  li  case  loro  tutte  vode  trovoe. 

(Cap.  CLXXVI).  -  De  Francischo  de  Cara- 
ria  QUI  RECESSIT  A  COMITTE  VlRTU- 
TUM   INSALUTATO   HOSPITE. 

In  quel  millessimo  anchor  incontrava 
40    uno  cosa  che  al  Bison  forte  displacia, 
la  qual  lui  molto  il  corezava. 

Francischo  da  Carara  si  se  partìa 
senza  comiato,  non  volsi  stare 
al  pagamento  che  '1  Conte  li  facìa. 


1 1 1  1  |  (  'uni    I  'adnani    lui   si    1 1 

per   una  giavicha   in    I'adua   tolto, 

quando  fu  dentro  <  ominzon  a  1 1  Ida  1 
Viva  il  Caro,  mora  il  Bison  maledetto! 

per   questo   modo    I'adua    pntidia, 
[tiao   lo   Castel   per   lo    liison    si    tenia   netto. 

Frani  ìscho  Novel  forte  si  facla 
e  lo  castel  si  asidiava, 

in    podio   tempii  quello  si   a\ìa. 
Basan  fermo  quello  si  restava, 
11 125  al  liison  gran  licita  mostroe, 

d'esser  cum  lui  si  se  acontentava. 

Krancischo  a  Venecian  si  ricomandoe 
che  fiollo  di  san  Marcho  esser  volìa, 
Veneciani  per  fiollo  l'aceptoe. 
11130         Tutto  quello  che  a  Veneciani  piada 
Francischo  si  pensava  di  fare, 
in  ugni  fato  per  suo  conseio  rezìa. 
Lo  Bison  non  vole  più  circhare 
di  far  niente  a  lo  Paduano, 
11 135  perchè  s' acorsi  comò  la  chosa  andare. 
Zaschun  di  loro  fecen  penser  sano, 
l' una  parte  e  1'  altra  si  se  stasìa, 
l'uno  a  Padua,  l'altro  a  Milano. 

(Cap.  CLXXVII).  -  De  Jubileo  facto  in 
Roma. 

In  lo  dito  anno  lo  iubile  si  facìa, 
11 140  a  Roma  data  la  gran  perdonanza 
di  pena  e  di  colpa  lo  papa  dasìa. 

(Cap.  CLXXVIII).  -  De  magna  zilosia  orta 

INTER  COMITEM  VlRTUTUM  ET  MAGNI- 
FICUM  DOMINUM  FRANCISCUM  DE  GON- 
ZAGA. 


'In  quello  anchor  senza  falanza, 
Francischo,  che  di  Mantua  era  signore, 
bon  rezimento  avìa  per  certanza. 
11 145         A  zaschun  il  facìa  grand' honore, 
per  molti  modi  a  zaschun  servìa, 
fidìa  molto  ben  voiuto  alore. 

Giostre  e  solazi  di  far  li  piacìa, 
non  si  vedea  stancho  dil  ben  fare, 
11150  in  ugni  parte  di  lui  si  dicìa. 


XL,  e.  4 


Mur.,  e.   I2O4 
e.  XLI,  e.  1 


v.  11084.  cum  t>°na  giera  B —  v.  11087.  lo  conte  molto  lo  regraciava  B  —  vv.  11091-11138.  i  capp.  CLXXV- 

CLXXVI rispondono  in  B  ai  capp.  CLXVIII-CLXIX —  v.  1 1096.  sicorso  B v.  11 102.  gran  robo]  gran  botin  B  — 

v.  11116.  in  Padua  tolto]  dentro  toleto  B  —  v.  11 118.  Viva  Caro,  mora  Bison  maledeto  !  B  —  v.  11127.  si  ricomandoe] 
mandoc  B  —  v.  11136.  pensir  B  —  w.   11139-11141.  o/n.  iti  B  —  vv.   11142-11261.  rispondono  in  B  al  cap.    CLXX 


152 


LA   "CRONACA  DI  MANTOVA 


[A.  1390] 


Era  Largo,  volca  aaa'  donare 
e  in  magni  chose  si  dclctava, 
avaritia  con  lui  non  volir  stare. 

Lo  conte  di  Virtù,  chi  studiava 

11155  e  lo  cor  tenia  a  farsi  grande, 
dì  e  note  a  quello  si  pensava. 

Cum   Barbavara  so  animo  si  pande 
e  cum  lui  facìa  questo  parlare: 
io  prego  Dio  che  gratia  mi  mande 
11 160         Ch'io  possa  anchor  signorezare 
di  la  Toschana  e  di  Lumbardia 
certi  terri  ch'io  voria  aquistare. 

Fiorenza  mi  grava  più  ch'altra  chi  sia, 
iuk.,  e.  1205  quella  superbia,  s'io  la  vedessi  bassa, 

1 1 1 6 5  nesun  mazor  contentamento  avTÌa. 

E  certo,  inanzi  che  tropo  tempo  passa, 
convien  che  tal  modo  io  tegna 
che  magra  la  farò  dove  l'è  grassa. 
Bologna  convien  che  a  mi  la  vegna, 
11 170  e  se  quelle  doe  citade  io  avesse, 

queli  d'intorno  avrìa  pocha  ritegna. 

Barbavara  alora  a  lui  si  dise  : 
io  crezo  che  positi  sperare 
quando  non  fosse  a  chi  questo  incresesse. 
n  175         Quel  da  Ferara,  deviti  notare, 
di  Bologna  non  vi  vorìa  per  vesino 
perche  de  la  sua  starla  in  dubitare. 

Ma  quel  da  Mantua,  chi  è  amicho  lino, 
se  cum  noi  fosse  conligato, 
mSo  farla  temer  ugni  suo  vicino. 

E  fariti  ben  a  far  ch'el    sia  invitato 
a  far  cum  vui  la  festa  dil  Natalo, 
potrasi  cum  lui  di  questo  far  parlato. 
Al  conte  piaque  lo  parlar  reale 
:  r  1  s 5  che  Barbavara  cum  secho  facìa, 
e  di  tal  dire  in  alcgrezza  sale. 

Al  signor  di  Mantua  meso  venia 
che  a  far  la  festa  si  dovese  andare 
cum  lo  conte,  che  lui  si  '1  requiria. 
11 190  Erancischo,  senza  alcun  tardare, 
in  orden  si  mise  cum  bella  brigata, 
a  far  la  festa  a  Pavia  tirare. 
xi.i.c.  2  'A  Pavia  bella  zentc  aprestata 

incontra  li  vigneno  cum    grand' honore, 
11195  in  bel  palazo  si  fon  cut'  alozata. 

Lo  conte  li  mostrava  grand' amore 
e  jjranmente  lo  facìa  honorare 


più  che  non  era  alchun  altro  signore. 

Ugni  zorno  si  facian  ballare, 
11 200  gran  giostri  e  gran  piacer  si  facìa 
e  alchuna  volta  andon  a  chazare. 

Mille  trecent  nonantaun  corìa,  5 

dil  mese  de  zenaro  al  ver  dire, 
che  Erancischo  Gonzaga  era  in  Pavia. 
11 205         Vene  un  zorno  che  lor  si  zire, 

lo  conte  e  Erancischo  si  se  stare  10 

in  una  camera  e  lì  posi  a  sedere. 

Lo  conte  a  Francischo  si  parlare 
e  largosi  di  la  sua  intentione 
11210  e  con  secho  si  volese  conlegare. 

'  Francischo,  chi  conobbe  la  intentione    1 5 
che  lo  conte  in  questo  fato  avìa, 
rispose  e  f rancho  cum  cor  de  lione, 

Che  per  lui  di  ligarsi  non  facìa 
11 2/5  per  tema  di  guerra  a  non  vegnire, 

di  stare  in  pace  lui  si  intendìa.  20 

Lo  conte  alor  anchora  li  cominzò  a  dire 
che  charamente  lui  lo  pregava 
questa  gratia  da  lu'  possa  otenire. 
11 220         E  Erancischo  pur  gè  la  negava 

perchè  conosìa  ben  lo  partito;  25 

di  quest'  il  conte  coperto  si  turbava. 

Lo  conte  non  mostrò  niente  smarito, 
cum  larga  faza  lui  si  se  stasìa, 
11 225  e  quel  parlar  alora  fu  complito. 

Vene  il  zorno  che  Francischo  si  partìa  30 
e  lui  a  Mantua  si  se  n'  tornare 
san  e  alegro  cum  la  soa  compagnia. 

Lo  conte  di  mala  voia  si  stare, 
11 230  cum  Barbavara  si  parla  e  sgregna 

dicendo  a  lui:  ino'  que  te  ne  pare?  35 

Questi  fati  in  l'animo  si  ritegna 
ch'el  non  si  senta  nostra  intentione, 
li  modi  usati  queli  si  mantegna. 
11235         Francischo  sentì  la  oppinione 

che  lo  conte  verso  lui  si  avìa,  49 

temese  de  vegnir  cum  lui  a  tcntione. 

Con  lo  conte  un  so  amicho  stasìa, 
al  qual  Francischo  si  se  ritornoe, 
112^0  de  metter  bon  volir  faticha  tolìa. 

Cum  lo  conte  tai  parlar  usoe  45 

chi  lo  feci  molto  humiliare, 
e  l'un  cum  l'altro  si  riconcilioe. 

Dil  mese  di  Novembre  questo  fare 


v.   11153.  avarie!.!   Fi  —  v.  1116.}.  rodete  basa   />'  —  v.   II165.  averla   /?  —   v.    11179.   *ol  fosse  rollato  />'  ;  il 
tttuo  rum  v.  11194.  regneno  1  •  nan.  <  co  B    -  y.  11  aio.  Intenderne  B  —  r.  11337*  tendone  B 


|AA.  1300-130l| 


DI  BONAMENTE  ALIPRAND1 


i     l 


io 


15 


20 


25 


30 


35 


40 


45 


Ci 345   (:'IC  bOD   \  olir   tra   lor  si   mostrava, 

'bench'el  non  fosse,  pur  così  mostrarci 

Le  cose  unite  tra  lor  si  Btavt, 
mandavano  bene  apresentare 
d'alchune  cosi*  clic  lor  si  donava. 
11250        FrancÌBcho  dimandò,  volìa  andare 
al  Nata!  dal  suo  patre  muore 
a  far  li  fosti  e  a  lui  visitare. 

/unsi   a   Pavia   rum  grand' honorc, 
lo  conte  e  la  contesa  ben  lo  vedea 
11 255  mostrandoli  bon  viso  et  amore. 

E  chosì  zaschun  altro  li  facìa 
stando  cum  dilletto  di  brigata, 
cum  grand'  honor  zaschun  lo  vedla. 

Andavan  a  cazar  a  la  fiata 
11 260  di  far  baiar  dilletto  si  tolea, 

di  gran  proferte  tra  lor  era  derata. 

Pur  lo  conte  con  Fiorentini  avìa 
mal  animo  contra  lor  ingrosato, 
per  lo  simel  a  Bologna  fasìa. 
11 265         Ma  pur  stasìa  chosì  cum  lor  infiato, 
a  Francischo  non  s' atentava  de  dire, 
di  questo  tacìa  in  si  riservato. 

Francischo,  che  a  Roma  volìa  zire, 
a  lo  conte  parlava  e  si  dicìa: 
11 270  patre  mio,  io  vi  fazo  asapire, 

A  Roma  disposto  son  di  far  la  via, 
di  miei  peccati  al  papa  confessare 
e  che  per  lui  asolution  mi  fia. 

A  vui  signore  mi  voio  ricomandare, 
11275  cum  la  vostra  licentia  mi  partiroe, 

dil  mese  di  marcio  sera  lo  me  andare. 

'Al  conte  ne  l'animo  subito  introe 
che  tal  andata  per  lui  non  fosse  ria, 
ch'el  non  fesse  liga  si  se  dubitoe 
11 280         Cum  li  soi  inimici,  che  zia  lui  sapìa 
che  da  loro  Francischo  era  invitato 
che  lui  cum  loro  serar  si  debìa. 

A  Francischo  il  conte  ebbe  parlato  : 
voluntier  s'  apresem  la  intentione 
11 285  che  vui  aviti  contra  il  nostro  stato; 

A  nui  sera  grande  consolatione 
che,  inanti  che  vui  a  Roma  andati, 
insieme  faciamo  conligatione. 

Io  so  ben  li  stimuli  vi  seran  dati 
11 290  per  li  Fiorentini  e  per  Bolognese 
se  vi  partiti  non  essendo  collegati. 


Di  questo  a  Frane  is<  Ito  pregherà  I' 

Francischo  a  lui:  volo  chi  s' intenderne 

prima   <  he   mie   a  liga  si  sia   presi-. 
1  1295  Lo   conte    a    lui:    imi   si    vi    vo'muio 

farvi  ciò  che  vu'  ;i  nui  dimandatiti; 
questo  è  l'animo  che  contra  vui  a  verno. 
Pensemo  che  al  insto  vi  poneriti, 

'nui  vi  posscmo  tropo  più  un'   fare 
m,cm>  die  da  Fiorenza  vui  non  averiti 

E  l'amistà  nostra  conservare; 
voio  esser  vostro  conservatore;, 
lo  vostro  stato  diffonder  e  guardare  ; 

Aneli  ora  questo  vi  sera  honore, 
11305  se  ben  sul  fato  vui  pensariti 

refermarasi  lo  nostro  bon  amore. 

Francischo  a  lu':  perschusatom'averiti, 
risponder  non  vi  voio  firmamente, 
ma  per  fiolo  firmo  mi  teniti; 
11 310         Consiaromi  cum  la  mia  zente, 
e  risposta  tosto  si  ve  faroe, 
penso  di  far,  seriti  ben  contente. 

Lo  ducha  di  la  risposta  dubitoe, 
disse:  so  che  vui  voriti  far  liga 
11315  cum  Fiorentini  che  zia  ve  ne  parloe; 

Temo  che  vui  non  intrate  in  briga 
se  cum  loro  vui  ve  conligariti, 
non  voiati  creder  tutto  quel  gè  diga. 

Francischo  disse:  a  Dio  vi  rimariti, 
n  320  farovi  risposta  cum  a  chasa  sia, 
crezo  di  far  che  vi  contentanti. 

Partisi  Francischo  cum  sua  compagnia; 
subito  lo  conte  feci  pensiere 
di  farlo  prender  prima  che  vada  via. 
11 325         Beltrando  Roso,  savio  cavalere, 
dise  al  conte  che  non  era  da  fare 
che  a  lui  sarìa  tropo  gran  vitupere. 

Lo  conte  intesse  e  lasolo  andare, 
Francischo  a  Mantua  arivava 
11 330  e  cum  li  suoi  s'ebbe  a  consiare. 

Di  non  ligarse  la  parte  piava; 
rispose  al  conte,  non  volìa  far  liga 
perchè  d'intrar  in  guerra  dubitava. 

Lo  conte  in  quello  più  non  s' afaticha, 
11 335  stando  pur  così  a  metter  mente 

in  qual  modo  a  lui  porìa  dar  bricha. 

Francischo  alora,  senza  falimente, 
molti  casteli  dil  conte  si  tenia 


XII 


e.  XI. I  ♦ 


Mur.,  e.  1206 


v.  11252,  festi  a  lui  A,  sostituito  con  B  —  v.  11256.  e  altro  la  facea  A,  corr.  in  B  —  v.  11261  sgg.  rispondono 
in  B  a  un  nuovo  capìtolo,  il  CLXXI —  v.  11273.  asolucion  B  —  v.  11275.  licencia  B  —  v.  11277.  nel  animo  si  introe 
B  —  v.  11280.  zia  sapìa  B  —  v.  11287.  inanci  B  —  v.  11297.  che  a  vu'  B  —  v.   11315.  zi  vi  ne  B  —  v.  1 131 8.  gè]  ci  B 


154 


LA  u  CRONACA  DI  MANTOVA 


|AA.  1391-1393] 


XI. II,  e.  1 


tu.,  e  1:07 


XI. II,  e.  2 


L«.,    C 


ch'el  gh'avìa  dati  per  pigno  sufficiente, 
11340        Per  cinquantamilia  duchati,  eh' el  avìa 
prestati  al  conte  per  bon  amore, 
mandò  i  dinari  e  li  casteli  volìa. 

l'u  dato  complimento  senza    dimore, 
li  animi  loro  più  s'ingrosava, 
11345   non  gh'era  ben  complitamente  amore. 
Fiorentini  pur  speso  ricordava 
a  Francischo  che  secho  debbia  fare 
liga  bona  e  di  quello  molto  lo  pregava. 
Francischo  a  lor  si  ebbe  a  parlare 
11 350  corno  a  Roma  lui  andar  si  volìa, 
'scrìa  cum  loro  al  suo  ritornare. 

(Cap.  CLXXVmi).  -  De  xotificatioxk  1  \- 

CTA    PER    I).    FRANCISCUM   DE  GONZAGA 

COMITI  VlRTUTUM  DE  ITINERE  SUO  QUM 

iviT  Romani  et  de  liga  Florentino- 

RUM   ET  BONONIENSIUM. 

'Mille  trecent  nonantadu'  si    chorìa, 
Francischo  a  Roma  si  posse  andare, 
cum  secho  avìa  bella  compagnia. 
11 3 5 5         Lo  conte  si  dispose  al  suo  tornare 
quando  posie  che  lui  fosse  piato, 
in  lo  Patremonio  lui  mandare. 

A  una  compagnia,  che  là  tenia  stato, 
cinquantamillia  duchati  li  volìa 
11 360  dar,  se  lor  lui  gel'  dasìa  presonato. 

Francischo,  che  questo  lui   si  sentìa, 
per  mare  a  Fissa  lui  si  andava, 
sì  che  alchun  offender  non  lo  posìa. 
Da  Fissa  a  Fiorenza  cavalchava; 
113^5  cum  Fiorentini  alor  si  parloe 
di  la  liga  tra  lor  si  rasonava. 

Fiorentini  per  Bolognesi  mandoe, 
tra  loro  fo  a  dire  di  la  liga  fare, 
Francischo  in  questo  modo  dimandoc: 
11 370         Voio  ugni  mese  mi  dezati  dare 
per  tempo  di  pace,  di  provisionc 
ducati  mille  a  Mantua  portare; 

E  si  di  guerra  sera  la  casone, 
due  milia  duchati  mi  dariti, 
11  575   questo  dimando  per  mia  provisione. 
Anchor  mille  lanci  vui  pagariti 
che  per  guerra  a  Mantua  dezan  stare, 
anchora  un'altra  cosa  mi  fariti: 


È  di  bisogno  a  Borgoforte  fare 
113S0  uno  punte  sopra  il  Po  per  forteza, 
per  lo  mio  Seraio  fortilìcharc; 

La  spessa  di  quel   esser  vostra  deza, 
e,  cum  più  tosto  si  po',  si  voi  fare;  5 

sera  una  diffessa  e  segureza. 
113S;         E  senza  questo  non  si  po'  pasare, 
lo  mio  Seraio  seria  abandonato, 
per  guerra  dentro  non  si  porìa  stare. 

Quando  Francischo  ebben  ascoltato,   10 
tutto  integramente  si  prometìa 
11390  zio  che  lui  avìa  a  lor  dimandato. 
Voiemo  che  a  questa  spesa  sia 
Romagna,  Padua  cum  secho  Ferara, 
l'ano  promesso,  la  liga  fata  sia.  15 

Francischo  cum  la  voce  chiara: 
11 395  vui  siti  queli  chi  me  prometeriti 
a  vui  stia  ligar  quel  da  Ferara. 

Questo  ch'i'  ò  dito  secreto  vui  teriti 
che  lo  conte  non  l' aza  a  sentire  20 

lina  che  fermo  li  cose  nun  averiti. 
11 400         Francischo  da  Fiorenza  si  partire, 
'  a  Bologna  tosto  si  arivava, 
cum  Bolognesi  ancho  gè  fo  da  fare. 

Da  Bologna  comiato  piava,  25 

in  breve  a  Mantua  si  arivoe, 
11 405  Mantuan  gran  festa  a  lui  menava. 

Per  la  sua  venuta  si  se  bagordoe, 
gran  festa  e  solaci  si  se  facìa 
perchè  lui  senza  dano  si  tornoe.  30 

Fiorentini  di  la  liga  orden  metìa: 
11410  quando  li  cosi  fon  tutti  ordinati, 
dinari  a  Mantua  portar  si  facìa 

Perchè  lignami  foseno  comprali 
di  far  il  ponte  chi  era  ordinato;  35 

a  tutti  li  bisogni  fo  li  orden  dati. 
11415         Mille  trecent  nonantadu'  pasato, 
del  nonantatrè  si  resta  a  dire, 
lo  punte  da  Borgoforte  comenzato. 

'  Francischo  da  Gonzaga  al  ver  dire,   40 
dui  anni  senza  donna  era  stato, 
11420  perchazava  de  una  donna  avìre. 

Fo  a  lui  d'una  donna  ricordato: 
Malatesti  una  sorela  avìa, 
era  valente  e  bon  parentato.  45 

La  cosa  mastichata  pur  si   compila; 
11,25  la  donna  si  fue  promesa  alore, 


vv,    IX355-IX448.  il  cap.    CLXXIX  risponde  in  P>   al  e/.    CI.XXII         v.    113S0.  S.iraio  B  —   v.    1 1 394.  giara  />' 
..  1  i.i'i'i.  nun]    vii'   /•'  —  v.    II402.   ani  o   lo  da  dire 


|AA.  1393-Kl'i:.| 


DI  BONAMENTE  A.LIPRANDJ 


155 


Francischo  de  Lei  contentamento  avla* 
Di  novembre  <li  Mantua  i<»  signoi <■ 

quella   donna   a    Manina   iunior, 

in  recevuta  cum  grandissimo  honorea 
5  «430        Du'  di  frateli  si  la  acompagnoe, 
madonna  Margarita  era  chiamata, 
Mantuan  per  Lei  gran  festa  menoe. 

Per  lei  gran  corte  si   le'  quella  fiata, 
giostri,  torneri,  solaci  si   facìa, 
10   "435  baiar,  sonar,  di  quel  era  derata. 

Tanto  che  quella  donna  si  vivìa 
non  fu  mai  una  più  valente, 
tuto  lo  popol  per  un  dio  la  tenia. 

Sapìa  lei  compiacir  a  tutta  zente, 
15   11 440  avocata  di  citadini  si  giamava, 
a  zascliun  risposte  humilmenle. 

Li  citadini  tanto  la  amava 
che  niente  dimandavan  al  Signore, 
homeni  e  donne  pur  da  lei  andava. 
20   "445         In  lei  avìan  tropo  grand' amore; 
di  lei  basti  e  non  è  più  da  dire, 
lo  punte  di  Borgoforte  compii'  alore, 
a  Francischo  Gonzaga  fu  gran  piacire. 


perchè  Insieme  noti  ben  11  tratava, 
per  tal  casone  non  gè  seria  andato. 

H470  Iv'i    <  li  osa    puf    oltre   .'ilor   si    pana'. 

ZaSChUD     mosso   da    dia'   sua   stasia, 
ma    pur   di    lati    anclioi    inni    cui  ava. 

Francischo  Gonzaga  portato  avla 
lo  Bisone,  chi  li  svia  donato 

11475  1°  conte;  per  sua  arma  dato  avìa 

A  quartier  cum  La  Gonzaga  laborato, 

a  palaci  e  a  torre  fata  fare, 
Francischo  di  quella  s'era  alegrato. 
A  l'imperatore  lui  si  mandare 
114S0  a  pregarlo  che  piacer  si  li  sia, 

l'arma  ch'el  porta  devirge  donare. 
L'imperator  a  quel  meso  dicìa 
che  voluntier  lo  volìa  fare, 
foli  data,  a  Mantua  si  redìa. 
114S5         'Quella  arma  cum  la  sua  inquartare,  muk.,  c.  1209 
in  ugne  parte  dipenzer  la  facìa, 
e  lo  Bison  dil  ducha  facìa  guastare. 

Alor  eresìe  più  forte  la  risia, 
lo  duca  l' ebbe  forte  per  male, 
11 490  stasia  tacito  e  niente  dicìa. 


25  (Cap.  CLXXX).  -  De  comitte  Virtutum  qui     (Cap.  CLXXXI).  -  De  castro  facto  in  ci- 

FACTUS   FUIT   DUX   MEDIOLANI.  VITATE   VETERI. 


30 


35 


40 


45 


Mille  tre  cent  nonantaquatro  alore 
11450  lo  conte  de  Virtù  si  se  inducava, 

a  Pavia  ducha  fato  cum  grand' honore. 

'  A  quella  festa  lo  conte  invidava, 
tuti  li  comunance  e  gran  signore, 
ma  di  quel  di  Mantua  non  ricordava. 
11455         Voli  mostrare  lo  grand' amore 
che  a  quel  di  Mantua  lui  avìa 
e  ancho  perch'  el  gè  fosse  disenore. 

Un  che  Brusabò  chiamato  fidìa, 
cavalero,  meso  de  l'imperatore, 
114S0  duca  lo  feci,  cum  orden  lui  avìa. 

Gran  festa  fata  per  lo  ducha  alore  ; 
quel  da  Mantua  l'animo  ingrosava, 
non  era  invitato  tra  li  signore. 

Benché  inanci  tratto  lui  pensava 
11 465  per  ben  che  '1  conte  l' avesse  invitato, 
che  devirge  andar  l'animo  non  dava. 
Perchè  securo  non  si  seria  riputato, 


Mille  trecent  nonantacinque   chorìa, 
lo  Castel  di  cita  vedrà  cominzato, 
per  gran  diletto  Francisco  lo  facìa. 

(Cap.  CLXXXII).  -  De  nativitate  magni  d. 

IOHANNIS   FRANCISCI   DE   GONZAGA. 

Anchor  nel  dito  anno  ti  sia  ricordato, 
11495  Zoanfrancischo  so  fiolo  nasìa, 
di  la  dona  di  Malatesti  nato. 

Gran  festa  per  la  terra  si  facìa, 
tuta  la  zente  dil  puto  s'alegrava, 
asa'  citadini  di  novo  si  vestìa. 
11 500         Francischo  chi  non  si  dimentegava 
e  contra  il  ducha  mal  animo  avìa, 
'  dil  mazo  era  passato  cavalchava, 

A  Bologna  e  Fiorenza  si  zia 
e  queli  comuni  lui  si  pregare 
11505  che  la  guerra  dura  far  si  debbia 


e.  XLII,  e.  3 


*.  XLII,  e.  4 


vv.  11 449-1 1490.  il  cap.  CLXXX  risponde  in  B  al  cap.  CLXXIII  —  v.  11458.  giamato  B  —  v.  11459.  cavaliro  B 
v.  11468.  che  insieme  loro  B  —  v.   11477.  palacij  B  —  v.   114S9.  sì  l'ebbe  B  —  vv.  11491-11574.  i  capp.   CLXXXI- 

CLXXXI1  rispondono  in  B  al  cap.   CLXXIV  —  v.   11 494.  in  B  il   capoverso  è  segnato  con  iniziale   cospicua,  rossa  

v.   1 1 500.  in  B  l'  iniziale  è  cospicua,  rossa 


156 


LA  "CRONACA  DI  MANTOVA 


[AA.  1395-1396] 


t.  XI. Ili,  e  1 


,  e.  1210 


Al  ducha  e  non  lasarlo  più  montare  : 
die  ugni  zorno  si  facia  mazore 
non  era  più  da  devir  aspettare. 

Quelli  comuni  disen  ci' è  timore 
11510  a  zascliun  volir  in  guerra  saltare, 
più  sechurezza  la  pace  tutore. 

Zaschun,  chi  vole  «guerra   cominzare, 
convien  che  di  dinari  asa'  n'aza, 
se  lui  voi  di  guerra  honor  portare. 
11^15         Quelli  fano  più  che  non  fa  menaza; 
più  sechuro  è  a  devir  aspettare 
e  esser  grami  quando  lui  la  faza. 

Francischo  a  lor:  el  non  si  voi  stare 
per  dinari  che  imi  non  comenzemo, 
11520  ducati  cent  milia  vi  voio  prestare. 

Per  dinari,  per  Dio,  non   staghemo! 
facemo  che  la  guerra  comenzata  sia, 
dil  mundo  il  duca  noi  si  chazaremo. 

Queli  comuni  si  li  respondìa 
11525  che  loro  non  ne  volìa  far  niente 

e  per  suo  grado  mai  non  comenzarìa. 

Di  questo  Francescho  ne  fu  dolente, 
ma  d'ugni  chosa  li  ordeni  si  dasìa, 
tuta  la  liga  stando  a  meter  mente. 
11530         Francischo  a  lor  disse  e  parlava 
uno  capitanio  si  convenìa  fare, 
de  avirne  uno  insieme  rasonava. 

Karlo  Malatesta  ebben  a  recordare 
che  li  parìa  esser  sufficiente 
11 535  quando  lui  lo  volesse  acceptare. 

Francischo  disse:  el'è  mio  parente, 
andarò  da  lui  e  si  li  parlaroe, 
che  lo  accepti  pregarol  caramente. 

Francischo  a  Rimen  cavalchoe, 
11 540  cum  li  cugnati  si  ebbe  a  parlare, 
tra  l'altre  cose  si  lo  dimandoe 

Che  Karlo  capitano  si  voia  fare 
di  tutta  la  liga  che  li  sera  honore 
e  grand  utille  s'il  voi  acceptare. 
1x545         Karlo  a  lui  si  li  respondia  alorc, 
che  capitanio  esser  non  volìa 
contra  il  duca,  era  suo  mazore; 

E  che  mazor  se  no'  lui  si  farìa 
di  volir  in  bona  pace  posare, 
1x550  che  volir  tore  guerra  per  lui  ria. 

'Francischo  ebbe  alor  a  parlare: 
un  altro  capitanio  trovaremo, 


non  averà  tema  dil  duca  acetare. 

Karlo  disse:  di  questo  non  parlemo. 
1 1555  'Francischo  a  Mantua  tornava, 

al  suo  conseio  dise:  sapir  facemo 
A  queli  da  Padua  e  di  Ferara 
quel  chi'  ò  fato  in  lo  mio  andare, 
arallo  per  bene  e  serali  cara. 
11 560         E  così  a  loro  lui  si  feci  mandare 
tutto  in  scritto  quel  che  fato  avìa  ; 
queli  signori  si  se  contentare. 

Posa  Francischo  dipenzer  si  facìa 
l'arme  di  tuti  comune  e  signore, 
11565  che  in  liga  loro  ligati  si  sia. 

In  su  la  faza  dil  su'  palazo  mazore 
e  dil  palazo  novo  a  la  piaza; 
questo  si  feci  per  meter  pavore 
Al  duca  da  Milano,  una  menaza 
11 5-0  ch'el  sapesse  cum  chi  l'aria  a  fare. 
lo  duca  cum  piacir  se  ne  solaza, 

E  cum  li  suoi  si  ebbe  a  parlare 
e  di  questi  tali  chosi  si  dicìa 
dicendo:  il  farò  mal  arivare. 


10 


15 


20 


(Cai'.  CLXXK1II).  -  Qualiter  DUX  Medio 

I.AXl  IIABEBAT  MALUM  AXIMIWI  CONTRA    25 

DOMINUM   Mani  te. 


n 575  Mille  trecent  nonantase'  chorìa 

santo  Anselmo  si  fu  traslato, 
de  un  loco  in  un  altro  lo  metìa. 
In  la  gesia  mazor  fabrichato, 
Francischo  una  capella  feci  fare, 
115S0  intro  l'altare  quel  corpo  beato. 

Anchor  un'altra  cosa  di'  notare: 
lo  luocho  di  Servi  alor  si  facìa, 
Francischo  Gonzaga  si  lo  feci  fare. 
Torr.emo  al  Duca,  che  gran  voia  avìa 
115S5  di  quel  di  Mantua  volirlo  disfare, 

note  e  zorno  pensava  cum  far  posìa. 

Per  qual  modo  lui  lo  potìa  fare, 
col  suo  conscio  ugni  zorno  stasìa, 
e  sopra  questo  era  lo  suo  parlare. 
1 1 590         Concluso  fue  che  più  star  non  debìa 
e  che  '1  fornimento  si  divesse  fare 
di  tor  Mantua  e  avirla  in  sua  bailìa. 

Lo  duca  disse  si  devesse  aprestare 
zente  da  pede  e  ancho  da  cavallo 


30 


35 


•10 


45 


v.  11511.  srjMiroz.-i  B  —  v.  11533.  uno  si  rasonavava  8  —  v.  11544.  s'c'  lp  v0'  acetare  B  —  v.  11553.  non  fe- 
nicia dil  li  —  v.  H559.  ■rall°]  teralo  lì  —  vv.  1  1575-1  1583.  rispondono  ni  B.  ni  caf>.  CLXXV  v.  11576.  tras- 
latalo  orr.  in  B  —   \\.    115.1-11  .   C XXVI  in  B    —  v.   iisv'1.  tutora  pensando  ionio  B 


|AA.  1396-1897] 


DI    IIONAMKNTK   ALII'KANDl 


157 


1x595  tiic  loscn  presti  al  suo  comandarci 
Fu  dato  l'ordine  tutto  leqza  falloa 
nave  armate,  insignorì  e  guastatore, 

che   sian    In   online   sen/.a    ah  un    lalo.  "649 

5  Secreti  facia  far  li  choai  alore 

11600  quanto  posta  perchè  non  si  sentesse 
quel  ch'el  facia,  voUan  avir  honore. 

Pur  Francischo  mostrò  che  non  dor- 
quello  fornimento  vonc  a  Bentire,    [mese;     1 1645 
10  informato  fu  da  un  chi  po'  lo  scrisse. 

11605         A  tuta  la  Ugo  feci  asapire 

'  dil  fornimento  che  '1  Duca  facìa, 
ch'el  era  tempo  devirsi  fornire. 

La  liga  di  presente  scrivìa,  11650 

15  molta  de  zente  d'arme  lor  asoldare, 

11610  chi  fonno  di  cavalli  ben  se'  milìa. 
'Li  condutori  ti  voio  nominare: 
lo  conte  Zoane  da  Barbiano, 
lo  conte  da  Carara  non  falare,  H655 

20  Lo  conte  Ugo  chi  era  elemano, 

.   11615  Malatesta  di  Malatesti  fero, 

Cora  Prosper,  Francischo  da  Cantiano, 

Antonio  di  Opizi  bon  schudero, 
Bertholameo  da  Gonzaga  anchore  11660 

25  e  molti  che  nominar  non  fa  mistere. 

11620         Li  capi  di  la  liga  dirò  anchore; 
a  la  santa  Gesia  dezo  cominzare; 
Fiorenza  richa,  Bologna  di  valore, 

Malatesta  Ravena  acompagnare,  11665 

30  Forlì,  Faenza  e  Imola  secho  avìa, 

11625  quel  da  Ferara  e  di  Padua  notare. 
Questa  era  una  gran  compagnia, 
erano  zente  di  grande  valore, 
Mantua  secho  era  in  compagnia.  11670 

35  La  zente  dil  duca  cum  gran  furore 

11630  una  note  a  Mantua  si  chorìa, 

tutta  la  terra  si  misse  in  rumore. 

Intorno  a  Mantua  zente  asa'  prendìa, 
bestiame  gran  quantità  anchore,  11675 

40  li  vilani  a  li  fortezi  si  fuzìa, 

11635  cridor  asai  per  tuto  si  fé'  alore. 

(Cap.  CLXXXIIII).  -  De  guerra  orta  inter 

DOMINUM    MANTUE    ET    DUCEM    MEDIO-       Il68° 
45  LAXT. 

Mille  trecent  nonantasete  chorìa, 


al  1  in  di  man  io,  <  um  gran  1  urore, 

la    /.ente   dil    ciurlili    di    noi»-    vma. 
Intorno   a    .M;mlua   romin/.o    rumor 

Francischo  Gonzaga,  <  Ih-  qui         enl  la, 
la  campana  <lil  popò!  fé'  sonar  alore< 

Li    CÌtadinJ   a   la   pia/a   trasia 

tutti  armati  si  a' apresentono, 

al  suo  signore   tutti  se  offeria. 

Parte   di    e  itadini   ali   porte  mandorlo 
perchè   la   terra   fosse   ben   guardata, 
possa  gran  parte  in  lo  Seraio  andono. 

Francischo  non  avia  zente  soldata       c.  xi.iu,  e  2 
altro  che  cittadini,  andò  al  Seraio, 
di  balestreri  andò  bella  brigata. 

A  Menzio  e  a  Po  fu  grande  sbaraio 
perchè  i  nimici  cum  punti  volian  pasare, 
di  combatter  si  fu  grande  travaio.  uv*.,  >■.  \i\\ 

Per  forza  li  punti  convenon  lasare, 
fono  presi  e  simel  li  inzigneri, 
Uguloto  Bianchardo  de  a  scampare. 

'  Non  era  bisogno  di  far  pregheri       t.  xliii,  c  3 
a  cittadini  chi  fossen  a  la  diffesa, 
zaschun  ardito  schuder  e  chavaleri. 

Per  la  liga  la  cosa  fue  intesa, 
subito  a  Mantua  zente  mandono 
e  Malatesta  cum  zente  a  la  diffesa. 

Como  queli  zente  si  arivono, 
Francischo  si  prese  a  confortare, 
li  citadini  più  non  dubitono. 

Malatesta  cum  zio  che  poten  fare, 
quatro  frateli  eran  d'un  volire, 
a  Mantua  fono  senza  indusiare. 

Di  Francischo  cugnati  al  ver  dire 
erano,  e  per  la  sua  bona  venuta 
feci  Francischo  tutto  risbaldire. 

Tutta  la  zente  grossa  e  minuta 
di  Mantuani  si  presen  conforte, 
viten  di  liga  la  gran  zente  venuta. 

Lo  ducha,  chi  molto  stava  acorte, 
tuta  sua  zente  si  feci  asunare, 
di  sopra  al  punte  di  Borgoforte, 

Vento  aspettando  per  devir  affochare 
lo  punte  chi  era  diffesa  del  Seraio, 
quando  fu  tempo  si  misen  navigare. 

'Zate  di  Ugnarne  ligato  cum  funaio,  mur.,  c  1212 
tuti  afochate  al  punte  li  conducìa, 
afochò  il  punte  cum  grand' oltraio. 


v.  11 507.  e  guastatore]  alore  B  —  v.   1159S  stalo  err.  in  B  —  v.   11604  c^e  e'  1°  scrisse  —  vv.  11636-11774. 
il  cap.   CLXXXIV  risponde  al  cap.    CLXXVIl  in  B  —  v.   11683,  afocono  B  —  v.   11689.  convenon  B 


15S 


LA    "CRONACA   DI  MANTOVA 


[A.  1397] 


Miri.,  e.   1213 
.    XI. Ili,  e.  i 


XI. IV,  e.    I 


L'hi  era  sul  punte  partirsi   convenìa, 
:  per  lo  focho  temian  di  brasare, 
nulla  diffessa  a  quel  far  si  posia. 

Francischo  viti  la  chosa   malandare, 
Cam  Malatesti  e  altri  caporali 
in  Borgoforte  convenen  intrarc. 
ir.>jo         La  zente  di  la  liga  tali  e  quali 
si  ridusen  per  la  lor  segurczza 
fuzendo  forte  senza  avir  ali. 

Iacopo  dal  Verme  viti  l'ampiezza 
di  posir  franchamente  intrare 
11695  in  lo  Seraio  senza  divedezza. 

Introno  e  si  misen  a  examinare 
dove  lo  suo  campo  firmar  volìa, 
Iacom  da  Verme,  homo  da  honorare, 

General  capitanio  si  dicìa, 
11700  di  la  zente  dil  ducha  era  chiamato, 
sazo  discreto  per  zaschun  si  tenia. 

A  Guernulo  si  se  fu  firmato 
tuto  lo  campo  da  pe'  e  da  cavalo 
e  lie  apreso  lo  navilio  armato. 
1 1 705         E  Uguloto  Biancardo  senza  fallo, 
cum  molta  bella  zente  e  fiorita, 
intorno  al  Castel  firmò  so  stallo. 

Non  era  però  la  chosa  sì  smarita 
che  Governol  non  fosse  ben  fornito 
11 710  'di  molti  notabel  ch'eran  zent' ardita. 

Bertholame'  da  Gonzaga  saputo, 
in  fato  d'armi  lungamente  provato, 
dentro  v'era  per  diffessa  e  aiuto. 

Anchor  Marsilio  Torrel  lodato 
11715  e  Guido  so  lìol  che  secho  avìa, 

zaschun  di  lor  in  armi  aventazato. 

Gran  scharamuze  ogni  dì  facìa 
l'una  parte  cum  l'altra  in  armezare, 
lo  mazor  dano  lo  bombardar  tenia. 

Quei  di  fuori  dasìan  grand'  aliare 


I  I  72') 


a  quei  dentro  per  ugni  mainerà 
sì  che  poco  si  lasavan  posare. 

Non  lasavan  chase  star  in  schcra 
a  la  tore  di  castelo  bombardono 
117:5  sì  che  a  guardar  parìa  chosa  fera. 
Da  la  parto  di  sopra  la  butono, 
era  tanto  lo  suo  combati mento 
che  dentro  alchuni  s'abandonono. 

Lo  campo  de  la  liga  a  salvamento 
11730  era  a  Ostia  per  li  tor  guadagnare, 


ver  Governol  feci  cavalch amento. 

Iacom  dal  Verme  prese  a  parlare 
a  Ugoloto  e  tra  lor  si  dicìa: 
se  vengon  ver  nui  que  sera  da  fare? 
11 735         In  parlar  grande  insieme  si  stasìa, 
di  non  tor  bataia  si  s' afermono 
perchè  tra  loro  tal  parlar  facìa: 

Non  è  da  far  —  questo  parlar  usono  — 
se  di  combater  nui  deliberemo, 
11740  li  cosi  cum  gran  dubio  andar  pono; 

Lo  stato  dil  ducha  a  dubio  metemo, 
e  pur  lui  a  bocha  n'a  comandato 
che  bataia  tore  non  debiemo. 

Quando  eben  insieme  asa'  parlato, 
11 745  di  non  combatter  si  deliberono, 

mandò  crida  che  zaschun  fosse  armato. 

A  cavai  tuta  la  zente  montono, 
per  un  punte  che  sopra  Po  aviano, 
in  gran  fretta  tutti  si  cavalchono. 
n  750         Como  pechore  dal  lupo  fuziano, 
parìa  che  dredo  lor  la  morte  andasse, 
sì  gran  tumulto  tra  lor  si  faciano. 

Carlo  fu  consiato  che  cavalchasse, 
e  Malatesta  cum  tutta  l'altra  zente 
11 755  a  li  inimici  dredo  si  tirasse. 

'Karlo  di  quel  non  volsi  far  niente 
temendo  che  fosse  volta  d' ingano, 
dicìa:  per  nui  fa  di  star  fermamente; 

Molti  fiate  tali  atti  si  fanno 
11 760  per  farsi  tirar  dredo  lo  compagnone, 
po'  li  avene  di  ricever  gran  dano; 

Lasemoli  pur  andar  cum  maleditione. 
'  in  lo  so  campo  tuti  si  tirono, 
lì  trovon  travachi  e  pavaione, 
11 765         E  molta  altra  roba  lor  trovono; 
ugni  chosa  misen  a  sachomano, 
asa'  pouri,  richi  si  diventono. 

Governul,  che  recevu'  avia  gran  dano, 
fu  fornito  de  zio  che  bisognava, 
1:770  posa  la  zente  chosì  firmi  stano. 

Iacomo  dal  Verme  si  cavalchava, 
Luzara  e  Suzara  si  aquistono, 
dati  a  lui  per  li  vilan  chi  guardava, 
e  a  quei  casteli  sua  zente  iìrmono. 


p.  CLXXXV).  -  De  notificatione  fa- 


io 


15 


20 


25 


ÒJ 


45 


v.  11693.  cl.il  Vermo    H  —  v.  11703.  Govornolo  /?  —  v.   11 720.  fora  B  - 
guadagnare]   (lunare   B  —   v.  11761.   recCTCT  /»    —   v.  11762.  I.ascli  andar   B 


v.   11 12S.  sbnndonono  B —  v.   11730. 


|AA.   1307-130a| 


DI   HONAMKNTK   ALII'KANDI 


1    ') 


5 


CTA    i  >  i  m  i    Mi'.nh  il. .\\i    DI    RUPI  A    SUA- 
R.UM   GEN  CIUM    ai»  GUBERNULUM. 

1 1 775        Al  ducha  cavalari  tosto  andava 
a  dirli  cuna  il  campo  era  levato, 

tUtO   lo   fatto  si  li  ricitava. 

Lo  ducha  ne  fu  molto  turbato, 
che  sperava  Governol  guadagnare, 

11780  lo  INfantun.no  posa  asediare. 
IO  A  li  so  capitanii  mandare 

'       che  '1  Mantuano  tutto  si  chorese 
e  in  altra  parte  non  divesen  stare. 
Uguloto  cum  li  sue  zente  spese, 
11 785  a  Marcharia  vene  e  lì  tratoe; 
15  di  lo  castello  folli  fato  promese. 

L'altro  zorno  dentro  lui  si  introe, 
stette  podio,  la  rocha  li  fu  data, 
cum  la  soa  zente  lì  lirmo  si  lìrmoe. 
11 790         Al  ducha  fue  la  novella  mandata 
20  de  queli  tre  casteli  che  loro  avìa, 

in  sul  Mantuan  avian  aquistata. 

Lo  ducha  gran  festa  si  ne  facìa 
sperando  anchor  meio  devir  fare, 
11 795  di  capitanii  gran  conforto  scrivìa. 
2^  Scharamuzando  un  zorno  in  armezare 

fo  preso  lo  conte  Ugo  da  un  soldato, 
mandato  fu  al  ducha  a  presentare. 
Per  parte  dil  ducha  fue  dimandato 
11S00  quello  che  a  Mantua  alor  si  facìa, 
30  e  dil  ver  dire  molto  ne  fu  pregato. 

Lo  conte  Ugo  la  verità  dicìa; 
di  vitualia  si  li  vien  a  dire 
cum  abundanza  in  la  terra  s'avìa. 
11  So 5         Lo  conte  Ugo  a  loro  respondìa: 
35  di  vitualia  dicho  al  ver  dire 

che  l' è  abondata,  pare  meraveia. 

Lo  ducha  questo  non  potìa  lu'  crire 
perchè  da  molti  avìa  per  certeza 
11S10  che  per  dinari  pan  non  si  posìa  avire. 
40  Dal  conte  volsi  lui  sapir  per  firmeza 

lo  parlar  che  de  lui  Francischo  facìa; 
'lo  conte  li  rispose  cum  gran  baldeza: 
E  vi  so  dir,  teniti  chi  vero  sia, 
11 81 5  Francischo  si  fa  di  vui  bon  parlare, 
45  convien  che  anchor  vostro  amicho  lìa. 

Questo  parlar  fé'  molto  humiliare 
l'animo  di  ducha  e  piacili  forte 


<  he  Francischo  fai  esse  tal  pai  lai  1 . 

M  ;  A    lo   conte   si    li    (Ir    bon    conl'oi  tO 

dicendo  (  he  a  po  lai  s'andese 
e  che  sp  d'avir  bone  sorte. 

'Coniando   clic    lionor   a   lui   :>i    <I>: v  ,  un 

facendoli  fai  bona  compagnia 
11835  fina  eli' ci  volsi  che  a  Pavia 

Lo   ducha  e    IJarbavara  si   stren/.i.'i 

insieme  e  cominzon  di  parlare 
perchè  lui  voluntieri  si  averla. 
Saputo  l'animo  e  lo  rasonarc 
11830  di  quel  da  Mantua  so  inimicho, 
terminò  tra  loro  una  cosa  fare. 

Barbavara  dise:  lo  mio  amicho 
che  vui  sapiti  che  sa  si  ben  fare 
tradimenti,  e  a  quel  è  ben  inicho, 
11S35         Marchio  di  Cambio  farol  andare, 
ch'el  vada  al  campo  e  lì  starae, 
mandarà  Francischo  a  domandare 

Salvo  conduto,  e  a  lu'  si  gè'  1  farae 
perdi' el  sae  cum  mie  esser  brigato, 
11S40  cum  quel  signor  lui  si  parlarae; 

Ma  tra  l' altre,  perchè  l' è  bandezato 
dimandarà  che  di  bando  tratto  sia 
e  lu'  dirà  chosa  che  li  sera  grato. 
Non  dubito  che  Francischo  disia, 
11845  s'el  potesse  sapir  vostra  intentione, 
dirà  ch'el  è  contento  e  voi  che  sia. 

L'amico  si  li  dirà  la  casone, 
che  l'è  andato  perchè  li  dol  forte 
ch'el  sia  disfatto  dal  traditor  Bisone. 
11 850         E  s'el  li  piace  che  vi  darà  la  morte, 
vorà  sapir  in  que  modo  pò  fare, 
lui  gè  '1  dirà  cum  parole  acorte. 

In  questa  forma  sera  il  suo  parlare: 
al  ducha  mi  si  parlo  quando  voio, 
11855  a  tor  il  tempo  mi  convien  guardare, 
So  dir  mal  e  farlo  son  ben  croio; 
quando  il  ducha  in  zardin  andarae, 
ziro  dentro  dimesticho  corno  soio. 
Como  mi  vezza,  si  mi  chiamarae, 
iiS6c  dirami  s'io  voio  dirli  niente,  Ci  xliv.c.2 

per  nu'  dui  da  parte  mi  menarae. 

Cominzarò  di  farli  un  parlamente, 
così  andando,  quando  serò  luntano 
che  vezuto  non  sia  da  la  zente, 
11 86 5         Cum  una  daga  ch'io  toro  in  mano, 


vv.  1 1775-1 1955.  il  cap.  CLXXXV  risponde  in  B  al  cap.  CLXXVIII  —  v.  11776.  cum]  comò  B  —  v.  11796. 
scharamuzando  tra  lor  in  B  —  v.  11819.  piaciali  B  —  v.  11831.  una  cosa  fare]  volir  fare  B  —  v.  11845.  inten- 
cione  B  —  v.  11859    giajnarae  B  —  v.  11S53.  sarò  B 


160 


LA   "CRONACA  DI  MANTOVA 


[A.  1397-13981 


i.  MIV.c.  4 


Min.,   e. 


'subito  ■  lui  la  morte  li  daroe; 
questo  farò,  tcnitel  per  certano. 

I  ).t  li  soi  chi  aspettati  andaroe, 
diroli  che  da  lui  non  dezan  andare, 
11870  per  parte  dil  ducha  li  comandaroe. 

Sera  in  ordine  lo  mio  scampare, 
mottrarò  che  vada  a  far  ambasata, 
quei  dal  Castel  mi  lasaran  andare. 

Più  tosto  ch'io  poro  farò  la  levata, 
75   inanci  che  si  senta  serò  lutano 
che  beffe  farò  di  tutta  la  brigata. 

Quando  per  lu'  sera  questo  parlato, 
e  lo  signor  di  Mantua  si  contente, 
di  lo  suo  core  seriti  informato. 
1 1  ^So         Sapriti  posa  com'è  la  sua  mente, 
sccundo  che  averiti  piariti  partito 
di  farli  pace  o  di  farlo  dolente. 

A  lo  ducha  si  piacque  quello  dito; 
al  Barbavara  alor  si  comandoe 
che  dese  effetto  corno  era  ditto. 

Lo  Barbavara  per  lo  tradditor  mandoe, 
informolo  e  dil  dire  e  dil  fare, 
cum  li  orden  a  lu'  dati  cavalchoe. 

A  Mantua  cum  Francischo  parlare 
11S90  promittendo  che  ucider  si  volìa 
lo  ducha  corno  ditto  avìa  di  fare. 

Francischo  al  traditor  rispondìa: 
io  cognoscho  ch'el  ti  verìa  fato, 
ma  ti  prometto  per  la  fede  mia, 
[1895         Che  podio  mi  tiene  ch'io  non  cora 

[a  Tato 
in   su   li   forchi   farti    impichare, 
corno  chativo  traditor  e  mato; 

'Per  tut' il  mundo  vindita  v  ori  a  fare 
chi  ucidesse  lo  me  patre  signore, 
11900  perchè  di  lui  m'ebbe  sempre  lodare. 

Vira  tempo  ch'el  non  sera  rumore 
corno  incontra  da  patre  a  lioli, 
penso  ricuperar  lo  so  amore. 

Xon  ebbi  mai  al  cor  tanti  doli 
HJ05  quanto  ni' è  stato  e  per  la  mia  folìa 
non   esser  secho  rumo  usato  soli. 

Toti  de  quie  e  indusia  non  sia! 
partisi  lo  traditor  di  presento, 
dal  ducha  cavalchò  tosto  a  Pavia. 
1 1  >io         Recitò  a  pieno  e  interamento 
tutt'  il  fato  corno  1'  era  stato  ; 


10 


15 


lo  ducha  a  intender  stava  attento. 

Olduto  il  fato  ch'el  ebbe  recitato, 
licenciollo,  andese  a  posare; 
11915  lo  Barbavara  cum  ducha  serato 
Ebbe  a  lui  dire:  a  mi  si  pare 
lo  signor  di  Mantua  esser  dolente, 
seria  contento  cum  nu'  amigare. 

'Lo  conte  Ugo  licentiato  di  presente, 
11920  informato  asa'  dal  Barbavara, 

zunsi  a  Mantua  lo  bon  conte  valente. 

Cum  Francischo  parlò  cum  voce  chiara, 
dicendo  :  dal  Ducha  pace  si  averiti, 
se  vui  fariti  quello  che  a  lu'  para. 
11935         Né  dano  né  vergogna  portanti, 
se  v'acunzati  a  la  sua  volontate 
tosto  cum  lui  in  amor  tornanti. 

Francischo  disc:  voio  che  tornate 
dal  ducha,  ch'el  mi  dezza  qui  mandare 
11930  uno  che  a  Mantua  vui  conduchate. 
Col  qual  io  cum  lu'  posa  parlare, 
oldito  e'  diroe  mia  intentione, 
non  dubito  che  faremo  l' acordare. 

Iacomo  dal  Verme,  homo  da  barone, 
11935  di  note  a  Mantua  vene  secreto, 
fu  recevuto  cum  gran  divotione. 

Xon  portò  scrita  ne'  ancho  dicreto, 
parlò  cum  Francischo  amico  caro, 
di  quel  parlare  Francischo  ne    fu  lieto. 
11940         Lo  parlar  di  loro  fu  molto  chiaro; 

Iacomo  l'altra  note  si  se  partìa,  30 

zunsi  a  Cremona  senza  dimorare. 

L'altro  zorno  a  Pavia  si  se  ne  zia, 
a  lo  duca  tutto  ebbe  conlato, 
11945  olduto  che  l'ebbe,  gran  piacir  avìa. 

Francischo  cum  la  liga  ebbe  parlato   35 
de  li  pati  che  col  Ducha  circhava, 
fono  contenti  fosse  l'effetto  dato. 
Fu  concluso  che  niente  manchava: 
11950  la  pace  fata  zaschun  fu  contente, 

tutti  li  zentc  a  cliasa  lor  tornava.  40 

Fue  renduto  lo  Seraio  di  presente 
e  li  castclanze  che'l  duca  tenia, 
tornò  a  casa  vilan  e   altra  zentc, 
5   mille  trecent  nonantaoto  chorìa. 


(Cap.  CLXXXVI).  -  De  domino  Francisco 


25 


v.  Il88$.  Cleto  —  r.  11910.  integramente  B  —  v.  11914.  anelasi  /»'  —  v.  11919.  Ugo]  om.  B  —  v.  11931. 
intenc'.nne  B  —  v.  II936.  clivocionc  B  —  v.  1  i<\\'>.  glaro  B  —  v.  II94&  lo  so  l'efeto  crr,  in  B  —  v.  II954. 
vilan]  contadini    B 


[AA.  L398-1399] 


DI   liONAMKNTK    AUI'KANDI 


161 


DE  GONZAGHA   QU]  i  vi  [  AD   DUCEM  Mi- 

IHOI.ANI,    IA(    I  A     PACE. 

Francischo  ;i  Pavia  chavalchoe 

per   farsi   col  duca   in    bOE   amore, 

cum  grand' honor  molto  L'aceptoe. 
E  la  ducheaa  li  fé'  grand' honore, 
11960  molti  l'iato  inseme  pallone, 

di  molti  cli08C  per  tor  via  l'errore. 
Granchi  pace  tra  lor  si  lirmonc 
e  molti  zorni  stetcn  in  piacile 
e  li  offesi  tutti  dimenticone. 
1x965         'Francischo,  volendo  lui  partire, 
un  zorno  dal  ducha  comiato  tolse, 
perchè  volìa  a  Mantua  redire. 

Lo  Duca  Io  licentiò  comò  volse, 
'  ilrmando  tra  loro  grand'  amore  ; 
11970  de  la  partita  a  molti  si  ne  dolse. 

Francischo  tornò  a  Mantua  cum  ho- 

[nore  ; 
tutti  li  citadini  alegri  stava, 
perchè  usciti  eran  di  gran  rumore. 
Granda  alegrezza  zaschun  mostrava 
11975  perchè  col  ducha  ben  star  si  vedìa, 
mille  trecent  nonantaoto  pasava. 

E  in  quel  anno  anchor  si  ridia 
cosa  che  ma'  fosse  olduta  fare, 
Francischo  Gonzagha  restituir  facìa 
119S0         Tutti  quelli  quantità  de  dinare 
che  contro  rason  lo  patre  tolto  avìa 
per  usure  e  per  altrui  rubare. 

E  ancho  di  quello  che  lui  fato  avìa, 
avìa  tolto  corno  li  signor  fanno, 
119S5  che  consientia  alchuna  non  facìa. 
D'Italia  anchor  di  alemano, 
chi  devia  avir,  vene  a  dimandare  ; 
zaschun  era  pagato  dil  suo  dano. 
Non  bastò  li  dimande  a  pagare, 
11990  andoge  duchati  d'oro  trenta  millia; 
per  cristiani  quella  fama  andare. 

(Cap.  CLXXXVII).  -  De  multis  novitatibus 
occursis. 

Mille  trecent  nonantanove  chorìa, 
a  Mantua  fu  granda  mortalitate; 


Mi.i'.,  e.  1216 


e   XI. V,  e.  1 


in    quel   anno    un    Im-I    Iodio   si    l;i<  la. 

ug  Franciacho  Gonzaga  di  voluntate 

Santa    Mai  ia    (li    <  .1  alia    si    !<•'    fan 

preao  a  Rivalla  lo  mio  hedifficate. 

In    su    la    riva    dil    laolio    conio    pare 

lo  Iodio  bed  (•  dì  gran  divotione, 
laooo  gran  zente  apeaae  Le  va  a  vdaitare. 

E   in   <  1 11  ci   anno    lo   dui  ha   BÌBOne 

Scia  e  risa  lui  si  aquiai 

li  gucrri  che  aven  si  fu   la  casone. 

Fiorenza,  che  di  mal   mai  non  posue, 
12005  li  ditte  terre  sempre  odiava, 

per  tal  casone  al  ducha  s'apozoe. 

Nel  ditto  millessimo  si  incontrava 
cosa  materiale  ch'io  contaroc, 
grandi,  mezani  e  pizoli  gc  falava. 
12010         Di  Franza  un  falso  prete  si  levoe, 
chi  condusse  gran  quantità  di  zente 
vestiti  di  biancho  comò  ordinoe; 

Zunsi  in  Lumbardia,  e  qui  poni  mente 
che  tanto  era  lo  suo  bon  parlare, 
12015  di  Dio  parìa  esser  lo  gran  parente. 

Maschi  e  femine  senza  fallare, 
guelfi  cum  gibelini  pace  facìa, 
tutti  disposti  sua  opra  seguitare. 

Per  Lumbardia  di  biancho  si  vestìa, 
12020  'molti  anchor  la  Marella  e  la  Romagna 
e  la  Toschana  oration  facìa 

Cantando  laudi  di  la  Verzen  Magna; 
a  questo  andava  vischovi  e  tirani, 
de  altri  fati  non  avian  lagna. 
12025         Zunsi  lo  prete  cum  grandi  affanni 
fin' a  Viterbo  per  Roma  visitare, 
cum  granda  zente,  ve?tìa  bianchi  pani. 

'Questo  facìa  perchè  crete  cazare       mur.,  e.  1217 
lo  papa  di  Roma  e  lui  esser  chiamato, 
12030  fo  cognosuto  e  lo  suo  falso  peccare. 

Subitamente  fo  impresonato 
e  fato  noto  a  tuta  la  zente 
dil  suo  tradimento  e  gran  peccato; 

Avìa  uno  crucelixo  dipente 
12035  conzignato  a  sangue  zitare, 

parìa  ch'el  fosse  miracolosamente. 

Lo  papa  si  lo  feci  alor  brusare, 
quando  lo  fato  si  fo  cognosuto, 
a  zaschuno  gran  beffa  recevuta  pare. 


e.  XLV,  e.  2 


vv.  11956-12052.    i  capp.    CLXXXVI-CLXXXVIII  rispondono  rispettivamente  in  B  ai  capp.    CLXXIX-CLXXX 

—  v.  11973.  usiti  B  —  v.   11982.  aitrul  rubare]  altro  refare  B  —  v.  11987.  vegni  A  corr.  in  B  —  v.  11999.  divocione 

—  v.   12000.  speso  la  si  va  a  B  —  v.   12016.  mesgij  e  femene  B  —  v.  12017.  gebelini  B  —  v.  1202  1.  oracion  B  — - 
v.   12023.  vescovi  B  —  v.   12028.  crete]  credete  B  —  v.  12034.  crucifiso  B 


T.  XXIV,  p.  xill  —  11. 


162 


1. A    -  CRONACA    DI   MANTOVA 


[AA.  1399-1-101J 


Mur.,  e.  UH 


ICLV,  r.  3 


< 


12040        Parìa  a  saschuno  avir  recevuto 
gran  vergogna  chi  seguito  Pavia; 

la  pena  eli' ci  clic  avìa  ben  ineruto 
e  ancho  pezo  ben  si  gè  venia. 

(Cap.  CLXXXVIII).  -  Dk  duce  Mediolani 

QUI  KABUl  I    i>.  IMINIUM  «  [VITA!  [S  l'i  R.U- 
SU    II    SCENIS. 

Mille  quatrocent*  alor  chorìa, 
1:045  1°  ducha  da  Milano  gra'  Bisone, 
Perosa  e  Sisi  a  lui  si  se  dasìa. 

Lo  Ducha  alor  si  tene  gran    barone, 
(piando  si  viti  signor  di  tanta  zente 
feci  l'animo  fero  comò  bone. 
12050         A  Bologna  lui  si  tenia  la  mente, 
gran  disidcrio  quella  aquistare, 
di  spender  largo  non  curava  niente. 

(Cap.  CLXXXVmi).- De  guerra  facta  per 

DOMINUM    DUCEM    BONONIENSIBUS. 

Mille  quatrocent'  uno  dì  notare, 
lo  ducha  guerra  a  Bologna  facìa 
12055  per  volir  quella  citate  aquistare. 
Zoane  di  Bentevoio  si  la  tenia 
e  di  quella  era  signor  chiamato, 
a  Francischo  da  Carara  recrcsia 

Che  '1  Bison  di  Bologna  fosse  honorato, 
12060  du'  so  lioli  a  Bologna  mandava, 

l'un  Francischo  l'altro  Iaconi  chiamato, 

E  a  loro  gran  mente  si  comandava 
che  fussen  prunti  a  la  diffesa  fare, 
in  diffender  Bologna  li  ordenava. 
12065         A  Bologna  cum  sua  zente  andare, 
Zoane  Bentivoio  bene  li  recevìa 
e  grand'  honor  si  li  facìa  faro. 

'Francischo  Gonzaga  a  Bologna  zìa, 
in  servicio  dil  ducha  si  andoe, 
,0  cum  secho  menò  bella  compagnia. 
Pocho  tempo  aloni  si  pasoe, 
la  zente  dil  ducha  in    Bologna    intrava, 
Francischo  da  Gonzaga  dentro  introe. 
La  terra  di  presente  dominava. 
1:075  Zoan  Bentivoio  alor  si  piono, 
anchor  quei  da  Carara  si  piava. 


15 


Zoan  Bentivoio  si  amazono, 
(pici  da  Carara  a  Pavia  mandare, 
Krancischoda  chi  '1  guardava  scampono; 
1 20S0         E  a  Padua  lui  si  se  ne  tornare, 

Iacomo  si  fu  menato  a  Pavia,  5 

lo  ducha  lo  facìa  ben  guardare. 

Francischo  Gonzaga  dal  ducha  si  zìa, 
bicorno  da  Carara  li   domandava 
120S5  che  in  sua  guardia  dato  a  lui  sia. 

Lo  ducha  niente  non  dimorava,  10 

a  Francischo  Iacomo  si  fé'  dare, 
Francischo  a  Mantua  secho   lo  menava. 
E  molto  ben  lo  facìa  honorare 
12090  de  citadini  lì  de  bella  compagnia 

che  sempre  secho  dove  volìa,  andare. 

'Iacomo  a  solazo  per  la  terra  zìa 
in  tutti  li  parte  ch'el  volìa  andare, 
erali  fato  honorc  e  cortesia. 
12095         Francischo  Gonzaga  si  terminare 

volir  andar  dal  ducha  a  Pavia,  20 

tutti  li  so  ordeni  alora  lui  dare. 

Essendo  nel  suo  corrivo  e'  stasìa, 
li  cavali  erano  tutti  aprestati, 
12100  mandò  per  Iacomo  die  lì  venir  debìa. 

Gran  zente  erano  lie  asunati,  25 

Francischo  a  Iacomo  si  parlare: 
di  mia  andata  voio  sapiati. 

Dal  ducha  a  Pavia  voio  andare, 
1:105   vlH  rimariti  lina  a  la  mia  tornata, 

inanzi  ch'io  mi  parta  prometeriti  30 

La  vostra  fede  a  mie  sia  data, 
che  di   Mantua  vui  non  vi  partirai 
senza  licentia  a  vui  da  mi  data. 
121  io         Orden  ò  dato  che  honora'  seriti, 

conio  a  la  mia  persona  si  farae,  35 

ugni  chosa  che  dire  vui  sapenti. 

Iacomo  alora  lo  capuzo  si  trae, 
in  man  di  Francischo  alor  zuroe 
121 15   che  sarà  Halle  e  1.011  si  partirae. 

Francischo    cum  sua   brigata    cavai-  40 

[choe, 
dal  duca  a  Pavia  si   andava, 
cum  grand'honor  lo  duca  l'aceptoe. 
Iacomo  a  Mantua  si  dimorava; 
12120  la  casone  ti  voio  farti  asapire  4  5 

'perchè  Francischo  tanto  l'honorava. 


v.    I2"}-.  "'"•  '"   B*   togut,   iti  ,   il    v.   12044   —    vv.   12044-12052.  /anno  parte  in  B  del  cap.    CLXXX 

—    v.    120 17.   si   tenia  B     -  vv.  12053   tgg,   il  cnp.    Cf.X X X IX  ri  ponile  in    />'  al  Cttf,    CI. XX  XI  —   v.    120561   l3cnte\oi 

r,  120  nato   /•        r,  13063.  foscn  /•'  —   v.  12073.  Fr&nclscho  cum  sua  /.onte  dentro   introe  B  —  v.   12 

lì  de  om.  in   /.' 


|AA.  1401-140.11 


DI    IIONAMKNTK   ALII'RANDI 


16  I 


5 


ÌO 


Una  Gola  di  Francischo  ;i  ver  dir.-, 

era    moier   di    Ki.uiciselin   da   Caiaia, 

Fratel  di  [acomOi  valla  In  ardire. 
[ai35        E  perchè  la  Gola  li  fosse  cara, 
a  patio,  a  Gol!  honor  facla, 

ben   che    po'   li   denno   molte   amara. 

Partito  Francischo,  [acomo  facla 
penseri  de  divinine  scampare, 
12130   tanto  trattò  elio  fato  li  venia. 

Un  zorno  lui  si   andò  a  passare, 
zio  del  muro  di  la  cita  si  zitoe, 
era  aprestato  chi  '1  devia  menare. 
01  tra  lo  lago  lor  si  navigoe, 
12135  in  su  la  riva  era  chi  1'  aspetava 
e   lina  a  Padua  lor  1'  acompagnoe. 

Li  citadini,  chi  Iacomo  guardava, 
ai  luogotenenti  loro  si  riferìa 
che  Iacomo  fuzito,  per  nave  scampava. 
121 40  Li  lochotenenti  gran  dolor  avìa, 

mandar  dredo  per  farlo  piare; 
Iacom  andato  che  zunzer  no  '1  potìa. 

A  Padua  Iacomo  arivare, 
lo  patre  grand'  alegreza   avìa 
i2i 45  perchè  l'era  di  preson  sapu'  scampare. 
Quelli  da  Mantua  a  Francischo  scrivia 
corno  Iacomo  si  era  scampato, 
Francischo  dal  Ducha  si  se  ne  zìa 
E  lo  fatto  a  lui  si  ebbe  contato; 
12150  lo  Ducha  forte  si  ne  turboe, 

reprendendo  eh'  el  era  sta'  mal  guardato. 

Francischo  a  lui  asa'  si  schusoe, 
dicìa:  costui  è  un  falso  traditore, 
è  corno  la  fede  in  sua  man  zuroe. 
12155         Paso  oltra  alota  qnello  irore, 
ma  pur  Francischo  si  temìa  forte 
che  tra  '1  ducha  e  lui  non  nasesse  errore. 

Ma  Barbavara  si  li  de  conforto, 
dicendo  ch'el  non  divesse  dubitare 
12 160  per  questo  col  ducha  d'avir  mala  sorte. 
Francischo  a  Mantua  si  tornare  ; 
a  Iacomo  Carara  si  scrivia, 
che  a  la  preson  divesse  tornare. 

In  altro  modo  per  traditor  Io  terìa 
121^,5  e  per  traditor  si  l'apelarave 

a  l'imperator  e  ai  gran  signor  chi  sia. 


'Iacomo  risposte  che  ancor  farave     »1 
quel  <  h'el  à  lato  pei  dei  ir  k  ampan 
(imi  presonero  vergogna  no'  li  nera 
1.170        Francischo  gran  dispetto  lui  piare, 
e  questo  ine  lo  coxnenzamento 
(lo  te'  Francis<  ho  Inanimare 

Contra  Carara  non  ben  pensamento, 

'di  sol   fati  in  dil  stato  facia,  ,.  xi.vi,      1 

12175  de  li  suoi  dani  molto  era  contonto. 

(Cai1.  CLXXXX).  -   DE  NUMERO  CIVITATUM 
DUCIS  Mediolani. 

Mille  quatrocent  dui  si  venia, 
lo  ducha  da  Milano  triumphava 
perchè  gran  signore  lui  si  se  vedìa. 

Vinticinque  citate  lui  dominava, 
121S0  diroti  qui  apresso  per  certano 

per  nome  tutti  quelli  signorezava. 

E  t'acominzo  prima  a  Milano 
Pavia,  Lodi,  Como  e  Cremona, 
Bresa  e  Bergamo  chi  non  è  lutano. 
12:85         Verzeli,  Alexandria  cum  Tortona, 
Bobio,  Alba,  Piasenza  e  Novara, 
Feltro  e  Cividal,  Vicenza  e  Verona. 

Parma,  Rezzo  cum  Bologna  cara, 
Sena  e  Pissa  adorna  di  bellezza, 
12 190  Sissi  e  Perossa  da  la  zente  avara. 

