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Digitized by the Internet Archive
in 2011 with funding from
University of Toronto
http://www.archive.org/details/p13rerumitalicarums24card
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RERUM ITALICARUM SCRIPTORES
RACCOLTA
DEGLI
STORICI ITALIANI
dal cinquecento al millecinquecento
ORDINATA
DA
L. A. MURATORI
-- . **» *u
NUOVA EDIZIONE RIVEDUTA AMPLIATA E CORRETTA
CON LA DIREZIONE
DI
GIOSUÈ CARDUCCI e VITTORIO FIORINI
* $
TOMO XXIV -Parte XIII
(liREVE CHRONICON
MONASTEIUI MANTUANI SANCTI ANDREE ORD. BENED.)
7iSPERA. r
CITTÀ DI CASTELLO
COI TIPI DELLA CASA EDITRICE S. LATI
B R E V E
CHRONICON
Monastcrii mantuani sancii Andree ord. Bened.
IH
ANTONIO NERLI
(AA. 800-14^1)
A CURA
DI
ORSINI BEGANI
Segue in Appendice:
" Aliprandina „ o "Cronica de Montica „ (dalle
origini della Città fino all'anno 1414) di Bonamente
Aliprandi.
*
CITTA DI CASTELLO
COI TIPI DELLA CASA EDITRICE S. LAPI
NOV 15 1949
1513 3
PROPRIETÀ LETTERARIA
FRANCESCO NOVATI
CON ANIMO MEMORE E GRATO
INTRODUZIONE
403
.M5
3
I.
Di Antonio Nerli, l'autore della presente Cronaca, non abbiamo se non le
poche e sobrie notizie, che le giunte di un suo continuatore ne porgono.
Secondo queste, il dotto prelato, uomo di bell'aspetto, di rara eloquenza
5 e poeta insigne, dopo esser stato arciprete della cattedrale di sant'Andrea in Mantova,
fu elevato nel 1393 al priorato del convento omonimo, assai famoso in tutti i tempi
per la santità delle sue reliquie.
Tenne il Nerli quella carica per oltre dodici anni, e cioè fino al 1407, dopo di
che assunse, per desiderio di Francesco Gonzaga, signore di Mantova, il reggimento del
10 celebre monastero di san Benedetto Po, dove imprese a scrivere la cronistoria degli
abbati che lo precedettero in Sant'Andrea e dove intendeva anche, al dir dell'Ano-
nimo suo continuatore, di trattare in esametri latini delle cose di Mantova e in ispe-
cie della contessa Matilde, che il convento aveva beneficato con regale liberalità; ma,
capitato a Brescia, egli fu, non è detto per qual motivo, da Pandolfo, signore della
15 città, relegato in un carcere, dal quale a lungo andare uscito, si recò a Roma e vi
finì i suoi giorni, nelle qualità di abate in San Lorenzo fuori mura.
I biografi e gli storici, che parlano di lui e dell'opera sua — tra quali il Tiraboschi,
il Tonelli, il Volta1 — altro non aggiungono a quanto l'Anonimo dichiara, se non ch'ei
fu di patria mantovano, di nobile prosapia e che vestì l'abito di san Benedetto nello stesso
20 monastero di Polirone del quale doveva, più tardi, diventar abate ; solo il conte Carlo
d'Arco, che fu diligente quanto sagace investigatore e raccoglitore dei monumenti storici
mantovani, ha potuto nell'opera ms. "Notizie biografiche d'uomini illustri 2 „,
dichiarare meglio alcuni dei dati surriferiti intorno al Nerli e aggiungerne altri
1 Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, to-
mo VI, parte II, p. 91 (ediz. di Modena); F. Tonelli,
Notizie letterarie, Imp. R. Mon. di sant'Ambrogio Mag-
giore, Milano, 1795 ; L. C. Volta, Biografia dei Manto-
5 vani illustri nelle scienze , lettere ed arti, accresciute e or-
dinate da Antonio Mainardi, fase. i°, coi tipi Fratelli
Negretti, Mantova, 1845.
2 " Nerli Antonio di famiglia originaria da Siena
"dove era anticamente divisa in due rami, del primo dei
" qualialcuni, detti de Ne rlis, si trasferirono ad abitare
"in Mantova nel 1354, ed altri del secondo, detti de
"Nerlis Ballati s, egualmente poi fecero al finire del
8 secolo XV. Antonio discende dal primo ramo di detta
" famiglia, come dal secondo quello di cui ci accadrà
" parlare in seguito. Antonio associato ai monaci del-
" l'ordine di san Benedetto, che abitavano nel convento
" a Polirone, fu eletto arciprete della nostra cattedrale,
" ed al 1394 mandato dal marchese [sic] Gonzaga suo am-
10
X
INTRODUZIONE
nuovi, inediti tuttora. Secondo questi, l'autore della Cronaca discendeva da un de'
rami della famiglia Nerli senese trasferitasi nel 1354 in Mantova; Antonio, inscritto
nell'ordine dei Benedettini di Polirono, essendo arciprete in Sant'Andrea, fu nel 1394
ambasciatore a Roma presso la corte pontificia per Gio. Francesco Gonzaga, e infine,
come * consiliarius „ del signore mantovano, ebbe dal medesimo, nel 1407, incarico
di redigere i primi statuti di un'opera pia, il Consortium Mantue} quello stesso pro-
babilmente al quale il cronista Bonamento Aliprandi, sette anni dopo, legò per testa-
mento alcuni lasciti non indifferenti.
*
* *
Il manoscritto donde deriviamo il testo del Breve chronico?i fa parte di un co- 10
dice miscellaneo che già appartenne al celebre monastero di san Benedetto Po e
che ora si conserva nella Biblioteca comunale di Mantova al segno H. I, 35.
Membranaceo, misura 12X20; e rileg. in perg. e in ottimo stato di conservazione;
porta sul dorso, scolpito a lettere d'oro, il titolo: Manuscripta varia. Contiene:
1° Bessario-Car.-Nìcenus \ Inclytìs atquc illustrissimis Itaìiae principibus ; 15
2° Nicolai Per otti Po?it. Sypontini epistola adversus eos qui temere corrigunt
errores veterani librorum cum expositione frohemi plinia?ii;
3° Revelatio prima gloriosissimi sanguims I. C... etc.} e cioè la cronica nostra
indicata per la sua prima rubrica.
I due primi manoscritti comprendono complessivamente tre quaderni, vergati da una 20
stessa mano in quello stile chiaro, ritondetto e fine, che è proprio ai codd. umanistici;
il terzo costituisce di per sé l'ultimo quaderno del tomo, scritto con inquadratura
più larga, in caratteri angolari, senza le postille marginali frequenti negli altri due,
su pergamena meno eletta e spesso grigia: particolari che lo rivelano di un'età an-
teriore e implicitamente di altro amanuense. 25
II quaderno consta di 12 carte non numerate, delle quali 9 scritte su entrambe le
" basciatore alla Corte di Roma. Un anno dopo, reduce
"in patria, gli fu affidato l'incarico di Abbate della
" chiesa e del monastero di sant'Andrea, incarico che
" sostenne fino al 1406. Xarrò poi il Donesmondi (Isto-
5 " ria ecclesiastica , parte I, p. 347) che Gio. Francesco
" Gonzaga, vedendo il molto bisogno ch'aveva il mona-
" stero di san Benedetto fuori di Mantova di un huomo
* segnalato per il buon reggimento di quello, ed essen-
dogli manifesta l'integrità dell'abbate Antonio Nerli,
IO " operò perchè fosse trasferito dall'abbazia di sanl'An-
" drea a quella di san Benedetto in Polirone. Ma non
" molto vi s'etle, essendo egli stato mandato da suoi
" superiori, prima In Brescia, poi in Roma, dove abitando
* nel convento del suo ordine di san Lorenzo extra mu-
15 " ros mori, non si sa di preciso a qual anno, ma pare
"certo circa 11 1420.
"Antonio Xerll lasciò manoscritto Breve chronicon
* monasterii viantuani sancii Ami ree ord. Benedettini ab
"anno 1117 ad annum 141S (che si conserva nella locale
" Biblioteca). È stato poi pubblicato dal Muratori nel 20
" tomo XXIV, col. 1071, RR. IT. SS., Mediolani, 1723-175 1.
" A lui si deve ancora la compilazione dei primi statuti,
"tuttora inediti, coi quali venne governata la Istitu-
" zlonc di beneficenza, denominata Co n so r t i u m Ma n-
" tue. Lcggesi infatti nel decreto unito ai detti statuti: 25
"datimi die 23 deccmbris 1407 a domino Johanne Francisco
" Gonzaga capitaneo generali Manine : approbamiis et rati-
" ficamus omnia et singula statuto et ordinai/tenta predieta
" et dieta de nostro mandato per Rao, in Christo patron
" dominimi Antonium de Nerlis dei grafia abatem sancii 30
" Benedicti de Padolirone et dilcctum consiliarium nostrum.
"Il Volta infine affermò {Diario di Mantova del 1782)
" che Antonio Nerli al 1406, in cui passò in Brescia, vi
" ebbe a soffrire alcune sinistre vicende che gli Impedirono
* di proseguire a scrivere le gesta della celebre cont. Ma- 35
" tilde, da esso raccolte e poi non compiute „. Cf. Notizie
biograf. di uomini illustri manto::, voi. V, p. 203 del ms.
del co. C. D'Arco in Archi vio di Stato di Mantova.
INTRODUZIONI. XI
laccio, 3 lasciate in bianco con la traccia tuttora della rigatura; il margine, che doveva
essere più largo, ha subito una riduzione quando, posteriormente, il quaderno ru unito
e rilegato con gli altri.
11 lesto è anepigrafo ed anonimo; incomincia con la prima rubrica, di cui l'ini-
5 ziale e miniata elegantemente in campo d'oro. Esemplato da cima a fondo dalla
stessa mano, in istile scolastico o gotico molto regolare e ben formato, non ha espunti
né postille; le abbreviazioni invece e i simboli tachigrafia sono frequenti e usati ab-
bastanza regolarmente; unico segno ortografico, il punto fermo.
Alle rubriche, con rifessa iniziale azzurra, s'attacca immediatamente la parte di
10 testo relativa, di cui l'iniziale rossa o azzurra con piccoli fregi e di stile rotondo.
Carattere peculiare al nostro codice: le cifre, che nelle rubriche sono arabe, nel
testo romane; l'aspetto paleografico ce lo fa attribuire al XV secolo.
Ammessa pertanto l'età e considerato il luogo d'origine, non andiamo contro l'im-
probabile ritenendo codesto ms. essere l'archetipo della cronaca nerliana; e poiché l'ul-
15 timo capitolo, non condotto a termine, s'interrompe nel bel mezzo arrestandosi inaspetta-
tamente prima del 1431, anno che la rubrica annunciava come termine suo prefisso, ci è
permessa anche l'ipotesi della contemporaneità del ms. con l'ignoto autore degli ultimi
capitoli, il quale, per ragioni che si sottraggono all'indagine nostra, non condusse a
termine il proposito suo. Non sappiamo con quanto fondamento il Muratori, — che la
20 Cronaca diede alle stampe di su una trascrizione del ms. nostro fornitagli da Cassiodoro
Montagiolo modenese e frate benedettino, — asseveri questo un esemplare del codice
che si conservava presso i Benedettini di Ferrara; e ciò, quando si pensi che la presente
cronologia fu scritta dal suo autore in San Benedetto Po, dopo ch'ebbe lasciato il mo-
nastero mantovano e che dal cenobio appunto di san Benedetto Po il ms. proviene ; su
25 questo proposito l'Anonimo è abbastanza esplicito: " Hic [se. in abbatia sancti Benedicti]
" etiam sua prudentia et scientia multa, presentem abbatum chronicam cepit, et
" singulos, sicuti adscribuntur, usque ad se ipsum conscripsit „ . A ritenerlo l'arche-
tipo ci inducono anche la miniatura del primo capoverso e i fregi eleganti ed accura-
tamente disegnati e dipinti di cui sono adorni gli altri capitoli, ciò che non si riscon-
30 tra in generale nelle copie; abbiamo tuttavia fatto ricerche a Ferrara ma invano, per-
chè i libri della biblioteca del monastero, che è stato soppresso, andarono dispersi.
Ad ogni modo noi abbiamo creduto miglior partito riprodurre il codice nella sua
integrità e grafia, limitandoci a correggerne gli errori più evidentemente dovuti a tra-
scorso di penna ed a rammodernarne, con le norme consuete a questa Raccolta, la pun-
35 teggiatura. A confronto del testo ci è parso sufficiente registrare le sole varianti più me-
ritevoli di nota del Muratori e quelle correzioni che al dotto modenese parvero opportune.
*
* *
Ciò premesso e considerata la natura del Breve chronicon, si capisce come
l'importanza dell'opera sia intimamente connessa con quella del monastero di sant'An-
XII INTRODUZIONE
dica, dove si custodivano e veneravano le spoglie di san Longino e le reliquie del
sangue di Gesù Cristo, per le quali acquistò nel medio evo fama universale, come ne
fanno testimonianza le cronache che, solo in parte, noi siam venuti citando nelle note.
L'origine di quelle reliquie e le gesta del martire che a Mantova le avrebbe re-
cate, costituiscono uno degli argomenti che Bonamcnte Aliprandi, sulla fede della leg- 5
genda e delle tradizioni, pertrattò nel suo ueposn, addotto in sèguito come autorità
principe, da quanti vollero la genuinità di quelle reliquie avvalorare.
Non in ciò solo pertanto le due scritture si collegano e si integrano ; qua e là, nel
corso della narrazione, coincidono e, negli ultimi capitoli infine, il Chronicon del Nerli
procede, si può dire di conserva, con 1' u Aliprandina „. Dove infatti il primo, 10
negli ultimi due paragrafi, per opera dell'ignoto continuatore, perde alquanto della sua
natura essenzialmente monastica e religiosa per dar luogo agli avvenimenti politici della
città, la cronistoria si fa così pedissequa del testo aliprandino che è ovvio pensare
avesse l'estensore sott'occhi quest'ultimo, oltre il quale continuò a segnare gli avve-
nimenti di sei anni soltanto, cioè fino al 1419, poi, come dicemmo, li lasciò bru- 15
scamente interrotti.
Ecco le ragioni per cui, nel ritornare alle stampe il Breve chro?iicon secondo
la lezione del codice benedettino (corretta negli errori cronologici e collazionata nelle
varianti con la stampa muratoriana) abbiamo stimato conveniente di aggiungervi, come
appendice, il lungo " epos „ del concittadino e contemporaneo Bonamente Aliprandi, 20
già parzialmente edito anche dal Muratori stesso nelle Antiquitates.
Mantenuto frattanto all'opera del Nerli il titolo di Breve chronicon monasteri!
mantuani scindi Andree orci, benedectini datole dal suo primo editore e conser-
vato dal Muratori, noi la abbiamo corredata di quante note topografiche, storiche e
bibliografiche potessero tornare a sussidio degli studiosi di storia, e collegata con quella 25
dell'Ai iprandi, narrazione più complessa e generale degli avvenimenti di Mantova, in
cui quella particolare del monastero di sant'Andrea e delle sue celebrate reliquie
.picca con maggior precisione di linee, come in uno sfondo naturale e necessario.
II.
Ed ora passiamo a codesto bistrattato versificatore, che su vasta trama ha fer- 30
mato quanta erudizione storica era in suo possesso, con ^intento esplicito di divulgare
per la rima e il comun sermone l'epopea patria, dalle più rimote origini fino a' suoi
tempi. Di lui, pur senza le notizie copiose ma sovente arbitrarie, che ci hanno tra-
mandato biografi e storici, noi possiamo a un modo tracciar la vita su la scorta dei
pochi ma attendibili documenti, che gli archivi della città nativa ci hanno conservato. 35
Sono (mesti: il testamento originale, l'inventario dei beni, il libro dei decreti dell'an-
no 1418, oltre ad alcuni cenni che l'autore fa di sé nel proemio e sulla fine della
lunga e prolissa istoria.
INTKODUZIONK
XIII
Il 26 marzo adunque del 14 14, Bonamente Aliprandi, cittadino mantovano e
fìllio di Simone; da Monza, disponeva, come testatore, delle sue ultime volontà: la-
sciava credi delle ingenti fortune la consorte Margherita de Robbiis, il congiunto e
consanguineo Giovanni Aliprandi e il lìglio di lui Crescimbene; attribuiva donativi
5 cospicui e numerosi a chiese, a consorzi, ai poveri della città, provvedeva da ul-
timo per la sepoltura nella cappella gentilizia della chiesa di san Francesco, dove
aveva fatto, negli anni precedenti, costruire un sarcofago per se e la moglie. La
sesquipedale pergamena, che misura m. 3,90X0,40, ci ripete — a traverso ben ses-
santa capitoli — le molteplici e precise disposizioni dettate dal ricco e munifico tc-
10 statore, rogate, secondo la legge, con intervento di testimoni e di notai.
L' Aliprandi moriva, come nota l'atto stesso, il 9 febbraio 1417, e lustramento,
registrato con altra copia conforme nel successivo marzo, passava l'anno di poi a ad
" offitium auditorum novorum „ per la sua ratificazione ed esecuzione l.
L'inventario dei beni, il secondo dei documenti su citati, ò una conferma, più
15 particolareggiata e precisa, degli averi mobili ed immobili dell'Aliprandi; ma ciò che
in esso inventario ha importanza per noi, si è il breve catalogo dei libri della biblio-
teca privata e domestica, il quale ci dà l' indice — dirò così — della coltura lette-
raria del nostro soggetto e modo di spiegare anche talune reminiscenze d'altro autore,
che nel poema qua e là ricorrono 2.
IO
1 Esterno mal leggibile : • Testamentum Bonametj
"ex Aliprandis „. La segnatura è: (ì n. 12. " Nostri Re-
* demptorls nomine anno Dm. millesimo quadringente-
" simo quarto decimo, indictione septima, die vigesimo
" sexto mensis marti], regnante ex.mo principe dno Si-
" gismundo, divina favente clementia, Romanorum et
" Ungarie rege.
• In contrata prenominata Leonis Vermilij .... Bo-
* namentus fìlius quondam dni Simonis de Aliprandis de
" Modoetia .... p. Christi Salvatoris gratiam sanua mente
"corpore intellectu .. .. etc. „, ordina di esser sepolto
onorevolmente nella chiesa di san Francesco, " in tumulo
" sive sepulcro suo constructo intra cappellani dicti te-
" statoris in dieta ecclesia fabricata sub vocabulo sancti
15 "Nicolai et sub insignis [le insegne gentilizie] et no-
" mine expresso ipsius testatoris „, che in detto sepolcro
non sia posto che il cadavere di sua moglie (cap. VII).
Un'altra cappella, ch'egli aveva fatto costruire alcuni
anni prima sotto il nome dell'Annunciazione di Maria
20 Vergine, adiacente alle carceri del comune di Mantova,
egli lega alle carceri stesse con una rendita per conti-
nuare la Messa ai reclusi (cap. XII).
Abbiamo più oltre (cap. XIV) le disposizioni in
favore della moglie Margherita de Robbiis; quindi altre
ancora a favore delle chiese di san Francesco, di san Gia-
como e di san Barnaba (cap. XVI). Nel paragrafo XIX si
prescrive agli eredi di elargire al consorzio di santa Ma-
ria de la Cometa, mille braccia "grissorum sive biseti,,
perchè vengano distribuiti fra vecchi e poveri della città
e contado.
Seguono (cap. XXI) i legati al Consorzio su detto,
al congiunto Giovanni Aliprandi, al figlio di lui Cre-
25
30
scimbeno, alla moglie Margherita, al nipote Gradus de
Griselaxis. Nel cap. XXIII, come nel precedente, sono
enumerati altri beni immobili, che il testatore possiede 35
in città, nei borghi e nel territorio di Mantova e ch'egli
lega al congiunto suo. Fanno seguito molte e minute
prescrizioni e lasciti di minor conto, eh? tralasciamo per
ragioni di brevità. Questo testamento vien fatto alla
presenza dei seguenti testimoni : Amedeo, figlio di Vi- 4°
viano de Spigis; Giovanni, figlio di Communale de Fo-
lengis; Francesco, figlio di Giovanni de Zaffardis ; Gia-
cobbe, figlio di Giovanni de Boxis prenominato de Schal-
damaciis de la Volta (sic) ; Paolo, figlio di Pino de Ar-
manis ; i notari furono: "Johannes Ziliolus filius domini 45
" Comini ex palazzo de Crema (sic; forse Palazzolo
" Cremasco) civis Mantue publicus imperiali auctoritate
"notarius; Andreas natus domini Abramini de Gonzaga
"civis Mantue.... etc. „. Nello spazio esistente tra
l'elenco dei testimoni e la sottoscrizione dei due notai, 5°
di grafia diversa, è la postilla : " Nota que dictus dom.
" Bonamentus die martis curenti nona mensis februarij
" anni 1417, quum festum sancte Apollonie celebrabant,
" diem suum clausit supremum „. Abbiamo quindi la
data di registrazione: " Registratum cum altero unius 55
" eiusdem tenoris per me Andream de Spigis notarium. . . .
" civem Mantue MCCCCXVII indictione x „. E infine :
" MCCCCXVIII indictione xi die nono mensis martii
" cum ducali mandatu recomandatus f uit infrascriptum
" instrumentum testamenti ad oflìtium auditorum novo- 60
"rum statatimi „ (Testamento e Inventari, tomo II, bu-
sta 3397 in Archivio di Stato di Mantova).
2 Inventario dei beni di B. A. Documenti del-
l'ospcdale civile di Mantova, in deposito presso l'Ar-
XIV
INTROnrZIONE
Il Libro dei decreti infine, che si conserva, come gli altri documenti, nell'Archi-
vio di Stato di Mantova, ci precisa la professione dello storico nostro, che fu dotto in
Legge e giureconsulto emerito, e ci porge un nuovo elenco dì libri, quelli che in ma-
teria legale il medesimo usava l.
Queste le sobrie ma sicure notizie, di cui riferiamo e riassumiamo a pie di pagina 5
i documenti. Qualche cosa di più intorno la vita del chiaro cittadino mantovano ci
dicono i biografi e gli storici della città. Se vogliamo credere al Possevino, Bona-
mente Aliprandi, dopo aver passata la prima giovinezza tra i nobili della città e nu-
drita la mente negli studi di legge e di filosofia, avrebbe militato a lungo nelle armi di
Guido e di Lodovico Gonzaga, quindi, accumulate — con le prede di guerra prima, con 10
la pratica degli affari poi — immense ricchezze, avrebbe di consiglio e di denaro aiutato
Lodovico e Francesco Gonzaga così da esserne il ministro e il banchiere a un tempo ~.
Altri infine, dopo la vivace detrattazione del Muratori, hanno per carità patria ten-
tato — tra essi il Tonelli ed il Volta — di difendere il buon nome letterario del Nostro,
decantandolo " versato nella letteratura e non spregevole autore di versi latini , sulle 15
chivio di Stato. Sul fronte del registro, rilegato in
pelle e cartaceo nel testo, è applicata una cartella con la
scritta: Inventari dal 1417 al 1503. Ecco per-
tanto il catalogo che ci interessa:
« MCCCCXVII. Bona mobilia in dieta camera.
"Item duo cavedoni [alari] ab igne;
" In dicto armariolo super in muro dieta camera;
* P.° unus liber tractatus Boezii cum coperta ru-
" bra vulgari sermone;
IO " item unus liber super statutis de electione consu-
mimi mercatorum Mantue;
" item unus liber Egidij regimine ;
"item una cronica Mantue cum cartis pegorinis;
" item una Instoria musaica cum coperta rubra in
15 "cartis membranis;
" item quidam liber de moribus ;
" item unus liber nasionis qui tractat usque ad
" mortem ;
" item unus liber de vicibus et virtutibus ;
20 "item unus liber de functione virtutum ;
" item unus liber cronica mantuana (?) \martiniana ?\\
" item quidam liber in lingua franzigina;
"item unus liber Instoria Troyani;
"item unus liber sine principio in phisica ;
je "item unum missale;
" Item unus liber virtutum et vitiorum. Esempla;
"item unus liber orationum multarum;
"item unus liber expositionum evangelium ;
"item unus liber beati sancii Francisci;
" Ltem unus liber Danti „.
1 Libro dei decreti, nell' Archivio di Stato in
Mantova; al legno n. 12, cartaceo e cartacea la le-
gatura. A e. 32 nel verso si legge:
■ [nfratcripti sunt libri mei Bonamenli de Alipran-
35 " dis lcgum docloris :
3o
" P.° totnm corpus iuri-
"civili'- .
1 item .... ilecrctulis ;
" item spcculator;
Infrascriptc sunt cl;im\-
des et bona [segue un tteHCQ 'li
vesti, io: agite, lenzuola fazzo-
letti (tiasitergi.i)]. . .. ad decem
" item Cynus;
u item liagueri super co-
" dice. . . . etc. ;
"item super usibus feu-
" dorum.
libros in poesia et in gramma-
tica. . . . Seguono : 16 camisias fa-
inuloruin cum nasistergiis, tres
tacie argenti, sex coclearia ar-
40
45
In tutto tredici libri di natura legale.
Segue in calce: "De consensu nostro, mandato ili.
" Johannii et dm. mei Marchionis Mantue et per rectorem
" prefati domini fieri fecit bullettam preclaro iureconsulti
" dno. Bonamento de Aliprandis de possessione.... etc. „.
[firmato] Nicor.AUS de Bagneriis.
2 Possevinii IuniorIs /Ustoria gentis Gonzagac ,
lib. IV: ".. . .Bonamentus Aliprandus, inter Principis
" familiae adolescentes prima ab juventa enutritus, ani-
" mum bonis artibus induerat, legumque ac philosophiae
" studio emenso, id maxime pervicerat, ut bona cruditio
" nobilitati elegans crederetur. Mox ubi juventae lu-
'' bricum excessit, quod militia praevaleret, armorum
"studio anxius, plura sub Guidone ac Ludovico domi-
" nis stipendia meruerat. Centuno primum, cresccnti-
" bus meritis, tribunus etiam alae mantuanorum equitum
" a posteriori impositus. Senescens iam et ingentibus
" negotiis par habitus, rempublicam amplexus est; non
" quia ambltio, sed princeps monuerat. Valido tamen
" stimulo opus fuit, ut accederet, vicemque obtinuit do-
" mini sui sententia, qua necessitatibus patria: subtrahere
"lese, et contra niti vix distingui docuerat. Ea causa
" Ludovico ac Francisco individuili, Consilio, manti,
" opibus aderat, quas, labore expeditionum, ex hostibus
" spoliatis caealsque, parsimonia modestiaque, immensas
" conflaverat. In extremum gratia existimationcque apud
"omnes eadem lecuritate rctinuerat, quod fide proni. -
" ruerat et honcstis ministeriis comparaverat. Virimi
" hunc Franciscus ad Pontificem [Urbanum VI] in urbem
" inisit, nullis certis mandatis. sed ut tempori ac neces-
u sitali deierviret „.
50
SS
60
65
70
/ .1
lNTKOnUXIONI'.
XV
li accie (li quanto avrvan detto prima di loro, con qual fondamento non ',i ;i, il
Mazzuchelli, il Tiraboschi, il Quadrio '.
Resta a sapersi di Bonamente la data dell'anno natalizio; masi- dalle particola-
reggiate notizie ch'egli ci imbandisce intorno a Guido, a Lodovico ed a France
5 Gonzaga — con evidente proposito e con maggior signoria della materia ch'egli non
taccia altrove — è lecito argomentare la partecipazione diletta o indiretta del nostro
giureconsulto alle azioni loro, noi possiamo fermare ({nella data intorno alla metà del
decimoquarto secolo e verosimilmente prima, piuttosto che dopo, poiché il primo di
quei principi morì nel 1369.
10
*
* *
Una u Cronica Mantuc cum cartis pegorinis „ — l'opera che siamo per esaminare —
si trovava dunque nello scaffale di una delle stanze di casa Aliprandi, perchè, l'ab-
biamo veduto, si legge catalogata in un con l'altre proprietà nell'Inventario de'
beni suoi. Che l'autore della "Cronaca de Mantua,, sia lo stesso Aliprandi, lo
15 dicono i versi con cui si chiude uno degli ultimi capitoli del poema:
Benché comflita sia grossamente
questa cronaca -per darla in rima
d} Ali fraudi si fu la bona-mente
dove si vede che l'autore ha pure tentato un non troppo felice bisticcio sul pro-
20 prio nome.
A pubblicare in questa raccolta il prolisso " epos „ nella sua integrità e secondo
la redazione del più antico codice da noi conosciuto, ci muovono non già intrinseci
pregi letterari, ma la indiscutibile importanza sua, e come documento storico e come
documento linguistico.
25 II Muratori ha riconosciuto il primo rapporto e intuito il secondo, ma ei si valeva
del codice meno antico e più manomesso, e però, mutilando la narrazione di quella
parte che offriva minore importanza storica, pubblicò il resto nel tomo V delle Anti-
1 Doxesmundi, Historia Ecclesiae Mantuanae, tomo V,
p. 343; Barth. Plati.vae, Historia Urbis Mantuae in
Muratori, RR. II. SS., tomo XX; Marii Equicolae,
Chronicon mantuanum ; S. Giunta, Fioretto delle cronache
5 di Mantova, edito per A. Mainardi, Mantova, 1844 (pa-
gine 59-60); F. Toistelli, Notizie letterarie, Milano, nel-
l' imp. Monist. di sant'Ambrogio, 1795, tomo IX, pagi-
na CLVlii; L. C. Volta, Biografie dei Mantovani illustri
nelle scienze, lettere ed arti, accresciuto e riordinato da
io Antonio Mainardi, Mantova, coi tipi dei fratelli Negretti,
1845, fase. i°; "....la rozzezza di cui è sparsa questa
" Cronaca, potrebbe far credere a taluno che Buona-
" mente fosse altresì rozzo e incolto; ma noi sappiamo
* ch'egli era versato nella pulita letteratura e che com-
" pose ancora versi latini, come pure che dal marchese
" Francesco Gonzaga fu inviato al pontefice Urbano VI
" j)or rilevanti negozi. Ciò ch'egli narra de' tempi suoi
" trovasi in gran parte appoggiato alla verità e siamo
u a lui debitori di alcune particolareggiate notizie che
* forse si sarebbero altrimenti perdute „ (dal Ragiona-
mento intorno agli storici di Mantova) ; L. C. Volta, No-
tizie storiche di Mantova [Raccolta di fascicoli stampati
s. n. t.]; G. M. Mazzucchelli, Scrittori italiani, Brescia,
coi tipi Boffini, 1753, tomo I, parte I, p. 498 [dà pure
notizie d'altri letterati della stessa famiglia]; Tiraboschi,
Storia della letteratttra italiana, tomo IV, p. 295 dell'ediz.
di Modena ; C. D'Arco, Uomini illustri mantovani, tomo II,
p. 7, ms. in Archivio di Stato di Mantova.
XVI
INTRODUZIONE
quitates Italicae Af, E. con una di quelle sobrie e sensate dissertazioni, che erano
consuete in uomo di tanta dottrina e penetrazione storica -.
*
* *
Tre sono per ora i codici a noi giunti del Poema, o almeno da noi fin qui co-
nosciuti e che, per maggior brevità, chiameremo con gli appellativi di Torelliano, 5
Mantovano e Ambrosiano.
Del primo — o meglio di una trascrizione assai libera del primo — si valse il Mura-
tori per la sua edizione nelle Antiquìtates: esso ripete il nome dalla famiglia dei conti
Torelli di Reggio nell'Emilia, che ne era l'antica proprietaria ed ora trovasi nella Bi-
blioteca municipale della stessa città; il secondo appartiene alla Comunale di Man- 10
tova e fu già del conte Francesco Negrisoli, come ce ne avverte in una sua nota
sulla prima carta Camillo Volta, bibliotecario intorno alla metà del secolo passato.
L'importanza del codice fu già segnalata dal prof. Putelli — che si proponeva di
curarne l'edizione per questa stessa nuova Raccolta muratoriana — al prof. Vittorio
Cian e da quest'ultimo resa di pubblica ragione là dove, trattando di un altro volgariz- 15
zatore, di Vivaldo Belcalzer, lamentava che 1' "Aliprandina „ non fosse ancora fatta
segno alle ricerche de' nostri studiosi, offerendo essa, oltre che elementi storici di alta
importanza, larga messe di materiali linguistici alla conoscenza dell'antico volgare lom-
1 L. A. Muratori, Antìquitatcs It. M. E., tomo V,
1060. La riproduciamo Della sua parte sostanziale :
"In Chronicon ma ntu animi Bon amente Ali-
" prandi praefatio.
5 " Insulsum, ridendum atque aversis musis coni-
" positum poema typis trado, neque tamen consilium
" eiusmodi cepisse me poenitet. Eius auctor Bonamens
" Aliprandus civis mantuanus, qui civium atque prlnci-
" pum suorum res gestas, quascumque novit ad posteros
io "trasmittcre statuit. Exordium narrationis duxit ille
" ab origine inclytae patriae suae eamque proseculus
" est usque ad a. Christi circiter 1414, quo tempore eius
" stilimi ac vitam mors dissolvisse videtur. De illius
"vita nihil aliud uiihi dicendum succurrit. At ad ipsius
lS " Poema sive Chronicon, quod attinet, niliil sane opus
st, ut lectorem moneam, nihil ibi poeticum esse prae-
" ter fabulas, quaa opipare in scoenam invchit, dum ve-
" terum gesta pcrtexit, ac praecipue cum de Virgilio et
"Sordello agit. Nulla heic ratio metri; versuum enim
30 "pedea saepc ultra mensuram ezcumint. Neque rytmo-
" rum leges servatae. Lingua vero piane rudis et sole-
" cismis ac barbarismis ubique infccta. Uno verbo, cre-
" dai te aiulire caecum quempiam qui in platea aut in
" friviis earminibus inconditis popcllum cantando ohi •_
25 "cteti Nihilo tamen secius adeo ineptum opus tenebria
r pUmi volili. Si non Inter poetas ullus Aliprando
" locus debetur, saltem Inter historicos crii. Et llle
"quidem historiac manluanae non modicatn partem
"metro alligarli ac praeterea suorum praecipue tempo*
30 " rum mores, non aflfabre sane, copiose tamen descripsit.
"Hoc unum satis fuit, ut utile instituto meo arbitrarcr
"carmcn, tot alioqui naevis deformatimi. Accedit ctiam,
" quod nullus antiquiorem habeamus urbis illius histo-
" ricuni. Marius Equicola, qui Chronicon mantuanum
" ante ducentos et ultra annos nobis dedit, non alluni 35
" novit Aliprando vetustiorem. Immo is auctor est,
" Bartholomaeum Platinam, cuius Historiam Urbis Man-
" tuae intuli in tomo XX, RR. IL SS., multa ab Ali-
" prando sumpsisse, atque ex eius penore nimium pro-
" fecisse. In codice, quo ego sum usus ad haec evulganda, 40
* ex munere N. V. comitis Francisci Torelli, antlquae
* historiae, dum in vivis fuit, studiosissimi, nomen au-
" ctoris erat Benvenuto Aliprando. Veruni Equicola non
" uno in loco ipsum commemorans, Bonamcntc Alipran-
" do semper appellati 45
" Ego vero sublatis sive omissis
" aliis insulsis fabulis, quihus prima pars carminis huius
" constabat, non sum passus excidcre tam lepida figmen-
" ta, quac de Vergilio et Sordello Aliprandus, romanen-
8 siimi fabularum acmulator, libéralissime cecinit. Primo 5°
"ut discas qualis barbarieorum seculorum genius fucrit
" in fingendis tot fabellis et, quod gravius est, in iis
" etlam prò rebus vere gestis accipiendis ac disseminan-
" dis. Deinde ut intelligas, non Mantuae dumtaxat, ne-
" que ab unis poetis, sed etiam Xeapoli, atque ad Insto- SS
" ricis prosa oratione scribentibus eadem olim venditata
"fuisse. Vide Historiam neapolitanam, quae sub Iohan-
■ olfl Villani neapolitani circumferlur, non semel editam.
"Ibi eadem merces occurrunt, antequam Aliprandus poe-
" ta ageret, literis consignatae „. 60
APPENDICE
T. XXIV, p. xhi — 2.
tf ALIPRANDINA „ o u CRONICA DE MANTUA „
PER
BONAMENTE ALIPRANDI
ABBREVIAZIONI
A =z Cod. della Biblioteca ambrosiana segnato C. S. VII, i.
B = Cod. della Biblioteca di Mantova segnato A. I, 9.
C = Cod. della Biblioteca municipale di Reggio Emilia segnato E, 25.
Mur. = Antiquitates Italicae Medii Aevi auctore Ludovico Axt. Muratorio,
tomo V, Mediolani, 1741, ce. 1065-1243.
De edifficatione Mantue carta
De Virgilio mantuano „ III
De Octaviano Im foratore » VI
De legenda sancti Long ini martiris • „ VII
5 De Lmferaloribus cafitulum incifit „ Vili
De guerra orta inter Pavenses et Mediolanenses cafitulum v XII
De guerra orta inter Mantuanos et Mutinenses cafitulum „ XIII
De guerra orta inter Mantuanos et Cremonenses „ XVI
De guerra orta inter Vcronenses et Vicentinos „ XVIII
10 De invertitone sanguinis Christi „ XXII
De guerra orta inter Mantuanos et Cremonenses „ XXV
De Ecerino de Castro Romano B XXIII
De Pinamonte de Bonacolsis qui factus fuit cafitaneus Mantue „ XXVI
De dominio Bar deioni de Bonacolsis „ XXVIII
15 De dominio Botesele de Bonacolsis „ XXVIII
De dominio Pasarini de Bonacolsis et domini] sui admissione „ XXVIII
De dominio dominorum de Gonzagha „ XXVIIII
De magna curia facta fer dominos de Gonzagha „ XXVIIII
De Guielmone famulo d. Philifini de Gonzagha „ XXXII
20 De Frambaldo naneto servo dicti domini „ XXXII
De Rizza /emina que fortabat ad molinum „ XXXII
De Rege Ungarie qui ivit in Afuliam frofler mortem fratris vindicandam. „ XXXII
De uxore domini Luchini de Vicecomitibus que venit Mantuam „ XXXII
De guerra facta fer dominimi Luchinum de Vicecomitibus contra dominum
25 Mastinum de la Schalla et fer marchionem Fer arie dominis de Gon-
zagha „ XXXIII
De mortalitate magna que fuit „ XXXIII
De iubileo facto in Roma „ XXXIII
Qualiter Mantua fuit murata „ XXXIII
30 De dominio Verone accefto fer Frignanum de la Schalla „ XXXIII
De domino Ludovicho de Gonzagha qui ducit dominam Marchesanam in
uxorem „ XXXIII
De domino Bernaboe de Vicecomitibus qui accefit Seralium mantuanum . . „ XXXIII
De mortalitate que fuit „ XXXIIII
35 De dominio mantuano acceftum fer dominum Ludovicum e fer dominum
Franciscum de Gonzagha „ XXXV
TT A Iad.a caria I,
col. 2
e. II, e. I
22
INDICE DEI CAPITOLI
e. II, e. 2
De magna curia facta per dominum Galcazum de Vicccomitibus . . . . carta
De guerra facta per dominimi Barnabocm et per Con signorem de la
Scala dominis Man tue „
De morie domini Guidonis de Gonzaga „
De tractatum factum cantra dominum Ludovichum de Gonzaga .... „
De omissione status terrarum Ecclesie „
De guerra orla Inter dominos venetos et dominum Padue ...... „
J)e magnifico domino Francischo de Gonzaga qui duxit u.xorcm. ... „
De morte consortis magni pei domini Ludovici de Gonzagha „
De morte magnifici domini Ludovici de Gonzaga „
De Co mi ite Virtù tu m qui capere fecit dominum Bernabocm patruum suum. „
2>ualiter Comes Virtulum habuit Vcronam Antonio de la Schala cxpulso. . „
De guerra orla Inter ]renetos et dominum Padue „
De rcvellatione facta -per Vcroncnscs contra Comitlcm Virtutum cius . . .
dominum „
De magna zilosia orta intcr Comittcm Virtutum et magnificimi dominum
Franciscum de Gonzagha „
De Francisco de Cetraria qui recessit a Cornile insolilato hospite. ... „
De iubileo facto in Roma „
De notifichatione facta -per dominum Franciscum de Gonzagha corniti vir-
tutum de itinere suo cum ivit Romani „
.Qi ali ter d. Francischi^ de G. ivit Romani colloculus fuit cum Florenti-
uis Bonouieusibus de liga fenda „
De magnifico d. Francisco de G. qui duxit in uxorem magnificavi dominam
Malga r ita de Malaicslis „
De Cornine Virtutum qui factus fuit dux Mediolani „
De castro facto in civitate velcri „
De nativitate magnifici d. Lohannis Francisci de Gonzaga „
De liga facta per d. Franciscum de Gonzagha cum Florcntinis et Bono-
nicnsibus contra duccm Mediolani „
De guerra orta intcr duccm Mediolani et dominum Manine „
De notificacene facta duci Mediolani de rupta suarum gcntium ad Gubcr-
nulum „
De domino Francischo de Gonzaga qui ivit ad duccm Mediolani pace facta . „
De guerra facta per dom. Duccm Mediolani Bononicnsibus „
De morte domini Ducis Mediolani. „
De Francisco de Cararia qui acccpit Vcronam „
De guerra orta intcr Venetos et d. Francischum de Cararia „
De dominio novi ducis Mediolani „
De inceptione loci Certose „
De domino Retro de Caudia facto papa „
De magnifico dom. fohanni Francisco de Gonzaga qui duxit in uxorem
magnificam dominam Raulam de Malalcstis „
De domino Baldasario Cosa facto papa „
De multis novitatibus occursis in civitate Manine in multis millcsimis . . w
De multis novitatibus factis intcr cives mantuanos „
De comitibus Casalodi et IDinamonle de Bonacolsis „
De eastro Mareìiarie recuperato „
De Pinamonte de Bonacolsis firmato capitanco Manine „
De morte domini Mastini della Scalla et de dominio l^inamontis firmato. . „
XXXV
XXXVII
XXXVIII
XXXVI 5
XXXVIII
XXXVIII
XXXVIII
XXXVII II
XXX Villi 10
XL
XL
XL
XL 15
XLI
XL
XL
20
XLII
XLII
XLII 25
XLII
XLII
XLII
XLIII 30
XLIII
XLIIII
XLIIII
XLV 35
XLVI
XLVI
XLVII
XLVII
XLVII 40
XLVIII
YT ATTTT
A_L/ Vili
XLVIII
XXV 45
XXVI
XXVI
XXVII
XXVII
XXVII 50
INDICI-: DEI CAPITOLI 23
De multi* novitatibus et de. ni urte /'i/ia/no/ilis de lìonacolsis carta XX Vii
De equis arceuteriis et aliis rebus donatis ad magnani cttriam />. dominos de
Ganzatila „ XXX
De commutate mercato-rum Mantue „ XXXI
5 De donis factis -per cives regis ad cttriam „ XXXI
Castra f or etisia que dominaòantur -per dominos de Gonza g ha „ XXXI
JSqui donati uobilibus -p. dominos de Gonzaga ad e uria m. . , „ XXXI
JVbbilles qui f adi fuerunt ntilitcs ad curiam „ XXXII
De uxorc domini Ugolini de Gonzagha et conducta et de guerra facta per
10 Pinamonte domino Feltrino de Gonzaga „ XXXI III
De trattata facto contra dominavi Ludovichum de Gonzaga et de nativitate
domini Francisci eius jìlii „ XXXVI
De multis novitatibus occursis ' „ XLV
De duce Mcdiolani qui habuit dominium civitatum Perusie et Scenis ... „ XLV
15 De morte Karoli de Cavalchabobus de Fondu data et per Cabrinam Fon-
dutimi „ XLVII
De morte magnifici d. Francisci de Gonzaga „ XLVII
10
IO
15
20
25
30
(Cap. I). - Questa si è una finctione fata
TER LA INVENCIONE DI QUESTA CRONICA.
'Essendo posto di volir cerchare
per cosa che l'animo desidrava,
la dritta via si vieni a falare.
Per un sentier ventura mi menava,
5 grave mi parsi sapirlo tenire,
e pur cum tema grande si intrava.
Tutor dubitava di non falire
lo sentiere dritto chi mi portasse
a quel luocho dove volia zire.
Non me n' accorsi che pur io intrasse
in una silva chi non s' abitava,
ne intorno vedia chi mi guidasse.
Più inanci anchor io pasava,
tanto che nel mezo sì mi trovai
di quela silva e lì si mi firmava,-
E una voce dise: o tu chi stai,
que vai cerchando per sto diserto
chosì soleto che tema non ài?
Esser una donna mi parsi cierto;
antica era cum aspetto grande,
voltieme a lei cum parlar aperto:
Amicho son, lo mio dir ti pande ;
ò f alito dov' io volia andare,
dil bon camin non so tenir li bande;
Io vi prego mi dezati aiutare,
che mi metati in sula bona via
ch'io complisca lo mio chaminare.
15
20
25
Fiolo, a me quella si respondìa,
dil tuo camin non avir dubitanza.
30 inanci che andi voio sapir pria
Chi tu se' e dov'è tu habitanza e i, e. 1
e piacerami forte lo sapire;
non mi '1 negare e dì senza temanza.
A lei risposi con umile dire:
35 per patria si son mantuano.
lo mio nome dissi senza falire.
Lei rispose: di quella fu loltano
gran poeta Virgilio chiamato,
chi sopra altri fa parlar soprano.
40 Questa risposta fé' cum vult alegrato,
e aceptomi cum piasevolezza
dicendo: a mi tu sii lo ben trovato.
Voio che tu si sazi per certezza
di quella terra ne star asa' valente;
45 per tal cason e' pose in ti dolcezza.
A lei mi volsi tutto umilmente:
chi siti vui donna e come chiamata?
Memoria, dise, me chiama la zente;
Io non nacque mai, così son naturata,
50 né aspetto mai devir morire,
questa gratia da Dio m'è data.
Voio che tu vegni cum mech a vedire
cum altri doni lo nostro stare,
corno staghemo ti sera piacire.
55 'Lei inanci e po' dredo mi andare; c. 1, e. 2
lo suo star sì mi mostrava,
molto era bello quel h abitare.
11. 1-2. la didascalia di questo capitolo manca in A; la deriviamo da B — v. 3. falare] trovare B Nota : il nu-
mero d'ordine dei capitoli è stato da noi aggiunto fra parentesi per comodità di confronto con B che a differenza di A,
lo segua, e col Mur. — vv. 1-217. om. Mur. — v. 7. tutora io dubitava B — v. 15. silva che si mi B — v. 17. sto]
questo B — v. 22. ti pande] si spande B — v. 23. temo salere dov' io B — v. 30. che tu vadi voio B — v. 31. tu
5 habitanza] toa abitanza B — v. 37. laltano B — v. 40. volto B — v. 47. giamata B — v. 48. giama B — 49. ma-
turata A — fra i versi 51-52 in B è questa lezione : Senza mio aiuto no si pò sapire | ma chi cum migo sa e pò
usare | asà ne fazo a grand honor venire — v. 52. mech] micho B — 54. stagemo B — 55. pò dredo] pò mi drito B
26
LA u CRONACA DI MANTOVA
Anchor più inanzi mi menava,
monstromi lo loco dove le' stasìa
60 quando alcuna cosa le' notava.
Anchor più oltra la donna si zìa,
in un bel luocho si mi menare,
e due donne là dentro si sedia.
t. 1, e. 3 Mostrava ne l'aspetto di gr and' affare,
e sette zoveny quelle donne servìa.
saze molto ne 1' aspetto monstrare.
Io a la mia scorta sì dicìa:
chi son quelle donne di sì grand' aspetto ?
io vi prego che per vui ditto mi sia.
70 La donna del mio dir ebbe diletto
e disse : la prima che di sopra vedire,
si è donna che sta senza difetto;
Theologia quella si fa dire,
eli' è fondamento della cristiana fede,
75 beato sera chi quella sa seguire.
L'altra che appresso lei si sede
Philosophia lei si fu chiamata,
chi fu gran luce a molti chi non vede.
Poi quelle sette insieme di brigata,
So sono li sette arte liberale,
per quelle molta gent'è honorata.
Olduto ch'io ebbe, in allegrezza sale
l'animo mio; a la donna dicìa:
i ò al core contentamento tale
85 D'avir veduto cotal compagnia,
chi è l'onore di tuto lo mundo,
mazormente eh' altra chosa chi sia.
O quanto mi fa star iocundo
tanti donne saze avir veduto,
90 come son queste, chi son qui a tondo 1
E una di quelle cum parlar saputo,
eh' è per l'altre Rhitorica chiamata,
feceli motto cum parlar aguto :
Chi è questo che qui aviti menato
95 a questo nostro bel locho vedire,
è '1 persona chi sia litterato?
A lei Memoria sì li rispondire:
litterato non è, ma e' lo trovai
che '1 bon sentiero non sapia tenire,
100 Perchè '1 non si perdese, qui il menai
che '1 vedese questa compagnia,
che tanto bene il non viti mai.
Tur convien qualche chosa si li dia,
chi lo faza di imi ricordare
105 quand' al suo locho ritornato sia.
Rhethorica a lei risposta fare:
poi che T è homo chi non è litterato, 5
qual cosa a lui posseme nu' dare?
' Io guardo e si viti da lato
no gran quantità di libri di gran volume,
e quella donna sì m'ebbe guardato.
E disse: se tu avisse tanto lume lo
che queli libri tu potesi vedire,
ti chavarian d' ugni grande fiume.
115 Ma perdi' el ti manca il sapire
di cotai libri potir operare,
più lieve chosa a ti convien lire. 15
Gramatica alor sì parlare:
quando in scola si li insegnava,
120 pur tanti litteri io el viti imparare,
Che li autori che in scola usava
convegnevolmente li intendìa. 20
A serbo displicato si mandava.
E a questo la donna a dir si venia,
125 che per prosa opra mi fosse dato,
che quella meio a intender veria,
E di bel latino fosse compilato 25
sì che a intender non mi gravasse;
dito questo l' ordene si fu dato.
130 Tra altri libri un picol si trasse,
in lo quale chose asa' si contenìa
e gran mente di Mantua tratasse. oq
Memoria alor sì dicia:
quest' è bono da devirli dare
135 più ch'altro libro che qui sia.
Li altre donne tutte confirmare
che quel Libro mi fosse donato. 35
per grande gratia mi si 1' aceptare,
E quelle donne io ebbe regraciato
140 di tanto dono quanto fato m'avìa,
e a tutti quanti mi chiamai obligato.
Posa da eie comiato prendia; 40
al bon sentieri mi feccn accompagnare,
e mi fatigando ver casa si venia.
145 Quando io fui al mezo di la via,
e che contento mi credia tornare,
grande disgrada alor mi venia.
45
v. 65. scrvla] servion A, corretto in B — v. 71. vedire] vi fé dire B — v. 73. Theologia] Psicologia B —
v. 78. fu] fa B — 85. vezuto B — 95. loyo /.' — v. 117. live cosa a ti convien fare B — v. 123. dispicato si man-
giava B — v. 127. di bel latino] di levi latini B — v. 130. plaol B — v. 135. qui sia] qui dentro sia B — v. 142.
eie] loro B — v. 14;. Quando ni mezo de la vìa mi trovava P — v. 147. gran disgrada alora m'incontrava B
|A. 500 a. C. ?|
DI BONAMENTE AUI'KANDI
27
Io vene ;i un linme pas.ne,
lo qua) era molto forte corente,
150 de lo mio libro niente 1 [cordare
Minimi a pesare arditamente,
5 e lo mio libro alor mi cazìa ;
aimè quanto io ne fu dolente !
Gran sospiri e guai trasìa;
155 di nulla chosa mi potìa consolare,
tant' era lo dolore ch'io avìa.
10 Questo libro dredo a l'aqua andare,
ma non me n' accorsi ni.', lo vedìa,
e pur in l'aqua me misse a ccrcharc.
160 Di cerchar gran fatica ne tolìa,
e in quel fiume m'affanai tanto
15 che tuto quanto io si me dolìa.
'E una donna che su la riva stante
di sotto da me per un miaro,
165 questo libro si li andò davante.
Quando la donna il vite si '1 piaro,
20 e molto per caro sì se '1 tenia
per un so fiolo ch'era scolaro.
E pur mi dredo al fiume già,
170 guardava dil libro e noi trovare,
e questa donna da lungi me vedìa.
25 Chiamò forte e mi da le' andare,
questo libro io l'ò qui trovato,
se V è tuo, io ti '1 voio dare.
175 O quanto io ne fui consolato
quando lo libro io me viti avirel
30 la donna granmente regraciato.
E quando lo libro io vene aprire,
era granmente da 1' aqua scomizato
180 sì che anchor in gran dolor venire.
Di carta in carta si l'ebbe voltato,
gran parte era in logi che non parìa,
sì che l' animo mi fé' molto turbato.
35 Gran perdita avir fata mi tenia,
185 pur possa a chasa lo feci sugare;
di quel era scrito asà se ne perdìa.
Ben me ne dolsi, non poti altro fare,
stato un tempo del libro non curava,
40 tanto di quello l'animo si turbare.
190 E pur a un zorno del libro ricordava
e quello tolsi e volsi examinare
li mancamenti che in quello mancava.
Pur tanto L'animo mio il fidare
in la memoi la < he li donna dato m'i
( h' io mi misse volli lo ;i copiate.
E per < in- bon 1 imatoi lo non sia,
pai siine meio in \ n 1 * « ;i i dire,
per rima a moki più piacir li fia.
A tu lectOT si fa/o a sapire,
ioo de mancamenti si mi azi per icuaato,
che pienamente non ò pOSUtO di]
Per la disgratia ch'io ti ò contato;
ma pur la materia scguiroe
secundo l' intelletto da Dio a mi dato.
205 Ben sazo che in più chose faliroc,
o dil più o dil men, corno vene,
ma pur la fantasia si scguiroe.
Molte fiate questo si advene,
cominzata l'opra, mior lo seguire;
210 chosì incontra a chi voi pur far bene.
Io non starò dredo a l'opra zire
tanto ch'io averò di tuto recitato;
ben son certo d'asà cose falire.
Ma prima sì me ne son schusato,
215 ben che in colpa io pur si sia,
da li lectori sì mi sia perdonato,
andarò seguendo a l'opra mia.
(Cap. II). - De edificatione Mantue.
'In le parte di Grecia una citate,
la qual per nome Tebe si chiamava,
220 era grande adorna di beltate.
Dui fratelli quella signorezava,
l'uno Etiogle fu nominato,
l'altro Polinice si noncupava.
Un so consorte di sapir famato,
225 Tirisia lo suo nome tenia,
de negromancia dotor lodato,
Una fiola discreta si avìa,
Manthos per suo nome drito chiamata,
auguresa si fu cum gran magistrìa.
230 A Tirisia la morte si fu data,
rimase Manthos sua fiolla saza
cum gran tesoro richa e asiata.
v. 166. piaro] piare B — v. 168. fece pensiri di devirmel dare B — v. 171. lungi] lonzi B — v. 175. O quanta conco-
lacione io s\ avìa — fra i vv. 177 e 178 in B sono le tre terzine seguenti; Voltieme a lei e comenzia a dire | chi siti dona
che qui mi resedite | lo vostro nome mi fa asapire — Dise io son Providencia chi provide | a tuti queli cosi che mi
piace | a li altri no che rason non coincide — Licenciome eh' io andasse in pace | io lasai e misemi partire | grande
alegreza in lo mio core iace — v. 191. volsi B — v. 204. segondo B — v. 217. questo verso manca in B : una mano se-
riore però ve lo ha aggiunto in margine — 1. 28. la rubrica non è in A.: ma trovasi nell' indice e in B — v. 218. con questo
verso comincia il Mur. il cap. I del Uà. I ; facendolo precedere, come anche fa per tutti gli alti capitoli, da una didascalia
I, e. 4
e. II, e. 1
Mur., c, 1065
28
LA a CRONACA DI MANTOVA „
[A. 500 a. C. ?]
Mjr., c. 10ot>
e. II. e. 2
Mur.. t. 1067
Invidia, che sempre mal si percaza,
si naque tra li dui 1 ratei signore ;
235 di torsi la signoria ciaschun si chaza.
Vene la stiza sì grande tra lore,
che l'un cum l'altro si se ucideno,
la zente di Tebe fu in gran timore.
Tuto lo popol a la pia/a tirenno :
240 un crudelissimo Creon chiamato,
cum ingano e forza signor feno.
Manthos saza ebbe esaminato
lo signor pessimo che lei avìa,
in suo animo ebbe terminato.
245 Creon sentirà la gran roba mia,
a qualche tristo mi vorà maritare,
questo non voio aspettar che sia.
Deliberoe di volersi levare;
era disposta di non tor marito ;
250 secretamente nave si feci trovare.
A molti amici feci far invito
che li piacesse di farli compagnia
perchè di Thebe volea far partito.
Molti n'ebbe e donne che la siguìa ;
255 cum suo thesoro in nave montava,
secretamente per mar sì se metìa.
Gran tempo navigò per mar, circhava
d'avir un pozzo che a lei piacesse,
ma niuno a suo piaci r trovava.
2G0 Pregava Dio che gratia li desse
di trovare luogo bon d'abitare,
che cum sua zente iìrmar si potesse.
'La sua scientia cominciò adoprare,
e per quella a Ravena venia,
265 di nave in terra feci dismontare.
Lo fiume de Po lei si vedi a,
dunde venia quel fiume domandava:
folli ditto per quelli che '1 sapìa.
Cum sua zente in quello intrava,
270 vene a Ferrara e quella pasoe
'e in susso per Po si navegav .
Là dov'è Serravalle si fermoe
voiandose informar dil paese,
cum la sua zente a terra dismontoe.
275 .Mencio che da l>enaco fa discsc,
quello per la valle vidi andare
che per lo iìser facia sua distese.
>s5
290
:95
E pur insuso a quel canal andare
si misse Manthos cum sua compagnia,
aSo per volir quello ben esaminare.
Infina al lacho di Garda si zia,
volsi vedir lo suo nasimento, 5
vidi che il fiume bon discorso avìa.
Piacilli forte, posa mise mente
che dreto al fiume, la zente habitava
da l'un lato e da l'altro dil corente.
Suso a Ripalta si cominzava 10
le habitazione di la zente,
infìna a Formigosa durava.
Manthos contra li soi discretamente
cominciò a parlar e si dicìa:
non ò vezù luogo che più contente, 15
E sì prometto per la fede mia
si questi chi habitan i del paese,
contenti serano che una cita sia,
Voiola cominzar a le mie spese,
diteme vui quello che a vui pare. 20
e quando lor ebbeno ben intese,
Risposeno: a noi si parerla di fare
300 che li paesani foseno tuti uniti
di far la cita cum lor rasonare.
Se li piacerà di pilgiar partiti, 25
seremo cum loro a partito pilgiare,
e a lor diremo comò far voliti.
305 Sera possa da dovir diliberare
dove questa città fare si deza,
e oldoremo quello che a lor pare. 30
Quella donna cum gran dolzeza,
li mazori di tuto lo paese
310 feci invitar cum piasevoleza.
Un bel convivio alor la donna fese,
doppo il cibo la ditta si dicia, 35
e in lo suo dire tal parole spese:
Valenti huomini. a vui noto sia
315 ch'io son venuta qui di lunga parte,
con medio òe questa mia compagnia.
'Oe trovato per li mie arte 40
che mi fa star in sto paese,
ben che contrario a mi sia Marte.
A mi non gravare a far li spese,
se '1 vi piace, facemo una citate
la qual si sia li nostre difese. 45
!20
v. 237. uridjno] Mi r. hn uccidemo srguendo C — v. 230. (reno A — v. 242. ebbe terminato lì — v. 244. ebbe
...Imito B — v. 261. nbitrare B — v. 27:. Scrravnllc si fcrmoc] Seravalo firmoe B — v. 276. vidi | viti R —
r. 281. lago B — v. 2S6. lado B — v. 292. più contente] più mi contente — v. 295. sia] Ila B — v. 307. olde-
remo B — \. \\ \. vjv.se B — v. 316. mego òl B
evani
I A A. 500-400 u.C.J
DI HONAMKNTK ALII'KANDI
10
15
35
335
A mi si par che 'i ila veritadei
'che stando Sparti come vui siti,
395 a gran pericol d'ugno stato Btade.
Io vi conforto che pilgiatì partili
5 che questa cita lu nome de Dio si l'a/.a,
fata che sia contentamento aventi.
Non fue alchuno elio tal dir dispiaza;
330 tutti d'acordo disen lia lia ;
de elezere lo luogo zaschun pcrchaza.
D'acordo insieme zaschun dicìa
che la cita si se dovesse fare
dove la e, e questo concludìa.
Fccesi di questo grand'alegrare ;
zaschun li suoi ordeni si dava
prestamente devirsi acasare.
E Manthos di presente ordinava
in qual luogo suo stacio volìa,
340 di farlo presto li ordini dava.
Cinquecento anni si fu prima
20 comenzata la nobile citade,
che l'anzelo annunciase Maria;
chosì si tien sia la veritade.
(Cap. III). - De edifficattone civitatis
25 Mantue.
345 O Mantua cita nobilissima
in virgo, leo, scorpio formata,
per nobil donna e sapientissima,
Lo cui nome Manthos si fu chiamata,
dal quale per quella Mantua deriva,
350 per tal nome da zaschun noncupata.
Ben si conobbe di virtù donna viva,
quando lei seppe condur quella zente
chi fu cason della cita zuliva!
Seppe sì far e sì discretamente
che ancor è noto lo suo ben fare;
dirasi sempre comò fu valente.
Cominzoe quella a hedifficare
multi habitanze cum discretione,
da ogni parte facia laborare.
30
355
40
Imi fatto di belle babitatione ;
mise li torre In tortesi fortfi
zaschun stavi in 1 ontentationea
Fue fatto alla < Ita anatre porti- :
scrono terra vedrà per cilad*-;
365 lo popol se ne dava gran < euforie.
'Cominzose la terra di beltade
in cita vegia cum adesso si chiama,
fin al Fossa di Boi per veritade.
In pocho tempo la si fé sì magna,
370 si multipli car sì forte de zente,
che d'abitanze si era gran brama.
Visse Manthos nobile magnamente
anni setanta che non volsi marito;
pagò suo debito la donna valente.
375 Rimase la terra al popol ardito
'doppo la morte de la donna zentile,
di bon corazo conseio fecen unito.
Queli citadini, cum modo humile,
li più valenti cominzon de rezere,
380 justitia fare al grand e al vile.
Zaschun contento si chiamava d'essere
del rezimento ch'era valoroso;
ogni dì mior lo vidian cressere.
Vene quel popol in fama gracioso
385 e molta zente lie vene abitare;
nul altro intorno era più famoso.
Fecen conseio volirla alargare ;
zia era pasati anni ben cento,
quando se misen a mazor la fare
390 Zaschun di farla grande fu contento;
fu agrandita fina al canale,
presso a san Iacomo so andamento.
Quel canale era la fossa reale
di la cita e fu fato a mane,
395 non gh'era aqua, venesse per canale.
Lo lago, che intorno la terra rimane,
non gh'era, erano tutte pratarie
comò si ve' lo leto per certane.
Lo canal di Mencio, dritte le vie,
400 facia distese senza sparzimento
v. 337. devirse] de dovirse B — v. 345. corr. lib. I, cap. II, in Mur. — v. 346. leo, scorpio formata] leo,
chancer comenzata B — v. 357. edificare B — v. 361. li torre in] la terra in — v. 364. terra vedrà] terra uè A —
fra ì w. 36 $ e 366 in B sono le sei terzine seguenti: Dove li funo fate ti dirò certate : | la prima fue dita porta
de Boe | era dove '1 Castel è fabricate — La seconda si ti disegno poe | in lo palazo del vescovo iace | ver l'an-
5 cona andando per soto voe — La terra dicho dove la porta stae | chi è a l'intrata di la piaza grande | che ver
santo Pietre al domo si vae — Per Bonacolsi qui el vir si spande | quela porta si fecen disfare | che '1 era pizo
e feno quela grande — La quarta porta si dezi notare | el' è preso a santo Dalmiano | quela medesema che prima
fecen fare — Quele fono le prime per certano | che per la dona fono edificate | quel tempo tenuto laborir soprano —
v. 377. invito B — v. 387. consilgio B — v. 389. a mazor la fare] a farla mazore B — v. 395. vene B — v. 397. erano
io tutte pratarie] stasiantuti pratarie B
■■ M,
Mo« , e.
e. II, e. 4
30
LA "CRONACA DI MANTOVA
[AA. 400-70 a. C]
HI. e. 1
1009
III.
♦05
410
420
425
da Ripalta a Formigosa lic.
Li fosse fate, di porte pensamento
focon; di muro quatro porte reale,
de li quali zaschun era contento.
Quella da san Iacomo presso al canale,
porta Leona si era chiamata,
adesso si vede per tal e per quale.
Quando la terra fu prima edificata,
soto Virgo fu so cominzamento,
lina alla Fossa di Boi terminata.
Quando fue fato l'altro cresimento,
lo signo di Leo alor si regnava,
e perchè sempre fosse ricordamento,
Leon uno scholpito si ordinava
415 in su quella porta si devesse fare,
quel fue fatto e niente manchava.
E quel leone adesso si pare;
fu compilata la porta d'altre adornezze,
quella e li altre facian ben guardare.
Casamenti fati fon cura gran bellezze,
torre e palasi] si fon fabricati
belli e adorni, di grande altezze.
Quelli chi ricevian, sempre affanati
in rezer bene era lo suo fare,
e di justitia non eran manchati.
Durò bon tempo lo suo bon operare;
vene la terra piena d'abitatori,
cum gran sen estro avian l'abitare.
'Conscio fu fato tra li rezetori
430 di volir la terra più agrandire,
la parte presa per li consiatori.
'Era quatrocent'anni al ver dire
'pasati dal primo comenzamento
fino al dì che la volsen grandire.
435 Fu agradita senza manchamento
cum quattro porte cum adesso pare:
l'una di quelle Quadrozo tien fondamento.
Chi '1 potia fare, facia laborare ;
per tutto il vodo si se laborava
440 in far chase per dovir habitare.
Zaschun lieto e ben contento stava,
godivasi cum dileto li citadini,
per lo bon stato ugnon si contentava.
Anchor di for tuti li contadini
445 atavan lieti cum li lor masenati,
.^o
copiosi e pieni più che li vezini.
Durò gran tempo li lor libertati;
di gran triumpho portava l'onore,
da circostanti eran invidiati.
Li citadini insieme cum amore 5
talor tolivan piaser e solazo,
a forestieri facian grand' honore.
Non facian tra lor alchun oltrazo,
anci usavan piaser e cortesia;
455 li mercadanti facian gran perchazo. 10
Non usavan tra lor cossa ria,
cantar, baiar, dagandosi diletto ;
giostri bagurdi facian per ugni via.
Durò gran tempo cum questo effetto
460 dona di l'altre terre a compimento, 15
sì che li visini eran in dispetto.
Tenia alor per suo diffendimento,
de citadini molto bella brigata,
tuti ben armati senza manchamento;
465 Eran pagati de la comun intrata, 20
da pede e da cavai sempre aprestati;
la mostra si facia a la fiata
per farli star sempre ben armati.
(Cap. IV) - De nativitate Virgilii.
Mantua un citadino si avìa
470 per suo drito nome Figulo chiamato,
richo e pieno tra i altri si tenia.
Era in naturai molto reputato, 30
la donna sua Maia se chiamava,
nasuta de homo scientiato.
475 Una note la donna s'insoniava
che fuor del suo corpo producìa
uno ramo lauro che fior se portava. 35
E possa quel ramo pome facia,
e una verga li parìa vedere
480 che fior e fruto asai si avìa.
'Questa donna pur si volsi sapire
quel che questo sonio indicava, 40
inanzi che lei venisse a parturire.
Un grande astrolicho domandava,
485 che '1 suo sonio li dovesse spianare,
e quello a lei molto la confortava.
Dicìa: dibiadvi confortare 45
v. 414. scorplto B — fra i w. 41Q e 420 sono in B U tre tettine : De le altre tre dirò le sue fatezze | dal ponte
Arlotto una fecen fare | a quel tempo tenuta avir bclczze • — La seconda porta si dezi notare | dai fra n^cnorl si
fu fabrlcata | de le murale ancor si gli pare — La terza porta si fo ordinata | dal ponte Molini di nsà belezzc |
tatto il la^o fo a terra zlfata — v. 441. ben contento] tien a mente B v. 461. s\ ch'alli vicini era dispetto B
— v. 469. com. lib. I, caf. Ili in Mi k. v. 4S1. voiìa B — v. 4S2. insonio B — v istroligo B
25
f AA. 70-41 a. C.|
IH BONAMKNTK AUI'RANDI
31
di questo sonio, ch'io vi so ben diro
che vui ve D'aviti inulto d'alcgrarc.
490 Un. tiol maschio deviti aparturirej
sera sazo e di scientia imbuto,
5 non si troverà Rimile; al ver dire.
E per che '1 sonio vostro sia computo,
per tigno di la verga da li fiore,
495 Virgilio per suo nome sia mellito.
Questo ligiolo alevariti cum amore,
10 simel de lui non sera al mondo,
per lui averiti anchor grand' honore.
La donna feci l'animo jocundo,
500 e, quando vene al parturire,
figiol naque tuto masizo e tondo.
15 ' Grand' alegreza si fé' cum desire
per lo patre e per suo parentato;
di quel figiol zaschun avìa a dire.
505 Virgilio per suo nome fu chiamato;
cresuto al tempo, a schola mandava,
20 a lo magistro molto recomandato.
Più de li altri lui s'imparava,
da tuta zente era desiato
510 e dai scholari che in schola usava.
In la schola fu pronominato
25 per la testa grossa che lui avìa,
da li scholari Marone era chiamato.
Diroe de li fatezi che a lui seguìa:
515 grande di persona, livito colore,
la faza quasi a rustichan trasìa.
30 Homo fu sazzo e di gran valore;
in suo tempo undesi libri compose,
li quali al mondo li fan grand' honore;
520 Faroti lo nome cum chiara vose:
Bucholica e Georgicha si fesse,
35 lo terzo chiamato Eneidose;
Ancor Otios im libro si comprese
con fabulation di Gito anchore,
525 Ethenam, Culicem anchor distese;
Priapeiam, Catholichon de valore,
40 Epigram che anchor compiloe,
Copam et Diras li fa grand' honore.
Altre gran chose che mention non foe,
530 lui feci chi sono di granda fama;
d'asà gran fati per scriptura tratoe.
45 Al mondo zaschun molto si brama,
li sue opre zaschun si disia,
1 per la virtù di quelle ognun l'ama.
535 Torneino a Virgilio chi stasìa
;i la acholfl per vólit Imparare,
e tuio l'animo a quel si mltìa.
Vene laputo che non era suo pare;
identia de medicina 8* m' itnp.aroe,
z,.y, e quella molto ben sapìa oprare.
D'impnnder altro molto desioe,
nel studio da Milan e da Cremona
stete tempo, pò de partir curoe.
Tornò a Mantua cum sua persona;
545 non li piacia ben volir lì stare,
la terra e li so ben si abandona.
E pur in Grecia si se mise andare,
dove d'ugne scientia s'imparava,
volsi ad Athene andar a studiare, mu«, . 1070
550 Stete bon tempo e poi si tornava.
a Mantua tornò scientiato;
de la sua venuta zaschun s'alegrava.
Dredo a queste pochi anni stato,
gran guerra fue tra l'Imperatore
555 e Antonio gran roman chiamato.
Di vitoria Otavian ebbe l' honore,
a Roma cum 'sua zente tornava,
gran festa per Roma fatto alore.
Ottavian subito pensava
560 de rimunerar li soi cavalieri;
in questo modo lui si ordinava:
In Lombardia si feci suo penseri
che quelli che servito li avìa
d'ugne zente cavaler e scuderi,
565 Per meritar, loro Uteri si scrivìa
che di ben d'altri fosen prevezuti,
de possession e chase darli bailìa,
Perchè, quando quella guerra fu tr alore,
cremonesi cum Antonio tenia
570 contra Ottavian cum so valore.
E per lo simel la cita di Pavia,
Piasenza, Parmesan e Modenesi
e ancho Mantua pur ne sentìa.
E per questo Ottavian si fessi
575 che li ben di quei citadini si tolese,
per vindicar li ricevuti offesi.
'Di soi mandò che destribuir devesse mur., e. 1071
turi li beni comò a lor piacia;
complito fue che non gè fu difese.
580 Tutto quello di Cremona dato via,
Ario centurion fu mandato, e ni, e 3
r. 490. masgio B — v. 496. fiolo B — v. 523. compose A; derivato da comprise in B - Otiosim in A e B;
forse Otioaa sotto la qual denominazione si potrebbe nascondere qìialche centone di versi e sentenze virgiliane — v. 524.
de gito B; d'Egito, 0 nato da di Giro j>er di Ciris ? — v. 527. taianchor B — v. 534. ognomo B — v. 541. de-
sidroe B — v. 566. fosen prevezuti] fosse dato
32
LA u CRONACA DI MANTOVA
[AA. 41-39 a. C]
a Man tua vene cum sua compagnia.
Tuti li ben di Virgilio dato
sono a Ario intieramente;
585 Virgilio ne fu molto turbato.
Xotabel verso scrisse de presente:
<■ ni. '• « 'Mantua, ve misere, nimium vicina Cremane'.
di Mantua si partì amantinente.
Verso Roma si prese andare
590 per volir esser da l'imperatore,
cum speranza di so ben recuperare.
In Mantua si era gran dolore;
tuti li citadini rubar si vedìa;
gran pianti per la terra alore.
595 Ario cum sua gran tiranìa,
e iv, . 1 consentìa a zaschun ugni mal fare,
dando a loro alturio e bailìa.
La torre del comun feci amezare ;
che campanil adesso si chiama
600 di santo Petro, cum adesso pare.
Torneino a Virgilio, chi brama
d'esser a Roma cum Ottaviano,
Mtm.) . i mal contento e cum la mente grama.
Zonto a Roma, penser feci non vano;
605 dimestigeza de alchun non avìa,
ma pur la prese di valente romano,
E cum quello parlava e dicìa
dil suo fatto corno l'era stato
e quali modi a lui si parìa
610 Che tegnir dovesse, lui ebbe pensato
che supplicanza a Ottavian desse
e per tal modo seria ascoltato.
A Virgilio non par che piacesse;
partito da lui terminò altro fare,
615 che a Otavian voia vegnesse
Di volirlo conoscer e parlare;
e in la sua mente ebbe pensato
di volir tempo un poco aspettare.
L'imperator orden avìa dato
C20 di volir l'altro zorno chavalchare
fuor di la terra dov'era ordinato.
La note gran pioza cum gran tonare;
lo zorno fatto, lo tempo si chiaria;
l'imperatore si misse a chavalchare.
625 Virgilio dui versi si facìa,
li qualli avian questo tenore:
— su la scran a imperiai li metìa —
* A'octe fluii tota r editi ni spc eiacula inane ;
divisimi imperili m cum love, Cesar, /iaòes„.
630 Questi due versi viti l'imperatore,
volsi sapir chi fati li avìa.
Egeus poeta si dava l'onore; 5
gran vergogna dredo ne recevìa.
(Cap. V). - De Virgilio mantuano.
Quando Virgilio questo sapìa, IO
635 volsi che l'imperator si sapesse
che di versi li era detto busi a.
Altri versi di subito si scrisse;
in questa forma si fu lo so dire:
' — e a la scrana imperiai li misse — 15
640 Hos ego compositi versus, alier tulit ho-
[norem
Sic vos non vobis
Sic vos non vobis
Sic vos non vobis 20
Sic vos non vobis.
645 'L'imperator si volsi sapire
qual era che questo scrito avìa;
alchun di Virgilio li ven a dire.
Ordenò che per lui mandato sia ; 25
volsi da lui sapir la certeza,
650 se quelli versi lui scrito avìa.
Resposi che paria gran foleza
che alchuno lo nome si volese dare
di quello chi non era sua fateza, 30
E che per Egeus divesse mandare
655 che li versi manchi complir divesse;
chi feci li altri lo saprà ben fare.
Ordinò che per Egeus si mandasse ;
fo venuto, l'imperator dicìa 35
che quelli versi manchi complir divesse.
660 Egeus di presente li respondìa
che quelli versi non sapìa complire,
e Virgilio a lui sì li dicìa:
Imperatore questo vi so ben dire, 49
chi feci l'altro saprà ben ancho fare,
665 se comandati, che se dezan complire.
L'imperatore li ebbe a comandare
che quelli versi complir li devesse ;
e Virgilio ebbe a comenzare: 45
Sic vos non vobis velerà fertis oves
v. 600. di santo Pltrc adeso pare A, integrato in B — v. 633. glarìa B — v. 634. com. lib. I, cap. IV in Mur. —
vv. 641-644. nel nostro codice una mano estranea e seriore ha aggiunto ai versi il complemento , che non ha ragione d'es-
sere e che perciò manca appunto in B — v. 651. che parla] che li parìa B — v. 656. lo saprà] li saperà B
ANTONII NERLII
BREVE CHRONICON
MONASTERII MANTUANl' SANCTI ANDREE, ORD. BENEDICTINI
[A A. 800-1431]
Muratori, Rer. It. Script., Tomo XXIV, parte xni, foglio 1.
Cod. della Bibl. coni, di Mantova segnato II, 1, 35.
|AA. 800-10171
Revclatio -prima gloriosissimi sanguinis Dei et domini nostri "jfesu Christi anno a nativìtate 8oo\
Karolo Magno Pipini regis filio imperante, translato ad Germanos in personam eius im-
perio, apud Mantuam, hoc eodem loco quo presens hodie monasterium cernitur, parvo rune
oratorio cum hospitali domo in jam diete urbis suburbio constituto, sacratissimum sangui-
5 nem Dei et domini nostri Jesu Christi, ex ipsius in cruce pendentis effusum latere, a beato
Longino milite et glorioso martire delatum atque reconditum2, primum inibi innotuisse pa-
tribus nostris tradunt et autentice litere et ad nos usque continuata memoria. Admi-
rabilis admodum et recolende huius rei crebrescente fama, comoti imperatoris eiusdem
precibus, beatissimus Leo pp. IV3 a Roma profectus Mantuam, vocanti apud Aquisgranis
10 Augusto quesitam compertam tante revelationis fidem vero dedit testem, Mantue annos
a nativìtate dominica circiter octingentos quattuor celebrato concilio eodemque oratorio
preter antiquitatem beati Andree apostoli titulum sub vocabulo prefati gloriosissimi sangui-
nis in novam et parvam basilicam consecrato.
Ercctio -prima huius monasterii facta per venerabilem Itulphum episcopum mantuanum ioij*.
15 Prime nobis illius facte sacratissime revelationis in successores suos continuabatur si-
quidem pietate et devotione memoria, quamvis forte divina dispensatione ac tum in obli-
vionem prorsus et ignorantiam celestis illius tesauri locus abijsset. Offerebantur tamen et
Mant., c. i r
Hill., e. /073
I. il cod. sempre yhu xpi, — 2. Karolo] il cod. ha la lettera K iniziale di stile romano egregiamente miniata in
campo d'oro — 6. inibi] così Mur., il cod. intui espunto e non corretto — 9. IV] così il cod.; Mur. corregge III —
11. circiter om. Mur. — 14. Itulphum] Rotulphum Mur. certo per errore del copista 0 della stampa. — 16. Prime]
la P iniziale azzurra romana con fregi floreali rossi, comprendente tre righe del testo — 16. actum] ac tum cod. ; la cor-
5 rezione è del Mur.
1 Sulla prima scoperta del sangue di Gesù Cristo, annum 900, ediz. Cramoisy, Lutetiae Parisiorum, 1636,
di cui tratta questo primo capitolo si hanno notizie a p. 540.
conferma in Chronicon Hugonis monachi Verdunensis et Di- 2 Intorno alla leggenda e alle gesta miracolose del so
vionensis abbatis Fhiviacensis (Pertz, M. G. H., tomo IX, beato Longino cf. in Appendice Cronica de Mantua di
io P- 3S2); "Imperator legationem Romam misit de inqui- B. Aliprandi, cap. XIII.
"renda ventate si, ut ferebatur, sanguis Christi in Man- 3 Leone IV pontificò dall'an. 847 all'an. 855 ; il Mu-
" tua fuisset inventus. Qua de causa Leo in Franciam ratori ha perciò corretto con Leo papa III che pontificò
" venit. ... etc. „. Cf. inoltre: Chronica augustensis ab an- dall'an. 795 all'an. 816. 2S
no 873 ad annum n 04, Argentorati, 1717; Cronaca di * Itolfo, vescovo di Mantova, nel 101 7 avrebbe chia-
!j sanf Arjnando abate dì Bine in Thesaurus novus anedocto- mato i Benedettini della Congregazione di santa Giu-
ntm, Lutetiae Parisiorum, 1717, tomo III, p. 1993, anno stina di Padova, che vi rimasero fino al 1472, in cui la
803; Annales Francorum Fuldenses ab anno 714 usque ad Congregazione fu soppressa.
AXTONII NERLII
[AA. 1017-1049]
i'requentabant in1 jam dicto oratorio vota lìdelium piisque ibidem orationibus bcnignos divi-
nità* largiebatui cffectus, cum venerabili Itulpho mantuano episcopo ad consolandos edifii-
candosque bene credentium animos atque divinum nomen propensius celebrandum, eodem in
loco placuit congregationem zenobitalcm instituere monacorum, eorundem sustentationi non-
nullis mantuani episcopatns colatis bonis duabusque de Formigosa et de Suave ' ecclesiis de- 5
jmtatis, prout hec ex eiusdem venerabilis patris autentico privilegio, quod hodie apud nos
inviolatum manet, ostenduntur evidenter. lice autem ita gesta sunt anno a nativitate do-
minila MW'II, domini Iohannis pape XX anno VII2 ab illius vero discipline monastice a
beato Benedicto tradite institutione primaria annis quadringentis octoginta septem. Sic nam-
cjnc regalam illam conscriptam legimus sub Iohanne papa I et imperatore Iustiniano, annos 10
Domini circha quingentos et triginta 3. Temporibus huius predicte institutionis, anno scilicet
Domini mille et XVI, apud monasterium sancti Benedicti in Padolirone \ quod per illustrcm
Tedaldum Longobardorum ducem, avum inclite comitisse Matildis, anno nono antea con-
mur., r,io74 structum' erat, vir Dei beatus Symeon r', natione armenus, eiusdem zenobii monacus, ibi relieto
corpore, migravit ad Dominum. 15
Revelatio seconda sanguinis sacratissimi sub Leone fafa IX et Ileinrico imperatore II an-
no Domini iojp.
Superabundante iniquitate mortalium, jam ad sacratissimum sanguinem ceperant corda fri-
mant., <-. 2r gere, paulatimque eius consumebatur, tum lo'ci ignorantia tum temporum vetustate, memoria.
Cum ad excitandas sopitas jam fere mentes, inestimabilis illius tesauri, jubente Altissimo, se- 20
cretum transferri non potuit. Quod quidem, usque tertio suscepto divinitatis oraculo, indi-
cante beato Adalberto elemosinano Bonifacii marchionis, factum est anno a nativitate do-
minica millesimo quadragesimo nono 6, Leone IX summo pontitice et Heinrico II 7 imperatore
Romanorum, mantuanam catedram regente episcopo Marciali, eiusdem vero urbis temporalem
7. ostenduntur] ostenditur cod. ; la corr. è del Mur. per riferimento ad hec — 8. domini Iohannis pape XX an-
no VII] Benedicti papae anno VI corr. Mur. — 12. mille et XVI] MXVII corr. Mur. — iS. Superabundante]
S iniziale romana rossa con fregi azzurri, comprendente tre righe del testo — 21. transfeiri] così corr. Mur.; il cod.
ha erroneamente transferre - tertio om. Mur.
5 ' Soave, frazione di Porto-Mantovano, con parroc-
chia. Formigosa, frazione di Roncoferraro, con parroc-
chia; vi celebrava nel 1054 sant'Anselmo, come da una
lapide conservata nella sagrestia.
2 Così il nostro cod., ma è evidente l'errore del-
io l'amanuense, o dello stesso Nerli, perchè Giovanni XX
Iniziò 11 suo pontificato 11 19 luglio 1034; perciò il
Muratori ha corretto: Benedicti papae anno VI; Bene-
detto VIII Infatti, per esser stato eletto nel luglio del
1012, entrava col 1017 nel sesto anno del suo pontificato.
Ij I .a data di fondazione e approssimativamente
giusta (il Tosti la pone tra l'an. 538 e il 539; cf. Storia
d'-lV Abbatta di Montrcassino, voi I, p. S) non così la de-
signazione del pontefice, in quanto Giovanni I morì nel-
l'anno 526; l'anno 530 cadrebbe invece durante il pon-
20 tificato di Felice IV ($26-530) o III, se si esclude dal
computo Felice II.
1 II monastero di san Benedetto in Polirone fu
fondato dal marchese Tedaldo di Canossa nel 1003, pres-
so il luogo ove sorgeva un'antica, umile cappella dedl-
2; eata a san Benedetto) lo stesso Marchese vi chiamò il
primo nucleo di quel frati benedettini che nel 1017 fu-
rono introdotti anche in Sant'Andrea. Cf. Benedetto
Bacciiini, Dell' Istoria del Afonastero di san Benedetto di
Polirone, l. $, Modona 1696; C. Volta, Diari Mantovani
in tre piccoli volumi senza data di stampa e di tipo- 30
grafia; R. BeLLODI, Il Monastero di san Benedetto in Po-
lirone nella Storia e nell'Arte, Mantova, Eredi Segna, 1905.
6 Simeone, eremita armeno ; dopo aver peregrinato
per l'Italia, la Spagna, la Francia operando conversioni
di ebrei e di eretici, ritornando in Italia sostò nel 1014 35
a San Benedetto in Polirone, dove visse gli ultimi anni
dedito alle mortificazioni e alla preghiera e dove fu te-
nuto in grande onore massime dal marchese Tedaldo,
il fondatore del cenobio. Egli chiuse qui suol giorni
nel 1016; cf. R. Biìu.odi, op. cit., pp. 30-31. 40
c' Intorno a questa seconda invenzione cf. Croni a de
Mantna pubbl. nell'Appendice (an. 1048Ì, dove Adal-
berto è rappresentato come un servo del marchese Bo-
nifacio, deputato a vivere nell'ospedale di sant'Andrea :
egli avrebbe avuto — secondo il cronista — per tre 45
volte consecutive in sogno la rivelazione del luogo in
cui si celavano le sacre reliquie, con che si può spiegare
l'espressione del Nerli, "tertio suscepto divinitatis ora
7 Enrico II come imperatore e III come re di <
mania (1039-1056). 50
|AA. 1049-1097]
BREVE CHRONICON
rempublicaxn Bonifatio mari liionej a prima autem luperìori illa reyelatione annia il entuxn
et nonaginta sex1. Rei buiui córuacantibua undique miraculia, ad Baerai aurei predictorum
Pontificii et Auguati veriloqua lama deducta, ob icltjiu: ainbobui divinum illud munui Mantne
corporali sumina devotione viaentibui, in edificata cripta lapideoque conatructo sacello, ladem
5 lacratiiiimì I > «. - i et Domini nostri Jeiu Chriati cruor, celebrati! divini;, rebui utriueque texui
omniaque etatia adatante multitudine innumerabilj atque celebritate devota, fideliter et pie
reconditur, loco sigillato et desuper posilo altare lapideo '• Facta est autem hec repoaitio ai.no
Domini MLIV, ah ipsa sciliect rcvelationc anno quinto. Inde autem post, modico temporil
intervallo, anno videlicet INI et quinquagesimo septimo, procuratione Bonifacii tnarchionia aueque
10 religiosissime coniugia inclite I>eatricis, conslrucla est ecclesia, que nunc cerniturV Sui
cessor Marciana, venerabilia rleliaeua, ob precipuam reverentiam et devotionem piissimam
jam dicti pretiosissimi Sanguinis, ad sustcndandos Deo dicatos in eodem monasterio mona-
cos, ve'nerabilis Itulplii religiosa sequitur vestigia. Loco iam dicto terras omnes et decimas makt.,«.*c
in terra de Castilione mantuano 4, ad mantiianum pertinentes episcopium, prout ex eiusdem
15 autentico cirographo apud nos hodie perseverante incorrupto continetur, libera summe devo-
tionis pietate donavit.
Primi abbatis or dinatio vcncrabilis liberti. Is ce-pit anno 1072, ecssavit anno iogy.
Ad sacratissimum ergo locum, honori et reverentie sanguinis benedicti exerescentibus de-
votione et largitate fìdelium et cum spirituali justitia multiplicata temporali facultate, muni-
20 ficentia maxime illustrium matronarum genitricis et genite, Beatricis et Matilde, jam dicto
monasterio donata' tota sua patrimoniali et hereditaria curia de Formicada cum omnibus
suis vilis et juribus a flumine Mincio apud Pletolas usque in Padum, prout hodie ex pro-
prio earum cirographo nobis constat; Alexander II, rogante Heinrico imperatore IIP, Man-
tuam veniens, generali ibidem celebrato concilio, monasterio huic, quod ab eiusdem erectione
25 sine abbate perseveraverat annos circha quinquaginta quinque, virum venerabilem Ubertum pri-
mum prefecit abbatem, annis videlicet Domini mille duobus et septuaginta. Hic, annos regens
circha viginti quinque, diem clausit domini Paschalis II anno primo 6, eiusdem vitam median-
tibus Alexandro II romanis pontificibus, Gregorio VII, Victore III, Urbano IL Huius Ab-
batis temporibus fuit in Ecclesia Dei duplex scisma: primum sub Alexandro II, secundum
30 sub Gregorio VII, id prefato Heinrico III, qui per ipsum Gregorium pontificem in generali
3. ob idque] ob eaque Mur. — 9. et om. Mur. — 9-10. procuratione religiosissimae coniugis olim Bonifacii
marchionis inclytae Beatricis Mur. — 14. de om. Mur. - episcopium] episcopum Mur. — 18. Ad] A iniziale azzurra
con fregi rossi, comprendente tre righe del testo — 23. earum] eorum Mur. forse errore del copista - III] IV Mur. —
27. domini Paschalis II anno primo om. Mur. che segnò con puntini la lacuna
5
io
1 V è contraddizione nel testo in quanto, secondo
questo computo, la prima rivelazione cadrebbe nell'an-
no 853 anziché nell'anno 800.
2 II racconto s'accorda in tutto con quello della
Cronica de Manina; ci. inoltre De inventionc sanguinis
Dei in Mon. Germ. Ilist., tomo XV, parte II, p. 921 (ms.
del secolo XII, trovato in San Martino di Weingarten).
La questione intorno all'autenticità della reliquia famosa
e a san Longino è trattata diffusamente in Filippo No-
darI, Osservazioni critiche sulla vita di san Longino mar-
tire in Ada sancto rum dei padri Bollandisti, ossia
difesa della tradizione sul Lateral sangue di nostro Signore
Gesù Cristo di sani' Andrea in Mantova, Pavia, tip. isti-
tuto Artigianelli, 1899; Filippo Nodari, Scoperta di
un'altra opera del beato Battista Spagnoli nella Biblioteca
20 comunale di Mantova, scritta nel 1492 e intitolata Tra-
ctatus de sanguine Christi.
'■'' Nel 1057 Bonifacio di Toscana e marito a Bea-
iS
Mur., c. 1075
trice di Lorena era già morto assassinato (1052); cer-
tamente per ciò il Muratori modificò il testo: procuratione
religiosissimae coniugis olim Bonifacii Marchionis inclytae 25
Beatricis.
4 Castiglione mantovano, frazione di Roverbella
con parrocchia.
5 II nostro codice ha Enrico ///secondo la enume-
razione degli imperatori; come re, la designazione co- 30
munemente usata è Enrico IV, ed il Muratori mutò in
essa quella del testo qui e altrove dove il medesimo
nome ricompare.
6 Secondo l'indicazione delle rubriche Uberto, il
primo abbate, sarebbe morto nel 1097 e cioè durante il 35
pontificato di Urbano II (108S-1099), e non sotto quello
di Pasquale II, che comincia il suo nel 1099; evidente-
mente il Muratori, rilevando la contraddizione della ru-
brica e del testo col capitolo seguente (p. 6, 6-7), ha la-
sciato uno spazio vuoto. 40
ANTOXII XERLII
[AA. 1097-1129]
.,<.-. jr concilio excommunicatus fuerat apud lìrixiam la'tiente l. Eisdem temporibus flonicrunt apud
Mantuam, virtutc et magniticentia, comitissa Matildis; sanctitate vero et doctrina, beatus An-
selmus lucensis ei)iscopus. Ordo Cartusiensium fundatur, scilicet sub Victor».- Ili anno Domini
MXCV *. Gotofredus de Bollono terre Saracenorum factus est victor et rex Ierusalem espiravi
Tebaìdus abbas secundus cefit iddio Domini iogy, ccssavit autcm m 5. 5
l'berto abbati primo successit Tebaìdus secundus abbas, anno scilicet Domini millesimo
nonagesimo septimo, Urbani II anno tertio. Rexit annos circha decem et octo; mortuus est
sub Paschale II. In personam huius abbatis, Ileinricus III imperator devotione et reverentia
motus sacratissimi sanguinis, quem imperiali suo autentico privilegio, quod illesum apud
nos manet, in bac presenti ecclesia pie contitetur esse reconditum, omnes donationes, jura, 10
jurisdictiones et bona quocumque titillo ipsi profecta monasterio, imperiali auctoritate ex
certa scientia coniìrmavit. Hoc abbate vivente, beatus doctor Anselmus primo cartusiensis *
abbas in cantuariensi archiepiscoparu floret in Anglia. Ordo novus Cisterciensium contìr-
matur8; et per Urbanum II apud Claramontem in concilio statuitur ut hore de beata Vir-
gine in ecclesiis cum ceteris horis canonicis celebrentur. Cuius abbatis anno ultimo moritur 15
illustris comitissa Matildis'.
Mànfredus abbas tertius cefit anno Domini 1115, ccssavit autcm iug.
Tebaldo abbati secundo successor datus est Mànfredus, anno Domini millesimo cente-
simo quintodecimo sub Paschale II. In personam huius, prout eius autenticum [privilegium
quod] incorruptum hodie apud nos legitur, Ileinricus IV, divi sui predecessoris Ileinrici III 2"
«ant., «.j« vestigia imitatus, similiter cum eo ' confessionem fatiens, motus religione consimili, monasterio
privilegium est largitus. Hoc idem fecit Mànfredus, reverendus episcopus mantuanus, prede-
cessorum suorum gesta coniirmans, addens et ecclesiam sancti Petri in Aureo et totam campa-
.1070 neam de Soave. Huius abbatis temporibus, beatus licrnardus, annum sue aetatis' agens xxir,
factus est monacus ordinis cistercicnsis, inde et claravalensis abbas, eiusdem monasterii primus 25
auctor. Et ordo Premontracensium instituitur, anno scilicet 11207. Ilic Mànfredus vivens
abbas sub romanis pontilìcibus eodem Paschale II, Gelasio II, Calisto II et Ilonorio II, an-
num sui regiminis complens quartum decimum, migravit in pace. Eodem autem adhuc su-
perstite, in ecclesia Dei fuit scisma, Heinrico IV fave n te Burdino hispano, qui creatus in
antipapam 8, postea per Calistum II apud Sutrium captus, hirci pelle contectus, camello insi- 30
4. Boliono] Bulgiono Mur. — 6. Uberto] U iniziale rossa, con fregi azzurri — 7. tertio] decimo corr. Mur. —
. IH] IV Mur. — 12. cartusiensis] beccensis corr. Mur. — 13. archiepiscopatu] episcopati Mur. — 18. Tebaldo] T
iniziale azzurra con fregi rossi — 19-20. autenticum incorruptum] evidentemente c'è tra queste due parole una lacuna che,
tenendo conto dei passi consimili, può ricomporsi con le parole messe da noi fra parentesi quadre — 20. IV] V Mur. -
; r f T | IV Mur. — 23 e p. 7, 1. 13, Auro Mur. — 26. Praemonstratensium] Mur. - 1120] MCI- Mur. per errore probabil-
mente di copista — 29. IV] V Mur.
1 Gli antipapi sostenuti dall'imperatore furono
Onorio II (1061-1069) e Clemente III (10S4-1100), a cui
seguirono Tcodorico (1100-1102), Alberto (1102), Silve-
[O slro (1 105-I 1 II).
* Istituito nel 10S4 da san Urlinone di Colonia,
scolastico della cattedrale di Reims, a Chartreuse (Car-
thusium) presso Grenoble; la deilgnulone dell'anno e
del pontefice è errata, perchè nel 1095 pontificava Ur-
15 bano II e non Vittore III (10S6-1087) e la prima ap-
provazione dell'Ordine vicn attribuita a Urbano II, an-
tico discepolo di lìrunone. Cf. Acta SS. oct., tomo III, 6.
Il 17 loglio del 1099.
4 Anselmo succedette nel 1078 a Lanfranco nel
20 priorato di lice in Normandia (perciò il Muratori giu-
stamente corregge Beccensis) officio che abbandonò per
il seggio arcivescovile di Cantorbery; ciò non toglie che
egli sia stato a Chartrcs; nel suo viaggio a Roma del
1 104 celebrò infatti in codesta badia la Pentecoste.
l'ondato dall'abbate Roberto di Molesme (109S) a 25
Citeaux (Cistercium), presso Digionc ; la conferma di cui
qui si parla non va certo riferita al concilio di Cler-
mont (1095) menzionato appresso; essa ebbe luogo col
secondo abate, sant'Alberico, il 19 ottobre 1100. Cf.
L\rrr., Regesta Pontifuum Rom. ad an. lieto. 30
8 II 24 luglio 1 115.
7 l'ondato da san Norberto (1080-1134) nativo di
Xanten sul Reno; culla dell'ordine fu il monastero di
I'rémontré (Pracmontratum), presso Laon nel 11 20.
8 Maurizio Bourdin nativo del Limosino, detto dal 35
Cronista hispano forse perchè vissuto a lungo nella Spa-
|AA. 1129-11*. 0]
BREVE CHRONICON
deus, caudamque prò freno baiulani, Romani ductus, Intra carcere! icismati finta dedil et
viti-. Fuit et istius tempore per Gelasìum li fondata Janue eccleiia catedralia.
Azo quartus abbas cefit // •<;, cessavit i ró<j.
Manfredo abbati defuncto successi' Azo, annig Domini mille centum el viginti aovem.
5 T Tic sub romanis pontificibus I Ionorio II, [nnocentio II, Celestino II, Lucio II, Eugenio III,
Anastasio IV, et Adriano IV, annos regens circiter quadraginta, sub Alexandre III runctui etl
vita. Ad istius supplicationem Eugenius III, anno Domini MCLJ, monasterium istud sub apo-
stolice sedis speciali protectione susccpit, omnesque donationes, bona, jura et jurisdictiones,
a ([uocumquc illi usque tunc factas, ex certa scientia, aucloritatc apostolica conlirmavit; no-
lo mìnatimque subiecit ecclesias' sancti Salvatoris, sancti Laurentii, sancti Ambrosii, sancte mant., <-. ,r
Marie de Formigosa, sancti Martini, sancti Sepulcri, sanctorum Georgii et Nicolai de For-
aicada, sancti Georgii de Curte Angullì, sancte Marie de Soave, sancti Petri de Burgo Alii
in Aureo, sancti Andreae de Sarcinischo, sancti Clementis in Persiceto et sancti Petri de
Galera; tullitque, iisdem temporibus, idem Apostolicus sententiam prò monasterio contra ca-
15 pitulum Sancti Petri super juribus de Pletolis et ecclesiis sancti Laurentii et sancti Salvatoris,
super processionibus capitularibus et festo Asccnsionis. Que omnia, sub autenticis privi-
lcgiis apostolicis, apud nos hodie incorrupta leguntur. Abbatis istius temporibus, sub Inno-
centio II, fuit scisma in Ecclesia sancta Dei, quod tandem favente Lotario imperatore, desiit
sub eodem '. Floruerunt insuper et viri venerabiles Ugo de sancto Victore canonicus regu-
20 laris 2, Ricardus de sancto Victore 3, Petrus Lomgbardus magister divinarum 4, Gratianus
monacus compilator Decreti 5 et abbas Ioachin 6. Item januensis atque pisana Ecclesie erecte
sunt in archicpiscopales et metropoliticas. In Anglia beatus Tomas cantuariensis archiepisco-
pi 7 est martirio coronatus. Fecit hic abbas inter cetera pavimentum tabulatum, quod est
circha altare maius.
25 Aloe ficus quintus abbas cefiit anno n6g7 cessavit ng8.
Albericus defuncto immediate successit Azoni, annis Domini mille centum et sexaginta-
novem, domini Alexandri III anno decimo. Vixit et inde post sub romanis pontificibus Lu-
2. Fuit. . . . catedralis om. Mur. — 4. Manfredo] M iniziale romana rossa con fregi azzurri — 12. Marie de Soave
o>n. Mur. — 13. Sacinischo Mur. — 30. Lombardus Mur. - divinarum] Mur. corr. sententiarum — 25.1 169] MCLXXIX
Mur. ed è probabilmente errore di copista — 26. Albericus] A iniziale rotonda rossa con fregi azzurri
io
15
20
gna e dal 1120 arcivescovo di Braga nel Portogallo;
delegato da Pasquale II a difendere gli interessi della
Chiesa presso l'imperatore, fu da lui guadagnato alla
sua causa, e quando, morto Pasquale, il Conclave elesse
Gelasio II, Enrico fece proclamare Maurizio, sotto il
nome di Gregorio Vili. Mori presso Alatri nel 1122.
1 Lotario II il Sassone (1125-1137) sostenne contro
Innocenzo II l'antipapa Anacleto II (1130-1138).
2 Ugo di san Vittore (f 1141), autore della Stimma
sententiarum, una dommatica sulla scorta dei detti dei
Santi padri, e di due libri De sacramentis christianae fidei ;
cf. Mignon, Les origines de la scolastique et H. de Saint
Victor; Kilgenstkin, Die Gotteslehere des H.von st. Victor.
3 Ricardo di san Vittore (f 11 73) meno celebre
del suo maestro Ugo; abbiamo di lui Opera omnia,
Augustae Parisiorum, 1650.
4 La correzione del Muratori sententiarum- in luogo
di divinarum risponde meglio a verità; professore e poi
vescovo di Parigi (11 59-1 164), egli è infatti autore di
quattro libri di Sententiae.
5 Graziano di Bologna, primo a trattar di diritto
canonico come disciplina separata della teologia ; il De- 25
cretum Gratiani p. tres (1140) adottato nelle scuole e nei
tribunali, ebbe persino autorità di legge. Cf. Phillips,
Kirchenrecht , e Schulte, Gesch, der Quellen und littera-
tur des kanon rechts.
6 Gioacchino da Fiore (f 1202). Cf. Tocco, L'ere- 30
sia in Italia.
7 Tommaso Becket, prelato inglese, conosciuto sot-
to il nome di san Tommaso di Cantorbery (1117-1170);
cancelliere di Enrico II, si rese a lui inviso per lo
zelo soverchio verso la giurisdizione ecclesiastica. Per- 35
seguito dal re, si rifugiò in Normandia ; ritornato a Can-
torbery, di cui era arcivescovo, fu da alcuni nobili uc-
ciso a pie dell'altare. Alessandro III lo canonizò nel
1173; ci restano di lui alcuni " Trattati „, parecchie
" Lettere „ e un " Cantico della Vergine „. Gregorio VIII 40
fece raccogliere nel " Quadrilogio „ gli scritti de' suoi
biografi: Hubert, Guglielmo di Cantorbery, Alano e Gio-
vanni di Salisbury.
s
AXTOXII NERLn
[AA. 1169-1227
CÌO III, libano III, G rio Vili, Clemente III, Celestino III, Innoccntio III1, sub quibus,
m». t. totf annos regeni circa vìginti novem, cum officio pariter et vita cessavit, domini' scilicet Inno-
centÌB III anno tertio *. Petrus Comestor3 et Policratus 4 huius temporibus iloruerunt.
.,*.«» Bonaeursus abbas sextus ccpit 1200, cessavi/ 1216.
Pontificatila domini Innocentii III anno tertio, M scilicet et CC, post domnum abbatem Al- 5
bericum, factus est abbas domnus Bonaeursus. Is regiminia sui anno sexto decimo expiravit,
pontificatila videlicet domini Honorii III anno primo '. Huius abbatis temporibus, scilicet sub
domino Innocentio III, dampatur dogma abbatis Ioachim contra Pctrum Logbardum 6 et liber
Peri Fisicon heretici Almerici 7. Consumatur Humiliatorum ordo 8, et novi duo surgunt ordines;
Predicatorum beati Dominici apud Tolosas, Minorum beati Francisci apud Assisium, anno vi- In
delicet Domini MCCX 9; circha que tempora, sub fratre Alberto mantuano, ordo incepit apud
Mantuam Sancti Marci 10.
is
:'>
Radulphus abbas seftimus cefit 1216, cessavit 1227.
Radulphus successit imediate domno Bonacurso, annis Domini mille ducentis et sexde-
cim, pontificatus domini Honorii III anno primo u, cessavit autem regiminis sui anno unde- 15
cimo, domini Gregorii IX anno primo ll. Huius tempore dominus Honorius III Predicato-
rum et Minorum regulas confìrmavit.
Bonus abbas octavus ccpit 122J, cessavit 1239.
Millesimo ducentesimo vigesimo septimo post domnum Radulphum, domnus Bonus factus
3. tertio] primo Mur. — 5. Pontifìcatus] P iniziai* rotonda azzurra con fregi rossi — 8. Lombardum Mur. —
13. Roduiphus Mi'R. qui e altrove — 14. Radulphus] R iniziale rotonda rossa con fregi azzurri - imediate] imediato
cod. — 19. Millesimo] M iniziale rotonda azzurra con fregi rossi
1 Alessandro III (1159-1181), Lucio III (11S1-11S5),
S Urbano III (11S5-1187), Gregorio VITI (11S7), Clemen-
te III (1187-1191), Celestino III (1 1 9 1-119S), Innocenzo III
(119S-1216).
2 Per far corrispondere il testo alla verità il Mu-
ratori corregge : amu primo; il pontificato del terzo In-
10 nocenzo s'inizia appunto nel 1198, anno in cui Alberico
"cum olhcio pariter et vita cessavit „.
1 Petrus Comestor, altro professore dell'Università
bolognese. Tolomeo da Lucca scrive di lui: " Floruit
" Magister Petrus Manducator qui et Comestor appella-
"tur....„. Cf. intorno a lui: Tiraboschi, Storia della
leti, i/al., ediz. di Modena, 1788, tomo IV, p. 312 sg.
1 Policratus, altro compilatore e raccoglitore di di-
ritto canonico, contemporaneo di P. Comestorc.
B Onorio III (1216-1227).
6 Successivamente e cioè nel 1355, dopo un esame
della commissione d'Anagni, Alessandro IV condannò
1* Introductorius in Evangelium aeternum del francescano
Gerardo da Borgo San Donnino, introduzione alle prin-
cipali Opere di Gioacchino; Concordia veteris et novi testa-
menti ; Kxpos. super. Apoc. ; Psalterium decem cord.; infine
in una sinodo provinciale di Arles (dopo il 1263), furono
condannati gli scritti stessi del famoso mistico. Cf. S.w.
i't\K, Storia della Chiesa, Roma, 19031 tomo I, p. 447.
Llmerico 0 Amalrico di Beoa, professare a Parigi:
le dottrine di lui furono condannate nel \2<>-j\ i suoi
ntl le ridussero a ilstema e le diffusero. Gli Alma-
riciani ammettevano una triplice incarnazione di I » O,
come padre in Àbramo, come figlio in Cristo, come
Spirilo Santo, nei Singoli f deli. La srft.i fu SCOp rta
nel 1209, e i capi, tra cui l'orefice Guglielmo di Parigi, 35
arsi, o incarcerati. Eredi dello spirito di Almerico fu-
rono i fratelli e le sorelle del L. S. Cf. Fuxk, Storia
della Ch., I, 407 ; Tocco, L'eresia in Italia ; Reuticr, Ge-
sch. der relig. Aufkldrung in MÙtttaUtr, p. 21S-249.
8 Gli Umiliati erano, secondo la loro regola più 40
antica (ant. al 1201), una confraternita di laici artigiani,
in ispecie di lavoratori di lana; ad essa tuttavia erano
allora riunite case religiose con frati, monache e cano-
nici; nacque come sembra a Milano nel XII secolo. Cf.
Tiraboschi, Vetera Humiliatorum /non., tomo III (1766- 4;
1768). Gli Umiliati furono soppressi nel 1571; vedi
Fuxk, Storia della Ch., II, 207.
" Fratres Mimarti o Francescani, istituiti da san
Francesco d'Assisi nel 12 io ; fratres Predicatores , istituiti
in un impeto di zelo per la conversione degli Albigesi, 50
da san Domenico nel 12 16.
10 Chiesa e convento istituiti nel 1202 dal beato
Alberlo Spinola sull'antico oratorio di san Marco, fon-
dato ncll'S59 e officiato, pare, da pochi canonici detti
appunto di san Marco; il beato Alberto ne avrebbe ri- 55
formato l'istituzione e dettata la nuova regola nel 1210.
Soppresso nel 1584 l'ordine, subentrarono nella chiesa e
nel convento i monaci Camaldolesi che nel 174«) abbel-
lirono la chiesa quale ancor oggi si vede. Il corpo del
Beato riposa in essa chiesa. Cf. C. VOLTA, -s"< rit de' san/ .
beati té altri mantovani concittadini in Diarii manto-
»l"; N. X., Diario di Mantova per l'anno 1S3Ó, Mantova.
Col tipi di L. Caranenti, p. 15}.
" Onorio III (1210-1227).
11 Gregorio IX (1227-1241). 65
AA. 1227-12001
BREVE CHRONICON
est abbati domini Gregorii IX anno primo. Eiic bene tnonasteriuni rtg* circa duo-
decim expiravit. Construxit autem intei cetera duo latera clauitri, latin icilicel orientale
ci latus australe. Huius temporibus publicata-est Decretalium compilatio j lana1, [tem
et ab eodem Gregorio beati Franciscus et Dominicus canonizati lunt. Oriturque tun< tem-
5 poris Carmelitarum ordo*.
Girar dus abbas nonus cepit 1239, cessavi 1 translatus /.'/r.
Girardus donino abbati Bono successit. Ilio' monasterio prefuit anno uno et mensibus %u>n.,e.jr
quattuor, et ad monasterium sancti Benedicti in Padolirone translatus est, eiusdem mona-
steri] factus Bextus decimus abbas, anno Domini MCCXLI, a fundatione vero elicti inolia-
lo stcrii sancti Benedicti annis labentibus circha ducentum '; quo in loco regens annos circha vi-
giliti novem, mortuus est, anno scilicet Domini MCCLXVIII '.
Bonacoka decimus abbas cefit 1241, ecssavit !2Óg.
Translato ad monasterium sancti Benedicti abbate Girardo, nostri huius monasterii do-
mnus Bonacolsa factus est abbas, anno Domini MCCXLI, domini vero Gregorii IX anno quarto
15 decimo sub quo, nec non et sub Celestino IV, monasterio presidens, tandem' sub Inno-
cenzo IV et Alexandro IV r>, occupato per impressionem quorundam mantuanorum civium
monasterio et in predam misso, cum quibusdam eum sequentibus monacis exulavit. Tan-
dem extra patriam, anno Domini MCCLXIX, morte eius vacans abbatia, cure atque regimini
comendata est donino Ottobono tituli Sancti Adriani cardinali diacono, qui et papa postea
20 dictus est Adrianus V, ob predictas iniurias et rapinas civitate Mantua interdicta, excom-
municatisque nominatim nonnullis mantuanis civibus principalioribus illius factionis. Huius
abbatis temporibus juris canonici dogma refulsit 6. Iidem ii peritissimi claruerunt inter ceteros
innumerabiles ipse Innocentius papa IV, Heinricus episcopus ostiensis 7, Bernardus Compostel-
lanus8, Guillielmus Duranti speculator9, Bernardus Premonstratensis glossator 10. Estque et
7. Girardus] G iniziale rotonda, rossa con fregi azzurri — io. ducentis MuR. — 13. Translato] T iniziale rotonda,
azzurra con fregi rossi - monasterii] om. Mur. — 18. eius] il cod, cuius — 22. Iidem ii] il cod. Eidem ei
io
1 Dopo il Decretum Gratìani (1140), atteso lo svi-
luppo della legislazione ecclesiastica, Gregorio incaricò
di raccogliere ed ordinare le Decretali dei papi che lo
precedettero, Raimondo di Pennaforte (1230-1234); la
raccolta comprende cinque libri sotto la denominazione
di Decretales Gregorii IX,
2 Le origini dell'ordine dei Carmelitani risalgono a
qualche tempo innanzi san Francesco e san Domenico.
Autore ne fu il crociato Bertoldo di Calabria, che nel
1156 si ritirò con dieci compagni presso la grotta di
sant'Elia sul monte Carmelo. Solo però nel XIII secolo
quando, trasferendosi in Europa, mutarono da eremitico
in cenobitico il tenore di lor vita, i Carmelitani costi-
tuirono un ordine di Mendicanti (1209). Innocenzo IV
accordò alcune mitigazioni alla regola nel 1247.
3 La fondazione del monastero di San Benedetto
in Polirone è attribuita al marchese di Toscana Tedaldo
20 (vedi nota 4 a p. 4) ma, fin dal secolo X, risulta l'esi-
stenza di una cappella a san Benedetto in luogo, detto
allora isola Muricola o Arcamuricola, dipendente dal
vescovo di Mantova. Secondo alcuni scrittori, Polirone
sarebbe spiegato con " inter Padum et Larionem „. Era
25 denominato Largione un largo specchio d'acqua diviso
da paludi, isole e boschi formati dall'Oglio e sue ramifi-
cazioni. Cf. Bertolotti, // comune e le parrocchie di
Mantova, Mantova, 1893.
Mur., r. /#7.
15
4 Se dall'anno 1241 resse il monastero di Polirone
per ventinove anni, la morte dell'abbate Girardo dovreb- 30
be cadere nell'anno 1270.
5 Celestino IV (1241), Innocenzo IV (1243-1254),
Alessandro IV (1254-1261).
6 Oltre infatti al Decretum Gratìani alle Decretales
Gregorii ZX"(lib. V), comparvero il Liber VI Decretalium 35
di Bonifacio Vili (1298), la raccolta Liber Clementinarum,
cosidetto perchè contiene le costituzioni di Clemente V;
altre collezioni sono le Extravagantes Johannis XVII, le
Extravagantes communes fatte verso la fine del medio evo
dal francese Chappuis, che contengono le Decretales dei 40
successori di Giovanni XXII e alcune di questo papa
stesso. Queste collezioni unite formano il Corpus
juris canonici; vedi Phillips, Kìrchcnrecht , voi. IV ;
SchuLte, Gesch. der Quellen und Litter. des kanon Rechts,
in 3 voi., 1875-1S80. 45
7 Enrico di Gand prima canonico e arcidiacono in
Tournai (f 1290), autore di numerosi trattati sulle Ali-
beta, sulle Sentenze e di una Somma, chiamato Doctor
solemnis; vedi M. de Wulf, Etudes sur H. de G.
8 Bernardo arcidiacono di Compostella, avendo sog- 50
giornato qualche tempo alla Curia Romana, formò coi
registri di Innocenzo III, una nuova raccolta, cui gli
studenti in Bologna han dato talvolta il nome di e o m-
pilazione romana. Di Bernardo di C. ancora non
( Vedi note q-10 ti p*g. *'g.)
10
ANTONII NERLH
1
[AA. 1269-1328]
beatila Petrus de ordine Predicatorum martirio coronatila. Ferunt enim et tane temporis
primum cardinales rubro pileo usos esse.
Albertus abbas undecimus ccpit uyy, cessavit tjij»
MAM.r.j» PerventO itaque ad sacri apostolati^ apicem Adriano V, anno scilicet Domini 1276, qui,
ut diximuB, Sancti Adriani diaconns cardinalis comendatam liane habuerat abbatiam, pre- 5
cedentibus rum libano IV, Clemente IV, Gregorio X et Innocento V, iacuit aliquantispcr
monasterium sine e ma, nihilque de ipsius rectore, propter predicti Adriani et successoris sui
Ioliannis XXI in apostolica catedra breve tempus, exstitit ordinatum. Tandem donino Ni-
colao III ', Innocentio succedente, anno scilicet Domini MCCLXXVII, venerabilis Albertus
de Ripa huius monastcrii factus est abbas. Quo procurante, satisfacto de illatis iniuriis mo- 10
nasterio per iniuriatores et dampnatores suos, eiusdem Nicolai pontuicis auctoritate, civitas
mantuana ab interdicto et exeommunicati ab exeommunicatione absolvuntur. Ilic sub ro-
manis pontilìcibus Xicolao predicto, Martino IV, 1 Ionorio IV, Nicolao IV, Celestino V,
Bonifatio VIII, Benedicto XI et Clemente V * annos circiter trìginta sex, quamquam diversis
et adversis temporum fatis multifariam conquasatus, duobus inter cetera eius preclara opera 15
cepti olim ab abbate Bono claustri lateribus constructis, occidentali videlicet et aquilonari,
in eterna pace quievit. Temporibus eius, liber sextus Decretalium sub Bonifatio VIII pon-
titìce publicatur 3. Datur et sub eodem jubilei indulgentia generalis. Canonizatur et Lo-
dovicus rex Frantie \ Templariorum ordo destruitur sub Clemente V '. Petrus de Marono
qui et Celestinus V, catalogo inscribitur sanctorum. Dulcinius hereticus novaricensis cum 20
Margaretha sua coniuge et universa sua secta, ultimo suplicio condemnatur 6.
Johannes abbas duodecimo ccpit /JiJ, cessavit ij28\
tiAHT.,e.6r Venerabili Alberto factus est successor Iohannes, anno scilicet Domini MCCCXIII, pon-
tiiìcatus domini Clementis V anno ultimo 7. Ilic, qui lilius erat magnifici domini Rainaldi
mi»., e. /079 dicti Passareni de Bonacolsis, tunc civitatis Mantue dominantis 8, admodum' adolescens fa- 25
ctus abbas, regimen tenuit annis circa quindecim et migravit ad dominum, Iohanne XXII
tunc romano pontifìce. Vacavit autem post eius abscessum abbatia annis septem. Inter
hec tempora beatus Ludovicus de ordine Minorum, Tomas de Aquino de ordine Predi-
catorum et Tomas episcopus herfrodensis canonizantur 9. Novus ordo, qui dicitur Militum
5. commendatitiam Mur.
densis MUR.
19. Morono Mur. — 20. Dulcinus Mur. — 25. Passarmi Mur.
29.
herefor-
10
*5
2Q
si hanno altre notizie (dice il Tiraboschi) se non di qual-
che altra opera di diritto canonico.
9 {v. f>.g) Guglielmo Durante nacque a Puy-Misson
presso Iiczicrs nel 1:37. Venne giovane a Bologna dove
ebbe a maestro Bernardo da Parma; professò diritto ca-
nonico in quella università. A 34 anni scrisse e pubblicò
lo Spcculum juris, donde a lui il nome di Speculator,
opera assai stimata nel Medio Evo. Ebbe impieghi e
dignità ecclesiastiche e civili da Clemente IV, da Grego-
rio X e da Nicolò III. Mori in Roma nel 1:
10 (v. /. 9) Bernardo di Pavia (?) altro raccoglitore
delle Decretali pontificie in una Stimma che cadde pre-
sto in dimenticanza.
1 Urbano IV (1361-1364), Clemente IV (1265-126S),
san Gregorio X (1371-1276), Innocenzo V (1276), Adria-
no V (1376), Giovanni \\I (1276-1277), Nicolò III
(1377- 1380).
: Martino tV (I38I-II85), Onorio IV (1:85-1287),
Ld iv (2388-1393), Celestino v (1204). Bonifacio vrn
(1294-1303), Benedetto XI (1303-1304), Clemente V
(i305-i.n)-
3 Cf. p. 9, nota 6.
4 Luigi IX. ^
■"' I Templari, ordine militare religioso, sono sop-
pressi nel 13 12.
G Dolcino, capo della setta degli Apostolici, iniziata
nel 1160 in Parma da Gherardo Segalelli: vedi O. Bi.-
gan'i. Fra Dolcino nella ttoria e nelhi tradizione, Milano, 3°
1901: Tocco, L'Eresia in Italia; A. SbqarIZZX, Contri-
buto alla storia di fra Dolcino in Tridentum, anno III,
I ivnto, 1900.
rebbe il penultimo, perchè Clemente V mori
nel 1314. 35
8 I Bonaeolsi signoreggiarono Mantova cinquan-
latrè anni, dal 1275 al 132S.
naso de Iorz. scrittore dell'ordine domenicano,
autore di " ntaria super II' libros sententìarum „,
Venezia, 152;,. Di Tomaso d'Aquino detto il Doctor 4°
|AA. 1328-13691
BKKVK CIIKONKON
II
(.'liristi, in rc^no Portugalie constituitUT. C'iementinanim COnstìtUtlO promulgatili '. .V nulo
fratre Petro de Corbario do ordine Minorun reatine dioceaia in antipapam', t'avente Lu-
dovico duce Bavarie, novuxn scisma suscitatili- pariter atque dirimitur. Quo etiam tempore,
divina l'aliente justitia, es domo de Bonacolaia tnantuanum dominiun tranafertux in domum
5 magnificato de Gonzaga, annia scilicet Domini MCCCXX\ III '.
Laurentius abbas tertiusdecitnus ce pi/ 1.136, cessava /jóy.
Anno Domini MCCCXXXVI, pontificatila domini Benedicti XII anno aerando, ex tnona-
sterio sancto Marie de Felonica l ad hoc monaslerium abbas Laurentius Iraslalus, donino
Iohanni immediate successit. 1 lic annoa regens circa triginta tres sub romanis pontificibua
10 Benedicto XII, Clemente VI, Innocentio VI et Urbano V \ maturo jam confectua senio, mise-
rando casu inopinabiliter peremptus occubuit. I luius tempore, anno scilicet I )omini MCCCfLIV],
Karolus IV imperator, Boemie rex, Mantuam veniens, lecta diu et audita veneranda memoria
sacratissimi sanguinia Dei et Domini nostri Jesu' Christi, locum illuni sacrum, in quo anno
antea fere trecentesimo primo, temporibus Leoni IX et Ileinrici II, tanta devotione pie re-
15 conditus fuerat, aperire disposuit, sacraque Dei archana, tanto tempore invisa atque inta-
cta, turpe pertractare 6. Quod sub nocturno silentio clam agressus, re ad nullius deducta
notitiam, solis comitatus magnificis ambobus fratribus dominis Ludovico et Francisco tunc do-
minis mantuanis, prefato abbate Laurentio et sacrista, qui postea ipsius abbatis Laurentii suc-
cessor factus est, et magistro Andrea de Godio, vate egregio, ipsius imperatoris prothonotaro,
20 predictorumque magnificorum dominorum consiliario, ac necessariis lapicidis, foribus ecclesie
reclusis, iussit pavimentum superius frangi ad latus maioris altaris dextrum. Quo in loco, decen-
ti facto foramine, via patuit ad sacellum, a tempore illius constructionis omnibus prorsus inco-
gnita. Hinc descendens abbas sacratissima vasa tullit et ea imperatori sursum palam fatiens,
tesaurum illum incomparabilem, pretium redemptionis nostre, future beatitudinis munimentum.
25 date libertatis initium, servitutis ablate vexilum, quem Ditis regia ferre non potuit, impe-
ratoris hominis subiecit imperio. At illum imperator, multa oratione devotioneque pia una
cum ibi adstantibus supradictis, diutius veneratur certusque visione corporea eius, quem le-
gerat audieratque longa fama, et sensibus carneis tractans, quod tunc spiritum vix persua-
sisse potuerat aut literarum aut referentium inveterata memoria, pauculam particulam capiens
30 et decenti recondens vasculo, phialam illam vitream, in qua a principio sacratissimum ' illum
sanguinem gloriosus stilaverat Christi martir Longinus, quamvis esset aliquantulum fracta
desuper, inter quamdam argenteam reclusit pixidem, ligansque illam fillo argenteo circumeir-
cha, et sigilatam desuper ', in antiquo alio suo vitreo maiori vase reposuit. Erat et vas aliud
vitreum, quo pars quedam spongie cernebatur. Fama est hanc esse illam spongiam, que
35 fluentem gloriosissimum illum cruorem et aquam ex sacratissimo in cruce pendentis latere
2. Corbaria Mur. — 7. Anno] A iniziale rotonda azzurra con fregi rossi - secundo] tertio corr. Mur. — io. VI om.
Mur. — li. MCCCLIV] il cod. ha solo MCCC seguito da un piccolo spazio vìcoto ; adottiamo il complemento del Mur. che ri-
sponde ad esattezza cronologica — 15-16. sacraque Dei archana, tanto tempore invisa atque intacta, turpe pertractare]
Mur. ha modificato la lezione in quamquam sacra Dei arcana, tanto tempore invisa atque intacta, turpe sit pertractare —
20. predictorumque om. Mur. — 30. in quam Mur. — 34. spongiam] nel cod. le tcltime tre lettere sono corrette su litura
io
»5
Angelicus, principe della Scolastica e autore delle
due Somme cf. Schutz, Thomas- Lexicon in ediz. di
Parigi (1882-1889) e di Roma (1882-1902).
1 Cf. p. 9, nota 6.
2 Antipapa Nicolò V (1328-1330).
:s Cf . in Appendice Cronica de Mantua all'anno
1308 per le origini delle discordie tra Bonacolsi e Gon-
zaga ; l'anno del mutamento della signoria corrisponde
nei due testi (1228).
4 II monastero di santa Maria di Felonica (pro-
vincia di Mantova) è già ricordato nel 1503 in una
donazione fattagli dalla contessa Beatrice di Canossa; il
monastero dipendeva da quello di san Benedetto in Poli-
rone, che provvedeva due sacerdoti per la cura delle ani-
me. Cf. A. Bertolotti, op. cit.
5 Benedetto XII (1334-1342), Clemente VI (1342-
1352), Innocenzo VI (1352-1362), Urbano V (1362-1370).
6 Cf. in Appendice la Cronica de Mantua all'anno
1354. Carlo IV entrò la vigilia di san Martino in
Mantova e vi stette tutto dicembre; di qui procedette
Maht., C. (tv
-Mur., c. toSo
ìWant., c. 7 r
20
35
12
ANTONII NKRL1I
[AA. 1369-1393]
perenno excepil — buus ex ceco max videro Cactus, quem l'acni penitena, centurie Longinua
pie recolegisse et recolectum inmiaisse ereditar vase, quo supra. Erat et hec intcr duo
a lamina quedam plumbei, antiquissimis insculpta literis ', quarum .sic titulus legebatur
u Ji-su Christi sanguis ,. Facta igitur imperator oratione sua, iussit vasa ad propria loca re-
ferri, nec inde discessit donec locus diligentiasime atque fideliter reconstructus et validis- 5
siine reelusus est ita ut antea omnibus inaccessibilis redderetur. Venienti autem in Italiani
anno a nativitate MCCCLIV et Mantue applicito, placuerat eidem imperatori beatissimi
Longini martiris visitare sepulcrum, quod aperìens, ipsius beati Longini martiris os brachii
dextrì Bumpsit et partem armi, que honorate atque devote recondita, clauso Bepulcro et
Altissimo actione reddita gratiarum, ex Mantua admodum ditatus et Ictus in Boemiam secum 10
tulit Que inter tempora hic Karolus et Romanorum rex et postea imperator factus, buie mona-
Bterio privilegia ampia concessit, que apud nos incorrupta et inviolata legi possunt, eiusdem
sacratissimi sanguinis et gloriosi effusoris sui Longini martiris memoriam fatientia spiritualem.
Bartolomeus abbas quartusdecitnus ccpit anno Domini ijó<?, translatus est anno Tjpj*
Defuncto abbate Laurentio, Bartolomeus ex eiusdem monasterii sacrista factus est ab- 15
bas, anno scilicet Domini MCCCLXIX, Urbano V summo pontiiìce. Hic temporibus eiusdem
MAsr.,f. 7v pontificis ' nec non et Gregorii XI, Urbani VI et Bonifatii IX', annos regens circiter viginti
tres, per ipsum Bonifatium papam, pontirìcatus eius anno v, ad monasterium sancti Benedicti
traslatus est abbas. Hoc regentc in monasterio nostro, sub domino Gregorio XI, maximum in
temporali dominio passa est romana Ecclesia detrimentum; ita ut omnis sua italica dominatio 20
et civitatum imperium et suum orane antiquum patrimonium pene abdicaretur ab ea. In ea
autem et sub Urbano VI inauditum hactenus scisma et nequissirnum tam durabilitate quam
radice, irepsit in populo christiano, omnibus cardinalibus, exceptato nemine, ab obedientia
ipsius Urbani se subtrahentibus et novum lacientibus antipapam, Robertum scilicet Goben-
aensem , olino basilice xir Apostolorum diaconum cardinalem, scismatis favente principio 25
comitte Fundorum, inde et illustri Iohanna regina Scicilie; post autem pertinacius rege Fran-
corum, Avinioni omnium fere antiquorum officialium apostolicorum curia congregata. Fuit
et per Bonifatium IX publicata novi jubilei indulgenza gencralis, que tamen per Urbanum VI'
\; «., e ioni de quinquagesimo ad tricesimum tertium in tricesimum tertium annum restricta, declarata
prius ruerat ob diminutos etatum potentatus, ratione sumta ab etate decima. Fuit et sub 30
eodem pontiiìce canonizata beata Brigida ', uxor quondam relieta
. . . . , cuius tamen canonizationis processus sub Urbano VI fuerat inchoatus. Similiter et in-
stitutum est oflìcium Visitationis virginis Marie .
I. excepit....| il roti, non ha lacune; noi abbiamo creduto di lasciare come e in Mir. uno spazio a denotare che
manca evidentemente qualche parola ; di più il periodo è oscuro; modificando la collocazione delle parole e ag io a
suus il sostantivo pcrcussor noi .mino : quem (se, cruorem) percussor smis. facti pcninlcns inox, ex ceco,
videns factus, centuno Longinus pie recolegisse et recolectum inmisissc creditur rase, quo supra — 3. insculpta]
5 inscripta Mlr. — 5. discessit] nel cod, le ultime quattro lettere sono corrette su litura — 6. antea] nel , tura
— 15. Dcfuncto] D iniziale rotonda azzurra con fregi rossi — 24-26. Gcbcnnenscm coir, Mcr. — :;. Avinione Mir.
31. relieta segue nel codice una lacuna die Mur. ha colmato con YVlph«<nis Nericiac principis; vedi noia
per Milano ad assumere la corona di l ir i. Il cron
non accenna al discoprimcnto del Sangue, per non giu-
10 dietro, verosimilmente, l'operato di Lodovico e Francesco
nzaga, signori della ci!;
1 Sull'argomento della lamina inscritta, v.-cii FI-
LIPPO N'odari, <>/>• di., p. 4, nota ;.
2 Gregorio XI (1370-1378)1 Urbano VI (1378-I
li Bonifacio TX (1389-I404).
R'>;, rio ' i Ginevra, sotto il aome di I
vn, tu eletto contro Urbano VI dai tali adunati
l'ondi 11 1 l 1 onosciuto da l'ran
\> na e Scozia; con lui comincia il famoso sci-
20 sma d'occidente. Cf. rasoDORicvs di Nyi.m, /'
■te (ediz. (r. Erler, 1S90): G ùf.
lo) ; !.. Sm.kmiiii .;, I. . f. Si '•'. | »u-
Ciiov, Die iS-
')); Tu. LlKOKBR, C d.
laìtr. In 'rmation: k , ton- :;
di Svezia, celebre mistica stabili-
tasi a Roma dopo la morti' del consorte, per darsi alle
pratiche della vita as> u con l'Imperatore Car-
lo IV e col Petrarca, a protestare contro la situazione
manata dallo scisi
festa della " Visitazione di Maria „ fu isti-
tuita da Urbano VI a 1 1 ;Scj.
|AA. 1303-M0<»|
BREVE UIKONICON
!
Antonius abbas quintus dccitnus capti / ;>; jf eessavit autem traslatut anno 1406 '.
Ad monasterlum aancti Benedicti traslato abbate Bartolomeo, Antonius de Neri
archipresbytero maioris ecclesie Mantue liulus monasteri) factus esl abbas, anno Domini
MCCCXCIII, domini Bonifacii' IX anno quinto, incoati autem scismatis anno quintodecimo. •■>•
5 Cuiua regiminia anno primo apud Burgumfortem pons mire defensionis et magnitudinis per-
liriim '. E1 domina Margarita de Malateatia magnifico domino Francisco Gonzaico, Mantue
domino, matrimonio copulatur8. Scoimelo, comes Virtutum, Iohannes Galeaz ducalem digni-
tatem apud Papiam triumphaliter accepit4. Tertio ;nitcm, castrimi civitatis cepit edificar!*,
et inclitua princepa et strenuua nviles, mine dominua magnificua, [ohannes Franciscus aatus
10 est. Quarto vero, corpus Sancii Ansclmi translatur et Scrvorum locus cepit edificali.
Quinto, circlia mcnsis marcii fìnem, guerra inter ducem mediolanensem et mantuanum dominum
exorditur. Item sexto, nominati Burgifortia pons comburitur et Ducis exercitus grandis fu-
gatur. Deinde pax aequitur, et per Franciscum Gonzaicum generalis rcstitutio male ablato-
rum religiosissime et integre est executioni mandata6. Preterea et septimo, ingens et homi-
15 mira seva sequebatur mortalitas 7 : ibique et locus sancte Marie de Gratiis sumsit exordium \
Amplius et sequenti anno, octavo videlicet, sotietas Alborum cum laudibus Virginis vix ubili-
bet monstrabatur9. Nono, Jacobus Carrariensis, domini paduani gnatus, fidem frangens, ex cu-
stodia domini mantuani fraudolenter aufugit 10. Item decimo, cometa universaliter apparente,
dux Mediolani, ultimo- augusti, humane fragilitatis debitum persolvit. Undecimo autem, ca-
20 tedralis ecclesie facies lapidea erigitur ". Duodecimo vero, Franciscus Carrariensis sese
dominum Verone fecit, et Donatus quidem de la Turre proditor se in carceribus laqueo
suspendit 12. Tertiodecimo, Franciscus mantuanus dominus prò Venetis Veronam expugnavit,
Veneti Paduam 13. Et hic formosus atque pulcherrimi aspectus et multe eloquentie ' ac mant., c. sv
poeta preclarus, venerabilis abbas Antonius, in summa reverentia fere omnibus manens,
25 frontispicium ecclesie sancti Andree et tam monasterium quam plateam Salerii satis de-
corami incipiens, nisi ad abbatiara sancti Benedicti, anno tertio decimo huius fuit abbatiatus,
voluntate incliti principis domini Francisci Gonzaici merito Mantue domini, translatus
fuisset, mirando satis opere protinus complevisset. Hic etiam sua prudentia et scientia multa
presentem abbatum chronicam cepit et singulos, sicuti adscribuntur, usque ad se ipsum
30 conscripsit; volensque tandem fama' super terram nominari, chronicam super quibusdam mvk., e. iosa
ad Mantuam spectantibus exametro versu cecinit, dicens:
Scribere disposui egregia facta Matildis.
Interea vero loci exulavit ac Brisie sub Pandulfo domino carceri longo tempore man-
2. Ad] A iniziale rotonda rossa con fregi azzurri — 6. Gonzaico] Gonzaga Mur. — li. Mediolani Mur.
13. Gonzaicum] Gonzagam Mur. — 15. sequitur Mur. — 26. fuit om. Mur. — 27. Gonzaici] Gonzagae Mur.
1 Con questo capitolo nella Cronica comincia un
procedimento più regolare e si segnano d'anno in anno gli
5 avvenimenti; la diversità inoltre dello stile ci accusa il
mutamento d'autore. L'ordine e la cronologia dei fatti
procede di pari passo con la Cronica dell'Aliprandi.
2 Cf. Cronica de Mantua all'anno 1393.
3 Le nozze furono celebrate nel novembre 1393 ;
io col tempo la sposa seppe cosi conquistarsi gli animi che
" avocata di citadini si chiamava „. Cf. Cronica de Man-
tua all'anno 1393.
4 Alla solennità non partecipò di proposito Fran-
cesco Gonzaga. Cf. Cronica de Mantua all'anno 1394.
15 5 Per opera di Giov. Francesco Gonzaga, detto il
castello di Città Vecchia ed esiste tuttora ; vi fu rin-
chiuso nel 1853 Felice Orsini.
6 La guerra iniziata nel 1397, è descritta a lungo
nelle sue cause e ne' suoi effetti dall'Aliprandi ; vedi Cro-
nica agli anni 1397- 1398.
7 * Mortalitas saeva h. „; vedi Cronica all'anno 1399.
8 Santa Maria delle Grazie presso Rivalta, fondata
nel 1399; cf. Volta, Notizie religiose di Mantova in Diari
mantovani.
9 Ne parla anche la Cronica; si tratta dei Begardi
e delle Beghine, associazione religiosa, degenerata e sop-
pressa definitivamente nel 1400.
10 Cf. Cronica all'anno 1401.
11 Cf. Cronica all'anno 1402.
12 Cf. Cronica all'anno 1403.
13 Cf. Cronica all'anno 1405.
20
3o
a
11
.WTONII NKRL1I
|AA. 1407-14161
cipatur. Ad postremum autem inde cxsiliens, cum honore apud monasterium sancti Laurentii
extra muros Rome abbas Deo spiritimi reddidit.
Johannes abbas dccimits scxtits ccfit i.p7, cessavit autcm anno r./.ìi '.
Translato ad monasterium sancti Benedicti de ultra Padum abbate Antonio, venerabilis
iv!iuriosus ordinis Crucifferorum, Iohannes de Cumis, decretorum doctor et tunc ecclesie 5
sancti Blaaii dioecsis mantuane prior, in abbatem monasterii sancti Andree per magnificato
dominum Franciscum de Gonzaga, merito dominimi Mantue, preficitur, anno MCCCCYII, die
iovis sanila, IV aprilis, domini Innocente VII anno secundo !, incoati autem scismatis anno
XXVIII. Cuius regiminis anno primo, videlicet MCCCCVII, magnificus dominus Franciscus
migravit ad Dominum ix martii. Secundo autem, Iohannes Franciscus, illustris Mantue do- 10
minila, territori cremonensis castrimi nomine Bozolum aquisivit et, decedente Innocentio, Grego-
rius XII natione venetus, Rome in papam eligitur '. Tertio vero, locus Cartusiensium Mantue
M.or., c.gr edificatili et IMsis, privato papati!1 Gregorio, canonice creatur Alexander V natione grecus.
Quarto, Paula Glia domini Malateste de Malatestis, domino mantuano, inclito Iohanni Fran-
cisco Gonzaico, matrimonio alligatur et predictus Alexander papa Bononie obiit mortem et 15
Iohannem XXIII, natione apulus, ibidem eligitur 4. Quinto, circha septembris mensem primo
limitari descenderunt 5. Sexto, n madii, Verona novitatem commotionis nixa est operari et
eiusdem xv dux Mediolani, Iohannes scilicet Maria, proditorie occiditur. Ac etiam v iulii
MCCCCXII, hora xn, diei dominice, Ludovicus Iohannis Francisci primogenitus, mundo appa-
ruit. Septimo, xxvii-xxvni martii, palatium juris comburitur 6 et xi madii per hunc ipsum ab- 20
batem campanile sancti Andree initiatur. De iunio rex Apulie armata manu Romam in-
travit, Iohanne papa inde fugitante Florentiam. De eodem iunio, rex Hungarie novus, scili-
cet electus, ultra urbem Fori-Julii coronaturus advenit. Iohannes Franciscus, magniticus Man-
tue dominus, xix octobris, capitaneus pape Iohannis effectus, Bononiam cum multis genti-
bus adiit. Octavo autem anno eiusdem abbatis et xvi ianuarii, Iohannes papa de Cremona 25
Mantuam venit, ex qua et recessit xvi februarii sequentis, et currente xxvi martii, Karolus de
Prato cum germanis et complicibus capitur. Eodem anno sancta costantiensis Synodus con-
stituitur et ordinatur 7 ac nova quedam Hussiorum heresis ibidem citatur 8. Tunc et plcbs
sancti Laurentii de Pegognaga ? unita fuit abbatie sancti Andree. Xono autem MCCCCXIV10,
I [ungane rex coronam paleam de pape Iohannis et totius synodi assensu Constantie accepit. 30
e ioSj Decimo post scilicet' incarcerationem Iohannis pape, sacrosanta Synodus constantiensis
7. Mantue nel rad. U ultime tre lettere sono corrette su litura — 13. Cartusiensium Monasterium Mantuac NfUR.
re, Gonzaico] Gonzagac Mur. — iS. eiusdem xv] equivale a eiusdem mensis, xv die — 27. constantiensis Mi 1;.
qui e più sotto
IO
1 Anche i fatti esposti in codesto capitolo, pr<
dono di conserva fino all'anno 1414 con la Cronica e
) rciò noi pensiamo che il continuatore del N'orli, elio
conduce le Bue ';oi>rie note finn ai 14x9, l'avesse presente.
' ;nno 1407 non cade già nel secondo anno di
Tnnocenzo VIT (1404-1406) ma nel primo di Gregorio XII-
3 Gregorio \rr (i4')6-i4i5),come si vede U cronista
re nel 1 |o8 un avvenimento del 14061
• \ | ili ) -, Giovanni XXIIT ri-
nuncia nel ' :i;'nno annoverati Ira gli antipapi.
i) . itarono 11 Friuli ; li'anno 141 :.
hlo d ila Ragion ■ ..
r I • ■critture 1 li ■ n i andarono
dui i v idi ' i inno 14 1 3.
: 1 1 1 fondilo geni r
* Giov. lliis'; all'univ rsità di Praga (X398) e pre-
dicatore alla cappella di Betlemme nella stessa città;
adottò quasi interamente la dottrina di Wicliff, esclusa
U teoria eucaristica per conservare il domma della tran-
■Ultansasione, donde la lotta religiosa in Boemia. Cf.
Loserth. Bus una Wicttf, 1SS4: IIefelk, Concili
tekichte, tomo XI; Fontes rer. atistriacartim , II, VI, VII.
' Pegognaga, in provincia di Mantova; si hanno
accenni della Pieve di san Lorenzo di " Pigugnaria „ i'\n
dal secolo IX. Un [strumento di donazione del loia,
fatto dal marchese Bonifacio al monastero di san !
detto, è datato da Pegognaga. Nel USO la conti ss.i M
tilde donava la corte di PlgUgnatia ai monaci di san 1'.. -
11 -detto; 1' imperatore Corrado II vi aggiungeva nel 11 ;;
i boschi di Po. Ci. Bi:rtoi.otti, o/>. <;'/.
" Qui si deve leggere MCCCCXV, perchè il nono
anno del priorato di Giovanni cade nel 1415.
:o
35
[aa. i4io-i4io| BREVE CHRONICON i i
statuii, ' decrevit et ordinavit pi<> bono unionis Ecclesie, quod nullo unquam tempore reeli- ma
geretur in papam Baldassar Coxa, nuper dictus [ohannes XXIII, vd Petrui d<- Luna, Bei
dictus XIII, aut Àngelus Corario, Gregorius XI, in tuia obedientiia nominati1. [Jndecimo,
xii novembris ' concorditer omni cessante sciamate, apud Ipsam civitatem Constantiam in
5 summum pontificem eligitur Oddo d<> Columna, Martinus scilicel V . Duodecimo autem,
Christi vicarius, de Constantia recedens, Mantuam maximo cum gaudio xxix octobrìs solem-
niter i iì Lroivì i. Tertiodecimo, vero idem februarii vii, Mantua recedens, ETlorentiam adiit et
por paulum Mantuo x aprilis satis cum stupore populi, Dominun mulluni vixit '.
7. vii] ji die Muk. — 7-8. et per paulum 1 ... vixit otn. Muk. forse pcrcliè l'espressione è incompleta e <li lignificato
non ben chiaro
1 Cf. Ada cotte, constatiensis , I, 1896; II. Finke, :i C'os\ la cronaca arriva solo al tredicesimo anno
Forschungen und quellen ■:■. Gesch, d. Kbnst. Kbneils, 1889; dell'abbazlato di Giovanni, cioè lino al 1419 e s'intcr-
5 Wvi.iio, Council 0/. C to death of J. llus., 1900. rompo con un periodo, che non s' infende perch*'.' in-
• Martino V (1417-1431). completo. io
INTRODUZIONE XVII
bardo1. Le nostre indagini pazienti ci condussero ora, fortunatamente, alla conoscenza
di im terzo codice, più antico e sopratutto più corretto dei precedenti, posseduto fin
dalla metà del 500 da un tal Giuseppe ciclici, passato quindi nella biblioteca Porro-
Lambertenghi e con questa, non son molt'anni, nella biblioteca Ambrosiana di Milano.
5 È questo l'unico codice membranaceo della Cronica e, come tale, <i richiama al
pensiero quello che, nel catalogo più volte ricordato, fu registrate) con l'indicazioni :
" Cronica de Ma ut un cum cartis pegOfinis „.
Del valore del poema, come opera letteraria, non mette conto di parlare: le leggi
della metrica e del ritmo sono troppo spesso violate perche torni, nonché facile, pos-
10 sibile reintegrarle nei loro diritti; di più, manca nel versificatore ogni criterio di di-
stribuzione e di divisione della materia, come ognun se ne fa certo per poco che
trascorra l'istoria: la scelta poi della terza rima, la finzione immaginata per entrare
in argomento e perfino il giro di talune frasi ci accusano l'influenza del grande Fio-
rentino. Non trovammo infatti tra i tomi dell'Aliprandi tt unus liber Danti „ ?
15 D'altra parte il buon curiale non ha presunto soverchio di sé; di proposito egli
ci ammonisce d'esser per comporre la sua Cronica a memoria e d'aver la sicu-
rezza di fallire a più riprese; ha la coscienza ancora d'esser meno che signore del
verso e della rima, ha fatto pertanto appello sì all'uno che all'altra, come anche al
volgare, per essere accessibile ai più e meno greve e stucchevole al lettore, qualunque
20 esso sia (cap. I, v. 193 e sgg.). Poste queste premesse, e nonostante la fiducia di poter
in seguito dir meglio, egli riconosce alla perfine d'aver u complita grossamente „ la
lunga e non lieve fatica. Così l'A. dando spontaneamente un giudizio sensato e cosciente
dell'opera propria, ne previene ogni altro e ci esime dall' incrudire maggiormente contro
di lui. Egli s'è proposto di commemorare le origini remote di Mantova sua, di rav-
25 vivare nel pensiero dei posteri il ricordo degli avvenimenti e degli uomini più degni a
partir dalla fondazione della città, ond'è che la sua riesce un'istoria a ab ovo „, piena
delle cose più disparate e incongrue, tra le quali, favola, leggenda e fatto storico as-
surgono a una stessa importanza e si contendono la vacua verbosità del narratore : che
se, ne' riguardi degli avvenimenti più vicini, egli si fa anche men prolisso, non cessa
30 tuttavia di esser men freddo e meno superficiale, e l'occhio di lui, che non spazia gran
che oltre la cerchia della città e degli interessi che a questa si legano, non scende
molto a fondo nelle cause degli avvenimenti e molto meno ne adorna il racconto di
quelle frondi e di quell'orpello, che sovente l'estro o la fantasia suggeriscono e deter-
minano. Donde un vantaggio, l'unico per noi, che i fatti non sono né coloriti né svisati.
1 Vittorio Cian, Vivaldo Belcalzer e V enciclopedi- tori, il Belcalzer, l'Aliprandi e il Folengo, de' quali l'o-
mo italiano delle origini in Giorn. stor. della Lett. pera è tanto piena di infiltrazioni dialettali: aggiungia- io
Ital., suppl. V, 1902. La vita del Belcalzer s'aggira mo noi che i due testi dell' "Ali prandi na „, l'Am-
nclla seconda metà del Dugento, dato che la notizia più brosiano e il Mantovano potrebbero in un confronto
antica di lui risale al 1272. In una nota (pp. 136-137) fra le varianti che vi si riscontrano, d'una stessa parola,
il Cian osserva che si potrebbe fare una buona spigolatura rivelarci qualche cosa intorno al procedimento di eia-
di forme e voci dell'antico vernacolo posto che, a di- borazione che si andò compiendo nel dialetto mantovano 15
stanza di un secolo l'uno dall'altro, si seguono tre scrit- antico.
T. XXIV, p. xiii — B.
XVIII
INTRODUZIONE
*
* *
a) Il Torelliano appartiene al X\TI secolo, misura em. 21x16, è cartaceo
di pp. i-xviii per l'indice, 1-405 pel testo, più 62 bianche: pure bianche sono le cai-te
di guardia anteriore e posteriore l. Già del conte Francesco Torelli, appartiene alla
raccolta del bibliofilo reggiano dott. Giuseppe Turri, lasciata alla Biblioteca muni- 5
cipale. L'antica segnatura era S1 (stanza) III, n. 13: la presente è E, 25. La lega-
tura alla bodoniana non ha pregio alcuno; il testo comincia a e. 1 : u Qui comenca
u corno Manthos si partie de li parte de Grecia da una Citade che se
a giamava Tebe etc. Capo II „. Da p. 65 [Di una guerra fatta tra li
Mantovani e li Cremonesi per lo fiume d'Oio, cap. 8 2] fino a p. 117, la 10
scrittura è d'altra mano, ma contemporanea. Da p. 118 a p. 404, torna la prima mano e
finalmente d'altra mano, affatto diversa dalle due prime, è scritta la p. 405, che finisce:
. luco in lo dito ano si dici notare
fa cativo annah- di biave e di Vino
benché di fresio -poco si montare.
15
Il codice manca, come si vede, del primo capitolo d'introduzione, ov'è la finzione
immaginata dal cronista come introduzione all'opera; segue nelle didascalie e nel testo
molto da presso il codice mantovano, onde noi possiamo ritenerlo effettivamente
una derivazione di questo. Nella redazione muratoriana il codice torelliano — per
opera dello storico insigne o di chi gliene offriva la trascrizione per le stampe — ha 20
subito non poche costrizioni in fatto di metrica, e di varianti in fatto di lingua; fu cioè
corretto e italianizzato non poco, così da apparire più pulito e meno rozzo; fu infine
1 II codice torelliano reca in testa : A 1 i p r a n d i n a
| o s i a | e r o n i e a della città di | Mantova | di
I? e n v e n u t o A 1 i p r a n | do | cittadino mantova-
no. Il non •, eh- suonava diversam ente da qu 1 che era
; noi Chronicon mantiianum dell'Equicola, tuis- in dubbio il
Muratori che ricorse per assicurazione in proposito al
dottor Giuseppe Pico, il quale lo tolse d' ine rt -zza. Pro-
cedendo a parlare degli accessori al codice, notiamo an-
cora: nell'interno del primo piatto (cartone anteriore)
io sono appiccicati due cartellini. Il primo, di mano del
dottor Giuseppe Turri, porta scritto: " Cronica Alipran-
* dina | di Mantova. | Questo manoscritto servi al Mura-
tori | per la stampa di quest'opera | nel tomo V delle
" 'ntirhità „. L'altro cartellino, o foglietto, di mano igno-
te ti. del secolo XIX, è del tegnente tenore: " Questa è la
"celebre Cronica aliprandina, mi chi rieopiolla
"errò il nome dell'autore, che non già Rinvenuto ma
" Buonamente AliprandJ si nominò. SI descrivono ivi le
"cose di Mantova, Il Muratori non avendo trovata questa
20 * Cronica a t mpo, la pubblicò nel VI [s/c] tomo Atit:,ji<it,
■'. Veggasl al ca;>. CL ove si I (iuido
" Torello che fu padre di Marsilio. Il Platina nella Storia
"di Mantova, lib. TU. RR. IL SS., tomo XX. errò cre-
" dendo che questi foss'* il Guido signor di Guastalla. Di
" Marsilio e di Guido, che fu poi signor di Guastalla, s
" ne parla al cap. CLXXVT. Ma qui mi conviene osservare
" che l'esemplare presente è assai più copioso dell'esem-
" piare muratoriano, che e molto più breve, per quanto
" mi ricordo. Osservo che laddove qui si parla di Mar-
" silio e di Guido Torello al cap. CLXXVII, dicendosi: 30
:rsitio Torci loJ
E Guido so fiol che seco a
Ciascun di loro in armi av art fatato
" nel testo del Muratori questi versi stanno nel cap. T. XIX.
"Mi convien fors • dir- che s:ccome lo scrittore di que- 35
"sto codice protesta di avere omesse nel trascriverlo
"molte cos e che non appartenevano B Mantova, ed an-
" che il proemio per css r I favoloso, cosi il Muratori
'omettesse tutti que' capitoli che risgardano il tempo
li antichi Lmperadorl e si contentasse di ciò eh
" l' Aiiprandl sriss- de tempi più bassi e vicini a lui „.
^^MM
INTRODUZIONI XIX
sfrondato di quelle, che al Muratoli parvero insulse favole, e di tutta La cronistoria
degli imperatori romani. Ciò detto, procediamo alla descrizione degli altri due codici.
/?) 11 Mantovano appartiene al seeolo XVI; l'anno precisoci è fallo conoscete
dallo stesso amanuense, che, sulla fine del eap. Ili, con La stessa grafìa sottoscrive —
5 in un con il proprio nome, Baltino Ambrosono — la data: y maggio 1567, Segnato
A. I. 9, misura cui. 1 5 X <2t)> è cartaceo con rilegatura moderna in pelle j sul dorso e
su marocchino verde è il titolo a stampa in lettere d'oro "Aliprando | Cronica
" di Mantova | ms. „. Consta di carte 185, di cui le prime sei contengono il ti-
tolo e l'indice dei 192 capitoli in cui la materia e divisa; le rimanenti 179, la cronica
[() scritta sul fronte e sul verso in semplice colonna, cosi da formare 358 pagine. Il
codice e preceduto da due foglietti aggiunti e sovrapposti: il primo, firmato: "A. Mai-
u nardi bibliotecario „, in data 4 settembre 1869, accenna al testamento dell'Ali-
prandi; il secondo, della stessa mano, segna i capitoli pubblicati e quelli ommessi dal
Muratori. Infine, sulla carta di guardia del codice, è una postilla di L. C. Volta,
15 nella quale è detto che il ms. apparteneva al conte Francesco Negrisoli e che di esso
si valse il Muratori {sic), che infine, e cioè nel 1782, fu donato alla regia Biblioteca
pubblica. La prima carta reca il titolo-epigrafe in rosso: u Cronica de Mantua | p.
ttm. Aliprando„; con la seconda ha principio l'indice; nella settima s'annunzia il
poema: " comenza la cronicha de Mantoa p. m. Aliprando„, a cui segue
20 la prima didascalia: " Questa sie una finctione facta per la invencio j ne
"di questa cronica cap. I „, sottolineata con inchiostro rosso; quindi il capo-
verso della prima terzina scritto, come tutti quelli delle successive, in colonna col
testo, in lettera maiuscola, attraversata obliquamente da l'alto in basso per un trattino
rosso affinchè sia più appariscente. La scrittura diritta, rotondetta, discretamente
25 uniforme ed elegante, procede serrata, minuta ma chiara; è condotta, dal principio
alla fine, dalla stessa mano e certe interpolazioni, che verremo notando e trascendenti
pel contenuto loro l'età del rimatore, sono forse opera dell'amanuense stesso, di Bal-
tino Ambrosono su mentovato.
Nulla manca in questo codice di ciò che è nell'Ambrosiano — di cui diremo
30 sotto — vi sono in compenso le parti, che nella redazione di questo andarono perdute
o furono ommesse, di più alcune interpolazioni più o meno lunghe, che siamo venuti
collazionando nell'esame comparativo dei due codici e notando in calce insieme con
le varianti più notevoli. I capitoli si differenziano per mole; dalla semplice terzina
arrivano a più centinaia di versi, preceduti tutti da una didascalia prosastica, per lo
35 più in volgare e sottosegnata di rosso. Pochi sono i capitoli che si chiudano con la
rima ricorrente; l'ortoepia non si manifesta che per i punti sugli i\ l'interpunzione
#
manca affatto.
y) L'Ambrosiano — donde abbiam derivato il nostro testo — è membranaceo, la
posizione sua di catalogo è C. S. VII, 1, misura cm. 23X35. Rilegato modernamente
40 in tutta pelle color caffè, reca sul dorso una doppia dicitura: in alto " Aliprandi „
XX INTRODUZIONE
in lettore Toro su mai occhino rosso; più sotto "Cronaca di Mantova „ su maroc-
chino verde: l'interno consta di cinquantina corte precedute da una coperta della stessa
natura alquanto sciupata, che reca, su una precedente scrittura abrasa, il titolo appena
leggibile, in corsivo e di mano recente: "Cronaca di Mantova „ poi la nota:
u Tute li Caiti che sO sciiti per questa Chronicha sic cinquantaona „ ; a sinistra è la 5
brutta copia di una lettera, a destra un promemoria, poi ancora il richiamo, che par
della stessa mano, che le cartelle sono cinquantuna a senca li coperte „. Nel verso,
a metà circa, per quattro volte consecutive, Giuseppe Clerici ricorda che la Cronica
e di sua proprietà, e soggiunge: u et Io l'ho letta tutta nel mese di magio 15/7 pre-
u cisi | Domino Costantino de Bonacorsis qui natus est ex | stirpe Domini pinamòtis 10
tt et passarmi De cognomino | subsc.10 Dominorù civitatis mantue „. Segue il codice
anepigrafo, costituito, come abbiamo detto, di carte 51, due per l'indice vergato su tre
pagine, quarantanove pel testo vergato su duplice colonna. Notiamo subito che i
capitoli non sono numerati e che le rubriche sono brevissime e in latino. Lo stile
grafico è semigotico, chiaro, di curve dolci, frequente alle scritture del Quattrocento, 15
prima che prevalesse il tipo classico degli umanisti; le rubriche sono stilate in rondo;
la iniziale della terzina, che segue immediatamente, è onciale rossa o azzurra, mentre
(lucila delle terzine successive, vien spostata a sinistra e latta più perspicua da una
parentesi doppia a foggia d'arco, azzurrina o rossa alternatamente, di guisa che il
testo si presenta piacevolmente all'occhio e rivela la diligenza in un con la perizia 20
dell'amanuense. Una mano seriore ha segnato in alto, a destra, la numerazione pro-
gressiva delle carte del testo, in basso, pure a destra, la numerazione col computo
di quelle dell'indice. La " Cronica „ s'inizia senz'altro con la finzione immaginata
dall' A. per giustificare l'opera ch'egli imprende; non v'ha per questo primo capi-
tolo rubrica alcuna; ma col secondo, col quale s'inizia veramente la cronaca, oltre 25
la rubrica, è VI, iniziale del primo verso, istoriato, di elegante esecuzione, scendente.
con sottili volute floreali, fin quasi a pie di pagina; fregio codesto unico in tutto il testo.
Abbiamo parlato di diligenza nell'amanuense; rare sono infatti le scorrezioni e
queste rimediate, senza raschiature, con un semplice tratto di penna e con la giusta
lezione interlineare o in margine; manca una carta, la dodicesima, sostituita con altra 30
lasciata in bianco, per opera probabilmente di chi ha fatto rilegare il ms.; manca tutta
la parte deT u epos „, che concerne la vita del poeta Sordello, per la quale, non po-
tendo noi asseverare che andarono perdute altre carte, ci vien fatto di pensare che
l'amanuense, o non l'avesse sotto gli occhi, o la saltasse di proposito, come molti segni
ci danno motivo a sospettare; manca infine la storia degli anni 1411-1414, quella che, 35
dopo la chiusa della Cronica, si trova invece in più nel codice mantovano e che noi
abbiamo aggiunta qui in corsivo, giudicandola un'appendice dovuta forse, come altre
interpolazioni, al copista. Riesce difficile stabilire Petà precisa del nostro ms. ; il carat-
tere paleografico non basta da solo a rivelarcela ; potrebbe essere della prima come
della seconda metà del Quattrocento, ma certo non è posteriore a questo secolo per ta- 40
INTUOJMIXIONK XI
Inni caratteri particolari che noi consentono. Spesso più parole son legate insieme; le
maiuscole non sono usate che raramente pei i nomi propri e come pei incidenza; l'in-
terpunzione e L'ortoepia mancano del Ludo, solo <• frequente cade il segno: ~a indi-
care L'assenza di qualche consonante, o il segno: — sottoscritto alla Lettera p quando
5 sta come: per. Le paiole o Le pallidi parola errate sono segnate con un tratto di
penna, più raramente espunte; pochi i segni tachigrafici e quasi tutti nelle rubriche,
come: p, Xqna, hóies, gràs e, una sol volta, ìmprst rispondenti a: per) Christiana) ho~
mines} gratiaSf imperatores. Delle lettere dell'alfabeto, il e sta sempre in Luogo della
z, che manca del tutto e sostituisce sempre o (piasi il g} o il gg e qualche volta al-
io tresì il e o il ce; così V h sta sovente ad addolcire il e e talora il /; dinanzi le vocali
o, a, u; onde l'amanuense scriverà: Vicenca, cente, pecore, Diesaci per gente, pegiorey
mescigli come anche Micenato, caschili, anclior, alotha per ciascun, a?icor e alota; di
altre particolarità grafiche, di grammatica e di sintassi, lo studioso potrà farsi un con-
cetto, per poco ch'egli scorra con l'occhio la redazione curata per queste stampe, reda-
15 zione pressoché diplomatica, tanto si mantiene ligia al testo dell'Ambrosiano.
*
* *
Eravamo già innanzi nella trascrizione del ms. mantovano quando nel continuare le
nostre ricerche nella Biblioteca ambrosiana, la fortuna ci arrise e ci condusse à por
la mano inaspettatamente su questo codice finora sfuggito all'esame degli studiosi; una
20 indicazione dell'" Aliprandina „ nel catalogo dei libri lasciati in legato alla biblioteca
stessa — non sono molti lustri — dal conte Giuseppe Porro-Lambertenghi ci pose sulla
buona via e non tardammo a persuaderci che si trattava, come abbiam veduto, di un
ms. membranaceo, anteriore, non dico al Tore Ili a no, ma allo stesso codice di Mantova,
condotto inoltre a una lezione che parve senz'altro più diligente e precisa. Nel con-
25 fronto generale col testo di Mantova, codesta prima impressione si confermò e ci in-
dusse a por mano alla trascrizione del nuovo codice.
Tolte le varianti di grafia dovute all'età diverse dei due mss., altre, d'indole inte-
riore, sono dovute nel Mantovano alla personalità dell'amanuense, che manomise
non poco l'originale dal quale copiava: egli suddivise infatti a suo modo, quei capitoli
30 che gli parvero troppo lunghi e complessi, altri invece collegò insieme; voltò le rubriche,
ch'erano latine, in volgare, ampliandole talvolta così da mutarle in vere e proprie dida-
scalie; interpolò, quando gliene venne il destro, notizie a complemento di quelle origi-
nali, alcune delle quali correlative a fatti di non poco posteriori alla morte del cro-
nista; numerò, per amor di precisione, i capitoli, ma ridusse anco a mal partito, per
35 ignoranza e trascuratezza, i già troppo zoppicanti versi dell'Aliprandi e, com'egli in-
tendesse il metro e la rima, veggansi le interpolazioni, dove sono versi di quattordici
quindici e più sillabe ; inoltre, un maggior influsso del vernacolo determinò una peg-
xxii introduzioni;
gior ortografia del testo. Da queste pecehe l'Ambrosiano va più mondo e polito,
rassegnato a quelle dovute più direttamente all'Autore stesso e delle quali discorriamo
innanzi.
Risultando dunque all'evidenza la superiorità dell'Ambrosiano e l'anteriorità sua
— forse di un seeolo — di fronte all'altro, lo abbiamo preferito per queste stampe, ma 5
col sussidio del Mantovano lo abbiamo integrato nelle parti perdute o mutile, com-
presa la cronistoria degli anni 1411-1414.
Lo studioso di folklore, di documenti etici, storici o linguistici, vi troverà
materia acconcia alle proprie ricerche, anche dopo l'opera di tanti illustri, quali il
Muratori, il D'Arco, il Comparetti, il Gian; e, per fermarci alla glottologia, pen- 10
siamo che non sarebbe senza risultati uno studio del vernacolo mantovano a traverso
i più antichi scrittori della patria di Virgilio, come il Bclcalzer, l'Autore degli Statuto.
civititlis Mantue, per quanto in latino, e questo nostro Aliprandi, vissuto un secolo
dopo quello, nel duplice testo ambrosiano e mantovano l. Ad agevolare l'opera dello
studioso, ho fatto seguire un breve glossario delle voci più spiccatamente vernacole- 15
sche, o d'uso raro, nelle quali mi sono imbattuto nei due codici, col richiamo delle
corrispondenti, che si trovino per avventura anche nel testo di Vivaldo Belcalzer, del
quale il Cian ha offerto, a sua volta, il lessico. In quanto al testo, abbiamo creduto,
appunto per le ragioni dianzi riferite, di darlo tale e quale, salvo alcune riserve sug-
gerite dal criterio di renderne più agevole la" lettura e dell'uso adottato per i testi 20
della presente Raccolta. Abbiamo cioè separate le parole che s'inseguivano l'una
all'altra; segnata l'interpunzione là dove la mancanza poteva generare oscurità o anfi-
bologia; sostituito per i nomi proprii la maiuscola alla minuscola comunemente usata
da l'amanuense; risolti i nessi e le abbreviature e sostituto al e la z per ragioni tipo-
grafiche. 25
Fummo in dubbio se ricondurre a una sola grafia una stessa parola, scritta in
modi differenti, ma, cadendo essa molte volte in fine di verso, mutarne la grafia non
si poteva impunemente, senza ledere le esigenze della rima; credemmo quindi miglior
partito lasciare le cose come stavano. Così, a chi consulta F u Alipr andina „, oc-
correrà di leggere: -paese e paesse, Intese e intesse, Mici nato, e Miccnoto e Af trinato, 30
possa e posa [poscia], pesi pisi e fissi [pesci], e altre molte parole in cui la variante
è interiore, come: cavalcare, chavalcare, chavaìchare; schoffita e sconpta. Abbiamo
rimandato a pie di pagina le varianti di contenuto più notevoli e le interpolazioni che
risultarono pel Mantovano, da un attento confronto con l'Ambrosiano, riman-
dando al glossario quelle di forma, se per qualche ragione filologica parve conveniente 35
1 CoMPAR' •gilio nel medio e-.'o, i"1 ediz. (nota Mantova, voi. II (Mantova, 1S71), VOL III (Mantova,
a p. 1S9, parte I, p. 135-143, parte II), Livorno, eoi tipi 1S72); X. \.. Saggi» di un voc, mani. tote, latin» in line
del fratelli VI ;:: Muss.U'iA, ifonumtttti antichi del Theoph. FoLnyj v:ilc,> M< 'lini Cocai opus macaronicum,
di diaUtti italiani, Wien, [864; D'Arco, Statuti manta* parte II, Amstelodami (Mantova), 1771 (ripreso da Por-
.1 del 130J in Studi intorno al municipio di TioLi, Le opere maccheroniche , I, xcvn). io
INTKODU/IONK XXIJI
notarle; da ultimo, abbiamo integrato la materia della Cronica, incorporandovi le
parti mancanti relativi-, come dicemmo, alla storia degli imperatoli da ValenLiniano 11
a Valentiniano 111, alla vita del poeta Sordello e alla cronologia degli anni II 1 1-1-114,
la (piale, come osservammo, pare d'altro autori;.
5 Detto così brevemente dell' Aliprandi e della Cronica sua, ci corre l'obbligo di
segnare qui la nostra gratitudine a quanti ci furono cortesi di agevolazioni, di no-
tizie e di schiarimenti, voglio dire: ad Alessandro Luzio e a Stefano Davati dell'Ar-
chivio di Stato mantovano, alla dott. signora Sacchi e al signor Arturo Mangili della
Comunale di Mantova, al prof. Virginio Mazzelli della Municipale di Reggio Emilia,
10 e al compianto sac. cav. Ceriani dell'Ambrosiana di Milano.
Casalmaggiore, luglio 1907.
Dott. Orsini Iìegani.
XXIV
SÀGGIO GRAFICO DEI CODICI
SAGGIO GRAFICO DEI CODICI
<
AMBROSIANO) C. S., \'II. I.
■■ificalioiu Ma/itue.
In le parli- di gne.a un.i citate
J.i qua! per nome chiamami
i ni grande adorna debellai -
IO Dui fratelli quella segnorecaua
limo Etiogle fu nominato
laltro Polinice si nuncupaua
In so consorte di sapir famato
tirisia lo suo nome tenia
15 di negromancia dotor lodato
Una fiola discreta si ama
mantos per suo nome dnto chiamata
auguresa si fu cura gran magistna
A tiris:a la morte si fu data
co rimas- Mantos sua fìolla saca
cum gran tesoro ridia e asiata
L'inuidia chi- sempre mal si perchaca
si naque tra li dui fratei signore
di torsi la signoria caschun si eliaca
25 Uenc la stica si grande tra lo re
che lun cum l'altro si se ucideno
la cente di Tebe fu in gran timore
Tuto lo popol ala placa treno
un crudelissimo Creon chiamato
30 cum ingano e forca signor féno
Manthos sarà ebbe terminato
lo signor pessimo che lei ama
in suo animo ebbe examinato
Creon sentirà la gran roba ima
35 a qualche tristo mi uora maritare
questo non uoio aspettar che sia
Dehberoe di uolersi lem-m-
era disposta di non tor marito
secretamente naue si feci trouare
A molti aulici feci far Inulto
che li piacesse di farli compagnia
perche di thebc uoleua far partito
Molti nebbe e donne chi la sigma
cum suo thesoro in naue montaua
secretamente per mar si se meda
') per mar cirehaua
'.ir un pocco che al 1 piacesse
; niuno a suo piacir trouau 1
Pregaua dio che grafia li desse
50 'li t rouar luogo bon dabitrare [sic]
che cum s firmar si potesse
I.a sua seimila coimneo adi
e •}) quella a Rati -na u ma
di naue in terra feci dismonl
l.o Baine de Po si uedia
diunde uenia quel fiume domandaua
Colli ditto per quelli chel sapia
Cum sua cente in quello intraua
u ra e quella pasoc
60 11 susso per Po si nauegana
Mantova-. >, V. 1, 9,
*«/ sa comenra corno manlhot st partii de li farti de grecia da una
e se giamaua tebe e circae per mar e ftr tira gran-
mete tanti ck* Ut aflicot doue e la cita de mautoa e lei ti fu
casone del comencamento de la dita al ade. Capitolo II. . . .
40
In li parte de grecia una citade
la qua! pe nome tebe si giamaua
1 ra grande e adorna de beltade
Dui frateli quela signorezaua
luno etiogle fu nominato
l'altro polinice si nuncupaua
Un so consorte di sapir famato
tirlsia lo suo nome tenia
de olgromancla dotor lodato
Una fiola discreta si aula
mantos p suo drito nome giamata
augurosa si fu cum gran magistria
Atirisia la morte si fu data
rimase manthos soa fiola Baca
cum gran tesore ridia e aslata
La inuldia che sempre mal si perchaca
si naque tra li du frateli signore
de torsi la segnoria ciascuno si cara
Vene la stica si irranda fra lore
che luno cum laltro si se ucideno
la zente de tebe sì fu in gran timore
Tuto lo popolo ala placa tirefìo
un crudelisimo creon giamato
cum ingaiìo e forca segnor feiìo
Manthos saca ebe esaminato
lo segnor pessimo che lei auia
in suo animo ebe terminato
Creon sentirà la gran roba mia
a qualche tristo mi uora maritare
questo non uoio aspelar che sia
Delibero.' de uolirsi lcuare
era disposta di non tor marito
secreta mente naue feci trouare
A molti amici feci far inulto
che li piacese de far li compagnia
per che di tebe volia far partito
Molti nebe e doni chi la seguii
cum suo tesoro in naie montaua
Secreta mente per mar si se mctia
Gran tempo nauigo per mar circaua
de auir un pozo che alci piacese
ma ninno a suo piacir trouaua
Pregaua dio che graeia li dese
de trouar logo bon ila hahilare
che cum soa zente firmar se potesse
I.a soa siencia si cominco adoperare
e per qu ila arauena si venia
de nati • in l r.i feci dismontare
Lo fiume di pò lei si radia
donde uegnla quel fiume domandaua
foli dito per qu li chi lo sapia
Cum s<> in quelo Intraua
uene a ferarara [sic] e quela pasoe
-1 suso per po si nauigaua
C. IO?
E DELLA STAMPA MURATORIANA
•;v
E DELLA STAMPA MURATORIANA
ToKMiiwo delia Biit, Comunale di Reggio , E,
%ui si comiuca corno Hfantkoi li partii >/«■ tifarti ./ da una
Citati* ehi ti giamo a Vib< circuì pir mar t pi Urrà
minti itinti) ehi li ti a la (ii<i •/■■ Mantoa t /■<
ii fu chasoni dil comiucami 'a dita Citadi. Cap, lì.
In Li parte de Grecia una eli i
la qua! por iiDino Tebe si giamaua
> i i grande <• adorna ili beltade
Dui trateli quela segnorezaua
Luno Etlogle fu nominato
Laltro Polinice si nuncupaua
Un so Consorto di saplr (amato
Tlrlsia 1" suo nomo tenta
de Nigromancla Dotor lodato
Una iìola discreta si avia
Mantos por suo drito nome giamata
augurosa si fu cum gran magistria
A Tlrlsia la morto si fu data
rimase Manthos soa Fiola saga,
cum gran tesoro riclia e asiata.
La Invidio [sic] che sempre mal si perchaza
si naque tra li du Fratcli Signore
de torsi la Signoria ciaschuno si caca
Vene la stica si grande fra lore
che luno cum laltro si se ucideno
La Zente di Tebe si fu in gran timore.
Tuto lo Popolo alla Piaca tirenno
un crudelissimo Creon giamato
cum inganno e forca [sic] Segnor fenno
Manthos raca [sic] eba esaminato
Lo Signor pessimo che lei auia
in suo animo ebe terminato
Creon sentirà la gran roba mia
a qualche tristo mi uora maritare
questo non uoio aspctar che sia.
Deliberoe di uolirsi leuarc
era disposto di non tor marito
secretamente naue feci trouare
A molti Amici feci far inuito
che li piacese de farli compagnia
perche di Tebe uolia far partito
Molti nebc e doni chi la seguia
cum suo Tesoro in Naue montaua
secretamente per Mar si se metia
Gran tempo mauigo per Mar circaua
de auer un pozo che a lei piacese
ma niuno a suo piacir trouaua.
Pregaua Dio che gracia li dese
di trouar Logo bon da habitare
che cuni sua zente firmar si potese
La soa Sciencia si cominco adoperare,
e per quela a Rauenna si uenia
di Naue in Terra feci dismontare
Lo Fiume di Po lei si uedia
donde uegnia quel Fiume domandaua
foli dito per queli chi lo sapia
Cum soa zente in quelo intraua
vene a Fenarara [sic] e quela pasoe
e In suso per Po si nauigaua
/ i/. /.. tomo V : " Alip* a »
din a „ o fantua
■}■
I. (\>mt Uantoi il pat dilla Oncia damma Città
g
'.•/. , tanto eh'illa applU di Mantova, i '
li' mcominciamimto dilla ditta <tttn.
parte di Grecia una Citta c- l0Ùi
La qual per nome Tebe si chiamava,
Era gratulo e adorna di beltà io
l )u • fratelli quella signoregiava,
L'uno Eteocle già fu nominato:
L'altro Polinice si noncupava.
Un suo consorto di saper famato,
Tirisia lo suo nome tenia, jj
De Negromanzia dottor lodato;
(ìgliuola sua discreta avia,
Mantos per dritto suo nome chiamata;
Auguressa si fu con gran ma stria.
A Tirisia la morte si fu data. ao
Rimase Mantos sua figlia sazza,
Con gran tesoro ricca ed asiata.
L'invidia che sempre mal procazza
Si naque tra li due frati signore
Di tor la Signoria, ciascun si cazza 2-
Venne la stizza sì grande fra lore
Che l'un con l'altro si se se uccidenno.
Gente di Tebe si fu in gran timore.
Tutto '1 Popolo a la Piazza tirenno.
Un crudelissimo uom, Creon chiamato 30
Con inganno e con forza Signor fenno.
La saggia Mantos ebbe esaminato
Il pessimo Signore. E ciò che avia
In suo animo ebbe terminato.
Creone sentirà la roba mia:
A qualche tristo mi vorrà maritare :
Questo non voglio aspettar che sia.
Deliberò di volersi levare.
Era disposta di non tor marito.
Secretamente nave fé trovare.
A molti amici fece fare invito,
Che lor piacesse farle compagnia
Perchè di Tebe volia far partito.
E molti n'ebbe, e donne la seguia.
Con suo tesoro in nave si montava
Secretamente per mar si se mettia.
Gran tempo navigò. Per mar cercava
Di aver un Sposo [sic], che a lei piacesse,
Ma niuno a suo piacere ritrovava.
Pregava Dio, che grazia le desse, 50
Di trovar luogo buono da abitare,
Che con sua gente fermar si potesse.
La sua scienza cominciò adoperare. e. ioòò
E perchè ella a Ravenna si venia,
Di nave in terra fece dismontare
Già lo fiume del Po lei si vedia.
D'onde venia quel fiume domandava.
Fulle detto per que' che lo sapia
Colla sua gente in quello se ne entrava.
Venne a Ferrara e quella trapassoe g0
E in suso per lo Po si navigava.
35
40
45
55
IN ANTONI] NERLI1
lìrcvc Chronicon
MONITUM LUDOVICI ANTONII MURATOKII
IO
»5
i»ud monachos ferrarienscs Ordinis sancti Dcncdicti visitur codcx ms.tus opusculi huius. Exem-
plum inde sumtum adservant et monachi Pndolironenses monasterii sancti Benedicti. Postrcmum
hoc nactus domnus Cassiodorius Montagiolius mutinensis monachila, mine in patrio coenobio
degens, et literarum non minus, quam pictatis cultor, commune mecum prò veteri sua erga me
benevolentia illud voluit; ego vero cunctis historiae monasticae amatoribus offerendum duxi. Celebre olim fuit
inonasterium mantuanum sancti Andreae, ubi monachi benedectini sacris opcrabantur. Superest adhuc vastissima
sacri illius loci basilica; sed inde exturbatis iamdiu monachis, redituum portio s*?culari clero assignata fuit; re-
liqua in alios usus concessit. Sed non satis nota est series Abbatum monasterii illius. Lucerà adferet opusculum
istud, cuius auctor dicitur Antonius Nerlius. Is autem eidem coenobio Abbas praeesss coepit anno Ch. 1393.
Sed e illius vita heic habetur, in qua is traditur praesentem abbatum chronicam inchoasse. Quare censendum
est, illius opusculo addita ab alio scriptore fuisse, quae ad ipsum eiusque successorem pertinent. Deducitur autem
chronicon ab anno Ch. 1017 quo primus abbas mantuani illius coenobii institutus fuit, usque ad annum 1418.
|AA. 41-30 a. C.|
DI BONAMENTE ALIPRAND]
33
5
C.70 sic VOI non VOÒii fcrlis aiiitra boVCS
SIC VOS nini VOÒii meli licitiis 0 pOS
sic vos udii vobìs nidificati* ava,
Bgeut CUm BUO animo dimesse,
CUm vergogna disse a l'imperatore
675 che (le lui misericordia avesse
E che non guardasse al suo grand'erore
di quello che lui s'avìa vantato,
avial fatto per avir honore.
L'imperator si li ebbe perdonato,
6S0 conobe di Virgilio lo gran sapire,
e di presente l'ebbe recomandato.
Polione e Micinato, al ver dire,
posenti eran cura l'imperatore,
e tra loro si eben a dire:
6S5 El'è da far a costui grand' honore,
tolemo cum lui demestegeza,
e oldiremo in dir lo suo valore.
Fono cum lui con piasevoleza;
Virgilio cum loro si parlava,
690 olduto che lo eben, aven alegreza.
Virgilio anchor si li contava
' di la sua venuta la ver casone,
et ambedui molto l' ascoltava.
Micinato dicìa a Polione
695 da l'imperator devesse pregare
che render li facesse li soi rasone.
Di presente si fono a parlare
a l'imperator e sì li dicìa;
di Virgilio li vien a recitare.
700 L'imperator che voluntier li oldìa,
per Virgilio subito ebbe mandato,
che lui a bocha oldir lo volìa.
Virgilio lo suo fatto ebbe contato;
l'imperator allor si comandava
705 che a Mantua fusse scritto e mandato.
E litere di presente ordinava
che li so beni li fosen renduti.
Virgilio comiato si piava.
Infra certi termini compiuti,
710 promisse Virgilio a Roma tornare,
zunsi a Mantua, fono da lui venuti
Tutti li so amici a visitare,
domandando cum lui fato avi a.
Virgilio a loro ebbe a contare.
71 , Poi ib ds Alio hi «e ne sia,
h' sue Littere si se apresentava.
comandò li uni ben n-nduti li
Como lì ebbe. Lui si ordenava uu*.,*,
di so' i.-itti t omo si devia fere,
720 e in ver Roma tosto ritornava.
Zunto a Roma, si se' a presentare
a ( Htaviano imperatore,
e lui li fece molto bel acetare.
Polione e Micinato anchore
725 lo viten molto cum gran piasevoleza,
zaschun di loro mostrando grand' amore.
Poco stette ch'el ebbe allegreza,
fato fue canzeler de l'imperatore,
e lo mazor tenuto per certeza.
730 Zaschun li facìa grand' honore;
philosopho poeta era grande,
e di rethoricha non era mazore.
La sua gran scientia si se spande,
Polion e Micinato lui pregare
735 che far li deza una gratia grande:
A lui piazir deza di volir fare
alchuna opra che li renda fama, e tv, <=. 2
la qual si sia in poetezare,
voia far questo che n'àno gran brama.
(Cap. VI).
LIUM.
De amicitia facta per Virgi-
740
Virgilio, che molto loro si ama,
per Polione la Bucholica spose,
per Micinato Giorgica si chiama.
Anchor Ottavian cum sua vose,
1 volsi che de Enas si scrivesse ;
745 di farlo vulentier si rispose.
In fra quei tempi mostra che nase sse
che Virgilio si se inamorava
d'una zovene che multo li piacesse.
Quella donna poco di lui curava;
750 fiola era d'un chavaler valente,
ma pur Virgilio molto la cazava.
Era Virgilio di persona posente,
pasati trent'anni si avìa,
quando a questa dona posi mente.
755 Quella donna a suo patre dicìa
e. IV, e. 3
v. 687. oldirè B — v. 720. in ver] verso B — v. 731. era grande] si era di grandeza B — v. 732. si era lo
mazore B fra i vv. 732 e 733 in B è la seguente terzina e distico: Lo avegnimento de Cristo si profetizoe | sì comò
apare in la Bucholicha divinare | questi notabel versi ch'el compiloe : — Iam redit et virgo rediunt saturnia re-
gna | iam nova progenies celo dimititur alto — v. 740. coni. lib. I, cap. V in Mur. — v. 744. Enas in A e B per Eneas —
5 vv- 74S_74^- fra questi due versi B pone una didascalia rispondente a nuovo capitolo, il VII; e col v. 746 Mur. com,
lib. I, cap. VI
T. XXIV, p. xin — 3.
34
LA u CRONACA DI MANTOVA
[AA. 39-19 a. C]
.tu*., e. 1074
de l'asedio che Virgilio li dava:
quel chavaler dispetto ne prendila.
In so animo subito pensava
di vergognar Virgilio granmente :
760 cum la iiola modo si tratava.
Questo chavaler in Roma posente,
un palazo cum una torre avìa,
che era di beleza asa parisente.
A la fiola ordine si dasìa,
765 che a Virgilio devesse mostrare,
cum tutti atti, che ben li volia.
E cum so messo divesse trattare,
lo quale a Virgilio dicesse
ciò ch'el volìa era contenta fare.
770 Ma una chosa volìa ch'el sapesse,
lo so palazo, a la sera chiavato,
non gh'era modo che aprir si potesse.
'Ma 'na chosa si avìa pensato:
che per la torre lui posìa andare,
775 se lui servase l'orden per le' dato.
Cum una fune si posìa mandare
una corba, in la qual lu' intrasse,
e quello suso si farla tirare.
Lo messo andò; "a Virgilio piasse,
780 ordinò del die che far si devia;
al chavaler grand' alegreza nasse.
Vene lo zorno che orden avìa,
Virgilio andò con l'orden dato ;
di note in la corba si metìa.
785 Fina al mezo de la torre fu tirato,
la fune di sopra si firmava,
rimase Virgilio vergognato.
La matina li Roman si andava
a vedir Virgilio corno stasìa
7>)o in la corba, e zaschun lo befava.
Ottaviano questo si sentìa,
mandò che zoso fosse asogato :
fue fato, e molto lo reprendìa.
Virgilio chi se viti vergognato,
iu«.. <-. 1075 795 un suo animo subito pensava,
di farne vindita ebe terminato,
«• iv, e. 4 'Feci che '1 focho tutto s'amorzava;
non si trovava chi focho avesse;
lo popol di Roma si se lamentava.
Soo Ottaviano, a chi molto incresse,
per tutti li soi savii mandone,
che d'avir focho modo si trovesse.
Tutti quanti al re si se schusone,
che d'avir focho noi sapreven fare:
S05 per Virgilio allor si mandone.
L' imperator si prese a pregare
Virgilio che modo deza tenire
che di fuocho Roma fesse abondase.
Virgilio alora sì li vien a dire
Sio che, si focho si deverà trovare,
convien che '1 cavaler faza venire
Sua fiola e quella cunzare
in quattro a chul discuperto stia;
chi voi focho al chul vada impiare.
Si 5 A l' imperator questo increscìa,
ch'era fi a di nobel cavalere;
gran vergogna a lui si seria.
E pur del focho si facia mestiere,
che senza quelo non si posia stare:
S20 fu mandato per quel cavalere.
L' imperator li prese a parlare:
io mi schuso, ma convien che sia,
che senza fuocho non posemo stare.
Per tua fiola si conven che sia;
Sj5 per Virgilio nu' si abiemo,
per altro modo non si può recuprare;
E per vendeta, nu' ben si vezemo
che Virgilio si è la casone,
ma fato che sia ben lo pagaremo.
830 Lo cavaler cum mala intentione:
sia quel e' a vui piace !
di far vindita avìa cor di lione.
La donna in quatro posta che giace,
lo chul discoperto si tenia,
835 per focho va a chi bisogno face.
L'uno a l'altro focho dare non potìa,
perchè l'un e l'altro s'amorzava,
ziaschuna casa per se tor convenìa.
Molti zorni pasati si stava
840 nanzi che Roma di focho fornesse;
lo cavaler gran dolor portava.
'Virgilio, cliè a lui non incresse,
per vindicharsi alegreza facìa,
contento era che zaschun sapesse
845 Che quello incanto fatto lui avìa
per volir la sua beffa vindicare,
lui non curando di quel che si dicìa.
1 )i focho fornita senza manchare
che fue Roma tutta a complimento,
10
15
20
25
.10
35
40
45
v. 771. glavato H — vv. 793-792. fra questi due vrru' è in B un'altra didascalia rispondente a nuovo capitolo, V Vili
e col. v. 794 Mur. //'/'. /, cap. Vili — v. 833. la dona clic in quatro posta giace B — v. S49. clic fue] fue A
|AA. 30-10 a. C.J
DI BONAMKNTK ALII'KANDI
35
850 'la dormii fu fatta a chasa tornare.
Lo chavalero si facia gran lamento
a l'imperator e molto si (lolla
che fatto l'era si gran tradimento.
E che di questo jnstitia far debbia,
855 che lui e la Itola son vergognati,
o che Virgilio a lui dato aia.
L'imperator risposi: non dubitati
che questa ehosa i lasi passare,
sera punito di tutti li soi pcchati.
860 Per Virgilio alora fé' mandare;
presente lo cavaler, a lui dicìa:
dura morte ài meritata fare.
Voio che de tie justitia si ila,
questo cavaler ài vergognato,
865 gran mal è stato per la fide mia.
Quando Virgilio si ebbe ascholtato,
all'imperator si comenzò a parlare:
Santa Corona diti ch'i ò f alato!
La veritade non si può celare;
870 qual più de me è stato vergognato?
chi offende, offessa convien portare.
Questo zentil homo non à guardato,
in lo suo fare, se non a vergognarmi,
di far simel a lui ò perchazato;
S75 E se alcuno colpa volesi darmi,
che quel ch'a mi fece fose rasone,
perchè in diletto volia starmi
Cum la fiola, chi mi de' chasone
d'avir cum lei piasir e diletto,
880 circhava ben di darge complisone.
Lui che dil fato sapìa l'effetto,
devia la fiola sua castigare
e non vergognarmi cum tanto diletto.
S'el fosse savio, averia saputo fare,
885 che lui né mi non saria vergognato;
al suo volir si volsi satisfare.
Tutte queste rasoni v'òe alegato,
vui sapiti bene quel chi è l'amore,
che multi sazi in quello à fallato.
890 L'uno e l'altro oldia l'imperatore,
ma in effetto pur duro li paria
la vergogna fatta e lo desonore.
E complacir al chavaler volia;
Virgilio in preson fé' chazare;
895 lo cavaler contentamento avìa.
'Li preson di Roma, si de notare,
915
un muro ; 1 1 1 < > <l' intorno hì zia,
achuatO dove si posia stare;
Nel mezo gran furtivo si avia,
900 dove lo dì, li presoneri stava,
e lì tra loro piaci r si dasìa.
Virgilio de andarsene pensava,
'nel curtivo una nave diiignoe,
li presoneri tuli domandava.
905 D'andar seco tuli li pregoe,
dicendo se cum lui volia andare,
alchun per beffa de andar acetoe.
In la nave si li feci intrare ;
a zaschuno per remo un baston dasìa;
910 in su la poppa si mise a setare.
'A zaschun di loro sì dicìa:
quando comandare che navigati,
zaschun de vui a navigar si dia,
E niente a farlo vui indusiati,
de li preson tuti si usciremo,
condurovi che seri liberati.
Quando li parsi disse : dati a remo !
zaschun mostrava di forte navigare,
la nave si leva, disse: nu' andemo.
For dil cortivo si vedia andare,
in ver Pulgia la nave tirava,
per aier la dita si vedia tirare.
Li presoneri che in preson stava,
che in la nave non volsen intrare,
vezuto il fato, tutti lamentava.
Virgilio la nave feci chalare,
quando fu in locho dove volia,
in terra piana la feci asettare.
Chi era dentro tutti fuor uscìa;
Virgilio a loro si parlava,
e da quelli commiato prendia.
La nave subito si disfantava;
quelli chi eran dentro se n'andoe,
Virgilio ver Napoli tirava.
La guardia di la preson si portoe
questa novella a l'imperatore:
di Virgilio fuzito li ricitoe;
De li presoneri, li disse anchore,
in una nave disignata andone.
Ottavian si meraveiò al ore.
Contra li so baron alor parlone,
dicendo : io credo, per la fide mia,
che tutti li celi sì s'acordone
920
925
930
935
940
v, I . 2
Mu«., 1. 107»
v. 871. ofisa B — v. 884. averial sapiuto B — fra questi due versi in B è una didascalia: cap. IX e con v. 896
Mur. com. lib. I, cap. Vili — vv. 899 e 903. cortivo B — v. 919. la nave si levava, disse: nu andaremo B — -
v. 934. vosen B
36
LA u CRONACA DI MANTOVA
[AA. 39-19 a. C]
Tutte scientie, che '1 mondo avìa,
945 di darli a Virgilio intieramente
pili che alchun altro che vivo sia.
Ch' io lo perda sì ne son dolente,
se ave' lo posso, pur anchor lo voio,
non è da perder homo sì valente.
950 Se lui torna, più honor ch'io non soio,
in la mia corte vorò che fato li sia,
di la sua partita tropo mi ne doio.
Tornemo a Virgilio chi ne zia
cum un compagno, per volir andare,
955 dritto a Napoli credìa tegnir la via.
. v, e. o 'Pur lo sentiere si ven a falare;
pasati li vespri, si se trovava
preso a una chasa domandando l'albergare.
Lo povro homo sì li parlava:
960 voluntier di quel che azo vi darone.
Virgilio e lo compagno aceptava.
e. v, e * Dentro in la casa lor si introne;
non g'erra da bere e pocho da manzare ;
Virgilio la femina dimandone:
965 Averemo niente da cenare?
la femina alor sì respondìa:
del pan avemo che poti manzare;
Ma vino non g'è, la femina dicìa.
disse Virgilio contra il compagno:
970 convien che tegnemo altra via.
Al bon homo disse : trova un cavagno,
a quella vigna si te ne va rato,
rechalo pieno d'uà e non avir lagno.
Lui risposse: questo sera fatto.
975 ma l'uà non è matura, cum fariti?
Virgilio disse: ben faremo patto.
A la donna disse: un vasel trovanti,
dove dentro l'uà fariti zetare,
possa d'aqua vui si l'impieriti.
980 Ordinato il vino prese a parlare;
Virgilio al compagno si dicìa:
pur qualche cossa averemo a manzare.
Tosto un spirito misse in via
che a Roma subito lui andasse,
9S5 e che a la cena de Ottavian sia,
ico»., ». 1077 'E che senza falò He li portasse
la imbandison de Ottaviano,
zesse presto e che tosto tornasse.
Quel spirito non andò invano;
990 un gran taiero de carne alesse
cum molti poli si portò in mano.
Di questo a Ottaviano non incresse,
e disse a lo donzello che '1 servìa,
s'el à vezuto chi lo taier tolesse.
995 Di vergogna lo donzello si reprendìa; 5
rispose : questo mi par incantamente,
non so pensar que chosa questa sia.
Ottaviano, senza manchamente,
disse: Virgilio l'à fatto fare,
1000 e di la beffa alegra la mente. 10
Tornemo a Virgilio chi voi cenare :
al botesino incanto si facìa,
l'aqua perfeto vino fé' tornare.
A cena tuti insieme si metìa;
1005 aviano molto ben da manzare 15
e molto ben da bere si avìa.
Andosene la sira a posare,
la matina per tempo levava,
' Virgilio al vilan prese a parlare,
1010 E molto lui e lei regraciava. 20
del vasel del vino li ven a dire
che quel per ben andata li lasava,
E che non volesen loro mai vedire
che fosse dentro da quel botesino,
1015 e notasen bene tuto lo suo dire: 25
A questo non mancharà mai lo vino,
ma se dentro vui guardanti,
lo vasel non vi renderà più vino.
Virgilio a loro : a dio rimariti !
1020 cum el compagno a Napoli andava, 30
in pocho d'ora Napoli si viti.
Feci l'intrata che non demorava,
a una hostaria si se n'andoe,
a l'albergatore lui sì parlava:
1025 In lo tuo albergo si staroe 35
paregij zorni, mi farai li spese,
tosto verae ch'io ti pagaroe.
Tosto la risposta li fé' cortese,
parsi a lui homo di virtù grande,
1030 rispose: son contento, ave ben intese. 40
Pocho stete che la sua fama si spande;
questo è Virgilio, zaschun dicìa,
chi l'a condutto qui fanno parlar grande.
D'alchuni sazi demestegeza prendia,
1035 li valenti lo zian a visitare, 45
e tutti loro grande honor li facia.
Alguno lo cominzò a pregare
v. 950. se lui non torna A — v. 956. sentire lì — v. 973. uva lì — v. 1026. paregij] alquanti B
|AA. 39-19 a. C-l
DI BONAMENTE ALIPRAND1
37
che in Napoli memorii LueeM
del grilli sapir che dJ lui li la parlare
1040 e che questo prego lui aceptene.
5 (Cap. vii).- Db Melino' discipulo Virgili.
Quel tempo si mostra clic avesse
Virgilio un disi poi valente,
che Melino per nome si chiamasse.
IO A Roma li scrissi che di presente
1045 a Napoli da lui debbia vegnirc,
dil suo vegnir alchuno senta niente.
Melino di Roma si fé' il partire,
a Napoli subito si arivoe;
15 Virgilio a lui si li ebbe dire,
1050 Di tornar a Roma si li comandoe:
a Ruberto dirai che '1 mio libro ti dia.
di non lezer su quello lo pregoe.
'Melino tosto si se misse in via;
!0 dì e note non cessò di caminare,
1055 tanto che lui a Roma si zunzìa.
Andò da Ruberto a dimandare
lo libro di so maistro chi '1 mandava.
Ruberto li de senza dimorare.
15 Abuto il libro, in dredo tornava;
toóo uscito di Roma voia li venia,
' di lezer lo libro lui si bramava.
Como a lezer lo libro si metìa,
de spiriti multitudine granda
IO contra di lui se ne venia.
1065 Che vo' tu che vo' tu? tu ti dimanda.
Melino alora tutto si spaventoe
e di morte ebbe la tema granda.
Melino si prese a argumentare,
55 e di presente alor si comandava
1070 che quella via debian sai egare
Da Roma a Napoli a complimento,
che sempre quella netta debia stare,
li spiriti per lo comandamento,
IO Quella strata tutta fen salegare
1075 di sassi vivi senza manchamento.
Melino a Napoli ven arivare.
Virgilio trovava amantinente;
disseli del libro che portato avìa
45 e de la via salegata similmente.
1080 Virgilio molto forte lo reprendìa,
(licia: roto ài lo mio < 'omaiiflam»-nto,
pena ne porterai pei le fide una.
Anchor ti diclio, e si non mento,
tue te misse a riselo (li morii
1085 cum lui di queitO fai ia grill lamento.
Virgilio lassa de più non din :
recordando di quelli che l'era pregalo,
di far alchuna cossa si volse vedirc.
E in suo animo ebbe deliberato
1090 de negromanzia volir operare
e per gran fati eser nominato.
Castel da l'Ovo quello si fé. fare,
e in aqua quello si fabricoe,
che anchor si vede e per opra pare.
1095 Anchor oltra quello si incantoe,
una mosca in vedrio incantava,
che tutte l'altre mosche si chazoe.
Alchuna moscha in Napoli intrava;
questo a popol granmente piada;
1 100 ma un'altra feci che più si montava.
Una fontana per incanto facìa,
la qual sempre olio si zitava
e dil zetar mai non s' astenìa.
E quello olio si continuava
1105 a bastamento di tuta la citade;
grand' alegreza lo popol menava.
Altri cosi e di gran novitade
Virgilio in quella terra facìa
meraveiose e di gran beltade.
ino Ottaviano che questo sentìa
de Virgilio, non potè comportare
che fuor di Roma lui star debìa.
E di presente feci comandare
'che per Virgilio sia mandato
11 15 che a Roma lui debia tornare.
Virgilio fue a Roma tornato,
apresentosi a l'imperatore,
e da lui fo molto ben acceptato.
Cum Ottavian si fìrmoe alore
n 20 e da lui grand' honor si avìa
e tra li soi si fue fato mazore.
Virgilio, che troppo si valìa,
da tuta zente era ben amato
e grand honor da zaschun si fidìa.
11 25 In questo tempo ch'io t'ò recitato,
naque che Ottavian convien andare
Mur., 1. 1078
e. VI,
e. VI, e. 2
v. 1041. com. lib. I, cap. IX, Mur. — v. 1055. zonzia B — v. 1058. iel de B — v. 1073. per lo comanda-
mento] funo obedienti B — v. 1074. Quella strata si fé salegare B
1 Meline è uno dei cambiamenti subiti dal nome
Merlino; per ciò che riguarda le leggende intorno a
5 Virgilio qui riferite, cf. Comparetti, Virgilio nel M. E.,
parte I, p. 189, nota e parte II, pp. 135-143; tipi di F.
Vigo, Lirorno 1872.
38
LA u CRONACA DI MANTOVA
[AA. 29 a. C.-14 d. C]
<u«.
io;»
e VI, e. ì
in Asia cum la sua zente armato.
Stete gran tempo in armezare,
e in quella parte si ebbe viteria,
njoposa pensò a Roma ritornare.
' Virgilio, chi avia gran gloria
del suo signore, che a Roma tornava
e che abuto avia tanta vitoria,
Incontro lino a Napoli andava;
ii 35 erali viso non averlo mai vezuto.
in quel tempo lo sol molto scaldava:
Da lo gran caldo si fu combatuto,
infirmo a Brandicio si feci portare,
possa a Napoli anchor fu reduto.
ii 40 La morte, che a nesun voi perdonare,
l'anima dal suo corpo si partìa ;
tuta la zente facìa gran lamentare.
In Napoli sepelito si ridia,
in via Puteolana cum grand honore ;
11 45 di la sua morte quel popol si'n dolìa.
Anni cinquantasete avia alore,
ben quindese anni passati era
quando naque lo nostro Creatore.
Ottaviano, chi venia cum sua schera,
1150 di la morte di Virgilio oldìa,
di gran dolor fé' lamentanza fera.
A li soi baroni alor sì dicìa :
di scientia è morto lo più valente,
non credo che al mondo simel sia;
1155 Prego Dio che gratia li consente,
che l'anima sua deza aceptare,
li sue virtute non mi uscirà di mente,
ben me ne doio, non posso altro fare.
(Cap. VIII). - De Ottaviano imperatore.
Ottaviano, bon imperatore,
1 160 a Cesaro succedie in imperio;
naque de Ottaviano senatore.
Di la matre si fu lo suo generio;
da Eneas chi fu lo gran troiano,
dil sangue quale naque cum desiderio.
1165 Fue di tanta beltà Ottaviano,
' di faza e di persona ornato,
li gambe, cose, pedi e li mano.
Alchuno di guardar era satiato,
tanto a zaschun lo so aspeto piada:
11 70 anchor di seno grande reputato.
Homo animoso e pien di cortesìa,
tuto lo mondo lui si aquistoe,
né contra lui alchun contradicìa.
In ogni parte lui pace si lirmoe,
11 75 vene in tanta voce e bona fama, 5
chi li senator di Roma s'acordoe.
Di chiamarlo per Dio avia gran brama,
dicendo che in tuto prosperava,
vegnia da Dio che tanto lui ama.
ubo Di questo li senatori a lui parlava 10
che per Dio si devesse adorare,
che n'era digno molto lo confortava.
Ottaviano li ebbe a parlare
che di respondere termine volìa,
11S5 perchè di questo si volìa consiare. 15
Sibilla Tiburtìna in Roma stasia,
era saza e donna di gran sapire ;
mandò per essa: lei da lui venia.
Ottaviano si li prese a dire,
11 90 tuto lo fato a le' si li contoe, 20
dicìa: da vui conseio voi'o avire.
Sibilla tri die termene dimandoe,
possa a Dio oration si facìa,
alora Dio a Ottavian mostroe.
1195 In la sua camera lui si stasia 25
e sopra questo fato pensava,
miracol grande vedir li parìa.
Dio di presente si li mostrava
aperto lo celo e gran splendorare,
1200 Ottaviano in alto guardava. 30
Viti una verzene bella stare
sopra un altare, in brazo tenia
un puto bello, cominzò a parlare.
Ileo est ara filli del, si dicìa,
Ottavian se meraviiava, 35
in zenocion lui tosto si metìa.
El Fiol de Dio lu' si adorava;
la donna disparse; Ottavian levato,
per li senatori tosto si mandava.
E tutta la cossa a lor ebbe contato, 4 0
120
1:10
di tal cossa molto si meraveiava
che tal atto li fosse incontrato.
Ottaviano loro si consiava
che una gesia He si fesse fare,
1215 in lo palazo dov'el abitava.
Di presente quella fabricare
ordinò, Ara Celi chiamata,
45
y. 1144. Putrolana B - t. 1149. schera] scira B — vv. 1 159-1294. om. Mlr. — v. 1 164. dll sangue ch'el
naque cum desiderio B — v. 11S6. Tiburna B
|AA. 14-39|
DI BONAMENTE ALII'KANDJ
39
io
15
20
25
30
35
40
45
in Capitolio in Roma apare.
'Quando a Ottaviano fu data
uiola segnorìa, fato Imperatore,
a Ulti li romani ni fu molto grata»
\ igintj ani si avia alore,
ani quarantasete b' imperoe
min gran triumpho e di grand'honore.
1225 Anni quatordese Begnorezoe
dredo a la natività del Creatore,
e in quel tempo fato alor si foe
L'arena di Verona gran lavore,
e in quel tempo Roma si avìa
1230 d'ugni chosa grandissimo h onore.
A quel tempo Roma si florìa,
trecento nonanta milia scriti era
citadini, che in la terra stasìa.
La morte, a zaschun dura e fera,
1235 vene a Ottaviano valente,
cum li altri lo portò in sua schera.
Visse al mondo nobilissimamente,
anni setantasete lui avìa;
di la sua morte dolsi a tuta zente.
1240 Lo suo corpo romani si sepelìa
apreso Apella cita de Campagna,
in campo martio sepulto ridia.
(Cap. IX). - De Tiberio imperatore.
A Tiberio si vene la fama
ch'el fue chiamato imperatore ;
1245 in lo principio la zente si l'ama.
Anni sedese avia lo Salvatore
Iesu Christo, fìol di Maria,
quando Tiberio fu fato signore.
Anni decenove imperator stasìa.
1250 in quel tempo lo Batista predicava,
e Cristo per lo simele facìa.
Litterato e sazo si chiamava
Tiberio in arme provato,
la sua loquela molto l'adornava.
1255 Crudele e avaro riputato,
zaschuno a chi lu' mal si volìa
ìnlare volto per lu' era mostrato.
Subito lu' bon conseio dasìa,
mostrava una chosa volir fare,
1260 per lo contrario lui si facia.
In lo ho tempo hÌ le' ( 1 ucilu li.u<-
li zudei Christo in su la < foo
Pilato lo mandò b notifù ;ir<-
IO di li noi miracoli la granda voce,
1 if,^ che liol de l >io era vgtbu e,
a Tiberio vene l'animo dolze.
IVr li senatori mandar face
e di presente felli comandamente;
uldcndo, ognun si dice e non tac e.
1270 Che Christo si giami Dio onnipotente;
'li senatori questo recusava
e che loro far non volia niente.
Tiberio alora comandava
che tutti loro si devesen morire;
1275 a vinti senatori la testa taiava.
La zente cum tema cominzò a dire
che Cristo era Dio e sì '1 tenia,
in quel tempo si vene a parire
Un artefice che temperar sapìa
1280 lo vedrio, in tal forma cunzare
che duro forte come metal stasia.
Tiberio si l'ave a dimandare
se altro che lui era amaistrato,
rispose di no, era stato suo trovare.
1285 Tiberio comandò fosse amazato
perchè a nessun insegnar potesse,
dicendo: se questo io avessi lasato
Che cotali metali si facesse,
d'oro e d'ariento niente varia,
1290 e per questo volsi ch'el moresse.
Tiberio anni otantaoto vivìa,
possa li vene la comuna morte
senza rispeto di la sua signorìa;
a quella non vale di serar li porte.
(Cap. X). - De eodem Tiberio et Longino
MARTIRE.
1295 'Tiberio anni tre lui si vivìa
dredo a la morte de Iesu Cristo;
di quella morte gran dolor avìa.
Crucifisso e morto Iesu Cristo,
Longino cavalere fu a quella morte,
1300 pentito dil pechato e ben contrito.
Dolivase ch'el fosse stato in quella sorte
di quelli che Cristo morto avìa,
e. vi, e. «
e VII, e. I
MUB.
1079
v. 1236. scira B — v. 1254. eloquela B — vv. 1261-1262. In lo suo tempo senza alcun falare | li Zudei
misen Cristo in su la Croce B — v. 1289. arzente R — v. 1394. di serar] per serar B — v. 1295. Mur. co?n.
Lio. I, cap. X
40
LA u CRONACA DI MANTOVA ,
[AA. 14-37]
-. VII, e. 2
VII, e. 3
e. 1030
cum gran contricion si dolia forte.
Longino che curta vista avìa,
1305 quando di lanza dò nel lìancho
B Cristo, e sangue e aqua n'usìa.
Al viso so andò dil sangue santo
e di presente lui fu inluminato
sì che '1 veder a lui non era manche
1310 Longino gridando ebbe parlato:
vere fìlius dei chostui era,
e tosto un lavezolo ebbe piato.
Lo qual lavezolo portato era
azeto e fele e de quello abeveroe
1315 cum la sponga Cristo, bevanda fera.
Di recoier quel sangue si fatichoe,
in quel lavezolo lo reponìa,
possa a chasa sua si '1 portoe.
For di lavezolo lo sangue trasìa,
1310 in una ampoleta quel si mise,
e molto caro apresso se '1 tenia.
La militia che '1 avia si dimise,
' e interamente lui si dispose,
d'esser bon cristiano lui si mise.
1325 Dicia a zaschuno cum chiara vose
che creder voian in lo fiol di Dio,
lo qual fu crucifisso in erose.
Longino vene tanto bon e pio,
clie tuto il suo a li pouri dasìa,
1330 e fora de Ierusalem se ne zìo.
La ampoleta da lui non se partìa,
portavala destro in lo so caminare,
perchè molto cara se la tenia.
'Di terra in terra feci lo suo andare,
1335 tanto che a Mantua ari va va,
cum a Dio piaque che '1 dovesse fare.
A uno hospcdaleto lui si andava,
dove santo Andrea è situato,
d'albergar lie lo prior domandava.
1340 Cortesemente si fu acceptato;
Longino lie si firmò di stare,
la ampo'eta in l'orto ebbe soterato.
E molto soto la feci andare,
la sponga secho ancor si metìa,
1345 possa si mise la fede predicare.
Predicando dicia che '1 se credesse
in Cristo benedeto fiol di Maria,
liolo de Dio e questa fede avesse,
E li idoli adorar non debìa,
1350 che son demonii da Dio chazati,
e redur si debia a la bona via.
Da lui li zente eran ben amagistrati
li virtuti usar e li vicii lasare,
questo facendo scran da Dio amati. 5
1355 Tuto lo popol cominzò andare
molto voluntire a li sue predicatione,
perchè pur di ben era lo suo parlare.
Possa li zente in gran divotione
sì che gran parte voluntire zìa 10
1360 dove l'era cum consolatone.
Octavius presul la terra rezìa,
comandò che di presente fosse piato
e denanzi a lui menato sia.
Quando denanzi a lui fu presentato, 15
1365 Octavio disse, comò si chiamava
e che '1 suo nome non tegna celato.
Longino lo suo nome manifestava,
dicia: io son Longino I non gel negoe
e di farsi cristan si lo pregava. 20
1370 Di qual parte l'era si '1 domandoe,
Longino a pieno si iel'ebbe dito,
Octavius anchor sì li parloe,
Dicia: mo', corno etu qui conduto?
qual cason t' à in questa terra menato? 25
1375 e dove stai? dov'è lo tuo reduto?
'Longino a lui sì li ebbe parlato:
fu zia tempo che chavaleria usava
e lo mio far al mondo era dato;
L'anima mia perder mi trovava, 30
1380 adoprando l'opre che si mi facìa,
e per far ben viti che la recoprava.
Ilo pensato di tegnir bona via,
servir voio a Dio onnipotente
e a Cristo passo, fiol di Maria. 35
Presul disse : voio col cor e la mente,
di quel ch'io manducho debi manducare,
che ben ti meterà e veramente.
Vezo che l'astinentia ti farà manchare,
nei mei dei voio avir bona speranza, 40
1390 quelli son quelli che ti pon aiutare.
Longino rispondia con baldanza:
li toi dei sono falsi e busardi
e ti cum loro e chi à in lor speranza;
Ma ben ti dicho se tu non ti guardi, 45
1395 tie e tuti li altri pagani,
e che in pentirve vui siate tardi,
t. 132'. K;'r:l B — v- x339- poveri fi — t. 1356. soe predicacione fi
.. 1 ;•>!. recuperava fi — v. 13SS. abstincncia B
v. 1362. disc clic di presente fi
|AA. 14-37|
DI BONAMENTE ALIPRAND]
41
Li vostri penseri Borano vanii
perdenti li anime senza speranza,
e podio vara li pentii dredani.
1400 Tu dì volir credere cuna fidanza
5 In Dio padre nostro creatori',
e in lo Fiolo avir firma credanza^
E se (li loro tU sciai amatore,
lo DÌO ch'adori non Laverà |)cr male,
1405 fati cristiano e l'arai tO miorc.
10 Presili subito in furia sale,
cridando disia: mora lo traditore 1
fesi portar tosto tosto lo dentale.
'Li denti li fé' cavar a gran furore,
14 io la lingua anchor si li fé' taiare,
L5 di nequitia vegnia in gran sudore.
Longino umelmente a portare
cum la mente e chol cor stasia,
e verso lo presul sì prese a parlare:
141 5 Se tue credi che questi idoli Dio sia,
10 lassa a mie cum loro devir fare,
adopre la sua forza e adoprarò la mia.
Lo presul contra lui prese a parlare :
o stulto, tanta pena ài portato
1420 che '1 to Cristo non t'è vegnuto aiutare!
25 Longino ebbe la resposta aprestato,
disse : io non òe sentito li toi martiri,
non te n'acorzi, homo insensato?
E anchor questo ti voio dire:
1425 se li toi dei mi pono far offensione,
10 in loro cum la mia mente voio crire.
Ma se mi, li to dei posso cum rasone,
cum la posanza de Cristo signore
' butar per terra vezando li persone,
1430 Voio che ti fazi verase servitore
15 de Cristo benedetto e possente,
e cristiano ti fazi al suo honore.
Presul li risposi di presente :
de li me' dei licentia si ti doe
1435 che tu li offendi se tu n'è possente.
10 Longino alora tosto si pioe
una segure, in li statue feria,
eran di sasso, per terra li zetoe.
Tuti li adornamenti disfacìa
1440 di quel tempio, tuti a terra zitava
15 li altari, e tuto a la terra zia.
Li dimonii, che in li statue stava
per dai respoed 1 ( ni li rechedla,
• 1 Idando foi te tuti se n' andava.
1445 Li preti che In la sinagoga stasia,
di questo fato avian gran dolor'-,
che li soi dei disiato U sia.
Al presul parlava < um gran furore,
dicendo a lui cimi l'avìa < onsentito
1 , [o che disiato fosse li soi dei e signore.
Lo popol si tu tuto adunito,
pregava Longino dolcemente
chi staga forte e cum cor ardito,
E che loro anno dentro la sua mente
1 155 volìano Cristo benedetto adorare, muk., >■.
e quel tenir per Dio omnipotente.
Longino, oldendo il so parlare,
se mise a Dio en zenegione,
e umelmente lo cominzò a pregare.
1460 A Iesu Cristo feci oratione
che quei demonii tuti sian cazati,
for de la terra vada a damnatione.
E che quel popol li sian recomandati
che loro si se fazan batezare,
1465 sì che li lor anime siano beati.
Cristo exaudiva lo suo pregare,
fato questo, li demonii cridando,
fuor di la terra tutti prese andare.
Tuta la zente oration fazando,
1470 regrati ava Cristo che fato avìa
tanta gratia, osana cantando.
Per spacio del terzo dì, si venia
uno che Belial era chiamato ;
a Otavio presul lui sì dicìa:
1475 Questo Longino si t'à ben beffato '. vii, c. *
cum sua arte magicha ch'el sa fare,
seria gran bene ne fosse pagato.
Fue tanto lo suo gran stimulare,
che Otavio per Longino mandava,
1480 e contra a lui si prese a parlare.
Dicìa: Longino, Longino! e cridava:
' li statue sante di questa citate e. viii, e. 1
tu li ài guaste; e molto si lamentava.
Cum tue arti magiche ch'ai oprate mub., e. ìosi
1485 per malitia e inchantamente,
li nostri statue si son guastate.
Se di questo al Re fosse fato lamento,
mie e l'altri si farebbe pentire,
v. 1406. lo presul tosto B — v. 1408. tosto tosto] subito B — v. 1415. che questi idoli] che idoli B — v.
1416. lassami B — v. 1417. adoperi la soa forza e mi la mia B — v. 1430. che tu te faci veraso B — v. 1443.
reched\a] regedìa B — v. 1476. magicha] matiche B — v. 1487. fosse fato lamento] se fese lamento B
42
LA "CRONACA DI MANTOVA
[AA. 14-37]
ò consentito lo tuo tradimento.
1490 Anfrodisio al presul ebbe a dire:
chostui, eh' a fato tanto beneficio
a questa cita, tu lo vo' torquire?
Di tanto bene lui è stato initio,
e per questo si deverìa h onorare
1495 e par che tu li voi dare afllicio.
Lo presul, cura molto mal parlare,
ad Anfrodisio irato si dicìa
che Longino fantasme sapìa fare;
E per arte mai e ha ch'el facìa
1500 avìa li so sentimenti adorbati,
e morte dura meritato avìa.
Anfrodisio cum parole sensati :
Dio di Cristian si è gran signore
e in lui non è fantasmi incantati.
1 ^05 Non presumer a chostui fare furore
azò che Dio non fazi corezare,
poressi ben portar pena e dolore.
Otavio presul ebbe a comandare
che la lingua taiata li sia,
1510 perchè contra lu feci tal parlare.
Longino alora oration si facìa,
iu*., e. iosa dicìa: Ihesu Christo, nostro redemptore,
non comportar che tanto mal si sia!
La lingua li fu taiata a furore,
151 5 Ihesu Cristo la sua posanza mostroe,
avogol feci Otavio pretore.
Cum Anfrodisio ver lui guardoe
e viti Octavio cecho deventato,
cridando forte Dio regracioe.
1520 Dicìa: Cristo chi è glorificato
corno tu è, iustificha Segnore,
la tua posanza tu si à mostrato.
Otavio presul si dicìa alore:
Anfrodisio, io ti voio pregare
1525 che pregi Longino, che per to amore
Che li piaza de voler Dio orare
per mi tristo e miser peccatore,
a Ihesu Cristo chi me deza perdonare.
Anfrodisio sì li respondìa alore:
tu*., e. io84 1530 tu à offeso a Cristo omnipolente,
per quel ch'ai fato al suo servitore:
E se tue meti ben la tua mente,
e' non ò lingua, ma Cristo signore
mi fa parlar a ti e a tuta zente.
e vai, c 2 1535 'Otavio si li respondìa alore:
non solamente ò perduta la vista,
in tuta la persona si ò dolore:
Tuti li membre di doia s' atrista,
prega Lungino chi deza pregare
1540 Ihesu Cristo chi mi renda la vista. 5
Lungino alora si presse a parlare
e disse: Otavio, se tu voi guarire,
contra de mie sententia debbie dare,
Che io si sia ben digno di morire :
1545 morto ch'io sia Iesu Cristo pregaroe 10
gratia mi faza di farti guarire.
Alor Otavio presul comandoe
che li fosse la sua testa taiata.
di presente fo fato e corno comandoe.
1550 Subito la vista li fu tornata; 15
Otavio d'ugne doia si guarìa ;
tuta la zente fu maraviata.
Otavio in zenogion si metìa
e cominzò Iesu Cristo a regratiare
1555 di la gran gratia che dato li avìa. 20
Per lo popol si facia gran parlare
del miracol vezuto di presente:
Ihesu Cristo cominzon adorare.
'Otavio presul amantinente
1560 lo corpo di Lungino involzer facìa, 25
in drapo biancho mise nobelmente,
E quello cum grand honor si sepelìa,
in l'ospetal dov'era lo suo stare,
zaschun in lui gran devotion avìa.
1565 Quel hospitale, si dì notare, 30
santo Andrea adesso si chiama,
su la piaza di Mantua corno pare.
Tuta la zente cum gran brama,
vano a quella gesia visitare,
1570 di perdonanza si è granda fama. 35
Quando Otavio la morte fé' dare
a san Lungino de Dio servitore,
del mese di decembro fu corno pare.
E soto Tiberio imperatore,
1575 Octavio Mantua per lui rezia, 40
mesi desenove drè al Salvatore.
'Per Lungino miracol si venia,
la campana de l'ospetal sonoe
tuta la note, che resto non facìa.
1580 Né persona la campana tiroe, 45
per miracol de Dio si procedìa,
tuta la zente se meravioe.
1526. piaza] piaqua B — v. 1 5 4 1 . Longino si prisc a parlare B
|AA. 37-64]
DI BONAMENTE AUPRAND1
43
10
15
20
25
30
Per eternai memoria si da sìa
ordination che sempre hì facesse
1485 che in tal note sonar si debìa;
Fo atabelito che Cai ai devesse
la note di sua morte pei memoria,
'per tuti (lucilo che dredo sucedease.
E per tal modo si fu la istoria
1 590 di san Lungino, corpo beato,
Cristo ne meta in la sua gloria
laudando sempre Dio glorificato.
(Cap. XI). - De Caio imperatore.
Dredo a Tiberio, Caio sucedla,
anni trentaot da la Nativitate,
1595 anni tre, mesi dese signor stasia.
Nel tempo che d'imperio tenne state,
fu homo ch'era troppo scelerato,
di li vitiosi tegnia amistate.
Cum due sue sorelle comisse peccato,
1600 e per lo simele cum sua fiola facìa,
d'ugni vitio lui era amagistrato.
Nepote di Tiberio si tenia;
fu tanto li soi grandi mal fare,
che li senatori roman l'ucidìa.
1605 Possa in Iudea lo fé terare,
in tempio Iovis Caio si metìa;
anni sesantaquatro senza falare
Visi al mondo, fama si lassò ria;
in quel tempo Mathio Evangelista
16 io di fatti de Cristo lui si seri vìa.
(Cap. XII).
TORE.
De primo Claudio impera-
35
Claudius, lo qual avìa curta vista,
in lo imperio a Caio sucedìa,
in lo so tempo fu granda fama e trista.
Anni quarantatre alotha si choria,
40 16 15 quando lu' fue chiama imperatore,
anni quatordese stete in segnoria.
Anni sesantaquatro quel segnore
visse al mondo molto anomato,
roman di la sua morte àven dolore.
45 1620 In quel tempo l'apostol Petro chiamato,
vene a Roma e la Gesia rezìa
anni vriiii( Inque < he non in molettatOi
Vivendo Claudio» icrivet si facìa
li citadini romanif si trovoe
[625 accento nonanta milia si ICvivÌAt
In lo ho tempo Roma multipli* Ott
molli scientiati in quella stasia,
ben che di altri anchora vene poe.
(Cap. xiii). -Di'. Nerone pessimo impera-
tore.
Dredo a Claudio, Nerone imperoe,
i(> 50 anni cinquantaot del Signor choria,
tredese anni lui segnorezoe.
In lo suo tempo lui sì si menuìa,
lo tesoro romano forte chaloe,
per grande spese che lui si facìa.
1635 Cum arete d'oro lui si peschoe;
fu crudel, falso, rio e malicioso,
pezor di lui mai non si trovoe.
' Lui fu tanto pessimo e vitioso,
che gran parte di senator fé' morire,
1640 le sue crudeltà non facìa in ascoso.
Non si porìa di lui tanto dire
che contar a mezo di lui si potesse,
pur in mal far compliva li so desire.
Anchor volsi che la madre secho stesse
1645 e la sorella, cum tutte due zasìa,
lo suo volir convegnìa che li fesse.
Anchor la madre per lo corpo fendìa,
voli vedir comò elio era stato
quando dentro dal ventre si stasia.
1650 Né per questo si pentì dil pechato;
lo fratel e la sorela si amazoe,
non fu ma' homo tanto scelerato.
Sempre li boni lui si inimigoe,
de li maliciosi sua brigata volìa,
1655 li vitiosi sempre ben tratoe.
Anchor mazor crudeltà si facìa;
in meza Roma focho fé' chazare,
sete zorni e noti lo focho ardìa.
In su una torre stasi va a guardare,
1660 oldìa pianzere e cridar la zente;
di quello facia lui grand alegrare.
Possa ai soi dicìa: pone mente!
a questo modo Troia fu brasata.
e. Vili, . .;
e. Vili, e. 4
vv. 1591-2351. col v. 15QI il Mur. pone fine al lib. I ed omette i versi che seguono fino al v. 2352 con cui com.
Uh. II, cap. I {vedi p. 52) — v. 1592. manca in B e in Mur. — 11. 11-30. il cap. XI in B risponde al cap. XIV
— v' I593* Gaio drido a Tiberio sucedìa — v. 1605. lo fé terare] lo soterare B — 11. 31-32. De Glaudio impera-
tore, Cap. XV in B — 11. 9-10. De Nerone imperatore, Cap. XVI in B — v. 1629. Nerone dredo a Glaudio imperoe B
44
LA u CRONACA DI MANTOVA
[AA. 64-79]
di tanto male non li dolìa niente.
1665 Persio e Luchano in quella fiata,
poeti chiari in Roma stasia :
morir li feci a morte disperata.
Anchor Scnecha, che so magistro tenia,
salasar feci po' lo fé tosegharc :
1670 di chotai cosse diletto si n'avìa.
San Tetro e Polo fé crucifichare,
di altri santi asà ne fé morire :
diletto avìa tuti crudeltà fare.
Più che due fiate non volsi vestire
1675 roba alchuna, possa li donava
a zente chi sapesse mal far dire.
Li chavali che lui cavalchava,
de puro arzento li facìa ferare,
selle e fornimenti d'oro adornava.
16S0 In lo suo tempo lui si fé fare
molti palaci, che gran tesoro costava,
anchor lo Coliseo fé fabrichare.
Lo suo mal far tanto abondava,
che a tuta zente forte displacìa;
16S5 di farlo morir li senator pensava.
Tuto lo popol per lo simel avìa
dato l'ordene eh' el si devesse fare.
Neron a sentir questo fato venia,
For di la terra zia per schampare
1690 da la cita, mezo miaro lutano,
e ix, e. 1 ' lui pensando vene a disperare.
Tolsi un cortello e lui cum sua mano,
disperato, lui instesso s'ucidìa:
fu mangiato da lupi e da cani.
1695 Nerone trentatrè anni si avìa
quando s'ucisse si cum disperato:
li roman grande alegreza facìa.
(Cai*. XI Vi. - De Galba imperatore.
Galba dredo a lui fu coronato,
anni setantauno alor chorìa,
1700 in Ibcrnia imperator chiamato.
Otto in Roma l'imperio rezìa,
andò in Ibemia a Galba trovare,
intrambedui insieme s'ucidìa.
Era un anno stato suo imperare :
*. ix, e. 2 t7o5 Galba alota setanta anni avìa,
poco durò suo segnorezare.
:■. XV). - De VlTELIO IMPERATORE.
Vitclio imperator dredo venia,
lui alor si fu fato imperatore
per li germanici, che lui si '1 facìa.
17 io Contra Vitello fue fato alore
hoste grande in Italia, a Beriacho
fu scontìto Vitellio cum desenore.
Vitelio corno homo disperato,
cum le sue mane instesse s'ucidìa:
171 5 trenta oto anni visse non amato.
(Cap. XVI). - De Ottone imperatore.
Otone dredo a Vitelio sucedìa,
mesi otto si stete imperatore,
tristo e miser rezimento facìa.
Anni cinquantasete avìa alore
1720 quando Vespesiano lo fé' morire,
in Tivere fu zetato a gran rumore.
(Cap. XVII). - De Vespesiano imperatori.
Vespesiano drè lui sucedire,
anni setantadu del nostro Signore,
dece anni imperoe cum ardire.
1725 Homo fu bono e di gran valore,
largo, cortese, ugni virtù avìa :
a tuti li virtuosi facìa onore.
Lui si sottomisse tuta la Zudìa,
undeci cento milia fé' morire,
1730 chi di fame e chi di gladio morìa.
Anchor per più vendeta avire,
di zudei a dinaro trenta dasìa;
quatro anni stete a questo fenire.
De iluso di corpo lui si morìa:
1735 li roman aven gran dolore
dil suo signore che perduto avìa.
(Cap. xviin - De Pitto imperatore.
10
15
20
25
30
35
40
Titto so rìol fenno imperatore,
anni olantadu alora si chorìa,
tre anni vissi scpulto cum honore.
1740 ' Titto, nel tempo di la sua signoria, 45
fu largo, benigno e piacente,
v. 169O. Untano D — vv. 1697-1749. le rubriche XIl'-X l'Ili di A rispondono a quelle dei capp. XVI1-XX1 in lì
— r. 1733. a dinaro] al dinaro B
|AA. 70-1381
DI BONAMENTE ALIPRAND1
45
lo suo aver dava a cW ne volia.
Fu ardito e di la persona polente,
in li bataie granmente provato,
1745 amato era tra tutta la /.ente.
5 Visse anni (|u;iranta(lu' politalo,
in gran fama e grandissimo honorc,
eloquentissimo era reputato.
(CAP. XIX). - Di'. Pomiciano [MPERATORE,
0 Domiciano fato imperatore,
1750 anno Domini otantacinque corìa,
quindese anni si stete signore,
De Titto fratel menor si dicìa ;
lo primo anno dil suo imperare
5 fu moderato in sua signoria.
1755 Lo secundo anno li vicij usare
cominzò a far sì granmente,
non era mal ch'el non volesse fare.
Fé' morir grandissima zente,
IO di senatori molti ne fé' morire,
1760 non li piacia virtuosi e prudente.
Tra li Roman fé' cridar e dire
che lui per Dio fosse adorato,
e in lui cum Dio si devesen crire.
15 In tutte li chosse oribelle provato,
1765 anni trentasei lo dito si avìa
quando lui in palazo si fu amazato.
Lo suo corpo strasinato si fidìa
per li strate di Roma cum desenore,
<0 come di Neron di lui si dicìa.
(Cap. XX). - De Nervia imperatore.
1770 Nervia dredo fu fatto imperatore,
15 anni novantanove si corìa,
mesi sedesse si stette imperatore.
Bono e virtuoso si tegnìa;
fu sepelito cum grande honore ;
1775 di la sua morte a zaschun dolìa.
0
(Cap. XXI). - De Traiano imperatore.
Traiano fu fato imperatore,
anni dil Signore < rato li cotìa,
decenove anni si stete signore.
In lo suo l <• 11 > [ 11 lati si f;u ia,
[780 di l'i e di ca da mare aquittoe,
lina al mar Rosso luto si tenia.
Fu homo ( he gran fati circhoe,
amato fu più ch'altro imperatore,
di la sua morte Roman dolor portoe.
1785 Anni sesantatrè avia quel signore,
di Auso di corpo lui si morìa;
in Persia fatoli grand' honore.
Li ossi suoi a Roma portar facìa,
'sepultura magna li fenno fare,
i7<jo de li sue victorie zaschun dicìa.
(Cap. XXII) - De Adriano imperatore.
Adriano dredo vene a imperare,
anni centodecenove si chorìa,
vintiun anno ebbe a segnorezare.
Cholui ogni scientia si avìa,
1795 multi 'libri di leze compiloe,
grecho e ebraicho lui si sapìa.
Li fati di Roma si multiplichoe,
bibliotecha lui si fu l'actore,
in Athene eli la compiloe.
1800 Anni setanta avia quel signore;
la morte vene e si lo portò via,
a lo suo corpo fato grand honore.
Una coIona di marmo facìa
sopra la sepultura di quel signore,
1S05 li opre per lui fate su scholpìa.
(Cap. XXIII). - De Anto imperatore.
Antonino fu possa imperatore,
anni centoquaranta si chorìa,
vinti dù anni si stete signore.
De Adriano zenere si dicìa,
18 io comò per fiolo sì lo tratava,
e gran dillection in lui avìa.
Chostui la iustitia si amava,
virtuoso per ugnum tenuto,
IX, e. 3
tra i w. 1745-1746. in B sono le quattro terzine seguenti: Aviene che vintiquatro domestici soi | asaltolo' per
volirlo ucidire | Tito li prise e grand'amor li porloi — Dalo Imperatore a li soi si dicìa: | niuno tristamente se de
partire | che qualche bene a lui non sia. — Quando a la cena lui era setato | in lo animo suo si pensava | se ad
alcuno ben non avese fato — A li soi baroni si continuava dire: | avir perduto mi tegno per certo | questo zorno
senza falire — dopo il verso 1748 in B è la terzina seguente : Lo universo popolo di Roma pianse | la morte di Tito
achostumato | erali viso che orfani rimanese. — v. 1753. del suo imperio B — v. 1764. oribelle] oribeli B —
v. 1772. imperatore! signore B — vv. 1749-1823. i capp. XIX-XXIII rispondono rispettivamente in B ai capp. XXII-
XXVI — 1. 33. Anto] Antonino B
46
LA a CRONACA DI MANTOVA
[AA. 138-220]
piatoso e iusto si riputava.
1 81 5 In oprar arnie si fu compiuto,
ardito e di gran sapir reputato ;
a prender partiti fo molto arguto.
1 ^sendo lu' apresso Orio chiamato,
a una sua villa cum sua baronìa,
iSao lunzi da Roma meia dece lozato,
Vene la morte chi lo portò via;
anni setantasete vise lo signore,
di la sua morte a zaschun dolìa.
(Cap. XXIIII).
RATORK.
De alio Antonio impe-
Antonio dredo fu imperatore,
1S25 anni cento sessantadu' si chorìa,
decenove anni si stete signore.
In nel tempo di la sua signoria
la cita de Verona feci edificare,
per Vero Antonio, Verona si dicìa.
1830 Virtuoso fue in dir e in fare,
tranquilo modesto e temperato,
di gran provincie si seppe aquistare.
Philosopho grande era riputato;
in lo suo tempo fu granda mortalitate,
1835 sì granda fu che mai non era stato.
Vene la morte cum iniquitate,
anni sesanta Anthonio Vero avìa
t ,x c i 'quando di vita perse libertate.
(Cap. XXV). - De Comodo imperatore.
Comodus dredo a lui si sucedìa,
1840 fue tenuto asa' bon signore,
anni tredese stete in signoria.
Al corpo suo fu fato grand' honore,
la sua morte fu ch'el fu strangulato ;
lo popol di lui ebbe gran dolore.
(Cap. XXVI). - De Helio imperatore.
1845 Ilelius imperator fu giamato,
centononantaquatro si chorìa,
anni decedoto si tene stato.
Un chavalero, Zuliano nome avìa,
in lo palazo roman li de morte;
1850 mesi sette lo suo stato si lìnìa.
10
15
20
(Cai-. XXVII). - De Iuliano imperatore.
Iuliano ebbe possa la sorte,
Sciverio po' lui si ucidìa;
mesi era sette quando li de morte.
(Cap. XXYIII). - De Sciverio impera-
tore.
Sciverio possa imperator sidìa,
1855 anni decedoto si stete signore,
quando morìe anni sesanta avìa.
Di lui zaschun avia gran timore;
fu pertinace e crudel riputato,
di cristiani si fu persecutore.
(Cap. XXIX). - De Antonio Caragalla
IMPERATORE.
1860 Antonio Caragalla fu chiamato,
anni ducentododeci si chorìa,
sete anni stete in lo suo stato.
Homo fu che ogni mal si facìa,
fu d'ugne vitio tanto scelerato,
1S65 che in ugni parte di lui si dicìa.
Comittitor fue d'ugni pechato,
ugni gran male pizolo li parìa;
la sua morte a zaschun fu a grato.
(Cap. XXX). - De Macrino imperatore. 30
Macrino dredo a lui si sucedìa,
1S70 anno uno si stete imperatore,
alor ducent e decenove corìa.
La militia romana a furore
si denno a Macrino la morte,
sì che pocho lui stette signore.
(Cap. XXXI). - De alio sequente Anto-
nio IMPERATORE.
1S75 Antonius a lui si venne la sorte,
anni ducento vinti si chorìa,
fue homo che d'animo si fu forte ;
Anni tre l'imperio lui si rezìa,
da la militia romana si fu morto,
1S80 tristamente visse in sua signoria.
25
35
40
45
v. 1823. segue nel cod. A il primo verso del capitolo successivo ; se ne accorse l'amanuense che vi appose il motto : vacat
— 1. 13. allo] omesso in B — 1. a. Iuliano] Zuliano B — 1. S. Siverio B — v. 1S54. Sivcrio B — vv. 1S34-1880.
i capp. XXIV-XXXI rispondono risprttivamente in B ai capp. XXVII-XXXiV — 11. 38-39. De Antonio imperatore,
Cap. XXXIV B
[AA. 220-245|
DI BONAMENTE A.LIPRAND1
17
(Cai-. XXXII). - DE A.LEXANDRO tMPERA-
TORE.
5
Alcxandro (Ircelo, llgnOI acorto,
anni ducento vintitrè si choria,
'di nobil sangue di Roma fu orto.
Anni tredici l'imperio si rezìa,
1S85 impcrator fue di gran boutade,
10 anni sesantanove lui si vivla.
15
20
25
40
(Cap. XXXI11).
TORE.
DE Max imi. ano [MPERA-
Maximiano homo de crudeltate,
dredo a Alexandro fu imperatore;
ducent trentasei choria in veritade.
1890 Lu' fu rio e pessimo signore,
anni tre l'imperio lui rezìa,
usurpò l'imperio cum gran furore.
Li suo' cavaleri, che cum secho avia,
a lui e al fiolo denno la morte,
1895 P°i dredo a lui un altro si sidìa.
(Cap. XXXIV). - De Gordiano imperatore.
Gordiano a lui si venne la sorte,
anni ducent trentanove choria,
fu imperator molte acorte.
30 Anni sei l'imperio lui si rezìa,
1900 venendo di Persia cum l'honore;
essendo preso a Roma tria mia,
Un Filippo, a cui Tavia gran amore,
Tucisse perchè di lui si fidava,
35 delli la morte per esser lui signore.
(Cap. XXXV). - De Filippo imperatore.
45
1905 Filippo antedito imperava,
anni ducento quarantacinque corìa,
sete anni lui si segnorezava.
Filippo fede cristiana tenia;
lo primo cristiano imperatore
1910 lui fu quello, che quella fede avìa.
Un chavalero sazo e di valore,
Decius so nome si chiamava,
avia gran fama per zaschun alore;
L' impcrator molto si l'.-miava,
[9x5 H lenatori gran l>cn li irolìa,
tuta la mililia molto l'onorava.
Di quatro ligione di cavalarìa
capitano Filippo lo fa' fan-,
possa ( omandamento a Lui facìa
1 g 10 Cum quella /cute debbia cuvalchure
in occidente, clic l'era rebelato,
un gran paese quel debbia aquistare.
Decius cum la zente fu aprestato,
in quella parte lui si chavalcoe
1925 e quel paese si ebbe recuperato.
Cum gran triumpho ver Roma tiroe,
li chavaleri granmente lo lodava,
che troppo nobilmente si portoe.
E molto di lui tra loro parlava,
1930 dicendo: se chostui fosse signore,
faria di fatti, e lo segnor biasemava.
Decius a questo parlar alore
'se ingrandie di cotal parlare,
pensò di farsi lui imperatore.
1935 Filippo incontro volsi andare,
a Decio che victurioso venia;
a Verona si misse a aspettare.
Venuto ch'el fu, molto ben lo recevia,
gran festa fata e lo die passato,
1940 l'altro zorno che dredo venia,
Decius in secreto si fu armato,
cum molti cavaleri secho avia,
al pavaion de Philippo andato.
Filippo da mezo zorno si dormìa,
1945 Decius in lo pavaion intrava,
lo chamarario di fora cazò via.
D'una spata in la testa li menava,
Philippo fu morto subitamente,
Decius li suoi chavaleri chiamava.
1950 Tuti armati fono lì de presente;
la zente di Filippo questo vedìa,
a fuzer si misen amantinente.
Decius loro chiamar si lo facìa,
aseguroli di non avir paura,
1955 e per amici tutti li recevia.
Lo fìol de Filippo chi avia cura
di Roma lo rezimento guardare,
di la morte dil patre ebbe rancura.
Per paura si mise a scampare,
i960 timendo di Decio ch'a Roma venia,
x, e, 1
X, e 2
I. 12. Masemiano B — v. 1933. se fé gaiardo di cotal parlare B — vv. iSSt 1379. i capp. XXXII-XXXV ri-
spondono ai capp. XXXVII-XXXVlìl in B
LA "CRONACA DI MANTOVA
[AA. 245-277J
I . •
per fuzcr morte non volsi aspettare.
Decius in Roma lui si zunzìa,
del lìol di Filippo domandava,
che ancho Philippo lu' nome avìa.
1965 Folli ditto che lui non si trovava,
era ascoso per scampar la morte,
ma pur inline si se retrovava.
Decius a lui si li dò mala sorte,
cura una spata Philippo ucidìa,
1770 a li romani si ne dolsi forte.
Di Roma ebbe Decius signoria,
più per gran forza che per amore,
mal contenti zaschuno si stasìa.
Anni ducento cinquantauno alore
1775 quando di Roma ebbe le signoria,
anno uno e mesi si fu signore.
Homo scelerato, ugni mal facìa,
dal diavolo si fu astrangulato,
grand'alegrar li Romani facìa.
(Cai-. XXXVI). - De Decio novello impe-
ratore.
19S0 Decio novello so fiol chiamato,
anni ducento cinquantadù si chorìa,
quando de l'imperio fu coronato.
Anno uno si stete in signoria,
homo fue de gran crudeltate,
19S5 'ugni mal per lui si se facìa.
A Dio dispiacque li sue oribelitate,
in un profundo fiume si s'anegoe,
segnor fu pieno di gran falsitate.
anni ducento cinquantase' chorìa,
quindeci anni si stete signore.
In Jerosolima cum sua zente zìa,
per li terre di Persia aquistare,
aooo lo re Sapore cum sua zente lo prendìa.
In servitù lo tene e preson dare,
per li suo' peccati quello l'incontroe;
era homo dato pur a mal fare.
(CAP. XI. 1. - DE (1AI.IKN0 IMPERATORE.
Galieno so iìolo dominoe,
2005 la militia imperator lo facìa,
anni ducento cinquantanove si foe.
Dodici anni imperator stasìa,
fu nobel e fermo e sazo signore,
e tuti li roraan gran ben li volìa.
(Cap. XLI). - De Glaudio imperatore.
3010 Glaudius imperator si sidìa,
anni ducent setantaun del Signore,
quando fu fatto, a quel dì si chorìa.
Anno uno, mesi otto imperatore,
in Alemagna di morbo si morìa :
2015 un so f ratei fu chiamato signore.
(Cai'. XLII). - De Quintilix imperatori..
Quintilino per so nome avìa,
zorni sette lui si signorezava,
l'altro zorno a mala morte morìa.
(Cap. XXXVII). - De Gallo imperatore. (Cap. XLIII). - De Aureliano imperatore.
Gallus dredo a lui si imperoe,
1990 anni ducento cinquantatrè si chorìa,
du anni e mesi se' signorezoe.
(Cap. XX xviii). - De Emi lio [mperatore.
Emilio dredo a lui si venia,
mesi tre steti imperatore;
li senatori ucider lo facìa.
(Cap. XXXIX'. - De Valeriano [mpera-
tore.
1995 Valeriano fato imperatore,
Aurelianus imperator intrava,
2020 anni ducento setantatre chorìa,
cinque anni lui si imperiava.
In suo tempo li muri di Roma facìa,
Templum solis si fé' hedifichare;
li cristiani forte si perseguìa.
2025 Carne porzina si concedie amanzare;
per li so pechati di folgor morìa,
che Dio non volsi lu' più aspettare.
(Cap. XI. IV). - De Tacito [mperatore.
Tacitus dredo a lui si sucedìa,
anni ducent setantasete dil Signore,
vv. 19S0-2033. i capp. X XX VI-XLIV rispondono ai aipp. XXXIX-XLVII in B - v. 1976. e mesi quatro
B — 11. 21 22. De Decio Novo cui ili io imperatore, Cap. XX.YIX — v. 3002. quelo gè incontroe B — v. 2014.
Elemagna B
1(1
15
20
25
30
35
40
|AA. 277-311]
DI BONAMKNTK ALII'KANDI
V)
1030 ' e illesi sci lui strie in signoria.
Eia homo «li seno e (li valore,
ina lo suo valile non potè mostrale
perchè podio stett' imperatore!
5
(Cai-. XI. Y). - DE FLORIANO [MPERATORE.
Floriano fu lato imperatore,
2035 zorni otantasete lui si rezìa,
10 e a quello die fu morto a furore.
(Cap. XLVI). - Di-; Probo [MPERATORE.
Probus dredo a lui si venia,
15 anni ducent setantanove pasati,
sei anni e mesi stete in signorìa.
2040 Feci chosi asa' boni e ben probati,
e molti di chativi in eresia,
per li soi libri in scritto trovati.
20
(Cap. XLVII). - De secundo Floriano im-
peratore.
Floriano secundo si sucedìa,
25 anni ducento otantacinque era,
2045 du anni imperator si stasia.
Di chativi costui portò bandera,
mal voiuto morìe atosegato,
vitiosi erano tuta la sua schera.
30
(Cap. XLVIII). - De Caro imperatore.
Carus dre' lui fu signor chiamato,
2050 anni ducento otantasete chorìa,
25 du anni imperator nominato.
Carus du fioli lui si avìa,
Numerario e Carino nominava,
vitiosi comò il patre si tenia.
2055 Carus in pizol fiume s'anegava,
40 li fioli fono morti a mala morte,
de li lor morte pochi si lamentava.
(Cap. XLIX). - De Dioclitiano imperatore.
45 Dioclitianus crudel e forte,
anni ducent otantanove chorìa,
2060 de l'imperio li tochò la sorte.
La sua nation certo non si sapìa;
anni vigiliti si strie signore,
li cristiani pei luto pi ila.
Ter tuto il mundo li dava dolore.
1065 lina cita di chrittianj ormai tana,
non volia oldir de disio salvatoi
Ani hor in Roma a morir ir perire
dece milia cristiana fede len'ia,
alchuno < risliano non volia vedire
2070 A senatori questo li recreaìa,
modo trovono di farlo atosegare;
la sua morte a ugnun forte piada.
(Cai*. L). - De Galeri© [MPERATORE.
Galerius vene possa imperatore,
anni trecento e nove si choria,
2075 dui anni lui si stete signore.
In l'imperio compagnia lui si avìa
' cum Constantino e Lucino valente ;
questo Constantino in Spagna si zìa
Andoge cum multitudine de zente,
2080 tuta la Spagna lui si acquistoe,
e gran triumpho in lo paese asente.
Cum el re di Bertagna s'imparentoe,
Helena sua fìola per moier tolìa,
Constantino grande di le' nacque poi.
2085 In Bertagna possa lui si morìa,
rimase Constantino zia allevato,
de li Galizi re chiamar si facìa.
In li tempi passati ch'i' ò parlato,
Galerio imperator si morìa,
2090 per imperator un altro chiamato.
(Cap. LI). - De Masentio imperatore.
Masentio imperator si facìa,
tuti li vitij lui si usava,
altro che mal di lui non si dicìa.
Constantino a Roma cavalchava,
3095 Per volir l'imperio aquistare,
Masentio cum sua zente deve dava.
A la perfine lui non potè durare,
l'imperio Constantino si optenìa,
Masentio alota si feci amazare.
2100 Mesi dece era stato in signoria,
pocho lamento si fé' di la sua morte,
per li male opre che lui fato avìa.
. <
e. XI, e. 2
vv. 2034-2102. i capp. XLV-LI rispondono ai capp. XLVIII-LIV in B — v. 2048. sua zente B — v. 2063. cri-
stiani che in Cristo tenia fede — v. 3077. Lucino] Lucio B — v. 2089. Galerio] Galerino B — v. 2100. Mesi dece]
anni dece B
T. XXIV, p. xiii — 4.
50
LA u CRONACA DI MANTOVA
[AA. 311-341]
XI, e. 2
XI, e. 3
-('AI'. Uh. -DE CONSTAM'I.Vi IMPERATORE.
Constantino a lui tochò la sorte,
anni treeent undeci clioria alore,
il >; imperator chiamato alto e forte.
In Bertagna naque quel signore;
anni trenta mesi dece imperoe,
in Constantinopoli fu imperatore.
Constantinopoli lui la chiamoe,
aiioche derivoe dal nome ch'el avla,
prima Bisantio si se nominoe.
La sedia imperiale in quella metìa,
e tuto l'Oriente a quella stabelito,
cun gran privi legij tuto si facìa.
2i i5 Poi che questo fato ebbe si ordito,
da inde in eae imperio si chiama
di Grecia, tal nome non è oblito.
Di Constantino fu granda la fama;
anni sesantacinque lui si visse,
aiao trentaun anno signorezò cum brama.
Lo suo corpo cum grande honor misse
in excelso, in nobile sepultura,
in tempio Sanctorum cum lu' si comisse.
Vivendo, di batizarsi ebbe cura:
iia5 Silvestro lu' si lo batizòe,
incoronolo di corona pura.
Li templi di Jovio tuti si guastoe,
'né idolatri volsi che s'usasse,
li altari de Dio alotha relevoe.
3130 Dio creatore volsi che s'adorasse;
la figura di Cristo dipenzer facìa,
niuna idola volia che s'amasse.
San Silvestro da lepra sanato l'avla,
e per questo volsi la Giesia dotare,
2135 dignità d'imperio al Papa dasìa.
Da Roma posa si volsi levare,
a Costantinopoli lui se ne zia,
che in Roma non volsi più habitare.
In Constantinopoli gran fati facìa
2140 per quel tempo che vivo potò stare,
possa a granda infìrmità vegnìa.
Constantino si volsi ordenare
de tre fioli che lui si avìa,
lui morto quello che devìan fare.
2145 Roma a Constantio lui si dasìa,
Constantinopoli a Constantino,
a Costante Antiochia concedìa.
Dredo la morte dil magno Constantino,
Ilelena, chi fu sua matre valente,
2150 nel treeent trentaset prese camino.
In Ierusalem andò cum sua zente,
multi Zudei si feci trementare ; 5
la croce de Cristo volia de presente.
Li Zudei la conven a trovare,
j 1 55 possa a Constantinopoli tornoe,
la croce de Cristo seco feci portare.
La di vision de l'imperio qui cominzoe, 10
imperator in Roma posa non è stato,
Greci e Francesi l'imperio usurpoe.
2160 Possa di Franza l'imperio levato,
Alemani cum honor l'aquistono,
e fina a quie l'anno reservato. 15
(CAP. LUI). - DE CONSTAMI'. ET CONSTAN-
n xo et Constante.
Constantio, Constantino e Costante, 20
di Constantino Grande fonno nati,
2165 signor rimasen grandi triumphante;
Anni treeent quarantaun puntati
si cominzò la sua signoria,
imperioe anni vintiquatro pasati. -5
Constantio la Gesia si perseguìa,
2170 lo fratel Constantino l'ebbe per male,
cum Constantio guerra si tolia.
Constantio contra Constantino non vale,
Constantino l'imperio a lui si tolse, 30
Constantio per dolor in superbia sale.
2175 In quelle parte più stare non volse,
cum la sua zente andoe in Aquilea,
in mal ordene rimase li sue colse.
Costante e Constantino se ne zìa 35
in Spagna per volire lie aquistare,
2 (So 'intrambedui lae la sua vita finìa.
Costantio solo vene a reditare,
in ugne parte cristiani guastava,
asa' ne fé' morire e guastare. 40
Lo contrario dil patre si usava,
31S5 Constantino fo cristiano verace,
fede cristiana per lui se ampliava.
Costantio, in mal far tenace,
in Constantinopoli si tornava, 45
a niun Cristian portava pace.
2190 Queli di Persia cum sua zente andava
a Costantinopoli per trovare,
v. 2127. Jovio] Jovis lì — vv. 2103-2195. i capp. IJI-LUI rispondono in B ai capp. LV-LVI — v. 31S3. gua-
starci cruciare lì — v. 2191. per trovare] per dovir a trovare B
|AA. 341-3821
DI BONAMENTE A.LIPRAND]
51
io
15
20
l 'ostantio clic poco lui arua\ ;i ;
Modo tal tapen beo < Irchare
che a (.'ostantio la vita tolìa ;
2195 un altro vene possa a Imperare.
(('Al'. LIVI. - DE [ULIANO [MPERATORE.
Iuliano imperator si lidia,
anni trecenl Besantadu' dil Signore
corìa nel tempo di sua signoria.
Anni du' e mezo stetc imperatore,
2200 de cristiano pagano si venia,
di cristiani era persecutore.
Di Costantino nepote se tenia,
al diavol si feci promisione
che se imperator lui lo facìa,
2205 Che de la cristiana religione
sacrificio a lui del sangue farla
e di questo tenese ferma intentione.
Ai cristiani ugni mal si facìa,
in ugni parte li zìa cazando,
2210 monicho lui fue e senza abadìa.
Non andò lui tropo lungo fuzando,
dal diavol feruto e amazato,
non andò più cristiani perseguando.
(Cap. LV). - De Iuviniano imperatore.
Ioviniano fu possa chiamato,
3215 anni trecent sesantaquatro chorìa,
che de l' imperio si fu coronato ;
Mesi sete stete lui in signoria,
bon Cristian lui si era chiamato,
a cristiani gran ben si volìa.
35 2220 Essendo lu' cum sua zente andato
a campo in Cicilia, lui morìa,
in Costantinopoli lo corpo portato.
In tempio Apostolorum lo sepelìa,
di bella sepultura fue onorato;
2225 dre' a lui un altro signor vegnìa.
25
30
40
45
(Cap. LVI). - De Valenciano imperatore.
Valentiano bono e ardito,
lui si fu chiamato imperatore;
anni trecent sesantacinque complito.
Cristiano fue e bono signore,
2230 lui cum sua zente di Franza venia,
Ifl UHM |c lui si tolsi ( IMI) I III Ole.
In Conitantinopoli hì mdia
'lo SUO COrpo, cimi lionor 111:1 iid.ito,
in tempio Apostolorum lo sepelìa.
1335 Anni linde» i lue mio impernio;
di la sua morii- lune gran dolore,
perchè boa signor lui era stato.
(i \i-. i.vii). - De V'aleni e imperatore.
Valente fu fato imperatore,
anni trecent setantase' si chorìa,
2240 quatro anni si stete signore.
Quelo Valente in Tracia si morìa,
in Macedonia fu la sua morte,
ni ben ni mal di lui si dicìa.
(Cap. LVIII). - De Gratiano imperatore.
Gratiano a lui tochò la sorte,
2245 anni trecent'otandù si chorìa,
imperator fato homo acorte.
Anni sei si stete lu' in signoria,
tempia idolorum si fé disfare,
la fede cristiana lui diffendìa.
2250 Tutti li pagan si facìa chazare,
la fede cristiana recuperava,
altari e gesie si facìa fare.
Non longo tempo a quello andava,
presso a Argentina di Galici si trovoe
2255 che la sua zente He si fermava.
Gran quantitate di zente incontroe,
che a suo dano contra lui si venia,
e quando presso a lui arivono,
Per zenti alemani li cognosìa;
2260 tra loro la bataia si fu grande,
trenta milia alemani morìa.
Gran quantità di sangue alor si spande,
vencitor de la bataia fu Gratiano,
tornò a chasa cum alegreze grande.
2265 Gran festa facìa ugni cristiano,
di la vitoria che aùta avìa,
per lo contrario facìa lo pagano.
In quel tempo terramoto si venia
mazor di quello non era ma' stato,
2270 lo mar oltra modo per quello eresìa.
In Cicilia e molti altre citate,
e. XI
v. 3207. e de ogni mal de loro seria casone B — v. 2245. otandù] otantauno B — w. 2196-2294. i capp. LJV-
LV III corrispondono in B ai capp. LVII-LXI — v. 2255. cum la soa zente lie si s'armava — v. 2266. auta] abiuta B
52
LA u CRONACA DI MANTOVA
[AA. 382-421]
asa' terre e chase minava,
montagne molti si trovon minate.
Tuta Italia alora adorava
2275 idoli triste, in Cristo non credìa :
Gratian feci che a la fé tornava.
E anchor più lo dito si facìa
clie zaschuno si feci batezare,
perfetamente in Cristo si credia.
jjSo Ambroso alotha lu' si fé' fare
veschovo, di Milano si facìa,
e in quel tempo si fé batizare.
Martino lui a Turon stasìa,
'<■ e. xi.i. 'alora mostrò la eoa bontade;
b. i. xi. ii, e a "85 Ieronimo in Betelem opre scrivìa.
Grigorio cum la eoa santitade,
in Costantinopoli lo suo stare,
b.c. xi. 11, e 1 'Zoan Crisosmo in Grecia l'abitate.
Zumiijnano alora lo suo stare
3290 in Modena lui si habitava,
di quella terra vescovo si fare.
E in quel tempo di altri si trovava
pur asai che loro santi si se facìa,
in la fé de Cristo tuti si bramava.
(Cap. LIX). - De Teodosio imperatore.
2295 Teodosio dredo si sucedìa,
trecent otanta set era alora
quando l'imperio lui si rezìa.
Anni undese imperò quel signore,
fede cristiana facìa observare,
3300 li templi di Dio facìa far tutore.
In Elevante pace facìa fare,
fina in Occidente così facìa,
sempre di pace lui facìa tratare.
Quando di Franza lo dito si venia,
3305 preso a Milano si se infirmoe,
di quela infirmitade lu' si morìa.
In Costantinopoli lo so corpo portoe,
in tempio Apostolorum fu sepelito ;
la anima soa a celo si andoe.
(Cap. LX). - De ARCinnm imperatore.
2310 Archidius homo fu mal ardito,
anni trecent novantasei corìa,
mub., e. io83 per imperator si fu stabelito.
Anni tredese lo imperio si tenia;
in quel tempo Donato Ephesi era
3315 vescovo, di santa vita tenù fìdìa.
Un dragon grande, bestia fera,
a quelo dì in quele parti usava, 5
temer facìa ogni gran scera.
Quel vescovo cum gran zente andava
.'320 a quel logo dove il dragon stasìa,
cum suo signare in bocha li spudava.
Quel salivo traonder non potìa, 10
piaque a Dio che '1 dragon s'anegoe;
portarlo via dal luogo si volia.
2325 Tanto pesava che mover noi poe,
'oto para di boi si facìa trovare,
e cum queli a brusar lo menoe. 15
Ancora quel tempo si dì notare,
Albrigo rex Gototorum, d'Africha venia
2330 cum gran zente in Italia intrare :
Vene a Roma e quela si prendìa,
quela a focho e di roba roboe, 20
anchora gran zente in quela ucidìa.
Posa in Pulgia si chavalchoe,
2335 la Calabria e quela si robava,
subitamente vene ch'el s'amaloe.
Preso a Consencio amalato si stava, 25
pocho durò che lui si morìa;
in mezo quel logo lo soterava.
(Cap. LXI). - De Hoxorio imperatore.
30
2340 Honorius dredo lui sucedìa,
anni quatrocent dece era alore,
quindeci anni imperator stasia.
Costui a Roma portò pocho amore,
a li Romani grand' hoste si facìa, 35
234 5 e in la line si n'ebe pocho honore.
A Roma lui soa vita si finìa,
tuti in rota rimase la soa zente,
a santo Pietro lo corpo sepelìa.
Non durò tropo lungamente 40
3350 che un altro signor fu fato imperatore,
lo qual durò tempo e fu valente.
(Cap. LXII). - De la guerra chi fue tra
LI MILANESI E LO POPOLO DI PAVIA. 45
'Teodosius dredo imperatore,
vv. 3384-3491. questi versi, per la perdita della carta XII in A, sono derivati da /? — v. 3387. In Costantino-
poli Zoan lo suo stare A — \. 44. cap. LXV in B — v. 3353. con questo reno èfur. riprende il testo e initia il
lib. II, cap. 1, dopo aver omesso i capitoli rifercntisi agli imperatori a cominciar dal v. J593 (p. 43).
[AA. 421-423]
DI BONAMENTE ALIPRAND]
anni quatrocenl vinticimque coni,
vinti sette anni si siete si" noce.
B35j In suo tempo usai fati si facìa.
in Bertagna e Pranza guerezava,
5 Roma e Pulgia anchor dredo ne sentia.
In quel tempo si se comen/ava
discordia grande tra li Milanisi
2 560 a li Pavesi molto menazava.
Comasci si feno a li defesi,
10 cum bon vesini volirli acordare,
'noi poteno fare ch'ei vene a li ofesi.
Pavesi vezendo di non potir fare
3365 cum Milanisi l'acordo chi volìa,
cum grossa zente senza diffidare,
15 A li porti di Milano si chorìa
rastelando tutto che lor trovono,
homeni e bestiame asai prendìa.
2370 Cum gran roba a Pavia tornono,
li Milanisi che questo sentire,
20 di mala voia tuti quanti fono.
De vindicarse e darli martire
li Milanisi molto si pensava,
2375 per qual modo meio '1 potìa fire.
Pur un zorno si deliberava,
25 che da pe' e da cavalo sia
tuti ben armati si comandava.
A Pavia cum gran zente si corìa,
23S0 ma podio cum loro poten guadagnare
perchè Pavisi acorti si stasia.
30 Milanisi se misen alozare,
su li porti di Pavia s'atendava,
li mangani in la terra facian trare.
2385 Molta zente dentro si amazava,
li Pavesani gran dolor avìa
35 per li sue chase che vediano minare.
'Molte fiate Pavesi di fora usìa
cum Milanisi a scharamuzare,
2390 e molti di loro o presi, o morìa.
Di mazo si cominzono a guastare
40 li biave in ogni parte li trovava;
anchor li case si facian brusare.
Pavesi gran dolor si portava
2395 perchè li sue chose guastar si vedìa,
di far vendeta fra lor rasonava.
45 Ordene e modo tra loro prendìa,
di far andar una note gran zente
sul Milanese a far gran robarìa;
2400 E che vadano arditamente
li case in ogni parte brusare,
50 ' a far gran dani siano valente.
Conio In dato, cosi fn il lai'-;
(li fot dà una poi Li scemi li metìa,
; in Milanese feno lo suo andare.
'» ni nini che pOten far si facìa,
piai <• rollare e brusare,
posa in dredo pretto si redìa.
/unti in Pavia facian gran sonare
2410 di campane, grande festa si facìa,
di mal fato facìa grand'alograre.
Milanesi che questo si sentia,
malcontenti tra lor si rasonava, o. ,.xi.ui, e. 1
e grandi ordeni fra loro si dasìa.
2415 Bastie a tuti li porti fìcava
e abastanza queli faci guardare,
l'avanzo di loro a Milan tornava.
Deliberono quele bastie lasare
fina ch'el fosse Pavia asidiata,
2420 e che '1 pan dentro li venese a manchare.
Steten fina al marcio chi seguìa,
che dil pane in Pavia si trovava;
ma pocho tempo dredo si venia
Che lo pane quasi a loro manchava.
2425 sì che altro pensire a lor fare
era bisogno, e tra lor consiava.
Deliberono di dovir mandare
a Piasenza che loro li secorese
comò li bon vicini si deno fare.
2430 'Zente e pane a lor dar devese, mur„ c. ìoss
perchè a sbaraio meter si volìa,
o ben, o male che Dio li facesse.
Piasentini alor si li secorìa:
cinquecento homeni ben armati
2435 e pane in quantitade li dasìa.
Quando Pavesi fono aparegiati,
una note porta una fé aprire,
di fora usino cum grandi ordeni dati. Mu*-t c- m*
Inanzi che del die fose lo sgiarire,
2440 'tuti li bastie e ben involati, b.c.xliv.c.i
la zente dormìa," niente sentire.
Smariti tutti si fono svegiati,
Pavesi cridava : mora i traditori !
Milanisi tristi seriti impichati!
2445 Lì si erano grandi li rumori,
li Milanisi si piava e ucidìa,
contra loro andava cum furori.
Milanisi chi morti e chi fuzìa;
gran quantità Pavisi ne piava,
2450 a Pavia in preson si li metìa.
Li bastie tuti lor si robava,
a sachomano la roba si metìa, b. e. xuu, e. 2
54
LA u CRONACA DI MANTOVA
[AA. 421-423]
possa li bastie tutti si spianava.
Gran zente di preson Pavesi avìa,
3455 in Pavia si facìa grando alegrare
per la vìtorìa che lor abuta avìa,
Milanisi facìa gran dolorare
mur., e. 1038 perchè l'era rota e presa la soa zente,
pur pensava a dovirsi vindicare.
1460 Loro si asoldava granmente
quanta zente di soldo lor trovava,
e per avirne dasìa bon pagamente.
Pavesi ancho lor non dimorava,
gran fornimento e zente si facìa,
2465 di farse più forte ciascuno pensava.
Ciascuna parte li so amici querìa,
che a quela guera li dovese aiutare
perchè a loro gran bisogno si facìa.
Comaschi tra loro eben a parlare
2470 che Milan e Pavia si disfarebe,
se dredo andava a questo guerezare,
E che per loro mior si serebe
che insieme lor pace si facese,
ben che credian che adeso noi farebe.
2475 So ambasatori volsen che andese
a Milano per volir lor tastare
di Milanise que animo avese.
'Fono cum Milanisi a parlare
dicendoli quello chi era so miore,
J4S0 di questo quasi li vosen ascoltare.
Comaschi a Pavia andò anchore,
e cum queli di pace si parlava:
lor si risposen che li parìa il miore.
A Milano anchora si ritornava;
24S5 Lodesani che questo fato sentìa,
anco lor a Milano andava.
A Milanisi gran pregar si facìa
che pace cum li so vicini avire
devesen volir, che bona si seria,
1490 Che Pavesi per amici tenire
voiano li Milanisi voluntera,
'e questa era chosa da non asdire.
Tanti feno di loro la pregerà,
che risposeno volivasi consiare
2495 quello che per loro meio a far era.
Milanesi insieme a parlare:
fu preposto quello che far si devia,
e. xiii, e. 2 o seguer la guerra o pace piare.
Chi per un modo e chi per altro dicìa,
t, XLIV, e. 2
e. XIII, e. 1
2500 ma uno anticho e sazo provato,
che molto bon parlar lu' si facìa :
Signori, dimando mi sia perdonato,
s'io dicesse chosa chi non vi piacesse,
lo mendar per vui sia aprestato. 5
2505 'Dicho che a zaschun si recresse
questa guerra che tanto è durata,
più piacerla che pace si facesse ;
Vu aviti gran zente impresonata,
in li presoni di Pavesi stano, 10
2510 li sue familgie sono sconsolata.
Cum grande spesi e grande affanno,
questa guerra conveniti fare,
cason di lamentarsi zaschun anno;
Convien che dinari si deza sborsare, 15
2515 altramente niente non si farìa,
troppo dole a chi ben no'l pò fare.
Però lo mio conseio si seria
che cum nostro honore pace si facesse,
e non circhar guerra chi è a nui ria.
20
2520 Se Pavesi lor a vui si mandasse
che fosen grami de li nostre offensione
e perdonanza e pace dimandase,
Dicho che li nostre responsione
deno esser humile e acceptare 25
2525 quel che domandan e sie ben rasone.
Uno si levò e cominzò lodare
lo dito che cholui dito si avìa,
e tutti li altri si ebben a firmare.
Subito mandò che Comaschi lì sia; 30
3530 rezitono quello ch'era parlato,
di tratar la pace si li de' bailìa.
Cum quelli pati ch'era rasonato,
li Chom aschi a Pavia andava,
cum li mazori si ebben parlato, 35
2535 Dicendo che milanesi domandava
che a Milano devesen andare,
e dire che la pace bona bramava.
E mal contenti si devesen chiamare
dil danno eh 'a Milano fatto avìa, 40
3540 in questo mo' la pace volian fare.
Pavesi che questi pati si oldìa,
dicìa: per questo nu zia no' staremo
che tra nui e loro bona pace sia.
Tutti li ordeni, che da dar era, si deno; 45
2545 'ambasarìa bella si cavalchava,
Comaschi e Lodesani secho andeno.
v. 2491. voluntira B — v. 2492. da non contradire B — • v. 2493. pregira B — v. 2514. deza] debla B
v. 3530. vui] nui B — t. 2546. secho] sego B
AA. 423-427]
DI BONAMENTE AUl'KANDl
55
Tutti inseme a Milano arivava,
l unno reccvuti Cum grand' lionorc,
iti un pala/.o luti il disinonta \ a.
1550 L'altro zoiih), (uni grand'amore,
5 insieme tutti si tono a parlare,
non ricordando alcliuno suo dolore.
Pavesi umelmcntc rasonare
cuin milanesi alora si facìa,
25155 pace dimandano la debian lare ;
10 Li danni a Milano fati li recresìa,
bona pace loro si domandava,
li presoneri tutti lasati sia.
Milanesi che loro si ascholtava,
2560 la domanda vista de li Pavesi,
15 dil suo bon dire molto li lodava.
Di bona volontà fono tutti accesi,
di far bona pace sì li rispondìa,
dimentigando tutti li offesi.
2505 La pace spalmezata tra lor facìa,
20 contenti l'una parte e l'altra stava,
lo popol di Milan che questo sentìa,
Gran festa per la terra menava ;
la pace cridata, Pavesi si partìa,
2570 a Pavia cum gran festa si tornava.
25 Li presoneri lassati si fidìa,
la pace in Pavia si fé cridare,
Comaschi e Lodesan a casa si zia.
Festi grande in Pavia fen fare,
2575 zaschun alegro si mostrava,
30
bagordi facìan, baiar e cantare.
Per lo simele a Milan bagordava,
piacir a solazo tutti si dasìa,
di dani recevuti no' recordava.
2580 'Anni quatrocente vintiun chorìa;
35 di marcio la guerra si fu comenzata
nel quatrocent vintitrè pace facìa.
E quando la pace fu cridata
dil mese di setembro era alota,
2585 rimasen li parte tutti consolata,
40 dimentichate cum tute lor bota.
(Cap. LXIII). - De Marciano imperatore.
Marcianus dredo fu imperatore,
45 anni quatrocent cinquantaun chorìa,
sette anni lui si stette signore.
1590 In lo suo tempo li ver;une perla,
undeci milia si ie n'anegone,
stampone una dm ( hsola di< 1.1.
Marciano poi l'i fati lui menone,
quando la sorte rene, lui moi |;i,
2595 non troppo zente di lui l'alagnone*
In tempio Apostolorum lo sepelia,
'foli fato quello grande honore, f xm,c. I
che a tal signore si con venia.
La sua donna chi era di gran valore,
2600 fìola d'Arcadio chi fu valente;,
in quel luogo fu sepelita cum honore,
a lo suo corpo fue baron e gran zente.
(Gap. LXIV). - De Leone imn.ratore.
Leo fue dredo po' imperatore,
anni quatrocent cinquataoto corìa,
2605 deceset anni si stete signore.
In lo suo tempo di san Marcho si fidìa,
lo suo corpo a Venesia portato,
cum gran reverenda lì lo riponìa.
(Cap. LXV). - De Zeno imperatore.
Dredo a lui si fu inchoronato
2610 Zeno; quatrocent setantacinque corìa,
anni decedoto lui tene stato.
In suo tempo molti leze si facìa,
fu homo sazo e di grande afare,
la morte vene chi lo portò via.
(Cap. LXVI). - De Anestasio imperatore.
2615 Anestasio possa a imperare, mu»., e. urn
anni quatrocent nonantadu' chorìa,
vintise' anni fu in signorezare.
(Cap. LXVII). - De Iustino imperatore.
Iustino dredo a lui si venia,
anni cinquecent desedoto alore,
2620 nove anni si stette in signoria.
(Cap. LXVIII).- De Iustiniano imperatore.
Dredo a lui si fu imperatore
Iustiniano; cinquecent vintiset chorìa,
v. 2555. dimandano] dimandando B — 2560. vista] iusta B — 2573. comasci B — v. 2584. alore B — vv. 2578-
2638. icapp. LXIII-LXVIII rispondono rispettivamente in B ai capp. LXVI-LXXI — 1. 42. VA ha nella rubrica erroneamentt :
Graciano — vv. 2587-2638. om. Mur. — v. 2590. virgene B — v. 2591. si se martirizone B — v. 2592. ancora Ursola
seco in compagnia i? — v. 2596. apostorum in Ai corretto in B — v. 2600. Arcadio che valente si tenia B — vv.
*5°6"35°7« In lo suo tempo a Venecia si fidìa | portato lo corpo di san Marco beato B — v. 2617. vintisete B
56
LA u CRONACA DI MANTOVA
fAA. 427-450]
finu. e. 10S7
e. XIII, e. 4
e. XIV, e. 1
UR., e. 1085
anni trentaoto si ste' signore.
Molti libri di leze hi si facìa
1615 codicho e digesto conlìrmoe:
in suo imperio molto ben rezìa.
Li leze romane lu' abrevioe,
in quel tempo era Presciano,
che molti libri lu' si compiloe.
2030 In suo tempo si fu per certano
lama granda e grande mortalitate,
carne humana si manzo per pano.
Lui fu homo di gTanda honestate,
catholico e iusto per ognun si tenia,
2635 in suo tempo ebbe prosperitate.
Vene la morte chi lo portò via,
in Costantinopoli sepclito,
al suo corpo grand' honor facìa.
(Cai-. l.XIX). - De Guerra orta inter
MAXTUANOS ET MUTINENSES.
' In lo so tempo si se posedìa
2640 per mantuani di Pado lo fiume,
da Oio a Burana quanto tenia.
Usavasi di libertà bel chostume,
zaschun per Pado posìa andare,
'senza pagar o rosso o albume.
2645 Resani e Modenesi impazare
dil tiume di Poe loro si volìa,
dician che li volian avir afare
Perchè lo suo terreno lor si avia,
che a quel fiume si confinava,
3650 per quel che avian, la sua parte volia.
L'uno e l'altro questo dimandava,
e per volir questo lor optenire,
ambasatori a Mantua mandava.
A Mantuani si ebben a dire
2655 l* facenda per la qual venia,
e che a loro si devesse piacire
Che quello che domandava e querìa
li fusse compiazuto senza questione,
perchè fortezi su la riva far volìa.
2660 Mantuan risposen sua intentione;
non eran disposti volir compiacire
di chossa chi guastasse sua rasone.
E che loro si li facia sapire
che lo fiume di Po per suo tenia,
2665 e sì cum suo lo volìa mantenire.
Di suoi terreni torgene non volìa,
anzi volian li sue raBon conservare,
ma di far fortezi sì li respondìa,
Che forteze non lasaraven fare,
2670 perchè in processo li porla avenire 5
che li forteze li farian guerrezare.
Ma cum bon vicini li deza tenire
che da lor averàn bon amistate,
e sempre acunzi a far li so piacire.
2675 Quando loro ebbeno ben notate, 10
lo parlar che Mantuan facìa,
da Mantuani tosen corniate.
Ali loro terri loro se ne zia,
zaschun a li suoi si ricitava
26S0 quello che Mantuani dito avìa. 15
Quelli comunità si se turbava
e insieme si fanno a consiare ;
in effetto loro si terminava
Che a Mantua si deza mandare
2685 a far a Mantuani asapire 20
che intendivan volir laborare,
E in sul suo terren, era suo volire
due fortezze che lor far si volìa,
cum rason non si potìa con tradire.
2690 Quando questo lor terminato avìa, 25
a mantuani so mesi mandava,
che sua ambasata molto ben facìa.
Mantuani di questo si turbava
chognoscendo la sua intentione,
2695 ma pur tra loro molto rasonava: 30
Se cum questoro vegnemo a questione
'per volir queste forteze divedare,
dirase che faremo contra rasone,
'Perchè ugnum sul so pò lavorare,
2700 li teren son soi, quest'è veritate 35
che cum rason non lo devemo fare;
Ma se contra a nui averà rieltate,
e nu consentemo che li fortezi fia,
virimo anchor secho a inimistate.
2705 Dirano che '1 Po conceduto li sia, 40
e nui non ie lo voremo dare,
tra nui si nasirà la gran risia,
E convirà che vegnemo a guerra fare,
e per li forteze che loro si averano,
2710 mal potremo a loro contrastare. 45
Li nostri vicini de nu' beffe f arano;
meio è in lo principio comenzare
11. 1S-10. Cap. I.XXII in f> — v. 2639. qui Mur. riprende il testo interrotto (v. 357) e com. lib. II, cap, II
— v. 2644. roso o abumo B — v. 2674. acunzi] aparegiati B — v. 2678. terri poi si se ne zia B — r. 26S3.
fanno] fono B — v. 3702. rialtade B — v. 2707. naserà rcs\a B
[A. 520 aprile-dicembrel
DI BONAMENTB ALII'KANDI
57
e dir di no die torsi restaiano,
IO se pur vorano i>ucii.i < imi mi lare
3715 meo di loro mi' non valcmo,
e meio di loro sapremo aime/.arc.
5 Mandar si voi e por li mesi e sì diremo
che non voiemo che fortezi si fa/.a,
se pur far volesen guerra, prederemo.
3720 Mandon per li mesi persona saza,
venuti li mesi loro sì li di eia:
10 voiemo che a vui per nu non si taza.
Nostra intencione dito vi sia,
nui non voiemo di questo consentire
2725 che forteza a Poe per alchun si fia.
E chi pur avese tanto ardire
15 che fortezi facesse comenzare,
chi li fera si li vorem vedire.
Li mesi lor comiatò, lor tornare,
2730 a Modena fon tosto arivato
e li Resani a Modena trovare.
20 Di Mantuan la intention contato,
audito quello loro si turbava,
e tra loro ebben terminato,
2735 Per li mazor di Rezo sì mandava
che cum lor conseio volìan fare,
25 di Resani dodese chavalchava.
Fono insieme tutti a parlare
e tra loro per fermo concludìa
2740 che per Mantuani non si deza stare
Che una forteza apresso Pado fia,
30 la qual sia forte e farla guardare,
e quella de li Modenesi sia.
Un'altra possa si se dezza fare,
2745 che sia per li Rezan a sua diffesa,
in qual luogo fian sie da determinare.
Per li Modenesi la parte presa
dov'è Rever, la forteza si faza
chi sia forte e di zente ben atesa.
2750 'Per li Rezani, là ò a lor piaza,
un'altra forteza si deza fare,
40 che ribecho al Mantuan si àza.
Terminono di farla fìchare
dove la vila de Mirasol a stazo,
2755 su la riva di Pado quella fare.
Terminato ch'ano molto viazo,
45 l'ordine de li zente facian dare
e ch'el si cerna homeni di ventazo,
Lavoranti e cum arme andare,
35
1760 e che '1 castello comenzalo si si.i
e ii.-iiu ii.MiM Nt<- ;i deza laboi are.
Li /.cut.- ordifiatamentt si /.ia
lo Castel per Modenesi comenzare,
a cliavar li Coi < omin/.ono pria.
1765 Modenesi e Ke/an sopra stare
armati, li lavoranti solicitava
che presto si devessen laborare.
Olduto li Mantuan non dimorava;
li mazori tra loro conseio facìa,
2770 que era di fare loro si parlava.