Tutti  li  ditti  tenia  per  certeza, 
or  pensa  tu  s'el  era  gran  signore, 
tante  e  talle  tenendo  per  fìrmeza; 

Non  li  valsi  grandeza  né  valore, 
12195  vene  la  dura  morte  e  portol  via 
cum  fu  piacir  dil  nostro  Creatore. 

(Cap.  CLXXXXI).  -  De  morte  domini  ducis 
Mediolani. 

D' ultimo  d' agosto  lo  duca  morìa, 
benché  dredo  asa'  ste'  a  far  1'  honore, 
dil  suo  obito  più  de  un  mese  stasìa. 
12200  Non  fu  mai  né  re,  né  imperatore 

che  per  suo  obito  tanto  si  facesse, 
di  tanta  spessa  non  fu  mai  signore. 

Parerla  impossibel  chi  lo  scrivesse, 


v.  12 134.  sii'  navigoe  B  —  v.  12 138.  logitenenti  lor  si  referìa  —  v.  12 142.  zonzer  B  —  v.  12152.  asai  si  se 
B  —  v.  12157.  col  $uca  non  -#  —  v-  12160.  mala]  ria  B  —  v.  12169.  presonir  B  —  vv.  12176-12196.  si  riattac- 
cano in  B  al  capitolo  precedente,  l'iniziale  è  cospicua,  rossa  —  v.  121S9.  Siena  B  —  v.  12190.  Siesi  B  —  tv,  12197  sgg. 
il  cap.    CLXXXXI  risponde  in  B  al  cap.    CLXXXII 


164 


LA    •  CRONACA   DI  MANTOVA 


[AA.  1402-1-103] 


I  J2IO 


'5 


r.  XI.  VI,  e.  2 


XIVI,  r.   3        ' 


la  granda  spesa  che  per  l'obito  fono, 
12205  non  seria  alchuno  che  creder  lo  potesse. 

Innumerabele  zente  si   vesteno, 
cavali  coperti  tanti  si   avia, 
handeri  e  dopieri  chi  ardeno. 

Che  tropo  gran  fato  a  zaschun  parìa, 
facìa  asa'  zaschun  meraveiare 
de  li  gran  fati  che  loro  si  vedìa. 

Mille  quatrocento  dui  si  pasare, 
mille  quatrocent  e  tre  si  venia, 
la  faza  di  la  gesia  si  cominzare 

Di  lo  domo  di  Mantua  si  facìa, 
gesia  di  santo  Petro  nominata, 
per  quel  anno  non  tue  miga  compila. 

Tornemo  a  la  istoria  memorata, 
dil  ducila  dicho  chi  era  aterrato, 
13330  di  la  sua  herede  clii  fu  maltrattata. 

Dui  tìoli  avìa  di  lui  eran  nato, 
lo  mazor  ducha  de  Milan  tenia, 
'l'altro  conte  di  Pavia  ghiamato. 

Pochi  si  trovon  in  sua  signoria 
12225  chi  lo  amasen,  nò  in  dir  né  in  fare, 

per  lo  su'  patre,  che  ugnum  mal  li  volìa. 

Zaschun  so   subdito   circhò    de  gua- 

|  stare, 
penson  de  torli  la  sua  signoria, 

contenti  che  per  pan  divesen  andare. 

IVrdeno  tutti  li  cita  chi  tenia, 
salvo  Pavia  e  la  cita  di  Milano, 
di  l' altre  tutte  persen  la  signoria. 

'Como  fu  fato  ti  dirò  per  certano: 
Cremona  e  Bresa  si  comenzono, 
i::;,   Bergamo  e   Parma  non  fu  lutano; 

Piasenza,  Como,  Lodi,  Crema  segui- 
rono, 
quelli  terri  tutti  parte  tra  lor  avìa, 
guelfi  e  gibilini  si  robono, 

E  gran  quantità  si  ne  ucidìa, 
12:40  zaschuno  attendìa  pur  al  robare, 

sforzava  lo  grande  quel  che  men  potìa. 

In  tutti  quelle  terre  li  cosi  mal  andare, 
gran  quantità  di  zente  si  parteno; 
per  tema  di  morte  lo  suo  abandonare. 
1224;  A  Mantua,  a  Venosia  si   sparzeno 

e   in  altri   logi   deve  meio  sperava, 
Mantuan   di  loro  ben  si  portone 

Case  e  masericij  a  lor  si  clava. 


secundo  che  a  sua  facilità  convenia. 
13350  saviamente  a  zaschun   prestava, 
Sì  che  ognun  vivere  si  posìa 
secundo  homeni  di  casa  cazati  : 
di  suoi  dani  a  zaschun  si  dolìa. 

Chi  rimasen  in  li  torri  memorati 
12355  rum  granda  tema  era  lo  suo  stare 
perchè  ridiano  ogni  zorno  rubati. 

Pandulfo  Malatesta  in  Como  intrare, 
soldato  del  ducha  lui  era  stato, 
a  sachomano  Como  fé'  rubare. 
1:260         Posa  li  Ruschoni  si  tolsi  lo  stato 
e  cum  signor,  Como  lor  si  rezìa, 
zia  si  se  n'era  gran  zente  scampato. 

Ugolino  Cavalchabò  Cremona  tolìa, 
e  quella  cum  signor  signorezava, 
[3365  e  certo  tempo  signor  si  stasìa. 

Bressa  li  guelffì  quella  dominava 
li  gibilini  per  tuto  chazando, 
li  Suardi  Bergamo  governava. 

Parma  li  Rosi  quella  dominando, 
1:270  Piasenza  cum  le  sue  parti  mal  facìa, 
l'una  parte  l'altra  fora  cazando. 

Di  Lodo  un  citadino  signor  si  facìa, 
li  soi  si  fono  per  tempo  zia  bechari, 
pur  la  signoria  lui  si  tenia. 
12:75         Di  Crema  un  altro  cittadin  si  fari 
'signore,  e  quella  si  governava, 
inanzi  si  era  la  sua  arte  notari. 

Francischo  da  Carara  examinava 
e  conobi  di  farsi  gran  signore 
13380  se  la  fortuna  no  '1  contrariava. 

Cum  geltì  de  Bresana  circhò  amore 
e  mandò  a  loro  un'ambasaria 
che  aceptar  lo  dovesen  per  signore, 
Perchè  li  farave  bona  signoria, 
12285  tratava  di  Vicenza  e  di  Verona, 
non  dubitando  che  fato  li  venia. 

Anchor  parlato  avìa  de  Cremona, 
6Ìmel  di  Bergamo  non  dubitava 
e  di  Milan  avìa  speranza  bona. 
1:290         Bresani  bona  speranza  li  dava, 
di   farsi  grande  lui  fosse  ardito 
perchè  zaschun  per  signore  lo  bramava. 

Francischo  da  Carara  non  smarito, 
feci  penserò  di  volir  guadagnare 
15   Verona  e  Vicenza  zoiel  fiorito. 


v.    12210.   maraviare   /?   -     v.    1:24:.   '.n   tuli    terri    B         v.    12244.   1°   S)  lasarc  R  —   v.    12247.  portenno  /J  — 
v.  1235').  trlamento  B  —  r.  1  omo  B        \.   ;  gelfl  B  —   v, .   13378-13443.  otto  in  n  un  nmvc 

I  L.X.X.XIII 


10 


15 


20 


25 


30 


OJ 


40 


45 


|AA.  1403-1404J 


DI  BONAMENTE  AUl'KANDi 


16 


20 


c'iim  Guielmo  da  la  Schala  tratare 

Che    lo   VOlìa   ili    Verona    far   signore, 

ma  Vicenza  volìa  per  lui  aquistare. 
'Gruielmo  ;i  Lui  riapondia  alore: 
5  U300  son  contento  eli  /.io  che  domandate! 
averovì  sempre  per  mio  mazore. 

Anchor  a  Carlo  Veschonte  parlato} 
promisili  di  Milan  la  signoria, 

ma  che  per  lui  dinar  li  sia  prostalo. 
10  U305        Carlo  Veschonte  tutto  si  li  credla, 
ducati  trenta  milia  li  prestoe, 
Francischo  da  Carara  ben  li  tolìa. 

Veneciani,  che  a  questo  guardoc, 
conobben  che  grande  si  volìa  fare, 
15    1 2310  e  di  sua  grandeza  si  se  dubitoe. 

Fen  conseio,  non  era  da  comportare 
che  Francischo  si  fesse  gran  signore, 
di  sua  grandeza  era  da  dubitare. 
Francischo,  cum  animo  de  valore, 
12315  cavalchi)  cum  tutta  sua  zente, 
di  Cologna  lu'  si  feci  signore. 

Veneciani  subitamente 
di  Vicenza  alor  feci  penserò, 
venilli  fato,  non  manchò  niente. 
25   12320         Mandono  a  Francischo  mesazero 
che  Cologna  lui  si  lasasse  stare, 
menazando  lui  cum  parlare  altero. 

Francischo  Carara  ebbe  a  parlare, 
quel  ch'el  avìa  si  volìa  lui  tenire 
30    13325  e  ancho  di  l'altro  volìa  perchazare. 
E  più  anchor  si  li  ebbe  a  dire  : 
di  grandi  offesse  ò  zia  recevuti 
e  mi  li  ricordo  cum  gran  suspire; 

'Ma  se  Dio  mi  dà  li  gratie  compiuti, 
35   12330  corno  spero  che  a  mi  deza  fare, 
farò  altri  sentir  dolor  e  luti. 

Li  mesazeri  a  Venesia  tornare, 
fecen  relation  alla  signoria 
di  quel  che  Francischo  a  lor  parlare. 
40   12335         Veniciani  gran  conseio  facìa, 
a  distrucion  di  Francischo  parlava 
perchè  conobben  che  per  lor  lo  dicìa. 
Francischo  da  Carara  non  tardava, 
Guielmo  Schala  a  Verona  menoe, 
45   12340  Veronesi  molto  ben  lu'  acceptava. 
Stette  poco,  Guielmo  atosegoe, 
li  tìoli  di  Guielmo  a  Padua  stava 


<•    .indio   quelli    jkx  o    tempo   durOO. 

Aim  ho  Cai  lo    Ws<  lionti  gava 

i»345  per  li  dinai i  <  ne  li  devia  dai   . 
di  Verona  lo  signoria  si  fermava. 

Quando  si  viti  in  signoria  stare, 

(  he.    OStaCOl    aldi  un    non    avìa, 

stava   contento,    ben    sajùa   dominare. 

12350        Mille  quatroi  ento  quatro  alor  chorla, 

torneilo  di   Lombardia  a  rasonare  : 
Ugolino  Cavalchabò  Cremona  tenia, 
Cabrino  Fonduto  sape  alor  fare, 
Carlo  Cavalchabò  signor  si  facìa, 
12355  e  Ugolino  loro  si  amazare. 

Carlo  per  Cabrino  si  rezìa, 
Cabrino  in  tuto  era  obedito, 
Carlo  cum  zoven  bon  tempo  si  dasìa. 
A  Parma  Otto  terzo  ben  scaltrito, 
12360  sapi  per  si  quella  cita  aquistare, 

cazò  li  Rosi  cum  francho  cor  ardito. 

Quelli  citadini  si  feci  rubare, 
li  suoi  soldati  in  li  case  metìa, 
non  g'era  freno  in  lo  suo  mal  fare. 
12365         Anchor  Rezo  al  dito  Otto  si  dasìa 
sì  che  Parma  e  Rezo  signorezava, 
a  Parmesan  facìa  mala  signoria. 
Pandulfo  Malatesta  aquistava 
Bresa  per  dinari  che  avir  devia 
12370  dal  ducha,  di  quella  il  contentava. 
Pandulfo  li  facia  bona  signoria, 
sì  che  Bresa  avia  bon  contentamente 
perchè  di  loro  molto  ben  si  rezìa. 
'Torneno  al  Cararese  valente 
12375  che  Verona  lui  si  signorezava  ; 
era  ben  voiuto  da  tutta  la  zente. 
Francischo,  che  pur  dubitava 
se  quel  da  Mantua  cum  lui  non  era, 
per  una  lettera  scrivìa  e  mandava. 
123S0         Non  scrisse  in  forma  de  pregherà, 
ma  cum  superbia  di  gran  signore, 
'  volìa    che  '1    Mantuan   fosse   sechó    in 

[schera, 
E  cum  lui  si  ligasse  senza  timore 
contra  ugnum  a  chi  guerra  volìa  fare, 
12385  in  altri  modi  seria  parti'  l'amore; 
E  se'l  partito  non  volìa  piare, 
da  lui  si  guardasse  lo  diffidava, 
che  di  Mantua  lo  convenia  cazare. 


Mui».,  *.  1221 


Mur.,  e.  1222 


e.  XLV1,  e.  4 


e.  XLVII,  e.  1 


v.  12342.  de  Guielmo  si  stava  |  a  Padua  e  pocho  tempo  duroe  B  —  v.   12379.  litera  B  —  v.  12380.  pregerà 
B  —  v.  12382.  volìa  om.  in  B  —  12385.  in  altro  modo  B 


166 


LA    "CRONACA  DI  MANTOVA 


[AA.  1404-1405] 


Yeneciani,  che  in  sul  fato  pensava, 
19390  zia  in  Mantua  ambasator  avìa, 

clie  il  Mantuano  secho  dimandava 
Che  liga  cum  loro  far  si  debia 
e  non  voia  Charo  per  so  vesino, 
perchè   l'è  homo  che  sempre   mal   disia. 
1.395         Lo  Mantuano,  chi  intesi  il  latino, 
si  cholegò  cum  lo  Veneciano 
per  non  avir  lo  Caro  per  vesino. 

Zia  avìa  lo  signor  Mantuano 
la  rocha  de  Pescherà  e  Ilostìa 
1:400  e  molti  altri  castelli  per  certano, 

Che  '1  duca  Novello  dati  li  avia 
a  Francischo  da  Mantua  signore 
per  pagamento  di  denari  avir  devia. 
Francischo  da  Carara  cum  vigore 
1:405  Verona  e  Padua  dominava, 

da  Veronesi  recevìa  grand'  honorc. 

Per  la  sua  donna  e  nora  mandava 
e  per  li  lioli  a  Verona  venia, 
Veronesi  grand'  alegrar  menava. 
124 io         Li  Cararesi  gran  gloriar  facìa 
vezendosi  in  sì  bel  signorezare, 
che  '1  suo  patre  aquistato  si  avìa. 

Francischo  li  citadini  si  avisare, 
Iacomo  suo  nato  per  signor  li  dava, 
1:415  che  lui  a  Padua  volìa  ritornare. 
Li  citadini  si  se  n'alegrava 
di  la  signoria  di  Iacomo  prudente, 
che  granmente  loro  lui  si  amava. 

Francischo,  prima  che  fesse  partimcnte 
12430  di  Verona,  si  volsi  certificare, 

dal  Mantuano  avir  la  sua  mente  : 

Poi  dal  Lion  li  mandò  a  parlare 
e  Aricho  Gaietto  in  compagnia 
al  Mantuano  ambasata  fare. 
1:425         Era  parente  e  amicho  lo  tenia, 
pi.icir  li  devesse  l'amistà  tenire, 
che  voluntier  so  bon  vesin  seria: 

E  eh' ci  volese  cum  secho  unire 
liguri  insieme  e  far  compagnia 
1:430  che  ben  di  questo  era  per  seguire. 
Lo  Mantuano  alor  si  respondìa: 
s'el  mi  rende  Pescherà  ch'el  mi  tene, 
quello  ch'el  domanda  voio  che  sia. 
Lo  Mantuan  non  avia  però  vene 
18435  'che  a  quel  tirase,  era  zia  ligato, 


cum   Yenccian  fate  carte  piene. 

Li  ambasator  tolsi  comiato, 
ritornon  al  signor  Chararese, 
tuto  il  fato  li  ebbe  ricitato. 
1:440         Di  la  risposta  beffe  si  ne  fesse, 
a  Padua  cavalchi)  di  presente, 
in  Verona  rimase  Iaconi  corte 

(gap.    cxcii).  -  de  guerra    "ria    qtter 
Venetos  et  dominum  Padue, 


10 


'Veniciani,  chi  stavan  atente, 
al  Mantuan  si  mandon  a  dire 
12445  cne  orden  metcsse  a  la  sua  zentc, 

E  per  capitanio  si  debbia  zire  15 

di  tutto  il  campo  e,  così  chiamato, 
cum  capitanio  si  deza  fornire. 

A  tutte  cosse  si  fu  l'orden  dato, 
1:450  Veneciani  a  Mantua  si  tenia 

du'  so  cittadini  a  lor  comandato;  20 

Che  manchar  niente  non  debìa 
in  tutto  chi  bisogna  a  guerra  fare, 
a  Vicenza  gran  fornimento  facìa. 
12455         L°  Mantuan  a  Verona  chavalchare, 

da  la  sua  parte  non  gè  manchò  niente,  25 
e  Venecian  per  quella  guadagnare. 

Steno  podio  che  deno  compiemente, 
Verona  ebben  e  quella  guadagnoe, 
12460  feno  l'intrata  cum  molta  bella  zente. 

Iacomo  da  Carara  si  scampoe,  30 

a  Ostia  zìa,  volsi  lì  passare, 
fu  retenuto  e  lie  l'impresonoe. 

A  Venecia  si  lo  fecen  mandare, 
12465  Veneciani  Verona  si  fornìa, 

granda  alegrezza  si  facìan  fare.  35 

Lo  Mantuan  più  briga  non  tolìa: 
Yeneciani  alor  cava^hare, 
intorno  Padua  campo  si  ponìa. 
1:470         Fue  sì  fato  lo  suo  asediare 

che  per  fame  li  Paduan  si  rese,  40 

lo  signor  in  lo  Castel  intrare. 

Xon  li  zovò  alchunc  sue  diffesse, 
era  asediato  in  ogni  parte, 
12475  per  fame  partito  alor  si  presse. 

Renduto  il  Castel,  e  non  per  Marte,   45 
Veneciani  lo  signor  piava 
cum  Francisco  so  nato  di  mal'arte. 


v.  13303.  voHn  /.'  —  v.  1:403.  per  pagamento  che  tiarir  devia  B  —  v.  1:4:3.  (ialoto  /.'  —  w.  12443-12530.  / 
l-CXCIL  in  B  1  /..v.v.v/r  —  v.  12447.  giamato  B  —  v.  1:473.  difesa  J> 


1A.  1405| 


DI  BONAMENTE  A U PRANDI 


107 


A  Venesia  «i  lì  Impreaonava, 
13480  fccilli  morir  di  notte  crudelmente 

tulli    Ire,    6    mollo    I >o  1 1    lo    mi-i  il ;i\  a. 

Veneciani  avian  gran  contentamente 
5  che  aviano  guadagnato  Verona 

Vicenza  e  Padua,  gran.tenimente. 

i.'.|85        'DJ  quel  di  Mantua  si  ti  rasona: 
ebbe  Pescherà  caste!  di  gran  valore, 

mal  contenti  lo  ponol  di  Verona. 
10  Mille  quatrocent  cimine  coxia  alorc 

che  Venesia  cazò  lo  Paduano 
13490  cum  l'alturio  dil  Mantuan  di  valore; 
Grand' alegrezza  avia  lo  Viniciano. 

15  (Cap.  CXCIII).  -  De  morte  Caroli  de  Ca- 

VAl.i  IIAHOBUS  DATA    l'.l    l'KK  (  '  A  M<  I  N  l'M 
FONDULUM. 

Tornemo  a  Carlo,  di  Cremona  signore, 
20  Cabrino  Fonduto  lo  dito  si  rezìa, 

dasìa  li  oflìcij  e  avia  l' honore. 
12495         Li  guardi  e  castelanci  lui  metìa 
in  la  cita,  rezìa  corno  mazore, 
lo  Castel  avia  in  sua  bailìa. 
25  Carlo  di  Cremona  stasìa  signore, 

la  Machastorna  a  Cabrin  donava, 
12590  chi  é  castelo  di  molto  valore. 

Cabrino  cum  quel  da  Lodi  circhava 
di  Carlo  parentato  secho  fare, 
30  a  quel  da  Lodi  la  fiola  dimandava. 

'Per  moier  a  Karlo  la  volese  dare; 
12505  quel  da  Lodi  a  lui  si  respondìa, 
era  contento  lo  parentato  fare. 
La  promisione  tra  loro  si  facìa; 
35  Carlo  ordinò  a  Lodi  andare 

perchè  la  donna  lui  vedir  si  volìa. 
12510         Cabrino  tutto  si  facia  ordinare 
e  disse  a  Carlo:  quando  tornanti, 
a  la  Machastorna  veriti  albergare; 
40  Io  farò  che  seriti  ben  recevuti, 

cum  la  vostra  brigata  vi  reciveroe, 
12515  per  quella  notte  He  si  posanti. 

Carlo  di  questo  si  se  contentoe, 
cum  sua  brigata  a  Lodi  andava, 
45  multi  di  Cavalchaboe  secho  menoe  ; 

Possa,  quando  in  dredo  lui  tornava, 
12520  a  la  Machastorna  lui  si  zunzìa, 


C  ";  1 1 ►  1  i  1 1  < >    loro   si    li    aspettava. 

Onorevelmente  bj  li  re<  '■■  la, 
dì  compagnia  tutti  loi  si  cenono, 
quando  fu  tempo  loi   ;i  dormii  si  zia. 
1:525        Cabrino  e  li  suoi  zia  non  dimorono, 

!:i    notte   tutti   si    feci   ;miazai.  . 

possa  a  Cremona  subito  cavalchono. 

In    Cremona   si    feci    lo   suo   intrare, 
Cavalchaboi   tutti    lui   si    prendìa 

12550  e  tutti  (pianti  li  feci  amazare. 

La  signoria  di  Cremona   lolla 
e  in  su   quella  lui  si  se  firmoe, 
che  alchun  ostacolo  non  avia. 

Mortalità  in  quel  anno  si  foe, 
12535  di  peste  a  Mantua  asai  ne  morìa, 
'  chi  s' infirmava  pochi  ne  scampoe. 

A  santo  Andrea  gran  laborar  si  facìa, 
la  fazata  di  la  gesia  comenzata 
in  su  la  piazza,  quel  anno  non  complìa. 


(Cap;  CLXXXXIIII). 

cis  Mediolani. 


De  dominio  novi  du- 


12540         Lo  ducha  da  Milan  signor  novello, 
per  suo  nome  era  Zoane  Maria, 
di  Pavia  lo  conte  signor  suo  fratello. 
Quello  ducha  facia  mala  signoria, 
era  crudelle  in  venditi  fare, 
12545  in  conseio  di  sazi  usare  volìa. 

Facìa  li  homeni  a  li  can  strazzare, 
né  per  quello  avia  contentamento 
se  non  li  vedia  a  li  can  manzare. 

E  molti  altri  chosi  lo  tristo  dolento, 
12550  era  matto,  furioso,  strabuchato, 

non  curava  di  chi  facesse  lamento. 
Lo  fratel  era  lui  più  moderato, 
rezìa  Pavia  molto  discretamente 
e  dal  suo  popol  era  ben  amato. 
12555         Quel  Ducha  tenuto  era  damente, 
lui  non  sapia  ben  né  dir  né  fare, 
a  putanezar  si  tenia  la  mente. 

Di  la  signoria  pocho  lui  curare, 
lasava  rezer  ai  suoi  corno  volìa, 
12560  pocho  zovava  a  chi  si  lamentare. 

Tutti  li  cosi  tristi  a  lui  si  piacìa, 
virtute  alchune  non  usava, 
li  viciosi  a  lui  molto  piacìa. 


.       M    VII, 


e,  \i.vil,  e.  * 


M.r  ,  e.  I22i 


v.  12492.  l'iniziale  in  B  è  cospicua,  rossa  •  torno  B  —  v.  12503.  fiola]  fia  B  —  v.  12509.  receveroe  B  — 
vv.  12540-12635.  i  capp.  CX CIV- CX CV  rispondono  in  B  ai  capp.  CLXXXV-CLXXXVI  —  v.  12542.  fradello  B  — 
v.  12556.  sappia  dir  bene  nò  fare  B  —  v.  12560.  zoava  B 


168 


LA    «CRONACA   DI  MANTOVA 


[AA.  1405-1409] 


in.,  e 


.Mille  quatrocent  cinque  pasava, 
mille  quatrocent  sei  si  ve- 
Milanesi  tra  loro  si  se  odiava. 

(  ìeltì  nini  gìbelini   si  ucidìa  : 
Milano  alora  si  era  affannato 
perchè  poche  vituarie  si   avìa. 
13570        Gran  zente  di  gìbelini  casato, 
for  di  Milano  lor  si  se  spar/ìa, 
per  Lumbardia  circhava  so  lozato. 

lìresa,   Mantua,  Venesia   asa'  n'avìa, 
'lie  ri  ridusen  chi  sapia  arte  fare, 
;  per  li  sue  arte  zaschun  si  vivìa. 

(Cai-.  CLXXXXV).  -  De  morti:  magni  DO- 
MINI Francisci  de  Gonzaga. 


Mille  quatrocent  sete  di  notare, 
Francischi)  da  Gonzaga  alor  morìa, 
dil  mese  di  marcio  fo  senza  falare. 
Per  lo  so  obito  gran  spesse  si  facìa, 
12580  lo  suo  corpo  fu  molto   honorato, 

di  cavai  coperti  e  banderi  asa'  avìa. 

Rimase  di  lui  un  so  noi  nato, 
di  Malatesti  fo  la  matre  valente, 
Zoan  Francischo  per  nome  chiamato. 
125S5         Di  dodese  anni  era  e  sazente, 
1  rezial  li  Malatesti  e  lo  Veneciano 
molto  bene  e  ancho  discretamente. 

Amaval  forte  lo  popol  mantuano 
porche  ben  zovenetto  li  parìa, 
13590  di  far  gratie  facia  a  larga  mano. 
In  quel  anno  Pandulfo  si  avìa 
la  città  di  Bergamo,  ne  fu  signore 
Zoan  Suardo,  per  dinari  la  vendi  a. 
Ml"-.  '•  1J26  Otto  Terzo  di  Parma  era  signore, 

XI.  Vili,  e.  2  ° 

13595  a  Piasenza  e  a  Cremona  guerra  facìa, 
Casal  Maor  lui  si  tenia  alore. 

Nel  ditto  millessimo  si  se  conducìa 
li   Malatesti  dal  ducha  di  Milano, 
re  zi  a  lo  ducha  e  parenta'  facìa. 
12600         Quel  ducha,  ch'era  signor  di  Milano, 
per  moier  tolsi  la  fia  Malatesta; 
fo  tenuto  bel  parenta'  aitano. 

Nel  ditto  millessimo  gran    molesta 
feci  di  guerra  a  Milan  Facin  Cane, 
12605  lo  marchese  di  Monfera'  a  tal  festa. 
Lo  dito  millessimo  manchò  lo  pane 


XI. Vili,  e.  1 


a  Milan,  Lodo,  Como  e  Pavia, 
Cremona  e  Crema;  non  paso  invano: 

Li  diti  citade  gran  guerra  avìa, 
13610  erano  tutti  in  gran  confusione, 

Malatesti  cum  Milan  si  tenia.  5 

Nel  dito  millessimo  si  fu  tenzone; 
cominzò  guerra  Otto  col  marchese, 
di  farsi  dano  circhava  casone. 
1:615         Grandi  si  feno  tra  lor  li  offesse, 

a  Modena  il  marchese  zente  tenia  10 

che  a  Parma  corìa  ogni  dì  palese. 

Per  lo  simelle  Otto  a  lui  si  facìa, 
Parma  a  Modena  facìa  gran  danezare, 
12620  facìasse  offesse  quanto  loro  posìa. 

Mille  quatrocente  e  otto  si  circhare,    15 
Otto  al  marchese  pace  dimandava, 
fon  contenti  tra  lor  la  pace  fare. 

D'esser  insieme  loro  rasonava, 
1:625  d'andar  a  Ruberà  per  far  parlamento, 

cum  lor  salviconduti  zaschun  andava.       20 

Preso  Ruberà  fen  inscontramento, 
lo  marchese  si  feci  Oto  amazare, 
salviconduti  non  valse  niente. 
12630         Parma  e  Rezo  lo  marchese  aquistare, 

quelli  citadi  Otto  si  tenia,  25 

grand' alegreza  lo  marchese  fare. 

Lo  ditto  millessimo  anchor  corìa, 
quel  da  Mantua  Bozol  aquistoe, 
teren  cremonese  prima  si  tenia. 


(Cap.  CLXXXXV1).  -  De  domino  Petro  de 
Camma  FACTO  PAPA  ET  de  ixceptio- 
ne  loci  Certose. 

'Mille  quatrocent  nove  ti  diroe 
molti  cossi,  e  poni  ben  la  mente, 
che  in  quel  anno  tutti  incontroe. 

In  quelo  anno,  senza    manchamente, 
12640  l'orden  di  la  Certosa  fu  cominzato 
e  l'orden  di  san  Polo  simelmente. 

A  Mantua  dicho  felli  far  l'onorato 
Francischo  da  Gonzagha  signore, 
era  zia  morto,  ma  l'avìa  lassato. 
1 2645         Zoan  Francischo,  ch'era  signor  alore, 
cum  bon  fiollo  e  obidiente, 
fé'  far  quelli  logi  a  lo  Dio  honore. 

Nel  ditto  millessimo  cum  <rran  zente 


25 


J0 


33 


45 


v.   13573«  asa'  om-  '"  R    —  v-    I3^4-    K'arnnto  P  —  v.    126:0.    farìnsc    ofese  lì  —  v.   12635.  demone  /?  — 
CX CVI  risponde  in  B  ai  cap  CLXXXVI1       r.   1:640.  comenzato  B 


|A.  1400] 


DI   BONAMENTE  ALIPRANDl 


\t>') 


re  LancilaOi  di  la  Puglia  signore, 
ij()^o  eignorezava  Roma  Bimelmente; 

I  )i    l'erosa  anchor  tenia   l'onore, 
l'Abru/.o,  Patrimonio,  ri    Duellato, 

5  quei  di  la  Marche  di  lu'  aviari  timore. 

In  ToBChana  CUm  forte  sforzo  armato, 
12655  vene  per  sottometter  li  ScnesRC 

e  Fiorentini  sibcn  non  l'era  grato. 
Gran  /ente  avian   a  li  lor  di  tiesse, 
10  per  capitanio  da  Peser  Malatesta 

sazo  e  ardito,  piacente  e  cortese. 
12660        Nel  dito  millessimo  fu  gran  festa, 
in  rissa  fu  fata  la  unione 
per  tor  la  scisma  a  Cristian  tempesta. 
15  Fue  fato  grande  asunatione 

di  cardinali  e  d'altri  chierichali ; 
12565  d'ugni  parte  andono  a  quel  sermone. 
Lungo  tempo  dui  papi  eran  stati: 
a  Roma  Grigol  papa  si  stasìa, 
20  a  VÌ£non  l'altro  cum  sua  corte  lozati. 

Quel  da  Vighon,  per  tor  via  rezìa, 
12670  renuntiò  perchè  l'altro  si  facesse, 
ma  Grigolo  a  quello  non  consentìa. 
Né  per  lui  volsi  che  a  Pissa  si  zesse 
25  persona  alchuna  chi  s' apresentasse 

perchè  un  papa  novo  si  facesse. 
12675         Non  stetten  perchè  lui  si  exemptasse 
de  un  papa  novo  far  electione, 
fo  firmato  e  previlegij  si  trasse. 
30  Meser  Petro  di  Candia  cum  benedi- 

zione, 
archiepiscopo  era  di  Milano, 
12680  papa  firmato  cum  dilectione. 

Era  di  grande  intelletto  e  sano, 
35  Alexandro  papa  si  fu  chiamato, 

lui  acceptò  si  cum  bon  cristiano. 
Nel  ditto  millessimo  si  fu  levato, 
12685  dentro  da  Trento  gran  rimor  si  facìa, 
Redulfo  Belinzani  intrò  armato. 
40  Gran  seguito  di  castelani  avìa; 

quando  in  Trento  fono  intrati, 
'li  Todeschi  che  trovon  si  ucidìa. 
12690         Per  la  terra  cridando,  eran  armati; 
lo  duce  di  Storicho  vene  a  sentire, 
45  gran  cente  de  li  sue  fon  comandati 

Che  dredo  al  duce  si  divesen  zire, 


lo  eastd  di  Trento  p«-r  lui  tenia* 

15    fu   al   castello   «•   intrò   senza   fallir  <  . 

Del  <  astello  in  la  t  Irta  il  renìa, 
Redulfo  Belinzani  fé',  morire, 

e  Trento   a  sachOflUUI   si   met'ui. 

Li  sente  peschazara  di  fuzire, 

.  e  molti  fono  che  fora  scamperei 
pur  fimo  ;isai  quelli  che  perire. 

Nel  dito  millesimo  senza  fallare, 
Zenoa  per   lo  re   di   Fran/.a  si   tenia, 

Bucichalo  per  so  nome  la  guardare. 

12705         'Lo  conte,  ch'era  signor  di  Pavia,     mu*.,  t.  12.7 
cum  lo  ducha  so  fratel  gucrrezava 
perchè  tra  lor  era  gran  zilosia. 

Lo  conte  di  disfar  lo  fratel  pensava, 
cum  quel  da  Cremona  si  se  acordoe, 
12710  quel  da  Lodi  e  da  Crema  invitava. 

Di  far  perder  lo  stato  al  ducha  tratoe 
cum  Bucichalo  che  Zenoa  tenia, 
di  darge  Milan  Bucichalo  invitoe. 
Per  salvarsi  loro  questo  si  facìa, 
12715  temìa  di  lu'  che  guerra  li  facesse, 
feno  che  Piasenza  a  Bucichal  dasia. 

Di  Franza  vene  gran  zente  e  spesse 
che  Brucichallo  si  feci  venire, 
cum  quella  zente  a  Milan  si  trese. 
12720         Cabrino  Fonduto  al  ver  dire, 

quel  da  Lodi  e  da  Crema  si  andare, 
da  Bucichallo  a  Milan  si  zire. 

Tutti  insieme  al  or  si  parlare 
di  far  al  ducha  perder  la  signoria, 
13725  cum  losenghi  in  Milano  lor  entrare. 

Non  però  cum  tutta  lor  compagnia 
che  di  Milano  fato  venir  li  potesse, 
ma  de  Tingano  Milanesi  s'acorzìa. 
Molti  di  quei  francesi  a  morte  messe; 
12730  Cabrin  Fonduto,  che  questo  vedìa, 
per  una  de  li  porte  tosto  sen  ese. 
E  per  lo  simel  li  altri  si  facìa; 
Bucichal  a  Piasenza  si  tornava 
cum  gran  vergogna  sua  zente  reducìa. 
12735         Zenoa  a  Bucichallo  rebellava,  e.  xlviii,  e.  3 

lo  marchese  di  Monfera'  lì  andare, 
per  capitanio  Zenoesi  l'aceptava. 

Bucichal  in  Franza  chavalchare, 
in  Parise  a  lo  re  lui  si  dicìa 


v.  12649.  Pulgia  B  qui  e  altrove  —  v.  12656.  seben  no'  i'  era  grato  —  v.  12663.  asunacione  B  —  v.  12664. 
gierecati  B  —  v.  12668.  Vignon]  Avignone  B  —  v.  12675.  se  contrariase  B  —  v.  12676.  elecione  B  —  v.  12678.  be- 
nedicione  B  —  v.  12680.  dilecione  B  —  v.  12685.  remor  B  —  v.  12725.  losengi  B  —  v.  12726.  cum  tanta  lor  B  — 
v.  12730.  inse  err.  in  B  —  v.  12737.  —   capitani    Zenoisì   l'aceptava  B 


170 


LA   u  CRONACA  DI  MANTOVA 


[AA.  1409-1410] 


12740  di  Zcnoesi  che  a  lui  rebcllare. 

Anchor  dil  marchese  sapir  li  facìa 
XVin,c.<  Tomo  di  Zenoa  capitanio  chiamato, 

lo  re  di  questo  gran  dispeto  avìa. 
E  per  sua  fede  si  ebbe  zurato 
1274^  clic  gran  vindita  convenìa  fare 
di  zenoesi  chi  l' avian  beffato. 

Lo  marchese  in  Zenoa  si  firmare, 
e  in  quella  cum  mazor  lui  si  rezìa 
non  timendo  eh' ci  volese  impazare. 


[.,  e.  1 


*.,  e.  123« 


(Cap.  CLXXXXVH).  -  De  magnifico  domi- 
no Johanni  Francisco,  qui  duxit  in 
uxorem   magnificam    dominam   pau- 

LAM     DE     MaI.ATESTIS,     ET   DE     DOMINO 

Baldasario  Cosa  facto  papa. 

1:750         Mille  quatrocento  nove  si  è  trattato, 
del  quatrocento  dece  resta  a  dire 
zio  che  in  quel  anno  si  fue  puntato. 

Del  mese  di  zenaro  senza  falire, 
di  Gonzagha  Zoan  Francischo  nato, 
12755  di  Malatesti  per  matre  si  uscire, 

Donna  nobille  e  d'alto  parentato 
menò  per  molgie,  madonna  Paula  saza, 
lo  patre  signor  Malatesta  chiamato. 
Parìa  un  anzelo  ne  la  faza, 
1:760  di  la  persona  grande  e  distese, 

biancha  e  bionda,  belli  man  e  braza. 

Ilonesta,  gratiosa  e  cortese, 
da  lei  zaschun  bone  risposte  avìa, 
li  sue  virtù  a  ugnun  eran  palese. 
12765         Quando  lei  andava  per  la  via 
parìa  a  la  zente  una  dea  vedire, 
e  per  vedirla  zaschun  si  corìa. 

Per  lei  gran  corte  fata  al  ver  dire, 
signori  e  comunanze  e  gran  zente, 
12770  intorno  a  cento  mìa  lì  venire. 

'  Ma  nota  tu  e  poni  ben  la  mente, 
per  magnificentia  e  più  h  onore, 
cum  secho  si  vene  tre  so  parente: 
Fratelli  eran  e  tutti  gran  signore 
12775  di  la  nobil  casa  Malatesti  chiamata, 
so  baroni  signor  di  gran  valore. 

Cum  secho  menon  si  bella  brigata 
de  notabcli  de  gran  zentileza, 


ugni  gran  donna  ne  seria  honorata. 
127S0         Ora  ti  dirò  li  nome  per  certeza 
di  quelli  tre  signori  ò  nominato 
honor  di  la  corte  e  alegrezza: 

Signor  Karlo  di  gran  sapir  famato,       5 
ardito  in  arme,  e  sapiali  ben  oprare, 
1:785  in  ugni  cosa  virtuoso  provato. 

Lo  secundo  signor,  Pandulfo  di  notare, 
sazo  e  ardito  per  zaschun  tenuto, 
in  fato  d'arme  mior  non  trovare.  10 

Lo  terzo  fu  Malatesta  saputo, 
1:790  di  tutti  tre  lui  era  lo  menore, 
'in  armezar  gaiardo  e  arguto. 

Ora  pensa  quanto  fu  grande  l'onore 
che  per  loro  si  recevì  grammente,  15 

tutta  la  corte  donne  e  signore. 
1:795         Li  Mantuani  non  manchò  in  niente, 
si  li  riceveno  cum  alegra  fronte 
e  de  honorarli  si  non  fono  lente. 

Al  suo  signore  tutti  eran  pronte  20 

de  honorarlo  quanto  più  potìa 
12S00  zaschun  puntava  dì  far  oltra  zunte. 
Torneri  e  giostre  grande  si  facìa, 
li  cittadini  per  la  terra  bagordava, 
a  devisi  vestiti  per  ugni  strata  zia.  25 

Li  donne  della  terra  a  corte  andava, 
12S05  baiar,  cantar  e  tanto  lo  sonare 

che  tutto  l' aire  per  quello  risonava. 

Non  si  porìa  a  pieno  tutto  contare 
la  gran  festa  che  per  tutto  si  facìa  ;         30 
oto  zorni  la  corte  si  durare. 
12810         Donar  grande  per  lo  signor  si  facìa 
a  sonatori  e  a  molta  altra  zente, 
zaschun  alegro  e  contento  stasìa. 

Fue  dato  a  la  corte  compiemente,       35 
ugnuno  a  chasa  loro  si  tornava, 
12815  rimase  a  Mantua  quella  donna  valente. 
Zoan  Francischo  molto    la  honorava 
perchè  vedìa  la  donna  che  asa'  valla 
e  grammente  di  lei  si  contentava.  40 

E  lei  a  lui  gran  bene  si  volìa, 
12820  eran  zovenetti  davase  piacire, 

de  ambe  dui  ugnun  ben  ne  dicìa. 

De  la  ditta  fatto  fine  qui  si  sia; 
d'altri  cosi  vegnir  a  recitare,  45 

sequendo  dredo  la  nostra  fantasia. 
1S225         Una  chosa  si  debbie  tu  notare: 


vv.   12750-12915.   il  cap.  CLXXXXl'Il  r:   '  n   B  al  caf>.    CLXXXVIII  —  v.   12755.   usire  B  —  v.    12759.it! 

ne  la  B  —  v.  1  S770.   meta   B  —  v.  1 : 7 s  j .  e  sa  li  ben  A  sostituito  con  B  —  v.  12800.  zonte  B  —  v.  12804.  andava|  zire  B 
—  v.  1  :  i  .'.  l'aierc  risonar  pari:'-  B  —  v.  1:  .1  5.  compllmente  B       \.  12814.  iignomo^  —  v.  12S17.  lei  che  asa' volìa  B 


[A.  1410| 


Di  BONAMENTE  ALIPRANDI 


171 


l'inverno  de  mille  quatrocento  nove 
e  del  quatrocento  dece  si  panare 

Ialina  al  marzio  che  non  si  move 
lo  celo  a  devir  far  nevare, 
5   12830  e  anchor  vene  ben  poche  piove. 

Né   Ircelo  fue  come  sol  usare, 
e  la  terra  in  quel  inverno  non  zeloe, 
per  tal  casone  rio  richoltO  si  fare. 

In  la  state  asa'  volte  tempestoc, 
10   12835  di  piover  grammente  venia; 

dal  febraro  lina  a  novembro  duroe. 

E  pochi  zorni  in  lo  mese  stasi  a 
che  lo  sole  fermo  si  aparese 
o  nubelle  grande,  o  piover  facìa. 
15    12840         Convene  che  gran  pene  si  duresc 
perchè  le  biave  non  si  potian  battere 
e  al  somenar  per  lo  simel  facesse. 

Fersa  e  tempesta  tanto  sbattere 
'che  in  quel  anno  podio  vino  fue, 
20   12845  per  se'  mesi  non  durò  lo  pasere. 

'Nel  ditto  millessimo  anchor   si  fue, 
Alexandro  papa  si  morì  di  mazo 
in  Bologna,  non  potè  viver  plue. 

Quatro  mesi  papa,  sapir  ti  fazo, 
25    12S50  durò  l'officio  di  lo  suo  papato, 

un  altro  fu  fato  in  quel  mese  mazo. 

Baldesar  Cosa  era  nominato, 
signor  di  Bologna  e  cardinale, 
Zoan  vigessimo  tercio  chiamato. 

Fo  tenuto  homo  che  asa'  vale, 
fero,  superbo  e  animoso, 
chi  li  offendìa  si  li  rendìa  male; 

E  pur  anchor  tenia  di  vicioso 
sì  che  de  lui  a  pieno  mal  se  dicìa 
12S60  perchè  crudelle  e  non  piatoso. 

Nel  ditto  millessimo  anchor  venia 
in  Venesia,  d'agosto  s'incontroe 
chosa  che  mirabel  a  ugnun  parìa. 

A  li  vinti  ore  uno  vento  si  levoe, 
lo  dì  di  san  Lorenzo  al  ver  dire, 
aqua  e  gran  tempesta  si  menoe; 

Per  meza  un'ora,  ti  fo  sapire, 
che  molti  nave  alora  perigoloe 
e  gran  quantità  di  zente  si  morire. 
45    12870         Chi  in  nave  ad  una  mìa  si  trovoe, 


30   12855 


35 


40 


12865 


quasi  tutti  si  vciioii  1  perirei 

Chat]   <•   muri    per   terra   risa'   xiloc 

De  li  gesii,  campanilU  e  capiteli 

molti  fono  che  per  <|uel  ruinoe, 

12875  camini  di  chase  alti  e  beli, 

Più  che  du'  millia  a  terra  zitoe; 
crete'  Venecian  quel  di  perirei 

di   la  morte  li   horneni   si    dubito*;. 
Vezendo  tal  diluvio   venire 
12880  che  mai  sinici  non  avian  vezuto, 

e  ben  era  chosa  granmente  da  temire. 
Aneli  ora  noto  ti  sia  e  saputo 
in  qual  terre  fu  quel  anno  mortasiate, 
di  tutti  lo  nome  non  sera  tazuto: 
13885         Venesia,  Ferara  per  ventate, 
Fiorenza  e  Bologna  n'ave  asai, 
Parma  e  Modena  non  fu  perdonate; 

Bresa  e  Mantua  chi  non  falla  mai, 
di  peste  e  febre  li  zente  morìa, 
12890  dove  la  fue  si  trasivan  guai. 

Perchè  Mantua  avese  malatia 
di  quello  morbo  podio  li  duroe, 
forsi  sesanta  in  tre  mesi  morìa. 

Infina  a  questo  millessimo  complito  òe 
12895  de  li  novitate  pasati  recitare, 
fina  ch'io  viva  si  seguitaroe 

'De  anno  in  anno  sempre  a  notare 
quel  ch'io  saprò  senza  falimente, 
e  non  m'encreserà  faticha  durare. 
12900         Benché  complita  sia  grossamente, 
questa  cronicha  per  darla  in  rima 
d'Aliprandi  si  fu  la  bona  mente. 

L'intelletto  non  fo  di  mazor  stima; 
morto  che  sia  si  vole  pregare 
12905  chi  vira  dredo  segua  questa  lima, 
E  per  suo  onore  voia  seguitare 
la  materia  deli  chosi  virano, 
di  tempo  in  tempo  voia  recitare. 

Anchora  li  altri  che  po'  dre'  serano 
12910  azan  memoria  de  devir  lasare 
a  li  futuri  che  posa  naserano. 

Perchè  a  ziaschuno  sa  bon  ascholtare 
de  li  chosi  pasati  far  mencione 
'a  nobel  animo  gran  confortare, 
12915  prendesen  fruto  e  consolacione. 


e.  IL,  e.  2 


Muk.,  e.  1229 


e.  IL,  e.  3 


e.  CLXXV,  ci 


v.  12836.  fino  a  om.  in  B  —  v.  12839.  nubule  B  —  v.  12S60.  crudelo  B  —  v.  12870.  una]  dua  B  —  v.  12872. 
asa'  om.  in  B  —  b.  12873.  gesii  om.  in  B  —  v.  12877.  credete  Veneciani  in  quel  d\  B  —  v.  12894.  infina  a  om. 
in  B  —  v.  12901.  questa  cronica  ridurla  a  rima  B  —  v.  12902.  d'Aliprandi  si  fu  Bonamente  B  —  v.  12905.  lima] 
rima  B  —  vv.  12903-12905.  il  nostro  cod.  (A)  si  chiude  con  questa  terzina  a  mala  pena  leggibile  ;  abbiamo  sostituito 
qualche  parola  esarata  col  sussidio  di  B,  come  pure  con  B  completato  il  capitolo 


17: 


LA   "  CRONACA  DI  MANTOVA 


[AA.  1411-1414] 


APPENDICE. 


ili«.,  e.   1  230 
.  CLXX\i       .1 


■    . 


\i.      i 


WV.c.J 


(Cap.  CLXXXXVm).  -  Di  i.  ano  M  l  milk 
QUATRO  imi     DNDESE  -  Capitoli   P 

1  Nel  mille  quatrocent  undese  da  dire 
quello  che  in  lo  dito  anno  si  foe; 
comenzo  da  Venecian  gran  potire. 

In  Lumbardia  per  lor  pace  duroe, 
o  Ferara  e  Mantua  pace  si  avìa, 
tutto  quel  anno  da  guerra  scampoe. 

Pandulfo  Malatesta  Bresa  tenia 
e  li  castellanzi  de  Milan  guerezava, 
Nfaragnano  e  deli  altri  si  avìa. 
12*25         Lo  duca  da  Milano  in  groseza  stava 
cum  il  conte  di  Pavia  signore, 
suo  fratel  era  e  ben  non  si  tratava. 

Facino  Cane,  del  duca  regetore, 
e  quelli  di  Beccaria  amici  si  mostrare, 
12930  de  circar  acordo  si  feno  amezatore. 

Così  mostrava,  ma  in  efeto  altro  fare  ; 
di  febraro  lor  in  Pavia  intrava, 
a  sacomanno  la  terra  lor  mandava; 

Tu  ti  li  citadini  lor  si  robava, 
5  doni  e  donzeli  gran  parte  vergognati, 
la  parte  di  Becarìa  si  scampava. 

In  queli  tempi  ch'io  si  ho  contate, 
Cabrin  Panciuto  Cremona  tenia, 
in  pace  stava  tute  sue  contrate. 
12940         Per  lo  simel  lo  signor  di  Crema  facìa, 
quel  da  Lodi  Piasenza  aquistava 
e  corno  signor  quela  si  se  tenia. 

Di  Marzio  papa  Zoan  in  Bologna  stava, 
parlisi,  cum  sua  corte  a    Roma  andare, 
12945  un  cardinale  in  Bologna  lasava. 

In  quel  mese  Bologna  rebelare, 
la  roba  dil  cardinal  a  sachoman   metia, 
e  lo  cardinale  bolognesi  piare. 

D'aprile  Pacin  Cane  si  tolìa 
1.-950  di  Pavia  signoria,  corno  signore 
lo  Castel  e  li  porti  per  lu'  fonda. 

Lo  conte  in  Pavia  stando  tutore, 
'Facino  a  lui  provesion  si  dava 
non  tropo  granda,  vivìa  cum  onore. 


55  A   lo  duca  lo  simel  incontrava; 

Pacin  Cane  Milano  si  rezìa, 
caste!  e  porti  lui  si  dominava; 

Provision  al  duca  ancora  dasìa 
che  avìa  da  viver  onorevolmente, 
12960  tuti  li  intrati  a  Pacino  venia; 

E  questo  lui  facìa  veramente 
per  quelli  dui  frateli  governare, 
che  loro  avieno  poco  rezimente. 
Cum  Pandulfo  Facin  guerezare 
12965  perchè  Bergamo  Pandulfo  tenia, 
né  quel  né  Bresa  li  volìa  lasare. 
Di  mazo  Zenoesi  cazono  via 
lo  marchese  di  Monfera'  so  retore, 
e  un  citadino  so  duce  si  fazìa. 
12970         Di  zugno  papa  Zoan  fo  vincitore; 
al  re  Lancilao  gran  sconrìta  dasìa 
in  Pulgia,  tre  mila  cavai  perde  alore. 

Tra  loro  gran  guerra  si  se  facìa, 
re  Lancilao  cum  papa  Grigol  tenire 
12975  e  per  questo  tra  loro  gran  rezìa. 

In  quel  anno  mal  ricolto  si  tire, 
di  biave  e  di  vino  poco  quantitatc, 
carestia  grande  per  tuto  venire; 
E  quela  carestia  ave  durate, 
12980  lino  a  l'altro  ricolto  si  durare, 

la  povera  zente  aven  male  derate. 

In  ogni  parte  quelo  avenire, 
di  là  da  mare  e  di  ca  si  razonare, 
gran  sinestro  ogni  parte  avire. 
129S5         'Di  luio  Pacin  Cane  guerezare, 
a  Bergamo  grande  guerra  facìa, 
molti  casteli  di  Bergamo  aquistare. 

Possa  intorno  a  Bergamo  si  metìa, 
per  la  fame  Bergamo  abandonato, 
12990  li  fortezi  de  Bergamo  si  se  tenia. 

Zio  fo  lo  Castel  e  la  capella  giamato, 
borgi  due  Pacino  alora  si  avìa, 
Bergamo  in  tuto  si  fo  consumato. 
'  Anchora  Facino  guerra  si  facìa 
12995  a  Pressa  cum  molta  granda  zente, 
Pandulfo  per  so  podir  se  difendìa. 
Molti  casteli  eh'  eran  del  tenimente 


10 


15 


20 


25 


30 


40 


vv,    U916  Igg,  cioè  la  cronistoria  dogli  aa,   1411-1414  /natici  in  A,  la  deriviamo  >la   B 


[A.   1411 


DI  BONAMENTE  A.UPRAND] 


17.1 


5 


10 


15 


J0 


25 


80 


40 


45 


50 


di  Pandulfoi  Facino  aquistavai 
tutto  quel  .iiiiio  guerra  fermamente! 

13000        Anciioi;!  bacino  torte  guerezavfl 

a   Cabrino   che  Cremona    si    tenia, 
gran   /.ente  e   bestiame   piava. 

TutO  quelo  contato   in  guerra  stasìa, 
da  la  zcnte  di  Facino  robato, 
13005  molto  spesso  in  SU  quello  corìa. 

De  setembro  per  Venecian  aquislalo 
Dosso  Maore  avlo  e  quei  paese 
cimi  altri  castelli  del  Trentino  stato. 

Al  duce  d'Astorico  granda  ofese 
13010  perdio  eran  dil  so  tenimente, 
di  vindicarsi  parlava  in  palese. 

Un'altra  cosa  a  questo,  poni  mente, 
che  in  quel' anno  s'incontrava, 
non  era  olduto  per  alcuna  zente. 
13015        Dil  mese  d'otobre  si  comenzava, 
li  galini  ovi  loro  non  fare 
e  fina  a  febraro  si  durava. 

Chi  li  ancidia  in  lo  corpo  non  trovare 
che  ovi  dentro  eie  si  avesse, 
13020  o,  se  n'avia,  pochi  si  trovare; 

Non  si  trovava  ch'el  nasesse 
lo  decimo  de  li  ovi  chi  solìa, 
non  si  sapia  perchè  quel  avenesse. 

In  lo  dito  anno  ancor  noto  sia, 
13025  lo  re  d'Ungaria  cum  Veneciani 
a  Zara  gran  guerra  lor  si  facìa. 

E  da  questo  nasìe  penser  non  sani, 
lo  re,  volendosi  imperator  fare, 
requerir  non  volsi  a  li  Veneciani 
13030         Che  '1  passo  a  Trivise  li  divese  dare, 
anzi  gran  zente  de  Ungari  merla 
in  ordine  grande  per  cavalcare. 

Veneciani,  che  questo  lor  sentìa, 
dubitando  in  so  dano  non  mandese, 
13035  'una  gran  fossa  lor  far  si  facìa 

Che  tra  Trivise  e  Sacil  si  andese, 
per  decedoto  miglia  a  lungo  durava, 
la  fosa  larga  molto  ben  si  fese. 

Quela  fosa  tuta  si  impalencava, 
13040  lo  teraio  molto  altissimo  si  avìa 
fino  apresso  un  monte  la  durava. 

E  in  sul  monte  presso  la  fosa  facìa 
un  bastion  forte  per  zente  tenire, 
a  tuta  la  fosa  gran  zente  metìa. 
13045         Gran  zente  d' Ungari  si  venire, 
di  desembro  in  Feriol  arivava, 
Udene  di  presente  loro  si  avire. 


Anchor  di  -  •  1 1  »  i  calteli  si  se  dai  a  : 

per    nie/.o    la    Iosa    Vih<-< ;i;i n    avla 

15050  un  ponte  forte  cum  ponti  chi  levava. 
Queli  1  Fugai i  ipe  io  loro  kì  venia 

B  Saeil   e   ala    Iosa   m  ni  ainu/.ai  <• 

e  di  gran  (piantila  di  frize    i  trasla. 
Veneciani  cum  balestre  lor  trare 

13055  e  cum   bombarde   asa'   di   lor   feria, 
l'ima  parte   cum  l'altra  grand1  afare. 

Ancora  Venecian  per  lo  ponte  usia 
verso  Sacil  cum  Ongari  acaramuzavn, 
di  grande  mesgie  tra  loro  si  facìa. 
13060         'Pur  a  un  zorno  Ungari  si  andava      mur.,  «.  mx 
molto  grosi  al  bastion  tirare, 
per  lo  monte  per  forza  si  pasava. 

Li  zente,  che  la  fossa  lor  guardare, 
oldendo  di  Ungari  che  pasato  avìa, 
13065  turi  in  fuga  loro  si  scampare. 

Chi  a  Trivise,  chi  a  Padua  si  zìa, 
armi  e  cariazi  tuto  si  lasare, 
Ungari  di  loro  pur  asa'  ne  prendìa; 
E  parte  di  la  fosa  si  fecen  spianare 
13070  per  avir  lo  so  andar  e  venire, 
al  suo  piacir  li  so  cavalcare. 

A  vintidu'  di  setembro  a  non  falnre, 
li  Ungari  la  fosa  si  aquistava, 
Venecian  gran  dolor  si  avire. 
13075         Dove  volìa  Ungari  si  cavalcava, 

'gran  dalmagio  per  lo  paese  facìa,  c.clxxvii.c.i 

Paduan  e  Trivisan  si  dolorava. 

Dodeci  milia  Ungheri  eser  si  dicìa 
e  do'  milia  pedoni  valente, 
13080  che  granda  intencion  loro  avìa. 

Dicivan  de  aquistar  francamente 
Padua,  Trivise  e  ancora  Verona 
cum  era  di  lo  re  ordinamente. 

Perchè  lu'  volìa  avir  la  via  bona 
13085  per  andar  a  Milano  al  so  volire  c.clxxvi,  e. 

e  per  tor  lie  d'imperio  la  corona. 
Possa  da  Milano  lo  suo  partire, 
a  Roma  cum  sua  zente  cavalcare, 
per  la  corona  dal  papa  lì  avire. 
13090         Partito  da  Roma,  in  lo  so  redire, 
cum  la  sua  zente  in  Lumbardia  trare, 
vinti  milia  Ungheri  cum  lui  avire. 
Tuto  questo  di  lu'  si  rasonare, 
lo  suo  fare  nui  si  aspetaremo 
13095  e  sì  vedremo  come  li  cosi  andare. 

Al  mile  quatrocent  dodese  si  semo 
molto  preso;  è  posa  da  contare 


17» 


LA    "CRONACA  DI  MANTOVA 


[A.  1412] 


r  CLXXVIU.cl 


tati  queli  cosi  clic  nui  vedremo 
chi  sian  veri  da  devir  recitare 

(Cap.  CIC).  -  Del  anno  del  mille  quatro- 

nto   Di  »DESE  -  Capitoli    190. 

i  ;,  ioo         Del  anno  duodecimo  si  è  da  dire, 
ricordando  ancora  dil  pasato 
che  neve  in  terra  in  quello  non  cadire. 

E  per  lo  simel  si  sia  ricordato 
del  presente  anno  neve  non  nevare 
i  J105  zen  aro,  febraro  né  marcio  pasato. 

Ancora  si  è  da  devir  ricordare 
in  questo  anni  quanti  si  trovava 
di  la  ca'  da  Gonzaga  a  non  falare: 

Dico  di  masgi  che  la  ca'  onorava, 
131:0  quarantadui  per  vero  sin  aparìa, 
sei  naturali  in  quelli  non  falava. 

Nel  principio  del  dito  anno  dito  sia 
di  quello  chi  è,  anchora  chi  virae, 
corno  acadirà,  recitato  sia. 

A  lo  Veneciano  si  se  cominzare 


13"  5 


WIl.c  2 


'  che  lo  re  de  Ongaria  guera  li  facìa, 


vegnirò  a  dire  come  si  farae. 

Del  mese  di  zenaro  si  se  rendìa 
lo  Feriolo  tuto  integramente, 
131 10  a  lo  re  d'Ungaria  si  se  dasìa. 

Feltro  e  Civedale  simelmente  : 
parìa  che  '1  cielo  cum  Ungheri    tenese, 
tant'aquistava  il  tuto  di  presente. 
Di  febrar  li  Ungari  campo  mise, 
13125  sul  Trivisano  più  terre  aquistoe, 
benché  di  loro  pur  asa'  morisse. 
MlR'-  '"J  'Lo  dito  mese  Veneciani  tratoe 

Carlo  Malatesta  so  capitanio  fare, 
e  lui  l'oficio  benigno  aceptoe. 
1  ,130         Ancora  nel  dito  li  Ungari  non  poten 

[stare 
in  campo  per  la  gran  fame  che  avìa, 
la  mazor  parte  a  casa  lor  tornono. 

Ma  pur  a  li  castelanzi   ne  rimanìa 
quela  parte  chi  potìa  bastare, 
1  -,  1  -,  ;  e  granda  guardia  loro  si   facìa. 
Molto  spesso  lor  si  cavalcare 
sul  Trivisano,  di  gran  preson  prendìa, 
faciano  male  quanto  potian  fare. 
Di   marcio  gran  guera  si   la  eia: 
V)  Facin  Cane  a   Bresa  e  al  Brcsano 
a  Bergamo  e  a  Cremona  non  domila. 
Tuto  facia  per  lo   duca  da   Milano, 


15 


20 


era  dil  duca  e  dil  fratel  rezetore, 
ciò  ch'el  facìa  non  andava  vano. 
1 3 1 4 5         Grande  carestia  si  era  alore 
per  tuta  Italia  di  pan  e  di  vino, 
la  povera  zente  avìa  gran  dolore.  5 

A  dì  dui  de  mazo  un  mal  latino 
si  fo  ordinato  per  molti  veronesi, 
[3150  volian  metere  Verona  a  botino. 

Qui  apreso  ti  contirò  in  palesi 
lo  tratato  e  tuto  l'ordine  dato  10 

che  queli  traditori  alora  prese. 
Una  casata,  da  Quinto  giamato, 
13155  asa'  boni  citadini  si  reputava, 

'per  mali  spesi  so  aver  consumato; 

Di  altri  simeli  insieme  parlava 
concludendo  de  li  riehi  rubare 
e  molti  ladroncelli  dimandava 
13160         Che  cum  seco  si  divesen  ligare 
al  zorno  che  ordinato  si  seria, 
che  fosen  presti  a  quelo  volìa  fare. 

E  uno  prete,  da  Parma  eser  si  dicìa, 
cum  uno  medico  eran  li  mazori, 
13165  questo  medico  Pesone  nome  avìa. 
Lo  prete,  tra  li  altri  sgolizatori, 
di  tuti  golosi  era  incoronato,  25 

pieno  di  vicij  lui  era  di  mazori. 
Lo  medico  era  mal  aviato 
13170  e  una  sentencia  contra  lui  aspetava, 
per  quela  si  vedia  eser  consumato: 

E  per  tal  casone  si  se  abandonava     30 
eser  cum  tal  brigata  a  mal  fare, 
di  farsi  richo  lui  si  se  pensava. 
131 75         Loro  cum  queli  da  Quinto  si  parlare, 
in  casa  dil  prete  li  ordini  si  dasìa, 
di  tuti  quelli  che  si  devia  rubare.  35 

Quaranta  citadini   di  richi  si  scrivìa 
che  foseno  tuti  mesi  a  sacomano, 
131  So  e  questo  l'uno  a  l'altro  si  prometìa. 

Perchè  potesen  ben  complir  a  lo  dano, 
da  la  montagna  molti  vilani  ordenava      40 
che  fosen  presti  venir  a  tal  guadagno. 
Tuti  li  ordeni  a  ogni  cosa  si  dava, 
131S5  a  mezani,  a  mazori  e  a  minori 

che  in  ordine  fosen  quando   bisognava. 

A  quel   die  si  erano  rezetori  45 

per  Veneciani  dui  citadini  state, 
che  di  Verona  stavan  per  signori. 
131  L'un  capitanio,  l'altro  podestate, 

Cabrici  Homo  podestà  giamato, 
Nicolò   Venero  capitanio  prcsiate.  50 


A.  1412] 


DI    r.ONAMKNTK   AUI'KANDI 


175 


Quando  tue  lo  dì  chi  era  ordinato, 
quelli  traditori  si  Eoo  .'innati 

13x95   e   sopra   l'arine    li    inaliteli    pollalo. 
'  Circa  vinti    tori   tuli  asimati, 
5  a  poco  B  pochi   al   punto  arivava, 

punto  da  li   navi  dico  ratinati. 

Da   la   parte   dil   monte   loro  si   stava 
13800  in    Lisolo   e  por  tutto  quello   qnartiero 
da  l'Adcse  in  cae,  li  altri  non  s' impalava. 
10  'Nò  niente  sapian  di  quel   penserò 

che  quelli  traditori   fato  avìa, 
a  oviar  lo  male  era  mollo  lezero. 
13205         Lo  punte  predito  una  forteza  avìa 
nel  mezo  cum  ponti  levatori, 
15  quela  forteza  li  traditor  prendìa. 

Cridando  Scala!  Scala!  tutori, 
lo  popol  di  Verona  in  gran  temanza 
13210  oldendo  lo  cridar  de'  traditori, 

Chi  era  nel  tratato  senza  falanza, 
20  futi  al  ponte  loro  si  trasìa 

e  anco  di  altri  per  guadagnar  speranza. 
Lo  capitanio  e  lo  podestà  venia 
132 15  a  la  piaza  timendo  del  cridore 
che  quela  zente  facian  tulavia. 
25  Tuti  li  bon  citadini  de  valore 

armati  a  la  piaza  si  trare, 
confortando  molto  li  rezetore 
13220         Che  francamente  si  dezan  stare 
e  de  niente  abiano  temanza 
30  e  tuti  li  so  soldati  a  la  piaza  trare. 

Fo  saputo  lo  fato  senza  falanza 
che  li  traditori  s'avian  pensato, 
13225  al  punte  andono  senza  dimoranza. 

La  zente  d' armi  non  f eno  alcun  tar- 
35  [dato, 

e  li  citadini  cum  bombarde  che  avìa, 
al  punte  andono  cum  animo  franco, 
E  a  quel  ponte  forte  combatìa; 
13230  lo  prete  la  sua  campana  feci  sonare 
40  perchè  li  soi  al  ponte  trar  debìa. 

Lo  prete  e  Pesone  molto  s'afanare, 
e  queli  da  Quinto  cum  la  sua  brigata, 
'  al  combatere  molto  forti  si  stare. 
13235         Li  citadini  cum  tuta  sua  armata, 
45  francamente  lo  punte  si  combatìa, 

da  li  bombardi  molta  zente  amazata. 

Alora  li  traditori,  chi  vedìa 
per  nesun  modo  polirsi  tenire, 
13240  fecen  penserò  di  scamparsene  via. 
50  Queli  da  Quinto  loro  si  fuzire 


ni  •  3 


(  uni    molti   altri    lor   di    la   t<ia, 

li  citadini  li  traditor  senni 
Lo  prete  e  Pesone  si  piare 

1  ;  ■  |      rum    multi    altri    Chi    li    sr-niìa, 

vosen   saplre   Como   In    I  OSA    stava. 
TutO  lo   tratato    loro   si    li    <li<  la, 

e  ch'era  In  colpa  de  quello  tratato, 

e  conio   lo    l'alo   tuto   andar   devia. 
15250        Quando  lo  podestà  io  informato 

chi  era  in  colpa  de  queli  traditori  ,  e,  13*4 

e  de  la  ventate  ben  acertato, 

Quanti  lui  potò,  grandi  e  menori, 
che  ioscn  in  colpa,  si  li  feci  piare, 
13255  e  anco  senza  colpa  presen  di  ma/,ori. 
Trovati  in  colpa  fono  impicati, 
e  pur  asa'  colpati  si  scampoe, 
ancora  in  l'Adese  fono  molti  zetati. 
Circa  cinquanta  morti  si  ne  foe, 
13260  asai  ne  fuzìe  che  non  poten  avire, 
li  grandi  senza  colpa  alora  lasoe. 

A  quatro  di  mazo  senza  falire, 
Carlo  Malatesta,  baron  apreciato, 
cum  la  sua  zente  a  Parma  si  venire. 
13265         Cum  la  sua  zente  non  fo  indusiato, 
in  Friul  cavalcò  cum  gran  baldanza, 
corno  retore  per  Venecian  mandato. 

In  poco  tempo  feci  gran  aquistanza, 
in  quel  Feriolo  molti  casteli  prendìa, 
13270  de  zorno  in  zorno  eresìa  in  più  baldanza. 
Del  signor  Carlo  qui  lasato  sia; 
virò  ad  altre  gran  nove  recitare 
'  seguendo  dredo  la  mia  fantasia.  c.clxxviii,c2 

A  dodese  di  mazo  senza  falare, 
13275  Facino  Cane  si  ebe  la  morte, 

al  suo  corpo  fato  grand' onorare. 

'A  quindese  di  mazo  tocò  la  sorte,     m™.,  e.  1:35 
fu  morto  lo  Duca  da  chi  '1  se  fidava, 
a  li  Milanesi  grando  disconforte. 
13280         Zoan  Vesconte,  che  Picenin  si  nomi- 
nava 
insiema  con  lui  Hestor  naturale, 
in  signoria  di  Milano  si  entrava. 

Lo  signor  Pandulfo,  che  asa' si  vale,   e.  clxxix, c.  1 
vintidu'  casteli  dil  teren  bresano, 
132S5  ch'el  avìa  perduto  per  Facin  reale, 
Tuti  li  recuperò  a  salva  mano, 
e  forte  refermò  lo  stato  ch'el  avìa, 
morto  che  fu  lo  duca  da  Milano. 

A  cinque  di  zugno  al  vero  si  nasìa 
13290  uno  fìolo  al  signor  mantuano, 


176 


LA    "CRONACA   DI   MANTOVA 


|A.  1412| 


'  l 


.  e.  ];:•(> 


a  ori  dodese  in  dominica  aparìa. 

Grande  alegrezxa  si  feci  per  certano, 

di  quclo  iiolo  ziaschun  s'alegrare, 
non  solo  ne  la  terra,  ma  da  lutano. 

Tre  zorni  grande  festa  si  fare. 
piacir  e  solazo  ziascun  si   tolìa, 
patre  e  matre  forte  s'alegrare 

Perchè  fa  el  primo  che  a  loro  si  nasìa; 
lo  patre  zoveneto  era  alore, 
.  sedese  anni  Zoan  Francischo  avia. 

A  dece  di  zugno  lo  conte  di  Pavia 
tolsi  per  dona  la  moier  di  Facin  Cane, 
che  Biatrice  per  so  nome  avìa; 

Sposola  in  Pavia  cum  sua  mane, 
1  ;,o;  da  lei  si  ave  asa'  oro  e  arzente 
e  li  citade  state  di  Facino  Cane; 

Fato  questo  non  si  tardò  niente, 
gran  zente  Biatrice  fé'  venire 
chi  erano  stati  di  Facino  valente, 
wv  e.  1    13310         'Lo  conte  e  lei  cum  grand  ardire 
a  Milano  subito  si  cavalcava, 
e  quelo  ebe  senza  alchun  falire. 

A  sedeci  di  zugno  in  signoria  intrava 
Zoan  Picenin  e  Estor  si  fuzìa, 
15  a  Munza  andono  che  non  dimorava. 

Li  traditori,  che  '1  duca  morto  avìa, 
ben  da  dodese  in  Milan  si  piare, 
la  morte  a  tutì  dare  li  facìa. 

Granda  quantitate  si  scampare 
1  di  quelli  che  lo  tratato  si  sapìa, 
tuli  a  Monza  loro  si  andare. 