Ordine di presente si dasìa
di zente in quantità trovare,
li quali tutti ben armati sia,
' E in servitio li deza dimandare mu«., e. 1089
2775 a Bresani che li serva di zente
per un so fatto che voiono fare.
A Bresa mandono di presente,
bresani voluntier si li servìa,
cinquecento armati bona zente.
2780 Uno capitaneo li conducìa;
in Mantua zunti, Mantuan fé' fare
la mostra di tuta zente chi avìa.
Dua milia esser si se trovare,
ben armati e tutti chaminava,
2785 verso il Po feci lo so andare.
Nave eran aprestate chi pasava,
di note lo Pado lor si pasono,
al campo di Modenesi si arivava.
Mal in ordine Modenesi trovono,
2790 l'asalto grande e gran cridar facìa,
Moderassi e Rezan sbaratono.
Subito quella bastia combatìa,
nò era anchor forte complita,
in pocho tempo quella si avìa.
2795 Tuta la zente si eran scoffita;
novecento cinquanta ne piava,
tutti ligari li feno lì a drita.
A li preson di Mantua li mandava,
quello castello si feno lor fare
2800 e cum gran zente molto lo guardava.
Quelli terreni Rivera chiamare,
per ugnun Rivera di Pado si dicìa,
'però River lo Castel nominare. e. xiv, e 3
Bresani alegri a Bressa redìa,
2805 Modenesi e Rezan dolenti stava
per la gran rota che habuta avìa.
e. XIV, e. 2
v- 2753. terminono lor di farla edificare — v. 2763. modenesi] in B per lo più modenisi 0 modiniai — v. 2766.
lavorenti B — v. 2774. si deza B — v. 2776. voiono] voiun B — v. 2795. scoffita] sconfita B — r. 2801. giamare B
58
LA "CRONACA DI MANTOVA . [A. 250 aprile-dicembre]
Mantuan gran festa si menava
perchè cran stati victoriosi,
in ugnc parte in la terra s'alegrava.
aSio Modenesi e Rezan desiderosi
deli sue zente de li preson tirare,
de domandarli eran vergognosi.
A Feraresi loro ritornare,
e ali Parmesan anchor pregava
2815 che per loro si devesen oprare.
Che Mantuani che li odiava
e forsi che g' avìano rasone,
movirasi a pace chi li pregava.
A lor piaza oprar li sue persone
>Sjo in devir parlar cum Mantuani
che li pasati offese li perdone,
Offerendo cum lor li volir piani,
sempre secho cum bon vicinare,
cum bon vicini e li volir sani.
28J5 Li suoi preson restituir e dare
B lor piaza, di gratia li domanda,
questo dono non li deza negare.
Non dubitemo che sera si granda
e piascvel lo nostro bon dire,
3S30 che da loro aventi bona vivanda.
Quando di parlar fu lo so complire,
Feraresi e Parmesan respondìa:
di parlar per vui avemo bon volire,
E cum più tosto poremo fato sia,
3S35 li nostri fati in orden cunzaremo,
molto viazo se meteremo in via.
Aprestati fono, disse: andemol
in via si misen, a Mantua arivava,
possa: tra lor andiam e si diremo.
2840 A li retori Mantuan parlava,
per Modenesi e per Rezan dicìa
e dolcemente loro si pregava
Che quelli comuni ricomandà li sia
e bona pace rendere li piaza,
2845 perdon e gratia a loro far debìa.
E li presoneri lasar si faza,
disposti ugni chossa volir fare,
chi sia licita e quel per fermo aza.
„., e. 1090 'Complito ch'aven lo suo parlare,
2850 Mantuani a loro si rispondìa,
che avian inteso lo suo parlare
E di la pace che lor si dicìa
e di lassar tutti li so presoneri,
■pra quelle parte si respondìa:
2S55 Acunzi erano di far voluntieri
'a quelli comuni zio che domandava,
volia che f esen questo in primeri :
Di Pado, di qual si tenzonava, 5
a quello in tutto renunciar divesse
60 e simel lo Castel che lor fabrichava;
Anchor che quei comun si prometesse
che mai per lor non si deza tentare
che in quelle parte forteze si fesse. 10
Li suoi terreni si dezan laborare,
2S65 dil suo far ben sì se contentaremo,
voian pur cum nu' ben vicinare.
Quelli ambasatori: nui prometemo
lina a oto zorni da vui tornare, 15
speremo che bone nove portaremo.
2S70 Lor partiti a Modena tornare,
cum queli comunità si parlava,
tuti li pati li eben a recitare.
Modenesi e Rezan si contentava; 20
cum li ambasatori orden dasìa
2S75 che si facesse zio che bisognava.
Un modenese e un rezan tolìa:
sindici per carta li fecen fare,
zio che faranno afirmato si sia. 25
Tuti insieme a Mantua andare;
22S0 li pati e la pace si concludìa,
li presoneri fecen relasare.
De li pati li carte si se facìa,
e quelli sindici alor si zurono 30
ferave atesso a zio che prometìa.
2885 Li ambasator a Modena tornono,
li presoneri alegri se n'andava,
Modenesi gran festa menono.
Da possa in zae pocho curava 35
quelli comuni devir aquistare,
3S90 in la Rivera di comprar lasava.
De tempo in tempo a desquistare
queli comuni si ano curato,
tanto che lor non g'àno più a fare. 40
Anni cinquecent vinti puntato
2895 corìa, quando la guerra cominzoe,
dil mese d'aprile non è punt erato.
Mesi nove la dita guerra duroe,
Modenesi e Rezan si fono sazi, 45
amici di Mantuan star circhoe,
3900 più non trattò di far a lor oltrazi.
▼. 2830. che be.i rlsponderano a la dimanda B — v. 2859. renonclar devesse B — v. 3S66. ben] bon B
|AA. 000-643]
DI BONAMENTE ALIPRAND1
(Cai-. I.\X). - Di SECUNDO TIBERIO [IMPE-
RATORE.
Tiberio seminio In imperatore,
5 anni cinquecent sctantasete eliorìa,
sete anni lui ai stette signore.
(Cai-. l.XXI). - I)k MAURITIO [MPERATORE.
Mauricius dredo a lui si venia,
10 3905 anni cinquecent otantatrò alorc,
vigiliti anni si stette in signoria.
De Italia in quel tempo era signore
'Agusulcho, tuto signorezava,
Mauritio in Italia vene alore.
15 2910 Italia tutta lui si acquistava,
in Lumbardia lui si venia,
e tuta di sopra si recuperava.
Cremonesi a lu rendersi non volìa,
per forza di zente l'aquistone
20 2915 e quella a sachomano si metìa.
Possa a Mantua si chavalchone,
Mantuani non se gè volìan dare,
Mauricio Mantuan diffidone.
Gran combatter a quella facia fare,
25 2920 ugni zorno Mauritio la combatìa,
pur ali fine cum secho s'acordare.
'Mauritio in Mantua si ne zia
cum molti baron di gran vaia,
Mantuani a loro grand' honor facìa.
30 2925 Veronesi s'acordon senza bataia,
Mauricio a Costantinopoli zia,
'asa' rimasen cum dano e travaia.
cum qualro pede e quatro OBSD0 nato,
1940 DI aldi membri era tuto compiuto;
mirai ulosa cliona ugnun tenia
( Ile total corpo non eia inai vc/.uto.
In quel tempo si grande fredo venia,
vigni e arbori in ugni parte lecbare,
1945 m Anglia di Eredo gran zente moria.
35
40
45
(Cap. LXXII). - De Fochas imperatore.
Fochas dredo a lui sucidiva,
perchè lui per forza si aquistoe,
2930 Mauricio cum li sue man ucediva.
In quel tempo che lui si duroe,
di grandi mali chose si fé' fare,
a Roma granda guerra menoe.
Anni secent tre al comenzare
2935 lo suo imperio de honor coronato,
anni otto durò suo signorezare.
In suo tempo si fu alor trovato
un corpo humano esser nasuto
(Cap. 1. xxiii). - De Eradio [mferatore.
Eradius dredo a Focas sucedìa,
anni secent undesi era alore,
trenta un anno stete in signoria.
In lo suo tempo si vene lo errore e. xv, e. 1
2950 di Macometo che Saracin convertìa,
per dir busie si li misen amore.
Machometo lunga persona avia,
era sazo e in dir e in fare,
dil bruto morbo spesso si cazìa.
2955 Volivasi di quello pur scusare,
mostrando che quel mal non avesse,
ma era l'angelo li venia a parlare,
Convegnia che a terra si zetese,
'per honorar l'angelo che li parlava, e xv, e. 2
2960 e che da Dio comandament avesse.
Uno monacho apostata l'insignava
li modi che lui devia tenire,
e cum quelli lui zaschun inganava. mur., c 1091
Sepe far tanto che al suo dire
2965 tuta Saracinia a sua leze volzìa,
e quella anchor si fanno mantenire.
Anni secent trentaquatro chorìa
quando di Machometo fu lo finire, mur.,i.ii
saracini a lo suo corpo grand honor facìa.
2970 E in quel tempo, senza alchun falire,
fue in Roma lo terramoto grande,
asa' chase chazeno e muri chadire;
For de li canali l'aqua spande,
in ugni parte creseno si forte,
2975 meraviar fazia pizoli e grande.
(Cap. LXXIV).
TORE.
De Costantino impera-
Costantino a Eradio sucediva,
anni secent quarantatrì alore,
mesi quatro imperio si rezìa.
vv, 3901-2984. i capp. LXX-LXXIV rispondono in B rispettivamente ai capp. LXXIII-LXXVI — vv. 2901-2903.
om. Mur — v. 3904. com. lib. II, cap. Ili in Mur. — vv. 2928-3029 om. Mur. — 11. 1-2. la rubrica manca in A;
la deriviamo da B — 1. 34. Focho] A, corretto in B
60
LA «CRONACA DI MANTOVA
|AA. 643-703 d. C]
Ju«., e. 1091
r. XV, e. 3
Atosegato si fu quel signore,
sua madrigna si l'atosegoe,
in Scicilia li haron gran dolore.
Lei e lo Molo Eraclo signorezoe,
anni [dece] la sua signoria durava,
molto mal lei si se portoe
(Cap. LXXV). - Di: Consta xs imperatori..
3985 Constans de Costantino intrava,
anni secent setanta du si chorìa,
di la corona si se imperiava.
Anni vinti sette stette in signoria,
in quel tempo in Scicilia arivava
2990 Saraceni, gran zente secho avia :
Quella Scicilia loro si robava,
posa a chasa loro si tornono,
gran dolor Sicilian menava.
(CAP. I.XXYR - DE IUSTINIANO IMPERATORE.
Iustiniano di Costantin incoronone,
2995 anni secent otantaot si chorìa,
dece anni la corona si durone.
Cholui cum saracini pace facìa,
anchor cum altri sepe pacifìchare,
sazo, discreto e bon si dicìa.
3000 Iustiano seppe augumentare
di romani asai di suoi honore,
molti libri de leze compilare.
Quando fu il termine di quel signore
che li dece anni la signoria compila,
3005 Leo patri ciò, lo qual non gh'avia amore,
A Iustiniano la dignità tolìa,
lo naso e la lingua li fé' taiare,
possa in preson meter lo facìa.
(Cap. LXXYIh. - De Leoni imperatore.
'Leo antedito vene a imperare,
3010 anni secent nonantaoto chorìa,
tre anni durò suo signorezare.
Tiberius chi Absmarus si dicìa,
contra Leone si vene a turbare,
e per ingano e forza ebbe la signoria.
3015 Leo preso, lo naso li fé' taiare,
possa in preson lo fé' tenire
fin ch'el durò suo signorezare.
(Cap. i.xxyiu). - De alio Tiberio impe-
ratore. 5
Tiberio possa dredo lui avire
la signoria e fato imperatore,
3020 guadagnola cum grand schaltrire.
Anni setecento si choria alore, 10
sete anni lui stete in signoria,
intrò in rezimento cum honore.
In suo tempo alota si aparìa
3025 uno duxe, Gisulpho chiamato,
lo qual Italia molto disfacìa. 15
Iustiniano, non lo sopra nominato,
a Tiberio tolse la signoria,
a lui rimase possa l' imperare.
(Cap. LXXIX). - De guerra orta inter 20
MANTUANOS ET CREMONENSES.
3030 ' In li ditti tempi anchor si nasìa
gran discordia tra li Cremonesi
e li Mantuani question facìa. 25
Lo lìume de Oio chi fa sue dissesi
tra '1 Mantuano e '1 Cremonese andare,
3035 ziaschun per suo volian far diffesi.
Lo Mantuano noi vole comportare,
molti navi di mercantie robono, 30
li Cremonesi di zìo si turbare:
Per tal chason guerra chomenzono,
3040 gran dalmazo li parte si facìa,
zaschun di loro gran zente asunono.
Ugni zorno per tutto se offendìa, 35
in qualunque parte dove si trovava
robava, piavasi, anchor s'ucidìa.
3045 Li chase in ugni parte brusava,
taiava le vegne, arbori taiare,
aspra guerra tra loro si usava. 40
Li Mantuani fecen so asunare
di gran zente, a Cremona andono,
3050 e intorno la terra loro s'atendare.
Lo suo carozo cum secho menono,
a molta zente lo facian guardare, 45
in su la porta loro si firmono.
vv. 3985-3203. i capp. LXXV-LXX1X rispondono rispettivamente ai capp. LXXVJ1I-I.XXXJI in B — 1. S. Con-
stans] C'ostanto B — v. 3981. Cicilia B , qui e altrove — v. 3982. Erado B — v. 3983. dece] manca in A, derivato
da B — v. 302S tolse] tose B — v. 3030. Mur. riprende il testo e coni. lib. II, cap. IV
[AA. 703-705]
DI HONATVIKNTK AUPRAND1
61
Clini li manfani in la lena li. in-,
3055 cum quelli molta /.ente ama/ava;
li Cremonesi focea 10 atunare<
Clini gTOD /cute a Manina eavalchava,
5 bestiame e sente asa' si piono,
'e a Cremona luto si menava.
3060 Quei presoneri in li preson cazono;
alcgreza grande in Cremona farla,
per quella presa tutti si conforto-nò.
10 Mantuani a cui molto dolìa,
la guerra più forte facian fare,
3065 sì che Cremonesi molto si temìa.
Lodesani e Cremasela domandare
fecen alora che alturio li desse,
15 che da Mantuan si potesse liberare.
Li diti a Cremonesi promesse,
3070 cum molta zente si li sechorìa,
Mantuani o si o no che volesse;
Di campo levarsi si convenìa,
20 in sul Mantuano si se tirava,
l'una parte e l'altra in orden si metìa.
3075 Mantuani Bresani dimandava
che di zente li divesse servire,
Bresan lo fece e zia non dimorava.
25 Tuti li zente si fecen fornire,
zaschun in bon orden si metìa,
3080 perchè a tempo a campo volian zire.
Cremonesi per lo simel facìa
de li sue zente, grandi ordeni dava,
30 zaschun in punto per andar si metìa.
Vene il Cremonesi chavalchava,
3085 sul Mantuan si for arivati,
a Reverso presso a Menzio s'atendeva.
Mantuani cum li so ordeni dati,
35 for di Mantua loro si uscìa,
di fora da Curtatoni attendati.
3090 Gran guardia li parte si facìa,
ugni zorno tra lor scharamuzare,
di l'una e di l'altra parte si morìa;
40 'Cremonesi molto facian guardare
lo suo charezzo cum secho menato,
3095 Mantuan per simel al suo facia fare.
A un zorno ebben terminato
li Mantuani di bataia dare,
45 e quando l'orden fu in tuto dato,
Una note si andono asaltare
3100 li Cremonesi, la luna lucìa,
tutti in rota, non napian <|u<: lare.
I )i za <• di l.i ( 1 emoni li luzia,
la rna/.or parte <li Loi t * > 1 1 piati,
(lenirò da Manina li ( dikIik 1,1.
3105 in li pre "ili inni ( ai ( erati,
tre milia cento li nunn rava,
cum orden dato fosen ben guardati.
Lo suo care/o in Mantua menava,
pavaion e travachi guadagnono,
3110 cavali e armi asai ne trovava.
Gran botino tra loro si trovono,
'per li gran robe che trovati avia
e che dentro da la terra menono.
A Cremona gran pianto si facìa
31 15 per la rotta ch'era stata tanta
e per li presoni che Mantuan avia.
A Mantua la zente tutta quanta
facia gran festa e grand'alegrare
per la vitoria avian habuta tanta.
3120 Dredo un tempo si cominzò a tratare,
Cremonesi acordo dimandava,
Mantuani non lo volian fare.
Milanesi a questo s'amezava,
fadigandosi che pace si desse,
3125 Mantuani puro la denegava.
Milanesi a Mantuan che dicesse
se alchuna chosa da loro volìa
che Cremonesi a lor far potesse,
E che a tutto loro si disponìa,
3130 pur che li presoneri potessen avire,
disposti a far tutto quel che a lor piacìa.
Mantuani vole conseio fare,
e li mazori insieme asunati,
sopra di quello feci gran parlare.
3135 Tra i citadini di seno asenati,
uno in lo conseio parlava e dicìa:
tenir si voi modo da esser loldati.
E ancho in nu' crudelità non sia,
pensemo di chosa chi ne faza honore,
3140 a eternai memoria questo sia
Per dar a Cremonesi lungo dolore
e che sempre vezan la lor grameza;
se ne fan questo li renderem amore.
Volir che ne prometan per certeza
3145 di far una porta cum un zirone,
cum rocha e torre di tanta altezza;
La torre sia fatta a tre cantone,
XV.
t. XVI, e. I
MUR., c. 1092
v. 3088. useìal us\a B — v. 3089. Curtatoni] Curiatoni B — v. 3099. ad asaltare B — v. 31 19. habiuta B
v. 3129. che a ogni cosa lor se desponla B — v. 3130. presoniri in B, qui e altrove — v. 3141. longo B
ó:
LA "CRONACA DI MANTOVA
[AA. 705-7251
XVI.
e. IOJ
perchè nesuna altra simel sia,
e per lo simel sia lo zironc.
•,150 Da ugne lado de la porta si fìa
tanta passa di muro in volta,
a la forma dil muro di Roma sia.
Del Cremoneso menati predi e molta
di l'aqua de Oio ne porli da impastare
',155 sì cne di Mantua non azan ricolta.
Cum sua zente e spessa debiam fare
•«•ih., i. ii che questo ch'i ò dito per lor sia fato
e di tutto 8ecuritate dezan dare.
Fina a dece anni termen li sia dato,
3160 lo fiume di Oio di Mantua sia,
cum Milanesi di ciò sia rasonato.
De li promesse ostazi dar debìa
homeni cento che qui dezan stare
lina che '1 domandato fato si sia.
3165 'Se questi patti loro volen fare,
li suoi presoni si seran lasati,
che liberamente se ne posan andare.
'Li consieri ch'eran lie asunati,
questo conseio tutti si lodava,
3170 di domandar quello fon deliberati.
Cum Milanesi dil fato parlava,
a li Cremonesi loro parlono,
e di far tutto molto li confortava.
Cremonesi di questo non contentono,
3175 volian inanzi due tanto dinar dare,
e Milanesi de questo pregono.
Milanesi cum Mantuan parlare,
lo dir di Cremonesi si referìa,
. [, e 3 Mantuani niente nen voi fare.
3180 Dicendo che loro asà dinari avia,
quelli pati dimandava per honore,
per altro modo non voi che pati fìa.
Alora Milanesi di valore,
Cremonesi a far tutto confortava,
3185 li Cremonesi cum grande dolore
Per uscir di preson si contentava,
Milanesi per loro si prometìa,
ostazi cento in Mantua lasava.
Per belli carti li pati si scrivìa,
3190 li Cremonesi di preson lasati,
non ben contenti a Cremona si zia.
Al termen de dece anni ch'eran dati,
li Cremonesi tutto fecen fare,
e li so' ostazi si sono lasati.
3195 Mantuani alora fen nominare
quella porta Quadroza chiamata
perchè a tre canton la fen fabrichare.
La guerra cum Cremonesi comenzata, 5
anni setecent tre alota chorìa,
3200 nel mese di mazo la dita principiata.
In setecent cinque si se facìa
la pace da Mantuani e da Cremonesi,
'dil mese di febraro si compila. 10
(Cap. LXXX). - De tercio Giustiniano
IMPERATORE.
Iustiniano terzo si sucedla, 15
3205 anni setecent sete chorìa alore,
se' anni imperator si stasìa.
Chostui si fue quello signore,
che a Lione tolsi la signoria
per volirse far lu' imperatore. 20
(CAP. I.XXXI). - De Piiilippo imperatore.
3310 Filippo dredo lui si venia,
anni setecent tredese alore,
un anno e mezo imperator stasìa.
(Cap. LXXXTE).- De Anastasio imperatore.
Anastasio fue po' fato imperatore, 30
anni setecent quindese chorìa,
3215 'tre anni lui si stete signore.
(Cap. LXXXIII). - De Theodosio impera-
tore. 35
Theodosio dredo a lui si venia,
anni setecent decedoto era alore,
uno anno imperator stasìa.
40
(Cap. l.XXXIY). - De Leone tmperadore.
Leo si lo trasse d'imperatore,
3120 l'imperio per lui aquistava,
anni setecent viginti era alore. 45
Venticinque anni signor durava;
vv. 3204-3230. i caj>p. LXXX-LXXXIV rispondono ai capp. LXXX1II-LXXXV1I in B — vv. 3204-3329. om.
Mur. — v. 3158. securità deza B — y. 3167. posan] porano B — v. 3170. niente nen] nicnto ne B — v. 3202. da
mantuani a crcmonisl B — v. 3203. fue complita B — 1. 28. Anastasio secondo B — 1. 34. Theodosio tercio B —
1. 41. Leone tercio B
A A. 725-7001
IH BONAMKNTK ALIPRAND1
63
in quel tempo Pipino hì ro/.ia,
la corona di franca governava;
3U5 E in quel tempo laracini si vonìa,
Costantinopoli si asidiono,
5 anni Irò in asodio gè stasìa.
Robati li paesi, possa si levono,
gran quantità di prcson e roba avia,
3230 in Sarasinea tutto si portono.
io (Cai*. LXXXV). - De Constantino [impe-
ratore.
Constantino po' dredo si venia,
chostui fu lo terzo Constantin signore,
15 anni setecent quarantacinque chorìa.
Dece anni si stete imperatore,
3335 fiolo fu de Lione prenominato,
Irene sua matre secho rezia tutore.
A imolar demoni]' lui era dato;
20 in suo tempo l'imperio si dividìa
al re di Franza si fue traslatato.
3240 Constantino cazò la madre via,
anni sete solo si stette signore,
chostui di gran mali si facìa.
25 Hyrene sua matre vene alore,
la signoria al fiolo si tolìa,
3245 anni cinque imperò cum honore.
Lei imperando gli ogli cavar facìa
a li fioli di Constantin so fiolo,
30 cum gran crudeltà questo si facìa.
L'ultimo anno li vene gran dolo,
3250 Karlo di Franza fu fato signore,
lei cazata e morta a gran stollo (!)
35 (Cap. LXXXVI).
RATORE.
De Nichephoro impe-
40
Nichephoro vene possa imperatore,
in Constantinopoli si imperava,
anni nove lui si stete signore.
3255 Costui falsa e trista vita menava,
li suoi baroni lui morir si facìa,
di la sua morte zaschun s'alegrava.
45 (Cap. LXXXVII). - De Stauratio impera-
tore.
Stauratio so fiolo dredo venia,
mesi duo lui hì fue Imperatori
. po' li fu tolti la sua signoria.
(Cap. 1. xxxviii). - De M ichaele IMPERA-
TORE.
Michael po' dredo si fu signore,
'lo sonato lui imperator facìa,
tutti li baroni li avia amore.
Anni setecent nonantaot chorìa,
3265 fu sazo, ardito e amagistrato;
lo senato, tutti gran ben ai li volìa.
(Cap. LXXXIX). - De Karlo Magno im-
peratori:.
Karlo Magno di Pipino nato,
anni setecent nonantanove chorìa
quando lui imperator fu chiamato.
3270 Anni quatordese stete in signoria,
lui di Franza fu primo imperatore,
chostui gran chose al mondo facìa.
Inanzi ch'el fosse imperatore,
papa Adriano lo fece pregare
3275 che in Lombardia venese per so amore.
A Pavia sì vene senza falare,
lo re Desiderio con la moier piava,
cum presoneri in Franza li fé' menare.
Possa a Roma lui si andasìa,
3280 corona li fu data d'imperare,
questo lo papa a lui si facìa.
A quel tempo translato si fìdìa
da Roma in Franza l'imperatore,
da inde in zae a Roma più non stasìa.
3285 Tornava in Franza quel signore,
Saracini che in Bertagna stasìa
e in Germania e in Spagna anchore
Tutti a fé cristiana vegnir si facìa;
Rolando, Oliviero e li altri barone
3290 a quelle bataie sua vita finìa.
Molti e asai altre rigione
in ordene e in pace fé' venire;
Karlo si ebbe l'animo di lione.
Homo temperato e chi sape ben dire,
3295 li suoi fioli, cum erano di etate,
a lettere imparar li facia zire.
Quando erano in prosperitate
». XVI, . 4
■
v. 3230. Saracinia B — I. io. Costantino tercio B — vv. 3231-3305. i capp. LXXXV-LXXXIX rispondono ai
capp. LXXXVIII-XCII in B — v. 3246. ogli] ogi B — v. 3251. stollo] stolo B
64
LA u CRONACA DI MANTOVA
[AA. 799-803]
t. XVII, e. 1
Mi r. e. I0")4
<-. X\ II, e. 2
Min.,
IOJ
Ugni zorno cavalchar li facìa,
poi di virtù 8'imprendia bontate.
3300 Lui si amplitìchò la sua signoria.
la morte che a nessun voi perdonare
a lui si vene, l'anima portò via.
Quando lui perse l'imperare,
anni setandu lui si avìa,
3305 lo fiol dredo vene a signorezare.
(Cai*, xo. - De Ludovicho imperatore.
Ludovicho so fiolo si sucidìa,
anni otocent quindese alore,
vinticinque anni stete in signoria.
Due fratelli avia quel signore,
3310 l'uno Teotoniam si governava,
l'altro in Spagna cum grand' honore,
Di la lor signoria mal si portava,
' volìa cum torto altri superchiare,
pur alfine lor mal si arivava.
3315 Lodovicho chi era imperatore,
lìoli tre lui sazi si avìa,
Lothario si chiamava il mazore.
Chostui di Italici lo rizimento avìa;
lo secondo Pipino era chiamato,
3320 re de Equitania lui si lo facìa.
Lo terzo, Ludovicho nominato,
di la Bavera e Germania signore,
di quelli paesi era coronato.
Ludovicho suo patre imperatore
3325 cum Pipino e Ludovico di Germania,
in Bretagna andon quei signore.
A focho e di ferro quella distruvìa;
dredo a questo si vene a suscitare
gran discordia, tra patre e fìoli venia.
(Cap. XCI). - De Lotfi \rio imperatore quo
nSMFORE MAGNA GUERRA ORTA ESI IN-
TER VERONENSES ET VICENTINOS.
3330 'Lothario vene possa a imperare,
anni otocent quaranta era alore,
quindeci anni fo suo signorezare.
In quel tempo si naque gran rumore
tra Vicentini e li Veronese,
3335 Per un0 fiume fu question tra lore.
L'aqua di l'Agno chi fa sue disesse
apresso di iMontibello, so andare
verso Lonigo a quei terren distesse.
Li lor confine Veronesi volian fare
3340 che fosen lie e li terren tenire,
e quella per sua confine reputare;
E Visentini devesen lor avire
oltra l'aqua lo suo confinare
per sue confine lie si divesse tenire,
3345 Sì che l'aqua divesse amezare
li confine da Vicintini a Veronesi,
per tal modo la chossa divesse stare.
Fina a quel tempo non gera sta contesi,
ma pur Vicintini più oltra asa' tenia
3350 verso Verona li so terren distesi.
Li Veronesi bella ambasaria
a Vicentini per questo mandava,
che sua ambasata molto ben facìa.
Vicentini a loro si parlava,
3355 e in questa forma sì li respondìa:
che granmente si meraviava
Che quello che sempre tenuto avia,
per avirlo loro vignesi a dimandare,
onesta dimanda a lor non parìa.
3360 Li sue rasone non volìa guastare,
li rason d'altri torli non volìa,
sua intencion era questo fare.
'Veronesi olduto loro si partì a,
'tosto a Verona fu lo so andare;
3365 a Veronesi tutto si riferìa.
Veronesi di questo volsi fare
tra lor conseio, li mazor facìa,
in effetto vegneno a terminare
Che li confine far si se debìa
3370 dove per Veronesi era parlato,
o voia Vicentini o no ch'el fia.
D'asunar zente l'orden fu dato,
Ugnarne e magistri fen aprestare,
e quando tutto fue aparegiato,
3375 Verso Montibcllo loro andare,
in sul ponte sopra l'aqua firmava,
e di presente cominzò a laborare.
Quello ponte molto fortificava,
cuna lo suo campo lie si metìa,
1(1
15
:n
25
30
òa
41
vv. 3306-3519. i capp. XC-XC1 rispondono in B ai capp. XCIII-XCIV — v. 3306. Lodovicho B — v. 3310.
Teotonam si gubcrnnva B v. 3313. supergiare /»' — Nota: il cap. XCI risponde al cap. XCIV in B — r. 3336.
Bertagna B — v. 3327. distruvia] d'istruiva B — r. 33:S. vine a susit.irc — v. 3330. Mur. riprende il testo interrotto
e com. lib. V, cap. II — v. 3336. L'aqua del lago B — v. 334S. non go ira sia contisi B - v. 335S, vignesi] ve-
nise B — v. 3369. far si devia B
fA. 813 febbraio-ottobre I DI BONAMENTE AUPKANDI
65
io
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35
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45
33S0 e molto ben loro si guardava.
Vicentini che questo I01 ".curia,
di mala voia per questo Lot stare,
e tra loro gran conscio si Licia.
Fu proposto (inolio ch'eia da fare,
33S5 disen li sue rason volit mantenne,
e questo ugnun divease puntare*
Per zaschuno fo allumato «mei dire;
alor Vicintini in ordine si mella
per volir lor sul Veronese /are.
3390 Di la terra e dil contato cernia
gran quantità di zente ben armati,
per li montagne in Veroncso zìa.
Di note sul Veronese arivati,
ali porte si fu lo suo andare,
3395 bestiame e zente asa' eben trovati.
Quando faciano lo suo ritornare,
per campi e vie asa* zente trovava,
tutti quanti li faciano piare.
A Vicenza lor tutto si menava,
3400 li preson fonno tutti carcerati,
lo bestiame a botino andava.
Quando Veronesi fonno avisati
di tanto dano che recevuto avìa,
di mala voia stavan tutti turbati;
3405 Di farne vendeta lor si dicìa,
ma Vicintini non avìa tardato,
ai so fati bon orden dato avìa.
Veronesi si eben asunato
da cavai e da pede molta zente,
3410 sul Vicentino lo so campo andato.
A le porte andono arditamente,
e a quelle molto forte combatìa,
fon recevuti, non guadagnon niente.
Per tutto lo terreno lor si chorìa,
3415 né bestiame, né zente trovava,
perchè zaschun reduto s'avia.
'Lo ponte da Montebello liurava,
cum gran guarda quello lor si lasoe,
poe insema tutti si se asunava
3420 A li porte de Vicenza si andoe,
gran scharamuze a quelle lor faci a,
in li fosse molta zente s'anegoe.
Veronesi possa per lo Vicintin zìa,
li chase in ogni parte brusare,
3425 biave guastando ogni mal facìa.
Vicentini tra loro lamentare
dil danno li facìa li Veronese)
pur pensava devirsi vinili* ai e
E < uni potreben 1 loi 0 fai ofl
1430 sopra questo molto ni parlava,
e un di loro a pai lar si di
In questo modo a lor rasonava:
uni devemo ogni chosa lare
cum a so tempo Neron si usava,
3135 A tradimenti non devemo guardai'-,
traditi semo uni da Veronesi,
se posemo per simel a lor fare.
'Li nostri dir secreti e non palesi;
mostremo di volir che pace si fia,
3440 di proferir a loro siamo cortesi.
Ambasatori da lor mandalo sia,
che cum loro abia a parlare
per nostra parte, che piacir li debìa
So ambasatori a Vicenza mandare,
3145 che cum loro parlar nu' si volcmo,
e di far questo non deza rechusare,
Perchè tal modo tegnir pensemo
che li daremo bon contentamento,
e di farlo punto non dubitemo.
3450 E da creder che faran pensamento
ch'el sia bono a devir mandare,
temer non pono avir recresimento.
Verano, e nui cum loro parlare,
de li nostri gran danni li diremo,
3455 li quali nui non possemo portare,
E che nui pregar sì li volemo
che ne voian per so amici tenire,
quel ch'a loro piace si faremo.
Se pur sua intentione è d'avire
3460 che li confini a Agno si sia,
di questo voiemo a lor compiacire,
Ma la fortezza si sia tolta via,
quella che sopra TAgno àn fata fare,
e tuti li fosse spiante si sia.
3465 Li presoni che avemo faremo lassare,
desposti in tutto devirli compiacire,
pur che per amici ne voia tratare.
Non laseremo a lor niente a dire
e prometeremo zio che lor vorano
3^70 pur per vignire ai nostri disire.
'Quando loro olduto averano
lo nostro dire e lo bon parlare,
non dubito contenti rimarano.
I »93
e. XVII, e. 3
e xvn, e. 4
v. 3381. questo sentìa B — v. 3384. quello ch'era] quello era in A., corr. in B
v. 3460. a Agno] a lago B — v. 3473. non dubitemo B
v. 3386. pontare B
T. XXIV, p. xui — 5.
LA u CRONACA DI MANTOVA
|A. 843 febbraio-ottobre]
e. WIII, e. I
Hw., t. 1076
Da li suoi lor si vorano tornare,
J475 in l'ormati dì nostra intcntionc,
tutto a pieno vorano recitare.
Lor tornando per far conclusione,
mostremo d'avir granda alegreza
in sonar campane e serar stazone.
34S0 Possa li diremo cum gran dolceza,
dì nostri voiemo cum lor mandare
a quei nostri mazori per piasevoleza,
Che cum lor si debiano rasonare
de tutti li pati che fati avemo,
3485 che per li mazori si debian confirmare;
Perchè gran piacir di questo areremo»
una grada per loro fata ne sia,
di la quale molto si contentaremo.
A Vicenza per far li carte si debbia
3490 venire de li mazori chi li pare,
che li patti in orden mesi sia.
E perchè voiemo gran festa fare,
di soi asai si debiano venire,
perchè giostri si farà e bargordare.
3495 Serano honorati e fati servire,
cum suoi mazori ben recevuti,
cum più serano, averem mazor piacire.
Quando averan questi parlar olduti,
e che a loro piaza questo fare,
3500 vira li nostri fati alor compiuti.
Non è punto da devir dubitare
e he cum gran zente loro si virano
per vedir questa nostra festa fare.
E perchè ancho lor si saprano
3505 li spesi a loro li sera fati fare,
de vegnir più groso lor si '1 farano.
Nui faremo un grand' aprcstare
perchè la corte grassa e richa sia,
e questa voce si faremo andare.
3510 Asa' di la nostra zente armati ha,
in secreto si starano a aspctare
tanto che '1 tempo in ordene sia.
'Venuti che sarano lor per fare
queli chose dite e ordinate,
3515 li porte de la terra farem serare.
Nui e altri che serano armati,
a li traditori morte sì daremo;
li nostre onte seran vendichalt •.
l'ossa a Montibello si andaremo
3520 in atto di chostoro acompagnare,
li sue insigne cum nui portaremo.
Cum questi modi vigniremo a intrare,
la forteza si guadagnaremo,
chi sera dentro faremo amazare. 5
3525 'Se a vui pare questi modi tignemo,
e, siendo contenti, secreto si sia,
questo facendo di servitù usiemo.
Quasi tutti a una voce disia :
quel eh' è dito, per nui si deza fare, 10
3530 e a tutte chose ordine dato lìa,
Quando li chosi degon incontrare,
che '1 cel à dato ordinatione,
la qual alchuno non pò oviare.
Cum era stato dito in sermone 15
3535 Per quello vicintino chi parloe,
tuto apieno senza contraditionc,
A Veronesi vene e incontroe;
di loro la mazor parte si andono
a Vicenza senza alchun tardare. 20
3540 Vicentini molto ben l'acetono,
cum gran lusenghe si li honorava
e molto bene tuti li alozono.
La sira tutti li porte serava
e, quando fono in l'ordine dato,
3545 la notte tutti quanti li amazava.
La matina ebbeno cavalchato,
a Montibello tutti se ne zìa
cum l'insigne, cum orden era dato.
La intrata dil castello si facìa 30
3550 che quei di dentro non s'acorsi niente;
di la sua zente eser lor credìa.
Amazati fono subitamente,
lo castello tuto spianar facìa,
pochi scampono di tutta quella zente. 35
3555 A Verona Vicintini se ne zìa,
in su la porta loro s'atendava;
gran pianti in Verona si facìa.
Vicintini Verona amanganava,
li chase dentro facian ruinare 40
3560 cum li gran prede che dentro zetava.
Veronesi facian gran lamentare
perchè se vediano essere consumati,
di roba e di persona disfare.
De li mazori si se son asunati 45
3565 in sulla sala di lo suo palazo,
25
v. 3f)7. ninirr B — v. 3501. ponto dovir B — v. 350'. sera] fini B — v. 3306. grrso] grosi B — v. 3520.
nto B — v. 3522. riremo B — v. 3524. dintro />' — v. 3^32. ordin.iv ione B, qui é altrove — v. 3535« quello om. in B
— v. 3j4I. loscn^h'- B — v. 3546. cheti B — v. 355* dcdin'.ro B — v. 3564. son] 10:10 B
A. ai3 febbr ilo-ottobre]
DI BONAMENTE A.LIPRANDI
67
di gran dolor tutti affanatL
Un di loro chi era trini sa/.O,
contra li altri parlava e dicìa:
signor, chi siti qui, asapir vi fazo
5 3S7o Che questa terra si é In mala via,
imi scino rimasi pochi corno pare,
convicn che remedio preso si sia.
Ter nui soli a devir riparare
sufficienti non senio al ver dire,
10 3575 alturio d'altri si convien dimandare.
Se a Mantuani fosse lor piacire
si cum bon vicini darne aiuto,
'o di fatti o di parole dire
In quanto a nu' ni fosse piazuto,
15 35S0 io m'oferischo a Mantua andare,
o altro mandati, chi sia più saputo.
Deliberono di cholui mandare,
accompagnato a Mantua se ne zìa,
cum Mantuani si fu a parlare.
20 35S5 Sua ambasada molto ben si facìa;
li Mantuani molto lui pregava
che Veronesi ambandonati non sia.
'Li so gran danni a Mantuan contava,
di roba e di zente eh' era morte,
25 3590 e feramente sì se lamentava;
E Mantuani loro pregava forte
per parte di Veronesi chi li mandava,
che di jutarli volesen esser acorte,
Perchè Veronesi non dubitava,
30 3595 se Vicentini Mantoan oldirano
farà concepto che Mantuan li amava.
E per lo suo ben dir se moveranno
lo suo dur animo a molificare,
che '1 concordio tra loro faranno.
35 3600 Compiuto che aven sua ambasata fare,
Mantuani a loro si respondìa;
in questo modo fecen suo parlare:
Prima, che granmente a loro dolìa
de li gran danni ch'avi an recevuti
40 3605 di roba e di zente corno lor sentìa;
A quel che diti che vi dagem aiuti,
semo aprestati ogni chosa fare
per redur Veronesi in saluti,
E voluntier si voiemo operare
45 3610 a esser e parlar cum Vicintini
e provar di questa pace fare.
1 , |] ( uni debon fax lì bon vi< ì"i
che l'uu per L'altro fatichar si denno,
Cossi farcino (uni animi lini.
Li ambaiador comiato prenden
a Verona tosto loro tornav.i ;
Cum era falò a Veronesi rccilono.
Veronesi de questo l'alegrava;
ambasator Mantuani mandone,
3620 informati a Vicenza arivava.
Cum Vicentini loro s'adì ostone,
che eran andati per volirgi parlare,
e la chason a lor si ricitono.
E corno li bon vicini debon fare
3625 che di pace e di concordia si deno
in tutto volirsi afatichare,
Per tal casone venuti qui semo
a pregarvi, che la pace si fia
tra vui e Veronesi, [vi] preghemo.
3630 Se contra voi lor anno fato folìa,
'chi ne sia ben pagati a nu' si pare
che la vindita in palese si sia.
Non fu mai comuni che per falare,
che la coretion non bastasse
3635 che aviti a loro fata portare.
Da mo' inanzi se più la durasse,
di farli più dani superba seria,
non seria alchun chi non biasemase.
Risposta ne dati che bona sia,
3640 e di questo vi voiemo pregare,
perchè l'è chosa che a ognun piacerla.
Vicintini alor termen domandare
fino a tre zorni s'aspetasse,
perchè si volian di questo consiare.
3645 Li ambasatori in dredo si trasse,
a l'albergo loro si ritornava
per aspettar fin che per lor mandasse.
Vicintini insieme si consiava,
deliberono di non volir fare;
3650 per li ambasatori alora mandava.
Un vicentino cominzò a parlare:
ambasatori, avemo deliberato;
per la vostra dimanda si ne pare
Che di far pace per me non sia trattato,
3655 anzi guerra grandissima si faremo
fina che a Veronesi dure fiato.
Di la vostra venuta si vi regraciemo;
e. XVIII, e. 2
e. XVIII, e. 3
Mfg., e. 1097
v. 3579. a nu' ni] a vui vi B, il senso non muta — v. 3594. Veronisi in B qui e altrove — v. 3604. danni
avian] A, corretto in B — v. 3627. siemo B, qui e altrove — v, 3629. vi pregemo B — v. 3634. coreclon B —
v. 3656. durarà B
68
LA u CRONACA DI MANTOVA
[AA. 843-855]
NI-.»., e. 1OTS
. SV1II, e 4
e. XIX, e. 1
l'andai el star a vostro piacir sia,
nui disposti a farli mal se poremo.
3660 Li ambasatori alor si respondìa:
so pace a loro non voliti fare,
disposti senio che disfati non sia,
' E si se meteremo loro aiutare,
cum tuta possa li diffendiremo,
5 non mancharà quel chi si possa fare.
Stati a Dio, che andar voiemo.
Vicentini alora si parlava:
non vi partiti fin ch'altro diremo.
Di novo anchor tra lor si consiava,
3670 non era impresa da dovir piare,
se Mantuani di questo s'impazava.
Li Mantuani al conseio fen tornare,
dicendo a lor che far si volìa
quello che Mantuani lor consiare.
3675 Ma una chosa asapir li facìa,
ch'el era male a volir aiutare
Veronesi pieni di gran pacìa,
E per chavosi si potian ben chiamare,
li quali eran pien di vanagloria
36S0 e dati sempre a baiar e cantare.
E di tal chose se ne fanno boria,
l'altra zente per niente tenia,
dil ben che li fati non retiràn memoria:
'Viriti anchor vui secho in zilosia,
3GS5 per tal modo che guerra vi farano,
e trovanti che questo tosto fìa.
Loro amici mai non averano,
vole che i so visini soto li stia
e, pur ch'i possa, a zaschun fa dano.
3690 Tra lor e Mantuani asa' si dicìa,
ma vosen ch'el fosse terminato
dove li confine meterc se devia.
Per di mazori veronesi mandato,
e li confine cum loro si terminava
3695 dov'è, li Torre di Confai chiamato.
Una torre lie si se fabrichava,
per eternai memoria contìnono,
li prcsoneri possa si se lasava.
L'oste da Verona anchor si levor.o,
3700 non si partino la pace fen cridare
cum li pati che tra lor firmono.
Li Mantuani a casa ritornare,
per la cita di Verona venia,
i/«5
foli fato un grand' honorare,
Rcgratiandoli che tratti li avia
di grar.da guerra e di grand'afare,
lo qual loro più portar non posia:
Offerendosi sempre di portare 5
a Mantuani grandissimo amore
3713 e per so mazori sempre reputare.
Mantuani da Verona partiti alore,
a Mantu a loro si arivava,
foli fato gran festa e honore. 10
Alora Vicintini intitolava
3715 lo suo titullo cum adesso fanno;
d'aver tradito Veronesi li beffava.
versus z icin ti noni m
a aurea cancha vocor Viccniia flcna veneno „ 15
Anni otocent quaranta tre choria;
37:0 dil mese di febraro cominzono,
dil mese d'otobre la pace facìa.
Da quella guerra insieme piono,
non fu mai bon volir dali Veronesi, 20
a Vicentini sempre odio portono
37:5 K sempre lor di tutte li offesi
fati per altri a li Vicentini,
alegreza mostrato in palesi:
Invidiosi e mali lor vicini, 25
de li lor dani avir contentamento.
3730 a lor non un fatto chosì Vicentini.
Di farli danni non fen pensamento
ano atesso a li lor fati fare,
podio curando del suo recrisimento. 30
Ma pur sempre Veronesi ricordare,
3735 de l'inganno da Vicentin recevuto
'non àn potuto mai dimentigare.
(Cai-. XCII). - De Ludovicho imperatore. 35
Ludovicho po' dredo si sucedìa,
anni otoccnt cimquantacimque alore,
vinti un anno si stette in signorìa.
3740 Cholui cum Romani guerra e rumore, 40
per più tempi Roma si asidioe,
de quella impressa ave podio honore.
In quel tempo alora si incontroe
che a Bresa tri dì e notte pluìa
3745 sangue sgeto che mai non cesoe ; 45
E in quel tempo anchor si venia
3670. Imprisa B, qui e altrove — v. 367:. consio fi ', qui e altrove — v. 3OS0. e adati sempro fi — v. 3695.
dov'ò si dice. II A • glanmto fi — v. 3713. dopo questo verso in fi la terzina varia e manca della citazione latina:
Possa drldo Yi.cntlni si parlava | di Vcronisl gran gabo ne facìa | d'avidi traditi molto si befava | Ani oto-
cent tte, — vv. 3737-3799- i capp. XCII-XCl'I/I rispondono in B ai capp. XCV'-Ll ovt. in Mur.
|AA. 855-931J
DI BONAMENTE AUPKANDI
69
in Pranza lagette i" Bruì quantltatei
se' ali e se' pè e du' demi avlaj
Quelli faciali li |UQ volute
3750 per trenta mìa clic non dimenava,
5 po' a terra iacian li sin; calate
Li biave nei (ampi luti guastava,
e là dove elli si se apundìa,
per quatro mìa suo campo durava.
3755 Fina al mare di Berlagna si andasla,
10 li venti in mare li fccen anegare,
gran danni feno qucli che li facla.
Quello Ludovicho in signorezare
crudel fue, mazor fiol si tenia
3760 di Carlo che possa fu imperatore.
15 Ludovicho dal dimonio si fidìa
trementato in prescntia di so patre,
per terzo dì duroe e po' si morìa.
anni Q0V6I '-ni' <• dll' il I boi la,
'(piallo ani :,na lignO] la dina'.
,, , in quatto tempo alor il avenia,
che li T< d l ( ominzon a imparare
perchè Romani lenteni ia ae dalla.
Perchè Fran< esl non volia dare
alturio (piando Lombardi rebelava,
3790 tolto la corona a lot fato fai e.
e, 1 .
(Cap. xcvil).
TOKK.
De Berengario [mpera-
Berengario dredo si imperava,
anni novecento nove si eh ori a,
tre anni lui si signorezava.
In suo tempo a Roma guerra facìa,
3795 fu ardito in arme lui operare,
in quel podio tempo lui si rezìa.
(Cap. XCIII). - De Karolo imperatore.
Karolo so fiolo vene a imperare;
20 3765 anni otocent sesantase' chorìa,
vinti un messe lo so signorezare.
(Cai*. XCVIII). - De Corado imperatore.
Corado elemano vene a imperare,
anni novecento dodese si chorìa,
pocha mentione di questo si fare.
(Cap. XCIV). - De Karolo imperatore.
Karlo al qual Grosso si dicìa,
anni otocent sesantasete era alore,
25 quando intrò in sua signoria.
3770 In quel tempo si fue alor la mazore
fame, per tutta Italia si era,
gran quantità di zente morì alore.
De gran fati non portò bandera,
30 quando fu il suo tempo lui morìa
3775 — non fu piurato — cum grameza fera.
(Cap. XCIX). - De Berengario impera-
tore.
3800 Berengario secundo si sucèdìa,
anni novecento sedese era alore,
per cholui pochi fati si se facìa.
(Cap. C). - De Henrico imperatore.
Enrico possa fue imperatore,
anni novecento viginti si choria,
3805 chostui in Italia non fu ma' signore.
(Cap. XCV). - De Arnulffo imperatore.
Arnulfo dredo a lui si sucedìa,
anni otocent nonant' alore,
35 dodeci anni lui si stete in signoria.
Amalato lui stete quasi tutore,
3780 in infìrmità che pedogi il mangiava;
guarir no '1 potè di medicina autore.
40 (Cap. XCVI). - De Ludovico imperatore.
Ludovico dredo si imperava,
(Cap. CI). - De Ugo imperatore.
Ugo dredo a lui si sucedìa,
anni novecento vintidu' era alore,
otto anni lui stete in signorìa.
(Cap. CU). - De Berengario imperatore.
Berengario dredo a lui signore,
3810 anni novecento trentaun chorìa,
granda scisma in Italia fue alore.
v. 7347. sagette} saiote B — v. 3753. elli si se apundìa] loro apundìa B — v. 3765. setantase' B — v. 3767.
setantasete B — v. 3786. Teotonici B — v. 3795. oprare B — vv. 3800-3880. i eapp. XCIX- C VII om. in Muk.
rispondono in B ai capp. CII-CXI, essendo il cap. CV diviso in due — v. 3S11. sisma B
70
LA u CRONACA DI MANTOVA
[AA. 946-1000]
XIX, e. 3
XIX, e. 4
Mi." , e. 1099
I-. CHI). - De Lothario imperatori:.
Lothario a l'imperio sucedìa,
anni novecento quarantase' alorc,
due anni lu' si stete in signoria.
(Cai-. CIV). - De Berengario quarto im-
perai' 'RE.
3S15 llcrengario quarto dredo sucedìa,
anni novecent quarantaot alore,
undeci anni si stete in signoria.
In lo primo anno ch'el fu imperatore,
un zorno a nona alor si aparìa,
3820 innumerabele stelle cum fulgore.
(Cap. CV). - De Otto imperatore.
Oto dredo imperator si lìdia,
anni novecento sesantadu' alore,
se' anni lui si stete in signoria.
Chostui si fu lo primo imperatore,
3835 che da Lamagna fu fato fare,
de Taliani non fu po' imperatore.
Alemani si l'à saputa conservare,
'corona de l'imperio per lor tenire,
nul altra zente à potut acquistare.
3830 Qui si caze a recitar e dire
che in quel tempo un mostro nasìa,
creatura di femina e di vire.
In Scicilia quello si avenia,
era un corpo cum una testa grande,
3S35 dinanzi e di dredo lo volto avìa.
Zaschun volto al mento barba spande,
du' ogli e una bocha si avìa
e du' oregie, non cran troppo grande.
Due brazi dinanzi e di dredo avìa,
3S40 due gambe quel corpo si portava,
due pò dinanzi e du' di dredo avìa.
Como volìa in za e in là andava;
quatro mane ai brazi lu' avìa,
di dredo dinanzi corno volìa oprava:
3S45 Spada e lanza e cum archo trasìa,
cum tutti mane molto ben lavorava,
corrente era cum animai chi sia.
Quando cum una bocha lui mangiava,
quando cum due lo corpo pasìa,
3S50 una uscita lo suo corpo vutava.
Galardo e intendente si tenia,
in più bataie fu spermentato,
più che dece homeni fati facìa.
Cum bella donna fue acompagnato,
3855 e di lui du' bei Moli nasìa,
a la forma di lui non simiato.
Cum anno li altri, così loro avìa,
sazi e discreti lor si vegneno,
per tutto il mondo di lui si dicìa.
3S60 Setanta anni olirà si zeno,
possa vene la morte ch'il tolìa,
al suo corpo balsemar si feno.
(Cap. CVI).- De secundo Otto imperatore.
Otto secundo dredo si sucedìa,
anni novecento sesantaot alore,
3S65 vinti du' anni si stete in signoria.
Un lìolo avìa l' imperatore,
lo qual Otto ancho lui era chiamato,
fue altiero quando lu' fu signore.
Otto secundo fue ben amato,
3S70 e dredo a la sua morte si sucedìa
Otto terzo, di lui suo fiol nato.
(Cap. CVII). - De tercio Otto imperatore
Otto tercio a l'imperio sucedìa,
anni novecento nonantaquatro alore,
dodese anni si stete in signoria.
3S75 Chostui si fu quel astuto signore,
lo palazo grande in Roma fé' fare,
asa' chosi si fé' questo imperatore.
Non fu sì sazo si sapesse guardare,
'di thosego lo dito signore si morìa,
3SS0 di la sua morte fu gran lamentare.
(Cap. CVIII). - De spositione magne cam-
PANE QUE INI' SUPER PLATEA.
'Nel mille apuntato alor si chorìa,
che la campana si fu fata fare,
in su tre coione suso si metìa,
In sulla piaza di Mantua corno pare.
3SS5 P)iatrice contessa fabrichar la facìa;
vene fessa che non polla sonare,
10
15
20
20
30
.>3
40
45
v. 3S30. COWnttda in P> un nuovo capitolo, il CTX — v. 3832. criatura />' — v. 3S33. Cicilia />' — v. 3837. ogl
- v. 384 \. dinanzi] manca in A, sostituito con B — v. 3850. usita /• — v. 3^60. sesanta B — v. 3S66. quel Im-
peratore B — t. 3S7J. suecdk] si venia B — vv. 38S1 3899. il cap. CVIII rifonde in B al cap. CX.II, dal quaU
riprendi la Cronica il Mi'R.
|AA. 1000-1025|
DI BONAMENTE ALirkANDI
71
E! parchi la era grande a meraveìa
più che neauna altra il sapesse,
per una menioi i.t li*- metal la l'acia.
3890 Lo malatro chi la lece, suso icrisie
5 questi versi comò su quella pare,
B ciò che ugnun di quella si sapesse:
Hunc quoque catiipanam cuncti cogno-
me ite factum
ausilio Ci/risii lìealricis denique iussu
10 3895 Aiulrce sancii [ad\ laudati quo sii Ubi
[(-/triste
In Millesimo domini Oddo magistcr hoc
opus composuit quod expletum dco ac-
ccptabillc occulisquc omnium apparet mi-
1 5 rabille et dicuni omtics homincs Dco gra-
[tias.
(Cap. CIX). - De Henrico imperatore.
3900 Henrico secundo dredo si venia,
20 anni mille tredese si era alore,
dece anni lui stete in signoria.
25
(Cap. CX) - De Conrado dux Francho
RUM IMPERATORE.
Conrado dux di Franchi imperatore,
anni mille vinticimque si chorìa,
3905 sedece anni lui si stette signore.
30 (Cap. CXI). - Qualiter quidam Filippus de
VOGADRIS VOLUIT EFFICI DUX MANTUE.
Nel millesimo si fu alore,
un citadino Mantua si avìa
tra li altri tenuto di mazore.
35 Filippo di Avogadri ditto fidìa;
3910 cholui pensò di Mantua signorezare
e quella redur a sua tiranìa.
Perch'el fosse possente, noi potìa fare
se grande alturio d'altri non era dato,
pur si vene lui a devir pai
39x5 A Verona avìa gran parentato
cum quelli da Suxnoriva alorej
<Im> cian grandi a tegola gran itato.
Cavalchò a Verona senza dimoi'-
e cum li parenti tuoi si parlava,
3920 di lo suo volire si li disse il tenore.
E sopra questo fato si li pregava
che cum di amici divesse parlare}
vcgniali fatto se loro l'aiutava.
Li parenti cum di amici rasonare,
3925 di questo fato in secreto li dicìa
cum esso loro devessen aiutare.
Perchè se la chossa fatta venia
'ch'el suo parente si fesse signore
di Mantua, per grand' honor se '1 teria;
3930 ' Possa li seria utile oltra l' honore,
e ancho li so amici ne sentirave,
pregava che a farlo li desse favore,
Pregando non devessen recusare
che ancho utile dil suo comun seria
3935 questo signor per amico acquistare.
Zaschun largamente prometìa,
quando il fato sia in ordinatione
che asapir a loro fato si sia.
Fato chi sono li promissione
3940 a Philippo e i parenti firmamente,
a lui si vene lo chore d'un lione.
Da Verona si partìa di presente,
a Mantua in breve arivava,
avìa un so compagno asa' valente.
3941; Tutto lo fatto a lui si contava,
pregando che cum secho esser divesse.
che bon per lui se la chossa andava.
Ma secreto lui si tenesse
quello che lui dito si li avìa,
3950 che persona dil mondo noi sapesse.
Quello Philippo in città vedrà stasìa,
apresso a la porta dita Co de Bo;
, e 1
Mun., t. I10O
v. 3892. ognuni B — vv. 3896-3899. in B e in Mur. terminano rispettivamente in: composuit, omnium e gratias
— v. 3809. dopo questo verso in B sono le seguenti cinque terzine: La verità tu lectore qui si d\ notare | quella campana
che di sopra ò nominato | cosi non iace comò pria solìa stare | Misèr Guido di protonotari di Gonzaga nato | quela
campana sopra dita disfece senza falare | del mili quatrocent quaranta quatro ani pontato | Che l'era integra e volsi
5 un'altra zitare | perchè di campane magistro era lodato | cum oto finestre cum lui volsi fare | Ancora cum Uteri
dintorno circumdata | in su la quala è scolpito misèr Adamo | più granda de la prima e ben adornata | Cum altre
figure e molto foiamo | sopra oto coloneli di petra viva fondata | in su la piaza di s. Andrea cum nui vezamo.
// metro di questa interpolazione riferentesi a fatti posteriori alla morte dell' Aliprandi , ci accusa nell' autore la nessuna
pratica del verso, e ci spiega la maggior scorrettezza del cod. B. In calce (e, 62 recto) è la seguente nota d'altra mano:
io Guido de Gonzaga prepositus ecclesie Maioris Mantue, propriis manibus hanc campanam in onorem preciosi san-
guinis Christi, tempore Illustris principis Dom. Io. Francisci de Gonzaga primi marchionis Mantue a. d. 1444 —
vv. 3900-4238. i capp. CIX-CX1 rispondono in B ai capp. CXIII-CXV — v. 3906. In mille quaranta si fo B — v. 3940.
saltato in B, punteggiato come lacuna in Mur. — v. 3952. cho de boe B
72
LA u CRONACA DI MANTOVA
[A. 1000]
col capitanio grand amista avìa.
Cimi quel capitaneo lui si parlò
3955 e lo so fato e volir si li dicìa,
quel capitanio si li promise alò,
. ,-. noi E che f arane ciò chi li piada
li suoi ordeni sazamente dare,
che al suo piacir la porta li darla.
3960 Filippo non seppe sì secretamente fare
che la eh ossa si se vene a sentire,
sì che Philippo sen convene andare.
Lo compagno, voiando lui fuzirc,
fu preso quando lui se ne zia,
391,5 al palazo menato al martire.
A cholui di squassi si dasìa,
tanto che tuto lui confessava
di lo trattato che in Verona fatto avìa.
Lo capitanio lui si se n'andava
3970 e molti altri che '1 fato sentìa,
chi era in colpa tuti si scampava.
Filippo scampo a Verona tirava,
molti di altri dredo lo seguìa,
ai so parenti lo fato li contava.
3975 In la roba di fuziti molto si procedìa,
tutte le chase li fonno robate,
a lor tolto in tutto zò che li avìa.
Mantuani, chi che fonno acertate,
di tuto il fatto corno el era stato,
39S0 di mandar a Verona fon pensati.
e xx, e 2 'Dui ambasatori a Verona mandato
a domandar che '1 suo citadin li dia,
perchè gran tradimento avìa tratato,
Di Mantua volir tore la signoria,
39S5 cum l'alturio di alcuni veronesi;
, .x\,c. 3 mancho questo ben fato li parìa.
Pregava che li foseno a lor resi,
quel citadino cum li altri dare,
e di questo non devessen far contesi.
3990 Veronesi a Mantuan parlare
che Verona si era in libertate,
chi li venia, securi posìan stare.
E ch'el sarìa grande disonestate,
che chi fosse a Verona venuto,
3995 si desse ad alcuna comunitate.
A cha' di suoi parenti e recevuto,
savemo bene che loro no *1 darìa,
da asa' citadini è molto ben voiuto.
Mantuani a loro sì li dicìa:
4000 vui fariti male si vui non li date,
di questo convien che gran rumore sia.
Stati a Dio. A Mantua fon tornate,
cum Mantuani si contò il tenore
di la andata, perchè cran andati.
4005 'Per quello cominzò gran rumore 5
tra Mantuani e li Veronesi,
guerra grande senza alchun amore,
L'una parte e l'altra grandi offesi
prendendosi e chasi asa brusare,
4010 non guardando a guastar li paesi. 10
Un bon tempo durò lo suo mal fare,
li parte accesi di mal volire,
zaschun di loro fecen so asunare.
Presso a Villafrancha, al ver dire,
4015 ambe li parte si se atrovone, 15
dura bataia fecen senza mentire.
Veronesi feramente si portono
contra li Mantuani arditamente,
che per forza Mantuani redrezono.
4020 Cridava li Veronesi valente: 20
moral mora! a li Mantuan dicìa,
morti e feriti ne fon molta zente.
In quel punto gran secorso venia
a Mantuani chi eran sbaratati,
4025 per lo secorso presen vigoria. 25
Li Veronesi chi erano affannati,
non poten per lo secorso durare,
roti fonno, asa' di morte danati.
Veronesi cominzan di scampare,
4030 Mantuani dredo li perseguìa, 30
facìasi tra loro gran cridare.
Mantuani di loro si prendìa
cinquecento setanta, tutti ligati
'ali preson di Mantua li conducìa.
4035 Anchor li Mantuani congregati, 35
da pedi e da cavalo chavalchono,
ali porti di Verona lozati.
Fenno bastie e mangani drizono,
dentro da Verona si facìa trare,
4040 molta zente dentro si amazono. 40
Gran fame in Verona si vien a fare,
perchè loro recolto non avìa,
dentro da la terra era gran lamentare.
Veronesi conseio tra loro facìa,
4045 deliberono alturio dimandare, 45
lo duce da Storicho si requerìa,
Per suo signore lo volìan acceptare,
e dali Mantuan li diffendesse
v. 3960. seppe h\ secretamente] discretamente B
nettare B
v. 396S. in Verona om. in B — r. 4041. fam B — v. 4047.
[A. 1000|
1)1 BONAMENTE ALIPRAND]
73
e tosto fesse se li piacìa di lare.
4050 LO ciuci- volse che ((.uscio si lesse,
tr;i li suoi lo fato si dicìa,
e quel che lor parìa si dicesse.
5 Per quel conscio si se concludìa
che questo er;t rhosa da devil lare,
4055 e ch'el si faza tosto zaachun dicìa.
Veronesi aia avìa fato portare
li bandere dil dussc a li porle
10 e in su le torre a Mantuan mostrare.
Li Mantuani si combatìa più forte,
4060 scharamuze ugni zorno si facla,
d'ambe le parte asa' recevla morte.
Lo duce cum zente si zunzla,
15 dentro da Verona fu intrato,
li Mantuani che questo si sentìa,
4065 Lo suo campo si ebbeno levato,
ordinatamente si se tornono,
tuto lo campo a Mantua arivato.
20 Veronesi alor liberati si fono,
quelle bastie si feceno guastare,
4070 grand'alegrezza Veronesi mostrono.
Lo duce ambasarìa fé' mandare
a Mantuani per volir sapire
25 se pace o guerra lor volìan fare.
Fo tratato pace al ver dire,
4075 li presoneri lasati si fidìa,
a Verona tornon senza falire.
Dredo un tempo lo duce si partìa,
30 in Verona capitaneo lasoe
che per suo nome la terra rezìa.
4080 'A quel capitanio si comandoe
che iustitia a zaschun divesse fare,
possa in li soi paesi chavalchoe.
35 Li Veronesi facìan grand'alegrare,
perchè se vedìan avir signore
4085 da diffenderli chi mal li volese fare.
Davasi bon tempo senza timore,
'ma pur Mantuani forte odiava,
40 voliali male senza alchun amore.
Fino a mille quarantase' durava
4090 che la signoria del duce si servono,
possa domino loro si cambiava.
A quella signoria si rebelono,
45 lo capitanio loro cazò via,
di Verona cum vergogna si andono.
4095 Iachomo da Sumoriva si facìa
« tpitanio del popò! e rectoi <-,
e mollo ben la tei ti si
Quando Lo duce intese il tenore
di Veronesi ch'eran rebellatii
(100 ne L'animo ebbe un gran dolore.
Per li soi baron tonno mandati;
tutto lo fatto a loro si contava,
/-tirava a Dio che ne serian pagati.
Mantuani punto non dimoiava,
4105 mandon al duce sua ambasarìa,
sua ambasata a loro ordinava.
Al duce li ambasatori si zia,
a Bolzano loro si l'ebben trovato,
per parte di Mantuani li dicìa,
4110 Che Veronesi si l'avìan beffato,
e questo non divesse volir pasare,
che per sempre ne seria vergognato;
Anzi volesse vindita grande fare,
che mantuani in tutto s'offerìa
41 15 esser cum lui a questo vindichare.
Lo duce a loro, che molto li piada,
regracioli di tale ambasata,
aceptando quello che dito avìa.
Pregando loro che a questa fiata
4120 Mantuani cum secho si disponesse,
che Veronesi senta la sua spata.
Fatti tra loro tutti li promesse,
che a tal fatto era bisogno fare,
al duce disen che licentia li desse.
4125 Licentiati presen a chavalchare,
in breve tempo a Mantua zunzìa;
quel chi era fato loro recitare. MuR> c_ lut2
Di presente in ordine si metìa
li Mantuani cum la sua zente.
4130 aspettando lo duce chi venia.
Lo duce non tardava de niente,
per li suoi baroni si fece mandare
ch'el sia in ordine tutta la sua zente.
Veronesi, senza alchun tardare, x x, e. 4
4135 la terra in forteza si metìa,
di novo la fecen palanchare,
E molto ben in ordine disponìa
li lor forteze e bon orden dava
divirsi deffender cum gram vigorìa.
4140 'Lo duce cum suo exercito non tardava, ,. Xxi. e. 1
zunsi a Verona cum gran furore,
di là da l'Adese lui s'atendava.
v. 4071. duse B — v. 4085. di/fender che B — t. 4091. domino] de animo B
B — v. 4140. suo exercito] soa zente B
v. 41 12. che per] perchè
_
71
LA "CRONACA DI MANTOVA
|A. 1000]
XXX, e. :
ira.
1103
(v.«., e. 1104
Mantuani cum animo di valore,
di za da l'Adesc lor si se fermono,
4t ^5 Veronesi atorno asidiati alore.
D'aprile era quando la asidiono,
Veronesi lo recolto non poten fare,
in breve tempo le biave manchono.
Lo duce in ogni parte facìa inastare
4150 le biave che per li campi trovava,
anchor li chase si facìa brusare,
E Mantuani per lo simel guastava ;
fu preso di Veronesi gran zente,
in li preson di IMantua li mandava.
H55 'Veronesi a la deffesa franchamente
molti Elemani fecen morire,
tratavan sempre pur di tradimcnte.
Paduan e Visentin requirire
clic a lor alturio divesen dare,
4160 che tristamente no' i lasen perire.
Lor risposen che non Tosavan fare,
de lo duce loro tema si avìa
che li sue terre non zesse a guastare.
Ugni zorno a le porte si combatìa,
4165 li mangani in la terra facìan trare,
gran parte di chase a terra metìa.
A la perfine non potìan durare
perchè la vituaria li manchava,
lo popol dentro facìa gran lamentare.
4170 Ambasatori al duce mandava
che la terra a lui dar si volìa,
ma una chosa a lui dimandava:
Che robba e li persone salvo sia.
lo duce a loro non vole far niente
4175 e voi che liberamente si se dia.
Alora Veronesi di presente
lo duce chiamono per so signore,
li porte fen aprire amantinente.
Mantuani introno cum furore,
41 So e per lo simel lo duce facìa,
le porte fé' serar comò signore.
La terra a sachomano si metìa,
li Veronesi si facìa piare
in ugni parte quanti lor possìa.
4185 Asa' di loro presen a scampare
per tema di la morte fuzendo,
l'Ade9se passava chi sapia nutare.
Li Mantuan li zìa perseguendo;
tre milia veronesi fon piati,
4190 dura preson a lor far dicendo.
Asa' donne si fono vergognati,
li Thodeschi di quelle molti presse
'ch'era belli, in Lamagna mandati.
L'octavo zorno conseio si fesse, 5
4195 lo duce li Mantuani dimandava
di far crudel vindetta di Veronesse.
Di farli morir lui si parlava,
li Mantuani non gè lo consentìa,
di far altra vindita rasonava. 10
4200 Contra lo duce Mantuani dicìa:
gran crudeltà seria farli morire,
per altro modo puniti sua folìa.
Lo duce disse che divesen dire
di la vindita che a lor parerave 15
4205 che Veronesi divesen patire.
Mantuani disse che consiarave
per eternai memoria si facesse
vendetta, una che sempre se n' dirave.
Che lo naso a tuti lor si taiasse: 20
4210 a lo duce questo molto si piada;
fu preso l'ordine che far si divesse.
Di presone li Veronesi for trasìa,
al suo domo si fono menati,
tema grande di morte loro avìa. 25
4215 Preso al batesterio asunati,
li nasi a loro si fece taiare,
fato questo si fono liberati.
Per Verona si facìa gran dolorare,
femene e putì in ugni parte pianzìa, 30
4220 la roba sua vedìa altro' portare.
Li Mantuani alegri stasìa;
lo duce Verona libera lasava,
Mantuani a Mantua se ne zia.
Li Mantuani gran festa menava: 35
4225 bagordi e giostri si fecen fare,
per tutta la terra ugnun s'alegrava.
Tu, lector, si debbie ben notare :
po' che Veronesi receven l'offessa
di nasi taiati e vedirsi rubare, 40
4230 'Sempre mal da morte palessa
ano voiuto a li Mantuani,
e sempre contra loro sua mente accessa.
Difatti loro non fecen ma' parlar sani,
de li suoi dani s'àno gloriato, 45
4235 contra loro non l'à fato Mantuani.
Ma gran disgratia la sua è stato
v. 4149. fack] fé' B — v. 4177. chiamono] giamono /? — v. 4179. introno] intorno B — v. 41S4. potla B
— v. 41S7. nutare />' — vv. 41S9-4190 dura preson a lor fan mlnnzarc | tra milia Vcronlsi si fon prise B —
t. 4193. Klcmagna B — v. 4209. taicssc B
|AA. 1000-1048 nprilc|
1)1 BONAMENTE ALIPRAND
;
che a Ugni Hiioi vicini voicn male,
da materia vene questo peccato;
Per gran superbia in arogan/.a sale.
5 (Cap. cxii). - De enventione sanquinis
( HKisri.
42|o 'Mille quarantaoto si chorìa,
lo conte Bonifacio di gran valore,
cnm la sua donna in Mantua si stasìa.
10 A quella donna si facìa grand' honore,
per nome Beatrice era chiamata,
4245 de Dio e di santi avìa gran timore.
Questa donna da zaschun era amata
saza e valente per ugnum si tenia,
15 di nobel sangue la dita era nata.
Bonifacio un servo so si avìa.
4250 lo qual Adelberto era chiamato,
e di la vista dai oglij mal vedìa.
Questo Adelberto sant' homo reputato,
20 in l'ospitai di santo Andrea stasìa,
e lo suo vivere era lì diputato.
4255 Non era anchor santo Andrea abbatìa,
né gesìa granda fata anchore,
hospetal era, che povri si tenia.
25 Adelberto, de Dio bon servitore,
una notte dormendo li apparìa
4260 santo Andrea apostolo mazore.
'Lo qual al dito Adelberto dicìa:
levati suso e da Beatrice se vae
30 e dilli che per certeza tegnir debìa
Che '1 locho veramente si se sae,
4265 dov'è lo sangue de Christo reponuto,
e insema al locho andante lae.
Mostrolli dove quel sangue fu metuto,
35 dicendo che He la faza chavare,
che senza fallo verali compiuto.
4270 Adelberto smarito in del svegiare
di questo sonio, a pensar si venia,
e di presente si se mise a andare.
40 'A Beatrice de presente ne zia,
tuto lo sonio a lei si contava,
4275 che santo Andrea ditto li avìa.
La donna questo lei si a:;clioltava,
ma pur ben non gc dahia fede,
che vero fosse quello li manifestava,
E pur sopra ai non cremando si s<-d'-,
4280 parlali che tal cliosa enei non divese,
di far circhar l'animo si risedè.
IC Adelberto alora sì disse:
madonna, non stati di far chavare
a ciò che '1 sangue benedetto s'avesse.
4385 La donna a lui si presse a parlare
e cum menaci a lui sì dicìa:
a questo luogo io si farò cerchare ;
Se '1 non si trova che verità sia,
dil tuo sonio si ti farò pentire
4290 perchè '1 tuo dir si troverà busìa.
Adelberto alora prese a dire:
fati chavar al luogo ch'io diroe,
se '1 non si trova, fati vostro volire.
La donna cum Adelberto si andoe,
4295 lo luocho a quella donna mostrava,
che santo Andrea a lui disignoe.
Fue trovati homeni chi chavava,
e lo suo chavar cum disio facìa,
ma pur niente loro non trovava.
4300 La donna turbata alor sì dicìa:
lasati stare e più volir chavare
e Adelberto abastonato sia.
Adelberto si presse a parlare,
quella donna molto lui pregava,
4305 di farlo battere no' 1 facesse fare.
La donna a umeltà si tornava,
licentiò Adelberto, e lui se ne zia
allo spitale dove lui habitava.
Questa revelation chi fu la pria,
4310 a die quatro di marcio veramente
si fu fatta a lui per sant'Andria.
La chosa giace e non si dice niente ;
lo primo d'aprile si ritornava,
'santo Andrea dicìa: amantinente
4315 Adelberto levati! si li comandava
che da Beatrice si deza andare.
Adelberto d'andar si dubitava.
., e. lì',.
e. XXII, e. 1
e. XXII, e. 2
Mur., e, 1106
v. 4238 materia] mateza B ; dopo questo verso, l'amanuense del nostro codice contìnua con una terzina, che,
per la cronologia, è fuor di luogo, e segue il racconto per oltre due colonne fino a quando accorgendosene riprende il filo,
ripetendo a suo luogo il già trascritto brano; così si spiega come, per queste stampe, manchino tetta parte della e. 2
e le segnalazioni delle ce. 3 e 4 della carta XXI; nel cod. B invece, segue il v. 4239 che manca nel nostro e eh' è se-
5 gno evidente della fine del capitolo, poi continua, senza didascalia, il racconto con uno sbalzo cronologico al 1148, e cioè
al nostro z: 45^9, per riprendere indi a poco il capitolo " De inventione sanguinis Christi „ rispondente al cap. CXVI ;
Mur. segue la stessa disposizione della materia — v. 4239. manca in A sostituito con B — v. 4251. ogi B — v. 4255.
badia B
76
LA u CRONACA DI MANTOVA
[A. 1048 aprile-maggio]
f. XXII, e. 3
Mm., e. 1107
Santo Andria a lui: non dubitare!
vani da lei e per mia parte dirai
4320 che di presente la faza chavare,
E una ambasata anchor li farai,
clic la volunta di Dio creatore
per mia parte tu asapir li fai ;
Che chavar si deza al luocho anchorc,
4315 per lo sangue de Christo vero trovare,
e per lei non staga d'avir questo h onore.
Adelberto si se misse a andare;
a Beatrice tosto fu andato,
tuto il fato si li ebbe a contare.
4330 Beatrice cum animo turbato,
a Adelberto parlava e sì li dicìa:
anchor a dir busìe sie tornato ?
Io vi prometto per la fede mia,
se questa fiata non si porà trovare,
4335 convien che a vui granda pena sia.
La donna anchor si feci chavare,
e pur niente anchor si trovava,
Adelberto feci molto abastonare.
Adelberto a l'ospitai si tornava,
4340 di mala voia forte lui si stasìa,
e contra Dio si se lamentava.
E santo Andrea anchor da lui venia
lo terzo di mazo a confortare,
e per parte de Dio a lui si dicìa
4345 Che da Beatrice si deza andare,
che '1 tempo si é, e no' faza restanza,
che '1 sangue de Christo deza trovare,
'E dubitar non dezza, che senza fallanza
la voluntà di Dio omnipotente
4350 voi ch'el sia e asa firma speranza.
E dilli che guardi e pona mente
in l'orto dove la terra fa tremare,
che lìe faza chavar e di presente
Lo sangue benedetto vira a trovare,
435S e quello cum granda divotione
faza tore e granmente honorare.
Adelberto cum gran consolatione,
la fede sua molto firmava,
che verità fosse era sua oppinione.
4360 A Beatrice allegrosso si andava,
dicendo a lei che più non deza restare,
per parte de Dio si li comandava.
Tutto lo fatto li ebbe a contare,
che santo Andria ditto li avìa;
4365 la donna di questo fé' grand' alcgrare.
A Bonifacio so marito si zìa,
' tutto lo fatto a lui si contoe,
Bonifacio «rand'ale«Tezza avìa.
Cum li mane al celo si regracioe, 5
4370 l'uno e l'altro gracia dimandava,
che Dio a loro non gè la negoe.
Cum gran divotione lor dimandava
Dio che tanta gratia a loro dia;
di trovar quel sangue iusto pregava. 10
4375 Bonifacio di presente si facìa
per lo veschovo di la terra mandare,
che Marciale per suo nome avìa,
Che cum la geresìa si deza aprestare
e che non faza alchuna dimoranza 15
4380 a l'ospitai di santo Andria andare.
Lo veschovo si non feci tardanza,
cum lo glero a l'ospitai si zìa,
Bonifacio e la donna senza fallanza.
La zente di la terra tutti trasia 20
4385 a l'ospitale per volir vedire
quel sangue iusto dil qual si dicìa.
Adelberto alor prese a dire :
andemo al logo ch'io vi mostraroe
e in quello si farite fodire. 25
4390 Andono tutti che non dimoroe,
chavono pocho ch'el fu atrovato
quel sangue iusto che zaschun salvoe.
Cum gran voci a cel si fu cridato,
tuta la zente cridando dicìa: 30
4395 misericordia del nostro peccato!
Lo veschovo, cum la sua geresìa,
cum grandissima divotione,
quel sangue benedetto si tolìa.
Beatrice cum gran contricione, 35
4400 e Bonifacio anchor molto pregava,
a Iesu Christo lor facian oratione.
Dio alora gran miracol mostrava,
per tutto il mundo gran splendor parìa,
che tuta zente si meraviava. 40
4405 Anchor mazor miracol Dio facìa:
zoppi, ciechi, livrosi se liberava,
d'ugni parte li zente si venia.
Lo^ veschovo a ziaschuno mostrava
quella ampoleta col sangue benedetto 45
4410 e cum la spungha: ugnun si meraveiava.
Tossa lo veschovo quel sangue netto
v. 4319. vane 8 — v. 4325. trovato B — v. 4333. sic] tu sei B — v. 4352. ternare] A, sostituito con B —
v. 4359. che vero fosse sua opinione B — v. 4360. alcgro B — v. 43)3. divocionc B — v. 4406. cegi, leprosi B
|AA. 1048-1040]
Di BONAMENTE AUI'KANIH
77
cum la sponga si lo reponìa
in la confesslon dilo hospetaletto.
Quel hospital una gesiola avìa,
1115 che Biatrlce avla fata lare;
5 divini oilìcii in quella ni se facla.
Gran quantitate di /ente lie andare,
quella gesiolla molto si visitava,
Grandi ofììcij Biatrice facia fare.
4420 'Per tutto Italia la voce andava
10 di] sangue di Christo vero atrovato;
ala cita di Mantua ugnun tirava.
'Hericho imperator sensato
questo fato si vene a sentire,
4425 cum il papa Lion ebbe parlato.
15 Di questa inventione si ven a dire,
confortava il papa divese andare,
per questo sangue benedetto vedire.
A lo papa si piazie lo parlare;
4430 cum li suoi cardinali si se metìa
20 in ordene a Mantua andare.
Mandò che per Italia dito sia
che ala Asensione lui serae
a Mantua cum tutta sua geresìa.
4435 E che '1 sangue de Christo se mostrarae,
25 e gran perdonanza li vorà dare
a tutti quelli che lie se trovarae.
Di questo si facìa gran parlare,
gran zente in ordine si se metìa
4440 per vegnir a quel sangue visitare.
30 Lo papa Lione da Roma si partìa,
cum tutta la sua corte arivoe
a Mantua, secho granda geresìa.
Marciale veschovo si lo recevìa,
4445 notabelmente Io feci honorare,
35 sì che zaschun contentament avìa.
LumbardijThoschani vene a habundare,
Thodischi Franzesi e altra zente;
tanti abondava, manchava l'alozare.
4450 Or nota e poni quie ben la mente,
40 che tanta fu la zente chi venia,
che miracol parìa a tuta zente.
Sotto li portegi e per li strati dormìa,
e la citade a questo non bastava,
4455 che for da li porte gran zente stasìa.
45 Vene lo zorno chi s'aspetava;
lo papa cum tutta la geresìa,
una solenne messa si cantava.
Lo di'- di la Asensione questo fai
4460 e, perchè la gesiols non era grande,
in su la pi.i/.a la festa si facìa.
Dilla la messa la voce si spande
che lo sangue de Christo si de' mostrare,
e L'uno a l'altro si lo dice e pande.
4165 Tutti li zente cominzan a tirare
intorno, li pia/.e luti s'impila,
al terzo dò li zente non gc possia stare.
Lo papa col manto si vestìa,
lo sangue benedetto si mostrava,
4470 tutto lo glero oration si facìa.
Misiricordia zaschun cridava;
era sì grande la voce del cridare,
1 che tutto l'aiere sì ne resonava.
Molti fiate si convene mostrare
4475 in quel die per satisfar a la zente,
ch'era venuti lo sangue visitare.
Quello die fue fatto a complimento
tutto quello che far si devia;
partisi una gran parte di li zente.
44S0 L'altro zorno che po' dredo venia,
lo papa la giesiola volsi sagrare;
a questa sagra si fu gran gieresìa.
Al papa prima si de cominzare,
li cardinali, patriarcha di Golìa
4485 e cinquanta veschovi dei notare.
Arciveschovi e abbati di badìa,
preti e frati numero fu tale,
che a zaschuno meraveia parìa.
Fu complito l'offitio e rituale;
4490 lo papa gran perdonanza dasìa
che a lavar li peccati si vale:
Di pena e di colpa la conferìa
a' confesati e pentiti che lì si trovoe,
che li so peccati remisi li sia.
4495 Cardinali e veschovi poe,
a quella gesiola gran perdon lasate,
patriarchi e arciveschovi lasoe.
'Asa' fonno le perdonanze date;
lo papa e li altri in orden si metìa
4500 per volir a Roma far andate.
Bonifacio e Biatrice si li facìa
a lo papa un grand honorare,
di quanto il stete cum sua geresìa.
E per lo simile lo veschovo fare
4505 a quanto in Mantua Steno,
e. XXU, . . <
Muh., e. HO»
XIII, c. 1
Mur.
1109
v. 4414. del hospedaleto gisiola B — v. 4427. confortò B — v. 4429. piaque B — v. 4443. cum seeho B —
t. 4448. Franziosi B — v. 4449. tanti ne vene B — v. 4474. convien B — v. 4489 e rituale] e riale B
7S
LA u CRONACA DI MANTOVA
[AA. 1049-1149)
i. XXIII, e. 2
• XXIII, e. 3
ben alozati e ben da manzarc.
Lo papa e cardenali si partono,
ichovi e abbati zaschun se ne zìa,
tutti consolati cum alegrcza zeno.
4510 Anclior tuti li foresteri si partìa,
rimase li Mantuani cum quel honore,
non l'ae citade che in sto mundo sia.
l)iatrice donna di gran valore,
matre di Mathelda, fu honorata
4515 per honorar lo sangue dil Salvatore.
Questa gesiolla fu amazorata
corno si vede e adesso si pare,
e per lei anchora si fu dotata.
Abadia lei He si facia fare.
45:0 che dodeci monaci viver li divesse,
per li otlìcii divini lì celebrare.
A Dio piacque che Bonifacio morisse,
tra san Petro e san Polo sepelito,
in una archa lo suo corpo misse.
45:5 Biatrice possa dredo al marito:
' anni vinticimque lei si vivìa,
in Pisa lasò il corpo smarito.
Li Pisani sepelir lei si facìa,
nobil sepulcro li fu fato fare
4530 e dentro in quello so corpo metìa.
Rimase Matelda, saza in parlare,
sua lìola, era molto previdente,
magni cosi feci e feci fare;
La sua istoria ne parla granmente.
(CAP. CXIII). - De 11 i:\rico imperatore.
4535 Ilenrico fiolo fu adoptivo
di Conrado, dito indi è imperatore,
fue homo che fue molto activo.
Mille quarantaot era alore,
anni undeci lui si imperoe,
4540 morete poie li fu fatto honore.
(Cap. CXJV). - De alio Henrico impera-
tori:.
Henrico un altro fu imperatore
anni mille setantascte si chorìa,
deceset anni si stete signore.
10
15
20
(Cap. CXV). - De uno alio (Henrico) im-
peratore.
Un altro Ilenrico so nolo venia,
4545 anni mille cento uno era alore,
quindeci anni si stete in signoria.
Lo conte Bonifacio, zentil signore,
in quello anno in Mantua si morìa,
a San Petro sepelito cum gran honore.
4550 Mille cento quindese si chorìa,
la contesa Matelda si spiroe;
notabei chose al mundo si facìa.
(Cap. CXVI). - De Lotjiario imperatore.
Lothario imperator fu poe,
anni mille cento vinticimque chorìa,
4555 dodece anni lui si imperoe.
Mille cento trentacimque non faloe,
Bernardo veschovo vene a spirare,
Veronesi di lui gran dolor portoe.
E per lo simele vene a manchare
4560 Alberto marchese, quel anno morìa,
Veronesi feno gran lamentare.
(Cap. CXVII). - De Conrado imperatore. 25
Mille cento quaranta, al ver parlare,
Conrado alemano era imperatore,
quindeci anni fu so signorezare.
4565 'Mille cento trentacimque alore, 30
lo marchese Alberto si morìa;
in Verona folli dato grand' honore.
Mille cento quarantadu' si nasìa
gran guerra tra Trentin e Veronesi,
4570 ai sei mesi tra lor pace si fia. 35
Mille cento quaranta nove Veronesi
un gran conseio tra lor si facìa
contra Mantuani a farli offesi.
Sul Mantuano Veronesi choria 40
4575 cum grande zente, bestiame piava;
a Verona loro tutto si conducìa.
v. 4516. amaiorata B — v. 4^27. lasò] lo so B — v. 4^3:. prudente B — vv. 4535-4543- ' caPP- CXIII-CXIV
rispondono in B ai capp. CXVII-CXVIII — v. 453*'). dito Indie] vegio B — v. 4540. vene la morte, are grand'onore />'
v. 4543. stete lui signore B — vv. 4544-4655. 1 capp. CXV-CXVI1 rispondono in B ai capp. CXIX-CXXI — v. 454S.
in quello ano] del mille cinquantadu' B — v. 4550. mille cent trentascte B — v. 4563. quaranta] trentasete B —
v. ^ 564. la linea punteggiata tegnente sta p,-r lo spazio rispondente prc^apoco a una terzina che precede la e. 3 della
e. XXIIT, r vuol designare una rubrica, non già una lacuna — v. 4570. segue anche qui in A uno spatio ; in B la
preeedertte terzina <■ c:<> che segue si connette al v. 3249, come abbiamo a suo luogo notato — v. 457 1. nove Veronesi]
lacuna in A, sostituita con B
|AA. 1149-12021
DI BONAMENTE A.LIPRAND]
V)
Mantuani a li preson ( -liazavn,
li Mantuaiì, molto allignati,
sul Veronese forti chavalchavfli
4580 A li porti di Verona fumati,
5 la porta di san Zeno lor brus.ire,
in lo borgo Mantuan intrati,
Lo castcl di san Pietro senza falare,
quello aven e per terra lo zitono;
4585 for di la terra fecen so ritornare.
10 In su le porte so campo lìrmono,
e gran combatter ogni zorno facla
molti Mantuani presi e morti fono.
Bresani loro si se interpolila
4590 di pace tra Mantuani e Veronese,
15 e pur quel anno pace si facìa.
Mille cento cinquantaun in palese
Veronesi feno riedificare
lo Castel d'Ostia bel arnese.
4595 Li Mantuani se ne chorezare,
20 per modo che gran grosezza tra lor nasia,
di questo Mantuani gran lamentare.
Pur a compremesso lor si venia;
mille cent cinquantadu sententia data,
4600 li Veronesi Ostia si optenìa.
25 Mille centocinquantase' chavalchata
feno li Vicentini sul Veronese,
molti Veronesi presi quella fiata.
In lo Castel de Montorio focho accese,
4605 per modo che tutto lor lo brusava,
30 alchuno non gè potè far diffese.
Mille cento sesantadu' intrava
lo imperator Fedricho, si distruiava
Milano e a sachomano menava.
4610 Mille cento sesantacinque incontrava
35 Bonifacio conte in Anthiocìa,
lui morie lae e lo corpo lasava.
Mille cento setantadu' disgracia
vene a Verona, che la fu brusata,
4615 per Vicentini, che di mal non si facìa.
40 Mille cento sesantase' data
fu la schonfìta a l'imperatore,
1 per li Lumbardi ave mala derata.
Mille cent otantaot, al Dio honore,
4620 lo Ponte dai Molini fo cominzato,
grand' alegreza Mantuan ali
Mille cent otantanove pnntato(
la sfrata chi lene li Iti.u-
Veronesi l'ave a mal suo grato.
4625 E presi ghe fono afa' Ferareai,
e a Verona si fonno menati,
incarcerar li fece Veronesi.
Mille cento nonanta apuntati,
l'Vdrico Roso imperator morìa,
4630 la sua gente rimaseli schonsolaii.
Mille cento nonanta uno chorìa,
Bresani deno schonfìta a Cremonese,
a Cividale sopra Oio la dasìa.
Mille cent nonanta quattro in palese,
4635 re Saladino sarasino moria;
mior di lui non era né più cortese.
Mille tento nonantaoto chorìa,
Mantuan a Bragentin sul Ferarese,
a Feraresi gran sconfìta dasìa;
4640 Gran quantità de Feraresi prese,
tutti a Mantua li menava,
in li preson meterli si li fese.
Mille cento nonantanove andava
che li Veronesi a Cepata venia,
4645 a Mantuani gran sconfìta dava.
Mille ducent uno alor si chorìa
che Mantuani a li Modenesi
a Sormenzono sconfìta dasìa.
Mille ducent du' lo mal cortese
4650 Ecerino de Roman guerra facìa,
Bressa ave e asa' Bresan prese.
Ecerino cum la sua compagnia
che tuti eran zente chanaria
asa' male in sua vita facìa.
(Cap. CXVIII).
Romano.
De Ecerino de Castro
4655 'Ecerino Balbo de Henaria, mur., .1110
lo qual si è del Paduan distretto,
terra si fu zia di zente plenaria.
Quel Ecerino si fu pizoleto,
Ecerino dito Monacho inzeneroe, e. xxiii, e 4
4660 chi fu di lui un pocho più grandeto.
Lo terzo Ecerino chi naque poe,
v. 461 1. Antiochia B — v. 4621. seguono in B le tre terzine seguenti: Lo ponte chi va a san Zorzo pun-
tato | li pilastri di quelo si comenzare | di Ugnarne soto si fo solato | Nel mille trecent cinquantun si fare | tuto
in volta quel ponte si feno | corno si vede e adeso si pare | Queli da Gonzaga ordine deno | ch'el si facese così
laborato | e altri così chi fono di mazor seno. — v. 4644. Cipada B — v. 4647. Modenisi B — v. 4654. segue in
B il nostro cap. CXII: De inventione sanguinis Christi — vv. 4655-5908. il cap. CXVIII risponde in B al cap. CXXII
— v. 4655. Henaria] Ilonaria B
so
LA "CRONACA DI MANTOVA
[AA. 1202-1206]
lìolo ili (luci Monache» Riamato,
Ecerino di Roman sì se chiamoc.
Questo tercio Ecerino fu nato
4665 de Adcleita di conti di Mengone,
clic in Thoscana era so parentado.
Un altro di le' naque simel a Nerone
IV, «.l 'di crudiltà, AlbrìgO si chiamava,
crudelissimo fin che l'era garzone.
4670 Intrambi dui Xeroni si riputava,
tanti eran li malitii che lor facìa,
che d'altri simille non si rasonava.
Adcleita per zaschun si dicìa
e xxiv, e. a dil suo sapir e di la sua belleza,
4675 arte diabolica lei si sapìa.
Zia eran li ììoli de asa' alteza,
quando lei si se infirmò di morte,
mur., e. 1111 chiamò li iìoli cum gran dolzeza.
Insieme parlono d'asa' chose orte,
46S0 e tra li altri lei sì li dicìa:
inanzi che morte mi dia li sorte,
Voio che a vui noto e chiaro sia
chi fue vostro patre: io si ve '1 diroe,
perchè a vui manifesto si fìa.
4685 E vero, cum a vui si contiroe,
che, essendo in letto col mio signore,
strana chosa a mie si incontroe.
Era pasato circha le tre ore,
lui e mie erevamo adormenzati,
4f>;o quando io cade in questo grand'erore.
Svegiata fu per li capili tirati,
un dimonio meco si zaque,
avendo li sentimenti adormenzati.
Del fallo m' acorsi, ma pur io tacque
4695 mal contenta e cum gran dolore,
lo mio marito ma' questo non sape.
Certifichata per li mie arte anchore
quel ch'io dico si ò la veritade:
non si trovarà chi di vui sia pezore.
4700 Crudeli scriti, non averiti bontade,
e per ingani vcriti in gran signoria;
li vostre signorie non averan durade.
Li vostre line convicn che rie sia,
de li vostre done e de li nati
4705 a duri morte convien che morti Ila.
Quando a questo parlar fo (ine dati,
pocho stette che quella dona morìa,
rimascn li fioli consolati.
Ecerino e Albricho si dicìa:
4710 grand alegreza si divemo avire
che un demonio nostro patre sia.
Aidarne ai volir nostri complire,
pur a far male debiemo pensare, 5
e dar complimento ai nostri disire.
4715 Albricho a lui feci tal parlare:
corno tu à ditto e chosì si lia,
per nui non manchi mai lo mal fare.
La matre cum honor sepelir facìa; 10
possa pensono di volir agrandire
4720 per ugni modo la so signoria.
1 Cum tradimenti sapen far e dire,
adoperando sempre crudeltade,
che gran signor tosto si ven a lire. 15
' Fono signori di molti citate :
4735 Trivisc, Feltro e anchor Cividale,
Padua e Vicenza di beltate,
Anchor Verona citate reale,
possa a Padua Ecerin tornava, 20
trovò Albricho so fratel carnale.
4730 Di compagnia al suo palazo andava
e gran conseio tra lor si facìa,
di partirse le terre si ordinava.
Ecerino a Albricho sì dicìa: 25
se nui voiemo vegnir gran signore,
4735 convien che tra nui parte si lia
E contra a zaschun non gè sia amore ;
falsità, tradimenti sempre usare
e li crudeltà ogni dì mazore. 30
Zaschun timerae di volir fare
4740 chosa alchuna che da fare non sia,
più sccuro sera nostro signorezare.
Fatti li parte, Ecerino in via
vene a Verona cum granda zentc, 3o
e in ordine quella molto ben mctìa.
4745 Possa dredo non tardò de niente,
cum sua zente a Mantua chavalchoe
e campo misse fermo amantinente.
A Cereso e a la Predella s'alozoe, ll)
gran dolore li Mantuani avìa,
4750 e di diffendersi molto s'adoperoe.
Anni mille ducento e sei chorìa,
quando Ecerino sì se attendava,
che d'avir Mantua lu' gran voia avìa. 45
Ambasaria a Mantuan mandava
4755 che loro a lui renderesi divesse,
v. 46631 giamoc B — v. 4665. Maglione B — v. 46S2. giaro B — v. 46S9. cramo B
— v. 4712. aidarane B — v. 4741. scguro B - dominare B
v. 4709. Albrigo B
[AA. 1306(!)-1336]
DI BONAMENTE A.LIPRAND1
81
5 4.760
ai mesa/.eri lertnen dimandava.
Fu ordinato che conscio si fa-
perchè Mantua a popol ai rezìà,
/.ascliuii andò, che punto non li recresc.
Fu proposto quel che Ecerino querìa,
VOlla di Manina In' esser signore
se '1 popol a lui consentir volìa
Non fu alchuno dal grande al minore,
chi non dicesse: nui voiemo liberiate
10 -1765 e non voiemo alchuno per signore.
E questa è la nostra voluntate.
per questo modo ai mesazi respondìa,
respondendo tutor cum humeltate.
Li mesazi a Ecerino si zìa,
15 4770 chi li aspetava cum gran disederare,
li Mantuani a lui risposta facìa.
Ecerino in dredo li mandare
'cum ambasata a Mantuan alore,
che per sua parte li dezan diffidare,
20 4775 Dicendo, che se no '1 voion per signore,
che questo lui si li fa sapire
che li darà pena e gran dolore;
E certi si rendan e debian crire,
vigni e arbori si farà taiare,
25 47S0 consumarali a tutto suo potire.
E vigni nove si farà piantare,
intorno a Mantua tanto starae
che de quel vino potrà beverare.
Li Mantuan al meso: tu andarae
30 4785 a Ecerino, dirà nostro volire,
ch'el farà bene a lasarni stare,
E che a lui si debbia piacire
di non volir Mantuan inimigare,
che non facendo, se ne porla pentire.
35 4790 Referito a Ecerino lo parlare
che li Mantuani si li facìa,
si cominzò forte a furiare.
Arbor e vigni lui taiar si li facìa,
comandava a tuta la sua zente,
40 4795 che ugni mal che far pon, si ria.
Fu obedito lo suo comandamente,
nove vigni lui si feci piantare,
cum era stato suo proponimento.
'Gran guerra cominzò di fare,
45 4800 a le porte spesso si combatìa,
ma niente lie posìa guadagnare.
Mantuani molto ben si diffendìa,
e più fiate U dalla gran pei 1 ho »,
che b mimò i "i a 11 • ei gogna 1" la.
la ini in i 1 i OgnO dò mi le I
e Mantuan de ■' 1 1 in arme/.
di lor facìa come pechore 1
Ecerino veni; tanto 8
in aaedìo, ch'el non a] partìa,
4810 H vigne piantati feci vindònare,
E de quel vino lui si bevla :
possa ambaaator In la iena mandava
per sapir quello che lor far volìa.
Foli risposto che non li bisognava
(.815 di Mantua far alchun pensamento,
fin che dentro Mantuan si trovava.
Ecerino alor fé' parlamente
di non volirsi da l'asedio partire
se '1 non à Mantua al suo talente.
1S20 Lo suo campo si fé' molto fornire, e. xxiv, e 3
da Verona vituarie asà venia,
avìa pur voia di Mantua avire.
E un corero a Ecelino zonzìa,
una letera a lui si la portoe,
4825 che Padua lu' perduta si avìa.
Ecerino lo suo campo si levoe,
'verso di Padua lui si chavalchava, c. xxiv, e. <
Padua perduta lui si trovoe.
Chi era dentro lui si domandava,
4830 foli dito Feraresi e altra zente ;
quanti Paduan potè si piava.
Sete milia ne prese di presente,
tuti a mala morte fé' perire,
e quanti ne prendìa simelmente.
4835 Padua non potè lui avire;
chi era dentro molto la deffendia,
Ecerino da Padua si partire.
Verso Verona cum sua zente venia
per volir in Lumbardia andare,
4S40 di quelle terre guadagnar lu' volia.
Vene a Bresa senza alcun tardare,
Bresan lo recevìa cum bon volire
e grand honore si li feci fare.
Volendo Ecerino agrandire,
4845 verso Milano lui si chavalchava
cum sua zente e chol so potire. mw., e. 1112
Martino da la Torre signore za va
e di Milano era proteetcre,
Pavesi e Piazentini domandava,
v. 4756. mesazi B — v. 4765. voiemo B — v. 4775. voiun B — v. 4787. debbia] deza B — v. 4815. lui di
Mantua B — v. 4816. dintro B — v. 4852. Palavesin B
T. XXIV, p. xiii — 6.
82
LA " CRONAi \ DI MANTOVA
[AA. 1256-1259]
(>;o Comaschi e Cremonesi anchore,
Mantuani e Feraresi là tirava,
Parmcsan Palavcsim di valore.
Lo canal de Adda Ecerin pasava,
per volir lui a Milan andare,
4S5 5 Martino da la Torre lo de veda va.
Folli denanzi e no '1 lassò andare,
cum la sua zente lui si asaìa,
Lccrino in drcdo vole tornare.
Grandi zente di dredo lui avìa
4V.0 di Lumbardia di soto vignuto,
tra questi /.enti in meso si stasìa;
Dinanzi e di dre' fu asaiuto
e gran bataia lie si cominzono,
feramente Ecerini combatuto.
4S65 La zente de Ecerino non durono,
fo schonfito lui e la sua zente,
Ecerino di presente pione
Era ferito di piloto granmente
nel lato sinestro, si lamentava,
4^70 non era chi di lui curase niente.
La doia grande tanto abundava
1. lxxiv, e. 1 che li sentimenti perder li facìa
e furiosso lui si divientava.
Kim., <-. li ;3 'In quella furia comò cane moria,
4S75 in Soncino portato e sepelito,
zaschun grande alegreza avìa.
Tuti di zente de lie si fen partito:
zaschun a chasa sua tornava
alegrosi e cum l'animo ardito.
e x.w, e. 1 4sso 'La voce de Ecerino morto andava,
li città che lui e Albricho tenia
tutti quanti subito rebelava.
Albrico crudelle si se reduci a
in Castel Zenone dil Travisano,
5 moior e lìoli secho si conducia,
Anchor la moier de Ecerin romano
cum li fioli, tutti loro per scampare;
ma li penseri si li tornò invano.
Paduan Trivisani asediare,
moti.,*. 1114 0 a quel castello anchor Vicentin zia,
lo marchese di Est anchor andare.
Tanto al Castel intorno si stasìa,
per fame non poteno più durare,
e lo Castel al marchese rendìa.
4895 Albrico, che mal si vedìa stare,
misericordia di vita domandava:
di quello a lui niente volsi fare.
Lui cum tutti li suoi si piava,
a dura morte li fecen morire,
4900 ai can zetati chi li carne mangiava.
Li zente posa si venen a partire,
zaschuno a casa sua tornava
alegri e contenti di quilli martire.
Di li gran vitorie ugnun rasonava
4905 de li dure venditi fati de Nerone;
zaschuno Dio eterno regaciava
Che tratti li avìa di quelli du' dragone.
10
15
(Cai\ CXIX). - Questa è la istoria di Sor-
dellodiVesconti mantuano e comò lui 20
fu sazo PRO' E valente. - Capitoli 124.
'In li diti tempi chi ò contato
de Ecerino dito da Romano,
4910 aparve homo molto nominato. 25
Era lui citadino mantuano,
Sordel di Vesconti si dicìa,
era casa di gran nome e aitano;
Da Godio so origine si avìa,
4915 che a quel tempo tenia zentileza 30
di gran notabeli che lì si stasìa;
Di posesione e roba ampieza
asai si avìa, e pur habitava
dentro in Mantua in firmeza.
4920 Li citadini molto l'honorava; 35
era sazo ardito e valente,
mi or di lui alora non si trovava.
Fo grande di persona e ardente
lizadro e avia bel aspeto
4925 e ben voiuto da tuta la zente. 49
'Quando era garzone lo so efeto
v. 4857. assaìva />' — v. 4S60. segue erroneamente in A il verso: feramenle Ecerini combatuto, che chiude la ter-
rina seguente — v. 4873. furioso /> — v. 4SS:. rcvelava B — v. 4907. da quei dragone B - segue in B una nuova
iscalia quella del cap. CX XIII con relativo testai Lo trimo comi.nz amk.vto ni: lo Seraio mantuano fato drudo
LA MORTO DI BCBRUTO da Romano. Cap. C'XXHI : Mille duccnt a eri Mantuan pensare | di volir far uno seraio | die
li devesc da gucra conservare I Perchè da Kcerin eben trarnio | che in su le porte in asedio stato | aven da lui molto
gran ■baralo | Dove ndeso le li tue cavato | una gran fossa lì si facia | de una aepe si fo palcncato — v. 4908 e sgg. :
1 ' CXIX t tgg., riferentisi alla lunga istoria di Sardella, mancando in A. sono d da F e si trovano anche
in C, donde li riporta Mur. ; noi, conservando la pregi numeratone dei capitoli, trascriviamo al seguito di eia-
llia anche quella, che è propri 1 del cod. ms, mantovano
|AA. 12..-12H0(!)|
DI BONAMENTE AUI'KANDI
83
5
lo
15
20
25
30
35
40
45
50
si fu granmente in studiare
e d'imparar avìa gran diletOt
'Vene in sciencia b multiplicare
4930 che gran saputo si fidia reputato,
e vose eli 1 suo sapir mostrare
Un bel libro, lo qua! si fo giamato
tesa 11 ni s te tauro rum, compìloe,
lo qiml libro si ò molto famalo.
4935 Quando a bona otarie lui si foe,
che venticinque anni lui si avia,
lo studiar a lui non piaque poe.
Far fati d'armi a lui si piacla,
torneri e giostri si volìa fare,
4940 e a simel cosi lu' si atendia.
Piacili trar preda e abrazare,
e era un lizadro salitore,
e molto ben facìa lo bagordare.
Ziascun in lui metìa amore,
4945 e l'era piasivole e cortise,
facìa li cose da render lionore.
Vene in gran fama si palese
che per tuta Italia si dicia,
dil suo far per tuto si distese.
4950 E di la gran prodexe ch'el avia,
si ne facìa un gran parlare,
che simel a lui altro non si sapìa.
Ziascuno chi volìa cum lui giostrare
cum lanza grosa e fer amolato,
4955 non rifudava di volirlo fare.
E de li giostri l'onor aquistato
era per lui cum ciascuno ch'el giostrava,
la soa fama per tuto portato.
Tanto ben di lui si rasonava,
4960 che fina in Franza di lui si dicìa,
a Roma, in Pulgia si se ne parlava.
Lo re di Pulgia un chavaliro avìa,
usava l'arte che Sordello usare,
in quele parte lo mior non si sapìa
4965 A fero amolato lui giostrare,
cum ziaschuno si avìa l'onore,
asa' valenti in quelo conquistare.
Lo re di Pulgia chi oldìa alore
di Sordello, che lu' gran fati facìa
4970 e cum ziaschuno si avìa l'onore,
A Lionelo so chavalire dicìa:
in questi parte tu se' apreciato
più che homo che in questi parti sia;
Ma in li altre parti no è provato,
4975 'non si sa dil tuo valentimente,
8'el si sapesse più serise famato.
Volo <:i w* mi proxneti veramente
d'andai in Lombardia ti vc\ mandare!
e questo mi prometl per h;k ramente. . * 1 .
1 >'• mi si adiro, de < l'i si fa parlare,
lo più valente cl><- in Lombardia sia,
a Manina (radi per lui trovai';
Dimandalo, cimi ti giostra si (i.-i,
e che per lui non li sia negato
4985 devirlo fare per sua cortesia.
S'el ti consente, per ti lìa dimandato
in que forma tu voi cum lui fare,
lo modo dil far per ti sia contato.
Tre colpi di lanza in lo giostrare
4990 per ambedui fare si se debìa,
e, se in quello niun di vui manchare,
Cum li spate possa combatuto sia,
tanto che uno di vui sia conquise,
chi è conquiso di l'altro preson fìa.
4995 Questo voiojper ti mi sia promise,
se gracia ti vien Sordello conquistare,
questo è dono mazor ch'avir potese.
Lionello comprise lo parlare
dil suo signore che fato li avìa,
5000 e lui si rispose che volìa fare
'Tuto ciò che a lui si piada, Mun„ e. uis
e cum bon animo lui si sperava
d'avir honore che li piacerla.
Lo realora a li suoi comandava
5005 che Lionelo fosse ben fornito,
cavali e armi e ciò che bisognava.
Fo dato l'ordine e ben compiuto,
molti zentij homini in compagnia
e tra li altri un chavalir saputo.
5010 In fato d'armi molto honor avia,
lu' provato in ben armezare,
virtuoso molto tenuto fidìa.
Lionello comiato piare
' dal suo signor e via chavalcava, c lxxv, c. 2
5015 cum sua brigata prese a chavalchare.
In breve a Mantua si arivava,
a una ostaria si se fu alozato,
questo hostero molto ben l'acetava.
Quel giorno stete riposato,
5020 l'altro die che dredo si venia,
cum li soi compagni si ebe parlato,
E cum eso loro tal parlar facìa:
que vi pare che debiemo fare
che al nostro fato ordene si dia?
5025 Lo più notabel si prise a parlare: f lxxv, c. i
Sordello per nui non è cognoscuto,
84
LA "CRONACA DI MANTOVA
|AA. 12..-1280(!)]
conviene che altri ne 1 deza mostrare.
Tolemo l'osto, chi par esser saputo,
dì mostrarne Sordcllo dito li sia,
5030 per cotal modo nostro pensicr compiuto.
Li altri lodoe che così fato sia,
per lo so oste subito mandono,
l'oste vene e dise que li piada.
A l'osto li chavaliri parlono
5035 che Sordello li dovesse mostrare,
l'osto inanzi e loro dreto andono.
A la piaza tati insieme andare,
Sordello rum zentj homeni stasìa
a un trepo e tra lor rasonare.
5040 Ver Sordello Lionello si zìa,
cum sua brigata si lo salutava,
Sordel piacivolmcntc li recevìa.
Lioneilo a Sordello parlava,
cortisemente a lui si dicìa,
5045 la ver casone si li esplicava
Di la soa venuta, che fato avìa
per lui Sordello volir visitare
per la gran fama che di lui si zìa.
Per tuta Italia si fa parlare
5050 del mior scudir chi sia trovato,
vui siti quello senza alchun falare.
Per tal casone qui si son mandato
che cum vui si deza giostrare,
lo re di Pulgìa me l'à comandato;
5055 Io vi prego che voiati acctare
che questo sia, no me ?1 denegate,
gracia mi tegno cum vui dovir fare.
Lo modo voio che vui sapiate,
in questa forma sera nostro oprare,
5060 e per gracia questo mi concedale.
Tre colpi di lanza nui si fare,
a feri amolati mi' si faremo,
. i \wr, r. : se niun di nui non vien a mancare.
Possa cum li spate in man si faremo,
50'.^ fina che uno di nui sia conquiso;
'in questa forma si combateremo.
Io vi prego cum alcgro viso,
per questo modo voiati acctare
nostra bataia e qui sia concluso.
•70 Finito che che lo suo parlare,
Sordcllo alora si li respondìa:
in questo modo lui cominzare:
Xenfil homo, di la vostra gran cortesia
regraciar non vi porìa tanto
5075 quanto importa la vostra zentilìa :
1 Io si mi disponirò tuto quanto
a vostra dimanda volir compiacire,
di bataia aceto lo vostro guanto.
Lo zorno dil combater si voi dire,
50S0 perchè nui fornir si posemo
di quele cose, chi ne convicn avirc. 5
Lionello a lui : così faremo
lina a dece zorni se a vui pare,
in questo tempo in orden si meteremo.
50S5 L'uno e l'altro si se contentare;
Sordello gran prof erti li facìa 10
de ogni cosa che li potesse fare.
Lo re di Franza, che olduto avìa
di Sordello la soa fama grande,
5090 che in ogni parte de lu' si dicìa,
Contra un so chavalir si pande 15
e cum lui cominzò a parlare,
la soa volunta tuta si li pande.
Quel chavalir Galvan si giamare,
5095 lo re pregava che li deza piacire,
per suo amor in Lombardia andare 20
A una cita, che Mantua se dire,
in quella sta uro Sordel giamato,
chi è scudero de gran valire.
5100 Per un gran virtuoso è nominato,
non si trova so par in armezare, 25
in ogni cosa tropo avantazato.
Per mia parte lo dezi salutare ;
litcra di credenza ch'io ti faroe,
5105 quela a lui si dezi apresentare.
Apresentata, si li dira' poe 30
ch'io desidro lui granmente vedire
e che li piaza venir dove io stoe.
A visitarmi averol in gran piacire
51 io e farol granmente honorare,
da mi avera ciò ch'el saprà dire. 35
E se lui si vorà cum medio firmare,
'daroli bella e granda provisione,
sera libero dil star e de l'andare.
5 1 1 5 Se pur di partirsi a vera chasonc,
faroli di doni si ben apresentare, 40
che lodarsi de mi averà rasone.
Galvano a lo re si pres' a parlare :
caro mi' signore, io son aprestato
51:0 dar complimento al vostro comandare.
Fornito ch'el fu si pris' comiato; 45
cum bella compagnia si caminava.
tanto ch'el fu a Mantova arivato.
A un albergo Galvano si lozava :
51:5 era tardo quando lu' si arivoe,
l'altro zorno a la piaza andava. 50
|AA. 12..-1280(!)|
1)1 BONAMENTE ALIPRAND]
85
Lo osino .suo cimi ne ri io si nini.
perchè Sordello li devese mostrare:
ebel vc/iito, si gè lo mosti oc
5130 Sordello in quella bora si stare
5 orni notabeli homeni insieme parlava}
Galvano apreso lui si so farej
Cortesemente si lo salutava
per parte de lo re di Franza so signore,
5135 l'itera di credenza li apresentava.
10 Sordello la recepì cum honore
e cum reverenda si la lezìa,
di credenza conobe ao tenore.
A Galvano parlava e dicìa :
5140 cavalir VUÌ siato lo ben venuto,
15 quando voliti che cum vui mi sia
Son aprestato e per mi sera olduto
zio che voriti dir e parlare,
lo chavalir, chi era ben saputo,
5 US Dise: ambasata a vui dezo fare
20 per parte dil re di Franza me signore,
farola adeso se pur a vui pare.
Sordello cum animo di valore :
a quie e altròe sia al vostro piacire,
5150 di far l'ambasata dil vostro signore.
25 ' Galvano l'ambasata li vien a dire,
e discretamente quella si facìa;
' Sordello del dire ebe gran piacire,
E a Galvano alora si respondìa
5155 regraciando la regal maiestade
30 di tanta gracia che dito li avìa,
E sempro si reputava obligato
di quelo re eser so servitore,
ch'el fose dignato avirlo dimandato.
5160 Recepì lo chavalir cum grando amore,
35 volsi che a casa soa si lozase,
e fecili far grandisimo honore.
L'altro zorno drè cena al base,
Galvano a Sordello si dicìa
5165 che di darli risposta lo spazasse.
40 Sordello al chavalir rispondia:
la risposta a vui non posso dare,
e la casone per mi a vu' dita s;a.
Fino a tre zorni bataia dezo dare,
5170 cum un cavalir di Pulgia venuto,
[45 non sazo cum la cosa deza andare;
Piacerne forte per vui sia vezuto
questa bataia che devemo fare,
lo più valente sera cognosuto.
5175 S'io scampo ve voio avisare
50 lo re di Franza, ch'io tegno per signore,
in breve tempo le vini ;t visitare.
S' io inoro, |)"i iti dir ni'
che m'aventi vezuto far bataia,
• da quel mio signore.
ivano cavalii di gran vaia,
quando ebe questo fato olduto,
io contento di star a la bataia.
Vene che lo tennen fu Compiuto,
^1 85 Sordello e Lionello aprestati,
gran zente d'ugni parte era venuto.
Per volir vcdir li apresiati
du' cavaliri di sì gran vaia,
cum in la bataia si serian portati.
5190 L'uno e l'altro vene a la bataia,
su bon destriri al campo si venia,
per combater e per darsi travaia.
Multi notabeli li seguia,
l'un e l'altro ben acompagnati,
5195 e in sulo campo tuti si zunzìa.
Ambedui, l'un da l'altro dilongati,
presen dil campo alo so volire,
e li destriri si ebeno voltati.
Li lanzi abasà per lo ferire,
5200 'li destriri cum li speron si feria
l'un ver l'altro cum grando ardire.
Li colpi ambidui lor si falla,
per li destriri che si senestrono,
l'un e l'altro gran stiza ne prendìa.
5205 E li destreri subito si voltono,
cum li lanzi si ritornò a ferire,
l'un ver l'altro arditamente andono.
Ben facian li cavali sentire
li soi speroni che molto li feria,
5210 in su li scudi li lanzi metire.
Lo scudo de Lionello ch'el avìa
del gran colpo per aiere volava,
ma Lionello lesion non recevìa.
Lo suo chavallo s' inzenogiava
5215 per lo gran colpo che avia recevuto,
di presente Lionello dismontava.
Cum la spata in man si fu reduto,
verso Sordello si prese andare,
e Sordello col so cavai volzuto,
5220 Credendo lui lo terzo colpo fare,
viti Lionello che per terra zìa;
Sordello subito dismontare,
E lo so scudo lui si zetò via,
non volsi di lui eser vantazato,
5225 cum la spata in man ver lu' si zìa.
'Sordello cum sua voce cridato:
e. T.XXVTI, e. 2
Min., e. 1117
c lxxvii, e 1
Min., e. 1115
So
LA u CRONACA DI MANTOVA
[AA. 12.. -1280|!)1
difcndeti, bon chavalir ardito,
che tu non sie da mi oltrezato.
Lionello, non parendo smarito,
or Sordello vene a prosimare,
t'ran colpo li deti sì che fo sentito.
Sordello un altro a lui menare,
wviu.c.; parsi che da celo quelo venesse,
corno fa l'aiere quando fa tonare.
5:35 Ambidui li colpi menan spesse,
si che l'arme loro fogo si zitava,
non mostrava che tra loro s'amesse.
Combatuto un pezo, si turbava
Lionello e lo brazo si levare;
;:|odar un gran colpo a Sordel pensava.
Sordello verso a lui si andare
i.xxvm, e. 1 'senza spata, a traverso lo pioe
e alto da terra cum librazi levare,
E contra terra lui forte lo zitoe,
5245 di la testa col elmo tal perchosa,
la bocha e '1 naso di sangue venoe.
Paria Lionello trato di la fosa,
per lo gran stoso vene stramortito,
come morto non parìa avìr posa.
5250 Sordello vezendolo al partito,
Mox e. 1119 l'elmo di testa si li feci chavarc,
corno morto parìa eser smarito.
Di presente d'aqua lo fé' sbrofare ;
e feli fare grandi fregasone,
5255 sì che Lionelo in sì ritornare.
Lionello dicìa: alto barone,
a ti mi rendo corno a mi' signore,
e si mi giamo per tuo presone,
In ogni parte sarò tuo servitore.
5260 Sordello per presone l'acetava,
notabili asai si giamo alore ;
Per questo modo Sordello parlava:
in presencia di vui tuta zente,
Lionello che molto desiderava
S^r»^ Combater mecho sì come valente,
la sua persona da mi è conquistato,
e de mi si giama preson e servente.
Voio per mi li sia comandato,
a lo re di Franza si vada a presentare
5270 per mia parte cum mio preson giamato.
Lionello alora lui sì parlare :
io si prometo de dovir obedire
zio che Sordel mi voi comandare.
Fata la promossa, lor si partire,
5275 cum grand honor fonno acompagnati,
a chasa di Sordello tuti quanti zire.
Di bon vino e molto ben confortati
tuta la brigata fono cum hor.ore,
chi stava in pede e chi asctati.
5280 Sordello parlò e cominziò alore:
valenti homini, di Pulgia mandati 5
cum Lionello per lo so hor.ore,
'Al vostro piacir sili licenciati:
Lionello qui vi convien lasare,
5285 novale di lui a lo re portanti;
Di vui rimagna queli chi vi pare, 10
per far a Lionello compagnia
quando in Franza farà lo suo andare.
Voio che '1 suo andar tosto sia,
52 90 andarà cum questo chavalir valente,
che lo re di Franza per sua cortesia 1 5
A mi a mandato, che di presente
a la sua presencia si deza andare,
de andarge tosto ò posto la mente.
5295 Ma prima si convien pur andare
Lionello, sera ben acompagnato, 20
esendo cum lu', niente pò manchare.
Quelli pulgiesi Sordel regraciato,
lasono queli che a lor parire,
5300 tuti li altri prisen comiato.
'Lo maior di loro prese a dire, 25
Lionello molto ricomandare;
possa Sordello, in del suo partire,
Pregoli lo dovesen ricomandare
5305 a !o re di Pulgia suo signore;
lor lo promisen di dovirlo fare. 30
Partito ugnomo, si rimase alore
Sordel, Galvan, Lionello in compagnia,
a li quali Sordello facìa honore.
5310 L'altro zorno che dredo si venia,
Galvano a Sordello si parlava, 35
di tornar in Franza si li dicìa.
Risposta da far al re dimandava
e che tosto lo dovese spazare,
5315 perchè d'andar tropo dimorava.
Sordello a lui risposta li fare: 40
al vostro piacir vu' si andanti,
Lionello cum vui vi voio dare ;
Al mio signor, lo re, l'apresentariti
5320 da mia parte corno mi' presone,
el cur e '1 quare si li contariti; 45
In breve tempo mi darò casone
de vegnir da lui per visitare
corno caro mio signor e barone.
5325 E piazavi divirme ricomandare
a la sua magna e regal signoria, 50
IAA. 12.. -1280(1)1
DI BONAMENTE ALIPRAND1
•/
io
15
25
per suo servente mi de/.a riputare.
Lionello cimi lo re Iti! debìa
'lina che mi in Franza vigneroe,
533° presovi che lui ri comandato vi sia.
Galvano a lui: entcso sì t'òe,
tuto farò bene e complitamente,
cum m'ài comeso tuto si faroe.
Meso in ordene cum la sua zente,
5335 l'altro zorno dredo si cavalchava,
Sordello cum brigata asa' valente,
Fina a Marcaria li acompagnava.
Galvano del lionore che recevuto avìa,
Sordel granmente regraciava;
5340 Tossa connato lor si prendìa.
Galvano ver Franza cavalchare;
Sordello e li suoi a Mantua si redìa.
Tornemo dil re di Pulgia recitare:
quando dai suoi la novella oldia
$345 de Lionello corno la cosa stare,
Di mala voia lui si stasla
e mal contento d'avirlo mandato;
altro non pò, e stava di voia ria.
Partito Sordello a Mantua tornato,
5350 orden metìa per dovirsi fornire,
de zio che li bisogna sta pensato.
Honorivole in Franza volìa zire,
metiasi in ordine quanto posìa
d'avir li chosi a tuto suo piacire.
5355 Digemo di Galvano chi zonzìa
30 in Parise e da lo re si andava,
lo re amorivolmente lo recevìa.
Di quello chi era seco dimandava
s'el era Sordello ch'el avesse menato,
5360 Galvano a lui al or a parlava:
35 Questo si è un chavalir conquistato
per Sordello vostro bon servitore,
lui lo manda vi sia presentato.
Lo re si recepì Lionello alore,
5355 piacevolmente lui lo recevìa,
40 e comandò li fosse fato honore
A lui e ala sua compagnia,
e in chasa soa lo feci lozare,
foli fato honor e cortesia.
5370 Possa lo re Galvano dimandare
45 di Sordello, comò avìa acetato
di volir in Franza da lui andare.
'Galvano a lo re si ebe contato
lo grando honor che recevuto avìa
5375 da Sordello gran scudier presiato.
50 'E diseli quanto lui si vali a,
e Le lue opre tuto li recitava!
anchora di la bataia che fato avìa*
In tuti tdrtude lui lo Lodava
5380 per lo mior homo chi si trovasi",
e cotal lama da ognuni portava.
Pregòmi che vi lo ricomanda
cum vostro fidel e bon servitore,
regraciando vu' chi lo mandano
5385 A visitarlo, vui tanto signore
quanto vu' siti e di tanta signoria,
che tropo li e stato grand' honore.
Che vegnir da vui lui si debia,
questo m' à promesso devirlo fare,
5390 vira tosto cum bela compagnia.
A lo re piaque molto tal parlare
e granmente si se n'alegrava;
di la andata Galvan si lodare.
(Cap. CXX). - Como Sordello solicitava
di fornirse di quelli cosi chi li fa-
cla bisogno, per dovir andar tosto
da lo re di Franza e comò non posIe
andar presto como pensava, perchè
Ecerino di Romano, gran signore,
mandò per lui che zese a verona a
visitarlo che lo volìa vedire e par-
LARE. - Capitoli 125.
Tornemo a Sordello, che lui stava
5395 molto atento per dovirse fornire
di tute li chosi che a lui bisognava,
Per volir lui possa in Franza zire;
ma incontrali che no '1 potè fare
si tosto comò era il suo volire.
5403 Ecerino di Roman signorezare
lui e '1 fratelo Padova e Trivise,
Vincenza e Verona dominare,
E l'altri terri cum li^sue pendise:
di Sordello la soa fama oldia,
5405 e di le sue prodeze, che ziaschun si dise ;
Ancora di la bataia che fato avìa
chol chavaler di Pulgia valente,
e de li gran fati che di lui si dicìa ;
Ancora di quello chavalir sacente,
5410 che '1 re di Franza avìa mandato
a Sordello pregandol granmente
'che maior servicio né più grato
Sordello al re non porìa fare,
e di questo voi ch'el sia pregato
5415 In Franza da lui dovir andare.
1
e. LXXIX, e. 3
e. LXXX, e. 1
Mur., e. li:0
88
LA u CRONACA DI MANTOVA „
[AA. 12..- 1280(01
Ecerino sopra questo pensava;
de vedil Sordello lui dcsidrare.
Soi ambasatori lui si mandava
a Mantua, a Sordel si venia,
:o e per sua parte molto lo pregava
Che da Ecerino andar si debìa,
perchè lui lo brama di vedire;
lina a Verona f arali compagnia.
Sordelo ai mesazi si respondia,
54*5 ch'el sera presto devir a lui andare,
ma una grada lor far gè debìa.
A chasa soa si dezan lozare,
in altra guisa promesa non farae;
li mesazi si lo aceptare.
5 4 30 Cum suoi famei tuti se ne vae,
a chasa di Sordello si lozava;
Sordel a lor grand honor li fae.
L'altro zorno licencia dimandava
a Verona per volir ritornare,
5435 Sordello graciosemente si li dava;
Ali mesazi fece tal parlare:
recomandatime a quel signore
che tanta gracia à dignato fare.
. c im 'Ch'el m'abia richiesto grand honore
5440 si me lo tengo, e da lui venire
si lo farò corno a charo signore.
Li mesazi a Verona lor tornoe,
a Ecerino tuto si referìa,
e corno Sordelo loro si acetoe ;
5445 Anchora di venir corno promeso avìa,
in curto tempo da lu' si andare.
Ecerino gran festa ne facìa.
Sordello quando potè non tardare,
e. ì.wxt, ci ben in ordine, cum bella compagnia,
5450 a Verona prise a chavalchare.
Ecerino, che tosto si sentìa
di la venuta di Sordel valente,
incontro gli mandò bella zentilìa.
», 1 x.\x, e. 2 ' Volsi che Sordello e la sua zente
5455 al so palazo si fosse lozato
e ben servito honorivolmcnte.
Ecerino si fo molto alegrato
per la venuta di Sordello alore,
a li soi comandò ch'el fosse honorato.
5460 Ecerino li mostrava grand'amorc,
vedìalo ch'el era di bel aspeto,
faciali far molto grand honore.
Davasi insieme piacir e dileto ;
Albrigo fratel de Ecerino scrivìa
5465 che a Padua vada e non faza rispeto.
Convien che di presente lì si sia,
per alchun fato ch'el li voi parlare,
e di presente saza che lie si sia.
Ecerino per Sordel mandare
5470 e dolcemente lui si lo pregava 5
che cum secho a Padua deza andare.
Sordello graciosamente l'acetava;
di presente lor si chavalchono
tanto che a Padua arivava.
5475 Albrigo molto ben li recetono, 10
e di Sordello gran festa ne facìa;
Ecerino e Albrigo insieme parlono.
Per tuta la tera di Sordello si dicìa:
podio Steno, tornerò si fecen fare,
5480 di quelo Sordello l'honor avìa. 15
La fama di Sordelo si andare
in Alemagna, per tuto si parlava
di le sue prodeze e di lo suo fare.
Un chavalire che in Alemagna stare,
54S5 dil duce d Astori eh o chastelano, 20
di Sordello si oldia asa' parlare,
Di quello ch'el facìa chi no era vano,
veneli voia a Padua venire,
dal duce andò cum parlar umano:
5490 Signor mio, volatemi concedire 25
che a Padua io deza andare
per un Sordello che vorìa vedire.
Io oldo de lui tanto rasonare
ch'el è Tom più valente chi sia,
S495 simel di lui dicen non si trovare. 30
Vorìa provar la persona mia
di combater sego, s'el vi piace,
datime licencia che questo si sia.
'Prestatime chavalo e armi verace,
5500 e fatime cum ve piace acompagnare. 35
Lo duce dise: questo no mi dispiace;
Faroti chavalo e armi dare,
e daroti una bella compagnia,
che cum honor sera lo tuo andare.
5505 Lo chavalir Corado nome avìa, 40
misese in ordine per dovir zire,
gaiardo chavalir tenu' fìdìa.
Quando fu il tempo di volir partire,
da lo duce so signor si andava,
5510 cum sua licencia, dise, volìa zire. 45
Lo duce a lui licencia li dava,
dicìa a lui: va e fa d'eser valente.
Corado acompagnato chavalchava.
\i\ CXXI). - Como Corado. zunto a Pa- 50
[AA. 12.. -1280(1)]
DI BONAMENTE A.LIPRAND1
89
DUA, si CUROE DI TROVAR SORDELLO E
COMI': LO tNVITOE DI LA BATAIA FARE E
IN QUE FORMA SI DEVÌA QUELLA FARE
E COMO SORDELO SI ACETOE l'i FARLA
5 VOLUNTIRE PEB A.QUISTAB HONOR. - Ca-
pitoli 120.
'Corado zunsi a Padua a salvamente,
5515 a uno albergo si andò alozare,
10 fo recevuto graciosa mente.
L'altro zorno cum sua brigata andare
al palazo dove Ecerino stasla,
per volir lui Sordel trovare.
5520 Trovolo cum Ecerino in compagnia;
15 Corado ambedui si salutava,
lor lo recepeno e saluto li rendìa.
Corado ver Sordello si parlava :
zentil homo, vu' sia lo ben trovato!
5525 per quel che l'era andato recitava.
20 Per molti parti siti nominato
per lo mior homo si possa trovare,
questa cason si mi ha da vu' menato.
Charamente io vi voio pregare
5530 che per bataia provar si debiemo,
25 qual di nui più prodeza mostrare;
E questo pato tra nui si facemo:
lo conquiso si sia obediente
al vincitor, chosì combateremo.
5535 Sordello li disse: chavalir valente,
30 ciò che dimandati si voio fare,
la bataia aceto alegramente.
Ma prima si vole per mi terminare
in que forma combater debiemo,
5540 o di giostra o nu' di spata fare.
35 'Corado a lui: nu' si giostrar emo,
a fer amolati tre colpi si sia,
se de quei colpi nu' si scamperemo,
Al ora cum li spate la bataia fia,
5545 tanto che un di nui sia perdente,
40 lo perditor di l'altro preson sia.
Sordello si rispose di presente:
per questo modo son contento fare,
d'atender li promese fen sacramente.
5550 Ecerino di questo s'alegrare
45 perchè gran voia avìa di vedire
corno Sordello si devia portare.
Ecerino di tuto si fé' fornire
lo bon Sordello de zio che bisognava,
5555 confortandolo gaiardo deza fire.
50 Sordello che de niente dubitava
die (li La bataia non aveste bonore,
dicìa a Ecerino che :.':il< grava
I )i la l),itai. 1 ( he far si devia alci'-,
(560 perchè l'honor .sì sperava avire
senza falanza, non bavesse timore.
V'iin- lo zorno cii'd devia fire
la bataia conio promeso avìa,
in ordine ziaschun di lor se metire.
5565 Di circostanti aia' ne venia,
/ente molta d'ugni condicione
per vedir la bataia che far devia.
(Cai1. CXXII). - Como Biatru;i:, sorella de
ECERINO, INAMORATA DI SORDELLO I I -
RAMENTE, E NON DI SAPUTA hi SBU-
dello, no d'altra persona, ma, peb
li virtù di Sordello, era abrasata
nel core di la sua persona e posto
li avla tanto amore che dì e note
la bramava, e lei, timendo di la ba-
taia che far si devìa, pregava dlo
che a Sordello divese dar vitoria. -
Capitoli 127.
'La note tuta stete in zenocione
Biatrice, sorela de Ecerino,
5570 pregando Dio cum gran divocione
Che vincer posa lo so amor fino,
inamorata di Sordel questo dicìa,
no '1 sapìa né grando né pisenino.
Neancho Sordello niente ne sapìa,
5575 non avìa sentito di questo amore
che in segreto in sì la dona tenia.
Li parti asunati cum grand honore,
'a la piaza di Padua si venia,
gran zente stava per vedir alore.
55S0 Presen dil campo quanto lor volìa,
li lanzi in su li cosi lor tenire
arestati, l'un ver l'altro si chorìa.
Li done di quei signor stava a vedire ;
Biatrice in so core Dio pregava
5585 per Sordello di grando e bon volire.
Li valenti cum li lanzi s'incontrava,
e un grandissimo colpo si dare
che l'un e l'altro forte si pligava.
Vollono li destriri per volir fare
5590 lo segondo colpo, e ben lo facìa,
ma la lanza di Sordelo si spezare.
Li spate in mano ziaschuno si tolìa,
l'un contra l'altro lor si andava,
1
Mi :<., e. li:3
e. LXXXI, e. 2
e. LXXXII, e. 1
90
LA a CRONACA DI MANTOVA
[AA. 12..-1280(!)]
XXXIII e. i
e di gran colpi tra loro se feria.
5595 Sordello cum alta voce cridava:
difenditi bon cavalir valente!
e la sua forza alora induplava.
Defendiasi lo chavalii granmente,
l'un a l'altro gran colpi si dasìa,
5600 ma pur Sordello facìa francamente.
Sordelo lo chavaliro si feria,
li armi del brazo li taiava,
lina a la carne lo colpo si zia.
Lo brazo dil chavalii sanguinava,
5605 era lo drito quel chi fo ferito,
Corado molto forte smaniava.
Feci l'animo molto forte e ardito,
e Sordello cum la spaia ferire,
di lo gran colpo Sordel smarito.
5610 Sordello l'animo ingaiardire,
e un tal colpo a Corado dasìa,
che lo feci cum morto stramortire.
La spata di mano alora cazia,
la testa in su lo colo si chinare
5^,15 e quasi corno morto si stasìa.
Sordello l'elmo li feci cavare
per volirlo farlo lui revenire,
la testa e li mano li facìa fregare.
Pur Corado si vien a resentirc,
5620 levò la testa e Sordello vedìa,
'alora a Sordello si vien a dire:
Io mi rendo, ricomandà ti sia,
io mi giamo eser tuo presone
in ogni parte cum la persona mia.
5625 Sordello li resposi a quel sermone:
per mio preson ti voio acetare,
in presencia di questi gran barone;
hub., e. 1124 'Ma una cosa ti voio comandare;
quando serai a chasa tua riposato,
5630 cum più tosto poi, si dezi andare
A lo re di Franza, signor lodato,
per mia parte a lu' t'apresentarai
cum mio preson per bataia aquistato.
E lì, in Parise, tu m'aspetarai,
5635 perchè dal Re si voio venire,
terò modo che tu honor averai.
Corado li promise de obedire
tuto quello che Sordel comandare;
da la piaza si fecen lo partire.
5640 Ver lo palazo dil signor tirare,
gran quantità di trombe sonava,
Ecerino granda alegreza mostrare.
Biatrice ancore più s'alegrava,
[.XXXII, e 2
avìa tanta alegreza ne la mente
5645 cum avir potesse, ma no '1 mostrava.
Al palazo arivono cum tuta zente,
e tuti quanti lor dismontare,
Ecerino cum Sordel valente; 5
A una chamera loro si andare,
5650 Sordelo di presente disarmato,
per lo simele Corado si fare.
Stato tre zorni Corado riposato,
licencia a Sordello dimandava, 10
d'andar a chasa fosse licienciato.
5655 Sordello cum Ecerin parlava,
d'acordo Corado si licienciare,
e lui cum sua brigata chavalcava.
Non cesò tanto di cavalcare, 15
dal suo signor duce si arivoe,
5660 lo duce molto ben si l'acetare.
Corado li vene a contarli poe
corno la cosa in efeto stasìa,
'lo duce olduto di mala voia foe. 20
Corado presto in orden se metìa
5665 per volir in Franza dal re andare,
cum a Sordel prometuto avìa.
Tanto continuò lo cavalcare
che a Parise si fu arivato, 25
a un ostello lui si s'alozare.
5670 L'altro zorno da lo re andato,
avìa cum seco bella compagnia,
da lo re fo molto ben acetato.
Corado a lo re questo si dicìa: 30
a vui, signor, m'apresente cum presone
5675 di Sordello campion di Lumbardia,
Obedir voio ala promisione,
chi li ò fata devirme apresentare
dinanzi a vui, presenti sti barone. 35
Per bataia Sordello m'aquistare.
56S0 di la bataia tuto li ricitava
lo re di questo alegreza fare.
Per Lionello lo re si mandava,
l'un con l'altro si acompagnoe, 40
Lionello cum so Corado menava.
56S5 Lui e Corado insieme s'alozoe;
lo Re ambedui si facìa honorare,
Corado a Lionelo ogni cosa contoe.
Lasemo questi dui cavalir stare 45
che '1 buon Sordello si aspetarano
5690 fina che lui in Franza si andarae,
E bon tempo in Parise si darano,
ben die pur con malinchonia stava,
perchè di partirsi lo tempo non sano. 50
[AA. 12. .-1280 (!)1
DI BONAMENTE A.LIPRAND1
MI
(CAP. CXXIII). - Como P.iai RICE, NON POSEN-
DO i*i li i ENIR « li ITO L'AMORE MESSO
l'i RLE1 in SORDELLO, E PASIONATA DAL
DI ro AMORI-:, ni V. NOTE PENSAVA PER
5 QI3 \i. modo i..\ PORAVE FARE CHE a
SlORDELLO LEI si PARLASSE E PURO A
KINI-: Di l'AKI.I SA1MRE COMO LE] DI LU]
SI ERA [NAMORATA E CHE VOLUNTIERA
LO rORIA PER MAR] l'o, E LI modi CHE
10 LEI si TENNE PER DEVIRLO AVIR PER
MARITO. - Capitoli 128.
' Sordello cum Eccrino si stanno
5695 in Padua e bon tempo lor si clasìa,
15 e ambedui sempre insieme vanno.
Biatrice pace dar non si posìa
tanto era di Sordello inamorata,
l'amor celar lei più non potìa.
5700 'In lo so core si se fu pensata
20 per quel modo lei potìa fare
che a Sordello fesse far ambasata.
Una soa baila, che cum secho stare,
era discreta in far e in dire,
5705 lo so amore a lei si palezare.
25 E cum lei volsi conscio havire,
cum qual modo la porla fare
che a Sordello la fese asapire,
Che lei a lui si volìa parlare,
5710 per so marito voluntier l'averla
30 e che di tal fare la divesse contentare.
Per altro modo non lo requerìa
se non cum honestate lo desidrava,
e quel che a lei dil fato li parìa.
5715 La baila, che tuto si ascoltava,
35 a Biatrice si lo biasemare.
Biatrice a lei tal risposta dava:
Mia nutrice, io sono da maritare,
lo tempo l' ò, ma e miei frateli che azo,
5720 di maritarmi non fan alcun pensare.
40 La nutrice a lei: sapir ti fazo
che altamente serai maritata,
per ti non fia di mari perchazo.
Biatrice a lei in quela fiata:
5725 datime aiuto chi lo positi fare!
45 a Sordello f ariti ambasata,
Ch'io lo prego mi veglia a parlare
quando la note ben fata si sia,
per lo fato mi convien rasonare,
e 7 30 E dil venir si li diriti la via,
50 a la mia chamera si deza venire,
dove la è pei vui dito li ila.
La baila di farlo li prometire.
quando la note ben scura venia,
5735 la baila B Sordello le' /in-
E la ambasata molto ben li faria.
Sordello, di pur animo e valente,
quando fu tempo da la dot a zia.
La dona si stava molto aleute;
5740 Sordello la dona si salutava,
lei lo recepì granosamente ;
La dona a Sordel si parlava :
era presente la sua nutrice,
in questa forma lei comenzava: \fun., e. 1125
5715 'Nobile damisello e felice, c.lxxxiv.cJ
vui si sapite ben chi io sono,
de lo mio nome sapite li ver pendice.
Io vi dimando gracia e dono
per vostra dona mi deza' acetare,
5750 non mi lasati in la pena ch'io sono! <-. j.xxxirr,c.2
Alcuno altro non mi porla contentare,
per marito vi dimando e mi signore,
volatemi questa gran gracia fare.
Sordello sì li respondìa alore:
5755 di la vostra granda e bona voluntate,
nobil dona, mi tegno per grando honore
• E si ve ne regracio mille fiate, Mw, c. 1120
e sempre si ve ne serò tenuto
che d'onestate vu' mi domandate.
5760 Da vostri frateli honor ho recevuto
e a mi fato tanta cortesia,
che in ogni parte li serò tenuto;
De vui è tanta la vostra zentilìa,
vostri frateli de mi non si contentare,
5765 voravi maritar in gran signoria.
La dona a lui ancora parlare:
de' miei frateli so ben la voluntate,
ma la mia de mi lor no '1 pensare.
Io vi prego che cum honestate
5770 via de qui mi dezati menare
e per moìr tor mi debiate.
Sordello a lei: questo non voio fare,
vergogna a vu' e a mi si seria,
adio, vi laso. E via se n'andare.
5775 Biatrice a pianzer si se metìa,
e tanto dolor a lei si abundava,
che quasi a morte la vita conducìa.
Vezendo Sordello che di lei non curava,
né bona risposta fata non avìa,
5780 gran lamento lei di lui menava.
Ma pur l'amor tanto lei strenzìa,
LA B CRONACA DI MANTOVA
[AA. 12. .-1280(1)]
•».. t. i ;.;
; wxv, ci
per molti modi lei pcnsir si fare
di! bon Sordello corno avir lo potìa.
Torneino a Sordello che lui circhaie
5785 da quei signor torc comiato,
e che a Mantoa lu' volìa tornare.
A quelli frateli si fu apresentato,
dicìa: cum vostra grada vorìa are,
asa' tempo apresso a vui son stato.
57 A vui signori si ve voio dire
wxiv.c.j 'che tanto honor da vui ho recevulo
che in mia vita no '1 porìa merire.
De zir in Franza lo mio pensir è tuto,
cum io sia a Mantua mi forni roc,
5795 fornito ch'io sia mi partirò dil tuto.
Comandatine ch'io ubidiroe,
vostro sono in ogni parte che sia,
al re di Franza si racomandaroe.
Ecerino a Sordello sì dicìa:
5S00 cavali e armi ti voio donare.
e molto ben di queli lo fornìa.
Ancora si li feci aprescntare
molti zoi d'oro e chi d'arzente,
possa in pace lo licenciare.
5805 Fecel acompagnare a molta zentc,
lina a Verona si fo acompagnato,
da Mantua vene brigata valente.
Lui e soa brigata fo arivato,
in Mantua gran festa si facìa
io per la venuta di Sordel prosiate
Torneino a Biatrice che sentìa
di la partita che Sordello fare,
in gran pensieri lei se metìa.
E cum la nutrice lei si parlare :
1,615 chara mia matre no m'abandonate
disposta sono dre' a Sordel andare,
L'amor di lui lo cor si m'ha ligate;
tati li spiriti e li me sentimento
a lui disposti sono e obligate.
5SJ0 Io son costreta in lo cor e in la mente,
l'amor mi sforza contra me volire,
aiutatemi al me contentamente.
La nutrice a lei asa' si dire,
dil suo honor si li ricordava;
581 i l'amor no la lasava consentire.
E tra esi ordine si piava
-v,c. 2 per qua] modo a Mantova pò zire.
Biatrice alora si parlava:
In forma di done non bisogna dire,
5830 comò homeni si se vestiremo,
vostra fiola cum mi si venire,
'E vostro marito cum nu' menaremo,
'scremo quatro in lo nostro andare:
(piando a Mantua si zunziremo,
A chasa di Petro sera nostro lozare
di Avogadri nobil e piacente, 5
in chasa sua lo nostro habitare.
Amico de Ecerin granmente
e pur tegnemo alcun parentate,
1 cum lui dirò lo mio inconvenente.
La sua dona complita di bontate, 10
cum lei di tuto si mi consiaroe,
corno far deza servando honestatc.
Non dubito che da lei si averoe
5845 bon conscio corno mi si deza fare,
corno lei mi dirà così mi faroe. 15
Volendo lei mio animo contentare
che Sordello si aza per marito,
sopra questo mi voia consiare.
5^50 La nutrice cum animo smarito
pensava a quello che le' si dicìa, 20
ricordando che l'avìa nutrito.
Malcontenta, ma pur li consentìa,
ben gè volìa, no gel poti vedare :
5S55 tuti li ordeni alora si dasìa.
Compiuto ch'eben corno devìan fare, 25
tuti quatro a un zorno levati,
for di Padua se ne prese andare.
Tanto andono che fono arivati;
5S60 a Mantua zonti, lor si dimandava
per so lozamento fosen menati, 30
Dove Petro di Avogadri stava
fono menati, e in chasa introne,
la dona di Petro ben li acetav.i.
5865 Quella dona lor si domandone
que zente eran e quello che volìa. 35
Biatrice a la dona si parlone.
Trati da parte, a la dona dicìa :
io son Biatrice da Romano,
) sorella de Ecerino noto vi sia :
Un fato grave e molto strano 40
si m"à conduta qui corno vediti,
ben me ne vergogno dil pensar vilano.
Xui tuti quatro si senio vestiti
5S75 in forma d'omo, corno a vu' si pare,
ben che quello che lì si vediti. 45
'Homo e la moier si mi tatare,
venuto è per farmi compagnia
cum la fiola devirmi acompagnare.
58S0 Convien che nui tre vestiti sia
corno si deza a nostra facultate, 50
|AA. 12..- 1280 (|)|
1)1 HONAMKNTK A LII'KAN I )l
e questo presto si convicn che li:i.
Piagavi per la vostra bontade,
per lo vostro signor mandare,
5885 chi vegna a chasa a sua voluntate.
5 Cum lui e cimi vui si vorò parlare
e la casone de lo mio venire
a intrambe dui la vorò contare.
.Spero da vui devir ben avire
5S.;<> quel conscio che per mi si farac.
10 La (Iona Btava .-'tenta a oldire,
IO pian meraveia molto si 1
de lo parlar che Biatrice facìa,
e pensosa sopra de sì si stae.
5895 Tuti insieme loro si andasìa,
15 in una chamera si intrava,
da bere e da manzar portar facìa.
La dona per lo marito mandava
che presto a chasa venir divesse,
5900 perchè l'era zente che l'aspetava.
20 Petro Avogadro a venir se misse,
zunto a chasa, la dona dimandoe
la chason perchè a cha' venir divesse.
La dona a Petro alora si contoc
5905 di la compagnia chi era arivata,
25 sorela de Ecerino si se giamee.
'De duedone e uno homo acompagnata,
vestiti in forma de homo stasìa,
d'eser vestiti lei si dimandava.
5910 In forma di done, corno si desia,
30 eser vestiti a la sua facilitate,
posa di parlar cum lei si li dicìa.
Petro Avogadro, homo di bontate,
di tal venuta molta meraveiava,
5915 ma, cum parente e bona amistate,
35 Cum la sua dona da Biatrice andava,
cum bon parlar si li fé' bon recepto,
sì che Biatrice si s'acontentava.
Petro desiderava de oldir l'efetto
5920 da Biatrice di la sua venuta
40 'perchè nel animo avìa suspetto.
(Cap. CXXIV). - Como Biatrice si parloe
cum Petro Avogadro aprendo a lui
la ver casone di la sua venuta, e
45 como era inamorata di sordello lo
QUALE DESIDERAVA D'AVIR PER MARITO,
E CHE A LUI PIACESE DE ADOPERARSI
CHE LI VENESE FATO; COMO SPERAVA
IN LUI E COMO LI COSI ANDONO. - Capi-
50 toli 129.
Biati i( e, ( uni (hma ben saputa,
volendo l<i < um Peti 0 1 ai ooai
e che da Petro non era 1 ogno iuta,
l'Or di la camera f<-< I andare
lo bailo e la Sola ambe dui,
la nutrice rimase e con Lei Btarea
Possa a Pietro dice: i<> sono da vui
venuta, mi dezate aiutai
5930 al mio bisogno, conio spero in vui.
Cum vergogna mi convicn recitar'-
lo mio fato e mia condicione,
se vui me deviti al fato aiutare.
De Ecerino di Roman sorella Bone,
593S vostro amicho e bon parente,
di la mia venuta si è la casone
Inamorata son di Sordel valente,
che conositi virtuoso asai,
a lui ò posto lo cor e la mente.
5940 E da possa ch'io di lui m' inamorai
e che in lui posa tuta la voia mia,
altro che di lui avir no mi pensai ;
Per mio marito io si lo vorìa,
adoperativi, eh aro mio parente,
5945 che questo ch'io dicho fato sia.
Mi crezo senza fallo veramente,
se v'adoprati in questo fato fare, Mua., e. \\i%
vira fato tuto integramente.
Pregovi voiate a lu' parlare;
5950 non Io dimando per disonestate,
ma per moier mi deza acetare.
Non de' rifudar questo parentate;
se lui lo fae multo acreserae
lo suo nome e la sua bontate.
5955 Penso che a vui asa' crederae ;
de li vostri amici cum vu' toriti,
per questo fato ziaschun parlarae.
Non dubito che tal modo teriti,
che lu' e mi averemo contentamente
S^o e di questo gran lodo aquistariti.
Perchè sapiati tuto lo convenente, c.lxxxvi.c.i
di questo a lu' in Padua parlai,
non mi rispose a me contentamente.
'Alora si n'ebe mi dolor asai, «.lxxxvi.cì
5965 e quando io sape di la sua partita,
atristata nel cor mi disperai,
E la sua persona tanto gradita
m'era al core, che m'instigava
che di Padua facesi partita.
5970 'Ricordando di lu' più m'inamorava, mw., e. 1119
l'amor si m'ha sì costreta forte
94
LA -CRONACA IH MANTOVA
|AA. 12..- 1280 (!)]
Ili»., e. 1130
che sopra il fato io r.on pensava.
Non seria stata ih- per mur nò per porte,
ben so ch'io non ò fatorni honore,
ilr.-' li Bon venuta per avir contorte.
So ben che mei frateli averà dolore
quando saprano de li mi' andata,
e non si lo tcranno per honore.
Ma da l'amore son sta' sforzata,
59S0 non poso più, ò convenuto fare
quel che l'animo si m'à insegata.
.Mei frateli sazo che dubitare
quelo che di mie si sia fato,
e nel animo gran dolor portare.
Non saprano corno sia Tato
di mia partita, anchora la casone,
dolorasi oltra modo e pato.
Pregovi per quella divocione
ch'i'ò in vui che scriver li dezati,
5990 cum in chasa vostra alozata sone.
E cum honestate si li scrivati
disposta so honor e me salvare,
e di questo loro si acertate,
E che tosto li andanti a visitare,
59 15 di la mia partita la ver chasone
li fariti giari senza dubitare.
In questo mezo mi e i me' compagnone
fatine vestire honestamente,
sì che abinmo contentasene.
6000 Zio che costarà pagarò di presente,
dinari asa' si ce da pagare,
fati far ogni cosa a complimente.
Pcdro, olduto tuto il so parlare,
dise che ogni chosa fato seria
6005 sccundo era stato so ordinare.
Torr.emo a Ecerino chi s'.asìa
di mala voia, col fratelo stava,
per la sorcla di la partita.
In ogni parte loro si mandava
i.wxviici 6010 'per volir la sorella trovare;
in alcun luogo r.on si trovava.
Tornemo a Pctro chi feci fare
li vestimenti a lui dimandati,
di zio che bisognava adobarc,
6015 Biatrice e li soi contentati
de li vestimenti che fati avìa,
che honestamente eran tratati.
Pctro tra sie pensava e dicìa:
inanzi che litera voia mandare
6o:>> a Ecerino per questa fantasia,
Cum Sordello si voio parlare
6025
6ojo
6035
6040
6045
6050
6055
l.\\\VII,c.J
6060
6065
di questo fato e da lui sapire
cum sta la chosa e cum la andare.
Pelro trovoe Sordel al ver dire,
e cum lui parlava e sì dicìa:
fratel charisimo, ti fazo sapire
De una cosa che da ti si vorìa
sapir el vero e tu m'ascoltarai,
quel che ne sai, per ti dito mi sia.
De Ecerino gran signor che sai,
la sorela Biatrice valente
ò venuta quie cum grandi guai.
Ilami dito che lei veramente
si è venuta qui per lo to amore,
inamorata di ti solamente.
E per quelo che la mi dicha anchore,
in Padua si te ne parlò e disi
corno in ti avìa posto amore,
E che a ti piacir si ti divisi
per tua dona volirla acetare ;
non fesi risposta chi li piacisi.
Di questo caramente ti voi pregare,
che mi confesi quel chi è veritade,
perchè saza quelo ch'aza a fare.
'Io conoscilo la sua voluntade,
per so marito lei si ti vorìa,
questo è vero sanza diticultade.
In del so parlar è gran meraveia,
tanto mostra in ti avir amore,
più ti disidra ch'altra cosa chi sia.
E fami lei un tal parlar anchore,
che quando tu no la voi acetare,
uciderasi lei per gran dolore.
E ti contento, li frateli rechusare,
di questo lei pocho ne curare,
'pregandoti la voi contentare.
Un meso a Padua vo' mandare
a Ecerino, chi sia acertato
di la sorella com(o) medio stare,
E che tosto sera per mi avisato
di la dona la sua intencione;
de andar a lui serò tost aprestato;
E per havir da ti digiarasone
di questo fato, ti vo' pregare
che me ne parli toa intencione.
IO
15
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_':>
30
OJ
40
45
(Cap. CXXV). - Como Sordello, olduto
LO PARLAR DI RETRO AVOGADRO, SI li
Kl.M'i (SE ED [TELLO CHI ERA LA VE-
RITAD CHELA DON \ I-I AVIA BEN
PARLADO in Padua, e la risposta che
50
|AA- 12.. -1280(!)|
DI BONAMENTE ALIPRAND1
LUI M < i A LA DONA, E ' ni , PER( HÒSOR-
DELO i EMI \ CHE 1.1 FRA! ELI non CRE-
DESONOCin. DA un si FOSSE PRO» EDUTO
NESUNA (Uosa, volsi ANDARE a PADUA
5 D \ il FRA! ELI di BlA rRICE a FAR
scusa. - Capitoli 130.
Sordello chi ontose lo parlate
che Pctro di la clona fata avì;i,
10 disse: fratello non ti vo' celare
Quello che di questo fato si sia;
6070 la cosa a pieno si ti contaroe.
Ecerino per soa gran cortesia,
Esendo hi' in Verona, si mandoc
15 che a lui andase, mi volìa parlare.
Da lui andai, molto ben m'acetoe,
6075 Grando h onore si mi feci fare,
possa a Padua cum secho andai,
dise che quela mi volìa mostrare.
20 Honor e cortesia ebe asai
da Ecerino e dal fratel valente,
60S0 che obligato mi giamo sempro mai.
E vero che la sorela prudente
un zorno di sera per mi mandoe,
25 che parlar mi volìa di presente.
Disi: voluntier. Lo meso tornoe.
60S5 Di pur animo da lei si andai
e honestamente lei m'acetoe
E dise: damiselo di valore asai,
30 la chason perchè i' ò per vu' mandato,
presente mia nutrice, ve '1 dirai.
6090 Se homo di dona fo ma' inamorato
così mi sono di vu' veramente
cum honestà lo mio dimandato,
35 In vui ho posto lo cor e la mente,
per vostra dona mi voia' acetare
6095 io vi domando per marito valente.
Oldendo mi da lei tal parlare,
'molto forte me ne meraviai
40 e dubitai che mi volese provare.
Di la sua proferta si la regraciai,
6100 dicendo a lei: io son servitore
di vostri frateli valorosi asai;
In ogni parte lo vostro honore
45 e lo suo difendere si vorìa,
tanto ò posto in lor grando amore.
6105 La vostra condicione cum la mia
non s'afarìa, siti dona valente,
grando honor averiti e cortesia.
50 'Maritata seriti altamente
io uno (lii Hen't ffrando sÌjmiop-,
61 io questo lera lenza manchamente(
Li don.'i replic bar «rolla anchore;
Llcencia alora da lei dimandai ;
de la andata «i n'ebe gran dolore^
E pei elio li li. 'iteli no' < 11 mai
6115 che venuta fuse per mia chaaone(
perchè da loro ò abilito honox asai,
Andarò da esi senza mancliasore,
di questo fato a lor mi scusaroe,
cum lor diroc la mia rasone.
6120 Petro, oldudo Sordello ch'el pari'
confortolo ch'el devesse andare,
posa ziasclumo a chasa soa tornoe.
Pietro un fameio si mandare
cum una litera a Ecerino valente,
6125 di la sorella a notifìcharc,
Che di lei no dubitasse niente,
in chasa soa era cum honestade,
che a Padua lu' sarà di presente.
Sordello, pieno d'animositade,
6130 di questo fato pace dar non si potìa;
requirito alchuno d'amistade,
Ver Padua lor cavalchono via
tanto che a quella si arivono,
al palazo de Ecerino si zìa.
6135 Dismestegamente lì si dismontono,
a queli du' frateli s'apresentava;
da lor recevuti molto ben si fono.
Quel fameio che la litera portava,
inanzi che Sordello fose arivato,
6140 a Ecerino la litera apresentava.
Sì che zia Ecerino era avisato
di la sorela cum il fato stasìa,
'a Sordelo cortesemente parlato:
Sordello, cum la toa compagnia
6145 tu sie lo benvenuto, fratel mio.
chosì ai compagni per simel dicìa.
Di vedirti avia gran disio,
la tua venuta molto desidrava,
corno patre chi desia lo fio.
6150 Insieme gran piacir lor si dava,
l'altro zorno che dredo si venia,
Sordelo cum quei fratei parlava.
Niun altro era in compagnia,
lor tre insieme si prise a parlare,
6155 Sordello in questa forma si dicìa:
In ogni parte si m' ò da lodare,
tanto honore da vui ò recevuto,
quanto io poso v'ò a regraciare.
e. I.XXXVIII,
e. 2
e LXXXVIir,
e. 1
Mira., t. 1131
96
LA "CRONACA DI MANTOVA
[AA. 12.. - 1280(!)]
E sempro ch'io viva, vi serò tenuto,
6160 lo vostro honore si de fenderla
da riaachun da chi fossi mal voiuto.
Una chasor.e, bona o ria che sia,
m'à fato a vostra presencia venire
per discolparmi da ogni cosa ria.
61 Pietro Avogadro in Mantua dire
che vostra sorella era lì arivata,
acompagnata honestamente zirc;
In casa sua si era lozata
cum vostro bon amicho e parente
6170 e da lui molto ben honorata.
Volsi sapir da lei la sua mente
e corno era la sua venuta,
meraviandosi di lei granmentc.
La dona li dise che la sua partuta
6175 era solamente per mio amore,
per vedirmi che era venuta,
E clie mi dimandava per signore
e per moier la divesi acetare,
cum honestà m' avìa posto amore;
61 So E che zia in Padua lei me parlare
di questo fato corno m'avìa amore,
e per moiere la dovese acetare,
lira., . luì 'E che da lei si mi partì alore
e non li feci risposta chi li piacesse,
: 6165 e di la risposta ebe gran dolore.
Volsi sapir quando partir divese
per venirmi dredo a parlare,
che per moiere tore la divese ;
Olduto questo mi mcraviare,
6190 ' timendo mi che podisi crire
da mi venese questo chotal fare.
Sono da vui voluto venire;
se mi trovati in colpa da niente,
conio cativo fatime morire.
6195 El vero vi dirò senza manchamente:
quando in Padua altra fiata stare,
questa dona mandò una servente
Ch'io li divese andare a parlare;
da le' andai e cum puritate,
6*oo non sapia cur, né quia, ne quare.
Se saputo avese la sua voluntate,
non pensati eli' io lì fosse andato,
se ben gè avesse mandato sete fiate.
Da lei zonto, forni tal parlato,
6105 che de mie era lei inamorata
e che mi piacese de far parentato,
E ch'io li compiacese una fiata
per mia moiere volirla acetare,
e che tal grada non fosse denegata.
61 to Io li risposi: dona de grand'afare,
la vostra nobile condicione
non s'afarìa cum mi maritare;
Di la vostra proferta e divocione, 5
che fata m' aviti per vostro volire,
6315 ve ne regracio corno servo a barone,
Ma una cosa si vi voio dire,
che in vostri frateli dezati sperare,
che grand honor vi faran avire. 10
La dona volsi anchora replicare;
6220 licencia da lei alora dimandai,
e no' la volsi alora più ascoltare.
D' alora in cae io non la viti mai,
né da mi ave meso, né ambasata, 15
neancho di lei ma' mi ricordai.
62:5 Ecerino e lo f ratei quela fiata,
olduto di Sordel lo so parlare,
la sorela da loro biasemata,
Disen a Sordello: a non dubitare, 20
credemo che da le' fose la casone,
6230 e che da tie non fosse alchun falare.
Savemo che di virtù se' campione
e che honestà in ti non falarìa,
sì t' abiemo per fratel e compagnone. 25
Aspeteremo che Pctro venir debìa
6235 'di Avogadri, chi si à mandato a dire
chi vira cum bella compagnia:
Nu' si daremo dileto e piacire,
lina a sua venuta aspetaremo 30
e oldiremo quel che vorà dire.
6240 Ecerino al fratel: corno faremo
di questo fato? que ti ni pare
di nostra sorela valente chi avemo?
Albrigo al fratel sì parlare : 35
di nostra sorela, che Dio mal li dia !
0245 so honor e nostro mal guardare,
E si prometo per la fede mia,
che se 1' avese al mio volire,
a dura morte morir la farìa. 40
Ecerino al fratel si dire :
6250 mi si la azo per saza e valente
che tal marito aza sapu' cernire,
In Sordello non so alchun mancha-
[ mente, 45
el' é compiuto di virtù e di bontade
sopra li altri gaiardo e valente,
6255 E si è di nobile parentate,
in Mantua tenuto e ben voiuto,
cortese e sazo e picn di honestatc. 50
|AA. 12..- 1280 (!)|
DI BONAMENTE ALII'RANI)!
07
10
15
20
25
'A tal parlar fo fine compiuta
torneino a Fedro Avogadro §azo
6a6o che da Biatrlce andò cura bel saluto.
A lei dlcìa: ;i voi sapir vi fazo
che a Padua si volo andare,
vostro volir Sapir vorìa via/.ò
E (lucilo che per vu' deza parlare
6265 a vostri fratell e corno dire;
quel che voliti desiti ordinare.
Biatrice, dona di grand' ardire,
alora a Petro cominciò a parlare:
intenditi ben lo mio dirci
6270 Quando cuna mei fratelli io stare
grande e grosa corno mi vediti,
era di tempo da devir maritare.
Alcun pensiero lor non avirc,
di maritarmi loro non pensava,
6275 corno fantescha in casa mi tenire.
Quando Sordello in Padua arivava
e ch'io lo viti sì bel damiselo
e in fato d' armi ciaschun lo lodava,
E eh' io lo viti di persona bello,
6280 sazo, cortese e di lui si dicìa,
non fo mai dito tanto di donzelo,
'L'amor di lu' in mi sì s' acendìa
inamoreme di lu' sì feramente,
che dì e note lo cor a lui tenia.
6285 Pur io si avi tanto ardimente,
che per lui mio mezo mandai
che a mi venese secretamente.
Vene da mi e mi cum lu' parlai
e si li dise ben cum honestate
6290 d'eser mio marito si l'invitai.
Dicendoli che 1' era ventate
che in lui avìa posto tant' amore
che mi tolìa lo cor di libertate;
Cum honestà lo volìa per signore
6295 e lui per moìr mi volese acetare,
questo facendo mi '1 tenia per honore.
40 Olduto che m'ebe, risposta mi fare
chi no' mi piaque e zessene via,
e mi sconsolata alora mi stare;
6300 Posa quando i' sentì eh' el si partìa
per volir a Mantua ritornare,
45 alora cresi più forte la doia mia.
E pensir alora mi si fare
di Padua volirmi partire,
6305 e cum la mia nutrice alora parlare;
E cum lei dise lo mio volire,
50 corno di Sordello era inamorata
30
35
e che dredo a Mantui li trotta /•)"••
La autrice, tuta ■< onaolata,
6 (io quando poti mi la contradii
e pur mi, clic d' amor crii ligata,
Tanto disi Che pur la voi zia.
(li Padua alora si f<< i la partita,
lei lo marito cum mio e sua lia,
6315 Loro e mi ò voiuto venire;
a casa vostra si senio lozati
ben vezuti cum gran bon volire.
Questi paroli si v'ò recitati
pochi dì fa che ancho nel contare
6320 tuto il fato a me frateli contarili.
Sordello che a Padua andare,
crezo mi torà alegramcnte
se mei frateli mi voran dare,
E vui li diriri tuto integramente,
6325 de lo mio animo li contariti
sì che intendan tuta la mia mente.
Ogni bon modo vui si lo tiriti
ch'el vigna fato che per marito l'aza;
'questo facendo mi contentanti.
6330 In altra guisa rota sera la traza;
mi instesa si mi ucideroe,
o ben o male sia quel che faza.
'Di questo podio honore si faroe,
a mei frateli sera lo disenore,
6335 ma mi più di dano si n'averoe.
Questo eh' io dimando si è cum honore,
e no mi parte da la honestate
volir Sordello per mari e signore.
Ben sazo che di mazor facilitate
6340 mei frateli si mi maridarìa,
ma non averla la mia voluntate;
A mei frateli diriti la voia mia,
vui siti sazo, sapiti far e dire:
in vui ho posto la speranza mia.
(Cap. CXXVI).-Como Petro Avogadro, ol-
duto E BEN INTESE LO PARLARE CHE
Biatrice li a vi a fato, rispose che a
sua possa fara ve che lei si averìa
sua intencione; e como lui si andò
a Padua e tanto sape dire e fare
che l'induse ecerino e lo fratelo
a far lo parentato cum sordello
de darli Biatrice per sua moiere. -
Capitoli 131.
6345 Petro, olduto tuto lo parlare
e. XC, e. 2
e. XC, e. 1
Muk., e. 115*
T. XXIV, p. xiii
98
LA - CRONACA DI MANTOVA
[AA. 12..- 1280i!>]
Mi»., t. uà] clic Biatrìce li cbc contato,
eliso a sua possa di devil fare
Tutto quello chi' B lei scrìa grato
in quella faconda a so potire,
6350 niente per lu' no' sera mandiate
Dati li soi ordini fece lo partire;
ver Padua Pedro cavalchava
rum soa compagnia, cum honor si zire.
Zonto a Padua, molto l'acetava
^iy^ Incrino e lo fratel cum honore,
e di sua venuta molto s' alegrava.
Sordello, quando lo viti aneli ore,
gran festa cum Petro si mcnoc,
intrambi dui si parlono tra lore.
63 Quel zorno e l'altro si pasoe,
posa Petro cum Ecerino parlava,
e col fratelo Albrigo recitoe,
Di fati di Biatrice rasonava,
corno di Sordelo era inamorata,
6365 di quel amor apieno recitava.
Ecerino e lo fratel ascoltava
tuto lo fato che Petro li dicìa,
kci, <•. 1 posa di Sordello li rasonava,
Se da lui alcuna colpa venia
6370 che per Sordello fosse invitata,
e quelo che di questo lui sentìa.
Petro rispose in quela fiata:
e xcr. e. 1 'teniti Sordello per lial servitore;
io v'ò dito corno la cosa è stata.
6375 Lei ha posto in Sordel tanto amore
che dì e note non pò requiare,
lei lo brama per mari e signore.
Lei sa bene ch'el non e del so afare
e più altamente seria maritata,
63S0 dice che d'altro non si pò contentare.
E per sua parte vi fazo ambasata,
per marito lei si '1 voi avire,
in altra guisa sera disperata.
Che a mala morte oldcrì lei perire,
63S3 cum un cortclo lei s'uciderae,
e tanta crudiltà non voia sofriro.
Ecerino col fratel da parte si trae
e di questo tra loro si rasonava,
inanci e in dredo parlando si vao.
,)o E tra loro pur si terminava
di volir la sorela per moier dare
a Sordello, che lei si dimandava.
E tra lor facia tal parlare:
rdcl è zentilomo e valente,
»5 in Italia BÌ non si trova
'Di soi fati parla ogni zente,
el ò sazo ardito e costumato,
far si vole ch'el sia nostro parente.
Per nostro amor sera più honorato,
64C0 nostra sorela si contentaremo,
che restarà di cometer pechato.
Cum Petro Avogadro si parlaremo
che dir ne deza de questo il so volire,
zio ch'el dirà nui si notaremo.
Verso Petro lor si mise a ziro,
e di tal parentato si li rasonava,
e ch'el ne dicha tuto so parire.
Petro questo a dir non tardava:
io vi conseio che lo dezati fare ;
6410 e di quelo molto li pregava.
Tanto li dise che loro contentare,
per Sordelo di presente mandato,
da lor si vene che non dimorare.
Per qucli fratel Sordel invidato
6415 che la sorela si deza acetare,
per sua moiere volen li sia dato.
Sordello alora si regraciare
'e che era contento di lo parentato,
se loro contenti lo volian fare.
64:0 Fato lo fine e conclusion dato
e tra li cavaliri e l'altra zente
fo tra loro lo. parentà firmato.
Possa a Mantua si fo di presente
a Biatrice ambasata mandato,
64:5 chi li portò novella alegramente;
Como era fato lo parentato,
che in Sordello era maritata,
contenti li parti, si era firmato.
Biatrice lei in quela fiata
6430 di grande alegreza si strangosoe
oldendo che a Sordello era data,
Possa revenuta si se levoe;
Dio e li fratelli regraciava
cum altre done gran festa menoe.
6435 Torneino a Ecerin che ordin dava
che per la sorella si fosse mandato,
di questo col fratello rasonava,
E cum Petro Avogadro onorato
tra loro parlava e sì dicìa:
6440 tenemo modo che orden sia dato
Per nostra sorella mandato sia
e conduta quie cum gran honore,
mandar si vole bella compagnia.
Per li diti fo dato l'ordcn alorc,
Pedro Avogadro rum loro si zìa,
50
|AA. 12. .-1280 (l)|
1)1 BONAMENTE AUPKANDI
99
5
bolla brigata e di gran valore.
Tuli a Mantua lor ni xunzìa,
cuna grand' honor Cuti si fon lobati
a clia' di Tel ro, gran festa si fa/.ìa.
6450 Quando fon luti li orden dati,
vestita la dona nobilmente,
e di partirsi cran aprestati,
Bella compagnia di dune veramente
lina a Padua ai l'acompagnare,
10 6455 Biatrìce, alegra ne la inente,
Quando per lo cliamin andare,
Fedro Avogadro tanto regraciava
quanto ma' lei potìa fare.
Dicendo a lui che li ricordava
15 64^0 che '1 ben di lei lu' era la chasone,
avirlo per lui si lo reputava;
D'eser obligata avìa rasone,
sempro di lui s'avìa da lodare,
aviala trata di granda presone.
20 6465 ' Vene il tempo a Padua arivare,
incontro li vene granda zente,
cum grand' honor dentro si intrare.
Li fratelli e li cognate valente,
ale^ramente Biatrice recetono
25 6470 e tuti li sue done similmente.
'Tuti cum honor lozati si fono;
Ecerino Sordello si menava
a la cam ara dove li done sono.
A Biatrice Sordello si mostrava
30 6475 dicendo a lei: questo è il to signore,
che la tua mente tanto desidrava.
Biatrice al so f ratei mazore:
io vi regrazio de tanta grada
che fata m' avite di tant'honore.
35 64S0 Vui aviti la mia mente sazia
e datome tanto contentamente,
che alegra starò sempre ne la faza.
Marito m' aviti dato sì valente,
che sempre contenta di lui si seroe;
40 64S5 Dio e vui regracio granmente.
Ecerino sì li dise ancora poe:
votu a Sordello la sua man tochare?
Biatrice al f ratei s'inclinoe.
Quel che voliti si voio fare,
45 6490 lei rispose vergognosamente.
Sordello verso la dona si andare.
Tocholi la mano alegramente,
possa loro da li doni si partìa,
vene in sala dove era l'altra zente.
50 6495 Como più tosto queli signor potìa,
ordine dava (li gran 1 01 te fare,
perchè sposa] la dona si debìa.
Vene Lo tempo, gran festa s'ordenare,
giostre, |,.i ne, i grandi se faeìa;
6500 Sordello di tute L' honor aquistare*
Era a la corte granda baronia,
Sordello Bialrù e si sposava,
granda alegreza ziaschun si faci a.
Vene la note, li sposi s'aletava,
6505 Biatrice lo so amor complire,
di basar Sordello non si saziava.
Tanto era il ben che a lui li voli re,
di tocharlo tochando bramava;
quela note si ebe so piacire.
6510 Sordelo anco lui si mostrava
a Biatrice grandisimo amore,
' dil longo bene si se ricordava.
La matina queli du' signore,
cum Sordello e cum la baronìa,
6515 manzon insieme cum gran honore.
Le done in sala per sì se stasìa:
complito che fu lo so disenare,
li tavoli levati e portati via,
Signor e done, tuti lor baiare,
6520 eran tanti queli sonatori
che tuto l'aiere facian resonare.
Erage de molti bon cantatori,
chi a versi, chi a canzon baiava,
solazo e piacir si davan tutori.
6525 Tre zorni la corte durava,
pasato il tempo ziaschun tornare,
a casa loro ziaschun si tirava.
Rimase Petro cum doni ch'el menare;
a Mantua lui ritornar si volìa,
6530 Ecerino e Sordelo non lasava.
Zorni dece stete che non si partìa,
posa licencia si dimandare,
a Mantua cum li done tornar volìa.
Ecelino licencia si li dare,
6535 le done granmente regraciava,
presenti belli si li feci fare.
Ancora Petro granmente apresentava,
regraciandolo quanto lu' posìa,
Albrigo per lo simel li donava.
6540 L'un e l'altro gran proferii facìa,
Biatrice a Petro si andare
e a la sua dona molto si proferìa,
Dicendo che a loro senza falare
la era obligata per sempro mae,
6545 e che sempre li divesen comandare.
<.U, e. 2
e. XCI1, e. 1
Mur,. c. J136
100
LA u CRONACA DI MANTOVA
[AA. 12..-1280(!)]
Ulu., c. 1137
e. x e Hi e. 1
r. XCUI, e. 2
111 ., r. 1138
'Li done do lacerino anchora si vae
da Petro e a queli doni dicìa
proferendoli e mo e sempre mae.
Petro cum li sue done si partìa:
> Sordel e più chavalir l'acompagnare,
ben dece mia e po' in dredo redìa.
Tosto zunzi a Mantua senza f alare;
li soi amici gran festa ne facìa
che li vedian contenti ritornare.
Sordello che lui a Padua stasia,
pensava de l'andata devia fare
'che voluntier fata la averia.
(Cap. CXXVII). - Como Sordello deside-
ra X no DE VOLIR ZIRE A PARISE DA LO
Re di Pranza comò avIa promeso,
stava in" pensiero como potese con-
tentare blatrice chi". lei non si tur-
base de la sua partita, e come ne
parloe a li fratelli che loro la
dtvesen consolare e confortare de
la sua andata. e como blatrice, non
ben contenta, ma pur si contentoe^
e como Sordello si partte e axdoe
ix Franza e feci ciiosi asai inanci
< h'el tornase a Mantua. - Capito-
li 132.
Sordello stando in Padua pensava
sopra l'andata che lui far devia
6560 dal re di Franza, molto desiderava.
A un zorno Ecerino e lui stasia
e di molti cose loro si rasonare ;
Sordello a Ecerino sì dicìa:
Yui sapiti como io dev'andare
dal re di Francia per promisione
a lui fata, voria mio honor salvare.
Andar voio cum alcun compagnone
per modo tale che mi renda honore,
non vorìa vergogna tra quei barone.
6570 Partir mi vorìa cum licencia tutore,
di vui e d'Albrigo mi sia data
lina a oto zorni, andarò alore.
A Matrice dirò di la andata;
so bene che non si contentarae,
6575 convirà che per vui sia confortata.
Incerino dise che a lei parlarae
e di questo non deza dubitare
che de l'andata la consolarae.
Confortando Sordel chi deza andare,
6580 quel ch'el à promeso atender voia,
che mazor so honor non potrìa fare.
Sordello dise che li era gran zoia 5
lo suo zire como più tosto andava
e di la sua andata stesse di bona voia.
65S5 Ecerino disse che ben se ne confortava :
cum Albrigo questo fato si dicia,
Albrigo molto ben si contentava. 10
Sordello per Biatrice mandar facìa;
Biatrice tosto lie fo venuta,
A590 li done di Ecerino secho avìa.
Per tuti loro fo ben recevuta,
Sordello alora si prise a parlare, 15
Biatrice in lo chore smarita.
Io sono, Biatrice, per andare,
6595 fina a pochi zorni mi partiroe,
'dal re di Franza mi convien andare.
Più tosto ch'io poro tornaroe, 20
cum toi frateli tu si rimarai,
per compagnia questi doni lasaroe.
6600 Biatrice alora cum pianzer asai
cominzò forte lei a dolorare :
non so se vi rivedere più mai ! 25
Se io vi lo potessi ben divedare,
per lo vostro honore non lo faria,
6605 ma malcontenta mi lasali stare;
' Non poso più, Dio sa la voia mia !
Ecerino alora si parlava 30
dicendo: Biatrice noto ti sia,
Questa andata tanto honorata,
66 io non si ne fé' a1 cuna per schudire,
che a lo re di Franza fosse più grata,
Più lo desidra che alcun cavalire: 35
quando lo vederà, f arali grand' honore,
tra li altri lo mazor è . mistire.
6615 Biatrice, fratelli e me signore:
e mi ricomando in la vostra grada,
che m'abiati col debito amore. 40
Io sono di dolore sì sazia
che mal mi posso in ben consolare,
6620 atristala nel cor non so che facia.
Queli doni la prisen a confortare,
Sordelo anco lui si li dicìa 45
che tosto si seria lo so tornare.
Pur Biatrice alora si remetìa,
66 »5 li done e lei alora si partire.
v. 60 19 consolararc erroneamente in B.
|AA. 12.. -1280 (h|
DI BONAMENTE AIJI'KANDI
101
5
Sorde Ho cum li chugnati rimanìa.
Vene lo /orno, Sordello de pai tire;
Ecerino gran donar li I.m la
e per lo sinici Albrigo si voliti*.
f>()3o Da tuli loro comiato si prendi af
cum bella brigata lo feci acompagnare ;
Biatrice altro che pianzer non fai ì.i.
Tosto a Mantua loro ari vare;
PetTO Avogadro e più citadini
10 <i6 3 5 per Sordello gran festa menare.
Tuti, homenl e femene vicini,
di sua venuta facìa gran alcgrare,
così facìa ancor li fantesini.
Sordello di fornirsi si pensare,
1 5 6640 alcuni compagni lu' si trovava,
'che cum secho tuti voluntir andare.
Fornito ch'el fo lui si chaminava
ben a chavalo cum bela compagnia,
Lumbardia e li monti si pasava.
20 6645 Zonse in Franza, aTrois di Campagna ;
granda e bella si è quella citate,
copiosa di zente e di gran fama.
Circo d'avir lo suo lozate,
fo lozato cum tuta sua compagnia,
25 0650 la sua venuta fo manifestate.
El è venu' Sordello di Lumbardia 1
l'un a l'altro facìa questo parlare,
di sua venuta per ugnun si dicìa.
Molti zentili homeni a visitare
30 6655 loro andono per volirlo vedire;
cum gran piasevoleza li parlare:
Nui semo da vui venuti per sapire
se vui siti Sordello de Lumbardia,
di lo qual in Franza è tanto dire;
35 6660 Pregemo che per vu' a nui dito sia,
acunzi semo devirvi honorare,
seravi fato honor e cortesia.
Sordello a loro si pris' a parlare:
zentii homeni, sia regraciati
40 6665 del visitare v'è piazuto fare,
Regraciovi asa' e mille fiati
de li prof erti che fato ni aviti,
li compagni e mi vi semo obligati.
Lo mio nome per mi si sapriti:
45 6670 io si sono Sordelo mantuano,
da mo' inanci per Sordelo mi teriti
Vostro servitor da presso e da luitano ;
in ogni cosa m' aviti a comandare,
se poro servire, non serò vilano.
50 6675 Li nobili homeni lo regraciare,
e uno di loro || l'ebe invil.'ilo
cum lui In i".ii.'i hc( ho a d'inerì
L'altro /omo e questo non sia (alato;
Sordello di zio mollo PtgTBi iava,
6680 era bisogno che feae lo io andato.
'l'in tanto loro Sordello pregava M«m. ..n.»
che de zir secho lo discuar aeetoc:
l'altro zorno insieme; si manzava.
Manzando insieme di molti cosi parloe.
<nage di notabeli homeni gran brigata,
ma un di loro a parlar si entroe :
6685 'Sordello, la vostra fama è andata e. \
per tuta Italia, di vui si fa parlare
chi pasa Franza e Ingelterra lodata:
Nui tuti quanti vi volem pregare
che non v'increscha quelo che dito fia, e. xciv, e. 1
6690 per ben se dice e per vui honorare.
Dicen che siti mior homo chi sia
per bataia cum ziascuno fare,
questo lodo aviti per la fede mia.
Un citadino, nobil si riputare,
6695 di questa terra, provar si vorìa,
vostra persona cum la sua tastare.
E gran piacir a lui si seria,
perch'el perdese no '1 teria disenore
perchè siti lo mior homo chi sia.
6700 Piazavi questa gracia per nostro amore
a tuti quanti di dovirla fare,
vada cum voia, vu' averiti honore.
Sordello a lui: corno dezo fare?
gran freza porta la mia andata,
6705 né chaval òe da devir giostrare.
Lo zentii homo a lui questa fiata:
questa gracia denegata non sia,
bon chavalo e armi vi sera data.
Sordello a lui contradir non gè sapìa:
6710 fatime venir questo bon chavalire
o veramente bon schudier che sia;
Vederolo bene e molto voluntere,
e intrambedui insieme parleremo
e si diremo di quelo chi fa mistere.
6715 Risposi lo zentilomo: così faremo,
ecomi chi m'oferisco di fare,
mi son quello che insieme parlaremo.
Bon chavallo mi vi farò dare,
di dui chi n'azo lo mior si toriti,
6720 l'altro a mi dezati pur lasare;
Di bone armi fornito si serite,
se non aviti, asa' vi ne trovaremo,
zio che vi mancha si dimandanti.
102
LA "CRONACA DI MANTOVA
[AA. 12.. -1280(!)]
JCCV, e
un.
1140
JCCVI, e. I
Sordcllo a lui : armi asai avemo
67:5 chi son bone, mi e la mia compagnia,
dil vostro bon animo vi regraciemo.
Convicn che tra nui terminato sia
la nostra bataia corno si deza fare
'e in fra che tempo fare si debìa;
6730 Lo guanto di la bataia voio acetare,
ma breve tcrmcno tore si dezati
aziò clic '1 mio viazo possa fare.
Zorni sei fra loro fo deliberate,
che zascuno di lor in ponto si sia,
f.735 che posan far li lor ordinate;
E tre ponti di lanze far si debìa,
alcun di loro non esendo conquiso,
possa cum li spate combatuto fìa.
Chi di spata lui sera conquiso
6740 preson di l'altro eser si deza
e obediente cum la persona e viso.
Contenti li parte che far si deza
so cavalli e armi ordinava,
ziascuno di loro al so fato proveza.
6745 Vene lo zorno che lor aspetava,
in su lo campo ziascun di lor venire,
gran zente al logo per vedir andava.
Quelo che cum Sordelo combatire,
Zacheto per so nome era giamato,
6750 zentil homo e di grand'ardire.
Ziaschun di loro si fo dilongato,
li lanzi in mano, cavali speronava
e l'un ver l'altro gran colpo dato.
'L'un e l'altro li chavali voltava
6755 per volir lo secundo colpo fare,
li lanzi in mano, cavali speronava.
Vcnisi li baroni a incontrare,
li scudi forti e li lanzi spezone,
lo chaval di Zacheto per terra andare.
6760 Zacheto gaiardo in pe' si levonc,
Sordcllo Zacheto per terra si vedìa,
zio dil chaval a terra si zitone,
Cridando Sordcllo a Zacheto dicìa:
difenditi bon scudir ardito,
6765 eli' io vengo da tie cum la spata mia.
Zacheto gaiardo e non smarito,
ver Sordello a salti si andava
e non mostrava ponto sbegotito.
Sordello un colpo grande li menava,
6770 Zacheto a Sordello un altro feria,
l'un e l'altro li sue spate adoprava.
'Sordello ancore ver Zacheto si zìa,
un colpo li de si grando e forte
che Zacheto per forza a terra zìa,
6775 E strangosalo stava corno morte.
rdcl sul corpo di Zacheto si zetare :
a li compagni di Zacheto dolìa forte.
Sordcl a Zacheto in cridare 5
dicìa: rendeti damiscl zentile,
k> se tu voi da mi la morte schivare ! '
Zacheto a Sordello cum parlar umile:
io mi rendo per tuo ver presone,
da ti conquiso non mi tegno vile. 10
Sordcllo giamo li so compagnone
67S5 e a loro dicìa: Zacheto disarmati:
vedendo el popolo e asa' persone:
In presencia de questi asunati
giamar ti dezi per mio presone 15
in ogni parte che sera dimandati;
6790 Zacheto tuto feci a complisone,
posa a chavallo tuti montono,
cum Sordel andono senza mancasone.
Al lozamento di Sordel dismontono, 20
e tuti insieme di bella compagnia
67 ;5 bon vin beveno e confeto manzono.
Sordello a l'oste di la cena orden dasìa,
queli nobeli homeni tuti secho cenare,
Sordello a tuti loro si se proferia. 25
A Zacheto disc che orden deza dare,
6S00 voi che in Franza secho andar deza,
forniscasi di quelo che li bisognare,
E di menar compagni seco si proveza,
che li farae presio e honore, 39
sia quanti voia e a questo si veza.
6805 Al di che fono fumiti li cosi, alore
Sordel e Zacheto comiato prendìa
da queli zentii homeni e signore;
In ver Parise lor cavalcando zìa, 35
e non ceso no tanto di cavalcare
to che loro a Parise si zunzìa.
In la terra si fecen lo suo intrarc,
a un ostello si fon lor lozati
e quel zorno niente mostrare. 49
La matina a la corte fon andati,
6815 Sordel, Zacheto e la sua compagnia
da quelli cortiani molto guardati.
' Inanci e in dredo Sordello si zìa
lo re aspctando che fora usisse, 45
tanto stete che lo re si venia.
OSìo Cum lui si era gran baron e spese,
Sordel ver lo re lui si andare
zenocio a terra e capuzo si tresc,
Alegramentc lo re salutare: 50
|AA. 12.. -1280(!)|
1)1 BONAMENTE AUI'KANDI
lo ,
io sono SordellO| vostro servÌtoref
6825 la vostra maoista VOUgO I visitare.
Lo re disse hc l'era Sordel alore.
disc de si, ancora lo dimandava;
5 Sordello si Levò senza dimore,
'Voltò li spalle e via se n'andava;
6S30 Lo re alora lo feci Riamare.
Sordello di presente si tornava,
Lo re alora si prisc a parlare,
10 dove l'andava, si tosto si partla.
Sordello a lui tal risposta fare:
6S35 Santa Corona, a Mantua redìa
per menar a vui testimonianza
comò io era Sordello di Lumbardia.
15 Al mio dir non aviti da' credanza,
tre volte chi sono v'ò manifestato,
6840 ch'io sia esso abiati fidanza.
Lo re Sordello si ebe abrazato
dicendo : tu ei quel Sordello eh' io credia
20 che di tanta virtù m'ei sta' lodato.
Sordello a lo re alora si dicla:
6S45 Santa Corona, vi voio apresentare
un scudero di granda gaiardia,
A Trois lui e mi giostrare,
25 conquiso da mi si ve l'ò menato.
Zacheto fé' lie a lo re donare.
6850 Lo re dolcemente lui acetato,
Cora e Lionello si feci giamare,
Zunti che fonno, Sordel eben avisato.
30 Grande festa loro si menare,
granda alegreza lor si avìa,
6855 1° re a l°r0 si eDe a parlare:
Lionello e Cora, noto vi sia
questo è un altro scudir sacente,
35 chi farà cum vui di bella compagnia.
Sordello nostro scudir valente
6860 si l'à conquiso per bella bataia
a Trois di Champagna nobilmente.
Zacheto al re : Sordel è di tanta vaia,
40 niuno a lui porla durare,
'sia chi vole, chi faza cum lui bataia.
6865 Un chavalire cum un altro parlare:
ch'el sia prode ben gè '1 dà il mantelo.
quasi in lo dire lo venia a befare.
45 Sordello al chavalire: lo mio mantelo
0 bon o rio o curto ch'el sia,
6870 non dà né tole valor a Sordelo :
Ma io t'apelo cum tua chavaleria
di bataia volir cum techo fare,
50 presente lo re e baron che qui sia.
E Se li bataia In non voi a< 'tare,
6875 per cativo ti giamo e maldicente
e pei bataia r il voio pi orare.
Lo chavalire, guardato di tuta zente,
di non acetar la bataia si vergognava
ben ch'el fose provato per valente. .mi
6880 La bataia far lui si acetava,
presente lo re l'un a L'altro prometta;
termen quindici di lo re si dava.
Lo re Sordello a casa sua tolìa,
e faciali fare un grand' honore
6885 a lui e a tuta la sua compagnia.
Quello re, signor di gran valore,
ciò che a Sordello bisogno faci a,
tuto fo fornito cum da signore.
Sordello, che bon chavalo non avìa,
6S90 alo re uno si Tebe domandato;
di presente comandò che fornito sia.
Lo chavalir che devia far giostrato
cum Sordello, Grisolfo nome avìa,
fu al tempo d'ugni cosa prestato.
6895 Intorno a Parisi la novella zia,
comò Grisolfo si devia giostrare
cum un Sordel campion di Lumbardia.
A Parise ziascheduno si tirare
per eser al zorno per volir vedire
6900 qual di loro meio si portare.
Lionel, Corado, Zacheto si dire
a Sordello, urti lo confortare
che a questo ponto mostri so valire.
'Sordel a loro che non dezan dubitare, mur.. e. 1U2
6905 tal modo di combater tegnirae
che Grisolfo per sempre vergognare,
E che ancora si lo ricordarae :
dil suo mantello l'avea chalefato,
(per) gran vergogna che lui si li farae.
6910 'Vene il zorno chi era ordinalo #. xcvir, e. 1
che la bataia si se deza fare;
ziaschun di loro era ben armato.
Ben acompagnati lor si andare,
e in sul campo loro si mostrava, e xcvr, e. 2
6915 lo re cum gran zente lu' si stare.
Ziaschun di loro dil campo piava,
grandisima zente eran per vedire,
li lanzi in mano, cavalli speronava.
L'un ver l'altro arditamente ferire,
6920 li lanzi rupeno e li scudi volono,
dil gran colpo ciascun di lor sentire.
L'un e l'altro subito si voltono,
Grisolfo ver Sordello si andava,
lui
LA u CRONACA DI MANTOVA
[AA. 12.. -1280 (!)1
lu' e il cavalo corcndo quanto pono.
6925 Sorde Ilo lo so cavai non cacava,
di passo andava, preso a Grisolfo andoe;
Grisolfo cum la spata lo brazo levava,
rdello a traverso si lo pioe,
i ».. e no speronò a cavalo quanto posìa,
6930 for di la scila Grisolfo si tiroe.
Per forza sul col dil so cavai lo metìa,
dinanzi a lo re lo portò a presentare;
lo re e ziascuno gran fato li parìa.
Grisolfo di Sordcl preson si giamare,
6935 fo disarmato, a chaval montava,
e cum Sordello per preson andare.
Lo re e baroni a casa tornava,
Sordel e Grisolfo a la corte menoe,
Lionel, Cora, Zacheto cum si andava.
6940 Sordello a Grisolfo si dimandoe,
s'el era longo o curio lo so mantello,
dicendo che conzar lo farà poe.
Grisolfo si vergognava di Sordello
perchè vedìa che lui lo befava :
6945 godiasi Cora, Zacheto e Lionello.
irai, ci A la cena lo re asai parlava
di questo fato eh' el avìa vezuto,
e per lo simel ziascun rasonava;
Di eia che tal fato mai non avìa olduto
^950 e che volìa un tornerò ordinare,
alora sera Sordel più cognosuto.
Tosto al tornerò orden fé' dare.
.xcvn.c.a 'In ogni parte intorno si scrivìa,
che a tal tèrmene lor torner si fare.
695; Gran zente in ordene se metìa
per volir a quel torner venire,
per la fama di Sordel che tanto zia.
In Bergogna e in Ingelterra se sapirc,
grandissima zente si s' apresentava
69&0 per lo tornerò e per Sordel vedire.
Lo termen dil torner si s' apresava,
li zonti d'intorno cominzan de venire,
in poco tempo gran zente arivava.
Sordello alora lui si fé' fornire
6965 Lionel, Cora, Zacheto di compagnia;
ancora Grisolfo seco vuol avire.
A un'insegna tuti cinque fornìa,
ma lui da loro si era divisato,
un sparavero in su la veste avìa.
6970 Vene lo zorno che l'orden era dato,
mille cinquecento al torner trovati,
in due parte lo torner divisato.
Lo re fece che tutti orden fon dati.
ziascuna parte dal so lato stasìa,
6975 aspetando li trombeti sonati.
Lo re, che tuto in ordine vedìa,
li trombi del asalto fé' suonare,
ziascuna de li parti a ferir si zìa. 5
' .Sordello tra li altri un lion pare,
6980 dando di za e di là a chi l'avene,
quelli so colpi ognun li schivare.
Li soi prcsoni si portan molto bene
fatigandosi per avir honore, 10
non parendo lor dolirse ne le rene.
69S5 Grande sbatimento di spate alore,
Ingelosì molto ben si portava,
a Sordel si dava scuder e signore.
Tuti lo ferian e non gè perdonava, 15
per lo simel lui a lor si facìa,
C990 ma tropo zente Sordel colpezava.
Ziascuno di bona voia lo feria
perchè avìa nome di campione,
sapiali bon dar, e lui non fugìa. 20
Per quel asalto Sordel e i compagnone
6995 granmente lodati dà tuta zente,
'sonò la tromba, ziascun ai penone.
Sordello pensa ne la sua mente
al secundo asalto volir mostrare 25
s'el era tristo o s'era valente.
7000 E li soi presoni molto confortare
eh' ei f azano quel eh' ei ponno di posanza,
che l'onor dil tornerò si deza aquistarc.
Lor prometeno che senza falanza 30
lo suo potir in tuto adoprarìa,
7005 e di questo si n'aza firma speranza.
Lo re lo secundo asalto sonar facìa;
li parte arditamente combatire,
lo re a Sordello mente si metìa. 35
Vedìa lui di za e di là ferire,
7010 li so colpi sì grandi lì dare
che ognon dai so colpi fuzire.
Bergognon e Francesi ben si portare,
arditamente in la frota feria, 40
e Sordello alcuni vengon a trovare.
7015 Di gran bote loro a lui si dasìa,
erano molti, tuti d'un volire,
che '1 bon Sordello tuti vergognar volìa.
Li so presoni, che questo lor vedire, 4 5
contra coloro feria arditamente,
7020 sì clic dal largo li fecen partire.
Sordello e loro senza manchamente
feria loro e gran colpi li dava,
che luti loro di fuzer non son lente. 50
|AA. 12..- 1280(!)|
Di BONAMENTE ALIPRAND]
105
10 Sordcllo prOSSguandO li andava
7025 corno lionc quand'c furioso,
di /a, di là ferendo, ■ lo» dava.
Un cavalir, (hi era animoso,
5 CÌrcando va e Sordcllo trovava,
d'avirlo trovato fo molto zoioso.
7030 Lo re che sempro Sordel guardava,
viti lui e lo chavalir chi combatta,
gran pìacir in so animo si stava.
10 L'un e l'altro fcramentc facìa,
ma Sordel lo cavalir stracarc,
7035 che li mancava forza e la bailia.
Lo chavalir a Sordcllo parlare:
non posso più, son stancho e laso,
15 a mi convien andarmeli a posare.
Lo re ridia a gran fracaso,
7040 vedendo Sordello tanto ben fare,
'dicìa: da Sordel ognum è caso.
La pressa dil ferir cominza a calare,
20 sì che ognum lentamente facìa,
Sordello parìa pur mò cominzare.
7045 Lo re li trombe che sonase dicìa,
perchè ognum rinfreschar si deza:
fato il sonare li parte si reducìa.
25 Stando così e non avendo freza,
queringhelisi tra lor si parlare:
7050 questo Sordelo è di gran forteza,
A lui non è che qui posa durare,
di questo tornerò lui averà 1' onore,
30 perchè si volemo doncha più afanare?
' Sordello, vezendo indusiar alore,
7055 da lo re andò e a lui si dicìa:
lo terzo asalto fati sonar signore.
Lo re di presente comandar facìa
35 che '1 terzo asalto si sia sonato,
che questo sie quello dall' honore.
7060 Ambe li parte in lo campo intrato,
Sordel in mezo a guisa di drachone
la spata in mano forte repiato;
40 Cridando rugìa a modo di lione:
trati a ferire chavalir valente!
7065 lo re lo guardava cum altri barone.
Lo tornerò si rinforza granmente,
la parte di Sordello l'altra sbaratava,
45 Sordello la facìa gaiardamente,
Ferendo forte di za, di là andava,
7070 a cui dava un colpo più non volìa,
a poco a poco li homini mancava.
Lo re che questo fato si vedìa,
50 dicìa cum quei baroni: que vi pare?
vi par€ «pie al tonino 1 1 r 1 < ■ fato sia i
7071; l<> vc/.o la piu parta riposarci
conio «lancili ano la lor falc/a,
ma pur Sordcllo stane ho non DSOStrarOi
101 è bon homo, di grande Begureza,
a o<nii cosa si sa ben adopraic,
7080 non ve/.o homo dila a mila forte/a,
L'honor dil tornerò a lui lido' darò,
cum sua persona l'à ben aquiStatO,
quatto è vero e lo vanto li si de' dare;.
Li baroni, che 'Ire àfl ascoltato,
7085 'tuti per una voce a lo re si dicìa:
l'onor dil tornerò a Sordel sia dato.
Lo re alora sonar si facìa;
li parti in dredo tuti si tirava,
Sordel in mezo e atento si slasìa.
7090 A dui baron lo re si ordinava
che '1 presio a Sordello fose dato,
perchè molto ben lo meritava.
Alora li trombeti si fé' lo cridato,
che '1 presio dil tornerò dato sia
7095 a Sordello, chi l'à ben guadagnato.
Tuti li torniatori si dicìa
che di dare il presio a Sordel si è rasone,
più ch'a altro che al torner stato sia.
Loldandolo per un gran campione,
7100 lo re e l'altra zente lo compagnava,
foli fato honor cum a barone.
Tuti li zente a casa lor tornava,
Sordello e li compagni col re rimanire,
lo qual cum grand honor li tratava.
7105 Stati alquanti zorni al ver dire,
Sordel di tornar a chasa pensava,
ma veneli cosa che lui si impedire.
(Cap. CXXVIII). - Como Sordello, facendo
penserò di tornar in lumbardia e
lui esendo stato circha du mesi in
Parise dredo al tornerò fato, apar-
ve TRE BONI SCUDERI, D' INGELTERRA
li dui era, l'altro bergognone. zun-
ti in Parise, a la presencia di lo
Re si invitono Sordello a combater
secho da corpo a corpo, e como sor-
dello, a la presencia di lo dito re
acetoe di combatter secho di lanza
e di spata a cavalo, volendo sorde-
lo che al dì di la bataia tuti tre
foseno armati e cum tuti tre volìa
fare quelo dì la bataia e como di
■
e XCVIII, e. 2
Muit., e. l'i!
100
LA "CRONACA DI MANTOVA
[AA. 12..-1280(!)]
LA BATAIA PER LUI CUM ini ["RE FATA,
RDELO si EBE L'HONORE E l l INO SO
PRESONI. - Capitoli 133.
Stando Sordelo cum lo re a solazarc,
lo re a lui grand' honore li farla
io molto speso secho a cena e a disenare,
1M5 'E per lo simel anchora si volìa
che a li so presoni fose fato honore,
i a una chamara lor a mangiar stasìa.
Sordello si pensava a lui tutore
7115 corno potese prender comiato,
di domandarlo stava cum timore.
Pur a un zorno l' era deliberato,
licencia a lo re volìa dimandare,
du' mesi era che '1 tornir era stato,
c.j 7120 'Li zente d'Ingelterra quando a cha'
[tornare,
gran parlar di Sordello facìa,
che homo d'armi mior non si trovare.
Per lo simel quei di Bergogna dicìa
che in lo tornerò parìa un leone
7125 e che non credian che simel al mondo sia*
Queli d'Ingelterra che questo ascholtare
e di Bergogna per lo simel facìa,
di tal parlar si meraviare.
In animo a dui d'Ingelterra venia
7130 e a un di Bergogna lo simiante
di volir provar Sordello di Lumbardia.
In orden si misen notabelmente,
d' armi e di cavalli lor si fornire,
si che a loro non mancava niente.
7135 Ben acompagnati a Parise si zire,
ii4t a un ostelo lor si arivava,
quel di Bergogna l'altro dì venire.
Quelli tre zoveni insieme parlava,
la sua facenda l'un a l'altro dicìa;
7140 olduto questo insieme s' acordava.
Quelli dui d'Ingelterra so nome a\ìa
l'un Liopardo, l'altro Zilichin giamato,
quel di Bergogna Frasato si li dicìa.
Di parlar a Sordello pensier facìa,
7 1 ; ; presente lo re lo volìa invitare
di far bataia se lui acetar volìa.
Como fu apunto lo lor pensare,
a la corte dil re lor fon andati ;
Sordel col re in la corte stare.
7150 Tuti tre alo re fono apresentati
e uno di loro parlava e sì dicìa:
d'Ingelterra quie scmo cavalcati
Per trovar un Sordel di Lumbardia,
di lui si dice e fasenc gran parlare:
s pregar voiemo che piacir vi debìa
Farli sapire cum lui voiemo giostrare,
un di nui cum lui far si deza 5
se quelo potrà Sordelo conquistare.
Fina atre zorni cum l'altro far proveza ;
7160 se quel anchora da lu' sera conquiso
lo terzo posa faza cum ampieza.
'E se lui da un di nui sera conquiso, 10
non è più bisogno giostra fare,
nostro combater si sera concluso.
7165 Alora lo re Sordello si mostrare:
questo è Sordello schuder valente,
lui vi risponda, a chi sta lo fare. 15
Sordello a loro molto umilmente:
zentij homeni, vu' sia' li benvenuti,
7170 vostra venuta mi piace granmente.
Io ho olduto corno siti partiti
d'Ingelterra e venuti qui per trovare 20
Sordel, chi è quie corno vui vediti,
E di bataia mi veniti a invitare ;
7175 io la aceto cum questa condicione
ch'io vi dirò, dezatime ascoltare;
Voio che '1 dì che seremo in convencione 25
che la nostra bataia far si debìa,
tuti tre armati cum vostre persone
7180 In su lo campo ben in ponto si sia,
cum un di vui io si combateroe ;
se da quel primo io conquise sia, 30
Per suo preson si mi giamaroe,
non è bisogno più bataia fare,
71S5 al so comandamento ubediroe,
1 Ma se mi lo primo di vu' conquistare,
posa al altro dredo andaremo, 35
per simel dil terzo dezati notare.
Tre colpi di lanza nu' si faremo,
7190 se niun di vui non sarà conquiso
cum li spate posa combateremo.
Zilichino guardò Sordel nel viso, 49
lispondìa che questo non era da fare
perchè lui Sordello si seria conquiso.
719^ Como porla lui contra tre durare?
trop gran disaventazo a lui seria
devir combater cum tre e non restare; 45
Ma che termene per lo re posto sia
quanti zorni Sordel deza posare
7100 inanzi che secunda bataia ila.
Se per caso Sordello conquiso sia
dal primo o secundo o terzo compagno 50
|AA. 12..-128()(!)|
DI BONAMKNTK ALJI'KAM)!
107
non è bisogno che più bataia fiaa
Sordello b loro dicìa questo lagno:
7305 'Laiatel pur e me, < :he a mi contentare
devìr combater di compagno in compagno.
5 in altra forma io non voio fare;
s"el vi piace prenditi Io partito,
die altramente non vo' bataia fare.
7210 Zìlichini e li compagni tenen l'invito
perche viten che questo a Ini piada.
10 Sordello aceto e non ponto smarito.
L'ordine dil termine loro dasìa,
lina a dece zorni sì dezan fornire,
7215 lo re a loro comandamento facla.
Ziaacun di questo fato avia a dire
15 elie Sordel mal partito avia piato
e anco lo re si lo riprendire.
Zia avian tolto chomiato
7220 queli tri dal re e la compagnia,
quando lo re facìa quel parlato.
20 E li preson di Sordello gel' dicìa
che lui avea preso mal partito
e gran meraveia di zio li parìa.
7225 Sordel a ziascuno cum animo ardito
a tuti per un modo questo parlare:
23 non sia alchuno chi sia sbegotito,
Di questa bataia vi vo' acertare
non ebe mai al mondo tanto honore
7230 quanto questa bataia mi de' fare.
Io v' acerto ch'io si serò vincitore;
30 stati contenti e di bon corazo,
honor faroe a lo re mio signore.
Ziaschuna de li parti in gran perchazo
7235 d'avir al termene so fornimento,
Sordel dal re andò molto viazo:
35 Santa Corona, io vi fo atento
bon cavalo a mi fazati dare,
che di la bataia vi farò contento.
7240 Lo re a lui: non so comò la andarae,
tropo gran desaventazo ve avire,
4Q zio che bisogna a ti si farò dare.
Ma una cosa si ti voio dire;
a quel dì che la bataia si fare,
7245 riposatamente si dezi combatire.
Grand' af ano loro si ti darae,
43 inanzi che di tre sie vincitore,
'molti percosi tua persona sentirae.
Sordel al re: caro mio signore.
7250 non dubitati di questa bataia
che di certo io si averò l' honore.
50 Ziascun al tempo fornito di gran vaia:
i-iii li pretori di Sordel dubitare,
eh' ci non pei dese dà> ■ ia.
Quela bataia < hi le devia i . < , .. 2
era divulgata in ogni parte
a qua! tempo la li devia fare.
E ziascuno lecundo li lue ari
onorivolmente a quel dì venire
71G0 per vedire comò farebe Marte.
'Non si porla mai contar nò dire Mub., /. IU7
li quantità de li zenti chi venia
per volir (lucia bataia vedire.
Vene lo zorno, lo termine compila
7365 che la bataia si se devia fare,
ciaachun in ponto al campo si venia.
Lo re cum baroni Sordel acompagnare,
l'ima parte e l'altra in sul campo stasìa,
metese in ordine di la bataia fare.
7270 A Zilichino la sorte a lui venia
ch'el fose primo che combater diveee
cum Sordello che in ordene stasìa.
L' un e l'altro non parìa che dormese,
li lanzi in mano, cavalo speronava,
7275 non era alcuno chi jela prendese.
In suli schudi li lanzi apozava,
e grande colpo tra loro si feria,
ma pur li lanzi saldi si durava.
Li soi destreri subito si volzìa,
72S0 li lanzi di novo loro si piare,
l'un ver l'altro arditamente zìa.
Un sì gran colpo tra lor si dare,
Zilichin col cavai a terra zire,
Sordello prestamente dismontare.
7285 Dismontato da Zilichin lu' si ire;
in sul so corpo Sordello si zitava,
dicìa: damisel, si tu non vo' morire;
Como preson la spata dimandava.
Zilichin a Sordello sì parlare:
7290 tuo preson sono! e questo protestava.
'Sordello a lo re Zilichin presentare c. ci, e. 2
cum suo preson che giamato s'avìa.
lo re lo feci a cavai montare.
Li compagni di Zilichino si avia
7295 gran dolor ch'el era conquistato,
lo re e li soi grand' alegreza ne facìa.
A Frasato di combater è tochato,
Sordel e lui in ordine si metìa,
l'un e l'altro dil campo piato.
7300 Frasato, gaiardo che asa' valla,
era servito dai so nobelmente
e per lo simel quei di Sordel facìa.
e. ci, e. 1
108
LA "CRONACA DI MANTOVA
[AA. 12.. -1280(!)]
L' un e l'altro cum grand* ardimento
li lanci in mano e li cavali feria,
5 gran colpo si dcno a l' inscontramcntc.
Si che l'uri e l'altro ben lo sentìa,
/iaschuna parte per lo so pregava
clic Dio li dese forza e bailìa.
Di far lo secundo colpo s' aprestava,
73K1 l'un ver l'altro arditamente zia,
li lanzi su li schudi si apozava.
Di grande colpo loro si se feria,
li lanzi rùpeno, li schudi volare,
di lo gran colpo ziaschun si doli a.
7315 Sordello lo so deslrir si voltare,
contra Frasato lu' forte cridava:
difenditi ch'io ti vegno trovare!
Frasato la spata in man piava,
contra Sordelo si andò a ferire,
7310 in su l'elmo un gran colpo li dava.
Sordelo lo gran colpo lu' sentire,
corno drachone Frasato si feria
in lo brazo, che la spata li cadire:
Frasato mal in ordene se vedìa,
7325 un so cortei curto si piare,
molto forte di quel Sordello feria.
Sordello a lui soto si se chazare,
la cadena di la coraza prendia
e lo so cavalo forte speronare.
11, r. 7 7-)3o Sordello cum forteza quela tenia,
Frasato dredo a lui si strasinare,
zu dil cavalo a terra si chazia.
Sordello prestamente dismontare,
cum la spata adoso a Frasato zire;
,, c , 7335 'dicìa: rendeti se di morte vo' scampare!
1H8 'Frasato alora a Sordello si dire:
io mi rendo a ti franco campione
per tuo prcson, non mi far morire !
Sordello, chi avia cor di lione,
7340 Frasato a lo re si apresentava,
da lui conquiso era suo presone.
Lo re, Frasato molto ben acetava,
a cavalo presso a Zilichino andare,
Sordel per la terza bataia s' aprestava.
73 1 5 Liopardo, al qual tochava fare,
di combater in ordine se mctia;
tuti li suoi per lu' Dio si pregare.
Lo re a .Sordel parlava e dicìa:
corno te senti, o franco barone?
7350 a questo tercio cognosuto si fia
La tua prodeza cum questo campione,
lo (jual è fero per bataia fare:
convicn che azi lo cor d' un lione.
Sordel al re: dezatimi ascoltare:
7',;; se ancora fosen trii, lo cor mi darla
cum tuti loro honor aquistare:
Non dubitati di la persona mia, 5
io son fresco comò se cominzasse,
Liopardo averò a tuta mia bailìa.
7360 .Sordello fornito al campo si trasse,
Liopardo per lo simel si fare,
contra Sordello tal parlar si nasse: 10
Sordello, io ti vo' anunciare
che di mi tu serai lo vincitore
7365 e certamente in questo po' sperare.
No '1 dicho perdi' io si aza timore
di far la bataia arditamente, 15
ma giar è questo, di ti non ò miore
Nianco è alcun chi sia tanto valente
7370 che cum techo si potesse durare,
tanto di tua persona se' posente;
Io mi voio a Dio ricomandare, 20
difenderò per possa lo mio h onore,
ben sazo che techo non potrò durare.
7375 Sordello a Liopardo dicìa alore:
or ti conforta, gaiardo barone,
spera in Dio chi è iusto signore; 25
La nostra bataia faremo a complisone,
convien che un di nui sia perditore,
7380 'a lo parlar facemo conclusione.
L'un e l'altro si se volton alore;
Liopardo gran corazo facìa, 30
pregava Dio ch'el fose vincitore.
Ziascun di loro del campo prendia,
7385 li lanzi in mano tenia per ferire,
li soi destriri deli speron feria.
Lo re e baroni stavan a vedire, 35
e tuta l'altra zente che lì stasìa
per vedir non si porìa contar né dire.
7390 Li chavaliri su li schudi si feria,
li schudi forti, niun si danezare,
loro subito li destriri volzìa. 40
Lo secundo colpo lor voiun fare,
li soi destriri forte speronando,
7395 (mando lor si vengon a incontrare
Li lanzi loro se van tuti spezando,
lo schudo di Sordel per aiere volava, 45
(meli de Liopardo si va confortando.
Zaschun di loro li destriri voltava,
7400 li spate in mano ziaschun si tolìa
e l'un ver l'altro animosi si andava.
Sordel a Liopardo cridando dicìa: 50
[AA. 12..- 1280(1)1
DI BONAMENTE ALIPRAND1
109
5
difendili 0 gaiardo se hudnc !
da ti si vango cubo la ipata mia*
7405 Liopardo comò franco guerere
di risponder ;i Soi del non s' atcntava:
io si te aspeio gaiardo bacalerei
Sorda! ver Liopardo andava,
cum la spala in mano andò a ferire
71 io e sopra l'elmo un gran colpo li dava.
'Liopardo un altro a lu' redire
10 che Sordelo lo sentì grammente
e sdignato contra Liopardo zire.
Sopra l'elmo lo feria francamente;
7^15 per lo gran colpo la testa si chinare
si che Liopardo perse li sentimcnte.
15 Sordello a lui per l'elmo lo piare:
renditi cavalire apreciato
se anchor tu vo' da morie scampare !
7420 Liopardo dil colpo era af anato,
sì che a Sordello risponder non potìa,
20 lo re si vite e sì ebe parlato:
'Disse a Sordello che riposar debìa
fina che Liopardo sia ritornato,
7425 Telmo di testa chavar li facìa.
D'acqua frescha lo volto fo bagnato;
25 Liopardo in sie si ritornava,
a Sordello si ebe ricomandato,
E per suo presone si se giamava,
7430 e ch'el avesse a lui a comandare,
obediente sera a zio che comandava.
30 Sordello al re si apresentava
Liopardo sì cum suo presone;
lo re cum bon viso l'acetava.
7435 Liopardo, cum valente barone,
apreso ali compagni lui si andare,
35 lo re giamo Sordello campione.
Dicìa a lui: chavalir ti voio fare,
che tu l'ai così ben meritato,
7440 cum homo che mai armi portare.
Quando Sordello ebe ascholtato,
40 a lo re, presente li soi barone,
sì li rispose e fece tal parlato:
_„ Santa Corona, presente questi persone,
7445 io vi regracio di lo grand' honore
chi diti di farmi e senza chasone.
45 Fatime grada, charo mio signore,
che tuti questi, chi son mei presone,
licenciati sian per vostri servitore.
7450 Io si li libero tuti li sue persone,
piazavi, signor mio, devir fare
50 che da vui azan la liberazione.
Lo ra di pressate p<*r loi mandarci
in mi lo campo tud li liberavi ;
7455 ziasciiun di loro grand' alegreza fare«
Lo re e Sordello mollo regraciava
in Ogni pailc CUffl soi servitoi
per luto il inondo così si giamava.
Lo re «uni luti (jueli altri signore,
y }6a di Sordello tanto ben si da la
di li sue virtude e di lo suo valore.
Cum luta zente lo re ei se ne zia
al so palazo e lì si dismontarc
e sccho avìa Sordello e la compagnia.
7465 E molti baroni secho andare;
lo re li feci a tuti far colacione ;
'gran bisogno a Sordel si fare.
Lasemeli star in consolacione:
d'un fameio di Ecerino si è da dire,
7470 sazo prudente e di bona nasione.
Quando Sordello da Mantua partire,
Ecerino quel famio mandare,
che dredo a Sordello si devesse zire.
'Fina a Parise secreto si andare
7475 solamente per volir sapire
comò Sordelo in di fati si portare,
E che a lui si divesse redire
che Sordello non sentise niente,
perchè volìa ogni cosa sapire,
7480 Como l'era stato prode e valente.
lo fameio tanto chavalcare
che a Padua zunzi francamente.
Ecerino di sua venuta s'alegrare,
lo fameio apieno li recitava
74S5 li fati di Sordello corno andare.
Albrigo e tuti li doni ascholtava
li gran cosi che Sordello fati avìa;
Ecerino e tuti se ne meraveiava.
Granda alegreza tuti si facìa,
7490 e sopra tuti Biatrice s'alegrava;
quando vegnerave? dimanda li facìa,
Di la sua venuta tosto la confortava.
Torneino al re, che cum li baron stare
e di Sordello grammente rasonava
7495 E pur anchora cavalir lo voi fare;
Sordello d'esser cavalir non consentìa,
tuti li baron intorno lu' pregare.
Lo re cum tuti tanto pregar facìa
che ala cavalaria lui consentire.
7500 lo re tali ordini dar si facìa
Che una gran giostra si deza fare
cum una gran corte di done e signore
Mmi.. c. IMI
e CHI. e. 2
e. CUI, e. 1
Mu*., e. 1150
110
LA "CRONACA DI MANTOVA
[AA. 12.. - 1280(!)]
e. 1131
chi si dagan dileto e piacirc.
Non dubita che Sordel averà l'onore,
; e per tal modo aza cavalarìa,
sì rum di giostratori lo miore.
Fo dato complimento, corno dito avìa,
cavalir fato per lo re valente,
per tuto Parise gran festa si facìa.
'Lo re li feci apresentar granmente
pani d'oro e velati per vestire,
cavali molti e zoi d'arzente.
La sua divisa volsi che lui avire,
la quale al colo lui si portava,
cum era fata ti fazo asapire:
Tuto d'oro un sparavir li dava,
penuto, in forma vera laborato,
sparaver vero ben si mostrava.
Ma lo becho a oro era lasato,
7520 una gamba col pò rosa avìa,
l'altra bianca così divisato.
Zentil divisa tenuta si lìdia,
portavala certi baron valenti,
ai quali lo re donata Pavia.
:>:; In siila sala esendo tuta zente,
Sordello lo re granmente regraciare,
che l'era suo cavalir e so servente,
E che mai da lu' non si potìa francare
tanto honore da lui recevuto avìa,
7530 in ogni parte per suo si giamare.
La corte quel zorno si compila,
ziascuno ai so lozamcnti andare,
Sordel cum i compagni per simel facìa.
Esendo in chamara molto rasonare
lu' e compagni d'asa' cose dicìa,
ma pur Sordello feci tal parlare :
Fratc'li mei, ricordato vi sia,
dali vostri zenti site desiderati,
che tornati a chasa tuti lor desia.
7540 Da mi voio che sia consiati,
di tornar a chasa ben fariti,
e di farlo tosto vi deliberati.
Li vostri amici si consolanti;
son certo che stano sconsolati,
7545 (piando vi vodrano alegri li fariti.
Zasrhun di loro si se fon pensati
che '1 conscio di Sordel che li dasìa
era bono po' che erano licenciati.
'E contra Sordello parlava e dicìa:
nui staremo tre zorni in aspetarc,
possa orden daremo ala partita.
ideilo a loro: questo vi ipeta fare.
'a quel zorno da lo re si andanti
di vostra andata notificare,
E cum sia gracia la dimandanti,
ofercndosi a lui per servitore
sempre in ogni parte che vu' aeriti.
Serò cum vui da questo nostro signore,
quando a lui sera lo vostro parlare,
7560 licencia aventi cum grand' amore.
Fono contenti e così disen di fare;
aspeteno tanto che '1 zorno venia,
tuti sei da lo re si andare;
Sordello era secho di compagnia.
7565 Quando lo re li viti da lu' andare,
piasivolmente loro si recevìa.
Un di loro cominziò di parlare :
Santa Corona, nu' si semo per zire,
cum vostra gracia sia lo nostro andare ;
7570 Per vostri servitori ne deza' tenire,
in ogni parte dove nu' seremo
a vui sta comandare, nu' obedire.
Lo re a loro: nui vi concedemo
la vostra andata liberamente
757 5 e per ricomandati sempre si varemo.
Andati cum Dio, cum homini valente,
di Sordello vi deza ti ricordare,
che mai no v'ischa li sue virtù di mente!
Tuti per una voce fo lo suo parlare:
75S0 di Sordello sempre so servitore
seremo presti in dir e in fare.
Partise tuti da lo re alore,
Sordello quel die li retenìa,
l'altro zorno si partì a bon'ore,
75S5 Sordello cum loro, li facìa compagnia
cum bella brigata de homeni valente,
posa di fora comiato prendìa.
A Sordello gran proferti veramente
tuti loro di bona voia fare,
7590 e che sempro l'averan in sua mente.
L'un da altro comiato piare;
Sordel e sua brigata a Paris tornava,
(piando fon dintro ziaschun ai so lozare.
10
15
:o
50
35
40
(Cai-. CXXLX). -'Como lo Re parlava co
LI SO BARONI QUAL MODO SI PORI A TE-
NIRE che lo 1 n Sordello < r.\i bon 45
Voi. IRE SI CONTENTASE DI RIMANIKE. E
li GRANDI PROFERTI E PREGER1 lAli
A LUI PER LO RE E PER Li BARONI, B
COMO SORDELO FECI LI SUE SCHUSE l»l-
bTDO CH'EX AYIA COLTO DONA E PRO- 50
[AA. 12. .-1280(!)|
DI BONAMENTE ALII'kAND!
Il 1
10
MESO a LEI E ali PARENTI DI CORNAR
CI (STO, E tu' SI ERA STA CO asm FORA
ih CHASA E CUM sua GRACIA si voi.Ia
RITORNARE A Manica, R.EGRACIANDO
lo Re e baroni de lì grandi honori
DA LORO kim i' vini, E CH* EL SE OFERtA
ESER SO SERVITORE IN OGN] PARTE CH'EL
kossk, K comò LO Re lo licencioe de
Bi INA VOI A OFERENDl >si PER SEMPRE MAI,
]•: l.Ul LICENCIATO TORNÒ A MANTUA
CUM GRAND ALEGREZA E GRAND il ono-
ri:. - Capitoli 134.
Ancora lo re cum so baron parlava,
15 7595 di fati di Sordello tra lor si dire
e grammente in tuto lo lodava;
Dicla: que modo si porla tenire
ch'el si potese Sordel confortare
che cum mecho volese remanire?
20 76°° Un di loro si feci tal parlare:
Santa Corona, questo noto vi sia,
che Sordello è homo da honorare
E non stati per alcuna cosa chi sia
di torlo cum vui posendol' avire,
25 7605 ogni promisione fato si li sia.
'Una cosa vi farò asapire,
la vostra corte honorata seria
più di lui che d'altro gran sire;
No' è re al mondo più grande chi sia,
30 7610 chi aza in sua corte un sì valente
comò è Sordello campion di Lumbardia.
Tuti li baroni chi eran lì presente,
insieme d' acordo lodavan lo parlare
che avìa fato quel baron valente.
35 7615 Pregando lo re chi devesse fare
che Sordello cum lui rimanir devesse,
per gran proferti no '1 deza lasare.
Per Sordello lo re mandò un mese
ch'ala sala lui deza venire,
7630 serali piacir se a lui non increse.
Sordello di presente da lo re si zire
lo re e baroni tuti salutava,
tuti quanti alegri lo recepire.
Lo re a lui in questa forma parlava:
45 7625 charo mio fiolo i' ti vo' gran bene!
— senza falanza a lu' lo zurava. —
In ti ho posto granmente la mia spene,
'fina a chasa tua per ti mandai
desiderando vedir tua forza e lene.
50 7630 Esperiencia si n'ò vezuto asai,
40
COmO Li ri falò l'oprC Vk mostralo,
imi prodi '!<• tic non si viti mai
Volo che pei l )io «• pei mi .ii pregato
elevi rt ì curi) ini volir aoun/.are,
7655 questo facendo, voio cscr oblìgatO.
Ugni cosa che voi, dezi dimandare,
che tato ti farò a compiimeli!'-,
e sopra ciascun ti farò honorare.
Li baron tuti a lui simclmente
7640 Sordello granmente lor si pregava
che al dir di lo re sia obediente.
Sordello alora tali paroli usava:
intenditemi, caro mio signore,
rimanir voscho corno vi deletava,
7615 Far io non porìa cum mio honore;
io sono novamente maritato
in una dona di gran valore
E si ène d'uno grande parentato;
promise a lei e ai fratei ritornare
7650 se non era preso o ala morte dato.
Lo tempo dà ch'io si deza andare,
fina a oto zorni andar mi ne vorìa,
cum la licencia da vui dimandare.
Santa Corona, dove io si sia,
7655 Sordel sera sempre vostro servitore,
da vui ò recevuto trop' honor e cortesia. vu*., <•• l.:
Lo re a lui si respondì alore:
lo to animo non voio agrevare,
gracia m'era fose mecho tutore,
7660 Ma sempro da mi porisi tornare
che tu serisi da mi ben tratato,
questa proferta a ti si voio fare.
Sordello lo re ebe regraciato
di tanti proferti comò fato avìa,
7665 e per sempre si li era obligato.
Dato fin al parlar, più non dicìa;
Sordello soi fati in ordine metire,
lo termen de oto zorni si complia.
Sordello da lo re si se ne zire,
7670 e comiato dal dito re si piava,
e per lo simel da li baron si ire.
'Licencia di partirsi dimandava, e. evi, e 1
a tuti quanti si se ricomandare
oferendosi a quel che comandava.
7675 Partisi da loro e si ordinava
che so chavali in orden si metese;
a tuti so fati bon ordine si dava.
Lo re per un so secreto mese, e. cv, e 2
tre milia franchi li mandare,
76S0 che da farsi li spese lui si avese.
n:
LA "CRONACA DI MANTOVA
|AA. 12..-1280(!)1
'Sordello queli lui si rechusare ;
e lo fameio a lui si li dicìa:
comandato che li deza lasare,
E fariti vostro lionor e cortesia
lì rosi dil re acetar largamente,
se voliti che lo so amor cum vui sia.
Sordel a quel fameio valente:
dirai al me signor sia regraciato,
de acetar questo son descognoscente.
io Lo famio a lui : a Dio sia lasato !
in questo mezo Grisolfo arivava
che di Sordello preson era stato.
A Sordello si se ricomandava,
oferendosi di quel ch'el potìa fare.
; Sordello lui molto regraciava.
Fo in ordine di devir cavalcare,
gran zentii homeni eran lì prestati,
che tuti Sordel vosen acompagnare.
Fora di la terra fono tuti andati,
7700 ben cinque meia lo compagnono,
posa in dredo tuti ritornati.
Asa' proferti tra loro si fono,
ziaschun l'un a l'altro proferire,
Sordel cum sua brigata cavalchono.
k, e. 1154 7705 Sordello in ziaschuna parte dov'el'ire,
;vn, e. 1 ugnon grand honor li facìa,
ciascun corìa per Sordel vedirc.
Uician: questo Sordello di Lumbardia
che a Parise è stato sì valente,
7710 l'onor di Franza si se porta via.
Cavalchò tanto Sordel piacente
che a Mantua lui si arivava,
vi. e. : 'sentito fo per amici e per parente.
Granda alegreza in Mantua menava,
7715 tuti li citadini gran festa fare,
di la venuta di Sordel s'alegrava.
La novella a Padoa si portare
che Sordel a Mantua era arivato;
Ecerin cum tuti gran festa si fare.
77J0 Biatrìcc quando ebe ascholtato
che Sordello per vero si dicìa
che a Mantua san era aplicato,
De alegreza pianzìa e si ridia,
ma per honestà altro non mostrare,
77:5 dintro dal cor alegreza si avìa.
Ecerin ci fratel subito mandare,
di so nobcli homeni a Mantua zia,
per sua parte Sordel visitare,
E che a Pad uà tosto andar debìa,
7730 che lo desidran molto di vedire
e che gran dimora in andar no' sia.
Sordello molto ben li ricevire,
di quei signor lu' si dimandava;
quei zentii homeni sì li respondire :
7735 Sani tuti, e granmente l'aspetava 5
signor e done cum gran desire,
e quei di Padua molto s'alegrava.
Sordello certi zorni si complire
cum parenti e amici in alegreza,
7740 Petro Avogadro avia gran piacire; 10
Passa a Padua cum bella zentileza;
quando Ecerin di lui si sentire
ch'el venia cum tanta piasevoleza,
For di Padua incontra lui si ire
7745 cum grande e nobil compagnia; 15
quando lor si comenzon de vedire,
Granda alegreza ne la mente avia,
zunti da preso l'un l'altro abrazare
e piasivolmente tra lor se vedìa.
7750 In Padua lor si arivare, 20
instromenti asa' se sonava,
tuta la zen te a vedir si trare.
Al so palazo lor si dismontava,
Albrico lo recepì cum grand'amore
7755 'li done grande festa si menava. 25
'.Ma camara soa Sordel alore
da Ecerin si fo acompagnato,
li doni a la camara choi signore
Gran festa per Sordel menato,
7760 tuti dimanda corno lui stare: 30
io sto bene e ben son stato.
Biatrice anco lei dimandare,
la man a Sordello si tochava,
per honestà altro si mostrare.
7765 Molti zorni in alegreza stava, 35
giostri torneri bagordi si facìa,
tuta la terra per Sordel s'alegrava.
Pasati li tempi che più non si facìa
esendo stato un mese in riposare,
7770 Sordello a un zorno lui si dicìa. 4U
Ali chognati si prese a parlare:
fratelli mei, io vi fazo asapire
ch'io si vorìa a Mantua repatriare,
E Biatrice cum mi fariti venire;
7775 mi e lei bon tempo si se daremo, 45
parenti e amici la desidran di vedire.
De vui speso nu' si oldiremo,
e vui de nui tuti se consolare,
corno più tosto si pò questo facemo.
77S0 Ecerin e '1 fratel risposta fare; 50
|AA. 12..-12fl0(!)|
di honamkntk ami-kandi
113
cr.ui contenti e l'ordii) M dalla;
Biatrice di quOStO non se n'avisaro,
Lei contenta turi coti appettar facìa,
quando fo tempo de devir andare
5 7785 chavalir e altri aia' In compagnia!
Biatrice alora comiato piare
da li cognate e altri dono valente,
e por Io si mole Sordello si fare.
Ecerin e lo fratel cum molta zente,
10 7790 cinque meia lunzi l'acompagnava,
posa se misen 11 star fermamente.
Comiato l'un da l'altro prenàia,
Biatrice da gran done acompagnata,
piangendo da li fratelli si partìa.
15 7795 Da Mantua venuta era bella brigata
di doni e di molti signor valente,
Petro Avogadro cum Biatrice amata;
Tanta alegreza mostrava veramente
'Biatrice a Petro che tuta si ridia,
20 7S00 e a la sua dona facìa simelmente.
Tanto cavalcò che a Mantua zunzìa,
gran festa per tuta la terra si fare,
trombi e instrumenti sonava tutavia.
Doni e signori e d'ugni man si trare
25 7805 per Biatrice e per Sordel vedire,
ognun per la terra gran festa menare.
Al palazo di Sordel lu' si zire,
cum la brigata si li dismontava;
oto zorni si deno gran piacire.
30 7810 Possa li zente in dredo si tornava
venuti di Padua per accompagnare;
Biatrice rimase e lor se n'andava.
Sordelo posa in alegreza stare,
cum queli citadin molto usava,
35 7815 e loro a lui grand' honor si fare,
Pasato ani che Sordello si stava,
lo mazor citadin fidìa tenuto
chi fose ne la terra e più s'amava.
Ecerin di Roman, signor saputo,
40 7Sìo pensir d'avir Mantua si facia
perchè Bresa zia avìa abiuto.
Possa di Sordello gran speranza avìa
che a quello lo divesse aiutare,
tuto '1 contrario Sordel facìa.
45 7825 Non fu alcuno che più lo devedare
né che la patria più difendese
quanto Sordello per dir e per fare.
La sua persona a ogni cosa mise
perchè libertà conservar volìa,
50 7830 non volìa che Mantua signor avese.
'Ecerino, Che avir Mantua non potia, Um„ «. Il I
side ani liei Manina .Tediare,
posa indredo lui partir ni convenia,
I. (omo la sua instoria si Contare,
7835 podio tempo lu' e i so si duroc,
che Ulti morti e mala fin si lai e.
Morto Ecerino, Sordello da poe
cum citadini lion tempo si dava,
Biatrice di soi podio si curoe.
7840 Fina che ebe quarantanni durava
che Sordello voluntir si combatta
chi '1 volìa far, a nessun lo negava.
Da corp' a corpo bataie si facìa
' vintitrè, di tute ebe l'onore, e. cviu, e. 1
7815 e mai nessuna lui ne perdìa.
Ancora di giostre e di torner d'amore,
sempre di tuti l' honor li fu dato
e sempre in tuti riputa il miore.
E di trar pale e anco di saltare, e. cvn, c. 2
7S50 trar la preda e devir abrazare,
non fo mai da nesun vergognato.
Cum ziaschun l'honor sempre aquistare,
era bon cantatore e sonatore,
ogni cosa si sapìa ben fare.
7855 Pasato ch'el ebe quaranta anni, alore
a quelli cosi più non attendìa,
al studio in chasa studiava talore.
Ai tempi a chazar e oselar si zìa,
li suoi posesione talhora visitare
7S60 ben che factori asa' si avìa.
Cum li altri valenti homeni usare,
davasi cum lor piacir e dileto,
di gran sapir tuti lo riputare.
Biatrice cum li altri doni a dileto
7S65 là ò li piada tuti insema zire,
baiar, cantar senza alchun sospeto;
Di Sordello non si porìa tanto dire
quanto in forza e di sapir famato,
fo da ziaschun temi' tropo valire.
7870 Li poeti di lo tempo pasato
e Danti in lo libro ne fa mencione
in Purgatorio cum Virgilio trovato.
A sei, sete e oto capitoli cum rasone
tuti tre insema si s'acompagnava,
7875 non dicen di lui senza gran rasone.
In lo tempo che lui compilava,
Tesaurus tesaurorum fare
in quel tempo lui si studiava.
Alchun voi dir che lo compilare
78S0 inanzi che homo d'armi si fese,
T. XXIV, p. xiii — 8.
114
LA " CRONACA DI MANTOVA
[AA. 12.. -1223]
e list
alcun tìen quando l'armi lasare.
Sia rum voia quando lo trese,
ci fu libro de un gran sentimento,
benché di altri mostra che compilese.
Sordelo fo homo sazo e valente;
'di Biatrice molti lìoli nasìa,
alcuni ne fon sazi e prudente.
Viso Sordello tanto che lui avìa
ani otanta e po' lui morire,
7S90 so seno né forza a quelo non valla.
( Irand'honor fato al so sepelire,
in santo Petro so sepulcro stasìa,
tuta la terra al so corpo si zire,
E u'ran lamento ziaschun si facìa
dil bon Sordello chi era pasato,
gran perdita avir fata se tenia;
Protector di la terra era stato,
ziaschun gran bene li volìa
perchè sempre ben s'era portato.
7900 La istoria di Sordello qui è compila,
la sua anima a Dio fo data,
e de li nostri cosi cscr debìa
la virzene Maria ne sia pregata.
(I '.\r. (XXX). - De multis novi iati bus oc-
t l-Ksis IX CIVITATE MANTUE IX MULTIS
MII.I.I'.sIMIS.
'Mille ducent sei in Verona nasìa
7905 gran discordia di Conti, la sua parte
con Montecucoir guerra si facìa.
Mantuani cum li Conti tenia parte,
col so carozo a Verona andati,
lo borgo di san Zen bruson gran parte.
7910 Mille ducent oto due casati
di Mantuani, l'una di Poltroni
l'altra li Calorosi eran giamati,
Fecen bataia insieme cum lioni:
li Calorosi si fono chazati,
7915 dentro rimase la cha' di Poltroni.
Mille ducent nove, de li prenominati,
Ilartholomco di Calorosi chiamate
— chi era uno di quelli chi eran chazati —
Bosso di Poltroni ebbe trovato,
7920 e corno fan quelli chi son valente, 5
senza indusia si l'ebbe amazato.
Mille ducent tredese fon armati
lì Calorosi cum amici posenti,
la tor' di Poltroni presen e lor' chazati.
7935 In quel anno lì Cremonesi valenti 10
'lo carozo de' Milanesi piono
e Castel Lione, di lor fon più posenti.
Mille ducent sedese si heditìcono
Mantuani, Borgoforte facìa,
7930 e lo Pado quel anno tutto zelono: 15
E la reina di Puglia venia,
in Verona intrò nobelmentc,
li Veronesi grand honor li facìa,
Mille ducent decedoto a tradimente
15 lo palazo di Verona fu brusato, 20
lo suo podestà cazato tristamente.
Mille ducent vinti apuntato,
li Mantuani contra li Ferarese
ebben vitoria e honor lodato.
7940 Bondeno Ardoino lor si prese, 2ò
molti Feraresi si feno morire,
grand'alegrezza Mantuan si fese.
Mille ducent vintidu' al ver dire,
fata una torre cum uno palazo
7945 cum loza dinanzi di star a piacirc; 30
Nel mezo di la piaza avìa so stazo,
la piaza dicho dove sta il signore;
mille treccnt cinquanta, sapir ti fazo,
Fella disfar i signor chi era alore
cum molti altre per volir murare 35
Mantua, che murata non era anchore.
Xcl dito millesimo, senza fallare,
per tutto el mundo fu terremoto sì grande,
tore e diasi asai fé' rumare.
7955 Mille ducent vintitrì, il ver ti par.de, 40
io
w. 7)04-8173. il cap, ('XXX risponde in /•' a forte ile! cap. CXXXV — v. 7006. Montecueuli B — v. 7913.
inseme A' — v. -<)\G. prono minati B — r. 7010. Boso di Poltroni che B — v. 7021. indusia] dimoia /? — v. 7
Crcmonisi B gai e altro-;- — v. 79:6. Milnnisi B qui < altrove — v. 7931. Pulgla R — v. 7945. di star] da star
B - v. ~<)'\. dopo questo verso in Be in Min. tono le 1 tersine : Mille ducente vintidu' ti pnnde | inanci
clic '1 lago folte Stato | dico dil lago di Mantua grande — Lo borgo di porto, l'orto nominato | era porto di tute
mcrchantic | che d'ogni parte W era menato — l'ufi si descharegavano Ile | o per tera o per aqua clic ]\ venete |
perche '1 Menalo apresso andava Ile — lira Uè chi conducer li dovese | o per t -ni o per aqua corno rolla | li
merchadantl che si conducesse — (Quando lo lago p- ,ic\a | dov'è L' anehona tuti si arirara | li merchancle
che se concluda — Ch-- d ira e charegaYa I 0 per b rra o per aqua rolla andare | ma pur el nome di Porto
• i.indo l'arsen fo j>ossa fato lare | chi sera l'anchona o l'àe Inferita | che po' per porto fo lasata
|AA. 1223-12401
DI BONAMENTE ALIPRAND1
5
Mantuani Kazolo lor distruìva,
foge preso e morto sente grande.
Rezanl aloni quel Castel tenia,
Mantuani pur il volìa aquistare,
5 7960 mille ducent vintiquatro tregua facìa.
Mille ducent vintiot cuna apare,
fue tato Chastion mantuano,
fosse e palenchato fecen lare
Mille ducent vintinovc per ccrtano,
10 7965 si fu trovato la inventionc
di far ruolini da macenar lo tarano.
Li citadini cum imaginatione
al punte chi vae a porto fecen fare
folli e molini cum discrecione.
15 7970 E in quel tempo si feno salegare
li piaze e le strate de la citate,
da graseza vene che ben il potìa fare.
Mille ducent trentadu' per veritade,
lo Castel di Seravale fo fato fare
20 7975 per ribecho de Ostia con gran voluntade.
Mille ducent trentatrè senza falare,
gran congregatione si facìa
in su la riva di l'Adesse a parlare.
'Mantuani, Bresani si lì venia,
25 79S0 Vicentini Paduani e Trivisani,
anco Veronesi lì comparìa.
Cominzò di parlar li Mantuani
di bona pace volir tra lor fare,
po' si seguìa dredo li Paduani.
30 79S5 Tra Montechucholi e li Conti tratare
eran Veronesi che pace si facesse,
tra loro fu fata senza alchun falare.
Per lo simile, inanci che se partesse,
Paduani e Trivisani pace facìa
35 7990 cum certi patti tra lor fati e messe.
Mantuani e Veronesi, chi avìa
tra lor grandissima inimistade,
non si partìno che acordo facìa.
Mille ducent trentaquatro per veritade
40 7995 li Agneli, che parte d'Avochati tenia,
fon bandezati di Mantua la citate.
E li conti da Casalodi pace facìa
cum Calorosi, eran di grand'affare ;
in su la piaza di Broleto la concludìa.
45 8000 Mille ducent trentacinque senza fallare,
dil niese (li nia/.o al ver dire,
un gradissimo mal fu fato fan
Lo veschovo Guidoto senza falirc,
fu morto in santo Andrea monastero
8005 dai Avocati chi avian gran pot ir »• ;
Fone fato gran processo e fero,
sì che di Mantua fono cazati
cum suo gran (lanino e non punto lezero.
Li case per terra li fono zetati,
8010 anchor a li scgnazi che avìa
tuti di Mantua fono rebellati.
Li seguaci Poltroni si dicìa
Desenzani, Ravasi e Chalorosi,
Veschonti, Visdomini in compagnia.
8015 Mille ducent trentase' lo valoroso
imperator Fedricho si venia
cum gran exercito e poderoso ;
A la porta Quadroze se metìa
in tempo di vendema, tri dì lì stare,
8020 possa si levone e si andò via.
Marcharia si tolse in lo suo andare,
Mantuani per forza la ricoproe,
Cremonesi trecento lie lor piare.
'L'imperatore possa si chavalchoe
8025 e Vicenza per forza aquistava,
a sacoman mesa e po' la brusoe.
Mantuan cum l' imperator tratava
di volir cum lui bona pace fare,
l' imperator secho s'acordava.
8030 Lo dito imperator anchor aquistare
Padua cum la Marcha trivisana,
'possa in Lumbardia lui tornare.
Mille ducent trentaot per lo Bresano
cum sua zente chavalchò l'imperatore,
S035 di zente e di roba felli dano vilano:
Possa a Milano cum gran furore
a Cortona schonfisse li Milanesi,
asa' ne presse e lo carozo anchore.
E in quel anno li Calorosi offesi
S040 lo Castel di Sermede aquistone,
a li Mantuani gran dolor fesi.
Lo popol a Sermede chavalchone,
li Calorosi di fora si uscìa,
Mantuani lo Castel recoproe.
3045 Mille ducent quaranta alor chorìa,
e. XXV, e. 3
Mub... c. 1158
«.XXV, e. 4
stare — Mille trecent cinquantatri a drita | feno li arzeni de li anchoni fabrichare | perchè la terra fose più gradita.
Anche questa interpolazione che va oltre l'età di cui si parla è , come altre, dovuta probabilmente all' amanuense ; risponde
nel cod. alla e. iog r e v — v. 7967. imaginacione B — v. 7975. con gran voluntade] cum beltade B — v. 7977.
congregatone B — v. 7986. Veronisi B, qui e altrove — vv. 7995-7996 che parte lor si tenia | di Avocati chi
fon bandezati B — v. 8000. a non falare B — v. S00S. ponto B — v. S019. vindema B — v. 8030. aquistava B —
v. 8032. tornava B — v. 8035. felli] foli B — v. 8036. forore B
116
LA "CRONACA DI MANTOVA
[AA. 1240-12681
Vcnciani, Mantuani e Bolognesi
a Ferara gran guerra loro facìa.
Ferara piono e robono, li Ferarcsi
Salinguerra, di Ferrara signore.
S050 mandono a Venesia, non gè fu di Mesi:
A li prcson chazalo cum desenore,
li Feraresi stavano dolorosi,
, e M59 di la lor roba avìan gran dolore.
E in quel anno li valorosi
S055 Mantuani che rezìan, fecen fare
la porta di Folli ch'eran desidrosi.
E in quel tempo anchor fecen murare
da la Quadroze a la porta predita,
perchè così dintorno volìan fare.
S060 E nel dito anno si de gran schoniìta
di Veronesi a li Mantuani,
a Trivenzolo fu la mesgia lì ardita.
Mille ducent quarantadu' l'ardita
di cavaler mantuan la baronìa,
8065 ducento fono, nobel zente e polita,
Di biancho tutti loro si vestìa,
armi bandere tutti a bianco colore
e li destreri di biancho lor coprìa.
Mille ducent quarantaquatro alore,
8070 guerra fu tra Mantuani e Veronesi,
tra quelli due cita fu gran rumore.
Fu del Veroneso asa' zente presi,
Valezo e Gazo Mantuani piono,
e Vilimpenta asa' li fu contesi.
8075 Trivinzolo e Ostia aquistono
chi fu a Veronesi gran doia,
presoni a Mantua secent mandono ;
Per far a Veronesi grand' inoia
lo Castel d'Ostia a terra zetato,
8080 perchè d'avirlo perdesen la voia.
Mille ducent quarantaset acertato,
li presoneri Mantuan e Veronesi
d'acordo de li carcere tuti lasato.
Mille ducent quarantanove in palesi,
xvi, e i S0S5 'in l'aqua di Pado guerra si facìa
tra Mantuani e li Cremonesi.
Casalmaor Mantuani prcndìa,
sul Cremonese facìan gran guerrezare,
pur la pace tra lor si facìa.
8090 In lo dito anno Veronesi brusare
Cipata e di subito fecen suo levato,
li Mantuani vendeta fecen fare.
Mille ducent cinquanta, ò trovato,
fu fato lo palazo chiama novo,
8095 per tegnir rason suso fu ordinato.
Mille ducent cinquantadu' si trovo, 5
lo conte Richardo di Bonifacio morìa,
pelito dove fu il patre li provo.
'Mille ducent cinquantrì si facìa
Si 00 Mantuani a Borgoforte fare
lo punte del qual grand'alegreza avìa. 10
Mille ducent cinquantacinque apare,
Cremonesi e Feraresi fono piati
che Borgoforte volian involare.
8105 Questi eran de li loro terre bandezati,
ducento di loro al ver si piono, 15
a Mantua in le preson cazati.
Mille ducent cinquantaset andono
ambasatori mantuan a Cremonesi,
81 io di far pace tra lor si tratono.
Mille ducent sesanta ordene presi 20
de li frati che di note si va batando,
anchor si dura in molti paesi.
Mille ducent sesantaun cum brando
Si 15 li Gafari cum quei da Riva facìa
sul ponte di Monteselli rumor grande 23
Mille ducent sesantadu' si chorìa,
la parte da wSaviola e da Riva chazati
per Chalorosi di Mantua lìdia.
8120 Mille ducent sesantatrè armati
quelli da Riva e da Saviola piono 30
lo Castel di Suzara cum bandezati.
Mantuani alora chavalchono
e intorno Suzara si se metìa;
Si 25 molto viazò si la recuperono.
Mille ducent sesantaoto chorìa, ,>5
Rollino Zanichali e Gafari chazati,
Chasalodi e Bonacolsi lo facìa.
A quello die tuti li gran casati,
8130 per gran morbezo stasi a in alegrezza,
davase diletto e stavan consolati. 40
Durò pocho ch'el vene grand'asprezza,
tra li citadini naque travallo,
che a molti tornò in grande gravezza.
S135 Non li vegnia voia d'andar a ballo,
vene che zaschun volìa esser mazore, 45
offendiasi tra loro senza fallo.
v. S049. Sanlgucra P> — v. S062. ardita] a drita B — v. S070. guera tra B — v. 8084. in palesi] palesi P>
— v. S091. e subito fecen levato />' — v. S094. giamà A" — v. S007. Ritardo B — v. 8lOI. grand'alegreza] qual
alegreza B — v. S105.de loro bandezati A' f. 8X31. ciucili] ibi A 7. 8 132. erari bandezati A, corretto in /i —
v. Si 34. grameza A'
|AA. 1268-12b')|
DI BONAMENTE A.LIPRANDJ
117
' Naque tra lor ;i perdersi l'amore,
quatro parti (cren nella terra,
8140 de li quali unte di gran rumore.
Nota il vero che quie non serra,
5 la prima lue conti da Casalodi
cimi quei da Riva fecen con lor serra:
La seconda cum verità si oidi
81. 15 li Arloti, chi ttgnivan gran stato,
grande fameia avian mali Ioidi.
10 La terza li Bonacolosi giamata,
gran zente eran e di grande valore,
valìan asa' più che non era stimato.
8150 La quarta fu Zanichali cum honore,
tegnian molta zente in compagnia,
15 che li portava grandissimo amore.
In quatro quarteri la terra partìa;
l'un di queli san Petro si chiamava,
Si 55 l'altro san Jacomo suo nome avìa,
Lo terzo san Martin si nominava,
20 lo quarto quarter Mazor era dito,
in lo qual più zente si habitava.
Di Casalodi si era lo suo sito
8160 nel quartier di san Jacomo chiamato,
cum soi seguaci stavan lì ardito.
25 Li Arloti da lo grande stato
lo quarter di san Martin tenia,
dal punte Arloto lo suo achasato.
Si 65 Bonacolsi da san Petro si stasìa,
Zanechali lo quarter Mazore dito;
30 zaschun casale so quartier diffendìa.
Cominzosi un rio interdito,
tra lor vene a far questione,
8170 di la qualle naque pessimo profìto;
Offendiasi insema senza casone,
35 amazandosi l'un l'altro per la via,
e dil mal fare non si facìa rasone.
(Cap. CXXXI). - De multis novitatibus In-
ter CIVES MANTUANOS.
40
' Mille ducent sesantanove chorìa,
8175 lo marchese da Ferara signore
in Mantua era per tratato ch'el avìa.
Roffino Zanechali vene alore
45 perchè '1 marchese lo feci tornare.
li lMaiitii.ini armati r imi lui n\<- ,
Roffino /arici bali feno piare
e in pala/o presone lo meda,
peicliè volian di In' [listiti a fare;
Rollino rum un Tortello se feria
nel corpo si rum homo disperato,
8185 lo marchese la note il mandò via.
A Ferara Rollino fu mandato,
e messer Moscha, podestà alore,
'molto di questo si fu corezato.
Renuntiò la potestarìa cum furore,
8190 lo marchese e li conti Casalodi
introno in palazo cum grand' honore.
In fra tre mesi si se tene modi
che Zanechali e li conti parentato
fecen insieme e pace senza frodi.
8195 Alor Zanechali e Gaffari fon tornato,
a pregheri dil marchese lo facìa
che in la terra avìa gran trattato.
Poco tempo quelli dui si stasìa,
l'infrascriti casati corumpeno
8200 perchè al marchese Mantua dar volìa.
Opizino de Lumbardo volzeno,
Montemagno di Stanciali prometia,
e Tremanin vavasor si pregheno.
Costor gran seguazi loro avìa,
8205 per lo marchese in secreto mandava,
e lo marchese a Mantua venia.
Lo conte Ludovico ostezava
a Lignago e cum secho la militia
la sua parte a lui notifichava,
8210 Da Lignago feci sua partitja,
dì e note non cessò chavalchare
che a Mantua fu cum tutta la militia.
Li Mantuani tuti ad arme cridare,
li conti e Pinamonte in piaza venia
8215 e granda zente loro seguitare.
Lo marchese, per tema ch'el avìa,
for di Mantua tosto scampava,
molti di traditori lo seguìa.
Casalodi tosto ordine dava
8220 che Gaffari e Stantiali si brusesse
li lor chase e di Gezi si afocava.
Non vosen che di brusar si cesesse,
e infine tutti li fecen ruinare
-. XXVI, ■ 1
e. XXVI, ' . 1
Ml'R.
1160
v. 8147. era giamato B — v. 8157. quartir B, qui e altrove — v. 8161. ardito] a drito B — vv. 8174-8227.
oè il cap. CXXXI è in B parte del cap. CXXXV, dove, a segnare V originale divisione, il capoverso è marcato in
— v. 8176. era che tratato avìa B — v. 8181. per presoli B — v. 8187. mesir B — v. 8196. pregeri B —
il. Obicino B — v. 8210. particia B — v. 8213. cridare] trare B
ci
rosso -
v. 820
ìis
LA u CRONACA DI MANTOVA „
IAA. 1269-1275]
la torre di Gezi per simcl facesse.
S2:; Quei da Saviola e da Riva tornare,
e molti altri comandamcnte li facìa
che cum lieltate si devesen stare.
(Cap. cxxxil). - De comitibus Casalodi
et Pinamonte de Bonacolsis.
Mille ducent setandu' si eh orla,
Casalodi cum sua zente asunati,
8330 parlamento tra loro si facìa,
Fedricho, conte di Marcaria nati
e Pinamonte secho in compagnia
cum li sue parti Urti adunati.
Guido da Correza tenia podestarìa,
s.135 li Casalodi si '1 volea mantenire,
Fedrico conte e Pinamont non volìa,
Di luio quel podestà chazon via ;
cxvi, e 4 'Fedricho e Pinamonte andava
in sul palazo e lor si rezìa.
8240 Per spatio de dui mesi durava,
possa Francischo da Foian facìa,
potestà fato, molto l'honorava.
(Cap. CXXXIII). - De Pinamonte de Bona-
I :< ILSIS QUI FACTUS FUIT CAPITANEUS MAN-
TUE.
VK., C.
cxvn,
noi
e 1
' Mille ducent setantaquatro choria,
Mantuani inseme, grand' erore,
8245 grammente tra loro si se offendìa
Sforzava li menori li mazore ;
chi più possìa sforzava il compagno
e trasìa li done a desonore;
Di questo per la terra si facìa gran lagno.
S250 era bandezata in tuto iustitia,
chi avìa mal si era suo damno.
Continuò tanto questa nequitia
l'una parte a cha' di l'altra choria,
cum focho facian ogni tristitia,
8255 Anchor facian un'altra chosa ria:
li chase infina ai fondamenti
ruinavan a chi men possa avìa.
Partisi da la terra molta zente
per la tema che avìa de la morte,
8260 lasando moier, iìoli e parenti.
10
15
Vene la chosa a tanti mali forte,
che chi più mal facìa si avìa dileto;
molti fuzeno per nave e per porte.
Tanto malfar ai grandi vene in dispetto,
8265 chognoscendo que era chotal fare,
a cunzar li chose misen intelletto.
Di far conseio presen a rasonare,
in sul palazo novo si s'asunono
del paciticho stato a parlare.
8270 Bon partito tra loro si piono
che iustitia iusta si facesse
de chi f alava, e questo afirmono:
Non guardando o fosse chi '1 volesse,
che li statuti si devesen oservare,
8275 rason facendo a zaschun chi l'avesse.
Ordinato fu du' capitanij fare
per sorte uno de li dui quartieri
e per se' mesi divessen durare;
Compiuto che fosse se' mesi intieri
S280 che a sorte du' altri se ne facesse,
zo era uno di altri quartieri.
E lì a drita, cum li fave messe,
a Pinamonte si vene la sorte
di Bonacolsi, a chi ben li stesse.
S285 Lo suo compagno, chi era discreto forte, 25
fu Ottonello di Zanechalli cortese,
a lui tochò e si li vene per sorte.
'Introno in rezimento palese
e molto discretamente rezìa,
S290 e da oltrazi zaschun eran diffesi. 30
0
(Cap. CXXXIV).
RECUPRATO.
De castro Marcharie
Mille ducent setantacimque choria,
fu sì grande il zelo per tuto il mondo
che arbor e vigni sechar si facìa.
Alberto da la Schala, homo iocundo,
8295 in quel anno di Mantua potestate,
di far rasone a zaschun si fu mundo.
Civello conte in sua libertate
lo Castel di Marcharia si avìa,
per libri novemilia ducent prestati.
8300 Mantuani quello si lo reschodìa
e di presenie lo dito fen disfare
perchè non fosse a Mantua più bastìa.
OD
40
45
vv. 8228-8242. sono in B parte del cap. CXXXV ; anche qui tuttavia riappare l'originale divisione per la segna-
tura in rosso del capoverso — v. 8236. Fricleho A; corretto in B — vv. 8243-S302. /' capp. CXXXIII e CXXXIV
corrispondono al cap. CXXVI in B — v. S266. inteleto B — v. S274. dovesen B — v. 8279. intierl| integri B —
v. 8:90. non segue in B la rubrica di un nuovo cap., solo il capoverso è segnato con lettera cospicua rossa; una mano se-
5 riore Vita tignata a lato — v. 8295. podestatc B — v. S2'>7. Cinello />'
[AA. 1275-12771
DI BONAMENTE AUl'KANi)!
119
(Cap. CXXXV). - De Pinamonte de Bo-
n.\( oi.sis FIRMA ro CAPII A.NEO Man CUE,
5 'Quel Pinamonte distrilo si dicìa,
pensò cum vezo di farla al compagno,
8305 di febraro lo mese si lo facìa.
IVr sorte a lui li vene a star stagno
in palazo, dove la note stasia,
10 mal pensò perdio li fosse guadagno.
Mandò una note dove il stasia
83:0 lo compagno che a palazo vencse,
per gran facenda indusia non sia.
A Ottonello la voluntà si eresse
15 d'andar tosto per volir sapire,
timendo di cosa che noia facesse.
8315 Era aprestato cum grand' ardire
al palazo vegio per darli la morte,
corno fu zunto e senza altro dire,
20 Serato fue infra li due porte,
lui e lo familgio fono schavalchati,
8320 cum era l'ordine dato li fu morte.
Pinamonte ai familgi ordinati,
li corpi loro si feci sepelire *
25 comò di loro li ordeni eran dati.
Per un altro meso mandò a dire
8325 a la casa de Ottolino Zanechalo
che prestamente si deza venire.
La donna si rispose che a cavalo
30 lui e lo familgio si eran andati
a lo palazo senza alchuno falò.
8330 Lo familgio, chi sapìa li orden dati,
tornò da Pinamonte a recitare,
mostravan di questo esser atristati.
35 Pinamonte cominzò di cridare
dicendo: oimè, oimè ! que è questo?
8335 'mostrando di vendita volir fare.
Mandò per citadini molto presto
e questo fato si li prese a dire
40 cum gran lamento ch'el facìa di questo
Dicìa; questa non è chosa da tacire,
8340 anci è fato da farne gran justitia;
que modo vi pare chi sia da tenire?
Questo è proceduto da grande nequitia,
45 li suoi inimici si l'averano morto,
punir si volt la ma gran malitia«
. ; 1 , Imi fato gì '"' < ircham forte
per volir sapir ( omo l;i diossa era,
non se ne sape inai trovar li sorte.
Pinamonte cum la sua mente feraj
passato il fato che più non se n' elida,
8350 presto penaoe de un'altra mainerà:
Cum zentili homeni brigata lana
ogni zorno a cena a disenare
e questo modo cum lutti tenia:
In podio tempo sepe si fare
8355 che amor li presse tutta la zentileza,
sempre cum lui eran a conversare.
Presse in quel tempo tanta baldeza,
che per altri se' mesi fu rilirmato
lui solo, chi li fu grand' alegreza.
8360 Sappe in quel tempo sì prender lo stato
che, in capo dil termine ch'el avìa,
fu capitanio general chiamato.
Firmosi forte in la signoria
e rezìa sì alta e aspramente
8365 che a molti forte si ne recresìa.
Vene sì grand che non temìa niente,
in far di mazori quello li piacìa,
sì che gran parte ne stavan dolente.
(Cap. CXXXVI). - De morte domini Ma-
stini de la Scalla et de dominio Pi-
namontis de bonacolsis.
'Mille ducent setantasete chorìa,
8370 meser Mastino da la Schala fu morto,
quatro frateli da Pigazo l'ucidìa.
Meser Antonio, cavaler acorto,
da Nogaroli si era chiamato,
e preso a meser Martino si fu morto.
8375 L'altro zorno dredo si fu piato
Isvardo, di Scharameli si dicìa,
e Giberto di Bechari chiamato.
Dum Alberto da Suane si dicìa,
abbate di san Zeno honorato,
8380 e Pusinella cum lui in compagnia.
Un fratel de Isvardo famato
cum tri compagni che secho avìa,
castelan di Rever si acompagnato,
•. t. 1162
Mur. e, 1163
e. XXVII, e. 2
tv. 8303-8368. il cap. CXXXV risponde in B al cap. CXXXVII — v. 8310. venisse B — v. 8314. inoia afa-
cesse B — v. 8325. Ottolino] Otonello B — v. 8329. fallo B — v. 8356. sempro B — v. S358. rifermato B — v. 8365.
si ne] si li B — v. 8367. a far di mazori chi li piacìa B — vv. 8369-8404. rispondono in B al cap. CXXXVIII —
v. 8371. Pigozo B — v. 8376. Isnardo Scaramelli B — v. 8380. Pufinella B — v. 8381. Isnardo B
120
LA u CRONACA DI MANTOVA
[AA. 1277-1285]
:n
e. ii64 llonmasaro di Blanchani si dicia
rra,c.l 'e Negrolo suo fratcl carnale,
tutti dil tratato loro si sentìa.
Zoanino di Bonacolsi reale
in Verona alor potestà stasìa,
non guardando a chi l'avese per male,
8390 La testa a tutti taiar si facìa,
e di questo si fu molto lodato
per la gran iustitia che fata avìa.
xvu, e. 4 Possa dil mese di novembre puntato
li Arloti e Ugolino Pizone,
8395 li Casalodi Grosolani trattato;
Fedrico Nicolò e compagnone,
tutti de lo tratato lor sapìa,
Guelfo e Fradezolo e Barone.
Amidase di Agneli in compagnia,
S400 e Polarzento di Penseri chiamato
e molti altri che cum secho avìa,
Avìan tuti l'animo so turbato
perchè di suoi si recepen offesa
da Pinamonte capitan levato.
8405 E tra loro si fu parte presa
che Pinamonte si fosse chazato
e cum seguaci chi tolse l'impresa.
A un zorno, corno fu ordinato,
armati cum li sue spate in mano,
S410 al punte Leona si fu l'ascherato.
Pinamonte, chi non pensava invano,
sentìe l'orma di quello che si facìa,
feci tirare a lui chi era lutano;
Armosi cum tuta sua compagnia,
8415 la campana dil popol fé' sonare,
a la piaza lo popol si trasìa.
Li Casalodi elio' li altri a parlare
pur sentendo, si venen a smarire,
gran parte di loro cominzò fugare.
8420 Per gran tema denno a fuzire;
molti fono presi de la brigata,
di quali asai ne fo fato morire.
La signoria di Pinamonte lìrmata
fu magnamente per la lor partita,
8425 piò lo freno a mano disligata.
Parsi a lui non esser ben gradita
a multi grandi la soa signoria,
vene a far vendeta molto ardita.
'A molti nobille mise angaria
3430 che for di la terra fono confinati,
e chosì zaschuno de chi riguardo avìa.
Molti e multi ne sono chazati,
tanti che lui se viti esser securo
di quelli altri che dentro fon lassati
S435 Umiliosi e non fue più duro,
facìa ben rezimento dei citadini,
che di vinditi fato era maturo.
' Iustitia facìa a grandi e pezinini,
sì che zaschuno ben avìa so drito,
S440 citadini contenti e contadini.
10
(Cap.CXXXVII). -De multi s \. »vi 1 a 1 1 bus et
DE MORTE PlXAMOXTIS DE BONACOLSIS. 15
Mille ducent settantaoto chorìa,
di mazo era ch'el si comenzava
contra Casalodi che Gonzaga tenia.
Mantuani bandezati la involava, 20
S445 possa a Pinamonte la dasìa,
di bando asa' di loro si tirava.
Anchor del dito mese si nasìa
da Mantuani guerra cum Bresani,
e Veronesi cum Mantuan tenia. 25
8450 E dil mese di novembre li Paduani
cum Vicintini in Veroneso venia,
presen Cologna cum molti vilani.
Non durò longa che pace lor facìa,
Paduan e Vicentini a ca' tornava, 30
8455 ben contenti di Cologna che avìa.
Mille ducent setantanove chorìa
che per la soa parte Bresani pace
cum Mantuan e Veronesi facìa.
Mille ducent otanta dil Signore 35
S460 fue diluvio d'aque per tuto il mundo,
tal che Mantua afondoe alore.
Mille ducent otantaun chorìa,
quelli da Riva si fono chazati,
fu la seconda che chazati fìdìa. 40
S465 Alchuno di loro fono bandezati,
e a multi li confine li fu dato,
la domenega di carnesal chazati.
Mille ducent otantacimque puntalo,
Vicentini e Paduani pace facìa,
45
v. 8405. incomincia in B il eap. CXXX1X ',- e tra loro] mo' tra loro B — r. 8407. tolse] tolcse H — v. S413.
luntano B — v. 8438. pizcnlni /»' — vv. 8441-84S5. cioè il cap. CXXXV'JI si riattacca in B al precidente ; il
capoverso tuttavia è segnato con lettera più cospicua e ro<<:a — v. 8450. novenbro B — v. 8453. lunga B — v. 8464.
sccunda B
(AA. 1285-1308|
DI BONAMENTE ALIPRANDl
121
io
15
20
8.|7o cum Man tua ni di guerra era Stata
E Verone»! alor cuna Mantuan tenia,
tenno pace e bon amor mostrava
ben ch'ai vero dentro no' l'avìa.
Pinamonte Mantua dominava,
8475 e quando lui fuc in grande stato
e di farsi mazor signor si pensava,
La morte suo meso si ebt: mandato,
lasò lo corpo, l'anima portò via,
li Mantuani ne fecen gran piurato.
8480 Mille ducent nonantatrì chorìa,
Pinamonte paso di questa vita,
a sete d'otobre l'anima si partìa.
La morte di Pinamonte schonlìta
a Mantuani grande si dasìa,
84S5 per grand amor avian in lu' fita.
(Cap. CXXXVIII). - De dominio Bardeloni
DE BONACOLSIS.
'Bardelon di Bonacolsi sucedìa,
di Pinamonte parente carnale;
di Mantua capitanio fidìa.
Era Bardelon un signor non reale,
25 8490 in signoria non era ben voiuto,
facìa de li chosi chi stasivan male.
Ben parìa esser homo ben saputo,
pur fidìa tenuto esser crudo e forte,
si ch'el non era da zente ben voiuto.
30 8495 Avìa in suo fratel, si dicìa, acorte,
Taino per suo nome, schotemato,
ancho lui facìa de li chose torte.
'In suo tempo dil suo dominato,
mille ducent nonantaoto choria,
35 8500 lo sangue de Christo alora mostrato
Gran miracoli in Sant'Andrea facìa,
quelli miracoli si vedìa tutta zente,
cechi, zopi, livrosi, tutti guarìa.
Anchor un altro fato meti mente:
40 8505 un foio de vino, che in gesa metìa,
andava a bere chi di sete sente.
Durò tanto quanto miracol facìa,
mai non manchò a zaschun satisfare,
più che dece millia di quel vino bevìa.
45 8510 Bardelon e lo suo signorezare,
per non guardarsi inan/.i, si '1 \>< idi.i,
Bottesella suo parente l'usurpare
Bardelon e Taino se ne lu/.ìa,
a Padna Bardelon si andoe(
8515 Taino a Fcrara si te india.
A Padua Bardelon si laaoe
lo so corpo e l'anima andò via;
Taino a Fcrara si morì por.
(Cap. CX.XXIX). - De dominio Botesele de
BONACOLSIS.
Mille ducent nonantanove chorìa,
8520 Botesella e li frateli fono signore,
di Mantua si aven la signorìa.
Mille trecent notare debie anchore :
la torre cum lo palazo si fé' fare
Botesella capitanio alore.
8535 La certeza di la torre dezi pensare,
eia è quella dove si vende il sale,
in nul altro luocho se ne può comprare. e- xxvni, e. 1
Botesella chavalero liale,
in mille trecent oto lui si morìa;
8530 rimase Pasarino so fratel carnale.
(Cap. CXL). - De dominio Pasarixi de Bo-
NACOLSIS ET DE DOMINO SUI AMISSIONE.
La signoria a Pasarino fu data,
' era homo di benigno aspetto, c- xxvm, e. 2
e sempre secho tenia gran brigata.
Di citadini cum animo perfetto
8535 àvìa sempre seco a tenir compagnia, mor., c hós
dandosi cum loro piacir e dileto.
Non feci mai lui aspra signoria,
usava in suo rezimento dolzeza
più che li pasati fato avìa.
8540 Cum zaschuno facìa dimestegheza,
e sopra tuto amava li parente,
a lor facendo ogni piasevoleza.
Avìa Francischo so fìol valente,
che molto tignia gran signoria,
8545 a zentilezi tenia molto la mente.
Viviano cum grande vigoria,
era la cita tuta piena di zente,
v. 8479. purato B — vv. 8486-8518. rispondono in B al cap, CXL — v. 848S. si fidìa B — v. 8494. voiuto]
vezuto B — v. 8503. liprosi B — v. 8505. foio] soio B - giesia B — v. 8506. chi avìa site andava a bere vera-
mente B — v. 8512. Botesela — w. 8519-8530. rispondono in B al cap. CXL/ — w. 8531-8629. rispondono in B
al cap. CXLII — v. 8538. dolceza B — v. 8539. fato non avìa B
122
LA u CRONACA DI MANTOVA
[AA. 1308-1328]
che homcni d'arme dece mille facìa.
Da parte di donna avìa un so parente,
. Luise da Gonzaga era chiamato,
nobel homo, cortese e prudente
Questo Luise molti lìoli avìa,
li tre mazori si se nominava
(iuido, Filippin e Feltrino si dicìa.
8555 l'avarino molto si li amava
porcile eran tutti valorosi
e gran d'amor a tuti si portava.
1., e. 1166 'E per tal casone eran più poderosi,
in la cita avian granda parte,
8560 di farli grandi eran desidrosi.
Filippino nobile, chi avìa l'arte
di zentileza e in dir e in fare,
e ai bisogni sapìa ben di Marte,
Cum Francischo comenzò a usare,
S5C5 di Bonacolsi dicho, era nato
di Pasarino ch'era lo suo pare.
Tegnìan tra lor valoroso stato,
avìan de la terra valente compagno
da Saviola Alberto chiamato.
8570 Diletto si tolìan senza lagno,
baiar, cantar, chazar e doniare,
in tal facende stasìa lor guadagno.
Vene un zorno in dil suo andare,
Francisco e Filipino corezati
S575 disen parole calivi e de mal fare.
Insieme non vano com'eran usati.
Filipin e Alberto di compagnia
che da Francischo non eran guardati.
Nasìa tra loro granda zilosìa,
S5S0 tra Filipino e Francischo maligno,
che mal da morte intrambe si volìa,
Ma Filippino, ch'era più benigno,
f ,,,,; non mostrava che di zò ne curase,
e d'alchun atto non passava il signo.
xvnr, r. 3 8- 'Pur la fortuna Francischo si trasse
a un zorno parlar vilanamente,
tristi parole di sua bocha nasse:
xviii e 4 Filipino! convien che tu ti pente;
tu vai doniando la donna mia,
8590 faroti chosa che serai mal contente.
Io ti prometto, convien che tosto sia
che tua moiere si forneroe,
e presente tie la averò in balìa.
Filipino alora si consideroe
; che Francischo era lìol dil signore,
cum podio dir a lu' si parloe;
Dicìa: Francischo non t'è honore
lo parlar che fai sì disonesto,
questo diroe a tuo patre signore. 5
S600 Francischo rispose cum parlar sonesto,
sì che Filippin forte corezato,
da Francesco partirsi si de destro.
Alberto a Filippin ebbe parlato,
dicìa: ucidemo questo traditore 10
8605 e dil mal dir si sia ben pagato.
Filippino cum animo di valore
disse: aspettemo tempo di vendeta,
che tosto vira cum nostro grand' honore;
Non si vole a questo avir freta, 15
S610 ma cum sapir a nu' si convien fare
che non contrasse cosa ria e streta.
Di questo cum Guido ebe a parlare,
ch'era suo fratel molto prudente,
li parole di Francisco recitare. 20
S615 Guido ne fu d'animo mal contente,
disse a Filipin: non t'impazare!
quando ti '1 dirò fa, che sei valente,
Filippino, ciò che voi voio fare,
andosi cum Alberto a solazo, 25
8620 a star in villa per dovir oselare.
Era alota dil messe di mazo,
stavan in villa a darsi diletto,
ma Filippin portava mal corazo.
Guido che in l'animo avìa dispetto, 30
8625 quando fu tempo di la medizone
montò a chavalo senza rispetto ;
D'andar a Marmirolo trovò casone
per volir far meder e segare,
il tempo il dava ed era la sasone. 35
S630 'E stando lie cominziò di tratare
cum messer Gian da la Scala grande,
aprendo a lui quel che volìa fare.
Guielmo da Castelbarcho pande,
lo qual si era so vero cugnato, 40
SG35 ' la sua voluntà che l'avìa grande,
Dicendo: óe in l'animo terminato
di volir tor Mantua a Pasarino
se da messer diane sarò aiutato.
Pregalo ch'el mi voia per suo visino, 45
8640 faroli sempre bona visinanza,
lìdel mi trovarà, netto cum rubino.
v. S549. di donna uno so B — v. 8560. desiderosi B — t. S566. padre B — v. S5S6. villamcntp B —
v. 8^00. serai] sarà — v. 8592. toa B - forniroc B v. Sr03. bailia B — v. 8611. incontrase — vv. S630-8701. ri-
xdonc in B o! <•<!/>. CX LUI — v. 8639. retino B — v. S640. sempro /)', qui e altrove
[A. 1828|
DI HONAMKNTK ALIPRAND1
123
Guielmo, Bonza alchuna dimoranza,
tornò a Verona e cum Gian a parlare,
riscosse che, senza alchuna falanza,
8645 Era contento volirlo alutare
5 di zente da podi e da chavalo,
ma prima volla cum Guido rasonare.
Guido non tardò; senza intervallo
di note chavalchò a Verona forte,
8650 dato l'ordene compiilo senza fallo,
10 Tornò a Marmirolo cum conforte
e dimandò li sue amistate
anclior li capitani da li porte.
Quando li amici fonno avisate
S655 dil zorno ch'el fato far si devia,
15 zaschun pensò d'esere aprestate.
D'agosto lo die di santa Maria,
Luise cum i fioli secretamente
in cha' sua gran zente si avìa.
8660 E Guido so fiol simelmente
20 a Marmirolo la zente da Verona
cum altri amici, non tardò niente.
E la matina zaschun si sperona,
li capitanij da li porti aspetava,
8665 cum era dato l'ordine si rasona.
05 Fecen l'intrata che non dimorava;
Filippin ch'era dentro aspettando,
oidi la zente che forte cridava,
Da chasa usìo armato cum lo brando:
S670 viva Gonzaga e Pasarino mora !
30 e per tal modo andava cridando.
Pasarino a chaval, usito fora
dil suo palazo, venia ver la piaza,
oldìa il cridar che si facìa alora.
8675 Voltò in dredo lo chaval e la faza
35 per tornar a casa se lui posìa,
ma di presente li vene mala traza.
Alberto Savi ola, chi non dormìa,
dal palazo da la Rason lo trovoe,
8680 pasolo cum un stocho ch'el avìa.
40 Lo cavalo Pasarino si portoe
al suo palazo e dentro volsi intrare,
ferì in la porta e sì se amazoe.
Francisco so fiolo fecen piare,
8685 a Castelaz Mantuano lo mandono,
45 in fondo di la torre lo fecen zitare.
A molti CÌtadinJ simile inconUoiio,
chi tenian cum Bonacolsi amistate,
pur alchuni in la terra lasono.
B690 E! pur asai ne fono confinate,
'asai per porte e < hi per nave in/.) t. XXIX, e. i
chi era trovato avia mah' derate.
Pasarino in la .sua signoria
la cita de Modena aquistare
8695 e altri chosi magni ni facìa,
E una bataia cum Bolognesi fare
apreso il borgo di Panigal era,
sconfìsse i Bolognesi e vergognare ;
'De honor a Modena tornò la bandera, mi«., e. noi
8700 mille trecent vintioto chorìa,
la morte lo portò in la sua schera.
(Cap. CXLI). - De dominio dominorum de
GONZAGHA.
Mille trecent vintioto chorìa
che quelli da Gonzaga ebben l'honore
e che di Mantua tolsen signoria.
8705 Luise si fu chiamato signore,
ma li tre suoi fioli si rezìa:
Guido, Philippin e Feltrin di valore.
Facìan asa' bona signorìa,
e per lo simel li suoi successori,
8710 pur gè n'è stato cum cruda tiranìa.
Contirò di loro quali fon miori
e corno fenno in li suoi rezimente,
recitando dal mazor ai menori.
Guido fu largo savio e sacente,
8715 forte pechò in volir luxuriare;
ebbe tre fioli chi fono valente.
Primo fu Ugolino in dire e in fare,
lui avanzò la casa di sapire,
sazo e fero in devir armezare.
8720 Ludovicho secundo ti so dire,
fin ch'el non fu signor era niente,
lo terzo Francischo bel a fedire.
Filippino vivìa altieramente
e fioli legiptimi non avìa,
8725 tuta la cha' era lui obidiente.
Stasìa sempre cum granda compagnia,
piacialli cazar e oselare,
v. 8652. le soe B — tv. S675-8686. in B è la seguente nota d'altra mano: Regnarunt illi de Bonacolsis annos 53
nam inccperunt 1275 a Pinamonte et finierunt 1328 in B. Passarinum die 36 augusti qua die exaitata fuit Prosapia
Gonziaca — v. 8701. soa schiera B — tv. 8702-8737. rispondono in B al cap. CXLIV — v. 8705. giamato B, qui e al-
trove — v. 8709. sucesori B — v. 8710. cum cruda tirania] che ben non rezìa B — v. 8711. meiori B — v. 8713. mi-
nori B — v. 871.V pur pccò — v. S719. dovir B — v. 8724. legitimi B — v. 8727.6 ancho oselare B
124
LA a CRONACA 1)1 MANTOVA
[AA. 1328-1340J
*C:X, e. 3
, e. Uù9
li chose magne molto li facìa.