Lo  conte  si  firmò  la  sua  signoria, 
duca  de  Milano  giamato  e  protectore, 
per  la  terra  grand' alegrar  si  facìa, 
jas         Di  zugno,  si  ti  dico  ancore, 
tra  lo  papa  Zoane  tregua  si   fare 
e  lo  re  Lancilao  di  Pulgia  signore. 

Ancor  dil  re  de  Ongaria  a    parlare: 
gran  guerra  in  Friul  si  facìa, 
o  e  Veneciani  a  l'ngari  gran  danezare. 

Asa'  di  l'una  parte  e  di  l'altra  morìa, 
li  mesgie  grande  tra  loro  non  mancava, 
ma  pur  li  Ungari  mala  parte  n'avìa. 

D'agosto  li  Ungari   si  asaltava 
lo  campo  di   Yeniciari   feramente, 
Carlo  Malatcsta  che  a  quelo  non  pensava, 
r,CL2sxi,ci  Gran  dalmazo  ave  la  sua  zente, 

e  Carlo  capitanio  alora  si  rifare 
redugandosi  alora  francamente, 
1  »  E   resbaldido   sua     .ente   asunarc, 


e  in  li  Ongari  arditamente  feria, 
si  che  a  li  l'ngari  dasìa  gran  afare. 

La  mesgia  forte  tra  li  parte  si  facìa 
di  l'una  parte  e  di  l'altra  tre  milia  morire; 
;   Carlo  per  Verecian  lo  campo  otenìa.        5 
L'avanzo  di   l'ngari  chi  romanire, 
'a  li  sui  fortezi  loro  si  ritornare: 
Carlo  Malatesta  digno  d'onor  avire 
Notabelmente  si  se  portare, 
13350  in  quella  mesgia  ferito  gravemente,  10 

a  lo  suo  campo  si  se  ne  tornare; 

'  Partisi  e  a  Venesia  andò  di  presente, 
licencia  dimandò  a  Rimeni  andare; 
Pandulfo  suo  fratello  capitanio  valente, 
13355  Lo  dito  Pandulfo  niente  tardare  15 

si  cum  capitanio  cum  sua  zente  andava, 
in  Friuli  a  li  gran  mesgie  si  fare. 

In  quelli  tempi  lo  duca  Milan  domi- 

[nava 
e  a  Munza  grande  guerra  si  facìa  20 

13360  e  cum  gran  zente  quela  asidiava. 

Di  setembro  Bresa  gran  guerra  avìa 
per  li  sue  parte,  tra  loro  s'amazava: 
Pandulfo  signor  di  Bresa  in  Friuli  stasìa. 
Li  castelanze  dil  Bresano  rebelava,     25 
13365  quelli  del  piano  gibelini  per  se  li  tolìa, 
la  cita  di  Bresa  a  Pandulfo  ferma  stava. 
Ancora  di  desembro  a  Rimeno  si  venia, 
papa  Grigolo  lì  lue  ben  recevuto 
per  Carlo  Malatesta  che  voluntir  il  vedìa.  30 
70         Otobre,  novembre,  decembre  per   ti 

[sia  olduto, 
non  piove'  ne  nevoe  cum  zenaro  ancore, 
paria  a  la  zente   gran  fato   avir  vezuto. 

Ora  quie  ti  vo'  contar  un  grand'erore   33 
de  la  sisma  che  in  crestianità  si  era, 
»3375  dui  papa  si  se  tenia  alore: 

Grigolo  fato  papa  in  premerà, 
cum  lui  tenia  Lancilao  re  e  signore, 
e  Carlo  Malatesta  a  quela  sciera.  4<> 

Papa  Zoane,  giamato  cum  horore, 
133S0  cum  lui  tenia  l'avanzo  de  cristiani: 
per  cotal  modo  gran  resia  tra  lore. 

Grandisimi  eran  li  lor  afani, 
ciascun  di  loro  rason  si  se  dasìa,  45 

credendo  a  li  consei  non  ben  sani. 
13385  'Grigolo  a   Rimeno  si  stasìa. 

Zoane  a  Roma  si  se  stava, 
ciaschun  di  loro  audicncia  dasìa. 

Un   altro,  che   Iieucdeto   si  giamava,   50 


fA.  1413| 


DI  BONAMENTE  A.LIPRAND1 


177 


papa  si  disia,  Avignone  lo  suo  slaro, 
13390  per  cotal  modo  tre  papa  si  nominava. 
Questa  sisma   più    ohfl    tivntasci   ani 

[durare 
5  o   durara  se  Dio  non  gè  provede, 

vergogna  granda  de  la  cristiana   fede; 
Dio  gè  proveza,  che  Ulti  ben  sa  fare. 

(Cap.  CC).  -  Del  anno  del  rulli  quatro- 
10  cent  tredese.  -  Capitoli  191. 

13395         Mille  quatrocent  tredese  si  è  da  dire 
li  notabel  cosi  che  quel  anno  venia, 


15 


di  Ungari  cominzarò  e  dil  suo  fire. 


A  sete  de  zenaro  li  Ungari  corla 
per  lo  Paduano,  Visintino  e  Veronese, 
13400  zente,  roba  e  bestiame  asa'  prendìa. 

Venecian,  cum  sua  zente  a  li  difese, 
asa'  de  queli  Ungari  prese  e  chi  morire, 
20  e  molti  gran  caporali  di  loro  si  prese. 

Di  f  ebraro  lo  duca  Vesconte  combatire 
13405  a  Monza,  cum  bombarde  predi  zetava, 
e  dure  bataie  a  quela  ogni  zorno  fire. 
Estor  Vesconte,  che  Monza  signore- 
25  [zava, 

da  una  bombarda  cum  una  preda  ferito 
per  tal  modo  che  poco  tempo  scampava. 
13410         A  vintioto  di  marcio  per  a  drito, 
a  Mantua  brusò  lo  palazo  regio  da  la 
30  [Rasone, 

per  li  scrituri  chi  brusono  fo  a  Mantua 

[aflito. 
Di  marcio  Stangelino  cum  li  compa- 
gnone, 
35  da  Palude  dico  di  Rezana  che  lui  era, 

13415  di  multa  zente  capitanio  e  conf alone, 
'Acordosi  de  esere  insieme  in  schiera 
cum  li  castelanzi  rebelati  dil  Bresano 
a  far  guerra  a  Bresa  granda  e  fera. 
40  Pandulfo,  capitanio  del  Veneciano, 

13420  in  quel  tempo  a  Trivise  cum  sua  zente 
contra  la  zente  dil  re  d'Ungaria  aitano. 
Di  mazo  quel  re  d'Ungaria  valente 
'  cum  Veneciani  tregua  si  facìa, 
45  per  cinque  anni  fata  fermamente. 

13425         Fata  tregua  Pandulfo  a  Bresa  venia, 
cum  la  zente  ch'el  avia  de'  Veneciani 
a  li  castelanzi  di  Bresa  guerra  facìa. 
Poco  tempo  durono  queli  vilani, 
50  li  castelanzi  a  Pandolfo  ritornare, 


13430  granda  alegron  de  fada  I  BretanL 

Lo  duci   da   Milano  a   non    Filare, 
lo  suo  vero  nome  che  Itti  avìa 
Pilipo   Maria  si  se  nominare 

Lo  dito  duca  guerra  si  fadfl 

13435   *  Munza  per   volir  quella  avhc, 
li  crede  di   Kslor  si  la  difendla. 

Non   si  potè  tanta  difesa  fare 
che  la  zente  dil  Duca  dentro  intrare 
e  quella  aven  senza  alcun  falarc. 
13440         A  l'intrata  di  mazo  e  quela  si  rubare; 
mesa  a  sacomano  di  presente, 
doni  e  donzeli  asa'  vergognare. 

Di  zugno  re  Lacilao  veramente 
introe  in  Roma,  papa  Zoan  scampare, 
13445  a  Fiorenza  vene  subitamente. 

Lo  dito  re  in  Roma  cum  sua  zente 

[intrare, 
tuti  li  zente  che  in  Roma  stasìa, 
a  sachomano  tutti  li  fé'  rubare. 

Ancora  di  zugno,  noto  a  ti  si  sia, 
13450  lo  re  d'Ungaria  a  Udene  de  Friuli  venire 
e  per  più  tempo  in  quela  si  stasìa. 

Partise  posa,  in  Alemagna  andare; 
cum  quel  di  Bavera  si  parloe 
e  cum  multi  altri  a  non  falare; 
13455         Fati  li  parlamenti  si  se  partia  poe, 
andò  a  una  terra  che  Cuora  si  giamare, 
'e  molto  tempo  lì  si  dimoroe.  «t.clxxxu.c.i 

Lasemo  lo  re  che  a  Cuora  stare, 
de  altre  cose  si  vignirò  a  dire, 
13460  al  re  Lancilaio  voio  ritornare. 

Lo  dito  re  fuor  di  Roma  usire, 
in  lo  Patrimonio  e  Ducato  andava, 
e  tuti  quelli  terri  a  se  rendire. 

Di  luio  Pandulfo  Malatesta  si  caval- 
cava   MuR >(  c    1237 
13465  in  Cremonese  cum  tuta  la  sua  zente; 
chi  per  forza,  chi  per  amore  piava. 

Tute  le  forteze  cremonese  veramente, 
salvo  Castel-Lion  e  Soncino,  avìa, 
tuti  li  altri  si  ave  a  salvamente. 
13470         Ancora  Pandulfo  cum  sua  zente  venia 

in  torno  Cremona,  d'agosto  a  non  falare,  e.  clxxxi.c.j 
e  a  la  dita  gran  dalmazo  facìa. 

Non  cessò  Pandulfo  di  quella  guerra 
per  più  tempo  quella  si  durava,        [fare, 
13475  li  Cremonesi  gran  dalmazo  portare. 

In  questo  mezo  Pandulfo  a  Bresa  tor- 
nava, 


T.  XXIV,  p.  xiii.  —  i3. 


17S 


LA   "CRONACA  DI  MANTOVA 


[AA.  1413-14141 


i      i  i  x  \  x  1 1 1 , 

e.   1 


Mum.    c  : 


e  quie  di  loro  si  laseremo  de  dire, 
recitarò  altro  clic  dredo  incontrava. 
Ma  prima  inanzi  che  più  voia  zire, 
1 34S0  de  li  cita  de  Lumhardia  virò  a  narare, 
li  signori  che  tuti  quelli  avire. 

In  questo  milesimo  si  ti  voi  contare 
di  trenta  citade  chi  sono  in  Lumbardia, 
chi  li  tengon  e  li  lor  signorezare. 

Al  Venecian  voio  cominzar  pria, 
Padua,  Vicenza  e  Verona  lor  tenire, 
e  di  quele  tre  aviario  la  signoria. 

'  Trento  lo  duce  de  Storicho  quel  avire, 
Bressa  e  Bergamo  si  signorezare 
13490  Pandulfo  Malatesta  al  ver  dire. 

Mantua  bella,  digna  de  laudare, 
da  Gonzaga  Zoan  Francesco  la  tenia, 
signor  sazo  e  prò'  la  dominare. 

Ferara,  Modena,  Rezzo  e  Parma  in 

[compagnia, 
13495  lo  marchese  da  Ferara  queli  dominava 
f.CLxxxu,c.2  'e  a  tuti  queli  facia  bona  signoria. 

Bologna  grassa  stato  spesso  mutava, 
al  presente  la  Gesia  quella  si  tenia, 
Baldesar  Cosa  papa  la  dominava. 
13500  Piasenza  e  Lodi  Zoani  da  Vegnan 

[quelli  a  vìa 
e  li  diti  cum  gran  sapir  signorezava 
perchè  Milan  gran  mal  li  volìa. 

Cremona  Cabrino  Fonduto  dominava, 
da  Suncino  lu'  foe,  cum  gran  sapir  la  rezìa, 
13505   per  gran  scaltrimento  quella   aquistava. 
Como,  Luter  Rusco  si  aquistava, 
e  di  quello  lui  si  avìa  la  signoria, 
li  Comaschi  bon  volir  li  mostrava. 
Milano,  Alesandria  e  Pavia, 
13510  Bobio,  Novara  cum  Tortona 

lo  duca  Vesconte  quelle  si  tenia. 
La  comunanza  di  Zenoa  bona, 
Savona  e  Luni  loro  signorezare, 
bon  rezimento  di  quele  a  loro  sona. 
135 15         Alba,  Verzelli  e  Turino  a  non  f alare, 
lo  marchese  di  Munfera'  si  tenia, 
di   tute  quatro  molto  ben  si  portare. 

Asti,  che  quelo  grande  richeze  si  avìa, 
lo  re  di  Franza  lo  dito  si  signorezare  ; 
3520  de  li  terri  lumbardi  qui  complito  sia. 
Ritorno  ad  altri  cosi  recitare, 
del  re  Lancilao  e  del  papa  diroe 
e  del  re  dTngaria  corno  fare. 

Al  Signor  di  Mantua  si  cominzaroe, 


I    IR.,    C.    il     I 


13525  cum  capitanio  dil  papa  si  zìa, 

cum  gran  zente  a  Bologna  andoe. 

Adecenoved'otobrediMantuasipartìa, 
cum  gran  onore  in  Bologna  intrava, 
da  Bolognesi  grand' onore  recevìa.  5 

13530         Malatesta  da  Rimene  guerezava 

a  posta  dil  re  Lancilao  cum  sua  zente, 
tuto  lo  Bolognese  cavalchava. 

Lo  bon  signor  di  Mantua  valente, 
'a  la  difesa  cum  sua  zente  stasìa,  10 

'3535  contra  l'inimici  facìa  notabelmente. 

Di  novembro  papa  Zoane  si  partìa 
da  Fiorenza  e  a  Bologna  andare, 
fo  ben  recevuto  cum  sua  compagnia. 

Di  novembro  ancora  e  non  f alare,      15 
13540  lo  Re  d'Ungaria  da  Cuora  si  partire, 
a  Como  venne  e  He  più  zorni  stare. 

Possa  di  desembro  cum  sua  zente  zire 
a  Lodi  e  lie  fermo  dimorava, 
aspetando  il  papa  che  lie  devia  venire.   20 
13545         In  quello  mese  lo  papa  arivava 
a  Lodi  cum  seco  lo  signor  mantuano 
cum  la  sua  zente  si  l'acompagnava. 

Deliberono  per  conseio  aitano 
lo  papa  e  lo  re  de  volir  andare  25 

13550  a  Mantua  per  so  stallo  soprano. 

A  lo  signor  di  Mantua  lor  ordinare 
ch'el  si  partise  e  a  Mantua  tornase 
e  a  8oi  lozamenti  ordene  devesse  dare. 
Fata  la  festa  di  Natal  si  trasse,  30 

'3555  1°  PaPa  e  lo  re  a  Cremona  venia 
e  per  più  giorni  lì  dimora  li  piase. 
Del  mille  quatrocent  tredese  complito 

[sia, 
di  quel  milesimo  più  non  parlare,  35 

del  mille  quatrocent  quatordese  dito  fia, 
13560  di  quello  che  vira  sarà  da  ricordare. 

(Cap.  CCI).  -  Del  anno  de  mille  quatro- 
cent QUATORDESE.  -  Capitoli  192.  4q 

'In  li  tempi  che  lo  papa  stasìa 
a  Lodi  e  seco  era  lo  imperatore, 
molti  consei  in  quello  si  facìa. 

A  queli  consei  si  fo  ambasatore  45 

13^65  Fiorentini,  Zenoesi  e  Veneciani, 
che  tuti  insieme  concludeno  alore 

Che,  volendo  usire  de  tuti  li  afani, 
non  era  da  devir  lasar  per  signore 
lo  re  Lancilao  di  Roma  e  di  Romani,     jq 


IA.  14141 


DI   BONAMENTE  AUPRAND1 


179 


'357°  'Perchè   lui   iiiilcii.i    in   ciore 

ciò  che   Roma   intorno  si   ;iv<".<-, 
e  d'ugni  cosa  si   farla  signore. 

Non  gè  ora  chi  contradir  potese, 
5  tuto  e  la  Toscana  si  aquistarìa  13635 

«3575  a  dispoto  de  chi  vedar  lo  volcsc. 
Possa  intorno  si  se  voltarla 
in  breve  si  farla  sì  gran  signore 
che  caldo  farave  a  cui  no  '1  crederla. 
10  A  questo  si  respondìa  alore  13630 

13580  ambasatori  de  Fiorentini  valente, 
parlando  loro  in  questo  tenore: 

Nui  prof  eremo  a  l' impcrator  possente 
fiorini  ducent  milia,  e  lui  faza  venire 
15  ungari  dieci  milia  che  sian   valente.  13635 

13585         Lo  papa  alora  lui  si  prometire 
dua  milia  lanci  volir  dare, 
e  Fiorentini  mille  lanci  oferire. 
Zenoesi,  al  ver  dire  e  parlare, 
20  l'armata  sua  navale  prometìa  13640 

13590  cum  dua  milia  balestreri  prestare. 

Se  nui  metemo  insieme  tanta  compa- 

[gnia 
lo  re  Lancilao  si  cazaremo, 
25  e  del  Romano  convirà  fuzer  via.  ^645 

De  Veneciani  alora:  nui  qui  semo, 
13595  —  per  lo  Comun  parlava  e  dicìa  — 
aprestati  in  tuto  nui  si  proferemo. 
Fati  li  consei  e  che  taciti  stasìa, 
30  ambasatori  Veneciani  dimandono 

a  l'imperator  che  grada  far  li  debìa,         13650 
13600         Che  soi  amici  eno  stati  e  si  sono, 
e  che  li  piaza  devirli  investire 
di  Padua,  Vicenza  e  Verona  in  somo; 
35  E  se  questo  lui  fae  di  bon  volire, 

ducati  cento  milia  li  volian  dare,  13655 

13615  e  facendolo  li  farla  gracia  e  piacire. 
Lo  imperator  si  li  respondire, 
che  li  pregava  devesen  lasare 
40  'quelli  citade  a  chi  li  spetava  avire. 

Ambasator  veneciani  risposta  fare  13660 

13610  che  Padua  loro  si  l'aquistare 

dal  so  inimico  e  non  la  volìa  dare, 
E  che  per  loro  la  volian  conservare  ; 
45  Verona,  di  la  qual  lui  dicìa, 

cum  Vicenza  ancora  si  aquistare, 
136 15         Tolti  a  quel  da  Carara  chi  li  tenia,      13665 
e  un  milion  de  ducati  avian  spesi 
per  avir  loro  quella  signoria. 
50  E  in  quanto  queli  dinari  li  fosen  resi, 

erano  acunzi  de  dovir  lasare 
13620  li  diti  citade  senza  alcune  difesi.  13670 


Li  cosi   rimascn  senza    altro  parlare. 

Lo  Imperatore  a  Cremona  venia, 
cum  sua  brigata  lui  hì  cavalcare! 

1  labrino  Fonduto»  (  he  (  '  emona  tenia, 
grand* onor  li  feci  <■  gran  piacire, 

e  lo  signor  di    Lodi  li   fé'  gran   cori' 

La  cita  de  Piasenza,  che  lui  tenire, 

a  lo  imperatore  si   la  donoe, 

lo  qual  la  recepì  cum  gran  piacire. 

'A  Piasenza  l'imperator  cavalcoe, 
e  un  ponte  sopra  el  Po  feci  faro, 
a  la  fine  de  febraro  se  parti  a  poe; 

A  Serravalle  di  Zenoesi  si  andare, 
e  un  gran  conseio  He  si  facìa, 
e  quelli  che  lì  fono  voio  ricordare  : 

Lo  papa  da  Cremona  si  partìa 
e  a  Mantua  lui  si  cavalcoe, 
di  zenaro  in  Mantua  cum  sua  compagnia; 

Cardinali  tredese  cum  seco  menoe, 
fo  recevuto  cum  grandissimo  honore, 
li  citadini  cum  alegreza  1'  acetoe. 

Lo  papa  lozoe  al  palazo  dil  Signore, 
li  cardinali  si  fono  lozati 
in  casa  di  citadini  cum  grand' honore. 

'Lo  papa  e  cardinali  asiati, 
a  sedeci  de  febraro  di  Mantua  si  partire, 
e  a  Bologna  tuti  ritornati. 

Retorno  a  Seravale  la  oe  '1  conseio 

[se  fare 
e  che  l'imperator  lie  si  stasìa, 
quelli  chi  vigneno  si  voio  contare. 

Ambasator  del  re  Lancilao  si  dicìa, 
quelli  dil  papa  senza  falire, 
e  quelli  del  conte  di  Savoia  lì  venia. 

Del  marchese  di  Monfera'  gran  sire, 
quelli  dil  principo  da  la  Morìa, 
e  Zenoesi  anco  lor  lì  venire. 

Veneciani  e  Fiorentini  si  venia 
e  molti  altri  senza  lungo  contare; 
que  fose  dito  tra  loro  si  '1  tacìa. 

Esendo  l'imperator  a  Seravallo  e  lì 

[stare, 
a  l'intrata  di  mazo  senza  falire, 
lo  duca  da  Milano  Piasenza  aquistare. 

Lo  imperator  possa  ripartire, 
cum  sua  zente  in  Alemagna  andava 
perchè  unione  lie  si  devia  fire. 

A  vintise'  di  mazo  s'incontrava, 
lo  signor  di  Mantoa  si  fé'  piare 
una  casata  che  loro  no  '1  pensava. 

E  anco  di  altri,  che  pur  mal  si  oprare, 
lo  nome  de  tuti  quanti  si  faroe: 


Lxxxm, 
1 


Mum.i  e,  Ui'> 


e.    CLXXXIV, 
e.  2 


e.    CLXXXIV, 
e.  1 


180 


LA    -CRONACA  DI   MAN  TONA 


[A.  1413] 


tfUB.,  e.    \.\l 


I369O 


A  Carlo  da  Prati  voio  eominzarc; 

■fano,  Francisco  e  Ludovico  poi, 
tuti  fratcli  di  Carlo  giamati, 
in  gran  stato  tuti  quanti  foe; 

Dal  signore  eran  molto  amati, 
mal  conoscnti  del  gran  honorc, 
80  mal  li  vene,  ben  l'avian  meritato. 

Di  soi  aderenti  si  diroe  ancora: 
Antonio  cavaliro  di  Lanfranchi  giamato 
136S0  cum  dui  fioli  fato  senza  timore, 

Benvegnuto  Pegorino  in  \'illa  nato 
cum  suo  fratello  Martino  si  dicìa, 
u.xw.     1  'medicho  era  fisico  asa'  f amato. 

Chabriel  di  Fraon  in  compagnia, 
13685  Cresimben  da  Castelbarcho  fatore, 
fra*  Gasparo  di  menori  seco  avia. 

Tuti  erano  soi  consiatori, 
che  quelli  da  Prati  si  rezìa, 
non  so  di  loro  qual  era  pezore. 

Tuti  li  diti  si  se  travaiare 
a  robar  lo  signore  de  zio  eh' ci  potìa, 
a  quelli  da  Prato  tuto  si  andare, 

E  anco  di  la  grassa  per  lor  si  tenia 
sì  che  tuti  loro  ricamente  stare, 
13695  e  lo  signore  poverissimo  stasìa. 

Ma  quie  nota,  io  ti  voio  ricordare 
che  la  sua  dona  moier  dil  signore, 
la  quale  madona  Paula  si  nominare 

Di  Malatesti  dona  di  gran  valore, 
13700  si  fo  quella  chi  comenzare 

a  imbaldir  lo  suo  marito  e  signore 

Dicendo:  signor  mio,  dezi  guardare, 
tu  si  dai  a  quelli  da  Prato  bailla 
ch'io  temo  che  male  non  possa  incontrare. 

'Loro  si  rezen  la  tua  signoria 
e  fano  de  ogni  cosa  conio  signori; 
leve  cosa  a  loro  si  seria 

A  levarti  fora  da  li  toi  honori, 
e,  quando  voiano,  ti  poran  amazare 
137 io  e  di  Mantua  farsi  loro  signori. 

La  zente  d'armi  cum  sccho  tirare, 
perchè  sono  questi  in  tanto  stato 
che  solo  a  loro  starla  il  comandare. 

De',  signor  mio,    guarda  qui  da  lato 
137 15  dui  il  oli  che  nui  si  abiemol 

fa  che  di  Signoria  non  sipi  cazato! 


e  i24i       '37°S 


Circa  di  usire  de  quello  che  tememo, 
francamente  si  lo  dezi  fare, 
cum  più  tosto  fai,  più  sechuri  seremo. 
137*0         De  niuna  cosa  non  dezi  dubitare, 

a  li  toi  citadini  Carena  contentamento,        5 
fa  prestamente  de  farli  piare 

E  impresonar  li  faci  amantinente, 
fato  questo  posa  non   dubitare, 
5  'che  libero  signore  sarai  francamente. 

De',  signor  mio,  non  indusiarel  10 

tu  si  ài  alcuni  fìdeli  servitore 
cum  li  quali  tu  si  poi  parlare. 
Loro  voran  tuti  li  toi  onori, 
13730  di  questo  fato  tu  li  poi  parlare, 

ch'el  si  proveza  a  li  partiti  miori;  15 

Pregove,  signor  mio,  a  non  tardare. 
Lo  signor  lo  suo  animo  metìa 
a  lo  parlar  che  la  dona  li  fare. 
1373S         '  Alora  tuti  li  sopranominati  piar  facìa 

e  in  li  presoni  del  castello  si  incarcerare   20 
per  tuto  quel  anno  si  stasìa. 

E  nota  che,  senza  alcun  falare, 
lo  signor  a  tuti  la  roba  si  tolìa, 
1 3740  ben  che  sua  era,  di  gran  valor  se  estimare. 

Chasi,  possessione  dinari    e  mobilia,   2j 
sì  che  alora  un  poco  grasso  lui   si  fare 
dove  magrissimo  eser  si  solìa. 

De  dir  più  di  loro  si  laseremo  stare; 
13745  altri  cosi  qui  dredo  contaremo 

che  in  lo  dito  ano  si  incontrare.  30 

De  la  unione  fata  si  diremo: 
papa,  cardinali  e  lo  imperatore 
e  dui  antipapa  che  chosì  giamemo. 
13750         In  Alemagna  andono  grandi  e  minore, 

per  tor  la  sisma  in  chi  s'era  stato,  35 

e  per  elezer  un  papa  chi  fose  miore; 
Tuto  quel  anno  si  complìe  di  fare 
che  papa  niuno  loro  non  feno, 
13755  stano  a  Costanza  fin  ch'el  si  terminare; 

A  l'imperatore  la  corona  si  demo,      40 
quella  di  la  paia  corno  si  fare, 
quando  l'averae,  l'altre  si  '1  daremo. 
Anche  in  lo  dito  anno  si  dezi  notare, 
13760  fo  cativo  anoale  di  biava  e  di  vino 

ben  che  di  presto  poco  si  montare.  45 

FINE 


NOTA.      -   Nel  corso  di  giunte  stampe,  A.  Lutto,  il  chiarissimo  direttore    dell'Archivio  di  Stato  mantovano,  ci   h a 
•alato  un   quarto  manoscritto  dell' Aliprandina ,  consen<ato  in  esso  archivio  e  che  dall'esame  di  alcuni  capitoli,  apparve 
una  copia  di  quello  più   antico,  che  trovasi  nella    Comunale  di  Mentiva  e  col  quale  ahbiamo  integrato   il  nostre.     Il  ma- 
noscritto appartiene  alla  colletione  D'Arco  donata  all'archivio   Gotuaga ,  costituente  una  serie  spretale:  porta   il  N.  1$3; 
è   scritto   db   tre   mani  diversa:   la  prima  de.'Mi    fine  del  1500,  di  poco  m  la  seconda,  asuti  più   recente  la  terna,  che 

■  i  titoli  dei  capitoli  omessi  dai  primi  due  amanuensi.      Il  codice  misura  mm.   204  \  295,  consta  di  carte  236 
(t-S  he)  ;  la  rilegatura  è  moderna  e  comune  ad  altri  codici  D'Arco. 


INDICE   DEI   CAPITOLI 


NB.  —  Con  1'*  sono  indicati  1  capitoli  derivati,  in  parto  o  in  tutto,  dal  cod.  Mantovano 


(Questa  si  è  una  fìnctlone  fata  per  la  inven- 

cione  de  questa  cronica) cap.  i 

De  edificationc  Mantue „  3 

De  edifficatlone  civltatìs  Mantue  .     .     .     .  „  3 

De  natlvitate  Virgili] „  4 

De  Virgilio  mantuano „  5 

De  amlcitia  facta  per  Virgilium  .     .     .     .  „  6 

De  Melino  dlscipulo  Virgili] „  7 

De  Ottaviano  imperatore „  S 

De  Tiberio  imperatore „  9 

De  eodem  Tiberio  et  Longino  martire.     .  „  io 

De  Caio  imperatore „  n 

De  primo  Claudio  imperatore „  12 

De  Nerone  pessimo  imperatore „  13 

De  Galba  imperatore „  14 

De  Vitello  imperatore »  I5 

De  Otone  imperatore n  16 

De  Vespesiano  imperatore „  17 

De  Titto  imperatore „  18 

De  Domiciano  imperatore „  19 

De  Nervia  imperatore „  20 

De  Traiano  imperatore „  21 

De  Adriano  imperatore „  23 

De  Anto  imperatore „  23 

De  alio  Antonio  imperatore „  24 

De  Comodo  imperatore „  25 

De  Helio  imperatore „  26 

De  Iuliano  imperatore „  27 

De  Sciverio  imperatore »28 

De  Antonio  Caragalla  imperatore.     ...  „  29 

De  Macrino  imperatore „  30 

De  alio  sequente  Antonio  imperatore    .     .  „  31 

De  Alexandro  imperatore.     ......  »  32 

De  Maximiano  imperatore »  33 

De  Gordiano  imperatore »  34 

De  Filippo  imperatore »  35 

De  Decio  novello  imperatore „  36 

De  Gallo  imperatore „  37 

De  Emilio  imperatore ,.  38 

De  Valeriano  imperatore  ....*..  „  39 

De  Galleno  imperatore „  40 

De  Glaudio  imperatore „  41 

De  Quintilin  imperatore „  42 


De  Aureliano  imperatore cap.  43 

De  Tacito  imperatore »  44 

De  Floriano  imperatore „  45 

De  Probo  imperatore „  46 

De  secundo  Floriano  imperatore  ....  „  47 

De  Caro  imperatore „  48 

De  Dioclitiano  imperatore »  49 

De  Galerio  imperatore „  50 

De  Masentio  imperatore „  51 

De  Constantino  imperatore „  52 

De  Constantio  et  Constantino  et  Constante  „  53 

De  Iuliano  imperatore „  54 

De  Iuviniano  imperatore „  55 

De  Valenciano  imperatore „  56 

De  Valente  imperatore.     .......  »  57 

De  Gratiano  imperatore »  58 

*  De  Teodosio  imperatore „  59 

*  De  Archidio  imperatore „  60 

*  De  Honorio  imperatore „  61 

*  De  guerra  chi  fue  tra  li  Milanesi  e  lo  po- 

polo di  Pavia „  62 

De  Marciano  imperatore „  63 

De  Leone  imperatore „  64 

De  Zeno  imperatore »65 

De  Anestasio  imperatore „  66 

De  Iiistino  imperatore „  67 

De  Iustlniano  imperatore „  6S 

De  guerra    orta  inter  Mantuanos  et   Muti- 

nenses »  69 

De  secundo  Tiberio  imperatore     ....  „  70 

De  Mauritio  imperatore „  71 

De  Fochas  imperatore »  73 

De  Eradio  imperatore »  73 

De  Costantino  imperatore »  74 

De  Constans  imperatore »  75 

De  Iustiniano  imperatore »  76 

De  Leone  imperatore »  77 

De  alio  Tiberio  imperatore »  78 

De  guerra   orta    inter   Mantuanos   et    Cre- 

monenses „  79 

De  tercio  Giustiniano  imperatore.     ...  „80 

De  Philippo  imperatore „  Si 

De  Anastasio  imperatore »  83 


182 


INDICI-:  Di:i   C  AI 'ITOLI 


De  Theodoslo  Imperatore i*ap.  S3 

De  Leone  imperatori1 

De  e  onstantino  Imperatore 85 

De    Nieliephoro   imperatore 86 

De  Stauratlo  imperatore „  87 

De  Miih. ick-  Imperatore „  SS 

De   Karlo   Magno  imperatori' „  89 

De   Ludovicho  imperatori- „  90 

De   Lothario  Imperatore,  quo  tempore  ma- 
gna guerra  orla  est    Inter  Yeronenscs  et 

Vicentino! „  91 

De  Ludovicho  imperatore „  92 

De   Karolo  imperatore „  93 

De  Karolo   imperatore  (il   Grosso).     .     .     .  „  94 

De  Arnultlb  imperatore „  95 

De   Ludovico   imperatore „  96 

De   Berengario   imperatore „  97 

De  Corado  imperatore „  98 

De  Berengario  imperatore „  99 

De  Henrico  imperatore „  100 

De  Ugo  imperatore „  101 

De  Berengario  imperatore „  102 

1  >     Lothario   imperatore „  103 

De  Berengario  quarto  imperatore     .     .     .  „  104 

De  Otto   imperatore „  105 

De  sccundo  Otto  imperatore „  106 

De  tercio  Otto  imperatore „  107 

De  spositione  magne  campane  que  est  su- 
per platea „  10S 

De  Henrico  imperatore „  109 

De  Conrado  dux  Franchorum  imperatore.  „  no 
Qualiter  quidam  Filippus  de  Vogadris  vo- 

luit  efììci  dux  Mantue „  in 

De   inventione  sangulnls  Chisti    .     .     .     .  „  112 

De   Henrico  imperatore „  113 

De  alio  Henrico  imperatore „  114 

De  uno  alio  (Henrico)  imperatore.  .     .     .  „  115 

De  Lothario  imperatore „  116 

De  Conrado   imperatore „  117 

De  Ecerino  de  Castro  Romano    ....  ,118 

*  Questa  e    la    instoria  di    Sordello   di   Vi- 

sconti mantuano. . . .  etc „  119 

*  Como    Sordello    solicitava    di    fornirsi  di 

quelli  cosi  chi  li  facla  bisogno  ....  etc.  „  120 

*  Como  Corado,  zunto  a  Padua,  si  curoe  di 

trovar  Sordello  e  come....  etc.    .     .     .  „  121 

*  Como  filatrice,  sorda  de  Ecerino,  inamo- 

rata  di  Sordello....  etc „  122 

*  Como  Blatrice,  non  poscndo  più  tcnir  ce- 

lato  l'amore,...  etc „  123 

*  Como  Blatrice  si  parloc  cum  Pietro  Avo- 

gadro. ...  etc „  124 

*  Como  Sordello,  olduto  lo  parlar  di  Petro 

si  li   rispose....  etc „  125 

*  Como  Petro  Avogadro,  olduto  e  ben  intese 

lo  parlar  che  B. . . .  etc „  126 

*  Como  Sordello,  desiderando  di  volir  zirc 

a   Parise....  etc „  127 

*  Como  Sordello,  facendo  penserò  di  tornar 

in  Lombardia...!  etc „  12S 

*  Como   lo  Re  parloc  co'  li  soi  baroni   qual 

modo  si  porla  lenire. ..  .  etc „  129 


multla   novitatibus  oecursis   in  eivltatc 

Manto*  In   multis  millesimis cap. 

De  multis  novitatibus   intcr  cives  mantua- 

»os » 

De  lomitibus  Caaalodi  et  Plnamonte  de 
Bonacolali 

l'inamontc    de    Bonacolsis    qui   factus 

full  capltaneua  Mantue „ 

De  l'astio   Mariharic  recuprato 

De  l'inamontc  de  Bonacolsis  firmato  capi- 
ta neo  Mantue ,     .     .     .     .      „ 

De   morte  domini   Mastini   de  la   Scalla  et 

de  dominio  Plnamontis  de  Bonacolsis  . 

De   multis    novitatibus  et  de  morte  Pina- 

montis  de  Bonacolsis „ 

De  dominio  Bardeloni  de  Bonacolsis  .  .  „ 
De  dominio  Botcselc  de  Bonacolsis.  .  .  „ 
De  dominio  Pasarini  de  Bonacolsis  et  de 

dominii  sui  amissionc 

De  dominio  dominorum  de  Gonzagha.  .  „ 
De  magna  curia   facta    per  magnificos  do- 

minos  de  Gonzagha „ 

De  cquis,  argentcriis  et  aliis  rebus  donatis 
ad  magnani  curiam  factam  per  dominos 

de  Gonzagis „ 

De  comunitatc  mcrcatorum  Mantue.     .     .      „ 
Dona  facta  ad  curiam  per  cives  regij  .     .      „ 
Castra  forensia  que  dominabantur  per  do- 
minos de  Gonzaga „ 

Equi  donati  nobilibus  p.  dominos  de  Gon- 
zaga ad  curiam „ 

Nobillcs  qui  facti  fucrunt    militcs  ad    cu- 

riam * » 

De  Guiclmone  famulo  domini  Filippini  de 
Gozaga „ 

De  Frambaldo  nanetto,  servo  predicti  ma- 
gnifici domini  Filippini „ 

De  Rizza  molinara,  femina  que  portabat 
ad  molinum 

De  rege  Cngaric  qui  ivit  in  Apuliam  pro- 
pter  mortem   fratris  vindicandam .     .     .      „ 

De  uxore  domini  Luehini  de  Yicccomiti- 
bus  que  venit  ad  Mantuam „ 

De  mortalitate  que  fuit  MCCCXLVIII.    .      „ 

De  lubileo   facto  in  Roma „ 

Qualiter  Manlua  fuit  murata  MCCCLII  . 

De  dominio  Verone  acceptum  per  Frigna- 
num  de  la  Scalla r 

De  domino  Ludovico  de  Gonzaga  qui  du- 
xit  uxorem  dominare.  Marchesanam  .     .      „ 

De  domino  Barnaboc  de  Vicccomitibus 
qui  aeccpit   scralium  mantuanum  ■     .     .      s 

De  uxorc  dom.  Ugolini  de  Gonzaga  con- 
ducta  et  de  guerra  facta  p.  dom.  Feltri- 
no de  Gonzaga „ 

De  mortalitate  que  fuit „ 

De  dominio  accepto  per  dom.  Ludovicum 
et  per  d.  Frane,  de  Gonzaga     .     .     .     .      „ 

1 1  magna  curia  facta  per  dom.  Galcazum 
de  Vicccomitibus „ 

De  trartatu  facto  contra  d.  Ludovicum 
de    (ionzaga    et    de    nativitatc    domini 


130 
131 
I33 

133 

134 

«35 
136 

137 
138 
«39 

140 

141 

142 

M3 
'44 
M5 

146 

M7 

14S 

149 
150 

I53 

x53 
154 

156 

'57 
I5S 

160 
161 

162 

163 


INDICE  DEI  CAPITOLI 


18.3 


Franci  lilit cap.    i(>\ 

De  guerra  facta  dot  di  Barnaboe  ol  Caa 
■lgnorem  della  Scala  dom.  Manine    .    .     „     [65 

De    morie    magnifici    domini     (ululoni,    di 

Gonaaga „     [66 

De  amliilone  terraruin  status   eccleale  ei 

de  (metalli  Cacio  per  l.mlov  lenni  de  (ion- 

zaga /,      l6j 

De  guerra  orla  Inter  domlnos  Venctos  et 
domlnura  Padue „     168 

De  magnifico  domino    Francisco  do  (ìon- 

Itga  qui  duxlt  uxorem  In  MIX  VIA  \\.       „      169 

De  morie  oonsortìs  magnifici  domini  Lu- 
dovici de  Gomaga „     170 

De  morie    magnifici    domini  Ludovici   de 

Gonzaga „171 

De  comitlc  Vlrtutum  de  Vicccomitibus  qui 

capere  fcclt  doni.  Barnaboem    ....      „     172 

Qualitcr  Comes  Vlrtutum  habuit  Vcronam 

Antonio  della  Scalla  cxpulso  ....      „     173 

De  guerra  orta  intcr  Venctos  et  dom.  Padue.      „     174 

De  revclatlone  facta  per  Veroncnses  contra 

Comittem  Vlrtutum „     175 

De  Francischo    de  Cararia   qui  recessit   a 

Comlttc  Virtutum  insalutato  hospitc.   .      „     176 

De  Iubileo  facto  in  Roma „     177 

De  magna  zilosia  orta  Inter  Comitem  Vlr- 
tutum et  magnificum  dominum  Franci- 
scum  de  Gonzaga „     178 

De  notificatione  facta  per  dominum  Fran- 
ciscum  de  Gonzaga  Corniti  Virtutum  de 
itinere  suo  qum  ivit  Romam  et  de  liga 
Florentinorum  et  Bononiensium  ...      „     179 

De  Comitte  Virtutum  qui  factus  fuit  dux 

Mediolani „     180 


1  ><   castro  facto  In  clrltate  reterL    .    .    . 

I  >■     nallvil.ile  magni    doni.  loliannh    I   ri 

elici  de  Goniaga „ 

Quallter  dua    Mediolani   habebat    maium 

anlmum  contra  domlnura  Manine.  .  .  „ 
De  guerra  orla    Inter   domlnura    Manin' 

ci    duerni    Mediolani „       184 

De    notificai  ione     facta    duci    Mediolani    d<- 

rupta  luarura  gentlum  ad  Gubernulunu     „     [85 

De  dom.   l''rancisco    de    Gonzaga    qui   Ivit 

ad  ducetti  Mediolani  facla  pare  .  .  .  „  186 
De  multls  novitatibus  occursls  .  .  .  .  „  187 
De  duce  Mediolani  qui  habuit  domlnium 

clvltatis  IVrusll  et  Scenls „      188 

De  guerra  facta  per  dominum  Duccm  Bo- 

nonlcnsibus „      189 

De  numero  civltatum  ducis  Mediolani  .  „  190 
De  morte  dom.  ducls  Mediolani  .  .  .  .  „  191 
De  guerra  orta  Inter  Venctos  et  dominum 

Padue „     193 

De  morte   Caroli  de   Cavalchabobus  data 

el  per  Cabrlnum  Fondulum      .     .     .     .      „     193 
De  dominio  novi  ducls  Mediolani  .     .     .      „     194 
De  morte  magni  dom.  Franclscl  de  Gon- 
zaga  „     195 

De  dom.  Petro    de  Candia  facto   papa  et 

de  inceptione  Certose „     196 

De  magnifico  domino  Iohannl  Francisco 
qui  duxlt  in  uxorem  magnificam  dom. 
Paulam  de  Malatestis  et  de  domino  Bal- 
dasarlo  Cosa  facto  papa „     197 

*  Del  ano  del  mlle  quatrocente  undese  .     .      „     198 

*  Del  ano  del  mille   quatrocento   dodese     .      „     199 

*  Del  ano  del  mille  quatrocent  tredese. .     .      „     100 
♦Del  ano  del  mille  quatrocent  quatordese.      „     aoi 


GLOSSARIO 

(delle  voci  e  forme  meno  comuni  e  dialettali) 


NB. —  Con  1'*  sono  indicate  le  voci  delle  aggiunte  e  interpolazioni  derivate  dal  cod.  Mantovano 


Belcalzer 


Belcalzer 


*  abassà  -  abbassato 
* abiuto  -  avuto 

-  abendo  -  avendo 

abrasata  -  fatta  di  bragia,  infuocata 

*  abrazare  -  abbracciare ,  lottare 
acetar  -  accettare,  ricevere 

-  aceto  -  accetto 

-  acetone  -  accettarono 
achasato  -  casato 
achotonato  -  cotonato,  con  cotone 
aciuerio  -  intingolo  d'acciughe 
acorzìa  -  accorgeva 

acunzo,  i  -  acconcio,  i 
adoptivo,  i  -  adottivo,  i 
adormenzar  -  addormentare 

-  adormenzato,  1  -  addormentato,  i 

*  afarse  -  confarsi 

-  afazia  -  (se  a.  si  confarebbe) 
afirmono  -  affermarono 
afflicio  -  afflizione 
afundare  -  affondare 

*  a  Alto  -  afflizione 
agrandire  -  far  grande 

*  agrevare  -  aggravare 
aiata  -  agliata 

aidar  -  aiutare 
aire  -  aere,  aria 

-  aier  -  aere,  aria 
alagnarsc  -  lagnarsi 

*al  base  -  sul  tardi  -  (dri  cena  al  base) 
albina  -  bianca 
allegrosso  -  allegro 
alo'  -  allora 

-  alota,  alotha  -  allora 
alozar  -  alloggiare 
-alozoe  -  alloggiò 
aitano  -  alto,  antico 
alturlo  -  aiuto 
amalstrato  -  ammaestrato 
amantinente  -  immantinente 
amazorar  -  ingrandire 


abraxar 


acunzar 


adormencar 


alturiar  e  ar- 
torlar 


-  amazorato,  a  -  ingrandito,  a 
ambasarìa  -  ambasciata 
amenorare  -  impicciolire,  diminuire 
amezar  -  dimezzare  e  mettere  di  mezzo 

*  amezatorc  -  intermediario 
amigo,  a  -  amico,  a 
amlstate  e  amistade  -  amicizia 
a  -  mitade  -  a  metà. 
amolato,  i  -  molato,  affilato,  i 
amorzar  -  smorzare 
ampoleta  -  ampolletta 

*  ancldìa  -  uccideva 
andar  -  andare 

-  andasìa  -  andava 
angaria  -  angheria 
anguila,  i  -  anguilla,  e 
ano  -  s.  e  v.  anno  e  hanno 

*  anoale  -  annata. 
anomato  -  nominato 
anzelo  -  angelo 
aparegiar  -  apparecchiare 

-  aparegiato  -  apparecchiato 

arese  -  apparisse 
plieoe  -  giunse,  aggiunse 
apozar  -  appoggiare 
apreciar  -  apprezzare 

-  apreciato  e  apreslato  -  apprezzato 

-  apresem  -  apprezziamo 
apreso  -  da  preso,  appresso 
aprestare  -  apprestare 

-  aprestato  -  apprestato,  pronto 
apundia  e  apondia  -  appoggiava,  piantava 
apuntato,  i  -  preciso,  i 

aqua  -  acqua 
aqulstanza  -  acquisto 
arallo  -  lo  avrà 
arbor,  i  -  albero,  i 
arete  -  rete 
arlento  -  argento 
armellno  -  ermellino 
arnisse  e  arnise  -  arnese 
ascà  -  assai 


agnol 


ase 


186 


GLOSSARIO 


pll  -  sapere 
asala  -  assaliva 
aschcrato  -  di  spiegamento,  schieramento 

Ire   -   l'ire   (si   dire) 
uegurar  -  assicurare 

-  MCglUOU  -   assicurolli 

.    -   asini 
AtflIH   -  Ascensione 
asetar  e  assetar  -  sedere 
asiati  -  agiati 
asidiar   -   assediare 

-  a  si  dia  -  assediò 
-asidiono   -  assediarono 
asta/.o  -  vicino 

asunanza  -  adunanza  asunanza 

- asunar   -  adunare 

a  te  sa  -  fornita,  rinforzata 

atcsso   -  atteso 

alo  -  atto 

atosegato  -  attossicato 

*  audiencia  -  udienza 

augumcntare  -  aumentare 

a ust ore,  i  -  astore,  i 

aula,  abuta,  abilita  -  avuta 

avantazar    e     aventazar    -    avvantaggiare    e 

vantare 
avir  -  avere  avir 

-  ave  -  ebbe 

-  averi  -  ebbero 
avogol  -  guercio,  cieco 
aza   -   abbia 

azale  e  azalle  -  acciaio  axal 

azotato  -  giocato,   raggirato 
azuro  -  azzurro 


bacino,  i  -  bacile,  vassoio,  i 

baciron  -  bacile,  vassoio 

bagordare  -  far  bagordi 

bailìa  -  balìa 

balareze  e  ballaresse  -  balli,  feste  da  ballo 

baldeza   -   baldanza 

balsemar  -  confortare,  porgere  un  balsamo 

banda,  i  -   bande,   strisce 

bandera  -  bandiera 

bandezar  -  mettere  al  bando 

-  bandezato,   i  -  messo  al  bando 

barata  ria  -  luogo  dei  contraiti  e  baratteria 

barba  -  barba  e  zio 

barbano  -  zio 

*  basar  -  baciare 
batata   -   battaglia 
batando  -  battendo 
batesterio  -  battistero 

*  bazalerc  -  bacelliere 
bazino  -  bacile 
befl'oni   -  buffoni 
biascmar  -  biasimare 

biava  -  biada  biava 

biundcllo  -  biondo 
bissa  -  biscia,  biscione 


Bj  u  \ 

bo'  e  boi   -  bue  e  buoi  bo 

boeba  -  bocca 

bochalero   -   brocchiere 
botazo,   i  -  botte,  i 

-  botesino  -  botticella 
brailli  -  bracchi 
brand ie io   -   lettiga 
brena,   e   -   briglia,  e 
brieba  -  briga 

bronzina  i,  -  campana,  braciere  o  pentola  di 

bronzo 
brusare  -  bruciare 

-  brusar  «  brusato  -  bruciare  e  bruciato 
bruschino  -  grigio  (detto  di  panno) 
bugata   -  bucato  e  roba  sporca  (anche  in  sen- 
so morale) 

busia  -  bugia  boxadro 

butar  -  buttare 

-  butono  -  buttarono 


*  cadena  -  catena 
cadire  -  cadere 

calciìare  -  berteggiare ,  schernire 

cantone  -  angolo,  canto 

capilo,  i  -  capello  cavcl,  cavey 

capolcto  -  cuscinetto  (su  cui  posa  il  falco) 

capuzo  -  cappuccio 

carava  -  aveva  caro 

caregar  -  caricare  caregar 

cariazzo  -  carro,  cariaggio 

carnesal  -  carnevale 

carozo  e  carezzo  -  carroccio 

casar  e  cazar  -  dar  la  caccia  e  affliggersi 

*  caso  -  cacciato 
casone  -  cagione 

cazer  -  cadere  cacer 

-  cazla  e  chazla  -  cadeva 
cavagno  -  cesto 

cavalaria  -  cavalleria  cavalaria 

cavestro  -  capestro 

caresa  -  capezza 

censo  -  censo;  tributo;  reddito 

ccnte  -  gente 

centuri  -  cinture 

cernere  -  scegliere  e  vedere 

-  cerna  -  scielga 

-  cernia  -  scerneva,  vedeva 
certalle  -  certezza  (per  e),  certo 
<  ertano  -  certo 

ccrvato  -  detto  di  cavallo  (destriero) 

cesanl  -  anatre  maschio  (selvatiche)  cexen 

cha'  e  ca'  -  casa  Ca' 

*  charegar  -  caricare 
chamara  -  camera 
canaria  -  canaglia 
chi  -  che 
chasonc  -  cagione 
chatar  -  trovare 

-  chata  -  (sa  chata  -  si  trova) 
chavalero  -   cavaliero 

-  chavalaria   -  cavalleria 


(JLOSSAUIO 


lill        M   /1   l( 


M   /1    H 


rilavar   -   scavare 

dia  \  si    -   Cavillosi,  attanubrighe 

ilia/.ar    -   Cacciari'   i   KtUCiOft 

enotere  -  coglttrt 

cliorozar  -  corniciarsi  *  (inorarti 

choalna  -  cucina  <■  cugina 
choilno  -  cugino 
chuglaro,  i  -  cucchiaio 
«■Impunto  -  cognato 
ci  rollar  -  cercare 

-  clrchamento  -  ricerca 

cisoni  -  anatra  maschio 

cobbia  -  coppia 

coca,  codio  -  bragozzo 

*  cognosuto  -  conosciuto 
coicrc  -  cogliere 
colpati  -  colpevoli 

col  sa,  e  -  cosa 

*  compilcse  -  compilasse 
compi  Ir  -  compiere 

-  complito  -  completo 

-  complisonc  -  compimento 
compremesso  -  compromesso 
comunance  -  comuni,  comunanze 

*  conducer  -  condurre 

*  confalone  -  gonfalone 

*  confeto  -  pasticcio 
concordio,  patto,  accordo 
confìtione  -  confezione 
congregatione  -  adunanza 
conino  -  coniglio 

-  conio  -  coniglio 
conligatlone  -  lega,  alleanza 
conseio  -  consiglio 
consentuto  -  acconsentito 
consiare  -  consigliare 

-  consiarave  -  consiglierebbe 

-  consiaromì  -  mi  consiglierà 
contar  -  raccontare 

-  contato,  v.  e  s.  -  raccontato  e  contado 

-  contirò  -  racconterò 
conzignato  -  congegnato 
corazo  -  coraggio  e  cuore 

-  corezar  -  corucciarsi  e  accorarsi 
corero  -  corriere 

corezzo  -  cordoglio 

corsero,  i  -  corsiero,  i 

cortivo  e  curtivo  -  cortile 

cortelera,  i  -  coltelliera 

cortello  -  coltello 

corumpéno  -  corruppero  e  tralignarono 

cosa  -  cosa  e  coscia 

*  cosi  -  cose 
creser  -  crescere 

-  cresi  -  crebbe 

*  crestianità  -  cristianità 
creter  -  credere 

-  crezzo  -  credo 
cridar  -  gridare 

-  cridor  -  gridìo 
crire  -  credere 

croio  -  duro,  gonfio,  crudele 


ccxen 


colsa 
complir 


consci 


crexer 


cridar 
credolcco 


i  ugnato,  i  -  cognato,  i 

I  Hill      -     <  Olili-    t     ,mi 

ciin/ar    -   cotu  (ars   e   ili,. 
-   ciin/a   -  accon 
cullino   -  cortile 
ciulo  -  corto 


i  uri 


dagarie  -  darti  {dagandott  Moto)  daganl 

dalmaichlni    -   cari/o,   damasco 
dalmazo   -  danno 

*  dalmagla  e  dalmaglo  -  danno 

damente   -  demente 

da  usata   -   danza 

*  damiselo  -  damigello 
danilichar  -  danneggiare 
dasia  -  dava 

de  -  dì,  giorno 

de'  -  diede  o  deve 

debir  -  dovere  dever 

-  debbia  -  debba 

-  debuto  -  dovuto 

-  deza  -  debba 
dece  -  dieci 
decembrio  -  dicembre 
decedoto  -  diciotto 
degano  -decano 
deletar  -  dilettare 
dementegar  -  dimenticare 
demestegeza  -  dimestichezza 

derata  e  derada  -  derrata,  abbondanza 
desasiato,  a  -  disagiato,  a 

*  desembro  .-  dicembre 

desenore  -  disonore  dexenor 

desidrar  -  desiderare  desidrar 

desmentegare  -  dimenticare  domentegar 

desquistare  -  tralasciar  d'aquistare,  perdere 

destro  -  rapido 

devedar,  devedato  -  vietare,  vietato 

devir  -  dovere 

-  devisi  v.  e  agg.  -  dovesse  ;  divisi  e  diversi 

-  deza  -  debba 
dicembrio  -  dicembre 
die  -  giorno 
digemo  -  diciamo 
digiarasone  -  dichiarazione 
dimestegamente  -  domesticamente 

-  dimestegheza  -  dimestichezza 
dimoranza  -  dimora,  indtigio 
dinari  -  denari 

dipenzer  -  dipingere 
diputado  -  deputato 
dir  -  dire 

-  dirave  -  direbbe 
disidrar  -  desiderare 

*  disaventazo  -  svantaggio 
discrecione  -  discrezione 

disenare  -  desinare  dixenar 

disfantarse  -  dileguare 

disligato  -  slegato 

dismontare  -  scendere,  approdare 


1SS 


GLOSSARIO 


Uelcalzer 


Belcalzer 


distese  -  scorreria  {far  sue  dist.   -  dilagare) 
dispicato  -  spiccato,  deciso 
dispiacer  -  dispiacere 

-  dlsplacla  -  dispiaceva 
distruir  -  distruggere 
divedar  -  vietare 

-  divedezza  -  divieto 
diver  -  dovere 

-  di  -  devi 

-  divemo  -  dobbiamo 

-  divesse  -  dovesse 
do  e  doe  -  due 
doia  -  doglia 

-  doio  -  dolgo 

-  dolirse  -  dolersi 
dolze  -  dolce 

-  dolzeza  -  dolcetta 
dominato  -  dominio 
domo  -  casa 
domenega  -  domenica 
dona,  i  -  donna  e  moglie,  t 
*  doncha  -  dunque 
doniar  -  corteggiar 

-  doniando  -  certeggiando 
donzelo  -  giovinetto 
dormósc  -  dormisse 
drachonc  -  dragone 

drè  -  dietro 

dredano  -  posteriore,  che  vien  poi 

-  dredo  -  dietro 
drita  -  dritta,  destra 

drizar,  drizòno  -  drizzare,  drizzarono 

du'  -  due 

duie  -  doglie 

dum  -  don 

durone  -  durò 

dussc  -  duce,  capitano 


e'  -  io 

eli  -  egli 

t-mhandisonc  -   imbandigione 

*  enno  -  sono 

ese  -  esce 

eser  -  essere 

-  esiendo  -  essendo 

eternai  -  eterno 

etu  e  setu  -   sei  tu 


facer  -  fare 

-  fac\a  -  faceva 
fad  igar  -  faticare 

-  fadigandose  -  faticandosi 
fa  la  re  -  fallire 

-  falanza  -  fallo 
farmia  -  famiglia 

-  famrio   -  famiglio 

-  familgio   -  famiglio,  domestico 
fanteslni  -  fantaccini  o  fanticeili 


do  e  du 


dredano 


fadlga 


far  ave  -  farebbe 
fa  so  li  -  fagiuoli 
fateza  -  fatte ita 
'  fato  -  fatto 

-  faza  v.  e  s.  -  faccia 
•  fa  zi  -  faccia 

fedire  -  vedere  e  ferire 

fella  -  la  fece 

femena  -  femmina 

fé  ni  re  -  finire 

feno  v.  e  s.  -  fecero  e  fieno 

-  fera  ve  -  farebbe 
ferra  -  fiera 
fersa  -  melume 
fesi  -  si  fé' 

fi  a  -  figlia 

fiata  -  volta 

ficharc  -  edificare,  piantare 

fider  -  vedere 

-  fidi  a  -  vedeva 
filoti  -  fili,  righe 
fiolo,  a,  i  -  figlio,  a,  i 
fioruto  -  fiorito 

fi  re  -  fare 

firmalo  -  fermaglio 

-  firmar  -  fermare 

-  firmono  -  fermarono 
fita  -  fiducia 

fiube  -  fibie,  fermagli 

fo,  foe  e  foge  -  fu,  ftcwi 

-  fonno  -  furono 
fodire  -  scavare 

fodraia  e  fodrato  -  fodera 

fogo  -  fuoco 

foio  -  foglietta  (f.  di  vino) 

folcza  -  follia 

fogli  -  fu  gli,  fu  loro 

-  fono  e  fonno  -  furono 

-  forno   -  furono 
for  e  fori  -  fuori 
forma zo   -  formaggio 
forneroe  -  fornicherò 

fornimenti  e  forniti  -  finimenti,  forniture 

fornito  -  (detto  di  panno  -  operato  7) 

foza  -  foggia 

freza  e  frezza  -  fretta 

frisato  -  striato,  fregiato 

-  friso   -   striatura,  fregio 
*  frize  -  frecce 

fuc  -fu 

fugare  -  fuggire  e  mettere  in  fuga 

falciti  -  conditi,  ripieni 

funaio  -  fune 

furare  -  infuriare  e  rubare 

fusando  -fuggendo 

-  fuzla  fuggiva 


g 

gaiardo  -  gagliardo 

galion   -  gaUonr,  galea 

^a ridusse  e  gaudusse  -  glandole 


fantexcla 


ficar 


CLOSSARIO 


I8M 


r.i  i cài  'i  ■ 


l!i  U  M  /l  i' 


fillio   -   tirino 

-  gavìnno    -   m>n>ano 
gai ifim.ito    -   attorno 

gì    .noli    -   specie  di  schifi    (l'arche,   e  gataroli) 

rji,   ci  e   vi   (non  M  ..'.'f   VOliCUH   date) 
gelfl    -  guelfi 

generlo  -  genere,  stirpe  e  ceto 

gerOllfl    -  gerarchia,  (corteo  di  preti) 
(ìosia   -  la    Chiesa 

-  gOlla   e  geli   -  chiesa 

-  geslola  e  gealolla   -  chiesuola 

•  glami.ro  -  chiamare 

*  giar  -  chiaro 
glavlca  -  chiavica 
glbellno,  i   -  ghibellino 
graincza  -  strettezza,  gramezza 

-  gramo  -  gramo,  povero 
grana  -  granata  (color  di  g.). 
grando  -  grande 

-  grandeto  -  grandetto 
graseza  -  abbondanza,  ricchezza 
grafia  e  gracia  -  grazia 

-  grato  -  (a  grato  -  a  gradimento) 
grosso  -  entrata 

grosezza  -  rudezza 

-  grosso  -  gonfio 
guadagnono  -  guadagnarono 


gleala 


guarnaza 


guarnazonc 


giubbone 


hami  -  mi  ha 
honor  -  onore 

-  honorivol  -  onorevole 
havir  -  aver 

-  habuto,  habiuto  -  avuto 
hedificono  -  edificarono 


havir 


iel  -  glielo 

imbaldire  -  imbaldanzire 

-  imbandisone  -  imbandigione  imbandixon 
impazare  -  impicciarsi,  curarsi  di  q.  e.  e  im- 
pedire 

impiare  -  accendere 
implir  -  empire 

-  implìa  -  empiva 
impressa  -  impresa 
inanimare  -  animare,  accendere 
inducava  -  assumeva  il  ducato 

*  induplare  -  raddoppiare 
indusia  -  indugio 

*  inghclisi  -  inglesi 

ingrosar  -  gonfiarsi  e  corrucciarsi 

-  ingr osato  -  corrucciato 
inlare  -  ilare 
inimigare  -  inimicare 

-  inicho  -  inimico 
inoia  -  noia 
intesse  -  intese 

*  inscontramente  -  scontro 


lir.niii.ii  \i-       fognate 

*  Inatorla  -  storia 

*  Interlta  -  tnttrraia 

Introno    -   entrarono 

*  invidialo    -   invitato 

Ingenerar  -  gtntrori 

-  Ingenero*  -  generò 
Insignorì  -  eongtgni  toltici 

-  Incigno  -  tngtgno 

locando  -  giocondo,  allegro 
Iroro  -  errore 

*  ischa  -  esca,  v. 
tubile  -  giubileo 
luitlflcar  -  giustificare 

luatlalare  -  giustiziare 
iutar  -  aiutare 

1 

labori  -  lavori 

lac  -  là 

lado  -  lato 

lamenta nza  -  lamento 

lanza,  1  -  lancia 

largczza  -  larghezza,  liberalità 

-  largòsi  -  si  aprì  (largasi  di  la  sua  intencione  - 

aprì  V  intenzione  sua) 
lasar  -  lasciare  e  allacciare 

*  -  lasàmeli  -  lasciamoli 

*  lasato  -  lasciato  e  allacciato 
laso  -  stanco 

lasso  e  lazi  -  laccio,  i 

lavczol  -  vaschetta,  lavello 

le  -  lei 

*lene  -  lieve 

lepori  -  lepri 

lepra  -  lebbra 

levato  -  sollevazione  e  leva 

levereri  -  levrieri 

levexevel  -  leggiero  (detto  di  cibi) 

levi  -  versi?? 

lezer  -  leggere 

-  lezìa  -  leggeva 
lezero  -  leggiero 
lial  e  Halle  -  leale 

liardo  e  liardello  -  focoso   (detto   di  cavallo) 

lie  -  lì 

lieltate  -  lealtà 

llga  -  lega 

lìgnazo  -  lignaggio,  stirpe 

ligno  -  legno 

limonìa  -  limone  e  limonata 

liurar  -  lavorare 

livrosi  -  lebbrosi 

*  lizadro  -  leggiadro 
logo  -  luogo 
loldar  -  lodare 

-  lolda,  i  -  lode,  i 

longo.  a  -  lungo  (durar  longa  -  durar  a  lungo) 

loscnghi  -  lusinghe 

loza 

lozar 


inr  ignei 


lamentanza 
lanzon 


lagezol 
levoz 


levexevol 


loggia 
■  alloggiare 


losengar  e  a- 
losengar 


lozato  -  alloggiato 


190 


CLOSSARIO 


-  lozato  s.  -  alloggiamento 

hi'  -  lui 

lucìa  v.  -  luceva 

hi  io  -  luglio 

luocho   -  luogo 

lueenghe  -  lusinghe 

lutano  -  lontano 

luto   -   lutto 

!u/.i   -  lucci 

luxuri.irc  -  volgersi  a  lussuria 

m 

macellar  e  mazenar  -  macinare 

*  magistà  -  maestà 
inagistrìa  -  maestria 
magnamente  -  grandemente 
malco  -  magico 

maicti  -  magliette 

mainerà   -  maniera 

mazor  -  maggiore 

maistro  -  maestro 

malabiando  -  vagabondando ,  mendicando 

*  manchasonc  -  mancamento 
manco  -  neanche,  neppure 
manzar  -  mangiare 
mascnati  -  figlioli 
mascricij   -  masserizie 
masgio  -  maschio 

maslso  -  massiccio 
mathicc  -  magiche 
matregna  -  matrigna 
niazc  -  maglie 
mazo  -  maggio 
mazor  -  maggiore 
me*  -  miei 
medegar  -  medicare 
meder  -  mietere 

-  medlsone  -  mietitura 
moia   -  miglia  pi. 
melinchonla  -  malinconia 
mcnaza,  i  -  minaccia 

-  mcnazar  -  minacciare 
mcnclone  -  menzione 

mendar  v.  e  s.  -  rimediar  e  rimedio 

imntuto  -  mentito 

menni  a  -  diminuiva 

mcrchantic  -  mercanzie 

merCOT  -  mercoledì 

inerire  -  meritare 

-  mrruto  -  meritato 
mera  ve  la  -  meraviglia 

meaaal  -  messaggi 

mi-siliie  -  mischie 

meaghlO  e  meaglO   -   mistura,   mescolanza 

mescla   -   mischia 

meso   -  messo 

messe  e  mese   -   mese 

mesterò  -  mestiere 

metirc  -   mettere 

-  metuto  -  messo 
mi   -  me  (a  mi) 

*  mie  -  io  e  me 


Belcalzer 


lus 


luitan 


manzar  e 
mandugar 

maschi  e 
masglio 


nn  r.iveia 


mexedada 


mlaro,  I  -  miglio,  a 

miga   -   affatto,  non 

mlltere  e  mlstirc  -  mestieri  (è  mestieri) 

mi  si  re   -   messere 

mlor  -   migliore 

mo'  -  or,  ordunque 

moier  e  moir  -  moglie 

-  molgic  -  moglie 

montar  -  salire  (in  fama) 

morbezo  -  capriccio,  velleità 

morello  -  paonazzo 

morcte  v.   -  morì 

mozo  -  moggio 

mundo  -  mondo 


naser  e  nasser  -  nascere 

-  nasìa  -  nasceva 

-  nasuto  -  nato 
navichare  -  navigare 
navillio  -  naviglio 
netto  -  limpido,  schietto 
neza  -  nipote 

nevare  nevicare 

notabel,  pi.  notabei  -  notabile,  notevole,  i 

nobel  -  nobile 

nonanta  -  novanta 

notar  -  notare  e  prender  nota 

-  notaremo  -  noteremo 
note  -  notte 
novamente  -  di  recente 
no  -  non 

novembro  -  novembre 
nu'  ■  noi 

mi  -  non  (nu  lo  posso) 
nubellc  -  nubi 


o   -  ove 

obito  -  morte 

oblito  -  dimenticalo 

*  oc  -  ove 

o  ferir  -  offrir 

-  oferisco  -  offro 
egli   -  occhi 
ogno  -  ogni 

-  ognum  -  ognuno 
oldir  -  udire 

-  oldo  -  odo 

-  olduto  -  udito 
oltraio   -  oltraggio 

-  oltrezar  -  oltraggiare 

-  oltrazo  e  oltrazzo  -  oltraggio 
optenir  -  ottenere 

-  opto  ni  a   -  otteneva 
orti  e  ne   -  ordine 
Oregle   -   orecchie 
oribeltade  -   nefandità 
onorivolmcnte  -  onorevolmente 
orto   -   nato 

oselare  -  uccellare 
ostaria  -  osteria 


CALZER 


mesterò. 


mo 
moir 


nasser 


nobel 


nu' 


ocl 
ogne 

oldir 


orccie 


oxel 


GLOSSARIO 


191 


Beh  m 


*  osforlo  -  oste 

osi  czar  -  osteggiare ,  .start  a  campo 

-  ostc/.avii  -  osteggiava 

ot  e  oto  -  otto 


paoli  -  fatzia 

*  pala    -  pai;  Ha 

palancar  -  fortificare 

*  pale  -  palle 
palancar  -  fortificare 

-  palancato  -  terrapieno,  bastìa 
palesi  -  palese  (in  palesi  -  palese  mente) 
panclrone  -  cinturone 

pande  -  manifesta,  apre 

pano  -  pane  e  fanno 

pare  -  padre 

parerave  -  sembrerebbe 

pareci  -  parecchi 

parer,  parerave  -  sembrare,  parere 

-  pariscntc  -  appariscente 

-  parsi  -  parve 

parte  -  partito  e  deliberazione 
partimente  -  partenza 

-  partita  -  partenza 

-  partitia  -  partenza 
paser  e  pascre  -  pascere 

-  pasìa  -  pasceva 
pastelle  -  pastelle,  polpette 
pavaion  -  padiglione,  tenda 
pavari  -  paperi? 
pavioni  -  padiglioni 
pavore  -  paura 

pc'  -  piede 

-  pede  -  piede 
pedogi  -  pidocchi 
pello  -  pelo 

pendise  e  pendisse  -  dipendenza  e   appendice 

*  penone  -  pennone,  stendardo 
pensamento  -  pensiero,  idea 
perchazar  -  procacciare 

-  perchazo  -  guadagno 
perchose  -  percosse 
pernlsse  -  pernici 
persequando  -  perseguitando 

per  tal  e  per  quale  -  tale  e  quale 
pesata  -  peso 

-  peseno  -  pesarono 
pcssi  -  pesci  e  pezzi 
pestilenzia  -  pestilenza 
pezenini  -  pìccolini 

piano,  i  -  facile,  i  (li  volir  p.) 
piacir  -  piacere 
pianzer  -  piangere 