Lo terzo, Keltrin si facìa chiamare,
dato a far fosse, forteze e muri,
e in quel era tutto lo suo fare.
Questo facìa per esser ben securi,
li frateli non si volia impazare,
lasava a lui chotai fatiche duri.
B735 La terra feci lui tutta murare,
non g'era fosse, né palanchato,
per nave si possìa uscir e intrare.
(Cap. CXLII) - Di: magna curia facta per
MAGNIFTCOS DOMIXOS DE GOXZAOIIA.
'Inanzi che più oltra faza andato,
contirò di la gran corte fu fata;
8740 mille trecent quaranta apuntato.
Da nobili e grandi animi trata
tre da Gonzagha moier menone,
diroti quali, cura in scrito sa chata.
A Luise da Gonzaga cominzarone,
8745 una donna di Malaspini tolìa,
Corado so fiolo un'altra sposone
Di la cha' di Becharia da Pavia:
la terza da la Schala si era,
Ugolino quella donna si tolìa.
87 50 Quella da la Schala, donna altera,
sorella era de meser Mastino,
di superbia avìa granda e fera;
E perchè la corte più d'onor fino
avesse, molti chavaleri si facìa;
8755 contirò tutto fina a un lupino.
Baron e chavaleri asa' venia,
foge una grande zentileza;
contirò tuto e lo dono che facìa.
Mastino dalla Schala per certeza
S760 vintiquatro robe di pano portoe;
diroti come fue la sua fateza.
Gonella e guarnaza dicho aloe,
apresso capuzo e mantel fodrate
corno qui apresso ti contiroe:
8765 Di veluto di grana li sei mostrate,
cum boton d'arzento dorati,
di varo bello tutte eran fodrate.
Li altri sei, cum quelle apresentati,
di mesghio erano di dui colore, 5
8770 belle, riche e di varo fodrate.
L'altre dodece, si ti conto anchore,
di dm mesgij molto ben frisate,
fodrati d'agnello si usava alore. 10
Lo marchese da Est per ventate,
S775 di scarlato e verde sei robe portoe,
molto belle e di varo fodrate.
Anchor sei si n'apresentoe
simele a quelle, fodrate d'agnelino, 15
forniti d'arzento a nesuna manchoe.
S7S0 Anchor di Vesconti meser Luchino
robe vintiquatro si apresentoe
di dui mesgij, fodrati di conino.
Meser Maphio Vesconti si donoe 20
cum altri ambasator milanese,
S7S5 vintidue robe molto belli portoe.
Alchune di scarlato fate a schese,
de mesgio secho eran a du' cholore,
altri di verde cum divisa francese 25
Fodrati di varo e frisi di valore,
8790 oto di varo e oto d'agnelino
'e l'altri sei di chonìo s'usava alore.
Erano tutti di pano ben fino,
frisate e botonate d'arzente, 30
che ben seguian a quelle di Luchino.
8795 Meser Iacomo da Charara valente
di mesgio bello dece robe frisate,
fodrate di varo e fornite d'arzente.
Guielmo da Castelbarcho certate, 35
robe due di scarlato colore,
SSoo forniti d'arzento, di varo fodrate.
Anchor di mesgio due a bon colore
cum altro pano a traversi stava,
di chonìo fodrate e frisi di valore. 40
Ambasator veneciani presentava
8S05 due gran robe di veluto di grana,
v. S737. seguono in B le otto terzine seguenti: Di primi fioli sì t' ò recitato | clic Luise de la prima dona
avìa | e di fioli de Guido lodato — Di Feltrino lo quale solicito si dicìa | si naque quatro fioli al ver dire | l'uno
di quali Petro nome avìa — Lo secondo Guido nome avire | cavalir di gran seno riputato | saputo fue e di gran-
d'ardire — Lo terzo fu Guidino nominato | lo quarto Adoardo si giamare | intra mbe fono d'animo riposato —
5 De lo dito Luise se recitare | di la secunda dona ancora naque | tre fioli ti voio nominare — Lo primo Corado
come si sape | lo sccundo Alberto nominato | lo terzo fu Fcdrlcho chi piaque — De la terza dona sia contato |
Azo, Iacomo e Zoanc ne nasìa | quest'è la prole de Luise famato — Grande stato tuti li primi tenia | in ogni
pirte de loro si parlare | de 11 gran lati che loro si facìa. — vv. 873S-9032. cioè ;l cap. CXLII, rispondono in /.'
al cap, CXLV — v. 8743. moir' B, qui e altrove — v. 8783. Mesir Mafco Vescliontc B — v. S791. di chonino fono
io lorc B — v. 8803. chonino B, qui e a'tro
[A. 1340|
DI BONAMENTE ALIPRAND1
fodrati di vaio e di frisi li adobava.
'Lì Chavalchaboi di mesgio di Urna
robe sei di du' color apresentoe,
fodrati d'agnolo cuna fodra sanai
5 ss io Li segnor di Becharia si donoc
robe sei di mesgio molto bello,
di conio fodrate apresentoe*
Quel da Landò Manfrò Novello
e Angusoli insema di brigata,
10 8815 robe tredese a mita cum morello;
Li mezi di varo erano fodrata,
l'altre d'agnello cran fodrate,
di molto arzento erano adobata.
Francisco Gangalandi per ventate,
15 SS20 robe quindeci di diversi colori,
di pelle agneline eran fodrate;
Anchor due robe e d'altri colori,
senza mantelo, fodrati d'agnelino,
avìano per suso d'oro molti fiore.
20 8S25 Li Buchini, di mesgio molto fino,
due robe a la corte presentoe,
fodrà di varo, l'altra d'armelino.
Azo Malaspina, lui si donoe
robe due di veluto a du' colori,
25 8830 di varo fodrati anchor si portoe;
Roba una di bruna fata a fiori,
cum vidalbe d'oro eran intorno,
un'altra di scarlato cum bei labori.
Ridolfo da Petramala adorno,
30 8835 robe due a la corte si donoe,
l'una scarlato, l'altra azuro forno;
Di varo fodrate cum frisi frisoe,
inbotonate d'arzento dorato,
tuti compiiti di zio che li bisognoe.
35 8840 Bonoto Malavesina adornato
robe due di mesgio e fodrate,
inbotonati d'arzento dorato.
Bonifacio Carbonese per ventate,
'di scarlato robe due e varo avìa
40 8845 zaschuna soto e di frisi ornate.
Pollo di Adegheri portar facìa
robe due, l'una di mesgio bello,
l'altra di verde, fodra varo avìa.
Lo nobille Zoane da Guininzelo
45 8850 robe due di celestro si portoe,
di varo fodratfl cum fornimento bolo.
Rambaldino Tonitelo donoe »#. imi
una roba di mordo di grana,
di var fodrata quella apresentoe.
8S55 Dina da Nogaroli non vilana,
uno par di robe di varo fodrata,
era morello bello e tinto in grana.
Uberto Palavesino un'altra fodrata
roba dico, di mesghìo bruschino,
3S6o d'arzento e di varo ben adornata.
Luchino Spinela, Zulino Fantino
una roba di pano sarasinato,
fodrà di varo, era pano fino.
Anchor un'altra di saia achotonato,
8S65 di pelle di volpe era la sua fodraia,
di boton d'arzento molto adornato.
Meser Fenzio, chavalere di gran vaia,
roba una scarlato e verde era,
fodrata di varo cum bella frisaia.
8S70 Gutifredo da Sesso in la schera,
roba uno scharlato e garifonato,
di conio fodrata e frisata era.
Albertino da Canossa lodato,
roba una di mesgio a du' colore,
SS75 di conio bello era lo suo fodrato.
Aricho da Montemerlo di valore,
roba una di mesgio, era bello,
fodra di conio, lo pano bon colore.
Bosso da Dovara, zentil damisello,
8S80 roba una scarlato e garifonato,
di conio fodrata cum un friso bello.
'Manfrè di Pazi, schuder honorato, mur., e. mi
roba una di seta pano donoe,
scachato era, di conio fodrato.
S8S5 Zoane Palavesino si portoe
roba una di mesgio, a mitade
di conio fodrata quella si apresentoe.
Luise Taiando di bona schiata,
robe due di mesgio eran cum vergato, c. xxix, e. *
8S90 la fodra soto di conio fata.
Fedricho da Zenova honorato,
robe due di mesgio, a mitade
di pelle di conio era lo suo fodrato.
Lion Malaspina per acertade,
8895 roba una di mesgio a du' cholori,
v. 8806. e di frisi li adobava] e frisi frisava B — v. 8809. cum fodra piana B — v. 8814. Angusolli insie-
ma B — v. 8836. forno] fino B — v. 8S46. Polo di Adegeri B — v. 8852. Ranbaldino Torniolo — v. SS5$. Di-
nadano da Nogaroli B — v. 8861. Spinella, Zulio F. . . . B — v. 8S67. Mesir Fenzio cavalir B — v. 8870. Sesso
in la sciera B — v. S871. roba una di lodato scharlato B — v. 8S79. Koso da Doara — v. 8S82. scliudir B — v. 88S4.
scarlato lì — v. 8S87. segue in lì: Donino Palavesino per veritade | roba una verde cum secho scarlata | di conio
fodrata cnm bcltade ; la qual terzina necessaria per la rima segua un'omiss, dell'amanuense del cod. A — v. 8S91. Zenoa B
126
LA u CRONACA DI MANTOVA
[A. 1340]
dì conio fodrata, era di beltade.
ci 'Luciano Spinella di gran valori,
roba una di saia apresentava,
di conio fodrata e liloti di fori,
, )o Nicholino Guazone si donava
roba una di mesgio a mitade,
per fodra soto conio fodrava.
Guido Patolla per veritade,
e 2 Filiberto da Martignana,
i »5 Bereta Malaspina acertade,
Antonio Malaspina di Graffagnana,
Corado nobel da Zenoa chiamato,
UU Petro Pitati colorito cum grana,
Petro di Andallo, homo famato,
S910 Rolandino da Canossa valente,
Balardim da la Schala lodato,
Ruberto di Ruberti prudente,
Puncino di Punzoni cremonese,
Ugino di Amati da Cremona sacente,
8915 Zoane da Sommo, borio e cortese,
Michelino Picinardo honorato,
Venturino da Sommo palesse,
Filippino Gangalandi apresiato,
Guinizo di Uberti, chi fu valente,
S920 Zotolla di libertini lodato,
Rainero da Gangalandi posente,
Mazardo da Bressa, lial e zentille,
Zoan di Palude, ardito e prudente,
Nicholò da Sesso chi non fu ville,
S925 anchor da Sesso lo bon Filippino,
cum Coppino da Sesso molt'umille,
Anchor da Sesso lo bon Patarino,
Nicolo di Ruberti di valore,
Guido di Ruberti, Zulino Fantino,
8;3o Nicolò di Manfredi achore,
Guiduzi di Manfredi prò' e sazo,
Bonifacio di Manfredi di valore,
Tomasino dì Manfredi, sapir ti fazo,
Pollo di Manfredi secho avia
8935 Francischo da Foiano dal Perchazo,
Re da Foiano seco in compagnia,
Aimericho da Foian zentille,
Guerzo da Foiano rio si tenia,
Guielmo da Callosa umille,
I 1 Cabrino da Canosa provato,
Bertolino da Canosa non fu ville,
.Simon da Canosa giamato,
Matheo Boiardo di valore,
Girardo Boiardo molto famato,
8945 Bonifacio Boiardo, dicho anchore,
Bertolamìo Boiardo valente,
Guielmo da Baese; era cum loro
Ugolino di Carbonesi sacente,
Berton Chavalchabò e compagnone
8950 ' Bonacorse di Rugieri prudente.
Queli di quali è fato mentione
qui di sopra, che non è terminato,
li loro doni e le conditione,
'Per zaschun di loro fu apresentato
S955 roba una d'un drapo e d'un altro
di pele agnelina fo lo so fodrato.
Rainaldo di Asandri, chi fu scaltro,
roba una di mesgio di var fodrata
cum frisi d'oro, non g'avìa altro.
S960 Petro di Schoti sua cha' chiamata,
roba una color scharlato avia,
di pelle di chonìo si era fodrata.
Corado da Saviola si facìa
robe due di mesgio apresentare,
S965 un'altra di scharlata, fodra conio avia.
Bernardo Schanabechi fé' donare
robe tre di mesgio e adornate,
boton dorati, e di varo so fodrate.
Torello di Torelli per ventate,
S970 robe quatro si feci apresentare
di diversi colori e di varo fodrate.
Anchor ti voio qui apreso contare
di quelli ch'eran provisionati
cum signor di Gonzaga devir stare.
8975 Diroti chi sono e anomati:
Guido da Foiano fo lo primero
robe tre di pani asa' devisati,
Fodrati fono di varo lczero,
boton d'arzento frisati d'or lino;
S9S0 chi li donoe avia cor altero.
Nicholò da Foiano, so chosino,
robe due si feci apresentare
di varo fodrate, avia lo pano imo.
Guielmo da Foiano feci donare
89S5 robe due de du' pani a mitade,
di pelle di conio era lo suo fodrare.
1 loctor da Panicho per veritade,
10
15
20
23
30
35
40
45
v. S004. Filibcro nobll da M. B — v. Roti BaUrdlno B — v. S913. l'onclno di Punzoni B — T. 8014. da
Cremona om. in B — v. S032. di ralore] am-horp B — w. 89 . • A, integrati con B r. 8966. Sca-
uabecl B — v. S973. proveslonati B — r. B977. divisati B
|AA. 1340]
DI BONAMENTE A.LIPRAND1
127
15
25
10
35
40
5
8995
10
20
robe Ire, diversi colori ;ivì;i,
di pelle di varo erano lodrade.
Borazo da Gangalandl si facla
robe ire Bcharlato apresentare,
frisate, e l'odre di varo avìa.
Barba da Foiano si feci donare
roba una di mesgio amitade
di conio fodrata feci apresentare.
Lì Bignor da Correzza per veritade,
robe viginti di diversi cliolore,
de diversi fodre erano fodrate.
Matheo da Foiano di valore,
Bonifacio da Foiano polito,
Giberto da Foian era cum lore;
Zaschun di loro cum animo ardito
'roba una a la corte si donoe,
di scharlato fodrate, di var polito.
Anchor qui appresso ti contiroe
de quelli da Gonzagha lo suo donare,
e li suoi nomi di tutti diroe.
Guido da Gonzagha fé' apresentare
9000
9005
9010
9015
9020
9025
9030
45
robe viginti scharlato e veluti,
la mitade di varo fon fodrate.
Filippino da Gonzagha di virtuti,
robe decenove apresentoe,
di var fodrati, belli fon tenuti.
Feltrino da Gonzaga si donoe
robe decedoto, eran ben ornate,
la mazor parte di varo fodroe.
Corado da Gonzaga per ventate,
robe tre si feci apresentare,
di drapo verde e di varo fodrate.
Alberto, suo fratel, feci donare
robe tre de diversi colore,
e queli di varo si feci fodrare.
Ugolino da Gonzaga di valore,
robe quatro scarlato fé' apresentare,
di var fodrate, frisati da honore.
Qui apresso ti voio ricordare
de li robe chi è fato mentione,
quanti capi la roba a non falare.
'Vestido e guarnaza, o guarnazone
mantel e capuxo era roba complita,
cosi fono tute a complisone;
avari non funo né zente smarita.
(< 'Ai-. CXLIII), - De equis, \.rgì rTERiis ei
ai. iis ki BUS DO t CU-
KIAM l'Ai 1 am PER DI IMINOS DEG<
Tute li robe di sopra nominate
fono in tuto trentaoto et trecente,
9035 a bui Inni e sonatori donate.
Qui appresso dirò, e poni mente,
li cavali a la corte donati,
e chi donoe a non falir niente.
Quatro destreri ben aparechiati
9040 donò quel da la Sellala messer Mastino,
di gran valore fono estimati.
Lo marchese Opizo Pelegrino
quatro corsieri feci apresentare e.xxx.c.3
cum fornimenti dorati d'or fino.
9045 Francischo di Ordilaffi fé' donare
quatro corsieri di gran valore,
bei fornimenti non li lassò manchare.
Ostasse da Polenta, bel signore,
corsieri tre lui si apresentava,
9050 l'uno di quelli lodato paria fiore.
Azzo da Corezza lui si donava
tre palafreni, eran ben adornati
'e di bellezza zaschun li lodava. c- xxx> c- *
Bertoloto Cagnano di lodati,
9055 palafren uno lui si donoe
di gran valor zaschun stimati.
Anchor qui presso si ti contiroe
li doni e donatori chi donono,
dico di citadini chi apresentoe.
9060 Petrozane da Gonzaga comenzono,
tre cope d'arzento eran laborate
a bel opra, vintidue marche pesono.
Guielmo da Castelbarcho a certate,
centuri sei d'arzento si donoe,
9065 marchi viginti si fono pesate.
Redulfo da Petramala apresentoe
quatro bazini d'arzento dorati,
marche vintidue apunto pesoe.
Fregnan da Sesso, homo apreciati, mur., e. ma
9070 un alber d'arzente cum lingue serpentine,
marchi duodeci si fue extimati.
Palmero da Sesso d'arzente fine
v. 8990. Gangardi in A corr. in B — v. 8996. Coreza B qui e altrove — vv. 9033-9197. il cap. CXLIII ri-
sponde al cap. CXLVI in B — v. 9039. aparegiati B — v. 9042. Obizo B — v. 9044. cum gran fornimenti B —
v. 9050. redato B — v. 9067. bacini B — v. 906S. aponto — v. 9072. d'arzento fino B
i:s
LA "CRONACA DI MANTOVA
|A. 1340]
una gran coppa cura pede donoe,
di marche quatro, arma di gibelino.
Cìutifredo da Sesso si apresentoe
una coppa d'arzento ben laborata,
tre marche meza la dita pesoe.
Francischo Castracan d'arzent dorata
una coppa cum pede apresentoe,
i marche quatro la dita fu pesata.
Ilenrico Castrachan si donoe
una spata cum un bel bochalero,
fornita ben d'arzento apresentoe.
Bonifacio Carboneso al vero,
90S5 una centura d'arzento apresentoe
cum una copa e dentro un sparavero.
Franciscliino di Adelardi donoe
una copa d'arzento, era dorata,
marche nove la dita si pesoe.
9090 Iacomino di Adelbedri laborata
una copa d'arzento, bella era,
marche sei la dita si fo pesata.
Zoanino di Benfati non rupe schcra,
una copa d'azento lui si donoe,
9095 marche tre la dita copa si era.
mur., e, un 'Rolando di Boccamaori donoe
d'arzento vintiquatro bei chugiari
e una cortelera cum quelli apresentoe.
Traverso Ubriachi dai dinari,
9100 una copa d'arzento si donoe
di quatro marche, a figure rari.
Dum pater Girardo monacho apresentoe
una centura molto ben laborata,
marche tre la dita centura pesoe.
. XXXI, e.
9105
Tomasino di Schivardi adornata
'una centura d'arzento si donoe,
marcile tre la dita si fu pesata.
Nicholò da Ravano si apresentoe
una copa d'arzento si donava,
■ ni') marche tre la dita copa pesoe.
Antoniolo da Casale apresentava
una copa d'arzento, si donoe,
marche due la dita copa pesava.
Bertolamìo di Pedrasi apresentoe
. .\.\.\r, c.2 9n5 c0Pa una d'arzento, fu dorata,
marche due la dita copa pesava.
Bertolamìo Daloro si donoe
una centura d'arzento dorata,
marche due la dita centura pesoe.
9120 Balestrerò di Bonamici apresentoe
copa una d'arzento ben laborata,
marche due la dita copa pesoe. 5
Nicolò da Cristofali dorata
una coppa d'arzento si donoe,
9125 marche tre si fu la'sua pesata.
Xasimbeno Sechafen apresentoe
una copa, era d'arzento dorato, 10
marche due la dita copa pesoe.
Magistro Bonacorso honorato
9130 di Pedrasi, una copa si donoe,
marche due si fo lo suo pesato.
Cresimben di Guazi apresentoe 15
una copa d'arzento, era dorata,
marche due la dita copa pesoe,
9135 Bresanino da Ceresari donoe
uno bacino d'arzento dorato,
marche quatro lo dito si pesoe, 20
Cagnon di Militti apresentoe
bronzini dui d'arzento dorato,
9140 marche oto li diti si pesoe.
Dum pater Franciscliino monaco donoe
bronzini dui d'arzento ben laborati, 25
marchi otto li diti bronzini pesoe.
Amadio da Campedello dorata
9145 una bronzina d'argento donoe,
marche quatro fu la sua pesata.
Mathìo Gallo si apresentoe 30
d'arzento dorato du' bei bronzini,
marche oto e meza si pesoe.
9150 Bianchozo di Nerli donò dui bronzini,
quelli a la corte feci apresentare,
laborati ad opre dalmaschini, 35
A strania foza eran fabrichate,
marchi nove fue lo suo pesare;
9155 per ogni zente fono molto lodate.
Bonacorso di Crema fé' donare
una copa d'arzento, era dorata, 40
di marche due fue lo suo pesare.
Matììo di Oderisi ben laborata
9160 'copa una d'arzento lui si donoe,
marche due si fue la sua pesata.
L'abbato de San Prosper presentoe, 45
. >8o. f o B — v. 90S2. boehalirc B — v. 9003. schiera B — v. 9097. gugiari /> — v. 9100. lu' si donoe
/>' — v. filo:. Dum p. /•' — v. 9105. de Schinardi A" — v. 9114. Bertolamìo] Bonacorso /> — v. 9120. donoe />'
— v. 9122. duo] quatro B — v. 9^29. maistro A' - v. 91.lv Zarcsari A* — v. 9137. quatro] otto — v. 9141. D"
p. Pranceschlno A'
IH
|A. 1340|
DI BONAMENTE AUI'KANDI
129
una coppa d'arzento fé' donai
marche oto la dita copa pesoe<
«>ió5 Minazo de* Minasi fé' apresentare
bazino uno d'arzento laborato,
5 marche sci fue lo suo pesare.
Francischo di Zambotl non lodato,
dichiari decedoto feci donare,
9170 inarca una e meza lo suo pesato.
'Rolandino dal Tosse feci presentare
10 cucinari vintiquatro, d'arzent era,
marche due fue lo suo pesare.
Benvenuto da Porto non rupe tera,
9175 vintiquatro chuchiari si donoe,
marche due la sua pesata vera.
15 Antoniolo di Pezone apresentoe
cucinari vinticimque d'arzente,
marche due li diti cuchiar pesoe.
91S0 Comunal di Folengi valente,
bazino un d'arzento si donoe,
20 marche sei, non manchò niente.
Cabriel di Bresani apresentoe
bazino uno d'arzento dorato,
91S5 marche sete meza si pesoe.
Rainero da la Vilana apreciato,
25 una copa d'arzento feci donare,
marche due fue lo suo pesato.
Compatre dal Casale apresentare
9190 una cortelera cum cuchiari donoe,
duodeci fono al ver numerare.
30 Baschera da Quistello apresentoe
taieri e schudelle de ligno tante
quanti a quella corte bisognoe.
9195 De li arzentieri ditti, tutti quanti
marche ducento cinquantatrè pesono,
35 corteleri tre, spata e bochaler davanti.
(Cap. CXLIIII). - De comunicate mercato-
rum Mantue.
La comunità di merchadandi donone
40 ducati mille tra tutti lor di voia,
9200 a du' a du' vestiti si se apresentone.
(Cap. CXLV). - Dona facta ad curiam
PER CCVES REGIJ.
Quelli da Gonzaga senza noia
45
r. 11;
e, x
morezavan Etezo e lo Renano,
tegnival quieto e < un bona voia.
Li Citadini di Ke/.o cum sua mano
, ducati secento feno apresentare,
e numeroll tutti il suo degano.
Anchor li diti si lecco doni
pcssi trecento di carne vitulina,
e para mille di capoo fé' dare.
9210 'Anchor ove cinquemilli di galina,
pome corbe viginti apresentoe
e peri assai chi fono molto lina.
(Cai1. CXL VI). - Castra forensia que do-
MINABANTTJR PER DOMINOS DE GONZA
Ora qui appresso si ti contiroe
casteli che Gonzaga signorezava,
9215 del Bresano e Cremoneso diroe :
Montechiaro e Calacina dominava,
Castel Gufredo, Castion da li Stiveri,
Carpenedol, Cane, Asula non falava.
Anchor in Cremoneso tenia sentieri:
9220 Casalmaor e Piadena dominono
Isola Dovarese e Dosol altieri.
E molti altri a la corte donono,
ducati secento feno apresentare,
carne e polame asa' portone
(Cap. CXLVII). - Equi donati nobilibus p.
dominos de Gonzaga ad curiam.
9225 Qui apresso si resta a contare
li cavali che Gonzagi donoe
e lo nome di zaschuno ricordare.
Hector de Panicho si cominzoe,
un destrer baio li fu donato,
9230 ducati cento e vinti si chostoe.
A meser Gangalandi fu presentato
un destrer balzan molto bello,
ducati cento e quatro era costato.
'A messer Ubertin da Landò novello, M"R-. e- 1176
9235 un destrero si li fue donato,
valìa cento ducati, era liardello.
A messer Filippino di Abbati fo dato
un palafreno baio chi portava,
ducati sesanta era chostato.
v. 9169. cugiari B qui e altrove — v. 917 1. feci o/n. in B — v. 9174. non rompe tira B — v. 9197. seguono
in B, senza divisioni di rubriche i capp. CXLIIII- CXLVIII di età i rispettivi capoversi hanno V iniziale cospicua e rossa ;
etti capitoli rispondono in B al cap. CXLVI — v. 0203. tegnivan B — v. 9212. peri] pleri B — v. 9216. Monte-
giaro e Calcina B — v. 91 17. Stiviri B — v. 9229. destrir B, qui e altrove
T. XXIV, p. xiii — 9.
130
LA "CRONACA DI MANTOVA
(A. 1340]
«.XXXI, e. 4
li»., e. 1177
. XXX'I, ci
«j:4n A meser Coradin Caprian clonava
un destrer brun in front stellato,
ducati nonanta al vero costava,
Ancbor a Ilector da Panicho donato
un palafreno liardo e bello,
92^5 ducati cinquanta era costato.
A Petrozanc di Cremasela novello,
un destrere si li fue donato,
ducati cento costò senza sello.
Meser Pollo da la Mirandula dato
9250 un destrero si li apresentoe,
ducati cento si era eliostato.
A Francischo Gangalandi si donoe
uno destrero baio e balzano,
ducati cento e dece si chostoc.
9255 A Filippino di Abbati humano,
uno destrero si li fue donato,
ducati setanta, era balzano.
A Francischo Gangalandi fu dato
'un palafren, rodata pelle avìa,
9260 ducati cinquanta era costato.
A Precitadino, a lui si dasìa
un destrer cervato apresentato,
ducati cento si costò in Pavia.
A meser Borazo, a lui si fu dato
92^5 un destrero liardo e rodato,
ducati cento vinti era costato.
A Zoane da la Spata gaiardo,
un destrero a lui si fue donato,
ducati setanta, si era liardo.
9270 A Berton di Trippoli si fu dato
un destrero, in fronte una stella,
ducati cento si era costato.
A Baron da Canosa senza sella
un destrero si li fu presentato,
9275 ducati otanta, avìa persona bella.
A Torello di Torelli si fu dato
un destrero baio, scuro colore,
ducati cento vinti era costato.
A meser Borazo fu dato anehore
9280 un palafreno, pello baio si avìa,
ducati scsanta ehostò alore.
Anchor a Torello di Torelli dasìa
un palafreno molto adornato,
cos;ò ducati cinquanta in Pavia.
Aneli or a Petrozane di Cremaschi dato
uno palafreno liardo e bello,
ducati cinquanta era costato.
A Coradino di Capriani novello
un palafren a lui si fu donato,
> costò ducati cinquanta senza sello.
A Baron da Canosa apresentato 5
un palafreno molto ben fornito,
ducati cinquantacinque costato.
Albertino da Laudo fiorito,
9295 uno palafreno si li fu donato,
ducati cinquanta, era cum pel polito. 10
A meser Precitadino fue donato
uno palafreno, in fronte una stella,
ducati trentasete era costato.
9300 A Berton da Tripoli senza sella
uno palafreno si li fu donato, 15
costò ducati trenta cum brena bella.
A Polo da la Mirandola dato
un palafreno, pello liardo avìa,
9305 ducati cinquantacinque costato.
A meser Gangalando si dasìa 20
uno palafreno, era biundello,
ducati cinquanta chostar si dicìa.
'A meser Zoane da la Spata bello,
9310 uno palafreno li fue presentato,
ducati sesanta costò senza sello. 25
(CAP. CXLVIII). - NOBILLES QUI 1 A< TI FUE-
RUNT MILITES AD CURIAM.
'Cavali vintioto fue il donato, 30
ducati du' milia ducent costono,
di tal donar Gonzaga fu lodato.
9315 L'altre spesse che fatto si fono,
feno e spelta e lo manzare,
libre cinquantadue mill costono. 35
Qui appresso si è da devir recitare
lo nome de quelli fati cavaleri,
9320 di la cha' da Gonzaga cominzare.
Meser Luise si fu lo primeri,
Guido, Philippino, Feltrino avìa 40
so fioli, fati fono chavaleri.
Corado, Alberto e Federicho dicìa
9325 so lìoli d'altra matre valenti,
a tutte tre dato fu chavalaria.
Ugolino e Ludovicho prudenti, 45
fioli de Guido eia Gonzagha sazo,
fati fon chavaleri, eran sazenti.
v. 0270. Tlpolll fi — v. 9:8). nolo /' — v. 9196. cum polito '. Hutto con fi — v. o'oo. Trapolì B —
lì — v. ì\\~- cinquanta dua niUia quelli i"n fati A, 1 B
IAA. 1340-1345|
DI BONAMENTE AUPKANIH
1,1
15
9330 l'elio 6 Guido asapir li lazo,
eran Moli da Gonzaga delirino,
chavaler t'ali, picholini da solazo;
l [ector da Panico, ardito tantino,
5 Ubertin da Laudo in compagnia,
933S ancor Gangalando era vicino;
Philippino da Abbati di vigorìa,
Torello di Torelli era fasciato,
Coradino Caprian in Compagnia ;
10 IVlrczano di Cremaschi lodato,
9340 Polo da la Mirandola zentille,
Francischo Gangalandi apreciato ;
Precitadino homo fu humille,
Borazo Gangalandi di valore,
Zoane Spata chi non era ville;
9345 Berton da Tripoli da honorare,
Baron da Canosa, homo famato,
òe complito li chavaleri fati alore.
Vinti cinque fono, s'io non son errato,
!0 Luchino, Mastino e lo marchese
9350 per li lor mane cavalaria dato ;
granda festa per quello si fesse.
Se ben consideri ciò chi ò parlato
li gran signor e la zentilezza
chi fono a la corte e l'onorato,
9355 In l'animo si li vira alegrezza
di tanto triumpho considerare
li bei fati e la gran piasevolezza.
Oto zorni la corte si durare,
i0 torner e giostri bagordi facìa,
9360 baiar, cantar e sonar facian fare.
Quatrocent sonatori si dicìa
cum beffoni a la corte si trovoe,
'robbe e dinari donar a lor facìa.
55 Zaschun molto contento si chiamoe,
9365 così li grandi corno li menori,
partisi zaschun, a casa lor tornoe.
25
'Colui avìa granda Inforchatura,
pedi e gami»: alla persona :se"iii:i,
9375 la testa grotta non olirà misura.
Gran forza, in la persona avìa,
per tre altri era lo suo manzare,
asa' tra. altri discreto sì tenia.
Filippino Gonzagha volle provare
» più volti cum altri homeni provati;
alla sua forza nesim potìa durare.
Como li putì de otto anni nati,
cum un de vinti potreben avir possa,
così da lui tuti erano smatati.
9385 Uno soldato chi ebbe tant'ossa,
che nella piaza li disse villanìa,
Guielmone dil pò li dò una percossa,
Possa per la centura lo prendìa
in su la barataria si lo zitoe,
9390 alta oto braza su la piazza stasi a.
(Cap. CL). - De Frambaldo nanetto, servo
PREDICTI MAGNIFICI DOMINI FILIPPINI.
In quel tempo che ditto si t'òe,
Philippino predito un nanetto avìa,
men de tre spani lungo si se trovoe.
Inanci a Philippino a cavai zìa,
9395 in su la sella si convenia ligare,
che non essendo, chazuto si seria.
Sapia lui molto ben cantare,
zaschun di lui avìa gran diletto,
anchor li altri sapìa calleffare.
9400 Frambaldo era chiamato lo nanetto,
corno donna si andava polito,
a tavola manzava molto netto.
(Cap. CLI). - De Rizza molinara, femina
QUE PORTABAT AD MOLINUM.
e. XXXII, e. 2 1
(Cap. CXL Villi). - De Guielmone famulo
40 domini Filippini de Gonzagha.
Mille trecent quarantacinque chorìa,
uno che in Graffignarla era nato,
cum Philippino da Gonzaga stasìa.
45 937° Guielmone Grande era chiamato,
era braza sei lungo di statura,
due brazi lungo d'altro trovato.
D'altra nova cossa ti vo' contare:
in quel tempo in Mantua stasìa
9405 una femina che si facìa chiamare
Rizza molinara a lei si dicìa.
quatro brazi di persona era,
grossa in faza e largo petto avìa.
Di gran forteza e femina fera;
9410 'sei stara di formento lei portava,
che grave peso a lei ma' non era.
e. XXXII, e. 3
v- 9347" cavaliri B, qui e altrove — vv. 9367-9423. i capp. CXLVHII-CLI rispondono in B rispettivamente ai
capp. CXLVII-CXLIK — v. 9409. femeua B — v. 9414. berrej bevere B
132
LA - CRONACA D] MANTOVA
|AA. 1345-1348]
E quando la era così carenala,
per portar la biada a molino,
e di borio d'alchun fosse invitata,
15 Cargata stava a berre lo vino,
le un altro anchor berre li volìa darò,
tolìal voluntieri da quel vocino.
Per sei stara non stava di filare,
filando al molin si andava,
9410 di quel peso non li parìa curare.
Ma non filando un mozo portava,
xxxii, e. < questo fu vero e chiaro a tutta zente,
per tre altri lei sola mangiava.
(Cai1. CLli». - He rege Ungarie qui ivit ix
AJPULIAM PROPTERMl IR 1 KM 1 l< VI RISVIN-
DICANDAM.
Mille trecent quarantasote anchore,
9425 lo re de Ungaria a Napoli andoe
cum granda zentc e cum grand' honore,
La morte dìl re Andrea vindichoe,
può fratel morto a tradimente,
Filippino da Gonzagha secho menoe.
943- » 'Andoge Filippino tanto ornevelmcnte,
lui in ugni parte lo re si parla
e chosie era ho n orato da tutta zente.
Cap. CLIII). - Di: txore domini Luchini
DE VlCECOMITIBUS QUE Vi. MI AD MAN-
TUAM.
In lo ditto millesimo veramente
fue in Mantua la moier di Luchino
9 153 de Veschonti, gran signor possente.
Isabella s'inamorò de Ugolino
da Gonzagha, era bel chavalero,
stenno inseme cum gran piacir fino.
Quella donna, voiando dir il vere,
94408 altro line a Mantua non vene,
se non per sazar cum lui tal mestere.
E da Luchino la gratia si oplcne
per suo voto a Venesia andare,
a l'Asensa, e per Mantua si vene;
9445 Ugolino a Venesia secho andare,
ben acompagnato secho si no zìa,
di note insieme stavan a solazare.
i; pei siinelo asa' donne che secho avìa,
zaschuna avìa secho lo so amante
9450 col qual la note piacir si dasìa.
Questo facìa lei per vezo, tante
che l'altre donne de lei dir non potesse,
perchè in l'errore foscn tutto quante.
Abuta la perdonai! za lor partesse 5
9455 da Venesia, a Milan ritornava;
Ugolino a Mantua se remesse.
Mastino da la Schalla, chi odiava
quelli da Gonzagha quanto potìa,
'Luchino di tut'il fato si avisava. 10
9460 E parole tal a scoto metìa
che Luchino, Mastino e lo marchese
tutti tre insieme liga si facìa
A morte e distrucion dil Gonza^hesse.
mille trecent quarantaoto chominzoe 15
9465 la guerra grande al Mantuanesse.
Inanzi che più passi, voio dir aloe
lo dì di san Polo a vintiuna ora vene
un terremotto, non fu mazor dapoe.
D'aprile a Borgoforte s'alozoe 20
9470 Luchin Veschonte s'attendava,
Mastino a Curtatone s'atendoe.
Lo marchese a Governol s'apozava,
per nave e per terra la guerra facìa,
da ugni lato pur in mal s'adoprava. 23
9475 Filippo a Borgoforte diffendìa,
Feltrino a la Montanara stava
a far diffesa quanto lui posìa.
Ugolino a Curtaton forte stasìa,
Ludovico a Governol stava, 30
94S0 tutta Gonzagha di fora diffendìa.
Luise e Guido Mantua guardava
cum li citadini che dentro era,
del li quali Gonzagha molto si fidava.
Ugni notte intorno gran schera 35
94S5 de citadini armati si andava,
circando la terra cum sua bandera.
Li citadini tuti fortezi guardava,
cinquanta galion fon armati,
forniti di citadini chi s'amava. 40
9490 Alla fin de septembro fon asunati
zò che Gonzagha alore potè fare,
a Borgoforte granda zente armati.
Al campo di Luchino schonlìta dare,
di note preso navilio e la sua zente, 45
,;; non gè stasìa chi se ne posìa andare.
Mastino di campo si levò amantinente,
travachi e pavioni lasono,
w. 9434-9533. i citép. CLII- CLIII rispondono al cap. Ci. in R — v. 9460. Gonza^cse D
|AA. 1348-135l|
Di BONAMENTE AMl'UANDI
i
10
15
20
lo marchese di l'Yiara .simelnieiile.
Grande fue lo botino i lia gnadagnono,
9500 li Mantuani luti l'alegrava,
gran /ente in le presoli imprcsonono.
Zaschuna de li parte In sul so stava,
la liga gran dolor e vergogna avia
per che Gonzaga di lor si beffava.
950- 'A Milano gran conseio si lacìa
di volir loro lo campo rifare forte
a tempo novo, e così concludìa.
A Luchin Vescontc vene la sorte,
mille trecent quarantanove chorìa,
9510 di febraro Tasaltò la dura morte.
E l'arcivescovo dredo sucedìa,
'Milano vene lui a signorezare.
Filippino Gonzagha a Milan si zìa,
Cum l'arcivescovo si fu a parlare
9515 perchè secho avìa granda amistatc,
l'arcivescovo a lui se piurare
Di la guerra grande ch'era state,
a lui si avìa molto recresuto
ma che volìa afìrmar l' amistate.
9520 Di presente modo si fu tenuto
che la liga cum Gonzagha facìa,
pace insieme cum amor fioruto.
(Gap. CLIIII). - De mortalitate que fuit
MCCCXLVIII.
30 In quel anno gran mortalità venia,
ben che in del passato zia era stato,
9525 di gaudusse a l'inguinaie morìa.
L'uno anno e l'altro si fu terminato
li due parti di li zente morire,
cinquantamila col conta extimato.
Li biade per li campi non choiere,
9530 li uve in su li vigni si romanìa
non era chi curasse de quelli avire.
Li chase vode abandonate stasìa,
40 non era alchuno chi di roba curasse,
zaschuno per ascampar pensier facìa.
(Cap. CLV). - De Jubileo facto in Roma.
45 9535 Mille trecent cinquanta dico, alore
25
35
lue lo lubeleo a Roma dato,
.in /.cute cristiani andò e di signore*
Mille trecent cinquantaquatro puntato
Mastino da la Schalla si moria,
9540 in Verona falò ne lu gran panato.
(Cap. CLVI). - Qualiter Mantua puh mi-
rata MCCCLII.
Mille trecent cinquantadu' chorìa
che Mantua alora fu murata,
([liei da Gonzagha murar la facìa.
Per far quei muri a terra zetata
9545 la torre di Cremasela, era grande,
e quella di Asandri aterrata. e. xxxnr, e. 1
Anchor un palazo molto grande
cum una torre in su la piaza era,
la piaza di san Petro si ti pande;
9550 Como va il muro così era la terra,
li case che tutti al lacho puntava,
tutti per terra corno lo muro sera.
(Cap. CLVII). - De dominio Verone accepto
PER FRIGNANUM DE LA SCALLA.
Mille trecent cinquantaquatro puntato
Filippino da Gonzaga moier menoe
9555 madona Varena d'alto parentato.
'A l'intrar di febraro questo dì foe, c. xxxm, c.y.
gran corte per quella si facìa,
gran zentilezza a quella armoe.
'Di Veschonti granda ambasaria, MuR>i Cm ml
9560 da la Schala vene Frignan prudente,
fiol naturai di Mastino si dicìa.
Lo marchese da Ferara valente,
quel da Charara cum grand' honore,
altri signor e castelani sacente.
9565 Ugolino da Gonzagha alore
cum Fregnan suo chugnato trattava
chi di Verona si facesse signore.
Fregnano di questo si contentava,
dicìa: Can Grande si è per andare
9570 in Alemagna dai cugnati l'amava;
Cum a Verona sia, farò di parlare
co' li miei amici, che a questo m' instiga,
v. 9504. befava P> — vv. 9523-9552. i capp. CLIV-CLVI rispondono in B al cap. CLI — v. 9525. gianduse B
— v. 9534. pur a scampar pensir facìa B — v. 9551. pontava B — vv. 9553-9636. il cap. CLVI risponde al ca-
pitolo CLII in B — v. 9554. moir B — v. 9566. cognato B qui e altrove — v. 9573. spero che B
134
LA u CRONACA DI MANTOVA
[AA. 1354-1356]
n.. e. 11S2
sperando che vui me voriti aiutare.
Ugolino a lui risposta anuga:
; vuì andanti, sapiati sì ben fare
che de venir a Verona me daga briga;
Quando sera il tempo di mandare
per me, eli' io deza a Verona venire,
sarò aprestato devir chavalchare.
9580 Facìasi tra loro questo tal dire;
la corte complita, ognun a olia' tornava,
Fregnano a Verona lui redire.
Cum li suoi amici di presente parlava
di quel fato devirli dar complimento,
95S5 corno Cangiando via cavalchava.
Ugolino Gonzaga dil parlamento
che cum Fregnano fato avìa,
cum Feltrino si ne fé' sentimento.
E ancho a Guido sapir lo facìa,
9590 ma non mostroe niente sentire
perchè di Filippino tema avìa.
Vene il zorno, Can Grande partire,
verso Trento lui si ne cavalchava,
Fregnano in Verona lui rimanire.
9595 Un meso a Mantua tosto mandava
che Ugolino presto cavalchasse,
in questo mezo Verona aquistava.
Feltrin e Ugolin eh' el si comandasse
facìa far che lo popol si s'armava
9600 e che a Verona cum lor si andase.
A Verona tutti si arivava,
li Veronesi tuti in confussione,
di quella signorìa si lamentava.
Cangrande, senza manchasone,
9605 fu avisato che Verona perduta avìa,
suo fratel Frignan era la casone.
Cano al Paduano zente querìa,
lo Chararesse zente si li dava,
r, e. 3 'cum quella e altra a Verona venia.
9610 Cum l'aiuto di citadini intrava,
Frignano fue morto di presente,
Feltrino e li Mantuani piava.
Novecento fono che amantinentc
tutti quanti si fono carcerati,
<j6i 5 rubati prima, no' gè lassò niente.
Cinquanta zorni in preson lasati,
Vcneciani di pace s'intromotìa :
x.Mii, e. 4 Mantuani, de li preson chavati,
A Mantua tutti loro si redìa,
9620 salvo che quatro chi ebbe la morte,
da carnesal fu quando pressi lìdia.
Quando fon pressi si dolìa forte
a Filippino da Gonzaga signore,
(piando fon lassati ebbe gran con forte. 5
9635 Del dito millesimo, dicho anchoie,
lo re di Boemia a Mantua venia,
\t. vigilia di san Martino cum honore.
Quei da Gonzaga grand' honor li facìa;
stette per tutto diccmbrio compiuto, 10
9630 poi da Mantua a Milan si zìa.
A Milano si fu ben recevuto,
possa He si fue inch oronato,
corona di ferro in capo metuto.
'Da Milano a Roma cavalchato, 15
963- la corona d'oro lì si prendìa,
partissi da Roma in Boemia tornato.
(Cai-. CLYJII). - De DOMINO LUDOVICHO de
Gonzaga qui duxituxorem dominam 20
Marchesanam.
Mille trecent cinquantase' chorìa,
Ludovicho da Gonzagha si menoe
La Marchesana che per moier tolìa. 25
9640 Per quella gran festa fata foe,
lo marchese da Ferara secho venia;
a farli honore niente li manchoe.
Nel dito millesimo alor si morìa
Filippino da Gonzaga valente, 30
9645 al popol mantuan molto dolìa.
Per la sua morte dolsi a molta zente,
li frateli facìa gran lamentare,
li zentil homeni tuti simelmente.
Rimase dredo a signorezare 05
9650 Guido e Feltrin cum lor lìoli,
che tra loro facian mal parlare.
E tosto tra lor si naque gran doli,
che zaschun di loro tre lìoli avìa,
invidiavasi corno usanza soli. 49
9655 Zaschun, lìol dil signor si tenia;
l'un più di l'altro volìa esser mazore,
e per questo naque gran zilosìa.
Queli di Feltrino pensò, grand' errore,
d'ucider Guido cum tutti li so nati, 45
9660 'e senza fallo Ugolino mazore.
Ugolino vene a sentire li tratati
v. OS?''). (le vegnlr a Verona a/a briga B
al cip. cu ir
v. 9'-; '. A' — v. 9637-967$. il cap. CLVIII risponde in />'
IAA. 1356-1357]
IH BONAMENTE AXIPRAND]
135
e di tUttO lo pai re le' a vinato,
e quelli a cavai subito montati,
A Verona, senza tor chomiato,
9665 chavalchono forte pei scampare
5 la morte che a loro seria dato.
Cuna Cano da la Scalla si posen stare,
lo quale lui si sentìa dil trattato
fu contento devirli acceptare.
9670 Suo patre rimasse molto turbato,
10 dicho Feltrino, per li fioli scampati,
per la casone stava vergognato.
Guido cura Feltrino reconciliali
stavan 'mostrando bona voia,
9675 li chose fatte avian dementegati.
15
(Cap. CLVIIII). - De domino Bernaboe de
VlCECOMITIBUS, QUI ACCEPIT SERALIUM
MANTUANUM.
20 Mille trecent cinquantasete intrare
Bernabò Veschonte in lo Seraio,
che Mantuani feci molto turbare.
Guido Torrello trattò quel sbaraio,
9680 per una offessa feci quel trattato,
25 li Mantuani ebben gran travaio.
Era1 Gonzaga in liga ligato
cum Ferara, Fiorenza e Bologna
e cum Padua che zia era stato.
96S5 Tutta la liga d' acordo dar rogna
30 a Bernabò chi era gran drachone,
capitanio fecen senza menzogna
Ugolino da Gonzagha campione,
che de vindicarsi gran voia avìa,
9G90 e ben mostrò avir cor de lione.
35 'Condusse sua zente fina a Pavia
e lie si feci la sua asunanza
di zente da pe' e gran chavalaria.
Sul Milanese cavalchò senza falanza,
9693 metendo case a focho e a fiama,
40 non facendo ad alchuno servanza.
Bernabò chi sapìa d'Ugolin la fama,
lui e il fratel granmente sdignati,
di far vendeta avìa gran brama.
9700 E tra loro ebben so ordeni dati
45 che tuta la sua zente si deza fornire
quando vorano che sian aprestati.
Ugolino sazo si vene a sentire
e più per questo ma/.or guerra fa 1
9705 li Milanesi stavan di mal volio .
Bernaboe gran dispetto si avia
udendo dil so tirreno si guastava,
modo di riparare; no' gè vrdìa.
Ugolino di tornare a dia' pensava,
97 to' mesi sei era stalo cum salvamento, «. xxxiv.c. 1
levò campo, ver Brcsa si tirava.
licrnabò subito feci pensamento
di mandar a Montechiaro la sua zente
che al gresso li fasesen impedimento.
97 '5 Ugolin sagazo e sazente
fu prima al passo cum la brigata
e mise in orden tuta la sua zente.
La zente di Bernabò armata
corian al passo, che tor lo volìa
9720 cum quella dil fratel adunata;
E Ugolino che zia non temia,
cum la sua zente di bon corazzo,
corsi tra loro e lo campo rumpìa.
A molti si fu fato grand'oltrazzo,
9725 pochi morìe ma gran parte prese,
conduti a Mantua col lor cariazzo.
Quando Bernabò la novella intese,
el non fu mai de sì mala voia,
di far conseio cum Galeazo prese.
9730 Zaschun di loro avìa gran doia
e la vergogna a lor più dolìa
chi li facia a l'animo inoia.
Galeazo a Bernabò si dicìa:
questo non è da devir comportare,
9735 facemo che un altro campo fia.
E Bernabò si presse a parlare:
parmi esser ben e per lo miore
circhar acordo e volir pace fare. mur., e. im
Galeazo alora remisse lo irore
9740 quando Bernabò ebbe ascoltato,
consentali perchè l'era mazore.
Bernaboe alor si ebbe mandato
a Ugolino per acordo circhare,
dicendo che per lui non s'era mandiate
9745 A Ugolino si piaque lo parlare,
disse che per lo patre non mancharìa
di far r acordo se lui lo volìa fare.
Bernabò mandò un'ambasaria
a dir a Ugolino chi li piacesse
9750 de zir a Milano, cum lui parlarla.
v. 9I76 tgg. il cap. CLTX rispondi in B al cap. CLIV — v. 9687. monzogna B — v. 9698. sdegnati B —
v. 9705. Milanisi B qui e altrove — v. 9707. tireno B — v. 9713. Motegiaro — v. 9714. fasesen] fesen B —
v. 9726. cariazo B — v. 9739. remise B
136
LA "CRONACA DI MANTOVA
IAA. 1357-1358]
Ugolino, al qual questo non incresse,
fuc cum lo patre e cum lo barbano,
presse il partito che andar divessc.
Molto acompagnato a Milano,
975; c.ivalchò cum tutta sua brigata,
Bernabò incontrò a Maragnano.
Di parole tra loro fo gran derata,
inseme a Milano si se ne zìa,
Milanesi chorian alla strata;
;<»o Di vedir Ugolino zaschun disia,
era coperti li vie e li strati
iv, e.; 'ricordandosi dil mal recevuto avìa.
In un palazo si fono alozati;
quando fu tempo insieme devir stare.
9765 in una camara ambedui intrati,
Min., e. 11M 'Bernabò cominciò di parlare:
io voio di Gonzaga l'amistate
.iv, e. 3 e per fermeza cum vui inparentare,
Anchor perchè chiaro vui si siate,
9770 la donna che dar per moier vi voio,
mia neza, è vostra se l' aceptate.
Lo Seraio, ch'io tegno corno soio,
render vi'l voio se vui me f ariti
chosa iusta, non voio esser croio.
9775 La città di Rezzo, che vui teniti,
datime quella in scambio dil Serraio,
o censo di Mantua mi renditi.
Non crezati che dar vi voia travaio
per domandarvi alchuna cosa magna,
97S0 dirò di chosa che vi vira a taio.
Voio che questo per vui non rimagna,
du' brachi e un sparaver me dariti
di censo l' ano, e a questo sia stagna.
Ugolino risposse: questi partiti
97S5 non stanno a me, a mio patre stano
e al fratel, che son inseme uniti.
Cognoscho ben lo grand affanno,
se l'un o l'altro debiano fare,
non lo farar.o senza grande lagno.
9790 Seroe cum loro a devirli parlare
di zio che diti dil parentato,
risposta farò di quello voran fare.
Bernabò di questo fu contentato:
tornò a Mantua l'golin valente,
15 al patre e al barban ebbe contato
Zio che Bernabò avìa nella mente,
alor dicìa: or vi deliberate
.ft«., • .
di quel che poi non siati dolente.
Quando ebben li chose mastichate,
9S00 pensono che meio per lor facìa
non darli trabuto, ma sì la citate.
A Feltrino questo non piacìa, 5
volìa manzi lo trabuto dare
che di Rezzo perder la signoria.
9S05 Guido e Ugolin volian dare
inanzi la città che lo trabuto,
perchè vasai i non si volian fare. 10
Fue deliberato per loro in tuto
che Ugolino tornasse a Milano
9S10 e che 1* acordo si fosse compiuto.
Deno la libertà in sua mano,
stando contenti di ciò ch'el facìa, 15
ma pur a Feltrino non parìa sano.
Stava Feltrino di mala voia ria,
9S15 ' doli vali a perder una citade,
e fra sie pensava e si dicìa:
Se di R.ezzo perdo la libertade, 20
qui solo senza lìdi rimagno,
a pericol stoe avir male derade,
9820 Pensoe subito di farla al compagno :
mostrò di volir andar a visitare
li castelanze e feci penser stagno. 25
Lui non cesoe mai di cavalchare
ch'el fue zunto a la città di Rezzo
9S25 e quella tolsi per suo habitare.
Ugolino di questo ebbe corezzo
quando lui sentìe la novella, 30
a Bernabò disse: non so s'io lo crezzo,
Olduto ò chosa che non mi par bella,
9S30 messer Feltrino si è cavalchato,
assi tolto Rezzo a man rastella.
E Bernabò se ne mostrò turbato 35
e disse : per questo nui non staremo
di dar complimento al nostro merchato.
E cominzon a dir: comò faremo
che '1 nostro acordo complito sia?
per Feltrino non voio che staghemo. 40
Ugolino risposse: in fede mia
son contento a vui lo trabuto dare
:o e lo Seraio per vu' rcndu' mi sia.
'Fono contenti, li carte fecen fare,
lo parentato si fue stabilito; 45
Ugolino a Mantua ritornare.
Recittò al padre cum era complito
▼. ' mera fi — v. 9773. crc7.a(i| creda'.
. ilahcliti B
v. 97S:. spara v 1 r fi — v. 9818. fidi] (ioli /.* — v. 1S;0,.
|AA. 135H-1302I
DI BONAMENTE A.UPRAND1
i -
io
15
<)3.|<; l' acordo di pace e Lo parentado
e cimi Vosehonti era a bon parlilo.
Di questo 11 padre al tue contentado,
di la bona paco che fata dicìai
e mollo li piacque di lo parentado^
DI quello che Feltrino fato avia
insieme asa' 06 parlono e disse,
possa Bcilentio, de più dir si mctìa.
Quando la pace si cridò e scrisse,
mille trecento cinquantaoto chorìa ;
9S55 granda alegrezza fata e balareate.
Mille treccnt cinquantanove aneli ore-
vene una neve, di zenaro si venia,
non fu mai vezuta una mazore.
(Cai-. CLX). - De uxore domini Ugolini
de Gonzaga conducta et de guerra
facta per principem dominum feltri-
NO de Gonzaga.
20
Guido, udendo esser fato pace,
9S60 cum citadini grand' alegrezza avia,
mal di Feltrino, non voi dir e tace.
Zaschun alegro e piacir si tolìa
perchè a loro parìa esser usciti
for di grave e grande melinchonia.
9S65 ' Fu dato l'ordine cum modi compiiti
che la donna menar si divesse,
fue conduta per cavaleri arditi.
La corte fu grande, cum zente spesse,
fu fata magna e niente manchava,
9870 giostre, torneri cum baleresse.
Ugolino, chi non dementegava
di Rezzo che Feltrino tolto avia,
35 ma lo patre meio si ne passava.
Di guerra Ugolin pensò tuttavia
9875 di farla a Feltrin dura e forte
cum l'aiuto di Bernabò ch'el avia.
Feltrino, che zia si stasìa achorte,
40 cum li fioli che a Rezo eran andati,
guarda ben la città e le porte.
9880 Ma Ugolin, cum le sue zente armati,
feci la guerra cum tant' ardimento,
multi Castel ebbe recuperati,
45 Li quali si eran del tenimento
25
30
di Mantui <• di la lui raaone,
tornati fono al pi Imo resimi mo,
Fato qui de la < aaone
Ugolino di volir poi- p.t.arc,
non fata pai e oè dito lennonoi
Ma pur lafono di più guei rezai
9890 zaschun in poso da dia' sua ;.!;i ,ia,
di farsi più ciano si lasono stare.
Guido di signorìa non s'impazava,
che Ugolino il luto si re/.ia,
e li frateli molto se ne turbava.
9895 In tranquillo stato si stasìa;
vene il mille trecento sesanta
Luise da Gonzaga si morìa.
Avia d: anni più che nonanta
quando la morte a sì lo trasse,
9900 alor rimasse quindese di sua pianta,
Tutti maschi e legittimi si nasse,
di naturali non fo mentione,
che ancho quelli di so sangue trasse.
Per sua morte non si fé' mutatione;
9905 al suo corpo grand' honor facìa,
l'animo andò a benedicione.
(Cap. CLXI). - De mortalitate que fuit.
Mille trecent sesantadu' chorìa,
la pestelentia di morbo grande
per Lumbardia alor si venia.
9910 'In Mantua e Mantuan si spande;
morivan asai, medegar non valìa,
for di la terra andava zente grande.
Ugolino che dui fratelli avia,
Ludovicho, l'altro Francischo chiamato,
9915 ambedui dil morbo pur si temìa.
' A Ugolino si ebben parlato
e domandono che volian andare
for di la terra, se li era a grato.
E questo per lo morbo schivare.
9920 fu contento e delli larga mano,
cavalchon fori e fecen so lozare.
Andono a Castione Mantuano
e lì stasìa cum tutta sua fameia,
da Mantua otto meia lutano.
9925 In quel caste! bon tempo si stasìa,
e. XXXIV, e. 4
Mub., c. 1186
e. XXXV, c.l
v. 9847. contentato B — v. 9849. parentato B — v. 9852. silencio B — v. 9861. segue in B al precedente
senza interruzione di rubriche; l'iniziale è cospicua rossa — v. 9864. malenchonia B — v. 9870. tornir! B — v. 9871.
dimentegava B — v. 9879. guardan B — v. 9901. tuti masgi e legitimi B — v. 9902. mencione B — v. 9904. muta-
cione B — vv. 9907-9994. i capp. CLXI- CLXII rispondono rispettivamente in B ai capp. CLV-CLVI — v. 9908. pe-
3tilencia B — v. 9914. giamato B — v. 9923. famìa B
138
LA "CRONACA DI MANTOVA
[AA. 1362-1366]
b., c 1187
XX XV, e. 2
a la campagna si ziaa a oselarc,
rene a un zomo clic tra lor dicìa:
In signoria non avemo a fare,
Ugolino la gode e si la tene,
9930 per suo' familgi si ne convien stare;
Per gran viltà di nui questo si vene,
lui richo e nui pouri si semo,
semo da pocho, anchor più ne tene.
Partito si vole che nui prendemo
9935 quando a casa sera nostro tornare,
o cunza o guasta si voi che facemo.
Dato l'ordine, cesono dil parlare;
a lo setembro a Mantua tornono
e cominzon li so fati ordenare ;
D'ucider Ugolino si tratono
e tor per loro di Mantua signoria,
e di farlo tosto lor si s' acordono.
Stavan queti, non mostravan cosa ria;
ugni zorno andavan a oselare,
9945 cum Ugolino uman parlare avìa.
Insieme a cena e disenare,
e pur lo tempo lor si aspetava
di far quello che volìan fare.
A due d'otobre Ugolino cenava,
9950 cum lui Ludovicho si avìa,
che Francischo di cenar si scusava.
Quando per loro di cenar si compila,
vene Francischo cum sua brigata
e verso Ugolino si se ne zìa.
Cum uno stocho, a man armata,
a Ugolino nel petto si lo feria;
di quel colpo si fu granda la data.
Ludovico, cum spata ch'el avìa,
li dò un altro colpo sì forte
9960 che Ugolino a terra si chazìa.
Trato che fu Ugolino a morte,
si curor.o di farlo sepelire,
feno fornire la cita e le porte.
Quando lo patre lo vene a sentire,
9965 de Ugolino forte se ne dolìa
portol in pace e conven tacire
e la matina a zuzolar si facìa.
\i'. CLXH). - De dominio accepto per
DOMINUM LUDOVTCUM li PER DOMINUM
Franciscum de Gonzaga.
'Ludovicho e Francischo signore
di .Mantua ebben la signoria,
9970 li citadini non g'avian amore.
A zaschuno disonesto ei parìa
che avesen morto lo fratel valente,
a Bernabò la novella si zìa.
Quando lo sape fue molto dolente
9975 e tra li suoi cominzò di parlare:
di Gonzaga è morto lo più valente:
' Anchora vindita me ne crezo fare,
mandò a tor la neza amantincnle
0 a Milan la feci acompagnare.
99S0 Ludovicho, el fratel, a parlamento
di maridar Francischo rasonava;
foli dato donna molto valente.
Madonna Lieta si se nominava,
fìola era di Guido da Polenta,
99S5 che fosse saza la fama ne parlava.
Per lei fato fue corte upolenta,
giostri, torneri cum grand' alegreza,
mandò Bernabò di li so chi senta.
Fata la corte cum gran largezza,
9990 a chasa loro zaschun volle tornare,
la donna rimase, adorna di bellezza.
Mille trecent sesantase' notare
che quella donna a Mantua venia,
per lei fu fato grande alegrare.
10
15
20
25
(CAP. CLXIII). - DE MAGNA CURIA FACTA
PER DOMINUM GalEAZIWI DE VlCECO-
MITIBUS. 30
9995 Mille trecent sesantase' chorìa
che Galeazo Vesconte si fé' fare
una gran corte d'ugni honor compila.
Questo fue quando lu' fé' sposare ^
la iiola, madonna Molante
ìocoo a meser Lionello per moier dare.
Fiolo dil re de Ingelterra valente,
fu fata la dita corte in Milano,
non se ne fé' mai una semiante.
Qui ti contirò, a man a mano,
10005 li gran cosse volsi meser Galeazo
chi fosen fati e questo fu certano.
Primamente a Sapir ti fazo
che di Italia gran parte di signore
fon invitati venir lie a solazo.
Li comunanze sì ti dicho anchore,
40
45
IOOIO
d' Ingelterra e di Franza gran zente,
v. 99601 cadìa B — v. 9967. zizolar B — v. 9077. vindcla B — v. o^Si. mandar A, sostituito con B
vfillc] voi B — \\. 9995 tgg. il eap, CLXIII risfondé in B <il <"''/• CLV1I — v. 0999. madona B
9990.
|A. 13001
DI BONAMENTE ALIPRANDl
\V)
baroni asai vene cuna grand'honore.
1 Lo conto di Savoia eli' era valente,
anchor di Monti' rato lo marchese,
10015 lo prìncìpo de la Moria saccnte.
5 Grandi signori e baron inflesse
cuna mescr Lionello in compagnia
e molti baron e cavaler francessc.
Di molte parte anchor si venia,
10020 nobellc donne a la corte s'apresentoe,
10 cum grand' honor tutti si recevìa.
Tanta multitudine moltiplicoe;
era Milano sì pieno di zente
che di tante zaschun meravioc.
10025 Alozati fono tuti nobilmente,
1 5 sì che ugnun di lor s' acontentava ;
di farli grand' honor non s'era lente.
Bernabò a Galeazo parlava,
l'ordine de la corte si voi dare,
10030 per multi notabili si mandava.
20 E a quelli si ebben a comandare
che tal ordine loro si prendesse
che la corte chi si debìa fare
Cum grand' honor si procedesse
10035 e manchamento alchun non glie sia,
25 in spender largamente si facesse.
Dato quel ordine che loro avìa,
fo terminato lo die del sposare,
a tutte cosse li ordeni si dasìa.
10040 Ora si ti voio, a comenzare,
30 di quella corte dire l'ordinamente
lo qual vosen si divesse observare.
'Di done e di signori li più valente
per cento taieri si se cernia
10045 da fir in salla, mesi nobilmente.
35 E in quella sorte anchor si metìa
madonna Raìna, consorte era
di Bernabò, che granmente valìa.
Anchor madonna Biancha in quella
[schera,
10050 consorte era di meser Galeazo,
40 e madonna Violant, fiola vera.
Messer Lionello di grand lignazo,
marchesi e conti da più honore,
chi più valìa d' honor avìa vantazo.
10055 Possa tutta l'altra zente anchore,
45 oltre li cento taieri terminato,
doni <• signoi | < 1 .in di gran raloi •
In altri Halli fono asciati, *. x .
Che tutti in una non posìan stai--,
[0060 e granmcnle si fono lionorati.
Vene lo zorno di la sposa fare,
fu sposala rum grand' alc.grezza,
l'orden si dà di devir disellare.
Li seschalchi molto si fa (rezza
10065 di far che li chose in orden sia,
'che disenar si possa cum ampiezza. t.xxxv, e.4
Tanto sonar di trombe si facìa
che l' aire tutto si resonava,
e dil parlar alchun non s'intendìa.
10070 Li seschalchi ugnun si asetava
comò era ordinato l'asettarc,
confecion e vino si portava.
Possa alla chosina si andare
e li embandisoni si tolìa,
10075 a li sa-li si li facìa portare.
Galleazo a cavallo si zìa
dinanzi a tuti imbandisone
che alla sposa portato fìdìa,
E per lo simele quel barone,
10080 che quel taiero a cavai portava,
qui appresso dirò l' imbandisone :
La prima porceleti si se dava,
intorno erano tutte dorate
e per la bocha foco si mostrava.
10085 Apresso la imbandison apresentate
dui leopardi cum colar di veluto,
cordi di seta e li fiube dorate.
Appresso un altro don compiuto : vu» , e. 11 ss
coppie dodesse di saùsi presentava,
10090 più belli cani non fu ma' vezuto.
Colari belli cum fiube chi lasava
quatro per copia, cordi de seta avìa;
meser Lionelo molto li guardava.
La seconda imbandison, chi se dasìa,
10095 lepore dorate e luzi dorati
in su le tavole meter si facìa.
A quella imbandison fon presentati
cobbie sei di levereri correnti,
colar di veluto cum fiube dorati.
101 00 Super li colari spranghe lucenti,
li lassi di setta tutti si avìa,
fiube dorati e eran d'arzenti.
v. 10016. ingelese B — v. 10018. cavalir francese B — v. 10022. multidune A, corr. con B — v. 10041. dirò B
v. 10058. fosen B — v. 10068. aiere B — v. 10070. ugnom B — vv. 10080-10081. che lo taiero de la sposa por-
tava | a cavai zia, dirò li imbandisone B — v. 10082. porcoleti B — v. 100S9. chobie dodese B
8cl di livreri B — v. 10100. sprange B
v. 10093. cobie
140
LA u CRONACA DI MANTOVA
[A. 1366]
iIUR., c. US1)
XXXVI, e. 1
Anchor se' avstori presentar li facìa,
lazi di setta cum botoni dorati,
10105 l'arma de messer Lionello avìa.
Alla terza imbandison portati
vitello e truite dorati era,
e sci cani alani presentati.
Anchor sei stiveri io una schera,
10110 tuti colari di veluto si avìa,
liube dorati, cordi di seta nera.
A la quarta imbandison si dasia
pernisse e quaie tutti dorate,
e timoli dorati secho avìa.
10115 Spara veri dodesse fo presentato,
fornimenti di seta li adornava,
sonai d'arzento erano dorate.
'Anchor cobbie dodesse apresentava
' di brachi, erano tutti ben forniti,
\0\20 lazi di seta, colari li adornava,
A la quinta imbandison non smariti
anedre e cisoni tutti dorati,
carpani secho d'oro eran fulciti.
Falcon dodesse pelegrini apresentati,
xxxvi, e 2 10125 capoleti di veluto cum perii avìa,
boton e maieti d'arzento dorati.
A la sesta imbandison si dasìa
carne di bo' cum li grasi caponi,
sapor d' aiata cum seco facìa.
10130 Ancho apresso si li de sturione,
posa dre' questo si li apresentava
de lino azale dodesse pancirone.
Meser Lionello molto li guardava
maze e fiube d' arzento dorati
101 35 piacivali forte e molto li domava.
Anchor a la septima imbandisone
vitello e caponi cum limoni a,
cum quel apresso di grosi tenchone.
Apresso apresentar si li facìa
10140 arnisse dodesse da giostra reale e belle,
cum dodesse lanzi che secho avìa.
Anchor apresentò dodesse selle,
avìa li fornimenti tutti dorati,
niente manchava a farli belle.
10145 L'octava imbandison portati
b*.i <• "w fono pastelli di carne di boe
cum formazo e zucharo impastati.
Anchor anguili si li dasìa poe,
fatti in pastcli, eran inzucharati
10150 cum bone specie a queli non manchoe.
Dredo a questi fonno apresentati
fornimenti dodese d'armi da guerra,
tutti compiiti richamente asiati.
Forniti erano, dove li se serra, 5
liube, maze tutte d'arzento dorate,
di veluto coperte, di seta la berta.
A la nona imbandison portate
carne puli e pisi a zelatina,
possa dredo li fu apresentatc 10
mi6o Pezze dodese tutto d'oro lina,
e pezze dodese di seta acolorati
in li qualle era una di seta albina.
La decima imbandison portati
carne in galatina saporita, 15
10165 cum lamprede grosse avantazati,
Per ugnum si fue molto gradita;
posa apreso anchor si li donava
due botazi di bon vino fornita.
Anchor sei bacini apresentava 20
10170 e sei bronzini d'arzento dorati;
per gran piacir ugnun li guardava.
' La undecima imbandison portati
capreti e pavari arostiti
cum secho agoni, fon delichati. 25
10175 Apresso corseri sei ben forniti
cum selle e li fornimenti dorati ;
e lanci sei cum bon ferri politi.
Anchor targe sei fon apresentati,
pinti a l'arma di meser Lionello, 30
101S0 e sei capelli d'azallc ben sghurati;
Anchor li fu donato un bel capello
fornito di perii, tutto laborato,
non se ne vite mai un più bello.
La duodecima imbandison portato 35
101S5 lepori caprioli in sapore
cum pesse aciuerio zucharato;
Apreso a questo apresentò alore
sei gran corseri cum selle dorate,
li fornimenti tuti dorati anchore. 40
101 Sei lanze e sei targe fon portate,
capelli sei d'azalle travisati,
fono questi da li altri nominati.
'Li fornimenti eran tutti dorati,
T arma di meser Lionello avìa, 45
10195 più de li altri fono aventazati.
La terzadecima imbandisone
v. 10114. laci B — v. 10125. capeteti B — v. 10140. nrnise dodese B — v. 10156. velu' B - borra B — v. 1015S.
pulii e pitti a zcl.ilìa — v. IOl6o. pece B * >■ tenti — v. 10162. in quelle fo B — v. ioiSi. bel om. in B
|A. 1366]
DI P.ONAMKNTK ALII'KANDI
141
carne di bo' e di cervi portate(
Cimi sapore di ZUChaTO e limone;
appresso tenche grosse riversatei
10200 CUm altri pissi che lie ni portava,
5 podio dì quelle si ne fue manzate.
Dredo a questo si apresentava
sei ilestreri CUm brene dorali
cimi cave/i verdi chi li adornava.
10205 Aviari li coperti molto ornali,
10 di voluto verde era suo colore,
forniti di setta e molto dorati.
La quartadecima imbandisone
tenche grosse riversati avìa,
10210 polastri rosi, verdi e capone.
15 Possa apresentato li lìdia
destreri sei da giostra grandi,
li breni in testa dorati avìa.
Li coperti di velu' roso cum bandi,
102 15 botoni cum fiochi avìa dorati,
20 ornate d'opra cum bellezze grandi.
La quintadecima imbandisone
pivioni, verzi cum fasoli dasìa,
lingue salate, anchor carpione.
10220 Appresso a questo apresentato lidia
25 uno capuzo e uno zipone,
laborato a fiori di perle si avìa.
Anchor mantel e capuzo da barone,
tutti cum perle eran laborati
10225 ' a compassi fatti cum lione,
30 E de armelino erano f odrate ;
vestimenti erano di gran valore,
e per zaschuno fon molto lodate.
La sestadecima imbandisone
10230 conij, pavoni e cesani dato,
35 anguile rostite sapor di cetrone.
Un baciron d' arzento presentato
cum un fìrmaio diamante e rubino
cum una perla, di gran valor stimato.
10235 E quatro cinti belli d'arzente fino,
40 dorati era e quelli si apresentava,
fue tenuto bel dono e pelegrino.
La setedecima imbandison si dava
zunchate e formaio aventazato;
10240 dodese boi grassi li apresentava.
45 La decedoto imbandison fu dato
frute belli di molte rasone;
dredo a questo zaschuno lavato.
A luti li donne <• ;(i barone
10)45 molto bop vini ni li aprcHcntava,
an< hor apresso boni oonlilione.
Fato questo zaschun si levava,
tuli li baron insieme si trasla,
tneser Galeazo li apresentava,
roa$o Cento cinquanta cavali li venia
a li baroni e a li signori donati,
sccundo che a zaschun si con venia.
Anchor robe, zoie apresentati
sccundo chi era li conditione
10255 di tutti quelli a chui li fon donati.
Meser Bernabò, largo barone,
di gran presenti ancho lu' faci a;
de li gran larghezzi si facìa canzone.
Mer.er Lionello, cum la sua compagnia
10260 di altri baroni, per farsi honore,
robbe cinquecento a buffoni dasìa.
Buffoni, zugoladri e sonatore
per Galeazo asai robe donate,
Bernabò li fé' dar dinar anchore.
10265 Giostre e torneri eran ordinate,
nobilmente ogni zorno si facìa,
eran divisi tutti li brigate.
'Altri eran che cum li done stasìa, MuR e mi
cantar, sonar e insema baiare,
10270 gran piacir ugnun si tolìa.
Non si porìa dir tanto in parlare
corno fu quella corte nobil e grande; e. xxxvi, e. 3
alchuna simile non si porìa contare.
Mille trecent sesantase' ti pande,
10275 dil mese di mazo si dì notare,
che fata fue quella corte grande
a li Veschonti perpetuai honorare.
(Cap. CLXIV). - De tractatu facto cox- e. xxxvi, e. 4
TRA DOMINUM LUDOVICUM DE GONZA-
GHA, ET DE NATIVITATE DOMINI FRAN-
CISCI EIUS FILII.
Nel ditto millesimo si ti dicho anchore,
Francischo di Ludovicho si nasìa
10280 da Gonzaga, di Mantua signore.
Sua matre madonna Ulda si dicìa,
de li marchesi da Ferara nata,
bella donna e saza si se tenia.
In lo ditto anno si naque bugata
v. 102 18. pivioni verdi A, sostituito con B - cum, om. in B — v. 10230. avantazato B — v. 10246. confc-
w. 1027S-10421. il cap. CLXIV risponde in B al cap. CLVIII — v. ioaSi. Alda/*1
cione B — v. 10262. zigoladri B
li:
LA "CRONACA DI MANTOVA
[A. 1366]
185 chi fu dura e forte da lavare,
contirò corno la fue terminata.
Ino che Coradino si chiamare,
da Gonzaga esser si se dicìa,
per alchun fallo a Verona andare.
10290 Can signore a Verona lo ricevìa
e a lui molto si facìa far honore
e provision anchor si li dasìa.
Ludovicho e Francischo signore
di Mantua tra lor era zilosia,
102,5 l)Ur Ludovicho in rezer era mazore.
Cum Francischo secho un compagno
[stasìa
Antonio da Gonzaga chiamato,
nepote di Coradino se dicìa.
Costui Francischo ebbe instigato
10300 ch'el si volesse lui signor fare
e Ludovicho si fosse chazato.
Per questi si se vene a trattare
che Coradino, che a Verona stasìa,
cum Can signor divesse parlare,
10305 E secreto questo esser debbia,
che di zente a Francischo dezza servire,
che di Mantua voi tor la signoria.
Antonio era quel al ver dire,
che cum Coradino la trazza menava;
10310 Francischo non mostrava lui sentire.
Can signor che di servir mostrava,
non volendo consentir a tanto male,
a Ludovicho si notificava.
Che lui si era homo e Halle
103 15 e ch'el si devesse sapir ben guardare
che non li avenesse doia e male.
Ludovicho a Francischo parlare
di quello che Can signor scritto avìa;
Francischo a lui si ebbe a scusare.
103:0 Che di questo niente lui ne sapìa
e che a Cano signore si scrivesse
che chiaro il fatto scriver si debìa.
A Can signor di questo li incresse,
ma pur si volsi parir vcritero,
wwii e 1 loi:'-< ' tuto il fato a Ludovicho scrisse.
Francischo a Ludovicho: non è vero;
per Antonio Gonzagha sia mandato
e si snpr?mo questo fato intero.
'Antonio dil fatto s'ebbe scusato
10330 che mai di questo non avìa sentito,
liti
ma, per scometter 'sto dir e trovato,
E questo per mie non sera consentuto,
che a Coradino lui scriver volìa.
di quel ch'el dice, per la golia mentuto.
1031; A Coradino subito scrivìa 3
ch'el era uno tristo traditore,
e provar voio cum la persona mia.
Francischo si scrivìa a Can signore
che per traditore lui si lo chiamava,
10340 che tra frateli volìa metter errore. io
La chossa tanto inanzi andava
ch'el si vene che ordine si dasìa,
di farai bataia si ordinava.
Coradino e Antoni combater devia,
10345 a Padua lo campo terminato, 15
e la bataia lì far si se debbia.
Can signore Coradino aprestato
d'armi e di cavallo e compagnia
complitamente e niente manchato;
10350 Per lo simele Francischo si facìa, 20
a Antonio niente li manchoe,
intrambe li parte a Padua si zìa.
Li loro amici a essi parloe
dicendo: che voliti vui fare?
10355 se v' uciditi que si dirà poe? 25
Meio è che vui lasati stare ;
una carne e un sangue si siti ;
non vi voiati tra vui amazare.
A Mantua Coradino vui veriti,
10360 seravi fato sempre grand' honore 30
e bona provisione si aventi.
Coradino si se voltò alore
e, presente bon homeni, si dicìa:
voio che sapiati vui, signore,
10365 Can signor, per la fede mia, 35
si è quello che m'à fato dire
quel ch'i 'ò dito per mia gran folìa;
Questo a tuti vi fazo asapire
che mal alchun non fu ma' tratato
10370 tra mi e Antoni, nò per far né per dire, 40
Cossa alchuna contra il stato
di Ludovicho e Francischo signore;
a tutti vui questo sia protestato.
Di tal dire si trattò carta alore ;
10375 Coradin e Antonio tornare, 45
a Mantua recevuti cum honore.
Can signor non si pò pace dare
v. ioì</>. serho oni. in H — v. 10306. eh* cut. in B — v. 10333. glaro B - v. IO33I. questo dire trovato B
v. [03611 provesionc B
[AA. 13ùb-130H|
DI BONAMKNTIO AUl'KAiNDI
1 ! i
11)
15
20
25
30
35
40
45
' di tal beffa < Ih' li è incontrata,
di mala voia di quello lui .stare
103S0 Francischo Gonzaga non dimorava;
a l' imperator, a re, a signor scrivìa
dil tradimento che Can signor Iratava.
Cam signor gran dolore si avla,
ma in vendetta non lo posìa mostrare,
103S5 dentro dal core serato lo tenia.
Millo treccnt srsantasete notare
quando Can signor ruminava
circhando il modo di vindita fare.
In lo suo animo si se ricordava
10390 di la offessa che Bernabò recevuta avìa;
di ricordarlo a Bernabò pensava.
Como Francischo Ugolino morto avìa
e che l'era il tempo di la vendita fare,
cum secho volesse la sua compagnia,
10395 Perchè cum lui si se volìa ligare
a morte e distrucion di Gonzaga,
che quella cha' si divesse guastare.
Di la offessa recevuta si ricordava,
di Francischo, che chiamato traditore
10400 lui si l'avìa e gran dolor portava.
Pregava Bernaboe per amore
dil parentato, che cum secho avìa,
che a Gonzaga fosse dato dolore.
'Bernabò a Can signore si prometìa,
10405 volìa cum lui esser colligato
e di far li vinditi gian voia avìa;
E ch'el si tenesse firmo acertato
che la guerra si comenzarave
cum più tosto fosse aparechiato,
104 io E la guerra non abandonarave
fina che Mantua lui non avrìa,
non dubitava che tosto si '1 farave.
Zaschun di loro in ordine si metìa,
non monstrando di guerra volir fare,
10415 mille trecent sesantaot si venia.
Quei da Gonzaga, lor non pensare
da nesuna parte eser guerrezati,
ma pur s' avian voluto conlegare.
Cum la Gesa e cum altri ligati
10420 per questo lor sechuri si tenia,
né di far zente non stavan avisati.
(Cap. CLXV). - De guerra facta ter do-
mixcm Bernaboe li Can sig < cvw, ,1
DELLA S( ai. A, DO • i UE.
Bernabò e Can signor non dormìa;
lo mercoi santo in lo Srraio introno,
zente e bestiame asa' si pi india.
10425 A Borgoforte campo firmono,
Bernabò in persona armato,
lo suo navilio per lo Po andono.
Parte rimasse e parte, mandato
'a Ostia si stava per divedare '. xxxvii.d
10430 che secorso a Mantua non sia dato.
Can signor facìa gran gucrrezare
per terra e per aqua quanto posìa,
per lo simel Bernaboe fare.
Quei da Gonzaga gran dolor avìa
10435 e Per simelle tutti li citadini;
di diffendersi penser zaschun facìa.
Fon presi e rubati asa' contadini,
asai fuzendo in Mantua intrava,
ben recevuti da li citadini.
10440 Bernabò a Milan si tornava,
a Borgoforte rimase la sua zente
che in ugne parte loro guerezava.
Per lo simel Can signor era posente,
quei da Gonzaga dentro stavan forte,
10445 non ben contenti si stavan dolente.
Ludovicho s' alagnava da morte
e col f ratei si parlava e di eia:
nui si semo per avir mali sorte.
Intorno la terra gran guerra si facìa,
10450 a li porte spesso cum gran furore
scharamuzava e molto ne morìa.
Gran tema avìa quei signore,
pensono di secorso dimandare,
notificar lo feci a l'imperatore.
10455 Anchor al papa ebben a mandare,
a la reina Zoana che in Pulgia stasìa,
e a Fiorenza fecen notificare,
E a tutta la liga che lor fatta avìa.
diroti chi foni comuni e signore
10460 che al suo sichorso tosto si venia:
Meser Otto di Brisvich cum honore,
di la raìna Zoana era marito,
a chasa sua era gran signore.
Non vene in forma di homo smarito,
Muit. , e. 1193
v. 10390. di ofesa che Bernabò si tenia B — v. 10393. l'ora B — v, 10409 aparegiato B — v. 10422 sgg
fan parte del precedente capitolo in B, il CLVI11 — v. 10436. de defendersi pensir ziaschun facìa B — v. 10437. c-
ladini A, corr. in B — v. 104;'). lororc B — v. 10456. e in Pulgia a la Zoana reina A, coir, in B
144
LA "CRONACA DI MANTOVA
[A. 1368]
Iur., e. 119*
U.\VII,c.«
CXX\ Itl.i.l
iIl'R
1195
; cum belle e grande zente si venia,
era bel cavalero, sazo e ardito.
Lo fratel dil papa cum bella compa-
gnia,
cum secho avìa tutti i signori
che a la Gesia fideltate tenia.
in;, Di la Marca, dil Patremonio anchore,
dil Ducato e di Romagna g'era
vegnuti secho tutti li signore.
L'imperator cum la sua bandera,
lo duce d'Astoricho e quel di Sansogna,
io 175 quel dAsporch e quello di Bavera.
Lo patriarcha dAquileia e Bologna,
Fiorenza, Ferara e Padua g' era,
tutti a Mantua ch'el facìa bisogna.
1 Quanta alegrezza a vedir tale schera
104S0 di tanta nobiltà che vigneno
per eser contra a la bissa fera !
' A mezo zugno la mostra si feno
di quarantamila a cavai armati,
in lo Seraio tuti lozati Steno;
104S5 Chi in case, chi in pavion lozati,
grande meschie ogno dì si facìa;
molti a Borgoforte ne fon amazati.
Li zente di la liga alor si choria,
chi in Bresani e altri in Cremonesse,
10400 piavan zente e facìan gran rubarìa.
Da l'altra parte corian in Veronesse,
e anchor a Verona l' imperator zìa
cum la sua zente, gran danno in lo paese.
Molti e multi zomi He stasìa,
10495 cum sua zente facìa gran guerrezare,
gran parte di la liga secho avìa.
Era oltra modo lo gran danezare
che in ugne parte loro si facìa,
pasato un tempo, in dredo tornare.
10500 Dil dito mese di zugno si venia
lo re di Cipro cum bella zente,
in Mantua ben lozato si lidia.
A Venezia era stato primamente
perchè lie lui si era dismontato
10505 da Cipro a Venezia cum sua zente.
In Mantua si fu ben honorato;
l'imperator volsi da lui sapire
la ver cason chi l'avìa menato.
Lo re di Cipro si gel' ebbe a dire
10510 ch'era venuto per adomandarc,
prima a lui, possa a li altri gran sire,
Che alturio li deveseno dare,
che '1 Sepulcro lui aquistar si volìa
se li Cristian lo volian aiutare.
10515 L'imperator e li duce che secho avìa, 5
tutti a lui di sichorso prometeno,
possa lo re da Mantua si partìa.
In Franza cum sua zente zeno;
a tutti li re e barone domandoe
10520 secorso e alturio, tutti sì gel deno. 10
Di ponente lui si se partìa poe,
ben contento in Cipro si tornava,
cum suoi baroni si deliberoe;
Cento galee e nave si armava,
10525 in Alexandria loro si andono 15
e dentro in la terra per forza intrava.
Alexandria tuta quanta robono,
la roba di quella a li nave conducìa,
fu gran fatto quello che guadagnono.
10530 Lo Soldano, che questo sentìa, ju
feci asunar grandissima zente
che in Alexandria lui vegnir volìa.
Lo re se viti non esser sufficiente
a tanto sforzo posir contrastare;
10535 'intrò in nave cum tutta sua zente, 25
E non cessono mai di navichare
che in Cipro loro si arivava,
sani e salvi a terra dismontare.
Torno a dire come si portava
10540 la zente de la liga e di l'imperatore 30
che tutti li terre di Bernabò miastava.
Per lo simel, teren di Can signore
ugni zorno su quello si se choria,
da zente a zente era di gran rumore.
10545 Lo Bison e la Schalla, chi vedìa 35
di non potir in nulla guadagnare
e pericol di perder si stasìa,
Si circhono d' acordo volir fare:
a l'imperator ambasador mandono
10550 chi li divesse a lui recomandare, 40
Di far T acordo insieme si parlono;
fo fata pace e lo Seraio renduto,
la zente venuta a cha' lor tornono.
'Rimasse Gonzaga cum honor com-
piuto, 45
10555 di Mantua liberata fon signore;
quella allegreza tolsi via il luto.
v. 10471. quel ow. in f! — v. 104S0. incide /.' — v. 104S0. ehi in BreMna e in Cremonesi B — v. 10520.
altorlo B
|AA. 1308-1377|
DI BONAMENTE AUI'KANDJ
1 15
Pocho tempo si passava alore(
dredo a la pace Francisco morìa,
rimase Ludovicho e lo patre signore.
5 (Cap. CLXVI). - De morte magnifici domini
GUIDONIS DE ( h >NZAGA.
10560 Mille trecent sesantanove chorìa,
lo patre di Ludovico ebbi- la morte,
10 messer Guido per suo nome avìa.
Mille trecent sctanta la corte,
Ludovicho signor si fé' murare
10565 lo borgo di san Zorzo per esser forte.
Mille trecent setantaun fé' fare
15 lo muro a Porto intorno murato
e quel borgo si feci amenorare.
(Gap. CLXVII). - De amissione ter ha rum
STATUS ECCLESIE ET DE TRACTATU FA-
20 CTO P. LUDOVICUM DE GONZAGA.
Mille trecent setantatrì puntato,
10570 la Gesia tutti li citade perdìa,
in ugni parte di quelle perse stato.
25 Mille trecent setantatrì certato,
Ludovicho a sentire lui si venia
che contra lui si fidìa trattato.
10575 Un che Antonio Gonzaga si dicìa,
un Nicholò Gonzaga so consorte,
30 di ucider Ludovico tra lor devia.
A Aichardino, chi l'amava forte,
di Magnavachi, da Padua era,
10580 a quelli due si li dava conforte.
Anchor altri fono di tal schera:
35 'un zovan di Bochamaor chiamato,
Andrea da Godo seguìa la bandera,
Iacomino da Alexandria provisionato,
105S5 Zangarino fameio valente,
tutti quanti eran dil peccato.
40 Ludovicho, cum signor prudente,
li sopradicti si feci iustisiare,
molto piacque a la comuna zente.
10590 Tutti loro lui si li feci impichare,
prima strasinati e chi tenaiati
45 inanzi che il cavestro li fesse dare.
Nel ditto millesimo asunati
vene B8ÌOttG Ifl tanta (piani ila!'- ;
10595 li biave in molti pari'- consumatL
Mille trecent setantaquatro certate,
di ina/o mia gran liumana venia,
per quella le biave in campo guastate.
In quello anno podio grano SÌ rie lioia,
10600 a la zente fne dolore asai grande
perchè in recherei poi ho grano avia.
Mille trecent selantac inique ti pande,
fue la fame per l'universo mondo,
morìe di fame quantitatc grande
10605 Di femini e homeni a tondo,
pocho pane per tuto si trovava,
abendo dinari li borse pien di fondo.
Asa' donne e femine falava
dil corpo suo per la fame che avìa.
106 io di quelle asai se ne trovava.
Fono asai che li fioli vendìa
per avir dil pane da mangiare,
dura chosa a zaschedun parìa.
Mille trecent setantase' a non falare,
106 15 vene un terramot sì grande
che la terra e chase fasìa tremare.
'Nel dito milessimo si ti pande, mur. e. ii96
Bernabò cum Ludovicho si facìa
parentato chi fu tenuto grande.
10620 Una sua fiola per moier dasìa
a Francischo di Ludovicho nato,
da Gonzaga dicho la prometìa.
Questo feci per esser ben firmato
in la sua signoria, per esser forte
10625 che Mantua li fosse palenchato.
(Cap. CLXVIII). - De guerra orta inter
DOMINOS VENETOS ET DOMINUM PADUE. c.XXXVUI.c.a
Mille trecent setantaset li sorte
di gran guerra si vene a Veniciani,
diffessa feno senza serar porte.
Francischo, signore de li Paduani,
10630 un gran tratato si pensò de fare
per disfar lo stato di Veneciani.
'Col re d'Ungaria seppe trattare, c.xxxvni.as
cum lo duce d'Astori eh e Furi ani
cum Zenoesi e Ancontan ligare.
10635 L'Istria, Schiavonia e Marchiani,
vv. 10560-10568. il cap. CLXVI risponde in B al CLIX — vv, 10569-10625. il cap. CLXVII risponde in B.
al CLX — v. 10583. Andrea da Gede B — v. 10584. provisionalo] Riamato B — v. 10612. manzarc B — vr. 10626-
10883. il cap. CLXVIII risponde in B. al cap. CLXI — v. 10624. Acontan B — v. 10635. Sgiavonia
T. XXIV, p. xiii — io.
116
LA * CRONACA DI MANTOVA
[AA. 1377-1378]
XXXVI , . 4
Dalmazia e la Croacia anchorc
a morto distrucion di Veneciani.
Questo tuto si procedìa alore
por grandi invidia che lor avìa,
«o6^o che Venecian di loro eran mazore.
Non per altri offesi lo facìa,
parìa a loro che fosen tropo alteri
e dicìan che gran superbia si avìa.
Pensono di tignir tuti li sentcri
ioC(; che Venecia in tutto si disfacesse,
quel da Canini puntava volunteri.
Veneciani mostrò chi non dormisse,
di galee gran fornimento facìa
e di zente d'armi ben si fornisse.
.50 Carlo Zeno per chapitanio si elezìa
di lo navillio, e lui l' aceptare,
era valente e quel honor valìa.
D'ugni cosa facìa grand' aprestare
che a fati d'armi si bisognava
10655 per far diffessa quando era l' afare.
La liga per lo simel aprestava
Zenoesi navillio in quantitate,
e Acontani per simel s'armava;
Lo re d' l'ngarìa cum baron aprestate,
ioóGo lo duca d'Astorich e quel d'Aqueloa,
patriarcha dicho, cum zente armate.
Quel da Carara cum la mente ria,
gran fornimenti lui feci fare
di nave che in lagune meter volìa.
10665 Aneli or granda zente fé' apresentare
da pedi' e da cavalo tuti armati,
in punto stavan per devir chavalchare.
Li ordeni che tra loro eran dati
in queslo modo e forma si stasìa :
10670 che oste a Trivisc fosse comenzati
Cum orden che la zente d' l'ngaria
a Triviee a campo si metesse,
e quel d'Astorich secho in compagni,1.
Quel da Padua a Giozza attendesse
10675 c 8 OriagO, cum qutTo guerra fare
che Veneciani bene lo sentesse.
Anchor al Patriarcha ordenare
di zente e vituaria dar debbia
si che niente li vegna a mancharc.
1 Zenoesi e Marchiai! orden avìa
che al mare si devesen stare
e gran guerra per lor far si deb
,L, f< 1]97 'In Candia loro si dezan andare,
a Modon e a Coron e lae far guerra,
I5 'per Schiavaneschi guerra fare.
Dalmacia ella con Croatia per terra
e per mar gran guerra far debìa,
e lo conte da Signa secho a tal serra. 5
In questo modo li so ordeni dasìa;
10690 quando li parve devir cominzare,
zaschun al sbaraio fora si metìa.
Per terra e per aqua disfidare
cominzosi la guerra forte e grande, 10
Veneciani avìan asa' que fare.
>5 Per lo mare li nave si spande
in ugni parte che Venecian avìa,
orden si era che a quelli si mande.
Carlo Zen cum so navi Ilio non dormìa ; 1 5
a li terri di Zenoesi si andoe
10700 e granda guerra a quelli facìa.
Candioti molti nave si armoe
e a li terri di Zenoesi guerrezava,
notabelmente loro si portoe. 20
Modon e Coron cum navilio andava
10705 a danezar li inimici in ugne parte
e molto virilmente si portava.
L'ima parte e l'altra la sua arte
in daninchar l'uno l'altro forte, 25
zaschun con secho si portava Marte.
107 io Veneciani a Trivise li porte
dì e note sera ti star si facìa;
d'aprirli a la fiata venia la sorte
Quando la sua zente andar volìa 30
in sul terreno di lo Carraresse,
107 15 che molti volti gran dani facìa,
E cum suo barche e gazaroli offesse
al Paduano molto lor si facìa
e molti zente in più lìate presse. 35
In ogni parte lor si chorìa,
107J0 dove potesen lor danifichare,
li suoi nemici molto ben lo facìa.
Per lo simel d'altra parte fare,
la guerra grande si facìa tra lore 40
quanto posian pur in mal oprare.
107:5 Zenoesi cum sue galee alore
al porto di Venesia s* apresentava,
Veneciani avian gran timoi
Podio tempo lor Ile s'indnsiava: 45
partisse e a Giozza si andono,
. e quella cum navillio asidiava.
Breve tempo Giozesi durono,
v. 1 gtarmnetchl B — r. io Jmacla e Croacia p r I
|AA. 1377-137H|
1)1 l'.ON AMKNTK AUI'KAM)!
117
Zenoesi Giozza per forza avìa,
e dentro da La terra si Introno.
A lachomano quella lor si metìa,
10735 Annose He <• fermi n stava;
5 d'agosto tue quando la guerra avìa.
Veneciani gran dolor portava
'vezendo La cosa andar pur male,
gran fornimento de nave aprestava.
107.(0 Zenoesi, che In ìnzigno asai vale,
10 pensono una cosa devir fare,
credendo far ben per lor fecen male.
Due coche si feceno afundarc,
nel porto di Chioza questo facla,
10745 Per divedar che non si potesse pasare,
15 Per andar a Chioza non avesen via
che li coche afondate impazava
che galee de lie pasar non posìa.
Per cotal modo Gioza dominava,
10750 Zenoesi non avìa temanza,
20 godìa il tempo e lie firmi stava.
Quel da Carara e senza fallanza,
per lo suo poter gran guerra facìa,
de disfar Venesia avìa speranza
10755 Carlo Zen in sul Zenoese stasìa
25 e a li sue terre facìa gran danezare
in ugni parte dove l'andasìa;
'Veneciani avìa tanto a guardare,
in ogni parte eran inimigati
10760 che mal potian a tanto riparare.
30 Al duce d'Astorich ebben mandati
ambasatori che a lui si dicìa
corno da lui si erano andati
Perchè Veneciani dar li volìa
10765 Tri visse libera a lui donare,
33 ma una cosa loro da lui volìa:
Che al Paduano non la devesse dare
ne per dinari ne per amistate,
ma che per sie la divesse conservare.
10770 E se pur per alchuna necessitate
40 incontrasse che vender la volese,
che a loro per dinari faza ritornare.
Lo duce tutto a loro si promisse,
la terra libera si li fecen dare,
10775 li zente dil duce dentro si misse.
40 Pocho tempo dredo alor durare,
per dinari al Paduan la vendìa,
chi fu cossa di so gran vergognare.
Venei iani gran dolor avìa,
m,, io in pa< <■ hc lo ( on\ egnian portare,
;i diffender L'avanzo lo cor tenia.
Dil mese di dicembrio senza talare,
Venei [ani so navilio apre:, (ava,
ni fornimenti a queli lor lare.
10785 Tra loro conscio si terminava
volir Giozza alora asediarc,
perdio sentirò che alor inanellava
Dil pane e d'altri cose da nianzare;
lo suo navillio in orden mena,
10790 lo primo de zenaro lor andare.
1 Lo duse a Chioza cum sua compagnia
cinquanta galei si menava,
al porto di Chiozza lor si metìa.
Giozza d'intorno si asediava,
10795 n<1 di dentro ni di fora si potìa andare,
zenoesi afamati dentro si stava.
Cani, gatte, sorzi loro si manzare,
da nesuna parte sicorso avir potìa,
dintorno la terra si facìa gran guardare.
10800 Veneciani a Carlo Zen scrivìa
che a Venesia si divesse vegnire
cum tutto lo navilio che lui avìa.
Carlo Zeno di presente si partire
e non cesò mai di navichare
10805 che al campo di Giozza si venire.
Zunto che fu si fé' grand' alegrare,
tutto lo campo si se confortava
perchè forte lie si vedian stare.
Quel da Padua si disconfortava,
10S10 dil ben far di Venecian si dolìa,
vedìa che per Zenoesi mal andava.
Tutta la liga lor pigri si facìa,
vedian la cosa non ben andare
secondo che loro pensato si avìa.
10815 Li Zenoesi, che dentro in Giozza stare,
si vedìa di loro ogni zorno morire
per la fame, non avian que manzare.
Né remedio non potian lor avìre,
eran dintorno di nave circondati,
10820 vedìa lor convenìa mal finire.
Dentro da loro si fono consiati
di volir Chiozza a Venecian lasare
se lor liberi andar sian lasati.
Veneciani non lo vole fare,
10825 per presoni tutti si li volìa
e, XXXI
e. XXXIX, e. 2
Mun., e. 1198
v. 10767. desse A corr. in B — v. 10772. per dinari om.
corso B — v. 10806. zonto B — v. 10811. Zenoisi B
B — v. 10797. gati, soresi B — v. 10798. se-
148
LA "CRONACA DI MANTOVA
IAA. 1378-1381)
e altramente li rolla acceptare.
Zenoesi, che più tegnir non si potìa.
più mille eran morti di fame,
a \*enecian liberi si dasìa.
10S30 Non avian da mangiar più strame,
cavali, aseni e rane manzati,
e chotai cosse per non morir di fame.
mu., /, 11 A Yenesia li Zenoesi menati,
nove milita cinquecento era,
10635 in li presoni tutti impresonati.
Granda schonlitta a Zenoesi e fera;
Yeneciani alor guadagnava
lo lor navilio e tutto quel chi gh'era.
Tutto a Yenesia ugni cosa menava
; > di quella roba stata di Zenoesi,
lo sachoman li pouri ingrasava.
Quel da Padua e anchor Anchonesi
di dolor 9Ì volian schiopare
wmx.c.j 'e per lo simel tutti li Ungaresi.
I>5 Non vedian di potir altro fare,
li Zenoesi d' acordo lor pensava,
col Paduano si ebbeno a parlare.
Di cerchar pace secho rasonava
perchè eran disfati e consumati,
10^50 a lor piìi guerra non li bisognava.
Quando insieme si fono consiati,
quel da Padua si li respondìa
xxxix, e. 4 corno sperava li cosi non eran andati,
E che a la liga questi dir si volìa
55 per volir ugnun di lor contentare
di pace fare corno lor dito avìa.
A tutta la liga fen notilìchare
Mu*., e. 1 che Zenoesi pace si dimandava,
perchè guerra più non posìan portare.
10S60 Di la pace per ugnun si terminava;
lo conte da Savoia per amezatore
quel dimandono e lui l'aceptava.
Tutti li parte in Savioia alore;
asai gè fu da dir e da fare,
10865 ma Pur infine la pace tra lore
Cum quelli pati che lor s' acordare;
li prcsoni de li parte fon lasati,
li carte di pace si fecen fare.
Zaschuna de li parti a cha' tornati,
10S70 Yeneciani faciali grand' alegrare,
non se dolian de li danni pasati.
Di vitoria si vedian Phonor portare,
che contra tanta zenle eran diffesi,
vedia li suo' inimici vergognare.
10S75 Gran tempo dredo stetcn li Zenoesi,
che pur di mal in pezo lor facìa, 5
dil re di Pranza servi si fessi.
Yeneciani di stato molto eresìa,
zaschuno li temìa molto forte,
10SS0 in mar e in terra grand' aquistar facìa.
Mille trecent setantaot choria 10
che alla pace fu dato complimento;
Veneciani grande alegrezza avìa.
\i\ CLXVmi). - De magnifico domino
I KAXCISCHO DE GONZAGA QUI DUXIT 15
DXOREM ix MCCCLXW.
Mille trecent otanta si choria,
10SS5 Francischo di Ludovicho nato,
da Gonzaga, dicho, lor si dicìa. 20
Lor vosen che lo lor parentato,
lo qual cum Bernabò era promesse,
avesse effetto e complimento dato.
10S90 E Bernabò anchora lui istesse,
di la fiola Ludovicho invidava, 25
era contento che al mari' andasse.
Li parte contenti, li ordeni si dava:
' Bernabò si la feci acompagnare
10895 al liolo, che Alvise si chiamava.
Gran corte Ludovico fé' fare, 30
in Mantua grand' alegrezza facìa,
torner e giostri, baiar e sonare.
' Asa' signori a quella si venia;
10900 tutti quanti si fon ben recevuti
e di gran presenti a loro si facìa. 35
Quando la corte e li noce compiute,
zaschuno a casa loro tornava,
dicho di quelli a la corte venuti,
10905 Francischo cum Agnese sua donna
e insieme bon tempo si dasìa, [stava 10
Ludovicho cum sua donna s' alegrava.
p. CLXX). - De m< irte CON» »k ns magni-
fici domini Ludovici de GONZAGHA.
Mille trecent otantaun choria,
45
v. 10S41. poveri B — v. 10S43. scopare B — v. 10S6S. li carti di pati B — v. 10S79. si tenta A, sosti-
■< rou H — w. io^^4-io-)(>5. il in /; ni caf, CLXI1 - v. ioS)i. che a marito «ridesse />' —
V, 108951 gi'iinava B - v. io; B — v. [0003. e li noci fon compiuti B
A/I. 1381-1388|
1)1 LONAMKNTK ALIPKANDI
149
la morte, che i aesun vói perdonare,
[0910 la dOtlIM «li Ludovico si tolla,
Marchesana da Est, donna di grand'
[afferei
■axa e valente per saschun riputata,
lo suo corpo Ludovicho fé' bonorare.
A s;m FrandechO SÌ fu portata,
10915 un bel sepolcro la dita ai inolia.
cum gran geresìa in quello colochato.
Mille trei 1 ai otantai inque,pon mento,
lo conte di Virtù 1 fa piare
Bernabò suo barba ;• La sua senti
km, ' Lo dito t lo indo ine .11 1 erai e,
Luise per suo nome era giamato,
li altri Boli loro si scampai
La signorìa di Milan ebbe pialo
e di l'altro terre che Bernabò tenia,
[0955 di gran signore lui si tenia stato.
Muk., <-. .
10 (Cai*. CLXXI). - DE MORTE MAGNIFICI do-
mini Li idovici de Gonzaga.
Mille trecent otantadu' si chorìa,
a Ludovicho si vene la sorte,
15 la morte il tolse, l'anima portò via.
10920 A Mantuani si dolse forte
perchè l'era stato bon signore,
di la sua morte fu gran disconforte.
Francischo rimase po' signore:
20 anni sedese lo dito si avìa,
10925 in rezimento pocho valla alore.
Bon tempo lui si se dasìa
perchè '1 patre si l' avìa lasato
gran tesoro, li casse piene avìa.
25 Di zentil homeni stava acompagnato
10930 che lui si tenia a provisione;
da tutta zente era molt' amato
Perchè di far bene s' avesse casone,
a zaschuno dinari facìa prestare
30 cum securtà di bone persone,
10935 Niente d'utille a lor chostare,
a terreri e a forestieri prestar facìa,
per tutta Italia tal voce andare.
Zaschuno gran ben li volìa,
35 el era zoven piasevel e cortese,
10940 alegro e zoioso stava tutavia.
Mille trecent otantatrè si chorìa,
Francischo alor si signorezava,
'gran mortalità in Mantua venia,
40 Per tutto l'otanquatro durava,
10945 morìe gran quantità di zente;
for di la terra, chi posìa, stava.
(Cap. CLXXII). - De Comitte Virtutum de
45 VlCECOMITIBUS QUI CAPERE FECIT DO-
MINUM BeRNABOEM.
(Cap. CLXXni). - Qualiteb Comes Virtu-
tum habuit Veronam, Antonio della
Scalla k\ pulso.
Mille trecent otantasete chorìa,
lo dito conte Verona piava,
Antonio della Scala scampò via.
Appreso Vicenza si aquistava,
10960 Antonio da la Scala cazato
malabiando intorno andava.
Durò pocho ch'el fue atosegato.
lo conte alora sichuro si tenia
di Verona e di Vicenza l'aquistato.
10965 In quel millesimo si andasìa
la sorella di Francischo al marito,
da Gonzaga Isabeta nome avìa.
A Carlo Malatesta, signor ardito,
quella menoe cum grand' honore,
10970 a Rimene conduta cum honor fiorito.
(Cap. CLXXIIII). - De guerra orta ixter
Venetos et dominum Padue.
Mille trecent otantaoto anchore,
Veneciani, chi si ricordava
de li offessi e di lo gran timore
Che receveno non dismentighava
10975 dil Paduano, quando la guerra fesse, .
di far la vendetta lor si pensava.
Francischo da Charara grandi spesse e. xl, c. 1
per la guerra che lui fata avìa
cum Antonio da Schala cortese.
109S0 In quella tutti li so denari spendìa
sì che d'oro rimase poùro signore.
Veneciani che questo si sapìa,
Al conte mandono ambasatore
a confortarlo di guerra piare
vv. 1090S-10916. il cap. CLXX risponde al cap. CLXIII in B — v. 10909. niun B — v. 10911. Nata da Esti?
vv. 10917- 10995 sgg. i capp. CLXXI- CLXXIIII rispondono ai capp. CLX1V-CLXVII in B — v. 10934. cum segui-
tate B — v. 10947. pon mente] non mente B — v. 15974. dimentegava B — v. 109S1. povero B
150
LA u CRONACA DI MANTOVA
[A. 1388J
io;-; cnm quel da Padua chi era signore,
è secho si voliano collegare
;i lo Cararese di signoria,
che in breve tempo si poeìa faro.
Perchè dinari lui non avìa
10990 'che zen te lui asoldar potes
per questo la cosa fata si verìa.
Padua, la prima che '1 corte l'ave-
Trivise, chi fu suo, lor volìa,
cum li castelli e tutti li pendissc.
10995 Questo al Biaon tutto si piada,
J lue concluso e tutto l'orden dato,
gran fornimenti di zente facìa,
Francischo da Carara sensato,
di quella liga vene a sentire,
iioco col suo conseio si ebbe parlato;
Dida loro que li parìa di fare:
non so vedir che diffonder mi possa
da questi che ano tanto potire,
Cognosco tanta esser la sua possa
11005 che da loro non mi poro riparare,
eh' io non vegna a trabuchar ne la fossa.
'■ i2Q1 'Lo conseio alor a lui si parlare:
questa è cosa da dubitar forte ;
convien partito in questo piare :
11010 Vui aviti Padua chi è ben forte,
in questa vostro fiolo lasariti,
Trivise di dubio sta a mala sorte;
A quella in persona vui andariti
e per vui quella sera meio diffessa,
noi;; cum la zente che voscho vui aventi.
Fu tra loro questa parte pressa;
Francischo col fiolo orden dasìa
chi fosse ardito contra tal impres
Possa lui a Trivise si andasìa.
110:0 Trivisani punto non l'amava,
anci gran mal a lui si volìa.
Veneciani e '1 Biaon cavalchava,
asidiono Padua e Trivise,
gran zente da pe' e da cavai menava.
11025 .Vozati d'intorno lor si mise,
Trivisani podio vosen durare,
a un zorno, armati cum so arnise,
Cominzono tutti di cridare:
viva sai; Marco e lo Caro mora!
11030 Francischo da Carara ron tardar-
Di Trivise lui usiva fora,
a Padua di presente cavalchoe;
la zente dil Caro pion senza dimora.
Veneciani in Trivise introno
11035 e quella molto ben si fornì a,
1 eltro e Cividal podio si durono. 5
A Veneciani loro si se dasìa:
rimasse Padua asediata,
lo Bison e Venccian intorno avìa.
11040 Padua era forte desasiata
di vituaria che podio avìa, 10
sì che dentro la zente sconsolata.
' Pocho tempo durato si avìa,
lo Bison dentro si intrava
110^5 Francischo da Carara si prendìa.
So liol Francischo Novel scampava, 15
dentro dal caste! di Padua introe,
e in quello lui si dimorava.
Lo capitanio dil Bison mandoe
11050 Francischo da Carara apresentare
al conte di Milan che l'aceptoe. 20
In una preson lo feci mandare
e in quella ben lo facìa servire,
vestito e calzato e da manzare.
11055 Passò quel anno, l'altro al ver dire
FVancischo Novel tegnir non si posìa, 25
manchava li cose da potir mantenire.
Consiato Francischo, lui si fidi a
che al Bison lo Castel devesse dare
11060 e ricomandarsi a lui si debìa.
Fo fato corno loro lo consiare: 30
a Pavia dal conte si andoe
e a lui molto si ricomandare.
Lo conte molto ben si l'aceptoe
11065 e bona provision e honor si li facìa,
ma pur Francischo di quel non contentoe. 35
Lo conte si ebbe la signoria
di Padua e dil caste! a complimento;
mille trecent otantanove chorìa.
11070 Nel dito millesimo non ti mento,
lo conte di Virtù la Mola mandoe 40
al marito cum grand' ornamento ;
Al ducha d'Oriens la maridoe,
fratel dil re di Franza gran signore,
11075 F'rancischo da Gonzaga secho andoe.
A quella lue fato grande honore 45
di cinquecento millia ducati dotati,
l'uii dati al suo marito e signore.
-- \. ■ — v. 1 1 >5 7. lenire B
[AA. 1388-1390J
DI BONAMENTE AMl'KANDi
1 il
Gran coite in Parise quella fiata
, to8o Cu fata di gran nobiltà chi li era(
giostri, tornerl faciali e d'ansata.
'Francischo da Gonzaga cum sua schera
5 tornò a Pavia, al conto s' apresentava;
il conte lo recepì cuna bona cerai
11083 Francischo al conte si contava
corno lo fato tutto era andato;
lo conte de l'andata lo regraciava.
10 Francischo a Mantua fu tornato;
di la sua venuta gran festa si facla,
11090 per la terra d'alcgrezza bagordato.
(Cap. CLXXV). - De revelatione facta
15 per Veronenses contra comittem
VlRTUTUM.
Mille trecent nonanta si chorìa,
Veronesi al Bison si rebeloe,
20 la cita de Verona per lor tolìa.
'Uguloto Bianchardo col Bison stasìa,
11 095 per la citadella in Verona intrava,
Francischo Gonzaga sucorso li dasìa.
Ducento provisionati li mandava,
25 introno dentro, Verona ricoprono;
a sachomano tutta la roba andava.
11 100 Quel robar terzo dì si durono,
tuti li soldati richi si se facìa
per lo gran robo che lor guadagnono.
30 Gran parte di Veronesi fuzìa
e pur a Mantua asa' n'aplieoe,
11 105 Mantuani molto ben li recevìa.
Lo Bison posa si li perdonoe;
Veronesi tutti a cha' tornava,
35 li case loro tutte vode trovoe.
(Cap. CLXXVI). - De Francischo de Cara-
ria QUI RECESSIT A COMITTE VlRTU-
TUM INSALUTATO HOSPITE.
In quel millessimo anchor incontrava
40 uno cosa che al Bison forte displacia,
la qual lui molto il corezava.
Francischo da Carara si se partìa
senza comiato, non volsi stare
al pagamento che '1 Conte li facìa.
1 1 1 1 | ( 'uni I 'adnani lui si 1 1
per una giavicha in I'adua tolto,
quando fu dentro < ominzon a 1 1 Ida 1
Viva il Caro, mora il Bison maledetto!
per questo modo I'adua pntidia,
[tiao lo Castel per lo liison si tenia netto.
Frani ìscho Novel forte si facla
e lo castel si asidiava,
in podio tempii quello si a\ìa.
Basan fermo quello si restava,
11 125 al liison gran licita mostroe,
d'esser cum lui si se acontentava.
Krancischo a Venecian si ricomandoe
che fiollo di san Marcho esser volìa,
Veneciani per fiollo l'aceptoe.
11130 Tutto quello che a Veneciani piada
Francischo si pensava di fare,
in ugni fato per suo conseio rezìa.
Lo Bison non vole più circhare
di far niente a lo Paduano,
11 135 perchè s' acorsi comò la chosa andare.
Zaschun di loro fecen penser sano,
l' una parte e 1' altra si se stasìa,
l'uno a Padua, l'altro a Milano.
(Cap. CLXXVII). - De Jubileo facto in
Roma.
In lo dito anno lo iubile si facìa,
11 140 a Roma data la gran perdonanza
di pena e di colpa lo papa dasìa.
(Cap. CLXXVIII). - De magna zilosia orta
INTER COMITEM VlRTUTUM ET MAGNI-
FICUM DOMINUM FRANCISCUM DE GON-
ZAGA.
'In quello anchor senza falanza,
Francischo, che di Mantua era signore,
bon rezimento avìa per certanza.
11 145 A zaschun il facìa grand' honore,
per molti modi a zaschun servìa,
fidìa molto ben voiuto alore.
Giostre e solazi di far li piacìa,
non si vedea stancho dil ben fare,
11150 in ugni parte di lui si dicìa.
XL, e. 4
Mur., e. I2O4
e. XLI, e. 1
v. 11084. cum t>°na giera B — v. 11087. lo conte molto lo regraciava B — vv. 11091-11138. i capp. CLXXV-
CLXXVI rispondono in B ai capp. CLXVIII-CLXIX — v. 1 1096. sicorso B v. 11 102. gran robo] gran botin B —
v. 11116. in Padua tolto] dentro toleto B — v. 11 118. Viva Caro, mora Bison maledeto ! B — v. 11127. si ricomandoe]
mandoc B — v. 11136. pensir B — w. 11139-11141. o/n. iti B — vv. 11142-11261. rispondono in B al cap. CLXX
152
LA "CRONACA DI MANTOVA
[A. 1390]
Era Largo, volca aaa' donare
e in magni chose si dclctava,
avaritia con lui non volir stare.
Lo conte di Virtù, chi studiava
11155 e lo cor tenia a farsi grande,
dì e note a quello si pensava.
Cum Barbavara so animo si pande
e cum lui facìa questo parlare:
io prego Dio che gratia mi mande
11 160 Ch'io possa anchor signorezare
di la Toschana e di Lumbardia
certi terri ch'io voria aquistare.
Fiorenza mi grava più ch'altra chi sia,
iuk., e. 1205 quella superbia, s'io la vedessi bassa,
1 1 1 6 5 nesun mazor contentamento avTÌa.
E certo, inanzi che tropo tempo passa,
convien che tal modo io tegna
che magra la farò dove l'è grassa.
Bologna convien che a mi la vegna,
11 170 e se quelle doe citade io avesse,
queli d'intorno avrìa pocha ritegna.
Barbavara alora a lui si dise :
io crezo che positi sperare
quando non fosse a chi questo incresesse.
n 175 Quel da Ferara, deviti notare,
di Bologna non vi vorìa per vesino
perche de la sua starla in dubitare.
Ma quel da Mantua, chi è amicho lino,
se cum noi fosse conligato,
mSo farla temer ugni suo vicino.
E fariti ben a far ch'el sia invitato
a far cum vui la festa dil Natalo,
potrasi cum lui di questo far parlato.
Al conte piaque lo parlar reale
: r 1 s 5 che Barbavara cum secho facìa,
e di tal dire in alcgrezza sale.
Al signor di Mantua meso venia
che a far la festa si dovese andare
cum lo conte, che lui si '1 requiria.
11 190 Erancischo, senza alcun tardare,
in orden si mise cum bella brigata,
a far la festa a Pavia tirare.
xi.i.c. 2 'A Pavia bella zentc aprestata
incontra li vigneno cum grand' honore,
11195 in bel palazo si fon cut' alozata.
Lo conte li mostrava grand' amore
e jjranmente lo facìa honorare
più che non era alchun altro signore.
Ugni zorno si facian ballare,
11 200 gran giostri e gran piacer si facìa
e alchuna volta andon a chazare.
Mille trecent nonantaun corìa, 5
dil mese de zenaro al ver dire,
che Erancischo Gonzaga era in Pavia.
11 205 Vene un zorno che lor si zire,
lo conte e Erancischo si se stare 10
in una camera e lì posi a sedere.
Lo conte a Francischo si parlare
e largosi di la sua intentione
11210 e con secho si volese conlegare.
' Francischo, chi conobbe la intentione 1 5
che lo conte in questo fato avìa,
rispose e f rancho cum cor de lione,
Che per lui di ligarsi non facìa
11 2/5 per tema di guerra a non vegnire,
di stare in pace lui si intendìa. 20
Lo conte alor anchora li cominzò a dire
che charamente lui lo pregava
questa gratia da lu' possa otenire.
11 220 E Erancischo pur gè la negava
perchè conosìa ben lo partito; 25
di quest' il conte coperto si turbava.
Lo conte non mostrò niente smarito,
cum larga faza lui si se stasìa,
11 225 e quel parlar alora fu complito.
Vene il zorno che Francischo si partìa 30
e lui a Mantua si se n' tornare
san e alegro cum la soa compagnia.
Lo conte di mala voia si stare,
11 230 cum Barbavara si parla e sgregna
dicendo a lui: ino' que te ne pare? 35
Questi fati in l'animo si ritegna
ch'el non si senta nostra intentione,
li modi usati queli si mantegna.
11235 Francischo sentì la oppinione
che lo conte verso lui si avìa, 49
temese de vegnir cum lui a tcntione.
Con lo conte un so amicho stasìa,
al qual Francischo si se ritornoe,
112^0 de metter bon volir faticha tolìa.
Cum lo conte tai parlar usoe 45
chi lo feci molto humiliare,
e l'un cum l'altro si riconcilioe.
Dil mese di Novembre questo fare
v. 11153. avarie!.! Fi — v. 1116.}. rodete basa />' — v. II165. averla /? — v. 11179. *ol fosse rollato />' ; il
tttuo rum v. 11194. regneno 1 • nan. < co B - y. 11 aio. Intenderne B — r. 11337* tendone B
|AA. 1300-130l|
DI BONAMENTE ALIPRAND1
i l
io
15
20
25
30
35
40
45
Ci 345 (:'IC bOD \ olir tra lor si mostrava,
'bench'el non fosse, pur così mostrarci
Le cose unite tra lor si Btavt,
mandavano bene apresentare
d'alchune cosi* clic lor si donava.
11250 FrancÌBcho dimandò, volìa andare
al Nata! dal suo patre muore
a far li fosti e a lui visitare.
/unsi a Pavia rum grand' honorc,
lo conte e la contesa ben lo vedea
11 255 mostrandoli bon viso et amore.
E chosì zaschun altro li facìa
stando cum dilletto di brigata,
cum grand' honor zaschun lo vedla.
Andavan a cazar a la fiata
11 260 di far baiar dilletto si tolea,
di gran proferte tra lor era derata.
Pur lo conte con Fiorentini avìa
mal animo contra lor ingrosato,
per lo simel a Bologna fasìa.
11 265 Ma pur stasìa chosì cum lor infiato,
a Francischo non s' atentava de dire,
di questo tacìa in si riservato.
Francischo, che a Roma volìa zire,
a lo conte parlava e si dicìa:
11 270 patre mio, io vi fazo asapire,
A Roma disposto son di far la via,
di miei peccati al papa confessare
e che per lui asolution mi fia.
A vui signore mi voio ricomandare,
11275 cum la vostra licentia mi partiroe,
dil mese di marcio sera lo me andare.
'Al conte ne l'animo subito introe
che tal andata per lui non fosse ria,
ch'el non fesse liga si se dubitoe
11 280 Cum li soi inimici, che zia lui sapìa
che da loro Francischo era invitato
che lui cum loro serar si debìa.
A Francischo il conte ebbe parlato :
voluntier s' apresem la intentione
11 285 che vui aviti contra il nostro stato;
A nui sera grande consolatione
che, inanti che vui a Roma andati,
insieme faciamo conligatione.
Io so ben li stimuli vi seran dati
11 290 per li Fiorentini e per Bolognese
se vi partiti non essendo collegati.
Di questo a Frane is< Ito pregherà I'
Francischo a lui: volo chi s' intenderne
prima < he mie a liga si sia presi-.
1 1295 Lo conte a lui: imi si vi vo'muio
farvi ciò che vu' ;i nui dimandatiti;
questo è l'animo che contra vui a verno.
Pensemo che al insto vi poneriti,
'nui vi posscmo tropo più un' fare
m,cm> die da Fiorenza vui non averiti
E l'amistà nostra conservare;
voio esser vostro conservatore;,
lo vostro stato diffonder e guardare ;
Aneli ora questo vi sera honore,
11305 se ben sul fato vui pensariti
refermarasi lo nostro bon amore.
Francischo a lu': perschusatom'averiti,
risponder non vi voio firmamente,
ma per fiolo firmo mi teniti;
11 310 Consiaromi cum la mia zente,
e risposta tosto si ve faroe,
penso di far, seriti ben contente.
Lo ducha di la risposta dubitoe,
disse: so che vui voriti far liga
11315 cum Fiorentini che zia ve ne parloe;
Temo che vui non intrate in briga
se cum loro vui ve conligariti,
non voiati creder tutto quel gè diga.
Francischo disse: a Dio vi rimariti,
n 320 farovi risposta cum a chasa sia,
crezo di far che vi contentanti.
Partisi Francischo cum sua compagnia;
subito lo conte feci pensiere
di farlo prender prima che vada via.
11 325 Beltrando Roso, savio cavalere,
dise al conte che non era da fare
che a lui sarìa tropo gran vitupere.
Lo conte intesse e lasolo andare,
Francischo a Mantua arivava
11 330 e cum li suoi s'ebbe a consiare.
Di non ligarse la parte piava;
rispose al conte, non volìa far liga
perchè d'intrar in guerra dubitava.
Lo conte in quello più non s' afaticha,
11 335 stando pur così a metter mente
in qual modo a lui porìa dar bricha.
Francischo alora, senza falimente,
molti casteli dil conte si tenia
XII
e. XI. I ♦
Mur., e. 1206
v. 11252, festi a lui A, sostituito con B — v. 11256. e altro la facea A, corr. in B — v. 11261 sgg. rispondono
in B a un nuovo capìtolo, il CLXXI — v. 11273. asolucion B — v. 11275. licencia B — v. 11277. nel animo si introe
B — v. 11280. zia sapìa B — v. 11287. inanci B — v. 11297. che a vu' B — v. 11315. zi vi ne B — v. 1 131 8. gè] ci B
154
LA u CRONACA DI MANTOVA
|AA. 1391-1393]
XI. II, e. 1
tu., e 1:07
XI. II, e. 2
L«., C
ch'el gh'avìa dati per pigno sufficiente,
11340 Per cinquantamilia duchati, eh' el avìa
prestati al conte per bon amore,
mandò i dinari e li casteli volìa.
l'u dato complimento senza dimore,
li animi loro più s'ingrosava,
11345 non gh'era ben complitamente amore.
Fiorentini pur speso ricordava
a Francischo che secho debbia fare
liga bona e di quello molto lo pregava.
Francischo a lor si ebbe a parlare
11 350 corno a Roma lui andar si volìa,
'scrìa cum loro al suo ritornare.
(Cap. CLXXVmi). - De xotificatioxk 1 \-
CTA PER I). FRANCISCUM DE GONZAGA
COMITI VlRTUTUM DE ITINERE SUO QUM
iviT Romani et de liga Florentino-
RUM ET BONONIENSIUM.
'Mille trecent nonantadu' si chorìa,
Francischo a Roma si posse andare,
cum secho avìa bella compagnia.
11 3 5 5 Lo conte si dispose al suo tornare
quando posie che lui fosse piato,
in lo Patremonio lui mandare.
A una compagnia, che là tenia stato,
cinquantamillia duchati li volìa
11 360 dar, se lor lui gel' dasìa presonato.
Francischo, che questo lui si sentìa,
per mare a Fissa lui si andava,
sì che alchun offender non lo posìa.
Da Fissa a Fiorenza cavalchava;
113^5 cum Fiorentini alor si parloe
di la liga tra lor si rasonava.
Fiorentini per Bolognesi mandoe,
tra loro fo a dire di la liga fare,
Francischo in questo modo dimandoc:
11 370 Voio ugni mese mi dezati dare
per tempo di pace, di provisionc
ducati mille a Mantua portare;
E si di guerra sera la casone,
due milia duchati mi dariti,
11 575 questo dimando per mia provisione.
Anchor mille lanci vui pagariti
che per guerra a Mantua dezan stare,
anchora un'altra cosa mi fariti:
È di bisogno a Borgoforte fare
113S0 uno punte sopra il Po per forteza,
per lo mio Seraio fortilìcharc;
La spessa di quel esser vostra deza,
e, cum più tosto si po', si voi fare; 5
sera una diffessa e segureza.
113S; E senza questo non si po' pasare,
lo mio Seraio seria abandonato,
per guerra dentro non si porìa stare.
Quando Francischo ebben ascoltato, 10
tutto integramente si prometìa
11390 zio che lui avìa a lor dimandato.
Voiemo che a questa spesa sia
Romagna, Padua cum secho Ferara,
l'ano promesso, la liga fata sia. 15
Francischo cum la voce chiara:
11 395 vui siti queli chi me prometeriti
a vui stia ligar quel da Ferara.
Questo ch'i' ò dito secreto vui teriti
che lo conte non l' aza a sentire 20
lina che fermo li cose nun averiti.
11 400 Francischo da Fiorenza si partire,
' a Bologna tosto si arivava,
cum Bolognesi ancho gè fo da fare.
Da Bologna comiato piava, 25
in breve a Mantua si arivoe,
11 405 Mantuan gran festa a lui menava.
Per la sua venuta si se bagordoe,
gran festa e solaci si se facìa
perchè lui senza dano si tornoe. 30
Fiorentini di la liga orden metìa:
11410 quando li cosi fon tutti ordinati,
dinari a Mantua portar si facìa
Perchè lignami foseno comprali
di far il ponte chi era ordinato; 35
a tutti li bisogni fo li orden dati.
11415 Mille trecent nonantadu' pasato,
del nonantatrè si resta a dire,
lo punte da Borgoforte comenzato.
' Francischo da Gonzaga al ver dire, 40
dui anni senza donna era stato,
11420 perchazava de una donna avìre.
Fo a lui d'una donna ricordato:
Malatesti una sorela avìa,
era valente e bon parentato. 45
La cosa mastichata pur si compila;
11,25 la donna si fue promesa alore,
vv, IX355-IX448. il cap. CLXXIX risponde in P> al e/. CI.XXII v. 113S0. S.iraio B — v. 1 1 394. giara />'
.. 1 i.i'i'i. nun] vii' /•' — v. II402. ani o lo da dire
|AA. 1393-Kl'i:.|
DI BONAMENTE A.LIPRANDJ
155
Francischo de Lei contentamento avla*
Di novembre <li Mantua i<» signoi <■
quella donna a Manina iunior,
in recevuta cum grandissimo honorea
5 «430 Du' di frateli si la acompagnoe,
madonna Margarita era chiamata,
Mantuan per Lei gran festa menoe.
Per lei gran corte si le' quella fiata,
giostri, torneri, solaci si facìa,
10 "435 baiar, sonar, di quel era derata.
Tanto che quella donna si vivìa
non fu mai una più valente,
tuto lo popol per un dio la tenia.
Sapìa lei compiacir a tutta zente,
15 11 440 avocata di citadini si giamava,
a zascliun risposte humilmenle.
Li citadini tanto la amava
che niente dimandavan al Signore,
homeni e donne pur da lei andava.
20 "445 In lei avìan tropo grand' amore;
di lei basti e non è più da dire,
lo punte di Borgoforte compii' alore,
a Francischo Gonzaga fu gran piacire.
perchè Insieme noti ben 11 tratava,
per tal casone non gè seria andato.
H470 Iv'i < li osa puf oltre .'ilor si pana'.
ZaSChUD mosso da dia' sua stasia,
ma pur di lati anclioi inni cui ava.
Francischo Gonzaga portato avla
lo Bisone, chi li svia donato
11475 1° conte; per sua arma dato avìa
A quartier cum La Gonzaga laborato,
a palaci e a torre fata fare,
Francischo di quella s'era alegrato.
A l'imperatore lui si mandare
114S0 a pregarlo che piacer si li sia,
l'arma ch'el porta devirge donare.
L'imperator a quel meso dicìa
che voluntier lo volìa fare,
foli data, a Mantua si redìa.
114S5 'Quella arma cum la sua inquartare, muk., c. 1209
in ugne parte dipenzer la facìa,
e lo Bison dil ducha facìa guastare.
Alor eresìe più forte la risia,
lo duca l' ebbe forte per male,
11 490 stasia tacito e niente dicìa.
25 (Cap. CLXXX). - De comitte Virtutum qui (Cap. CLXXXI). - De castro facto in ci-
FACTUS FUIT DUX MEDIOLANI. VITATE VETERI.
30
35
40
45
Mille tre cent nonantaquatro alore
11450 lo conte de Virtù si se inducava,
a Pavia ducha fato cum grand' honore.
' A quella festa lo conte invidava,
tuti li comunance e gran signore,
ma di quel di Mantua non ricordava.
11455 Voli mostrare lo grand' amore
che a quel di Mantua lui avìa
e ancho perch' el gè fosse disenore.
Un che Brusabò chiamato fidìa,
cavalero, meso de l'imperatore,
114S0 duca lo feci, cum orden lui avìa.
Gran festa fata per lo ducha alore ;
quel da Mantua l'animo ingrosava,
non era invitato tra li signore.
Benché inanci tratto lui pensava
11 465 per ben che '1 conte l' avesse invitato,
che devirge andar l'animo non dava.
Perchè securo non si seria riputato,
Mille trecent nonantacinque chorìa,
lo Castel di cita vedrà cominzato,
per gran diletto Francisco lo facìa.
(Cap. CLXXXII). - De nativitate magni d.
IOHANNIS FRANCISCI DE GONZAGA.
Anchor nel dito anno ti sia ricordato,
11495 Zoanfrancischo so fiolo nasìa,
di la dona di Malatesti nato.
Gran festa per la terra si facìa,
tuta la zente dil puto s'alegrava,
asa' citadini di novo si vestìa.
11 500 Francischo chi non si dimentegava
e contra il ducha mal animo avìa,
' dil mazo era passato cavalchava,
A Bologna e Fiorenza si zia
e queli comuni lui si pregare
11505 che la guerra dura far si debbia
e. XLII, e. 3
*. XLII, e. 4
vv. 11 449-1 1490. il cap. CLXXX risponde in B al cap. CLXXIII — v. 11458. giamato B — v. 11459. cavaliro B
v. 11468. che insieme loro B — v. 11477. palacij B — v. 114S9. sì l'ebbe B — vv. 11491-11574. i capp. CLXXXI-
CLXXXI1 rispondono in B al cap. CLXXIV — v. 11 494. in B il capoverso è segnato con iniziale cospicua, rossa
v. 1 1 500. in B l' iniziale è cospicua, rossa
156
LA "CRONACA DI MANTOVA
[AA. 1395-1396]
t. XI. Ili, e 1
, e. 1210
Al ducha e non lasarlo più montare :
die ugni zorno si facia mazore
non era più da devir aspettare.
Quelli comuni disen ci' è timore
11510 a zascliun volir in guerra saltare,
più sechurezza la pace tutore.
Zaschun, chi vole «guerra cominzare,
convien che di dinari asa' n'aza,
se lui voi di guerra honor portare.
11^15 Quelli fano più che non fa menaza;
più sechuro è a devir aspettare
e esser grami quando lui la faza.
Francischo a lor: el non si voi stare
per dinari che imi non comenzemo,
11520 ducati cent milia vi voio prestare.
Per dinari, per Dio, non staghemo!
facemo che la guerra comenzata sia,
dil mundo il duca noi si chazaremo.
Queli comuni si li respondìa
11525 che loro non ne volìa far niente
e per suo grado mai non comenzarìa.
Di questo Francescho ne fu dolente,
ma d'ugni chosa li ordeni si dasìa,
tuta la liga stando a meter mente.
11530 Francischo a lor disse e parlava
uno capitanio si convenìa fare,
de avirne uno insieme rasonava.
Karlo Malatesta ebben a recordare
che li parìa esser sufficiente
11 535 quando lui lo volesse acceptare.
Francischo disse: el'è mio parente,
andarò da lui e si li parlaroe,
che lo accepti pregarol caramente.
Francischo a Rimen cavalchoe,
11 540 cum li cugnati si ebbe a parlare,
tra l'altre cose si lo dimandoe
Che Karlo capitano si voia fare
di tutta la liga che li sera honore
e grand utille s'il voi acceptare.
1x545 Karlo a lui si li respondia alorc,
che capitanio esser non volìa
contra il duca, era suo mazore;
E che mazor se no' lui si farìa
di volir in bona pace posare,
1x550 che volir tore guerra per lui ria.
'Francischo ebbe alor a parlare:
un altro capitanio trovaremo,
non averà tema dil duca acetare.
Karlo disse: di questo non parlemo.
1 1555 'Francischo a Mantua tornava,
al suo conseio dise: sapir facemo
A queli da Padua e di Ferara
quel chi' ò fato in lo mio andare,
arallo per bene e serali cara.
11 560 E così a loro lui si feci mandare
tutto in scritto quel che fato avìa ;
queli signori si se contentare.
Posa Francischo dipenzer si facìa
l'arme di tuti comune e signore,
11565 che in liga loro ligati si sia.
In su la faza dil su' palazo mazore
e dil palazo novo a la piaza;
questo si feci per meter pavore
Al duca da Milano, una menaza
11 5-0 ch'el sapesse cum chi l'aria a fare.
lo duca cum piacir se ne solaza,
E cum li suoi si ebbe a parlare
e di questi tali chosi si dicìa
dicendo: il farò mal arivare.
10
15
20
(Cai'. CLXXK1II). - Qualiter DUX Medio
I.AXl IIABEBAT MALUM AXIMIWI CONTRA 25
DOMINUM Mani te.
n 575 Mille trecent nonantase' chorìa
santo Anselmo si fu traslato,
de un loco in un altro lo metìa.
In la gesia mazor fabrichato,
Francischo una capella feci fare,
115S0 intro l'altare quel corpo beato.
Anchor un'altra cosa di' notare:
lo luocho di Servi alor si facìa,
Francischo Gonzaga si lo feci fare.
Torr.emo al Duca, che gran voia avìa
115S5 di quel di Mantua volirlo disfare,
note e zorno pensava cum far posìa.
Per qual modo lui lo potìa fare,
col suo conscio ugni zorno stasìa,
e sopra questo era lo suo parlare.
1 1 590 Concluso fue che più star non debìa
e che '1 fornimento si divesse fare
di tor Mantua e avirla in sua bailìa.
Lo duca disse si devesse aprestare
zente da pede e ancho da cavallo
30
35
•10
45
v. 11511. srjMiroz.-i B — v. 11533. uno si rasonavava 8 — v. 11544. s'c' lp v0' acetare B — v. 11553. non fe-
nicia dil li — v. H559. ■rall°] teralo lì — vv. 1 1575-1 1583. rispondono ni B. ni caf>. CLXXV v. 11576. tras-
latalo orr. in B — \\. 115.1-11 . C XXVI in B — v. iisv'1. tutora pensando ionio B
|AA. 1396-1897]
DI IIONAMKNTK ALII'KANDl
157
1x595 tiic loscn presti al suo comandarci
Fu dato l'ordine tutto leqza falloa
nave armate, insignorì e guastatore,
che sian In online sen/.a ah un lalo. "649
5 Secreti facia far li choai alore
11600 quanto posta perchè non si sentesse
quel ch'el facia, voUan avir honore.
Pur Francischo mostrò che non dor-
quello fornimento vonc a Bentire, [mese; 1 1645
10 informato fu da un chi po' lo scrisse.
11605 A tuta la Ugo feci asapire
' dil fornimento che '1 Duca facìa,
ch'el era tempo devirsi fornire.
La liga di presente scrivìa, 11650
15 molta de zente d'arme lor asoldare,
11610 chi fonno di cavalli ben se' milìa.
'Li condutori ti voio nominare:
lo conte Zoane da Barbiano,
lo conte da Carara non falare, H655
20 Lo conte Ugo chi era elemano,
. 11615 Malatesta di Malatesti fero,
Cora Prosper, Francischo da Cantiano,
Antonio di Opizi bon schudero,
Bertholameo da Gonzaga anchore 11660
25 e molti che nominar non fa mistere.
11620 Li capi di la liga dirò anchore;
a la santa Gesia dezo cominzare;
Fiorenza richa, Bologna di valore,
Malatesta Ravena acompagnare, 11665
30 Forlì, Faenza e Imola secho avìa,
11625 quel da Ferara e di Padua notare.
Questa era una gran compagnia,
erano zente di grande valore,
Mantua secho era in compagnia. 11670
35 La zente dil duca cum gran furore
11630 una note a Mantua si chorìa,
tutta la terra si misse in rumore.
Intorno a Mantua zente asa' prendìa,
bestiame gran quantità anchore, 11675
40 li vilani a li fortezi si fuzìa,
11635 cridor asai per tuto si fé' alore.
(Cap. CLXXXIIII). - De guerra orta inter
DOMINUM MANTUE ET DUCEM MEDIO- Il68°
45 LAXT.
Mille trecent nonantasete chorìa,
al 1 in di man io, < um gran 1 urore,
la /.ente dil ciurlili di noi»- vma.