-  pianzìa  -  piangeva 
piascr  -  piacere 

-  piasevel  -  piacevole 
piar  -  pigliare 

-  piato  -  pigliato,  preso 

-  piono  -  pigliarono 
piatoso  -  pietoso 
pigno  -  pegno 


panexel 


partida 


pe 


pel 


pcrcacar 


pexe 


pianzer 


Hi  f  '  1 1  /i  i' 
|>i\ì    e   pisnl    -   peut 

pllglarfl     figliare 

4  plienlno     piccine 

plurai        piangere  plilrar 

-  plurafo    -   pianto   (r.   e  v.) 
pi  vinili    -   pili  ioni 

pisolato  -  piccoletto  pisolo 

pllgar  -  piegare  pleaneza 

-  pllgava   -  piegava 

plllc    -    più 

pluia  -  pioggia 

-  pluia  e  pluiva   -  pioveva 
po'  e  poe  -  poi 

podir  -  potere 

-  podissi  -  potessi 
poctezar  -  poetare 

*  ponto  -  punto 
porceleti  -  porcellini 

poressl,  porave  -  potresti,  potrebbe 

-  poremo  -  potremo  podir 
portcgl  -  portici 

posa  e  possa  -  poi,  poscia 
posa  -  possa,  possanza 
posar  -  posare 

-  poso  -  riposo 
potestaria  -  podesteria 
pouro  -  povero 
prataria  -  prateria 

preda,  e  -  pietra,  e  preda 

pregheno  -  pregarono 

pregerà  -  preghiera 

presente  -  di  presente ,  al  presente ,  sul  momento 

*  presiate  -  pregiato 

*  preslo  -  prezzo 
preso  -  vicino,  presso 

preson  e  presone  -  prigione  e  prigioniero 

-  presonar  -  imprigionare 

*  pressa  -  fretta,  premura 
pria  -  prima 

primerl  -  in  prima,  prima  di  tutto 

prò'  -  prode 

proceso  -  proceditnento 

prodeza  -  prodezza 

*  proslmare  -  avvicinare  proxeman 

*  proveza  -  provveda 

*  prò visio  nati  -  provveduti 
pulì  -  polli 

puntare  -  far  punto,  precisare,  far  pressione 

-  puntato  -  preciso,  in  punto 
punte  -  ponte 

putanezar  -  trattar  con  prostitute 
puto,  1  -   bambino,  i 


quaie  -  quaglie 

que  -  che  (pr.  rei.) 

quel  -  un  q.  -  qualche  cosa 

querir  -  chiedere 

-  querìa  -  chiedeva 

questoro  -  costoro 

quie  -  qui 

quindeci  e  quindese  -  quindici 


querir 


192 


GLOSSARIO 


CALZER 


1.1  IXALZER 


reccvir 


mina  -  regina 
rancarti   -   rancore 
rastelar  -  saccheggiare 

-  rastclla  -  a  man  r.  -  a  man  salda 
rnunar   -   radunare 
rebelar,   rebcloe   -   ribellare,   ribellò 
rcceper   -  ricevere 

*  recepì    -   ricevette 

-  receputo   -  ricevuto 
recboicr  -  raccogliere 

-  reco  re r  -  raccogliere 
rccbcdia  -  richiedeva 
recoprar  -  ricuperare,  riscattare 
ncresimcnto   -  rincrescimento 

-  recretlCT   -  rincrescere 
redire  -  ritornare 

-  recluto   -   ritornato 
redu^a rsc   -  ridursi 

-  redugandose  -  riducendosi 
redrezono  -  rad  irizarono 
refermò  -  raffermò 

*  regetore  -  reggitore 
relevoc  -  elevare,  innalzare 
remedio   -   rimedio 
remesse  -  rimise 

*  rendirc  -  arrendere 
ripiar  -  ripigliare 

-  ri  piato  -  ripigliato 
reponcr  -  riporre 

-  rcponuto  -  riposto 
requerìa  -  chiedeva 

*  requiarc  -  riposare 

*  rcsbaldldo   -  rimbaldanzito,    che  ha  ripreso 

coraggio 
resbaldito  -   rimbaldanzito 
reschodere   -  riscuotere 

-  resihodìa  -  riscuoteva  e  riscattava 
resi  a  -  eresia  e  lite 

restanza   -  indugio,  arresto 

-  resto  -  arresto,  sosta 
revelar  e  rebclar  -  ribellare 

rezer  -  reggere  rceedor 

-  rexìa   -  reggeva 

-  re/.imento  -  reggimento 
recitar   -  recitare 

ribecho  -  ribecco  -  (a  ribecco,  a  ripicchio) 
ri  coìva  -  raccoglieva 
ricopra r   -   riscattare 

-  ricoproe   -   ricuperò,   riscattò 
ridiate   -   rea/iti 

ritirmato   -   riconfermato,  incoraggiato 
rifiutava   -   rifiutava 

rimariti   -  a  Dio  r.  -  addio  (state  con  Dio.') 
•ia   -   ritenga 
;o   -   rischio 
ri  zi  a   -   lite,  con! 
robar  -  rubare 

-  robono  -  rubarono 
robe  -   indumenti 

rodato  -  detto  di  mantello  del  cavallo  roda 


rogna  -  dar  rogna  -  dar  rompicapi 
romanir   -   rimanere 
roso  -  rosso 


saeomano  e  sachomano  -  saccheggio 

sagazo  -  sagace 

sagettc   -  saette 

saia   -  genere  di  stoffa  (seta  ?)  sita 

saiotti,  e  -  saette  e  cavallette 

sa  lega  re  -  selciare 

*  salitorc  -  assalitore 
■alla  -  sala 

sa  pi  re  -  sapere 

-  saputo  -  saggio,  sapiente 

saracinato  e  sarasinato   -  sarcito  (qualità  di 

pannò) 
sasone  -  stagione 
saver  -  sapere 
sa  usi  -  seguci 
sa  zar  -  saggiare 
sazenti  -  saccenti 

-  sazo   -  saggio 

sbaraio   -  sbaraglio,  rischio 

-  sbaratar  -  sbaragliare 

-  sbaratono  -  sbaragliarono 

*  sbegotito  -  sbigottito 

*  sbrofare  -  spruzzare 
scachato  -  a  scacchi 
scaltrimento  -  astuzia 
scampar  -  /uggire  e  scappare 

-  scampo  -  scampo,  fuga 
scharamuzar  -  scaramucciare 
scicra  e  scera   -  schiera 
sebese  -  spighe  (ditto  di  stoffa) 
schiopare  -  scoppiare 
schotlìta  e  sebonfìta  -  sconfitta 
schotemato   -  sopranominato ,  che  à  un  sopra- 
nome 

scomizar  -  scompaginare 
scoto  -  scotto 

*  scudiro  -  scudiere 
schudcllc  -  scodelle 
sdignato  -  sdegnato 
se'  -  sei  v.  e  agg. 

scebo   -   r  (era  di  secho  scartato) 
sccorer  -  soccorrere 

-  sccorso   -  soccorso 

-  se  e  ori  a  -  soccorreva 
sccuro  -  sicuro 
Segare   -  falciare 
■eguasl   -  seguaci 

segare   -  scure  segur 

segureu  -  sicurezza 

sello  -  sella 

semiante  -  simile,  somigliante 

senio   -  siamo 

senestro  -  sinistro,  danno 

*  scncstrono  -  finirono  male 
sentirà  ve  -  sentirebbe 
scrac   -  sarebbe 

-  seri  -  sarete 


GLOSSARIO 


m 


IIi.i.i  ALZICI) 


■erato  -  chiuso 
■erra  -  •'■ 

■ervania  -  risparmio 
■eichalchl  -  siniscalchi 
■etare  -  sedere 

sctcìubro  -  settembre 

sfi  a  (;i   -    f  (la  sfrata  ehi  tene   li  ferrateti) 

■getO   -  schietto 

sgiata  -  schiatta 

*  sgiarlrc  -  rischiarare,  schiarire 

*  sgoli/.atori   -  golosi,  ghiotti 
■gregna  -  (se  sgregna)  si  sfoga 

■guratl  -  lucidati 

*  sì  e  sK>  -  se,  fr.   (in  si  -  in  se) 
■Idia  -  sedeva 

sigilo  -  segno 

sinici  -  simile 

-  simiantc  -  simigliante 

-  sinuato  -  assomigliato 
si  pi  -  sia 

sira  -  sera 

sisma  -  scisma 

smarito  -  smarrito,  dappoco 

smatati  -  debellati  e  disingannati 

so  -  suo 

soio  -  son  solito 

solazo  -  sollazzo 

somenar  -  seminare 

sonai  -  sonagli 

soncsto  -  disonesto 

soniar  -  sognare 

-  sonio  -  sogno 
sorzi  -  sorci 
spalmezar  -  patteggiare 

-  spalmezata  -  patteggiata 
sparàveri  -  sparvieri 
sparzer  -  spargere 

-  sparzìa  -  spargeva 
spazasse  -  soddisfacesse 
specie  -  spezie,  droghe 
spermentato  -  sperimentato,  esperto 
spesse  -  spese 

*  spezone  -  spezzonne 
spiante  -  spiantate,  divette 
splcndorare  -  splendere 

*  spudar  -  sputare 
squassi  -  colpi,  scosse 
stabelito  -  stabilito 
stacio  -  stazione,  sede 
staga  -  stia 

stagno  -  duro,  saldo 

stara  -  staio 

stasiva,  stasìa,  stagemo  -  stava,  stavamo 

-  stati  -  state  (non  stati  -  non  restate) 
stazo  -  sede 

stazonc  -  sbarra,  stanga 
Steno  -  stettero 

stiveri  -  stivieri  (sorta  di  cani) 
stollo  -  scempio 

*  stoso  -  colpo ,  scossa 
strabuchato   -  strabocchevole,  eccessivo 

*  stracharc  -  stancare 


SI  l.il.i 


somenar 


tramortir       tramortirò 
trangoio       tinghio$i<> 
■a  rangulato      strangolato 

■.i  i  antri       tt    taro 
[nato     tra  <  /nato 

hi  (a    -    tirati, i 

■trenaer  -  stringerò 

■Ut  "i  IO  -  soccorso 
svcglar  -  svegliare 

t 
(aiar   -   tagliare 

-  talcro  -  tagliere 

-  taio  -  taglio 
(aliani   -  italiani 

*  tardato  -  ritardo 
targe  -  targhe 

*  togno  -  tengo 
temanza  -  timore 
tcnaiatl  -  attanagliati 
tcnir  -  tenere 
tcntionc  -  tenzone 

tcra  -  terra  (non   rupe   tera  -  non  ruppe   la 

Continuità) 

-  terare  -  interrare,  seppellire 

*  teraio  -  terraggio,  argine 

-  terramot  -  terremoto 
termcn  -  termine 

-  terminare  -  determinare,  risolvere 

-  terminato  -  stabilito 
tic'  -  te 

tignemo  -  teniamo 

-  tignìa  -  teneva 
timoli  -  sorta  di  pesci 

tirar  -  (tirar  ver  Puglia  -  mtiover  verso  Puglia) 

to  -  tuo  e  tuoi 

todeschi  -  tedeschi 

toi  -  tuoi 

tor  e  tore  -  togliere 

tornòno  -  tornarono 

torquire  -  torturare 

tosegar  e  thosegar  -  attossicare 

tosen  -  tolsero 

-  toti  -  togliti 

trabucar  -  inciampare,  cadere 
trabuto  -  tributo 
traonder  -  trangugiare 
traza  -  traccia 
trazer  -  trarre 

-  trasìa  -  traeva 

-  trase  -  trasse 
travaia  -  travaglio 

-  travachi  -  baraccamenti  (opere  militari) 

-  travallo  -  travaglio,  lavoro 
trementato  -  tormentato  e  terrificato 
trepo  -  trivio 

*  trese  -  trasse  e  tracciò 
tri  -  tre 

truite  -  trote 
tuto  -  tutto 


111  i  -  \ r  /i  r 


•''"I" 


i/.'  i 


taremot 


trazer 


tri 


u 


uà 
ugne, 


uva 


T.  XXIV,  p.  xiii  —  13. 


1<U 


(GLOSSARIO 


CALZI! 


umillosl   -   umiliati 

-  unicità   -   umiltà 
un  do  ci   -   ut: 
upolenta   -  opulenta 

no  t  u  ilemo  -  usciamo 

-  usivi   -   Kltì 


I   -  raion,  valentia 
lire   -   valere,   essere  valoroso 

o   -  SOMMO 
varo    -  rato 
va  sii   -  io/A» 
v.ivasor  -  vassallo 

re   -   vietare 
vedrà  -  vecchia 

rio   -  vetro 
vegio,  a  -  vecchio,  a 

-  veglio   -  vecchio 
vegneno   -  vennero 

-  vegnir  -  venire 

;nuto   -  venuto 
ii   -  velluto 
vcndcnia   -  vendemmia 

-  \cndemar  e  vindemar  -  vendemmiare 

liti    -  vendette 
ventazo  -  vantaggio ,  ventura 
rerase  -  verace 

verdeno  -  se  verdetto  -  si  uccisero 
vesin  -  vicino 

ve/o   s.  e   v.   -  vezzo,  garbo;  vedo 
Tesando  -  vedendo 

-  ve  zìi  -  veduto 

-  vezuto  -  veduto 

-  vezza  -  vegga 
viazo  -  viaggio 
viazò  -  suvvia 

vicinare  -  avvicinare  e  vivere  da  vicini 
vlcturloso  -  vittorioso 
vidalbc  -  vitalbe 
vindimarc  -  vendemmiare 
vignesi   -   venisse  e  venissero 

-  vira  -  verrà 

-  virano   -  verranno 
vi  re  -  uomo 

viso   -  apparso  (esserli  viso) 

viti   -  vidi 

vi  tua  ria  -  vettovaglia 

pere   -  vituperio 
vodo  -  vuoto 
vola   -  voglia,  v.  e  s. 

-  voi  Ir  -  volere  e  volontà 

-  volando   -  volendo 
voio  -  voglio 


Belcalzer 
volli  ntcra 


vedrò 


vegnir 


vexin 


viaz 


-  voiuto  -  voluto 
voluntirc   -  volontieri 
*  voltarla  -  volterebbe 
volzer  -  volgere 

-  volala   -  volgei'a 

-  v Al zc no   -   rivolsero 

-  volzen  e   voscn   -  vollero 

-  votu   -  vuoi  tu   (que  votu  ?) 
vii'   -  voi 

Vlltava   -  vuotava 


(z)  C 

za  si  a  -  giaceva 
za  te  -  zattere 
zclatina  -  gelatina 

-  zelo   -  gelo 
zenaro  -  gennaio 
zeno  -  andarono 

zenocion  -  ginocchioni  ci  noci 

zente  -  gente 
zcntil  -  gentile 

*  zentilia  -  gentilezza 

-  zcntilomo  -  gentiluomo 
zcsse  -   andasse 

*  zetato  -  gettato 
zia  -  andava 

*  ziascun  -  ciascuno,  ognuno 
zi  lo  si  a  -  gelosìa 

zioloso  -  gioioso 

zi  pò  ne  -  giubbone  (veste  lunga) 

zitar  -  gettar  zetar 

-  zitono  -  gettarono 
zire  -  andare 

zò  -  ciò 

zogoladri  -  giocolieri 

*  zoi  -  gioie  coia 

-  zoie  -  gioielli 

*  zoi  oso  -  allegro 
zorno  -  giorno 
SO  Va  Va   -  giovava 
zoven  -  giovine 

-  zovenctti  -  giovinetti 
zucharo  -  zucchero 
zugno  -  giugno 

zunchate  -  (zunchate  (?)  e  formaio) 

zuntc  e  oltrasunte  -  per  di  più,  oltraggiunta 

zunzer  -  giungere 

-  ninsìa  -  giungeva 
SUrar   -  giurare 

-  zurato   -  giurato 

-  zurono  -  giurarono 

zuzolar  -  fischiettare  slvol 


INDICI 


AVVERTENZE  PER  GLI  INDICI 


Le  Indicazioni  in  carattere  tondo  rimandano  al  testo  della  cronaca,  quelle  In  carattere  cor. 
si:o  alle  varianti  o  alle  note  illustrative,  quelle  comprese  fra  virgolette  alle  prefazioni 
o  alle  appendici.  Le  notizie  che  11  contesto  del  discorso  permette  di  riferire  a  un 
dato  personaggio,  sebbene  questo  non  sia  nominato  espressamente,  si  troveranno  sotto 
il  nome  del  personaggio  stesso,   ma  distinte  dalle  altre  per  caratteri   spazieggiati. 

Il  punto  esclamativo  (!)  indica  le  lezioni  o  varianti  errate. 

Il  numero  in  carattere  più  grande  indica  la  pagina,  quello  In  carattere  più  piccolo  la  riga. 

Nell'TNDICE  ALFABETICO  DEI  NOMI  E  DELLE  MATERIE,  accanto  a  ciascun  nome, 
ridotto  alla  forma  italiana  più  comune  nell'uso  moderno,  sono  poste  fra  parentesi  quadre 
tutte  le  altre  forme  sotto  le  quali  esso  figura  nel  testo  e  che  per  ragioni  ortografiche, 
di  dialetto  o  di  lingua  sono  diverse  da  quella  prescelta.  Di  queste  diverse  forme  figu- 
rano al  loro  posto  alfabetico  nell'indice  e  con  richiamo  alla  forma  italiana  prescelta 
soltanto  quelle  nelle  cui  prime  quattro  lettere  si  riscontra  qualche  differenza  dalle  pri- 
me quattro  lettere  della  forma  prescelta. 

Neil' INDICE  CRONOLOGICO  si  tien  conto  soltanto  dei  fatti  posteriori  alla  nascita  di  Cristo. 
Ciascuna  data,  qualunque  sia  lo  stile  secondo  cui  è  computata  nel  testo  pubblicato,  si 
trova  ricondotta  nell'indice  allo  stile  comune  o  del  Calendario  romano;  ma  accanto  ad 
essa  fra  parentesi  rotonde,  è  registrata  anche  quale  figura  nel  testo. 

Con  asterisco  sono  segnate  le  date  che  si  possono  desumere  dal  contesto  del  discorso,  sebbene 
non  siano  espressamente  dichiarate  nel  testo  della  cronaca. 

Fra  parentesi  quadre  sono  poste  le  date  errate  con  richiamo  alla  data  vera,  la  quale  a  sua 
volta  ha  un  richiamo  alla  data  errata. 


Tavola  delle  frincifali  abbreviazioni  che  s' incontrano  negli  indici 


ab. 

abate 

imp. 

impero,  imperatore 

an. 

anno 

tn. 

moglie 

antip. 

antipapa 

mon. 

monastero 

arciv. 

arcivescovo 

mons. 

monsignore 

b. 

battaglia 

ms. 

manoscritto 

bibl. 

bibliografici 

or. 

ordine  religioso   o  cavali. 

biogr. 

biografica 

A 

padre 

card. 

cardinale,  cardinali 

//• 

papa  o  papato 

eh. 

chiesa,  chiese 

pod. 

podestà 

e 

città 

pr. 

presso 

e/. 

confronta 

prcr. 

precedente 

cit. 

citato 

rom. 

romano 

conv. 

convento 

Vu 

seguente,  seguenti 

crono/. 

cronologico 

sec. 

secolo 

d. 

del,  dello,  della, 

delle,  del,  degli 

V. 

vedi,  vedasi 

el. 

eletto,  eletti 

i.,  ov. 

verso,    versi    (avanti    un 

fi 

fiume 

numero) 

A« 

frate,  frati 

vesc. 

vescovo 

gen. 

generale,  generali 

t 

morte,  morto,  muore 

G.  C. 

Gesù   Cristo 

(Acta-  Aliprandi| 


INDICE   ALFABETICO 


Acta  conc.  constantiensis,  fonte  bibl.,  15,  3. 

"  Abbati  Filippino,  donato  dal  Gonzaga  (an.  1340), 
129,  v.  9137  ;  130,  v.  9355  ;  insignito  d.  cavalleria, 
131,  v.  9336,,. 

Adalberto  (beato)  elemosiniere  d.  march.  Bonifacio, 
rivela  ove  celasi  il  Sangue  di  G.  C.  (an.  1047),  4, 
21-22 ;  a  proposito  di  questa  seconda  invenzione,  41-48; 
"  [Adclberto],  mosso  da  divina  ispirazione,  scopre, 
dopo  ripetuti  tentativi,  il  luogo  d.  reliquie  (an.  1048), 
75,  v.  4240  sgg.  „. 

"  Adegheri  v.  Aldichieri  „. 

"  Adelardi  (Franceschino  degli),  suo  donativo  nelle 
nozze  Gonzaga-Scala  (an.  1340),  128,  v.  9087  „. 

"  Adelbedri  (Giacomino  degli),  suo  donativo  nelle 
nozze  Gonzaga-Scala  (an.  1340),  128,  v.  9090  „. 

"  Adelberto  v.  Adalberto  „. 

"  Adeleita  dei  conti  di  Mengone,  madre  di  Ezzelino 
da  R.,  sue  arti  diaboliche,  da  un  demonio  concepi- 
sce E.,  80,  vv.  4664-4708  „. 

"Adriano  I  papa  invita  Carlo  M.  contro  Desiderio 
(an.  774).  63,  v.  3274  „. 

Adriano  V  papa  scomunica  alcuni  Mantovani  rei  di 
danni  al  mon.  di  sant'Andrea,  9,  19-21  ;  dati  cronol., 
10,  /7;  v.   Ottobono. 

Adriano  imperatore  romano  (an.  117-13S),  suo  go- 
verno, dottrina,  f,  45,  vv.  1791-1805,  1819  „. 

"  Agilulfo  [Agusulcho],  re  d.  Longobardi  durante  la 
spedizione  dell'imp.  d'Oriente  Maurizio,  59,  v.  2908  „. 

"Agnelli  [Agiteli],  casata  mantovana  esiliata  nell'an- 
no 1234,  115,  vv.  7994-7996;  [Amidase  di  A.]  con- 
giurato contro  P.  Bonacolsi  (an.  1277),  120,  v.  8399  „. 

"  Agusulcho  v.  Agilulfo  „. 

Alano  di  Salisbury,  biografo  di  Tommaso  Becket,  7,  42. 

"Alarico  [Albrigo],  re  d.  Goti:  prende  Roma,  diserta 
Puglia  e  Calabria,  f  a   Cosenza  (an.  410),   52,  vv. 

3338"3339  n* 
Alatri,  vi  f  l'antip.   Gregorio   Vili  (an.  1122),  7,  0. 
Alberico  V  ab.  d.    mon.  di    sant'Andrea  in   Mantova, 

7,  26-27;  8,  1-3. 
Alberico  II  (santo)  ab.  di  Chartres,  ottiene  la  conferma 

dell'ord.    Cisterciense ,  6,  38-30. 
"  Alberico  [Albrico,  Albricho],  fratello  di    Ezzelino  da 

R.;    sua  signoria,    sua    fine,  80-82,    vv.    4667-4907, 

passim;    signore  di  Padova,    invita   alla  sua   corte 


Sordcllo,  96,  vv.  6240-6257  ;  una  seconda  volta 
per  concludere  le  nozze  d.  sorella,  98, 
vv.  6387-6402  „. 

Alberto  XI  [Albertus  de  Ripa]  ab.  d.  mon.  di  sant'An- 
drea in  Mantova,   10,  4-17. 

Alberto  (frate)  inizia  in  Mantova  l'ord.  di  san  Mar- 
co, 8,  11-12. 

Alberto  (antipapa);  dati  cronol.,  6,  a. 

Alberto  (beato)  v.  Spinola  A. 

"  Alberto  marchese  di  Verona  f  ;  lutto  d.  e.  (an.  1 135), 
78,  vv.  4560,  4566,,. 

Alborum  sotietas,  o  processioni  dei  Bianchi;  sua  ap- 
parizione in  Italia,  13,  16-17;  dati  storici,  richiamo 
alla    "Cronaca  di  Mantova,,,  26-17. 

"  Albricho  v.  Alberico  „. 

"  Albrigo  re  dei  Goti  v.  Alarico  „. 

"  Alessandria  (Giacomino  da)  [lacotnino  da  Alexandria] 
partecipa  a  una  congiura  contro   L.  Gonzaga  (an. 

1373))  I45.  v-  IOS84»« 
"  Alessandro  Severo  [Alexandro]  imp.   rom.  (an.  222- 

335X  47,  vv.  1881-18S6,,. 

Alessandro  II  papa,  celebra  a  istanza  di  Enrico  III  (IV) 
un  concilio  gen.  in  Mantova,  5,  23;  nomina  il  primo 
ab.  di  Sant'Andrea,  24-26. 

Alessandro  III  papa,  canonizza  Tommaso  arciv.  di  Can- 
torbery  (an.  H73),  7,  38;  dati  cronol.,  8,  4. 

Alessandro  IV  papa,  dati  cronol.,  9,  33. 

Alessandro  V  papa,  sua  elezione,  14,  13;  f  in  Bologna, 
14,  15;  annoverato  tra  gli  antip.,  dati  cronol.,  12-13  \ 
"  [Petro  de  Candia,  Alexandro]  el.  dal  concilio 
di  Pisa  (an.  1409),  169,  v.  12678  sgg.;  f  in  Bolo- 
gna (an.  1410),  171,  v.  12847  »' 

"  Alexandro  v.  Alessandro  „. 

"  Aldichieri  Paolo  [Pollo  di  Adegheri],  suoi  donativi 
in  nozze  Gonzaga-Scala  (an.  1340),  125,  v.  8846  „. 

"Alighieri  D.,  inspiratore  dell'Aliprandi,  XVtT,  13-14  „. 

"  Aliprandi  Bonamente,  autore  d.  "  Cronaca  di  Man- 
tova „,  vita  e  opera,  XII-XXIII;  relatore  d.  leggen- 
de intorno  a  Longino,  XII,  5-7  ;  contemporaneo  al- 
l'Anonimo continuatore  d.  "Breve  Chronicon  „,  20; 
milita  sotto  le  armi  di  G.  e  L.  Gonzaga,  XIV,  9-10; 
ministro  e  banchiere  di  L.  e  F.  Gonzaga,  12  ;  intorno 
l'anno  di  sua  nascita,  XV,  8  sgg.;  si  finge  smarrito 
per  via  e  soccorso  dalla  Memoria,  che  gli  fa  dono 


19S 


INDICE  ALFABETICO 


[Aliprandi  -  Bacchini] 


dell'Istoria  di  Mantova,  cui  egli  si  propone  ili  ri- 
ferire e  eli  condurre  ■  termine.  25-27|  vv.  1-3 17:  fa 
voti  che  altri  ne  continui  l'opera,  171,  v.  13003  Sgg.  „. 
[PRANDI  CeESCXMBBNE,  tiglio  d.  prce.,  \1II.  4:  XIII, 
31-33  ». 

"AUFRANDl  (iiuVANM,  congiunto  di  Bonamente.  XIII. 
4  :  XIII,  s,  ... 

•  A]  ii'R.wm  SiMiisK.  p.  di  Bonamente.  XIII.  l;  XHI.g  „. 

-  Ai.ii'KA.sniN  \  cioè  "  Cronica  de  Mantua  „  di  Bona- 
mente Aliprandi:  se  ne  descrivono  i  codici  e  se  ne 
lina   l' importanza,   XV,   11:   XXIII,  4  „. 

ALMERICO  [Almcricus],  condannato  nel  libro  "Perì  Fi- 
sicon  „  da  Innocenzo  III,  8,  S-9:  intorno  le  dottrine  ; 
fonti,  8,  20-30  n. 

"  AMATI  IL mino  \Ugino  di  A.],  suoi  donativi  in  nozze 
Gonzaga-Scala  (an.  1340),  126,  v.  8914  ... 

•■  AMBROGIO   (SANTO)  [Amoroso]  ci.   vesc.  di  Milano  dal- 
l' imp.  Valentiniano  (an.  374),  52,  v.  32S0  „. 
"Ambrosiano  (codice)  dell' Aliprandina ;  descrizione, 

XIX,   3S-XX,  «  „. 

'AiiiDio  V  I  conte  di   Savoia,  Interviene 

alle  nozze  di  Violante  Visconti  (an.  1 366), 
13°,  v.  10013;  e  el.  mediatore  di  pace  tra  Veneziani 
e  Genovesi,  14S,  v.  10S61  sgg.  „. 

"AMEDEO  VIII  conte  di  Savoia  manda  am- 
basciatori all'i  mp.  Sigismondo  in  Ser- 
ra valle  (an.    1414),   17*1,   v.   13653  „. 

An  u  LETO  II  antipapa  osteggiato  da  Lotario  II  (an.  1130- 
113S),   7,  10- ii\  [v.  errata-corrige]. 

Anagni  v.    Commissione  di  A. 

"  ANASTASIO  I  [Anestasio]  imp.  d'Oriente,  55,  vv.  2615- 

»617,. 

"Anastasio  II   imperatore  d'Oriente,  62,  vv.  3213- 

"  A n dallo  Pietro  \Petro  di  A.]  suoi  donativi  in  nozze 
Gonzaga-Scala  (an.   1340),   126,  v.  8909,,. 

"  ANDREA  re  DI  Napoli,  ucciso  a  tradimento  (an.  1345), 
132,  v.  9437  „. 

ANDREA  (chiesa  DI  sani'),  innalzata  da  Bonifacio  e 
Matilde,  5,  10:  inizio  d.  campanile  per  Giovanni 
ab.,  14,  20-21:  d.  facciata  p.  Antonio  de  Nerlis  ab., 
13,  23-26. 

Andrea  (monastero  DI  sant'),  fondato  nel  1017  dal 
vesc.  Itolfo  a  custodia  d.  reliquie  d.  Sangue  di  G. 
C,  3,  14-4,  4:  dal  medesimo  vesc.  dotato,  5-6:  re- 
staurato dall'ab.  Antonio,  13,  23-26:  saccheggiato, 
9,  15-17  ;  affidato  temporaneamente  a  Ottobono  card., 
18-19:  sua  decadenza.  IH,  4-S:  vaca  sette  anni  II 
priorato,   :t  ;  priorato  dell' ab.  Nerli ,  IX,  6. 

ANDREA  (ORATORIO  DI  SANT*),  vi  si  scoprono  le  reliquie 
d.  Sangue  di   G.  C,  3,   1-2,   11-13. 

ANDREA  DA  GODIO  \A.  d*  Godio],  poeta,  protonotario 
dell' imp.  Carlo  IV,  assiste  all'esumazione  d.  San- 
gue di  G.  C.   II,   19. 

"  Anestasio  v.  Anastasio  ... 

1  AnfRODISIO,  seguace  di  Longino.  42,  v.  1400  sgg.:  a 
lui  ricorre  Ottavio  governatore  di  Mantova  perchè 
Longino   gli   ritorni   la   vista,   v.    1533   sgg  „. 

•  ANOUISSOLI  \Anginoli].  nobile  casata,  fa  donativi  in 
nozze   Gonzaga-Scala   (an.    1340),    125,  v.   SS14  „. 

"AnOUSOLI   V.    Angutssoli  „. 

ANNALBfl    l'i'  M    li  in  Jtttf   bibl.,   3,   17. 

lNT*)   primo  ab.  di   Chartres,  6,  12-13:  trasla- 


zione d.  corpo.  13.  lo:  celebra  la  messa  in  Formigosa 
nel  1054,  4,  7-S'.  varianti  di  grafia,  6.  »:  varianti  cro- 
nol.,   10-14. 

-  ANSI  LMO  mi  vro),  deposizione  d.  corpo  entro  l'altare 

d.  eh.  di  san  Pietro  (an.  1396),    156,  v.    11576  sgg.  „. 

Anselmo  vescovo  di  Luca,  o.  2-3. 

"  A  N  i>  I  i'.   Antonino  „. 

"Antonino   [Anto  e  Antonino]   imp.  rom.   (an.  13S-161), 

suo  governo,  45,  vv.   1S06-1S23  „. 
Antonio  (abate)  v.  Nerli  A. 

-  ANTONIO  il  triumviro  combattuto   da  Ottaviano,   31, 

»▼«   SSSi   579  w- 

Antonio  Vero  imperatore  romano  (an.  161-171),  suo 
governo,  fonda  Verona,  46,  vv.   1S24-1S3S  „. 

"  Antoni i\s  impi  ratore  romano  v.  Eliogabalo  „. 

Aquino  v.   Tommaso  d'A. 

"  Arcadio  [Archidio]  imp.  d'Oriente,  52,  vv.  2310-3339; 
55,  v.  3600  „. 

"  Archidio  v.  Arcadio  „. 

"  Arco  v.  D' Arco  „. 

*  Ario  partigiano  di  Ottaviano  ha  in  suo  possesso  1 
poderi  di  Virgilio,  31,  v.  580  sgg.;  tiranneggia 
Mantova,  32,  v.  5S5  ;  riceve  lettere  perchè  soccorra 
a  Virgilio,  33,   v.   715  „. 

"Arlotti,  capi  parte  in  Mantova  (an.  1368),  117,  vv.  8145, 
S163;  congiurano  contro  P.  Bonacolsi  (an.  1377), 
120,  v.  S394  „. 

Armando  (cronaca  di  sant'),  fonte  bibl.,  3,  /j. 

"  Arnolfo  [Arnulffo,  Arnulfó]  imp.  rom.  d'Occidente, 
sua  malattia  singolare  e  sua  f,  69,  vv.  3776-3781  „. 

"  Asandri  Rainai.do,  suo  donativo  in  nozze  Gonzaga- 
Scala  (an.   1340),  126,  v.  8957  „. 

Ascensione  (festa  dell'),  accenno  a  una  sentenza  di 
Eugenio  IV  intorno  alle  sue  modalità,  7,  16  „. 

"  AURELIANO  [Aurelianus]  imp.  rom.  (an.  370-375),  rico- 
struisce le  mura  di  Roma:  persegue  1  Cristiani,  48, 
vv.  3019-2037  „. 

"  Avoc  hati  v.  Avvocati  „. 

"  Ayogadri  [Petro  di  A.]  nobile  mantovano,  congiunto 
col  Da  Romano,  è  pregato  da  Beatrice  da  R.  de' 
suoi  uffici  pr.  Sordello,  92,  vv.  5835-5931;  avverte 
Ezzelino  d.  presenza  in  casa  sua  di  Beatrice  e  si  fa 
a  parlare  per  lei  con  Sordello.  94.  vv.  6018-613S; 
quindi  a  Padova  perora  la  causa  di  Beatrice,  indu- 
cendo Ezzelino  ad  acconsentire  alle  nozze  di  quella 
col  poeta,  97,  vv.  0345-6557  „. 

"AVOGADRI  (Filippo  DEGLI)  mantovano,  sua  congiura 
icii  Sumorlva  di  Verona:  arrestato,  confessa  la 
colpa:  riuscito  a  fuggire  in  Verona  coi  più  compro- 
messi, provoca  la  guerra  tra  Veronesi  e  Mantovani 
che  finisce  per  l'intervento  d.  duca  d'Austria  in 
favore  d.  primi  (an.  1046!),  71-73,  vv.  3906-4076  „. 

'AVVOCATI  [Avochati],  potente  casata  mantovana,  115, 
v.  7005:  banditi  da  Mantova  per  l'uccisione  d.  vesc. 
G indotto  (an.   1334),  vv.  S003-S011  „, 

Azo  v.   Atzone. 

••  A//o  VII  d'Este  MARCH,  ni  Ferrara  prende  il  ca- 
stello di  san  Zenone  e  fa  prigione  Albe- 
rico   da  Romano  (an.  1359),  82,  v.  4891  sgg.  „. 

AZZONB  IV  [Azo]  ab.  di  Sant'Andrea  in  Mantova,  7,  3  sgg. 

Bai  munì  Bini  detto,  fonte  bibl.  d.  mon.  di  san  Bene- 
detto Po,  4,  »7-20. 


|Baesc -Bollono  I 


INDICI'    ALKAHKTICO 


m 


"  Mai. si;   GUGLIELMO,   SUO   don. il  ivo   in    ROZZO    don. 
Scali  (an.    [340)1   126,  v.  H(j.|7  „. 

"  Barba vara  ministro  <ii  <>'.   Galeazzo  Visconti, 

gerisce  ■  questi  L'alleanza  eoa  Pi  Gonzaga,  [52, 
w.  11157-11  [86;  e  fatto  partei  Ipe  e  minisi  ro  dJ  uno 
stratagemma  ne'  riguardi  d.  Goniaga  (an.  1398)1  159, 

vv.    IX836   Sgga  ;   conforta    F,   GoniagS     che    tOflM     di 

duca  per  la  fiijja  di  Iacopo  Carrara  (ari.  1401),  103, 
v.    18X58  Sgg.  „. 

•■  Barbi  iko  [Zoom  da  /i.\  condottiero  nella  guerra  (ìon- 
zaga-Viscontl  (an.   1397),   157,  v.  11612,,. 

Iìartolomko  XIV  [flartolomeus]  ab.  d.  mon.  di  sant'An- 
drea In  Mantova,  12,  14  sgg.;  è  trasferito  da  Boni- 
facio IX  pp.  al  mon.  di  san  Benedetto  Po,  12,  18-19» 

"  Batista  v.   Giovanni  Battista. 

Beatrice  (contessa)  m.  a  Bonifacio  di  Toscana,  a  di 
lei  istanza  e  d.  marito,  vlcn  costruita  la  eh.  di  san- 
t'Andrea in  Mantova,  5,  10;  dona  a  questa,  in  un 
con  Matilde,  la  curia  di  Formlcada,  21;  a  proposito 
di  una  variante  muratoriana,  3-3  ;  "  [Biatricc]  fa  fon- 
dere una  grande  campana  per  la  eh.  di  sant'  An- 
drea (an.  1000),  70,  v.  38S1  sgg.;  agevola  ad  Adal- 
berto le  ricerche  d.  reliquie  di  G.  C.  (an.  1048), 
v.  4240  sgg.;  fa  ampliare  la  eh.  dell'ospedale  e  ag 
giungervi  una  badia  a  custodia  d.  reliquie  d.  San 
gue  di  G.  C.  (an.  1049),  78,  v.  4513  sgg.;  sua  f  in 
Pisa,  v.  4525  „. 

"  Beatrice  da  Romano  [Biatrice~\  s'accende  d'amore  per 
Sordello,  89,  vv.  5568-5576;  si  apre  con  la  nutrice, 
con  l' aiuto  d.  quale  comunica  con  Sordello,  che 
respinge  le  proposte  nozze,  91,  vv.  5697-5783;  si 
rifugia  a  Mantova,  92,  vv.  581 1-592 1  ;  rivela  al  con- 
giunto Pietro  degli  Avogadri  i  suol  sensi  e  lo  prega 
di  farsene  interprete  pr.  Sordello,  93,  vv.  5922-6065  ; 
ottiene  dal  fratello  Ezzelino  il  consenso  alle  nozze 
con  Sordello,  98,  v.  6439  sgg.;  ascolta  con  letizia 
il  racconto  d.  messo  sulle  illustri  imprese  compiute 
da  Sordello  in  Francia,  109,  vv.  7489-7491  ;  rivede 
Sordello  reduce  da  Parigi,  112,  v.  7763  sgg.;  si  sta- 
bilisce col  marito  in  Mantova,  113,  v.  7883  sgg.  „. 

"  Beatrice  di  Tenda,  vedova  di  F.  Cane,  va  sposa  a 
F.  Maria  Visconti  (an.  1412),  176,  v.  13303  „. 

Bec  (abbazia  di),  6,  20. 

"  Beccari  Giberto  [G.  Bechari],  congiurato  contro  Ma- 
stino della  Scala  è  messo  a  f,  119,  v.  8377  sgg.,,. 

"  Beccaria  [Becharia]  suoi  doni  in  nozze  Gonzaga-Scala 
(an.  1340),  125,  v.  8810  „. 

u  Beccaria  [Beckari,  Becharia]  signori  di  Lodi  (ari. 
1403),  164,  v.  12373;  intermediari  di  pace  tra  G. 
Maria  Visconti  e  P.  Malatesta  signore  di  Brescia 
(an.  141 1),  172,  v.  12929  sgg.;  acquistano  la  si- 
gnoria di  Piacenza,  v.  13941 „. 

"  Bechari  v.  Beccari  e  Beccaria  „. 

Becket  Tommaso  arcivescovo  di  Cantorbery,  nota 
biogr.  e  bibl.,  7,  3*-43> 

Begani  Orsini,  fonte  bibl.  di  fra'  Dolcino,  10,  20-30. 

"  Belcalzer  Vivaldo,  scrittore  volg.  mantovano,  XVI, 
16;  XXLT,  12,  17;  XVII,  t-i6  „. 

"  Belial,  spirito  malefico  che  incita  Ottavio  contro 
Longino,  41,  v.  1473  »« 

"  Belinzani  Rodolfo  [Redulfo  B.]  conquista  di  sorpresa 
Trento,  cacciato  indi  a  poco  dal  duca  d'Austria 
[Storicho]  (an.  1409),   169,  vv.  13685-13698  „. 


Bjcllodj   Ri,  fonte  bibl,  </■  ni, >ri.  ili  vin  Btntdttto  Po  t  d> 

beato    Simeone,     IO,    fi-  , 
Bl    .  \    /'.    Al  inerii  o    (di). 

Bi  rsoETTO  uh  m  in  1  .  .  dj         1  .  1  Ltuzlone,  4,  h-io. 

1:1  -■  1  ih  1  io  (MO  l  DJ  ii.    Poltroni  ,  BUI 

dazione,  4,  u-u-,  vi  f  il  beato  Simeone,  w-is-,  n<- 
è  fatto  ab.  Bartolomeo,  12,  is-Wj  e  pia  tardi  Anto- 
nio  Ncrli,    13,  26-28;  fonti  bibl.,  4,  1 ',  fon, li 
tione,  33-37;  9,  /8-j8;    "priorato   dell'ab»    -N . ■  r  1  i    ( 
1407),    V    10;    XI,    24  „. 

Bi:n i.m.i ni  \  III  PAPA,  variante,  4,  i-j;  a  proposito  di 
cronologia,  9-14. 

Bl    .101  CTO    M    PAPA   'H.,    10,   16;  dati  cronol.,   33. 

Benedetto  XII  PAPA  cit.,   11,  10;  dati  cronol.,  21. 

BENEDETTO  XlII  [Petrus  de  Luna]  pp.,  vicn  deposto  ni 
concilio  di  Costanza,  15,  2-3;  "deposto  in  l'Isa 
(an.  1409),  169,  v.  12669;  p.  durante  lo  scisma,  176, 
v.   13388  sgg.  „. 

*  Benfatti    G.  [Zoanino   di  Benfati],    suo    donativo    in 

nozze  Gonzaga-Scala  (an.  1340),   128,  v.  9093  „. 

"  Bentevoio  v.  Bentivoglio  „. 

"  Bentivoglio  G.  [Zoane  di  Bentevoio]  perde  per  G.  Ga- 
leazzo Visconti  la  signoria  di  Bologna  e  la  vita 
(an.  1401),  162,  vv.  12056-12079  „. 

u  Berengario  I  imperatore  romano  d'Occidente,  69, 
vv#  379:"379°5  1°  stesso  confuso  con  Berengario  II, 
vv.  3800-3802  „. 

"  Berengario  II  imperatore  romano  d'  Occideni  e 
(in  fatto  solo  re  d'Italia)  qui  classificato  erronea- 
mente ILI,  69,  vv.  3809-381 1;  il  medesimo  (chiama- 
to erroneamente  più  innanzi  Berengario  IV),  70, 
vv»  3815-3820,,. 

Bernardo  (san)  fondatore  d.  mon.  di  Chiara  valle,  6,24-26. 

Bernardo  di  Compostella  [Bernardus  Compostellanus] 
cultore  di  diritto  canonico,  9,  23;  nota  biogr.  e  bibl., 
so  sgg. 

Bernardo  Premonstratense  [B.  Premonstratensis  glossa- 
tori, 9,  24;  da  Pavia  (!)  raccoglitore  di  decretali,  10,  /J-/5. 

Bernardo  da  Parma,  maestro  di  67.  Durante,  10,  7. 

*  Bernardo  vescovo  di  Verona  f  (an.  1135),  78,  v.  4552  „. 
Bertoldo  di  Calabria,  crociato  iniziatore  dell' ord.  carme- 
litano, 9,  9-14, 

Bertolotti  A.,  fonti  bibl.,  9,  27;   11,  20. 

"  Bessarione  [Bessario-  Car-Nicenus]  ms.  leg.  in  un  col 
"  Breve  Chronicon  „  d.  Nerli,  X,  15  „. 

"  Biancardo  Ugolotto  [  Uguloto  Bianchardo]  reprime  una 
sollevazione  in  Verona  contro  i  Visconti  (an.  1390), 
151,  v.  11093  sgg.;  ai  servizi  d.  Visconte  si  ritrae 
davanti  le  truppe  d.  Gonzaga  (an.  139S),  157,  v.  1 1655 
sgg.;  lascia  con  Iacopo  dal  Verme  Governolo,  158, 
v.  11732  sgg.;  occupa  Marcaria.  159,  v.  11784  sgg.  „. 

"  Biatrice  v.  Beatrice  da  Romano  „. 

u  Bison  v.    Visconti  „. 

u  Blancani  [Bonmassaro  e  Negrolo  di  B.\  mandati  a  f 
come  congiurati  contro  M.  della  Scala  (an.  1277), 
120,  v.  8384  sgg.  „. 

"  Boccamaori  Rolando,  suo  dono  in  nozze  Gonzaga- 
Scala  (an.  1340),  128,  v.  9096:  un  Boccamaori  par- 
tecipa a  una  congiura  contro  Lodovico  Gonzaga, 
146,  v.  10582  „. 

"  Boiardo  Matteo,  Girardo,  Bonifacio,  Bartolomeo, 
lor  dono  in  nozze  Gonzaga-Scala,  126,  vv.  8943-8946,,. 

Boliono  v.  Buglione. 


200 


INDICE  ALFABETICO 


[Bologna-Canossa] 


BoLOGB  \,  vi  f  Alessandro  V  pp.  ed  ci.  Giovanni  XXIII. 

14,    15-16. 
BoNAOOORSO  VI  | Bornie ursus]  ab.  d.  mon.  di  sant'Andrea, 

BoNACOLSA   \  ab.  d.  mon.  di  sant'Andrea,  9.   i: 

•'  BoNACOLSI,  CAS«ta  mantovana,  fanno  demolire  e  rico- 
struirò una  d.  antiche  porte,  29,  o  ;  uniti  coi  Casa- 
lodi  bandiscono  R.  Zanie.ili  e  i  Gallarl  (an.  126S), 
116,  v.  SiaS:  capi  parte  di;  Mantova,  117.  vv.  8147 
[..  errata-corrige],  8165  „  :  loro  caduta,  11,  4-5:  dati 
cronol.,    10,  36-J7. 

-  BoNA<  OLS1  l!\];i)i.i.i.o\K  \Bardelon  di  B.\  succede  al  fra- 
tello Pinamonte  nella  signoria  (an.  1293)  e  la  perde 
per  malgoverno,    121.  vv.   S4S6-S507  „. 

"BoNACOL&l  BOTTICELLA  [Botisela  di  B.\  usurpa  la  si- 
gnoria a  Hardellone  (an.  1299),  121,  v.  8512  sgg.; 
suo  governo  e  sua  f,  vv.  8520-S530,,. 

"  Boa  kCOLSI  GIOVANNINO  [Zoanino  di  B.]  pod.  di  Verona 
mette  a  7  i  congiuriti  contro  Martino  della  Scala 
(an.  1277),   120,  v.  83S7  sgg.  „. 

BoNACOLSI  Passerino  [Rainaldi  dicti  Passareni  de  Bona- 
colsis]  p.  di  Giovanni  XII  ab.  di  Sant'Andrea.  IO, 
32-25;  "  succede  al  fratello  Botticella  nella  signoria 
(an.  T30S):  suo  governo,  121,  v.  S530  sgg.:  ferito  sulla 
via  da  A.  Saviola  f  (an.  132S),  123,  v.  S672  sgg.  „. 

'Bonacolsi  Pinamonte,  unitamente  ai  conti  di  Ca- 
salodi  respinge  un  assalto  di  congiurati  su  Man- 
tova, 117,  v.  8214  sgg.:  in  unione  con  Federico 
conte  di  Man  aria  caccia  il  pod.  (an.  1272),  118, 
v.  8231  sgg.:  fatto  cap.  in  Mantova  con  Ottonello 
Zanlcall  (an.  1274),  v.  S2S3Sgg.:  sopprime  il  col- 
lega e  si  proclama  signore  di  Mantova,  119,  vv.  S303- 
836S;  sventa  una  congiura,  120,  vv.  8411-S440;  to- 
glie  il  bando  a  molti  cittadini  (an.  127S),  vv.  S445- 
S44r,:  f  nel    1293,   121.  vv.  S474-S485  „. 

•  Bob  v^  olsi  Taino  fratello  di  Bardellone,  121,  vv.  8495, 

851 

Bon'amentk    A.   v.    AlipranJi. 

"  Bonamici  (BALESTRERÒ  di),  suo  donativo  in  nozze  Gon- 
zaga-Scala (an.  1340),  I2S,  v.  9120  „. 

BONIFACIO  (mar<  im.se)  [Bonifatius ,  Boni/acius]  signore 
di  Mantova  durante  la  seconda  scoperta  d.  reliquie 
d.  Sangue  di  G.  C,  5,  1:  a  di  lui  procura  e  d.  m. 
Beatrice  vien  costruita  nel  1057  la  eh.  di  sant'An- 
drea, 10;  "scoperta  d.  reliquie  per  un  suo  servo, 
75,  v.  4240  sgg.:  sua  f  (an.  noi),  78,  vv.  4547- 
4549  »  5  intorno  a  questa  seconda  invenzione,  4,  41-48', 
per  una  variante,  5,  2-3,  22-26. 

•  BONIFACIO  (CONTE  Riccardo  di),  sua  f  (an.   1252),  Ilo, 

v.    8O95 

Bonifacio  vili  papà  dati  cronol.,  io,  ai. 

BONIFACIO  IX  PAPÀ  trasferisce  Bartolomeo  ab.  di  San- 
t'Andrea al  mon.  di  san  Benedetto  Po,  12,  18  sgg.; 
indice  l'Indulgenza  gerì,  pel  nuovo  giubileo,  27-28; 
dati  cronol.,  /j;  elargisce  indulgenze  nella 
ricorrenza  d.  giubileo  (a  n.  1390),  151, 
v.  11 141. 
ro   IX  \Bomts]  ab.  d.  mon.  di  sant'Andrea,  8,   18  sgg. 

BORGOFORTE  nella  guerra  tra  G.  Galeazzo  Visconti  e 
Francesco  Gonzaga,  13,  5-6,  12. 

■  Boucicault  Giovanni  (marchese  di)  [Bucicalo]  go- 
vernatore di  Genova  per  Carlo  VI  re  di  Francia, 
169,   vv.  12703-1  3704  ;  e  invitato  da   F.    M.  Vi,  conti 


a  unirsi  con  lui  (an.  1409),  fa  toglier  la  signoria 
a  Gio.  Maria,  v.  12711  sgg.:  e  cacciato  dai  Geno- 
vesi,  v.    12735  ... 

Bourdin  Muiu/10  areiv.  di  Braga  poi  antip.,  6,  3f-j6; 
7.   4-0  :  v.    Gregorio  papa    Vili. 

Bozzolo  vien  acquistato  da  G.  Francesco  Gonzaga, 
14.   10-11. 

"  Bh ESANI  v.  Bresciani  „. 

'BRESCIA  (MassARDO  DA)  [ Matardo  da  Pressa]  dona  per 
le   nozze  Gonzaga-Scala   (an.    1340),    12o,   v.   S922  „. 

■  Bresciani  (GABRIELLO  dei)  [Cabriti  di  Bresani]  dona 

per  le  nozze  Gonzaga-Scala  (an.  1340),  129,  v.  9183  „. 

Pressa   v.   Brescia. 

Brigida  (beata)  vien  canonizzata  per  Urbano  VI,  12, 
30-31:  dati  biogr.,  27-31. 

"  Brisvich  v.  Brunns-.viek  „. 

"  Brinnswick  Ottone  [Otto  e  Oto  di  Brisvich]  marito 
a  Giovanna  I,  aiuta  i  Gonzaga  osteggiati  dal  Vi- 
sconte e  Scaligeri  (an.   136S).   143,  v.    1046 1  „. 

Brunone  G.,  fondatore  dell' ord.  d.  Certosini  ;  varianti 
cronol.,  6,  //  sgg. 

"  Blciciialo  v.  Boucicault  „. 

Buglione  (Goffredo  di)  [Gotofredus  de  Boliono]  sua  f. 
6,  i;  nota  di  variante,  /:  data  cronol.,  iS. 

Burdino  HISPANO  v.   Gregorio    Vili  antipapa. 

"  Brusabò  messo  a  G.  Galeazzo  Visconti  dall' imp.  Vcn- 
ceslao  con  le  insegne   ducali,  155,  v.   11458  sgg.  „. 

■  Cagnano  Bortolotto,  dona  in   nozze  Gonzaga-Scali 

(an.  1340),   127,  v.  9054  „. 

"  Caio  imperatore  romano,  suo  governo,  suoi  delitti, 
sua  f,  43,  vv.  1593-1610,,. 

Calisto  II  papa  fa  prigione  l'antip.  Gregorio  VITI  [Bur 
dino  hispano],  6,  28,  30  sgg. 

"  Calorosi,  casata  mantovana  in  lotta  co'  Poltroni  (an. 
1208-1213),  1 14,  vv.  7910-7924:  occupano  Sermidc(an. 
1238),  115,  vv.  S039-S044  ;  bandiscono  da  Mantova  i 
Da  Piva  e  i  Saviola  (an.  1261),   116,  vv.  S117-S119,,. 

"  Calorosi  Bartolomeo,  uccide  Boso  d.  Poltroni  (an. 
1209),   114.  vv.   7916-792 1  ,.. 

Camaldolesi  (ordine  uva)  subentrano  nel  1584  nella  eh. 
e  conv.  di  san  Marco  in  Mantova  agli  antichi  cano- 
nici,  8,   S7   Sgg. 

"  CAMBIO  (Marco  di)  [Marchio  di]  delegato  dal  Visconte 
al  campo  di  Francesco  Gonzaga  per  esplorarne  l'a- 
nimo,  159,  vv.    11835  sgg.,   11SS6  sgg.  „. 

"  CampbdelLO  Amadio  dona  in  nozze  Gonzaga-Scala 
(an.   1340),   128,  v.  9144  „. 

*  Can  Grande  v.  Scala  „. 

"  Cane  F.  v.  Facino   Cane  „. 
Canonico  giure,  sua  fioritura,  9,  22. 

Canonici  di  San  Marco  v.  Spinola  Alberto. 

*CaN08À   V.    Canossa  „. 

"  CANOSSA    Guglielmo,  Cabrino,  Bertolino,  Simone, 

donano    in    nozze    Gonzaga-Scala  (an.    1340),    126, 

w.   8939-S942  „. 
"  Canossa   ALBERTINO,    dona  in  nozze    Gonzaga-Scala, 

125,  v.  8*73,. 
"CANOSSA   Poi. andino,    dona  in  nozze    Gonzaga-Scala 

(an.  1340).  126.  r.  8910  ... 

Baroni  è  donato  dal  Gonzaga,  130,  vv.  9273, 

9291:  e  insignito  d.  cavalletta,   131,  v.  9346  „. 


[Cantiano-Ceresarl| 


INDICI^  ALFABETICO 


201 


••  Cantiamo  (Fu  incbsco  i»\>  cap.,  nella  guerra  Gonza- 

ga-Vlicontl  < : i il.  [397),  157,  v.  tz6i6  „, 
Cantorbrrì   ■'.  Attutato  di  <'. 

*  Capriani  Corradino  [Coradin   GafHan\  donato  dal 

Goniaga  (an.  C340),  130,  *▼#  9340,  9*88  j  inalgnito 
ci.  . .1  \ allei  11,  131,  \.  ')\  vs  ■•• 

*  Cakacalla  [Caragalla]  lmp.  min.,  46,  w.  c86o  [869  »• 

*  Caxaoalj  v  .'.  (  '(tracolla  „. 

••  C  vkiidni'.sk  Bonifacio  dona  in  nozze  Gonzaga-Scala 
(an.   1340),   125,  v.  88431  128,  v,  9084  „. 

*  Carbonbse   Ugolino   dona    in  nozze  Genzaga-9 

(an.    1,54"),    126,    n  .   s')|^  „. 

"Cakind  a  NUMRRIANO  [6'.  e  Numerario]  Imperatori  ro- 
iiumi  Agli  di  Caro,  49,  vv.  2053-2054  „. 

Carlo  Magno  \JCarohu  MagmtA  lmp.  invita  Leone IV« 
ad  Aquisgiana  per  essere  informato  sulla  scoperta 
d.  sacre  reliquie  mantovane,  3,  9-10;  "fatto  lmp 
imperando  nell'Oriente  Irene,  63,  vv.  3249-3250; 
invade  per  invito  di  p.  Adriano  la  Lombardia,  as- 
sedia Pavia,  ne  trae  prigione  Desiderio,  combatte 
i  Saraceni,  protegge  le  lettere,  63,  vv.  3267-3305  „. 

"  Carlo  re  d'Ao,uitania  fratello  di  Lodovico 
i  mp,,  64,  v.  3311,,. 

"  Carlo  il  Calvo  [A'arolo]  imp.,  69,  vv.  3764-3766,,. 

"  Carlo  il  Grosso  [A'arolo,  Karlo  Groso]  imp.,  inetto 
suo  governo,  69,  vv.  3767-3775  „. 

Carlo  IV  imperatore  e  re  di  Boemia,  fa  aprire  in 
Mantova  alla  sua  presenza  il  sacrario  d.  reliquie  d. 
Sangue  di  G.  C,  11,  11-26:  fa  riporre  queste  in 
nuove  custodie,  12,  5;  visita  il  sepolcro  di  Lon- 
gino martire,  6-8  ;  ne  asporta  in  parte  le  reliquie 
11;  concede  privilegi  al  mon.  di  sant'Andrea,  11-13; 
d.  passaggio  suo  in  Mantova,  dati  cronol.,  11,  23  sgg.  ; 
"  da  Mantova  passa  a  Milano  quindi  a  Roma  (an. 
1354),  134,  vv.  9625-9636;  manda  aiuti  ai  Gonzaga 
contro  i  Visconti  e  Scaligeri  collegati  (an.  1368), 
144,  v.  10473  sgg.;  scende  egli  stesso  a  Verona, 
v.  10493  ;  in  Mantova  promette  al  re  di  Cipro  aiuti 
contro  i  Saraceni,  vv.   10507-10516  „. 

"Carlo  VI  re  di  Francia,    signore    d'Asti,    178, 

v.  i35lS  »• 

Carmelitani  (ordine  dei);  sua  origine,  9,  4-5;  dati 
cronol.,  9,  0-/7. 

"Caro  [Carus]  imp.  rom.,   49,  vv.  2049-2057,,. 

"  Caro  v.   Carrara  „. 

"Carrara  (signori  di  Padova)  [Ckarara  e  il  Caro  per 
antonomasia}  passim  „. 

"  Carrara  Iacopo,  suo  donativo  in  nozze  Gonzaga- 
Scala  (an.  1340),  124,  v.  8795  „. 

Carrara  (Francesco  da),  s'insignorisce  di  Verona,  13, 
20-21;  si  rimanda  alla  "Cronaca  di  Mantova  „,  13,  28; 
"  stringe  una  gran  lega  a  distruzione  d.  Vene- 
ziani, 145,  v.  10629  sgg.  ;  ravviva  la  guerra  contro 
Venezia  (an.  1377),  147,  v.  10752  sgg.;  si  scon- 
forta per  la  fiacchezza  con  cui  è  condotta  dai 
collegati  e  pel  pericolo  che  corrono  i  Genovesi, 
v.  10809  sgg.;  148,  vv.  10851-10853;  già  stremato 
di  forze  per  la  guerra  contro  Antonio  della  Scala, 
vien  assalito  da  G.  Galeazzo  Visconti  (an.  1388), 
149,  v.  10977  sgg.;  perde  Treviso  e  Padova,  150, 
v.  11019  sgg.;  assediato  nella  cittadella  cade  prigione 
e  condotto  a  Milano  quindi  a  Pavia,  v.  11045  sgg.  „. 

"  Carrara  Francesco  LI  Novello,  per  consiglio  d.  p. 


;     pi  Iglonli  rO    reni!,     la   1  <>.  ■  a    ili    l'ado  .a   >■  '.'ali 
.!(,.'.     '  IO   \  1  I     '»,  v.   1  I', 

in  niia  in  Padova  acclamato  aignore  (an.  1390), 
v.  1 1 1 1  j  igg,  :  pai  t<  1  Ipa  1  Ila  ' 

\  i  icontl  (an(  1  197),  1  >7.  •.  1  t6i  ;■  1  figli  1  ran<  1 
e  Iacopo  mandati  a  Bologna  In  dlfeca  di  <'.  Ben* 
tlrogllo,  radono  prigionieri  d.  Viacentl  (an.  1401), 
In  ',  v.  1 1058  *(■(!'.•  -,  li  nia  aggrandire  il  propi  ><> 
con  L'aiuto  di  Guelfi  bri  icianl,  164,  v.  1227H  ag 

tratta    con    G.   della    Scala    e    COfl    Ci    Vi  aonli,     165, 

v.  13396  igg«i    flen  a  conflitto  col  Veneziani   pei 

l'occupazione  di  ColOgna,  v.  12304  sgg.;  invita  Fran- 
cesco Gonzaga  a  unirai    eco  (an.  1404),  v.  12374  -igg.-, 

è  fatto  prigione  in  Padova  dai  Veneziani  '<■  man- 
dalo  a    nioile,    166,    vv.    12475-13481  „. 

Carrara  (Iacopo  da)  ostaggio  di  Franceaco  Gonzaga 

fugge  da  Mantova,  13,  17-18;  "e  creato  dal  p.  si- 
gnore di  Verona  (an.  1404),  166,  v.  12414;  perde 
Verona,  fatto  prigione  a  Osliglia  e  condotto  a  Ve- 
nezia (an.  1405),  v.  12461  sgg.:  affidato  a  Francesco 
Gonzaga,  fugge  e  giunge  a  Padova,  162,  vv.  12102, 
12138  sgg.,,. 

Cartusienses  v.  Certosini. 

"  Casale  (Antoniolo  dal),  dona  in  nozze  Gonzaga- 
Scala  (an.  1340),  128,  v.  91 11  „. 

"  Casale  (Compatre  dal),  dona  in  nozze  Gonzaga- 
Scala  (an.  1340),   129,  v.  9189  „. 

"  Casalodi  (conti  di)  [Chasalodi],  fanno  pace  coi  Ca- 
lorosi (an.  1234),  115,  v.  7997;  coi  Bonaccolsi  ban- 
discono da  Mantova  R.  Zanicali  e  i  Gaffari  (an. 
1268),  116,  v.  8128;  si  collcgano  coi  da  Riva,  117, 
vv.  8142,  S159:  respingono  un  colpo  di  mano  di 
congiurati  su  Mantova  (an.  1269),  117,  v.  8214  sgg.; 
congiurano  contro  P.  Bonacolsi  (an.  1277),  120, 
v.  8395;  perdono  il  castello  di  Gonzaga  (an.  1378), 
vv.  8440-8445  „. 

"  Castelbarco  Crescimbene  [  Cresimben  da  Castelbarcko] 
aderente  d.  da  Prato  (an.  1414),   180,  v.  13685  „. 

"  Castelbarco  Guglielmo  [Guielmo  da  Castelbarcho] 
mandato  da  G.  Gonzaga  a  Cane  della  Scala  per  aiuto 
contro  la  signoria  d.  Bonaccolsi,  122,  v.  8633  sgg.; 
suo  donativo  in  nozze  Gonzaga-Scala  (an.  1340), 
124,  v.  879S;  127,  v.  9063,,. 

Castiglione  frazione  di  Roverbella,  5,  27-28. 

"  Castracane  Francesco,  dona  in  nozze  Gonzaga-Sca- 
la, 128,  v.  9078  „. 

"  Castracane  Enrico,  128,  v.  9081  „. 

"  Cavalcabò  [Ckavalcaboi]  casata  cremonese,  donativi 
in  nozze  Gonzaga-Scala,  125,  v.  8807  „. 

"  Cavalcabò  Bertone,  dona  in  nozze  Gonzaga-Scala 
(an.  1340).   126,  v.  8949,,. 

"  Cavalcabò  Carlo  signore  di  Cremona  ucciso  a  tra- 
dimento da  Cab.  Fondulo  (an.  1405),  167,  vv.  12492- 

1253°  »• 
"  Cavalcabò  Ugolino  assume  la  signoria  in  Cremona 

(an-.  1403),  164,  v.  12263;  ucciso  da  Carlo  C.  e  Ca- 
brino Fondulo,   165,  v.  12353  sgg.  „. 

Celestino  ILI  papa  cit.,  8,  1;  dati  cronol.,  8,  ó. 

Celestino  IV  papa  cit.,  9,  15;  dati  cronol.,  9,  32. 

Celestino  V  [Petrus  de  Marono]  pp.,  vien  inscritto  nel 
catalogo  d.  santi,   10,  19-20;  dati  cronol.,  ai. 

"  Ceresari  (Bresanino  da)  dona  in  nozze  Gonzaga- 
Scala  (an.   1340),   128,  v.  9135. 


202 


INDICE  ALFABETICO 


[Ceriani-Costituzioni] 


-  Ci  RlANl  (...   WIII.  io  „. 

CERTOSINI    (ORDINI     1"  il     [(  <rs]    data    (li     foncla- 

b,   3-4;  dell'  istituzione  e  d.  fondatore,  6,  11-17  \ 
variante  MWi,    II,   /. 
CERTOSINI    (CONVENTO  dei),  Istituito  a   Mantova   i'  a  l'i- 

.    1  t.    13-13, 
1  CU  IXOR081   ;•.    Calorosi  „. 

Cu  siti  tfi  :•.  Bxtraaagtmttt  cvmmuntt,  ^,  3S-J2. 

*  Cii.vk  IRA   :•.    Carrara  „. 

■  ChARARESSI  v.    Carrara  „. 
"  L'i  1  aro  v.    Carrara,,. 

■  Cu àfl ai.odi  v.    Casalodi  ... 

■•  ChavAU  iiAiioi  v.    Cavalcabò  „. 
ChRONACA   Al  'Li  31  inms,  fonte  bibl. ,  3,   13- 
"ChRONICOB    BREVE,   in   introduzione,   X-XII  „. 

•  l'i  \n  Vii  rORXO,  scanala  l'Aliprandina  come  fonte  lin- 

guistica,  XVI,    U:  editore    di  V.    Bclcalzcr,    XVII, 

i-it>\  cifc,  xxji,  10,  is  „. 

:  tu  1  Nsi  (ORDINE  dei)  [ Cistercien ses]  sua  conferma, 
li,    13;  sullo  stesso  argomento,  6,  2J-30  „. 
"  L'ivi  LLO   (conte)  da  cui  riscattano  i  Mantovani  il  ca- 
stello di  Inarcarla  (an.  1370),  118,  v.  8297,,. 

1'ukamiimi.s  v.    Clairmont. 

Ci.AiUMo.sr   (CONCILIO  Di)   [Claramontes],   6,    14. 

"Claudio  [Ciaudius]  imp.  rom.,  43,  w.  1611-1628,,. 
"  Claudio  II  [Glaudio,  Glaudius]  imp.  rom.,  48,  vv.  2010- 

3015  „. 
Clemente  III    ANTIPAPA   favorito    da    Enrico   IV:    dati 

cronol.,  6,  8-10. 
Cu  mi  nii:  III  PAPA  cit.,   8,   1;  dati  cronol.,  j-6. 
Cu. . mi. n  ri:  IV   papa  cit.,   10,  6;  dati  cronol.,  tb. 
CUMl  nii     V    tata   cit.,    10,    14;  dati  cronol.,  22. 
CLEMENTI  VI   PAPA   cit.,    11,    10;  dati  cronol.,  21. 
Cle.mi  sii.  VII  [Robertum  Gobennensem]  antip.,  12,   21-27; 

el.  a  Fondi  contro    Urbano    VI,  16-26. 
Cu  mi  n  1  in  \Kt  m  constitutio,  di  pp.  Clemente  V,   11, 

1  ;  raccolta  d.  costituzioni  di   Clemente    V,   9,  36-37. 
"  ClbKICI  Gii  BBPPS  già  proprietario  d.  cod.  A  dell'  "  Ali- 

prandina  „,    XVII,  3  „. 

Colonna  Oddone  v.  Martino  V  papa. 

COME&TORI  I'if.tro  [Petrus  Comestor]  cultore  di  giure 
canonico,  8,  3;  professore  di  diritto  canonico  a  Bolo- 
gna, 12-16. 

COMETA,  apparizione  di  una  cometa,    13.    14. 

Commissioni  d'AnAONT,  condanna  V  " Introductorius  etc.  „ 
di  fr.    Gerardo,   8,   20-2S. 

"  Commodo  [Comodus]  imp.  rom.,  46,  vv.  1839-1844  „. 

"  Comodi  s  v.   Commodo  „. 

iMPARITTl  cit.  bibl.,  XXII,   10;  XXII,  /-?„. 

Composticela  v.   Bernardo  (di). 
STRADO   v.    Corrado  „. 

"  CoNBTANfl  e   CONSTANTI  v.    Costante  „. 

"C0N8TANTINO  v.    Costantino  „. 

"CoNSTANTIO  v.    Costanzo  „. 

.11     DI    Vi  km'    v.    Visconti  G.    Galeazzo. 

"  Conti,  casata  veronesi-,  in  lotta  coi  Montecuccoll, 
sono  aiutati  dai  Mantovani  (an.  1206),  1 14,  vv.  7904- 
7009;  pace  tra  le  due  case  (an.  1233),   115,  vv.  7985- 

:  r- 

"  COSA  v.    Corrado  „. 

i;a    ProSPI  ko  conduce  (ruppe   nella  gucrr.i  tra  Gon- 
zaga e  Visconti  (an.   1307),  157,  v.   11616 

-  Con  \ no  7'.    Corrado  y. 


CoBARIO   A  noi  1.0  ?'.    Gregorio  XI  papa. 
CoiBAVO   f.    Pietro  di   Corbaria  antipapa  (A'icolò    ì 
CORONA   PALI  \    concessa   |    Sigismondo  re   d'Ungheria 

nel   concilio   di   Costanza,    14,  30. 
CORPUS  IURIS  CANONICI  V.  "Decretale*  „  ed   "  Extravagan- 

ttt  „,  9,    34-4S- 

"CORRADO  [C'orado]  imp.  (!)  (an.  912)  (!)  (forse  l'A.  si 
riferisce  al  figlio  di  Rod.  re  d.  due  Borgogne,  a 
cui    succedeva   nei    diritti    d.  corona   d'Italia),    69, 

vv-  3797-3799»« 

•■  Corrado  [Conrado]  imp.  duca  di  Franconia  (an.  1025), 

71,   vv.   3903-3905  ,.. 

"Corrado  III  [Conrado]  imp.  (di  fatto  solo  re  di  Ger- 
mania) (an.   1138-1152),  78,  vv.  4562-4564  „. 

u  Corrado  (CAVALIERI)  [Corado  e  Cora]  si  reca  a  Pa- 
dova per  sfidare  Sordello  alla  prova  d.  armi,  88, 
v-  54s4  sgg-->  89,  v.  5514  sgg.;  e  vinto,  88, 
v-  5777  sgg-  v 

■  Correggio  (Guido  da)  [G.  da  Correza],  pod.  di  Milano 
nell'an.   1273,   US,  vv.  S234-8239  „. 

"  Correggio  (signori  da),  donano  in  nozze  Gonzaga- 
Scala  (an.  1340),   127,  v.  8996  „. 

"  Correggio  (Azzo  da),  dona  in  nozze  Gonzaga-Scala 
(an.    1340),   127,  v.  9051  „. 

"  Correza  v.    Correggio  „. 

"  Cosa  BaLDESAR  v.   Giovanni  XXIII  papa  n. 

"  COSSA  Baldassarre  poscia  pp.,  signore  di  Bologna, 
17S,  v.    13449:  v.   Giovanni  XXIII  papa  „. 

"Costante  [Constante]  imp.  rom.  (an.  337-350)  figlio 
di  Costantino  il  G.  associato  all' imp.,  50,  v.  2146; 
imp.,  vv.  2163-2180,. 

"  Costante  II imperatore  romano  d'Oriente  (an.  641- 
66S),  60,  vv.  29S5-2993  „. 

"  Costantino  imperatore  romano  (an.  307-337),  pro- 
tegge le  chiese,  riceve  il  battesimo,  è  sanato  dalla 
lebbra,  riordina  l'imp.;  sua  f,  50,  vv.  2103-2162  „. 

"  Costantino  II  imperatore  romano  (an.  337-340)  figlio 
d.  prec.  associato  all' imp.,  50,  v.  2146:  quindi  imp., 
difensore  d.  Ch.  contro  il  fratello  Costanzo,  vv.  2163- 
21S6:  51,  v.  2202  „. 

"Costantino  HI  imperatore  d'Oriente  (an.  641)  f 
attossicalo  dalla  matrigna,  59,  vv.  2976-29S1  „. 

"Costantino  V  imperatore  romano  d'Oriente  (an. 
741-775).  erroneamente  classificato  III  e  confuso  col 
VI.  63,  w.  3231-3245  „. 

"COSTANTINO  VI  imperatore  ROMANO  d'Oriente  (an. 
7S0-797   confuso    col   prec.    per  la    cronologia),    63, 

rr-  S*3*-3*45  •■• 

COSTANZA  (CONCILIO  di)  (an.  1414),  vi  si  citano  gli  Us- 
siti e  si  fa  prigione  Giovanni  XXIII  pp.,  14,  27-31; 
decreto  contro  1  pontefici  scismatici,  15,  1-3;  pro- 
clamazione di  Martino  V,  3-5;  decimo  sesto  concilio 
gen.,  14,  tS:  fonti  bibl.,  15,  j- j  ;  ■  vi  convengono 
numerosi   prelati,   180,   v.    13755  »« 

COSTANZO  IMPERATORI  romano  (an.  305-306)  p.  di  Co- 
stantino il  (j.  (qui  chiamato  erroneamente  con  lo 
stesso   nome),  f  in    Brettagna,  49,  vv.   2077-20S7  „. 

••  Costanzo  li  [Constantio[  imp.  rom.  (an.  337-361)  figlio 

di  Costantino  il  G.  associato  ncll' Imp.,  50,  v.  2145; 

Imp.    persegue    i    Cristiani;    In    lotta    col  fratello, 

vv.   3i<»3-3  2  13  ... 

,  iti  /ioni   di    Clemente  V  pata   v.   Clementinarum 

Const. 


ICoxa-Eugenio  II I| 


INDICE  ALFABETICO 


Cosca  Baldassah  v%  Giovanni  XXIII  pafa, 

"  Crema  Bontaccorso  [Bonscorso da]  dona  In  nozze  Gon 
gagà-Scala  (an.  (340)1  128,  v.  9156  «■ 

"Crsmaschi  (Pietro  (Giovanni  di)  [Pttntnan*  dì]  <l<>- 
nato  «liti  Gonzaga  (an.  (340)1  130,  w.  9245,9385; 
Insignito  il.  cavalleria,  131,  v.  9x43  .,• 

* Cremona,  io  guerra  con  Mantova  pel  dominio  di  f« 
Ogiio  l<)io|  (;n).  70.1-705 )>  60,  w.  3030-3303;  In 
guerra  con  Milano  (an.  C313),  111,  w.  7935-7937 „. 

"Chi... mi    [Cnon]  re  di  Tebe,  28,  w.  239-341,  345. 

Cristo  v.  Sangu*  di  G.  C  e  Adalberto. 

"  Ckistokm.i  (Nicolò  de'),  dona  In  nozze  Gonzaga- 
Scala  (an.  1340),  128,  v.  9133  0. 

"Cronica  DE  M  an  tua  v.  "  Aliprandina  „. 

Cumis  v.   Giovanni  da   C.   abate. 

"  Dalloro  BARTOLOMEO  [Bcrtolamio  Daloró\  dona  In 
nozze  Gonzaga-Scala  (an.   1340),   128,  v.  9117,,. 

Daloro  v.  Dalloro. 

"  Dal  Verme  Iacopo  [Iacom  da  V.\  cap.  d.  milizie  vi- 
sconteo conlro  Francesco  Gonzaga  (an.  1398);  sue 
operazioni,  158,  v.  11693  sgg.  ;  abbandona  Govcr- 
nolo  senz'essere  inseguito,  v.  11732;  occupa  Luz- 
zara e  Suzzara,  v.  11771  sgg.  „. 

"  Da  Quinto  casata  veronese,  loro  trama  contro  1  ric- 
chi d.  e.  (an.  1412),  174,  v.  13154  sgg.;  tentano  sol- 
levare Verona;  loro  fuga  fallito  il  tentativo,  175, 
vv.   13193-13243,,. 

"  Da  Palude  Stangelino  capitana  i  Guelfi  bresciani 
ribelli  (an.  1413),   177,  V.  13413  sgg.  „. 

"  Da  Palude  Giovanni  [Zoatt  da  Palude]  dona  in  nozze 
Gonzaga-Scala  (an.   1340),  126,  v.  8923  ,;. 

"  Da  Prato  [Da  Prati]  Carlo,  Stefano,  Francesco  e  Lo- 
dovico puniti  di  prevaricazione  da  G.  Francesco 
Gonzaga  (an.  1414),  180,  v.  13668  sgg.;  gettati 
in  prigione  e  sequestrati  loro  gli  averi, 

v-   13735  sgg-;>- 

"  D'Arco  Carlo  fonte  biogr.  dell'ab.  Nerli  IX,  20  sgg.  ; 
XXII,  10  ;  fonte  biogr,  di  B.  Aliprandi,  XV,  27-28  ; 
XXII,  4-6  „. 

"  D avari  Stefano,  XXIII,  7  „. 

"  Decio  [Decius]  imp.  rom.  (an.  249-251)  favorito  del- 
l'imp.  Filippo,  47,  v.  1911  sgg.:  uccide  Filippo, 
v.  1940  sgg.;  entra  in  Roma,  si  fa  proclamare  imp., 
48,  vv.  1970-1979  „. 

"  Decio  II  imperatore  romano  (an.  251,  più  noto  sotto 
il  nome  di  Ostiliano,  collega  nell'  imp.  a  Treb. 
Gallo)  figlio  d.  prec,  48,  vv.  1980-1988  „. 

Decretali  [Decretalium  compilatio  gregoriana],  9,  6;  se 
ne  pubblica  un  sesto  libro  sotto  Bonifacio  Vili, 
10,  17-18;  raccolti  per  R.  Pennaforte,  9,  4-8,  34;  De- 
cretalium  Bonifacii  VIII,  l.  33-36;  Decretum  Gra- 
tiani,  3. 

"  Della  Scala  v.  Scala  „. 

"  Desenzani,  casata  mantovana,  155,  v.  8013  „. 

"  Desiderio  re  dei  Longobardi  fatto  prigioniero  in 
Pavia  da  Carlo  (an.  774),  63,  v.  3277  „. 

Diarii  mantovani  v.    Volta  C. 

"  Diocleziano  [Dioclitianus]  imp.  rom.  (an.  284-305) 
persecutore  d.  Cristiani,  49,  vv.  2058-2072  „. 

Diritto  canonico  v.   Canonico  giure. 

Dolcino  [Dulcinus]  eretico  giustiziato  con  Margherita, 
10,  20-21  ;  note  biogr.,  28-33. 


Domi  tnco  (sa  r)  fon  .hi  L'ordì  di  Fr.  domenica  I  Ut 

I  I  HOnlZZStO    ])'  1     (  ,  1.  ■■>,,  lo    I  \,    9,    «. 

"  Dd.mi/iano   [Pomiciano]   \m\>.   rom.   mio   yu 

morte,  l  i,  1  7,  1749  1  7'"»  »■ 
"Domato  l  >  di    Efeso,  uà  Ida   un  drago,  52, 

vv-  3314-3334  „. 

I  >■ ...  1  i  ■     DB  LA    TVRRE    Vi    Tom    />. 

"  Doni  '.mondi    fonie    blOgT.    di    B.    A  lipramli,    XV,   i-j. 

"  Do\  ut  \    BOSSO   [/ìoso  e  /tutto  da],   «Urna    in    n<>/./.<    GoD 

zaga-Scala  (an.  >.M"),  125,  v.  8879 ff. 

Dui  <  1  . 1 1    .  HBRETIC1       ".    Doli  ino. 

Duranti     Guglielmo    \GniUiélmtu   Duranti  iftculator] 

cultori'  di  diritto  canonico,  9,  21  :  itati  biogr.,  10,  3-12. 

*  Ecckki.no   DA    R.  v.  Ezzelino  „. 

"  EOEUS  POETA,  usurpa  la  paternità  d.  versi  virgiliani, 
32,  vv.  632-680. 

"  ELENA  madre  di  Costantino  imp.  rom.,  49,  v.  2083; 
50,  v.  2149  „. 

"  Eliogahalo  [Antonius]  imp.  rom.  (an.  218-222),  46, 
vv.  1875-1880  „. 

Eliseo  VESCOVO  di  Mantova,  dona  al  mon.  di  sant'An- 
drea le  terre  e  le  decime  di  Castiglione  M.,  5,  11-10. 

*  Elvio  imperatore  romano  v.  Pertinace  „. 

"  Emilio  imperatore  romano  (an.  254  più  noto  col 
nome  di  Emiliano),  48,  vv.  1992-1995  „. 

Enrico  vescovo  d'Ostia  [Heinricus  episcopus  ostiensi t\ 
cultore  di  diritto  canonico,  9,  23;  detto  "Doctor  so- 
lemnis  „  autore  di  trattati,  9,  46-40. 

Enrico  II  re  d'Inghilterra  persecutore  di  Tommaso 
arciv.  di   Ca?itorbery,  7,  34' 

"  Enrico  I  [Henrico]  imp.  (fu  di  fatto  solo  re  di  Ger- 
mania (an.  918-936),  69,  vv.  3803-3805  „. 

"Enrico  II  [Henrico]  imp.  (an.   1014-1024),  71,  vv.  3900- 

39°3  »- 
Enrico  II  (III)  imperatore  (an.  1039-1056)  durante  il 

suo  regno  avviene  la  scoperta  d.  reliquie  d.  Sangue 
di  G.  C,  4,  16-23;  5,  2-3,  nota  ;  4,  40-30;  "dà  con- 
vegno a  pp.  Leone  IX  in  Mantova  (an.  1048),  77, 
v.  4423  sgg.;  78,  vv.  4535-4540  „. 

Enrico  III  (IV)  imperatore,  è  scomunicato  da  Grego- 
rio VII,  5,  30;  conferma  le  donazioni  fatte  al  mon. 
di  sant'Andrea,  6,  8-12;  a  proposito  di  varianti,  5, 
so-33-,  "78,  vv.  4541-4543,,. 

Enrico  IV  (V)  imperatore  largisce  privilegi  al- mon. 
di  sant'Andrea,  6,  19-21  ;  favorisce  l'antip.  Grego- 
rio Vili,  29  sgg.;  variante,  3;  "  78,  vv.  4544-4546  „. 

"  EquicoLA  Mario  fonte  bibl.  di  B.  Aliprandi,  XV,  3-4  „. 

"  Eracleone  [Eracleo]  imp.  rom.  d' Oriente  (an.  641) 
fratello  e  collega  nell'  imp.  a  Costantino  III,  60, 
vv.  2982-2984  „. 

"  Eraclio  [Eradio]  imp.  d' Oriente  (an.  610-641),  59, 
vv.  2946-2950  „. 

"  Eraclo  v.  Eracleone  „. 

"  Eradio  v.  Eraclio  „. 

"  Este  v.  Azzo  e   Obizzo  „. 

"  Eteocle  e  Polinice  [Etiogle  e  P.]  signori  di  Tebe  nei 
tempi    di  Tiresia,  27,  vv.  221-223;  loro  f,  28,  v. 

337«- 
"  Etiogle  v.  Eteocle  „. 

Eugenio  III  papa,  accoglie,  a  istanza  dell'ab.  Azzo- 
ne,  il  mon.  di  sant'Andrea  sotto  la  protezione  apo- 
stolica, 7,  7-14;  sentenzia  in  favore  di  quello  con- 


204 


INDICE  ALFABETICO 


[Ezzelino-Gallieno] 


tro  il  capitolo  di  San  Pietro.  U-15:  suoi  decreti 
sulle  processioni  capitolari  e  sulla  festa  dcll'Asi  en- 
zione,    1  . 

oro  Balbo  p.  d'Ezzelino  detto  il   Monaco,  79, 

■.■<><)  ... 
«  BSXBUNO   MONACO    p.    di    Ezzelino    da    Romano,    79, 
vv.    4659-4663  ,. 

■•  F//i  lino  da  Romano,  s'impadronisce  di  Brescia  (an. 
i:c;|,  7l),  vv.  4(>4<)-4654  :  sua  nascita,  sue  gesta, 
1-82,  w.  4655-49071  sua  discendenza.  7(),  vv.  4655- 
■  ;•  invita  Sordello  a  Verona,  87*  v.  5400  sgg.: 
e  informato  da  P«  Avogadro  dell'andata  colà  di 
Beatrice,  65,  vv.  6133-6128:  e  assicurato  da  Sor- 
dello, v.  613S  sgg.  :  riceve  P.  Avogadro  da  cui  e 
indotto  a  consentire  alle  nozze  d.  sorella  Beatrice 
con  Sordello,  97,  vv.  6345.-6557;  da  un  messo  man- 
dato segretamente  a  Parigi  e  informato  degli  onori 
aquistativi  da  Sordello,  109,  vv.  7469-74S5  :  invita 
Sordello,  al  suo  ritorno,  a  Padova.  1 1-,  v.  7717  sgg.; 
.■dia    Mantova  per  tre  anni,  113,  vv.  7S19-7836  „. 

ExTKAVAQANTBS  COMICI  ves,  raccolta  di  decretali,  9,  jp; 
Ext.   Ioc.nnis  XVII,  9,  jS. 

'■  Fu  IN"  Cam;  condottiero  di  ventura,  in  guerra  con- 
tro il  ducato  di  Milano  (an.  1407),  168,  v.  12604 
sgg.:  protettore  d.  duca  Gio.  Maria  Visconti,  cerca 
accordi  con  P«  Malatesta  (an.  141 1),  v.  12928  sgg.: 
usurpa  la  signoria  di  Pavia,  172,  v.  12949  sgg.:  fa 
guerra  a  P.  Malatesta  signore  di  Brescia,  v.  12964; 
conquista  Bergamo  (an.  141 1),  v.  139S5  sgg.:  assedia 
Brescia,  v.  12004  sgg.:  fa  guerra  a  C.  Fondulo,  173, 
v.  13000  sgg.:  di  nuovo  contro  Brescia  (an.  141 2), 
174,    v.    13140  sgg.:    sua    f,    M    maggio  1412,   175, 

v-   *&IS  sg«-  - 

••  FANTINO  Giulio  [Zulino  F.]  dona  in  nozze  Gonzaga- 
Scala  (an.  1340),   125,  v.  SS6i;   126,  v.  8929  „. 

••  l'i  di  i:u  0  1  [Fedrico,  Fedrico  Uosa]  imp.  (an.  1152-1190) 
distrugge  Milano,  79,  vv.  4607-4609:  e  sconfitto 
a  Legnano  (an.  1176),  vv.  4616-4618:  sua  f  (an. 
1190),  v.   4629  „. 

••  Fedi  meo  II  imperatore,  assedia  Mantova  (an.  1236), 
115,  vv.  S015-S020;  conquista  Marcarla,  Vicenza, 
Padova  e  la  marca  di  Treviso:  fa  pace  coi  Man- 
tovani, vv.  8021-8033;  sconfigge  a  Cortenova  i  Mi- 
lanesi (an.   1337),   vv.   S036-S03S  „. 

■■  l'i  urico  v.  Federico  „. 

1.   IV    PAPA  a  proposito  di  un  anacronismo  d.   "Breve 
Chronicon  „  4,  10-21. 

I'u.oNKA  mon.  di  santa  Maria  di  F.,  11,  12-13:  nota, 
1 1,  /j-20, 

••  l'i  \/i<>    (V\v  u.iiKi  )    dona    in     nozze    Gonzaga-Sc;ila 
.    1340),   125,  v.   886)  ... 

•  FERRARA  \i  pasta  Manto,  28.  v.  370:  guerra  con 
Mantova  (an.   119S),   79,   vv.  4637-4643. 

••  1  j..i  lo  p.  di  Virgilio,  3(i.  v.  470. 

-  I  [LXPPICO  \Philippo\  imp.  d'Oriente  (an.  711-713),  62, 
vv.    ;2  10-3213  „. 

ire.    imperatore    romano    (an.    244-249),    uccide 
diano,    17,   v.    i<i"2:    primo    imp.   cristiano:   in- 
nalza  al    maggiori   onori     Decio,    da    etti    è    inciso, 
vv.    1900*495] 
■•  1  ii.ireo  tiglio  di   F.    imp.   rom.  governatore  di  Poma, 
fugge   dinanzi   a   Dedo,  47,   v.    U  •  ... 


•  FILIPPO    figlio    d.    pr     .  1     ucciso    da    Decio,    48, 

vv.    1963-1970  ... 

■  FILOSOFIA   [Philotophia]   personificazione,  26,  v.   77  „. 
FXNNX   11.   Fonte  bibl. ,    15,   j. 

PzsxCOSff,  opera  di  Almerico  condannata  da  Innocen- 
zo  III    pp..   8,   8-9. 

*  FLAGELLANTI    (ordini     dm     trati)    (an.    1260),    loro 

apparizione.    116,  vv.  Si  1 1  -81 1 
••  Floriano  imi'i  k  \  ioni   romano  (an.  276),  49,  vv.  2034- 

2036  „. 
"Floriano  II   DtPERATORS    ROBCANO    (an.  3S5-2S7),  49, 

vv.   304 3- 204 B  ... 

■  Foca   \Fochas\   imp.  d'Oriente,    uccide    Maurizio  e  gli 

succede   nell'imp.  (an.  603-610),  59,  vv.  2938-3945  ... 

"FoiANO  FraNCBSCO  [ Francisco  da  F.]  fatto  pod.  in 
Mantova  (an.  1273),  US,  v.  8341:  col  fratelli  Re, 
Almerico,  Guercio,  coi  congiunti  Guido,  Nicolò, 
Guglielmo  dona  in  nozze  Gonzaga-Scala  (an.  1340), 
126,  vv.  8935-8938,  8976,  8981,  89S4:  altri  d.  fami- 
glia,  1J7.   \  v.  8993,  $999<  9000»  9001  ... 

•Folengo  Comunali  [Comunai  da  FoUngi]  dona  in 
nozze  Gonzaga-Scala  (an.   1340),   129,  v.  9180  „. 

"  Fonduto  Cabrino  [C.  Fonduto]  aiuta  C.  Cavalcabò 
a  conquistar  la  signoria  di  Cremona,  165,  v.  12353: 
gli  succede  dopo  averlo  ucciso  (an.  1405),  167, 
vv.  12493-12530;  trama  contro  Gio.  M.  Visconti, 
169,  v.  12720  sgg.:  regge  in  pace  Cremona,  17-\ 
v.  12938,  sgg.:  e  assalito  da  F.  Cane  (an.  141 1), 
v.  13001    sgg.    signore   di  Cremona.    178,   v.    13503 

sgg-  »■ 

FoNTKS    RERUM    AUSTRI  ACARUM,  fonte    bibl.,    14,    2j. 

FOPWCASA,  cura  donata  da  Beatrice  e  Matilde  al  conv. 

di  sant'Andrea,  5,  21. 
Formk;osa.  eh.  e  terra  di  cui  vien    dotato   il  mon.  di 

sant'Andrea,  4,   5;  nota  topografia,  4.  7. 
"  Framiialdo  nano  d.   corte  di    Filippo   Gonzaga,   131, 

vv.  9391-9402  „. 
Frani  1  se  ani   (ordine  dki)  dati  cronologici,  8,  48-40- 

■  Frani  .km.  mino  monaco,  dona  in  nozze  Gonzaga-Sca- 

la (an.  1340).  128,  v.  9141  ,.. 
FRANCESCO   (SAN)   fondatore  dell'ord.  d.  Francescani,  8, 

9-11:  canonizzato  per  Gregorio  IX,  9,  4. 
"  Fraone  Gabriele  \Chabriel  di  Fraon]  aderente  dei  Da- 

Prato  (an.    1414I.    180,    v.    13684  „. 

■  FlLASATO  (cavaliere)  di  Borgogna  vinto  da  Sordello, 

106,  v.  7143  sgg. „. 
Fratelli  del  Libero  Spirito  eretici  v.  Libero  Spirito- 
FULDENSES  T'.    Annales  F. 
PUNK   Saverio,  fonte  bibl.,  8,  28. 

"  Gafari  casata  mantovana  in  lotta  col  da  Riva.  116, 
vv.  S114-S116:  cacciata  da  Mantova  (an.  (a68)' 
v.  ^127:  riammessi  in  e.  (an.  1269),  congiurano  coi 
/.laicali  per  dar  la  e.  a  Oblzzo  II:  cacciati  nuova- 
mente.   117,    v.    S705    sgg.  „. 

•■  G  m.iiv  imi'i  umori  ROMANO  (an.  68-69),  44,  vv*  l698- 
1706 

"  GaLI.RIm    IMI'ERATORK    ROMANO     (an.     3O5-3II),    49,    V\. 

soy3-a«fo  .. 

•   GaLU  1  PO   AjlICO   [Gaietto  Aricho]  ambasciatore  di    F. 

Carrara  ■  F.  Gonzaga  (an.  1404).  160,  r.  12433  sgg.  „ 

[d'dieno]  imp.  rom.    (an.    3ÓO-368),  48,    vv 
3004-3009  ... 


[Galto-Gonzagn| 


INDICE  ALFABETICO 


205 


"  Gallo   [Gallus]    imp.    roui.    (mi.    351-254,  Trcbonlann 

(;.),  48,   vv.    K)S()-K)f)i  „. 
"Cuvako   [Galvan]  CttV.  francese  manchilo  Al  Ltdgl  [X 

11  Sordello,  81,  v.  5001  -.■■,!■.„. 
"  (.'  orti  u . \ n in   (lonnno  in    none   Bonaaga-Scala   (ani 
1340),  Boraxo  (.'.,  127,  v.  89901  Fllljiplno,  136,  v. 
Nnis-,  Frantele©,  125,  v.  88191  Rateerò,  126,  r.  8931  ; 

sono  donali  dal  Gonza; -a  t  Fi  anceseo  (!),  129,  v.  <)J  3  1  ; 
sono     Intigniti     d.    cavalleria,     130,    vv.   <> 3 5 3 ,  9306, 

0263,  93791  131,  v.  9335,  9341,  0343». 

"(iv.rsr,     (i  .1;  vii  ■■)  I />,/    CflJ^aro]    francescano   aderenti- 

d.   Da-l'rato   (an.    1414),    ISO,   v.    [3686  „• 
GAYET  fonti-  bibl.  fer  lo  scisma   d'  Occidente ,    12,  ai. 

Gei  tsxo  n  mn  fonda  la  cattedrale  di  Genova,  7,  2. 

"  (,'h.MiNMNii   (san)   \Zumignano\   vesc.  di  Modena  Impe- 
rando Graziano,  52,  w.  3289-2291  „. 

"  Genova  (FEDERICO  DA)  |  Fcdrico  da  Zenoa\  dona  in  noz- 
ze Gonzaga-Scala  (an.  1340),  125,  v.  8891  „. 

"  GENOVA   CORRADO    [Corado    da    Zenoa]  dona   in    nozze 
Gonzaga-Scala  (an.  1340),   126,  v.   8907  „. 

(Ikr  \kdo  da  Borgo  san  Donnino,  condannato  nelle  opere 
da  Alessandro  IV,  8,  20  sgg. 

"  Gerolamo  (san)  [leronimo]  52,  v.  3385  „. 

•  Gesi   casata    mantovana    partecipe   di   una   congiura, 
117,  vv.  8321-S324  „. 

Gioacchino   (san)    [Joachim]    7,   21;    condannato   nelle 
dottrine  per  Innocenzo  III,  8,  8  :  nota,  7,  3<>-3'> 

"  Giovanna  I  [Zoana]  regina  di  Napoli,  manda  soccorsi 
a  Lodovico  Gonzaga  (an.  1368),   143,  v.  10456,,. 

Giovanni  [Johannes]  xn  ab.  d.  mon.  di  sant'Andrea,  10, 
22  sgg.  ;  intorno  il  steo  priorato,   10,  34-33' 

"Giovanni  Battista,  sua  predicazione,  39,  v.   1250,,. 

u  Giovanni    Crisostomo    (san)    [Zoan    Crisosmo],    52, 
v.  2288  „. 

Giovanni  da  Como  [Johannes  de  Cumis]  xvi  ab.  d.  mon. 
di  sant'Andrea,  14,  3  sgg. 

Giovanni  di  Salisbury,  biografia  dì  san  Tommaso,  7,  42. 

Giovanni  I  papa  cit.,  4,  10;  a  proposito  di  anacronismo 
nella  citazione,  4,  15-21. 

Giovanni  XX  papa  cit.,    4,   8;  correzione  in  Mur.,   /-2-, 
nota  cronologica,  0-14. 

Giovanni  XXI  papa  cit.,  10,  8:  dati  cronologici,  rs. 

Giovanni  XIII  papa  [Baldassar  Coxa]  el.  in  Bologna, 
14,  15-16:  da  Roma  si  rifugia  a  Firenze,  22:  elegge 
cap.  d.  Ch.  F.  Gonzaga  e  visita  Mantova,  23-25  ;  dà 
a  Sigismondo  re  d'  Ungheria  la  "  corona  palea  „  , 
29-30  :  dal  conclave  di  Costanza  è  tratto  prigione 
e  deposto,  31:  15,  1-2:  rimmzia  al  papato;  annove- 
rato tra  gli  antip.,  14,  12-13',  "sua  elezione,  171, 
v.  12852  sgg.:  batte  Ladislao  re  di  Napoli  (an.  1411), 
172,  v.  12970:  durante  lo  scisma  (an,  1410-1415), 
176,  v.  13379  sgg.:  conclude  una  tregua  con  Ladi- 
slao (an.  1412),  v.  13326  sgg.;  a  Bologna,  novem- 
bre 1313,  178,  v.  13536;  s'incontra  con  Sigi- 
smondo re  d'Ungheria  a  Lodi,  donde 
per  Cremona  a  Mantova,  novembre  1413, 
178,  v.  13545:  promette  aiuti  a  Sigismondo  per  cac- 
ciar Ladislao  da  Roma  (an.  1413),  179,  v.  13585  sgg.; 
di  nuovo  a  Mantova  (an.  1414),  v.  13636  sgg.  „. 
"  Gioviano    [Iuviniano\    imp.   rom.    (an.    363-364),    51, 

vv.  2214-3325  „. 
Girardo  [Girardus]  ab.  d.  mon.  di  sant'Andrea,  9,  6-7  ; 
più  tardi  di  San  Benedetto  Po,  8-9;  data  di  sua  f ,  29- 3/. 


"  GlRARDO    Mon  iOO,    (Irma    in    IMI  '  • 

1  -,  |..),  128,  v.  9103  „. 

'(.umano   [  ZìiUnni),    luliano]    UCCléC    I' imp.    I.I.m.    l'-r- 
linaee,   46,  v.  1848-,   fallo  lni|)         B       («1».   \U\)'<    UC- 
0   da    Severo,    vv.    rH^r-iH^^  „. 

"(,'n  UAKO    |  lutimi, >  |    imp.    rom.    (ari.    t/,i    1/13)  fi 

dlaVOtO     di     allineai''     la     fedi      .ri    liana     d  i  v-m  ndo 
imp.,  51,   vv.   2  190-33  r 3  „. 

"(hi  nt\    fonte   biop.r.   di   11.    Aliprnndi ',   XV,   4-t>  „. 

" Giustiniano  [lusHniano]  hnp.  d'Oriente  (an.  1537 

55,     VV.    3Ó3l-2(Vì,8  „. 

"  <  in     1  1  ,1  \  ,.1    II    \fiatininno,    tintinno]    Imp.    d'Or! 

(an.  685-695),  sbalzato  dal   trono  da  Leone,  60,    w. 
2994-3009*  riprende  il  trono  (an.  70:5-71  r),  vv.  3027- 

3029:  detto  poi  erroneamente  Od,  62,  vv.  3204-3309  „. 

"  Guatino  I  \  fustino]  imp.  d'Oriente  (tu.  ^18-527),  55, 
vv.  361S-3620,, 

"d'i. audio  FMPERATdRE   domavo  v.    Claudio  II „. 

"Godio  (ANDREA  da)  \A.  da  Godo]  congiurato  contro 
Lodovico  Gonzaga  (an.   1373),   145,   v.   10:583  „. 

Gonzaga  (signoria  dei)  suo  inizio,  11,  4-5 :  "e  di  lor 
signoria  nel  1340,  129,  vv.  9313-9221:  estensione  di 
lor  casata  nel   1413,   174,  v.   13108  sgg.  „. 

"  Gonzaga  signori  di  Reggio  (an.  1340),  129,  v.  9301  „. 

"Gonzaga  Antonio  instiga  Corradino  G.  a  trattare 
con  Can  Grande  della  Scala  per  spodestare  Lodo- 
vico G.  in  favore  di  Francesco  (an.  1366),  142, 
v.  10297  sgS-'-  sua  trama  con  Nicolò  G.  ed  altri 
(an.  1373),  145,  v.  10575  sgg.  „. 

"  Gonzaga  Bartolomeo  [Bertholame']  conduce  milizie 
nella  guerra  contro  i  Visconti  (an.  1397),  157,  v. 
11618:  difende  Governolo  (an.  1398),  158,  v.  11711  „. 

"  Gonzaga  Corradino  si  ritira  a  Verona  (an.  1366), 
142,  v.  10388:  invitato  da  Antonio  G.,  partecipa 
alla  congiura  contro  Lodovico,  v.  10303  sgg.;  sco- 
perta la  congiura  accusa  Antonio,  v.  10339  sgg.; 
vien  distolto  dagli  amici  dal  duello  contro  questi, 
ed  accusa  Can  Grande  della  Scala,  donde  guerra 
contro  lo  Scaligero  (an.  1366),  v.  10353  SSS-  »• 

"Gonzaga  Corrado  [Corado  G.]  conduce  in  m.  una 
Beccaria  (an.   1349),  124,  v.  8746  „. 

"  Gonzaga  Elisabetta  [Isàbeta  G.]  sorella  di  Francesco  va 
sposa  a  Carlo  Malatesta  (an.  1387),  149,  v.  10966  sgg.„. 

*  Gonzaga  fratelli  e  congiunti  donano  in  nozze  Gon- 
zaga-Scala (an.  1340),  Guido,  127,  v.  9008:  Filip- 
pino, v.  9011;  Feltrino,  v.  9014:  Corrado  v.  9017; 
Alberto,  v.  9020:  Ugolino,  v.  9023:  Pietro-Gianni, 
v.  9060:  i  medesimi  più  Luigi,  Federico,  Lodovico 
sono  insigniti  d.  cavalleria,  130,  vv.  9318-9333  „. 
"  Gonzaga  Antonio  ordisce  una  congiura  contro  Lo- 
dovico Gonzaga,  145,  v.  10575  sgg' »' 
"  Gonzaga  Feltrino  figlio  di  Luigi  attende  alle  opere 
di  fortificazione,  124,  vv.  8739-8737:  figli  di  lui, 
2-8 ;  in  seguito  a  contesa  coi  figli  di  Passerino  Bo- 
nacolsi,  congiura  coi  fratelli  Guido  e  Filippino  e 
Cane  della  Scala  per  cacciar  di  signoria  P.  Bona- 
colsl  (an.  1328),  122,  v.  8549  sgg.:  alla  difesa  di  Mon- 
tanara contro  il  Visconti  (an.  1348),  132,  v.  9476; 
sconfitta  di  Luchino  Visconti,  settembre  1348  a  Bor- 
goforte,  v.  9491  sgg.:  col  fratello  Guido  succede  a 
Filippino  nella  signoria  di  Mantova  :  i  figli  con- 
giurano contro  Guido  (an.  1356),  134,  vv. 9649-9675; 
oppone  con  Guido  e  Ugolino  difficoltà  alla  conclu- 


20fi 


INDICE  ALFABETICO 


[Gonzaga-Graziano] 


sionc  d.  paro  con  Bernabò  Visconti  (an.  135S),  136, 

v.  9801  m  - 

•Gos I  D  \  Fn.irriNo  con  Luchino  Visconti  e  Mastino 
della  Scala  dà  le  insegne  della  cavalleria  ad  alcuni 
nobili.  131,  v.  0240 '•  al  seguito  di  Luigi  re  d'  Un- 
gheria (an.  1347)1  ''"-■  r«  94395  difende  Borgofortc 
contro  Luchino  Visconti  (an.  1348),  v.  9495;  con* 
chiude  in  Milano  la  pace  (an.  1340).  133.  v.  0513: 
toglie  in  m.  donna  Varena  (an.  1354),  v.  9554;  si  ral- 
lieta  d.  ritorno  di  Feltrino  e  Ugolino,  134,  v.  9623; 
signore  di  Mantova,  sua  morte  (an.  I356),  v.  9644  -• 

"Gon/\ca  PllAirCBSOO  1  Lodovico  uccidono  Ugolino 
G.  e  gli  sottentrano  nella  signoria  (an.  1362).  137, 
vv,  0014-0007:  loro  signoria.  138.  v.  9968  sgg.  ; 
Francesco  conduce  in  ni.  Lieta  da  Polenta  (an.  1360). 
w.  0980-0004:  invocano  l'aiuto  di  Giovanna  I  con- 
tro il  Visconte  e  Can  Grande  della  Scala.  1  13, 
v.  10440  sgg.:  conehiudono  la  pace  con  Barnabò 
Visconti  e  con  Cane  della  Scala  (an.  136S):  Fran- 
cesco t  indi  a   poco,  144,  vv.   10554-10559 „. 

*  GoHZAOA  Fr  \v<  isco  II  figlio  di  Lodovico.  141.  v. 
10270:  sposa  una  figlia  di  Barnabò  Visconti  (an. 
1380),  145,  v.  10630  sgg.:  14S.  v.  10SS5  sgg.:  si- 
gnore di  Mantova.  149.  v.  10043:  accompagna  Va- 
lentina Visconti  sposa  al  duca  d' Oriens  (!)  (Luigi 
duca  di  Turalne)  (an.  1380).  150.  v.  11075:5110  ri- 
torno a  Milano.  151,  vv.  110S2-110S7:  a  Mantova 
vv.  iioSS-tiooo  :  manda  aiuti  a  Ugolotto  Bian- 
cardo  in  Verona  ribelle  al  Visconte  (an.  1300), 
v.  nono:  sua  signoria,  v.  11 145:  rifiuta  l'alleanza 
d.  Visconti.  152,  vv.  111S7-11228:  invitato  dal 
Visconti  a  Pavia.  153,  v.  11250  sgg.:  apre  a  G. 
Galeazzo  Visconti  il  proposito  di  andar  a  Roma, 
v.  1X368:  si  schermisce  a  una  riproposta  alleanza  d. 
Visconti,  v.  11 203  sgg.:  conserva  a  titolo  di  cre- 
dito alcuni  castelli  d.  Visconti  (an.  1391).  r>  H337'- 
avverte  i  Fiorentini  d.  sua  prossima  visita,  154, 
v.  11350:  va  a  Poma  (an.  1302).  v.  11353:  evita  le 
Insidie  orditegli  dal  G.  Galeazzo  Visconti,  v.  X1361 
sgg.:  a  Firenze  si  lega  col  Fiorentini,  condizioni 
dell'alleanza,  vv.  11565-11408:  conduce  in  m.  Mar- 
gherita Malatesta  (an.  1393),  Ti  [14x8  Sgg.:  rappre- 
saglie sue  con  G.  Galeazzo  Visconti  (an.  1304), 
155,  vv.  11462-11490:  fa  elevare  il  castello  di  Città- 
vecchia  (an.  1395),  v.  11401  sgrr.*  a  Bologna  e  a  Fi- 
renze eccita  i  confederati  a  iniziar  le  ostilità  contro 
G.  Galeazzo  Visconti,  v.  1 1 500  Sgg.:  propone  a 
Carlo  Malatesta  11  comando  d.  guerra.  156.  v.  11 530: 
fa  cancellare  le  insegne  d.  Visconti  dalle  tabelle 
pubbliche,  v.  ti  558  Sgg.:  fa  collocare  il  corpo  d. 
b.  Anselmo  nella  eh.  maggiore  (San  Pietro  (an.  1300). 

v.  n  576  sgg.:  ed  erigere  il  conv.  d.  Servi,  v.  11582: 

avverte  la  lega  d.  preparativi  di  G.  Galeazzo  Vi- 
sconti, 157.  v.  11602  sgg.;  respinge  un  improvviso 
assalto  su  Mentori  (an.  1308Ì.  v.  11Ó40  sgg.:  con- 
clusa la  pace  col  Visconte  si  reca  a  Pavia.  161, 
v.  11056  sgg.:  fa  innalzare  Santa  Maria  delle  Gra- 
zie (an.  1300Ì.  v.  1109:;  •  conquista  per  G.  Galeazzo 
Visconti,  Bologna  (an.  1401),  lo."1,  v.  13068  Sgg.: 
ha  in  custodia  Iacopo  da  Carrara,  sua  visita  al 
duca,    v.  alleato    col    Veneziani.    166, 

v.  12301  :  el.  dai  Veneziani  cap.  nella  guerra  contro 
Francesco   Novello  da  Carrara  (an.  1405).  conquista 


Verona,  vv.  1 2444-1 3405  ;  sua  signoria  e  morte  (an. 
1407),  168,  v.  13576  sgg.  „:  Antonio  Ncrli  per  suo 
desiderio  assume  11  reggimento  del  mon.  di  san  Be- 
nedetto Po.  IX,  9-10. 

"Gonzaga  Gio.  Franc  im •>>.  figlio  d.  prec,  sua  nascita, 
155.  v.  11 404  sgg.:  k'*  succede  nella  signoria  (an. 
1407),  suo  governo.  168,  vv.  135S3-13590:  acqui- 
sta Bozzolo  (an.  140S),  v.  13633  sgg. :  f*  innal- 
zare per  testamento  d.  p.  San  Polo,  vv.  13641-13647; 
conduce  in  m.  Paola  Malatesta  (an.  1409),  170, 
v.  13754  sgg.:  gli  nasce  un  figlio  (an.  1413), 
175.  v.  13390:  sua  signoria,  178,  v.  13491  sgg.: 
difende  Bologna  per  Giovanni  XXIII  (an.  1413), 
w.  13524-13535:  accompagna  il  Pontefice 
a  Lodi  e  a  Mantova  (novembre  1 4  1 3), 
v.  13546  sgg.:  condanna  i  Da-Prato  per  prevarica- 
zione (maggio    1414),    180.  vv.    13667-13605  „. 

«Gonzaga  Guido  cit.,  137,  vv.  9S59,  9S93:  p.  di  Lo- 
dovico. +  nel  1369,  145.  v.  10561  sgg.:  sotto  di  lui 
e  di  Lodovico  milita  l'Aliprandi.  XIV.  9-10  „. 

"  Gonzaga  Lodovico  sposa  la  Marchesana  d' Estc  (an. 
1556).  134,  v.  9638  sgg.:  ottiene  con  Francesco  la 
signoria  di  Mantova  (an.  1362),  138,  vv.  996S-9970: 
con  la  morte  di  Francesco  rimane  solo  signore  (an. 
1368),  145,  v.  10550:  sue  opere  edilizie  in  Mantova 
(an.  1370),  v.  10565  sgg.:  si  congiura  contro  di  lui 
(an.  1373),  v.  10573  sgg.:  tiene  gran  corte  nelle 
nozze  d.  figlio  Francesco  con  Agnese  Visconti  (an. 
1380),  148,  v.  10S96  sgg.:  sua  morte  (an.  13S3),  149, 
v.    1091S  sgg.  „  :  v.   Gonsaga  Francesco. 

"Gonzaga  Luigi  [Luise  da  G.~\  ha  di  nome  la  signoria 
di  Mantova  in  seguito  alla  congiura  d.  figli  Fel- 
trino, Guido  e  Filippino  contro  P.  Bonacolsi  (an. 
1328):  con  lui  comincia  il  dominio  d.  Gonzaga, 
123,  v.  8703  sgg.:  sposa  una  Malaspina  (an.  1340), 
v.  S744:  difende  col  figlio  Guido,  Mantova  dal  Vi- 
sconti (an.  1348),  132,  v.  9481  :  sua  morte  (an.  1360), 
137,  v.  0807  „. 

"Gonzaga  Nicolo  partecipa  a  una  congiura  contro  Lo- 
dovico. 145.  v.  10576  „. 

"  Gonz  \c  \  Ugolino  figlio  di  Luigi  sposa  una  della  Scala 
(an.  1340Ì.  1?4.  v.  8748:  accompagna  a  Venezia  Isa- 
bella Visconti  invaghita  di  lui,  132,  v.  9436  sgg.: 
promette  aiuti  a  Frignano  della  Scala  che  aspira 
alla  signoria  di  Verona.  133,  v.  9565  sgg.:  con  Fel- 
trino a  Verona,  è  tratto  prigione  da  Cane  della 
Scala.  134,  v.  0613:  sue  rappresaglie  contro  Bar- 
nabò Visconti  (an.  1357Ì.  135.  v.  9^S  sgg.:  a  Mi- 
lano per  trattar  d.  pace,  136,  v.  0751  sgR-  *•  sue  noz- 
ze (an.  1358?)  e  ricupero  di  castelli,  137,  vv.  9865- 
9888-  signore  di  Mantova  (an,  1360).  è  spento  da 
una  congiura  ordita  dai  fr.  Lodovico  e  Francesco 
(an.    1363Ì.  vv.   0913-9063  „. 

Gov7Mcxs.  Gonz  vici,  corretto  sempre  in  Gonzaga  fr. 
Mur.,   13.  1-2. 

«Gordiano  UT  imitratorf.  romano  (an.  33S-344),  47, 
vv.    1806-1004  ... 

"Grammatica  \Gramatica\  persona  allegorica,  offre  al- 
l'Aliprandi   la  storia  di  Mantova,  26,  vv.  11S-133,. 

■  Gr\ti\no  iMrtRvroRi    SO1UV0  v.   Graziano  „. 

"Graziano  \Gratiano\  imp.  rom.  (an.  375-3S3)  difen- 
sore d.  cristianesimo,  vince  i  Germani,  elegge  Am- 
brogio vese  di  Milano,  52,  vv.  3244-3394,. 


[Grazinno-Lc^lslnzionel 


INDICE  ALFABETICO 


207 


'  .1  \/iano  MONACO  [Gratianus  motta,  ut]  «  11.  COHM  "  Cotti - 
pilator  Decreti  „,  7,  21;  canonista,  $4'S0\  autore  </. 
u  Dee  return    (,'.  „,    9,  j. 

"  Grjboorio  di  Bisanzio  (san)  [(frigorie]  cit.,  32,  v.  >a86r 
Gregorio  \  il  papa,  icomunlci  Enrico  ni  (TV),  5, 80 1 6, 1. 

(iKiaioiUO  Vili  [fiurdino  hispano[   antipapi    favorito   da 

Enrico  IV  (V),  e-  preso  <la  Calisto  II  e  carcerato, 
6,  29-30;  7,  1-2;  noti-  biogr.,  <>,  j5-jó;  7,  *-<7. 

(ìkkcoiuo  Vili  \-w\  fa  raccogliere  scritti  biografici  in- 
torno a  Stìtt    Tommaso,   7,  30-43  '   oToH  cronol. ,   8,   s- 

Gregorio  TX  PAPA  canonizza  1  head  Francesco  e  Do- 
menico, °)  <;  dati  cronol.,  8,  6 j  ;  "Decretales  G.  IX „, 
9,  7-S;    10,  J4-3 S. 

Gregorio  X  PAPA  citi,   10,  6:  dati  cronol.,  17. 

Gregorio  XI  [Angelus  Corario]  pp.  e  deposto  dal  con- 
cilio di  Costanza,   15,  3;  dati  cronol.,   12,  14. 

Gregorio  XII  PAPA  sua  elezione,  14,  M-12:  e  deposi- 
zione, 13;  dati  cronol.,  io;  "  fGrlgolo]  e  deposto  dal 
concilio  diJMsa  (an.  1409),  169,  v.  12667  sgg.:  ospite 
in  Rimini  di  Carlo  Malatcsta  (dicembre  1412),  176, 
v.  1336S  sgg.;  favorito  da  Ladislao  re  di  Napoli 
e  dal  Malatcsta,  v.  13376  sgg.  „. 

"  Grigolo  v.  Gregorio  XII  papa  „. 

"  Grigorio  (san)  v.   Gregorio  di  B.  „. 

u  Griselassi  Grato  [Gradus  de  Griselaxis]  nipote  di  B. 
Aliprandi,  XIII,  33-34  „• 

"  Grisolfo  cavaliere  francese  vinto  da  Sordello  a 
Parigi,  103,  v.  6865  sgg.  „. 

"Grossolani  [Grosolani]  cas.  mantovana:  congiura  con- 
tro P.  Bonacolsi  (an.   1277),  120  v.  8395  sgg.  „. 

"Guazzi  Crescimbene  [Cresimben  di  Guazi]  dona  in 
nozze  Gonzaga-Scala  (an.  1340),  128,  v.  9132  „. 

"  Guazzone  Nicolino  [Nicholino  Guazone]  dona  in  noz- 
ze Gonzaga-Scala  (an.  1340),  126,  v.  8900  „. 

Guglielmo  di  Cantorbery  biografia  di  san  Tommaso,  7,  42» 

"  Guglielmone  [Guielmone]  gigante  alla  corte  di  Filip- 
pino Gonzaga  (an.  1345),  131,  vv.  9367-9390  „. 

"  Guidotto  [Guidoto]  vesc.  di  Mantova,  è  trucidato  dagli 
Avvocati  (an.  1235),  115,  vv.  8003-8011  „. 

"  Guielmone  v.  Guglielmone  „. 

Guillelmus  Duranti  v.  Durante  G. 

"  Guinicelli  Giovanni  [Zoane  da  Guinezelo]  dona  in 
nozze  Gonzaga-Scala  (an.  1340),  125,  v.  8849,,. 

Hefele  H.  fonte  bibl.  di  G.  Huss.,   14,  34. 

Heinricus  episcopus  v.  Enrico  vescovo. 

Heinricus  imperator  v.  Enrico  imperatore. 

"  Helena  v.  Elena  „. 

Heliseus  episcopus  v.  Eliseo  vescovo. 

"  HeLIUS  v.  Pertinace  imperatore  romano  „, 

"  Henrico  v.  Enrico  „. 

Herefordensis  [Herfrodensis]  corretto  da  Mur.,   10,  i;v. 

Tommaso  di  Jorz. 
u  Hestor  V.  v.   Visconti  Estore  „. 
"  Homo  v.   Omo  ^ 
Honorius  papa  v.    Onorio  papa. 
Hubert,  biografa  di  san  Tommaso  di  C,  7,  42. 
Hugonis  Chronicon,  fonte  bibl.,  3,  <?. 
Hungari  v.    Ungheri. 
Huss  Gio.,  note  biogr.  e  fonti,  14,  19-24. 
"  Hyrene  v.  Irene  „. 

"  Karlo  v.  Carlo  .. 


"  Kauoi.o  v.    Carlo  „. 

"Kmiuii      1,1     Prato  V.   Da  Prato  „. 

"  I  u  (>\ii<>    i>\    Ai.  i\    v.    Alessandria    (,'.„. 

"  li  romImo  <   •  •  1  v.  Girolamo  „. 

i.i.ii.i  ...     1  .il.,    pubblicati  da  Bonifacio   vin, 

10,    18. 

m  1  ■■,/<!  11  [Innocont,  Ttmoeontiuì\  pp,  farorlto  di  Lo- 
tario  imp.,   7,    17-19,   io-it\   \v.   errata-curriye\. 

Inno*  i:nzo  ih  PAPA  condanna  le  dottrine  <n  Gloacchi> 

no  e  11  libro  "  l'eri  Fisico»  „  di  Almerico,  8,  8-9; 
dati  cronol.,  6;  a  proposito  di  una  variante,  S-ir. 

Innocknzo  IV  PAPA  (ultore  di  diritto  canonico,  9,22- 
23;    dati  biogr.,   ib-17,   3». 

Innik  1  vzo  V   PAPA   «il.,    10,  6;  dati  cronol.,  17. 

Innocenzo  VI  PAPA  cit.,   11,  10;  dati  cronol.,  22. 

Innocknzo  VII  papa  clt.,  14,  8;  dati  cronol.,  9;  nota  di 
errore  cronologico,  8-0. 

Interdetto  di  Mantova;  sua  abrogazione  per  Nico- 
lò III,  10,  11-12. 

"Inventario  dei  beni  di  B.  A.,  XIII,  w-19;  XIII,  63- 
64  :  XIV,  1-Z0  „. 

"  Invenzione  del  Sangue  di  G.  C.  v.  Sangue  di  G.  C.  „. 

"Irene  [Hyrene]  imperatrice  d'Oriente  madre  di  Co- 
stantino VI  succeduta  al  figlio  nell'  imp.  (an.  797- 
802),  63,  v.  3240  „. 

Itolfo  [Itulphus\  vesc.  di  Mantova  erige  pr.  l'oratorio 
di  sant'Andrea  il  mon.  omonimo,  3,  14  ;  4,  2-5,  nota, 

3,    20-20. 

"  Iuviniano  imperatore  romano  v.  Gioviano  „. 
"  Iustlno  imperatore  d'  Oriente  v.  Giustino  „. 
"  Iustiniano  imperatore  d'  Oriente  v.  Giustiniano  „. 

Jaffe  cit.  bibliografia,  6,  j/. 

Januensis  ecclesia  catedralis  innalzata  ai  tempi  di 
p.  Gelasio  II,  7,  2. 

Joachim  (beato)  v.   Gioacchino. 

Johannes  abate  v.  Giovanni  abate. 

Johannes  Galeaz  comes  Virtutum  (!)  v.  Visconti  G.  Ga- 
leazzo. 

"  Ladislao  re  di  Napoli  [Lancilao  re  di  Pulgia],  suo 
dominio  fuor  d.  regno  (an.  1409),  169,  v.  12649  s&g«? 
è  sconfitto  da  Giovanni  XXTTT  (an.  14 11),  172, 
v.  12971  sgg.:  conchiude  una  tregua  con  G.  (an. 
1412),  176,  v.  13327  ;  fautore  durante  lo  Scisma  di 
pp.  Gregorio  XIII,  v.  13377;  occupa  Roma  (giugno 
1413),  177,  v.  13443  s§g*:  sottomette  a  se  lo  stato 
d.  Ch.,  v.  13460  sgg.  :  manda  ambasciatori  all' imp. 
Sigismondo  (an.  1414),  179,  v.  1365 1  „. 

"  Lancilao  re  v.  Ladislao  „. 

"  Landi  Manfredo  [Manfrè  da  Landò]  donna  in  nozze 
Gonzaga-Scala  d.  1340,  125,  v.  8813;  Albertino 
Landò,   130,  v.  9294;  Umbertino,  129,  v.  9234;  131, 

v-  9334  w 

*  Lanfranchi  (Antonio  dei)  aderenti  dei  Da-Prato 
(an.  1414),   180,  v.  13679  „. 

Laurentius  abate  v.  Lorenzo  abate. 

Legislazione  ecclesiastica  v.  Ugo  e  Riccardo  da  San 
Vittore,  Graziano,  Decretales  Gregorii  IX,  CUmenti- 
narum  l.,  Extravagantes  Iohannis  XVII,  Extrava gan- 
tes  communes,  Bernardo  di  Compostella,  Guglielmo 
Durante,  Bernardo  di  Pavia. 


20S 


INDICE  ALFABETICO 


[Leo-Malatesta] 


"  I.iu   imi'i  I  \  [ORI   :■.  I^one  e  Ltonsio  „. 

I  [Leo]  Imp.  d'Orienti-  (;in.  4 5 7 - 4 7 4 ì .  55,  vv,  2603- 

a6a 

III  imperatore  u' Orii  mi  un.  7 1  7-741),  du- 
rante il  suo  regno  Costantinopoli  e  assediata  dal 
-      acni,    62,    v\.    3319-3*30;   p.    di    Costantino   V, 

r.    Ji35^ 

n  IV  \Leo\  pp.  testifica*  Carlo  Malatesta  l'auten- 
ticità di  reliquie  scoperte  ■  Mantova.  3,  10:  con- 
sacra in  un  concilio  k  Mantova  la  scoperta,  ed  in- 
nalza l'oratorio  di  sant'Andrea  in  basilica.  11-13: 
sito  pontificato  e  varianti,  23-2$. 

•  i  IX  PAPA,  sotto  il  di  lui  pontificato  avviene  la 
seconda  scoperta  d.  reliquie  d.  Sangue  di  G.  C,  4, 
16-20;  5,  2-3:  richiamo  alla  cronaca  dell' Aliprandi,  4, 
4'-4$\  *  [Lion.  Lione]  '  invitato  da  Enrico  III  a 
convegno  in  Mantova  per  constatare  quella  sco- 
perta (an.  1040),  77,  v.  4423  sgg. :  arrivo  d.  p.  a 
Mantova,   v.  4441    sgg.  „. 

"LEONZIO  [Leo]  imp.  d'Oriente  (an.  695-498)  vien  bal- 
zato dal   trono  da   Tiberio   111,60,   vv.  3009-3017  „• 

LIBERO  Spirito    (FRATELLI  B    SORELLE    DSL)    eretici,    8, 

Libro  uhi  di  <  rj ti,  da  cui  si  ricava  la  professione  di 
B.  Aliprandi,  XIV,  1-4:  XIV,  31-32  „• 

"  LlCOao  \Lucino]  Imp.  rom.  (an.  307-323),  49,  v.  2077  „. 

LiNDNi.R  'Yn..  fonte  libi,  per  lo  Scisma  d'Occidente,  12,  24» 

"  LiON  v.  Leone  papa  ZA',,. 

"  Lione  Polo  [Poi  dal  Lion]  ambasciatore  di  France- 
sco Carrara  a  Francesco  Gonzaga  (an.  1404),  166, 
v.  12422  sgg.  „. 
LIONELLO  [Lionelo]  cav.  di  Puglia  mandato  dal  suo  re 
(Manfredi?)  a  provare  il  valore  di  Sordello:  vinto 
da  questi  e  mandato  messaggero  al  re  di  Francia 
(Luigi  IX),  83,  v.  4971  sgg.„. 

*  Lionkllo  d'Inghilterra  sposa  Violante  figlia  di  Ga- 
leazzo Visconti:  banchetto  e  donativi  (an.  1366), 
138,  v.  10000  sgg.:  suoi  donativi,  141,  v.  10259  sgg.  „. 

"  Liopardo  CAVALIERE  inglese,  vinto  da  Sordello,  106' 
v-  7M3  sgg.  „. 

Lodovico  (beato)  \L1tdovic11s]  fr.  francescano,  sua  ca- 
nonizzazione,  10,  28. 

"Lodovico  il  Buono  [Ludovichó]  (an.  S14-840)  divisione 
dell' imp.,  64,   vv.  3306-3320  r. 

Lodovico  duca  di   Baviera   [Ludovicus  dux  Bavariae] 

favorisce  l'elezione  dell'antip.    Pietro  di    Corbaria 

(Nicolo  V),  11.  2-3. 

"  Lodovico  II  rk  di  BAVIERA,  poi  di  Germania  (f  an. 
876.  fìllio  di  Lodovico  imp.),  64.  v.  3321:  fa  col 
p.  una  spedizione  lo  Bretagna,  v.  3325  sgg.  „. 

"  Lodovico  ITI  imi-i  umori  (an.  903-905)  (di  fatto  solo 
re  di  Provenza  e  d'Italia),  sotto  di  cui  i  Romani 
sentenziano  appartener  la  corona  imperiale  ai  prin- 
cipi tedeschi,  6^.  vv.  37S3-3700  „. 
vico  rk  di  FRÀNCIA  [Lodovicut  /ex  Frantie],  cioè 
Luigi   IX    vicn   canonizzato.    10.    1  s- 19. 

LOMBARDO  Pi!  ino  [Prtrus  Lomgbardus,  Logbardus],  mae- 
stro d.  sentenze,  7,  20:  nota  di  varianti  e  dati  biogr., 
20-13. 

LOMBARDO   OpIZZINO    \T.umlardo    Opizino]    partecipa    in 

Mantova   a   una  congiura  (an.    126.01.    117.  v.   S201  „. 

ino   Ini  vini    \L$ng(uMt\y   milite   e   martire,   porta   a 

Mantova   il    Sangue   di   <    .    <.'..   3,  5-6:    la    leggenda, 


11,  31,  34:  12,  1-3;  il  sepolcro  e  fatto  aprire  da 
Carlo  IV  imp.  e  le  reliquie  asportate  in  parte,  7-11  ; 
per  la  leggenda  e  le  gesta  si  rimanda  alla  Cronaca 
dell' Aliprandi,  3,  20-22  :  ■  cit..  XII.  l  :  assiste  al  mar- 
tirio di  G.  C,  39,  vv.  1299-1306;  si  converte  alla 
fede  e  ne  raccoglie  il  Sangue,  40,  vv.  1307-1333; 
lo  porta  a  Mantova,  v.  1335:  predica  la  nuova  fede 
e  opera  miracoli  contro  le  persecuzioni  di  Ottavio 
prefetto  di  Mantova,  vv.  1345-1547  ;  sua  morte  e 
miracoli.   4.?.   vv.    1545-1590. 

Lorenzo  XIII  [Laureniius]  ab.  d.  mon.  di  sant'Andrea, 
11,  8  sgg. 

LOSERTH,  fonte  bibl.   di   G.    Huss,    14,   24. 

*  Lotario  I  [Lotharió]  imp.  (an.  S40-S55  re  d'Italia  poi 

imp.  figlio  di  Lodovico    il    Buono),   64,    vv.    3317, 

333°"3333  r 
"Lotario  [Lotharió]  imp.  (figlio  di  Ugo,  fu  solamente 
riconosciuto  re  d'Italia  (an.  947-954),  70,  vv.  3S12- 

3SI4r- 

Lotario  II  imperatore,  favorisce  pp.  Innocenzo  II,  7, 
17-19.  10-11  [v.  errata-corrige];  "  di  Suplimburgo  (an. 

"33""37)i  "8-  vv-  4553-4555»- 
"  LothajUO   IMPERATORE  v.  Lotario  r 

u   Ll'C'ANO    POETA    LATINO    44,    V.    1665   „. 

"  Luci  no  imperatore  romano  v.  Licinio  „. 

Lucio  IH  PAPA  cit..  7,  27;  8,  1;  dati  cronol.,  4. 

Ludovicus  v.  Lodovico. 

LUIGI  IX  rk  DI  FRANCIA  [Ludovicus  rex  Frantie]  è  ca- 
nonizzato, 10,  18-19;  dati  cronol.,  2j:  "(se  ne  parla 
senza  farne  il  nome  nei  capitoli  che  toccano  di  Sor- 
delio  (an.   1 226-1 270);  v.   Sordello. 

Luigi  re  D'UNGHERIA,  in  Napoli  per  vendicar  la  morte 
di  Andrea  suo  fratello  ucciso  (an.  1347),  132,  v.  9425; 
partecipa  alla  lega  suscitata  da  Fran- 
cesco Carrara  (!)  contro  Venezia  (an.  1373), 
145,  vv.   10632-10659  „. 

"  Lumhardo  v.  Lombardo  „. 

"Lusignano  Pietro  re  di  Cipro,  in  Mantova  (an. 
136S),  144:  vv.  10500-10517  :  prende  Alessandria, 
v.   10525  sgg. „. 

*  Luzio  Alessandro  cit.,  XXIII,  7  „. 

"  Maciiometo  v.  Maometto  „. 
"  MacOMETO  v.  Maometto  „. 

"Murino  imperatore  romano  (an.  217-218),  46,  vv. 
1869-1874  „. 

*  MAGNA VACCH3   Aicardino  [Aichardino  di  Magnavachi] 

partecipa  a  una  congiura  contro  Lodovico  Gonza- 
ga (an.  I373),1  145.  v.  10578,,. 

'MAIA  madre  di  Virgilio,  ha  un  sogno  prenunciatore, 
30,  v.  473  sgg.  „. 

"MaLABPINA  Antonio,  dona  in  nozze  Gonzaga-Scala 
(an.    1340},    126,   v.   S9o6„. 

"Malaspina  A/zo  [Ato  AL],  dona  in  nozze  Gonzaga- 
Scala   (an.    1340),    125,    v.    SS2S„. 

"  M  '.'  ISPIN  \  Hi  rj  ita  [Bereta  M.].  dona  in  nozze  Gon- 
zaga-Scala  (an.    1340).    126.    v.  8905  „. 

'MALASPINA  LEONI  {Lion  M.]  dona  in  nozze  Gonzaga- 
1340).   125.  v.  sSo4  r 

"  MAI  mima  Carlo  conduce  sposa  Elisabetta  Gonzaga 
(.in.    [387),    14°.   v.    IO968;  è  proposto   cap.   d.    lega 

contro  (;.  Galeazzo  (an.  1305).  156.  v.  ii533sgg-: 
suo  rifiuto,    v.    11545:    durante  la    guerra  d.    139S' 


I  Mnlntesta-Mnrchesann] 


INDICE  ALFABETICO 


200 


I   iiimiciò     il       i  M-  <■■  Il  i  I  .        I      ,     I  j>.      Il,    mi,    I      ]!.-!       1,1111      il'   l'I 

sidic  158,  V.  ii;.;  *gg>ì  consiglieri  il.  dina  Gio. 
Maria    VllCOntJ    dm.     i  |"7).    I'iN,    v.    12,,  .  :    di- 

fende  Mi  In  ih,   ,  ..ni  i  (.   l'iam  ,••.,  n   ('.me,   v.    I  21  >i  I  j  ,  .i|i. 

da  Fiorentini  (an.  (409),  169,  v.  1  6  con  Pan- 

dolfo  Maiale-. (a  presenzia  In  Mantova  agli  sponsali 
il.  Borella   Paola    con  <;.  Francesco   Gonzaga,   170, 

v.    137K;    Sgg.;    eh   àtri    \  ene/.iani    cap.    nella     guerra 

contro  gli   UngherJ  (an.  1 .4 1 3 ) ,   1 7t ,  v.   i(i:,s 
riprende   a   quésti    molli    casi. ili  nel    Frfùll,   173, 
v.  1330'  sgg.:  è  sconfìtto,  e  e  gfl  Uriglicrl: 

ferito  gravemente  chiede  licenza  a  Veneziani,  17<», 
v\.  1  1330-13353;  ospita  In  Rimini  Gregorio  MI  pp. 
(dicembre  1412),  v.  13369'  partecipa  durante  lo  sci- 
sma por  Gregorio  \n,  v.  1^3785  òombàfte  nel  Uo- 

logncso  por  Ladislao  (an.  1413),  178,  v.  1353O  sgg.  „. 

"  Mai.atksta  (Mai.atksta  DEI)  nella  guerra  tra  Gon- 
zaga e  Visconti  (an.  1307),  137,  v.  11615  sgg.  :  e 
mandato  dalla  lega  alla  difesa  di  Mantova  (an.  ÌC398), 
v.    i  160;  ,.. 

Mai.  \  11  sr  \  MARGHERITA  [  ?Jargarita  de  Jfalatestis]  va 
sposa  a  Francesco  Gonzaga,  13,  6-7:  dati  biogr.  con 
rulliamo  alla  Cronaca  dell'  Alìfrandi ,  10-12  ;  "  sue  noz- 
ze (an.  1393),  sue  doti,   155,  v.   11428  sgg.  „. 

Mai.atksta  Paola  [Paula  de  M.\  va  sposa  a  Gio.  Fran- 
cesco Gonzaga,  14,  H-15;  "sullo  stesso  argomento 
(an.  1409),  170,  v.  12757  sgg.;  mette  in  guardia  lo 
sposo  contro  iDa-Prato  (an.  1414),  180,  v.  13699  sgg.„. 

"  Mai.atesta  Pandolfo  saccheggia  Como  (an.  1402),  164; 
v.  13257  sgg.:  ha  per  denaro  la  signoria  di  Brescia 
(an.  1404),  165,  v.  12368;  compera  dai  Suardi  la 
signoria  di  Bergamo  (an.  1407),  168,  v.  12591;  regge 
Brescia  e  conquista  Melegriano  (an.  1411),  172, 
v.  12923  sgg.;  e  combattuto  da  F.  Cane,  v.  12964, 
difende  Brescia  da  F.  Cane,  v.  12996;  ricupera  le 
terre  perdute  (an.  1412),  175,  v.  13283  sgg.;  succede 
al  fratello  Carlo  nella  guerra  contro  gli  Ungari 
(agosto  1412),  176,  v.  13354  sgg-'  gii  s*  ribella  la 
campagna  bresciana,  v.  13364  sgg.:  accampa  a  Tre- 
viso contro  gli  Ungari  (an.  1413),  177,  v.  13419  sgg.; 
devasta  il  territorio  cremonese  (luglio  1413),  v. 
13464  sgg.;  sua  signoria,  178,  v.  13490;  fa  incar- 
cerare l'ab.  A.  Nerli,  IX,  H-15  „. 

"  Malavesina  v.  Malvicini  „. 

"  Malvicini  Bonotto  [Bonoto  Malavcsind\  dona  in  nozze 
Gonzaga-Scala  (an.  1340),   125,  v.  8840,,. 

"Manfredi  re  di  Puglia  e  Sicilia  (f  an.  1266)  man- 
da Lionello  a  provar  nell'armi  Sorde  1- 
1  o  (!),  83,  v.  4962  sgg.  „. 

"  Manfredi  Bonifacio,  Guiduccio,  Nicolò,  Paolo, 
Tommamno  donano  in  nozze  Gonzaga-Scala  (an. 
1340),   126,  vv.  8930-S934,,. 

Manfredo  vkscovo  di  Mantova  conferma  al  mon,  di 
sant'Andrea  le  prec.  donazioni  e  v'aggiunge  la  eh. 
di  san  Pietro  in  Oro  e  la  terra  di  Soave,  6,  22-24. 

"  Mangili  A.  cit.,  XXIII,  8  „. 

"Manto  [Manthos]  fondatrice  di  Mantova,  27,  vv.  227- 
228  ;  lascia  Tebe,  giunge  a  Ravenna,  risale  il  Po 
fino  al  Mincio,  28,  vv.  242-275:  risale  il  Mincio  fino 
al  Garda,  ferma  quindi  sua  stanza  tra  Ripalta  e 
Formigosa,  vv.  281-287  sgg.;  sua  f,  29,  vv.  372-374; 
elogio,  vv.  345-356,,. 

•Mantova   [Mantua],   26,    v.    132;    principi    d.   e.,   27> 


\  \ .    2 1  ';    ;  1  1  •   -.  di  ii'iiim-,  29,  w.    -,  j',  j  />  ■  p 

un   costruzioni  (ani    ,<><>  ■>.  Cr.),  vv.  160*363;  1«  ■  . 

■  .  hi  1.    VV.   360-36  .1  .indimi  nlo    d.    >  .    ( 

|,n,  ...  (  1 .1  1  IO,  v.  401  sgg,  •  prima  di 

Virgilio,  v.  469;  danneggiata  da  Ario  •  soldati,  31. 
w.  yjj  600;  guerra  con  Modena  pel  dominio  d, 
Po  (an.  530)  (!),  58,  w.  2639-3900;  r<  n'imp. 

d'Oriente  Maurizio  (an.  603)  (!),  59,  w.  39x6-3974; 
guerra   <Jon    Cremona   pel   predominio  d.  f.   Ogllo 

(an.  700-705),  60,  vv.  3030-3203;  la  port.\  "Qua- 
dro/./.,! „,  02,  vv.  3195-3197:  Interviene  nella  guerra 
tra  Verona  e  Vlceàza  dell'ani  843,  67,  v.  3376  sgg.; 

la  campana  di  Sant'Andrea  f:m,  IÓOO),  70,  vv.  3881- 
38995  guerra  con  Verona  fan.  10.(6),  72,  V.  4005  sgg.; 
saccheggio  di  Verona  e  mutilazione  di  tremila  pri- 
gionieri, 74,  vv.  4179-4306  sgg.;  scoperta  d.  reliquie 
d.  Sangue  di  G.  C.  (an.  1048),  75,  v.  4340  sgg.; 
grandi  feste  che  ne  seguono,  77-78,  v.  4433  sgg.; 
torbidi  in  Verona,  78,  vv.  4571-4591;  inizio  d.  Ponte 
d.  molini,  7'),  vv.  4619-463 1:  guerra  con  Ferrara, 
vv.  4637-4642:  e  sconfitta  dai  Veronesi  nell'an.  1199 
a  Ccpata,  vv.  4643-4645  ;  sconfigge  i  Modenesi  a 
Sormcnzono  nell'an.  1201,  vv.  4646-4648  ;  assediata 
invano  da  Ezzelino  (an.  1206),  80,  vv.  4745-4826; 
lotte  intestine  (an.  1208),  114,  vv.  7910-7915:  guerra 
con  Ferrara  (an.  1220),  vv.  7937-7942;  costruzione 
d.  Palazzo  d.  Signore  (an.  1222),  vv.  7943-7951-.il 
borgo  di  Porto,  4-/0;  guerra  coi  Reggiani  (an.  1223), 
v.  7955  sgg.;  costruzione  d.  molini,  selciatura  d. 
vie  (an.  1229),  costruzione  d.  castello  di  Ostiglia 
(an.  1233),  115,  vv.  7961-7965  ;  la  porta  d.  Folli,  le 
mura  (an.  1240),  116,  vv.  8054-8059:  sconfitta  dai 
Veronesi,  vv.  8060-8062;  vittoria  sui  Veronesi  (an. 
1244),  vv.  8069-8080;  guerra  coi  Cremonesi  (an. 
1249),  vv.  S084-8090;  costruzione  d.  Palazzo  nuovo, 
vv.  8093-8095;  repressione  di  un  tentativo  di  fuo- 
rusciti su  Borgoforte,  vv.  8102-8107;  pace  coi  Cre- 
monesi, vv.  8108-81  io:  ricupero  di  Suzzara,  vv.  8123- 
S125:  discordie  di  parte  (an.  1268),  117,  vv.  8138- 
8173:  guerra  con  Brescia  (an.  1278),  120,  vv.  8447- 
8449:  la  torre  d.  sale  (an.  1300),  121,  vv.  8523- 
8527:  abbatte  le  torri  degli  Asandri  e  d.  Cremaschi 
per  completamento  d.  mura  (an.  1352),  133,  vv.  9544- 
9552  ;  vi  giunge  il  re  di  Cipro  per  aiuti  contro  i 
Saraceni  (an.  1368),  144,  vv.  10500-10517;  inizio  d. 
Castello  (an.  1395),  155,  v.  11491  sgg.;  erezione  d. 
conv.  d.  Servi  (an.  1396),  156,  vv.  11582-11583;  Ini- 
zio d.  facciata  d.  Duomo  (San  Pietro)  (an.  1403), 
164,  v.  12214  sgg.  ;  abbrucia  il  Palazzo  d.  Ragione 
(an.  1413),   177,  v.  13411  sgg.  „. 