Intorno a .M;mlua romin/.o rumor
Francischo Gonzaga, < Ih- qui enl la,
la campana <lil popò! fé' sonar alore<
Li CÌtadinJ a la pia/a trasia
tutti armati si a' apresentono,
al suo signore tutti se offeria.
Parte di e itadini ali porte mandorlo
perchè la terra fosse ben guardata,
possa gran parte in lo Seraio andono.
Francischo non avia zente soldata c. xi.iu, e 2
altro che cittadini, andò al Seraio,
di balestreri andò bella brigata.
A Menzio e a Po fu grande sbaraio
perchè i nimici cum punti volian pasare,
di combatter si fu grande travaio. uv*., >■. \i\\
Per forza li punti convenon lasare,
fono presi e simel li inzigneri,
Uguloto Bianchardo de a scampare.
' Non era bisogno di far pregheri t. xliii, c 3
a cittadini chi fossen a la diffesa,
zaschun ardito schuder e chavaleri.
Per la liga la cosa fue intesa,
subito a Mantua zente mandono
e Malatesta cum zente a la diffesa.
Como queli zente si arivono,
Francischo si prese a confortare,
li citadini più non dubitono.
Malatesta cum zio che poten fare,
quatro frateli eran d'un volire,
a Mantua fono senza indusiare.
Di Francischo cugnati al ver dire
erano, e per la sua bona venuta
feci Francischo tutto risbaldire.
Tutta la zente grossa e minuta
di Mantuani si presen conforte,
viten di liga la gran zente venuta.
Lo ducha, chi molto stava acorte,
tuta sua zente si feci asunare,
di sopra al punte di Borgoforte,
Vento aspettando per devir affochare
lo punte chi era diffesa del Seraio,
quando fu tempo si misen navigare.
'Zate di Ugnarne ligato cum funaio, mur., c 1212
tuti afochate al punte li conducìa,
afochò il punte cum grand' oltraio.
v. 11 507. e guastatore] alore B — v. 1159S stalo err. in B — v. 11604 c^e e' 1° scrisse — vv. 11636-11774.
il cap. CLXXXIV risponde al cap. CLXXVIl in B — v. 11683, afocono B — v. 11689. convenon B
15S
LA "CRONACA DI MANTOVA
[A. 1397]
Miri., e. 1213
. XI. Ili, e. i
XI. IV, e. I
L'hi era sul punte partirsi convenìa,
: per lo focho temian di brasare,
nulla diffessa a quel far si posia.
Francischo viti la chosa malandare,
Cam Malatesti e altri caporali
in Borgoforte convenen intrarc.
ir.>jo La zente di la liga tali e quali
si ridusen per la lor segurczza
fuzendo forte senza avir ali.
Iacopo dal Verme viti l'ampiezza
di posir franchamente intrare
11695 in lo Seraio senza divedezza.
Introno e si misen a examinare
dove lo suo campo firmar volìa,
Iacom da Verme, homo da honorare,
General capitanio si dicìa,
11700 di la zente dil ducha era chiamato,
sazo discreto per zaschun si tenia.
A Guernulo si se fu firmato
tuto lo campo da pe' e da cavalo
e lie apreso lo navilio armato.
1 1 705 E Uguloto Biancardo senza fallo,
cum molta bella zente e fiorita,
intorno al Castel firmò so stallo.
Non era però la chosa sì smarita
che Governol non fosse ben fornito
11 710 'di molti notabel ch'eran zent' ardita.
Bertholame' da Gonzaga saputo,
in fato d'armi lungamente provato,
dentro v'era per diffessa e aiuto.
Anchor Marsilio Torrel lodato
11715 e Guido so lìol che secho avìa,
zaschun di lor in armi aventazato.
Gran scharamuze ogni dì facìa
l'una parte cum l'altra in armezare,
lo mazor dano lo bombardar tenia.
Quei di fuori dasìan grand' aliare
I I 72')
a quei dentro per ugni mainerà
sì che poco si lasavan posare.
Non lasavan chase star in schcra
a la tore di castelo bombardono
117:5 sì che a guardar parìa chosa fera.
Da la parto di sopra la butono,
era tanto lo suo combati mento
che dentro alchuni s'abandonono.
Lo campo de la liga a salvamento
11730 era a Ostia per li tor guadagnare,
ver Governol feci cavalch amento.
Iacom dal Verme prese a parlare
a Ugoloto e tra lor si dicìa:
se vengon ver nui que sera da fare?
11 735 In parlar grande insieme si stasìa,
di non tor bataia si s' afermono
perchè tra loro tal parlar facìa:
Non è da far — questo parlar usono —
se di combater nui deliberemo,
11740 li cosi cum gran dubio andar pono;
Lo stato dil ducha a dubio metemo,
e pur lui a bocha n'a comandato
che bataia tore non debiemo.
Quando eben insieme asa' parlato,
11 745 di non combatter si deliberono,
mandò crida che zaschun fosse armato.
A cavai tuta la zente montono,
per un punte che sopra Po aviano,
in gran fretta tutti si cavalchono.
n 750 Como pechore dal lupo fuziano,
parìa che dredo lor la morte andasse,
sì gran tumulto tra lor si faciano.
Carlo fu consiato che cavalchasse,
e Malatesta cum tutta l'altra zente
11 755 a li inimici dredo si tirasse.
'Karlo di quel non volsi far niente
temendo che fosse volta d' ingano,
dicìa: per nui fa di star fermamente;
Molti fiate tali atti si fanno
11 760 per farsi tirar dredo lo compagnone,
po' li avene di ricever gran dano;
Lasemoli pur andar cum maleditione.
' in lo so campo tuti si tirono,
lì trovon travachi e pavaione,
11 765 E molta altra roba lor trovono;
ugni chosa misen a sachomano,
asa' pouri, richi si diventono.
Governul, che recevu' avia gran dano,
fu fornito de zio che bisognava,
1:770 posa la zente chosì firmi stano.
Iacomo dal Verme si cavalchava,
Luzara e Suzara si aquistono,
dati a lui per li vilan chi guardava,
e a quei casteli sua zente iìrmono.
p. CLXXXV). - De notificatione fa-
io
15
20
25
ÒJ
45
v. 11693. cl.il Vermo H — v. 11703. Govornolo /? — v. 11 720. fora B -
guadagnare] (lunare B — v. 11761. recCTCT /» — v. 11762. I.ascli andar B
v. 11 12S. sbnndonono B — v. 11730.
|AA. 1307-130a|
DI HONAMKNTK ALII'KANDI
1 ')
5
CTA i > i m i Mi'.nh il. .\\i DI RUPI A SUA-
R.UM GEN CIUM ai» GUBERNULUM.
1 1 775 Al ducha cavalari tosto andava
a dirli cuna il campo era levato,
tUtO lo fatto si li ricitava.
Lo ducha ne fu molto turbato,
che sperava Governol guadagnare,
11780 lo INfantun.no posa asediare.
IO A li so capitanii mandare
' che '1 Mantuano tutto si chorese
e in altra parte non divesen stare.
Uguloto cum li sue zente spese,
11 785 a Marcharia vene e lì tratoe;
15 di lo castello folli fato promese.
L'altro zorno dentro lui si introe,
stette podio, la rocha li fu data,
cum la soa zente lì lirmo si lìrmoe.
11 790 Al ducha fue la novella mandata
20 de queli tre casteli che loro avìa,
in sul Mantuan avian aquistata.
Lo ducha gran festa si ne facìa
sperando anchor meio devir fare,
11 795 di capitanii gran conforto scrivìa.
2^ Scharamuzando un zorno in armezare
fo preso lo conte Ugo da un soldato,
mandato fu al ducha a presentare.
Per parte dil ducha fue dimandato
11S00 quello che a Mantua alor si facìa,
30 e dil ver dire molto ne fu pregato.
Lo conte Ugo la verità dicìa;
di vitualia si li vien a dire
cum abundanza in la terra s'avìa.
11 So 5 Lo conte Ugo a loro respondìa:
35 di vitualia dicho al ver dire
che l' è abondata, pare meraveia.
Lo ducha questo non potìa lu' crire
perchè da molti avìa per certeza
11S10 che per dinari pan non si posìa avire.
40 Dal conte volsi lui sapir per firmeza
lo parlar che de lui Francischo facìa;
'lo conte li rispose cum gran baldeza:
E vi so dir, teniti chi vero sia,
11 81 5 Francischo si fa di vui bon parlare,
45 convien che anchor vostro amicho lìa.
Questo parlar fé' molto humiliare
l'animo di ducha e piacili forte
< he Francischo fai esse tal pai lai 1 .
M ; A lo conte si li (Ir bon conl'oi tO
dicendo ( he a po lai s'andese
e che sp d'avir bone sorte.
'Coniando clic lionor a lui :>i <I>: v , un
facendoli fai bona compagnia
11835 fina eli' ci volsi che a Pavia
Lo ducha e IJarbavara si stren/.i.'i
insieme e cominzon di parlare
perchè lui voluntieri si averla.
Saputo l'animo e lo rasonarc
11830 di quel da Mantua so inimicho,
terminò tra loro una cosa fare.
Barbavara dise: lo mio amicho
che vui sapiti che sa si ben fare
tradimenti, e a quel è ben inicho,
11S35 Marchio di Cambio farol andare,
ch'el vada al campo e lì starae,
mandarà Francischo a domandare
Salvo conduto, e a lu' si gè' 1 farae
perdi' el sae cum mie esser brigato,
11S40 cum quel signor lui si parlarae;
Ma tra l' altre, perchè l' è bandezato
dimandarà che di bando tratto sia
e lu' dirà chosa che li sera grato.
Non dubito che Francischo disia,
11845 s'el potesse sapir vostra intentione,
dirà ch'el è contento e voi che sia.
L'amico si li dirà la casone,
che l'è andato perchè li dol forte
ch'el sia disfatto dal traditor Bisone.
11 850 E s'el li piace che vi darà la morte,
vorà sapir in que modo pò fare,
lui gè '1 dirà cum parole acorte.
In questa forma sera il suo parlare:
al ducha mi si parlo quando voio,
11855 a tor il tempo mi convien guardare,
So dir mal e farlo son ben croio;
quando il ducha in zardin andarae,
ziro dentro dimesticho corno soio.
Como mi vezza, si mi chiamarae,
iiS6c dirami s'io voio dirli niente, Ci xliv.c.2
per nu' dui da parte mi menarae.
Cominzarò di farli un parlamente,
così andando, quando serò luntano
che vezuto non sia da la zente,
11 86 5 Cum una daga ch'io toro in mano,
vv. 1 1775-1 1955. il cap. CLXXXV risponde in B al cap. CLXXVIII — v. 11776. cum] comò B — v. 11796.
scharamuzando tra lor in B — v. 11819. piaciali B — v. 11831. una cosa fare] volir fare B — v. 11845. inten-
cione B — v. 11859 giajnarae B — v. 11S53. sarò B
160
LA "CRONACA DI MANTOVA
[A. 1397-13981
i. MIV.c. 4
Min., e.
'subito ■ lui la morte li daroe;
questo farò, tcnitel per certano.
I ).t li soi chi aspettati andaroe,
diroli che da lui non dezan andare,
11870 per parte dil ducha li comandaroe.
Sera in ordine lo mio scampare,
mottrarò che vada a far ambasata,
quei dal Castel mi lasaran andare.
Più tosto ch'io poro farò la levata,
75 inanci che si senta serò lutano
che beffe farò di tutta la brigata.
Quando per lu' sera questo parlato,
e lo signor di Mantua si contente,
di lo suo core seriti informato.
1 1 ^So Sapriti posa com'è la sua mente,
sccundo che averiti piariti partito
di farli pace o di farlo dolente.
A lo ducha si piacque quello dito;
al Barbavara alor si comandoe
che dese effetto corno era ditto.
Lo Barbavara per lo tradditor mandoe,
informolo e dil dire e dil fare,
cum li orden a lu' dati cavalchoe.
A Mantua cum Francischo parlare
11S90 promittendo che ucider si volìa
lo ducha corno ditto avìa di fare.
Francischo al traditor rispondìa:
io cognoscho ch'el ti verìa fato,
ma ti prometto per la fede mia,
[1895 Che podio mi tiene ch'io non cora
[a Tato
in su li forchi farti impichare,
corno chativo traditor e mato;
'Per tut' il mundo vindita v ori a fare
chi ucidesse lo me patre signore,
11900 perchè di lui m'ebbe sempre lodare.
Vira tempo ch'el non sera rumore
corno incontra da patre a lioli,
penso ricuperar lo so amore.
Xon ebbi mai al cor tanti doli
HJ05 quanto ni' è stato e per la mia folìa
non esser secho rumo usato soli.
Toti de quie e indusia non sia!
partisi lo traditor di presento,
dal ducha cavalchò tosto a Pavia.
1 1 >io Recitò a pieno e interamento
tutt' il fato corno 1' era stato ;
10
15
lo ducha a intender stava attento.
Olduto il fato ch'el ebbe recitato,
licenciollo, andese a posare;
11915 lo Barbavara cum ducha serato
Ebbe a lui dire: a mi si pare
lo signor di Mantua esser dolente,
seria contento cum nu' amigare.
'Lo conte Ugo licentiato di presente,
11920 informato asa' dal Barbavara,
zunsi a Mantua lo bon conte valente.
Cum Francischo parlò cum voce chiara,
dicendo : dal Ducha pace si averiti,
se vui fariti quello che a lu' para.
11935 Né dano né vergogna portanti,
se v'acunzati a la sua volontate
tosto cum lui in amor tornanti.
Francischo disc: voio che tornate
dal ducha, ch'el mi dezza qui mandare
11930 uno che a Mantua vui conduchate.
Col qual io cum lu' posa parlare,
oldito e' diroe mia intentione,
non dubito che faremo l' acordare.
Iacomo dal Verme, homo da barone,
11935 di note a Mantua vene secreto,
fu recevuto cum gran divotione.
Xon portò scrita ne' ancho dicreto,
parlò cum Francischo amico caro,
di quel parlare Francischo ne fu lieto.
11940 Lo parlar di loro fu molto chiaro;
Iacomo l'altra note si se partìa, 30
zunsi a Cremona senza dimorare.
L'altro zorno a Pavia si se ne zia,
a lo duca tutto ebbe conlato,
11945 olduto che l'ebbe, gran piacir avìa.
Francischo cum la liga ebbe parlato 35
de li pati che col Ducha circhava,
fono contenti fosse l'effetto dato.
Fu concluso che niente manchava:
11950 la pace fata zaschun fu contente,
tutti li zentc a cliasa lor tornava. 40
Fue renduto lo Seraio di presente
e li castclanze che'l duca tenia,
tornò a casa vilan e altra zentc,
5 mille trecent nonantaoto chorìa.
(Cap. CLXXXVI). - De domino Francisco
25
v. Il88$. Cleto — r. 11910. integramente B — v. 11914. anelasi /»' — v. 11919. Ugo] om. B — v. 11931.
intenc'.nne B — v. II936. clivocionc B — v. 1 i<\\'>. glaro B — v. II94& lo so l'efeto crr, in B — v. II954.
vilan] contadini B
[AA. L398-1399]
DI liONAMKNTK AUI'KANDI
161
DE GONZAGHA QU] i vi [ AD DUCEM Mi-
IHOI.ANI, IA( I A PACE.
Francischo ;i Pavia chavalchoe
per farsi col duca in bOE amore,
cum grand' honor molto L'aceptoe.
E la ducheaa li fé' grand' honore,
11960 molti l'iato inseme pallone,
di molti cli08C per tor via l'errore.
Granchi pace tra lor si lirmonc
e molti zorni stetcn in piacile
e li offesi tutti dimenticone.
1x965 'Francischo, volendo lui partire,
un zorno dal ducha comiato tolse,
perchè volìa a Mantua redire.
Lo Duca Io licentiò comò volse,
' ilrmando tra loro grand' amore ;
11970 de la partita a molti si ne dolse.
Francischo tornò a Mantua cum ho-
[nore ;
tutti li citadini alegri stava,
perchè usciti eran di gran rumore.
Granda alegrezza zaschun mostrava
11975 perchè col ducha ben star si vedìa,
mille trecent nonantaoto pasava.
E in quel anno anchor si ridia
cosa che ma' fosse olduta fare,
Francischo Gonzagha restituir facìa
119S0 Tutti quelli quantità de dinare
che contro rason lo patre tolto avìa
per usure e per altrui rubare.
E ancho di quello che lui fato avìa,
avìa tolto corno li signor fanno,
119S5 che consientia alchuna non facìa.
D'Italia anchor di alemano,
chi devia avir, vene a dimandare ;
zaschun era pagato dil suo dano.
Non bastò li dimande a pagare,
11990 andoge duchati d'oro trenta millia;
per cristiani quella fama andare.
(Cap. CLXXXVII). - De multis novitatibus
occursis.
Mille trecent nonantanove chorìa,
a Mantua fu granda mortalitate;
Mi.i'., e. 1216
e XI. V, e. 1
in quel anno un Im-I Iodio si l;i< la.
ug Franciacho Gonzaga di voluntate
Santa Mai ia (li < .1 alia si !<•' fan
preao a Rivalla lo mio hedifficate.
In su la riva dil laolio conio pare
lo Iodio bed (• dì gran divotione,
laooo gran zente apeaae Le va a vdaitare.
E in < 1 11 ci anno lo dui ha BÌBOne
Scia e risa lui si aquiai
li gucrri che aven si fu la casone.
Fiorenza, che di mal mai non posue,
12005 li ditte terre sempre odiava,
per tal casone al ducha s'apozoe.
Nel ditto millessimo si incontrava
cosa materiale ch'io contaroc,
grandi, mezani e pizoli gc falava.
12010 Di Franza un falso prete si levoe,
chi condusse gran quantità di zente
vestiti di biancho comò ordinoe;
Zunsi in Lumbardia, e qui poni mente
che tanto era lo suo bon parlare,
12015 di Dio parìa esser lo gran parente.
Maschi e femine senza fallare,
guelfi cum gibelini pace facìa,
tutti disposti sua opra seguitare.
Per Lumbardia di biancho si vestìa,
12020 'molti anchor la Marella e la Romagna
e la Toschana oration facìa
Cantando laudi di la Verzen Magna;
a questo andava vischovi e tirani,
de altri fati non avian lagna.
12025 Zunsi lo prete cum grandi affanni
fin' a Viterbo per Roma visitare,
cum granda zente, ve?tìa bianchi pani.
'Questo facìa perchè crete cazare mur., e. 1217
lo papa di Roma e lui esser chiamato,
12030 fo cognosuto e lo suo falso peccare.
Subitamente fo impresonato
e fato noto a tuta la zente
dil suo tradimento e gran peccato;
Avìa uno crucelixo dipente
12035 conzignato a sangue zitare,
parìa ch'el fosse miracolosamente.
Lo papa si lo feci alor brusare,
quando lo fato si fo cognosuto,
a zaschuno gran beffa recevuta pare.
e. XLV, e. 2
vv. 11956-12052. i capp. CLXXXVI-CLXXXVIII rispondono rispettivamente in B ai capp. CLXXIX-CLXXX
— v. 11973. usiti B — v. 11982. aitrul rubare] altro refare B — v. 11987. vegni A corr. in B — v. 11999. divocione
— v. 12000. speso la si va a B — v. 12016. mesgij e femene B — v. 12017. gebelini B — v. 1202 1. oracion B — -
v. 12023. vescovi B — v. 12028. crete] credete B — v. 12034. crucifiso B
T. XXIV, p. xill — 11.
162
1. A - CRONACA DI MANTOVA
[AA. 1399-1-101J
Mur., e. UH
ICLV, r. 3
<
12040 Parìa a saschuno avir recevuto
gran vergogna chi seguito Pavia;
la pena eli' ci clic avìa ben ineruto
e ancho pezo ben si gè venia.
(Cap. CLXXXVIII). - Dk duce Mediolani
QUI KABUl I i>. IMINIUM « [VITA! [S l'i R.U-
SU II SCENIS.
Mille quatrocent* alor chorìa,
1:045 1° ducha da Milano gra' Bisone,
Perosa e Sisi a lui si se dasìa.
Lo Ducha alor si tene gran barone,
(piando si viti signor di tanta zente
feci l'animo fero comò bone.
12050 A Bologna lui si tenia la mente,
gran disidcrio quella aquistare,
di spender largo non curava niente.
(Cap. CLXXXVmi).- De guerra facta per
DOMINUM DUCEM BONONIENSIBUS.
Mille quatrocent' uno dì notare,
lo ducha guerra a Bologna facìa
12055 per volir quella citate aquistare.
Zoane di Bentevoio si la tenia
e di quella era signor chiamato,
a Francischo da Carara recrcsia
Che '1 Bison di Bologna fosse honorato,
12060 du' so lioli a Bologna mandava,
l'un Francischo l'altro Iaconi chiamato,
E a loro gran mente si comandava
che fussen prunti a la diffesa fare,
in diffender Bologna li ordenava.
12065 A Bologna cum sua zente andare,
Zoane Bentivoio bene li recevìa
e grand' honor si li facìa faro.
'Francischo Gonzaga a Bologna zìa,
in servicio dil ducha si andoe,
,0 cum secho menò bella compagnia.
Pocho tempo aloni si pasoe,
la zente dil ducha in Bologna intrava,
Francischo da Gonzaga dentro introe.
La terra di presente dominava.
1:075 Zoan Bentivoio alor si piono,
anchor quei da Carara si piava.
15
Zoan Bentivoio si amazono,
(pici da Carara a Pavia mandare,
Krancischoda chi '1 guardava scampono;
1 20S0 E a Padua lui si se ne tornare,
Iacomo si fu menato a Pavia, 5
lo ducha lo facìa ben guardare.
Francischo Gonzaga dal ducha si zìa,
bicorno da Carara li domandava
120S5 che in sua guardia dato a lui sia.
Lo ducha niente non dimorava, 10
a Francischo Iacomo si fé' dare,
Francischo a Mantua secho lo menava.
E molto ben lo facìa honorare
12090 de citadini lì de bella compagnia
che sempre secho dove volìa, andare.
'Iacomo a solazo per la terra zìa
in tutti li parte ch'el volìa andare,
erali fato honorc e cortesia.
12095 Francischo Gonzaga si terminare
volir andar dal ducha a Pavia, 20
tutti li so ordeni alora lui dare.
Essendo nel suo corrivo e' stasìa,
li cavali erano tutti aprestati,
12100 mandò per Iacomo die lì venir debìa.
Gran zente erano lie asunati, 25
Francischo a Iacomo si parlare:
di mia andata voio sapiati.
Dal ducha a Pavia voio andare,
1:105 vlH rimariti lina a la mia tornata,
inanzi ch'io mi parta prometeriti 30
La vostra fede a mie sia data,
che di Mantua vui non vi partirai
senza licentia a vui da mi data.
121 io Orden ò dato che honora' seriti,
conio a la mia persona si farae, 35
ugni chosa che dire vui sapenti.
Iacomo alora lo capuzo si trae,
in man di Francischo alor zuroe
121 15 che sarà Halle e 1.011 si partirae.
Francischo cum sua brigata cavai- 40
[choe,
dal duca a Pavia si andava,
cum grand'honor lo duca l'aceptoe.
Iacomo a Mantua si dimorava;
12120 la casone ti voio farti asapire 4 5
'perchè Francischo tanto l'honorava.
v. I2"}-. "'"• '" B* togut, iti , il v. 12044 — vv. 12044-12052. /anno parte in B del cap. CLXXX
— v. 120 17. si tenia B - vv. 12053 tgg, il cnp. Cf.X X X IX ri ponile in />' al Cttf, CI. XX XI — v. 120561 l3cnte\oi
r, 120 nato /• r, 13063. foscn /•' — v. 12073. Fr&nclscho cum sua /.onte dentro introe B — v. 12
lì de om. in /.'
|AA. 1401-140.11
DI IIONAMKNTK ALII'RANDI
16 I
5
ÌO
Una Gola di Francischo ;i ver dir.-,
era moier di Ki.uiciselin da Caiaia,
Fratel di [acomOi valla In ardire.
[ai35 E perchè la Gola li fosse cara,
a patio, a Gol! honor facla,
ben che po' li denno molte amara.
Partito Francischo, [acomo facla
penseri de divinine scampare,
12130 tanto trattò elio fato li venia.
Un zorno lui si andò a passare,
zio del muro di la cita si zitoe,
era aprestato chi '1 devia menare.
01 tra lo lago lor si navigoe,
12135 in su la riva era chi 1' aspetava
e lina a Padua lor 1' acompagnoe.
Li citadini, chi Iacomo guardava,
ai luogotenenti loro si riferìa
che Iacomo fuzito, per nave scampava.
121 40 Li lochotenenti gran dolor avìa,
mandar dredo per farlo piare;
Iacom andato che zunzer no '1 potìa.
A Padua Iacomo arivare,
lo patre grand' alegreza avìa
i2i 45 perchè l'era di preson sapu' scampare.
Quelli da Mantua a Francischo scrivia
corno Iacomo si era scampato,
Francischo dal Ducha si se ne zìa
E lo fatto a lui si ebbe contato;
12150 lo Ducha forte si ne turboe,
reprendendo eh' el era sta' mal guardato.
Francischo a lui asa' si schusoe,
dicìa: costui è un falso traditore,
è corno la fede in sua man zuroe.
12155 Paso oltra alota qnello irore,
ma pur Francischo si temìa forte
che tra '1 ducha e lui non nasesse errore.
Ma Barbavara si li de conforto,
dicendo ch'el non divesse dubitare
12 160 per questo col ducha d'avir mala sorte.
Francischo a Mantua si tornare ;
a Iacomo Carara si scrivia,
che a la preson divesse tornare.
In altro modo per traditor Io terìa
121^,5 e per traditor si l'apelarave
a l'imperator e ai gran signor chi sia.
'Iacomo risposte che ancor farave »1
quel < h'el à lato pei dei ir k ampan
(imi presonero vergogna no' li nera
1.170 Francischo gran dispetto lui piare,
e questo ine lo coxnenzamento
(lo te' Francis< ho Inanimare
Contra Carara non ben pensamento,
'di sol fati in dil stato facia, ,. xi.vi, 1
12175 de li suoi dani molto era contonto.
(Cai1. CLXXXX). - DE NUMERO CIVITATUM
DUCIS Mediolani.
Mille quatrocent dui si venia,
lo ducha da Milano triumphava
perchè gran signore lui si se vedìa.
Vinticinque citate lui dominava,
121S0 diroti qui apresso per certano
per nome tutti quelli signorezava.
E t'acominzo prima a Milano
Pavia, Lodi, Como e Cremona,
Bresa e Bergamo chi non è lutano.
12:85 Verzeli, Alexandria cum Tortona,
Bobio, Alba, Piasenza e Novara,
Feltro e Cividal, Vicenza e Verona.
Parma, Rezzo cum Bologna cara,
Sena e Pissa adorna di bellezza,
12 190 Sissi e Perossa da la zente avara.
Tutti li ditti tenia per certeza,
or pensa tu s'el era gran signore,
tante e talle tenendo per fìrmeza;
Non li valsi grandeza né valore,
12195 vene la dura morte e portol via
cum fu piacir dil nostro Creatore.
(Cap. CLXXXXI). - De morte domini ducis
Mediolani.
D' ultimo d' agosto lo duca morìa,
benché dredo asa' ste' a far 1' honore,
dil suo obito più de un mese stasìa.
12200 Non fu mai né re, né imperatore
che per suo obito tanto si facesse,
di tanta spessa non fu mai signore.
Parerla impossibel chi lo scrivesse,
v. 12 134. sii' navigoe B — v. 12 138. logitenenti lor si referìa — v. 12 142. zonzer B — v. 12152. asai si se
B — v. 12157. col $uca non -# — v- 12160. mala] ria B — v. 12169. presonir B — vv. 12176-12196. si riattac-
cano in B al capitolo precedente, l'iniziale è cospicua, rossa — v. 121S9. Siena B — v. 12190. Siesi B — tv, 12197 sgg.
il cap. CLXXXXI risponde in B al cap. CLXXXII
164
LA • CRONACA DI MANTOVA
[AA. 1402-1-103]
I J2IO
'5
r. XI. VI, e. 2
XIVI, r. 3 '
la granda spesa che per l'obito fono,
12205 non seria alchuno che creder lo potesse.
Innumerabele zente si vesteno,
cavali coperti tanti si avia,
handeri e dopieri chi ardeno.
Che tropo gran fato a zaschun parìa,
facìa asa' zaschun meraveiare
de li gran fati che loro si vedìa.
Mille quatrocento dui si pasare,
mille quatrocent e tre si venia,
la faza di la gesia si cominzare
Di lo domo di Mantua si facìa,
gesia di santo Petro nominata,
per quel anno non tue miga compila.
Tornemo a la istoria memorata,
dil ducila dicho chi era aterrato,
13330 di la sua herede clii fu maltrattata.
Dui tìoli avìa di lui eran nato,
lo mazor ducha de Milan tenia,
'l'altro conte di Pavia ghiamato.
Pochi si trovon in sua signoria
12225 chi lo amasen, nò in dir né in fare,
per lo su' patre, che ugnum mal li volìa.
Zaschun so subdito circhò de gua-
| stare,
penson de torli la sua signoria,
contenti che per pan divesen andare.
IVrdeno tutti li cita chi tenia,
salvo Pavia e la cita di Milano,
di l' altre tutte persen la signoria.
'Como fu fato ti dirò per certano:
Cremona e Bresa si comenzono,
i::;, Bergamo e Parma non fu lutano;
Piasenza, Como, Lodi, Crema segui-
rono,
quelli terri tutti parte tra lor avìa,
guelfi e gibilini si robono,
E gran quantità si ne ucidìa,
12:40 zaschuno attendìa pur al robare,
sforzava lo grande quel che men potìa.
In tutti quelle terre li cosi mal andare,
gran quantità di zente si parteno;
per tema di morte lo suo abandonare.
1224; A Mantua, a Venosia si sparzeno
e in altri logi deve meio sperava,
Mantuan di loro ben si portone
Case e masericij a lor si clava.
secundo che a sua facilità convenia.
13350 saviamente a zaschun prestava,
Sì che ognun vivere si posìa
secundo homeni di casa cazati :
di suoi dani a zaschun si dolìa.
Chi rimasen in li torri memorati
12355 rum granda tema era lo suo stare
perchè ridiano ogni zorno rubati.
Pandulfo Malatesta in Como intrare,
soldato del ducha lui era stato,
a sachomano Como fé' rubare.
1:260 Posa li Ruschoni si tolsi lo stato
e cum signor, Como lor si rezìa,
zia si se n'era gran zente scampato.
Ugolino Cavalchabò Cremona tolìa,
e quella cum signor signorezava,
[3365 e certo tempo signor si stasìa.
Bressa li guelffì quella dominava
li gibilini per tuto chazando,
li Suardi Bergamo governava.
Parma li Rosi quella dominando,
1:270 Piasenza cum le sue parti mal facìa,
l'una parte l'altra fora cazando.
Di Lodo un citadino signor si facìa,
li soi si fono per tempo zia bechari,
pur la signoria lui si tenia.
12:75 Di Crema un altro cittadin si fari
'signore, e quella si governava,
inanzi si era la sua arte notari.
Francischo da Carara examinava
e conobi di farsi gran signore
13380 se la fortuna no '1 contrariava.
Cum geltì de Bresana circhò amore
e mandò a loro un'ambasaria
che aceptar lo dovesen per signore,
Perchè li farave bona signoria,
12285 tratava di Vicenza e di Verona,
non dubitando che fato li venia.
Anchor parlato avìa de Cremona,
6Ìmel di Bergamo non dubitava
e di Milan avìa speranza bona.
1:290 Bresani bona speranza li dava,
di farsi grande lui fosse ardito
perchè zaschun per signore lo bramava.
Francischo da Carara non smarito,
feci penserò di volir guadagnare
15 Verona e Vicenza zoiel fiorito.
v. 12210. maraviare /? - v. 1:24:. '.n tuli terri B v. 12244. 1° S) lasarc R — v. 12247. portenno /J —
v. 1235'). trlamento B — r. 1 omo B \. ; gelfl B — v, . 13378-13443. otto in n un nmvc
I L.X.X.XIII
10
15
20
25
30
OJ
40
45
|AA. 1403-1404J
DI BONAMENTE AUl'KANDi
16
20
c'iim Guielmo da la Schala tratare
Che lo VOlìa ili Verona far signore,
ma Vicenza volìa per lui aquistare.
'Gruielmo ;i Lui riapondia alore:
5 U300 son contento eli /.io che domandate!
averovì sempre per mio mazore.
Anchor a Carlo Veschonte parlato}
promisili di Milan la signoria,
ma che per lui dinar li sia prostalo.
10 U305 Carlo Veschonte tutto si li credla,
ducati trenta milia li prestoe,
Francischo da Carara ben li tolìa.
Veneciani, che a questo guardoc,
conobben che grande si volìa fare,
15 1 2310 e di sua grandeza si se dubitoe.
Fen conseio, non era da comportare
che Francischo si fesse gran signore,
di sua grandeza era da dubitare.
Francischo, cum animo de valore,
12315 cavalchi) cum tutta sua zente,
di Cologna lu' si feci signore.
Veneciani subitamente
di Vicenza alor feci penserò,
venilli fato, non manchò niente.
25 12320 Mandono a Francischo mesazero
che Cologna lui si lasasse stare,
menazando lui cum parlare altero.
Francischo Carara ebbe a parlare,
quel ch'el avìa si volìa lui tenire
30 13325 e ancho di l'altro volìa perchazare.
E più anchor si li ebbe a dire :
di grandi offesse ò zia recevuti
e mi li ricordo cum gran suspire;
'Ma se Dio mi dà li gratie compiuti,
35 12330 corno spero che a mi deza fare,
farò altri sentir dolor e luti.
Li mesazeri a Venesia tornare,
fecen relation alla signoria
di quel che Francischo a lor parlare.
40 12335 Veniciani gran conseio facìa,
a distrucion di Francischo parlava
perchè conobben che per lor lo dicìa.
Francischo da Carara non tardava,
Guielmo Schala a Verona menoe,
45 12340 Veronesi molto ben lu' acceptava.
Stette poco, Guielmo atosegoe,
li tìoli di Guielmo a Padua stava
<• .indio quelli jkx o tempo durOO.
Aim ho Cai lo Ws< lionti gava
i»345 per li dinai i < ne li devia dai .
di Verona lo signoria si fermava.
Quando si viti in signoria stare,
( he. OStaCOl aldi un non avìa,
stava contento, ben sajùa dominare.
12350 Mille quatroi ento quatro alor chorla,
torneilo di Lombardia a rasonare :
Ugolino Cavalchabò Cremona tenia,
Cabrino Fonduto sape alor fare,
Carlo Cavalchabò signor si facìa,
12355 e Ugolino loro si amazare.
Carlo per Cabrino si rezìa,
Cabrino in tuto era obedito,
Carlo cum zoven bon tempo si dasìa.
A Parma Otto terzo ben scaltrito,
12360 sapi per si quella cita aquistare,
cazò li Rosi cum francho cor ardito.
Quelli citadini si feci rubare,
li suoi soldati in li case metìa,
non g'era freno in lo suo mal fare.
12365 Anchor Rezo al dito Otto si dasìa
sì che Parma e Rezo signorezava,
a Parmesan facìa mala signoria.
Pandulfo Malatesta aquistava
Bresa per dinari che avir devia
12370 dal ducha, di quella il contentava.
Pandulfo li facia bona signoria,
sì che Bresa avia bon contentamente
perchè di loro molto ben si rezìa.
'Torneno al Cararese valente
12375 che Verona lui si signorezava ;
era ben voiuto da tutta la zente.
Francischo, che pur dubitava
se quel da Mantua cum lui non era,
per una lettera scrivìa e mandava.
123S0 Non scrisse in forma de pregherà,
ma cum superbia di gran signore,
' volìa che '1 Mantuan fosse sechó in
[schera,
E cum lui si ligasse senza timore
contra ugnum a chi guerra volìa fare,
12385 in altri modi seria parti' l'amore;
E se'l partito non volìa piare,
da lui si guardasse lo diffidava,
che di Mantua lo convenia cazare.
Mui»., *. 1221
Mur., e. 1222
e. XLV1, e. 4
e. XLVII, e. 1
v. 12342. de Guielmo si stava | a Padua e pocho tempo duroe B — v. 12379. litera B — v. 12380. pregerà
B — v. 12382. volìa om. in B — 12385. in altro modo B
166
LA "CRONACA DI MANTOVA
[AA. 1404-1405]
Yeneciani, che in sul fato pensava,
19390 zia in Mantua ambasator avìa,
clie il Mantuano secho dimandava
Che liga cum loro far si debia
e non voia Charo per so vesino,
perchè l'è homo che sempre mal disia.
1.395 Lo Mantuano, chi intesi il latino,
si cholegò cum lo Veneciano
per non avir lo Caro per vesino.
Zia avìa lo signor Mantuano
la rocha de Pescherà e Ilostìa
1:400 e molti altri castelli per certano,
Che '1 duca Novello dati li avia
a Francischo da Mantua signore
per pagamento di denari avir devia.
Francischo da Carara cum vigore
1:405 Verona e Padua dominava,
da Veronesi recevìa grand' honorc.
Per la sua donna e nora mandava
e per li lioli a Verona venia,
Veronesi grand' alegrar menava.
124 io Li Cararesi gran gloriar facìa
vezendosi in sì bel signorezare,
che '1 suo patre aquistato si avìa.
Francischo li citadini si avisare,
Iacomo suo nato per signor li dava,
1:415 che lui a Padua volìa ritornare.
Li citadini si se n'alegrava
di la signoria di Iacomo prudente,
che granmente loro lui si amava.
Francischo, prima che fesse partimcnte
12430 di Verona, si volsi certificare,
dal Mantuano avir la sua mente :
Poi dal Lion li mandò a parlare
e Aricho Gaietto in compagnia
al Mantuano ambasata fare.
1:425 Era parente e amicho lo tenia,
pi.icir li devesse l'amistà tenire,
che voluntier so bon vesin seria:
E eh' ci volese cum secho unire
liguri insieme e far compagnia
1:430 che ben di questo era per seguire.
Lo Mantuano alor si respondìa:
s'el mi rende Pescherà ch'el mi tene,
quello ch'el domanda voio che sia.
Lo Mantuan non avia però vene
18435 'che a quel tirase, era zia ligato,
cum Yenccian fate carte piene.
Li ambasator tolsi comiato,
ritornon al signor Chararese,
tuto il fato li ebbe ricitato.
1:440 Di la risposta beffe si ne fesse,
a Padua cavalchi) di presente,
in Verona rimase Iaconi corte
(gap. cxcii). - de guerra "ria qtter
Venetos et dominum Padue,
10
'Veniciani, chi stavan atente,
al Mantuan si mandon a dire
12445 cne orden metcsse a la sua zentc,
E per capitanio si debbia zire 15
di tutto il campo e, così chiamato,
cum capitanio si deza fornire.
A tutte cosse si fu l'orden dato,
1:450 Veneciani a Mantua si tenia
du' so cittadini a lor comandato; 20
Che manchar niente non debìa
in tutto chi bisogna a guerra fare,
a Vicenza gran fornimento facìa.
12455 L° Mantuan a Verona chavalchare,
da la sua parte non gè manchò niente, 25
e Venecian per quella guadagnare.
Steno podio che deno compiemente,
Verona ebben e quella guadagnoe,
12460 feno l'intrata cum molta bella zente.
Iacomo da Carara si scampoe, 30
a Ostia zìa, volsi lì passare,
fu retenuto e lie l'impresonoe.
A Venecia si lo fecen mandare,
12465 Veneciani Verona si fornìa,
granda alegrezza si facìan fare. 35
Lo Mantuan più briga non tolìa:
Yeneciani alor cava^hare,
intorno Padua campo si ponìa.
1:470 Fue sì fato lo suo asediare
che per fame li Paduan si rese, 40
lo signor in lo Castel intrare.
Xon li zovò alchunc sue diffesse,
era asediato in ogni parte,
12475 per fame partito alor si presse.
Renduto il Castel, e non per Marte, 45
Veneciani lo signor piava
cum Francisco so nato di mal'arte.
v. 13303. voHn /.' — v. 1:403. per pagamento che tiarir devia B — v. 1:4:3. (ialoto /.' — w. 12443-12530. /
l-CXCIL in B 1 /..v.v.v/r — v. 12447. giamato B — v. 1:473. difesa J>
1A. 1405|
DI BONAMENTE A U PRANDI
107
A Venesia «i lì Impreaonava,
13480 fccilli morir di notte crudelmente
tulli Ire, 6 mollo I >o 1 1 lo mi-i il ;i\ a.
Veneciani avian gran contentamente
5 che aviano guadagnato Verona
Vicenza e Padua, gran.tenimente.
i.'.|85 'DJ quel di Mantua si ti rasona:
ebbe Pescherà caste! di gran valore,
mal contenti lo ponol di Verona.
10 Mille quatrocent cimine coxia alorc
che Venesia cazò lo Paduano
13490 cum l'alturio dil Mantuan di valore;
Grand' alegrezza avia lo Viniciano.
15 (Cap. CXCIII). - De morte Caroli de Ca-
VAl.i IIAHOBUS DATA l'.l l'KK ( ' A M< I N l'M
FONDULUM.
Tornemo a Carlo, di Cremona signore,
20 Cabrino Fonduto lo dito si rezìa,
dasìa li oflìcij e avia l' honore.
12495 Li guardi e castelanci lui metìa
in la cita, rezìa corno mazore,
lo Castel avia in sua bailìa.
25 Carlo di Cremona stasìa signore,
la Machastorna a Cabrin donava,
12590 chi é castelo di molto valore.
Cabrino cum quel da Lodi circhava
di Carlo parentato secho fare,
30 a quel da Lodi la fiola dimandava.
'Per moier a Karlo la volese dare;
12505 quel da Lodi a lui si respondìa,
era contento lo parentato fare.
La promisione tra loro si facìa;
35 Carlo ordinò a Lodi andare
perchè la donna lui vedir si volìa.
12510 Cabrino tutto si facia ordinare
e disse a Carlo: quando tornanti,
a la Machastorna veriti albergare;
40 Io farò che seriti ben recevuti,
cum la vostra brigata vi reciveroe,
12515 per quella notte He si posanti.
Carlo di questo si se contentoe,
cum sua brigata a Lodi andava,
45 multi di Cavalchaboe secho menoe ;
Possa, quando in dredo lui tornava,
12520 a la Machastorna lui si zunzìa,
C "; 1 1 ► 1 i 1 1 < > loro si li aspettava.
Onorevelmente bj li re< '■■ la,
dì compagnia tutti loi si cenono,
quando fu tempo loi ;i dormii si zia.
1:525 Cabrino e li suoi zia non dimorono,
!:i notte tutti si feci ;miazai. .
possa a Cremona subito cavalchono.
In Cremona si feci lo suo intrare,
Cavalchaboi tutti lui si prendìa
12550 e tutti (pianti li feci amazare.
La signoria di Cremona lolla
e in su quella lui si se firmoe,
che alchun ostacolo non avia.
Mortalità in quel anno si foe,
12535 di peste a Mantua asai ne morìa,
' chi s' infirmava pochi ne scampoe.
A santo Andrea gran laborar si facìa,
la fazata di la gesia comenzata
in su la piazza, quel anno non complìa.
(Cap; CLXXXXIIII).
cis Mediolani.
De dominio novi du-
12540 Lo ducha da Milan signor novello,
per suo nome era Zoane Maria,
di Pavia lo conte signor suo fratello.
Quello ducha facia mala signoria,
era crudelle in venditi fare,
12545 in conseio di sazi usare volìa.
Facìa li homeni a li can strazzare,
né per quello avia contentamento
se non li vedia a li can manzare.
E molti altri chosi lo tristo dolento,
12550 era matto, furioso, strabuchato,
non curava di chi facesse lamento.
Lo fratel era lui più moderato,
rezìa Pavia molto discretamente
e dal suo popol era ben amato.
12555 Quel Ducha tenuto era damente,
lui non sapia ben né dir né fare,
a putanezar si tenia la mente.
Di la signoria pocho lui curare,
lasava rezer ai suoi corno volìa,
12560 pocho zovava a chi si lamentare.
Tutti li cosi tristi a lui si piacìa,
virtute alchune non usava,
li viciosi a lui molto piacìa.
. M VII,
e, \i.vil, e. *
M.r , e. I22i
v. 12492. l'iniziale in B è cospicua, rossa • torno B — v. 12503. fiola] fia B — v. 12509. receveroe B —
vv. 12540-12635. i capp. CX CIV- CX CV rispondono in B ai capp. CLXXXV-CLXXXVI — v. 12542. fradello B —
v. 12556. sappia dir bene nò fare B — v. 12560. zoava B
168
LA «CRONACA DI MANTOVA
[AA. 1405-1409]
in., e
.Mille quatrocent cinque pasava,
mille quatrocent sei si ve-
Milanesi tra loro si se odiava.
( ìeltì nini gìbelini si ucidìa :
Milano alora si era affannato
perchè poche vituarie si avìa.
13570 Gran zente di gìbelini casato,
for di Milano lor si se spar/ìa,
per Lumbardia circhava so lozato.
lìresa, Mantua, Venesia asa' n'avìa,
'lie ri ridusen chi sapia arte fare,
; per li sue arte zaschun si vivìa.
(Cai-. CLXXXXV). - De morti: magni DO-
MINI Francisci de Gonzaga.
Mille quatrocent sete di notare,
Francischi) da Gonzaga alor morìa,
dil mese di marcio fo senza falare.
Per lo so obito gran spesse si facìa,
12580 lo suo corpo fu molto honorato,
di cavai coperti e banderi asa' avìa.
Rimase di lui un so noi nato,
di Malatesti fo la matre valente,
Zoan Francischo per nome chiamato.
125S5 Di dodese anni era e sazente,
1 rezial li Malatesti e lo Veneciano
molto bene e ancho discretamente.
Amaval forte lo popol mantuano
porche ben zovenetto li parìa,
13590 di far gratie facia a larga mano.
In quel anno Pandulfo si avìa
la città di Bergamo, ne fu signore
Zoan Suardo, per dinari la vendi a.
Ml"-. '• 1J26 Otto Terzo di Parma era signore,
XI. Vili, e. 2 °
13595 a Piasenza e a Cremona guerra facìa,
Casal Maor lui si tenia alore.
Nel ditto millessimo si se conducìa
li Malatesti dal ducha di Milano,
re zi a lo ducha e parenta' facìa.
12600 Quel ducha, ch'era signor di Milano,
per moier tolsi la fia Malatesta;
fo tenuto bel parenta' aitano.
Nel ditto millessimo gran molesta
feci di guerra a Milan Facin Cane,
12605 lo marchese di Monfera' a tal festa.
Lo dito millessimo manchò lo pane
XI. Vili, e. 1
a Milan, Lodo, Como e Pavia,
Cremona e Crema; non paso invano:
Li diti citade gran guerra avìa,
13610 erano tutti in gran confusione,
Malatesti cum Milan si tenia. 5
Nel dito millessimo si fu tenzone;
cominzò guerra Otto col marchese,
di farsi dano circhava casone.
1:615 Grandi si feno tra lor li offesse,
a Modena il marchese zente tenia 10
che a Parma corìa ogni dì palese.
Per lo simelle Otto a lui si facìa,
Parma a Modena facìa gran danezare,
12620 facìasse offesse quanto loro posìa.
Mille quatrocente e otto si circhare, 15
Otto al marchese pace dimandava,
fon contenti tra lor la pace fare.
D'esser insieme loro rasonava,
1:625 d'andar a Ruberà per far parlamento,
cum lor salviconduti zaschun andava. 20
Preso Ruberà fen inscontramento,
lo marchese si feci Oto amazare,
salviconduti non valse niente.
12630 Parma e Rezo lo marchese aquistare,
quelli citadi Otto si tenia, 25
grand' alegreza lo marchese fare.
Lo ditto millessimo anchor corìa,
quel da Mantua Bozol aquistoe,
teren cremonese prima si tenia.
(Cap. CLXXXXV1). - De domino Petro de
Camma FACTO PAPA ET de ixceptio-
ne loci Certose.
'Mille quatrocent nove ti diroe
molti cossi, e poni ben la mente,
che in quel anno tutti incontroe.
In quelo anno, senza manchamente,
12640 l'orden di la Certosa fu cominzato
e l'orden di san Polo simelmente.
A Mantua dicho felli far l'onorato
Francischo da Gonzagha signore,
era zia morto, ma l'avìa lassato.
1 2645 Zoan Francischo, ch'era signor alore,
cum bon fiollo e obidiente,
fé' far quelli logi a lo Dio honore.
Nel ditto millessimo cum <rran zente
25
J0
33
45
v. 13573« asa' om- '" R — v- I3^4- K'arnnto P — v. 126:0. farìnsc ofese lì — v. 12635. demone /? —
CX CVI risponde in B ai cap CLXXXVI1 r. 1:640. comenzato B
|A. 1400]
DI BONAMENTE ALIPRANDl
\t>')
re LancilaOi di la Puglia signore,
ij()^o eignorezava Roma Bimelmente;
I )i l'erosa anchor tenia l'onore,
l'Abru/.o, Patrimonio, ri Duellato,
5 quei di la Marche di lu' aviari timore.
In ToBChana CUm forte sforzo armato,
12655 vene per sottometter li ScnesRC
e Fiorentini sibcn non l'era grato.
Gran /ente avian a li lor di tiesse,
10 per capitanio da Peser Malatesta
sazo e ardito, piacente e cortese.
12660 Nel dito millessimo fu gran festa,
in rissa fu fata la unione
per tor la scisma a Cristian tempesta.
15 Fue fato grande asunatione
di cardinali e d'altri chierichali ;
12565 d'ugni parte andono a quel sermone.
Lungo tempo dui papi eran stati:
a Roma Grigol papa si stasìa,
20 a VÌ£non l'altro cum sua corte lozati.
Quel da Vighon, per tor via rezìa,
12670 renuntiò perchè l'altro si facesse,
ma Grigolo a quello non consentìa.
Né per lui volsi che a Pissa si zesse
25 persona alchuna chi s' apresentasse
perchè un papa novo si facesse.
12675 Non stetten perchè lui si exemptasse
de un papa novo far electione,
fo firmato e previlegij si trasse.
30 Meser Petro di Candia cum benedi-
zione,
archiepiscopo era di Milano,
12680 papa firmato cum dilectione.
Era di grande intelletto e sano,
35 Alexandro papa si fu chiamato,
lui acceptò si cum bon cristiano.
Nel ditto millessimo si fu levato,
12685 dentro da Trento gran rimor si facìa,
Redulfo Belinzani intrò armato.
40 Gran seguito di castelani avìa;
quando in Trento fono intrati,
'li Todeschi che trovon si ucidìa.
12690 Per la terra cridando, eran armati;
lo duce di Storicho vene a sentire,
45 gran cente de li sue fon comandati
Che dredo al duce si divesen zire,
lo eastd di Trento p«-r lui tenia*
15 fu al castello «• intrò senza fallir < .
Del < astello in la t Irta il renìa,
Redulfo Belinzani fé', morire,
e Trento a sachOflUUI si met'ui.
Li sente peschazara di fuzire,
. e molti fono che fora scamperei
pur fimo ;isai quelli che perire.
Nel dito millesimo senza fallare,
Zenoa per lo re di Fran/.a si tenia,
Bucichalo per so nome la guardare.
12705 'Lo conte, ch'era signor di Pavia, mu*., t. 12.7
cum lo ducha so fratel gucrrezava
perchè tra lor era gran zilosia.
Lo conte di disfar lo fratel pensava,
cum quel da Cremona si se acordoe,
12710 quel da Lodi e da Crema invitava.
Di far perder lo stato al ducha tratoe
cum Bucichalo che Zenoa tenia,
di darge Milan Bucichalo invitoe.
Per salvarsi loro questo si facìa,
12715 temìa di lu' che guerra li facesse,
feno che Piasenza a Bucichal dasia.
Di Franza vene gran zente e spesse
che Brucichallo si feci venire,
cum quella zente a Milan si trese.
12720 Cabrino Fonduto al ver dire,
quel da Lodi e da Crema si andare,
da Bucichallo a Milan si zire.
Tutti insieme al or si parlare
di far al ducha perder la signoria,
13725 cum losenghi in Milano lor entrare.
Non però cum tutta lor compagnia
che di Milano fato venir li potesse,
ma de Tingano Milanesi s'acorzìa.
Molti di quei francesi a morte messe;
12730 Cabrin Fonduto, che questo vedìa,
per una de li porte tosto sen ese.
E per lo simel li altri si facìa;
Bucichal a Piasenza si tornava
cum gran vergogna sua zente reducìa.
12735 Zenoa a Bucichallo rebellava, e. xlviii, e. 3
lo marchese di Monfera' lì andare,
per capitanio Zenoesi l'aceptava.
Bucichal in Franza chavalchare,
in Parise a lo re lui si dicìa
v. 12649. Pulgia B qui e altrove — v. 12656. seben no' i' era grato — v. 12663. asunacione B — v. 12664.
gierecati B — v. 12668. Vignon] Avignone B — v. 12675. se contrariase B — v. 12676. elecione B — v. 12678. be-
nedicione B — v. 12680. dilecione B — v. 12685. remor B — v. 12725. losengi B — v. 12726. cum tanta lor B —
v. 12730. inse err. in B — v. 12737. — capitani Zenoisì l'aceptava B
170
LA u CRONACA DI MANTOVA
[AA. 1409-1410]
12740 di Zcnoesi che a lui rebcllare.
Anchor dil marchese sapir li facìa
XVin,c.< Tomo di Zenoa capitanio chiamato,
lo re di questo gran dispeto avìa.
E per sua fede si ebbe zurato
1274^ clic gran vindita convenìa fare
di zenoesi chi l' avian beffato.
Lo marchese in Zenoa si firmare,
e in quella cum mazor lui si rezìa
non timendo eh' ci volese impazare.
[., e. 1
*., e. 123«
(Cap. CLXXXXVH). - De magnifico domi-
no Johanni Francisco, qui duxit in
uxorem magnificam dominam pau-
LAM DE MaI.ATESTIS, ET DE DOMINO
Baldasario Cosa facto papa.
1:750 Mille quatrocento nove si è trattato,
del quatrocento dece resta a dire
zio che in quel anno si fue puntato.
Del mese di zenaro senza falire,
di Gonzagha Zoan Francischo nato,
12755 di Malatesti per matre si uscire,
Donna nobille e d'alto parentato
menò per molgie, madonna Paula saza,
lo patre signor Malatesta chiamato.
Parìa un anzelo ne la faza,
1:760 di la persona grande e distese,
biancha e bionda, belli man e braza.
Ilonesta, gratiosa e cortese,
da lei zaschun bone risposte avìa,
li sue virtù a ugnun eran palese.
12765 Quando lei andava per la via
parìa a la zente una dea vedire,
e per vedirla zaschun si corìa.
Per lei gran corte fata al ver dire,
signori e comunanze e gran zente,
12770 intorno a cento mìa lì venire.
' Ma nota tu e poni ben la mente,
per magnificentia e più h onore,
cum secho si vene tre so parente:
Fratelli eran e tutti gran signore
12775 di la nobil casa Malatesti chiamata,
so baroni signor di gran valore.
Cum secho menon si bella brigata
de notabcli de gran zentileza,
ugni gran donna ne seria honorata.
127S0 Ora ti dirò li nome per certeza
di quelli tre signori ò nominato
honor di la corte e alegrezza:
Signor Karlo di gran sapir famato, 5
ardito in arme, e sapiali ben oprare,
1:785 in ugni cosa virtuoso provato.
Lo secundo signor, Pandulfo di notare,
sazo e ardito per zaschun tenuto,
in fato d'arme mior non trovare. 10
Lo terzo fu Malatesta saputo,
1:790 di tutti tre lui era lo menore,
'in armezar gaiardo e arguto.
Ora pensa quanto fu grande l'onore
che per loro si recevì grammente, 15
tutta la corte donne e signore.
1:795 Li Mantuani non manchò in niente,
si li riceveno cum alegra fronte
e de honorarli si non fono lente.
Al suo signore tutti eran pronte 20
de honorarlo quanto più potìa
12S00 zaschun puntava dì far oltra zunte.
Torneri e giostre grande si facìa,
li cittadini per la terra bagordava,
a devisi vestiti per ugni strata zia. 25
Li donne della terra a corte andava,
12S05 baiar, cantar e tanto lo sonare
che tutto l' aire per quello risonava.
Non si porìa a pieno tutto contare
la gran festa che per tutto si facìa ; 30
oto zorni la corte si durare.
12810 Donar grande per lo signor si facìa
a sonatori e a molta altra zente,
zaschun alegro e contento stasìa.
Fue dato a la corte compiemente, 35
ugnuno a chasa loro si tornava,
12815 rimase a Mantua quella donna valente.
Zoan Francischo molto la honorava
perchè vedìa la donna che asa' valla
e grammente di lei si contentava. 40
E lei a lui gran bene si volìa,
12820 eran zovenetti davase piacire,
de ambe dui ugnun ben ne dicìa.
De la ditta fatto fine qui si sia;
d'altri cosi vegnir a recitare, 45
sequendo dredo la nostra fantasia.
1S225 Una chosa si debbie tu notare:
vv. 12750-12915. il cap. CLXXXXl'Il r: ' n B al caf>. CLXXXVIII — v. 12755. usire B — v. 12759.it!
ne la B — v. 1 S770. meta B — v. 1 : 7 s j . e sa li ben A sostituito con B — v. 12800. zonte B — v. 12804. andava| zire B
— v. 1 : i .'. l'aierc risonar pari:'- B — v. 1: .1 5. compllmente B \. 12814. iignomo^ — v. 12S17. lei che asa' volìa B
[A. 1410|
Di BONAMENTE ALIPRANDI
171
l'inverno de mille quatrocento nove
e del quatrocento dece si panare
Ialina al marzio che non si move
lo celo a devir far nevare,
5 12830 e anchor vene ben poche piove.
Né Ircelo fue come sol usare,
e la terra in quel inverno non zeloe,
per tal casone rio richoltO si fare.
In la state asa' volte tempestoc,
10 12835 di piover grammente venia;
dal febraro lina a novembro duroe.
E pochi zorni in lo mese stasi a
che lo sole fermo si aparese
o nubelle grande, o piover facìa.
15 12840 Convene che gran pene si duresc
perchè le biave non si potian battere
e al somenar per lo simel facesse.
Fersa e tempesta tanto sbattere
'che in quel anno podio vino fue,
20 12845 per se' mesi non durò lo pasere.
'Nel ditto millessimo anchor si fue,
Alexandro papa si morì di mazo
in Bologna, non potè viver plue.
Quatro mesi papa, sapir ti fazo,
25 12S50 durò l'officio di lo suo papato,
un altro fu fato in quel mese mazo.
Baldesar Cosa era nominato,
signor di Bologna e cardinale,
Zoan vigessimo tercio chiamato.
Fo tenuto homo che asa' vale,
fero, superbo e animoso,
chi li offendìa si li rendìa male;
E pur anchor tenia di vicioso
sì che de lui a pieno mal se dicìa
12S60 perchè crudelle e non piatoso.
Nel ditto millessimo anchor venia
in Venesia, d'agosto s'incontroe
chosa che mirabel a ugnun parìa.
A li vinti ore uno vento si levoe,
lo dì di san Lorenzo al ver dire,
aqua e gran tempesta si menoe;
Per meza un'ora, ti fo sapire,
che molti nave alora perigoloe
e gran quantità di zente si morire.
45 12870 Chi in nave ad una mìa si trovoe,
30 12855
35
40
12865
quasi tutti si vciioii 1 perirei
Chat] <• muri per terra risa' xiloc
De li gesii, campanilU e capiteli
molti fono che per <|uel ruinoe,
12875 camini di chase alti e beli,
Più che du' millia a terra zitoe;
crete' Venecian quel di perirei
di la morte li horneni si dubito*;.
Vezendo tal diluvio venire
12880 che mai sinici non avian vezuto,
e ben era chosa granmente da temire.
Aneli ora noto ti sia e saputo
in qual terre fu quel anno mortasiate,
di tutti lo nome non sera tazuto:
13885 Venesia, Ferara per ventate,
Fiorenza e Bologna n'ave asai,
Parma e Modena non fu perdonate;
Bresa e Mantua chi non falla mai,
di peste e febre li zente morìa,
12890 dove la fue si trasivan guai.
Perchè Mantua avese malatia
di quello morbo podio li duroe,
forsi sesanta in tre mesi morìa.
Infina a questo millessimo complito òe
12895 de li novitate pasati recitare,
fina ch'io viva si seguitaroe
'De anno in anno sempre a notare
quel ch'io saprò senza falimente,
e non m'encreserà faticha durare.
12900 Benché complita sia grossamente,
questa cronicha per darla in rima
d'Aliprandi si fu la bona mente.
L'intelletto non fo di mazor stima;
morto che sia si vole pregare
12905 chi vira dredo segua questa lima,
E per suo onore voia seguitare
la materia deli chosi virano,
di tempo in tempo voia recitare.
Anchora li altri che po' dre' serano
12910 azan memoria de devir lasare
a li futuri che posa naserano.
Perchè a ziaschuno sa bon ascholtare
de li chosi pasati far mencione
'a nobel animo gran confortare,
12915 prendesen fruto e consolacione.
e. IL, e. 2
Muk., e. 1229
e. IL, e. 3
e. CLXXV, ci
v. 12836. fino a om. in B — v. 12839. nubule B — v. 12S60. crudelo B — v. 12870. una] dua B — v. 12872.
asa' om. in B — b. 12873. gesii om. in B — v. 12877. credete Veneciani in quel d\ B — v. 12894. infina a om.
in B — v. 12901. questa cronica ridurla a rima B — v. 12902. d'Aliprandi si fu Bonamente B — v. 12905. lima]
rima B — vv. 12903-12905. il nostro cod. (A) si chiude con questa terzina a mala pena leggibile ; abbiamo sostituito
qualche parola esarata col sussidio di B, come pure con B completato il capitolo
17:
LA " CRONACA DI MANTOVA
[AA. 1411-1414]
APPENDICE.
ili«., e. 1 230
. CLXX\i .1
■ .
\i. i
WV.c.J
(Cap. CLXXXXVm). - Di i. ano M l milk
QUATRO imi DNDESE - Capitoli P
1 Nel mille quatrocent undese da dire
quello che in lo dito anno si foe;
comenzo da Venecian gran potire.
In Lumbardia per lor pace duroe,
o Ferara e Mantua pace si avìa,
tutto quel anno da guerra scampoe.
Pandulfo Malatesta Bresa tenia
e li castellanzi de Milan guerezava,
Nfaragnano e deli altri si avìa.
12*25 Lo duca da Milano in groseza stava
cum il conte di Pavia signore,
suo fratel era e ben non si tratava.
Facino Cane, del duca regetore,
e quelli di Beccaria amici si mostrare,
12930 de circar acordo si feno amezatore.
Così mostrava, ma in efeto altro fare ;
di febraro lor in Pavia intrava,
a sacomanno la terra lor mandava;
Tu ti li citadini lor si robava,
5 doni e donzeli gran parte vergognati,
la parte di Becarìa si scampava.
In queli tempi ch'io si ho contate,
Cabrin Panciuto Cremona tenia,
in pace stava tute sue contrate.
12940 Per lo simel lo signor di Crema facìa,
quel da Lodi Piasenza aquistava
e corno signor quela si se tenia.
Di Marzio papa Zoan in Bologna stava,
parlisi, cum sua corte a Roma andare,
12945 un cardinale in Bologna lasava.
In quel mese Bologna rebelare,
la roba dil cardinal a sachoman metia,
e lo cardinale bolognesi piare.
D'aprile Pacin Cane si tolìa
1.-950 di Pavia signoria, corno signore
lo Castel e li porti per lu' fonda.
Lo conte in Pavia stando tutore,
'Facino a lui provesion si dava
non tropo granda, vivìa cum onore.
55 A lo duca lo simel incontrava;
Pacin Cane Milano si rezìa,
caste! e porti lui si dominava;
Provision al duca ancora dasìa
che avìa da viver onorevolmente,
12960 tuti li intrati a Pacino venia;
E questo lui facìa veramente
per quelli dui frateli governare,
che loro avieno poco rezimente.
Cum Pandulfo Facin guerezare
12965 perchè Bergamo Pandulfo tenia,
né quel né Bresa li volìa lasare.
Di mazo Zenoesi cazono via
lo marchese di Monfera' so retore,
e un citadino so duce si fazìa.
12970 Di zugno papa Zoan fo vincitore;
al re Lancilao gran sconrìta dasìa
in Pulgia, tre mila cavai perde alore.
Tra loro gran guerra si se facìa,
re Lancilao cum papa Grigol tenire
12975 e per questo tra loro gran rezìa.
In quel anno mal ricolto si tire,
di biave e di vino poco quantitatc,
carestia grande per tuto venire;
E quela carestia ave durate,
12980 lino a l'altro ricolto si durare,
la povera zente aven male derate.
In ogni parte quelo avenire,
di là da mare e di ca si razonare,
gran sinestro ogni parte avire.
129S5 'Di luio Pacin Cane guerezare,
a Bergamo grande guerra facìa,
molti casteli di Bergamo aquistare.
Possa intorno a Bergamo si metìa,
per la fame Bergamo abandonato,
12990 li fortezi de Bergamo si se tenia.
Zio fo lo Castel e la capella giamato,
borgi due Pacino alora si avìa,
Bergamo in tuto si fo consumato.
' Anchora Facino guerra si facìa
12995 a Pressa cum molta granda zente,
Pandulfo per so podir se difendìa.
Molti casteli eh' eran del tenimente
10
15
20
25
30
40
vv, U916 Igg, cioè la cronistoria dogli aa, 1411-1414 /natici in A, la deriviamo >la B
[A. 1411
DI BONAMENTE A.UPRAND]
17.1
5
10
15
J0
25
80
40
45
50
di Pandulfoi Facino aquistavai
tutto quel .iiiiio guerra fermamente!
13000 Anciioi;! bacino torte guerezavfl
a Cabrino che Cremona si tenia,
gran /.ente e bestiame piava.
TutO quelo contato in guerra stasìa,
da la zcnte di Facino robato,
13005 molto spesso in SU quello corìa.
De setembro per Venecian aquislalo
Dosso Maore avlo e quei paese
cimi altri castelli del Trentino stato.
Al duce d'Astorico granda ofese
13010 perdio eran dil so tenimente,
di vindicarsi parlava in palese.
Un'altra cosa a questo, poni mente,
che in quel' anno s'incontrava,
non era olduto per alcuna zente.
13015 Dil mese d'otobre si comenzava,
li galini ovi loro non fare
e fina a febraro si durava.
Chi li ancidia in lo corpo non trovare
che ovi dentro eie si avesse,
13020 o, se n'avia, pochi si trovare;
Non si trovava ch'el nasesse
lo decimo de li ovi chi solìa,
non si sapia perchè quel avenesse.
In lo dito anno ancor noto sia,
13025 lo re d'Ungaria cum Veneciani
a Zara gran guerra lor si facìa.
E da questo nasìe penser non sani,
lo re, volendosi imperator fare,
requerir non volsi a li Veneciani
13030 Che '1 passo a Trivise li divese dare,
anzi gran zente de Ungari merla
in ordine grande per cavalcare.
Veneciani, che questo lor sentìa,
dubitando in so dano non mandese,
13035 'una gran fossa lor far si facìa
Che tra Trivise e Sacil si andese,
per decedoto miglia a lungo durava,
la fosa larga molto ben si fese.
Quela fosa tuta si impalencava,
13040 lo teraio molto altissimo si avìa
fino apresso un monte la durava.
E in sul monte presso la fosa facìa
un bastion forte per zente tenire,
a tuta la fosa gran zente metìa.
13045 Gran zente d' Ungari si venire,
di desembro in Feriol arivava,
Udene di presente loro si avire.
Anchor di - • 1 1 » i calteli si se dai a :
per nie/.o la Iosa Vih<-< ;i;i n avla
15050 un ponte forte cum ponti chi levava.
Queli 1 Fugai i ipe io loro kì venia
B Saeil e ala Iosa m ni ainu/.ai <•
e di gran (piantila di frize i trasla.
Veneciani cum balestre lor trare
13055 e cum bombarde asa' di lor feria,
l'ima parte cum l'altra grand1 afare.
Ancora Venecian per lo ponte usia
verso Sacil cum Ongari acaramuzavn,
di grande mesgie tra loro si facìa.
13060 'Pur a un zorno Ungari si andava mur., «. mx
molto grosi al bastion tirare,
per lo monte per forza si pasava.
Li zente, che la fossa lor guardare,
oldendo di Ungari che pasato avìa,
13065 turi in fuga loro si scampare.
Chi a Trivise, chi a Padua si zìa,
armi e cariazi tuto si lasare,
Ungari di loro pur asa' ne prendìa;
E parte di la fosa si fecen spianare
13070 per avir lo so andar e venire,
al suo piacir li so cavalcare.
A vintidu' di setembro a non falnre,
li Ungari la fosa si aquistava,
Venecian gran dolor si avire.
13075 Dove volìa Ungari si cavalcava,
'gran dalmagio per lo paese facìa, c.clxxvii.c.i
Paduan e Trivisan si dolorava.
Dodeci milia Ungheri eser si dicìa
e do' milia pedoni valente,
13080 che granda intencion loro avìa.
Dicivan de aquistar francamente
Padua, Trivise e ancora Verona
cum era di lo re ordinamente.
Perchè lu' volìa avir la via bona
13085 per andar a Milano al so volire c.clxxvi, e.
e per tor lie d'imperio la corona.
Possa da Milano lo suo partire,
a Roma cum sua zente cavalcare,
per la corona dal papa lì avire.
13090 Partito da Roma, in lo so redire,
cum la sua zente in Lumbardia trare,
vinti milia Ungheri cum lui avire.
Tuto questo di lu' si rasonare,
lo suo fare nui si aspetaremo
13095 e sì vedremo come li cosi andare.
Al mile quatrocent dodese si semo
molto preso; è posa da contare
17»
LA "CRONACA DI MANTOVA
[A. 1412]
r CLXXVIU.cl
tati queli cosi clic nui vedremo
chi sian veri da devir recitare
(Cap. CIC). - Del anno del mille quatro-
nto Di »DESE - Capitoli 190.
i ;, ioo Del anno duodecimo si è da dire,
ricordando ancora dil pasato
che neve in terra in quello non cadire.
E per lo simel si sia ricordato
del presente anno neve non nevare
i J105 zen aro, febraro né marcio pasato.
Ancora si è da devir ricordare
in questo anni quanti si trovava
di la ca' da Gonzaga a non falare:
Dico di masgi che la ca' onorava,
131:0 quarantadui per vero sin aparìa,
sei naturali in quelli non falava.
Nel principio del dito anno dito sia
di quello chi è, anchora chi virae,
corno acadirà, recitato sia.
A lo Veneciano si se cominzare
13" 5
WIl.c 2
' che lo re de Ongaria guera li facìa,
vegnirò a dire come si farae.
Del mese di zenaro si se rendìa
lo Feriolo tuto integramente,
131 10 a lo re d'Ungaria si se dasìa.
Feltro e Civedale simelmente :
parìa che '1 cielo cum Ungheri tenese,
tant'aquistava il tuto di presente.
Di febrar li Ungari campo mise,
13125 sul Trivisano più terre aquistoe,
benché di loro pur asa' morisse.
MlR'- '"J 'Lo dito mese Veneciani tratoe
Carlo Malatesta so capitanio fare,
e lui l'oficio benigno aceptoe.
1 ,130 Ancora nel dito li Ungari non poten
[stare
in campo per la gran fame che avìa,
la mazor parte a casa lor tornono.
Ma pur a li castelanzi ne rimanìa
quela parte chi potìa bastare,
1 -, 1 -, ; e granda guardia loro si facìa.
Molto spesso lor si cavalcare
sul Trivisano, di gran preson prendìa,
faciano male quanto potian fare.
Di marcio gran guera si la eia:
V) Facin Cane a Bresa e al Brcsano
a Bergamo e a Cremona non domila.
Tuto facia per lo duca da Milano,
15
20
era dil duca e dil fratel rezetore,
ciò ch'el facìa non andava vano.
1 3 1 4 5 Grande carestia si era alore
per tuta Italia di pan e di vino,
la povera zente avìa gran dolore. 5
A dì dui de mazo un mal latino
si fo ordinato per molti veronesi,
[3150 volian metere Verona a botino.
Qui apreso ti contirò in palesi
lo tratato e tuto l'ordine dato 10
che queli traditori alora prese.
Una casata, da Quinto giamato,
13155 asa' boni citadini si reputava,
'per mali spesi so aver consumato;
Di altri simeli insieme parlava
concludendo de li riehi rubare
e molti ladroncelli dimandava
13160 Che cum seco si divesen ligare
al zorno che ordinato si seria,
che fosen presti a quelo volìa fare.
E uno prete, da Parma eser si dicìa,
cum uno medico eran li mazori,
13165 questo medico Pesone nome avìa.
Lo prete, tra li altri sgolizatori,
di tuti golosi era incoronato, 25
pieno di vicij lui era di mazori.
Lo medico era mal aviato
13170 e una sentencia contra lui aspetava,
per quela si vedia eser consumato:
E per tal casone si se abandonava 30
eser cum tal brigata a mal fare,
di farsi richo lui si se pensava.
131 75 Loro cum queli da Quinto si parlare,
in casa dil prete li ordini si dasìa,
di tuti quelli che si devia rubare. 35
Quaranta citadini di richi si scrivìa
che foseno tuti mesi a sacomano,
131 So e questo l'uno a l'altro si prometìa.
Perchè potesen ben complir a lo dano,
da la montagna molti vilani ordenava 40
che fosen presti venir a tal guadagno.
Tuti li ordeni a ogni cosa si dava,
131S5 a mezani, a mazori e a minori
che in ordine fosen quando bisognava.
A quel die si erano rezetori 45
per Veneciani dui citadini state,
che di Verona stavan per signori.
131 L'un capitanio, l'altro podestate,
Cabrici Homo podestà giamato,
Nicolò Venero capitanio prcsiate. 50
A. 1412]
DI r.ONAMKNTK AUI'KANDI
175
Quando tue lo dì chi era ordinato,
quelli traditori si Eoo .'innati
13x95 e sopra l'arine li inaliteli pollalo.
' Circa vinti tori tuli asimati,
5 a poco B pochi al punto arivava,
punto da li navi dico ratinati.
Da la parte dil monte loro si stava
13800 in Lisolo e por tutto quello qnartiero
da l'Adcse in cae, li altri non s' impalava.
10 'Nò niente sapian di quel penserò
che quelli traditori fato avìa,
a oviar lo male era mollo lezero.
13205 Lo punte predito una forteza avìa
nel mezo cum ponti levatori,
15 quela forteza li traditor prendìa.
Cridando Scala! Scala! tutori,
lo popol di Verona in gran temanza
13210 oldendo lo cridar de' traditori,
Chi era nel tratato senza falanza,
20 futi al ponte loro si trasìa
e anco di altri per guadagnar speranza.
Lo capitanio e lo podestà venia
132 15 a la piaza timendo del cridore
che quela zente facian tulavia.
25 Tuti li bon citadini de valore
armati a la piaza si trare,
confortando molto li rezetore
13220 Che francamente si dezan stare
e de niente abiano temanza
30 e tuti li so soldati a la piaza trare.
Fo saputo lo fato senza falanza
che li traditori s'avian pensato,
13225 al punte andono senza dimoranza.
La zente d' armi non f eno alcun tar-
35 [dato,
e li citadini cum bombarde che avìa,
al punte andono cum animo franco,
E a quel ponte forte combatìa;
13230 lo prete la sua campana feci sonare
40 perchè li soi al ponte trar debìa.
Lo prete e Pesone molto s'afanare,
e queli da Quinto cum la sua brigata,
' al combatere molto forti si stare.
13235 Li citadini cum tuta sua armata,
45 francamente lo punte si combatìa,
da li bombardi molta zente amazata.
Alora li traditori, chi vedìa
per nesun modo polirsi tenire,
13240 fecen penserò di scamparsene via.
50 Queli da Quinto loro si fuzire
ni • 3
( uni molti altri lor di la t<ia,
li citadini li traditor senni
Lo prete e Pesone si piare
1 ; ■ | rum multi altri Chi li sr-niìa,
vosen saplre Como In I OSA stava.
TutO lo tratato loro si li <li< la,
e ch'era In colpa de quello tratato,
e conio lo l'alo tuto andar devia.
15250 Quando lo podestà io informato
chi era in colpa de queli traditori , e, 13*4
e de la ventate ben acertato,
Quanti lui potò, grandi e menori,
che ioscn in colpa, si li feci piare,
13255 e anco senza colpa presen di ma/,ori.
Trovati in colpa fono impicati,
e pur asa' colpati si scampoe,
ancora in l'Adese fono molti zetati.
Circa cinquanta morti si ne foe,
13260 asai ne fuzìe che non poten avire,
li grandi senza colpa alora lasoe.
A quatro di mazo senza falire,
Carlo Malatesta, baron apreciato,
cum la sua zente a Parma si venire.
13265 Cum la sua zente non fo indusiato,
in Friul cavalcò cum gran baldanza,
corno retore per Venecian mandato.
In poco tempo feci gran aquistanza,
in quel Feriolo molti casteli prendìa,
13270 de zorno in zorno eresìa in più baldanza.
Del signor Carlo qui lasato sia;
virò ad altre gran nove recitare
' seguendo dredo la mia fantasia. c.clxxviii,c2
A dodese di mazo senza falare,
13275 Facino Cane si ebe la morte,
al suo corpo fato grand' onorare.
'A quindese di mazo tocò la sorte, m™., e. 1:35
fu morto lo Duca da chi '1 se fidava,
a li Milanesi grando disconforte.
13280 Zoan Vesconte, che Picenin si nomi-
nava
insiema con lui Hestor naturale,
in signoria di Milano si entrava.
Lo signor Pandulfo, che asa' si vale, e. clxxix, c. 1
vintidu' casteli dil teren bresano,
132S5 ch'el avìa perduto per Facin reale,
Tuti li recuperò a salva mano,
e forte refermò lo stato ch'el avìa,
morto che fu lo duca da Milano.
A cinque di zugno al vero si nasìa
13290 uno fìolo al signor mantuano,
176
LA "CRONACA DI MANTOVA
|A. 1412|
' l
. e. ];:•(>
a ori dodese in dominica aparìa.
Grande alegrezxa si feci per certano,
di quclo iiolo ziaschun s'alegrare,
non solo ne la terra, ma da lutano.
Tre zorni grande festa si fare.
piacir e solazo ziascun si tolìa,
patre e matre forte s'alegrare
Perchè fa el primo che a loro si nasìa;
lo patre zoveneto era alore,
. sedese anni Zoan Francischo avia.
A dece di zugno lo conte di Pavia
tolsi per dona la moier di Facin Cane,
che Biatrice per so nome avìa;
Sposola in Pavia cum sua mane,
1 ;,o; da lei si ave asa' oro e arzente
e li citade state di Facino Cane;
Fato questo non si tardò niente,
gran zente Biatrice fé' venire
chi erano stati di Facino valente,
wv e. 1 13310 'Lo conte e lei cum grand ardire
a Milano subito si cavalcava,
e quelo ebe senza alchun falire.
A sedeci di zugno in signoria intrava
Zoan Picenin e Estor si fuzìa,
15 a Munza andono che non dimorava.
Li traditori, che '1 duca morto avìa,
ben da dodese in Milan si piare,
la morte a tutì dare li facìa.
Granda quantitate si scampare
1 di quelli che lo tratato si sapìa,
tuli a Monza loro si andare.
Lo conte si firmò la sua signoria,
duca de Milano giamato e protectore,
per la terra grand' alegrar si facìa,
jas Di zugno, si ti dico ancore,
tra lo papa Zoane tregua si fare
e lo re Lancilao di Pulgia signore.
Ancor dil re de Ongaria a parlare:
gran guerra in Friul si facìa,
o e Veneciani a l'ngari gran danezare.
Asa' di l'una parte e di l'altra morìa,
li mesgie grande tra loro non mancava,
ma pur li Ungari mala parte n'avìa.
D'agosto li Ungari si asaltava
lo campo di Yeniciari feramente,
Carlo Malatcsta che a quelo non pensava,
r,CL2sxi,ci Gran dalmazo ave la sua zente,
e Carlo capitanio alora si rifare
redugandosi alora francamente,
1 » E resbaldido sua .ente asunarc,
e in li Ongari arditamente feria,
si che a li l'ngari dasìa gran afare.
La mesgia forte tra li parte si facìa
di l'una parte e di l'altra tre milia morire;
; Carlo per Verecian lo campo otenìa. 5
L'avanzo di l'ngari chi romanire,
'a li sui fortezi loro si ritornare:
Carlo Malatesta digno d'onor avire
Notabelmente si se portare,
13350 in quella mesgia ferito gravemente, 10
a lo suo campo si se ne tornare;
' Partisi e a Venesia andò di presente,
licencia dimandò a Rimeni andare;
Pandulfo suo fratello capitanio valente,
13355 Lo dito Pandulfo niente tardare 15
si cum capitanio cum sua zente andava,
in Friuli a li gran mesgie si fare.
In quelli tempi lo duca Milan domi-
[nava
e a Munza grande guerra si facìa 20
13360 e cum gran zente quela asidiava.
Di setembro Bresa gran guerra avìa
per li sue parte, tra loro s'amazava:
Pandulfo signor di Bresa in Friuli stasìa.
Li castelanze dil Bresano rebelava, 25
13365 quelli del piano gibelini per se li tolìa,
la cita di Bresa a Pandulfo ferma stava.
Ancora di desembro a Rimeno si venia,
papa Grigolo lì lue ben recevuto
per Carlo Malatesta che voluntir il vedìa. 30
70 Otobre, novembre, decembre per ti
[sia olduto,
non piove' ne nevoe cum zenaro ancore,
paria a la zente gran fato avir vezuto.
Ora quie ti vo' contar un grand'erore 33
de la sisma che in crestianità si era,
»3375 dui papa si se tenia alore:
Grigolo fato papa in premerà,
cum lui tenia Lancilao re e signore,
e Carlo Malatesta a quela sciera. 4<>
Papa Zoane, giamato cum horore,
133S0 cum lui tenia l'avanzo de cristiani:
per cotal modo gran resia tra lore.
Grandisimi eran li lor afani,
ciascun di loro rason si se dasìa, 45
credendo a li consei non ben sani.
13385 'Grigolo a Rimeno si stasìa.
Zoane a Roma si se stava,
ciaschun di loro audicncia dasìa.
Un altro, che Iieucdeto si giamava, 50
fA. 1413|
DI BONAMENTE A.LIPRAND1
177
papa si disia, Avignone lo suo slaro,
13390 per cotal modo tre papa si nominava.
Questa sisma più ohfl tivntasci ani
[durare
5 o durara se Dio non gè provede,
vergogna granda de la cristiana fede;
Dio gè proveza, che Ulti ben sa fare.
(Cap. CC). - Del anno del rulli quatro-
10 cent tredese. - Capitoli 191.
13395 Mille quatrocent tredese si è da dire
li notabel cosi che quel anno venia,
15
di Ungari cominzarò e dil suo fire.
A sete de zenaro li Ungari corla
per lo Paduano, Visintino e Veronese,
13400 zente, roba e bestiame asa' prendìa.
Venecian, cum sua zente a li difese,
asa' de queli Ungari prese e chi morire,
20 e molti gran caporali di loro si prese.
Di f ebraro lo duca Vesconte combatire
13405 a Monza, cum bombarde predi zetava,
e dure bataie a quela ogni zorno fire.
Estor Vesconte, che Monza signore-
25 [zava,
da una bombarda cum una preda ferito
per tal modo che poco tempo scampava.
13410 A vintioto di marcio per a drito,
a Mantua brusò lo palazo regio da la
30 [Rasone,
per li scrituri chi brusono fo a Mantua
[aflito.
Di marcio Stangelino cum li compa-
gnone,
35 da Palude dico di Rezana che lui era,
13415 di multa zente capitanio e conf alone,
'Acordosi de esere insieme in schiera
cum li castelanzi rebelati dil Bresano
a far guerra a Bresa granda e fera.
40 Pandulfo, capitanio del Veneciano,
13420 in quel tempo a Trivise cum sua zente
contra la zente dil re d'Ungaria aitano.
Di mazo quel re d'Ungaria valente
' cum Veneciani tregua si facìa,
45 per cinque anni fata fermamente.
13425 Fata tregua Pandulfo a Bresa venia,
cum la zente ch'el avia de' Veneciani
a li castelanzi di Bresa guerra facìa.
Poco tempo durono queli vilani,
50 li castelanzi a Pandolfo ritornare,
13430 granda alegron de fada I BretanL
Lo duci da Milano a non Filare,
lo suo vero nome che Itti avìa
Pilipo Maria si se nominare
Lo dito duca guerra si fadfl
13435 * Munza per volir quella avhc,
li crede di Kslor si la difendla.
Non si potè tanta difesa fare
che la zente dil Duca dentro intrare
e quella aven senza alcun falarc.
13440 A l'intrata di mazo e quela si rubare;
mesa a sacomano di presente,
doni e donzeli asa' vergognare.
Di zugno re Lacilao veramente
introe in Roma, papa Zoan scampare,
13445 a Fiorenza vene subitamente.
Lo dito re in Roma cum sua zente
[intrare,
tuti li zente che in Roma stasìa,
a sachomano tutti li fé' rubare.
Ancora di zugno, noto a ti si sia,
13450 lo re d'Ungaria a Udene de Friuli venire
e per più tempo in quela si stasìa.
Partise posa, in Alemagna andare;
cum quel di Bavera si parloe
e cum multi altri a non falare;
13455 Fati li parlamenti si se partia poe,
andò a una terra che Cuora si giamare,
'e molto tempo lì si dimoroe. «t.clxxxu.c.i
Lasemo lo re che a Cuora stare,
de altre cose si vignirò a dire,
13460 al re Lancilaio voio ritornare.
Lo dito re fuor di Roma usire,
in lo Patrimonio e Ducato andava,
e tuti quelli terri a se rendire.
Di luio Pandulfo Malatesta si caval-
cava MuR >( c 1237
13465 in Cremonese cum tuta la sua zente;
chi per forza, chi per amore piava.
Tute le forteze cremonese veramente,
salvo Castel-Lion e Soncino, avìa,
tuti li altri si ave a salvamente.
13470 Ancora Pandulfo cum sua zente venia
in torno Cremona, d'agosto a non falare, e. clxxxi.c.j
e a la dita gran dalmazo facìa.
Non cessò Pandulfo di quella guerra
per più tempo quella si durava, [fare,
13475 li Cremonesi gran dalmazo portare.
In questo mezo Pandulfo a Bresa tor-
nava,
T. XXIV, p. xiii. — i3.
17S
LA "CRONACA DI MANTOVA
[AA. 1413-14141
i i i x \ x 1 1 1 ,
e. 1
Mum. c :
e quie di loro si laseremo de dire,
recitarò altro clic dredo incontrava.
Ma prima inanzi che più voia zire,
1 34S0 de li cita de Lumhardia virò a narare,
li signori che tuti quelli avire.
In questo milesimo si ti voi contare
di trenta citade chi sono in Lumbardia,
chi li tengon e li lor signorezare.
Al Venecian voio cominzar pria,
Padua, Vicenza e Verona lor tenire,
e di quele tre aviario la signoria.
' Trento lo duce de Storicho quel avire,
Bressa e Bergamo si signorezare
13490 Pandulfo Malatesta al ver dire.
Mantua bella, digna de laudare,
da Gonzaga Zoan Francesco la tenia,
signor sazo e prò' la dominare.
Ferara, Modena, Rezzo e Parma in
[compagnia,
13495 lo marchese da Ferara queli dominava
f.CLxxxu,c.2 'e a tuti queli facia bona signoria.
Bologna grassa stato spesso mutava,
al presente la Gesia quella si tenia,
Baldesar Cosa papa la dominava.
13500 Piasenza e Lodi Zoani da Vegnan
[quelli a vìa
e li diti cum gran sapir signorezava
perchè Milan gran mal li volìa.
Cremona Cabrino Fonduto dominava,
da Suncino lu' foe, cum gran sapir la rezìa,
13505 per gran scaltrimento quella aquistava.
Como, Luter Rusco si aquistava,
e di quello lui si avìa la signoria,
li Comaschi bon volir li mostrava.
Milano, Alesandria e Pavia,
13510 Bobio, Novara cum Tortona
lo duca Vesconte quelle si tenia.
La comunanza di Zenoa bona,
Savona e Luni loro signorezare,
bon rezimento di quele a loro sona.
135 15 Alba, Verzelli e Turino a non f alare,
lo marchese di Munfera' si tenia,
di tute quatro molto ben si portare.
Asti, che quelo grande richeze si avìa,
lo re di Franza lo dito si signorezare ;
3520 de li terri lumbardi qui complito sia.
Ritorno ad altri cosi recitare,
del re Lancilao e del papa diroe
e del re dTngaria corno fare.
Al Signor di Mantua si cominzaroe,
I IR., C. il I
13525 cum capitanio dil papa si zìa,
cum gran zente a Bologna andoe.
Adecenoved'otobrediMantuasipartìa,
cum gran onore in Bologna intrava,
da Bolognesi grand' onore recevìa. 5
13530 Malatesta da Rimene guerezava
a posta dil re Lancilao cum sua zente,
tuto lo Bolognese cavalchava.
Lo bon signor di Mantua valente,
'a la difesa cum sua zente stasìa, 10
'3535 contra l'inimici facìa notabelmente.
Di novembro papa Zoane si partìa
da Fiorenza e a Bologna andare,
fo ben recevuto cum sua compagnia.
Di novembro ancora e non f alare, 15
13540 lo Re d'Ungaria da Cuora si partire,
a Como venne e He più zorni stare.
Possa di desembro cum sua zente zire
a Lodi e lie fermo dimorava,
aspetando il papa che lie devia venire. 20
13545 In quello mese lo papa arivava
a Lodi cum seco lo signor mantuano
cum la sua zente si l'acompagnava.
Deliberono per conseio aitano
lo papa e lo re de volir andare 25
13550 a Mantua per so stallo soprano.
A lo signor di Mantua lor ordinare
ch'el si partise e a Mantua tornase
e a 8oi lozamenti ordene devesse dare.
Fata la festa di Natal si trasse, 30
'3555 1° PaPa e lo re a Cremona venia
e per più giorni lì dimora li piase.
Del mille quatrocent tredese complito
[sia,
di quel milesimo più non parlare, 35
del mille quatrocent quatordese dito fia,
13560 di quello che vira sarà da ricordare.
(Cap. CCI). - Del anno de mille quatro-
cent QUATORDESE. - Capitoli 192. 4q
'In li tempi che lo papa stasìa
a Lodi e seco era lo imperatore,
molti consei in quello si facìa.
A queli consei si fo ambasatore 45
13^65 Fiorentini, Zenoesi e Veneciani,
che tuti insieme concludeno alore
Che, volendo usire de tuti li afani,
non era da devir lasar per signore
lo re Lancilao di Roma e di Romani, jq
IA. 14141
DI BONAMENTE AUPRAND1
179
'357° 'Perchè lui iiiilcii.i in ciore
ciò che Roma intorno si ;iv<".<-,
e d'ugni cosa si farla signore.
Non gè ora chi contradir potese,
5 tuto e la Toscana si aquistarìa 13635
«3575 a dispoto de chi vedar lo volcsc.
Possa intorno si se voltarla
in breve si farla sì gran signore
che caldo farave a cui no '1 crederla.
10 A questo si respondìa alore 13630
13580 ambasatori de Fiorentini valente,
parlando loro in questo tenore:
Nui prof eremo a l' impcrator possente
fiorini ducent milia, e lui faza venire
15 ungari dieci milia che sian valente. 13635
13585 Lo papa alora lui si prometire
dua milia lanci volir dare,
e Fiorentini mille lanci oferire.
Zenoesi, al ver dire e parlare,
20 l'armata sua navale prometìa 13640
13590 cum dua milia balestreri prestare.
Se nui metemo insieme tanta compa-
[gnia
lo re Lancilao si cazaremo,
25 e del Romano convirà fuzer via. ^645
De Veneciani alora: nui qui semo,
13595 — per lo Comun parlava e dicìa —
aprestati in tuto nui si proferemo.
Fati li consei e che taciti stasìa,
30 ambasatori Veneciani dimandono
a l'imperator che grada far li debìa, 13650
13600 Che soi amici eno stati e si sono,
e che li piaza devirli investire
di Padua, Vicenza e Verona in somo;
35 E se questo lui fae di bon volire,
ducati cento milia li volian dare, 13655
13615 e facendolo li farla gracia e piacire.
Lo imperator si li respondire,
che li pregava devesen lasare
40 'quelli citade a chi li spetava avire.
Ambasator veneciani risposta fare 13660
13610 che Padua loro si l'aquistare
dal so inimico e non la volìa dare,
E che per loro la volian conservare ;
45 Verona, di la qual lui dicìa,
cum Vicenza ancora si aquistare,
136 15 Tolti a quel da Carara chi li tenia, 13665
e un milion de ducati avian spesi
per avir loro quella signoria.
50 E in quanto queli dinari li fosen resi,
erano acunzi de dovir lasare
13620 li diti citade senza alcune difesi. 13670
Li cosi rimascn senza altro parlare.
Lo Imperatore a Cremona venia,
cum sua brigata lui hì cavalcare!
1 labrino Fonduto» ( he ( ' emona tenia,
grand* onor li feci <■ gran piacire,
e lo signor di Lodi li fé' gran cori'
La cita de Piasenza, che lui tenire,
a lo imperatore si la donoe,
lo qual la recepì cum gran piacire.
'A Piasenza l'imperator cavalcoe,
e un ponte sopra el Po feci faro,
a la fine de febraro se parti a poe;
A Serravalle di Zenoesi si andare,
e un gran conseio He si facìa,
e quelli che lì fono voio ricordare :
Lo papa da Cremona si partìa
e a Mantua lui si cavalcoe,
di zenaro in Mantua cum sua compagnia;
Cardinali tredese cum seco menoe,
fo recevuto cum grandissimo honore,
li citadini cum alegreza 1' acetoe.
Lo papa lozoe al palazo dil Signore,
li cardinali si fono lozati
in casa di citadini cum grand' honore.
'Lo papa e cardinali asiati,
a sedeci de febraro di Mantua si partire,
e a Bologna tuti ritornati.
Retorno a Seravale la oe '1 conseio
[se fare
e che l'imperator lie si stasìa,
quelli chi vigneno si voio contare.
Ambasator del re Lancilao si dicìa,
quelli dil papa senza falire,
e quelli del conte di Savoia lì venia.
Del marchese di Monfera' gran sire,
quelli dil principo da la Morìa,
e Zenoesi anco lor lì venire.
Veneciani e Fiorentini si venia
e molti altri senza lungo contare;
que fose dito tra loro si '1 tacìa.
Esendo l'imperator a Seravallo e lì
[stare,
a l'intrata di mazo senza falire,
lo duca da Milano Piasenza aquistare.
Lo imperator possa ripartire,
cum sua zente in Alemagna andava
perchè unione lie si devia fire.
A vintise' di mazo s'incontrava,
lo signor di Mantoa si fé' piare
una casata che loro no '1 pensava.
E anco di altri, che pur mal si oprare,
lo nome de tuti quanti si faroe:
Lxxxm,
1
Mum.i e, Ui'>
e. CLXXXIV,
e. 2
e. CLXXXIV,
e. 1
180
LA -CRONACA DI MAN TONA
[A. 1413]
tfUB., e. \.\l
I369O
A Carlo da Prati voio eominzarc;
■fano, Francisco e Ludovico poi,
tuti fratcli di Carlo giamati,
in gran stato tuti quanti foe;
Dal signore eran molto amati,
mal conoscnti del gran honorc,
80 mal li vene, ben l'avian meritato.
Di soi aderenti si diroe ancora:
Antonio cavaliro di Lanfranchi giamato
136S0 cum dui fioli fato senza timore,
Benvegnuto Pegorino in \'illa nato
cum suo fratello Martino si dicìa,
u.xw. 1 'medicho era fisico asa' f amato.
Chabriel di Fraon in compagnia,
13685 Cresimben da Castelbarcho fatore,
fra* Gasparo di menori seco avia.
Tuti erano soi consiatori,
che quelli da Prati si rezìa,
non so di loro qual era pezore.
Tuti li diti si se travaiare
a robar lo signore de zio eh' ci potìa,
a quelli da Prato tuto si andare,
E anco di la grassa per lor si tenia
sì che tuti loro ricamente stare,
13695 e lo signore poverissimo stasìa.
Ma quie nota, io ti voio ricordare
che la sua dona moier dil signore,
la quale madona Paula si nominare
Di Malatesti dona di gran valore,
13700 si fo quella chi comenzare
a imbaldir lo suo marito e signore
Dicendo: signor mio, dezi guardare,
tu si dai a quelli da Prato bailla
ch'io temo che male non possa incontrare.
'Loro si rezen la tua signoria
e fano de ogni cosa conio signori;
leve cosa a loro si seria
A levarti fora da li toi honori,
e, quando voiano, ti poran amazare
137 io e di Mantua farsi loro signori.
La zente d'armi cum sccho tirare,
perchè sono questi in tanto stato
che solo a loro starla il comandare.
De', signor mio, guarda qui da lato
137 15 dui il oli che nui si abiemol
fa che di Signoria non sipi cazato!
e i24i '37°S
Circa di usire de quello che tememo,
francamente si lo dezi fare,
cum più tosto fai, più sechuri seremo.
137*0 De niuna cosa non dezi dubitare,
a li toi citadini Carena contentamento, 5
fa prestamente de farli piare
E impresonar li faci amantinente,
fato questo posa non dubitare,
5 'che libero signore sarai francamente.
De', signor mio, non indusiarel 10
tu si ài alcuni fìdeli servitore
cum li quali tu si poi parlare.
Loro voran tuti li toi onori,
13730 di questo fato tu li poi parlare,
ch'el si proveza a li partiti miori; 15
Pregove, signor mio, a non tardare.
Lo signor lo suo animo metìa
a lo parlar che la dona li fare.
1373S ' Alora tuti li sopranominati piar facìa
e in li presoni del castello si incarcerare 20
per tuto quel anno si stasìa.
E nota che, senza alcun falare,
lo signor a tuti la roba si tolìa,
1 3740 ben che sua era, di gran valor se estimare.
Chasi, possessione dinari e mobilia, 2j
sì che alora un poco grasso lui si fare
dove magrissimo eser si solìa.
De dir più di loro si laseremo stare;
13745 altri cosi qui dredo contaremo
che in lo dito ano si incontrare. 30
De la unione fata si diremo:
papa, cardinali e lo imperatore
e dui antipapa che chosì giamemo.
13750 In Alemagna andono grandi e minore,
per tor la sisma in chi s'era stato, 35
e per elezer un papa chi fose miore;
Tuto quel anno si complìe di fare
che papa niuno loro non feno,
13755 stano a Costanza fin ch'el si terminare;
A l'imperatore la corona si demo, 40
quella di la paia corno si fare,
quando l'averae, l'altre si '1 daremo.
Anche in lo dito anno si dezi notare,
13760 fo cativo anoale di biava e di vino
ben che di presto poco si montare. 45
FINE
NOTA. - Nel corso di giunte stampe, A. Lutto, il chiarissimo direttore dell'Archivio di Stato mantovano, ci h a
•alato un quarto manoscritto dell' Aliprandina , consen<ato in esso archivio e che dall'esame di alcuni capitoli, apparve
una copia di quello più antico, che trovasi nella Comunale di Mentiva e col quale ahbiamo integrato il nostre. Il ma-
noscritto appartiene alla colletione D'Arco donata all'archivio Gotuaga , costituente una serie spretale: porta il N. 1$3;
è scritto db tre mani diversa: la prima de.'Mi fine del 1500, di poco m la seconda, asuti più recente la terna, che
■ i titoli dei capitoli omessi dai primi due amanuensi. Il codice misura mm. 204 \ 295, consta di carte 236
(t-S he) ; la rilegatura è moderna e comune ad altri codici D'Arco.
INDICE DEI CAPITOLI
NB. — Con 1'* sono indicati 1 capitoli derivati, in parto o in tutto, dal cod. Mantovano
(Questa si è una fìnctlone fata per la inven-
cione de questa cronica) cap. i
De edificationc Mantue „ 3
De edifficatlone civltatìs Mantue . . . . „ 3
De natlvitate Virgili] „ 4
De Virgilio mantuano „ 5
De amlcitia facta per Virgilium . . . . „ 6
De Melino dlscipulo Virgili] „ 7
De Ottaviano imperatore „ S
De Tiberio imperatore „ 9
De eodem Tiberio et Longino martire. . „ io
De Caio imperatore „ n
De primo Claudio imperatore „ 12
De Nerone pessimo imperatore „ 13
De Galba imperatore „ 14
De Vitello imperatore » I5
De Otone imperatore n 16
De Vespesiano imperatore „ 17
De Titto imperatore „ 18
De Domiciano imperatore „ 19
De Nervia imperatore „ 20
De Traiano imperatore „ 21
De Adriano imperatore „ 23
De Anto imperatore „ 23
De alio Antonio imperatore „ 24
De Comodo imperatore „ 25
De Helio imperatore „ 26
De Iuliano imperatore „ 27
De Sciverio imperatore »28
De Antonio Caragalla imperatore. ... „ 29
De Macrino imperatore „ 30
De alio sequente Antonio imperatore . . „ 31
De Alexandro imperatore. ...... » 32
De Maximiano imperatore » 33
De Gordiano imperatore » 34
De Filippo imperatore » 35
De Decio novello imperatore „ 36
De Gallo imperatore „ 37
De Emilio imperatore ,. 38
De Valeriano imperatore ....*.. „ 39
De Galleno imperatore „ 40
De Glaudio imperatore „ 41
De Quintilin imperatore „ 42
De Aureliano imperatore cap. 43
De Tacito imperatore » 44
De Floriano imperatore „ 45
De Probo imperatore „ 46
De secundo Floriano imperatore .... „ 47
De Caro imperatore „ 48
De Dioclitiano imperatore » 49
De Galerio imperatore „ 50
De Masentio imperatore „ 51
De Constantino imperatore „ 52
De Constantio et Constantino et Constante „ 53
De Iuliano imperatore „ 54
De Iuviniano imperatore „ 55
De Valenciano imperatore „ 56
De Valente imperatore. ....... » 57
De Gratiano imperatore » 58
* De Teodosio imperatore „ 59
* De Archidio imperatore „ 60
* De Honorio imperatore „ 61
* De guerra chi fue tra li Milanesi e lo po-
polo di Pavia „ 62
De Marciano imperatore „ 63
De Leone imperatore „ 64
De Zeno imperatore »65
De Anestasio imperatore „ 66
De Iiistino imperatore „ 67
De Iustlniano imperatore „ 6S
De guerra orta inter Mantuanos et Muti-
nenses » 69
De secundo Tiberio imperatore .... „ 70
De Mauritio imperatore „ 71
De Fochas imperatore » 73
De Eradio imperatore » 73
De Costantino imperatore » 74
De Constans imperatore » 75
De Iustiniano imperatore » 76
De Leone imperatore » 77
De alio Tiberio imperatore » 78
De guerra orta inter Mantuanos et Cre-
monenses „ 79
De tercio Giustiniano imperatore. ... „80
De Philippo imperatore „ Si
De Anastasio imperatore » 83
182
INDICI-: Di:i C AI 'ITOLI
De Theodoslo Imperatore i*ap. S3
De Leone imperatori1
De e onstantino Imperatore 85
De Nieliephoro imperatore 86
De Stauratlo imperatore „ 87
De Miih. ick- Imperatore „ SS
De Karlo Magno imperatori' „ 89
De Ludovicho imperatori- „ 90
De Lothario Imperatore, quo tempore ma-
gna guerra orla est Inter Yeronenscs et
Vicentino! „ 91
De Ludovicho imperatore „ 92
De Karolo imperatore „ 93
De Karolo imperatore (il Grosso). . . . „ 94
De Arnultlb imperatore „ 95
De Ludovico imperatore „ 96
De Berengario imperatore „ 97
De Corado imperatore „ 98
De Berengario imperatore „ 99
De Henrico imperatore „ 100
De Ugo imperatore „ 101
De Berengario imperatore „ 102
1 > Lothario imperatore „ 103
De Berengario quarto imperatore . . . „ 104
De Otto imperatore „ 105
De sccundo Otto imperatore „ 106
De tercio Otto imperatore „ 107
De spositione magne campane que est su-
per platea „ 10S
De Henrico imperatore „ 109
De Conrado dux Franchorum imperatore. „ no
Qualiter quidam Filippus de Vogadris vo-
luit efììci dux Mantue „ in
De inventione sangulnls Chisti . . . . „ 112
De Henrico imperatore „ 113
De alio Henrico imperatore „ 114
De uno alio (Henrico) imperatore. . . . „ 115
De Lothario imperatore „ 116
De Conrado imperatore „ 117
De Ecerino de Castro Romano .... ,118
* Questa e la instoria di Sordello di Vi-
sconti mantuano. . . . etc „ 119
* Como Sordello solicitava di fornirsi di
quelli cosi chi li facla bisogno .... etc. „ 120
* Como Corado, zunto a Padua, si curoe di
trovar Sordello e come.... etc. . . . „ 121
* Como filatrice, sorda de Ecerino, inamo-
rata di Sordello.... etc „ 122
* Como Blatrice, non poscndo più tcnir ce-
lato l'amore,... etc „ 123
* Como Blatrice si parloc cum Pietro Avo-
gadro. ... etc „ 124
* Como Sordello, olduto lo parlar di Petro
si li rispose.... etc „ 125
* Como Petro Avogadro, olduto e ben intese
lo parlar che B. . . . etc „ 126
* Como Sordello, desiderando di volir zirc
a Parise.... etc „ 127
* Como Sordello, facendo penserò di tornar
in Lombardia...! etc „ 12S
* Como lo Re parloc co' li soi baroni qual
modo si porla lenire. .. . etc „ 129
multla novitatibus oecursis in eivltatc
Manto* In multis millesimis cap.
De multis novitatibus intcr cives mantua-
»os »
De lomitibus Caaalodi et Plnamonte de
Bonacolali
l'inamontc de Bonacolsis qui factus
full capltaneua Mantue „
De l'astio Mariharic recuprato
De l'inamontc de Bonacolsis firmato capi-
ta neo Mantue , . . . . „
De morte domini Mastini de la Scalla et
de dominio Plnamontis de Bonacolsis .
De multis novitatibus et de morte Pina-
montis de Bonacolsis „
De dominio Bardeloni de Bonacolsis . . „
De dominio Botcselc de Bonacolsis. . . „
De dominio Pasarini de Bonacolsis et de
dominii sui amissionc
De dominio dominorum de Gonzagha. . „
De magna curia facta per magnificos do-
minos de Gonzagha „
De cquis, argentcriis et aliis rebus donatis
ad magnani curiam factam per dominos
de Gonzagis „
De comunitatc mcrcatorum Mantue. . . „
Dona facta ad curiam per cives regij . . „
Castra forensia que dominabantur per do-
minos de Gonzaga „
Equi donati nobilibus p. dominos de Gon-
zaga ad curiam „
Nobillcs qui facti fucrunt militcs ad cu-
riam * »
De Guiclmone famulo domini Filippini de
Gozaga „
De Frambaldo nanetto, servo predicti ma-
gnifici domini Filippini „
De Rizza molinara, femina que portabat
ad molinum
De rege Cngaric qui ivit in Apuliam pro-
pter mortem fratris vindicandam . . . „
De uxore domini Luehini de Yicccomiti-
bus que venit ad Mantuam „
De mortalitate que fuit MCCCXLVIII. . „
De lubileo facto in Roma „
Qualiter Manlua fuit murata MCCCLII .
De dominio Verone acceptum per Frigna-
num de la Scalla r
De domino Ludovico de Gonzaga qui du-
xit uxorem dominare. Marchesanam . . „
De domino Barnaboc de Vicccomitibus
qui aeccpit scralium mantuanum ■ . . s
De uxorc dom. Ugolini de Gonzaga con-
ducta et de guerra facta p. dom. Feltri-
no de Gonzaga „
De mortalitate que fuit „
De dominio accepto per dom. Ludovicum
et per d. Frane, de Gonzaga . . . . „
1 1 magna curia facta per dom. Galcazum
de Vicccomitibus „
De trartatu facto contra d. Ludovicum
de (ionzaga et de nativitatc domini
130
131
I33
133
134
«35
136
137
138
«39
140
141
142
M3
'44
M5
146
M7
14S
149
150
I53
x53
154
156
'57
I5S
160
161
162
163
INDICE DEI CAPITOLI
18.3
Franci lilit cap. i(>\
De guerra facta dot di Barnaboe ol Caa
■lgnorem della Scala dom. Manine . . „ [65
De morie magnifici domini (ululoni, di
Gonaaga „ [66
De amliilone terraruin status eccleale ei
de (metalli Cacio per l.mlov lenni de (ion-
zaga /, l6j
De guerra orla Inter domlnos Venctos et
domlnura Padue „ 168
De magnifico domino Francisco do (ìon-
Itga qui duxlt uxorem In MIX VIA \\. „ 169
De morie oonsortìs magnifici domini Lu-
dovici de Gomaga „ 170
De morie magnifici domini Ludovici de
Gonzaga „171
De comitlc Vlrtutum de Vicccomitibus qui
capere fcclt doni. Barnaboem .... „ 172
Qualitcr Comes Vlrtutum habuit Vcronam
Antonio della Scalla cxpulso .... „ 173
De guerra orta intcr Venctos et dom. Padue. „ 174
De revclatlone facta per Veroncnses contra
Comittem Vlrtutum „ 175
De Francischo de Cararia qui recessit a
Comlttc Virtutum insalutato hospitc. . „ 176
De Iubileo facto in Roma „ 177
De magna zilosia orta Inter Comitem Vlr-
tutum et magnificum dominum Franci-
scum de Gonzaga „ 178
De notificatione facta per dominum Fran-
ciscum de Gonzaga Corniti Virtutum de
itinere suo qum ivit Romam et de liga
Florentinorum et Bononiensium ... „ 179
De Comitte Virtutum qui factus fuit dux
Mediolani „ 180
1 >< castro facto In clrltate reterL . . .
I >■ nallvil.ile magni doni. loliannh I ri
elici de Goniaga „
Quallter dua Mediolani habebat maium
anlmum contra domlnura Manine. . . „
De guerra orla Inter domlnura Manin'
ci duerni Mediolani „ 184
De notificai ione facta duci Mediolani d<-
rupta luarura gentlum ad Gubernulunu „ [85
De dom. l''rancisco de Gonzaga qui Ivit
ad ducetti Mediolani facla pare . . . „ 186
De multls novitatibus occursls . . . . „ 187
De duce Mediolani qui habuit domlnium
clvltatis IVrusll et Scenls „ 188
De guerra facta per dominum Duccm Bo-
nonlcnsibus „ 189
De numero civltatum ducis Mediolani . „ 190
De morte dom. ducls Mediolani . . . . „ 191
De guerra orta Inter Venctos et dominum
Padue „ 193
De morte Caroli de Cavalchabobus data
el per Cabrlnum Fondulum . . . . „ 193
De dominio novi ducls Mediolani . . . „ 194
De morte magni dom. Franclscl de Gon-
zaga „ 195
De dom. Petro de Candia facto papa et
de inceptione Certose „ 196
De magnifico domino Iohannl Francisco
qui duxlt in uxorem magnificam dom.
Paulam de Malatestis et de domino Bal-
dasarlo Cosa facto papa „ 197
* Del ano del mlle quatrocente undese . . „ 198
* Del ano del mille quatrocento dodese . „ 199
* Del ano del mille quatrocent tredese. . . „ 100
♦Del ano del mille quatrocent quatordese. „ aoi
GLOSSARIO
(delle voci e forme meno comuni e dialettali)
NB. — Con 1'* sono indicate le voci delle aggiunte e interpolazioni derivate dal cod. Mantovano
Belcalzer
Belcalzer
* abassà - abbassato
* abiuto - avuto
- abendo - avendo
abrasata - fatta di bragia, infuocata
* abrazare - abbracciare , lottare
acetar - accettare, ricevere
- aceto - accetto
- acetone - accettarono
achasato - casato
achotonato - cotonato, con cotone
aciuerio - intingolo d'acciughe
acorzìa - accorgeva
acunzo, i - acconcio, i
adoptivo, i - adottivo, i
adormenzar - addormentare
- adormenzato, 1 - addormentato, i
* afarse - confarsi
- afazia - (se a. si confarebbe)
afirmono - affermarono
afflicio - afflizione
afundare - affondare
* a Alto - afflizione
agrandire - far grande
* agrevare - aggravare
aiata - agliata
aidar - aiutare
aire - aere, aria
- aier - aere, aria
alagnarsc - lagnarsi
*al base - sul tardi - (dri cena al base)
albina - bianca
allegrosso - allegro
alo' - allora
- alota, alotha - allora
alozar - alloggiare
-alozoe - alloggiò
aitano - alto, antico
alturlo - aiuto
amalstrato - ammaestrato
amantinente - immantinente
amazorar - ingrandire
abraxar
acunzar
adormencar
alturiar e ar-
torlar
- amazorato, a - ingrandito, a
ambasarìa - ambasciata
amenorare - impicciolire, diminuire
amezar - dimezzare e mettere di mezzo
* amezatorc - intermediario
amigo, a - amico, a
amlstate e amistade - amicizia
a - mitade - a metà.
amolato, i - molato, affilato, i
amorzar - smorzare
ampoleta - ampolletta
* ancldìa - uccideva
andar - andare
- andasìa - andava
angaria - angheria
anguila, i - anguilla, e
ano - s. e v. anno e hanno
* anoale - annata.
anomato - nominato
anzelo - angelo
aparegiar - apparecchiare
- aparegiato - apparecchiato
arese - apparisse
plieoe - giunse, aggiunse
apozar - appoggiare
apreciar - apprezzare
- apreciato e apreslato - apprezzato
- apresem - apprezziamo
apreso - da preso, appresso
aprestare - apprestare
- aprestato - apprestato, pronto
apundia e apondia - appoggiava, piantava
apuntato, i - preciso, i
aqua - acqua
aqulstanza - acquisto
arallo - lo avrà
arbor, i - albero, i
arete - rete
arlento - argento
armellno - ermellino
arnisse e arnise - arnese
ascà - assai
agnol
ase
186
GLOSSARIO
pll - sapere
asala - assaliva
aschcrato - di spiegamento, schieramento
Ire - l'ire (si dire)
uegurar - assicurare
- MCglUOU - assicurolli
. - asini
AtflIH - Ascensione
asetar e assetar - sedere
asiati - agiati
asidiar - assediare
- a si dia - assediò
-asidiono - assediarono
asta/.o - vicino
asunanza - adunanza asunanza
- asunar - adunare
a te sa - fornita, rinforzata
atcsso - atteso
alo - atto
atosegato - attossicato
* audiencia - udienza
augumcntare - aumentare
a ust ore, i - astore, i
aula, abuta, abilita - avuta
avantazar e aventazar - avvantaggiare e
vantare
avir - avere avir
- ave - ebbe
- averi - ebbero
avogol - guercio, cieco
aza - abbia
azale e azalle - acciaio axal
azotato - giocato, raggirato
azuro - azzurro
bacino, i - bacile, vassoio, i
baciron - bacile, vassoio
bagordare - far bagordi
bailìa - balìa
balareze e ballaresse - balli, feste da ballo
baldeza - baldanza
balsemar - confortare, porgere un balsamo
banda, i - bande, strisce
bandera - bandiera
bandezar - mettere al bando
- bandezato, i - messo al bando
barata ria - luogo dei contraiti e baratteria
barba - barba e zio
barbano - zio
* basar - baciare
batata - battaglia
batando - battendo
batesterio - battistero
* bazalerc - bacelliere
bazino - bacile
befl'oni - buffoni
biascmar - biasimare
biava - biada biava
biundcllo - biondo
bissa - biscia, biscione
Bj u \
bo' e boi - bue e buoi bo
boeba - bocca
bochalero - brocchiere
botazo, i - botte, i
- botesino - botticella
brailli - bracchi
brand ie io - lettiga
brena, e - briglia, e
brieba - briga
bronzina i, - campana, braciere o pentola di
bronzo
brusare - bruciare
- brusar « brusato - bruciare e bruciato
bruschino - grigio (detto di panno)
bugata - bucato e roba sporca (anche in sen-
so morale)
busia - bugia boxadro
butar - buttare
- butono - buttarono
* cadena - catena
cadire - cadere
calciìare - berteggiare , schernire
cantone - angolo, canto
capilo, i - capello cavcl, cavey
capolcto - cuscinetto (su cui posa il falco)
capuzo - cappuccio
carava - aveva caro
caregar - caricare caregar
cariazzo - carro, cariaggio
carnesal - carnevale
carozo e carezzo - carroccio
casar e cazar - dar la caccia e affliggersi
* caso - cacciato
casone - cagione
cazer - cadere cacer
- cazla e chazla - cadeva
cavagno - cesto
cavalaria - cavalleria cavalaria
cavestro - capestro
caresa - capezza
censo - censo; tributo; reddito
ccnte - gente
centuri - cinture
cernere - scegliere e vedere
- cerna - scielga
- cernia - scerneva, vedeva
certalle - certezza (per e), certo
< ertano - certo
ccrvato - detto di cavallo (destriero)
cesanl - anatre maschio (selvatiche) cexen
cha' e ca' - casa Ca'
* charegar - caricare
chamara - camera
canaria - canaglia
chi - che
chasonc - cagione
chatar - trovare
- chata - (sa chata - si trova)
chavalero - cavaliero
- chavalaria - cavalleria
(JLOSSAUIO
lill M /1 l(
M /1 H
rilavar - scavare
dia \ si - Cavillosi, attanubrighe
ilia/.ar - Cacciari' i KtUCiOft
enotere - coglttrt
cliorozar - corniciarsi * (inorarti
choalna - cucina <■ cugina
choilno - cugino
chuglaro, i - cucchiaio
«■Impunto - cognato
ci rollar - cercare
- clrchamento - ricerca
cisoni - anatra maschio
cobbia - coppia
coca, codio - bragozzo
* cognosuto - conosciuto
coicrc - cogliere
colpati - colpevoli
col sa, e - cosa
* compilcse - compilasse
compi Ir - compiere
- complito - completo
- complisonc - compimento
compremesso - compromesso
comunance - comuni, comunanze
* conducer - condurre
* confalone - gonfalone
* confeto - pasticcio
concordio, patto, accordo
confìtione - confezione
congregatione - adunanza
conino - coniglio
- conio - coniglio
conligatlone - lega, alleanza
conseio - consiglio
consentuto - acconsentito
consiare - consigliare
- consiarave - consiglierebbe
- consiaromì - mi consiglierà
contar - raccontare
- contato, v. e s. - raccontato e contado
- contirò - racconterò
conzignato - congegnato
corazo - coraggio e cuore
- corezar - corucciarsi e accorarsi
corero - corriere
corezzo - cordoglio
corsero, i - corsiero, i
cortivo e curtivo - cortile
cortelera, i - coltelliera
cortello - coltello
corumpéno - corruppero e tralignarono
cosa - cosa e coscia
* cosi - cose
creser - crescere
- cresi - crebbe
* crestianità - cristianità
creter - credere
- crezzo - credo
cridar - gridare
- cridor - gridìo
crire - credere
croio - duro, gonfio, crudele
ccxen
colsa
complir
consci
crexer
cridar
credolcco
i ugnato, i - cognato, i
I Hill - < Olili- t ,mi
ciin/ar - cotu (ars e ili,.
- ciin/a - accon
cullino - cortile
ciulo - corto
i uri
dagarie - darti {dagandott Moto) daganl
dalmaichlni - cari/o, damasco
dalmazo - danno
* dalmagla e dalmaglo - danno
damente - demente
da usata - danza
* damiselo - damigello
danilichar - danneggiare
dasia - dava
de - dì, giorno
de' - diede o deve
debir - dovere dever
- debbia - debba
- debuto - dovuto
- deza - debba
dece - dieci
decembrio - dicembre
decedoto - diciotto
degano -decano
deletar - dilettare
dementegar - dimenticare
demestegeza - dimestichezza
derata e derada - derrata, abbondanza
desasiato, a - disagiato, a
* desembro .- dicembre
desenore - disonore dexenor
desidrar - desiderare desidrar
desmentegare - dimenticare domentegar
desquistare - tralasciar d'aquistare, perdere
destro - rapido
devedar, devedato - vietare, vietato
devir - dovere
- devisi v. e agg. - dovesse ; divisi e diversi
- deza - debba
dicembrio - dicembre
die - giorno
digemo - diciamo
digiarasone - dichiarazione
dimestegamente - domesticamente
- dimestegheza - dimestichezza
dimoranza - dimora, indtigio
dinari - denari
dipenzer - dipingere
diputado - deputato
dir - dire
- dirave - direbbe
disidrar - desiderare
* disaventazo - svantaggio
discrecione - discrezione
disenare - desinare dixenar
disfantarse - dileguare
disligato - slegato
dismontare - scendere, approdare
1SS
GLOSSARIO
Uelcalzer
Belcalzer
distese - scorreria {far sue dist. - dilagare)
dispicato - spiccato, deciso
dispiacer - dispiacere
- dlsplacla - dispiaceva
distruir - distruggere
divedar - vietare
- divedezza - divieto
diver - dovere
- di - devi
- divemo - dobbiamo
- divesse - dovesse
do e doe - due
doia - doglia
- doio - dolgo
- dolirse - dolersi
dolze - dolce
- dolzeza - dolcetta
dominato - dominio
domo - casa
domenega - domenica
dona, i - donna e moglie, t
* doncha - dunque
doniar - corteggiar
- doniando - certeggiando
donzelo - giovinetto
dormósc - dormisse
drachonc - dragone
drè - dietro
dredano - posteriore, che vien poi
- dredo - dietro
drita - dritta, destra
drizar, drizòno - drizzare, drizzarono
du' - due
duie - doglie
dum - don
durone - durò
dussc - duce, capitano
e' - io
eli - egli
t-mhandisonc - imbandigione
* enno - sono
ese - esce
eser - essere
- esiendo - essendo
eternai - eterno
etu e setu - sei tu
facer - fare
- fac\a - faceva
fad igar - faticare
- fadigandose - faticandosi
fa la re - fallire
- falanza - fallo
farmia - famiglia
- famrio - famiglio
- familgio - famiglio, domestico
fanteslni - fantaccini o fanticeili
do e du
dredano
fadlga
far ave - farebbe
fa so li - fagiuoli
fateza - fatte ita
' fato - fatto
- faza v. e s. - faccia
• fa zi - faccia
fedire - vedere e ferire
fella - la fece
femena - femmina
fé ni re - finire
feno v. e s. - fecero e fieno
- fera ve - farebbe
ferra - fiera
fersa - melume
fesi - si fé'
fi a - figlia
fiata - volta
ficharc - edificare, piantare
fider - vedere
- fidi a - vedeva
filoti - fili, righe
fiolo, a, i - figlio, a, i
fioruto - fiorito
fi re - fare
firmalo - fermaglio
- firmar - fermare
- firmono - fermarono
fita - fiducia
fiube - fibie, fermagli
fo, foe e foge - fu, ftcwi
- fonno - furono
fodire - scavare
fodraia e fodrato - fodera
fogo - fuoco
foio - foglietta (f. di vino)
folcza - follia
fogli - fu gli, fu loro
- fono e fonno - furono
- forno - furono
for e fori - fuori
forma zo - formaggio
forneroe - fornicherò
fornimenti e forniti - finimenti, forniture
fornito - (detto di panno - operato 7)
foza - foggia
freza e frezza - fretta
frisato - striato, fregiato
- friso - striatura, fregio
* frize - frecce
fuc -fu
fugare - fuggire e mettere in fuga
falciti - conditi, ripieni
funaio - fune
furare - infuriare e rubare
fusando -fuggendo
- fuzla fuggiva
g
gaiardo - gagliardo
galion - gaUonr, galea
^a ridusse e gaudusse - glandole
fantexcla
ficar
CLOSSARIO
I8M
r.i i cài 'i ■
l!i U M /l i'
fillio - tirino
- gavìnno - m>n>ano
gai ifim.ito - attorno
gì .noli - specie di schifi (l'arche, e gataroli)
rji, ci e vi (non M ..'.'f VOliCUH date)
gelfl - guelfi
generlo - genere, stirpe e ceto
gerOllfl - gerarchia, (corteo di preti)
(ìosia - la Chiesa
- gOlla e geli - chiesa
- geslola e gealolla - chiesuola
• glami.ro - chiamare
* giar - chiaro
glavlca - chiavica
glbellno, i - ghibellino
graincza - strettezza, gramezza
- gramo - gramo, povero
grana - granata (color di g.).
grando - grande
- grandeto - grandetto
graseza - abbondanza, ricchezza
grafia e gracia - grazia
- grato - (a grato - a gradimento)
grosso - entrata
grosezza - rudezza
- grosso - gonfio
guadagnono - guadagnarono
gleala
guarnaza
guarnazonc
giubbone
hami - mi ha
honor - onore
- honorivol - onorevole
havir - aver
- habuto, habiuto - avuto
hedificono - edificarono
havir
iel - glielo
imbaldire - imbaldanzire
- imbandisone - imbandigione imbandixon
impazare - impicciarsi, curarsi di q. e. e im-
pedire
impiare - accendere
implir - empire
- implìa - empiva
impressa - impresa
inanimare - animare, accendere
inducava - assumeva il ducato
* induplare - raddoppiare
indusia - indugio
* inghclisi - inglesi
ingrosar - gonfiarsi e corrucciarsi
- ingr osato - corrucciato
inlare - ilare
inimigare - inimicare
- inicho - inimico
inoia - noia
intesse - intese
* inscontramente - scontro
lir.niii.ii \i- fognate
* Inatorla - storia
* Interlta - tnttrraia
Introno - entrarono
* invidialo - invitato
Ingenerar - gtntrori
- Ingenero* - generò
Insignorì - eongtgni toltici
- Incigno - tngtgno
locando - giocondo, allegro
Iroro - errore
* ischa - esca, v.
tubile - giubileo
luitlflcar - giustificare
luatlalare - giustiziare
iutar - aiutare
1
labori - lavori
lac - là
lado - lato
lamenta nza - lamento
lanza, 1 - lancia
largczza - larghezza, liberalità
- largòsi - si aprì (largasi di la sua intencione -
aprì V intenzione sua)
lasar - lasciare e allacciare
* - lasàmeli - lasciamoli
* lasato - lasciato e allacciato
laso - stanco
lasso e lazi - laccio, i
lavczol - vaschetta, lavello
le - lei
*lene - lieve
lepori - lepri
lepra - lebbra
levato - sollevazione e leva
levereri - levrieri
levexevel - leggiero (detto di cibi)
levi - versi??
lezer - leggere
- lezìa - leggeva
lezero - leggiero
lial e Halle - leale
liardo e liardello - focoso (detto di cavallo)
lie - lì
lieltate - lealtà
llga - lega
lìgnazo - lignaggio, stirpe
ligno - legno
limonìa - limone e limonata
liurar - lavorare
livrosi - lebbrosi
* lizadro - leggiadro
logo - luogo
loldar - lodare
- lolda, i - lode, i
longo. a - lungo (durar longa - durar a lungo)
loscnghi - lusinghe
loza
lozar
inr ignei
lamentanza
lanzon
lagezol
levoz
levexevol
loggia
■ alloggiare
losengar e a-
losengar
lozato - alloggiato
190
CLOSSARIO
- lozato s. - alloggiamento
hi' - lui
lucìa v. - luceva
hi io - luglio
luocho - luogo
lueenghe - lusinghe
lutano - lontano
luto - lutto
!u/.i - lucci
luxuri.irc - volgersi a lussuria
m
macellar e mazenar - macinare
* magistà - maestà
inagistrìa - maestria
magnamente - grandemente
malco - magico
maicti - magliette
mainerà - maniera
mazor - maggiore
maistro - maestro
malabiando - vagabondando , mendicando
* manchasonc - mancamento
manco - neanche, neppure
manzar - mangiare
mascnati - figlioli
mascricij - masserizie
masgio - maschio
maslso - massiccio
mathicc - magiche
matregna - matrigna
niazc - maglie
mazo - maggio
mazor - maggiore
me* - miei
medegar - medicare
meder - mietere
- medlsone - mietitura
moia - miglia pi.
melinchonla - malinconia
mcnaza, i - minaccia
- mcnazar - minacciare
mcnclone - menzione
mendar v. e s. - rimediar e rimedio
imntuto - mentito
menni a - diminuiva
mcrchantic - mercanzie
merCOT - mercoledì
inerire - meritare
- mrruto - meritato
mera ve la - meraviglia
meaaal - messaggi
mi-siliie - mischie
meaghlO e meaglO - mistura, mescolanza
mescla - mischia
meso - messo
messe e mese - mese
mesterò - mestiere
metirc - mettere
- metuto - messo
mi - me (a mi)
* mie - io e me
Belcalzer
lus
luitan
manzar e
mandugar
maschi e
masglio
nn r.iveia
mexedada
mlaro, I - miglio, a
miga - affatto, non
mlltere e mlstirc - mestieri (è mestieri)
mi si re - messere
mlor - migliore
mo' - or, ordunque
moier e moir - moglie
- molgic - moglie
montar - salire (in fama)
morbezo - capriccio, velleità
morello - paonazzo
morcte v. - morì
mozo - moggio
mundo - mondo
naser e nasser - nascere
- nasìa - nasceva
- nasuto - nato
navichare - navigare
navillio - naviglio
netto - limpido, schietto
neza - nipote
nevare nevicare
notabel, pi. notabei - notabile, notevole, i
nobel - nobile
nonanta - novanta
notar - notare e prender nota
- notaremo - noteremo
note - notte
novamente - di recente
no - non
novembro - novembre
nu' ■ noi
mi - non (nu lo posso)
nubellc - nubi
o - ove
obito - morte
oblito - dimenticalo
* oc - ove
o ferir - offrir
- oferisco - offro
egli - occhi
ogno - ogni
- ognum - ognuno
oldir - udire
- oldo - odo
- olduto - udito
oltraio - oltraggio
- oltrezar - oltraggiare
- oltrazo e oltrazzo - oltraggio
optenir - ottenere
- opto ni a - otteneva
orti e ne - ordine
Oregle - orecchie
oribeltade - nefandità
onorivolmcnte - onorevolmente
orto - nato
oselare - uccellare
ostaria - osteria
CALZER
mesterò.
mo
moir
nasser
nobel
nu'
ocl
ogne
oldir
orccie
oxel
GLOSSARIO
191
Beh m
* osforlo - oste
osi czar - osteggiare , .start a campo
- ostc/.avii - osteggiava
ot e oto - otto
paoli - fatzia
* pala - pai; Ha
palancar - fortificare
* pale - palle
palancar - fortificare
- palancato - terrapieno, bastìa
palesi - palese (in palesi - palese mente)
panclrone - cinturone
pande - manifesta, apre
pano - pane e fanno
pare - padre
parerave - sembrerebbe
pareci - parecchi
parer, parerave - sembrare, parere
- pariscntc - appariscente
- parsi - parve
parte - partito e deliberazione
partimente - partenza
- partita - partenza
- partitia - partenza
paser e pascre - pascere
- pasìa - pasceva
pastelle - pastelle, polpette
pavaion - padiglione, tenda
pavari - paperi?
pavioni - padiglioni
pavore - paura
pc' - piede
- pede - piede
pedogi - pidocchi
pello - pelo
pendise e pendisse - dipendenza e appendice
* penone - pennone, stendardo
pensamento - pensiero, idea
perchazar - procacciare
- perchazo - guadagno
perchose - percosse
pernlsse - pernici
persequando - perseguitando
per tal e per quale - tale e quale
pesata - peso
- peseno - pesarono
pcssi - pesci e pezzi
pestilenzia - pestilenza
pezenini - pìccolini
piano, i - facile, i (li volir p.)
piacir - piacere
pianzer - piangere
- pianzìa - piangeva
piascr - piacere
- piasevel - piacevole
piar - pigliare
- piato - pigliato, preso
- piono - pigliarono
piatoso - pietoso
pigno - pegno
panexel
partida
pe
pel
pcrcacar
pexe
pianzer
Hi f ' 1 1 /i i'
|>i\ì e pisnl - peut
pllglarfl figliare
4 plienlno piccine
plurai piangere plilrar
- plurafo - pianto (r. e v.)
pi vinili - pili ioni
pisolato - piccoletto pisolo
pllgar - piegare pleaneza
- pllgava - piegava
plllc - più
pluia - pioggia
- pluia e pluiva - pioveva
po' e poe - poi
podir - potere
- podissi - potessi
poctezar - poetare
* ponto - punto
porceleti - porcellini
poressl, porave - potresti, potrebbe
- poremo - potremo podir
portcgl - portici
posa e possa - poi, poscia
posa - possa, possanza
posar - posare
- poso - riposo
potestaria - podesteria
pouro - povero
prataria - prateria
preda, e - pietra, e preda
pregheno - pregarono
pregerà - preghiera
presente - di presente , al presente , sul momento
* presiate - pregiato
* preslo - prezzo
preso - vicino, presso
preson e presone - prigione e prigioniero
- presonar - imprigionare
* pressa - fretta, premura
pria - prima
primerl - in prima, prima di tutto
prò' - prode
proceso - proceditnento
prodeza - prodezza
* proslmare - avvicinare proxeman
* proveza - provveda
* prò visio nati - provveduti
pulì - polli
puntare - far punto, precisare, far pressione
- puntato - preciso, in punto
punte - ponte
putanezar - trattar con prostitute
puto, 1 - bambino, i
quaie - quaglie
que - che (pr. rei.)
quel - un q. - qualche cosa
querir - chiedere
- querìa - chiedeva
questoro - costoro
quie - qui
quindeci e quindese - quindici
querir
192
GLOSSARIO
CALZER
1.1 IXALZER
reccvir
mina - regina
rancarti - rancore
rastelar - saccheggiare
- rastclla - a man r. - a man salda
rnunar - radunare
rebelar, rebcloe - ribellare, ribellò
rcceper - ricevere
* recepì - ricevette
- receputo - ricevuto
recboicr - raccogliere
- reco re r - raccogliere
rccbcdia - richiedeva
recoprar - ricuperare, riscattare
ncresimcnto - rincrescimento
- recretlCT - rincrescere
redire - ritornare
- recluto - ritornato
redu^a rsc - ridursi
- redugandose - riducendosi
redrezono - rad irizarono
refermò - raffermò
* regetore - reggitore
relevoc - elevare, innalzare
remedio - rimedio
remesse - rimise
* rendirc - arrendere
ripiar - ripigliare
- ri piato - ripigliato
reponcr - riporre
- rcponuto - riposto
requerìa - chiedeva
* requiarc - riposare
* rcsbaldldo - rimbaldanzito, che ha ripreso
coraggio
resbaldito - rimbaldanzito
reschodere - riscuotere
- resihodìa - riscuoteva e riscattava
resi a - eresia e lite
restanza - indugio, arresto
- resto - arresto, sosta
revelar e rebclar - ribellare
rezer - reggere rceedor
- rexìa - reggeva
- re/.imento - reggimento
recitar - recitare
ribecho - ribecco - (a ribecco, a ripicchio)
ri coìva - raccoglieva
ricopra r - riscattare
- ricoproe - ricuperò, riscattò
ridiate - rea/iti
ritirmato - riconfermato, incoraggiato
rifiutava - rifiutava
rimariti - a Dio r. - addio (state con Dio.')
•ia - ritenga
;o - rischio
ri zi a - lite, con!
robar - rubare
- robono - rubarono
robe - indumenti
rodato - detto di mantello del cavallo roda
rogna - dar rogna - dar rompicapi
romanir - rimanere
roso - rosso
saeomano e sachomano - saccheggio
sagazo - sagace
sagettc - saette
saia - genere di stoffa (seta ?) sita
saiotti, e - saette e cavallette
sa lega re - selciare
* salitorc - assalitore
■alla - sala
sa pi re - sapere
- saputo - saggio, sapiente
saracinato e sarasinato - sarcito (qualità di
pannò)
sasone - stagione
saver - sapere
sa usi - seguci
sa zar - saggiare
sazenti - saccenti
- sazo - saggio
sbaraio - sbaraglio, rischio
- sbaratar - sbaragliare
- sbaratono - sbaragliarono
* sbegotito - sbigottito
* sbrofare - spruzzare
scachato - a scacchi
scaltrimento - astuzia
scampar - /uggire e scappare
- scampo - scampo, fuga
scharamuzar - scaramucciare
scicra e scera - schiera
sebese - spighe (ditto di stoffa)
schiopare - scoppiare
schotlìta e sebonfìta - sconfitta
schotemato - sopranominato , che à un sopra-
nome
scomizar - scompaginare
scoto - scotto
* scudiro - scudiere
schudcllc - scodelle
sdignato - sdegnato
se' - sei v. e agg.
scebo - r (era di secho scartato)
sccorer - soccorrere
- sccorso - soccorso
- se e ori a - soccorreva
sccuro - sicuro
Segare - falciare
■eguasl - seguaci
segare - scure segur
segureu - sicurezza
sello - sella
semiante - simile, somigliante
senio - siamo
senestro - sinistro, danno
* scncstrono - finirono male
sentirà ve - sentirebbe
scrac - sarebbe
- seri - sarete
GLOSSARIO
m
IIi.i.i ALZICI)
■erato - chiuso
■erra - •'■
■ervania - risparmio
■eichalchl - siniscalchi
■etare - sedere
sctcìubro - settembre
sfi a (;i - f (la sfrata ehi tene li ferrateti)
■getO - schietto
sgiata - schiatta
* sgiarlrc - rischiarare, schiarire
* sgoli/.atori - golosi, ghiotti
■gregna - (se sgregna) si sfoga
■guratl - lucidati
* sì e sK> - se, fr. (in si - in se)
■Idia - sedeva
sigilo - segno
sinici - simile
- simiantc - simigliante
- sinuato - assomigliato
si pi - sia
sira - sera
sisma - scisma
smarito - smarrito, dappoco
smatati - debellati e disingannati
so - suo
soio - son solito
solazo - sollazzo
somenar - seminare
sonai - sonagli
soncsto - disonesto
soniar - sognare
- sonio - sogno
sorzi - sorci
spalmezar - patteggiare
- spalmezata - patteggiata
sparàveri - sparvieri
sparzer - spargere
- sparzìa - spargeva
spazasse - soddisfacesse
specie - spezie, droghe
spermentato - sperimentato, esperto
spesse - spese
* spezone - spezzonne
spiante - spiantate, divette
splcndorare - splendere
* spudar - sputare
squassi - colpi, scosse
stabelito - stabilito
stacio - stazione, sede
staga - stia
stagno - duro, saldo
stara - staio
stasiva, stasìa, stagemo - stava, stavamo
- stati - state (non stati - non restate)
stazo - sede
stazonc - sbarra, stanga
Steno - stettero
stiveri - stivieri (sorta di cani)
stollo - scempio
* stoso - colpo , scossa
strabuchato - strabocchevole, eccessivo
* stracharc - stancare
SI l.il.i
somenar
tramortir tramortirò
trangoio tinghio$i<>
■a rangulato strangolato
■.i i antri tt taro
[nato tra < /nato
hi (a - tirati, i
■trenaer - stringerò
■Ut "i IO - soccorso
svcglar - svegliare
t
(aiar - tagliare
- talcro - tagliere
- taio - taglio
(aliani - italiani
* tardato - ritardo
targe - targhe
* togno - tengo
temanza - timore
tcnaiatl - attanagliati
tcnir - tenere
tcntionc - tenzone
tcra - terra (non rupe tera - non ruppe la
Continuità)
- terare - interrare, seppellire
* teraio - terraggio, argine
- terramot - terremoto
termcn - termine
- terminare - determinare, risolvere
- terminato - stabilito
tic' - te
tignemo - teniamo
- tignìa - teneva
timoli - sorta di pesci
tirar - (tirar ver Puglia - mtiover verso Puglia)
to - tuo e tuoi
todeschi - tedeschi
toi - tuoi
tor e tore - togliere
tornòno - tornarono
torquire - torturare
tosegar e thosegar - attossicare
tosen - tolsero
- toti - togliti
trabucar - inciampare, cadere
trabuto - tributo
traonder - trangugiare
traza - traccia
trazer - trarre
- trasìa - traeva
- trase - trasse
travaia - travaglio
- travachi - baraccamenti (opere militari)
- travallo - travaglio, lavoro
trementato - tormentato e terrificato
trepo - trivio
* trese - trasse e tracciò
tri - tre
truite - trote
tuto - tutto
111 i - \ r /i r
•''"I"
i/.' i
taremot
trazer
tri
u
uà
ugne,
uva
T. XXIV, p. xiii — 13.
1<U
(GLOSSARIO
CALZI!
umillosl - umiliati
- unicità - umiltà
un do ci - ut:
upolenta - opulenta
no t u ilemo - usciamo
- usivi - Kltì
I - raion, valentia
lire - valere, essere valoroso
o - SOMMO
varo - rato
va sii - io/A»
v.ivasor - vassallo
re - vietare
vedrà - vecchia
rio - vetro
vegio, a - vecchio, a
- veglio - vecchio
vegneno - vennero
- vegnir - venire
;nuto - venuto
ii - velluto
vcndcnia - vendemmia
- \cndemar e vindemar - vendemmiare
liti - vendette
ventazo - vantaggio , ventura
rerase - verace
verdeno - se verdetto - si uccisero
vesin - vicino
ve/o s. e v. - vezzo, garbo; vedo
Tesando - vedendo
- ve zìi - veduto
- vezuto - veduto
- vezza - vegga
viazo - viaggio
viazò - suvvia
vicinare - avvicinare e vivere da vicini
vlcturloso - vittorioso
vidalbc - vitalbe
vindimarc - vendemmiare
vignesi - venisse e venissero
- vira - verrà
- virano - verranno
vi re - uomo
viso - apparso (esserli viso)
viti - vidi
vi tua ria - vettovaglia
pere - vituperio
vodo - vuoto
vola - voglia, v. e s.