"  Mantovani  v.  Mantova  „. 

"  Mantovano  (codice)  v.  Alifrandina  „. 

"  Mantua  v.  Mantova  „. 

"  Maometto  [Macometo,  Machometo\  predica  la  nuova 
religione,  49,  vv.  2949-2969  „. 

"  Marcaria  (Federico  conte  di)  caccia  con  P.  Bona- 
colsi  11  pod.  Guido  da  Correggio  da  Mantova  „. 

"  Marciale  v.  Marziale  „. 

"Marciano  imperatore  d'Oriente  (an.  450-457),  55, 
vv.  2587-2602  „. 

"  Marchesana  d'  Este,  m.  a  Lodovico  Gonzaga  (an. 
1356),  134,  vv.  9638-9639  ;  f  nel  1381,  vien  sepolta 
in  San  Francesco,   149,  v.   10910  sgg.  „. 


T.  XXIV,  p.  xm  —   14. 


210 


INDICI-;  ALFABETICO 


[Marco-Nogaroli] 


M àR< o  (ordini:   di  agiato    ;  per    fr. 

Alberto.    S.    11-1--- 

*  Marco  (san)   [Afarcho],   il    corpo   vien    trasportato   a 

irante  l'Impero  di  Leone  I  il  Trace 
(ari.   458),    ma   di    Leon      V     l'Armeno   (an.   813-820. 
v.    2606  ,. 

M  vK'Jiii.ki  ri   DB]    M  ILA  '  itta. 

MARGHERITA    i.ki  ih  \    ;•.    Dolcino. 

Maria    i.  HXKSA    di  s  \ma).  fondaz  ,  13,  15. 

MARIA    ■  '.    Visitazione   di  Maria   (festa). 

"  MaRONI     :.    Virgilio  „. 

MaronI    l':i  ino  V.    Celestino    V  papa. 

"MaRQUARDO   patriarca  di  Aquileia   allealo    nel    136S 
coi   Gonzaga   contro  i   Visconti    egli    S 
liberi.    141.  v.    10476;    nel    1378    con    Lodo- 
vico   re  d'Ungheria  contro  Venezia,   140, 
v.    10660  „. 

■  MartIGNANA  Fu. un  rio,  dona  in  nozze  Gonsaga-S 

{.in.   1340),    126,   v.  S904  „. 

•■  Martino  vesc  >vo  di  Tours  cit,  52.  v.  2283,. 

Martino  IV  papa  cit..  10,  13  :  dati  cronol.,  20. 

Mar  uso  V  [Oddo  de  Columna]  pp.  ci.  p.  dal  concilio 
di  Costanza,  15.  4-5:  di  ritorno  da  Costanza  visit.; 
Mantova   poi  Firenze.  5-7:  dati  cronol.,  6. 

MARZIALE  [AfarctaUs]  vesc.  di  Mantova  durante  la  se- 
conda invenzione  d.  reliquie  di  G.  C,  4,  24  :  "  [Mar- 
ciale] per  invito  d.  conte  Bonifacio  riceve  in  con- 
segna  dette   reliquie    (an.    1048),    76,   v.  4375   sgg.  „. 

"  MASI  ni  io   imperatori:  romano  v,   .i/assenzio  „. 

■  MASSENZIO    [Masentio]    imp.    roni.    (a n.    306-312).     1". 

vv.   2091-2102  „. 
u  MASSIMINO  [Maximiano]    imp.  rom.  (an.  235-238),    47, 
vv.    1887- 1895  „. 

*  MaTHKLDA  v.   Matilde  „. 

"Maiiiio   (SAN)    EVANGELISTA   V.   Matteo  „. 

Matilde  (contessa)  cit..  0.  l;sua  morte,  31:  u  [Mathel- 
da],  73.  vv.  4514,  4531:  f  nell'an.  1115,  w.  4550- 
4552:  IX.   13  „. 

"MATTEO  (SAN)  EVANGELISTA,  sua  predicazione  imp. 
Caio.   43.    vv.   1609-1610  „. 

"Maurizio  [Mauritio,    Afauridus]    imp.   d'Oriente 

$82-602)  riconquista  l'Italia,  59,  vv.  2004-2925:  uc- 
ciso da  Poca,  v.  2950  „. 

•'  Mazzelu  V.,   XXII,  9„. 

"  Mazzi r<  (  BELLI  G.  M,  fonte  hiogr.  di  13.  Aliprandi  XV, 
2:   XV,  23-25  •• 

•*  Mwimiano  v.  Ma  stimino  „. 

"Mecenati  [.Vicinalo],  protettore  di  Virgilio,  33,  \>. 
682,  oo4,  7:.,.  734,  742  ... 

'■  Mi  MORIA,  personaggio  allegorico,  guida  il  poeta  sulla 
diritta  via,  25.  4s  sgg»i  lo  presenta  a  Retorica,  26, 

*▼«  97.   133  ••• 

"  Mi  1. ino  7'.    Merlino  „. 

•Mi  imi.  I,    discepolo    di    Virgilio,   37.    vv.     IO4I- 

"Ma  111  1.1     1    \Michaele,  Michael\  imp.  d'Oriente  (an.  8ll- 

B13),  63,  w.  3261-320 

"MlCINATO    •  .    MfCinat 

"  MlONON,  fonte   bill,   di    Ugo  da   San    Vittore,    7.   tj  ... 

"Milano,   guerra    con    Pavia,    imperando  lo    II 

(an.    L.21-423),   53,    \\.    -  •  incili.  11  ia     ili 

pace   tra  Manto  mona  (an.  70    l.  '>  1 .  \  . .  31  23- 

• 


Militi  di  Cristo  (ordini  religioso)  fondato  da  Dio- 
nigi re  di  Portogallo  (an.  I  270-1325).  sua  istituzio- 
ne,   10.   29:    1  1       . 

"  M11.1 1  11  (C  LO»  UfO  DI  i)  dona  in  nozze  Gonzaga-Scala, 
128,  r.  9138,. 

-  Min\zi    (MlNAZO   di  t),   dona    In    nozze   Gonzaga-Scala 

(an.  1540).  129,  v.  9165  ... 
Minori   (orsini    dei   frati)  cit..  S.  o-n-,  conferma   d. 

■ola   per   Onorio  III,   16-17. 

"  Mirandola  (Paolo  della)  [Pollo  de  la  Afirandmla]  dona 

in   nozze  Gonzaga-Scala   (an.    1340),    13<>,   vv.  9240, 
;  :   insignito  d.  cavalleria,    131,   V.   0340... 

•  MODENA,    guerra    con    Mantova    pel    dominio    d.    Po 

(an.  520!),  56,  vv.  2639-2900;  e  sconfitta  da  Man- 
tova a  Sormenzono   nel    1201,   79,  vv.   4646-4648,,. 

"MONFERRATO  (MARCHESE  Dì)  :'.  Teodoro  II  marchese 
di  M.  „. 

'■  MONTAGIOLO  Casb.  fr.  benedettino  trascrive  la  cro- 
naca dell'ab.  Nerli  pel  Mur.,  XI,  20 

MONTECASSTNO  (ABBAZIA  ul)  nota  sulla  fondazione ,  4,  /  3-21. 

*  MoNTscuccoLi    [AfontecucoU]  casata  veronese  in  lotta 

con  quella  d.  Conti  (an.  1206),  111.  vv.  7904-7909, 
conclusione  d.  pace    an.  1233),  11".  vv.  7985-7- 

"MoNTEMBRLO  (Arico  da)  dona  in  nozze  Gonzaga- 
Scala  (an.   1340),   125,  v.  SS76  ... 

"Morsa  \.Uorìa\-  il  principe  d.  Morca  manda  amba- 
sciatori all' imp.  Ladislao  in  Serravalle  Ligure  (an. 
14 14),    17'),   v.    13655  ,. 

'•  Mi  RATÒRJ  L.  A.  prima  ed.  d.  Breve  Chronicon,  XI,  19: 
XI,  /q-jo  sgg.  :  XII.  23-24:  detrattore  dcll'Aliprandi, 
XIV,  13:  XV,  25:  fonte  biogr.  dell' A.,  XVI,  i-bo; 
XXII,   10  ,.. 

■  Mi-ssAi  ia  G.  cit.  bill.,  XXII,  3-4  ». 

N.    X.,  De  itrventione  Sanguini*  Dei,  fonte  bibU,  5,  a. 

"  \  1  <. risoli  F.  cit.  come  proprietario  d.  cod.  £.,  XVI,  11  „. 
1U.1    (FAMIGLIA)   [de  Nerlis],   IX,  8-13  ... 

NERLI  A\  i  •  >nio  \Antonius  de  A'erlis]  ab.  d.  mon.  di  san- 
t'Andrea. 13.  l  sgg.:  inizia  la  facciata  d.  eli.  di  san- 
t'Andrea, e  ne  restaura  il  convento,  23-26;  ab.  di 
San  Benedetto  Po,  26:  autore  d.  "  Breve  Cbronicon  „, 
28-Ò0:  inizia  un  poema  sulla  contessa  Matilde,  30- 
3::  e  tenutolo  prigione  a  Prescia  da  P.  Malatcsta, 
33:  f  a  Poma.  11.  l-::  "biografia  e  descrizione  d. 
cod..    LX-XV  ... 

'  N  km  Pi  \ni  OZZO  [Bitmcouo  di  A'.|  dona  in  nozze  Gon- 
zaga-Scala (an.    [340),    12S.  v.  0150... 

■  NeRONI     IMPERATORI    km  ,1  \\  >>;  governo,   carattere,  de- 

litti. 43,  vv.  1629-1692:  45,  v.  17'"),.. 

•■  Nerva   [/forvia]  imp.  rom..  45.  vv.   1770-1775,. 

"NlCBFORO  [Nichefhoro]  imp.  d'Oriente  (an.  802-811), 
63,   vv.  3253-3257  ... 

■'   NlCHEPHORO    IMPERATORE    D'ORIENTI      ..    Nicoforo  „. 

NICOLÒ    III    |  <]   per    ricorso  dell'ab.  Alberto,  con- 

danna i  saccheggiatori  di  Sant'Andrea  nei  danni, 
toglie  loro  la  scomunica  e  l'interdetto  alla  e.,  10, 
10-12;  dati  cronol.,  iS  : 

NICOLÒ   IV    PAPA   cit..    10,    13:  dati  cronol.,  21. 

Nicolò  V  [Petrus  de  l'orbano]  antlp.  cit.,  11,  i-3:  dati 

:ol.,    IO. 

SODAR]  1'..  fonte  bill,  di  san  Longino  Martire,  5.  13-/S: 
a  proposito   d.    lamina   incisa,    12.   //. 

-  Noi  kRoi  1  Antonio  uc  ati,l  1".    ■ 


f  Nogaroli-Philosopliia  | 


INDICI^;   ALKAIÌKTICO 


211 


"  NoGAROU    Dino  |  Dina  da  A'.  |  domi  in  no/./.r  Goni 

Scala  (ai).  1340),  1 25,  t,  8855  „. 
Norberto  (san)  fondatore  doU'ord,  dot  PrtmonHraUnrt, 

6,  j--j/. 
•■  \(»\  \  11  l''.  dtdiea  „. 

Ni   ^ERARIO  IMPERATORE  ROMANO  ■"•  ('tirino  r    Yitiiirriano. 
"  Oiuz/o    I'   SIGNORE   di  FERRAR  \    tosti    I    Mantova 

(a  n.    C269),   un  parlilo  contrarlo  i<>  coitrlng 
1  1  dar  la  Ci,  1 17,  vv.  8174-83  [8  .,. 

•■  Obxszo  [l'allega  col  VI  acontlalDellaScala 
(ah.  [348),  132,  \-  «  »  *  «■  »  1  attenda  a  Governolo, 
v.  gì;-'-,  leva  il  campo,  133,  r.  o.|oS  „. 

"Odiki  1  m  \m  10  dona  In  nozze  Gonzaga-Scala  (an. 
[340),  128,  v.  0150  ,.. 

"  Oliviero  guerriero  di  Carlo  Magno,  muori-  combat- 
tendo contro  i  Saraceni,  03,  v.  3289  „. 

"Omo  Gabriele  [Gabriel  Ifomo\  pod.  di  Verona,  repri- 
me il  tentativo  criminoso  d.  Da  Quinto,  174, 
v.  13191  sgg.  „. 

Onorio  [Honorius]  lmp.  rom.  (an.  395-423),  52,  vv.  3340- 

»35*  ••■ 

"  Onorio  II  PAPA  (!)  cit.,  6,  27  ;  antip.  favorito  da  En- 
rico IV t  dati  cronol.,  8  ,,. 

Onorio  III  PAPA  cit.,  8,  7:  dati  cronol.,  8, /<?,  b*  ,,. 

Onorio  IV  papa  cit.,   10,  13;  dati  cronol.,  10,  so. 

"  Opizzi  (Antonino  degli)  cap.  nella  guerra  tra  Gon- 
zaga e  Visconti  d.   1397,   157,  v.   11617  „. 

"  Ordelaffi  Francesco  [F.  Ordita ffi\  dona  in  nozze 
Gonzaga-Scala  (an.  1340),   127,  v.  9045  „. 

*  Ordilaffi  F.  v.   Ordelaffi  „. 

Orsini  Felice  nel  castello  di  Mantova  (an.  1853),  13,  ib. 
"  Orsola  (santa)    scampa  alla    strage  d.  vergini,    155, 
v.  3592  „. 

*  Ostili  ano  impfratore  romano  v.  Decio  III „. 
"  Otavian  imperatore  romano  v.    Ottaviano  „. 

u  Oto  v.    Ottone  „. 

a  Ottaviano  [Otavian,  Ottavian]  imp.  rom.,  guerra  con 
Antonio;  confisca  e  divisione  d.  terre,  31,  v.  533 
sgg.:  33,  v.  723;  suoi  rapporti  con  Virgilio,  34, 
vv.  800  sgg.,  894  sgg.,  940  sgg.  ;  36,  v.  905  sgg.;  37, 
vv.  ino,  1126;  38,  vv.  1149-115S;  di  Ottaviano 
imp.,  vv.  1159-1242:  gli  appare  in  sogno  la  Vergi- 
ne, v.  1201;  a  lei  dedica  un  tempio:  Santa  Maria 
in  Aracoeli,  v.  I3i6*  altre  opere,  v.  1338;  sua  f  39, 

VV.     1334-1343„. 

"  Ottavio  prefetto  di  Mantova,  persecutore  di  Lon- 
gino, 42,  vv.  1535,  1547,  1553,  1559,  1575  „. 

"  Otto  di  Brisvich  v.  Brunnswick  „. 

Ottobono  cardinale  diacono  di  Sant'Adriano,  regge 
temporaneamente  il  mon.  di  sant'Andrea,  poscia 
pontefice,  9,  18-19:   10,  4-5;  v.  Adriano  papa. 

"  Otto  Terzo  signore  di  Parma  e  Reggio,  165, 
vv.  13359-13367;  fa  guerra  a  Cremona,  168,  v.  13594 
sgg-:  in  guerra  con  gli  Estensi  di  Modena  (an.  1407), 
vv.  13613-12620;  fatta  la  pace  (an.  140S)  è  per  tra- 
dimento  UCCisO,    V.    I3Ó32  „. 

*  Ottone  imperatore  romano  combattuto  nella   Spa- 

gna da  Galba,  44,  vv.  1701-1703;  sua  f  per  Vespa- 
siano, vv.   1716-1731  „. 
"  Ottone  I  [Otto,  Oto]  imp.  (an.  962-973)  con  cui  i  Te- 
deschi hanno  defyiitivamente  la    corona  dell'  imp., 
70,  vv.  3821-3862  „. 


"OtTOUI      II     ivri.n  \  uhm     (■>"■   967-983),    7",    vv. 

"Ottoni    111  imi-i  a  -.  1 01  '   (an.  996  ioos)  fi   InnaJ 
ii"  palasao  In   R.  1  è   ucclao  <ii   ralaao,  7'', 

w.  3873-3880  „• 

PadoLIUoNI      Vi     l'-fllfilftto    {in.iifi.tr,,,    ,li    Min). 

i'  Mim  \  (  preaa  dal  Veneziani  al  1  li,  la;  "aiuta 

Verona  nel   1046,  74,  v.  4x58)8!  Uberi  da  Ezzelino 
con  L'aiuto  <i.  Ferrareal,  si,  w.  ;  lag  ^831  sgg.». 

"    l'\l    \\  I.MM    V.    Pf lavici 'no  „. 

"  PALAVI    ivo  v.  Pallavicino  „. 

•Pallavicino  Umberto  \i'aiave%ino  U.\  dona  In  nozze 
Gonzaga-Scala  (an.  [340),  125,  v.  8858,,. 

"I'aludic  v.  Da  Palude  „. 

PaNDOLFO    M  \i.  vi  i.sta   V,   Malati" sta  /'. 

"  PANICO  Ivi  ioki.  \Itector  da  P.\,  126,  v.  8987;  donato 
dai  Gonzaga,  129,  v.  9228;  130,  v.  9343;  insignito 
d.  cavalleria  (an.   1340),    131,   v.  9333  „. 

"  Paolo  (san)  crocefisso  imperando  Nerone,  44,  v.  167 1  „. 

Pasquale  II  [Paschalis]  cit.,  5,  27;  6,  8:  a  proposito  di 
un' om.  mur.,  5,  4;  delega  l'are,  di  Braga  pr.  Enri- 
co   V,  7,  5  sgg.  ;  v.  Bourdin  M. 

Passerino  dei  B.  v.  Bonacolsi  P. 

"Patulla  Guido  dona  in  nozze  Gonzaga -Scala  (an. 
1340),  126,  v.  8903  „. 

"  Pavia,  guerra  con  Milano  imperando  Teodosio  II 
(an.  421-423),  53,  vv.  2358-3586,. 

"  Pazi  v.  Pazzi  „. 

"  Pazzi  Manfredo  [Manfrè  di  Pazi]  dona  in  nozze  Gon- 
zaga-Scala (an.   1340),   125,  v.  8882  „. 

"  Pedrasi  Bartolomeo  [Bertolamio  di  P.]  dona  in  nozze 
Gonzaga-Scala,  128,  v.  9114,,. 

"  Pedrasi  Bonaccorso  [Bonacorso  di  P.]  dona  in  nozze 
Gonzaga-Scala,  128,  v.  9129  „. 

Pegognaga  in  prov.  di  Mantova,  nota  storica,  14,  26-33. 

"  Pegorino  Benvenuto  e  Martino  aderenti  d.  Da  Pra- 
to (an.   1414),  180,  v.  13681  sgg.  „. 

"  Pela  vicino  [Palavesim]  signori  alleati  di  Martino  del- 
la Torre:  fanno  prigioniero  all'Adda  Ezzelino  (an. 
1359),  82,  v.  4853  sgg.  „. 

Pennaforte  v.  Raimondo  di  P. 

"  Penseri  (Polarzento  di)  congiurato  contro  P.  Bona- 
colsi,  120,  v.  8400,,. 

"  Perotti  Nicolò  ms.  leg.  col  "  Breve  Chronicon  „  d. 
Nerli,  X,  16-17  „. 

"  Persio  poeta  latino,  44,  v.  1665  „. 

"  Pertinace  \Helius]  imp.  rom.  cit.,  46,  vv.  1S45-1S51)  „. 

"  Pesce  Rolandino  [R.  dal  Pesse]  dona  in  nozze  Gon- 
zaga-Scala (an.  1340),   129,  v.  9171  „. 

"  Pesone  medico,  partecipe  alla  trama  d.  Da  Quinto  in 
Verona  (an.  1412),  174,  v.  13165  sgg.;  è  preso  e 
mandato  a  f,   175,  v.  13344  sgg.  „. 

*  Pesse  R.  v.  Pesce  R.  „. 

Petrarca  F.  rie.  fra  i  deploratori  d.  scisma  d'  Occidente, 
12,  30. 

"  Petro  (santo)  v.  Pietro  (san). 

Petrus  Comestor  v.   Comestore  P. 

"  Pezone  Antoniolo  dona  in  nozze  Gonzaga-Scala 
(an.   1340),  129,  v.  9177  „. 

Phillips,  fonte  bibl.  d.  Diritto  canonico,  7.  27  '  9,  43. 

"  Philippo  imperatore  d'Oriente  v.  Filippico  „. 

"  Philosophia  v.  Filosofa  „. 


212 


INDICE  ALFABETICO 


|Picenardi-Rossi] 


"  I'kinuiui     Mi.  •    |-1/.     /V  Ùtardti,    dona    in    nozze 

GoBsag  i-Scala   (.ri.    i'  ,  V.    s)i6„. 

"  PlCJOfARDO   M.   .-.    Pice< 

m  \ma:.a  Rodolfo  [Ridolfo  e  Redulfo  da  Petramala[ 
dona  In  nozze  GoDXI  \.    96941   I27i 

v.  9066  „. 

"I'iiiim  i-\ni.i)  oMnmaÉO  •  Koma  cimanti-  1*  imp.  di 
Claudio  a  reggew  U  111..  43,  v.  i6;t:  crocefisso 
sotto  Nerone,   11.  r.   i  '  •  7 1  ,.. 

PIETRO  (ukuoi  dell'end,  d.  Predicatori,  subisce  il  mar- 
tirio, IO,  1. 

PlIIIO  DI  CORNARLA  [Petrus  de  Corbario]  el.  antip.  (Ni- 
colò   V).    Il,   1-:. 

l'n  irò  Di  Marroni   [Petrus  de  .Maro/io]  v.  Martino  V papi. 

l'i.  irò  Lombardo  ..  Lombardo  P. 

l'n  ntO    i\    Airi  0  <>  inr.s\|   di  san    Pietro  in  Liei  d'Oro. 

posta    sotto    Ja    giurisdizione    di     sant'Andrea    dal 

EBSC.    Manfredo,  6,   23. 
"Pilato  notifica  i  miracoli  operati  da  G.  C,  3().  v.  1263  „. 
Piijìo  rosso  cardinalizio,   sua   introduzione,    JH,   1-2. 
t  Pitino  ri:   ni   Francia    (an.   752),   63,  vv.   3223-3224: 

p.  di   Carlo   Magno   imp.,   v.   3267  „. 

"Pipino  re  d'Italia  (t  an.  Sio)  fratello  di  Lo 
do  vi  co    imp.,  64,  v.  3310». 

"  Pipino  II  rk  D'Aqrn  ama  (f  an.  838)  tìglio  di  Lodo- 
vico imp.  col  quale  fa  una  spedizione  in  Britan- 
ni.-!, 64,  v.    3325  „. 

1  Pia*  (concilio  di)  (an.  1409),   169,  v.  12660  sgg.  „. 

PlSAVA  (CHIESA)  eretta  in  arcivescovile  e  metropolita- 
na, 7,  21-22. 

M'itati  PIETRO  [Pietro  dei[  dona  in  nozze  Gonzaga- 
Scala  (an.   1340),    126,   v.   S908  „. 

"  PizoNK  UGOLINO  partecipa  a  una  congiura  contro  P. 
Bonacolsi  (an.   1277),  120,  v.  8394  „. 

1  PLATINA    Bartolomeo,  /onte   bio^r.   di   B.    Aiiprandi, 

XV,    2  „. 

"Poi.knta    Eustachio    |  Ostasse  da  P.[    dona    in    nozze 

Gonzaga-Scala  (an.   1340),   127.   v.  9048  „. 
t  Polknta    Lieta    va  sposa    a  F.  Gonzaga    (ai.   1366), 

138,  v.  99S3  .,. 
POLICBATS   [Policratus]   cultore    di    diritto    canonico,    S, 

3  :  nota  biogr.,   17. 
"PoLINICK  v.   Eteocle  e  P.  „. 
PoLRONS  sede  di  un   tnon.  benedettino  ;    origine  d.   nome, 

').  23-27:  v.   San  Benedetto  Po. 
"  PoLLIONE   [Paltone]  amico   d'Ottaviano  a  cui  vien  ra.-- 

comandato  Virgilio,  33.  vv.  663,  '>')(.  724.  734.  741  „■ 
Polo  (sani  v.   Paolo  ,.. 
POLTRONI,   casata   mantovana    in   lotta    con    quella    d. 

Calorosi   (an.    1208-12 1;).    111.   vv.    7910-7934«. 
"Ronzoni    Poni  ino   |  Pancino  di  Puntoni]  dona  in  nozze 

Gonzaga-Scala   (an.    1340),    126,    v.   B913  ,. 
"  Porro-L  \miii  iìti  ni.iii  (i.  già   proprietario  d.  cod.  A  , 

XVII.  3-4:    XXI.   31,. 
1  PortIOLI    crt.,   bibl.,   XXII.    9-10  „. 
"Porto  Benvenuto  [Btnvegnuto  da  P.\  dona  in  nozze 

donzaga-Scala   (an.    I340),    139,    v.  0:71.,. 
"  POSSEVINO  IL  (rlo\  ini  .fonte  bibl.  di  B.  Aiiprandi ,  XIV. 

7  ;  XIV,  jj-7J  ... 
PRATO   CABLO  [h'nrolu*  de  Prato]  reo  di   co- pira/ione  è 

preso   coi    fratelli,    li,   Ì6-27  :  ;.   Da   Prato. 
"  Pio  <  1  1  mjimi.    clonato    dui     Gonzaga.     130,    u,    9261. 

9397;   li  0  di  cavalleria,   131,  \.  n;i],,. 


a 

M       II 


PREDICATORI   (ordini    dm)   origine,  S.  9-1 1  :   conferma  d. 

regola   per  Onorio  III.    16-17:  dati  crono!.,  mp  ft. 

'.    (OSSOTI     di  il.    istituzione,    b,    lo:   dati 

storici,  31-34. 
'  PKESCIANO    ..    l 'ri sciano  „. 
'PanotANO   '.li  1;:  ,    issi  •  io    romano.   56,    v.    362S  „. 

■  Probo  imperatore  romano  (an.  276-2S2).  49",  w. 

304»  „. 

.-ini   1  ai-i  loi.Aiu  :  sentenza  di  Eugenio  ili.  sulle 
modalità  d.  processioni   7.   lo. 
"  PROSPERO  (abate    di  San)    dona    in    nozze    Gonzaga- 
Scala    (a:i.    1340),    US.    v.   9162  „. 

■  Provvidi  n/a   [Prcnidencia]   pers.  allegorico,   27.   3  r. 
-  PSICOLOGIA,   personaggio  allegorico,  26,  /  ... 

1  Punzoni  v.  Pontoni  „. 

u  Pr  11:1.1 1   G.  cit..   XVI,  13  „. 

*  Qi'adrio    fonte  biogr.   di  B.   Aiiprandi  ... 

"  Ql  INTILIN'O    IMPERATORE     ROMANO    V.     Quintillo  „. 

"  Quintillo  [QuintiUno]  imp.  rom. (an.  270),  (8,  w.  2016- 

2010 ,. 
"  Quinto  v.  Da  Quinto  „. 

*  Qitsticllo   Basciiiira   | Buschera  da  Q.]  dona  in  nozzc 

Gonzaga-Scala   (an.    1340),    12^.    v.  9192  „. 

"Ravano    Nicolò  dona    in   nozze    Gonzaga-Scala  (an. 

1340),   138,  v.  910S  n. 
"  Ravasi,  casata   mantovana.    115,   v.   S013,,. 
R  AIMONDO  DI  Punnakortk,  raccoglitore  di  Decretali ,  9,  4-S. 
"Reggio  alleata  di  Modena  contro  Mantova  nel  520(1). 

56,  vv.   2639-:900  „. 
"  RETORICA  [Rhitorìca]  personaggio  allegorico,  26,  vv.  9:, 

106  „. 
Riccardo  di  San  Vittore  \Ricardus  d*  Sancto  VieUrtV 

7,  20:  discepolo  di  Ugo  da  San    Vittore,  /7-/0. 
"  Ripa   ALBERTO  v.  Alberto  abate  „. 
"Piva,   casata   mantovana:   zulìa   coi   Gaffari   (an.    1261. 

116,  vv.  8114-8116:  banditi  dalla  e.  vv.  S117-S119: 

s'impossessano  coi  Saviola   di    Suzzara   (an.    1263), 

\>.   S120-S122:    capi    parte  leg.    coi    Casalodi.    117. 
143:  sono  riammessi  in  e.  v.  S235:  bandita  per 

la   seconda   volta   nel    i:;s.    I-1".    v.   8463,. 
"  Rizza,  fenomeno  di   forza    femminile.   131,   vv.   9403- 

9433  ... 

■  RoBBl    Mari, ih. iuta   |.l/.   de  Pobl>is[  consorte  di  B.  Ali- 

prandi.   XIII.   3:   XIII,   24  ,. 

ROBERTO  DI  GINEVRA  |  Robert us  Gobennensis]  antip.  col 
nome  di  Clemente  VII  el.  col  favore  d.  conte  di 
l'ondi  e  di  (iiovanna  regina  di  Sicilia:  con  lui 
incomincia  lo  scisma  d'Occidente.  12.  Jl-.'T:  variante 
grafica,  6:  dati  cronol.,  tb-jb. 

Poni  uro  di  Miii.ismi  (ABATE)  fondatore  dell' ord.  d.  Ci- 
stcrciensi, 6,  jj-jù. 

"  ROBERTI  ROBERTO  [Ruberti  di  Ruberto]  dona  la  nozze 
(ion/ag. i-Scala  (an.  13401.  136,  C.  B9]  |  Nicolò  e 
diiicio   id..    v  v.   ^928-8929  „. 

■  1   OLANDO     PALADINO     1  11  VNi  1  ■  1      muore     combattendo 

contro  i  Saraceni  (!),  63,  v.  3269,. 
"  Rosi   :•.   flèssi  .,. 
"  Muso  p,    Rosso  „. 
"l,i  ,iiu    di    Parma     t     PlACENBA    (  an.     i;o;). 

Il  -1     \.    [3369:    sono    cacciai  i  da    Olio    Terzo.    1 


I  Rosso-Sigismondo  | 


1NI>k:K  ALFABETICO 


213 


"ROSSO    BERTRANDO    \lìtltrtttnto    /wmv|    -.<-«>■  1  -.  t  ;•  1  i;i  <  ■ .  *  i 
leu  zzo     Visconti     dall'  tu  i ■■   .lo    ili     I.    GrOn    Bgfl      I   -: 
v.    u  iJs  »• 

Koiii  i'iu  \i  per  Itul />/i  ti  ni ,  3i    ."    '    //■-//■'  .'fscovo. 

"li  BEH  ri    V.    Robtrti  „. 

"  Kiiiii'K  PO     maestro     (li     Yir-llio,     M,     vv.      loyp.     i 

to 

"  Ki  G  1 1  1:1    V.    Ruggtri  „. 

"  R  UGGERI    lìuNMTiiKsii   dona     in    nozze    Gonzaga-Scala 

(an.    l.?|o),    136,    V.   8jg0  „. 
"Ivi    IOON1    [JtuscÀoni]    si    fanno    signori    di    Conio    (an. 

i|i>;).    Idi,   vv.    12260-13263,,. 
"Rusconi   LUTERO  [f.utrr  A'uuo\    signore  di   Como   nel 

1413,    178,   v.    13506,,. 

•Sxocan    \  .  Win.  s  „. 

"Saladino  re  di  Gerusalemme  f  (an.  1194),  79,  v.  4635  „. 

Sai.kmiiikr   \..,  fonte  bibl.,  sullo  scisma  d'  Occidente ,  12,  23. 

"  Saunguerra  signore  di  Ferrara,  combattuto  e  tratto 

prigione  a   Venezia  (an.  1240),  116,  vv.  S046-S053  „. 

SANGUE  DI  G.  C.  (RELIQUIE  del),  prima  rivelazione  nel- 
l'oratorio di  sant'Andrea  in  Mantova  (an.  800),  3, 
1-7:  consacrazione  per  Leone  IV,  9-13:  seconda  ri- 
velazione (an.  1049),  4,  16-24:  5,  1-7:  rimesse  in  luce 
per  ordine  di  Carlo  IV  imp.,  11,  12-35:  12,  1-13; 
prima  invenzione,  fonti  bibl.,  3,  6-/9:  seconda  inven- 
zioni, fonti  bibl.,  5,  q-3t\  nota  cronol.,  5-7:  richiamo 
alle  fonti  bibl.  a  proposito  d.  lamina  inscritta,  12, 
i»-t3\  v.  Adalberto. 

"Sapore  re  di  Persia,  fa  prigioniero  l'imp.  Valeriano 
(an.  260),  48,  vv.  2000-2002  „. 

"  Saraceni,  conquistano  la  Sicilia,  60,  vv.  29S9-2993  r. 

"  Sa  viola,  casata  mantovana  bandita  nel  1261,  116, 
vv.  S117-S119;  s'impossessano  coi  Da  Riva  di  Suz- 
zara  (an.  1263),  116,  vv.  S120-S122  :  ammessi  in  e. 
(an.  1269),   118,  v.  8235  „. 

"  Saviola  Alberto  partecipa  a  una  congiura  contro 
P.  Bonacolsi;  ferisce  questi  (agosto  1328),  122, 
v.  8568  sgg.  „. 

"  Saviola  Corrado  dona  in  nozze  Gonzaga-Scala  (an. 
1340),  126,  v.  8963  „. 

"  Savoia  (conte  di)  v.  Amedeo   VI  e   Vili n. 

"  Scala  Alberto  [A.  da  la  Schala  e  Schalla]  pod.  in 
Mantova  nel   1275,   118,  v.  8294  „. 

"Scala  Antonio,  perde  per  opera  di  G.  Galeazzo  Viscon- 
ti Verona  e  Vicenza  (an.  13S7),  149,  v.  1095S  sgg.  „. 

"  Scala  Balardino  [Baiar di m  da  la]  dona  in  nozze  Gon- 
zaga-Scala (an.  1340),   126,  v.  891 1  „. 

"Scala  Cane  Grande  [Chane  da  la]  aiuta  Guido  Gon- 
zaga contro  i  Bonacolsi  (an.  1328),  123,  v.  8462  sgg.: 
in  viaggio  per  Trento  apprende  la  congiura  di  Fri- 
gnano della  Scala  e  d.  Gonzaga  Feltrino  e  Ugolino 
(an.  1354),  134,  v.  9592  sgg.:  rientra  in  Verona  con 
l'aiuto  d.  Carrara  e  trae  a  f  Frignano,  v.  9604  sgg.: 
accoglie  i  figli  di  Feltrino  Gonzaga  profughi  (an. 
1356),  135,  v.  9667:  svela  a  Lodovico  Gonzaga  una 
congiura  contro  di  lui,  142,  v.  103 11  sgg.:  accusato 
da  Corradino  Gonzaga  falsamente  e  deferito  al- 
l' imp.  :  donde  guerra  coi  Gonzaga  (an.  1366-1368), 
vv.  10362-10421:  alleato  con  Bernabò  Visconti,  di- 
serta le  terre  mantovane,  143,  v.  10423  sgg.:  pace 
coi  Gonzaga  (an.  1368),  144,  vv.  10545-10550  „. 
Scala   Frignavo  a  Mantova  per  le  nozze  di  Filippino 


(  .■■  (ani  1  ;-,  il,    1G3,  v. 

1    'olmo  Gonzaga   pei  toppluntaVi    In  Vi 
della  Scala,  ir.  <  l  1 1    .    ■  i  :        {.„. 

"Scala  Gvouklmo,  ottieni   de  i-.  Carretta  la 

di    Verona    (an.    140  <),    165,    V.    13  |    '       I 

di    veleno,    v.     1 
"Scala    Mari  ino  v.    Satin  Afu\tnio„. 
"  Scai  \   MASTINO  I    ucciso  dai   fratelli  Pigazzo  (an.  1277), 

ll'l,    \.  -g.   \v.  ermta-corrige\  „. 

"Scala  Mastino  li  dona  M  nozze  d.  sorella  con  Ugo 

lino  Gonzaga,  124,  v.  8759*.  ancora  in  no/.z>  Gon- 
zaga-Scala    (an.    1  •,)<>).    127,    v.  9040:   con    I.odovh  o 

Visconti  e  1  co   Gonzaga    da   la   latori 

cavalleria  ad  alcuni  nobili  (I.  corte  di  Minto  va, 
131,  v.  9249  sgg.:  informa  Luchino  Visconti  d. 
tresca  d.  m.  con  Ugolino  Gonzaga,  132,  v.9457  sgg.: 
In  guerra  coi  Gonzaga  leva  il  campo  da  Curtatone 
(an.  134H),  v.  9496:    j-  nel   1354,   133,  v.  9539  „. 

Scannabecciii  Bernardo  [Schanabechì  B.],  dona  in 
nozze  Gonzaga-Scala,   126,  v.  8966  „. 

"  Scaramklli  Isvardo  [/.  di  Scharameli\  congiurato  con- 
tro Mastino  della  Scala,  e  mandato  a  f  (an.  1277). 
119,  v.  S376sgg.„. 

"  Somala  e  Schalla  v.  Scala  „. 

"  Schanabechi  v.  Scannabecchi  n. 

"  Sci  1  arameli  v.  Scaramelli  „. 

"  Schivarsi  Tommasino  dona  in  nozze  Gonzaga-Scala 
(an.  1340),   128,  v.  9105  „ 

Schulte,  fonte  bibl.  d.  Diritto  canonico  e  di  Graziano,  7, 
28;  9,  44. 

Schultz,  fonte  bibl.  di  san   Tommaso  di  C,   11,  7. 

Scisma  durante  il  pontificato  di  Alessandro  II,  5,  29; 
durante  quello  di  Gregorio  VII,  30;  Enrico  V  favo- 
risce l'antip.  Gregorio  VII,  6,  29  sgg.;  Lotario  imp. 
sostiene  Innocenzo  II  contro  l'antipapa  Anacleto  LI, 
7,  17-19,  10-11  [v.  errata-corrige]:  scisma  per  l'elezione 
dell'antipapa  Nicolò  V,  11,  1-3:  d'Occidente  durante 
il  pp.  di  Urbano  VI  per  l'elezione  di  Clemente  VII, 
12,   19  sgg.  '.fonti  bibl.  di  quest'ultimo,  20-26. 

"  Sciverio  imperatore  romano  v.  Sederò  „. 

"Scotti  Pietro  dona  in  nozze  Gonzaga-Scala  (an.  1340), 
126,  v.  8960  „. 

"  Seccafieno  Nascimbene  [Nasimbeno  Sechafen]  dona  in 
nozze  Gonzaga-Scala  (an.   1340),   128,  v.  9136  „. 

Segarizzi  A.,  fonte  bibl.  di  fra  Dolcino,   10,  31. 

"  Seneca  filosofo,  44,  v.  1667  „. 

"  Seravalo  v.  Serravalle  „. 

"  Serravalle  [Seravalo]  vi  si  ferma  Manto,  28,  2  „. 

Serviti  (monastero  dei  frati)  [loctes  Servorum]:  sua 
fondazione  in  Mantova,   13,  10. 

"  Sesso  (Goffredo  da)  [Gutifredo  da  S.]  dona  in  nozze 
Gonzaga-Scala  (an.  1340),  125,  v.  8870;  Nicolò, 
Filippino,  Coppino,  Patarino  donano  per  le  nozze 
Gonzaga-Scala;  Frignano  [Fregnan],  127,  v.  9069: 
Palmero,  v.  9073:  Goffredo,   128,  v.  9075  „. 

"Severo  [Sciverio]  imp.  rom.  (an.  193-211),  46,  vv.  1854- 

Sigismondo  re  d'Ungheria  scende  nel  Friuli,  14, 
23;  riceve  da  Giovanni  XXIII  la  corona  di  paglia, 
nel  concilio  di  Costanza,  29-30;  "  in  guerra  con  Ve- 
nezia (an.  1411):  vicende- d.  guerra,  173,  v.  13025 
sgg.;  sua  andata  a  Milano  e  a  Roma,  v.  13085  sgg.: 
gli  si  arrende  il    Friuli    [Ferioló]    (an.   1412),    174, 


214 


INDICE  ALFABETICO 


[Silvestro-Tiberio] 


v.  i^iiC)  sgg.:  sconfìgge  i  Veneziani  ed  è  sconfitto 
(agosto  1412),  176|  vv.  13328-13356;  conchiude  una 

tregua,  177,  v.  13422  sgg-".  ■  Udine!  in  Germania, 
a  Coirà  (an.  1413)1  v.  13449  *gg«i  incontro  a  Lodi 
con  pp.  Giovanni  XXJII,  quindi  a  Mantova  col 
medesimo,  17S,  v.  13540  sgg. ;  s'accorda  in  Lodi  col 
pp..  i  Fiorentini,  i  Genovesi,  i  Veneziani  di  cacciar 
Ladislao  da  Roma  (an.  1413).  vv.  1 2561- 13569  sgg.: 
risposta  a  Veneziani  che  gli  chiedono  l' investitura 
di  Padova,  Verona,  Vicenza,  179,  v.  13606:  sosta 
a  Cremona  dove  il  signore  di  Lodi  gli  fa  omaggio 
d.  e.  di  Piacenza,  v.  13626  sgg.  ;  a  Piacenza  fa  co- 
struire un  ponte  sul  Po,  quindi  tiene  congresso  a 
Scrravalle  Ligure  (an.  1414),  v.  13630  sgg.;  ritorna 
In  Germania,  v.   13663  sgg.  „. 

Silvestro  antipapa,  dati  cronol.,  6,  o. 

u  Sit.VKSTRO  (san)  dà  il  battesimo  a  Costantino  imp.. 
50,  v.  2125;  lo  guarisce  dalla  lebbra,  v.  2133  »• 

Simkonk  (beato)  [Symeon]  7  nel  mon.  di  san  Benedetto 
Po,   4,   13-15:  intorno  a  questo  eremita,  33-40. 

Soavi:  [Suave]  eh.  e  terra  di  cui  vien  dotato  il  mon.  di 
sant'Andrea,  4,  15:  posta  sotto  la  giurisdizione  d. 
medesimo,  6,  2*  ;  nota,  4,  /. 

Soavi:  (Ai.iierto  da)  [A.  da  Suave]  congiurato  contro 
Mastino  della  Scala,  e  mandato  a  f  (an.  1277),  119, 
v.  8378  sgg.  [v.  errata-corrige], 

"  Soldano  d'Egitto  s'apparecchia  a  liberar  Alessandria 
dai  Crociati  capitanati  dal  re  di  Cipro  (an.  136S), 
144,  vv.  10530-10538,,. 

"  Somm ariva  v.  Summoriva  „, 

"  Sommo  Giovanni  e  Ventlrino  [Zoane  da  S.]  donano 
in  nozze  Gonzaga-Scala  (an.   1340),   126,  v.  S915  e 

8917  r 

"  Soncino,  vi  f  e  vi  e  scpcllito  Ezzelino  da  Romano 
nel   1259,  82,  v.  4875  „. 

"Sordello  Visconti  [S.  Vesconti]  da  Godio  (an.  12  ..- 
12S0),  sua  valentia  nelle  armi  e  nelle  lettere:  batte 
Lionello  e  lo  manda  suo  messo  in  Francia,  82-87, 
vv.  490S-5493:  con  Ezzelino  a  Verona  e  a  Padova 
dove  batte  Corrado,  87-88,  vv.  5394-5513:  Beatrice 
sorella  d'Ezzelino  si  accende  di  lui,  89,  vv.  5520- 
5783;  ritorna  a  Mantova  donde  muove  per  Parigi, 
93,  vv.  5784-5810:  lo  raggiunge  innanzi  la  partenza 
Beatrice,  94,  vv.  6024-6065:  informa  di  sua  corret- 
tezza i  fratelli  Da  Romano,  95,  v.  61 14  sgg.:  la  sua 
onestà  e  riconosciuta,  vv.  6129-6239:  per  l'interven- 
to di  P.  Avogadro  ottiene  la  mano  di  Beatrice,  99, 
v.  6473  sgg.:  sua  raccomandazione  per  Beatrice, 
100,  v.  255Ssgg.:  sue  imprese  in  Francia:  a  Troycs 
contro  il  cav.  Zacheto,  101,  v.  6445  sgg.:  a  Parigi, 
102,  vv.  6808-6909;  vince  Grisolfo,  cavalieri  di  Hor- 
gogna  e  d'Inghilterra,  103,  v.  6910-7104:  per  desi- 
derio d.  re  combatte  con  Liopardo,  Zilichino  e 
Fiatato,  onde  il  re  lo  insignisce  d.  cavalleria,  105, 
w.  7105-7440:  l'arme  cavalleresca  a  lui  don  ita. 
109,  v.  7493  sgg.:  suo  ritorno  e  arrivo  in  Mantova, 
111,  vv.  761S-7711  sgg.:  soggiorno  in  Padova  e  con- 
gedo  dai   cognati,    112.   v.   7771    igg.5   suo  arrivo   in 

Mantora  con  la  sposa,  113.  w,  77sosgg.:  difende 

più  tardi  la  e.  da  Ezzelino  (an.  1250"'».  v.  7^10  sgg.: 
cantatore  e  musico,  w.  7852-7854;  attende  in  età 
matura  agli  studi,  compone  il  "  Thesaurus  thesau- 
rorum  „.   vv.   7^55-7^84:  sua  f,   114.   vv.  7SS5-7903: 


a  proposito  di  una  lacuna  d.  cod.  A.,  XXJII.  3  „. 
11  un,  fonte  bìbl.  d.  scisma  d' Occidente,    12,  m. 
"SPADA   GIOVANNI   [Zoane  da  la  Spato]  donato  dal  Gon- 
zaga  (an.  1340),  130.  w.  9207,  0309:  insignito   d. 

cavalleria,    131,    v.   9344  „. 
Spagnoli   B.,  autore  d.   u  Tractatus  de  Sanguine  Christi  „, 

5,  1S-2/. 

*  Sfata  g.  v.  Spada  G.  „. 

"  SPINELLA  Luchino  [L.  Spinela]  dona  in  nozze  Gon- 
zaga-Scala (an.   1340),   125,  v.  SS61  ;   126,  v.  SS97  „. 

Spinola  ALBERTO  riforma  l'ord.  di  san  Marco  in  Man- 
tova, 8,  33-63. 

"  Si  \nziali  MoNTBMAGNO  [Slanciali,  Stantiali]  partecipa 
alla  congiura  d.   1269,   117,  v.  S202  „. 

'  StaTUTA  civitatis  Manto:  cit..   XXII,  12  „. 

"  Stalk ac k  [Stauratio]  imp.  d'Oriente  (an.  Su).  63. 
vv-  335S-336o  „. 

"  Su  ardi  signori  di  Bergamo  (an.  1403),  164.  v.  1226S,,. 

*  Slave  v.  Soave  „. 

"  Sumoriva,  casata  veronese  partecipe  alla  congiura  di 
Filippo  degli  Avogadri,  71,  v.  3915  sgg.  „. 

"  Sl. moriva  GIACOMO  [Jachomo  da  S.],  cacciato  il  rap- 
presentante d.  duca  d'Austria  e  ci.  dai  Veronesi 
capo  pop.  (an.  1046):  sua  caduta,  73,  v.  4095  sgg.  r. 

Symeon  (ueato)  v.   Simeone. 

"  Tacito  [Tacitus]  imp.  rom.  (an.  375-276),  48,  vv.  202S- 

3°33  w 

■  T  ai  andò  Luigi   [Luise    T]    dona   in  nozze  Gonzaga- 

Scala  (an.   1340),  125,  v.  SSSS  „. 

"Tebe  [Thebe]  patria  di  Manto,  27,  v.  319:  29,  v.  33S; 
28,  v.  353  „. 

Tedaldo  MARCHESE  [Tedaldus]  fonda  il  mon.  di  san  Be- 
nedetto Po,  4,   13:  nota  4,  32-32. 

TEMPLARI  (ordine  dei),  distrutto  sotto  Clemente  V, 
10,   19:  dati  cronol.,    10,  36. 

•TENDA   B.   v.  Beatrice  di  T.  „. 

Teodorico  antipapa,  dati  cronol.,  6,  io. 

>doro  II  marchisi:  di  Monferrato  s'unisce  con 
F.  Cane  contro  il  ducato  di  Milano 
(a  n.  1407),  16S,  v.  12603  sgg.:  ci.  signore  dai 
Genovesi  (an.  1409),  169,  v.  12736  sgg.:  e  cac- 
ciato da   G.   (an.    1411),    172,  v.    1296S,,. 

"  Teodosio  I  imperatori:  romano  (an.  379-395),  52. 
vv.   2295-2309  „. 

"  Ti  0DO8I0  II  IMPERATORE  d'Oriente  (an.  408-450),  du- 
rante il  di  lui  impero  scoppia  la  guerra  tra  Mi- 
lanesi  e   Pavesi,  52,   vv.   2352-258^  ... 

"    [RODOSIO  III   [Theodosio]   imp.  d' Oriente  (an.  716-717), 

62,  w.  3216-321S,,. 

■TEOLOGIA   [Theologia]  personaggio  allegorico,  26,73». 

'TERZO  Otto  SIGNORE  di   Parma  v.    Otto  Terzo  „. 

"Turili:  v.    Tebe  r. 

ThsoderICUS  di:  Nyi.m,  fonte  bibL  per  lo  scisma  d' Occi- 
dente,   12,    30. 

*  THEODOSIO  v.   Teodosio  III „. 

■  THEOLOGIA   9,    Teologia  „. 

"TIBERIO  DCPERATORI  ROMANO,  tUO  governo  \  propone 
il  culto  di  (i.  C.  ai  senatori:  sue  crudeltà-  69, 
vv.    1243-1294,. 

"Tiberio  n  qcperatore  d'Orienti  (an.  57S-5S2).  5°, 

vv.    2901-2903  „. 
"TIBERIO   HI  [Tiberius   Absmarus]    imp.    d'Oriente    (an« 


iTiraboschi- Verona  | 


INDICK   ALKAUKTICO 


698-705)  usurpa  il  trono  1  1  sonalo,  60t  w,   joia« 
1  -,  contro  di  lui  Giustiniano  11  riprende  il  1 1  ono, 

60,  \  i  •   joi  8-30391 
Tik.mki'.i  ni  fonti  bibl,   'i'    /'.    Comostoro,   8,  ir.  "fonte 

blogr.  dell'ab.  Nerll,  i\,  \1\  OT, /•*?  dell' Allprandi, 

XV,  3]  XV,  ,j.„B, 
Txresxa  [lirista]  p,  <ii  Manto  Fondatrice  leggendaria  <li 

Mantova,  .'7,  v.  215;  viva  ucclio,  v.  1 y>  „. 
"  TiKisiA  7'.   Tirtiia  „. 
"  Ti  io  I  Ttttd]  imp.  rom.  suo  governo,  44,  vv.    1737-1748, 

1752:  45,  ,-ò  „. 
Ti  rio  imi'ik  \  rome  ROMÀNO  v.   Tito  „. 
roCCO   F.  fonte  bibl.  dell'Eresia    in  Italia,   7,  jo:  di  fra 

Dolci  no,    10,  31. 

Tolomeo  da  Lucca,  a  proposito  di  P.  Comestorc,  8,  13, 

Tommaso  ARCIVESCOVO  01  Cantorbicry  [Tomas  cantua- 
ritnsis  archiepiscopi^]  subisce  il  martirio,  7,  22-23; 
nota  biogr.  e  bibl.,   7,  33-43. 

Tommaso  o'AquiNO  [Tomas  de  Aquino]  dcll'ord.  d.  Predi- 
catori vien  canonizzato,  10,  28:  nota,  10,  40%  11,  6-8. 

Tommaso  di  Iorz  (frate)  domenicano  autore  di  u  Com- 
mentaria  „,  10,  3S-40. 

TOMMASO  (vescovo)  [Tomas  episcopus  herfrodensis]  vien 
canonizzato,   10,  29. 

*  Tonelli  Francesco  fonte  biogr.  dell'ab.  Ncrli,  XI,  18  ; 

IX,  3-s;  dcll'Aliprandi,  XIV,  14;  XV,  6-s  „. 

"  Torelli  (famiglia)  già  proprietaria  d.  cod.  C  del- 
l' Aliprandina,  XVI,  9  „. 

"  Torelliano  (codice)  descrizione,  XVIII-XIX,  2:  XVIII, 

'-*'  »• 
"  Tornielli  Rambaldino  ]Tornielo  R.]    dona  in  nozze 

Gonzaga-Scala  (an.   1340),   125,  v.  8851  „. 
Torre  Donato  [Donatus  de  la  Turre]  si  uccide,  13,  21-22. 

*  Torre  Martino  signore  di  Milano  quando  Ezzelino 

compie  il  tentativo  su  questa  e,  81,  v.  4S47  sgg.  „. 

*  Torrel  v.   Torelli  „. 

"  Torelli  Marsilio  [M.    Torrel]    col    figlio  Guido  alla 

difesa  di  Governolo  (an.  1398),   158,  v.  11714  sgg.  „i 
"  Torelli  Torello  dona  in  nozze  Gonzaga-Scala  (an. 

1340),  126,  v.  8969;  130,  v.   9376,   92S3;  insignito 

d.  cavalleria,   131,  v.  9337  „. 
Tosti  (abate)  fonte  storica  per  l'abbazia  di  Alontecassino , 

4,  16-17. 
"  Traiano  imperatore  romano  sue  gesta  e  f ,  45,  vv.  1776- 

179°  »• 

"  Tremanino  [Tremanin  vavasor]  partecipa  alla  congiu- 
ra d.  1269,   117,  v.  8203  „. 

"Trento,  guerra  con  Verona  (an.   1142),  78,  vv.  456S- 

457°  »• 
"  Tripoli  Bertone  [Berton  da  Trippoli]  donato  da  Gon- 
zaga,  130,    v.   9370,    9300;    insignito    d.  cavalleria, 
131,  v.  9345». 

"  Uberti  Guinizo  (degli)  dona  in  nozze  Gonzaga-Sca- 
la (an.  1340)   126,  v.  8919  „. 

"  Ubertini  Zatolla  (degli)  dona  in  nozze  Gonzaga- 
Scala,   126,  v.  8930 „. 

Uberto  I  abate  d.  mon.  di  sant'Andrea,  5,  17  sgg.;  in- 
torno alla  data  di  sua  f,  5,  34-40. 

"  Ubriachi  Traverso  dona  in  nozze  Gonzaga-Scala 
(an.  1340),   128,  v.  9099  „. 

"  Ugo  (conte)  tedesco  nella  guerra  tra  Gonzaga  e  Vi- 
sconti (an.   1397),   157,  v.   11614;  fatto  prigione  di 


<..  Galeazzo  Visconti  gli  dichiara  l'animo  «i.  0< 
saga,  amico  nonostante  la  r..- 

rimandato  al   Gonzaga   con  proposta  di 
1,  160,  ■-.  1  [9x1 

di  Sa  r  Vii  roa  toi  I    iti  o,  7,  lt|  nato 

biogr.  e  Ubi.,  7,  im-i6. 

imperatori    (In  realta   solo  re   d'Italia   an«  9*6« 
9  |8),  69,  \  v.   ;  • .  „. 

"Ulda  d'Estb,  mi.  di  Lodovico  e  madre  di  Francesco 
Gonsaga  (an.  1366),  141,  v.  102H1  „. 

li  mini  di  SVEZIA  [IVlphonis  Ne  r  teine  principi^  a  pro- 
posito di  una  lacuna,  12,  7:  marito  a  chi  fu  poi  RSM* 
ta  Brigida  v.   Brigida. 

I  m  i  i  IATI  (ordivi;  DEOLl)  si  sciolgono,  8,  9;  note  stori- 
che e  fonti ,   8,   40-47. 

Ungheri  [Hungari  \  scendono  in  Italia  nel  1413,  14, 
16-17. 

Urbano  II  PAPA  5,  23;  6,  7;  Istituisce  nel  concilio  di 
Clermont  le  ore  canoniche  in  onore  di  Maria,  l'i- 
15  :  varianti  cronol.,  6,  13. 

Urbano  III  papa  cit.,  8,  l;  dati  cronol.,  8,  j. 

Urbano  IV  papa  cit.,   10,  6;  dati  cronol.,   10,  16. 

Urbano  V  papa  cit.,  11,  10,  12-16:  dati  cronol.,  »2;  «man- 
da in  aiuto  d.  Gonzaga  contro  Visconti 
e   Scala   il    fratello  (an.  1368),  144,  v.   10467  „. 

Urbano  VI  papa  cit.,  12,  17;  stabilisce  il  giubileo  ogni 
33  anni,  28-30;  istituisce  la  festa  d.  Visitazione  di 
Maria,  32-33;  dati  cronol.,  14. 

Ussiti  eretici  citati  al  concilio  di  Costanza,   14,  28. 

"  Valente  imperatore  romano  (an.  364-378),  51,  w. 
3238-3343  „. 

"  Valentiniano  I  [Valenciano,  Valentiano]  imp.  rom. 
(an.  364-375),  51,  vv.  2336-3337  „. 

"  Valeriano  imperatore  romano  (an.  354-260),  fatto 
prigioniero  da  Sapore  re  di  Persia,  48,  vv.  1995- 
3003  „. 

"  Varena  v.   Gonzaga  Filippino. 

"  Vegnan  v.    Vignano  Gio.  „. 

"  Venero  v.    Vernerò  „. 

"  Veniero  Nicolò  [N.  Venero]  cap.  d.  Veneziani  in  Ve- 
rona, reprime  il  tentativo  d.  Da-Quinto,  174, 
v.  13193  sgg.  „. 

u  Verme  v.  Dal  Verme  „. 

Verona  in  signoria  di  Francesco  Carrara,  13,  20-21  ;  è 
riconquistata  da  Francesco  Gonzaga  per  conto  d. 
Veneziani,  22;  "sua  fondazione,  46,  vv.  1827-1839: 
guerra  con  Vicenza  per  le  acque  d.  f.  Agno  (an.  843), 
64-68,  vv.  3333-3736:  guerra  con  Mantova  (an.  1043), 
72,  v.  4005  sgg.  ;  sconfitta  si  dà  al  duca  d'Austria 
per  averne  l' aiuto,  v.  4044  sgg.  ;  ne  abolisce  la  si- 
gnoria (an.  1046),  onde  guerra  col  Duca  aiutato  dai 
Mantovani,  73,  v.  4089  sgg.  :  vinta  una  seconda 
volta,  è  saccheggiata  da'  Mantovani  che  fan  tagliar 
il  naso  a  3000  prigionieri,  cagione  qnesta  di  lungo 
odio,  v.  4179  sgg.;  guerra  con  Trento  d.  1143,  78, 
vv.  456S-4570:  provocazione  contro  Mantova;  la 
guerra  è  sospesa  per  intervento  d.  Bresciani  (an.  1 149), 
vv.  4571-4591;  è  incendiata  dai  Vicentini,  79, 
vv.  4613-4615  ;  invade  le  terre  d.  Ferrarese  (an.  1189), 
vv.  4633-4627;  sconfigge  Mantova  a  Cipata  nel  1199, 
vv.  4643-4645;  lotte  interne  tra  i  Montecuccoli  e  i 
Conti  (an.  1306),  114,  vv.  7904-7909:  vien  cacciato 


216 


indici:  ALFABETICO 


[Vesconti-Visconti] 


il  pod.  ed  arso  il  palazzo  Un,  i:iSi.  vv.  7934-7936  _. 
"  \  1  M'is  il      |  Vftchonti  1       ..s.ita     mantovana     cit..     ]  1  >, 
v.   So  14  r 

-  Vksi-  w  \no   \\'espesiano\  inip.   rom..   mio  governo,  sue 

•  iquiste  e  sua  f.  44,  w.   1723-1731 

"  Via  s/\  guerra  con  Verona  per  le  acque  d.  f.  Agno: 
intervento  d.  Mantovani  in  favore  d.  Veronesi; 
rancore  d.  Vicentini  (an.  S.^.  febbraio-ottobre).  Ot- 
■  3333*373^'  richiesta  d'aiuto  dai  Veronesi  non 
osa  concederlo  (an.  1046),  74.  v.  415S  sgg.:  cavallata 
sul   territorio  veronese  (an.  1156).  7u.  vv.  4601-4606,,. 

'VIGNANO  Giovanni  [Zoani  da  Vegnan\  signore  di  Lo- 
di e  Placenta  (an.  1413)1  17$.  v.  [3500;  fa  dono 
a  1  1  '  i  in  p.  Sigismondo  di  Piacenza  (a  n. 
1  4  1  4).    179,  v.   13626  sgg.  „. 

-  Villana    |K  aini.ko  dllla)  [J\.  da  la    Vilana\  dona  in 

nozze  Gonzaga-Scala  (an.   1340),   12q.  v.  91S6,,. 

"  Virgilio  (i'Oiìta  latino)  cit.,  25,  v.  38  :  preannuncia- 
to alla  madre,  31.  v.  445:  si  distingue  tra  coetanei, 
sopranominato  Maronc,  vv.  505-513:  suo  aspetto 
fisico,  sue  opere,  suoi  studi,  vv.  514-552:  spoliato 
d.  terre  va  a  Roma:  suoi  artifizi  per  avvicinar 
l'imp.,  32,  vv.  5S5-633:  presenta  degli  emistichi 
all'Imp.,  vien  raccomandato  a  Pollionc  e  Mecenate, 
vv.  637-6S0;  vien  presentato  all'Imp.,  33,  vv.  699. 
702,  703,  710:  dedica  d.  sue  opere  a  Ottaviano,  a 
Pollione.  a  Mecenate,  v.  743  sgg.:  sue  avventure 
amorose,  sue  vendette,  prodigi,  vv.  746-962  sgg.; 
altri  prodigi  operati  in  Napoli,  37,  vv.  1041-1049; 
sua  f,  38,  vv.   1131-114S,,. 

"  Virtù  (contk  di)  v.    Visconti  Gian  Galeazzo  „. 

Visconti  (signori  di  Milano)  [Veschonti,  Bison,  Bissa]. 

"  Visconti  Agnbsb,  sposa  a  Francesco  Gonzaga  (a  11. 
13S0),   148,  v.  10S91  sgg.  „. 

"  Visconti  Alvisi;  accompagna  a  Mantova  la  sorella 
Agnese  sposa  a  G.  Gonzaga,   14$,  v.   10S45  „. 

-  Visconti  BarnABO   [Bernabò  Vesclwnti]  ostilità  contro 

il  Gonzaga  (an.  1357),  135.  v.  9677  sgg.:  richiama 
da  Mantova  la  nipote,  138,  vv.  9973.  9979.  99S8; 
suoi  doni  in  nozze  di  Violante  Visconti,  141, 
v.  10256  sgg.:  alleato  di  Can  Grande  della  Scala 
entra  nel  territorio  mantovano  (an.  1368),  143, 
v.  10422  sgg.;  s'accorda  con  Can  Grande  della  Scala 
di  far  pace  coi  Gonzaga  (an.  136S),  144,  vv.  10545- 
10553  ;  promette  la  figlia  Agnese  a  Francesco  Gonza- 
ga tìglio  di  Lodovico  signore  di  Mantova  (an.  1376). 
I  1  5,  v.  10617  *'ó'ó"  '•  seguono  le  nozze  nel  13S0,  1  ls. 
v.   10SSS  sgg.  „. 

"Visconti  Bianca  rn.  di  Galeazzo  Visconti  alle  nozze 
di  Violante  sua  figlia  (an.   1366),   139,  v.   10049  „. 

■  Visconti  Carlo  fa  un  prestito  a  Francesco  Novello 
Carrara  (an.  1403),  165,  v.  12302  sgg.;  sua  f  per 
veleno,   v.   12344  sgg.  „. 

"  Visconti  Ettork,  assediato  in  Monza,  f  di  ferite,  feb- 
braio 14 13.  177.  v.  13407  sgg.  „. 
>NTI  FILIPPO,  Maria  conti;  di  Pavia  (an.  1402), 
167,  v.  12542  sgg.:  v.  12552  sgg.  :  muove  guerra  al 
fratello  (an.  1409),  169,  v.  12705  sgg.:  sposa  Bea- 
trice di  fenda  (an.  1402)  e  con  le  genti  di  que- 
occupa  Milano  e  si  fa  proclamare  duca.  176, 
vv.  1  .'301-13324  :  assedia  Monza  (an.  1412).  v.  13358 
sgg.:  stringe  vieppiù  l'assedio  (febbraio  1413).  177. 
v.    13404:  prende  la  e.  (maggio  1413),  v.  13430  sgg.: 


nome   d.  e.  di   suo  dominio,  1  7  S,  v.  1 5  509  sgg.; 
acquista   Piacenza   (an.    1414).    17'»,   v.    131. 

\//o  [GaUaM,  Galeazzo  V.\  e  consultato 

dal    fr.   Barnabò    nella  guerra  contro  i  do.izaga  (.     . 

13  3  sSo-'   »ua    corte   nelle    nozze  d. 

Ila  Violante  (an.  1  (66),    1  I  ..  -,  pre- 

izia  il  banclictto,  13'',   v.    10076  sgg.;  suoi  do; 

tivi   agli   sposi.    141.    v.    10263 

VISCONTI  Già  GALEAZZO  {Johannes  Galctis  cotr.es  ì'irtu- 
tutn]  assume  in  Pavia  la  dignità  ducale.  13,  7- S  : 
fa  guerra  con  Francesco  Gonzaga,  U-12: 
e  sconfitto  a  Borgoforte  da  Francesco 
Gonzaga,  U-13;  sua  f.  19:  nota  sull'assunzione 
d.  dignità  ducale,  jj-ij:  "[conte  di  Virtù]  fa  tru- 
cidare lo  zio  Barrubù  (an.  13^51.  149.  v.  10948  sgg.; 
prende  Verona  e  Vicenza  (an.  13S7),  v.  10957  sgg.: 
sposa  la  figlia  Valentina  a  Luigi  duca  di  Tu- 
rbine [d'Orlens!]  (an.  1389).  150.  v.  11071  sgg.: 
perdona  ai  profughi  veronesi  (an.  1390),  151,  v. 
n  106:  rinuncia  alla  signoria  di  Padova,  150, 
v.  11 133  sgg.;  propone  un'alleanza  a  Francesco 
Gonzaga  da  questi  rifiutata,  152,  vv.  11154-112^: 
se  ne  duole  col  Barbavara  suo  ministro,  v.  11229  sgg. 
e  sconsigliato  da  un  tranello  contro  il  Gonzaga. 
153.  v.  11323  sgg.;  assume  la  dignità  ducale  otte- 
nuta dall'  imp.  Vcnccslao  (an.  1394),  155,  v.  11449 
sgg.;  suo  pensiero  contro  Francesco  Gonzaga,  156, 
v.  11569;  si  dispone  alla  guerra  (an.  1396),  v.  11 584 
sgg.;  concentra  sue  forze  su  Borgoforte  di  cui  ab- 
brucia il- ponte  (an.  139S),  157,  v.  11675  sgg.  ;  or- 
dina la  devastazione  d.  territorio  nemico,  159, 
v.  1177S  sgg.:  stratagemma  proposto  al  Barbavara 
per  conoscer  l'animo  di  Francesco  Gonzaga,  v.  11S26 
sgg.:  sospende  la  guerra.  160,  v.  11SS5  sgg.;  manda 
il  conte  Ugo  con  proposte  di  pace  (an.  139S),  160. 
v.  11923  sgg.:  fatta  la  pace  accoglie  Francesco 
Galeazzo  in  Pavia.  101,  v.  11996  sgg.:  acquista 
Siena  e  Pisa  (an.  1399),  v.  12001;  riceve  in  dedi- 
zione Perugia  e  Assisi  (an.  1400),  162,  v.  12045 
sgg.;  fa  guerra  a  Bologna  e  la  conquista  (an.  1401). 
v.  12054  sgg.;  lamenta  col  Gonzaga  la  fuga  di 
Iacopo  da  Carrara  a  questi  affidato,  163,  v.  12 150 
sgg.:  e.  di  suo  dominio  (an.  1402),  v.  12 176  sgg.; 
sua  f,  v.   12 197  sgg.:  suoi  tìgli,  164,  v.  12219  sgg.  „. 

1  VISCONTI  Giovanni  arciv.  di  Milano,  succede  a  Lu- 
chino, conclude  la  pace  coi  Gonzaga  (an.  1349), 
133.  v.  95 11  sgg.  ,. 

VISCONTI  G10.  Maria,  duca  di  Milano,  viene  ucciso. 
14,  18;  "suo  malgoverno,  sollevazione  d.  e.  (an.  1402), 
164,  v.  12224  sgg.;  conduce  in  rn.  una  Malatcsta 
(an.  1407),  168,  v.  12597  sgg.:  sua  f  (an.  141 1).  175. 
v.   1327S  sgg.  „. 

-  VISCONTI  Gio.  Carlo  i  d  BbtOU  [Zoan  Picenin  e  He- 
stor]  assumono  la  signoria  di  Mantova  alla  morte 
di  Gio.  Maria  (maggio  1412),  175,  v.  132S0  sgg.; 
cacciati  da  Filippo  Maria  riparano  in  Monza,  17t'- 
v.    133 14   sgg.:  v.    1'isconti  Ettore  „. 

1  Visconti  Isabella  m.  di  Luchino  si  reca  .1  Mantova; 

sua   tresca   con    Ugolino    Gonzaga    (an.    1347),    132. 
».  'M34  sgg.  „. 
"  VISCONTI  Lu<  mino,  sig.  di  Milano  dona  in  nozze  Gon- 
zaga-Scala (an.    13401,    124,   v.  S7S0:    con   Mastino 
della  Scala  e  Filippino  G.  dà  le  insegne  d.  cavai- 


|Visconti-Wylie] 


INDICI-;  ALFABETICO 


217 


lei  La   ad   alcuni    nobili   <l.   <  oi  te  'li  Manto\  a,  131 . 
\.  93491  coniente  alla  m.  [tabella  un   pellegrlnag 
glo  .1  Venezia,  1.1  ',  ir.  9443  igg»i  offeso  dalla  I 
di  Ugolino  Gonzaga  con  la  propria  m.  muovi  gui  1 
ra  (aii.  1348),  \.  9461  igg.j  tua   \  (-i".  1349)1  133, 

v.  9508  ». 

'■  Visconti  Maffio  [Afaphto  V,\  dona  in  nozze  Gonza- 
ga-Scala (ah,  1340),  124,  v.  8783,,; 

"Visconte  Resina  [Raina  r.\  m.  di  Barnaba  alle  noz- 
ze (I.  figlia  Violante  (mi.  1366),  139,  v.  [0047  „. 

"  V  rscoNTi  Violante  va  ipoia  a  Lionello  d'Inghilter- 
ra  (an.    1 366),   138,  v.  999»)  „. 

"  Vibdomin]  casata  mantovana,  clt.,  115,  v.  8014  „. 

Visitazione  di  Marza  (festa  della),  Istituita  da  Ur- 
bano  VI,    12,  32-33;  nota,   12,  3j. 

"  \  1 1 1  i no  \Vitelio\  inip.  rom.,  suo  breve  regno  e  scon- 
fitta a   Bedrlaco,  44,  vv.  1707-1715  «• 

\  1  n'inai  v.   Riccardo  e   Ugo  da  San    V. 

Vittork  III  papa  5,  28:  varianti  cronol.,  6,   io  sgg. 

VOLTA  C.  fonte  stor.,  4,  «9;  8,  60-63:  a  proposito  d.  eh.  d. 
Grazie,  13,  20  "  fonte  biogr.  dcll'ab.  Nerli,  IX,  18: 
IX,  4-7;  X,  32-37;  fonte  biogr.  dell' Aliprandi,  XIV, 
U:  XV,  8-23;  XVI,  13  „. 

"  Zacheto   cavaliere  francese   vihto   da   Sordello  a 

Troyes,  102,  v.  6748  sgg.  „. 
"  Zamboti  Francesco  [Francischo  di  Z.\  clona  in  nozze 

Gonzaga-Scala  (an.  1340),   129.  v.  916S  „. 
"  Zanicali  capi  parte  In  Mantova,  117,  vv.  8150,  8166  n. 


" '/.  \  hi  \i  1    Ruffino   \R>  di   ZaruehaU]    •  ••    da 

Mantoi     1   '      1   68)    I  lo,  v.  Hi    j 
\<<-, .,  in  1   1 169,  1 1 7,  v.  lato  un 

condì    voii.i    e    rlammi     <»   1     fa   paci    col  conti  «Il 
e  'asalodl,  ■• .  8  19  .  •  1  onglui  t  p<  1  dai  la  < .  al 
re  di  Ferrara,  98       •.  „. 

'Zanicali  Ottonello  [Zantehalo  Ottonello  t  OttpUtn>]h 
fatto  cap.  in  Manin..!  •  ,,i,  I*.  Bonncolil  (ai).  1274), 
118,  v,  •    fatto  li  ut  Idare  da  qui   ti,  1 19, 

v.  8303   Igg.  „. 

•  Zangarxno  partecipa  b  uni     1      una  contro  Lo 
co  Gonzaga  (an.  1373),  145,  v.  10585  „. 

"Zeno  Carlo  ammiraglio  <i.   Veneziani   nel] 
contro  i  Genovesi  (an.  1373-1377)1  146,  v.  [06  >o 
v.  10698  igg«ì    danneggia   i   porti   g<    0  147, 

v.  10755  igg«;  prende  Chloggia,  r.  r  \.  „. 

"Zenone   [Zeno]    Imp.   d'Oriente   (an.   474-491),   55, 

vv.   2609-2614  „. 
"  ZlLICHINO   \Zilicliin\    cav.  inglese    vinto    da   Sordi  Ilo, 

106,   v.  7142  sgg.  „. 
"  ZOAN   Crisosmo  v.   Giovanni   Crisostomo  ,.. 
"  Zoana    REGINA   DI   NAPOLI  v.    Giovanna  I. 
"  ZULIANO  imperatore  romano  v.   Giuliano. 
"  Zumignano  (san)  v.   Gemignano  „. 

Wr.riioNi.s  Nericiae  PRINCIFIS  con  cui  Mur.  riempie  una 

lacuna,   12,  7. 
Wulf  M.  de.  fonte  bill,   di  Enrico   Gand.,  9,  40. 
Wylie,  fonte  libi.  d.  conc.  di  Costanza  e  di  G.  Huss.,   15,  /J 


[AA.  500  a.  Cr.-218  d.  Cr.] 


INDICE  CRONOLOGICO 


a.  Cr. 

|500  -  "Viaggio  favoloso  di  Manto  e  origini  d.  e.  di 
Mantova,  27-29,  vv.  21S-344  „]  (!). 

[400  -  ■  Le  condizioni  di  Mantova  dopo  un  scc.  dalla 
fondazione,  29,  vv.  345-468]. 

*  70-19    -    "Il   p.   latino   Virgilio   e   sue   gesta,   29-38, 

vv.  469-1158,,. 

*  30  -  "Ottaviano  imp.  rom.,  38,  vv.  1159  sgg.  „. 
d.  Cr. 

1-14  -  "Imp.  di  Ottaviano,  38,  v.  1159  sgg.:  sua  vi- 
sione d.  Vergine,  v.  1195  sgg.;  costruzione  d. 
tempio  "Ara  Coeli  „,  v.  1213  sgg.;  dell'Arena 
di  Verona,  39,  v.  1238;  sua  f,  v.   1234  sgg.,,. 

14  -  "Tiberio  succede  ncll'  imp.,  39,  v.   1243  n\v.  [16]. 

[16  -  "Tiberio  imp.  „]  ;  v.  14. 

*  25-29  -    "  Predicazione   di    G.    C.    e  d.   Battista,   39, 

vv.   1250-1251  „. 
*29  -  "  Crocefissione  di  G.  C,  39,  vv.  1261-1263  „. 

"  Tiberio  propone  ai  senatori  il  riconoscimento 
ufficiale  d.  divinità  di  G.  C,  39,  v.  1267  sgg. 
Longino,  il  centurione,  porta  le  reliquie  d. 
Sangue  di  G.  C.  a  Mantova,  vi  predica  la  nuova 
fede,  vv.  1298-1547  „. 

*  31   (dicembre)  -  "  Martirio  di  Longino  in  Mantova  (!), 

42,  v.  1547  sgg.  „. 
37  -  "f  di  Tiberio,  39,  vv.  1291-1294:  v.  [38]. 
37-41   -  "Caligola  imp.,  43,  v.  1593  sgg.:  v.  [38-42]. 
[38   -  f   di  Tiberio  imp.  „]  :  v.  37. 
[38-42  -  "Caligola  imp.,,]-.  v.  37-41. 
41-54  -  "  Claudio  I  imp.:  censimento  d.  popolazione  di 

Roma,  43,  vv.  1611-1619,  1623  sgg.  „:  v.  [43-57]. 
42  -  "Matteo  scrive  l'Evangelio,  43,  v.  1609-1610  „. 
143-57  -  "  Claudio  imp.]  ;  v.  41-54. 

*  43  -  "  L'apostolo  Pietro  in  Roma,  43,  vv.  1620-1622  „. 
54-68  -  "  Nerone  imp.,  43,  vv.  1629-1697  „;  v.  [58-71]. 
[58-71   -  "Nerone  imp...]:  v.  54-68. 

*  64  -  "  Incendio  di  Roma,  43,  vv.   1656-1664  „. 

*  64  -  "  Lucano  condannato  afe  pretesa  condanna  a 

t  di  Persio,  44,  v.  1665-1667  „. 

*  64  -  "  Martirio  di  Pietro  e  Paolo,  44,  vv.  1671-1672  „. 

*  65  -  "Seneca  condannato  a  f,  44,  vv.   166S-1670,,. 

68  -  "  Galba  imp.,  44  1698-1706  „  :  v.   [71]. 

69  -  "Ottone    imp.,  44,    vv.  1701-1703:    sua  pretesa   f 

per  opera  di  Vespasiano,  vv.  1716-1721  „. 


69  -  "  Vitcllio  imp.,  sua  creduta  sconfitta  a  Redriaco  e 

preteso  suicidio,  vv.  1707-1715  „;  v.  [72]. 
69-79  -  "  Vespasiano  imp.,  44,  v.  1722  sgg.  „  :  v.  [72-82]. 

*  70  -  "  Vespasiano  conquista  la  Giudea,   11,  vv,   1728- 

173°  «• 
[7i  -  "Galba  imp.  „];  v.  68. 

[72  -  "  Ottone  imp.,  Vitellio  imp.  „]  ;  v.  6g. 

[T2-&2  -  "  Vespasiano  imp.  „]  ;  v.  69-79. 

79-81  -  "Tito  imp.;  sua  f,  44,  vv.  1 736-1 748  „:  v.  [82-85]. 

81-96  -  "Domiziano  imp.:  sua  f ,  45,  vv.  1749-1769,,; 

v.  [85-99]. 
[82-85  -  "  Tito  imp.  „]  ;  v.  79-81. 
[85-99  -  "Domiziano  imp.  „];  v.  81-96. 
96-98  -  "  Nervia  imp.,  45,  vv.  1770-1775,,;  v.  [99-100]. 
98-117  -  "Traiano  imp.,  sua  f  in  Persia  (!),  45,  vv.  1776- 

1790  „;  v.  [1 00-11 9]. 
[99-100  -  "Nervia  imp.,,];  v.  96-98. 
[100-119  -  "Traiano  imp.  „]:  98-117. 
117-138  -  "  Adriano  imp.,  fonda  la  biblioteca  d'Atene; 

sua  f,  45,  vv.  1791-1S05,,:  v.  [119-140]. 
[119-140  -  "Adriano  imp.  „]  ;  v.  117-138. 
138-161   -  "Antonino   Pio  imp.,    sua  f,  45,    vv.   1S06- 

1823  „;  v.   [140-162]. 
[140-162  -  "Antonino  Pio  imp.,];  v.  138-161. 
161-180  -  "  Marco  Aurelio  Antonino  (nel  testo  Antonio 

Vero)  imp.;    fondazione    di   Verona  (!);  sua   f, 

46,  vv.   1S24-1838  „  :  v.   [162-  ....]. 
(162-....  -  "Marco  Aurelio  Antonino  imp.,,];  v.  161- 

180. 

*  180-192  -  "  Commodo  imp.,  46,-  vv.  1839-1844  (senza 

date). 

193  -  Elvio  Pertinace  imp.  (nel  testo  Helius);  sua  f 
per  Giuliano,  46,  vv.  1845-1850  „:  v.  194. 

193  -  "Didio  Giuliano  imp.,  46,  vv.  184S-1S53,,:  v.  [194]. 

193-211  -  "Settimio  Severo  imp.  persecutore  d.  Cri- 
stiani, 46,  vv.  1854-1859  „. 

[194  -  "Pertinace  imp.;  Giuliano  imp.,];  v.  193. 

*  202  -  "  Persecuzione  d.  CristianLper  Settimio  Severo, 

46,  v.  1859  „. 
211-217  -  "  Caracalla  imp.,  46,  vv.  1860-186S  „  :  v.  [212- 

219]. 
[212-219  -  "Caracalla  imp.  „[;  v.  211-217. 
217-218  -  "  Macrino  imp.:  sua  pretesa  f  per  mano  d. 

soldati,  46,  vv.  1869-1874,,;  v.  [219]. 


220 


INDICE  CRONOLOGICO 


|AA.  218-408] 


218-222   -    •  ilo    iinp.  (nel    Usto    Antonio:   egli 

arerà   Infatti   assumendo   il    potere  adottato    il 

nome   di    Mario   Aurelio    Antonino)'   sua   f  per 

mano  d.  pretoriani.  46,  vv.    [875-1880  „  :  v.  [220- 

lll], 
[219    -   '  Maerino   imp.  „]  •  m.   217-21$. 
[220-22:  lo   imp.  „]:  v.   218-222. 

222  235  -  ■  Alessandro  Severo  imp.,  47,  vv.  1SS1-18S6  „: 

[223-236]. 
[223-236  -  "  Alessandro  Severo  imp.  „]:  v.  222-235. 
235-238   -    "Massimino    imp.    (nel   testo    Massimiano): 

vien   ucciso  col  figlio   dai  soldati.   46,  vv.    1SS7- 

'v  \  2  36-239}- 

[236-239  -  "Massimi no  imp.  „]:  ».  235-338. 
238-214  -   "Gordiano   (III )  imp.:  sua  f    per  mano    di 

Filippo:  47,  vv.   1S96-1904,,:  v.   [239-245]. 
[239-245  -   "Gordiano  imp.,,]:  ?•.  238-244. 
244-249   -"Filippo  imp.:  sua   presunta   fede  cristiana: 

sua  pretesa  f  a  Verona  per  mano  di  Decio,  47, 

v.  tgqfe  tgfr»;  v.  [245-250]. 
[245-250  -  "  Filippo  imp.,]:  v.  244-249. 
249-251   -  "  Decio  imp.:   giunto  a  Roma  fa  uccidere  il 

figlio  di  Filippo:  favolosa  f  per  mano  d.  dia- 
volo, 47,  vv.   1911-1979:  v.   [251-252]. 
251   -  "  Decio  (II)  (più  noto  sotto  il  nome  di  Ostiliano) 

imp.,  48,   vv.   19S0-19SS,,:  v.   [252]. 
251-254  -  "  Treboniano  Gallo  imp.,  48,  vv.  19S9-1991  „: 

*'•   [253-255]. 

[251-252  -  "Decio  imp.  „]■  ».  249-251. 

[252  -  "Decio  II  imp.,]:  ».  251. 

[253-255  -  "Treboniano  Gallo  imp.  „]:  ».  251-254. 

254  -  "Emiliano   imp.,  48,  vv.  1 992-1 994  „  :  ».  [255]. 

254-260  -  "  Valeriana  imp.:  combattendo  contro  i  Per- 
siani e  fatto  prigioniero  dal  re  Sapore  (un.  260), 

48,  vv.   1995-2003,,:  v.   [256-259]. 
[255  -  "Emiliano  imp.  „|:  ».  254. 
[256-259  -  "  Valcriano   imp.  „]  :  ».  254-260. 
[259-271   -  "Gallieno  imp.  „|:  z:  260-268. 

260  -  "L'imp.  Valeriano  cade  prigione    di  Sapore    re 

d.    Persiani,   48,   vv.   2000-2003. 
260-268  -  "  Gallieno  imp.,  48,  vv.  2004-2009  „  :  ».  [259- 

27']- 
268-270    -    "Claudio    (II)    imp.,    48,    vv.    2010-2015  „: 

».   [271-272]. 
270  -  "  Quintillo  imp.  (nel  testo  Quintilino),  48,  vv.  2016- 

20i8„:  ».  [272]. 
ITQ-ITd    -    "Aureliano    imp.,    48,    vv.    2019-2027  „  :    ». 

[273-278]. 
*  271   -  "  Inizio  d.   nuova  cinta  di  Roma  e  d.  Templum 

Solis,  per  Aureliano  48,   v.   2022-2023  „. 
*271    -  "  Persecuzione  d.   Cristiani  per  Aureliano,  48, 

v.   2024  „. 
[271-272  -  "Claudio  Imp,,];  ».  268-270. 
[272  -  "  Quintillo  imp.  „|;  ».  270. 
[273-278  -  "Aureliano  imp.  „];  v.  270-275. 
275-276  -   "Tacito  imp.,  48,  vv.  202S-2033  „  :  ».   [277]. 
276  -   "Floriano  imp,  4'),  vv.   2034-2036  „:  -•.   [277]. 
276-282  -"  Probo  imp.,  49,  w.  2037-2042 „ j v.  [279-285]. 
[277   -   "Tacito  imp.  „]:  ».  275-276. 
[277  -  "Floriano  imp.  „]-.  ?•.  276. 
[279-285  -  "Probo  imp.  „]:  t.   276-282. 
1&2-1%Z  -    "  Caro    imp.  :    pretesa    f  per    annegamento, 

49,  w.   2049-2057  „:  v.   [287-289]. 


283-285   -    "  Carino    e   Numcriano    imp..   49,    vv.   2052- 

»54  „:   V.    \2S7-2S,;]. 
284-305   -   "  Diocleziano  imp..  persecutore  d.  Cristiani, 

sua   creduta   f   di   veleno,  49,  vv.  205S-2072  „  :  *. 
9-309]. 
[285-287  -  "Floriano  (II)  imp.  (!),  49,  vv.  2043-204S]. 
[287-289  -  "Caro  imp.  „]  :   v.  2S3-3S3. 
[289-309   -   "Diocleziano   imp.  „]:  v.   284-305. 

*  303-305  -    "  PerstCttslone    generale    (XI)   d.    Cristiani 

per  Diocleziano,  49,   vv.  2063-3069  „. 

305-311  -  "  Galerio  imp.  con  Costanzo  (nel  testo  Co- 
stantino), 49,  vv.  2073-2077  „  :  ».  [309-310]. 

306-311  -  "  Ha  ci /io  imp.,  vinto  e  ucciso  da  Costan- 
tino, 49.  vv.   2091-2 102  „:  ».  [310-311]. 

307-337  -  "  Costantino  imp.:  fondazione  di  Costanti- 
nopoli: suo  battesimo  e  f  :  ordinamento  del- 
l'imp.,  50,  vv.  2x03-2163,;  ».  [311-341]. 

|3T9-310  -  "Galerio   imp.  „]:  ».  305-311. 

[310-311   -  "Massenzio  imp.  „]:  ».  306-311. 

|311-341   -  "Costantino  imp.  „] :  ».  307-337- 

*  330  -  "Fondazione  di  Costantinopoli,  50,  vv.  2109- 

21 14  ... 

*  331   -  "  San  Silvestro    dà  il  battesimo  a  Costantino, 

50,  vv.  2124-2126  „. 

337  -  "  Costantino  (II),  Costanzo  (II)  e  Costante  succe- 
dono ncll' imp.  a  Costantino:  presunta  f  di 
Costantino  e  Costante  nella  Spagna,  50,  vv.  2 163- 
2iSo„:  ».  ]34i}- 

337-361  -  "Costanzo  (II)  solo  imp.  (dopo  Pan.  350): 
sua  presunta  f  per  mano  di  sicari  persiani,  50, 
vv.   2181-3x95,;  ».   [341-362]. 

*  341  -  "  San  Gcminiano  vesc.  di  Modena,  52,  v.  23S9  ,,. 
[341  -  "  Costantino,  Costanzo  e  Costante  imp.  „]  :  ».  337. 
[341-362  -  "Costanzo  imp.  „]  :  ».  337S6i. 
361-303   -    "Giuliano    imp.:    presunta    conversione    al 

Paganesimo:  ferito  ef  per  opera  d.  demonio: 

51,  vv.  2196-2213  „  :  ».  [362-364]. 
|362-364  -  "Giuliano  imp.  „]:  v.  361-363. 
363-364  -   'Gloriano    imp.  (nel  testo   Iuviniano),  51, 

vv.  2214-2225  „:  ».   [364]. 

[364  -  "  Gioviano  imp.  „]  :  ».  363-364. 

354-373  -  "  Valentiniano  (I)  imp..  51,  vv.  2336-2237  „: 
-.:    [365-376]. 

364-378-  "  Valente  imp..  51,  vv.  2238-3243,:  ».  [376~- 
380]. 

[365-376  -   Valentiniano  imp.  „]:  ».  364-373- 

s  371    -   "Martino   (san)  vesc.   di   Tours,  52,  v.   22S3  „. 

375-383  -  "Graziano  imp..  restauratore  d.  Cristiane- 
simo, 51,   vv.   3344-3379  „:  ».    [382-3S7]. 

*37  4  -  "Ambrogio  e  proclamato  vesc.  di  Milano,  52, 
v.   32S0  „. 

*  376  -  "  San  Gerolamo  attende  a  scrivere  in  Betlemme, 

52,  v.  22S5  „. 

[376-380  -  "Valente  imp.  „1:  ».  364-378. 

*  379-380  -  "  San  Gregorio  a  Costantinopoli.  5?.  v.  22S6,,. 

379-395  -  "  Teodosio  (Il  imp..  protettore  d.  Cristiane- 
simo: sua  f  a  Milano.  52,  vv.  2205-2309,:  ». 
\j87-396]. 

[382-387  -  "Graziano  imp.,,]:  v.  375-383- 
[387-396  -  "Teodosio  imp.  „]:  ».  379-395- 
395-408  -  "Arcadio  imp.  d'Oriente.  52.  vv.  2310-2313  „: 

"'•   [396-41 . .]  :   Donato  vesc.  di    Efeso  (!)  solVoca 

un    drago,   vv.   2314-2327  „. 


[AA.  305-80  1| 


INDICI'.   rKONOUH.'K'O 


221 


395-423  -    "Onorio    imp.    d'<  >e.  id.-m,-,     <2,    vv.    1340 

1. 100-41..  -   "Aiv.ulio    Imp,   d'<  )iicnl.-  „|-    v.    .<</;    fot. 

*  397  -  "  San  (noviluni   (  '1  i  .0 •.!  omo   in    GvflOlS   (patriarci 

di    C'osi  a  ni  inopoli),     Ì2,    \.    I&88  41 

408-450  -  ••  Teodosio  bop.  dH  >i  lente,  52,  w.  13(3-3  ; ,  1  ... 
*410  -  "  Alarico  prenda  Romaj  mi  f  eroe  sepoltura, 

52,  rcv,     ,      »389  ». 
1410-425  -  "Onorio  imp.  „|;  v.  395-  423- 
421  (marzo)  -  "  Guerra  tre  Milano  e.  Pavia,  5.1,  w.  »358- 

*  „• 
423  (settembre)  -  "Fine  d.  guerre  ira  Milanesi  e  Pa 

intermediari    i    Comaschi    e    i    Lodigiani,    54, 

vv.  3469-2586,,. 
|425-471   -  "Teodosio  imp.  „]\  v.  408-450. 
450-457    -   "  Marciano    imp.    d'Oriente,    55,    vv.    25S7- 

2602;  sant'Orsola   scampa   alla  strage  ci.   11.000 

vergini  (leggenda  riferita  nella  "Jlisloria  regimi 

Britannie  „  (li  Goil'rodo  di  Monmouth  vesc.    di 

Asaph  f   H52)>  55,  vv.  2590-2592. 
[451-458  -  "Marciano  imp.  „J:  v.  450-457. 
457-474   -    "Leone    (I)    imp.    d'Oriente,    55,  vv.    2603- 

2605;  v.   [458-475];  Traslazione  d.  corpo  di  san 

Marco  da  Alessandria  a  Venezia,  55,  vv.  3606- 

260S  „  (questa  traslazione    va  riferita  ai   tempi 

di  Leone  l'Armeno);  v.  813-820. 
[458-475  -  "Leone  imp.,,]:  v.  457-474. 
474-491  -  "  Zenone  imp.  d'Oriente,  55,  vv.  2609-2614  „  ; 

v.  [475-492]. 
|475-492  -  Zenone  imp.  d'Oriente]:  v.  474-491. 
491-518  -  "Anastasio  (I)  imp.  d'Oriente,  55,  vv.  2615- 

2617  „:  v.  [492-518]. 
[492-518  -  "Anastasio  imp.  „]  ;  v.  491-518. 
518-527  -  "Giustino  (I)  imp.  d'Oriente,  55,  vv.  261S- 

2620  „. 
520  -   (aprile-dicembre)   -   "  Guerra   tra  Mantovani   e 

Modenesi  per  il  predominio  d.  Po,  56,  vv.  3639- 

2900  „. 
527-565  -  "  Giustiniano  imp.  d'Oriente,  55,  vv.  2621- 

2638:  carestia  e  mortalità,  56,  vv.  2630-2632,,. 

*  528  -  "  Giustiniano  incarica  una  commissione  di  giu- 

reconsulti (presieduta  da  Triboniano,  non  Pri- 
sciano)  per  la  redazione  d.  Codice  e  d.  Digesto, 
56,  vv.  2624-2629  „. 

*  528-529  -  Istituzione    deli'ord.  d.  fr.    Benedettini,  4, 

8-11,  13-21;  v.   [530]. 
[530  -   Istituzione  d.  fr.  Benedettini]:  v.  528-529. 
1577-583  -  "Tiberio  imp.,,]-  v.  578-582. 
578-582  -  "Tiberio  (II)   imp.  d'Oriente,  59,  vv.    2901- 

29°3»-  v.  [577-583]. 
582-502  -  "  Maurizio  imp.  d'Oriente,  59,  vv.  2904-2927; 

sua    pretesa    conquista    d.    Lombardia:    contro 

Cremona,  Mantova  e  Verona  (!),  v.  2909  sgg.  „  ; 

v.   [583-603]. 
[583-603  -  "Maurizio  imp.  „];  v.  582-602. 
6  02-610  -  "Foca  imp.  d'Oriente  uccisore  di  Maurizio, 

59,  vv.    2928-2936:   v.    [603-611]'  nascita  di  un 

mostro,  vv.    2937-2942:    freddo    e    mortalità  in 

Inghilterra,  vv.   2943-2945  „. 
[603-611   -  "Foca  imp.„];  v.  602-610. 
610-641   -  "Eraclio  imp.  d'Oriente,  59,  vv.  2946-2948; 

v.  [611-643]-.  terremoto  in  Roma:  vv.  2970-2975  • 

predicazione  di  Maometto,  vv.  2949-2966. 


♦632  -  "  |  .0    M  M  [44  /|. 

|i>.!  1      "  j   'li  Maometto  „[•  v.  ■ 

Oli  •  *  Costantino  (ili)  Imp.  d'Oriente  atto  dopo 

l> "  doJ  1  sa,   1'',  1 .   »976  '  .■■;■ 

>•■  ]'>/■<  \- 
Oli  -  "  Braci  one  imp.  d'Oriente,  60    vv.  io8d   1984 

641-608  -  "  l  osi    ii'   (Hi  imp.  d'Orli  aie,  00,  rv. 

a«8S;  Vi  [t  |;  J   Saraceni   coaquietano  la 

Sicilia  (!),   60,    vv.    2989-2998,,;  v.   8^7-878. 
[613    -   "Costi  limo    ini]).    d'Oriente  „  |  ;    v.    dfl. 
|643-653   -   "  Kracleonc   imp.   d'Oriente  „|  :  v.   f>ii. 
|672-688    -   "Costante    imp.    d'Oi  ie,,l,:|  ;    v.    641-66 

685-695  -  "  Giustiniano  (II)  imp.  d'Oriente  conclude 

la    pace    coi    Saraceni  (!)  ;    creduto     raccoglUoi 
di   leggi;    mutilato  e   imprigionato   dal  patrizio 
Leonzio,  60,  vv.  2994-3018  „:  v.  [688-698]. 

[688-698  -  "Giustiniano  imp.  „];  v.   685-695. 

695-698  -  "  Leonzio  imp.  d'Oriente  (nel  testo  Leone): 
preso,  mutilato  nel  naso  e  incarcerato  da  Ti- 
berio Absimaro,  60,  vv.  3009-3015  „  :  v.  [698-700  '. 

[698-700  -  "Leonzio  imp.  d'Oriente  „J  ;  v.  695-698. 

698-704  -  "Tiberio  (III)  Absimaro  imp.  d'Oriente,  60. 
vv.   3018-3023  „;  v.    [700-707]. 

[700-707  -  "Tiberio  imp.  d'Oriente,,]:  v.  698-704. 

704-711  -  "Giustiniano  (II)  riprende  la  signoria  (il 
testo  erroneamente  nota  :  »0«  lo  sopra  nominato), 
60,  vv.  3027-3029,  62,  vv.  3204-3209  „  ;  v.  [707- 

713]- 

703  (maggio)  -  "  Guerra  tra  Mantovani  e  Cremonesi 
per  le  acque  d.  f.  Oglio,  60,  v.  3030  sgg.  „. 

705  (febbraio)  -  "  Conclusione  d.  pace  tra  Mantovani 
e  Cremonesi,  62,  vv.  3201-3203  „. 

[707-713  -  "  Giustiniano  (II)  imp.  d'Oriente  „];  v.  704-711. 

711-713  -  "Filippico  imp.  d'Oriente  (nel  testo  Filippo), 
62,  vv.  3210-3212  „;  v.  [7I3-715]- 

[713-715  -  "Filippico  imp.  d'Oriente  „];  v.  711-713. 

713-716  -  "  Anastasio  (II)  imp.  d'Oriente,  62,  vv.  3213- 
3215,,:  v.  [715-718]. 

[715-718  -  "Anastasio  imp.  d'Oriente  „]:  v.   713-716. 

716-717  -  "Teodosio  (III)  imp.  d'Oriente,  62,  vv.  3316- 
3218,,:  v.  [718-719]. 

717-741  -  "  Leone  (III)  imp.  d'Oriente,  62,  vv.  3319- 
3332;  v.  [720-745]',  i  Saraceni  assediano  per 
tre  anni  Costantinopoli  (!),  63,  vv.  3225-3330,, 
(forse  l'A.  si  riferisce  erroneamente  all'assalto 
d.  673). 

[718-719  -  "Teodosio  imp.  d'Oriente,,]:  v.  716-717. 

[720-745  -  "Leone  imp.  d'Oriente,,]:  v.   717-741- 

741-775  -  "Costantino  (V)  imp.  d'Oriente;  creduto 
trasferimento  dell'  impero,  durante  il  regno  di 
questi,  nei  re  di  Francia  (v.  an.  800);  confuso 
con  Costantino  VI  in  una  sola  persona,  63. 
vv.  3231-3351,,:  v.  [745-755],  780-797. 

[745-755  "Costantino  imp.  d'Oriente  „]  :  v.  741-755- 

*  773  -  Carlo  re  di  Francia  scende  per  invito  di  Adriano  I 
pp.  in  Italia,  63,  vv.  3273-3275:  fa  prigione  in 
Pavia  Desiderio  re  d.  Longobardi  e  la  m., 
vv.  3376-3378  „. 

*774  -  "Carlo  a  Roma;  sua  pretesa  incoronazione 
imperiale,  63,  v.  3281  sgg.  „. 

779-804  -  "  Guerre  di  Carlo  Magno  in  Brettagna,  Ger- 
mania e  Spagna  e  conversione  al  Cristianesimo 


222 


INDICE  CRONOLOGICO 


[AA.  779-1040] 


d.    ragani    e    Saraceni    di    quelle    contrade,  63. 

wy.  :  „. 

*779  -  "  f  di  Rolando  e  di  Oliviero  paladini  di  Carlo 
Magno,  63.  vv.  32S9-3390,,. 

*  780-797  -  "  Costantino  (VI)  imp,  d'Oriente  con  Irene 

sua  madre,  63,  \  w,   1231-3351  „. 

*  797   ■  Costantino   (VI)  è  acdecato    dalla   madre  ...   63, 

vv.    3340-3348  r 

*  797-802  -  u  Irene  Imperatrice  d'Oriente  vien  deposta, 

63,  ^v.    3349-3351  „. 

[798 —  -  "Michele  imp.  d'Oriente»];    .  811-813. 

[799  -   "Carlo   Magno   incoronato  imp.  „]■  ?•.   Soo. 

800  -  "I/lmp.  vien  trasferito  nei  re  di  Francia,  63, 
vv.  3338-3339,  3350-3351:  Carlo  Magno  imp. 
d'Occidente,  63.  v.  3267  sgg.  „ :  v.  [799]'-  prima 
scoperta  d.  reliquie  d.  Sangue  di  Ci.  C.  in  Man- 
tova.  3,   9.   t-io. 

802-811  -  ■  Nieeforo  Foca  imp.  d'Oriente,  63,  vv.  3352- 
3»57  » 

803-804  -  Leone  III  (IV)  pp.  a  invito  di  Carlo  Magno 
si  reca  a  Mantova  a  constatare  l'autenticità  d. 
reliquie  d.  Sangue  di  G.  C,  3,  9:  ne  fa  quindi 
edotto  l' imp.  e  consacra  la  scoperta  in  un  con- 
cilio, 9-13:   nota  cron.,  »3-2  f. 

811  -  "Staurace  imp.  d'Oriente,  63,  vv.  3358-3360». 

811-813  -  "Michele  (I)  imp.  d'Oriente.  63,  vv.  3261- 
3366  „-,  v.   [798....]. 

*  813-820  "  Traslazione  d.  corpo  di  san  Marco  da  Ales- 

sandria a  Venezia,  55,  w.  2606-260S,,;  v.  [457- 

474]- 

*  814  -  "Morte  di    Carlo    Magno    imp.,  64.    vv.    3300- 

33°5  v 

814-840    -    "  Lodovico    (il    Bonario)    imp.:    divisione 

dell' imp.  :  la  Brettagna  messa  a  ferro  e  fuoco  (!). 

64,  w.  3306-3339»;  v.  [815-840]. 

[815    -    "Lodovico    (il    Bonario)    assume    l'imp.]»;    V. 

814-840. 
♦827-878    -    "(ili    Arabi    conquistano    la    Sicilia,    60, 

vv.   29  .   \641-668]. 

840-855   -  "Lotario   imp..  64,    w.   3330-3333  ... 
843   (febbraio-Ottobre)   -  "Aspra    guerra   tra    Veronesi 

e    Vicentini     per    le    acque     d.     f.     Agno,    64, 

vv.   3333-373& 

*  853    -   Errato    riferimento   alla    prima    rivelazione    d. 

reliquie   d.   Sangue   di    G.   C.   in  Mantova,  5,  1-2, 
Q-14. 
855-875  -  "Lodovico  (II)  imp.  e  suo  assedio  di  Roma, 
...    '7',7-,,742:   a    Brescia    piove    sangue   per 
tre    giorni,    vv.     {743-3745;   invasioni   di   caval- 
lette "aagette»  In   Francia,  vv.  3646-3757  „. 
[866-867  -  "Carlo  (il   Calvo)  imp,»];  v.  *75- 
[867 -   "Carlo  il   Crosso   imp.  ,.|:  v.  881-887. 

*  875  -  "  Lodovico  (II)   imp.  f   tormentato  dal   diavolo, 

69,  w.  3761-37 
875-877   -  "Carlo   il   Calvo   imp.,   6"».    vv.    $764-37! 

V.    [866-867]. 
881-887    -   "Carlo    U    GrOMO    imp..   69,    w.    (767-3 

fame  e  mortalità    in    Itali  ..    ; 7 7' '-.Ì77 3  »• 

|890-902  -  ■  Arnolfo  imp.»];  v.  896-899. 
896-899   -   "  Arnolfo   imp.   e   sua   pretesa    infermità.  69, 

w.    377  [i 

902-905   -    "  Lodovico    (III)    Imp.  (di    fallo    solo   re    di 

Pr<  e   d'Italia):   durante   il   suo   impero    i 


Romani  sentenziano  appartenere  la  corona  del- 
l'impero   al   Tedeschi,   6°-.    vv.    3783-379O  „. 
[909-912  -   ■  Berengario   imp.  „]  :  r.  915-0 
912   -   ■  Corrado  imp.  (difatto  succedeva  solo  nei  diritti 
d.   p.  Rodolfo   re   di    Borgogna,  a    cui   era    slata 
Offerta   la   corona  d'Italia),  o9.   vv. 
915-924  -  "Berengario  di  imp.,  6^,  w.    5791 

[909-912];   lo   stesso  confuso   con   Berengario    II. 

69,    vv.   3800-3803;  e   più   innanzi   con  un   terzo 

Berengario  (I),  69,  w.  3802-381 1  ». 
918-936    -    "Enrico    (I)    imp.    (di    fatto   solo    re).    69, 

w.  3803-38  [920-93-}. 

[920-922  -  "Enrico  Imp.»];  v.  918-936. 
1922-930  -  "Ugo  imp.»];  v,  926-947. 
925-947  -  "Ugo  imp.  (933):  di  fatto  solo  re  d'Italia. 

69,  vv.  3So6-3SoS„:  v.  [922-930]. 
[946-948  -  "Lotario  imp.*»];  v.  947-950. 

947-950  -    "Lotario  imp.    (di   fatto    solo  re    d'Italia). 

70,  vv.  3S12-3S14  ,;  <•.   [946-948]. 

[948-959  -   "Berengario   (II)   imp.  w]  •  z:   950-961. 

950-961  -  "Berengario  (II)  imp.  (erroneamente  classifi- 
cato IV)  (di  fatto  solo  re  d'Italia),  70,  vv.  3S15- 

3830»;     7'.     [948-959]- 

962-973  -  "Ottone  (I)  imp..  7".  v . .  383  1-3S39:  V.  [962- 
968  ]  :  apparizione  di  un  mostro  in  Sicilia. 
vv.   3830-3862  ... 

1962-968  -  "Ottone  imp.  »];  v.  962-973. 

967-983  -  «Ottone  (II)  imp.,  70,  vv.  3S63-3S71  „:  a, 
[968-994]- 

[968-994  -  "Ottone  II  imp.,]:  v.  967-983. 

[994-1006  -  "Ottone  III  Imp.»];  v.  996-1002. 

996-1002  -  "Ottone  in  imp.:  sua  f  di  veleno  (!).  70, 
vv.  3S33-3SSo„:  v.   [994-1006], 

1000  -  "Vien  collocata  sulla  piazza  di  sant'Andrea 
in  Mantova  una  grande  campana,  opera  di 
mastro  Oddone,  dono  d.  contessa  Beatrice.  7". 
w.  3SS1-3899  „. 

[1000  -  "Tentativo  di  Filippo  d.  Avogadri  di  insigno- 
rirsi di  Mantova  »];  v.  1040. 

1003  -  Fondazione  d.  mon.  di  san  Benedetto  Po  per 
Tedaldo  march,  di  Toscana.  4,  12-14.  »2-31  : 
-\   ]ioo7], 

\  1007  -  Fondazione  d.  mon.  di  san  Benedetto  Po]  ».  1003. 

[1013-1023  -  "  Enrico  II  Imp.»];  v.  1014-1024. 

1014-1024  -  "Enrico  II  imp..  71.  vv.  3900-3903  „:  v. 
[1013-1023]. 

1016  -  Il   h.    Simeone  eremita    armeno  f    nel    mon.  di 

san    Benedetto   Po,   4,    1«-15,  33-40. 

1017  -  Istituzione  d.  mon.  di  sant'Andrea  in  Mantova 

a   tutela    d.  tempio  in    cui  sono    le  reliquie    d. 

Sangue    di    G.    C,    4,    :.    sgg.:    Itolfo   vesc.    di 

Mantova  fonda    il  mon.  di  sant'Andrea   in 

tova,  3,  15,  sgg.,  2Ò-20. 
[1025-1041    -  "Corrado  II   Imp.»];  v.   1027-1039. 
1027-1039    -    "Corrado    LI    di     Franconia,    imp..     71. 

w.    3903-3905  „•   v.    [1025-1041]. 
1040  -   "Tentativo   di   Filippo   degli  Avogadri   di  fai    I 

signore    di    Mantova,  con    l'aiuto    d.    Veronesi 

e   sua   fuga  a   Verona.    71.  vv.   3906-3974;  rifiuto 

d.    Veronesi    di    consegnare    Filippo;    don 
guerra  col  Mantovani,  72,  w.  3975-4043;  i  Ve- 
ronesi   si  danno    al   duca    d'Austria,   vv.    ^<>\i- 
4048  .,  :  v.    ]iooo]. 


|AA.  1 046-1 189] 


indici-:  CRONOLOGI*  0 


1046-  *I  Veronesi  ribellatili  alla  signoria  d.  dua 
d'Austria,  lono  oppressi  di  questi  i  dal  Man- 
tovani collegal  1  e  3000  prigionieri  loro  rengono 
mutilati,  73,  w.  4089- 1 1  39  „. 

1046-1056  -  «Enrico  (HI)  Imp.,  78,  vv.  4535-4540,1 
v.  \m /s  tossi], 

1048  (aprile)  -  "Adalberto   lerro  d.  conte  Bonifacio 

pre  per  divina  Ispirazione,  Il  luogo  ovi 
lami  le  reliquie  d.  Sangue  di  G.  C,  75»  v.  4340  »1 
v.  \n>t<)\\  "  Miracoli  che  leguono  la  icoperta  d. 
relìquie  d.  Sangue  di  <J.  C,  76,  w.  4402-4407  „. 
[1048-1059  -  "  Enrico  ED   lmp.„]?  v.  1046-1056. 

1049  -    La    scoprila    di    cui  sopra    (an.    104S),    riferita 

dal  Neri!  all'ori.  [049,  I.  Jl-33,  41-48;  5, 5-7,  8-t$, 

-'j-jò;  "  Enrico  111  Imp.  e  Leone  l\  pp.  In  Man- 
tova por  la  consacrazione  ufficiale  d.  reliquie  d. 
Sangue  di  G.  C,  77,   v.  4420  sgg.  K. 

*  1052  -  "f  di  Bonifacio  (III)  di  Toscana,  78,  vv.  4547- 

45-19  »• 

105  1  -  Enrico  III  imp.  e  Leone  IX  pp.  fanno  collocare 
le  reliquie  d.  Sangue  di  G.  C.  entro  un  altare 
marmoreo,   5,   >S. 

1057  -  Costruzione  d.  tempio  di  sant'Andrea  in  Man- 
tova per  Bonifacio  (!)  e  Matilde  di  Toscana,  5, 

9-10,    22-20. 

*1057  -  Eliseo  vesc.  di  Mantova  dona  terre  e  decime 
al  mon.  di  sant'Andrea,  5,   10-16,  27-28. 

*  1061-1069  -  Scisma  durante  il  pontificato  di  Alessan- 

dro II,  provocato  dall'  antip.  Anacleto,  5,  29-30« 

*  1067  -  Concilio  gen.  in  Mantova    pr.  Alessandro   II 

pp.  che   elegge    Uberto   ab.   di  Sant'Andrea,  5, 
23-26  :  v.  1072. 
1072  -  Uberto  I  ab.  di  Sant'Andrea,  5,  25-26. 

*  1073-1035  -  Risplendono  la  divozione  e  le  virtù  d. 

contessa  Matilde,  6,  1-2. 
1074-1086  -  Fiorisce  per  santità  e  dottrina  Anselmo  (II) 
vesc.  di  Lucca  fautore  di  Gregorio  VII  pp.,  6,  2-3. 

*  1077  -  "  f  dì  Beatrice  march,  di  Toscana,  78,  vv.  4525- 

4537«- 
[1077-109  4  "Enrico   (IV)  imp.  „1  ;  v.  1084-1106. 

*1078  -  Anselmo   primo  ab.    d.    Certosini  (!),  6,    12-14, 

tg-24. 

*  1079  -  Scisma  nella  Ch.  per  l'antipapa  Clemente  III 

contrapposto  da  Enrico  IV  a  Gregorio  VII  pp. 

nel  concilio  di  Brescia  (leggi  Brixen),  5,  29-30,  6, 1 
1084  -    Istituzione    dell'ord.   d.   Certosini,  6,  3-4,  11-17, 
1084-1106    -    "Enrico    IV    imp.,  78,    vv.    4541-4543  „• 

v.   \1077-1094]. 

*  1095  -    Concilio    di    Clairmont  e    istituzione    d.  ore 

canoniche,  6,  14-15. 
[1095  -  Istituzione  dell'ord.  dei  Certosini]:  v.  1084. 
1097  -  Tebaldo  II  ab.  succede  nel  mon.  di  sant'Andrea 

a  Uberto,  6,  6  sgg. 
1097-1105  -  L'imp.    Enrico   IV  conferma  al  mon.  di 

sant'Andrea  le  donazioni,  i  privilegi  e  i  diritti 

aquisiti,  6,  8-12. 

*  1099  (17  luglio)  -  f  di  Goffredo  di  Buglione,  6,  4,  ig. 

*  1100  -  Conferma  dell'ord.  d.  Cisterciensi,  6,  13-14,  25-30. 
[1101-1116  -  "Enrico  V  imp.  „]  ;  v.  1111-112$. 
1111-1125  -  "Enrico  V  imp.,  78,   vv.  4544-4546  „;    v. 

[1101-1116]. 
1115  (24  luglio)   -  f  la  contessa  Matilde,  6,   15-16,  31, 
"  78,  w.  4547-4552  „. 


1118  -  Manfredo  ni  ab.  nel  mon*  di  sanfAndri  1 

a  Tebaldo,  6,  1»  1 

1 1 15-1 125  -  L'imp.  Enrico  V  largisce  privilegi  al 

di  lant'Andi  I  li  il  •  Manfr<  do  •■<  ■.. .  di 
Mantova  dona  nuo  allo  stesso  mon»,    -    <■ 

♦1115  -  11  b..  Bernardo  1  ab.  di  Chloravalle.  6,  »4-31. 

*  1118-1121  -  Scisma  nella  Ch.  per  l'antipapi   G 

rio  Vili  faVOrlO  da  Knr  i<  0  V,  6,  28-30,  3J-30,  7,  4"}. 

♦1118  -  Fondazione  d.  cattedrale  di  Genova   pei 

I ri  lai  lo,  il,  7,  2. 

1120  -  I si  il  11  /.io ne  dell'ori I.  (I.  l 'remo n\l  r.i' e'.i,  (>,  21,,  31-34. 

*  1122  -  f  dell'antipapa  Gregorio  Nili  orr<  Sutrl 

per  Calisto  11  pp.,  6, 
[1125-1137  -  ■  Lotario  imp„|:  v.  113.3-11.17. 
1129   -   t  Manfredo    III  ah.   di    Sant'Andrea,  6,   28:  gli 

succede   Azzone,   7,   4  sgg. 
1129-1169   -    Fioritura   d.    giure   canonico    per   L'go    e 

Riccardo    da    San     Vittore,    Pietro     Lombardo, 

Graziano,  7,   19-21,  12-20. 

*  1130-1138  -  Scisma  d.  Ch.  fra  l'antipapa  Anacleto  II 

e  Innocenzo  II,  7,   17-19,  10-11. 
1133-1137    -    "Lotario    II  imp.,    78,    vv.    4553-4555,,: 
v.   \1125-n37]. 

*  1134  -  Le    Ch.  di    Genova  e    di  Pisa    sono  erette  in 

archiepiscopali  e  metropolitane,  7,  21-22. 
1135  -  *  f  Bernardo  vesc.  di  Verona,  77,  V.  4557«. 
1135  -  "  f  Alberto  march,  di  Verona,  78,  v.  4560,,. 
1138-1152  -  "Corrado  III    imp.,    78,  vv.  4562-4564  „; 

v.  [1140-1135]. 
[1140-1155  -  "Corrado   (III)  imp,  „]  ;  v.  1138-1152. 
1142  -  "  Guerra  tra   Verona  e   Trento,  78,    vv.    4568- 

457°  »■ 
1149  -  "Rappresaglie  e  guerra  tra  Veronesi  e  Manto- 
vani, chiusa  per  l'intervento  d.  Bresciani,    78, 

vv-  457I"459I  »• 
1151  -  "I  Veronesi   edificano  il  castello   d'Ostia,    78, 

vv.  4592-4594:  d'onde  malcontento  d.  Manto- 
vani, 79,  vv.  4595-4600  „. 

1151  -  A  istanza  dell'ab.  Azzone,  Eugenio  III  pp.  ac- 

coglie sotto  la  protezione  d.  Sede  apostolica  i 
beni  del  mon.  di  sant'Andrea  e  ne  rivendica  a 
questo  altri  arrogati  dal  Capitolo  vescov.,  7,7-17. 

1152  -   "Compromesso  tra  Mantovani  e  Veronesi  pel 

castello  d'  Ostia  (Ostiglia),  79,  vv.  4598-4600  „. 

1156  -  "  Cavallata  d.  Vicentini  sul  Veronese,  79,  vv. 
4601-4603  „. 

1162  -  "Saccheggio  e  distruzione  di  Milano  per  Fede- 
rico Barbarossa,  79,  vv.  4607-4609  „. 

1165  -  "f  del  conte  Bonifacio  in  Antiochia,  79,  vv. 
4610-4612  „. 

1169  -  f  di  Azzone  IV  ab.  d.  mon.  di  sant'Andrea,  7, 
5-7  ;  gli  succede  Alberico,  26  sgg. 

*1170  -  Tommaso  vesc.  di  Chantorbery  subisce  il  mar- 
tirio, 7,  22-23,  32-43. 

1170-1198  -  Pietro  Comestore  e  Policrato  trattano  il 
diritto  canonico,  8,  3,  12-18. 

1172  -  "Incendio  in  Verona  per  opera  d.  Vicentini, 
79,  vv.  4613-4615  „. 

1176  -  "  B.  di  Legnano,  79,  vv.  4616-4618  „. 

1188  -   "Inizio  d.  ponte  dei    Molini  in  Mantova,    79, 

vv.  4619-4621  „. 

1189  -  "Rappresaglie   tra    Veronesi    e    Ferraresi,    79, 

vv.  4622-4627  „. 


224 


INDICE  CRONOLOGICO 


[AA.  1190-1247] 


11Q0  - 
1191 

1104  - 
1198  - 

1198  - 

1199  - 

1200  - 
12. .-1 


•1201 
1201 

{1202 
♦1202 


♦1203 


1206  - 


|1206 
♦1207 


1208  - 

1209  - 
♦1209 

1210  - 
1213  - 

1215  - 

1216  - 


*1216 
1218  • 
1220  - 
1322 


■  f  di  Federico  llarbaro  \\.  |6t 

-I  Bresciani  battono  n  Qlvlaala  sull'Oblio  1 
CMOMoesi,  7'1.  w.  463 1^633 v. 

■  f  ili  Saladino  ri    sar.n 
f  ili    Alberico    \     1  b.    il.    mon.    di   sant'Andrea, 

••  I    Mantovani   sconfiggono  a   Bragentino  i  Fer- 
raresi. 7'1.   vv.  4'1  ^7-4<*4 3  „. 
"  1  Veronesi  sconfiggono  ■  Cipada  i  Mantovani. 

•4645  ... 
Bonaccorso  e    ci.   ab.    d.   mon.    di    sant'Andrea. 

I   S^K- 
280  -    "  La    vita  e    le    gesta    ili    Sordi-Ilo   r;iv.    e 
poeta   (senza  ali-lina  citazioni-  cronologica).  82« 
114,   vv.   4r,tjS-7or)>  „. 

-    Decade   l'ord.  degli  l'iniliati,   S.   9,  40-47. 
"  1    Mantovani    sconfiggono   i    Modenesi  a    Sor- 
menzono,    /'',   vv.   ■i^O-.j'^S  „. 

-  "  Eszelino  prende  Brasatagli  v.  1256. 

-  Inizio  in  Mantova  di-11'oril.  di  san  Marco  per 
il  beato  Alberto,  S,  U-12'.  il  medesimo  Alberto  ri- 
forma V  Ordine ,  32-63. 

-  "  Nasce  Ezzelino  (IV)  da  Romano  da  Ezze- 
lino (III)  il  Monaco  e  da  Adeleita  d.  conti  di 
Mciigone,  80,   v.  4664   sgg.  „. 

"  Lotte  civili  in  Verona  tra  i  Montecuccoli  e  i 
Conti,  114,  vv.  7904-7906;  i  Mantovani  alleati 
di  questi  abbruciano  il  borgo  di  San  Zeno, 
vv.     7907-7909  ... 

■  "  Ezzelino  assedia  Mantova,,]:  v.  1226. 

-  Condanna  d.  dottrine  dell'eretico  Almerico, 
8,  8-9,  20-30  (il  cronista  allude  alla  condanna  di' 
Innocenzo  111)  :  v.  1215. 

"  Lotte   in  Mantova  tra   i   Calorosi  e  i  Poltroni 
e   vittoria   di  questi,    114,   vv.   79x0-79*5  „. 
"  Bartolomeo  dei  Calorosi  uccide  Bosso  dei  Pol- 
troni,  114,  vv.   7916-7921*« 

-  Costituzione  e  diffusione  in  Europa  dcll'ord. 
d.   fr.  Carmelitani,   9,  4.5,  0-,7. 

Istituzione  dcll'ord.  d.  fr.  Minori  per  san  Eran 
casca,  8,  io,  4S-40. 

•■  I  Calorosi  cacciano  a  lor  volta  i  Poltroni  da 
Mantova,  1 14,  vv.  7922-7934  ■  i  Cremonesi  bat- 
tono a  Castel-leone  i  Milanesi  e  ne  prendono 
iì  Carroccio,  111.  vv.  79*5-79(17  *» 
Condanna  per  Innocenzo  III  pp.  degli  scritti 
di  Almerico,  8,  8.  20-30:  v.  1207;  e  degli  scritti 
di  Gioacchino,  B,  jo-jS"-!'.  ultra  tonda  uno  art.  1263. 

f  di  Bonaccor.o  vi  ab.  di  Sant'Andrea,  S,  e-7-, 
gli  succede  Radulfo,  14-17;  "  i  Mantovani  edi- 
ficano Borgoforte,  111.  vv.  702^.-7929  :  gela  il 
Po,  v.   7930»;    li    regina  di    Puglia    in    Verona, 

w.   7'),i-70.Vs  - 

-  Istituzione  d.  fr.  Predicatori  per  san  Dome- 
nico, 8,  10,  40- ìi. 

"Cacciata  d.  pod.  In  Verena,  114.  vv.  7934- 
70  v 

"Vittoria  d.  Mantovani  sui  Feti  ai  sai  e  presi- 
di   Bondcno-Arduino,    114,  vv.   7937*7942  *• 

ione   in    M. mio  va    di   un   palazzo    con 
torre   e    loggiato,   abbattuto,   per    la    costruzione 

d.  mura,  mi  ii;<>.  Ili,  \  v.  7943-7951  •  terremoto 

per   ogni   dove,   vv.   70; 2-70^4  „. 


*1223   -   Approvazione    d.   regole    d.   fr.    Eranccscani  e 
Domenicani   per  pp.  Onorio   III.   8,    14-17. 

1223  -    "  I  Mantovani  distruggono    Regglolo  castello  d. 

Reggiani,   vv.    7955-79 

1224  -    ■  Tregua  fra  Mantovani  e  Reggiani,  1 15,  v.  7960,,. 

1226  -    "  Ezzelino  assedia  Mantova,  SO,   v.  4745  sgg.  „: 

v.  \uo6\. 

1227  -   Bono  e  ci.  ab.  di   Sant'Andrea,   S,    19. 

*  1228   -   Canonizzazione   del  beato   Era  inesco   per    pp. 

Gregorio  IX,  9,  3-4. 

1228  -   "  Eortiiìcazloni  a  Castiglione  Mantovano,   115. 

w.    796C-7963  ,.. 

1229  -    *  Invenzione    d.    molini,    costruzione  d.    mede- 

simi :  selciatura  d.  vie  e  d.  piazze  di  Mantova, 
115,  w.   7964-71,7. 

*  1230-1234  -   Raccolta    d.    Decretali   di    Gregorio    I\. 

9,    13,   3S- 

1232  -    "Costruzione    d.    castello    di    Serravallc,     115. 

vv.   7973-7975  ... 

1233  -   ■  Parlamento  sull'Adige  d.  e.  di  Mantova,  Bre- 

scia, Verona,  Vicenza,  Padova  e  Treviso,  dove 
vicn   conclusa   per   Verona    la   pace  tra   i   Conti 
e  i  Montecucoli  e  la  pace  fra  Treviso  e  Pado 
fra   Mantova  e  Verona,    115.   vv.    7976-7993  „. 

1234  -   "  Gli  Agnelli  sono  banditi  da  Mantova  e  i  conti 

di  Casalodi   fanno  pace  coi  Calorosi,   115,    vv. 

7994-7999  ••■ 
*1234  -  Canonizzazione  A.  beato  Domenico  per    Gre- 
gorio IX  pp.,  9,  4. 

1235  (maggio)  -    "  Il   vesc.  Guidotto  e  ucciso  dalla   fa- 

zione degli  Avvocati  e  questi  cacciati  dalla  e. 
115.   vv.   S000-S014  „. 

1236  -   "  Eedcrico  II  accampa  per  tre  giorni  pr.  Man- 

tova :  accordi  di  pace,  115,  vv.  S015-8029:  Fe- 
derico conquista  Vicenza  e  la  marca  di  Tre- 
viso, vv.  8030-803«  -. 

1238  -    "  Federico  II  danneggia  le  terre  di  Brescia  quindi 

batte    a    Cortenova   i   Milanesi.    115,    vv.   In 
S038;  il   castello  di  Sermidc  occupato   dai    ' 
lorosi    è    indi    a    poco  dai    medesimi    perduto, 
vv.   S039-S044  ... 

1239  -  f  eli  Bono  Vili  ab.  di  Sant'Andrea,  9,  1-2:  gli 

MBCCede   Girardo,  7  sgg. 

1240  -    *  Guerra   d.    collegati    Veneziani,    Mantovani  e 

Bolognesi  contro  i  Salingucrra  signori  di  Fer- 
rara, 115,  vv.  S'14  ;  i  Mantovani  sono  bat- 
tuti a  Trivenzolo  dai  Veronesi.  Ilo,  vv.  So'u- 
8062;  costruzione  d.  porta  dei  l'olii  in  Man- 
tova e  d.  mura  tra  questa  e  la  Quadroza,  v\. 
80 

1241  -   Girardo  l\  ab.  di   San'.' Andrea  è  trasferito    al 

mon.  di  san  Benedetto  Po,  9.  S-9:  gli  succede 
l'ab.  Bonacolsa,  13  B|   . 

I241-12b9   -   Fioritura   d.    diritto   canonico   per    Inno- 
cenzo pp.  IV  (an.  1843-1254),  Enrico  di  Ga 
(j-    an.    I2i>"),    Bernardo     ci i    Compostella,    Gu- 
glielmo Durante  (f  an.  1296),  9,  ::-:t.  34-54  l 

1212   -    '•  La  nobiltà  mantovana  assume  la  divisa  bianc. 
1  In,    \  v.    8t  (63*8  168  ... 

1244  -  "Guerra   tra   Veronesi  e   Mantovani,   Ile,    vv. 

80' 

1217    -    "  \  ien    ridata    la  libertà   ai    prigionieri  veronesi 
e    mantovani.    116.    vv.    8081-8083,. 


|AA.   1249-13121 


INDICE  CRONOLOGICO 


225 


1249  -  *  Guerci  tra  Mantovani  <•  Cremonesi  e  concili 

■ione  (i.  pace,   116,  w.  8084*80891  1  Veroni «1 

abbruellAO  tlpala  in  danno  (I.  Mantovani,  vv. 
H(K)o-Sof)2  „. 

1250  -  Il  palazzo  nuovo  e  desi  inalo  a I l'animi nis(  razione 

(I.  giustizia,    11(),   vv.  8093-8095  gì 

1252  -  "f  dei  coati  Riccardo  «li  San  Bonifacio,   116, 

vv.   So()(>-SooN  „. 

1253  -   "  1    Mantovani  costruiscono  un    ponte  u  Borgo- 

forte,    11(),   vv.   8099-81OI  „. 

1254  -  Saccheggio  e  devastazione  d.   mon.  di  sant'An- 

drea,  '>,  16-17. 

1255  -  "  I  Mantovani  sventano  un  tentativo  di  fuoru- 

sciti ferraresi  e  cremonesi  su  Borgoforte,  116, 
vv.  S102-8107  „. 

♦1256  -  "Ezzelino  perde  Padova  per  opera  d.  Ferra- 
resi (condotti  da  A/./.o  VII  ci'  Eslc),  81,  v.  4826 
sgg.  :  Ezzelino  signore  di  Brescia,  vv.  4S41- 
4843  „. 

1257  -  "  Trattative  di  pace  tra  Mantova  e  Cremona, 
116,  vv.  S10S-S110  „. 

*1259  (16  settembre)  -  "  Ezzelino  è  sconfitto  (a  Cas- 
sano) nel  suo  tentativo  su  Milano;  f  di  ferite 
a  Soncino,  81,  vv.  4844-4879  „. 

♦1259  -  "Alberico  fratello  di  Ezzelino  è  preso  nel 
castello  di  san  Zenone  e  mandato  a  morte,  42, 
vv.  4880-4907  „. 

1260  -  "Apparizione  d.  Flagellanti,  1 16,  vv.  8111-8113  „. 

1261  -  "  Tumulto  provocato  dai  Gafari  e  dai  Da-Riva, 

116,  vv.  8114-8116  „. 

1262  -  "  I  Calorosi  cacciano   da  Mantova  1  Saviola  e 

i  Da-Riva,  16,  vv.  8117-8119  „. 

1263  -  "  I  Da-Riva  e  i  Saviola  con  gli  altri  fuorusciti 

prendono  Suzzara,  16,  vv.  8120-8125  „  :  condanna 
degli  scritti  di  san  Gioacchino  nella  sinodo  provin- 
ciale di  Arles,  8,  25-27. 

1268  -  f  di  Girardo  priore  d.  mon.  di  san   Benedetto 

Po,  9,  lo-ll:  "cacciata  d.  Zanicali  e  Gaffari  da 
Mantova  per  opera  d.  Casalodi  e  Bonacolsi,  116, 
vv.  8126-8131;  formazione  d.  partiti  in  Man- 
tova e  inizio  d.  discordie  intestine,  vv.    S132- 

8173  „• 

1269  -  f  di  Bonacolsa  X  ab.  di  Sant'Andrea,  9,  18;  il 

mon.  è  affidato  temporaneamente  a  Ottobono 
card,  diacono  di  Sant'Adriano,  divenuto  poi 
pp.  Adriano  V,  18-20;  "  Obizzo  II  d'Este,  ret- 
tore di  Mantova  per  trattato,  toglie  il  bando 
a  Roffino  Zanicali,  donde  torbidi  in  Mantova, 
poi  pace  tra  le  parti  e  richiamo  degli  esuli,  117, 
vv.  8174-S197;  tentativo  d.  Zanicali  e  Gaffari 
di  dar  la  e.  in  signoria  d.  march.  Obizzo,  sven- 
tato da  Lodovico  d.  conti  Casalodi  e  da  Pina- 
monte  Bonacolsi,  fuga  d.  march,  e  distruzione 
d.  case  d.  congiurati,  vv.  8198-8227  „. 

1272  -  Notizia  più  antica  intorno  a  Vivaldo  Belcalzer, 
XVII,  3-s. 

1272  (luglio)  -  "  Federico  conte  di  Marcarla  e  Pina- 
monte  Bonacolsi  cacciano  di  e.  il  pod.  Guido 
da  Correggio,  sostituito  indi  a  poco  da  Fran- 
cesco da  Foiano,  118,  vv.  8228-8242,,. 

1274  -  "Nuova  costituzione  in  Mantova:  Pinamonte 
Bonacolsi  e  Ottonello  Zanicali  primi  cap.,  118, 
vv.  8243-8290  „. 


1275  -  "Freddo  Intento  pei  ogni  terra,  il'    rr.  8191« 

82</{;     Alberto     del  11     S'ala     pod.     In     Mi      '■ 
vv.  Hj(,  1   '  ■!')'' ■  1   Manti  I  •<  aliano  dal  CO 

(  1  w  ilo  il  1  aetello  di  Mari  aria,  w.  1  „. 

1275  (febbraio)      "Pinamonte  Bonaeolal  il  Ubere  pi  1 

tradimento  d.  collegi  Ottonello  Zanicali  1  ri 
1  onfermato  •  api  "•  tu  d,  < .,  1 19,  w.  83  ■  ■  „. 

1276  -  Ottobono  card»  diacono  rettore  di  mon«  di  san- 

t'Andrea, viin  eli  i'p.  (Adriano  V"),  I",  <-<• 
♦1276-1277  -  Vaca  il  priorato  di  sant'Andrei  In  Man 
tova,   10,  >>-i. 

1277  -  Alberto  «la  Riva  ;■  .  1.  ab,  di  Sant'Andrea,   10, 

8-10:  per  Intervento  di  lui  Nicolò  III  toglie  l' in- 
terdetto alla  e.  e  la  scomunica  al  Cittadini  (v. 
causa  an.    /254),    10,    10-12. 

1277  -  "Mastino  della  Scala  è  ucclio  dal  congiurati, 

che,  presi,  sono  mandati  a  morie  dal  pod.  di  Ve- 
rona Giovanni   Bonacolsi,    1 19,  VV,  8369-8392  „. 

1277  (novembre)  -  *  Pinamonte  Bonacolsi  sventa  una 

congiura  contro  di  se,  persegue  i  colpevoli  <■ 
rafforza  il  suo  potere,   120,  vv.  8393-8440  „. 

1278  (maggio)  -   "Gli  esuli  si  ingraziano    Pinamonte 

Bonacolsi  conquistando,  sui  conti  Casalodi, 
Marcaria:  sono  riammessi  in  e,  120,  vv.  8441- 
8446;  guerra  tra  Mantova  e  Brescia,  vv.  8447- 
8449  „. 

1278  (novembre)  -    "  Padovani    e    Vicentini    collegati 

conquistano    sui    Veronesi    Cotogna,  vv.    8450- 

s455  »' 

1279  -  "Pace   tra  i   Mantovani   e   Bresciani,    120,    vv. 

8456-8458  „. 

1280  -  "  Innondazioni    per    tutto  il    mondo,    120,    vv. 

8459-8461  „. 

1281  -  "I  Da-Riva  sono  cacciati  per  la  seconda  volta 

da  Mantova,   120,  vv.  8462-8467  „. 
1285  -  "Pace  tra  Vicentini  e  Padovani  da  una  parte, 
Mantovani  e  Veronesi  dall'altra,  120,  vv.  846S- 

8473« 

1293  -  "  f  di  Pinamonte  Bonacolsi  signore  di  Man- 
tova, 121,  vv.  8480-8485:  gli  succede  Bardel- 
lone  Bonacolsi,  vv.  8486-8497  „. 

*1297  (6  agosto)  -  Luigi  IX  re  di  Francia  vien  cano- 
nizzato per  Bonifacio  VIII,   10,  18-19,  25. 

*1298  -  Pubblicazione  d.  lib.  VI  d.  Decretali,  9,  ss-36: 
10,  17-18. 

1298  -  "Miracoli  avvenuti  durante  l'esposizione  d.  re- 

liquie d.  Sangue  di  G.  C,  121,  vv.  8498-8509  „. 

1299  -   "Botticella  Bonacolsi  usurpa  la  signoria  di  Man- 

tova a  Bardellone  Bonacolsi,  121,  v.  8510  sgg.  „. 

*1300  -  Celebrazione    d.  giubileo    per  Bonifacio    VIII 

pp.,  10,   18;  "Botticella  Bonacolsi  fa   costruire 

un  palazzo  e  la  torre  detta  d.  sale,  121,  vv.  S532- 

8537  „• 

*1307  -  Condanna  dell'eretico  Dolcino  e  di  Marghe- 
rita,  10,  20-21,  28 -33. 

1308  -  "Morte  di  Botticella  Bonacolsi  cap.  di  Man- 
tova, 122,  vv.  8528-8530;  gli  succede  Passerino, 
v.  8531  sgg.  „. 

1308-1328  -  "Signoria  di  Passerino  Bonacolsi;  con- 
quista di  Modena:  vittoria  sui  Bolognesi  a 
Borgo  Panicale,   123,  vv.  S693-869S  „. 

*1312  -  Soppressione  dell'ord.  d.  Templari  per  Cle- 
mente   pp.   V,    10,    19,    2t-;7. 


T.  XXIV,  p.  xni  —    t5. 


IN  PICK   CRONOLOGICO 


AA.   1313-13661 


1313  -  t  di  Alberto  d.i    Ripa    XI  ah.  di    Sant'Ando 

10|    l":    gli    succede    Giovanni    dei    Bonacolsi. 

a 

•1316   -    Istituzione  dcll'ord.   di   Cristo   per   Dionigi   ri-        1349- 
di   Portogallo.    IO,   :  »  :    11,   I. 

•1317  (25  ottobre)  .  Pubblicazione  d.  '  Llber  Clemen-  1350 
tinarum  „  (Decretali  di  Clemente  V),  9,  j!>-j7'  1352 
11.  ì. 

1328  -  t  Giovanni  Bonacoltl  XII  ab.  di  Sant'Andrea.  1354 
IO,  :  -2t>. 

1328  -  La  ilgnoria  di  Mantova  pezu  dal  Bonacoltl  ai 
Gonzaga,  11.  *-5;  "Franceaco,  tiglio  di  Paaae- 
o  Bonacolsi.  offende  Filippino  Gonzaga,  132, 
vv.  S561-S602:  Guido  Gonzaga  vendica  il  fra-  1354 
tello  e  ottenuti  gli  aiuti  di  Cane  della  Scala 
sorprende  Mantova,  v.  8615  sgg.  1354 

1328  (agosto)  -  "  Passerino  Bonacolsi  vicn    trucidato 

sulla  via  da  Alberto  Saviola,  uno  d.  congiurati.  1354 
12.ì.  w.  B665-8683;  il  figlio  Francesco  portato 
prigione  a  Castellazzo  Mantovano,  vv.  S6S4- 
86S0:  Luigi  Gonzaga  assume  la  signoria  in  Man- 
tova*, la  reggono  di  fatto  i  tìgli  Guido,  Filip- 
pino e   Feltrino,   vv.   S705   sgg.  „. 

*1328  -  Pietro  di  Corbara  el.  antipapa  (Nicolò  V)  col 
favore  di  Lodovico  di  Baviera.    11,    1-3.   io. 

1328-1336   -   Vaca   il   priorato  di  Sant'Andrea,  10,  27. 

1336  -  Lorenzo   vien  ci.  ab.  di  Sant'Andrea,   11,  7  sgg. 

1340  -  ■  Gran  corte  a  Mantova  e  donativi  per  le  nozze 

di  Luigi,  Corrado  e  l'golino  Gonzaga,  124,  1356  - 
v.  S73S  sgg.:  altri  doni  per  dette  nozze,  127, 
v.  9033  \gg-"-  la  comunità  d.  mercanti  offre 
1000  ducati.  129,  vv.  919S-9200;  i  castelli  d. 
dominio  gonzaghesco  di  quel  tempo,  vv.  9213- 
9224:  doni  fatti  ai  nobili  intervenuti  alla  corte  1357  - 
di  cui  sopra,  vv.  9225-9311:  Luchino  Visconti, 
Mastino  della  Scala  e  il  marcii,  di  Ferrara  in- 
signiscono d.  cavalleria  molti  nobili  d.  mede- 
sima corte,    130,   vv.  9318-9366  „. 

1345  -  ■  Vivono  alla    corte    di    Filippino    Gonzaga    il 

gigante  Gugliclmone.    131,    vv.  9367-9390,   e    il        1358 
nano   Frambaldo,  vv.   9391-9402;  vive   in  Man- 
tova una    donna    di    forza    prodigiosa:    Rizza,        1359 
vv.  9403-9423  „. 

1347  -  "  Filippino  Gonzaga  segue  Luigi  re  d'Ungheria 

secso   in   Italia  B   vendicar    la   morte  d.  fr.  An- 
drea. 132,  vv.  9434-9432;  Isabella  m.  di  Luchino       1360 
Visconti  giunta  a  Mantova  si  fa  accompagnare       1362 
da   Ugolino  Gonzaga  a  Venezia,  vv.  9433-9456; 
Mastino    della    Scala    ne    informa    il    Visconti, 

w.  9457-9459  „. 

1348  -  "  Lega  d.  Visconti,  Scaligeri  e  d.  march,  d' Este 

contro  contro  i  Gonzaga  e  inizio  d.  guerra,  132, 
vv.  9460-9465:  grande  terremoto   nel   dì  di  san        1362 
Polo,   vv.  9466-946 
1348  (aprile)  -  ■  Luchino  Visconti  pone  campo  a  Bor- 

goforte,    Mastino    della    Scala    a   Curtatone,    il        1362 
march,    d' Fste  a   Gorernolo,    difesi    rispettiva- 
mente da  Filippo    da   Ugolino  e  da    Lodovico 
(ìonzaga,   132,  vv.  0469-9479  ... 

1348  (settembre)  -  "I  Gonzaga  battono  a  Borgofortc 

Luchino    Visconti    e    la    lega    si    scioglie,    132, 
vv.   .... 

1349  (febbnio)  -    ■  f  di    Luchino    Visconti  e   succes-        1366 


sione  d.  fr.   Giovanni   arclr.    di    Milano.    132. 
v.  950S  sgg.  :  col  (male   Filippino   Gonzaga  con- 
chiudc  la   pace,   vv.  o;  1  {-9531  „. 
1350   -   ■  Terribile  epidemia  e  mortalità  nel  Man- 
tovano, 133,  vv.  9533-9534,. 

-  "  Celebrazione  d.  Giubileo,  133,  vv.  5  >  „. 

-  "  La  città  di  Mantova  vien  cinta  di  mura,  133, 
vv.  9541-9551  „. 

-  Carlo  IV  imp.  fa  trarre  in  luce  le  reliquie  d. 
Sangue  di  G.  C,  11.  Il  sgg..  e  scoprire  il  se- 
polcro di  san  Longino,  di  cui  esporta  qualche 
avanzo:  concessione  di  privilegi  al  mon.  di 
sant'Andrea,   12,  6-13. 

-  La  famiglia  senese  d.  Nerli  si  stabilisce  in  Man- 
tova, IX,  s-ij. 

-  "  f  di  Mastino  della  Scala  in  Verona,  133,  vv. 
953S-9540  „. 