- voi Ir - volere e volontà
- volando - volendo
voio - voglio
Belcalzer
volli ntcra
vedrò
vegnir
vexin
viaz
- voiuto - voluto
voluntirc - volontieri
* voltarla - volterebbe
volzer - volgere
- volala - volgei'a
- v Al zc no - rivolsero
- volzen e voscn - vollero
- votu - vuoi tu (que votu ?)
vii' - voi
Vlltava - vuotava
(z) C
za si a - giaceva
za te - zattere
zclatina - gelatina
- zelo - gelo
zenaro - gennaio
zeno - andarono
zenocion - ginocchioni ci noci
zente - gente
zcntil - gentile
* zentilia - gentilezza
- zcntilomo - gentiluomo
zcsse - andasse
* zetato - gettato
zia - andava
* ziascun - ciascuno, ognuno
zi lo si a - gelosìa
zioloso - gioioso
zi pò ne - giubbone (veste lunga)
zitar - gettar zetar
- zitono - gettarono
zire - andare
zò - ciò
zogoladri - giocolieri
* zoi - gioie coia
- zoie - gioielli
* zoi oso - allegro
zorno - giorno
SO Va Va - giovava
zoven - giovine
- zovenctti - giovinetti
zucharo - zucchero
zugno - giugno
zunchate - (zunchate (?) e formaio)
zuntc e oltrasunte - per di più, oltraggiunta
zunzer - giungere
- ninsìa - giungeva
SUrar - giurare
- zurato - giurato
- zurono - giurarono
zuzolar - fischiettare slvol
INDICI
AVVERTENZE PER GLI INDICI
Le Indicazioni in carattere tondo rimandano al testo della cronaca, quelle In carattere cor.
si:o alle varianti o alle note illustrative, quelle comprese fra virgolette alle prefazioni
o alle appendici. Le notizie che 11 contesto del discorso permette di riferire a un
dato personaggio, sebbene questo non sia nominato espressamente, si troveranno sotto
il nome del personaggio stesso, ma distinte dalle altre per caratteri spazieggiati.
Il punto esclamativo (!) indica le lezioni o varianti errate.
Il numero in carattere più grande indica la pagina, quello In carattere più piccolo la riga.
Nell'TNDICE ALFABETICO DEI NOMI E DELLE MATERIE, accanto a ciascun nome,
ridotto alla forma italiana più comune nell'uso moderno, sono poste fra parentesi quadre
tutte le altre forme sotto le quali esso figura nel testo e che per ragioni ortografiche,
di dialetto o di lingua sono diverse da quella prescelta. Di queste diverse forme figu-
rano al loro posto alfabetico nell'indice e con richiamo alla forma italiana prescelta
soltanto quelle nelle cui prime quattro lettere si riscontra qualche differenza dalle pri-
me quattro lettere della forma prescelta.
Neil' INDICE CRONOLOGICO si tien conto soltanto dei fatti posteriori alla nascita di Cristo.
Ciascuna data, qualunque sia lo stile secondo cui è computata nel testo pubblicato, si
trova ricondotta nell'indice allo stile comune o del Calendario romano; ma accanto ad
essa fra parentesi rotonde, è registrata anche quale figura nel testo.
Con asterisco sono segnate le date che si possono desumere dal contesto del discorso, sebbene
non siano espressamente dichiarate nel testo della cronaca.
Fra parentesi quadre sono poste le date errate con richiamo alla data vera, la quale a sua
volta ha un richiamo alla data errata.
Tavola delle frincifali abbreviazioni che s' incontrano negli indici
ab.
abate
imp.
impero, imperatore
an.
anno
tn.
moglie
antip.
antipapa
mon.
monastero
arciv.
arcivescovo
mons.
monsignore
b.
battaglia
ms.
manoscritto
bibl.
bibliografici
or.
ordine religioso o cavali.
biogr.
biografica
A
padre
card.
cardinale, cardinali
//•
papa o papato
eh.
chiesa, chiese
pod.
podestà
e
città
pr.
presso
e/.
confronta
prcr.
precedente
cit.
citato
rom.
romano
conv.
convento
Vu
seguente, seguenti
crono/.
cronologico
sec.
secolo
d.
del, dello, della,
delle, del, degli
V.
vedi, vedasi
el.
eletto, eletti
i., ov.
verso, versi (avanti un
fi
fiume
numero)
A«
frate, frati
vesc.
vescovo
gen.
generale, generali
t
morte, morto, muore
G. C.
Gesù Cristo
(Acta- Aliprandi|
INDICE ALFABETICO
Acta conc. constantiensis, fonte bibl., 15, 3.
" Abbati Filippino, donato dal Gonzaga (an. 1340),
129, v. 9137 ; 130, v. 9355 ; insignito d. cavalleria,
131, v. 9336,,.
Adalberto (beato) elemosiniere d. march. Bonifacio,
rivela ove celasi il Sangue di G. C. (an. 1047), 4,
21-22 ; a proposito di questa seconda invenzione, 41-48;
" [Adclberto], mosso da divina ispirazione, scopre,
dopo ripetuti tentativi, il luogo d. reliquie (an. 1048),
75, v. 4240 sgg. „.
" Adegheri v. Aldichieri „.
" Adelardi (Franceschino degli), suo donativo nelle
nozze Gonzaga-Scala (an. 1340), 128, v. 9087 „.
" Adelbedri (Giacomino degli), suo donativo nelle
nozze Gonzaga-Scala (an. 1340), 128, v. 9090 „.
" Adelberto v. Adalberto „.
" Adeleita dei conti di Mengone, madre di Ezzelino
da R., sue arti diaboliche, da un demonio concepi-
sce E., 80, vv. 4664-4708 „.
"Adriano I papa invita Carlo M. contro Desiderio
(an. 774). 63, v. 3274 „.
Adriano V papa scomunica alcuni Mantovani rei di
danni al mon. di sant'Andrea, 9, 19-21 ; dati cronol.,
10, /7; v. Ottobono.
Adriano imperatore romano (an. 117-13S), suo go-
verno, dottrina, f, 45, vv. 1791-1805, 1819 „.
" Agilulfo [Agusulcho], re d. Longobardi durante la
spedizione dell'imp. d'Oriente Maurizio, 59, v. 2908 „.
"Agnelli [Agiteli], casata mantovana esiliata nell'an-
no 1234, 115, vv. 7994-7996; [Amidase di A.] con-
giurato contro P. Bonacolsi (an. 1277), 120, v. 8399 „.
" Agusulcho v. Agilulfo „.
Alano di Salisbury, biografo di Tommaso Becket, 7, 42.
"Alarico [Albrigo], re d. Goti: prende Roma, diserta
Puglia e Calabria, f a Cosenza (an. 410), 52, vv.
3338"3339 n*
Alatri, vi f l'antip. Gregorio Vili (an. 1122), 7, 0.
Alberico V ab. d. mon. di sant'Andrea in Mantova,
7, 26-27; 8, 1-3.
Alberico II (santo) ab. di Chartres, ottiene la conferma
dell'ord. Cisterciense , 6, 38-30.
" Alberico [Albrico, Albricho], fratello di Ezzelino da
R.; sua signoria, sua fine, 80-82, vv. 4667-4907,
passim; signore di Padova, invita alla sua corte
Sordcllo, 96, vv. 6240-6257 ; una seconda volta
per concludere le nozze d. sorella, 98,
vv. 6387-6402 „.
Alberto XI [Albertus de Ripa] ab. d. mon. di sant'An-
drea in Mantova, 10, 4-17.
Alberto (frate) inizia in Mantova l'ord. di san Mar-
co, 8, 11-12.
Alberto (antipapa); dati cronol., 6, a.
Alberto (beato) v. Spinola A.
" Alberto marchese di Verona f ; lutto d. e. (an. 1 135),
78, vv. 4560, 4566,,.
Alborum sotietas, o processioni dei Bianchi; sua ap-
parizione in Italia, 13, 16-17; dati storici, richiamo
alla "Cronaca di Mantova,,, 26-17.
" Albricho v. Alberico „.
" Albrigo re dei Goti v. Alarico „.
" Alessandria (Giacomino da) [lacotnino da Alexandria]
partecipa a una congiura contro L. Gonzaga (an.
1373)) I45. v- IOS84»«
" Alessandro Severo [Alexandro] imp. rom. (an. 222-
335X 47, vv. 1881-18S6,,.
Alessandro II papa, celebra a istanza di Enrico III (IV)
un concilio gen. in Mantova, 5, 23; nomina il primo
ab. di Sant'Andrea, 24-26.
Alessandro III papa, canonizza Tommaso arciv. di Can-
torbery (an. H73), 7, 38; dati cronol., 8, 4.
Alessandro IV papa, dati cronol., 9, 33.
Alessandro V papa, sua elezione, 14, 13; f in Bologna,
14, 15; annoverato tra gli antip., dati cronol., 12-13 \
" [Petro de Candia, Alexandro] el. dal concilio
di Pisa (an. 1409), 169, v. 12678 sgg.; f in Bolo-
gna (an. 1410), 171, v. 12847 »'
" Alexandro v. Alessandro „.
" Aldichieri Paolo [Pollo di Adegheri], suoi donativi
in nozze Gonzaga-Scala (an. 1340), 125, v. 8846 „.
"Alighieri D., inspiratore dell'Aliprandi, XVtT, 13-14 „.
" Aliprandi Bonamente, autore d. " Cronaca di Man-
tova „, vita e opera, XII-XXIII; relatore d. leggen-
de intorno a Longino, XII, 5-7 ; contemporaneo al-
l'Anonimo continuatore d. "Breve Chronicon „, 20;
milita sotto le armi di G. e L. Gonzaga, XIV, 9-10;
ministro e banchiere di L. e F. Gonzaga, 12 ; intorno
l'anno di sua nascita, XV, 8 sgg.; si finge smarrito
per via e soccorso dalla Memoria, che gli fa dono
19S
INDICE ALFABETICO
[Aliprandi - Bacchini]
dell'Istoria di Mantova, cui egli si propone ili ri-
ferire e eli condurre ■ termine. 25-27| vv. 1-3 17: fa
voti che altri ne continui l'opera, 171, v. 13003 Sgg. „.
[PRANDI CeESCXMBBNE, tiglio d. prce., \1II. 4: XIII,
31-33 ».
"AUFRANDl (iiuVANM, congiunto di Bonamente. XIII.
4 : XIII, s, ...
• A] ii'R.wm SiMiisK. p. di Bonamente. XIII. l; XHI.g „.
- Ai.ii'KA.sniN \ cioè " Cronica de Mantua „ di Bona-
mente Aliprandi: se ne descrivono i codici e se ne
lina l' importanza, XV, 11: XXIII, 4 „.
ALMERICO [Almcricus], condannato nel libro "Perì Fi-
sicon „ da Innocenzo III, 8, S-9: intorno le dottrine ;
fonti, 8, 20-30 n.
" AMATI IL mino \Ugino di A.], suoi donativi in nozze
Gonzaga-Scala (an. 1340), 126, v. 8914 ...
•■ AMBROGIO (SANTO) [Amoroso] ci. vesc. di Milano dal-
l' imp. Valentiniano (an. 374), 52, v. 32S0 „.
"Ambrosiano (codice) dell' Aliprandina ; descrizione,
XIX, 3S-XX, « „.
'AiiiDio V I conte di Savoia, Interviene
alle nozze di Violante Visconti (an. 1 366),
13°, v. 10013; e el. mediatore di pace tra Veneziani
e Genovesi, 14S, v. 10S61 sgg. „.
"AMEDEO VIII conte di Savoia manda am-
basciatori all'i mp. Sigismondo in Ser-
ra valle (an. 1414), 17*1, v. 13653 „.
An u LETO II antipapa osteggiato da Lotario II (an. 1130-
113S), 7, 10- ii\ [v. errata-corrige].
Anagni v. Commissione di A.
" ANASTASIO I [Anestasio] imp. d'Oriente, 55, vv. 2615-
»617,.
"Anastasio II imperatore d'Oriente, 62, vv. 3213-
" A n dallo Pietro \Petro di A.] suoi donativi in nozze
Gonzaga-Scala (an. 1340), 126, v. 8909,,.
" ANDREA re DI Napoli, ucciso a tradimento (an. 1345),
132, v. 9437 „.
ANDREA (chiesa DI sani'), innalzata da Bonifacio e
Matilde, 5, 10: inizio d. campanile per Giovanni
ab., 14, 20-21: d. facciata p. Antonio de Nerlis ab.,
13, 23-26.
Andrea (monastero DI sant'), fondato nel 1017 dal
vesc. Itolfo a custodia d. reliquie d. Sangue di G.
C, 3, 14-4, 4: dal medesimo vesc. dotato, 5-6: re-
staurato dall'ab. Antonio, 13, 23-26: saccheggiato,
9, 15-17 ; affidato temporaneamente a Ottobono card.,
18-19: sua decadenza. IH, 4-S: vaca sette anni II
priorato, :t ; priorato dell' ab. Nerli , IX, 6.
ANDREA (ORATORIO DI SANT*), vi si scoprono le reliquie
d. Sangue di G. C, 3, 1-2, 11-13.
ANDREA DA GODIO \A. d* Godio], poeta, protonotario
dell' imp. Carlo IV, assiste all'esumazione d. San-
gue di G. C. II, 19.
" Anestasio v. Anastasio ...
1 AnfRODISIO, seguace di Longino. 42, v. 1400 sgg.: a
lui ricorre Ottavio governatore di Mantova perchè
Longino gli ritorni la vista, v. 1533 sgg „.
• ANOUISSOLI \Anginoli]. nobile casata, fa donativi in
nozze Gonzaga-Scala (an. 1340), 125, v. SS14 „.
"AnOUSOLI V. Angutssoli „.
ANNALBfl l'i' M li in Jtttf bibl., 3, 17.
lNT*) primo ab. di Chartres, 6, 12-13: trasla-
zione d. corpo. 13. lo: celebra la messa in Formigosa
nel 1054, 4, 7-S'. varianti di grafia, 6. »: varianti cro-
nol., 10-14.
- ANSI LMO mi vro), deposizione d. corpo entro l'altare
d. eh. di san Pietro (an. 1396), 156, v. 11576 sgg. „.
Anselmo vescovo di Luca, o. 2-3.
" A N i> I i'. Antonino „.
"Antonino [Anto e Antonino] imp. rom. (an. 13S-161),
suo governo, 45, vv. 1S06-1S23 „.
Antonio (abate) v. Nerli A.
- ANTONIO il triumviro combattuto da Ottaviano, 31,
»▼« SSSi 579 w-
Antonio Vero imperatore romano (an. 161-171), suo
governo, fonda Verona, 46, vv. 1S24-1S3S „.
" Antoni i\s impi ratore romano v. Eliogabalo „.
Aquino v. Tommaso d'A.
" Arcadio [Archidio] imp. d'Oriente, 52, vv. 2310-3339;
55, v. 3600 „.
" Archidio v. Arcadio „.
" Arco v. D' Arco „.
* Ario partigiano di Ottaviano ha in suo possesso 1
poderi di Virgilio, 31, v. 580 sgg.; tiranneggia
Mantova, 32, v. 5S5 ; riceve lettere perchè soccorra
a Virgilio, 33, v. 715 „.
"Arlotti, capi parte in Mantova (an. 1368), 117, vv. 8145,
S163; congiurano contro P. Bonacolsi (an. 1377),
120, v. S394 „.
Armando (cronaca di sant'), fonte bibl., 3, /j.
" Arnolfo [Arnulffo, Arnulfó] imp. rom. d'Occidente,
sua malattia singolare e sua f, 69, vv. 3776-3781 „.
" Asandri Rainai.do, suo donativo in nozze Gonzaga-
Scala (an. 1340), 126, v. 8957 „.
Ascensione (festa dell'), accenno a una sentenza di
Eugenio IV intorno alle sue modalità, 7, 16 „.
" AURELIANO [Aurelianus] imp. rom. (an. 370-375), rico-
struisce le mura di Roma: persegue 1 Cristiani, 48,
vv. 3019-2037 „.
" Avoc hati v. Avvocati „.
" Ayogadri [Petro di A.] nobile mantovano, congiunto
col Da Romano, è pregato da Beatrice da R. de'
suoi uffici pr. Sordello, 92, vv. 5835-5931; avverte
Ezzelino d. presenza in casa sua di Beatrice e si fa
a parlare per lei con Sordello. 94. vv. 6018-613S;
quindi a Padova perora la causa di Beatrice, indu-
cendo Ezzelino ad acconsentire alle nozze di quella
col poeta, 97, vv. 0345-6557 „.
"AVOGADRI (Filippo DEGLI) mantovano, sua congiura
icii Sumorlva di Verona: arrestato, confessa la
colpa: riuscito a fuggire in Verona coi più compro-
messi, provoca la guerra tra Veronesi e Mantovani
che finisce per l'intervento d. duca d'Austria in
favore d. primi (an. 1046!), 71-73, vv. 3906-4076 „.
'AVVOCATI [Avochati], potente casata mantovana, 115,
v. 7005: banditi da Mantova per l'uccisione d. vesc.
G indotto (an. 1334), vv. S003-S011 „,
Azo v. Atzone.
•• A//o VII d'Este MARCH, ni Ferrara prende il ca-
stello di san Zenone e fa prigione Albe-
rico da Romano (an. 1359), 82, v. 4891 sgg. „.
AZZONB IV [Azo] ab. di Sant'Andrea in Mantova, 7, 3 sgg.
Bai munì Bini detto, fonte bibl. d. mon. di san Bene-
detto Po, 4, »7-20.
|Baesc -Bollono I
INDICI' ALKAHKTICO
m
" Mai. si; GUGLIELMO, SUO don. il ivo in ROZZO don.
Scali (an. [340)1 126, v. H(j.|7 „.
" Barba vara ministro <ii <>'. Galeazzo Visconti,
gerisce ■ questi L'alleanza eoa Pi Gonzaga, [52,
w. 11157-11 [86; e fatto partei Ipe e minisi ro dJ uno
stratagemma ne' riguardi d. Goniaga (an. 1398)1 159,
vv. IX836 Sgga ; conforta F, GoniagS che tOflM di
duca per la fiijja di Iacopo Carrara (ari. 1401), 103,
v. 18X58 Sgg. „.
•■ Barbi iko [Zoom da /i.\ condottiero nella guerra (ìon-
zaga-Viscontl (an. 1397), 157, v. 11612,,.
Iìartolomko XIV [flartolomeus] ab. d. mon. di sant'An-
drea In Mantova, 12, 14 sgg.; è trasferito da Boni-
facio IX pp. al mon. di san Benedetto Po, 12, 18-19»
" Batista v. Giovanni Battista.
Beatrice (contessa) m. a Bonifacio di Toscana, a di
lei istanza e d. marito, vlcn costruita la eh. di san-
t'Andrea in Mantova, 5, 10; dona a questa, in un
con Matilde, la curia di Formlcada, 21; a proposito
di una variante muratoriana, 3-3 ; " [Biatricc] fa fon-
dere una grande campana per la eh. di sant' An-
drea (an. 1000), 70, v. 38S1 sgg.; agevola ad Adal-
berto le ricerche d. reliquie di G. C. (an. 1048),
v. 4240 sgg.; fa ampliare la eh. dell'ospedale e ag
giungervi una badia a custodia d. reliquie d. San
gue di G. C. (an. 1049), 78, v. 4513 sgg.; sua f in
Pisa, v. 4525 „.
" Beatrice da Romano [Biatrice~\ s'accende d'amore per
Sordello, 89, vv. 5568-5576; si apre con la nutrice,
con l' aiuto d. quale comunica con Sordello, che
respinge le proposte nozze, 91, vv. 5697-5783; si
rifugia a Mantova, 92, vv. 581 1-592 1 ; rivela al con-
giunto Pietro degli Avogadri i suol sensi e lo prega
di farsene interprete pr. Sordello, 93, vv. 5922-6065 ;
ottiene dal fratello Ezzelino il consenso alle nozze
con Sordello, 98, v. 6439 sgg.; ascolta con letizia
il racconto d. messo sulle illustri imprese compiute
da Sordello in Francia, 109, vv. 7489-7491 ; rivede
Sordello reduce da Parigi, 112, v. 7763 sgg.; si sta-
bilisce col marito in Mantova, 113, v. 7883 sgg. „.
" Beatrice di Tenda, vedova di F. Cane, va sposa a
F. Maria Visconti (an. 1412), 176, v. 13303 „.
Bec (abbazia di), 6, 20.
" Beccari Giberto [G. Bechari], congiurato contro Ma-
stino della Scala è messo a f, 119, v. 8377 sgg.,,.
" Beccaria [Becharia] suoi doni in nozze Gonzaga-Scala
(an. 1340), 125, v. 8810 „.
u Beccaria [Beckari, Becharia] signori di Lodi (ari.
1403), 164, v. 12373; intermediari di pace tra G.
Maria Visconti e P. Malatesta signore di Brescia
(an. 141 1), 172, v. 12929 sgg.; acquistano la si-
gnoria di Piacenza, v. 13941 „.
" Bechari v. Beccari e Beccaria „.
Becket Tommaso arcivescovo di Cantorbery, nota
biogr. e bibl., 7, 3*-43>
Begani Orsini, fonte bibl. di fra' Dolcino, 10, 20-30.
" Belcalzer Vivaldo, scrittore volg. mantovano, XVI,
16; XXLT, 12, 17; XVII, t-i6 „.
" Belial, spirito malefico che incita Ottavio contro
Longino, 41, v. 1473 »«
" Belinzani Rodolfo [Redulfo B.] conquista di sorpresa
Trento, cacciato indi a poco dal duca d'Austria
[Storicho] (an. 1409), 169, vv. 13685-13698 „.
Bjcllodj Ri, fonte bibl, </■ ni, >ri. ili vin Btntdttto Po t d>
beato Simeone, IO, fi- ,
Bl . \ /'. Al inerii o (di).
Bi rsoETTO uh m in 1 . . dj 1 . 1 Ltuzlone, 4, h-io.
1:1 -■ 1 ih 1 io (MO l DJ ii. Poltroni , BUI
dazione, 4, u-u-, vi f il beato Simeone, w-is-, n<-
è fatto ab. Bartolomeo, 12, is-Wj e pia tardi Anto-
nio Ncrli, 13, 26-28; fonti bibl., 4, 1 ', fon, li
tione, 33-37; 9, /8-j8; "priorato dell'ab» -N . ■ r 1 i (
1407), V 10; XI, 24 „.
Bi:n i.m.i ni \ III PAPA, variante, 4, i-j; a proposito di
cronologia, 9-14.
Bl .101 CTO M PAPA 'H., 10, 16; dati cronol., 33.
Benedetto XII PAPA cit., 11, 10; dati cronol., 21.
BENEDETTO XlII [Petrus de Luna] pp., vicn deposto ni
concilio di Costanza, 15, 2-3; "deposto in l'Isa
(an. 1409), 169, v. 12669; p. durante lo scisma, 176,
v. 13388 sgg. „.
* Benfatti G. [Zoanino di Benfati], suo donativo in
nozze Gonzaga-Scala (an. 1340), 128, v. 9093 „.
" Bentevoio v. Bentivoglio „.
" Bentivoglio G. [Zoane di Bentevoio] perde per G. Ga-
leazzo Visconti la signoria di Bologna e la vita
(an. 1401), 162, vv. 12056-12079 „.
u Berengario I imperatore romano d'Occidente, 69,
vv# 379:"379°5 1° stesso confuso con Berengario II,
vv. 3800-3802 „.
" Berengario II imperatore romano d' Occideni e
(in fatto solo re d'Italia) qui classificato erronea-
mente ILI, 69, vv. 3809-381 1; il medesimo (chiama-
to erroneamente più innanzi Berengario IV), 70,
vv» 3815-3820,,.
Bernardo (san) fondatore d. mon. di Chiara valle, 6,24-26.
Bernardo di Compostella [Bernardus Compostellanus]
cultore di diritto canonico, 9, 23; nota biogr. e bibl.,
so sgg.
Bernardo Premonstratense [B. Premonstratensis glossa-
tori, 9, 24; da Pavia (!) raccoglitore di decretali, 10, /J-/5.
Bernardo da Parma, maestro di 67. Durante, 10, 7.
* Bernardo vescovo di Verona f (an. 1135), 78, v. 4552 „.
Bertoldo di Calabria, crociato iniziatore dell' ord. carme-
litano, 9, 9-14,
Bertolotti A., fonti bibl., 9, 27; 11, 20.
" Bessarione [Bessario- Car-Nicenus] ms. leg. in un col
" Breve Chronicon „ d. Nerli, X, 15 „.
" Biancardo Ugolotto [ Uguloto Bianchardo] reprime una
sollevazione in Verona contro i Visconti (an. 1390),
151, v. 11093 sgg.; ai servizi d. Visconte si ritrae
davanti le truppe d. Gonzaga (an. 139S), 157, v. 1 1655
sgg.; lascia con Iacopo dal Verme Governolo, 158,
v. 11732 sgg.; occupa Marcaria. 159, v. 11784 sgg. „.
" Biatrice v. Beatrice da Romano „.
u Bison v. Visconti „.
u Blancani [Bonmassaro e Negrolo di B.\ mandati a f
come congiurati contro M. della Scala (an. 1277),
120, v. 8384 sgg. „.
" Boccamaori Rolando, suo dono in nozze Gonzaga-
Scala (an. 1340), 128, v. 9096: un Boccamaori par-
tecipa a una congiura contro Lodovico Gonzaga,
146, v. 10582 „.
" Boiardo Matteo, Girardo, Bonifacio, Bartolomeo,
lor dono in nozze Gonzaga-Scala, 126, vv. 8943-8946,,.
Boliono v. Buglione.
200
INDICE ALFABETICO
[Bologna-Canossa]
BoLOGB \, vi f Alessandro V pp. ed ci. Giovanni XXIII.
14, 15-16.
BoNAOOORSO VI | Bornie ursus] ab. d. mon. di sant'Andrea,
BoNACOLSA \ ab. d. mon. di sant'Andrea, 9. i:
•' BoNACOLSI, CAS«ta mantovana, fanno demolire e rico-
struirò una d. antiche porte, 29, o ; uniti coi Casa-
lodi bandiscono R. Zanie.ili e i Gallarl (an. 126S),
116, v. SiaS: capi parte di; Mantova, 117. vv. 8147
[.. errata-corrige], 8165 „ : loro caduta, 11, 4-5: dati
cronol., 10, 36-J7.
- BoNA< OLS1 l!\];i)i.i.i.o\K \Bardelon di B.\ succede al fra-
tello Pinamonte nella signoria (an. 1293) e la perde
per malgoverno, 121. vv. S4S6-S507 „.
"BoNACOL&l BOTTICELLA [Botisela di B.\ usurpa la si-
gnoria a Hardellone (an. 1299), 121, v. 8512 sgg.;
suo governo e sua f, vv. 8520-S530,,.
" Boa kCOLSI GIOVANNINO [Zoanino di B.] pod. di Verona
mette a 7 i congiuriti contro Martino della Scala
(an. 1277), 120, v. 83S7 sgg. „.
BoNACOLSI Passerino [Rainaldi dicti Passareni de Bona-
colsis] p. di Giovanni XII ab. di Sant'Andrea. IO,
32-25; " succede al fratello Botticella nella signoria
(an. T30S): suo governo, 121, v. S530 sgg.: ferito sulla
via da A. Saviola f (an. 132S), 123, v. S672 sgg. „.
'Bonacolsi Pinamonte, unitamente ai conti di Ca-
salodi respinge un assalto di congiurati su Man-
tova, 117, v. 8214 sgg.: in unione con Federico
conte di Man aria caccia il pod. (an. 1272), 118,
v. 8231 sgg.: fatto cap. in Mantova con Ottonello
Zanlcall (an. 1274), v. S2S3Sgg.: sopprime il col-
lega e si proclama signore di Mantova, 119, vv. S303-
836S; sventa una congiura, 120, vv. 8411-S440; to-
glie il bando a molti cittadini (an. 127S), vv. S445-
S44r,: f nel 1293, 121. vv. S474-S485 „.
• Bob v^ olsi Taino fratello di Bardellone, 121, vv. 8495,
851
Bon'amentk A. v. AlipranJi.
" Bonamici (BALESTRERÒ di), suo donativo in nozze Gon-
zaga-Scala (an. 1340), I2S, v. 9120 „.
BONIFACIO (mar< im.se) [Bonifatius , Boni/acius] signore
di Mantova durante la seconda scoperta d. reliquie
d. Sangue di G. C, 5, 1: a di lui procura e d. m.
Beatrice vien costruita nel 1057 la eh. di sant'An-
drea, 10; "scoperta d. reliquie per un suo servo,
75, v. 4240 sgg.: sua f (an. noi), 78, vv. 4547-
4549 » 5 intorno a questa seconda invenzione, 4, 41-48',
per una variante, 5, 2-3, 22-26.
• BONIFACIO (CONTE Riccardo di), sua f (an. 1252), Ilo,
v. 8O95
Bonifacio vili papà dati cronol., io, ai.
BONIFACIO IX PAPÀ trasferisce Bartolomeo ab. di San-
t'Andrea al mon. di san Benedetto Po, 12, 18 sgg.;
indice l'Indulgenza gerì, pel nuovo giubileo, 27-28;
dati cronol., /j; elargisce indulgenze nella
ricorrenza d. giubileo (a n. 1390), 151,
v. 11 141.
ro IX \Bomts] ab. d. mon. di sant'Andrea, 8, 18 sgg.
BORGOFORTE nella guerra tra G. Galeazzo Visconti e
Francesco Gonzaga, 13, 5-6, 12.
■ Boucicault Giovanni (marchese di) [Bucicalo] go-
vernatore di Genova per Carlo VI re di Francia,
169, vv. 12703-1 3704 ; e invitato da F. M. Vi, conti
a unirsi con lui (an. 1409), fa toglier la signoria
a Gio. Maria, v. 12711 sgg.: e cacciato dai Geno-
vesi, v. 12735 ...
Bourdin Muiu/10 areiv. di Braga poi antip., 6, 3f-j6;
7. 4-0 : v. Gregorio papa Vili.
Bozzolo vien acquistato da G. Francesco Gonzaga,
14. 10-11.
" Bh ESANI v. Bresciani „.
'BRESCIA (MassARDO DA) [ Matardo da Pressa] dona per
le nozze Gonzaga-Scala (an. 1340), 12o, v. S922 „.
■ Bresciani (GABRIELLO dei) [Cabriti di Bresani] dona
per le nozze Gonzaga-Scala (an. 1340), 129, v. 9183 „.
Pressa v. Brescia.
Brigida (beata) vien canonizzata per Urbano VI, 12,
30-31: dati biogr., 27-31.
" Brisvich v. Brunns-.viek „.
" Brinnswick Ottone [Otto e Oto di Brisvich] marito
a Giovanna I, aiuta i Gonzaga osteggiati dal Vi-
sconte e Scaligeri (an. 136S). 143, v. 1046 1 „.
Brunone G., fondatore dell' ord. d. Certosini ; varianti
cronol., 6, // sgg.
" Blciciialo v. Boucicault „.
Buglione (Goffredo di) [Gotofredus de Boliono] sua f.
6, i; nota di variante, /: data cronol., iS.
Burdino HISPANO v. Gregorio Vili antipapa.
" Brusabò messo a G. Galeazzo Visconti dall' imp. Vcn-
ceslao con le insegne ducali, 155, v. 11458 sgg. „.
■ Cagnano Bortolotto, dona in nozze Gonzaga-Scali
(an. 1340), 127, v. 9054 „.
" Caio imperatore romano, suo governo, suoi delitti,
sua f, 43, vv. 1593-1610,,.
Calisto II papa fa prigione l'antip. Gregorio VITI [Bur
dino hispano], 6, 28, 30 sgg.
" Calorosi, casata mantovana in lotta co' Poltroni (an.
1208-1213), 1 14, vv. 7910-7924: occupano Sermidc(an.
1238), 115, vv. S039-S044 ; bandiscono da Mantova i
Da Piva e i Saviola (an. 1261), 116, vv. S117-S119,,.
" Calorosi Bartolomeo, uccide Boso d. Poltroni (an.
1209), 114. vv. 7916-792 1 ,..
Camaldolesi (ordine uva) subentrano nel 1584 nella eh.
e conv. di san Marco in Mantova agli antichi cano-
nici, 8, S7 Sgg.
" CAMBIO (Marco di) [Marchio di] delegato dal Visconte
al campo di Francesco Gonzaga per esplorarne l'a-
nimo, 159, vv. 11835 sgg., 11SS6 sgg. „.
" CampbdelLO Amadio dona in nozze Gonzaga-Scala
(an. 1340), 128, v. 9144 „.
* Can Grande v. Scala „.
" Cane F. v. Facino Cane „.
Canonico giure, sua fioritura, 9, 22.
Canonici di San Marco v. Spinola Alberto.
*CaN08À V. Canossa „.
" CANOSSA Guglielmo, Cabrino, Bertolino, Simone,
donano in nozze Gonzaga-Scala (an. 1340), 126,
w. 8939-S942 „.
" Canossa ALBERTINO, dona in nozze Gonzaga-Scala,
125, v. 8*73,.
"CANOSSA Poi. andino, dona in nozze Gonzaga-Scala
(an. 1340). 126. r. 8910 ...
Baroni è donato dal Gonzaga, 130, vv. 9273,
9291: e insignito d. cavalletta, 131, v. 9346 „.
[Cantiano-Ceresarl|
INDICI^ ALFABETICO
201
•• Cantiamo (Fu incbsco i»\> cap., nella guerra Gonza-
ga-Vlicontl < : i il. [397), 157, v. tz6i6 „,
Cantorbrrì ■'. Attutato di <'.
* Capriani Corradino [Coradin GafHan\ donato dal
Goniaga (an. C340), 130, *▼# 9340, 9*88 j inalgnito
ci. . .1 \ allei 11, 131, \. ')\ vs ■••
* Cakacalla [Caragalla] lmp. min., 46, w. c86o [869 »•
* Caxaoalj v .'. ( '(tracolla „.
•• C vkiidni'.sk Bonifacio dona in nozze Gonzaga-Scala
(an. 1340), 125, v. 88431 128, v, 9084 „.
* Carbonbse Ugolino dona in nozze Genzaga-9
(an. 1,54"), 126, n . s')|^ „.
"Cakind a NUMRRIANO [6'. e Numerario] Imperatori ro-
iiumi Agli di Caro, 49, vv. 2053-2054 „.
Carlo Magno \JCarohu MagmtA lmp. invita Leone IV«
ad Aquisgiana per essere informato sulla scoperta
d. sacre reliquie mantovane, 3, 9-10; "fatto lmp
imperando nell'Oriente Irene, 63, vv. 3249-3250;
invade per invito di p. Adriano la Lombardia, as-
sedia Pavia, ne trae prigione Desiderio, combatte
i Saraceni, protegge le lettere, 63, vv. 3267-3305 „.
" Carlo re d'Ao,uitania fratello di Lodovico
i mp,, 64, v. 3311,,.
" Carlo il Calvo [A'arolo] imp., 69, vv. 3764-3766,,.
" Carlo il Grosso [A'arolo, Karlo Groso] imp., inetto
suo governo, 69, vv. 3767-3775 „.
Carlo IV imperatore e re di Boemia, fa aprire in
Mantova alla sua presenza il sacrario d. reliquie d.
Sangue di G. C, 11, 11-26: fa riporre queste in
nuove custodie, 12, 5; visita il sepolcro di Lon-
gino martire, 6-8 ; ne asporta in parte le reliquie
11; concede privilegi al mon. di sant'Andrea, 11-13;
d. passaggio suo in Mantova, dati cronol., 11, 23 sgg. ;
" da Mantova passa a Milano quindi a Roma (an.
1354), 134, vv. 9625-9636; manda aiuti ai Gonzaga
contro i Visconti e Scaligeri collegati (an. 1368),
144, v. 10473 sgg.; scende egli stesso a Verona,
v. 10493 ; in Mantova promette al re di Cipro aiuti
contro i Saraceni, vv. 10507-10516 „.
"Carlo VI re di Francia, signore d'Asti, 178,
v. i35lS »•
Carmelitani (ordine dei); sua origine, 9, 4-5; dati
cronol., 9, 0-/7.
"Caro [Carus] imp. rom., 49, vv. 2049-2057,,.
" Caro v. Carrara „.
"Carrara (signori di Padova) [Ckarara e il Caro per
antonomasia} passim „.
" Carrara Iacopo, suo donativo in nozze Gonzaga-
Scala (an. 1340), 124, v. 8795 „.
Carrara (Francesco da), s'insignorisce di Verona, 13,
20-21; si rimanda alla "Cronaca di Mantova „, 13, 28;
" stringe una gran lega a distruzione d. Vene-
ziani, 145, v. 10629 sgg. ; ravviva la guerra contro
Venezia (an. 1377), 147, v. 10752 sgg.; si scon-
forta per la fiacchezza con cui è condotta dai
collegati e pel pericolo che corrono i Genovesi,
v. 10809 sgg.; 148, vv. 10851-10853; già stremato
di forze per la guerra contro Antonio della Scala,
vien assalito da G. Galeazzo Visconti (an. 1388),
149, v. 10977 sgg.; perde Treviso e Padova, 150,
v. 11019 sgg.; assediato nella cittadella cade prigione
e condotto a Milano quindi a Pavia, v. 11045 sgg. „.
" Carrara Francesco LI Novello, per consiglio d. p.
; pi Iglonli rO reni!, la 1 <>. ■ a ili l'ado .a >■ '.'ali
.!(,.'. ' IO \ 1 I '», v. 1 I',
in niia in Padova acclamato aignore (an. 1390),
v. 1 1 1 1 j igg, : pai t< 1 Ipa 1 Ila '
\ i icontl (an( 1 197), 1 >7. •. 1 t6i ;■ 1 figli 1 ran< 1
e Iacopo mandati a Bologna In dlfeca di <'. Ben*
tlrogllo, radono prigionieri d. Viacentl (an. 1401),
In ', v. 1 1058 *(■(!'.• -, li nia aggrandire il propi ><>
con L'aiuto di Guelfi bri icianl, 164, v. 1227H ag
tratta con G. della Scala e COfl Ci Vi aonli, 165,
v. 13396 igg«i flen a conflitto col Veneziani pei
l'occupazione di ColOgna, v. 12304 sgg.; invita Fran-
cesco Gonzaga a unirai eco (an. 1404), v. 12374 -igg.-,
è fatto prigione in Padova dai Veneziani '<■ man-
dalo a nioile, 166, vv. 12475-13481 „.
Carrara (Iacopo da) ostaggio di Franceaco Gonzaga
fugge da Mantova, 13, 17-18; "e creato dal p. si-
gnore di Verona (an. 1404), 166, v. 12414; perde
Verona, fatto prigione a Osliglia e condotto a Ve-
nezia (an. 1405), v. 12461 sgg.: affidato a Francesco
Gonzaga, fugge e giunge a Padova, 162, vv. 12102,
12138 sgg.,,.
Cartusienses v. Certosini.
" Casale (Antoniolo dal), dona in nozze Gonzaga-
Scala (an. 1340), 128, v. 91 11 „.
" Casale (Compatre dal), dona in nozze Gonzaga-
Scala (an. 1340), 129, v. 9189 „.
" Casalodi (conti di) [Chasalodi], fanno pace coi Ca-
lorosi (an. 1234), 115, v. 7997; coi Bonaccolsi ban-
discono da Mantova R. Zanicali e i Gaffari (an.
1268), 116, v. 8128; si collcgano coi da Riva, 117,
vv. 8142, S159: respingono un colpo di mano di
congiurati su Mantova (an. 1269), 117, v. 8214 sgg.;
congiurano contro P. Bonacolsi (an. 1277), 120,
v. 8395; perdono il castello di Gonzaga (an. 1378),
vv. 8440-8445 „.
" Castelbarco Crescimbene [ Cresimben da Castelbarcko]
aderente d. da Prato (an. 1414), 180, v. 13685 „.
" Castelbarco Guglielmo [Guielmo da Castelbarcho]
mandato da G. Gonzaga a Cane della Scala per aiuto
contro la signoria d. Bonaccolsi, 122, v. 8633 sgg.;
suo donativo in nozze Gonzaga-Scala (an. 1340),
124, v. 879S; 127, v. 9063,,.
Castiglione frazione di Roverbella, 5, 27-28.
" Castracane Francesco, dona in nozze Gonzaga-Sca-
la, 128, v. 9078 „.
" Castracane Enrico, 128, v. 9081 „.
" Cavalcabò [Ckavalcaboi] casata cremonese, donativi
in nozze Gonzaga-Scala, 125, v. 8807 „.
" Cavalcabò Bertone, dona in nozze Gonzaga-Scala
(an. 1340). 126, v. 8949,,.
" Cavalcabò Carlo signore di Cremona ucciso a tra-
dimento da Cab. Fondulo (an. 1405), 167, vv. 12492-
1253° »•
" Cavalcabò Ugolino assume la signoria in Cremona
(an-. 1403), 164, v. 12263; ucciso da Carlo C. e Ca-
brino Fondulo, 165, v. 12353 sgg. „.
Celestino ILI papa cit., 8, 1; dati cronol., 8, ó.
Celestino IV papa cit., 9, 15; dati cronol., 9, 32.
Celestino V [Petrus de Marono] pp., vien inscritto nel
catalogo d. santi, 10, 19-20; dati cronol., ai.
" Ceresari (Bresanino da) dona in nozze Gonzaga-
Scala (an. 1340), 128, v. 9135.
202
INDICE ALFABETICO
[Ceriani-Costituzioni]
- Ci RlANl (... WIII. io „.
CERTOSINI (ORDINI 1" il [( <rs] data (li foncla-
b, 3-4; dell' istituzione e d. fondatore, 6, 11-17 \
variante MWi, II, /.
CERTOSINI (CONVENTO dei), Istituito a Mantova i' a l'i-
. 1 t. 13-13,
1 CU IXOR081 ;•. Calorosi „.
Cu siti tfi :•. Bxtraaagtmttt cvmmuntt, ^, 3S-J2.
* Cii.vk IRA :•. Carrara „.
■ ChARARESSI v. Carrara „.
" L'i 1 aro v. Carrara,,.
■ Cu àfl ai.odi v. Casalodi ...
■• ChavAU iiAiioi v. Cavalcabò „.
ChRONACA Al 'Li 31 inms, fonte bibl. , 3, 13-
"ChRONICOB BREVE, in introduzione, X-XII „.
• l'i \n Vii rORXO, scanala l'Aliprandina come fonte lin-
guistica, XVI, U: editore di V. Bclcalzcr, XVII,
i-it>\ cifc, xxji, 10, is „.
: tu 1 Nsi (ORDINE dei) [ Cistercien ses] sua conferma,
li, 13; sullo stesso argomento, 6, 2J-30 „.
" L'ivi LLO (conte) da cui riscattano i Mantovani il ca-
stello di Inarcarla (an. 1370), 118, v. 8297,,.
1'ukamiimi.s v. Clairmont.
Ci.AiUMo.sr (CONCILIO Di) [Claramontes], 6, 14.
"Claudio [Ciaudius] imp. rom., 43, w. 1611-1628,,.
" Claudio II [Glaudio, Glaudius] imp. rom., 48, vv. 2010-
3015 „.
Clemente III ANTIPAPA favorito da Enrico IV: dati
cronol., 6, 8-10.
Cu mi nii: III PAPA cit., 8, 1; dati cronol., j-6.
Cu. . mi. n ri: IV papa cit., 10, 6; dati cronol., tb.
CUMl nii V tata cit., 10, 14; dati cronol., 22.
CLEMENTI VI PAPA cit., 11, 10; dati cronol., 21.
Cle.mi sii. VII [Robertum Gobennensem] antip., 12, 21-27;
el. a Fondi contro Urbano VI, 16-26.
Cu mi n 1 in \Kt m constitutio, di pp. Clemente V, 11,
1 ; raccolta d. costituzioni di Clemente V, 9, 36-37.
" ClbKICI Gii BBPPS già proprietario d. cod. A dell' " Ali-
prandina „, XVII, 3 „.
Colonna Oddone v. Martino V papa.
COME&TORI I'if.tro [Petrus Comestor] cultore di giure
canonico, 8, 3; professore di diritto canonico a Bolo-
gna, 12-16.
COMETA, apparizione di una cometa, 13. 14.
Commissioni d'AnAONT, condanna V " Introductorius etc. „
di fr. Gerardo, 8, 20-2S.
" Commodo [Comodus] imp. rom., 46, vv. 1839-1844 „.
" Comodi s v. Commodo „.
iMPARITTl cit. bibl., XXII, 10; XXII, /-?„.
Composticela v. Bernardo (di).
STRADO v. Corrado „.
" CoNBTANfl e CONSTANTI v. Costante „.
"C0N8TANTINO v. Costantino „.
"CoNSTANTIO v. Costanzo „.
.11 DI Vi km' v. Visconti G. Galeazzo.
" Conti, casata veronesi-, in lotta coi Montecuccoll,
sono aiutati dai Mantovani (an. 1206), 1 14, vv. 7904-
7009; pace tra le due case (an. 1233), 115, vv. 7985-
: r-
" COSA v. Corrado „.
i;a ProSPI ko conduce (ruppe nella gucrr.i tra Gon-
zaga e Visconti (an. 1307), 157, v. 11616
- Con \ no 7'. Corrado y.
CoBARIO A noi 1.0 ?'. Gregorio XI papa.
CoiBAVO f. Pietro di Corbaria antipapa (A'icolò ì
CORONA PALI \ concessa | Sigismondo re d'Ungheria
nel concilio di Costanza, 14, 30.
CORPUS IURIS CANONICI V. "Decretale* „ ed " Extravagan-
ttt „, 9, 34-4S-
"CORRADO [C'orado] imp. (!) (an. 912) (!) (forse l'A. si
riferisce al figlio di Rod. re d. due Borgogne, a
cui succedeva nei diritti d. corona d'Italia), 69,
vv- 3797-3799»«
•■ Corrado [Conrado] imp. duca di Franconia (an. 1025),
71, vv. 3903-3905 ,..
"Corrado III [Conrado] imp. (di fatto solo re di Ger-
mania) (an. 1138-1152), 78, vv. 4562-4564 „.
u Corrado (CAVALIERI) [Corado e Cora] si reca a Pa-
dova per sfidare Sordello alla prova d. armi, 88,
v- 54s4 sgg--> 89, v. 5514 sgg.; e vinto, 88,
v- 5777 sgg- v
■ Correggio (Guido da) [G. da Correza], pod. di Milano
nell'an. 1273, US, vv. S234-8239 „.
" Correggio (signori da), donano in nozze Gonzaga-
Scala (an. 1340), 127, v. 8996 „.
" Correggio (Azzo da), dona in nozze Gonzaga-Scala
(an. 1340), 127, v. 9051 „.
" Correza v. Correggio „.
" Cosa BaLDESAR v. Giovanni XXIII papa n.
" COSSA Baldassarre poscia pp., signore di Bologna,
17S, v. 13449: v. Giovanni XXIII papa „.
"Costante [Constante] imp. rom. (an. 337-350) figlio
di Costantino il G. associato all' imp., 50, v. 2146;
imp., vv. 2163-2180,.
" Costante II imperatore romano d'Oriente (an. 641-
66S), 60, vv. 29S5-2993 „.
" Costantino imperatore romano (an. 307-337), pro-
tegge le chiese, riceve il battesimo, è sanato dalla
lebbra, riordina l'imp.; sua f, 50, vv. 2103-2162 „.
" Costantino II imperatore romano (an. 337-340) figlio
d. prec. associato all' imp., 50, v. 2146: quindi imp.,
difensore d. Ch. contro il fratello Costanzo, vv. 2163-
21S6: 51, v. 2202 „.
"Costantino HI imperatore d'Oriente (an. 641) f
attossicalo dalla matrigna, 59, vv. 2976-29S1 „.
"Costantino V imperatore romano d'Oriente (an.
741-775). erroneamente classificato III e confuso col
VI. 63, w. 3231-3245 „.
"COSTANTINO VI imperatore ROMANO d'Oriente (an.
7S0-797 confuso col prec. per la cronologia), 63,
rr- S*3*-3*45 •■•
COSTANZA (CONCILIO di) (an. 1414), vi si citano gli Us-
siti e si fa prigione Giovanni XXIII pp., 14, 27-31;
decreto contro 1 pontefici scismatici, 15, 1-3; pro-
clamazione di Martino V, 3-5; decimo sesto concilio
gen., 14, tS: fonti bibl., 15, j- j ; ■ vi convengono
numerosi prelati, 180, v. 13755 »«
COSTANZO IMPERATORI romano (an. 305-306) p. di Co-
stantino il (j. (qui chiamato erroneamente con lo
stesso nome), f in Brettagna, 49, vv. 2077-20S7 „.
•• Costanzo li [Constantio[ imp. rom. (an. 337-361) figlio
di Costantino il G. associato ncll' Imp., 50, v. 2145;
Imp. persegue i Cristiani; In lotta col fratello,
vv. 3i<»3-3 2 13 ...
, iti /ioni di Clemente V pata v. Clementinarum
Const.
ICoxa-Eugenio II I|
INDICE ALFABETICO
Cosca Baldassah v% Giovanni XXIII pafa,
" Crema Bontaccorso [Bonscorso da] dona In nozze Gon
gagà-Scala (an. (340)1 128, v. 9156 «■
"Crsmaschi (Pietro (Giovanni di) [Pttntnan* dì] <l<>-
nato «liti Gonzaga (an. (340)1 130, w. 9245,9385;
Insignito il. cavalleria, 131, v. 9x43 .,•
* Cremona, io guerra con Mantova pel dominio di f«
Ogiio l<)io| (;n). 70.1-705 )> 60, w. 3030-3303; In
guerra con Milano (an. C313), 111, w. 7935-7937 „.
"Chi... mi [Cnon] re di Tebe, 28, w. 239-341, 345.
Cristo v. Sangu* di G. C e Adalberto.
" Ckistokm.i (Nicolò de'), dona In nozze Gonzaga-
Scala (an. 1340), 128, v. 9133 0.
"Cronica DE M an tua v. " Aliprandina „.
Cumis v. Giovanni da C. abate.
" Dalloro BARTOLOMEO [Bcrtolamio Daloró\ dona In
nozze Gonzaga-Scala (an. 1340), 128, v. 9117,,.
Daloro v. Dalloro.
" Dal Verme Iacopo [Iacom da V.\ cap. d. milizie vi-
sconteo conlro Francesco Gonzaga (an. 1398); sue
operazioni, 158, v. 11693 sgg. ; abbandona Govcr-
nolo senz'essere inseguito, v. 11732; occupa Luz-
zara e Suzzara, v. 11771 sgg. „.
" Da Quinto casata veronese, loro trama contro 1 ric-
chi d. e. (an. 1412), 174, v. 13154 sgg.; tentano sol-
levare Verona; loro fuga fallito il tentativo, 175,
vv. 13193-13243,,.
" Da Palude Stangelino capitana i Guelfi bresciani
ribelli (an. 1413), 177, V. 13413 sgg. „.
" Da Palude Giovanni [Zoatt da Palude] dona in nozze
Gonzaga-Scala (an. 1340), 126, v. 8923 ,;.
" Da Prato [Da Prati] Carlo, Stefano, Francesco e Lo-
dovico puniti di prevaricazione da G. Francesco
Gonzaga (an. 1414), 180, v. 13668 sgg.; gettati
in prigione e sequestrati loro gli averi,
v- 13735 sgg-;>-
" D'Arco Carlo fonte biogr. dell'ab. Nerli IX, 20 sgg. ;
XXII, 10 ; fonte biogr, di B. Aliprandi, XV, 27-28 ;
XXII, 4-6 „.
" D avari Stefano, XXIII, 7 „.
" Decio [Decius] imp. rom. (an. 249-251) favorito del-
l'imp. Filippo, 47, v. 1911 sgg.: uccide Filippo,
v. 1940 sgg.; entra in Roma, si fa proclamare imp.,
48, vv. 1970-1979 „.
" Decio II imperatore romano (an. 251, più noto sotto
il nome di Ostiliano, collega nell' imp. a Treb.
Gallo) figlio d. prec, 48, vv. 1980-1988 „.
Decretali [Decretalium compilatio gregoriana], 9, 6; se
ne pubblica un sesto libro sotto Bonifacio Vili,
10, 17-18; raccolti per R. Pennaforte, 9, 4-8, 34; De-
cretalium Bonifacii VIII, l. 33-36; Decretum Gra-
tiani, 3.
" Della Scala v. Scala „.
" Desenzani, casata mantovana, 155, v. 8013 „.
" Desiderio re dei Longobardi fatto prigioniero in
Pavia da Carlo (an. 774), 63, v. 3277 „.
Diarii mantovani v. Volta C.
" Diocleziano [Dioclitianus] imp. rom. (an. 284-305)
persecutore d. Cristiani, 49, vv. 2058-2072 „.
Diritto canonico v. Canonico giure.
Dolcino [Dulcinus] eretico giustiziato con Margherita,
10, 20-21 ; note biogr., 28-33.
Domi tnco (sa r) fon .hi L'ordì di Fr. domenica I Ut
I I HOnlZZStO ])' 1 ( , 1. ■■>,, lo I \, 9, «.
" Dd.mi/iano [Pomiciano] \m\>. rom. mio yu
morte, l i, 1 7, 1749 1 7'"» »■
"Domato l > di Efeso, uà Ida un drago, 52,
vv- 3314-3334 „.
I >■ ... 1 i ■ DB LA TVRRE Vi Tom />.
" Doni '.mondi fonie blOgT. di B. A lipramli, XV, i-j.
" Do\ ut \ BOSSO [/ìoso e /tutto da], «Urna in n<>/./.< GoD
zaga-Scala (an. >.M"), 125, v. 8879 ff.
Dui < 1 . 1 1 . HBRETIC1 ". Doli ino.
Duranti Guglielmo \GniUiélmtu Duranti iftculator]
cultori' di diritto canonico, 9, 21 : itati biogr., 10, 3-12.
* Ecckki.no DA R. v. Ezzelino „.
" EOEUS POETA, usurpa la paternità d. versi virgiliani,
32, vv. 632-680.
" ELENA madre di Costantino imp. rom., 49, v. 2083;
50, v. 2149 „.
" Eliogahalo [Antonius] imp. rom. (an. 218-222), 46,
vv. 1875-1880 „.
Eliseo VESCOVO di Mantova, dona al mon. di sant'An-
drea le terre e le decime di Castiglione M., 5, 11-10.
* Elvio imperatore romano v. Pertinace „.
" Emilio imperatore romano (an. 254 più noto col
nome di Emiliano), 48, vv. 1992-1995 „.
Enrico vescovo d'Ostia [Heinricus episcopus ostiensi t\
cultore di diritto canonico, 9, 23; detto "Doctor so-
lemnis „ autore di trattati, 9, 46-40.
Enrico II re d'Inghilterra persecutore di Tommaso
arciv. di Ca?itorbery, 7, 34'
" Enrico I [Henrico] imp. (fu di fatto solo re di Ger-
mania (an. 918-936), 69, vv. 3803-3805 „.
"Enrico II [Henrico] imp. (an. 1014-1024), 71, vv. 3900-
39°3 »-
Enrico II (III) imperatore (an. 1039-1056) durante il
suo regno avviene la scoperta d. reliquie d. Sangue
di G. C, 4, 16-23; 5, 2-3, nota ; 4, 40-30; "dà con-
vegno a pp. Leone IX in Mantova (an. 1048), 77,
v. 4423 sgg.; 78, vv. 4535-4540 „.
Enrico III (IV) imperatore, è scomunicato da Grego-
rio VII, 5, 30; conferma le donazioni fatte al mon.
di sant'Andrea, 6, 8-12; a proposito di varianti, 5,
so-33-, "78, vv. 4541-4543,,.
Enrico IV (V) imperatore largisce privilegi al- mon.
di sant'Andrea, 6, 19-21 ; favorisce l'antip. Grego-
rio Vili, 29 sgg.; variante, 3; " 78, vv. 4544-4546 „.
" EquicoLA Mario fonte bibl. di B. Aliprandi, XV, 3-4 „.
" Eracleone [Eracleo] imp. rom. d' Oriente (an. 641)
fratello e collega nell' imp. a Costantino III, 60,
vv. 2982-2984 „.
" Eraclio [Eradio] imp. d' Oriente (an. 610-641), 59,
vv. 2946-2950 „.
" Eraclo v. Eracleone „.
" Eradio v. Eraclio „.
" Este v. Azzo e Obizzo „.
" Eteocle e Polinice [Etiogle e P.] signori di Tebe nei
tempi di Tiresia, 27, vv. 221-223; loro f, 28, v.
337«-
" Etiogle v. Eteocle „.
Eugenio III papa, accoglie, a istanza dell'ab. Azzo-
ne, il mon. di sant'Andrea sotto la protezione apo-
stolica, 7, 7-14; sentenzia in favore di quello con-
204
INDICE ALFABETICO
[Ezzelino-Gallieno]
tro il capitolo di San Pietro. U-15: suoi decreti
sulle processioni capitolari e sulla festa dcll'Asi en-
zione, 1 .
oro Balbo p. d'Ezzelino detto il Monaco, 79,
■.■<><) ...
« BSXBUNO MONACO p. di Ezzelino da Romano, 79,
vv. 4659-4663 ,.
■• F//i lino da Romano, s'impadronisce di Brescia (an.
i:c;|, 7l), vv. 4(>4<)-4654 : sua nascita, sue gesta,
1-82, w. 4655-49071 sua discendenza. 7(), vv. 4655-
■ ;• invita Sordello a Verona, 87* v. 5400 sgg.:
e informato da P« Avogadro dell'andata colà di
Beatrice, 65, vv. 6133-6128: e assicurato da Sor-
dello, v. 613S sgg. : riceve P. Avogadro da cui e
indotto a consentire alle nozze d. sorella Beatrice
con Sordello, 97, vv. 6345.-6557; da un messo man-
dato segretamente a Parigi e informato degli onori
aquistativi da Sordello, 109, vv. 7469-74S5 : invita
Sordello, al suo ritorno, a Padova. 1 1-, v. 7717 sgg.;
.■dia Mantova per tre anni, 113, vv. 7S19-7836 „.
ExTKAVAQANTBS COMICI ves, raccolta di decretali, 9, jp;
Ext. Ioc.nnis XVII, 9, jS.
'■ Fu IN" Cam; condottiero di ventura, in guerra con-
tro il ducato di Milano (an. 1407), 168, v. 12604
sgg.: protettore d. duca Gio. Maria Visconti, cerca
accordi con P« Malatesta (an. 141 1), v. 12928 sgg.:
usurpa la signoria di Pavia, 172, v. 12949 sgg.: fa
guerra a P. Malatesta signore di Brescia, v. 12964;
conquista Bergamo (an. 141 1), v. 139S5 sgg.: assedia
Brescia, v. 12004 sgg.: fa guerra a C. Fondulo, 173,
v. 13000 sgg.: di nuovo contro Brescia (an. 141 2),
174, v. 13140 sgg.: sua f, M maggio 1412, 175,
v- *&IS sg«- -
•• FANTINO Giulio [Zulino F.] dona in nozze Gonzaga-
Scala (an. 1340), 125, v. SS6i; 126, v. 8929 „.
•• l'i di i:u 0 1 [Fedrico, Fedrico Uosa] imp. (an. 1152-1190)
distrugge Milano, 79, vv. 4607-4609: e sconfitto
a Legnano (an. 1176), vv. 4616-4618: sua f (an.
1190), v. 4629 „.
•• Fedi meo II imperatore, assedia Mantova (an. 1236),
115, vv. S015-S020; conquista Marcarla, Vicenza,
Padova e la marca di Treviso: fa pace coi Man-
tovani, vv. 8021-8033; sconfigge a Cortenova i Mi-
lanesi (an. 1337), vv. S036-S03S „.
■■ l'i urico v. Federico „.
1. IV PAPA a proposito di un anacronismo d. "Breve
Chronicon „ 4, 10-21.
I'u.oNKA mon. di santa Maria di F., 11, 12-13: nota,
1 1, /j-20,
•• l'i \/i<> (V\v u.iiKi ) dona in nozze Gonzaga-Sc;ila
. 1340), 125, v. 886) ...
• FERRARA \i pasta Manto, 28. v. 370: guerra con
Mantova (an. 119S), 79, vv. 4637-4643.
•• 1 j..i lo p. di Virgilio, 3(i. v. 470.
- I [LXPPICO \Philippo\ imp. d'Oriente (an. 711-713), 62,
vv. ;2 10-3213 „.
ire. imperatore romano (an. 244-249), uccide
diano, 17, v. i<i"2: primo imp. cristiano: in-
nalza al maggiori onori Decio, da etti è inciso,
vv. 1900*495]
■• 1 ii.ireo tiglio di F. imp. rom. governatore di Poma,
fugge dinanzi a Dedo, 47, v. U • ...
• FILIPPO figlio d. pr . 1 ucciso da Decio, 48,
vv. 1963-1970 ...
■ FILOSOFIA [Philotophia] personificazione, 26, v. 77 „.
FXNNX 11. Fonte bibl. , 15, j.
PzsxCOSff, opera di Almerico condannata da Innocen-
zo III pp.. 8, 8-9.
* FLAGELLANTI (ordini dm trati) (an. 1260), loro
apparizione. 116, vv. Si 1 1 -81 1
•• Floriano imi'i k \ ioni romano (an. 276), 49, vv. 2034-
2036 „.
"Floriano II DtPERATORS ROBCANO (an. 3S5-2S7), 49,
vv. 304 3- 204 B ...
■ Foca \Fochas\ imp. d'Oriente, uccide Maurizio e gli
succede nell'imp. (an. 603-610), 59, vv. 2938-3945 ...
"FoiANO FraNCBSCO [ Francisco da F.] fatto pod. in
Mantova (an. 1273), US, v. 8341: col fratelli Re,
Almerico, Guercio, coi congiunti Guido, Nicolò,
Guglielmo dona in nozze Gonzaga-Scala (an. 1340),
126, vv. 8935-8938, 8976, 8981, 89S4: altri d. fami-
glia, 1J7. \ v. 8993, $999< 9000» 9001 ...
•Folengo Comunali [Comunai da FoUngi] dona in
nozze Gonzaga-Scala (an. 1340), 129, v. 9180 „.
" Fonduto Cabrino [C. Fonduto] aiuta C. Cavalcabò
a conquistar la signoria di Cremona, 165, v. 12353:
gli succede dopo averlo ucciso (an. 1405), 167,
vv. 12493-12530; trama contro Gio. M. Visconti,
169, v. 12720 sgg.: regge in pace Cremona, 17-\
v. 12938, sgg.: e assalito da F. Cane (an. 141 1),
v. 13001 sgg. signore di Cremona. 178, v. 13503
sgg- »■
FoNTKS RERUM AUSTRI ACARUM, fonte bibl., 14, 2j.
FOPWCASA, cura donata da Beatrice e Matilde al conv.
di sant'Andrea, 5, 21.
Formk;osa. eh. e terra di cui vien dotato il mon. di
sant'Andrea, 4, 5; nota topografia, 4. 7.
" Framiialdo nano d. corte di Filippo Gonzaga, 131,
vv. 9391-9402 „.
Frani 1 se ani (ordine dki) dati cronologici, 8, 48-40-
■ Frani .km. mino monaco, dona in nozze Gonzaga-Sca-
la (an. 1340). 128, v. 9141 ,..
FRANCESCO (SAN) fondatore dell'ord. d. Francescani, 8,
9-11: canonizzato per Gregorio IX, 9, 4.
" Fraone Gabriele \Chabriel di Fraon] aderente dei Da-
Prato (an. 1414I. 180, v. 13684 „.
■ FlLASATO (cavaliere) di Borgogna vinto da Sordello,
106, v. 7143 sgg. „.
Fratelli del Libero Spirito eretici v. Libero Spirito-
FULDENSES T'. Annales F.
PUNK Saverio, fonte bibl., 8, 28.
" Gafari casata mantovana in lotta col da Riva. 116,
vv. S114-S116: cacciata da Mantova (an. (a68)'
v. ^127: riammessi in e. (an. 1269), congiurano coi
/.laicali per dar la e. a Oblzzo II: cacciati nuova-
mente. 117, v. S705 sgg. „.
•■ G m.iiv imi'i umori ROMANO (an. 68-69), 44, vv* l698-
1706
" GaLI.RIm IMI'ERATORK ROMANO (an. 3O5-3II), 49, V\.
soy3-a«fo ..
• GaLU 1 PO AjlICO [Gaietto Aricho] ambasciatore di F.
Carrara ■ F. Gonzaga (an. 1404). 160, r. 12433 sgg. „
[d'dieno] imp. rom. (an. 3ÓO-368), 48, vv
3004-3009 ...
[Galto-Gonzagn|
INDICE ALFABETICO
205
" Gallo [Gallus] imp. roui. (mi. 351-254, Trcbonlann
(;.), 48, vv. K)S()-K)f)i „.
"Cuvako [Galvan] CttV. francese manchilo Al Ltdgl [X
11 Sordello, 81, v. 5001 -.■■,!■.„.
" (.' orti u . \ n in (lonnno in none Bonaaga-Scala (ani
1340), Boraxo (.'., 127, v. 89901 Fllljiplno, 136, v.
Nnis-, Frantele©, 125, v. 88191 Rateerò, 126, r. 8931 ;
sono donali dal Gonza; -a t Fi anceseo (!), 129, v. <)J 3 1 ;
sono Intigniti d. cavalleria, 130, vv. <> 3 5 3 , 9306,
0263, 93791 131, v. 9335, 9341, 0343».
"(iv.rsr, (i .1; vii ■■) I />,/ CflJ^aro] francescano aderenti-
d. Da-l'rato (an. 1414), ISO, v. [3686 „•
GAYET fonti- bibl. fer lo scisma d' Occidente , 12, ai.
Gei tsxo n mn fonda la cattedrale di Genova, 7, 2.
" (,'h.MiNMNii (san) \Zumignano\ vesc. di Modena Impe-
rando Graziano, 52, w. 3289-2291 „.
" Genova (FEDERICO DA) | Fcdrico da Zenoa\ dona in noz-
ze Gonzaga-Scala (an. 1340), 125, v. 8891 „.
" GENOVA CORRADO [Corado da Zenoa] dona in nozze
Gonzaga-Scala (an. 1340), 126, v. 8907 „.
(Ikr \kdo da Borgo san Donnino, condannato nelle opere
da Alessandro IV, 8, 20 sgg.
" Gerolamo (san) [leronimo] 52, v. 3385 „.
• Gesi casata mantovana partecipe di una congiura,
117, vv. 8321-S324 „.
Gioacchino (san) [Joachim] 7, 21; condannato nelle
dottrine per Innocenzo III, 8, 8 : nota, 7, 3<>-3'>
" Giovanna I [Zoana] regina di Napoli, manda soccorsi
a Lodovico Gonzaga (an. 1368), 143, v. 10456,,.
Giovanni [Johannes] xn ab. d. mon. di sant'Andrea, 10,
22 sgg. ; intorno il steo priorato, 10, 34-33'
"Giovanni Battista, sua predicazione, 39, v. 1250,,.
u Giovanni Crisostomo (san) [Zoan Crisosmo], 52,
v. 2288 „.
Giovanni da Como [Johannes de Cumis] xvi ab. d. mon.
di sant'Andrea, 14, 3 sgg.
Giovanni di Salisbury, biografia dì san Tommaso, 7, 42.
Giovanni I papa cit., 4, 10; a proposito di anacronismo
nella citazione, 4, 15-21.
Giovanni XX papa cit., 4, 8; correzione in Mur., /-2-,
nota cronologica, 0-14.
Giovanni XXI papa cit., 10, 8: dati cronologici, rs.
Giovanni XIII papa [Baldassar Coxa] el. in Bologna,
14, 15-16: da Roma si rifugia a Firenze, 22: elegge
cap. d. Ch. F. Gonzaga e visita Mantova, 23-25 ; dà
a Sigismondo re d' Ungheria la " corona palea „ ,
29-30 : dal conclave di Costanza è tratto prigione
e deposto, 31: 15, 1-2: rimmzia al papato; annove-
rato tra gli antip., 14, 12-13', "sua elezione, 171,
v. 12852 sgg.: batte Ladislao re di Napoli (an. 1411),
172, v. 12970: durante lo scisma (an, 1410-1415),
176, v. 13379 sgg.: conclude una tregua con Ladi-
slao (an. 1412), v. 13326 sgg.; a Bologna, novem-
bre 1313, 178, v. 13536; s'incontra con Sigi-
smondo re d'Ungheria a Lodi, donde
per Cremona a Mantova, novembre 1413,
178, v. 13545: promette aiuti a Sigismondo per cac-
ciar Ladislao da Roma (an. 1413), 179, v. 13585 sgg.;
di nuovo a Mantova (an. 1414), v. 13636 sgg. „.
" Gioviano [Iuviniano\ imp. rom. (an. 363-364), 51,
vv. 2214-3325 „.
Girardo [Girardus] ab. d. mon. di sant'Andrea, 9, 6-7 ;
più tardi di San Benedetto Po, 8-9; data di sua f , 29- 3/.
" GlRARDO Mon iOO, (Irma in IMI ' •
1 -, |..), 128, v. 9103 „.
'(.umano [ ZìiUnni), luliano] UCCléC I' imp. I.I.m. l'-r-
linaee, 46, v. 1848-, fallo lni|) B («1». \U\)'< UC-
0 da Severo, vv. rH^r-iH^^ „.
"(,'n UAKO | lutimi, > | imp. rom. (ari. t/,i 1/13) fi
dlaVOtO di allineai'' la fedi .ri liana d i v-m ndo
imp., 51, vv. 2 190-33 r 3 „.
"(hi nt\ fonte biop.r. di 11. Aliprnndi ', XV, 4-t> „.
" Giustiniano [lusHniano] hnp. d'Oriente (an. 1537
55, VV. 3Ó3l-2(Vì,8 „.
" < in 1 1 ,1 \ ,.1 II \fiatininno, tintinno] Imp. d'Or!
(an. 685-695), sbalzato dal trono da Leone, 60, w.
2994-3009* riprende il trono (an. 70:5-71 r), vv. 3027-
3029: detto poi erroneamente Od, 62, vv. 3204-3309 „.
" Guatino I \ fustino] imp. d'Oriente (tu. ^18-527), 55,
vv. 361S-3620,,
"d'i. audio FMPERATdRE domavo v. Claudio II „.
"Godio (ANDREA da) \A. da Godo] congiurato contro
Lodovico Gonzaga (an. 1373), 145, v. 10:583 „.
Gonzaga (signoria dei) suo inizio, 11, 4-5 : "e di lor
signoria nel 1340, 129, vv. 9313-9221: estensione di
lor casata nel 1413, 174, v. 13108 sgg. „.
" Gonzaga signori di Reggio (an. 1340), 129, v. 9301 „.
"Gonzaga Antonio instiga Corradino G. a trattare
con Can Grande della Scala per spodestare Lodo-
vico G. in favore di Francesco (an. 1366), 142,
v. 10297 sgS-'- sua trama con Nicolò G. ed altri
(an. 1373), 145, v. 10575 sgg. „.
" Gonzaga Bartolomeo [Bertholame'] conduce milizie
nella guerra contro i Visconti (an. 1397), 157, v.
11618: difende Governolo (an. 1398), 158, v. 11711 „.
" Gonzaga Corradino si ritira a Verona (an. 1366),
142, v. 10388: invitato da Antonio G., partecipa
alla congiura contro Lodovico, v. 10303 sgg.; sco-
perta la congiura accusa Antonio, v. 10339 sgg.;
vien distolto dagli amici dal duello contro questi,
ed accusa Can Grande della Scala, donde guerra
contro lo Scaligero (an. 1366), v. 10353 SSS- »•
"Gonzaga Corrado [Corado G.] conduce in m. una
Beccaria (an. 1349), 124, v. 8746 „.
" Gonzaga Elisabetta [Isàbeta G.] sorella di Francesco va
sposa a Carlo Malatesta (an. 1387), 149, v. 10966 sgg.„.
* Gonzaga fratelli e congiunti donano in nozze Gon-
zaga-Scala (an. 1340), Guido, 127, v. 9008: Filip-
pino, v. 9011; Feltrino, v. 9014: Corrado v. 9017;
Alberto, v. 9020: Ugolino, v. 9023: Pietro-Gianni,
v. 9060: i medesimi più Luigi, Federico, Lodovico
sono insigniti d. cavalleria, 130, vv. 9318-9333 „.
" Gonzaga Antonio ordisce una congiura contro Lo-
dovico Gonzaga, 145, v. 10575 sgg' »'
" Gonzaga Feltrino figlio di Luigi attende alle opere
di fortificazione, 124, vv. 8739-8737: figli di lui,
2-8 ; in seguito a contesa coi figli di Passerino Bo-
nacolsi, congiura coi fratelli Guido e Filippino e
Cane della Scala per cacciar di signoria P. Bona-
colsl (an. 1328), 122, v. 8549 sgg.: alla difesa di Mon-
tanara contro il Visconti (an. 1348), 132, v. 9476;
sconfitta di Luchino Visconti, settembre 1348 a Bor-
goforte, v. 9491 sgg.: col fratello Guido succede a
Filippino nella signoria di Mantova : i figli con-
giurano contro Guido (an. 1356), 134, vv. 9649-9675;
oppone con Guido e Ugolino difficoltà alla conclu-
20fi
INDICE ALFABETICO
[Gonzaga-Graziano]
sionc d. paro con Bernabò Visconti (an. 135S), 136,
v. 9801 m -
•Gos I D \ Fn.irriNo con Luchino Visconti e Mastino
della Scala dà le insegne della cavalleria ad alcuni
nobili. 131, v. 0240 '• al seguito di Luigi re d' Un-
gheria (an. 1347)1 ''"-■ r« 94395 difende Borgofortc
contro Luchino Visconti (an. 1348), v. 9495; con*
chiude in Milano la pace (an. 1340). 133. v. 0513:
toglie in m. donna Varena (an. 1354), v. 9554; si ral-
lieta d. ritorno di Feltrino e Ugolino, 134, v. 9623;
signore di Mantova, sua morte (an. I356), v. 9644 -•
"Gon/\ca PllAirCBSOO 1 Lodovico uccidono Ugolino
G. e gli sottentrano nella signoria (an. 1362). 137,
vv, 0014-0007: loro signoria. 138. v. 9968 sgg. ;
Francesco conduce in ni. Lieta da Polenta (an. 1360).
w. 0980-0004: invocano l'aiuto di Giovanna I con-
tro il Visconte e Can Grande della Scala. 1 13,
v. 10440 sgg.: conehiudono la pace con Barnabò
Visconti e con Cane della Scala (an. 136S): Fran-
cesco t indi a poco, 144, vv. 10554-10559 „.
* GoHZAOA Fr \v< isco II figlio di Lodovico. 141. v.
10270: sposa una figlia di Barnabò Visconti (an.
1380), 145, v. 10630 sgg.: 14S. v. 10SS5 sgg.: si-
gnore di Mantova. 149. v. 10043: accompagna Va-
lentina Visconti sposa al duca d' Oriens (!) (Luigi
duca di Turalne) (an. 1380). 150. v. 11075:5110 ri-
torno a Milano. 151, vv. 110S2-110S7: a Mantova
vv. iioSS-tiooo : manda aiuti a Ugolotto Bian-
cardo in Verona ribelle al Visconte (an. 1300),
v. nono: sua signoria, v. 11 145: rifiuta l'alleanza
d. Visconti. 152, vv. 111S7-11228: invitato dal
Visconti a Pavia. 153, v. 11250 sgg.: apre a G.
Galeazzo Visconti il proposito di andar a Roma,
v. 1X368: si schermisce a una riproposta alleanza d.
Visconti, v. 11 203 sgg.: conserva a titolo di cre-
dito alcuni castelli d. Visconti (an. 1391). r> H337'-
avverte i Fiorentini d. sua prossima visita, 154,
v. 11350: va a Poma (an. 1302). v. 11353: evita le
Insidie orditegli dal G. Galeazzo Visconti, v. X1361
sgg.: a Firenze si lega col Fiorentini, condizioni
dell'alleanza, vv. 11565-11408: conduce in m. Mar-
gherita Malatesta (an. 1393), Ti [14x8 Sgg.: rappre-
saglie sue con G. Galeazzo Visconti (an. 1304),
155, vv. 11462-11490: fa elevare il castello di Città-
vecchia (an. 1395), v. 11401 sgrr.* a Bologna e a Fi-
renze eccita i confederati a iniziar le ostilità contro
G. Galeazzo Visconti, v. 1 1 500 Sgg.: propone a
Carlo Malatesta 11 comando d. guerra. 156. v. 11 530:
fa cancellare le insegne d. Visconti dalle tabelle
pubbliche, v. ti 558 Sgg.: fa collocare il corpo d.
b. Anselmo nella eh. maggiore (San Pietro (an. 1300).
v. n 576 sgg.: ed erigere il conv. d. Servi, v. 11582:
avverte la lega d. preparativi di G. Galeazzo Vi-
sconti, 157. v. 11602 sgg.; respinge un improvviso
assalto su Mentori (an. 1308Ì. v. 11Ó40 sgg.: con-
clusa la pace col Visconte si reca a Pavia. 161,
v. 11056 sgg.: fa innalzare Santa Maria delle Gra-
zie (an. 1300Ì. v. 1109:; • conquista per G. Galeazzo
Visconti, Bologna (an. 1401), lo."1, v. 13068 Sgg.:
ha in custodia Iacopo da Carrara, sua visita al
duca, v. alleato col Veneziani. 166,
v. 12301 : el. dai Veneziani cap. nella guerra contro
Francesco Novello da Carrara (an. 1405). conquista
Verona, vv. 1 2444-1 3405 ; sua signoria e morte (an.
1407), 168, v. 13576 sgg. „: Antonio Ncrli per suo
desiderio assume 11 reggimento del mon. di san Be-
nedetto Po. IX, 9-10.
"Gonzaga Gio. Franc im •>>. figlio d. prec, sua nascita,
155. v. 11 404 sgg.: k'* succede nella signoria (an.
1407), suo governo. 168, vv. 135S3-13590: acqui-
sta Bozzolo (an. 140S), v. 13633 sgg. : f* innal-
zare per testamento d. p. San Polo, vv. 13641-13647;
conduce in m. Paola Malatesta (an. 1409), 170,
v. 13754 sgg.: gli nasce un figlio (an. 1413),
175. v. 13390: sua signoria, 178, v. 13491 sgg.:
difende Bologna per Giovanni XXIII (an. 1413),
w. 13524-13535: accompagna il Pontefice
a Lodi e a Mantova (novembre 1 4 1 3),
v. 13546 sgg.: condanna i Da-Prato per prevarica-
zione (maggio 1414), 180. vv. 13667-13605 „.
«Gonzaga Guido cit., 137, vv. 9S59, 9S93: p. di Lo-
dovico. + nel 1369, 145. v. 10561 sgg.: sotto di lui
e di Lodovico milita l'Aliprandi. XIV. 9-10 „.
" Gonzaga Lodovico sposa la Marchesana d' Estc (an.
1556). 134, v. 9638 sgg.: ottiene con Francesco la
signoria di Mantova (an. 1362), 138, vv. 996S-9970:
con la morte di Francesco rimane solo signore (an.
1368), 145, v. 10550: sue opere edilizie in Mantova
(an. 1370), v. 10565 sgg.: si congiura contro di lui
(an. 1373), v. 10573 sgg.: tiene gran corte nelle
nozze d. figlio Francesco con Agnese Visconti (an.
1380), 148, v. 10S96 sgg.: sua morte (an. 13S3), 149,
v. 1091S sgg. „ : v. Gonsaga Francesco.
"Gonzaga Luigi [Luise da G.~\ ha di nome la signoria
di Mantova in seguito alla congiura d. figli Fel-
trino, Guido e Filippino contro P. Bonacolsi (an.
1328): con lui comincia il dominio d. Gonzaga,
123, v. 8703 sgg.: sposa una Malaspina (an. 1340),
v. S744: difende col figlio Guido, Mantova dal Vi-
sconti (an. 1348), 132, v. 9481 : sua morte (an. 1360),
137, v. 0807 „.
"Gonzaga Nicolo partecipa a una congiura contro Lo-
dovico. 145. v. 10576 „.
" Gonz \c \ Ugolino figlio di Luigi sposa una della Scala
(an. 1340Ì. 1?4. v. 8748: accompagna a Venezia Isa-
bella Visconti invaghita di lui, 132, v. 9436 sgg.:
promette aiuti a Frignano della Scala che aspira
alla signoria di Verona. 133, v. 9565 sgg.: con Fel-
trino a Verona, è tratto prigione da Cane della
Scala. 134, v. 0613: sue rappresaglie contro Bar-
nabò Visconti (an. 1357Ì. 135. v. 9^S sgg.: a Mi-
lano per trattar d. pace, 136, v. 0751 sgR- *• sue noz-
ze (an. 1358?) e ricupero di castelli, 137, vv. 9865-
9888- signore di Mantova (an, 1360). è spento da
una congiura ordita dai fr. Lodovico e Francesco
(an. 1363Ì. vv. 0913-9063 „.
Gov7Mcxs. Gonz vici, corretto sempre in Gonzaga fr.
Mur., 13. 1-2.
«Gordiano UT imitratorf. romano (an. 33S-344), 47,
vv. 1806-1004 ...
"Grammatica \Gramatica\ persona allegorica, offre al-
l'Aliprandi la storia di Mantova, 26, vv. 11S-133,.
■ Gr\ti\no iMrtRvroRi SO1UV0 v. Graziano „.
"Graziano \Gratiano\ imp. rom. (an. 375-3S3) difen-
sore d. cristianesimo, vince i Germani, elegge Am-
brogio vese di Milano, 52, vv. 3244-3394,.
[Grazinno-Lc^lslnzionel
INDICE ALFABETICO
207
' .1 \/iano MONACO [Gratianus motta, ut] « 11. COHM " Cotti -
pilator Decreti „, 7, 21; canonista, $4'S0\ autore </.
u Dee return (,'. „, 9, j.
" Grjboorio di Bisanzio (san) [(frigorie] cit., 32, v. >a86r
Gregorio \ il papa, icomunlci Enrico ni (TV), 5, 80 1 6, 1.
(iKiaioiUO Vili [fiurdino hispano[ antipapi favorito da
Enrico IV (V), e- preso <la Calisto II e carcerato,
6, 29-30; 7, 1-2; noti- biogr., <>, j5-jó; 7, *-<7.
(ìkkcoiuo Vili \-w\ fa raccogliere scritti biografici in-
torno a Stìtt Tommaso, 7, 30-43 ' oToH cronol. , 8, s-
Gregorio TX PAPA canonizza 1 head Francesco e Do-
menico, °) <; dati cronol., 8, 6 j ; "Decretales G. IX „,
9, 7-S; 10, J4-3 S.
Gregorio X PAPA citi, 10, 6: dati cronol., 17.
Gregorio XI [Angelus Corario] pp. e deposto dal con-
cilio di Costanza, 15, 3; dati cronol., 12, 14.
Gregorio XII PAPA sua elezione, 14, M-12: e deposi-
zione, 13; dati cronol., io; " fGrlgolo] e deposto dal
concilio diJMsa (an. 1409), 169, v. 12667 sgg.: ospite
in Rimini di Carlo Malatcsta (dicembre 1412), 176,
v. 1336S sgg.; favorito da Ladislao re di Napoli
e dal Malatcsta, v. 13376 sgg. „.
" Grigolo v. Gregorio XII papa „.
" Grigorio (san) v. Gregorio di B. „.
u Griselassi Grato [Gradus de Griselaxis] nipote di B.
Aliprandi, XIII, 33-34 „•
" Grisolfo cavaliere francese vinto da Sordello a
Parigi, 103, v. 6865 sgg. „.
"Grossolani [Grosolani] cas. mantovana: congiura con-
tro P. Bonacolsi (an. 1277), 120 v. 8395 sgg. „.
"Guazzi Crescimbene [Cresimben di Guazi] dona in
nozze Gonzaga-Scala (an. 1340), 128, v. 9132 „.
" Guazzone Nicolino [Nicholino Guazone] dona in noz-
ze Gonzaga-Scala (an. 1340), 126, v. 8900 „.
Guglielmo di Cantorbery biografia di san Tommaso, 7, 42»
" Guglielmone [Guielmone] gigante alla corte di Filip-
pino Gonzaga (an. 1345), 131, vv. 9367-9390 „.
" Guidotto [Guidoto] vesc. di Mantova, è trucidato dagli
Avvocati (an. 1235), 115, vv. 8003-8011 „.
" Guielmone v. Guglielmone „.
Guillelmus Duranti v. Durante G.
" Guinicelli Giovanni [Zoane da Guinezelo] dona in
nozze Gonzaga-Scala (an. 1340), 125, v. 8849,,.
Hefele H. fonte bibl. di G. Huss., 14, 34.
Heinricus episcopus v. Enrico vescovo.
Heinricus imperator v. Enrico imperatore.
" Helena v. Elena „.
Heliseus episcopus v. Eliseo vescovo.
" HeLIUS v. Pertinace imperatore romano „,
" Henrico v. Enrico „.
Herefordensis [Herfrodensis] corretto da Mur., 10, i;v.
Tommaso di Jorz.
u Hestor V. v. Visconti Estore „.
" Homo v. Omo ^
Honorius papa v. Onorio papa.
Hubert, biografa di san Tommaso di C, 7, 42.
Hugonis Chronicon, fonte bibl., 3, <?.
Hungari v. Ungheri.
Huss Gio., note biogr. e fonti, 14, 19-24.
" Hyrene v. Irene „.
" Karlo v. Carlo ..
" Kauoi.o v. Carlo „.
"Kmiuii 1,1 Prato V. Da Prato „.
" I u (>\ii<> i>\ Ai. i\ v. Alessandria (,'.„.
" li romImo < • • 1 v. Girolamo „.
i.i.ii.i ... 1 .il., pubblicati da Bonifacio vin,
10, 18.
m 1 ■■,/<! 11 [Innocont, Ttmoeontiuì\ pp, farorlto di Lo-
tario imp., 7, 17-19, io-it\ \v. errata-curriye\.
Inno* i:nzo ih PAPA condanna le dottrine <n Gloacchi>
no e 11 libro " l'eri Fisico» „ di Almerico, 8, 8-9;
dati cronol., 6; a proposito di una variante, S-ir.
Innocknzo IV PAPA (ultore di diritto canonico, 9,22-
23; dati biogr., ib-17, 3».
Innik 1 vzo V PAPA «il., 10, 6; dati cronol., 17.
Innocenzo VI PAPA cit., 11, 10; dati cronol., 22.
Innocknzo VII papa clt., 14, 8; dati cronol., 9; nota di
errore cronologico, 8-0.
Interdetto di Mantova; sua abrogazione per Nico-
lò III, 10, 11-12.
"Inventario dei beni di B. A., XIII, w-19; XIII, 63-
64 : XIV, 1-Z0 „.
" Invenzione del Sangue di G. C. v. Sangue di G. C. „.
"Irene [Hyrene] imperatrice d'Oriente madre di Co-
stantino VI succeduta al figlio nell' imp. (an. 797-
802), 63, v. 3240 „.
Itolfo [Itulphus\ vesc. di Mantova erige pr. l'oratorio
di sant'Andrea il mon. omonimo, 3, 14 ; 4, 2-5, nota,
3, 20-20.
" Iuviniano imperatore romano v. Gioviano „.
" Iustlno imperatore d' Oriente v. Giustino „.
" Iustiniano imperatore d' Oriente v. Giustiniano „.
Jaffe cit. bibliografia, 6, j/.
Januensis ecclesia catedralis innalzata ai tempi di
p. Gelasio II, 7, 2.
Joachim (beato) v. Gioacchino.
Johannes abate v. Giovanni abate.
Johannes Galeaz comes Virtutum (!) v. Visconti G. Ga-
leazzo.
" Ladislao re di Napoli [Lancilao re di Pulgia], suo
dominio fuor d. regno (an. 1409), 169, v. 12649 s&g«?
è sconfitto da Giovanni XXTTT (an. 14 11), 172,
v. 12971 sgg.: conchiude una tregua con G. (an.
1412), 176, v. 13327 ; fautore durante lo Scisma di
pp. Gregorio XIII, v. 13377; occupa Roma (giugno
1413), 177, v. 13443 s§g*: sottomette a se lo stato
d. Ch., v. 13460 sgg. : manda ambasciatori all' imp.
Sigismondo (an. 1414), 179, v. 1365 1 „.
" Lancilao re v. Ladislao „.
" Landi Manfredo [Manfrè da Landò] donna in nozze
Gonzaga-Scala d. 1340, 125, v. 8813; Albertino
Landò, 130, v. 9294; Umbertino, 129, v. 9234; 131,
v- 9334 w
* Lanfranchi (Antonio dei) aderenti dei Da-Prato
(an. 1414), 180, v. 13679 „.
Laurentius abate v. Lorenzo abate.
Legislazione ecclesiastica v. Ugo e Riccardo da San
Vittore, Graziano, Decretales Gregorii IX, CUmenti-
narum l., Extravagantes Iohannis XVII, Extrava gan-
tes communes, Bernardo di Compostella, Guglielmo
Durante, Bernardo di Pavia.
20S
INDICE ALFABETICO
[Leo-Malatesta]
" I.iu imi'i I \ [ORI :■. I^one e Ltonsio „.
I [Leo] Imp. d'Orienti- (;in. 4 5 7 - 4 7 4 ì . 55, vv, 2603-
a6a
III imperatore u' Orii mi un. 7 1 7-741), du-
rante il suo regno Costantinopoli e assediata dal
- acni, 62, v\. 3319-3*30; p. di Costantino V,
r. Ji35^
n IV \Leo\ pp. testifica* Carlo Malatesta l'auten-
ticità di reliquie scoperte ■ Mantova. 3, 10: con-
sacra in un concilio k Mantova la scoperta, ed in-
nalza l'oratorio di sant'Andrea in basilica. 11-13:
sito pontificato e varianti, 23-2$.
• i IX PAPA, sotto il di lui pontificato avviene la
seconda scoperta d. reliquie d. Sangue di G. C, 4,
16-20; 5, 2-3: richiamo alla cronaca dell' Aliprandi, 4,
4'-4$\ * [Lion. Lione] ' invitato da Enrico III a
convegno in Mantova per constatare quella sco-
perta (an. 1040), 77, v. 4423 sgg. : arrivo d. p. a
Mantova, v. 4441 sgg. „.
"LEONZIO [Leo] imp. d'Oriente (an. 695-498) vien bal-
zato dal trono da Tiberio 111,60, vv. 3009-3017 „•
LIBERO Spirito (FRATELLI B SORELLE DSL) eretici, 8,
Libro uhi di < rj ti, da cui si ricava la professione di
B. Aliprandi, XIV, 1-4: XIV, 31-32 „•
" LlCOao \Lucino] Imp. rom. (an. 307-323), 49, v. 2077 „.
LiNDNi.R 'Yn.. fonte libi, per lo Scisma d'Occidente, 12, 24»
" LiON v. Leone papa ZA',,.
" Lione Polo [Poi dal Lion] ambasciatore di France-
sco Carrara a Francesco Gonzaga (an. 1404), 166,
v. 12422 sgg. „.
LIONELLO [Lionelo] cav. di Puglia mandato dal suo re
(Manfredi?) a provare il valore di Sordello: vinto
da questi e mandato messaggero al re di Francia
(Luigi IX), 83, v. 4971 sgg.„.
* Lionkllo d'Inghilterra sposa Violante figlia di Ga-
leazzo Visconti: banchetto e donativi (an. 1366),
138, v. 10000 sgg.: suoi donativi, 141, v. 10259 sgg. „.
" Liopardo CAVALIERE inglese, vinto da Sordello, 106'
v- 7M3 sgg. „.
Lodovico (beato) \L1tdovic11s] fr. francescano, sua ca-
nonizzazione, 10, 28.
"Lodovico il Buono [Ludovichó] (an. S14-840) divisione
dell' imp., 64, vv. 3306-3320 r.
Lodovico duca di Baviera [Ludovicus dux Bavariae]
favorisce l'elezione dell'antip. Pietro di Corbaria
(Nicolo V), 11. 2-3.
" Lodovico II rk di BAVIERA, poi di Germania (f an.
876. fìllio di Lodovico imp.), 64. v. 3321: fa col
p. una spedizione lo Bretagna, v. 3325 sgg. „.
" Lodovico ITI imi-i umori (an. 903-905) (di fatto solo
re di Provenza e d'Italia), sotto di cui i Romani
sentenziano appartener la corona imperiale ai prin-
cipi tedeschi, 6^. vv. 37S3-3700 „.
vico rk di FRÀNCIA [Lodovicut /ex Frantie], cioè
Luigi IX vicn canonizzato. 10. 1 s- 19.
LOMBARDO Pi! ino [Prtrus Lomgbardus, Logbardus], mae-
stro d. sentenze, 7, 20: nota di varianti e dati biogr.,
20-13.
LOMBARDO OpIZZINO \T.umlardo Opizino] partecipa in
Mantova a una congiura (an. 126.01. 117. v. S201 „.
ino Ini vini \L$ng(uMt\y milite e martire, porta a
Mantova il Sangue di < . <.'.. 3, 5-6: la leggenda,
11, 31, 34: 12, 1-3; il sepolcro e fatto aprire da
Carlo IV imp. e le reliquie asportate in parte, 7-11 ;
per la leggenda e le gesta si rimanda alla Cronaca
dell' Aliprandi, 3, 20-22 : ■ cit.. XII. l : assiste al mar-
tirio di G. C, 39, vv. 1299-1306; si converte alla
fede e ne raccoglie il Sangue, 40, vv. 1307-1333;
lo porta a Mantova, v. 1335: predica la nuova fede
e opera miracoli contro le persecuzioni di Ottavio
prefetto di Mantova, vv. 1345-1547 ; sua morte e
miracoli. 4.?. vv. 1545-1590.
Lorenzo XIII [Laureniius] ab. d. mon. di sant'Andrea,
11, 8 sgg.
LOSERTH, fonte bibl. di G. Huss, 14, 24.
* Lotario I [Lotharió] imp. (an. S40-S55 re d'Italia poi
imp. figlio di Lodovico il Buono), 64, vv. 3317,
333°"3333 r
"Lotario [Lotharió] imp. (figlio di Ugo, fu solamente
riconosciuto re d'Italia (an. 947-954), 70, vv. 3S12-
3SI4r-
Lotario II imperatore, favorisce pp. Innocenzo II, 7,
17-19. 10-11 [v. errata-corrige]; " di Suplimburgo (an.
"33""37)i "8- vv- 4553-4555»-
" LothajUO IMPERATORE v. Lotario r
u Ll'C'ANO POETA LATINO 44, V. 1665 „.
" Luci no imperatore romano v. Licinio „.
Lucio IH PAPA cit.. 7, 27; 8, 1; dati cronol., 4.
Ludovicus v. Lodovico.
LUIGI IX rk DI FRANCIA [Ludovicus rex Frantie] è ca-
nonizzato, 10, 18-19; dati cronol., 2j: "(se ne parla
senza farne il nome nei capitoli che toccano di Sor-
delio (an. 1 226-1 270); v. Sordello.
Luigi re D'UNGHERIA, in Napoli per vendicar la morte
di Andrea suo fratello ucciso (an. 1347), 132, v. 9425;
partecipa alla lega suscitata da Fran-
cesco Carrara (!) contro Venezia (an. 1373),
145, vv. 10632-10659 „.
" Lumhardo v. Lombardo „.
"Lusignano Pietro re di Cipro, in Mantova (an.
136S), 144: vv. 10500-10517 : prende Alessandria,
v. 10525 sgg. „.
* Luzio Alessandro cit., XXIII, 7 „.
" Maciiometo v. Maometto „.
" MacOMETO v. Maometto „.
"Murino imperatore romano (an. 217-218), 46, vv.
1869-1874 „.
* MAGNA VACCH3 Aicardino [Aichardino di Magnavachi]
partecipa a una congiura contro Lodovico Gonza-
ga (an. I373),1 145. v. 10578,,.
'MAIA madre di Virgilio, ha un sogno prenunciatore,
30, v. 473 sgg. „.
"MaLABPINA Antonio, dona in nozze Gonzaga-Scala
(an. 1340}, 126, v. S9o6„.
"Malaspina A/zo [Ato AL], dona in nozze Gonzaga-
Scala (an. 1340), 125, v. SS2S„.
" M '.' ISPIN \ Hi rj ita [Bereta M.]. dona in nozze Gon-
zaga-Scala (an. 1340). 126. v. 8905 „.
'MALASPINA LEONI {Lion M.] dona in nozze Gonzaga-
1340). 125. v. sSo4 r
" MAI mima Carlo conduce sposa Elisabetta Gonzaga
(.in. [387), 14°. v. IO968; è proposto cap. d. lega
contro (;. Galeazzo (an. 1305). 156. v. ii533sgg-:
suo rifiuto, v. 11545: durante la guerra d. 139S'
I Mnlntesta-Mnrchesann]
INDICE ALFABETICO
200
I iiimiciò il i M- <■■ Il i I . I , I j>. Il, mi, I ]!.-! 1,1111 il' l'I
sidic 158, V. ii;.; *gg>ì consiglieri il. dina Gio.
Maria VllCOntJ dm. i |"7). I'iN, v. 12,, . : di-
fende Mi In ih, , ..ni i (. l'iam ,••., n ('.me, v. I 21 >i I j , .i|i.
da Fiorentini (an. (409), 169, v. 1 6 con Pan-
dolfo Maiale-. (a presenzia In Mantova agli sponsali
il. Borella Paola con <;. Francesco Gonzaga, 170,
v. 137K; Sgg.; eh àtri \ ene/.iani cap. nella guerra
contro gli UngherJ (an. 1 .4 1 3 ) , 1 7t , v. i(i:,s
riprende a quésti molli casi. ili nel Frfùll, 173,
v. 1330' sgg.: è sconfìtto, e e gfl Uriglicrl:
ferito gravemente chiede licenza a Veneziani, 17<»,
v\. 1 1330-13353; ospita In Rimini Gregorio MI pp.
(dicembre 1412), v. 13369' partecipa durante lo sci-
sma por Gregorio \n, v. 1^3785 òombàfte nel Uo-
logncso por Ladislao (an. 1413), 178, v. 1353O sgg. „.
" Mai.atksta (Mai.atksta DEI) nella guerra tra Gon-
zaga e Visconti (an. 1307), 137, v. 11615 sgg. : e
mandato dalla lega alla difesa di Mantova (an. ÌC398),
v. i 160; ,..
Mai. \ 11 sr \ MARGHERITA [ ?Jargarita de Jfalatestis] va
sposa a Francesco Gonzaga, 13, 6-7: dati biogr. con
rulliamo alla Cronaca dell' Alìfrandi , 10-12 ; " sue noz-
ze (an. 1393), sue doti, 155, v. 11428 sgg. „.
Mai.atksta Paola [Paula de M.\ va sposa a Gio. Fran-
cesco Gonzaga, 14, H-15; "sullo stesso argomento
(an. 1409), 170, v. 12757 sgg.; mette in guardia lo
sposo contro iDa-Prato (an. 1414), 180, v. 13699 sgg.„.
" Mai.atesta Pandolfo saccheggia Como (an. 1402), 164;
v. 13257 sgg.: ha per denaro la signoria di Brescia
(an. 1404), 165, v. 12368; compera dai Suardi la
signoria di Bergamo (an. 1407), 168, v. 12591; regge
Brescia e conquista Melegriano (an. 1411), 172,
v. 12923 sgg.; e combattuto da F. Cane, v. 12964,
difende Brescia da F. Cane, v. 12996; ricupera le
terre perdute (an. 1412), 175, v. 13283 sgg.; succede
al fratello Carlo nella guerra contro gli Ungari
(agosto 1412), 176, v. 13354 sgg-' gii s* ribella la
campagna bresciana, v. 13364 sgg.: accampa a Tre-
viso contro gli Ungari (an. 1413), 177, v. 13419 sgg.;
devasta il territorio cremonese (luglio 1413), v.
13464 sgg.; sua signoria, 178, v. 13490; fa incar-
cerare l'ab. A. Nerli, IX, H-15 „.
" Malavesina v. Malvicini „.
" Malvicini Bonotto [Bonoto Malavcsind\ dona in nozze
Gonzaga-Scala (an. 1340), 125, v. 8840,,.
"Manfredi re di Puglia e Sicilia (f an. 1266) man-
da Lionello a provar nell'armi Sorde 1-
1 o (!), 83, v. 4962 sgg. „.
" Manfredi Bonifacio, Guiduccio, Nicolò, Paolo,
Tommamno donano in nozze Gonzaga-Scala (an.
1340), 126, vv. 8930-S934,,.
Manfredo vkscovo di Mantova conferma al mon, di
sant'Andrea le prec. donazioni e v'aggiunge la eh.
di san Pietro in Oro e la terra di Soave, 6, 22-24.
" Mangili A. cit., XXIII, 8 „.
"Manto [Manthos] fondatrice di Mantova, 27, vv. 227-
228 ; lascia Tebe, giunge a Ravenna, risale il Po
fino al Mincio, 28, vv. 242-275: risale il Mincio fino
al Garda, ferma quindi sua stanza tra Ripalta e
Formigosa, vv. 281-287 sgg.; sua f, 29, vv. 372-374;
elogio, vv. 345-356,,.
•Mantova [Mantua], 26, v. 132; principi d. e., 27>
\ \ . 2 1 '; ; 1 1 • -. di ii'iiim-, 29, w. -, j', j /> ■ p
un costruzioni (ani ,<><> ■>. Cr.), vv. 160*363; 1« ■ .
■ . hi 1. VV. 360-36 .1 .indimi nlo d. > . (
|,n, ... ( 1 .1 1 IO, v. 401 sgg, • prima di
Virgilio, v. 469; danneggiata da Ario • soldati, 31.
w. yjj 600; guerra con Modena pel dominio d,
Po (an. 530) (!), 58, w. 2639-3900; r< n'imp.
d'Oriente Maurizio (an. 603) (!), 59, w. 39x6-3974;
guerra <Jon Cremona pel predominio d. f. Ogllo
(an. 700-705), 60, vv. 3030-3203; la port.\ "Qua-
dro/./.,! „, 02, vv. 3195-3197: Interviene nella guerra
tra Verona e Vlceàza dell'ani 843, 67, v. 3376 sgg.;
la campana di Sant'Andrea f:m, IÓOO), 70, vv. 3881-
38995 guerra con Verona fan. 10.(6), 72, V. 4005 sgg.;
saccheggio di Verona e mutilazione di tremila pri-
gionieri, 74, vv. 4179-4306 sgg.; scoperta d. reliquie
d. Sangue di G. C. (an. 1048), 75, v. 4340 sgg.;
grandi feste che ne seguono, 77-78, v. 4433 sgg.;
torbidi in Verona, 78, vv. 4571-4591; inizio d. Ponte
d. molini, 7'), vv. 4619-463 1: guerra con Ferrara,
vv. 4637-4642: e sconfitta dai Veronesi nell'an. 1199
a Ccpata, vv. 4643-4645 ; sconfigge i Modenesi a
Sormcnzono nell'an. 1201, vv. 4646-4648 ; assediata
invano da Ezzelino (an. 1206), 80, vv. 4745-4826;
lotte intestine (an. 1208), 114, vv. 7910-7915: guerra
con Ferrara (an. 1220), vv. 7937-7942; costruzione
d. Palazzo d. Signore (an. 1222), vv. 7943-7951-.il
borgo di Porto, 4-/0; guerra coi Reggiani (an. 1223),
v. 7955 sgg.; costruzione d. molini, selciatura d.
vie (an. 1229), costruzione d. castello di Ostiglia
(an. 1233), 115, vv. 7961-7965 ; la porta d. Folli, le
mura (an. 1240), 116, vv. 8054-8059: sconfitta dai
Veronesi, vv. 8060-8062; vittoria sui Veronesi (an.
1244), vv. 8069-8080; guerra coi Cremonesi (an.
1249), vv. S084-8090; costruzione d. Palazzo nuovo,
vv. 8093-8095; repressione di un tentativo di fuo-
rusciti su Borgoforte, vv. 8102-8107; pace coi Cre-
monesi, vv. 8108-81 io: ricupero di Suzzara, vv. 8123-
S125: discordie di parte (an. 1268), 117, vv. 8138-
8173: guerra con Brescia (an. 1278), 120, vv. 8447-
8449: la torre d. sale (an. 1300), 121, vv. 8523-
8527: abbatte le torri degli Asandri e d. Cremaschi
per completamento d. mura (an. 1352), 133, vv. 9544-
9552 ; vi giunge il re di Cipro per aiuti contro i
Saraceni (an. 1368), 144, vv. 10500-10517; inizio d.
Castello (an. 1395), 155, v. 11491 sgg.; erezione d.
conv. d. Servi (an. 1396), 156, vv. 11582-11583; Ini-
zio d. facciata d. Duomo (San Pietro) (an. 1403),
164, v. 12214 sgg. ; abbrucia il Palazzo d. Ragione
(an. 1413), 177, v. 13411 sgg. „.
" Mantovani v. Mantova „.
" Mantovano (codice) v. Alifrandina „.
" Mantua v. Mantova „.
" Maometto [Macometo, Machometo\ predica la nuova
religione, 49, vv. 2949-2969 „.
" Marcaria (Federico conte di) caccia con P. Bona-
colsi 11 pod. Guido da Correggio da Mantova „.
" Marciale v. Marziale „.
"Marciano imperatore d'Oriente (an. 450-457), 55,
vv. 2587-2602 „.
" Marchesana d' Este, m. a Lodovico Gonzaga (an.
1356), 134, vv. 9638-9639 ; f nel 1381, vien sepolta
in San Francesco, 149, v. 10910 sgg. „.
T. XXIV, p. xm — 14.
210
INDICI-; ALFABETICO
[Marco-Nogaroli]
M àR< o (ordini: di agiato ; per fr.
Alberto. S. 11-1---
* Marco (san) [Afarcho], il corpo vien trasportato a
irante l'Impero di Leone I il Trace
(ari. 458), ma di Leon V l'Armeno (an. 813-820.
v. 2606 ,.
M vK'Jiii.ki ri DB] M ILA ' itta.
MARGHERITA i.ki ih \ ;•. Dolcino.
Maria i. HXKSA di s \ma). fondaz , 13, 15.
MARIA ■ '. Visitazione di Maria (festa).
" MaRONI :. Virgilio „.
MaronI l':i ino V. Celestino V papa.
"MaRQUARDO patriarca di Aquileia allealo nel 136S
coi Gonzaga contro i Visconti egli S
liberi. 141. v. 10476; nel 1378 con Lodo-
vico re d'Ungheria contro Venezia, 140,
v. 10660 „.
■ MartIGNANA Fu. un rio, dona in nozze Gonsaga-S
{.in. 1340), 126, v. S904 „.
•■ Martino vesc >vo di Tours cit, 52. v. 2283,.
Martino IV papa cit.. 10, 13 : dati cronol., 20.
Mar uso V [Oddo de Columna] pp. ci. p. dal concilio
di Costanza, 15. 4-5: di ritorno da Costanza visit.;
Mantova poi Firenze. 5-7: dati cronol., 6.
MARZIALE [AfarctaUs] vesc. di Mantova durante la se-
conda invenzione d. reliquie di G. C, 4, 24 : " [Mar-
ciale] per invito d. conte Bonifacio riceve in con-
segna dette reliquie (an. 1048), 76, v. 4375 sgg. „.
" MASI ni io imperatori: romano v, .i/assenzio „.
■ MASSENZIO [Masentio] imp. roni. (a n. 306-312). 1".
vv. 2091-2102 „.
u MASSIMINO [Maximiano] imp. rom. (an. 235-238), 47,
vv. 1887- 1895 „.
* MaTHKLDA v. Matilde „.
"Maiiiio (SAN) EVANGELISTA V. Matteo „.
Matilde (contessa) cit.. 0. l;sua morte, 31: u [Mathel-
da], 73. vv. 4514, 4531: f nell'an. 1115, w. 4550-
4552: IX. 13 „.
"MATTEO (SAN) EVANGELISTA, sua predicazione imp.
Caio. 43. vv. 1609-1610 „.
"Maurizio [Mauritio, Afauridus] imp. d'Oriente
$82-602) riconquista l'Italia, 59, vv. 2004-2925: uc-
ciso da Poca, v. 2950 „.
•' Mazzelu V., XXII, 9„.
" Mazzi r< ( BELLI G. M, fonte hiogr. di 13. Aliprandi XV,
2: XV, 23-25 ••
•* Mwimiano v. Ma stimino „.
"Mecenati [.Vicinalo], protettore di Virgilio, 33, \>.
682, oo4, 7:.,. 734, 742 ...
'■ Mi MORIA, personaggio allegorico, guida il poeta sulla
diritta via, 25. 4s sgg»i lo presenta a Retorica, 26,
*▼« 97. 133 •••
" Mi 1. ino 7'. Merlino „.
•Mi imi. I, discepolo di Virgilio, 37. vv. IO4I-
"Ma 111 1.1 1 \Michaele, Michael\ imp. d'Oriente (an. 8ll-
B13), 63, w. 3261-320
"MlCINATO • . MfCinat
" MlONON, fonte bill, di Ugo da San Vittore, 7. tj ...
"Milano, guerra con Pavia, imperando lo II
(an. L.21-423), 53, \\. - • incili. 11 ia ili
pace tra Manto mona (an. 70 l. '> 1 . \ . . 31 23-
•
Militi di Cristo (ordini religioso) fondato da Dio-
nigi re di Portogallo (an. I 270-1325). sua istituzio-
ne, 10. 29: 1 1 .
" M11.1 1 11 (C LO» UfO DI i) dona in nozze Gonzaga-Scala,
128, r. 9138,.
- Min\zi (MlNAZO di t), dona In nozze Gonzaga-Scala
(an. 1540). 129, v. 9165 ...
Minori (orsini dei frati) cit.. S. o-n-, conferma d.
■ola per Onorio III, 16-17.
" Mirandola (Paolo della) [Pollo de la Afirandmla] dona
in nozze Gonzaga-Scala (an. 1340), 13<>, vv. 9240,
; : insignito d. cavalleria, 131, V. 0340...
• MODENA, guerra con Mantova pel dominio d. Po
(an. 520!), 56, vv. 2639-2900; e sconfitta da Man-
tova a Sormenzono nel 1201, 79, vv. 4646-4648,,.
"MONFERRATO (MARCHESE Dì) :'. Teodoro II marchese
di M. „.
'■ MONTAGIOLO Casb. fr. benedettino trascrive la cro-
naca dell'ab. Nerli pel Mur., XI, 20
MONTECASSTNO (ABBAZIA ul) nota sulla fondazione , 4, / 3-21.
* MoNTscuccoLi [AfontecucoU] casata veronese in lotta
con quella d. Conti (an. 1206), 111. vv. 7904-7909,
conclusione d. pace an. 1233), 11". vv. 7985-7-
"MoNTEMBRLO (Arico da) dona in nozze Gonzaga-
Scala (an. 1340), 125, v. SS76 ...
"Morsa \.Uorìa\- il principe d. Morca manda amba-
sciatori all' imp. Ladislao in Serravalle Ligure (an.
14 14), 17'), v. 13655 ,.
'• Mi RATÒRJ L. A. prima ed. d. Breve Chronicon, XI, 19:
XI, /q-jo sgg. : XII. 23-24: detrattore dcll'Aliprandi,
XIV, 13: XV, 25: fonte biogr. dell' A., XVI, i-bo;
XXII, 10 ,..
■ Mi-ssAi ia G. cit. bill., XXII, 3-4 ».
N. X., De itrventione Sanguini* Dei, fonte bibU, 5, a.
" \ 1 <. risoli F. cit. come proprietario d. cod. £., XVI, 11 „.
1U.1 (FAMIGLIA) [de Nerlis], IX, 8-13 ...
NERLI A\ i • >nio \Antonius de A'erlis] ab. d. mon. di san-
t'Andrea. 13. l sgg.: inizia la facciata d. eli. di san-
t'Andrea, e ne restaura il convento, 23-26; ab. di
San Benedetto Po, 26: autore d. " Breve Cbronicon „,
28-Ò0: inizia un poema sulla contessa Matilde, 30-
3:: e tenutolo prigione a Prescia da P. Malatcsta,
33: f a Poma. 11. l-:: "biografia e descrizione d.
cod.. LX-XV ...
' N km Pi \ni OZZO [Bitmcouo di A'.| dona in nozze Gon-
zaga-Scala (an. [340), 12S. v. 0150...
■ NeRONI IMPERATORI km ,1 \\ >>; governo, carattere, de-
litti. 43, vv. 1629-1692: 45, v. 17'"),..
•■ Nerva [/forvia] imp. rom.. 45. vv. 1770-1775,.
"NlCBFORO [Nichefhoro] imp. d'Oriente (an. 802-811),
63, vv. 3253-3257 ...
■' NlCHEPHORO IMPERATORE D'ORIENTI .. Nicoforo „.
NICOLÒ III | <] per ricorso dell'ab. Alberto, con-
danna i saccheggiatori di Sant'Andrea nei danni,
toglie loro la scomunica e l'interdetto alla e., 10,
10-12; dati cronol., iS :
NICOLÒ IV PAPA cit.. 10, 13: dati cronol., 21.
Nicolò V [Petrus de l'orbano] antlp. cit., 11, i-3: dati
:ol., IO.
SODAR] 1'.. fonte bill, di san Longino Martire, 5. 13-/S:
a proposito d. lamina incisa, 12. //.
- Noi kRoi 1 Antonio uc ati,l 1". ■
f Nogaroli-Philosopliia |
INDICI^; ALKAIÌKTICO
211
" NoGAROU Dino | Dina da A'. | domi in no/./.r Goni
Scala (ai). 1340), 1 25, t, 8855 „.
Norberto (san) fondatore doU'ord, dot PrtmonHraUnrt,
6, j--j/.
•■ \(»\ \ 11 l''. dtdiea „.
Ni ^ERARIO IMPERATORE ROMANO ■"• ('tirino r Yitiiirriano.
" Oiuz/o I' SIGNORE di FERRAR \ tosti I Mantova
(a n. C269), un parlilo contrarlo i<> coitrlng
1 1 dar la Ci, 1 17, vv. 8174-83 [8 .,.
•■ Obxszo [l'allega col VI acontlalDellaScala
(ah. [348), 132, \- « » * «■ » 1 attenda a Governolo,
v. gì;-'-, leva il campo, 133, r. o.|oS „.
"Odiki 1 m \m 10 dona In nozze Gonzaga-Scala (an.
[340), 128, v. 0150 ,..
" Oliviero guerriero di Carlo Magno, muori- combat-
tendo contro i Saraceni, 03, v. 3289 „.
"Omo Gabriele [Gabriel Ifomo\ pod. di Verona, repri-
me il tentativo criminoso d. Da Quinto, 174,
v. 13191 sgg. „.
Onorio [Honorius] lmp. rom. (an. 395-423), 52, vv. 3340-
»35* ••■
" Onorio II PAPA (!) cit., 6, 27 ; antip. favorito da En-
rico IV t dati cronol., 8 ,,.
Onorio III PAPA cit., 8, 7: dati cronol., 8, /<?, b* ,,.
Onorio IV papa cit., 10, 13; dati cronol., 10, so.
" Opizzi (Antonino degli) cap. nella guerra tra Gon-
zaga e Visconti d. 1397, 157, v. 11617 „.
" Ordelaffi Francesco [F. Ordita ffi\ dona in nozze
Gonzaga-Scala (an. 1340), 127, v. 9045 „.
* Ordilaffi F. v. Ordelaffi „.
Orsini Felice nel castello di Mantova (an. 1853), 13, ib.
" Orsola (santa) scampa alla strage d. vergini, 155,
v. 3592 „.
* Ostili ano impfratore romano v. Decio III „.
" Otavian imperatore romano v. Ottaviano „.
u Oto v. Ottone „.
a Ottaviano [Otavian, Ottavian] imp. rom., guerra con
Antonio; confisca e divisione d. terre, 31, v. 533
sgg.: 33, v. 723; suoi rapporti con Virgilio, 34,
vv. 800 sgg., 894 sgg., 940 sgg. ; 36, v. 905 sgg.; 37,
vv. ino, 1126; 38, vv. 1149-115S; di Ottaviano
imp., vv. 1159-1242: gli appare in sogno la Vergi-
ne, v. 1201; a lei dedica un tempio: Santa Maria
in Aracoeli, v. I3i6* altre opere, v. 1338; sua f 39,
VV. 1334-1343„.
" Ottavio prefetto di Mantova, persecutore di Lon-
gino, 42, vv. 1535, 1547, 1553, 1559, 1575 „.
" Otto di Brisvich v. Brunnswick „.
Ottobono cardinale diacono di Sant'Adriano, regge
temporaneamente il mon. di sant'Andrea, poscia
pontefice, 9, 18-19: 10, 4-5; v. Adriano papa.
" Otto Terzo signore di Parma e Reggio, 165,
vv. 13359-13367; fa guerra a Cremona, 168, v. 13594
sgg-: in guerra con gli Estensi di Modena (an. 1407),
vv. 13613-12620; fatta la pace (an. 140S) è per tra-
dimento UCCisO, V. I3Ó32 „.
* Ottone imperatore romano combattuto nella Spa-
gna da Galba, 44, vv. 1701-1703; sua f per Vespa-
siano, vv. 1716-1731 „.
" Ottone I [Otto, Oto] imp. (an. 962-973) con cui i Te-
deschi hanno defyiitivamente la corona dell' imp.,
70, vv. 3821-3862 „.
"OtTOUI II ivri.n \ uhm (■>"■ 967-983), 7", vv.
"Ottoni 111 imi-i a -. 1 01 ' (an. 996 ioos) fi InnaJ
ii" palasao In R. 1 è ucclao <ii ralaao, 7'',
w. 3873-3880 „•
PadoLIUoNI Vi l'-fllfilftto {in.iifi.tr,,, ,li Min).
i' Mim \ ( preaa dal Veneziani al 1 li, la; "aiuta
Verona nel 1046, 74, v. 4x58)8! Uberi da Ezzelino
con L'aiuto <i. Ferrareal, si, w. ; lag ^831 sgg.».
" l'\l \\ I.MM V. Pf lavici 'no „.
" PALAVI ivo v. Pallavicino „.
•Pallavicino Umberto \i'aiave%ino U.\ dona In nozze
Gonzaga-Scala (an. [340), 125, v. 8858,,.
"I'aludic v. Da Palude „.
PaNDOLFO M \i. vi i.sta V, Malati" sta /'.
" PANICO Ivi ioki. \Itector da P.\, 126, v. 8987; donato
dai Gonzaga, 129, v. 9228; 130, v. 9343; insignito
d. cavalleria (an. 1340), 131, v. 9333 „.
" Paolo (san) crocefisso imperando Nerone, 44, v. 167 1 „.
Pasquale II [Paschalis] cit., 5, 27; 6, 8: a proposito di
un' om. mur., 5, 4; delega l'are, di Braga pr. Enri-
co V, 7, 5 sgg. ; v. Bourdin M.
Passerino dei B. v. Bonacolsi P.
"Patulla Guido dona in nozze Gonzaga -Scala (an.
1340), 126, v. 8903 „.
" Pavia, guerra con Milano imperando Teodosio II
(an. 421-423), 53, vv. 2358-3586,.
" Pazi v. Pazzi „.
" Pazzi Manfredo [Manfrè di Pazi] dona in nozze Gon-
zaga-Scala (an. 1340), 125, v. 8882 „.
" Pedrasi Bartolomeo [Bertolamio di P.] dona in nozze
Gonzaga-Scala, 128, v. 9114,,.
" Pedrasi Bonaccorso [Bonacorso di P.] dona in nozze
Gonzaga-Scala, 128, v. 9129 „.
Pegognaga in prov. di Mantova, nota storica, 14, 26-33.
" Pegorino Benvenuto e Martino aderenti d. Da Pra-
to (an. 1414), 180, v. 13681 sgg. „.
" Pela vicino [Palavesim] signori alleati di Martino del-
la Torre: fanno prigioniero all'Adda Ezzelino (an.
1359), 82, v. 4853 sgg. „.
Pennaforte v. Raimondo di P.
" Penseri (Polarzento di) congiurato contro P. Bona-
colsi, 120, v. 8400,,.
" Perotti Nicolò ms. leg. col " Breve Chronicon „ d.
Nerli, X, 16-17 „.
" Persio poeta latino, 44, v. 1665 „.
" Pertinace \Helius] imp. rom. cit., 46, vv. 1S45-1S51) „.
" Pesce Rolandino [R. dal Pesse] dona in nozze Gon-
zaga-Scala (an. 1340), 129, v. 9171 „.
" Pesone medico, partecipe alla trama d. Da Quinto in
Verona (an. 1412), 174, v. 13165 sgg.; è preso e
mandato a f, 175, v. 13344 sgg. „.
* Pesse R. v. Pesce R. „.
Petrarca F. rie. fra i deploratori d. scisma d' Occidente,
12, 30.
" Petro (santo) v. Pietro (san).
Petrus Comestor v. Comestore P.
" Pezone Antoniolo dona in nozze Gonzaga-Scala
(an. 1340), 129, v. 9177 „.
Phillips, fonte bibl. d. Diritto canonico, 7. 27 ' 9, 43.
" Philippo imperatore d'Oriente v. Filippico „.
" Philosophia v. Filosofa „.
212
INDICE ALFABETICO
|Picenardi-Rossi]
" I'kinuiui Mi. • |-1/. /V Ùtardti, dona in nozze
GoBsag i-Scala (.ri. i' , V. s)i6„.
" PlCJOfARDO M. .-. Pice<
m \ma:.a Rodolfo [Ridolfo e Redulfo da Petramala[
dona In nozze GoDXI \. 96941 I27i
v. 9066 „.
"I'iiiim i-\ni.i) oMnmaÉO • Koma cimanti- 1* imp. di
Claudio a reggew U 111.. 43, v. i6;t: crocefisso
sotto Nerone, 11. r. i ' • 7 1 ,..
PIETRO (ukuoi dell'end, d. Predicatori, subisce il mar-
tirio, IO, 1.
PlIIIO DI CORNARLA [Petrus de Corbario] el. antip. (Ni-
colò V). Il, 1-:.
l'n irò Di Marroni [Petrus de .Maro/io] v. Martino V papi.
l'i. irò Lombardo .. Lombardo P.
l'n ntO i\ Airi 0 <> inr.s\| di san Pietro in Liei d'Oro.
posta sotto Ja giurisdizione di sant'Andrea dal
EBSC. Manfredo, 6, 23.
"Pilato notifica i miracoli operati da G. C, 3(). v. 1263 „.
Piijìo rosso cardinalizio, sua introduzione, JH, 1-2.
t Pitino ri: ni Francia (an. 752), 63, vv. 3223-3224:
p. di Carlo Magno imp., v. 3267 „.
"Pipino re d'Italia (t an. Sio) fratello di Lo
do vi co imp., 64, v. 3310».
" Pipino II rk D'Aqrn ama (f an. 838) tìglio di Lodo-
vico imp. col quale fa una spedizione in Britan-
ni.-!, 64, v. 3325 „.
1 Pia* (concilio di) (an. 1409), 169, v. 12660 sgg. „.
PlSAVA (CHIESA) eretta in arcivescovile e metropolita-
na, 7, 21-22.
M'itati PIETRO [Pietro dei[ dona in nozze Gonzaga-
Scala (an. 1340), 126, v. S908 „.
" PizoNK UGOLINO partecipa a una congiura contro P.
Bonacolsi (an. 1277), 120, v. 8394 „.
1 PLATINA Bartolomeo, /onte bio^r. di B. Aiiprandi,
XV, 2 „.
"Poi.knta Eustachio | Ostasse da P.[ dona in nozze
Gonzaga-Scala (an. 1340), 127. v. 9048 „.
t Polknta Lieta va sposa a F. Gonzaga (ai. 1366),
138, v. 99S3 .,.
POLICBATS [Policratus] cultore di diritto canonico, S,
3 : nota biogr., 17.
"PoLINICK v. Eteocle e P. „.
PoLRONS sede di un tnon. benedettino ; origine d. nome,
'). 23-27: v. San Benedetto Po.
" PoLLIONE [Paltone] amico d'Ottaviano a cui vien ra.--
comandato Virgilio, 33. vv. 663, '>')(. 724. 734. 741 „■
Polo (sani v. Paolo ,..
POLTRONI, casata mantovana in lotta con quella d.
Calorosi (an. 1208-12 1;). 111. vv. 7910-7934«.
"Ronzoni Poni ino | Pancino di Puntoni] dona in nozze
Gonzaga-Scala (an. 1340), 126, v. B913 ,.
" Porro-L \miii iìti ni.iii (i. già proprietario d. cod. A ,
XVII. 3-4: XXI. 31,.
1 PortIOLI crt., bibl., XXII. 9-10 „.
"Porto Benvenuto [Btnvegnuto da P.\ dona in nozze
donzaga-Scala (an. I340), 139, v. 0:71.,.
" POSSEVINO IL (rlo\ ini .fonte bibl. di B. Aiiprandi , XIV.
7 ; XIV, jj-7J ...
PRATO CABLO [h'nrolu* de Prato] reo di co- pira/ione è
preso coi fratelli, li, Ì6-27 : ;. Da Prato.
" Pio < 1 1 mjimi. clonato dui Gonzaga. 130, u, 9261.
9397; li 0 di cavalleria, 131, \. n;i],,.
a
M II
PREDICATORI (ordini dm) origine, S. 9-1 1 : conferma d.
regola per Onorio III. 16-17: dati crono!., mp ft.
'. (OSSOTI di il. istituzione, b, lo: dati
storici, 31-34.
' PKESCIANO .. l 'ri sciano „.
'PanotANO '.li 1;: , issi • io romano. 56, v. 362S „.
■ Probo imperatore romano (an. 276-2S2). 49", w.
304» „.
.-ini 1 ai-i loi.Aiu : sentenza di Eugenio ili. sulle
modalità d. processioni 7. lo.
" PROSPERO (abate di San) dona in nozze Gonzaga-
Scala (a:i. 1340), US. v. 9162 „.
■ Provvidi n/a [Prcnidencia] pers. allegorico, 27. 3 r.
- PSICOLOGIA, personaggio allegorico, 26, / ...
1 Punzoni v. Pontoni „.
u Pr 11:1.1 1 G. cit.. XVI, 13 „.
* Qi'adrio fonte biogr. di B. Aiiprandi ...
" Ql INTILIN'O IMPERATORE ROMANO V. Quintillo „.
" Quintillo [QuintiUno] imp. rom. (an. 270), (8, w. 2016-
2010 ,.
" Quinto v. Da Quinto „.
* Qitsticllo Basciiiira | Buschera da Q.] dona in nozzc
Gonzaga-Scala (an. 1340), 12^. v. 9192 „.
"Ravano Nicolò dona in nozze Gonzaga-Scala (an.
1340), 138, v. 910S n.
" Ravasi, casata mantovana. 115, v. S013,,.
R AIMONDO DI Punnakortk, raccoglitore di Decretali , 9, 4-S.
"Reggio alleata di Modena contro Mantova nel 520(1).
56, vv. 2639-:900 „.
" RETORICA [Rhitorìca] personaggio allegorico, 26, vv. 9:,
106 „.
Riccardo di San Vittore \Ricardus d* Sancto VieUrtV
7, 20: discepolo di Ugo da San Vittore, /7-/0.
" Ripa ALBERTO v. Alberto abate „.
"Piva, casata mantovana: zulìa coi Gaffari (an. 1261.
116, vv. 8114-8116: banditi dalla e. vv. S117-S119:
s'impossessano coi Saviola di Suzzara (an. 1263),
\>. S120-S122: capi parte leg. coi Casalodi. 117.
143: sono riammessi in e. v. S235: bandita per
la seconda volta nel i:;s. I-1". v. 8463,.
" Rizza, fenomeno di forza femminile. 131, vv. 9403-
9433 ...
■ RoBBl Mari, ih. iuta |.l/. de Pobl>is[ consorte di B. Ali-
prandi. XIII. 3: XIII, 24 ,.
ROBERTO DI GINEVRA | Robert us Gobennensis] antip. col
nome di Clemente VII el. col favore d. conte di
l'ondi e di (iiovanna regina di Sicilia: con lui
incomincia lo scisma d'Occidente. 12. Jl-.'T: variante
grafica, 6: dati cronol., tb-jb.
Poni uro di Miii.ismi (ABATE) fondatore dell' ord. d. Ci-
stcrciensi, 6, jj-jù.
" ROBERTI ROBERTO [Ruberti di Ruberto] dona la nozze
(ion/ag. i-Scala (an. 13401. 136, C. B9] | Nicolò e
diiicio id.. v v. ^928-8929 „.
■ 1 OLANDO PALADINO 1 11 VNi 1 ■ 1 muore combattendo
contro i Saraceni (!), 63, v. 3269,.
" Rosi :•. flèssi .,.
" Muso p, Rosso „.
"l,i ,iiu di Parma t PlACENBA ( an. i;o;).
Il -1 \. [3369: sono cacciai i da Olio Terzo. 1
I Rosso-Sigismondo |
1NI>k:K ALFABETICO
213
"ROSSO BERTRANDO \lìtltrtttnto /wmv| -.<-«>■ 1 -. t ;• 1 i;i < ■ . * i
leu zzo Visconti dall' tu i ■■ .lo ili I. GrOn Bgfl I -:
v. u iJs »•
Koiii i'iu \i per Itul />/i ti ni , 3i ." ' //■-//■' .'fscovo.
"li BEH ri V. Robtrti „.
" Kiiiii'K PO maestro (li Yir-llio, M, vv. loyp. i
to
" Ki G 1 1 1:1 V. Ruggtri „.
" R UGGERI lìuNMTiiKsii dona in nozze Gonzaga-Scala
(an. l.?|o), 136, V. 8jg0 „.
"Ivi IOON1 [JtuscÀoni] si fanno signori di Conio (an.
i|i>;). Idi, vv. 12260-13263,,.
"Rusconi LUTERO [f.utrr A'uuo\ signore di Como nel
1413, 178, v. 13506,,.
•Sxocan \ . Win. s „.
"Saladino re di Gerusalemme f (an. 1194), 79, v. 4635 „.
Sai.kmiiikr \.., fonte bibl., sullo scisma d' Occidente , 12, 23.
" Saunguerra signore di Ferrara, combattuto e tratto
prigione a Venezia (an. 1240), 116, vv. S046-S053 „.
SANGUE DI G. C. (RELIQUIE del), prima rivelazione nel-
l'oratorio di sant'Andrea in Mantova (an. 800), 3,
1-7: consacrazione per Leone IV, 9-13: seconda ri-
velazione (an. 1049), 4, 16-24: 5, 1-7: rimesse in luce
per ordine di Carlo IV imp., 11, 12-35: 12, 1-13;
prima invenzione, fonti bibl., 3, 6-/9: seconda inven-
zioni, fonti bibl., 5, q-3t\ nota cronol., 5-7: richiamo
alle fonti bibl. a proposito d. lamina inscritta, 12,
i»-t3\ v. Adalberto.
"Sapore re di Persia, fa prigioniero l'imp. Valeriano
(an. 260), 48, vv. 2000-2002 „.
" Saraceni, conquistano la Sicilia, 60, vv. 29S9-2993 r.
" Sa viola, casata mantovana bandita nel 1261, 116,
vv. S117-S119; s'impossessano coi Da Riva di Suz-
zara (an. 1263), 116, vv. S120-S122 : ammessi in e.
(an. 1269), 118, v. 8235 „.
" Saviola Alberto partecipa a una congiura contro
P. Bonacolsi; ferisce questi (agosto 1328), 122,
v. 8568 sgg. „.
" Saviola Corrado dona in nozze Gonzaga-Scala (an.
1340), 126, v. 8963 „.
" Savoia (conte di) v. Amedeo VI e Vili n.
" Scala Alberto [A. da la Schala e Schalla] pod. in
Mantova nel 1275, 118, v. 8294 „.
"Scala Antonio, perde per opera di G. Galeazzo Viscon-
ti Verona e Vicenza (an. 13S7), 149, v. 1095S sgg. „.
" Scala Balardino [Baiar di m da la] dona in nozze Gon-
zaga-Scala (an. 1340), 126, v. 891 1 „.
"Scala Cane Grande [Chane da la] aiuta Guido Gon-
zaga contro i Bonacolsi (an. 1328), 123, v. 8462 sgg.:
in viaggio per Trento apprende la congiura di Fri-
gnano della Scala e d. Gonzaga Feltrino e Ugolino
(an. 1354), 134, v. 9592 sgg.: rientra in Verona con
l'aiuto d. Carrara e trae a f Frignano, v. 9604 sgg.:
accoglie i figli di Feltrino Gonzaga profughi (an.
1356), 135, v. 9667: svela a Lodovico Gonzaga una
congiura contro di lui, 142, v. 103 11 sgg.: accusato
da Corradino Gonzaga falsamente e deferito al-
l' imp. : donde guerra coi Gonzaga (an. 1366-1368),
vv. 10362-10421: alleato con Bernabò Visconti, di-
serta le terre mantovane, 143, v. 10423 sgg.: pace
coi Gonzaga (an. 1368), 144, vv. 10545-10550 „.
Scala Frignavo a Mantova per le nozze di Filippino
( .■■ (ani 1 ;-, il, 1G3, v.
1 'olmo Gonzaga pei toppluntaVi In Vi
della Scala, ir. < l 1 1 . ■ i : {.„.
"Scala Gvouklmo, ottieni de i-. Carretta la
di Verona (an. 140 <), 165, V. 13 | ' I
di veleno, v. 1
"Scala Mari ino v. Satin Afu\tnio„.
" Scai \ MASTINO I ucciso dai fratelli Pigazzo (an. 1277),
ll'l, \. -g. \v. ermta-corrige\ „.
"Scala Mastino li dona M nozze d. sorella con Ugo
lino Gonzaga, 124, v. 8759*. ancora in no/.z> Gon-
zaga-Scala (an. 1 •,)<>). 127, v. 9040: con I.odovh o
Visconti e 1 co Gonzaga da la latori
cavalleria ad alcuni nobili (I. corte di Minto va,
131, v. 9249 sgg.: informa Luchino Visconti d.
tresca d. m. con Ugolino Gonzaga, 132, v.9457 sgg.:
In guerra coi Gonzaga leva il campo da Curtatone
(an. 134H), v. 9496: j- nel 1354, 133, v. 9539 „.
Scannabecciii Bernardo [Schanabechì B.], dona in
nozze Gonzaga-Scala, 126, v. 8966 „.
" Scaramklli Isvardo [/. di Scharameli\ congiurato con-
tro Mastino della Scala, e mandato a f (an. 1277).
119, v. S376sgg.„.
" Somala e Schalla v. Scala „.
" Schanabechi v. Scannabecchi n.
" Sci 1 arameli v. Scaramelli „.
" Schivarsi Tommasino dona in nozze Gonzaga-Scala
(an. 1340), 128, v. 9105 „
Schulte, fonte bibl. d. Diritto canonico e di Graziano, 7,
28; 9, 44.
Schultz, fonte bibl. di san Tommaso di C, 11, 7.
Scisma durante il pontificato di Alessandro II, 5, 29;
durante quello di Gregorio VII, 30; Enrico V favo-
risce l'antip. Gregorio VII, 6, 29 sgg.; Lotario imp.
sostiene Innocenzo II contro l'antipapa Anacleto LI,
7, 17-19, 10-11 [v. errata-corrige]: scisma per l'elezione
dell'antipapa Nicolò V, 11, 1-3: d'Occidente durante
il pp. di Urbano VI per l'elezione di Clemente VII,
12, 19 sgg. '.fonti bibl. di quest'ultimo, 20-26.
" Sciverio imperatore romano v. Sederò „.
"Scotti Pietro dona in nozze Gonzaga-Scala (an. 1340),
126, v. 8960 „.
" Seccafieno Nascimbene [Nasimbeno Sechafen] dona in
nozze Gonzaga-Scala (an. 1340), 128, v. 9136 „.
Segarizzi A., fonte bibl. di fra Dolcino, 10, 31.
" Seneca filosofo, 44, v. 1667 „.
" Seravalo v. Serravalle „.
" Serravalle [Seravalo] vi si ferma Manto, 28, 2 „.
Serviti (monastero dei frati) [loctes Servorum]: sua
fondazione in Mantova, 13, 10.
" Sesso (Goffredo da) [Gutifredo da S.] dona in nozze
Gonzaga-Scala (an. 1340), 125, v. 8870; Nicolò,
Filippino, Coppino, Patarino donano per le nozze
Gonzaga-Scala; Frignano [Fregnan], 127, v. 9069:
Palmero, v. 9073: Goffredo, 128, v. 9075 „.