(febbraio)  -  *  Filippino  Gonzaga  toglie  in  m. 
madonna  Varena,  131,  V.  oviì  sgg- :  congiura 
di  Ugolino  Gonzaga  e  Frignano  dalla  Scala 
contro  Cane  Grande,  v.  9565  sgg.:  la  congiura 
ha  suo  effetto  in  assenza  di  Cane  da  Verona. 
134,  vv.  9592-9603:  con  l'aiuto  di  Francesco 
Carrara.  Can  Grande  rientra  in  Verona  e  manda 
a  morte  Frignano,  vv.  9610-9624:  Carlo  IV 
passa  per  Mantova  donde  procede  per  Milano 
e  Roma  per  assumervi  la  corona  imperiale, 
vv.  9625-9636  „. 

Nozze  di  Lodovico  Gonzaga,  134,  vv.  9636- 
9642:  f  di  Filippino  Gonzaga:  gli  succedono 
nel  governo  i  fratelli  Guido  e  Feltrino,  vv.  9643- 
9651  :  discordie  e  insidie  ordite  dai  figli  di  Fel- 
trino,  vv.  9652-9675  „. 

-  "  Barnabò  Visconti  fa  occupare  per  Guido  To- 
rello il  serraglio  mantovano,  135,  vv.  9676- 
9687:  Ugolino  Gonzaga  per  rappresaglia  sco- 
razza il  Milanese  e  batte  le  soldatesche  d.  Vi- 
sconti a  Montcchiari,  vv.  96SS-9726:  trattative 
di  pace.   v.  071:7   sgg.  „. 

-  "  Conclusione  d.  pace  tra  Gonzaga  e  Visconti. 
137,  w.  9853-9855  „. 

(gennaio)  -  ■  Grandi  nevicate.  137,  vv.  9S56- 
9S5S,,:  L'golino  Gonzaga  muove  guerra  a  Fel- 
trino che  tiene  Reggio  come  signore,  vv.  9S71- 
9S91. 

-  "  t  di  Luigi  Gonzaga,   137,  vv.  9895-9906,. 

-  "  Infierisce  la  pestilenza  in  tutta  la  Lombardia, 
grande  mortalità  in  Mantova,  137,  vv.  0907- 
9912:  Lodovico  e  Francesco  temendo  il  morbo 
si  stabiliscono  in  Castiglione  Mantovano,  vv. 
9913-9927:  congiurano  contro  il  fr.  Ugolino 
signore  d.  e,   13S,  vv.  992S-9936  „. 

(settembre)  -  "  Lodovico  e  Francesco  rientrano 
in  e.  e  attendono  l'occasione  per  dar  effetto  al 
loro  disegni,   187.  vv.  9937-994S  „. 

(2  ottobre)  -  *  Ugolino  Gonzaga  è  ucciso  a  tra- 
dimento dai  fratelli,  138,  v.  9949  sgg.:  gli  suc- 
cedono nella  signoria  Francesco  e  Lodovico, 
vv.  996S-9970:  Barnabò  Visconti  si  mostra  In- 
dignato dell'uccisione  di  L'golino  Gonzaga  e 
manda  in  Mantova  a  riprendere  la  nipote,  vv. 
-'071-9079  - 

-  "  Grande    corte    In    Mantova    per    le    nozze    di 


[AA.  1367-13901 


indicic  CRONOLOGICO 


227 


Francesco  Gonzaga  <•  madonna  Lieti  de  Po- 
lente,  138)  vv,  9980-9994  „• 

1367  (maggio)  -  "  Grande  corte  In  Milano  pei  le  nozze 
di  Lionello  d'Inghilterra  con  Violante,  figlia 
di  Galeazzo  Visconti,  138,  v.  9995  sgg.;  v'In- 
tervengono 11  conte  Amedeo  V]  'li  Savola,  Te- 
doro  I  (!)  munii,  di  Monferrato  e  il  principe  <n 
Morea,  13*),  v.  [00x3  sgg.  -  descrizione  »l.  ban- 
chetto nuziale,  v.  10064  sgg.  „. 

1367  -  "  Nasce  Francesco  Bgllo  di  Lodovico  Gonsaga 
e  di  l'Ida  del  march,  di  Ferrara,  111,  w.  10278- 
10283  „. 

1367  -  "  Reggendo  Lodovico  e  Francesco  la  C  Anto- 
nio e  Corradino  Gonzaga  (ramano  di  togliere 
di  mezzo  Lodovico  con  l'aiuto  di  Cane  della 
Scala;  intesti  tiene  a  bada  i  congiurati  e  svela 
il  tradimento,  ma  Francesco  che  si  sente  com- 
promesso ritorce  su  di  lui  l'accusa  ed  e  cre- 
duto, donde  inimicizie  tra  le  due  signorie,  141- 

143,  w.  10284-10385  „. 

1367  -  "  Cane  della  Scala  si  stringe  in  lega  con  Bar- 
nabò  Visconti  contro  i  Gonzaga,  143,  vv.  103S6- 
1042 1  :  invasione  d.  Mantovano,  occupazione  di 
Borgoforte  e  assedio  di  Mantova,  vv.  10422- 
10451:  al  richiamo  di  soccorso  di  Lodovico 
Gonzaga,  mandano  aiuti  Giovanna  di  Napoli, 
il  pontefice  e  l' imperatore,  il  patriarca  d'Aqui- 
leia,  Bologna,  Firenze,  Ferrara  e  Padova,  vv. 
10452-104S7:  lo  stesso  imp.  Carlo  IV  scende  su 
Verona,  144,  vv.  10492-10499  :  lo  Scaligero  e  il 
Visconti  iniziano  trattative  di  pace  con  l'imp., 
vv.  10539-10556;  f  di  Francesco  Gonzaga,  145, 
vv.  10557-10559». 

1367  (giugno)  -  "Pietro  di  Lusignano  re  di  Cipro  a 
Mantova  per  invocare  dall' imp.  una  crociata: 
sua  costituzione  e  presa  di  Alessandria,  144, 
vv.  10500-10538  „. 

1369  -  f  di  Lorenzo  XIII  ab.  di  Sant'Andrea,  11,  10-11: 

gli  succede  Bartolomeo,  12,  15  sgg.  :  "  f  Guido 
Gonzaga  p.  di  Lodovico  signore  di  Mantova, 
145,  vv.  10560-10562  „. 
*  1370-1378  -  Pontificando  Gregorio  XI,  la  Ch.  perde 
quasi  tutto  il  suo  patrimonio  e  stato  in  Italia, 
12,  19-21  ;  v.  1373- 

1370  -  "Lodovico  Gonzaga  fa  murare  il  borgo  di  San 

Giorgio,  145,  vv.  10563-10565  „. 

1371  -  "Lodovico  Gonzaga  fa  cingere  di  un  muro  il 

borgo  di  Porto,  145,  vv.  10566-1056S  „. 
1373  -  "  Lo  stato  d.  Ch.  in  sfacelo,  145,  vv.  10569- 
10571:  Lodovico  Gonzaga  sventa  una  cougiura 
contro  di  sé  e  punisce  i  colpevoli,  vv.  10572- 
10592  ;  una  terribile  invasione  di  cavallette 
("  salotti  „)  distrugge  seminati,  vv.  10593-10601  „. 

1375  -  "Carestia  e  fame  per  tutto  il  mondo,   145,  vv. 

10602-10613  „. 

1376  -  Terremoto,   145,  vv.  10614-10616;  stipulazione 

d.  nozze  di  Francesco  Gonzaga,  figlio  di  Lo- 
dovico con  Agnese,  figlia  di  Barnabò  Visconti, 
vv.  1061 7-10625  „. 
[1377  -  "Francesco  Carrara  costituisce  una  lega  con- 
tro i  Veneziani,  145,  v.  10626  sgg.:  i  Veneziani 
eleggono  Carlo  Zeno  ammiraglio,  146,  v.  10647 
sgg»:  disposizione  d.  forze  alleate,  v.  10636  sgg.: 


procedimento  di  giù  rra,  v.  10693  igg.  •  <  hlo 
occupate  dal   Genovesi   (agosto  1379),   '47,   v. 
10733  •i',',1',. ;  Carlo  Zeno   combatte  i   G  •■'■■ 
nel   Mediterraneo,   r,   10755   sgg.i  i  Veneziani 
cedono  Treviso  al  duce  d'Austrie  pereti 
dalia  lega  (maggio  1  (81),  v.  10758  •.■ 
Pisani  con   cinquanta  galee  essedle   Chioggla, 

v.    IO79I    sgg.  „|;  v.   i;i79-'.l'i'>. 

[  1378  -  " Sopraggiunge,  richiamato  dall'Oriente,  Carlo 
Zeno,  con  l'aiuto  d.  quale  Chloggls  a  e 

i  Genovesi  fatti  prigioni,  147.   vv.  [O 
(22  giugno   1380):   trattative    di    pace   d.    Geno- 
vesi e  conclusione  d.  med  on  l'intervento 
di  Amedeo  VI  conte  di  Savoia,   14S,  vv.  IO845- 
10883  „]  :  v.  138Z. 

*1378  -  Inizio  d.  scisma  d'Occidente  per  l'elezione  di 
Koberto  da  Ginevra  (Clemente  Vii)  contro  l  r- 
bano  VI  pp.,   12,  21-28,  lò-ib. 

1379-1380  -  "Guerra  tra  Veneziani  e  Genovesi  „  :  v, 
\1377  e  1378]. 

1380  -   "  Celebrazione  d.  nozze  di  Francesco    Gonzaga 

con  Agnese  Visconti  figlia  di  Barnabò.  148, 
vv.   10S84-10907  „. 

1381  (8  agosto)  -   "Intermediario  il  conte  Amedeo  VI 

di  Savoia,  si  conchiudc  a  Torino  la  pace  tra 
Genova  e  Venezia,,:  v.  [i37S\. 

1381  -  "  f  d.  Marchesana  d' Este,  m.  di  Lodovico  Gon- 

zaga signore  di  Mantova,    148,  v.  10908  sgg.  „. 

1382  -   "  f  di  Lodovico  Gonzaga  signore  di   Mantova 

e  successione  di  Francesco  suo  figlio,  149,  v. 
109 17  sgg. „. 

1383-1384  -  "Grande  epidemia  in  Mantova,  149,  vv. 
10941-10946  „. 

1385  (19  dicembre)  -  "  Gian  Galeazzo  Visconti  fa  ar- 
restare lo  zio  Barnabò  e  assume  la  signoria  di 
Milano,   149,  vv.  10947-10955  „. 

1387  -  "  Gian  Galeazzo  Visconti  spoglia  Antonio  della 

Scala  d.  signoria,  149,  vv.  10956-10964:  Elisa- 
betta Gonzaga  è  data  in  m.  a  Carlo  Malatesta, 
vv.   10965- 10970  „. 

1388  -  "I  Veneziani  traendo  partito  dalle  strettezze  in 

cui  trovavasi  Francesco  Carrara,  eccitano  Gian 
Galeazzo  a  imprendere  le  ostilità  contro  di  lui, 

149,  v.  1097 1  sgg.:  Francesco  Gonzaga  lascia 
il  figlio  a    Padova    muove  a  difender   Treviso, 

150,  v.  10998  sgg.:  perdita  di  Treviso  e  indi  a 
poco  di  Feltre  e  Cividale,  v.  11025  sgg.:  caduta 
di  Padova,  v.  1103S  sgg.:  Francesco  Gonzaga 
è  condotto  prigione  a  Milano,  v.  11049  sgg.  „. 

1389  -  "  Francesco    Novello    Carrara,  che  nel  castello 

di  Padova  continuava  la  resistenza,  a  consiglio 
d.  p.  si  arrende,  150,  v.  11055  sgg.:  Gian  Ga- 
leazzo Visconti  sposa  la  figlia  Valentina  a  Luigi 
duca  d'Orleans,  v.  11070  sgg.:  è  condotta  a 
Parigi  da  Francesco    Gonzaga,  v.  11075  sgg.  „. 

*1389  -  La  beata  Brigida  di  Svezia  vien  canonizzata 
per  Bonifazio  IX,   12,  30-32:  6,  27-31. 

*  1389  -  Istituzione  d.  festa  "  La  Visitazione  di  Maria  „ 
(per  Urbano  VI),   12,  32-33,  32-33- 

1390  -  "Tentativo  di    sollevazione  in  Verona   contro 

la  signoria  d.  Visconti,  151,  vv.  11091-1110S: 
Francesco  Carrara  Novello  lascia  la  corte  d. 
Visconti,   riprende  la  signoria    di  Padova  e  si 


228 


INDICI-:  CRONOLOGICO 


[A.A.  1391-1404] 


motto  sotto  li  protezione  d.  Veneziani,  vv.  1 1 1 
1 1  i  }S-  celebrazione  d.  giubileo,  vv.  i  i  139-!  1 141  : 

iosio  e  macchinazioni  di  Gian  Galeazzo  Vi- 
tro Praoceaco  G  .  \.  1 1  [4]  sgg.  -. 
invito  il.  (.                  Milano,  v.  11 177  sgg.  ... 

1391  -  "  Francesco  Gonzaga  .1  Parla  (gennaio)  è  invi- 

tato ad  un'alleanza  dal  Visconti,  tergiversazioni 

e   partenza,    152.  v.   11202   sgg.:   malanimo   di 

verso  il  Gonzagat  v.  11339:  che  torna  a 

Pavia  (dicembre)  per  sventare  i  sospetti  e  no- 
titicare  .il  Visconti  l'Intenzione  di  recarsi  ■ 
Roma,  v.  n  235  sgg.:  il  Visconti  lo  mette  in 
guardia  contro  i  Fiorentini  e  i  Bolognesi  ehi 
ne  desiderano  l'alleanza.  153,  v.  10377  sgg.:  Bcl- 
trando  Posso  sconsiglia  il  Visconti  dal  trarre 
in  arrosto  il  Gonzaga,  v.  11333;  il  Visconti  ri- 
scatta alcuni  castelli  dati  in  pegno  al  Gonzaga. 
\.  H334  s££,:  •>  Fiorentini  invitano  Francesco 
Gonzaga  ■  entrare  in  lega  con  loro.  154.  vv. 
11346-1x35]  „. 

1392  -    *  Viaggio   di  Francesco  (ìonzaga   a  Roma  e  ten- 

tativo di  Gian  Galeazzo  Visconti  di  farlo  ar- 
restare nel  ritorno.  154,  vv.  n  352-1 1363*  con. 
regno  a  Firenze  coi  Fiorentini  e  i  rappsescn- 
tanti  di  Bologna  e  patti  d.  lega.  vv.  1 1 365-1 1405,,. 

1393  -   Bartolomeo  XIV  ab.  di  Sant'Andrea  e  trasferito 

al  mon.  di  san  Benedetto  Fo  per  Bonifacio  IX 
pp.,   12.   18-19. 

1393  -  Antonio  Nerli  e    creato   ab.  del    mon.  di    san- 

t'Andrea. 13,  2  sgg.:  ■  EX,  6:  X.  /-/  „  :  costru- 
zione d.  ponte  di  Borgofortc,  5-6:  "154,  vv. 
11415-11417:  155.  vv.  1 1447-1 144S  „:  Francesco 
Gonzaga  conduce  in  m.  Margherita  Malatcsta 
(novembre).   13,  6-7:  "  154,  vv.   1 141S-1 1446  „. 

1394  -  Giovanni   Galeazzo   Visconti  assume  la  dignità 

ducalo  in  Pavia,  13.  7-8-  "155,  v.  1 1440  sgg- " 
alla  festa  dell'incoronazione  Francesco  Gon- 
zaga non  e  invitato,  v.  11455  sgg.  :  onde  questi 
fa  togliere  dagli  edifici  pubblici  le  insegne  vi- 
scontee e  sostituirle  con  un'arma  propria  otte- 
nuta dall' imp..  v.  11470  sgg.:  Pah,  Nerli  è  man- 
dato da  Francesco  Gonzaga  ambasciatore  a 
Roma,  IX.  /f  „. 
1305   -   Francesco  Gonzaga   imprende   la   costruzione  d. 

stello  di  città-recchla,  13,  8:  "  155.  vv.  1x491- 
11493  „;  nasce  di  lui  Giovan  Francesco    Gon- 
zaga, 13,  9:  "  155,  w.  11494-114991  Francesco 
Gonzaga   si   reca   a   Bologna  e  a   Firenze   (in 
gio)    per    esortare    gli    ali  riprendere    la 

guerra   contro   il    Visconti,    v.    11500  Sgg.'    pro- 
pone  loro  come  cip.  Carlo   Maialesta  cui  visita 
in    Rlflilnl    senza    ottenerne    il    consenso.    1 
v.    IX53O   lgg«*   di    ritorno   a    Mantova    fa  innal- 

re   sul    suo    pala   /,o    lo    insegne  il.   e.    alleate. 

r.  il 

rraslaslone  del  bei  Imo  e  inizio  d.  Ch. 

del  Servi  ncesco  Gonzaga,   13,  io-  "156, 

il    duca    di    Milano    si    pre- 
para alla  ontro  il  Go  ito 

fa    quo  ti.    v. 
\.    1  1   ■:  : 

1397  (marzo)  -  Inizio  d.  gaerr  o  Go 

e  Gale     10  Visi  ontl,  13,  11-1  ■    '1 3  .".  r.   liti 


sgg.:  improvvisa  invasione  d.  truppe  viscontee 
nel  Mantovano:  sbaraglio  al  Mincio  e  al  Po: 
fuga  di  l'golotto  Biancardo.  v.  11C4S  sgg.:  gli 
alleati  di  Mantova  mandano  aiuti,  v.  11660: 
Gian  Galeazzo  fa  adunar  tutte  le  sue  truppe 
a  Borgoforte.  e  ae  abbrucia  il  ponte,  v.  1 1<>7  ^ 
sgo« '•  Iacopo  dal  Norme  raccoglie  quindi  le  sue 
forze  a  Govcrnolo.  158.  v.  II693  sgg.:  ma 
per  la  strenua  difesa  di  Bartolomeo  Gonzaga, 
v.  117 11  sgg..  0  per  l'avanzata  d.  forze  alleate 
e  costretto  a  ritirarsi,  occupa  Luzzara  e  Suz- 
zara.  v.  11732:  mentre  l'golotto  riesce  ad  oc- 
cupare  Marearia.    159.    v.    11784,,. 

1398  -    "  Il  conte   Ugo  cap.   d.  Gonzaga  caduto   prigio- 

niero d.  Visconte  è  impiegato  come  messo  di 
pace,  15°.  v.  11706  sgg.:  colloquio  secreto  tra 
Iacopo  dal  Verme  e  Francesco  Gonzaga  in 
Mantova.  160.  v.  11034:  conclusione  d.  pace, 
v.  11 040:  Francesco  Gonzaga  è  accolto  con 
onore  dal  Visconti  in  Pavia,  161,  v.  IX956  sgg.  „: 
incendio  d.  ponte  di  Borgoforte,  fuga  dell'eser- 
cito visconteo  e  conclusione  d.  pace,  13,  12-13: 

v.    1397. 

1399  -  Grande    epidemia  a   Mantova  •   inizio    d.  ch.  di 

santa  Maria  delle  Grazie.  13.  14-13 !  "161.  vv. 
11002-12000:  Gian  Galeazzo  acquista  la  signo- 
ria di  Siena  e  Pisa,  vv.  13001-13006:  appari- 
zione in  Italia  d.  Begardi  condotti  da  un  falso 
fr.  francese  e  arresto  di  questi  a  Viterbo,  vv. 
1 2007-1  2043  „  :  v.  1400. 

1400  -   Apparizione   in    Italia  d.   una    sorta   d.   Begardi 

(sotietas  Alborum).  che  formavano  le  cosi  dette 
"processioni  dei  Bianchi  .,  13.  16-17.  25-17:  • 
'399:  "Gian  Galeazzo  ottiene  la  signoria  di 
Perugia  ed  Assisi  e  si  dispone  a  conquistare 
Bologna.    162.   vv.    13044-13053  „. 

1401  -  Iacopo  da  Carrara  si   sottrae  alla   prigionia    d. 

Visconti.  13,  17-18:  "162,  v.  1207S  s<rg.  :  Gian 
Galeazzo  Visconti  prende  Bologna,  manda  a 
morte  Giovanni  Bentivoglio  e  conduce  prigio- 
nieri a  Milano  Francesco  e  Giacomo  da  Car- 
rara, vv.  13053-12081;  Giacomo  affidato  a  Fran- 
cesco Gonzaga)  si  sottrae  alla  prigionia  e  rien- 
tra  in    Padova,    vv.    1:083-1217 

1402  -   Apparizione  di  una  cometa:  tdi  Gian  Galeazzo 

Visconti,  13.  18-19:  "163.  vv.  12104-12106:  so- 
lenni  funerali   (settembre),   vv.    12  107-123  1 1  „. 

1  i<13  -  Costruzione  d.  facciata  d.  Cattedrale  di  Man- 
tova (eh.  di  san  Pietro).  13.  19-:')-  "  164,  vv. 
12212-12217*  i  successori  di  Gian  Galeazzo  Vi- 
sconti e  dissoluzione  dello  stato  milanese,  vv. 
I22i^-i::;7  •  tentatlrl  e  trattati  di  Francesco 
da  Carrara  per  ingrandire  il  proprio  stato. 
vv.  12278-12307-  conflitto  col  Veneziani!  quegli 
conquista  Cotogna,  questi  occupano  Vicenza, 
165,  vv.  13308-12337;  Guglielmo  delia  Scala, 
fatto  dal  Carrara  signora  di  Verona,  viene  uc- 
ciso  di    v   imo.   w.    12337-123; 

1404  -  "Condizioni  d,  stato  visconteo.  165.  w.  13344- 
13373,  ;  Frani  scoli  Cam  «ore  di  Verona, 

13.    M)-21*j    "165,    vv.    13374-1*376;    invita    l'ran- 

0  Gì  1   Ad    allearsi   seco.    v.    :  g,  : 

e  prevenuto,  coi  miglior  fortuna,  dal  V 


[AA    1405-1412| 


INI>k:k  CRONOLOGI*  0 


22') 


l()(»,  w.    i  j  189-12403 ;  Francesco  Carrara    crea 

suo  vicario  in  Veiona   11  figlio  IaCOpOi  vv.   li.\<>\ 

124181  nuovo  tentativo  dJ  Icgan   .i  se  h  Gon- 

saga  fallilo,  vv.  12419-12440  „:  lUleidlO  di  Do- 
nalo della  Torre  La  ci s  '•'■   ' ' - 2 2. 

1405  -  Francesco  Gonzaga  prende  Veroni  pel  Vene* 
alani  e  1  Veneziani  Padovai  13,22-23-  "  il  Gon- 
zaga assedia  a  prenda  Verona  a  Giacomo  da 
Carrara  fuggiasco  è  ratto  prigioni  1  Ostlglla, 
lt)d,  w.  12443«! 2466;  i  Veneziani  a  lor  voli  a 
prendono  Padova  e  tratti  prigioni  i  Carraresi 
li  mandano  a  morte,  w.  12468-12491  „-,  Anto- 
nio del  Neri!  ab.  di  Sant'Andrea,  e  trasferito  1410 
ai  nion.  di  san  Benedetto  l'o,  13,  23-29;  dorante 
il  suo  priorato  si  da  Inizio  alla  facciata  d.  eh. 
di  sant'Andrea,  25  sgg.  :  "  167,  w.  1 2537-1 2539  „. 

1405  -   "  Cabrino  Fornitilo  uccide  per  insidia  Carlo  Ca- 

valcabò  signore  di  Cremona  e  ne  usurpa  il  po- 
tere, 167,  vv.  12493-12533-  grande  mortalità  a  1410 
Mantova,  vv.  i  2534-1  2536;  malgoverno  di  Gio- 
vanni Maria  Visconti,  vv.  12540-12563,,. 
*  1406-14..  -  Antonio  Ncrli  e  trattenuto  prigione  da 
Pandolfo  Malatcsta  signore  di  Brescia,  13,  33; 
"IX,   M-15;  X,  11-13,  32-3 S  „• 

1406  -  f  di    pp.    Innocenzo    VII;    gli    succede   Grcgo-       1411 

rio  XII,  14,  11-12,  8-q:  v.  [1408];  "  discordie  in 
Milano  tra  Guelfi  e  Ghibellini:  cacciata  di  que- 
sti ultimi,   16?,  vv.  12566-12575  „. 

1407  (aprile)  -  Giovanni  da  Como  è  fatto  ab.  d.  mon. 

di  sant'Andrea,   14,  4  sgg.  1411 

1407  (marzo)  -  "f  Francesco   Gonzaga  e  gli  succede 

il  figlio  Giovanfrancesco  dodicenne  sotto  la  tu- 
tela d.  Malatesta  e  d.  Veneziani,  168,  vv.  12576-       1411 
12590  „;  14,  9-10;  "  l'ab.  Nerli  assume  il   prio- 
rato  in   San    Benedetto   Po,   IX,  9;  redige   gli 
statuti  d.  Consortium  Afantue,  X,  4-6,  22-31  :  Pan- 
dolfo Malatesta  compera  da  Giovanni  Suardi  la 
signoria  di  Bergamo,  168,  vv.  12591-12593;  Otto       [1411 
Terzo  signore  di  Parma  fa  guerra  a  Piacenza  e 
a   Cremona,  vv.  13594-12596;    Giovanni    Maria 
Visconti  toglie  in  m.  una  Malatesta,  vv.  12597- 
12602;    Facino   Cane  e  Teodoro   II   march,   di       1411 
Monferrato    fanno   guerra  al   ducato   milanese, 
vv.  12603-12605:  carestia  a  Milano  Lodi   Cre- 
mona e  in  altre  e,  vv.  12606-12608;  guerra  tra       1411 
Otto  Terzo  e  il  march,   di  Ferrara,  vv.   12612- 
12620  „. 
[1408  -  f  di  pp.  Innocenzo  VII  ed  elezione  di  Grego- 
rio XII]  ;  v.  1406.  1411 

1408  -  Gio.  Francesco  Gonzaga  acquista  Bozzolo,  14, 

10-11;  "  168,  vv.  12633-12635;  Otto  Terzo  è  fatto 
uccidere    pr.    Rubicra    dal    march,   di   Ferrara,       1411 
vv.   1 263 1-1 2632  „. 

1409  -  Fondazione  d.  conv.  d.  Certosini  in  Mantova, 

14,  12-13;  concilio  di  Pisa  in  cui  vien  deposto 

pp.  Gregorio  XII  ed  el.  Alessandro  V,  13,  12-13;       1411 

"  vien  cominciata  in  Mantova    la  Certosa  e  la 

eh.  di  san   Polo    per   testamento  di    Francesco 

Gonzaga,  168,  vv.  12639-12647;  Ladislao  redi 

Puglia  occupa  molte  terre  d.  Ch.  ;  i  Fiorentini       1412 

e  Senesi   mettono  in    campo   contro   di   lui   le 

proprie  milizie  capitanate  da  Malatesta  signore 

di   Pesaro,    169,   vv.  12649-12659;    concilio   di 


l'i    .1      pH      dn  mei.       lo     n  linei  |    eÌ4  I     lui 

nuovo   pp,|   Ah    ... indio    V ,    168,   v  V.    li' 

Rodolfo    Belllnzanl  s'impadro  - 

par  lorpre  >■  ii   'in  a  d'Auotrla    riprenda  la  ■• 

•     lo    mandi     .1    11101I1,    vv.    I  2'. '-.4    I  J  701  •     lioml- 

.'    pai   re  ili  di  1  rancia,  Genova,  w. 
12702«. 27051  Filippo  Maria  Visconti  eonta  di 

Pavia    Ordliee    Una    '■■  ■    i'ro    il    fratello,  dm  a 

di    Milano,   v.    12705    sgg.:    i   confederati  non  ri- 
cacciali   da    Milano,   vv.  1  27  1  7-  I  27  «w  •    (  ,,-in,  . 
ribella    al    Itone  ii  a  u  If   e    \i    d.i   al    niinli.  ili  Mon- 
ferrato,   vv.    12735-12740  B« 

(gennaio)  -  Gio.  Francesco  Gonzaga  conduce  in 

ni.    Paola     Maialerà,    14,    14-15;    •  170,    v.     127^3 
sgg.'   gran     corte    per   del  te    nozze    in     M 
vv.   1 2795-1 2821  „:   Alessandro   pp.   V   f  in    Bo- 
logna e  gli  succede  Giovanni  XXIIJ.    11   15-16 5 
"171,   vv.    12846- 12860,,. 

(febbraio-novembre)  -  "  Pioggic  <  lem];'  sto  con- 
tinue, 171,  vv.  12833-12839:  gran  tempesti.,  e 
naufragi  nel  golfo  di  Venezia  (agosto),  vv.  12861- 
12878;  peste  e  altre  calamità  a  Venezia,  Fer- 
rara, Firenze,  Bologna,  l'arma,  Modena.  Brescia, 
Mantova,  vv.   12882-12893  „. 

(febbraio)  -  "Condizioni  d.  signorie  dell'Italia 
superiore;  ostilità  fra  Gio.  Maria  Visconti  duca 
di  Milano  e  Filippo  Maria  conte  di  Pavia;  Fa- 
cino Cane  mette  a  sacco  Pavia,  172,  vv.  12916- 
12942  „. 

(marzo)  -  "  Giovanni  XXIII  pp.  muove  con  la 
sua  corte  da  Bologna  a  Roma,  172,  vv.  12943- 
12948,,. 

(aprile)  -  "  Facino  Cane  assume  il  reggimento  di 
Pavia  e  di  Milano  e  pone  sotto  la  sua  tutela 
Giovanni  e  Filippo  Maria  Visconti,  172,  vv. 
12949-12963;  contende  a  Pandolfo  Malatesta  la 
signoria  di  Bergamo,  vv.  12964-12966«. 
(maggio)  -  "I  Genovesi  cacciano  Teodoro  II 
march,  di  Monferrato  loro  cap.  e  nominano  il 
nuovo  doge  (Giorgio  Adorno),  172,  vv.  12967- 
12969  „]  ;  v.  141 3. 

(giugno)  -  "  Le  truppe  di  Giovanni  XXIII  bat- 
tono Ladislao  re  di  Puglia,  172,  vv.  12970- 
12975:  grande  carestia,  vv.  12976-12984  „. 

(luglio)  -  "  Facino  Cane  in  guerra  contro  Pan- 
dolfo Malatesta  pel  possesso  di  Bergamo  e  Bre- 
scia: contro  Cabrino  Fondulo  per  quello  di 
Cremona,   172,  vv.  129S5-13005  „. 

(settembre)  -  "  I  Veneziani  vengono  a  conflitto 
col  duca  d'Austria  per  l'occupazione  di  Dosso- 
Maggiore,  173,  vv.  13006-13014». 

(ottobre)  -  Guerra  tra  Sigismondo  re  d' Ungheria 
e  i  Veneziani  pel  dominio  di  Zara  e  pel  negato 
passaggio  a  traverso  lo  stato  veneziano.  173, 
w.   13015-13044,,. 

(dicembre)  -  "  Calata  degli  Ungheri  nel  Friuli  e 
difesa  d.  Veneziani  capitanati  da  Carlo  Mala- 
testa   prima  e  dal  fratello   Pandolfo  poi,    173, 

v.  13045  sgg--;  14>  16-'7- 

-  "Vien  notato  che  durante  l'inverno  non  cadde 
neve,  174,  vv.  13100-13105;  e  che  la  casata  d. 
Gonzaga  contava  quarantadue  membri  maschi, 
vv.  13106-13111  „. 


230 


INDICK   CRONOLOGICO 


[AA.  1412-1414] 


1112  (gennaio)  -Mi  Friuli  l'arrende  al  re  d'Unghe- 
ria, 171.  ra.  i  u  i  ^-131 33  „. 

1412  (febbraio)  -  'Gli  Ungheri  l'accampano  pr.  Trc- 
rlso;  i  Veneziani  eleggono  cip.  geo,  Carlo  Ma- 

...  171.  vv.  13x34-13x39;  Marte  degli  Un- 
gheri por  mancanza  di  vettovaglie  sono  costretti 
a  tornare  in   patria,  vv.   13129-131;;,,. 

1412  (marzo)  -  "  Facino  Cane  contro  Brescia.  Berga- 
mo e  Cremona.  171,  vv.  131311-13144:  grande 
ì.i   in   tutta   Italia,    vv.    1  3145-13147 „. 

1412  (2  maggio)  -  Torbidi  in  Verona,  14,  17:  'pro- 
vocati dai  Da  Quinto  con  altri  al  grido  di 
Scala!  Scala!  ma  in  realtà  con  l'intento  di  sac- 
cheggiar le  case  d.  piìi  ricchi  Veronesi.  174. 
vv.  13x48-13213;  il  cap.  e  il  pod.  veneziani 
raccolgono  la  gente  d'armi  e  fanno  impeto  con- 
tro i  Da  Quinto  e  seguaci:  molti  sono  presi  e 
molti  condannati  a  morte.  1  75.  vv.  13214-13361,. 

1412  (4  maggio)  -  "  Carlo  Malatcsta  muove  con  le  sue 
genti  nel  Friuli  ad  assumer  la  direzione  d.  guerra 
contro  gli   Unghcri.  175.  vv.  13363-13270  „. 

1412  (12  maggio)  -  "  •(■  di  Facino  Cane,  175,  vv.  13271- 

I33/6-- 

1412  (15  maggio)  -  Gio.  Maria  Visconti  è  ucciso,  14- 
1S,  "  175,  vv.  13377-13379;  Giovanni  ed  Ettore 
Visconti  entrano  In  Milano,  vv.  133S0-133S3: 
l'andolfo  Malatcsta  ricupera  i  castelli  d.  Bre- 
sciano, vv.   132S3-132S8  „. 

1412  (5  giugno)  -  Nasce  Lodovico  Gonzaga,  14,  18-19: 
■  175,  vv.  133S9-13300  „. 

1412  (10  giugno)  -  "Filippo  Maria  Visconti  conte  di 
Pavia  conduce  in  m.  Beatrice  vedova  di  Facino 
Cane,   176,  vv.  13301-13306  „. 

1412  (16  giugno)  -  "Con  la  m.  e  le  genti  d.  morto 
condottiero  entra  in  Milano:  Giovanni  ed  Etto- 
re riparano  a  Monza,  176,  vv.  13307-13315: 
quindici  congiurati  sono  mandati  a  morte  gli 
altri  fuggono  a  Monza,  vv.  13316-13334  „. 
(giugno)  -  "  Tregua  tra  pp.  Giovanni  XXIII  e 
Ladislao  re  di  Puglia,  176,  vv.  13325-13327: 
continua  la  guerra  tra  Unghcri  e  Veneziani  nel 
Friuli,  vv.  1332S-13333,,. 
(agosto)  -  "Grande  b.  tra  Unghcri  e  Veneziani 
con  vantaggio  di  questi,  176,  vv.  13334- 13348; 
Carlo  Malatcsta  gravemente  ferito  ottiene  li- 
cenza dai  Veneziani,  lo  sostituisce  il  fratello 
l'andolfo,  signore  di  Brescia,  vv.  13349-13357  : 
frattanto  Filippo  Maria  Visconti  stringe  Monza 
d'assedio,   vv.    13358-13360  „. 

1412  (settembre)  -  "  Lotte  intestine  in  Brescia  e    nel 
ciano,   176,  vv.   13361-13366  „. 

1412  (dicembre)  -  ■  Gregorio  pp.  XII  visita  Carlo  Ma- 

latcsta in  Rlmlni,  176,  vv.  1 3367-1 3369:  condi- 
zioni d.  Ch.  sul  finir  dcll'an.  1413,  vv.  13373- 
1  J3< 

1413  -   "I    Genoresl  cacciano  Teodoro    II  di    Monfer- 

rato loro  cap.  e  nominano  11   nuovo  doge   (G. 
Adorno),  172,  vv.  13967-13969  „;  v.  [1411  *naggió\. 
1413  (7   gennaio)-  "  (ili  Unghcri  scorrazzano  il  terri- 
torio   veneto    saccheggiando,    177.    vv.    13395- 

1413  (febbraio)  -  ■  Durante  l'assedio  di  Monza,  Ettore 
Visconti   f  di  ferite,   177.   vv.    13404-13409  ... 


1412 


1412 


1413  (27-28   marzo)  -  Incendio  d.  Palazzo  d.  Ragione 
in  Mantova.  14,  20:  "  177.  vv.  134x0-13412;  Sta- 
tino  da  Palude   va   in   soccorso   d.  castcllanzc 
bresciane  in  rivolta  mentre   l'andolfo  Malatcsta 
e  accampato  a  Treviso  contro  gli   Unghcri.  vv. 

'34  13-!  34- '  <•• 
1413   (maggio)  -    "Tregua    tra   Veneziani  ed   Unghcri; 

l'andolfo  sottomette  le  castcllanzc  ribelli.  177, 
vv.  13433-13430;  Filippo  Maria  Visconti  prende 

Monza  e  la  abbandona  al  taccheggio,  w.  13431« 

1344-  - 

1413  (11  maggio)  -  Inizio  d.  campanile  di  Sant'An- 
drea  per  Giovanni   XVI  ab..    14,  20-21. 

1413  (giugno)  -  Ladislao  entra  armata  mano  in  Roma 
e  Giovanni  XXIII  ripara  in  Firenze.  14.  21-22: 
Sigismondo  re  d'Ungheria  s'avanza  nel  Friuli 
per  scendere  in  Italia  ad  assumervi  la  corona  im- 
periale, 2>.<3:  "  177,  vv.  [3443-13448;  da  Udine 
Sigismondo  torna  in  Germania  e  sosta  a  Coirà. 

vv-    I3449-I3-U7  ~ 
1413  (luglio)  -   "  l'andolfo  Malatcsta  assoggetta  molte 

terre  d.  Cremonese,   177,  vv.   13  (64-13469  „. 
1413  (agosto)  -  ■  l'andolfo  scorrazza  il  Cremonese,  178, 

vv.  1  3470-1 3475  :  le  signorie  italiane,  vv.  13479- 

U3520"- 

1413  (19  ottobre)  -  Gio.  Francesco  Gonzaga  el.  cap. 
d.  forze  pontifìcie  si  reca  a  Bologna.  14,  24-25: 
"178,  vv.  13537-13529;  difende  il  Bolognese 
contro  Carlo  Malatcsta  agli  stipendi  di  Ladi- 
slao, vv.   I3530-T3535  „. 

1413  (novembre)  -  "Sigismondo  da  Coirà  scende  a 
Como,   178,  vv.   13536-13541  „. 

1413  (dicembre)  -  "Sigismondo    sosta  a    Lodi    atten- 

dendo pp.  Giovanni  XXIII,  donde,  festeggiato 
il  Natale,  muovono  insieme  per  Cremona  e  Man- 
tova, 178,  vv.  13543-13560:  accordi  pattuiti  a 
Lodi  tra  Sigismondo,  il  pp.  gli  oratori  d.  Fio- 
rentini, Genovesi  e  Veneziani,  vv.  13561-13620,,. 

1414  (gennaio)  -  "  Sigismondo  è  accolto  onorevolmen- 

te da  Cabrino  Fondulo  in  Cremona:  gli  vien 
fatto  dono  d.  e.  di  Piacenza,  tiene  convegno  a 
Serra  valle  Ligure,   179,  vv.  1 3631- 13635  „. 

1414  (16  gennaio)  -  Giovanni  XXIII  si  reca  a  Man- 
tova, 14.  25-26:  "  179,  vv.  13636-13644  „. 

1414  (16  febbraio)  -  "  Il  pp.  lascia  Mantova  per  re- 
carsi a  Bologna,   179.  vv.   13645-13647  ... 

1414  (26  marzo)  -  "  Bonamcntc  Aliprandi  detta  il  suo 
testamento,  XIII,  1-10,  i-b»  „. 

1414  (maggio)  -  "  Filippo  Maria  Visconti  riacquista 
Piacenza,  179,  vv.  13648-13650:  Sigismondo  la- 
scia l'Italia,  vv.   13651-13653  „. 

1414  (26  maggio)  -  Carlo  da  Prato  coi  figli  e  com- 
plici e  tratto  in  prigione.  14.  26-27;  ■  180.  vv. 
1366S-13695:  avendo  Paola  Malatcsta  messo  In 
guardia  il  marito  Gian  Francesco  Gonzaga  con- 
tro le  malversazioni  e  trame  di  quelli,  vv.  13696- 

13743* 

1414  -  Si  inizia  il  concilio  di  Costanza    per  dirimere 

lo  scisma  d.  Ch.  :  vi  si  citano  gli  Issiti.  14,  27- 
28:  "  ISO.  v.  13743  sgg.;  all'imp.  vien  decretata 
la  "  corona  palea  „,  vv.  X3755-13757  '•  carestia  di 
frumento  e  di  vino,  vv.  13757-13750  -"•  *■  ['4'S]  ; 
la  pieve  di  san   Lorenzo  in  Pegognaga  è  posta 


[AA.  1415-1431| 


indicic  CRONOLOGICO 


231 


•.<>((<<  in  glurlidlilont  <i-  conv(  «li  lant'Andn  a, 

l'I,    28-»>. 

[1415  -  il   concilio   ili   ( tostatili   decreti   li  "coroni 
palei  „  ■  Sigismondo  re  d'Ungheria,  II, 

34-3S\\  v.    l.ni. 

1416  -  li  concilio   <li   Cottama,    lottenuto   Giovanni 

wiii,  decreti  che  ne  « 1 1 1 » ■  s t i ,  né  Benedetto  \in, 
né  Gregorio  \i  ponano  i letti,  15, 1-3. 

1417  (0  febbraio)-    "  f   Bonamente    Allprandl,    \m, 

11-13,    S<-S4\    W  I.    '2-U  „. 

1417  (12  novembre)  -  Eledone    ili    y>p.    Martino    V, 

15,   3-5. 


141«  li't  ottobre)      Martino   V",  reduci    di   l  oitanu 
i  i  Mentoi  a,    1 5,  (-7  ;   "  dati  dell'  "  Di 

tarlo  il.  i><  >>i  ih    Bonamenti    Allprandl  „,   XIII 

14-19,  i  j\  IdV,  /  -3»  „• 
1410  (7  febbraio)      Martino  pp<  V  laacli  Manto 

muovi-  reno  Firenze,  I  i,  1  ì\  hi  termine  con 

quatto  anno  il  Brtv*  Chronieon  <i.  NerlL  7,  }  io\ 

"  MI,    15  „. 

*  1420  -  j-  di  Antonio  NerlJ  In  Roma,  H,  1-2  •  >  X.  //-/<J„. 

1431  -  Anno  e  h<-  li  rubrica  dell'ultimo  capitolo,  an- 

nuncli  come  termine  prefitto  di  Brtvt  Chronieon, 

II,    3:    «  \,     14-16  -, 


ERRATA-CORRIGE.  —  p.  IX,  1.  14:  Pandolfo 
eorr.  l'andolfo  Malatcsta  —  p.  7,  IL  io-ii  :  contro  In- 
nocenzo II  corr.  Innocenzo  li  contro  —  p.  25,  1.  3  note: 
lo  segua  corr.  lo  segna  —  p.  27,  v.  213:  ash  corr.  asa'  — 
p.  31,  v.  531:  asà  corr.  asa'  —  p.  41,  v.  1487:  Re  corr. 
re  —  p.  44,  v.  1735  :  roman  corr.  Roman  —  p.  47,  1.  1 
varianti:  vv.  1881-1379  corr.  vv.  1881-1979  —  p.  55: 
[AA.  423-427I  corr.  [AA.  423-527]  —  p.  55,  v.  2554:  mi- 
lanesi corr.  Milanesi  —  p.  56:  [AA.  427-450]  corr.  [AA. 
527-520]  —  p.  56,  v.  2640:  mantuani  corr.  Mantuani 
—  p.  58:  [A.  250  corr.  [A.  520  —  p.  59:  [AA.  500-643] 


corr.  [A A.  577-643]  —  p.  64:  [AA.  799-803]  corr.  [AA. 
799-843]  —  p.  71  :  [AA.  1000-1035]  corr.  [A A.  IOOO-IO4  1  [ 
—  p.  72:  [A.  1000]  corr.  [AA.  I04i-i046[  —  p.  74  : 
[A.  1000]  corr.  [A.  1046]  —  p.  75:  [AA.  1000-1048]  corr. 
[AA.  1046-1048]  —  p.  79,  v.  4616:  Mille  cento  scsan- 
tasc'  corr.  Mille  cento  setantasc'  —  p.  117,  v.  8147:  Ho- 
nacolosi  corr.  Bonacolsi  —  p.  119,  v.  8374:  Martino 
corr.  Mastino  —  p.  119.  v.  8738:  Alberto  da  Suane  corr. 
Alberto  da  Suave  — p.  165,  v.  12359:  Otto  terzo  corr. 
Otto  Terzo 


INDICE  GENERALE 


DEDICA pag-        v 

INTRODUZIONE „  vii 


Saggio  grafico  dei  codici 

Prbfaziokb  di  L.  A.  Muratori  .     . 

ANTONII  NERLII  BREVE  CHRONICON 
MONASTERn  MANTUANI  SANCTI 
ANDREE,  ORD.  BENEDICTINI  [AA. 
800-1431]      

APPENDICE  : 


"  ALIPR  ANDINA  „     o     "  CRONICA     DE 
MANTUA 
PRANDI. 


MANTUA„  PER   BONAMENTE  ALI- 


Indice    del  codice    della  Biblioteca  ambro- 
siana  C.  S.    VII.  1 

Cap.    I.  -    Questa  si  è    una  finctione  fata  per 

la  invencione  di  questa   Cronica  .     .     . 
Cap.  II.  -  De  edificatone  Mantue.     . 
Cap.  III.  -  De  edifficatione  civitatis  Mantue 
Cap.  IV.  -  De  nativitate   Virgilii  .... 
Gap.  V.  -  De    Virgilio  mantuano  .... 
Cap.  VI.  -  De  amicitia  facta  per   Virgilium 
Cap.  VII.  -  De  Melino  discipulo   Virgili]  . 
Cap.  Vili.  -  De  Ottaviano  imperatore    .     . 
Cap.  IX.  -  De  Tiberio  imperatore .     .     . 
Cap.  X.  -  De  eodem  Tiberio  et  Longino  martir 

Cap.  XI.  -  De   Caio  imperatore 

Cap.  XII.  -  De  primo   Claudio  imperatore  . 
Cap.  XIII.  -  De  Nerone  pessimo  imperatore 
Cap.  XIV.  -  De  Galba  imperatore     . 
Cap.  XV.  -  De    Vitella  imperatore 
Cap.  XVI.  -  De   Ottone  imperatore    . 
Cap.  XVII.  -  De    Vespesiano  imperatore, 
Cap.  XVIII.  -  De   Titto  imperatore    . 
Cap.  XIX.  -  De  Domiciano  imperatore 
Cap.  XX.  -  De  Nervia  imperatore 
Cap.  XXI.  -  De   Traiano  imperatore  . 
Cap.  XXII.  -  De  Adriano  imperatore 
Cap.  XXIII.  -  De  Anto  imperatore     . 
Cap.  XXIV.  -  De  alio  Antonio  imperatore  . 
Cap.  XXV.  -  De   Comodo  imperatore.     .     . 


XXIV 


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Cap.  XXVI.  -  De  I/elio  imperatore    .     .     . 
Cap.  XXVII.  -  De  Iuliano  imperatore    .     . 
Cap.  XXVIII.  -  De  Saverio  imperatore. 
Cap.  XXIX.  -  De  Antonio  Garagalla  imperatore 
Cap.  XXX.  -  De  Macrino  imperatore     .     . 
Cap.  XXXI.  -  De  alio  seguente  Antonio  impe 

Cap.  XXXII.  -  De  Alexandro  imperatore  . 
Cap.  XXXIII.  -  De  Maximiano  imperatore. 
Cap.  XXXIV.  -  De  Gordiano  imperatore  . 
Cap.  XXXV.  -  De  Filippo  imperatore  .  . 
Cap.  XXXVI.  -  De  Decio  novello  imperatore 
Cap.  XXXVII.  -  De  Gallo  imperatore  .  . 
Cap.  XXXVLH.  -  De  Emilio  imperatore  . 
Cap.  XXXIX.  -  De  Valeriano  imperatore  . 
Cap.  XL.  -  De  Galieno  imperatore  .  .  . 
Cap.  XLI.  -  De  Glaudio  imperatore  .  .  . 
Cap.  XLII.  -  De  Quintilin  imperatore  .  . 
Cap.  XLIII.  -  De  Aureliano  imperatore.  . 
Cap.  XLIV.  -  De  Tacito  imperatore  .  .  . 
Cap.  XLV.  -  De  Floriano  imperatore  .  . 
Cap.  XLVI.  -  De  Probo  imperatore  .  .  . 
Cap.  XLVII.  -  De  secundo  Floriano  imperatore 
Cap.  XLVIII.  -  De  Caro  imperatore .  .  . 
Cap.  XLIX.  -  De  Dioclitiano  imperatore  . 
Cap.  L.  -  De  Galerio  imperatore  .... 
Cap.  LI.  -  De  Masentio  imperatore  .  .  . 
Cap.  LII.  -  De  Constantino  imperatore  .  . 
Cap.  LIII.  -  De    Constantio  et    Constantino  et 

Constante 

Cap.  LIV.  -  De  Iuliano  imperatore  .  .  . 
Cap.  LV.  -  De  Iuviniano  imperatore.  .  . 
Cap.  LVI.  -  De  Valenciano  imperatore.  . 
Cap.  LVII.  -  De  Valente  imperatore .  .  . 
Cap.  LVIII.  -  De  Grattano  imperatore  .  . 
Cap.  LIX.  -  De  Teodosio  imperatore.  .  . 
Cap.  LX.  -  De  Archidio  imperatore  .  .  . 
Cap.  LXI.  -  De  Honorio  imperatore  .  .  . 
Cap.  LXII.  -  De  la  gtcerra  chi  /ne  tra  li  mi 

lancsi  e  lo  popolo  di  Pavia 

Cap.  LXHI.  -  De  Marciano  imperatore.  . 
Cap.  LXIV.  -  De  Leone  imperatore  .  .  . 
Cap.  LXV.  -  De  Zeno  imperatore.  .  .  . 
Cap.  LXVI.  -  De  Anestasio  imperatore  .     . 


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INDICE  GENERALE 


C.\P.   T.XYir.  -  De  Instino  imperatore    .     .     . 
Cai*.   LXVHL  -  De  lustiniano  imperatore  . 
Cap.   I.XIX   -  De  Guerra  orta  inter  mantuanos 

et  mutinenses 

Cap.   I.XX.  -  De  stami»   Tiberio  imperatore . 
CAP.    I.XXT.   -    De   .ìfauritio  imperatore. 
C'\r.    I.XXII.  -  De  Fochas  imperatore     .     .     . 

'.    IX  XI II.   -  De  Eradio  imperatore  . 
CAP.    I.XXIV.  -  De   Constantino  imperatore     . 
Cap.   LXXV.  -  De   Constans  imperatore. 
Cap.   LXXVL  -  De  lustiniano  imperatore  . 
Cap.   LXXVlL   -  De  Leone  imperatore    .     .     . 
Cap.  LXXVHL  -  De  alio   Tiberio  imperatore . 
Cap.   LXXIX.  -  De  guerra  orta  inter  mantua- 

rtos  et  cremonenses 

Cap.  I.XXX.  -  De  tercio  Giustiniano  imperatore. 
Cap.  LXXXI.  -  De  Philippo  imperatore.  .  . 
CAr.  LXXXII.  -  De  Anastasio  imperatore  .  . 
Cap.  LXXXIII.  -  De  Theodosio  imperatore.  . 
Cap.  LXXXIV.  -  De  Leone  imperadore . 
Cap.  LXXXV.  -  De  Constantino  imperatore  . 
Cap.  LXXXVI.  -  De  Nichephoro  imperatore  . 
CAP.  I.XXX  VII.  -  De  Stauratio  imperatore  . 
Cap.  LXXXVIII.  -  De  Michaele  imperatore  . 
Cap.  LXXXI X.  -  De  Karlo  Magno  imperatore. 
Cap.  XC.  -  De  Ludovicho  imperatore 
Cap.  XCI.  -  De  Lotharìo  imperatore  quo  tem- 
pore magna  guerra  orta  est  inter  veronenses 

et  vicentinos 

Cap.  XCII.  -  De  Ludovicho  imperatore . 
C'\r.  XCIII.  -  De  Kcirolo   imperatore. 
Cap.  XCIV.  -  De  Karolo  imperatore.     .     .     . 
C  \p.  XCV.  -  De  Arnulffb  imperatore     .     .     . 
Cap.  XCVI.  -  De  Ludovico  imperatore  . 
Cap.  XCVII.  -  De  Berengario  imperatore  .     . 
Cap.  XCVIII.   -   De   Corado  imperatore  . 
Cap.  XCIX.  -  De  Berengario  imperatore    .     . 

Cap.  C  -  De  Henrico  imperatore 

Cap.   CI.  -  De   Ugo  imperatore 

Cap.  CU.  -  De  Berengario  imperatore    .     .     , 

Cap.  CHI.  -  De  Lothario  imperatore . 

Cap.  CIV.  -  De  Berengario  quarto  imperatore. 

Cap.  CV.  -  De    Otto  imperatore 

Cap.  CVI.  -  De  secundo    Otto  imperatore    . 
Cap.  CVII.  -   De  tercio   Otto  imperatore.     .     . 
Cap.    CVIII.    -   De    spositione  magne    campane 

que  est  super  platea 

Cap.   CIX.   -   De   Henrico  imperatore  .... 
Cap.   CX.   -  De    Conrado  dux  Franchorum   im- 
peratore  

Cap.  CXI.  -  Qualiter  quidam  Filippus  de  Vo- 
gadris  voluit  effici  dux  .ìfantuc  .... 
CAP.  CXri.  -  De  inventione  sangninis  diritti. 
Cap.  CXIII.  -  De  Henrico  imperatore  .  .  . 
Cap.  CXIV.  -  De  alio  Henrico  imperatore .  . 
Cap.  CXV.  -  De  uno  alio  {Henrico)  imperatore. 
Cap.  CXVI.  -  De  Lothario  imperatore  .  . 
Cap.  CXV II.  -  De  Conrado  imperatore  . 
CAP.  CXVHL  -  De  Ecerino  de  Castro  Romano. 
CAP.  C'XIX.  -  Quota  è  la  istoria  di  bordello 
di    Vcscontt  mantuano    e  corno   lui  fu    saso 

prò'   e  valente 

.   C'XX.   -    Como  Sor  dello  solicitava  di  for- 


pag-     S 5 
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82 


nirse  di  quelli  cosi  chi  li  facìa  bisogno, 
per  dovir  andar  tosto  da  lo  re  di  Franta 
e  corno  non  poste  andar  presto  corno  pensava, 
perché  Ecerino  di  Romano,  gran  signore, 
mandò  per  lui  che  tese  a  Verona  a  visitarlo 

che  lo  volta  vedire  e  parlare p,-ig.        S7 

Cap.  CXXI.  -  Como  Corado,  tunto  a  Padua, 
si  curoe  di  trovar  Sordello  e  come  lo  invitoe 
di  la  batata  fare  e  in  que  forma  si  devia 
quella  fare  e  corno  Sordelo  si  acetoe  di  farla 

voluntire  per  aquistar  honor „      SS-S9 

Cap.  CXXII.  -  Como  Biatrice,  sorella  de  Ece- 
rino, inamorata  di  Sordello  feramente,  e 
non  di  saputa  di  Sordello,  no  d'altra  per- 
sona, ma,  per  li  virtù  di  Sordello,  era 
abrasata  nel  core  di  la  sua  persona  e  posto 
li  avìa  tanto  amòre  che  dì  e  note  la  bra- 
mava, e  lei,  timendo  di  la  batata  che  far 
si  devia,  pregava  Dio  che  a  Sordello  divese 

dar  vitoria n  S9 

Cap.  CXXIII.  -  Como  Biatrice,  non  posendo 
più  tenir  celato  l'amore  messo  per  lei  in 
Sordello,  e  pasionata  dal  dito  amore,  dì  e 
note  pensava  per  qual  modo  la  porave  fare 
che  a  Sordello  lei  si  parlasse  e  puro  a  fine 
di  farli  sapire  corno  lei  di  lui  si  era  ina- 
morata e  che  voluntiera  lo  torio  prr  marito, 
e  li  modi  che  lei  si  tenne  per  devirlo  avir 

per  marito „  91 

Cap.  CXXIV.  -  Como  Biatrice  si  parloe  cum 
Pietro  Avogadro  aprendo  a  lui  la  ver  ca- 
sone di  la  sua  venuta,  e  corno  era  inamorata 
di  Sordello  lo  quale  desiderava  d'avir  per 
tri ar ito,  e  che  a  lui  piacese  de  adoperarsi 
che  li  venese  fato  ;  corno  sperava  in  lui  e 

corno   li  cosi  andono 

Cap.  CXXV.  -  Como  Sordello,  olduto  lo  parlar 
di  Petro  Avogadro,  si  li  rispose  e  disse 
quello  chi  era  la  veritade,  zoè  che  la  dona 
li  avìa  ben  parlado  in  Padua,  e  la  risposta 
che  lui  feci  a  la  dona,  e  che,  perché  Sor- 
delo  temìa  che  li  frateli  non  credesono  che 
da  lui  si  foste  proceduto  nesuna  chosa,  volsi 
andare  a  Padua  da   li  frateli  di    Biatrice 

a  far  sua  scusa 

CAP.  CXXVL  -  Como  Petro  Avogadro,  olduto 
e  ben  intese  lo  parlare  che  Biatrice  li  avia 
fato,  rispose  che  a  sua  possa  farave  che  lei 
si  ai'erìa  sua  intencione  ;  e  corno  lui  si  andò 
a  Padua  e  tanto  sape  dire  e  fare  che  l'  in- 
duse  Ecerino  e  lo  fratelo  a  far  lo  parentato 
cum    Sordello    de    darli   Biatrice   per    sua 

moiere n  97 

Cap.  CXXVII.  -  Como  Sordello  desiderando  de 
volir  tire  a  Parise  da  lo  Re  di  Pranza 
corno  avìa  promeso,  stava  in  pensiero  corno 
potè  se  contentare  Biatrice  che  lei  non  si 
turbase  se  la  sua  partita,  e  come  ne  parloe  a 
li  fratelli  che  loro  la  diirsen  consolare  e  con- 
fortare de  la  sua  andata,  e  corno  Biatrice, 
non  ben  contenta ,  ma  pur  si  contentoe ,  e  corno 
Sordello  si  partii  e  andoe  in  Franta  e  /tei 
chosi  asai  xnanci   eh' el  tornase  a  Mantua.        „  100 


93 


»      94-95 


ENDICE  GENERALE 


235 


Càp.  CXXVIIIi  -  Como  Sor d«llo,  facondo  pitt- 
uro di  tornar  in    l.iintlhirttia  e    lui  HOtldO 

sfitto  circha  ila  misi  ut   Patito   dfido  ni 

tornerò  fato,  afiarVO  tri  l'otti  \,  itdci  ì ,  ti'  IH» 
gelterrn  li  diti  tra,  l'altro  btrgVgHOHt.  /.tinti 
in  Parise,  a  la  prcsmcia  di  lo  Re  si  invi- 
tono  Sordtllo  a  eombattr  scelto  da  corpo  ti 
corpo,  r  tomo  Sor  dillo,  a  la  prcscncia  di 
lo  dito  Re  acttot  di  combatter  ttcho  di  lanza 
e  di  sfiata  a  cavalo,  volendo  Sordelo  che  al 
a'ì  di  la  bataia  tnti  tre  fosttto  armati  e  cum 
tatti  tre.  volta  fare  q itelo  dì  la  bataia  e  conio 
di  la  bataia  per  lui  cum  tufi  tre  fata,  Sor- 
tirlo si  ebe  l'honore  e  fono  so  presoni   .     .  p:ig.        106 

Cai*.  CXXIXi  -  Como  lo  Re  parlava  co  li  so 
baroni  qual  modo  si  porta  tenire  che  lo  bon 
Sordelo  cum  bon  volire  si  contentase  di  ri- 
mani re,  e  li  grandi  prof  erti  e  prcgeri  fati 
a  lui  per  lo  Re  e  per  li  baroni,  e  corno 
Sordelo  feci  li  sue  schicse  dicendo  ch'el  avìa 
tolto  dona  e  promeso  a  lei  e  ali  parenti  di 
tornar  tosto,  e  ch'el  era  stato  asaì  fora  di 
chasa  e  cum  sua  grada,  si  volta  ritornare 
a  Mantua,  regraciando  lo  Re  e  baroni  de 
li  grandi  honori  da  loro  recevuti,  e  ch'el 
se  oferìa  eser  so  servitore  in  ogni  parte 
ch'el  fosse,  e  corno  lo  Re  lo  lìcentioe  de  bona 
vola  oferendosi  per  sempre  mai,  e  luì  licen- 
ciato  tornò  a  Maritila  cum  grand  alegreza 
e  grand  honore „ 

Cap.  CXXX.  -  De  multis  novitatibus    occursis 

in  civitate  Mantue  in  multis  millesimis     .     „ 

Cap.    CXXXL  -   De   multis   novitatibus   inter 

cives  mantuanos „ 

Cap.  CXXXII.  -  De  comitibus  Casalodi  et  Pi- 

namonte  de  Bonacolsis „ 

Cap.  CXXXIII.  -  De  Pinamonte  de  Bonacolsis 

qui  factus  fuit  capitanali  Mantice    .     .     .     „ 

Cap.  CXXXIV.  -  De  castro  Marcharie  recuprato.     „ 

Cap.  CXXXV.  -  De  Pinamonte  de   Bonacolsis 

firmato  capitaneo  Mantue „  119 

Cap.  CXXXVI.  -  De  morte  domini  Mastini 
de  la  Scalla  et  de  dominio  Pinamontis  de 
Bonacolsis „  119 

Cap.  CXXXVII.  -  De  multis  novitatibus  et  de 

morte  Pinamontis  de  Bonacolsis  „  120 

Cap.  CXXXVin.  -  De  dominio   Bardeloni  de 

Bonacolsis n  121 

Cap.  CXXXIX.  -  De  dominio  Botesele  de  Bo- 
nacolsis  „  121 

Cap.  CXL.  -  De  dominio  Pasarini  de  Bona- 
colsis et  de  dominìi  sui  omissione     .     .     .     „  12 1 

Cap.  CXLI.  -  De  dominio  dominorum  de  Gon- 

eagha „  123 

Cap.  CXLII.  -  De  magna  curia  facta  per  ma- 
gni ficos  dominos  de  Gonzagha „  124 

Cap.  CXLIII.  -  De  equis,  argenteriis  et  aliis 
rebus  donatis  ad  magnam  curiam  factam 
per  dominos  de  Gonzagis n  127 

Cap.    CXLIV.    -   De    comunitate    mercatorum 

Mantue.     ...  n  129 

Cap.  CXLV.  -  Dona  facta  ad  curiam  per  cives 

"gij „  "9 


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-III 

114 

117 

118 

118 

11S 

Càp.  (Mai.  -    Cisti, t  fortntia  </»<■   domino 

limititi  ptr  domina  tis  Gontoga  ....     \>->\',-     129 

Cai*,  (\iaii.      Sftti  donati  nobtUhut  p.  do* 

mino»  dr  i.  ad  lituani „         iìq 

Cap.  (MA' ih.  -   Nobiliti   qui  fatti  futmnt 

milita  <itt  curiam „         >  '/• 

CAPi    CXLIXi    -    Dr    (l'iiirliiKim-    I ninni, 1    ti, imiui 

Filippini  d,:  Gontagha „         n1 

(  \r.  CLi  -  Di  l,'raiiil>, il, In  nantito,  servo  pre- 
di, ti   magnifici  domini   /''Hip/uni  .      ...        „  131 

Cai*.   CLL   -    De   Rizza    molinarn,  fi-mina    que 

portalmt  ad  moli  intuì „  1  ',  ' 

Cai'.  CLIL  -  De  rege  Ungarie  qui  ivit  in   Apu- 

liam  propter  mortem  fratrit    vintiti  tintinni.       „  132 

Cap.  CLIII.  -  De  uxore  domini  Luchini  de  Vi- 

cecomitibus  que  venit  atl  Mnnluam  ...       „  132 

Cap.     CLIV.     -     De     mortalitatc     que    fuit 

MCCCXLVII1 „  133 

Cap.  CLV.  -  De   yubileo  facto  in  Roma     .     .       „  133 

Cap.    CLVI.  -    Qualiter  Mantua  fuit  murata 

MCCCLII „  133 

Cai*.  CLVII.  -  De  dominio  Verone  accepto  per 

Frignanum  de  la  Scalla „  133 

Cap.  CLVIII.  -  De  domino  Ludovicho  de  Gonza- 
ga qui duxit  uxorem  dominarli  Marchesanam.       „  134 

Cap.  CLIX.  -  De  domino  Bernaboe  de    Viceco- 

mitibus,  qui  accepit  seralium  mantuanum.       „  135 

Cap.  CLX.  -  De  uxore  domini  Ugolini  de  Gon- 
zaga conducta  et  de  guerra  facta  per  prin- 
cipern  dominimi  Feltrinum  de  Gonzaga.     .       „  137 

Cap.  CLXI.  -  De  mortalìtate  que  fuit   ...       „  137 

Cap.  CLXII.  -  De  dominio  accepto  per  domi- 
num  Ludovicum  et  per  dominum  Franci- 
scum  de   Gonzaga „  138 

Cap.  CLXHI.  -  De  Magna  curia  facta  per  do- 
minum Galeazum  de   Vicecomitibus  ...       „  138 

Cap.  CLXIV.  -  De  tractatu  facto  contra  domi- 
num Ludovicum  de  Gonzagha,  et  de  nati- 
vitate  domini  Francisci  eius  filii.     ...       „  141 

Cap.  CLXV.  -  De  guerra  facta  per  dominum 
Bernaboe  et  Can  signor em  della  Scala,  do- 
mino Mantue „  143 

Cap.    CLXVI.    -   De    morte    magnifici    domini 

Guidonis  de    Gonzaga „  145 

Cap.  CLXVII.  -  De  ammissione  terrarum  status 
ecclesie  et  de  tractatu  facto  p.  Ludovicum 
de  Gonzaga .       „  145 

Cap.  CLXVIII.  -  De  guerra  orta  inter  dominos 

venetos  et  dominum  Padue „  145 

Cap.  CLXIX.  -  De  magnifico  domino  Fran- 
cischo  de  Gonzaga  qui  duxit  uxorem  in 
MCCCLXXX „         148 

Cap.  CLXX.    -  De   morte   consortis   magnìfici 

domini  Ludovici  de   Gonzagha „         148 

Cap.    CLXXI.    -  De    morte   magnifici  domini 

Lodovici  de  Gonzaga „         149 

Cap.  CLXXII.  -  De  Cornute  Vìrtutum  de  Vi- 
cecomitibus qui  capere  fecit  dominum  Ber- 
naboem „  149 

Cap.  CLXXIII.  -  Qualiter  Comes  Vìrtutum  ha- 

buit  Veronam,  Antonio  della  Scalla  expulso.      „         149 

Cap.  CLXXIV.  -  De  guerra  orta  inter  Venetos 

et  dominum  Padue „  149 


236 


INDICE  GENERALE 


Cap.   L'I.WV,   -   De  rrvelatione  facto.  per    l'e- 

ronenses  contro  comittcm    Virtutum  .     .     .   pag.         I  i  I 

Cat.  CLXXVT.  -  De  Francis,  h  >  de  Cai  irta 
qu.  ■  <  I  omitte  Virtutum  insalutato 
hospite „  |ji 

Cat.   CLXXVIL  -   De   fu  b:  leu  facto  in  Roma.     „  151 

Cap.  CLXXVIIL  -  De  magna  zilosia  orto  inter 
cornile m  l'irtutum  et  magni ficum  dominum 
Franciscum  de   Gonzaga „  1  ^  1 

C\p.  CLXXIX.  -  De  notificati. ••ne  facto  per  </. 
Franciscum  de  Gonzaga  corniti  Virtutum 
de  itinere  suo  qum  ivit  Romam  et  de  liga 
Florentinorum   et    Rononiensium  „  154 

Cat.  CLXXXa  -  De  comitte  l'irtutum  qui  factus 

fuit  dux  Mediolani 155 

Cap    CLXXXL    -  De    castro  facto    in   civitate 

9tUH n  155 

Cap.   CI.XWII.  -    De  nativitatc  magni  d.  Jo- 

hannis  Francisci  de   Gonzaga „  15S 

Cap.  CLXWIII.  -  QuaUter  dux  Mediolani 
habebat  malum  animarti  centra  dominum 
.Mantue „  I56 

Cap.  CLXXXIV.  -  De  guerra  orto  inter  domi- 
num  .Manine  et   ducem   Mediolani  „  157 

Cap.  CLXXXV.  -  De  notif  catione  facto  duci 
Mediolani  de  rupta  suarum  gentium  ad 
Gubernulurn „  15S-159 

Cap.  CLXXXVL  -  De  domino  Francisco  de 
Gonzagha  qui  ivit  ad  ducem  Mediolani, 
facto  pace „  160-161 

Cap.   CLXXXVIL  -  De  multis  novitatibus  oc- 

eursù „  [61 

Cap.    CLXXXYIII.  -    De  duce    Mediolani  qui 

habuit  dominium  crcitatis  Perù  sii  et  Scenis.      „  163 

Cap.  CLXXXIX.  -  De  guerra  facto  per  domi- 
num  Ducem   bononiensibus „  162 


Cap.  CXC.  -  De  numero  civitatum  ducis  .Me- 
diolani  pag.      163 

Cap.  CXCL  -  De  morte  domini  due.  f  Mediolani.       „  163 

Cap.  CXCII.  -  De  guerra    orto  inter    Venetos 

et  dominum  Podue „  166 

Cap.   CXCnL   -   De  morte    Caroli  de    Cavalcha- 

bobìis  data  ei  per   Cabrinum  Fondulum.  „  167 

Cap.  CXCIV.  -  De  dominio  novi  ducis  Me- 
diolani   „  167 

Cap.  CXCV.  -  De  morte  magni  domini  Fran- 
cisci de  Gonzaga „  t6S 

Cap.   CXCVI.  -    De  domino    Retro  de    Candia 

facto  papa  et  de  inceptione  loci   Certose  „  16S 

Cap.  CXCYII.  -  De  magnifico  domino  fohanni 
Francisco ,  qui  duxit  in  uxorem  magni ricam 
dominarti  Paiilam  de  Malatestis,  et  de  do- 
mino Baldasario   Cosa  facto  papa     ...       „  170 

APPENDICE ,  173 

Cap.   CXCVLLT.  -  Del  ano  del  mile  quatrocente 

■unde  se „  172 

Cap.   CXCIX  -  Del  anno  del  mille  quatrocento 

dodese „  174 

Cap.  CC.  -  Del  anno  del  mille  qtiairocent  tredese.      „  177 

Cap.  CCI.  -  Del  anno  del  mille  quatrocent  qua- 

tordese „  17S 

Indice  dei  capitoli „  181 

Glossario „  1S5 

INDICI: 

Indice  alfabetico 197 

Indice  cronologico 319 

Errata  corrige 331 


Cominciato  a  stamfarc  nel  mese  di  marzo  dell'anno  ipoS. 
Finito  di  slampare  nel  mese  di  maggio  dell'anno  1910. 


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