"Severo [Sciverio] imp. rom. (an. 193-211), 46, vv. 1854-
Sigismondo re d'Ungheria scende nel Friuli, 14,
23; riceve da Giovanni XXIII la corona di paglia,
nel concilio di Costanza, 29-30; " in guerra con Ve-
nezia (an. 1411): vicende- d. guerra, 173, v. 13025
sgg.; sua andata a Milano e a Roma, v. 13085 sgg.:
gli si arrende il Friuli [Ferioló] (an. 1412), 174,
214
INDICE ALFABETICO
[Silvestro-Tiberio]
v. i^iiC) sgg.: sconfìgge i Veneziani ed è sconfitto
(agosto 1412), 176| vv. 13328-13356; conchiude una
tregua, 177, v. 13422 sgg-". ■ Udine! in Germania,
a Coirà (an. 1413)1 v. 13449 *gg«i incontro a Lodi
con pp. Giovanni XXJII, quindi a Mantova col
medesimo, 17S, v. 13540 sgg. ; s'accorda in Lodi col
pp.. i Fiorentini, i Genovesi, i Veneziani di cacciar
Ladislao da Roma (an. 1413). vv. 1 2561- 13569 sgg.:
risposta a Veneziani che gli chiedono l' investitura
di Padova, Verona, Vicenza, 179, v. 13606: sosta
a Cremona dove il signore di Lodi gli fa omaggio
d. e. di Piacenza, v. 13626 sgg. ; a Piacenza fa co-
struire un ponte sul Po, quindi tiene congresso a
Scrravalle Ligure (an. 1414), v. 13630 sgg.; ritorna
In Germania, v. 13663 sgg. „.
Silvestro antipapa, dati cronol., 6, o.
u Sit.VKSTRO (san) dà il battesimo a Costantino imp..
50, v. 2125; lo guarisce dalla lebbra, v. 2133 »•
Simkonk (beato) [Symeon] 7 nel mon. di san Benedetto
Po, 4, 13-15: intorno a questo eremita, 33-40.
Soavi: [Suave] eh. e terra di cui vien dotato il mon. di
sant'Andrea, 4, 15: posta sotto la giurisdizione d.
medesimo, 6, 2* ; nota, 4, /.
Soavi: (Ai.iierto da) [A. da Suave] congiurato contro
Mastino della Scala, e mandato a f (an. 1277), 119,
v. 8378 sgg. [v. errata-corrige],
" Soldano d'Egitto s'apparecchia a liberar Alessandria
dai Crociati capitanati dal re di Cipro (an. 136S),
144, vv. 10530-10538,,.
" Somm ariva v. Summoriva „,
" Sommo Giovanni e Ventlrino [Zoane da S.] donano
in nozze Gonzaga-Scala (an. 1340), 126, v. S915 e
8917 r
" Soncino, vi f e vi e scpcllito Ezzelino da Romano
nel 1259, 82, v. 4875 „.
"Sordello Visconti [S. Vesconti] da Godio (an. 12 ..-
12S0), sua valentia nelle armi e nelle lettere: batte
Lionello e lo manda suo messo in Francia, 82-87,
vv. 490S-5493: con Ezzelino a Verona e a Padova
dove batte Corrado, 87-88, vv. 5394-5513: Beatrice
sorella d'Ezzelino si accende di lui, 89, vv. 5520-
5783; ritorna a Mantova donde muove per Parigi,
93, vv. 5784-5810: lo raggiunge innanzi la partenza
Beatrice, 94, vv. 6024-6065: informa di sua corret-
tezza i fratelli Da Romano, 95, v. 61 14 sgg.: la sua
onestà e riconosciuta, vv. 6129-6239: per l'interven-
to di P. Avogadro ottiene la mano di Beatrice, 99,
v. 6473 sgg.: sua raccomandazione per Beatrice,
100, v. 255Ssgg.: sue imprese in Francia: a Troycs
contro il cav. Zacheto, 101, v. 6445 sgg.: a Parigi,
102, vv. 6808-6909; vince Grisolfo, cavalieri di Hor-
gogna e d'Inghilterra, 103, v. 6910-7104: per desi-
derio d. re combatte con Liopardo, Zilichino e
Fiatato, onde il re lo insignisce d. cavalleria, 105,
w. 7105-7440: l'arme cavalleresca a lui don ita.
109, v. 7493 sgg.: suo ritorno e arrivo in Mantova,
111, vv. 761S-7711 sgg.: soggiorno in Padova e con-
gedo dai cognati, 112. v. 7771 igg.5 suo arrivo in
Mantora con la sposa, 113. w, 77sosgg.: difende
più tardi la e. da Ezzelino (an. 1250"'». v. 7^10 sgg.:
cantatore e musico, w. 7852-7854; attende in età
matura agli studi, compone il " Thesaurus thesau-
rorum „. vv. 7^55-7^84: sua f, 114. vv. 7SS5-7903:
a proposito di una lacuna d. cod. A., XXJII. 3 „.
11 un, fonte bìbl. d. scisma d' Occidente, 12, m.
"SPADA GIOVANNI [Zoane da la Spato] donato dal Gon-
zaga (an. 1340), 130. w. 9207, 0309: insignito d.
cavalleria, 131, v. 9344 „.
Spagnoli B., autore d. u Tractatus de Sanguine Christi „,
5, 1S-2/.
* Sfata g. v. Spada G. „.
" SPINELLA Luchino [L. Spinela] dona in nozze Gon-
zaga-Scala (an. 1340), 125, v. SS61 ; 126, v. SS97 „.
Spinola ALBERTO riforma l'ord. di san Marco in Man-
tova, 8, 33-63.
" Si \nziali MoNTBMAGNO [Slanciali, Stantiali] partecipa
alla congiura d. 1269, 117, v. S202 „.
' StaTUTA civitatis Manto: cit.. XXII, 12 „.
" Stalk ac k [Stauratio] imp. d'Oriente (an. Su). 63.
vv- 335S-336o „.
" Su ardi signori di Bergamo (an. 1403), 164. v. 1226S,,.
* Slave v. Soave „.
" Sumoriva, casata veronese partecipe alla congiura di
Filippo degli Avogadri, 71, v. 3915 sgg. „.
" Sl. moriva GIACOMO [Jachomo da S.], cacciato il rap-
presentante d. duca d'Austria e ci. dai Veronesi
capo pop. (an. 1046): sua caduta, 73, v. 4095 sgg. r.
Symeon (ueato) v. Simeone.
" Tacito [Tacitus] imp. rom. (an. 375-276), 48, vv. 202S-
3°33 w
■ T ai andò Luigi [Luise T] dona in nozze Gonzaga-
Scala (an. 1340), 125, v. SSSS „.
"Tebe [Thebe] patria di Manto, 27, v. 319: 29, v. 33S;
28, v. 353 „.
Tedaldo MARCHESE [Tedaldus] fonda il mon. di san Be-
nedetto Po, 4, 13: nota 4, 32-32.
TEMPLARI (ordine dei), distrutto sotto Clemente V,
10, 19: dati cronol., 10, 36.
•TENDA B. v. Beatrice di T. „.
Teodorico antipapa, dati cronol., 6, io.
>doro II marchisi: di Monferrato s'unisce con
F. Cane contro il ducato di Milano
(a n. 1407), 16S, v. 12603 sgg.: ci. signore dai
Genovesi (an. 1409), 169, v. 12736 sgg.: e cac-
ciato da G. (an. 1411), 172, v. 1296S,,.
" Teodosio I imperatori: romano (an. 379-395), 52.
vv. 2295-2309 „.
" Ti 0DO8I0 II IMPERATORE d'Oriente (an. 408-450), du-
rante il di lui impero scoppia la guerra tra Mi-
lanesi e Pavesi, 52, vv. 2352-258^ ...
" [RODOSIO III [Theodosio] imp. d' Oriente (an. 716-717),
62, w. 3216-321S,,.
■TEOLOGIA [Theologia] personaggio allegorico, 26,73».
'TERZO Otto SIGNORE di Parma v. Otto Terzo „.
"Turili: v. Tebe r.
ThsoderICUS di: Nyi.m, fonte bibL per lo scisma d' Occi-
dente, 12, 30.
* THEODOSIO v. Teodosio III „.
■ THEOLOGIA 9, Teologia „.
"TIBERIO DCPERATORI ROMANO, tUO governo \ propone
il culto di (i. C. ai senatori: sue crudeltà- 69,
vv. 1243-1294,.
"Tiberio n qcperatore d'Orienti (an. 57S-5S2). 5°,
vv. 2901-2903 „.
"TIBERIO HI [Tiberius Absmarus] imp. d'Oriente (an«
iTiraboschi- Verona |
INDICK ALKAUKTICO
698-705) usurpa il trono 1 1 sonalo, 60t w, joia«
1 -, contro di lui Giustiniano 11 riprende il 1 1 ono,
60, \ i • joi 8-30391
Tik.mki'.i ni fonti bibl, 'i' /'. Comostoro, 8, ir. "fonte
blogr. dell'ab. Nerll, i\, \1\ OT, /•*? dell' Allprandi,
XV, 3] XV, ,j.„B,
Txresxa [lirista] p, <ii Manto Fondatrice leggendaria <li
Mantova, .'7, v. 215; viva ucclio, v. 1 y> „.
" TiKisiA 7'. Tirtiia „.
" Ti io I Ttttd] imp. rom. suo governo, 44, vv. 1737-1748,
1752: 45, ,-ò „.
Ti rio imi'ik \ rome ROMÀNO v. Tito „.
roCCO F. fonte bibl. dell'Eresia in Italia, 7, jo: di fra
Dolci no, 10, 31.
Tolomeo da Lucca, a proposito di P. Comestorc, 8, 13,
Tommaso ARCIVESCOVO 01 Cantorbicry [Tomas cantua-
ritnsis archiepiscopi^] subisce il martirio, 7, 22-23;
nota biogr. e bibl., 7, 33-43.
Tommaso o'AquiNO [Tomas de Aquino] dcll'ord. d. Predi-
catori vien canonizzato, 10, 28: nota, 10, 40% 11, 6-8.
Tommaso di Iorz (frate) domenicano autore di u Com-
mentaria „, 10, 3S-40.
TOMMASO (vescovo) [Tomas episcopus herfrodensis] vien
canonizzato, 10, 29.
* Tonelli Francesco fonte biogr. dell'ab. Ncrli, XI, 18 ;
IX, 3-s; dcll'Aliprandi, XIV, 14; XV, 6-s „.
" Torelli (famiglia) già proprietaria d. cod. C del-
l' Aliprandina, XVI, 9 „.
" Torelliano (codice) descrizione, XVIII-XIX, 2: XVIII,
'-*' »•
" Tornielli Rambaldino ]Tornielo R.] dona in nozze
Gonzaga-Scala (an. 1340), 125, v. 8851 „.
Torre Donato [Donatus de la Turre] si uccide, 13, 21-22.
* Torre Martino signore di Milano quando Ezzelino
compie il tentativo su questa e, 81, v. 4S47 sgg. „.
* Torrel v. Torelli „.
" Torelli Marsilio [M. Torrel] col figlio Guido alla
difesa di Governolo (an. 1398), 158, v. 11714 sgg. „i
" Torelli Torello dona in nozze Gonzaga-Scala (an.
1340), 126, v. 8969; 130, v. 9376, 92S3; insignito
d. cavalleria, 131, v. 9337 „.
Tosti (abate) fonte storica per l'abbazia di Alontecassino ,
4, 16-17.
" Traiano imperatore romano sue gesta e f , 45, vv. 1776-
179° »•
" Tremanino [Tremanin vavasor] partecipa alla congiu-
ra d. 1269, 117, v. 8203 „.
"Trento, guerra con Verona (an. 1142), 78, vv. 456S-
457° »•
" Tripoli Bertone [Berton da Trippoli] donato da Gon-
zaga, 130, v. 9370, 9300; insignito d. cavalleria,
131, v. 9345».
" Uberti Guinizo (degli) dona in nozze Gonzaga-Sca-
la (an. 1340) 126, v. 8919 „.
" Ubertini Zatolla (degli) dona in nozze Gonzaga-
Scala, 126, v. 8930 „.
Uberto I abate d. mon. di sant'Andrea, 5, 17 sgg.; in-
torno alla data di sua f, 5, 34-40.
" Ubriachi Traverso dona in nozze Gonzaga-Scala
(an. 1340), 128, v. 9099 „.
" Ugo (conte) tedesco nella guerra tra Gonzaga e Vi-
sconti (an. 1397), 157, v. 11614; fatto prigione di
<.. Galeazzo Visconti gli dichiara l'animo «i. 0<
saga, amico nonostante la r..-
rimandato al Gonzaga con proposta di
1, 160, ■-. 1 [9x1
di Sa r Vii roa toi I iti o, 7, lt| nato
biogr. e Ubi., 7, im-i6.
imperatori (In realta solo re d'Italia an« 9*6«
9 |8), 69, \ v. ; • . „.
"Ulda d'Estb, mi. di Lodovico e madre di Francesco
Gonsaga (an. 1366), 141, v. 102H1 „.
li mini di SVEZIA [IVlphonis Ne r teine principi^ a pro-
posito di una lacuna, 12, 7: marito a chi fu poi RSM*
ta Brigida v. Brigida.
I m i i IATI (ordivi; DEOLl) si sciolgono, 8, 9; note stori-
che e fonti , 8, 40-47.
Ungheri [Hungari \ scendono in Italia nel 1413, 14,
16-17.
Urbano II PAPA 5, 23; 6, 7; Istituisce nel concilio di
Clermont le ore canoniche in onore di Maria, l'i-
15 : varianti cronol., 6, 13.
Urbano III papa cit., 8, l; dati cronol., 8, j.
Urbano IV papa cit., 10, 6; dati cronol., 10, 16.
Urbano V papa cit., 11, 10, 12-16: dati cronol., »2; «man-
da in aiuto d. Gonzaga contro Visconti
e Scala il fratello (an. 1368), 144, v. 10467 „.
Urbano VI papa cit., 12, 17; stabilisce il giubileo ogni
33 anni, 28-30; istituisce la festa d. Visitazione di
Maria, 32-33; dati cronol., 14.
Ussiti eretici citati al concilio di Costanza, 14, 28.
" Valente imperatore romano (an. 364-378), 51, w.
3238-3343 „.
" Valentiniano I [Valenciano, Valentiano] imp. rom.
(an. 364-375), 51, vv. 2336-3337 „.
" Valeriano imperatore romano (an. 354-260), fatto
prigioniero da Sapore re di Persia, 48, vv. 1995-
3003 „.
" Varena v. Gonzaga Filippino.
" Vegnan v. Vignano Gio. „.
" Venero v. Vernerò „.
" Veniero Nicolò [N. Venero] cap. d. Veneziani in Ve-
rona, reprime il tentativo d. Da-Quinto, 174,
v. 13193 sgg. „.
u Verme v. Dal Verme „.
Verona in signoria di Francesco Carrara, 13, 20-21 ; è
riconquistata da Francesco Gonzaga per conto d.
Veneziani, 22; "sua fondazione, 46, vv. 1827-1839:
guerra con Vicenza per le acque d. f. Agno (an. 843),
64-68, vv. 3333-3736: guerra con Mantova (an. 1043),
72, v. 4005 sgg. ; sconfitta si dà al duca d'Austria
per averne l' aiuto, v. 4044 sgg. ; ne abolisce la si-
gnoria (an. 1046), onde guerra col Duca aiutato dai
Mantovani, 73, v. 4089 sgg. : vinta una seconda
volta, è saccheggiata da' Mantovani che fan tagliar
il naso a 3000 prigionieri, cagione qnesta di lungo
odio, v. 4179 sgg.; guerra con Trento d. 1143, 78,
vv. 456S-4570: provocazione contro Mantova; la
guerra è sospesa per intervento d. Bresciani (an. 1 149),
vv. 4571-4591; è incendiata dai Vicentini, 79,
vv. 4613-4615 ; invade le terre d. Ferrarese (an. 1189),
vv. 4633-4627; sconfigge Mantova a Cipata nel 1199,
vv. 4643-4645; lotte interne tra i Montecuccoli e i
Conti (an. 1306), 114, vv. 7904-7909: vien cacciato
216
indici: ALFABETICO
[Vesconti-Visconti]
il pod. ed arso il palazzo Un, i:iSi. vv. 7934-7936 _.
" \ 1 M'is il | Vftchonti 1 ..s.ita mantovana cit.. ] 1 >,
v. So 14 r
- Vksi- w \no \\'espesiano\ inip. rom.. mio governo, sue
• iquiste e sua f. 44, w. 1723-1731
" Via s/\ guerra con Verona per le acque d. f. Agno:
intervento d. Mantovani in favore d. Veronesi;
rancore d. Vicentini (an. S.^. febbraio-ottobre). Ot-
■ 3333*373^' richiesta d'aiuto dai Veronesi non
osa concederlo (an. 1046), 74. v. 415S sgg.: cavallata
sul territorio veronese (an. 1156). 7u. vv. 4601-4606,,.
'VIGNANO Giovanni [Zoani da Vegnan\ signore di Lo-
di e Placenta (an. 1413)1 17$. v. [3500; fa dono
a 1 1 ' i in p. Sigismondo di Piacenza (a n.
1 4 1 4). 179, v. 13626 sgg. „.
- Villana |K aini.ko dllla) [J\. da la Vilana\ dona in
nozze Gonzaga-Scala (an. 1340), 12q. v. 91S6,,.
" Virgilio (i'Oiìta latino) cit., 25, v. 38 : preannuncia-
to alla madre, 31. v. 445: si distingue tra coetanei,
sopranominato Maronc, vv. 505-513: suo aspetto
fisico, sue opere, suoi studi, vv. 514-552: spoliato
d. terre va a Roma: suoi artifizi per avvicinar
l'imp., 32, vv. 5S5-633: presenta degli emistichi
all'Imp., vien raccomandato a Pollionc e Mecenate,
vv. 637-6S0; vien presentato all'Imp., 33, vv. 699.
702, 703, 710: dedica d. sue opere a Ottaviano, a
Pollione. a Mecenate, v. 743 sgg.: sue avventure
amorose, sue vendette, prodigi, vv. 746-962 sgg.;
altri prodigi operati in Napoli, 37, vv. 1041-1049;
sua f, 38, vv. 1131-114S,,.
" Virtù (contk di) v. Visconti Gian Galeazzo „.
Visconti (signori di Milano) [Veschonti, Bison, Bissa].
" Visconti Agnbsb, sposa a Francesco Gonzaga (a 11.
13S0), 148, v. 10S91 sgg. „.
" Visconti Alvisi; accompagna a Mantova la sorella
Agnese sposa a G. Gonzaga, 14$, v. 10S45 „.
- Visconti BarnABO [Bernabò Vesclwnti] ostilità contro
il Gonzaga (an. 1357), 135. v. 9677 sgg.: richiama
da Mantova la nipote, 138, vv. 9973. 9979. 99S8;
suoi doni in nozze di Violante Visconti, 141,
v. 10256 sgg.: alleato di Can Grande della Scala
entra nel territorio mantovano (an. 1368), 143,
v. 10422 sgg.; s'accorda con Can Grande della Scala
di far pace coi Gonzaga (an. 136S), 144, vv. 10545-
10553 ; promette la figlia Agnese a Francesco Gonza-
ga tìglio di Lodovico signore di Mantova (an. 1376).
I 1 5, v. 10617 *'ó'ó" '• seguono le nozze nel 13S0, 1 ls.
v. 10SSS sgg. „.
"Visconti Bianca rn. di Galeazzo Visconti alle nozze
di Violante sua figlia (an. 1366), 139, v. 10049 „.
■ Visconti Carlo fa un prestito a Francesco Novello
Carrara (an. 1403), 165, v. 12302 sgg.; sua f per
veleno, v. 12344 sgg. „.
" Visconti Ettork, assediato in Monza, f di ferite, feb-
braio 14 13. 177. v. 13407 sgg. „.
>NTI FILIPPO, Maria conti; di Pavia (an. 1402),
167, v. 12542 sgg.: v. 12552 sgg. : muove guerra al
fratello (an. 1409), 169, v. 12705 sgg.: sposa Bea-
trice di fenda (an. 1402) e con le genti di que-
occupa Milano e si fa proclamare duca. 176,
vv. 1 .'301-13324 : assedia Monza (an. 1412). v. 13358
sgg.: stringe vieppiù l'assedio (febbraio 1413). 177.
v. 13404: prende la e. (maggio 1413), v. 13430 sgg.:
nome d. e. di suo dominio, 1 7 S, v. 1 5 509 sgg.;
acquista Piacenza (an. 1414). 17'», v. 131.
\//o [GaUaM, Galeazzo V.\ e consultato
dal fr. Barnabò nella guerra contro i do.izaga (. .
13 3 sSo-' »ua corte nelle nozze d.
Ila Violante (an. 1 (66), 1 I .. -, pre-
izia il banclictto, 13'', v. 10076 sgg.; suoi do;
tivi agli sposi. 141. v. 10263
VISCONTI Già GALEAZZO {Johannes Galctis cotr.es ì'irtu-
tutn] assume in Pavia la dignità ducale. 13, 7- S :
fa guerra con Francesco Gonzaga, U-12:
e sconfitto a Borgoforte da Francesco
Gonzaga, U-13; sua f. 19: nota sull'assunzione
d. dignità ducale, jj-ij: "[conte di Virtù] fa tru-
cidare lo zio Barrubù (an. 13^51. 149. v. 10948 sgg.;
prende Verona e Vicenza (an. 13S7), v. 10957 sgg.:
sposa la figlia Valentina a Luigi duca di Tu-
rbine [d'Orlens!] (an. 1389). 150. v. 11071 sgg.:
perdona ai profughi veronesi (an. 1390), 151, v.
n 106: rinuncia alla signoria di Padova, 150,
v. 11 133 sgg.; propone un'alleanza a Francesco
Gonzaga da questi rifiutata, 152, vv. 11154-112^:
se ne duole col Barbavara suo ministro, v. 11229 sgg.
e sconsigliato da un tranello contro il Gonzaga.
153. v. 11323 sgg.; assume la dignità ducale otte-
nuta dall' imp. Vcnccslao (an. 1394), 155, v. 11449
sgg.; suo pensiero contro Francesco Gonzaga, 156,
v. 11569; si dispone alla guerra (an. 1396), v. 11 584
sgg.; concentra sue forze su Borgoforte di cui ab-
brucia il- ponte (an. 139S), 157, v. 11675 sgg. ; or-
dina la devastazione d. territorio nemico, 159,
v. 1177S sgg.: stratagemma proposto al Barbavara
per conoscer l'animo di Francesco Gonzaga, v. 11S26
sgg.: sospende la guerra. 160, v. 11SS5 sgg.; manda
il conte Ugo con proposte di pace (an. 139S), 160.
v. 11923 sgg.: fatta la pace accoglie Francesco
Galeazzo in Pavia. 101, v. 11996 sgg.: acquista
Siena e Pisa (an. 1399), v. 12001; riceve in dedi-
zione Perugia e Assisi (an. 1400), 162, v. 12045
sgg.; fa guerra a Bologna e la conquista (an. 1401).
v. 12054 sgg.; lamenta col Gonzaga la fuga di
Iacopo da Carrara a questi affidato, 163, v. 12 150
sgg.: e. di suo dominio (an. 1402), v. 12 176 sgg.;
sua f, v. 12 197 sgg.: suoi tìgli, 164, v. 12219 sgg. „.
1 VISCONTI Giovanni arciv. di Milano, succede a Lu-
chino, conclude la pace coi Gonzaga (an. 1349),
133. v. 95 11 sgg. ,.
VISCONTI G10. Maria, duca di Milano, viene ucciso.
14, 18; "suo malgoverno, sollevazione d. e. (an. 1402),
164, v. 12224 sgg.; conduce in rn. una Malatcsta
(an. 1407), 168, v. 12597 sgg.: sua f (an. 141 1). 175.
v. 1327S sgg. „.
- VISCONTI Gio. Carlo i d BbtOU [Zoan Picenin e He-
stor] assumono la signoria di Mantova alla morte
di Gio. Maria (maggio 1412), 175, v. 132S0 sgg.;
cacciati da Filippo Maria riparano in Monza, 17t'-
v. 133 14 sgg.: v. 1'isconti Ettore „.
1 Visconti Isabella m. di Luchino si reca .1 Mantova;
sua tresca con Ugolino Gonzaga (an. 1347), 132.
». 'M34 sgg. „.
" VISCONTI Lu< mino, sig. di Milano dona in nozze Gon-
zaga-Scala (an. 13401, 124, v. S7S0: con Mastino
della Scala e Filippino G. dà le insegne d. cavai-
|Visconti-Wylie]
INDICI-; ALFABETICO
217
lei La ad alcuni nobili <l. < oi te 'li Manto\ a, 131 .
\. 93491 coniente alla m. [tabella un pellegrlnag
glo .1 Venezia, 1.1 ', ir. 9443 igg»i offeso dalla I
di Ugolino Gonzaga con la propria m. muovi gui 1
ra (aii. 1348), \. 9461 igg.j tua \ (-i". 1349)1 133,
v. 9508 ».
'■ Visconti Maffio [Afaphto V,\ dona in nozze Gonza-
ga-Scala (ah, 1340), 124, v. 8783,,;
"Visconte Resina [Raina r.\ m. di Barnaba alle noz-
ze (I. figlia Violante (mi. 1366), 139, v. [0047 „.
" V rscoNTi Violante va ipoia a Lionello d'Inghilter-
ra (an. 1 366), 138, v. 999») „.
" Vibdomin] casata mantovana, clt., 115, v. 8014 „.
Visitazione di Marza (festa della), Istituita da Ur-
bano VI, 12, 32-33; nota, 12, 3j.
" \ 1 1 1 i no \Vitelio\ inip. rom., suo breve regno e scon-
fitta a Bedrlaco, 44, vv. 1707-1715 «•
\ 1 n'inai v. Riccardo e Ugo da San V.
Vittork III papa 5, 28: varianti cronol., 6, io sgg.
VOLTA C. fonte stor., 4, «9; 8, 60-63: a proposito d. eh. d.
Grazie, 13, 20 " fonte biogr. dcll'ab. Nerli, IX, 18:
IX, 4-7; X, 32-37; fonte biogr. dell' Aliprandi, XIV,
U: XV, 8-23; XVI, 13 „.
" Zacheto cavaliere francese vihto da Sordello a
Troyes, 102, v. 6748 sgg. „.
" Zamboti Francesco [Francischo di Z.\ clona in nozze
Gonzaga-Scala (an. 1340), 129. v. 916S „.
" Zanicali capi parte In Mantova, 117, vv. 8150, 8166 n.
" '/. \ hi \i 1 Ruffino \R> di ZaruehaU] • •• da
Mantoi 1 ' 1 68) I lo, v. Hi j
\<<-, ., in 1 1 169, 1 1 7, v. lato un
condì voii.i e rlammi <» 1 fa paci col conti «Il
e 'asalodl, ■• . 8 19 . • 1 onglui t p< 1 dai la < . al
re di Ferrara, 98 •. „.
'Zanicali Ottonello [Zantehalo Ottonello t OttpUtn>]h
fatto cap. in Manin..! • ,,i, I*. Bonncolil (ai). 1274),
118, v, • fatto li ut Idare da qui ti, 1 19,
v. 8303 Igg. „.
• Zangarxno partecipa b uni 1 una contro Lo
co Gonzaga (an. 1373), 145, v. 10585 „.
"Zeno Carlo ammiraglio <i. Veneziani nel]
contro i Genovesi (an. 1373-1377)1 146, v. [06 >o
v. 10698 igg«ì danneggia i porti g< 0 147,
v. 10755 igg«; prende Chloggia, r. r \. „.
"Zenone [Zeno] Imp. d'Oriente (an. 474-491), 55,
vv. 2609-2614 „.
" ZlLICHINO \Zilicliin\ cav. inglese vinto da Sordi Ilo,
106, v. 7142 sgg. „.
" ZOAN Crisosmo v. Giovanni Crisostomo ,..
" Zoana REGINA DI NAPOLI v. Giovanna I.
" ZULIANO imperatore romano v. Giuliano.
" Zumignano (san) v. Gemignano „.
Wr.riioNi.s Nericiae PRINCIFIS con cui Mur. riempie una
lacuna, 12, 7.
Wulf M. de. fonte bill, di Enrico Gand., 9, 40.
Wylie, fonte libi. d. conc. di Costanza e di G. Huss., 15, /J
[AA. 500 a. Cr.-218 d. Cr.]
INDICE CRONOLOGICO
a. Cr.
|500 - "Viaggio favoloso di Manto e origini d. e. di
Mantova, 27-29, vv. 21S-344 „] (!).
[400 - ■ Le condizioni di Mantova dopo un scc. dalla
fondazione, 29, vv. 345-468].
* 70-19 - "Il p. latino Virgilio e sue gesta, 29-38,
vv. 469-1158,,.
* 30 - "Ottaviano imp. rom., 38, vv. 1159 sgg. „.
d. Cr.
1-14 - "Imp. di Ottaviano, 38, v. 1159 sgg.: sua vi-
sione d. Vergine, v. 1195 sgg.; costruzione d.
tempio "Ara Coeli „, v. 1213 sgg.; dell'Arena
di Verona, 39, v. 1238; sua f, v. 1234 sgg.,,.
14 - "Tiberio succede ncll' imp., 39, v. 1243 n\v. [16].
[16 - "Tiberio imp. „] ; v. 14.
* 25-29 - " Predicazione di G. C. e d. Battista, 39,
vv. 1250-1251 „.
*29 - " Crocefissione di G. C, 39, vv. 1261-1263 „.
" Tiberio propone ai senatori il riconoscimento
ufficiale d. divinità di G. C, 39, v. 1267 sgg.
Longino, il centurione, porta le reliquie d.
Sangue di G. C. a Mantova, vi predica la nuova
fede, vv. 1298-1547 „.
* 31 (dicembre) - " Martirio di Longino in Mantova (!),
42, v. 1547 sgg. „.
37 - "f di Tiberio, 39, vv. 1291-1294: v. [38].
37-41 - "Caligola imp., 43, v. 1593 sgg.: v. [38-42].
[38 - f di Tiberio imp. „] : v. 37.
[38-42 - "Caligola imp.,,]-. v. 37-41.
41-54 - " Claudio I imp.: censimento d. popolazione di
Roma, 43, vv. 1611-1619, 1623 sgg. „: v. [43-57].
42 - "Matteo scrive l'Evangelio, 43, v. 1609-1610 „.
143-57 - " Claudio imp.] ; v. 41-54.
* 43 - " L'apostolo Pietro in Roma, 43, vv. 1620-1622 „.
54-68 - " Nerone imp., 43, vv. 1629-1697 „; v. [58-71].
[58-71 - "Nerone imp...]: v. 54-68.
* 64 - " Incendio di Roma, 43, vv. 1656-1664 „.
* 64 - " Lucano condannato afe pretesa condanna a
t di Persio, 44, v. 1665-1667 „.
* 64 - " Martirio di Pietro e Paolo, 44, vv. 1671-1672 „.
* 65 - "Seneca condannato a f, 44, vv. 166S-1670,,.
68 - " Galba imp., 44 1698-1706 „ : v. [71].
69 - "Ottone imp., 44, vv. 1701-1703: sua pretesa f
per opera di Vespasiano, vv. 1716-1721 „.
69 - " Vitcllio imp., sua creduta sconfitta a Redriaco e
preteso suicidio, vv. 1707-1715 „; v. [72].
69-79 - " Vespasiano imp., 44, v. 1722 sgg. „ : v. [72-82].
* 70 - " Vespasiano conquista la Giudea, 11, vv, 1728-
173° «•
[7i - "Galba imp. „]; v. 68.
[72 - " Ottone imp., Vitellio imp. „] ; v. 6g.
[T2-&2 - " Vespasiano imp. „] ; v. 69-79.
79-81 - "Tito imp.; sua f, 44, vv. 1 736-1 748 „: v. [82-85].
81-96 - "Domiziano imp.: sua f , 45, vv. 1749-1769,,;
v. [85-99].
[82-85 - " Tito imp. „] ; v. 79-81.
[85-99 - "Domiziano imp. „]; v. 81-96.
96-98 - " Nervia imp., 45, vv. 1770-1775,,; v. [99-100].
98-117 - "Traiano imp., sua f in Persia (!), 45, vv. 1776-
1790 „; v. [1 00-11 9].
[99-100 - "Nervia imp.,,]; v. 96-98.
[100-119 - "Traiano imp. „]: 98-117.
117-138 - " Adriano imp., fonda la biblioteca d'Atene;
sua f, 45, vv. 1791-1S05,,: v. [119-140].
[119-140 - "Adriano imp. „] ; v. 117-138.
138-161 - "Antonino Pio imp., sua f, 45, vv. 1S06-
1823 „; v. [140-162].
[140-162 - "Antonino Pio imp.,]; v. 138-161.
161-180 - " Marco Aurelio Antonino (nel testo Antonio
Vero) imp.; fondazione di Verona (!); sua f,
46, vv. 1S24-1838 „ : v. [162- ....].
(162-.... - "Marco Aurelio Antonino imp.,,]; v. 161-
180.
* 180-192 - " Commodo imp., 46,- vv. 1839-1844 (senza
date).
193 - Elvio Pertinace imp. (nel testo Helius); sua f
per Giuliano, 46, vv. 1845-1850 „: v. 194.
193 - "Didio Giuliano imp., 46, vv. 184S-1S53,,: v. [194].
193-211 - "Settimio Severo imp. persecutore d. Cri-
stiani, 46, vv. 1854-1859 „.
[194 - "Pertinace imp.; Giuliano imp.,]; v. 193.
* 202 - " Persecuzione d. CristianLper Settimio Severo,
46, v. 1859 „.
211-217 - " Caracalla imp., 46, vv. 1860-186S „ : v. [212-
219].
[212-219 - "Caracalla imp. „[; v. 211-217.
217-218 - " Macrino imp.: sua pretesa f per mano d.
soldati, 46, vv. 1869-1874,,; v. [219].
220
INDICE CRONOLOGICO
|AA. 218-408]
218-222 - • ilo iinp. (nel Usto Antonio: egli
arerà Infatti assumendo il potere adottato il
nome di Mario Aurelio Antonino)' sua f per
mano d. pretoriani. 46, vv. [875-1880 „ : v. [220-
lll],
[219 - ' Maerino imp. „] • m. 217-21$.
[220-22: lo imp. „]: v. 218-222.
222 235 - ■ Alessandro Severo imp., 47, vv. 1SS1-18S6 „:
[223-236].
[223-236 - " Alessandro Severo imp. „]: v. 222-235.
235-238 - "Massimino imp. (nel testo Massimiano):
vien ucciso col figlio dai soldati. 46, vv. 1SS7-
'v \ 2 36-239}-
[236-239 - "Massimi no imp. „]: ». 235-338.
238-214 - "Gordiano (III ) imp.: sua f per mano di
Filippo: 47, vv. 1S96-1904,,: v. [239-245].
[239-245 - "Gordiano imp.,,]: ?•. 238-244.
244-249 -"Filippo imp.: sua presunta fede cristiana:
sua pretesa f a Verona per mano di Decio, 47,
v. tgqfe tgfr»; v. [245-250].
[245-250 - " Filippo imp.,]: v. 244-249.
249-251 - " Decio imp.: giunto a Roma fa uccidere il
figlio di Filippo: favolosa f per mano d. dia-
volo, 47, vv. 1911-1979: v. [251-252].
251 - " Decio (II) (più noto sotto il nome di Ostiliano)
imp., 48, vv. 19S0-19SS,,: v. [252].
251-254 - " Treboniano Gallo imp., 48, vv. 19S9-1991 „:
*'• [253-255].
[251-252 - "Decio imp. „]■ ». 249-251.
[252 - "Decio II imp.,]: ». 251.
[253-255 - "Treboniano Gallo imp. „]: ». 251-254.
254 - "Emiliano imp., 48, vv. 1 992-1 994 „ : ». [255].
254-260 - " Valeriana imp.: combattendo contro i Per-
siani e fatto prigioniero dal re Sapore (un. 260),
48, vv. 1995-2003,,: v. [256-259].
[255 - "Emiliano imp. „|: ». 254.
[256-259 - " Valcriano imp. „] : ». 254-260.
[259-271 - "Gallieno imp. „|: z: 260-268.
260 - "L'imp. Valeriano cade prigione di Sapore re
d. Persiani, 48, vv. 2000-2003.
260-268 - " Gallieno imp., 48, vv. 2004-2009 „ : ». [259-
27']-
268-270 - "Claudio (II) imp., 48, vv. 2010-2015 „:
». [271-272].
270 - " Quintillo imp. (nel testo Quintilino), 48, vv. 2016-
20i8„: ». [272].
ITQ-ITd - "Aureliano imp., 48, vv. 2019-2027 „ : ».
[273-278].
* 271 - " Inizio d. nuova cinta di Roma e d. Templum
Solis, per Aureliano 48, v. 2022-2023 „.
*271 - " Persecuzione d. Cristiani per Aureliano, 48,
v. 2024 „.
[271-272 - "Claudio Imp,,]; ». 268-270.
[272 - " Quintillo imp. „|; ». 270.
[273-278 - "Aureliano imp. „]; v. 270-275.
275-276 - "Tacito imp., 48, vv. 202S-2033 „ : ». [277].
276 - "Floriano imp, 4'), vv. 2034-2036 „: -•. [277].
276-282 -" Probo imp., 49, w. 2037-2042 „ j v. [279-285].
[277 - "Tacito imp. „]: ». 275-276.
[277 - "Floriano imp. „]-. ?•. 276.
[279-285 - "Probo imp. „]: t. 276-282.
1&2-1%Z - " Caro imp. : pretesa f per annegamento,
49, w. 2049-2057 „: v. [287-289].
283-285 - " Carino e Numcriano imp.. 49, vv. 2052-
»54 „: V. \2S7-2S,;].
284-305 - " Diocleziano imp.. persecutore d. Cristiani,
sua creduta f di veleno, 49, vv. 205S-2072 „ : *.
9-309].
[285-287 - "Floriano (II) imp. (!), 49, vv. 2043-204S].
[287-289 - "Caro imp. „] : v. 2S3-3S3.
[289-309 - "Diocleziano imp. „]: v. 284-305.
* 303-305 - " PerstCttslone generale (XI) d. Cristiani
per Diocleziano, 49, vv. 2063-3069 „.
305-311 - " Galerio imp. con Costanzo (nel testo Co-
stantino), 49, vv. 2073-2077 „ : ». [309-310].
306-311 - " Ha ci /io imp., vinto e ucciso da Costan-
tino, 49. vv. 2091-2 102 „: ». [310-311].
307-337 - " Costantino imp.: fondazione di Costanti-
nopoli: suo battesimo e f : ordinamento del-
l'imp., 50, vv. 2x03-2163,; ». [311-341].
|3T9-310 - "Galerio imp. „]: ». 305-311.
[310-311 - "Massenzio imp. „]: ». 306-311.
|311-341 - "Costantino imp. „] : ». 307-337-
* 330 - "Fondazione di Costantinopoli, 50, vv. 2109-
21 14 ...
* 331 - " San Silvestro dà il battesimo a Costantino,
50, vv. 2124-2126 „.
337 - " Costantino (II), Costanzo (II) e Costante succe-
dono ncll' imp. a Costantino: presunta f di
Costantino e Costante nella Spagna, 50, vv. 2 163-
2iSo„: ». ]34i}-
337-361 - "Costanzo (II) solo imp. (dopo Pan. 350):
sua presunta f per mano di sicari persiani, 50,
vv. 2181-3x95,; ». [341-362].
* 341 - " San Gcminiano vesc. di Modena, 52, v. 23S9 ,,.
[341 - " Costantino, Costanzo e Costante imp. „] : ». 337.
[341-362 - "Costanzo imp. „] : ». 337S6i.
361-303 - "Giuliano imp.: presunta conversione al
Paganesimo: ferito ef per opera d. demonio:
51, vv. 2196-2213 „ : ». [362-364].
|362-364 - "Giuliano imp. „]: v. 361-363.
363-364 - 'Gloriano imp. (nel testo Iuviniano), 51,
vv. 2214-2225 „: ». [364].
[364 - " Gioviano imp. „] : ». 363-364.
354-373 - " Valentiniano (I) imp.. 51, vv. 2336-2237 „:
-.: [365-376].
364-378- " Valente imp.. 51, vv. 2238-3243,: ». [376~-
380].
[365-376 - Valentiniano imp. „]: ». 364-373-
s 371 - "Martino (san) vesc. di Tours, 52, v. 22S3 „.
375-383 - "Graziano imp.. restauratore d. Cristiane-
simo, 51, vv. 3344-3379 „: ». [382-3S7].
*37 4 - "Ambrogio e proclamato vesc. di Milano, 52,
v. 32S0 „.
* 376 - " San Gerolamo attende a scrivere in Betlemme,
52, v. 22S5 „.
[376-380 - "Valente imp. „1: ». 364-378.
* 379-380 - " San Gregorio a Costantinopoli. 5?. v. 22S6,,.
379-395 - " Teodosio (Il imp.. protettore d. Cristiane-
simo: sua f a Milano. 52, vv. 2205-2309,: ».
\j87-396].
[382-387 - "Graziano imp.,,]: v. 375-383-
[387-396 - "Teodosio imp. „]: ». 379-395-
395-408 - "Arcadio imp. d'Oriente. 52. vv. 2310-2313 „:
"'• [396-41 . .] : Donato vesc. di Efeso (!) solVoca
un drago, vv. 2314-2327 „.
[AA. 305-80 1|
INDICI'. rKONOUH.'K'O
221
395-423 - "Onorio imp. d'< >e. id.-m,-, <2, vv. 1340
1. 100-41.. - "Aiv.ulio Imp, d'< )iicnl.- „|- v. .<</; fot.
* 397 - " San (noviluni ( '1 i .0 •.! omo in GvflOlS (patriarci
di C'osi a ni inopoli), Ì2, \. I&88 41
408-450 - •• Teodosio bop. dH >i lente, 52, w. 13(3-3 ; , 1 ...
*410 - " Alarico prenda Romaj mi f eroe sepoltura,
52, rcv, , »389 ».
1410-425 - "Onorio imp. „|; v. 395- 423-
421 (marzo) - " Guerra tre Milano e. Pavia, 5.1, w. »358-
* „•
423 (settembre) - "Fine d. guerre ira Milanesi e Pa
intermediari i Comaschi e i Lodigiani, 54,
vv. 3469-2586,,.
|425-471 - "Teodosio imp. „]\ v. 408-450.
450-457 - " Marciano imp. d'Oriente, 55, vv. 25S7-
2602; sant'Orsola scampa alla strage ci. 11.000
vergini (leggenda riferita nella "Jlisloria regimi
Britannie „ (li Goil'rodo di Monmouth vesc. di
Asaph f H52)> 55, vv. 2590-2592.
[451-458 - "Marciano imp. „J: v. 450-457.
457-474 - "Leone (I) imp. d'Oriente, 55, vv. 2603-
2605; v. [458-475]; Traslazione d. corpo di san
Marco da Alessandria a Venezia, 55, vv. 3606-
260S „ (questa traslazione va riferita ai tempi
di Leone l'Armeno); v. 813-820.
[458-475 - "Leone imp.,,]: v. 457-474.
474-491 - " Zenone imp. d'Oriente, 55, vv. 2609-2614 „ ;
v. [475-492].
|475-492 - Zenone imp. d'Oriente]: v. 474-491.
491-518 - "Anastasio (I) imp. d'Oriente, 55, vv. 2615-
2617 „: v. [492-518].
[492-518 - "Anastasio imp. „] ; v. 491-518.
518-527 - "Giustino (I) imp. d'Oriente, 55, vv. 261S-
2620 „.
520 - (aprile-dicembre) - " Guerra tra Mantovani e
Modenesi per il predominio d. Po, 56, vv. 3639-
2900 „.
527-565 - " Giustiniano imp. d'Oriente, 55, vv. 2621-
2638: carestia e mortalità, 56, vv. 2630-2632,,.
* 528 - " Giustiniano incarica una commissione di giu-
reconsulti (presieduta da Triboniano, non Pri-
sciano) per la redazione d. Codice e d. Digesto,
56, vv. 2624-2629 „.
* 528-529 - Istituzione deli'ord. d. fr. Benedettini, 4,
8-11, 13-21; v. [530].
[530 - Istituzione d. fr. Benedettini]: v. 528-529.
1577-583 - "Tiberio imp.,,]- v. 578-582.
578-582 - "Tiberio (II) imp. d'Oriente, 59, vv. 2901-
29°3»- v. [577-583].
582-502 - " Maurizio imp. d'Oriente, 59, vv. 2904-2927;
sua pretesa conquista d. Lombardia: contro
Cremona, Mantova e Verona (!), v. 2909 sgg. „ ;
v. [583-603].
[583-603 - "Maurizio imp. „]; v. 582-602.
6 02-610 - "Foca imp. d'Oriente uccisore di Maurizio,
59, vv. 2928-2936: v. [603-611]' nascita di un
mostro, vv. 2937-2942: freddo e mortalità in
Inghilterra, vv. 2943-2945 „.
[603-611 - "Foca imp.„]; v. 602-610.
610-641 - "Eraclio imp. d'Oriente, 59, vv. 2946-2948;
v. [611-643]-. terremoto in Roma: vv. 2970-2975 •
predicazione di Maometto, vv. 2949-2966.
♦632 - " | .0 M M [44 /|.
|i>.! 1 " j 'li Maometto „[• v. ■
Oli • * Costantino (ili) Imp. d'Oriente atto dopo
l> " doJ 1 sa, 1'', 1 . »976 ' .■■;■
>•■ ]'>/■< \-
Oli - " Braci one imp. d'Oriente, 60 vv. io8d 1984
641-608 - " l osi ii' (Hi imp. d'Orli aie, 00, rv.
a«8S; Vi [t |; J Saraceni coaquietano la
Sicilia (!), 60, vv. 2989-2998,,; v. 8^7-878.
[613 - "Costi limo ini]). d'Oriente „ | ; v. dfl.
|643-653 - " Kracleonc imp. d'Oriente „| : v. f>ii.
|672-688 - "Costante imp. d'Oi ie,,l,:| ; v. 641-66
685-695 - " Giustiniano (II) imp. d'Oriente conclude
la pace coi Saraceni (!) ; creduto raccoglUoi
di leggi; mutilato e imprigionato dal patrizio
Leonzio, 60, vv. 2994-3018 „: v. [688-698].
[688-698 - "Giustiniano imp. „]; v. 685-695.
695-698 - " Leonzio imp. d'Oriente (nel testo Leone):
preso, mutilato nel naso e incarcerato da Ti-
berio Absimaro, 60, vv. 3009-3015 „ : v. [698-700 '.
[698-700 - "Leonzio imp. d'Oriente „J ; v. 695-698.
698-704 - "Tiberio (III) Absimaro imp. d'Oriente, 60.
vv. 3018-3023 „; v. [700-707].
[700-707 - "Tiberio imp. d'Oriente,,]: v. 698-704.
704-711 - "Giustiniano (II) riprende la signoria (il
testo erroneamente nota : »0« lo sopra nominato),
60, vv. 3027-3029, 62, vv. 3204-3209 „ ; v. [707-
713]-
703 (maggio) - " Guerra tra Mantovani e Cremonesi
per le acque d. f. Oglio, 60, v. 3030 sgg. „.
705 (febbraio) - " Conclusione d. pace tra Mantovani
e Cremonesi, 62, vv. 3201-3203 „.
[707-713 - " Giustiniano (II) imp. d'Oriente „]; v. 704-711.
711-713 - "Filippico imp. d'Oriente (nel testo Filippo),
62, vv. 3210-3212 „; v. [7I3-715]-
[713-715 - "Filippico imp. d'Oriente „]; v. 711-713.
713-716 - " Anastasio (II) imp. d'Oriente, 62, vv. 3213-
3215,,: v. [715-718].
[715-718 - "Anastasio imp. d'Oriente „]: v. 713-716.
716-717 - "Teodosio (III) imp. d'Oriente, 62, vv. 3316-
3218,,: v. [718-719].
717-741 - " Leone (III) imp. d'Oriente, 62, vv. 3319-
3332; v. [720-745]', i Saraceni assediano per
tre anni Costantinopoli (!), 63, vv. 3225-3330,,
(forse l'A. si riferisce erroneamente all'assalto
d. 673).
[718-719 - "Teodosio imp. d'Oriente,,]: v. 716-717.
[720-745 - "Leone imp. d'Oriente,,]: v. 717-741-
741-775 - "Costantino (V) imp. d'Oriente; creduto
trasferimento dell' impero, durante il regno di
questi, nei re di Francia (v. an. 800); confuso
con Costantino VI in una sola persona, 63.
vv. 3231-3351,,: v. [745-755], 780-797.
[745-755 "Costantino imp. d'Oriente „] : v. 741-755-
* 773 - Carlo re di Francia scende per invito di Adriano I
pp. in Italia, 63, vv. 3273-3275: fa prigione in
Pavia Desiderio re d. Longobardi e la m.,
vv. 3376-3378 „.
*774 - "Carlo a Roma; sua pretesa incoronazione
imperiale, 63, v. 3281 sgg. „.
779-804 - " Guerre di Carlo Magno in Brettagna, Ger-
mania e Spagna e conversione al Cristianesimo
222
INDICE CRONOLOGICO
[AA. 779-1040]
d. ragani e Saraceni di quelle contrade, 63.
wy. : „.
*779 - " f di Rolando e di Oliviero paladini di Carlo
Magno, 63. vv. 32S9-3390,,.
* 780-797 - " Costantino (VI) imp, d'Oriente con Irene
sua madre, 63, \ w, 1231-3351 „.
* 797 ■ Costantino (VI) è acdecato dalla madre ... 63,
vv. 3340-3348 r
* 797-802 - u Irene Imperatrice d'Oriente vien deposta,
63, ^v. 3349-3351 „.
[798 — - "Michele imp. d'Oriente»]; . 811-813.
[799 - "Carlo Magno incoronato imp. „]■ ?•. Soo.
800 - "I/lmp. vien trasferito nei re di Francia, 63,
vv. 3338-3339, 3350-3351: Carlo Magno imp.
d'Occidente, 63. v. 3267 sgg. „ : v. [799]'- prima
scoperta d. reliquie d. Sangue di Ci. C. in Man-
tova. 3, 9. t-io.
802-811 - ■ Nieeforo Foca imp. d'Oriente, 63, vv. 3352-
3»57 »
803-804 - Leone III (IV) pp. a invito di Carlo Magno
si reca a Mantova a constatare l'autenticità d.
reliquie d. Sangue di G. C, 3, 9: ne fa quindi
edotto l' imp. e consacra la scoperta in un con-
cilio, 9-13: nota cron., »3-2 f.
811 - "Staurace imp. d'Oriente, 63, vv. 3358-3360».
811-813 - "Michele (I) imp. d'Oriente. 63, vv. 3261-
3366 „-, v. [798....].
* 813-820 " Traslazione d. corpo di san Marco da Ales-
sandria a Venezia, 55, w. 2606-260S,,; v. [457-
474]-
* 814 - "Morte di Carlo Magno imp., 64. vv. 3300-
33°5 v
814-840 - " Lodovico (il Bonario) imp.: divisione
dell' imp. : la Brettagna messa a ferro e fuoco (!).
64, w. 3306-3339»; v. [815-840].
[815 - "Lodovico (il Bonario) assume l'imp.]»; V.
814-840.
♦827-878 - "(ili Arabi conquistano la Sicilia, 60,
vv. 29 . \641-668].
840-855 - "Lotario imp.. 64, w. 3330-3333 ...
843 (febbraio-Ottobre) - "Aspra guerra tra Veronesi
e Vicentini per le acque d. f. Agno, 64,
vv. 3333-373&
* 853 - Errato riferimento alla prima rivelazione d.
reliquie d. Sangue di G. C. in Mantova, 5, 1-2,
Q-14.
855-875 - "Lodovico (II) imp. e suo assedio di Roma,
... '7',7-,,742: a Brescia piove sangue per
tre giorni, vv. {743-3745; invasioni di caval-
lette "aagette» In Francia, vv. 3646-3757 „.
[866-867 - "Carlo (il Calvo) imp,»]; v. *75-
[867 - "Carlo il Crosso imp. ,.|: v. 881-887.
* 875 - " Lodovico (II) imp. f tormentato dal diavolo,
69, w. 3761-37
875-877 - "Carlo il Calvo imp., 6"». vv. $764-37!
V. [866-867].
881-887 - "Carlo U GrOMO imp.. 69, w. (767-3
fame e mortalità in Itali .. ; 7 7' '-.Ì77 3 »•
|890-902 - ■ Arnolfo imp.»]; v. 896-899.
896-899 - " Arnolfo imp. e sua pretesa infermità. 69,
w. 377 [i
902-905 - " Lodovico (III) Imp. (di fallo solo re di
Pr< e d'Italia): durante il suo impero i
Romani sentenziano appartenere la corona del-
l'impero al Tedeschi, 6°-. vv. 3783-379O „.
[909-912 - ■ Berengario imp. „] : r. 915-0
912 - ■ Corrado imp. (difatto succedeva solo nei diritti
d. p. Rodolfo re di Borgogna, a cui era slata
Offerta la corona d'Italia), o9. vv.
915-924 - "Berengario di imp., 6^, w. 5791
[909-912]; lo stesso confuso con Berengario II.
69, vv. 3800-3803; e più innanzi con un terzo
Berengario (I), 69, w. 3802-381 1 ».
918-936 - "Enrico (I) imp. (di fatto solo re). 69,
w. 3803-38 [920-93-}.
[920-922 - "Enrico Imp.»]; v. 918-936.
1922-930 - "Ugo imp.»]; v, 926-947.
925-947 - "Ugo imp. (933): di fatto solo re d'Italia.
69, vv. 3So6-3SoS„: v. [922-930].
[946-948 - "Lotario imp.*»]; v. 947-950.
947-950 - "Lotario imp. (di fatto solo re d'Italia).
70, vv. 3S12-3S14 ,; <•. [946-948].
[948-959 - "Berengario (II) imp. w] • z: 950-961.
950-961 - "Berengario (II) imp. (erroneamente classifi-
cato IV) (di fatto solo re d'Italia), 70, vv. 3S15-
3830»; 7'. [948-959]-
962-973 - "Ottone (I) imp.. 7". v . . 383 1-3S39: V. [962-
968 ] : apparizione di un mostro in Sicilia.
vv. 3830-3862 ...
1962-968 - "Ottone imp. »]; v. 962-973.
967-983 - «Ottone (II) imp., 70, vv. 3S63-3S71 „: a,
[968-994]-
[968-994 - "Ottone II imp.,]: v. 967-983.
[994-1006 - "Ottone III Imp.»]; v. 996-1002.
996-1002 - "Ottone in imp.: sua f di veleno (!). 70,
vv. 3S33-3SSo„: v. [994-1006],
1000 - "Vien collocata sulla piazza di sant'Andrea
in Mantova una grande campana, opera di
mastro Oddone, dono d. contessa Beatrice. 7".
w. 3SS1-3899 „.
[1000 - "Tentativo di Filippo d. Avogadri di insigno-
rirsi di Mantova »]; v. 1040.
1003 - Fondazione d. mon. di san Benedetto Po per
Tedaldo march, di Toscana. 4, 12-14. »2-31 :
-\ ]ioo7],
\ 1007 - Fondazione d. mon. di san Benedetto Po] ». 1003.
[1013-1023 - " Enrico II Imp.»]; v. 1014-1024.
1014-1024 - "Enrico II imp.. 71. vv. 3900-3903 „: v.
[1013-1023].
1016 - Il h. Simeone eremita armeno f nel mon. di
san Benedetto Po, 4, 1«-15, 33-40.
1017 - Istituzione d. mon. di sant'Andrea in Mantova
a tutela d. tempio in cui sono le reliquie d.
Sangue di G. C, 4, :. sgg.: Itolfo vesc. di
Mantova fonda il mon. di sant'Andrea in
tova, 3, 15, sgg., 2Ò-20.
[1025-1041 - "Corrado II Imp.»]; v. 1027-1039.
1027-1039 - "Corrado LI di Franconia, imp.. 71.
w. 3903-3905 „• v. [1025-1041].
1040 - "Tentativo di Filippo degli Avogadri di fai I
signore di Mantova, con l'aiuto d. Veronesi
e sua fuga a Verona. 71. vv. 3906-3974; rifiuto
d. Veronesi di consegnare Filippo; don
guerra col Mantovani, 72, w. 3975-4043; i Ve-
ronesi si danno al duca d'Austria, vv. ^<>\i-
4048 ., : v. ]iooo].
|AA. 1 046-1 189]
indici-: CRONOLOGI* 0
1046- *I Veronesi ribellatili alla signoria d. dua
d'Austria, lono oppressi di questi i dal Man-
tovani collegal 1 e 3000 prigionieri loro rengono
mutilati, 73, w. 4089- 1 1 39 „.
1046-1056 - «Enrico (HI) Imp., 78, vv. 4535-4540,1
v. \m /s tossi],
1048 (aprile) - "Adalberto lerro d. conte Bonifacio
pre per divina Ispirazione, Il luogo ovi
lami le reliquie d. Sangue di G. C, 75» v. 4340 »1
v. \n>t<)\\ " Miracoli che leguono la icoperta d.
relìquie d. Sangue di <J. C, 76, w. 4402-4407 „.
[1048-1059 - " Enrico ED lmp.„]? v. 1046-1056.
1049 - La scoprila di cui sopra (an. 104S), riferita
dal Neri! all'ori. [049, I. Jl-33, 41-48; 5, 5-7, 8-t$,
-'j-jò; " Enrico 111 Imp. e Leone l\ pp. In Man-
tova por la consacrazione ufficiale d. reliquie d.
Sangue di G. C, 77, v. 4420 sgg. K.
* 1052 - "f di Bonifacio (III) di Toscana, 78, vv. 4547-
45-19 »•
105 1 - Enrico III imp. e Leone IX pp. fanno collocare
le reliquie d. Sangue di G. C. entro un altare
marmoreo, 5, >S.
1057 - Costruzione d. tempio di sant'Andrea in Man-
tova per Bonifacio (!) e Matilde di Toscana, 5,
9-10, 22-20.
*1057 - Eliseo vesc. di Mantova dona terre e decime
al mon. di sant'Andrea, 5, 10-16, 27-28.
* 1061-1069 - Scisma durante il pontificato di Alessan-
dro II, provocato dall' antip. Anacleto, 5, 29-30«
* 1067 - Concilio gen. in Mantova pr. Alessandro II
pp. che elegge Uberto ab. di Sant'Andrea, 5,
23-26 : v. 1072.
1072 - Uberto I ab. di Sant'Andrea, 5, 25-26.
* 1073-1035 - Risplendono la divozione e le virtù d.
contessa Matilde, 6, 1-2.
1074-1086 - Fiorisce per santità e dottrina Anselmo (II)
vesc. di Lucca fautore di Gregorio VII pp., 6, 2-3.
* 1077 - " f dì Beatrice march, di Toscana, 78, vv. 4525-
4537«-
[1077-109 4 "Enrico (IV) imp. „1 ; v. 1084-1106.
*1078 - Anselmo primo ab. d. Certosini (!), 6, 12-14,
tg-24.
* 1079 - Scisma nella Ch. per l'antipapa Clemente III
contrapposto da Enrico IV a Gregorio VII pp.
nel concilio di Brescia (leggi Brixen), 5, 29-30, 6, 1
1084 - Istituzione dell'ord. d. Certosini, 6, 3-4, 11-17,
1084-1106 - "Enrico IV imp., 78, vv. 4541-4543 „•
v. \1077-1094].
* 1095 - Concilio di Clairmont e istituzione d. ore
canoniche, 6, 14-15.
[1095 - Istituzione dell'ord. dei Certosini]: v. 1084.
1097 - Tebaldo II ab. succede nel mon. di sant'Andrea
a Uberto, 6, 6 sgg.
1097-1105 - L'imp. Enrico IV conferma al mon. di
sant'Andrea le donazioni, i privilegi e i diritti
aquisiti, 6, 8-12.
* 1099 (17 luglio) - f di Goffredo di Buglione, 6, 4, ig.
* 1100 - Conferma dell'ord. d. Cisterciensi, 6, 13-14, 25-30.
[1101-1116 - "Enrico V imp. „] ; v. 1111-112$.
1111-1125 - "Enrico V imp., 78, vv. 4544-4546 „; v.
[1101-1116].
1115 (24 luglio) - f la contessa Matilde, 6, 15-16, 31,
" 78, w. 4547-4552 „.
1118 - Manfredo ni ab. nel mon* di sanfAndri 1
a Tebaldo, 6, 1» 1
1 1 15-1 125 - L'imp. Enrico V largisce privilegi al
di lant'Andi I li il • Manfr< do •■< ■.. . di
Mantova dona nuo allo stesso mon», - <■
♦1115 - 11 b.. Bernardo 1 ab. di Chloravalle. 6, »4-31.
* 1118-1121 - Scisma nella Ch. per l'antipapi G
rio Vili faVOrlO da Knr i< 0 V, 6, 28-30, 3J-30, 7, 4"}.
♦1118 - Fondazione d. cattedrale di Genova pei
I ri lai lo, il, 7, 2.
1120 - I si il 11 /.io ne dell'ori I. (I. l 'remo n\l r.i' e'.i, (>, 21,, 31-34.
* 1122 - f dell'antipapa Gregorio Nili orr< Sutrl
per Calisto 11 pp., 6,
[1125-1137 - ■ Lotario imp„|: v. 113.3-11.17.
1129 - t Manfredo III ah. di Sant'Andrea, 6, 28: gli
succede Azzone, 7, 4 sgg.
1129-1169 - Fioritura d. giure canonico per L'go e
Riccardo da San Vittore, Pietro Lombardo,
Graziano, 7, 19-21, 12-20.
* 1130-1138 - Scisma d. Ch. fra l'antipapa Anacleto II
e Innocenzo II, 7, 17-19, 10-11.
1133-1137 - "Lotario II imp., 78, vv. 4553-4555,,:
v. \1125-n37].
* 1134 - Le Ch. di Genova e di Pisa sono erette in
archiepiscopali e metropolitane, 7, 21-22.
1135 - * f Bernardo vesc. di Verona, 77, V. 4557«.
1135 - " f Alberto march, di Verona, 78, v. 4560,,.
1138-1152 - "Corrado III imp., 78, vv. 4562-4564 „;
v. [1140-1135].
[1140-1155 - "Corrado (III) imp, „] ; v. 1138-1152.
1142 - " Guerra tra Verona e Trento, 78, vv. 4568-
457° »■
1149 - "Rappresaglie e guerra tra Veronesi e Manto-
vani, chiusa per l'intervento d. Bresciani, 78,
vv- 457I"459I »•
1151 - "I Veronesi edificano il castello d'Ostia, 78,
vv. 4592-4594: d'onde malcontento d. Manto-
vani, 79, vv. 4595-4600 „.
1151 - A istanza dell'ab. Azzone, Eugenio III pp. ac-
coglie sotto la protezione d. Sede apostolica i
beni del mon. di sant'Andrea e ne rivendica a
questo altri arrogati dal Capitolo vescov., 7,7-17.
1152 - "Compromesso tra Mantovani e Veronesi pel
castello d' Ostia (Ostiglia), 79, vv. 4598-4600 „.
1156 - " Cavallata d. Vicentini sul Veronese, 79, vv.
4601-4603 „.
1162 - "Saccheggio e distruzione di Milano per Fede-
rico Barbarossa, 79, vv. 4607-4609 „.
1165 - "f del conte Bonifacio in Antiochia, 79, vv.
4610-4612 „.
1169 - f di Azzone IV ab. d. mon. di sant'Andrea, 7,
5-7 ; gli succede Alberico, 26 sgg.
*1170 - Tommaso vesc. di Chantorbery subisce il mar-
tirio, 7, 22-23, 32-43.
1170-1198 - Pietro Comestore e Policrato trattano il
diritto canonico, 8, 3, 12-18.
1172 - "Incendio in Verona per opera d. Vicentini,
79, vv. 4613-4615 „.
1176 - " B. di Legnano, 79, vv. 4616-4618 „.
1188 - "Inizio d. ponte dei Molini in Mantova, 79,
vv. 4619-4621 „.
1189 - "Rappresaglie tra Veronesi e Ferraresi, 79,
vv. 4622-4627 „.
224
INDICE CRONOLOGICO
[AA. 1190-1247]
11Q0 -
1191
1104 -
1198 -
1198 -
1199 -
1200 -
12. .-1
•1201
1201
{1202
♦1202
♦1203
1206 -
|1206
♦1207
1208 -
1209 -
♦1209
1210 -
1213 -
1215 -
1216 -
*1216
1218 •
1220 -
1322
■ f di Federico llarbaro \\. |6t
-I Bresciani battono n Qlvlaala sull'Oblio 1
CMOMoesi, 7'1. w. 463 1^633 v.
■ f ili Saladino ri sar.n
f ili Alberico \ 1 b. il. mon. di sant'Andrea,
•• I Mantovani sconfiggono a Bragentino i Fer-
raresi. 7'1. vv. 4'1 ^7-4<*4 3 „.
" 1 Veronesi sconfiggono ■ Cipada i Mantovani.
•4645 ...
Bonaccorso e ci. ab. d. mon. di sant'Andrea.
I S^K-
280 - " La vita e le gesta ili Sordi-Ilo r;iv. e
poeta (senza ali-lina citazioni- cronologica). 82«
114, vv. 4r,tjS-7or)> „.
- Decade l'ord. degli l'iniliati, S. 9, 40-47.
" 1 Mantovani sconfiggono i Modenesi a Sor-
menzono, /'', vv. ■i^O-.j'^S „.
- " Eszelino prende Brasatagli v. 1256.
- Inizio in Mantova di-11'oril. di san Marco per
il beato Alberto, S, U-12'. il medesimo Alberto ri-
forma V Ordine , 32-63.
- " Nasce Ezzelino (IV) da Romano da Ezze-
lino (III) il Monaco e da Adeleita d. conti di
Mciigone, 80, v. 4664 sgg. „.
" Lotte civili in Verona tra i Montecuccoli e i
Conti, 114, vv. 7904-7906; i Mantovani alleati
di questi abbruciano il borgo di San Zeno,
vv. 7907-7909 ...
■ " Ezzelino assedia Mantova,,]: v. 1226.
- Condanna d. dottrine dell'eretico Almerico,
8, 8-9, 20-30 (il cronista allude alla condanna di'
Innocenzo 111) : v. 1215.
" Lotte in Mantova tra i Calorosi e i Poltroni
e vittoria di questi, 114, vv. 79x0-79*5 „.
" Bartolomeo dei Calorosi uccide Bosso dei Pol-
troni, 114, vv. 7916-7921*«
- Costituzione e diffusione in Europa dcll'ord.
d. fr. Carmelitani, 9, 4.5, 0-,7.
Istituzione dcll'ord. d. fr. Minori per san Eran
casca, 8, io, 4S-40.
•■ I Calorosi cacciano a lor volta i Poltroni da
Mantova, 1 14, vv. 7922-7934 ■ i Cremonesi bat-
tono a Castel-leone i Milanesi e ne prendono
iì Carroccio, 111. vv. 79*5-79(17 *»
Condanna per Innocenzo III pp. degli scritti
di Almerico, 8, 8. 20-30: v. 1207; e degli scritti
di Gioacchino, B, jo-jS"-!'. ultra tonda uno art. 1263.
f di Bonaccor.o vi ab. di Sant'Andrea, S, e-7-,
gli succede Radulfo, 14-17; " i Mantovani edi-
ficano Borgoforte, 111. vv. 702^.-7929 : gela il
Po, v. 7930»; li regina di Puglia in Verona,
w. 7'),i-70.Vs -
- Istituzione d. fr. Predicatori per san Dome-
nico, 8, 10, 40- ìi.
"Cacciata d. pod. In Verena, 114. vv. 7934-
70 v
"Vittoria d. Mantovani sui Feti ai sai e presi-
di Bondcno-Arduino, 114, vv. 7937*7942 *•
ione in M. mio va di un palazzo con
torre e loggiato, abbattuto, per la costruzione
d. mura, mi ii;<>. Ili, \ v. 7943-7951 • terremoto
per ogni dove, vv. 70; 2-70^4 „.
*1223 - Approvazione d. regole d. fr. Eranccscani e
Domenicani per pp. Onorio III. 8, 14-17.
1223 - " I Mantovani distruggono Regglolo castello d.
Reggiani, vv. 7955-79
1224 - ■ Tregua fra Mantovani e Reggiani, 1 15, v. 7960,,.
1226 - " Ezzelino assedia Mantova, SO, v. 4745 sgg. „:
v. \uo6\.
1227 - Bono e ci. ab. di Sant'Andrea, S, 19.
* 1228 - Canonizzazione del beato Era inesco per pp.
Gregorio IX, 9, 3-4.
1228 - " Eortiiìcazloni a Castiglione Mantovano, 115.
w. 796C-7963 ,..
1229 - * Invenzione d. molini, costruzione d. mede-
simi : selciatura d. vie e d. piazze di Mantova,
115, w. 7964-71,7.
* 1230-1234 - Raccolta d. Decretali di Gregorio I\.
9, 13, 3S-
1232 - "Costruzione d. castello di Serravallc, 115.
vv. 7973-7975 ...
1233 - ■ Parlamento sull'Adige d. e. di Mantova, Bre-
scia, Verona, Vicenza, Padova e Treviso, dove
vicn conclusa per Verona la pace tra i Conti
e i Montecucoli e la pace fra Treviso e Pado
fra Mantova e Verona, 115. vv. 7976-7993 „.
1234 - " Gli Agnelli sono banditi da Mantova e i conti
di Casalodi fanno pace coi Calorosi, 115, vv.
7994-7999 ••■
*1234 - Canonizzazione A. beato Domenico per Gre-
gorio IX pp., 9, 4.
1235 (maggio) - " Il vesc. Guidotto e ucciso dalla fa-
zione degli Avvocati e questi cacciati dalla e.
115. vv. S000-S014 „.
1236 - " Eedcrico II accampa per tre giorni pr. Man-
tova : accordi di pace, 115, vv. S015-8029: Fe-
derico conquista Vicenza e la marca di Tre-
viso, vv. 8030-803« -.
1238 - " Federico II danneggia le terre di Brescia quindi
batte a Cortenova i Milanesi. 115, vv. In
S038; il castello di Sermidc occupato dai '
lorosi è indi a poco dai medesimi perduto,
vv. S039-S044 ...
1239 - f eli Bono Vili ab. di Sant'Andrea, 9, 1-2: gli
MBCCede Girardo, 7 sgg.
1240 - * Guerra d. collegati Veneziani, Mantovani e
Bolognesi contro i Salingucrra signori di Fer-
rara, 115, vv. S'14 ; i Mantovani sono bat-
tuti a Trivenzolo dai Veronesi. Ilo, vv. So'u-
8062; costruzione d. porta dei l'olii in Man-
tova e d. mura tra questa e la Quadroza, v\.
80
1241 - Girardo l\ ab. di San'.' Andrea è trasferito al
mon. di san Benedetto Po, 9. S-9: gli succede
l'ab. Bonacolsa, 13 B| .
I241-12b9 - Fioritura d. diritto canonico per Inno-
cenzo pp. IV (an. 1843-1254), Enrico di Ga
(j- an. I2i>"), Bernardo ci i Compostella, Gu-
glielmo Durante (f an. 1296), 9, ::-:t. 34-54 l
1212 - '• La nobiltà mantovana assume la divisa bianc.
1 In, \ v. 8t (63*8 168 ...
1244 - "Guerra tra Veronesi e Mantovani, Ile, vv.
80'
1217 - " \ ien ridata la libertà ai prigionieri veronesi
e mantovani. 116. vv. 8081-8083,.
|AA. 1249-13121
INDICE CRONOLOGICO
225
1249 - * Guerci tra Mantovani <• Cremonesi e concili
■ione (i. pace, 116, w. 8084*80891 1 Veroni «1
abbruellAO tlpala in danno (I. Mantovani, vv.
H(K)o-Sof)2 „.
1250 - Il palazzo nuovo e desi inalo a I l'animi nis( razione
(I. giustizia, 11(), vv. 8093-8095 gì
1252 - "f dei coati Riccardo «li San Bonifacio, 116,
vv. So()(>-SooN „.
1253 - " 1 Mantovani costruiscono un ponte u Borgo-
forte, 11(), vv. 8099-81OI „.
1254 - Saccheggio e devastazione d. mon. di sant'An-
drea, '>, 16-17.
1255 - " I Mantovani sventano un tentativo di fuoru-
sciti ferraresi e cremonesi su Borgoforte, 116,
vv. S102-8107 „.
♦1256 - "Ezzelino perde Padova per opera d. Ferra-
resi (condotti da A/./.o VII ci' Eslc), 81, v. 4826
sgg. : Ezzelino signore di Brescia, vv. 4S41-
4843 „.
1257 - " Trattative di pace tra Mantova e Cremona,
116, vv. S10S-S110 „.
*1259 (16 settembre) - " Ezzelino è sconfitto (a Cas-
sano) nel suo tentativo su Milano; f di ferite
a Soncino, 81, vv. 4844-4879 „.
♦1259 - "Alberico fratello di Ezzelino è preso nel
castello di san Zenone e mandato a morte, 42,
vv. 4880-4907 „.
1260 - "Apparizione d. Flagellanti, 1 16, vv. 8111-8113 „.
1261 - " Tumulto provocato dai Gafari e dai Da-Riva,
116, vv. 8114-8116 „.
1262 - " I Calorosi cacciano da Mantova 1 Saviola e
i Da-Riva, 16, vv. 8117-8119 „.
1263 - " I Da-Riva e i Saviola con gli altri fuorusciti
prendono Suzzara, 16, vv. 8120-8125 „ : condanna
degli scritti di san Gioacchino nella sinodo provin-
ciale di Arles, 8, 25-27.
1268 - f di Girardo priore d. mon. di san Benedetto
Po, 9, lo-ll: "cacciata d. Zanicali e Gaffari da
Mantova per opera d. Casalodi e Bonacolsi, 116,
vv. 8126-8131; formazione d. partiti in Man-
tova e inizio d. discordie intestine, vv. S132-
8173 „•
1269 - f di Bonacolsa X ab. di Sant'Andrea, 9, 18; il
mon. è affidato temporaneamente a Ottobono
card, diacono di Sant'Adriano, divenuto poi
pp. Adriano V, 18-20; " Obizzo II d'Este, ret-
tore di Mantova per trattato, toglie il bando
a Roffino Zanicali, donde torbidi in Mantova,
poi pace tra le parti e richiamo degli esuli, 117,
vv. 8174-S197; tentativo d. Zanicali e Gaffari
di dar la e. in signoria d. march. Obizzo, sven-
tato da Lodovico d. conti Casalodi e da Pina-
monte Bonacolsi, fuga d. march, e distruzione
d. case d. congiurati, vv. 8198-8227 „.
1272 - Notizia più antica intorno a Vivaldo Belcalzer,
XVII, 3-s.
1272 (luglio) - " Federico conte di Marcarla e Pina-
monte Bonacolsi cacciano di e. il pod. Guido
da Correggio, sostituito indi a poco da Fran-
cesco da Foiano, 118, vv. 8228-8242,,.
1274 - "Nuova costituzione in Mantova: Pinamonte
Bonacolsi e Ottonello Zanicali primi cap., 118,
vv. 8243-8290 „.
1275 - "Freddo Intento pei ogni terra, il' rr. 8191«
82</{; Alberto del 11 S'ala pod. In Mi '■
vv. Hj(, 1 ' ■!')'' ■ 1 Manti I •< aliano dal CO
( 1 w ilo il 1 aetello di Mari aria, w. 1 „.
1275 (febbraio) "Pinamonte Bonaeolal il Ubere pi 1
tradimento d. collegi Ottonello Zanicali 1 ri
1 onfermato • api "• tu d, < ., 1 19, w. 83 ■ ■ „.
1276 - Ottobono card» diacono rettore di mon« di san-
t'Andrea, viin eli i'p. (Adriano V"), I", <-<•
♦1276-1277 - Vaca il priorato di sant'Andrei In Man
tova, 10, >>-i.
1277 - Alberto «la Riva ;■ . 1. ab, di Sant'Andrea, 10,
8-10: per Intervento di lui Nicolò III toglie l' in-
terdetto alla e. e la scomunica al Cittadini (v.
causa an. /254), 10, 10-12.
1277 - "Mastino della Scala è ucclio dal congiurati,
che, presi, sono mandati a morie dal pod. di Ve-
rona Giovanni Bonacolsi, 1 19, VV, 8369-8392 „.
1277 (novembre) - * Pinamonte Bonacolsi sventa una
congiura contro di se, persegue i colpevoli <■
rafforza il suo potere, 120, vv. 8393-8440 „.
1278 (maggio) - "Gli esuli si ingraziano Pinamonte
Bonacolsi conquistando, sui conti Casalodi,
Marcaria: sono riammessi in e, 120, vv. 8441-
8446; guerra tra Mantova e Brescia, vv. 8447-
8449 „.
1278 (novembre) - " Padovani e Vicentini collegati
conquistano sui Veronesi Cotogna, vv. 8450-
s455 »'
1279 - "Pace tra i Mantovani e Bresciani, 120, vv.
8456-8458 „.
1280 - " Innondazioni per tutto il mondo, 120, vv.
8459-8461 „.
1281 - "I Da-Riva sono cacciati per la seconda volta
da Mantova, 120, vv. 8462-8467 „.
1285 - "Pace tra Vicentini e Padovani da una parte,
Mantovani e Veronesi dall'altra, 120, vv. 846S-
8473«
1293 - " f di Pinamonte Bonacolsi signore di Man-
tova, 121, vv. 8480-8485: gli succede Bardel-
lone Bonacolsi, vv. 8486-8497 „.
*1297 (6 agosto) - Luigi IX re di Francia vien cano-
nizzato per Bonifacio VIII, 10, 18-19, 25.
*1298 - Pubblicazione d. lib. VI d. Decretali, 9, ss-36:
10, 17-18.
1298 - "Miracoli avvenuti durante l'esposizione d. re-
liquie d. Sangue di G. C, 121, vv. 8498-8509 „.
1299 - "Botticella Bonacolsi usurpa la signoria di Man-
tova a Bardellone Bonacolsi, 121, v. 8510 sgg. „.
*1300 - Celebrazione d. giubileo per Bonifacio VIII
pp., 10, 18; "Botticella Bonacolsi fa costruire
un palazzo e la torre detta d. sale, 121, vv. S532-
8537 „•
*1307 - Condanna dell'eretico Dolcino e di Marghe-
rita, 10, 20-21, 28 -33.
1308 - "Morte di Botticella Bonacolsi cap. di Man-
tova, 122, vv. 8528-8530; gli succede Passerino,
v. 8531 sgg. „.
1308-1328 - "Signoria di Passerino Bonacolsi; con-
quista di Modena: vittoria sui Bolognesi a
Borgo Panicale, 123, vv. S693-869S „.
*1312 - Soppressione dell'ord. d. Templari per Cle-
mente pp. V, 10, 19, 2t-;7.
T. XXIV, p. xni — t5.
IN PICK CRONOLOGICO
AA. 1313-13661
1313 - t di Alberto d.i Ripa XI ah. di Sant'Ando
10| l": gli succede Giovanni dei Bonacolsi.
a
•1316 - Istituzione dcll'ord. di Cristo per Dionigi ri- 1349-
di Portogallo. IO, : » : 11, I.
•1317 (25 ottobre) . Pubblicazione d. ' Llber Clemen- 1350
tinarum „ (Decretali di Clemente V), 9, j!>-j7' 1352
11. ì.
1328 - t Giovanni Bonacoltl XII ab. di Sant'Andrea. 1354
IO, : -2t>.
1328 - La ilgnoria di Mantova pezu dal Bonacoltl ai
Gonzaga, 11. *-5; "Franceaco, tiglio di Paaae-
o Bonacolsi. offende Filippino Gonzaga, 132,
vv. S561-S602: Guido Gonzaga vendica il fra- 1354
tello e ottenuti gli aiuti di Cane della Scala
sorprende Mantova, v. 8615 sgg. 1354
1328 (agosto) - " Passerino Bonacolsi vicn trucidato
sulla via da Alberto Saviola, uno d. congiurati. 1354
12.ì. w. B665-8683; il figlio Francesco portato
prigione a Castellazzo Mantovano, vv. S6S4-
86S0: Luigi Gonzaga assume la signoria in Man-
tova*, la reggono di fatto i tìgli Guido, Filip-
pino e Feltrino, vv. S705 sgg. „.
*1328 - Pietro di Corbara el. antipapa (Nicolò V) col
favore di Lodovico di Baviera. 11, 1-3. io.
1328-1336 - Vaca il priorato di Sant'Andrea, 10, 27.
1336 - Lorenzo vien ci. ab. di Sant'Andrea, 11, 7 sgg.
1340 - ■ Gran corte a Mantova e donativi per le nozze
di Luigi, Corrado e l'golino Gonzaga, 124, 1356 -
v. S73S sgg.: altri doni per dette nozze, 127,
v. 9033 \gg-"- la comunità d. mercanti offre
1000 ducati. 129, vv. 919S-9200; i castelli d.
dominio gonzaghesco di quel tempo, vv. 9213-
9224: doni fatti ai nobili intervenuti alla corte 1357 -
di cui sopra, vv. 9225-9311: Luchino Visconti,
Mastino della Scala e il marcii, di Ferrara in-
signiscono d. cavalleria molti nobili d. mede-
sima corte, 130, vv. 9318-9366 „.
1345 - ■ Vivono alla corte di Filippino Gonzaga il
gigante Gugliclmone. 131, vv. 9367-9390, e il 1358
nano Frambaldo, vv. 9391-9402; vive in Man-
tova una donna di forza prodigiosa: Rizza, 1359
vv. 9403-9423 „.
1347 - " Filippino Gonzaga segue Luigi re d'Ungheria
secso in Italia B vendicar la morte d. fr. An-
drea. 132, vv. 9434-9432; Isabella m. di Luchino 1360
Visconti giunta a Mantova si fa accompagnare 1362
da Ugolino Gonzaga a Venezia, vv. 9433-9456;
Mastino della Scala ne informa il Visconti,
w. 9457-9459 „.
1348 - " Lega d. Visconti, Scaligeri e d. march, d' Este
contro contro i Gonzaga e inizio d. guerra, 132,
vv. 9460-9465: grande terremoto nel dì di san 1362
Polo, vv. 9466-946
1348 (aprile) - ■ Luchino Visconti pone campo a Bor-
goforte, Mastino della Scala a Curtatone, il 1362
march, d' Fste a Gorernolo, difesi rispettiva-
mente da Filippo da Ugolino e da Lodovico
(ìonzaga, 132, vv. 0469-9479 ...
1348 (settembre) - "I Gonzaga battono a Borgofortc
Luchino Visconti e la lega si scioglie, 132,
vv. ....
1349 (febbnio) - ■ f di Luchino Visconti e succes- 1366
sione d. fr. Giovanni arclr. di Milano. 132.
v. 950S sgg. : col (male Filippino Gonzaga con-
chiudc la pace, vv. o; 1 {-9531 „.
1350 - ■ Terribile epidemia e mortalità nel Man-
tovano, 133, vv. 9533-9534,.
- " Celebrazione d. Giubileo, 133, vv. 5 > „.
- " La città di Mantova vien cinta di mura, 133,
vv. 9541-9551 „.
- Carlo IV imp. fa trarre in luce le reliquie d.
Sangue di G. C, 11. Il sgg.. e scoprire il se-
polcro di san Longino, di cui esporta qualche
avanzo: concessione di privilegi al mon. di
sant'Andrea, 12, 6-13.
- La famiglia senese d. Nerli si stabilisce in Man-
tova, IX, s-ij.
- " f di Mastino della Scala in Verona, 133, vv.
953S-9540 „.
(febbraio) - * Filippino Gonzaga toglie in m.
madonna Varena, 131, V. oviì sgg- : congiura
di Ugolino Gonzaga e Frignano dalla Scala
contro Cane Grande, v. 9565 sgg.: la congiura
ha suo effetto in assenza di Cane da Verona.
134, vv. 9592-9603: con l'aiuto di Francesco
Carrara. Can Grande rientra in Verona e manda
a morte Frignano, vv. 9610-9624: Carlo IV
passa per Mantova donde procede per Milano
e Roma per assumervi la corona imperiale,
vv. 9625-9636 „.
Nozze di Lodovico Gonzaga, 134, vv. 9636-
9642: f di Filippino Gonzaga: gli succedono
nel governo i fratelli Guido e Feltrino, vv. 9643-
9651 : discordie e insidie ordite dai figli di Fel-
trino, vv. 9652-9675 „.
- " Barnabò Visconti fa occupare per Guido To-
rello il serraglio mantovano, 135, vv. 9676-
9687: Ugolino Gonzaga per rappresaglia sco-
razza il Milanese e batte le soldatesche d. Vi-
sconti a Montcchiari, vv. 96SS-9726: trattative
di pace. v. 071:7 sgg. „.
- " Conclusione d. pace tra Gonzaga e Visconti.
137, w. 9853-9855 „.
(gennaio) - ■ Grandi nevicate. 137, vv. 9S56-
9S5S,,: L'golino Gonzaga muove guerra a Fel-
trino che tiene Reggio come signore, vv. 9S71-
9S91.
- " t di Luigi Gonzaga, 137, vv. 9895-9906,.
- " Infierisce la pestilenza in tutta la Lombardia,
grande mortalità in Mantova, 137, vv. 0907-
9912: Lodovico e Francesco temendo il morbo
si stabiliscono in Castiglione Mantovano, vv.
9913-9927: congiurano contro il fr. Ugolino
signore d. e, 13S, vv. 992S-9936 „.
(settembre) - " Lodovico e Francesco rientrano
in e. e attendono l'occasione per dar effetto al
loro disegni, 187. vv. 9937-994S „.
(2 ottobre) - * Ugolino Gonzaga è ucciso a tra-
dimento dai fratelli, 138, v. 9949 sgg.: gli suc-
cedono nella signoria Francesco e Lodovico,
vv. 996S-9970: Barnabò Visconti si mostra In-
dignato dell'uccisione di L'golino Gonzaga e
manda in Mantova a riprendere la nipote, vv.
-'071-9079 -
- " Grande corte In Mantova per le nozze di
[AA. 1367-13901
indicic CRONOLOGICO
227
Francesco Gonzaga <• madonna Lieti de Po-
lente, 138) vv, 9980-9994 „•
1367 (maggio) - " Grande corte In Milano pei le nozze
di Lionello d'Inghilterra con Violante, figlia
di Galeazzo Visconti, 138, v. 9995 sgg.; v'In-
tervengono 11 conte Amedeo V] 'li Savola, Te-
doro I (!) munii, di Monferrato e il principe <n
Morea, 13*), v. [00x3 sgg. - descrizione »l. ban-
chetto nuziale, v. 10064 sgg. „.
1367 - " Nasce Francesco Bgllo di Lodovico Gonsaga
e di l'Ida del march, di Ferrara, 111, w. 10278-
10283 „.
1367 - " Reggendo Lodovico e Francesco la C Anto-
nio e Corradino Gonzaga (ramano di togliere
di mezzo Lodovico con l'aiuto di Cane della
Scala; intesti tiene a bada i congiurati e svela
il tradimento, ma Francesco che si sente com-
promesso ritorce su di lui l'accusa ed e cre-
duto, donde inimicizie tra le due signorie, 141-
143, w. 10284-10385 „.
1367 - " Cane della Scala si stringe in lega con Bar-
nabò Visconti contro i Gonzaga, 143, vv. 103S6-
1042 1 : invasione d. Mantovano, occupazione di
Borgoforte e assedio di Mantova, vv. 10422-
10451: al richiamo di soccorso di Lodovico
Gonzaga, mandano aiuti Giovanna di Napoli,
il pontefice e l' imperatore, il patriarca d'Aqui-
leia, Bologna, Firenze, Ferrara e Padova, vv.
10452-104S7: lo stesso imp. Carlo IV scende su
Verona, 144, vv. 10492-10499 : lo Scaligero e il
Visconti iniziano trattative di pace con l'imp.,
vv. 10539-10556; f di Francesco Gonzaga, 145,
vv. 10557-10559».
1367 (giugno) - "Pietro di Lusignano re di Cipro a
Mantova per invocare dall' imp. una crociata:
sua costituzione e presa di Alessandria, 144,
vv. 10500-10538 „.
1369 - f di Lorenzo XIII ab. di Sant'Andrea, 11, 10-11:
gli succede Bartolomeo, 12, 15 sgg. : " f Guido
Gonzaga p. di Lodovico signore di Mantova,
145, vv. 10560-10562 „.
* 1370-1378 - Pontificando Gregorio XI, la Ch. perde
quasi tutto il suo patrimonio e stato in Italia,
12, 19-21 ; v. 1373-
1370 - "Lodovico Gonzaga fa murare il borgo di San
Giorgio, 145, vv. 10563-10565 „.
1371 - "Lodovico Gonzaga fa cingere di un muro il
borgo di Porto, 145, vv. 10566-1056S „.
1373 - " Lo stato d. Ch. in sfacelo, 145, vv. 10569-
10571: Lodovico Gonzaga sventa una cougiura
contro di sé e punisce i colpevoli, vv. 10572-
10592 ; una terribile invasione di cavallette
(" salotti „) distrugge seminati, vv. 10593-10601 „.
1375 - "Carestia e fame per tutto il mondo, 145, vv.
10602-10613 „.
1376 - Terremoto, 145, vv. 10614-10616; stipulazione
d. nozze di Francesco Gonzaga, figlio di Lo-
dovico con Agnese, figlia di Barnabò Visconti,
vv. 1061 7-10625 „.
[1377 - "Francesco Carrara costituisce una lega con-
tro i Veneziani, 145, v. 10626 sgg.: i Veneziani
eleggono Carlo Zeno ammiraglio, 146, v. 10647
sgg»: disposizione d. forze alleate, v. 10636 sgg.:
procedimento di giù rra, v. 10693 igg. • < hlo
occupate dal Genovesi (agosto 1379), '47, v.
10733 •i',',1',. ; Carlo Zeno combatte i G •■'■■
nel Mediterraneo, r, 10755 sgg.i i Veneziani
cedono Treviso al duce d'Austrie pereti
dalia lega (maggio 1 (81), v. 10758 •.■
Pisani con cinquanta galee essedle Chioggla,
v. IO79I sgg. „|; v. i;i79-'.l'i'>.
[ 1378 - " Sopraggiunge, richiamato dall'Oriente, Carlo
Zeno, con l'aiuto d. quale Chloggls a e
i Genovesi fatti prigioni, 147. vv. [O
(22 giugno 1380): trattative di pace d. Geno-
vesi e conclusione d. med on l'intervento
di Amedeo VI conte di Savoia, 14S, vv. IO845-
10883 „] : v. 138Z.
*1378 - Inizio d. scisma d'Occidente per l'elezione di
Koberto da Ginevra (Clemente Vii) contro l r-
bano VI pp., 12, 21-28, lò-ib.
1379-1380 - "Guerra tra Veneziani e Genovesi „ : v,
\1377 e 1378].
1380 - " Celebrazione d. nozze di Francesco Gonzaga
con Agnese Visconti figlia di Barnabò. 148,
vv. 10S84-10907 „.
1381 (8 agosto) - "Intermediario il conte Amedeo VI
di Savoia, si conchiudc a Torino la pace tra
Genova e Venezia,,: v. [i37S\.
1381 - " f d. Marchesana d' Este, m. di Lodovico Gon-
zaga signore di Mantova, 148, v. 10908 sgg. „.
1382 - " f di Lodovico Gonzaga signore di Mantova
e successione di Francesco suo figlio, 149, v.
109 17 sgg. „.
1383-1384 - "Grande epidemia in Mantova, 149, vv.
10941-10946 „.
1385 (19 dicembre) - " Gian Galeazzo Visconti fa ar-
restare lo zio Barnabò e assume la signoria di
Milano, 149, vv. 10947-10955 „.
1387 - " Gian Galeazzo Visconti spoglia Antonio della
Scala d. signoria, 149, vv. 10956-10964: Elisa-
betta Gonzaga è data in m. a Carlo Malatesta,
vv. 10965- 10970 „.
1388 - "I Veneziani traendo partito dalle strettezze in
cui trovavasi Francesco Carrara, eccitano Gian
Galeazzo a imprendere le ostilità contro di lui,
149, v. 1097 1 sgg.: Francesco Gonzaga lascia
il figlio a Padova muove a difender Treviso,
150, v. 10998 sgg.: perdita di Treviso e indi a
poco di Feltre e Cividale, v. 11025 sgg.: caduta
di Padova, v. 1103S sgg.: Francesco Gonzaga
è condotto prigione a Milano, v. 11049 sgg. „.
1389 - " Francesco Novello Carrara, che nel castello
di Padova continuava la resistenza, a consiglio
d. p. si arrende, 150, v. 11055 sgg.: Gian Ga-
leazzo Visconti sposa la figlia Valentina a Luigi
duca d'Orleans, v. 11070 sgg.: è condotta a
Parigi da Francesco Gonzaga, v. 11075 sgg. „.
*1389 - La beata Brigida di Svezia vien canonizzata
per Bonifazio IX, 12, 30-32: 6, 27-31.
* 1389 - Istituzione d. festa " La Visitazione di Maria „
(per Urbano VI), 12, 32-33, 32-33-
1390 - "Tentativo di sollevazione in Verona contro
la signoria d. Visconti, 151, vv. 11091-1110S:
Francesco Carrara Novello lascia la corte d.
Visconti, riprende la signoria di Padova e si
228
INDICI-: CRONOLOGICO
[A.A. 1391-1404]
motto sotto li protezione d. Veneziani, vv. 1 1 1
1 1 i }S- celebrazione d. giubileo, vv. i i 139-! 1 141 :
iosio e macchinazioni di Gian Galeazzo Vi-
tro Praoceaco G . \. 1 1 [4] sgg. -.
invito il. (. Milano, v. 11 177 sgg. ...
1391 - " Francesco Gonzaga .1 Parla (gennaio) è invi-
tato ad un'alleanza dal Visconti, tergiversazioni
e partenza, 152. v. 11202 sgg.: malanimo di
verso il Gonzagat v. 11339: che torna a
Pavia (dicembre) per sventare i sospetti e no-
titicare .il Visconti l'Intenzione di recarsi ■
Roma, v. n 235 sgg.: il Visconti lo mette in
guardia contro i Fiorentini e i Bolognesi ehi
ne desiderano l'alleanza. 153, v. 10377 sgg.: Bcl-
trando Posso sconsiglia il Visconti dal trarre
in arrosto il Gonzaga, v. 11333; il Visconti ri-
scatta alcuni castelli dati in pegno al Gonzaga.
\. H334 s££,: •> Fiorentini invitano Francesco
Gonzaga ■ entrare in lega con loro. 154. vv.
11346-1x35] „.
1392 - * Viaggio di Francesco (ìonzaga a Roma e ten-
tativo di Gian Galeazzo Visconti di farlo ar-
restare nel ritorno. 154, vv. n 352-1 1363* con.
regno a Firenze coi Fiorentini e i rappsescn-
tanti di Bologna e patti d. lega. vv. 1 1 365-1 1405,,.
1393 - Bartolomeo XIV ab. di Sant'Andrea e trasferito
al mon. di san Benedetto Fo per Bonifacio IX
pp., 12. 18-19.
1393 - Antonio Nerli e creato ab. del mon. di san-
t'Andrea. 13, 2 sgg.: ■ EX, 6: X. /-/ „ : costru-
zione d. ponte di Borgofortc, 5-6: "154, vv.
11415-11417: 155. vv. 1 1447-1 144S „: Francesco
Gonzaga conduce in m. Margherita Malatcsta
(novembre). 13, 6-7: " 154, vv. 1 141S-1 1446 „.
1394 - Giovanni Galeazzo Visconti assume la dignità
ducalo in Pavia, 13. 7-8- "155, v. 1 1440 sgg- "
alla festa dell'incoronazione Francesco Gon-
zaga non e invitato, v. 11455 sgg. : onde questi
fa togliere dagli edifici pubblici le insegne vi-
scontee e sostituirle con un'arma propria otte-
nuta dall' imp.. v. 11470 sgg.: Pah, Nerli è man-
dato da Francesco Gonzaga ambasciatore a
Roma, IX. /f „.
1305 - Francesco Gonzaga imprende la costruzione d.
stello di città-recchla, 13, 8: " 155. vv. 1x491-
11493 „; nasce di lui Giovan Francesco Gon-
zaga, 13, 9: " 155, w. 11494-114991 Francesco
Gonzaga si reca a Bologna e a Firenze (in
gio) per esortare gli ali riprendere la
guerra contro il Visconti, v. 11500 Sgg.' pro-
pone loro come cip. Carlo Maialesta cui visita
in Rlflilnl senza ottenerne il consenso. 1
v. IX53O lgg«* di ritorno a Mantova fa innal-
re sul suo pala /,o lo insegne il. e. alleate.
r. il
rraslaslone del bei Imo e inizio d. Ch.
del Servi ncesco Gonzaga, 13, io- "156,
il duca di Milano si pre-
para alla ontro il Go ito
fa quo ti. v.
\. 1 1 ■: :
1397 (marzo) - Inizio d. gaerr o Go
e Gale 10 Visi ontl, 13, 11-1 ■ '1 3 .". r. liti
sgg.: improvvisa invasione d. truppe viscontee
nel Mantovano: sbaraglio al Mincio e al Po:
fuga di l'golotto Biancardo. v. 11C4S sgg.: gli
alleati di Mantova mandano aiuti, v. 11660:
Gian Galeazzo fa adunar tutte le sue truppe
a Borgoforte. e ae abbrucia il ponte, v. 1 1<>7 ^
sgo« '• Iacopo dal Norme raccoglie quindi le sue
forze a Govcrnolo. 158. v. II693 sgg.: ma
per la strenua difesa di Bartolomeo Gonzaga,
v. 117 11 sgg.. 0 per l'avanzata d. forze alleate
e costretto a ritirarsi, occupa Luzzara e Suz-
zara. v. 11732: mentre l'golotto riesce ad oc-
cupare Marearia. 159. v. 11784,,.
1398 - " Il conte Ugo cap. d. Gonzaga caduto prigio-
niero d. Visconte è impiegato come messo di
pace, 15°. v. 11706 sgg.: colloquio secreto tra
Iacopo dal Verme e Francesco Gonzaga in
Mantova. 160. v. 11034: conclusione d. pace,
v. 11 040: Francesco Gonzaga è accolto con
onore dal Visconti in Pavia, 161, v. IX956 sgg. „:
incendio d. ponte di Borgoforte, fuga dell'eser-
cito visconteo e conclusione d. pace, 13, 12-13:
v. 1397.
1399 - Grande epidemia a Mantova • inizio d. ch. di
santa Maria delle Grazie. 13. 14-13 ! "161. vv.
11002-12000: Gian Galeazzo acquista la signo-
ria di Siena e Pisa, vv. 13001-13006: appari-
zione in Italia d. Begardi condotti da un falso
fr. francese e arresto di questi a Viterbo, vv.
1 2007-1 2043 „ : v. 1400.
1400 - Apparizione in Italia d. una sorta d. Begardi
(sotietas Alborum). che formavano le cosi dette
"processioni dei Bianchi ., 13. 16-17. 25-17: •
'399: "Gian Galeazzo ottiene la signoria di
Perugia ed Assisi e si dispone a conquistare
Bologna. 162. vv. 13044-13053 „.
1401 - Iacopo da Carrara si sottrae alla prigionia d.
Visconti. 13, 17-18: "162, v. 1207S s<rg. : Gian
Galeazzo Visconti prende Bologna, manda a
morte Giovanni Bentivoglio e conduce prigio-
nieri a Milano Francesco e Giacomo da Car-
rara, vv. 13053-12081; Giacomo affidato a Fran-
cesco Gonzaga) si sottrae alla prigionia e rien-
tra in Padova, vv. 1:083-1217
1402 - Apparizione di una cometa: tdi Gian Galeazzo
Visconti, 13. 18-19: "163. vv. 12104-12106: so-
lenni funerali (settembre), vv. 12 107-123 1 1 „.
1 i<13 - Costruzione d. facciata d. Cattedrale di Man-
tova (eh. di san Pietro). 13. 19-:')- " 164, vv.
12212-12217* i successori di Gian Galeazzo Vi-
sconti e dissoluzione dello stato milanese, vv.
I22i^-i::;7 • tentatlrl e trattati di Francesco
da Carrara per ingrandire il proprio stato.
vv. 12278-12307- conflitto col Veneziani! quegli
conquista Cotogna, questi occupano Vicenza,
165, vv. 13308-12337; Guglielmo delia Scala,
fatto dal Carrara signora di Verona, viene uc-
ciso di v imo. w. 12337-123;
1404 - "Condizioni d, stato visconteo. 165. w. 13344-
13373, ; Frani scoli Cam «ore di Verona,
13. M)-21*j "165, vv. 13374-1*376; invita l'ran-
0 Gì 1 Ad allearsi seco. v. : g, :
e prevenuto, coi miglior fortuna, dal V
[AA 1405-1412|
INI>k:k CRONOLOGI* 0
22')
l()(», w. i j 189-12403 ; Francesco Carrara crea
suo vicario in Veiona 11 figlio IaCOpOi vv. li.\<>\
124181 nuovo tentativo dJ Icgan .i se h Gon-
saga fallilo, vv. 12419-12440 „: lUleidlO di Do-
nalo della Torre La ci s '•'■ ' ' - 2 2.
1405 - Francesco Gonzaga prende Veroni pel Vene*
alani e 1 Veneziani Padovai 13,22-23- " il Gon-
zaga assedia a prenda Verona a Giacomo da
Carrara fuggiasco è ratto prigioni 1 Ostlglla,
lt)d, w. 12443«! 2466; i Veneziani a lor voli a
prendono Padova e tratti prigioni i Carraresi
li mandano a morte, w. 12468-12491 „-, Anto-
nio del Neri! ab. di Sant'Andrea, e trasferito 1410
ai nion. di san Benedetto l'o, 13, 23-29; dorante
il suo priorato si da Inizio alla facciata d. eh.
di sant'Andrea, 25 sgg. : " 167, w. 1 2537-1 2539 „.
1405 - " Cabrino Fornitilo uccide per insidia Carlo Ca-
valcabò signore di Cremona e ne usurpa il po-
tere, 167, vv. 12493-12533- grande mortalità a 1410
Mantova, vv. i 2534-1 2536; malgoverno di Gio-
vanni Maria Visconti, vv. 12540-12563,,.
* 1406-14.. - Antonio Ncrli e trattenuto prigione da
Pandolfo Malatcsta signore di Brescia, 13, 33;
"IX, M-15; X, 11-13, 32-3 S „•
1406 - f di pp. Innocenzo VII; gli succede Grcgo- 1411
rio XII, 14, 11-12, 8-q: v. [1408]; " discordie in
Milano tra Guelfi e Ghibellini: cacciata di que-
sti ultimi, 16?, vv. 12566-12575 „.
1407 (aprile) - Giovanni da Como è fatto ab. d. mon.
di sant'Andrea, 14, 4 sgg. 1411
1407 (marzo) - "f Francesco Gonzaga e gli succede
il figlio Giovanfrancesco dodicenne sotto la tu-
tela d. Malatesta e d. Veneziani, 168, vv. 12576- 1411
12590 „; 14, 9-10; " l'ab. Nerli assume il prio-
rato in San Benedetto Po, IX, 9; redige gli
statuti d. Consortium Afantue, X, 4-6, 22-31 : Pan-
dolfo Malatesta compera da Giovanni Suardi la
signoria di Bergamo, 168, vv. 12591-12593; Otto [1411
Terzo signore di Parma fa guerra a Piacenza e
a Cremona, vv. 13594-12596; Giovanni Maria
Visconti toglie in m. una Malatesta, vv. 12597-
12602; Facino Cane e Teodoro II march, di 1411
Monferrato fanno guerra al ducato milanese,
vv. 12603-12605: carestia a Milano Lodi Cre-
mona e in altre e, vv. 12606-12608; guerra tra 1411
Otto Terzo e il march, di Ferrara, vv. 12612-
12620 „.
[1408 - f di pp. Innocenzo VII ed elezione di Grego-
rio XII] ; v. 1406. 1411
1408 - Gio. Francesco Gonzaga acquista Bozzolo, 14,
10-11; " 168, vv. 12633-12635; Otto Terzo è fatto
uccidere pr. Rubicra dal march, di Ferrara, 1411
vv. 1 263 1-1 2632 „.
1409 - Fondazione d. conv. d. Certosini in Mantova,
14, 12-13; concilio di Pisa in cui vien deposto
pp. Gregorio XII ed el. Alessandro V, 13, 12-13; 1411
" vien cominciata in Mantova la Certosa e la
eh. di san Polo per testamento di Francesco
Gonzaga, 168, vv. 12639-12647; Ladislao redi
Puglia occupa molte terre d. Ch. ; i Fiorentini 1412
e Senesi mettono in campo contro di lui le
proprie milizie capitanate da Malatesta signore
di Pesaro, 169, vv. 12649-12659; concilio di
l'i .1 pH dn mei. lo n linei | eÌ4 I lui
nuovo pp,| Ah ... indio V , 168, v V. li'
Rodolfo Belllnzanl s'impadro -
par lorpre >■ ii 'in a d'Auotrla riprenda la ■•
• lo mandi .1 11101I1, vv. I 2'. '-.4 I J 701 • lioml-
.' pai re ili di 1 rancia, Genova, w.
12702«. 27051 Filippo Maria Visconti eonta di
Pavia Ordliee Una '■■ ■ i'ro il fratello, dm a
di Milano, v. 12705 sgg.: i confederati non ri-
cacciali da Milano, vv. 1 27 1 7- I 27 «w • ( ,,-in, .
ribella al Itone ii a u If e \i d.i al niinli. ili Mon-
ferrato, vv. 12735-12740 B«
(gennaio) - Gio. Francesco Gonzaga conduce in
ni. Paola Maialerà, 14, 14-15; • 170, v. 127^3
sgg.' gran corte per del te nozze in M
vv. 1 2795-1 2821 „: Alessandro pp. V f in Bo-
logna e gli succede Giovanni XXIIJ. 11 15-16 5
"171, vv. 12846- 12860,,.
(febbraio-novembre) - " Pioggic < lem];' sto con-
tinue, 171, vv. 12833-12839: gran tempesti., e
naufragi nel golfo di Venezia (agosto), vv. 12861-
12878; peste e altre calamità a Venezia, Fer-
rara, Firenze, Bologna, l'arma, Modena. Brescia,
Mantova, vv. 12882-12893 „.
(febbraio) - "Condizioni d. signorie dell'Italia
superiore; ostilità fra Gio. Maria Visconti duca
di Milano e Filippo Maria conte di Pavia; Fa-
cino Cane mette a sacco Pavia, 172, vv. 12916-
12942 „.
(marzo) - " Giovanni XXIII pp. muove con la
sua corte da Bologna a Roma, 172, vv. 12943-
12948,,.
(aprile) - " Facino Cane assume il reggimento di
Pavia e di Milano e pone sotto la sua tutela
Giovanni e Filippo Maria Visconti, 172, vv.
12949-12963; contende a Pandolfo Malatesta la
signoria di Bergamo, vv. 12964-12966«.
(maggio) - "I Genovesi cacciano Teodoro II
march, di Monferrato loro cap. e nominano il
nuovo doge (Giorgio Adorno), 172, vv. 12967-
12969 „] ; v. 141 3.
(giugno) - " Le truppe di Giovanni XXIII bat-
tono Ladislao re di Puglia, 172, vv. 12970-
12975: grande carestia, vv. 12976-12984 „.
(luglio) - " Facino Cane in guerra contro Pan-
dolfo Malatesta pel possesso di Bergamo e Bre-
scia: contro Cabrino Fondulo per quello di
Cremona, 172, vv. 129S5-13005 „.
(settembre) - " I Veneziani vengono a conflitto
col duca d'Austria per l'occupazione di Dosso-
Maggiore, 173, vv. 13006-13014».
(ottobre) - Guerra tra Sigismondo re d' Ungheria
e i Veneziani pel dominio di Zara e pel negato
passaggio a traverso lo stato veneziano. 173,
w. 13015-13044,,.
(dicembre) - " Calata degli Ungheri nel Friuli e
difesa d. Veneziani capitanati da Carlo Mala-
testa prima e dal fratello Pandolfo poi, 173,
v. 13045 sgg--; 14> 16-'7-
- "Vien notato che durante l'inverno non cadde
neve, 174, vv. 13100-13105; e che la casata d.
Gonzaga contava quarantadue membri maschi,
vv. 13106-13111 „.
230
INDICK CRONOLOGICO
[AA. 1412-1414]
1112 (gennaio) -Mi Friuli l'arrende al re d'Unghe-
ria, 171. ra. i u i ^-131 33 „.
1412 (febbraio) - 'Gli Ungheri l'accampano pr. Trc-
rlso; i Veneziani eleggono cip. geo, Carlo Ma-
... 171. vv. 13x34-13x39; Marte degli Un-
gheri por mancanza di vettovaglie sono costretti
a tornare in patria, vv. 13129-131;;,,.
1412 (marzo) - " Facino Cane contro Brescia. Berga-
mo e Cremona. 171, vv. 131311-13144: grande
ì.i in tutta Italia, vv. 1 3145-13147 „.
1412 (2 maggio) - Torbidi in Verona, 14, 17: 'pro-
vocati dai Da Quinto con altri al grido di
Scala! Scala! ma in realtà con l'intento di sac-
cheggiar le case d. piìi ricchi Veronesi. 174.
vv. 13x48-13213; il cap. e il pod. veneziani
raccolgono la gente d'armi e fanno impeto con-
tro i Da Quinto e seguaci: molti sono presi e
molti condannati a morte. 1 75. vv. 13214-13361,.
1412 (4 maggio) - " Carlo Malatcsta muove con le sue
genti nel Friuli ad assumer la direzione d. guerra
contro gli Unghcri. 175. vv. 13363-13270 „.
1412 (12 maggio) - " •(■ di Facino Cane, 175, vv. 13271-
I33/6--
1412 (15 maggio) - Gio. Maria Visconti è ucciso, 14-
1S, " 175, vv. 13377-13379; Giovanni ed Ettore
Visconti entrano In Milano, vv. 133S0-133S3:
l'andolfo Malatcsta ricupera i castelli d. Bre-
sciano, vv. 132S3-132S8 „.
1412 (5 giugno) - Nasce Lodovico Gonzaga, 14, 18-19:
■ 175, vv. 133S9-13300 „.
1412 (10 giugno) - "Filippo Maria Visconti conte di
Pavia conduce in m. Beatrice vedova di Facino
Cane, 176, vv. 13301-13306 „.
1412 (16 giugno) - "Con la m. e le genti d. morto
condottiero entra in Milano: Giovanni ed Etto-
re riparano a Monza, 176, vv. 13307-13315:
quindici congiurati sono mandati a morte gli
altri fuggono a Monza, vv. 13316-13334 „.
(giugno) - " Tregua tra pp. Giovanni XXIII e
Ladislao re di Puglia, 176, vv. 13325-13327:
continua la guerra tra Unghcri e Veneziani nel
Friuli, vv. 1332S-13333,,.
(agosto) - "Grande b. tra Unghcri e Veneziani
con vantaggio di questi, 176, vv. 13334- 13348;
Carlo Malatcsta gravemente ferito ottiene li-
cenza dai Veneziani, lo sostituisce il fratello
l'andolfo, signore di Brescia, vv. 13349-13357 :
frattanto Filippo Maria Visconti stringe Monza
d'assedio, vv. 13358-13360 „.
1412 (settembre) - " Lotte intestine in Brescia e nel
ciano, 176, vv. 13361-13366 „.
1412 (dicembre) - ■ Gregorio pp. XII visita Carlo Ma-
latcsta in Rlmlni, 176, vv. 1 3367-1 3369: condi-
zioni d. Ch. sul finir dcll'an. 1413, vv. 13373-
1 J3<
1413 - "I Genoresl cacciano Teodoro II di Monfer-
rato loro cap. e nominano 11 nuovo doge (G.
Adorno), 172, vv. 13967-13969 „; v. [1411 *naggió\.
1413 (7 gennaio)- " (ili Unghcri scorrazzano il terri-
torio veneto saccheggiando, 177. vv. 13395-
1413 (febbraio) - ■ Durante l'assedio di Monza, Ettore
Visconti f di ferite, 177. vv. 13404-13409 ...
1412
1412
1413 (27-28 marzo) - Incendio d. Palazzo d. Ragione
in Mantova. 14, 20: " 177. vv. 134x0-13412; Sta-
tino da Palude va in soccorso d. castcllanzc
bresciane in rivolta mentre l'andolfo Malatcsta
e accampato a Treviso contro gli Unghcri. vv.
'34 13-! 34- ' <••
1413 (maggio) - "Tregua tra Veneziani ed Unghcri;
l'andolfo sottomette le castcllanzc ribelli. 177,
vv. 13433-13430; Filippo Maria Visconti prende
Monza e la abbandona al taccheggio, w. 13431«
1344- -
1413 (11 maggio) - Inizio d. campanile di Sant'An-
drea per Giovanni XVI ab.. 14, 20-21.
1413 (giugno) - Ladislao entra armata mano in Roma
e Giovanni XXIII ripara in Firenze. 14. 21-22:
Sigismondo re d'Ungheria s'avanza nel Friuli
per scendere in Italia ad assumervi la corona im-
periale, 2>.<3: " 177, vv. [3443-13448; da Udine
Sigismondo torna in Germania e sosta a Coirà.
vv- I3449-I3-U7 ~
1413 (luglio) - " l'andolfo Malatcsta assoggetta molte
terre d. Cremonese, 177, vv. 13 (64-13469 „.
1413 (agosto) - ■ l'andolfo scorrazza il Cremonese, 178,
vv. 1 3470-1 3475 : le signorie italiane, vv. 13479-
U3520"-
1413 (19 ottobre) - Gio. Francesco Gonzaga el. cap.
d. forze pontifìcie si reca a Bologna. 14, 24-25:
"178, vv. 13537-13529; difende il Bolognese
contro Carlo Malatcsta agli stipendi di Ladi-
slao, vv. I3530-T3535 „.
1413 (novembre) - "Sigismondo da Coirà scende a
Como, 178, vv. 13536-13541 „.
1413 (dicembre) - "Sigismondo sosta a Lodi atten-
dendo pp. Giovanni XXIII, donde, festeggiato
il Natale, muovono insieme per Cremona e Man-
tova, 178, vv. 13543-13560: accordi pattuiti a
Lodi tra Sigismondo, il pp. gli oratori d. Fio-
rentini, Genovesi e Veneziani, vv. 13561-13620,,.
1414 (gennaio) - " Sigismondo è accolto onorevolmen-
te da Cabrino Fondulo in Cremona: gli vien
fatto dono d. e. di Piacenza, tiene convegno a
Serra valle Ligure, 179, vv. 1 3631- 13635 „.
1414 (16 gennaio) - Giovanni XXIII si reca a Man-
tova, 14. 25-26: " 179, vv. 13636-13644 „.
1414 (16 febbraio) - " Il pp. lascia Mantova per re-
carsi a Bologna, 179. vv. 13645-13647 ...
1414 (26 marzo) - " Bonamcntc Aliprandi detta il suo
testamento, XIII, 1-10, i-b» „.
1414 (maggio) - " Filippo Maria Visconti riacquista
Piacenza, 179, vv. 13648-13650: Sigismondo la-
scia l'Italia, vv. 13651-13653 „.
1414 (26 maggio) - Carlo da Prato coi figli e com-
plici e tratto in prigione. 14. 26-27; ■ 180. vv.
1366S-13695: avendo Paola Malatcsta messo In
guardia il marito Gian Francesco Gonzaga con-
tro le malversazioni e trame di quelli, vv. 13696-
13743*
1414 - Si inizia il concilio di Costanza per dirimere
lo scisma d. Ch. : vi si citano gli Issiti. 14, 27-
28: " ISO. v. 13743 sgg.; all'imp. vien decretata
la " corona palea „, vv. X3755-13757 '• carestia di
frumento e di vino, vv. 13757-13750 -"• *■ ['4'S] ;
la pieve di san Lorenzo in Pegognaga è posta
[AA. 1415-1431|
indicic CRONOLOGICO
231
•.<>((<< in glurlidlilont <i- conv( «li lant'Andn a,
l'I, 28-»>.
[1415 - il concilio ili ( tostatili decreti li "coroni
palei „ ■ Sigismondo re d'Ungheria, II,
34-3S\\ v. l.ni.
1416 - li concilio <li Cottama, lottenuto Giovanni
wiii, decreti che ne « 1 1 1 » ■ s t i , né Benedetto \in,
né Gregorio \i ponano i letti, 15, 1-3.
1417 (0 febbraio)- " f Bonamente Allprandl, \m,
11-13, S<-S4\ W I. '2-U „.
1417 (12 novembre) - Eledone ili y>p. Martino V,
15, 3-5.
141« li't ottobre) Martino V", reduci di l oitanu
i i Mentoi a, 1 5, (-7 ; " dati dell' " Di
tarlo il. i>< >>i ih Bonamenti Allprandl „, XIII
14-19, i j\ IdV, / -3» „•
1410 (7 febbraio) Martino pp< V laacli Manto
muovi- reno Firenze, I i, 1 ì\ hi termine con
quatto anno il Brtv* Chronieon <i. NerlL 7, } io\
" MI, 15 „.
* 1420 - j- di Antonio NerlJ In Roma, H, 1-2 • > X. //-/<J„.
1431 - Anno e h<- li rubrica dell'ultimo capitolo, an-
nuncli come termine prefitto di Brtvt Chronieon,
II, 3: « \, 14-16 -,
ERRATA-CORRIGE. — p. IX, 1. 14: Pandolfo
eorr. l'andolfo Malatcsta — p. 7, IL io-ii : contro In-
nocenzo II corr. Innocenzo li contro — p. 25, 1. 3 note:
lo segua corr. lo segna — p. 27, v. 213: ash corr. asa' —
p. 31, v. 531: asà corr. asa' — p. 41, v. 1487: Re corr.
re — p. 44, v. 1735 : roman corr. Roman — p. 47, 1. 1
varianti: vv. 1881-1379 corr. vv. 1881-1979 — p. 55:
[AA. 423-427I corr. [AA. 423-527] — p. 55, v. 2554: mi-
lanesi corr. Milanesi — p. 56: [AA. 427-450] corr. [AA.
527-520] — p. 56, v. 2640: mantuani corr. Mantuani
— p. 58: [A. 250 corr. [A. 520 — p. 59: [AA. 500-643]
corr. [A A. 577-643] — p. 64: [AA. 799-803] corr. [AA.
799-843] — p. 71 : [AA. 1000-1035] corr. [A A. IOOO-IO4 1 [
— p. 72: [A. 1000] corr. [AA. I04i-i046[ — p. 74 :
[A. 1000] corr. [A. 1046] — p. 75: [AA. 1000-1048] corr.
[AA. 1046-1048] — p. 79, v. 4616: Mille cento scsan-
tasc' corr. Mille cento setantasc' — p. 117, v. 8147: Ho-
nacolosi corr. Bonacolsi — p. 119, v. 8374: Martino
corr. Mastino — p. 119. v. 8738: Alberto da Suane corr.
Alberto da Suave — p. 165, v. 12359: Otto terzo corr.
Otto Terzo
INDICE GENERALE
DEDICA pag- v
INTRODUZIONE „ vii
Saggio grafico dei codici
Prbfaziokb di L. A. Muratori . .
ANTONII NERLII BREVE CHRONICON
MONASTERn MANTUANI SANCTI
ANDREE, ORD. BENEDICTINI [AA.
800-1431]
APPENDICE :
" ALIPR ANDINA „ o " CRONICA DE
MANTUA
PRANDI.
MANTUA„ PER BONAMENTE ALI-
Indice del codice della Biblioteca ambro-
siana C. S. VII. 1
Cap. I. - Questa si è una finctione fata per
la invencione di questa Cronica . . .
Cap. II. - De edificatone Mantue. .
Cap. III. - De edifficatione civitatis Mantue
Cap. IV. - De nativitate Virgilii ....
Gap. V. - De Virgilio mantuano ....
Cap. VI. - De amicitia facta per Virgilium
Cap. VII. - De Melino discipulo Virgili] .
Cap. Vili. - De Ottaviano imperatore . .
Cap. IX. - De Tiberio imperatore . . .
Cap. X. - De eodem Tiberio et Longino martir
Cap. XI. - De Caio imperatore
Cap. XII. - De primo Claudio imperatore .
Cap. XIII. - De Nerone pessimo imperatore
Cap. XIV. - De Galba imperatore .
Cap. XV. - De Vitella imperatore
Cap. XVI. - De Ottone imperatore .
Cap. XVII. - De Vespesiano imperatore,
Cap. XVIII. - De Titto imperatore .
Cap. XIX. - De Domiciano imperatore
Cap. XX. - De Nervia imperatore
Cap. XXI. - De Traiano imperatore .
Cap. XXII. - De Adriano imperatore
Cap. XXIII. - De Anto imperatore .
Cap. XXIV. - De alio Antonio imperatore .
Cap. XXV. - De Comodo imperatore. . .
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Cap. XXVI. - De I/elio imperatore . . .
Cap. XXVII. - De Iuliano imperatore . .
Cap. XXVIII. - De Saverio imperatore.
Cap. XXIX. - De Antonio Garagalla imperatore
Cap. XXX. - De Macrino imperatore . .
Cap. XXXI. - De alio seguente Antonio impe
Cap. XXXII. - De Alexandro imperatore .
Cap. XXXIII. - De Maximiano imperatore.
Cap. XXXIV. - De Gordiano imperatore .
Cap. XXXV. - De Filippo imperatore . .
Cap. XXXVI. - De Decio novello imperatore
Cap. XXXVII. - De Gallo imperatore . .
Cap. XXXVLH. - De Emilio imperatore .
Cap. XXXIX. - De Valeriano imperatore .
Cap. XL. - De Galieno imperatore . . .
Cap. XLI. - De Glaudio imperatore . . .
Cap. XLII. - De Quintilin imperatore . .
Cap. XLIII. - De Aureliano imperatore. .
Cap. XLIV. - De Tacito imperatore . . .
Cap. XLV. - De Floriano imperatore . .
Cap. XLVI. - De Probo imperatore . . .
Cap. XLVII. - De secundo Floriano imperatore
Cap. XLVIII. - De Caro imperatore . . .
Cap. XLIX. - De Dioclitiano imperatore .
Cap. L. - De Galerio imperatore ....
Cap. LI. - De Masentio imperatore . . .
Cap. LII. - De Constantino imperatore . .
Cap. LIII. - De Constantio et Constantino et
Constante
Cap. LIV. - De Iuliano imperatore . . .
Cap. LV. - De Iuviniano imperatore. . .
Cap. LVI. - De Valenciano imperatore. .
Cap. LVII. - De Valente imperatore . . .
Cap. LVIII. - De Grattano imperatore . .
Cap. LIX. - De Teodosio imperatore. . .
Cap. LX. - De Archidio imperatore . . .
Cap. LXI. - De Honorio imperatore . . .
Cap. LXII. - De la gtcerra chi /ne tra li mi
lancsi e lo popolo di Pavia
Cap. LXHI. - De Marciano imperatore. .
Cap. LXIV. - De Leone imperatore . . .
Cap. LXV. - De Zeno imperatore. . . .
Cap. LXVI. - De Anestasio imperatore . .
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234
INDICE GENERALE
C.\P. T.XYir. - De Instino imperatore . . .
Cai*. LXVHL - De lustiniano imperatore .
Cap. I.XIX - De Guerra orta inter mantuanos
et mutinenses
Cap. I.XX. - De stami» Tiberio imperatore .
CAP. I.XXT. - De .ìfauritio imperatore.
C'\r. I.XXII. - De Fochas imperatore . . .
'. IX XI II. - De Eradio imperatore .
CAP. I.XXIV. - De Constantino imperatore .
Cap. LXXV. - De Constans imperatore.
Cap. LXXVL - De lustiniano imperatore .
Cap. LXXVlL - De Leone imperatore . . .
Cap. LXXVHL - De alio Tiberio imperatore .
Cap. LXXIX. - De guerra orta inter mantua-
rtos et cremonenses
Cap. I.XXX. - De tercio Giustiniano imperatore.
Cap. LXXXI. - De Philippo imperatore. . .
CAr. LXXXII. - De Anastasio imperatore . .
Cap. LXXXIII. - De Theodosio imperatore. .
Cap. LXXXIV. - De Leone imperadore .
Cap. LXXXV. - De Constantino imperatore .
Cap. LXXXVI. - De Nichephoro imperatore .
CAP. I.XXX VII. - De Stauratio imperatore .
Cap. LXXXVIII. - De Michaele imperatore .
Cap. LXXXI X. - De Karlo Magno imperatore.
Cap. XC. - De Ludovicho imperatore
Cap. XCI. - De Lotharìo imperatore quo tem-
pore magna guerra orta est inter veronenses
et vicentinos
Cap. XCII. - De Ludovicho imperatore .
C'\r. XCIII. - De Kcirolo imperatore.
Cap. XCIV. - De Karolo imperatore. . . .
C \p. XCV. - De Arnulffb imperatore . . .
Cap. XCVI. - De Ludovico imperatore .
Cap. XCVII. - De Berengario imperatore . .
Cap. XCVIII. - De Corado imperatore .
Cap. XCIX. - De Berengario imperatore . .
Cap. C - De Henrico imperatore
Cap. CI. - De Ugo imperatore
Cap. CU. - De Berengario imperatore . . ,
Cap. CHI. - De Lothario imperatore .
Cap. CIV. - De Berengario quarto imperatore.
Cap. CV. - De Otto imperatore
Cap. CVI. - De secundo Otto imperatore .
Cap. CVII. - De tercio Otto imperatore. . .
Cap. CVIII. - De spositione magne campane
que est super platea
Cap. CIX. - De Henrico imperatore ....
Cap. CX. - De Conrado dux Franchorum im-
peratore
Cap. CXI. - Qualiter quidam Filippus de Vo-
gadris voluit effici dux .ìfantuc ....
CAP. CXri. - De inventione sangninis diritti.
Cap. CXIII. - De Henrico imperatore . . .
Cap. CXIV. - De alio Henrico imperatore . .
Cap. CXV. - De uno alio {Henrico) imperatore.
Cap. CXVI. - De Lothario imperatore . .
Cap. CXV II. - De Conrado imperatore .
CAP. CXVHL - De Ecerino de Castro Romano.
CAP. C'XIX. - Quota è la istoria di bordello
di Vcscontt mantuano e corno lui fu saso
prò' e valente
. C'XX. - Como Sor dello solicitava di for-
pag- S 5
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nirse di quelli cosi chi li facìa bisogno,
per dovir andar tosto da lo re di Franta
e corno non poste andar presto corno pensava,
perché Ecerino di Romano, gran signore,
mandò per lui che tese a Verona a visitarlo
che lo volta vedire e parlare p,-ig. S7
Cap. CXXI. - Como Corado, tunto a Padua,
si curoe di trovar Sordello e come lo invitoe
di la batata fare e in que forma si devia
quella fare e corno Sordelo si acetoe di farla
voluntire per aquistar honor „ SS-S9
Cap. CXXII. - Como Biatrice, sorella de Ece-
rino, inamorata di Sordello feramente, e
non di saputa di Sordello, no d'altra per-
sona, ma, per li virtù di Sordello, era
abrasata nel core di la sua persona e posto
li avìa tanto amòre che dì e note la bra-
mava, e lei, timendo di la batata che far
si devia, pregava Dio che a Sordello divese
dar vitoria n S9
Cap. CXXIII. - Como Biatrice, non posendo
più tenir celato l'amore messo per lei in
Sordello, e pasionata dal dito amore, dì e
note pensava per qual modo la porave fare
che a Sordello lei si parlasse e puro a fine
di farli sapire corno lei di lui si era ina-
morata e che voluntiera lo torio prr marito,
e li modi che lei si tenne per devirlo avir
per marito „ 91
Cap. CXXIV. - Como Biatrice si parloe cum
Pietro Avogadro aprendo a lui la ver ca-
sone di la sua venuta, e corno era inamorata
di Sordello lo quale desiderava d'avir per
tri ar ito, e che a lui piacese de adoperarsi
che li venese fato ; corno sperava in lui e
corno li cosi andono
Cap. CXXV. - Como Sordello, olduto lo parlar
di Petro Avogadro, si li rispose e disse
quello chi era la veritade, zoè che la dona
li avìa ben parlado in Padua, e la risposta
che lui feci a la dona, e che, perché Sor-
delo temìa che li frateli non credesono che
da lui si foste proceduto nesuna chosa, volsi
andare a Padua da li frateli di Biatrice
a far sua scusa
CAP. CXXVL - Como Petro Avogadro, olduto
e ben intese lo parlare che Biatrice li avia
fato, rispose che a sua possa farave che lei
si ai'erìa sua intencione ; e corno lui si andò
a Padua e tanto sape dire e fare che l' in-
duse Ecerino e lo fratelo a far lo parentato
cum Sordello de darli Biatrice per sua
moiere n 97
Cap. CXXVII. - Como Sordello desiderando de
volir tire a Parise da lo Re di Pranza
corno avìa promeso, stava in pensiero corno
potè se contentare Biatrice che lei non si
turbase se la sua partita, e come ne parloe a
li fratelli che loro la diirsen consolare e con-
fortare de la sua andata, e corno Biatrice,
non ben contenta , ma pur si contentoe , e corno
Sordello si partii e andoe in Franta e /tei
chosi asai xnanci eh' el tornase a Mantua. „ 100
93
» 94-95
ENDICE GENERALE
235
Càp. CXXVIIIi - Como Sor d«llo, facondo pitt-
uro di tornar in l.iintlhirttia e lui HOtldO
sfitto circha ila misi ut Patito dfido ni
tornerò fato, afiarVO tri l'otti \, itdci ì , ti' IH»
gelterrn li diti tra, l'altro btrgVgHOHt. /.tinti
in Parise, a la prcsmcia di lo Re si invi-
tono Sordtllo a eombattr scelto da corpo ti
corpo, r tomo Sor dillo, a la prcscncia di
lo dito Re acttot di combatter ttcho di lanza
e di sfiata a cavalo, volendo Sordelo che al
a'ì di la bataia tnti tre fosttto armati e cum
tatti tre. volta fare q itelo dì la bataia e conio
di la bataia per lui cum tufi tre fata, Sor-
tirlo si ebe l'honore e fono so presoni . . p:ig. 106
Cai*. CXXIXi - Como lo Re parlava co li so
baroni qual modo si porta tenire che lo bon
Sordelo cum bon volire si contentase di ri-
mani re, e li grandi prof erti e prcgeri fati
a lui per lo Re e per li baroni, e corno
Sordelo feci li sue schicse dicendo ch'el avìa
tolto dona e promeso a lei e ali parenti di
tornar tosto, e ch'el era stato asaì fora di
chasa e cum sua grada, si volta ritornare
a Mantua, regraciando lo Re e baroni de
li grandi honori da loro recevuti, e ch'el
se oferìa eser so servitore in ogni parte
ch'el fosse, e corno lo Re lo lìcentioe de bona
vola oferendosi per sempre mai, e luì licen-
ciato tornò a Maritila cum grand alegreza
e grand honore „
Cap. CXXX. - De multis novitatibus occursis
in civitate Mantue in multis millesimis . „
Cap. CXXXL - De multis novitatibus inter
cives mantuanos „
Cap. CXXXII. - De comitibus Casalodi et Pi-
namonte de Bonacolsis „
Cap. CXXXIII. - De Pinamonte de Bonacolsis
qui factus fuit capitanali Mantice . . . „
Cap. CXXXIV. - De castro Marcharie recuprato. „
Cap. CXXXV. - De Pinamonte de Bonacolsis
firmato capitaneo Mantue „ 119
Cap. CXXXVI. - De morte domini Mastini
de la Scalla et de dominio Pinamontis de
Bonacolsis „ 119
Cap. CXXXVII. - De multis novitatibus et de
morte Pinamontis de Bonacolsis „ 120
Cap. CXXXVin. - De dominio Bardeloni de
Bonacolsis n 121
Cap. CXXXIX. - De dominio Botesele de Bo-
nacolsis „ 121
Cap. CXL. - De dominio Pasarini de Bona-
colsis et de dominìi sui omissione . . . „ 12 1
Cap. CXLI. - De dominio dominorum de Gon-
eagha „ 123
Cap. CXLII. - De magna curia facta per ma-
gni ficos dominos de Gonzagha „ 124
Cap. CXLIII. - De equis, argenteriis et aliis
rebus donatis ad magnam curiam factam
per dominos de Gonzagis n 127
Cap. CXLIV. - De comunitate mercatorum
Mantue. ... n 129
Cap. CXLV. - Dona facta ad curiam per cives
"gij „ "9
IO
-III
114
117
118
118
11S
Càp. (Mai. - Cisti, t fortntia </»<■ domino
limititi ptr domina tis Gontoga .... \>->\',- 129
Cai*, (\iaii. Sftti donati nobtUhut p. do*
mino» dr i. ad lituani „ iìq
Cap. (MA' ih. - Nobiliti qui fatti futmnt
milita <itt curiam „ > '/•
CAPi CXLIXi - Dr (l'iiirliiKim- I ninni, 1 ti, imiui
Filippini d,: Gontagha „ n1
( \r. CLi - Di l,'raiiil>, il, In nantito, servo pre-
di, ti magnifici domini /''Hip/uni . ... „ 131
Cai*. CLL - De Rizza molinarn, fi-mina que
portalmt ad moli intuì „ 1 ', '
Cai'. CLIL - De rege Ungarie qui ivit in Apu-
liam propter mortem fratrit vintiti tintinni. „ 132
Cap. CLIII. - De uxore domini Luchini de Vi-
cecomitibus que venit atl Mnnluam ... „ 132
Cap. CLIV. - De mortalitatc que fuit
MCCCXLVII1 „ 133
Cap. CLV. - De yubileo facto in Roma . . „ 133
Cap. CLVI. - Qualiter Mantua fuit murata
MCCCLII „ 133
Cai*. CLVII. - De dominio Verone accepto per
Frignanum de la Scalla „ 133
Cap. CLVIII. - De domino Ludovicho de Gonza-
ga qui duxit uxorem dominarli Marchesanam. „ 134
Cap. CLIX. - De domino Bernaboe de Viceco-
mitibus, qui accepit seralium mantuanum. „ 135
Cap. CLX. - De uxore domini Ugolini de Gon-
zaga conducta et de guerra facta per prin-
cipern dominimi Feltrinum de Gonzaga. . „ 137
Cap. CLXI. - De mortalìtate que fuit ... „ 137
Cap. CLXII. - De dominio accepto per domi-
num Ludovicum et per dominum Franci-
scum de Gonzaga „ 138
Cap. CLXHI. - De Magna curia facta per do-
minum Galeazum de Vicecomitibus ... „ 138
Cap. CLXIV. - De tractatu facto contra domi-
num Ludovicum de Gonzagha, et de nati-
vitate domini Francisci eius filii. ... „ 141
Cap. CLXV. - De guerra facta per dominum
Bernaboe et Can signor em della Scala, do-
mino Mantue „ 143
Cap. CLXVI. - De morte magnifici domini
Guidonis de Gonzaga „ 145
Cap. CLXVII. - De ammissione terrarum status
ecclesie et de tractatu facto p. Ludovicum
de Gonzaga . „ 145
Cap. CLXVIII. - De guerra orta inter dominos
venetos et dominum Padue „ 145
Cap. CLXIX. - De magnifico domino Fran-
cischo de Gonzaga qui duxit uxorem in
MCCCLXXX „ 148
Cap. CLXX. - De morte consortis magnìfici
domini Ludovici de Gonzagha „ 148
Cap. CLXXI. - De morte magnifici domini
Lodovici de Gonzaga „ 149
Cap. CLXXII. - De Cornute Vìrtutum de Vi-
cecomitibus qui capere fecit dominum Ber-
naboem „ 149
Cap. CLXXIII. - Qualiter Comes Vìrtutum ha-
buit Veronam, Antonio della Scalla expulso. „ 149
Cap. CLXXIV. - De guerra orta inter Venetos
et dominum Padue „ 149
236
INDICE GENERALE
Cap. L'I.WV, - De rrvelatione facto. per l'e-
ronenses contro comittcm Virtutum . . . pag. I i I
Cat. CLXXVT. - De Francis, h > de Cai irta
qu. ■ < I omitte Virtutum insalutato
hospite „ |ji
Cat. CLXXVIL - De fu b: leu facto in Roma. „ 151
Cap. CLXXVIIL - De magna zilosia orto inter
cornile m l'irtutum et magni ficum dominum
Franciscum de Gonzaga „ 1 ^ 1
C\p. CLXXIX. - De notificati. ••ne facto per </.
Franciscum de Gonzaga corniti Virtutum
de itinere suo qum ivit Romam et de liga
Florentinorum et Rononiensium „ 154
Cat. CLXXXa - De comitte l'irtutum qui factus
fuit dux Mediolani 155
Cap CLXXXL - De castro facto in civitate
9tUH n 155
Cap. CI.XWII. - De nativitatc magni d. Jo-
hannis Francisci de Gonzaga „ 15S
Cap. CLXWIII. - QuaUter dux Mediolani
habebat malum animarti centra dominum
.Mantue „ I56
Cap. CLXXXIV. - De guerra orto inter domi-
num .Manine et ducem Mediolani „ 157
Cap. CLXXXV. - De notif catione facto duci
Mediolani de rupta suarum gentium ad
Gubernulurn „ 15S-159
Cap. CLXXXVL - De domino Francisco de
Gonzagha qui ivit ad ducem Mediolani,
facto pace „ 160-161
Cap. CLXXXVIL - De multis novitatibus oc-
eursù „ [61
Cap. CLXXXYIII. - De duce Mediolani qui
habuit dominium crcitatis Perù sii et Scenis. „ 163
Cap. CLXXXIX. - De guerra facto per domi-
num Ducem bononiensibus „ 162
Cap. CXC. - De numero civitatum ducis .Me-
diolani pag. 163
Cap. CXCL - De morte domini due. f Mediolani. „ 163
Cap. CXCII. - De guerra orto inter Venetos
et dominum Podue „ 166
Cap. CXCnL - De morte Caroli de Cavalcha-
bobìis data ei per Cabrinum Fondulum. „ 167
Cap. CXCIV. - De dominio novi ducis Me-
diolani „ 167
Cap. CXCV. - De morte magni domini Fran-
cisci de Gonzaga „ t6S
Cap. CXCVI. - De domino Retro de Candia
facto papa et de inceptione loci Certose „ 16S
Cap. CXCYII. - De magnifico domino fohanni
Francisco , qui duxit in uxorem magni ricam
dominarti Paiilam de Malatestis, et de do-
mino Baldasario Cosa facto papa ... „ 170
APPENDICE , 173
Cap. CXCVLLT. - Del ano del mile quatrocente
■unde se „ 172
Cap. CXCIX - Del anno del mille quatrocento
dodese „ 174
Cap. CC. - Del anno del mille qtiairocent tredese. „ 177
Cap. CCI. - Del anno del mille quatrocent qua-
tordese „ 17S
Indice dei capitoli „ 181
Glossario „ 1S5
INDICI:
Indice alfabetico 197
Indice cronologico 319
Errata corrige 331
Cominciato a stamfarc nel mese di marzo dell'anno ipoS.
Finito di slampare nel mese di maggio dell'anno 1910.
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59 QUEEN'S PARK CRESCENT
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